SANTORIO. (Capodistria). Filosofo. Considerato il padre della
fisiologia sperimentale moderna. Santorio fu il primo a comprendere
l'importanza dell'esperimento e dell'adozione dei parametri quantitativi in
medicina, per valutare i quali inventò alcuni dispositivi ancora attualmente in
uso nella pratica medica, tra cui il termometro e il tachimetro. Oltre ai suoi meriti
in medicina, Santorio fu filosofo e studiò sperimentalmente la struttura della
materia, di cui descrisse la struttura corpusculare e meccanica sin dal 1603,
anticipando le ricerche successive di Galileo e Descartes. Completati gli studi di medicina a Padova,
nel 1582, esercitò la professione per molti anni in Croazia, Polonia e
Ungheria. Nel 1599 tornò a Venezia dove fece amicizia con Sarp, Sagredo e
Galilei. Il suo adattamento del pendolo alla pratica medica precede gli
esperimenti condotti da Galileo con i pendoli, ed era noto ai professori dello
studio di Padova sin dal 1600. Fu un pioniere nell'impiego delle misurazioni
fisiche in medicina; il suo dispositivo più famoso fu una grande bilancia usata
per studiare l'equilibrio omeostatico e le trasformazioni metaboliche Tra i
soggetti che si prestarono alla sperimentazione vi fu anche il collega Galileo
Galilei. Noominato professore di 'Medicina Teorica' (corrispondente all'attuale
fisiologia generale) a Padova. In quella città pubblicò descrizioni di congegni
termometrici e di precisione che divennero di largo uso nella pratica medica.
Nel 1624 rinunciò alla cattedra per dedicarsi alla pratica privata. Attività scientifica Fu un pioniere
nell'impiego delle misurazioni fisiche in medicina; il suo dispositivo più
famoso fu una grande bilancia (stadera medica) usata per studiare le
trasformazioni metaboliche in soggetti sperimentali tra i quali vi fu lo stesso
Galileo. Fu pioniere nell'uso del metodo sperimentale di cui comprese
l'importanza e la necessità replicando i suoi esperimenti per circa trent'anni.
Considerato a torto il fondatore della iatromeccanica, ne fu tuttavia
ispiratore con i suoi importanti studi sul metabolismo e sulla termoregolazione
umana. Fu il primo a quantificare la perspiratio insensibilis e ad introdurre
in medicina l'uso del termometro clinico che egli stesso ideò. Santorio inventò anche altri strumenti
(pulsilogio, igrometro, "letto artificioso", "eolopila medica",
"termometro lunare") intesi a tradurre in numero e determinare con
esattezza matematica i parametri vitali umani.
Opere principali Le sue opere ebbero numerose edizioni, diffusione
europea e ampia popolarità fino al '700. Classico il De statica medica: uno dei
libri più importanti della storia della fisiologia. Santorio Santorio, Sanctorii Sanctorii ...
Methodi vitandorum errorum omnium qui in arte medica contingunt libri
quindecim. Nunc primum accessit eiusdem authoris De inventione remediorum
liberAubert, Santorio Santorio, Ars de statica medicina, Leida, David Lopes de
Haro, Commentaria in artem medicinalem Galeni, Nova pulsuum praxis morborum
omnium diagnosim prognosim et medendi aegrotis rationem statuens, sine eorum
relatione, 1624. Commentaria in primam fen primi libri canonis Auicennae, 1625.
Commentaria in primam sectionem Aphorismorum Hippocratis, Opera omnia, Fabrizio
Bigotti e David Taylor, The Pulsilogium of Santorio: New Light on Technology
and Measurement in Early Modern Medicine, in Societate si politica, Questo testo proviene in parte dalla relativa
voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo.
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto
licenza Creative Commons Castiglioni A.,: Storia della Medicina, II, Mondadori,
Milano, 1948. Pazzini A.,: Storia della Medicina, II, Società Editrice Libraria,
Milano, 1Premuda L.,: Storia della Medicina, Cedam, Padova, Premuda L.,: Storia
della Fisiologia, Del Bianco Editore, Udine, Voce: Santorio Santorio in
Enciclopedia Italiana, XXII, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1936.
Voce Santorio Santorio in Enciclopedia Biografica Universale Treccani, Istituto
della Enciclopedia Italiana, Roma, Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Santorio Santorio, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Santorio Santorio, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Santorio Santorio, . Museo Galileo, su catalogo.museogalileo. Un
importante progetto di ricerca internazionale su Santorio Santorio e la nascita
della quantificazione in medicina è attualmente organizzato e promosso dalla
Wellcome Trust presso il Centre for Medical History dell'Exeter. Un video in inglese sulla vita e le opere di
Santorio.
santucci
SANZO. (Roma). Flosofo. Conseguita la laurea in
filosofia insegna nei Licei Statali della provincia di Brindisi. Ammesso alla
Scuola di Perfezionamento in Filosofia della Scienza dell'Università Statale di
Milano, lavora alle dirette dipendenze di Geymonat. Consegue, quindi, tutti i
gradi accademici a Salento, dove termina la carriera in qualità di Professore e
Coordinatore del Corso di Dottorato in Sociologia. Ha fondato l'Associazione
Culturale di Volontariato “Nel Segno di Apollo Licio”. Ha subito il fascino delle filosofie in auge
negli anni della sua giovinezza, esistenzialismo e neorazionalismo. Ha rivolto
la propria attenzione ai rapporti tra filosofia, scienza e società del periodo
a cavallo fra Otto e Novecento. Si è occupato di autori quali
BecquerelBoutruox, Corbino, Couturate Curie, Enriques, Fermi, Frola, Geymonat,
Husserl, Peano, Poincaré, Russell, Vailati.
Università del SalentoArchivio dell'Ufficio Personale DocenteFascicolo:
Ubaldo SANZO Matricola Poincaré, Sui fondamenti della geometria, ed. it. Brescia,
Editrice La Scuola, Collana "Il Pensiero", L’artificio della lingua, --
Grice: “I like that: it’s my Gricese, a language I invent and which makes me
the master; there’s the arbitrary and there’s the artificial, and Sanzo,
reconstructing Peano’s project, fails to distinguish this” -- Milano, Franco
Angeli, Collana di Epistemologia diretta da Emilio Agazzi,Guido Cimino; Gabriella
Sava , Il nucleo filosofico della scienza, Galatina, Congedo Editore, Collana
di Filosofia diretta da G. Papuli, Jules-Henri Poincaré, Scritti di fisica-matematica,
Torino, UTET, I Classici della Scienza, Collana diretta da Ludovico Geymonat, Poincaré
e i filosofi, Lecce, Edizioni Milella, Orso Mario Corbino, Scienza e società,
Saggi raccolti e commentati, Manduria, Barbieri, Collana di Filosofia
Hermes/hestia diretta da M. Castellana, Jules-Henri Poincaré, Scritti di
fisica-matematica, Ubaldo Sanzo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Collana
"I Classici del pensiero", pubblicata su licenza della Unione
TipograficoEditrice Torinese di Torino, 2009. Opere di Ubaldo Sanzo, SCIENTIARivista
internazionale di sintesi scientifica [collegamento interrotto], su
apollolicio. Poincaré di Ubaldo Sanzo [collegamento interrotto], su
apollolicio. Philosophie et science dans la pensée de Louis Couturatsu apollolicio.
Associazione Culturale di Volontariato “Nel Segno di Apollo Licio”, su
apollolicio. Museo Galileo di FirenzeCatalogo della Biblioteca.
SarloDe
SARNO. (Napoli). Filosofo. Sconosciuto durante la sua vita,
interprete originale di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, fu riscoperto da
Francesco Flora. Si hanno poche notizie sulla sua vita, riportate da Croce nel
volume Pensiero e Poesia. Collaborò al Giornale critico della filosofia
italiana con saggi su Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Giambattista Vico.
Tradusse per la Casa editrice Giuseppe Laterza e figli, l'opera di Georges
Sorel, Considerazioni sulla violenza. Si suicidò con un colpo di rivoltella. Si
interessò a Giordano Bruno e Tommaso Campanella. Avrebbe trascorso la sua vita
in incognito, se non per l'interesse di Croce e Flora. Croce stesso curò
l'edizione di alcuni scritti di Sarno con il titolo Pensiero e poesia, a cui
Flora fece seguire una seconda edizione dal titolo Filosofia poetica, aggiungendovi
testi esclusi da Croce e con un'antologia critica in appendice. La riscoperta di Sarno è dovuta a Perniola: «“Il suo punto di partenzaegli scriveè
l’opposizione tra un sentimento sempre identico a se stesso, essenzialmente
interiore (sensus sui) ed un sentire esteriore, che si tramuta nelle cose di
cui ha esperienza, che si presta e si dona tutt’intero alle cose, affinché esse
vivano in lui”.» (M. Perniola, Enigmi.
Il momento egizio nella società e nell’arte) Una collezione dei testi più
significativi che erano già inclusi nell'edizionde sono stati pubblicati sotto
il titolo Filosofia del sentire. A. Marroni. Opere: Pensiero e poesia, B.
Croce, Laterza, Bari, Filosofia poetica, F. Flora, Laterza, Bari,Filosofia del
sentire, A. Marroni, Pescara, Tracce. Traduzioni Giorgio Sorel, Considerazioni
sulla violenza, tradotte da Sarno, con introduzione di Benedetto Croce, Bari, Giuseppe
Laterza e figli, M. Perniola, Enigmi. Il momento egizio nella società e
nell'arte, Costa & Nolan, Genova, A. Marroni, Sarno filosofo del “farsi
altro” in A. Sarno, Filosofia del sentire, A. Marroni, Tracce, PescaraD'Angelo,
L'estetica italiana del Novecento, Laterza, Bari, A. Marroni, Antonio Sarno e
la passione per il presente in Filosofie dell'intensità. Quattro maestri
occulti del pensiero italiano contemporaneo, Mimesis, Milano, A. Marroni,
"Antonio Sarno e i carmina in foliis volitantia" in Agalma, Filosofia
del sentire, su lett.unitn. Giornale Critico di Filosofia Italiana, su
lelettere.
SARPI. (Venezia). Filosofo. Very
important Italian philosopher. Definito da Girolamo Fabrici
d'Acquapendente come «Oracolo del secolo». Autore della celebre Istoria del
Concilio tridentino, subito messa all'Indice, fu fermo oppositore del
centralismo monarchico della Chiesa cattolica, difendendo le prerogative della
Repubblica veneziana, colpita dall'interdetto emanato da Paolo V. Rifiutò di
presentarsi di fronte all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e subì
un grave attentato che si sospettò essere stato organizzato dalla Curia romana,
"agnosco stilum Curiae romanae", che negò tuttavia ogni responsabilità.
L'infanzia «[ ... ] era una ritiratezza in sé medesimo, un sembiante sempre
penseroso, e più tosto malinconico che serio, un silenzio quasi continuato anco
co' coetanei, una quiete totale, senza alcun di quei giuochi, a' quali pare che
la natura stessa ineschi i fanciulli, acciò che col moto corroborino la
complessione: cosa notabile che mai fosse veduto in alcuno. Poi, così servò in
tutta la sua vita, et all'occasioni diceva non poter capir il gusto e
trattenimento di chi giuoca, se non fosse affetto d'avarizia. Un'alienazione da
ogni gusto, nissuna avidità de' cibi, de' quali si nutriva così poco, che
restava meraviglia come stasse vivo» (F. Micanzio, Vita di padre Paolo). Istoria
del Concilio tridentino, Nell'anno in cui proseguivano le sedute del Concilio
di Trento, Carlo V era in guerra con i prìncipi protestanti tedeschi e il
Parlamento inglese adottava un Libro di preghiere d'ispirazione luterana,
Pietro, questo il nome secolare del Sarpi, nacque a Venezia da Francesco di
Pietro Sarpi, di famiglia di lontane origini friulane (precisamente di San Vito
al Tagliamento) e mercante a Venezia eppure, scrive il biografo Micanzio, per
la sua indole violenta «più dedito all'armi ch'alla mercatura»; la madre,
veneziana, «d'aspetto umile e mite», si chiamava Isabella Morelli. Rimasta
vedova, fu accolta con Pietro e l'altra figlia Elisabetta nella casa del
fratello Ambrosio Morelli, prete della collegiata di Sant'Ermagora. Con
lo zio, «uomo d'antica severità di costumi, molto erudito nelle lettere
d'umanità [...] addottrinando nella grammatica e retorica molti fanciulli della
nobiltà», fece i primi studi, imparando presto e con facilità. A dodici anni,
nel 1564, anno dell'istituzione, dopo la chiusura del Concilio, dell'Indice dei
libri proibititra i tanti, vi finirono il Talmud e il Corano, il De Monarchia
di Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio, Machiavelli ed Erasmopassò
alla scuola del padre Giovanni Maria Capella, teologo cremonese dell'Ordine dei
Servi di Maria, seguace delle dottrine di Giovanni Duns Scoto, il quale gli
insegnò logica, filosofia e teologia, finché il ragazzo fece così rapidi
progressi che «il maestro istesso confessava non aver più che insegnargli». Con
altri maestri veneziani apprese la matematica, la lingua greca e l'ebraica.
«Con la familiarità e co' studii entrò Pietro anco in desiderio di ricevere
l'abito de' servi, o perché gli paresse vita conforme alla sua inclinazione
ritirata e contemplativa, o perché vi fosse allettato dal suo maestro»,
malgrado l'opposizione della madre e dello zio Ambrogio che lo voleva prete
nella sua chiesa, il 24 novembre 1566 entrò nel monastero veneziano dei servi
di Maria. A Mantova Qui continuò ancora a studiare con il Capella,
rimanendo alieno dalle distrazioni proprie della sua età finché nel 1567, in
occasione della riunione a Mantova del capitolo generale dell'Ordine servita,
fu mandato in quella città «ad onorar il congresso e far vedere che gl'ordini
non sono oziosi, ma spendono il tempo in sante e lodevoli operazioni»,
difendendo «318 delle più difficili proposizioni della sacra teologia e della
filosofia naturale. Il qual carico con che felicità lo sostenesse e con che
giubilo e stupore di quella venerabile corona, si può dall'evento
argomentare». Convento e chiesa di San Barnaba a Mantova Essersi
così distinto a soli quindici anni gli valse la nomina a teologo da parte del
duca di Mantova Guglielmo Gonzaga«prencipe di grandissimo ingegno, così
profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si discerneva qual fosse
maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di tutte le scienze et
arti, sino nella musica»mentre il vescovo Gregorio Boldrino gli affidò la
cattedra di «teologia positiva di casi di coscienza e delli sacri canoni».
Stabilito nel convento di San Barnaba, perfezionò la conoscenza della lingua
ebraica e iniziò, col puntiglio consueto, ad applicarsi agli studi
storici. Fu certo a motivo di quest'interesse che a Mantova frequentò
Camillo Olivo, già segretario di Ercole Gonzaga, cardinale e legato pontificio
nelle ultime sessioni del concilio di Trento, la cui caduta in disgrazia presso
Pio IV coinvolse anche l'Olivo che fu dagli «inquisitori molto travagliato, col
tenerlo longamente in carcere dopo la morte del cardinale suo signore», ma che
ora, dopo la morte del pontefice, «viveva privatamente in Mantova. Il gusto
principale che riceveva fra Paolo in conversare con lui era perché lo trovava
d'una moderazione singolare, erudito, e che, per esser stato col cardinale a
Trento, aveva avuto gran maneggio in quelle azioni e sapeva tutte le
particolarità de' negozii più secreti, et aveva anco molte memorie,
nell'intendere le quali fra Paolo riceveva molto piacere». Erano gli anni
in cui in Italia continuava con vigore la repressione inquisitoriale di Pio V:
Pietro Carnesecchi venne decapitato, gli ebrei furono espulsi dallo Stato
pontificiotranne che da Roma e da Ancona, nei ghetti delle quali vennero
costretti a risiederee fu impiccato
l'umanista Aonio Paleario; il papa scomunicò Elisabetta d'Inghilterra nel 1570,
organizzò la Lega contro i turchi nel 1571, ottenendo la vittoria navale di
Lepanto e a Parigi, a migliaia di ugonotti furono massacrati: in quest'anno
Sarpi fece la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita.
Anche di lui l'Inquisizione si occupò per la prima volta a seguito della
denuncia di un confratello, un tale Claudio, che lo accusò di sostenere che dal
primo capitolo del Genesi non si può ricavare l'articolo di fede della Trinità:
ma, poiché effettivamente di Trinità divina non vi è traccia nel Vecchio
Testamento, l'Inquisizione gli diede ragione, archiviando il caso. Il
ritorno a Venezia Dopo aver ricevuto nel convento mantovano il titolo di
baccelliere, nel 1574 fu invitato a Milano da Carlo Borromeo il quale, dopo
aver ottenuto dalle autorità spagnole, contro la volontà del Senato, il
riconoscimento del tribunale e della polizia diocesana, aveva avviato un
processo di riforma del clero. L'anno successivo ottenne di essere trasferito
nel convento dell'Ordine servita di Venezia, dove fu incaricato
dell'insegnamento della filosofia e continuò i suoi studi scientifici. Nella
grande epidemia di peste, che imperversò a Venezia, facendo 50.000 vittimetra le quali Tiziano fra'
Paolo rimase immune dal contagio, ma perdette la madre. Dopo essersi addottorato
in teologia nell'Padova, venne nominato reggente del convento di Venezia e,
l'anno dopo, priore della provincia veneta. Quello stesso anno, durante il
Capitolo generale tenutosi a Parma, nel quale venne rieletto priore generale
Giacomo Tavanti, tenne una dissertazione di fronte ai cardinali protettori
dell'Ordine, Alessandro Farnese e Giulio Antonio Santori. Sarpi fu uno dei tre
«saggi», insieme con Cirillo Franco e Alessandro Giani, incaricati di preparare
una riforma della regola: «il carico suo speziale fu d'accommodare quella parte
che toccava i sacri canoni, le riforme del concilio di Trento, allora nuove, e
la forma de' giudizii [...] quella parte tutta ove si tratta de' giudizii
accommodatamente allo stato claustrale [...] Lasciò in questo carico in Roma
fama di gran sapere e di molta prudenza, non solo nelle corti de' due cardinali
suddetti, co' quali, per ordine contenuto in un breve apostolico di Gregorio
XIII, conveniva conferire tutte le leggi che si facevano, ma anco fu necessario
molte volte trattar col pontefice medesimo. Sbrigato da quale peso ritornò al
suo governo». Nel giugno del 1585 si tenne a Bologna il nuovo Capitolo
dell'Ordine servita e Sarpi viene eletto procuratore generale, «la suprema
dignità di quell'ordine dopo il generale il carico porta seco di difender in
Roma tutte le liti e controversie che vengono promosse in tutta la religione»
Dovette pertanto trasferirsi a Roma dove conobbe e «prese strettissima familiarità
col padre Bellarmino poi cardinale, e durò l'amicizia sin al fine della vita»,
grazie al quale forse poté prendere visione di diversa documentazione relativa
alle istruzioni date ai legati pontifici durante il Concilio di Trento. Conobbe
anche il dottor Navarro, teologo spagnolo difensore dell'arcivescovo di Toledo,
Bartolomé Carranza, accusato di eresia, il gesuita Nicolás Alfonso de Bobadilla
e il cardinale Castagna, che fu poi papa Urbano VII. Ebbe occasione di passare
a Napoli per presiedere Capitoli e «conversare con quel famoso ingegno Giovanni
Battista della Porta, il quale, anco nelle sue opere mandate in luce, fa
onorata menzione del padre Paolo come di non ordinario personaggio».
Scaduto il periodo di carica a procuratore generale dell'Ordine servita, Sarpi
ritornò a Venezia, frequentandovi i circoli intellettuali che si riunivano
nella bottega di Bernardo Sechini e nella casa del nobile veneziano Andrea
Morosini, dove conobbe anche Giordano Bruno, mentre a Padova frequentava la
casa di Gian Vincenzo Pinelli, «il ricetto delle muse e l'academia di tutte le
virtù in quei tempi», dove poté incontrare Galileo e forse ancora il Bruno, il
quale s'intrattenne a Padova più di tre mesi, poco prima di essere arrestato a
Venezia nel maggio del 1592. Seconda denuncia all'Inquisizione
Ottavio Leoni (?): papa Paolo V Nel 1594 si dovette scegliere il nuovo generale
dell'Ordine servita, e fra i due principali candidati, Lelio Baglioni e
Gabriele Dardano, Sarpi si espresse a favore del primo. Il rancore spinse il
Dardano a denunciare Paolo Sarpi al Sant'Uffizio, accusandolo di negare
efficacia allo Spirito Santo, di avere rapporti sospetti con ebrei veneziani e
allegando una lettera che fra' Paolo gli scrisse anni prima da Roma, nella
quale erano contenute «alcune parole in discredito della corte, come che in
quella si venisse alle dignità con male arti, e di tenerne esso poco conto,
anzi abominarla». Sarpi, senza nemmeno essere chiamato a Roma per
discolparsi, fu subito prosciolto da ogni accusa ma il cardinale di Santa
Severina, Giulio Antonio Santori, protettore dell'Ordine e capo del
Sant'Uffizio, «mostrò però implacabile indignazione al padre» utilizzando tutta
la sua autorità per escludere gli amici del frate «dalli gradi et onori con
maniere così strane e fini così bassi, ch'io non ardisco poner i casi che mi
sono stati dati in nota, perché troppo gran scandalo arrecherebbono al
mondo». Sarpi continuò i suoi studi mentre non cessavano le rivalità
nell'Ordine servita, del quale venne eletto priore, Montorsoli, che morì tre anni dopo,
succedendogli così, Dardano, accanito avversario del Sarpi. Questi, deciso a
uscire dall'Ordine per sottrarsi all'inimicizia dalla quale si sentiva
circondato, cercò invano di ottenere un vescovato, prima a Caorle e poi a Nona,
in Dalmazia, che però gli vennero rifiutati a causa delle negative informazioni
che di lui il Dardano e Ludovico Gagliardi, preposito della casa veneziana dei
gesuiti, diedero al papa: essi avrebbero «sentito mormorare alle volte che egli
con alcuni facci una scoletta piena d'errori». Non solo: nel Capitolo, il Dardano
accusò padre Paolo di portare «una berretta in capo contra una forma che sino
sotto Gregorio XIV disse esser proscritta; che portasse le pianelle incavate
alla francese, allegando falsamente esserci decreto contrario, con privazioni
divote; che nel fine della messa non recitasse lo Salve Regina». Ma Sarpi fu
assolto anche da queste accuse. L'interdetto del papa contro
Venezia Rivendicazioni sulla non validità dell'Interdetto, Venezia, La
Repubblica veneziana, stretta a nord dall'Impero, in Italia dalla prevalenza
spagnola e papale, in Oriente dalla potenza turca, era ormai avviata a quel
lungo declino politico ed economico che avrà la sua sanzione alla fine del
Settecento. Alla prudente politica dei vecchi patrizi, rasseglla compromissione
con l'Impero e il papato, si sostituì quella degli innovatori, i cosiddetti
«Giovani», decisi a sottrarre la Serenissima all'invadenza ecclesiastica
nell'interno e a rilanciarne le fortune commerciali nell'Adriatico, compromesse
dal controllo dei porti esercitato dallo Stato pontificio e dalle azioni degli
Uscocchi, i pirati cristiani croati appoggiati dall'Impero. Iil Senato
veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti da ecclesiastici, di
monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza autorizzazione preventiva della
Signoria; il 26 marzo 1605 un'altra legge proibiva l'alienazione di beni
immobili dai laici agli ecclesiastici, già proprietari, pur essendo solo un
centesimo della popolazione, di quasi la metà dei beni fondiari della
Repubblica, e limitava le competenze del foro ecclesiastico, prevedendo il
deferimento ai tribunali civili degli ecclesiastici responsabili di reati di
particolare gravità. Avvenne che il canonico vicentino Scipione Saraceno,
colpevole di molestie a una nobile parente, e l'aristocratico abate di Nervesa,
Brandolini, reo di omicidi e di stupri, fossero incarcerati. Paolo V emanò due
brevi richiedenti l'abrogazione delle due leggi e la consegna al nunzio
pontificio dei due ecclesiastici, affinché secondo il diritto canonico fossero
giudicati da un tribunale ecclesiastico. Il nuovo doge Leonardo Donà fece
esaminare i due brevi da giuristi e teologi, fra i quali il Sarpi, affinché
trovassero modo di controbattere alle richieste della Santa Sede. Il 28 gennaio
venne nominato teologo canonista proprio il Sarpi e lo stesso giorno il suo
scritto: Consiglio in difesa di due ordinazioni della Serenissima Repubblica,
venne inviato al Papa. Il Sarpi difese le ragioni della Repubblica con numerosi
scritti: sono di questi mesi la Scrittura sopra la forza e validità delle
scomuniche, il Consiglio sul giudicar le colpe di persone ecclesiastiche, la
Scrittura intorno all'appellazione al concilio, la Scrittura sull'alienazione
dei beni laici agli ecclesiastici e altri ancora, poi raccolti nella sua successiva
Istoria dell'interdetto. In quell'opera è contenuta anche la traduzione in
italiano, fatta dal Sarpi stesso, del trattato di Jean Gerson sulla validità
della scomunica, che fu attaccato dal cardinale Bellarmino, al quale fra' Paolo
rispose allora con l'Apologia per le opposizioni del cardinale
Bellarmino. Mentre il frate servita Fulgenzio Micanziosuo futuro
biografoiniziava a collaborare con Paolo Sarpi, dopo che il 17 aprile Paolo V
aveva scomunicato il Consiglio veneziano e fulminato con l'interdetto lo Stato
veneto, Venezia pubblicò il Protesto del monitorio del pontefice, scritto
ancora da Sarpi, nel quale il breve papale Superioribus mensibus è definito
«nullo e di nessun valore», mentre impedì la pubblicazione della bolla
pontificia. Rubens; il cardinale Joyeuse incorona Maria de' Medici.
Obbedendo alle disposizioni del papa, i gesuiti rifiutarono di celebrare le
messe a Venezia e la Repubblica reagì espellendoli insieme con cappuccini e
teatini: «partirono la sera alle doi di notte, ciascuno con un Cristo al collo,
per mostrare che Cristo partiva con loro. Concorse moltitudine di populo e
quando il preposto, che ultimo entrò in barca, dimandò la benedizione al
vicario patriarcale [si levò una voce in tutto il populo, che in lingua
veneziana gridò loro dicendo "Andé in malora!" [A Roma si sperava che
l'interdetto provocasse una sollevazione contro i governanti veneziani ma «li
gesuiti scacciati, li cappuccini e teatini licenziati, nissun altro ordine
partì, li divini uffizi erano celebrati secondo il consueto il senato era
unitissimo nelle deliberazioni e le città e populi si conservarono quietissimi
nell'obbedienza» Venezia era alleata, in funzione anti-spagnola, con la
Francia, ed era in buoni rapporti con l'Inghilterra e con la Turchia. Fingendosi
veneziani, il 10 agosto soldati spagnoli, per provocare la rottura delle
relazioni turco-veneziane, sbarcarono a Durazzo, saccheggiandola, ma la
provocazione fu facilmente scoperta e i turchi offrirono a Venezia l'appoggio
della loro flotta contro il papa e la Spagna. L'Inquisizione intimò a Sarpi di
presentarsi a Roma per giustificare le molte cose «temerarie, calunniose,
scandalose, sediziose, scismatiche, erronee ed eretiche» contenute nei suoi
scritti ma il frate naturalmente si rifiutò. Invano il papache aveva
scomunicato Sarpi e Micanziosi dichiarava favorevole a portare guerra a
Venezia: la sua unica alleata, la Spagna, minacciata da Francia, Inghilterra e
Turchia, non poteva sostenerla in quest'impresa e si giunse così alle
trattative diplomatiche, favorite dalla mediazione del cardinale francese François
de Joyeuse. Venezia rilasciò i due ecclesiastici incarcerati e ritirò il suo
Protesto al papa in cambio della revoca dell'interdetto, mentre le leggi
promulgate dal Senato veneziano restarono in vigore e i gesuiti non poterono
rientrare nella Repubblica. Gli attentati In quel tempo Sarpi ricevette
la visita dell'ex-luterano ed erudito tedesco Kaspar Schoppe, molto intimo dei
segreti affari della Curia romana, il quale gli confidò che «il papa, come gran
prencipe, ha longhe le mani, e che per tenersi da lui gravemente offeso non
poteva succedergli se non male, e che se sino a quell'ora avesse voluto farlo
ammazzare, non gli mancavano mezzi. Ma che il pensiero del papa era averlo vivo
nelle mani e farlo levare sin a Venezia e condurlo a Roma, offerendosi egli,
quando volesse, di trattare la sua riconciliazione, e con qual onore avesse
saputo desiderare; asserendo d'aver in carico anco molte trattazioni co'
prencipi alemanni protestanti e la loro conversione». Monumento a Sarpi a
Venezia, in Campo Santa Fosca, presso il luogo dell'attentato Lo Schoppe,
ambiguo provocatore, intendeva convincere il frate a mettersi nelle mani
dell'Inquisizione come miglior partito che il Sarpi potesse prendere, tanto «parvero
strane le due proposte di far ammazzare o prender vivo il padre», ma i disegni
omicidi erano reali: «circa le 23 ore, ritornando il padre al suo convento di
San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte del ponte verso le fondamenta, fu
assaltato da cinque assassini, parte facendo scorta e parte l'essecuzione, e
restò l'innocente padre ferito di tre stilettate, due nel collo et una nella
faccia, ch'entrava all'orecchia destra et usciva per apunto a quella vallicella
ch'è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l'assassino cavar fuori
lo stillo per aver passato l'osso, il quale restò piantato e molto
storto». I sicari, fuggendo, trovarono rifugio nella casa del nunzio
pontificio e la sera s'imbarcarono per Ravenna, da dove proseguirono per Ancona
e di qui raggiunsero Roma. Si conoscono i loro nomi: l'esecutore materiale
dell'attentato fu Rodolfo Poma, già mercante veneziano, poi trasferitosi a
Napoli e di qui a Roma, dove divenne intimo del cardinale segretario di Stato
Scipione Caffarelli-Borghese e dello stesso Paolo V. Fu coadiuvato da tre
uomini d'arme, tali Alessandro Parrasio, Giovanni da Firenze e Pasquale da
Bitonto, mentre «la spia, o guida, fu un prete, Michiel Viti bergamasco, solito
offiziare in Santa Trinità di Venezia, che non lasciò dubitare quanti mesi
precedessero questo bel effetto prima che fosse mandato alla luce; poi che
questo prete la quadragesima antecedente, sotto specie d'aver gusto delle
predicazioni del padre maestro Fulgenzio, andava ogni mattina in convento de' servi
alla porta del pulpito, che risponde alla parte di dentro, e cortesemente
trattava con lui, ricercandolo anco di qualche dubbio di coscienza. E continuò
di poi sempre a salutarlo et anco andar in convento a visitarlo, parlandogli
sempre di cose spettanti all'anima». Il pugnale non aveva tuttavia leso organi
vitali e il Sarpi riuscì a sopravvivere; il noto chirurgo Girolamo Fabrici
d'Acquapendente, che l'operò, disse di non aver mai medicato una ferita più
strana, rispondendo allora Sarpi con la famosa espressione: «eppure il mondo
vuole che sia data stilo Romanae Curiae». Le conseguenze furono la rottura
della mascella e vistose cicatrici nel volto. Il 27 ottobre 1607 il Senato,
dichiarando il Sarpi «persona di prestante dottrina, di gran valore e virtù»,
gli concede una casa in piazza San Marco ove possa risiedere con il Micanzio e
altri frati, e una sovvenzione affinché possa acquistare una barca e provvedere
alla sua sicurezza personale. Sarpi rifiutò la casa ma si servì da allora di
una barca che gli evitasse i pericolosi tragitti a piedi per le calli veneziane.
Poco più di un anno dopo, fu sventato un secondo attentato, ordito, sembra su
mandato del cardinale Lanfranco Margotti, da due frati serviti, Giovanni
Francesco da Perugia e Antonio da Viterbo, i quali, fatta una copia della
chiave della camera di Sarpi, «volevano secretamente introdurre nel monasterio
due o più sicarii e la notte trucidare l'innocente padre». La corrispondenza
europea e la morte Sarpi inizia a corrispondere con personalità soprattutto di
fede calvinista o gallicana: fra questi ultimi, Jacques Leschassier e Jacques
Gillot, che pubblicò gli Actes du concile
de Trente, dimostrando le pressioni papali sui vescovi riuniti a concilio, e
fra gli altri l'italiano Francesco Castrino, i francesi Jean Hotman de
Villiers, Isaac Casaubon, Jacques-Auguste de Thou, Philippe Duplessis-Mornay, i
tedeschi Achatius e Christoph von Dohna. Attraverso il dialogo diretto con gli
intellettuali europei, Sarpi acquisì «quella straordinaria ampiezza di orizzonti
e di interessi, quella solida conoscenza dei problemi dello stato moderno», che
gli permise di «arricchire la sua cultura storica, giuridica e scientifica» e
lo condusse «a incidere sulla sua posizione religiosa, ad approfondirne la
crisi, risolvendola poi con l'accoglimento di nuove prospettive e di nuove
idealità; spalancandogli un mondo nuovo, che gli faceva sentire più soffocante,
più viziata, la vita italiana». Incontrò a Venezia Bedell, che riferì di lui e
del Micanzio come essi fossero «completamente dalla nostra parte nella sostanza
della religione» e, Cristoph von Dohna, inviato dal principe tedesco Cristiano
I di Anhalt-Bernburg, e il pastore ginevrino Giovanni Diodati, per valutare la
possibilità di introdurre a Venezia la Riforma. La traduzione in lingua
italiana, fatta da quest'ultimo, del Nuovo Testamento, viene diffusa a Venezia
proprio in questo periodo. Altre polemiche suscitano, le prediche
quaresimali di Fulgenzio Micanzio che vengono interpretate a Roma come un
attacco alla fede cattolica. Sarpi è anche preoccupato per la tregua stipulata
tra la Spagna e i Paesi Bassi, perché vede in essa un indebolimento di questi
ultimi «che, o prima o dopo, resteranno sopraffatti dalle arti spagnole»,
mentre gli spagnoli ne potrebbero trarre beneficio anche in vista del loro
dominio in Italia. Sarpi sperava in un'alleanza generale di Francia,
Inghilterra, principi protestanti, Paesi Bassi, Savoia e Venezia che portasse
alla guerra contro l'Impero cattolico ispano-tedesco e cancellasse il dominio papale
e spagnolo in Italia: «Se sarà guerra in Italia, va bene per la religione; e
questo Roma teme; l'Inquisizione cesserà e l'Evangelio avrà corso». E andrà
bene anche per le libertà civili di Venezia: qui, anche se «il giogo
ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente d'Italia, in quella parte
nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che negli altri luoghi.
Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata dall'Inquisizione. Dove
si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica alcuna di disonore, se
bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato dalla Chiesa romana sia
lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con vituperio. Si ammalò
gravemente, e morì il 15 gennaio. Secondo la versione ufficiale, sebbene
sfinito, volle alzarsi per il mattutino, come al solito, e celebrare la Messa.
La mattina del 12 gennaio, fatto chiamare il priore del convento, lo pregò che
lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che gli portasse il Viatico.
Gli consegnò tutte le cose concesse a suo uso. Si fece vestire, si confessò e
passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e da Fra Marco i
Salmi e la Passione di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli fu quindi
amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. Fu visitato
dal medico che gli disse che aveva poche ore di vita. Egli, sorridendo,
rispose: Sia benedetto Dio! A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto
faremo bene anche quest'ultima azione (quella di morire). Fu udito ripetere più
volte, con soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama!. Secondo alcuni le
sue ultime parole sarebbero state: Esto perpetua, riferendosi a Venezia (v.
Bianchi-Giovini, Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno
apparire più vicino al culto protestante. Sarpi nella storia della
letteratura e della scienza Figura assai complessa di pensatore, Sarpi occupa
indubbiamente un posto di primo piano nella storia della letteratura e della
scienza. Fu uno dei più grandi scrittori del suo secolo. «La sua prosa
(è) una delle più maschie ed efficaci di tutta la letteratura nostra, che non
conosce lenocini né fronzoli, che scolpisce le figure con raro risalto, che ha
un magnifico potere rievocatore allorché descrive dispute e contrasti, ch'è
impareggiabile nel sarcasmo, tutto contenuto in un'unica espressione, tre o
quattro parole» (Arturo Carlo Jemolo.) Giovanni Papini, parlando della
Istoria del Concilio di Trento, l'ha definita: «un modello di lucidità
narrativa... e di prosa semplice, esatta e rapida (Scritti filosofici
inediti3)» Nel campo delle scienze poi ha lasciato orme indelebili in
vari campi: nella filosofia, nella matematica, nell'ottica, nell'astronomia,
nella medicina ecc. Galileo Galilei fu suo grande amico, e non disdegnò di appellarlo:
Mio Maestro. Dinanzi al primo avvertimento a Galilei, Sarpi (che non visse
abbastanza a lungo per assistere alla condanna dscrisse: «Verrà il
giorno, e ne sono quasi certo, che gli uomini, da studi resi migliori,
deploreranno la disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa a sì grande
uomo.» Sarpi scoperse, per primo, la dilatabilità della pupilla sotto
l'azione della luce e le valvole delle vene (Enciclopedia Treccani). I suoi
biografi parlano anche di scoperte nel campo dell'anatomia, dell'ottica, ecc.
L'invenzione del telescopiodice Bianchi-Gioviniil Galilei la dovette per certo
ai lumi somministratigli dal Sarpi, se pure questi non ne fu il primo
inventore, come pensano alcuni (v.74). Sopra la sua sapienza matematica si
citava l'autorevole giudizio di Galileo Galilei (Papini). Robertson non ha
stentato ad appellare Sarpi il più grande dei veneziani. Daniel Georg Morhof ha
appellato Sarpi la Fenice del suo tempo. Galileo Galilei non esitò a
dire: Paolo de' Servi del quale posso senza iperbole alcuna affermare che niuno
l'avanza in Europa in cognizione di queste scienze (matematiche) (contro alle
calunnie ed imposture di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, II.. La teoria di
Galileo delle maree, successivamente dimostratasi erronea, riprende idee di
Sarpi, esposte nei Pensieri naturali, metafisici e matematici (in particolare
nei pensieri). Giovanni Battista Della Porta, dopo aver dichiarato di
avere appreso alcune cose da Fra Paolo, lo proclamò splendore ed ornamento non
solo della città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo. (Magia
naturalis). Il cardinale Domenico
Passionei definì il Sarpi dottissimo oltre ogni espressione (cfr. Opuscoli Un
busto regalato alla città di Udine dai Mazziniani italiani emigrati in
Argentina. In uno studio il cui intento era quello di misurare il Q.I. di 300
personaggi famosi. Sarpi si posizionò al quinto posto, al pari del più noto
matematico Pascal (cit. "The Early Mental Traits of Three Hundred
Geniuses" di Catharine M. Cox, in "Genetic Studies of Genius" di
Lewis M. Terman. Copyright 1926, Stanford University Press). Sarpi e la
Chiesa Il Sarpi alla grande intelligenza unì anchecome riconosciutagli da
tuttiun'esemplare integrità di vita. Arturo Carlo Jemolo, dopo essersi rivolto
varie domande intorno alla sua ortodossia, ha dato questa risposta: «Gli
elementi ci mancano per una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare
l'alone di mistero che circonda Fra Paolo.Questo non c'impedisce di ammirare
l'uomo e l'opera.” (Arturo Carlo Jemolo. Fondamentalmente lo scontro di Paolo
Sarpi con la Curia romana fu legato ad un progetto politico volto a contenere
il potere della Chiesa in ambito esclusivamente spirituale e a promuovere
un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica antimperiale e fortemente
antispagnola. Per questo intrattenne contatti con i riformati (Lettere ai
protestanti). Inoltre la sua visione della Chiesa era un vago ritorno verso la
chiesa primitiva: egli quindi era indotto a condannare il potere temporale, il
processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del papa sul Concilio.
Nelil Sarpi strinse amicizia con Marcantonio de Dominis, arcivescovo di
Spalato, che tendeva all'apostasia. Quest'ultimo npubblicò a Londra, senza il
consenso dell'autore, la sua Istoria del Concilio Tridentino, che costituisce
il suo capolavoro storico ed offre la prima imponente ricostruzione del
Concilio di Trento. L’opera fu condannata dalla Congregazione dell'Indice e
quindi posta all'Indice dei libri proibiti. Furono intercettate dal nunzio
pontificio a Parigi mons. Roberto Ubaldini «compromettenti carteggi di Sarpi
con l'ambasciatore veneziano Antonio Foscarini e con l'ugonotto Francesco
Castrino; carteggi ben presto inviati a Roma per essere messi a disposizione
del Sant'Uffizio, ma anche da utilizzare per far ammettere una buona volta al
governo veneziano quanto da tempo da Roma si veniva denunciando, che quel
frate, che si proclamava più cattolico del Papa e come tale difeso
ufficialmente dai responsabili politici veneziani, altri non era che un
protestante, al servizio delle forze ereticali europee: dunque infedele e
ipocrita. Una taccia di ipocrisia che non darà tregua alla figura sarpiana
lungo i secoli, come stanno a provare innumerevoli esempi, dal dotto curiale
Girolamo Aleandro, che ricevuta da Nicolas de Peiresc la sarpiana Istoria
dell'Interdetto appena edita rispondeva all'illustre erudito francese con fare
perentorio che quel fra Paolo servita era nero ministro del Diavolo che
si dice esser padre delle menzogna, se ben egli veramente non credeva né nel Diavolo
né in Dio, al prelato friulano Giusto
Fontanini con la sua velenosa Storia arcana della vita di Fra Paolo Sarpi
servita, al celebre cardinal Domenico Passionei, che credeva di avere le carte
per dimostrare che l'idea del frate furfante era di introdurre il calvinismo in
Venezia, come ancora ricordava nel secolo scorso il dotto cardinale Angelo
Mercati.»[32] Un parere analogo si trova anche nella recente Storia della
Chiesa di Hertling e Angiolino Bulla, dove Sarpi viene definito: «un ipocrita
che fino all'ultimo fece la parte del religioso, sebbene nel suo intimo si
fosse da tempo allontanato dalla Chiesa.». Opere: “Trattato dell'interdetto di
Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente pubblicato, Apologia per
le opposizioni fatte dal cardinale Bellarmino ai trattati et risolutioni di G.
Gersone sopra la validità delle scomuniche, 1606. Considerationi sopra le
censure della santità del papa Paolo V contra la Serenissima Repubblica di Venezia,
Istoria del Concilio Tridentino, Il
trattato dell'immunità delle chiese (De iure asylorum), Discorso dell'origine,
forma, leggi ed uso dell'Uffizio dell'Inquisizione nella città e dominio di
Venezia, Trattato delle materie beneficiarie, Opinione di Servita, come debba
governarsi la Repubblica Veneziana per havere il perpetuo dominio, Venezia, La
storiografia recente attribuisce lo scritto al patriziato veneziano medesimo. Edizioni Scritti giurisdizionalistici, Istoria
del Concilio Tridentino, Istoria del Concilio tridentino, In Geneua, Pierre
Aubert, Istoria del Concilio Tridentino, Pagnoni Editore, Milano, Gambarin ,
Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giovanni
Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia, 2, Bari,
Laterza, Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia
Bari, Laterza, Istoria del Concilio Tridentino, testo critico di Giovanni
Gambarin, introduzione di Renzo Pecchioli, Collana Biblioteca, Sansoni,
Firenze, II ed. Lettere inedite di Fra Paolo Sarpi a Simone Contarini
ambasciatore veneto in Roma,, pubblicate dagli autografi, Monumenti storici
pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria. Serie 4, Miscellanea
12, Venezia, Fratelli Visentini, Pagine scelte, Arturo Carlo Jemolo, Vallecchi,
Firenze, Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia, 1, Bari, Laterza, Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Antologia degli scritti politici e storici. Francesco T. Roffarè,
CEDAM, Padova, Istoria dell'Interdetto e
altri scritti editi e inediti, Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto,
Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia,
Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia Bari, Laterza, Romano
Amerio , Scritti filosofici e teologici, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Pensieri
naturali, metafisici e matematici. Manoscritto dell'iride e del caloreArte di
ben pensarePensieri medico-moraliPensieri sulla religioneFabulaeMassime e altri
scritti. Edizione integrale commentata Luisa Cozzi e Libero Sosio, Ricciardi,
Milano-Napoli, 1Scritti giurisdizionalistici, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Lettere ai Gallicani, Boris Ulianich, Wiesbaden, F. Steiner, La Repubblica di Venezia la casa d'Austria e
gli Uscocchi, Bari, Laterza, Scritti scelti: Istoria dell'Interdetto, Consulti,
Lettere, Giovanni Da Pozzo, Collezione di Classici Italiani, UTET, Torino, Storici,
Politici, e Moralisti del Seicento, Luisa e Gaetano Cozzi, Collana La Letteratura
Italiana. Storia e Testi, Milano-Napoli,
Ricciardi, Istoria del Concilio Tridentino. Seguita dalla «Vita del padre
Paolo» di Fulgenzio Micanzio. Corrado Vivanti, Collana NUE nEinaudi, Torino, Collana
Piccola Biblioteca. Nuova Serie, Einaudi, Torino, Pensieri. Gaetano e Cozzi, Collana Classici
Ricciardi, Torino, Considerazioni sopra le censure di papa Paolo V contro la
Repubblica di Venezia e altri scritti sull'Interdetto, Gaetano e Luisa Cozzi,
Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Lettere a Gallicani e Protestanti,
Relazione dello Stato della Relazione, Trattato delle Materie Beneficiarie. Cozzi,
Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Gli ultimi consulti. Gaetano e
Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dai «Consulti», il
carteggio con l'ambasciatore inglese sir Dudley Carleston. Gaetano e Luisa
Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dal «Trattato di pace et
accomodamento» e altri scritti sulla pace d'Italia. Gaetano e Luisa Cozzi,
Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Consulti, Corrado Pin, Pisa-Roma,
Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Letteratura e vita civile. Paolo Sarpi,
Collana I Classici del Pensiero Italiano n. 23, Edizione speciale per Il Sole
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Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
SASSO (Roma). Filosofo. Studia a Roma. Ha conseguito la laurea discutendo una
tesi sul pensiero di Niccolò Machiavelli avendo come relatore Carlo Antoni e
correlatore Federico Chabod. Durante gli anni universitari seguì le lezioni di
Pantaleo Carabellese, Guido De Ruggiero, Luigi Scaravelli, Bruno Nardi,
Raffaele Pettazzoni, Natalino Sapegno, Giuseppe Gabetti, Gennaro Perrotta e
Gaetano De Sanctis. Borsista
all'Istituto italiano per gli Studi Storici, ha insegnato Storia delle dottrine
politiche all'Urbino e successivamente Storia delle dottrine politiche, Storia
della filosofia, e Filosofia teoretica
all'Università "La Sapienza" di Roma, di cui è stato nominato
professore emerito. Direttore dal 1986 al
dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli fondato da Croce,
lo è anche della storica rivista di filosofia, storia e letteratura "La
Cultura.” I I suoi studi hanno riguardato soprattutto l'idealismo italiano (in
particolare l'opera di Benedetto Croce), le opere politiche e storiografiche di
Niccolò Machiavelli e per quanto riguarda la sua riflessione più propriamente
teoretica, le problematiche di ontologia fondamentale. È inoltre autore di
sette libri e innumerevoli saggi danteschi. Si è inoltre occupato di Platone,
Polibio, Lucrezio, Guicciardini, Shakespeare e Thomas Mann. È presidente della "Fondazione Giovanni
Gentile" , presidente dell'"Edizione nazionale delle Opere di
Benedetto Croce" e socio nazionale dell'Accademia dei Lincei. Scritti Machiavelli e Cesare Borgia. Storia
di un giudizio, Roma, Edizioni dell'Ateneo, Studi su Machiavelli, Napoli,
Morano, Passato e presente nella storia della filosofia, Bari, Laterza, 1967.
Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli, Morano, Il progresso e la morte. Saggi su Lucrezio,
Bologna, Il Mulino, L'illusione della dialettica. Profilo di Carlo Antoni, Roma,
Edizioni dell'Ateneo, Per Francesco Guicciardini. Quattro studi, Istituto
Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1984. Essere e negazione, Napoli,
Morano, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, Milano-Napoli, Ricciardi, Tramonto
di un mito. L'idea di "progresso" fra Otto e Novecento, 2ª ed.
ampliata Bologna, Il Mulino, Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di
Benedetto Croce, Bologna, Il Mulino, L'essere e le differenze. Sul
"Sofista" di Platone, Bologna, Il Mulino, 1991. Variazioni sulla
storia di una rivista italiana: "La Cultura"; Il Mulino, Machiavelli,
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Martino fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, . Il guardiano della
storiografia. Profilo di Federico Chabod e altri saggi, 2ª ed. ampliata Bologna,
Il Mulino [Napoli, Guida, 1ª ed. del Profilo di Federico Chabod, Bari, Laterza,
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e il desiderio. Il canto XXVI dell'Inferno, Roma, Viella, . La voce dei ricordi,
Napoli, Bibliopolis, . Storiografia e decadenza, Roma, Viella, . I corrotti e
gli inetti. Conversazioni su Machiavelli, con A. Gnoli, Milano, Bompiani, .
Allegoria e simbolo, Torino, Aragno, . La lingua, la Bibbia, la storia. Su
"De vulgari eloquentia" I, Roma, Viella, Su Machiavelli. Ultimi scritti, Roma,
Carocci, . Croce. Storia d'Italia e storia d'Europa, Napoli, Bibliopolis, [raccolto in questo volume: La 'Storia
d'Italia' di Bendetto Croce. Cinquant'anni dopo, Napoli, Bibliopolis.
"Forti cose a pensar mettere in versi". Studi su Dante, Torino,
Aragno, Purgatorio e Antipurgatorio. Un'indagine dantesca, Roma, Viella, .
Croce e le letterature e altri saggi, Napoli, Bibliopolis, . Biografia e
storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella, . Note il MulinoRivisteLa Cultura, su mulino. Fondazione
Gentile | Dipartimento di Filosofia | SapienzaRoma. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su
premioletterarioviareggiorepaci. Croce in un recente libro di Gennaro Sasso.
Dibattito, Il Cannocchiale, [interventi di: G. Arnaldi, G. Calabrò, A.
Jannazzo, G, Sasso, V. Stella, F. Valentini, M. Visentin]. G. Arnaldi, Gennaro
Sasso. Uno specialista di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere
di storico, il Mulino, IISS-Napoli , A. Bellocci, Verità e doxa: la questione
dello "sguardo" e della "relazione" ne Il logo, la morte di
Gennaro Sasso, filosofia-italiana.net. A. Bellocci, Laicismo della verità,
della doxa e tolleranza in Gennaro Sasso, Leussein, A. Bellocci,
L'impossibilità della differenza e i paradossi dell'identità nel pensiero di
Gennaro Sasso, Archivio di filosofia, A. Bellocci, Il problema della 'non'
relazione ne Il principio, le cose di Gennaro Sasso, Giornale critico della
filosofia italiana, A. Bellocci, La verità, l'opinione di Gennaro Sasso. Lo
''specchio'' della verità e l'''eterna opinione'' metafisica, Filosofia
italiana, R. Berutti, Annotazioni
critiche sull'"essere" ovvero sul "non essere essere" del
discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia nella riflessione di
Gennaro Sasso, Pólemos, M. Capati,
Gennaro Sasso, Paragone. Letteratura, M. Cardenas, L'autonoema. Il giudizio tra
attualismo e neoeleatismo, Filosofia italiana, C. Cesa, Gennaro Sasso interprete di Gentile,
Archivio di storia della cultura, A. De Vicentiis, Storiografia e pensiero
politico nelle "Istorie fiorentine" di Machiavelli: l'interpretazione
di Gennaro Sasso, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, F.
Fronterotta, L'essere e le differenze. In margine a un libro di G. Sasso sul
Sofista di Platone, Novecento, M. HerlingM. Reale , Storia, filosofia e
letteratura. Studi in onore di Gennaro Sasso, Bibliopolis, Napoli, G. Inglese, Machiavelli: una storia del suo
pensiero politico, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e
Archivio Muratoriano, G. Inglese, Gennaro Sasso, in Enciclopedia
machiavelliana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, . S.
Maschietti, Gennaro Sasso, in Enciclopedia filosofica (a cura del Centro Studi
Filosofici di Gallarate), Milano, S. Maschietti, Dire l'incontrovertibile.
Intorno all'analisi filosofica di Gennaro Sasso, Giornale di filosofia, su
giornale di filosofia.net. F. Mignini, Essere e negazione. Per un recente
volume di Gennaro Sasso, Giornale critico della filosofia italiana, Marcello
Mustè, "Crisi" e "critica" dello storicismo. Filosofia e
storiografia nel pensiero di Gennaro Sasso, Novecento, Marcello Mustè,
Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Gennaro Sasso, Filosofia
italiana, X N. Parise, Sulla relazione. Gennaro Sasso critico della metafisica,
Luigi Passerino Editore, Gaeta . N. Parise, Figure della scissione. A proposito
di Allegoria e simbolo di Gennaro Sasso, filosofia, N. Parise, Gennaro Sasso e l'aporia del
nulla, Filosofia italiana, G. Perazzoli, Il concetto di laicità e la filosofia,
in G. Perazzoli, Miligi , Laicità e filosofia, Mimesis, Milano Udine, Pietroforte,
Problema del nulla e principio di non contraddizione. Intorno a "Essere e
negazione" di Gennaro Sasso, Novecento, J. Salina, Neoparmenidismo e teorie della
verità, Filosofia italiana, F. Scarpelli , Nulla, anamnesi, riflessività.
Intervista a Gennaro Sasso su alcuni temi del libro Essere e negazione
(raccolta da Scarpelli, Trincia, M. Visentin), Il Cannocchiale, F. Tessitore,
Gennaro Sasso interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Studi
su Benedetto Croce, il Mulino, IISS-Napoli , F. Vander, Critica della filosofia italiana
contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una contrapposizione,
Marietti, Genova-Milano, M. Visentin, Tempo e giudizio. Spunti da un recente
"Profilo di Carlo Antoni", La Cultura,M. Visentin, Sull'identità e
sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del volume di Gennaro Sasso
"Le due Italie di Giovanni Gentile", Giornale critico della filosofia
italiana, M. Visentin, Il neo-parmenidismo italiano. Considerazioni intorno al
volume di G. Sasso: 'La verità, l'opinione', in Id., Il neoparmenidismo
italiano. II. Dal neoidealismo al neoparmenidismo, Bibliopolis, Napoli, M.
Visentin, Aletheia e doxa oltre Parmenide, in Id., Onto-Logica. Scritti
sull'essere e il senso della verità, Bibliopolis, Napoi, M. Zanetti, Critiche
al divenire. Tra Sasso e Severino, Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo
specchio di Perseo, Chaos KosmosLibri ed eventi, ojs/index.php babelonline
search authors view firstName Sara&middle Name last Name Zurletti
affiliation country Gennaro Sasso, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Gennaro Sasso, . Gennaro Sasso, su
Goodreads. Registrazioni di Gennaro
Sasso, su Radio Radicale, Radio Radicale.
Gennaro Sasso, Progresso, in Enciclopedia del Novecento, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Gennaro Sasso, Giovanni
Gentile, in Dizionario biografico degli italiani, 53, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Gennaro Sasso, «Giambattista Vico e il simbolo», «Atti dell’Accademia
Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e
filologiche», sGennaro Sasso, costituzione mista, Benedetto Croce, Dante,
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, eternità del mondo, Francesco De
Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia machiavelliana, G. Sasso,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma . Gennaro Sasso, Dalla
concordia discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda,
Ripensando la Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e
Gentile, la cultura italiana e europea, M. Ciliberto, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma.
SAVA.
(Belpasso). Filosofo. Lavorò per 15
anni come medico e gli venne conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine
dei SS.Maurizio e Lazzaro su proposta del Ministero dell'Agricoltura; collaborò
inoltre alla quarta e quinta edizione della Nuova Enciclopedia Popolare
Italiana. Il suo libro Sui pregi e
Doveri dei medici, pubblicato, Gli è
stato dedicato il libro Roberto SavaLa vita e l'opera di Agostino
Prezzavento. Dopo la morte, il paese
natale di Belpasso, ha dedicato al suo ricordo la biblioteca comunale,
istituita; è intitolato al suo nome, inoltre, un premio di laurea. Note
British and foreign medical review: or quarterly journal of .. Repertorio
di libri e pubblicazioni su adamoli
Biblioteca comunale Roberto Sava su lineaamica Biblioteca comunale su comunebelpasso Alba Dicembre Speciale Archiviato il 9
ottobre in . su l'Alba..
SCALA. (Noto). Filosofo. Insieme a Molet, fu uno dei due
studiosi che parteciparono alla commissione dei cinque dotti creata da papa
Gregorio XIII per la riforma del calendario . Chiamato da Padova per insegnare matematica,
fu costretto a rifiutare per le sue precarie condizioni di salute . Morì,
infatti, giovanissimo a soli ventinove anni.
Pubblicazioni L'Efemeridi del mag.co et eccel.te sig. Gioseppe Scala
Siciliano, per anni dodici, le quali cominciano dall'anno di Christo nostro
Sig. & finiscono nel fine di
dicembre dell'anno. Alle quali sono aggiunti i canoni, ò introduttioni
dell'efemeridi dell'eccell. sig. Gioseppe Moleto matematico et dal detto signor
Gioseppe Scala ridotto all'uso delle presenti efemeridi, In Venetia: appresso i
Giunti. Ephemerides Iosephi Scalae Siculi Noetini art. et med. doc. ad annos
duodecim, incipientes ab anno Domini. Vnà cum introductionibus ephemeridum
excel. d. Iosephi Moletii mathematici. Ab eodem d. Iosepho Scala, ad vsum suarum,
restitutis. Venetiis: Lucantonio Giunta il giovane. Col suo nome è oggi
chiamato il Gruppo Astrofili di Noto
Santi Correnti, Quello che la Sicilia ha dato all'Italia e al mondo. Vedi
Giuseppe Emanuele Ortolani, Biografia degli uomini illustri di Sicilia ornata
de' loro rispettivi ritratti, Tomo II, Napoli, Corrado Spataro, L'astronomo
netino Giuseppe Scala jr. e la "nuova scienza" del Cinquecento. Calendario
gregoriano.
SCALFARI.
(Civitavecchia). Filosofo. Considerato, anche dai suoi
"avversari", uno dei più grandi giornalisti italiani Professorecontribuì,
con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la
Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la
politica. La sua ispirazione politica è socialista liberale, azionista e
radicale. Punti forti dei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione
morale, la filosofia. Si iscrive al Liceo Mamiani di Roma, ma è a Sanremo
(dove la famiglia, di origini calabresi, si era trasferita temporaneamente,
essendo il padre direttore artistico del Casinò) che completerà gli studi
liceali, al liceo classico G.D. Cassini, avendo come compagno di banco Italo
Calvino. Nel 1950 si sposa con la figlia del giornalista Giulio De
Benedetti, Simonetta, morta nel 2006. Dalla fine degli anni settanta
Scalfari è sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di
redazione de L'Espresso (e poi di Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa
della moglie Simonetta. Eugenio Scalfari è ateo. Esordi
giornalistici durante il fascismo Tra le prime esperienze giornalistiche di
Scalfari c'è Roma Fascista, organo ufficiale del GUF (Gruppo Universitario
Fascista), mentre era studente di giurisprudenza. Negli anni successivi
Scalfari continua a collaborare con riviste e periodici legati al fascismo,
come NuovoOccidente, diretto dall'ex squadrista e fascista cattolico Giuseppe
Attilio Fanelli. Nel 1942 Scalfari sarà nominato caporedattore di Roma
Fascista. All'inizio del 1943 scrive una serie di corsivi non firmati
sulla prima pagina di Roma Fascista in cui lancia generiche accuse verso
speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla
costruzione dell'EUR. Questi articoli portarono alla sua espulsione dai GUF per
opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF. Di fronte al gerarca,
intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari aveva ammesso
come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Il gerarca accusò poi il
giovane di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il ero
strappandogli le mostrine dalla divisa del partito. Carriera
giornalistica nel dopoguerra Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra
in contatto con il neonato Partito Liberale Italiano, conoscendo giornalisti
importanti nell'ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del
Lavoro, diventa collaboratore, prima a Il Mondo e poi a L'Europeo, di due
personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo
Benedetti. Ricorderà poi, con orgoglio, di essere stato licenziato dalla BNL
per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione.
Nel 1955 partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso
anno nasce il settimanale L'Espresso: Scalfari è direttore amministrativo e scrive
articoli di economia. Nel 1963 somma la carica di direttore responsabile
de L'Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in
cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico
si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari continuò a gestire
anche la parte organizzativa e amministrativa. Eugenio Scalfari
nella foto da deputato Sempre nel 1967 Scalfari pubblica insieme a Lino
Jannuzzi l'inchiesta sul SIFAR che fa conoscere il tentativo di colpo di Stato
chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querela e i due giornalisti
vengonocondannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la
richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che
era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse
il segreto di Stato. Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie
all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle
elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente,
nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore.
Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella
di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato. Dopo
la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de L'Espresso.
Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi
Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette che "quella firma era stata un
errore". In quegli anni critica accanitamente le manovre di Eugenio
Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi
gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il
controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è indirizzato il celebre
libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani nel 1974, Razza
padrona. Fondazione e direzione de la Repubblica Nel 1976, dopo aver già
tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro Montanelli, che
aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il
quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di
quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo
Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il
quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una
scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano
per tiratura. L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti
della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti,
nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione
della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il
"lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto che (come
accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della
Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per averelusione, malgrado la
richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era
riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il
segreto di Stato. Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie
all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle
elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente,
nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore.
Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella
di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato
fino al 1972. Nel 1968, dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la
direzione de L'Espresso. Sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro
il commissario Luigi Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette che "quella
firma era stata un errore". In quegli anni critica accanitamente le
manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison,
appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona nel suo
scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è
indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe
Turani nel 1974, Razza padrona. Fondazione e direzione de la Repubblica
Nel 1976, dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a
Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto
azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle
edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo
L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del
giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in
pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale
giornale italiano per tiratura. L'assetto proprietario registra negli
anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso
di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di
Berlusconi in occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori
Editore, finito con il "lodo Mondadori", resosi necessario a causa
del fatto che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi,
a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per avereun
pronunciamento favorevole nella disputa con De Benedetti per il controllo della
Mondadori: tale accordo fu fortemente voluto da Giulio Andreotti, grazie
all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di Scalfari,
"Repubblica" apre il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo
due anni verrà in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani
pulite". Scalfari nel
Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari
s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo
della questione morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra
rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con
l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente
estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate all'intellettualità
laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune sue importanti
iniziative, tutte sostenute per il tramite di "Repubblica":
sponsorizza il "governo del Presidente", candidandovi il governatore
della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già negli anni ottanta; indica al
presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano Giuliano Amato come viatico per
la sua scelta a premier nel 1992; apprezza Guido Rossi come commissario delle
aziende travolte nel turbine di Tangentopoli. Il 27 gennaio 1994 incomincia,
dapprima in solitaria, la sua ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi .
Sconfitto Vittorio Sgarbi, è il primo a percepire e ad avvertire il pubblico
circa la potenziale pericolosità di Beppe Grillo -- è il primo a preconizzare una possibile, futura
alleanza fra Matteo Renzi e Matteo Salvini . Ritiro dalla direzione de la
Repubblica Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della sua ascesa
editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore, dopo che già
da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a Carlo De Benedetti;
gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale, poiché
continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale. I suoi
editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da essere
soprannominatianche per la loro lunghezza"la messa cantata della
domenica" Cura altresì una rubrica su L'Espresso (Il vetro soffiato). Il 6
luglio 2007, sul Venerdì di Repubblica (il magazine settimanale che esce dal
1987), annuncia di voler abbandonare dopo l'estate la sua storica rubrica
Scalfari risponde, ringraziando i lettori per l'affetto ricevuto e gli stimoli
da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli subentra Michele Serra. Su
RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni giovedì, un programma dal
titolo La Scalfittura, in cui Scalfari teneva colloqui politici con Giovanni
Floris. Controversie Nel e nel ,
le sue "interviste" con papa Francesco hanno causato per due volte la
smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole
attribuite da Scalfari al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto
virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", senza
aver preso appunti o registrato durante i colloqui, sostenendo che quello era
stato il suo metodo di lavoro per quasi cinquant'anni. il Vaticano ha smentito
un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della
pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando he il Papa avesse
rilasciato un’intervista a Scalfari e sostenendo che il contenuto dell’articolo
fosse il frutto di una sua ricostruzione. Ciononostante, Papa Francesco
continua periodicamente a concedere interviste esclusive a Scalfari. Premi ed
onorificenze Scalfari ha ricevuto varie onorificenze. A livello giornalistico
ha vinto nel 1988 il Premio Internazionale Trento per "Una vita dedicata
al giornalismo", nel 1996il "Premio Ischia" alla carriera, nel
1998 il Premio Guidarello al giornalismo d'autore e, di recente, il Premio Saint-Vincent
-- è stato nominato Cavaliere di gran croce dal presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro mentre nel 1999 ha ricevuto una delle più prestigiose
onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legione
d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). È cittadino onorario di
Velletri, città in cui risiede. Ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Vinci e
gli è stata conferita la cittadinanza benemerita di Sanremo. Nel vince il prestigioso Premio Viareggio
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino
per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana — Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica
italiananastrino per uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito
della Repubblica italiana —Ufficiale della Legion d'onorenastrino per uniforme
ordinariaUfficiale della Legion d'onore Cittadinanza onoraria di Vibo Valentia,
Velletri e Vinci. Cittadinanza benemerita
di Sanremo. Opere:” Petrolio in gabbia” (Bari, Laterza), “I padroni della città”
(Bari, Laterza); “Le baronie elettriche” (Bari, Laterza, Rapporto sul
neocapitalismo in Italia, Bari, Laterza, Il potere economico in URSS, Bari, Laterza,
Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza, L'autunno della
Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass, Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della
repubblica, con Francesco Rosi, Bologna, Cappelli, Razza padrona. Storia della
borghesia di Stato, con Giuseppe Turani, Milano, Feltrinelli, Interviste ai
potenti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Come andremo a incominciare?, con
Enzo Biagi, Milano, Rizzoli, L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano,
Mondadori, La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla
«Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Collana Super ET, Torino, Einaudi,
Incontro con Io, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, , Denis
Diderot, Il sogno di d'Alembert seguito da Il sogno di una rosa di Eugenio
Scalfari, Collana La memoria, Palermo, Sellerio, I ed. accresciuta, nuova
Introduzione di E. Scalfari, Palermo, Sellerio, , Alla ricerca della morale perduta,
Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, Il labirinto, Milano,
Rizzoli, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Attualità dell'Illuminismo, a
cura di, Roma-Bari, Laterza, La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, Collana ET
Scrittori, Torino, Einaudi, Articoli,
Roma, la Repubblica, Dibattito
sul laicismo, E. Scalfari, Roma, La Biblioteca di Repubblica, L'uomo che non credeva in Dio, Collana Supercoralli,
Torino, Einaudi, Per l'alto mare aperto. La modernità e il pensiero danzante,
Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Scuote l'anima mia Eros, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi, ,Enrico Berlinguer, La questione morale. La
storica intervista di Eugenio Scalfari, Reggio Emilia, Aliberti, .ed. ampliata,
Prefazione di Luca Telese, Aliberti, . Vito Mancuso-E. Scalfari, Conversazioni
con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, La passione
dell'etica. Scritti, Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori,
Papa Francesco-E. Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti, Torino,
Einaudi, L'amore, la sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della
vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, , Racconto autobigrafico, Collana
Passaggi, Torino, Einaudi, L'allegria, il pianto, la vita, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi, L'ora del blu, Torino Einaudi, Il Dio unico e la
società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria
Martini, Torino, Einaudi, liberoquotidiano, libero quotidiano news commenti-e-opinioni
vittorio_feltri_eugenio_scalfari_ritratto fuoriclasse_re giornalisti diversi.html.
ilfoglio, il foglio uffa news benvenuti al-grand-hotel-scalfari-splendida-vista
sul secolo-di-carta- la7, la7/dimartedi/video/da-montanelli-e-scalfari-ho-imparato-che-bisogna-scrivere-per-farsi-capire-marco-travaglio
Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Mimesis, , diviso in quattro
capitoli: la Politica, l'Arte, la Religione, la Filosofia. Scheda sul
storico della Camera dei deputati, su storia.camera. Sull'amicizia tra
Scalfari e Calvino leggiamo: "Caro Eugenio, le tue lettere sono come
manate sulla schiena e io ne ho bisogno di manate sulla schiena, specie di
questi tempi."(...) Mi viene l'acquolina in bocca pensando alle ghiotte
discussioni che faremo quando ci ritroveremo insieme", cfr. Angelo Cannatà
"Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis, Paolo Guzzanti, Guzzanti vs De Benedetti.
Faccia a faccia fra un gran editore e un giornalista scomodo, Aliberti
editore, Cfr. Corriere della Sera, La Repubblica : Gli 80 anni di Eugenio Scalfari,
su repubblica. Mirella Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due
volte, Milano, Corbaccio, 2Ero giovane, fascista e felice, intervista a Eugenio
Scalfari apparsa su Il Foglio, pasqualericcio. Nel corso dell'inchiesta
Scalfari riferisce di un colloquio avuto col generale Aurigo: "Mi disse
che gli ordini (le disposizioni relative al 'Piano Solo') contemplavano anche
l'ipotesi di una eventuale resistenza da parte del prefetto (gli ordini
dicevano che bisognava mettere il prefetto, qualora avesse resistito a questa
iniziativa dei carabinieri, in condizioni di non nuocere". Fonte: Angelo
Cannatà, "Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis, 42. Eugenio Scalfari / Deputati / Camera dei
deputati storico, su storia.camera. 20 marzo
(archiviato il 25 aprile ). Il
commissario Calabresi e quella firma, su repubblica. Fabio Tamburini, Un siciliano a Milano,
Longanesi, da ultimo citato da Ferruccio de Bortoli su corriere della sera attacchi-corriere_
Franco Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano,
Cairo, e Alberto Mazzuca, Penne al
vetriolo, Bologna, Minerva, Nei cui
confronti Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti dicono che Scalfari ebbe un
"innamoramento", in seguito non più condiviso dallo stesso editore
della Repubblica che ormai non lo considerava "un grande politico":
intervista alla Stampa del 10 gennaio 200823.
Scrive Scalfari: Gelli è Belfagor, il messaggero del diavolo; ma il
diavolo, cioè Belzebù, chi è? ("Belzebù è, in una certa misura, lo stesso
partito socialista, elemento importante di quel quadro politico e di quella
inamovibilità". Fonte: Eugenio Scalfari e il suo tempo, di Angelo Cannatà,
Mimesis, 61. L'articolo di Scalfari, Caro Craxi tu lo sai chi è Belzebù, è
apparso su Repubblica repubblica, repubblica 2004/a sezioni/politica festaforza
coccode coccode.html. 5 marzo (archiviato
il 21 agosto ). la7,
la7/le-invasioni-barbariche/video/lintervista-a-eugenio-scalfari Voto Renzi
perché l'avversario è Grillo, su youtube.com.
youtube.com, youtube Rep, su rep.repubblica. Ezio Mauro dal pulpito di Repubblica officia
la democrazia e aspira a diventare papa, Panorama. Il Post Archiviato il 25
dicembre in ., 22 novembre "Le interviste vanno comunque
reinterpretate", su youtube.com. ll
Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco,
su ilpost. 31 marzo (archiviato il 1º
aprile ). Il Vaticano smentisce Eugenio
Scalfari che fa dire al Papa che l'inferno non esiste, su ilmessaggero. 31
marzo (archiviato il 31 marzo ). Rep, su rep.repubblica. 1º marzo . Premio Viareggio , su repubblica (archiviato
il 25 agosto ). Dettaglio Sito web del
Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale. Sito web del Quirinale: dettaglio
decorato., su quirinale. 29 giugno
(archiviato il 24 settembre ).
Claudio Mauri, Il cittadino Scalfari, prefazione di Ruggero Guarini, Milano,
SugarCo, 1Giancarlo Perna, Eugenio Scalfari, una vita per il potere, Milano,
Leonardo Editore, Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo,
Milano-Udine, Mimesis, ,
978-88-575-0027-0. Francesco Bucci, Eugenio Scalfari. L'intellettuale
dilettante, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Giampaolo Pansa, La
Repubblica di Barbapapà, Milano, Rcs Libri,
Giovanni Valentini, La Repubblica tradita, Roma, PaperFirst, Franco
Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo Editore,
. 978-88-6052-740-0. Alberto Mazzuca,
Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica, Bologna,
Minerva, La Repubblica TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Eugenio Scalfari, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Eugenio Scalfari, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Eugenio Scalfari, . Eugenio Scalfari, su storia.camera, Camera dei
deputati. Registrazioni di Eugenio
Scalfari, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Dati personali e incarichi nella V legislatura, Camera dei deputati. 27
luglio 2008. PredecessoreDirettore de L'EspressoSuccessore Arrigo Benedetti9
giugno 196324 marzo 1968Gianni Corbi PredecessoreDirettore de la RepubblicaSuccessore
nessuno. Ezio Mauro.
SCARANO. (Brindisi). Filosofo. Studia a Bologna, andò poi a
Padova e a Venezia. Il Senato della Serenissima lo chiamò alla cattedra di
filosofia lasciata da Aldo Manuzio il Giovane.
Molto apprezzato dai contemporanei, fu tra i fondatori dell'Accademia
Veneziana, con Giambattista Leoni veneziano, Vincenzo Giliani romano, Pompeo
Limpio da Bari, Giovanni Contarini veneziano, Teodoro Angelucci da Belforte,
Fabio Paolini udinese, Guido Casoni da Serravalle e Giampaolo Gallucci da
Salò. Scrisse il trattato Scenophylax
(Venezia), nel quale tratta della convenienza di restituire alla tragedia e
alla commedia la lingua latina.
Pasquale Camassa, Brindisini illustri, Brindisi, Alberto Del Sordo,
Ritratti brindisini, presentazione di Aldo Vallone Bari.
SCARAVELLI. (Firenze). Filosofo. Iscritto alla facoltà di medicina
dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, dopo aver quasi completato gli
studi e aver servito come ufficiale medico nella Prima guerra mondiale, cambiò
ateneo e facoltà al scegliendo il corso
di laurea in filosofia a Pisa, dove si laureò con lode con Carlini. Insegnò in
licei italiani e stranieri e negli Istituti italiani di cultura di Atene,
Bruxelles, Zagabria e Lisbona. Ottenuta quell'anno la docenza in Filosofia
teoretica a'Pisa, vi insegnò con qualche incarico temporaneo alla Scuola
normale superiore e all'Università "La Sapienza" di Roma. Nell'ultimo
anno della sua vita ottenne il trasferimento all'Firenze, dove però non
insegnerà mai, per una grave depressione che l'avrebbe condotto di lì a poco al
suicidio. Era sposato e aveva due figli.
Profondo conoscitore di Kant, approfondì nei suoi studi (pubblicati con
molta riluttanza e quasi solo per esigenze concorsuali) in particolare i temi
relativi ai rapporti tra la filosofia kantiana e la fisica moderna, i problemi
relativi alla Critica del Giudizio ed anche i temi dell'idealismo. Biblioteca personale I suoi libri,
doll'Università La Sapienza dai suoi eredi, sono oggi conservati in uno
specifico fondo alla "Villa Mirafiori", dove ha sede la Biblioteca di
filosofia Opere principali: Critica del
capire, Firenze, Sansoni, Saggio sulla categoria kantiana della realta,
Firenze, Le Monnier, La prima meditazione di Cartesio, Firenze, La Nuova
Italia, Osservazioni sulla Critica del giudizio, Pisa, Scuola Normale
Superiore, Opere, Mario Corsi, 3(Critica
del capire e altri scritti, Scritti kantiani, L'analitica trascendentale:
scritti inediti su Kant), Firenze, La nuova Italia. La Biblioteca di Luigi
Scaravelli, su bibliotecafilosofia.uniroma1. 2L' attualità di Scaravelli,
Edoardo Mirri, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Mauro Visentin, Le
categorie e la realtà: saggi su Luigi Scaravelli, Firenze, Le lettere, Gennaro
Sasso, Filosofia e idealismo, IDe Ruggiero, Calogero, Scaravelli, Napoli, Bibliopolis,
Il pensiero di Luigi Scaravelli: la storia come problema e come metodo, atti
del Convegno svoltosi presso l'Accademia d'Ungheria in Roma col titolo di Il problema del giudizio storico
e Luigi Scaravelli, Mario Corsi, Soveria Mannelli, Rubbettino, Scaravelli
pensatore europeo, M. Biscuso e G. Gembillo, Messina, Siciliano, Gennaro Sasso,
Scaravelli e il giudizio, in Filosofia e idealismo. Secondi paralipomeni, Napoli,
Bibliopolis, S. Palermo, Tra critica e
metafisica. Luigi Scaravelli lettore di Kant, Pisa, Edizioni ETS, Luigi Scaravelli, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Luigi Scaravelli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Massimiliano
Biscuso, Profilo di Luigi Scaravelli, su bibliotecafilosofia.uniroma1. La completa dei suoi scritti, su
giornaledifilosofia.net.
SCARPELLI. (Vicenza). Filosofo. Studioso di analisi
del linguaggio, è stato uno dei fondatori della cosiddetta scuola analitica
italiana di filosofia del diritto assieme a Bobbio. È stato, insieme allo
stesso Bobbio e a Giovanni Tarello, uno dei massimi esponenti della filosofia
del diritto analitica italiana del Novecento, insegnando in varie università
italiane anche Teoria generale del diritto, dottrine dello Stato, Filosofia
morale e Filosofia della politica ed occupandosi costantemente, per l'intera
vita, di problemi di etica e politica. Il pensiero filosofico-giuridico
scarpelliano può essere raccolto attorno a due grandi temi: la semiotica del linguaggio
prescrittivo e il metodo giuridico. Scarpelli contribuisce in misura
fondamentale alla cosiddetta svolta prescrittivistica in campo semiotico ed è
fautore di una giustificazione etico-politica del positivismo giuridico. Oltre
ad approfondire lo studio del metodo del ragionamento morale, si è impegnato
attivamente in relazione a questioni di etica e bioetica quali per esempio
l'aborto e l'eutanasia. Ha compiuto inoltre studi sulla democrazia e i concetti
di libertà politica e di partecipazione politica. Da una famiglia di
origine pugliese trasferitasi poi in Lucchesia; il padre è magistrato. Dopo
avere frequentato il liceo, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza presso
l'Università degli Studi di Torino. La formazione di Scarpelli è all'insegna del
pensiero filosofico idealistico allora dominante in Italia e fondata, tra gli
altri, sui testi di Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Durante gli anni
universitari, desta l'interesse di Scarpelli in particolare il pensiero di
Mario Allara, maestro della scuola civilistica torinese, e la filosofia del
diritto. Segue le lezioni del corso di Filosofia del diritto di Norberto
Bobbio, che ha l'incarico per quell'anno di ricoprire la cattedra di Gioele
Solari. Sotto la guida del filosofo e giurista italiano Solari, Scarpelli si
laurea nel 1946 discutendo una tesi sul tema della persona nella filosofia
giuridica moderna. Già in questo lavorolo ricorda Bobbio, molti anni più tardi,
nel ritratto dell'allievoScarpelli rivela un orientamento critico verso le
versioni organicistiche della filosofia al tempo in auge. Si laurea
anchein Scienze politiche sempre sotto la guida di Solari. Risale a questo anno
la pubblicazione nella Rivista del diritto commerciale di una breve nota
intitolata Scienza giuridica e analisi del linguaggio; in questa nota Scarpelli
precorre il celebre saggio di Norberto Bobbio che porta lo stesso titolo e che
è considerato il manifesto della scuola analitica italiana di filosofia del
diritto. Scarpelli, sino da giovanissimo, prende le distanze dalle correnti
filosofiche idealistiche, organicistiche ed attualistiche accreditate sul
continente per accostarsi al positivismo logico e, più in generale, alla
filosofia analitica e agli studi di semiotica. È tra i primi a proporne una
applicazione in campo giuridico e ad evidenziare la rilevanza della analisi del
linguaggio per la teoria e la dogmatica giuridica. Appena dopo la laurea,
diviene assistente volontario di Bobbio; in seguito, in qualità di assistente
incaricato, collabora con Bobbio alla preparazione di due seminari, uno sulla
giustizia nel materialismo storico e l'altro sulla interpretazione giuridica.
La giustizia e il marxismo sono temi a cui Scarpelli dedica il primo libro
intitolato Esistenzialismo e marxismo, il quale reca come sottotitolo Saggio
sulla giustizia. Nonostante alcuni cambiamenti intervenuti nel corso degli
anni, nel libro si rintracciano alcuni motivi del pensiero scarpelliano che lo
stesso Scarpelli riconosce di non avere mai abbandonato: anzitutto, l'idea che
la filosofia debba proporsi come forma di pensiero mondano, legato
esclusivamente a ciò che gli uomini sono e fanno al mondo, e l'idea della
scelta e dell'impegno come basi della esistenza di ciascun uomo. La
magistratura Risultato vincitore del concorso per l'accesso in magistratura,
lascia la carriera universitaria con qualche rimpianto; ne è testimonianza la
corrispondenza epistolare col maestro Norberto Bobbio. Durante gli anni di
magistratura, i rapporti con l'università non si interrompono però
completamente: consegue la libera docenza in Filosofia del diritto presso la
Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano; nei due anni
successivi svolge corsi liberi nella stessa disciplina e svolge su incarico il
corso di dottrina dello Stato al fianco di Renato Treves. Godendo di una borsa
Rockefeller, ottenuta soprattutto grazie ad Alessandro Passerin d'Entrèves, per
un anno si dedica ininterrottamente allo studio ponendo le basi di una delle
sue opere principali: il Contributo alla semantica del linguaggio normativo,
pubblicato nel 1959. Scarpelli esercita la professione di magistrato a Milano
fino al anno in cui lascia definitivamente la carica per ritornare a tempo
pieno all'insegnamento universitario. Tiene per incarico il corso di
Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza di Perugia, professore straordinario di Filosofia del
diritto presso la medesima Facoltà; al compimentodel triennio, è Professore
sempre a Perugia. Professore di Filosofia morale nella Facoltà di Lettere e
filosofia del diritto dell'Università degli Studi di Pavia, presso la cui
Facoltà di Giurisprudenza tiene anche le lezioni di Filosofia del diritto alla
morte di Bruno Leoni avvenuta nel 1967. Succedendo a Bobbio, è titolare
della cattedra di Filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza di
Torino. Mantiene l'incarico fino a quando si trasferisce accanto a Treves
all'Università degli Studi di Milano ricoprendo la cattedra di Filosofia del
diritto di cui è già titolare. Promuove il dottorato in Filosofia analitica e
teoria generale del diritto; ancora oggi attivo, tale dottorato è uno dei tre
curricula che compongono l'attuale dottorato in a Milano. Durante gli anni di
docenza, oltre ai corsi di Filosofia del diritto e Filosofia morale, Scarpelli
insegna su incarico Teoria generale del diritto, Filosofia della politica e
Analisi del linguaggio politico. Lavora appassionatamente e alacremente a
un'opera sistematica rimasta incompiuta: si tratta di un trattato di teoria
generale del diritto di cui resta solo la struttura del lavoro, dettagliata
fino alla scansione dei paragrafi. A tale opera Scarpelli pensa per lunghi
anni, almeno dieci, come dimostra quanto egli scrive nel saggio intitolato La
teoria generale del diritto: prospettive per un trattato; eccettuate le anticipazioni
presenti in questo lavoro e in altri saggi successivi, tra le carte rimaste di
Scarpelli, non v'è alcuna parte di testo scritta di pugno dal filosofo. Come
attestano gli allievi, il modo di lavorare di Scarpelli avrebbe portato ad una
stesura unitaria a partire dalle citazioni e dai riferimenti raccolti e ordi
corso degli anni. Ad oggi, questa mole di documenti resta l'ultima
testimonianza del lavoro di Scarpelli, la traccia degli ultimi sviluppi del suo
pensiero di filosofo del diritto e studioso di analisi del linguaggio.
Scarpelli muore a Milano, all'età di sessantanove anni. Tra gli scritti
pubblicati postumi e ancora incompiuti, si ricorda soprattutto il testo di una
conferenza mai tenuta intitolato La mia meta-etica e la mia esperienza etica in
cui Scarpelli esplicita le due problematiche che hanno dominato la sua ricerca
meta-etica: quella della razionalità interna dell'etica e quella della sua
fondazione. L'attività scientifica Scarpelli ricopre numerose cariche in
istituzioni dedite alla ricerca e partecipa a numerosi convegni, incontri di
studio e simposi di rilievo nazionale ed internazionale. È stato membro del
Centro di studi metodologici di Torino e dello Institut international de
philosophie politique; è stato socio corrispondente dell'Accademia delle
scienze di Torino e socio dell'Istituto Lombardo Accademia delle scienze e
delle lettere.Direttore dell'Istituto per la Scienza per la amministrazione
pubblica. Ha fatto parte dei consigli direttivi della Rivista internazionale di
filosofia del diritto e di Sociologia del diritto. Entra a far parte del
comitato di redazione della Rivista di filosofia di cui cura numeri monografici
dedicati al concetto di libertà, alla logica deontica e alla bioetica. È stato
condirettore della collana Diritto e cultura moderna e direttore della collana
Luoghi critici per le edizioni di Comunità. Presidente della Società italiana
di filosofia giuridica e politica è stato vicepresidente del Comitato nazionale
di bioetica ed è stato nominato presidente onorario della Società italiana di
filosofia analitica. Contribuisce alla nascita, dovuta all'iniziativa
soprattutto di Ludovico Geymonat, del Centro Studi metodologici di Torino. In
qualità di affiliato, riceve il compito di fare una relazione sulla Enciclopedia
delle scienze unificate; lavoro a cui fanno seguito negli anni Cinquanta alcuni
contributi sulla analisi del linguaggio così come concepita dal movimento del
positivismo logico. In questi anni Scarpelli si avvicina sempre di più alla
filosofia anglosassone e in particolare agli studi oxoniensi sul linguaggio
della morale e della politica, partecipando anche ad incontri di studio ad
Oxford. Seguendo inizialmente le ricerche di Morris, è fra i protagonisti
della cosiddetta svolta linguistica della filosofia italiana. Si deve a lui
l'introduzione nel nostro Paese del pensiero e delle opere del filosofo della
morale Hare e del filosofo della politica Oppenheim. Ad ambedue i filosofi, Scarpelli
dedica alcuni lavori; sono da ricordare anzitutto le note, che in realtà sono
ampi saggi di analisi del linguaggio normativo e contributi di meta-etica, ai
due libri di Hare: The Language of Morals e Freedom and Reason. Con Oppenheim,
Bobbio e Passerin d'Entreves, Scarpelli intraprende un vivace dibattito sul
concetto di libertà politica che porta alla stesura di vari lavori; tra essi,
si può ricordare anzitutto il saggio dal titolo Libertà come fatto e come
valore del 1965 ed il volume, curato da Passerin d'Entreves, La libertà
politica. Si devono a Scarpelli i primi studi in Italia sulla analisi del
linguaggio giuridico in cui v'è una sistematica applicazione degli strumenti
della semiotica ai suoi tre livelli: la sintattica (lo studio dei rapporti tra
i segni), la semantica (lo studio dei rapporti tra i segni e i significati), la
pragmatica (lo studio dei rapporti tra i segni e i loro utenti). Tutta la
speculazione e la produzione scientifica di Scarpelli è basata sulla tesi della
grande distinzione tra linguaggio descrittivo e linguaggio prescrittivo; ma
negli anni si evolve progressivamente il livello a cui è individuato il tratto
differenziale tra l'uno e l'altro, individuato dapprima sul piano pragmatico e
poi sul piano semantico. L'esposizione compiuta del pensiero scarpelliano sulla
significanza del linguaggio prescrittivo si ha nell'opera del Semantica, morale
e diritto, trasfusa nella voce Semantica giuridica dello stesso anno. L'idea
che il linguaggio prescrittivo (le norme, i comandi, gli ordini, le preghiere,
ecc.) abbiano significato trae origine dalla distinzione tra il principio di
significanza e il principio di verificazione. Alcuni spunti in tal senso sono
rintracciabili già nel Contributo alla semantica del linguaggio normativo il
cui nucleo concettuale ancora vicino al positivismo logico sta nell'intuizione
che gli enunciati normativi, quantunque non possano essere verificati o
falsificati, debbano nondimeno riferirsi alla realtà. Questa idea è alla base
anche del libro Cos'è il positivismo giuridico in cui Scarpelli propone una
giustificazione etico-politica del positivismo giuridico, criticando sia la
versione bobbiana del positivismo giuridico come approach sia la versione
proposta da Herbert L. A. Hart. Fonti Le indicazioni sulla produzione
scientifica di Uberto Scarpelli più ampie, seppur non complete, si rintracciano
al momento nei seguenti contributi: Riccardo Guastini, Variazioni su temi di
Scarpelli. Con un'appendice bibliografica, in «Materiali per una storia della
cultura giuridica italiana», Xdegli scritti di Uberto Scarpelli. Nota
Bibliografica, in Filosofia analitica Donatelli e Luciano Floridi, Lithos
editrice, Roma, (con anche l'indicazione delle note sul “Monitore dei
Tribunali” e degli articoli comparsi su alcuni giornali, quotidiani e
periodici: “L'Opinione”, “Panorama”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Mondo economico”);
Mario Jori, Uberto Scarpelli, giurista e filosofo, in «Rivista internazionale
di filosofia del diritto», Norberto Bobbio, La mia Italia, Polito, Passigli
Editori, Firenze, nelle pagine dedicate
al ritratto di Uberto Scarpelli155 ss.; Uberto Scarpelli. Semantica del
linguaggio normativo, in Amedeo Giovanni Conte, Paolo Di Lucia, Luigi
Ferrajoli, Mario Jori, Filosofia del diritto, (Paolo Di Lucia), Raffaello
Cortina Editore, Milano, Félix Morales, "La filosofía del Derecho de
Uberto Scarpelli. Análisis del lenguaje normativo y positivismo jurídico",
Universidad de Alicante. La presente non
è completa e non contempla i numerosissimi scritti e note apparsi sui giornali,
quotidiani e periodici. Esistenzialismo e marxismo. Saggio sulla giustizia,
Taylor, Torino, Filosofia analitica e giurisprudenza, Istituto editoriale
Cisalpino, Milano, Il problema della definizione e il concetto di diritto,
Istituto editoriale Cisalpino, Milano, Contributo alla semantica del linguaggio
normativo, Accademia delle Scienze, Torino, (nuova edizione con introduzione e
Anna Pintore, Giuffrè, Milano, Filosofia
analitica, norme e valori, Comunità, Milano, Validità, legittimità, effettività
del diritto, e positivismo giuridico, Cluep, Perugia, ciclostilato Cos'è il
positivismo giuridico, Comunità, Milano, (nuova edizione con introduzione di
Alfonso Catania e Mario Jori, ESI, Napoli) Diritto e analisi del linguaggio,
Uberto Scarpelli, Comunità, Milano, Letture filosofiche e politiche.
Introduzione agli studi politici, Uberto Scarpelli, Cisalpino-Goliardica,
Milano, Hobbes. Linguaggio e leggi naturali. Il tempo e la pena, Giuffrè,
Milano, L'etica senza verità, Il Mulino, Bologna, La teoria generale del
diritto. Problemi e tendenze attuali. Studi dedicati a Norberto Bobbio, Uberto
Scarpelli, Comunità, Milano, Il linguaggio del diritto, Uberto Scarpelli e
Paolo Di Lucia, prefazione di Mario Jori, Led, Milano, Bioetica Laica, Maurizio
Mori, Baldini e Castoldi, Milano, Saggi Scienza del diritto e analisi del
linguaggio, Rivista del diritto commerciale, Dissertazione (check) per la
libera docenza, Giurisprudenza italiana, L'Unità della scienza nella “International
Encyclopedia of Unified Science”, Rivista di filosofia, Il giudice e la legge,
Occidente. Rivista mensile (saggio compreso nel fascicolo speciale dedicato a
Il potere giurisdizionale nello stato moderno e in particolare nella
costituzione italiana, Uberto Scarpelli) Liberalismo e democrazia nella
Costituzione italiana, Occidente. Rivista bimestrale di studi politici, Elementi
di analisi della proposizione giuridica, Jus, (riedito in Atti del congresso di
studi metodologici promosso dal Centro di Studi metodologici, Ramella, Torino, Diritto
naturale vigente, Occidente. Rivista bimestrale di studi politici, Alcuni problemi
della teoria analitica del valore nel libro “Elementi di filosofia analitica”
di Arthur Pap, Rivista di filosofia, Linguaggio valutativo e prescrittivo, Jus, La
Filosofia di Giovanni Gentile e le critiche di Gioele Solari, in Studi in
memoria di Gioele Solari, Ramella, Torino, Responsabilità del magistrato,
Occidente. Rivista bimestrale di studi politici, Behaviourism, positivismo
logico e fascismo, Rivista bimestrale di cultura e di politica, Gli Stati Uniti
e “il grande cambiamento”, Rivista bimestrale di cultura e di politica, Etica e
linguaggio, Rivista di filosofia, Società e natura nel pensiero di Hans Kelsen,
Rivista internazionale di filosofia del diritto, Osservazioni sul concetto di
segno nel pensiero di Charles Morris, Rivista di filosofia, La natura della
analisi del linguaggio, Rivista di filosofia, La natura della metodologia
giuridica, Rivista internazionale di filosofia del diritto (incluso anche in
Filosofia e scienza del diritto. Atti del II Congresso nazionale di filosofia
del diritto, Giuffrè, Milano, La «Filosofia del diritto» di Widar Cesarini
Sforza, Rivista di diritto civile, I compiti della filosofia del diritto, in La
ricerca filosofica nella coscienza delle nuove generazioni, Carlo Arata e
altri, Il Mulino, Bologna, I fondamenti e il metodo della analisi del linguaggio,
in Il pensiero contemporaneo. Filosofia, epistemologia, logica, Ferruccio
Rossi-Landi, Comunità, Milano,Retribuzione (voce), Enciclopedia Filosofica, IV,
Sansoni, Firenze, La définition en droit, Logique et Analyse,ss. poi tradotto
come La definizione nel diritto, Jus, 4, Imperativi e asserzioni (Grice: “Or is
it indicatives and imperatives?”) Rivista di filosofia, La libertà, la
democrazia e il magistrato, Monitore dei Tribunali, Relazione, in Dibattito bolognese sui valori,
Augusto Guzzo e Uberto Scarpelli, Edizioni di Filosofia, Torino, Libertà, ragione e giustizia, Rivista di
filosofia, Marxismo, sociologia neopositivistica e lotta delle classi, Quaderni
di Sociologia, Il permesso, il dovere e la completezza degli ordinamenti
normativi (a proposito di un libro di Amedeo G. Conte), Rivista trimestrale di
diritto e procedura civile, La dimensione normativa della libertà, Rivista di
filosofia, 1Positivismo logico e società contemporanea, Rivista di filosofia, Libertà come fatto e come valore, (coautori
Noberto Bobbio, Alessandro Passerin d'Entreves e Felix Oppenheim), Rivista di
filosofia, Illuminismo e legislazione, La Magistratura, Le “proposizioni
giuridiche” come precetti reiterati, Rivista internazionale di filosofia del
diritto, Risposta di Uberto Scarpelli, in Quaderni della Rivista “Il politico”.
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del giurista, Rivista di diritto processuale, Semantica giuridica, voce del
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lavoro per il diritto G. Pugliese, in Le scienze dell'uomo e la riforma universitaria,
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democrazie, Rivista di diritto processuale, Le argomentazioni dei giudici:
prospettive di analisi, Il Foro italiano, suppl. ai Quaderni. Serie II. La
formazione extralegislativa del diritto nell'esperienza italiana. Atti delle giornate
di studio di Ancona, “Moore in Italia,” (cf. Luigi Speranza, “Grice in
Italia”), Rivista di filosofia, La
«grande divisione» e la filosofia della politica, introduzione a Felix
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dell'etica. La filosofia del diritto di indirizzo analitico in Italia e
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del linguaggio, Uberto Scarpelli, Milano, Comunità, 1Lawrence M. Friedman e il
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teoria del negozio giuridico, Jovene, Napoli, Carattere della prestazione e
carattere dell'interesse, Rivista del diritto commerciale, Tacita riconduzione
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diritti personali di godimento e l'art. 1380 del codice civile, Rivista
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a Antiseri, Dopo Wittgenstein: dove va la filosofia analitica, Roma, in Rivista
di filosofia, Nuovi libri: Orecchia, La filosofia del diritto nelle università
italiane: Saggio di bibliografia , Milano, in Rivista di filosofia, Recensione a Amato,
Logica simbolica e diritto, Milano, in Rivista di filosofia, Nuovi libri: in Rivista
di filosofia, Recensione a Care and Landesman (eds.), Readings in the Theory of
Action, London, in Rivista di filosofia,
Nuovi libri: Rescher,Studies in the Philosophy of Science, Oxford, 1969;
RaphaelBritish Moralists. Oxford, Vax, L'empirisme logique, Paris, n Rivista di
filosofia, Recensione a FannSymposium on L. J. Austin, London, Rivista di
filosofia, Recensione a Gulotta , Trattato di psicologia giudiziaria nel
sistema penale, Milano, in L'Indice
Penale, Note La filosofía del Derecho de
Uberto Scarpelli , rua.ua.es.
SCIACCA. (Messina). Filosofo. Allievo e assistente a Palermo di
Renda, volse il suo interesse verso la filosofia kantiana, tema a cui dedicò un
primo lavoro, La funzione della libertà nella formazione del sistema kantiano a
cui fece seguito, nel 1963, il saggio L'idea della libertà. Fondamento della
coscienza etico-politica, che riproduceva, in appendice, la memoria del
1945. Professore Emerito di Storia della
filosofia presso la Facoltà di Lettere dell'Palermo, è stato presidente della
Società filosofica italiana Autore di numerosi saggi, il filosofo si è espresso
attraverso una ricca . Opere; Filosofi che si confessano, Guido D'Anna editore,
Messina, Il fondamento della sterēsis
nella "Filosofia dell'azione", Accademia di Scienze, Lettere ed Arti,
Palermo, Il concetto di tiranno, dai greci a Coluccio Salutati, U. Manfredi
editore Palermo, 1953; La visione della vita nell'Umanesimo e Coluccio
Salutati, Palermo Politica e vita spirituale, ed. Palumbo, Palermo, Gli Dei in
Protagora, ed. Palumbo, Esistenza e realtà in Husserl, ed. Palumbo, Palermo,
Esistenza e realtà, Palermo, L'Idea della libertà in Kant. Fondamento della
coscienza etico-politica, ed. Palumbo, Palermo, Scetticismo cristiano, ed.
Palumbo, Palermo, Ritorno alla saggezza, ed. Palumbo, Palermo, L'uomo senza
Adamo, ed. Palumbo6; Sapere e alienazione, ed. Palumbo, Palermo, 1 Il Segno,
quel Segno, ed. Cappelli, Bologna. Pubblicato l'anno dopo in "Reale
accademia di lettere scienze e arti", «La filosofia per cambiare il
mondo», La Repubblica. Alessandro De
Bono, Giuseppe Maria Sciacca. La vita e la filosofia, Alessandria della Rocca,
M.K.N.,Caterina Genna, «Antonio Renda e Giuseppe Maria Sciacca: due testimoni
della tradizione neokantiana», in Piero di Giovanni, Le avanguardie della
filosofia italiana nel XX secolo, FrancoAngeli, "Bollettino quadrimestrale
della Società Filosofica Italiana", Piero Di Giovanni, L'opera e il pensiero
di Giuseppe Maria Sciacca M. , Scritti di Giuseppe Maria Sciacca Armando Plebe Piero Di Giovanni
SCIACCA
(Giarre). Filosofo. «La filosofia non asciuga lacrime né dispensa
sorrisi, ma dice la sua parola sulla "verità" delle lacrime e dei
sorrisi.» Dopo gli studi liceali classici si trasferì a Napoli, nella cui
università si laureò in filosofia, con Antonio Aliotta. Cominciò quindi, dopo
aver conseguito la libera docenza in filosofia, la carriera universitaria a
Napoli, come assistente incaricato di storia della filosofia antica e
collaborando come condirettore alla rivista Logos fondata e diretta da Aliotta.
Fondò la rivista Il Giornale di Metafisica. Molto intenso fu il suo rapporto
filosofico e di stima reciproca con Giovanni Gentile, un sodalizio iniziato nel
1933 e testimoniato dalla fitta corrispondenza tra i due filosofi, da cui però
ben presto Sciacca si allontanò, in particolare dal filone di pensiero
idealistico, per condurre la sua propria ricerca filosofica in modo più ampio,
tanto da condurlo a studiare per un certo periodo, grazie alle sue conoscenze
pure in campo teologico, sia la corrente del misticismo cristiano che quella
dello spiritualismo cristiano. Conseguì
l'ordinariato ncon cattedra all'Pavia, quindi insegnò, dal 1947 alla morte prematura,
filosofia teoretica presso l'Genova, che in seguito gli intitolò il proprio
Dipartimento di Studi sulla Storia del Pensiero Europeo. Dal 1959 al 1974,
ricoprì anche la carica di presidente dell'Accademia di studi italo-tedeschi di
Merano. A Genova morì. Storico della filosofia, studioso e profondo conoscitore
del pensiero del sacerdote e filosofo Antonio Rosmini, promotore della
fondazione del "Centro Internazionale di Studi Rosminiani" di Stresa
nel 1966, Sciacca è una delle principali figure dello spiritualismo filosofico
del Novecento, a cui pervenne dopo i primi interessi per l'attualismo
gentiliano ed i successivi, più impegnativi studi sullo spiritualismo
cristiano, anche interpretandolo in modo originale, delineando un particolare
percorso di continuità che, connettendo la metafisica classica al pensiero
filosofico moderno, perviene a concepire un'apertura del soggetto personalecome
creaturaverso l'attualità assoluta dell'Essere («filosofia dell'integralità»).
La sua memoria è ricordata principalmente attraverso le opere dei suoi due
allievi, Maria Adelaide Raschini e Pier Paolo Ottonello, entrambi docenti
dell'ateneo genovese. È sepolto presso
il Sacro Monte di Domodossola, casa madre dei rosminiani, dove infatti riposano
le spoglie di molti membri appartenuti alla congregazione. S. AgostinoMorcelliana,
Brescia. L'Anima Morcelliana, Brescia. La filosofia morale di Antonio Rosmini
Fratelli Bocca, Torino. Atto ed essere Fratelli Bocca, Torino. Interpretazioni
rosminiane Marzorati, Milano. Come si vince a WaterlooMarzorati, Milano. La
filosofia e la scienza nel loro sviluppo storico. Per i licei scientificiCremonese,
Roma. PlatoneMarzorati, Milano.Filosofia e antifilosofia Marzorati, Milano. La
Chiesa e la civiltà moderna Marzorati, Milano. Pagine di critica letteraria Marzorati,
Milano. L'oscuramento dell'intelligenza Marzorati, Milano. Studi sulla
filosofia antica. Con un'appendice sulla filosofia medioevale Marzorati,
Milano. Ontologia triadica e trinitaria. Discorso metafisico-teologico Marzorati,
Milano. L'Insegnamento della filosofia: atti del II Convegno di studi, Messina,
maggio Editrice peloritana, Messina. Reflexiones inactuales sobre el
historicismo hegeliano Fundación Universitaria Española, Madrid. Ontologia
triadica e trinitariaL'Epos, Palermo. Atto ed essereL'Epos, Palermo. Il magnifico oggiL'Epos, Palermo. In Spirito e
VeritàL'Epos, Palermo. La
clessidraL'Epos, Palermo. L'ora di Cristo L'Epos, Palermo. La principale fonte
biografica qui seguita è: Pier Paolo Ottonello, "Sciacca, Michele
Federico", Dizionario Biografico degli Italiani, Cfr. CSFG-Centro di Studi Filosofici di
Gallarate, Dizionario dei Filosofi, Firenze, G.C. Sansoni Editore, 1 Pier Paolo
Ottonello, "Sciacca, Michele Federico", Dizionario Biografico degli
Italiani, CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei
Filosofi, Firenze, G.C. Sansoni Editore, Michele Schiavone, L'idealismo di M.F.
Sciacca come sviluppo del rosminianismo, Stresa (VB), Edizioni Rosminiane
Sodalitas, Antimo Negri, Michele Federico Sciacca: dall'attualismo alla
filosofia dell'integralità, Forlì, Edizioni di Ethica, Emilio Pignologni, Genesi e sviluppo del
rosminianesimo nel pensiero di Michele F. Sciacca, Milano, Marzorati, La
filosofia di M.F. Sciacca, Bologna, Quaderni del Giornale di Metafisica, Michele
Federico Sciacca, Stresa (VB), Estratti della Rivista Rosminiana, Maria
Adelaide Raschini, Incontrare Sciacca, Venezia, Marsilio Editori, Pier Paolo
Ottonello, Sciacca. L'anticonformismo costruttivo, Venezia, Marsilio Editori,
2000. Alessandra Modugno, Heidegger e Sciacca. Essere, persona, libertà, tempo,
Venezia, Marsilio Editori, H.M. Ortiz, "Muerte e inmortalidad" de
Sciacca, Firenze, Leo S. Olschki Editore, . Michele Shiavone, L'idealismo di
M.F. Sciacca come sviluppo del rosminianesimo , Collana di studi filosofici
rosminiani (n. 14), Domodossola (NO) ; Milano, Sodalitas, Ospitato su Bontadini
e la metafisica. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Michele
Federico Sciacca, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Pubblicazioni di Michele Federico Sciacca,
su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Sito dedicato alla vita ed
alle opere di M.F. Sciacca, su fondazionesciacca. Profilo biografico, su pensierofilosoficoreligiosoitaliano.org.
SCUPOLI. (Otranto). Filosofo. Very
important Italian philosopher. Ricevette come nome di battesimo
Francesco. Entrò nell'ordine dei teatini quasi quarantenne, nel 1569, per
ricevere gli ordini sacri in soli otto anni. Fu discepolo di sant'Andrea
Avellino, appartenente al suo stesso ordine. Al 1585 risale l'accusa di
violazione della regola, per cui fu arrestato per un anno e sospeso a divinis.
Per la sua assoluzione dovette attendere quasi la morte; intanto, sopportò
l'ingiusta accusa e la pena conseguente con umiltà e umanità. Il
combattimento spirituale «"Con
l’orazione porrai la spada in mano a Dio, perché combatta e vinca per te."
La preghiera è dunque l’arma di tutte le vittorie. Essa è la debolezza di Dio e
la forza dell’uomo perché il cuore del Padre non sa negare nulla di buono ai suoi
figli.» (Padre Lino Pedron. Opere: Il combattimento spirituale, come afferma V.
Gambi nell'introduzione all'opera delle ed. Paoline del 1960, è un trattato di
strategia spirituale che come altre opere e vicino alla spiritualità ignaziana
conduce l'anima a una perfezione tutta interiore. L'opera indica cinque mezzi
per raggiungere la perfezione spirituale: 1. Sfiducia in sé 2. pienissima
confidenza in Dio 3. combattimento e uso metodico delle facoltà per correggere
i propri difetti, quindi per trionfare del demonio e per conquistare le virtù
4. preghiera e meditazione 5. comunione.
Spiritualità Imitazione di Cristo A Testo del Combattimento spirituale,
su monasterovirtuale. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Scupoli," per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
STABILE.
(Sapri). Filosofo. Laureatosi
a Napoli con una tesi sulla filosofia dei valori, divenne ricercatore a Salerno.
Pubblicò saggi su Eugène Dupréel, sulla scuola di Budapest, su Montaigne e
sulla Heller apparsi su "Prassi e teoria", "Aut Aut",
"Studi di filosofia politica e diritto", "il Centauro",
"Ombre rosse", riviste tra le più prestigiose nel panorama della
pubblicistica filosofica italiana; collaborò inoltre, con Schiera, alla
direzione della collana di testi e studi "Relox" della casa editrice
Bibliopolis di Napoli.. Salerno dedicò un convegno di studi alla sua memoria:
"La saggezza moderna. Temi e problemi dell'opera di Pierre
Charron". Biblioteca personale Il
fondo, acquisito nella seconda metà degli anni Ottanta, rappresenta solo una
piccola porzione della biblioteca di Stabile, infatti la consistenza attuale si
aggira intorno ai 650 volumi altri libri sono in possesso del Dipartimento di
Filosofia a Salerno. Le edizioni presenti nel fondo coprono un arco di tempo
che va dal 1925 al 1984. Tuttavia la consistenza maggiore ricopre gli anni
Settanta, periodo intorno a cui si è formata la personalità scientifica di Stabile.
I libri del fondo sottolineano l'interesse verso la critica marxista e la
scuola di Budapest (moltissimi i volumi degli Editori Riuniti). Degni di attenzione
alcuni esemplari caratteristici degli anni Settanta, come ad esempio quelli
della collana "I gabbiani" del Saggiatore o ancora la collana quasi
completa degli "Opuscoli marxisti" (poi "Opuscoli") della
Feltrinelli, i volumi della collana "Biblioteca di nuova cultura"
della Mazzotta, e quelli della "Scienza nuova" della Dedalo: collane
radicalmente trasformate nei successivi anni o sostituite da altre; talora nate
solamente per offrire testi economici che rispondessero ai bisogni di una
maggiore diffusione culturale. Sono presenti anche dei volumetti allegati a
periodici di partito (PCI e PSI) e le pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia
dell'Salerno. Pubblicazioni
Monografie Valore morale e società nel
pensiero di Eugène Dupréel, Salerno, Università degli studi di Salerno, Facoltà
di magistero, Soggetti e bisogni : saggi su Agnes Heller e la teoria dei
bisogni, Firenze, La Nuova Italia, Monografie in collaborazione e Vittorio Dini e Giampiero Stabile, Saggezza e
prudenza : studi per la ricostruzione di un'antropologia in prima età moderna,
Napoli, Liguori, Pierre Charron, Piccolo trattato sulla saggezza, Napoli,
Bibliopolis, Articoli di riviste
Umanesimo e rivoluzione nel pensiero di Agnés Heller, in «Prassi e
teoria : rivista di filosofia della cultura», Vittorio Dini e Domenico Taranto
, La saggezza moderna: temi e problemi dell'opera di Pierre Charron : atti del
Convegno di studi in memoria di Giampiero Stabile, Napoli, Edizioni scientifiche
italiane, Vittorio Dini e Domenico Taranto , La saggezza moderna: temi e
problemi dell’opera di Pierre Charron : atti del Convegno di studi in memoria
di Giampiero Stabile, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Pierre Charron
Storia della filosofia Università degli Studi di Salerno Giampiero Stabile in SHARE Catalogue Fondo
Stabile in ARiEL Discovery tool di Ateneo dell'Salerno. Most likely a replica
from now on: sttabile: Giampiero Stabile
(Sapri), filosofo. Laureatosi a Napoli con una tesi sulla filosofia europea dei
valori, divenne ricercatore di Storia della Filosofia all'Salerno. Già in
giovanissima età pubblicò saggi su Eugène Dupréel, sulla scuola di Budapest, su
Montaigne e sulla Heller apparsi su "Prassi e teoria", "Aut
Aut", "Studi di filosofia politica e diritto", "il
Centauro", "Ombre rosse", riviste tra le più prestigiose nel
panorama della pubblicistica filosofica italiana; collaborò inoltre, con
Pierangelo Schiera, alla direzione della collana di testi e studi
"Relox" della casa editrice Bibliopolis di Napoli.. Nel 1985
l'Salerno dedicò un convegno di studi alla sua memoria: "La saggezza
moderna. Temi e problemi dell'opera di Pierre Charron". Biblioteca personale Il fondo, acquisito
nella seconda metà degli anni Ottanta, rappresenta solo una piccola porzione
della biblioteca privata di Giampiero Stabile, infatti la consistenza attuale
si aggira intorno ai 650 volumi altri libri sono in possesso del Dipartimento
di Filosofia dell'Salerno. Le edizioni presenti nel fondo coprono un arco di
tempo che va dal 1925 al 1984. Tuttavia la consistenza maggiore ricopre gli
anni Settanta, periodo intorno a cui si è formata la personalità scientifica di
Giampiero Stabile. I libri del fondo sottolineano l'interesse verso la critica
marxista e la scuola di Budapest (moltissimi i volumi degli Editori Riuniti). Degni
di attenzione alcuni esemplari caratteristici degli anni Settanta, come ad
esempio quelli della collana "I gabbiani" del Saggiatore o ancora la
collana quasi completa degli "Opuscoli marxisti" (poi
"Opuscoli") della Feltrinelli, i volumi della collana
"Biblioteca di nuova cultura" della Mazzotta, e quelli della
"Scienza nuova" della Dedalo: collane radicalmente trasformate nei
successivi anni o sostituite da altre; talora nate solamente per offrire testi
economici che rispondessero ai bisogni di una maggiore diffusione culturale.
Sono presenti anche dei volumetti allegati a periodici di partito (PCI e PSI) e
le pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia dell'Salerno. Pubblicazioni Monografie Valore morale e società nel pensiero di
Eugène Dupréel, Salerno, Università degli studi di Salerno, Facoltà di
magistero, 1976, 116Soggetti e bisogni : saggi su Agnes Heller e la teoria dei
bisogni, Firenze, La Nuova Italia, Monografie in collaborazione e Vittorio Dini e Giampiero Stabile, Saggezza e
prudenza : studi per la ricostruzione di un'antropologia in prima età moderna,
Napoli, Liguori, Pierre Charron, Piccolo
trattato sulla saggezza, Napoli, Bibliopolis, 1985, 130Articoli di riviste Umanesimo e rivoluzione nel pensiero di Agnés
Heller, in «Prassi e teoria : rivista di filosofia della cultura», Vittorio
Dini e Domenico Taranto , La saggezza moderna: temi e problemi dell'opera di
Pierre Charron : atti del Convegno di studi in memoria di Giampiero Stabile,
Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Vittorio Dini e Domenico Taranto , La
saggezza moderna: temi e problemi dell’opera di Pierre Charron : atti del
Convegno di studi in memoria di Giampiero Stabile, Napoli, Edizioni scientifiche
italiane, Pierre Charron Storia della filosofia Università degli Studi di Salerno Giampiero Stabile in SHARE Catalogue Fondo
Stabile in ARiEL Discovery tool di Ateneo dell'Salerno Filosofia
Università Università.
STEFANINI.
Grice: “Italians are
obsessed with personalismo, I am with interpersonalismo!” “L’essere è
personale.” “Tutto ciò che non è personale nell’essere rientra nella
produttività della persona, come mezzo di manifestazione della persona e di
*comunicazione* o conversazione *tra* due persone,” “La mia prospettiva
filosofica). Luigi Stefanini (Treviso), filosofo. Secondogenito di quattro
fratelli, in una famiglia cattolica il cui padre Giovanni gestisce una
tintoria, mentre la madre Lucia de Mori, diplomata maestra elementare, si
dedica interamente alla casa e la cura dei suoi figli. -- è attivo nelle associazioni e nei movimenti
cattolici del trevigiano, iscrivendosi a Gioventù Cattolica dove assumerà
presto l'incarico di presidente diocesano. Qui maturerà la vocazione di
educatore, seguendo, in particolare, gli insegnamenti contenuti nell'enciclica
Rerum Novarum di Leone XIII. Opera pure nel sindacato cattolico dei
lavoratori. Dopo il diploma presso il
Liceo Classico Antonio Canova, dove ha fra gli altri Paolo Rotta come
insegnante di storia e filosofia, nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di
Lettere e Filosofia dell'Padova. Nell'ateneo patavino, la corrente del
positivismo è tra le più seguite, ma in controtendenza Stefanini decide di
scrivere la propria tesi su Maurice Blondel, esponendovi le proprie critiche
sull'opera del filosofo francese, avendo Antonio Aliotta come relatore, con cui
si laurea in filosofia nel 1914. Nel periodo di studi padovano, inizia a
frequentare anche il circolo universitario cattolico di Giacomo Zanella e,
subito dopo la laurea, inizia a insegnare nelle scuole pubbliche. Mentre completa gli studi universitari,
inizia già a respirarsi aria di guerra in Italia, ma come molti giovani
cattolici, pur favorevole ad una posizione di neutralità nei confronti della
guerra, viene comunque chiamato alle armi nel 1915. Terminato il conflitto, uscendone
con il grado di capitano e una croce al merito di guerra, nel 1919 consegue
pure una seconda laurea in lettere all'Padova, con una tesi sul pensiero
estetico di Gian Vincenzo Gravina, nonché riprende l'insegnamento nelle scuole. Nel 1920 è eletto consigliere del Comune di
Treviso ma, nel 1921, la violenza dello squadrismo fascista investe anche il
trevigiano. Stefanini si oppone con fermezza a tale ideologia, evidenziando
l'inconciliabilità di cristianesimo e fascismo, dimettendosi e dedicandosi completamente
all'insegnamento, che ora è la sua occupazione principale e che condurrà sempre
secondo una pedagogia ispirata ai principi cristiani, costantemente attento e
sensibile sia ai bisogni che agli interessi degli studenti. Nello stesso
periodo, si dedica con scrupolo alla stesura di apprezzati testi didattici di
storia e filosofia, nonché di pedagogia secondo un indirizzo cristiano. Conseguita la libera docenza in pedagogia nel
1925, nello stesso anno ottiene, per incarico, l'insegnamento di questa
disciplina all'Padova, nonché si sposa con Maria Javicoli, da cui avrà tre
figli, Elena, Paolo e Lucia. In quegli anni, oltre ad iscriversi al Partito
Nazionale Fascista, affianca l'insegnamento nelle scuole pubbliche a quello
universitario fino al 1936 quando, vinto l'ordinariato, ha una cattedra di
storia della filosofia alla Facoltà di Magistero dell'Messina che tiene fino al
1938 quando si trasferisce a Padova, alla cattedra di pedagogia, quindi a
quella di storia della filosofia nel 1940 che terrà fino alla morte prematura,
nel 1956. Al contempo, tiene per incarico l'insegnamento di estetica a Padova e
quello di pedagogia all'Venezia, nonché sarà preside della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'ateneo patavino nel triennio 1941-43. Nel dopoguerra, riabilitato alla propria
cattedra e all'insegnamento universitario, si dedica prevalentemente allo
studio e la ricerca, ma partecipando anche alla riorganizzazione della
filosofia cattolica italiana, in particolare promuovendo incontri, convegni e
riunioni all'Istituto Aloisianum dei padri gesuiti di Gallarate, che diventerà
poi il Centro di studi filosofici di Gallarate, per primo diretto da Carlo
Gianon. Socio corrispondente
dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, nonché socio effettivo
dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, ricevette il premio della
R. Accademia d'Italia nel 1933 per le discipline filosofiche, e il premio
Marzotto per la filosofia nel 1953, nonché fu membro dei consigli direttivi
della Società filosofica italiana e del Centro Studi filosofici di Gallarate.
Nel 1956 ha poi fondato a Padova la Rivista di estetica, della quale ha potuto
dirigere solo il primo fascicolo dell'annata 1956, e a cui gli subentrerà Luigi
Pareyson. Fra i suoi allievi, ricordiamo Armando Rigobello, Giovanni
Santinello, Ezio Riondato, Giovanni M. Pozzo.
Gli saranno intitolate delle scuole medie statali di Treviso e Padova,
nonché l'ex Istituto magistrale di Mestre.
Attività e pensiero Stefanini è stato uno dei più importanti filosofi
italiani di ispirazione cristiana, nonché uno dei maggiori rappresentati dello
spiritualismo cristiano. Partendo sempre dalla filosofia cristiana, ha
riesaminato storicamente e criticamente diverse correnti del pensiero
filosofico, fra cui lo storicismo, la filosofia dell'azione, il neoidealismo,
la fenomenologia, l'esistenzialismo, lungo il corso della storia della
filosofia, dagli antichi (fra i quali Platone, Sant'Agostino, Bonaventura, San
Tommaso), fino ai moderni (Vincenzo Gioberti, Maurice Blondel, Antonio Rosmini
ed altri), sulla scia della sua prima formazione giovanile incentrata su uno
stretto connubio fra prospettiva storica e dimensione teoretica. Interessato pure all'estetica, su cui ha
scritto molti lavori, il contributo più importante dello Stefanini è frutto
della sua costante riflessione su personalismo e spiritualismo, grazie alla
quale il rapporto soggetto-oggetto viene interpretato in termini di alterità,
di altro da sé, prospettivaquestache permetterà di concepire il singolo
individuo come membro di una comunità. Questo rapporto soggetto-oggetto, da un
tale punto di vista, sarà concepito come il momento fondante di ogni comunità
di esseri umani in relazione fra loro. Le più importanti problematiche connesse
a questi principi di base, saranno poi affrontate dallo Stefanini nelle due
opere fondamentali Metafisica della persona” – cf. Strawson, “The concept of a
person” -- e Personalismo sociale, o interpersonalismo. Strettamente connesse a
queste tematiche filosofiche, poi, sono quelle didattico-pedagogiche aperte e
portate avanti dallo Stefanini pressoché durante l'intero suo periodo di
attività, dai primi anni formativi fino agli ultimi della maturità, in continuo
ripensamento e progressiva rivisitazione.
Per quanto concerne poi la sua vasta produzione scientifica, ricordiamo
solo che, nel periodo compreso fra il 1940 e il 1950, dà alle stampe le
seguenti, notevoli pubblicazioni: “L'esistenzialismo di M. Heidegger,”
“Spiritualismo Cristiano,” Gioberti (1947), Il dramma filosofico della Germania
(1948), Metafisica della persona ed altri saggi (1950), Esistenzialismo ateo ed
esistenzialismo teistico (1952), Personalismo sociale (1952), Estetica (1953),
Trattato di estetica (1955); viene pubblicata postuma poi la raccolta di
scritti intitolata Personalismo filosofico. Ci riferiamo principalmente a:
Gregorio Piaia, "Stefanini, Luigi", in Dizionario Biografico degli
Italiani, Volume 94, Anno . Si veda pure: Laura Corrieri, Luigi Stefanini, un
pensiero attuale, Edizioni Prometheus, Milano, 2002. Citando sue testuali parole, «[...] l'opera
del Blondel è più arte che filosofia. I passaggi più ardui superati con
immagini ardite, anziché con logiche dimostrazioni; affermate le più
inconciliabili antitesi affinché queste rendano vivo e tragico il contrasto; i
mezzi dialettici atti più a trascinare che a convincere: tutto ciò ci conferma
pienamente nella nostra interpretazione. L'opera del Blondel è, più che una
dottrina filosofica, un romanzo psicologico che descrive le esitazioni e le
incertezze, le vane pretese e le supreme aspirazioni dell'umana volontà, che
alfine si appaga e riposa in Dio. Per ciò che al di là del filosofo si riesca
ad afferrare l'uomo, al di là del sistema si riesca ad afferrare il programma
generoso del credente, la filosofia dell'azione può essere efficacemente
educativa, può esercitare nella coscienza contemporanea l'influsso salutare che
essa si era proposta» (da Luigi Stefanini, L'Azione. Saggio critico sulla
filosofia di M. Blondel, Padova, 1914).
Cfr. Laura Corrieri, cit. Il
quale, a sua volta, prende le mosse dalle concezioni personalistiche
mounieriane e giobertiane; cfr. Gregorio Piaia, cit. Opere principal: Il
problema della conoscenza in Cartesio e Gioberti, Torino, Sei, Il problema
religioso in Platone e S. Bonaventura. Sommario storico e critica di testi,
Torino, Sei, 1926. Idealismo cristiano, Padova, R. Zannoni Editore, 1931.
Platone, 2 voll., Padova, Cedam, 1932-35 (ristampa: Istituto di Filosofia,
Padova, 1991). Il problema estetico in Platone, Torino, Sei, Imaginismo come problema
filosofico, I, Padova, Cedam, Problemi
attuali d'arte, Padova, Cedam, 1La Chiesa Cattolica, Milano-Messina,
Principato, Vincenzo Gioberti. Vita e pensiero, Milano, F.lli Bocca, Metafisica dell'arte e altri saggi, Padova,
Editoria Liviana, La mia prospettiva filosofica, Treviso, Edizioni Canova (prima
edizione del 1950). Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo teistico.
Esposizione e critica costruttiva, Padova, Cedam, 1Itinéraires métaphysiques,
trad. par J. Chaix-Ruiy, Paris, Aubier, Estetica, Roma, Edizioni Studium, Trattato
di Estetica, I: L'arte nella sua
autonomia e nel suo processo, Brescia, Editrice Morcelliana, 1960 (prima
edizione del 1955). Personalismo educativo, Roma, F.lli Bocca, 1955. Per
l'elenco completo degli scritti di Stefanini si rimanda alla relativa pagina
online curata dalla Fondazione "Luigi Stefanini". Dialettica dell'immagine. Studi
sull'imaginismo di Luigi Stefanini, a cura dell'Associazione filosofica
trevigiana, Genova, 1991. Luciano Caimi, Educazione e persona in Luigi
Stefanini, Editrice La Scuola, Brescia, 1985. Glory Cappello, Luigi Stefanini.
Dalle opere e dal carteggio del suo archivio, Europrint, Treviso, 2006. Per una
antropologia in Luigi Stefanini: metafisica, personalismo, umanesimo, Glory
Cappello, Edizioni R. Pagotto, Padova, . Michele Lasala, Una ragione vivente.
L'immagine e l'ulteriore, in Frammenti
di filosofia contemporanea, I.v.a.n. Project, Limina Mentis Editore, Villasanta
(MB), , XXI. Matteo De Boni, Le ragioni
dell’esistenza. Esistenzialismo e ragione in Luigi Stefanini, Mimesis Edizioni,
Milano-Udine, , Armando Rigobello , Scritti in onore di Luigi Stefanini, Liviana
editrice, Padova, Sul pensiero di Luigi Stefanini, in Rivista Rosminiana, Luigi
Stefanini, su treccani. STEFANINI, Luigi, in Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, luigi-stefanini. Fondazione Luigi
Stefanini, su fondazionestefanini.
STELLA
(Sernaglia della Battaglia). Filosofo. Grice: “What is it with Italian philosoophers that they are all
into what at Oxford we would call jurisprudence?” Grice: “It seems like all
Italian philosophers are like Italian versions of H. L. A. Hart!”. Dopo aver
frequentato il liceo presso il Collegio di Treviso si iscrisse a Milano, dove
vinse una borsa di studio presso il Collegio Augustinianum e fu allievo di Crespi.
Divenne professore, dapprima a Catania, e, successivamente, a Milano. I suoi
studi si diressero, dapprima, su alcune tipologie di reati, successivamente
sugli elementi strutturali del reato. Il
suo contributo scientifico più noto, presso gli operatori del diritto penale e
la comunità accademica, è “Leggi scientifiche e spiegazione causale nel diritto
penale,” monografia in cui ricostruisce
il problema del nesso di causalità penale prospettando il criterio della
sussunzione sotto leggi scientifiche come strumento per la soluzione di casi
dubbi. Solo mediante una legge scientifica di copertura, atta a spiegare il
rapporto fra condotta del presunto autore del reato ed evento dannoso, sarà
possibile formulare un giudizio di responsabilità penale. Ad es. solo dopo aver dimostrato, sulla base
di una legge scientifica, che l'ingestione di determinati farmaci determina
malformazioni del feto, sarà possibile imputare alla ditta produttrice il reato
di lesioni gravissime (colpose o dolose). In difetto di una dimostrazione
scientifica, non potrà formularsi alcuna imputazione penale. Propose che la
regola di giudizio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" trovasse
applicazione anche nel processo penale italiano. Dapprima avversato da parte
della dottrina processual penalistica, il principio venne accoltoin tema di
nesso causaledalla corte suprema di cassazione, anche a Sezioni Unite. Oggi è
norma codicistica. ADiresse riviste giuridiche di diritto penale e fu fra i
curatori di raccolte normative di largo successo presso la comunità
forense. Nei successivi decenni gli
interessi scientifici si volsero alla
teoria generale del diritto ed alla filosofia del diritto, mediante
pubblicazione di scritti maggiormente agili rispetto alle monografie ed ai
saggi penalistici, rivolti ad un pubblico relativamente più vasto. Esercitò la
professione di avvocato, partecipando, in qualità di difensore di alcuni
imputati, al processo del Petrolchimico di Porto Marghera, dove fece
applicazione, a livello pratico, delle teorie relative alla causalità scientifica. Principali pubblicazioni: “L'alterazione di
stato mediante falsità, Milano, “ La descrizione dell'evento,”Milano, “Leggi
scientifiche e spiegazione causale nel diritto penale,” Milano, “Giustizia e modernità,
Milano,” “I saperi del giudice,” Milano,
“ll giudice corpuscolariano,” Milano, “La giustizia e le ingiustizie,” Bologna.
Note Addio A Federico Stella, il
«galantumo del diritto» di Paolo Biondani, Corriere della Sera, 1Archivio storico. Il centro di ricerca Federico Stella
biografia e . Università Cattolica del Sacro Cuore. Most likely a replica from
now on: stella: Federico Stella
(Sernaglia della Battaglia), filosofo. È stato inoltre Professore di Diritto
penale e filosofo del diritto. Nato a Sernaglia della Battaglia, piccolo centro
in provincia di Treviso, dopo aver frequentato il liceo presso il Collegio
Vescovile Pio X di Treviso si iscrisse all'Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano, dove vinse una borsa di studio presso il Collegio Augustinianum e fu
allievo di Alberto Crespi. Divenne professore di diritto penale nel 1970,
dapprima nell'Università degli Studi di Catania, e, successivamente, presso
l'Università Cattolica di Milano, dove insegnò fino alla propria scomparsa,
avvenuta nel 2006. Causalità e leggi
scientifiche I suoi studi si diressero, dapprima, su alcune tipologie di reati,
successivamente sugli elementi strutturali del reato. Il suo contributo scientifico più noto,
presso gli operatori del diritto penale e la comunità accademica, è Leggi
scientifiche e spiegazione causale nel diritto penale, monografia in cui Stella ricostruisce il
problema del nesso di causalità penale prospettando il criterio della
sussunzione sotto leggi scientifiche come strumento per la soluzione di casi
dubbi: solo mediante una legge scientifica di copertura, atta a spiegare il
rapporto fra condotta del presunto autore del reato ed evento dannoso, sarà
possibile formulare un giudizio di responsabilità penale. Ad es. solo dopo aver dimostrato, sulla base
di una legge scientifica, che l'ingestione di determinati farmaci determina
malformazioni del feto, sarà possibile imputare alla ditta produttrice il reato
di lesioni gravissime (colpose o dolose). In difetto di una dimostrazione scientifica,
non potrà formularsi alcuna imputazione penale.
Propose, attraverso i suoi scritti e le sue lezioni, che la regola di
giudizio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" trovasse applicazione
anche nel processo penale italiano. Dapprima avversato da parte della Dottrina
processual penalistica, il principio venne accoltoin tema di nesso causaledalla
Corte suprema di cassazione, anche a Sezioni Unite; oggi è norma
codicistica. Attività ulteriori Diresse
riviste giuridiche di diritto penale e fu fra i curatori di raccolte normative
di largo successo presso la comunità forense.
Nei successivi decenni gli interessi scientifici di Stella si volsero
alla teoria generale del diritto ed alla filosofia del diritto, mediante
pubblicazione di scritti maggiormente agili rispetto alle monografie ed ai
saggi penalistici, rivolti ad un pubblico relativamente più vasto. Esercitò la professione di avvocato,
partecipando, in qualità di difensore di alcuni imputati, al processo del
Petrolchimico di Porto Marghera, dove fece applicazione, a livello pratico,
delle teorie relative alla causalità scientifica. Principali pubblicazioni L'alterazione di
stato mediante falsità, Milano, La descrizione dell'evento, Milano. Leggi
scientifiche e spiegazione causale nel diritto penale, Milano, seconda edizione
Giustizia e modernità, Milano, 3ª ed. I saperi del giudice, Milano, ll giudice
corpuscolariano, Milano, La giustizia e le ingiustizie, Bologna, Addio A
Federico Stella, il «galantumo del diritto» di Paolo Biondani, Corriere della
Sera, Archivio storico. Il centro di
ricerca Federico Stella biografia.
STELLINI.
(Cividale). Filosofo. La
sua fama è dovuta soprattutto a “De ortu et progressu morum.” La sua concezione morale è di stampo
aristotelico e sotto alcuni aspetti può essere considerato uno dei precursori
della sociologia. A lui è stato dedicato il liceo classico di Udine e che nella
sua biblioteca contiene gli scritti autografi di Stellini. Enciclopedia
Treccani, su treccani. Dizionario biografico friulano, su friul.net.
STERLICH. (Chieti). Filosofo. Figlio del marchese
Rinaldo De Sterlich (di famiglia originaria dei paesi di lingua tedesca) e
della marchesina aquilana Margherita Alfieri, studiò a Napoli nel Collegio dei
Nobili, gestito dalla Compagnia di Gesù. Fu proprio questa esperienza che lo
portò a concepire la sua profonda ostilità verso i Gesuiti, che fu uno dei
tratti caratteristici del suo pensiero filosofico. All'età di vent'anni tornò a
Chieti e sposò Giuditta Castiglione (di famiglia aristocratica di Penne) da cui
ebbe una numerosa prole (una ventina di figli di cui solo una decina
sopravvissero ai primi anni mentre gli altri si spensero in tenera età). La
cura della famiglia e dei beni ereditati dal padre (di cui era l'unico figlio
maschio) lo portarono a dover compromettere le sue aspirazioni letterarie. Ma
la cultura rimase sempre la sua prima passione e, alla metà del secolo XVIII,
per superare l'isolamento culturale che gli veniva imposto dal dover vivere a
Chieti, cominciò a costituire la sua personale biblioteca. Questa crebbe in
misura esponenziale di anno in anno, tanto che nel 1776 contava 12.000 volumi,
divenendo così una delle migliori biblioteche del Regno. L'intento di de
Sterlich era di mettere la stessa a disposizione della città di Chieti per la
sua crescita culturale. Sfortunatamente il suo desiderio fu reso vano
dall'incuria di chi gestì la stessa dopo la sua morte. Cospicue parti di quella
grande biblioteca sono stati individuate in tutta Italia: nella Biblioteca
Provinciale «G. D'Annunzio» di Pescara, nella Biblioteca Provinciale «A.C. De
Meis» di Chieti, nella Biblioteca Nazionale di Napoli, etc. Sarebbe molto
riduttivo considerare de Sterlich come solo un collezionista di libri. Egli li
raccoglieva per elaborarli e per creare le sue riflessioni e i suoi pensieri.
De Sterlich si rivela così aggiornatissimo sui dibattiti culturali europei del
Settecento ed è tra i primi italiani a leggere e commentare le opere di Montesquieu,
Rousseau, Voltaire, e di altri illuministi europei. Di questa partecipazione
alla cultura illuministica europea ne è testimonianza un copioso scambio di
lettere con altri intellettuali (Antonio Genovesi, Giovanni Antonio Battarra,
Giovanni Lami, Giovanni Bianchi, Gaspare de Torres) dell'epoca. Questo ricco
carteggio è un documento prezioso per delineare il passaggio in Italia alla
cultura illuministica e rappresenta l'impronta da lui lasciata nel panorama
culturale del Settecento Italiano. Romualdo de Sterlich lasciò anche alcune
testimonianze scritte del suo pensiero: due Dialoghi di Fra' Cipolla e la
Nanna. In essi trova largo spazio la sua antipatia per i Gesuiti. Tramite la
solida amicizia con Giovanni Lami, de Sterlich entrò a far parte dell'Accademia
della Crusca e dell'Accademia dei Georgofili. Romualdo de Sterlich si spense a
Chieti e fu sepolto nella Chiesa di S. Francesco di Paola. Cepparrone Luigi,
L'illuminismo europeo nell'epistolario di Romualdo De Sterlich, Sestante Ed.,
Collana Bergamo University Press. Il
sito dell'Istituto Tecnico Statale Commerciale e per Programmatori “R. de
Sterlich”Chieti Scalo, su desterlich.ch.
STEUCO.
(Gubbio). Filosofo. Della
famiglia Steuchi o Stucchi. Acuto esegeta dei testi biblici e profondo conoscitore
delle lingue latina, greca ed ebraica, si oppose tenacemente alla riforma
protestante e prese parte al Concilio di Trento. Entrò nella congregazione
dell'Ordine dei Canonici Agostiniani di San Salvatore di Bologna, poi nel
monastero di San Secondo, a Gubbio, mutando il suo nome di battesimo Guido in
Agostino. Andò al Monastero di Bologna, ove frequentò i corsi di ebraico e
retorica presso l'Università bolognese. Fu inviato dalla sua congregazione al
Monastero di Sant'Antonio di Castello a Venezia, dove, per l'ampia conoscenza
dei linguaggi biblici e l'acume filologico, gli fu affidata la biblioteca del
monastero, donata ai canonici dal cardinal Domenico Grimani, della quale una
buona parte del patrimonio librario era appartenuto a Pico della Mirandola. Steuco scrisse una serie di opere polemiche
contro Lutero ed Erasmo, accusandoli di fomentare la rivolta contro la Chiesa.
Questi lavori rivelano il solido sostegno che Steuco dà alle tradizioni e alle
pratiche della Chiesa, difendendo risolutamente l'autorità papale. Parte della
sua produzione risalente a questo periodo include un intenso lavoro filologico
sull'Antico Testamento, culminato con la pubblicazione del Veteris testamenti
ad Hebraicam veritatem recognitio, per la composizione del quale egli si basò
su manoscritti ebraici e greci, tratti della biblioteca Grimani, utili a
correggere il testo della traduzione latina redatta da San Gerolamo. Nel
revisionare e spiegare il testo, egli mai deviò dal significato letterale e
storico. Contemporanea a questo lavoro
di esegesi biblica fu la composizione di un'opera d'impianto enciclopedico che
egli scrisse in questo periodo, al quale diede il nome di Cosmopœia. Le sue
opere polemiche ed esegetiche destarono l'attenzione favoravole di Papa Paolo
III, e questi ordinò Steuco vescovo di Kissamos, nell'isola di Creta, e
bibliotecario della collezione papale di manoscritti e stampe del Vaticano. Si
recò a Lucca con Paolo III e l'imperatore Carlo V. Quantunque mai fosse andato
a visitare il suo vescovado a Creta, Steuco adempì attivamente con scrupolo il
suo ruolo di bibliotecario del Vaticano fino alla sua morte Nel frattempo a Roma redasse i Commenti al
Vecchio Testamento riguardanti i Salmi di Giacobbe, aiutando ad annotare e
correggere i testi di parte della Vulgata alla luce degli originali ebraici. A
questo periodo risale la composizione della celeberrima opera De perenni
philosophia libri X, dedicata a Paolo III, nella quale egli tenta di mostrare
che molte delle idee esposte dai saggi, poeti e filosofi dell'Antichità (ad es.
Orfeo, Talete, Pitagora, Parmenide, Platone, Aristotele, Plutarco, Numenio, i
neoplatonici, l'ebreo Filone, nonché opere come gli Oracoli caldaici, gli
Oracoli sibillini, i trattati ermetici e i frammenti teosofici) erano essenzialmente
in armonia con la sostanza delle dottrine della fede cattolica. Questo lavoro
contiene una polemica indiretta a margine, poiché Steuco elaborò un numero di
questi argomenti per sostenere molte posizioni teologiche recentemente poste in
questione in Italia da riformatori e critici della fede cattolica
traditionale. Come umanista egli ebbe un
profondo interesse per le rovine della Roma antica, e nell'operare un
rinnovamento urbano dell'Urbe. A tal proposito, degne d'essere menzionate, sono
una serie di brevi orazioni in cui raccomandò espressamente a Paolo III di
risistemare l'acquedotto conosciuto come Aqua Virgo, in modo da supplire
adeguatamente il fabbisogno di acqua fresca per la città di Roma. Steuco fu mandato da papa Paolo III a
presenziare il Concilio di Trento, che doveva celebrarsi a Bologna,
affidandogli il compito di sostenere l'autorità e le prerogative papali. Morì mentre
si trovava a Venezia per problemi di salute, e dove cercava di ristabilirsi
durante un periodo di sospensione del Concilio. .e sue ossa furono traslate
nell'Eremo di Sant'Ambrogio a Gubbio. De perenni philosophia libri IX, Basileæ,
per Nicolaum Bryling et Sebastianum Francken, Concilio di Trento Esegesi
biblica Ermetismo (filosofia) Teosofia di Tubinga, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Ricciotti, Agostino Steuco,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Lavenia, Agostino Steuco, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Agostino Steuco, su open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere, Michael Ott, Agostino Steuco, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Agostino Steuco, in Catholic
Hierarchy. Hugh Chisholm, Steuco, Agostino, in Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge
University Press. Associazione Centro Culturale Leone XIII, su leonexiii.org.
Canonici Regolari Lateranensi di Gubbio, su bibliotecasteuco.
senone: cf. senofane,
parmenide -- Velia -- (or as Strawson would prefer, Zeno). "Senone
*loved* his native Velia. Vivid evidence of the
cultural impact of Senone's arguments in Italia is to be found in the interior
of a red-figure drinking cup (Roma, Villa Giulia, inv. 3591) discovered in the
Etrurian city of Falerii. It depicts a heroic figure racing nimbly ahead
of a large tortoise and has every appearance of being the first known
‘response’ to the Achilles (or Mercurio, Ermete) paradox. “Was ‘Senone’ BORN
in Velia?”that is the question!”Grice. Italian
philosopher, as as such, or as Grice prefers, ‘senone’ -- Zenos paradoxes.
“Since Elea is in Italy, we can say Zeno is Italian.”H. P. Grice. “Linguistic
puzzles, in nature.” H. P. Grice. four
paradoxes relating to space and motion attributed to Zeno of Elea fifth century
B.C.: the racetrack, Achilles and the tortoise, the stadium, and the arrow.
Zeno’s work is known to us through secondary sources, in particular Aristotle.
The racetrack paradox. If a runner is to reach the end of the track, he must
first complete an infinite number of different journeys: getting to the
midpoint, then to the point midway between the midpoint and the end, then to
the point midway between this one and the end, and so on. But it is logically
impossible for someone to complete an infinite series of journeys. Therefore
the runner cannot reach the end of the track. Since it is irrelevant to the
argument how far the end of the track is
it could be a foot or an inch or a micron away this argument, if sound, shows that all
motion is impossible. Moving to any point will involve an infinite number of
journeys, and an infinite number of journeys cannot be completed. The paradox
of Achilles and the tortoise. Achilles can run much faster than the tortoise,
so when a race is arranged between them the tortoise is given a lead. Zeno
argued that Achilles can never catch up with the tortoise no matter how fast he
runs and no matter how long the race goes on. For the first thing Achilles has
to do is to get to the place from which the tortoise started. But the tortoise,
though slow, is unflagging: while Achilles was occupied in making up his
handicap, the tortoise has advanced a little farther. So the next thing
Achilles has to do is to get to the new place the tortoise occupies. While he
is doing this, the tortoise will have gone a little farther still. However
small the gap that remains, it will take Achilles some time to cross it, and in
that time the tortoise will have created another gap. So however fast Achilles
runs, all that the tortoise has to do, in order not to be beaten, is not to
stop. The stadium paradox. Imagine three equal cubes, A, B, and C, with sides
all of length l, arranged in a line stretching away from one. A is moved
perpendicularly out of line to the right by a distance equal to l. At the same
time, and at the same rate, C is moved perpendicularly out of line to the left
by a distance equal to l. The time it takes A to travel l/2 relative to B
equals the time it takes A to travel to l relative to C. So, in Aristotle’s
words, “it follows, Zeno thinks, that half the time equals its double” Physics
259b35. The arrow paradox. At any instant of time, the flying arrow “occupies a
space equal to itself.” That is, the arrow at an instant cannot be moving, for
motion takes a period of time, and a temporal instant is conceived as a point,
not itself having duration. It follows that the arrow is at rest at every
instant, and so does not move. What goes for arrows goes for everything:
nothing moves. Scholars disagree about what Zeno himself took his paradoxes to
show. There is no evidence that he offered any “solutions” to them. One view is
that they were part of a program to establish that multiplicity is an illusion,
and that reality is a seamless whole. The argument could be reconstructed like
this: if you allow that reality can be successively divided into parts, you
find yourself with these insupportable paradoxes; so you must think of reality
as a single indivisible One. Refs.: H.
P. Grice, “Zeno’s sophisma;” Luigi Speranza,
"Senone e Grice," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Selvatico-Estense?
SEMERARI (Taranto). Filosofo. Grice:
“Wheereas it would be considered in bad taste at Oxford, the Italians pun on
names – and there is an essay on the ‘seme’ of ‘semerari’ Witty!” -- Grice:
“Perhaps Semerari is right and the philosopher MUST metaphorise. What better
title to an essay on Calabellse than ‘La sabbia e la roccia”?” -- Grice: “I
like Semerari: His ‘principio del dialogo in Socrate” is reprinted in his
invaluable collection on “Dialogo.”” – Grice: “In a way, we may say that
Calogero, Semerari, and myself, belong to the school of the philosophy of
conversation – not to mention Apel!”. Laureato aa Roma, dove fu allievo di
Carabellese, fu poi professore di filosofia a Bari --(a lui è dedicata la
biblioteca del dipartimento). Con Paci
ha collaborato «aut aut», di cui era in redazione. Collaborò anche a «Critica
storica», «Giornale critico della filosofia italiana», «Clizia», «Historica», «
Rivista internazionale di filosofia del diritto», «Rivista di filosofia», «Il
pensiero», «Archivio di filosofia» e altre riviste specialistiche. Fondò la
rivista «Paradigmi», e ne fu il direttore.
Si è dedicato per lo più a Spinoza, a Schelling, alla fenomenologia di
Husserl e Merleau-Ponty e al materialismo storico di Marx. Opere: “I problemi dello spinozismo,” Vecchi,
Trani, “Storia e storicismo: saggio sul problema della storia nella filosofia
Carabellése,” Vecchi, Trani; “Storicismo e ontologismo critico,” Lacaita,
Manduria, Dialogo, storia, valori: studi di filosofia.” Ciranna, Siracusa; Interpretazione di Schelling, Libreria
scientifica, Napoli; “L'esistenzialismo
italiano,” (Grice: “This reminds me of parochial Warnock and his “English
philosophy,” or Sorley for that matter!”) -- Cressati, Bari; “Questioni di
etica contemporanea,” Adriatica, Bari; Responsabilità e comunità umana.
Ricerche etiche, Lacaita, Manduria; La filosofia come relazione, Quaderni di
cultura, Sapri; Ferruccio De Natale, Guerini e Associati, Milano Scienza nuova
e ragione, Lacaita, Manduria; Furio Semerari, premessa di Carlo Sini, Guerini e
Associati, Milano Da Schelling a Merleau-Ponty. Studi sulla filosofia contemporanea,
Cappelli, Bologna; La lotta per la
scienza, Silva, Milano; Francesco Valerio, premessa di Fulvio Papi, Guerini e
Associati, Milano, Spinoza, Marzorati, Milano; Esperienze del pensiero moderno,
Argalia, Urbino; La filosofia dell'esistenza in Kant, Adriatica, Bar; Introduzione a Schelling, Laterza, Bari Filosofia
e potere, Dedalo, Bari Civiltà dei mezzi, civiltà dei fini. Per un razionalismo
filosofico-politico, Bertani, Verona; La
scienza come problema: dai modelli teorici alla produzione di tecnologie, De
Donato, Bari; Insecuritas. Tecniche e paradigmi della salvezza, Spirali,
Milano; La sabbia e la roccia. L'ontologia critica di Pantaleo Carabellése,
Dedalo, Bar; Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria e
didattica, Dedalo, Bari (a cura di, con
Vito Carofiglio) Jean-Paul Sartre. Teoria, scrittura, impegno, Edizioni del
Sud, Bari; Novecento filosofico italiano. Situazioni e problemi, Guida, Napoli;
Skepsis. Studi husserliani (con Ferruccio De Natale), Dedalo, Bari; Filosofia.
Lezioni preliminari, Guerini e Associati, Milano Confronti con Heidegger,
Dedalo, Bari prefazione a Edmund Husserl, La filosofia come scienza rigorosa,
Laterza, Bari, Frammenti di diario; l'anno di Istanbul, Schena, Fasano. “La
cosa stessa.” Seminari fenomenologici, Dedalo, Bari; Schelling, Lettere
filosofiche su dommatismo e criticismo e Nuova deduzione del diritto naturale ,
Laterza, Bari. Pensiero e narrazioni. Modelli di storiografia filosofica,
Dedalo, Bari; Frammenti di diario; l'anno del Messico, Schena, Fasano; Fenomenologia
delle relazioni, Palomar, Bari; Ragione e storia. Studi in memoria di Giuseppe
Semerari, Francesco Tateo, Schena, Fasano; Dalla materia alla coscienza. Studi su
Schelling in ricordo di Giuseppe Semerari, Carlo Tatasciore, Guerini, Milano; ‘La
certezza incerta” Scritti su Giuseppe Semerari con due inediti dell'autore,
Furio Semerari, Guerini, Milano; Augusto Ponzio, Il significato della filosofia
per Giuseppe Semerari, in "BariSera", Luciano Niro, Giuseppe
Semerari. Il problema morale, Atheneum, Firenze, Julia Ponzio e Filippo
Silvestri, Il seme umanissimo della filosofia. Sul pensiero di Giuseppe
Semerari, Mimesis, Milano Giuseppe Semerari, in TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
SEMMOLA. (Napoli). Filosofo. Grice: “I find it
difficult to sea if Semmola endorses formalism or informalism in his monumental
“Logica.”” Grice: “While Ayer never liked it, metaphysics is very popular in
Italy, as Semmola’s monumental “Metafisica” testifies.” Grice: “It’s good to see
philosophy as an institution, in the Italian way of using this word, as per
Semmola, “Istituzione di Filosofia.” Fu senatore del Regno d'Italia nella XVI legislature.
(check). Figlio di Giovanni Semmola uno dei più grandi esponenti della scuola napoletana,
Mariano fu docente e poi Segretario del Parlamento del Regno d'Italia; partecipò
ai moti di Marigliano. Ha scritto, tra l'altro, “Istituzioni di Filosofia,”
“Logica,” “Metafisica” (presso la Biblioteca Nazionale di Napoli). Questo è l'epitaffio sul monumento a lui
dedicato e sito nel Recinto o Quadrilatero degli Uomini Illustri del Cimitero
Monumentale di Napoli-Poggioreale:
«Mente divinatrice ardente spirito investigatore Che nello studio della
natura morbosa dell'uomo Produsse miracoli di arte e di scienza Scolare e
presto emulo del suo gran più ai giovann Conchiuse alla novità delle dottrine
una sapienza antica Procacciandosi fama in patria e fuori Di sommo maestro in
medicina Ne rifulse lo ingegno incomparabile Dalla cattedra nell'università
napoletana Nelle accademie e negli ospedali Nei consessi legislativi e nei
congressi scientifici Nella parola negli scritti Membro della commissione
legislativa riunita in Firenze. Principale autore di un codice sanitario
italiano Inviato unico plenipotenziario Alla conferenza sanitaria
internazionale di Vienna il 1874 Fu deputato e poi senatore nel patrio
parlamento Onorato due volte di medaglia d'oro Dal proprio governo per le cure
ai colerosi Da quello del Brasile per la guarigione del suo imperatore Socio di
gran numero di accademie italiane e straniere Insignito di molti tra i maggiori
gradi cavallereschi. Morì nella fede
catolica avita Questo marmo per voce del
comune Si fa eco della pubblica solenne onoranza cittadina Le spoglie mortali
riposano nella cappella mortuaria di famiglia Ove le vollero la vedova ed i
figliuoli A rendere vieppiù paghi La loro pietà ed il riconoscente affetto.Grand'Ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaGrand'Ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italia Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e
Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro Onorificenze straniere Gran Croce dell'Ordine di Isabella la
Cattolica (Spagna)nastrino per uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine di
Isabella la Cattolica (Spagna) Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine
dell'Immacolata Concezione di Vila Viçosa (Portogallo )nastrino per uniforme ordinariaCavaliere
di Gran Croce dell'Ordine dell'Immacolata Concezione di Vila Viçosa (Portogallo)
Commendatore di Numero dell'Ordine di Carlo III (Spagna)nastrino per uniforme
ordinariaCommendatore di Numero dell'Ordine di Carlo III (Spagna) Commendatore
di I classe dell'Ordine della Stella Polare (Svezia)nastrino per uniforme
ordinariaCommendatore di I classe dell'Ordine della Stella Polare (Svezia)
Grand'Ufficiale dell'Ordine di Nichan Iftikar (Tunisia)nastrino per uniforme
ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine di Nichan Iftikar (Tunisia) Commendatore
dell'Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero austro-ungarico)nastrino per uniforme
ordinariaCommendatore dell'Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero
austro-ungarico) Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)nastrino
per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) Opere
di Mariano Semmola, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Mariano Semmola, su storia.camera, Camera dei
deputati. Mariano Semmola, su Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica.
SERRA
(Dipignano). Filosofo. Considerato
il primo filosofo dell’economia politica in Italia, e uno dei primi in Europa.
A Serra va «il merito di avere composto per primo un trattato scientifico,
seppure non sistematico, sui principi e sulla politica economica». Breve
trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove
non sono miniere Poco si conosce della sua vita: laureato probabilmente in
utroque, nelSerra fu imprigionato nelle carceri della Vicarìa di Napoli forse a
causa della sua partecipazione al complotto architettato da Tommaso Campanella
per liberare la Calabria dalla dominazione spagnola, ma più probabilmente
dietro accusa di falso monetario. Mentre era in carcere compose il Breve
trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove
non sono miniere e lo dedicò al viceré Pedro Fernández de Castro y Andrade,
conte de Lemos, che aveva già conosciuto e di cui sperava l'aiuto. Il 6
settembreriuscì a farsi ricevere dal nuovo viceré, Pedro Téllez-Girón, III duca
di Osuna, per proporgli un programma di riforme utili al Regno, ma l'incontro
fu infruttuoso e Serra fu rimandato nelle carceri della Vicarìa, dove
probabilmente morì. Essendo molto gravi all'inizio Professorele
condizioni finanziarie del Regno di Napoli (esausto il tesoro pubblico e
l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per
sottrarvisi), Marc'Antonio De Santis (Discorsi) aveva proposto di limitare
l'esportazione della moneta e di abbassare i tassi di cambio con le piazze
estere. La polemica con De Santis è alla base del Breve Trattato di Antonio
Serra, che dimostra con esempi tratti dalla storia antica e contemporanea
l'inutilità e anzi il danno di questi presunti rimedi, e da ciò trae occasione
per spiegare le vere cause della prosperità delle nazioni. Serra comincia
analizzando le cause della scarsità di moneta nel Regno di Napoli e i fattori
che avrebbero potuto invertire questa tendenza economica. Egli fu il primo ad
analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia commerciale sia per i
beni visibili che per quelli invisibili (i servizi e i movimenti di capitali).
Ha spiegato come la scarsità di moneta nel Regno di Napoli fosse causata dal
deficit della bilancia dei pagamenti. Utilizzando le sue scoperte fu in grado
di respingere l'idea, all'epoca più diffusa, per cui la scarsità di denaro era
dovuta al tasso di cambio. La soluzione prospettata al problema era indicata
nella promozione attiva delle esportazioni. L'opera segna il distacco dalle
concezioni moralistiche scolastiche per passare ad una visione laica ed è
assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Benedetto Croce la definì
"lampada di vita". Sua influenza nella storia del pensiero
economico Fu l'abate Ferdinando Galiani a riscoprire l'opera, tessendone un
elogio nella nota XXIX del suo celebre trattato Della Moneta. "Chiunque
leggerà questo trattato" scrive Galiani "resterà sicuramente sorpreso
ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale ignoranza della scienza
economica avesse il suo autore chiare e giuste le idee della materia di cui
scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali e de soli
rimedi efficaci." Galiani paragona Serra al francese Jean-François Melon e
all'inglese John Locke, considerandolo superiore a loro per avere vissuto molti
anni prima in un'epoca di ignoranza della scienza economica. Serra, che
in vita era stato del tutto trascurato e per secoli, tranne appunto
quell'elogio di Galiani, completamente dimenticato, dopo molto tempo è stato
finalmente riscoperto. L'opera di Serra ed il suo breve trattato figurano con
molta evidenza nei lavori dell'economista norvegese Erik Reinert. Note
Friedrich List, National system of political economy, J.B. Lippincott &
Co., Joseph Alois Schumpeter, Luca Addante, Cosenza e i cosentini: un volo
lungo tre millenni, Rubbettino Editore, Francesco Martelloni, Regno di Napoli e
Terra d'Otranto al tempo di Masaniello. Aspetti economici e sociali di una
"crisi", in C. Perrotta , La scienza è una curiosità. Scritti in
onore di Umberto Cerroni, Manni Editori, Rodolfo Benini, Benedetto Croce,
Storia del Regno di Napoli, Editori Laterza. «Avendo ottenuto di parlare al
viceré duca di Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, fu udito,
presenti i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto « ciarle e
chiacchiere senz'altro concludere », fu rimandato al suo carcere.». Anna Casella, Marc'Antonio De Santis, in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Manuel Serra Moret, Diccionario Económico de Nuestro Tiempo, su
eumed.net, Theodore A. Sumberg. Oreste
Parise, Antonio Serra e il suo tempo. Vita e pensiero del primo economista moderno,
, Ecra, Breve trattato delle cause che
possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere, Volume
1, Antonio Serra, Destefanis, Illuministi Italiani, Tomo VI Della Moneta, Opere
di Ferdinando Galiani, Milano-Napoli, Edward Elgar Publishing, Ferdinando
Galiani, Della moneta, Napoli, Francesco Saverio Salfi, Elogio di Antonio Serra
primo scrittore di economia civile, in Luca Addante, Patriottismo e libertà.
L'Elogio di Antonio Serra di Francesco Salfi, Cosenza, Pietro Custodi, Notizie
degli autori contenuti nel presente volume: Serra, in Scrittori classici
italiani di economia politica, Parte antica, I, Milano, Giuseppe Pecchio,
Storia della economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai
giornali del governo di Don Pietro Girone duca d'Ossuna viceré di Napoli
scritti da Francesco Zazzera, in
Archivio storico italiano, Giacomo Savarese, Trattato di economia politica, I,
Napoli, Francesco Ferrara, Prefazione, in Trattati italiani del secolo XVIII,
Torino, Lodovico Bianchini, Della scienza del ben vivere sociale e della
economia pubblica e degli Stati, Napoli, Davide Andreotti, Storia dei
cosentini, II, Napoli, Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle
Calabrie, II, Cosenza; Tommaso Fornari, Studii sopra Antonio Serra e
Marc'Antonio De Santis, Pavia 1879; Luigi Amabile, Fra Tommaso Antonio
Serra (economista) Antonio Serra
(Dipignano, metà XVI secoloNapoli, primi anni XVII secolo) economista e
filosofo italiano della scuola mercantilista. Serra è considerato il primo
scrittore di economia politica in Italia, e uno dei primi in Europa. A Serra va
«il merito di avere composto per primo un trattato scientifico, seppure non
sistematico, sui principi e sulla politica economica». Breve trattato delle cause che possono far
abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere Poco si conosce
della sua vita: laureato probabilmente in utroque, fu imprigionato nelle carceri
della Vicarìa di Napoli forse a causa della sua partecipazione al complotto
architettato da Tommaso Campanella per liberare la Calabria dalla dominazione
spagnola, ma più probabilmente dietro accusa di falso monetario. Mentre
era in carcere compose il Breve trattato delle cause che possono far abbondare
li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere e lo dedicò al viceré Pedro
Fernández de Castro y Andrade, conte de Lemos, che aveva già conosciuto e di
cui sperava l'aiuto. Riuscì a farsi ricevere dal nuovo viceré, Pedro
Téllez-Girón, III duca di Osuna, per proporgli un programma di riforme utili al
Regno, ma l'incontro fu infruttuoso e Serra fu rimandato nelle carceri della
Vicarìa, dove probabilmente morì. Essendo molto gravi all'inizio Professorele
condizioni finanziarie del Regno di Napoli (esausto il tesoro pubblico e
l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per
sottrarvisi), Marc'Antonio De Santis (Discorsi) aveva proposto di limitare
l'esportazione della moneta e di abbassare i tassi di cambio con le piazze
estere. La polemica con De Santis è alla base del Breve Trattato di Antonio
Serra, che dimostra con esempi tratti dalla storia antica e contemporanea
l'inutilità e anzi il danno di questi presunti rimedi, e da ciò trae occasione
per spiegare le vere cause della prosperità delle nazioni. Serra comincia
analizzando le cause della scarsità di moneta nel Regno di Napoli e i fattori
che avrebbero potuto invertire questa tendenza economica. Egli fu il primo ad analizzare
e comprendere appieno il concetto di bilancia commerciale sia per i beni
visibili che per quelli invisibili (i servizi e i movimenti di capitali). Ha
spiegato come la scarsità di moneta nel Regno di Napoli fosse causata dal
deficit della bilancia dei pagamenti. Utilizzando le sue scoperte fu in grado
di respingere l'idea, all'epoca più diffusa, per cui la scarsità di denaro era
dovuta al tasso di cambio. La soluzione prospettata al problema era indicata
nella promozione attiva delle esportazioni. L'opera segna il distacco dalle
concezioni moralistiche scolastiche per passare ad una visione laica ed è
assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Benedetto Croce la definì
"lampada di vita". Sua influenza nella storia del pensiero
economico Fu l'abate Ferdinando Galiani a riscoprire l'opera, tessendone un
elogio nella nota XXIX del suo celebre trattato Della Moneta. "Chiunque
leggerà questo trattato" scrive Galiani "resterà sicuramente sorpreso
ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale ignoranza della scienza
economica avesse il suo autore chiare e giuste le idee della materia di cui
scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali e de soli
rimedi efficaci." Galiani paragona Serra al francese Jean-François Melon e
all'inglese John Locke, considerandolo superiore a loro per avere vissuto molti
anni prima in un'epoca di ignoranza della scienza economica. Serra, che
in vita era stato del tutto trascurato e per secoli, tranne appunto
quell'elogio di Galiani, completamente dimenticato, dopo molto tempo è stato
finalmente riscoperto. L'opera di Serra ed il suo breve trattato figurano con
molta evidenza nei lavori dell'economista norvegese Erik Reinert. Note
Friedrich List, National system of political economy, J. B. Lippincott &
Co., Joseph Alois Schumpeter, Luca Addante, Cosenza e i cosentini: un volo
lungo tre millenni, Rubbettino Editore, Francesco Martelloni, Regno di Napoli e
Terra d'Otranto al tempo di Masaniello. Aspetti economici e sociali di una
"crisi", in C. Perrotta , La scienza è una curiosità. Scritti in
onore di Umberto Cerroni, Manni Editori, Rodolfo Benini, Benedetto Croce,
Storia del Regno di Napoli, Editori Laterza. «Avendo ottenuto di parlare al
viceré duca di Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, fu udito, presenti
i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto « ciarle e chiacchiere
senz'altro concludere », fu rimandato al suo carcere.». Anna Casella, Marc'Antonio De Santis, in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Manuel Serra Moret, Diccionario Económico de Nuestro Tiempo, su eumed.net, Theodore
A. Sumberg, Oreste Parise, Antonio Serra e il suo tempo. Vita e pensiero del
primo economista moderno, , Ecra, Breve
trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove
non sono miniere, Volume 1, Antonio Serra, Destefanis, Illuministi Italiani, Tomo VI Della Moneta,
Opere di Ferdinando Galiani, Milano-Napoli, Ferdinando Galiani, Della moneta,
Napoli, Francesco Saverio Salfi, Elogio
di Antonio Serra primo scrittore di economia civile in Luca Addante, Patriottismo e libertà.
L'Elogio di Antonio Serra di Francesco Salfi, Cosenza, Pietro Custodi, Notizie
degli autori contenuti nel presente volume: Serra, in Scrittori classici
italiani di economia politica, Parte antica, I, Milano Giuseppe Pecchio, Storia
della economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai giornali del
governo di Don Pietro Girone duca d'Ossuna viceré di Napoli scritti da
Francesco Zazzera in Archivio storico italiano, Giacomo Savarese, Trattato di
economia politica, I, Napoli; Francesco Ferrara, Prefazione, in Trattati
italiani del secolo XVIII, Torino; Lodovico Bianchini, Della scienza del ben
vivere sociale e della economia pubblica e degli Stati, Napoli, Davide Andreotti,
Storia dei cosentini, II, Napoli, Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini
illustri delle Calabrie, II, Cosenza, Tommaso Fornari, Studii sopra Antonio
Serra e Marc'Antonio De Santis, Pavia; Luigi Amabile, Fra Tommaso ampanella. La
sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia, INapoli, Antonio De Viti de
Marco, Le teorie economiche di Antonio Serra, in Memorie del R. Istituto
lombardo di scienze e lettere, classe di lettere e scienze storiche e morali, Rodolfo
Benini, Sulle dottrine economiche di Serra Appunti critici, in Giornale degli
economisti, Economisti del Cinque e
Seicento, A. Graziani, Bari, G. Arias, Il pensiero economico di Antonio Serra,
in Politica, B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Bari, Economisti napoletani
dei sec. XVII e XVIII, Giorgio Tagliacozzo, Bologna, Luigi Einaudi, Saggi
bibliografici e storici intorno alle dottrine economiche, Roma, Joseph Alois
Schumpeter, Storia dell'analisi economica, Torino, Luigi De Rosa, Antonio Serra
e i suoi critici, in Atti del 3º Congresso storico calabrese, Napoli, Giuseppe
Galasso, Economia e società nella Calabria del Cinquecento, Guida Editori, Oscar
Nuccio, Sul significato storico del «Breve trattato» di Antonio Serra, in
Rivista storica del Mezzogiorno, Raffaele Colapietra, Introduzione, in Problemi
monetari negli scrittori napoletani del Seicento, R. Colapietra, Roma Antonio
Aquino, Antonio Serra e l'approccio monetario all'analisi della bilancia dei
pagamenti, in Studi economici, Raffaele
Colapietra, Genovesi in Calabria nel Cinque e Seicento, in Rivista storica calabrese,
Manoscritti napoletani di Paolo Mattia Doria, Giulia Belgioioso, I, Galatina, Tullio Toscano, Il "Breve trattato"
di Antonio Serra e la disputa sui cambi esteri del Regno di Napoli, in Rivista
di politica economica, Clemente Secondo Rije, Notizie biografiche su Antonio
Serra, in A. Serra, Breve trattato, ed. anast., introduzione di Sergio Ricossa,
Napoli, Peter Groenewegen, Serra, Antonio in The New Palgrave: a dictionary of
economics, John Eatwell, Murray Milgate, Peter Kenneth Newman, IV, London; Sergio
Ricossa, Cento trame di classici dell’economia, Milano, Theodore A. Sumberg,
Antonio Serra: A Neglected Herald of the Acquisitive System, in American
Journal of Economics and Sociology, Oscar
Nuccio, Il pensiero economico italiano, II, 2, Sassari, Antonio Serra und sein
Breve trattato: Vademecum zu einem Unbekannten Klassiker, Bertram Schefold,
Düssendorlf, Il Mezzogiorno agli inizi
del Seicento, L. De Rosa, Roma-Bari , Alle origini del pensiero economico in
Italia, I, Moneta e sviluppo negli economisti napoletani dei secoli XVII-XVIII,
A. Roncaglia, Bologna 1995 (in partic. E. Zagari, Moneta e sviluppo nel «Breve
trattato» di Antonio Serra, A. Rosselli, Antonio Serra e la teoria dei
cambi, Antonio Landolfi, Domenico
Luciano, Prefazione, in A. Serra, Breve trattato delle cause che possono far
abbondare li regni d’oro e argento..., Antonio Landolfi, Domenico Luciano, Vibo
Valentia, Augusto Placanica, Storia della Calabria dall’antichità ai giorni
nostri, Roma, Alessandro Roncaglia, Antonio Serra, in Rivista italiana degli economisti,
Luca Addante, Repubblicanesimo e mito di Venezia nel Breve trattato di Antonio
Serra, in Clio, Erik S. Reinert, Sophus A. Reinert, An early national
innovation system: the case of Antonio Serra's Breve trattato, in Institutions
and economic development / Istituzioni e sviluppo economico, Alessandro
Roncaglia, La ricchezza delle idee. Storia del pensiero
economico, Roma-Bari, Enzo Grilli, Serra visto da Grilli, Roma, Rosario
Villari, Politica barocca. Inquietudini, mutamento e prudenza, Roma-Bari , Sophus
A. Reinert, Introduction, in A. Serra, A short treatise on the wealth and
poverty of nations, Sophus A. Reinert, London; Alessandro Roncaglia, Serra, in
Il contributo italiano alla storia del pensiero. Economia, Roma, Rosario Villari, Un sogno di libertà. Napoli
nel declino di un impero, Milano; Oreste Parise, Antonio Serra e il suo tempo.
Vita e pensiero del primo economista moderno, Roma ; Cosimo Perrotta, Antonio
Serra's development economics: mercantilism, backwardness, dependence, in
History of economic thought and policy, Luca Addante, La politica del Breve
trattato, in A. Serra, Breve trattato..., trad. in italiano moderno di Giuseppe
Nicoletti, Soveria Mannelli, Antonio Serra and the economics of good
government, Rosario Patalano, Sophus A. Reinert, Basingstoke-New York (in partic. Rosario Patalano, Serra's Brief
treatise in a world-system perspective: the Dutch miracle and Italian decline
in the early 17th century, 63–88); Gaetano
Sabatini, The influence of Portuguese economic thought on the Breve trattato:
Antonio Serra and Miguel Vaaz in Spanish Naples, Serra, André Tiran, Real and
monetary factors in the de Santis-Serra controversy, Cosimo Perrotta, Serra and
underdevelopment, Francesco Di Battista, Serra's discovery and ill fate in the
liberal 19th century, 281–298;
Alessandro Roncaglia, The heritage of Antonio Serra, 299–314.
Mercantilismo Storia del pensiero economico Altri progetti Collabora a
Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Antonio Serra Antonio Serra, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Anna Maria Ratti, Antonio Serra, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Luca
Addante, Antonio Serra, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro
Roncaglia, Antonio Serra, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Economia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
SETTALA.
(Milano). Filosofo. Nacque da Francesco Settala e da Giulia Ripa, figlia
del giureconsulto pavese Giovanni Francesco Ripa. Studiò nel collegio dei
Gesuiti di Brera e si laureò a Pavia. Due anni dopo ottenne la prima cattedra
straordinaria di Medicina a Pavia; ma vi rinunciò poco tempo dopo per svolgere
l'attività medica a Milano. Ebbe tuttavia le cattedre di politica e di morale
nelle Scuole canobiane di Milano e l'incarico di protofisico generale dello
stato di Milano. Si prodigò in occasione delle epidemie di peste che si svilupparono
a Milano e la famosa peste dei I promessi sposi. Manzoni lo nomina ne I
promessi sposi, una prima volta quando
parla del figlio, Senatore Settala, medico, membro, insieme ad Alessandro
Tadino del tribunale della sanità ai tempi della vicenda di Renzo e Lucia; e
una seconda volta nel capitolo XXXI, allorché è tra i primi ad accorgersi che
la "strana malattia" che si stava diffondendo nella zona lecchese,
era la peste. Fra le sue opere si ricordano la traduzione latina, con commento,
dei libri ippocratici “De aëribus, aquis et locis” (“In librum Hippocratis Coi
de aeribus, aquis, locis, commentarii V. Appositus est Graecus Hippocratis
contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus, ... Cum indice rerum et
verborum locupletissimo, Coloniae: Ioan. Baptistae Ciotti Senensis aere) e dei
Problemata di Aristotele (“Commentariorum in Aristotelis problemata” - Tomus
I-II, Francoforte sul Meno: apud haeredes Andreae Wecheli, Claudium Marnium,
& Ioannem Aubrium). “In Librum Hippocratis Coi de aeribus, aquis,
locis Commentarii V. appositus est graecus Hippocratis contextus ... restitutus
et ... emendatus, una cum nova eiusdem in Latinum versione, Colonia, Giovanni
Battista Ciotti”; “Ludovici Septalii Patricii Mediolanensis Commentariorum in
Aristotelis Problemata, septem primas sectiones continens, ab eodem Latine
factas” (1, Francoforte, Apud Claudium Marnium & heredes Ioannis Aubrii); “Ludovici
Septalii Patricii Mediolanensis Commentariorum in Aristotelis Problemata,
secundam heptadem continens, ab eodem Latine factam” (Francoforte, Apud
Claudium Marnium & heredes Ioannis Aubrii); “Animaduersionum, &
cautionum medicarum libri septem. Quorum materiam sequens pagina indicabit, Mediolani:
apud Io. Bapt. Bidell); “De peste, & pestiferis affectibus. Libri quinque.,
(Mediolani: apud Ioannem Baptistam Bidellium); “De peste et pestiferis
affectibus, Ludouici Septalij patrici et medici Mediolanensis); “De ratione
instituendae, & gubernandae familiae. Libri quinque. Senator F. edidit,
& Iulio Aresio Senatus Mediolanensis principi dicauit, Mediolani: apud Io.
Baptistam Bidellium, 1626 Della ragion di stato libri sette. Di Lodouico
Settala. All'illustrissimo, & eccellentissimo signore Don Emanuelle de
Fonseca e Zugniga, Milano: appresso Gio. Battista Bidelli, “Cura locale de'
tumori pestilentiali, che sono il bubone, l'antrace, o carboncolo, & i
furoncoli. Contenente tutto quello, che si ha da fare esteriormente nellquesti
mali. Tolta dal libro della cura della peste. Del signor profisico, Milano: per
Giouan Battista Bidelli, “Preseruatione dalla peste scritta dal sig.
protomedico Settala, Brescia: per Bartholomeo Fontana, “Commentaria in
Aristotelis Problemata” Lugduni, Sumptibus Claudi Landry, Antidotario romano
latino, et volgare tradotto da Hippolito Cesarelli romano. Con l'aggionta
dell'elettione de semplici, e prattica delle compositioni. E di due trattati,
vno della teriaca romana, ... l'altro della teriaca egittia. Aggiontoui in
questa vltima impressione le auertenze, & osseruationi appartenenti alla
compositione de medicamenti del sig. Lodovico Settala, Milano: per Gio.
Battista Bidelli, Auertenze, et osseruationi appartenenti al curar le ferite,
tradotte dall'ottavo libro delle osseruationi del signor Ludouico Settala, da
Alessandro Tadino, Milano: per Gio. Pietro Cardi, Breue compendio per curare
ogni sorte de tumori esterni, & cutanee turpitudini, raccolto dalle
osseruationi fisice, & chirurgice nelli vltimi anni fatte dal sig. Lodouico
Settala medico collegiato ,,, d'Alessandro Tadino medico collegiato, Milano:
per Lodouico Monza: ad instan. di Altobello Pisani, Ludovici Septalii
mediolanensis, Opera de ratione familiae cum instituendae, tum gubernandae
libri V et De ratione status libris VII, Editio nova, Ulmae: prostat apud Jo.
Frid. Gaum, CERL Thesaurus, «Ripa, Giovanni Francesco” Giuseppe Ferrario,
Statistica medica di Milano: dal secolo XV fino ai nostri giorni, Milano, Guglielmini
e Redaelli, Belloni, Carlo Borromeo e la Storia della Medicina, in San Carlo e
il suo tempo: atti del convegno internazionale nel IV centenario della morte (Milano).
Edizioni di Storia e Letteratura, Bartolomeo Corte, Notizie istoriche intorno a
medici scrittori milanesi, Milano, Filippo Argelati, Bibliotheca scriptorum
mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui
in metropoli Insubriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt, II, Mediolani, Paolo
Sangiorgio, Cenni storici sulle due Pavia e di Milano e notizie intorno ai più
celebri medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze sino
all’anno. Opera postuma, F. Longhena, Milano, Salvatore De Renzi, Storia della
medicina italiana, III, Napoli, Ercole Ferrario, Intorno alla vita ed alle
opere mediche di Ludovico Settala. Cenni, Milano, Pietro Capparoni, Profili
biobibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, Roma, Cava, La peste
di S. Carlo. Note storico mediche sulla peste, Milano, Silvia Rota Ghibaudi,
Ricerche su Ludovico Settala, Firenze (con elenco delle opere e delle loro edizioni
a stampa). FFerro, La peste nella cultura lombarda, Milano, Giorgio Cosmacini,
Il medico e il cardinale, Milano. Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana, Firenze, Presso Molini, Landi, e Company, Laura Facchin, Ludovico
Settala: un intellettuale barocco fra scienza e arte, su enbach.eu.
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro Capparoni, Ludovico Settala, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Mellerio, Ludovico Settala, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, openMLOL,
Horizons Unlimited srl.
SEVERINO.
(Brescia). Filosofo.È
considerato da parte della critica come uno dei più grandi filosofi italiani
del '900 e uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Il suo pensiero
filosofico intende collocarsi oltre tutta la storia della filosofia occidentale
che secondo Severino è permeata dal Nichilismo. Il padre era un militare
di carriera siciliano originario di Mineo trasferitosi a Brescia, mentre la
madre era una bresciana di Bovegno in alta Val Trompia. Si laureò a Pavia come alunno dell'Almo Collegio Borromeo,
discutendo una tesi su Heidegger e la metafisica, sotto la supervisione di Bontadini.
L'anno successivo ottenne la libera docenza in filosofia teoretica. Insegnò a Milano.
I libri pubblicati in quegli anni entrarono in forte conflitto con la dottrina
ufficiale della Chiesa cattolica, suscitando vivaci discussioni all'interno
dell'Università Cattolica e nella Congregazione per la dottrina della fede
(l'ex Sant'Uffizio). Dopo un lungo e accurato esame (condotto da Cornelio
Fabro) la Chiesa proclamò ufficialmente nel 1969 l'insanabile opposizione tra
il pensiero di Severino e il cristianesimo. Lasciata l'Università
Cattolica, Severino venne chiamato all'Università Ca' Foscari Venezia, dove fu
tra i fondatori della Facoltà di lettere e filosofia, nella quale hanno
insegnato o insegnano alcuni dei suoi allievi (Umberto Galimberti, Carmelo
Vigna, Luigi Ruggiu, Salvatore Natoli, Italo Valent). Dal 1970 fu Professore di
Filosofia teoretica, diresse l'Istituto di filosofia (diventato poi
Dipartimento di Filosofia e Teoria delle scienze e, oggi, Dipartimento di
Filosofia e Beni Culturali) fino al 1989 e insegnò anche logica, storia della
filosofia moderna e contemporanea e sociologia. Cominciò una serie di
pubblici colloqui col teologo tomista Giuseppe Barzaghi in cui pareva aprirsi
lo spiraglio di una riconsiderazione della possibilità cristiana. Nel
2005 l'Università Ca' Foscari Venezia lo proclamò Professore emerito; insegnò
Ontologia fondamentale presso la Facoltà di Filosofia dell'Università
Vita-Salute San Raffaele di Milano; fu Accademico dei Lincei e Cavaliere di
gran croce, inoltre collaborò per alcuni decenni[senza fonte] con il Corriere
della Sera e dal 1974 per pochi anni[senza fonte] con Bresciaoggi. Il 23
dicembre il Consiglio comunale di
Bovegno gli conferì la cittadinanza onoraria con la seguente motivazione:
"Discendente per parte di madre da antica famiglia bovegnese, ha
contribuito con la sua opera in maniera rilevante al pensiero filosofico
occidentale contemporaneo, sulle orme degli antichi filosofi greci. Nella sua
autobiografia ha espresso il suo legame con la terra avìta di Bòvegno che onorata,
lo vuole annoverare tra i suoi concittadini più illustri". È morto a
Brescia il 17 gennaio dopo una lunga
malattia. Politica e società Severino ha spesso criticato sia il
capitalismo sia il comunismo, fonti dell'heideggeriana "vita
inautentica" in quanto espressioni di "dominio della tecnica"
(come d'altronde il fascismo), ma anche la sinistra in quanto "non è più
socialdemocrazia", rilasciando anche dichiarazioni sul suo punto di vista
sul passato e sull'avvenire dell'Italia: «Le spiegazioni della crisi del nostro
tempo rimangono molto in superficie anche quando vogliono andare in profondità.
Il fenomeno di fondo, che non viene adeguatamente affrontato, è l'abbandono,
nel mondo, dei valori della tradizione occidentale; e questo mentre le
forme della modernità dell'Occidente si sono affermate dovunque. Un abbandono
che si porta via ogni forma di assolutoe innanzitutto Dio.(...) Muore, dicevo,
ogni forma di assolutezza e di assolutismo, dunque anche quella forma di
assoluto che è lo Stato moderno, che detienedice Weber"il monopolio
legittimo della violenza". Questo grande turbine che si porta via tutte le
forme della tradizione è guidato dalla tecnica modernaed è irresistibile nella
misura in cui ascolta la voce che proviene dal sottosuolo del pensiero filosofico
del nostro tempo. Il turbine travolge anche le strutture statuali. Investe
innanzitutto le forme più deboli di Stato. La trasformazione epocale di cui
parlo non è indolore: il vecchio ordine non intende morire, ma è sempre più
incapace di funzionare, soprattutto in Paesi come l'Italia. E il nuovo ordine
non ha ancora preso le redini. È la fase più pericolosa (non solo per
l'Italia).» e criticando "l'assolutismo cattolico e comunista",
oltre che tacciando la magistratura di "ingenuità", poiché processando
una classe politica a fondo ha rivelato la contiguità anche con la criminalità
organizzata, figlia della guerra fredda e, secondo Severino,
impossibile da debellare integralmente in pochi anni senza debellare lo Stato
stesso, causando notevoli problemi. «L'Italia è uno Stato acerbo. Ha 150
anni su per giù. Ma soprattutto ha alle proprie spalle una storia di
frazionamento politico-economico-sociale, dove si sono imposte forze che hanno
avuto nel mondo un peso ben maggiore di quello dell'Italia unita..
Sull'evasione fiscale: Una tara storica, come prima le dicevo. L'evasione
fiscale è un furto ai danni di tutti. Se c'è da costruire una strada io devo
metterci anche la parte degli evasori. Certo, molti artigiani e piccoli
imprenditori, se non evadessero, fallirebbero. Tutti sanno queste cose. Però
conosco anche tanti cattolici ai quali molti uomini di Chiesa facevano capire
che se non avessero ritenuto "giusto" pagare le tasse dello Stato,
avrebbero fatto bene a non pagarle. Questo Papa, da buon pastore, sta cercando
di cambiare le cose. Ma non vorrei che si perdesse di vista che la
"corruzione" di fondo è l'"evasione" del mondo dal passato
dell'Occidente.» Critiche Oltre alle citate critiche cattoliche, Martin
Heidegger parlando con Cornelio Fabro a Roma ebbe a dire a proposito di
"Ritornare a Parmenide rmenide" di Severino: "Severino ha
immobilizzato il mio Dasein!" Già da molto prima prima, alcuni appunti di
lavoro heideggeriani testimoniano come Martin Heidegger seguisse il
giovanissimo Severino (da uno studio di Francesco Alfieri e Friedrich von
Herrmann). Severino è stato criticato dal matematico e logico Piergiorgio
Odifreddi, in risposta a un giudizio critico dello stesso Severino su un'opera
di Odifreddi, ovvero l'introduzione scritta per l'edizione italiana di L'ABC
della relatività di Bertrand Russell, dove venivano citati alcuni filosofi (tra
cui Severino stesso, Heidegger, Croce e Deleuze), secondo Severino in maniera
non congrua e "alla rinfusa"; il matematico ha accusato invece
Severino di non considerare l'importanza della scienza (come già fecero i
neoidealisti, come Croce e Gentile), a differenza di grandi filosofi del
passato che avevano studiato a fondo alcune teorie (facendo l'esempio di Kant,
Nietzsche e Cartesio, matematico lui stesso). Nel dialogo tra Severino e
Alessandro Di Chiara, Oltre l'uomo e oltre Dio (2002) la filosofia della
necessità si contrappone alla filosofia della libertà. Pensiero Nei suoi
scritti fa spesso riferimento a pensatori come Parmenide, Eraclito, Aristotele,
Hegel, Nietzsche, Leopardi, Heidegger e Gentile. Secondo Severino il pensiero
di Giacomo Leopardi, Nietzsche e di Giovanni Gentile è l'apice della follia del
nichilismo. Severino considera questi tre filosofi come i tre più grandi geni
che hanno portato all'estremo la concezione greca del Nulla ovvero l'entrare e
l'uscire degli enti dal Nulla. L'eternità di tutti gli essenti Severino
affronta l'antico problema radicalizzato da Platone e Aristotele e ripreso poi
in epoca moderna da Heidegger: il problema dell'essere. Per Severino, tutte le
filosofie costituitesi precedentemente sono caratterizzate da un errore di
fondo: la fede nel senso greco del divenire. Sin dagli antichi
greci, infatti, un ente (ovvero un qualcosa che è) viene considerato come
proveniente dal nulla, dotato temporaneamente di esistenza e successivamente
ritornante nel nulla. Rifacendosi al pensiero di Parmenide, Severino è
stato definito come fondatore di un neoparmenidismo, di cui sarebbe l'unico
esponente, peraltro criticato in senso anti-metafisico da Gennaro Sasso e da
Mauro Visentin, i quali sostengono, rovesciando la sua tesi, come,
contrariamente all'opinione diffusa, in Parmenide esista invece un deciso
rifiuto della metafisica.. Severino, riflettendo sull'opposizione assoluta
tra essere e non-essere, dato che tra i due termini non vi è nulla in comune,
ritiene evidente che l'essere non può non rimanere costantemente uguale a se
stesso, evitando di rimanere alterato dall'altro da sé. Anzi, essendo l'essere
la totalità di ciò che esiste, non può esserci altro al di fuori di esso dotato
di esistenza (Severino rifiuta, quindi, il concetto di differenza ontologica
così come è stato avanzato da Heidegger). Per Severino, quindi,
tutta la storia della filosofia occidentale è basata sull'errata
convinzione che l'essere possa diventare un nulla, sebbene alcuni filosofi,
come Schopenhauer, abbiano tentato di negare tale assunto. Ma, mentre
Parmenide tentava di risolvere il conflitto tra il divenire e l'immutabilità
dell'essere affermando l'illusorietà del divenire (negando l'esistenza delle
cose del mondo e cadendo quindi in un'aporia), Severino sceglie una via
differente, portando il suo pensiero a delle tesi estreme. Dato che
l'essere è, e non può mai diventare un nulla, «ogni essente è eterno». Ogni
cosa, ogni pensiero, ogni attimo sono eterni. Il divenire temporale non può,
quindi, che rappresentare l'apparire successivo degli eterni stati dell'essere,
così come i fotogrammi di una pellicola si susseguono sino a formare lo
svolgimento completo di un film. Gli enti entrano ed escono da quello che
Severino chiama "cerchio dell'apparire". Ciò significa che, quando un
ente esce dal cerchio dell'apparire, non diviene un nulla, ma si sottrae
semplicemente alla vista: dunque, le cose esistono anche quando scompaiono
ovvero non si vedono ("vedere senza vedere", dice Donato Sperduto in
una tragicommedia sul pensiero severiniano). Riprendendo la metafora di
Plotino, afferma che il divenire degli enti è come lo scorrere degli oggetti sulla
superficie di uno specchio. Le cose, infatti, esistono prima di entrare nel
campo visivo dello specchio e ovviamente continuano ad esistere anche dopo
esserne uscite. Non solo Plotino, ma anche Agostino di Ippona, con un'immagine
simile, definì il tempo come immagine mobile dell'Eterno. Nel pensiero di
Severino, tuttavia, l'eternità non è limitata a un Dio che dà e toglie la vita
agli Enti, facendoli entrare e uscire dallo specchio (senza che nulla esista
prima e dopo), ma si estende anche a tutti gli enti che nel divenire si
manifestano. Dimostrazione dell'eternità di tutti gli essenti Magnifying
glass icon mgx2.svg Divenire § Severino.
La dimostrazione severiniana dell'eternità di tutti gli essenti, si basa
sostanzialmente sul principio di non contraddizione, ma non nella versione che
ne dà Aristotele nel De Interpretatione. In essa anzi "il discorso del
tramonto del senso dell'essere...trova la sua formulazione più rigorosa e più
esplicita". Bisogna invece "ritornare a Parmenide", correggernecon
Platonel'esito aporetico, dimostrando che l'evidenza fenomenica non è in
contrasto col principio di non contraddizione, ma scoprendo anche che il
divenire così come Platone lo pensa, come uscire dal nulla e ritornare nel
nulla, non appare affatto, non è affatto "evidente". Di qui si
potrà proseguire su una via (quella indicata da Parmenide, il "sentiero
del giorno") ben diversa da quella imboccata con Platone dal pensiero
occidentale. Consideriamo la proposizione parmenidea: "...è infatti
l'essere, il nulla non è": tale proposizione esprime l'opposizione
"assoluta" tra i termini "essere" e "non essere";
pertanto ogni essente, in quanto ent-e, è assolutamente opposto al nulla e non
ci può essere né un tempo né uno stato in cui un ente non sia, come pensa
invece il principio di non contraddizione aristotelico: "è necessario che
l'essere sia, quando è, e che il non-essere non sia, quando non è".
Quest'enunciato esprime il pensiero di un tempo, una condizione, in cui l'ente
è nulla, in cui essere=nulla. Questa impossibile ed impensabile contraddizione
costituisce la "follia essenziale" in cui cresce e sta, senza esserne
consapevole, tutto il pensiero occidentale. Infatti il pensiero
occidentale pensa sì, consapevolmente, l'ente come essere, ma insieme come diveniente
(pensa cioè che esca dal nulla e ritorni nel nulla). Ad esso sfugge invece che
ciò equivale a pensare l'ente come nulla; e questo è il nichilismo più proprio,
la follia che si annida nell'inconscio della filosofia, della scienza e della
tecnica. La differenza ontologica Per Heidegger, l'essere non è un ente
tra gli enti. Esso rappresenta piuttosto l'apparire ontologico degli enti, e
per questo motivo viene definito un transcendens rispetto all'ente. Severino
rigetta la concezione heideggeriana, affermando che la totalità dell'essere è
costituita dalla totalità degli enti. La vera differenza ontologica è quindi
per Severino quella che si costituisce tra l'essere (l'ente) diveniente e
quello immutabile. L'essere che appare e scompare non è lo stesso essere
immutabile, ma è anch'esso eterno. Entrambi esistono, ma in differenti
dimensioni. L'essere come fondamento è una struttura eterna e non soggetta ad
alcun mutamento. Tutto è avvolto (fino alla morte) dal nichilismo Un po'
tutti i filosofi che l'hanno avuto sottomano hanno inteso il nichilismo come
allontanamento dalla verità, e l'hanno dunque declinato a seconda dell'idea di
verità a cui stavano pensando. Nella prospettiva severiniana dell'eternità di
tutte le cose, il nichilismo è dunque il credere che le cose siano mortali,
ovvero che l'essere possa non essere,ed uscire e rientrare nel nulla, ovvero
credere nel divenire delle cose. Credere infatti che le cose escano dal nulla e
vi ritornino equivale ad identificare l'essere con il nulla: quindi si parla di
pura "follia". Al di fuori della follia appare l'eternità di ogni
cosa e di ogni evento. Al di fuori del nichilismo il sopraggiungere dell'ente è
il comparire o lo sparire dell'eterno. Il divenire dell'essere è un'opinione
senza verità. L'Occidente non domina il mondo casualmente o perché ha una
possibilità offensiva superiore; ma, al contrario, ha una possibilità offensiva
superiore perché domina il mondo che crede nelle sue stesse imprescindibili
idee guida (scienza, potenza, tecnica, salvezza, ecc.) e quindi in una cultura
che ritiene più avanzatae dove dunque l'avanzamento non è una virtù morale, ma
la capacità di capire e fare più cose per sopravvivere all'imprevedibilità
dell'esistenza. Nichilismo, morte e destino Severino ritiene che la
filosofia abbia sempre cercato riparo contro il terrore che scaturisce
dall'imprevedibilità dell'esistenza perché innanzitutto si è sempre creduto
nell'evidenza del divenire degli enti, del loro uscire dal nulla e rientrarvi.
Anche le grandi forme di epistème come quelle di Aristotele ed Hegel, che
tendono a dare un ordine ed una configurazione prestabiliti all'esistenza, si
muovono sullo stesso terreno. L'intera storia dell'Occidente è quindi per
Severino storia del nichilismo. La radicale distruzione dell'epistème operata da
parte della filosofia contemporanea e la rapida ascesa della scienza moderna ai
vertici del sapere sono conseguenze inevitabili di questa forma di pensiero (la
civiltà della tecnica è, infatti, la forma estrema di volontà di potenza).
Secondo la logica severiniana, tutto ciò che appare appare in maniera
necessaria ed il progressivo manifestarsi degli eterni non segue, quindi, una
sequenza casuale. Ciò significa che la libertà dell'uomo non esiste, ma appare
all'interno di quell'essente (anch'esso eterno) che è il nichilismo
dell'Occidente. Ed è proprio all'interno dell'Occidente che appare il
"mortale" come noi lo conosciamo. Ma, per Severino, l'Occidente
è destinato al tramonto, per fare spazio al Destino della verità, la verità che
testimonia la follia della fede nel divenire. Solo all'interno del Destino
della verità la morte acquista un significato inaudito: in realtà la morte è la
persuasione dell'assentarsi dell'eterno. Dio e il Superdio Da quanto
detto precedentemente appare chiaro come nel pensiero di Severino non ci sia
posto per il Dio comunemente inteso; da qui il contrasto insanabile con la
Chiesa Cattolica. Nel corso della storia della filosofia, e nel pensiero
della Chiesa cattolica in particolare, l'affermazione dell'esistenza di qualcosa
di immutabile (tra cui Dio in tutti i diversi modi nei quali filosofia e
religione lo hanno concepito) è sempre stata fatta partendo dal presupposto che
il divenire non significhi necessariamente la nascita dal nulla e il tornare
nel nulla delle cose che in esso si presentano. Quest'affermazione è, inoltre,
sempre avvenuta con l'intento di risolvere le varie contraddizioni che quel
presupposto implica e di inventare un "rimedio" per
l'"angoscia" che il pensiero dell'annientamento provoca. Questo
genere di immutabilità è, quindi, di segno diverso da quella che compete agli
enti sulla base dell'impossibilità assoluta che qualcosa si annulli. Per questo
motivo è impossibile che esista un Dio come è stato pensato dalla religione e
dalla filosofia. A maggior ragione è impossibile per Severino che esista il Dio
del cristianesimo, che è tradizionalmente concepito come dotato della capacità
di creare gli enti dal nulla e di mantenerli in esistenza grazie alla sua
libera volontà (altrettanto libero potrebbe essere, per Dio,
l'"annichilimento"diverso dal concetto fisico di annichilazione -, e
cioè la volontà di far cessare la durata della loro esistenza per farli
ritornare nel nulla). Essendo ogni ente eterno, non può esserci né
creazione né annientamento, e quindi neanche un Dio comunemente inteso. Alla
luce del "Destino della verità", ogni ente, anche il più
insignificante, acquista un significato inaudito. L'uomo si porta quindi
radicalmente al di là del superuomo e della volontà di potenza: l'uomo è un "superdio",
ben più grande del Dio della tradizione religiosa. L'inconciliabilità fra la
dottrina dell'Essere di Severino e il Tomismo è stata sostenuta da Cornelio
Fabro.[26] Il teologo e frate domenicano tomista Giuseppe Barzaghi, con
cui Severino ha più volte dialogato pubblicamente, ha mostrato la possibilità
di utilizzare le intuizioni severiniane sull'eternità dell'essente proprio per
affermare l'esistenza di Dio e ricondurre il pensiero del filosofo all'alveo
cristiano da cui si è staccato (entrambi sono stati alunni, all'Università
Cattolica, del filosofo cattolico e apologeta Gustavo Bontadini). Severino, pur
non rivedendo pubblicamente il suo punto di vista sull'esistenza di Dio, ha
apprezzato ed elogiato la proposta di padre Barzaghi. Necessità dell'oltrepassamento
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precisamente. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Con il libro La
Gloria, Severino giunge, tra le altre cose, alla dimostrazione necessaria
dell'esistenza degli "altri". Quando Cartesio infatti scopre che la
carta vincente della scienza è la conferma delle ipotesi da parte
dell'"esperienza", e cioè da parte della "presenza certa a
me" da parte delle cose, si apre il problema della fondazione
dell'esistenza appunto di altre dimensioni che come la mia accolgono l'accadere
del mondo, ma che a differenza della mia non sono apparenti, non sono cioè da
me "visibili". I fallimenti dei tentativi di soluzione a tale
problema (eminentemente proposti ad opera della fenomenologia, sì che questo
problema fu certamente uno dei più cogenti all'interno del discorso filosofico
di Husserl), a cominciare da quello di Cartesio, si determineranno
essenzialmente per l'assenza del senso autentico dell'essente e del senso
dell'"oltrepassamento"."L'oltrepassamento dell'attualità nella
costellazione infinita di cerchi finiti dell'apparire del Destino" è
necessità dell'esistenza di un altro apparire finito, diverso da quello
attuale. Nella Gloria, Severino perviene alla fondazione del senso
autentico dell'"oltrepassamento", dopo aver stabilito nelle opere
precedenti che il divenire autentico (cioè non nichilistico) non è il crearsi e
l'annullarsi dell'essente, ma il comparire e lo sparire di ciò che è
eterno. Ma è in questa sede innanzitutto fondamentale precisare, a
partire da considerazioni svolte dallo stesso Severino in Destino della
Necessità ( che le cose della "terra" (termine con il quale Severino
designa la dimensione degli essenti che via via appaionoe che, per contro, il
nichilismo pensa come fuoriuscenti dal nulla ed al nulla ritornanti)
"incominciano" ad apparire (il loro apparire esce cioè dall'ombra del
non-apparire ed entra nel cerchio dell'apparire). Con "cerchio dell'apparire"
si intende, qui, la totalità degli enti che appaiono: è, cioè, l'apparire in
quanto ha come contenuto tutto ciò che appare (ossia è l'apparire
"trascendentale"); l'apparire delle cose della terra, quell'apparire
incominciante di cui sopra, è, perciò, la relazione tra il cerchio
dell'apparire (l'apparire trascendentale) e una parte del suo contenuto.
È altrettanto fondamentale precisare che l'incominciare della terra (a sua
volta eterna), non aggiunge alcunché al Tutto eternoche è, con Parmenide, appunto
"non incompiuto" [ouk ateleuteton], "non manchevole" [oulon
achineton] (Parmenide, fr. 8, vv 38, 33, 38). Anche l'incominciante apparire,
difatti, è eterno: il suo incominciare è il suo entrare nel cerchio
dell'apparire. Entrandovi, naturalmente, apparema questo apparire dell'entrare
è lo stesso entrare, ossia è quello stesso di cui si dice che, eterno, entra
nel cerchio dell'apparire. E, così come ogni ente, anche l'appartenenza della
terra al cerchio dell'apparire è eterna. L'eterna appartenenza al cerchio dell'apparire
entra nel cerchio eterno dell'apparire. Entrandovi, appare, e quest'ultimo
apparire è lo stesso apparire incominciante in cui consiste l'incominciante
appartenenza della terra al cerchio dell'apparire. L'apparire incominciante è
cioè apparire di sé stesso (e di tutte le altre cose che incominciano ad
apparire), ed è questa autoriflessione dell'apparire incominciante ciò che
entra nel cerchio dell'apparire e incomincia a far parte del contenuto di
questo cerchio. Ma ogni essente che incomincia ad apparire (ogni
oltrepassante) è destinato ad essere oltrepassato: diventerebbe, altrimenti,
condizione indispensabile dell'apparire degli essenti e quindi originarietà che
sarebbe dovuta apparire già da sempre. Un oltrepassante che sia non
oltrepassabile è impossibile, perché altrimenti esso dovrebbe iniziare ad
appartenere allo "Sfondo" (e Severino intende, con questo termine,
quel complesso di significati, o "costanti persintattiche"costanti
sintattiche di ogni significato –, senza i quali non apparirebbe nulla, motivo
per cui non possono non essere sempre presenti. Tra questi ad esempio vi sono i
significati «essere» e «nulla»[27]. Inoltre, la serie progressiva degli essenti
che via via appaiono è necessariamente finita; infatti, se in direzione del passato
fosse estensibile all'infinito, ci vorrebbe un percorso infinito, e quindi mai
concluso, per giungere al momento attuale. C'è quindi un primo passo compiuto
dalla terra. La totalità attuale di ciò che è destinato ad apparire è,
per quanto sopra esposto, necessariamente oltrepassata. Ma in che senso?
Essa non è, difatti, oltrepassata dall'apparire infinitogiacché l'apparire
infinito (l'infinito oltrepassarsi da parte delle forme proprie dell'apparire
finitodove la Gloria è, per Severino, proprio questo infinito
dispiegarsi) non è un oltrepassamento incominciante, ma è
l'oltrepassamento già da sempre ed eternamente compiuto della totalità del
finito. La totalità attuale dell'incominciante è, dunque, necessariamente
oltrepassata da un incomincianteil quale non può apparire attualmente, ma è
tuttavia necessario che appaia (in quanto l'incominciare è incominciare ad
apparire), e che quindi è necessario che appaia sopraggiungendo in un cerchio
diverso, altro, dal cerchio originario dell'apparire. La totalità simpliciter
degli essenti-che-sono-degli-oltrepassanti (la totalità dell'oltrepassante,
cioè, che include come parte la totalità attuale dell'oltrepassante) non può
essere a sua volta oltrepassata, perché ciò che la oltrepasserebbe sarebbe un
oltrepassante non incluso nella totalità dell'oltrepassante; e se
l'oltrepassante (cioè l'incominciante) che oltrepassa la totalità degli
oltrepassanti non fosse a sua volta oltrepassato, esso sarebbe quel contenuto
impossibile che è, appunto (per quanto sopra esposto), l'incominciante
non-oltrepassabile. Poiché la terra oltrepassa anche l'attualità
dell'apparire del cerchio originario, sopraggiungendo in un cerchio diverso, il
contenuto incominciante che appare nel cerchio originario dell'apparire
attuale, è oltrepassato (infinitamente) in due direzioni: (a) In quanto
contenuto incominciante, esso è oltrepassato lungo il dispiegamento infinito
del contenuto attuale del cerchio originario (o, per utilizzare il lessico
severiniano, lungo la Gloria del dispiegamento infinito della terra che si
inoltra nel cerchio originario). Ma non è in quanto tale contenuto è attuale
che esso viene oltrepassato lungo il dispiegamento infinito del contenuto
attuale. (b) In quanto contenuto attuale (in quanto, cioè, alla sua attualità)
il contenuto incominciante è oltrepassato invece in un altro cerchioe in
un'infinità di altri cerchi dell'apparire. L'oltrepassante-incominciante, qui,
entra nell'apparire non attuale. Anche questa seconda direzione
dell'oltrepassamento è un dispiegamento infinito nella Gloria, ma, appunto,
nella gloria che consiste nell'infinito sopraggiungere, nel cerchio originario,
della costellazione infinita degli altri cerchi. La gloria è l'unità di queste
due dimensioni. La dimensione dell'essente, che incomincia cioè ad
apparire nel cerchio originario, è necessariamente oltrepassata da un'altra
dimensione dell'essente (perché l'incominciante non può incominciare ad
appartenere all'essenza dello Sfondo, non incominciante e non tramontante, del
cerchio originario); ma anche l'attualità dell'essente che incomincia ad
apparireossia anche l'apparire (che, in quanto tale, è apparire attuale)
dell'essente che incomincia ad apparireincomincia ad apparire, sì che (per lo
stesso motivo) è necessariamente oltrepassata in un altro cerchio
dell'apparire; e anche la sintesi tra l'attualità del cerchio originario e
l'attualità in sé dell'altro cerchio incomincia ad apparire nel cerchio
originario, quando in esso incomincia ad apparire ciò che ne oltrepassa
l'attualità; e dunque (per lo stesso motivo) tale sintesi è oltrepassata in un
terzo cerchio (e, cioè, l'attualità in sé dell'altro cerchio non è oltrepassata
solo nel cerchio originario, ma necessariamente in un terzo cerchio)e così
all'infinito. In definitiva, l'oltrepassamento dell'attualità di un
cerchio non avviene solo lungo la dimensione "verticale" del singolo
cerchio, ma anche lungoquella "orizzontale" della costellazione di
cerchi del Destino. L'oltrepassamento hegeliano, invece, conserva "idealmente",
cioè astrattamente, ciò che oltrepassa, e non realmente, determinandone la
distruzione. In un contesto siffatto è fondata l'impossibilità dell'esistenza
degli "altri", perché l'altro, che è il mio oltrepassante,
determinerebbe il mio superamento, e mi consegnerebbe ad una dimensione
puramente ideale. Infatti nel sistema hegeliano l'esistenza degli altri
significa l'esistenza di soggetti empirici, sensibili, che è quindi comunque
interna all'esistenza produttiva dell'unico "Io". Il nichilismo
è un essente che incomincia ad apparire, ed è quindi destinato ad essere
oltrepassato. L'essente che oltrepassa il nichilismo è l'essente che porta al
tramonto l'isolamento del senso delle cose dalla verità. Il nichilismo è,
infatti, pensare e vivere le cose come nulla in quanto delle cose non appare il
legame alla struttura originaria della verità, e quindi non appare l'eternità.
L'essente, o la dimensione di essenti, che porta al tramonto l'isolamento del
senso delle cose dalla verità è la "Gloria" (cioè la manifestazione) della
verità stessa. L'ampiezza dell'isolamento non coinvolge solo il legame tra i
singoli essenti e la verità, ma anche il legame tra gli infiniti cerchi
dell'apparire, il loro passato e il futuro del percorso che la terra è
destinata a compiere in essi. Nella Gloria non si è Dio, perché Dio crea ed
annienta le cose anche e soprattutto quando ama; e dunque appartiene al regno
dell'errore perché l'amore è volontà e la volontà è voler alterare il senso
proprio ed eterno, cancellarne l'identità. Dio è, quindi, infinitamente meno
della più umbratile tra le cose vere. Tutto è oltre Dioe oltre ogni forma di
mortalità, compresa la vita umana come credenza nel poter creare e annientare
gli essenti. Opere: “La struttura originaria” (Brescia, La Scuola; Nuova
ediz. riveduta, Introduzione del Milano, Adelphi); “Fichte” (Brescia, La
Scuola, poi in Fondamento della contraddizione, n.5, Milano, Adelphi, Filosofia della prassi,
Milano, Vita e Pensiero, Milano,
Adelphi, “Ritornare a Parmenide” in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi
in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Ritornare a
Parmenide. Poscritto, in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi in Essenza
del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Essenza del nichilismo.
Saggi, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Gli abitatori del tempo. Cristianesimo,
marxismo, tecnica (Roma, Armando,
Téchne); “Le radici della violenza” (Milano, Rusconi, IMilano, Rizzoli);
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Κατὰ τὸ χρεών, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi); “A Cesare e a Dio” (Milano,
Rizzoli, La strada, Milano, Rizzoli); “La filosofia antica, Milano, Rizzoli); “La
filosofia moderna, Milano, Rizzoli, “ Il parricidio mancato,Collana Saggi. Milano,
Adelphi, La filosofia contemporanea. Da Schopenhauer a Wittgenstein, Milano,
Rizzoli, Traduzione e interpretazione
dell'«Orestea» di Eschilo, Milano, Rizzoli, La tendenza fondamentale del nostro tempo, Milano,
Adelphi, “Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo, Biblioteca Filosofica
n.6, Milano, Adelphi); “Antologia filosofica dai Greci al nostro tempo, Milano,
Rizzoli); “La filosofia futura, Milano, Rizzoli); “Il nulla e la poesia. Alla
fine dell'età della tecnica: Leopardi, Milano, Rizzoli); “Filosofia. Lo
sviluppo storico e le fonti” (Firenze, Sansoni); “Oltre il linguaggio” (Collana
Saggi. Nuova serie n.7, Milano, Adelphi); “La guerra” (Milano, Rizzoli); “La
bilancia. Pensieri sul nostro tempo, Milano, Rizzoli); “Il declino del capitalismo”
(Milano, Rizzoli); “Sortite. Piccoli scritti sui rimedi (e la gioia), Milano,
Rizzoli); “Heidegger e la metafisica, Collezione Scritti di E. Severino n.4,
Milano, Adelphi); “Pensieri sul Cristianesimo, Milano, Rizzoli); “Tautótēs,
Biblioteca Filosofica n.13, Milano, Adelphi, La filosofia dai Greci al nostro tempo” (Milano,
Rizzoli); “La follia dell'angelo: conversazioni intorno alla filosofia” (Ines
Testoni, Milano, Rizzoli, Milano, Mimesis); “Cosa arcana e stupenda.
L'Occidente e Leopardi” (Milano, Rizzoli); “Il destino della tecnica, Milano,
Rizzoli); “La buona fede” (Milano, Rizzoli); “L'anello del ritorno, Biblioteca
Filosofica n.18, Milano, Adelphi); “Crisi della tradizione occidentale” (
Milano, Marinotti); “La legna e la cenere. Discussioni sul significato dell'esistenza”
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AlboVersorio, La ragione, la fede, Milano, AlboVersorio, L'identità del destino. Lezioni veneziane,
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senso della verità, Pisa, Edizioni ETS, La guerra e il mortale, Luca Taddio,
con un saggio di G. Brianese, Milano-Udine, Mimesis, (con due CD audio). Macigni e spirito di
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dell'errare. Sulla storia dell'Occidente, Milano, Rizzoli, . Il morire tra
ragione e fede, con Angelo Scola, Venezia, Marcianum Press, . Parliamo della
stessa realtà? Per un dialogo tra Oriente ed Occidente, con Raimon Panikkar,
Milano, Jaca Book, . Sul divenire. Dialogo con Biagio De Giovanni, Modena,
Mucchi, . Piazza della Loggia. Una strage politica, I. Bertoletti, Brescia,
Morcelliana, . In viaggio con Leopardi. La partita sul destino dell'uomo,
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e la morte, Milano, Rizzoli, Lezioni milanesi. Il nichilismo e la terra (-),
Nicoletta Cusano, Milano, Mimesis, Testimoniando il destino, Biblioteca
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Nicoletta Cusano, Milano, Mimesis, Curatele Aristotele, I principi del divenire.
Libro primo della Fisica, trad., introd. e commento di E. Severino, Brescia, La
Scuola, Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e
dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della
scuola della cultura e dell'arte — Roma, Cavaliere di gran croce dell'Ordine al
merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del
Presidente della Repubblica» — Roma, mmagine del nastrino non ancora presente
Cittadinanza onoraria del Comune di Bovegno — Bovegno. Mauro Bonazzi, Morto il
filosofo Emanuele Severino, su Corriere della Sera, Addio Severino, filosofo
dell'eternoMorto a Brescia il 17 gennaio, solo il 21 la notizia, su ansa E.
Severino, Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli, È morto Emanuele Severino, l'ultimo filosofo
parmenideo, su la Repubblica, Scianca,
Addio a Emanuele Severino: ecco chi era il grande filosofo dell'essere, su Il
Primato Nazionale, Bovegno, il filosofo
Severino cittadino onorario, su giornaledibrescia «L'esperimento di Barzaghi è importante e va
seguito con attenzione. [...] Immerso nell'alienazione, il cristianesimo è come
una casa invisibile di cui qualcuno dice, indicando un banco di nebbia:
"Là c'è una casa". Che cosa si riuscirebbe a vedere se la nebbia
(l'alienazione) diradasse? Forse una casa. Ma forse nulla. Nel primo caso,
[...] il cristianesimo avrebbe ancora qualcosa da dire, e di grande» (E.
Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza religiosa). «Rigoroso fino alla fine. Solo un po' più
triste», in Bresciaoggi, Emanuele
Severino, il tributo si celebrerà a Palazzo Loggia, in Bresciaoggi, Silvia
Truzzi, Emanuele Severino, l'intervista: "Ecco perché la giovane Italia va
in malora", su il Fatto Quotidiano, Piergiorgio Odifreddi, LA SCIENZA
SOTTO TIRO, su la Repubblica, Diego Fusaro e Daniele Didero, Emanuele Severino,
su Filosofico.net. Gianluca Miligi et al., "Sguardo su Emanuele
Severino" , su filosofia.). il cui
"pensiero poetante", titolo di un saggio di Antonio Prete, che
riprende la metafora di Heidegger su Friedrich Hölderlin, è stato analizzato da
Severino cf. La Guerra , « [...] occorre riconoscere che le sue
posizioni, qualunque sia il giudizio che si pensa di dover dare su di esse, non
sembrano aver avuto, perlomeno fino ad ora, un vero e proprio seguito tra
coloro che si occupano professionalmente di filosofia.» (Cfr. Mauro Visentin,
Il neoparmenidismo italiano. Le premesse storiche e filosofiche, Napoli,
Bibliopolis) Neoparmenidismo, su filosofia. «Se noi potessimo mai non essere, già adesso
non saremmo. La prova più certa della nostra immortalità è il fatto che noi ora
siamo. Perché ciò dimostra che su di noi il tempo non può nulla: in quanto è
già trascorso un tempo infinito. È del tutto impensabile che qualcosa che è
esistito una volta, per un momento, con tutta la forza della realtà, dopo un
tempo infinito possa non esistere: la contraddizione è troppo grossa. Su questo
si fondano la dottrina cristiana del ritorno di tutte le cose, quella induista
della creazione del mondoche si ripete continuamente a opera di Brahma, e dogmi
analoghi di Platone e altri filosofi.» (A. Schopenhauer) D. Sperduto, Vedere senza vedere ovvero
Il crepuscolo della morte, Prefazione di E. Severino, Schena ed., Fasano di
Brindisi, "Ritornare a Parmenide", in Essenza del Nichilismo,
Brescia, Aristotele, Liber de Interpretatione, 1 "...essenza del
nichilismo" ... follia estrema ed estremamente nascosta: la persuasione
che gli esse nti, in quanto tali, escano dal loro non essere e vi
ritornino: la persuasione che vi sia un tempo in cui l'essente (prima di essere
e dopo il suo essere) sia nulla, che il non niente sia niente: la persuasione
che è il culmine in cui si mantiene l'intera storia dell'Occidente."La
morte e la terra21 E. Severino, Pensieri sul cristianesimo, su
books.google. 7 settembre (archiviato il
17 settembre ). E. Severino, Destino
della necessità, Milano, Adelphi, L'alienazione dell'Occidente: osservazioni
sul pensiero di Emanuele Severino, ed. Quadrivium, Genova, Cfr. Severino E., La
struttura originaria, Milano, Adelphi, Sito web del Quirinale: dettaglio
decorato. Sito web del Quirinale:
dettaglio decorato. Amadori F., Il
libero arbitrio: Schopenhauer e Severino, in "Filosofia" Antonelli
A., Verità, nichilismo, prassi. Saggio sul pensiero di Emanuele Severino, Roma,
Armando, Berto F., La dialettica della struttura originaria, Padova, Il
Poligrafo, Crapanzano G.E., L'immutabilità del diveniente. Saggio sul pensiero
di Emanuele Severino, Roma, Gruppo Albatros Il Filo, Cusano N., Capire Severino.
La risoluzione dell'aporetica del nulla, Prefazione di Emanuele Severino,
Milano, Mimesis Edizioni, . Cusano N., Emanuele Severino. Oltre il nichilismo,
Prefazione di Emanuele Severino, Brescia, Morcelliana, . Dal Sasso A., Dal
divenire all'oltrepassare. La differenza ontologica nel pensiero di Emanuele
Severino, Prefazione di Giorgio Brianese, Roma, Aracne, Dal Sasso A., Creatio
ex nihilo. Le origini del pensiero di Emanuele Severino tra attualismo e
metafisica, Prefazione di Emanuele Severino, Milano, Mimesis Edizioni, . De
Giovanni B., Disputa sul divenire. Gentile e Severino, Napoli, Editoriale
Scientifica, . De Paoli M., Furor Logicus. L'eternità nel pensiero di Emanuele
Severino, Milano, Franco Angeli, Donà M., Aporia del fondamento, Napoli, Città
del Sole, nuova edizione ampliata: Milano, Mimesis Edizioni, Fabro C.,
L'alienazione dell'Occidente. Osservazioni sul pensiero di Emanuele Severino,
Genova, Quadrivium, Goggi G., Al cuore del destino. Scritti sul pensiero di
Emanuele Severino, Milano, Mimesis Edizioni, . Goggi, G., Emanuele Severino,
Città del Vaticano, Lateran University Press, . Greyer C.-F., Der Nihilismus,
Europa und eine neue Ontologie. Emanuele Severinos Analyse über das 'Wesen des
Nihilismus', Franziskanische Studien,Hoffmann T. S., 'Alles ist voll von Sein'.
Emanuele Severinos Rückgriff auf Parmenides und die Überwindung des Nihilismus,
Wiener Jahrbücher für Philosophie, Hoffmann T. S., Philosophie in Italien. Eine
Einführung in 20 Porträts, Wiesbaden, Marix Verlag, Magliulo, N., Cacciari e
Severino. Quaestiones disputatae, Milano-Udine, Mimesis, . Mauceri, L., La
hybris originaria. Massimo Cacciari ed Emanuele Severino, Napoli-Salerno,
Orthotes Editrice, . Messinese L., L'apparire del mondo. Dialogo con Emanuele
Severino sulla “struttura originaria” del sapere, Milano, Mimesis, 2Messinese
L., Il paradiso della verità. Incontro con il pensiero di Emanuele Severino,
Pisa, ETS, . Messinese L., Stanze della metafisica. Heidegger, Löwith, Carlini,
Bontadini, Severino, Brescia, Morcelliana, . Messinese L., Né laico, né
cattolico. Severino, la Chiesa, la filosofia, Bari, Dedalo, . Petterlini A.,
Brianese G. e Goggi G. , Le parole dell'Essere. Per Emanuele Severino, Milano,
Mondadori, Poma P., Necessità del divenire. Una critica a Emanuele Severino,
Pisa, ETS, . Saccardi F., Metafisica e parmenidismo. Il contributo della
filosofia neoclassica, Napoli-Salerno, Orthotes, . Scilironi C., Ontologia e
storia nel pensiero di Emanuele Severino, Abano Terme (RM), Francisci, Scurati
M., Pensare l'identità. Da Schelling a Severino, Milano, Alboversorio, Simionato
M., Nulla e negazione. L'aporia del nulla dopo Emanuele Severino, Prefazione di
Emanuele Severino, Pisa, Edizioni Plus (Pisa University Press), . Soncini U.,
Il senso del fondamento in Hegel e Severino, Genova, Marietti, Spanio D. , Il
destino dell'essere. Dialogo con Emanuele Severino, Brescia, Morcelliana, .
Sperduto D., Vedere senza vedere ovvero Il crepuscolo della morte, Prefazione
di E. Severino, Fasano di Brindisi (BR), Schena Editore, Sperduto D., Maestri
futili? Gabriele D'Annunzio, Carlo Levi, Cesare Pavese, Emanuele Severino,
Roma, Aracne, Sperduto D., Il divenire dell'eterno. Su Emanuele Severino (e
Dante), Prefazione di L. Messinese, Roma, Aracne, . Testoni I. , Emanuele
Severino, La follia dell'angelo, Milano, Mimesis, Tarca L.V., Verità,
alienazione e metafisica. Rilettura critica della proposta filosofica di
Emanuele Severino, Treviso, Mevio Washington, Valent I. , Cura e salvezza.
Saggi dedicati a Emanuele Severino, Bergamo, Moretti & Vitali, Visentin
M., Tra struttura e problema. Note intorno al pensiero di E. Severino, Venezia,
Marsilio [ora in Il neoparmenidismo italiano, IDal neoidealismo al
neoparmenidismo, Napoli, Bibliopolis, Metafisica Ontologia Episteme Nichilismo
Giacomo Leopardi Friedrich Nietzsche Parmenide Martin Heidegger Rasoio di Occam
Italo Valent Umberto Galimberti. Sito ufficiale, su emanueleseverino. Emanuele Severino, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Emanuele Severino, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Emanuele Severino, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Emanuele Severino, . Emanuele Severino, su
Goodreads. Registrazioni di Emanuele
Severino, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Vi racconto il mio scontro con la Chiesa Cattolica, su ricerca.repubblica.
Rassegna stampa di e su Severino, su lgxserver.uniba. Rassegna stampa di e su
Severino, su lgxserver.uniba. Video intervista a Emanuele Severino, su asia.,
sito ASIA, Associazione spazio interiore ambiente Emanuele Severino, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. pensiero di
Emanuele Severino, su emanueleseverino.com. Vasco Ursini.
SFORZA.
(Forli). Filosofo. Direttore
del Resto del Carlino e docente alla SapienzaRoma dal 1939, fu autore di
importanti opere di filosofia del diritto quali Il concetto, il diritto e la giurisprudenza
naturale, Filosofia del diritto e filosofia della storia, Idee e problemi di
filosofia giuridica, ecc. Widar Cesarini Sforza, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. PredecessoreDirettore de il Resto del
CarlinoSuccessore Tomaso Monicelli
SGALAMBRO (Lentini). Filosofo. important
Italian philosopher. La sua opera filosofica è stata definita di orientamento
nichilista, definizione spesso respinta da Sgalambro stesso, ma talvolta anche
accettata, e si può piuttosto definire un'originale sintesi tra la filosofia
della vita di Arthur Schopenhauer e il materialismo e pessimismo di Giuseppe
Rensi, con le influenze dell'esistenzialismo sui generis di Emil Cioran, di
alcuni temi della scolastica e della "teologia empia" e naturalistica
di Vanini e Mauthner. Sgalambro è noto anche per la collaborazione con il
cantautore Franco Battiato, delle cui canzoni fu autore dei testi tra il 1995 e
il . Manlio Sgalambro nacque a Lentini, da una famiglia benestante (il
padre era un farmacista). Ha sempre osservato un riserbo quasi
"conventuale" nella sua vita privata, fornendo tuttavia alcuni
elementi biografici nelle sue interviste o presentazioni. Dopo l'infanzia
trascorsa a Lentini, si trasferisce a Catania, dove rimane per tutta la vita.
Nel 1947 si iscrive all'Università degli studi di Catania:
«All'università decisi di non iscrivermi in Filosofia perché la coltivavo già
autonomamente. Mi piaceva il diritto penale e per questo scelsi la facoltà di
Giurisprudenza.” Inoltre non si trovava d'accordo con la cultura filosofica
dominante allora nelle accademie, troppo legata all'idealismo di Croce e
Gentile: «Erano loro che occupavano tutto lo spazio culturale, ma io non
mi ritrovavo affatto in quei sistemi complessi e completi, dove ogni cosa era
già stata incasellata. Per me pensare era una destructio piuttosto che una
costructio: ero uno che notava le rovine, piuttosto che la bellezza. Questo era
un po' scomodo, e non certamente accademico.» Si sposa, e dal matrimonio
nascono cinque figli (Elena, Simona, Riccardo, Irene, Elisa). Il reddito che
proveniva da un agrumeto (lasciatogli in eredità dal padre) non basta più, così
sceglie di integrarlo compilando tesi di laurea e facendo supplenze nelle
scuole: «Il matrimonio è un momento, come dice Hegel, in cui «la realtà
determinata entra in un individuo». Dunque il matrimonio non coincide
semplicemente con l'amore per una persona, ma con la durata: ecco dove sta
l'essenza, quasi teologica, del matrimonio.» Sgalambro era dichiaratamente
ateo anche se credeva nella reincarnazione, come ricordato anche dall'amico
Battiato, e ha avuto un funerale religioso. Da molti anni viveva da solo nella
sua casa catanese. La produzione filosofica «Che non ci sia niente di
peggiore del mondo, non si deve dimostrare.» (La conoscenza del peggio)
Sgalambro ripeteva spesso che non possedeva titoli né lauree «per i biglietti
da visita» e quindi come sia riuscito a diventare uno scrittore di filosofiai
cui libri sono tradotti in francese, tedesco e spagnoloera «un mistero» che
egli stesso stentava a spiegarsi. Il suo primo contatto con un'opera
filosofica avviene nel periodo dell'adolescenza, quando legge La formazione naturale
nel fatto del sistema solare di Roberto Ardigò nella biblioteca di un parente.
Seguono i Principi di psicologia di William James, le Ricerche logiche di
Husserl (un'opera che ritornerà più volte nella sua riflessione), e,
soprattutto, Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer.
L'incontro con il pensatore tedesco spinge Sgalambro ad un interesse sempre
crescente per la cultura nordeuropea, che sfocerà poi nella scoperta di Kant,
Hegel, Friedrich Nietzsche, e Kierkegaard, a cui dedica i suoi primi
saggi. Inizia a collaborare alla rivista catanese Prisma (diretta da Grassi):
il primo scritto è Paralipomeni all'irrazionalismo, dove, influenzato da Rensi,
sviluppa un attacco all'idealismo crociano allora in piena egemonia. Egli si
ispira anche all'ironia di Karl Kraus di cui ama lo stile aforistico ("Se
Karl Kraus avesse scritto Il Capitale lo avrebbe fatto in tre
righe"). Assieme a Sebastiano Addamo, scrive per il periodico
Incidenze (fondato da Antonio Corsano): il primo articolo è Crepuscolo e notte
(che viene ristampato nel ), un breve saggio di "esistenzialismo
negativo", ispirato ad Heidegger e Céline. Frattanto inizia a scrivere
anche per la rivista Tempo presente (diretta da Nicola Chiaromonte ed Ignazio
Silone). Alla fine degli anni settanta decide di organizzare il suo
pensiero in un'opera sistematica: a 55 anni Sgalambro manda il suo primo libro,
La morte del sole, con un biglietto di due righe alla casa editrice Adelphi; al
proposito dirà: «E lì è rimasto due anni. Ma siccome io sono fatto in
questo modo, non ho chiesto niente. Poi è arrivata una telefonata a mia moglie.
Mi chiedevano di andare a Milano, per prendere contatto con l'editore. Roberto
Calasso mi disse che quel libro non era maturo, era marcio: ed era esattamente
così”Negli anni seguenti, con lo stesso editore, pubblica anche: Trattato dell'empietà,
Anatol, Del pensare breve, Dialogo teologico, Dell'indifferenza in materia di
società, La consolazione, Trattato dell'età, De mundo pessimo, La conoscenza
del peggio, Del delitto, e Della misantropia. Spesso viene avvicinato alla
corrente nichilista; talvolta ha respinto la definizione, mentre altre volte
l'ha accettata, nel senso di un nichilismo attivo e demolitore, non passivo e
chiuso: «Indubbiamente questa visione è nell'intimo di me stesso. Per un
nichilista le coseil Papa, Mussolini, un vaso di terracottasi equivalgono.
Questo non significa che non si ha il senso di ciò che vale: significa
piuttosto che si prova a romperlo come si può, per esempio con il martello del pensare.»
Intanto, all'inizio degli anni novanta, con alcuni amici avvia una piccola
attività editoriale a Catania: nasce così la De Martinis. All'interno di questa
casa editrice, Sgalambro si occupa di saggistica, pubblicando un paio di propri
testi (Dialogo sul comunismo e Contro la musica) e ristampando alcune opere di
Giulio Cesare Vanini e di Julien Benda. Suscita polemiche una sua
intervista a Francesco Battistini sulla mafia, dove critica anche Leonardo
Sciascia e il mito dell'antimafia "militante" (che tra l'altro fu
criticata da Sciascia stesso negli ultimi anni di vita): «L'immagine della
Sicilia… C'è, come no? Ma cercarla in faccende di Cuffaro e di Gabanelli è come
cercare un tesoro fra le spine dei fichi d'India. Cercare che cosa, poi? La
griglia mafiosa è una gabbia. È chiaro che ha ragione la Gabanelli e che
Cuffaro vuole cancellare a suo modo la mafia, con un tratto di parole. Ma
contesto che la mafiosità sia una chiave di conoscenza... Non cambio idea. La
mafia è un concetto astratto. E gli astratti si distruggono con la logica, non
con la polizia... La polizia può arrestare la mafia. Eliminarla, mai. Quello
che importa è la Mafia maiuscola, concetto generale e perciò indistruttibile...
La mafia in sé non mi fa venire in mente nulla. Come la patria, i morti di
Solferino. Cose vetuste. Leonardo Sciascia era lo scrittore sociale, un maestro
di scuola che voleva insegnarci le buone maniere sociali. Ma rivisitarlo oggi è
come rileggere Silvio Pellico. La sua funzione si è esaurita... La mafia è l'unica
economia reale di quest'isola... Ci sono fenomeni della storia, ricchezze che
non si possono fare con le mani pulite. Qui la ricchezza è sempre stata
fondiaria, senza investimenti... La ricchezza è per sua natura sporca... Basta
col gioco della spartizione: è mafioso o no? Domande da periodo di lotte
religiose: è luterano o cattolico? In Sicilia sono arrivati anche i laici, per
fortuna.» Definisce poi Claudio Fava "quel piagnone",
affermando che "i famosi Cavalieri", soprannome dato dal padre di
Fava a quattro imprenditori catanesi considerati collusi con Cosa nostra,
«erano l'unica economia possibile» per la città. Nel è tornato in maniera sarcastica
sull'argomento: «Considero la Sicilia come un fenomeno estetico e non ne
cambierei nulla. In questo senso potrei dire che mi considero un mafioso…». Era
stato attaccato dal sociologo Franco Ferrarotti che lo definì "un
neo-reazionario" e di "intolleranza aristocratica e silenzio sulla
mafia". Alla sua isola ha dedicato l'opera Teoria della
Sicilia: «Là dove domina l'elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni
isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell'isola è segnata da
questa certezza. Un'isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si
sorregge sui flutti, sull'instabile. Per ogni isola vale la metafora della
nave: vi incombe il naufragio.» Oltre ai saggi per Adelphi, ha pubblicato
per Bompiani Teoria della canzone, Variazioni e capricci morali, e due raccolte
di poesie, Nietzsche (frammenti di una biografia per versi e voce) e Marcisce
anche il pensiero (frammenti di un poema) (), dedicato all'ultima mezz'ora di
vita di Immanuel Kant, nonché L'impiegato di Filosofia, nel quale ironicamente
afferma di aver rinunciato alla filosofia ritrovandosi più filosofo che mai,
curioso libretto stampato in un museo della stampa con caratteri mobili, edito
da La Pietra Infinita. Infine, ha pubblicato con Il Girasole: Del metodo
ipocondriaco, Quaternario (racconto parigino), la raccolta di poesie Nell'anno
della pecora di ferro, la pièce teatrale L'illusion comique () e Dal ciclo
della vita (, postumo). Le collaborazioni con Franco Battiato ed altri
«La matematica è il tribunale del mondo. Il numero è ordine e disciplina. Ciò
con cui si indica lo scopo della scienza, tradisce col termine la cosa. L'ordine,
già il termine ha qualcosa di bieco, che sa di polizia, adombra negli adepti le
forze dell'ordine cosmico, i riti cosmici. L'autentico sentimento scientifico è
impotente davanti all'universo. L'inflazione che caccia nelle mani
dell'individuo, in un gesto solo, miliardi di marchi, lasciandolo più
miserabile di prima, dimostra punto per punto che il denaro è un'allucinazione
collettiva» (La morte del sole, frasi recitate da Franco Battiato in 23
coppie di cromosomi) Nel 1993 avviene l'incontro con Franco Battiato, del tutto
casualmente, perché presentavano insieme un volume di poesie dell'amico comune
Angelo Scandurra. Dopo pochi giorni da quell'incontro, Battiato gli chiede un
appuntamento per proporgli di scrivere il libretto dell'opera Il cavaliere
dell'intelletto: «Un anno fa non ci conoscevamo neppure. Da allora non
abbiamo fatto altro che lavorare insieme. Lui sarà anche un filosofo, ma per me
è un talento che mi stimola e arricchisce. Mi sembra impossibile, oggi, tornare
a scrivere i testi delle mie cose.» (Battiato) «In mezzo a tutto questo,
mi capitò tra i piedi Franco Battiato. Per un certo verso direi che è stato uno
di quegli incontri che ti portano fuori strada, ma questa è una percezione che
ho avuto molto tardi. A volte trovo che è come se tutto quel tempo io lo abbia
perduto: la questione starebbe nel vedere se sia possibile recuperarlo…»
Sgalambro a Conegliano Sgalambro accetta e risponde ironicamente
all'invito di Battiato chiedendogli di scrivere insieme un disco di musica pop.
Tra Sgalambro e Battiato si sviluppa un sodalizio artistico e umano, anche se
non sempre facile: «Anche perché io non sono un grande seguace dell'amicizia.
Con Battiato abbiamo avuto lunghe liti, che duravano parecchio. Poi uno dei
due, in genere lui, telefonava e il rapporto riprendeva. Tutti i litigi erano
per un rigo da cambiare in una canzone: io non accettavo le esigenze della
musica e per lui questo era costoso. Il suo impegno in politica? Non ho mai
capito come si sia potuto lasciare tentare, tutti i giorni ho cercato di
convincerlo a levarsi, solo ora per fortuna sta tornando in se stesso.» Collabora
a quasi tutti i progetti di Franco Battiato, per cui scrive: i libretti
delle opere Il cavaliere dell'intelletto (su Federico II di Svevia), Socrate impazzito,
Gli Schopenhauer e Telesio (su Bernardino Telesio), e del balletto Campi
magnetici; i testi di svariati album musicali (L'ombrello e la macchina da
cucire, L'imboscata, Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto,
Apriti sesamo) e vari inediti, presenti ad esempio nell'album Fleurs; le
sceneggiature dei film Perduto amor, Musikanten (sugli ultimi anni della vita
di Beethoven) e Niente è come sembra, del programma televisivo Bitte, keine
Réclame e del documentario Auguri don Gesualdo (su Gesualdo Bufalino). Benché
affermasse che la canzone era per lui "una distrazione", dal 1998
scrive testi di canzoni anche per Patty Pravo (Emma), Alice (Come un sigillo,
Eri con me), Fiorella Mannoia (Il movimento del dare), Carmen Consoli (Marie ti
amiamo), Milva (Non conosco nessun Patrizio), Adriano Celentano (Facciamo finta
che sia vero) e Ornella Vanoni (Aurora). Dopo essere intervenuto anche ai
concerti di Battiato, nel 2000 si cimenta lui stesso con la musica e pubblica
il singolo La mer, contenente la cover del celebre brano di Charles
Trenet. In una rappresentazione de L'histoire du soldat di Igor'
Stravinskij interpretò la voce narrante, con Franco Battiato nella parte del
soldato e Giovanni Lindo Ferretti in quella del Diavolo. Nel 2001 pubblica
l'album Fun club, prodotto da Franco Battiato e Saro Cosentino, che contiene
«evergreen» del calibro di La vie en rose (di Piaf) e Moon river (di Henry
Mancini), ma anche l'ironica Me gustas tú (di Manu Chao): «Un
alleggerimento che considero doveroso. Dobbiamo sgravare la gente dal peso del
vivere, invece che dare pane e brioches. Questa volta, mi sono sgravato
anch'io. E poi, la musica leggera ha questo di bello, che in tre minuti si può
dire quanto in un libro di 400 pagine o in un'opera completa a teatro.»
(Manlio Sgalambro). Dà la voce all'aereo DC-9 Itavia nell'opera Ultimo volo di
Pippo Pollina sulla strage di Ustica. Nel 2009 pubblica il singolo La
canzone della galassia, contenente la cover di The galaxy song (tratto da Il
senso della vita dei Monty Python), cantata assieme al gruppo sardo-inglese
Mab. Torna dopo 40 anni ad esibirsi in un pub di Catania, assieme al
filosofo Salvatore Massimo Fazio e il curatore del suo sito Alessio Cantarella.
Finita l'esibizione alla presenza di Pippo Russo e Franco Battiato, seguì il
concerto delle Lilies on Mars, band formata da due ex componenti del gruppo MAB
(Masia e Cristofalo), band che si era esibita con Battiato nella canzone Il
vuoto, su testo di Sgalambro. Partecipazioni dirette alle opere di Battiato
Canzoni In Di passaggio (da L'imboscata) recita in greco antico: (EL) «Ταὐτὸ
τενὶ ζῶν καὶ τεθνηκὸς καὶ ἐγρηγορὸς καὶ καθεῦδον καὶ νέον καὶ γηραιόν' τάδε γὰρ
μεταπεσόντα ἐκεινά ἐστι κἀκεῖνα πάλιν ταῦτα.» «La stessa cosa sono il
vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi
infatti mutando son quelli e quelli mutando son questi.» (Eraclito,
Frammenti, 88) Interviene recitando in Shakleton, dall'album Gommalacca. In
Invito al viaggio (da Fleurs) recita: «Ti invito al viaggio in quel paese che
ti somiglia tanto. I soli languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio
spirito l'incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati. Laggiù, tutto è
ordine e bellezza, calma e voluttà; il mondo s'addormenta in una calda luce di giacinto
e d'oro; dormono pigramente i vascelli vagabondi, arrivati da ogni confine per
soddisfare i tuoi desideri.» (Charles Baudelaire, I fiori del male) In
Corpi in movimento (da Campi magnetici) recita: «Se io, come miei punti, penso
quali si vogliano sistemi di cose, per esempio, il sistema: amore, legge,
spazzacamino… e poi non faccio altro che assumere tutti i miei assiomi come
relazioni tra tali cose, allora le mie proposizioni, per esempio, il teorema di
Pitagora, valgono anche per queste cose.» (David Hilbert, Lettera a
Frege) Partecipa a quasi tutti i tour di Franco Battiato: Nel tour del
'97 recita versi in latino sul brano di Battiato Areknames (da Pollution),
ribattezzato per l'occasione Canzone chimica: «Bacterium flourescens
liquefaciens, Bacterium histolyticum, Bacterium mesentericum, Bacterium
sporagenes, Bacterium putrificus…» (Canzone chimica) Esegue una nuova
versionecon il testo riadattato in chiave filosoficadi Accetta il consiglio
(tratto da The Big Kahuna), che viene pubblicato l'anno dopo nell'album live
Last Summer Dance. Canta due brevi strofe dei suoi versi nella canzone La porta
dello spavento supremo, dall'album Dieci stratagemmi di Battiato: «Quello che
c'è / ciò che verrà / ciò che siamo stati / e comunque andrà /tutto si dissolverà
(...) Sulle scogliere fissavo il mare / che biancheggiava nell'oscurità / tutto
si dissolverà.» (La porta dello spavento supremo/Il sogno, testo di
Manlio Sgalambro e Carlotta Wieck) Opere Libri Manlio Sgalambro, La morte del
sole, Milano, Adelphi, Trattato dell'empietà, Milano, Adelphi, Manlio
Sgalambro, Vom Tod der Sonne (edizione tedesca de La morte del sole),
traduzione di Dora Winkler, Monaco (Germania), Hanser, Del metodo ipocondriaco,
Valverde (CT), Il Girasole, Anatol, Milano, Adelphi, Manlio Sgalambro, Anatol
(edizione francese), traduzione di Dominique Bouveret, Saulxures (Francia),
Circé, Del pensare breve, Milano, Adelphi, Manlio Sgalambro, Dialogo teologico,
Milano, Adelphi, Contro la musica. (Sull'ethos dell'ascolto), Catania, De Martinis,
Dell'indifferenza in materia di società, Milano, Adelphi, Del pensare breve),
traduzione di Carole Walter, Saulxures (Francia), Circé, Dialogo sul comunismo,
Catania, De Martinis, Manlio Sgalambro, La consolazione, Milano, Adelphi, La
morte del sole (seconda edizione), Milano, Adelphi, Manlio Sgalambro, Teoria
della canzone, Milano, Bompiani, s (contiene l'edizione francese di Dialogo
teologico), traduzione di Carole Walter, Saulxures (Francia), Circé, Manlio
Sgalambro, Nietzsche. (Frammenti di una biografia per versi e voce), Bompiani,
Milano, Poesie (edizione a tiratura limitata di 72 esemplari numerati), Antonio
Contiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Trattato dell'età. Una lezione di
metafisica, Milano, Adelphi, Manlio Sgalambro-Davide Benati, Segrete (edizione
a tiratura limitata di 30 esemplari numerati), Antonio Contiero, Reggio Emilia,
La Pietra Infinita, Trattato dell'età), traduzione di Dominique Férault, Parigi
(Francia), Payot, Opus postumissimum. (Frammento di un poema), Silvia BatistiRossella
Lisi, Firenze, Giubbe Rosse, Manlio Sgalambro, Dolore e poesia (edizione a
tiratura limitata di 32 esemplari numerati), Antonio Contiero, Reggio Emilia,
La Pietra Infinita, De mundo pessimo (contiene Contro la musica. (Sull'ethos
dell'ascolto) e Dialogo sul comunismo), Milano, Adelphi, Trattato dell'empietà
(seconda edizione), Milano, Adelphi, Quaternario. Racconto parigino, Valverde
(CT), Il Girasole, Nietzsche. Frammenti di una biografia per versi e voce
(seconda edizione), Milano, Bompiani, La conoscenza del peggio, Milano, Adelphi,
Del delitto, Milano, Adelphi, La consolazione, L'impiegato di filosofia
(edizione a tiratura limitata di 100 esemplari numerati), Reggio Emilia, La
Pietra Infinita, Crepuscolo e notte, Messina, Mesogea, Nell'anno della pecora
di ferro, Valverde (CT), Il Girasole, Marcisce
anche il pensiero. Frammenti di un poema (seconda edizione di Opus
postumissimum. (Frammento di un poema)), Milano, Bompiani, Della misantropia,
Milano, Adelphi, Teoria della canzone
(seconda edizione con una nuova introduzione dell'autore), Milano,
Bompiani, Manlio Sgalambro, L'illusion
comique, Valverde (CT), Il Girasole,
Manlio Sgalambro, Variazioni e capricci morali, Milano, Bompiani, Dal ciclo della vita, Valverde (CT), Il
Girasole, Devozione allo spazio in
Giuseppe Raciti, Dello spazio, Catania, CUECM, Sciascia e le aporie del fare in
Sciascia. Scrittura e verità, Palermo, Flaccovio, Manlio Sgalambro, Carpe veritatem
in Schopenhauer, La filosofia delle università, Milano, Adelphi, Empedocle o della fine del ciclo cosmico in
Antonio Di Grado, Grandi siciliani. Tre millenni di civiltà, v. 1, Catania, Maimone,
Gentile o del pensare in Antonio Di Grado, Grandi siciliani. Tre millenni di
civiltà, v. 2, Catania, Maimone, Post scriptum in Pietro Barcellona, Lo spazio
della politica. Tecnica e democrazia, Roma, Riuniti, Manlio Sgalambro,
postfazione in Julien Benda, Saggio di un discorso coerente sui rapporti tra
Dio e il mondo, Catania, De Martinis, Rensi in Giuseppe Rensi, La filosofia
dell'autorità, Catania, De Martinis, quarta di copertina Manlio Sgalambro,
prefazione in Angelo Scandurra, Trigonometria di ragni, Milano, All'Insegna del
Pesce d'Oro, Manlio Sgalambro, La malattia dello spazio in Insulæ. L'arte
dell'esilio, Genova, Costa & Nolan, Manlio Sgalambro, Vanini e
l'empietà in Giulio Cesare Vanini, Confutazione delle religioni, Catania, De
Martinis, Manlio Sgalambro, Breve introduzione in Giuseppe Tornatore, Una pura
formalità, Catania, De Martinis, Piccola glossa al “Trattato della concupiscenza”
in Jacques Bénigne Bossuet, Trattato della concupiscenza, Catania, De Martinis,
Manlio Sgalambro, postfazione in Ernst JüngerKlaus Ulrich Leistikov, Mantrana.
Un gioco, Catania, De Martinis, Gentile e il tedio del pensare in Giovanni
Gentile, L'atto del pensare come atto puro, Catania, De Martinis, Manlio
Sgalambro, Il bene non può fondarsi su un Dio omicida in Carlo Maria Martini Umberto
Eco, In cosa crede chi non crede?, Roma, Liberal, Sciascia e le aporie del fare
in Leonardo Sciascia. La memoria, il futuro, Matteo Collura, Milano, Bompiani, prefazione
in Tommaso Ottonieri, Elegia sanremese, Milano, Bompiani, Manlio Sgalambro, La
morale di un cavallo in Ottavio Cappellani, La morale del cavallo, Scordia
(CT), Nadir, Manlio Sgalambro, Prefazione in Maurizio Cosentino, I sistemi
morali, Catania, Boemi, postfazione in Domenico Trischitta, Daniela Rocca. Il
miraggio in celluloide, Catania, Boemi, Manlio Sgalambro, Piccole note in
margine a Salvo Basso in Salvo Basso, Dui, Catania, Prova d'Autore, Il
fabbricante di chiavi in Mariacatena De LeoLuigi Ingaliso, Nell'antro del
filosofo. Dialogo, , Catania, Prova d'Autore, postfazione in Alessandro Pumo,
Il destino del corpo. L'uomo e le nuove frontiere della scienza medica, Palermo,
Nuova Ipsa, Manlio Sgalambro, Sodalizio in Franco Battiato. L'alba dentro
l'imbrunire (allegato a Franco Battiato. Parole e canzoni), Vincenzo Mollica,
Torino, Einaudi, 2004V Manlio Sgalambro, Del vecchio in Riccardo MondoLuigi
Turinese, Caro Hillman… Venticinque scambi epistolari con James Hillman,
Torino, Bollati Boringhieri, Manlio Sgalambro, prefazione in Anna Vasta, I
malnati, Porretta Terme (BO), I Quaderni del Battello Ebbro, seconda di
copertina, Lettera a un giovane poeta in Luca Farruggio, Bugie estatiche, Roma,
Il Filo, prefazione in Toni Contiero, Galleria Buenos Aires, Reggio Emilia,
Aliberti, Manlio Sgalambro, Teoria della Sicilia in Guido Guidi Guerrera,
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d'oriente, Palermo, Flaccovio, Manlio
Sgalambro, Una nota in Franco Battiato, In fondo sono contento di aver fatto la
mia conoscenza (allegato a Niente è come sembra), Milano, Bompiani, Manlio
Sgalambro, Nadia Boulanger e l'ethos della musica in Bruno Monsaingeon,
Incontro con Nadia Boulanger, Palermo, rueBallu, prefazione in Arnold de Vos,
Il giardino persiano, Fanna (PN), Samuele, Manlio Sgalambro, prefazione in
Angelo Scandurra, Quadreria dei poeti passanti, Milano, Bompiani, seconda di
copertina Manlio Sgalambro, Sull'idea di nazione in Catania. Non vi sarà
facile, si può fare, lo facciamo. La città, le regole, la cultura, Catania,
ANCE, Manlio Sgalambro, Dicerie in Franco Battiato, Don Gesualdo (allegato a
Auguri don Gesualdo), Milano, Bompiani, Manlio Sgalambro, postfazione in Carlo
Guarrera, Occhi aperti spalancati, Messina, Mesogea, Manlio Sgalambro, Nota
critica in Anna Vasta, Di un fantasma e di mari, Catania, Prova d'Autore, Nota
in Georges Bataille, W.C., Antonio Contiero, Massa, Transeuropa, Massa,prefazione
in Giampaolo Bellucci, Un grappolo di rose appese al sole, Villafranca Lunigiana
(MS), Cicorivolta, Manlio Sgalambro, prefazione in Selenia Bellavia, Pourparler,
Catania, Prova d'Autore, Manlio Sgalambro, Apologia del teologo in Fabio
Presutti, Deleuze e Sgalambro: dell'espressione avversa, Catania, Prova d'Autore,
,Breve riflessione in Massimiliano Scuriatti, Mico è tornato coi baffi, Milano,
Bietti, Manlio Sgalambro, Presentazione in Armando Rotoletti, Circoli di
conversazione a Biancavilla, Modugno (BA), Arti Grafiche Favia, Il senso della
bellezza in Franco Battiato, Jonia me genuit. Discografia leggera, discografia
classica, filmografia, pittura, Firenze, Della Bezuga, Moralità plutarchee in
Domenico Trischitta, Catania, Il Garufi, 109 Manlio Sgalambro, La città dei
morti in Luigi Spina, Monumentale. Un viaggio fotografico all'interno del gran
camposanto di Messina, Milano, Electa, prefazione in Ghesia Bellavia, Fermo
immagine, Catania, Il Garufi, Sulla mia morte in Franco Battiato, Attraversando
il bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani, Album Manlio Sgalambro, Fun
club, Milano, Sony, 2001 Singoli Manlio Sgalambro, La mer, Milano, Sony,Manlio
Sgalambro, Me gustas tú, Milano, Sony, feat. Mab, La canzone della galassia,
Milano, Sony, Collaborazioni Album testi (L'ombrello e la macchina da cucire,
Breve invito a rinviare il suicidio, Piccolo pub, Fornicazione, Gesualdo da
Venosa, Moto browniano, Tao, Un vecchio cameriere, L'esistenza di Dio) in
Franco Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire, Milano, EMI, testi (Di
passaggio, Strani giorni, La cura, Ein Tag aus dem Leben des kleinen Johannes,
Amata solitudine, Splendide previsioni, Ecco com'è che va il mondo,
Segunda-feira, Memorie di Giulia, Serial killer) e voce (Di passaggio) in
Franco Battiato, L'imboscata, Milano, Polygram, voce (Canzone chimica) in Franco Battiato,
L'imboscata live tour (registrazione video di un concerto), Milano, Polygram, testo
(Emma Bovary) in Patty Pravo, Notti, guai e libertà, Milano, Sony, testi (Shock
in my town, Auto da fé, Casta diva, Il ballo del potere, La preda, Il mantello
e la spiga, È stato molto bello, Quello che fu, Vite parallele, Shackleton) e
voce (Shackleton) in Franco Battiato, Gommalacca, Milano, Polygram, testi
(Medievale, Invito al viaggio) e voce (Invito al viaggio) in Franco Battiato,
Fleurs. Esempi affini di scritture e simili, Milano, Universal, 1999 testi
(Running against the grain, Bist du bei mir, La quiete dopo un addio, Personalità
empirica, Il cammino interminabile, Lontananze d'azzurro, Sarcofagia, Scherzo
in minore, Il potere del canto) e voce (Personalità empirica) in Franco
Battiato, Ferro battuto, Milano, Sony, testo (Invasione di campo) in Invasioni, New Scientist, 2001 testo (Come un
sigillo) in Franco Battiato, Fleurs 3 (album), Milano, Sony, voce (Non
dimenticar le mie parole) in Franco Battiato, Colonna sonora di Perduto amor
(colonna sonora del film), Milano, Sony, voce (Shackleton, Accetta il
consiglio) in Franco Battiato, Last summer dance (registrazione audio di un
concerto), Milano, Sony, testi (Tra sesso e castità, Le aquile non volano a
stormi, Ermeneutica, Fortezza Bastiani, Odore di polvere da sparo, I'm that,
Conforto alla vita, 23 coppie di cromosomi, Apparenza e realtà, La porta dello
spavento supremo) e voce (La porta dello spavento supremo) in Franco Battiato,
Dieci stratagemmi. Attraversare il mare per ingannare il cielo, Milano, Sony,
2004 voce (La porta dello spavento supremo) in Franco Battiato, Un soffio al
cuore di natura elettrica (registrazione audio e video di un concerto), Milano,
Sony, testi (Il vuoto, I giorni della monotonia, Aspettando l'estate, Niente è
come sembra, Tiepido aprile, The game is over, Io chi sono?, Stati di gioia) e
dell'adattamento in italiano di Era l'inizio della primavera (da Aleksej
Nikolaevič Tolstoj, It was in the early days of spring) in Franco Battiato, Il
vuoto, Milano, Universal, testo (Maori legend) in Lilies on Mars, Lilies on
Mars, testo (Il movimento del dare) in Fiorella Mannoia, Il movimento del dare,
Milano, Sony, testi (Tutto l'universo obbedisce all'amore, Tibet) e
dell'adattamento in italiano di Del suo veloce volo (da Antony Hegarthy,
Frankenstein) in Franco Battiato, Fleurs 2, Universal, testo (Marie ti amiamo)
in Carmen Consoli, Elettra, Milano, Universal, 2009 testi (Inneres Auge, 'U
cuntu) e voce ('U cuntu) in Franco Battiato, Inneres Auge. Il tutto è più della
somma delle sue parti, Milano, Universal, testo (Non conosco nessun Patrizio!)
in Milva, Non conosco nessun Patrizio!, Milano, Universal, testo (Facciamo finta che sia vero) in
Adriano Celentano, Facciamo finta che sia vero, Milano, Universal, testo (Eri con me) in Alice, Samsara, Arecibo, testi (Un irresistibile richiamo, Testamento,
Quand'ero giovane, Eri con me, Passacaglia, La polvere del branco, Caliti
junku, Aurora, Il serpente, Apriti sesamo) in Franco Battiato, Apriti sesamo,
Milano, Universal, Singoli testi (Strani
giorni, Decline and fall of the Roman empire) in Franco Battiato, Strani giorni,
Milano, Polygram, testo in Patty Pravo, Emma Bovary, Milano, Sony, 1998 testi
(Shock in my town, Stage door) in Franco Battiato, Shock in my town, Milano,
Polygram, 1998 testi (Il ballo del potere, Stage door, Emma, L'incantesimo) in
Franco Battiato, Il ballo del potere, Milano, Polygram, testi (Running against
the grain, Sarcofagia, In trance) in Franco Battiato, Running against the
grain, Milano, Sony, 2001 testo in Franco Battiato, Il vuoto, Milano,
Universal, testo in Franco Battiato feat. Carmen Consoli, Tutto l'universo
obbedisce all'amore, Milano, Universal, testo in Franco Battiato, Inneres Auge, Milano,
Universal, testo in Franco Battiato, Passacaglia, Milano, Universal, Opere teatrali testi in Franco Battiato, Il
cavaliere dell'intelletto, inedito (prima rappresentazione: Palermo, testi e
attore in Martin Kleist, Socrate impazzito, inedito (prima rappresentazione:
Catania) testi e attore in Franco Battiato, Gli Schopenhauer, inedito (prima
rappresentazione: Fano (PU), 8 agosto 1998) attore in Igor' Fëdorovič
Stravinskij, L'histoire du soldat, inedito, 1999 (prima rappresentazione: Roma,
libretto e voce (Corpi in movimento, La
mer) in Franco Battiato, Campi magnetici. I numeri non si possono amare,
Milano, Sony, (prima rappresentazione: Firenze) voce (Volare è un'arte, Negli
abissi, Pratica di mare, A tu per tu con il Mig, Verso Bologna, Simulacro) in
Pippo Pollina, Ultimo volo. Orazione civile per Ustica, Bologna, Storie di
Note, 2007 (prima rappresentazione: Bologna) attore in Manlio SgalambroRosalba
BentivoglioCarlo Guarrera, Frammenti per versi e voce, inedito (prima
rappresentazione: Catania, testi in Battiato, Telesio. Opera in due atti e un
epilogo, Milano, Sony, (prima
rappresentazione: Cosenza, 7 maggio ) Film sceneggiatura e attore (Martino
Alliata) in Franco Battiato, Perduto amor, Giarre (CT), L'Ottava, sceneggiatura
e attore (nobile senese) in Franco Battiato, Musikanten, Giarre (CT), L'Ottava,
sceneggiatura in Franco Battiato, Niente è come sembra, Milano, Bompiani, Documentari
intervento in Daniele Consoli, La verità sul caso del signor Ciprì e Maresco,
Zelig, intervento in Franco Battiato, Auguri don Gesualdo, Milano,
Bompiani, intervento in Massimiliano
Perrotta, Sicilia di sabbia, Movie Factory,
intervento in Franco Battiato, Attraversando il bardo. Sguardi
sull'aldilà, Milano, Bompiani, Videoclip
attore inBattiato, L'ombrello e la macchina da cucire, attore in Franco
Battiato, Di passaggio, attore in Franco Battiato, Strani giorni, attore in
Franco Battiato, Shock in my town, attore in Franco Battiato, Running against
the grain, attore in Franco Battiato, Bist du bei mir, attore in Franco
Battiato, Ermeneutica, attore in Battiato, La porta dello spavento supremo, attore
in Franco Battiato, Il vuoto, attore in Franco Battiato, Inneres Auge, Programmi
televisivi Franco Battiato, Bitte, keine Réclame, Libri Francesco Saverio Niso, Comunità dello
sguardo. Halbwachs, Sgalambro, Cordero, Torino, Giappichelli, 2001 Mariacatena
De LeoLuigi Ingaliso, Nell'antro del filosofo. Dialogo con Manlio Sgalambro,
Catania, Prova d'Autore, Lina Passione, La notte e il tempo. Divagazioni su
Franco Battiato, Manlio Sgalambro e… altro, Catania, CUECM, Alessandro Max
Cantello, Sgalambro speaks. Uno scherzo mimetico che possa introdurre ad una filosofia,
Mas Club, Manlio Sgalambro. L'ultimo
chierico, Rita Fulco, Messina, Mesogea,
Caro misantropo. Saggi e testimonianze per Manlio Sgalambro, Antonio
CarulliFrancesco Iannello, Napoli, La Scuola di Pitagora, Salvatore Massimo Fazio, Regressione suicida.
Dell'abbandono disperato di Emil Cioran e Manlio Sgalambro, Barrafranca ,
Bonfirraro, Manlio Sgalambro. Breve
invito all'opera, Davide Miccione, Caltagirone (CT), Lettere da Qalat, Antonio Carulli, Introduzione a Sgalambro,
Genova, Il Melangolo, Patrizia
TrovatoAntonio CarulliPiercarlo NecchiManuel Pérez Cornejo, La piccola verità.
Quattro saggi su Manlio Sgalambro, Milano, Mimesis, Saggi Sergio Zavoli, Le ombre della sera in
Di questo passo. Cinquecento domande per capire dove andiamo, Torino, Nuova ERI,
Calogero Rizzo, De consolatione theologie in Massimo Iiritano, Sergio Quinzio.
Profezie di un'esistenza, Soveria Mannelli (CZ), Rubettino, Armando Matteo,
Manlio Sgalambro: il dovere dell'empietà in Della fede dei laici. Il
cristianesimo di fronte alla mentalità postmoderna, Soveria Mannelli (CZ), Rubettino,
Stefano Lanuzza, Il filosofo insulare in Erranze in Sicilia, Napoli, Guida, Pino
Aprile, La morte del sole in Giù al sud. Perché i terroni salveranno l'Italia,
Segrate (MI), Piemme, Marco Risadelli, Note su “Dell'indifferenza in materia di
società” di Manlio Sgalambro in Alessandra MallamoAngelo Nizza, Polisofia,
Roma, Nuova Cultura, , Giuseppe Raciti,
Until the end of the world. Sgalambro lettore di Spengler in Per la critica
della notte. Saggio sul “Tramonto dell’Occidente” di Oswald Spengler, Milano,
Mimesis, Articoli Enrico Arosio, Ora Sgalambro il mondo in L'Espresso, Stefano
Lanuzza, Il pensiero ipocondriaco in Il Ponte, Gerd Bergfleth, Finis mundi.
Manlio Sgalambro und der Weltuntergang in Der Pfahl. Jahrbuch aus dem
Niemandsland zwischen Kunst und Wissenschaft, Alberto Corda, Profilo di Manlio
Sgalambro, filosofo “irregolare” in Arenaria, Giuseppe Raciti, Sgalambro
maestro “cattivo” per elezione in Ideazione, Ferdinando Raffaele, Intorno alla
creatività filosofica. A colloquio con il filosofo Manlio Sgalambro in Parolalibera,
Francesco Saverio Nisio, Sgalambro, l'unico che canta. Mille sguardi, II in
Democrazia e diritto. Guerra e individuo, Marcello Faletra, Dialogo, Cyberzone Fabio
Presutti, Manlio Sgalambro, Giorgio Agamben: on metaphysical suspension of
language and the destiny of its inorganic re-absorption in Italica, Concetta
Bonini, Manlio Sgalambro. Il cavaliere dell'intelletto in Freetime. Sicilia, Marcello Faletra, La pistola di
Sgalambro, in//peppinoimpastato.com/visualizza.asp
Marcello Faletra, L'azzardo del pensiero o il filosofo della crudeltà:Cyberzone
Faletra, In ricordo, Artribune, Tesi di laurea Salvatore Massimo Fazio, Cioran
e Sgalambro: un confronto, Università degli Studi di Catania, Fatima Scaglione,
BattiatoSgalambro. Tra musica e filosofia, Università degli Studi di Palermo, Cecilia
Comparoni, L'impossibilità di essere consolati. L'itinerario tragico, Università
degli Studi di Genova, a.a. - Filmografia Guido Cionini, Manlio Sgalambro. Il
consolatore, ineditoGuido Cionini, Another side of Sgalambro, inedito (2008)
Marcello Faletra, Mario Bellone, Manlio Sgalambro. Del pensare breve, inedito
() Note Franco Battiato su Storia della
musica Articolo su Repubblica, adesso il
filosofo diventa crooner Intervista a
Battiato e SgalambroYouTube Intervista a
Manlio Sgalambro: Il filosofo rock che dà del “lei” a Battiato livesicilia |
elena giordano Manlio Sgalambro, l'ultima intervista "Teoria della canzone", Bompiani, e
la prefazione a "La filosofia delle università", Adelphi Sgalambro, il ricordo commosso di Cacciari:
“Con lui incontro straordinario”Video Il Fatto Quotidiano TV, su tv.ilfattoquotidiano). “A un tratto ci si accorge di quella cosa che
chiamiamo pensare”: Addio a Sgalambro. La sua ultima intervista. cfr. "De mundo pessimo",
"Frammenti di storia dell'empietismo", "Trattato
dell'empietà" Adelphi GAP Speciali. Manlio SgalambroUn viaggio oltre
il luogo commune Rai Scuola Mariacatena De Leo & Ingaliso, Nell'antro del filosofo: dialogo con
Manlio Sgalambro (Prova d'autore È morto Manlio Sgalambro, il filosofo di
Franco Battiato, radiomusik, Franco Battiato choc a Napoli: «Sento la fine
vicina, meglio cogliere il giorno». Sgalambro, il filosofo che cantò il
nichilismo Giovanni Tesio, "In ginocchio davanti a Nietzsche",
TuttoLibri, "La conoscenza del
peggio", Adelphi La scrittura
aforistica di Manlio Sgalambro |
Intervista a Manlio Sgalambro:: LaRecherche Paralipomeni all'irrazionalismo Archiviato il
7 marzo in . Giorgio Calcagno, Sgalambro: il filosofo è
uno spione (da La Stampa Francesco Battistini, Sgalambro: Sciascia addio, non
servi più, Corriere della Sera. Carlo Formenti, Ferrarotti accusa: «Sgalambro
neoreazionario», in “Corriere della Sera”, Liliana Madeo, Battiato: note per un filosofo
(da La Stampa). Marinella Venegoni, Così
Sgalambro canta la sua filosofia (da La Stampa dSito ufficiale, su
sgalambro.altervista.org. Manlio Sgalambro, su AllMusic, All Media Network.
Manlio Sgalambro, su Discogs, Zink Media. Manlio Sgalambro, su MusicBrainz,
MetaBrainz Foundation. Manlio Sgalambro, su Internet Movie Database,
IMDb.com. Manlio Sgalambro. Il filosofo
cantante maestro dell'ironia: "Sono un uomo felice di stare su
quest'Isola", in la Repubblica, Incontro in Le conversazioni di Perelandra. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Sgalamabro," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
SICILIANI. (Galatina). Filosofo.
Figlio di un commerciante di pelli, dopo gli studi nel seminario di Otranto
frequentò il Collegio gesuitico di Lecce e, il Collegio medico-cerusico di
Napoli, dal quale fuggì dopo essere stato segnalato alla polizia borbonica a
causa delle sue simpatie liberali. A
Pisa si laureò sotto la guida di Studiati, stringendo inoltre un proficuo
rapporto di collaborazione con lo iatrofilosofo Puccinotti, che influì molto
sui suoi studi filosofici. Sempre in Toscana strinse rapporti di profonda
amicizia con personalità importanti e influenti della cultura dell'Ottocento,
quali: Silvestro Centofanti, Filippo Pacini, Gino Capponi, Maurizio Bufalini e
altri. Seguendo la sua vocazione,
orientò i propri studi verso le discipline filosofiche e ottenne, nel 1862, la
cattedra di Filosofia speculativa e morale nel Regio liceo "Dante
Alighieri" di Firenze, dove insegnò fino al 1867. A Firenze sposò, nel
1864, la letterata e filantropa Cesira Pozzolini, nipote del senatore Vincenzo Malenchini e
appartenente a una famiglia di forte fede unitaria e liberale (la madre, Gesualda
Malenchini, ispettrice nelle scuole femminili di Firenze e fondatrice di una
scuola rurale gratuita per i figli dei contadini del piccolo centro di
Bivigliano, era stata la prima donna ad aver portato a Firenze il tricolore nei
moti del 1848 e il fratello Giorgio Pozzolini aveva combattuto nelle maggiori
battaglie risorgimentali affiancando Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio). Da questa
unione nacque il console Vito Siciliani conte di Morreale. In questo periodo fu
iniziato in massoneria nella loggia fiorentina "La Concordia.” Fu nominato
professore straordinario di filosofia teoretica a Bologna dal ministro Cesare
Correnti e incaricato dell'insegnamento di pedagogia. Nel 1879, poi, divenne
docente ordinario della stessa disciplina sempre nell'Ateneo felsineo. A
Bologna tenne anche il secondo corso italiano di sociologia teoretica. Qui,
inoltre, strinse amicizia col poeta Giosuè Carducci, anch'egli accademico a
Bologna ed entrò in contatto con Francesco Fiorentino e Bertrando Spaventa. Co-direttore
della "Rivista bolognese di scienze, lettere, arti e scuole" con
Francesco Fiorentino, Cesare Albicini ed Enrico Panzacchi. Ne abbandonò la
direzione per divergenze maturate in seno alla direzione generate,
probabilmente, dall'impostazione (eclettica) che Siciliani intendeva dare alla
Rivista e che contrastava con l'indirizzo idealistico voluto da
Fiorentino. A Bologna istituì un centro
di studi pedagogici, contribuendo all'elevazione della pedagogia al rango di
scienza. Fu un convinto assertore della valorizzazione della persona e perciò
la sua azione educativa, per giungere alla conquista della libertà e del
carattere morale da parte del soggetto da educare, prevedeva l'intervento della
famiglia e della società. Altro suo pensiero fondamentale fu il principio dell'autodidattica
che, pur non escludendo l'azione dell'educatore, mette in primo piano il
protagonismo del soggetto da educare. Alla sua morte, avvenuta nel 1885,
ricevette onoranze e attestati di stima da parte di molti studiosi europei e
americani, mentre in Italia la sua fama fu oscurata da giudizi negativi,
espressi anzitutto da Giovanni Gentile che vedeva in lui un'espressione (benché
autonoma) della scuola positivistica . Di recente è stata rivalutata
l'influenza vichiana sul suo pensiero. A
lui è dedicata la Biblioteca civica di Galatina, nella quale è conservato il
"Fondo Siciliani" la raccolta, cioè, dei libri appartenuti al
pensatore e dolla biblioteca dalla moglie Cesira Pozzolini. A Pietro Siciliani
è dedicato anche il Liceo Socio-Psicopedagogico di Lecce. È sepolto nel
Cimitero delle Porte Sante di Firenze.
Il pensiero filosofico Di formazione giobertiana, Siciliani si accostò
al pensiero di Vico già negli anni fiorentini, tentando di inaugurare una
filosofia mediana (detta della "terza via") che individuasse una
sintesi tra opposte e differenti discipline. Dal suo punto di vista, infatti,
ogni pensiero contiene del buono e delle esagerazioni. Metodo del pensiero
"mediano" sarà, dunque, quello di salvare ciò che c'è di buono di una
scuola di pensiero per rigettarne le astrattezze e le esagerazioni. Con lo scritto La Critica nella filosofia
zoologica del XIX secolo, approdò nel più ampio dibattito europeo, ricevendo
apprezzamenti e pareri favorevoli dai più illustri scienziati internazionali.
Nel frattempo approfondì e diede il suo contributo speculativo alle nuove
discipline che in quegli anni muovevano alla ricerca di un'identità
epistemologica: la sociologia (Socialismo, darwinismo e sociologia moderna; Teorie
sociali e socialismo) e la psicologia (Prolegomeni alla moderna psicogenia, tradotta
in francese da Alessandro Herzen con il titolo Prolègoménes a la psychogénie
moderne). I Congressi Pedagogici. Il ministro
Francesco De Sanctis conferì a Siciliani la presidenza di vari congressi
pedagogici che si tennero a Firenze, Venezia, Genova, Milano, e Siciliani presiedette la prima sezione
dell'XI Congresso pedagogico romano. Queste esperienze lo portarono a un
approfondimento sempre maggiore della pedagogia, alla quale egli contribuì a
conferire un indirizzo scientifico, positivista e ampiamente laico (si vedano
le sue opere Rivoluzione e pedagogia moderna, La scienza nell'educazione). Opere: “Introduzione alla filosofia delle
scienze naturali e storiche (Firenze1); “Il metodo numerico e la statistica in
medicina (Firenze); “Della legge storica” (Firenze); “Della libertà ed unità
organica dell'insegnamento filosofico” (Firenze); Della fisiologia e delle
lezioni fisiologiche sperimentali” (Pisa);” Su la storia della medicina” (Firenze); “I principi metafisici di G. B.
Vico” (Firenze); “Il triumvirato: Dante, Galileo e Vico (Firenze); Ai popoli
salentini e al gonfalone di Galatina un saluto e un augurio (Firenze); “Del
criterio filosofico nell'arte di scrivere e negli studi critici storici e
bibliografici (Bologna); Critica del positivismo (Bologna); Sulle fonti
storiche della filosofia positiva in Italia”; 1-Galileo (Bologna) Gli hegeliani
in Italia (Bologna); La condanna del positivismo (Bologna); Della pedagogia
positiva e della scienza dell'educazione in Italia (Bologna); Su la scienza
dell'educazione (Bologna, 1870); Sul rinnovamento della filosofia positiva in
Italia (Firenze); La critica sulla filosofia zoologica del sec. XIX (Napoli);
Prolegomeni alla moderna psicogenia (Bologna); Socialismo, darwinismo e sociologia
moderna (Bologna); La scienza dell'educazione nelle scuole italiane come
antitesi alla pedagogia ortodossa (Bologna); Teorie sociali e socialismo
(Firenze); Dei massimi problemi della pedagogia (Roma); Su l'insegnamento
religioso secondo i dettami della filosofia
scientifica (Firenze); Riforma nello insegnamento della pedagogia (Torino);
Della pedagogia scientifica (Milano); Rivoluzione e pedagogia moderna (Torino);
Storia critica delle teorie sociali (Bologna); Fra vescovi e cardinali (Roma);
Rivoluzione e pedagogia (Torino); La scienza nell'educazione secondo i principi
della sociologia moderna (Bologna); Rinnovamento e filosofia internazionale
(Bologna); La nuova biologia (Milano) Le questioni contemporanee e la libertà
morale nell'ordine giuridico (Bologna). G. Calogero, nella Enciclopedia
Italiana, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo,
Milano-Roma, Giovanni Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in
Italia Guido Calogero, «SICILIANI, Pietro» in Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giovanni Invitto e Nicola Paparella ,
Rileggere Pietro Siciliani, Lecce, Capone Editore, Galatinesi illustri, Guida
Biografica, Galatina, TorGraf Galatina, Pietro Siciliani, Carteggio familiar, Francesco
Luceri, Centro Studi Salentini, Lecce, Pietro Siciliani e Cesira Pozzolini. Filosofia
e Letteratura (Atti del Convegno Nazionale. Galatina, Francesco Luceri con
prefazione di Fulvio Tessitore, Centro Studi Salentini, Lecce. Enciclopedie on
line, sito "Treccani L'Enciclopedia italiana". «http:// aspi.unimib/index.php?id=1591»,
la voce in Archivio Storico della Psicologia Italiana. Keywords: “i principi
metafisici di Vico”
SIGNA (Signa). Filosofo. Fu professore di
retorica (“ars dictaminis”) a Bologna e Padova. Visse in varie città,
spostandosi ad Ancona, Venezia, Bologna, Padova, e Firenze. Tra le opere più significative si ricordano
una storia dell'assedio di Ancona (unico suo lavoro di tipo storico), il “Boncompagno”;
“Rethorica novissima”; “Scacchi e il “Libellus de malo senectutis et senis nel
quale, con spirito arguto, prende in giro le affermazioni di Cicerone che
idealizzavano la vecchiaia” -- Il suo “Liber de obsidione Ancone” pubblicato
dall'editore Zanichelli, è stato ristampato in edizione italiana (“L'assedio di
Ancona” dall'editore Viella di Roma. Il
breve trattato di epistolo-grafia amorosa, la “Rota Veneris,” è stato
pubblicato dalla Salerno Editrice. Opere: “Liber de amicitia”; “Ysagoge
Boncompagnus; “Tractatus virtutum”; “Rhetorica novissima”; Libellus de malo
senectutis et senis Palma Oliva Cedrum Mirra Quinque tabulae salutationum”;
“Rota veneris”; “Liber de obsidione Ancone Bonus Socius e Civis Bononiae,
Fonti, Boncompagno da Signa, Paolo Garbini, Roma, Salerno Editrice, Gabrielli,
Le epistole di Cola di Rienzo e l'epistolografia medievale, in Archivio della
Società romana di storia patria,Gaudenzi, Sulla cronologia delle opere dei
dettatori bolognesi da Buoncompagno a Bene da Lucca, in Bullettino
dell'Istituto storico italiano, Giuseppe Manacorda, Storia della scuola in
Italia, II, Palermo Francesco Tateo, Boncompagno da Signa, in Enciclopedia
dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Boncompagno da Signa, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Di Capua, Boncompagno da Signa, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Boncompagno da Signa, su sapere, De Agostini.
Virgilio Pini, Boncompagno da Signa, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Boncompagno da Signa, su ALCUIN,
Ratisbona. Opere su openMLOL, Horizons
Unlimited srl., su Steven M. Wight: Boncompagno's charter doctrine (Bologna),
in: Medieval Diplomatic and the 'ars dictandi', Scrineum. Keywords: “ars
dictaminis” – o rettorica --
SIMIONI
(Venezia). Fiosofo. Tra i
principali studiosi di Pirandello, iniziò la sua attività politica militando
nelle file del Movimento giovanile socialista. Tuttavia venne espulso dal
partito per indegnità morale (circostanza questa che sarà da lui negata
successivamente). Collaborò con l’United States Information Service). In
seguito si trasferì a Monaco di iera per approfondire gli studi di latino e
teologia, per poi ritornare a Milano all'inizio del Sessantotto. Leader di un
collettivo operai-studenti, mentre lavorava alla Arnoldo Mondadori Editore,
fondò il "collettivo politico metropolitano" milanese. Il gruppo, che teorizzava lo scontro aperto,
viene considerato il progenitore delle Brigate Rosse. Insieme a circa settanta
persone, tra cui componenti del collettivo ed elementi cattolici del dissenso,
partecipò al convegno di Chiavari nella sala Marchesani, adiacente la pensione
"Stella Maris", nel quale un gruppo di partecipanti guidati da Curcio
dichiarò la propria adesione ad una visione politica. La data di questo
convegno viene da taluni considerata come la data di nascita delle Brigate
Rosse; altri affermano che la formazione di lotta armata sia nata con il
convegno di Pecorile (Reggio Emilia). L'ultima attività, prima di passare alla
completa clandestinità sul territorio italiano, Simioni la compì all'inizio
degli anni settanta come redattore (assieme a Mulinaris e Curcio) di alcuni
numeri della rivista "Sinistra proletaria", l'ultimo dei quali
riporta in copertina uno sfondo rosso con disegnato al centro un cerchio nero
attorniante le sagome di quattordici mitra. Trasferitosi in Francia, fondò a
Parigiassieme a Duccio Berio e Vanni Mulinarisla scuola di lingue Hyperion, la
quale secondo alcuni ebbe la funzione di una vera centrale internazionale del
terrorismo. Si afferma che fu anche il capo del Superclan, organizzazione nata
da una costola delle BR. A Parigi
Simioni si inserì nella vita cittadina, ricominciando a frequentare gli
ambienti cattolici progressisti e divenendo vicepresidente della
"Fondazione Abbé Pierre". E proprio quale accompagnatore dell'Abbé
Pierre, venne ricevuto da papa Giovanni Paolo II in udienza privata.
Successivamente si avvicinò al buddhismo tibetano. Qui inoltre conobbe una donna
da cui in seguito ebbe un figlio che si trasferì in Italia. Simioni si appartò
nella campagna di Truinas, nella Drôme, dove gestì un B&B insieme alla sua
compagna fino alla morte, avvenuta nell'ottobre all'età di 74 anni. Craxi, alludendo alla esistenza di un
"grande vecchio" delle Brigate rosse (l'eminenza grigia ipotizzata da
alcuni che dall'estero avrebbe guidato, come un burattinaio, molte delle azioni
terroristiche sul suolo italiano), dichiarò che costui poteva essere cercato
«tra quei personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi e poi sono
scomparsi, magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato», frase che
venne da molti ritenuto indicasse come "grande vecchio" proprio
Simioni. L'organizzazione di sinistra extraparlamentare Lotta Continua lo
accusò di essere un confidente della polizia e in contatto con i servizi
segreti.. All'inizio degli anni novanta,
durante la fase iniziale di Mani pulite, Simioni fu nuovamente accusato da
Silvano Larini di essere il "grande vecchio", accuse respinte da
Simioni che le ritenne parte di un'azione contro Bettino Craxi, vista la comune
militanza nel Movimento giovanile socialista. Valerio Lucarelli L'istituto
francese Hyperion era realmente una scuola di lingue o la stanza di
compensazione di diversi servizi segreti?
Antonio Ferrari, In teleselezione dalla Francia gli ordini ai terroristi
italiani? Corriere della Sera Entrambi gli edifici sono proprietà della
curia Il convegno di Pecorile in
AnnidiPiombo.wordpress Il "nucleo
storico" delle BR Sylviane Stein
L'abbé Pierre: un sacré destin L'Express E morto Simioni, il misterioso grande
vecchio, in la Tribuna di Treviso,
Stefano Fratini, Hyperion: scuola di lingue chiacchierata, -ANSA,
repubblica/cronaca/ 10/27/news/caso_moro_il_bierre_franceschini_moretti_una_spia_
riduttivo_si_sentiva_lenin_- Corrado Simioni, Dalla lotta armata al buddhismo ,
in Critica Sociale, Anni di piombo Superclan Hyperion (Parigi) Venezia Anni di
piombo
SIMONI
(Lucca). Filosofo. La
formazione Girolamo Cardano Simone Simoni. Nacque da Polissena, donna di
una famiglia originaria di Vimercate, e da Giovanni Simoni, un modesto mercante
lucchese di seta, la cui famiglia era originaria di Vagli, in Garfagnana. Ebbe
anche due fratelli, Cesare e Lodovico, che intrapresero il mestiere delle
armi. A Lucca studiò umanità con Antonio Bendinelli e Aonio Paleario, due
umanisti in «odore di eresia»il Paleario finì sul rogo a Roma iniziò gli studi
universitari. Sostenuto economicamente dal padre, che per farlo studiare
dovette vendere alcune proprietà, e poi anche dal patrizio veneziano Lazzaro
Mocenigo, peregrinò nei maggiori Studi d'Italia: prima a Bologna, poi a Pavia,
a Ferrara, a Padova, a Napoli, ancora a Bologna e finalmente si laureò a Padova
in filosofia. Diversi ma tutti autorevoli i suoi professori: da Vincenzo Maggi
a Girolamo Cardano, da Niccolò Boldoni ad Antonio Musa Brasavola. La sua
formazione era di stampo aristotelico-averroistico, come s'insegnava nello
Studio padovano, con una forte esigenza razionalistica che aveva riflessi nel
campo religioso, tale da mettere in dubbio l'immortalità dell'anima e a creare
sospetti di eresia tra i professori e gli studenti di quella Università. Con
questa preparazione, Simoni fece ritorno a Lucca, dove fu tra i fondatori del
Collegio medico, esercitò la professione medica e sembra aver scritto i suoi
primi saggi di argomento filosofico. Nall'infanzia del Simoni, Lucca
aveva vissuto un periodo concitato di aperti conflitti sociali e poi di
tentativi di riforme politiche e religiose, portate avanti dal gonfaloniere
Francesco Burlamacchi e dal circolo di intellettuali riuniti intorno a Pietro
Martire Vermigli, priore di San Frediano. Quando Simoni era ritornato a Lucca,
quella fervida attività era già stata spenta dalla reazione cattolica guidata
dal vescovo inquisitore Guidiccioni, ma certo quelle idee di Riforma
circolavano ancora sotterraneamente in città, e forse lo stesso Simoni le aveva
già raccolte durante i suoi trascorsi nelle diverse Università da lui frequentate.
Sta di fatto che Simoni fu chiamato dalle autorità lucchesi a dare spiegazioni
sulle proprie opinioni religiose: per tutta risposta il nostro medico, «non
fidandosi troppo delle sue forze», cercò la salvezza con la fuga: «munito solo
di un cavallo e dei propri risparmi, dopo aver preso commiato dalla famiglia,
fuggì, accompagnato da un servitore, alla volta di Ginevra». Negli atti
ufficiali della Repubblica di Lucca, la sua condanna per eresia risulta
formalizzata. A Ginevra, patria del calvinismo, si era formata da decenni una
numerosa colonia di emigrati italiani per motivi religiosi, e tra questi non
pochi erano i lucchesi. La comunità italiana era inserita in una propria chiesa
e Simoni vi ebbe l'incarico di catechista; ottenuta la cittadinza ginevrina,
sposò Angela Cattani, figlia di Francesco, un concittadino da tempo stabilitosi
a Ginevra, e ne ebbe una figlia. Preso a benvolere dall'influente teologo
Teodoro di Beza, ottenne di insegnare filosofia all'Accademia di Ginevra: un
incarico dapprima senza compenso, poi retribuito insieme con la nomina a Professore.
Anche il padre Giovanni si stabilì a Ginevra: in quello stesso periodo gli
venne aumentato lo stipendio, ottenne un alloggio gratuito e, nel successivo
febbraio, nell'Accademia fu istituita appositamente per lui la cattedra di
medicina. A Ginevrà pubblicò i primi libri. Presso l'editore Jean Crespin
apparve il suo In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub
sensum cadunt commentarius unus: è il commento al De sensu et sensibilibus di
Aristotele. In esso Simoni distingue dapprima le verità di fede dalle verità
filosoficheuna premessa tipica dell'aristotelismo padovanoma poi cerca di
dimostrare che la ragione, indagando la natura, può giungere a Dio, rivelando le
verità di fede. In tal modo, Simoni sostiene che anche le questioni teologiche
hanno natura razionale e, qualora sorgano contrasti, la ragione è in grado di
comporli, indicando la via da seguire per una corretta interpretazione: una
conseguenza, seppure non esplicita nel commento del Simoni, della prevalenza
della ragione sulla fede, è che il dogmaespressione della tradizionale
subordinazione della ragione alla fedenon ha motivo di esistere. La
sede del Concistoro di Ginevra Il suo aristotelismo che poco concede alla
teologia cristiana si conferma con i successivi commenti all'Etica Nicomachea e
al De anima, mentre dal 1567 Simoni condusse una lunga e dura polemica contro
il medico e filosofo Jacob Schegk. Questi, proprio all'opposto del Simoni,
usava argomenti tratti dalla teologia scolastica per dimostrare la realtà della
teoria, allora caldeggiata in ambienti luterani, della ubiquità del corpo di
Cristo. Simoni rispondeva con argomenti di carattere fisico dimostrando
l'irrealtà di tale assunto: un solo corpo fisico non può che occupare, nello
stesso tempo, un unico spazio determinato e anche Cristo, in vita, fu soggetto
alla legge naturale. Dopo la morte, egli aveva mantenuto soltanto una natura
divina, e non è sostenibile l'idea che Dio possa mutare le leggi naturali: ente
perfetto e primo motore immobilecome l'aveva delineato AristoteleDio agisce
sulla natura unicamente attraverso la sua perfezione che indirizza al bene gli
esseri naturali. Il suo carattere collerico e l'alta considerazione che egli
aveva di sé lo portò a una lite clamorosa con Niccolò Balbani, un altro
lucchese, catechista della comunità italiana. Durante il matrimonio della
figlia di questi, Simoni lo coprì d'insulti, con grave scandalo delle autorità
di Ginevra, che fecero imprigionare Simoni e lo espulsero dall'Accademia. A
nulla valsero le scuse presentate dal Simoni: è del resto probabile che la
severità del Consiglio e del Concistoro ginevrino fosse motivata anche dalla
freddezza e dallo spirito d'indipendenza dimostrato dal medico lucchese, che
pure si dichiarava calvinista, in materia di religione. Tuttavia Teodoro di
Beza gli mantenne ancora la sua amicizia e lo fornì di una lettera di
raccomandazione con la quale, Simone Simoni lasciò temporaneamente a Ginevra la
moglie e la figlia per dirigersi alla volta di Parigi. A Parigi
Parigi: cortile del Collège Royal, oggi Collège de France Nella capitale
francese Simoni ottenne una buona accoglienza: i calvinistiqui chiamati
ugonottierano ancora tollerati e le lusinghiere referenze gli fecero ottenere
una cattedra di filosofia al Collège Royal, dove le sue lezioni ottennero
subito un grande concorso di pubblico. Come scrisse al Beza il 22 settembre
1567, alle sue lezioni assistevano sei o settecento «huomini barbati, dottori,
professori, et altri di robba lunga, preti, frati, giesuiti et altra simil
razza d'uomini». Si ebbe le congratulazioni di Pietro Ramo, che volle
incontrarlo e lo chiamò «felicissimum et praestantissimum ingenium italicum»,
non però quelle del collega Jacques Charpentier, che temeva che il Simoni fosse
stato mandato da Ginevra «per turbare questa scuola». Sapeva che la sua
permanenza a Parigi era precaria: «il nome di Ginevra mi nuoce più che il nome
di ugonotto», né poteva valere molto la protezione del cardinale Odet de
Coligny, passato al calvinismo. Simoni riferiva di aver rifiutato offerte
sostanziose da parte cattolica per insegnare in loro collegi, a prezzo di una
sua conversione, e di attendersi un prossimo editto che avrebbe affrontato il
problema della convivenza tra cattolici e ugonotti. Un editto
effettivamente ci fu, emanato da Carlo IX alla fine dell'anno, con il quale si
proibiva ai protestanti l'insegnamento pubblico. Così, perduti anche i suoi
libri che gli furono sequestrati, Simoni fu costretto ad abbandonare la
Francia. In Germania Cranach: Augusto di Sassonia Si apriva un
nuovo periodo di difficoltà per il Simoni, cui morirono la moglie Angela e il
fratello Lodovico. Non potendo insegnare a Ginevra, cercò di ottenere un
incarico a Zurigo e a Basilea, sollecitando in tal senso altri
emigrati italiani come l'editore Perna e l'umanista Celio Curione, ma
invano. I sospetti di antitrinitarismo che gravavano sul suo conto, da quando, aveva
fatto visita nel carcere di Berna all'«eretico» Valentino Gentile poco prima
che questi venisse giustiziato, e il recente scandalo provocato a Ginevra non
agevolavano il suo inserimento nelle élite intellettuali delle città
svizzere. Ottenne bensì una raccomandazione dal Bullinger per un posto di
insegnante a Heidelberg, ma anche qui rimase poco tempo: la sua amicizia con
l'antitrinitario Thomas Erastus, il suo aristotelismo senza compromessidal
nulla, nulla si crea, sostenne in una pubblica lezione, cosicché anche Cristo
era stato creato da Dio Padree il suo carattere spigoloso gli alienarono ogni
simpatia e Simoni dovette riprendere la via di Basilea. Finalmente, nel
1569, ottenne una cattedra straordinaria di filosofia all'Lipsia. Se Simoni
poteva fregiarsi della stima dell'elettore di Sassonia Augusto I, non eguale
considerazione ottenne dai suoi colleghi, che fecero gruppo a sé e lo
isolarono. Simoni non si perse d'animo: molto popolare tra gli studenti per la
vivacità delle sue lezioni e lo spirito critico che infondeva negli allievi, fondò,
all'interno dell'Università, un'accademia sul modello umanistico italiano,
battezzandola «Academia Acutorum», Accademia degli Acuti. Di questa
istituzione entrò a far parte un gruppo di suoi studenti: «Le discussioni
dovevano vertere sulla interpretazione di passi aristotelici. Notevole la
mancanza di ogni precetto di osservanza religiosa in senso specifico. I giovani
così raggruppati intorno al Simoni dettero ben presto dello spirito critico e
dell'idea di esser superiori agli altri, che il vivace professore aveva finito
per insinuare nei loro animi. Pasquinate anonime contro un professore, e il
giorno dopo, un litigio clamoroso tra questo e il Simoni, iniziarono una serie
di incidenti che ebbero termine con la soppressione dell'Accademia». La
soppressione dell'Accademia, decisa dal Senato universitario, testimonia i
difficili rapporti intercorrenti tra l'Università e il Simoni, che per altro in
città era reputato «ospite illustre, professionista affermato e ricercato, uomo
di mondo e di cultura dalla posizione prestigiosa, che godeva della stima e del
rispetto dei suoi concittadini, e la cui fama oltrepassavala frontiera del
paese che gli dava ospitalità». Egli, infatti, oltre a insegnare filosofia e ad
avere allievi anche illustri, come i prìncipi lituani Radziwiłł, esercitava la
professione medica, vantando clienti di riguardo, e si era risposato con una
nobile del luogo, Magdalena von Hülsen. La «De vera nobilitate» Pubblicò
il suo scritto filosofico più originale, la De vera nobilitate, dedicata
all'Elettore di Sassonia. La vera nobiltà è la virtù dell'anima umana, la quale
è intesa aristotelicamente come forma del corpo: la virtù dell'anima è perciò
strettamente legata alla particolare costituzione del corpo, trasmessa
nell'individuo di generazione in generazione dal seme del genitore, che
costituisce la causa efficiente del singolo essere. Non per nulla da «genere»
deriva «generoso», e se pure «non tutti i nobili sono generosi, chi è generoso
è considerato nobile». Le differenze sociali tra gli individui e le conformazioni
dei loro corpi sono egualmente corrispondenti per necessità naturale, secondo
Simoni: «la natura vuole infatti fare diversamente i corpi dei liberi da quelli
dei servi, questi robusti e con deformità necessarie al loro particolare
utilizzo, quelli diritti e belli, perché non desti tali fatiche, ma alla vita
civile», anche se non mancano eccezioni alla regola. Certamente
l'educazione ricevuta svolge una funzione per la formazione dell'uomo, ma resta
inferiore a quella naturale: di due giovani, di diversa estrazione sociale ma
educati allo stesso modo, il nobile risulterà alla fine meglio formato, in
quanto la natura lo ha costituito di una «materia» superiore. L'educazione ha
lo stesso effetto della medicina: fa recuperare la propria condizione di salute,
ma non può migliorarla oltre il limite fissato dalla natura. Viene da sé
che le famiglie nobili diano lustro alla nazione, formando l'élite della
società civile sotto l'aspetto culturale e politico. Questo però non avviene in
tutte le nazioni, ma soltanto in quelle di antica civiltàin sostanza, in gran
parte delle società europeementre presso i barbari non può esistere nobiltà:
«essi sono giustamente detti servi per natura e in quanto servi, non portano in
loro nessuna virtù, essendo nati per servire sotto una tirannia e non in un
regio e civile governo». Le virtù dei nobili non possono consistere
nell'accumulare ricchezze, ma esse sono ugualmente attive e pratiche: sono le
virtù civili del politico, che si occupa del benessere dei cittadini, quelle
del medico, che si occupa della salute degli individui, del fisiologo, che
studia la natura e infine del metafisico, che studia le cose divine. Queste
ultime, insieme alla virtù della contemplazione, è però meglio riservarle nella
vita che ci attende dopo la morte, quando quei problemi saranno facilmente
risolti: «queste cose sono irrise dai politici, tra i quali (non tra gli
angeli) si discute di nobiltà». Nel frattempo, è opportuno «dedicarsi alle cose
di questo mondo ed essere utili alla società degli uomini: si loda Socrate il
quale, trascurate le altre parti della filosofia, coltivò quella sola che era
più adatta ai costumi degli uomini e alle istituzioni civili». Che la
vera nobiltà si debba esprimere nell'attività pratica e civile è ribadito più
volte dal Simoni: «la nobiltà spunta fuori dalla società civile, non dalla
solitudine», e le virtù spirituali, come quelle mostrate dai mistici e dai
contemplativi, non sono virtù nobili proprie dell'essere umano. Queste virtù
tipicamente cristiane discendono direttamente da Dio e perciò non derivano da
generazione naturale, non sono frutto della carne e del sangueil fondamento
della vera nobiltàe non essendo ereditarie non possono essere considerate virtù
nobili. Naturalmente, ai non nobili non
possono essere affidati incarichi di responsabilità nel governo della società,
ma al più solo l'esercizio di magistrature minori. Derivando dal sangue la
nobiltà, non si può diventare autenticamente nobili attraverso conferimenti
onorifici, anche se concessi da un sovrano mentre, al contrario, un autentico
nobile non può essere privato della fama e dell'onore, perché in lui opera
sempre «quella forza e quell'efficacia naturale ricevuta dai suoi antenati». Conflitti
accademici e religiosi Lipsia: l'attuale Accademia delle Scienze Dopo
questa applicazione dei principi aristotelici al vivere civile e al governo
dello Stato, che deve essere affidato a chi per natura fa parte degli ottimati,
Simoni si dedicò a trattare temi propriamente medici. Apparve a Lipsia il suo
De partibus animalium, ove descrive la conformazione del feto, la De vera ac
indubitata ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium
humoralium, l'Artificiosa curandae
pestis methodus, cui seguì l'anno dopo una Synopsis brevissima novae theoriae
de humoralium febrium natura: temi di drammatica attualità, a Lipsia, investita
da un'epidemia di peste. Simoni aveva ottenuto il permesso di esercitare
la professione medica all'interno dell'Università, pur senza ottenere, oltre
quella straordinaria di filosofia, anche una cattedra di medicina. Presentò
all'Elettore una proposta di riforma universitaria. S'indicava la necessità di
una maggiore cura nell'assunzione dei professori, che dovevano dimostrare non
solo di possedere la necessaria scienza, ma anche capacità didattiche. Dovevano
anche essere obbligati a tenere un maggior numero di lezionis'imponevano multe
ai professori inadempientimentre la durata dell'anno accademico veniva
prolungata. Particolare cura dedicava il Simoni all'insegnamento della medicina.
Dovevano tenere lezioni cinque professori, tra i quali un chirurgo che avrebbe
tenuto esercitazioni di anatomia e fatto dimostrazioni pratiche di cura delle
diverse affezioni. La qualità dell'insegnamento teorico andava migliorata:
Simoni riteneva che corressero troppe affermazioni dogmatiche, che sarebbero
dovute essere verificate dalla pratica e dal rigore della dimostrazione
dialettica. A questo proposito egli opinava che avrebbe giovato un'accurata
conoscenza delle opere di Aristotele. Non mancavano poi critiche severe
sull'attuale andamento dell'Lipsia: i rettori erano scelti grazie alle loro
aderenze, si promuovevano studenti immeritevoli, vi era scarsa pulizia, la
farmacia universitaria era mal tenuta. Tali proposte e simili critiche non
potevano che alimentare ancor più l'ostilità dei colleghi. Egli non sembrava
preoccuparsene: la stima dell'Elettore Augusto si manteneva immutata, se nel
1579 lo fece nominare Professore di filosofia e lo promosse a suo primo medico
personale. Avvenne tuttavia che, su sollecitazione della chiesa luterana, la
quale aveva preparato una confessione di fede che in particolare tutti
funzionari e gli impiegati, a vario titolo, dello Stato avrebbero dovuto
firmare, l'Elettore pretese tale sottoscrizione anche dal professor Simoni,
ottenendone un netto rifiuto. Racconta lo stesso Simoni che, avendo
«rifiutato costantemente di sottoscrivere quella che i teologi sassoni
denominarono Formula di Concordia, il Principe Elettore rivolse il suo sdegno
contro di me». Al che il Simoni «decise di andarsene e, nonostante l'Elettore
cercasse d'impedirlo, diede l'ultimo saluto a quelle popolazioni». A Praga: la
conversione al cattolicesimo Praga: portici medievali Si trasferì a
Praga, dove venne assunto quale medico personale dell'imperatore Rodolfo II.
Tale incarico e il carattere cattolico dell'Impero di cui era ora suddito
rendeva necessario un chiarimento sulle sue posizioni religiose, poiché era
nota la rottura avvenuta a Ginevra con i calvinisti e a Lipsia con i luterani.
Simoni si adeguò facilmente alla nuova situazione e nel febbraio del 1582
abiurò pubblicamente le passate convinzioni, ritrattò quanto nei suoi scritti
poteva esservi di «eretico» e abbracciò formalmente il cattolicesimo. Si trattò
di una scelta di convenienza, seppure comprensibile nel clima torbido delle
persecuzioni e dell'intolleranza. Lo scrisse lui stesso all'amico Nicolas
Selnecker, un teologo luterano: «Confesso di aver abiurato, anche se non avrei
voluto farlo neppure a costo del mio sangue. Di tale mio atto altri comunque
sono i responsabili. In nessun altro modo avrei potuto infatti salvare la mia
vita, quella di mia moglie e dei miei figli che speravo di poter condurre con
me»la moglie morì poco dopo e i tre figli rimasero affidati a Lipsia al nonno
materno«io, un italiano perseguitato a causa della religione luterana,
dichiarato nemico della patria, esposto per decreto del Senato all'agguato di
sicari». E ricordò la sorte di chi non si era piegato a compromessi: «io che
vidi con questi occhi il Paleologo, esule per causa di religione, condotto su
richiesta del legato pontificio dalla Moravia a Vienna, e di qui trascinato in
catene a Roma (si sente dire che ormai è stato crudelmente arso sul rogo), io
che ero circondato da ogni parte da infinite difficoltà e pericoli di ogni
genere, che cosa avrei dovuto fare?». Questa lettera non venne agli occhi dei
gesuiti, che vantarono il successo ottenuto con la presunta conversione del
medico famoso, il quale avrebbe promessoa dir lorodi collaborare nella lotta
agli eretici. La loro soddisfazione non dovette però durare a lungo, o forse
essi stessi credettero poco alla conversione del Simoni, se lo storico gesuita
Francesco Sacchini già nel 1620 poteva qualificarlo di «miserabile uomo che in
disprezzo di ogni religione sprofondò nell'empietà», mentre tra i protestanti
il Beza, alla notizia della sua conversione, commentò di essere sempre stato
convinto che l'unico Dio di Simoni fosse in realtà Aristotele. e Jakob Monau,
dopo aver ricordato i suoi continui trascorsi«da cattolico si è fatto
calvinista, da calvinista antitrinitario, da antitrinitario luterano, e ora di
nuovo papista»lo tratteggiò da «uomo profano ed empio, come indicano sia i suoi
costumi, sia i suoi discorsi, sia tutta la sua vita». Forse Simoni stesso sentì
di essere circondato da un clima di diffidenza se non di disprezzo, perché
solo dopo poco più di un anno, alla fine del 1582, prese la risoluzione di
lasciare le terre dell'Impero per trasferirsi in Polonia. In Polonia
Sembra che sia stato un altro italiano, Nicola Buccella, medico personale del
re István Báthory, a raccomandarlo come medico della corte di Cracovia.
Buccella, di fede anabattista, godeva di notevole considerazione, né la sua
fama di eretico gli aveva pregiudicato l'esercizio della professione in quella
Polonia che era ancora un paese tollerante. Il prestigioso incarico e la fama
stessa di cui da tempo godeva aprì al Simoni le porte della migliore società
polacca, e egli sposava Magdalena Krzyźanowska, giovane figlia di Joachim
Krzyźanowski, nobile borgomastro della capitale. Il castello reale
di Grodno Riprese a pubblicare alcuni libri: la Disputatio de putredine è una
confutazione, sulla scorta di Aristotele, delle teorie del medico svizzero,
nonché teologo, Thomas Erastus, mentre la Historia aegritudinis ac mortis
magnifici et generosi domini a Niemsta è una relazione sulla morte del
borgomastro di Varsavia Jerzy Niemsta, che era stato suo paziente. Sulla
malattia di quest'ultimo tornò nel Simonius supplex, insieme con una delle solite
polemiche che lo videro ora opporsi al medico di Piombino Marcello
Squarcialupi. Una nuova svolta nella vita del Simoni si verificò con la
malattia e la morte del re Stefano. Il 7 dicembre 1586 il Báthory si sentì male
nel suo castello di Grodno, e nel consulto tenuto dal Buccella e dal Simoni
emersero serie divergenze: il primo giudicò molto grave le condizioni del re,
mentre Simoni ritenne che non ci fosse nessun pericolo. Due giorni dopo le
condizioni di Stefano Báthory si aggravarono e i due medici si trovarono
d'accordo nell'imporre un salasso al re ma in contrasto sulla dieta: Simoni era
favorevole a fargli bere del vino, che il Buccella intendeva invece proibire.
Nemmeno nella diagnosi si trovarono d'accordo: per il Buccella, il sovrano
soffriva di asma, per Simoni, di epilessia. L'11 dicembre sopravvenne una
nuova grave crisi e il re perse conoscenza. Pur giudicando molto gravi le sue
condizioni di salute, Simoni rassicurò i circostanti, perché, a suo dire, non
c'era ancora pericolo di morte: aveva appena pronunziato queste parole che il
re spirava. Simoni lasciò il castello e non volle assistere all'autopsia,
sostenendo che fosse inutile, poiché l'epilessia «ab infernis partibus ducit
originem» e non lascia tracce nel cadavere. Coordinata dal Buccella, l'autopsia
fu effettuata il 14 dicembre dal chirurgo tedesco Johann Zigulitz, che accertò
una grave alterazione dei due reni. La ricognizione dello scheletro di Stefano
Báthory, confermò che la morte avvenne per degenerazione renale, uremia e
calcolosi. Cracovia: chiesa di San Francesco Simoni pubblicò a sua difesa lo
Stephani primi sanitas, vita medica, aegritudo, mors, che fu violentemente
contestato dal De morbo et obitu serenissimi magni Stephani, scritto dal
segretario reale Giorgio Chiakor su ispirazione del Buccella. La polemica
proseguì a lungo, coinvolgendo altri amici del Buccella, e degenerando in
insulti e attacchi sulle convinzioni religiose dei due protagonisti: contro
Simoni, tra gli altri, fu indirizzato l'opuscolo Simonis Simoni lucensis,
primum romani, tum calviniani, deinde lutherani, denuo romani, semper autem
athei summa religio. Alla fine, il nuovo re Sigismondo III, nell'aprile del
1588, riconfermò Buccella nella carica di medico curante, escludendo Simoni da
ogni incarico di corte. Da allora, le notizie su Simoni si fanno scarse.
Pur senza avere incarichi ufficiali, mantenne una ricca clientela e godette
della considerazione dello stesso imperatore Rodolfo, dei principi Radziwiłł,
del vescovo di Olomouc Jan Pavlowski e dei gesuiti, dai quali si fece
rilasciare nel 1600 un salvacondotto per rientrare in Italia e recarsi a Roma.
Precauzione necessaria, con i suoi trascorsi: una precauzione maggiore fu però
quella di rinunciare al viaggio. La sua vita agitata ebbe così fine a Cracovia
nel 1602, vecchio di settant'anni, come lo ricordava la lapide posta dalla
moglie Magdalena sulla sua tomba nella chiesa cattolica di San Francesco.
Quella lapide, e la sua tomba, non esistono più. La data di nascita si deduce
dalla lapide sepolcrale, poi andata distrutta in un incendio, posta nella
chiesa di San Francesco, a Cracovia, nella quale era scritto che il Simoni
«ultimum diem clausit III non. aprilis A. D. 1602» aIl testo della lapide è in
S. Ciampi, Viaggio in Polonia, Queste notizie biografiche si apprendono dallo
scritto del Simoni, Scopae, quibus verritur confutatio, ..., G1b-G3b. Per
secoli gli storici locali discussero del luogo di nascita del medico
toscano. M. Verdigi, Simone Simoni, filosofo
e medico nel '500, C. Madonia, Simone
Simoni da Lucca, C. Lucchesini, Opere, Come scrive egli stesso: S. Simoni, “Synopsis
brevissima ...” C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, G. Tommasi, “Sommario della storia di Lucca”; A.
Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese nel secolo
A. Fabris, “Il rapporto tra filosofia e teologia in Simoni” n M. Verdigi,
Simone Simoni, S. Simoni a Teodoro di
Beza, in A. Pascal, Da Lucca a Ginevra, e in M. Verdigi, Simone Simoni, cS.
Simoni a Teodoro di Beza, in M. Verdigi, Simone Simoni, c D. C. Madonia, Simone
Simoni, F. Pierro, La vita errabonda di
uno spirito eternamente inquieto. Simone Simoni, S. Simoni, Simonius supplex
..., in C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, M. Firpo, Alcuni documenti sulla
conversione al cattolicesimo dell'eretico lucchese Simone Simoni ,Il Paleologo
fu decapitato in carcere e il cadavere
fu arso pubblicamente a Roma, in Campo de' Fiori. M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione
al cattolicesimo dell'eretico lucchese Simone Simoni, F. Sacchini, Historia Societatis Jesu, citato
in M. Verdigi, Simone Simoni, T. di Beza, lettera a Rudolph Gwalther, in A.
Pascal, Da Lucca a Ginevra, J. Monau, lettera a Johannes Crato, in D. Caccamo, “Eretici
italiani” Pierro, La vita errabonda di uno spirito eternamente inquieto. Simone
Simoni, C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, Cfr. n. 1. Opere: “In librum
Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub sensum cadunt
commentarius unus” (Genevae, apud Joannem Crispinum); “Commentariorum in Ethica
Aristotelis ad Nicomachum, liber primus” (Genevae, apud Ioannem Crispinum); “Interpretatio
eorum quae continentur in praefatione Simonis Simonij Lucensis, Doct. Med.
& Phil. cuidam libello affixa, cuius inscriptio est: Declaratio eorum quae
in libello D. D. Iacobi Schegkii, & c.” (Genevae, apud Ioannem Crispinum);
“Phisiologorum omnium principiis Aristotelis De anima libri tres” (Lipsiae,
Ernst Võgelin); Antischegkianorum liber unus, in quo ad obiecta Schegkii
respondetur, vetera etiam nonnulla, dialectica & phisiologica praesertim,
errata eiusdem, male defensa & excusata inculcantur, novaque quam plurima
peiora prioribus deteguntur, Basileae, apud Petrum Pernam, Responsum ad
elegantissimam illam modestissimamque praephationem Jacobi Schegkii, cui
titulum fecit Prodromus antisimonii” “Ad amicum quendam epistola, in qua vere
ostenditur, quid causae fuerit, quod responsum illud, quo maledicus, &
multis erroribus refertus Iacobi Schegkij doctoris & professoris
Tubingensis liber plene refellitur, nondum in lucem prodierit, Parisiis, in
vico Jacobaeo; “De vera nobilitate” (Lipsiae, Ioannes Rhamba excudebat, De
partibus animalium, proprie vocatis Solidis, atque obiter de prima foetus
conformatione, Lipsiae, Iohannes Rhamba excudebat, De vera ac indubitata
ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium humoralium,
Lipsiae, apud haeredes Jacobi Bervaldi, Artificiosa curandae pestis methodus,
libellis duobus comprehensa, Lipsiae, apud Ioannes Steinmann Synopsis brevissima novae theoriae de
humoralium frebrium natura, periodis, signis, et curatione, cuius paulo post
copiosissima et accuratissima consequentur hypomnemata; annexa eiusdem autoris
brevi de humorum differentiis dissertatione. Accessit eiusdem Simonis examen
sententiae a Brunone Seidelio latae de iis, quae Jubertus ad axplicandam in
paradoxis suis disputavit, Basileae, per Petrum Pernam, Historia aegritudinis
ac mortis magnifici et generosi domini a Niemsta, Cracoviae, in officina
Lazari, Disputatio de putredine, Cracoviae, in officina typographica Lazari Commentariola
medica et phisica ad aliquot scripta cuiusdam Camillomarcelli Squarcialupi nunc
medicum agentis in Transilvania, Vilnae, per Iohannem Kartzanum Velicef, Simonius
supplex ad incomparabilem virum, praeclarisque suis facinoribus de universa
Republica literaria egregie meritum Marcellocamillum quendam Squarcilupum
Thuscum Plumbinensem triumphantem: pars prima; “Pars altera: in qua de
peripneumoniae nothae dignitione curationeque in domino a Niemista, de subiecto
febris, de rabie canis, de starnutamento, de infecundis nuptiis agitur” (Cracoviae,
Alexiius Rodecius, D. Stephani primi Polonorum regis magnique Lithuaniae ducis
vita medica, aegritudo, mors, Nyssae, Reinheckelii, Responsum ad epistolam
cuiusdam Georgij Chiakor Ungari, de morte Stephani primi, Responsum ad Refutationem scripti de sanitate,
victu medico, aegritudine, obitu, D. Stephani Polonorum regis, Olomutii, Scopae,
quibus verritur confutatio, quam advocati Nicolai Buccellae Itali chirurgi
anabaptistae innumeris mendaciorum, calumniarum, errorumque purgamentis
infartam postremo emiserunt, Olomutii, typis Friderice Milichtaler, Appendix
scoparum in Nicolaum Buccellam, Francesco Sacchini, Historiae Societatis Iesu
Pars Secunda, Antverpiae, Ex officina filiorum Martini Nutii, Sebastiano Ciampi,
Viaggio in Polonia, Firenze, presso Giuseppe Galletti, Cesare Lucchesini, Opere
edite e inedite, Lucca, tipografia Giusti, Girolamo Tommasi, Sommario della
storia di Lucca, Firenze, G.Vieusseaux, Arturo
Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese nel
secolo XVI, in «Rivista storica italiana», Delio Cantimori, Un italiano
contemporaneo di Bruno a Lipsia, in «Studi Germanici», Francesco Pierro, La
vita errabonda di uno spirito eternamente inquieto. Simone Simoni, in «Minerva
Medica», Torino, Domenico Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia,
Transilvania, Firenze, Sansoni Massimo Firpo, Alcuni documenti sulla
conversione al cattolicesimo dell'eretico lucchese Simone Simoni, in «Annali
della Scuola normale superiore di Pisa», Madonia, Simone Simoni da Lucca, in
«Rinascimento»,Firenze, Sansoni, Claudio Madonia, Il soggiorno di Simone Simoni
in Polonia, in «Studi e ricerche II», Verdigi, Simone Simoni, filosofo e medico
nel '500, Lucca, Maria Pacini Fazzi editore, G. Tiraboschi su Simone Simoni, in
«Biblioteca modenese», Modena, S. Ciampi,
Viaggio in Polonia, su books.google. C. Lucchesini, Della storia letteraria del
Ducato lucchese, su books.google. G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca, su books.google. S. Simoni, Antischegkianorum
liber unus, su books.google. S. Simoni, De vera nobilitate, su books.google. S.
Simoni, Artificiosa curandae pestis methodus.
SINI
(Bologna). Filosofo. Grice:
“I like Sini; especially his “I segni dell’anima,” since this is, in a
nutshell, what my philosophy has been all about: the signs of the soul!” Ha
studiato a Milano con Barié e Paci, con il quale si è laureato in Filosofia,
diventandone in seguito assistente. Dopo aver conseguito la libera docenza, ha
insegnato Filosofia ad Aquila. -- è stato chiamato a ricoprire la cattedra di
Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Milano, dove ha
anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. Membro per
molti anni del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, del Direttivo Nazionale
della Società Filosofica Italiana e dell'Institut International de Philosophie
di Parigi, è socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
dell'Istituto lombardo di scienze e lettere e dell'Archivio Husserl di Lovanio.
Insignito nel 1985 per una sua opera del Premio della Presidenza del Consiglio
dello Stato italiano, ha ricevuto nel 2002 la Croce d'onore di I Classe per la
Scienza e l'Arte dallo Stato austriaco. Ha collaborato per oltre un decennio
alle pagine culturali del Corriere della Sera e collabora tuttora con la Rai,
con la Radiotelevisione svizzera, con vari settimanali e testate
giornalistiche. Dirige per AlboVersorio la collana "Pragmata" ed è
membro del comitato scientifico del festival La Festa della Filosofia. Il 7
dicembre viene premiato dal Comune di
Milano con l'Ambrogino d'oro. Pensiero
Ermeneutica Sini è stato tra i primi a segnalare all'attenzione del pubblico
italiano l'importanza dell'opera di Charles Sanders Peirce, e ha proposto un
filone di ricerca sulla convergenza teoretica dei percorsi filosofici di Peirce
e Heidegger sul filo dell'ermeneutica benché la sua formazione didattica fosse
di orientamento prevalentemente fenomenologico.
Il tema della scrittura e successivi sviluppi La sua proposta teoretica
si è in seguito concentrata sul tema della scrittura e sulla centralità
dell'alfabeto greco come forma logica del pensiero occidentale. In particolare,
in Figure dell'enciclopedia filosofica, Sini rende conto della radicalità del
gesto istitutivo platonico e della nascita della filosofia in modo da
illuminare la genealogia della nostra civiltà e le figure del suo destino.
Questa pubblicazione si misura con nodi problematici e profondi della nostra
cultura. Viene mostrata la verità del gesto filosofico di Platone nel tratto
tecnologico della parola alfabetica che trasforma la relazione al mondo in
"cosità". La pratica del concetto, infatti, in-forma il paradigma
dell'oggettività e traduce le “sterminate antichità” dell'umano all'interno
dell'ambito cronotopico della visione logica elaborata dalla scansione
alfabetica del mondo (con la conseguente nascita del tempo e del sapere
storico). All'educazione mitologica
dell'uomo si sostituisce l'educazione psichica dell'anima nella rimozione delle
qualità sensibili della vita vissuta. Prima operazione di ingegneria genetica
che comporta sia la nascita del soggetto morale nella paideia del bio-politico
(come Nietzsche aveva intuito) sia il conseguente destino nichilista rivelato
dall'epoca contemporanea intesa come “epoca del disincanto”, secondo la nota
definizione diWeber. Ma l'intreccio, che dalla preistoria conduce ai nostri
giorni, rinvia al desiderio e all'iscrizione originaria che danza nelle figure
della sessualità e della morte. La soglia così dischiusa, annunciata dalla
verità analogica dell'evento mimato nella generazione, permette il passaggio
del movente desiderante nel “desiderio di vita eterna”. Platone e la logica
disgiuntiva hegeliana rappresentano i due poli più rilevanti di questa
consapevolezza lancinante. Addirittura, tutta la filosofia platonica è
probabilmente da pensare come la domanda più alta e profonda che sia mai stata
posta alla sapienza dionisiaca. E così,
dagli ominidi alla società dell'informazione (sul filo delle pratiche che ne
circoscrivono le traiettorie) la trama del senso transita dai “signa” ai
“segni”, disegnando le coordinate del nostro tempo e il predominio della
visione scientifica e delle sue figure che dileguano la consistenza oggettuale
dell'oggettività, profilando nel rituale pubblico del potere finanziario, e
nella conseguente imposizione dell'universalità oggettiva, un paradosso
costitutivo che nasconde nuove e positive opportunità ancora tutte da scoprire
(e attualmente mascherate dalla deleteria mercificazione imperante). Delineando
nuove occasioni di senso, le Figure dell'enciclopedia invitano a “sognare più
vero”, vale a dire ad abitare la conoscenza filosofica nell'esercizio
dell'evento del significato nella concretezza delle sue pratiche. Ethos di una
nuova scrittura della soggezione del mortale al desiderio, nell'apertura al
transito della vita eterna. Ha approfondito la questione del logos e della
tecnica facendo, sulla scia dei lavori precedenti, del primo (ragione e parola)
il fondamento ultimo, della seconda l'essenza. Una posizione di rilievo e in
controtendenza all´interno del panorama di questa specifica area della filosofia
contemporanea. Opere: “I Greci e noi,” con
Giovanni Emanuele Barié (Nuova Accademia di Belle Arti Editrice, Milano), “Whitehead
e la funzione della filosofia” (Marsilio Ed., Padova) Introduzione alla
fenomenologia come scienza (Lampugnani Nigri, Milano) Storia della filosofa (Morano
editore, Napoli 1 Il pragmatismo (Laterza, Roma-Bari) Semiotica e filosofia:
segno e linguaggio in Peirce, Nietzsche, Heidegger e Foucault (Il Mulino,
Bologna, “Passare il segno” (Il Saggiatore, Milano) Kinesis. Saggio d'interpretazione
(Spirali, Milano) Metodo e filosofia (Unicopli, Milano 1986) Il silenzio e la
parola (Marietti, Genova) I Segni dell'anima (Laterza, Bari) Immagini di
verità. Dal segno al simbolo (Spirali, Milano Il simbolo e l'uomo (Egea, Milano)
L'espressione e il profondo (Lanfranchi, Milano) Etica della scrittura (Il
Saggiatore, Milano, Mimesis, Milano) Pensare il progetto (Tranchida, Milano)
Filosofia teoretica (Jaca Book, Milano) Variazioni sul foglio-mondo. Peirce,
Wittgenstein, la scrittura, con Rossella Fabbrichesi Leo (Hestia, Como)
L'incanto del ritmo (Tranchida, Milano Filosofia e scrittura (Laterza,
Roma-Bari) Scrivere il silenzio: Wittgenstein e il problema del linguaggio
(Egea, Milano) Teoria e pratica del foglio-mondo (Laterza, Roma-Bari) Gli
abiti, le pratiche, i saperi (Jaca Book, Milano) Scrivere il fenomeno:
fenomenologia e pratica del sapere (Morano, Napoli) Ragione (Clueb, Bologna)
Idoli della conoscenza (Cortina, Milano La libertà, la finanza, la
comunicazione[collegamento interrotto] (Spirali, Milano) La scrittura e il
debito: conflitto tra culture e antropologia (Jaca Book, Milano) Il comico e la
vita (Jaca book, Milano) Figure dell'enciclopedia filosofica. Transito verità
(Jaca Book, Milano), L'analogia della parola: filosofia e metafisica; La mente e il corpo: filosofia e psicologia; Origine
del significato: filosofia ed etologia; La virtù politica: filosofia e
antropologia; Raccontare il mondo: filosofia e cosmologia; Le arti dinamiche:
filosofia e pedagogia La materia delle
cose: filosofia e scienza dei materiali (Cuem, Milano) Archivio Spinoza. La
verità e la vita (Ed. Ghibli, Milano) Del viver bene: filosofia ed economia
(Cuem, Milano) Distanza un segno: filosofia e semiotica (Cuem, Milano) Il gioco
del silenzio (Mondadori, Milano); “Il segreto di Alicia” (AlboVersorio, Milano);
“Eracle al bivio: semiotica e filosofia” (Bollati Boringhieri, Torino); “Da
parte a parte. Apologia del relativo (Ed. ETS, Pisa) L'uomo, la macchina, l'automa:
lavoro e conoscenza tra futuro prossimo e passato remoto (Bollati Boringhieri,
Torino) L'Eros dionisiaco (AlboVersorio, Milano, ) Figure d'Occidente. Platone,
Nietzsche e Heidegger” (AlboVersorio, Milano); La nascita di Eros (Albo
Versorio, Milano, ); “Scrivere il silenzio: Wittgenstein e il problema del
linguaggio (Castelvecchi, Roma ) Spinoza (Book Time, Milano ) Critica Enrico
Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello,
Sini, Ets, Pisa Il filosofo e le
pratiche. In dialogo con Sini (E.Redaelli,
BrovelliCrippa, Valle, Redaelli),
Milano, CUEM. Vincenzo Comerci, Filosofia e mondo. Il confronto di Sini, Milano,
Mimesis. Cristiano, La filosofia di
Sini. Semiotica ed ermeneutica (Milano,
Mimesis) Collana Pragmata, in AlboVersorio, Cfr. Copia archiviata, su unimi). Logos e techne, tecnologia e filosofia, su
youtube.com. SiniNoema (canale ufficiale), su YouTube. Treccani Enciclopedie o Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl.Registrazioni di Carlo Sini, su RadioRadicale, Radio
Radicale. Nòema la rivista online di
filosofia diretta da Rossella Fabbrichesi e Carlo Sini, su riviste.unimi.
Archivio Carlo Sini il luogo ove i materiali relativi ai passati corsi
universitari del prof. Sini ed altro ancora, su archiviocarlosini. Lectio
Magistralis di Carlo Sini su La Différance di Jacques Derrida, Arcoiris TV, Riflessioni
sul Senso della Vita. Intervista a Carlo Sini, di Ivo Nardi, giugno , sito
Riflessioni Collana PragmataAlboVersorio, su alboversorio.wordpress.com.
SIRACUSA.
(Siracusa). Filosofo. Grice:
“We know William was from Ockham but we call him Ockham; similarly, Alcaldino
was from Siracusa, so we should call him Siracusa!” -- Vissuto vicino alla
corte degli Hohenstaufen. Sebbene non vi siano certezze sull'esatto anno
di nascita di Alcadino, a parere di un suo biografo, egli sarebbe nato a
Siracusa attorno all'anno 1160. Suo padre, Garsino Siracusano, lo mandò a
studiare a Salerno, presso la celebre Scuola Medica Salernitana. Dopo gli studi
in lettere, Alcadino si cimentò in quelli di filosofia, raccogliendo attorno a
sé una serie di seguaci. Quindi, in seguito alla conclusione del corso regolare
degli studi, il siracusano fu scelto per fare da insegnante in medicina e
filosofia presso la stessa scuola salernitana. Divenuto uno dei più
stimati medici della scuola, Alcadino fu chiamato alla corte di Enrico VI di
Svevia, che nel frattempo era entrato in possesso del Regno di Sicilia, e fu
assunto come medico ordinario del sovrano. Dopo la morte di Enrico, il medico
siracusano servì il di lui figlio, Federico II, che lo rese degno di confidenza
e apprezzamento. Oltre alle ordinarie attività legate alla sua professione,
Alcadino si occupò anche di poesia. Scrisse forse un trattato in versi sui
bagni minerali di Pozzuoli, il De Balneis Puteolanis (che però alcuni autori
attribuiscono a Pietro da Eboli). In quest'opera vengono descritti con
precisione il luogo, le qualità e le virtù dei suddetti bagni. Alcadino scrisse
inoltre due opere nelle quali celebrava le gesta di Enrico VI e Federico II.
Secondo lo storico Antonio Mongitore, Alcadino di Siracusa morì all'età di 52
anni, quindi si presume verso il 1212 circa. Opere: De Balneis
Puteolanis, De Triumphis Henrici Imperatoris De His Quae a Friderico II
Imperatore Praeclare ac Fortifer Gesta Sunt Note Pasquale Panvini di S.
Caterina Salvatore De Renzi. Pasquale
Panvini di S. Caterina, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, Giuseppe
Emanuele Ortolani, Tomo I, Napoli, Salvatore De Renzi, Storia documentata della
scuola medica di Salerno, Napoli.
SIRENIO.
(Brescia), filosofo. Professore
di metafisica a Bologna. “De fato” (Venetiis, Giordano Ziletti).
SOAVE.
(Lugano). Filosofo. Per
qualche tempo maestro di Manzoni, fu il più efficace divulgatore del sensismo
italiano. Lapide commemorativa di Soave all'Pavia. Nacque da
Giuseppe Soave e Clara Herrik. La sua numerosa famiglia versava in ristrettezze
economiche, ma egli riuscì ad iniziare gli studi presso l'istituto di S.
Antonio e, a soli sedici anni, lasciò Lugano per recarsi a Milano dove, nel
1760, prese i voti nella congregazione dei padri Somaschi. Trasferitosi a
Pavia, presso il collegio di San Majolo, iniziò gli studi filosofici e nel 1761
fu inviato a Roma al collegio Clementino, che era il più importante della
congregazione dei padri Somaschi, per completare gli studi teologici. In questo
periodo si dedicò anche allo studio delle lingue greca, inglese, francese,
tedesca e spagnola. Nel 1765 pubblicò le sue traduzioni delle Bucoliche e
delle Georgiche di Virgilio, cui aggiunse un poemetto sul modo di tradurre e il
volgarizzamento di un sermone di San Basilio Magno. Fu richiamato in seguito
alla Scuola dei Paggi di Parma, dal direttore Francesco Venini, a leggere Belle
lettere ed a insegnare Poesia latina. Qui rimase fino al 1768 quando Guillaume
du Tillot promosse la riforma dell'Università, affidandogli la cattedra di
Poesia. Nel 1770 preparò l'Antologia Latina, per dare agli allievi i
migliori esempi di oratoria e di poetica. Ed è proprio in questo momento che
prese corpo nel Soave l'idea della Gramatica ragionata, in seguito stampata a
Parma nel 1771. L'attività del Soave a Parma finì nel 1772. Tornò così a
Milano, dove il conte Carlo Firmian, governatore austriaco della Lombardia, gli
affidò, la cattedra di Filosofia a Brera. Oubblicò la versione italiana delle
Ricerche intorno all'istituzione naturale di una società e di una lingua e
all'influenza dell'una e dell'altra su le umani cognizioni, dissertazione
presentata per rispondere al quesito, posto dall'Accademia Reale delle Scienze e
delle Lettere di Berlino: "Supponendo degli esseri umani lasciati alle
loro facoltà naturali, sarebbero essi in grado di inventare il linguaggio? E
con quali mezzi potrebbero giungere a questa invenzione?". Seguendo
una delle classiche questioni filosofiche dibattute nel Sei-Settecento,
pubblicò le Riflessioni intorno all'istituzione di una lingua universale, nelle
quali Soave teorizzava la formazione di un linguaggio che consentisse a tutti
gli uomini di comunicare tra loro, anche se alla fine si dichiarava scettico
circa la possibilità di introdurre ex novo una lingua universalmente valida,
preferendo l'adozione del francese, che a suo dire svolgeva il ruolo di lingua
colta universale, un tempo esclusiva del latino. Nel 1775 tradusse in
italiano il compendio dei saggi di John Locke Saggio filosofico sull'umano
intelletto e la Guida dell'intelletto alla ricerca della verità. A quest'ultimo
saggio Soave aggiunse, oltre alle consuete annotazioni, anche un'appendice
didascalica, sul Metodo che dee tenersi per trovare la verità e per insegnarla
ad altrui. Questo commento è ricco di implicazioni, per cogliere il carattere
del suo approccio pedagogico. Infatti Soave era soprattutto interessato a dare
un'immediata traduzione del pensiero di Locke, nei termini di un discorso
didattico ed in particolare a trarre indicazioni per la soluzione del problema
di come comporre "buoni libri elementari". Inoltre, sempre
nell'appendice, Soave riprende, da un punto di vista prevalentemente didattico,
la questione, per lui fondamentale, di come introdurre i giovani ai primi
principi della scienza, suggerendo che il rigore del metodo analitico, il solo
valido sul piano conoscitivo, venga attenuato ne' libri elementari. Avvertendo
la necessità di superare tutti quegli ostacoli, che si frapponevano in Europa
alla libera circolazione delle idee e al continuo e fecondo scambio su un
terreno scientifico, letterario e filosofico, Soave fondò nel 1775, con la
collaborazione di Carlo Amoretti, il periodico Scelta di opuscoli interessanti tradotti
da varie lingue che sarebbe durato fino al 1803, anche se con il nome di
Opuscoli scelti. In essi Soave, oltre all'opera di traduzione, pubblicò anche
alcuni saggi che testimoniavano il suo eclettismo, tipico dell'epoca. Collaborò
con altri studiosi alla realizzazione di una serie di opuscoli (trentasei in
tutto), di vario argomento (soprattutto traduzioni), nei quali inserì alcune
sue opere. Nel 1782 scrisse le Novelle morali, alle quali se ne
aggiunsero altre, tra il 1784 e il 1786. La loro edizione definitiva risulterà
una delle opere più apprezzate ed utilizzata a lungo nelle scuole per l'educazione
dei giovani. Ottenne la cattedra di Logica e Metafisica a Brera, alla quale
venne incorporata in seguito quella di Etica. Gli anni dal 1786 al 1792
segnarono il momento più intenso della partecipazione di Soave al movimento
illuministico e riformatore. In seguito all'editto di Giuseppe II sulla
riforma delle scuola in Lombardia, Soave venne incaricato di rinnovare le
scuole elementari e di preparare alcuni testi scolastici. Per svolgere questo
gravoso compito venne nominato membro della Delegazione delle scuole normali,
istituita alle dipendenze della giunta delle Pie Fondazioni, e si recò ad
osservare il metodo normale, seguito dalle scuole di Rovereto, Trento e
Bolzano. Soave avrebbe dovuto innanzitutto fornire una nuova traduzione del
Libro del metodo, confrontando quella poco corretta e quindi incapace di
servire da codice che era giunta alla delegazione. In seguito a
queste sue ricognizioni, sia territoriali che letterarie, Soave scrisse il
Compendio del metodo delle scuole normali ad uso delle scuole della Lombardia
austriaca, rivolto in particolare alla formazione dei maestri e contenente i
principi educativi del metodo normale, riveduti da lui stesso. A questo libro
sono legate indissolubilmente anche: Traduzione del Regolamento generale delle
scuole normali, principali e comuni, che era stato emanato da Maria Teresa
d'Austria e redatto da Giovanni Ignazio Felbiger, cui Soave aggiunse in un'Appendice
Quanto è compreso nel libro del metodo relativamente allo stesso regolamento e
inoltre la traduzione di Soave delle Leggi scolastiche da osservarsi nelle
Reali scuole normali della Lombardia austriaca. Fu il fondatore e la
mente della prima Scuola normale italiana, inaugurata a Brera. Tentò anche di
recarsi in Francia, tuttavia le notizie sulla Rivoluzione che nel frattempo era
scoppiata lo convinsero a restare in Italia dove si dedicò a studi filosofici.
Stampò le Istituzioni di logica, etica e metafisica, opera pensata per lo
studio nei licei e nelle università e, dall'edizione, vi aggiunse gli Opuscoli
metafisici. Le truppe di Buonaparte occuparono Milano e Soave si rifugiò a
Lugano, poiché nel 1793 aveva scritto, sotto lo pseudonimo di Glice Ceresiano,
un opuscolo contro gli ideali rivoluzionari, intitolato Vera idea della
rivoluzione di Francia, lettera di Glice Ceresiano ad un amico. Ebbe qualche
incarico di supplenza nel collegio di Sant'Antonio e tra i suoi allievi ci fu
un giovanissimo Alessandro Manzoni. Frontespizio dell'Abecedario Il
principe di Angri lo invitò a Napoli, per istruire il suo unico figlio, ma, nel
1799, con l'occupazione francese della città, Soave tentò dapprima la fuga in
Sicilia e in seguito visse seminascosto, fino a che non gli venne restituita,
da parte del governo provvisorio austriaco, la cattedra di Filosofia a Brera.
Tuttavia il ritorno dei Francesi gliela
tolse definitivamente e Soave si dedicò agli studi ed alle traduzioni. Con la
proclamazione della Repubblica Italiana, fu nominato direttore del Collegio
nazionale di Modena, al fine di ridare prestigio ad un istituto educativo di
antica data, e gli fu affidata la cattedra di Analisi delle idee. Sempre nello
stesso anno fu nominato tra i primi 30 membri dell'Istituto Nazionale. Fece
parte della classe di Scienze morali e politiche e si occupò in particolare
della Metafisica e dell'Etica. Attirò numerose critiche, per la
pubblicazione dell'opera La filosofia di Kant esposta ed esaminata, nella quale
tentava di confutare il filosofo tedesco. Nello stesso anno, non riuscendo ad
ottenere risultati a Modena, ottenne la cattedra di Analisi delle idee
all'Università degli Studi di Pavia. Fu membro della Società Italiana delle
Scienze e collaborò alla realizzazione della collana dei "Classici
Italiani", voluta dal governo. Negli ultimi anni scrisse La
mitologia ossia esposizione delle favole e descrizioni dei riti religiosi dei
gentili..., con l'aggiunta d'un transunto delle Metamorfosi d'Ovidio e la Storia
del popolo ebreo compendiata, ad uso delle scuole. Nel 1804 pubblicò la Memoria
sopra il progetto di Elementi di ideologia di Antoine-Louis-Claude Destutt de
Tracy e l'Esame dei principi metafisici della Zoonomia di Erasmus Darwin,
cercando di contrastarne le teorie, in un estremo tentativo di difesa delle
ideali acquisizioni dell'Illuminismo da ogni novità che le minacciasse, segno
del carattere ormai "moderato e timido" del suo empirismo, governato
dal desiderio di un compromesso tra quella parte d'Illuminismo volta ad aspirazioni
razionalistiche, alla crescita dell'identità di un suddito-cittadino e allo
sviluppo di forme economiche più moderne, e lo sviluppo della religiosità
all'interno di forme canoniche, come occasione di crescita culturale e di
consapevolezza di comportamentiː un tentativo che si rivelerà alquanto fragile
ed arduo. Ormai la sua consapevolezza critica ed il suo rigore scientifico
stavano venendo meno. Nel 1805 si accinse a riordinare ed a risistemare
le sue opere, al fine di preparare alcuni libri sull'istruzione per l'Istituto
Nazionale, ma la morte lo colse il 17 gennaio 1806 nella casa della sua
congregazione, la Colombina, presso Pavia. Note Francesco Soave, in Dizionario storico della
Svizzera. Cfr. la riedizione moderna,
con ampio saggio introduttivo: F. Soave, Gramatica ragionata della lingua
italiana, S. Fornara, Pescara, Libreria dell'Università Editrice, Giuseppina
Benassati e Lauro Rossi , L'Italia nella Rivoluzione, Casalecchio di reno,
Grafis, Angelo Grossi, L. Gianella, Francesco Soave. Vita e scritti scelti,
Lugano, Giovanni Orelli, La Svizzera italiana, in Alberto Asor Rosa ,
Letteratura italiana. Storia e geografia. L'età contemporanea, Claudio
Marazzini e Simone Fornara , Francesco Soave e la grammatica del Settecento,
Atti del convegno di Vercelli (21 marzo 2002), Alessandria, Edizioni dell'Orso.
Marina Roggero, La voie italienne vers l'alphabet avant 1860, Histoire de
l'éducation, Sensismo. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Francesco Soave, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Francesco Soave, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della
Svizzera. Francesco Soave, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Soave, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Opere di Francesco
Soave, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Soave.
SOLARI
(Albino), Filosofo. Frequentò
in gioventù il prestigioso Collegio San Francesco di Lodi retto dai Padri
Barnabiti per poi proseguire gli studi all'Università degli Studi di Messina,
da dove poi si trasferì presso l'Università degli Studi di Torino: si formò nel
Laboratorio di Economia Politica di Salvatore Cognetti de Martiis, per poi
scegliere la filosofia del diritto sotto la guida di Giuseppe Carle. Fu anche
membro di una tra le istituzioni culturali più prestigiose a livello nazionale:
l'Accademia Nazionale dei Lincei, nel 1946. Fautore di un idealismo
sociale e studioso di Mario Pagano, fu un esponente della scuola di filosofia
del diritto dell'Torino, dove tenne questa cattedra dal 1917, quando succedette
a Carle, al 1948, anno in cui fu sostituito da Norberto Bobbio. Ebbe tra i suoi
allievi lo stesso Bobbio, Renato Treves, Uberto Scarpelli, Piero Gobetti,
Alessandro Passerin d'Entrèves, Luigi Pareyson, Luigi Firpo, Giorgio Colli,
Bruno Leoni, Mario Einaudi e Cesare Goretti. Per tutta la vita si dedicò
esclusivamente all'insegnamento universitario, rifiutando qualsiasi incarico
pubblico (non diventò nemmeno preside della sua facoltà); le cattedre da lui
ricoperte sono state nelle Messina (nel 1915), di Cagliari (1922), e di Torino
(dal 1918 al 1948). Prestò il giuramento di fedeltà al fascismo nel
1931. Opere: La scuola del diritto
naturale nelle dottrine etico-giuridiche La scuola del diritto naturale nelle
dottrine etico-giuridiche dei secoli XVII e XVIII, Torino, Fratelli Bocca. L'idea individuale e l'idea sociale nel
diritto privato, 1Lezioni di filosofia del diritto: anno accademico, Giuseppe
Carle e Gioele Solari, raccolte dagli studenti Giuseppe Bruno e Francesca
Guasco, Editore La cooperativa dispense dell'A.T.U., Torino, 1912. Filosofia
del diritto privato, 1930. Lezioni di filosofia del diritto, Studi storici
della filosofia del diritto, Giappichelli, Torino Intitolazioni L'Torino gli ha
intitolato una biblioteca interdipartimentale. Il comune di Bergamo gli ha
intitolato un giardino pubblico e una via. Il comune di Albino gli ha
intitolato una via. Note Simonetta
Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica, Lezioni
di filosofia del diritto: anno accademico, Giuseppe Carle e Gioele Solari,
raccolte dagli studenti Giuseppe Bruno e Francesca Guasco, Editore La
cooperativa dispense dell'A.T.U., Torino, Studi storici di filosofia del diritto,
Giappichelli, Torino, Gioele Solari nella cultura del suo tempo, FrancoAngeli,
Milano, Alberto Contu, Questione sarda e filosofia del diritto in Gioele
Solari, con un saggio di Norberto Bobbio, Giappichelli, Torino, Davide Cugini,
Commemorazione di Gioele Solari, Torinese, Albino, 1952. Francesco D'Agostino ,
Il problema del diritto e dello Stato nella filosofia del diritto di Giorgio
Guglielmo Federico Hegel, G. Giappichelli Editore, Torino, Luigi Firpo , La
filosofia politica, 2 voll., Laterza, Bari. TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Gioele Solari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Gioele Solari, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Gioele
Solari, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Gioele Solari, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Gioele Solari, .
Solari, Gioele, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
SOLERI (Pagliero di San Damiano Macra). Filosofo..
Nato in un piccolo centro della provincia di Cuneo, studiò all'Università
Cattolica di Milano, fu ordinato sacerdote nel 1934 e terminò gli studi nel
1940. Ebbe come maestro Francesco Olgiati, uno dei fondatori dell'Università
Cattolica del Sacro Cuore. Lavorò a più di 100 scritti fra cui Il problema
metafisico del male (del 1952) e Inevitabilità e decisività del problema
teologico. È intitolato al suo nome l'Istituto di istruzione superiore "G.
Soleri" di Saluzzo, ove il sacerdote insegnò e fu preside. Opere: La
proprietà, S.E.I. Torino (II ed. riveduta); Telesio, La Scuola, Brescia; Lucrezio,
La Scuola, Brescia; Marco Aurelio, La Scuola, Brescia; L'immortalità dell'anima
in Aristotele, S.E.I., Torino; Economia e morale, Borla, Torino, Il problema metafisico del male in “Sapienza”,
Essere, atto, valore in , Il problema del valore, Morcelliana, Brescia, Incisività
e decisività del problema teologico, in “Studia Patavina”, Orizzonte della
metafisica aristotelica. Sito dell'Istituto Soleri. Heinz Happ, Hyle: Studien zum aristotelischen
Materie-Begriff, Walter de Gruyter, Riccardo Pozzo, The impact of Aristotelianism
on modern philosophy, CUA Press, Dao Ettore, La figura e l'opera di Giacomo
Soleri. Saggio di ricerca, Saluzzo, Per iniziativa del Comitato per le onoranze
a Giacomo Soleri dell'Istituto magistrale statale
SOMENZI
(Redondesco). Filosofo. Ufficiale
meteorologo dell'Aeronautica, dopo aver partecipato alla Resistenza, lavorò
all'ufficio studi dello Stato maggiore. Si divise tra la carriera militare
e quella accademica, optando infine per la cattedra di filosofia a Roma. Tra i
suoi allievi vi fu Cordeschi. Pensiero Partendo da un interesse per l'operazionismo
di Bridgman, diresse i suoi studi teorici alla cibernetica e fu tra i primi in
Italia a interessarsi di intelligenza artificiale e a studiare i rapporti
mente-cervello e mente-macchina. Opere principali: Scritti italiani di
filosofia della scienza, Milano, Fratelli Bocca, I fondamenti filosofici della
meccanica quantistica, Milano, Fratelli Bocca, L' operazionismo in fisica, Milano,
Edizioni di Comunità, La scienza nel suo sviluppo storico, Torino, ERI, La filosofia degli automi, Vittorio Somenzi
con Roberto Cordeschi, Torino, Boringhieri, (prima edizione, a cura del solo Somenzi,
Boringhieri) Tra fisica e filosofia. Roberto Donolato, Abano Terme, Piovan. La
materia pensante, Milano, CLUP CittàStudi. Fonte: A. Rainone, Enciclopedia
Italiana, riferimenti in. Saggi in onore di Vittorio Somenzi, Roma, Union
Printing, Vittorio Somenzii: antologia e testimonianze, Mantova, Fondazione
Banca agricola mantovana, Cibernetica Intelligenza artificiale Antonio Rainone, «Somenzi, Vittorio» la voce
nella Enciclopedia ItalianaVI Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vittorio Somenzi, un maestro del domandare, di Claudio Del Bello, da
Giano, n. 45, sito "Metodologia online". Vittorio Somenzi filosofo al
servizio della scienza, necrologio di Sandro Modeo, Corriere della Sera, Archivio
storico.
SORDI (Centenaro di Ferriere). Filosofo. Terzo
di otto figli (7 maschi e 1 femmina) di Agostino Sordi e Giovanna Taschieri, si
fece religioso nella Compagnia di Gesù e ben quattro dei suoi fratelli
seguirono il suo esempio. Entrò nel seminario di Piacenza, dove frequentò
le classi ginnasiali. Vinse il concorso per l'ammissione al Collegio Alberoni
di Piacenza, dove rimase fino al 1813, quando fu costretto a lasciare per
motivi di salute. Rientrò in seminario e, sotto la guida del canonico Vincenzo
Buzzetti, approfondì il pensiero di San Tommaso la cui filosofia era andata in
disuso (s’insegnava la filosofia del secolo: Sarti, Soave, Draghetti,
Condillac, Wolfe, Storkenau). Nel 1816, a 23 anni, divenne sacerdote ed
entrò nella Compagnia di Gesù appena ricostituita, fece il noviziato nella Casa
di Sant'Ambrogio a Genova, dove incontrò padre Luigi Taparelli D'Azeglio che
attraverso i colloqui con il Sordi conobbe e stimò la filosofia di San Tommaso,
di cui prima aveva sentito parlare con disprezzo e incominciò a rivedere la sua
formazione filosofica. Nel 1819 divenne insegnante di filosofia nel
Collegio di Ferrara e passò a Reggio Emilia come insegnante di logica,
metafisica ed etica e con la carica di prefetto della biblioteca civica. A
Reggio Emilia si distinse e acquistò stima e fama tanto che il padre Generale
della Compagnia Luigi Fortis lo propone al padre Pavani, provinciale d'Italia,
come professore di logica nel Collegio Romano. Il Pavani, però pregò il padre
Generale di desistere dal suo proposito per motivi di opportunità “si leverebbe
un gran rumore tra i professori del Collegio Romano … tanta è la prevenzione
contro il padre Sordi perché tomista.” Dal 1829 al 1834 venne mandato a
Modena, al collegio San Bartolomeo, come professore di logica, metafisica ed
etica. Qui, ispirandosi ai rivolgimenti culminati con la cattura di Ciro
Menotti, pubblicò l'opuscolo “Catechismo delle rivoluzioni”. In questi anni
strinse amicizia con il gesuita Giuseppe Pecci. Attraverso quest'amicizia padre
Serafino potrà esercitare il suo influsso anche su suo fratello, cardinale
Gioacchino Pecci che, divenuto poi Papa, con l'Enciclica Aeterni Patris
proporrà a tutte le scuole cattoliche le dottrine di San Tommaso
d'Aquino. Venne inviato a Forlì e poi a Spoleto dove insegnò teologia
morale. Nel 1836 venne nominato Rettore del Collegio di Orvieto. Nel 1840
ritornò a Modena come Rettore; carica che esercitò per tre anni, e poi rimase
ancora a Modena come Ministro e Padre Spirituale degli alunni. Nel 1846
fu nominato Rettore del Collegio San Pietro di Piacenza, dove già dal 1839 era
stato aperto anche l'AloisianumIstituto di formazione filosofica per giovani
gesuiti dell'area Lombardo Veneta. Nel 1848, padre Serafino era ancora a
Piacenza, quando il Collegio venne preso d'assalto dai rivoluzionari: “Scoppiarono
allora alte grida diAbbasso i gesuiti. Morte ai gesuiti. Mortee qui
aggiungevano i nomi or dell'uno or dell'altro Padre del collegio.” Così si
legge nel racconto di padre Lombardini, testimone oculare degli avvenimenti.
Nel 1851 ilGenerale Jan Roothaan lo chiamò a Roma, desideroso di vedere finito
un testo di filosofia che padre Serafino doveva realizzare insieme a padre
Carminati. Fu nominato Preposto della Provincia Romana fino al 1856. Padre
Serafino governò quella Provincia con rara prudenza e grande spirito di
bontà. Nel 1859 passò al Collegio degli scrittori della Civiltà Cattolica
con l'incarico di scrittore e padre spirituale della comunità. Contribuì in
questi tre anni al fiorire della rivista componendo con padre Taparelli una
serie di articoli. Fu chiamato all'Aloisianum di Verona come Prefetto
degli studi dei giovani religiosi che qui studiavano filosofia. A Verona cessò
di vivere per malattia cardiaca il 17 maggio 1865. Pensiero Padre
Serafino Sordi fu uno dei più insigni rappresentanti del neotomismo, il
movimento di rinnovamento della filosofia di San Tommaso, che, partito dal
seminario di Piacenza con il canonico Vincenzo Buzzetti, si diffuse in tutta
l'Italia tramite i fratelli Serafino e Domenico Sordi, alunni dello stesso
Buzzetti. I due fratelli, entrati nella Compagnia di Gesù, vi portarono il
rinnovamento tomista, cioè le grandi idee di San Tommaso studiate e sviluppate
ai fini di rispondere agli interrogativi più profondi dell'uomo moderno.
L'azione di padre Serafino in favore del neotomismo fu particolarmente efficace
per gli incarichi prestigiosi a lui affidati, per il suo insegnamento presso
numerosi Collegi dove i suoi scritti di filosofia, trascritti, venivano usati
come testo; inoltre molte delle persone da lui avviate allo studio di San
Tommaso sono state i protagonisti del rinnovamento tomista e i diretti
collaboratori nella preparazione dell'enciclica "Aeterni Patris" in
cui il papa Leone XIII esorta a rimettere in uso la sacra dottrina di San
Tommaso e a propagarla il più largamente possibile. Il fratello di Serafino,
padre Domenico Sordi, diffuse il tomismo nella provincia napoletana, dove operò
in varie città (Napoli, Lecce, Maglie, Salerno, Sora, Arpino, Andria). Al
Collegio Massimo di Napoli fu collaboratore diLuigi Taparelli D'Azeglio
promuovendo la diffusione della filosofia di San Tommaso fra gli alunni, alcuni
dei quali furono protagonisti del rinnovamento della cultura cattolica
dell'800; fra questi va ricordatoCarlo Maria Curci cofondatore della rivista
“La Civiltà Cattolica”, che descrive il suo insegnante con dovizia di
particolari nelle sue “Memorie” eMatteo Liberatore, cofondatore del periodico “Scienza
e Fede”, redattore di “La Civiltà Cattolica” e uno degli estensori
dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Opere: Appendice al capitolo
XII del Catechismo del senso comune” del RorbacherL'Amico d'Italia XI, 1827, (manoscritto originale presso la
biblioteca universitaria di Genova). Theses ex universa Philosophia, Parma Catechismo delle RivoluzioniModena, Soliani. Lettere
intorno al Nuovo saggio sull'origine delle idee dell'Abate Antonio Rosmini
SerbatiModena, Vincenzo Rossi 1843, 104
I primi elementi del sistema di V. Gioberti dialogizzati tra lui e un lettore
dell'opera sua –Bergamo, Natali 1849, Allocuzione di N. S Papa Pio IX- del 20
aprile 1849, con in fine esposizione della materia a modo di catechismo, del
prof S. S.Roma, Tip. Apostolica I misteri di Demofilo per S. S. Professore di
filosofiaTorino Castellazzo e De Gaudenzi, Circolare del R.Provinciale Serafino
Sordi ai Superiori della Provincia Romana –Roma, Civ. Cattolica. De studio
Theologiae in nostra societate –Roma, Civ. Cattolica, Recensione all'opuscolo di Giacomo Oddo
“l'Indipendenza, il Cattolicesimo e l'Italia, Milano 1859” Roma, Civ, Cattolica
La libertà al tribunale della ragioneRoma, Civ. Cattolica. Se per essere
indipendenti abbisogna che il Papa abbia il potere temporale. Di un sacerdote
cattolicoRoma Civ. Cattolica. Il movimento nazionale, istruzione popolare in
occasione di un opuscolo pubblicato nell'Umbria da un preteso prete galantuomoRoma
Civ. Cattolica, opuscolo di 48 Il
Sillabo di S. S. Pio Papa IX esposto in forma di catechismo dalSerafino Sordi
della Compagnia di GesùVerona, Vigentini e Franchini (pubblicato dopo la sua morte) Opere
attribuite a Serafino Sordi Saggio intorno alla dialettica e alla religione di
Vincenzo GiobertiPiacenza, Tedeschi. Una proposta al Clero Italiano.
Ragionamenti sul Gesuita ModernoTorino, Castellazzo e De Gaudenzi 1849, 7 La scomunica: Nel Messaggero di Modena, Lettera
sull'Austria, Bergamo, Dottrine di S. Alfonso dei Liquori difese contro le
impugnazioni del Sig. Abate RosminiMonza 1850 Opere diSerafino Sordi pubblicate
nel 1900 Ontologia, pubblicata daDezza nel 1941 Theologia naturalis, pubblicata
daDezza nel 1945 Manuale di logica classica, pubblicato da D. Pesce nel 1967
Opere inedite riportate daDezza nel libro “Alle origini del Neotomismo” Ethica
generalis et specialis Psicologia Trattato sull'origine delle idee
Dissertazione sulla materia e sulla forma Dissertazione sull'evidenza
Osservazioni intorno alla filosofia a noi prescritta da S. Ignazio Esortazioni
al clero (presso don BalleriniPC) Note Dezza, Alle origini del
Neotomismo30 Dezza, I neotomisti italiani del XIX secolo, 2-3 E.
Silva, Ferriere, cenni storici21 R.
Comandini, Nuovi contributi alla conoscenza del canonico Vincenzo Buzzetti e
dei discepoli cresciuti alla sua scuola Saggio sulla rinascita del Tomismo,Dezza,
I neotomisti italiani del XIX secolo.Dezza, Alle origini del Neotomismo, Breve
storia della Provincia veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai
giorni nostri La chiesa di S. Pietro in
PiacenzaStudi per il IV cent. dalla fond. TEP139 Breve storia della Provincia Veneta della
Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai giorni nostri A. M. D. G C.
Cenacchi, Tomismo e Neotomismo a FerraraLiber. Edit. Vaticana La Civiltà
Cattolica, R. Comandini, Nuovi contributi alla conoscenza del canonico Vincenzo
Buzzetti e dei discepoli cresciuti alla sua scuola Saggio sulla rinascita del
Tomismo nel sec. XIXLibr. Edit. Vaticana 1974 F. Cordani, Una grande cultura
piacentina dimenticata, PC Ed. Berti C. M. Curci, Memorie del Padre Curci, G.
Barbera Editore, FI C. M. Cornoldi, Memorie Autobiografiche (Archivio
Aloisianum) F. Dante, Storia della Civiltà Cattolica Ed. Studium Roma.Dezza,
Alle origini del Neotomismo, MI.Dezza, I neotomisti italiani del XIX secolo, Bocca
ed. MI. La chiesa di S. Pietro in
PiacenzaStudi per il IV cent. dalla fond. TEP, 1987 F. Giarelli, Storia di
Piacenza dalle origini ai nostri giorni,
II Ed. Porta PC 1889 L. Ferrari, I fratelli Sordi e il Neotomismo in
Italia in il filosofo canonico V. Buzzetti nel centenario della morte, PC G.
Martina, La Chiesa nell'età dell'assolutismo, del liberismo, del totalitarismo,
Morcelliana BS. U. Padovani, Importanza della critica filosofica di S. Sordi a
V. Gilbert, in Riv. Di Filosofia Neoscolastica, MI 1933 ed. Vita e Pensiero A.
MONTI, "La Compagnia di Gesù nel territorio della Provincia Torinese,
Chieri 1914, 5 volumi Giovanni Paolo II, enciclica Fides et Ratio 1998 S.
Panareo, L'istruzione in terra d'Otranto sotto i Borboni, B. Perazzoli, Studi
sul Rosminianesimo nell'Ottocento, Ed. Rosminiane Sodalitas, L. Pozzi, S: Sordi
filosofo neotomista, Studia Patavina Riv. Di Filos.e Teologia. V. Rolandetti, Da Buzzetti all'Aeterni Patris
Conv. Intern. Tomistico, Trento 1990 V. Rolandetti, Vincenzo Buzzetti teologo,
Libr. Ed. Vat. 1974. E. Silva, Ferriere, cenni storici, UTEP, PC 1966 D. Sordi,
Pochi e brevi cenni sulla vita menata nel secolo da P.S.Sordi, man. Inedito G.
Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico Sordi alla
diffusione del neotomismo nella cultura cattolica dell'800, PC , (vedi )
serafinosordi.altervista.org G. Tononi, Condizioni della Chiesa nei ducati parmensi.
M. Volpe, I Gesuiti nel Napoletano Aeterni
Patris Aloisianum Carlo Maria Curci Collegio Alberoni Compagnia di Gesù Jan
Roothaan La Civiltà Cattolica Luigi Taparelli d'Azeglio Matteo Liberatore
Neotomismo Serafino Sordi, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Serafino Sordi. G. Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e
Domenico Sordi alla diffusione del neotomismo nella cultura cattolica dell’800,
PC su serafinosordi. altervista.org. books.google/books?hl=it&id =-G3PUnY3zbEC&q=taparelli+d%27azeglio+e+il+rinnovamento+della+scolastica
La Civiltà Cattolica 1927IlTaparelli d'Azeglio e il rinnovamento della
Scolastica al Collegio Romano]
books.google/books?hl=it&id=KcRveZ1rpnwC&q=intorno+alle+origini+del+rinnovamento+tomista+in+italia
La Civiltà Cattolica1928Intorno alle origini del rinnovamento tomistico in ItaliaIl
P.Taparelli e ilSordi parte prima –pagg. 215-229) (parte secondapagg. books.google/books?id=_y_qxX2vxrEC&pg=PA229&lpg=%20LA+
CIVILTA+CATTOLICA+%C2%AC-+1929#v=onepage&q&f=false La Civiltà
Cattolica1929La rinascita del tomismo a Napoli nel 1830 (parte primaI
collaboratori del Taparelli pagg. 229-244)(parte secondaIl peripato in azione
pagg. 422-433)
books.google/books?id=7dtNAAAAMAAJ&pg=PA318-IA1&l#v=onepage&q&f=false
La Civiltà Cattolica1980Il contributo della Compagnia di Gesù alla preparazione
dell'enciclica “Aeterni Patris.”
SORIA. (Sant'Andrea a Lama). Filosofo. Nato
forse a Pisa, e non a Livorno come sostenuto da alcuni autori, da Enrico e da
Maria Elisabetta delle Sedie da Calci, la famiglia paterna risiedeva da tempo a
Sant'Ilario in Campo, nell'isola d'Elba ed era probabilmente di origine
spagnola. Giovanni Gualberto De Soria fu un filosofo appartenente alla corrente
del sensismo, insegnò all'Pisa, combatté il cartesianesimo ed esaltò Galileo
Galilei. Nel 1741 scrisse l'opera
Rationalis Philosophiae Institutiones.
Dal 1742 al 1746 fu direttore della Biblioteca universitaria di
Pisa. Nel 1766 pubblicò a Pisa la
Raccolta di opuscoli filosofici, e filologici.
Il primo tomo di tale opera comprende Della Immaterialità delle Nature
Intelligenti, Della Potenza che ha lo Spirito Umano di determinar se medesimo
chiamata Libertà, Il virtuoso Regime del proprio Corpo è un Bene indispensabile
per la Felicità della Vita e Della natural dipendenza della Salute Corporea
dall'Ilarità dello Spirito. Il secondo tomo comprende Della Simpatia e un
Dialogo tra un Cav. Francese, e un Italiano, seguiti dall’Esame del Giudizio di
Monsieur Du Fresnoy circa Michelangelo. Nel terzo si trovano Sulle Metamorfosi
degl'Insetti e Degl'Influssi Celesti, seguiti da una Dissertazione Accademica
sull'Innesto e da La Teoria de' Fosfori, e de' loro divarj. Giovanni Gualberto De Soria fu allievo di
Luigi Guido Grandi, e segnò il passaggio della scuola galileiana verso
l'Illuminismo. De Soria individuò, "nello sviluppo economico il centro
dell'interesse dell'attività politica".
È sepolto nella chiesa di Sant'Andrea a Lama, in provincia di Pisa,
paese di origine della madre. Note Il cognome è attestato anche come Soria. Ugo
Baldini, De Soria, Giovanni Gualberto, in "Dizionario biografico degli
italiani", Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, De Soria (o Soria)
è attestato anche a Livorno ed è appartenuto a una nota famiglia ebraica locale
di origine sefardita, proveniente dalla Spagna o Portogallo Cfr. Renzo Toaff,
La nazione ebrea a Livorno e a Pisa L.S.
Olschki, Firenze, Gualberto De Soria, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Gualberto De Soria, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Giovanni Gualberto De Soria / Giovanni Gualberto De Soria (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Gualberto De Soria.
Sorrentino, Andrea. Vico. Bordon, La
retorica di Vico. Andrea SORRENTINO , G. B. V. e le razze mediterr.inee :
in Bulletin italien di Bordeaux , a . XVII , n . 2 , avril - juin 1917 , pp .
96-101 . 19. Alberto ScrocCA , G. B. V. e un suo recente critico : in Rassegna
nazionale di Firenze , 1-16 agosto e i ...
SORRENTINO. (Carbonara di Nola). Flosofo. Docente di
filosofia a Salerno. È tra i massimi
esperti italiani del filosofo e teologo tedesco Friedrich Schleiermacher, ma
oltre alle letture di carattere teologico-religioso, è anche ideatore di una
filosofia autonoma ed originale. Sorrentino è infatti convinto che si debba
ricercare una connessione tra le varie forme di sapere, spesso rinchiuse
nell'ambito dei propri specialismi e pertanto sterili. Dopo un periodo di studio passato in Italia
(Milano, Napoli) e l'estero (Tubinga, Heidelberg) si laurea in Filosofia presso
l'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Consegue la laurea
in teologia presso la facoltà teologica "San Luigi" di Napoli è
ricercatore a Salerno. Rceve una borsa di formazione a Gottinga, a Kiel e a
Monaco. Nel 1980 diviene ricercatore
confermato a Salerno e dal 1995/96 è docente, tuttora in ruolo, di Filosofia
della religione preso la medesima università.
Pensiero Il pensiero di Sorrentino si sviluppa soprattutto intorno a
tematiche come il dibattito sulla religione, inteso nel senso di una
problematizzazione e di una tematizzazione del religioso nella società moderna
e contemporanea, a partire dal tardo Illuminismo fin ai giorni nostri.
Sorrentino cerca di inquadrare il pensiero filosofico relativo all'etica e alla
religione. Da qui parte il tentativo di una tematizzazione filosofica della
dimensione simbolica. Il motore della ricerca è il tentativo di giungere ad una
forma di connessione dei saperi che possa superare le difficoltà e le
incomprensioni del mondo contemporaneo, non solo in ambito filosofico. Opere: Monografie (selezione) La teologia
della secolarizzazione in Dietrich Bonhoeffer, Chiesa, mondo e storia nel
pensiero del secolo XIX, Schleiermacher e la filosofia della religione, Ermeneutica
e filosofia trascendentale, Filosofia ed esperienza religiosa, Realtà del senso
e universo religioso. Per un approccio trascendentale al fenomeno religioso, Traduzioni
(selezione) F. Schleiermacher, La dottrina della fede, F. Schleiermacher, Il
valore della vita, F. Schleiermacher, Dialettica, Volumi (selezione)
Schleiermacher's Philosophy and the philosophical Tradition, Barth in
discussione, Obbedire al tempo. L'attesa nel pensiero filosofico, politico
ereligioso di Simone Weil, La dialettica nella cultura romantica, con Terrence
N. Tice Religione e religioni a partire dai “Discorsi” di Schleiermacher,Il
prisma della rivelazione. Una nozione alla prova di religioni e saperi, L'eredità
dell'Illuminismo e la critica della religione, Diversità e rapporto tra
culture, Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto tra le religioni, Nichilismo
e questione del senso, Teologia naturale e teologia filosofica, La libertà in
discussione, Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto fra le religioni,
con Francesco Saverio Festa, “La persona come paradigma di senso”. Dibattito
sull'eredità di Mounier, con Giuseppe Limone, La teologia politica in discussione, con Hagar
Spano, Università degli Studi di Salerno, su unisa. Giornale di filosofia della
religione, su aifr. Sergio Sorerntino. Keywords. Luigi Speranza,”Grice e
Sorrentino”.
Sorrentino, Vincenzo.
sozzini: -- Socinianism, NELLA PRIMA METÀ DEL SEDICESIMO SECOLO NACQUERO IN QUESTA CASA LELIO E
FAUSTO SOZZINI LETTERATI INSIGNI FILOSOFI SOMMI DELLA LIBERTÀ DI PENSIERO
STRENUI PROPUGNATORI ______ CONTRO IL SOPRANNATURALE VINDICI DELLA UMANA
RAGIONE FONDARONO LA CELEBRE SCUOLA SOCINIANA PRECORRENDO DI TRE SECOLI LE
DOTTRINE DEL MODERNO RAZIONALISMO. I LIBERALI SENESI AMMIRATORI REVERENTI
QUESTA MEMORIA POSERO 1879 a movement originating in the sixteenth
century from the work of reformer
Laelius Socinus “Sozzini” and his nephew Faustus Socinus. Born in Siena of a patrician family, Sozzini
is widely read. Influenced by the evangelical movement, Sozzini makes contact with
noted Protestant reformers, including Calvin and Melanchthon, some of whom
questioned his orthodoxy. In response, Sozzini writes a confession of faith,
one of a small number of his writings to have survived. After his death,
Sozzini’s oeuvre was carried on by his nephew, Faustus, whose writings
including “On the Authority of Scripture,” “On the Savior Jesus Christ,” and “On Predestination,” expressed heterodox
views. Sozzini believed that Christ’s nature is entirely human, that the souls
does not possess immortality by nature though there is selective resurrection
for believers, that invocation of Christ in prayer is permissible but not
required, and he argues, like Grice, Pears, and Thomson, against
predestination. After publication of his writings, Sozzini is invited to Transylvania
and Poland to engage in a dispute within the Reformed churches there. He
decides to make his permanent residence in Poland, which, through his tireless
efforts, became the center of the Socinian movement. The most important
document of this movement was the Racovian Catechism, published shortly after
Faustus’s death. The Minor church of Poland, centered at Racov, became the
focal point of the movement. Its academy attracted hundreds of students and its
publishing house produced books in many languages defending Socinian ideas.
Socinianism, as represented by the Racovian Catechism and other writings
collected by Faustus’s disciples, involves the views of Laelius and especially
Faustus Socinus, aligned with the anti-Trinitarian views of the Polish Minor
church.. It accepts Christ’s message as the definitive revelation of God, but
regards Christ as human, not divine; rejects the natural immortality of the
soul, but argues for the selective resurrection of the faithful; rejects the
doctrine of the Trinity; emphasizes human free will against predestinationism;
defends pacifism and the separation of church and state; and argues that
reason not creeds, dogmatic tradition,
or church authority must be the final
interpreter of Scripture. Its view of God is temporalistic: God’s eternity is
existence at all times, not timelessness, and God knows future free actions
only when they occur. In these respects, the Socinian view of God anticipates
aspects of modern process theology. Socinianism was suppressed in Poland in
1658, but it had already spread to other European countries, including Holland
where it appealed to followers of Arminius and England, where it influenced the
Cambridge Platonists, Locke, and other philosophers, as well as scientists like
Newton. In England, it also influenced and was closely associated with the
development of Unitarianism. H. P. Grice,
“Sozzini, rationalism, and moi.”
Sotione, teacher of Seneca. In glossary to Roman
philosophers, in “Roman philosophers.”
SPADARO.
(Messina), Filosofo. Laureato in Filosofia a Messina,
entra subito dopo nel noviziato della Compagnia di Gesù. Insegna lettere a Roma
per 2 anni dal 1991 al 1993. Il 21 dicembre 1996 riceve l'ordinazione
presbiterale e il 24 maggio 2007 pronuncia i voti solenni nella Compagnia di
Gesù. Consegue la licenza in Teologia Fondamentale, il diploma in Comunicazioni
Sociali, il dottorato di ricerca in Teologia presso la Pontificia Università
Gregoriana di Roma. Completa la sua formazione negli Stati Uniti, nella Provincia
dei gesuiti di Chicago. Comincia a scrivere per la rivista La Civiltà Cattolica
e dal 1998 entra a far parte in maniera stabile della redazione. Si occupa
soprattutto di teoria della letteratura e di critica letteraria, in particolare
legata ad autori contemporanei italiani (tra questi, Cesare Pavese, Alda
Merini, Giorgio Bassani, Mario Luzi, Pier Vittorio Tondelli) e scrittori
statunitensi (dai classici come Emily Dickinson, Walt Withman, Flannery
O'Connor e Jack London ai contemporanei come Jack Kerouac, Raymond Carver). Tra
le materie che tratta vi sono anche la musica (Bruce Springsteen, Tom Waits,
Nick Drake, Nick Cave), l'arte contemporanea (Mark Rothko, Edward Hopper, Andy
Warhol, J.-M. Basquiat), il cinema e le nuove tecnologie della comunicazione e
il loro impatto sul modo di vivere e pensare (in particolare su , Second Life,
sulla lettura digitale, sui vari social networks, sulla filosofia Hacker o
sulla Cyberteologia). Ha fondato
BombaCarta, un progetto culturale che coordina iniziative di scrittura
creativa, produzione video e lettura anche su internet. È curatore della
collana di poesia L'Oblò delle edizioni Ancora. Insegna presso il Centro
Interdisciplinare di Comunicazione Sociale (CICS) della Pontificia Università
Gregoriana -- è a capo del comitato
scientifico "La sfida e l'esperienza" che raccoglie docenti e manager
interessati ai temi della spiritualità e dell'innovazione. Dal 2004 al 2009
viene incaricato di coordinare le attività culturali della Compagnia di Gesù in
Italia. Sabato 24 febbraio 2007 è il relatore principale al primo evento
organizzato dai Gesuiti sulla musica rock nel quale riabilita la dignità
musicale (non liturgica) del genere nel suo complesso, limitandone la condanna
alla valutazione di rari e singoli casi.
Padre Antonio Spadaro davanti alla raccolta completa di La Civiltà Cattolica.
Diviene Rettore della Comunità dei gesuiti de La Civiltà Cattolica. Il 6
settembre è annunciata la sua nomina a
direttore della rivista.. Nel numero del 1º ottobre della rivista è apparso il suo articolo di
presentazione nella nuova veste di direttore.
La sua attività in Rete è legata, oltre alla presenza nei social
network, anche allun sito personale e di due blog: uno dedicato alla
CyberTeologia e uno dedicato alla scrittrice statunitense Flannery
O'Connor. Il 10 dicembre , papa
Benedetto XVI lo nomina consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e il
29 dicembre anche consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali. Nel gennaio ha ricevuto a Caserta
il prestigioso premio "Le Buone NotizieCivitas Casertana", uno dei
più importanti premi di giornalismo italiani, unico nel suo genere a livello
internazionale. Ad agosto incontra più volte papa Francesco per conto
de La Civiltà Cattolica e di altre 15 riviste della Compagnia di Gesù. Il
contenuto delle conversazioni è stato pubblicato sotto forma di intervista a
settembre ed ampiamente ripreso dalla
stampa internazionale. L'articolo di La
Civiltà Cattolica. Spadaro ha dedicato un articolo a . L'articolo analizza il
significato di nel contesto culturale
italiano, ne analizza la storia, e ne mette in evidenza pregi e limiti. La sua conclusione è: «Dalla descrizione e dalle valutazioni
compiute comprendiamo bene come
rappresenti un sogno illuminista di descrivere il mondo, che però si
scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile,
mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi
collaboratori. Nello stesso tempo questa «utopia» rovescia il sogno
dell'enciclopedia tradizionale, intesa come costruzione autorevole, organica e
integrata del sapere. Infatti è come un
organismo vivente: cresce (al ritmo del 7% ogni mese), si "ammala", è
sottoposta a composizioni e scomposizioni interne, ad accrescimenti e riduzioni
continue. Ma soprattutto nasconde
un'altra utopia, a suo modo, ambigua: la democrazia assoluta del sapere e la
collaborazione delle intelligenze molteplici che dà vita a una sorta di
intelligenza collettiva. Questa utopia potrebbe nascondere una nuova forma di
"torre di Babele", che ha il suo tallone di Achille non solo
nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo.»
Concede un'intervista a Wikinotizie-Wiki@Home, pubblicata con il titolo
Antonio Spadaro: intervista al gesuita 2.0, nella quale commenta l'articolo e
spazia sulle tematiche inerenti e il
mondo della rete internet. Pubblicazioni
Tracce profonde. Il viaggio tra il reale e l'immaginario, Roma, Città Nuova, Radio
on. Tra le colonne sonore degli anni ‘90, Napoli, Giannini, 1996 (in collab.
con E. Crasto). Lo sguardo presente. Una lettura teologica di “Breve film
sull'amore di K. Kieslowski”, Rimini, Guaraldi, Del volume esiste anche una
versione elettronica. Pier Vittorio Tondelli. Attraversare l'attesa, Reggio
Emilia, Diabasis, “Laboratorio Under 25″. Tondelli e la nuova narrativa
italiana, Reggio Emilia, Diabasis, 2000. [Il volume è apparso anche come
pubblicazione digitale a puntate settimanali sul sito di RaiLibro della Radio
Televisione Italiana]. Carver. Un'acuta sensazione d'attesa, Padova, Messaggero
di Sant'Antonio Editrice, A che cosa
«serve» la letteratura?, Leumann (To)-Roma, ElleDiCiLa Civiltà Cattolica, [Premio Capri per la sezione Letteratura e
Premio Crotone sezione Giovane critici italiani] Lontano dentro se stessi.
L'attesa di salvezza in Pier Vittorio Tondelli, Milano, Jaca Book, Connessioni.
Nuove forme della cultura al tempo di internet, Bologna, Pardes [qui intervista sul libro a Radio Vaticana] La
grazia della parola. Karl Rahner e la poesia, Milano, Jaca Book, Nella melodia
della terra. La poesia di Karol Wojtyla, Milano, Jaca Book, Abitare nella possibilità. L'esperienza della
letteratura, I, Milano, Jaca Book,
L'altro fuoco. L'esperienza della letteratura,
II, Milano, Jaca Book, Alla ricerca del lupo. Genio, tensioni, vanità,
Bologna, Pardes, 2009. Nell'ombra accesa. Breviario poetico di Natale, Milano,
Ancora, . Web 2.0 Reti di relazione, Milano, Paoline, . Svolta di respiro.
Spiritualità della vita contemporanea, Milano, Vita & Pensiero, . Cyberteologia.
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Curatele Chris Cappell, Lasciami correre via, Padova, Messaggero, 2001.
François Varillon, Traversate di un credente, Milano, Jaca Book, 2008. Rowan
Williams, La dodicesima notte, Milano, Ancora, Gerard Manley Hopkins, La freschezza più cara.
Poesie scelte, Milano, Rizzoli, Whitman, Canto una vita immensa, Milano,
Ancora, Un Dio sempre più grande. Pregare con i gesuiti, Milano, Ancora, .
Note Antonio Spadaro, Antonio
Spadarobio, su antoniospadaro.net. Antonio Spadaro, Antonio Spadarobio, su laciviltacattolica.
Antonio Spadaro, Antonio SpadaroSaggi su "La Civiltà Cattolica", su antoniospadaro.net.
Antonio Spadaro, BombaCarta, su bombacarta.com. accesso=16 agosto . Antonio Spadaro, L'OblòAncora, su ancoralibri.
Orazio La Rocca, I gesuiti benedicono il rock: "La musica di Springsteen
& Co parla all'anima", Repubblica. Padre Antonio Spadaro nuovo
direttore di Civiltà Cattolica: cogliere pienamente la sfida digitale, su
oecumene.radiovaticana.org. Antonio Spadaro, Antonio Spadarosocial networks, su
antoniospadaro.net. Antonio Spadaro, Antonio Spadaro, su antoniospadaro.net. Antonio
Spadaro, Cyberteologia, su cyberteologia. accesso=16 agosto . Antonio Spadaro, Flannery O'Connor, su flanneryoconnor.
accesso=16 agosto . Nomina di consultori
del Pontificio Consiglio della Cultura, su press.catholica.va. Rinunce e
nomine, su Bollettino della Santa Sede, Bollettino della Santa Sede. Su La Civiltà Cattolica la mia intervista a
Papa Francesco, su cyberteologia, Antonio Spadaro, Intervista a papa Francesco
, in La Civiltà Cattolica, Copia archiviata, su laciviltacattolica7)., La Civiltà
Cattolica Antonio Spadaro: intervista al gesuita, Opere di Antonio Spadaro. Registrazioni
di Antonio Spadaro, su RadioRadicale, Radio Radicale. Antonio Spadaro: Cyberteologia, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai.
SPARTI
(Roma). Filosofo. È professore
a Siena, Pisa, e l'Università della Svizzera italiana. In passato ha insegnato
a Milano e l'Bologna. È cofondatore e membro del comitato di direzione della
rivista Studi culturali. Collabora a
numerose riviste scientifiche ("Iride", "Paradigmi",
"Rivista di estetica", "Rassegna italiana di sociologia",
"Intersezioni"). Dagli anni 2000 Sparti ha concentrato la sua
attenzione sull'estetica dell'improvvisazione.
Riconoscimenti "Research Fellow" della fondazione Humboldt
presso la Johann Wolfgang Goethe-Universität. "Fellow" del Collegium
Budapest-Institute For Advanced Study, in Ungheria. Note USIDati personali: Davide Sparti . Opere principali: “Se un leone potesse
parlare. Indagine sul comprendere e lo spiegare” (Firenze, Sansoni); “Sopprimere
la lontananza uccide” “Davidson e la teoria dell'interpretazione” (Firenze,
Nuova Italia) “Epistemologia delle scienze sociali” Roma, Nuova Italia
Scientifica); “Soggetti al tempo. Identità personale fra analisi filosofica e
costruzione sociale” ( Milano, Feltrinelli); “Identità e coscienza” (Bologna,
Il Mulino); “Wittgenstein politico, (saggi di J. Bouveresse, S. Cavell, D.
Davidson, B. Williams, ed altri, introdotti e trascelti da D. Sparti), Milano,
Feltrinelli. “Epistemologia delle scienze sociali” (Bologna, Mulino);
“L'importanza di essere umani: Etica del riconoscimento” (Milano, Feltrinelli);
“Suoni inauditi. L'improvvisazione nel jazz e nella vita quotidiana” (Bologna,
Il Mulino); “Musica in nero. Il campo discorsivo del jazz, Torino, Bollati); “Il
corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz, Bologna, Il Mulino); “L'identità
incompiuta. Paradossi dell'improvvisazione musicale, Bologna, Il Mulino Sul tango. L'improvvisazione intima, Bologna,
Il Mulin.
SPAVENTA.
(Bomba). Filosofo. Fratello
maggiore del patriota Silvio Spaventa, Bnacque da un'agiata famiglia borghese.
Sua madre, Maria Anna Croce, fu pro-zia di Croce.Studiò a Chieti ottenuto l'incarico di docente di matematica, si
trasferì col fratello a Montecassino. La sua formazione continuò a Napoli, dove
si dedicò anche allo studio del tedesco; fu infatti tra i primi a studiare i
filosofi tedesci in tedesco – Grice: “Which is the right thing to do – and
which Ryle, or Strawson, for that matter – are unable to!” Si avvicinò ai circoli liberali e a pensatori
come Colecchi e Antonio Tari. Fondò una scuola o academia di filosofia; inoltre
partecipò alla redazione de Il Nazionale, il giornale fondato e diretto dal
fratello Silvio. Dopo l'abrogazione della Costituzione da parte di
Ferdinando II, fu costretto a lasciare Napoli per trasferirsi prima a Firenze,
quindi a Torino, dove divenne giornalista scrivendo su giornali e riviste
piemontesi: Il Progresso, Il Cimento, Il Piemonte, Rivista Contemporanea. È nel
periodo torinese che Spaventa si avvicinò al pensiero di Hegel ed elaborò il
proprio sistema filosofico e il pensiero politico: pubblicò, tra l'altro, una
serie di saggi in cui polemizzava con La Civiltà Cattolica, rifiutando l'idea
di religione come passo necessario per lo sviluppo umano. Egli in tal
modo condivise con altri esuli napoletani gli stessi fermenti patriottici e
liberali che avevano nell'idealismo hegeliano il loro motivo ispiratore.
«[...] In Napoli, sin dal 1843 l'idea hegeliana penetrò nelle menti de' cultori
della scienza, i quali mossi come da santo amore si affratellavano, e con la
voce e con gli scritti la predicavano. Né i sospetti già desti della polizia,
né le minacce e le persecuzioni valsero ad infievolire la fede in questi arditi
difensori della indipendenza del pensiero; i numerosi studenti raccolti da
tutti i punti del Regno nella grande capitale disertavano le cattedre, ed
accorrevano in folla ad ascoltare la nuova parola. Era un bisogno irresistibile
ed universale, che li spingeva ad un ignoto e splendido avvenire, all'unità
organica dei diversi rami della cognizione umana; ifilosofi, partecipavano al
general movimento, ed ambivano soprattutto, come gli antichi italiani, di
essere veri filosofi. Chi può ridire la gioia, le speranze, l’entusiasmo
di quel tempo? Chi può ridire l’affetto col quale si amavano i maestri e gli
allievi, e insieme procedevano alla ricerca della verità? Era un culto, una
religione ideale, nella quale si mostravano degni nepoti dell'infelice
Nolano.» Studii sopra la filosofia di Hegel, Torino, «Rivista Italiana».
Ottenne la cattedra di Filosofia a Modena, poi quella di Storia della Filosofia
presso l'Bologna e Napoli. Tenne le lezioni in cui espose le sue teorie sul
rapporto di circolarità tra pensiero italiano ed europeo. Scopo di questa
interpretazione era quello di liberare la cultura filosofica italiana dal suo
provincialismo, attraverso la diffusione nella penisola dell'idealismo tedesco,
in particolare hegeliano. Fu anche deputato del Regno d'Italia per tre
legislature: fu sostenitore di una politica laica e legata ad un forte senso
dello Stato, considerato come sorgente dei princìpi e dei valori ispiratori di
un armonioso sviluppo civile, da cui gli individui e la comunità devono trarre
l'alimento necessario per una crescita «ordinata e corretta». Dottrina
Secondo Gentile, il pensiero di Bertrando Spaventa poggia su tre cardini
fondamentali: la tesi della «circolazione europea del pensiero italiano»
che dimostri il percorso dinamico della filosofia moderna attraverso l'Europa e
il suo ritorno in Italia dove aveva avuto origine; la riforma della dialettica hegeliana,
per salvare l'identità di essere e pensiero escludendo ogni presupposto
«oggettivo» esterno al pensare; il recupero dell'aspetto pratico nel processo
conoscitivo che eviti la caduta in un «astratto idealismo». La circolazione del
pensiero europeo La tesi spaventiana della circolazione del pensiero europeo si
articola in due passaggi: l'affermazione che la filosofia italiana del
Rinascimento, connotata dal naturalismo e dall'immanentismo, ha precorso la
filosofia moderna, giungendo attraverso Spinoza agli idealisti tedeschi Fichte,
Schelling, Hegel. il ritorno in Italia della filosofia moderna, con la
riappropriazione dei filoni spiritualistici europei da parte di Rosmini e
Gioberti. Mentre per la critica tradizionale la filosofia italiana era caratterizzata
dalla sua ininterrotta fedeltà alla linea platonico-cristiana, lo Spaventa
cercò di dimostrare, con gli studi dedicati al pensiero del Rinascimento, che
la filosofia moderna, laica e idealistica, generalmente associata alla Riforma
luterana, in realtà era nata in Italia, pur essendosi arrestata poi a causa
della Controriforma, per conoscere il suo massimo sviluppo in Germania: egli
interpretò con chiave di lettura hegeliana questo progressivo passaggio dello
Spirito filosofico dall'Italia all'Europa, e il suo successivo ritorno,
sottolineando la continuità del razionalismo di Cartesio col principio
innatistico di Tommaso Campanella della cognitio abdita, dell'empirismo di John
Locke con la campanelliana cognitio illata («nozione acquisita»), dell'immanentismo
di Baruch Spinoza col panteismo di Giordano Bruno, del criticismo di Immanuel
Kant con la «metafisica della mente» di Vico, mentre poi Pasquale Galluppi e
Antonio Rosmini si sarebbero riappropriati inconsciamente di quello stesso
spirito permeato dal kantismo, come Vincenzo Gioberti di quello dell'idealismo
tedesco. «Ripigliare il sacro filo della nostra tradizione filosofica,
ravvivare la coscienza del nostro libero pensiero nello studio dei nostri
maggiori filosofi, ricercare nelle filosofie delle altre nazioni i germi
ricevuti dai primi padri della nostra filosofia e poi ritornati fra noi in
forma nuova e più spiegata di sistema, comprendere questa circolazione del
pensiero italiano, della quale in gran parte noi avevamo smarrito il
sentimento, riconoscere questo ritorno del nostro pensiero a sé stesso nel
grande intuito speculativo del nostro ultimo filosofo [Hegel], sapere insomma
che cosa noi fummo, che cosa siamo e che cosa dobbiamo essere nel
movimento della filosofìa moderna, non come membri isolati e scissi dalla vita
universale dei popoli, nè come avvinti al carro trionfale d'un popolo
particolare, ma come nazione libera ed eguale nella comunità delle nazioni:
tale, o signori, è stato sempre il desiderio e l'occupazione della mia vita.»
(Bertrando Spaventa, Prolusione alle lezioni di Storia della filosofia
nell'Bologna, Modena, Regia Tipografia Governativa, 1860) Uno dei propositi di
Spaventa, giustificato dalla stessa tesi della circolazione del pensiero
europeo, era il tentativo di far uscire gli intellettuali italiani dal
provincialismo stagnante in cui versavano, apportando loro gli elementi più
innovativi del pensiero idealistico d'oltralpe, per dare un fondamento
filosofico-culturale al processo rivoluzionario dell'unificazione nazionale. La
rivoluzione storica da attuare, per Spaventa, non era il programma neoguelfo
del Primato morale e civile di Gioberti che ripudiava in blocco la filosofia
moderna, ma andava intesa hegelianamente come «storia della libertà», nella
quale lo spiritualismo non significava un'involuzione, bensì un riallineamento
alle nazioni più avanzate. «Son molti ancora in Italia i quali tacciano
di astratta e oscura la filosofia alemanna e, reputandola contraria alla natura
speculativa dell'ingegno italiano, si accontentano di una maniera di sapere che
non ha nessuna connessione con la nostra tradizione filosofica; è un perpetuo
oltraggio alla memoria de' nostri sommi ed infelici pensatori, e la principal
cagione del decadimento della scienza tra noi. Costoro dimenticano la storia
del pensiero italiano, della quale furono gli eroi e martiri i nostri filosofi;
non ricordano i roghi di Giordano Bruno e di Giulio Vanini, la lunga prigionia
di Tommaso Campanella, e l'umile pietra che, nel tempio de' Gerolomini in
Napoli, ricopre le ceneri di Giovambattista Vico, ultima luce del nostro mondo
intellettuale. [...] Non i nostri filosofi degli ultimi duecento anni, ma
Spinoza, Kant, Fichte, Schelling ed Hegel, sono stati i veri discepoli di
Bruno, di Vanini, di Campanella, di Vico, ed altri illustri.» (Principii
di Filosofia). Spaventa non si limitò a recepire passivamente l'hegelismo, ma
diede avvio ad una sua profonda revisione, introducendovi temi originali che
cercò di riprendere dalla tradizione autoctona italiana. In particolare,
cercò di rispondere alle critiche di Trendelenburg, il quale non vedeva come
dal primo momento della Logica hegeliana, quello dell'Essere puro e
indeterminato, potesse scaturire il divenire dialettico del pensiero, se non
tramite un'indebita intromissione dal di fuori. Per dimostrare l'identità
dell'essere col pensare, e quindi che l'Idea è intrinseca alla realtà storica,
avente come scopo la libertà, Spaventa sostenne l'esigenza di «mentalizzare» o
«kantianizzare» la logica di Hegel, unificando quest'ultima con la
fenomenologia, cioè col percorso conoscitivo del singolo individuo umano, che
diventa progressivamente autocosciente di avere in se stesso, nella propria
mente, tutta la realtà assoluta logicamente articolata. Egli riformava
così la dialettica hegeliana nell'ottica di Kant e Fichte, ritenendo prevalente
l'atto soggettivo della coscienza trascendentale rispetto ad ogni presupposto
oggettivistico, valorizzando inoltre il momento finale dello Spirito rispetto
alle fasi precedenti della Logica e della Natura, situate fuori
dall'autocoscienza. È la Mente la protagonista di ogni originaria
produzione. In maniera simile a Kuno Fischer, infatti, la deduzione
hegeliana, che dalla contrapposizione di essere e nulla faceva scaturire il
divenire, venne intesa da Spaventa in senso kantiano e fichtiano dando il
primato alla sintesi unificatrice del divenire: è il pensare, nel suo perenne
fluire, che dà luogo all'essere, il quale, originariamente indeterminato e
perciò im-pensabile, si rivela un non-essere, essendo posto all'interno del
pensare stesso. Per questo primato assegnato all'atto del pensare, Spaventa
farà da apripista all'idealismo attuale di Gentile. Prassi e concretezza
nel processo conoscitivo Per contrastare l'avanzata del positivismo che era
penetrato in Italia dopo la raggiunta unità nazionale, di fronte all'esaurirsi
delle spinte ideali che avevano caratterizzato il Risorgimento, Spaventa si
impegnò nella valorizzazione dell'aspetto pratico del processo conoscitivo, per
evitare la caduta in un «astratto idealismo, che non cura né pregia il sapere
sperimentale». In particolare riprese da Vico una concezione pratica e
storica della metafisica dell'Assoluto, intendendo l'autocoscienza
hegeliana (quale Begierde, cioè «appetizione») come Umanità, ovvero impeto
che agisce nel soggetto umano. Analogamente Spaventa poteva sostenere,
nel tracciare la storia spirituale d'Italia, che è il soggetto umano a dare
concretezza e coscienza di sè al processo storico. La Riforma della modernità
che aveva abolito i vecchi principi della filosofia scolastica si basava per
l'appunto sull'immanenza di Dio e sulla capacità della coscienza umana di
autodeterminarsi e di accedere direttamente all'Infinito, come già avevano
enunciato Bruno e Campanella. Il riconoscimento del valore infinito dell'uomo
ebbe ripercussioni anche sulla concezione etico-politica di Spaventa,
stimolando studi e interessi sulla filosofia hegeliana del diritto.
Permase in Spaventa una viva concezione etica dello Stato, che lo indusse a
rinvenire nell'idealismo hegeliano la sintesi tra la corrente
post-illuministica, basata sull'arbitrio individuale e su una concezione
meramente contrattualistica dello Stato, ed il cattolicesimo liberale, fondato
viceversa sull'arbitrio divino e sull'aderenza dogmatico-confessionale al
principio d'autorità. Il liberalismo di Spaventa rigettava l'individualismo che
privilegiava l'interesse del singolo portandolo a servirsi dell'organismo
universale per i propri fini, distruggendo la società. Allo Stato spetta dunque
la funzione "pedagogica" di promuovere gli interessi di tutti,
tutelando la famiglia, in cui si forma l'individuo, e al contempo la società
civile. «La famiglia e la società civile hanno la loro verità nello
stato. Dove lo stato non è altro che famiglia (stato patriarcale), o una
istituzione di pubblica sicurezza (polizia), non solo lo stato non è il vero
stato, ma né la famiglia né la società civile esistono nella loro vera forma.
Lo stato è l'unità del principio della famiglia e del principio della società
civile (della naturalità umana e del libero volere, del diritto e della
moralità). Non è una semplice associazione fondata mediante il libero arbitrio,
il patto etc, né una associazione puramente naturale. È tutto ciò insieme.
[...] È assoluta soggettività etica degli individui. Assoluta, perché è
sostanza; soggettività, perché è saputa e voluta dagli individui liberamente
come la loro stessa essenza (etica) e universalità. Dove manca tale sapere e
volere, lo stato non è libera soggettività, e l'individuo non ha vero valore
(individualismo moderno). In altri termini: è la sostanza nazionale, conscia
veramente e realmente di se medesima; lo spirito di un popolo (come tale, come
spirito etico) nella sua vera e perfetta esistenza.» (Bertrando Spaventa,
Studi sull'etica hegeliana, 1869) Poiché il potere stesso dello Stato può
essere utilizzato da un individuo o da una classe in vista dei suoi interessi
di parte, Spaventa accetta il modello costituzionale, sebbene non privo di
conflitti tra particolarità e universalità, nel quale «la personalità dello
Stato sia elevata sopra le lotte sociali». Ripudiando l'astratto
cosmopolitismo, lo Stato va dunque inteso come l'immanenza di Dio,
dell'universalità dello Spirito calato nella concretezza della «nazionalità»
dei popoli, tutti uguali «fratelli dell'umana famiglia». Fortuna «È con
Spaventa soprattutto che la filosofia in Italia cessa d'essere esercitazione
accademica e vacua speculazione, si avvia a diventare organica visione del
mondo, da cui derivi e consegua una morale, si avvia cioè a diventare religione
laica, dando inizio a quel largo movimento di distacco di intellettuali dalla
Chiesa cattolica.» (Gaetano Arfé, L'hegelismo napoletano e Spaventa, in
«Società», Firenze, Bertrando Spaventa fu uno dei maggiori teorici che si
sforzarono dare un un'impronta ideale e spirituale al percorso risorgimentale
verso l'unità d'Italia, non limitata all'ambito accademico, come riconobbero in
seguito storici e studiosi del Risorgimento. «Con Spaventa e De Sanctis
era giunta al culmine quella motivazione politica nazionale che fu la
caratteristica in forza della quale il movimento sorto a Napoli superò i limiti
di un episodio regionale. [...] Da noi, al contrario che in Inghilterra (e in
Francia), l'hegelismo non è stato solo un movimento accademico, di professori,
ma elemento della vita civile della nazione nel momento culminante del suo
Risorgimento.» (Sergio Landucci, L'hegelismo in Italia nell'età del
Risorgimento, in «Studi storici», Roma, L'opera di Spaventa influenzerà
profondamente, attraverso la mediazione di Donato Jaja, anche l'idealismo
italiano di Giovanni Gentile, il quale portò a termine il lavoro di
«kantianizzazione» o «mentalizzazione» di Hegel avviato da Spaventa,
trasformando la sua dottrina in un compiuto «attualismo», o filosofia
dell'atto, basata cioè sul perenne dinamismo dell'atto del pensiero.
Gentile curò inoltre nel 1908 la pubblicazione della spaventiana Prolusione e
introduzione alle lezioni di filosofia nella Napoli, rinominandola significativamente
La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea, ritenendola
un'opera di carattere non solamente storiografico, ma soprattutto
fenomenologico, in cui cioè lo Spirito del Pensiero Italiano esprimeva la sua
ritrovata coscienza di sè e delle sue relazioni con la storia d'Europa.
Gentile si confrontò ampiamente con Spaventa nella propria Riforma della
dialettica hegeliana, oltre a raccogliere e sistemare alcuni suoi scritti
inediti (tra cui un Frammento del 1881 giudicato uno snodo importante verso la
genesi del proprio attualismo) contribuendo alla riscoperta e alla rinascita
degli studi intorno alla dottrina spaventiana. Anche l'idealista Croce,
che dopo la morte dei genitori andò a vivere da Silvio Spaventa, seguì le
lezioni di Bertrando, apprezzandone soprattutto lo spirito profondamente
liberale. Altri scolari, o allievi della scuola hegeliana del filosofo
abruzzese furono Fiorentino, Maturi, Jaja, Masci, Tocco, Labriola,
Alfonso. Nuovi studi sono sorti in occasione del bicentenario della nascita di
Spaventa e De Sanctis, entrambi
1817. Opere: “La filosofia di Kant e la sua relazione colla filosofia
italiana” Unione Tipografica-editrice, Torino, “Principii di filosofia” Stabilimento
Tip. Ghio, Napoli, “Studi sull'etica di Hegel” Stamperia della Regia
Università, Napoli “La filosofia di Gioberti” Tip. del Tasso, Napoli, “Saggi
critici di filosofia, politica e religione” Tip. Giordano Bruno, Roma. “La
dottrina della conoscenza di Bruno” Stamperia della Regia Università, Napoli. “Principi
di etica” Pierro, Napoli. “La filosofia italiana nelle sue relazioni con la
filosofia europea” G. Gentile, Laterza, Bari. “Logica e metafisica” G. Gentile,
Laterza, Bari. Opere, G. Gentile, raccolte e aggiornate da Italo Cubeddu e
Simona Giannantoni, "Classici della Filosofia", Sansoni, Firenze. Opere,
saggio introduttivo, prefazioni, note e apparati di Francesco Valagussa,
postfazione di Vincenzo Vitiello, Bompiani, Milano. Quattro articoli sulla
filosofia tedesca (Kant, Fichte, Schelling, Hegel), Giuseppe Landolfi Petrone,
Il Prato, Edizione critica delle Opere
psicologiche inedite Domenico D'Orsi: Lezioni di antropologia, Psiche e
metafisica Elementi di psicologia
speculativa, Sulle psicopatie in generale. Note
Cit. in B. Spaventa, Antologia degli scritti, G. Vacca, pag. 17, Bari,
Laterza. Piero Di Giovanni, Giovanni Gentile: la filosofia italiana tra
idealismo e anti-idealismo, FrancoAngeli, Gentile e Spaventa, su treccani. Bertrando Spaventa, su treccani.
Bertrando Spaventa: il contributo italiano alla storia del pensiero, su
treccani. «In quel tempo, che gli
Austriaci — "i Tedeschi" dicevano generalmente in Italia — dimoravano
non solo nelle contrade lombarde e venete, ma anche in Toscana, io non avevo il
coraggio di dire: filosofia tedesca» (nota di B. Spaventa). Principii di Filosofia, Napoli, Ghio. Le
tradizioni filosofiche nell'Italia unita, di Giovanni Rota. Ugo e
Annamaria Perone, Giovanni Ferretti, Claudio Ciancio, Storia del pensiero
filosofico, Torino, SEI, Cit. di
Giovanni Gentile in Della vita e degli scritti di Bertrando Spaventa,
prefazione a Bertrando Spaventa, Scritti filosofici, pag. CVII, Napoli, A.
Morano & figlio, Fernanda Gallo, Gli hegeliani di Napoli e il Risorgimento,
in LEA, «Lingue e letterature d'Oriente e d'Occidente», n. 6, Firenze
University Press, . Spaventa fu autore
in proposito anche di saggi psicologici come Sulle psicopatie in generale, o La legge del più forte, in cui si
confrontava tra l'altro col darwinismo.
Studi sull'etica hegeliana, Napoli, Stamperia della R. Università, Il
concetto di «nazionalità» segnava in Spaventa un superamento della filosofia
hegeliana della storia basata sul susseguirsi di popoli-guida (cfr. Giovanni
Pugliese Carratelli, Storia e civiltà della Campania: l'Ottocento, Napoli,
Electa, Bertrando Spaventa, Studii sopra
la filosofia di Hegel, cit. in Unificazione nazionale ed egemonia culturale, G.
Vacca, Bari, Laterza, Eugenio Garin, La fortuna nella filosofia italiana,
in L'opera e l’eredità di Hegel, Bari, Laterza, Italo Cubeddu, Da Spaventa a
Gentile: Kant e il neoidealismo, in "La tradizione kantiana in
Italia", Atti del convegno della Società filosofica italiana, Messina,
Edizioni G.B.M., La raccolta gentiliana delle opere di Spaventa venne riedita in
tre volumi curati da Italo Cubeddu e Simona Giannantoni, ristampati da
Francesco Valagussa e Vincenzo Vitiello in un unico tomo. Bertrando Spaventa: tra coscienza nazionale e
filosofia europea, su treccani. Giovanni
Gentile, Bertrando Spaventa, Firenze, Vallecchi, Giuseppe Vacca, Politica e
filosofia in Bertrando Spaventa, Bari, Laterza, Renato Bartot, L'hegelismo di Bertrando Spaventa,
Firenze, Olschki, Italo Cubeddu, Bertrando Spaventa. Edizioni e studi, Firenze,
Sansoni, Teresa Serra, Bertrando Spaventa: etica e politica, Roma, Bulzoni, Raffaello
Franchini , Bertrando Spaventa. Dalla scienza della logica alla logica della
scienza, Napoli, Pironti, Eugenio Garin, Filosofia e politica in Bertrando
Spaventa, G. Tognon, Napoli, Bibliopolis, Eugenio Garin, Bertrando Spaventa,
Napoli, Bibliopolis, Luigi Gentile,
Coscienza Nazionale e pensiero europeo in Bertrando Spaventa, Chieti, Ed.
NOUBS, Gaetano Origo, Da Bruno a Spaventa. Perpetuazione e difesa della
filosofia italica, Roma, Bibliosofica, Alessandro Savorelli, «Spaventa,
Bertrando» in Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Attualismo Hegelismo Idealismo italiano Idealismo tedesco TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Bertrando Spaventa, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Bertrando Spaventa, in
Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Alessandro Savorelli, Bertrando Spaventa, in
Dizionario biografico degli italiani,
93, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Opere di Bertrando Spaventa, su Liber
Liber. Opere di Bertrando Spaventa, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Bertrando Spaventa, . Opere di
Bertrando Spaventa, su Progetto Gutenberg.
Bertrando Spaventa, su storia.camera, Camera dei deputati. Archivi di Teatro Napoli, Foto di Bertrando
Spaventa [collegamento interrotto], su cir.campania.beniculturali. 17 luglio .
Diego Fusaro, Bertrando Spaventa (sottotitolo: Il far intendere Hegel
all'Italia, vorrebbe dire rifare l'Italia), su filosofico.net. 2 Silvio e
Bertrando Spaventa dal sito del comune di Bomba Gentile e Spaventa, su
treccani. Scritti filosofici di Bertrando Spaventa, G. Gentile (TXT), su
archive.org. Gli hegeliani di Napoli e il Risorgimento, su fupress.net. su
Bertrando Spaventa, su treccani.
SPEDALIERI
(Bronte). Fiosofo. Figlio
Vincenzo e da Antonina Dinaro, studiò nell'Oratorio di S. Filippo Neri di
Bronte e dnel seminario di Monreale dove insegnò filosofia. Alcune sue tesi,
considerate eretiche a Palermo, furono invece approvate e stampate a Roma con
il titolo di Propositionum theologicarum specimen. Trasferitosi a Roma, entrò a
far parte dell'Arcadia con il nome di Melanzio Alcioneo. Pio VI gli diede
il titolo di beneficiato della Basilica Vaticanache comportava una modesta
rendita mensilee l'incaricò di scrivere la storia del prosciugamento dell'Agro
pontino, che non riuscì a terminare e fu stampata soltanto col titolo De'
Bonificamenti delle terre pontine. NContro l'Enciclopedia degli illuministi,
uscì la sua Analisi dell'Esame critico del signor Nicola Fréret sulle prove del
Cristianesimo e il Ragionamento sopra
l'arte di governare e il Ragionamento sulla influenza della Religione Cristiana
nella società civile. Scrisse la Confutazione dell'esame critico del
cristianesimo fatto dal signor Eduardo Gibbon, contro la famosa opera del
Gibbon sulla storia dell'Impero romano, la cui caduta veniva imputata dallo
storico inglese all'influenza negativa della religione cristiana. Opere: Dei
diritti dell'uomo libri VI Busto di Spedalieri nella Biblioteca Nazionale
di Roma Nell'opera più importante Dei diritti dell'uomo, pubblicata a Roma ma,
per volontà del papa, con la falsa indicazione di Assisi, Spedalieri si rifece
alle concezioni rousseauiane relativamente alla dottrina del contratto sociale
come origine della società, ma contestandone la tesi di un originario stato di
natura a cui occorrerebbe tornare, perché soltanto all'interno della società
civile l'uomo può realizzare i suoi bisogni di felicità e di perfezione.
Scrive infatti che «Lo stato, a cui è destinato l'uomo dalla natura, è la
Società Civile: ciò fu dimostrato; e vuol dire, che l'uomo non può rinunziare,
generalmente parlando, alla Società Civile senza opporsi alla sua propria
natura. È parte essenziale della costituzione sociale il Principato [...] il
Popolo non ha diritto di disfare il Principato». Se la forma migliore di
governo è, secondo lo Spedalieri, il principato, e al principe il popolo affida
«le tre facoltà di giudicare, di decretare e di eseguire», il popolo non può
togliergli «il Principato a suo beneplacito, cioè quando gli pare, per motivi
leggieri, senza motivi», perché violerebbe il patto sottoscritto, a meno che il
principe non violi la condizione essenziale del contratto stipulato, il do ut
facias, a meno che egli non faccia ciò che si era impegnato a fare in cambio
della proprietà del principato: ossia, custodire «i diritti naturali di
ciascuno» e dirigere «tutte le operazioni del Principato alla felicità de'
sudditi». Questa è la base del contratto, e se invece il principe
«prendesse a distruggere i diritti naturali di ognuno, a sostituire il
capriccio alle leggi, e ad immergere nella miseria i poveri sudditi, il
contratto resterebbe sciolto da sé». Lo scioglimento del contratto non
significa che il popolo eserciti per proprio conto il governo, ma che debba
«investirne un altro con auspici migliori». Ma chi deciderà che il
contratto stabilito con il principe sia nullo? Intanto, osserva Spedalieri, che
«il contratto siasi sciolto già da sé stesso, si dee legalmente dichiarare.
Prima della quale dichiarazione a niuno è permesso di sottrarsi dall'ubbidienza
del Principe. E il diritto di far tale dichiarazione non appartiene a verun
privato, né alla unione di alcuni, né anco alla moltitudine». Solo un corpo che
rappresenti tutti i sudditi può dichiarare lo scioglimento del patto con il
principe: questo «vero corpo» sarà formato da «tutti i Magistrati, tutti gli Ordini
de' Cittadini, le persone illuminate, probe, e non soggette all'impeto del
momento [...] ogni colta Nazione nella Costituzione fondamentale, che dà a sé
stessa, e che inerisce nel contratto che fa con la persona che vuole innalzare
al Principato, e che questa giura di mantenere, sempre, forma un corpo o sia un
Collegio, per così dire, immortale, che rappresenti permanentemente tutti
gl'individui. Laonde basta che la dichiarazione si faccia da questo corpo, per
esser legale». Pietro Tamburini Qualora il principe resista e
voglia mantenere il potere non più riconosciutogli, comportandosi così da
tiranno, il «Corpo della Nazione»mai però un singolo cittadinopotrà
legittimamente giungere fino all'estrema soluzione di condannarlo a
morte. Spedalieri si mostrò avverso sia al dispotismo illuminato, che
rifiutava tanto il principio della sovranità popolare quanto il primato della
religione nel governo dello Stato, sia i princìpi laici della Rivoluzione
francese. La garanzia di assicurare i diritti fondamentali dell'uomo è data,
secondo lo Spedalieri, dalla religione cristiana che ha come princìpi
essenziali l'amore e la carità verso il prossimo. Spedalieri polemizzò
anche contro i giansenisti che accusò di "giacobinismo" e di
"spirito sovvertitore dei troni". Gli rispose con asprezza il teologo
e giurista Pietro Tamburini nello scritto Lettere teologico politiche sulla
presente situazione delle cose ecclesiastiche. Il riconoscimento che la
sovranità derivi dal popolo e che questi, attraverso i suoi delegati, possa
giungere a rovesciarne il potere, procurarono allo Spedalieri violente critiche
e inimicizie da parte dei circoli reazionari e in parte anche moderati, e al
libro, che ebbe alla sua uscita una notevole diffusione, il divieto di
pubblicazione in tutta Europa; soltanto nella seconda metà dell'Ottocento esso
poté nuovamente circolare, anche se in Italia, mutato il clima politico e
culturale dopo i primi decenni del Novecento, venne nuovamente ignorato.
La morte improvvisa di Nicola Spedalieri fece nascere la diceria che il decesso
fosse avvenuto per avvelenamento. Note
Ludovico Geymonat e Renato Tisato, «Il pensiero filosofico-pedagogico
italiano, Filosofi e pedagogisti estranei all'illuminismo». In : Ludovico
Geymonat , Storia del pensiero filosofico e scientifico, III (Il Settecento), Milano, Garzanti, Gaetano
Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani: o come
che sia aventi relazione all'Italia. Milano : Coi torchi di L. di Giacomo Pirola,
N. Nicolini, op. cit.. C. Giurintano,
Società e Stato in Nicola Spedalieri, Palermo 1998 A. Pisanò, Una teoria
comunitaria dei diritti umani: i diritti dell'uomo di Nicola Spedalieri,
Milano. Opere di Nicola Spedalieri, . Nicola Spedalieri, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Biografia, opere e commenti su bronteinsieme Nicola Nicolini, Nicola
Spedalieri, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Opere digitalizzate Analisi dell'Esame critico del signor Nicola
Frèret sulle prove del cristianesimo Ragionamento sopra l'arte di governare
Ragionamento sulla influenza della religione cristiana nella società civile
Confutazione dell'esame critico del cristianesimo fatto dal signor Eduardo
GibbonI parte Confutazione dell'esame critico del cristianesimo fatto dal
signor Eduardo GibbonII parte De' diritti dell'uomo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Spadalieri sul contratto conversazionale.” H. P. Grice, “A critique to
conversational quasi-contrastualism.”
Speranza -- Speranza, Ugo -- Speranza,
Alessandro -- Speranza, Ettore -- Speranza, Gianni -- Speranza, Paola --
Speranza, Anna-Maria -- Speranza-Ghersi –Ghersi-Speranza, Anna-Maria -- Speranza lui speranza: luigi della --. Italian
philosopher, attracted, for some reason, to H. P. Grice. Speranza knows St. John’s
very well. He is the author of “Dorothea Oxoniensis.” He is a member of a
number of cultivated Anglo-Italian societies, like H. P. Grice’s Playgroup. He
is the custodian of Villa Grice, not far from Villa Speranza. He works at the
Swimming-Pool Library. Cuisine is one of his hobbiesgrisottoa alla ligure, his
specialty. He can be reached via H. P. Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Vita ed
opinion di Luigi Speranza,” par Luigi Speranza. A. M. Ghersi Speranzavide
Ghersi-Speranza. Ghersi is a collaborator of Speranza. Grice: “It’s easy enough
to list Speranza’s publications.” Speranza, like Mill, was fortunate to belong
to a literary familyand he would read Descartes’s Meditations, which drew him
to philosophy. His studies in logic drew him to semanticsHis first love was
Oxonian analysis as summarised in Hartnack’s essay on ‘contemporary’
philosophy. One of Speranza’s earliest essays is on Plato’s Cratylus, relying
mainly on Cassierer, but also drawing from Austin’s Philosophical Papesr.
Spearnza’s idea is that “ … mean …” is a dyadic relation and what’s behind
Plato’s theory of forms. This was Speranza’s contribution to a seminar in
ancient philosophy. For his contribution on medieaval philosophy, Speranza drew
on the modistae, and the Patrologia Latina for the use of ‘intentio’ in various
writers, up to AquinoSperanza finds it fascinating that the earliest modistae
do find a conceptual link between the ‘intentio’ and the ‘significatio.’ For a
seminar on scepticism, Speranza contributed with a paper on Gricedrawing on
Sextus Empiricus and Bar-Hillel. It relates to Grice’s problem with the
conversational category of fortitude. Speranza concludes that a phenomenalist
account is possible, but there are two other options: ‘silence’ (“not to
participate in the conversational game”) or the utterance of non-alethic
utterances, such as questions and commands. For a seminar on political
philosophy, Speranza contributed with an essay on ‘Contractualism’ from
Rousseau onwards --. For a seminar on phenomenology and the social sciences,
Speranza contributed with an essay on ‘The conversational unit,’ the idea that
the emic approach is preferable to the etic approach. For a seminar on
argumentation theory on Habermas, Speranza contributed with a “German Grice,”
the idea of a ‘strategy’ is a momer. Grice is into co-operative proceduresand
those who provide taxonomies of rationality should be made aware of this. For
“The Carrollian,” Speranza contributed with “Humpty Dumpty’s Impenetrability.”
The idea that Davidson is right and Alice does not mean that there is a
knock-down argument, or that she should change the topiche draws on Grice’s
collaborator at Oxford, D. F. Pears, for his insights on “Intention and
belief.” At the request of the editor of a bibliographical bulletin, M. Costa,
Speranza contributed with reviews of oeuvre by R. M. Hare (“Sub-atomic
particles of logic”), J. F. Thomson (“if and If”) and work on the English
philosopher H. P. Grice (J. Baker, etc.). His review on Way of Words spramg
from the same project, and it is an ‘invitation.’ For a congress of philosophy,
Speranza presented “On the way of conversation,” playing on Grice’s “way of
words”“Surely there’s more than words to conversation.” Speranza focuses on
what Grice amusingly calls a ‘minro problem,’ that of expression
meaningSperanza’s example: “How do you find Bologna?” “I haven’t been mugged
yet” was inspired by a remark of an attendant to the conference. For a congress
on conversational reasoning, Speranza contributed with “First time at Bologna?”
providing twenty five possible answers“first time in the region, actually.”
Etc. Speranza, following Grice, refers to this sort of reasoning as a sort of
‘brooding’to ‘brood’ is to ‘reason’ in a calculated fashion. As an invitation
project, Speranza collaborated with “Rational face to rational face: a study in
conversational pragmatics from a Griceian perspective.” In his essay
“Post-modernist Grice,” he deals with the unary and dyadic connectors. For a
congress on “Current Issues,” Speranza presented his “The feast of reason,”
three steps in the critique of conversational reason. The first step is
empirical, the second is quasi-contractualist, and the third is rational,
undersood weakly and strongly. For an essay on relativism, Speranza presented
an essay on ‘The cunning of conversational reason.’ Speranza maintains Grice’s
jocular references to Kantthe Conversational Immanuel. For an essay on
desirability, Speranza explored the issues connected with mise-en-abyme and
self-reflectionsome of these were published. There is published correspondence
with members of what Speranza calls the Grice Club. Refs.: The H. P. Grice
Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California,
Berkeley. Speranza, villaThe Swimming-Pool LibraryH. P. Grice’s Play Group,
Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e la storia della filosofia italiana.” Speranza
has done crucial research on Griceianism, unearthing some documents by O.Wood,
J. O. Urmson,H. Nowell-Smith, and many many others – not just H. P. Grice. Vide:
The Grice Papers, BANC, MSS.
SPERONI-DEGLI-ALVAROTTI
(Padova). Filosofo. Nacque
nell'antica famiglia padovana Speroni degli Alvarotti nel palazzo di famiglia
in contrà Sant'Anna. Il padre Bernardino fu archiatra di Leone X, la madre
Lucia era esponente dei Contarini. Bambino prodigio negli studi, divenne
professore di semiotica a Padova a soli diciotto anni. Dopo pochi anni di
insegnamento però decise di approfondire gli studi a Bologna, da Pomponazzi. Alla
morte di Pompoazzi, ritornò a Padova dove insegnò per altri tre anni, fino al
decesso del padre; dopo di ciò dovette occuparsi attivamente della sua
famiglia. A questo periodo risale la composizione dei dialoghi che
verranno pubblicati dall'amico Barbaro con il titolo di Dialogi: sono il “Dialogo
d'amore”, “ Della dignità delle donne”; “Del tempo di partorire delle donne” e
“Della cura famigliare”; due dialoghi lucianei “Della usura” e “Della
Discordia”, seguiti da quello “Delle lingue” e da “Della retorica” e infine
quello “Delle laudi del Catajo, villa della S. Beatrice Pia degli Obici e
quello Intitolato Panico e Bichi. Questi dialoghi sono le opere più note di
Speroni, nonostante siano stati pubblicati a sua insaputa e non siano mai stati
riconosciuti, e hanno avuto decine di ristampe nel corso del Cinquecento.
A questo periodo risale anche la composizione del “Dialogo della vita attiva e
contemplativa” che non venne però inserito nei Dialogi per motivi tuttora
sconosciuti. Membro dell'Accademia degli Infiammati e amico di Tasso si
occupò della revisione della Gerusalemme liberata. Fu autore della Canace,
pubblicata a Venezia, tragedia che darà
seguito a un'accesa polemica tra l'autore e Giambattista Giraldi Cinzio.
In seguito intervenne anche nella polemica tra lo stesso Cinzio e Pigna a
proposito dell'”Orlando furioso” e del romanzo come genere letterario. Si
trasferì a Roma dove divenne amico di Caro. Tornato a Padova compose i “Discorsi
Su Alighier”, “Sull'Eneide”; “Sull'Orlando furioso” e il “Dialogo della
istoria.” Fu fautore di un classicismo ancor più estremo di quello del
vicentino Trissino, cui rimproverava di aver tratto dalla storia e non dalla
mitologia il soggetto della sua Sofonisba. Conformemente all'uso greco e,
naturalmente, nel pieno rispetto delle unità aristoteliche, si ispirò alle
Heroides ovidiane per la Canace. Fu sepolto nella Cattedrale di Padova
negli avelli degli Alvarotti. Nell'andito della porta settentrionale gli venne
in seguito eretto un monumento ad opera di Girolamo Campagna.
Sperone Speroni. OOpere di M. Sperone Speroni-degli-Alvarotti tratte da'
mss. originali, Marco Forcellini, Venezia, Occhi, Sperone Speroni, in
Trattatisti del Cinquecento, Mario Pozzi, Milano-Napoli, Ricciardi, Francesco
Cammarosano, La vita e le opere di Sperone Speroni, Empoli, Tipografia R.
Noccioli; Francesco Bruni, Sperone Speroni e l'Accademia degli Infiammati, in «
Filologia e letteratura », Francesco Bruni, Sistemi critici e strutture
narrative (Ricerche sulla cultura fiorentina del Rinascimento), Napoli,
Liguori, Amelia Fano, Notizie storiche
sulla famiglia e particolarmente sul padre e sui fratelli di Sperone Speroni
degli Alvarotti, in « Atti e memorie dell'Accademia di Padova », Padova,
Tipografica G.B. Randi, Amelia Fano, Sperone Speroni, Saggio sulla vita e sulle
opere, I, La vita, Padova, Fratelli Drucker, Piero Floriani, I gentiluomini
letterati. Il dialogo culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori; Adelin
Charles Fiorato, Jean-Louis Fournel, Il “camaleonte” e il “cuoco”. Sperone
Speroni e la critica del romanzo, in « Schifanoia », Stefano Jossa,
Rappresentazione e scrittura. La crisi delle forme poetiche rinascimentali,
Napoli, Vivarium, Stefano Jossa, Verso
il barocco. Sperone Speroni e Borromeo (tra retorica e mistica), in « Aprosiana
», Mario Pozzi, Le lettere familiari di
Sperone Speroni, in « Giornale storico della letteratura italiana » Pozzi, La
critica fiorentina fra Bembo e Speroni: Varchi, Lenzoni, Borghini, in M. Pozzi,
Ai confini della letteratura. Aspetti e momenti di storia della letteratura
italiana, Alessandria, Edizioni dell'Orso, Sperone Speroni, volume monografico
di « Filologia veneta », Padova, Editoriale Programma, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Camillo Guerrieri Crocetti, Sperone Speroni, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sperone
Speroni, su sapere, De Agostini. Luca
Piantoni, Sperone Speroni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Sperone Speroni, su Liber Liber. Opere
di Sperone Speroni, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Sperone
Speroni, . Audiolibri di Sperone Speroni, su LibriVox. Michele Messina, Sperone Speroni, in
Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords: “Dialogo
della lingua”--
SPINELLI (Morano Calabro). Filosofo. Figlio del principe
di Scalea, marchese di Misuraca e barone di Morano, dal quale ereditò i titoli,
e di Anna Beatrice Carafa, dei principi di Belvedere. Fu allievo di Caloprese. Divulgò la filosofia razionalista, difese
alcuni colleghi, anche loro seguaci di Cartesio, accusati di ateismo, ed ebbe
un'accesa polemica con Doria sull'origine dello spinozismo, in merito alla
quale scrisse una opera critica. Opere: “Riflessioni sulle principali materie
della prima filosofia fatte all'occasione di esaminare la prima parte di un
libro intitolato: Discorsi Critici Filosofici intorno alla Filosofia degli
Antichi e de' Moderni &c. di Paolo Matti Doria [...]” (Stamperia di Felice
Mosca, Napoli); “De origine mali dissertation”; “De bono dissertation” Dizionario
di filosofia, riferimenti in . Alfonso
Mirto, "Nota sul pensiero di Francesco Maria Spinelli", in Calabria
letteraria, 31, 1983, nn. 7-9, 74-76.
Fabrizio Lomonaco , Francesco Maria Spinelli, Vita, e studj scritta da lui
medesimo in una Lettera, Il Melangolo, Genova 2007. Alfonso Mirto, Spinelli
Francesco Maria in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, , ad vocem. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio
su Francesco Maria Spinelli Francesco
Maria Spinelli, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Francesco Maria Spinelli, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Francesco Maria Spinelli. Keywords: bonum, ‘il bono’ the good.
SPINELLI-DI-LAURINO
(Laurino). Filosofo. Duca
di Aquara e di Laurino, appartenente alla nobile famiglia napoletana degli
Spinelli. Figlio unico dell’ottavo duca di Laurino, e di Giovanna
Caracciolo, figlia di Ottavio, terzo Principe di Forino, ereditò i titoli
paterni. Sposò in prime nozze Beatrice Caterina Pinto y Mendoza, terza
Principessa di Montacuto, figlia ed erede del principe Gregorio. Sposò in
seconde nozze Donna Ottavia Tuttavilla, figlia di Vincenzo II, sesto duca di Calabritto.
Allievo di Vico, si formò al Collegio Clementino a Roma e poi all'Accademia di
Loreto. Ritornato a Napoli, divenne amico di vari illuministi napoletani, quali
Filangieri e FeGaliani. Fu autore di varie opere di stampo illuministico,
in particolare nei campi della storia e dell'economia. La sua opera più
importante, le “Riflessioni politiche sopra alcuni punti della scienza della
moneta,” rappresenta uno dei primi tentativi di metodo geometrico applicato
all'economia. In questo opuscolo, si oppone alle teorie monetarie di Broggia.
Il duca fece attivamente parte della massoneria napoletana, all'epoca diretta
dal principe di Sansevero, Raimondo di Sangro. Fu nominato cavalerie del
Real Ordine di San Gennaro. A Napoli, fece ristrutturare il palazzo di famiglia,
il palazzo Spinelli di Laurino, trasformandolo in una delle più suggestive
realizzazioni del Settecento napoletano. Morì a Napoli e venne sepolto nella
cappella di famiglia nella chiesa di Santa Caterina a Formiello. Opere:
“Degli Affetti umani” (Napoli, Stamperia Muziana); “Riflessioni politiche sopra
alcuni punti della scienza della moneta” (Napoli); “Saggio di tavola
cronologica de' principi e più ragguardevoli ufficiali che anno signoreggiato,
e retto le provincie, che ora compongono il regno di Napoli” (Napoli, stamperia
di Giuseppe Di Bisogni); “Della nobiltà, dalle stampe del Porsile”; “Lettera
nella quale si dimostra non esser nota di falsità, che nel diploma di
fondazione della chiesa di Bagnara si ritrovi l'anno 1085 segnato
coll'indizione sesta correndo l'ottava del computo volgare, s.d. Troiano Spinelli, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
SPIRITO.
(Arezzo). Filosofo. Allievo di Gentile. Fu firmatario del Manifesto
degli intellettuali fascisti e, nel periodo fascista, tra i teorici del Corporativismo.
Ebbe cattedre di insegnamento in diverse Università tra cui Pisa, Messina,
Genova e Roma. Alla Sapienza di Roma fu ordinario di Filosofia. Era, allora,
tra i principali filosofi dell'Ateneo Romano, insieme con Antoni, allievo di
Croce, Calogero, filosofo del "dialogo" (Cf. Grice – “dialogo” vs.
“conversazione”) -- e Bruno Nardi grande studioso di filosofia dantesca e
medievale. Rinomate erano non tanto le sue lezioni quanto i suoi pomeriggi di
discussione del giovedì. Tre ore, non di lezione, ma di discussione serrata su
un problema filosofico; uno soltanto per un intero anno accademico. Il 1951, ad
esempio, fu dedicato al concetto di sogno. Ai giovedì di Ugo Spiritonell'aula
grande dell'Istituto di Filosofiaintervenivano tante e diverse persone: gli
studenti, i numerosi assistenti e inoltre partecipanti di varie età convinzioni
e provenienze. Spirito ascoltava tutti, rilanciava la discussione e guidava la
discussione verso nuove prospettive interpretative. Ugo Spirito in quegli anni pubblicava opere
particolarmente connesse a quei giovedì. Tra le altre: il Problematicismo, La
Vita come Ricerca, La Vita come Amore, Cattolicesimo e Comunismo, fino
all'ultima, autobiografica Vita di un Incosciente. Volendo indicare un tratto
distintivo del pensiero di Spirito, si può affermare che esso consisteva nella
curiosità e nel rispetto per qualsiasi posizione. Non esisteva per lui una
parola definitiva, ma la ricerca della verità doveva essere portata sempre
ulteriormente avanti. In questo senso
vanno interpretate le sue riflessioni che spaziano dai campi della speculazione
filosofica, al giuridico, al sociale fino all'economico. Dopo la morte del
filosofo è stata costituita la Fondazione Ugo Spirito. È sepolto al Cimitero
del Verano, a fianco del cosiddetto "Crocione". Individuo, Stato e Corporativismo Tra i vari
livelli di ricerca, spicca nel pensiero di Ugo Spirito la riflessione sulle
strutture dello Stato. Allontanandosi nettamente dal pensiero di matrice
liberale, il filosofo aretino non vede alcuna contrapposizione tra la figura
dell'individuo e quella dello Stato. Con un passo oltre questa interpretazione,
che giudica disorganica e arbitraria, Spirito vede al contrario lo Stato come
figura entro cui l'individuo viene progressivamente a realizzarsi. Il binomio
Stato/individuo diventa così un'equazione, in cui il secondo termine viene a
risolversi e quindi realizzarsi pienamente nel primo, che si caratterizza
"non [come] una semplice sovrastruttura disciplinatrice, ma come un
organismo che esprime un'unica volontà e compone tutti i dissidi
individualistici". In questo senso,
l'unica via percorribile nella realizzazione di tale modello è la via
corporativa in cui lo Stato, che da Stato di individui diventa Stato di
produttori, rappresenta il luogo in cui interesse pubblico ed interesse privato
vengono a coincidere, poiché, per dirla con Gentile, in esso non viene (e non
deve venire) "annulla[ta] quella sorgente di vita economica e morale che è
l'individuo". La concezione
elaborata da Spirito è stata definita immanenza dell'individuo nello Stato,
volta alla mobilitazione degli individui nelle e per le strutture create dallo
Stato stesso. Economia Se nell'accezione
di Spirito l'economia è politica e se ne deve garantire la subordinazione alle
scelte sociali, in questo senso va inquadrato il ruolo che assegna allo Stato
in termini di intervento pubblico. Ben lungi dal prospettare una situazione
paragonabile al collettivismo, il filosofo è lontano anche dagli eccessi
disorganici che imputava ai sistemi liberali. Il funzionario di Stato, che in
prospettiva doveva andare a sostituire il capitalista privato, era giudicato da
Spirito: «non come un agente del collettivismo o del capitalismo statale (che
sappiamo cosa produsse col sovietismo), ma un semplice delegato tecnico, che si
fa garante di una diversa realtà: assicurare socialmente, oggi il controllo
della produzione, domani la stessa proprietà dei mezzi produttivi.» (Luca Leonello Rimbotti, dalla prefazione a
Pareto. Di Ugo Spirito, Settimo Sigillo, Roma, 2000, pag. 8) Opere: “Storia del
diritto penale italiano, Il nuovo diritto penale, Critica dell'economia liberale, “L'idealismo
italiano e i suoi critici” – Grice: “A delightfull read, especially for us
Oxonians, since he manages to quote extensively from the Proceedings of the
Aristotelian Society, seeing that Ryle hated idealism!” -- I fondamenti dell'economia
corporativa, Capitalismo e corporativismo, Scienza e filosofia, La vita come
ricerca, Rubbettino, Dall'economia liberale al corporativismo, La vita come
arte, Il problematicismo, La vita come amore, Critica della democrazia, Rubbettino, Il comunismo, Dall'attualismo al
problematicismo, Memorie di un incosciente, Rusconi, Milano, Vilfredo Pareto,
Cadmo Editore, Roma, Critica della democrazia, Luni Ed., Milano-Trento, Il corporativismo: dall'economia liberale al
corporativismo; i fondamenti dell'economia corporativa; capitalismo e
corporativismo, raccolta di saggi, Rubbettino,Maria Laura Rodotà , Passeggiando
in bicicletta; Bighellonando dentro il Verano, Corriere della Sera, Lino di
Stefano, Ugo Spirito. Filosofo, Giurista, Economista, Giovanni Volpe editore,
Roma 1Giovanni Gentile, Individuo e Stato, "Books Received.", Economist
[Londra, Inghilterra], Antimo Negri, Dal corporativismo comunista all'umanesimo
scientifico. Itinerario teoretico di Ugo Spirito, Manduria, Lacaita, Franco
Tamassia , L'opera di Ugo Spirito, Roma, Atti del Convegno Internazionale Il
pensiero di Ugo Spirito, Roma, Antonio Russo, Positivismo e idealismo in Ugo
Spirito, Roma, Fondazione Ugo Spirito, Giovanni Dessì, Spirito. Filosofia e rivoluzione,
Milano, Luni, 1Antonio Russo, Ugo Spirito. Dal positivismo all'antiscienza, Milano,
Guerini e Associati, Hervé A. Cavallera, Spirito: la ricerca dell'incontrovertibile,
Formello, SEAM, Danilo Breschi, Spirito del Novecento. Il secolo di Ugo Spirito
dal fascismo alla contestazione, Rubbettino,
Antonio Cammarana, Proposizioni sulla filosofia di Giovanni Gentile,
prefazione del senatore Armando Plebe, Roma, Gruppo parlamentare MSI-DN, Senato
della Repubblica, Pagine, Biblioteca
Nazionale Centrale di Firenze, Antonio Cammarana, Teorica della reazione
dialettica: filosofia del postcomunismo, Roma, Gruppo parlamentare MSI-DN,
Senato della Repubblica,, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Vincenzo
Pirro, Ricordo di Ugo Spirito, in "Nuovi Studi Politici" Ed. Bulzoni,
Roma, Alessandra Tarquini, Ugo Spirito, in Il contributo italiano alla storia
del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Marcello Mustè,
Ugo Spirito, in Enciclopedia machiavelliana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Paolo Bettineschi, L'esperienza storica e l'intrascendibilità del
conoscere. Sul sapere di non sapere, in Rivista di filosofia neo-scolastica, , Problematicismo
Corporativismo Fascismo Corporazione proprietaria. TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Ugo Spirito, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vito A. Bellezza, Ugo Spirito,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ugo Spirito, in Dizionario di storia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Alessandra Tarquini, Ugo Spirito, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Ugo Spirito, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Ugo Spirito, su Find a
Grave. Opere di Ugo Spirito, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Ugo Spirito, . Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, su
fondazionespirito. Spirito, Ugo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
Calogero: Filosofo del dialogo.
SPISANI. (Ferrara), Filosofo. Studioso di solito
indicato tra i filosofi della scienza, si laurea a Padova con una tesi di
sull'attualismo italiano. In seguito collabora a Urbino. A Bologna fonda la
rivista “Rassegna di Logica” e il Centro
superiore di logica e scienze comparate, che aveva nel comitato direttivo
Popper e Ricœur. In una lettera Carnap critica una sua decisione di non pubblicare
un'opera. Morì suicida. Ha scritto varie opere, tra le quali: “Neutralizzazione
dello spazio per sintesi produttiva”; “Endo-metria e universo del discorso” e “Teoria
generale dei numeri relativi, legati alla logica e alla matematica
trascendentale. Nella prefazione si dice che: "C'è una relazione divisoria
che ipotizza il valore “M,” numero logico trans-infinito all'origine della
neutralizzazione dello spazio transfinito. Aleph ({\displaystyle \aleph }\aleph
) va verso successivi aumenti.” “Ma è la relatività dei numeri (allora espressa
nel calcolo per valori di posizione) che ne individua la direzione
inversa." Spisani pubblica un altro
libro, di taglio più divulgativo, “Introduzione alla teoria dei numeri
relativi.” Qui spiega le sue scoperte in forma di dialogo; tra gli interlocutori
(check) la misteriosa figura della piovra Clipso. Il suo lavoro è stato citato da Smith nel suo
saggio sui limiti della metafisica. Il pensiero di Spisani è ripreso da Bruno
Gallo, fondatore della logo-fenica.
Opere: “Natura e spirito nell'idealismo attuale” (Milano, Fabbri); “Neutralizzazione
dello spazio per sintesi produttiva, presentazione” (Bologna, Cappelli); “Il
numero nell'istanza ontologica del rapporto d'identità” (Imola, Galeati); “Logica
ed esperienza” (Milano, Marzorati); “Logica della contestazione” (Bologna,
Cappelli, (check thi: ); “ Implicazione, endometria, universo del discorso”
(Bologna); “Teoria generale dei numeri relativi con ingresso dei numeri
moltiplicatori e divisor” (Bologna); “Introduzione alla teoria generale dei
numeri relative” (Bologna, Centro superiore di logica e scienze comparate,
Sezione di analisi matematica). Dal catalogo ACNP Franco Spisani, “Teoria Generale dei numeri
relative” (Bologna, pubblicato a cura del Centro superiore di logica e scienze
comparate; la lista dei direttori di ricerca è sulla quarta di copertina. «Dear professor Spisani, I am astonished that
you insist on your decision not to publish your essay. It is essential that you
make your number theory known; and I have already emphasized the importance of
the presentation of multipliers and divisors. Don't have any doubts. You have
my total support. With best wishes, Rudolf Carnap». (“Teoria Generale dei
numeri relative” -- La lettera è in una pagina non numerata tra pag. 14 e pag.
15.) L'ha vegliato prima di suicidarsi,
la Repubblica La teoria generale dei
numeri relativi, Franco Spisani. Sulla
storia della pubblicazione della Teoria generale, importanti ricerche erano già
pronte nel 1963; allora, dice l'autore, "ne discussi con Carnap. Carnap
avevo sottoposto i risultati dell'indagine. Carnap spiegai anche le ragioni
che, al momento, mi inducevano a non diffonderne le conclusioni. Carnap rispose
che quella scelta gli sembrava affatto ingiustificata: l'operas crises non
poteva rimanere nel silenzio. Tuttavia non cambiai parere. Non avrei
pubblicato, e glielo confermai." Smith, Essay on ultimate questions: critical
discussion of the limits of contemporary philosophical inquiry, Avebury, Dai
numeri naturali ai numeri relativi, moltiplicatori e divisori di Bruno Gallo, “Un
uomo genial”, necrologio pubblicato da la Nuova Ferrara, L'ha vegliato prima di
suicidarsi, di Carlo Gulotta, la Repubblica, sezione Bologna, Archivio.
SRAFFA. (an Italian noble -- vitters, and Grice -- L.cited by H. P. Grice, “Some like Vitters,
but Moore’s MY man.” Vienna-born philosopher trained as an enginner at
Manchester. Typically referred to Wittgenstein in the style of English
schoolboy slang of the time as, “Witters,” pronounced “Vitters.”“I heard Austin
said once: ‘Some like Witters, but Moore’s MY man.’ Austin would open the
“Philosophical Investigations,” and say, “Let’s see what Witters has to say
about this.” Everybody ended up loving Witters at the playgroup.” Witters’s
oeuvre was translated first into English by C. K. Ogden. There are interesting
twists. Refs.: H. P. Grice, “Vitters.” Grice was sadly discomforted when one of
his best friends at Oxford, D. F. Pears, dedicated so much effort to the
unveiling of the mysteries of ‘Vitters.’ ‘Vitters’ was all in the air in
Grice’s inner circle. Strawson had written a review of Philosophical
Investigations. Austin was always mocking ‘Vitters,’ and there are other
connections. For Grice, the most important is that remark in “Philosohpical
Investigations,” which he never cared to check ‘in the Hun,’ about a horse not
being seen ‘as a horse.’ But in “Prolegomena” he mentions Vitters in other
contexts, too, and in “Causal Theory,” almost anonymouslybut usually with
regard to the ‘seeing as’ puzzle. Grice would also rely on Witters’s now
knowing how to use ‘know’ or vice versa. In “Method” Grice quotes verbatim: ‘No
psyche without the manifestation the ascription of psyche is meant to explain,”
and also to the effect that most ‘-etic’ talk of behaviour is already ‘-emic,’
via internal perspective, or just pervaded with intentionalism. One of the most
original and challenging philosophical writers of the twentieth century. Born
in Vienna into an assimilated family of Jewish extraction, he went to England
as a student and eventually became a protégé of Russell’s at Cambridge. He
returned to Austria at the beginning of The Great War I, but went back to
Cambridge in 8 and taught there as a fellow and professor. Despite spending
much of his professional life in England, Vitters never lost contact with his
Austrian background, and his writings combine in a unique way ideas derived
from both the insular and the continental European tradition. His thought is
strongly marked by a deep skepticism about philosophy, but he retained the
conviction that there was something important to be rescued from the
traditional enterprise. In his Blue Book 8 he referred to his own work as “one
of the heirs of the subject that used to be called philosophy.” What strikes
readers first when they look at Vitters’s writings is the peculiar form of
their composition. They are generally made up of short individual notes that
are most often numbered in sequence and, in the more finished writings,
evidently selected and arranged with the greatest care. Those notes range from
fairly technical discussions on matters of logic, the mind, meaning,
understanding, acting, seeing, mathematics, and knowledge, to aphoristic
observations about ethics, culture, art, and the meaning of life. Because of
their wide-ranging character, their unusual perspective on things, and their
often intriguing style, Vitters’s writings have proved to appeal to both
professional philosophers and those interested in philosophy in a more general
way. The writings as well as his unusual life and personality have already
produced a large body of interpretive literature. But given his uncompromising
stand, it is questionable whether his thought will ever be fully integrated
into academic philosophy. It is more likely that, like Pascal and Nietzsche, he
will remain an uneasy presence in philosophy. From an early date onward Vitters
was greatly influenced by the idea that philosophical problems can be resolved
by paying attention to the working of language
a thought he may have gained from Fritz Mauthner’s Beiträge zu einer
Kritik der Sprache 102. Vitters’s affinity to Mauthner is, indeed, evident in
all phases of his philosophical development, though it is particularly
noticeable in his later thinking.Until recently it has been common to divide Vitters’s
work into two sharply distinct phases, separated by a prolonged period of
dormancy. According to this schema the early “Tractarian” period is that of the
Tractatus Logico-Philosophicus 1, which Vitters wrote in the trenches of World
War I, and the later period that of the Philosophical Investigations 3, which
he composed between 6 and 8. But the division of his work into these two
periods has proved misleading. First, in spite of obvious changes in his
thinking, Vitters remained throughout skeptical toward traditional philosophy
and persisted in channeling philosophical questioning in a new direction.
Second, the common view fails to account for the fact that even between 0 and
8, when Vitters abstained from actual work in philosophy, he read widely in
philosophical and semiphilosophical authors, and between 8 and 6 he renewed his
interest in philosophical work and wrote copiously on philosophical matters.
The posthumous publication of texts such as The Blue and Brown Books,
Philosophical Grammar, Philosophical Remarks, and Conversations with the Vienna
Circle has led to acknowledgment of a middle period in Vitters’s development,
in which he explored a large number of philosophical issues and viewpoints a period that served as a transition between
the early and the late work. Early period. As the son of a greatly successful
industrialist and engineer, Vitters first studied engineering in Berlin and
Manchester, and traces of that early training are evident throughout his
writing. But his interest shifted soon to pure mathematics and the foundations
of mathematics, and in pursuing questions about them he became acquainted with
Russell and Frege and their work. The two men had a profound and lasting effect
on Vitters even when he later came to criticize and reject their ideas. That
influence is particularly noticeable in the Tractatus, which can be read as an
attempt to reconcile Russell’s atomism with Frege’s apriorism. But the book is
at the same time moved by quite different and non-technical concerns. For even
before turning to systematic philosophy Vitters had been profoundly moved by
Schopenhauer’s thought as it is spelled out in The World as Will and
Representation, and while he was serving as a soldier in World War I, he
renewed his interest in Schopenhauer’s metaphysical, ethical, aesthetic, and
mystical outlook. The resulting confluence of ideas is evident in the Tractatus
Logico-Philosophicus and gives the book its peculiar character. Composed in a
dauntingly severe and compressed style, the book attempts to show that
traditional philosophy rests entirely on a misunderstanding of “the logic of
our language.” Following in Frege’s and Russell’s footsteps, Vitters argued
that every meaningful sentence must have a precise logical structure. That
structure may, however, be hidden beneath the clothing of the grammatical
appearance of the sentence and may therefore require the most detailed analysis
in order to be made evident. Such analysis, Vitters was convinced, would
establish that every meaningful sentence is either a truth-functional composite
of another simpler sentence or an atomic sentence consisting of a concatenation
of simple names. He argued further that every atomic sentence is a logical
picture of a possible state of affairs, which must, as a result, have exactly
the same formal structure as the atomic sentence that depicts it. He employed
this “picture theory of meaning” as it
is usually called to derive conclusions
about the nature of the world from his observations about the structure of the
atomic sentences. He postulated, in particular, that the world must itself have
a precise logical structure, even though we may not be able to determine it
completely. He also held that the world consists primarily of facts,
corresponding to the true atomic sentences, rather than of things, and that
those facts, in turn, are concatenations of simple objects, corresponding to
the simple names of which the atomic sentences are composed. Because he derived
these metaphysical conclusions from his view of the nature of language, Vitters
did not consider it essential to describe what those simple objects, their
concatenations, and the facts consisting of them are actually like. As a
result, there has been a great deal of uncertainty and disagreement among interpreters
about their character. The propositions of the Tractatus are for the most part
concerned with spelling out Vitters’s account of the logical structure of
language and the world and these parts of the book have understandably been of
most interest to philosophers who are primarily concerned with questions of
symbolic logic and its applications. But for Vitters himself the most important
part of the book consisted of the negative conclusions about philosophy that he
reaches at the end of his text: in particular, that all sentences that are not
atomic pictures of concatenations of objects or truth-functional composites of
such are strictly speaking meaningless. Among these he included all the
propositions of ethics and aesthetics, all propositions dealing with the
meaning of life, all propositions of logic, indeed all philosophical
propositions, and finally all the propositions of the Tractatus itself. These
are all strictly meaningless; they aim at saying something important, but what
they try to express in words can only show itself. As a result Vitters
concluded that anyone who understood what the Tractatus was saying would
finally discard its propositions as senseless, that she would throw away the
ladder after climbing up on it. Someone who reached such a state would have no
more temptation to pronounce philosophical propositions. She would see the
world rightly and would then also recognize that the only strictly meaningful
propositions are those of natural science; but those could never touch what was
really important in human life, the mystical. That would have to be
contemplated in silence. For “whereof one cannot speak, thereof one must be
silent,” as the last proposition of the Tractatus declared. Middle period. It
was only natural that Vitters should not embark on an academic career after he
had completed that work. Instead he trained to be a school teacher and taught
primary school for a number of years in the mountains of lower Austria. In the
mid-0s he also built a house for his sister; this can be seen as an attempt to
give visual expression to the logical, aesthetic, and ethical ideas of the
Tractatus. In those years he developed a number of interests seminal for his
later development. His school experience drew his attention to the way in which
children learn language and to the whole process of enculturation. He also
developed an interest in psychology and read Freud and others. Though he
remained hostile to Freud’s theoretical explanations of his psychoanalytic
work, he was fascinated with the analytic practice itself and later came to
speak of his own work as therapeutic in character. In this period of dormancy
Vitters also became acquainted with the members of the Vienna Circle, who had
adopted his Tractatus as one of their key texts. For a while he even accepted
the positivist principle of meaning advocated by the members of that Circle,
according to which the meaning of a sentence is the method of its verification.
This he would later modify into the more generous claim that the meaning of a
sentence is its use. Vitters’s most decisive step in his middle period was to
abandon the belief of the Tractatus that meaningful sentences must have a
precise hidden logical structure and the accompanying belief that this
structure corresponds to the logical structure of the facts depicted by those
sentences. The Tractatus had, indeed, proceeded on the assumption that all the
different symbolic devices that can describe the world must be constructed
according to the same underlying logic. In a sense, there was then only one
meaningful language in the Tractatus, and from it one was supposed to be able
to read off the logical structure of the world. In the middle period Vitters
concluded that this doctrine constituted a piece of unwarranted metaphysics and
that the Tractatus was itself flawed by what it had tried to combat, i.e., the
misunderstanding of the logic of language. Where he had previously held it
possible to ground metaphysics on logic, he now argued that metaphysics leads
the philosopher into complete darkness. Turning his attention back to language
he concluded that almost everything he had said about it in the Tractatus had
been in error. There were, in fact, many different languages with many
different structures that could meet quite different specific needs. Language
was not strictly held together by logical structure, but consisted, in fact, of
a multiplicity of simpler substructures or language games. Sentences could not
be taken to be logical pictures of facts and the simple components of sentences
did not all function as names of simple objects. These new reflections on
language served Vitters, in the first place, as an aid to thinking about the
nature of the human mind, and specifically about the relation between private
experience and the physical world. Against the existence of a Cartesian mental
substance, he argued that the word ‘I’ did not serve as a name of anything, but
occurred in expressions meant to draw attention to a particular body. For a
while, at least, he also thought he could explain the difference between
private experience and the physical world in terms of the existence of two
languages, a primary language of experience and a secondary language of
physics. This duallanguage view, which is evident in both the Philosophical
Remarks and The Blue Book, Vitters was to give up later in favor of the
assumption that our grasp of inner phenomena is dependent on the existence of
outer criteria. From the mid-0s onward he also renewed his interest in the
philosophy of mathematics. In contrast to Frege and Russell, he argued
strenuously that no part of mathematics is reducible purely to logic. Instead
he set out to describe mathematics as part of our natural history and as
consisting of a number of diverse language games. He also insisted that the
meaning of those games depended on the uses to which the mathematical formulas
were put. Applying the principle of verification to mathematics, he held that
the meaning of a mathematical formula lies in its proof. These remarks on the
philosophy of mathematics have remained among Vitters’s most controversial and
least explored writings. Later period. Vitters’s middle period was
characterized by intensive philosophical work on a broad but quickly changing
front. By 6, however, his thinking was finally ready to settle down once again
into a steadier pattern, and he now began to elaborate the views for which he
became most famous. Where he had constructed his earlier work around the logic
devised by Frege and Russell, he now concerned himself mainly with the actual
working of ordinary language. This brought him close to the tradition of
British common sense philosophy that Moore had revived and made him one of the
godfathers of the ordinary language philosophy that was to flourish in Oxford
in the 0s. In the Philosophical Investigations Vitters emphasized that there
are countless different uses of what we call “symbols,” “words,” and
“sentences.” The task of philosophy is to gain a perspicuous view of those
multiple uses and thereby to dissolve philosophical and metaphysical puzzles.
These puzzles were the result of insufficient attention to the working of
language and could be resolved only by carefully retracing the linguistic steps
by which they had been reached. Vitters thus came to think of philosophy as a
descriptive, analytic, and ultimately therapeutic practice. In the
Investigations he set out to show how common philosophical views about meaning
including the logical atomism of the Tractatus, about the nature of concepts,
about logical necessity, about rule-following, and about the mindbody problem
were all the product of an insufficient grasp of how language works. In one of
the most influential passages of the book he argued that concept words do not
denote sharply circumscribed concepts, but are meant to mark family
resemblances between the things labeled with the concept. He also held that
logical necessity results from linguistic convention and that rules cannot
determine their own applications, that rule-following presupposes the existence
of regular practices. Furthermore, the words of our language have meaning only
insofar as there exist public criteria for their correct application. As a
consequence, he argued, there cannot be a completely private language, i.e., a
language that in principle can be used only to speak about one’s own inner
experience. This private language argument has caused much discussion.
Interpreters have disagreed not only over the structure of the argument and
where it occurs in Vitters’s text, but also over the question whether he meant
to say that language is necessarily social. Because he said that to speak of
inner experiences there must be external and publicly available criteria, he
has often been taken to be advocating a logical behaviorism, but nowhere does he,
in fact, deny the existence of inner states. What he says is merely that our
understanding of someone’s pain is connected to the existence of natural and
linguistic expressions of pain. In the Philosophical Investigations Vitters
repeatedly draws attention to the fact that language must be learned. This
learning, he says, is fundamentally a process of inculcation and drill. In
learning a language the child is initiated in a form of life. In Vitters’s
later work the notion of form of life serves to identify the whole complex of
natural and cultural circumstances presupposed by our language and by a
particular understanding of the world. He elaborated those ideas in notes on
which he worked between 8 and his death in 1 and which are now published under
the title On Certainty. He insisted in them that every belief is always part of
a system of beliefs that together constitute a worldview. All confirmation and
disconfirmation of a belief presuppose such a system and are internal to the
system. For all this he was not advocating a relativism, but a naturalism that
assumes that the world ultimately determines which language games can be
played. Vitters’s final notes vividly illustrate the continuity of his basic
concerns throughout all the changes his thinking went through. For they reveal
once more how he remained skeptical about all philosophical theories and how he
understood his own undertaking as the attempt to undermine the need for any
such theorizing. The considerations of On Certainty are evidently directed
against both philosophical skeptics and those philosophers who want to refute
skepticism. Against the philosophical skeptics Vitters insisted that there is
real knowledge, but this knowledge is always dispersed and not necessarily
reliable; it consists of things we have heard and read, of what has been
drilled into us, and of our modifications of this inheritance. We have no
general reason to doubt this inherited body of knowledge, we do not generally
doubt it, and we are, in fact, not in a position to do so. But On Certainty
also argues that it is impossible to refute skepticism by pointing to
propositions that are absolutely certain, as Descartes did when he declared ‘I
think, therefore I am’ indubitable, or as Moore did when he said, “I know for
certain that this is a hand here.” The fact that such propositions are
considered certain, Vitters argued, indicates only that they play an
indispensable, normative role in our language game; they are the riverbed
through which the thought of our language game flows. Such propositions cannot
be taken to express metaphysical truths. Here, too, the conclusion is that all
philosophical argumentation must come to an end, but that the end of such
argumentation is not an absolute, self-evident truth, but a certain kind of
natural human practice. Refs.: H. P. Grice, “Il gesto della mano di Sraffa.”
Speranza, “Sraffa’s handwave, and his impicaturum.” Refs.: Luigi Speranza,
“L’implicatura di Sraffa,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
STEFANI.
(Pergola). Filosofo. Grice:
“I may well say that my idea of a propositional complex owes much to Stefani’s
obsession with ‘sensus’ simplex or ‘divisus, and ‘sensus compositum’ –“ “The
opposite of ‘com-posito’ is de-posito, though!” -- Grice: “I like his diagrammes; The Boedlian
have loads of his mss!” Grice: “He has a figure for the ‘figura quadrata,’ –“.
Grice: “He has a figure for ‘suppositio.’” -- Fu il
membro più noto di una famiglia di insegnanti marchigiani. Fu avviato alla
carriera ecclesiastica nella città natale, ma presto strasferì a Venezia dove
già viveva il nonno Stefano Stefani, gli zii Lino e Pietro, insegnanti, e forse
anche il padre Antonio. Fu allievo di Nicollini. La sua opera più
importante è il “De sensu composito et diviso”
Fu insegnante a Rialto.
Nominato vescovo di Capodistria, rinunciò alla carica per non distaccarsi dalla
filosofia. Fu sepolto nella chiesa di San Giovanni Elemosinario di
Venezia dove gli fu anche costruito un monumento a pubbliche spese. Vi resta
solo una lapide, in quanto l'edificio fu distrutto da un incendio. Opere: “Dubia
in consequentias Strodi,” “In regulas insolubilium,” “De scire e dubitare,”
“Compendium Logicae,” “Logica,” “Tractatus de sensu composito et diviso, edito
da M. Brown, S Dino Buzzetti, Paolo della Pergola, in Dizionario biografico
degli italiani, 81, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Fonte: Dizionario di filosofia, riferimenti. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
su ALCUIN, Ratisbona. Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stefani.”
STROZZI-NOFERI
(Firenze). Filosofo. Important Italian philosopher, especially
influential at what Grice called Italy’s Oxford, i. e. Firenze“Palla Strozzi
was more a mentor than a philosopher, but I would consider him both a Grecian
and Griceian in spirit.” -- Palla Strozzi
Palla e Lorenzo Strozzi, dettaglio dell'Adorazione dei Magi di Gentile da
Fabriano (1423). Grazie alla ricchezza accumulata nelle ultime generazioni
dalla sua famiglia degli Strozzi, il padre poté far istruire il figlio da
letterati ed umanisti, e grazie all'interesse e all'intelligenza, Palla divenne
di fatto uno dei più fini uomini di cultura fiorentini del suo tempo. Ricco e colto, commissionò numerose opere
d'arte, tra le quali la Cappella Strozzi (oggi Sagrestia) nella Basilica di
Santa Trinita, opera di Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti. La cappella,
progetto irrealizzato del padre Noferi, venne fatta erigere in sua memoria da
Palla dopo la morte, e ne ospitò la sepoltura monumentale. Per questo ambiente
commissionò l'Adorazione dei Magi a Gentile da Fabriano e la Deposizione dalla
Croce a Lorenzo Monaco, terminata poi da Beato Angelico che ne fece uno dei
suoi capolavori. L'opposizione ai Medici
Collezionista di libri rari e conoscitore del greco e del latino, si trovò già
sessantenne invischiato nell'opposizione strenua contro Cosimo de' Medici. Cosimo il Vecchio infatti era l'uomo che per
la prima volta si era di fatto preso tutto il potere cittadino, grazie a un
sistema di clientelismo con uomini chiave alla guida degli uffici della
Repubblica fiorentina. Davanti a Cosimo solo due strade erano possibili:
l'alleanza accettando un ruolo subordinato o lo scontro frontale; e Palla,
forte della sua ricchezza e fiero della propria cultura, fu a capo della
fazione antimedicea assieme ad un altro oligarca indomabile, Rinaldo degli
Albizi. In un primo momento la fortuna
arrise alla sua fazione, riuscendo ad ottenere prima l'incarcerazione di
Cosimo, poi la dichiarazione del medesimo come magnate, cioè tiranno, ed il suo
conseguente esilio dalla città (1433). L'obiettivo dello Strozzi comunque non
era tanto l'eliminazione di un avversario, ma la restaurazione della libertas
fiorentina e in questo fu diverso dall'alleato Rinaldo degli Albizi. Intanto Cosimo mandava già segni di prepararsi
a un rientro, che avvenne puntuale al cambio di governo con il veloce
avvicendamento dei gonfalonieri, meno di un anno dopo la sua partenza da
Firenze. L'esilio Tra i primi
provvedimenti vi è proprio la vendetta sugli avversari, con l'esilio delle famiglie
degli Albizi e degli Strozzi, e in questo Cosimo fu favorito anche
dall'appoggio popolare che lui e la sua casata si erano saputi
conquistare. Nel 1434 quindi lo Strozzi
parte per Padova, dove si preparava per un rientro che non avvenne mai. La sua
casa di Padova, nella quale egli visse una seconda giovinezza, fu un ritrovo di
artisti e letterati, nel periodo d'oro quando la città veneta era uno dei
centri culturali più notevoli della penisola italiana, per certi risultati
artistici più importante della stessa Firenze (si pensi ai capolavori lasciati
proprio da due fiorentini come Giotto o Donatello). Lasciò la sua raccolta di libri rari,
arricchita ulteriormente durante il suo soggiorno padovano, al monastero di
Santa Giustina. Morì a Padova l'8 maggio 1462, nel suo palazzo verso il Prato
della Valle. Fu sepolto nella vicina chiesa di Santa Maria di Betlemme. Matrimoni e discendenza Dalla moglie Maria
Strozzi, sua lontana parente, ebbe undici figli: Lorenzo, Onofrio, Nicola detto Tita,
Gianfrancesco, Carlo Bartolomeo Margherita Lena (morta nel 1449, moglie di
Felice Brancacci) Ginevra Jacopa (moglie di Giovanni di Paolo Rucellai) Tancia.
In tarda età si sposò con una figlia di Felice Brancacci, che lo seguì a
Padova. I suoi discendenti si stabilirono
in seguito a Ferrara e diedero origine al ramo ferrarese degli Strozzi (quello
di Tito Vespasiano ed Ercole Strozzi).
Onorificenze Cavaliere dello Speron d'oronastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dello Speron d'oro Marcello
Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Roma, Newton Compton Editori, G.
Reichenbach, «STROZZI, Palla», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1936. Roberto Palmarocchi, «La famiglia STROZZI»,
in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.:Luigi Speranza, "Grice e Strozzi -- Grecian,
Griceian," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
TADDIO. (Udine). Filosofo. Si
occupa in particolare di fenomenologia della percezione, ontologia e teoria
della conoscenza a cavallo tra estetica e metafisica. È direttore editoriale,
con Pierre dalla Vigna, della casa editrice Mimesis Edizioni. Luca Taddio
nasce a Udine nel 1974. Dopo i primi studi artistici si laurea in Filosofia a
Trieste, successivamente, trascorre un periodo di studio presso il dipartimento
di Filosofia dell'Edimburgo: completa la sua formazione all'Trieste conseguendo
il titolo di dottore di ricerca. È stato allievo dello psicologo sperimentale
Paolo Bozzi e del filosofo Giorgio Derossi. Il primo libro, Spazi
immaginali (Prefazione di Maurizio Ferraris), è un testo di narrativa
filosofica che si inserisce all'interno della tradizione del realismo magico:
l'esistenza viene espressa da una sequenza di istantanee emergenti dallo spazio
immaginale. Tutti gli scritti dell'autore sono di matrice realista:
Fenomenologia eretica è un libro incentrato sull'analisi di un unico esempio
considerato dall'autore paradigmatico per l'intera tradizione fenomenologica,
la percezione di un cubo. L'analisi critica dell'esperienza è sviluppata, da un
lato, in rapporto alla fenomenologia sperimentale di Paolo Bozzi e, dall'altro,
in risposta alle critiche che Emanuele Severino rivolge alla
fenomenologia. A partire dall'opera pittorica di René Magritte, ne I due
misteri viene applicata la teoria della percezione diretta, elaborata
in Fenomenologia eretica, al problema della raffigurazione pittorica. Il
pensiero di Magritte viene discusso alla fine del volume in un dialogo con
Massimo Donà. L'insegnamento di estetica alla facoltà di Architettura lo
porta a realizzare, con Damiano Cantone, il testo: L'affermazione
dell'architettura. La relazione filosofia-architettura sta al centro di altri
due libri da lui curati: Costruire abitare pensare e Città metropoli
territorio; il concetto di affermazione sarà nuovamente preso in esame in un
numero di aut aut dedicato a Derrida e l'architettura. In Verso un nuovo
realismo si delinea un'ontologia della metastabilità, il libro si conclude con
un dialogo con Maurizio Ferraris sul Nuovo realismo. Sul tema del Nuovo
realismo avvia un articolato confronto con Maurizio Ferraris ed Emanuele
Severino. Le riflessioni sul Nuovo realismo si sono sviluppate in
diversi direzioni: politica, architettura, cinema, ontologia ed epistemologia
(Si veda: Alfabeta2; “aut aut”; “Cinema&Cie”; “Teoria & Modelli”; “La
Filosofia Futura”; “Philosophical Readings”;). Fonda, con Pierre dalla
Vigna, Mimesis Edizioni: la società è detentrice dei marchi editoriali di
Mimesis in Italia e all'estero. Nel 2006 costituisce, con Marco Brollo, lo
studio grafico Mimesis Communication. Nel
progetta e realizza la rivista di approfondimento culturale Scenari
diretta da Damiano Cantone e nello stesso anno crea e dirige il Festival
MimesisTerritori delle idee. A partire da una prima formazione politica
di stampo liberal-socialista lavora in direzione di un rilancio della cultura
cosmopolita in rapporto alle nuove forme di partecipazione
democratica (interventi: Festival Vicino Lontano, Pop Sophia, Radio
Radicale). Nel viene nominato dal
Ministro Dario Franceschini nel Cda di Palazzo Reale a Genova. Dall'anno
accademico -19 è professore associato di estetica presso l'Università degli studi
di Udine. Opere: “Spazi immaginali” (Campanotto Editore); “ Fenomenologia
erotica: saggio sull'esperienza immediata della cosa” (Mimesis); “L'affermazione
dell'architettura: una riflessione introduttiva” (Mimesis); Global Revolution,
Mimesis); “I due misteri: da Magritte alla natura delle rappresentazioni
pittoriche” (Mimesis); “Verso un nuovo realismo. Osservazioni sulla stabilità
tra estetica e metafisica, Jouvence,
Curatele Paolo Bozzi, Un mondo sotto osservazione, Mimesis, La guerra e
il mortale. A lezione da Emanuele Severino, Mimesis, 2009 Costruire Abitare
Pensare, Mimesis, 2009 Quale filosofia per il partito democratico e la
sinistra, Mimesis, La Terra e il Sacro.
A lezione da Massimo Donà, Mimesis,
Città Metropoli Territorio, Mimesis); “David Cronenberg. Un metodo
pericoloso” (Mimesis); “Manifesto per una sinistra cosmopolita” (Mimesis); “Radicalmente
liberi. A partire da Marco Pannella, con L. Caffo, Mimesis In dialogo con Maurizio Ferraris,
Mimesis Note Curriculum Luca Taddio , su lucataddio.com 1º
giugno ). Massimo DonàL'apparire della
CosaLa Fenomenologia Eretica Di Luca Taddio, su youtube.com. Uno scandalo per il pensiero, su
ilsole24ore.com. “aut aut” n. 368/, su
autaut.ilsaggiatore.com. Ma il realismo
non è tutto nuovo, su corriere. È il
crepuscolo delle tradizioni, su corriere.
Sinistra e Nuovo Realismo, su alfabeta2.
Vuoti di sapere, su autaut.ilsaggiatore.com. The Geopolitics of Cinema and the Study of
Film, su cinemaetcie.net 24 settembre ).
Teorie & Modelli, su pitagoragroup 7 maggio ). La Filosofia Futura, su
lafilosofiafutura. PHILOSOPHICAL
READINGSSpecial Issue on: REALISM AND ANTI-REALISM: NEW PERSPECTIVES , su
philosophicalreadings.files.wordpress.com.
Passione politica e democrazia. Con U. Curi, M. Pacini, M. Panarari e
L.Taddio, su youtube.com.
"Marionette al potere" Curi, Marramao, Taddio, su
youtube.com. Oratore: Luca Taddio, su
radioradicale. CDA Palazzo Reale Genova
, su beniculturali. Sito ufficiale, su
lucataddio. Registrazioni di Luca
Taddio, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Intervista a E. Severino Artribune: intervista di Davide Dal.
TAGLIABUE. (Milano), filosofo. Nato da
padre ignoto e da giovane Giovanna Tagliabue, poi moglie del maturo avvocato,
assessore e filantropo Gerolamo Morpurgo, si formò a Milano, laureandosi in
Filosofia. Dopo diverse collaborazioni a riviste come critico letterario e
teatrale, si occupò lui stesso di filosofia a partire da due saggi del
dopoguerra, Le strutture del trascendentale e Il concetto dello stile, che gli
fecero avere il posto di professore di Estetica all'Università degli Studi di
Milano, poi quello di Filosofia teoretica all'Università degli Studi di Trieste
(dal 1964 al 1982). In precedenza aveva
collaborato dal 1931 al 1938 alla rivista Il Convegno, ma scrisse anche su La
Lettura e La Rassegna d'Italia, e più di recente su Rivista critica di storia
della filosofia, Rivista di filosofia, Belfagor, Giornale critico della
filosofia italiana, Rivista di estetica, Il pensiero, Aretusa , Lingua e stile,
Studi di estetica, Studi tedeschi, aut aut ecc.
Si occupò di germanistica, gnoseologia, semantica, estetica e poetica,
attraverso numerosi saggi di taglio fenomenologico. Come per Adelchi Baratono e Antonio Banfi, la
sua analisi dell'estetica e delle scelte poetiche e stilistiche degli artisti
si distacca dall'impostazione di Benedetto Croce e poi di Guido Calogero per
orientarsi verso l'aspetto pratico (influenzato anche dall'esistenzialismo
positivo di Nicola Abbagnano) del fare arte, che non può ridursi alla sola
conoscenza, ed è fortemente legato alla tecnica, intesa anche come gesto
manuale e meccanico, e allo stile, inteso come rapporto tra gli elementi
formali e quelli contenutistici dell'opera (sede, inoltre, dell'unità nel
rapporto tra percezione e immaginazione).
Nel 1960 i suoi studi sono ripresi e sistemati in L'esthétique
contemporaine, pubblicato in francese e tradotto in diverse lingue. Qui
organizza le teorie d'artista e le dottrine estetiche non tanto in senso
cronologico, ma per tipi: estetiche vitalistiche, psicologistiche,
formalistiche, fenomenologiche ecc. In
Linguistica e stilistica di Aristotele (1967) e Demetrio, dello stile (1980) si
occupa di retorica e stilistica antiche. Aristotelismo e Barocco e Il Barocco e
noi (poi riuniti in Anatomia del Barocco, indagano sul Barocco (artistico e
letterario). Si è anche occupato di estetica del XVIII secolo, degli scritti
pre-critici di Kant, della polemica Nietzsche-Wagner, di Goethe, Musil, Roth,
Kafka ecc. Fu critico con la
contestazione studentesca del 1968, eppure non evitò il confronto con il
movimento. Una grave malattia gli levò l'uso della voce, ma continuò a tenere
lezione con l'aiuto di un sintetizzatore vocale. Morì senza figli e senza essersi mai sposato
a 90 anni, nel 1997. A suo ricordo la
sorella Ernesta ha aperto una fondazione e un premio per gli studi di filosofia
a Trieste. Opere: “I processi di Galileo
e l'epistemologia” (Milano: F.lli Bocca); 1947; Milano: Ed. di Comunità, Roma:
Armando, “Il concetto dello stile. Saggio di una fenomenologia dell'arte”
(Milano: F.lli Bocca); “Le strutture del trascendentale: piccola inchiesta sul
pensiero critico, dialettico, esistenziale” (Milano: F.lli Bocca); “Dai
romantici a noi” (Milano: Marzorati); “Aristotelismo e barocco” (Milano: F.lli
Bocca). L'esthétique contemporaine. Une enquête, Milano: Marzorati); “Il
concetto del "gusto" nell'Italia del Settecento” (Firenze: La Nuova
Italia); “Linguistica e stilistica di
Aristotele” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “Fenomenologia dei giudizi di valore” (Trieste:
Istituto di Filosofia); “La semantica e i suoi problemi” (Trieste: Istituto di
Filosofia); “Demetrio, dello stile” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “La nevrosi
austriaca. Saggi sul romanzo, Casale Monferrato: Marietti); “Nietzsche contro
Wagner, Pordenone: Studio Tesi); “Geologia letteraria” (Milano: Garzanti); “Anatomia
del barocco” (Palermo: Aesthetica); “Goethe e il romanzo” (Torino: Einaudi); “Il
gusto nell'estetica del Settecento, Luigi Russo e Giuseppe Sertoli, Palermo:
Centro internazionale studi di estetica, 2002 Introduzioni e prefazioni Herbert
Read, Arte e alienazione. Il ruolo dell'artista nella societa, Milano:
Marzorati, Immanuel Kant, I sogni di un visionario spiegati coi sogni della
metafisica, Milano: Rizzoli, 1982 Immanuel Kant, Osservazioni sul sentimento
del bello e del sublime, Milano: Rizzoli, 1989 Charles-Louis Montesquieu, Sul
gusto, Genova: Marietti. Crf. la pagina
sul sito dell'Trieste. Numero speciale
di "Esercizi filosofici", nLuigi Russo , Guido Morpurgo-Tagliabue e
l'estetica del Settecento, in "Aesthetica Pre-Print", Paolo D'Angelo,
«MORPURGO-TAGLIABUE, Guido», in Dizionario Biografico degli Italiani, 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Morpurgo Guido Morpurgo-Tagliabue, in
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Morpurgo
Tagliabue, ritratto di un genio politicamente scorretto necrologio di Claudio
Magris, Corriere della Sera.
TAGLIAGAMBE. (Legnano).
Filosofo. Si è trasferito poi a Milano
dove ha studiato Filosofia alla Statale come allievo Geymonat con cui si è
laureato con la lode attraverso una tesi sull'interpretazione della meccanica
quantistica di Hans Reichenbach. Ha proseguito i suoi studi specializzandosi in
Fisica quantistica all'Università degli Studi Lomonosov di Mosca sotto la
direzione di Ja.P. Terleckij e poi presso l'Accademia delle Scienze dell'URSS,
Istituti di Filosofia e di Fisica dove
si è perfezionato in Filosofia della fisica con la supervisione di V.A. Fock e
M.E. Terleckij. La sua attività scientifica e didattica si è sviluppata
attraverso un variegato percorso universitario che l'ha portato ad insegnare
presso diversi atenei dal 1974 al 2008 e a collaborare con differenti centri di
ricerca ed enti istituzionali come consulente scientifico. Pensiero Il
lavoro di ricerca di Tagliagambe si è concentrato inizialmente sul rapporto tra
filosofia e fisica (soprattutto quantistica) nella cultura russa tra '800 e
'900, in particolare sul concetto di realtà fisica (Bohr, Heisenberg, Born) e
sui rapporti tra materialismo dialettico e sviluppi della fisica del
'900. Dagli anni '90 ha rivolto l'attenzione sui temi del rapporto tra
realtà osservata e sistema osservante, le interazioni reciproche e il ruolo del
linguaggio, della comunicazione intersoggettiva, della mediazione linguistica e
della semiotica nel pensiero scientifico. Ha elaborato il ruolo e il
significato di interfaccia, il rapporto tra intelligenza naturale e
intelligenza artificiale, in particolare il ruolo progressivamente avuto dalle
tecnologie di informazione e comunicazione. Ha elaborato i contributi sul
profondo significato del concetto di "margine", sia esso su un essere
vivente, un'interfaccia o il rapporto tra corpo e mente, nei sistemi sociali e
nella comunicazione. Ha studiato le forti interconnessioni tra artificiale e
naturale, il profondo senso dell'interdisciplinarità, e il libro Il Sogno di
Dostoevskij, attraverso una visitazione storica dal dibattito tra lo scrittore
e lo scienziato Secënov, fino alle recenti scoperte della neurofisiologia,
mettendo a fuoco il senso del rapporto tra le mente e il corpo e il significato
e la funzione dell'inconscio. Ha ricostruito e interpretato l'intenso
scambio dialogico tra il premio Nobel della fisica Wolfgang Pauli e il
fondatore della psicologia analitica Carl Gustav Jung, nel quale emerge il
profondo rapporto tra filosofia, fisica e psicanalisi. L'analisi tra
visibile e invisibile, il ruolo dell'arte e il senso epistemologico dello
spazio intermedio e del confine sono stati da lui sviluppati anche attraverso
un'esegesi del pensiero di Florenskij. Le ricadute del suo pensiero sulle
scienze sociali ed economiche trovano approfondimenti nelle opere dedicate
all'analisi dei sistemi organizzativi socio-economici. L'attività presso la
facoltà di Architettura l'ha portato a riflettere sulla'"epistemologia del
progetto", sulla relazione tra possibilità e realtà, sul rapporto tra
l'Io, lo spazio, il tempo, l'ambiente, tra urbs e civitas, sul concetto di
paesaggio, sul ruolo delle città globali e sul nesso tra globale e locale. Gli
sviluppi delle tecnologie digitali e poi della rete come fenomeno prima
tecnologico poi culturale e sociale vengono elaborati e incorporati nel suo
pensiero. La sua riflessione teorica è indirizzata anche ai temi dell'apprendimento
e dell'organizzazione della conoscenza soprattutto alla luce delle reali
esperienze della scuola, dei processi di modernizzazione e innovazione che la
coinvolgono e delle nuove esigenze che essa deve affrontare Nel ha diretto il rifacimento del manuale di
filosofia di Ludovico Geymonat e pubblicato da Garzanti Scuola con il titolo La
realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica in collaborazione con
Edoardo Boncinelli.[25] Collabora dal
con il CNI per il premio Scintille dedicato all'innovazione (AD). (Pisa,
Cagliari, Roma La Sapienza, Sassari: Facoltà di Architettura di Alghero) (Vicepresidente CRS4, Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per la Riforma, CIES, FIESEC,
Direttore scientifico del progetto “Scuola digitale” della Regione
Sardegna). Vedi L'interpretazione
materialistica della meccanica quantistica. Fisica e filosofia in URSS.
Vedi Scienza, filosofia, politica in Unione Sovietica.Vedi Materialismo e
dialettica nella filosofia sovietica. Vedi Scienza e marxismo in Urss. Vedi La mediazione linguistica. Il rapporto
pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel
Vedi Epistemologia del confine
Vedi Il Sogno di Dostoevskij
(vedi Pauli e Jung. Un confronto su materia e psiche Vedi recensione di Edoardo Boncinelli in
Corriere della Sera lunedì 24 ottobre
che cita “con quest'opera Tagliagambe va avanti sul progetto di
esplorare una originalissima «epistemologia del confine»”. Vedi Come leggere Florenskij Vedi La tecnica e il corpo. Riflessioni su
uno scritto di Pavel Florenskij vedi
Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico Vedi Individui e imprese: centralità delle
relazioni Vedi La politica che non c'è.
Idee guida per un progetto tra razionalità e valori Vedi L'albero flessibile. La cultura della
progettualità Vedi Le due vie della
percezione e l'epistemologia del progetto
Vedi La città possibile Vedi
People and Space. New Forms of interaction in City Project Vedi: Epistemologia del cyberspazio Vedi La comunicazione nell'era di
Internet Vedi Lo spazio intermedio, poi
tradotto anche in spagnolo, che riprende, rielabora ed estende il concetto di
confine. Vedi La didattica e la
rete Vedi Più colta e meno Gentile Vedi Saper fare la scuola: il triangolo che
non c'è Vedi Nuovi percorsi per l'obbligo
formativo Vedi La realtà e il pensiero
1. La ricerca filosofica e scientifica, Garzanti Scuola, La realtà e il pensiero 2. La ricerca
filosofica e scientifica, Garzanti Scuola, La realtà e il pensiero 3. La
ricerca filosofica e scientifica, Garzanti scuola. Opere: “ L'interpretazione
materialistica della meccanica quantistica. Fisica e filosofia” (Feltrinelli,
Milano); Scienza, filosofia, politica in Unione Sovietica. Feltrinelli, Milano,
“Materialismo e dialettica” Loescher, Torino, Scienza e marxismo in Urss,
Loescher, Torino, “La mediazione
linguistica: il rapporto pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel” (Feltrinelli,
Milano, D.I. Mendeleev, Scritti sullo spiritismo. . Traduzione e studio storico-critico
introduttivo di S. Tagliagambe, Bollati-Boringhieri, Torino; L'impresa tra
ipotesi, miti e realtà (in collaborazione con G.Usai), ISEDI, Torino; Epistemologia
del confine, Il Saggiatore, Milano, “La politica che non c'è. Idee guida per un
progetto tra razionalità e valori” (Demos, Cagliari); Il sequestro dell'identità,
CUEC, Cagliari, La città possibile, (in collaborazione con G. Maciocco),
Dedalo, Bari, Epistemologia del cyberspazio, Demos, Cagliari, L'albero flessibile. La cultura della
progettualità, Masson, Milano, Il profilo del tempo, ‘Nuova civiltà delle
Macchine', Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico, (in
collaborazione con G.Usai), Giuffré, Milano, La didattica e la rete, Pitagora
Editrice, Bologna, La comunicazione nell'era di Internet, (in collaborazione
con C. Crespellani Porcella e G. Usai, Collana Fondazione IBMEtas Libri,
Milano, Il destino del marxismo in Russia: dall'idolatria al rifiuto, (in
collaborazione con V. Mironov), Luiss Edizioni, Collana di studi metodologici,
Roma, La vittoria di Babele. Dalla filosofia naturale alla separazione dei
linguaggi, ‘ Civiltà delle macchine', Il sogno di Dostoevskij. Come la mente
emerge dal cervello, Raffaello Cortina Editore, Milano, Filosofia della scienza
(in collaborazione con G. Boniolo, M.L. Dalla Chiara, G. Giorello, C. Sinigaglia),
Cortina, Milano, Nuovi percorsi per
l'obbligo formativo, Edizioni PLUS. Pisa, Pisa; Il pensiero unitario di
Ludovico Geymonat, in collaborazione cn
Edizioni Nuova Cultura, Teramo; Le due vie della percezione e
l'epistemologia del progetto, Franco Angeli, Milano; Più colta e meno gentile.
Una scuola di massa e di qualità, Armando, Roma, 2006; Come leggere Florenskij,
Bompiani, Milano, La tecnica e il corpo. Riflessioni su uno scritto di Pavel
Florenskij, (in collaborazione con B. Antomarini) Franco Angeli, Milano, Individui e imprese: centralità delle
relazioni, (in collaborazione con G. Usai) Giuffrè, Milano, Saper fare la
scuola: il triangolo che non c'è, (in collaborazione con V.Campione) Einaudi,
Torino, Lo spazio intermedio, Università Bocconi Editore, Milano, Storia della
filosofia, XIII, Filosofi italiani del
Novecento, (in collaborazione con D.Antiseri) Bompiani, Milano, Storia della
filosofia, Filosofi italiani del
Novecento, (in collaborazione con D.Antiseri) Bompiani, Milano, 2008; “People
and Space. New Forms of interaction in City Project”, (in collaborazione con
G.Maciocco) Springer-Verlag Berlin, Heidelberg, New York, El espacio
intermedio. Red, individuo y comunidad, Fragua Editorial, Madrid, Pauli e Jung.
Un confronto su materia e psiche,(in collaborazione con A. Malinconico)
Raffaello Cortina, Milano, ; La libertà, le lettere, il potere, (in
collaborazione con D.Antiseri e P.Maninchedda) Rubbettino, Soveria Mannelli, ;
La realtà e il pensiero 1. La ricerca filosofica e scientifica Garzanti
Scuola La realtà e il pensiero 2. La
ricerca filosofica e scientifica Garzanti Scuola La
realtà e il pensiero 3. La ricerca filosofica e scientifica Garzanti scuola. Opere
di Silvano Tagliagambe, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
TAGLIALATELA. (Mondragone). Flosofo. Studiò
al Seminario vescovile di Sessa. Ordinato sacerdote, insegnò teologia al
Seminario vescovile di Cava dei Tirreni dal 1852 al 1856. Dal 1860, lasciato il sacerdozio, tentò di
arruolarsi nelle truppe di Garibaldi, per poi decidere di predicare nell'Italia
meridionale i nuovi ideali del movimento unitario. Nel 1861, fu nominato professore di teologia
all'Napoli. A seguito della soppressione di tale cattedra aprì, sempre a
Napoli, una scuola privata. Incominciò
da questo periodo a riscoprire lo studio e la saggistica, in particolare
riprendendo e sposando le tesi di Vincenzo Gioberti, che lo avevano affascinato
in gioventù. Su questo indirizzo filosofico è stato imperniato il manuale
Istituzioni di filosofia del 1864 che, seppur non prescelto come testo
d'insegnamento liceale, in quanto particolarmente complesso, ricevette le lodi
di Bertrando Spaventa. Non mancò, in
seguito, avendo aderito al protestantesimo, di compiere opere missionarie, in
particolare in Puglia e in Abruzzo. A tal riguardo è documentato il viaggio di
Pescasseroli nel 1886, sul quale scrisse Benedetto Croce, che segnalò anche
come Taglialatela fosse considerato, assieme a Bonaventura Mazzarella e Enrico
Caporali, fra le «menti più forti del movimento protestante in Italia». Opere:: “Istituzioni di filosofia” (Tip.
all'Insegna del Diogene, Napoli); “Apologia delle dottrine filosofiche di V.
Gioberti” (Tip. all'Insegna del Diogene, Napoli); “La scienza, la vita e Francesco
de Sanctis. Discorso” (Tip. all'insegna del Diogene, Napoli); “Giuseppe
Garibaldi. Conferenza, La Speranza, Roma); “Il Papa-re nelle profezie e nella
storia, La Speranza, Roma;; In Dio. Saggi, discorsi, frammenti di filosofia
cristiana, ed. postuma, La Speranza, Roma; Fede, speranza e carità.
Meditazioni, ed. postuma, La Speranza, Roma; “Teoria evangelica della vita, ed.
postuma, La Speranza, Roma; D. Ciampoli, L'opera letteraria di Taglialatela” Tip.
Unione editrice, Roma); B. Croce, Pescasseroli, Laterza, Bari (poi in Storia
del Regno di Napoli); R. Fiore, Pietro Taglialatela, in «Civiltà Aurunca», G.
Iurato, Pietro Taglialatela. Dalla filosofia del Gioberti all'evangelismo antipapale,
Claudiana, Torino, Vincenzo Gioberti Protestantesimo in Italia Pietro Taglialatela. Biografia, pubblicazioni
e in "Dizionario biografico dei
protestanti in Italia". Sito della Società di studi valdesi. Apologia
della dottrina filosofica di V. Gioberti.
TAGLIAPIETRA. (Venezia). Filosofo. Dopo la
maturità classica al Foscarini di Venezia, ha compiuto studi di medicina e di
filosofia, laureandosi in filosofia teoretica all'Università Ca' Foscari con
una tesi discussa con Emanuele Severino e Romano Madera. In quegli stessi anni
perfeziona gli studi di ermeneutica biblica sotto la guida di Carlo Enzo. Ha
insegnato Storia della filosofia moderna e contemporanea presso l'Università
degli studi di Sassari (1997-2004). Attualmente è Professore di Storia della
filosofia presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San
Raffaele di Milano dove insegna Storia delle idee, Filosofia della cultura e
Storia della filosofia. Fonde nelle sue ricerche un'indagine storico
filosofica sul pensiero greco, sulla tradizione apocalittica ebraica e
cristiana e sul canone del pensiero moderno, con un'attenzione a temi
contemporanei legati al mondo delle immagini e della comunicazione, allo studio
del linguaggio e delle metafore, nonché all'intreccio storico e teorico fra
teatro e filosofia. In quest'ultima prospettiva si orientano i suoi studi
sull'idea di sincerità e sul significato della bugia nel quadro di una
costruzione drammaturgica dell'individuo, sul ridere e sulla natura del
personaggio comico. Ha curato, per Feltrinelli, Bollati Boringhieri e Bruno
Mondadori edizioni importanti: L'Apocalisse di Giovanni, raccolte di scritti
sull'Illuminismo e sul tema della "catastrofe"; opere di Platone,
Gioacchino da Fiore, Kant, Benjamin Constant, Voltaire, Jean-Jacques Rousseau,
Alessandro Manzoni, Constantin-François de Chassebœuf de Volney, Ludwig Andreas
Feuerbach, Louis-Sébastien Mercier. Dal 2007 sta curando l'edizione delle
opere complete di Italo Valent. Collabora saltuariamente a Il Gazzettino, il
quotidiano della sua città, e ha collaborato a varie testate giornalistiche (Capital;
Panorama; Il Sole 24 Ore; l'inserto culturale "Saturno" de Il fatto
quotidiano, ecc.), con interventi di carattere culturale o legati all'attualità
sociale e politica. Con La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità ha vinto nel 2004 il Premio Viareggio per la
saggistica. Nel gli è stato conferito il
premio di filosofia "Viaggio a Siracusa" per il saggio Gioacchino da
Fiore e la filosofia. È direttore, insieme a Sebastiano Ghisu, della rivista
internazionale di filosofia Giornale critico di storia delle idee. È fondatore
e direttore del Centro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee
(CRISI), che ha sede presso la Facoltà di Filosofia del San Raffaele, e di
ICONE, Centro Europeo di Ricerca di storia e teoria dell'immagine di Palazzo Arese
Borromeo . Opere principali: “La metafora dello specchio. Lineamenti per
una storia simbolica, Feltrinelli, Milano, Bollati Boringhieri, Torino); “Il
velo di Alcesti: la filosofia e il teatro della morte” (Feltrinelli, Milano); “Filosofia
della bugia: figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale”
(Bruno Mondadori, Milano); “La virtù crudele: filosofia e storia della sincerità”
(Einaudi, Torino); “La forza del pudore: per una filosofia dell'inconfessabile”
(Rizzoli, Milano; “Il dono del filosofo: sul gesto originario della filosofia”
(Einaudi, Torino); “Icone della fine: Immagini apocalittiche, filmografie, miti
(Il Mulino, Bologna); “Sincerità” (Raffaello Cortina, Milano); “Gioacchino da
Fiore e la filosofia, il Prato, Padova); “Non ci resta che ridere (Il Mulino,
Bologna); “Alfabeto delle proprietà: filosofia in metafore e storie” (Moretti
& Vitali Editori, Bergamo); “Esperienza: filosofia e storia di un'idea”
(Raffaello Cortina, Milano); “Filosofia dei cartoni animati. Una mitologia contemporanea”
(Bollati Boringhieri, Torino). Opere costituite da raccolte di lezioni Cartografia
intellettuale dell'Europa, “La migrazione dello spirito” a c. di Erminio
Maglione, introduzione di Renato Rizzi, Mimesis Edizioni, Milano-Udine “Tempo a termine e tempo senza fine: breve
storia figurale della temporalità” a c. di Caterina Piccione, con DVD-ROM delle
lezioni, Mimesis Edizioni, Milano-Udine); “Non desiderare la donna e la roba
d'altri” (Il Mulino, Bologna); “Il senso del dolore. Testimonianza e argomenti”
(Editrice San Raffaele, Milano); “Zerologia. Sullo zero, il vuoto e il nulla”
(Il Mulino, Bologna. Edizioni scientifiche, curatele e traduzioni Apocalisse di
Giovanni, testo latino a fronte, prefazione di Andrea Tagliapietra, traduzione
e postfazione di Massimo Bontempelli, Feltrinelli, Milano, Platone, Fedone o
sull'anima, testo greco a fronte, traduzione, introduzione e cura di Andrea
Tagliapietra, saggio critico di Elisa Tetamo, Feltrinelli, Milano (7ª ed., )
Gioacchino da Fiore, Sull'Apocalisse, testo latino a fronte, introduzione,
traduzione e cura di Andrea Tagliapietra, Feltrinelli, Milano, Immanuel
Kant-Benjamin Constant, “La verità e la menzogna. Dialogo sulla fondazione
morale della politica, introduzione e cura di Andrea Tagliapietra, traduzioni
di Silvia Manzoni e di Elisa Tetamo, Bruno Mondadori, Milano, “Che cos'è
l'Illuminismo? I testi e la genealogia del concetto, introduzione e cura di
Andrea Tagliapietra, traduzioni di Silvia Manzoni e di Elisa Tetamo, Bruno
Mondadori, Milano, Rudolf Otto, Il sacro, introduzione, note e apparati di
Andrea Tagliapietra, traduzione di Ernesto Buonaiuti, Gallone Editore, Milano
1998 Voltaire-Rousseau-Kant, Sulla catastrofe. L'illuminismo e la filosofia del
disastro, introduzione e cura di Andrea Tagliapietra, traduzioni di Silvia
Manzoni e di Elisa Tetamo, con un saggio di Paola Giacomoni, Bruno Mondadori,
Milano Immanuel Kant, La fine di tutte
le cose, a cura e con un saggio di Andrea Tagliapietra, traduzione di Elisa
Tetamo, Bollati Boringhieri, Torino, Alessandro Manzoni, La storia e
l'invenzione. Scritti filosofici, introduzione, note e apparati di Andrea
Tagliapietra, il Prato, Padova
Constantin-François de Chassebœuf de Volney, Le rovine, ossia
meditazione sulle rivoluzioni degli imperi, Andrea Tagliapietra e Marco Bruni,
introduzione di Andrea Tagliapietra, postfazione e traduzione di Marco Bruni,
Mimesis Edizioni, Milano-Udine Ludwig
Feuerbach, L'uomo è ciò che mangia, a cura e con un saggio di Andrea Tagliapietra,
traduzione e nota biobibliografica di Elisa Tetamo, Bollati Boringhieri,
Torino Louis-Sébastien Mercier,
Montesquieu a Marsiglia, Andrea Tagliapietra e Caterina Piccione, traduzione di
Andrea Tagliapietra e Caterina Piccione, Inschibboleth, Roma Immanuel Kant, Bisogna sempre dire la
verità?, Andrea Tagliapietra, traduzione di Elisa Tetamo, Raffaello Cortina
Editore, Milano Alcuni saggi e articoli
Kant e l'idea della fine, di Andrea Tagliapietra, in Agalma, Il rischio e il
limite, di Andrea Tagliapietra, in Magazine, n. 1 (dossier Energia), Pearson,
marzo . L'ultimo gesto di Socrate. Il pudore e l'enigma, di Andrea
Tagliapietra, in Spazio Filosofico, n. 5, maggio . Tipologia del riso, di
Andrea Tagliapietra, in Fillide, n. 5, settembre . Kant and the Idea of the End
di Andrea Tagliapietra, in European Journal of Psychoanalysis, n. 1, /1, The
End. Corpo di pazienza di Andrea Tagliapietra, in European Journal of
Psychoanalysis, ISAP, Saggi ed Articoli (). Testi in rete Esser contro di
Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Il dono del filosofo. Il
dono della filosofia di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Il
giallo della filosofia, di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine,
Il volto del potere di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, La
Lotteria di Babele. Appunti filosofici su caso e fortuna nella società della
comunicazione di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Anno II, n.
2 luglio-ottobre 2003. L'apocalisse delle immagini. Esegesi del cinema di Wim
Wenders a partire da "Fino alla fine del mondo", di Andrea
Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, La gola del filosofo. Il mangiare
come metafora del pensare di Andrea Tagliapietra in XÁOS. Giornale di confine
Anno IV, n. 1 marzo -giugno 2005/2006. Dire la verità. L'insistenza della
critica di Andrea Tagliapietra, in Giornale critico di storia delle idee, Interviste e video L'uomo è un animale che
esita. Intervista con Andrea Tagliapietra di Marco Dotti, in Vita, nPresentazione.
Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia in Inschibboleth WEB
TV. Presentazione. Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti
Del senso della fine. Dialogo con Andrea Tagliapietra di Marco Dotti, in
Communitas, n. 4, . RAI Cultura: Andrea Tagliapietra: futuro, progresso e
possibilità Lezione magistrale al Festival di Filosofia (Modena ), Inganni.
Finzioni di verità e storia naturale dell'intelligenza. Eigentlichkeit und
Dichtung? La filosofia della sincerità di Andrea Tagliapietra, di Vincenzo
Pinto Il riso è il proprio dell'uomo.
Commento in margine a Non ci resta che ridere di Andrea Tagliapietra, di
Claudio Tugnoli Se essere sinceri è una
virtù crudele. Uno studio fra storia e filosofia, di Umberto Galimberti, in
"La Repubblica", Recensione ad Andrea Tagliapietra, La virtù
crudele. Filosofia e storia della sincerità, di Claudio Tugnoli, in
"Dialeghestai. Rivista telematica di filosofia", anno VI, 2004 Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su
premioletterarioviareggiorepaci. 9 agosto .
Home page del Giornale Critico di Storia delle Idee Home page del Centro di Ricerca in Storia
delle IdeeCRISI Home page di ICONE,
Centro Europeo di Ricerca di storia e teoria dell'immagine, su centro europeo palazzo
borromeo. 17Ciclo di dieci lezioni teoriche, dette "Decadi", tenuto
nell'Aula Tafuri di Palazzo Badoer, a Venezia, dall'11 novembre al 29 gennaio , nel quadro del Laboratorio di
Progettazione Architettonica dello IUAV diretto da Renato Rizzi e costituente
il I, Libro dello Studio, del progetto
"Lampedusa. La cattedrale di Solomon". Opere di Andrea Tagliapietra,
. Registrazioni di Andrea Tagliapietra,
su RadioRadicale, Radio Radicale. Pagina
docente con informazioni biografiche e bibliografiche sito dell'Università Vita-Salute
San Raffaele.
TAMBURINO. (Caltanissetta). Flosofo. Figlio
del giudice Fabrizio e di Agata Adelicia Tramontana. Entrò nella compagnia di
Gesù a quindici anni, restò a Caltanissetta dopo aver ricevuto gli ordini,
successivamente fu incaricato dell'insegnamento di retorica, di filosofia e di
teologia sistematica nel locale collegio gesuitico. A trent'anni fu trasferito
nel collegio di Messina per insegnare teologia morale e a quarantacinque anni
passò in quello di Palermo. Resse i collegi gesuitici di Caltanissetta,
Monreale e Palermo. Fu esaminatore delle curie arcivescovili di Palermo e
Monreale, consigliere e qualificatore nel Sant'Uffizio della Inquisizione
spagnola, ossia di esaminatore dei reati prima della loro attribuzione alla
competenza dell'Inquisizione. Tommaso Tamburini durante un soggiorno
romano, quale rappresentante della provincia gesuitica siciliana alla
undicesima congregazione generale della compagnia di Gesù, conobbe lo scultore
Johann Friedrich Greuter, che in quel periodo lavorava per la casa generalizia
dei gesuiti. Il teologo siciliano, apprezzandone le doti, gli affidò l'incarico
di incidere le immagini della Madonna. Realizzava finalmente il progetto, da
qualche anno vagheggiato, di dare alle stampe le notizie preparate dal
confratello Ottavio Gajetano, riguardanti appunto i luoghi del culto mariano
nell'isola, facendo illustrare l'opera con tavole riproducenti le relative
icone della Madonna. Così accanto all'imponente produzione filosofica del
Tamburini, restano anche due edizioni, una in latino ed una in volgare, di un
volume con 36 incisioni del ‘600, di raro pregio per la raffinatezza dei
disegni di Greuter; l'opera non fu firmata dal gesuita. Di queste due edizioni
si trovano rari esemplari che, per le limitazioni derivanti dall'esaurimento
delle "matrici", sono, per buona parte, prive delle pagine in cui
sono stampate le incisioni. Pensiero Il gesuita siciliano nella
conoscenza del peccato attribuisce importanza primaria alla cognitio singulorum
cioè alla capacità di valutazione dei singoli. Diverso è, infatti, il peso
delle colpe a seconda se a commettere l'infrazione è l'individuo colto oppure
l'ignorante. Nel primo prevale la vis ratiocinandi (forza della ragione) e nel
secondo la vis sentiendi (forza del sentimento). Ancora differenza c'è tra
l'actio humana e l'actio hominis essendo la prima compiuta in perfetta
consapevolezza, mentre nella seconda la coscienza è spesso condizionata dal
patire passionale, che può essere violentum, coactum, necessarium (violento,
costretto, necessario), venendo così a mitigare la colpa. Nel trasporto
passionale c'è dell'involontario, spesso frutto di ignoranza che rende la
coscienza erronea. Il tutto si traduce in una interpretazione benignista della
epieìcheia (prudenza), riprendendo in un certo modo la tradizione tomista. A
sostenere questa intensa produzione sul probabilismo, col rientro da Palermo a
Genova di Diana, rimase il Tamburino, le cui opere ebbero ampia diffusione in
tutta Europa, dalla metà del Seicento fino al riconoscimento della validità
delle tesi probabiliste ad opera di S. Alfonso de' Liguori che con la sua
Theologia Moralis mise sostanzialmente fine al rigorismo giansenista. Il
probabilismo del Tamburini incontrò ostilità negli ambienti religiosi più
vicini al rigorismo dei giansenisti. A contrastare le tesi del probabilismo i
più influenti furono i domenicani francesi, che spinsero il cardinale Retz, a
farsi portavoce presso la Santa Sede per l'emanazione di un provvedimento di
condanna. Alessandro VII, sollecitato più volte, condannò il probabilismo, furono
censurate solo le tesi più estreme, senza peraltro indicare i nomi degli
autori. Nel 1679, un'altra condanna del probabilismo veniva promulgata da
papa Innocenzo XI, quattro anni dopo la morte del Tamburini. Però questa volta
il gesuita siciliano non subiva sanzioni ad personam, così Tommaso Tamburini
passò alla storia della teologia morale, come padre della probabilità tenue.
Con esso si chiuse il periodo d'oro della esportazione della cultura teologica
siciliana. Fu sancita la completa riabilitazione del gesuita siciliano con la
pubblicazione di Verità Vindicata che Carlo Niceti diede alle stampe a
Roma. Opere (Confronta anche la "voce Tommaso Tamburini" in
lingua inglese.) Gli scritti di teologia morale del Tamburini sono stati
riuniti nella Opera Omnia, edita più volte in Italia e all'estero.. “Methodus
Expeditae Confessionis; Opuscola Tria de Confessione”; “Comunione et Sacrificio
Missae”; “Expedita Decaloghi Explicatio. Libris decem digesta; De Sacrificio
Missae Expedite Celebrando. Libri tres.; “Della Consolazione della Filosofia di
Anicio Manlio Boezio. Libri cinque. Traduzione di Tommaso Tamburino; Juris
Divini. Naturalis et Ecclesiastici Expedita Moralis Explicatio, Complectens
Tractationes tres, de Sacramentis, quae sunt de Jure Divino, de Contrattibus,
quos dirigit Jus Naturale, de Censuris et Irregularitate, quae sunt de Jure
Ecclesiastico. Tractatus de Bulla cruciata. Sanctissimae Deiparae Cultus in
Sicilia. (Nomen sublatum) Ragguagli delli Ritratti della SS. Vergine Nostra
Signora più celebri, che si riveriscono in varie Chiese nell'isola di Sicilia.
Opera postuma del R. Ottavio Cajetano della Compagnia di Gesù. Trasportato
nella lingua volgare. Germana Doctrina R.Thomae Tamburini S. J. perspicue
refellens impugnationes R.Vincentii Baronii adversus illam allatas; Tractatus in Quinque Ecclesiae Praecepta; “Tractatus
de Jubileo Manoscritto; “Additamentum continens aliquot epistolas, et levem
vindicationem contra Joannem Sinichium hybernum authorem libri Saul et Rex.
Manoscritto. Bibl.Naz.Roma. Fondo Gesuitico, Traduzioni De consolatione
philosophiae (della Consolazione della Filosofia di Anicio Manlio Boezio. Libri
cinque. L'Anno dei Giorni Memorabili, scritto dalGio. Nadasi della Compagnia di
Gesù. V. Baron, Theologia moralis adversus laxiores probabilistas, Parigi,
Piget, R. Brouillard, Dictionnaire de Théologie Catholique, Parigi, Letouzej, S.
Burgio, “Il probabilismo in Sicilia”, Catania, Soc. Storia Patria, V.
Contenson, Theologiae mentis of cordis, Tolosa, T. Deman, Probabilisme, Colonia,
C. Hebermann, Enciclopedia cattolica, R. Appelton Company, M. Petrocchi, Il
problema del lassismo nel secolo XVII, Roma, Storia e letteratura, J.
Sinnichins, Saul et Pax, Lovanio, Nempaei, Tommaso Tamburino, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro Tacchi Venturi, Tommaso Tamburino, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company.
TAFURI. (Soleto). Filosofo. Fu un versatile
e bizzarro ingegno, che dopo studi universitari a Napoli, Parigi, Salamanca si
ritirò nella sua natia Soleto (nel Salento) dove aveva un cenacolo di allievi
filosofi del platonismo esoterico. Il "Socrate di
Soleto", illustre rappresentante del Rinascimento, fu una personalità
eclettica ed un affascinante intellettuale dei suoi tempi, amante della
conoscenza e studioso e di molteplici campi del sapere: alchimia, filosofia,
astronomia, astrologia, medicina, fisiognomica, magia naturale. Al centro dei
suoi interessi vi era l'interesse e lo studio dei fenomeni della Natura,
l'Anima del Mondo, il miracolo e le meraviglie del Creato e l'unicità
irripetibile di ogni Essere Umano. Considerato alla stregua di un
"Nostradamus salentino" fu onorato e temuto per le sue capacità
divinatorie e fisiognomiche tanto da attribuirgli poteri occulti e
demonologici. Un suo ritratto col rosso copricapo della Sorbona si trova
nel dipinto del 1580 (ad opera del galatinese Lavinio Zappa) della Madonna del
Rosario nella navata sinistra della Chiesa Matrice di Soleto. Fu sepolto
dapprima nella chiesetta di "S.Lorenzo (delli Tafuri)" adiacente alla
sua abitazione e poi, dopo la demolizione della cappella nel 1672, nel
Monastero di San Nicola in una cassa di legno con lo stemma della
famiglia. Sull'architrave della sua casa natale è inciso il motto:
«HUMILE SO ET HUMILTA' ME BASTA. DRAGON DIVENTARO' SE ALCUN ME TASTA»
Lo stemma della famiglia Tafuri nella casa natale di Soleto Con
quest'iscrizione Matteo Tafuri esprimeva e manifestava ai cittadini e a
chiunque passasse dalla sua dimora la sua mite natura caratteriale, mortificata
dalle ingiurie e maldicenze in conseguenza delle quali poteva trasformarsi,
ironicamente, attraverso alchimia e magia, in un dragone. Nella Soleto del
Cinquecento era diffusa la consuetudine di incidere sulle architravi delle
finestre, sui cornicioni dei balconi o all'interno di uno stemma, delle
epigrafi con la finalità di motto. Un proverbio, una citazione, un passo
letterario, filosofico, o religioso, e un pensiero personale descrivevano la
personalità e le attitudini del padrone di casa o invitavano il passante a
riflettere su un tema o un monito saggio e profondo. Lo stemma della famiglia,
presente sulla porta della casa natia, è costituito da un albero di quercia con
due fulmini che si scagliano contro ma non lo colpiscono. Un'aquila bicipite
scolpita sopra fa pensare ad un'origine albanese della famiglia già presente a
Soleto nel XIV sec. Infatti molte famiglie albanesi e greche di confessione
cristiano-ortodossa e cattolica dal XIII al XVI secolo furono costrette a
fuggire ed alcune emigrarono nel Salento a causa dell'avanzata dei Turchi
mussulmani che occupavano i loro territori. "Del salentin suol
gloria ed onore" lo definisce il De Tommasi. E davvero egli fu, tra i
molti filosofi, scienziati ed eruditi che fiorirono in Puglia tra la metà Professoree
l'inizio del XVII, il più universalmente noto. Partito da Soleto per
Napoli poco più che ventenne, per approfondirsi nella matematica e nella
medicina dopo la preparazione umanistica ricevuta a Zollino da Sergio Stiso, vi
tornò avanti negli anni, famoso in tutto il mondo e pieno di gloria.
Desideroso solo di pace fisica e mentale, aprì una pubblica scuola di greco,
latino, matematica, fisica e medicina. Tra i suoi allievi: Giovan
Tommaso CavazzaalchimistaGalatina, Giovan Paolo VernaleonematematicoGalatina Francesco
Scarpafilosofo Soleto (XVI sec) Quinto Mario Corrado filosofo umanista Oria, "Assiduo
verso gli infermi", esercitò con zelo e successo la professione di medico
ma mentre era "di modello coi suoi scritti, di ammirazione e rispetto coi
suoi consulti" fu dalla ignoranza popolana ritenuto un "Mago"
perché cultore di scienze inusitate quali l'Astronomia e l'Astrologia.
Tornando da Padova, Parigi e Salamanca, cioè dai più grandi centri culturali
del tempo, sollevò certo le gelosie interessate di coloro che non sapevano
rassegnarsi al suo prestigio professionale. A ciò si aggiunse il vigile
sospetto della Curia Arcivescovile messa sull'avviso dal Concilio di
Trento. Egli che portò per tutto il mondo l'amore per il suolo natio col
nome di Matteo da Soleto, proprio in patria ebbe a difendersi da accuse di
stregoneria come spesso avviene a chi, uomo di scienza, si rende filantropo. Fu
più volte interrogato per le sue capacità di previsione del futuro
(divinatorie) ma fu sempre rilasciato innocente. Il Codice Vaticano. è
testimonianzapressoché l'unica superstitedell'impegno speculativo di Matteo
Tafuri. Da questo capostipite molti furono i Tafuri medici o
giureconsulti che da Soleto trasferirono poi la loro residenza a GallipoliNardò
e LecceGalatone.Così troviamo nel "Liber baptesimorum" dell'Archivio
Parrocchiale di Soleto un Clericus Phisicus Honofrius Taphurus filius eccellentissimi
Doctori Francisci che è padrino al battesimo di Diego Carrozzini. Il pronipote
di Onofrio, Vincenzo Maria fu sindaco di Gallipoli mentre il fratello di Onofrio, dottore in
giurisprudenza, visse presso la corte di Napoli dove morì. Svariati
giureconsulti, medici e sindaci a Lecce e Galatone. Ricordiamo, non per ultimo,
fra Diego da Lequile (al secolo Diego Tafuri. Manni, La guglia di...30 Luigi
Galante, Matteo Tafuri. Nuove rivelazioni da un manoscritto secentesco, pag.12,
in 'Il filo di aracne' Galatina, Manni, La guglia, l'astrologo, Bernari42 Istoria scrittori Regno di Napoli G.B.Tafuri.
Bernari. Bernari, A., Il mago di Soleto: Matteo Tafuri, Milano, De Tommasi,
G.B., Matteo Tafuri in "Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli"
tomo VIII, Napoli, del Balzo di Presenzano, A., I del Balzo ed il loro tempo,
Napoli,Manni, L., Guida di Soleto, Galatina, Manni, L., La guglia di Soleto,
Galatina, Manni, L., La guglia, l'astrologo,
la macàra, Galatina, Montinari, M., Soleto, Fasano, Tafuri, G.B., Istoria degli
Scrittori del Regno di Napoli, Napoli, 1D. Bacca "Personaggi del sole
culturale", Lecce 2008 Alchimia
Galatina Giovanni Battista Della Porta Orsini Orsini Del Balzo Guglia di
Raimondello Soleto.
TARANTINO (Gravina), filosofo.. In ambito
filosofico Filippo Tarantino è noto per i suoi studi sul filosofo Giuseppe
Tarantino, col quale è imparentato, e per aver fondato insieme a Gerardo
Marotta la sezione dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli
(intitolata a Giuseppe Tarantino) di cui è stato anche presidente[senza fonte].
Come scrittore, ha anche scritto alcuni saggi su temi quali la pedagogia, la
psicologia e l'Umanesimo. Indice 1Biografia 2Cariche ricoperte
3Opere 4Note 5 6 Biografia Filippo Tarantino nasce nel 1943. Dopo la laurea in
storia e filosofia, diviene insegnante delle stesse materie per i licei
italiani; in particolare, insegnerà al liceo scientifico Federico II di Svevia
di Altamura dove uno dei suoi studenti sarà l'attore Sergio Rubini. Nel
1991 viene nominato dirigente scolastico del Liceo classico Luca de Samuele
Cagnazzi di Altamura, portando la scuola al più alto numero di studenti mai
raggiunto. Manterrà la carica fino al raggiungimento della pensione, avvenuta
agli inizi degli anni . Nel , in qualità di dirigente scolastico, si recò
a Tokyo, in Giappone insieme a sua moglie per una "visita preparatoria di
incontro tra scuole". Durante la sua permanenza si verificò un violento
terremoto, che gli causò paura e notevoli disagi con un volo di ritorno pagato
4000 euro e un'assistenza a quanto pare insufficiente da parte delle autorità
consolari del posto. Cariche ricoperte Dirigente scolastico del Liceo
classico Luca de Samuele Cagnazzi (1991- inizi anni ) Presidente di
circoscrizione del Lions Club Puglia Consigliere di Club del Lions Club
Altamura Host Presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (IISF)
di Napoli[senza fonte] Opere Speranze e proposte formative nel primo Novecento.
La lezione di Giuseppe Tarantino, Bari, 1995. Dietro la ruota. Infanzia
pregiata, Levante, Lezioni di volo, Bari, L'inconscio e la coscienza nel pensiero di
Giuseppe Tarantino, Bari, . L'Umanesimo mediterraneo. Orizzonte
storico-culturale per la costruzione di una cittadinanza cosmopolita, , Storia
antica e moderna dell'Ordine del Tempio, Nisroch, L'Umanesimo scientifico di
Giuseppe Tarantino, Aracne Editrice, Note //aracneeditrice/index.php/autori.html?auth-id=407986
//teatro.liceocagnazzi.edu/storia-della-rassegna/ altamuralife/notizie/la-testimonianza-di-un-gravinese-in-giappone-durante-il-terremoto/
lions108ab/wp-content/uploads//06/Rivista-Lions-numero-4.compressed.pdf lions/data/club.php?id=21110 Giuseppe Tarantino Liceo classico Luca de
Samuele Cagnazzi Sito web ufficiale e
blog di Filippo Tarantino
TARANTINO (Gravina). Fosofo. Docente a Pisa.
Figlio di Filippo Tarantino, nobile locale, e Arcangela Maria Letizia
Spagnuolo. Studiò nel ginnasio della sua
città, sotto la guida dello zio materno Nicola. Compì gli studi superiori a
Pisa, dapprima come studente all'università della stessa città e
successivamente come allievo della Scuola normale superiore di Pisa. Iniziò gli
studi sotto la guida di Francesco Fiorentino. A ventidue anni conseguì la
laurea in Lettere e Filosofia e seguì a Napoli il maestro Fiorentino fino alla
sua morte, nel 1884. In sua memoria
dedicò al suo maestro il suo primo libro, intitolato I Saggi Filosofici e
pubblicato nel gennaio; nello stesso anno ottenne la docenza in filosofia
teoretica. Inizia ad acquisire notorietà grazie ai saggi critici che pubblica
sul Giornale Napoletano. Ottiene la cattedra di filosofia nel Liceo Antonio
Genovesi di Napoli. Per ben dieci anni, lavorò all'opera Saggio sulla Volontà,
pubblicato nel 1897. Ebbe anche una breve relazione con la fiorentina Bice,
anche se era sentimentalmente legato ad un'altra donna di Gravina, conosciuta a
Napoli, alla quale dedicò particolare cura. Dopo aver vinto il relativo
concorso, gli fu assegnata la cattedra di filosofia teoretica all'Palermo, ma
per motivi sentimentali vi rinunciò.
Insegnò dal 1886 al 1888 al Liceo Marciano, anno in cui ottiene la
cattedra di filosofia nel Liceo Genovesi. Per un periodo abbandonò la sua
relazione sentimentale per ritornare a lavorare sulle sue opere. Agli inizi del
Novecento, vinse il concorso per la cattedra di filosofia morale dell'Pisa e
questa volta accettò. A Pisa insegnò anche alla Scuola di Pedagogia, dove tra i
suoi insegnanti figurò anche il futuro ministro Giovanni Gentile. La sua
notorietà crebbe sempre più grazie ad alcuni suoi saggi critici pubblicati
sulla Rivista di Filosofia Scientifica di Morselli, il più noto dei quali è su
Locke. Tra i suoi ex-studenti di Pisa
più noti figurano Enrico De Nicola e il marchese Francesco Dentice di Accadia,
prefetto di Pisa. Nell'ultima parte della sua vita tornò nella sua città natale
Gravina in Puglia, dove visse nella casa di un nipote suo omonimo che aveva
studiato sotto la sua egida a Pisa. Donò alla biblioteca "Ettore Pomarici
Santomasi" di Gravina in Puglia una parte cospicua dei suoi libri. A lui è stato intitolato il liceo scientifico
della sua città natale Gravina in Puglia.
Opere: “Appunti di Filosofia ad uso dei giovani del Liceo” (Filippo
Toso, Aversa); “Saggi filosofici” (Napoli, Vincenzo Morano); “Studio storico su
Giovanni Locke” in Rivista di Filosofia, II, Milano-Torino, F.lli Dumolard); “Saggio
sul criticismo e sull'associazionismo” (Napoli, Vincenzo Morano,); In morte di
Michelangelo Calderoni, Vecchi, Trani, Saggio sulla volontà, Napoli, Tip.
editrice F. di Gennaro e A. Morano. In
morte di Antonietta Cagiati, nella necrologia per Gaetano e Antonietta Cagiati,
Napoli. “Saggio sulle idee morali e politiche di Hobbes” (Napoli, Tip. F.
Giannini & Figli); “Il problema della morale di fronte al positivismo e
alla metafisica” (Pisa, Tip. A. Valenti); “Il principio dell'etica e la crisi
morale contemporanea” (Napoli, A. Tessitore & figlio); “Il concetto dello
stato ed il principio di nazionalità” (Napoli); “Discorso preposto alle
traduzioni dal latino, dall’inglese e dal francese di G. Sottile” (Napoli); “Vinci
e la scienza della natura”, Nel centenario di L. da Vinci, La politica e la
morale. Discorso (Pisa, Tipografia editrice cav. F. Mariotti); “”Sulla riforma
universitaria, in «Rivista di filosofia». Cfr. Gabriele Turi, Giovanni Gentile: una
biografia, Firenze, Giunti, (Parzialmente consultabile in Google
Libri.) tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-, Filippo
Tarantino, Liborio Dibattista, Rosalba Pappalardi e Angelo Recchia-Luciani, L’inconscio
e la coscienza nel pensiero di Giuseppe Tarantino , Filippo Tarantino, Mario Adda
Editore, Filippo Tarantino, Speranze e proposte formative nel primo Novecento.
La lezione di Giuseppe Tarantino, Bari, Levante, Beniamino D'Amato, Orazione
funebre in onore di Giuseppe Tarantino .
Filippo Tarantino Scheda
biografica nel sito del Liceo statale Giuseppe Tarantino di Gravina in Puglia.
TARI (Villa Santa Maria Maggiore).
Filosofo. Di famiglia originaria di Terelle, nel Frusinate, nacque in un palazzo
seicentesco della non distante Villa Santa Maria Maggiore, l'odierna Santa
Maria Capua Vetere, anch'essa rientrante in Terra di Lavoro, da un impiegato
che si trovava lì di passaggio . Il palazzo natìo, conosciuto come palazzo
Mazzocchi, ove aveva schiuso gli occhi anche l'archeologo Alessio Simmaco
Mazzocchi , era situato nell'allora strada della Croce, l'odierna via
Mazzocchi, ed è oggi gravemente degradato. Studiò a Montecassino, dove
conobbe Silvio Spaventa. Nel 1830 si trasferì a Napoli dove si laureò in
giurisprudenza e iniziò la professione di avvocato . Ben presto però
all'avvocatura preferì la filosofia, la letteratura e la musica, unendosi
all'amico Spaventa, a Cusano, a Francesco de Sanctis e ad altri pensatori
liberali dell'epoca e collaborando a vari giornali letterari partenopei. Nel
1861 fu eletto deputato per il collegio di S. Germano, ma rifiutò il mandato
per dedicarsi all'insegnamento. Infatti lo stesso anno era entrato per concorso
nella Regia Napoli, divenendo il primo cattedratico di estetica in Italia,
nello stesso periodo in cui vi insegnavano anche Francesco de Sanctis, Luigi
Settembrini, Silvio Spaventa e Giovanni Bovio . Vi insegnò per oltre un
ventennio, fino alla sua morte. Si dedicò a vari rami della filosofia e
delle scienze del linguaggio, traducendo anche, per la casa editrice Detken,
opere di autori stranieri all'epoca non molto noti come Leon Brothier ,
Sigismond Zaborowski-Moindron e Eugene
Noel , traduzioni pubblicate tra il 1881 e il 1885. Il suo sistema
estetico, variamente criticato, in particolare per la scarsa originalità, si
caratterizzava per una vivacità espressiva, con ricche e talvolta variopinte
esemplificazioni, che peraltro ne resero celebri e molto frequentate le lezioni
universitarie. Parte significativa dei suoi studi filosofici fu pubblicata
postuma. Il filosofo “giullare di Dio” Benedetto Croce, nei saggi critici
della Letteratura della Nuova Italia, definì Tari «giullare di Dio», vale a
dire, per riprendere le parole dello stesso Croce, il «lieto giullare della
filosofia». Il pensatore abruzzese spiegava, al riguardo, che Tari non ebbe mai
nemici, riuscendo a farsi ben volere sia dagli amici sia dagli avversari, che
«prendeva a braccetto, e li menava a spasso con sé, divertendosi a contradirli
e a sentirsi contradetto». Quasi ad avallare la definizione sopra
riportata, il pensatore abruzzese ebbe anche a rilevare che la bizzarra
genialità di Tari «gli faceva trovare piacere nei ravvicinamenti e collegamenti
più disparati e più comici: della frase sublime con la scherzosa, del ricordo
solenne con l'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco col
vernacolo napoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di cultura
e stravagante miscuglio di elementi geniali» . A proposito dell'opera
"Manuale di estetica" del Tari (inedita), Croce disse:
«Filosofo di professione ed uomo di dottrina enciclopedica, nonostante tutta la
sua perizia filosofica, la sua sterminata dottrina e il suo molto acume, il
Tari fu soprattutto un bizzarro artista. La sua concezione metafisica non gli
concedeva una trattazione veramente logica dei problemi. Ma la sua personalità,
vibrante di commozione innanzi alle opere dell'arte, riboccante di entusiasmo,
dotata di bontà e di nobiltà di sentire, gli ispirava pagine che sono di una
specie assai rara nella nostra letteratura.» Musica ed Estetica L'essenza
giocosa si mischiava, confondendosi, con un'acuta critica, che si
rivolgeva a tutti i campi in cui l'estetica si sostanziava e, in particolare,
ad una delle “arti” al quale Tari era più attratto: la musica. Tra il
serio e il faceto, infatti, il filosofo, dopo aver pubblicato nel 1879 un
interessante studio critico su Serietà e ludo, compose un saggio musicale, con
tanto di note, dal titolo in tal senso emblematico di Lezioni di estetica
generale . Questo indirizzo lo portò ad occuparsi, scrivendone nel 1883,
anche sulla celebre pastorale di Beethoven . Opere: “Estetica ideale” (Tip.
del Fibreno, Napoli), “Ente spirito e reale: confessioni filosofiche” (Stamperia
della Regia Università, Napoli); “Opera, melodramma, dramma: nota critica” (Tip.
della Regia Università, Napoli); “Serietà e ludo: saggio critico” (Tip. della
Regia Università, Napoli), “Saggi di critica, con prefazione di R. Cotugno
(Tip. Vecchi, Trani); “Saggi di estetica e metafisica, B. Croce, Laterza, Bari;
Estetica esistenziale, M. Leotta, Morano, Napoli L'estetica reale, F. Solitario, Prometheus,
Milano. A. Lauri, Dizionario dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro antichi
e moderni, Arnaldo Forni Editore, Bologna (ed. or. Sora). A. Perconte Licatese, Alessio Simmaco
Mazzocchi, Ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere, A. Perconte Licatese, Santa Maria di Capua. “Storia
e monumenti della città di Santa Maria Capua Vetere” (Tip. Stampa Sud, Curti. A.
Lauri L. Brothier, “Storia popolare della filosofia”, trad. di A. Tari, Detken,
Napoli. S. Zaborowski-Moindron, “Origine
del linguaggio,” trad. di A. Tari, Detken, Napoli. E. Noel, Voltaire e
Rousseau, trad. di A. Tari, Detken, Napoli. B. Croce, La letteratura della
Nuova Italia. Saggi critici, I, Laterza,
Bari A. Tari, Lezioni di estetica generale, C. Scamaccia-Luvara, Tocco, Napoli A.
Tari, Beethoven e la sua sinfonia pastorale. Saggio critico, Tip. della Regia
Università, Napoli Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, I, Laterza, Bari. Massimo Leotta, La
filosofia di Antonio Tari, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli. Francesco
Solitario, Antonio Tari nella "Critica" di Benedetto Croce.
Contributo per un recupero, Prometheus, Milano 1998. Francesco Solitario ,
L'Estetica di Antonio Tari e la cultura filosofica meridionale del suo tempo,
Prometheus, Milano. Antonio Tari, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Antonio
Tari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Antonio Tari, Antonio Tari, su storia.camera, Camera dei deputati. , «Tari, Antonio» in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Archivi di Teatro Napoli, Foto di
Antonio Tari su cir.campania.beniculturali. Keywords: ‘origine del linguaggio.”
Refs. Luigi Speranza, “Grice e Tari” – The Swimming-Pool Library.
TARTAROTTI (Rovereto). Filosofo. Divenne
famoso per aver contrastato i processi contro le streghe e per aver osteggiato
la devozione per il vescovo del XII secolo Adelpreto, mettendone in discussione
santità e martirio. Figlio del giureconsulto Francesco Antonio e da
Olimpia Camilla Volani, discendente dell'antica famiglia dei Serbati.
Impersonò la figura dell'intellettuale che non si lascia limitare dal luogo nel
quale nasce, cioè nel Trentino, lontano dai grandi centri culturali del tempo.
Egli seppe anzi sfruttare le opportunità e le peculiarità della città di
Rovereto, al confine tra mondo tedesco e italiano, in un periodo storico nel
quale rifiorirono i commerci e i rapporti economici, grazie al suo trovarsi su
una delle principali vie di comunicazione in Europa. Suo merito fu la capacità
di saper tessere legami con intellettuali italiani e stranieri che risiedevano
a Venezia, Roma, Salisburgo, Torino, Brescia, Vienna, Innsbruck. Utrecht e
Parigi. Studiò inizialmente nell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto e
poi continuò come autodidatta. Si interessò di filosofia, che seguì presso
l'Padova sino a quando difficoltà economiche familiari non lo obbligarono a
tornare nelle città natale. Al suo ritorno si interessò personalmente per
far insediare nella Città della Quercia la stamperia del tipografo veronese
Pierantonio Berno e, nel 1730, fondò la prima accademia cittadina, l'Accademia
dei Dodonei. Compì viaggi a Verona, dove conobbe Scipione Maffei e altri
studiosi, poi ad Innsbruck, dove rimase alcuni mesi come precettore, e in
seguito si trasferì a Roma, come segretario del Cardinale Domenico Silvio
Passionei. Casa dove abitò Girolamo Tartarotti, in Via Garibaldi
61, a Rovereto, prima di trasferirsi in Via della Terra Dal 1730 al 1751,
durante le sue permanenze roveretane, visse nella stessa casa dove abitavano
Giuseppe Valeriano Vannetti e Bianca Laura Saibante, e dove questi iniziarono a
tenere un vivace salotto letterario che portò, probabilmente su ispirazione
dello stesso Tartarotti, alla nascita dell'Accademia degli Agiati.[nota
1] Il soggiorno romano fu relativamente breve, per contrasti col Cardinale,
quindi fece ritorno a Rovereto. Nel 1739, morì il fratello Jacopo, e nel 1741
si trasferì a Venezia, come collaboratore del futuro Doge Marco Foscarini. Nel
1743 ebbe discussioni anche con Foscarini e tornò ancora una volta a Rovereto,
da dove non si allontanò più. I viaggi di Girolamo Tartarotti furono in
definitiva relativamente pochi e di breve durata, e trascorse la maggior parte
della sua vita matura a Rovereto. Si dimostrò poco propenso ad accettare
l'aiuto di ricchi mecenati che lo avrebbero limitato nella sua libertà e
approfittò delle occasioni che gli venivano offerte lontano dalla sua città per
comprare libri o incontrare altri studiosi. Lo studioso Sin dagli anni
giovanili Tartarotti si dedicò agli studi letterari interessandosi della poesia
toscana e scrivendo egli stesso varie composizioni poetiche. Approfondì
tematiche della filosofia scolastica e scrisse trattati critici nei confronti
di questa. Collaborò con Angelo Calogerà per la sua Raccolta d'opuscoli
scientifici e filologici, e venne in polemica con Trento dimostrando, in una
sua pubblicazione, che la città tridentina divenne sede episcopale solo nel IV
secolo e non al tempo dei primi apostoli. Nel 1749 pubblicò Congresso
notturno delle Lammie, la sua opera più nota, nella quale dichiarò inesistente
la stregoneria come la si voleva descrivere al suo tempo, e questo sulla base
della logica, della scienza e della stessa ortodossia dei cattolici.
Collaborò con Ludovico Antonio Muratori pubblicando nel suo venticinquesimo
tomo dei Rerum Italicarum scriptores le sue conclusioni relative alla cronaca
di Andrea Dandolo e correggendone le fonti nelle sue basi documentarie.
Durante i suoi ultimi anni continuò nelle indagini storiche alla quali aveva
dedicato gran parte della sua vita e arrivò a dimostrare, ad esempio, che era
sbagliata la venerazione dei trentini per Adelpreto, Vescovo di Trento. La sua
tesi era spiegata nella Lettera intorno alla santità e martirio di Alberto
vescovo di Trento, del 1754. Uno dei suoi ultimi lavori, sempre legato a questo
tema: Notizie istorico-critiche intorno al B.M. Adalpreto vescovo di Trento
venne messa al rogo su disposizione del principe vescovo Francesco Felice
Alberti di Enno nel 1761. Intanto la salute di Girolamo Tartarotti peggiorava,
e lo studioso morì il 16 maggio dello stesso anno, senza sapere del suo libro
bruciato a Trento. Fu sepolto nella chiesa arcipretale di San Marco dove una
targa a lato della porta d'ingresso lo ricorda. La biblioteca Sempre
amante dei libri, quando non gli fu possibile viaggiare per acquistarli
personalmente si affidò a contatti che col tempo divennero per lui preziosi per
procurarseli. A Verona poté contare su Ottolino Ottolini, a Brescia su
Gianmaria Mazzucchelli, a Modena su Ludovico Antonio Muratori e a Venezia su Gian
Rinaldo Carli. A Rovereto fu molto vicino a Giuseppe Valeriano Vannetti, dal
1750 segretario dell'Accademia Roveretana degli Agiati, e anche da lui ebbe
aiuti per procurasi i testi dei quali aveva bisogno per i suoi studi. Al
Vannetti fu legato anche per altri motivi, essendo stato per vari anni
precettore di Bianca Laura Saibante, futura moglie di Giuseppe Valeriano, e del
fratello di lei, Francesco. Il Tartarotti si procurò libri anche grazie a
donazioni, eredità e prestiti. Al momento della sua morte, per esplicita
volontà testamentaria, la sua ricca biblioteca venne donata all'Ospedale dei
Poveri Infermi di Loreto, retta dalla Confraternita dei Santi Rocco e
Sebastiano. La Confraternita tuttavia, poco dopo, decise di metterla in
vendita, offrendola per primo al Comune di Rovereto. In quell'occasione
Giuseppe Valeriano Vannetti e Francesco Saibante si spesero affinché tale
importante acquisizione culturale per Rovereto avesse successo, e l'atto di
compravendita venne registrato. La prima biblioteca pubblica a Rovereto Nel
1764, tre anni dopo la morte di Tartarotti, venne così creata la prima
biblioteca aperta al pubblico a Rovereto. Le intenzioni dello studioso non
furono queste, tuttavia fu proprio il nucleo dei suoi testi ad essere destinato
a questa importante iniziativa culturale, perché sino a quel momento esistevano
in città solo biblioteche appartenenti a privati, come ad esempio quella dei
Rosmini, dei Vannetti, dei Saibante, oppure conservate in conventi; si stava
formando anche quella dell'Accademia Roveretana degli Agiati, sicuramente molto
importante, ma nessuna di queste destinata alla consultazione di
chiunque. Il totale delle opere appartenenti a Tartarotti che confluì
nella biblioteca ammontava originariamente a 2.027 volumi e a 13 manoscritti.
Per quanto riguarda i luoghi di pubblicazione dei volumi, quasi il 30% di essi
proveniva da Venezia. I volumi raccolti durante tutta la vita da Girolamo
Tartarotti costituirono così il primo nucleo della Biblioteca Civica di
Rovereto, che in seguito fu a lui dedicata. Tartarotti e gli agiati Lo
studioso, come sopra ricordato, fu molto attivo a Rovereto e si spese per
portare una maggior apertura culturale in città facilitando l'arrivo di un
tipografo, fondando l'Accademia dei Dodonei, svolgendo il ruolo di precettore
per due dei fondatori dell'Accademia Roveretana degli Agiati, ma non divenne
mai un socio di quella istituzione. Le ragioni del suo rifiuto di far
parte di quell'Accademia, che pure rispondeva a molte delle esigenze che
sentiva anche sue, furono diverse. La principale fu la forte inimicizia con
Scipione Maffei, e il fatto che l'uomo di lettere veronese fosse entrato tra i
primi come socio aggregato dell'associazione. Questo fece sì che non
partecipasse alle riunioni del nascente sodalizio culturale roveretano.
Opere Casa di Girolamo Tartarotti, in via della Terra 15, a Rovereto Si
riporta qui una piccola selezione di alcuni lavori di Girolamo Tartarotti, da
non intendersi come fonti di questa pagina ma come approfondimento e
confronto. Ragionamento intorno alla poesia lirica Toscana, Delle disfide
letterarie, o sia pubbliche difese di conclusion, De auctoribus ab Andrea Dandulo laudatis in
Chronico Veneto, Apologia del Congresso notturno delle Lammie, Memorie antiche
di Rovereto e dei luoghi circonvicini, Apologia delle Memorie antiche di
Rovereto, Lettera seconda di un giornalista d'Italia ad un giornalista
oltramontano sopra il libro intitolato: Notizie istorico-critiche intorno al
b.m. Adalpreto Vescovo di Trento, Alcune opere pubblicate nella Raccolta
d'opuscoli scientifici e filologici curata da Angelo Calogerà: Relazione
d'un manoscritto dell'Istoria manoscritta di Giovanni Diacono veronese, Dissertazione
intorno all'arte critica, Lettera al sig. N.N. intorno alla sua tragedia intitolata
il Costantino (1741) Lettera intorno alla differenza delle voci nella lingua
italiana. Altre opera: “Osservazioni sopra la Sofonisba del Trissino con
prefazione del cav. Clementino Vannetti, La conclusione dei frati francescani
riformati (postumo, Annotazioni al Dialogo delle false esercitazioni delle scuole
d'Aonio Paleario. Annotazioni Ipotesi
avanzata da Gianmario Baldi, Direttore della Biblioteca civica G. Tartarotti e
membro dell'Accademia Roveretana degli Agiati G.Baldi, Fonti
M.Farina, Mostra Tartarotti,Mostra
Tartarotti, Lodovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores. Mediolani,
ex typographia Societatis Palatinae in Regia Curia, Tartarotti, (check). R.Trinco,
Mostra Tartarotti, Mostra Tartarotti,
Mostra Tartarotti, Mostra Tartarotti, Sito
Biblioteca Civica G. Tartarotti, su biblioteca civica. rovereto.tn, Comune di
Rovereto. 2Gianmario Baldi, La Biblioteca civica Girolamo Tartarotti di
Rovereto: contributo per una storia, Calliano,Trento, Manfrini, Marino Berengo,
La letteratura italianaStoria e testi" XLIVtomo I, Milano-Napoli,
Ricciardi, Leonardo Franchini, Adversum malleum maleficarum, biografia del
filosofo pre-illuminista roveretano Girolamo Tartarotti, Rovereto, Stella, Nicola
Cusumano, Ebrei e accusa di omicidio rituale nel Settecento. Il carteggio tra
Girolamo Tartarotti e Benedetto Bonelli, Milano, Unicopli, . Marcello Farina,
Antonio Rosmini e l'Accademia degli Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni, testi
di Serena Gagliardi, Elena Leveghi e Rinaldo Filosi, La Biblioteca di Girolamo
Tartarotti: intellettuale roveretano del Settecento : Rovereto, Palazzo
Alberti, Rovereto, Provincia autonoma, Servizio beni librari e
archivistici,Comune di Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Renato
Trinco, San Marco in Rovereto : la chiesa arcipretale tra storia, arte e devozione,
Mori, La grafica, Accademia Roveretana degli Agiati Bianca Laura Saibante
Biblioteca civica G. Tartarotti Clementino Vannetti. TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Girolamo Tartarotti, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo
Tartarotti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere.
TATARRANI (Matera), filosofo. Lucano di
origine, fu esponente dell'Illuminismo napoletano. Figlio di Angelo Bruno
e Nunzia Pistoia. Non sappiamo a quale ceto appartenesse la sua famiglia, ma
sicuramente essa era fornita dei mezzi economici e delle relazioni sociali
necessarie per avviare il figlio verso la carriera ecclesiastica: non a caso,
quando fu battezzato (il 19 ottobre 1727) nella Chiesa cattedrale di Matera, i
suoi genitori scelsero come padrini i nobili Giovan Battista Ferraù e Giovanna
Cordova. Sin da ragazzo maturò quella che doveva essere la sua vocazione,
tanto che divenne prima allievo e poi docente del seminario diocesano materano.
Sebbene avesse una posizione di un certo rilievo sia in ambito ecclesiastico,
sia in ambito educativo, il Tataranni non mostrò alcun tentennamento
nell'accettare l'invito di Michele Imperiali, principe di Francavilla, che lo
volle a Napoli per affidargli la direzione della sua Paggeria. Grazie
all'incarico conferitogli dal principe di Francavilla, Tataranni accrebbe ancor
di più la stima di cui già godeva, stringendo rapporti amichevoli con le
personalità più illustri ed autorevoli del tempo, incardinate nella Reale
Accademia delle Scienze e Belle Lettere. Il Tataranni ebbe la possibilità di
frequentare proprio tali stimolanti dibattiti, che del resto avrebbero formato
l'humus delle sue future riflessioni, in qualità prima di Direttore della
Paggeria, poi della Scuola militare del Real Collegio militare, ufficialmente
Reale Accademia Militare, fondata il 18 novembre 1787 e fortemente voluta da re
Ferdinando IV, che mostrò di aderire al generale clima di rinnovamento e
consolidamento delle istituzioni militari del Regno. Proprio in questi anni
Onofrio Tataranni ebbe l'onore di esserne il direttore, partecipando vivamente,
dunque, al graduale svilupparsi e moltiplicarsi dell'alveo della cultura
politica riformatrice, che, negli anni Ottanta, ancora auspicava un reale
cambiamento all'interno dello stesso apparato monarchico. Così, nell'arco di un
settennio, pubblicò delle opere molto significative, in cui era evidente il suo
tracciato ideale di società. Tuttavia, in seguito agli avvenimenti del
1791 e del 1794, quindi dopo il Concordato e dopo la fallita congiura di Carlo
Lauberg, le sue posizioni rispetto alla politica e allo Stato cambiarono considerevolmente.
Con questa disillusione coincide il silenzio dell'intellettuale materano, che
in quegli anni si limitò, a quanto noto, a proseguire i suoi studi come
Direttore. La delusione, si può ipotizzare, lo spinse a tacere fino alla
proclamazione della Repubblica Napoletana, quandodichiaravasicuro
dell'importanza dell'istruzione del popolo e del “nuovo cittadino”, elaborò il
Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, nel quale incoraggiava il popolo a
difendere i principi della Rivoluzione a vantaggio dell'umanità intera. Il
catechismo vinse il primo premio indetto dal governo provvisorio e venne
adottato come catechismo ufficiale della Repubblica Napoletana, pubblicato il
12 febbraio 1799 ebbe il compito di educare i sudditi a divenire
cittadini. Alla caduta della Repubblica, nel giugno, Tataranni riuscì a
porsi in salvo, rifugiandosi a Matera, nei cui tribunali, in tale periodo,
venivano esaminate le posizioni di ben 1370 «rei di Stato» lucani, 228 dei
quali furono condanll'«esportazione» e sette a morte. Comunque, a Matera il
Tataranni poté contare su solide relazioni interne al locale Capitolo
cattedrale, morendovi il 27 marzo 1803. Pensiero Più volte Tataranni
tiene a sottolineare l'importanza della triade Dio-Ragione-Sentimento, in una
sorta di compromesso tra Illuminismo, sensismo e religione. Inoltre,
caratteristica del suo pensiero è una forte connotazione politica, mirando alla
figura del sovrano quale principale esempio per i sudditi, capace di governare
un Regno che si sarebbe dovuto fondare su solidi valori, legati all'importanza
della famiglia, della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera,
quest'ultima ottenuta con un giusto ed onesto lavoro. È da evidenziare come il
Tataranni avesse maturato idee di una peculiare modernità, al punto da convincersi
che il passaggio verso una nuova stagione dell'umanità sarebbe potuto avvenire
attraverso la Costituzione di una «Dieta Universale»: egli sosteneva, infatti,
che, ad ogni rappresentante di questo nuovo organismo, essa avrebbe espresso «i
giusti diritti del suo Monarca», al fine di raggiungere la «felicità comune» e
la «pubblica sicurezza», ponendosi, negli ordini e nelle attività sociali,
sull'unica distinzione del «Merito». Notevole importanza era, poi,
assegnata al ruolo dell'educazione e dell'istruzione, poiché Tataranni
affermava l'importanza dello studio delle humanae litterae, unico mezzo, per i
giovani, per riscoprire i principali temi della letteratura e della filosofia
morale antica ed attualizzarli. Inoltre, egli si faceva anche sostenitore
dell'istruzione scientifica, dando priorità alla geometria e, ancora una volta,
seguendo il modello greco, suggeriva di avviare gli alunni sin «dall'età più
tenera» al processo educativo, seguendo le direttive di grandi pensatori. Il
sacerdote-riformatore auspicava tutto questo in un contesto socio-economico che
riservasse particolare attenzione all'attività agraria e ad una pratica
religiosa «semplice pura e brieve». Dunque, il Tataranni predicava il
ritorno alla religione delle origini, costruita sull'aiuto reciproco tra gli
individui, in modo che «gli Uomini si rassomiglino in qualche modo all'Ente
Supremo d'infinità Bontà». Pertanto, affermava che i sacerdoti dovessero essere
«esenti dalle Pubbliche Cariche» e che come gli altri uomini dovessero essere
soggetti «alla Giurisdizione dei Giudici Laici nelle loro Cause Civili». La
prima, monumentale, opera fu il S”aggio d'un filosofo politico amico dell'uomo,
(Napoli). Con la composizione di questo saggio, Tataranni si propone di
delineare il suo tracciato ideale di società, confidando nella figura del
sovrano. Infatti, già il titolo dell'opera risulta molto significativo, in
quanto l'autore si presentava come un filosofo con atteggiamento “filantropico”
nei confronti di Ferdinando IV, al fine di mostrargli la retta direzione per
guidare un giusto governo ed attuare delle riforme interne allo stesso apparato
monarchico, favorevoli alle idee democratiche. La fiducia che Tataranni
riponeva nei riguardi del monarca veniva ancora espressa nel “Ragionamento sul
carattere religioso di Carlo III umiliato a Ferdinando IV re delle Due Sicilie”
(Napoli). Si tratta di un panegirico riferito al padre del sovrano, Carlo di
Borbone, che, spentosi l'anno precedente, veniva proposto come esempio da
seguire al suo erede. In tal senso, egli si rivolgeva ancora pieno di
ammirazione nei confronti di Ferdinando IV nel “Ragionamento sulle sovrane
leggi della nascente popolazione di S. Leucio umiliata alla maestà di
Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Nella “Brieve memoria
sull'educazione nazionale della nobile gioventù guerriera l'autore affrontava
il tema, a lui caro come Direttore di istituti di formazione, dell'educazione
dei giovani.” Negli anni Novanta, benché il canonico avesse raggiunto un'età
avanzata, non solo decise di aderire alla Repubblica Napoletana, ma, convinto
dell'importanza che rivestiva la formazione del popolo e del nuovo cittadino,
decise di scrivere, come detto, un Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, che fu
dato alle stampe. Archivio Diocesano di Matera, Cattedrale, Battesimi Antonio
Lerra, Onofrio Tataranni. Catechismo nazionale pe' l cittadino. Progetto di
cultura politica e ruolo dell'antico XV.
Antonio Lerra XVII. Chiosi, Lo
spirito del secolo. Politica e religione a Napoli nell'età dell'illuminismo,
Napoli, Giannini, Patrizia Di Maggio, Nunziatella, Castellammare di Stabia,
Longobardi Editore. Antonio Lerra XXXVI.
Salvatore Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "Catechismo nazionale
pe' il cittadino". Contributo alla storia della Repubblica Partenopea del
1799, in "Studi Meridionali", Cronache di una rivoluzione: Napoli
1799, FrancoAngeli, Milano, Antonio Lerra, L'albero e la croce. Istituzioni e
ceti dirigenti nella Basilicata del 1799, Napoli, ESI, Salvatore Bruno, Onofrio
Tataranni e il suo "catechismo nazionale pe' il cittadino" (noterelle
di storia napoletana), in Scritti in onore di Romualdo Trifone, Storia
Meridionale, II, Sapri, Ed. del Centro
Librario, Salvatore Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "Catechismo
nazionale pe' il cittadino". Contributo alla storia della Repubblica
Partenopea del 1799, in Studi Meridionali, Luciano Guerci, Istruire alle verità
repubblicane. La letteratura politica per il popolo nell'Italia in rivoluzione,
Bologna, il Mulino, Giovanni Caserta, Onofrio Tataranni. Teologo della
rivoluzione napoletana del 1799, Napoli, Vivarium, Rosaria Capobianco, La
pedagogia dei catechismi laici nella Repubblica napoletana, Napoli, Liguori
Editore, 2007. Antonio Lerra, Onofrio Tataranni. Catechismo nazionale pe' l
cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico,
Manduria-Roma-Bari, Lacaita, 2006. Antonio D'Andria, Onofrio Tataranni. Un
riformatore napoletano in limine , in Sguardi sul Mezzogiorno in età moderna e
contemporanea, Quaderni eretici | Cahiers hérétiques. Studi sul dissenso
politico, religioso e letterario, fascicolo Illuminismo in Italia Repubblica Napoletana. Storia
della Basilicata Un'analisi dei concetti politici nel Catechismo, su
nuovomonitorenapoletano. L'indice ragionato del Filosofo Politico amico
dell'Uomo La Brieve memoria in edizione integrale.
TASSO-DI-CORNELLO (Sorrento). Filosofo. La
sua opera più importante è la Gerusalemme liberate, in cui vengono cantati gli
scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa
cristiana di Gerusalemme. Ultimo dei tre figli di Bernardo Tasso,
letterato e cortigiano nato a Venezia, ma di antica nobiltà bergamasca, poi al
servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino del regno di
Napoli, compreso nella monarchia spagnola, e di Porzia de' Rossi,
nobildonna napoletana di origini toscane, pistoiesi da parte paterna e pisane
da parte materna. La primogenita Cornelia era venuta alla luce nel 1537.
Di Sorrento e della «dolce terra natìa» il poeta conserverà sempre un magnifico
ricordo, rimpiangendo «... le piagge di Campagna amene, pompa maggior de
la natura, e i colli che vagheggia il Tirren fertili e molli.»
(Gerusalemme liberata, I, 390-92) Quando Torquato era ancora bambino, il
principe di Salerno fu bandito dal regno e Bernardo seguì il suo protettore.
All'età di 6 anni si recò in Sicilia e dalla fine del 1550 fu con la famiglia a
Napoli, dove lo seguì il precettore privato Giovanni d'Angeluzzo. Frequentò per
due anni la scuola dei Gesuiti appena istituita e conobbe Ettore Thesorieri con
il quale poi restò in corrispondenza epistolare. Ebbe un'educazione
cattolica e da giovane frequentò spesso il monastero benedettino di Cava de'
Tirreni (dove si trovava la tomba di Urbano II, il papa che aveva indetto la
prima crociata), e ricevette il sacramento dell'Eucaristia quando «non avea
anco forse i nov'anni», come scrisse egli stesso. Due anni dopo la sorella
Cornelia, che nel frattempo si era sposata con il nobile sorrentino Marzio
Sersale, rischiò di essere rapita durante un'incursione ottomana a Sorrento, e
questo rimase impresso nella sua memoria. Guidobaldo II Della
Rovere. Rimase a Napoli fino ai dieci anni, poi seguì il padre a Roma,
abbandonando con grande dolore la madre che fu costretta a rimanere nella città
partenopea perché i suoi fratelli «rifiutavano di sborsarle la dote». Nella
città pontificia fu Bernardo a educare privatamente il figlio, ed entrambi
subirono un grave trauma quando nel febbraio 1556 vennero a sapere della
morte di Porzia, probabilmente avvelenata dai fratelli per motivi
d'interesse. La situazione politica a Roma subì però uno sviluppo che
preoccupò Bernardo: era scoppiato un dissidio tra Filippo II e Paolo IV e gli
spagnoli sembravano sul punto di attaccare l'Urbe. Mandò allora Torquato a Bergamo
presso Palazzo Tasso e la Villa dei Tasso da alcuni parenti e si rifugiò presso
la corte urbinate di Guidobaldo II Della Rovere, dove fu raggiunto dal figlio
pochi mesi dopo. A Urbino Torquato studiò assieme a Francesco Maria II
Della Rovere, figlio di Guidobaldo, e a Guidobaldo Del Monte, poi illustre
matematico. In questo periodo ebbe maestri di assoluto livello quali il
poligrafo Girolamo Muzio, il poeta locale Antonio Galli e il matematico
Federico Commandino. Torquato passava a Urbino solo l'estate, dal momento che
la corte trascorreva l'inverno a Pesaro, dove Tasso entrò in contatto con il
poeta Bernardo Cappello e con Dionigi Atanagi, e scrisse il primo componimento
a noi noto: un sonetto in lode della corte. Bernardo si spostò intanto
a Venezia, indiscussa capitale dell'editoria, per occuparsi della pubblicazione
del suo Amadigi. Poco tempo dopo, quindi, anche il figlio cambiò una volta di
più città, stabilendosi in laguna nella primavera del 1559. Sembra che proprio
a Venezia, non ancora sedicenne, abbia cominciato a mettere mano al poema sulla
prima crociata e al Rinaldo. Il Libro I del Gierusalemme (conservato dal Codice
vaticano-urbinate 413) fu scritto dietro consiglio di Giovanni Maria
Verdizzotti e Danese Cataneo, due poeti mediocri che allora frequentava e che
già avevano scorto nel Tasso un talento straordinario. Periodo
universitario Sperone Speroni Nel novembre 1560 Torquato si iscrisse per
volere paterno alla facoltà di legge dello Studio patavino, raccomandato a
Sperone Speroni, la cui casa frequentò più delle aule universitarie,
affascinato dalla vastissima cultura dell'autore della Canace. Tasso non amava
la giurisprudenza, tanto che attendeva più alla produzione poetica che allo
studio del diritto. Così, dopo il primo anno ottenne dal padre il consenso per
frequentare i corsi di filosofia ed eloquenza con illustri professori tra cui
spicca il nome di Carlo Sigonio. Quest'ultimo rimarrà un modello costante per
le dissertazioni teoriche tassesche futureprime fra tutte quelle dei Discorsi
dell'arte poetica, in cui si nota anche l'influsso dello Speronie lo avvicinò
allo studio della Poetica aristotelica. È in quest'epoca che si colloca
il primo innamoramento del ragazzo, già molto sensibile e sognatore. Il padre
era stato introdotto nella corte del cardinale Luigi d'Este, e nel settembre
1561 si era recato col figlio a fare la conoscenza dei familiari del suo
protettore. Torquato conobbe nell'occasione Lucrezia Bendidio, dama di Eleonora
d'Este, sorella di Luigi. Lucrezia, quindicenne, era molto bella ed
eccelleva nel canto, anche se era piuttosto frivola. Avendo notato un
interessamento della fanciulla, Tasso cominciò a dedicarle rime
petrarcheggianti, ma dovette presto essere ricondotto alla realtà, poiché nel
febbraio 1562 scoprì che la ragazza era promessa sposa al conte Baldassarre
Macchiavelli. Non si arrese, continuando a cantarla in poesia, ma dopo le nozze
si lasciò andare al risentimento e alla delusione. Intanto,
l'entourage cominciava ad avvedersi del talento del Tassino (come veniva
chiamato per essere distinto dal padre), e nel 1561 e 1562 gli furono
commissionate delle rime per alcuni funerali. Confluendo in due raccolte,
furono le prime poesie pubblicate da Torquato. Ancora più notevoli erano
gli sforzi prodigati per il Rinaldo, composto in soli dieci mesi e dedicato a
Luigi d'Este. Il poema epico cavalleresco, incentrato sulle avventure del
cugino di Orlando, fu stampato a Venezia nel 1562 e contribuì a diffondere il
nome di Tasso, che aveva ancora soltanto diciotto anni. Il padre intanto
lo aveva messo nel 1561 al servizio del nobile Annibale Di Capua, e il duca
d'Urbino gli aveva procurato una borsa di studio di cinquanta scudi annui per
permettergli di continuare i corsi universitari. Dopo due anni a Padova, Tasso
proseguì gli studi all'Bologna, ma durante il secondo anno di permanenza nella
città felsinea, nel gennaio 1564, fu accusato di essere l'autore di un testo
che attaccava pesantemente, con una satira sferzante, alcuni studenti e
professori dello Studio. Espulso e privato della borsa di studio, fu costretto
a ritornare a Padova, dove poté beneficiare dell'ospitalità di Scipione
Gonzaga, che gli fornì il necessario per continuare il percorso di
formazione. Ritrovò tra i maestri Francesco Piccolomini e seguì le
lezioni di Federico Pendasio. In casa del principe Gonzaga era appena stata
istituita l'Accademia degli Eterei, ritrovo di seguaci dello Speroni che
miravano alla perfezione della forma, non senza scadere nell'artificiosità.
Tasso vi entrò assumendo il nome di Pentito e leggendovi molti componimenti,
tra cui quelli scritti per Lucrezia Bendidio e per una donna che la critica ha
per lungo tempo identificato in Laura Peperara. Secondo questa
versione Torquato conobbe Laura nell'estate del 1563, quando aveva raggiunto a
Mantova Bernardo, nel frattempo messosi al servizio del duca Guglielmo Gonzaga.
La delicatezza nei modi della giovane fece dimenticare presto al Nostro le
ancor fresche pene amorose per Lucrezia Bendidio. Lo spirito del Petrarca
rivisse allora nelle liriche del ragazzo nuovamente innamorato. L'anno dopo,
rivedendola, fu però deluso, e pur continuando a cantarla dovette ben presto
rassegnarsi al secondo scacco. Ricerche recenti hanno tuttavia collocato
la nascita della Peperara nel 1563, rendendo quindi impossibile che fosse lei
la seconda musa del Tasso. I due canzonieri amorosi andarono in parte a
finire tra le Rime degli Accademici Eterei, stampate a Padova nel 1567, assieme
ad alcune che scriverà nel primo anno ferrarese. Si legò anche all'Accademia
degli Infiammati. A Ferrara Torquato Tasso all'eta di 22 anni
ritratto da Jacopo Bassano Nell'ottobre 1565 giunse a Ferrara in occasione del
secondo matrimonio (quello con Barbara d'Austria) del duca Alfonso II d'Este,
al servizio del cardinale Luigi d'Este, fratello del duca, spesato di vitto e
alloggio, mentre dal 1572 sarà al servizio del duca stesso. I primi dieci
anni ferraresi furono il periodo più felice della vita di Tasso, in cui il
poeta visse apprezzato dalle dame e dai gentiluomini per le sue doti poetiche e
per l'eleganza mondana. Il cardinale lasciò al Nostro la possibilità di
attendere solamente all'attività poetica, e Tasso poté così continuare il poema
maggiore. Rapporti particolarmente intensi intercorsero con le due sorelle del
duca, Lucrezia e Leonora. La prima era uno spirito libero e incarnava ideali di
vivacità e vitalità, mentre la seconda, malata e fragile, fuggiva la vita
mondana e conduceva un'esistenza ritirata. Per quanto Tasso fosse attratto da
entrambe e per quanto si sia avallata l'ipotesi di una relazione amorosa con
Leonora, la critica tassesca ha concluso che non si andò al di là di forti
simpatie. La ricchezza culturale della corte estense costituì per lui un
importante stimolo; ebbe infatti modo di conoscere Battista Guarini, Giovan
Battista Pigna e altri intellettuali dell'epoca. In questo periodo riprese il
poema sulla prima crociata, dandogli il nome di Gottifredo. Nel 1566 i canti
erano già sei, e aumenteranno negli anni appresso. Nel 1568 diede alle
stampe le Considerazioni sopra tre canzoni di M. G. B. Pigna, dove emerge la
concezione platonica e stilnovistica che il Tasso aveva dell'amore, con alcune
note però affatto peculiari, che lo portavano a ravvisare il divino in tutto
ciò che è bello, e a definire di matrice soprannaturale anche l'amore puramente
fisico. I concetti vennero ribaditi nelle cinquanta Conclusioni amorose
pubblicate due anni più tardi. Compose anche i quattro Discorsi dell'arte
poetica e in particolare sopra il poema eroico, anche se videro la luce
solo nel 1587 a Venezia, per i tipi di Licino. Nell'ottobre 1570 partì
per la Francia al seguito del cardinale e, temendo gli potesse accadere qualche
disgrazia nel lungo e pericoloso viaggio, volle dettare le proprie volontà
all'amico Ercole Rondinelli, richiedendo la pubblicazione dei sonetti amorosi e
dei madrigali, mentre precisava che «gli altri, o amorosi o in altra materia,
c'ho fatti per servizio di alcun amico, desidero che restino sepolti con esso
meco», ad eccezione di Or che l'aura mia dolce altrove spira. Per il
Gottifredo afferma di voler far conoscere «i sei ultimi canti, e de' due primi
quelle stanze che saranno giudicate men ree», il che prova che il numero dei
canti era salito almeno a otto. Intanto, sempre nel 1570, Lucrezia d'Este
sposò Francesco Maria II Della Rovere, compagno di studi di Torquato nel
periodo urbinate. Il soggiorno transalpino fu di sei mesi, ma, siccome
Luigi aveva messo a disposizione del poeta poco denaro, questi trascorse il
periodo francese sostanzialmente nell'ombra, con il solo onore di essere
ricevuto da Caterina de' Medici, la moglie di Enrico II. Di ritorno a Ferrara,
il 12 aprile 1571 decise di lasciare il seguito del cardinale. Credeva
incorrere in miglior fortuna presso Ippolito II, e scese pertanto a Roma. Anche
il cardinale di villa d'Este però lo deluse, e Tasso decise di risalire la
penisola, facendosi ospitare qualche tempo da Lucrezia e Francesco a Urbino,
prima di entrare, nel maggio 1572, al servizio di Alfonso II. In questo
periodo continuò ad attendere al capolavoro, ma si diede anche al teatro, e
scrisse l'Aminta, celebre favola pastorale che rientrava nei gusti delle corti
cinquecentesche. Rappresentata con ogni probabilità il 31 luglio 1573 all'isola
di Belvedere, dov'era una delle «delizie» estensi, ebbe un grande successo e fu
richiesta anche da Lucrezia d'Este a Urbino l'anno successivo. Nell'euforia del
successo, nello stesso 1573 Tasso cominciò a scrivere una tragedia, Galealto re
di Norvegia, ma la abbandonò all'inizio del secondo atto, salvo rimettervi mano
molto più tardi trasformandola nel Re Torrismondo. Il capolavoro e la
revisione L'impegno principale rimaneva comunque il poema epico, per il quale
l'autore non aveva ancora stabilito un titolo. Nel novembre '74 l'opera era
quasi completa, visto che «io aveva comincio quest'agosto l'ultimo canto», ma
si deve aspettare fino al 6 aprile 1575 per avere l'annuncio del completamento
del testo, quando in una lettera al cardinale Giovan Girolamo Albano leggiamo:
«Sappia dunque Vostra Signoria illustrissima, che dopo una fastidiosa
quartana sono ora per la Dio grazia assai sano, e dopo lunghe vigilie ho
condotto finalmente al fine il poema di Goffredo». Completato quindi nel
1575 il poema maggiore, si aprì per Tasso il periodo della nevrosi e del
terrore di aver portato a termine un lavoro non gradito all'Inquisizione,
allora in una fase di rigidità estrema (il concilio di Trento si era concluso
da soli dodici anni). Da una lettera emerge l'inquietudine del poeta: «Qui va
pur intorno questo benedetto romore de la proibizione d'infiniti poeti: vorrei
sapere se ve n'è cosa alcuna di vero».[25] Scipione Gonzaga Tasso
sottopose il testo al giudizio di cinque autorevoli personaggi romanigaranzia
di validi consigli concernenti l'estetica e la moralenevroticamente
insoddisfatto delle proprie scelte estetiche ma principalmente preoccupato,
come s'è visto, dalle questioni religiose. I cinque erano il maestro ed
erudito Sperone Speroni, il principe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinale
Silvio Antoniano, il poeta Pier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de'
Nobili. Torquato condivise in parte i consigli degli illustri letterati,
che gli avevano rivolto critiche di stampo moralistico, ma talvolta li respinse
bruscamente. Ne nacquero missive quasi quotidiane che mettono in luce un autore
intimamente travagliato e continuamente bisognoso di dimostrare (forse
soprattutto a sé stesso) di non trasgredire principi di poetica né tanto meno
di fede. Ossessivo nell'apportare modifiche al testo, era continuamente
combattuto e incerto sul da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere
al Gonzaga: «Forse a questao condotto finalmente al fine il poema di
Goffredo». Completato quindi nel 1575 il poema maggiore, si aprì per
Tasso il periodo della nevrosi e del terrore di aver portato a termine un
lavoro non gradito all'Inquisizione, allora in una fase di rigidità estrema (il
concilio di Trento si era concluso da soli dodici anni). Da una lettera emerge
l'inquietudine del poeta: «Qui va pur intorno questo benedetto romore de la
proibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve n'è cosa alcuna di
vero».[25] Scipione Gonzaga Tasso sottopose il testo al giudizio di
cinque autorevoli personaggi romanigaranzia di validi consigli concernenti
l'estetica e la moralenevroticamente insoddisfatto delle proprie scelte
estetiche ma principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle questioni
religiose. I cinque erano il maestro ed erudito Sperone Speroni, il
principe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinale Silvio Antoniano, il poeta
Pier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de' Nobili. Torquato condivise
in parte i consigli degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critiche
di stampo moralistico, ma talvolta li respinse bruscamente. Ne nacquero missive
quasi quotidiane che mettono in luce un autore intimamente travagliato e
continuamente bisognoso di dimostrare (forse soprattutto a sé stesso) di non
trasgredire principi di poetica né tanto meno di fede. Ossessivo
nell'apportare modifiche al testo, era continuamente combattuto e incerto sul
da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere al Gonzaga: «Forse a
questa particolare istoria di Goffredo si conveniva altra trattazione; e
forse anco io non ho avuto tutto quel riguardo che si doveva al rigor de' tempi
presenti [...] E le giuro che se le condizioni del mio stato non
m'astringessero a questo, ch'io non farei stampare il mio poema né così tosto,
né per alcun anno, né forse in vita mia; tanto dubito de la sua riuscita».[26]
Nemmeno l'entusiastica ammirazione di Lucrezia d'Este cui leggeva il poema ogni
giorno «molte ore in secretis»[27], né l'essere venuto a conoscenza del grande
piacere con cui da più parti l'opera veniva letta, poterono placare le sue
angosce.[28] Nel 1576 scrisse Allegoria, con cui rivisitava tutto il
poema in chiave allegorica cercando di emanciparsi dalle possibili accuse di
immoralità. Ma non bastava: gli scrupoli di carattere religioso assunsero la
forma di vere e proprie manie di persecuzione. Per mettere alla prova la
propria ortodossia nella fede cristiana si sottopose spontaneamente al giudizio
dell'Inquisizione di Ferrara, ricevendo nel 1575 e nel 1577 due sentenze di
assoluzione.[29] Barbara Sanseverino Disagi presso la corte estense
e fughe Due belle signore, giunte alla corte nel 1575 e protrattesi presso il
duca fino all'anno dopo, costituirono un intermezzo piacevoleforse l'ultimoin
mezzo a tante preoccupazioni. Per loro, la contessa di Sala Barbara Sanseverino
e la contessa di Scandiano Leonora Sanvitale, cantò gioiosamente in alcune rime
amorose, che, com'era accaduto per Lucrezia e Leonora d'Este, obbediscono alle
conventions de genre e non rivelano altro che una sincera amicizia.[30]
Ma il Tasso si era stancato anche di Alfonso, e sognava diandare a Firenze,
presso la corte medicea. Non è chiaro perché volesse abbandonare Ferrara, ma i
motivi adducibili sono vari e variamente intriganti, e tutti hanno in loro
almeno una parte di verità. «Ch'io desideri sommamente di mutar paese, e ch'io
abbia intenzione di farlo, assai per se stesso può essere manifesto, a chi
considera le condizioni del mio stato»[31], scriveva a Scipione Gonzaga.
Le «condizioni del mio stato» possono avere una valenza materiale: Tasso
riceveva dal duca solo cinquantotto lire marchesane mensili, che sommate alle
centocinquanta percepite in qualità di lettore all'Università (carica che
ricopriva per i soli giorni festivi) danno una cifra sicuramente bassa che a un
poeta ormai affermato doveva parere stretta, anche solo per una questione di
dignità, senza voler pensare a motivazioni di pretta bramosia.[32]
L'espressione tassesca può assumere però anche una connotazione morale e
psicologica: si erano in effetti verificati alcuni episodi spiacevoli presso la
corte estense. Nel 1576 Torquato aveva avuto una lite con il cortigiano Ercole
Fucci. Provocato, aveva rifilato uno schiaffo al Fucci, che in risposta lo
colpì più volte con un bastone. Un servo aveva inoltre rivelato al Tasso
che, durante una sua assenza, un altro cortigiano, Ascanio Giraldini, aveva
fatto forzare la porta della sua camera, nel tentativo di appropriarsi di
alcuni manoscritti. Tasso sarebbe anche riuscito a rintracciare il magnano
ottenendone una confessione, come risulta da un'altra lettera al Gonzaga, in
cui si ipotizzano altre trame ordite alle sue spalle, anche se «io non me ne
posso accertare».[33] A far precipitare il rapporto con il duca e la
corte furono però gli scrupoli religiosi del poeta. Nell'aprile 1577 Tasso si
autoaccusò presso l'Inquisizione ferrarese (dopo l'autoaccusa presso il
tribunale bolognese avvenuta due anni prima[34]), attaccando inoltre influenti
personaggi di corte. Si cercò allora di far desistere il poeta dall'intenzione
di confermare le sue affermazioni negli interrogatori successivi, senza
risparmiargli punizioni corporali che non riuscirono afar cambiare idea al
Tasso, che si presentò altre due volte davanti all'inquisitore.[35] Le
accuseerano rivolte in particolare contro Montecatini, il segretario ducale.
Siccome Torquato voleva recarsi a deporre presso il Tribunale capitolino,
l'inquisitore ferrarese, conscio del fatto che una simile azione poteva mettere
a repentaglio i rapporti con la Santa Sede,vitali per casa d'Esteinformò
immediatamente il duca con una missiva del 7 giugno.[36] Alfonso mise il poeta
sotto sorveglianza, e il 17 giugno Tasso, ritenendosi spiato da un servo, gli
scagliò contro un coltello. Il Castello Estense Tasso rimase nella
prigione del Castello fino all'11 luglio, quando Alfonso lo fece liberare e lo
accolse presso la villeggiatura di Belriguardo, dove però rimase pochi giorni,
venendo rimandato a Ferrara per essere consegnato ai frati del convento di S.
Francesco.[37] Il poeta supplicò allora i cardinali dell'Inquisizione
romana affinché lo sollevassero da una situazione ormai insopportabile
trovandogli una sistemazione nell'Urbe, e nel contempo si lamentava con
Scipione Gonzaga per il trattamento ricevuto, ma pochi giorni dopo si ritrovò
nuovamente nella prigione del Castello. Tentò quindi un'altra via e chiese
invano perdono al suo signore.[38] Tasso era indubbiamente provato dalle
fatiche della Gerusalemme, e le lettere del periodo rivelano un animo inquieto
e agitato, spesso preoccupato di smentire chi voleva vedere in lui i germi
della pazzia. Le manie di persecuzione e l'instabilità si erano impadronite di
lui, ma fino a qual punto? Fino a qual punto invece certe manifestazioni del
poeta, che mantiene nelle missive una lucidità pressoché completa, funsero da
pretesto per emarginare un personaggio divenuto pericoloso? Su questo punto i
critici non sono mai riusciti a trovare un accordo. Intanto la prigionia
el Castello si prolungava, e non restava che la fuga: nella notte tra il 26 e
il 27 luglio si travestì da contadino e fuggì nei campi. Raggiunta Bologna,
proseguì fino a Sorrento, dove, ancora sotto mentite spoglie e fisicamente
distrutto, si recò dalla sorella, annunciandole la propria morte, così da
vedere la sua reazione, e svelandole la sua vera identità solo dopo aver
osservato la reazione realmente addolorata della donna.[39] A Sorrento
rimase parecchi mesi ma, volendo riprendere parte alla vita di corte, fece
inviare da Cornelia una supplica al duca, in data 4 dicembre 1577, chiedendo di
essere riammesso alle sue dipendenze, in un testo che fu certamente dettato,
almeno in parte, dal poeta stesso: «La maggior colpa che io credo sia in lui, è
la poca sicurezza, che ha mostrata d'avere nella parola di V.A., e il molto
diffidarsi della sua benignità».[40] Così, nell'aprile 1578 ritornò a
Ferrara, ma, tempo tre mesi, era di nuovo in fuga; Mantova, Padova, Venezia.
Presa la via di Pesaro, da Cattolica mandò ad Alfonso una missiva in cui cerca
di spiegare i motivi dell'abbandono, che restano, anche nella testimonianza
diretta del Tasso, criptici: «ora me ne dono partito. per non consentire a
quello, a che non dee consentire uomo, che faccia alcuna professione d'onore, o
ch'abbia nell'animo alcuno spirito di nobiltà».[41] Paura, instabilità?
Quello che è certo è che nello stesso mese le parole di Maffio Venierche lo
aveva incontrato a Veneziasembrano far perdere credibilità alle ipotesi di
follia: «sebbene si può dire che egli non sia di sano intelletto, scuopre
tuttavia più tosto segni di afflizione che pazzia».[42] Anche gli scambi
epistolari intrattenuti con Francesco Maria Della Rovere paiono rivelare una
personalità afflitta e agitata più che folle. Il Leitmotiv, adesso più che mai,
è il dolore.[43] Il dolore si fa allora poiesis, creazione. È proprio questo il
periodo in cui vengono composti i versi dell'incompiuta canzone Al Metauro, tra
i più citati e famosi dell'opera tassesca. Qui, in una rievocazione della
propria vita sub specie doloris[44], affiorano i ricordi delle proprie
sofferenze e della morte dei genitori. Il poeta è un esiliato, concretamente e
metaforicamente, sin da quando bambino dovette lasciare il luogo natìo:
«In aspro esiglio e 'n dura povertà crebbi in quei sì mesti errori;
intempestivo senso ebbi a gli affanni: ch'anzi stagion, matura l'acerbità de'
casi e de' dolori in me rendé l'acerbità degli anni» Intanto continuava a
vagare. Percorse a piedi il tratto che separa Urbino da Torino, ma non sarebbe
riuscito a entrare nella cittàera stato respinto dai doganieri perché in
stato pietosose Angelo Ingegneri, amico di Torquato da alcuni anni, non lo
avesse riconosciuto e aiutato a entrare. A Torino ricevette l'ospitalità del
marchese Filippo d'Este, genero del duca di Savoia[45], e godette di una certa
tranquillità che gli permise di comporre poesie e iniziare tre dialoghi, la
Nobiltà, la Dignità e la Precedenza.[43] Prigionia a Sant'Anna In seguito
a nuovi pentimenti e nuove nostalgie della corte ferrarese, il poeta si adoperò
ancora una volta per il rientro nella città ducale, facendo leva sulle
intercessioni del cardinale Albano e di Maurizio Cataneo, e infine riguadagnò
la capitale estense tra il 21 e il 22 febbraio, proprio mentre fervevano i
preparativi per le terze nozze di Alfonso, quelle con Margherita Gonzaga,
figlia del duca di Mantova Guglielmo. Fu ospitato da Luigi d'Este, ma
nessuno badava a lui: «Ora le fo sapere, che io qui ho trovato quelle
difficoltà che m'imaginava, non superate né dal favore di monsignor
illustrissimo, né da alcuna sorte d'umanità ch'io abbia saputo usare», scrisse
a Maurizio Cataneo il 24 febbraio.[46] In una missiva al cardinale Albano,
recante la data del 12 marzo, Tasso chiede almeno gli si faccia riottenere lo
stipendio precedente.[47] A questo punto i fatti precipitano: «Iersera
l'altra si mandò il povero Tasso a Sant'Anna, per le insolenti pazzie ch'avea
fatte intorno alle donne del Signor Cornelio, e che era poi venuto a fare con
le Dame di Sua Altezza, quali, per quanto m'è stato rifferto, furono così
brutte e disoneste, che indussero il Signor Duca a quella risoluzione».[48] Non
è chiaro quando accadesse esattamente il fatto, si oscilla tra l'11 e il 12
marzo, ma è certo che in quest'ultima data il poeta fosse già stato recluso
nella prigione di Sant'Anna.[49] Pare sicuro anche che le parole
offensive pronunciate in preda all'ira si siano indirizzate poi in modo
esplicito allo stesso duca, ed è probabile che si trattasse di gravi accuse
(forse legate ancora una volta alla vicenda dell'Inquisizione) che, fatte in
pubblico, chiedevano una risoluzione drastica. Il duca Alfonso II rinchiuse
quindi Tasso nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella detta poi "del
Tasso", dove rimase per sette anni. Qui, alle manie di persecuzione, si
aggiunsero tendenze autopunitive. Delacroix: Tasso
all'ospedale di Sant'Anna Nell'Ospedale veniva trattato alla stregua dei
«forsennati», ricevendo poche razioni di cibo scadente, privato di ogni
comodità materiale e di ogni conforto spirituale, visto che il cappellano, «se
ben io ne l'ho pregato, non ha voluto mai o confessarmi o comunicarmi».[50] È
vero che dopo nove mesi ci fu un miglioramento del vitto, ma dovette trattarsi
di ben poca cosa, e i primi tre anni coincisero con una sorta di
isolamento. Scrisse comunque ininterrottamente a principi, prelati,
signori e intellettuali pregandoli di liberarlo e difendere la propria persona.
Le suppliche erano rivolte al solito Gonzaga, alla mai dimenticata Lucrezia
d'Este, a Francesco Panigarola (che sarebbe divenuto vescovo di Asti), a Ercole
Tasso e molti altri.[51] I primi anni di reclusione non impedirono a Torquato di
scrivere; anzi, le tre canzoni del periodo rivelano una poesia essenziale,
magistrale nella gestione delle armonie, simbolo di un'ormai indiscussa
maturità e dimostrazione, una volta di più, di come le facoltà mentali del
poeta fossero ancora intatte. Ecco quindi A Lucrezia e Leonora, con la celebre
invocazione alle «figlie di Renata», in una nostalgico ricordo dei tempi sereni
trascorsi a corte, messo in contrasto con la durezza del tempo presente, ecco
Ad Alfonso, nuova supplica al duca che, rimasta inascoltata, diventò un inno
Alla Pietà nell'omonima canzone. Le condizioni mutarono con gli anni: a
partire dal 1580 gli fu permesso di uscire qualche volta e di ricevere visite,
nel novembre 1582 il vitto migliorò ulteriormente, mentre dal 1583 poté lasciare
Sant'Anna più volte alla settimana, «accompagnato da gentiluomini e qualche
volta fu condotto anche a corte».[52] Tuttavia il trattamento rimaneva molto
duro e, a distanza di secoli, pare spropositato se il motivo dovesse ridursi
alla pazzia o a delle offese personali. Certo, il Tasso soffriva di turbe
psichiche. A questo proposito è illuminante la lettera di aiuto che indirizzò
il 28 giugno 1583 al celebre medico forlivese Girolamo Mercuriale. Qui
troviamo un elenco e una descrizione dei mali che affliggono il poeta:
«rodimento d'intestino, con un poco di flusso di sangue; tintinni ne gli
orecchi e ne la testa, [...] imaginazione continua di varie cose, e tutte
spiacevoli: la qual mi perturba in modo ch'io non posso applicar la mente a gli
studi per un sestodecimo d'ora», fino alla sensazione che gli oggetti inanimati
si mettano a parlare. È da notare tuttavia come tutte queste sofferenze non
l'abbiano reso «inetto al comporre».[53] Si può poi ammettere che «il
Tasso non fu semplicemente un melanconico, ma di tratto in tratto veniva
sorpreso da eccessi di mania, da riescire pericoloso a sé ed agli altri»[54],
ma, anche se questi squilibri dovessero essersi manifestati realmente, essi non
giustificano né la tesi della pazzia né la necessità di allontanare il Tasso
dalla corte per un periodo così lungo. Con buone probabilità, quindi, la
ragione principale deve essere riallacciata ancora una volta ai tentativi
tasseschi di ricorrere all'Inquisizione romana, e l'imprigionamento era il solo
modo per non compromettere il rapporto con lo Stato Pontificio. Dopo
l'edizione veneziana "pirata" e mutila di Celio Malespini (estate
1580), nel 1581, sempre durante la prigionia, vennero pubblicatenel tentativo
di porre rimedio alla sciagurata operazionea Parma e Casalmaggiore, ancora
senza il suo consenso, due edizioni del poema iniziato all'età di quindici
anni. Il titolo di Gerusalemme liberata fu scelto dal curatore di queste ultime
versioni, Angelo Ingegneri, senza l'avallo dell'autore. L'opera ebbe un grande
successo. Siccome anche le stampe dell'Ingegneri presentavano delle
imperfezioni e la Gerusalemme era ormai di dominio pubblico, bisognava
approntare la versione migliore possibile, ma per far questo era necessaria
l'autorizzazione e la collaborazione del Tasso. Così, seppur riluttante, il
poeta diede il proprio consenso a Febo Bonnà, che diede alla luce la
Gerusalemme liberata il 24 giugno 1581 a Ferrara, restituendola in modo ancora
più preciso pochi mesi dopo.[55] Queste traversie editoriali addolorarono
il Tasso, che avrebbe voluto mettere mano al poema in modo da renderlo conforme
alla propria volontà. All'amarezza per le pubblicazioni seguì ben presto quella
che gli fu causata dallapolemica con la neonata Accademia della Crusca. La
diatriba non fu scatenata, per la verità, né dal poeta né dall'Accademia.
La sua origine va ricercata nel dialogo Il Carrafa, o vero della epica poesia,
che il poeta capuano Camillo Pellegrino stampò presso l'editore fiorentino
Sermartelli all'inizio di novembre del 1584. Nel dialogo Torquato viene
esaltato assieme alla sua opera, in quanto fautore di una poesia etica e fedele
ai dettami aristotelici, mentre l'Ariosto viene duramente condannato a causa
della leggerezza, delle fantasiose invenzioni e dell'eccessiva dispersione che si
possono riscontrare nell'Orlando Furioso.[56] Leonardo Salviati Il
testo provocò la reazione dell'Accademia, che rispose nel febbraio dell'anno
seguente con la Difesa dell'Orlando Furioso degli Accademici della Crusca,
stroncando il Tasso ed esaltando invece «il palagio perfettissimo di modello,
magnificentissimo, ricchissimo, e ornatissimo»[57], che era il Furioso. La
Difesa fu fondamentalmente opera di Leonardo Salviati e di Bastiano de' Rossi.
Tasso decise di scendere in campo con l'Apologia in difesa della Gerusalemme
Liberata, edita a Ferrara dal Licino il 20 luglio. Rivendicando la necessità di
un'invenzione che si fondi sulla storia, il poeta si opponeva alle opinioni dei
paladini del volgare fiorentino, e respingeva le accuse di un lessico intriso
di barbarismi e poco chiaro.[58] La polemica continuò, visto che il
Salviati replicò in settembre con la Risposta all'Apologia di Torquato Tasso
(testo noto anche come Infarinato primo[59]), cui seguirono un nuovo opuscolo
di Pellegrino e un Discorso del Nostro, dopo di chese si esclude un ulteriore
scritto del Salviati, l'Infarinato secondo (1588)per qualche tempo le acque si
calmarono, ma la querelle tra ariosteschi e tasseschi proseguì fino al secolo
successivo, e fu una delle più infiammate della storia della letteratura
italiana. Durante la reclusione Tasso scrisse principalmente discorsi e
dialoghi[60]: fra i primi quello Della gelosia (redatto già nel 1577 ma
pubblicato nel 1585), Dell'amor vicendevole tra 'l padre e 'l figliuolo (1581), Della
virtù eroica e della carità (1583), Della virtù femminile e donnesca (1583),
Dell'arte del dialogo (1586), Il Secretario (1587), cui si deve aggiungere il
Discorso intorno alla sedizione nata nel regno di Francia e il Trattato della
Dignità, già iniziato a Torino, come si è visto.[61] Queste opere
sviluppano tematiche morali, psicologiche o strettamente religiose. La virtù
cristiana è proclamata come superiore alla pur nobile virtù eroica, si afferma
la comune origine di amore e gelosia, si valutano i talenti specifici della
donna, il tutto arricchito dal racconto di esperienze personali che
giustificano l'opinione dell'autore. Vengono affrontate anche questioni
politiche, in special modo nel Secretario, diviso in due parti, la prima
dedicata a Cesare d'Este, la seconda ad Antonio Costantini. Qui, nella
descrizione del principe ideale, si enucleano alcune caratteristiche come la
clemenza (chiaro il riferimento alla propria condizione), l'esser filosofo, e
soprattutto «un gentiluomo a la cui fede ed al cui sapere si possono confidare
gli Stati e la vita e l'onor del principe».[62] Più copiosa ancora fu la
composizione di dialoghi, scritti sotto il nume ideale di Platone, ma
paragonabili più obiettivamente a quelli del sedicesimo secolo. Quasi ogni
tematica morale viene sviscerata in una serie davvero lunga di opere più o meno
prolisse e più o meno felici. Tasso scrisse, nell'ordine[63], Il Forno, o
vero de la Nobiltà (1579, 1581, modificato nel 1586 e ripubblicato l'anno
seguente); il Gonzaga, o vero del Piacer onesto (1580, 1583), in seguito
rivisto e stampato con il titolo Il Nifo, o vero del piacere; Il Messaggero. Qui
immaginò di interagire amichevolmente con il folletto da cui si credeva
perseguitato nella realtà. Questo dialogo ispirò la celebre operetta morale
leopardiana Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare), con una
seconda lezione del 1586; Il padre di famiglia (1580, 1583, ispirato a un
gentiluomo che lo ospitò a Borgo Sesia prima dell'arrivo a Torino); Il cavalier
amante e la gentildonna amata (1580, 1583, con dedica a Giulio Mosti, giovane
ammiratore del poeta); Romeo o vero del giuoco (1580, 1581), rivisto e dato
alle stampe con titolo Il Gonzaga secondo, o vero del giuoco (1581, 1582);
La Molza, o vero de l'Amore (1583, 1587, prende spunto dalla conoscenza che il
Tasso fece della celebre poetessa Tarquinia Molza a Modena, nel dicembre 1576,
ed è dedicato a Marfisa d'Este); Il Malpiglio, o vero della corte (1583, 1586,
con riferimento al gentiluomo ferrarese Lorenzo Malpiglio); Il Malpiglio
secondo o vero del fuggir la moltitudine; Il Beltramo, overo de la Cortesia
(1584, 1586); Il Rangone, o vero de la Pace (1584, 1586, in risposta a uno
scritto di Fabio Albergati); Il Ghirlinzone, o vero l'Epitafio (1585, 1586); Il
Forestiero napolitano, o vero de la Gelosia (1585, 1586); Il Cataneo, o vero de
gli Idoli (1585, 1586) e, infine, La Cavalletta, o vero de la poesia toscana
(1584, 1587). In tutto questo non aveva dimenticato l'opera principe,
dimostrando di avere al riguardo idee piuttosto lontane da quella che sarà la
realizzazione finale. A Lorenzo Malpiglio espose intenzioni sostanzialmente
opposte agli interventi che avrebbe apportato negli anni successivi: parla di
portare la Liberata da venti a ventiquattro canti (secondo l'idea originaria) e
di accrescere il numero delle stanze, tagliando anche dei passaggi ma con il
risultato che «la diminuzione sarà molto minor de l'accrescimento».[64]
Nel 1586 qualche segnale, magari anche dettato da semplice interesse, lasciava
intravedere un astio meno severo nei confronti del Nostro. Prima della
reclusione, nel marzo del 1577, a Comacchio era stata rappresentata una
commedia tassesca alla presenza della corte.[65] Ora Virginia de' Medici voleva
che il testo fosse perfezionato e completato per essere interpretato durante i
festeggiamenti del suo matrimonio con Cesare d'Este. Tasso si mise al lavoro ed
esaudì la richiesta. L'opera fu poi pubblicata nel 1603 e ricevette il
titoloGli intrichi d'amoredal Perini, uno degli attori dell'Accademia di Caprarola,
che aveva messo in scena la commedia nel 1598.[66] L'opera, ricolma di
intrecci amorosi e di agnizioni secondo il costume dell'epoca, è sofisticata e
inverosimile, ma non mancano pagine vivaci ed episodi ispirati all'Aminta. Vi
si possono inoltre vedere alcuni elementi che confluiranno nella commedia
dell'arte: il personaggio del Napoletano, parlando in dialetto e «profondendosi
in spiritosaggini sbardellate», richiama alla mente la futura maschera di
Pulcinella.[67] La critica è stata piuttosto concorde nel ritenerla infelice,
tutta una goffaggine pedantesca e superficiale, nel giudizio di Francesco
D'Ovidio.[68] F. Pourbus: Vincenzo Gonzaga Dopo la prigionia: le
delusioni, le sofferenze, le peregrinazioni Il 13 luglio 1586 finì la prigionia:
Tasso venne affidato a Vincenzo Gonzaga[69], che lo volle alla sua corte di
Mantova. Nelle intenzioni di Alfonso, Tasso doveva restare presso il figlio di
Guglielmo Gonzaga solo per un breve periodo[70], ma di fatto il poeta non tornò
più a Ferrara, e restò presso Vincenzo, in un ambiente in cui conobbe Ascanio
de' Mori da Ceno, diventandone amico. A Mantova Tasso ritrovò qualche
barlume di tranquillità; riprese in mano il Galealto re di Norvegia, la
tragedia che aveva lasciato interrotta alla seconda scena del secondo attoe che
aveva frattanto avuto un'edizione nel 1582 -, e la trasformò nel Re
Torrismondo, conglobando nei primi due atti quanto aveva precedentemente
scritto ma cambiando i nomi, e procedendo alla stesura dei tre atti successivi
in modo da arrivare ai cinque canonici. Quando nell'agosto si recò a Bergamo,
ritrovando amici e parenti, si mise subito in azione per dare alle stampe la
tragedia, e l'opera uscì, a cura del Licino e per i tipi del Comin Ventura, con
dedica a Vincenzo Gonzaga, nuovo duca di Mantova.[71] Si trattava
comunque di una "libertà vigilata", e i fatti dell'autunno 1587 lo
dimostrano chiaramente. Dopo essere tornato a Mantova, deluso e preoccupato
di una possibile venuta di Alfonso, Tasso andò a Bologna e a Roma senza
chiedere al Gonzaga l'autorizzazione e questi, sotto la pressione del duca di
Ferrara, tentò in ogni modo di farlo tornare indietro. Antonio Costantini,
sedicente amico del poeta che metteva al primo posto l'ambizione e l'obiettivo
di essere tenuto in onore presso la corte mantovana, e Scipione Gonzaga si
mobilitarono, ma Torquato capì la situazione e rifiutò di ritornare, rendendo
impossibile qualsiasi mossa, dal momento che un intervento che lo riportasse
nel ducato mantovano con la forza non sarebbe mai stato tollerato dal
Pontefice.[72] Il fatto che nessuno impedisse il viaggio a Bergamo mentre ci
fosse una mobilitazione generale per allontanare il poeta dall'Urbe rimane
comunque un segnale che pare ulteriormente ridimensionare il peso della
presunta follia di Torquato nelle preoccupazioni dei duchi del
settentrione. Il santuario di Loreto in un'incisione di Francisco
de Hollanda (prima meta del sec. XVI) Nel corso del tragitto Tasso passò da
Loreto, raccogliendosi in preghiera nel santuario e concependo quella canzone
«a la gloriosa Vergine» che può forse richiamare il Petrarca della Canzone alla
Vergine in qualche scelta lessicale, ma, in mezzo alla lode e alla supplica, è
tanto più intessuta di travaglio e sofferenza: «Vedi, che fra' peccati
egro rimango, qual destrier, che si volve nell'alta polve, e nel tenace
fango.» Torquato fu a Roma nell'autunno 1587 e fino alla primavera
successiva. L'irrequietudine era di nuovo alle stelle: le lettere registrano le
sue richieste di denaro e le lamentele per la propria condizione di salute. Il
poeta è ormai disilluso, e fa meno affidamento sulla possibilità che gli altri
lo aiutino. Come scrisse alla sorella in una lettera del 14 novembre, gli
uomini «non hanno voluto sanarmi, ma ammaliarmi».[73] Tuttavia, il Nostro è in
preda al bisogno materiale e continua ad autoumiliarsi, scrivendo versi
encomiastici per Scipione Gonzaga, divenuto cardinale, senza ottenere alcunché.
Anche la speranza di essere ricevuto dal papa Sisto V viene delusa, nonostante
le lodi che Tasso rivolge al pontefice in varie poesie, confluite assieme ad
altre del periodo in un volumetto del 1589, stampato a Venezia.[74] Vista
l'inutilità del soggiorno romano, il peregrinante poeta pensò trovare maggior
fortuna nell'amata Napoli. Così, ai primi di aprile del 1588 Tasso ritornò
nella città vesuviana fortemente intenzionato a risolvere a proprio favore le
cause contro i parenti per il recupero della dote paterna e di quella materna.
Benché potesse contare su amici e congiunti, e sulle conoscenze altolocate partenopee,
tra cui i Carafa (o Carrafa) di Nocera, i Gesualdo, i Caracciolo di Avellino, i
Manso, preferì accettare l'ospitalità di un convento di frati olivetani. Qui
conobbe l'amico più caro degli ultimi anni: Giovan Battista Manso, signore di
Bisaccia e primo entusiasta biografo dell'autore dopo la sua morte. Il
clima amichevole in cui fu accolto, la stima di amici e letterati, e il
conforto di una «bellissima città, la quale è quasi una medicina al mio
dolore»[75], riuscirono a risollevare per un breve periodol'infelice animo
tassiano. Per ringraziare i monaci scrisse il poemetto, rimasto incompiuto,
Monte Oliveto, in riferimento al convento in cui sorgeva il complesso monastico
che attualmente ospita la caserma dei carabinieri (resta visitabile la chiesa
Sant'Anna dei Lombardi). L'operaun resoconto encomiastico delle principali
tappe esistenziali e delle principali virtù di Bernardo Tolomei, il fondatore
della Congregazioneè fortemente intessuta di spirito cristiano, in un severo
richiamo ad una vita sobria, lontana dalle vanità del mondo. Dedicata al
cardinale Antonio Carafa, si interrompe alla centoduesima ottava.[76] Al
pari del Re Torrismondo e di molta parte dell'ultima produzione tassesca, il
Monte Oliveto non ha goduto dei favori della critica. Guido Mazzoni vi vide più
una predica che un poema[77], mentre Eugenio Donadoni utilizzò quasi le
medesime parole che gli erano servite per stroncare il Torrismondo (v. Re
Torrismondo): questa è «l'opera non più di un poeta, ma di un letterato, che
cerca di dare forma e tono epico a una convenzionale vita di santo».[78] Come
per la tragedia nordica, la rivalutazione è arrivata con l'analisi di Luigi
Tonelli e di alcuni studiosi più recenti. In ogni caso, anche questo
periodo napoletano si rivelò problematico per Tasso, a causa delle precarie
condizioni di salute e delle ristrettezze economiche, a cui si aggiunsero anche
nuove polemiche letterarie e religiose sulla Gerusalemme liberata. Spostatosi a
Bisaccia, Tasso poté vivere un periodo di maggiore tranquillità. Manso ricorda
un episodio curioso: mentre sedeva con l'amico davanti al fuoco, questi disse
di vedere uno «Spirito, col quale entrò in ragionamenti così grandi e
meravigliosi per l'altissime cose in essi contenute, e per un certo modo non
usato di favellare, ch'io rimaso da nuovo stupore sopra me inalzato, non ardiva
interrompergli». Alla fine della visione, Manso confessò di non aver visto
nulla, ma il poeta gli si rivolse sorridendo: «Assai più veduto hai tu, di
quello che forse... E qui si tacque».[79] Viste le rare manifestazioni
allucinatorie di cui abbiamo notizia, (si ricordino quelle che erano state
descritte, nel 1580, nel dialogo Il messaggero, in cui è descritto uno spirito
amoroso che appare a Tasso sotto la figura di un giovanetto dagli occhi
azzurri, simili a quelli che Omero alla dea d'Atene attribuisce), la risposta
del Nostro assume una valenza indubbiamente ambigua, e non può escludersi che
avesse voluto mettere alla prova il Manso per vedere se anche lui lo avrebbe
considerato un "folle". Ferdinando I de' Medici A
dicembre era di nuovo a Roma, dove giunse nella speranza di poter essere
ospitato dal Papa in Vaticano, confidando negli illusori pareri di alcuni
amici.[80] Ad ospitare Tasso fu invece Scipione Gonzaga, e il poeta si sentì di
nuovo «più infelice che mai».[81] Ricominciava la routine: richieste d'aiuto a
destra e a sinistra, con l'obiettivo di ricevere i cento scudi che gli erano
stati promessi per la stampa delle sue opere: «vorrei in tutti i modi trovar
questi cento ducati, per dar principio a la stampa, avendo ferma opinione che
di sì gran volume se ne ritrarrebbero molto più», scrisse ad Antonio
Costantini.[82] I destinatari erano ancora una volta i più disparati: il
principe di Molfetta, il Costantini, il duca di Mantova Vincenzo
Gonzaga, gli editori. Il Nostro si umiliò per l'ennesima volta anche con
Alfonso, cui chiese nuovamente perdono, mentre al Granduca di Toscana
Ferdinando I domandò l'intercessione del cardinal Del Monte, lo stesso che
prenderà sotto la propria protezione Caravaggio. Tutte le speranze, però,
furono disattese. Al tempo stesso anche le missive ai medici si rifecero
intense. Tuttavia, in mezzo a tante delusioni e a tanto affanno non venne meno
la verve creativa: oltre ad aver raccolto le Rime in tre volumi, e avervi
scritto il commento, Tasso compose anche un poema pastorale che riprende, anche
se solo nel nome, alcuni personaggi dell'Aminta. È Il rogo di Corinna, dedicato
a Fabio Orsino. La prima pubblicazione dell'opera fu postuma (1608).[83]
Per quanto Grazioso Graziosi, agente del duca di Urbino, dicesse al suo signore
del modo eccellente in cui il Tasso era trattato presso il cardinale Gonzaga,
egli rilevava al contempo le infermità fisiche e mentali di Torquato, che
privavano la sua età «del maggior ingegno che abbian prodotto molte delle
passate».[84] Tuttavia, è bene diffidare della prima quanto della seconda
affermazione. Se «il povero Signor Tasso è veramente degno di molta pietà per
le infelicità della sua fortuna»[85], come si legge in una missiva del Graziosi
di due settimane dopo, perché cacciare il poeta in malo modo, mentre Scipione
Gonzaga non era presente, e costringerlo a una nuova situazione di bisogno? In
aiuto del Tasso vennero ancora i monaci della Congregazione del Tolomei, che lo
ospitarono a Santa Maria Nuova degli Olivetani.[86] Gli ultimi anni del
Tasso, però, non conobbero pace duratura: le sofferenze psichiche si acuirono
nuovamente, certo per le nuove delusioni derivanti da richieste di denaro non
esaudite, dall'obbligo di piegarsi alla composizione di poesie a pagamento, e
il poeta fu costretto a farsi ricoverare nell'Ospedale dei Pazzarelli,
adiacente alla chiesa dei Santi Bartolomeo e Alessandro dei Bergamaschi,
la cui costruzione era appena stata ultimata. Il dolore emerge in modo chiaro
in una lettera inviata il primo dicembre 1589 ad Antonio Costantini, divenuto
ormai suo confidente.[87] A febbraio ritornò presso Scipione Gonzaga,
sempre lamentandosi per la scarsa considerazione in cui era tenuto e sempre
scrivendo della propria infelicità.[88] Tasso premeva, come già più volte in
passato, per essere accolto a Firenze dal Granduca di Toscana, e accettò quindi
con gioia l'invito di Ferdinando de' Medici. A Firenze giunse in aprile, ospite
prima dei fidati Olivetani, poi di ricchi e illustri cittadini quali Pannucci e
Gherardi. Alla tranquillità necessaria per rivedere la Gerusalemme si
aggiunsero anche relative soddisfazioni economiche (sempre comunque in cambio
di versi encomiastici): dal Granduca ricevette centocinquanta scudi[89], da
Giovanni III di Ventimiglia, marchese di Geraci, sembrerebbe, duecento
scudi.[90] Il motivo di gioia principale era tuttavia un altro, era
l'avvicinarsi dell'evento più ambito da chi si sentiva, sopra ogni cosa, poeta:
«Penso a la mia coronazione, la qual dovrebbe esser più felice per me, che
quella de' principi, perché non chiedo altra corona per acquetarmi».[91] Non ci
fu nessuna incoronazione. C'è chi ha asserito che questa lettera contenesse
solo una bislacca speranza del Tasso, senza alcun legame con la realtà.[92]
Tuttavia, la sicurezza con cui l'evento viene ormai dato per certo lascia
pensare che le illusioni del Nostro avessero un fondamento, e non fossero una
pura chimera. Un nuovo evento lo indusse all'ennesimo spostamento: papa
Urbano VII era succeduto a Sisto V, incoraggiando il Tasso a fare nuovamente
affidamento sugli aiuti pontifici. Tasso scese così a Roma, accolto dagli
Olivetani di Santa Maria del Popolo. Giovanni Battista Castagna morì tredici
giorni dopo l'elezione, lasciando il posto a Gregorio XIV. Anche questa volta
le lettere del poeta registrano un amaro scacco: «Ho perduto tutti gli appoggi;
m'hanno abbandonato tutti gli amici, e tutte le promesse ingannato», confidò,
sempre più afflitto, a Niccolò degli Oddi.[93] Il Palazzo Ducale di
Mantova, residenza dei Gonzaga L'autore della Gerusalemme è ogni giorno che
passa più confuso, sballottato qua e là dagli eventi come una barca in mezzo al
mare. Tutto questo riflette la condizione interiore di una persona disincantata
ma al tempo stesso ancora ingenuamente pronta a fidarsi delle fallaci promesse
che giungono dal mondo intorno, riflette un'instabilità ormai cronica. È vero
che la fede andò radicandosi sempre più in Tasso, ma il fatto che al duca di
Mantova scrivesse di volersi ritirare in un monastero e pochi giorni dopo
accettasse il suo invito a tornare a corte è l'evidente manifestazione di
un'anima senza pace.[94] Ritornato quindi sul Mincio (marzo 1591),
accolto con tutti gli onori, poté dedicarsi totalmente al lavoro letterario, e
in particolare alla revisione del capolavoro. La missiva a Maurizio Cataneo del
4 luglio ci informa del fatto che il poeta era già a buon punto, e illustra le
linee direttrici della propria opera correttrice: «sono al fine del penultimo libro;
e ne l'ultimo mi serviranno molte di quelle stanze che si leggono nello
stampeato. Desidero che la riputazione di questo mio accresciuto ed illustrato
e quasi riformato poema toglia il credito a l'altro, datogli dalla pazzia de
gli uomini più tosto che dal mio giudicio».[95] Sono parole che possono parere
sciagurate, ma riflettono gli scrupoli religiosi sempre più pressanti.
Non si era comunque concentrato solo sul poema: aveva raccolto le Rime in
quattro volumi, e con l'editore veneziano Giolito parlava della
possibilità di stampare tutte le opere (esclusa la Gerusalemme) in sei libri. A
tutto questo va aggiunto un nuovo lavoro che aveva intrapreso, lasciandolo poi
incompiuto. La genealogia di Casa Gonzaga, con dedica a Vincenzo, si interruppe
dopo centodiciannove ottave, per essere pubblicato solo nel 1666, tra le Opere
non più stampate dell'edizione romana Dragondelli.[96] Il poemetto è
sicuramente trascurabile, fatto di una versificazione fredda, appesantita da
nozioni e nomi. Tra le fonti il ruolo principale è stato svolto da un regesto
di Cesare Campana, Arbori delle famiglie... e principalmente della Gonzaga,
uscito a Mantova l'anno prima, e dall'Historia sui temporis di Paolo Giovio,
accanto a cui va ricordata la tradizione orale legata alla battaglia del
Taro.[97] La calma, tuttavia, era ormai un ricordo di gioventù, e ogni
soggiorno diventava insopportabile dopo un certo numero di mesi. Così,
ridiscese la penisola, con l'intenzione di raggiungere nuovamente Roma. Il
viaggio fu travagliato e appesantito dal fatto che Tasso si ammalò più volte
durante il tragitto, costretto a sostare in varie località, fra cui Firenze.
Giunto nell'Urbe il 5 dicembre 1591, ricevette l'ospitalità di Maurizio
Cataneo. Poche settimane dopo era ancora in viaggio, diretto a
Napoli.[98] Ultimi anni Cinzio Aldobrandini A questo punto,
inaspettatamente, ci fu spazio per qualche luce e qualche reale soddisfazione.
Il soggiorno napoletano, durato dal febbraio alla fine di aprile del 1592, non
tradì, né per quanto riguarda l'accoglienza ricevuta (fu ospitato dal principe
di Conca Matteo di Capua e poi da Manso con grandi onori e affetto), né sulle
questioni letterarie, né su quelle relative alla salute dell'artista. In
effetti, in virtù della «purità dell'aria»[99], Tasso cominciò a sentirsi
meglio, e di conseguenza poté dedicarsi in modo più proficuo alle proprie
attività. In questi mesi completò la Conquistata, e, sempre durante il
soggiorno partenopeo, mise mano all'ultima opera significativa, Le sette
giornate del Mondo creato.[100] Gli ultimi tre anni di vita lo videro
prevalentemente a Roma: nell'aprile 1592 l'elezione al soglio pontificio di
Clemente VIII lo fece venire nell'Urbe, e anche qui ebbe un trattamento
decisamente migliore rispetto alle recenti esperienze. Poté infatti alloggiare
nel palazzo dei nipoti del Papa, Pietro e CinzioAldobrandini, in procinto di
diventare cardinali. Cinzio sarà di fatto il vero mecenate dell'ultimo periodo.
La produzione letteraria ebbe nuovi sussulti, consacrandosi ormai quasi esclusivamente
agli argomenti sacri: compose i Discorsi del poema eroico e altri Dialoghi,
carmi latini e rime religiose. Addolorato per la morte di Scipione Gonzaga, gli
dedicò, nel marzo 1593, Le lagrime di Maria Vergine e Le lagrime di Gesù
Cristo.Tasso aveva intanto finito di rivedere il poema, e sempre nel 1593 vide
la luce a Roma, per i tipi di Guglielmo Facciotti, la Gerusalemme
conquistata. Esistono inoltre chiare testimonianze del fatto che ci fosse
l'intenzione di incoronare Tasso in Campidoglio, nonostante alcuni studiosi si
siano osti negarlo e a considerarla un'invenzione del poeta.[102] «È veramente
degno il Signor Torquato Tasso di esser celebrato in questi medesimi tempi come
raro per la sua poesia, ed è parimente degno della grandezza dell'animo del
Signor Cinzio Aldobrandini di erigergli una statua laureata, con mill'altre
cerimonie e specie, come dicono che tosto si vedrà, e dargli luogo in
Campidoglio fra le più degne ed antiche cerimonie [...]», rivela Matteo
Parisetti in una lettera ad Alfonso II, risalente all'agosto del
1593.[103] Lo stesso Tasso è esplicito al riguardo: «Qui in Roma mi
voglion coronar di lauro», scrive al Granduca di Toscana il 20 dicembre 1594,
«o d'altra foglia».[104] Sennonché, pur essendo ancora bisognoso di soldi e continuando
a fare richiesta per ottenerli, il poeta sentiva sempre più lontane le
preoccupazioni del mondo, e sempre meno si curava della vanità e dei successi
terreni. La salute, dopo la parentesi napoletana, andava aggravandosi
nuovamente, e Torquato cominciava a capire che la fine non era lontana. Per
questo ritornò alle falde del Vesuvio, per concludere rapidamente in proprio
favore la questione legata all'eredità materna: il risultato fu soddisfacente,
acconsentendo il principe di Avellino a versargli duecento ducati all'anno, ai
quali vanno aggiunti cento ducati annui che il Papa si risolverà a dargli a
partire dal febbraio 1595. A Napoli rimase dal giugno al novembre del
1594, alloggiato al monastero benedettino di san Severino, sempre più votato
alla vita monastica e attratto ancora dalla letteratura agiografica. Fu
probabilmente nei mesi trascorsi presso i benedettini che Tasso abbozzò
l'incompiuta Vita di San Benedetto. Alla fine dell'anno ritornò a Roma.
Cambiò città per l'ultima volta: la fine era dietro l'angolo. Riconosciuta la
definitiva infermità che gli rendeva ormai impossibile scrivere e correggere,
non sentì più che un ultimo bisogno, tralasciando tutto il resto, il bisogno
della «fuga dal mondo». Il 1º aprile entrò al monastero di S. Onofrio, sul
Gianicolo, senza più nemmeno curarsi del fatto che il Mondo creato non era
stato ancora rivisto. Tutto svaniva, di fronte all'importanza di prepararsi al
trapasso: «Che dirà il mio signor Antonio, quando udirà la morte del suo Tasso?
E per mio avviso non tarderà molto la novella, perch'io mi sento al fine de la
mia vita [...] Non è più tempo ch'io parli de la mia ostinata fortuna, per non
dire de l'ingratitudine del mondo». Tutto perdeva importanza, a fronte della
dolcezza della «conversazione di questi divoti padri», che cominciava «la mia
conversazione in cielo».[106] Monumento in Sant'Onofrio Il 25
aprile, all'«undecima ora»[107], Torquato Tasso moriva all'età di 51 anni. Era
una morte serena, ricevuta con tutti i conforti dei sacramenti: «La morte del
Tasso è stata accompagnata da una particolar grazia di Dio benedetto, perché in
questi ultimi giorni le duplicate confessioni, le lagrime e insegnamenti
spirituali pieni di pietà e di giudizio, mostrarono che fosse affatto guarito
dall'umor malinconico, e che quasi uno spirito gli avesse accostato al naso
l'ampolle del suo cervello».[108] Venne sepolto nella Chiesa di Sant'Onofrio al
Gianicolo. Presso il monastero, accanto alla strada è ancora visibile la
rampa della quercia, dove si trova il tronco nero di una quercia secolare
sostenuto da un sopporto metallico. Secondo la tradizione locale si tratta
della cosiddetta quercia del Tasso, l'albero alla cui ombra il poeta spesso
sedeva per riposarsi. Albero genealogico Reinerius de Tassis SconosciutaOmedeo
Tasso (1290)[110] SconosciutaRuggero Tasso[111] SconosciutaBenedetto Tasso[112]
SconosciutaPalazzo de Tassis Tonola de Magnasco (†1504)Pasimo (o Paxio) de
Tassis. (†1496) SconosciutaPietro Tasso. SconosciutaGiovanni Tasso Catalina de Tassi Gabriel Tasso Porzia de
RossiBernardo Tasso Torquato Tasso Opere Un ritratto a Sorrento.
Gerusalemme Scritto quando egli aveva solo 15 anni il Gierusalemme rappresenta
il primissimo tentativo di Tasso di maneggiare il genere epico nonché il suo
primo impegno letterario di rilievo. Se ne possiedono soltanto centosedici
stanze del canto I. Oltre a condividere con la Liberata l'argomento (la prima
Crociata), si notano pure alcune somiglianze tra il proemio di questo esordio
poetico giovanile e quello del capolavoro della maturità. Rinaldo All'età
di diciotto anni Tasso riprese la materia del romanzo cavalleresco e nel 1562
pubblicò il Rinaldo, poema in ottave che narra in dodici canti (circa 8000
versi) la giovinezza del paladino della tradizione carolingia e le sue imprese
di armi e di amori. Nella prefazione al poema Tasso dichiara di voler imitare
in parte gli "antichi" (Omero e Virgilio), in parte i
"moderni" (Ariosto). Si concentra però su un unico protagonista,
secondo le esigenze di unità proposte dall'aristotelismo. Si tratta di un'opera
tipicamente giovanile, ancora priva di originalità, ma compaiono già alcuni
temi e toni fondamentali che caratterizzeranno il Tasso maturo e formato
culturalmente. Rime Torquato Tasso compose un gran numero di poesie liriche,
lungo l'arco di tutta la sua vita. Le prime furono pubblicate nel 1567 col
titolo di Rime degli Accademici Eterei. Nel 1581 uscirono Rime e prose. Tasso
lavorò fino al 1593 ad un riordino complessivo dei testi, distinguendo rime
amorose e rime encomiastiche. Previde poi una terza sezione, dedicata alle rime
religiose e una quarta di rime per musica, ma non realizzò il progetto.
Nelle Rime amorose è ben riconoscibile l'influenza della poesia petrarchesca e
della vasta produzione petrarchistica del Quattrocento e Cinquecento;
contemporaneamente, però, il gusto per le preziosità linguistiche e l'intensa
sensualità rivelano l'evoluzione verso un linguaggio nuovo che maturerà nel
Seicento. L'uso frequente di forme metriche poco usate dai poeti precedenti,
come il madrigale, e la raffinata musicalità dei versi fecero sì che molti di
essi fossero musicati da grandi autori come Claudio Monteverdi e Gesualdo da
Venosa. Più solenni e classicheggianti le Rime encomiastiche,
dedicate alle figure e alle famiglie signorili che ebbero rilievo nella vita
del poeta. Per la loro creazione si ispira a Pindaro, Orazio e al celebre
Monsignor della Casa. Fra tutte, la più famosa è la Canzone al Metauro,
intessuta di elementi autobiografici. Le Rime religiose sono caratterizzate
dal tono cupo e plumbeo, forse dovuto al fatto che le scrisse negli ultimi anni
di vita. Qui il poeta manifesta il desiderio di sconfiggere l'ansia
esistenziale e il tormentoso senso del peccato attraverso la fede e
l'espiazione. Discorsi dell'arte poetica Attorno alla metà degli Anni
Sessanta scrisse i quattro libri dei Discorsi dell'arte poetica ed in
particolare sopra il poema eroico, letti all'Accademia Ferrarese e pubblicati
molto più tardi, nel 1587, dal Licino. Il testo fornisce una chiara visione della
concezione tassesca del poema eroico, piuttosto distante da quella ariostesca,
che dava la prevalenza all'invenzione e all'intrattenimento del pubblico.
Perché possa essere giudicato di buon livello, deve basarsi su un evento
storico, da rielaborare in modo inedito. Infatti, «la novità del poema non
consiste principalmente in questo, cioè che la materia sia finta, e non più
udita; ma consiste nella novità del nodo e dello scioglimento della
favola».[118] Al verosimile deve essere unito il meraviglioso, e Tasso
trova l'unione perfetta di queste due componenti nella religione
cristiana.[119] Intiera, l'opera deve essere una, ossia prevedere l'unità
d'azione, ma senza schemi rigidi: ci può essere largo spazio per la varietà, e
per la creazione di numerosi racconti nel racconto, e in questo senso la
Gerusalemme liberata costituisce una piena realizzazione delle idee
dell'autore. Lo stile, infine, deve adeguarsi alla materia, e variare tra il
sublime e il mediocre a seconda dei casi. Aminta Magnifying glass icon
mgx2.svg Aminta (Tasso). Le sofferenze di Aminta, dipinto di Bartolomeo
Cavarozzi «L'Aminta non è un dramma pastorale e neppure un dramma. Sotto nomi
pastorali e sotto forma drammatica è un poemetto lirico, narrazione
drammatizzata, anzi che vera rappresentazione, com'erano le tragedie e le
commedie e i così detti drammi pastorali in Italia … Essa è in fondo una
novella allargata a commedia, di quel carattere romanzesco che dominava
nell'immaginazione italiana, aggiuntavi la parte del buffone, che è il Ruffo,
la cui volgarità fa contrasto con la natura cavalleresca de' due protagonisti,
Virginia e il principe di Salerno. Gli avvenimenti più strani si accavallano
con magica rapidità, appena abbozzati, e quasi semplice occasione a monologhi e
capitoli, dove paion fuori i sentimenti dei personaggi misti alla narrazione …
L'Aminta è un'azione fuori del teatro, narrata da testimoni o da partecipi con
le impressioni e le passioni in loro suscitate. L'interesse è tutto nella
narrazione sviluppata liricamente e intramessa di cori, il cui concetto è
l'apoteosi della vita pastorale e dell'amore: "s'ei piace, ei lice".
Il motivo è lirico, sviluppo di sentimenti idillici, anzi che di caratteri e di
avvenimenti. Abbondano descrizioni vivaci, soliloqui, comparazioni, sentenze,
movimenti appassionati. Vi penetra una mollezza musicale, piena di grazia e
delicatezza, che rende voluttuosa anche la lacrima. Semplicità molta è
nell'ordito, e anche nello stile, che senza perder di eleganza guadagna di
naturalezza, con una sprezzatura che pare negligenza ed è artificio finissimo.
Ed è perciò semplicità meccanica e manifatturata, che dà un'apparenza pastorale
a un mondo tutto vezzi e tutto concetti. È un mondo raffinato, e la stessa
semplicità è un raffinamento. A' contemporanei parve un miracolo di perfezione,
e certo non ci è opera d'arte così finamente lavorata.» (Francesco
De Sanctis) L'Aminta è una favola pastorale composta nel 1573 e pubblicata nel
1580 ca. Presenta un prologo, 5 atti, un coro. Ogni canto si conclude a lieto
fine. Ha ispirato la composizione della favola pastorale Flori di
Maddalena Campiglia lodata dallo stesso Torquato Tasso. Re Torrismondo
Intorno al 1573-1574, sulle ali dell'entusiasmo per il successo dell'Aminta
Tasso incominciò una tragedia, Galealto re di Norvegia, che però interruppe
alla seconda scena del secondo atto. Il poeta la riprese e la completò a
Mantova, subito dopo la liberazione dall'Ospedale di Sant'Anna cambiando però
il titolo, diventato Re Torrismondo, e il nome del protagonista.
L'ambientazione è nordica: in essa sono frequenti le immagini di distese
boschive. In questo, il Tasso mostra la sua forte curiosità per le leggende
nordiche, come ad esempio mostra la lettura dell'Historia de gentibus
septentrionalibus di Olao Magno. L'editio princeps è quella bergamasca
del 1587; seguirono a ruota le edizioni di Mantova, Ferrara, Venezia e Torino,
ma poi ci fu un lungo silenzio. L'opera fu rappresentata per la prima volta
soltanto nel 1618 al Teatro Olimpico di Vicenza. Trama Torrismondo è
intimamente segnato dal conflitto tra amore e amicizia: il sovrano (d'una
ignota regione nordica, non di Norvegia) ama Alvida, che a causa di un debito
passato (Germondo aveva salvato la vita a Torrismondo) deve sposarsi con
l'amico Germondo, re di Svezia, regno nemico a quello di Alvida poiché Germondo
stesso era stato accusato di omicidio del fratello di Alvida. Germondo dunque
non può sposarsi con la donna amata poiché il padre di quest'ultima lo odia.
Germondo decide allora che Torrismondo per sdebitarsi avrebbe dovuto chiedere
la mano di Alvida e al momento delle nozze avrebbe dovuto scambiare la sposa.
Ottenuta da Torrismondo la mano di Alvida i due consumano l'amore. La storia
prenderà un'altra china quando Torrismondo scoprirà che la donna amata non è
altri che la sorella, la situazione culminerà nel suicidio dei due. Il Re
Torrismondo è molto importante perché anticipa le tragedie barocche, nelle
quali si riprendono alcune caratteristiche fondamentali delle tragedie
senecane: la meditatio mortis (il Memento mori) e il gusto dell'orrido. Nel
Tasso, però, ciò che compare fortemente e caratterizza le sue tragedie è il
conflitto intimo che dilania l'animo dei personaggi: l'uomo si sente
intrappolato dal fato, poiché impossibilitato all'agire, a modificare il corso
degli eventi ormai già predisposti. Tuttavia, la critica non si è
espressa positivamente in merito all'opera: Angelo Solerti e Francesco D'Ovidio
si sono mostrati ostili verso il Torrismondo come lo erano stati nei confronti
degli Intrichi d'amore[120], e severo si è dimostrato anche Umberto Renda, che
alla tragedia ha dedicato una monografia. Ancora più duro il giudizio di Eugenio
Donadoni, che arrivò a parlare di «opera di un ex-poeta, non più di un
poeta»[122], e nemmeno Giosuè Carducci, pur apprezzando lo sforzo di unire
elementi pagani e religiosi, classici ed esotici, ha ritenuto il dramma degno
dell'ingegno tassesco.[123] Solo Luigi Tonelli, nel 1935, ha fatto presente che
superava pur sempre «la maggior parte delle tragedie cinquecentesche e
rivaleggiava con le migliori del tempo».[124] Gerusalemme liberata
Magnifying glass icon mgx2.svg Gerusalemme liberata. Torquato Tasso con
la sua Gerusalemme liberata La Gerusalemme liberata è considerata il capolavoro
di Tasso. Il poema tratta di un avvenimento realmente accaduto, ossia la prima
crociata. Tasso iniziò a scrivere l'opera con il titolodi Gierusalemme nel 1559
durante il soggiorno a Venezia e la concluse nel 1575. L'opera fu pubblicata
integralmente nel 1581 con il titolo di Gerusalemme liberata. In seguito alla
pubblicazione del poema il poeta rimise mano all'opera e la riscrisse
eliminando tutte le scene amorose e accentuando il tono religioso ed epico
della trama. Cambiò anche il titolo in Gerusalemme conquistata. In realtà la Conquistata
fu immediatamente dimenticata e la redazione che continuò ad avere grande
successo e ad essere ristampata, in Italia e nei paesi stranieri, fu la
Liberata. Trama Goffredo di Buglione nel sesto anno di guerra raduna i
crociati, viene eletto comandante supremo e stringe d'assedio Gerusalemme. Uno
dei guerrieri musulmani decide di sfidare a duello il crociato Tancredi. Chi
vince il duello vince la guerra. Il duello però viene sospeso per il
sopraggiungere della notte e rinviato. I diavoli decidono di aiutare i
musulmani a vincere la guerra. Uno strumento di Satana è la maga Armida che con
uno stratagemma riesce a rinchiudere tutti i migliori eroi cristiani, tra cui
Tancredi, in un castello incantato. L'eroe Rinaldo per aver ucciso un altro
crociato che lo aveva offeso viene cacciato via dal campo. Il giorno del duello
arriva e poiché Tancredi è scomparso viene sostituito da un altro crociato
aiutato da un angelo. I diavoli aiutano il musulmano e trasformano il duello in
battaglia generale. I crociati sembrano perdere la guerra quando arrivano gli
eroi imprigionati liberati da Rinaldo che rovesciano la situazione e fanno
vincere la battaglia ai cristiani. Goffredo ordina ai suoi di costruire una
torre per dare l'assalto a Gerusalemme ma Argante e Clorinda (di cui Tancredi è
innamorato) la incendiano di notte. Clorinda non riesce a entrare nelle mura e
viene uccisa in duello proprio da colui che l'ama, Tancredi, che non l'aveva
riconosciuta. Tancredi è addolorato per aver ucciso la donna che amava e solo l'apparizione
in sogno di Clorinda gli impedisce di suicidarsi. Il mago Ismeno lancia un
incantesimo sul bosco in modo che i crociati non possano ricostruire la torre.
L'unico in grado di spezzare l'incantesimo è Rinaldo, prigioniero della maga
Armida. Due guerrieri vengono inviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo
trovano e lo liberano. Rinaldo vince gli incantesimi della selva e permette ai
crociati di assalire e conquistare Gerusalemme. I Dialoghi La stesura di prose
dialogiche impegnò Tasso fin dal 1578, anno della composizione del Forno overo
de la Nobiltà. La dialogistica tassiana è stata da sempre relegata al
margine dalla critica: De Sanctis accenna soltanto al Minturo overo della
Bellezza, limitandosi ad asserire che Tasso da giovane fu “infetto dalla peste
filosofica”. Un giudizio a dir poco sminuente se si considera che il poeta
compose venticinque dialoghi (e questa è solo la cifra canonica; non si fa
riferimento, infatti, agli abbozzi e ai rimaneggiamenti) e vi pose il suo
impegno fino alla morte. Una valutazione più precisa è fornita da
Donadoni: lo studioso dedica un intero capitolo della sua monografia ai
Dialoghi indagandone trame, fonti e suggestioni. La prima edizione moderna
del corpus dialogico tassiano è quella di Guasti (1858-1859), il quale, però,
non riuscendo a reperire tutti i manoscritti dei Dialoghi si basa sui testimoni
a stampa, dando vita ad un’edizione, che presenta corruttele da far
rabbrividire i moderni filologi. Un grande passo in avanti nella fortuna
dei Dialoghi è rappresentato dall’edizione critica di Ezio Raimondi pubblicata
nel 1958, di capitale importanza per gli studiosi tassiani i quali, ancora
oggi, continuano a considerarla punto di riferimento. Raimondi considerò i
Dialoghi tassiani come opere postume, scegliendo la versione più attendibile
fra manoscritti e stampe in base alla loro storia individuale. Questo
criterio non è stato accettato da Stefano Prandi e Carlo Ossola, i quali hanno
proposto un’edizione storica dei Dialoghi che tenesse conto dei testi effettivamente
circolanti all’epoca dello scrittore. L’edizione in realtà non ha mai visto la
luce e si è fermata al 1996 ad uno specimen che avrebbe dovuto anticipare una
successiva edizione completa. Negli ultimi anni gli studiosi della prosa
tassiana sono aumentati: si è posta attenzione al Tasso politico, con due
edizioni commentate della Risposta di Roma a Plutarco e al Tasso egittologo di
cui si è occupato Bruno Basile. Non mancano letture dei singoli dialoghi:
Basile e Arnaldo Di Benedetto si sono occupati del Padre di Famiglia
(rispettivamente, Fonti culturali e invenzione letteraria nel «Padre di
famiglia» di Torquato Tasso; e Torquato Tasso, «Il padre di famiglia»); Emilio
Russo del Manso (Amore e elezione nel "Manso" di Torquato Tasso),
Massimo Rossi del Malpiglio Secondo e del Rangone (Io come filosofo era stato
dubbio. La retorica dei "Dialoghi" di Tasso); Maiko Favaro, dopo la
monografia di Prandi/Ossola, ha offerto una puntuale lettura del Forno,
premiata con il premio Tasso (Le virtù
del tiranno e le passioni dell’eroe. Il “Forno overo de la Nobiltà” e la
trattatistica sulla virtù eroica); Angelo Chiarelli si è, invece, occupato del
Malpiglio overo de la corte (Una «congregazione di uomini raccolti per onore».
Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiana nella dialogistica e nella
prosa tassiana[127]), preceduto dal contributo di Massimo Lucarelli sullo
stesso argomento (Il nuovo «Libro del Cortegiano»: una lettura del «Malpiglio»
di Tasso) e del Costante («Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per
una contestualizzazione de «Il Costante overo de la clemenza» di
Tasso[128]). L'edizione critica di Raimondi fornisce il testo dei
venticinque dialoghi tassiani, con un'appendice che ci permette di conoscere i
manoscritti superstiti e le stampe. Questo il titolo dei vari dialoghi:
Il Forno overo de la Nobiltà; Il Beltramo overo de la cortesia; Il Forestiero
Napoletano overo de la gelosia; Il N. overo de la pietà; Il Nifo overo del
piacere; Il messaggiero; Il padre di famiglia; De la dignità; Il Gonzaga
secondo overo del giuoco; Dialogo; Il Rangone overo de la pace; Il Malpiglio
overo de la corte; Il Malpiglio secondo overo del fuggir la moltitudine; La
Cavalletta overo de la poesia toscana; Il Gianluca overo de le maschere; Il
Cataneo overo de gli idoli; Il Ghirlinzone overo l'epitaffio; La Molza overo de
l'amore; Il Costante overo de la clemenza; Il Cataneo overo de le conclusioni
amorose; Il Manso overo de l'amicizia; Il Ficino overo de l'arte; Il Minturno
overo de la bellezza; Il Porzio overo de le virtù; Il Conte overo de le
imprese. Le sette giornate del mondo creato È un poema in endecasillabi
sciolti, composto tra il 1592 e il 1594, accanto ad altre opere di contenuto
religioso di impronta chiaramente controriformistica. Il poema venne pubblicato
postumo nel 1607. Si fonda sul racconto biblico della creazione ed è suddiviso
in sette parti, corrispondenti come dice il titolo ai sette giorni nei quali
Dio creò il mondo, e presenta una continua esaltazione della grandezza divina
della quale la realtà terrena è un pallido riflesso. Le lacrime di Maria
Vergine e Le lacrime di Gesù Cristo Si tratta, come nel caso de Le sette
giornate del mondo creato, di due scritti facenti parte delle cosiddette
"opere devote" del Tasso. Nello specifico, sono due poemetti in
ottave che riprendono la tradizione della "poesia delle lacrime", in
voga nella seconda metà del Cinquecento, scritti e pubblicati nel 1593, appena
qualche anno prima della morte. Influenze culturali Statua di Tasso
a Sorrento La figura del Tasso, anche per la sua pazzia, divenne subito
popolare. La lucidità delle opere scritte durante il periodo di prigionia
nell'Ospedale di Sant'Anna fece diffondere la leggenda secondo cui il poeta non
era veramente pazzo ma fu fatto passare per tale dal duca Alfonso che voleva
punirlo per aver avuto una relazione con sua sorella, imprigionandolo (anche
se, come si è visto, è assai più probabile che la vera ragione della reclusione
consistesse nell'autoaccusa del poeta di fronte al tribunale dell'Inquisizione).
Questa leggenda si diffuse rapidamente e rese particolarmente popolare la
figura del Tasso, fino a ispirare a Goethe il dramma Torquato Tasso
(1790)[129]. In età romantica il poeta divenne il simbolo del conflitto
individuo-società, del genio incompreso e perseguitato da tutti coloro che non
sono in grado di comprendere il suo talento straordinario. In particolare
Giacomo Leopardi, che quando si recò a Roma il giorno venerdì 15 febbraio del
1823 pianse sul sepolcro del Poeta in S. Onofrio (commentando in una lettera
che quella esperienza era stata per lui "il primo e l'unico piacere che ho
provato in Roma"), considerava Torquato Tasso come un fratello spirituale,
ricordandolo in numerosi passi dei propri scritti (tra cui quello citato) e nel
Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare (una delle Operette
morali). Molta parte della poesia recanatese è impregnata di stile
tassesco: i notturni di alcuni canti, come La sera del dì di festa o Canto
notturno di un pastore errante dell'Asia, richiamano quelli della Gerusalemme,
mentre nella canzone Ad Angelo Mai Leopardi crea una forte empatia con il
«misero Torquato»[130], spirito fraterno «concepito come un alter ego».[131] I
due nomi femminili più celebri presenti nei Canti, Silvia e Nerina, furono
ripresi dall'Aminta. In generale, l'attenzione si spostò dai personaggi
della Liberata al dramma esistenziale vissuto dal suo autore. Pochi anni dopo,
nel 1833, Jacopo Ferretti scrisse le parole del Torquato Tasso, melodramma in
tre atti musicato da Gaetano Donizetti e rappresentato per la prima volta al
Teatro Valle.[132] Il "mito" conquistò anche Franz Liszt: era il 1849
quando l'apostolo del Romanticismo metteva in musica l'opera byroniana Il
lamento del Tasso, dando vita al poema sinfonico Tasso. Lamento e
Trionfo. Il poeta vicentino ottocentesco Jacopo Cabianca ha dedicato al
Tasso un poema in dodici canti intitolato appunto Il Torquato Tasso. Nei
primi anni del ventesimo secolo il compositore catanese Pietro Moro si
concentrò sugli ultimi momenti di vita del poeta con Ultime ore di Torquato
Tasso, carme in un atto sulle parole di Giovanni Prati (riviste per l'occasione
da Rojobe Fogo). Torquato Tasso nel cinema Torquato Tasso, regia di Luigi
Maggi, Torquato Tasso, regia di Roberto Danesi. Adattamenti cinematografici de
La Gerusalemme liberata Il primo regista a girare un film sull'opera fu Enrico
Guazzoni. Lo stesso nel 1913 e nel 1918 ne farà due remake; Gerusalemme
liberata, di Enrico Guazzoni (1910); La Gerusalemme liberata, di E. Guazzoni
(1918); La Gerusalemme liberata, di Carlo Ludovico Bragaglia; I due crociati,
parodia di Giuseppe Orlandini con Franco e Ciccio (1968). Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus, Laurea
poetica (postuma) nastrino per uniforme ordinariaLaurea poetica (postuma) —
Roma, 1595 Biografie Giovan Pietro
D'Alessandro, Vita di Torquato Tasso (1604), ed. da C. Gigante, in «Giornale
storico della Letteratura Italiana», Giovan Battista Manso, Vita di Torquato
Tasso, B. Basile, Roma, Salerno Editrice, 1995 Pier Antonio Serassi, La vita di
Torquato Tasso, Bergamo, Stamp. Locatelli, 1790², 2 to. Angelo Solerti, Vita di
Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895, 3 voll. Luigi Tonelli, Tasso,
Torino, Paravia, Giulio Natali, Torquato Tasso, Roma, Tariffi, Capitoli di
storie letterarie Ettore Bonora, in Storia della letteratura italiana, dir. E.
Cecchi e N. Sapegno, Milano, Garzanti, Marziano Guglielminetti, in Storia della
civiltà letteraria italiana, dir. G. Barberi Squarotti, Torino, Utet, Guido
Baldassarri, in Storia generale della letteratura italiana, N. Borsellino e W.
Pedullà, V. L'età della Controriforma.
Il tardo Cinquecento, Milano, Motta,. Monografie: Francesco Falco, Dottrine
filosofiche di Torquato Tasso, Lucca, Serchio, 1895. Felice Vismara, L'animo di
Torquato Tasso rispecchiato ne' suoi scritti, Milano, Hoepli, 1895. Giuseppe
Bianchini, Il pensiero filosofico di Torquato Tasso, Verona, Drucker, Augusto
Sainati, La lirica di Torquato Tasso, Pisa, Nistri, 1912. Eugenio Donadoni,
Tasso, Venezia, La Nuova Italia, Giovanni Getto, Interpretazione del Tasso,
Napoli, ESI, 1966. Mario Fubini, La poesia del Tasso, in Studi sulla
letteratura del Rinascimento, Firenze, La Nuova Italia, Walter Moretti,
Torquato Tasso, Roma-Bari, Laterza, Arnaldo Di Benedetto, Con e intorno a
Torquato Tasso, Napoli, Liguori, Franco Fortini, Dialoghi col Tasso, Torino,
Bollati Boringhieri, «Nel mondo mutabile
e leggiero» Torquato Tasso e la cultura del suo tempo, Pasquale Sabbatino,
Dante Della Terza, Giuseppina Scognamiglio, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane,
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Crusca»), Discorsi dell'arte poetica e del poema eroico, L. Poma, Bari, Laterza
(«Scrittori d'Italia»), Discorso della virtù feminile e donnesca, M.L. Doglio,
Palermo, Sellerio, 1997. Gerusalemme conquistata, L. Bonfigli, Bari,
Laterza («Scrittori d'Italia»), Gerusalemme conquistata. Ms. Vind. Lat. 72
della Biblioteca Nazionale di Napoli, C. Gigante, Alessandria, Edizioni
dell'Orso, . Gerusalemme liberata, L. Caretti, Milano, Mondadori («I
Meridiani»). Giudicio sovra la ‘Gerusalemme' riformata, C. Gigante, Roma,
Salerno Editrice («Testi e documenti di letteratura e di lingua», Il
Gierusalemme, L. Caretti, Parma, Zara («Le parole ritrovate», 8),Il Monte
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disposte per ordine di tempo ed illustrate da C. Guasti, Firenze, Le Monnier, Le
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Basile, 2 voll., Roma, Salerno Editrice, 1994. Le Rime, edizione critica su i
manoscritti e le antiche stampe A. Solerti, Bologna, Romagnoli-Dall'Acqua,Lettere
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Le Monnier. Opere minori in versi, A. Solerti, Bologna, Zanichelli, Prose, E.
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di E. Russo e C. Gigante, Torino, RES, Teatro, M. Guglielminetti, Milano,
Garzanti, Risposta di Roma a Plutarco e Marginalia, Paola Volpe Cacciatore,
Roma, ESL, Studi critici Sulla vita di Tasso e sulla fortuna Arnaldo Di
Benedetto, «La sua vita stessa è una poesia»: sul mito romantico di Torquato Tasso,
in Dal tramonto dei Lumi al Romanticismo. Valutazioni, Modena, Mucchi, Maria Luisa Doglio, Origini e icone del mito
di Torquato Tasso, Roma, Bulzoni, 2002. Anderson Magalhães, «Uno scrittore di
cose secrete»: la fortuna de Il Secretario di Torquato Tasso fra Italia e
Francia, in «Il Segretario è come un angelo». Trattati, raccolte epistolari,
vite paradigmatiche, ovvero come essere un buon segretario nel Rinascimento,
Atti del XIV Convegno Internazionale di Studio organizzato dal Gruppo di Studio
sul Cinquecento francese, Verona, Rosanna Gorris Camos, Fasano, Schena, Umberto
Lorenzetti, Cristina Belli Montanari, L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme. Tradizione e rinnovamento all'alba del Terzo Millennio, Fano (PU),
settembre . Sulle Rime Arnaldo Di Benedetto, Fra petrarchismo e Barocco: le
«Rime» di Torquato Tasso, «A me versato il mio dolor sia tutto», Lo sguardo di
Armida (Un'icona della «Gerusalemme liberata»), Per un anonimo in meno:
l'autore del dialogo «Il Tasso», in Tra Rinascimento e Barocco. Dal
petrarchismo a Torquato Tasso, Firenze, Società Editrice Fiorentina, Massimo
Colella, «Parmi ne’ sogni di veder Diana». Emersioni seleniche nelle Rime di
Torquato Tasso, in «Griseldaonline», 1Sull'«Aminta» Mario Fubini, L'«Aminta»:
intermezzo alla tragedia della «Liberata», in Studi sulla letteratura del
Rinascimento, cMaria Grazia Accorsi, «Aminta»: ritorno a Saturno, Soveria
Mannelli, Rubbettino, 1998. Arnaldo Di Benedetto, Il sorriso dell'«Aminta», in
«Giornale storico della letteratura italiana», Arnaldo Di Benedetto, Tasso,
Haller, Ungaretti, in «Studi tassiani», Sui Dialoghi Arnaldo Di Benedetto,
Torquato Tasso, «Il padre di famiglia», in L'«incipit» e la tradizione
letteraria italiana. Dal Trecento al tardo Cinquecento, Pasquale Guaragnella e
Stefania De Toma, Lecce-Brescia, Pensa MultiMedia, Angelo Chiarelli,
«Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione
de «Il Costante overo de la clemenza» di Tasso, in «Filologia e Critica», Angelo
Chiarelli, Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di
aggiornamento della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa
tassiana, in «La Rassegna della letteratura italiana», Raimondi Ezio, Il Problema Filologico e
Letterario dei Dialoghi di T. Tasso, in Rinascimento Inquieto, Einaudi, Torino.
Bozzola Sergio, «Questo quasi arringo del ragionare». La Tecnica dei «Dialoghi»
Tassiani, in «Italianistica, Rivista di Letteratura Italiana», Baldassarri
Guido, L’arte del dialogo in Torquato Tasso, in «Studi Tassiani», Guido Armellini e Adriano Colombo, Torquato
TassoL'uomo, in Letteratura italianaGuida storica: Dal Duecento al Cinquecento,
Zanichelli Editore, Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e
l'interpretazione, Palumbo, L. Tonelli, Tasso, Torino 193540 Lettere di Torquato Tasso, Firenze, Le
Monnier, L. Tonelli, cit.42 G. Natali, Torquato Tasso, Roma, G. Natali,
cit., 14-16 A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino. Altri
pensano invece che queste sperimentazioni risalgano al periodo patavino o
addirittura a quello bolognese. G.
Natali, cit., Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e
l'interpretazione, Palumbo, G. Natali, cG. Natali, cit.20 L. Tonelli, cit.68 G. Natali, L. Tonelli, cit.60 E. Durante, A. Martellotti, «Giovinetta
Peregrina». La vera storia di Laura Peperara e Torquato Tasso, Firenze,
Olschki, W. Moretti, Torquato Tasso,
Roma-Bari 198110 Baldi, Giusso, Razetti,
Zaccaria, Dal testo alla storia. Dalla storia al testo, Milano: Paravia, L. Tonelli, cit., 72-73; il rapporto amoroso è stato ipotizzato
in particolare da Angelo de Gubernatis in T. Tasso, Roma, Tipografia popolare,
1908 L. Tonelli, cit.82 Lettere, cit., I22 L. Tonelli, cit.89 L. Tonelli, cit., 99-100
Lettere, cit., I49 Secondo Maria
Luisa Doglio la data non è casuale e si inserirebbe nella tradizione
petrarchesca. Petrarca avrebbe infatti visto per l'unica volta Laura il 6
aprile 1327; cfr. M. L. Doglio, Origini e icone del mito di Torquato Tasso,
Roma 200221 Lettere, cit., I61 Lettere, cit., I67 Lettere, cit., I114 Si tratta di un'epistola al Gonzaga del
luglio 1575; Lettere, cit., I103 L.
Tonelli117 S. Guglielmino, H. Grosser,
Il sistema letterario, Milano, Principato, 1996, 2/A367
L. Tonelli, cit., 94-95 Lettere, cit, I141 Si trattava comunque di uno stipendio
oggettivamente basso, che a una persona comune avrebbe garantito a stento la
sopravvivenza; L. Tonelli, cit.172
Lettere, L. Chiappini, Gli Estensi, Milano, Dall'Oglio, A. Solerti, cA.
Solerti, cit., II, 120-121 A. Solerti, cit., II124 L. Tonelli, cit.176 G. B. Manso, Vita del Tasso, in Opere del
Tasso, Firenze, 1724, IXXVIII M. Vattasso, Di un gruppo sconosciuto di
preziosi codici tasseschi, Torino, 192519
M. Vattasso, cit.8 A. Solerti, cit.,
II139 L. Tonelli, c M. L. Doglio, cit.23
I. De Bernardi, F. Lanza, G. Barbero, Letteratura Italiana, 2, SEI, Torino, 1987 Lettere, cit., I298 Lettere, cit., I299 A. Solerti, cit., II143; così scrive al
cardinale Luigi un suo informatore il 14 marzo
L. Tonelli, cit.182 Lettere,
cit., II89 L. Tonelli, cit.187 A. Solerti, cit., I, 313-314
T. Tasso, Lettere, Cesare Guasti, Napoli, Rondinella, A. Corradi, Delle infermità di Torquato Tasso,
Regio Instituto Lombardo548 L. Tonelli,
cit., 118-119 M. L. Doglio, cit., 41 e ss.
Opere di Torquato Tasso, Firenze, Tartini e Franchi, 1724, V412
L. Tonelli, cit., 207-211 Infarinato era il nome accademico assunto dal
Salviati Tra parentesi sono indicate le
date di pubblicazione L. Tonelli,
cit.216 Opere, cit., II276 Tra parentesi si indicano due date, quella di
composizione e quella di pubblicazione
Lettere, cit., II56 La prima
versione di quelli che saranno Gli intrichi d'amore non ci è pervenuta L. Tonelli, cit.238 L. Tonelli, F. D'Ovidio, Saggi critici, Napoli,
Morano, Non fu più tenero il Solerti; cfr. op. cit., I475 L. Chiappini, cit303 L. Tonelli, cit.188 L.Tonelli,
247-248 A. Solerti, cit.,
II, 277 e ss. Lettere, cit., IV, 8-9 L.
Tonelli, cit., 266-267 Lettere, cit., IV55 L. Tonelli, cit., 270-273
G. Mazzoni, Del Monte Oliveto e del Mondo creato di Torquato Tasso, in
Opere minori in versi di Torquato Tasso, Bologna, Zanichelli, IIXI E. Donadoni, Torquato Tasso, Firenze,
Battistelli, G. B. Manso, Vita di T.
Tasso, in Opere di Torquato Tasso, Firenze 1724, cit., XLVI-XLVII
Lettere, cit., IV, p.152 Così al
Costantini; Lettere, cit., IV149
Lettere, IV180 L. Tonelli,
cit.275 Passo riportato in A. Solerti,
cit., II323 A. Solerti, cit., II326 L. Tonelli, cit.276 Lettere, cit., IV265 Lettere, cit., IV, 296-297
Lettere, cit., IV334 Lettere,
cit., IV333: "A niuno sono più obligato che a Vostra Eccellenza, ed a
niuno vorrei essere maggiormente; perché è cosa da animo grato l'esser capace de
le grazie e de gli oblighi. Laonde non ho voluto più lungamente ricusare il
secondo suo dono di cento scudi, bench'io non abbia mostrato ancora alcuna
gratitudine del primo; ma la conservo ne l'animo, e ne le scritture: e ne l'uno
sarà forse eterna, e ne l'altre durerà tanto, quanto la memoria de le mie
fatiche. Niuno de' presenti o de' posteri saprà chi mi sia, che non sappia
insieme quant'io sia debitore a la cortesia di Vostra Eccellenza, ed a la sua
liberalità; con la quale supera tutti coloro che possono superar la
fortuna." Così scrive il Tasso al marchese Giovanni Ventimiglia da Firenze
nella primavera del 1590. Soltanto nello stesso 1590, il Tasso dedicherà al
marchese due composizioni encomiastiche, non portando però a compimento il
promessogli poema Tancredi normando.
Lettera a Scipione Gonzaga, Lettere. E. Rossi, Il Tasso in Campidoglio,
in Cultura, aprile-giugno 1933,
310-311 Lettere, cit., V6 L. Tonelli, cit.278 Lettere, cit., V62 L. Tonelli, cit., 278-279
C. Cipolla, Le fonti storiche della «Genealogia di Casa Gonzaga», in
Opere minori in versi di Torquato Tasso, cit.,
I L. Tonelli, cit.281 G. B. Manso, cit.LXVI L.Tonelli, cit., 282-283
L. Tonelli, cit.284 E. Rossi, c
A. Solerti, cit., II Lettere, cit., V194 Lettere, cit., V200 Lettera ad Antonio Costantini, in Lettere,
cit., V203 Lettera di Maurizio Cataneo a
Ercole Tasso, 29 aprile 1595; A. Solerti, cit., II363 Lettera di monsignor Quarenghi a Giovan
Battista Strozzi, 28 aprile 1595; A. Solerti, cit., II361 Almanach du gotha, de J.-H. de Randeck, Les
plus anciennes familles du monde: répertoire encyclopédique des 1.400 plus
anciennes familles du monde, encore existantes, originaires d'Europe, de
Karl Hopf, Historisch-genealogischer Atlas: Seit Christi Geburt bis auf unsere
Zeit433. de A. M. H. J. Stokvis, Manuel
d'histoire: Les états de Europe et leurs colonies, 1893. de Pierantonio Serassi, La vita de Torquato
Tasso8. de Niccolò Morelli di Gregorio,
Della vita di Torquato Tasso7. de
Pierantonio Serassi, La vita di Torquato Tasso10. (DE) de Karl Hopf, Historisch-genealogischer
Atlas: Seit Christi Geburt bis auf unsere Zeit434. de Heinrich Léo Dochez, Histoire d'Italie
pendant le Moyen-âge125. T. Tasso,
Discorsi dell'arte poetica, I, 12 in Le prose diverse di Torquato Tasso (C.
Guasti), Firenze, Le Monnier, 1875
Discorsi dell'arte poetica, cit., I, 15
A. Solerti, cit, I556; F. D'Ovidio, Saggi critici, Napoli, Morano, U.
Renda, Il Torrismondo di Torquato Tasso e la tecnica tragica nel Cinquecento,
Teramo, E. Donadoni, cit., II, 91-92
G. Carducci, Il Torrismondo, testo premesso all'ed. Solerti delle Opere
minori in versi di Torquato Tasso, cit.,
LXXXIV L. Tonelli, cit.253 Torquato Tasso, Risposta di Roma a Plutarco,
Res, 2007, 978-88-85323-53-7. 12 agosto
. Risposta di Roma a Plutarco e
marginalia | Edizioni di Storia e Letteratura, su storiaeletteratura. 12
agosto 12 agosto ). Angelo Chiarelli,
Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento
della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa tassiana, in «La
Rassegna della letteratura italiana», ,
121, n°1, 34-43.. 12 agosto .
«Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione
de «Il Costante overo de la clemenza» di Tasso, in «Filologia e Critica», a.
XLI, 2 , 257-70.pdf . 12 agosto . Sul muro esterno della Chiesa di S. Onofrio,
a Roma, una tavola con iscrizione tedesca ricorda il soggiorno di Goethe e
l'ispirazione che lo portò a scrivere il dramma, dopo aver veduto la tomba del
poeta custodita all'interno dell'edificio sacro
Ad Angelo Mai, v. 124 G. Baldi,
S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla storia al
testo, Milano, Paravia, 2001,
3/A570 S. E. Failla, Ante Musicam
Musica. Torquato Tasso nell'Ottocento musicale italiano, Acireale-Roma,
Bonanno, Emersioni seleniche nelle Rime di Torquato Tasso | Massimo Colella |
Griselda Online, su griseldaonline. 2Torquato Tasso, commedia goldoniana
Torquato Tasso, dramma di Goethe (1790) Torquato Tasso, opera di Gaetano
Donizetti Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, dalle Operette
morali di Giacomo Leopardi Thurn und Taxis, ramo austriaco della famiglia Tasso
di Bergamo, fondatori delle prime poste europee Museo tassiano, museo dedicato
a Torquato Tasso Accademia dei Catenati Cella del Tasso, attuale ubicazione a
Ferrara. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Torquato Tasso, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Torquato Tasso, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Torquato Tasso, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Opere di Torquato
Tasso, su Liber Liber. Opere di Torquato
Tasso, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Torquato Tasso, . Opere
Progetto Gutenberg. LibriVox. Torquato Tasso, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. Spartiti o libretti di Torquato Tasso, su International Music
Score Library Project, Project Petrucci LLC. Torquato Tasso, su Internet Movie
Database, IMDb.com. Torquato Tasso Testi
completi e cronologia delle opere. Opere integrali in più volumi dalla collana
digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Opere di Torquato Tasso,
testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Due
segregazioni: il Cantico spirituale di Giovanni della Croce e Il Re Torrismondo
di Torquato Tasso, su midesa. 2 luglio 2009 19 maggio ). Opere di Torquato
Tasso colle controversie sulla Gerusalemme poste in migliore ordine, ricorrette
sull'edizione fiorentina, ed. illustrate dal professore Gio. Rosini, Pisa,
presso Niccolò Capurro, Le lettere di Torquato Tasso disposte per ordine di
tempo e illustrate da Cesare Giusti, 5 voll., Firenze, Felice Le Monnier, I
dialoghi, Cesare Guasti, Firenze, Felice Le Monnier, Le rime di Torquato Tasso.
Edizione critica su i manoscritti e le antiche stampe Angelo Solerti, 4 voll.,
Bologna, presso Romagnoli-Dall'Acqua, Opere di Torquato Tasso.
TELESIO. (Cosenza). Filosofo. Pilosopher whose empiricism
influences Francis Bacon and Galileo. Telesio studies in Padova, where he completed
his doctorate, and practiced philosophy
in Naples and Cosenza without holding any academic position. His major oeuvre, “De
rerum natura iuxta propria principia,” contains an attempt to interpret nature
on the basis of its own principles, which Telesio identifies with the two
incorporeal active forces of heat and cold, and the corporeal and passive
physical substratum. As the two active forces permeate all of nature and are
endowed with sensation, Telesio argues that all of nature possesses some degree
of sensation. Human beings share with animals a material substance produced by
heat and coming into existence with the body, called spirit. They are also
given a mind by God. Telesio knew various interpretations of Aristotle.
However, Telesio broke with foreign
exegeses, criticizing Aristotle’s Physics and claiming that nature is
investigated better by the senses than by the intellect. Mentre le sue teorie naturali sono state successivamente
smentite, la sua enfasi sull'osservazione fece il "primo dei moderni"
che alla fine hanno sviluppato il metodo scientifico. Telesio è nato
da genitori nobili in Cosenza , una città in Calabria, Italia meridionale. È
stato istruito a Milano dallo zio, Antonio, lui stesso uno studioso e poeta di eminenza,
e poi a Roma e Padova . I suoi studi hanno incluso tutta la vasta gamma di
argomenti, classici , scienza e filosofia, che costituivano il curriculum degli
rinascimentali sapienti. Così equipaggiata, ha iniziato il suo attacco sul
aristotelismo medievale che poi fiorì a Padova e Bologna . Nel 1553 si sposò e
si stabilì a Cosenza, diventando il fondatore dell'Accademia Cosentina . Per un
certo periodo ha vissuto nella casa di Alfonso III Carafa , duca di Nocera. La
sua grande opera “Sulla natura delle cose secondo i loro propri principi,” seguito
da un gran numero di opere scientifiche e filosofiche di importanza
sussidiaria. Le opinioni eterodosse, che ha mantenuto suscitato l'ira della
Chiesa per conto del suo amato aristotelismo , e poco tempo dopo la sua morte i
suoi libri sono stati immessi sul Index. Steepto Teoria della
materia, calore e freddo Invece di postulare materia e forma, si basa
l'esistenza sulla materia e la forza. Questa forza ha due elementi opposti:
calore, che si espande, e fredde, che i contratti. Questi due processi
rappresentano tutte le diverse forme e tipi di esistenza, mentre la massa su
cui opera la forza rimane la stessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che
ogni cosa separata sviluppa in sé e per sé conformemente alla sua natura e allo
stesso tempo il suo moto avvantaggia il resto. I difetti evidenti di questa
teoria, (1) che solo i sensi possono non comprendere materia stessa, (2) che
non è chiaro come la molteplicità dei fenomeni potrebbe derivare da queste due
forze, pensato non è meno convincente di Aristotles caldo / freddo , secca
spiegazione / umido, e (3) che ha addotto alcuna prova per dimostrare
l'esistenza di queste due forze, sono stati sottolineato a suo tempo da suoi
allievi, Patrizzi . Inoltre, la sua teoria della terra fredda a riposo e
il sole caldo in moto era destinato a confutazione per mano di Copernico . Allo
stesso tempo, la teoria era sufficientemente coerente per fare una grande
impressione sul pensiero italiano. Va ricordato, però, che la sua obliterazione
di una distinzione tra superlunar e fisica sublunare era certamente abbastanza
preveggente anche se non riconosciuto dai suoi successori come particolarmente
degno di nota. Quando Telesio ha continuato a spiegare la relazione tra mente e
materia, era ancora più eterodossa. Forze materiali sono, per ipotesi, in grado
di sentire; questione deve anche essere stato fin dal primo dotato di
coscienza. Per la coscienza esiste, e non avrebbe potuto essere sviluppato dal
nulla. Questo lo porta a una forma di ilozoismo . Anche in questo caso, l'anima
è influenzato dalle condizioni materiali; di conseguenza, l'anima deve avere un
esistenza materiale. Ha inoltre dichiarato che tutta la conoscenza è sensazione
( "non-ratione sensu sed") e che l'intelligenza è, quindi, un
agglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa, però, riesce a spiegare come
solo i sensi possono percepire la differenza e identità. Alla fine del
suo schema, probabilmente in ossequio alla teologiche pregiudizi, ha aggiunto
un elemento che era completamente estraneo, vale a dire, un impulso più alto,
un'anima sovrapposta da Dio, in virtù della quale ci sforziamo di là del mondo
sensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente nuovo,
se visto nel contesto di Averroestic o tommasiana teoria percettiva.
L'intero sistema di Telesio mostra lacune nella sua tesi, e l'ignoranza dei
fatti, ma allo stesso tempo è un precursore di tutte le successive
dell'empirismo , scientifico e filosofico, e segna chiaramente il periodo di
transizione da autorità e la ragione di sperimentare e individuale
responsabilità. Il ricorso a dati sensoriali Statua di Bernardino
Telesio in Piazza XV Marzo, Cosenza Telesio era il capo del grande movimento
italiano del sud, che ha protestato contro l'autorità accettata della ragione
astratta e semina i semi da cui spuntavano i metodi scientifici di Tommaso
Campanella e Giordano Bruno , di Francis Bacon e René Descartes , con i loro
risultati ampiamente divergenti. Egli, quindi, ha abbandonato la sfera
puramente intellettuale e ha proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi,
dai quali ha ricoperto che tutta la vera conoscenza viene veramente (la sua
teoria della percezione sensoriale era essenzialmente una rielaborazione della
teoria di Aristotele dal De anima ). Telesio scrive all'inizio del
Proemio del primo libro della terza edizione del De Rerum Natura Iuxta propria
principia Libri Ix ... "che la costruzione del mondo e la grandezza dei
corpi in esso contenuti, e la natura del mondo, è da ricercare non dalla
ragione, come è stato fatto dagli antichi, ma è da intendersi per mezzo di
osservazione." ( Mundi constructionem, corporumque in eo contentorum
magnitudinem, naturamque non ratione, quod antiquioribus factum est,
inquirendam, sed sensu percipiendam. ) Questa affermazione, che si trova sulla
prima pagina, riassume ciò che molti studiosi moderni hanno generalmente
considerato filosofia telesiana, e spesso sembra che molti non leggere oltre
per nella pagina successiva si imposta il suo caldo teoria / freddo della
materia informata, una teoria che non è chiaramente informato dalla nostra idea
moderna di osservazione. Per Telesio, l'osservazione ( sensu percipiendam ) è
un processo mentale molto più grande di una semplice registrazione dei dati,
l'osservazione comprende anche il pensiero analogico. Anche se Francis
Bacon è generalmente accreditato al giorno d'oggi, con la codificazione di un
induttiva metodo che sottoscrive pienamente l'osservazione come procedura
primaria per l'acquisizione di conoscenze, non era certamente il primo a
suggerire che la percezione sensoriale dovrebbe essere la fonte primaria per la
conoscenza. Tra i filosofi naturali del Rinascimento, questo onore è
generalmente conferito a Telesio. Bacone si riconosce Telesio come "il primo
dei moderni" ( De Telesio autem bene sentimus, atque eum ut amantem
veritatis, e Scientiis utilem, e nonnullorum Placitorum emendatorem &
novorum hominum primum agnoscimus. , Da Bacon De principiis atque originibus )
per mettere l'osservazione di sopra di tutti gli altri metodi di acquisizione
delle conoscenze sul mondo naturale. Questa frase spesso citata da Bacon, però,
è fuorviante, perché semplifica eccessivamente e travisa l'opinione di Bacone
di Telesio. La maggior parte del saggio di Bacon è un attacco a Telesio e
questa frase, invariabilmente fuori contesto, ha facilitato un malinteso
generale della filosofia naturale telesiana dando ad essa un timbro baconiana
di approvazione, che era lontano dalle intenzioni originali di Bacon. Bacone
vede in Telesio un alleato nella lotta contro l'antica autorità, ma ha poco
positivo da dire su specifiche teorie di Telesio. Ciò che forse colpisce
di più De Rerum Natura è il tentativo di Telesio di meccanizzare il più
possibile. Telesio si sforza di spiegare tutto chiaramente in termini di
materia informati dalla calda e fredda e per mantenere i suoi argomenti il più
semplice possibile. Quando i suoi colloqui si rivolgono agli esseri umani che
introduce un istinto di auto-conservazione per spiegare le loro motivazioni. E
quando discute la mente umana e la sua capacità di ragionare in astratto su
argomenti immateriali e divine, aggiunge un'anima. Per senza anima, tutto il
pensiero, dal suo ragionamento, sarebbe limitato alle cose materiali. Ciò
renderebbe Dio impensabile e chiaramente questo non era il caso, per
l'osservazione dimostra che la gente pensa di Dio. Telesii, Bernardini, De
Rerum Natura Iuxta Propia Principii, Libri IX . Horatium Saluianum, Napoli.
Oltre a De Rerum Natura , ha scritto: de Somno De la quae in aere fiunt
de Mari De cometis et Circulo Lactea respirationis De USU. Gli appunti
Riferimenti Neil C. Van Deusen, Telesio: primo dei moderni (New York) link
esterno Wikimedia Commons ha mezzi relativi a Bernardino Telesio .
Stanford Encyclopedia of Philosophy entry De La sua, Quae in aere Sunt,
& de Terraemotibuspiena facsimile digitale a Linda Hall Library. Refs.:
Luigi Speranza, “Telesio e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia..
TESSITORE. (Napoli). Filosofo. Grice: “If there’s Oxonian dialectic and
Athenian dialectic, there is, to follow Fulvio Tessitore, the ‘scuola
napoletana.’” Si è laureato in giurisprudenza (la sua tesi ricevette dignità di
stampa) presso l'Università degli Studi di Napoli, allievo di Pietro Piovani.
-- è libero docente "per meriti eccezionali" in Filosofia del
diritto; l'anno successivo diventa Professore. Ha dapprima insegnato, dal 1965
al 1975, Storia delle dottrine politiche; quindi, dal 1975 in poi, Storia della
filosofia. È stato preside della Facoltà di Magistero dell'Università degli
Studi di Salerno dal 1968 al 1973. Dal 1978 al 1993 è stato preside della
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli, della
quale è stato anche rettore dal 1993 al 2001.
Dal dicembre del 1983 è socio dell'Accademia dell'Arcadia col nome di
Echione Cineriano. È inoltre socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e di
numerose altre accademie nazionali italiane e straniere. È professore emerito
della Facultad de Humanidades dell'Università Centrale del Venezuela, con sede
a Caracas, e professore onorario della Università dell'Avana (Cuba). Ha tenuto
lezioni nelle Düsseldorf, Erlangen-Nürnberg (Norimberga), Braunschweig,
Valencia, Halle-Wittenberg, Salamanca, Siviglia e molte altre. Ha diretto il
Centro di studi vichiani del CNR dal 1970 al 1995 ed oggi fa parte del
Consiglio scientifico dello stesso Centro.
È presidente della Fondazione Pietro Piovani per gli studi vichiani e
del Consorzio interuniversitario "Civiltà del Mediterraneo". È
presidente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Internazionale
D'Amato onlus. È socio onorario dell'Istituto per l'Oriente “Carlo Alfonso
Nallino” di Roma. È vicepresidente della Fondazione "Guido e Roberto
Cortese". Siede inoltre nel Consiglio Direttivo dell'Istituto italiano per
gli studi storici fondato da Benedetto Croce. È stato componente del Consiglio
Scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. È stato
componente, dal 1989 al 1997, del Consiglio Universitario Nazionale, in cui è
stato presidente del Comitato di Lettere, Lingue e Magistero (fino al 1993). È
stato vice presidente della Fondazione Teatro di San Carlo, componente del
Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli dal 2000 al 2006, del
Consiglio direttivo dal 1997 al 1998 e vice presidente dal 1999 al 2000 della
CRUI, la Conferenza permanente dei Rettori delle Università italiane. È Cavaliere di gran croce dell'Ordine al
merito della Repubblica. È stato senatore della Repubblica italiana nella XIV
legislatura (dal 30 maggio 2001 al 27 aprile 2006) nelle file dei Democratici
di SinistraL'Ulivo e deputato nella XV Legislatura (dall'aprile 2006 all'aprile
2008) nelle file del L'Ulivo. È medaglia d'oro della Scuola dell'arte e della
cultura (1983) e della Scienza e della cultura (1996). È autore di una
vastissima di oltre 1500 titoli, tra i
quali 26 volumi, ai quali sono stati assegnati numerosi premi. Opere principali Aspetti del pensiero
neoguelfo napoletano dopo il 1860, Morano, Napoli, Crisi e trasformazioni dello
Stato. Ricerche sul pensiero giuspubblicistico italiano tra 800 e 900, I ed.
Morano, Napoli, III ed. Giuffrè, Milano, 1988 I fondamenti della filosofia
politica di Wilhelm von Humboldt, Morano, Napoli, 1965. Stampato in una nuova
edizione nel per Liguori editore, con un
saggio di Claudio Cesa e con la
aggiornata dei lavori di Fulvio Tessitore su W. von Humboldt Friedrich
Meinecke storico delle idee, Le Monnier, Firenze,Profilo dello storicismo
politico, UTET, Torino (traduzione spagnola 1993) Introduzione allo storicismo,
Laterza, Roma-Bari, 1991, (V ed. ) Introduzione a Meinecke, Laterza, Roma-Bari,
1998 Filosofia, storia e politica in Vincenzo Cuoco, Marco, Lungro (CS), Contributi
alla storia e alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma, Nuovi contributi alla storia e alla Teoria dello storicismo, Edizioni di Storia
e letteratura, Roma (II rist. 2004)
Altri contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia
e Letteratura, Roma, 2007, Kritischer Historismus, Böhlau, KölnWeimarWien,
2005. Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale Superiore, Pisa, 2008 (trad.
spagnola, Barcellona). Contributi alla storiografia arabo-islamica tra Otto e
Novecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (III rist. 2008) Ultimi
contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, voll. 3, Edizioni di
Storia e Letteratura, Roma . La mia Napoli. Frammenti di ricordi e di pensieri,
Grimaldi, Napoli, 1998. Letture quotidiane (voll. 7), Editoriale scientifica,
Napoli, 1988-, che raccolgono articoli di giornali quotidiani. Trittico
Anti-hegeliano da Diltehy a Weber. Contributo alla teoria dello storicismo, con
una nora introduttiva di E. Massimilla, Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma, Da Cuoco a Weber. Contributi alla
storia dello storicismo, 2 voll., con una nota introduttiva di D. Conte,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, . Ha fondato e dirige i seguenti
periodici scientifici: Bollettino del
Centro di Studi Vichiani, diretto con G. Giarrizzo e G. Cacciatore, e (dal )
con G. Cacciatore, E. Nuzzo e M. Sanna. Archivio di Storia della Cultura, diretto
dal con D. Conte e E. Massimilla.
Civiltà del Mediterraneo: I serie, diretta con G. Galasso e S. Moscati; II
serie 2002 …, diretta con F. Lomonaco. Una biografia , su pontaniana.unina. 18 settembre .
Curriculum su filosofia.unina. Tessitóre, Fulvio, in Treccani Enciclopedie Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
TESTA. (Borgonovo Val Tidone). Filosofo. Nasce nella
nobile famiglia Testa dal giudice Giuseppe e dalla madre N.D. Vittoria
Brigidini. Viene battezzato nella Chiesa della Collegiata alla presenza dei genitori e del conte Andrea
Arcelli, padrino e parente di Alfonso. Fu Sacerdote, rifiutò la cattedra
filosofica a Pisa e preferì lavorare a
Parma, divenendone presidente dell'area filosofica. Fu deputato al
Parlamento Sabaudo. Alfonso Testa. Storia di un povero pretazzuolo di
Fausto Chiesa, pubblicato dalla Lir (Libreria internazionale Romagnosi) di
Piacenza Alfonso Testa, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alfonso Testa, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Alfonso Testa, su storia.camera, Camera dei deputati.
THAULERO. (Roma). Filosofo. Abruzzese,
figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio teramano, e di donna Maria
Clemente. Conseguì la maturità classica al Liceo "Massimo" di Roma.
Si iscrisse nel 1948 alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università "La
Sapienza" di Roma, dove si laureò a pieni voti con una tesi in Filosofia
del Diritto, Una metodologia cristiana del diritto, relatore Giorgio Del
Vecchio e ottenne il Diploma di perfezionamento con lode in Filosofia del
Diritto nella Scuola di Perfezionamento di Filosofia del Diritto dell'Roma, con
la tesi La fictio juris in Bartolo da Sassoferrato, relatore Widar Cesarini
Sforza. Assistente volontario di Giacomo Perticone, ordinario di Storia
contemporanea a Scienze politiche, usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung
che gli consentì lunghe permanenze di studi in Germania per approfondire i suoi
studi sulla problematica dei valori. Luigi Sturzo gli affidò insieme a
Mario d'Addio la direzione del Bollettino di Sociologia, poi divenuto nel 1956
la rivista Sociologia, divenendo uno dei maggiori collaboratori dell'Istituto
creato dal fondatore del Partito Popolare Italiano. Inviato al terzo Congresso
Mondiale di Sociologia di Amsterdam (1956), fu fra i fondatori della Società
Italiana di Scienze Sociali. Conseguì nel 1965 la libera docenza in
Filosofia Morale e ricoprì vari incarichi presso il Magistero e la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell'Salerno. Vinse il concorso a cattedra per Filosofia
Morale del Magistero di Salerno. Morì in un incidente automobilistico
insieme alle figlie Maria Gabriella e Maria Elisabeth. Gli è stata
intitolata la scuola elementare di Cologna Spiaggia (Roseto degli
Abruzzi). Opere Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, Giuffré,
Milano, Seconda attesa, Neri Pozza, Vicenza (edizione postuma). Il mare ha voce,
ha voce il vento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (edizione postuma).
Opera omnia di Vincenzo Filippone-Thaulero: Volume I, Il darsi dell'Origine
nell'esperienza sociale e religiosa, V. Filippone-Thaulero, R. Pezzimenti, V.
Di Marco, Studium Edizioni, Roma Saggi e
articoli Il terzo Congresso Mondiale di Sociologia (Amsterdam6), in Bollettino
di Sociologia dell'Istituto Luigi Sturzo, Intorno al concetto di sociologia generale, in
Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré, Milano, Il
problema del risentimento in Max Scheler, in Sociologia, Bollettino
dell'Istituto Luigi Sturzo, N. 1, A. Giuffré, Milano, Scienze sociali e
Sociologia, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, AnnoA. Giuffré,
Mi-lano, La Sociologia storicista di L. Sturzo e alcuni riferimenti alle teorie
sociologiche moderne, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A.
Giuffré, Mi-lano, Razionalità e storia nella sociologia sturziana, in Civitas, L'autorità
in Max Weber, in Sociologia, gennaio-dicembre, Il problema dell'autorità in Max
Scheler, in Autorité et Liberté, Atti del IV Convegno di Cultura Europea,
Bolzano, Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, in Rivista di
Sociologia Anno I, N. 1, Roma Società e cultura nel pensiero di Max
Scheler, I, Giuffré, Milano, Conoscenza
e sociologia, in Rivista di Sociologia, Appunti per la XXXVII settimana sociale
dei cattolici d'Italia, in Rivista di Sociologia, Note sulla VIII Conferenza di
sociologia religiosa, in Rivista di Sociologia, n. 7, maggio-agosto 1965.
Cristianesimo e storia, in Rivista di Sociologia, Riflessioni su pregiudizio e
religione, in Rivista di Sociologia,
Roma, Metafisica della scienza e sociologia, in Rivista di Sociologia,
Roma, Analisi culturale ed ecumenismo, in Rivista di Sociologia, Roma, Religione
e pregiudizio (in collaborazione con O. Klineberg, T. Tentori, F. Crespi),
Cappelli, Bologna, Il problema di
un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia, Il problema di un'antropologia filosofica,
Guida, Napoli, Corso di lezioni ciclostilate, con la traduzione, in appendice,
di un testo di Max Scheler). Religione e pregiudizioAnalisi di contenuto dei
libri cattolici di insegnamento religioso in Italia e in Spagna, Cappelli,
Bologna, Nota introduttiva a Nicolai Hartmann, Etica I, Fenomenologia dei
costumi, in Esperienze, Osservazioni in margine ad una ricerca su pregiudizio e
religione, in Rivista di sociologia, Società e cultura nel pensiero di Max
Scheler, II, Giuffré, Milano, Prospettive
culturali e sociologiche dell'impegno sociale (Relazione tenuta alla Consulta
dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù di Azione Cattolica). Un
nuovo indirizzo storiografico nella analisi della struttura socioeconomica
meridionale (Relazione tenuta in occasione del convegno Ignazio Rozzi e
l'agricoltura meridionale, Teramo, promosso dal Centro di Studi Storici Abruzzo
Teramano), in Rivista di Sociologia, Riflessione sull'Università televisiva, in
Informazione Radio TV. Studi, documenti e notizie, Speciale Televisione e
Istruzione, RAI, Sociologia ed esperienza religiosa e politica in Luigi Sturzo,
in Ricerche di Storia sociale e religiosa. Discendente del Beato Johannes
Thauler Centro studi
Filippone-Thaulero Vincenzo Di Marco in
occasione della pubblicazione de "Il darsi dell'origine nell'esperienza
sociale e religiosa" Il Tempo, V.
Mathieu, Vincenzo Filippone-Thaulero, Salerno, G. De Rosa,Vincenzo
Filippone-Thaulero in V. Filippone-Thaulero, Seconda Attesa, Vicenza, G. De
Rosa, La storia che non passa: diario politico, Soveia Mannelli, G. Savarese,
Presentazione in V. Filippone-Thaulero, Il mare ha voce, ha voce il vento,
Roma, Centro studi Filippone-Thaulero, su centrostudifilipponethaulero.wordpress.com.
TILGHER. (Resìna). Filosofo. Nato da padre vetraio
tedesco e madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e collaboratore di
Ernesto Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed esponente del
modernismo italiano), fino alla morte. Lavorò come bibliotecario
all'Alessandrina e collaborò ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il
Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. Le
sue principali opere sono: La crisi mondiale, Estetica, e La filosofia delle morali,
nella quale delinea la sua originale visione individualistica. Collaborò al
giornale satirico Il Becco giallo. Fu tra
i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da
Benedetto Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi scritti antifascisti,
la Stroncatura di Giovanni Gentile del 1925 che, soprattutto nell'ironico e
irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda con
l'eloquente frase, di ascendenza bruniana, «lo spaccio del bestione
trionfante». Operò anche come critico
letterario e teatrale: fu tra i primi a notare l'originalità del teatro
pirandelliano, nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime
fascista . In ambito filosofico, egli
affermò che non esiste una scienza morale unica bensì una pluralità di morali
che emergono da un fondo caotico in virtù di un'iniziativa che in parte è
creatrice di valori e in parte effetto di coincidenze casuali, anche se
fortunate. In Tilgher riaffiora il dualismo manicheo di bene e di male, ribelle
a ogni composizione dialettica propria a ogni comodo, quanto illusorio e
superficiale ottimismo. Considerò mitico, utopistico, il concetto del progresso
che non considera come altrettanto reali "il regresso, la caduta e la
colpa". Nella nota Antologia dei
Filosofi Italiani del dopoguerra, pubblicata nel 1937, oltre a suoi testi
incluse brani tratti dalle opere di Antonio Aliotta, Ernesto Buonaiuti, Julius
Evola, Piero Martinetti, Costanzo Mignone, Emilia Nobile, Giuseppe Rensi. A Ercolano gli è stato intitolato l'Istituto
d'Istruzione Superiore. Opere Arte,
Conoscenza e Realtà, Torino, Bocca, 1911 Teoria del Pragmatismo trascendentale,
Torino, Bocca 1915 Filosofi antichi, Todi, Atanor, 1921 La crisi mondiale e
Saggi di socialismo e marxismo, Bologna, Zanichelli, Voci del tempo, Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, Relativisti contemporanei, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Studi sul Teatro contemporaneo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Ricognizioni,
Roma, Libreria di Scienza e Lettere, La scena e la vita, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, 1925 Lo Spaccio del Bestione trionfante. Stroncatura di
Giovanni Gentile. Un libro per filosofi e non filosofi, Torino, Gobetti, con un
saggio di Antimo Negri, La Mandragora, Prefazione di Gabriele Turi, Roma,
Storia e Letteratura, La visione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Giordano, Saggi di etica e di
filosofia del diritto, Torino, Bocca, 1928 Homo faber, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, col titolo Storia del concetto di lavoro nella civiltà
occidentale, Firenzelibri, 1983. La poesia dialettale napoletana, Roma,
Libreria di Scienza e Lettere, Estetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Etica
di Goethe, Roma, Maglione, Filosofi e Moralisti del Novecento, Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, Studi di poetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Cristo
e Noi, Modena, Guanda, Critica dello Storicismo, Modena, Guanda,Antologia dei
filosofi italiani del dopoguerra, Modena, Guanda, Filosofia delle Morali, Roma,
Libreria di Scienza e Lettere, Moralità. Punti di vista sulla vita e sull'uomo,
Roma, Libreria di Scienza e Lettere,Le orecchie dell'aquila. Studio sulle fonti
dell'attualismo di Giovanni Gentile, Roma, Religio, La filosofia di Leopardi,
Roma, Religio, Raoul Bruni, Torino, Aragno,
(con l'aggiunta di altri scritti leopardiani mai riuniti in volume), Il casualismo critico, Roma, Bardi, Mistiche
nuove e Mistiche antiche, Roma, Bardi, 1946 Tempo nostro, Roma, Bardi, 1946
Diario politico Liliana Scalero, Roma, Atlantica Editrice, 1946. Marxismo
socialismo borghesia, Firenzelibri, Carteggio Croce-Tilgher, Alessandra
Tarquini, Bologna, Il Mulino, Pirandello, con testi di Antonio Gramsci,
Pisa, Scuola Normale Superiore, Alberto Einstein, S. Trappetti e F. Secci, Dalia
Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione, Adriano Tilgher, su Liber Liber, 6
marzo . 21 agosto . Spaccio della bestia
trionfante è un'opera del filosofo Giordano Bruno, costituita da tre dialoghi
di argomento morale, pubblicata a Londra. Le bestie trionfanti sono i segni
delle costellazioni celesti, rappresentate da animali: è necessario
«spacciarle», ovvero cacciarle dal cielo in quanto rappresentano vecchi vizi
che occorre sostituire con moderne virtù.
Adriano Tilgher Una nota
dell'OVRA su un presunto tentativo di contestare Pirandello nella tournée in
Argentina "si riferisce una grave dichiarazione confidenziale fatta dal
noto letterato antifascista Adriano Tilgher all'On. Bruno Cassinelli,
dichiarazione che rileva non solo l'animosità biliosa del Tilgher contro
Pirandello ma anche e soprattutto un piano prestabilito da oltre tre mesi da
rinnegati contro degli italiani che si apprestano a far conoscere ai nostri
connazionali in Argentina, le ultime novità letterarie degli autori
italiani". Luigi Sedita, Pirandello, l'apolitico spiato, Belfagor, che
riproduce la nota, sottolinea l'enfasi negativa con cui in essa si presenta il
<<noto letterato antifascista Adriano Tilgher>> e con cui ci si
sofferma "soprattutto sul suo perdurante <<odioso atteggiamento di
sfida e di ribellione al fascismo>>. E significativo, alla luce degli
studi di Canali, che il tramite tra la polizia politica e Adriano Tilgher sia
stato l'on. Bruno Cassinelli (...) Cassinelli divenne amico di Pirandello che
ne parla con deferenza in due lettere alla Abba del '33 e del '36". Adriano Tilgher in Dizionario Biografico
degli Italiani Giuseppe Rensi ,
Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte,
Napoli, Orthotes, Istituto d'Istruzione Superiore Adriano Tilgher, su adrianotilgher.edu.
Gianni Grana, Tilgher critico, in , Letteratura italiana. I critici, V, Marzorati, Milano; R. Laz., «TILGHER,
Adriano», in Enciclopedia ItalianaII Appendice, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1949. il 6 dicembre . Livia Tilgher, Adriano
Tilgher com'era, Napoli, Edizioni del delfino, 1978. Ernesto Buonaiuti Modernismo teologico
Manifesto degli intellettuali antifascisti Traccani Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Adriano Tilgher, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere di Adriano Tilgher, su
Liber Liber. Opere di Adriano Tilgher,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Adriano Tilgher.
TIMOSSI. (Genova). Filosofo. Ha
compiuto i suoi studi presso l'Genova, dove ha conseguito la laurea in
Filosofia. Ha svolto attività di ricerca e di insegnamento seminariale presso
l'Ateneo genovese. I suoi principali interessi sono rivolti alle cosiddette
"questioni di frontiera", che riguardano la filosofia, la teologia,
la storia della scienza, l'epistemologia e la religione. In questo ambito, si
propone di dimostrare la possibilità di una nuova metafisica cognitiva e in
particolare di una rinnovata teologia naturale o filosofica che proceda dai
rivoluzionari risultati e dalle conoscenze della scienza contemporanea. È
inoltre noto per i suoi studi critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha
pubblicato uno dei manuali introduttivi più letti in Italia ("Imparare a
ragionare. Un manuale di logica", Marietti). Dal è Presidente del Consiglio Scientifico della
Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (con
Presidente onorario il fisico Ugo Amaldi) e dal
membro del Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo
di Torino. È accademico corrispondente della Accademia Ligure di Scienze e
Lettere. Oltre a numerosi articoli su quotidiani e riviste specializzate,
ha pubblicato saggi per case editrici di rilevanza nazionale. Dio è possibile? Il problema dell'esistenza
di un'Entità superiore, Padova, Muzzio, Dio e la scienza moderna. Il dilemma
della prima mossa, Milano, A. Mondadori, Prove logiche dell'esistenza di Dio da
Anselmo d'Aosta a Kurt Gödel. Storia critica dell'argomento ontologico, Milano,
Marietti, L'illusione dell'ateismo. Perché la scienza non nega Dio,
presentazione del cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo metropolita di Genova e
presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cinisello Balsamo, San Paolo, Imparare a ragionare. Un manuale di logica,
Milano, Marietti, Decidere di credere. Ragionevolezza della fede, Cinisello
Balsamo, San Paolo, Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo moderno, Torino,
Lindau, . Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede cristiana nel mondo
contemporaneo", Cinisello Balsamo, San Paolo, Credere per scommessa. La
sfida di Pascal tra matematica e fede, Bologna , Marietti 1820Centro Editoriale
Dehoniano
Tincari, persio. Philosopher of law,
Bergamo.
TODERINI. (Venezia). Flosofo. Figlio di
Domenico Maria e di Anna Maria Cestari, discendeva dai conti palatini
Gagliardis dalla Volta. Letterato, pubblicò la monografia in tre tomi
Letteratura Turchesca, tradotta anche in francese, frutto di una lunga
permanenza a Costantinopoli. La vasta opera merita di essere ricordata in
quanto fu la prima trattazione occidentale di storia della letteratura
turca[senza fonte]. Tra gli altri scritti, in particolare di erudizione e di
filosofia morale, si ricordano la Filosofia frankliniana delle punte
preservatrici dal fulmine, particolarmente applicata alle polveriere, alle
navi, e a Santa Barbara in mare del 1771 e L'onesto uomo ovvero saggi di morale
filosofia dai principii della ragione del 1781. Toderini è ricordato nel
libro I Dogi di Venezia nella vita pubblica e privata di Andrea da Mosto
(Giunti Martello ed. 1977): «[...] La Dogaressa Pisana morì con gran
dolore del Doge il 10 marzo 1769 "circa le hore ventidue colta da una
gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosa malattia
sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si conservò così fresca e
rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolce riposo. Fu
solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comune dei Mocenigo.
Il Doge la seguì il 31 dicembre 1778, dopo nove giorni di malattia in seguito a
una infezione determinata da una risipola alla gamba sinistra. Ai solenni
funerali fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e Paolo venne commemorato da
Pietro Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di San Rocco, cui apparteneva,
dall'abate Giambattista Toderini[...].» Note Cfr. G.Toderini, Letteratura turchesca, tt.
3, presso G. Tosti, Venezia 1787 Idem,
De la litterature des Turcs, 3 voll., Poincot, Paris 1789. Cfr. Le sue opere registrate dal «Sistema
Bibliotecario Nazionale»
Trapaninapola da –
Tocco: Felice Tocco (Catanzaro), filosofo. Studiò
all'Napoli con Bertrando Spaventa e in quella di Bologna, allievo di Francesco
Fiorentino. Insegnante di antropologia a Roma, divenne professore di Storia
della filosofia a Pisa e poi a Firenze. Si
pose, nelle sue Ricerche platoniche, il problema della cronologia degli scritti
platonici mentre, nella sua monografia su Giordano Bruno, negò che il filosofo
di Nola potesse essere considerato un "martire del libero pensiero",
quanto piuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle
teorie filosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto
ai suoi tempi. Contribuì alla pubblicazione delle opere latine di Bruno,
individuandone tre fasi di sviluppo: una fase neoplatonica, una fase
panteistica e una atomistica. Fu
sostenitore del neokantismo, rifiutando ogni costruzione metafisica e
privilegiando le esigenze della ragione pratica. Opere Ricerche platoniche, Catanzaro; L'eresia
nel Medioevo, Firenze Le Opere latine di Giordano Bruno esposte e confrontate
con le italiane da Felice Tocco (R. Istituto di Studi Superiori Pratici e di
Perfezionamento in Firenze); Le Fonti più recenti della filosofia del Bruno.
Nota del socio Felice Tocco, 1892 in "Rendiconti della R. Accad. dei
Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche", 1, fasc. 7/8. 1892; Le opere inedite di
Giordano Bruno. Memoria letta all’Accademia di scienze morali e politiche della
Società Reale di Napoli dal socio Felice ToccoStudi francescani, Napoli; Studi
kantiani, Palermo. Simonetta Bassi, «Francesco Fiorentino e Felice Tocco » in
Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Massimo
Ferrari, I dati dell'esperienza. Il neokantismo di Felice Tocco nella filosofia
italiana tra Ottocento e Novecento, Firenze, Leo S. Olschki, Giulio Raio ,
Lezioni su Kant di Felice Tocco: Studio ed edizione, Napoli, Liguori Editore, 1Felice
Tocco, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Felice Tocco, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Felice Tocco, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere di Felice Tocco, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Felice Tocco, . Opere di Felice Tocco, su Progetto Gutenberg. Tocco, Felice, in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TOLOMEI. (Pistoia), filosofo.
Appartenente alla Compagnia di Gesù. Nato a Villa Camberaia tra Pistoia e
Firenze fu di nobili origini. All'età di quindici anni fu mandato a studiare a
Firenze dove studiò legge presso l'Pisa. Il 18 febbraio 1673 entrò a far parte
dell'ordine dei Gesuiti e venne ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undici
lingue tra le quali latino, greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico e
francese. Iniziò la sua carriera teologica esponendo le Sacre scritture
nelle letture pubbliche presso la Chiesa del Gesù a Roma. All'età di trent'anni
venne eletto alla carica di procuratore generale dell'Ordine dalla
Congregazione Generale, ufficio che tenne per cinque anni, fino a quando cioè
non ottenne la cattedra di filosofia al Collegio Romano. Opere Le sue
letture, che ebbero sempre un vasto uditorio, vennero poi date alla stampa nel
1696 con il titolo Philosphia mentis et sensuum, nella quale, pur nel pieno
rispetto dell'aristotelismo, accolse gran parte delle scoperte naturalistiche
della sua epoca, esponendole nelle sue lezioni. Le letture vennero ristampate
nel 1698 in Germania dove ottenne l'encomio dell'Accademia di Lipsia e del
celebre filosofo Leibniz. Insegnamento Successivamente ottenne la
cattedra di teologia alla Pontificia Università Gregoriana (allora ancora
Collegio Romano) e rinnovò le tematiche relative alla controversia sul concetto
di dogma già iniziate dal cardinal Bellarmino circa un secolo prima. Le letture
relative a queste lezioni furono tutte redatte in un manoscritto di ben sei
volumi in folio che tuttavia non vennero mai pubblicati dall'autore. Eletto
successivamente rettore del Collegio Romano e del Collegio Germanico, ricoprì
contemporaneamente la carica di Consultore presso la Congregazione dei
Riti. La nomina a cardinale Venne con sua sorpresa nominato cardinale da
papa Clemente XI ed ottenne il titolo di Santo Stefano al Monte Celio. Chiamato
al servizio del Pontefice per giudicare gli errori in materia di dogmatica si
occupò della pronuncia di condanna dell'eresia del teologo francese, esponente
del giansenismo Pasquier Quesnel. In qualità di cardinale fu uno degli
elettori del conclave di nomina di papa Innocenzo XIII e di Benedetto
XIII. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons
contiene immagini o altri file su Giovanni Battista Tolomei Giovanni Battista Tolomei, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Battista Tolomei, su Find a Grave. Opere di Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. David M. Cheney, Giovanni Battista Tolomei, in Catholic
Hierarchy. Giovanni Battista Tolomei
nell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, su unigre.
Tolomèi, Giovanni Battista, in TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
TOMATIS (Carrù). Filosofo. Iinsegna alla
Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli Studi di Salerno come Professore
in Filosofia teoretica. Francesco Tomatis ha studiato nelle Torino,
Heidelberg, Perugia e Macerata. Laureatosi in Filosofia teoretica all'Torino
con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991), dottore di ricerca all'Perugia (1994),
seguito da Giovanni Ferretti e Giuseppe Riconda, di cui è stato assistente
all'Torino dal 1995 al 2002, è stato borsista del Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson (1995-1998), ricercatore della Alexander
von Humboldt-Stiftung all'Freiburg im Breisgau (1997), Professore allo Studio
teologico interdiocesano di Fossano (1991-2001) e professore ospite in alcune
Università europee e americane (Madrid, Córdoba, Mendoza..). È membro dei
comitati scientifici del Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson di
Torino, della Fondazione centro studi Augusto Del Noce di Savigliano,
dell'Accademia estetica internazionale di Rapallo, dell'Istituto Xavier
Tilliette, della Internationale Schelling-Gesellschaft. Nel 1987 ha
fondato a Cuneo il Seminario angelus novus. Nel 1991 ha fondato con Massimo
Cacciari, Massimo Donà, Romano Gasparotti, Sergio Givone, Margherita Petranzan,
Carlo Sini e Vincenzo Vitiello la rivista “Paradosso”. Dal 1995 scrive sulle
pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile delle vallate occitane
d'Italia “Ousitanio Vivo”, di cui è collaboratore dal 1998, e dal 2005
collabora a “La Rivista del Club alpino italiano”. Dal è garante scientifico internazionale
dell'associazione Mountain Wilderness International. Dal 2008 è istruttore di
Kung Fu classico cinese, frequentando la Scuola Kung Fu Chang dal 1994, allievo
diretto dei maestri Ignazio Cuturello e Roberto Fassi. Pensiero Ha
dedicato le sue ricerche al pensiero di Friedrich Schelling, Friedrich
Nietzsche, Martin Heidegger in ambito tedesco, di Luigi Pareyson e Luigi
Einaudi in quello italiano, di Lao Tzu e Yang Chengfu nel cinese, approfondendo
in particolare il problema ontologico della libertà e del male, del tempo e
dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poi elaborato una filosofia
esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna, che intende l'esistenza
come esperienza personale della verticalità del limite, e una filosofia
ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attenta alla teologia
cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese. Opere Kenosis del
logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Prefazione di Xavier
Tilliette, Città Nuova Editrice, Roma,Ontologia del male. L'ermeneutica di
Pareyson, Presentazione di Piero Coda, Città Nuova Editrice, Roma, L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da
Anselmo a Schelling, 2ª ed., Roma, Città Nuova Editrice, pareysoniana, Trauben, Torino, Pareyson. Vita,
filosofia, , 2ª ed. ampliata, Morcelliana, Brescia, Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova
Editrice, Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo,
Filosofia della montagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold
Messner, 3ª ed., Milano, Bompiani, Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo
dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Prefazione di Piero Coda, Bompiani,
Milano, Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Prefazione di
Giovanni Reale, Bompiani, Milano, Verso la città divina. L'incantesimo della
libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova Editrice, Roma, , Corpo e preghiera. La
Via del T'ai Chi Ch'üan, con I. Cuturello, R. Fassi, D. Magni, 2ª ed., Roma,
Città Nuova Editrice, La via della
montagna, Bompiani, Milano, Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà,
ambiguità, Mursia, Milano, Giuseppe Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del
bene, Città Nuova Editrice, Roma, Bruno Forte, Vincenzo Vitiello, La vita e il
suo oltre. Dialogo sulla morte, Città Nuova Editrice, Roma, Luigi Pareyson,
Iniziativa e libertà, Mursia, Milano, Mauro Baudino, White-out, Museo Nazionale
della Montagna, Torino, 2006, 48
88-7376-024-4 Friedrich Nietzsche, Su verità e menzogna, Bompiani, Milano,
Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling,
Sui principi sommi. Filosofia della rivelazione 1841/42, Bompiani, Milano, ,Luigi
Pareyson, Prospettive di filosofia moderna e contemporanea, Mursia, Milano , Recensioni
Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X.
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montagna, Bompiani, Milano 2 [recensito da: G. Reale («Corriere della sera»,
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letterario», 282, 2007, 30–31), G. Pulina («Recensioni filosofiche»,
29.12.2006, recensionifilosofiche)]. Dialogo dei principi con Gesù
Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano 2007, 160
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(«L'Unione monregalese»), G. A[schero] («La Guida»), M. Schoepflin («Giornale
di Brescia»), M. Schoepflin («Avvenire», 19.3.2008), D. Monaco («Filosofia e teologia»,
2Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Pref. di G. Reale,
Bompiani, Milano [recensito da: G.
Giorello («Corriere della Sera. Magazine», E. Castagna («Avvenire», M. Iacona («Il
Borghese», ), A. Torno («Corriere della Sera», )]. Verso la città divina.
L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma , 304 [recensito da: F. Chittolina («La Guida»,
21.10., p.63); [M. Schoepflin] («Il Giornale di Brescia», 5.11., p.64); G.
Tarantino («Secolo d'Italia», 6.11., p.9); M. Iacona («Il Giornale d'Italia», D. Monaco («L'occhio», F. Chittolina («La Voce
del Popolo», 4.12., p.6); F. Ranucci («Conquiste del lavoro», 29.12., p.4);
[...] («Jesus», gennaio , p.110); S. Bondi («Panorama», 29.2.); E. Di Nuoscio
(«Europa», 4.5., 1 e 9); D. Anghilante («Ousitanio vivo»,9); F.S. Festa, («»,
,// ); G. Bartoli («Dialegesthai», 10.7.,//mondodomani.org/dialegesthai/; D.
Monaco («Filosofia e teologia», , 1,
];Lubrano («Il Nostro Tempo», 20.10., p.14)]. Note Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson Studio teologico interdiocesano di
Fossano Accademia estetica internazionale
di Rapallo Istituto Xavier Tilliette
Ousitanio VivoIl Giornale La
Rivista del Club alpino italiano Prof.
Francesco Tomatis curriculum, pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina
docente nel sito dell'Università degli Studi di Salerno.
TOMITANO. (Padova). Filosofo. Fondatore di
accademie letterarie, autore di commenti alle opere di Aristotele e autore di
scritti di logica, alcuni dei quali ancora inediti. Nacque a Padova da una famiglia originaria di
Feltre. Frequentò i corsi di filosofia e medicina all'Padova e si laureò in
ambedue le discipline nel 1535, appena diciottenne. Nel 1539 fu deputato dal
Senato Veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla "Scuola di
logica" dell'Università, incarico che conservò fino al 1563. Nel periodo in
cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, con Sperone Speroni,
Pietro Bembo, Jacopo Sadoleto, Paolo Giovio, Bernardo Navagero, Girolamo
Fracastoro e Aldo Manuzio, e fece parte dell'Accademia degli Infiammati, il cui
proposito era scrivere "compiutamente" in lingua italiana e lingua
veneta; le discussioni all'accademia degli Infiammati sono alla base dei
Quattro libri de la lingua thoscana. Scrisse anche due brevi dissertazioni
matematiche: il Moisè-Geometria (1550), la dimostrazione del teorema "due
rette possono avvicinarsi all'infinito senza mai unirsi", intuito dal
profeta ebreo per Grazia divina, e Introductio Cosmographiae, lezioni di
geometria a fondamento della cosmografia tolemaica . Fu accusato dal Santo
Uffizio veneto di eresia per un'opera, divulgata a suo nome nel 1547 intitolata
Espositione letterale del testo di Mattheo Evangelista, traduzione della
parafrasi di Erasmo da Rotterdam al Vangelo secondo Matteo. Tomitano dimostrò,
con due scritti, che quell'opera non era sua, ma edita a sua insaputa da un
"nobile signore N., con cui era assai famigliare". Fu creduto e
assolto, ma da allora in poi i suoi scritti divennero alquanto
conformisti. Nel 1563 non ottenne la
cattedra di "ordinaria filosofia" a cui aspirava. Deluso lasciò
Padova e si trasferì con la famiglia a Venezia dove esercitò con successo la
professione di medico. L'opera più importante del periodo veneziano, a parte la
biografia di Astorre Baglioni, furono il De morbo gallico in due libri, e il
carme encomiastico Thetis in onore di Enrico III di Francia nominato anche re
di Polonia (1573). Opere: Introductio ad
Sophisticos Elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorum
paralogismorum per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit in
Elenchis. Quam methodum B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotele
nuper invenit. Adiecta sunt Famigerata veterum Sophismatum exernpla, ad
exercitationem adolescentium, Venezia Ragionamenti della lingua Toscana, doue
si parla del perfetto oratore, & poeta uolgari, dell'eccellente medico
& philosopho Bernardin Tomitano, diuisi in tre libri. Nel primo si pruoua
la philosophia esser necessaria allo acquistamento della rhetorica &
poetica. Nel secondo si ragiona de i precetti dell'oratore. Et nel terzo, delle
leggi appartenenti al poeta, & al bene scriuere, si nella prosa, come nel
uerso, Venezia, Giovanni de Farri & fratelli, Nuova ediz. Quattro libri
della lingua thoscana di M. Bernardino Tomitano. Oue si prova la philosophia
esser necessaria al perfetto oratore, & poeta con due libri nuouamente
aggionti, de i precetti richiesti a lo scriuere, & parlar con eloquenza,
Padoua, Lorenzo Pasquati, 1569. Sonetti e Canzoni, in Rime diuerse di molti
eccellentiss. autori nuouamente raccolte. Libro primo, con nuoua additione
ristampato, Venezia Gabriel Giolito De Ferrarii, Esposizione letterale del
testo di Mattheo Evangelista, Venezia, 1547 Sopra le Pistole di S. Paolo,
Venezia, 1550 Moisè. Geometria, Mantova 1550 Introductio Cosmographiea, Venezia
1551 Prediche del reuerendissimo monsignor Cornelio Musso, vescouo di Bitonto,
fatte in diuersi tempi, et in diuersi luoghi. Nelle quali si contengono molti
santi euangelici precetti, non meno utili, che necessarij alla interior fabrica
dell'huomo cristiano. Con la tauola delle cose più notabili in esse contenute,
Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli, 1554 Oratione recitata per
nome de lo Studio de le Arti padovano ne la creatione del Serenissimo Principe
di Vinetia M. Marcantonio Trivisano, Venezia,Clonicus, sive de Reginaldi Poli
laudibus, Venezia Consiglio sopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M.
Francesco Longo del Clarissimo M. Antonio, Padova 1556 Corydon, sive de
Venetorum laudibus, et Carmen ad Laurentium Priolum Venetorum Principem,
Venezia 1556 G. Breznicio . Animadversiones aliquot in primum librum
Posteriorum Resolutoriorum. Contradictionum solutiones in Aristotelis et
Averrois dicta, in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. In novero Averrois
Quaesita demonstrativa Argumenta, Venezia,Consiglio de l'eccell. m. Bernardino
Tomitano sopra la peste di Vinetia l'anno 1556, Padova, appresso Gratioso
Perchacino, 1556 De morbo gallico, in 2 voll, Venezia 1567 Vita e fatti di
Astorre Baglioni Quattro libri della lingua thoscana, ove si prova la
philosophia esser necessaria al perfetto oratore et poeta con due libri
nuovamenti aggionti dei precetti richiesti a lo scrivere et parlar con
eloquenza, Padova 1570 Thetis. In adventu Regis Henrici III Galliae
Christianissimi et IV Poloniae Serenissimi ad felicissimam Venetiarum urbem,
Venezia, Ziletti 1574 Note Aristotelis
Opera omnia. Cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones B.
Tomitani. Et alia plura. Venetiis, apud Iuntas, I primi due libri sono tesi a
dimostrare che la filosofia è necessaria all'oratore e al poeta. Il terzo libro
ha per argomento i precetti della retorica necessari alla scrittura e
all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato alla prosa d'arte ("locutione
oratoria, et de' suoi ornamenti, con la ragion de i motti, facetie et
apologi"). Antonino Poppi. Ricerche
sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento,
Soveria Mannelli, Rubbettino editore, Ricerche sulla teologia e la scienza
nella Scuola padovana del Cinque e SeicentoAntonino PoppiGoogle Libri. Oratione prima alli Signori de la S. Inquisitione
di Venetia, Padova 1556, e Oratione seconda alli Signori medesimi, Venezia,
1557. Quest'opera è nominata solo da
Anton Francesco Doni nella sua Prima Libraria, un repertorio dei libri italiani
stampati.L'opera del Tomitano, pertanto, deve essere stata scritta. È una
biografia in otto libri su Astorre Baglioni, il capitano ucciso con Marcantonio
Bragadin a Famagosta. L'opera, composta tra il 1572 e il 1576, rimase ignota ai
contemporanei del Tomitano ed è in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono
stati stampati solo alcuni brani a metà del XIX secolo. Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana di Girolamo Tiraboschi, della Compagnia di Gesù, bibliotecario del
serenissimo Duca di Modena, Firenze, Molini e Landi, Marco Pecoraro, Tomitano,
Bernardino, in Vittore Branca , Dizionario critico della letteratura italiana,
Torino, UTET, Bernardino Tomitano, su sapere, De Agostini. Opere Aulo Greco, Enciclopedia
dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Toritto (Napoli). Filosofo.
Grice: “I like Carvatia; Locke – England’s, and Oxford’s, greatest philosopher,
had his sponsor, and so does Italy’s – not Bologna’s – Vico, and he was
Caravita!”. Appartenente a una famiglia nobile resa illustre in passato da
insigni giureconsulti. Fiscale consigliere della reale Giurisdizione. Insegna a
Napoli. Compose il trattato “Nullum ius romani pontificis in Regnum
neapolitanum” contro le pretese feudali della Santa Sede sul regno di Napoli –
“Niun diritto compete al sommo pontefice sul Regno di Napoli: dissertazione
istorico-legale illustrate con varie note” (Aletopoli, Napoli) -- messa
all'Indice. Ebbe inoltre l'incarico di raccogliere tutte le leggi del Regno in
un Codice Filippino; il Codice Filippino, era tuttavia rimasto incompiuto per
l'occupazione austriaca di Napoli. In filosofia fu seguace dell'anti-aristotelismo
di Capua. La sua abitazione divenne il centro della diffusione della filosofia
di Cartesio a Napoli. Titolo di merito di Caravita, come peraltro del figlio
Domenico, è l'essere stato amico e protettore di Vico, a favore del quale si
adopera per fargli ottenere la cattedra di retorica e perché fosse accolto
nell'Accademia Palatina. Altre opere: “Ragioni
a pro della fedelissima città e Regno di Napoli contr'al procedimento
straordinario nelle cause del Sant'Officio, divisate in tre capi. Nel I si
ragiona del grave pregiudicio della real giuridizione, Nel II si tratta
dell'ordinaria maniera di giudicio, che tener si dee nel regno , e nel III si
dimostra il pregiudicio, che fa alla real giuridizione, ed al regno un editto
in cui si stabilisce il tribunal della 'nquisizione. Napoli. Dizionario
biografico degli italiani. Ma l ' antimarinismo ebbe
anche, secondo la moda del tempo , il suo salotto nella casa di Nicola Caravita
dei duchi di Toritto nel quartiere dei Vergini . Quivi , più che nell '
Accademia ... Aristotle. Politics. Translated by Jonathan Barnes. New York:
Cambridge University Press: 1996. Armellini, Mariano. Bibliotheca
Benedictino[-]Casinensis. ... Stefano...raccolti da don Nicolò Caravita.
Naples: Giuseppe Roselli, 1696. ——, ed. Caravita was an Arcadian. Tiberius by
Filippo Anastasio, Caligula by Nicolò Caravita, and Claudius by Paolo Doria.
The second volume continues the biographical model with twenty-six essays
dedicated to individual emperors. Nicolò Caravita. Nicola Caravita dei
duchi di Toritto. Nicola Caravita. Keywords: impiegatura da salotto, diritto,
anti-popism – il laico -- , anti-aristotele, contro Aristotele, concetto
assolutista di sovereignty contro Aquino, quartiere dei Vergini – Capua. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Caravita” – The Swimming-Pool Library.
TORLONIA. (Roma), filosofo. Secondogenito
del duca Marino e di Anna Sforza Cesarini, figlia del VI principe di Genzano
Francesco. Apparteneva a una delle più facoltose famiglie nobiliari romane; il
padre, duca di Poli e di Guadagnolo, era titolare del feudo di Bracciano e
viveva a Roma nel palazzo Torlonia, già Núñez, in via Bocca di Leone. Anna
Sforza Cesarini aveva portato in dote una villa a Frascati, già appartenuta ai
Ludovisi. Giovanni Torlonia sposò
Francesca Ruspoli, figlia di Bartolomeo e nipote del III principe di Cerveteri
Francesco; dal loro matrimonio nacque Clemente (1852-1899). Fabio Nannarelli, amico intimo e primo
biografo di Giovanni Torlonia, così lo descrive: I capelli castani, abbondanti
e finissimi, il pallore e la gracilità del volto… Ma se la fronte era di
filosofo, l'occhio era d'artista, o meglio, di contemplatore… Svelto nella
persona. Di piccola statura, incedeva frettoloso a testa alta e
pensierosa. Giovanni Torlonia si
esprimeva con eleganza in francese, inglese e tedesco e aveva studiato diligentemente
il greco e il latino, procurandosi una fastidiosa malattia agli occhi. Spirito
avido di conoscenze, fu attratto dalla chimica e dalla botanica. Nelle sue
passeggiate nella Campagna Romana raccoglieva e catalogava piante e fiori.
Appassionato di Archeologia, collezionava monete di epoca Romana e trascriveva
antiche iscrizioni. Fu socio della Pontificia Accademia di Archeologia.
Pronunciò un discorso in occasione del Natale di Roma del 1854. Religioso
fervente, è stato introdotto da Monsignor Carlo Passaglia allo studio della
Patrologia e delle Sacre scritture. La famiglia Torlonia lo tollerava, ma lo
considerava visionario e innovatore pericoloso.
Da Platone e da Plotino Giovanni Torlonia approdò alla filosofia
tedesca, a Kant e a Fichte. Il pensiero filosoficoscrive Nannarelliche gli tornava
in contemplazione entusiastica, gli si faceva poesia. Giovanni Torlonia era in contatto con un
gruppo di poeti, suoi coetanei, oggi identificati come i Poeti della Scuola
romana che di sera si ritrovavano al caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in Lucina
(Palazzo Ruspoli). Scrive Nannarelli che Giovanni Torlonia, novello Mecenate,
aveva raccolto intorno a sé questo gruppo di giovani spinti dal comune ideale
di ricondurre l'arte poetica agli antichi splendori. Tra questi, c'erano
Domenico Gnoli, Ignazio Ciampi, Giovanni Battista Maccari, Teresa Gnoli e il
Nannarelli stesso. Scrive Domenico Gnoli:Egli volle riuniti idealisti e
classicisti, nella fiducia che, temperata la nebulosità metafisica degli uni e
la gretta sensibilità degli altri, e prendendo il meglio d'ambedue le scuole,
potesse scaturire a grado a grado un'arte nazionale o universale, profonda e
intima d'idea e di sentimento, nitida, elegante di forma. Poeta anch'egli, scrisse versi sull'amore,
sui fiori, sulla contemplazione del Divino. Amava la poesia di Schiller,
Goethe, Lenau e soprattutto di Leopardi. Declamava Dante e Tasso. Il suo primo
poemetto, Versi, del 1853, ha meritato le lodi di Gregorovius. Suoi versi
apparvero nella Raccolta di poesie I fiori della campagna romana, stampata a
Firenze e nella Strenna Romana, del 1858, che egli curò insieme a Paolo Emilio
Castagnola. Dedicò versi alla poetessa all'improvviso Giannina Milli e a Teresa
Gnoli. Ha dedicato un sonetto anche a Giovanna Massani, moglie di Luigi
Lezzani. Giovanni Costa, Trebbiatura
nella campagna Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio
Astronomico, Giovanni Torlonia aprì a sue spese una scuola rurale elementare.
Straordinario precursore della alfabetizzazione delle classi povere, con
Giuseppe Bondino aveva creato una Associazione promotrice delle scuole di
campagna. A questa scuola rurale privata Giovanni Torlonia dedicò una poesia in
latino, pubblicat, sull’Album, giornale letterario e di belle arti. La salute cagionevole di Giovanni Torlonia
ebbe riflessi nefasti, sia sul destino della scuola rurale di Monte Mario, sia
sul gruppo dei Poeti della Scuola romana. Fabio Nannarelli accorse al capezzale
di Giovanni Torlonia: lo udì recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; lo udì
citare Platone e filosofi della scuola tedesca. Giovanni raccomandò alla moglie
di mandare il figlio Clemente al Collegio di Marina di Genova. Fabio Nannarelli
tentò di raccogliere intorno a sé i Poeti della Scuola romanache furono
decimati nel numero, per le morti precocima nel 1860 si trasferì a Milano.
Secondo le ferree disposizioni ricevute da Giovanni Torlonia, il suo cameriere,
Raimondo Coccioletti, distrusse tutte le carte dell'archivio personale. Non è
rimasto un ritratto, né una fotografia, del giovane duca Giovanni Torlonia. Ma
Domenico Gnoli conservava i manoscritti di tre poesie di Giovanni Torlonia,
inedite. Francesca Ruspoli Fabio
Nannarelli, op. cit. in . Silvio Negro,
Seconda Roma, Vicenza, Neri Pozza, Domenico Gnoli, op. citata in . Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per
l’Italia, 1907. Domenico Gnoli, I Poeti
della Scuola romana, Bari, Laterza, Fabio Nannarelli, Giovanni Torlonia,
Firenze, Le Monnier, Giuseppe Cugnoni, Vita di D. Giovanni Torlonia, Velletri,
Tip. di L. Cella, Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana, Bari, Laterza, Ferruccio Ulivi, I poeti della Scuola Romana
dell'Ottocento. Antologia, Bologna, Cappelli, Mariella Casini-Cortesi, Profilo
di Giovanni Torlonia, una scuola rurale a Monte Mario, in: Strenna dei Romanisti,
Fabio Nannarelli Paolo Emilio Castagnola Domenico Gnoli (poeta e storico) Poeti
della Scuola romana Ignazio Ciampi Teresa Gnoli Torlonia Elena Gnoli.
TORRICELLI (Roma). filosofo. Nato da
Gaspare Ruberti, originario di Bertinoro e tessitore, e Giacoma Torricelli,
faentina, Evangelista Torricelli rimase orfano in tenera età e trascorse
l'infanzia e l'adolescenza a Faenza, dove fu iniziato allo studio dallo zio
materno, Gian Francesco Torricelli (Don Jacopo, monaco camaldolese), parroco di
S.Ippolito, che curò la sua educazione primaria. Frequentò poi la scuola dei
Gesuiti, prima a Faenza e quindi a Roma, dove si avvicinò agli studi di
matematica, che approfondì sotto la guida di Benedetto Castelli, padre benedettino, rinomato professore di
matematica ed idraulica al Collegio della Sapienza, e illustre discepolo di
Galileo. L'11 settembre del 1632 Evangelista Torricelli scrisse a Galileo
Galilei una lettera di risposta a sue richieste a Benedetto Castelli, che
assente in quei giorni aveva lasciato allo studente il compito di segretario;
in tale lettera Torricelli colse l'occasione per presentarsi a Galileo, che
egli ammirava grandemente come cultore di astronomia e di matematica. Il vivere
da vicino le vicende del processo a Galileo indusse Torricelli a dedicarsi più
strettamente alla matematica nonostante padroneggiasse gli strumenti teorici e
fosse un abile costruttore di cannocchiali. Negli anni dal 1632 al 1641
egli lavorò e studiò a Roma con padre Castelli e poi divenne segretario di
Giovanni Ciampoli, un alto prelato e intellettuale devoto a Galileo, che
Torricelli seguì nei suoi incarichi governativi nelle Marche e nell'Umbria. Nel
1641 Castelli presentò a Galileo, nel suo ritiro ad Arcetri, il manoscritto
dell'opera di Torricelli dal titolo: De motu gravium suggerendogli di
impiegarlo come discepolo e assistente. Così fu e il 10 ottobre 1641 Torricelli
divenne assistente di Galileo, assieme a Vincenzo Viviani, e su domanda e
insistenza di Galilei si trasferì nella sua abitazione. Galileo morì
pochi mesi dopo.. Alla sua morte, il Granduca Ferdinando II de' Medici nominò
Torricelli suo successore come matematico del Granducato di Toscana, carica che
ricoprì fino alla morte, e divenne professore di matematica presso l'Accademia
fiorentina. Frontespizio di De dimensione parabolae in: Opera
geometrica di Evangelista Torricelli (Firenze Oltre all'attività di matematico
e studioso di geometria, nel corso della quale elaborò diversi importanti
teoremi e anticipò il calcolo infinitesimale, egli si dedicò alla fisica,
studiando il moto dei gravi e dei fluidi e approfondendo l'ottica. Possedeva un
laboratorio nel quale realizzava egli stesso lenti e telescopi. A causa della
sua prematura scomparsa, non conosciamo i particolari del processo originale di
lavorazione, poiché lo scienziato lo aveva coperto da segreto. Torricelli
si dedicò anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il barometro a
mercurio chiamato "tubo di Torricelli" o "tubo da vuoto di
Torricelli" prima della fine del 1644. Tale invenzione era basata nella
misurazione della pressione atmosferica attraverso l'uso di un tubo che,
proprio sotto la spinta di tale pressione, veniva riempito dal mercurio fino
all'altezza costante di 760 mm (esperimento effettuato sul livello del mare).
Proprio da questa invenzione è nata l'unità di misura della pressione
"millimetri di mercurio" (mmHg) e l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg (la
pressione di un'atmosfera corrisponde a 760 millimetri di mercurio). Nello
stesso anno pubblicò l'opera in tre parti dal titolo: Opera geometrica, della
quale De motu gravium costituisce la seconda parte. Torricelli morì a
Firenze a soli 39 anni, pochi giorni dopo aver contratto probabilmente una
malattia (tifo oppure polmonite), e venne sepolto nella basilica di San
Lorenzo. La disputa sulla nascita di Torricelli Torricelli si diceva
faentino e tale era considerato dalle persone che lo conoscevano, ma le
ricerche compiute già subito dopo la sua morte nei registri battesimali di
Faenza non ebbero esito. Ciò diede adito ad un secolare dibattito, durante il
quale varie altre località romagnole rivendicarono l'onore di avergli dato i
natali. Nel 1958, Giuseppe Rossini ricostruì l'albero genealogico dei
Torricelli, originari della località Pideura, nel contado faentino, risalendo
di due secoli oltre la nascita di Evangelista. Solo nel 1987, Giuseppe Bertoni,
già preside del liceo che da Torricelli prende nome, trovò nel registro dei
battezzati della Basilica di San Pietro in Vaticano l'atto di battesimo di
Evangelista.[senza fonte] Ciò che aveva tratto in inganno fino ad allora
i ricercatori era il fatto che Evangelista aveva assunto il cognome della madre
anziché del padre.[senza fonte] Si sapeva che il nome del padre era Gaspare,
pertanto si cercavano notizie di un inesistente Gaspare Torricelli. Viceversa,
si avevano notizie di una Giacoma Torricelli e si riteneva che fosse la zia
paterna; era invece la madre.[senza fonte] Evangelista Torricelli e
Galileo La lettera inviata da Evangelista Torricelli (in Roma) a Galileo
Galilei (in Arcetri), datata 11 settembre 1632, è conservata (originale
autografo) alla Biblioteca Nazionale di Firenze fra i Manoscritti Galileiani è
il primo documento in ordine cronologico nel carteggio scientifico di
Torricelli. Essa rappresenta un documento fondamentale per studiare la vita e
l'opera dello scienziato faentino che descrive la propria formazione
scientifica; si dichiara a conoscenza dei fatti che portarono a breve alla
condanna di Galilei e dichiara la propria 'fede' galileiana. Di seguito il
testo: «Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Col.mo Nella absenza del
Rev.mo Padre Matematico di N. Sig.re, sono restato io; humilissimo suo
discepolo e servitore, con l'honor di suo secretario; fra le lettere del quale
havendo io letta quella di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma, a lei ne accuso,
conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev.mo ne do parte in compendio.
Potrei nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il Padre Abbate in ogni
occasione, e con il Maestro di Sacro Palazzo e con i compagni di quello e con
altri prelati ancora, ha sempre procurato di sostenere in piedi li Dialoghi di
lei Ecc.ma, e credo che sia stato causa che non si è fatta precipitosa
resolutione. Io sono pienissimamente informato d'ogni cosa. Sono di
professione matematico, ben che giovane, scolaro del Padre R.mo di 6 anni, e
duoi altri havevo prima studiato da me solo sotto la disciplina delli Padri
Gesuiti. Son stato il primo che in casa del Padre Abbate, et anco in Roma, ho
studiato minutissimamente e continuamente sino al presente giorno il libro di
V. S., con quel gusto che ella si puol imaginare che habbia havuto uno che, già
havendo assai bene praticata tutta la geometria, Apollonio, Archimede,
Teodosio, et che havendo studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone,
del Keplero e del Longomontano, finalmente adheriva, sforzato dalle molte
congruenze, al Copernico, et era di professione e di setta galileista. Il
Padre Grienbergiero, che è molto mio, confessa che il libro di V. S. gli ha
dato gusto grandissimo e che ci sono molte belle cose, ma che l'opinione non la
loda, e se ben pare che sia, non la tien per vera. Il Padre Scheiner, quando
gliene ho parlato, l'ha lodato, crollando la testa; dice anco che si stracca
nel leggerlo per le molte disgressioni. Io gli ricordavo le medesme scuse e diffese
che V. S. in più lochi va intessendo. Finalmente dice che V. S. si è portato
male con lui, e non ne vol parlare. Del resto io mi stimo fortunatissimo
in questo, d'esser nato in un secolo nel quale ho potuto conoscere et riverir
con lettere un Galileo, cioè un oracolo della natura, et honorarmi della
padronanza et disciplina d'un Ciampoli, mio amorevolissimo signore, eccesso di
meraviglia, o se adopri la penna o la lingua o l'ingegno. Haverà quanto prima
il Padre R.mo la carissima di V. S., e le risponderà. Intanto V. S. Ecc.ma mi
farà degno, ben che inetto, d'esser nel numero de' servi suoi e de' seguaci del
vero; che già so che il Padre R.mo, o a bocca o per lettere me gli haverà altre
volte offerito per tale. E per fine a V. S. faccio con ogni maggior affetto
riverenza. Roma, Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma Sig.r Gall. Gal.»
Risultati di Torricelli in fisica La lettura approfondita delle Due nuove
scienze, l'ultima opera di Galileo dei cui ultimi capitoli seguì direttamente
la stesura ad Arcetri, gli ha suggerito molti sviluppi dei principi della
meccanica ivi stabiliti; tali sviluppi sono esposti nel trattato dal titolo De
motu gravium. Nel 1644, anno di edizione della sua Opera Geometrica,
concepì il principio del barometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo
di Torricelli e individuando il "vuoto torricelliano". Torricelli e
Viviani dimostrarono che il vuoto può esistere in natura e che l'aria ha un
peso ponendo quindi fine alle millenarie discussioni filosofiche sull'horror vacui.
Un'unità di misura della pressione è stata chiamata Torr in suo onore e
corrisponde a millimetri di mercurio. L'unità di misura del Sistema
Internazionale è invece il pascal, in onore di un altro illustre fisico Blaise
Pascal, che fece fiorire numerose ricerche sperimentali dalla estesa e
definitiva teoria della pressione atmosferica descritta da Torricelli. La
parola barometro coniata da Robert Boyle nel 1667 è oggi quasi sempre associata
al nome di Torricelli che risulta quindi fra i più celebri scienziati italiani
nella storia. Risultati di Torricelli in matematica Essendo in diretto
contatto con Cavalieri iniziò a lavorare con la Geometria degli indivisibili e
ben presto superò, secondo lo stesso Cavalieri, il suo maestro. Fu
abilissimo nell'utilizzarne le tecniche, cioè il metodo degli indivisibili,
come anche il metodo d'esaustione, che era in uso presso gli antichi, fra tutti
il grande Archimede, di cui Torricelli fu entusiasta ammiratore: a lui dobbiamo
la riscoperta nel Rinascimento del matematico siracusano. Per il gusto di
imitare i classici, Torricelli dimostrò in 21 modi diversi un teorema di
Archimede: 11 con il metodo d'esaustione, 10 con il metodo degli
indivisibili. Spesso i risultati ottenuti con la geometria degli
indivisibili venivano poi confermati con altre dimostrazioni, a causa della
controversia sulla loro fondatezza. Il fatto interessante è che lo stesso
Archimede aveva elaborato una sorta di geometria degli indivisibili, ma non la
riteneva rigorosa, e perciò dimostrava sempre i suoi risultati con il metodo
d'esaustione. Tutto ciò si è scoperto soltanto nel 1906, quando il filologo
danese Heilberg scoprì un palinsesto con un'opera sconosciuta di Archimede, il
Metodo meccanico, nel quale esponeva questi procedimenti. Torricelli è famoso
per la scoperta del solido di rotazione infinitamente lungo detto tromba di
Gabriele, da lui chiamato "solido iperbolico acutissimo", avente
l'area della superficie infinita, ma il volume finito. Questo fu considerato
per molto tempo un paradosso "incredibile" per molti, incluso lo
stesso Torricelli, che cercò diverse spiegazioni alternative, anche perché
l'idea di un secchio che è possibile riempire di vernice, ma impossibile da
pitturare è senz'altro singolare. Il solido in questione ha scatenato un'aspra
controversia sulla natura dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo
Thomas Hobbes. In questa disputa alcuni hanno sostenuto che il solido
conducesse all'idea di un "infinito completo". Torricelli è
stato pioniere nel settore delle serie infinite. Nella sua opera intitolata De
dimensione parabolae del 1644, Torricelli considerò una successione decrescente
di termini positivi {\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots }{\displaystyle
a_{0},a_{1},a_{2}\cdots } e ha mostrato che la corrispondente serie telescopica
{\displaystyle (a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots }{\displaystyle
(a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots } converge necessariamente a {\displaystyle
a_{0}-L}{\displaystyle a_{0}-L}, dove L denota il limite della successione; in
questo modo riuscì a dare una dimostrazione della espressione per la somma
della serie geometrica. Onorificenze Ad Evangelista Torricelli sono stati
dedicati il cratere Torricelli di 22 km di diametro sulla Luna e l'asteroide
7437 Torricelli. Gli è anche dedicata una piazza nel centro storico di Pisa,
dove per lungo tempo aveva sede il Dipartimento di Fisica dell'Università prima
del trasloco nell'attuale sede nell'ex fabbrica Marzotto. A Faenza, è presente
una statua (ubicata di fronte alla chiesa di San Francesco) che lo raffigura
con in mano un barometro a mercurio (curiosità sulle proporzioni: l'altezza del
barometro è inferiore a quella reale, che deve essere di almeno 76 cm). Sempre
a Faenza, è intitolato a Torricelli fin dal 1865 il Liceo che ha sede
nell'antico palazzo dei Gesuiti di cui Evangelista fu allievo. Note Per la storia della scoperta della vera
origine di Torricelli, vedi anche Registrazione del convegno per il quarto
centenario della nascita di Torricelli, Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi,
Idraulici italiani , Fondazione BEIC, 75.
Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione
Biblioteca Europea di Informazione Cultura, 73.
Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione BEIC,
77. Collocazione In questa
sperimentazione venne preceduto di qualche anno dal fisico contemporaneo
Gasparo Berti, che condusse un esperimento "barometrico" utilizzando
acqua anziché mercurio. Cfr. L'esperimento di Berti, realizzato a Roma fra il
1640 e il 1643 Moon: Torricelli Questo
testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza
in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di
Firenze, Giuseppe Rossini, La famiglia di Evangelista Torricelli, in Convegno di studi torricelliani in occasione
del 350º anniversario della nascita di Evangelista Torricelli: Faenza, Lega, Giuseppe
Bertoni, La faentinità di Evangelista Torricelli e il suo vero luogo di
nascita, in Studi e ricerche del Liceo Torricelli, Faenza, Ragazzini, Fabio
Toscano, L'erede di Galileo. Vita breve e mirabile di Evangelista Torricelli,
Milano, Sironi, André Weil. Prehistory of the Zeta-Function, in "Number
Theory, Trace Formulas and Discrete Groups", Aubert, Bombieri and
Goldfeld, eds., Academic Press Amir Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria
matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni, Barometro di Torricelli Equazione di
Torricelli Legge di Torricelli Torr Tromba di Torricelli Liceo ginnasio statale
Evangelista Torricelli. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Vacca, Evangelista Torricelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Evangelista Torricelli, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc.
Evangelista Torricelli, su accademicidellacrusca.org, Accademia della
Crusca. Evangelista Torricelli, su MacTutor, University of St Andrews,
Scotland. Evangelista Torricelli, su Mathematics Genealogy Project, North
Dakota State University. Opere di
Evangelista Torricelli, su Liber Liber.
Opere di Evangelista Torricelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Evangelista Torricelli, . Evangelista Torricelli, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. Evangelista Torricelli, in Galileo
Project, Rice University. Carla Rita Palmerino, Evangelista Torricelli, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
TRABUCCO (Caltagirone). Filosofo. Non
abbiamo grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo che esercitò
con successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemia. Per il
suo contributo fu creato nobile da Fernando d'Aragona. Alcune sue opere sono
conservate nella Biblioteca Comunale di Caltagirone, città che gli ha anche
dedicato una strada. Opere "De
Morbis puerorum et mulierum"
Chaudon, L. M., Dictionnaire universel, historique, critique, et
bibliographique, v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della
Sicilia, Palermo 1855, tomo I206. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa
amoriense, Roma, I282, s.v. Amati, A.,
Dizionario corografico dell'Italia.
TRAGELLA (Trezzano). Filosofo. Ordinato presbitero dall'arcivescovo Luigi
Nazari di Calabiana Deceduto8 maggio 1934, Magenta. Figlio primogenito di Giovanni, medico
chirurgo, e da Amalia Santagostino. Dopo
aver frequentato il collegio di Gorla Minore, frequentò il seminario maggiore
di Milano e divenne sacerdote nel 1874, venendo destinato come coadiutore
presso la parrocchia di Santa Maria Nuova di Abbiategrasso dopo che il padre dal
1867 era stato assunto presso le Pie Case degli Incurabili di quella città.
Successivamente divenne dottore in teologia presso l'Accademia pontificia di
Torino. Da questo momento si occupò molto di filosofia e di letteratura
cattolica avvicinandosi molto ideologicamente alle posizioni dell'allora
arcivescovo di Milano Luigi Nazari di Calabiana. Furono questi gli anni inoltre che conobbe
don Davide Albertario, proprietario e direttore de L'Osservatore Cattolico, al
quale si legò molto a livello ideologico e per il quale scrisse diversi
articoli che vennero pubblicati sul giornale.
Le grandi opere a Magenta. Venne nominato parroco a Magenta, facendo il
proprio ingresso il 12 giugno 1885 e qui si occupò subito delle esigenze
pratiche della città, interessandosi animosamente alla vita politica del borgo.
Nello stesso anno del suo ingresso nella nuova parrocchia fondò assieme al
celebre professore di musica Luigi Valisi la Banda civica di Magenta che ancora
oggi esiste. Nel 1893, prese parte alle esequie del maresciallo francese Mac
Mahon che si svolsero in Francia, in rappresentanza della cittadinanza assieme
al sindaco di Magenta. In questa occasione venne decorato con la croce di
cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore. Tornato a Magenta, si prodigò per
la raccolta dei fondi necessari alla realizzazione di un monumento alla memoria
del maresciallo Mac Mahon che ancora oggi si trova nei pressi della stazione
ferroviaria. Nel 1898 svolse altri
incarichi ufficiali di rappresentanza quando il governo austriaco lo incaricò
di distribuire le onorificenze coniate dall'Impero in occasione dei
cinquant'anni di regno dell'Imperatore Francesco Giuseppe d'Austria (il famoso
Signum Memoriae) a quei cittadini del magentino che avessero combattuto a suo
tempo nelle armate austriache. In quello stesso anno si preoccupò di muovere
col comune una petizione popolare per la costruzione di una pensilina alla
storica stazione ferroviaria di Magenta e riuscì a provvedere dei fondi per la
costruzione di un ospizio per i vecchi La Basilica Minore romana di San Martino di
Magenta, fatta erigere su progetto dell'architetto Alfonso Parrocchetti, amico
di don Cesare Targella Sempre nel 1898, accogliendo le proposte dei fedeli,
decise di costruire una nuova chiesa parrocchiale (successivamente elevata al
titolo di Basilica Minore romana) che andasse a sostituire la piccola e antica
chiesa di san Martino (che venne successivamente abbattuta). Egli stesso fu
l'autore del nuovo progetto ispirato alle cattedrali rinascimentali e si occupò
in esso di serbare la memoria storica degli eventi della battaglia di Magenta
del 4 giugno 1859 con la costruzione di una cappella espiatoria all'interno
della chiesa per accogliere le spoglie dei caduti. Quest'ultimo progetto non
ebbe l'autorizzazione della curia milanese in quanto era ritenuto sacrilego
porre delle ossa non appartenenti a santi o personalità venerate all'interno di
un luogo di culto. L'idea del Targella era indubbiamente quella di accomunare
tutti, vincitori e vinti, di fronte alla morte e ricordare nel contempo la
necessità di non creare divisioni sociali dopo l'unità italiana. Il progetto
della chiesa, ad ogni modo, venne concluso nel 1903 ed in quello stesso anno
don Tragella poté inaugurare il nuovo tempio assieme al vescovo di Vigevano,
Giacomo Merizzi e al vescovo ausiliare di Milano. Al termine di questa grande epopea venne
nominato Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Cavaliere
dell'Ordine della Corona d'Italia e nel 1910 lasciò Magenta per Inverigo
cedendo il posto a don Domenico Bernareggi, fratello minore dell'allora vescovo
di Bergamo, Adriano Bernareggi e poi, anche lui, divenuto Vescovo (ausiliare di
Milano). Nel 1908 fondò a Magenta il
Forno Cooperativo Ambrosiano per combattere la cattiva nutrizione della popolazione
e consentire di avere pane di ottima qualità anche nelle campagne, e a prezzi
accessibili. Le accuse e gli ultimi anni
travagliati Busto di don Cesare Tragella
nella Basilica di San Martino di Magenta Malgrado la munifica opera sostenuta
dal Tragella negli anni della sua direzione della parrocchia di Magenta, nel
1919, al termine del primo conflitto mondiale, venne accusato di appropriazione
indebita di fondi appartenenti alla parrocchia di San Martino e di aver portato
in fallimento la sua chiesa. Gli accusatori erano alcuni fabbricieri magentini
e alcune tra le personalità di maggiore spicco nel paese come il commendatore
Giovanni Giacobbe (direttore dell'Asilo e proprietario dell'omonima villa
storica) ed il sindaco Giovanni Brocca il quale aveva avuto non pochi contrasti
per le idee rivoluzionarie di don Tragella. Il sacerdote venne pertanto
condannato alla pena di due anni e quattro mesi di prigione. Visto però il suo
lodevole operato e la sua fama di filosofo e letterato, Vittorio Emanuele III
di Savoia lo graziò con la commutazione della pena a due mesi di carcere da
scontarsi nel carcere di San Vittore a Milano. Dopo di questo, don Tragella
visse per qualche tempo ospite del parroco di Margno in Valsassina per poi fare
ritorno a Magenta. Tornato nella sua ex
parrocchia come residente nel 1920, gli venne impartito l'ordine di non
occuparsi più della cosa pubblica, cosa non facile per un personaggio come lui.
Con il nuovo parroco insorsero subito dei contrasti circa la gestione delle
finanze della chiesa ed a questo punto, gli giunse la sospensione ecclesiastica
da parte della curia. Ammirato dal
popolo malgrado le peripezie della sua vita, Cesare Tragella si spense a
Magenta l'8 maggio del 1934.
Onorificenze Onorificenze italiane Cavaliere dell'Ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italianastrino
per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Croce pro
Ecclesia et Pontificenastrino per uniforme ordinariaCroce pro Ecclesia et
Pontifice Onorificenze straniere Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore
(Francia)nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Legion
d'Onore (Francia) Note Tunesi, Morani,
Le stagioni, op. cit.. Viviani292. Ricovero vecchi poveri (1902-1943) Sito
Lombardia Beni Culturali. Viviani, op.
cit., p.292. Don Tragella ridusse il
prezzo del pane giallo di 10 centesimi al chilogrammo (quello bianco era
riservato solo alle classi più abbienti), cfr. Tunesi, Morani Le stagioni, op.
cit.. Cesare Tragella, Lettera a Romolo
Murri n.185 del 6 settembre 1898, in: Romolo Murri, Lorenzo Bedeschi (cur.),
Carteggio. II. Lettere a Murri. 1898, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Carlo
Morani, Natalia Tunesi, Le stagioni di un prete: storia di Don Cesare Tragella,
prevosto di Magenta Giussano, Graffiti, 1993. Carlo Morani, Natalia Tunesi, G.
Vian, Le stagioni di un prete, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», Ambrogio
Viviani, 4 giugno 1859. Dalle ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu,
1997. Magenta (Italia) Battaglia di
Magenta Centro Culturale Don Cesare
Tragella di Magenta AICAssociazione italiana centri culturali. PredecessorePrevosto
di MagentaSuccessoreMonastergen.png Carlo Giardini1885-1910 Domenico
Bernareggi.
TRAPè (Montegiorgio). Flosofo. Uno dei
massimi studiosi del pensiero di sant'Agostino. Trapè fu ordinato
sacerdote a Roma il 15 luglio 1937. Si laureò in Teologia sistematica nel 1938,
presso l'Università Gregoriana con una tesi intitolata Il concorso divino nel
pensiero di Egidio Romano, pubblicata a Tolentino nel 1942. Trapè fu
professore presso la Pontificia Università Lateranense dal 1960 al 1983.
Priore Generale dell'Ordine agostiniano dal 26 agosto 1965 al 10 settembre 1971
Agostino Trapè, promosse la fondazione dell'Istituto Patristico
Augustinianum. Trapè ha fondato e diretto la "Nuova Biblioteca
Agostiniana" che si occupa della pubblicazione dell'Opera Omnia di S.
Agostino in edizione bilingue latino-italiano (Edita da Città Nuova) e la serie
del "Corpus Scriptorum Augustianorum", che pubblica le opere dei
filosofi scolastici agostiniani. Le sue opere sono state tradotte in
varie lingue. Opere (selezione) Il concorso divino nel pensiero di Egidio
Romano, Tolentino 1942; La doctrina de Seripando acerca de la concupiscencia,
La ciudad de Dios Traduzione italiana;
Introduzione a S. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea.
Atti del congresso Italiano di filosofia Agostiniana, Roma 20-23 ottobre 1954.
Tolentino 1956, X-XVI; Varro et
Augustinus praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, in
Atti del Congresso internazionale di studi varroniani, Rieti, Escatologia e
antiplatonismo di Sant'Agostino, Augustinianum, S. Agostino filosofo e teologo dell'uomo,
Bollettino dell’Istituto di filosofia, Macerata, anno accademico
1978-1979, 89-104; S. Agostino:
L'ineffabilità di Dio, in «La ricerca di
Dio nelle religioni», EMI, Bologna, La Aeterni Patris e la filosofia cristiana
di S. Agostino, in Atti del VIII Congresso Tomistico internazionale, Roma S.
Agostino, l'uomo, il pastore, il mistico, Fossano, 1976; Roma, Città Nuova,
2001, 440 [traduzione spagnola, Buenos
Aires, 1984; tedesca, Monaco, 1984; Polacca, Varsavia, 1984; inglese, New York,
1986; francese, Parigi, ungherese,
Budapest, 1987]; S. Agostino, in Patrologia III, Casale Monferrato, Agostino
d'Ippona, in Dizionario patristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato,
[Introduzione e commento alla Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma,
1988; Introduzione generale a sant'Agostino, Roma, A. TRAPÉ, Il concorso divino nel pensiero di
Egidio Romano, Tolentino 1942, su agostinotrape. Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il
pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova, 2Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il
pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova. Agostino Trapèapostolo della cultura.
Sito internet dedicato all'opera.
TRASCI. (Bisignano). Filosofo. Vscovo della Chiesa cattolica Coat of Arms of
Ferruccio Baffa-Trasci.svg Deceduto30
ottobre 1656 a Roma Spera in Deo D'azzurro, un aratro d'argento, sostenente un
basilisco verde. Data di fondazioneXVI secolo Etniaitaliana Manuale Baffa
Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë a Bisignano in Calabria nel
1590, figlio primogenito di Pietro Antonio ed Elisabetta Anna Trentacapilli,
donna pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoli ascritta al
patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e, dunque,
contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole
venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario di Bisignano,
proseguendo in seguito gli studi a Roma e Napoli. Fu nella città partenopea che
si legò particolarmente alla Compagnia di Gesù divenendo in breve tempo uno dei
confessori più vicini a Isabella della Rovere, principessa di Bisignano. L'esilio volontario a Proceno Pur
giovanissimo per non essere distolto dai propri studi filosofici si ritirò volontariamente
a vita privata, dapprima nella Tuscia e poi ospite nel Castello di Proceno,
presso Viterbo di proprietà della nobile famiglia Sforza. Ancora nei primi Professoreuna
lapide marmore posta nella rocca ne ricordava la sua permanenza. Da tale
volontario esilio uscì in pochissime occasioni, per lo più per viaggi in
Spagna, a Saragozza e Valladolid a capo di missioni diplomatiche presso
l'arcivescovo Juan Cebrían Pedro assistito dal nipote Stanislao Baffa Trasci.
Fu durante la reclusione volontaria nella Rocca di Proceno che ebbe modo di conoscere
Galileo Galilei ospite nel palazzo durante un suo viaggio verso Roma. La morte Ormai sessantaseienne, dopo esser
stato per alcun tempo vescovo ausiliare di Umbriatico, nell'estate del 1656
venne creato Vescovo titolare di Massimianopoli in partibus infidelium da papa
Alessandro VII. Ferruccio Baffa Trasci
morì a Roma nell'ottobre dello stesso anno di peste presso il Lazzaretto
istituito sull'Isola Tiberina, venendo sepolto in una fossa comune. Gran Parte
dei suoi scritti vennero salvati dai nipoti e riordi XIX secolo dal pronipote
Vincenzo Baffa Trasci. Il noto storico romano Giuseppe Tomassetti dedicò un
breve saggio sulla sua figura dal titolo Cenno storico sulla vita di S.E.
Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli, Opere:Traduzione
dei Pensieri o Colloqui con se stesso di Marco Aurelio Universam Aristotelis
philosophiam Summa Aristotelicha Summa Theologica Dogmatica Note BonitaBojani, I della Rovere nell'Italia
della corti, Ed. Quattroventi 2002
Tomassetti G., Cenno storico sulla vita di S.E. Ferrante Baffa Trasci
Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli Roma 1888
C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO
Acquapendente 1932 C. Nutarelli,
Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO Acquapendente, D. Baffa Trasci
Amalfitani di Crucoli, Ferruccio Baffa Trasci-un erudito italoalbanese Professoreormai
dimenticato, Edizioni MIT Cosenza Trasci PredecessoreVescovo titolare di
MassimianopoliSuccessore ...luglio.
TREVES (Torino). Filosofo. Compie gli studi al Liceo M.
D'Azeglio e poi nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Torino, dove entra in
contatto, fra gli altri, con Norberto Bobbio, Vittorio Foa, Piero Luzzati,
Alessandro Passerin d'Entrèves, e simpatizza con il gruppo di Giustizia e Libertà
abbracciando i principi del socialismo liberale. Laureatosi sotto la guida di
Gioele Solari con una tesi su Henri de Saint-Simon e conseguita la libera
docenza, insegna dapprima nell'Messina, dove viene arrestato per sospetta
attività antifascista, ma subito rilasciato. Trasferito all'Urbino viene
escluso, in quanto proveniente da famiglia ebraica, dal concorso bandito sulla
sua cattedra e si trasferisce in Argentina. Qui sposa Fiammetta Lattes da cui
ha tre figli (Tullio, Aldo e Anna) e insegna filosofia del diritto e sociologia
nell'Tucumán. Rientrato in Italia e riottenuta la cattedra nell'Parma, si
trasferisce subito all'Milano dove insegna Filosofia del diritto, Sociologia e
Sociologia del diritto. Protagonista della rinascita post-bellica della sociologia
in Italia, coopera attivamente col Centro nazionale di prevenzione e difesa
sociale e col suo segretario generale Adolfo Beria di Argentine, coordinando
fra l'altro una vasta ricerca su “L'amministrazione della giustizia e la
società italiana in trasformazione” da cui escono fra il 1967 e il 1976 dodici
volumi di vari autori. Nel 1962 promuove con William M. Evan e Adam Podgórecki
la costituzione del Research Committee on Sociology of Law della International
Sociological Association. Presiede questo Comitato fino al 1974 facendosi
attivo promotore, in patria e all'estero, soprattutto in Spagna, della sociologia
del diritto. Fonda la rivista italiana
della disciplina, di cui ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a
Milano sino al ritiro nel 1983. -- è tra i promotori dell'International
Institute for the Sociology of Law di Oñati (Guipúzkoa, País Vasco, Spagna). È
nominato dottore honoris causa dalle Università del País Vasco, Carlos III de
Madrid e Pandios di Atene. Muore a Milano il 31 maggio 1992. Pensiero Renato Treves difende una posizione
filosofica relativista e prospettivista, influenzata da autori come Karl
Mannheim, José Ortega y Gasset, Charles Wright Mills e Hans Kelsen, del quale
ultimo introduce in Italia la Dottrina pura del diritto. Alieno dal dogmatismo
e paladino di una concezione critica della scienza, rifiuta ogni visione
metafisica del diritto in favore di una visione metodologica che sfocia nella
sociologia del diritto intesa come scienza prevalentemente empirica, non avalutativa,
ma ispirata a valori, nel suo caso quelli di libertà e giustizia sociale.
Treves è considerato insigne maestro per un'intera generazione di filosofi e
sociologi del diritto. Per Renato Treves due erano i problemi che la sociologia
del diritto doveva affrontare: da un lato la posizione, la funzione e il fine
del diritto nella società vista nel suo insieme; dall'altro la società nel
diritto, cioè quei comportamenti effettivi che possono essere conformi e
difformi rispetto alle norme, ma comunque forniscono informazioni su come una
società vive le regole che si è data. Del primo problema si sono occupate
soprattutto le dottrine sociologiche e politologiche, mentre sul secondo si
sono soffermate le dottrine giuridiche antiformalistiche. Opere principali Il diritto come relazione,
Torino, 1934 Sociología y filosofía social, Buenos Aires, Benedetto Croce,
filósofo de la libertad, Buenos Aires, Diritto e cultura, Torino, Spirito
critico e spirito dogmatico, Milano, Libertà politica e verità, Milano, Giustizia
e giudici nella società italiana, Bari, Introduzione alla sociologia del
diritto, Torino, Sociologia del diritto. Origini, ricerche, problemi, Torino, Sociologia
e socialismo. Ricordi e incontri, Milano, Dizionario biografico dei giursti italiani (XII-XX
secolo), Bologna, Il MUlino, André-Jean
Arnaud e Simona Andrini, Jean Carbonnier, Renato Treves et la sociologie du
droit. Archéologie d'une discipline, LGDJ, Parigi, Norberto Bobbio, Il magistero di Renato Treves,
in La Nuova Antologia, Arturo Colombo, La lezione di Renato Treves, in La Nuova
Antologia, Elías Díaz, Renato Treves in Doxa. Cuadernos de Filosofía del
Derecho, Vincenzo Ferrari, Renato Treves sociologo del diritto, in Rivista
internazionale di filosofia del diritto, LXX, IV serie, gennaio-marzo 199321
ss. Vincenzo Ferrari, Treves, Renato, in International Encyclopedia of Law and
Society, Sage, Thousand Oaks-London-New Delhi-Singapore, Vincenzo Ferrari e
Nella Gridelli Velicogna, Philosophy and Sociology of Law in the Work of Renato
Treves, in Ratio Juris, ss. Vincenzo
Ferrari, Morris L. Ghezzi e Nella Gridelli Velicogna , Diritto, cultura e
libertà. Atti del convegno in memoria di Renato Treves (Milano, Giuffrè,
Milano, Morris L. Ghezzi, La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del
diritto, Mimesis, Milano-Udine, ss. Mario G. Losano, Renato Treves, sociologo
tra il vecchio e il nuovo mondo, Unicopli, Milano, 2000. Pio Marconi, Il legato
culturale di Renato Treves, in Sociologia del diritto, Aristide Tanzi, Renato
Treves, dalla filosofia alla sociologia del diritto, ESI, Napoli, Carlo Nitsch,
Renato Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con
documenti inediti e la traduzione di due scritti di Treves, Memorie
dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e
Filologiche, Sociologia del diritto ,
«Treves, Renato (propr. Samuele Renato)» in Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TRIA. (Laterza). Filosofo. Arcivescovo della Chiesa
cattolica Template-Archbishop.svg
Incarichi ricopertiVescovo di Cariati e Cerenzia Vescovo di Larino Arcivescovo
titolare di Tiro Nato22 luglio 1676 a
Laterza Ordinato presbitero19 settembre 1699 Nominato vescovo4 marzo 1720
Consacrato vescovo17 marzo 1720 Elevato arcivescovo20 dicembre 1741 Deceduto16
gennaio 1761 a Roma Manuale Giovanni
Andrea Tria (Laterza, 22 luglio 1676Roma, 16 gennaio 1761) filosofo, teologo e
arcivescovo cattolico italiano. Figlio di Francesco Tria e Margherita Geminale,
completò i suoi studi di filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e Roma. Nel
1704 fu uditore di diritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de'
Tirreni rimase al servizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma,
fu nominato vicario generale di monsignor Lorenzo Gherardi, vescovo di Loreto e
Recanati, e tale rimase fino al 1714. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao,
ebbe l'incarico di "nunzio straordinario" alla Corte del
Portogallo. Quando monsignor Firrao, per
questione di salute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna.
Durante la sua permanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in
Svezia e Germania. Fu eletto vescovo di
Cariati e Cerenzia ed entrò in carica il 17 marzo 1720, presiedendo il sinodo
(16/18 marzo 1726). Fu trasferito poi
alla diocesi di Larino, nel Molise, il 23 febbraio 1727. Partecipò al concilio provinciale di
Benevento dal 1º al 12 maggio 1729. Nel 1740 fu nominato «consulente del Sacro
Offizio» e nel dicembre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro. Divenne «esaminatore di Vescovi» e fu
insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoi
meritori servigi resi alla Corte di Lisbona.
Morì di apoplessia a Roma il 16 gennaio 1761. Opere Il suo erudito lavoro include: Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche
della citta e Diocesi di Larino (edite a Roma, 1744) Note di accommodamento tra
il Papato e la Corte Reale di Napoli (edito a Roma, 1743) Vita di Papa
Benedetto XIII Genealogia episcopale Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio
Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo
Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale
Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Cardinale
Gaspare Carpegna Cardinale Fabrizio Paolucci Cardinale Antonio Felice Zondadari
Arcivescovo Giovanni Andrea Tria Successione apostolica Vescovo Geronimo de
Laurenzi (1743) FontiCamillo Minieri Riccio, Memorie storiche degli
scrittori regno di Napoli, Napoli,
Tipografia dell'Aquila di V. Puzziello, Diocesi di Larino Pietro Pollidori
Giovan Battista Pollidori Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource
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su Giovanni Andrea Tria Opere di Giovanni
Andrea Tria, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. David M. Cheney, Giovanni
Andrea Tria, in Catholic Hierarchy.
TRINCHERI. (Pieve di Teco). Filosofo. Nacque da una
famiglia benestante che aveva in possesso alcuni ettari di terreno. Fu critico letterario, filosofo e saggista
appassionato agli autori romantici. Fu riconosciuto e si affermò all'interno
della cerchia dei letterati del suo tempo grazie alla brillante difesa in
favore di Alessandro Manzoni, quando quest'ultimo pubblicò la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola.
Fu con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore
romantico, che egli riuscì a far valere la proprio opinione positiva nei
confronti dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si conoscono
a proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui ferì a morte un
suo amico, un certo Andrea, crollò in una situazione estremamente
travagliata. Negli ultimi anni della sua
vita si trasferì a Parigi, svolgendo incarichi di traduzione per pochi soldi, per poi morire in tristezza e solitudine.
TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO? (Vicenza). Filosofo. Ritratto
del 1510 di Vincenzo Catena Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro. Persona di
spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò
perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione
umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di grammatica, di
architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di
traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte
altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione
sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche,
sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana. Fu anche
un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi
intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni,
Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista Giraldi
Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il condottiero
Cesare Trivulzio, Papa Leone X, Papa Clemente VII, Papa Paolo III, e
l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della
Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la
sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio,
appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da
lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca
e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a
Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio
combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al
servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e
riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare (1448-1487)
era anch'esso uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia
e nel 1468 sposò Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un
fratello, Girolamo, scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia († 1516),
Maddalena († 1512), andata in sposa al padovano Antonio degli Obizzi, ed
Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro nel 1495 e dal 1518 rifondatrice
insieme a Domicilla Thiene di San Silvestro. Targa marmorea che
Trissino fece realizzare a ricordo del suo maestro Demetrio Calcondila in
S.Maria della Passione a Milano Trissino studiò greco a Milano sotto la guida
del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale di Marsilio Ficino, e poi
filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da questi maestri imparò l'amore
per i classici e la lingua greca, che tanta parte ebbero nel suo stile di vita.
Alla morte di Calcondila nel 1511, Trissino fece murare una targa nella chiesa
di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo maestro. Il 19
novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco Trissino, lontana
cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia (nata nel 1495, visse 20 giorni),
Gaspare (nato nel 1497, visse 10 giorni), Francesco (1500-1514), Vincenzo (nato
nel 1502, visse 10 giorni) e Giulio (1504-1576). Giovanna morì il 12 aprile
1505. Trissino sosteneva l'Impero come istituzione, come d'altronde era
tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne interpretato in
spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente esiliato dalla
Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania, l'Imperatore
Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato "dal
Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello stemma
gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che nella
parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto biforcato
sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente d'argento
e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN TO
ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi 110 e
111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova",
privilegi trasmissibili ai propri discendenti. Stemma di
Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F.
Castelli nel 1753. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia,
Bologna, Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e
Padova (dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò
a Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo
Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di
classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di
Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e
compose la tragedia Sofonisba (1513-14). Questi anni agli Orti Oricellari
furono centrali, sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per
la forte impronta che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni
di Bernardo Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso
dalle lodi del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino)
o le poesie pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le
tante digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai
Goti che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in
quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso
Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende
l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche). In
seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa
Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere
nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un
arditissimo libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di
alcune lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto).
Intanto il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla
carriera ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a
Clemente VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza. Sempre a
Roma, nel 1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la
versione riveduta della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il
castellano (dialogo sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a
quello dantesco), le Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime
quattro parti della Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di
Aristotele, da poco riscoperta), con le quali il programma di riforma
letteraria classicheggiante avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso.
Per i prossimi 20 anni il poeta non stamperà più nulla. Queste opere
sollevarono un grande clamore per la loro arditezza e disorientarono (o meglio:
orientarono diversamente) la nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato
finora riformare addirittura l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare
l'intero sistema dei generi in uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni
e il poema cavalleresco, in primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè
poi quelli antichi (la tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi
libelli prese avvio la secolare questione della lingua italiana. Nel
febbraio 1530 a Bologna, nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia
e Sacro Romano Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto
pontificale a Clemente VII e nel 1532 Carlo lo nominò conte palatino e
cavaliere dell'Ordine Equestre della Milizia Aurata. Secondo quanto riportato
dallo storico Castellini, Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai
pontefici a seguito dei successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato),
ad esempio l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora
cardinalizia, in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il
figlio Giulio avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza
Trissino sposò il 26 marzo 1523 Bianca, figlia del giudice Nicolò Trissino e di
Caterina Verlati, già vedova di Alvise di Bartolomeo Trissino (morto a 45 anni
nel 1522). Da Bianca ebbe due figli: Ciro (1524-1576) e Cecilia. Alla nomina di
Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo
lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di
eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi
rapporti con Giulio, la coppia si divise nel 1535 quando Bianca si trasferì a
Venezia, dove morì il 21 settembre 1540. Trissino manifestò il proprio
fervente sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo
V il suo poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare,
iniziato agli inizi del Cinquecento ma pubblicato nel 1547-1548, destinato,
come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata
di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la
prima commedia regolare. Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto
nella villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e
acquistata nel 1482 dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose
Accademie vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della
storia dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che
portò nei suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole
architettoniche di Marco Vitruvio Pollione. Morì a Roma l'8 dicembre 1550
e fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agata alla Suburra. Nel 1562 vennero
alla luce le ultime due parti della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate
ad Antonio Perenoto, vescovo di Arras), che erano comunque già pronte nel 1529,
come si evince dalla chiusura della quarta parte. Il progetto culturale
Egli progettò e attuò una imponente riforma della lingua e della poesia
italiane sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele (da poco
riscoperta), i poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte da Dante
Alighieri nel De vulgari eloquentia (riscoperto dal Trissino stesso a Padova e
pubblicato in traduzione nel 1529); un programma in piena antitesi sia con la
moda del petrarchismo di Pietro Bembo, sia con quella del romanzo cavalleresco
incarnato supremamente dall'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, che allora
infuriavano. Il programma di riforma venne esposto negli anni 1524-1529
attraverso opere diverse, cioè un volume di ortografia e di ortofonetica
(Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, del 1524,
riveduta nel 1529, e dedicata a Papa Clemente VII), un volume di teoria della
lingua italiana (Il castellano, del 1529, dedicato a Cesare Trivulzio), due
manuali di grammatica (Dubbii grammaticali e la Grammatichetta, del 1529) e un
manuale di teoria dei generi letterari (Poetica, le prime 4 parti del 1529; le
ultime 2 postume stampate nel 1562). Tali proposte (specie quella di modificare
l'alfabeto italiano inserendovi alcune lettere greche così da rendere visibili
le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune consonanti) e la riscoperta
del trattato dantesco furono clamorosi e fecero esplodere in Italia la secolare
questione della lingua, idealmente chiusa nel 1840 da I promessi sposi di
Alessandro Manzoni. Questa intensa speculazione teorica ha il suo sbocco
fattuale in quattro opere poetiche, tutte molto importanti: la Sofonisba (1524,
dedicata a Papa Leone X), la prima tragedia regolare della letteratura moderna
(regolare si definisce un'opera costruita secondo le norme derivate dai testi
classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di Orazio),
L'Italia liberata dai Goti (1548-1549, dedicata a Carlo V d'Asburgo), il primo
poema epico regolare, e I simillimi (1548, dedicata al Cardinal Farnese), la
prima commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio
(Rime 1529, dedicato a Niccolò Ridolfi) di gusto antipetrarchista e ispirato ai
poeti siciliani, agli Stilnovisti, a Dante e alla tradizione del Quattrocento,
tutte cassate dal Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma
saranno destinate ad avere un ruolo centrale nello sviluppo della poesia italiana
ed europea, se si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad esempio,
ebbero in tutta Europa. Al Trissino si deve anche l'invenzione
dell'endecasillabo sciolto (cioè senza rima) ad imitazione dell'esametro
classico, anche questa un'invenzione destinata a fama europea.Le opere
letterarie La produzione letteraria del poeta comprende opere di diversi
generi, non solo poetiche: innanzitutto un Architettura in italiano e
incompleto, ricerche sulla numismatica, traduzioni, orazioni varie ed opere in
latino. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria letteraria e sulle
opere poetiche, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi,
attraverso i quali il poeta struttura un coerente programma di riforma della
poesia italiana sui modelli classici e sulla lingua dantesca ispirato alla
Poetica di Aristotele, ad Omero e al De vulgari eloquentia, un sistema da
opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima
(1525), che aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo,
quindi, i generi letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'Orlando
furioso di Ludovico Ariosto (1532), che è un romanzo cavalleresco e non un
poema epico. Attraverso il proprio programma il poeta verrà a creare una
tradizione di gusto classico del tutto nuova in seno alla letteratura moderna,
che nei secoli a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu
avversario: il sistema trissiniano, infatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati
dal petrarchismo bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione
antica e quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né il Trissino era
l'unico convinto di queste idee, come si dirà ancora oltre, ma era affiancato
da Sperone Speroni, Bernardo Tasso (padre di Torquato), Antonio Brocardo,
Pietro Tolomei, Antonio Colocci, Mario Equicola e altri ancora. Volendo
sintetizzare, le opere del Trissino si raccolgono intorno a tre date: ll
1524, in cui dà alle stampe a Roma la tragedia Sofonisba (composta un decennio
prima agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere
all'alfabeto latino. Tutte le opere del Trissino stampate in vita sono scritte
secondo l'alfabeto da lui congegnato e non con l'alfabeto usuale. ll 1529, vero
anno campale, vengono date alle stampe sei opere, ossia la traduzione del De
vulgari eloquentia, le prime IV parti della Poetica, il dialogo Il castellano,
le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta. Il 1547-8, in cui dà alla
luce il poema L'Italia liberata dai Goti, e la commedia I simillini. Passeremo
in rassegna le principali opere poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che
hanno un paragrafo apposito. Sofonisba La Sofonisba (1524) è in assoluto
la prima tragedia regolare della letteratura europea, destinata a vasta fortuna
specie in Francia. Secondo il modello antico, Trissino compone una tragedia in
endecasillabi sciolti, che imitano i trimetri giambici (il verso a questa data
fa la sua prima apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono
canzoni petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno
anch'esse qui la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi
Alamanni e poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile
differenza dai classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non
fantastico, mitico o biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro
regolare, si svolge nello stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno
(unità di tempo) e prevede in scena un numero limitato di persone. Venne
recitata per la prima volta nel 1562, durante il carnevale di Vicenza, messa in
scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta piacque, tutto sommato,
e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro nuovo, fu approvato anche
dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da allora in poi il metro
quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi sotto). Anche
nelle Rime (1529) il poeta si mostra uno sperimentatore e il Petrarca, modello
obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti da altre
epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella siciliana,
gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del Trissino è
possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le ballate
(cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi neri di
guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente
quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche
del Petrarca (occhi di stelle e simili). Il Castellano Il Castellano
(1529) è un dialogo sulla lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante
francese a Milano conosciuto nel 1505-6. Si ambienta a Castel Sant'Angelo e ha
per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il castellano, appunto) e Filippo
Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il Trissino espone per bocca del Rucellai
il suo ideale linguistico, preso dal De vulgari eloquentia, cioè quello di un
volgare illustre o cortigiano, mobile ed aperto, fondato in parte sull'uso
moderno e concreto della lingua, e in parte sugli autori della tradizione
letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante e Omero poiché dotati di
enargia, cioè della capacità di rendere visibili a parole ciò di cui stanno
narrando. Le idee linguistiche del Trissino sollevarono grande clamore (fondate
com'erano su un testo la cui paternità dantesca non era ancora assicurata) e
fecero scoppiare il secolare 'dibattito sulla lingua italiana' concluso, come
detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre secoli dopo. Fra i molti che
parteciparono al dibattito si ricordi il fiorentino Niccolò Machiavelli al
quale il Trissino aveva letto il De vulgari eloquentia sempre agli Orti
Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni, Baldassarre
Castiglione. Poetica Le teorie che soggiacciono a questo vasto programma
vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non solo per il
Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa ad essere
modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il
continente . Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire, l'idea di
resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani per gusto
e ispirazione dalla società rinascimentale. Sul piano linguistico
immagina una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e illustre,
che contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una
collaborazione ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo
del toscano trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di
dialettismi. Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla
tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca.
Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora
contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si
mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre,
inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e
latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande
successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel
melodramma. Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga
teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni
genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le
unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative,
per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo
cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda
fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle
quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla
conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà
essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà
venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno
ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende dovranno
venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in sospeso. Il
genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà propria,
viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico, profondamente
pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso di formazione
morale e culturale. Per questi tre generi nuovi, il poeta propone
l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del trimetro
giambico classici (vedi paragrafi sottostanti). Sul piano dello stile e
dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e di
Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico
l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose
di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e
Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, Trissino divide la lingua italiana in
quattro registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e
bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri
stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio
dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a
reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e
registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso
di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. L'Italia liberata
dai Goti Dopo venti anni di silenzio dal 1529, il Trissino tornò in scena con
L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in
27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma
iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto
il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare
un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione
medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con
Ludovico Ariosto. L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è
illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino
dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero.
Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre,
reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci
dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene.
Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore',
non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze
tecniche di architettura, arte militare e via di seguito. Il poema è
ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un
accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino
Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta
segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata
dall'inizio alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno
ad essa. I personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e
virtù da correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di
formazione bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso.
Il poema, atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi fiaschi
della storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto
profondissimo. Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne
parla nei suoi Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali
derisero il poema per la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo
classico (grandezza e generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione
estrema alla corretta applicazione delle regole aristoteliche, più che alla
fluidità della narrazione o al dare un rilievo psicologico ai personaggi,
assolutamente frontali. Inoltre, la ripresa parola per parola del modello
omerico (ma in generale di tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu
ritenuta noiosa, e la solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la
prosaicità dello stile trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera
formulare (come quello di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e
stereotipato. I lunghi intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga
nelle descrizioni degli accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di
città, architetture, armature, eserciti, giardini, mappe geografiche
dell'Italia, precetti morali, massime e apologhi eruditi e via di seguito,
soffocano la narrazione epica (nella prima edizione il poema è addirittura corredato
da tre cartine geografiche) e rendono il poema di difficile lettura. Ciò
non toglie, tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella
letteratura: la visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella
dignità del loro ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici,
anticipava le preoccupazioni morali della Controriforma[25]. Sarà proprio alla
fine del secolo, infatti, che il poema trissiniano avrà la sua fortuna, col
Tasso ma non solo. I simillimi Sono l'ultima opera stampata dal poeta
(1548) e i modelli sono indicati da lui stesso nella Dedica al Cardinal
Farnese: Aristofane e la Commedia antica (Menandro è stato riscoperto solo nel
Novecento), sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei cori
(con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo.
Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo
è costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche
da settenari e sono rimati.Le opere linguistiche Frontespizio del
Castellano di Giangiorgio Trissino, 1529, stampato con lettere aggiunte
all'alfabeto italiano da quello greco I testi linguistici del Trissino sono
essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre,
ovviamente la Poetica. Accese discussioni suscitò il suo esordio
letterario, cioè la proposta di riformare l'alfabeto italiano contenute
nell'Ɛpistola del Trissinω de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua
Italiana (1524; nel 1529 esce la seconda versione, corretta e rivista) dove
Trissino suggerisce l'adozione di alcune vocali e consonanti dell'alfabeto
greco al fine di disambiguare suoni diversi resi allora (e ancor oggi) con la
medesima grafia: e e o aperte (ε e ω) e chiuse, z sorda e sonora (ζ), nonché la
distinzione delle i e u con valore di vocale o di consonante (j, v). In
seguito avrebbe riproposto questa idea (sebbene ricorrendo a grafie diverse)
anche l'accademico della Crusca Anton Maria Salvini nella seconda metà del
XVIII secolo, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a venire,
invece, la proposta del Trissino di utilizzare la z al posto della t nelle
parole latine che finiscono in -tione (oratione > orazione) e di distinguere
sistematicamente nella scrittura la u da v (uita > vita)[26]. I punti
principali dell'alfabeto riformato sono i seguenti: Nuovo
caratterePronunciaDistinto daPronuncia Ɛ εE aperta [ɛ]E eE chiusa [e] Ω ωO
aperta [ɔ]O oO chiusa [o] V vV con valore di consonante [v]U uU con valore di
vocale [u] J jcon valore di consonante J [j]I iI con valore di vocale [i] Ӡ çZ
sonora [dz]Z zZ sorda [ts] . Tali idee vengono confermate nei testi del
1529: nel Castellano, il Trissino propone il modello di una lingua
"cortigiana-italiana" formata dagli elementi comuni a tutte le parlate
dei letterati della Penisola, non solo nel lessico ma anche al livello della
fonetica (visibile ormai grazie all'alfabeto riformato). Questa teoria si
appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del De vulgari eloquentia,
e verrà amplificata, come già visto, nella Poetica, in riferimento a tutti i
generi letterari, e sarà illustrata materialmente nelle due grammatiche messe a
disposizione dal Trissino stesso (la Grammatichetta e i Dubbi
grammaticali). Alla sua tesi si dimostrarono particolarmente sensibili (e
ostili) i letterati toscani, ovviamente, visto che Dante stesso asserisce nel
trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di essi spicca il
Machiavelli, come accennato, che compose un Dialogo sulla lingua in quegli
anni, nel quale reclama la specificità del fiorentino cinquecentesco, in
opposizione al Bembo (che voleva il fiorentino trecentesco) e anche al
Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua letteraria
(anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una similarità
fra i vari parlari italiani). Un esempio: se nel toscano quattrocentesco del
Poliziano è normale usare lui in funzione di soggetto, il Bembo invece
rispolvera egli e lo stesso fa il Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso
del lui, normale a Firenze da almeno un secolo. La riforma trissiniana
dell'alfabeto, applicata sistematicamente dal poeta in tutti i suoi scritti
(anche negli appunti!), è un prezioso documento delle differenze di pronuncia
tra toscano e lingua cortigiana, fra lingua letteraria e pronunce nordiche (il
poeta era vicentino) perché l'autore applicò i propri criteri fonetici nel
pubblicare i suoi testi o nell'interpretare alcuni suoni del toscano. La
conseguente maggior difficoltà di lettura non favorì la diffusione dei suoi
scritti e portò diverse critiche da parte degli autori suoi
contemporanei. Il profilo religioso del Trissino Sebbene sia noto come
esegeta aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del
Quattrocento e nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane
sature di cultura neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a
Milano presso il Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il
Leoniceno, ma soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e
nella Roma di Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due
ritratti che ci vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di
Giovanni di Bernardo Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le api, dopo aver
discusso dell’armonia cosmica e della dottrina ermetico-platonica dell’Anima
Mundi, specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello e sì alto pensiero / tu
primamente rivocasti in luce / come in cospetto degli umani ingegni / Trissino,
con tua chiara e viva voce, / tu primo i gran supplicii d’Acheronte / ponesti
sotto i ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei mortali». Insomma il
Trissino viene riconosciuto come un interprete del pensiero platonico e, si
direbbe, democriteo. Il secondo, invece, riguarda le esposizioni rilasciate
al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del Checcozzi, il quale
dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane dalle stelle ne’
corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta in pianeta fossero
stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali non le retribuzioni
della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin, Giangiorgio
Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI , Firenze, Le
Monnier, 1894, 364–365). A questo si
aggiungano ancora la ripetuta ammissione di credere nella salvezza per sola
Grazia (Morsolin, cit., 248–253, 357-378
e 407-43, confermata nell'Epistola a Marcantonio da Mula), cioè di essere a
rigore un luterano, e la lunga requisitoria contro il clero corrotto contenuta
contenuta nell'Italia liberata, requisitoria che però, come rilevato da
Maurizio Vitale (in L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla
lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto di Scienze ed Arti, ),
non figura in tutte le stampe del poema ma solo in quelle indirizzate forse in
Germania. Anche il Trissino, quindi, auspicava un riordino interno della
Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con il generale movimento di
riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero, Erasmo etc.... senza per
questo farne un luterano in senso stretto. Il Trissino, insomma, è un tipico
esponente della tradizione religiosa pretridentina, in cui il fervido sostegno
alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono forti iniezioni di
pensiero neoplatonico e neopitagorico, di stoicismo e di astrologia, di
tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam, Martin Lutero,
Agrippa von Nettesheim, Giovanni Pico della Mirandola, Marsilio Ficino si fondono
in una forma religiosa eclettica e ancora tollerata prima dell'apertura del
Concilio di Trento (1545-1563). Le persecuzioni inizieranno dopo la morte del
poeta, e vi verrà coinvolto, invece, il figlio Giulio, vicino al calvinismo,
che subirà l'Inquisizione. Il poema del Trissino, una vera enciclopedia
dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste venature di pensiero
religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera palese: si ricordino
i famosi angeli del poema che portano nomi di divinità pagane (Palladio,
Onerio, Venereo etc...) e che non sono altro che allegorie delle facoltà umane
o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad esempio, o Vulcano
come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di Michele Psello e
nel pensiero neoplatonico. Fu questo uno dei punti più bersagliati dai critici
contro il poeta, per primo, ancora una volta, Giambattista Giraldi
Cinzio. Il rapporto con Palladio Di Andrea Palladio, Trissino curò
soprattutto la formazione di architetto inteso come "umanista".
Questa concezione risulta alquanto insolita in quell'epoca, nella quale
all'architetto era demandato un compito preminentemente di tecnico
specializzato. Non si può capire la formazione umanistica e di tecnico specializzato
della costruzione dell'architetto Andrea della Gondola, senza l'intuito,
l'aiuto e la protezione di Giangiorgio Trissino. È lui a credere nel giovane
lapicida che lavora in modo diverso e che aspira a una innovazione totale nel
realizzare le tante opere. Trissino gli cambierà il nome in
"Palladio", come l'angelo liberatore e vittorioso presente nel suo
poema L'Italia liberata dai Goti[27]. Secondo la tradizione, l'incontro
tra il Trissino e il futuro Palladio avvenne nel cantiere della villa di
Cricoli, nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in quegli anni (1538
circa) sta per essere ristrutturata secondo i canoni dell'architettura
classica. La passione per l'arte e la cultura in senso totale sono alla base di
questo scambio di idee ed esperienze che si rivelerà fondamentale per la
preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì avrà inizio la
grande trasformazione dell'allievo di Girolamo Pittoni e Giacomo da Porlezza
nel celebrato Andrea Palladio. Sarà proprio Giangiorgio Trissino a condurlo a
Roma nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e ad
avviare il futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più ardite di
un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora
oggi[28]. Fortuna e sfortuna del Trissino Il sistema letterario inventato
dal Trissino non fu il solo tentativo di preservare un rapporto diretto con la
cultura classica (in special modo greca), con Dante e con l'umanesimo del
Quattrocento, che il sistema bembiano escludeva. Molti altri poeti
condividevano le sue idee, infatti, come Antonio Brocardo, Bernardo Tasso,
anche loro intenti a inventare nuovi metri su imitazione dei classici.
Tuttavia, se si eccettua forse Sperone Speroni, il Trissino fu uno dei
pochi che strutturò nella sua Poetica un sistema letterario totale,
onnicomprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è regolato in
maniera specifica; e questo gli permetterà di essere un punto di riferimento
privilegiato nei secoli a venire. Bisognerà fare a questo punto una distinzione
essenziale fra le opere del Trissino e le sue teorie letterarie. Le opere
poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono
notoriamente brutte: lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in
mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e
ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico:
l'invenzione del verso sciolto, che sarà centrale nella storia letteraria
europea, infatti, non era destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del
secolo perché venisse accettata entro un poema di genere e di stile alto come
quello epico. Le sue teorie invece, trovarono un successo secolare, non solo in
Italia ma in molti paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo.
Questo specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo antico,
la tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto. Italia In
Italia si può dire che il Trissino ebbe grande fortuna col verso sciolto e col
poema epico, ma minore col teatro tragico. La Sofonisba, quando uscì, non era
in Italia l'unica tragedia di imitazione greca, anche se era la prima: vi
erano, infatti, anche quelle di Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre
agli Orti Oricellari. Ma la tragedia ispirata ai modelli greci non trovò
terreno in Italia e fu soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella
'alla latina', senecana (cioè piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e
sangue, shakespeariana insomma), riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di
Giambattista Giraldi Cinzio; una linea di gusto che, alla fine del Cinquecento
e nel Seicento, si sposerà in pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche
esso stoica e senecana. Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema
del Trissino è nominato infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca
(e spesso in mala fede), da Bernardo Tasso (intento anche lui alla
realizzazione del poema Amadigi, che nella prima stesura era in versi sciolti)
e Giambattista Giraldi Cinzio (che compose contro l'Italia liberata il volume
Dei romanzi), Francesco Bolognetti e via via fino a Torquato Tasso.
Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi del poema eroico e,
sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente come modello teorico
e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra cui la famosa morte
di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad esempio). Vale la
pena specificare che il titolo di Gerusalemme liberata, infatti, non fu deciso
dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema Goffredo), ma dallo
stampatore Angelo Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza dell'opera
tassiana col poema trissiniano. Mentre nel Rinascimento i critici
iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo cavalleresco, si
assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso sciolto nei poemi
narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le ecloghe pastorali, i
poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla fine del secolo sarà
impiegato in opere imponenti come l'Eneide di Annibale Caro, o nel poema sacro
del Mondo creato del Tasso, o nello stile fastoso dello Stato rustico (1606) di
Giovanni Vincenzo Imperiale o quello classico di Gabriello Chiabrera in pieno Barocco. Anzi, proprio il Chiabrera
(non a caso allievo di Sperone Speroni) si può dire che sia il grande erede del
Trissino, animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare
i generi letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in
punti importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non
bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di
Omero (cfr. il paragrafo apposito in Gabriello Chiabrera). Il Trissino
ebbe ancora fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi
Scipione Maffei di Tutte le opere (Verona, Vallarsi, 1729, ancora oggi punto di
riferimento indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una
delle quali di Vittorio Alfieri (1787). Grande fu l'influenza anche nel
melodramma: si contano ben quattordici Sofonisba fra il 1708 e il 1843, una
delle quali di Christoph Willibald Gluck e uno di Antonio Caldara. Ma a parte
la fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia
dell'Arcadia (1690) si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del
Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della
poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del
melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella
Ragion poetica (1708) di Gian Vincenzo Gravina, maestro del giovane Pietro
Metastasio, la cui prima opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione
quasi parola per parola del III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli
amori di Giustino e di Sofia. Alla metà del secolo, nel 1753, Pierfilippo
Castelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di Giovangiorgio
Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo nell'epica il
Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche se nelle
forme del melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della tradizione
italiana. Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera, che seppe
rendere le forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso sciolto) di
insuperabile eleganza. Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade di Vincenzo
Monti (1810) e l'Odissea di Ippolito Pindemonte (1822), che proseguono la
grande storia del verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni
di tre grandi scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico,
rifletté anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica
date da Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’
componimenti misti di storia e d’invenzione. Il secondo è il Giosuè Carducci
che stronco' il poema ne I poemi minori del Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e
il terzo è Bernardo Morsolin che compose la biografia del poeta (Giangiorgio
Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, 1894) che ancora oggi è
indispensabile.Francia In Francia, invece, si assiste in un certo senso alla
situazione opposta e le teorie del Trissino trovarono vasta eco più nel teatro
che nel poema epico, questo anche perché in generale il teatro classico francese
ha sempre prediletto i modelli greci ai latini e il teatro, in genere, al
melodramma. Nel teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà forte: la
prima rappresentazione documentata in francese è del 1554 nel castello di
Blois, davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una
fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia
italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso
Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto
Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille.
Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel
verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per
suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto,
ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per
rilevare le pecche del poema. Inghilterra In Inghilterra si ricorda la
fortuna del verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la
sua consacrazione nel Paradiso perduto di John Milton, e le lodi tributate al
Trissino da Alexander Pope nel prologo alla Sofonisba di James Thomson
(1730). Germania In Germania si ricordano, tra il XVII e il XVIII secolo,
tre Sofonisba. Anche Goethe possedeva una copia delle Rime trissiniane
Opere principali Sofonisba, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere
nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana, 1524: Riproduzione fotografica De
vulgari eloquentia di Dante Alighieri, 1529, traduzione Il castellano, 1529,
dialogo: Riproduzione fotografica dell'edizione Daelli 1864 Poetica, 1529, ed.
integrale del 1562 in sei parti: Riproduzione fotografica Dubbi grammaticali,
1529 Grammatichetta, 1529 L'Italia liberata dai Goti, 1547-1548, poema epico I
simillimi, 1548, commedia Galleria d'immagini Gian Giorgio
Trissinoincisione da Tutte le opere non più pubblicate di Giovan Giorgio
Trissino, Miniatura di Gian Giorgio Trissino. Gian Giorgio
Trissinoincisione da Pier Filippo Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino,
1753. Targa a Trissino, in piazza Gian Giorgio
Trissino. Targa posta sulla casa natale di Gian Giorgio Trissino, in corso
Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo Bongiovanni.Medaglione posto nel
salone di Palazzo Venturi Ginori, a Firenze, raffigurante Giovan Giorgio
Trissino, membro dell'Accademia Neoplatonica che lì ebbe sede. Bernardo
Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Pierfilippo
Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, pagg 2-3. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il
convento dei santi Filippo e Giacomo a Vicenza, 1981, nota 49. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan
Giorgio Trissino, 1753, pag 4. Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1878, pagg 26 e seguenti. L'incisione
recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM
GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI
MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP. FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET
SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, ernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1878, pagg 54-55. Bernardo Morsolin
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Giambattista
Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale sofocleo "τὸ δὲ
ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si cerca, si può cogliere". Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 198. Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio
Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, pag
43. Antonio Magrini, Reminiscenze
Vicentine della Casa di Savoia, 1869, pagg 17-18. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 190. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 196. Silvestro Castellini, Storia della città di
Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, nota
a pag 48 Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1Come i saggi di Lucien
Faggion ricordano, per preservare il patrimonio famigliare non era inusuale
sposare cugini di altri rami della medesima famiglia. La decisione di scegliere Ciro come proprio
erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al trascinarsi
della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque una vera e
propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti del ramo
dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che fecero
risalire a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle simpatie
protestanti di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di Giovanna, a
uccidere Ciro a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi figli.
Quest'ultimo decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio Cesare
che usciva dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. Nel 1588
Ranuccio Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse
nella casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella
Bissari, e il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito
vari saggi sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et
le devoir de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Nel 1537 il Trissino dovette affrontare una
causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise
di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer,
che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino il 25 maggio 1482. Gli eredi
Valmarana tentarono di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il
tribunale diede ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion,
Justice civile, témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana
et Cricoli au XVIe siècle, . Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce
Trissino nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana. Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in
L'Enciclopedia dell'Italiano.
"Palladio" è anche un riferimento indiretto alla mitologia greca:
Pallade Atena era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza, della
tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della
guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio
talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata
soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il
nome possa avere un'origine numerologica che rimanda al nome di Vitruvio, vedi
Paolo Portoghesi , La mano di Palladio, Torino, Allemandi, 2 Dal volantino
della mostra (18 aprile10 maggio 2009) dedicata a Giangiorgio Trissino a
Trissino, in occasione del 600º anniversario della promulgazione dello Statuto
del Comune del 1409, organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino
e Pro Loco di Trissino. Leopoldo
Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo
di Canova, Giachetti, Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno
tre testi fondamentali: Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio
Trissino, oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, 1753. Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze,
Le Monnier, Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza, 31
marzo-1º aprile 1979, N. Pozza, Vicenza, Neri Pozza, 1980. Sulla
Sofonisba: Ettore Bonora La "Sofonisba" del Trissino, Storia
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Giangiorgio Trissino, in Tra Classicismo e Manierismo, Firenze, Olschki, C.
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delle Rime di Giovan Giorgio Trissino, in Per Cesare Bozzetti. Studi di
letteratura e filologia italiana, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Sull'Italia
liberata si vedano almeno (in ordine di stampa): F. Ermini, L’Italia
liberata dai Goti di Giangiorgio Trissino. Contributo alla storia dell’epopea
italiana, Roma, Editrice Romana, 1895. A. Belloni, Il poema epico e mitologico,
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Trissino,Storia della Lett. italiana,Milano, Garzanti, Marcello Aurigemma,
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Gotthi di Giangiorgio Trìssino a Delle Guerre de’ Goti di Gabriello Chiabrera,
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eroico nel Rinascimento: il caso de L’Italia liberata da’ Gotthi di Giangiorgio
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culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori, I. Pagani, La teoria
linguistica di Dante, Napoli, Liguori, C. Pulsoni, Per la fortuna del De vulgari
Eloquentia nel primo Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con
Dante attraverso il Cinquecento: Il De vulgari eloquentia e la questione della
lingua, «Rinascimento», Per le trafile del codice dantesco posseduto dal
Trissino, oggi alla Biblioteca Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione
diRàjna alla sua edizione del De Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G.
Padoan, Vicende veneziane del codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”,
in Dante e la cultura veneta, Atti del convegno di studi della fondazione
“Giorgio Cini”, Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze, Olschki,
Tutti i testi del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le
opere Scipione Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però
l'alfabeto inventato riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni
moderne: La Poetica si rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del
Cinquecento B. Weinberg, Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto
inventato dal Trissino. Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno
(che contiene la Epistola delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i
Dubbii grammaticali e la Grammatichetta). I testi sono riprodotti con
l'alfabeto inventato dal Trissino. La Sofonisba è stata curata da R. Cremante,
nel Teatro del Cinquecento, Napoli, Ricciardi, Il testo è riprodotto con
l'alfabeto inventato dal Trissino ed è dotato di un vasto commento e
introduzione. La traduzione del De vulgari eloquentia si può leggere in D.
Alighieri, Opere, F. Chiappelli, nella collana “I classici italiani”, G. Getto,
Milano, Mursia, oppure, assieme al testo latino, nel 2 tomo dell’Opera Omnia
curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per l'Italia liberata dai Goti e per I
Simillimi si deve ricorrere, invece, alle prime edizioni o all'edizione del
Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche. Per l'elenco completo di tutte le
stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino vedi Alessandro Corrieri ,
Giangiorgio Trissino. , consultabile (aggiornata al 2 settembre )
presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf. Andrea Palladio Trissino (famiglia). TreccaniEnciclopedie
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Gian Giorgio Trissino / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio
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ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino, L'Italia liberata dai
Gotthi di Paola Cosentino.
TROILO. (Perano). Filosofo. Insegnante di filosofia teoretica
a Palermo e a Padova (dal 1920), nel 1949 divenne socio nazionale dei Lincei.
Partito dal positivismo del suo maestro Roberto Ardigò, pervenne a una sorta di
metafisica, da lui chiamata realismo assoluto, che richiama il panteismo di
Giordano Bruno e di Baruch Spinoza. L'essere eterno infinito, tutt'uno con lo
spirito assoluto, è il presupposto e il principio unificatore degli esseri
relativi. Trascendente e indeterminato, l'essere si immanentizza e si determina
nella realtà e negli individui, oggettivandosi di fronte ai soggetti come
assolutamente altro da questi. Opere
principali Il misticismo moderno (1899) Idee e ideali del positivism, La
filosofia di G. Bruno, Il positivismo e
i diritti dello spirito, Figure e studi di storia della filosofia, Lo spirito
della filosofia, Le ragioni della trascendenza o del realismo assoluto. Sito
della Società Filosofica ItalianaSezione di Sulmona, riferimenti in . Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana
1900-1960, Laterza, Roma-BariPra F. Minazzi, Ragione e storia. Mezzo secolo di
filosofia italiana, Rusconi, Milano, Cappelli, L'orizzonte filosofico di
Erminio Troilo. Idealismo e Positivismo nella prima metà Professore Pra. Dizionario
di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Erminio Troilo, biografia
e nel sito della Società Filosofica
ItalianaSezione di Sulmona "Giuseppe Capograssi".
TRONTI. (Roma). Senatore
della Repubblica Italiana LegislatureXI e XVII Gruppo parlamentare PDS (XI), PD
(XVII) CoalizioneItalia. Bene Comune (XVII) CircoscrizioneLazio (XI) Lombardia
(XVII) Incarichi parlamentari Membro della Commissione permanente Affari esteri
ed emigrazione Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito
Comunista Italiano (Fino al 1991), Partito Democratico della Sinistra
(1991-1998), Democratici di Sinistra (1998-2007), Partito Democratico (Dal
2007) ProfessioneDocente universitario. Filosofo. Considerato uno dei
principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli anni
sessanta. Docente per trent'anni presso l'Siena, vive a Roma. Militante
del Partito Comunista Italiano durante gli anni cinquanta, fu con Raniero
Panzieri tra i fondatori della rivista Quaderni Rossi, da cui si separò nel
1963 per fondare la rivista Classe operaia, della quale fu il direttore. Questo
percorso lo portò ad allontanarsi dal PCI, pur senza mai uscirne formalmente, e
ad animare l'esperienza radicale dell'operaismo. Tale esperienza, che va
considerata per molti versi la matrice della nuova sinistra degli anni
sessanta, si caratterizzava per il fatto di mettere in discussione le
tradizionali organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di
collegarsi direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte
di fabbrica. Influenzato filosoficamente dall'opera di Galvano Della
Volpe, che lo aveva portato ad allontanarsi dal pensiero di Antonio Gramsci, o
almeno dalla sua versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano, Tronti si
dedicò come studioso alla formulazione di un pensiero politico che, fondendo la
teoria con la prassi, rinnovasse il marxismo tradizionale e contribuisse a
riaprire la strada rivoluzionaria in Occidente. Di fronte all'irruzione
dell'operaio-massa sulla scena delle società occidentali, l'operaismo di Tronti
seppe proporre un'analisi moderna delle relazioni di classe e soprattutto
mettere l'accento sul fattore soggettivo, rivendicando la centralità politica della
classe. Le sue idee, debitrici anche della visione di Ernst Jünger (v.
"L'operaio", 1932), trovarono una sistemazione nel 1966, con la
pubblicazione di Operai e capitale, un libro di forte impatto letterario (è
stato inserito tra le 2250 opere del Dizionario delle opere della Letteratura
Italiana Einaudi), che eserciterà un'influenza notevole sulla contestazione
giovanile e più in generale sull'ondata di mobilitazione che ebbe inizio negli
anni immediatamente successivi. Fu proprio la sconfitta della spontaneità
operaia e dell'ondata di mobilitazione, colta anticipatamente da Tronti e non
invece da altri operaisti come Toni Negri (di qui la rottura tra loro, avvenuta
nel 1967-1968), a indurlo a spostare la sua riflessione sul "problema del
politico", ovvero della direzione e della mediazione politica. Ebbe inizio
da qui la teorizzazione trontiana dell'"autonomia del politico", cioè
la ricerca di una teoria politica realista che, in un'originale commistione di
Karl Marx e Carl Schmitt, fosse capace di colmare i limiti della soggettività
sociale. Si trattò di una fase più intellettuale che politica dell'esperienza
di Tronti, il quale si dedicò prevalentemente all'insegnamento (Filosofia
morale e poi Filosofia politica) presso l'ateneo senese e all'attività pubblicistica,
fondando tra l'altro nel 1981 l'influente rivista Laboratorio politico.
Riavvicinatosi al PCI di Enrico Berlinguer, in questo periodo Tronti fu
finalmente riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far parte
più volte del Comitato centrale. Alle elezioni del 1992 fu eletto al
Senato della Repubblica (XI legislatura) nelle liste del Partito Democratico
della Sinistra, fu membro della Commissione parlamentare per le riforme
istituzionali dal 1992 al 1994. Negli anni successivi, non avendo condiviso le
trasformazioni post-comuniste del partito, e dopo aver lasciato la docenza
universitaria, la sua riflessione filosofica ha assunto toni pessimistici,
concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica della
democrazia. -- è stato presidente della
Fondazione CRS (Centro per la Riforma dello Stato)Archivio Pietro Ingrao.
Alle elezioni del è stato di nuovo
eletto al Senato (XVII legislatura) nelle liste del Partito Democratico per la
Lombardia. Il 14 gennaio è tra i
31 parlamentari, soprattutto di area cattolica, del PD a firmare un emendamento
contro l'articolo 5 del disegno di legge Cirinnà riguardante l'adozione del
configlio. Curiosità Mario Tronti è parente di Renato Zero: è infatti il
figlio di Nicola Tronti, la cui sorella Renata è la nonna del cantautore. Opere
In volume Operai e capitale, Einaudi, Torino, seconda edizione accresciuta, ristampa
DeriveApprodi, Roma, 2006; Hegel politico, Istituto dell'Enciclopedia italiana,
Roma, Sull'autonomia del politico, Feltrinelli, Milano, Soggetti, crisi, potere
(A. Piazzi e A. De Martinis), Cappelli, Bologna; Il tempo della politica,
Editori Riuniti, Roma, 1980; Con le spalle al futuro. Per un altro dizionario
politico, Editori Riuniti, Roma, 1992; Berlinguer. Il Principe disarmato,
Edizioni Sisifo, Roma, La politica al tramonto, Einaudi, Torino, Cenni di
Castella, Edizioni Cadmo, Fiesole (FI), Teologia e politica al crocevia della
storia (con Massimo Cacciari), AlboVersorio, Milano, 2007 [ristampa ] Passaggio
Obama. L'America, l'Europa, la Sinistra, Ediesse, La democrazia dei cittadini.
Dai cittadini per l'Ulivo al Partito Democratico, Ediesse, Non si può
accettare, Ediesse, Noi operaisti,
DeriveApprodi, Dall'estremo possibile,
Ediesse, Per la critica del presente,
Ediesse, Dello spirito libero. Frammenti
di vita e di pensiero, Il Saggiatore, Il
nano e il manichino. La teologia come lingua della politica, Castelvecchi, Il demone della politica. Antologia di
scritti (1958-), Il Mulino, Contributi,
curatele Tra materialismo dialettico e filosofia della prassi. Gramsci e
Labriola, in A. Caracciolo e G. Scalia , La città futura. Saggi sulla figura e
il pensiero di Antonio Gramsci, Feltrinelli, Milano, 1959; Scritti inediti di
economia politica di Marx, Editori Riuniti, 1963 Hobbes e Cromwell in Stato e rivoluzione in
Inghilterra, Il Saggiatore, Milano, 1977; Operaismo e centralità operaia,
Editori Riuniti, Roma (con G. Napolitano, A. Accornero e M. Cacciari) Il
politico. Antologia di testi del pensiero politico. 1: Da Machiavelli a Cromwell,
Feltrinelli, Milano, Il politico. Antologia di testi del pensiero politico. 2:
Da Hobbes a Smith, Feltrinelli, Milano, Il destino dei partiti, Ediesse (con
Giuseppe Cotturri, F. Izzo) Rileggendo "La libertà comunista", in G.
Liguori , Galvano Della Volpe. Un altro marxismo, Edizioni Fahrenheit 451, Roma;
Classe operaia. Le identità: storia e prospettiva, Angeli, Milano, 2001;
(Tronti e Favilli) Per la critica della democrazia politica, in M. Tari ,
Guerra e democrazia, ManifestoLibri, Roma; Politica e destino, Sossella
editore, Roma, 2006 (con contributi di
sul pensiero di Tronti); Finis Europae. Una catastrofe
teologico-politica, Bibliopolis, Napoli 2008. Note "Ne La politica al tramonto, Einaudi,
1998, un capitolo porta il titolo «Karl und Carl», per sottolineare, anche qui
allusivamente, la necessità di completare Marx con Schmitt", Mario Tronti,
Autobiografia filosofica, in Storia della filosofia, 14, Filosofi italiani
contemporanei, Le Grandi Opere del Corriere della Sera, Bompiani, Milano 2008
Archiviato il 3 dicembre in . Mario Tronti / Deputati / Camera dei deputati
storico, su storia.camera. senatoScheda di attività Legislatura, su senato. 15
gennaio . Unioni civili: i numeri che
mettono a rischio le adozioni gay, su Termometro Politico, plus.google.com/+termometropolitico/.
Unioni civili, 30 senatori Pd contro le adozioni. E Gay pubblica la lista:
"Scrivi al malpancista". Loro: "Squadristi", su Il Fatto
Quotidiano. Le piume, le fidanzate, lo zio comunista. I 60 anni di Renato Zero
| Altri Mondi Mario Alcaro,
Dellavolpismo e nuova sinistra, Dedalo, Bari, Costanzo Preve, La teoria in
pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia (Dedalo, 1984;
Romolo Gobbi, Com'eri bella, classe operaia. Storia fatti e misfatti
dell'operaismo italiano, Longanesi, Milano, Rita di Leo, Per una storia di
Classe Operaia, in «Bailamme», n. 26, giugno 2000; Sandro Mezzadra, Operaismo,
in R. Esposito e C. Galli , Enciclopedia del pensiero politico. Autori,
concetti, dottrine, Laterza, Roma-Bari; Basso C., Gozzini C. e Sguazzino D.
, delle opere e degli scritti di Mario
Tronti, Dipartimento di Filosofia-Università degli Studi di Siena, Siena;
Alfonso Berardinelli, Stili dell'estremismo. Critica del pensiero essenziale,
Editori Riuniti, Roma, Maria Turchetto, De l'ouvrier masse à
l'entrepreneurialité commune: la trajectoire déconcertante de l'opéraïsme
italien, in J. Bidet e E. Kouvélakis , Dictionnaire Marx contemporain, PUF,
Paris; Francesca Pozzi, Gigi Roggero, Guido Borio, Futuro anteriore: dai
Quaderni rossi ai movimenti globali. Ricchezze e limiti dell'operaismo italiano,
DeriveApprodi, Roma, Steve Wright, L’assalto al cielo. Per una storia
dell’operaismo, Edizioni Alegre, Roma
(trad. Storming Heaven. Class Composition and Struggle in Italian Autonomist
Marxism, Pluto Press, London, 2002). Cristina Corradi, Storia dei marxismi in
Italia, Manifestolibri, Roma, Francesca Pozzi, Gigi Roggero, Guido Borio, Gli
operaisti, Derive Approdi, Roma, Antonio Peduzzi, Lo spirito della politica e
il suo destino. L'autonomia del politico, il suo tempo, Ediesse-Crs, Roma, Giuseppe
Trotta e Fabio Milana , L'operaismo degli anni Sessanta. Da «Quaderni rossi» a
«classe operaia», cd con la raccolta completa della rivista «classe operaia» DeriveApprodi, Roma 2008 Antonio Peduzzi, A
Cartagine poscia io venniincubi sulla teoria marxista, Arduino Sacco editore,
Roma, ; Michele Filippini, Mario Tronti e l'operaismo politico degli anni
Sessanta, EuroPhilosophie, . Franco Milanesi, Nel Novecento, Storia, teoria,
politica nel pensiero di Mario Tronti, Mimesis, Milano, Abecedario (Carlo Formenti),
DeriveApprodi, Operaismo Quaderni Rossi
Classe operaia (rivista) Raniero Panzieri Toni Negri Massimo Cacciari Pietro
Ingrao Centro per la Riforma dello Stato. TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su senato, Senato della
Repubblica. Mario Tronti, su Openpolis,
Associazione Openpolis. Registrazioni di
Mario Tronti, su RadioRadicale, Radio Radicale. Mario Tronti, su Internet Movie
Database, IMDb.com. Centro per la
Riforma dello Stato, su centroriformastato.org. "Storia e critica del
concetto di democrazia" (intervento di Tronti,disponibile anche in file
audio, su globalproject.info. Sito web italiano per la filosofia: Mario Tronti,
su lgxserver.uniba. Conricerca-Futuro Anteriore, su alpcub.com. Class Against
Class (con testi di Tronti in inglese), su geocities.com. "Antagonism and
Insurrection in Italian 'Operaismo'" (paper di A. Toscano) , su
goldsmiths.ac.uk. "Lotta contro gli idoli" (intervento di Tronti per
Rai Educational, su emsf.rai. Michele Smargiassi, Intervista a Mario Tronti:
"La lotta di classe c'è ancora", La Repubblica, Antonio Gnoli, Mario
Tronti: "Sono uno sconfitto, non un vinto. Abbiamo perso la guerra del
'900", La Repubblica.
TULELLI. (Zagarise). Filosofo. Al cavaliere
Paolo Emilio Tulelli sono ad oggi intitolate una via nel Comune di Zagarise e
una nel Comune di Catanzaro nel quartiere Sant'Elia, una sala della Biblioteca
comunale Filippo De Nobili di Catanzaro dove l'amministrazione comunale della
città di Catanzaro e la pronipote del filosofo, giurista, scrittrice e
presidente dell'associazione culturale "Universo Minori" Rita
Tulelli, giorno 13 aprile hanno apposto
una targa commemorativa in suo onore, inoltre, giorno 27 luglio è stato posto davanti alla casa comunale di
Zagarise un busto che lo raffigura realizzato dal professore, scultore e
pittore Mario Calveri. Paolo Emilio Tulelli busto Zagarise Busto di Paolo
Emilio Tulelli, creato dallo scultore Mario Calveri, installato davanti al
Comune di Zagarise in data 27 luglio Nacque a Zagarise da Gaetano e Anna
Gallelli. Appartenente ad una famiglia di nobili origini, era un marchese,
studiò presso il Convento del Ritiro dei Filippini a Zagarise e poi frequentò a
Catanzaro il Real Liceo-Ginnasio e il Corso Teologico presso il Pontificio
Seminario Teologico Regionale San Pio X diventando sacerdote. Dal 1839
visse a Napoli dove compì studi filosofici e nel 1855 aprì nella stessa città
una scuola privata dove insegnò per oltre vent’anni filosofia morale ed
estetica. La richiesta di poter istituire una scuola privata fu inviata in data
11 settembre 1855 alle autorità competenti, le quali, prima di concedere le
relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di Catanzaro dettagliate notizie
in merito alla condotta religiosa, morale e politica del richiedente, la
risposta inviata loro fu: «Elemento di condotta soda, casta e onesta» Tra
gli allievi della sua scuola molti furono appartenenti a famiglie di alto rango
sociale e tra questi è possibile annoverare i figli del re Borbone che, in
segno di stima, gli fecero dono di un orologio da camera di manifattura
francese opera dei fratelli Japis. Fu molto amico di Luigi Settembrini, il
quale lo citò nella sua opera "Lezioni di letteratura italiana", gli
trasmise l’amore per la filosofia e gli ideali patriottici, fu allievo del
marchese Basilio Puoti e del filosofo Pasquale Galluppi del quale studiò e
diffuse il pensiero, evidenziando il parallelismo con il pensiero del filosofo
tedesco Immanuel Kant, così come divulgò quello di altri filosofi meridionali,
tra cui Giovanni Battista Capasso, Tommaso Rossi e G. Masci. Nel 1860 Paolo
Emilio Tulelli iniziò ad insegnare filosofia forale all’Università degli Studi
di Napoli Federico II dietro l’impulso di Francesco Saverio De Sanctis, anno in
cui, secondo Benedetto Croce, iniziò un ventennio di vero splendore per
l’ateneo napoletano. Nello stesso anno cadde il Regno delle Due Sicilie e Paolo
Emilio Tulelli, favorevole alla formazione di uno stato unitario, portò avanti
una battaglia a livello morale e giuridico per l’abolizione della pena di morte
che fino ad allora era in vigore in tutti gli Stati d’Europa tranne il
Granducato di Toscana, la stessa sarà poi abolita con l'adozione del codice
penale del Regno d'Italia nel 1889, il cosiddetto Codice Zanardelli. La fine
della dominazione borbonica fu colta dal Tulelli come un’occasione di
rinnovamento sociale e morale ed egli instillò nei suoi insegnamenti la
consapevolezza che il rinnovamento politico dovesse essere accompagnato a
quello morale, egli riscontrava nella popolazione un’evidente scarsità
intellettuale e un sentimento religioso che si manifestava mediante pratiche di
culto sempre più lontane dall’essere ricche di valori spirituali e una società
sempre più formalista, egli cercò di contrastare questa tendenza in affinità al
pensiero del filosofo Vincenzo Gioberti. Paolo Emilio Tulelli fu un
patriota e un cattolico liberale e la sua attività di pensatore fece si che la
sua notorietà e la sua reputazione crescessero, fu inoltre un oppositore degli
hegeliani napoletani, fu a capo degli oppositori degli Spaventiani e fu
rappresentante del movimento filosofico del quale nella prima metà
dell'ottocento fecero parte Pasquale Galluppi, Ottavio Colecchi, Stefano Cusani
e Vincenzo De Grazia. Sul valore del Tulelli si sono pronunciati, fra gli
altri, anche il Croce ed il Russo. Fu Socio Ordinario delle seguenti
Accademie: Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli Accademia
Reale Pontaniana In relazione all'Accademia di Scienze Morali e Politiche di
Napoli, Tulelli e il senatore Enrico Pessina, proposero nell'anno 1867, in
qualità di soci dell'accademia, di collocare nell'atrio dell'Università degli
Studi di Napoli un busto in marmo raffigurante il filosofo Pasquale Galluppi,
l'opera fu realizzata dallo scultore napoletano Beniamino Calì e fu inaugurata
il 14 marzo dello stesso anno con una cerimonia a cui presero parte il rettore
Paolo Emilio Imbriani, dei rappresentanti e diversi studenti. Della stessa
accademia oltre ad esserne socio ne fu anche tesoriere come si evince dalla
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia di lunedì 10 febbraio 1879 in cui è
contenuta la rielezione per quell'anno alla suddetta carica: " (omissis)
S.M., sulla proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, ha, con RR.
decreti fatte le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) Tulelli Paolo
Emilio, socio della Società Reale di Napoli, approvata la sua rielezione a
tesoriere dell'Accademia di scienze morali e politiche della predetta Società;
(omissis) ". Fu Socio Corrispondente delle seguenti Accademie:
Accademia Cosentina Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e
dei Dafnici Fu membro dell’Istituto Americano di New York e della Società
Storica di Pennsylvania. Testamento Paolo Emilio Tulelli visse a Napoli
fino al giorno della sua morte e nelle sue ultime volontà traspare chiaramente
un radicato e forte legame con la sua terra di origine, infatti i primi due
punti del suo testamento furono «Volendo lasciare una prima testimonianza di
affetto alla città di Catanzaro...» e «Col fine di promuovere e favorire
nel mio nativo Comune di Zagarise l’educazione morale e l’istruzione letteraria
e scientifica...» Dispose inoltre che fosse destinata una somma in dote
ad una ragazza indigente di Zagarise e che il resto del patrimonio del filosofo
fosse suddiviso tra i suoi parenti. Il documento, tutt'ora disponibile
presso l’Archivio Notarile di Napoli, fu depositato nel capoluogo campano il 30
gennaio 1884 presso lo studio del notaio Michele Mazzitelli sito in via S.
Giovanni numero 19. Dondazione di libri alla città di Catanzaro al fine
di fondare una biblioteca pubblica Paolo Emilio Tulelli volle donare alla città
di Catanzaro alcuni libri affinché potessero rappresentare una base di partenza
per la costituzione di una biblioteca pubblica auspicando che il suo gesto
potesse rappresentare un’esortazione a contribuire al suo ampliamento, una
volta istituita, da parte di altri uomini generosi e amanti della cultura. Il
comune di Catanzaro accettò il legato che, in caso contrario, si sarebbe dovuto
destinare ad ampliare il patrimonio della biblioteca del Real Liceo di
Catanzaro o ad un erede del de cuius nel caso in cui il anche direttivo del
liceo non avesse accettato la donazione. I libri furono trasferiti da Napoli a
Catanzaro a spese del comune, così come indicato nelle ultime volontà del
filosofo, ed il 2 giugno 1889 venne istituita la biblioteca comunale che venne
denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e lavoro", ma
che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale Filippo De Nobili.
«Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di Catanzaro
ove ebbi i primi semi del mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della
Patria Italiana, lego al comune della città i miei pochi libri col fine
espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica
da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e dei cultori
della letteratura e della scienza.» (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del
Testamento) Istituzione di una rendita per far studiare un giovane meritevole
del comune di Zagarise Per quanto concerne il comune natio, nell’intenzione di
promuovere l’educazione morale, l’istruzione letteraria e scientifica nello
stesso, Paolo Emilio Tulelli istituì una rendita annuale, denominata “Monte o
Istituto Tulelli” per far si che dei giovani meritevoli del suddetto comune
potessero studiare e conseguire la laurea. A perenne ricordo di ciò egli
dispose nelle sue ultime volontà che fosse realizzata una breve iscrizione su
una lastra di marmo e che la stessa fosse posta in un luogo pubblico del comune
di Zagarise. «Col fine di promuovere e favorire nel mio nativo comune di
Zagarise l'educazione morale e l'istruzione letteraria e scientifica e così
sospingere quei miei concittadini sulla via della civiltà, istituisco un Monte
o Istituto per l'educazione ed istruzione dei giovinetti di detto Comune da
elevarsi dal Real Governo in Ente Morale e giuridico con la dotazione di annue
lire duemila di rendita al 5 per cento iscritto al gran libro dei Regno
d'Italia. All'uopo destino due certificati di rendita a me intestati dell'annua
rendita di L. millesettecento con la data di Firenzee l'altro dell'annua
rendita di L. trecento della stessa data e sotto il N. 649. Sì fatta annua
rendita sarà unicamente ed esclusivamente impiegata per l'educazione e
istruzione nelle lettere e nella scienza di un giovinetto fatto volta per volta
per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da genitori ivi domiciliati
almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di anni sette, che sappia
almeno leggere e scrivere e mostri in generale attitudine e buona disposizione
agli studi.» (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del Testamento) Opere Libri
Dei principi sostanziali ed informatori della scienza dell’educazione Prolusione
letta nell'Università NapoliStamperia della Regia Università, 1874 Dei sistemi
morali e della loro possibile riduzione. NapoliTipografia della Regia
Università, Della moralità della scienza
e della vitaProlusione al corso delle lezioni di filosofia morale letta all’Università,
NapoliStamperia della Regia Università, 1Elogio di Vito Buonsanto accademico
pontanianoRecitato, NapoliTipografia Del Fibreno, Filadelfos di Giovanni
GemelliRecensione letta all’accademia di scienze morali e politiche Napoli Stamperia della Regia Università, L’infallibilità della ragione umana
considerata nella triplice sfera della scienza, politica, religione. Studi critici.
NapoliStamperia della Regia Università, Intorno alla morale indipendente,
Studio critico. NapoliStamperia della Regia Università, Programma di una
discussione accademica sul tema dell’educazione religiosa popolare in Italia.
1880 Prolusione ad un corso di lezioni di estetica. NapoliStamperia del
Vaglio, Prolusione ad un corso di filosofia moraleRecitata nella Regia
Università degli Studi di Napoli. NapoliStamperia della Regia Università, Schema
di una metafisica dell’estetica. Parte prima. NapoliStamperia della Regia
Università, Schema di una metafisica dell’estetica. Parte seconda.
NapoliStamperia della Regia Università, Sopra una nuova formula metafisica del
professor TariBreve memoria. NapoliStamperia della Regia Università, Sunto
della seconda parte dello schema di una metafisica dell’estetica S.n.t. Cenni
biografici del professore Luigi Settembrini. NapoliTipografia dell'Accademia
Reale delle Scienze, 1878 Intorno alla dottrina e alla vita del politica del
Barone Pasquale GalluppiNotizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e rari.
Memoria letta nell’accademia di scienze morali e politiche di Napoli nella
tornata, NapoliStamperia della Regia Università, Intorno alla vita e alle opere
filosofiche di Giovan Battista Papasso e di Tommaso Rossi. Discorsi due. NapoliTipografia
Cutaneo, Libera Chiesa in libero StatoRagionamento letto all'Accademia di
scienze morali e politiche di Napoli nelle tornat, Napoli Stamperia della Regia
Università,Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata nel suo studio
private, Napoli Stamperia del Vaglio, Intorno alla vita e alla storia della
filosofia di Giovan Battista CapassoMemoria letta all'Accademia nella tornata
del 29 Gennaio, NapoliSocietà tipografica napoletana Tramater, La rosa di
Gerico. Raccolta di prose e versi. NapoliTipografia Del poligama, Schema di una
metafisica dell'etica. NapoliTipografia e streotipia della Regia Università, Sopra
gli scritti inediti di Pasquale GalluppiMemoria seconda letta nell'Accademia di
scienze morali e politiche di Napoli. NapoliStamperia della Regia Università, Biografia
del barone Pasquale Galluppi. S.n.t. Dei sistemi filosofici. S.n.t. Filosofia
indiana (V. "l’equilibriio”) Su l’abolizione della pena di morteIn
"Rendiconti dell’Accademia delle scienze morali e politiche di
Napoli". NapoliStamperia della Regia Università, Notizie biografiche di
Saverio BaldacchiniIn “Annuario della Regia Università degli Studi di Napoli”,
Anno scolastico Elogio funebre di Martino Cilento. Sulla Bella di Camarda,
poema del marchese Cappelli. Napoli, Armonia della libertà politica e della Scienza
morale — Prolusione. Scambio di lettere con Giannina Milli. Poesie Preso da
immenso desiderio e ardente (Sonetto) Padre, partisti, forse desolato (Sonetto)
Aspirazione a Dio (Sonetto) Il pensiero morale di Paolo Emilio Tulelli, Carlo
Nardi. Società Napoletana di Storia Patria, Paolo Emilio Tulelli. Lettere a
Giannina Milli Federico Adamoli. Collana "Il Fondo Milli" Biografia
Paolo Emilio Tulelli Paolo Emilio
Tulelli il Poeta Via Paolo Emilio
Tulelli a Zagarise Via Paolo Emilio
Tulelli a Catanzaro Associazione
"Universo Minori" Alla
Biblioteca De Nobili una targa per ricordare Paolo Emilio Tulelli La famiglia Tulelli dona a Zagarise un'opera
raffigurante il filosofo Paolo Emilio Discorso
di Paolo Emilio Imbriani all'inaugurazione del busto raffigurante Pasquale
Galluppi posto nell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Un
Socio Corrispondente di un'accademia è un socio che risiede in una città
diversa da quella di quest'ultima
Zagarise e dintorni, F. Faragò. Pagina 38 Lira italiana Della moralità della scienza e della
vitaProlusione al corso delle lezioni di filosofia morale letta all’Università
il 2 dicembre 1873 Filadelfos di
Giovanni Gemelli. Recensione.
L’infallibilità della ragione umana considerata nella triplice sfera
della scienza, politica, religione. Studi critici. Prolusione ad un corso di filosofia morale
recitata il dì 20 novembre 1861 nella Regia Università degli Studi di
Napoli Sopra una nuova formula
metafisica del professor Tari. Breve memoria.
Intorno alla dottrina ed alla vita politica del barone Pasquale Galluppi
notizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e rari da Paolo Emilio Tulelli
nella tornata del 4 dicembre 1864
Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata nel suo studio
private, Il primo numero della Rivista
Sebezia, una rivista periodica fondata da Bruto Fabricatore che si occupava di
argomenti di natura scientifica, letteraria ed artistica, fu pubblicato nel
mese di luglio del 1855 e tra i vari articoli presenti vi fu anche la
Prolusione ad un corso di lezioni di estetica di Paolo Emilio Tulelli Schema di una metafisica dell'etica Sopra gli scritti inediti di Pasquale
Galluppi Su l'abolizione della pena di
morte Lettere a Giannina Milli Preso da immenso desiderio e ardente Padre, partisti, forse desolato Aspirazione a Dio Biblioteca comunale Filippo De Nobili di
Catanzaro Università degli Studi di Napoli Federico II Pena di morte in Italia
Giannina Milli Pasquale Galluppi Luigi Settembrini/
TURCO. (Asola). Flosofo. Nacque da una delle più
antiche e nobili famiglie di Asola, allora fiorente cittadina della Repubblica
di Venezia, dove ricoprì importanti cariche politiche in qualità di deputato,
oratore e avvocato della Comunità. La
sua prima opera poetica, la Commedia Nova intitolata Agnella, venne
rappresentata ad Asola durante i festeggiamenti per la visita dei duchi di
Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro seguito. L'opera venne in
pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia. Fu contemporaneo ed amico
di Paolo Manuzio che in una lettera encomia la sua Canzone in lode di Carlo V
scritta in occasione della morte di quest'ultimo: «Letta la vostra Canzone scritta in morte del
Gran Carlo V, veramente Signor Carlo onorato, non troppo benigna stella,
essendo voi dotato di si pellegrino ingegno e di tante altre lodevoli qualità,
vi condanna a scrivere dove tra molte tenebre non può risplendere la vostra virtù,
con la quale potevate illustrare voi stesso ed il secolo nostro eccitando in
altri il desiderio di assomigliarvi: laddove hora, avendo voi il campo
ristretto per esercitare le vostre più nobili parti, non veggo come possano
apparire effetti degni di voi ed alla vostra nobile industria
corrispondenti» Questa lettera fu in
seguito stampata in Venezia da Lelio Gavardo che nel 1585, sempre a Venezia,
pubblicò una tragedia in versi del Turco, intitolata Calestri, poi pubblicata
nel 1603 anche a Treviso. Altre poesie
di Carlo Turco furono stampate anche nel libro Il Sepolcro de la illustre
signora Beatrice di Dorimbergo (Brescia Fabbio, Ludovico ManginiStorie Asolane,
Lettera di Paolo Manuzio a Carlo Turchi, Lett. Volg. Venezia.
TUROLDO. (Coderno). Filosofo.
È stato, oltre che poeta, figura profetica in ambito ecclesiale e civile,
resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, di
ispirazione conciliare. È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi
esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del '900, il
che gli ha valso il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa". Nono
di dieci fratelli, Giuseppe Turoldo recepì con intensità le caratteristiche
della semplice cultura umana del suo ambiente nativo e prevalentemente
contadino. Colse e fece propria la dignità delle condizioni povere della sua
terra, che costituirono una solida radice informante tutto lo sviluppo della
sua sensibilità e della sua attività futura. A soli 13 anni fu accolto
tra i Servi di Maria nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina,
sede triveneta della Casa di Formazione dell'Ordine Servita: dove trascorse
l’anno di noviziato, assumendo il nome di fra David Maria; il 2 agosto 1935
emise la professione religiosa; il 30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a
Vicenza. Incominciò gli studi filosofici e teologici a Venezia. Il 18 agosto
1940 nel santuario della Madonna di Monte Berico di Vicenza venne ordinato
presbitero da monsignor Ferdinando Rodolfi, arcivescovo di Vicenza. Nel
1940 fu assegnato al convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso in
Milano. Su invito del cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo della città,
per circa un decennio tenne la predicazione domenicale nel duomo milanese.
Insieme con il suo confratello, compagno di studi durante tutto l’iter
formativo nell’Ordine dei Servi e amico Camillo de Piaz, si iscrisse al corso
di laurea in Filosofia all'Università Cattolica di Milano e conseguì la laurea
l'11 novembre 1946 con una tesi dal titolo: La fatica della ragioneContributo
per un'ontologia dell'uomo, redatta sotto la guida del prof. Gustavo Bontadini.
Sia Bontadini sia Carlo Bo gli offriranno il ruolo di Assistente universitario,
il primo presso Filosofia teoretica a Milano, il secondo presso la cattedra di
Letteratura all'Urbino. Presenza milanese Durante l'occupazione nazista
di Milano (8 settembre 194325 aprile 1945) collaborò attivamente con la
resistenza antifascista, creando e diffondendo dal suo convento il periodico
clandestino l'Uomo. Il titolo testimonia la sua scelta dell'umano contro il
disumano, perché «La realizzazione della propria umanità: questo è il solo
scopo della vita».La sua militanza durò tutta la vita, interpretando il comando
evangelico "essere nel mondo senza essere del mondo" come un
"essere nel sistema senza essere del sistema". Rifiutò sempre di
schierarsi con un partito. Il suo impegno nel dialogo senza preconcetti e
nel confronto di idee talvolta anche duro, si tradusse in particolare nel far
nascere, insieme con Camillo De Piaz, il centro culturale la Corsia dei Servi
(il vecchio nome della strada che dal convento dei Servi conduceva al
duomo). Turoldo fu uno dei principali sostenitori del progetto
Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli orfani di guerra “con la
fraternità come unica legge”, fondato da don Zeno Saltini nell'ex campo di
concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la ricca
borghesia milanese. Tra il 1948 e il 1952 si rende noto al grande
pubblico con due raccolte di liriche Io non ho mani (che gli valse il Premio
letterario Saint Vincent) e Gli occhi miei lo vedranno, presentato nella
collana mondadoriana Lo Specchio da Giuseppe Ungaretti. A seguito di
prese di posizione assunte da politici locali e da alcune autorità
ecclesiastiche, nel 1953 deve lasciare Milano e soggiornare in conventi dei
Servi dell’Austria e della iera. La ripresa Nel 1955 Turoldo venne dai
superiori dell’Ordine assegnato al convento della Santissima Annunziata di
Firenze, e qui incontrò personalità affini al suo modo di sentire, quali fra
Giovanni Vannucci, padre Ernesto Balducci, il sindaco Giorgio La Pira, e molti
altri che nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono
speranze di rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze sarà costretto
ad allontanarsi e trascorrerà un periodo di peregrinazioni all’estero.
Rientrato in Italia, nel 1961 venne assegnato al convento di Santa Maria delle
Grazie, nella “sua” Udine. Ma con il rientro in Italia aveva portato con sé un
progetto, nato a contatto con le nuove generazioni nate all’estero dagli
emigrati friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della povera
vita rurale del suo Friuli. Il film con il titolo Gli ultimi e ispirato al
racconto Io non ero fanciullo scritto da Turoldo in precedenza, venne concluso
nel 1962 con la regia di Vito Pandolfi. Presentato all’inizio del 1963 a Udine,
il film tuttavia fu ben presto rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che
lo ritenne addirittura offensivo. Nello stesso anno 1963 Turoldo
incominciò a cercare un sito dove dare avvio a una nuova esperienza religiosa
comunitaria, allargata alla partecipazione anche di laici. Questo luogo, con le
indicazioni ricevute da amici, venne individuato da padre David nell’antico
Priorato cluniacense di Sant'Egidio in Fontanella. Ottenuto il consenso
del vescovo bergamasco Clemente Gaddi, nel 1964 vi si insediò ufficialmente il
1º novembre. Costruì accanto allo storico edificio del Priorato una casa
per l’ospitalità, che chiamò “Casa di Emmaus”, titolo ispirato all’episodio
della cena a Emmaus, in cui Gesù risorto si manifestò ai due discepoli nello
spezzare il pane. La casa costituì un simbolico richiamo alla semplice
accoglienza, senza distinzioni di censo, di religione, o altro: aspetti che
caratterizzarono tutta la presenza e la multiforme opera di Turoldo. Costituì
inoltre un punto di riferimento per molti protagonisti della storia culturale e
civile italiana ed estera, in particolare dell’America latina; per molte
personalità del mondo ecclesiale e di altre confessioni cristiane; un solido
incentivo al rinnovamento di linguaggi e di strutture; un laboratorio di
creazioni liturgiche e celebrative, di cui continuano a essere testimoni la
versione metrica per il canto dei Salmi e migliaia di inni liturgici. Insieme
con altri frati, impegnati particolarmente in iniziative di rinnovamento
spirituale e culturale, diede avvio alla pubblicazione di una rivista, il cui
titolo è ispirato all’Ordine dei Servi di Maria: Servitium, e ad altre pubblicazioni
che si ricollegavano all’esperienza editoriale della Corsia dei Servi. La
pubblicazione della rivista continua tuttora con cadenza bimestrale, unitamente
all’edizione di altre proposte librarie edite sotto l’omonimo marchio
Servitium. Innumerevoli furono gli interventi di padre David sui media,
dalla carta stampata alle trasmissioni radio e televisive; innumerevoli i
luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a intervenire con la sua
avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi “viaggi della memoria”
nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello del maggio 1979 a Mauthausen. In
quell'occasione compose unapreghiera, poi recitata nella cerimonia conclusiva,
pubblicata successivamente nel libro “Ritorniamo ai giorni del rischio” (1985).
La morte Colpito alla fine degli anni ottanta da un tumore del pancreas, visse
con lucida consapevolezza e trasparente coraggio l’ultimo periodo della vita,
dando una incoraggiante testimonianza sul cammino verso “sorella morte”. Morì
nella clinica “San Pio X” in Milano Migliaia di persone sfilarono accanto alla
bara in cui era esposto il corpo di padre David. I funerali a Milano videro la
partecipazione di una numerosa folla nella chiesa di San Carlo al Corso, dove
presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che, qualche mese
prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo "Premio
Giuseppe Lazzati", affermando la propria opinione secondo la quale «la
Chiesa riconosce la profezia troppo tardi». Un secondo rito funebre venne
celebrato nel pomeriggio a Fontanella di Sotto il Monte, presente ancora una
folla che copriva tutta la collina circostante l’antico Priorato. Nel piccolo
cimitero locale riposa ora sotto una semplice croce lignea, in mezzo alla “sua
gente”. La rivista Servitium dedicò perciò alla sua figura un quaderno
alla fine del 1992: «David M. Turoldo, frate dei Servi di santa Maria»; e
ugualmente fece nel decennale (n. 139, gennaio febbraio 2002): «La grande
passione. A dieci anni dalla morte di D.M. Turoldo». Opere Poesia e opere
letterarie «Lungo i fiumi..» I Salmi(con Gianfranco Ravasi)Milano, San Paolo, O
sensi miei... : (Poesie(antologia poetica con note introduttive di Andrea
Zanzotto e Luciano Erba, postfazione di Giorgio Luzzi), Milano, Rizzoli. Sul
monte la morte, Servitium, La morte ha paura, Servitium, Ultime poesie, Milano, Garzanti, 1999. Teatro,
Servitium, I giorni del rischio (con
Salmodia della speranza e DVD della rappresentazione in Duomo a Milano con Moni
Ovadia e Maddalena Crippa), Servitium, Salmi e cantici. Nuova edizione riveduta della
versione metrica per il canto di David Maria Turoldo, Servitium, La passione di San Lorenzo, Servitium, (La terra non sarà distrutta, Servitium, (Luminoso vuoto. Ultimi scritti, Servitium, David
M. Turoldo, Loris F. Capovilla, Nel solco di papa Giovanni, lettere inedite,
Marco Roncalli e Antonio Donadio, appendici di Gianfranco Ravasi e Bruno Forte,
Servitium editrice, (Saggistica e
spiritualità Lettere dalla Casa di Emmaus, Servitium, 1996nuova edizione La parabola di Giobbe, Servitium, 1996nuova
edizione Santa Maria(con Giovanni
Vannucci), Servitium, nuova edizione. Mia chiesa, una terra sola, Servitium, Il dramma è Dio: il divino la fede la
poesia.Milano, Rizzoli, Come i primi trovadori, Servitium, Colloqui con papa
Giovanni, Servitium, 2000nuova edizione
Profezia della povertà, Servitium, nuova edizione Chiamati ad essere, Servitium, È Natale, Servitium,
Mio amico don Milani, Servitium, nuova edizione Pregare, Servitium, nuova edizione Anche Dio è infelice, San Paolo, .
AmareCinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1Padre del mondo, Servitium, Povero sant’Antonio, Il Messaggero, Padova,
. Narrativa Mia infanzia d’oro (allegato DVD con “Ritratto d’autore” di Damiano
Tavoliere Servitium, ...e poi la morte dell'ultimo teologoTorino, 1969,
Gribaudi. Film Gli ultimi Regia: Vito Pandolfi; soggetto: David Maria Turoldo;
sceneggiatura: Vito Pandolfi e David Maria Turoldo. Note visto 28 luglio 2009. Daniela Saresella, The Dialogue between Catholics
and Communists in Italy during the 1960s, Journal of the History of Ideas, Tra le tante, ci fu "un'iniziativa che fu
tentata pochi giorni prima della morte di Moro e che è stata evocata da Bettino
Craxi il 6 novembre del 1980, nel corso della sua audizione nella prima
Commissione d'inchiesta. In quella circostanza, l'onorevole Craxi affermò che
la notte del 4 maggio (...) fu chiamato da padre Turoldo, che gli chiedeva
sostanzialmente di domandare alla Nunziatura apostolica di dichiararsi
disponibile come sede per far svolgere una trattativa; Turoldo chiese due
giorni di silenzio stampa e insistette molto, con veemenza, affermando che era
la sola via possibile" (XVII Legislatura, Commissione parlamentare di
inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Resoconto stenografico, “Tra
i memoriali di Mauthausen”, in David Maria Turoldo, “Ritorniamo ai giorni del
rischio. Maledetto colui che non spera”, Milano, Corriere "E padre Turoldo
nascose le armi dei partigiani" Archiviato il 9 marzo in . consultato 28 luglio 2009. Mariangela Maraviglia, David Maria Turoldo.
La vita, la testimonianza Morcelliana . Daniela Saresella, Camillo de Piaz e la
Corsia dei Servi di Milano, Morcelliana 2008. Giuseppina Commare, Turoldo e gli
«organi divini». Lettura concordanziale di “O sensi miei...”, Olschki, Una vita
con gli amiciIl mondo delle amicizie di Turoldo, documentario Renzo Salvi,
Roma, Rai-Educational, Antonio D'Elia, La peregrinatio poietica di David Maria
Turoldo, prefazione di Dante della Terza, Firenze, Leo s. Olschki, Marco
Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio alla scoperta della poesia di David Maria
Turoldo, Edizioni Pro Sanctitate, Roma, 2002.
Óscar Romero Ernesto Balducci Camillo De Piaz Nazareno Fabbretti Altri
progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su David Maria Turoldo David Maria Turoldo, su TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. David Maria
Turoldo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di David Maria Turoldo,
. Spartiti o libretti di David Maria Turoldo, su International Music Score
Library Project, Project Petrucci LLC.
Scheda ANPI estesa/
TORRE. (Forli). Grice: “I like Torre; his epitaph reads, ‘nuovo
Aristotele,’ which is what it was! There is a nice ‘via’ in Forli after him
that leads to the varsity! He was a Galen, and philosophised on both the soul and
the body!” – Filosofo. La sua fama è dovuta al commentario alla Ars parva di
Galeno. Jacopo è noto, in particolare,
per i suoi studi di embriologia. Infatti, dopo il recupero di Aristotele, nel
XIII secolo, le cui opere avevano spinto verso un rinnovato interesse per
l'osservazione diretta, si era avviato un dibattito tra i sostenitori
dell'autorevolezza degli studi antichi e i fautori dell'empiria. Questo
processo si è concluso, nel XIV secolo, secondo la studiosa Romana Martorelli
Vico, proprio con l'opera di Jacopo da Forlì, che cerca di conciliare l'embriologia
aristotelica con la fisiologia galenica, per mostrare che le differenze
esistenti sono di scarsa rilevanza nei confronti della medicina pratica. Fu maestro, all'Padova, di Vittorino da
Feltre. La morte Morto nel 1414 secondo
quanto attesta un manoscritto conservato alla Biblioteca Malatestiana di
Cesena: Explicit questio de intensione
et remissione formarum secundum famosissimum artium et medicine doctorem
magistrum Jacobum de Forlivio qui 1414 pridie ydus februarii ab hac vita ad
superiora migravit. Scripta vero per me fratrem Bellinum de Padua 1468. Si tratta della conclusione della celebre
opera De intensione et remissione formarum di Jacopo da Forlì. Secondo altri, sarebbe morto, invece, nel
1413. Opere De intensione et remissione
formarum Expositio in Avicennae aureum capitulum de generatione embryi ac de
extensione graduum formatione foetus in utero In Aphorismos Hippocratis
Expositio Physica I-IV Quaestiones extravagantes Super I, II, III Tegni Galeni
Note Cf. R. Martorelli Vico, Per una
storia dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e Associati,
Napoli G. Federici Vescovini, Medicina e
filosofia a Padova tra XIV e XV secolo: Jacopo da Forlì e Ugo Benzi da Siena,
in Arti e filosofia nel secolo XIV. Studi sulla tradizione aristotelica e i
"moderni", Vallecchi, Firenze R. Martorelli Vico, Per una storia
dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e Associati, Napoli, K.
M. Boughan, Giacomo da Forlì (on the Interior Senses and the Function of the
Brain, Medieval-Renaissance Conference XVIII, The University of Virginia's
College at Wise. Wise, Virginia; K. M. Boughan, A Vain and Superstitious
Position: Giacomo da Forli and Avicenna's Doctrine of the Noble Soul, Rocky
Mountain Medieval and Renaissance Association, Thirty-Sixth Annual Conference.
Durango, Colorado; Maggio 2004. K. M. Boughan, Passions for Healing: Giacomo da
Forli's Tegni Commentary on the Power of Imagination, at Medieval-Renaissance
Conference XVII, The University of Virginia's College at Wise. Wise, Virginia. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Super aphorismos Iacobi Foroliuiensis in
Hippocratis Aphorismos et Galeni..., su archive.org.
TUVERI. (Collinas). Deputato del Regno di Sardegna Legislature I,
II, III, IV, V Dati generali UniversitàUniversità degli Studi di Cagliari.
Filosofo. Monumento a G. B. Tuveri presso il municipio di Collinas Nato a
Forru, l'odierna Collinas, nel Medio Campidano, da un noto avvocato, nipote,
per parte di madre, di un nobile e influente notaio di Oristano, Domenico
Vincenzo Licheri. Dal 1827 al 1833 studiò retorica e filosofia nel seminario
tridentino di Cagliari, conseguendovi il diploma di Maestro delle Arti. A
diciotto anni si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Cagliari, verso
cui mostrò sempre insofferenza per il clima rigido e chiuso che caratterizzava
l'ambiente accademico cagliaritano. Conseguito dopo due anni il baccalaureato
abbandonò l'Università e si ritirò a Collinas per dedicarsi ai suoi
studi. Di idee repubblicane cominciò l'attività di giornalista in
polemica con molti intellettuali monarchici e conservatori. Fu un
esponente del cattolicesimo federalista, e fu eletto deputato per cinque volte
al Parlamento Subalpino, ove si oppose alla fusione della Sardegna con i
territori piemontesi, e fu in forte contrapposizione con Vincenzo Gioberti per
le posizioni antirepubblicane e antimazziniane. Nel 1850 fondò a Cagliari
la Gazzetta Popolare, collaborò con numerosi giornali e nel 1871 assunse la direzione
del Corriere di Sardegna. Sindaco di Forru ne propose il cambio del nome in
Collinas; consigliere provinciale a Cagliari lottò contro il centralismo del
Regno di Sardegna chiedendo maggiore autonomia, soprattutto fiscale, per i
piccoli comuni. A livello nazionale, amico di Cattaneo e di Mazzini,
sollevò la cosiddetta questione sarda, promuovendo un riscatto dell'Isola e del
popolo sardo contro uno Stato giudicato centralista e oppressivo. Scrisse
numerose opere di carattere politico, giuridico e filosofico. Assessorato della
pubblica istruzione della Regione autonoma della Sardegna ha promosso la
ristampa dei suoi lavori, editore Carlo Delfino, con una introduzione di
Norberto Bobbio. Opere Saggio sulle opinioni politiche del sig. deputato
sardo Giovanni Siotto Pintor, Torino, Tipografia G. Cassone, Specifici contro
il codinismo, Cagliari, Tipografia Arcivescovile, Del diritto dell'uomo alla
distruzione dei cattivi governi. Trattato teologico-filosofico, Cagliari,
Tipografia Nazionale, Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Esazioni
e compulsioni, Cagliari, Tipografia A. Timon, La questione barracellare,
Cagliari, Tipografia A. Timon, Della libertà e delle caste, Cagliari,
Tipografia del Corriere di Sardegna, Sofismi politici, Napoli, R. Rinaldi e G.
Sellitto, Ristampa Tutte le opere, Sassari, C. Delfino, Comprende: Il veggente;
Del dritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi, Aldo Accardo,
Luciano Carta, Sebastiano Mosso; introduzione di Norberto Bobbio, Della libertà
e delle caste; Sofismi politici, Maria Corona Corrias e Tito Orru, Opuscoli
politici. Saggio delle opinioni politiche del signor deputato sardo Giovanni
Siotto Pintor; Specifici di Gio. B. Tuveri contro il codinismo, Girolamo Sotgiu
,Il governo e i Comuni; La questione barracellare, Lorenzo Del Piano e
Gianfranco Contu, Scritti giornalistici. Questione sarda, federalismo, politica
internazionale, questione religiosa, Lorenzo Del Piano, Gianfranco Contu e
Luciano Carta, Per la vita e i tempi di G. B. Tuveri e altre opere, Antonio
Delogu, Fonte: "Centro di studi
filologi sardi" (). Scheda sul sito
della Camera Indipendentismo sardo, openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Battista Tuveri, . Giovanni Battista Tuveri, su storia.camera,
Camera dei deputati. Giovanni Battista
Tuveri biografia e nel sito "Centro
di studi filologi sardi". il 27 agosto . Il governo e i comuni, Cagliari,
Tipografia Nazionale, Google Libri. Della libertà e delle caste, Cagliari,
Tipografia del Corriere di Sardegna, Google Libri. Da G. B. Tuveri
all'intuizione della concorrenza istituzionale, di Adriano Bomboi. Venezia,
Switzerland Institute in Venice.
UBALDI. (Foligno). Italian philosopher. Filosofo. Ha vissuto a Foligno ad eccezione del periodo
universitario, in cui ha risieduto a Roma, e nei vent'anni d'insegnamento della
lingua inglese: il primo a Modica, in Sicilia, gli altri diciannove a Gubbio. Si
è trasferito in Brasile. Ha scritto 24 volumioltre a vari articoli e sette
messaggipresentando il sistema dell'evoluzione dell'universo e considerando le
leggi dell'evoluzione umana. Ha chiarito i rapporti d'involuzione ed evoluzione
fra le tre dimensioni della materia, dell'energia e dello spirito, in un
processo d'unificazione fra le ipotesi della scienza e i principi della fede.
Nella sua visione ha cercato di spiegare il senso della vita, la funzione del
dolore e la presenza del male. Candidato al premio Nobel nel 1964, all'ultimo
gli fu preferito Jean-Paul Sartre. Il suo sistema filosofico fu considerato da
Albert Einsteincome risulta da un carteggio"dolce e leggero" e la sua
opera principale, La grande sintesi, fu giudicata da Enrico Fermi "un
quadro di filosofia scientifica e antropologica etica, che oltrepassa di molto
i consimili tentativi dell'ultimo secolo". Nato in una regione
influenzata dalla vicinanza con Assisi e impregnata di spiritualità
francescana, iniziò la scuola nel 1891, proseguì gli studi a Roma e si laureò
in Diritto nel giugno del 1910. Integrò gli studi scolastici leggendo molto,
studiò inoltre pianoforte ed apprese l'inglese, il francese e il tedesco.
Pietro Ubaldi e la moglie M. Antonietta Nel 1911 viaggiò negli Stati
Uniti e nel 1912 si sposò con Maria Antonietta Solfanelli, della vicina città
di Matelica, dalla quale ebbe due figli: Franco, morto nella seconda guerra
mondiale, e Agnese. Si occupò delle proprietà terriere sua e della moglie, che
in seguito cedette in amministrazione ad altri. Nel 1927 avrebbe fatto voto di
povertà e gli sarebbe apparso Cristo. L'apparizione si sarebbe ripetuta nel 1931,
insieme a san Francesco di Assisi. Il giorno di Natale dello stesso anno
avrebbe ricevuto il primo di numerosi "messaggi". Divenne professore
di lingua e letteratura inglese, insegnando nelle scuole medie inferiori e
superiori, prima a Modica, in Sicilia, e poi a Gubbio. Tra il 1932 e il
1935, scrisse il libro La grande sintesi, nel quale espose il suo pensiero,
messo all'indice nel 1939, poi riammesso da papa Giovanni XXIII. A questi anni
appartengono dieci dei libri da lui scritti A 65 anni nel 1951, dopo aver
scritto dieci libri, lasciò l'insegnamento e andò in pensione. Fu invitato a
fare in Brasile un giro di conferenze tra luglio e dicembre del 1951 e nel 1952
si trasferì definitivamente con la famiglia a São Vicente, presso Santos, nello
stato di São Paulo, e qui scrisse altri quattordici volumi, dichiarando
conclusa la sua opera nel giorno di Natale del 1971, esattamente quarant'anni
dopo il primo "messaggio" ricevuto. La sua vita può essere
considerata distinta in quattro periodi ventennali, caratterizzati da un lavoro
differente. Nel primo periodo (avrebbe cercato le risposte nella filosofia,
nella religione e nella scienza senza trovarla. Il secondo periodo sarebbe
stato caratterizzato da una sperimentazione pratica a contatto col mondo, d'osservazione
della realtà della vita. Nel terzo periodo (1931-1950) scrisse i volumi della
sua opera pubblicati in italiano e nel quarto la parte restante. Pensiero
Pietro Ubaldi ritiene che esiste un'unica "Sostanza", la cui essenza
sarebbe il movimento e che si manifesterebbe come "materia"
(statica), "energia" (dinamica) e "spirito" (vita).
L'essere umano è chiamato ad evolversi ampliando la percezione della sua
coscienza, che da inviduale deve farsi collettiva, per farsi poi coscienza
cosmica. In tale processo viene delineato il futuro stato organico-unitario
dell'umanità, generato da una nuova etica internazionale, effetto di una
consapevolezza razionale e non di un emotivo pacifismo. L'uomo si inserirebbe
nel fenomeno universale dell'evoluzione tramite la reincarnazione.
Considera la sua "Opera" la manifestazione del proprio destino e
della propria ascesa evolutiva, proponendosi attraverso di essa di arrivare ad
una conoscenza utilizzabile per risolvere i problemi della vita, in maniera
consapevole e dignitosa. La grande legge della vita, per Ubaldi, è quella
dell'Amore, tale che la si dovrebbe seguire in ogni situazione: cercare ciò che
unifica. Per questo fare il male significa voler andare contro la corrente del
Sistema, perpetuando la separazione, produttrice di sopraffazione e violenza,
sino all'autodistruzione. Fare il bene, invece, vuol dire cercare di
armonizzarsi con tutto e con tutti, perseguendo quel processo di unificazione
che ci riporta al centro dell'essere, che è rappresentato dalla presenza
dell'ordine e della giustizia del pensiero divino. In tal senso il segreto
della felicità consiste nell'inquadrarsi nell'ordine divino e la preghiera
autentica consisterebbe nella docile accettazione della Legge, cooperando con
la Sua azione. Così pure, il lavorare rappresenterebbe il diventare cooperatori
del funzionamento organico dell'universo. Il fine dell'esistenzasecondo
Pietro Ubaldiè rappresentato dall'evoluzione. Si tratta dell'evoluzione etica,
iscritta nel movimento dell'evoluzione dell'universo. L'universo viene così
inteso come un'inestinguibile volontà d'amare, di creare e di affermare, in
lotta col principio opposto dell'inerzia, dell'odio e della distruzione.
L'etica viene concepita come dimensione ascendente, a tante dimensioni quante sono
le posizioni dell'essere lungo la scala evolutiva. In tale compito evolutivo
fondamentale sono gli idealiaventi la funzione di orientamento e di guida -,
aventi il compito di anticipare una realtà futura da raggiungere. In questa
fase evolutiva l'impegno deve essere quello della spiritualizzazione,
consistente nel seguire gli ideali, che si sono configurati storicamente nelle
religioni e nelle morali. Ciò può avvenire cercando di praticare la
comprensione reciproca e ricercando la fratellanza universale. Si tratta di un
"cammino ascensionale", frutto di libertà e volontà, attraverso le
quali da un lato si struttura la nostra personalità dall'altro la vita
collettiva progredisce servendosi di tali progressi. La legge delle unità
collettive rappresenta un principio evolutivo fondamentale, quello per cui
tendiamo ad unioni sempre più ampie: dalla coppia alla famiglia, dalle nazioni
alle unioni di popoli, sino all'unione di tutti gli esseri viventi del pianeta,
pur mantenendo diversità e multiformità. Per questo, la via è quella del
superamento di ogni separazione: la separazione da sé stessi, dagli altri, dal
mondo. L'evoluzionismo di Ubaldi è, per tutto ciò, ben diverso da quello di
Darwin: guarda all'avvenire ed intuisce oltre l'evoluzione organica già compiuta
dall'essere umano. È più ampio di quello di Teilhard de Chardin, in quanto
concepisce anche un processo involutivodallo spirito, attraverso l'energia,
sino alla materiache motiva e sorregge la via di ritorno, evolutiva, come
processo di unificazione, che dalla presenza del divino nella materia,
attraverso l'energia, ascende verso la spiritualizzazione. È caratterizzato
eticamente, come tensione spirituale verso il superuomo che è presente in
ognuno di noi, differentemente dal superomismo di Nietzsche, sospinto dal
desiderio di espandere solo le potenzialità dell'io. La produzione della
sua opera si basa sul metodo intuitivo, attraverso il quale la coscienza,
facendosi umile e ricettiva, riesce a penetrare per vie interiori l'intima
essenza dei fenomeni, diversamente dal metodo obiettivo che se pur ha il
vantaggio di giungere a conclusioni più universali è nato senza ali, in quanto
basato sulla distinzione tra l'io e il non io, tra il soggetto e l'oggetto, tra
la coscienza e il mondo esteriore. I suoi scrittiseguendo le sue stesse
dichiarazionisarebbero passati da una forma ispirata, collegata ad una forma di
contatto telepatico con le noùri (correnti di pensiero), a livello
"supercosciente", al controllo razionale dell'ispirazione ("metodo
dell'intuizione razionalmente controllata"). Tale metodo avrebbe
consentito di esaminare sia la "materia" che lo "spirito"
nella loro armonia, unificando scienza e fede, considerate due aspetti della
stessa verità. Elenco degli scritti Ciclo italiano La grande sintesi I
grandi messaggi (nell'edizione brasiliana con una vita dell'autore). La grande
sintesi Le nouri ("correnti di pensiero") L'ascesi mistica. Frammenti
di pensiero e di passione: La nuova civiltà del terzo millennio Problemi
dell'avvenire (Il problema psicologico, filosofico, scientifico). Ascensioni
umane. Dio e universo. Profezie (L'avvenire del mondo). Ciclo brasiliano
Pietro Ubaldi e Manuel Emydio Commentari (raccolta dei giudizi della stampa sui
volumi precedenti). Problemi attuali. Il sistema (Genesi e struttura
dell'universo). La grande battaglia. Evoluzione e Vangelo La legge di Dio La
tecnica funzionale della legge di Dio Caduta e salvezza Principi di una nuova
etica. La discesa degli ideali Un destino seguendo Cristo Come orientare la
propria vita Cristo. Volumi pubblicati in lingua italiana Storia di un uomo,
Fratelli Bocca editori, Milano, Ascenzioni umane. Verso l'armonia con l'ordine
cosmico, Edizioni Mediterranee, Roma 1951Cristo e la sua legge, Edizioni
Mediterranee, Roma, La grande sintesi. Sintesi e soluzione dei problemi della
scienza e dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1980 Le noùri. Dal
superumano al piano concettuale umano, Edizioni Mediterranee, Roma 1982 La
nuova civiltà del terzo millennio. Verso la nuova era dello spirito, Edizioni
Mediterranee, Roma 1988 Problemi dell'avvenire. La civiltà dello spirito,
Edizioni Mediterranee, Roma 1990 L'ascesi mistica. Dal piano concettuale umano
al superumano, Edizioni Mediterranee, Roma 2000 Dio e Universo, Edizioni
Mediterranee, Roma, Storia di un uomo, Edizioni del centro studi italiano di
parapsicologia, Recco(Ge) Il Sistema, Edizioni del centro studi italiano di
parapsicologia, Recco(Ge) La legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di
parapsicologia, Recco(Ge), La tecnica
funzionale della legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di
parapsicologia, Recco(Ge) 2009 La discesa degli ideali, Om Edizioni, Città di
Castello (Pg) "Un destino seguendo
Cristo",Om Edizioni, Città di Castello (Pg) "Evoluzione e Vangelo", Centro Culturale
Pietro Ubaldi, Foligno (Pg) Giuseppe
Arcidiacono, Pietro Ubaldi e la scienza moderna, in Atti dell'8º Convegno sul
pensiero di Pietro Ubaldi, Roma, Antony Elenjimittan, "La missione
ecumenica di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma Paola Giovetti, "I grandi iniziati del nostro tempo",
Rizzoli, Milano 1993. Franco Lanari , "Il pensiero di Pietro
Ubaldi"Relazioni tenute nei quattro convegni dedicati a Pietro UbaldiRoma,
Ed. Mediterranee, Roma 1993. Franco Lanari
"Pietro UbaldiProfeta del terzo millennio" , Atti dell'8º
Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Filippo Liverziani, "Pietro
Ubaldi e le Nòuri", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma 2000, 21-26. Ulderico Pasquale Magni, "Scienza e
mistica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma
2000. Alfredo Marocchino, "Pietro Ubaldi profeta della intesi tra
Metafisica e Nuova Fisica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma Luca Marzetti, La scala di Giacobbe, Perugia . Gaetano Mollo,
Pietro Ubaldi biosofo dell'evoluzione umana, Ed. Mediterranee, Roma 2006.
Gaetano Mollo, "La formazione dell'uomo evoluto nel pensiero di Pietro
Ubaldi", in "Pedagogia e Vita", nGaetano Mollo, "La visione
del mondo tra scienza e fede di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno
sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 49-59. Gaetano Mollo, "La
visione dell'universo. La prospettiva di Pietro Ubaldi", in "Rivista
di teosofia", Gaetano Mollo, "Il rapporto tra scienza e fede. La
prospettiva di Pietro Ubaldi", in "Rivista di teosofia", Lorenzo Ostuni, Fisica e metafisica di Pietro
Ubaldi in relazione all'uomo contemporaneo, in Atti dell'8º Convegno sul
pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 35-40. Riccardo Pieracci, Pietro Ubaldi e
la Grande Sintesi, Ed. Mediterranee, Roma 1986. Riccardo Pieracci, "Pietro
Ubaldi mistico dell'Umbria", Edizioni Eugubina, Gubbio, Antonio Pieretti,
"Pietro Ubaldi. La civiltà del terzo millennio", Bollettino storico
della città di Foligno, XIX, 1995, 469. Carlo Splendore, "La Legge Ciclica
dell'evoluzione nel pensiero di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno
sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Sito ufficiale del Centro culturale
"Pietro Ubaldi" di Foligno, su pietroubaldi.com. Comitato del Comune
di Foligno per la divulgazione del pensiero di Pietro Ubaldi, presieduto da
Gaetano Mollo, su gaetanomollo. L'opera
di Pietro Ubaldi, su cesnur.org. in Massimo Introvigne, PierLuigi Zoccatelli,
Le religioni in Italia (sezione "Spiritismo, parapsicologia, ricerca
psichica"), sul sito Cesnur.org (Center for Studies on New Religions.Refs.:
Luigi Speranza, “Ubalid e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
UNICORNO. (Bergamo). essential Italian philosopher;
unicorno (n.), Filosofo. Opere: De l'arithmetica universale, In Venetia, Francesco
senese De Francesch.
VACCA. (Bari). Essential Italian philosopher. Grice:
“My favourite of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieriabout
litotes and understatement --.Deputato della
Repubblica Italiana LegislatureIX, X Gruppo parlamentarePCI CollegioBari Sito
istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano, Partito
Democratico della Sinistra, Partito Democratico Titolo di studiolaurea in
giurisprudenza e filosofia del diritto Professione docente universitario. Filosofo.
Si laureò in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia politica
e giuridica di Croce. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa attività
di organizzatore di cultura, culminata con l'impegno dedicato alla casa
editrice De Donato tra i primi anni ’70 e il 1983. Membro del comitato centrale
del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1991, è poi stato nella direzione
del Partito Democratico della Sinistra. Libero docente in Storia delle dottrine
politiche nel 1966, nel 1975 vinse la cattedra di tale disciplina presso
l'Bari. -- è stato nel consiglio di amministrazione della RAI. Deputato
per il PCI nella IX e X Legislatura nella circoscrizione elettorale
Bari-Foggia. In occasione delle elezioni comunali del 1999, si è candidato a
sindaco con il sostegno della coalizione di centro-sinistra, ma è stato
sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha ricoperto incarichi di partito in
Puglia e a livello nazionale. Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del
marxismo contemporaneo. Dal gennaio 1988 al 1999 ha diretto la Fondazione
Istituto Gramsci di Roma, diventandone poi Presidente fino al . Membro del Cda
dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana dal 2000 al , presiede la Commissione
scientifica dell’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Gli
scritti di Giuseppe Vacca sono tradotti nelle principali lingue europee; la sua
vasta attività di conferenziere, le opere e il suo pensiero sono ampiamente
note all'estero. Professore di Storia delle dottrine politiche nell’Bari
(1968-1997), si è occupato in particolare dell'idealismo novecentesco e
dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con particolare
riferimento alla genesi del marxismo in Italia. Opere Politica e
filosofia in Bertrando Spaventa, Bari, Laterza, Lukàcs o Korsch?, Bari, De
Donato, Marxismo e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e critica
di classe. Galvano Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato, 1970. Politica e
teoria nel marxismo italiano,Antologia critica, Bari, De Donato, 1972. PCI,
Mezzogiorno e intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a cura di,
Bari, De Donato, Saggio su Togliatti e
la tradizione comunista, Bari, De Donato, 1974. Osservatorio meridionale. Temi
di politica culturale tra gli anni '60 e '70, Bari, De Donato, Quale
democrazia. Problemi della democrazia di transizione, Bari, De Donato, 1977.
Criticità e trasformazione. Korsch teorico e politico, Bari, Dedalo, 1978. Gli intellettuali di
sinistra e la crisi del 1956, a cura di, Roma, Editori Riuniti, 1978.
Comunicazioni di massa e democrazia, a cura di, Roma, Editori Riuniti, L'informazione
negli anni Ottanta, Roma, Editori Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali. Dalla
crisi di fine secolo ai Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra
compromesso e solidarietà. La politica del PCI negli anni '70, Roma, Editori
Riuniti, Gorbačëv e la sinistra europea, Roma, Editori Riuniti, Tra Italia e
Europa. Politiche e cultura dell'alternativa, Milano, Angeli, Gramsci e
Togliatti, Roma, Editori Riuniti, Dal
PCI al PDS. Intervista, Teresa Bartoli intervista Giuseppe Vacca, Bari,
Delphos, Togliatti sconosciuto, Roma, l'Unità, Pensare il mondo nuovo. Verso la
democrazia del XXI secolo, Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova
Costituente, Milano, PasSaggi Bompiani, Vent'anni dopo. La sinistra fra
mutamenti e revisioni, Torino, Einaudi, Da un secolo all'altro. Mutamenti della
politica nel Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti con Gramsci.
Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci, Gramsci e il Novecento, a cura di, 2 voll.,
Roma, Carocci, Presente futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della
Puglia, Bari, Dedalo, X. Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo
reale. Cronache del decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di
volontariato politico, Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e
coesione sociale in Puglia, e con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità
dell'Europa. Rapporto sull'integrazione
europea, a cura di, Bari, Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Il dilemma euroatlantico. Rapporto della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova
iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2005 della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,
I dilemmi dell'integrazione. Il futuro
del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José
Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Il
riformismo italiano. Dalla fine della guerra fredda alle sfide future, Roma,
Fazi, Gramsci tra Mussolini e Stalin, con Angelo Rossi, Roma, Fazi, cura di
Antonio Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli scritti Torino,
Einaudi, Studi gramsciani nel mondo. e
con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione
europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel
mondo. Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e Giancarlo Schirru, Bologna,
Il mulino, Le forme e la storia. Scritti in onore di Biagio De Giovanni, e con
Marcello Montanari e Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, . Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del
Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,
. Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in
America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita
e pensieri di Antonio Gramsci. Collana
Storia, Torino, Einaudi, ,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani?
La questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno, .
Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e
l'evoluzione del regime fascista, con David Bidussa, Milano, Feltrinelli, Togliatti
e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il
Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, .Togliatti, La politica nel
pensiero e nell'azione, Scritti e discorsi 1917-1964, G. Vacca con M.
Ciliberto, Bompiani, Milano Quel che
resta di Marx, Salerno Editore, Roma,
L'Italia contesa. Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra, Marsilio, Venezia Giuseppe Vacca, su storia.camera, Camera dei
deputati.
VACCARINO
(Pace del Mela). Essential Italian philosopher. Grice: “I appreciate
his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del pensiero,’and the
idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei filosofi”)!”.Flosofo. Figlio primogenito di Antonino Vaccarino, titolare
di un importante saponificio, e di Caterina Tracuzzi. Laureato in Chimica
industriale con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi di Milano,
ebbe successivamente l'abilitazione alla professione di chimico. Nel 1947
insieme con Vittorio Somenzi fondò e diresse la rivista Sigma (1947-48),
pubblicata a Roma. Nel 1949 insieme con Silvio Ceccato e Vittorio Somenzi fondò
la rivista Methodos, trimestrale di metodologia e di logica simbolica,
pubblicazione che termina nel 1967. Fino al 1950 si occupò prevalentemente di
logica ed epistemologia. Ha pubblicato una serie di articoli sulla
rivista Archimede su invito di Ludovico Geymonat. Fu abilitato alla libera
docenza in Filosofia della scienza, ma assorbito dai suoi studi e da altre
attività non si dedicò all'insegnamento fino al 1970. In quell'anno ebbe
l'incarico di tenere il corso di Storia della filosofia antica presso
l'Università degli Studi di Messina. Nel 1972 ricevette anche quello di
Filosofia della scienza, che mantenne fino al 1990, anno in cui andò in
pensione. Fu nominato professore associato di Filosofia della scienza, ma non
ottenne mai la cattedra di ordinario. Ha partecipato a vari congressi. In
quello di Amsterdam ebbe l'occasione di conoscere Joseph Maria Bochenski e
incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica della rivista Methodos.
A quello di Parigi del 1949 partecipò insieme con Silvio Ceccato, Vittorio
Somenzi e Ferruccio Rossi-Landi con i quali era in stretti rapporti di
amicizia. Ha contribuito alla fondazione della rivista Methodologia nata per
iniziativa della Società di Cultura Metodologica Operativa di Milano,
presieduta da Felice Accame. Da giovane Vaccarino fu molto vicino alle vedute
filosofiche dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che per dare soluzione
ai problemi posti dalla tradizionale filosofia bisognava anzitutto effettuare
un'indagine sul metodo scientifico onde spiegare perché è l'unico considerabile
come valido. Negli anni 1947- 1949 sviluppò in questo senso sulla rivista
Sigma una teoria che chiamò della "meta conoscenza", in quanto
ricondotta a una disciplina avente per oggetto la conoscenza. Successivamente
si convinse che per procedere in modo effettivamente scientifico bisogna
eliminare ogni apriorismo effettuando un'analisi sistematica dei significati di
tutte le parole di cui ci avvaliamo e riconducendoli alle operazioni mentali e
non mentali da cui sono costituiti. Sotto questo profilo i suoi interessi si
incontrarono con quelli di Silvio Ceccato e della Scuola Operativa Italiana. Ma
Vaccarino mantenne una posizione autonoma, ritenendo che la ricerca di base
deve puntare su una semantica e non su una ricerca di tipo cibernetico, come
invece sosteneva Ceccato. Vaccarino però accettava e condivideva il
concetto che bisogna occuparsi del modo come operiamo a livello mentale per
descrivere i significati. Perciò respingeva vedute allora in auge, come quelle
della filosofia analitica, che riconducendo i significati semplicemente all'uso
che se ne fa parlando, li lasciava in analizzati assumendoli implicitamente
come prius, in quanto tali, dogmatici. Si dedicò assiduamente a queste
ricerche, pervenendo alla elaborazione di un metodo generale di analisi dei
significati. Le sue ricerche condussero, tra l'altro, all'introduzione di una
formulistica idonea alla definizione delle operazioni mentali, prospettando una
sorta di Chimica della Mente. La vastità e la complessità delle sue indagini lo
hanno costretto a procedere a molti ripensamenti e revisioni. Pubblicò il
volume La chimica della mente. In cui esponeva i principali risultati a cui era
pervenuto. Nello stesso anno vinse il premio L'Inedito con il racconto Lo
sporco, pubblicato da Marsilio. Prospettò ampliamenti e modifiche delle sue
teorie nel libro Analisi dei Significati, pubblicato a Roma da Armando Armando.
Pubblicò presso la CULP di Milano il volume Scienza e Semantica Costruttivista,
dedicato a una critica di correnti vedute professate da filosofi della
scienza. I suoi interessi si rivolsero anche alla codificazione di una
logica contenutistica in grado di fissare i criteri di compatibilità e
incompatibilità tra i significati in riferimento alle loro operazioni
costitutive. In tal modo la logica diviene una filiazione della semantica. La
summa dei suoi lavori di semantica è stata pubblicata a Rimini nel trattato
Dalle operazioni mentali alla semantica. Nella prefazione al volume
Introduzione alla semantica edito da Falzea a Reggio Calabria, nel 2006
Antonino Laganà, ordinario di Filosofia presso l'Messina, lo considera l'ultimo
dei grandi illuministi. Opere: “L'errore dei filosofi, D'Anna, Messina, La
chimica della mente, Carbone Editore, Messina, Analisi dei significati,
Armando, Roma, Scienza e semantica costruttivista, Clup Cooperativa Libraria
Universitaria del Politecnico, Milano, Introduzione alla semantica, Falzea
Editore, Reggio Calabria, Scienza e
semantica, Edizioni Melquiades, Milano, Prolegomeni: dalle operazioni mentali
alla semantica, Ciddo edizioni, Rimini, "Lo sporco. Il pulito, duepunti
edizioni, Note Repubblica Semantica Filosofia della scienza Centro Internazionale Di Didattica Operativa
onlus, su ciddo. Methodologia on-line, su methodologia.
VACCARO.
(Palermo). Essential Italian
philosopher. Grice: “My favourite of his books is ‘eteropie,’ a pun on
homotopos.” Filosofo. Laureato a Palermo, ha iniziato
l'attività di docenza presso lo stesso ateneo prima come professore a
contratto, poi come ricercatore e dal 2006 come professore associato.
Attualmente è titolare del corso di Filosofia politica e supplente di Scienza
politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo
palermitano. -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di
solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore
della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore
della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del ”Centro interdisciplinare
in Biopolitica, Bioeconomia e Processi di Soggettivazione” (BBPS)
dell'Università degli Studi di Salerno; dal 2001 al 2004 è stato vicepresidente
dell'ONG palermitana CISS (Cooperazione Internazionale Sud-Sud). I suoi
ambiti di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e
Benjamin della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista
francese (principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di
analisi da mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance
e dei diritti umani. Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il
camaleonte e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, Il capitalismo regolato
statualmente, curatela con Franco Riccio e Aldo Caruso, Milano, Franco Angeli. Oltre la pace. Saggi di critica al complesso
politico militare, curatela con Fabio Magno, Milano, Franco Angeli, Adorno e
Foucault: congiunzione disgiuntiva, curatela con Franco Riccio, Palermo, ILA
Palma, Il pensiero (check) anarchico, con Filippo Pani, Verona, Edizioni
Demetra, Il secolo deleuziano, , Milano,
Mimesis Edizioni,Il pianeta unico, , Milano, Elèuthera, Anarchismo e modernità,
Pisa, BFS edizioni, CruciVerba. Lessico per i libertari del XXI secolo, Milano,
Zero in condotta, Globalizzazione e diritti umani, Milano, Mimesis Edizioni, Biopolitica
e disciplina, Milano, Mimesis Edizioni, Lo sguardo di Foucault, curatela con
Michele Cometa, Roma, Meltemi Editore, Governance e democrazia, curatela con
Antonio Palumbo, Milano, Mimesis Edizioni, Vaccaro Prof. Salvatore delegato
alle politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo, su
Università degli Studi di Palermo. Mimesis Edizioni: collane. Archiviato iPalermo:
scheda docente., su scienzeformazione.unipa. Biblioteca nazionale di Firenze:
catalogo autore., su opac.bncf.firenze..
Foucault: scheda autore., su portail-michel-foucault.org.
VAILATI.
(Crema). Essential Italian philosopher. an important figure in the
history of formal semantics, influenced by Peano, who in turn influenced
Whitehead and Russell, and thus Grice. Filosofo. Vailati si laureò a
Torino. Qui insegnò, dopo aver lavorato come assistente di Giuseppe Peano e
Vito Volterra. Egli lasciò il suo posto universitario nel 1899 e così poté
proseguire i suoi studi in modo indipendente, e si guadagnò da vivere
insegnando matematica nelle scuole superiori. Durante la sua vita fu conosciuto
a livello internazionale, i suoi scritti sono stati tradotti in inglese,
francese, e polacco, sebbene fu in gran parte dimenticato dopo la sua morte a
Roma. Non pubblicò nessun libro completo, ma lasciò circa 200 saggi e
recensioni che toccano un'ampia gamma di discipline. L'opinione di Vailati nei
confronti della filosofia era che essa fornisse una preparazione e gli
strumenti per il lavoro scientifico. Per questa ragione, e perché la filosofia
dovrebbe essere neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, strutture
teoriche, ecc., il filosofo dovrebbe evitare l'uso di un linguaggio tecnico
specialistico, ma dovrebbe usare il linguaggio che la filosofia adotta in
quelle aree in cui è interessata. Ciò non vuol dire che il filosofo debba
soltanto accettare qualunque cosa egli trovi; un termine del linguaggio
ordinario potrebbe essere problematico, ma le sue carenze dovrebbero essere
corrette piuttosto che sostituite con qualche nuovo termine tecnico. Il
suo pensiero sulla verità e sul significato fu influenzato da filosofi come
Peirce e Mach. Egli con cautela distinse fra significato e verità: "La
questione di determinare che cosa vogliamo dire quando enunciamo una data
proposizione, non solo è una questione affatto distinta da quella di decidere
se essa sia vera o falsa (Scritti). Tuttavia, dopo aver deciso cosa si vuole
dire, l'azione di decidere se ciò è vero o falso è cruciale. Vailati ebbe un
pensiero positivista moderato, sia nella scienza che nella filosofia:
"La tattica adottata dai pragmatisti in questa loro guerra contro l'abuso
delle astrazioni e delle unificazioni consiste, come è noto, nel proporre che,
anche nelle questioni filosofiche, come si fa sempre in quelle scientifiche, si
esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in grado di indicare quali
siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera, dovrebbero, secondo lui,
succedere (o esser successi), e in che cosa essi differiscano dagli altri fatti
che, secondo lui, dovrebbero succedere (o essere successi) nel caso che la tesi
non fosse vera." (Scritti) Le influenze e i contatti di Vailati
furono molti e vari, e spesso fu etichettato come "l'italiano
pragmatista". Egli deve molto a Peirce e William James (fu uno dei primi a
distinguere i loro pensieri), ma egli subì anche l'influenza di Platone e
George Berkeley (che egli vide come precursori importanti del pragmatismo),
Gottfried Leibniz, Victoria Welby-Gregory, George Edward Moore, Bertrand
Russell, Giuseppe Peano e Franz Brentano. Vailati corrispose con molti dei suoi
contemporanei. La prima parte della sua opera comprende scritti sulla
Logica matematica; in essi focalizza l'attenzione sul suo ruolo in filosofia e
distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia; la dottrina recente pone
Vailati e il suo allievo Mario Calderoni nella categoria storiografica del
«pragmatismo analitico» italiano. Storia della Scienza I principali
interessi storici di Vailati riguardarono la meccanica, la logica e la
geometria; egli diede un importante contributo in molti campi, compreso lo
studio della meccanica post-aristotelica greca, dei predecessori di Galileo,
della nozione di definizione e del suo ruolo nell'opera di Platone e Euclide,
delle influenze matematiche sulla logica e sull'epistemologia, e sulla
geometria non-euclidea di Gerolamo Saccheri. Vailati fu particolarmente
interessato ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come gli stessi
problemi sono inquadrati e trattati in periodi differenti. Il suo lavoro di
storico della scienza fu strettamente connesso con quello filosofico: per le
due attività, infatti, utilizzò gli stessi pensieri e metodologie di fondo.
Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico come differenti
nell'approccio ma non nell'argomento; credeva, inoltre, che dovesse esserci
cooperazione fra filosofi e scienziati nell'approfondimento degli studi
storici. Egli riteneva anche che una storia completa richiedesse che si tenesse
in conto anche il background sociale pertinente. Il superamento delle teorie
scientifiche, grazie a nuovi risultati, non comporta la loro distruzione,
perché la loro importanza aumenta proprio per il fatto di essere superate:
"Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci
indica una via da seguire." (Scritti4). La posizione di Giovanni
Vailati sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata critica al
positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette nuovi strumenti
di comprensione e anche di valutazione della scienza, come mostrano anche le
vicende di Mario Calderoni (Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di
Mario Calderoni, Roma, IF Press, e del matematico Giuseppe Peano, il quale
vanta certe affinità con il pensiero filosofico del periodo (Guglielmo
Rinzivillo, Giovanni Vailati, Storia e metodologia delle scienze in Una
epistemologia senza storia, Roma, Nuova Cultura, e Giuseppe Peano, Giovanni
Vailati. Contributi invisibili in Una epistemologia senza storia, Ivan Pozzoni,
Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Villasanta, Liminamentis
Editore, . Ivor Grattan-Guinness: The
Search for Mathematical Roots Princeton University Press Ferruccio Rossi-Landi,:
"Giovanni Vailati", in Paul Edwards editor The Encyclopedia of
Philosophy, Collier Macmillan Giuseppe Peano, In Memoriam di Giovanni Vailati,
Boll. di matematica, Ivan Pozzoni ,
Cent'anni di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta, Mauro De Zan,
La formazione di Giovanni Vailati, Congedo Editore, Galatina (Lecce) Logic and
Pragmatism. Selected Essays by Giovanni Vailati edited by C. ArrighiCantù, M.
De Zan and Suppes, CSLI, Stanford, California, . Gabriella Sava, La psicologia
tra Vailati e Brentano, in "Il Veltro", Roma, Giuseppe Giordano,
Giovanni Vailati filosofo della scienza, Firenze, Le Lettere, Ivan Pozzoni, Il
pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta, Lucia Ronchetti , L'archivio Giovanni Vailati
, in Quaderni di Acme, Bologna, Cisalpino, Giovanni Vailati Scritti filosofici.
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Vailati, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giovanni Vailati, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Ublicato per le Soprintendenze Archivistiche. Giovanni Vailati, su MacTutor,
University of St Andrews, Scotland.
Opere di Giovanni Vailati, su Liber Liber. Opere di Giovanni Vailati, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Vailati, . Centro Studi Giovanni Vailati, su
giovanni-vailati.net. Fondo archivistico e librario di Giovanni Vailati
conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano
Massimo Mugnai, Vailati, Giovanni, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Vailati: la semantica filosofica," The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
VALENT. (Treviso). “Some
like Vitters, but Valent’s my man.”Grice. Grice: “Valent wrote the only legible
introduction to Vitters’s thought!”Essential Italian philosopher. Filosofo.
A lungo ricercatore di filosofia teoretica e poi Professore di filosofia
morale, ha insegnato Storia della filosofia moderna, Antropologia filosofica ed
Ermeneutica filosofica presso il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle
scienze dell'Università Ca' Foscari Venezia di cui è stato Direttore dal 2001
fino alla morte. In precedenza ha insegnato Storia della filosofia morale
all'Università degli Studi di Catania. Allievo di Emanuele Severino, si è
occupato di ontologia, logica dialettica, linguaggio, storia e interpretazione
delle grandi categorie della filosofia occidentale. Dai primi studi
sull'empirismo-scetticismo moderno (David Hume), sul pensiero italiano del
Novecento e sull'analisi del linguaggio (Ludwig Wittgenstein), è giunto ad
indagare attorno alla teoria della negazione e del divenire in chiave
dialettica (Hegel). Sulla base di tali premesse, che orientavano verso una
rilettura dei canoni e dei presupposti del rapporto ragione-follia, si è
impegnato a ridisegnare, insieme con un gruppo di psichiatri e psicologi del
Centro Psicosociale di Orzinuovi cresciuti nel solco dell'esperienza critica
inaugurata da Franco Basaglia, un modello della psiche adeguato alla
comprensione e alla cura della malattia mentale, dando vita a quello che è
stato definito l'approccio dialettico-relazionale in psichiatria. Ha
collaborato con il gruppo teatrale "Scena Sintetica" nella messa in
scena di testi filosoficamente rilevanti (Parmenide, Eraclito, Hermann
Melville, Emanuele Severino, Umberto Galimberti). Presso l'editore
Moretti&Vitali, Andrea Tagliapietra, è in corso di stampa l'edizione delle
sue opere in 6 volumi. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati e recensiti in
Francia, Austria, Germania e Stati Uniti. Pensiero L'opera filosofica di
Italo Valent muove da un'originale riformulazione di alcune questioni legate
alla filosofia di Emanuele Severino, alla tradizione neoidealistica italiana
(Giovanni Gentile) ma anche neoscolastica (Gustavo Bontadini), e dipendenti
dalla riconsiderazione speculativa del concetto del negativo. Descrivendo la
sua formazione in poche parole Valent, si definiva «cresciuto a una scuola
filosofica di ispirazione ontologica, screziata da un netto disegno dialettico
e pungolata dallo scrupolo fenomenologico». Analizzando le implicazioni concettuali
e pratiche della negazione così com'è stata pensata in uno dei punti più alti e
rilevanti della tradizione dialettica, ovvero nelle pagine della Scienza della
logica di Hegel, Valent critica l'idea intellettualistica della negazione
intesa come esclusione, proponendo al contrario una negazione come inclusione e
una filosofia animata dal principio di ospitalità. Il "no" della
negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò che innerva il reale
nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua splendida apertura alla
novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il filosofo è appassionato
investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia rispetto all'impianto
destinale della filosofia della necessità di Severino, Valent esplora la categoria
modale della possibilità, cercando di mettere in discussione sia l'opposizione
frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità assoluta della positività del
reale nonostante la negatività dell'irreale. L'esserci e non l'essere è, per
Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la determinatezza semantica e
sintattica, il plesso grammaticale e vitale che ricongiunge l'esperienza intesa
come luogo dell'emergere della differenza e dell'incalzare degli eventi con la
teoria della razionalità quale analisi del permanere e della necessità. Ecco
che di contro all'ontologia fondamentale di Severino si fa largo l'idea di una
microntologia intesa non come una “ontologia del piccolo”, bensì, piuttosto,
«nel senso che non c'è nessun evento che non si disponga per virtù propria in
una peculiarità di significato, nel vigore elementare e insieme metamorfico di
un “qui”. Ma microntologia anche come ontologia del remoto,
dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del folle: di tutto ciò
che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà». Con la proposta di una
microntologia Valent intendeva sottolineare l'autonomia e la resistenza del
diamante della dialettica come principio di determinazione semantica fondato
sulla relazione-negazione inclusiva e situato nella prospettiva strategica
propria dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute nella “mistica
dell'essere” e di quella totalità assoluta che, in quanto tale, appare separata
e isolata, esercitando la sua imposizione distruttiva al di fuori della logica
della relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico
"totalitarismo" di questa idea di totalità assoluta Valent proponeva
la ripresa del detto eracliteo del Panta διαpánton, ossia di quel "tutto
attraverso il tutto" che è la forma radicale della illacerabile
relazionalità della vita. «Solo se ogni differenza tra gli umani è un modo
differente di essere il tutto», egli scrive, «allora le discriminazioni tra
piccolo e grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e
povero, sano e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto
differenti manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e
di valore)». Opere: Verità e prassi in David Hume, Vannini, Brescia. La
forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus",
Francisci, Abano Terme (Padova), Invito al pensiero di Wittgenstein, Mursia,
Milano (2 ed. aggiornata, Mursia, Milano Asymmetron, Quaderni de "Il
Palazzo della Grande Utopia", Milano Dire di no. Filosofia Linguaggio
Follia, Teda Edizioni, Castrovillari (Cosenza) 1995 Dire di no. Scritti teorici
1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo 2007 Asymmetron. Microntologie della relazione.
Scritti teorici 2, in Opere di Italo Valent V, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali,
Bergamo. Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo
Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma
del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus. Scritti su
Wittgenstein 1", in Opere di Italo Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo Sophón.
Aforismi per l'anima, a c. di Graziano Valent, con un saggio di Andrea
Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo
Note Opere di Italo
ValentMoretti&Vitali A. Tagliapietra, La filosofia, prima di ogni
altra definizione dotta, è amore per la realtà. In ricordo di Italo Valent, in
"XÁOS. Giornale di confine", Anno II, N.1 Marzo-Giugno, Dire di no.
Scritti teorici 1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo 200722 Panta
διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, cit.,
Moretti&Vitali, Bergamo Emanuele Severino Franco Basaglia.
Valeri (Somma Lombardo). Essential
Italian philosopher. Grice: “I especially like his idea of anthropology, alla
Kant, as the search for the subject.” “Tra se e se.” Filosofo. Laureatosi in filosofia a Pisa,
quale allievo pure della Scuola normale superiore, discutendo una tesi sul
pensiero di Lévi-Strauss, con relatore Barone, si rivolse agli studi di antropologia,
conseguendo due dottorati di ricerca, uno a Pisa (Diploma di Perfezionamento)
nel 1970, l'altro a Parigi, nel 1976, presso l'École Pratique des Hautes
Études, con Lévi-Strauss, Louis Dumont e Marshall Sahlins.
Successivamente, a partire dal 1976, ebbe vari incarichi di insegnamento presso
l'Chicago, dove rimase fino alla prematura scomparsa. Al contempo, compì
ricerca sul campo soprattutto presso gli Huaulu del Seram centrale in Indonesia
orientale, ma anche in Micronesia, Malaysia e Hawaii. Le sue ricerche
riguardarono molti argomenti, fra cui, i sistemi politici, la parentela e il
matrimonio, la ritualità, così come l'antropologia sociale ed economica, la
storia comparata degli usi e costumi dei popoli, che condusse lungo la linea di
pensiero del suo maestro Lévi-Strauss. Gli è stato assegnato per i suoi studi e
le sue ricerche di antropologia culturale, il premio ”Guggenheim Fellowship“
per le scienze sociali. Fra i molti suoi lavori, ricordiamo due importanti
volumi, Kingship and Sacrifice. Ritual and Society in Ancient Hawaii (1985),
scritto con Marshall Sahlins, e Hunting, Identity and Morality among the Huaulu
of the Moluccas. Curò pure diverse voci antropologiche per l'Enciclopedia
Einaudi. Tra le sue molte opere pubblicate postume, il volume Uno spazio
tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto, Martha Feldman e Janet
Hoskins, tradotto in italiano da Bianca Lazzaro, che può considerarsi una sua
autobiografia intellettuale. Opere principali Kingship and Sacrifice:
Ritual and Society in Ancient Hawaii, The University of Chicago Press, Chicago.
Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto, M. Feldman e
J. Hoskins; traduzione italiana B. Lazzaro, Donzelli Editore, Roma, The Forest of Taboos: Morality, Hunting, and
Identity among the Huaulu of the Moluccas, The University of Wisconsin Press,
Madison, WI. Fragments from Forests and
Libraries: A Collection of Essays, Carolina Academic Press, Durham, NC. Ritual
and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M. Dowdy
and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, .
Classical Concepts in Anthropology, edited by G. da Col and R. Stasch, HAU
Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, . S. Ghiaroni, "Società, soggetto,
sacrificio. La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e
Indonesia", in Studi e materiali di storia delle religioni, R. Stasch, "Obituary: Valerio Valeri,”
American Anthropologist. //chronicle.uchicago.edu/980430/valerio.shtml S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio.
La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e
materiali di storia delle religioni, Dal titolo: Natura e cultura: introduzione
alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A.A. Per
notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle xxvii-xix dell'opera postuma: V. Valeri,
Ritual and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M.
Dowdy and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL,
. Rupert Stasch (Reed College, Oregon,
USA), in merito alla rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore, inizia il
suo necrologio (cfr. R. Stasch, "Valerio Valeri", American
Anthropologist, con queste parole: «He was a scholar of great international
distinction in the ethnology of Polynesia and Indonesia [...] His monographs
[...] are among the most important, detailed and theoretically complex studies
of sacrificie and taboo ever written.» Pubblicazioni di Valerio Valeri, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
Valla (Roma). essential Italian
philosopher. Rome-born philosopher,
teaches rhetoric in Pav a and is later secretary of Alfonso I di Naoli, and
apostolic secretary in Rome under papa Nichola V. In his dialogue On Pleasure
or On the True Good, Stoic and Epicurean interlocutors present their ethical
views, which Valla proceeds to criticize. This dialogue is often regarded as a
defense of Epicurean hedonism, because Valla equates the good with pleasure;
but he claims that Italians can find pleasure only in heaven. Valla’s
description of pleasure reflects the contemporary Renaissance attitude toward
the joys of life and might have contributed to Valla’s reputation for hedonism.
In another work, On Free Will between, Valla discusses the conflict between
divine foreknowledge and human freedom and rejects Boezio’’s then predominantly
accepted solution. Valla distinguishes between God’s knowledge and God’s willas
in Grice’s phrase, “God willing,” “Deo volente,” -- but denies that there is a
rational solution of the apparent conflict between God’s will and human
freedom. As a historian, he is famous for The Donation of Constantine 1440,
which denounces as spurious the famous document on which medieval jurists and
theologians based the papal rights to secular power.Filosofo.
Si presentava anche con il nome latino Laurentius Vallensis. Nato da
genitori di origini piacentine (il padre era l'avvocato Luca della Valle),
ricevette la sua prima educazione a Roma e forse a Firenze, imparando il greco
da Giovanni Aurispa e da Rinuccio Aretino. Lo guidava lo zio materno Melchiorre
Scribani, un giurista funzionario in Curia. La sua prima opera, oggi
perduta, fu il De comparatione Ciceronis Quintilianique ("Confronto fra
Cicerone e Quintiliano"), in cui elogiò il latino di Quintiliano a scapito
di quello di Cicerone, andando contro all'idea corrente e mostrando già in
questo primo scritto il suo gusto per la provocazione. Quando morì lo zio,
Lorenzo sperava di ottenere un impiego nella Curia pontificia; ma i due
autorevoli segretari Antonio Loschi e Poggio Bracciolini, ferventi ammiratori
di Cicerone, si opposero all'assunzione, con la scusa che era troppo
giovane. Grazie all'aiuto di Antonio Beccadelli, detto il Panormita, fu
chiamato ad insegnare retorica a Pavia, succedendo al maestro bergamasco
Gasparino Barzizza, da poco defunto. Questi anni furono fondamentali per lo
sviluppo del suo pensiero; la città era infatti un vivo centro culturale e
Valla poté approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando inoltre
l'efficacia del procedimento di analisi critica dei testi, che lo Studio pavese
applicava con rigore. A Pavia Valla acquisì una grande reputazione con il
dialogo De Voluptate ("Il piacere"), nel quale si oppone fermamente
alla morale stoica e all'ascetismo medievale, sostenendo la possibilità di
conciliare il Cristianesimo, ricondotto alla sua originarietà, con l'edonismo,
recuperando così il senso del pensiero di Epicuro e Lucrezio, che avevano
sottolineato come tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta al
piacere, inteso non come istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti
ad ogni azione. A conclusione del dialogo, Valla sottolinea, però, come per
l'uomo la suprema voluttà siano la ricerca spirituale e la fede in Dio. Si
tratta di uno scritto considerevole, poiché, per la prima volta, una tendenza
filosofica che era rimasta confinata nell'ambito del paganesimo trovava
espressione in un'opera di livello universitario e di valore filosofico,
venendo rivalutata alla luce del pensiero cristiano; le polemiche che seguirono
alla pubblicazione del testo, costrinsero Valla a lasciare Pavia. Da
allora egli passò da un'università all'altra, accettando brevi incarichi e
tenendo lezioni in diverse città. Durante questo periodo fece la conoscenza del
re Alfonso V d'Aragona, al cui servizio entrò. Alfonso ne fece il suo segretario,
lo difese dagli attacchi dei suoi nemici e lo incoraggiò ad aprire una scuola a
Napoli. Durante il pontificato di Eugenio IV, scrisse un breve testo,
pubblicato solo nel 1517 e intitolato La falsa Donazione di Costantino (De
falso credita et ementita Constantini donatione). In esso Valla, con
argomentazioni storiche e filologiche, dimostrò la falsità della Donazione di
Costantino, documento apocrifo in base al quale la Chiesa giustificava la
propria aspirazione al potere temporale: secondo questo documento, infatti,
sarebbe stato lo stesso imperatore Costantino, trasferendo la sede dell'impero
a Costantinopoli, a lasciare alla Chiesa il restante territorio dell'Impero
romano (oggi la dimostrazione del Valla è universalmente accettata e lo scritto
è datato all'VIII secolo o IX secolo).
«Quid, quod multo est absurdius, capit ne rerum natura, ut quis de
Constantinopoli loqueretur tanquam una patriarchalium sedium, que nondum esset,
nec patriarchalis nec sedes, nec urbs christiana nec sic nominata, nec condita
nec ad condendum destinata? Quippe privilegium concessum est triduo, quam
Constantinus esset effectus christianus, cum Byzantium adhuc erat, non
Constantinopolis.» «E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella
realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi
patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città
cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era
stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino
si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli.»
(Lorenzo Valla, La falsa Donazione di Costantino, 1440) Egli dimostrò che anche
la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù era un falso e, sollevando dubbi sull'autenticità
di altri documenti spuri e ponendo in discussione l'utilità della vita
monastica e mettendone in luce anche l'ipocrisia nel De professione
religiosorum ("La professione dei religiosi"), egli suscitò l'ira
delle alte gerarchie ecclesiastiche. Fu obbligato, pertanto, a comparire
davanti al tribunale dell'Inquisizione, alle cui accuse riuscì a sottrarsi
soltanto grazie all'intervento del re Alfonso. Visitò nuovamente Roma,
dove i suoi avversari erano ancora molti e potenti. Riuscì a salvarsi da morte certa
travestendosi e fuggendo a Barcellona, da dove fece poi ritorno a Napoli.
Vengono divulgati gli Elegantiarum libri sex (i sei libri
sull'"eleganza" della lingua latina), pubblicati però postumi nel
1471. L'opera raccoglie una serie straordinaria di passi desunti dai più
celebri scrittori latini (Publio Virgilio Marone, Cicerone, Livio), dallo
studio dei quali, sostiene Valla, occorre codificare i canoni linguistici,
stilistici e retorici della lingua latina. Il testo costituì la base
scientifica del movimento umanista impegnato a riformare il latino cristiano
sullo stile ciceroniano. Scrisse le "Emendationes sex librorum Titi
Livii" in cui discute, col suo modo di scrivere brillante e caustico,
correzioni ai libri 21-26 di Tito Livio in opposizione ad altri due
intellettuali della corte napoletana il Panormita ed il Facio che non avevano
il suo stesso spessore filologico. L'ultima fase Nel febbraio 1447, con
la morte di papa Eugenio IV, la sua fortuna iniziò a volgere in meglio.
Recatosi nuovamente a Roma, fu ricevuto dal nuovo pontefice Niccolò V; a
partire dal 1450 assunse il ruolo a lui più consono di professore di retorica,
ma non perse nemmeno il suo spirito caustico e iniziò a criticare nel 1449 il
latino della Vulgata, facendo confronti con l'originale greco sminuendo il
ruolo di traduttore di San Girolamo e giudicò spuria la corrispondenza tra
Seneca e San Paolo. Sotto papa Callisto III Valla raggiunse il culmine
della carriera, divenendo segretario apostolico. Morì a Roma. Un frammento della
sua tomba, contenente un ritratto dello stesso, è ora murato nel chiostro della
Basilica Lateranense dove era originariamente sepolto. È quasi
impossibile farsi un'idea precisa della vita privata e del carattere di Valla,
essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in contesti polemici
e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di testimonianze
attendibili. Egli appare comunque come persona orgogliosa, invidiosa e
irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di elegante
umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e violenta
polemica sul potere temporale della Chiesa di Roma. Lorenzo Valla è un
personaggio di eccezionale importanza non solo per la cultura italiana, ma
soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo europeo. Con le sue
spietate critiche alla Chiesa cattolica dell'epoca fu un precursore di Lutero,
ma fu anche il promotore di molte revisioni di testi cattolici. La sua
opera si basa su una profonda padronanza della lingua latina e sulla
convinzione che fosse stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la
vera causa del linguaggio ambiguo di molti filosofi. Valla era convinto che lo
studio accurato e l'uso corretto della lingua fosse l'unico mezzo di
acculturazione feconda e comunicazione efficace: la grammatica e un appropriato
modo di esprimersi erano a suo modo di pensare alla base di ogni enunciato e,
prima ancora, della stessa formulazione intellettuale. Da questo punto di vista
i suoi scritti sono tematicamente coerenti, in quanto ciascuno di essi si
sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e
sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina.
Oggi, il profondo distacco storico ci permette di distinguere le opere di Lorenzo
Valla essenzialmente in due filoni, quello critico e quello filologico. Sebbene
avesse saputo mostrare eccezionali doti di storico negli scritti critici,
questa capacità non è però riscontrabile nell'unico lavoro definito storico,
cioè nella biografia di Ferdinando d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco
di aneddoti. Nel III secolo l'Impero romano iniziava a tramontare, il che
si palesava non solo nell'indebolimento delle forze politiche e militari, ma
anche nello sfaldamento dell'ordinamento interno e soprattutto
nell'imbarbarimento della cultura. La crisi generale e l'accettazione di molte
genti non italiche tra i cittadini romani provocarono un lento ma significativo
allontanarsi dalla lingua latina ufficiale verso forme dialettali e meno
eleganti. Si evidenziò la necessità di uno "sviluppo" della lingua
che presupponeva la canonizzazione della parlata popolare e della sua semplice
grammatica. Erano i primi sintomi della nascita di una nuova lingua, quella
italiana, che avrebbe necessitato di un millennio per svilupparsi pienamente.
Durante questa lunghissima transizione, in tutta la penisola ci fu un'enorme
incertezza linguistica. Il latino classico cedeva lentamente il posto ad una
mescolanza di nuovi idiomi che combattevano per la supremazia. Gli effetti
di questo periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle traduzioni
che via via nascevano dal latino verso l'italiano, poché la linea di
demarcazione tra le due lingue era fluttuante e nessuno dei traduttori poteva
dirsi un vero esperto in materia. Valla fu il primo a stabilire un limite alla
modernizzazione della lingua latina, decidendo che i cambiamenti oltre tale
limite facessero già parte del processo di sviluppo della lingua italiana. In
questo modo riuscì non solo a salvaguardare la purezza del latino, ma pose
anche le basi per lo studio e la comprensione dell'italiano. Lorenzo
Valla si pone tra i maggiori esponenti del Quattrocento italiano e
dell'umanesimo europeo, non solo per il suo costante apporto di punti di vista
umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione alla cultura
scolastica. È indicativa ad esempio la sua tesi (in De Voluptate) sugli
errori dello stoicismo praticato dagli asceti cristiani che non avrebbero preso
in debita considerazione le leggi naturali, dunque divine; la morale
consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non
precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso.
Analogamente, nelle Dialecticae Disputationes Valla confuta il dogmatismo di
Aristotele e la sua arida logica che non offre insegnamenti o consigli, bensì
discute solo di parole senza raffrontarle con il loro significato nella vita
reale. Altrettanto critico si dimostra (nelle Adnotationes in Novum
Testamentum) quando usa la sua profonda padronanza del latino per provare che
sono state le traduzioni maldestre di alcuni passi del Nuovo Testamento a
causare incomprensioni ed eresie. È a lui dedicata la Fondazione Lorenzo
Valla, che in collaborazione con la casa editrice Mondadori, pubblica la collana
Scrittori greci e latini in cui vengono proposte edizioni critiche di testi
classici. Edizioni delle opere L'arte della grammatica, Paola Casciano,
Milano, Mondadori (Fondazione Lorenzo Valla), (terza edizione rinnovata) La
falsa Donazione di Costantino, Gabriele Pepe, Firenze, Ponte alle Grazie,
Scritti filosofici e religiosi, Giorgio Radetti, Firenze, Sansoni, (ristampa:
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Repastinatio dialectice et philosophie,
testo latino edito da Gianni Zippel, Padova, Antenore, (due volumi) Dialectical
Disputations, testo latino e traduzione inglese della Repastinatio B.Copenhaver
and L. Nauta (I Tatti Renaissance Library), Harvard University Press, (due volumi). Note //treccani/enciclopedia/lorenzo-valla_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/ britannica.com/biography/Lorenzo-Valla E. Garin, "La letteratura degli
umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno (edd.) Letteratura italiana, III, Il
Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti, 1965, 198-203).
Basilica PapaleSAN GIOVANNI IN LATERANO, su vatican.va. Lodi Nauta, In
Defense of Common Sense: Lorenzo Valla's Humanist Critique of Scholastic
Philosophy, Harvard University Press, Pubblicate per la prima volta nel 1505 da
Erasmo da Rotterdam. Giovanni Antonazzi,
Lorenzo Valla e la polemica sulla donazione di Costantino, Roma 1985. Salvatore
Camporeale, Lorenzo Valla. Umanesimo e teologia, Firenze, Istituto Nazionale di
Studi sul Rinascimento, Maristella de Panizza Lorch, A defense of life: Lorenzo
Valla's theory of pleasure, Humanistische Bibliothek, Monaco, Wilhelm Fink, Marco
Laffranchi, Dialettica e filosofia in Lorenzo Valla, Milano, Vita e Pensiero, Peter
Mack, Renaissance argument. Valla and Agricola in the tradition of rhetoric and
dialectic, Leiden, Brill, 1993. Girolamo Mancini, Vita di Lorenzo Valla, Firenze,
G. C. Sansoni Editore, Lodi Nauta, In defense of common sense: Lorenzo Valla's
Humanist critique of Scholastic philosophy, Harvard, Harvard University Press, Mariangela
Regoliosi , Lorenzo Valla. La riforma della lingua e della logica (Atti del
convegno del Comitato Nazionale VII centenario della nascita di Lorenzo Valla,
Prato) Firenze, Edizioni Polistampa, , 2 tomi.
Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Lorenzo Valla, su Enciclopedia Britannica,
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Lorenzo Valla, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Lorenzo Valla,
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Appleton Company. Delio Cantimori,
«VALLA, Lorenzo», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Rita Pagnoni Sturlese, VALLA, Lorenzo, su treccani. in Il contributo
italiano alla storia del pensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . La falsa donazione di Costantino, su classicitaliani. La tomba di
Lorenzo Valla, su penelope.uchicago.edu.Lodi Nauta, Lorenzo Valla, in Edward N.
Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per
la Fondazione Lorenzo Valla, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
vallauri: (Roma). essential Italian
philosopher. “Italians, especially noble ones, love a long surname, so this is
Luigi Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep the Vallauri, that’s what
he’ll go with by!”Lombardi Vallauri. Grice: “He favours animal rights, as I
do.”Filosofo e professore universitario italiano. È stato Professore
di filosofia del diritto presso l'Università Cattolica di Milano e l'Università
degli Studi di Firenze. Dal ha insegnato
all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università degli Studi di
Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara fama". Nasce
e cresce in contesto familiare profondamente cattolico. Nipote del predicatore
gesuita Riccardo Lombardi, cugino del direttore della Sala stampa vaticana
Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio Lombardi, si avvia alla formazione
teologica alla Gregoriana di Roma. Nello stesso periodo consegue la laurea in
Giurisprudenza col massimo dei voti presso l'Roma, suo maestro è stato Emilio
Betti. Abbandonata la vocazione sacerdotale intorno a vent'anni, dopo la laurea
perfeziona gli studi giuridici in Germania e vince molto presto il concorso per
la Libera docenza. Nel 1970 diviene Professore in Filosofia del diritto
all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione giuridica e Filosofia del
diritto avanzata. Nel 1976 ottiene la cattedra in Filosofia del diritto anche
all'Università Cattolica di Milano. Dopo il collocamento a riposo insegnerà
presso le Como e Sassari. Massimo esperto di teoria dell'interpretazione
giuridica, già direttore dell'Istituto per la documentazione giuridica del CNR
(dal 1973 al 1977) e presidente della Società italiana di filosofia giuridica e
politica (dal 1996 al 2000), è autore di una vastissima serie di saggi
filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini,
Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della sua ricerca, dedicato alla
filosofia della religione e della spiritualità. Al saggio Nera Luce, apparso
nel 2001, Lombardi Vallauri ha consegnato la sua critica serrata ai dogmi del
cattolicesimo e l'approdo all'apofatismo. I suoi interessi recenti riguardano
la tutela giuridica dei diritti degli animali. È vegano. Nel 1979
Lombardi Vallauri ha fondato, e tuttora conduce, un "gruppo di
meditazione" teso a esplorare le possibilità di una vita contemplativa
all'altezza del sapere moderno. Il suo ultimo libroche traduce in scrittura il
seguitissimo corso di meditazioni tenuto dall'autore per Radio Tre Rai npropone
una "mistica laica", ossia una mistica che prescinde da rivelazioni
soprannaturali coniugando il pensiero scientifico occidentale con le tecniche
di meditazione tipiche delle filosofie orientali. Allontanamento
dall'Università Cattolica Dal 1976 Lombardi Vallauri ha insegnato Filosofia del
diritto presso l'Università cattolica di Milano. Il 19 aprile 1996 tiene
una conferenza a Bari e all'inizio decide di sedersi in terra, giustificandosi
presso l'uditorio con la frase: «Del Dio che emoziona non mi sento di parlare
seduto su una sedia, quindi, mentre parlerò di questo Dio, starò seduto in
terra». Nel 1998 è stato sospeso dall'attività didattica a causa del suo
insegnamento ritenuto eterodosso rispetto alla dottrina della Chiesa Cattolica.
Fra i punti problematici secondo le autorità ecclesiastiche, un giudizio di
Lombardi Vallauri sul dogma dell'inferno, da lui definito:
«incostituzionale [in quanto] nessun atto per quanto grave può meritare una
pena eterna [e perché] è contraria ai princìpi più avanzati del diritto, e
specificamente del diritto influenzato dal cristianesimo, una pena che in
nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione del condannato.» Il
professore ha affermato in seguito: «Quando i giudici ecclesiastici mi hanno
cacciato fuori dall'Università Cattolica non riuscivano a formulare l'accusa ed
io ho detto: "Ve la do io, il papa è quasi infallibile
nell'errare".» Dopo l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni,
Lombardi Vallauri si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Nel 2009 la Corte si è pronunciata a favore del ricorrente, ritenendo che
fossero stati lesi i suoi diritti alla libertà di espressione (per il
provvedimento adottato dalla Cattolica senza contraddittorio) e a un equo
processo (per il rifiuto a pronunciarsi opposto dagli organi giurisdizionali
amministrativi), entrambi garantiti, rispettivamente, dagli articoli 10 e 6
della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle
libertà fondamentali. Pensiero Nei suoi corsi e libri Vallauri di è
occupato di varie tematiche: filosofia del diritto, critica dei riduzionismi,
filosofia della mente, misticismo, buddismo, sessualità, meditazione, diritti
degli animali. Riassumeva la situazione storica attuale tramite la seguente
“formula”: [E = (m+e) + i (ab) + fd + oid] -> [N.O.] -> [(N. e/ax/es)] +
(I.P.)] La prima parte è l’equazione del riduzionismo ontologico:
l’essere (E) è riducibile alla somma di materia (m), energia (e) e informazione
(i); l’informazione è di due specie: algoritmica (a) e biologica (b). Il
riduzionismo diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta di un fattore
di dominazione (fd), ossia la teoria baconiana del conoscere per dominare, e
dell'organizzazione industriale del dominio (oid) portata dalla rivoluzione
industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo ontologico
(N.O.), ossia la scomparsa di ogni tipo di spirito (Dio angeli anima), il quale
può avere due esiti antitetici: le filosofie del soggetto assoluto e quelle
della morte del soggetto. L’ultima conseguenza del processo è il nichilismo
etico assiologico ed esistenziale (N. E/ax/es), ossia la negazione di norme e
valori oggettivi. Esso genera un vuoto, che nella nostra epoca viene occupato
dall’individualismo possessivo (I.P)., ossia la credenza che gli unici beni
sono ricchezza successo e potere. Occorre dunque articolare una risposta
filosofica al riduzionismo, individuando quali realtà si sottraggano alle sue
pretese. L’oggetto principale che sfugge alla riduzione è la mente.
Opere principali Saggio sul diritto giurisprudenziale, Milano, Amicizia,
carità e diritto, Milano, 1969 (nuova edizione: 1974) Corso di filosofia del
diritto, Padova, 1981 (seconda edizione: ) Cristianesimo, secolarizzazione e
diritto moderno, Milano, Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra
dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela, Milano, Logos dell'essereLogos
della norma, Bari, Nera luce, Firenze, 2001 Riduzionismo e oltre: Dispense di
filosofia per il diritto, Padova, 2002 Trattato di Biodiritto. La questione
animale, Milano, Meditare in Occidente.
Corso di mistica laica, Firenze, Scritti
animali. Per l'istituzione d-i corsi universitari di diritto animale,
Gesualdo, Note Sandro Magister, L'inferno? Una vergogna,
L'Espresso. Guadagnucci 150. Luigi
Lombardi Vallauri, Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi universitari di
diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV), Gesualdo Edizioni, Guadagnucci . Roberto Dal Bosco, Cristo o l'India, Verona,
Fede e Cultura, Guadagnucci. L. Lombardi Vallauri, Sullo scarso fondamento dei
fondamentalismi, Nuovamente. Lombardi
Vallauri L., Neuroni, mente, anima, algoritmo: quattro ontologie, Lettura
magistrale al VI congresso della Società italiana di neuroscienze, Lorenzo Guadagnucci, Il filosofo degli
animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una questione di giustizia,
Milano, Terre di mezzo, Registrazioni di
Luigi Lombardi Vallauri, su RadioRadicale, Radio Radicale. Interventi e trasmissioni radiofoniche
Meditare in occidenteCorso di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche
su Radio3 Rai. Meditare in occidenteCorso
di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione
del 2005. Meditare in occidenteL'anima di paesaggio (2007), ciclo di
trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione tenuta da
Vallauri dal titolo: Nonviolenza e Animali: un tema antico come le montagne e
sempre più ricco di futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere Vegan,
Interviste <<Sì agli interventi che aiutano i nascituri>>,
intervista di Giancarlo Perna, LIBERO, 7.03. Intervista a Luigi Lombardi
Vallauri, di Valentina Grazzini, l'Unità, Firenze, 7.01. e Rassegna stampa sul
"Caso Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni Maria Pace, a
Repubblica, A dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri Pollastri, da
Phronesis, V (2007), n. 9 Note , di Teresa Franza, Officina sedici.
VALLETTA. (Napoli). Eessential Italian
philosopher. Grice: “He was a libertine from Naples. I like him. His oeuvre
published in Firenze. Filosofo. Nell'infanzia studiò dapprima letteratura
presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto.
Insieme a Francesco D'Andrea, fu fra i fondatori dell'Accademia degli
Investiganti, che diede impulso al grande rinnovamento culturale che prese
avvio negli ultimi decenni del Seicento meridionale. Nelle accese polemiche
filosofico-scientifiche tra progressisti e conservatori, il Valletta insieme a
Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea, Leonardo Di Capua e agli altri accademici
investiganti appoggiò attivamente i progressisti. Istituì a sue spese la cattedra di Lingua
greca presso l'Napoli, affidando l'incarico di insegnamento al suo maestro ed
amico Gregorio Messere, illustre grecista e filosofo dell'epoca. Curò
l'edizione napoletana delle Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato
toscano Francesco Redi. Fu un grande
appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne arrivò a
contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo librorum et
Secli Peireskius alter. Alla sua morte, grazie all'interessamento di
Giambattista Vico, il fondo librario confluì nella Biblioteca dei
Girolamini. Opere: Lettera in difesa
della moderna filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica. Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della
letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Disponibile online,
su books.google.com. Fausto Nicolini, Giuseppe Valletta, in Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Accademia degli
Investiganti Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta, nipote di
Giuseppe.Valletta breve scheda biografica sul sito "Francesco Redi.
Scienziato e poeta alla Corte dei medici". Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Valletta” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
VALORE. (Milano). Essential Italian
philosopher. Grice: “Having philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I
admire Valore!”Filosofo. Si occupa di metafisica, di ontologia generale e delle
implicazioni ontologiche delle teorie formali. Si è interessato anche dei
progetti di linguaggi artificiali e di lingue ausiliarie. Laureatosi in
Filosofia nel 1997 all'Università degli Studi di Milano, nel 2000 vi ha
conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su Riferimento,
rappresentazione e realtà in Hilary Putnam. Dopo un anno di perfezionamento al
King’s College di Londra, dal 2002 diventa ricercatore presso il Dipartimento
di Filosofia della Statale di Milano, dove ha insegnato Storia della filosofia
contemporanea. La sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi
sulla filosofia dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una
prospettiva neotrascendentalista soprattutto in metafisica. Ha partecipato al
gruppo fondatore della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è
stato caporedattore. A partire dal 2004, quando la Facoltà di Ingegneria
industriale del Politecnico di Milano gli ha affidato un corso di "Verità
e teoria della corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche
sempre più teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e
all'ontologia analitica. Nel 2006 organizza e cura il progetto Topics on
general and formal ontology, che si è concretizzato nell'omonimo volume.
Diviene quindi professore aggregato di Storia della metafisica contemporanea
all'Università degli Studi di Milano, di Filosofia teoretica al Politecnico con
corsi dedicati all'ontologia formale e, nel -, di Filosofia degli oggetti
sociali (ontologia sociale) all'Università commerciale Luigi Bocconi di
Milano. Nel ha fondato con Massimo
Rizzardini e Federico Gobbo il giornale multilingue InKoj. Interlingvistikaj
Kajeroj, rivista di "studio e discussione accademica sulle tematiche dei
linguaggi artificiali" ad accesso libero, di cui è direttore. È stato
membro del gruppo di ricerca internazionale EUROCORES (European Collaborative
Research) finanziato dall'European Science Foundation e dal è il responsabile del progetto “Classical
Paradigms and Theoretical Foundations in Contemporary Research on Formal and
Material Ontology” per il programma EuroScholars USA (European Undergraduates
Research Opportunities). Nel lavora
negli Stati Uniti, presso il Dipartimento di Filosofia dell'New York, su un suo
progetto di ricerca di ontologia formale per il quale ha vinto una
sponsorizzazione Fulbright nella categoria Fulbright Visiting Scholar.
Collabora con la Rivista di storia della filosofia, è nel comitato scientifico
delle riviste Materiali di estetica, Rivista Italiana di Filosofia Analitica
Junior e Multilinguismo e società ed è direttore delle collane di filosofia
"Biblioteca di Problemata" (editore LED di Milano) e "Ratio.
Studi e testi di filosofia contemporanea" (editore Polimetrica di
Monza). Pubblicazioni principali Monografie Trascendentale e idea di
ragione. Studio sulla fenomenologia banfiana, Firenze, La Nuova Italia, Rappresentazione,
riferimento e realtà. Studio su Hilary Putnam, Torino, Thélème, L'inventario
del mondo. Guida allo studio dell'ontologia, Torino, Utet, La sentenza di
Isacco. Come dire la verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Fundamentals
of Ontological Commitment, Berlin, de Gruyter, Curatele Antonio Banfi, Platone. Lezioni, (Valore), Milano, Unicopli, Paolo Valore ,
Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano, Led, Paolo Valore
, Ars experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica, Willard
Van Orman Quine, Da un punto di vista logico. Saggi logico-filosofici (edizione
italiana di From a logical point of view Valore, con presentazione di Giulio
Giorello e Renato Pettoello), Milano, Raffaello Cortina, Paolo Valore , Topics
on General and Formal Ontology, Monza, Polimetrica, 2Paolo Valore , Materiali
per lo studio dei linguaggi artificiali nel Novecento, Milano, Cuem, Simona
Chiodo e Paolo Valore , Questioni di metafisica contemporanea, Milano, Il Castoro,
Renato Pettoello e Paolo Valore , Willard Van Orman Quine, Milano, Franco Angeli,
Pubblicato contemporaneamente anche come numero monografico della Rivista di
storia della filosofia, per il centenario della nascita di Quine. Paolo Valore
e Federico Gobbo , Artificial Languages. Themes in linguistics and philosophy,
Monaco di iera, Grin Verlag, . Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica
e filosofia dei linguaggi artificiali, come numero monografico per la prima
uscita del giornale accademico multilingue InKoj. *Interlingvistikaj Kajeroj.
Paolo Valore , Multilingualism. Language, Power, and Knowledge, Pisa,
Edistudio, Dispense universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano,
Cuem, Introduzione al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e
sintetico, Milano. Cuem, Questioni di ontologia quineana, Milano, Cusl, La struttura logico-analitica dell'ontologia
herbartiana, Milano, Cusl, Nuova
edizione corretta e aggiornata: Laboratorio di ontologia analitica, Milano,
Cusl, Verità e teoria della corrispondenza, Milano, Cusl, Philosophy of Social
Objects, Milano, Bocconi, . Bibliografie ragionate Ontologia, Milano, Unicopli,
Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli "How to Consider the Twin Earth
Experiment", in Acme, "Idealizzazione della verità e
coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in
Iride. Filosofia e discussione pubblica, "La 'posizione' esistenziale e il
giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti
inesistenti", in Poggi , Natura umana e individualità psichica. Scienza,
filosofia e religione in Italia e Germania tra Ottocento e Novecento, Milano,
Unicopli, "Sull'idea di una logica trascendentale", in Chora. Laboratorio
di attualità, scrittura e cultura filosofica, "Alcune note sull'attualità
dell'ontologia nella filosofia contemporanea più recente", in Valore , Forma dat esse rei..., "L'interpretazione
semantica del trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio
Preti", in Paolo Valore , Forma dat esse rei..., "Il mestiere antico e nuovo del
filosofo", in la Repubblica, (sezione Milano). "Lógica e Ontologia no
confronto entre Bertrand Russell e Hugh MacColl acerca dos objectos
inexistentes", in Revista Portuguesa de Filosofia, "Fisica e geometria come modelli di
lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, in
Paolo Valore , Ars experientiam..., "General and formal ontology", in
Paolo Valore , Topics on. "Some ontological remarks on The maxim of
identification of indiscernibles", in Paolo Valore , Topics, Simona Chiodo
e Paolo Valore, "Dall'epistolario di Giulio Preti ad Antonio Banfi",
in Simona Chiodo e Gabriele Scaramuzza , Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo,
Milano, Unicopli, "Due tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul
costruttivismo e il nominalismo ontologico", in Elio Franzini e Marcello
La Matina , Nelson Goodman, la filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet. "Cosa c'è che non va nell'idea di una
lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e
Società, "Nothing is part of
everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 ():
giornaledifilosofia.net Note La rivista
è consultabile sul sito specifico dell'Milano.
Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e
discussione pubblica, Volume recensito da Giuliana Mancuso sulla rivista web
Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura, e daMarazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume
recensito da Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia
umanità, Volume recensito da Matteo Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio
di attualità, scrittura e cultura filosofica, Volume recensito da: Giardino sulla Rivista di
filosofia, nnell'articolo "Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto,
Luisa Morra in L'indice dei libri del mese, Francesco Armezzani su SWIF Volume
recensito dal professor Renato Corsetti sulla rivista L'esperanto. Revuo de
itala esperanto-federacio, Volume recensito da Elena Marazzi sulla rivista web
Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si tratta di un eBook
accessibile solo con password. Si tratta
di una replica critica all'articolo di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi
all'anagrafe", pubblicato su la Repubblica, (sezione Milano). Profilo accademico su immaginidellamente.
Elenco completo delle pubblicazioni sul sito universitario academia.edu. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Valore” – The Swimming-Pool Library.
VANINI.
(Taurisano). Essential Italian philosopher. “If you speak Italian, you should
never confuse Vaninin with Vanninin.”Grice. Vanini, philosopher, a Renaissance Aristotelian who studied law
and theology. He became a monk and traveled all over Europe. After abjuring, he
taught and practiced medicine. He was burned at the stake by the Inquisition.
His major work is four volumes of dialogues, De admirandis naturae reginae
deaeque mortalium arcanis “On the Secrets of Nature, Queen and Goddess of
Mortal Beings,” He was influenced by Averroes and Pomponazzi, whom he regarded
as his teacher. Vanini rejects revealed religion and claims that God is
immanent in nature. The world is ruled by a necessary natural order and is
eternal. Like Averroes, he denies the immortality and the immateriality of the
human soul. Like Pomponazzi, he denies the existence of miracles and claims
that all apparently extraordinary phenomena can be shown to have natural causes
and to be predetermined. Despite the absence of any original contribution, from
the second half of the seventeenth century Vanini was popular as a symbol of
free and atheist thought. Giulio Cesare Vanini
Medaglione di Vanini al monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori. Sotto il
mento, una piccola effigie di Martin Lutero. Giulio Cesare Vanini (Taurisano),
filosofo. Fra i primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Giulio
Cesare Vanini nasce nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1585 a Taurisano,
casale di Terra d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan Battista, uomo
d'affari originario di Tresana in Toscana, ha costituito sposando una Lopez de
Noguera, appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle regie dogane
della Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e della
Basilicata. Anche un successivo documento dell'agosto del 1612, scoperto
nell'Archivio segreto vaticano, lo qualifica "pugliese", confermando
il luogo di nascita ch'egli si attribuisce nelle sue opere. Nel
censimento ufficiale della popolazione del casale di Taurisano, nel 1596,
figurano solo i nomi di Giovan Battista Vanini, del figlio legittimo
Alessandro, nato nel 1582, e del figlio naturale Giovan Francesco. Nessun cenno
della moglie e dell'altro figlio legittimo Giulio Cesare. Nel 1603 Giovan
Battista Vanini viene segnalato per l'ultima volta a Taurisano: si ha motivo di
ritenere che dopo questa data sia rientrato a Napoli. Paolo Sarpi
Sistemata ogni pendenza economica, nel 1603 entra nell'ordine carmelitano
assumendo il nome di fra' Gabriele e si trasferisce a Padova per intraprendere gli
studi di teologia presso quell'università. Giunge nelle terre della Repubblica
di Venezia quando le polemiche provocate due anni prima dall'interdetto del
papa Paolo V sono ancora vivacissime. Durante il soggiorno padovano entra in
contatto con il gruppo capeggiato da Paolo Sarpi che, con l'appoggio
dell'ambasciata inglese a Venezia, alimenta la polemica antipapale.
Giulio Cesare consegue a Napoli il titolo di dottore in utroque iure, superando
nel giugno 1606 l'esame che gli consentiva di esercitare la professione di
dottore nella legge civile e canonica. Come verrà descritto in documenti
posteriori, egli ha assimilato una grande cultura, «parla assai bene il latino
e con una grande facilità, è alto di taglia e un po' magro, ha i capelli
castani, il naso aquilino, gli occhi vivi e fisionomia gradevole ed
ingegnosa». Probabilmente il padre del filosofo muore a Napoli. Giulio
Cesare Vanini, divenuto maggiorenne, si fa riconoscere da un tribunale della
capitale erede di Giovan Battista e tutore del fratello Alessandro. Con una
serie di rogiti e procure notarili redatte a Napoli, Giulio Cesare inizia a
sistemare ogni pendenza economica conseguente alla morte del padre: vende una
casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi chilometri dal suo paese
d'origine; nel 1607 dà mandato a uno zio materno di assolvere incarichi dello
stesso tipo, incarica nel 1608 l'amico Scarciglia di recuperagli una somma e
gli vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in custodia dai due
fratelli. Partecipa alle prediche quaresimali, attirandosi i sospetti
delle autorità religiose. La fuga in Inghilterra Nel gennaio 1612, in
conseguenza dei suoi atteggiamenti antipapali, viene allontanato dal convento
di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori sanzioni disciplinari, al
Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del generale dell'Ordine
Carmelitano, Enrico Silvio, ma l'anno dopo fugge in Inghilterra, insieme con il
confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano Bologna,
Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla costa del
Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale della Manica
e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del Primate
d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni, nascondendo la
loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è provato che lo
stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva sotto un nome
diverso da quello reale. Nella Chiesa londinese detta "dei
Merciai" o "degli Italiani", alla presenza di un folto auditorio
e del filosofo Francesco Bacone, Vanini e il suo compagno fanno una pubblica
sconfessione della loro fede cattolica, abbracciando la religione anglicana. In
realtà i due frati non hanno tagliato i ponti con i loro ambienti di provenienza:
infatti nelGenocchi viene raggiunto da una lettera molto amichevole di un amico
e confratello genovese, Gregorio Spinola. A loro volta, le autorità
cattoliche vengono subito informate di questo caso. All'inizio di agosto è il
nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato vaticana che due frati
veneziani non meglio identificati sono fuggiti in Inghilterra «e si sono fatti
ugonotti», che un vescovo italiano sta per seguirli e che lo stesso Paolo
Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per non cadere in mano dei
suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i protestanti; analoga
notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata dal nunzio in Fiandra
al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi già al corrente dei
fatti e dell'esatta identità dei due frati; sa che la fuga di Vanini, di
Genocchi, di Paolo Sarpi e di un non ancora identificato vescovo italiano
potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo di
opposizione al Papato già operante nella Repubblica veneta al tempo
dell'interdetto. Nei mesi seguenti il nunzio Ubaldini da Parigi continua
a inviare a Roma dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in
Inghilterra, sulle loro predicazioni, su come sono stati accolti a corte e
dalle autorità religiose, su come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo
italiano. La Segreteria di Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad
attivare i suoi confidenti in Inghilterra al fine di scoprire l'identità del
vescovo intenzionato a rifugiarvisi; in ottobre il cardinale Ubaldini da Parigi
assicura alla Segreteria di Stato tutto il suo impegno in merito all'argomento
dei due frati. Nello stesso dispaccio afferma che non mancherà di informare di
ogni dettaglio anche il cardinale Arrigoni, che gli ha scritto in merito per
conto del Papa e della Congregazione del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella
data la condotta veneziana e la successiva fuga dei due frati era già diventata
argomento di discussione dell'Inquisizione Romana. Un'altra lettera del
cardinale Borghese invita il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda
della fuga del vescovo in Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo
francese, a far di tutto per «farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come
sarebbe molto a proposito». In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al
cardinale Borghese notizie dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle
precedenti sui due frati, attestando la buona reputazione di cui essi godono in
Inghilterra e la fiducia che possano presto essere recuperati alla Chiesa di
Roma. Questa lettera viene poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana
che nei primi giorni del gennaio successivo inizia di fatto a istruire il
processo contro Vanini. Il Museo di Storia Naturale dell'Oxford Nei
mesi successivi si hanno varie notizie di un gran traffico di suppliche e
lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite l'ambasciatore spagnolo a
Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro nel Cattolicesimo. Le
autorità religiose inglesi ne vengono segretamente informate e dispongono
un'attenta sorveglianza nei confronti dei due frati. Tra la fine dele
l'inizio del Vanini si reca in visita all'Cambridge e poi ad Oxford; qui
confida ad alcuni conoscenti la sua ormai imminente fuga dall'Inghilterra,
cosicché in gennaio i due frati vengono arrestati dalla guardie
dell'arcivescovo dopo una funzione religiosa nella chiesa "degli
Italiani" e rinchiusi in case di alcuni servi dell'arcivescovo. Scoppia un
grande scandalo e dell'episodio vengono informati il re e le massime autorità
dello Stato, in quanto nelle operazioni di recupero appaiono chiaramente
coinvolti agenti di nazioni straniere accreditati nelle ambasciate a Londra.
Altissime personalità cattoliche da Roma seguono la vicenda e la favoriscono
con grande calore. In febbraio Genocchi, eludendo la sorveglianza e con
l'aiuto di agenti stranieri, fugge dalla prigione e dall'Inghilterra; in
conseguenza di ciò, Vanini viene trasferito in luogo più sicuro e rinchiuso
nella Carzel publica, ovvero nella Gatehouse adiacente all'Abbazia di
Westminster. Dilaga lo scandalo; volano le accuse di leggerezza nei confronti
dei fautori della fuga dei due frati dall'Italia, mentre cominciano a circolare
apertamente i nomi del cappellano dell'ambasciatore veneto a Londra, Girolamo
Moravo, e dell'ambasciatore spagnolo quali autori del clamoroso
"recupero". Dalla Curia romana si continua a seguire la vicenda e a
favorirla in ogni modo. A Londra viene intanto istruito il processo a
Vanini: il frate rischia una severa punizione, non il rogo come i martiri della
fede (come il carmelitano scriverà con enfasi poi nelle sue opere), ma una
lunga deportazione in desolate colonie lontane, come l'arcivescovo Abbot
suggerisce al re. La fuga da Londra. Anche Vanini riesce a evadere di
prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie all'aiuto degli agenti
dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da alte personalità romane e
del cappellano dell'ambasciata della Repubblica Veneta, che si avvale anche
dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore stesso, ma all'insaputa di
questi. Due anni dopo, durante il processo della Repubblica Veneta contro
l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per aver consentito ad Abbot di
sottoporre ad interrogatorio il personale dell'ambasciata, vengono alla luce
anche dettagli sulla complicità della fuga di Vanini da Londra. In aprile
Vanini e Genocchi arrivano a Bruxelles e si presentano al Nunzio di Fiandra,
Guido Bentivoglio, che li attende da tempo. Vengono iniziate le prime pratiche
per la concessione del perdono per la fuga in Inghilterra e per l'apostasia e
viene loro accordato di tornare in Italia e di vivervi in abito di prete
secolare, senza più indossare l'abito religioso, ma con il vincolo
dell'obbedienza al loro superiore. Forti di tali concessioni, alla fine di
maggio i due frati vengono posti sulla via per Parigi, dove devono presentarsi
al Nunzio di quella città, Roberto Ubaldini. All'incirca nello stesso
periodo giunge a Parigi anche l'ultimo frate "recuperato" dall'Inghilterra,
fra' Nicolò da Ferrara, al secolo Camillo Marchetti. Altri due frati, invece,
non ottengono il perdono dalle autorità cattoliche. Lione, la città
vecchia A Parigi, nell'estate del, durante la permanenza presso la sede del
Nunzio Ubaldini, Vanini si inserisce nella polemica relativa all'accettazione
dei principi del Concilio di Trento in Francia, che tardava ad arrivare a causa
del rifiuto di parte del clero gallicano; per orientare gli animi nella
direzione voluta dalla Santa Sede, scrive i Commentari in difesa del Concilio
di Trento, di cui egli poi intende avvalersi, come scrive Ubaldini ai suoi
superiori in Roma, per dimostrare la sincerità del suo ritorno nella fede
cattolica. Riprende quindi la strada per l'Italia, dirigendosi a Roma, dove
deve affrontare le difficili fasi finali del processo presso il tribunale
dell'Inquisizione. Dimora per qualche mese a Genova, dove ritrova l'amico
Genocchi e si guadagna da vivere insegnando filosofia ai figli di Scipione
Doria. Nonostante le assicurazioni ricevute, il ritorno dei frati non è
del tutto tranquillo: nel gennaio Genocchi viene inaspettatamente arrestato
dall'Inquisitore di Genova; a Ferrara accade lo stesso all'altro frate
"recuperato", Camillo Marchetti. Vanini teme che gli accada la stessa
sorte, fugge nuovamente in Francia e si dirige a Lione. Gli esiti finali delle
esperienze capitate al frate genovese e a quello ferrareseche vennero
rilasciati dopo un breve periodo di detenzione e restituiti alla normale vita
religiosasembrano indicare che forse Vanini esagerò il pericolo insito in
queste operazioni di polizia dell'Inquisizione. In Francia' A Lione, nel
giugno, Vanini pubblica l'Amphitheatrum, che egli intende esibire in sua difesa
alle autorità romane, come si legge in un dispaccio di Ubaldini alle autorità
romane. Esso è dedicato a Francesco de Castro, ambasciatore spagnolo presso la
Santa Sede, già collegato con la famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco
s'aspetta un aiuto nell'operazione della concessione del perdono da parte delle
autorità romane. La Sorbona Poco tempo dopo, grazie anche agli
appoggi acquisiti presso certi ambienti cattolici con la pubblicazione della
sua opera, Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al Nunzio Ubaldini,
chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità di Roma. In agosto
il prelato scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare indicazioni sulla
sorte dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del Segretario di Stato;
Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce invece a trovare la strada
e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi della nobiltà
francese. Nel 1616, in pochi mesi, Vanini completa un'altra sua opera, il
De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis, ed il 20 maggio
l'affida a due teologi della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione,
secondo le norme del tempo vigenti in Francia; l'opera è pubblicata in
settembre a Parigi. Essa è dedicata a François de Bassompierre, uomo potente
alla corte di Maria de' Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo
notoriamente protestante. Il lavoro vede la luce in un ambiente ricco di
pubblicazioni che vengono guardate con sospetto dai rappresentanti cattolici e
che provocano pesanti condanne, fino al rogo. L'opera del Vanini ottiene un
immediato successo presso certi ambienti della nobiltà, popolati di giovani
spiriti che guardano con interesse alle innovazioni culturali e scientifiche
che vengono dall'Italia. In questo senso il De Admirandis costituisce una
summa, esposta in modo vivace e brillante, del nuovo sapere; dà una risposta
alle esigenze del momento di questo settore della nobiltà francese; diviene una
specie di "manifesto" culturale di questi esprits forts e rappresenta
per Vanini una possibilità di stabile permanenza negli ambienti vicini alla
corte di Parigi.[senza fonte] Tuttavia, pochi giorni dopo la
pubblicazione dell'opera, i due teologi della Sorbona che avevano espresso la
loro approvazione alla pubblicazione si presentano ai membri della Facoltà di
Teologia in seduta ufficiale e li informano di aver letto, a loro tempo, certi
dialoghi scritti da Vanini; di non avervi trovato allora niente che
contrastasse con la fede cattolica; di averli restituiti muniti della loro
approvazione alla stampa e con la condizione che il manoscritto da essi
controfirmato fosse depositato presso di essi a pubblicazione avvenuta, a
testimonianza della fedeltà del testo pubblicato a quello da loro approvato;
che ciò non era avvenuto e che circolava invece un testo dell'opera diverso da
quello approvato e contenente «alcuni errori contro la comune fede di tutti»,
per cui i due dottori avanzano la supplica che l'opera non circoli più con la
loro approvazione e che tale richiesta venga trascritta nel libro delle
Conclusioni della Facoltà stessa. La Sorbona accoglie tale richiesta che
costituì di fatto un divieto di circolazione del testo. Marco
Antonio de Dominis La Facoltà di Teologia della Sorbona, però, sembra non
occuparsi più dell'opera di Vanini, non prenderne più in esame l'opera, non
elencarne o denunciarne, come da prassi, gli errori da emendare, né mai
condanna il suo contenuto o il suo autore. Comunque, una condanna espressa dal
vicario episcopale di Tolosa, Jean de Rudèle, fu sottoscritta anche
dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche la Congregazione dell'Indice
pronuncia una condanna il 3 luglio 1620, con la quale il De admirandis fu
condannato con la formula del donec corrigatur, in base alla quale il Sotomaior
collocò il Vanini nella prima classe degli autori proibiti nel suo indice del
1640. La Collectio Judiciorum de novis erroribus qui ab initio duodecimi seculi
post Incarnationem Verbi, usque ad annum 1632, in Ecclesia proscripti sunt et
notati, di Charles du Plessis d'Argentré, dottore della Sorbona e vescovo,
edita a Parigi nel 1728, esamina le censure e le "conclusioni"
espresse dalla Facoltà sino al 1632che aveva condannato l'Amphitheatrum
Aeternae Sapientiae di Heinrich Khunrath e la De Republica Ecclesiastica di
Marco Antonio de Dominis)non menziona invece provvedimenti contro Vanini.
Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati atti ufficiali
specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità parigine, né
religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti, ma solo
proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori cattolici. Una
condanna dell'opera di Vanini non avrebbe trovato fondate giustificazioni, né
sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran parte delle teorie
esposte da Vanini non costituivano una novità per la cultura francese.
Fuggito da pochi mesi dall'Inghilterra, impossibilitato a rientrare in Italia,
minacciato da alcuni settori cattolici francesi, Vanini vede restringersi
intorno gli spazi di movimento e ridursi le possibilità di trovare stabile
sistemazione nella società francese. Ha paura che venga aperto un processo
contro di lui anche a Parigi, per cui fugge dalla capitale e si nasconde in
Bretagna, in una delle cui abbazie, quella di Redon, è Abate Commendatario il
suo amico e protettore, Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma intervengono anche altri
fattori di preoccupazione: nell'aprileviene ucciso a Parigi Concino Concini,
favorito di Maria de Medici, uomo potentissimo e molto odiato in Francia.
L'episodio, seguito poco dopo dall'allontanamento della regina dalla capitale
con il suo odiato seguito di italiani, crea notevole turbolenza politica e
suscita un vasto movimento di ostilità nei confronti degli italiani residenti a
corte. A Tolosa Nei mesi seguenti, altre cronache del tempo segnalano la presenza
di un misterioso italiano, con un nome strano, in possesso di una grande
cultura ma dall'incerto passato, ancora più a sud, in alcune città della
Guienna e poi della Linguadoca ed infine a Tolosa. Nella particolare
suddivisione politica della Francia del XVII secolo, Enrico, duca di
Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo, sposato con la duchessa
italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa regione e sembra poter
accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque a tenersi
prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso personaggio,
di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che fa mostra di
grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente tra i giovani e di
affermazioni non sempre allineate con la morale del tempo, non passa
inosservata ed attira i sospetti delle autorità, che cominciano a
sorvegliarlo. Dopo averlo ricercato per un mese, il 2 agosto 1618 le
autorità tolosane lo fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo sottopongono ad
interrogatorio, cercano di scoprire chi egli sia, quali siano le sue idee in
materia di religione e di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano
angolo della Francia meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma
non riescono ad accertare nulla, né a farlo tradire. Il convento
degli Agostiniani a Tolosa. Il misterioso personaggio viene improvvisamente
riconosciuto colpevole e condannato al rogo. Ormai isolato, braccato,
impossibilitato a chiamare a sua difesa un passato travagliatissimo e ricco di
nodi mai sciolti, abbandonato dai pochi amici rimastigli fedeli perché
impotenti ad organizzare una chiara strategia in sua difesa, Vanini muore di
morte atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce colpevole del reato di ateismo
e di bestemmie contro il nome di Dio, condannandolo, sulla base della normativa
del tempo prevista per i bestemmiatori, alla stessa pena cui erano andati
incontro, in luoghi diversi ma in circostanze analoghe, certi Gilles Fremond e
Jean Fontanier: gli viene tagliata la lingua, poi è strangolato e infine
arso. Subito dopo l'esecuzionerispettivamente nel maggio e nel giugno
1619furono pubblicati due anonimi che facevano esplicitamente il nome del
Vanini e quindi nel misterioso italiano giustiziato viene riconosciuto Giulio
Cesare Vanini, l'autore del De Admirandis, che aveva suscitato i sospetti di
alcuni settori cattolici parigini nel 1616. Nello stesso 1619 comparvero le
Histoires memorables di Rosset, che, con la quinta Histoire, divulgava con
poche modifiche il secondo dei due citati canards. Nel luglio 1620 Joannes de
Rudele, teologo e vicario generale dell'arcivescovado di Tolosa, avverte
pubblicamente di aver esaminato le due opere di Vanini insieme con il padre
Claudio Billy e di averle trovate «contrarie al culto e all'accettazione del
vero Dio e assertrici dell'ateismo», emettendo ufficiale ordinanza di condanna
e proibendone la stampa e la vendita nella diocesi di Tolosa, territorio posto
sotto la sua giurisdizione. In precedenza, la Facoltà teologica della Sorbona
non aveva comunicato di aver adottato analogo provvedimento.
Omaggio a Giulio Cesare Vanini nel luogo della sua morte. Opera
Amphitheatrum Æternæ Providentiæ divino-magicum, christiano-physicum, necnon
astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos,
peripateticos et stoicos, pubblicato a Lione nel. L'opera si compone di 50
esercitazioni, che mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne
l'essenza, a descriverne la provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di
Pitagora, di Protagora, di Cicerone, di Boezio, di Tommaso d'Aquino, degli
Epicurei, di Aristotele, di Averroè, di Cardano, dei Peripatetici, degli
Stoici, ecc., su questo argomento. De Admirandis Naturæ Reginæ Deæque
Mortalium Arcanis libri quattuor, stampato a Parigi nelpresso l'editore Adriano
Périer. Si divide in quattro libri: un Liber Primus de Cœlo et Aëre; un
Liber Secundus de Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione et
Affectibus Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; per un totale
di 60 dialoghi (ma in realtà solo 59, in quanto il XXXV è perduto o mai
redatto), che avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un
immaginario Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel
corso del quale, con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra
espressioni di meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui
l'amico fa mostra, sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli
arcani della natura regina e dea che esistono intorno e all'interno
dell'uomo. Così, in un misto di rilettura in nuova chiave critica del
pensiero degli antichi e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e
religiose, il protagonista del lavoro discetta sulla materia, figura, colore,
forma, motore ed eternità del cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul
sole, sulla luna, sugli astri; sul fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla
folgore, la neve e la pioggia; sul moto e la quiete dei proiettili nell'aria;
sull'impulsione delle bombarde e delle balestre; sull'aria soffiata e
ventilata; sull'aria corrotta; sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei
fiumi; sull'incremento del Nilo; sull'eternità e la salsedine del mare; sul
fragore e sul moto delle acque; sul moto dei proiettili; sulla generazione
delle isole e dei monti, nonché della causa dei terremoti; sulla genesi, radice
e colore delle gemme, nonché delle macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento
e la morte delle pietre; sulla forza del magnete di attrarre il ferro e sulla
sua direzione verso i poli terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare
ad alcuni fenomeni della vita di tutti i giorni; sul seme genitale; sulla
generazione, la natura, la respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla
generazione degli uccelli; sulla generazione delle api; sulla prima generazione
dell'uomo; sulle macchie contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione
del maschio e della femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini
coperta da una larva; sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita
umana; sulla vista; sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico;
sugli affetti dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli;
sulle sibille; sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli
àuguri; sulla guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al
tempo della religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria;
sui sogni. Pensiero Girolamo Cardano «Empio osarono dirti e
d'anatemi oppressero il tuo cuore e ti legarono e alle fiamme ti diedero. O
uomo sacro! perché non discendesti in fiamme dal cielo, il capo a colpire ai
blasfemi e la tempesta tu non invocasti che spazzasse le ceneri dei barbari
dalla patria lontano e dalla terra! Ma pur colei che tu già vivo amasti, sacra
Natura te morente accolse, del loro agire dimentica i nemici con te raccolse
nell'antica pace.» (Friedrich Hölderlin) L'interpretazione naturalistica
dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzichiamato dal Vanini magister
meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi Philosophorum princepsaveva dato
nel De incantationibus, “aureum opusculum”, è ripresa nel De admirandis
naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante, Vanini fa riferimento anche
al Cardano, a Giulio Cesare Scaligero e ad altri cinquecentisti. «Dio
agisce sugli esseri sublunari (cioè sugli esseri umani) servendosi dei cieli
come strumento»; di qui l'origine naturale e la spiegazione razionale dei
pretesi fenomeni soprannaturali, dal momento che anche l'astrologia è
considerata una scienza; «l'Essere Supremo, quando incombono pericoli, dà
avvertimenti agli uomini e specialmente ai sovrani, agli esempi dei quali il
mondo si conforma» (De admirandis). Ma i reali fondamenti dei presunti fenomeni
sovrannaturali sono per Vanini soprattutto la fantasia umana, capace a volte di
modificare l'apparenza della realtà esterna, i fondatori delle religioni
rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici impostori che impongono
false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i regnanti, interessati al
mantenimento di credenze religiose per meglio dominare la plebe, come insegnava
già Machiavelli, il «principe degli atei» per il quale, secondo Vanini, «tutte
le cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua
plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la
religione». Seguendo ancora il Pomponazzi e il Porzio nella loro
interpretazione dei testi aristotelici, mutuata dai commenti di Alessandro di
Afrodisia, nega l'immortalità dell'anima. Anche il cosmo aristotelico-scolastico
subisce l'attacco distruttivo del Vanini: egli, analogamente a Bruno, nega la
differenza peripatetica tra un mondo sublunare e un mondo celeste, affermando
che entrambi sono composti della stessa materia corruttibile; scardina nell'ambito
fisico e biologico il finalismo e la dottrina ilemorfica aristotelica, e,
ricollegandosi all'epicureismo lucreziano, elabora una nuova descrizione
dell'universo d'impianto meccanicistico-materialistico (gli organismi sono
parago orologi), e concepisce una prima forma di trasformismo universale delle
specie viventi; concorda con gli aristotelici sull'eternità del mondo
(considerando in particolare l'aspetto temporale), ma, contro di essi, afferma
il moto di rotazione terrestre e appare respingere la tesi tolemaica in favore
di quella eliocentrica/copernicana. Se il primo curatore delle sue opere,
Luigi Corvaglia e lo storico Guido De Ruggiero, ingiustamente, considerarono i
suoi scritti semplicemente «un centone privo di originalità e di serietà scientifica»,
il padre gesuita François Garasse, ben più preoccupato delle conseguenze della
diffusione dei suoi scritti, li giudicò «l'opera più perniciosa che in fatto di
ateismo fosse mai uscita negli ultimi cento anni». La figura e l'opera del
Vanini sono state ampiamente riconsiderate e rivalutate dalla critica
contemporanea, mettendo in mostra l'originalità e le intuizioni (metafisiche,
fisiche, biologiche), talvolta precorritrici nei tempi, dei suoi scritti.
Visto che il Vanini nelle sue opere nasconde le sue idee, secondo un tipico
espediente della cultura del suo tempo (per evitare seri conflitti con le
autorità religiose e politiche costituite, conflitti che, come paradossalmente
e sfortunatamente avvenne, nonostante le cautele, lo condussero infine alla
morte), l'interpretazione del suo pensiero si offre a diversi piani di lettura.
Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui acquisita un'immagine di
miscredente e persino di ateo (il che non era). E questo perché avversario di
ogni superstizione e di fede costituita(meglio un proto-agnostico), tanto da
essere considerato uno dei padri del libertinismo, malgrado avesse scritto
persino un'apologia del Concilio di Trento, andata perduta. Per una
sintesi sul pensiero di Vanini si deve guardare da un lato al retroterra
culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento, con prevalenza di
elementi dell'aristotelismo averroistico ma con forti elementi di misticismo
platonico e neoplatonico. Dall'altro lato egli trae dal Cusano dei tipici
elementi panteistici, simili a quelli che si ritrovano anche in Giordano Bruno,
ma più materialistici. La sua visione del mondo si basa sull'eternità della
materia, sulla omogeneità sostanziale cosmica, su un Dio dentro la natura come
"forza" che la forma, la ordina e la dirige. Tutte le forme del
vivente hanno avuto origine spontanea dalla terra stessa come loro
creatrice. Considerato ateo, Vanini nel titolo della sua prima opera
pubblicata a Lione nel Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum,
nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos,
Peripateticos et Stoicos dimostra di non esserlo. Come precursore del
libertinismo vi sono invece molti elementi che lo avvicinano al pensiero
dell'ignoto autore del Trattato dei tre impostori anch'egli panteista. Vanini
pensa infatti che i creatori delle tre religioni monoteiste, Mosè, Gesù e
Maometto, non siano altro che degli impostori. In De admirandis Naturae
Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor stampato a Parigi nelvengono
riprese le tesi dell'Amphiteatrum, con precisazioni e sviluppi che ne fanno il
suo capolavoro e la sintesi della sua filosofia. Viene negata la creazione dal
nulla e l'immortalità dell'anima, Dio è nella natura come sua forza propulsiva
e vitale, entrambi sono eterni. Gli astri del cielo sono una specie di
intermediari tra Dio e la Natura che sta nel mondo sublunare e di cui noi
facciamo parte. La religione vera è perciò una "religione della
natura" che non nega Dio ma lo considera un suo spirito-forza. Il
pensiero di Vanini è abbastanza frammentario e riflette anche la complessità
della sua formazione, perché era un religioso, un naturalista, ma anche un
medico e un po' un mago. Ciò che ne caratterizza la prosa è la veemenza anticlericale.
Tra le cose originali del suo pensiero c'è una specie di anticipazione del
darwinismo, perché, dopo un primo tempo in cui sostiene che le specie animali
nascano per generazione spontanea dalla terra, in un secondo tempo (lo aveva
già pensato anche Cardano) pare convinto che esse possano trasformarsi le une
nelle altre e che l'uomo derivi da "animali affini all'uomo come le
bertucce, i macachi e le scimmie in genere".[senza fonte] La fortuna
filosofica di Vanini Nel 1623 appaiono due opere che consacrano il mito del
Vanini ateo: La doctrine curieuse des beaux esprits de ce temps..., del gesuita
François Garasse e le Quaestiones celeberrimae in Genesim cum accurata
explicatione..., del padre Marin Mersenne. Le due opere, però, anziché spegnere
la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che evidentemente era
pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle
affermazioni. In quello stesso anno il nome di Vanini viene nuovamente
proiettato all'attenzione della cultura francese in occasione del clamoroso
processo che viene celebrato contro il poeta Théophile de Viau: il progetto di
interrogatorio che il procuratore generale del Re, Mathieu Molé, predispone con
ben articolati capi d'accusa su cui interrogare il poeta, contiene impressionanti
analogie con il pensiero vaniniano, cui vien fatto esplicito riferimento
mentre, nel 1624, il frate Marin Mersenne torna a martellare sulla figura e sul
pensiero di Vanini, analizzandone alcune affermazioni nel capitolo X del suo
L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et renversee
de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la Theologie,
"nel quale il teologo porta il suo giudizio concernente le opere di
Girolamo Cardano, e di Giordano Bruno". Anche Leibniz, oppositore al
pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente contro Vanini,
considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano. «Je n'ai pas encore vu l'apologie de Vanini,
je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être lue. Les écrits de ce personnage
sont bien peu de chose. Mais un imbécille comme lui, ou pour mieux dire, un fou
ne méritoit pas d'être brûlé; on étoit seulement en droit de l'enfermer, afin
qu'il ne séduisît personne.» «Non ho ancora visto l'apologia di Vanini, e
non penso che meriti d'essere minimamente letta. Gli scritti di questo
personaggio sono di ben poco valore. Ma un imbecille come lui, o per meglio
dire, un pazzo, non meritava d'essere bruciato; occorreva solo rinchiuderlo,
perché non traviasse nessuno.» (Gottfried Wilhelm von Leibniz, Epist. 22,
ad Kortholtum in Opera omnia, Genève 1768, tomo V321) La Biblioteca
dell'Amburgo Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla figura
di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande in altri paesi europei ed
affascina molti studiosi, che si avvicinano alle sue opere e ne tentano dei
profili biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per la
figura ed il pensiero del filosofo di Taurisano ed è soprattutto con l'opera di
Charles Blount che il pensiero di Vanini entra nella cultura inglese ed
acquista una dimensione europea che non abbandonerà mai più, quando diviene un
elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese. Un
manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle
Observations sur Lucilio Vanini redatte da Joseph Louis Dominique de Cambis,
Marquis de Velleron, ma fornisce solo delle incerte notizie sul filosofo, in
gran parte rettificate dagli ultimi studi. In questo stesso periodo viene
effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, ad opera o su commissione
di Joseph Uriot, il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca
di Württemberg; attualmente essa si trova nella Württembergische
Landesbibliothek di Stoccarda. Un'altra copia manoscritta della stessa
opera si trova nella Staats und Universitätbibliothek di Amburgo, a
testimonianza del perdurante interesse della cultura tedesca per il pensiero di
Vanini. Nel 1730 viene data alle stampe a Londra una biografia vaniniana
con un estratto delle sue opere, dal titolo The life of Lucilio (alias Julius
Caesar) Vanini, burnt for atheism at Toulouse. With an abstract of his
writings. L'opera, pur ricollegandosi alla consueta storiografia vaniniana
francese e quindi con i soliti errori d'origine, sottopone ad un dibattito
ponderato la figura ed il pensiero del filosofo, a cui riconosce qualche
merito. Ma la strada per una collocazione europea di Vanini e del suo pensiero
è ormai aperta. Opere: “Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum,
christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos,
Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio Caesare Vanino,
Philosopho, Theologo et Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud Viduam Antonii
de Harsy, ad insigne Scuti Coloniensis” (rist. fotom., Galatina). “Iulii
Caesaris Vanini, Neapoletani Theologi, Philosophi et Iuris utriusque Doctoris,
De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor,
Lutetiae, Apud Adrianum Perier, via Iacobaea” (rist. fotom., Galatina). Le
opere di Vanini e le loro fonti, Milano (rist. anast., Galatina,); “Opere” (G.
Porzio, Lecce); “Anfiteatro dell'eterna Provvidenza” Galatina; “I meravigliosi
segreti della natura, regina e dea dei mortali” Galatina); “Opere (Galatina); “Confutazione
delle religioni “Anna Vasta, Catania, De Martinis & C.); “Opere” (Milano,
Bompiani). Massimo Bucciantini, Lutero in Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE Terzapagina.
Filosofia ed ecologia per il "compleanno" di Giulio Cesare Vanini, Una
lettera dell'ambasciatore inglese a Venezia, Dudley Carleton, fa risalire
l'episodio a nove anni prima, ovvero al 1603.
F. Raimondi, “Vanini e il libertinismo” Atti del Convegno di Studi,
Taurisano (Galatina, F.Raimondi, “Dal tardo
Rinascimento al Libertinismo erudite” Atti del Convegno di Studi,
Lecce-Taurisano Galatina, G. Spini, “Vaniniana” in «Rinascimento», F. De Paola,
“Il primo seicento anglo-veneto” Cutrofiano; F. De Paola, “Vanini da Taurisano
filosofo Europeo, Fasano, 1998 F. De Paola, “Documenti per una lettura di Vanini,
in «Bruniana & Campanelliana», F.Raimondi, Documenti vaniniani
nell'Archivio Segreto Vaticano, in «Bollettino di Storia della Filosofia
dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Il soggiorno vaniniano in
Inghilterra alla luce di nuovi documenti spagnoli e londinesi, in «Bollettino
di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi,
“La Santa Inquisizione, Taurisano, F.Raimondi, “L'Europa del Seicento. con una
appendice documentaria, PisaRoma, 2005 (L'appendice contiene la più completa
documentazione sulla biografia vaniniana: 192 documenti dalla nascita al rogo).
Fasano, D. M. Fazio, Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica del Sette e
Ottocento (Galatina); M. T. Marcialis, “Natura e uomo in Vanini” in «Giornale
Critico della Filosofia Italiana»,M. T. Marcialis, Giulio Cesare Vanini
nell'Europa del Seicento, in "Rivista di Storia della Filosofia", G.
Paganini, Le Theophrastus redivivus et Vanini, in «Kairos», G. Papuli, Le interpretazioni di G. C. Vanini,
Galatina, 1975 A. Perrino, "Giulio Cesare Vanini nel Theophrastus
redivivus", in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli
Studi di Lecce», F.Raimondi, Vanini e il "De tribus impostoribus", in
«Ethos e Cultura», Padova, 1991 G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria
dell'impostura delle religioni nel Seicento italiano, Roma, Firenze) Cesare
Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III Centenario del suo Martirio, Milano, Tip.
Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini, in The
Connecticut Magazine, articles in English and Italian, New Britain, Conn, Cesare
Teofilato Vaniniana, in La puglia letteraria, mensile di storia, Roma, Cesare
Vasoli, Riflessioni sul problema Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in
Europa, Milano-Napoli, Cesare Vasoli, Vanini e il suo processo per ateismo, in
F. Niewohner e O. Pluta, Atheismus im Mittelalter und in der Renaissance,
Wiesbaden, 1999 Vanini in Inghilterra La seguente è una lista di alcuni
documenti in cui è possibile trovare riferimenti alla presenza del frate
Carmelitano a Lambeth Palace a Londra Trascrizioni complete, riassunti e
contesto di questi documenti sono disponibili per studenti e ricercatori
"Vanini e il primo Seicento anglo-veneto" e in "Giulio Cesare
Vanini da Taurisano filosofo europeo", Schena Editore, Fasano Brindisi.
Documenti: London Public Record OfficeState Papers -Venice Notizie sulla
Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini sconfesso la sua fede cattolica e tenne
vari sermoni. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9, carta) 297.
Petizione di due Carmelitani (Vanini e Genocchi) a Carleton, ambasciatore
Inglese a Venezia, per essere accettati in Inghilterra. Venezia, inizi .
LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9, c.(arta) 57. Lettera di Sir
Dudley Carleton a Lord Salisbury. Da Venezia, il 7 febbraio 1612. Carleton
informa Lord Salisbury che due frati gli hanno chiesto permesso di rifugiarsi
in Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro superiori. LondonPublic Record
OfficeState Papers79 , c.(arta) 199 (10). Giulio Cesare Vanini a Carleton. Da
Lambeth il 24 febbraio 1612. Vanini manda a Lord Carleton informazioni
riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth e la buona stima di cui gode
lì. LondonHistorical Manuscripts CommissionDe L'Isle and Dudley
Manuscripts, V1611-1626. Sir John
Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. Corrispondenza tra i due statisti
riguardo ad una missione segreta di John Florio, che forse accompagnò Vanini e
il suo compagno a Londra. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthampstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the
elder1613-1614. Thomas Albery a William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612.
Albery, un mercante Inglese e corrispondente di Trumbull, agente Inglese a
Bruxelles, manda informazioni sull'arrivo di Vanini e le sue esperienze a
Venezia. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on the Manuscripts of
the Marquess of Downshire,3, Trumbull Papers Thomas Albery a William Trumbull.
Londra, il 16 luglio 1612. Una copia della lettera da una fonte diversa.
LondonPublic Record OfficeState Papers79 Bundle 1, c.(arta) 387. Da Gregorio
Spinola a Maria Ginocchio. Genova, il 13 giugno 1612. LondonPublic Record
OfficeState Papers99 Bundle 11, c.(arta) 125 . Isaac Wake a Sir Dudley
Carleton. Londra 5 dicembre 1612, st.° novo. LondonPublic Record OfficeState
Papers99 Bundle 12, c.(arta) 48 . Isaac Wake a Sir Dudley Carleton. Londra 1º
febbraio 1612, st.° no(vo). LondonManuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthamstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the
Elder1613-1614. Alfonse de S. Victors a William Trumbull Da Middolborg
(Middelburg) il 3 agosto 1613. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on
the Manuscripts of the Marquess of Downshire,
4, Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a William Trumbull.
Middelborg. il 3 agosto 1613. LondonPublic Record OfficeState Papers Domestic
Series Jac. IJohn Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Londra, 10 febbraio,.
LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c.(arta) 101 recto e verso.
Sir Dudley Carleton a Sir Thomas Lake. Da Venezia il 18 febbraio. LondonPublic
Record OfficeState PapersDomestic Series n. 35. Giovan Francesco Biondi a
Carleton. Da Londra, il 18 febbraio. LondonPublic Record OfficeState Papers99
Bundle 15, c. 127. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Da Venezia il 25 febbraio
1613, st.° vet. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at
Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. George
Abbot a William Trumbull. Da Lambeth . LondonHistorical Manuscripts
CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire, IV, Trumbull Papers-1614. George Abbot,
Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth LondonPublic Record OfficeState Papers99
Bundle 15, c. 164. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Venezia, 11 marzost.°
vet. LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 9, c. 152. Sir Dudley
Carleton a Giovan Francesco Biondi. Venezia, 14 marzo. LondonPublic Record OfficeState
Papers Domestic Series, Abbot a Carleton. Lambeth, 30 marzo(1614). LondonPublic
Record OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 233. Paolo Sarpi a Sir Dudley
Carleton. Venezia 30 aprile. LondonRecord OfficeState Papers 99 Bundle 19, c.
154. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, 1º maggio. LondonPublic Record
OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 234. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton.
Venezia, giugno. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78
Hastings, IV, chapter XVII. Notes of
speeches and proceedings in the House of Lords. :A.(nno) 16101621. Lunedì 16
maggio. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings, IV, chapter XVII. Notes of speeches and
proceedings in the House of Lords. A.(nno) LondonPublic Record OfficeState
Papers 99 Bundle 16, c. 86. Dudley Carleton a Sua Signoria l'Arcivescovo di
Canterbury. Venezia 3/13 giugno. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the
Elder1613-1614. George Abbot a William Trumbull. Lambeth, 17 giugno.
LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the
Marquess of Downshire, IV, Trumbull
Papers 1613-1614. George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull.
Lambeth, 17 giugno. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta
155. Istruzioni degli Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra.
LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and
other Libraries of North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155.
Venetian Archives. Gli Inquisitori di Stato a Gregorio Barbarigo, LondonCalendar of State Papers on English
Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy
-1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian Archives. 912.
Examinations for Antonio Foscarini. 22 febbraio 1616. Archivio di Stato di
VeneziaInquisitori di Stato, busta 155, carte 84 r., 84 v., 85 r. Londra, 23
febbraio 1616. Interrogatorio di Lunardo Michelini sulle modalità della fuga di
Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155,
carte 101 v. e 102 r. 25 marzo 1616. Interrogatorio di Alessandro di Giulio
Forti da Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio
General de Simancasfondo InglaterraLegajo foglio privo di indicazioni.
Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles 15 aprile. Il nunzio apostolico a Bruxelles
informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono arrivati sani
e salvi dopo la loro fuga da Londra. Archivio General de Simancasfondo
InglaterraLegajo 7025Libro 368 (anni 16131615); foglio 47. Bentivoglio a
Sarmiento. Bruxelles, 27 maggio. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa
l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono partiti verso
l'Italia, come era stato concordato a Roma. Documenti inclusi nell'opera
di Namer La seguente è la lista dei documenti inglesi inclusi nel lavoro
Documents sur la vie de Jules-César Vanini de Taurisano di Ėmile Namer, che può
essere considerato come un utile punto di partenza per la delineazione di una
biografia di Giulio Cesare Vanini, e di cui la nuova documentazione deve essere
considerata un completamento: LondonForeign State Papers. Venice. Bundle
9. Carleton all'Arcivescovo Abbot. 7 febbraio, 1611-12. LondonForeign State
Papers. Venice. Bundle 9. l'Arcivescovo Abbot a Carleton. 8 marzo, 1611-12.
LondonState Papers Domestic. James I. 68
Fol. 103. Dudley Carleton a John Chamberlain. Venezia, LondonForeign State
Papers. Venice. Bundle 9. Sir D. Carleton all'Arcivescovo di Canterbury. 15 maggio,
1612. LondonState Papers Domestic. James I.
69. Fol. 71. John Chamberlain a Lord Dudley Carleton. Londra, 17 giugno
1612. LondonState Papers Domestic. James I.
70 Fol. 1. Chamberlain a Carleton. 2 luglio, 1612. LondonForeign State
Papers. Venice. Bundle 10. Abbot a Carleton. 20 luglio, 1612. LondonState
Papers Domestic. James I. 70 Fol. 12.
Carleton a Chamberlain. 23 luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James
I. l'Arcivescovo di York al conte di Suffolk. 29
luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I. 71 Fol. 13. Giulio Cesare Vanini a Dudley
Carleton. Da Lambeth, il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James
I. Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac
Wake. Da Lambeth il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I. John Chamberlain a Dudley Carleton. da
Londra. LondonState Papers Domestic. James I.
72 Fol. 39. l'Arcivescovo Abbot a Carleton. Lambeth 24 febbraio, 161213.
LondonState Papers Domestic. James I. 72
Fol. 74. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra l'11 marzo, 161213.
LondonState Papers Domestic. James I. 72
Fol. 80. Giovanni Biondi a Dudley Carleton. Da Londra il 17 marzo 1613.
LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 13. Carleton a Abbot. 3 settembre,
1613. LondonState Papers Domestic. James I.
75 Fol. 28. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra il 25 novembre
1613. LondonState Papers Domestic. James I.
76 Fol. 9. 2. l'Arcivescovo Abbot al vescovo di Bath. Gennaio 161314. Da
Lambeth (?). LondonState Papers Domestic. James I. 76 Fol. 9. Sir Tho. Lake a Dudley Carleton.
Dalla corte a Royston,LondonState Papers Domestic. James I. 76 Fol. 18 v. John Chamberlain a Sir Dudley
Carleton. Da Londra LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a
Abbot. 1828 febbraio,. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton
a Sir Thomas Lake. LondonState Papers Domestic. James I. 76 Fol. 48. l'Arcivescovo Abbot di Canterbury
a Sir Dudley Carleton a Venezia. Lambeth, 16 marzo,(i. e. 14). LondonState
Papers Domestic. James I. 76 Fol. 49.
John Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, 17 marzo,(1614). LondonForeign
State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 22 aprile,. Archivio de
Simancas, Estado, Cardinale Millino a
Alonso de Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, 10 settembre, 1613.
Archivio de Simancas, Estado, 368.
Cardinal Millino a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra.
Roma, 22 marzo,. Archivio de Simancas, Estado,
368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore
spagnolo a Londra. Bruxelles, 15 aprile,. Archivio de Simancas, Estado, 368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento
de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 27 maggio,.Vanini e
l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti presenti nella corrispondenza
tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le autorità vaticane, dove è possibile
trovare informazioni relative alla fuga, permanenza e rientro segreto
dall'Inghilterra del frate carmelitano. Le trascrizioni complete, i sommari e
le contestualizzazioni di questi documenti sono disponibili per studiosi e
lettori in Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore,
Fasano (Brindisi), 1998. Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma
furono informati continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi
apostolici in Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di
Spagna a Londra, a cominciare dalla sua fuga da Venezia nel 1612 sino al suo
desiderio di rientrare nel mondo cattolico. RomaArchivio Segreto
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia, 55, foglio 194 r. e 194 v. Ubaldini, Nunzio
papale in Francia, all'Ill.mo sig.re Card.le Borghese (Segretario di Stato di
Papa Paolo V) de 2 di agosto 1612 di Parigi. RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziature diverse, Fiandra, il Nuntio alla Segreteria, Bentivoglio, Nunzio
papale in Fiandra, al Card. Borghese. (Bruxelles) RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziature diverse, Francia,
293A, lettere scritte al Nuntio in Francia 1609-1612, foglio 432 v.
Card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, 55, foglio
207 v. e 208 r. Ubaldini (da Parigi) al med.(esim)o (cardinale Borghese) de 30
di agosto 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse,
Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio
in Francia 16091612, foglio 451 v. e 452 . Il card. Borghese a Ubaldini. Di
Roma li 26 di Sett.(em)bre 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, 55, foglio
259. Ubaldini al medesimo sig.re Card.le (Borghese) de 25 d'ottobre 1612.
RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio in Franci Il
card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 24 di novembre 1612. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 296 recto e
297. Ubaldini all'Ill.mo sig. Card.(ina)le Borghese . Londra, British Museum, Lettere del
Card. Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia,v. Card. Ubaldini al Card.
Borghese, 20 Dec. 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura
di Francia, Ubaldini al S.(igno)re
Card.(ina)le Mellini (membro del Sant'Uffizio, il Tribunale dell'Inquisizione
di Roma) di 20 di Xbre RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse,
Francia, 71, lettere scritte al Nuntio
in Francia dal Card. Borghese, 1613-1614, foglio 17 r. e v . Il card. Borghese
a Ubaldini. Di Roma 21 gennaio RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura
di Francia, 295A, Registro di Lettere
della Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano Nuntio in
Francia Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo di Foligno al Nuntio in
Francia. Roma 21 Genn.° 1613. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, Ubaldini al S.(igno)re Cardinale Mellini RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia, 55, foglio 375 v. e 376 . Ubaldini al
med.(esim)o S.(igno)re Card.(ina)le Mellini RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 466 r. Ubaldini al Sig.re
Card.(ina)le Borghese. Di Parigi li 8 d'ottobre 1613. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistroUbaldini al med.(esim)o
sig. Card.(ina)le Millini de 25 di febbraio. RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziature diverse, Francia, lettere
scritte al Nuntio in Francia dal Card. Borghese, Il card. Borghese a Ubaldini.
Di Roma li 24. Maggio. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di
Francia Ubaldini al sig.re Card.(ina)le Borghese degli 31 di luglio. Di
Parigi. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia Registro
56pag. 118 . Ubaldini al sig. Card.(ina)le Millini de 14 di o.(tto)bre.
RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia Registro Ubaldini al
medesimo signorCardinale (50) de 27 agosto. Londra, British Museum,
Lettere del Card. Ubaldini, nella sua nunziatura di Francia, Card. Ubaldini al
Card. Borghese, 27 Aug.. Parigi, Bibliothèque nationale de
FranceDepartement des Manuscrits, Italien 866, Registro di Lettere della
Nunziatura di Francia di Monsignor Ubaldini dell'anno lettera 127. Ubaldini al
S.(ignor) C.(ardinale) B.(orghese) P.(arigi) li 27 agosto. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, 41, Lettere del Sir. Card.le Ubaldini nella
sua Nunciatura di Francia dell'anno e(Tomo VI), foglio 189 r. e v. -190 r. e v.
Ubaldini al Sig.re Card.(ina)l Borghese li 27 Ag.(ost)o. Treccani Enciclopedie
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Delio Cantimori, Giulio Cesare Vanini, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. sapere,
De Agostini. Opere di Giulio Cesare
Vanini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Archivio GCV Amphitheatrum e
De admiandis. Raimondi Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza,
“Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto di
Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.”
VANNI. (Città della Pieve). Essential
Italian philosopher.
Filosofo. Iniziò la carriera a Perugia e successivamente
fu insegnante a Parma, Bologna, e Roma.
Tra i pfondatori del positivismo soziale, la sua filosofia si ispira a
Kant e agli principali filosofi del positivismo Professoree a lui si deve anche
una originale lettura "positivista" della dottrina storicistica di Vico.
Il suo è stato definito un "positivismo critico,” che vuole distinguere
cioè tra la ‘scienza’ dell’uomo dalla ‘filosofia’ dell’uomo, contestando e
rifiutando l'assimilazione positivista di quest'ultima con la morale e la
sociologia, dottrina nata nell'ambito del positivismo, verso la quale Vanni
ebbe un interesse particolare cercando di teorizzarne il carattere ‘scientifico’
differenziandola però sia dall'evoluzionismo che dalla biologia. Vanni considerò essenziale l'autonomia teorica
del ‘ius’ o devere dai rapporti con gli aspetti storici-etnografici delle
istituzioni giuridiche. Vanni è convinto che la ‘filosofia,’ come analisi
concettuale, del diritto debba avere la funzione pratica di definire i ‘fine’
(métier) della inter-azione umana. In questo modo, Vanni ribade l'impostazione
criticista kantiana che acquistav un tono metafisico criticato dai positivisti
ortodossi che lo accusano di eclettismo. Opere: “Della consuetudine nei suoi
rapporti col dritto e con la legislazione” (Perugia); “Saggi critici sulla
teoria socio-logica della popolazione” (Città di Castello); “Prime linee di un
programma critico di sociologia” (Perugia); “Il problema della filosofia del
diritto nella filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi nostril” (Verona);
“La filosofia del diritto” (Verona); “La funzione della filosofia considerata
in sé ed in rapporto al socialismo” (Bologna); “La filosofia del diritto e la ricerca
positivista” (Torino); “Il dritto nella totalità dei suoi rapporti e la ricerca
oggettiva” (Roma); “La teoria della conoscenza come induzione socio-logica e
l'esigenza critica del positivismo” (Roma); “Filosofia del diritto” (Bologna);
“Filosofia sociale e filosofia giuridica” (Bologna) Biografia in Scuola Normale
Superiore di Pisa, su picus.unica. G. Marino, Positivismo e giurisprudenza,
Napoli, F.Cuculo, La sociologia positivista di Vanni, in A. Millefiorini ,
Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione
sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio, Positivismo,
storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini per la
storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia positivista
in Italia (Roma). siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per
le Soprintendenze Archivistiche. Opere u
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. Keywords: action, interaction, azione,
interazione, Vico, positivism, positivism critico, etologia, ethology -- Refs.:
The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza,, “Grice e Vanni: azione
ed inter-azione” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VANNINI. (San Piero a Sieve). Essential
Italian philosopher. “Never to be confused with the vain Vanini!”Grice. Filosofo.
Dopo gli studi al Ginnasio Michelangiolo di Firenze, si è laureato in Filosofia
a Firenze, discutendo una tesi su “‘Vitters’: metafisico e mistico”! Ha vissuto
nel Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite di Ciolini. Ha
compiuto viaggi e soggiorni di studio in Europa Ha insegnato Filosofia e Storia
nei Licei; per un triennio Storia della Filosofia a Firenze e Storia della
Mistica all'Istituto di Scienze Religiose aTrento. Ha tenuto seminari e
conferenze in Università ed Accademie italiane e straniere: Genova, Trento,
Ancona, Perugia, Urbino, Pavia, Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo,
Chieti, Roma, Avila, Strasburgo, Berlino. Considerato il maggior studioso
di mistica o anche il più importante studioso italiano di Eckhart e della
mistica cristiana, ha curato l'edizione italiana delle opera latine di Eckhart,
nonché quelle di altri autori spirituali, come Agostino, Gerson, Fénelon,
Porete, Taulero, Anonimo Francofortese, Lutero, Angelus Silesius, Czepko,
Franck, VWeigel, ecc. Marco Vannini, lungo un percorso ormai di quasi
mezzo secolo, è stato: traduttore e curatore di importanti testi della
mistica; critico della fenomenologia, da un punto di vista teoretico e storico;
filosofo della religione, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la
fede. Vannini legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto,
pone lo stesso a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale
presupposto impone come fuori da un'esperienza diretta di questo tipo sia
pressoché impossibile cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie
dottrine e pratiche religiose. Per Vannini la mistica è un sapere
spirituale, inoggettivabile ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è
l'identità mistica il vero e proprio criterio per discernere il vero dal falso.
Tale ermeneutica costituisce una propedeutica all'inverarsi in senso mistico
della religione cristiana. Il pensiero di Vannini si basa su una
esperienza spirituale, unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto
concetti appartenenti alla sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis
theo, quali vuoto, fondo dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra
distacco ed amore. Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è
fatto il vuoto nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo
recettivi alla luce proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso
stesso luce eterna: al vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una
pienezza, una traboccante ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed inesauribile.
Il rapporto tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua esclusione, ma “dialettico”
o dinamico, di reciproca compenetrazione: la “salvezza” viene letta nei
parametri teologici di una escatologia realizzata nel presente, come immanente
esperienza dello spirito. Essenziale diventa perciò il recupero della
antropologia classica corpo, anima, spirito ove l'uomo è un corpo, piccola
parte dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di pensieri, sentimenti,
volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello spazio, delle circostanze;
ma soprattutto uno spirito universale, eterno, libero, uno nell'Uno.
L'attualità e l'originalità della posizione di Vannini ha suscitato e continua
a suscitare un acceso dibattito in seno al panorama culturale italiano,
filosofico e teologico: nei confronti dell'autore vari infatti sono stati i
commenti, le recensioni, i contributi e gli interventi critici da parte di
personalità quali (in ordine alfabetico) Bozzo, Baldini, Bianchi, Cacciari,
Monticelli, Esposito, Forte, Givone, Mancuso, Matteo, Mucci S.I., Ravasi, Reale,
Torno, Vattimo, e Volpi. La particolare rilevanza dell'opera di Vannini
può trasparire anche, ad esempio, dalle seguenti affermazioni in meritocitate
in ordine sparsodi alcuni dei suddetti illustri pensatori. Givone: “A Marco
Vannini, cui siamo debitori d'un lavoro filosofico estremamente prezioso,
rivolgiamo questa domanda...». A Vannini dobbiamo non soltanto edizioni impeccabili
delle opere di Eckhart, Porete, Silesius, Gerson; ma anche il pensiero vigoroso
e chiaro, qualunque cosa gli si posa obiettare, che la mistica è da un lato il
cuore e la radice viva di ogni religione, ma dall'altro “la filosofia nel suo
senso più reale e profondo”, la conoscenza e la pratica dell'essere e “la gioia
dell'essere”. Cacciari: “È un grosso debito quello che la filosofia e la
teologia hanno accumulato in questi anni nei confronti diVannini. Grazie al suo
instancabile lavoro o sotto la sua direzione il nostro Paese può oggi contare
su impeccabili edizioni di Gerson, Silesius, Porete ed Eckhart» Mucci: “In
questi tempi di declino dell'ontologia, Vannini è certamente, in Italia, fuori
dell'ambito ecclesiastico, il più illustre studioso di mistica.” Reale: “L'esperienza
mistica è comunque per sua natura connessa con il religioso, come viene mostrato
nella filosofia di Vannini, “La mistica delle religioni (Le Lettere) in questi
giorni in libreria. Vanniniuno dei massimi esperti in materia a livello
nazionale e internazionaleanalizza in modo dettagliato questa esperienza spirituale
nell'induismo, nel buddismo, nell'ebraismo, nell'islamismo e nel
cristianesimo.” Torno: “Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di quelle
opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è diventato
difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova l'ultimo
delizioso scritto di Marco Vannini Sulla grazia». BForte: «L'ultimo bel libro
di Marco Vannini su Mistica e filosofia rivela ancora una volta la sua
straordinaria competenza di storico e interprete della mistica» Al pensiero di
Vannini è stato dedicato “Mistica e filosofia nel pensiero di Marco
Vannini. Opere: “Lontano dal segno. Saggio sul cristianesimo, La Nuova
Italia, Firenze, Esame della certezza, Il Cenacolo, Firenze, Eckhart. Opere tedesche, La Nuova Italia,
Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale Monferrato (nuova edizione
ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello spirito, Augustinus,
Palermo. Mistica e filosofia, Piemme,
Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova edizione ampliata, Le
Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto. L'esperienza mistica dall'Iliade
a Simone Weil, Mondadori, Milano (ristampa col titolo: Storia della mistica
occidentale, Oscar Mondadori ; poi Le Lettere, Firenze ). Introduzione alla mistica,
Morcelliana, Brescia (trad. portoghese: Introdução à Mìstica, Edições Loyola,
San Paolo del Brasile5). La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le
Lettere, Firenze (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica
delle grandi religioni, Mondadori, Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze).
Tesi per una riforma religiosa, Le Lettere, Firenze. La religione della
ragione, Bruno Mondadori, Milano (prefazione di Roberta De Monticelli). Sulla grazia,
Le Lettere, Firenze. Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e
come menzogna, Bompiani, Milano . Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le
Lettere, Firenze . Il Santo Spirito fra religione e mistica, Morcelliana
Editrice, Brescia . Oltre il cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani,
Milano . Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito,
Rizzoli, Milano (con Corrado Augias).
Indagine sulla vita eterna, Mondadori, Milano
(con Massimo Polidoro). Introduzione a Eckhart. Profilo e testi, Le
Lettere, Firenze . L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, Milano . All'ultimo
papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà, il Saggiatore, Milano . Contro
Lutero e il falso evangelo, Lorenzo de' Medici Press, Firenze . Il muro del
paradiso. Dialoghi sulla religione per il terzo millennio, Lorenzo 'de Medici
Press, . Mistica, psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze. Liceo-Ginnasio
Michelangiolo Firenze Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi,
s.a., in: <Panorama> Stefano G. Azzarà, su Materialismo Storico Bio-
Sergio Givone, Luce mistica dei moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifestoAlias,
Roberta De Monticelli, L'allegria della mente: dialogando con Agostino, Milano,
Bruno Mondadori. Marco Vannini, Mistica e filosofia, Prefazione, Firenze, Le
Lettere, Giandomenico Mucci, Il pensiero di Marco Vannini, in «La Civiltà
Cattolica», Giovanni Reale, Il misticismo vive in tutte le culture. Il testo di
Vannini, le «Upanishad» riedite, su corriere. Armando Torno, Alla ricerca della
Grazia nel segno di Eckhart, in «Corriere della Sera», Cultura, Bruno Forte,
Mistica, l’enigma dell’Altro, in «Avvenire»Libri, 28 settembre Roberto
Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini, Nerbini,
Firenze Mistica Misticismo cristiano
Mistica renana Meister Eckhart Pierre Hadot Henri Le Saux Sito personale di
Marco Vannini. Keywords: the mystic, das mystische. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Vannini e Grice: il mistico di ‘Vitters’
– The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VARISCO. (Chiari). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Grice: “We all learned about the ‘gnothi seauton’ at
Clifton – Varisco composed a full tract about it! Calogero has analysed the
implicatures! The idea is that you need a ‘thou’ to tell ‘thou’ ‘know THYself”
– although the oracular mystique is still there!” -- Fu professore di filosofia
a Roma e senator. La sua formazione filosofica coincide con la crisi del
positivismo. Laureato a Pavia. Partendo da posizioni solidamente
scientifiche, Varisco avverte sollecitamente il limite di ogni conoscenza che
voglia essere esclusivamente composto di ragione, e scopre insieme la
concomitante componente ‘fideistica’ di ogni affermazione di verità.
Questo ricorso alla fede come sentimento del sopra-naturale è utilizzato da
Varisco sia per affermare la preminenza della filosofia come conoscenza
concreta sui processi astrattivi della scienza (“I massimi problemi” – Milano,
Libreria Editrice Milanese), sia per approdare ad uno spiritualismo
pluralistico con forti accentuazioni teistiche (“Dall'uomo a Dio”). Altre
opere: “Scienza ed opinione” (Roma, Dante Alighieri); “La patria” (Roma, G.
Garzoni Provenzani), “Conosci te stesso” (Milano, Libreria Editrice Milanese);
“La scuola per la vita” (Milano, Isis); “Linee di filosofia critica” (Roma, A.
Signorelli); “Discorsi politici” (Roma, De Alberti); “Sommario di filosofia”
(Roma, A. Signorelli); “Dall'uomo a Dio” (Enrico Castelli e Giulio Alliney, Padova,
CEDAM. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme
ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia — Ufficiale dell'Ordine
della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine
della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino
per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Cavaliere
di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia. Opere, Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica. Refs.: The H. P. Grice Papers, BANC MS, --
Luigi Speranza, “Grice e Varisco: per un sommario di filosofia critica” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VARRONE.
(Rieti). Grice: “I count Varrone as the first language philosopher. He woke up
and realised he was speaking ‘lingua latina,’ and dedicated 36 volumes to it!”
--. Grice: “’Lingua latina’ has a nice Roman ring to it. In modern Italian, the
‘t’ has become an ‘z,’ as in “Lazio, --
the calcio team from Latium – or a ‘d’ as in ‘ladino.’” Grice: “I know his Loeb edition by heart!” –
Grice: “The Greeks never studied their lingo as Varro studied his! Of this
Austin always reminded me – ‘We should be like Varro, analysing our tongue as
‘fluid’ semiotic system!’” -- Academic,
Roman polymath, author of works on language, agriculture, history
and philosophy, as well as satires, and
principal conversationalist in the later version of Cicero’s "Academica.” Marco Terenzio Varrone.
Project Rome logo Clear.png Questore della Repubblica romana Varro co in Nome
originale Marcus Terentius Varro. Gens: Terentia Questura in Illyricum
Propretura in Spagna. Marco Terenzio Varrone (in latino: Marcus Terentius
Varro). Filosofo. “Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria, sulle fasi
della sua cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle sue cariche
sacerdotali, sugli istituti civili e militari, sulla dislocazione dei suoi
quartieri e vari punti, su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri affari,
sia divini che umani” (Cicerone, “Academica Posteriora,” Statua di Varrone a
Rieti. Marco Terenzio Detto Reatino (attributo che lo distingue da “Varrone
Atacino,” vissuto nello stesso periodo). Nato da una famiglia di
nobili origini, aveva rilevanti proprietà terriere in Sabina, dove fu educato
con disciplina e severità dai familiari -, integrate dall'acquisto di lussuose
ville a Baia e fondi terrieri a Tusculum e Cassino. A Roma Varrone compì
studi avanzati presso i migliori maestri del tempo. Lucio Elio Stilone
Preconino lo fece appassionare anche agli studi etimologici ed oratoria. Studia
linguistica con Lucio Accio, a cui dedicò “De antiquitate litterarum.” Come
molti romani, compì un grand tour in Grecia, dove ascoltò filosofi accademici
come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui dedusse una posizione
filosofica di tipo eclettico. A differenza di molti altri eruditi del
tempo, Varrone non si ritirò dalla vita politica ma, anzi, vi prese parte
attivamente accostandosi agli optimates, forse anche influenzato
dall'estrazione sociale. Dopo aver, infatti, percorso le prime tappe del “cursus
honorum” (triumviro capitale, questore, e legato) fu vicino a Pompeo, per il
quale ricoprì incarichi di grande importanza. Fu legato e proquestore e
combatté nella guerra contro i pirati difendendo la zona navale tra la Sicilia
e Delo. Allo scoppio della guerra civile fu propretore. In una guerra che
vedeva i romani contro i romani, tentò un'incerta difesa del suo territorio che
si concluse in una resa che Gaio Giulio Cesare, nei Commentarii de bello
civili, definì poco gloriosa. Dopo la disfatta dei pompeiani, si
avvicinò, comunque, a Cesare, che apprezzò il Reatino soprattutto sul piano
culturale, affidandogli la costituzione di due biblioteche, una romana l'altra
greca, ma che, dopo le idi di Marzo, furono sospese. Dopo la morte del
dittatore, anzi, fu inserito nelle liste di proscrizione sia di Antonio che di
Ottaviano (interessati più alle sue ricchezze che a punire i congiuranti), da
cui si salvò grazie all'intervento di Fufio Caleno per poi avvicinarsi a
Ottaviano a cui dedicò il “De vita populi Romani” volto alla divinizzazione della
figura di Giulio Cesare. Ha una produzione di oltre 620 libri, suddivisi in
circa settanta opere. Opere “De re rustica” (Varrone) e “De lingua
Latina” -- La vasta produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo in un
catalogo. Le opere di Varrone sono verosimilmente 74, suddivise in 620 volumi,
sebbene Varrone stess rifere di aver scritto 490 libri. Le opere di
Varrone possono essere suddivise in vari gruppi, dalle opere di erudizione,
filologia (filosofia del linguaggio, o semantica) e storia a quelle giuridiche
e burocratiche, dalle opere di filosofia (filosofia del linguaggio, semantica,
semiotica) e agricoltura alle opere di poesia, di linguistica e letteratura; di
retorica e diritto, con ben 15 libri De iure civili; di filosofia. Di
questa enorme produzione è pervenuta (quasi integra) solo un'opera, il “De re
rustica”, mentre del “De lingua Latina” sono pervenuti solo 6 libri su 25.
Probabilmente, causa del quasi completo naufragio della immane varroniana è che, avendo compulsato tanta
parte della cultura greco-romana precedente, divenne la fonte indispensabile
per gli autori successivi, perdendosi, per così dire, per assimilazione. Dell'attività
filologica di Varrone fa testimonianza il cosiddetto "canone
varroniano", elaborato a partire da due opere, le “Quaestiones Plautinae” e
il “De comoediis Plautinis”, in cui Varrone ripartì il corpus plautino, che
include 130 fabulae: di queste, 21 vengono definite autentiche, 19 di origine
incerta, dette "pseudo-varroniane" e le restanti spurie. Si
occupò soprattutto di antiquaria, con i 41 libri di “Antiquitates”, il suo
capolavoro, divisi in 25 di “res humanae” e 16 di “res divinae”, fonte precipua
di Agostino nel De civitate Dei. Proprio da Agostino si evidenzia l'attenzione
di Varrone sulla religione "civile", con una compiuta disamina su
culti e tradizioni, pur con acute critiche alla teologia mitica dei poeti in
nome di una theologia naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non
pervenuta, “De bibliothecis”, presumibilmente legata alle incombenze come
bibliotecario affidategli da Cesare. Nell'ambito filosofico, notevoli
dovevano essere “I logistorici” -- dal greco “discorsi di storia” -- in 76
libri, composta in forma di dialogo in prosa, di argomento morale e antiquario,
in cui ogni libro prendevil nome di un personaggio storico e un tema di cui il
personaggio costituiva un modello, come il “Marius”, “de fortuna” o il “Catus”,
“de liberis educandis”. Probabilmente questi dialoghi storico-filosofici furono
tra i modelli espositivi del “Laelius”; “de amicitia” e del “Cato Maior”, “de
senectute” di Cicerone. All'interesse filosofico e divulgativo di
Varrone, probabilmente scritte lungo tutto il corso della sua parabola
culturale, riconducevano le “Saturae Menippeae”, che prendevano come modello
Menippo, esponente della filosofia cinica (da cui il nome). Le “Saturae
Menippeae” si componevano di 150 libri, in prosa e in versi, di cui però ci
rimangono circa 600 frammenti e novanta titoli, di argomento soprattutto
filosofico, ma anche di critica dei costumi, morale, con rimpianti sui tempi
antichi in contrasto con la corruzione del presente. Ciascuna satira recava un
titolo, desunto da proverbi (“Cave canem” -- con allusione alla mordacità dei
filosofi cinici) o dalla mitologia (“Eumenide” contro la tesi stoico-cinica per
cui gli uomini sono folli, “Trikàranos”, il mostro a tre teste, con un mordace
riferimento al primo triumvirato) ed era caratterizzata da lessico popolaresco,
polimetria e, come in Menippo, uno stile tragi-comico. Valerio Massimo, VII
3. Aulo Gellio. Ce ne parla Varrone
stesso in “De lingua latina” -- Cicerone, Academica posteriora, Appiano, Guerre
civili, IV 47; Varrone, De re rustica, I Svetonio, Cesare, Appiano, Ausonio,
Commemoratio professorum Burdigalensium,Chronicon, ann. Aulo Gellio, Gellio, I
cui frammenti sono editi nell’edizione di B. Cardauns: “Antiquitates rerum divinarum”
Cfr. B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e prosopografico,
Parma, Universita degli studi di Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese:
"Da ragazzo, avevo solo una tunica modesta e una toga, calzature senza
fascette, un cavallo non sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado,
una tinozza". N. Horsfall, Varrone,
in Letteratura Latina (Milano, Mondadori). Cfr. M. Salanitro, Le Menippee di
Varrone: contributi esegetici e linguistici (Roma, Edizioni dell'Ateneo). Sulla
satira varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW",
Per la specifica sul “De re rustica” e
sul “De lingua Latina” si rimanda alle rispettive voci) Atti del
Congresso di studi varroniani. Rieti, Rieti, Centro di studi varroniani, A. Cenderelli, “Varroniana” Istituti e
terminologia giuridica nelle opere di Varrone (Milano, A. Giuffrè); H.
Dahlmann, “Varrone e la teoria ellenistica della lingua”, (Napoli, Loffredo), F.
Della Corte, “Varrone, il terzo gran lume romano” (Genova, Istituto universitario
di Magistero (rist. Firenze, La Nuova Italia. “De vita populi Romani” Introduzione
e commento, Pisa; B. Riposati, “M. Terenti Varronis De vita populi Romani” -- Fonti,
esegesi, edizione critica dei frammenti (Milano, Vita e pensiero), B. Riposati,
“Varrone. L'uomo e lo scrittore” (Roma Istituto di studi romani); A. Traglia,
Introduzione a Varrone, “Opere” (Torino, UTET), B. Zucchelli, “Varro
logistoricus: prosopo-grafica” -- Parma, Universita degli studi di Parma,
Istituto di lingua e letteratura latina, Satira menippea Biblioteche romane
Antiquitates rerum humanarum et divinarum Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Enciclopedia Britannica, Musisque Deoque. Opere di Marco Terenzio Varrone, su PHI
Latin Texts, Packard Humanities Institute. openMLOL, Horizons Unlimited
srl., Progetto Gutenberg, su
LibriVox. su Persée, Ministère de
l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. “M. Ter. Varronis De lingua Latina libri qui
supersunt: cum fragmentis ejusdem” Biponti, ex typographia societatis. Biblioteca
degli scrittori latini con traduzione e note: “Terentii Varronis quae supersunt
opera” Venetiis, excudit J. Antonelli (LA) Les agronomes latins, Caton, Varron,
Columelle, Palladius, M. Nisard, Paris, Firmin Didot Fréres, “Grammaticae
Romanae Fragmenta”, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. “M.
Terenti Varronis saturarum menippearum reliquiae” -- cur. A. Riese, Lipsiae, in
aedibus B. G. Teubneri. Keywords: centro di studi varroniani, idioma, idiom,
lingua latina, lingua anglica – Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS –
Luigi Speranza, “Grice e Varrone: semiotica filosofica” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
VARZI.
(Galliate). Essential Italian philosopher. varzi:
essential Italian philosopher. Some Italians do not consider Varzi an “Italian”
philosopher in that his maximal degree was earned elsewhere! If philosophy is a
branch of the belles lettres, part of Varzi’s essays belong in English
literature --. He was written on ‘universal semantics.’ Achille Varzi all'Trento. Grice: “Varzi
rather freely uses ‘universal’ as in ‘universal semantics’ – while my own
pragmatic rules have been challenged universal status, by, of all people,
Elinor Ochs!” -- Filosofo. Grice: “Some Italians consider Varzi a
specimen of ‘brain drain’ in more than one way: his maximal degree was obtained
without Italy, not within Italy, and not in Italian – plus the fact that he is
at Colombo’s Columbia!” -- Esponente della filosofia analitica, è noto
principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo contributo alla
rinascita degli studi in ambito di metafisica e ontologia.
Laureatosi a Trento con una tesi, “La logica libera” -- è stato insignito
della Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio Paolo Bozzi
per l'Ontologia. Dopo un periodo dedicato soprattutto allo studio
dell'immagine del mondo propria del senso comune, Varzi si è indirizzato
progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e convenzionalista,
nella convinzione che "buona parte della struttura che siamo soliti
attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra testa, nelle
nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti e categorie
che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al nostro bisogno
di rappresentarla in quel modo". Autore di oltre un centinaio di
pubblicazioni su volumi e riviste specializzate, è noto anche per la sua attività divulgativa
(spesso in collaborazione con Casati), ispirata al principio secondo cui
"la filosofia è una sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle
cose quotidiane e ne mostra la meravigliosa complessità". Opere:
“Semplicemente diaboliche” (Laterza); “L’amicizia” (Orthotes); “I colori del
bene, Orthotes, . L'incertezza elettorale (Aracne). Le tribolazioni del
filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le
pene de l’Infero, Laterza, . Il mondo messo a fuoco, Laterza, . Il
pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica, Einaudi,
Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili storie filosofiche, Laterza, Parole,
oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Carocci. “Logica” McGraw-Hill
Italia, Buchi e altre superficialità,
Garzanti. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino, Mettere a fuoco il
mondo. Conversazioni sulla filosofia di Varzi, numero speciale di Isonomia Epistemologica, Francesco Calemi, Varzi. Logica, semantica,
metafisica, AlboVersorio, Milano. Elena Casetta e Valeria Giardino. Il mondo
messo a fuoco, Laterza. Dal risvolto di copertina di Semplicità insormontabili,
Laterza. Da questo libro è stato tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable
Simplicities, per la regia di Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre
Company all'edizione del New York International
Fringe Festival. Biografia "negativa" di Varzi, su columbia.edu.
Intervista ad Achille Varzi di Leonardo Caffo, Rivista italiana di filosofia
analitica. Keywords: ‘universal’. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Varzi: semantica filosofica," per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
VASA. (Aggius). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Andrea Vasa Società Filosofica Italiana Congresso
Nazionale L'Aquila. Vasa nacque ad Aggius, paese della Gallura di forte e
suggestivo paesaggio e di forti vicende. Compiuti in anticipo gli studi
secondari, andò a studiare filosofia a Milano dove si laureò. Insegnò nel Liceo
Ginnasio “Arnaldo” di Brescia. Dovette interrompere l’insegnamento a causa della
sua partecipazione alla Resistenza con il gruppo che faceva capo a Parri. Alla
fine della guerra riprese l’insegnamento a Milano nel Liceo Classico G.
Carducci e poi nel Liceo Ginnasio Manzoni. Ottenne la libera docenza. Fu
assistente volontario e poi incaricato di Filosofia a Milano. Vincitore di un
concorso a cattedre di Filosofia teoretica, fu chiamato a Cagliari e Firenze. Vasa rimase sempre
fortemente legato al paese natale. Il Comune di Aggius ne ha conservato la
memoria. Negli anni di formazione , Vasa
si trovò a partecipare al tentativo condotto da Bontadini, di cui era allievo e
amico, di superare la contrapposizione tra la scolastica e l’idealismo,
comprendendo e assimilando quanto della metafisica hegeliana e cristiana era in
questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese una sua via personale. Abbandonò
l’interesse metafisico simpatizzando per l’attualismo di Gentile per quanto
esso restituiva all’uomo dignità e responsabilità, mettendone tuttavia in luce
l’impossibilità di una fondazione logica. Nacquero così le indagini sulla
logica di Hegel che portarono a rilevanti osservazioni critiche riguardo
all’idealismo. Con l’idea che i valori immanenti costituiscono l’orizzonte
trascendentale nella prassi razionale ed etica dell’uomo veniva a cadere per
Vasa l’opposizione di immanenza e trascendenza.
Nella comune partecipazione alla Resistenza Vasa si legò di amicizia con
Pra, filosofo di profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della
storiografia filosofica. Tramite lui Vasa entrò in contatto con Banfi, che
rappresentava la Scuola filosofica milanese. Nel confronto con il razionalismo
critico di Banfi, che mirava a chiarire una struttura della ragione nel solco
della tradizione kantiana, Vasa pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni
struttura presupposta della ragione verso un orizzonte di possibilità non
ancora prevedibili. Questo pensiero comportava l’idea della ricerca di una
logica della possibilità. Si pose così quella proposta filosofica detta
“trascendentalismo della prassi”, radicalmente critica e programmaticamente aperta,
e che venne difesa da Pra e Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia»
fondata da Pra, sia nei Congressi della “Società filosofica italiana” rinata
dopo lo scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il “trascendentalismo
della prassi” era contrapposto al "teoricismo", inteso come il
carattere di tutte le filosofie che presuppongono un principio di datità del
reale e del valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il trascendentalismo
della prassi non voleva essere una teoria, ma un atteggiamento pratico
possibile, effettivo, che riconosceva la temporalità della prassi e ne
rivendicava la libertà e la responsabillità. La proposta del trascendentalismo
della prassi, che era immediatamente critica del pensiero di Croce e Gentile,
ma che investiva tutti gli indirizzi contemporanei, fu il modo più radicale del
domandarsi dopo la guerra, sul métier della filosofia. La «Rivista di storia
della filosofia» costituì il contatto con il “neo-illuminismo”, che, animato da
Abbagnano, avendo come centro Torino, collega e confronta in convegni periodici
i nuovi indirizzi metodologici e anti-metafisici. Affermatisi gli indirizzi della fenomenologia
trascendentale, della filosofia analitica e dell’empirismo, Vasa, con il suo
metodo, caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo
“andar oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e
seminari. La sua ricerca, ora caratterizzata come razionalismo della prassi,
continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della libertà
della persona. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla filosofia” a
cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o di autorità
universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione ingenua del
mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso al nostro
rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di
generalizzazioni nuove, risponde al bisogno della persona di costruirsi e
perseguire finalità proprie. Per
influenza dell’amico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide
concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità
razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso
l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo
logico-matematico di Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed ordinario)
di ‘Vitters’; il convenzionalismo logico e linguistico che egli coglieva
nell’empirismo di Carnap e nella discussione di Quine sull’ontologia; lo stesso
svolgimento dell’epistemologia dagli inizi col Circolo di Vienna ai successivi
sviluppi autocritici e “liberali”; le rivoluzioni concettuali delle scienze.
Erano tutti problemi che avevano all’origine e segnalavano una crisi del
fondamento. Vasa volle chiarirli leggendovi «la sollecitazione a porre fra
parentesi ad aggredire o a variare all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e
tempi, di atomi, masse e cause naturali». La ricerca di Vasa manteneva così
l’etica dei fini umani; la logica era anche logica della speranza; la filosofia
ritrovava il senso originario di “amore della saggezza”. Opere: “Il problema della ragione” (Bocca,
Milano); “Ricerche sul razionalismo della prassi” (Sansoni, Firenze); “Logica,
scienza e prassi” (La Nuova Italia, Firenze); “Logica, religione e filosofia”
(Franco Angeli, Milano); “Logica, scienze della natura e mondo della vita”
(Franco Angeli, Milano); “Poeti di Aggius. Michele Andrea Tortu, Michele Pisanu
(Antologia di Salvatore Lepori con prefazione, traduzione e note di A. Vasa),
Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto Superiore Regionale
Etnografico, Nuoro. “Il Trascendentalismo della prassi, la filosofia della
Resistenza, Maria Grazia Sandrini, Mimesis / Centro Internazionale Insubrico,
Milano . NIn memoria di Andrea Vasa, filosofo della modernità, La Nuova
Sardegna, Treccani: Vasa, Andrea Ragione
e libertà. Saggio sul pensiero di Vasa
A. Vasa, Una discussione con G. Bontadini su metafisica e filosofia, in
Studi di filosofia in onore di G. Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di
Vasa sono raccolti nel volume Logica, religione e filosofia (Scritti
filosofiici A. Vasa, Memoria di Giovanni Gentile, in «Giornale critico della
filosofia italiana», Vedi Benedetto Croce, Le cosiddette ‘riforme della
filosofia’ e in particolare di quella hegeliana, (a proposito del saggio di
Vasa su De Ruggiero), in «Quaderni della Critica», poi in Indagini su Hegel,
Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La filosofia italiana oggi, in «Rivista critica
di storia della filosofia», Sul trascendentalismo della prassi, in Il problema
della filosofia oggi. Atti del XVI Congresso nazionale di Filosofia (Bologna, promosso dalla SFI, Bocca, Roma-Milano, Vedi:
saggi come l’Introduzione alla trad. di E. Husserl, L’idea della fenomenologia (M.
Rosso), Il Saggiatore, Milano, Logica e
religione di fronte al compito di una possibile unificazione del sapere, in «Il
Pensiero», L’ateismo religioso di L. Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», (Esistenza,
Mito, Ermeneutica), e le lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della
natura e mondo della vita A. Vasa,
Logica, scienze della natura e mondo della vita. La frase (di Vasa) compare nella presentazione
editoriale del volume Logica, scienza e prassi. Luporini, Casari, Pra,
Geymonat, Marinotti, Ricordo di Vasa. Corsi, seminari, Olschki, Firenze, Ferruccio
De Natale, Storicità della filosofia e filosofia come storiografia. Un
dibattito tra filosofi italiani in Dentro la storiografia filosofica. Questioni
di teoria e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi, Razionalismo e prassi a
Milano, Cisalpino-Goliardica, Milano. Amedeo Marinotti, Luciano Handjaras,
Maria Grazia Sandrini, “Ragione e libertà: la filosofia di Vasa, Prefazione di
M. Dal Pra, Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento,
Angeli, Milano, vi è raccolto il contributo già in , Ricordo di Andrea Vasa,
Olschki, Firenze Carlo Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa,
in «La Fortezza. Rivista di studi», Maria Grazia Sandrini, Liberalismo etico e
prospettive razionalistiche nel pensiero di Vasa, in M. G. Sandrini, Etica e
scienza. Saggi di filosofia, Carocci, Roma. Maria Grazia Sandrini e Al., Andrea
Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di Aggius. Comprende: relazioni di M.G.
Sandrini, “L’eredità vasiana”. P.L. Lecis, Viaggio verso una meta incerta.
L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F. Minazzi, La strada per Megara e
l’irriducibilità della libertà umana. Il problema della ragione nel trascendentalismo
della prassi di A. Vasa; E. Palombi, Sul senso dell’uomo nel pensiero di A.
Vasa; alcuni brevi Scritti e testi inediti, F. Minazzi e M.G. Sandrini, in «Il
Protagora», poi in volume con lo stesso titolo, Barbieri, Manduria 2008. Amedeo
Marinotti, Ragione e prassi in Vasa e in Geymonat. Memoria di una discussione
filosofica e di un’amicizia, in Geymonat un maestro del Novecento. Il filosofo,
il partigiano e il docente, Fabio Minazzi, Unicopli, Milano Enrico I. Rambaldi, La formazione di Vasa, in Alberto
Pala filosofo laico, appassionato delle scienze. Studi e testimonianze nel 90°
dalla nascita, B. Maiorca, Cuec, Cagliari, Enrico I. Rambaldi, Da Gentile a
Hegel. Trascendentalismo e antifascismo in Andrea Vasa. Con un’appendice di
testi e documenti, in «Rivista di storia della filosofia». Keywords: liberta,
freedom. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e
Vasa: ragione e liberta” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VASTARINI. (L’Aquila). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Esponente di una nota famiglia abruzzese, fu un grande
studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e decise di
entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di una brillante
vocazione predicatoria che lo portò sino alla corte di Urbano VIII. Venne
pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il vescovato di
Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di Fiesole, ma in
entrambi i casi Vastarini rifiutò. Nella
prima metà Professoresi prodigò per aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila,
colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non era riuscito a
soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. Acquistò un vasto
terreno sul margine orientale della cinta muraria e vi costruì il convento e la
chiesa di San Michele, oggi inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo.
Fu camerlengo dell'Aquila. Giacomo Di
Marco, Storia del complesso architettonico, in Lucio Zazzara, Palazzo dell’Emiciclo
e palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila,
Pescara, Carsa. Alfonso Dragonetti 234
Frati minori cappuccini d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi
Francesco e Chiara di L'Aquila, su fraticappuccini. L'Emiciclo Rinasce, La
storia, su emiciclorinasce. 9 giugno .
Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri aquilani, L'Aquila,
Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft,
MS – Luigi Speranza,, “Grice e Vastarini: cappuccino e ciserciani” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VATTIMO. (Torino). Essential Italian
philosopher. Grice: “It may be argued that what Vattimo means by ‘strong’ is
what I mean by ‘weak’ and viceversa – With Popper, ‘I know’ is weaker than ‘I
believe’ and ‘every x’ is weaker than ‘some (at least) one’ or ‘the’ – I have
explored ‘the’ – Keyword: massima della debolezza conversazionale; massima
della forza conversazionale” -- Filosofo -- not one that provinicial Beaney
would include in his handbooks and dictionariesVattimo’s philosophy shares
quite a bit with Grice’s programme, as anyone familiar with both Vattimo and
Grice may testify. Vattimo has philosophised on Heidegger and Nietzsche, and
one of his essays is on the subject and the maskanother on realityThere is a
volume in his honour.Gianni Vattimo Gianteresio
"Gianni" Vattimo Gianni Vattimo Participante del Foro Internacional
por la Emancipación y la Igualdad Gianni Vattimo nel Dati generali Partito politicoPartito
Comunista (dal ) In precedenza: DS PdCI IdV Indipendente Titolo di studio Laurea
in Filosofia Università Università degli Studi di Torino Professione filosofo,
professore universitario. Filosofo. Tra i massimi esponenti della corrente post-moderna,
è teorizzatore del pensiero debole. Il padre è un poliziotto calabrese,
che muore quando Gianni ha un anno e mezzo, mentre la madre è una sarta; ha una
sorella di otto anni più grande. Durante la guerra si trasferisce con la
famiglia in Calabria, restandoci per due anni e ritornando a Torino nel
settembre del 1945. Studente del liceo classico Gioberti è attivo nella
Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e collabora a Quartodora, rivista del
movimento diretta da Straniero. Si autodefinì come un cattolico militante,
influenzato dalla lettura di Maritain, Mounier e dei racconti di Bernanos,
portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo storico,
l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx. Allievo di Pareyson assieme
a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è laureato in
filosofia a Torino. Lavora ai programmi culturali della Rai. Ha conseguito la
specializzazione a Heidelberg, con Löwith e Gadamer, di cui ha introdotto il
pensiero in Italia. Professore incaricato e ordinario di estetica all'Torino,
nella quale è stato preside, della facoltà di Lettere e Filosofia. -- ordinario
di filosofia teoretica presso la stessa università. 00 professore emerito,
titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali attività
didattiche presso la suddetta università. Idea e condotto su Raitre il
programma televisivo di divulgazione filosofica “La clessidra.” Ha insegnato
come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi
atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di
comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio
corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per
i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'espresso.
Attualmente dirige la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e critica
filosofica (edita da Aracne Editrice). Per le sue opere ha ricevuto lauree
honoris causa dalle La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional
Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de
l'Esprit. Ha svolto attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito
Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di
Sinistra, per i quali è stato parlamentare europeo, e nel Partito dei Comunisti
Italiani -- è stato candidato da una
lista civica a sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs),
per combattere la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel
paese, ma non è riuscito ad arrivare al secondo turno. Annunciato la sua
candidatura a parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di
Antonio Di Pietro, rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo
eletto nella circoscrizione Nord-Ovest. Il 21 gennaio , giorno
dell'anniversario della fondazione del PCd'I, annuncia la sua adesione al
Partito Comunista. Il suo ideale politico-religioso si riassume in una
forma da lui definita "comunismo cristiano" e "comunismo
ermeneutico", un' ideale antidogmatico di "comunismo debole" nel
pensiero e nell'essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime
comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla violenza delle industrializzazione
pesante forzata e dello stalinismo in genere, così come anche alle tesi di
Lenin e del terrorismo, muovendo a favore di una sinistra improntata al
dialogo, alla dialettica e alla tolleranza. Controversie Accuse di
antisemitismo Vattimo è stato accusato di antisemitismo, a causa delle sue
dichiarazioni sul controllo ebraico di banche, dove affermava:
"Ricordiamoci che la Federal Reserve è di proprietà di Rothschild. Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, lo accusò di antisemitismo,
additando le sue dichiarazioni come "parole di odio che non aggiungono
nulla di nuovo e che sono accompagnate dalla riproposizione squallida di
stereotipi anti-semiti". Anche Aiello, primo rabbino donna in Italia, ha
corroborato queste accuse, tacciando Vattimo di antisemitismo. Ha
rilasciato un'intervista al Corriere in cui dichiara, riguardo a Israele
«bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e portarli
laggiù» La dichiarazione, riferita ai missili Qassam con cui Hamas colpisce
Israele, ha suscitato molte polemiche. Il filosofo ha tuttavia chiarito che le
sue prese di posizione sono rivolte contro Israele e che non hanno nulla a che
vedere con l’anti-semitismo. Sull'aggressione a Berlusconi In occasione
dell'aggressione di Tartaglia a Berlusconi ha espresso a Radio Radicale la
convinzione che quell'aggressione fosse stata una montatura. Ha affermato
inoltre che se l'aggressore avesse voluto veramente fare del male a Berlusconi
era preferibile usare una pistola invece di una statuetta. Vattimo si è
occupato dell'ontologia ermeneutica, proponendone una propria interpretazione,
che ha chiamato “debolita”, in contrapposizione con le diverse forme di
pensiero forte (fortitude) dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua
dialettica, il marxismo, la fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo.
Ognuno di questi movimenti si è proposto come superamento delle posizioni
filosofiche precedenti e smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta
l'errore, secondo Vattimo, consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non
ci sono nuovi inizi, l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare
"fundamenta inconcussa" che non vi possono essere. Debolita è invece
un atteggiamento della postmodernità che accetta il peso
dell'"errore", ossia del caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è
storico e umano. È la nozione di verità a doversi modellare sulla dimensione
umana, non viceversa. Secondo Vattimo la debolita è la chiave per la
democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e la diffusione
del pluralismo e della tolleranza. In questo senso deve essere almeno segnalata
la grande e decisiva importanza che assume nella sua filosofia la nozione di
nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e Heidegger e si lega a vari
temi vattimiani (dall'etica, alla politica, dalla religione --l'indebolimento
di Dio alla teoria della comunicazione – implicatura come communicatum debole.
Con le sue opere più recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato
al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la
postmodernità. Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro
Pareyson e di Quinzio, Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio nell'essere
razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica occidentale. Di
Pareyson e Quinzio, però, non condivide la visione religiosa tragica.
Suggestionato da Girard, Vattimo legge la vicenda di Cristo come rifiuto di
ogni sacrificio, anzitutto umano ed esistenziale. La kénosis (lett.
"svuotamento") divina è a vantaggio della libertà e della pace
umana. Le posizioni del filosofo rappresentano una svolta, sia nella sua
impostazione filosofica dell'interpretazione del presente, sia nel campo dell'attività
politica. Abbandona il partito dei Democratici di Sinistra e abbraccia il
marxismo rivalutandone positivamente l'autenticità e validità dei principi
progettuali, auspicando un "ritorno" al pensiero del filosofo di
Treviri e a un comunismo epurato dagli sviluppi delle distorte politiche
pubbliche sovietiche da superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa
apparire contraddittoria con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la
continuità delle nuove scelte con il processo di ricerca sul pensiero debole,
pur ammettendo il cambiamento di "molte delle sue idee". È lo stesso
filosofo a parlare di un "Marx indebolito", ovvero di una base
ideologica capace di illustrare la vera natura del comunismo e adatta nella
pratica politica a superare ogni tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo
si configura quindi come una tappa dello sviluppo del pensiero debole,
arricchito nella prassi da una prospettiva politica concreta. Etica e
natura Vattimo ha anche espresso posizioni ambientaliste ed in particolare a
favore dei diritti degli animali. Ad esempio ha dichiarato: «In un'epoca
in cui l'umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari
possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l'inquinamento) la
nostra radicale fratellanza con gli animali si presenta in una luce più
immediata ed evidente.» Da parlamentare europeo si è battuto, tra
l'altro, contro la sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli
animali negli allevamenti. Vita privata Vattimo ha pubblicamente
dichiarato la sua omosessualità, che concilia con la sua fede cristiana. Negli
ultimi anni d'insegnamento universitario ha infatti sviluppato una concezione
di Cristianesimo "secolarizzato", il quale, conseguentemente, non
necessita di istituzioni ecclesiastiche, fondandosi sulla kénosis, ossia
sull'abbassamento e sull'indebolimento dell'idea di Dio. Per il filosofo il non
riconoscimento di un "assoluto", inteso come una verità definitiva,
porterebbe ad una maggiore accettazione della diversità sociale e culturale.
Il compagno da 11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura,
malato di tumore ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando
nei Paesi Bassi per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui
sull'aereo lo stesso Vattimo. Ha collaborato con vari quotidiani italiani
e stranieri (La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano, Clarín, El
País), con editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità, politica
e cultura. Opere: “Il concetto di fare in Aristotele” (Giappichelli, Torino);
“Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia, Torino); “Ipotesi su
Nietzsche” (Giappichelli, Torino); “Poesia e ontologia” (Mursia, Milano); “Schleiermacher,
filosofo dell'interpretazione” (Mursia, Milano, “Introduzione ad Heidegger”
(Laterza, Roma-Bari); “Il soggetto e la maschera” (Bompiani, Milano); “Le
avventure della differenza” (Garzanti, Milano); “Al di là del soggetto” (Feltrinelli,
Milano); “Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano (G. Vattimo eA. Rovatti);
“La fine della modernità” (Garzanti, Milano); “Introduzione a Nietzsche,
Laterza, Roma-Bari); “La società trasparente” (Garzanti, Milano); “Etica
dell'interpretazione” (Rosenberg & Sellier, Torino); “Filosofia al
presente” (Garzanti, Milano); “Oltre l'interpretazione” (Laterza, Roma-Bari);
“Credere di credere” (Garzanti, Milano); “Vocazione e responsabilità del filosofo”
(Il Melangolo, Genova); “Dialogo con Nietzsche” (Garzanti, Milano); “Tecnica ed
esistenza: una mappa filosofica del Novecento” (Bruno Mondadori, Milano); “Dopo
la cristianità. Per un cristianesimo non religioso” (Garzanti, Milano); “Nichilismo
ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S. Zabala, Garzanti, Milano); “Il
socialismo ossia l'Europa, Trauben); “Il Futuro della Religione, S. Zabala,
Garzanti, Milano, “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e
relativismo, Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa); “Non essere Dio.
Un'autobiografia a quattro mani, Aliberti editore, Reggio Emilia, “Ecce comu.
Come si ri-diventa ciò che si era, Fazi, Roma, “Addio alla Verità, Meltemi,
2009 Introduzione all'estetica, Edizioni ETS, Pisa, “Magnificat. Un'idea di montagna,
Vivalda, “Della realtà, Garzanti, Milano,
Ha pubblicato presso Laterza un annuario filosofico a carattere
monografico (Filosofia). La sezione Filosofia ha vinto il Premio Brancati.
Vattimo a Lima, Perú. Pecoraro, "Dossier Vattimo", Rossano Pecoraro,
in: "Alceu". Rivista del Dip. di Comunicazione. Monaco, Gianni
Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e postmodernità, Ets, Pisa; Weiss,
Gianni Vattimo. Einführung. Vienna, Passagen Giovanni Giorgio, Il pensiero di
Gianni Vattimo. L'emancipazione della metafisica tra dialettica ed ermeneutica
(Franco Angeli, Milano); Numero della rivista A Parte Rei (Madrid), v. 54,
dedicato a Vattimo. Pensare l'attualità, cambiare il mondo, G. Chiurazzi, Bruno
Mondadori, Milano. Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero
in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa L'apertura del presente. Sull'ontologia ermeneutica
di Gianni Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di ermeneutica e critica
filosofica, anno I, numero speciale. Mario Kopić, Gianni Vattimo Čitanka, Gianni
Vattimo Reader. Zagabria, Antibarbarus. Carlos Muñoz Gutiérrez, Daniel Mariano
Leiro, Víctor Samuel Rivera. Note:
Fondazione verano centini/images/allegati/pdf/ Vattimo_Gianni.pdf Movi100 Cent'anni di Movimento Studenti di
Azione Cattolica, su movi100.azionecattolica. Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su
publicseminar.org, 11 luglio . Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino
Di Pietro. Marco Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il
filosofo Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato
Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista, Ian Angus, Interview with Gianni
Vattimo: “Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher
politician slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno. 'Shoot those bastard Zionists': Italian
scholar, su thelocal Corriere della Sera, Non acquistiamo i prodotti di lì, su
archiviostorico.corriere. Repubblica -Vattimo: "Non sono un antisemita.
Solo anti-israeliano", su torino.repubblica. A Radio Radicale Il delirio
di Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»
Il Giornale, In questo senso Cfr,
tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica,
politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade)
dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San
Paolo. Da Animali quarto mondo, in , I
diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica,
Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza
alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo. Interrogazione scritta
alla Commissione sul benessere degli animali, su Gianni vattimo. 4Vattimo:
accanimento sui gay, ma io non bacio in pubblico -- Corriere della Sera, su
corriere. «Il mio compagno voleva farla
finita Ma morì in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere.
Albo d'oro premio Brancati, su comune.zafferana etnea.ct. Pensiero debole. Blog
ufficiale, su Gianni vattimo.blogspot.com.
Gianni Vattimo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Gianni Vattimo,
su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Revista A parte rei, su
personales.ya.com. Vattimo in una discussione sui fatti dell'11 settembre e sul
Pensiero Unico su mito11settembre. Lezione di congedo dall'Torino di VattimoLa
verità e l’evento: dal dialogo al conflitto, su
teologiaeliberazione.blogspot.com. Credere di credere. Genesi e significato di
una conversione debole Giornale di filosofia della religione Gianni Vattimo. Un
comunista postmoderno? (di Preve) RAI Filosofia, su filosofia.rai. Keyword:
debole/forte – implicatum come communicatum debole -- Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Vattimo," The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
VECA. (Roma). Grice: “I like Veca. Like
me, he speaks of altruisn, and he has contributed to a collective volume,
“Cooperare e competere.”” Essential Italian philosopher. Filosofo.
Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel dibattito culturale italiano
dell'approccio alla filosofia politica derivato dall'impostazione di Rawls,
divenendo un punto di riferimento filosofico della sinistra, sia come teorico
che come militante. La sua formazione di tipo analitico (sensibile quindi alle
metodologie e alle questioni della filosofia del linguaggio e della logica),
insolita rispetto alla figura del teorico politico così come tradizionalmente concepito
in Italia, ha permesso alla sua riflessione di spaziare anche negli ambiti
dell'epistemologia e della metafisica, indagandone le connessioni con l'ambito
della filosofia morale e politica. Veca da un impulso decisivo, nel
dibattito filosofico italiano, a temi quali il realismo, il problema della
completezza nelle teorie epistemiche e politiche, la giustizia globale e la
sostenibilità. Studia Filosofia a Milano, dove si laurea con una tesi in
Filosofia teoretica, condotta sotto la guida di Paci e Geymonat. Dal 1966 al
1973, è stato assistente volontario, borsista CNR e assistente incaricato
presso la cattedra di Filosofia teoretica a Milano. -- è stato professore incaricato di Filosofiaa Calabria. --
è stato professore incaricato di Storia delle istituzioni e delle strutture
sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Bologna. Professore
incaricato, professore incaricato stabilizzato e professore associato di
Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze Politiche di Milano. -- è
stato professore straordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere
e filosofia di Firenze. Professore di Filosofia politica presso la Facoltà
di Scienze politiche a Pavia. vicepreside della Facoltà di Scienze
politiche a Pavia. Dal 1999 al 2005 è stato president della Facoltà di Scienze
politiche dell'Pavia. Dal 1998 al 2005 è stato membro del Comitato
direttivo della Scuola Superiore IUSS di Pavia. rettore del Collegio
Universitario Giasone del Maino di Pavia. direttore del Centro Inter-Dipartimentale
di Studi e Ricerche in Filosofia sociale a Pavia. -- è stato prorettore per la
didattica dell'Pavia. Dal 2003 al 2006 è stato componente del Consiglio
di amministrazione della Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato
scientifico dell’European Centre for Training and Research in Earthquake
Engineering presso l'Pavia. Ha fatto parte del Consiglio d'amministrazione
dell'Istituto italiano di scienze umane di Firenze. -- è stato vicedirettore
dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Coordinatore dei corsi
ordinari dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.
Dal al
è prorettore vicario dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di
Pavia. Dal 2006 al è Professore di
Filosofia politica presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di
Pavia. Conclusa la sua carriera accademica nel , Veca attualmente insegna
Filosofia politica nelle Classi di Scienze umane e Scienze sociali
dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Nella sua lunga
carriera Veca ha tenuto seminari e cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's), a
San Paolo, all'Campinas, a'Bogotà, all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble,
all'Istituto Universitario Europeo. Ha svolto un'intensa attività di consulenza
e direzione editoriale. Ha assunto, grazie a un invito del prof. Giuseppe Del
Bo, la direzione scientifica della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di
Milano. -- è stato presidente della Fondazione Feltrinelli, promuovendo lo
sviluppo del suo Centro di Scienza politica. Direttore degli "Annali"
della Fondazione, Veca ha impegnato l'istituzione in una ampia gamma di
attività di ricerca, documentazione e pubblicazione nell'ambito della teoria
politica e sociale contemporanea che perseguono lo scopo di coniugare la
tradizione della ricerca storico-sociale con l'innovazione dei metodi e degli
esiti della teoria normativa e descrittiva della politica. Ha coordinato le
attività del Seminario annuale di Filosofia politica, promosso dalla
Feltrinelli in collaborazione con il Centro Studi Politici "Paolo
Farneti" di Torino e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel 2000 avvia
il progetto della “Biblioteca europea” della Fondazione Feltrinelli, di cui è
attualmente direttore. Nel è stato
designato Presidente onorario della Fondazione Feltrinelli ed è direttore
scientifico del suo Laboratorio Expo. Veca è inoltre stato condirettore
di Aut Aut con Enzo Paci e P.A. Rovatti. Ha diretto la collana Readings per
l'Università della Casa editrice Feltrinelli, di cui è consulente per la
saggistica nel campo della filosofia e della teoria politica e sociale. -- è
stato consulente della saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con
Marco Mondadori, la collana Theoria. Fa parte o ha fatto parte del
comitato scientifico o di direzione di riviste quali "Rassegna italiana di
sociologia", "Teoria politica", "Biblioteca della
libertà", "Transizione", "Etica degli affari",
"Iride", "European Journal of Philosophy", "Filosofia
e questioni pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza
politica", "Il Politico", "Rivista di filosofia",
“Italianieuropei”. È attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè.
Bimestrale di cultura e conversazione civile”. Nel è curatore scientifico della Carta di Milano
per Expo . Ruoli ed incarichi Fa parte del Comitato direttivo di "Politeia",
Centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica diMilano, di cui è
stato uno dei fondatori. È stato componente del Comitato etico
dell'IstitutoEuropeo di Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto
Mondino di Pavia. Ha fatto parte del Comitato scientifico della Fondazione Rosselli
di Torino. -- è stato coordinatore del Comitato Scientifico della ARIF
(Associazione per la ricerca e l'insegnamento della filosofia). Ha fatto parte
del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica italiana. È stato
componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei Beni culturali e
ambientali. -- è stato presidente
dell'Associazione “I quattro cavalieri” che ha promosso le attività
dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”, diretto dal maestro Enrico
Dindo.-- è componente del Comitato generale Premi della Fondazione Balzan
“Premio” di Milano. Dal 2006 è presidente della Fondazione Campus di
Lucca. -- è stato direttore delle Scuole
di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia”. -- è stato presidente della Fondazione Paolo
GrassiLa voce della culturadi Milano. Dal 2009 è Presidente del Comitato
Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano. -- è membro del Comitato
dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.
Dal è socio corrispondente residente
della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere.
Dal è consigliere della Fondazione del
Centenario della BSI di Lugano. Dal è
membro del Comitato Scientifico della Fondazione Gualtiero Marchesi.
Dal è Accademico corrispondente non
residente della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze
dell'Istituto di Bologna. Dal è
designato dall'Pavia quale Garante dei diritti degli studenti. Dal è presidente della Casa della Cultura di
Milano. Dal è socio corrispondente
non residente dell'Accademia delle Scienze di Torino. Dal è membro effettivo dell'Istituto Lombardo di
Lettere e Scienze e componente del Comitato dei Garanti del FAI. Premi
Nel 1998 ha ricevuto il Premio Castiglioncellosezione di filosofiaper il libro
Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto del Presidente della
Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima classe, riservati ai
Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il premio dell'Accademia
di Carrara per il libro La filosofia politica. Ha ricevuto il premio per
la filosofia “Viaggio a Siracusa” per il libro La priorità del male e l'offerta
filosofica. Ha ricevuto il premio “Ponte per la cultura” della Fondazione
Europea Guido Venosta per il libro Etica e verità. Nel gli è stata conferita la medaglia d'oro di
benemerenza civica dal Comune di Milano. Nella filosofia di Veca sono
individuabili tre fasi distinte. La prima fase della sua ricerca è stata
dedicata a questioni di teoria della conoscenza o di epistemologia. Pubblica
“Fondazione e modalità in Kant” e numerosi saggi su problemi di filosofia della
logica, della matematica e della fisica in Whitehead, Frege, Cassirer e Quine.
Il centro di interesse scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Marx in
rapporto alle scienze economiche, sociali e politiche, delineando una seconda
fase i cui esiti sono formulati in “Marx e la critica dell'economia politica”
e, soprattutto, “Il programma scientifico di Marx.” Si impegna in un
programma di ricerca nell'ambito della filosofia politica influenzato dalla
prospettiva della teoria normativa della politica. Dopo “Le mosse della
ragione,” introduce la discussione sulla giustizia con “La società giusta” ed
elabora e sviluppa la sua prospettiva teorica in “Questioni di giustizia” e “Una
filosofia pubblica.” Veca dedica un saggio divulgativo agli esiti di questa
fase della sua ricerca, “L'altruismo.” Gli sviluppi successivi della sua
ricerca, orientata al problema dei rapporti fra teoria normativa e teoria
descrittiva della politica e incentrata sulla questione del pluralismo come
fatto e come valore per la teoria democratica, sono rinvenibile in “Libertà e
eguaglianza.” Una prospettiva filosofica in Progetto Ottantanove, nin Etica e
politica e, in particolare in “Cittadinanza: riflessioni filosofiche sull'idea
di emancipazione.” Veca lavora alla stesura di tre meditazioni filosofiche
intorno a questioni di verità, giustizia e identità, in cui estende la gamma
dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori degli anni Ottanta. Sviluppando
una serie di idee originariamente presentate in Questioni di vita e
conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono contenuti in
“L’incertezza.” Pubblica “L'idea di giustizia da Platone ad oggi.” Pubblica un saggio
di filosofia sociale e politica, “La lealtà civile: un messaggio nella bottiglia”
e un saggio dedicato alla interpretazione e alla ricostruzione della teoria
politica normative, “La filosofia politica.” Pubblica “La penultima parola e
altri enigmi. Questioni di filosofia” in cui sono approfonditi alcuni esiti di
Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima parte, la questione meta-teorica
della relazione fra l'attività filosofica e la sua storia nel tempo. Pubblica “Il
bello e gli oppressi: ll'idea di giustizia” in cui sono presentate alcune idee
di base per una teoria della giustizia globale. Presenta la sua prospettiva
filosofica in un saggio divulgativo, “Il giardino delle idee: passi nel mondo
della filosofia.” Pubblica “La priorità del male e l'offerta filosofica, in cui
sviluppa e approfondisce le questioni di una teoria della giustizia globale e
mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra l'offerta di filosofia politica
e le circostanze e i soggetti di politica. Pubblica “Le cose della vita:
congetture, conversazioni e lezioni personali,” in cui estende l'esame delle
questioni di vita, inteso come tentativo di autoritratto, e lo connette al
problema dell'eredità intellettuale, nel senso della dimensione storica del
sapere filosofico. Pubblica “Dizionario minimo. Per la convivenza
democratica,” in cui esamina e discute alcuni temi fondamentali per
l'interpretazione e la valutazione della forma di vita democratica, sulla base
di una tesi sulla natura della libertà democratica. Pubblica “Etica e verità”
in cui sono raccolti saggi incentrati sui rapporti fra la crescita dell'impresa
scientifica e i nostri criteri di giudizio etico, e Quattro lezioni sull'idea
di incompletezza, in cui presenta i primi risultati di una ricerca filosofica
sull'idea di incompletezza, messa a fuoco in distinti domini di applicazione,
quali quello della interpretazione, della giustificazione e della
dimostrazione. Pubblica “Incompletezza,” in cui espone gli esiti delle sue
ricerche filosofiche cercando di esplicitarne la coerenza e la connessione con
l’incertezza. In “L'immaginazione filosofica” sviluppa la tesi conclusive del
contributo all'idea di incompletezza e sullo sfondo di una definizione delle
principali linee della propria ricerca filosofica. In “Un'idea di laicità”
propone un argomento a favore della laicità delle istituzioni e delle scelte
sociali basato su un'interpretazione della natura della libertà democratica e del
fatto del pluralismo. In “Non c'è alternativa. Falso!” mette a fuoco, in
una prospettiva filosofica, alcuni aspetti rilevanti della crisi economica
strutturale e dei rapporti fra capitalismo e democrazia rappresentativa. In
“La gran città del genere umano” tratta temi differenti accomunati dalla
prospettiva globale “degli occhi del resto d'umanità”. In “La barca di Neurath”
affronta questioni epistemologiche, normative e meta-filosofiche sullo sfondo
dell’incertezza e dell'incompletezza. -- è curatore del volume degli
Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo. “Il senso
della possibilità, dove Veca, raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni
nelle lezioni presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo interesse
per la l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, per Veca le
questioni metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e
mondi possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis, e Armstrong)
costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono le questioni
normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e alla politica
esposte nel saggio sull’incompletezza e sull’incertezza. In particolare, la
distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe una fondazione alla
compatibilità tra costruttivismo griceiano e realismo , proposta in chiusura,
può considerarsi l'apertura di una nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di
stampo prettamente metafisico, e che si ricollega peraltro all'interesse per le
modalità centrale nella sua opera prima. Altre opere: “Fondazione e
modalità in Kant” (Milano, Il Saggiatore); “Marx e le critiche dell'economia”
(Milano, Il Saggiatore); “Il programma scientifico di Marx” (Milano, Il
Saggiatore); “Le mosse della ragione” (Milano, Il Saggiatore); “La società
giusta: argomenti per il contrattualismo” (Milano, Il Saggiatore); “Crisi della
democrazia e neo-contrattualismo” (Roma, Riuniti); “Questioni di giustizia”
(Parma, Pratiche); “Co-operare e competere” (Milano, Feltrinelli); “Una
filosofia pubblica” (Milano, Feltrinelli); “L'Altruismo” (Milano, Garzanti); “Etica
e politica” (Milano, Garzanti); “Progetto Ottantanove” (Milano, Il Saggiatore);
“Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione” (Milano,
Feltrinelli); “Questioni di vita e conversazioni filosofiche” (Milano, BUR,
Biblioteca Universale Rizzoli); “Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica.
Torino, Einaudi, Europa Universitas. Tre
saggi sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, Filosofia,
politica, società. Annali di etica pubblica, Roma, Donzelli, L'Idea di giustizia da Platone a Rawls, Roma-Bari,
Laterza, Dell'incertezza. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia,
Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile: un messaggio nella bottiglia.
Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi. Roma-Bari, Laterza, La
filosofia politica. Roma-Bari, Laterza, La bellezza e gli oppressi: sull'idea
di giustizia. Milano, Feltrinelli, Il
giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia. Milano,
Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo Mosca Mondadori", La priorità del male e l'offerta filosofica” (Milano,
Feltrinelli); Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni
personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario minimo. Le
parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano, Frassinelli, Quattro
lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di Pitagora); “Etica e
verità” Milano, Giampiero Casagrande editore, collana "Attualità e
studi", L'idea di incompletezza. Quattro lezioni. Milano, Feltrinelli, Sarabanda. Oratorio in tre tempi per voce
sola. Milano, Feltrinelli, Kant. Milano,
Book Time, Tolleranza. Le virtù civili.
Milano, ASMEPA, L'immaginazione
filosofica” (Milano, Feltrinelli); “Un'idea di laicità. Bologna, il
Mulino, Ragione, giustizia, filosofia, scritti
scelti, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia
Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (Milano, Marsilio, .
Non c'è alternativa. Falso! Roma-Bari, Laterza, . La gran città del genere
umano. Milano, Mursia, . La barca di Neurath. SPisa, Scuola Normale Superiore,
. Laboratorio Expo. Milano, Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli, . Il giardino di Camilla. Milano, Mursia, .
Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per interpretare il
futuro (Bologna, Edizioni Dehoniane); Il senso della possibilità” Milano,
Feltrinelli); “Le virtù cardinali: prudenza, temperanza, fortezza, giustizia”
(Roma, Laterza), A proposito di Karl Marx. Milano, Fondazione Giangiacomo
Feltrinelli, . Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano, Casagrande, “ Qualcosa
di sinistra. Idee per una politica progressista. Milano, Feltrinelli, .
Libertà. Roma, Treccani. Veca ha curato, introdotto la filosofia di Rawls,
Nozick, Dahl, Easton, Nagel, Williams, Parfit, Putnam, Walzer, Berlin, Sen,
Goodman, Arrow, Regan, Elster, Passmore, Pontara, Dunn, Larmore, MacIntyre,
Harsanyi, Hempel, Finetti, Meade, Dworkin, Axelrod, Moore, Hampshire, Pettit,
Spence, scrittore britannico Scuola di
Milano. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Salvatore Veca, Socrate al Caffè, su socrate.apnetwork.
Salvatore Veca. Biografia. Pavia. Centro di filosofia sociale Scritti Pavia.
Centro di filosofia sociale Salvatore Veca: la teoria della giustizia RAI Filosofia Presentazione del volume
Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore di Veca. Keywords: altruism,
Hampshire, Hart, Grice, giustizia, cooperare e competere, altruismo – ragione –
virtu capitali -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza,
“Grice e Veca: la massima dell’altruismo conversazionale” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
VECCHIO. (Bologna). Essential Italian
philosopher. Interessi principali: Etica , filosofia del diritto , filosofia
politica. Influenzato a Bobbio. Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto
del 20esimo secolo. Tra gli altri ha influenzato lBobbio. Famoso per il suo
libro giustizia. -- è stato professore a Ferrara, Sassari, Messina, Bologna e
Roma. Rettore a Roma. Inizialmente aderito al fascismo, come molti filosofi del
diritto in Italia (anche se lui stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella
fase iniziale). Ha perso la sua cattedra per due volte e per ragioni opposte: per
mano dei fascisti perché era un Ebreo, per mano di anti-fascisti perché era
accusato di simpatizzare con il fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato
nell'insegnamento durante la seconda guerra mondiale, lavora con il Secolo
d'Italia e la rivista Pages libero (pubblicazione regia di Vito Panucci). Fa parte
del comitato organizzatore di INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni Cinquanta
e Sessanta si era opposto alla cultura marxista, la promozione di conferenze
internazionali e pubblicazioni. Fondatore e direttore del giornale
internazionale di Filosofia del Diritto. Considerato tra i maggiori interpreti
del kantismo. Criticato il positivismo, affermando che il concetto di ‘ius’ non
può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni giuridici. A questo
proposito, le sue convinzioni concordarono con una vertenza che si stava
svolgendo in Germania tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che
sembrava di ridefinire il "filosofia del diritto" a cui Vecchio ha
attribuito questi tre compiti: compito
logica : costruire il concetto di ‘legge’ -- compito fenomenologica, che
consiste nello studio del diritto come fenomeno sociale. Compito ontologico,
che esamina la natura del ‘giusto’ -- o
"l'essenza del diritto come – dovere -- dovrebbe essere." Opere: “Senso
giuridico, La filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di
legge, Il concetto di natura e il principio di diritto, Sui principi generali
della legge, Giurisprudenza, Lezioni
Filosofia del diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della
Filosofia del diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul
diritto. Del Vecchio, Giorgio treccani "Principi generali del diritto.” Vechio:
essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.” Keywords:
neo-Trasimaco, Hart, ius, kantismo, positivism, giustizia, il giusto. Refs.:
The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice, Hart, e Vecchio:
il kantianismo dell’ ‘ius.’”
VEDOVELLI. Roma. Essential Italian philosopher.
Filosofo. Rettore a Siena, assessore alla cultura del Comune di Siena. Laureato
in filosofia a Roma è Professore a Siena, dove ha assunto la carica di Rettore.
Precedentemente ha svolto attività di ricerca e di docenza a Heidelberg,
Calabria, Roma, e Pavia. I suoi settori
di ricerca si muovono nell'ambito della glossologia, la semiotica, la
sociolinguistica e la linguistica acquisizionale. Ha introdotto il concetto di
lingua immigrata. Le sue ricerche si concentrano sull'insegnamento e
apprendimento delle lingue in contesto migratorio. È autore di un commento al Quadro comune
europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e co-autore della
ricerca Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero,
realizzata sotto la guida di Mauro. È
stato il fondatore e primo direttore della Certificazione di Italiano come
Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca Osservatorio
linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in
Italia, istituiti a Siena. Opere: “Lessico
di frequenza dell'italiano parlato” (Milano, IBMEtas, Italiano, I pubblici e le motivazioni
dell'italiano diffuso tra stranieri, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per
stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma,
Carocci, L'italiano degli stranieri,
Roma, Carocci, Lingua in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti,
certificazioni di lingua straniera, Perugia, Guerra, Storia linguistica
dell'emigrazione italiana nel mondo, Roma, Carocci, Siena Certificazione CILS
Linguistica educativa Glottodidattica Semiotica
Registrazioni di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e
Vedovelli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VEGETTI. (Milano). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Professore a Pavia. Si laureò a Pavia con una tesi, “La
storiografia diTucidide,” quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero docente e
successivamente professore incaricato in Storia della filosofia antica, fu Professore
di questa disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il ruolo di direttore nel
Dipartimento di Filosofia. Fu docente
presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati
dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Membro del Collegium
Politicum e socio dell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, e
dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere. Vegetti condivise il lavoro intellettuale e
l'impegno sociale con Finzi. Vegetti si dedicò alla filosofia greco-romana, secondo
l'insegnamento del suo maestro Geymonat. Fa studi sulla medicina e sulla
biologia da Ippocrate a Galeno. Fu il
primo in Italia a impartire un corso di storia della filosofia antica che
prendesse in considerazione i riferimenti alla storia della scienza, particolarmente
in ambito greco-romano. Nella ricerca della connessione fra scienze e
filosofia, seguì la metodologia di Geymonat. Il campo d'indagine approfondito
da Vegetti consistette nello studio degli aspetti etici e politici della
filosofia, in particolare il platonismo, il aristotelismo, e lo stoicismo, in
rapporto con l'ambito sociale ed ideologico della cultura greco-romana.
Relativamente all'etica, che assimila l'ordine stabilito dalla legge morale e
politica con l'ordine naturale insito nel kósmos, l'universo ordinato, Vegetti
ritenne che si configurasse per la prima volta nell' “Iliade” proseguendo poi
nella riflessione orfica-pitagorica sull'anima. Apprezzato per i suoi studi su
Platone, Aristotele, Ippocrate, Galeno e
sull'etica. Opere: “Il coltello e lo stilo” (Il Saggiatore, Milano); “Tra Edipo
e Euclide” (Il Saggiatore, Milano); “L'etica degli antichi” (Laterza, Roma-Bari);
“La medicina platonica” (Il Cardo, Venezia); “La Repubblica platonica” (Napoli,
Bibliopolis); “Il platonismo” (ed. Einaudi); “Socrate incontra Marx. Lo Straniero
di Treviri, ed. Guida; “Guida alla lettura della Repubblica di Platone,
Laterza, Roma-Bari); “Un paradigma in cielo. Platone politico da Aristotele al
Novecento, ed. Carocci. Vegetti collabora in: “Marxismo e società antica”
(Feltrinelli, Milano); “Oralità, scrittura, spettacolo” Boringhieri, Torino, Il sapere degli antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza
religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza
ellenistica, Bibliopolis, Napoli, 1984. (conManuli) Le opere psicologiche di
Galeno, Bibliopolis, Napoli, 1988. Nuove antichità, "Aut Aut", 184-"Dialoghi
con gli antichi", Sankt Augustio. Ha tradotto Ippocrate, Opere, M. Vegetti, UTET, Torino,
II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D. Lanza e M. Vegetti, UTET, Torino,
II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M. Vegetti, UTET, Torino, Platone,
Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III, Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, 2
voll. "Platone, Repubblica", M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli,
Milano. “Nell'ombra di Theuth: dinamiche della scrittura in Platone, in Sapere
e scrittura in Grecia, M. Detienne, Laterza, Roma- Bari); “Tra il sapere e la pratica:
la medicina ellenistica” in Storia del sapere medico occidentale M. Grmek,
Laterza, Roma-Bari. “L' idea del bene nella Repubblica di Platone, in "Discipline
filosofiche", Passioni antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni
S. Vegetti Finzi, Laterza, Roma- Bari. Curato inoltre, per Zanichelli, “Filosofie
e società.” Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche,
su emsf.rai. Mario Vegetti, Silvia
Vegetti Finzi, Anna Lia Celli, Fare società, ed. Einaudi Entrambi collaboratori della rivista Iride
delle edizioni del Mulino. Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze
filosofiche, su emsf.rai. 6 maggio 5
marzo 2007). Morto Mario Vegetti,
filosofo studioso di Platone, su corriere.
G. Curci, Intervista alla prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro
Vegetti, su necrologie.laprovinciapavese.gelocal. Enciclopedia Treccani alla
voce "Galeno" Intervista Antonio Carioti, "Critico il Platone di
Reale, il marxismo non c'entra", intervista di Mario Vegetti, Corriere
della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Mario Vegetti,
. Pubblicazioni su Persée, Ministère de
l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Registrazioni su RadioRadicale, Radio
Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai. La retorica e la
persuasione, su emsf.rai. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici.
Socrate., su emsf.rai. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai. Mario
Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul RAI filosofia, su filosofia.rai. Keywords:
ariskant, plathegel. -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi
Speranza, “Grice e Vegetti e il platonismo oxoniense di Pater” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VENANZIO. Essentail Italian philosopher. Filosofo. Luigi Carrer. Pietose esequie per lui si
celebrarono nella Basilica di San Marco, e il dolore apparve su tutti i volti,
qual era in tutti i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio di Venezia gli
decretò sepoltura propria ed iscrizione monumentale nel comunale cimiterio.
Così quella feconda vita innanzi tempo si spense e la gloria dell'estinto ormai
più non dura che nella memoria delle sue virtù e nella splendida bellezza delle
sue opere. Sventura acerbissima! che privò la patria di un cospicuo decoro e
tolse alla italiana letteratura di cogliere il pieno frutto dei nobili studj di
un tanto scrittore, ed a questo di godere più a lungo, dopo i sofferti
infortunj, il meritato riposo e e ben conseguite ricompense. (dal Comentario
della vita e delle opere di Luigi Carrer, in Luigi Carrer, Poesie, Le Monnier,
Firenze, 1854) 1Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII 1.1Incipit 1.2 Citazioni 2 Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII Incipit Chhiunque alle prime origini ed alle rarie
vicende della italiana letteratura volga la mente, scorgerà dì leggieri, che
ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da pregi non solo segnalati
in se stessi, ma eziandio ai progressi della letteratura medesima in partìcolar
modo accomodati; cosicché, mentre le altre nazioni la maggior loro gloria in un
solo secolo ripongono, la nostra può a giusto diritto di molti egualmente
vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo di libertà e quel senso squisito
del bello che alla prima aurora della civiltà corse a risvegliare gli animi per
lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri del trecento a fondare la lingua
e la letteratura italiana; e tanta fu la fiamma allora accesa nei petti
sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un tratto quei miracoli di sapere
e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio ; ai quali tenne dietro la onorata
comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei Passavanti, dei Compagni, e di parecchi
illustri Volgarizzatori, dalle cui scritture la purissima vena discorre dell'italiano
favellare. E nella eccelsa carriera,
dappertutto, ed alla testa di tutti si mostra il Galileo; spirito che più che a
decoro della sua patria e del suo secolo parve nato a lume ed a stupore
dell'universo. Ch'egli pensò e previdde come Bacone, ma con alacrità inoltrossi
pel sentiero che quegli aveva soltanto additato; dubitò come Cartesio, ma alle
opinioni rivocate in dubbio non sostituì come quello vane chimere e sognate
ipotesi; osservò e scoprì come Newton ; ma la progressione dei tempi riservò al
filosofo inglese il vanto di dare il suo nome al grande sistema per cui
l'italiano aveva in gran parte approntato i materiali. Imperciocchè dopo avere
in terra stabilite le leggi della caduta dei gravi, delle velocità, delle
resistenze, delle percosse, e dopo aver per così dire valutati i corpi in
numero, peso e misura, colla pupilla armata del telescopio da lui forse
inventato e certamente perfezionato speculò arditamente nel cielo, ed ivi con
invitta forza stabilì l'impero del sole ed il nostro mondo gli rese soggetto,
vide valli e monti nella luna, vide di nuove stelle risplendere il firmamento,
e Giove che prima per solitaria via moveva deserto fornì d'astri seguaci, ed il
vaghissimo volto di Venere a seconda dei tempi e delle vicende fece che in vari
aspetti ai cupid'occhi si mostrasse: felice! chè le opere ed i trovati
mostrarono quanto in lui vi fosse di divino, le sole sventure quanto di
mortale. Il Dizionario della Crusca è il solo da cui e precettori e discepoli
trar possano norme e soccorsi, serbiamo con ogni cura intatta la fede e la
dignità di questo libro reverendo; e non feriamone l'autorità coll'arme del
ridicolo. Gli alti pensieri, lo stile acconcio e severo e le scelte ed
accresciute parole costituiscono le qualità distintive delle prose dei buoni
scrittori del seicento; per le quali la lingua italiana giunse in quel secolo
ad un vigore e ad un nerbo, che fra le splendide pompe e le floride eleganze
del secolo antecedente non aveva forse saputo acquistare. (p. 349) A niuno
inferiore e superiore a molti è Francesco Redi, e sia che il proprio animo
manifesti nella epistolare corrispondenza, sia che della inferma salute de'
suoi ammalati discorra, sia ch'espenga le sue gravissime osservazioni alla
istoria naturale pertinenti, sia che si applichi ad illustrare la patria
favella ed a risolverne le più sottili questioni, dagli altri di lunga mano si
distingue per la spontanea leggiadria con cui le scritture condisce senza
renderle affettate o leziose, per le grazie ingenue e festive di cui le sparge,
pel patrimonio prezioso di schiette e adequate parole di cui le arricchisce,
esoprattutto per certi ritorcimenti e per certe giudiziose piegature con cui
nuovi significati e vaghezza nuova alle voci radicali sa dare. Girolamo Venanzio, Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo di
Treviso, Tipografia Francesco Andreola, Treviso. Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Venanzio” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
VERA. (Amelia). Essential Italian philosopher. Senatore
del Regno d'Italia Legislature XIII. Filosofo. Grice: “One of my favourite
unpublications is “Absolutes,” which took its inspiration from a little tract
by Vera which was especially influential on Flaubert, “Il problema
dell’assoluto.” Strawson remarked: “it was a boojum, you see!” -- Fu senatore
del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì i suoi studi alla
Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò subito un immenso
talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di esposizione e genuino
spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre in città
importanti della Francia e della Svizzera. Il colpo di Stato di Napoleone
III lo costrinse a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle sue idee eterodosse.
Qui intraprese la stesura in francese dell’“Introduzione alla filosofia” di Hegel.
Tornò in Italia, riuscendo a diventare il più geniale e originale comunicatore
della filosofia di Hegel, insegnando storia della filosofia dapprima all'Accademia
di Milano, e poi, su invito di Francesco De Sanctis, a Napoli. Continuò a
intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e con gli
ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Divenne socio nazionale dell'Accademia
dei Lincei. Fu suo fedelissimo allievo Mariano. Fu durante i suoi
studi con Cousin a Parigi che Vera arrivò a conoscere la filosofia, risentendo
fortemente dell'hegelismo allora in voga, di cui diventerà in Italia promotore
indiscusso. Si deve infatti a Vera il risveglio in Italia dell'interesse
per la filosofia idealista ed hegeliana in particolare, anche se egli godette
di maggior fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria
rispetto a quello esercitato ad esempio dai lavori di Spaventa. A differenza di
Spaventa, infatti, che reinterpretò la filosofia di Hegel in chiave critica, Vera
si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina
hegeliana. Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel
collegare ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione
per il problema religioso. Vera interpreta l'idea logica hegeliana in senso
trascendente, come il concetto di ‘dio,’ venendo per questo accostato in certa
misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa
apparire una forzatura. Centrale è il primato dell'idea, che si articola
nella storia come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre
trascendere la natura. L'idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali,
ma in maniera incosciente. Solo nell'essere umano – la persona -- essa giunge a
pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il
progresso delle entità collettive di personi che sussistono come una nazione.
«Finché una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa
non si muove. Essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi. Essa
prova sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa
sfera, la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci
spingono adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'idea o
l'assoluto è il motore della nazione e dell'umanità, ovvero il principio
determinante della storia” (“Introduzione alla filosofia della storia, Le
Monnier, Firenze). La sua “Introduzione alla filosofia di Hegel” ha influenzato
Flaubert nella stesura di Bouvard e Pécuchet. In Italia invece è stato
determinante per aver stimolato, insieme a Spaventa, la nascita dell'idealismo
con Croce e Gentile. La sua opera filosofica più famosa è “Il problema
dell'Assoluto.” Si dedicò anche a tematiche giuridiche e politiche su Cavour
con Libera Chiesa in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del processo di
rinnovamento liberale in Italia alla mancanza, durante il suo Rinascimento, di
una Riforma luterana come quella d'oltralpe. Tesi in latino Platonis,
Aristotelis et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio philosophica,
Parigi 1845 Opere in francese Problème de la certitude, tesi presentata alla
Faculté des Lettres, Parigi 1845 Introduction a la philosophie de Hegel,
Parigi-Londra, L'hégélianisme et la philosophie, Parigi 1861 Mélanges
philosophiques, Parigi Essais de philosophie hégélienne: La peine de mort.
Amour et philosophie. Introduction à la philosophie de l'histoire, Parigi, Éd.
Germer Baillière, coll. «Bibliothèque de philosophie contemporaine», 1864
Introduction a la philosophie de Hegel, Parigi 1864 Cavour et l'Église libre
dans l'État libre, Napoli-Parigi. Traduzioni in francese Georg Wilhelm
Friedrich Hegel, Logique, Parigi, Hegel, Philosophie de la Nature, Parigi, Hegel,
Philosophie de l'Esprit, Parigi 1869 David Friedrich Strauß, L'ancienne et la
nouvelle foi, Napoli, Hegel, Philosophie de la religion, Parigi. Opere in
italiano: Amore e filosofia: orazione inaugurale detta dal professore Augusto
Vera nel solenne riaprimento dell'Accademia, Milano. La pena di morte,
Parigi-Napoli, Prolusioni alla storia della filosofia e alla filosofia della
storia, Parigi-Napoli, Ricerche sulla scienza speculativa e sperimentale a
proposito delle dottrine del Calderwood e del prof. Ferrier, Parigi-Napoli 1864
Introduzione alla filosofia della storia: lezioni, Firenze 1869 Il Cavour e
libera Chiesa in libero Stato, Napoli 1871 Problema dell'assoluto, Napoli 1872
Platone e l'immortalità dell'anima, Napoli.
Saggi filosofici, Napoli. Opere in inglese An inquiry into speculative
and experimental science, with special reference to mr. Calderwood, Londra, Introduction
to Speculative Logic and Philosophy, St Louis. Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e
Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio
e Lazzaro Note Delio Cantimori, Augusto
Vera su Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani. La Civiltà cattolica, Firenze, libraio Luigi
Manuelli, 1881. L'hegeliano tedesco
Teodoro Sträter osservò in proposito che Augusto Vera «sembra la degna
riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome
di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in
Giuseppe Tortora, Le filosofie italiane dell'Ottocento, cap. 7 de "Le filosofie
contemporanee", Università degli Studi Federico II di Napoli). La rinascita hegeliana a Napoli, su
eleaml.altervista.org. Lezioni di A.
Vera, raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano,
cLe Monnier, Firenze, 1869. Revue
Flaubert, n° 7, 2007. L'escatologia
pitagorica nella tradizione occidentale, su ritosimbolico.net. Girolamo Cotroneo, Filosofia e storiografia,
pag. 409, Rubbettino Editore, Karl
Rosenkranz, Hegel's Naturphilosophie und die Bearbeitung derselben durch den
italienischen Philosophen Augusto Vera, Berlino 1868 Raffaele Mariano,
Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e
pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze, Le
Monnier, 1869 Giovanni Gentile, Augusto Vera e l'ortodossismo hegeliano, in Le
origini della filosofia contemporanea in Italia, Messina, Delio Cantimori, «VERA, Augusto», in
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, 1937
Armando Plebe, Spaventa e Vera, Torino, Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini,
Gli hegeliani di Napoli. Augusto Vera e la corrente ortodossa, Milano,
Feltrinelli, 1964 Teresa Cricelli, Augusto Vera e la filosofia hegeliana,
IlTesto, Augusto Vera, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vera, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Vera,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere diVera /Vera (altra versione), . Vera,
su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Vita e opere di Augusto Vera, su paolomalerba. Introduzione alla
filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con
l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze Le Monnier in Google Libri
VERCELLONE. (Torino). Essentail Italian
philosopher. Filosofo. La filosofia di Vercellone si svolge inizialmente
intorno all’ermeneutica e il concetto di ‘classico’ – as in English ‘classy’,
in Loeb’s classy library --. Anche il nichilismo. La sua “Introduzione al
nichilismo” edito da Laterza, Roma-Bari. Continuando a muoversi intorno al rapporto tra
estetica ed ermeneutica, il suo percorso filosofico verte in seguito su ambiti
decisivi: il rapporto tra temporalità
storica e coscienza estetica, la dispersione dell'estetico; il problema del
‘pulcer’ (‘il bello’) (“Oltre il bello” – Castiglioncello, Bologna, Il Mulino);
e il concetto di ‘immagine’. Soprattutto quest'ultima linea occupa le sue
ricerche orientate sull'idea di un “radicamento estetico”. Vercellone è Professore a Torino e direttore
del Centro Inter-Universitario Inter-Dipartimentale di Ricerca sulla Morfologia
dell’Udine (dal È stato Presidente dell’Associazione Italiana degli Studiosi di
Estetica) e Vice-Presidente della Società Italiana di Estetica. Collabora con
La Stampa. Altre opere: “Identità dell' ‘antico’ – (drawing from the antique”)
– il concetto di ‘classico’” (Torino,
Rosenberg & Sellier); “Apparenza e interpretazione” (Milano, Guerini e
Associati); “Pervasività dell’arte: Ermeneutica
ed “estetizzazione” del mondo della vita” (Milano, Guerini e Associati); “Nature
del tempo. Novalis e la forma poetica del romanticismo Tedesco” (Milano,
Guerini e Associati); “Estetica dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino); “Storia
dell’estetica moderna e contemporanea (Bologna, Il Mulino); “Morfologie del
Moderno” (Genova, Il Melangolo); “Lineamenti di storia dell’estetica. La
filosofia dell’arte da Kant al XXI secolo” (Bologna, Il Mulino); “Pensare per
immagini. Tra scienza e arte” (Milano, Bruno Mondadori); “Le ragioni della
forma, Milano-Udine, Mimesis); “Dopo la morte dell'arte, Bologna, Il Mulino); “Il
futuro dell'immagine, Bologna, Il Mulino); “Simboli della fine, Bologna, Il
Mulino . Morte dell'arte e rinascita
dell'immagine. Saggi in onore di Vercellone, Roma, Aracne. M. Perniola,
Estetica italiana contemporanea, Bompiani 16;D’Angelo, L’estetica italiana del
Novecento. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E. Franzini, Immagini del moderno,
in A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi
in onore dVercellone, Roma, Aracne . G.
Vattimo, L'arte è morta, anzi no: è "dopo", Repubblica,A. Bertinetto,
G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di
Federico Vercellone. M. Belpoliti, “Tra
bello e brutto non c'è più differenza” La Stampa, R. Bodei, “Là dove rinasce il
Bello” Il Sole 24 Ore, R. Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore,
I. Mattazzi, Aprire lo sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale,
Il Manifesto; M. Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in mezzo alle
rovine, La Stampa, VERCELLONE Federico, Università degli Studi di Torino.
Keywords: bello, estetico, immagine. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS
– Luigi Speranza, “Grice e Vercellone: l’estetico e il bello’ – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VERDIGLIONE. (Caulonia). Essential
Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I like Verdiglione; my favourite: his “La
congiura degli idioti” – I have used the Greek root which Boezio translated as
‘proprium’ twice in my seminar on implicature: the first to refer to ‘kick the
bucket’ as a ‘recognised idiom’ – idioma in Latin and idIoma, with stress on
the i, in the Grecian; but more importantly – since ‘recognised by who?’ – in
the next session I referred to a conversationalist using a one-off signaling
which I referred to as a ‘signalling idiolect.’ Yes, Speranza and I can be
pretty idiosyncratic!” -- Vincitore di una borsa di studio nel Collegio
Augustinianum, studia a Milano, dove si è laureato con una tesi sulla filosofia
semiotica di Pirandello. Formatosi con Lacan, pubblica con le case editrici
Marsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui collabora. Per quest'ultima
dirige la collana "Bordi". Traduce la raccolta di testi Scilicet di
Lacan per Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la sua casa editrice, Spirali,
pubblica testi come la traduzione del Malleus Maleficarum, Il martello delle
streghe, il manuale dell'Inquisizione per la caccia alle streghe, e in seguito,
sempre per le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di Bruno, come “Le ombre
delle idee” e “Cabala del cavallo pegaseo.” Traduce per Feltrinelli libri che
in Francia animano il dibattito in ambito culturale, come il saggio di Luce
Irigaray Speculum. L'altra donna edito da Feltrinelli nel 1977 nella traduzione
di Luisa Muraro, il libro di Maud Mannoni Educazione impossibile. Introduce in
Italia Kristeva; incontra anche Oury, fondatore assieme a Guattari della
clinica La borde, di cui pubblica i libri Creazione e schizofrenia, Psicosi e
logica istituzionale. “Il collettivo”, Babele e la Pentecoste. La Borde e la
scrittura della psicosi, La psicosi e il tempo. Traduce sempre per Feltrinelli
l'edizione del libro di Jean-Goux, Freud, Marx: economia e simbolico. Fonda il
Movimento Freudiano e l'attività editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni.
Con la casa editrice Spirali, Verdiglione pubblica autori come Daniel, Lévy, Glucksmann, Halter, Arrabal, Grillet.
Esce in edicola il primo numero del mensile Spirali. Giornale di cultura, a cui
segue l'edizione francese Spirales, Il Secondo Rinascimento. Verdiglione e il
Collettivo “Semiotica e psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedi
differenti, il Congresso internazionale "Sessualità e politica"
seguito dai media italiani. Partecipano molte filosofi. Sempre con il
Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza il congresso “La follia”, che
si svolge in più sedi, tra cui il Palazzo dei Congressi e il Museo della
scienza e della tecnica. Il congresso è seguito dalla stampa di vari paesi.
Intanto, inventa la “cifre-matica,” la cosiddetta scienza della parola.
Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse viene così definita la cifrematica:
«dottrina della parabola intesa come ‘cifra’”.
Dottrina elaborata da Verdiglione e utilizzata all'interno di esperienze
di conversazione, lettura, ecc. Secondo la cifrematica ogni parabola può essere
analizzata secondo la sua logica idiomatica – cfr. Grice, “Idioma, not
language” -- o la sua qualità cifratica, come ‘cifrema.’ C’e logica idiomatica
della relazione, dello stigma, della funzione, della operazione, e della
dimensione). C’e tre 'strutture' (struttura sintattica, struttua frastica e struttura
pragmatica – o griceiana) secondo cui ogni expression – idioma -- può essere 'de-cifrata.’ E a Milano, su invito
di Verdiglione Ionesco. Nel dicembre dello stesso anno, a un'assemblea di intellettuali
e lettori, c’e un convegno organizzato da Verdiglione, portando la
testimonianza della sua vita e della sua attività filosofica, documentata nel
libro Una vita di poesia. La sua Università internazionale del Secondo
Rinascimento acquista dalla famiglia Borromeo la Villa di Senago e il parco,
lasciati in uno stato di abbandono per oltre vent'anni. I nuovi proprietari
decidono pertanto di avviare un primo importante restauro che mira alla
salvaguardia stessa del bene. Il restauro si è protratto nel tempo, fedele a
criteri conservativi, con la collaborazione di ingegneri, esperti, architetti,
tecnici, storici e filologi che hanno lavorato, insieme, sotto la direzione
della Soprintendenza ai beni Ambientali ed Architettonici di Milano. L'attività
editoriale prosegue quanto già avviato e si indirizza soprattutto sulla
dissidenza, in particolare romanzieri. Pubblica libri di Bukovskij, Zinovev, Naghibin, Maksimov e
molti altri. L'interesse per la dissidenza lo porta a pubblicare saggisti come Suvorov,
gli ambasciatori russi in Italia Adamishin, Jurij, il teorico della perestrojka
Jakovlev, e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione di destra Nemtsov.
Oltre agli autori, pubblica dissidenti provenienti da tutto il pianeta. In
questa direzione sono stati organizzati i convegni internazionali Festival
della modernità che propongono, in ciascuna edizione, diverse tematiche
(scrittura, libertà, politica...). In questi anni prosegue il lungo
processo di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago, restituendo
all'edificio la sua originaria bellezza e trasformandolo in un Palazzo del
turismo culturale e artistico, nella sede dell'Università internazionale del
Secondo Rinascimento e della casa editrice Spirali. In questi anni, la Villa è
sede di congressi, di corsi, di seminari, di riunioni di enti pubblici e
privati, italiani e stranieri, di un museo permanente e di un museo per grandi
mostre. Verdiglione ha totalizzato 10 anni e 6 mesi di carcere per reati
vari. È stato condannato a quattro anni e due mesi per truffa, tentata
estorsione e circonvenzione di incapace. Dopo un patteggiamento è stato
condannato a un anno e quattro mesi. Nel
è stato di nuovo condannato in primo grado a nove anni (e la moglie a
sette) per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle banche e allo
Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque anni. In tale occasione ha
causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3 sono in capo a Intesa
Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria. Truffa, tentata estorsione e circonvenzione
di incapace Verdiglione è al centro di una serie di vicende giudiziarie
("Affaire Verdiglione") relative all'attività sua, della sua
"Fondazione" e dei suoi collaboratori. Viene condannato a quattro
anni e due mesi di reclusione per truffa, tentata estorsione e circonvenzione
di incapace, condanna che passa in giudicato. Intellettuali di vari paesi (tra
cui Lévy, Ionesco, Arrabal, Halter, Benamou, Henric, Bukovskij, Safouan,
Xenakis, Zinovev, Mathé, Lanzmann), acquistano una pagina del quotidiano
francese Le Monde in cui pubblicano e sottoscrivono un appello rivolto al
Presidente della Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col quale
denunciano un presunto clima di "caccia alle streghe". Il caso
Verdiglione secondo i firmatari mette in discussione le nozioni di diritto,
giustizia e libertà di parola in Italia. Daniel, direttore del Nouvel
Observateur, pubblica su la Repubblica una lettera, intitolata "Difendo
Verdiglione", rivolta al direttore del quotidiano. Il Partito Radicale
organizza un incontro internazionale in piazza Montecitorio sul Verdiglione, a
cui partecipano anche importanti esponenti del "Comitato Internazionale
per Verdiglione", promosso da Moravia, Ionesco, Lévinas, Arrabal,
Bukovskij, Lévy, Halter. La Repubblica scrive che "dopo quello di Tortora
ci sarà la sponsorizzazione da parte del PR del caso giudiziario di
Verdiglione.”. Il programma satirico Drive In lo fa conoscere anche al
grande pubblico, attraverso la parodia del "Dottor Vermilione, psicanalista
santone" impersonato da Greggio. Il caso Verdiglione è anche citato in
relazione al disegno di legge per l'abolizione del reato di circonvenzione
d'incapace (articolo 643 del codice penale). Dopo la condanna in Cassazione, la
vicenda giudiziaria si conclude con il rinvio a giudizio per i capi di
imputazione stralciati in occasione del primo procedimento giudiziario e con il
definitivo patteggiamento a una pena di un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre
3 miliardi di lire a ex allievi. Nel giugno
si concludono le indagini della Guardia di Finanza coordinate dalla
Procura della Repubblica di Milano: Verdiglione viene indagato per evasione
fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e appropriazione indebita.
A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di Milano, due dimore storiche
riconducibili al professore (tra cui la sopracitata Villa San Carlo Borromeo di
Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto sequestro preventivo, pur
mantenendone la disponibilità. A meno di tre settimane di distanza il Tribunale
del Riesame di Milano annulla i decreti di sequestro concessi dal GIP Cristina
Mannocci al PM Bruna Albertini, e restituisce gli immobili alle proprietà, in
quanto non sussiste l'accusa di evasione fiscale. Si tratterebbe invece di
neutralità fiscale, in quanto l'IVA dovuta sarebbe sempre stata pari a zero (in
base alle conclusioni del giudice, sarebbero state emesse fatturazioni
fittiziema regolarmente pagatetra società facenti capo a Verdiglione, allo
scopo di ottenere crediti presso gli istituti finanziari, potendo esibire
bilanci dai quali risultano entrate ingenti, in realtà fasulle). La
giudice Laura Marchiondelli rinvia a giudizio Armando Verdiglione per
associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e truffa allo Stato. Nel
dicembre viene condannato a nove anni
per i reati di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, truffa
alle banche e truffa allo Stato. Nel medesimo processo vengono emesse condanne
anche a carico della moglie Cristina Frua De Angeli e di due sue società, intanto
fallite. Viene altresì disposta la confisca, fino ad un valore equivalente
rispettivamente di 100 milioni e 10 milioni di euro, di beni come la storica
dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari di
parco[39]. Nel maggio , la sentenza di secondo grado conferma la prima,
nonostante che Procuratore generale, nella sua requisitoria, abbia chiesto
"l'annullamento della sentenza di primo grado per assoluta
indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle accuse". Nel la condanna a cinque anni di reclusione
diventa esecutiva. Controversie sul pensiero di Verdiglione e sulla cifrematica
Negli anni ottanta, nel pieno delle inchieste giudiziarie, l'associazione da
lui fondata viene definita setta[41] dallo psicoterapeuta infantile Claudio
Foti. Analoga affermazione fu fatta nel 2006 da Patrizia Calefato,
professoressa associata di sociolinguistica, che così si espresse in
un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro con
Verdiglione organizzato a Bari da Ponzio, Professore di filosofia del
linguaggio, intitolato "La cifra del Levante". Musatti, considerato
il fondatore della psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per
Verdiglione che etichettò come "“il magliaro di Caulonia” e come
"cialtrone". Verdiglione ha ospitato come relatori, nell'ambito di
alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo, autori come Duesberg
(virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e Rasnick (biologo
statunitense) che negano l'esistenza dell'AIDS, sostenendo che gli ammalati di
tale morbo morissero in realtà sia a causa dell'assunzione di droghe sintetiche
fortemente immune-soppressive sia a causa delle cure che erano loro imposte
nella prima fase sperimentale, dove si ricorreva all'utilizzo di farmaci come
l'AZT, originariamente sintetizzato a scopo antineoplastico e poi abbandonato
per l'elevata tossicità. Opere: “Il carcere. La questione della parola,
Associazione Amici di Spirali, Ur-kommunismus.
La paura della parola, Associazione Amici di Spirali, La grammatica dello spirito. L'androgino
trinitario e la bilancia dell'orrore, Associazione Amici di Spirali, I padroni del nulla, Associazione Amici di
Spirali, L'Operazione guru, Associazione
Amici di Spirali, La rivoluzione
dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali, Il bilancio di guerra, Associazione Amici di
Spirali, In nome del nulla. L'accusa di
blasfemia, Associazione Amici di Spirali,
Il bilancio intellettuale dell'impresa, Associazione Amici di
Spirali, Parola mia, Spirali, La realtà intellettuale, Spirali, L'Affaire fiscale ovvero il dispensario del
tempo, Spirali, Scrittori, artisti,
Spirali, La libertà della parola, Spirali, La politica e la sua lingua,
Spirali, La nostra salute, Spirali, Il capitale della vita, Spirali, Master dell'art ambassador, Spirali, Master
del brainworker, Spirali, Master del cifrematico, Spirali, L'interlocutore, Spirali, Il Manifesto di
cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, Artisti, Spirali, Il
brainworking. La direzione intellettuale. La formazione dell'imprenditore. La
ristrutturazione delle aziende, Spirali, Edipo e Cristo. La nostra saga,
Spirali, La famiglia, l'impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale,
Spirali, Venere e Maria. La fiaba originaria, Spirali,Machiavelli, Spirali/Vel,
Vinci, Spirali/Vel, La congiura degli idioti, -- cfr. Grice, “L’idioma
dell’idiota” -- Spirali/Vel, L'albero di San Vittore, Spirali, Lettera
all'eccellentissima corte di appello, Spirali, Quale accusa?, Spirali, Processo
alla parola, Spirali, Il giardino dell'automa, Spirali, Manifesto del secondo
rinascimento, Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli Spirali, Dio, Spirali, La peste, Spirali, La
psicanalisi questa mia avventura, Marsilio, Spirali, La dissidenza freudiana,
Feltrinelli, Spirali. Élisabeth Roudinesco, Histoire de la psychanalyse en France, 2, Paris: Le Seuil (réédition Fayard )
dal sito web italiano per la filosofia.
in . ildomenicale arretrati n. 28 % 20- %% 20luglio%07. pdf intervista a
Verdiglione per il Domenicale // miei libri/ Scienze umane Sociologia e
comunicazione Sollers-scrittore La-dissidenza-della-scrittura_3644.html[collegamento
interrotto] Jacques Lacan e altri,
Scilicet : rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di Armando
Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan, trad. it. di A. Verdiglione,
Il seminario XXII. R.S.I. in «Ornicar?», nn. 2-5, Venezia. Heinrich Institor
(Krämer), Jakob Sprenger, Armando Verdiglione, Il martello delle streghe. La
sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori, Spirali,
Milano, Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle idee, Spirali, Milano,
1988[collegamento interrotto] Giordano
Bruno, Carlo Sini, Cabala del cavallo pegaseo, Spirali, Milano, Maud Mannoni,
Educazione impossibile, Feltrinelli, Milano, 1974 Spirali pubblicherà le opere La rivoluzione
del linguaggio poetico. L'avanguardia nell'ultimo scorcio del XIX secolo:
Lautrémont e Mallarmé e Poteri dell'orrore. Saggio sull'abiezione Félix Guattari //spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento
interrotto] Jean-Joseph Goux, Freud,
Marx : economia e simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione,
Milano, Feltrinelli, atti del Convegno Sessualità e politica edito da
Feltrinelli[collegamento interrotto]
" 2000 partecipanti al Congresso di Psicanalisi con tema
"Sessualità e Politica", svoltosi a Milano" Gilles Anquetil, "A Milan, le sage
congrès de la folie", Les Nouvelles Littéraires, Roger Dadoun, "A
Milan F comme Folie", La Quinzaine littéraire, Christian Descamps, "A Milan au congrès
de psychanalyse on a débattu (vivement) de “Sexe et politique”", La
Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave problemi”, dicembre 1976 Robert Maggiori, "La 'Jet Society'
psychanalytique reunie a Milan", Liberation, Italianistica
» » Cifrematica: di che cosa
parliamo? Enciclopedia Universale
Rizzoli Larousse, Rizzoli, Milano, Luigi
Mascheroni, il Giornale, Nicola Borzi, Etruria perde 26 milioni nel crack
Verdiglione, in Il Sole 24 ore, Verdiglione affidato al servizi sociali, la Repubblica,
in Archiviola Repubblica. "Pour
Armando Verdiglione", Le Monde, "Difendo Verdiglione", di Jean
Daniel, direttore di Le Nouvel Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso
verdiglione: martedi' 8 agosto, all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a
partire dalle ore 11.45, incontro internazionale sul tema: "il caso
verdiglione". marco pann..., su radioradicale. I radicali bocciano
pannella, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. 27 maggio .
//legislature.camera/_dati/leg10/lavori/stampati Milano, 18 rinvii a giudizio
per la vicenda verdiglione, Repubblica » Ricerca, non profit, veridglione fa lo
sponsor e le associazione danno forfeit, la Repubblica, in Archiviola
Repubblica. Gianfrancesco Turano, Verdiglione spa, in Corriere Economia, Verdiglione,
ovvero come sposare lo sponsor e viver felici
Corriere della Sera, su milano.corriere.
Archivio Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere. Corriere
della Sera, su archiviostorico.corriere.
Frode fiscale, 9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in
Corriere della Sera. Lo psicanalista Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al
ritorno in carcere, su milano.corriere.
sito dell'associazione diretta da Claudio Foti, 'Verdiglione fuori
dall'Ateneo'la Repubblica, in Archiviola Repubblica. Il chiaccierato
Verdiglione, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. cesare musattiAnalisi
laica, su Analisi laica. Italian guru, la Repubblica, in Archiviola Repubblica.
T. Szaz, La battaglia della salute , Spirali. «L'Aids non è contagioso in
nessun modo, non si trasmette né attraverso rapporti eterosessuali né
attraverso rapporti omosessuali e neanche senza rapporti, non si trasmette in
nessun modo; l'Hiv è un retrovirus che, secondo Dusberg, è innocuo."
"Muoiono per via della cura. È la cura, che li ammazza."». Dizionario di cifrematica, su dizionario di cifrematica.
Sito ufficiale, su armandoverdiglione.com. TgCom: Recenti Vicende, su
tgcom.mediaset. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza,
“Grice e Verdiglione e l’idioma dell’idiota” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
VERNIA. (Chieti). Grice: “I love Vernia, but
then any Englishman would, especially when learning that Saint Thomas (Aquino)
made such a fuss about him!” -- Essential Italian philosopher. Filosofo. Allievo
a Padova di Pergola e Thiene e successore di quest'ultimo, ebbe come collega Pomponazzi
e tra i suoi allievi Nifo e Pico. Seguace dell'ermetismo allora imperante a
Padova, curò un'edizione di Aristotele. Vernia sostenne l'unità dell'intelletto
-- dottrina poi abbandonata a causa di una condanna inflittagli dal vescovo di
Padova), l'autonomia della fisica rispetto alla meta-fisica, e la superiorità
della scienza della natura sulle scienze dell'uomo. Opere: “Contra perversam Averrois opinionem
de unitate intellectus et de animae felicitate”; “De unitate intellectus et de
animae felicitate”; “Expositio in Posteriorum capitulum secundum in fine”; “Expositio
in Posteriorum librum priorem”; “Quaestio de gravibus et levibus”; “Quaestio de
rationibus seminalibus”; “Quaestio de unitate intellectus”; “Quaestio in De
anima Ennio De Bellis, L’aristotelismo
Firenze, Leo S. Olschki editore, TreccaniEnciclopedie Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Nicoletto Mathematics Genealogy Project, North Dakota State
University. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice
e Vernia: viva Aristotele!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria.
VERONELLI. (Milano). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Veronelli viene ricordato come una delle figure
centrali nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio eno-gastronomico.
Antesignano di espressioni e punti di vista che poi sono entrati nell'uso
comune e protagonista di caparbie battaglie per la preservazione delle
diversità nel campo della produzione agricola e alimentare, attraverso la
creazione delle “denominazioni comunali,” le battaglie a fianco delle
amministrazioni locali, l'appoggio ai produttori al dettaglio. Veronelli assieme
ad alcuni sommelier F.I.S.A.R. Era originario del quartiere Isola di Milano.
Dopo il R. Ginnasio Parini, compie studi di filosofia a Milano, diventando
assistente di Bariè. Si professa per tutta la vita di fede anarchica,
rifacendosi anche alle ultime lezioni tenute da Croce a Milano. Inizia
l'esperienza di editore, pubblicando tre riviste: I problemi del
socialismo Il pensiero Il gastronomo. Pubblica La questione sociale di Proudhon
e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade; per quest'ultima viene
condannato, insieme a Manfredi (autore dei disegni, poi assolto), a tre mesi di
reclusione per il reato di pornografia (l'opera di De Sade sarà poi messa al
rogo nel cortile della procura di Varese). Negli anni ottanta subisce anche una
condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi
alla rivolta, con l'occupazione della stazione di Asti e dell'autostrada, per
protestare contro l'indifferenza della politica per i problemi dei contadini e
dei piccoli produttori. Diventa collaboratore de Il Giorno. L'attività
giornalistica lo impegnerà, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio,
ricchi di neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo eno-gastronomico
e no. Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno:
Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca,
Amica, Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista
Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del
Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama;
in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di
Scala e di Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale nell'Italia dei
Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viti-coltura
italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno scosso quel
mondo. L'opera La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo
enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche
di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini
d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acquaviti
e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti, Il vino giusto, e la
collana Guide Veronelli all'Italia piacevole. Fondamentale anche la
collaborazione con Carnacina, maître e gastronomo celeberrimo e Guazzoni maître
e sommelier. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina. Fonda
la seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la
classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico italiano e contribuire ad
accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del
mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine . Collabora con
Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico,
politico e gastronomico. L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di
Carta con Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni
legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro
la globalizzazione. Isieme ad alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di
Verona e il Leoncavallo di Milano, al movimento Terra e libertà/Critical wine.
Sempre di questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali, una
salvaguardia dell'origine di un prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè
l'identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere
evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per
l'olio extra vergine d'oliva, contro le prepotenze e il monopolio delle
multinazionali e le ingiustizie della legislazione per i piccoli olive-coltori. Di
idee anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche, pubblicando
anche articoli su A/Rivista Anarchica e saggi. Le pubblicazioni hanno
subito il segno dei suoi interessi libertari, libertini, enogastronomici:
Racconti, novelle e novelline di de Sade (che gli procurerà una denuncia e la
condanna al rogo dei libri, tra gli ultimi roghi di libri avvenuti in
Italia), le poesie di Pagliarani, la rivista Il gastronomo e quella di
filosofia Il pensiero, poi interessante per qualche anno fu l'editore della
rivista Problemi del socialismo, diretta da Basso. In seguito mise un po' in
disparte le questionifilosofiche per concentrarsi su quelle più propriamente
eno-gastronomiche e agricole. In A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli
l'"anarchenologo" ritenendo che l'attività di Veronelli vada
inquadrata in un ambito libertario e contro l'attività delle multinazionali agricole.
Gli anarchici della Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più
propriamente politico di Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato
"Veronelli politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro
di Mura, giornalista di La Repubblica, Ferrari della Federazione Anarchica
Reggiana (promotrice dell'evento biennale, ideato nella sua prima edizione
insieme allo stesso Veronelli, Le cucine del popolo) e Tibaldi. Dagli anarchici
Veronelli è sempre stato considerato un "compagno"; Umanità Nova,
giornale anarchico, in occasione dell'anniversario della sua morte,
scrive: “Come Fabrizio De Ferré, Brassens anche Veronelli e un
libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta
contro le armate schiaviste delle multinazionali. (Pagliaro, Umanità Nova, LMilano
gli attribuisce l'Ambrogino d'oro. Rassegna stampa. Articolo di Veronelli
pubblicato su A-Rivista, Lettera i giovani estremi Ha scritto un testo su Proudhon: La questione
sociale -- Veronelli politico «L'ultimo
dei vini artigianali sarà sempre migliore del primo dei vini industriali,
perché avrà un'anima» (Veronelli in Il canto della Terra). Il nostro anarchenologo Un incontro inatteso Cellula Veronelli. eronelli politico. Circolo
Cucine del Popolo, l'addio a Luigi Veronelli Archiviato il 16 giugno in .
Bosana Salsa suprema. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi
Speranza, “Grice e Veronelli: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool
Library, Liguria.
VERRECCHIA (Vallerotonda). Essential
Italian philosopher. Filosofo. Si trasferì a Torino, dove studiò, laureandosi
in filosofia. Trascorse un certo periodo nel parco nazionale del Gran Paradiso,
considerato come il più formativo della sua vita. Lì poté contemplare in modo
disinteressato i fenomeni della natura. “Ho fatto tre università -- era solito
dire -: quella vera e propria, che non mi ha dato nulla o quasi; la
collaborazione alle pagine dei quotidiani come elzevirista, che mi ha costretto
a leggere libri che altrimenti non avrei mai letto; e infine l'università più
utile in assoluto, vale a dire il soggiorno nel Gran Paradiso a contatto con la
natura". Frutto di quel soggiorno è il saggio che contiene la sua
filosofia, potentemente aforistica. I manoscritti riaffiorati molto più tardi
spiegano la tardività della sua pubblicazione, avvenuta presso Fògolasi tratta
del Diario del Gran Paradiso. Verrecchia visse poi in Germania (soprattutto a
Berlino) e fu per lunghi anni addetto culturale all'Ambasciata d'Italia a
Vienna; collaborò alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui Il Resto
del Carlino, La Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua padronanza del tedesco,
collaborò stranieri (Die Presse, Die Welt). Non parlava volentieri della sua
vita privata perché, diceva,"di un filosofo ciò che interessa sono gli teorie
e non le vicissitudini personali". Traduttore di Lichtenberg, appassionato
studioso di Bruno e Nietzsche, nel suo orizzonte culturale, però, la figura che
risalta di più è senz'altro quella di Schopenhauer, da lui considerato a tutti
gli effetti un maestro da tradurre e continuare. Elementi caratteristici dei suoi scritti sono
l'irriducibile vena polemica e una sacra bilis, ma la sua prosa spicca anche
per chiarezza ed energia. La sua prosa insieme a quella di Guido Ceronetti,
Manlio Sgalambro e Sossio Giamettaè stata giudicata "la migliore prosa filosofica". Opere: “L'eretico dello spirito” (Firenze: La
Nuova Italia, Torino, Fogola); “La catastrofe di Nietzsche a Torino” (Torino:
Einaudi), “La tragedia di Nietzsche a Torino: la catastrofe del filosofo che
sognava un superuomo al di là del bene e del male (Milano: Bompiani). Incontri
viennesi (Genova: Marietti, Torino: UTET), “Cieli d'Italia (Milano: Spirali/Vel),
“Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola, e ristampa), “Bruno: la falena dello
spirito” (Roma: Donzelli); Rapsodia viennese: luoghi e personaggi celebri della
capitale danubiana (Roma: Donzelli), Schopenhauer e la Vispa Teresa: l'Italia,
le donne, le avventure (Roma: Donzelli), Vagabondaggi culturali (Torino:
Fogola); “La stufa dell'Anticristo: altri vagabondaggi culturali (Torino:
Fogola, ). Batracomachia di Bayeruth.
Nietzschiani contro wagneriani; Padova: il prato, Lettere Mercuriali (Torino:
Fògola, ). “Il cantore filosofo” (Firenze: Clinamen); Il mastino del Parnaso.
Elzeviri e polemiche” Firenze: Clinamen. Saggi introduttivi, traduzioni e cure
Viaggio in Italia di Mommsen (Torino:
Fogola). Libretto di consolazione (Milano: Rizzoli. Le civiltà pre-colombiane (Milano: Bompiani,).
Colloqui (Milano: Rizzoli), poi: “Il filosofo che ride” (Milano: Rizzoli), “Metafisica
dell'amore sessuale: l'amore inganno della natura” (Milano: Rizzoli, Sulla filosofia da Arthur Schopenhauer (Milano:
TEA); “Aforismi per una vita saggia” (Milano: Fabbri, poi: Milano: Rizzoli); “O
si pensa o si crede: sulla religione (Milano: Rizzoli); Lo scandaglio
dell'anima” (Milano: Rizzoli); “Breviario spiritual” (Torino: UTET, Articoli A
Bogotà c'è un erede di Montaigne. Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un
rospo per finire al rogo. Tuttolibri de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni
in giallo. Tuttolibri de La Stampa, Risvolto di copertina della Rapsodia
viennese. Verrecchia, su
digilander.libero. 28 gennaio . Marco
Lanterna, Verrecchia, venerando e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco
Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro,
Clinamen, critica Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla
letteratura di fine libro, Clinamen, . Ugo Dotti, I vagabondaggi culturali di Verrecchia,
in rivista (The New York Review of Books).
Le case illustri, di Lisa Elena su archivio.lastampa. 2 settembre . Addio al
filosofo Anacleto Verrecchia, di Luigia Sorrentino, su poesia.blog.rainews. L'Anticristo
goloso, di M.Rota, su piemontemese. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS
– Luigi Speranza, “Grice e Verrecchia: metafisica dell’amore” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIANO. (Aosta). Esential Italian philosopher.
Filosofo. Laureatosi in Filosofia a Torino con Abbagnano, ha insegnato a Milano
e Cagliari. Ha fatto infine ritorno, in qualità di ordinario fuori ruolo di
Storia della filosofia, all'ateneo torinese. Ha fatto parte del Comitato
Nazionale per la Bio-Etica, ed è stato membro del direttivo della Rivista di filosofia
e socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di Torino. Izgu insignito
del premio Feltrinelli per la Storia dela Filosofia. Di formazione illuminista,
Viano si è occupato di storia della filosofia antica. -- è autore di importanti
studi su Aristotele (“La logica di Aristotele”, Torino, Ed. Taylor) e
l’empirismo (“Dal razionalismo all'Illuminismo” (Einaudi, Torino); “Il pensiero
politico” (Laterza, Roma/Bari). Nel campo dell'etica, oltre a studi storici (“L'etica”
– Mondatori, Milano, “Teorie etiche”, Bollati Boringhieri, Torino), si è
dedicato a promuovere la costruzione di una bio-etica e a denunciare la
timidezza dei laici di fronte alle ingerenze del cristianesimo. Da Enrico
Mistretta, direttore editoriale della Laterza di Roma/Bari, gli fu affidata, la
direzione di una “Storia della filosofia.” Altre opere: “La selva delle
somiglianze: il filosofo e il medico” (Torino, Einaudi); “Va' pensiero: il
carattere della filosofia italiana” (Torino, Einaud); “Filosofia italiana nel
dopoguerra” (Bologna, Il Mulino); “Etica pubblica” (Roma/Bari, Laterza); “Le
città filosofiche: per una geografia della cultura filosofica italiana”
(Bologna, Il Mulino); “Le imposture degli antichi e i miracoli dei moderni”
(Torino, Einaudi); “Laici in ginocchio” (Roma/Bari, Laterza); “Stagioni
filosofiche: la filosofia del Novecento fra Torino e l'Italia” (Bologna, Il
Mulino); “La scintilla di Caino: storia della coscienza e dei suoi usi” (Torino,
Bollati Boringhieri). Profilo biografico sull’Accademia Delle Scienze. Maurizio
Mori, Torino ricorda Viano, su Torino. Cerimonia nell'Accademia Nazionale dei
Lincei, su Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Goodreads. Registrazioni su
RadioRadicale, Radio Radicale. Biografia
e testi sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche Rassegna
stampa sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione di "Le città
filosofiche" su Recensioni Filosofiche. Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Viano: il neo-tradizionalismo” – “Viano
e la filosofia romana” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIAZZI. (Gavi). Essential Italian
philosopher. Deputato del Regno d'Italia Legislature Gruppo parlamentare PRI
Collegio Grosseto Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito
Repubblicano Italiano Titolo di studio laurea Professione avvocato, docente. Filosofo.
Apprezzato teorico e studioso di filosofia, fu eletto per i repubblicani alla
Camera dei deputati per il collegio di Grosseto, subentrando ad Ettore Socci e
battendo il candidato dei radicali Angelo Banti. Viazzi rimase in Parlamento
per due legislature e fu succeduto dal socialista Giovanni Merloni. Pio Viazzi,
su storia.camera, Camera dei deputati. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft
MS – Luigi Speranza, “Grice e Viazzi” – “Il Vico di Grice e il Vico di Viazzi”
-- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VICO. (Napoli). “Si potrebbe presentare la storia ulteriore del
pensiero come un ricorso delle idee del Vico” (Benedetto Croce, La filosofia di
Giambattista Vico, Laterza, Bari) Giambattista Vico, filosofo. Molte delle
notizie riguardanti la vita di Vico sono tratte dalla sua Autobiografia,
scritta sul modello letterario delle Confessioni di di Agostino.
Dall’autobiografia Vico cancella ogni riferimento ai suoi interessi giovanili
per le dottrine atomistiche e per il pensiero cartesiano, che avevano
cominciato a diffondersi a Napoli, ma vennero subito repressi dalla censura
delle autorità civili e religiose, che le consideravano moralmente perniciose e
contrari all'Indice dei libri proibiti. Nato a Napoli da una famiglia di
modesta estrazione sociale – il padre, Antonio Vico, era un povero libraio, mentre
la madre, Candida Masulla, era figlia di un lavorante di carrozze – Vico fu un
bambino molto vivace, ma, a causa di una caduta si procurò una frattura al
cranio che gli impedì di frequentare la scuola per tre anni e che, pur non
alterando le sue capacità mentali, quantunque “il cerusico ne fe' tal presagio:
che egli o ne morrebbe o arebbe sopravvissuto stolido,” contribuì a sviluppare
“una natura malinconica ed acre.” Ammesso agli studi di grammatica presso il
Collegio Massimo dei Gesuiti, li abbandonò intorno per dedicarsi al privato
approfondimento dei testi di Paolo Veneto, il quale, tuttavia, rivelandosi
superiore alle sue capacità, provoca l'allontanamento dall'attività
intellettuale per un anno e mezzo. Ripresa la via degli studi, Vico si
recò nuovamente dai gesuiti per seguire le lezioni di Ricci, ma, rimasto ancora
una volta insoddisfatto, si appartò nuovamente a vita privata per affrontare la
metafisica. Successivamente, per secondare il desiderio paterno, Vico fu “applicato
agli studi legali.” Frequentò per circa due mesi le lezioni private di Verde, si
iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, senza tuttavia seguirne i corsi, e si
cimentò, come di consueto, in privati studi di diritto. Conseguita la laurea in
a Salerno, si appassionò subito ai problemi filosofici,, segno “di tutto lo
studio che aveva egli da porre all'indagamento de' princìpi del diritto
universal.” Lapide nella casa natale di via San Biagio dei Librai che recita,
“in questa cameretta nacque il XXIII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico. Qui
dimorò fino ai diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre
libraio usò passare le notti nello studio. Vigilia giovanile della sua opera sublime.
La città di Napoli pose.” Il periodo di tempo intercorrente fu denominato dell'
“autoperfezionamento.” Difatti, nonostante l'Autobiografia riporti indietro la
data d'inizio del suo magistero, svolse attività di precettore dei figli del
marchese Domenico Rocca presso il castello di Vatolla nel Cilento e colà,
usufruendo della grande biblioteca padronale, ebbe modo di studiare il
platonismo italiano (Ficino e Pico). Approfondisce gli studi aristotelici,
nonostante la dichiarata avversione per Aristotele e la Scolastica. Legge le
opere di Botero e di Bodin, scoprendo al contempo Tacito (che diverrà un
maestro cui s'ispirerà la sua filosofia) e la sua “mente metafisica
incomparabile con cui contempla l'uomo qual è.” Affronta per un breve periodo studi
di geometria e pubblica la canzone “Affetti di un disperato,” d'ispirazione
lucreziana. Erma del Vico Ritornato a Napoli nell'autunno del 1695, all'età di
ventisette anni, affetto dalla tisi, rientra nella misera dimora paterna. A
causa delle grosse difficoltà economiche, Vico è costretto a tenere ripetizioni
di retorica e grammatica. Durante l'anno 1696 pubblica un discorso proemiale a
una crestomazia poetica dedicata alla partenza di Francisco de Benavides,
viceré spagnolo e conte di Santo Stefano. Nel 1697 compone un'orazione funebre
in memoria di Catalina de Aragón y Cardona, madre del nuovo viceré, e nel
dicembre del medesimo anno, tenta vanamente di ottenere un posto di lavoro come
segretario al Municipio di Napoli. Nel gennaio 1699 vince, con striminzita
maggioranza, il concorso per la cattedra di eloquenza e retorica presso
l'Università di Napoli, da cui non riuscì, con suo grande rammarico, a passare
a una di diritto. Nel corso del 1699 è aggregato all'Accademia Palatina fondata
dal viceré Luis Francisco de la Cerda y Aragón, duca di Medinaceli. Anche dopo
la nomina accademica per il mantenimento del padre e dei fratelli, totalmente
dipendenti da lui, deve aprire uno studio privato dove dà lezioni di retorica e
di grammatica elementare, e impegnarsi a lavorare su commissione alla stesura di
poesie, epigrafi, orazioni funebri, panegirici, ecc. Nel 1699 può
finalmente prendere in affitto in vicolo dei Giganti una casa di «tre camere,
sala, cucina, loggia e altre comodità, come rimessa e cantina» e prendere in
moglie la giovane donna, Teresa Caterina Destito dalla quale ebbe otto figli. Da
quel momento non avrà più la tranquillità necessaria per condurre gli studi, ma
proseguirà ugualmente le sue meditazioni «tra lo strepitio de' suoi figlioli».
A questo periodo risale, inoltre, la conoscenza col filosofo Paolo Mattia Doria
e l'incontro con il pensiero del Bacone. Nel 1703 il governo partenopeo
commissiona al Vico la scrittura del Principum neapolitanorum coniuratio e, nel
1709, in una cena a casa del Doria, espone le sue idee sulla filosofia della
natura che lo condurranno, fra il novembre e il dicembre del medesimo anno,
alla composizione del perduto Liber physicus. Fra il 1699 e il 1706 pronunzia
in latino le sei Orazioni inaugurali, ossia le prolusioni all'anno accademico
(che al tempo iniziava il 18 ottobre), e, durante il 1708, se ne aggiunge una
settima, più ampia e importante, recante il titolo di De nostri temporis
studiorum ratione, la quale si concentra molto sul metodo degli studi
giuridici, poiché «il Vico sempre aveva la mira a farsi merito con l'università
nella giurisprudenza per altra via che di leggerla ai giovinetti». Nel De
ratione, inoltre, è contenuta la critica al razionalismo cartesiano e l'elogio
dell'eloquenza, della retorica, della fantasia, nonché dell'«ingegno» produttore
di metafore. Fra il 1708 e il 1709, l'insieme delle prolusioni
universitarie sono rielaborate per essere raccolte in un unico volume mai
pubblicato, dal titolo di De studiorum finibus naturae humanae convenientibus. È
aggregato, dal 1710, all'Accademia dell'Arcadia e, nel novembre, pubblica il
primo libro dell'opera dedicata al Doria, De antiquissima italorum sapientia ex
linguae latinae originibus eruenda, recante il sottotitolo Liber primus sive
metaphysicus. Accanto al Liber metaphysicus l'opera vichiana avrebbe dovuto
comprendere anche il perduto Liber physicus e un mai composto Liber moralis. Un
anonimo recensisce l'opera nel Giornale de' letterati d'Italia del 1711, cui
seguirà la Risposta del Vico, accompagnata dal «ristretto» (un riassunto) del Liber
metaphysicus. Nell'agosto 1712, a seguito di nuove obiezioni prodotte
dall'anonimo recensore, Vico replica con una Seconda risposta. Nel 1713
pubblica un trattatello perduto sulle febbri ispirato alle bozze del Liber
physicus, recante il titolo di De aequilibrio corporis animantis, e, inoltre,
si dedica alla stesura del De rebus gestis Antonii Caraphaei, una biografia del
maresciallo Antonio Carafa, che vedrà la luce nel marzo 1716. Durante i lavori
dell'opera biografica del maresciallo Carafa, Vico si dedica alla rilettura del
suo quarto «auttore», l'olandese Ugo Grozio, cui dedicherà, nel 1716, un
perduto commento al De iure belli ac pacis. La produzione filosofica della
maturità: dal Diritto universale alla Scienza nuova Scienza nuova
seconda, 1942 L'incontro di Vico con la filosofia di «Ugon capo» ebbe
un'importanza decisiva per il suo sviluppo intellettuale, poiché da quel
momento il suo interesse sarà completamente assorbito dai problemi giuridici e
storici. L'idea dell'esistenza di un'umanità ferina e primitiva, dominata
solamente dal senso e dalla fantasia, ed entro cui si producono gli «ordini
civili» divenne centrale in tutto il pensiero vichiano. Nel luglio 1720 vide la
luce un'opera di filosofia del diritto, intitolata De uno universi iuris principio
et fine uno, seguita, nel 1721, dallo scritto De constantia iurisprudentis,
diviso in due parti (De constantia philosophiae e De constantia philologiae), e
che, nonostante il titolo si riferisca alla tematica giuridica, è meno
incentrato sull'argomento rispetto al De uno. Benché le due opere del 1720 e
del 1721 si differenzino, segno di un rapido sviluppo del pensiero vichiano, è
d'uso considerarli, come invero fece anche il Vico, insieme alle Notae aggiunte
nel 1722 e le Sinopsi premesse al testo, sotto l'unico titolo di Diritto
universale. Il 24 marzo 1723 Vico s'iscrisse al concorso per ottenere la
cattedra «matutina» di diritto civile presso l'Università di Napoli e il
successivo 24 aprile commentò un passo delle Quaestiones di Papiniano davanti a
un collegio di giudici, ma, con suo grande scorno, il posto fu assegnato a un
tal Domenico Gentile. Dopo la fama ottenuta dalla pubblicazione della Scienza
Nuova, nel 1735 ottenne dal re Carlo III di Borbone, la carica di storiografo
regio.[18]. Tanto nuova era la sua dottrina che la cultura del tempo non poté
apprezzarla: così che Vico rimase appartato e quasi del tutto sconosciuto negli
ambienti intellettuali, dovendosi accontentare di una cattedra di secondaria
importanza all'Università napoletana che lo manteneva inoltre in tali
ristrettezze economiche che per pubblicare il suo capolavoro, la Scienza Nuova,
dovette toglierne alcune parti in modo che risultasse meno costoso per la
stampa. Alle difficoltà economiche vissute per la pubblicazione dell'opera sua,
che inficiarono la notorietà del Vico nel seno dell'Accademia partenopea,
s'accompagna una prosa involuta, pertanto di difficile penetrazione. Prima
della Scienza Nuova Vico aveva scritto la prolusione inaugurale De nostri
temporis studiorum ratione (1708), il De antiquissima Italorum sapientia, ex
linguae latinae originibus eruenda ("L'antichissima sapienza delle
popolazioni italiche, da rintracciare nelle origini della lingua latina")
a cui si devono aggiungere le due Risposte al "Giornale dei letterati di
Venezia" che aveva criticato il suo pensiero, il De uno universi iuris
principio et fine uno (1720) e il De costantia iurisprudentis (1721). Nello
stesso anno della pubblicazione della Scienza Nuova[21] Vico, afflitto da
difficoltà e disgrazie familiari, incominciò a scrivere la sua Autobiografia
pubblicata a Venezia tra il 1728 e il 1729. Vengono pubblicati i Principj di
una Scienza Nuova intorno alla natura delle nazioni, più conosciuta con il
titolo abbreviato di Scienza Nuova. Alla "Scienza Nuova" Vico lavorò
per tutto il corso della sua vita, con un'edizione integralmente riscritta nel
1730 anche a seguito delle critiche ricevute (cui aveva risposto nelle Vici
Vindiciae del 1729) e, infine, rivista completamente, senza grandi modifiche,
per la terza edizione del 1744, pubblicata pochi mesi dopo la sua morte da suo
figlio Gennaro che lo aveva sostituito nell'insegnamento accademico. La morte
«[incominciarono a crescere] quei malori che fin dai suoi più floridi anni
l’avevano debilitato. Cominciò adunque ad essere indebolito in tutto il sistema
nervoso in guisa che a stento poteva camminare e, quel che più lo affligea, era
di vedersi ogni giorno infiacchire la reminiscenza....Il fiaccato corpo del
saggio vecchio andò in seguito ogni giorno più a debilitarsi in guisa che aveva
perduto quasi interamente la memoria fino a dimenticare gli oggetti a sé più
vicini ed a scambiare i nomi delle cose più usuali...]» Affetto
probabilmente dalla malattia di Alzheimer, all'epoca non ancora descritta scientificamente,
negli ultimi anni non riconosceva più i suoi stessi figli e fu costretto ad
allettarsi. Solo in punto di morte riacquistò la coscienza come svegliandosi da
un lungo sonno; chiese i conforti religiosi e recitando i salmi di Davide morì
il 20 gennaio 1744. Per la celebrazione delle esequie nacque un contrasto tra i
confratelli della congregazione di Santa Sofia, alla quale Vico era iscritto, e
i professori dell'Università di Napoli su chi dovesse tenere i fiocchi della
coltre mortuaria. Non giungendo ad un accordo il feretro, che era stato calato
nel cortile, fu abbandonato dei membri della Congregazione e fu riportato in
casa. Da lì finalmente, accompagnato dai colleghi dell'Università, fu sepolto
nella chiesa dei padri dell'oratorio detta dei Gerolamini in Via dei Tribunali.
Il pensiero Nell'ambiente culturale napoletano, molto interessato alle nuove
dottrine filosofiche, Vico ebbe modo di entrare in rapporto con il pensiero di
Cartesio, Hobbes, Gassendi, Malebranche e Leibniz anche se i suoi autori di
riferimento risalivano piuttosto alle dottrine neoplatoniche, rielaborate dalla
filosofia rinascimentale, aggiornate dalle moderne concezioni scientifiche di
Francesco Bacone e Galileo Galilei e del pensiero giusnaturalistico moderno di
Grozio e Selden. Dal neostoicismo cristiano di Malvezzi Vico riprende
l'intuizione che il corso storico sia retto da una sua logica interna. Questa
varietà di interessi farebbe pensare alla formazione di un pensiero eclettico
in Vico che invece giunse alla formulazione di un'originale sintesi tra una
razionalità sperimentatrice e la tradizione platonica e religiosa. De
antiquissima Italorum sapientia Frontespizio del De antiquissima Italorum
sapientia Statua di Giambattista Vico nella Villa Comunale di Napoli Il De
antiquissima doveva constare di tre parti: il Liber metaphysicus, che uscì nel
1710 senza l'appendice riguardante la logica che, nell'intenzione di Vico,
avrebbe dovuto avere; il Liber Physicus, che Vico pubblicò sotto forma di
opuscolo col titolo De aequilibrio corporis animantis nel 1713, che andò
smarrito, ma ampiamente riassunto nella Vita; e infine il Liber moralis, di cui
Vico non abbozzò nemmeno il testo. Nel De antiquissima Vico, considerando il
linguaggio come oggettivazione del pensiero, è convinto che dall'analisi
etimologica di alcune parole latine si possano rintracciare originarie forme
del pensiero: applicando questo originale metodo, Vico risale ad un antico
sapere filosofico delle primitive popolazioni italiche. Il fulcro di queste
arcaiche concezioni filosofiche è la convinzione antichissima che
«Latinis "verum" et "factum" reciprocantur, seu , ut
scholarum vulgus loquitur, convertuntur» «Per i Latini il
"vero" e il "fatto" sono reciproci, ossia, come afferma il
volgo delle scuole, si scambiano di posto.» che cioè «il criterio e la
regola del vero consiste nell'averlo fatto»: per cui possiamo dire ad esempio
di conoscere le proposizioni matematiche perché siamo noi a farle tramite
postulati, definizioni, ma non potremo mai dire di conoscere nello stesso modo
la natura perché non siamo noi ad averla creata. Conoscere una cosa
significa rintracciarne i principi primi, le cause, poiché, secondo
l'insegnamento aristotelico, veramente la scienza è «scire per causas» ma
questi elementi primi li possiede realmente solo chi li produce, «provare per
cause una cosa equivale a farla». Le obiezioni a Cartesio Il principio
del verum ipsum factum non era una nuova e originale scoperta di Vico ma era
già presente nell'occasionalismo, nel metodo baconiano che richiedeva
l'esperimento come verifica della verità, nel volontarismo scolastico che,
tramite la tradizione scotista, era presente nella cultura filosofica
napoletana del tempo di Vico. La tesi fondamentale di queste concezioni
filosofiche è che la piena verità di una cosa sia accessibile solo a colui che
tale cosa produce; il principio del verum-factum, proponendo la dimensione
fattiva del vero, ridimensiona le pretese conoscitive del razionalismo
cartesiano che Vico inoltre giudica insufficiente come metodo per la conoscenza
della storia umana, che non può essere analizzata solo in astratto, perché essa
ha sempre un margine di imprevedibilità. Vico però si serve di quel
principio per avanzare in modo originale le sue obiezioni alla filosofia cartesiana
trionfante in quel periodo. Il cogito cartesiano infatti potrà darmi certezza
della mia esistenza ma questo non vuol dire conoscenza della natura del mio
essere, coscienza non è conoscenza: avrò coscienza di me ma non conoscenza
poiché non ho prodotto il mio essere ma l'ho solo riconosciuto. «L'uomo,
egli dice, può dubitare se senta, se viva, se sia esteso, e infine in senso
assoluto, se sia; a sostegno della sua argomentazione escogita un certo genio
ingannatore e maligno...Ma è assolutamente impossibile che uno non sia conscio
di pensare, e che da tale coscienza non concluda con certezza che egli è.
Pertanto Renato (René Descartes) svela che il primo vero è questo: "Penso
dunque sono"» (Giambattista Vico, De antiquissima Italorum sapientia
in Opere filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni) Il
criterio del metodo cartesiano dell'evidenza procurerà dunque una conoscenza
chiara e distinta, che però per Vico non è scienza se non è capace di produrre
ciò che conosce. In questa prospettiva, dell'essere umano e della natura solo
Dio, creatore di entrambi, possiede la verità. Mentre quindi la mente
umana procedendo astrattamente nelle sue costruzioni, come accade per la
matematica, la geometria crea una realtà che le appartiene, essendo il
risultato del suo operare, giungendo così a una verità sicura, la stessa mente
non arriva alle stesse certezze per quelle scienze di cui non può costruire
l'oggetto come accade per la meccanica, meno certa della matematica, la fisica
meno certa della meccanica, la morale meno certa della fisica. «Noi
dimostriamo le verità geometriche poiché le facciamo, e se potessimo dimostrare
le verità fisiche le potremmo anche fare.” Mente umana e mente divina «I
latini... dicevano che la mente è data, immessa negli uomini dagli dei. È
dunque ragionevole congetturare che gli autori di queste espressioni abbiano
pensato che le idee negli animi umani siano create e risvegliate da Dio [...]
La mente umana si manifesta pensando, ma è Dio che in me pensa, dunque in Dio
conosco la mia propria mente.» (Giambattista Vico, De antiquissima) Il
valore di verità che l'uomo ricava dalle scienze e dalle arti, i cui oggetti
egli costruisce, è garantito dal fatto che la mente umana, pur nella sua
inferiorità, esplica un'attività che appartiene in primo luogo a Dio. La mente
dell'uomo è anch'essa creatrice nell'atto in cui imita la mente, le idee, di
Dio, partecipando metafisicamente ad esse. L'ingegno Imitazione e
partecipazione alla mente divina avvengono ad opera di quella facoltà che Vico
chiama ingegno che è «la facoltà propria del conoscere...per cui l'uomo è
capace di contemplare e di imitare le cose». L'ingegno è lo strumento principe,
e non l'applicazione delle regole del metodo cartesiano, per il progresso, ad
esempio, della fisica che si sviluppa proprio attraverso gli esperimenti
escogitati dall'ingegno secondo il criterio del vero e del fatto.
L'ingegno dimostra, inoltre, i limiti del conoscere umano e la contemporanea
presenza della verità divina che si rivela proprio attraverso l'errore:
«Dio mai si allontana dalla nostra presenza, neppure quando erriamo, poiché
abbracciamo il falso sotto l'aspetto del vero e i mali sotto l'apparenza dei
beni; vediamo le cose finite e ci sentiamo noi stessi finiti, ma ciò dimostra che
siamo capaci di pensare l'infinito.» (Giambattista Vico, De antiquissima,
6) Il sapere metafisico Contro lo scetticismo Vico sostiene che è proprio
tramite l'errore che l'uomo giunge al sapere metafisico: «Il chiarore del
vero metafisico è pari a quello della luce, che percepiamo soltanto in
relazione ai corpi opachi...Tale è lo splendore del vero metafisico non
circoscritto da limiti, né di forma discernibile, poiché è il principio
infinito di tutte le forme. Le cose fisiche sono quei corpi opachi, cioè formati
e limitati, nei quali vediamo la luce del vero metafisico.» (Giambattista
Vico, De antiquissima) Il sapere metafisico non è il sapere in assoluto: esso è
superato dalla matematica e dalle scienze ma, d'altro canto, «la metafisica è
la fonte di ogni verità, che da lei discende in tutte le altre scienze.» Vi è
dunque un "primo vero", «comprensione di tutte le cause», originaria
spiegazione causale di tutti gli effetti; esso è infinito e di natura
spirituale poiché è antecedente a tutti i corpi e che quindi si identifica con
Dio. In Lui sono presenti le forme, simili alle idee platoniche, modelli della
creazione divina. «Il primo vero è in Dio, perché Dio è il primo facitore
(primus Factor); codesto primo vero è infinito, in quanto facitore di tutte le
cose; è compiutissimo, poiché mette dinanzi a Dio, in quanto li contiene, gli
elementi estrinseci e intrinseci delle cose» (Giambattista Vico, De
antiquissima Italorum sapientia in Opere filosofiche a cura di P.Cristofolini,
Firenze, Sansoni) La Scienza Nuova Frontespizio della terza edizione
della Scienza Nuova Se l'uomo non può considerarsi creatore della realtà
naturale ma piuttosto di tutte quelle astrazioni che rimandano ad essa come la
matematica, la stessa metafisica, vi è tuttavia un'attività creatrice che gli
appartiene «questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli
uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i principi dentro
le modificazioni della nostra medesima mente umana» (Giambattista Vico
Scienza Nuova, terza ediz., libro I, sez. 3) La storia creatrice L'uomo è
dunque il creatore, attraverso la storia, della civiltà umana. Nella storia
l'uomo verifica il principio del verum ipsum factum creando così una scienza
nuova che avrà un valore di verità come la matematica. Una scienza che ha per
oggetto una realtà creata dall'uomo e quindi più vera e, rispetto alle
astrazioni matematiche, concreta. La storia rappresenta la scienza delle cose
fatte dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha
fatto quelle cose. Filosofia e "filologia" La definizione dell'uomo,
della sua mente non può prescindere dal suo sviluppo storico se non si vuole
ridurre tutto a un'astrazione. La concreta realtà dell'uomo è comprensibile
solo riportandola al suo divenire storico. È assurdo credere, come fanno i
cartesiani o i neoplatonici, che la ragione dell'uomo sia una realtà assoluta,
sciolta da ogni condizionamento storico. «La filosofia contempla la
ragione, onde viene la scienza del vero; la filologia osserva l'autorità
dell'umano arbitrio onde viene la coscienza del certo...Questa medesima degnità
(assioma) dimostra aver mancato per metà così i filosofi che non accertarono le
loro ragioni con l'autorità de'filologi, come i filologi che non curarono
d'avverare la loro autorità con la ragion dei filosofi» (Giambattista
Vico Ibidem Degnità X) Ma la filologia da sola non basta, si ridurrebbe a una
semplice raccolta di fatti che invece vanno spiegati dalla filosofia. Tra
filologia e filosofia vi deve essere un rapporto di complementarità per cui si
possa accertare il vero e inverare il certo. Le leggi della 'scienza
nuova' Compito della 'scienza nuova' sarà quello di indagare la storia alla
ricerca di quei principi costanti che, secondo una concezione per certi versi
platonizzante, fanno presupporre nell'azione storica l'esistenza di leggi che
ne siano a fondamento com'è per tutte le altre scienze: «Poiché questo
mondo di nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno
con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini; poiché tali
cose ne potranno dare i principi universali ed eterni, quali devon essere
d'ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano le
nazioni» (Giambattista Vico Ibidem, libro I, sez. 3) La storia quindi,
come tutte le scienze, presenta delle leggi, dei principi universali, di un
valore ideale di tipo platonico, che si ripetono costantemente allo stesso modo
e che costituiscono il punto di riferimento per la nascita e il mantenimento
delle nazioni. L'eterogenesi dei fini e la Provvidenza storica Rifarsi
alla mente umana per comprendere la storia non è sufficiente: si vedrà,
attraverso il corso degli avvenimenti storici, che la stessa mente dell'uomo è
guidata da un principio superiore ad essa che la regola e la indirizza ai suoi
fini che vanno al di là o contrastano con quelli che gli uomini si propongono
di conseguire; così accade che, mentre l'umanità si dirige al perseguimento di
intenti utilitaristici e individuali, si realizzino invece obiettivi di
progresso e di giustizia secondo il principio della eterogenesi dei fini.
«Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni...ma egli è questo
mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta
contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch'essi uomini si avevan
proposti» (Giambattista Vico Ibidem, Conclusione) La storia umana in
quanto opera creatrice dell'uomo gli appartiene per la conoscenza e per la
guida degli eventi storici ma nel medesimo tempo lo stesso uomo è guidato dalla
Provvidenza che prepone alla storia divina. I corsi storici Secondo Vico
il metodo storico dovrà procedere attraverso l'analisi delle lingue dei popoli
antichi «poiché i parlari volgari debono essere i testimoni più gravi degli antichi
costumi de' popoli che si celebrarono nel tempo ch'essi si formarono le
lingue», e quindi tramite lo studio del diritto, che è alla base dello sviluppo
storico delle nazioni civili. Questo metodo ha fatto identificare nella
storia una legge fondamentale del suo sviluppo che avviene evolvendosi in tre
età: l'età degli dei, «nella quale gli uomini gentili credettero vivere
sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli
oracoli»; l'età degli eroi dove si costituiscono repubbliche aristocratiche;
l'età degli uomini «nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura
umana». I bestioni La storia umana, secondo Vico, inizia con il diluvio
universale, quando gli uomini, giganti simili a primitivi "bestioni",
vivevano vagando nelle foreste in uno stato di completa anarchia. Questa
condizione bestiale era conseguenza del peccato originale, attenuata
dall'intervento benevolo della Provvidenza divina che immise, attraverso la
paura dei fulmini, il timore degli dei nelle genti che «scosse e destate da un
terribile spavento d'una da essi stessi finta e creduta divinità del cielo e di
Giove, finalmente se ne ristarono alquanti e si nascosero in certi luoghi; ove
fermi con certe donne, per lo timore dell'appresa divinità, al coverto, con
congiungimenti carnali religiosi e pudichi, celebrarono i matrimoni e fecero
certi figlioli, e così fondarono le famiglie. E con lo star quivi fermi lunga
stagione e con le sepolture degli antenati, si ritrovarono aver ivi fondati e
divisi i primi domini della terra» La civiltà L'uscita dallo stato di ferinità
quindi avviene: per la nascita della religione, nata dalla paura e sulla
base della quale vengono elaborate le prime leggi del vivere ordinato, per
l'istituzione delle nozze che danno stabilità al vivere umano con la formazione
della famiglia e per l'uso della sepoltura dei morti, segno della fede
nell'immortalità dell'anima che distingue l'uomo dalle bestie. Della prima età
Vico sostiene di non poter scrivere molto poiché mancano documenti su cui
basarsi: infatti quei bestioni non conoscevano la scrittura e, poiché erano
muti, si esprimevano a segni o con suoni disarticolati. L'età degli eroi ebbe
inizio dall'accomunarsi di genti che trovavano così reciproco aiuto e sostegno
per la sopravvivenza. Sorsero le città guidate dalle prime organizzazioni
politiche dei signori, gli eroi che con la forza e in nome della ragion di stato,
conosciuta solo da loro, comandavano su i servi che, quando rivendicarono i
propri diritti, si ritrovarono contro i signori che, organizzati in ordini
nobiliari, diedero vita agli stati aristocratici che caratterizzano il secondo
periodo della storia umana. In questa seconda, dove predomina la
fantasia, nasce il linguaggio dai caratteri mitici e poetici. Infine la conquista
dei diritti civili da parte dei servi dà luogo alla età degli uomini e alla
formazione di stati popolari basati sul «diritto umano dettato dalla ragione
umana tutta spiegata». Sorgono quindi stati non necessariamente democratici ma
che possono essere pure monarchici poiché l'essenziale è che rispettino «la
ragione naturale, che eguaglia tutti». La legge delle tre età costituisce
la «storia ideale eterna sopra la quale corrono in tempo le storie di tutte le
nazioni». Tutti i popoli indipendentemente l'uno dall'altro hanno conformato il
loro corso storico a questa legge che non è solo delle genti ma anche di ogni
singolo uomo che necessariamente si sviluppa passando dal primitivo senso
nell'infanzia, alla fantasia nella fanciullezza, e infine alla ragione nell'età
adulta: «Gli uomini prima sentono senza avvertire; dappoi avvertiscono
con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura»
(Giambattista Vico Scienza Nuova, 3a ediz. Degnità) La verità divina nella
storia Se nella storia pur tra le violenze, i disordini, appare un ordine e un
progressivo sviluppo ciò è dovuto, secondo Vico, all'azione della Provvidenza
che immette nell'agire dell'uomo un principio di verità che si presenta in modo
diverso nelle tre età: nelle prime due età il vero si presenta come certo
«gli uomini che non sanno il vero delle cose procurano d'attenersi al certo,
perché non potendo soddisfare l'intelletto con la scienza, almeno la volontà
riposi sulla coscienza» (Giambattista Vico, Scienza Nuova, Degnità IX) Questa
certezza non viene all'uomo attraverso una verità rivelata ma da una
constatazione di senso comune, condivisa da tutti, per cui vi è «un giudizio
senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un
popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano» La sapienza
poetica Vi è poi, nella seconda età della storia e dell'uomo, caratterizzata
dalla fantasia, un sapere tutto particolare che Vico definisce poetico. In
questa età nasce infatti il linguaggio non ancora razionale ma molto vicino
alla poesia che «alle cose insensate dà senso e passione, ed è proprietà dei
fanciulli di prender cose inanimate tra le mani e, trastullandosi, favellarvi,
come se fussero, quelle, persone vive. Questa degnità filologica-filosofica ne
appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti.»
Se vogliamo quindi conoscere la storia dei popoli antichi dobbiamo rifarci ai
miti che hanno espresso nella loro cultura. Il mito infatti non è solo una
favola e neppure una verità presentata sotto le spoglie della fantasia ma è una
verità di per sé elaborata dagli antichi che, incapaci di esprimersi
razionalmente, si servivano di universali fantastici che, sotto spoglie
poetiche, presentavano modelli ideali universali: come fecero ad esempio i
Greci antichi che non definirono razionalmente la prudenza ma raccontarono di
Ulisse, modello universale fantastico dell'uomo prudente. La poesia Vico
si dedica poi a definire la poesia che innanzitutto è autonoma come forma
espressiva differente dal linguaggio tradizionale. I tropi della poesia come la
metafora, la metonimia, la sineddoche ecc. sono stati erroneamente ritenuti
strumenti estetici di abbellimento del linguaggio razionale di base, mentre
invece la poesia è una forma espressiva naturale e originaria i cui tropi sono
«necessari modi di spiegarsi di tutte le prime nazioni poetiche» La poesia ha
una funzione rivelativa, custodisce le prime immaginate verità dei primi
uomini; Il linguaggio non ha quindi un'origine convenzionale perché questo
presupporrebbe un uso tecnico del linguaggio che invece sorge spontaneamente
come poesia. Poiché il linguaggio e i miti costituiscono la cultura originaria
e spontanea di tutto un popolo, Vico arriva alla discoverta del vero Omero che
è non il singolo autore dei suoi poemi ma l'espressione del patrimonio
culturale comune di tutto il popolo greco. È comunque da respingere la
interpretazione platonica di Omero come filosofo, «fornito di una sublime
sapienza riposta» «Farsi intendere da volgo fiero e selvaggio non è
certamente (opera) d'ingegno addomesticato ed incivilito da alcuna filosofia.
Né da un animo da alcuna filosofia umanato ed impietosito potrebbe nascer
quella truculenza e fierezza di stile, con cui descrive tante, sì varie e
sanguinose battaglie, tante sì diverse e tutte in istravaganti guise
crudelissima spezie d'ammazzamenti, che particolarmente fanno tutta la
sublimità dell'Iliade» (Giambattista Vico, Scienza Nuova) Verità e storia
La sapienza antica ha per contenuto princìpi di giustizia e ordine necessari
per la formazione di popoli civili. Questi contenuti si esprimono in modi
diversi a seconda che siano formati dal senso o dalla fantasia o dalla ragione.
Questo vuol dire che la sapienza, la verità, si manifesta in forme diverse
storicamente ma che essa come verità eterna è al di sopra della storia che di
volta in volta la incarna. La verità della storia è una verità metafisica nella
storia. Nella storia si attua la mediazione tra l'agire umano e quello
divino: nel fare umano si manifesta il vero divino e il vero umano si
realizza tramite il fare divino: la Provvidenza, legge trascendente della
storia, che opera attraverso e nonostante il libero arbitrio dell'uomo. Questo
non comporta una concezione necessitata del corso della storia poiché è vero
che la Provvidenza si serve degli strumenti umani, anche i più rozzi e
primitivi, per produrre un ordine ma tuttavia questo rimane nelle mani
dell'uomo, affidato alla sua libertà. La storia quindi non è determinata come
sostengono gli stoici e gli epicurei che «niegano la provvedenza, quelli
facendosi strascinare dal fato, questi abbandonandosi al caso», ma si sviluppa
tenendo conto della libera volontà degli uomini che, come dimostrano i ricorsi,
possono anche farla regredire: «Gli uomini prima sentono il necessario;
dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si
dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano
in istrapazzar di sostanze» (Giambattista Vico, Scienza Nuova, Degnità
LXVI) A questa dissoluzione delle nazioni pone rimedio l'intervento della
Provvidenza che talora non può impedire la regressione nella barbarie, da cui
si genererà un nuovo corso storico che ripercorrerà, a un livello superiore,
poiché dell'epoca passata è rimasta una sia pur minima eredità, la strada
precedente.Paradossalmente la criticità del progresso storico appare proprio
con l'età della ragione, quando cioè questa invece dovrebbe assicurare e
mantenere l'ordine civile. Accade infatti che la tutela della Provvidenza che
si è imposta agli uomini nei precedenti due stadi, ora invece deve ricercare il
consenso della «ragione tutta spiegata» che si sostituisce alla religione: Così
"ordenando la provvedenza" : che non avendosi appresso a fare più per
sensi di religione (come si erano fatte innanzi) le azioni virtuose, facesse la
filosofia le virtù nella lor idea» La ragione infatti, pur con la filosofia,
custode della legge ideale del vivere civile, con il suo libero giudizio, può
tuttavia incorrere nell'errore o nello scetticismo per cui «si diedero gli
stolti dotti a calunniare la verità». La ragione non crea la verità,
poiché non può fare a meno dal senso e dalla fantasia senza le quali appare
astratta e vuota. Il fine della storia infatti non è affidato alla sola ragione
ma alla sintesi armonica di senso, fantasia e razionalità. La ragione poi è
ispirata dalla verità divina per cui la storia è sì opera dell'uomo, ma la
mente umana da sola non basta poiché occorre la Provvidenza che indichi la
verità. La filosofia è succeduta alla religione ma non l'ha sostituita anzi
essa deve custodirla: «Da tutto ciò che si è in quest'opera ragionato, è
da finalmente conchiudersi che questa Scienza porta indivisibilmente seco lo
studio della pietà, e che, se non siesi pio, non si può daddovero esser
saggio» (Giambattista Vico Scienza Nuova, Conclusione) Il giudizio della
filosofia posteriore «Predicavano la ragione individuale, ed egli le opponeva
la tradizione, la voce del genere umano. Gli uomini popolari, i progressisti di
quel tempo, erano Lionardo di Capua, Cornelio, Doria, Calopreso, che stavano
con le idee nuove, con lo spirito del secolo. Lui era un retrivo, con tanto di
coda, come si direbbe oggi. La coltura europea e la coltura italiana
s'incontravano per la prima volta, l'una maestra, l'altra ancella. Vico
resisteva. Era vanità di pedante? Era fierezza di grande uomo? Resisteva a
Cartesio, a Malebranche, a Pascal, i cui Pensieri erano «lumi sparsi», a
Grozio, a Puffendorfio, a Locke, il cui Saggio era la «metafisica del senso».
Resisteva, ma li studiava più che facessero i novatori. Resisteva come chi
sente la sua forza e non si lascia sopraffare. Accettava i problemi, combattea
le soluzioni, e le cercava per le vie sue, co' suoi metodi e coi suoi studi.
Era la resistenza della coltura italiana, che non si lasciava assorbire, e
stava chiusa nel suo passato, ma resistenza del genio, che cercando nel passato
trovava il mondo moderno. Era il retrivo che guardando indietro e andando per
la sua via, si trova da ultimo in prima fila, innanzi a tutti quelli che lo
precedevano. Questa era la resistenza del Vico. Era un moderno e si sentiva e
si credeva antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello entro di
sé.» (Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Morano,
Napoli) Fintanto che Vico fu in vita la portata e la ricezione critica del suo
pensiero furono circoscritte quasi unicamente agli ambienti intellettuali della
propria città, trovando poi un ben più vasto seguito soltanto a quasi due
secoli dalla sua stessa morte, tra la seconda metà dell'Ottocento e il
Novecento. Affermatasi la fama del pensiero vichiano, esso fu conteso dalle più
disparate correnti filosofiche: dal pensiero cristiano (nonostante l'iniziale
rifiuto), dagli idealisti (dai quali fu proclamato precursore dell'immanentismo
hegeliano), dai positivisti e persino da diversi marxisti. Come fa notare il
Fassò «Vico è ben più di un semplice filosofo tanto che in certi momenti della
sua travagliatissima fama fu apprezzato prevalentemente per la sua filosofia
del diritto, così come in altri momenti fu celebrato precursore della
sociologia, della psicologia dei popoli, o come campione fra i maggiori della
filosofia della storia, mentre veniva ignorata la sua pur genialissima
metafisica, che è ad un tempo il punto d'arrivo e il presupposto logico di
tutte le ricerche da lui condotte nei più vari campi dell'operare umano». Il
pensiero vichiano, le cui prime fonti s'ispirano alla tradizione filosofica del
Seicento che permeava l'ambiente partenopeo della sua epoca, rappresenta un
ponte fra la cultura secentesca e quella settecentesca. Nonostante il Vico non
sia caratterizzato dall'audacia innovatrice illuminista, il suo pensiero
raggiunse – come nota Abbagnano – «alcuni risultati fondamentali» che lo
connettono a pieno titolo al Settecento. Tuttavia, non può tacersi il carattere
conservatore della filosofia politico-religiosa del Vico, generato dal
turbamento di chi, «assistendo alla fine di un mondo famigliare, non sa
scoprire i segni del sorgere di un nuovo». Ciò è dimostrato dalla
giustapposizione del certo (ossia il peso dell'autorità della tradizione) al
vero (ossia lo sforzo innovatore della ragione) che è il segno di una ricerca
di equilibrio estranea al pensiero illuministico. A tali conclusioni il
pensiero vichiano fu condotto dalla limitatezza della sua gnoseologia e dalla
polemica contro il cartesianesimo, il quale professava, al contrario,
l'eliminazione di ogni limite gnoseologico. Opere: “Sei Orazioni Inaugurali”: “De
nostri temporis studiorum ratione”: “Orazione Inaugurale” “De antiquissima
Italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda; “Proemium”; “Liber
metaphysicus”; “Risposte al giornale dei letterati Prima risposta”; “Seconda
risposta”; “Institutiones oratoriae”; “De universis Juris”; “De universis juris
uno principio et fine uno liber unus - include “De opera proloquium”; “De
constantia jurisprudentis liber alter”; “ Notae in duos libros, alterum «De uno
universi juris principio et fine uno», alterum «De constantia jurisprudentis”;
“Scienza nuova prima”; “Vici vindiciae”; “Vita di Giambattista Vico scritta da
se medesimo, (l'«Autobiografia» («Supplemento») Scienza nuova seconda, De mente
heroic, Scienza nuova terza. Edizioni: Scritti storici, Giambattista Vico,
Scienza nuova, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza,Giambattista Vico, Scienza
nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia 112, Bari, Laterza, Giambattista Vico,
Scienza nuova seconda. 2, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giambattista Vico,
Opere a cura di Fausto Nicolini, Laterza, Bari, Orazioni inaugurali, De
studiorum rationum, De antiquissima Italorum sapientia, Risposte al giornale
dei letterati; IDiritto universale, Scienza nuova; Scienza nuova, Autobiografia,
Carteggio, Poesie varie; Scritti storici; Scritti vari e pagine disperse; Poesie,
Institutiones oratoriae. Giambattista Vico, Opere filosofiche a cura di Paolo
Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Opere giuridiche a cura di
Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Institutiones
oratoriae, testo critico, versione e commento a cura di Giuliano Crifò, Napoli,
Istituto Suor Orsola Benincasa. Bibliografia critica Il pensiero vichiano
rimase quasi del tutto ignorato dalla cultura europea del XVIII secolo con una
diffusione limitata nell'Italia meridionale. Ancora in età romantica Vico era
poco conosciuto anche se filosofi tedeschi come Johann Gottfried Herder,
chiamato il Vico tedesco, e Hegel presentano delle somiglianze con la dottrina
vichiana per quanto riguarda il ruolo della storia nello sviluppo della
filosofia. La filosofia di Vico comincia ad essere conosciuta e
apprezzata nel clima del romanticismo francese e italiano: François-René de
Chateaubriand e Joseph de Maistre ma, soprattutto Jules Michelet,
Principes de la philosophie de l'histoire, Parigi diffonde il pensiero di Vico
di cui apprezza la concezione della storia come sintesi di umano e
divino. Nella prima metà dell'Ottocento, Auguste Comte e Karl Marx
stimarono la filosofia della storia di Vico ma furono i filosofi italiani, come
Antonio Rosmini, e soprattutto Vincenzo Gioberti, che videro in lui un
maestro. N. Tommaseo, G.B. Vico e il suo secolo, rist. Torino 1930, mette
in evidenza la grande affinità del pensiero vichiano con quello di Gioberti.
Agostino Maria de Carlo, "Istituzione Filosofica secondo i Princìpj di
Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa" - Napoli - Tip. Cirillo
- Nuove interpretazioni basate sul principio vichiano del verum ipsum factum
considerano Vico un anticipatore del positivismo Giuseppe Ferrari, Il
genio di Vico, rist.Carabba, Lanciano Cattaneo, Sulla 'Scienza Nuova' di Vico,
Milano C. Cantoni, Vico, Torino 1967Siciliani, Sul rinnovamento della filosofia
positiva in Italia, Civelli Firenze 1871 Recentemente, viene rivalutato il
legame stringente fra il filosofo e l'Illuminismo: Alberto Donati,
Giambattista Vico. Filosofo dell'Illuminismo, Aracne editrice, 2016. Una spinta
decisiva all'apprezzamento e alla diffusione del pensiero vichiano come
anticipatore di Kant e dell'idealismo, si ebbe in Italia a cominciare dagli
studi di Bertrando Spaventa e De Sanctis iniziatori di quella corrente
dottrinale interpretativa che si ritrova soprattutto in Croce e G. Gentile,
Studi vichiani, Messina, rist. Sansoni Firenze che ne mette in luce le
ascendenze neoplatoniche e rinascimentali rifiutandone nel contempo
l'interpretazione positivista e interpretandone il verum ipsum factum in senso
idealistico. Una forzatura questa, secondo alcuni critici, ripresa da B.
Croce, La filosofia di G.B.Vico, Laterza, Bari che ebbe soprattutto il merito
di aver intuito in Vico una definizione dell'arte come attività autonoma dello
spirito e della visione storicistica dello sviluppo dello spirito da cui Croce
elimina ogni riferimento alla trascendenza della Provvidenza vichiana.
Un'accurata ricerca storica su Vico fu operata dal crociano Fausto
Nicolini, La giovinezza di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, La religiosità
di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, Commento storico alla seconda 'Scienza
Nuova' , Roma, Fausto Nicolini, Saggi vichiani,
Giannini, Napoli, Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La
moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Contrari all'interpretazione
immanentistica della Provvidenza vichiana sono gli studi di autori cattolici
che ne mettono invece in risalto la trascendenza: E. Chiocchietti, La
filosofia di G. B. Vico, Vita e Pensiero, Milano, F. Amerio, Introduzione allo
studio di Vico, SEI, Torino, L. Bellafiore, La dottrina della Provvidenza in G.
B. Vico, Cedam, Bologna, A. Mano, Lo storicismo di G. B. Vico, Napoli, F.
Lanza, Saggi di poetica vichiana, Ed. Magenta, Varese, Il dibattito tra le
interpretazioni laiche e cattoliche su Vico si è attenuato in periodi recenti
dove lo studio del pensiero vichiano si è dedicato a particolari aspetti della
sua dottrina: G. Fassò, I «quattro auttori» del Vico. Saggio sulla genesi
della Scienza nuova, Milano, Giuffrè, non esistente. G. Fassò, Vico e Grozio,
Napoli, Guida, Maura Del Serra, Eredità e kenosi tematica della
"confessio" cristiana negli scritti autobiografici di Vico, in
Sapientia, sulla concezione della storia ad opera della quale avviene la
conciliazione tra immanenza e trascendenza del pensiero vichiano: A. R.
Caponigri, Time and Idea, Londra-Chicago, trad. it. Tempo e idea, Pàtron,
Bologna, sulla estetica vichiana gli studi più notevoli sono quelli di G. A.
Bianca, Il concetto di poesia in G. B.Vico, D'Anna, Messina, G. Prestipino,
"La teoria del mito e la modernità di G. B. Vico", Annali della
facoltà di Palermo, sugli aspetti giuridici e sociologici:Fabiani, La filosofia
dell'immaginazione in Vico e Malebranche, Firenze, B. Donati, Nuovi studi sulla
filosofia civile di G. B. Vico, Firenze L. Bellafiore, La dottrina del diritto naturale
in G. B. Vico, Milano, D. Pasini, Diritto, società e stato in Vico, Jovene,
Napoli, V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e
Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano 2009. G. Leone, [rec. al vol.
di] V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e
Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano, in Misure Critiche, n.2, La
Fenice Casa Editrice, Salerno, e in "Forum Italicum", Wehle,
Winfried: Sulle vette di una ragione abissale: Giovambattista Vico e l'epopea
di una 'Scienza Nuova'. In: Battistini, Andrea; Guaragnella, Pasquale (ed.):
Giambattista Vico e l'enciclopedia dei saperi. - Lecce: Pensa multimedia (Mneme;
2) Ferdinand Fellmann, Das Vico-Axiom: Der Mensch macht die Geschichte,
Freiburg/München 1976 Note Benedetto
Croce, La filosofia di Giambattista Vico, 2ª ed., Bari, Laterza,Maria
Consiglia, Napoli, Editoria clandestina e censura ecclesiastica a Napoli
all'inizio del Settecento, in Anna Maria Rao (a cura di), Editoria e cultura a
Napoli nel XVIII secolo. Napoli: Liguori, Francesco Adorno, Tullio Gregory,
Valerio Verra, Storia della filosofia, vol. Editori Laterza, Giambattista Vico,
La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi),43, Biblioteca Universale Rizzoli, Giambattista
Vico, Giuseppe Ferrari, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Soc. Tip. de'
Classici Italiani, B.Cioffi ed altri, I filosofi e le idee, B. Mondadori, David
Armando, Manuela Sanna, "Vico, Giambattista", Il Contributo italiano
alla storia del Pensiero – Politica, Enciclopedia Italiana Treccani Francesco Adorno, Tullio Gregory, Valerio
Verra, Storia della filosofia, Editori Laterza, 1983. Guido Fassò, Storia
della filosofia del diritto. II: L'età moderna, Editori Laterza, Nicola
Abbagnano, Storia della filosofia, Gruppo Editoriale L'Espresso, Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo
Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, 2008.
Giambattista Vico, Principj di scienza nuova, di Giambattista Vico:
d'intorno alla comune natura delle nazioni, Volume 1, Francesco d'Amico, 1811,
p.XXXIV. Fausto Nicolini, Giambattista
Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Giambattista
vico, Autobiografia, ed. Nicolini (Bompiani), Milano, Giambattista Vico, La
scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, Ugo
Grozio, Prolegomeni al diritto della guerra e della pace (a cura di Guido
Fassò), cit.16, Morano Editore, Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di
Paolo Rossi),46, Biblioteca Universale Rizzoli, 2008. Giovanni Liccardo, Storia irriverente di
eroi, santi e tiranni di Napoli. Vico
che si era rivolto inutilmente per sovvenzionare la stampa dell'opera prima al
cardinale Orsini, poi a Papa Clemente XII, fu costretto a vendere un anello per
farla pubblicare. Vico scrisse in seguito che, in fondo, l'accaduto era stato
un bene poiché lo aveva spinto a riscrivere l'opera in maniera più completa.
(Cfr. M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi) M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino
Einaudi La prima redazione dell'opera, andata perduta, aveva il titolo di
Scienza nuova in forma negativa
L'Autobiografia fu pubblicata postuma nel 1818 ampliata con una modifica
di Vico del 1731. Rivista di studi
crociani, Volume 6, a cura della "Società napoletana di storia
patria", 1969. La fondazione
"Giambattista Vico", voluta da Gerardo Marotta, presidente
dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con sede nella Chiesa di San
Biagio Maggiore di Napoli, si occupa della promozione del pensiero vichiano e
della gestione di alcuni siti vichiani come il castello Vargas di Vatolla
(Salerno) e la Chiesa di San Gennaro all'Olmo in Napoli. Giambattista Vico, Principi di una scienza
nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni, a cura di Giuseppe Ferrari,
Società tipografica de' Classici italiani, Milano 1843,479. Silvestro Candela, L'unità e la religiosità
del pensiero di Giambattista Vico, Cenacolo Serafico, 1969, p.35 «Inesatto è altresì che il Vico terminasse di
vivere il 20 gennaio 1744 a più di settantasei anni: per contrario, mancò ai
vivi nella notte tra il 22 e il 23 gennaio e a settantacinque anni e sette mesi
precisi. ...» in La Letteratura italiana: Storia e testi, Giambattista Vico,
Ricciardi, 1953. La storia di
Giambattista Vico, su napolitoday. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato
il 16 marzo 2017). Secondo notizie di
stampa diffuse nell'ottobre 2011, resti della salma di Vico sarebbero stati
recuperati nei sotterranei della chiesa napoletana. (Vedi: Corriere del Giorno:
Ritrovata la salma di Giambattista Vico? I ricercatori vanno cauti Archiviato
il 14 novembre 2011 in Internet Archive.) La notizia è stata comunque
commentata con prudenza dagli esperti.
Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca
Universale Rizzoli, 2008. Fausto
Nicolini, La giovinezza di Giambattista Vico: saggio biografico, Società
editrice Il Mulino, Croce, Nuovi saggi sul Seicento,91-105. Per una silloge di «pensieri» del Malvezzi,
Politici e moralisti del Seicento, ediz. Croce-Caramella, Bari, Laterza,
1930. Vico nel perduto De equilibrio
corporis animantis esponeva una concezione secondo cui «...riponevo la natura
delle cose nel moto per il quale, come se fossero sottoposte alla forza di un
cuneo, tutte le cose vengono spinte verso il centro del loro stesso moto e,
invece, sotto l'azione di una forza contraria, vengono respinte verso
l'esterno; e sostenni anche che tutte le cose vivono e muoiono in virtù di
sistole e diastole». Secondo un'ipotesi di Benedetto Croce e Fausto Nicolini
l'opera era stata concepita come appendice al Liber physicus e fu donata in
forma manoscritta al suo grande amico, il giurista Domenico Aulisio tra il 1709
e il 1711. La trattazione di quella teoria di ispirazione cartesiana e
presocratica venne poi inserita più ampiamente nella Vita. Stefania De Toma, Ecco l'origine delle
scienze umane: aspetti retorici di una contesa intorno al De antiquissima
italorum sapienti, Bollettino del Centro di studi vichiani : (Roma : Edizioni di storia e letteratura). G.B. Vico, Opere, Sansoni, Firenze, Vico è
considerato da alcuni interpreti del suo pensiero come il primo costruttivista.
Infatti Vico sostiene che l'uomo può conoscere solo ciò che può costruire,
aggiungendo poi che in effetti solo Dio conosce veramente il mondo, avendolo
creato lui stesso. Il mondo quindi è esperienza vissuta e al suo riguardo non
vale per gli uomini alcuna pretesa di verità ontologica. (In Paul Watzlawick,
La realtà inventata, Milano, Feltrinelli, 2008, pag 26 e sgg.) Per Vico la filologia non è solo la scienza
del linguaggio ma anche storia, usi e costumi, religioni...ecc. dei popoli
antichi. «L'età degli dei nella quale
gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser
loro comandata con gli auspici e gli oracoli, che sono le più vecchie cose
della storia profana: l'età degli eroi, nella quale dappertutto essi regnarono
in repubbliche aristocratiche, per una certa da essi rifiutata differenza di
superior natura a quella de' lor plebei; e finalmente l'età degli uomini, nella
quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana, e perciò vi
celebrarono prima le repubbliche popolari e finalmente le monarchie, le quali
entrambe sono forma di governi umane» (G.Vico, Scienza Nuova, Idea
dell'Opera) G.Vico,Scienza Nuova, Idea
dell'Opera Ibidem La ragion di stato «non è naturalmente
conosciuta da ogni uomo ma da pochi pratici di governo» (Ibidem) Ibidem Degnità XXXVII Sull'immaginazione nei primitivi secondo la
filosofia vichiana si veda: Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in
Vico e Malebranche, La rivendicazione dell'assoluta autonomia dell'arte e della
poesia nei confronti delle altre attività spirituali fu uno dei meriti che
Benedetto Croce riconobbe al pensiero vichiano: «[Vico] criticò tutt'insieme le
tre dottrine della poesia come esortatrice e mediatrice di verità
intellettuali, come cosa di mero diletto, e come esercitazione ingegnosa di cui
si possa senza far danno fare a meno. La poesia non è sapienza riposta, non
presuppone logica intellettuale, non contiene filosofemi: i filosofi che
ritrovano queste cose nella poesia, ve le hanno introdotte essi stessi senza
avvedersene. La poesia non è nata per capriccio, ma per necessità di natura. La
poesia tanto poco è superflua ed eliminabile, che senza di essa non sorge il
pensiero: è la prima operazione della mente umana» (Benedetto Croce, La
filosofia di Giambattista Vico) [qual
era quello dei tempi d'Omero] G.Vico,
Scienza Nuova, Conclusione Nel senso di
pietas, sentimento religioso.
Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi),13,
Biblioteca Universale Rizzoli, 2008. Voci correlate Benedetto Croce Fausto Nicolini
Storicismo Filosofia della storia Filologia. su Treccani – Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Fausto Nicolini, Giambattista Vico,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Giambattista
Vico, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Giambattista
Vico, su sapere, De Agostini.Giambattista Vico, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Andrea Battistini, Giambattista Vico, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Giambattista Vico, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.Opere di
Giambattista Vico, su Liber Liber.Opere di Giambattista Vico / Giambattista
Vico (altra versione) / Giambattista Vico (altra versione), su openMLOL, Horizons
Unlimited srl.Opere di Giambattista Vico, su Open Library, Internet
Archive.Opere di Giambattista Vico, su Progetto Gutenberg.T. Costelloe,
Giambattista Vico, in Edward N. Zalta, Stanford Encyclopedia of Philosophy,
Center for the Study of Language and Information, Stanford. Alexander Bertland,
La Scienza nuova su letteratura italiana net. Giambattista Vico - Opere*, su
bibliotecaitaliana integrali in più volumi dalla collana digitalizzata
"Scrittori d'Italia" Laterza Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione
in Vico, su academia.edu., Firenze, 2002 Giovanni Pellegrino, 'La concezione
della storia di Vico, su centro studi la runa it. Centro di Studi Vichiani, su Consiglio
nazionale delle ricerche. Fondazione Giambattista Vico, su Fondazione gbvico org.
Portale Vico, su giambattistavico. u treccani., in Il contributo italiano alla
storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vico,
Principj di una scienza nuova di Vico: d'intorno alla comune natura delle
nazioni, Tip. di A. Parenti. Itealian philosopher. Grice: “The
Italians revere him so much that his emblem is on one of their stamps!”“It
would be as having Ryle on one of ours!” vico:
He is so beloved by the Italians “that they made a stamp of him.”Grice. cited
by H. P. Grice, “Vico and the origin of language.” Philosopher who founded
modern philosophy of history, philosophy of culture, and philosophy of
mythology. He was born and lived all his life in or near Naples, where he
taught eloquence. The Inquisition was a force in Naples throughout Vico’s
lifetime. A turning point in his career was his loss of the concourse for a
chair of civil law. Although a disappointment and an injustice, it enabled him
to produce his major philosophical work. He was appointed royal historiographer
by Charles of Bourbon. Vico’s major work is “La scienza nuova” completely revised in a second, definitive version.
He published three connected works on jurisprudence, under the title Universal
Law; one contains a sketch of his conception of a “new science” of the
historical life of nations. Vico’s principal works preceding this are On the Study
Methods of Our Time, comparing the ancients with the moderns regarding human
education, and On the Most Ancient Wisdom of the Italians, attacking the Cartesian
conception of metaphysics. His Autobiography inaugurates the conception of
modern intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is his principle
that “the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is true is
convertible with what is made. This principle is central in his conception of
“science” scientia, scienza. A science is possible only for those subjects in
which such a conversion is possible. There can be a science of mathematics,
since mathematical truths are such because we make them. Analogously, there can
be a science of the civil world of the historical life of nations. Since we
make the things of the civil world, it is possible for us to have a science of
them. As the makers of our own world, like God as the maker who makes by
knowing and knows by making, we can have knowledge per caussas through causes,
from within. In the natural sciences we can have only conscientia a kind of
“consciousness”, not scientia, because things in nature are not made by the
knower. Vico’s “new science” is a science of the principles whereby “men make
history”; it is also a demonstration of “what providence has wrought in
history.” All nations rise and fall in cycles within history corsi e ricorsi in
a pattern governed by providence. The world of nations or, in the Augustinian
phrase Vico uses, “the great city of the human race,” exhibits a pattern of
three ages of “ideal eternal history” storia ideale eterna. Every nation passes
through an age of gods when people think in terms of gods, an age of heroes
when all virtues and institutions are formed through the personalities of
heroes, and an age of humans when all sense of the divine is lost, life becomes
luxurious and false, and thought becomes abstract and ineffective; then the
cycle must begin again. In the first two ages all life and thought are governed
by the primordial power of “imagination” fantasia and the world is ordered
through the power of humans to form experience in terms of “imaginative
universals” universali fantastici. These two ages are governed by “poetic
wisdom” sapienza poetica. At the basis of Vico’s conception of history,
society, and knowledge is a conception of mythical thought as the origin of the
human world. Fantasia is the original power of the human mind through which the
true and the made are converted to create the myths and gods that are at the
basis of any cycle of history. Michelet was the primary supporter of Vico’s
ideas in the nineteenth century; he made them the basis of his own philosophy
of history. Coleridge is the principal disseminator of Vico’s views in England.
James Joyce used the New Science as a substructure for Finnegans Wake, making
plays on Vico’s name, beginning with one in Latin in the first sentence: “by a
commodius vicus of recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought,
wishing to conceive Vico as the Hegel.
Vico’s ideas have been the subject of analysis by such prominent philosophical
thinkers as Horkheimer and Berlin, by anthropologists such as Edmund Leach, and
by literary critics such as René Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N.
Hampshire, “Vico,” in The New Yorker. Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H.
P. Grice, “Vico and language.” vico -- Danesi,
Marcel. Vico, Metaphor, and the
Origin of Language. Bloomington: Indiana. Serious scholars of Vico as well as
glottogeneticists will find much of value in this excellent monograph. Vico
Studies. A provocative, well-researched argument which might find reapplication
in philosophy." —Theological Book Review. Danesi returns to Vico to
create a persuasive, original account of the evolution and development of
language, one of the deep mysteries of human existence. The Vico’s
reconstruction of the origin of language is described at length, then evaluated
in light of Grice’s philosophical conversational pragmatics. Glottogenesis
Vico’s Reconstruction. The New Science Basic Notions. Language and the
Imagination: Vito’s Glottogenetic Scenario Vico’s Approach Reconstructing the
Primal Scene After the Primal Scence. The Dawn of Communication: Iconicity and
Mimesis Hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicity, and Gesture.
Iconic Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percepts to Concepts
The Metaphoricity Metaphor Metaphor and Concept-Formation Mentation,
Narrativity, and Myth The
Sociobiological-Computationist Viewpoint:A Vichian Critique The Vichian
Scenario Revisited Revisting the Genetic Perspective computationism. Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa Grice.
VIERI. Firenze. Essential
Italian philosopher. Filosofo. Di famiglia nobile, Vieri e nipote di Francesco
de' Vieri detto Verino primo (“Arrostino” alla Accademia della Crusca). A Pisa
fu professore di filosofia. Come l'avo e molto attivo nell'Accademia di
Firenze. E contestato dai colleghi per il suo vagheggiare una nuova accademia
platonica improntata su Pico. Suo principale avversario e Borri. Opere: “Liber in quo a calumnijs detractorum
philosophia defenditur, & eius praestantia demonstrator” (Romae, Giovanni
Angelo Ruffinelli, Giacomo Ruffinelli. su accademicidellacrusca.org, Accademia
della Crusca. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi Speranza, “Grice
e Vieri: la dialettica fiorentina”– The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria.
VIGNA. (Rosolini). Essential
Italian philosopher Filosofo. Studia Filosofia a Milano,
legandosi in special modo all'insegnamento di Bontadini e Severino. Con
Severino si laurea, discutendo la tesi, ‘La logica dell'astratto – generale -- e
la logica del concreto – particolare’” -- è Professore di Filosofia a Venezia,
ma ha insegnato anche a Milano. È stato, inoltre, il presidente della Società
Italiana di Filosofia Morale. Pensiero Si è occupato di neo-idealismo Italiano
e di Aristotele. Successivamente si è concentrato in maniera speciale sull'ontologia,
proponendo una ‘semantizzazione’ di ‘essere’ capace di risolvere la aporia del
parmenidismo di Severino, che in qualche modo grava anche sulla speculazione di
Bontadini. Questa ‘semantizzazione’ permette di leggere nel ‘divenire’ (x
divenne y) non l'annullamento dell'essere (‘x e y”), ma piuttosto quello
dell'ente. La differenza fondamentale è proprio quella che passa tra l'essere ‘assoluto’
che *non* diviene e l'ente finito che comincia e cessa di essere – cfr. Grice,
relative identity in Geach and Myro. Questa impostazione ha consentito di
raffinare ulteriormente il tema della mediazione metafisica che sfrutta e
compone la posizione necessaria della totalità dell'essere con la posizione
della totalità molteplice e mutabile dell'esperienza. Insieme alle
analisi di metafisica si sono svolte quelle di etica (bio-etica). L'etica è
intesa fondamentalmente come un’annalisi del desiderio o volere, il quale, a
sua volta, è fondamentalmente desiderio di un altro desiderio (meta-desiderio),
cioè poi di un altro essere umano – il co-conversazionalista B -- che ci
desideri e ci riconosca. L'etica e così ricondotta alle dinamiche delle
relazioni inter-soggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli
basilari. Il primo modello è il modello griceiano – ariskantiano -- quello
regolativo per l'etica. E quello in cui le soggettività si riconoscono
reciprocamente come delle soggettività, e cioè come delle persone o degli
esseri che pensano e desiderano in modo trascendentale. Il secondo modello è
quello trasgressivo. Quello in cui le soggettività confliggono e cercano di
dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un oggetto o
istrumento -- o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che
si colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna
definisce modello griceiano ‘oblativo,’ in cui mentre una delle due
soggettività riconosce l'altra e si dispone a trattare l'altra secondo la cura
e il rispetto che le convengono, l'altra soggettività non offre nessun
riconoscimento e cerca di imporsi sulla soggettività riconoscente come
soggettività dominante. Questa impostazione onto-etica si caratterizza per
il tentativo di fondare la regolatività etica del modello ariskantiano di Grice
su argomentazioni che partono dal rilievo irrefutabile della trascendentalità
della persona, la quale si trova invece contraddetta in tutte le situazioni di
rapporto inter-soggettivo riconducibili agli altri due modelli (razionalita
istrumentale, e razionalita di oppression). Le indagini di antropologia
trascendentale completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine
medio che stringe e salda l'ontologia metafisica all'etica. Il concetto di ‘persona’
viene inteso alla Grice e Strawson come sinergia del concetto di ‘sostanza’ e
di quello di relazione (la categoria della relazione di Aristotele, la relati,
o il ‘pros ti’. Sostanza (ousia,
sub-stantia, essential) è classicamente
quello che permane e sta in sé. La relazione, invece, è qui il rapporto
intenzionale ad altro da sé. La persona è una sinergia di sostanza e relazione
perché è sia rapporto a se stesso sia rapporto all'altro da sé, in quanto è
essenzialmente una intenzionalità trascendentale, ovverosia un orizzonte
consistente di relazione all'altro da sé, secondo il corso illimitato del
desiderio che lo abita. Opere: “La dialettica gentiliana” in “Giornale
critico della filosofia italiana”, Religione nella filosofia di Giovanni
Gentile, in “Giornale critico della filosofia italiana”, Gentile interprete di
Marx, in Enciclopedia. Il pensiero di Gentile,
Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e religione, CELUC, Milano Filosofia
e marxismo, CELUC, Milano, Le origini del marxismo teorico in Italia. Il
dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e Sorel sui rapporti tra marxismo e filosofia
(Città Nuova, Roma); “Antonio Gramsci. Il pensiero teorico e politico. La
"questione leninista"” (Città Nuova, Roma (con V. Melchiorre e G. de
Rosa); “Invito al pensiero di Aristotele” (Mursia, Milano), “Sostanza e relazione:
una aporetica della persona,” in L'idea di persona, V. Melchiorre, Vita e Pensiero,
Milano); “L'enigma del desiderio” (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo); “La
politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma); “Il frammento e l'Intero: -- il
toto e la parte -- indagini sul senso dell'essere e sulla stabilità del sapere,
Orthotes, Napoli-Salerno, Sul trascendentale come inter-soggettività
originaria, in “Le avventure del trascendentale,” A. Rigobello, Rosenberg &
Sellier, Torino); “Sulla verità e sul bene” (Petite Plaisance, Pistoia); “Etica
del desiderio come etica del riconoscimento” (Orthotes, Napoli-Salerno). Sostanza
e relazione. Indagini di struttura sull'umano che ci è comune, 2 volumi,
Orthotes, Napoli-Salerno . Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno . Studi marxiani, Orthotes,
Napoli-Salerno . Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno; La ragione e la
dialettica. Studi su Marx e Volpe (Marsilio, Venezia), “Teorie della felicità” II,
Francisci, Abano Terme); “La qualità dell'uomo. Filosofi e psicologi a confronto,
Franco Angeli, Milano); “Dio e la ragione, Marietti, Genova); “L'etica e il suo
altro, Franco Angeli, Milano); “Strutture del sapere filosofico” Il Cardo,
Venezia, “La libertà del bene, Vita e Pensiero, Milano, “Essere giusti con
l'altro” (Rosenberg & Sellier, Torino); Introduzione all'etica, Vita e
Pensiero, Milano, Etica trascendentale e
intersoggettività, Vita e Pensiero, Milano, “Multiculturalismo e identità” Vita
e Pensiero, Milano; “La persona e i nomi dell'essere: sritti di filosofia in
onore di V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano. Libertà, giustizia e bene in
una società plurale, Vita e Pensiero, Milano. Etiche e politiche della
post-modernità, Milano, Vita e Pensiero. “Etica del plurale: giustizia,
riconoscimento, responsabilità” (Vita e Pensiero, Milano); “Affetti e legami”
Vita e Pensiero, Milano); “La regola d'oro come etica universale (Vita e
Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo). Bontadini e la metafisica, Vita e
Pensiero, Milano, “Metafisica e violenza” Vita e Pensiero, Milano); “Etica di
frontiera. Nuove forme del bene e del male, Vita e Pensiero, Milano); “Di un
altro genere: etica al femminile, Vita e Pensiero, Milano . Giorgio La Pira. Un
san Francesco nel Novecento, AVE, Roma (curato con E. Zambruno).
Multiculturalismo e interculturalità. L'etica in questione, Vita e Pensiero,
Milano. “La vita spettacolare. Questioni di etica, Orthotes, Napoli; Etica
dell'economia. Idee per una critica del riduzionismo economico, Orthotes,
Napoli-Salerno; Differenza di genere e differenza sessuale. Un problema di
etica di frontiera, Orthotes, Napoli-Salerno . Il dovere dell'ospitalità, Orthotes,
Napoli-Salerno. Dell'interpretazione di Gentile offerta da Vigna discutono, fra
gli altri, M. Berlanda, Gentile e l'ipoteca kantiana. Linee di formazione del
primo attualismo, Vita e Pensiero, Milano eBettineschi, Critica della prassi
assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano, Orthotes, Napoli . Ora si vedano
anche Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno . Cfr. Studi marxiani, rthotes, Napoli-Salerno. Cfr. gli scritti raccolti in C. Vigna, Studi
aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno. F. Saccardi, Semantizzazione
dell'essere e inferenza metempirica, inPagani , Debili postille. Lettere a Vigna,
Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del mondo. Dialogo con Severino
sulla "struttura originaria" del sapere, Mimesis, Milano-Udine,
"Vigna, invece, che pur si è formato alla scuola di Bontadini e di
Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai egli ritiene che, se si
accetta la “semantizzazione parmenidea” dell’essere, non si può evitare di
estendere gli attributi dell'essere assoluto agli enti, come precisamente è
avvenuto nello svolgimento del pensiero di Severino. L'errore, però, prosegue
Vigna, sta proprio in questo "aver trattato la questione dell'essere come
una questione di essenza". L'errore viene eliminato convincendosi che la “semantizzazione”
dell'essere coincide con la 'relazione’ di essenza ed esistenza': questo è il
'tratto comune' tra tutti gli enti".
Cfr. C. Vigna, Il frammento e l'Intero,
Sulla semantizzazione dell'essere. L'eredità speculativa di Bontadini,
in “Bontadini e la metafisica.” Si veda inoltre G.P. Solliani, “Dell'essere
come essenza: per una rivisitazione del problema a partire di Aquino, in Debili
postille, Il frammento e l'Intero, Cfr. anchePagani, “Una rivisitazione della
via del divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione,
la fede, in Debili postille, Si veda poi A. Barzaghi, Percorsi di rigorizzazione
della teologia naturale nella filosofia neo-classica milanese, in Rivista di
filosofia neo-scolastica. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano (in nuce), in
Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e sua
risoluzione, in Etica trascendentale e inter-soggettività, Si veda anche il saggio di R. Fanciullacci, “Dell'inter-soggettività
e del riconoscimento. in Debili postille, Cfr. C. Vigna, Sul trascendentale
come inter-soggettività originaria. Inoltre: G. Venuti, La cura dell’altro come
regola d'oro. Lettera aperta a Vigna, e S. Zanardo, Sul dono della differenza,
in Debili postille, Per una discussione complessiva del pensiero di Vigna si
vedano i saggi contenuti inPagani Debili
postille. Lettere a Vigna, Orthotes, Napoli. “Sostanza e relazione: una
aporetica della persona.” Si può vedere ancheBettineschi, Finità e infinità
della soggettività. Lettera aperta a Vigna, inBettineschi, “Intenzionalità e
riconoscimento: scritti di etica e antropologia trascendentale” Orthotes, Napoli.
Bergamo festival: l'intuizione, su youtube.com. Malato o persona?, su
youtube.com. L'etica, su youtube.com. Treccani. Intervista a Vigna: la
filosofia morale, su youtube.com. Claudio Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio
come orizzonte trascendentale, su mondodomani.org. Profilo di Carmelo Vigna sul
sito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, su unive Bollettino della Società
filosofica italiana su sfi. Centro di
Etica Generale e Applicata, su centro di etica. Centro Inter-universitario per
gli Studi sull’Etica, su venus.unive. Società Italiana di Filosofia Morale, su
sifm. Intervento su La Pira, su avvenire. Attualismo, problematicismo,
metafisica , su filosofia. La politica e il sacro, su inschibboleth.org. Refs.:
H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Vigna: la regola
d’oro conversazionale” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIGNOLI. (Rosignano
Marittimo). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I spent quite some
time observing a species of pirot: the squarrel – mainly I was in search of
what Vignoli calls ‘la legge fondamentale dell’intelligenza nel regno animale”
– his ‘saggio,’ he says, is in ‘psicologia comparata,’ but since it is vintage,
I might well refer to is as ‘philosophical ethology’!” -- Si trasferì a Milano.
Docente di antropologia presso la Reale Accademia di Scienze e Lettere, divenne
direttore del Museo di storia naturale.
I suoi scritti apparvero su Il Politecnico e sulla Rivista di filosofia
scientifica. Due sue opere ebbero risonanza: “Della legge fondamentale
dell'intelligenza nel regno animale: saggio di psicologia comparata” -- e “Mito
e scienza”. Quest'ultima influenza Warburg. Il testo proviene in parte dalla
relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo
Galileo. Istituto Museo della Scienza di Firenze, pubblicata in Elena
Canadelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere su Progetto
Gutenberg. E. Canadelli, Tito Vignoli.
Da professore di antropologia a direttore del Museo civico d storia natural nel sito "Milano Città delle
Scienze". Elena Canadelli, La biblioteca di antropologia e biologia di
Vignoli nel sito "Milano Città delle Scienze".in Biblioteche dei
filosofi, Scuola Normale Superiore di PisaUniversità degli studi di Cagliari.
Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e Vignoli” –
“La etologia filosofica di Grice e Vignoli” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
VINADIO. (Torino). Grice: “Of course, Vinadio is bound to be a good
dialectician, since Italian neo-idealists take Hegel’s Dialektik – or colloquenza,
as the count prefers – much more seriously than the most Hegelian of Oxonians!
(And I don’t mean Bradley!”) -- Grice:
“I like Vinadio; but then I’m English and we like an earl!” – “My favourite of
his tracts is the one about dialettica which he understood just as Plato did,
only better!” -- Felice Balbo di Venadio, conte di Venadio, vide, “Il conte di
Vinadio” --. Filosofo. Considerato una delle voci più significative della
filosofia italiana della prima metà del Novecento, fu un intellettuale
impegnato in un vasto progetto di rifondazione della politica nell'immediato
secondo dopoguerra. Nacque da Enrico Balbo di Vinadio e da Ada Tapparo, in via
Bogino 8, nella casa che era stata del conte Cesare Balbo, ministro di casa
Savoia. Dopo la laurea, partecipò alla seconda guerra mondiale prima come
sottufficiale degli Alpini, poi come membro della Resistenza. Fu amico di
Natalia Ginzburg, Giulio Einaudi, Alessandro Fè d'Ostiani, Mila, Boringhieri,
Pintor e Pavese. Come consulente della casa torinese Einaudi curò due collane
di filosofia. Fu nominato cattedratico di filosofia a Roma. Si raccolse attorno a lui un piccolo gruppo
di filosofi, molti ispirati dalle idee di Dossetti, per discutere sulla crisi
dei valori nella società e sui modi di superarla mediante l'impegno sociale. Il
suo impegno trovò espressione inoltre con i contributi alle riviste Cultura e
realtà e Terza generazione. Fu vicino alle organizzazioni della sinistra di
ispirazione cattolica e al Partito Comunista.
Egli comprese come il mutamento centrale della società sarebbe avvenuto
nel rapporto tra lavoro umano e tecnica. Fu assunto all'IRI presso il Servizio
problemi del lavoro diretto da Glisenti, e si interessò di formazione del
personale. Venne nominato direttore del Centro IRI per lo studio delle funzioni
direttive aziendali. Opere: “L'uomo senza miti”; “Il laboratorio dell'uomo”; “Studi
in memoria di Gioele Solari dei discepoli” (Torino, Edizioni Ramella); “La
sfida storica del comunismo al Cristianesimo e le sue conseguenze filosofiche”
(Il Mulino); “Idee per una filosofia dello sviluppo umano” (Torino, Boringhieri).
Opere, Torino, Boringhieri, “Essere e progresso”; “Lezioni di etica” (Roma,
Edizioni Lavoro); Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Lettere a Ludovica,
Archinto. Giulia Boringhieri, Per un umanesimo scientifico. Storia di libri, di
mio padre e di noi, Torino, Einaudi, Duccio Cavalieri, Scienza economica e
umanesimo positivo. Claudio Napoleoni e la critica della ragione economica,
Milano, Franco Angeli, Giovanni Tassani, La Terza Generazione. Da Dossetti a De
Gasperi. Tra Stato e Rivoluzione, Roma, Edizioni Lavoro, Giovanni Tassani, nota
bio-bibliografica in: Felice Balbo, Lezioni di etica, Roma, Edizioni Lavoro, Giovanni
Invitto, Le idee di Felice Balbo. Una filosofia pragmatica dello sviluppo, Il
Mulino, Bologna, Giovanni Invitto, La filosofia di Felice Balbo di fronte a
fenomenologia ed esistenzialismo, in Giovanni Invitto, Fenomenologia ed
esistenzialismo in Italia, Adriatica Salentina, Lecce, Giovanni Invitto, Il
pensiero di Felice Balbo: una questione aperta, "Italia contemporanea",
fasc. Voce: Balbo Felice, Giorgio Campanini e Francesco Traniello Dizionario storico del movimento cattolico in
Italia: I protagonisti, Marietti, Torino, Anselmo Grotti, Saggio su Balbo,
Boringhieri, Torino, Anselmo Grotti, “Un altro futuro è possibile. Balbo a
cento anni dalla nascita” Egeria, Vittorio Possenti, “Balbo e la filosofia
dell'essere”, Vita e Pensiero, Milano, Giorgio Campanini e Giovanni Invitto , Balbo
tra filosofia e società, Franco Angeli, Milano, Flavia Tricomi, Felice Balbo:
per una filosofia come lavoro tecnico non mitico, in “La filosofia tra tecnica
e mito”, Atti del XXIX Congresso Nazionale Società Filosofica Italiana, S.
Maria degli Angeli Perugia, Porziuncola, Giovanni Invitto, Felice Balbo. Il
superamento delle ideologie, Roma, Edizioni Studium, Nicola Ricci, Cattolici e
marxismo. Filosofia e politica in Augusto Del Noce, Felice Balbo e Franco Rodano,
Milano, Franco Angeli; Luciano Bazzoli, Felice Balbo. Dal marxismo ad economia
umana, Brescia, Morcelliana; Marcello Mustè, La prassi e il valore. La
filosofia dell'essere di Felice Balbo, Roma, Aracne, Felice Balbo: il cristianesimo nella sfida
della “modernità”, di Giuseppe Turbanti, su storia e futuro.com. Giovanni
Invitto, Felice Balbo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Filosofi italiani del XX secoloInsegnanti italiani Professore.
Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vinadio:
being, value – and colloquenza!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria.
VIO.
(Gaeta). Essential Italian philosopher. Grice: “While the
typical Englishman is more interested in the fact that Vio never thought that
Henry VIII divorced Aragon, I prefer his commentary on the ‘prae-dicamentum’ of
Aristotle, via ‘Porfirio’!” -- Grice was irritated that when ‘vio’ became a
saint, the Italians list them under ‘c’. Tommaso De Vio, O.P. cardinale
di Santa Romana Chiesa Luther-vor-CajetanIl cardinale Tommaso De Vio riceve
Martin Lutero, Template-Cardinal.svg Incarichi ricopertiMaestro
generale dell'Ordine dei Predicatori Cardinale presbitero di San Sisto Arcivescovo
metropolita di Palermo Arcivescovo-vescovo di Gaeta (1519-1534)
Cardinale presbitero di Santa Prassede Ordinato presbitero Nominato
arcivescovo8 febbraio 1518 da papa Leone X Consacrato arcivescovo1º maggio 1518
dal cardinale Niccolò Fieschi Creato cardinale1º luglio 1517 da papa Leone X
Deceduto a Roma Manuale. Tommaso (al secolo Giacomo o Jacopo) De
Vio, detto il Cardinal Caetano o Gaetano è stato un cardinale italiano.
Religioso domenicano, fu generale dell'Ordine: fu teologo e diplomatico
pontificio. Incontro tra Martin Lutero e il Cajetanus in una stampa d'epoca. Figlio
di Francesco De Vio e Isabella de Sieri, eentrò tra i frati Domenicani del
monastero di Gaeta, dove assunse il nome di Tommaso, e proseguì i suoi studi in
filosofia a Napoli, Bologna e Padova. Fu professore presso le università
di Pavia e Roma, ed in questo campo acquisì una considerevole fama in seguito
ad un pubblico dibattito con Pico della Mirandola a Ferrara. Divenne generale
dell'Ordine e consigliere dei papi; Dimostrò grande zelo nel difendere i
diritti papali contro il Concilio di Pisa, polemizzando contro Almain in una
serie di pubblicazioni che furono messe al bando dalla Sorbona e bruciate per
ordine del re Luigi XII di Francia. Papa Leone X lo creò cardinale, e fu
fatto arcivescovo di Palermo. Divenne arcivescovo di Gaeta. Venne inviato
in Germania come Legato Apostolico per partecipare alla Dieta di Augusta, si
adoperò con profitto per l'elezione di Carlo V d'Asburgo ad Imperatore del
Sacro Romano Impero (prevalendo sull'altro concorrente Francesco I Re di
Francia), e lì cercò di arginare la nascente Riforma protestante di Martin
Lutero. Fece rientro in Roma senza essere riuscito a convincere Lutero ad
abbandonare i suoi propositi di Riforma, e aiutò il papa nell'estensione della
bolla Exsurge Domine rivolta a contrastare il dilagare della riforma luterana.
Oganizzò la resistenza contro i Turchi in Germania, Polonia e Ungheria. Venne
fatto prigioniero durante il Sacco di Roma dai Lanzichenecchi, inviati in
Italia da Carlo V per punire papa Clemente VII per il tradimento della parola
datagli, poi venne liberato. Pronunciò la sentenza definitiva di validità
del matrimonio di Enrico VIII e Caterina d'Aragona, rifiutando il divorzio al
sovrano inglese. Accanto alla produzione teologica, secondo la linee della
scuola tomista, Vio si distinse anche come esegeta. Supplì alla sua
non-conoscenza dell'ebraico, consultando esperti rabbinici e grazie alla sua
familiarità con il testo greco. Pubblicò in vari volumi una traduzione e
commentario letterario della Bibbia che comprende larga parte dell'Antico
Testamento e quasi tutto il Nuovo Testamento con l'eccezione dell'Apocalisse di
Giovanni. La sua enfasi sulla ricerca del significato letterario del testo lo
pone alle origini della moderna tradizione esegetica cattolica. La sua
tomba è oggi collocata nel vestibolo della Basilica di Santa Maria sopra Minerva. La
genealogia episcopale è: Cardinale Niccolò Fieschi Cardinale Tommaso De
Vio, O.P. Opere: Summula Caietani, Frontespizio degli Opuscula omnia, Commentaria
super tractatum De ente et essentia Thomae de Aquino, De nominum analogia, Commentaria
in III libros Aristotelis De anima, Auctoritas Pape et Concilii siue Ecclesie
comparata, Marcello Silber, Oratio in secunda sessione Concilii Lateranensis,
Johann Beplin, 1512. (LA) Apologia de comparata auctoritate pape et ecclesie,
1513. De divina institutione Pontificatus Romani Pontificis, Jentacula N.T.,
expositio literalis sexaginta quatuor notabilium sententiarum Novi Test., Roma,
Summula Caietani, Paris, Claude Chevallon, Opuscula omnia, Opuscula omnia,
Lucantonio Giunta, Francesco senese De Franceschi, In Porphyrii Isagogen ad
Praedicamenta Aristotelis, Opera omnia, Scripta philosophica, a cura diZammit, M.-H.
Laurent e J. Coquelle, De nominum analogia; De conceptu entis, De comparatione
auctoritatis papae ; Apologia. Bibliografia: Giovanni Allaria, Tommaso De Vio:
cardinale Gaetano, Gaeta, La Poligrafica, centenario della nascita del
Cardinale Tommaso De Vio (Cajetanus): 2Roma, Istituto Professionale Grafico
Sordomuti, Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Innocenzo Taurisano, Tommaso De Vio, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.Tommaso De Vio, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc.Eckehart Stöve, Tommaso De Vio, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Tommaso De Vio,
su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.(DE) Tommaso De Vio, su ALCUIN,
Università di Ratisbona.Opere di Tommaso De Vio / Tommaso De Vio (altra
versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso De Vio, su
Open Library, Internet Archive.Tommaso De Vio, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. David M. Cheney, Tommaso De Vio, in Catholic
Hierarchy.Salvador Miranda, VIO, O.P., Tommaso, su fiu.edu – The Cardinals of
the Holy Roman Church, Florida International University. PredecessoreMaestro
generale dell'Ordine dei Predicatori Successore Cr.domenicanaJean Clérée, O.P. Juan
García Loaysa, O.P.PredecessoreCardinale prete di San
SistoSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Achille Grassi Niccolò
SchombergPredecessoreArcivescovo metropolita di
PalermoSuccessoreArchbishopPallium PioM.svg Francisco de Remolins
(amministratore apostolico)8 febbraio Giovanni CarandoletPredecessoreVescovo di
Gaeta (titolo personale di arcivescovo)SuccessoreBishopCoA PioM.svg Fernando
Herrera Esteban Gabriel MerinoPredecessoreCardinale presbitero di Santa
PrassedeSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Ippolito de' Medici Francesco Corner Vescovi
e arcivescovi di Palermo Fino al 1500Mamiliano · Stefano di Perche · Gualtiero
· Berardo de Castanea · Ludovico Bonito · Nicolò de' Tudeschi · Simone
Beccadelli di Bologna XVI secoloTommaso De Vio · Giovanni Carandolet · Pietro
Tagliavia d'Aragona · Francisco Orozco de Arce · Ottaviano Preconio · Giacomo
Lomellino Del Canto · Cesare Marullo · Diego Haëdo XVII secoloGiovanni
(Giannettino) Doria · Fernando Andrade Castro · Martín de León Cárdenas ·
Pietro Martínez y Rubio · Juan Lozano · Jaime de Palafox y Cardona · Ferdinando
Bazan y Manriquez XVIII secoloJosé Gasch · Matteo Basile · Domenico Rosso ·
José Alfonso Meléndez · Marcello Papiniano Cusani · Serafino Filangieri ·
Francesco Ferdinando Sanseverino · Filippo Lopez y Royo XIX secoloDomenico
Pignatelli di Belmonte · Raffaele Mormile · Pietro Gravina · Gaetano Trigona e
Parisi · Ferdinando Maria Pignatelli · Giovanni Battista Naselli · Michelangelo
Celesia XX secoloAlessandro Lualdi · Luigi Lavitrano · Ernesto Ruffini ·
Francesco Carpino · Salvatore Pappalardo · Salvatore De Giorgi XXI secoloPaolo
Romeo · Corrado Lorefice. He wrote extensively on freewill, and had a colourful dispute
with, of all people, Calvinwell represented in a painting Grice adored. Vio Tomasso di vio
-- cajetan, original name, -- H. P. Grice thinks that Shropshire borrowed his
proof for the immortality of the soul from Cajetan -- Tommaso de Vio, prelate
and theologian. Born in Gaeta from which he took his name, he entered the
Dominican order in 1484 and studied philosophy and theology at Naples, Bologna,
and Padua. He became a cardinal in 1517; during the following two years he
traveled to G.y, where he engaged in a theological controversy with Luther. His
major work is a Commentary on St. Thomas’ Summa of Theology 1508, which
promoted a renewal of interest in Scholastic and Thomistic philosophy during the
sixteenth century. In agreement with Aquinas, Cajetan places the origin of
human knowledge in sense perception. In contrast with Aquinas, he denies that
the immortality of the soul and the existence of God as our creator can be
proved. Cajetan’s work in logic was based on traditional Aristotelian
syllogistic logic but is original in its discussion of the notion of analogy.
Cajetan distinguishes three types: analogy of inequality, analogy of
attribution, and analogy of proportion. Whereas he rejected the first two types
as improper, he regarded the last as the basic type of analogy and appealed to
it in explaining how humans come to know God and how analogical reasoning
applied to God and God’s creatures avoids being equivocal. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e de Vio” – Luigi
Speranza, “Grice e Vio: Le categorie” -- The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
VIRNO. (Napoli). Essential Italian philosopher. Grice:
“Virno, like me, is a semiotician.” Filosofo. Di orientamento operaista, docente di
filosofia a Roma. Tra i principali esponenti dell'organizzazione della sinistra
extraparlamentare Potere Operaio, il suo nome ricorse nelle cronache dei
cosiddetti "anni di piombo" in Italia. Fu arrestato e detenuto in prigione
per diversi anni sino alla sua definitiva assoluzione. Nel corso della
detenzione elaborò il suo pensiero che trovò espressione nella rivista Luogo
comune. «Democrazia è il fucile in spalla agli operai», slogan attribuito
a Potere Operaio «Mi sono formato politicamente a Genova, dove la mia famiglia
viveva e io facevo liceo. Genova era esposta all’influenza di Torino, dove vi
furono le prime occupazioni nel ’67; quindi nell’estate di quell’anno si
mobilitarono gli studenti medi (più vivaci di quelli universitari, che invece
erano in contatto con le organizzazioni tradizionai dei partiti, UGI e via
dicendo). Come studenti medi fondammo dunque il Sindacato degli Studenti,
che nell’autunno del ’67 fece i primi scioperi su tematiche già sessantottesche,
la lotta all’autoritarismo, solidarietà con gli studenti greci dopo il golpe
dei colonnelli e quant’altro...nell’autunno del ’68, sempre per un
trasferimento della famiglia, sono venuto ad abitare a Roma, e di lì a non
molto ho preso contatti e rapporti con il gruppo che sarebbe diventato Potere
Operaio, che allora sostanzialmente nella capitale era il gruppo delle facoltà
scientifiche... Entro in Potere operaio dopo gli episodi cruciali della
primavera ’69 a Torino.» Lavorò a Milano come insegnante all'Alfa Romeo
di Arese e all'Innocenti, organizzando anche azioni collettive nelle fabbriche
sino alla dissoluzione di Potere operaio nel 1973. Nel 1977 Virno
presentò la sua tesi di laurea sul concetto di lavoro e la teoria della
coscienza di Theodor Adorno e partecipò attivamente alle manifestazioni ad
opera dei lavoratori precari e di altri emarginati. Fondò assieme a Oreste
Scalzone e a Franco Piperno la rivista Metropoli organo ideologico del
movimento politico. Nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria nota come
"7 aprile", la redazione della rivista viene accusata di appartenere
in blocco all'organizzazione eversiva «costituita in più bande armate
variamente denominate». «siamo arrestati io, Castellano, Maesano e Pace
(che però sfugge all’arresto, di nuovo, giuro, non per sagacia). Noi siamo
arrestati il 6 giugno ’79, poi ci fanno confluire nel 7 aprile, ritroviamo gli
altri nel cortile di Rebibbia, nel braccio speciale, stiamo un po’ di mesi lì,
poi c’è la diaspora, cioè il Ministero ordina di mandare ognuno di questi
detenuti in un carcere speciale diverso, perché ovviamente, tramite avvocati,
visite, benché ci fosse il regime di braccio speciale, quello era diventato una
specie di luogo in cui si elaboravano documenti, lettere a giornali, si faceva
campagna politica, c’erano state delle lotte interne. Quindi, c’è la
diaspora, io vado a Novara, Oreste va a Cuneo, quell’altro va a Favignana,
quell’altro ancora da un’altra parte. Comincia questo giro negli speciali, e ci
ritroviamo non tutti ma in parte nel carcere di Palmi, inaugurato nell’autunno
del ’79, carcere per soli politici o per detenuti comuni completamente
politicizzati, una specie di “Kesh”. Là dentro c’era una situazione curiosa,
anche molto spettacolare, perché si incontrano assolutamente tutti. Infatti,
per un primo periodo con i compagni delle BR o con Alunni o quelli dei NAP, si
pensò anche di approfittare di questa situazione per avviare una discussione
larga, di carattere "costituente": però, il problema è che anche lì
c’è il fatto che i più spregiudicati di loro, come Curcio, erano d’accordo,
avevano capito di aver perso l’essenziale, cioè il cambio di paradigma del ’77,
cioè il fatto che i giovani operai erano non più riconducibili a quelli del
’69; altri invece no.[...] Riassumendo in breve, la mia detenzione fu un
anno dal ’79 all’80, poi due anni liberi in cui curai la serie continua di
Metropoli nell’81, due anni ancora di carcere, condanna a 12 anni in primo
grado, un anno di arresti domiciliari ... l’assoluzione (insieme a tanti altri
imputati del 7 aprile) fu nell’87, la conferma nell’88.» La travagliata
esperienza politica e esistenziale di questi anni sarà trasfusa da Virno nella
pubblicazione di Luogo Comune una rivista dedicata all'analisi della vita nella
situazione sociale del "postfordismo". Nel 1993 Virno lasciò il
lavoro di editore della rivista per insegnare filosofia nell'Urbino -- è stato professore invitato all'Montréal e al
suo ritorno in Italia occupò la cattedra di filosofia del linguaggio, semiotica
ed etica della comunicazione nell'Università della Calabria da dove si
trasferirà all'Università Roma Tre. Convinto della necessità di un nuovo
linguaggio della politica che chiarisca le trasformazioni economiche, sociali e
culturali che da più di un decennio caratterizzano le società occidentali,
introduce nella “Grammatica della moltitudine” una riflessione sul contrasto
tra i termini di "popolo" e "moltitudine" che generarono
una accesa polemica teorico-filosofica nel secolo XVII. Quando avvenne la
formazione degli stati nazionali fu l’espressione “popolo” a prevalere. Virno
si domanda se non sia venuto il tempo di restaurare l'altro concetto della
‘moltitudine.” La "multitudo" è quell'insieme di persone che
nell'azione politica e in quella economica, pur agendo collettivamente non
perdono il senso della propria individualità, resistendo sempre alla riduzione
a unica massa informe com'è nel termine di "popolo". La moltitudine è
dunque la base delle libertà civili. In contrapposto, moltitudine e una
pluralità che non si sintetizza nell'uno, il più grave pericolo per l'autorità
dello Stato che esercita il «supremo imperio». Dopo i secoli del “popolo”
e quindi dello Stato (Stato-nazione, Stato centralizzato ecc.), torna infine a
manifestarsi la polarità contrapposta, abrogata agli albori della modernità. La
moltitudine come ultimo grido della teoria sociale, politica e filosofica?
Forse.” Opere: “L'idea di mondo: intelletto pubblico e uso della vita”
(Editore: Quodlibet); “Saggio sulla negazione: per una antropologia linguistica”
(Editore: Bollati Boringhieri); “E così via, all'infinito: Logica e
antropologia” (Editore: Bollati Boringhieri), “Motto di spirito e azione
innovative: per una logica del cambiamento” (Editore: Bollati Boringhieri). “Quando
il verbo si fa carne: linguaggio e natura umana” (Editore: Bollati Boringhieri,
Scienze sociali e «natura umana». Facoltà di linguaggio, invariante biologico,
rapporti di produzione” (Editore: Rubbettino); “Grammatica della moltitudine.
Per una analisi delle forme di vita contemporanee” (Editore: DeriveApprodi); “Esercizi
di esodo. Linguaggio e azione politica” (Editore: Ombre Corte); “Il ricordo del
presente. Saggio sul tempo storico” (Editore: Bollati Boringhieri); “Parole con
parole: poteri e limiti del linguaggio” (Editore: Donzelli); “Mondanità. L'idea
di «Mondo» tra esperienza sensibile e sfera pubblica” (Editore:
Manifestolibri); “Convenzione e materialism” (Editore: Theoria [Ristampa
Editore: DeriveApprodi, Scheda docenteUniversità Roma Tre Intervista, Hecceitasweb «Questo termine è entrato nel linguaggio
corrente negli anni '90 per indicare un insieme di caratteristiche economiche,
sociali e istituzionali del nostro presente, avvertite [pessimisticamente] come
profondamente diverse rispetto al nostro recente passato» e in genere come
molto negativamente mutate. (In articolo di Maria Turchetto, Fordismo e
postfordismo. Qualche dubbio su alcune "certezze" della sinistra
italiana., edito nel n° 67 di Protagonisti)
Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee,
ed.DeriveApprodi, Anni di piombo Potere operaio"General intellect".
In Zanini, A.; Fadini, U. . Lessico postfordista: dizionario di idee della
mutazione. Feltinelli, Giovanni Copertino, sito "Filosofico.net". Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi
Speranza, “Grice e Virno” – “Grice e Virno: la conversazione – una popolazione
di due!” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIROLI. (Forlì). Essential
Italian philosopher.Actually “Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting
soon.” “The loyalty for one’s country is not based on evidence.”Maurizio Viroli (Forlì), filosofo. Durante il settennato di
Carlo Azeglio Ciampi ha servito la Presidenza della Repubblica Italiana.
Attualmente è Professore a a Lugano. I suoi campi di ricerca sono la Filosofia
politica e la Storia del Pensiero politico. I suoi autori di riferimento sono
Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo Rosselli e Nello Rosselli. La sua
ricerca si basa sul metodo contestualista di Quentin Skinner a cui ha apportato
alcune innovazioni. Il suoi riferimenti politico-ideali sono il
Repubblicanesimo e l'Azionismo (Partito d'Azione). Alle numerose pubblicazioni
scientifiche affianca l'attività di saggista e quella di editorialista.
Collabora e ha collaborato ad alcune testate giornalistiche, tra cui La Stampa,
il Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano. Maurizio Viroli ha frequentato il Liceo
scientifico statale Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì. Come egli stesso
racconta nel libro L'autunno della Repubblica, per mantenersi agli studi ha
lavorato fin da giovanissimo come garzone di bottega, come cameriere d'albergo
e come operaio presso lo zuccherificio della sua città. Di quegli anni
dice:" [...] quando ero bambino abitavo a Forlì con i miei genitori, in via
Archimede Mellini, in un appartamento angusto e freddissimo, riscaldato
soltanto da una stufa a gas tenuta, per la nostra povertà, sempre con la
fiammella azzurrognola al minimo." Al termine degli studi liceali si
è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Nel 1976 si è
laureato magna cum laude in Filosofia con una tesi dal titolo Metodo e Sistema
in Friedrich Engels. Dal maggio 1976 al maggio 1977 ha svolto il Servizio
di leva a Casarsa della Delizia, in Friuli-Venezia Giulia. Il ritorno
alla vita civile è stato all'insegna del precariato. Percepiva un piccolo
salario organizzando convegni e lavorando come redattore alla rivista Problemi
della transizione presso Istituto Gramsci di Bologna. è stato ammesso al
dottorato di ricerca presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. Di
fronte alla commissione composta dai Maihofer, Skinner, Bobbio, Cranston, e Moulakisha,
ha discusso la tesi “La società bene ordinata” pubblicata per Il Mulino. Ha
perfezionato la sua formazione svolgendo attività di ricerca al Clare Hall di Cambridge
e al Max-Planck Institut für Gesellschaftsforschung in Köln. Posizione
accademica. Viroli è Professore Emerito all'Princeton dal . A Princeton è
giunto dopo aver vinto un concorso come Assistant Professor. Ha ottenuto
tenured appointment ed è diventato Associate Professor.-- è diventato Full
Professor . È Professore di Government ad Austin, e di Comunicazione
politica all'Università della Svizzera italiana. Dirige il Laboratorio di Studi
civili presso l'Università della Svizzera italiana. Ha a vinto il
finanziamento del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica con il
progetto di ricerca Milan and Ticino: Shaping the Spatiality of a European
Capital, che prevede l'impegno di un folto gruppo di ricercatori. I suoi
interessi di studio ruotano intorno alla Filosofia politica e alla Storia del
Pensiero politico. Studia il Repubblicanesimo nella sua accezione classica (da
Machiavelli a Rousseau) e in quella contemporanea. Si occupa e scrive di religione
e politica, di retorica classica, libertà e tirannide, di patriottismo e
nazionalismo, di etica civile, di diritti e doveri. Pone particolare attenzione
ai fondamenti della convivenza civile. I suoi periodi storici di riferimento
sono il Rinascimento, il Risorgimento e l'Antifascismo. I suoi autori di
riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo e Nello
Rosselli. Come impegno civile si occupa di Educazione civica e della
difesa e dell'attuazione della Costituzione della Repubblica Italiana. Ha
collaborato con la Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per le
Marche a progetti di Educazione alla Cittadinanza. Ha fondato e dirige il
Master in Civic Education presso l'associazione Ethica di Asti. Ha coordinato e
diretto progetti di Educazione civica per la Fondazione per la Scuola della
Compagnia di San Paolo. Con il professor Gianni Sinni dirige il progetto
Designing Civic Consciousness presso Università degli Studi della Repubblica di
San Marino. Dirige il progetto Lezioni di Casa Cervi-Scuola di Etica civile
presso Casa Cervi. Ha preso parte attivamente alle campagne referendarie
svoltesi in occasione del referendum costituzionale, contro la riforma proposta
dal centro-destra, e del referendum costituzionale del , contro la cosiddetta
riforma costituzionale Renzi-Boschi. Ha collezionato inviti e incarichi di
insegnamento presso prestigiose istituzioni culturali internazionali come
l'Institute for Advanced Study di Princeton, Georgetown, Yale, Harvard, UCLA,
New School for Social Research di New York, Peking University, Pontifica
Universitad Catolica del Cile, Cambridge, Brisbane, Columbia, Queen Mary,
London, United Arab Emirates University, Messico, Gerusalemme, il Collège de
France Ha insegnato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa,
Università degli Studi di Trento, l'Università del Molise, l'Ferrara, la Scuola
Superiore di Catania e l'Università degli Studi di Urbino "Carlo
Bo". Ha collaborato e collabora con istituzioni quali il Collegio di
Milano e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Scuola superiore
di polizia, Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, il Collegio
Carlo Alberto e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, laFondazione Alcide
Cervi presso Casa Cervi. Ideali politici Maurizio Viroli, nel libro
L'autunno della Repubblica, spiega così le sue posizioni politiche "Non
sono soltanto uno studioso del repubblicanesimo, mi sento repubblicano. Amo i
princìpi fondamentali di questa tradizione e cerco di applicarli nella vita e
nell’analisi dei fatti politici e sociali." Più oltre, in riferimento al
Presidente Carlo Azeglio Ciampi racconta: "La prima volta che lo incontrai
provai la sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di straordinaria energia
morale, l’esempio vero della migliore cultura del Risorgimento e
dell’azionismo. Rammento ancora le parole che mi disse dopo aver ascoltato con
attenzione le mie considerazioni sul significato del concetto di amor di
patria: «Quello che lei dice, professore, l’ho sempre sentito e vissuto nella mia
coscienza». Fu allora che realizzai che io sono prima uno studioso di
repubblicanesimo e poi un repubblicano; Ciampi è repubblicano nell’intimo della
coscienza: repubblicano e azionista; anzi, credo, repubblicano perché
azionista." Anche l'Antifascismo é rilevante nel patrimonio ideale
di Viroli. Ne L'Autunno della Repubblica si legge: "Ho trovato nelle
pagine di Croce, Rosselli, Parri, Rossi, Calamandrei per citare soltanto i nomi
più noti non solo idee e argomenti in perfetta sintonia con il mio antifascismo
assoluto e intransigente, ma anche e soprattutto le più convincenti riflessioni
sulle ragioni della fragilità della libertà italiana." Il
patriottismo di Maurizio Viroli si oppone al nazionalismo, anzi, ne è
l'antidoto. Ancora ne L'Autunno della Repubblica si legge a proposito del libro
Per amore della patria. "In Italia abbiamo una tradizione di patriottismo
di straordinario valore morale e politico, la migliore che io conosca. Mi
riferisco in primo luogo al patriottismo diMazzini, fondato sul principio che
la patria non è il territorio bensì un principio di libertà, e al patriottismo
degli antifascisti di «Giustizia e Libertà», concordi nell’affermare che la
nostra patria coincide con il mondo morale delle persone libere [...] non era
poi idea tanto peregrina sostenere [in Per amore della patria. Patriottismo e
nazionalismo nella storia. n.d.r.] che il patriottismo repubblicano potesse
essere il mezzo più efficace per combattere la marea del nazionalismo che
cominciava a montare. Oggi, credo sia troppo tardi." Infine, Viroli
ci spiega il suo relativismo: "Sulle questioni etiche sono stato sempre un
convinto relativista, con comprensibile scandalo di molti amici e colleghi. Di
fatto, se il dovere esiste soltanto là dove la coscienza morale personale lo
riconosce come tale, segue necessariamente che ci sono persone che riconoscono
quali loro doveri determinati princìpi, altre che riconoscono quali loro doveri
princìpi diversi, se non del tutto opposti. Il pluralismo e il contrasto dei
doveri sono sotto gli occhi di tutti. Ad alcuni il dovere indica il servizio e
la pratica della carità, ad altri la pura e semplice affermazione di sé stessi,
anche a costo di usare altri esseri umani come mezzi. [...] La ragione, tante
volte invocata quale guida sicura all’agire umano, non detta i fini ma solo i
mezzi. Lo ha spiegato in modo esemplare un filosofo morale completamente
dimenticato, Erminio Juvalta: «La ragione per sé non comanda nulla; né
l’egoismo, né l’altruismo, né la giustizia. La ragione cerca, e mostra, se le
riesce, i mezzi che servono a conservar la vita a chi la vuol conservare, a
distruggerla a chi la vuol distruggere; addita ai pietosi le vie della pietà,
ai giusti le vie della giustizia, e le vie del proprio tornaconto agli uomini
senza scrupoli. Ma l’egoismo non è per sé più ‘razionale’ dell’altruismo, né il
regresso più razionale del progresso, né la conservazione dell’individuo più
razionale di quella della specie, né l’utile proprio più razionale che l’utile
della collettività. Razionali non sono i fini, ma le relazioni dei mezzi ai
fini. Ed è così ragionevole che dia la vita per un’idea chi pregia più l’idea
che la vita, come che taccia la verità per un ciondolo chi ama più i ciondoli
che la verità.»" È stato consulente della Presidenza della
Repubblica Italiana per le attività culturali durante il settennato del
Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Ha collaborato con la Presidenza della Camera
dei Deputati durante la presidenza di Luciano Violante. È stato coordinatore
del Comitato Nazionale per la Valorizzazione della Cultura della Repubblica
presso il Ministero dell'Interno. È stato Presidente nazionale
dell'Associazione Mazziniana Italiana. Onorificenze Ufficiale dell'Ordine
al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaUfficiale
dell'Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del Presidente
della Repubblica» Pubblicazioni Questa voce è da wikificare Questa voce o
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progetto di riferimento. Opere: “Nazionalisti e patrioti, Roma-Bari,
Laterza Etica del servizio e etica del comando, Napoli, Editoriale
Scientifica. L’autunno della Repubblica, Roma-Bari, Laterza, La
redenzione dell’Italia. Saggio sul «Principe» di Machiavelli, Roma-Bari,
Laterza; “Il sorriso di Niccolò” Storia di Machiavelli, nuova edizione,
Roma-Bari, Laterza. Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al
cittadino elettore, Roma-Bari, Laterza. L’Intransigente, Roma-Bari,
Laterza. Le parole del cittadino, Roma-Bari, Laterza. La libertà
dei servi, Roma-Bari, Laterza, Lo scrittore di ricami, Reggio Emilia,
Diabasis. Come se Dio ci fosse. Religione e libertà nella storia
d’Italia, Torino, Einaudi. Machiavelli filosofo della libertà, tradotto da
Silvia Righini, Roma, Castelvecchi, .L’Italia dei doveri, Milano,
Rizzoli. Il Dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia,
Roma-Bari, Laterza. Dialogo intorno alla repubblica, Roma-Bari, Laterza. Il
sorriso di Niccolò. Storia di Machiavelli, Roma-Bari, Laterza (paperback
edition: pubblicato anche da Milano,
Edizioni de Il Giornale, e da Milano, Edizioni de Il Sole 24 Ore, ). Per Amore
della Patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Roma-Bari, Laterza,
Dalla politica alla ragion di stato, Roma, Donzelli, L’etica laica di Erminio
Juvalta, Milano, Franco Angeli. ‘La civiltà statuale’, in Francesco Di
Donato Cultura civica e civiltà statuale, Bologna, Il Mulino. ‘Libertà e
profezia in Machiavelli’, in Attilio Scuderi Machiavelli e i confini del
potere, Milano, Mimesis. ‘La passione civile e la scienza politica di
Giovanni Sartori’, ‘Civic religion, Patriotism and Prophecy in early-Modern
Italian City-Republics’, in Kurt Almqvist (ed.) Nation, state and empire.
Perspectives from the Engelsberg seminar, Stockholm, Axess Publishing AB, 8
‘Postfazione’, in Roberto Bertoni, Protagonisti sempre. Un secolo di
storia visto con gli occhi dei ragazzi, with a preface by Enrico Letta, Reggio
Emilia, Imprimatur ‘Prefazione’, in Carlo Mosca, Il prefetto e l’unità
nazionale, Napoli, Editoriale Scientifica. ‘Skinner’, ‘God’ and ‘Macaulay’, in
Gennaro Sasso and Giorgio Inglese (directors), “Enciclopedia machiavelliana”
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vita di Machiavelli by Roberto
Ridolfi, Roma, Castelvecchi. ‘Introduction’, new edition of The Prince by
Niccolò Machiavelli, Roma, Castelvecchi. ‘Preface’, ‘Preface’, in Leone
Ginzburg, La tradizione del Risorgimento, Roma, Castelvecchi. ‘Se è
libero bisogna che creda’, in 5 variazioni sul credere, ed. by Marco Bouchard,
Torino, Edizioni Gruppo Abele. ‘L’attualità del Principe’, in
Alessandro CampiIl principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo. Roma,
Complesso del Vittoriano, Salone centrale, Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana. ‘Premessa’, in Antonio Gisondi, La moralità della Resistenza:
l’esperienza del partigiano Bosco, Benevento, Associazione Terre dei
Gambacorta, ‘Prefazione’, in Dalla patria allo Stato. Una biografia
intellettuale di Spaventa, Roma-Bari, Laterza. ‘Patriotism and
European Unity’, ‘La costituzione repubblicana: un manuale di educazione
civica’, in Lessico civico: teorie e pratiche della cittadinanza, Reggio
Emilia, Diabasis. ‘Le origini meridiane del repubblicanesimo’, in
Federica Frediani and Fernanda Gallo (eds.), Ethos repubblicano e pensiero
meridiano, Reggio Emilia, Diabasis. ‘La dimensione religiosa del
Risorgimento’, in Alberto Melloni Cristiani d’Italia. Chiese, società, stato,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. ‘La libertà politica è un bene
fragile’, Lettera internazionale. Rivista trimestrale europea, ‘Ragione e passioni nell’educazione civica’,
in Ilario Belloni and Rosario Forlenza (eds.), Questioni civiche. Forme, simboli
e confini della cittadinanza, Reggio Emilia, Diabasis. ‘Prefazione’, in
Giuseppe Fonseca, La Costituzione: il pilastro di cristallo, Napoli, La scuola
di Pitagora. Machiavelli, il carcere, Il Principe’, in Gli anni di
Firenze, Roma-Bari, . in La Costituzione ieri e oggi. Roma, Atti dei
Convegni Lincei Roma, Bardi. ‘Etica e diritto: la forza intelligente per
sconfiggere la violenza’ in Regione Piemonte, Piano regionale per la
prevenzione della violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime. ‘Religione
e libertà nella Democratie en Amérique’, in Dante Bolognesi e Sauro Mattarelli
(eds.), Fra libertà e democrazia: l’eredità di Tocqueville e J. S. Mill,
Milano, Franco Angeli. ‘Una nuova utopia della libertà’, Quaderni del
Circolo Rosselli, ‘Machiavelli’s Realism’, Constellations, ‘Religione/2:
Tutte le ragioni del liberalismo’, with Ackerman, Amato, Bassetti, Buruma,
Cacciari, Carandini, Crowder, Eder, Parisi, Pombeni, Roman, Schlegel,
Schwarzenberg, Taylor, Nadia Urbinati, Reset, Dove Ratzinger sbaglia/Where
Ratzinger is mistaken. ‘Machiavelli oratore’, in Jean-Jacques
MarchandMachiavelli senza i Medici, scrittura del potere, potere della
scrittura. Atti del convegno di Losanna, Roma, Salerno Editrice. ‘Due
concetti di religione civile’, in Maurizio RidolfiRituali civili: storie
nazionali e memorie pubbliche nell’Europa contemporanea, Roma, Gangemi.
‘Patriottismo e rinascita civile’, Aspenia, ‘Introduction’, ‘Prefazione’, in Giuseppe
Mazzini, Scritti politici, edited by Terenzio Grandi and Augusto Comba, 2nd
edition, Torino, UTET. ‘Introduzione’, in What is a man? Collection of
young thouthsChe cos’è l’uomo? Raccolta di giovani pensieri, Senigallia, MIUR,
Le Marche. ‘Repubblicanesimo’, in
Norberto Bobbio, Nicola Matteucci and Gianfranco Pasquino (directors),
Dizionario di Politica, 3rd edition, Torino, UTET, ‘Libertà democratica, libertà repubblicana e
libertà socialista’, in Thomas CasadeiRepubblicanesimo democrazia socialismo
delle libertà. “Incroci” per una rinnovata cultura politica, Milan, Franco
Angeli, ‘Il lavoro nobilita l’uomo e
l’impresa’, Impegno. Mensile di cultura sociale, ‘Els ideals del republicanisme: república,
llibertat, virtut i patriotisme’, Idees: Revista de temes contemporanis, ‘Libertad republicana y emancipación social’,
Revista de la Fundación Juan March, ‘Della lontananza’, in Alberto
SinigagliaLa saggezza del vivere. Tracce di etica, Reggio Emilia,
Diabasis. ‘Repubblicanesimo e Costituzione della Repubblica’ in Maurizio
Ridolfi Almanacco della Repubblica: storia d’Italia attraverso le tradizioni,
le istituzioni e le simbologie repubblicane, Milano, Bruno Mondadori.
‘Europa contro america?’, Il pensiero mazziniano, ‘Dio nella costituzione’, Il
pensiero mazziniano, Con Norberto Bobbio, ‘Sul rientro dei savoia’, Il pensiero
mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone. L’esempio della storia americana’, Il
pensiero mazziniano, ‘Il despota e il tiranno si sono fatti furbi’, Il pensiero
mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di Machiavelli’ and ‘Le ragioni di un
dibattito’, in Simonetta Adorni Braccesi and Mario Ascheri (eds.), Politica e
cultura nelle repubbliche italiane dal Medioevo all’età moderna: Firenze,
Genova, Lucca, Siena, Venezia. Atti del convegno (Siena), Roma, Istituto
Storico Italiano per l’età moderna e contemporanea. ‘Giù le mani da Carlo
Cattaneo’, Il pensiero mazziniano, ‘Questioni attorno al repubblicanesimo:un
dialogo fra Salvatore Veca e Maurizio Viroli’, Il pensiero mazziniano,
‘Repubblicanesimo, liberalismo e comunitarismo’, Filosofia e questioni pubbliche,
‘Niccolò Machiavelli’, in Alberto Andreatta and Artemio Enzo Baldini
(eds.), Il pensiero politico. Idee, teorie, dottrine. Età moderna, Torino,
UTET. ‘La Repubblica romana’, Il pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’,
Il pensiero mazziniano, ‘La sinistra non
scordi la Patria’, Il pensiero mazziniano,
‘I guerrieri di Dio: chi sono i «theoconservatori» che scendono in lotta
contro aborto, eutanasia e gay’, La Stampa, ‘L’arcipelago progressista: l’orgogliosa
cultura liberal, fra battaglie per le minoranze, ambientalismo e progetti per
riprendere il New Deal’, La Stampa, ‘Discussione americana e caso italiano’, in
Piccole patrie, grande mondo, Roma, Donzelli. ‘Il significato storico
della nascita del concetto di Ragion di Stato’, in Enzo Baldini, Aristotelismo
politico e ragion di Stato. Atti del Convegno internazionale di Torino, Firenze,
Olschki. ‘Patrioti o Traditori?’, L’Indice, ‘Il ritorno della Nazione’, I
democratici, ‘L’etica politica ciceroniana e il suo significato
moderno’, Nuova Civiltà delle Macchine, ‘La cattiva retorica dell’autonomia della
politica’, Il Mulino, ‘Nazionalismo e patriottismo’, Il Mulino, ‘ ‘Una filosofia civile tra comunitari e
liberali’, Ragioni Critiche, ‘Introduction’, in Quentin Skinner, Le
origini del pensiero politico moderno, Bologna, Il Mulino. L’Indice, ‘Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della
politica republicana’, Teoria Politica, ‘“Revisionisti” e “ortodossi” nella
storia delle idee politiche’, Rivista di filosofia, ‘La Théorie du Contrat Social et le concept de
“Republique” chez Jean-Jacques Rousseau’, ‘Dovere morale e pluralismo etico in
Erminio Juvalta’, Rivista di Storia della Filosofia, ‘La “Morale dei Positivisti” e l’etica del
socialismo’, in Paolo Rossi Monti L’età del positivismo, Bologna, Il
Mulino. ‘Il Marxismo e l’ideologia del socialismo italiano’, in Georges
Labica ‘Despotismo e cittadini’,
Transizione, Erminio Juvalta e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia,
‘Antonio Labriola “filosofo del
socialismo”’, Giornale critico della filosofia italiana, ‘Aspetti della
recezione di Engels in Italia. Tra socialismo scientifico e crisi del
marxismo’, in Franco Zannino L’Antidühring: affermazione e deformazione del
marxismo? Annale V della Fondazione Lelio e Lisli Basso -Issoco, Milano, Franco
Angeli. ‘Il problema dell’etica razionale in Erminio Juvalta’, “Studi
sulla cultura filosofica italiana tra Ottocento e Novecento” (Bologna, CLUEB); ‘Etica
e marxismo. A proposito di una recente discussione’, Problemi della Transizione,
Socialismo e cultura, 'Studi Storici’,
Il dialogo fra Engels e Labriola, ‘Critica marxista’, ‘Nella crisi del positivismo: la ricerca
teorica del «Divenire Sociale» Giornale critico della filosofia italiana,
‘Filosofia e politica nel “Federico Engels” di Mondolfo’, in Antonio
SantucciPensiero antico e pensiero moderno in Mondolfo, Bologna, Cappelli.
Wellness. Storia e cultura del vivere bene, Milano, Sperling & Kupfer.
Libertà politica e virtù civile. Significati e percorsi del repubblicanesimo
classico, Torino, Fondazione Giovanni Agnelli. 2Lezioni per la
repubblica: la festa è tornata in città, Reggio Emilia, Diabasis. Ascesa
e declino delle repubbliche, Urbino, Quattro Venti. Machiavelli and
Republicanism, Cambridge, Cambridge University Press. L'Autunno della
Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno della
Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, .Per Amore della
patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Laterza, L'Autunno della
Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, Sito web del
Quirinale: dettaglio decorato. Blog
ufficiale, su maurizioviroli. blogspot.com.
Opere su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Registrazioni su RadioRadicale, Radio
Radicale. issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli_in_1-
pagina personale a Princeton Viroli da Emsf-Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche della RAI Maurizio Viroli, profilo biografico da Ethica
Forum profilo dall'Università della Svizzera italiana Nello Ajello, Quanti
servi in giro per l'Italia, recensione a La libertà dei servi, la Repubblica, 6
La libertà dei servi, dal sito dell'Associazione Paolo Sylos Labini La libertà
dei servi, recensione del libroBrian Lamb, Intervista su Niccolo's Smile: A Biography
of Machiavelli, Booknotes da C-SPAN L'intransigente, con Maurizio Viroli, da
Fahrenheit del Radio Tre. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi
Speranza, “Grice e Viroli: Contrattualismo e quasi-contrattualismo” – Luigi
Speranza: “Il sorriso di Viroli: Grice e Machiavelli ironista” -- The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VISCONTI (Cinisello Balsamo). Grice: “If
Pietro Vierri Visconti wants to retain the hyphen, I’ll list him under
Visconti!” -- Esential Italian philosopher. Like Grice, he wrote on
‘happiness.’ Like Grice, he wrote on ‘pleasure.’ Like Grice, he was a very
clubbable man. Pietro
Verri-Visconti. ritratto tagliato Barone di Rho Stemma In carica. Predecessore
Gabriele Verri-Visconti. Trattamento Sua Eccellenza Heraldic Crown of Spanish
Count.svg Dinastia Verri Visconti Padre
Gabriele Verri Madre Barbara Dati della Somaglia Consorte Marietta Castiglioni
Vincenza Melzi d'Eril Figli Teresa, Alessandro (da Marietta Castiglioni)
Religione cattolicesimo. Il conte Pietro Verri-Visconti. Filosofo. Considerato
tra i massimi esponenti dell'illuminismo, Verri-Visconti è altresì ritenuto il
fondatore della scuola illuministica milanese. Nacque a Cinisello Balsamo
(allora appartenente all'impero asburgico) dal conte Gabriele Verri-Visconti, magistrato
e politico conservatore e da Barbara Dati della Somaglia, membri della nobiltà
milanese. Ha tre fratelli: Alessandro, Carlo e Giovanni. Avviati gli
studi nel Collegio dei gesuiti di Brera, frequenta l'Accademia dei Trasformati,
dove conosce tra gli altri Parini. Si arruola nell'esercito imperiale e prende
parte brevemente alla Guerra dei Sette Anni. Fermatosi a Vienna, intraprende la
redazione delle Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, che gli
varranno il primo incarico di funzionario governativo; lo stesso anno pubblica
anche le “Meditazioni sulla felicità.” Rientrato frattanto a Milano, vi fonda,
insieme al fratello Alessandro e agli amici Beccaria, Longo, Secchi, Biffi e Lambertenghi,
la cosiddetta Accademia dei Pugni, iniziale nucleo redazionale de “Il Caffè,” destinato
a diventare il punto di riferimento del riformismo illuministico. Tra gli
articoli più importanti del Verri-Visconti per “Il Caffè” vanno ricordati
almeno gli Elementi del commercio, La commedia, La medicina, Su i parolai. Gli
illuministi milanesi, e tra loro Verri-Visconti, hanno rapporti epistolari
anche con gli enciclopedisti francesi, tra cui Diderot, Voltaire e d'Holbach,
mentre d'Alembert verrà anche a Milano per incontrare il circolo di “Il Caffè.
Parallelamente all'impresa editoriale, Verri-Visconti intraprende, con alcuni
dei suoi sodali, la scalata politico-amministrativa del governo viennese di
Milano, allo scopo di mettere in opera le riforme propugnate nel “Caffe”.-- è
fatto membro della Giunta per la revisione della "ferma" (appalto
delle imposte ai privati) del Supremo Consiglio dell'Economia. Quest'ultimo,
presieduto da Carli, altro collaboratore de “Il Caffè,” assegna a Beccaria la
cattedra di Economi e a Longo quella di Diritto nelle Scuole Palatine. Verri,
Beccaria, Frisi e Secchi danno luogo alla Società patriottica milanese.
“Sull'indole del piacere -- e del dolore.” Risalgono a questi anni le
Meditazioni sull'economia politica, il Discorso “Sull'indole del piacere -- e
del dolore” -- che affronta temi che avranno grande importanza per Leopardi, i
Ricordi a mia figlia e le Osservazioni sulla tortura. Il suo è uno stile
asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore. Il monumento a Pietro
Verri nel Cortile del Palazzo di Brera a Milano. Con la successione di Giuseppe
II al trono d'Austria, gli spazi per i riformisti milanesi si riducono, e
Verri-Visconti lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteggiamento sempre
più critico nei confronti del figlio di Maria Teresa. Pubblica frattanto la “Storia
di Milano.” All'arrivo di Napoleone, Verri-Visconti prende parte, con Longo e Lambertenghi,
alla fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano. Muore
durante una seduta notturna della Municipalità milanese, della quale era membro
assieme a personalità come Parini. Le sue spoglie sono conservate nella
cappella di famiglia, visibile al pubblico, che si trova a latere del Santuario
della Beata Vergine del Lazzaretto, nel comune di Ornago (MB). Il
fratello minore Giovanni, secondo alcuni sarebbe il padre naturale di
Alessandro Manzoni, figlio di Giulia Beccaria e nipote di Cesare. Meriti
e pensiero filosofico ed economico di Pietro Verri Medaglione col
ritratto di Pietro Verri sulla casa di Cesare Beccaria a Milano. Grazie alla
sua opera come autore e come organizzatore, Milano divenne il più importante
centro dell'Illuminismo italiano. L'ipotesi di civiltà che scaturiva dalla
figura intellettuale di Verri-Visconti era forse troppo avanzata per poter
essere adeguatamente raccolta dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a
pieno titolo tra le espressioni più alte dell'Illuminismo. Il grande
merito storico di Verri consiste nel fatto di aver creato in Lombardia un
grande centro di aggregazione illuminista, la rivista “Il Caffè.” Ciò che desta
curiosità rimane il titolo con cui Verri-Visconti scelse di intitolare la sua
testata, dovuta al rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come
luoghi dove poter intraprendere un libero e attuale dibattito culturale,
politico e sociale. Con i suoi scritti sul dolore e il piacere, Verri-Visconti sottoscrisse
le teorie di Helvétius, nonché il sensismo di Condillac, fondando sulla ricerca
della felicità e del piacere l'attività dell'uomo. L'uomo, per Verri-Visconti,
tende a sé stesso, al piacere, quindi secondo Verri l'uomo è pervaso dall'idea
del dolore, e il suo piacere non è altro che una momentanea interruzione di
questo dolore. Questa tesi è riscontrabile anche in Schopenhauer e in Leopardi
e quest'ultimo potrebbe averla derivata da quella del Verri-Visconti, essendo
ispirato spesso dalla filosofia sensistica settecentesca. Per Verri quindi, la
vera felicità dell'uomo non è quella personale, ma è quella a cui partecipa il “collettivo,”
quasi fosse eutimia o atarassia. Anche Kant e Nietzsche apprezzeranno questa
tesi. Antonio Perego, L'Accademia dei Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso
Longo (di spalle), A. Verri-Visconti, Biffi, Beccaria, Lambertenghi, P. Verri-Visconti,
Visconti-di-Saliceto Per quanto riguarda la politica e l'economia, il pensiero
di Verri-Visconti è controverso. Per quanto riguarda l'ambito economico, negli
Elementi del Commercio e nella sua più grande opera economica Meditazioni
sull'economia politica, enunciò (anche, per primo, in forma matematica) le
leggi di domanda e offerta, spiegò il ruolo della moneta come "merce
universale", appoggiò il libero scambio e sostenne che l'equilibrio nella
bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno lordo
(quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere visto
come precursore di Smith, del marginalismo e persino di Keynes. Altri però
notano come assuma atteggiamenti di difesa del concetto di proprietà privata e
del mercantilismo. Verri-Visconti ritiene che solo la libera concorrenza tra
eguali possa distribuire la proprietà private. Tuttavia pare favorevole
principalmente alla piccola proprietà, per evitare il risorgere delle
disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla tortura esprime la sua
contrarietà all'uso della tortura, definendo ingiusto e antistorico un modello
così efferato di giurisprudenza e auspicando l'abolizione di questi metodi.
Verri-Visconti non pubblicò l’opuscolo per non inimicarsi, con le pesanti
critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano (tribunale)
presso cui si stava decidendo dell'eredità del padre. La grande opera del
collega Beccaria Dei delitti e delle pene, prende in gran parte le mosse
proprio dalle bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli
de Il Caffè. Sarà proprio a causa di questo “furto” di idee che i due amici
arriveranno al più acceso scontro. Nella versione definitiva e aggiornata
delle Osservazioni, che sono in conclusione un invito ai magistrati a seguire
le idee illuministe invece di irrigidirsi sulle posizioni conservatrici, la
dialettica di Verri-Visconti è cruda e basilare: la tortura è una crudeltà,
perché se la vittima è innocente, subisce sofferenze non necessarie, mentre se
colpisce un colpevole presumibile rischia di martoriare il corpo di un
possibile innocente. Inoltre gli accusati rinunciano nella tortura alla loro
difesa naturale istintiva, e ciò viola la legge di natura. Verri-Visconti
apre la sua opera con la ricostruzione del processo agli "untori",
presentandolo sia come documento dell'ignoranza di un secolo non guidato dai
"Lumi", sia come emblema del modo in cui leggi sbagliate portano a
evidenti ingiustizie. Questa ricostruzione fornirà la base per la Storia della
colonna infame di Manzoni, che però la presenterà come testimonianza di ciò che
accade quando uomini ingiusti detengono un grande potere, come all'epoca era
quello del senato milanese. L'opera di Verri-Visconti non arriverà mai ad avere
il successo che invece ebbe Dei delitti e delle pene, vuoi perché la maggior
parte delle osservazioni in essa sviluppate erano già contenute nell'opera di
Beccaria, vuoi per via dello stile di Verri, dotto e di difficile comprensione,
che rendeva di per sé ardua la diffusione del testo, che pure conteneva molti
ulteriori spunti rispetto all'opera del collega. Le principali opere di
Verri-Visconti sono: La Borlanda impasticciata con la concia, e trappola de
sorci composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile curiosita di
teste salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto, Festosamente
raccolta, e fatta dare in luce dall'abitatore disabitato accademico
bontempista, Adorna di varj poetici encomj, ed accresciuta di opportune
annotazioni per opera di varj suoi coaccademici amici. Il Gran Zoroastro ossia
Astrologiche Predizioni; Il Mal di Milza, Diario military, Elementi del
commercio, Sul tributo del sale nello Stato di Milano, Sulla grandezza e
decadenza del commercio di Milano, Dialogo tra Fronimo e Simplicio (detto anche
Dialogo sul disordine delle monete nello Stato di Milano, Considerazioni sul
commercio nello Stato di Milano, Orazione panegirica sula giurisprudenza
Milanese, Meditazioni sulla felicità – cfr. Grice, Notes on happiness --
Bilancio del commercio dello stato di Milano, Il Caffè, Sull’innesto del
vajuolo, Memorie storiche sulla economia pubblica dello Stato di Milano,
Riflessioni sulle leggi vincolanti il commercio dei grani, Meditazioni sulla
economia politica con annotazioni, Consulta su la riforma delle monete dello Stato
di Milano, Osservazioni sulla tortura, Ricordi a mia figlia, Considerazioni sul
commercio nello Stato di Milano – “Sull'indole del piacere e del dolore” -- Manoscritto
da leggersi dalla mia cara figlia Teresa Verri per cui sola lo scrissi, Storia
di Milano, Piano di organizzazione del Consiglio governativo ed istruzioni per
il medesimo, “Precetti di Caligola e Claudio”; “Memoria cronologica dei
cambiamenti pubblici dello Stato di Milano, Delle nozioni tendenti alla
pubblica felicità, Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, Carteggio
di Pietro e di Alessandro Verri. L'Edizione Nazionale, Ministero per i
beni e le attività culturali ha deciso di avallare un'Edizione nazionale delle
opere di Pietro Verri. Attualmente il comitato, finanziato pubblicamente, dalla
Fondazione Cariplo e da Banca Intesa Sanpaolo, è presieduto da Carlo Capra e
composto da una ventina di studiosi e si basa, per la stesura delle opere,
sull'Archivio Verri, donato dalla Contessa Luisa Sormani Andreani Verri alla
"Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico.” Angolani
Bartolo, Gli Scritti di argomento familiare e autobiografico di Pietro Verri,
Rivista di storia della filosofia. Fascicolo 3 (Firenze : [poi] Milano : La
Nuova Italia ; Franco Angeli). Carteggio di Pietro e Alessandro Verri Cfr. Ricuperati, Giuseppe, Pietro Verri e il
genere della biografia, Società e storia. Fascicolo 10, 2002 (Milano : Franco
Angeli, Pietro Verri, "Il Caffè", Introduzione, I, 1 Giordanetti, Piero, a cura di, Sul piacere e
sul dolore. Immanuel Kant discute Pietro Verri, Milano, Unicopli, 1998;
Giordanetti, Piero: Kant, Verri e le arti belle. Sulla fortuna di Verri in
Germania, in Pietro Verri e il suo tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino, Meld
Shell, Susan. Kant's 'true economy of human nature': Rousseau, Count Verri, and
the problem of happiness, Essays on Kant's anthropology, Cambridge University
Press, Pezzei, Ivana, Kant, Verri, Nietzsche e la questione del piacere e del
dolore, in Annali di Ca' Foscari Parisi,
D., Pre-classical economic thought: profitable commerce and formal constraints
in the economic studies of the young Pietro Verri, Rivista internazionale di
scienze sociali, Porta, Pier Luigi; Scazzieri, Roberto, Pietro Verri's
political economy: commercial society, civil society, and the science of the
legislator, History of political economy,
Renzo Villata, Maria Gigliola, Il processo agli untori di manzioniana
memoria e la testimonianza (ovvero... due volti dell'umana giustizia), Acta
Histriae Storia di Milano ::: Cronologia della vita di Pietro Verri, su
storiadimilano. Vèrri, Pietro nell'Enciclopedia Treccani, su treccani. Ricordi
a mia figlia, su classicitaliani. CatalogoSellerio, su Sellerio. Salerno
editrice. Scheda del libro: Delle nozioni tendenti alla pubblica felicita, su
salerno editrice. PPensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classic
italiani. Carlo Capra, L'Edizione Nazionale delle Opere. Risultati e
prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Edizione nazionale delle
opere. Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti,
Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti,
Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, I Discorsi e altri scritti degli anni Settanta, Giorgio Panizza,
con la collaborazione di Silvia Contarini, Gianni Francioni, Sara Rosini, Roma,
Edizioni di storia e letteratura, Storia di Milano, Renato Pasta, Roma,
Edizioni di storia e letteratura, Scritti di argomento familiare e
autobiografico, Gennaro Barbarisi, Roma, Edizioni di storia e letteratura,
Scritti politici della maturità, Carlo Capra, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, ,Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Gigliola Di Renzo
Villata, Roma, Edizioni di storia e letteratura, ,Carteggio di Pietro e
Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura,
Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Pietro Verri, Caffè. 1, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro
Verri, Caffè. 2, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro Verri, Meditazioni sulla
economia politica con annotazioni, Venezia, Giovanni Battista Pasquali,
Meditazioni sulla economia politica, Livorno, Stamperia dell'Enciclopedia
Livorno, Pietro Verri, Sull'indole del piacere e del dolore, In Milano,
Giuseppe Marelli, Pietro Verri, Storia di Milano. 1, Milano, Società
tipografica de' classici italiani, Pietro Verri, Storia di Milano. 2, Milano,
Società tipografica de' classici italiani,Riedizioni Pietro Verri, Alessandro
Verri, Carteggio di F. Novati, A.
Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi & figli,
Giuffrè. Pietro Verri, Alessandro Verri, Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio
di Pietro ed Alessandro Verri, Gianmarco Gaspari, Milano, Adelphi, Pietro Verri, Appunti di diritto bellico,
Paolo Benvenuti, riedizione aggiornata, Roma, Arnaldo Di Benedetto, Pietro
Verri repubblicano: gli ultimi articoli, Tra Sette e Ottocento. Poesia,
letteratura e politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, Adriano Cavanna, Da
Maria Teresa a Bonaparte: il lungo viaggio di Pietro Verri, Carlo Capra, I
progressi della ragione: vita di Pietro Verri, Bologna, Il Mulino, Meditazioni
sulla felicità, Pavia-Como, Ibis. Pietro Verri, Discorso sull'indole del
piacere e del dolore, Gianfranco Spada, Londra, Traettiana,Diario Militar,
Milano, M&B Publishing, Verri (famiglia) Alessandro Verri Carlo Verri
Giovanni Verri. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Pietro Verri, in Enciclopedia
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Italiana, . Pietro Verri, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica,
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openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Pietro Verri, .Opere su Progetto
Gutenberg. Catholic Encyclopedia
Biografia e pensiero Diego Fusaro e Nicoletta Cieri, sito Filosofico.net.
Cronologia, Maria Castiglioni e Teresa Verri di Paolo Colussi, sito Storia di
Milano. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Verri," – “Grice e Verri: il piacere” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
VITTIELO. (Napoli). Essential Italian philosopher. Filosofo. Professore a Salerno. Studioso di Vico,
dell'idealismo e del pensiero di Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger in rapporto
con la filosofia greco-romana, elabora una teoria ermeneutica, una ‘topo-logia,’
fondata su una re-interpretazione del concetto di spazio come orizzonte
trascendentale dell'operare umano. Gli sviluppi della topologia riguardano in
particolare la genealogia della communicazione. Vittielelo affronta più volte
il tema della fede, da un punto di vista laico, collaborando con filosofi quali
Forte e Coda. Fondato la rivista di filosofia Paradosso, di cui è stato condirettore con Cacciari,
Curi, Givone, Sini e Marramao. Collabora all'annuario Filosofia, edito da
Laterza, e a numerose altre riviste specialistiche del settore filosofico, tra
cui “aut aut.” Dirige la rivista di filosofia Il pensiero. Collaborato
all'Annuario Filosofia, curato daVattimo, e all'Annuario sulla Religione,
curato da Derrida e Vattimo. Scrive su Teoria, Celan-Jahrbuch (Heidelberg), ER.
Revista de Filosofía (Barcellona), Revista de Occidente (Madrid), Sileno
(Madrid), Criterio (Buenos Aires) ed altre ancora. Ha svolto un'intensa
attività pubblicistica su quotidiani e periodici italiani. Ha tenuto cicli
di conferenze e seminari in Europa (Germania, Francia). Opere: “Filosofia della
pratica e dottrina politica in Croce” (Napoli); “Etica e liberalismo in Croce”
(Napoli); “Il carattere discorsivo del conoscere” (Napoli); “Antoni interprete
di Croce” (Napoli, Storiografia e storia nel pensiero di Croce, Libreria Scientifica
Editrice, Napoli, “Sentimento e relazione nell’empirismo” (Napoli); Storiografia
e storia nel pensiero di Croce, Napoli, “Il nulla e la fondazione della storicità”
(Argalia, Urbino); “Dialettica ed ermeneutica” (Guida, Napoli); “Utopia del nichilismo,
Guida, Napoli, Studi Heideggeriani, Roma, “Ethos ed eros” (ESI, Napoli);
“Logica e storia in Hegel” (Napoli); “Il problema del cominciamento, Guida,
Napoli; “Hegel e la comprensione della modernità”; “Topologia del moderno,
Marietti, Genova, “La voce riflessa”; “Logica ed etica della contraddizione” Lanfranchi,
Milano, Elogio dello spazio. Ermeneutica
e topologia, Bompiani, Milano, Cristianesimo senza redenzione, Laterza,
Roma-Bari, Non dividere il sì dal no. Tra filosofia e letteratura, Laterza,
Roma-Bari, Filosofia teoretica: le domande fondamentali: percorsi e
interpretazioni, Milano, “La favola di Cadmo” (Laterza, Roma-Bari); “Vico e la
topologia” (Cronopio, Napoli La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte” (Roma
Il Dio possibile, esperienze di cristianesimo,
Città Nuova, Roma, “Hegel in Italia” (Milano
Dire Dio in segreto, Roma Cristianesimo e nichilismo: Dostoevskij-Heidegger,
Morcelliana, Brescia Estetica e ascesi, Modena, E pose la tenda in mezzo a noi,
AlboVersorio, Il Decalogo. Ricordati di Santificare le feste (in dialogo con
everino), I tempi della poesia.
Ieri/oggi, Mimesis, Milano Dipingere Dio (con Bruno Forte e Serena Nono),
AlboVersorio, Vico. Storia, linguaggio, natura, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma Ripensare il cristianesimo-De
Europa, Ananke, Oblio e memoria del sacro, Moretti & Vitali, Bergamo,
“Grammatiche del pensiero: dalla kenosi dell'io alla logica della seconda
persona” (Edizioni ETS, Celan), Heidegger (con Félix Duque), Mimesis, I comandamenti. Non dire falsa testimonianza,
Il Mulino, L'ethos della topologia. Un
itinerario di pensiero, Le Lettere, Firenze
Paolo e l'Europa. Cristianesimo e filosofia (con G. Rossé), Città Nuova,
Roma, “L'immagine infranta,” Linguaggio e mondo da Vico a Pollock, Bompiani,
Milano; “Vico: tra storia e natura,” in aut aut, Complessità e aporie del moderno, in Filosofia
politica, Dall'ermeneutica alla topologia, in aut aut, Goethe interprete della modernità, in aut aut,
Per amicizia: Epochè e metafora, in aut aut, Sentire le Radici, la Terra
stessa, in aut aut, Andrea Zanzotto, ovvero: la poesia come genealogia della
parola in aut aut, Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero
in Vattimo, Vitiello, Sini, Edizioni ETS, Pisa, Luoghi del pensare. Contributi
in onore di Vitiello, Mimesis Edizioni, Milano,Vitiello, scheda personale e
link ai contributi per l'EMSF-Enciclopedia multimediale delle scienze
filosofiche di RAI Educational Intervista a Vitiello di Federico Lijoi, nel
sito "Filosofia". Keywords: Vico, semiotica. Refs.: H. P. Grice
Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Vittielo” – “Topologia semiotica di
Vico” – “Il Vico di Vittielo” – “Vico e il segno infranto”, The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
VOLPE. (Imola). Essential Italian philosopher. Filosofo. Si laurea in filosofia con Mondolfo a Bologna,
insegnando dapprima presso il liceo Galvani a Bologna e il liceo Alighieri a
Ravenna, e a Messina. Legato inizialmente alla tradizione di Gentile, si dedica
a questioni strettamente teoretiche e storico-filosofiche, attestandosi infine
su posizioni fortemente anti-idealistiche. Approda così attraverso la ri-valutazione
dell'empirismo e dell’umanesimo, mantenendo un'impostazione fondamentalmente
dialettico-materialistica in costante confronto critico e polemico soprattutto
con la dialettica hegeliana e l'idealismo post-hegeliano, ma anche con le
correnti positivistiche semiotica, e con l'esistenzialismo. Questa svolta,
testimoniata dal Discorso sull'ineguaglianza, lo conduce a un sempre maggiore
interesse per i problemi della filosofia politica e dell'etica, considerati
comunque in stretto rapporto con le questioni semiotiche. Non abbandona
comunque i propri interessi storico-filosofici. Tra gli scritti quello che
oltre ad aver avuto più ampia diffusione rappresenta il più perspicuo esempio
della capacità di Volpe di muoversi con piena consapevolezza critica tra i
piani teoretico, storico e politico è senz'altro il saggio Rousseau e Marx. Per
Volpe, il concetto di “libertà” (cf. Grice, “Freedom”) è perfettamente integrabile
con la dottrina di Rousseau, il quale quindi non sarebbe da considerarsi né tra
i teorici della rivoluzione borghese né tra i nostalgici di una società
parcellizzata in piccolissime unità cittadine, ma tra i più attuali
preconizzatori della società egualitaria. Un altro dei punti nodali del
pensiero di Volpe è il tentativo di elaborare una teoria estetica rigorosamente
materialista. Sottolinea il ruolo delle caratteristiche strutturali e del
processo sociale di produzione della ‘espressione’ nella formazione del
giudizio estetico e in forte polemica con la dottrina dell'intuizione di Croce
-- da lui considerata in continuità con la tradizione romantica e
misticheggiante dell'Ottocento, elabora il concetto di “gusto” come principale
fonte del giudizio estetico. Volpe presenta nella filosofia italiana una
posizione contro-corrente, ripresa dal più noto dei suoi allievi, ovvero Colletti.
Opere: “L'idealismo dell'atto e il problema delle categorie” (Bologna,
Zanichelli); “Le origini e la formazione della dialettica hegeliana”; “Hegel romantico
e mistico” (Firenze, Le Monnier); “Il misticismo speculativo di Eckhart”
(Bologna, Cappelli); “La filosofia dell'esperienza” (Firenze, Sansoni); “Espressione”
(Bologna, Meridiani); “Il principio di contraddizione e il concetto di sostanza
prima in Aristotele: contributo a una critica dei pensieri logici” (Bologna, Azzoguidi);
“Crisi dell'estetica romantica” (Messina, D'Anna); “Critica dei principi
logici” (Messina, D'Anna); “Discorso sull'ineguaglianza. Con due saggi
sull'etica dell'esistenzialismo, Roma, Ciuni); “Emancipazione e tras-mutazione
dei valori” (Messina, Ferrara); “Libertà: saggio di una critica della ragion
pura pratica” (Messina, Ferrara); Studi sulla dialettica mistificata” “Lo stato
moderno rappresentativo” (Bologna, UPEB); “Umanesimo”; “Studi e documenti sulla
dialettica materialistica, Bologna, Zuffi, “Logica come scienza positive”, Messina-Firenze,
D'Anna, Eckhart o della filosofia mistica, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Poetica del Cinquecento. La poetica aristotelica nei commenti
essenziali degli ultimi umanisti italiani con annotazioni e un saggio introduttivo,
Bari, Laterza, Il verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma,
Edizioni Film critica, Roma, La nuova
sinistra, Rousseau e Marx e altri saggi di critica materialistica, Roma,
Editori Riuniti, “Critica del gusto” (Milano, Feltrinelli, Chiave della
dialettica storica, Roma, Samonà e Savelli, Umanesimo ed emancipazione, Milano, Sugar, Critica
dell'ideologia contemporanea. Saggi di teoria dialettica, Roma, Editori Riuniti,
Schizzo di una storia del gusto, Roma, Editori Riuniti, Opere, Ignazio
Ambrogio, Roma, Editori Riuniti, Carlo Violi, La Libra, Messina Nicolao Merker,
Dizionario biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. , in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana., su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere, su Goodreads. H. P. Grice, The H. P. Grice Papers,
Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Volpe: l’espressione” – The Swimming-Pool
Library, Liguria.
VOLPI: (Vicenza). Essential Italian philosopher. Filosofo.
“Wild clarity” in Heidegger! Professore a Padova. Borsista
della Fondazione Alexander von Humboldt di Bonn, membro dell'Institut
International de Philosophie di Parigi, dell'Istituto veneto di scienze,
lettere ed arti e dell'Accademia Olimpica di Vicenza, fu insignito dei premi
"Montecchio" e "Nietzsche.” Tra le sue numerose pubblicazioni: “Heidegger
e Brentano”; “La rinascita della filosofia pratica in Germania”; “Heidegger e
Aristotele”; “Il nichilismo”; “Guida a Heidegger”; “I prossimi Titani. Conversazioni
con Jünger (con Antonio Gnoli), Dizionario delle opere filosofiche, “Il Dio
degli acidi” Conversazioni con Albert Hofmann (con A. Gnoli), “L'ultimo
sciamano” Conversazioni heideggeriane (con A. Gnoli), Storia della filosofia
dall'antichità a oggi con Enrico Berti. Per Adelphi curò opere di
Schopenhauer, Heidegger e Carl Schmitt. Collaborò al quotidiano "La
Repubblica" e occasionalmente alla "Frankfurter Allgemeine
Zeitung". Mentre era in sella alla sua bicicletta a San Germano dei
Berici, venne investito da un'auto e cadde in coma irreversibile. Morì il
giorno successivo. Fu commemorato dal preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il
corpo docente dell'Padova. Le sue ceneri sono al cimitero Carpaneda di
Creazzo. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti Lorenzo Parolin, Commozione al Bo per l'addio
a Volpi Il Giornale di Vicenza. “Heidegger e Brentano”; “L'aristotelismo e il
problema dell'univocità dell'essere in Heidegger” (Cedam, Padova); “La
rinascita della filosofia pratica in Germania” Francisci, Albano/Padova, in Filosofia
pratica e scienza politica, Francisci, Abano/Padova, con Carlo Natali, Laura
Iseppi, Claudio Pacchiani; “Heidegger e Aristotele” (Daphne, Padova, ristampa
Bari, Laterza,” “Lexikon der philosophischen Werke, Kröner, Stuttgart, Sulla
fortuna del concetto di decadence nella cultura tedesca: Nietzsche e le sue
fonti francesi, "Filosofia politica",Il nichilismo, Biblioteca
Universale Laterza, Laterza, Roma-Bari, Guida a Heidegger, Laterza, Roma-Bari Hegel
e i suoi critici, Laterza, Roma-Bari, “Interprete del pensiero contemporaneo,
Atti dell'incontro internazionale di studio, Padova, Vicenza, Accademia
Olimpica, Ricordando Franco Volpi filosofo:
Atti dell'Incontro internazionale, Lavarone, Comune di Lavarone, “Il pudore” (Brescia, Morcelliana). Opere su
istitutoveneto, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Essere, tempo,
esistenza, lezione-intervista concessa da Volpi all'Associazione Asia, sul
valore e la funzione della filosofia, e sul significato e lo statuto di Essere
e tempo di Heidegger. Keywords: multiplicity of
being in Aristotele, univocita dell’essere; equivocita dell’essere. H.
P. Grice, The Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Volpi:
l’univocita dell’esere” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VOLPICELLI. (Roma). Grice: “While Volpicelli does use ‘spirito,’
he means ‘breath of air,’ since he is ultimately a naturalist, like I am.” Essential
Italian philosopher. Grice: “I read with intereset his early “Nature and
spirit.” At that time at Oxford, there was not much of an Oxford spirit, so it
spirited me.” Filosofo. Fratello di Luigi Volpicelli.
Prese parte come sotto-tenente alla grande guerra. Si laureò in filosofia. Allievo
di Gentile, fu docente a Urbino e Pisa e alla Sapienza di Roma. Seguace del
pensiero di Santi Romano, fu, con Spirito, un teorico del corporativismo
integrale. Fu direttore delle riviste "Nuovi studi" e, con Bottai, di
"Archivio di studi corporative.” Epurato dall'insegnamento, fu poi
reintegrate. Opere: “Natura e spirito”; “L'educazione politica dell'Italia”; “I
presupposti scientifici dell'ordinamento corporativo”; “Corporativismo e
scienza giuridica”; “La certezza del diritto e la crisi odierna”; “Dizionario
di Filosofia Giovanni Franchi, “Per una
teoria dell'auto-governo” (ESI, Napoli); “Il contributo italiano alla storia
del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords:
natura, spirito. H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e
Volpicelli: il naturalismo,” Luigi Speranza: Grice e Volpicelli: natura e
naturalismo” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VOLTAGGIO. (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “I
enjoyed “What Leibniz actually saidand not just implicated.” “He also clarified
Husserl to me.” Filosofo.
Studia presso l'Roma La Sapienza, dove ha avuto come amici e colleghi
Giannantoni, Derecin, Siciliano, Epifani e EFano, per poi laurearsi con Antoni.
Ha insegnato nelle Roma La Sapienza, Mogadiscio e Macerata. Già cappo-ridattore
di “Sapere,” ha collaborato con Il manifesto, Lettera Internazionale (di cui è
socio fondatore), Apeiron, Janus e Medical. Consulente scientifico della
Fondazione Sigma Tau di Roma e dell'Istituto Psiconanalitico per le Ricerche
Sociali, è membro permanente del Seminario di Filosofia di Senigallia. Opere:
“Fondamenti di logica” (Milano, Edizioni di Comunità), “La funzione critica”
(Roma); “Che cosa ha veramente detto Leibniz” (Roma, Ubaldini); “Scienza”
(Milano, Edizioni di Comunità), “I filosofi e la storia” (Milano, Principato);
“L'arte della guarigione nelle culture umane” Torino, Bollati Boringhieri); “Il
medico nel bosco, Roma, Di Renzo Editore; “La medicina come scienza filosofica”
(Collana Lezioni Italiane), Roma, Laterza; Italia Mediterranea. “I flussi
migratori nelle principali città rivierasche” (Roma, Edizioni Edup); “Antigone
tradita. Una contraddizione della modernità: libertà e Stato nazionale (Roma, Editori
Internazionali Riuniti); “I paradossi dell'infinito” (FV, Milano, Feltrinelli);
“Epistemologia e politica della ricerca” (FV., Roma, Armando; Conrad Hal
Waddington, “L'evoluzione di un evoluzionista” FV., Roma, Armando; “La conoscenza
inespressa” (FV., Roma), Armando; “L'ora della socio-biologia” FV, Roma,
Armando; “L'arte della ricerca scientifica” FV, (Roma, Armando; “Il potere:
processi e strutture: un'analisi dall'interno” FV, Roma, Armando; “Progresso e
razionalita della scienza” Gerard Radnitzky, Gunnar Andersson ; prefazione di
Francesco Barone; traduzione e premessa di FV, (Armando, Roma; Donald Philip
Verene: “Vico: La Scienza della fantasia” con prefazione di Vittorio Mathieu,
FV, Armando, Roma; “L'intelligenza scientifica: un'indagine sull'immaginazione
creatrice dello scienziato, FV, Roma, Armando; “Filosofi per la pace” Daniele
Archibugi e FV, Roma, Editori Riuniti; Galeno: Trattato sulla bile nera, FV,Torino,
Nino Aragno Editore. Keywords: Vico, “la scienza della fantasia” --. Refs.: Luigi
Speranza, “Voltaggio: what Leibniz implicatedas explicated by Grice.” H. P.
Grice, “Voltaggio,” BANC MSS 90/135 c. Luigi Speranza, “Grice e Voltaggio,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
WINSPEARE. (Portici). Filosofo. Essential Italian philosopher. “My
Italian friends do not consider me Italian, though!” Winspeare’s ancestors are
from Yorkshire in a bad time. Henry VIII. “So the king’s option was clear:
either your head off or move to Capri. I chose the second.” Opere: “Delle confessioni
spontanee de' rei” (Stamp. Simoniana, Napoli); “Storia degli abusi feudali”
(Tip. Trani, Napoli); “Voti de' napolitani” (Napoli); “La voce di Napodano, ossia
Quarta illustrazione del patto di Capuana e Nido” (Tip. Trani, Napoli); “I
libri delle ‘Leggi’ di Cicerone volgarizzati” (Trani, Napoli); “Delle chiese
ricettizie del Regno” (Trani, Napoli); “Filosofia” (Trani, Napoli);
“Dissertazioni legali” (Agrelli, Napoli); “La colonia perpetua ed i diritti
feudali aboliti” (Pesole, Napoli). Grice: “Hailing remotely from the Catholic
North Riding of Yorkshire and settling in the most beautiful coastline in the
world, Winspeare knew all you need to know about Cudworth, and what he calls
‘percezione.’ I would call him an Oxonian.” Grice: “My favourite Winspeare is
his ‘dictionary’: obviously he found Italian furrin enough to want to organize
things in a sort of thesaurum. Speranza, on the other hand, likes Winspeare’s
idea of ‘volgarizzazione’ of Cicero’s ‘De Legibus.’ – one of the most boring
tracts in legalese, but then at Naples at the time, you HAD to be a lawyer!” --
Refs.: H. P. Grice, “Winspeare, Speranza, Napoli, and me!”The Grice Papers,
BANC MSS 90/135c, The Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Winspeare,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZABARELLA.
(Padova). Filosofo. Grice: “Most philosophers are stealing the voice of
Zabarella; Poppi isn’t!” -- Jacopo Zabarella, spesso
indicato come Giacomo Zabarella è stato un filosofo italiano. Primogenito
di un'antica e nobile famiglia, ereditò dal padre Giulio il titolo di conte
palatino; è considerato il massimo esponente dell'aristotelismo padovano.
Studiò a Padova, dove fu allievo di Robortello, Tomitano e Passeri, laureandosi
in filosofia. Ottenne, succedendo a Tomitano, la cattedra di semiotica
nello Studio padovano. Ottenne la seconda cattedra straordinaria -(ma,
propriamente, parificata in quell'anno e nei successivi otto con la prima
cattedra) e ottenne la prima cattedra straordinaria. Ottenne la seconda
cattedra ordinaria. Declinò l'invito del re Stefano Báthory di insegnare in
Polonia, ma gli dedicò il suo scritto più importante, l'Opera logica, stampata
a Venezia. Furono pubblicate a Padova le sue “Tabulae logicae” e a Venezia, il
suo commento agli Analitici II di Aristotele. In risposta alle critiche
mosse alla sua semiotica dai suoi colleghi, Piccolomini, Balduino e Petrella,
pubblicò a Padova la “De doctrinae ordine apologia.” Apparvero rispettivamente
le sue opere, la “De naturalis scientiae constitutione” e i “De rebus naturalibus;
postumi comparvero i suoi commenti incompiuti alla Fisica e al De anima di
Aristotele.” I libri della sua biblioteca sono conservati presso a Padova.
Opere: Opera Logica, Venezia, “De methodis libri quatuor;” “Liber de regressu”
(Venezia, ristampa anastatica, Bologna); “Tabula logicae” (Venezia); In duos
Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii, Venezia; “De doctrinae
ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia); “De
rebus naturalibus libri XXX, Venezia; “In libros Aristotelis Physicorum
commentarii, Venezia, Opera Physica, Francoforte, ristampa anastatica Verona;; De
generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte; In tres
libros Aristotelis De anima commentarii, Venezia,. “De mente agente”; “De rebus
naturalibus liber XXIX”; “De sensu agente”, “De rebus naturalibus liber XXIV,
«Rivista di Storia della Filosofia», “De inventione aeterni motoris e De rebus
naturalibus liber IV, Bruniana & Campanelliana. Bibliografia E. Berti, “Metafisica
e dialettica nel Commento di Giacomo Zabarella agli Analitici posteriori” in
«Giornale di metafisica»’ F. Bottin, “La teoria del regresso in Zabarella, in
C. Giacon, Saggi e ricerche, Padova, F. Bottin, “La logica in Zabarella, in
«Giornale Critico della filosofia Italiana», E. Cuttini, Natura, morale e
seconda natura nell'aristotelismo di Zabarella, Padova, M. Dal Pra, Un'oratio
programmatica di Zabarella, in «Rivista critica di storia della filosofia», G.
Papuli, Dal Balduino allo Zabarella e Galilei: scienza e dimostrazioni, in
«Bollettino di storia e filosofia», A. Poppi, La scienza in Zabarella, Padova, A. Poppi,
Introduzione all‘aristotelismo padovano, A. Poppi, Ricerche sulla teologia e la
scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Rubbettino, Soveria
Mannelli,Rossi, Aristotelici e moderni: le ipotesi e la natura, in “Aristotelismo
veneto e scienza moderna” – Padova. G. Tonelli, “Zabarella ispiratore di
Baumgarten, o l'origine della connessione tra estetica e logica,” in Da Leibniz
a Kant, Napoli, Treccani – Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Delio Cantimori, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Open Library, Internet Archive. Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Zabarella is what I would call a
proto-Griceian.” In fact, at Villa Speranza, Grice is often as the English
Zabarella, after Zabarella produces extensive commentaries on Grice’s favourite
tract by Aristotle, “De Anima,” and “Physica” and also discusses some
Aristotelian interpreters. However, Zabarella’s most original contribution is
his work in semiotics: “Opera logica.” Zabarella regards semiotics as
conceptual analysis. One tool Zabarella calls ‘ordine’ (cfr. Grice, ‘be orderly’). Another tool Zabarella
calls “metodo,” by far predating Cartesio. “Ordine” relates to how to organize
the content of a dictum to apprehend it more easily. ‘Metodo’ relates to how to
draw an illatum (or impliatum). Zabarella reduces the variety of ‘ordine’ and
‘metodo’ classified by other interpreters to ‘ordine compositivo’, ‘ordine
resolutivo’, ‘metodo compositivo’ and ‘metodo ‘resolutivo’. The ‘ordine
compositivo’ from a principle to this or that corollary applies to this or that
‘creditum.’ The ‘ordine resolutivo,’ from a desired end to the means
appropriate to its achievement applies to this or that ‘volitum,’ such as
‘pragmatics’ understood as a manual of rules of etiquette. This much is already
in Aristotle. However, Zabarella offers an original analysis of ‘metodo’ The
‘metodo compositivo’ infers a particular consequence or corollary from a
general principle. The ‘metodo resolutivo’ INFERS an originating principle from
a particular consequence, corollary, or instantiantion, as in inductive
reasoning or in reasoning from effect to cause. Zabarella’s terminology
influences Galileo’s mechanics, and has been applied to Grice’s inference of
the principle of conversational co-operation out from the only evidence which
Grice has, which is this or that ‘dyadic’ exchange, as he calls it. In Grice’s
case, his corpus is intentionally limited to conversations between two Oxonian philosophers:
A: What’s that? B: A pillar box? A: What colour is it? B: Seems red to me. From
such an exchange, Grice infers the principle of conversational co-operation. It
clashes when a cancellation (or as Grice prefers, an annulation) is on sight:
“I surely don’t mean to imply that it MIGHT actually be red.” “Then why be so guarded?
I thought you were cooperating.”H. P. Grice. Grice liked to recite Zabarella’s
works by heart. Opere: “Logica” (Venezia); “De
methodis”; “De regressu” (Venezia); “Tabula logicae” (Venezia), “In duos
Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii” (Venezia); “De doctrinae
ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia);
“De rebus naturalibus” (Venezia); “In libros Aristotelis Physicorum
commentarii” (Venezia), “Physica” (Francoforte); “De generatione et corruptione
et Meteorologica commentarii” (Francoforte); “In tres libros Aristotelis De
anima commentarii” (Venezia). Keywords: metodo compositivo, metodo resolutivo,
ordine compositivo, ordine resolutivo. Refs.: Luigi Speranza, Notes on I
Tatti’s edition of Zabarella, “On methods,” -- H. P. Grice, “Zabarella,”
Speranza, “Grice and Zabarella.” “Grice e Zabarella: la risoluzione buletica,” Villa
Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZAMBONI (Cento).
Filosofo. “Famous for his dialettica e cosmologia and implicature!” – Grice. Figlio di Matteo Zamboni, un pittore originario di Cremona, di cui si
conservano affreschi negli oratori delle chiese della Pietà e di San Rocco -- e
da Mattea Pilanzi. Prese la strada degli studi umanistici: studente in legge
nell'Università di Ferrara, scelse poi filosofia, allievo di Federico Pendasio,
divenendo dal 1579 insegnante di filosofia naturale nello Studio ferrarese fino
al 1589.[2] Cremonini tenne rapporti con la corte estense: di fronte a Leonora
d'Este recitò il suo poemetto Le pompe funebri, e quando si trovò a essere
oggetto di non chiarite gelosie e maldicenze da parte dei suoi colleghi
dell'Università, il 20 maggio 1589 scrisse al duca Alfonso per richiedere un
suo intervento.[2] Non risulta che Alfonso II abbia risolto i conflitti
denunciati dal Cremonini, che perciò decise di trasferirsi altrove. Il 23
novembre 1590 fu chiamato a Padova per insegnare filosofia naturale in secundo
loco, in sostituzione di Giacomo Zabarella, da poco defunto, mentre Francesco
di Niccolò Piccolomini assumeva la prima cattedra. Il 27 gennaio 1591 Cremonini
iniziò il suo corso, leggendo la prolusione Exordium habitum Patavii VI
Kalendis Februarii 1591. Contro il tentativo dei gesuiti di fondare a
Padova un proprio Studio rivale dell'Università, il Cremonini si espresse il 20
dicembre 1591 con l'Oratione contro i gesuiti a favore della Università di
Padova tenuta di fronte alla Signoria di Venezia, nella quale sostenne che Padova
«per insegnare le scienze non ha bisogno dell'aiuto de' Padri Giesuiti», e
paventò i rischi di dividere gli studenti in fazioni «come i Guelfi e
Gibellini».[3] L'autorizzazione all'apertura dello Studio non fu rilasciata e i
gesuiti furono poi espulsi dalla Repubblica nel 1606, a causa dell'interdetto
scagliato dal Papa Paolo V, cui seguì la cosiddetta Guerra
dell'Interdetto. Cremonini ebbe una famosa controversia con il suo
collega Giorgio Raguseo[4] sulla natura degli elementi, sul valore della storia
delle interpretazioni di Aristotele e sulle questioni didattiche.
Difensore della medicina averroista e sostenitore della mortalità dell'anima,
legata indissolubilmente al corpo umano, fu sospettato di eresia e nel 1598
venne denunciato all'inquisizione di Padova. Con l'amico[5] e rivale Galileo
Galilei, Cremonini, ad opera del collega Camillo Belloni, condivise nel 1604,
con accuse diverse, una denuncia al tribunale dell'Inquisizione padovana che
non ebbe alcuna conseguenza per entrambi. Galileo fu accusato di praticare
l'astrologia giudiziaria e Cremonini di sostenere la mortalità dell'anima e che
Aristotele avesse separata la filosofia dalla teologia. Cremonini dovette
affrontare altri due processi uno nel 1608 e l'altro nel 1611 dai quali uscì
indenne grazie alla protezione della Repubblica di San Marco.[6] Anche se
molte fonti riportano che morì di peste durante l'epidemia che colpì l'Italia
nel 1629-1631, risulta che morì a causa di catarro accompagnato da
febbre[7]. Secondo alcuni studiosi[8] Galileo si ispirò a Cremonini nella
scelta di Simplicio come rappresentante dell'aristotelico avversario del
copernicanesimo. Pensiero Cremonini pubblicò pochi testi della sua
dottrina mentre sono a noi giunte numerose trascrizioni delle sue lezioni che
egli preferiva tenere oralmente al posto della forma scritta. Le trascrizioni
delle lezioni tenute nello Studio di Padova e privatamente tuttavia presentano
gravi problemi interpretativi che hanno impedito alla storiografia di poter
avanzare una sintesi sicura del suo pensiero. Unica eccezione a questa
difficoltà interpretativa il testo Lecturae exordium, letto da Cremonini in
occasione della sua prima lezione in Padova. Nella prima parte dell'opera egli
si rammarica che il continuo rinascere della natura, come la successione delle
stagioni, dalle sue forme ormai trascorse, non susciti la meraviglia dell'uomo
e lo sgomento per il continuo morire del mondo. «"il mondo non è
mai: nasce e muore continuamente", si conclude con l’affermazione del dovere
dell’uomo di conoscere se stesso. L’uomo, scrive Cremonini, si scopre in mezzo
alle tribolazioni dell’incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l’unico
strumento capace di dare all’uomo serenità.[9]» La strada per conoscere
se stessi e raggiungere la serenità è data dalla filosofia su cui si basa la
morale e la scienza. L'uomo ha avuto in dono da Dio un intelletto onnipotente
che dalla conoscenza di se stesso e della natura giungerà a congiungersi con la
beatitudine divina.[10] Dibattito relativo alle osservazioni di Galileo
Secondo una diffusa ma falsa narrazione Cremonini fu uno di quei professori
aristotelici che non solo rifiutarono pervicacemente le scoperte galileiane in
nome della filosofia peripatetica ma si rifiutarono, invitati dallo scienziato
pisano, di osservare direttamente nel telescopio l'esistenza delle montagne
della Luna, delle fasi di Venere, dei satelliti di Giove. Questo avvenimento,
tramandato come simbolo della miopia di coloro che si ritengono custodi del
vero sapere, è invece ritenuto falso.[11] Nella lettera del 19 agosto
1610 Galilei racconta a Keplero il comportamento dei docenti dello Studio di
Padova ma non fa nomi: «Che dire dei più celebri filosofi di questo
Studio i quali, colmi dell’ostinazione dell’aspide, nonostante più di mille volte
io abbia offerto loro la mia disponibilità, non hanno voluto vedere né i
pianeti, né la luna, né il cannocchiale? [...] Questo genere di uomini ritiene
infatti che la filosofia ‹naturale› sia un libro come l’Eneide e l’Odissea e
che le verità siano da ricercare non nel mondo o nella natura, bensì (per usare
le loro parole) nel confronto dei testi.[12]» Ad un esame superficiale
una lettera a Galilei del 6 maggio 1611 del suo amico Paolo Gualdo sembrerebbe
confermare che tra coloro che rifiutarono l'osservazione con il telescopio
vi fosse anche il Cremonini: «Abbiamo qui l'Ill.mo S.r Andrea Morosini,
il quale non può patire che ’l Cremonino, mentre V.S. è stata qui, non habbia
procurato né voluto vedere queste sue osservationi, havendole io detto ch’ella
se gli era offerta di andare sino alla sua propria casa per fargliele vedere;
onde le pare che habbia torto contrariarle senza haverne fatto qualche
esperienza.[13]» Nella successiva lettera di Gualdo a Galilei si
riferisce di un colloquio con Cremonini che al rimprovero di essersi rifiutato
dell'esperienza con il telescopio risponde che lo fece perché: «[...] non
volendo approvare cose di che io non ho cognitione alcuna, né l’ho vedute.
Questo è quello, dico, ch’ha dispiacciuto al S.r Galilei, ch’ella non abbia
voluto vederle. Rispose: Credo che altri che lui non l’habbia veduto; e poi
quel mirare per quegli occhiali m’imbalordiscon la testa: basta, non ne voglio
saper altro.[14]» Marco Forlivesi ha osservato come Cremonini affermi in
questo testo che gli causò disagio mirare nel telescopio e che dunque non si
rifiutò di guardare ma non accettò di vedere cioè di accogliere
l'interpretazione galileiana di quelle osservazioni.[15] Più in generale,
Forlivesi sostiene che la posizione di Cremonini fu sempre coerente nel
ritenere che l'interpretazione dei dati osservativi non potesse andare
disgiunta dall'esistenza di una dottrina filosofico-naturale complessiva.
Forlivesi rileva altresì che lo stesso Galileo, a volte, propose ipotesi circa
la natura dei cieli non meno problematiche di quelle proposte dagli
"aristotelici". D'altra parte, come confermato dallo storico
della scienza Enrico Bellone nella sua monografia su Galilei per i
"Quaderni de 'Le Scienze'", il cannocchiale era uno strumento di
fattura "artigianale" e non scientifica, in quanto non esisteva
ancora una teoria dell'ottica - si dovrà attendere Newton - e le immagini erano
alquanto deformate. Opere Le pompe funebri ovvero Aminta e Clori, Ferrara
1590. Lecturae exordium habitum Patavii VI Kalendis Februarii 1591, Ferrara,
Benedetto Mammarelli, 1591. Explanatio proœmii librorum Aristotelis De physico
auditu, cum introductione ad naturalem Aristotelis philosophiam, continente
tractatum De pædia, descriptionemque universæ naturalis Aristoteliæ philosophiæ,
quibus adjuncta est præfatio in libros De physico auditu, Patavii, Melchiorem
Novellum, 1596. Oratio habita Ferrariae ad Clementem VIII pro S.Q. Centensi,
Ferrariae, 1598. Disputatio De formis quatuor corporum simplicium quæ vocantur
elementa, Venetiis, 1605. Oratio habita in creatione serenissimi Venetiarum
principis Leonardi Donati, Venetiis, 1606. Disputatio de cœlo, in tres partes
divisa, de natura cœli, de motu cœli, de motoribus cœli abstractis. Adjecta est
Apologia dictorum Aristotelis, de via lactea, et de facie in orbe lunæ,
Venetiis, Thomam Balionum, 1613. Oratione al serenissimo prencipe Giovanni
Bembo nella sua essaltatione al Prencipato, 1616. Apologia dictorum
Aristotelis, de quinta cœli substantia adversus Xenarcum, Venetiis, Meiettum,
1616. Il nascimento di Venezia, Venezia, 1617. Oratione al serenissimo prencipe
Antonio Priuli nella sua essaltatione al prencipato, 1618. Il ritorno di
Damone, Venezia, 1622. Oratione in nome della Università di Padova, 1624.
Chiorindo e Valliero, Venezia, 1624. Apologia dictorum Aristotelis De calido
innato adversus Galenum, Venetiis, Deuchiniana, 1626. Apologia dictorum
Aristotelis De origine et principatu membrorum adversus Galenum, Venetiis,
Hieronymum Piutum, 1627. Expositio in digressionem Averrhois de semine contra
Galenum pro Aristotele, 1634. Tractatus tres. Primus est de sensibus externis.
Secundus de sensibus internis. Tertius de facultate appetitiva, Venetiis, 1644.
Dialectica, Venetiis, 1663. Le nubi, Venezia, Biblioteca Marciana, XIV, 47. Note Cesare Cremonini, Testamento, 1631.
Fonte: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, riferimenti in
Collegamenti esterni. In A. Favaro, Lo
Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto,
1878,489-496. Cesare Preti, Giorgio da
Ragusa, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 55, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2001.
Cremonini in occasione del trasferimento di Galilei da Padova a Firenze
si rammaricava scrivendo: «Oh quanto harrebbe fatto bene anco il S.r Galilei,
non entrare in queste girandole, e non lasciar la libertà patavina.» (Portale
Galileo) Portale Galileo Marco Forlivesi, «Cesare Cremonini» in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2012. Per
esempio Andrea Pinotti, autore dell'introduzione al Dialogo sopra i due massimi
sistemi del mondo (Milano, 2004) M.
Forlivesi, Op.cit. C. Cremoninus,
Lecturae exordium,39 Marco Forlivesi,
Cesare Cremonini, Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia
(2012), Enciclopedia Italiana Treccani
G. Galilei, epistola ad Johannem Keplerum, Paduae 19 Augusti 1610, in
Id., Le opere, sotto la direzione di A. Favaro, 10° vol., 1934, lettera 379,423
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luglio 1611, in G. Galilei, Le opere, cit., 11° vol., lettera 564,165 M. Forlivesi, ibidem Bibliografia Galileo
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Forlivesi, Cesare Cremonini, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. Altri progetti
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su Cesare Cremonini Collegamenti esterni Cesare Cremonini, su Treccani –
Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Armando Carlini,
Cesare Cremonini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Charles Bernard Schmitt, Cesare Cremonini, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Opere di Cesare Cremonini,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Opere di Cesare Cremonini, su Open Library,
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Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloFilosofi
italiani del XVII secoloNati nel 1550Morti nel 1631Nati il 22 dicembreMorti il
19 luglioNati a CentoMorti a PadovaMembri dell'Accademia galileiana di scienze
lettere ed artiRefs.: Luigi Speranza,
"Grice e Cremonini," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
ZAMBONI. (Verone). Grice: “Not everybody knows his zamboni.” There’s
Giorgio Zamboni, but this entry is about Giovanni Zamboni. Essential Italian
philosopher. Filosofo. Opere: “Spencer: commemorazione e polemica” (tip. Garagnani,
Bologna), “La filosofia neo-scolastica secondo un positivista” (Tip. vescovile
G. Marchiori,Verona), “Il valore scientifico del positivismo di Ardigò e della
sua “conversione” (Verona), “La dottrina morale e la psicologia del volere nel
testo di etica di un discepolo dell’Ardigò” (Società Editrice Veronese,
Verona), “La gnoseologia dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere:
saggio di interpretazione sistematica delle dottrine gnoseologiche di Aquino”
(Milano), “Gnoseologia” (Soc. Ed. Vita e Pensiero, Tip. S. Giuseppe, Milano); “L'
origine delle idee: saggio analitico introspettivo, proposto alla riflessione
personale” (Società editrice veronese, Verona); “Sistema di gnoseologia e di
morale: basi teoretiche per esegesi e critica dei classici della filosofia
moderna” (Editrice Studium, Roma); “Studi esegetici, critici, comparativi sulla
critica della ragione pura” (La tipografica veronese, Verona); “Metafisica e
gnoseologia” (La Tipografica Veronese, Verona); “Il realismo critico della
gnoseologia pura. Risposta al «Caso Zamboni» (P. A. Gemelli, Mons. F. Olgiati
eA. Rossi), Verona), “Realismo, Metafisica, Personalità: Rilievi, Note,
Discussioni” (La Tipografica Veronese, Verona); “La persona umana: soggetto
auto-cosciente nell’esperienza integrale. Termine della gnoseologia. Base della
metafisica” (Verona, Giulietti G., Vita e pensiero, Milano); “Precisazioni e
complementi ai testi scolastici. La Religione naturale e l’essenza della
religione Cristiana” (La tipografica veronese, Verona); “La «filosofia
dell’esperienza immediata, elementare, integrale» per la completa auto-consapevolezza
dello spirito umano” (La Tipografica Veronese, Verona); “Itinerario filosofico
dalla propria coscienza all’esistenza di Dio” (La Tipografica Veronese, Verona.
Teodicea, Rodella A., Vita veronese, Verona, “La dottrina della coscienza
immediate: struttura funzionale della psiche umana è la scienza positiva
fondamentale” (La tipografica veronese, Verona); “Dizionario filosofico” (Vita
e Pensiero, Milano); “Idee e giudizi, Marcolungo F.L., IPL ,Milano, “L’io e le
nozioni sopra-sensibili (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura elementare: Spazio,
tempo, percezione intellettiva” (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura
elementare, Idee e giudizi; IPL, Milano, Corso di gnoseologia pura elementare”; “Autobiografia
di una personalità integrale” (Serio De Guidi, Archivio storico Curia
diocesana, Verona, Studi sulla Critica della ragione pura; QuiEdit,Verona, .
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of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zamboni, L’io,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZANINI. (Legnano) Essential Italian philosopher. Grice: “If Zanini
likes Smith for his ‘etica della simpatia,’ I happen to prefer Englishman
Butler, and his sermons on self-love and benevolence!” -- Grice: “There are
some resemblances between what Zanini intelligently calls “the rhetorics, sic
in plural, of truth, and my idea of theoretical argument as a sort of deep-down
practical argument.” Filosofo. Adelino Zanini. Laureato in filosofia a
Padova con Curi, Zanini è stato borsista presso la Fondazione L. Einaudi di Torino,
ove ha studiato con Lombardini. È professore di Filosofia presso l'Università
delle Marche. I suoi studi sono indirizzati, in particolare, al rapporto tra
pensiero politico e scienza economica. È tra i principali interpreti di Adam
Smith e di Schumpeter. Opere principali: “Filosofie del soggetto: soggettività
e costituzione” (Ila Palma, Palermo), “Keynes: una provocazione metodologica”
(Bertani, Verona); “Schumpeter impolitico” (Istituto della Enciclopedia
ItalianaTreccani, Roma), “Il moderno come residuo: dieci lemmi” (Pellicani,
Roma); “Genesi imperfetta. Il governo delle passioni in Adam Smith,
Giappichelli, Torino, Modernità e nomadismo, Calusca, Padova; Adam Smith.
Economia, morale, diritto, B. Mondadori, Milano (II edizione, Liberilibri,
Macerata, ). Macchine di pensiero. Schumpeter, Keynes, Marx, Ombre corte,
Verona; oseph A. Schumpeter, B. Mondadori, Milano, Lessico postfordista, (cura
con U. Fadini), Feltrinelli, Milano Retoriche della verità. Stupore ed evento,
Mimesis Edizioni, Milano Filosofia economica. Fondamenti economici e categorie
politiche, Bollati-Boringhieri, Torino; L'ordine del discorso economico.
Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo, Ombre corte, Verona .
Principi e forme delle scienze sociali. Cinque studi su Schumpeter, Il Mulino,
Bologna, A. Negri, Una traccia per gli anni settanta, “Belfagor”, E. Garin, “L'etica
della simpatia” -- “L'indice”, A. Salanti, L'economia politica come critica
della società (capitalistica): note sparse Filosofia Economia. Fondamenti
economici e categorie politiche, “Quaderni del Dipartimento di Ingegneria
gestionale”, Università degli studi di
Bergamo. S. Caruso, Alla ricerca della filosofia economica, “Storia del pensiero
economico”, Fumagalli, Sfera politica e
sfera economica: un difficile rapporto. A proposito di "Filosofia
economica" “Economia politica.” MLOL,
Horizons Unlimited srl. Registrazioni, su RadioRadicale, Radio Radicale. univpm.
SWIF Sito web italiano per la filosofia, su swif.uniba. Intervista ad Adelino Zanini su J.A.
Schumpeter. Video Mediaset, su video.mediaset. Legnago. Keyword: etica della
simpatia. --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice and Zanini: the rhetorics of
truth,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia; H. P. Grice,
“Zanini,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, University of California,
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ZANOTTI. (Bologna). Filosofo. Opere: “Della forza dei corpi
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morale”; “De viribus centralibus” Bononiae, Lelio dalla Volpe; “Ragionamento
sopra la filosofia”; “Paradossi”; “Epistolario.” Keywords:: forza viva. Refs.: H.
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Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e
Zanotti: la forza viva,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZIMARA. (Galatina). Essential Italian philosopher. Grice: “Zimara is
a testimony that Aristotle is popular without Oxford!” Filosofo. Marcantonio
o Marco Antonio Zimara o Zimarra (San Pietro in Galatina). Zimara si laureò in filosofia a Padova e vi insegnò. Sindaco
di Galatina, Zamara si recò a Napoli per
difendere la città dai soprusi dei Duchi Castriota. Insegnò filosofia a Salerno
con la stesura di una guida alle opere di Aristotele. Curò la pubblicazione di
alcune opere di Alberto Magno e di Giovanni
di Jandun Dizionario di filosofia. Delio Cantimori in Enciclopedia Italiana.
Opere: “Questio de primo cognito” -- Papie, Iacob de Burgofranco impresse, Studi Galatinesi illustri, Guida Biografica, Tor
Graf Galatina, Galatina. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Marcantonio
ZimaEnciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Grice: “It’s
amazing how much Zimara loved Aristotle, at least for those who don’t love him
that much!” Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Luigi
Speranza, “Grice e Zimara: Aristotle within and without Oxford,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZINI. (Firenze). Flosofo. Grice: “Like me, Zini
has been interested in the Graeco-Roman concept of ‘ius.’” -- Opere: “Proprietà
individuale o proprietà collettiva?” (Torino, Fratelli Bocca), “Il pentimento e
la morale ascetica” (Torino, Bocca), “Giustizia: storia d'una idea” – cfr.
Grice on ‘justice’ in Thrasymachus – (Torino, F.lli Bocca), -- cf. Grice,
“Justice in Plato’s Republic,” “Social justice,” The Grice Papers), “La morale
al bivio” (Torino, Fratelli Bocca), “La doppia maschera dell'universo: filosofia
del tempo e dello spazio” (Torino, Fratelli Bocca); “Il congresso dei morti,” Roma,
Libreria editrice del Partito comunista d'Italia, ed. con introduzione di
Giancarlo Bergami e prefazione di Nerio Nesi, Calabritto, Mattia&Fortunato;
Poesia e verità, Milano, Corbaccio, I fratelli nemici: dialoghi e miti moderni,
Torino, Einaudi; La tragedia del proletariato in Italia: diario, Prefazione di
Giancarlo Bergami, Milano, Feltrinelli; Appunti di vita torinese, Firenze,
Olschki Pagine di vita torinese: note del diario, Torino, Centro studi
piemontesi. Grice enjoyed Zini’s approach. “Zini’s philosophy on justice is
divided into six parts. The first is ‘the real and the ideal” (‘il relae e
l’ideale”); the second is “la giustizia come idea ed emozione” (fairness as
idea and as emotion), the third is “I frutti del lavoro e la loro distribuzione
scondo giustizia” (The fruits of labour and their distribution according to
fairness”); the fourth is “Libertà od egualiglianza” -- Grice: “Note the ‘od,’
which need not be exclusive” --; the fifth is “Analissi del merito,” an
analysis of merit, and the last is “La pena riparatrice,” literally the pain
that repairs, the punishment that teaches.”Grice: “In liberty or freedom versus
equality, Zini approaches the Roman attitude, rather brusque to those who
strike an Anglo-Saxon attitude!” – Keyowrds: ius. Refs.: H. P. Grice, “Justice
from Plato to Zini: the history of an idea, alla Berlin,” Luigi Speranza, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia, The Grice Papers, BANC MSS
90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.
ZOLLA. (Venezia). Keywords:
fantasticare. Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Opere: “Etica e
estetica” (Spaziani, Torino), “Eclissi dell'intellettuale” (Bompiani, Milano),
“Volgarità e dolore” (Bompiani, Milano), “Le origini del trascendentalismo” (Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma), “Storia del fantasticare” (Bompiani, Milano), “Le
potenze dell'anima: morfologia dello spirito nella storia della cultura,
anatomia dell'uomo spirituale (cf. Grice, “the power structure of the soul”)
(Bompiani, Milano), “I letterati e lo sciamano” (Bompiani, Milano), “Che cos'è
la tradizione?” (Bompiani, Milano), “Le meraviglie della natura: introduzione
all'alchimia” (Bompiani, Milano, Archetipi, Marsilio, Venezia), “L'androgino:
l'umana nostalgia dell'interezza” (Red, Como), “Incontro con l'androgino:
l'esperienza della completezza sessuale” (Como Aure: i luoghi e i riti, Marsilio,
Venezia), “L'amante invisibile: l'erotica sciamanica nelle religioni, nella
letteratura e nella legittimazione politica” (Marsilio, Venezia), “Il
sincretismo” (Guida, Napoli), “Verità segrete esposte in evidenza: sincretismo
e fantasia, contemplazione e esotericità” (Marsilio, Venezia), “Tre discorsi
metafisici” (Guida, Napoli), “Uscite dal mondo” (Adelphi, Milano), La luce. La
ricerca del sacro, Tallone, Alpignano Ioan Petru Culianu, Tallone, Alpignano Lo
stupore infantile, Adelphi, Milano Le tre vie, Adelphi, Milano Un destino
itinerante: conversazioni tra Oriente e Occidente con Doriano Fasoli, Marsilio,
Venezia La nube del telaio: Ragione e irrazionalità tra Oriente e Occidente,
Arnoldo Mondadori Editore, Milano La filosofia perenne. L'incontro fra le
tradizioni d'Oriente e d'Occidente, Mondadori, Milano Catabasi e Anastasi,
Tallone, Alpignano Discesa all'Ade e resurrezione, Adelphi, Milano Minuetto
all'inferno, Einaudi, Torino Cecilia o la disattenzione, Garzanti, Milano I
moralisti moderni, Garzanti, Milano (con Alberto Moravia) Saggi, Bompiani,
Milano La psicanalisi, Garzanti, Milano Emily Dickinson, Selected Poems and
Letters, Mursia, Milano Il Marchese de Sade, Le opere. Scelte e presentate da Zolla,
Longanesi & C., Milano I mistici, Garzanti, Milano Herman Melville, Clarel,
Einaudi, Torino; nuova ed. Adelphi, Milano Nathaniel Hawthorne, Settimio Felton
o l'elisir di lunga vita, Neri Pozza, Vicenza; poi Garzanti, Milano Il
superuomo e i suoi simboli nelle letterature moderne, La Nuova Italia, Firenze
Pavel Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona, Adelphi, Milano
Novecento: Lucarini, Roma L'esotismo nella letteratura, La Nuova Italia
L'esotismo nelle letterature moderne, Liguori, Napoli Il dio dell'ebbrezza:
antologia dei moderni dionisiaci, Einaudi, Torino Conoscenza religiosa,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Gli arcani del potere: elzeviri,
Rizzoli, Milano, Gli usi dell'immaginazione e il declino dell’Occidente,
A.I.R.E.Z., Montepulciano Filosofia perenne e mente naturale, Venezia Il
serpente di bronzo. Scritti antesignani di critica sociale, Venezia Civiltà
indigene, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Archetipi. Aure. Verità
segrete. Dioniso errante. Tutto ciò che conosciamo ignorandolo, Marsilio,
Venezia (contiene Archetipi, Aure e
Verità segrete esposte in evidenza, e l'introduzione all'antologia Il dio
dell'ebbrezza) Le tre vie. Soluzioni sovrumane, Grazia Marchianò, Marsilio,
Venezia. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley.
ZORZI.
(Venezia).
Essential Italian philosopher. Grice: “For some reason, in the Veneto area,
they cannot pronounce the /dg/, which becomes /z/ as everyone who is familiar
with Giorgone – as in Quine’s infamous example -- would know!”. Filosofo.
Opere: “L'armonia del mondo” (S. Campanini, "Il
Pensiero Occidentale", Bompiani, Milano), “De harmonia mundi,” pref. C.
Vasoli (Lavis-Firenze, La Finestra editrice-Biblioteca Nazionale Centrale di
Firenze), “L'Elegant: Poema e Commento sopra il Poema, J.-F. Maillard, Arché Edidit,
Milano Paris. S. Onda, “Le vicende costruttive della chiesa e del convento”, “Il
progetto di Jacopo Sansovino e il «memoriale» di Zorzi” “Le teorie ermetiche di
Zorzi,” in “La chiesa di San Francesco della Vigna e il convento dei Frati
Minori” (Venezia, edizione a cura della Parrocchia di San Francesco della
Vigna), S. Campanini, “Le fonti ebraiche del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in
«Annali di Ca' Foscari»; S. Campanini, “La struttura simbolica del ‘De Harmonia
mundi’ di Zorzi, in «Materia Giudaica». Alfonso Vesentini Argento. “Il
cardinale e l'architetto: Aleandro e il rinascimento adriatico veneziano” (Apostrofo
edizioni-Pieve San Giacomo-Cremona). Grice: “Zorzi is interesting as proof that
in Italy they take the Hebrew language seriously! They call it a classic, even!
I wish I had learned some all those years I borded at Clifton!” – Refs.: H. P.
Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University
of California, Berkeley, Luigi Speranza, “Grice e Zorzi: l’armonia del mondo,”
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZUCCA. (Villaurbana). Filosofo.
Grice: “I like his surname. Mine means ‘pig.’ His means ‘punpkin’!” --. Antioco
Zucca. Opere: “L'uomo e l'infinito” (Imola, Tipografia
sociale), “Il lamento del genio: parodia” (Sassari, Gallizzi), “Dopo il dolore:
canto (Chiari, Rivetti), “Il grande enigma” (Modena, Formiggini), “Le lotte
dell'individuo” (“Rivista di Filosofia”, Modena, Formiggini), “Essere e non
essere” (“Rivista di Filosofia”; Roma, Formiggini), “Pensieri” (“Rivista sarda”),
“Leggenda e realtà” (“Rivista sarda”), “Ardigò e il vescovo di Mantova: un'intervista
nel sogno” (“Rivista sarda,” Roma, Ferri), “Un filosofo di un filosofo”
(“Mediterranea”), “I rapporti fra l'individuo e l'universo” (Padova, Cedam). Refs.:
Luigi Speranza, “Un filosofo di un filosofo: Grice e Zucca,” -- H. P. Grice,
The Grice Papers, BANC, MSS The Bancroft Library, The University of California,
Berkeley. Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, for the Anglo-Italian
Club, Villa Speranza, Liguria.
ZUCCARELLI. Grice: “Not really a philosopher, but
someone involved in the death of one!” Speranza: “N other than Leopardi!”)
“Nonostante i dubbi, la questione venne ben presto chiusa; secondo l'incaricato
Zuccarelli, era plausibile che quelli fossero parte dei resti di Leopardi. Il
medico parla esplicitamente di aver rinvenuto una parte di rachide e una di
sterno entrambe deviate.”
ZUBIENA. (Torino). Grice: “Perhaps without knowing, Zubiena has
explored a crucial concept in Greco-Roman philosophy, that of ‘daimone,’ – ‘il
demoniaco,’ as Zubiena calls it, focusing on its iconography. Grice: “I would
call him the Italian G. W. H. Parkinson: like G. Parkinson, Zubiena edits a
volume on ‘semantics.’ And I would also call him the Italiaan A. G. N. Flew:
like Flew, Zubiena edits a volume on “Langauge and philosophy.”” Enrico
Castelli Gattinara di zubiena (n. Torino), filosofo. Professore a Roma. Zubiena
fondat l'Archivio di Filosofia e organizza i "Colloqui Castelli -- Grice: “Zubiena
should have called these colloquia the Zubiena colloquia” -- incontri che
riuniscono filosofi per discutere temi diversi. Vicina all'esistenzialismo, la
filosofia di Zubiena, partita da posizioni spiritualiste, si caratterizza per
uno stile filosofico dal tratto autobiografico. Zubiena si è interessato di
temi legati al rapporto tra ragione, arte e religione; e ha introdotto il
dibattito sulla demitizzazione. Nel pensiero di Zubiena convergono suggestioni
tratte da Agostino, Kierkegaard, Lev Isaakovič Šestov, Heidegger, in una ricerca
volta a delineare una teologia della storia sulla base della considerazione del
tema del peccato originale. Nei Colloqui “Zubiena” convennero personalità di
rilievo della scena filosofica religiosa, teologica, ontologica, fenomenologica
ed ermeneutica. Vi fecero la loro comparsa Gouhier, Breton, Brun, Bruaire,
Tilliette, Lacan, Ricœur, Lévinas, Ellul, Argan, Starobinski, Benveniste, Eco,
Scholem, Vahanian, Giannini. Ha preso il suo posto, come organizzatore dei
Colloqui e direttore dell'Archivio di Filosofia, Marco Maria Olivetti. Panikkar
fu suo grande amico e collaboratore.
Principali pubblicazioni: “Il tempo esaurito” (Ed. della Bussola, Roma),
“I presupposti di una teologia della storia” (Cedam, Padova), “Il demoniaco”
(Electa, Milano, rist. Bollati Borighieri, Torino), “Pensieri e giornate”
(Cedam, Padova), “Simboli e immagini” (Edizioni Rinascimento, Roma), “Il tempo
invertebrate” (Cedam, Padova), “I paradossi del senso commune” (Cedam, Padova),
“La critica della demitizzazione” (Cedam, Padova), “Il tempo inqualificabile”
(Cedam, Padova) “Diari” (Cedam, Biblioteca dell'Archivio di Filosofia, Padova, sul pensiero filosofico di Zubiena, Marco
Maria Olivetti, Enrico Castelli in E. CORETHW.M. NEIDLG. PFLIGERDORFFER , La
filosofia cristiana nei secoli XIX e XX, Edizione italiana G. Mura e G. Penzo,
Città Nuova, Roma, Pietro Prini, “L'esistenzialismo teologico di Enrico Castelli
[Zubiena], in Pietro Prini, La filosofia cattolica italiana del Novecento,
Laterza, Roma-Bari, Enciclopedia Treccani
Sapienza Roma, su archivio.uniroma1, Filosofia della religione
Esistenzialismo Teologia razionale
Istituzioni collegate, su filosofia.uni roma1. Archivio di filosofia, su
libra web.net. Livio Sichirollo, «CASTELLI GATTINARA di Zubiena, Enrico» in
Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enrico
Castelli, su Be Web, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Enrico Castelli.
Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Flew, Parkinson, and Zubiena,” Luigi Speranza,
“Grice e Zubiena: implicature demoniache” -- The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria.
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