The Grice Club

Welcome

The Grice Club

The club for all those whose members have no (other) club.

Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

Search This Blog

Thursday, October 7, 2021

Grice ed Algarotti

  Il conte Algarotti adunque per più ragio ni , secondo che egli dice, entrò in penfie ro, che della metà a un di presso s'avesse ad accorciar la durata de'Regni de'Re di R o m a . Alcune di queste possono considerarsi come certi sguardi, che getta l'Autore ad un traito sopra tutto il corso degli anni, che 1 1 1 14 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE 1  ALCAROTTI , CAPO I. 15 E per trattare ordinatamente la quistione reputo necessario l'accennare prima ditutto ilcammino , che ho avvisato dover battere per giungere al vero . Breve lavoro sarebbe pertanto i l rispondere alle opposizioni della prima maniera , che fa l'Autore contro le epoche dagli antichi fissateallaStoriade'Re, in ispecie a quelle , che sono in principio del suo Saggio , le quali sono tratte , direi cosi , dalla fola natura del soggetto . P e r ciocchè alcune ch'egli aggiugne in fine del la sua Opera , quantunque risguardino in g e nere tutto il tempo della durata de' fette Regni , contuttociò tratte sono dagli avve nimenti narrati dagli Storici, e sono come un  fidicono passati:sotto cotesti Re .Altre, e queste sono in maggior copia , risguardano più particolarmente ciascun Regno , e s'in gegna con tutto questo di dimostrare , c o m e i fatti, che dagli Storici , e principal mente da Livio ci furono tramandati , fac ciano guerra alle epoche assegnate da esso altri Scrittori di quelle Storie ; le quali ragioni io non istimo Livio medesimo , e dagli essere di tal.peso , che s'abbia -perciò ad infringere l'autorità degli Storici , ed abbre viaredella metà circala durata de'men tovati Regni .   16 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE un risultato delle osservazioni sue fopra cia fcun Regno . M a riesce poi più lunga fac cenda il togliere quelle contraddizioni, e ripugnanze , ch'egli dice ritrovarsi tra i fat tiregistrarinegliAnnali degliStorici,ele epoche da elli assegnate . Ben è vero , che per questo rispetto chi volesse restringersi uni camente a mettere la cosa in dubbio , quella stessa facilità , con cui egli prese per guida que’.foli Storici, che gli andavano a grado , e fece scelta di que ' foli luoghi di questi, che gli erano favorevoli , potrebbe appigliarsi ad altro Scrittore , oppure a m m e r tendo gli stesii sceglier da quelli que'luoghi (chealcerto non glimancherebbono),i quali favorissero l'antico Cronologico Sistema. M a questo sarebbe porre folianto, c o m e disli, in dubbio la cosa ; anzi il far vedere , che non mancano testimonianze in favore sia dell'una , che dell'altra opinione , riuscireb be di non poca confusione , e darebbe a credere a' poco avveduti , che la quistione definir non sipossa. Onde io credo, che far si debba un passo più oltre , vale a dire non appagarsi di ridur la cosa a tal segno soltanto ,che vengano ad indebolirfi le ra gioni addotte dal Conte Algarotti contro l'antico Cronologico Sistema , per m o d o che non    che per l'altra , o pure anche che venga ALGAROTTI . CAPO I, 17 non fiavi per una parte ragion più forte , a rendersi più probabile l'antico Sistema, m a di più innalzarlo al grado delle cose più fi cure , che affermar si possano di quella pri ma età di Roma :ilche per recare adef fetto si dovrebbono esaminare le qualità , ed il particolarcaratteredi ciascuno degli Sto rici , che scrissero gli avvenimenti di que' secoli, e confrontandone i luoghi, far ragio ne dal tempo , in cui vissero , dal fine,per cui presero a dettare le loro Storie , in s o m m a adoperarsi per conciliarli fra di loro , ed accertarsi per mezzo di una sana Critica della verità de'fatti, onde chiaramente siscopra, se questi, ove sieno ben accertati , sieno poi tali , che all'epoche ripugnino . Ora adunque seguendo lo stesso ordine te nuto dall'Autore nelSaggio suo , allorchè mi sarò ingegnato di rispondere a quelle g e n e rali opposizioni , ch'egli fa, e dopo che avrò delineato non dirò già un ritratto , m a un lieve abbozzo de'tre principali Scrittoridelle Storie di Roma sottoi Re , mi farò distin tamente ad esaminare quelle irragionevolez ze ; ed anche ripugnanze, com'ei le chiama , per cui stimò doversi abbreviar ciascun R e gno , e per conseguente di molto , cioèdella  i b metà   metà forse, doversi scemar la durata di tutti fette iRegni . Si risponde ad alcune obbiezioni , che fa il Conte Algarotti coniro l'antico dero  18 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE II. no , CAPO Cronologico Sistema. P e r farci a considerar quelle ragioni, che adduce prima di tutto l'Autor nostro nel suo Saggio , e che tutta la quistione abbraccia fa d' ilpremettere , uopo , e che gli mette troppo bene a conto , ed è che i fatti fieno staticonservati illesi dalla semplice tradizione , che tro egli chiama vaga , senza ajuto degli A n nali ,i quali perirono nelle fiamme, cui die 1 noftri ultimi tempi alcuni Letterati Francesi dell'antica avanti Pirro osservato Storia molti luoghi avendo Roma farono doverne dubitar della certezza nel qual dubbio se fosse per avventura 'egli en trato , non opporre che , essendo il tutto dubbioso egualmente egli un partito Ora è da avvertire prender che a questi di sottilmente, p e n più ragionevolmente potrebbe i fatti dagli Storici narrati all'epo di mezzo per al   ALGAROTTI . CAPO II. 19 dero in preda i Galli la Città di Roma , e le epoche sieno state interamente distrutte da quell'incendio , nè per quelte sole tradi zioni veruna valendo , abbiano dovuto gli Storici posteriori immaginarsele a senno loro. Il qual partito , soggiugne il noitro Autore , ben volentieri presero essi, trovando modo di appagar con questo quel natural deside rio,che,nonmeno diciascuna famiglia, ha ciascun popolo di spingere, come e'fece ro , tant'oltre quanto poterono nella oscuri rità de'tempi la propria origine . E quello che è più lidà a credere,che a ciò fare giustificati fossero dalla opinione , la quale ei dice ch'essi aveano , che tante generazio ni corressero quanti Re ; onde circa tre R e gni largamente in ogni secolo si avessero a porre , essendo ogni generazione di trentatrè anni : laddove egli pensa , che più brevi di molto sieno di Regni , non giungendo questi l'uno fagguagliato coll'altro se non ai di. ciotto o vent'anni , secondo che scrisse il Neurone (a), la qual legge , segue egli a dire , si vede confermata in quella unga fe rie d'Imperadori , che da Yao infino a ' di b2 (a)The Chronology of ancient Kingdoms amended by  no Sir Isaac Newton. London 1728. p.44. , e p. 53. Veggansi le due tavole Cronologiche in fine .  ..  nostri tennero il vasto Impero della China , D a tutto questo si raccoglie fupporsi dall'Au tor noftro , che quella vaga tradizione , la quale conservò gli avvenimenti , comechè facili a ricevere alterazioni , a cagion delle molte circostanze , che fogliono a c c o m p a gnarli , anzi che conservò , c o m e di alcuni dovrem notare le epoche precise , in cui non abbia potuto conservare le altre epoche più notabili, vale a dire la durata di ciascun Regno , e per conseguen te la somma dello spazio di tempo ,che ab bracciarono tutti isette Regni insieme,quan tunque cosa non meno importante di m o l tiffimi fatti, che pur furono da cotesta sua tradizion conservari, e non capace di pren dere come ifatti diverso alpetto passando per le bocche degli uomini. Non troppo ra gionevole pertanto mi sembra la sua preten. fione , e per asserire, che gli Storicidique' primi tempi di R o m a non fossero informati di queste epoche , farebbe mestieri produrre qualche testimonianza , o almeno congettura , da cui si potesse chiaramente inferire che di quelle veramente informati non fossero , la qual cosa non facendo egli , io ftimo , che non maggior ragion fiavi per credere a' fatti, che alle epoche .  20 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE Cie seguiti sono 1   ALGAROTTI . CAPO 11. 21 I  Ciò posto o è l'antica Storia di Roma del pari tutta dubbiofa , e d in questo caso inutili sono le osservazioni sue , o è del pari certa tanto a' farti , ed rispetto alle epoche allora non hassi a dire,che le , quanto i che sieno state supposte ci . Senzachè se gli Storici si fossero i m m a ginato a piacer loro le durate de'Regni se condo la legge delle generazioni, com'egli pensa , non si sarebbono tolto la briga di far registro di quanti anni precisamente sia stato ilRegno diciascun Re, edavrebbonodato qualche cenno d' aver seguita una tal legge ; fe pur non vogliam credere , non che seguit sero una regola da essi giudicata sicura,ma che avessero concepito di tessere un dolce inganno a'contemporanei loro , il che , senza che se ne adducano le prove , conceder non si dee a giudizio mio per modo nessuno . epo da'pofteriori Stori- * il malizioso disegno 1 Quantunque però sia abbastanza Ito , che , quand'anche tutta l'antica Storia di Roma fi fosse, non solo ugualmente per semplice tradizione conservata instrutti della Cronologia , che de'fatti por si debbano gli Storici mentovati ; nulla dimeno , fia per salvar dalle fiamme questa Cronologia , d a cui divorata ,ma anche più manife la presume ľ sup Aus b   due (6)Quae incommentariisPontificumaliisquepublicisprive. tisque erant monumentis incenfa urbe pleraeque interiere. T.Liy.Dec. I.Lib.VI.inprinc. ()Plut.inNuma inprinc.  non che vorrà negare . 22 RAGIONAM,CONTRO IL CONTE Autor noftro , sia perchè resti maggiormen te confermata la certezza dell'antica Storia di R o m a ( la quale a vero dire già ha a v u to troppo più valorosi difensori di quello ch'io m i sia ) stimo pregio dell'opera il *mostrare , che non fu poi , qual per alcuni si dipinge,si funesto l'incendio de'Galli per gli annali di Roma . E per cominciar da Livio , della testimo nianza di cui si fiancheggia in prima il no ftro Autore , oltrechè mostreremo fra breve , che a lui non poco premeva di fare passar per dubbiosi gli antichi avvenimenti seguiti avanti l'incendio de'Galli , se si considera no attentamente le parole di lui (b) , que ste non vengono a dir altro , se buona parte de'monumenti perì in quelle . fiamme,ilche nè io, nè alcuno, penso, Plutarco poi non dice altro (c), se non che , secondo quello , che avea osservato un certo Clodio ,supposte erano alcune m e m o rie appartenenti a Numa , essendo le vere mancate nella presa di R o m a . Se da questi   ро ALGAROTTI . CAPO II. 23 due luoghi di Livio , e di Plutarco si possa inferire , che abbiano gli Archivj di R o m a fofferto un generale incendio , lo lascio al giudicio de'giusti estimatori delle cose . Se R o m a fosse itata inaspettatamente presa di asfalto , non riuscirebbe forse difficile ilcon cepirlo;ma ad ognuno è noto,che iRo mani , dopo l'infaufta giornata di Allia, in cui furono da’Barbari sconficci, vedendo di ·non potere per modo nessuno difendere la Città dal vittorioso esercito de'Galli,ebbero ancora tale spazio di tempo (d) (tre giorni diconoDiodoroSiculo (e),ePlutarco)da po ter fornire di munizioni il Campidoglio,m e t tervi alla difesa il miglior nerbo della solda tesca , i più valorosi Senatori , e la più vi gorosa gioventù , ove ancora per teftimo nianza del medesimo Diodoro posero in fal v o quant' oro , argento , vesti preziose , e cose rare , che s'avessero (f) : ebbero t e m b4 Diodor. Sicul, loc, cif, non  le Vertali di ricoverarsi a Cere , non r é itando nella Città fe non que'venerandi v e c chị, che vollero rimanervi . Ora adunque (1) T. Liv. Dec. 1. Lib. V. cap. 21. 22. ) Diodor. Sicul. Bibliot. Stor. Lib .XIV.n. 115. p.729. tom . I. ed. Amft. 1746. Plut. in Camillo . >   ed incerta , ma poco o nulla men pregevole delle Storie medesime , di cui a b biamo fatto parola sopra, e per mezzo di cui , secondo quello che abbiamo osservato , riesce  24 RAQIONAM. CONTRO IL CONTE non avranno o i guerrieri rinchiusi nella roca o quelli, che lisottrassero colla fuga. all' eccidio della Città , falvati dalle f i a m m e quegli antichi Annali ? I n verità bisognereb be far forza a noi medesimi per idearci Romani accesi com'erano dell'amor Patria , e solleciti di ogni cosa , che potesse fervire alla gloria di quella , così ( 8) V o f f i u s d e H i f t . L a t . L i b . I. C a p . I. T o m . I V . O p a i della ca, ranti delle proprie poco Storie.M a supponiamo cu che,che questi an fossero periti ; il f a m o so Vossio Annali (g) osserva tacciar non per questo tica Storia dubbia credibile l'an avessero di Roma , essendo pur anche i loro Annali , che le circon fi dovrebbe vicine Città , con tuto ad un bisogno loro ; ed in secondo alle luogo non essereda cre dere , che coloro fra'Romani , i q u a l i li l e g g e vano , custodiyano duto la memoria , scriveano del tutto : ed ci riduciamo a quella tradizione vaga , , non però ,che di falsa, o cui i Romani abbiano mancanze supplire , avessero in tal caso po per ed, Amst. 1699   (4)Cic.de Orat.Lib.II.,de Legib.Lib.I. Nulla enim lex neque pax , neque bellum , nequè res ficnotata : Corn. Nep. in Attico n. 18. (1) SenexHistoriasfcribereinstituit,quarumsuntlibrisep.  M a che serve affaticarsi di provare con congetture una cosa , di cui abbiamo cost chiare , e sicure testimonianze ? N o n giunse ro gli Annali Maslimi .a'rempi di Cicerone , e non ne reca egli giudizio (h) in più luoghi. delle opere sue? Onde Fabio Pirrore , Lu cio Pilon Frugi , Valerio Anziate Scrittori che furono tra lemani dị Dionigi,ediLi vio, avranno prese le memorie per dettare le Storie loro , se non da'monumenti , che avanti l'incendio esistessero? Pomponio A t tico intrinseco amico di Cicerone , che se condo Cornelio Nipote (i) non tralasciò in certo suo libro di porre sotto l'epoca pre cisa cosa alcuna riguardevole del popolo R o m a n o , C a t o n e , il p r i m o l i b r o d e l l e S t o r i e d i cui comprendevaifattide'Re diRoma come riferisce lo stesso Cornelio (k), onde avran tratto i materiali per quest' opere loro ? Varrone il più dotro de'Romani , uomo al ALĞAROTTİ . CAPO II. 25 tiesce non solo ugualmente , m a più credi bile eziandio la Cronologia de'fatti. certo ili luftris estpopuli Romani, quae non in eo,fuo tempore com,primus continet res gestasRegum populi Romani Corn. Nep . in Cat . n. 3.  certo di non facile contentatura,su che avrà fondato l'opinion sua contraria a quella di Catone circa al tempo della fondazion di R o m a , se non sopra monumenti ,che a'suoi tempi ancora esistessero, in cui fosse accura tamente descritta quella prima età ? E , v a gliami per ultimo l'autorità di quel diligen te investigatore delle antichitàRomane Dio. nigi d'Alicarnasso , quante tenebre egli non dilegua coi Commentarj de’Censori, e con altre memorie , le quali pajono anteriori alla famosa irruzione de'Galli , o almeno sopra quelle compilate ? E non è forse da crede. re , che a quel Dionigi , il quale dovendo per mezzo di un suo computo fissar la giu Ata epoca della fondazione di R o m a , fi Itu dia di portare tanti monumenti , per venire in cognizione del numero d'anni , che cor sero dalla deposizion di Tarquinio insino all' incendiodiRoma (1),echecircaalladu, rata de'Regni non muove la minima que stione , anzi concordando con Livio , gli af segna il medesimo numero di anni ;a quel Dionigi,cui è data la lode di esattissimo nel fissar le epoche , come più sotto vedremo , (9)Dionyf.Halic:Antiq.Rom.Lib.I. p. 60. ex ed, RAGIONAM , CONTRO IL CONTE non Graeco-Lat. Friderici Sylburgii Lipfiae 1691, امی ju ALGAROTTI , CAPO II. C h e poi per vantare antichità abbiano gli Storici allungata la Cronologia , è noto a d ognuno esserregola dell'Arte Critica, doverfi presumere , che alcuno abbia ingan, nato sulla fola luogo bio , non ܕ nato in suo pro l'ingannare , m a doversi a d d'aver egli.veramente ciò fatto ; ed oltre a questo non può cade dur prove manifeste sopra Dionigi., come quello , ch'essendo straniero re per modo nessuno un talsospetto non era tentato dall'amor della patria a m e n tire per adularla , e che fece un particolare ftudio di chiarire l'antica Storia di Roma . che sarebbetor non mancassero i suoi fondamenti per accer tartaldurata,come cosa fuord'ognidub congettura , Non istimo ora del resto dover parlare della diversità , che l'Autor nostro dice c o r Tere tra le generazioni , e le successioni de' Regni;giacchè è manifesto non aver gli Storici seguito una tal regola , e quand'an . che seguita l'avessero potendosi far veder di leggieri , che se per alcuni motivi da lui e dal Neutone addotti sembra , che iRegni debbano riuscir più brevi , che le , per altri rispetti potrebbe più lunghi restassero tazioni . Tanto più che dovrò accennare in generazio succedere, che i Regni , che le gene ni  luogo più opportuno quelle regole ch'io stimo doverli osservare , nel fiffar queste g e nerazioni , potendosi queste sotto diversi a f petti riguardar da ' Cronologi . (mn)Description de l'Empire de la Chine par le P.Dus Halde. Tom .I. Faites de la Monarchie Chinoise  28 RAGIONAM,CONTRO IL CONTE per dare a divedere , che quella rego Mi basterà per ora notare , ch' in quella lunga serie degli Imperadori della Cina s'in • contrano n o n una volta sola , m a diverse fiare sette Regni di seguito , i quali se non giungono, si avvicinano però assai allo spa zio di tempo , che tolti insieme durarono i Regni de'Re diRoma :per comprovarla qual cosa giova il recarne alcuni esempj, che m'è venuto fatto di ritrovare ne'fatti di quella Monarchia descritti dall'accurato P . Du-Halde (m).Nellaprima.DinastíadaTi Pou-Kiang insino a Kiè corsero dugento e dodici anni. Nella seconda da Tching-Tang infino a Tai-Vou passarono dugento e quat tro anni ; e nella terza Dinastía dugento 'e venticinque da Tchao -Vang insino a Li-Vang. Facilmente non saranno questi foli i casi, in cui,non uscendo dalla serie degli Imperadori della Cina , fecte Regni di seguito abbiano abbracciato più di due secoli ; tanto però basta la ,   ALGAROTTI. CAPO II, 2.9 gi  la , la quale pure è vera , trattandosi di l u n ghissimo spazio di tempo , riesce falsa nelle itesse Tavole Cronologiche degli Imperadori Cinesi , quando si reftringa a fette soli R e gni . Ed ecco come si vengono a sciogliere tutte quelle diffico'tà inosse dall'Avior no stro per diminuir la credenza , che prestar fi dee agli Storici , e rendere improbabile in genere la lunghezza di questi Regni . O r a fa di mestieri farsi a considerare quelle ragioni , ch'ei deduce dalla ripugnanza dei fatti, di cui fecero gli antichi Scrittori re gistro,alleepoche,per venireadaccorciar ciascunRegno:Seiodicesli,che concor dando a un dipresso tutti gli Storici nelle epoche principali , e circa la durata de'Re- . gni , e discordando ne'fatti, ilconsenso loro nello afferir la durata dee meritar. troppo maggior fede, e pertanto doversi come lup-, posti rigettar quegli avvenimenti , e quelle epoche particolari di alcun fatto , che taluno fra essilasciò ne'suoilibri descritte, che ripugnano a quello , la di cui certezza è chiaramente ,e concordemente da essi affe rita; se jo ciò dicefli, mi servirei di una ragione più atta a far forza , che a persua dere . Perciocchè resterebbe sempre una c o tal nebbia , ed oscurità nella mente de'Lega   gitori, non vedendo eglino quali oltre a que ito fieno i motivi , per cui come falsi s'ab biano'a rigettar questi fatti, che falli certa mente avrebbono a d essere , quando ad una verità fi opponeffero . Laonde è convenien te o farne vedere per altre ragioni la fal fità , o mostrarne la non ripugnanza , quan do , come di alcuni veri dovrò fare meno avvedutamente ripugnanti, sieno stati dall'Au tor nokro creduti .Per condurre a fine le quali cose , siccome è d'uopo far uso delle regole , che prescrive l'Arte Critica , stimo pregio dell'opera il premetter quella , la quale più d'ogni altra ttimali necessaria , ed è il chiarir bene a quale Scrittore s'ab bia per CAPO (n) Si unus aut alius (Hiftoricus) adverfus plures teftifi: Centur , Historicorum conferendae dotes , fecundum cas je dicandum . Genuenfis in Arte Logico-Crit. Lib.IV, Cap. II. § . 19. can . 2.  30 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE COSI . l'antica Storia Latina , i di cui av. venimenti cadono nella nostra quiltione, a ri correre , ed in caso di disparere, a quale fi debba prestar maggior fede (n).   CAPO Trattasi della credenza , che prestar fi dee a Tito Livio , Dionigi d'Alicarnaso Plutarco , per rispetto ai fatti , che R a gli Scrittori , in cui troviamo descritti i principi di quella Nazione, al di cui co fpecto dovea tremar l'Universo , primeggia no Tito Livio , Plutarco per le vite , che stese de'due primi Re , eDionigidiAlicar naffo . Penso adunque esser buona cosa l'in .vestigare prima di tutto il vero carattere di ciascuno di questi, per rispetto al m a g g i o re o minor caso , che far si vuole della au torità di taluno di effi per riguardo a tal altro,ne’racconti,che pressodiloro sitrovano. per (a) Come Livio scrive, che non erra , Dante Inf. cant.  che non Fra ALGAROTTI, *31 cądono nella presente quistione. Se farò poi in questa disamiņa precedere Tito Livio agli altri due , si è , perchè di lui fi pregia più che d'ogni altro l'Autor nostro , e glid à ad una voce col creatore della nostraLingua,non meno chedellano Itra Poesia la lode di Scrittore 2 erra (a), la qual lode se vera se giusta sia 2 28. V. 124 III.   ( 5) Livius etiam , & Curtius artem declamatoriam affe&taffe videntur.Nimiam ftyli.curam in Hiftorico fufpettam ho beo ,Genuens. in Arce Logico-Crit. Lib.IV . Cap. 2o $.18.  32. RAGIONAM . CONTRO IL CONTE per rispetto a quel tratto della Storia Latina', che cade sotto la controversia noftra , verrà brevemente esaminando . pol L'andar dietro alle quistioni , e dubbie tà , che s'incontrano nella Storia de primi tempi di Roma, il diradar lenebbie,incui si avvolgeva quell'oscuro secolo , era cofa , che ripugnava all'indole di Livio , il qual certamente più compiacevafi nel dipingere con quel luo vivo , e maestoso itile i bei giorni di R o m a , che in ricercarne sottilmen te le origini traendo alla luce gli avveni menti , che succeduti erano in quelle rimote età . Pare veramente ch'egli dovesse te mer forte non i suoi lettorifi disgustassero, se egli si fosse messo in un tale intricato sen tiero , sentiero , che male egli avrebbe p o tuto spargere di tutti i fiori della sua E l o quenza ; la quale fua Eloquenza però , per dirlo alla sfuggita , rende sospetta a tal C r i tico la veritàde'fatti da lui narrati (b). Principale intendimento era adunque di lui lo stendere la Storia più luminosa di R o ma , vale a dire allor quando falira a gran   possanza , ed a grande onore questa R e p u b blica cominciò a stender le ali  Pontificum libros annosa volumina Storia in fine , la quale troppo più che l'antica era confacente algeniodi Livio, ed alcomun desiderio dei Romani de'suoi tempi, per cui preso avea a dettarla .Che se Tacito parago nando le Storie de'tempi suoi a quelle di que sto secolo , di cui favelliamo , dice , che m i nute,e poco memorevoli farebbono sembrate le per cose , 1Uni verso . Quando , domati finalmente i feroci popoli dell'Italia, qual rinchiuso fuoco, che rovescia ogni ostacolo più forte, avventò le fiamme in grembo all'emula Cartagine, ed a Corinto , e loggiogata parte coll'armi , par te coll' accortezza la Grecia tutta , e corsa l' Asia trionfando , essendo , per servirmi delle parole di Tacito , l'antica , e natural ansietà ne'mortali della potenza cresciuta e scoppia ta colla grandezza dell'Impero (c), sidivise in quelle fazioni , che tanti e si gran casi somministrarono alla Storia. Storia di gran di imprese , di gran personaggi , e di gran di avvenimenti ripiena ; Storia non troppo lontana dal secolo , in cui egli vivea , e per cui non avea a rivoltare ALGAROTTI . CAPO III. 33 T a c i t . H i f t. L i b . I I . C a p . 3 8 . n . 1 . ҫ   RAGIONAM. CONTRO IL CONTE te nimia obfcuras , velut , quae magno ex intervallo'lo ci vix cernuntur ; tum quod , & rarae por cadem tempo ra literae fuere ,u n a custodia fidelis memoria rerum g e ftarum ; & quod etiam fiquaein commentariis Pontificum, aliisque publicis, privatisque erant monumentis incenja urbe pleraeque interiere . Clariora deinceps certioraque ab secun 'da origine velut ab ftirpibus laetius feraciusque renatas urbis , gefta domi militiaeque exponentur,  1 34 mo cose , ch'egli avea a raccontare , e che non erano da eguagliarsi le Storie sue agli A n nali antichi diR o m a (d), poichè gli Scrit tori di quelle narravano guerre grosse, Città sforzate , R e prefi, e sconfitti, e dentro di scordie di Consoli con Tribuni , leggi a'fru menti , zuffe della plebe co'grandi,larghilli mi campi , scarso all'incontro e stretto effe re il suo : che ne avrà dovuto pensar Livio paragonandole a quelle di que'rimoti , ed oscuri secoli ? Se non tralasciò pertanto del tutto di far menzione de'principj de'R o m a ni, non altra ragione , penso io, averlo a ciò moffo , fe non per non incorrer la tac cia d'aver composta una Storia mancante , e per potersi in certo modo fpianar la ftra da a descrivere le susseguenti famose impre se di quel popolo d'Eroi . Ed in fatti dalle sue stesse parole fi rac coglie (e) non aver egli troppo dibuon ani (d)Tacit.Annal.Lib.IV.Cap. 32. n.1. & . . cum vetufla   ALGAROTTI . CAPO III. 35 m o lavorato a ftendere quel tratto delle sue Storie . Cofe le chiama oscure per troppa antichità , e che , per così dire , a cagione della grande distanza appena più sivedeano. Parla di quelli avvenimenti in modo che fi scorge , che poco o nessun conto ne fa cea , tanto più dicendo , ch'esporrà più l u minose , ed accertate gelta della quafi da più fertili , e rigogliole radici rinata Città dopo l'incendio de'Galli. Poco, ei dice, scriveasi avanti l'irruzione de' Galli , e se al cune memorie eranvi negli Annali de'P o n tefici , ed in altri pubblici , e privati m o n u menti,buona parte di queste peri nelle fiam me. La qualcosa , posto che veramente molte memorie ancora esistessero a'suoi gior ni di que'tempi, come ben feppe rinvenirle Dionigi , dà non lieve motivo d i dubitare non il dire , che molti di questi monumenti periti fossero in quell'incendio sia un mendi cato pretesto di lui per ispacciarsi in poche parole di quelle antichità . Per raccogliere il tutto in breve non p a re , che in questo tratto di Storia almeno Livio sia quel Livio , che non erra , e che a più buona ragione , che non quel verso diDante, adattar fe gli .patrebbe ilgiudicio  di с2   di Quintiliano (f), ove dice ,che quella dol ce facondia di Livio non sarà mai per a p pagare colui , che non la venuftà del dire , m a la verità cerca nella Storia . Perlaqual cosa a giudicio non solo del P.Rapino(g), m a di quasi tutti i più valenti Critici, e per l'accuratezza , e per lo discernimento , e per la verità delle cose narrateanteporre fidee a Livio Dionigi d'Alicarnaffo . Questo Storico è appunto il nostro caso . Perito egli era della lingua, e de'costumi de'Latini,fra cui fece lunga dimora.Con temporaneo di Livio, Critico eccellente p r e se a trattar quella parte della Storia Latina , ch'era più oscura per la lontananza de'tem consultò tutti gli antichi Romani Scrit tori diligentemente ; e siccome si scorge , se condo quello, che abbiam notato , che l'in tenzion di Livio era di trattar principalmen te la Storia di R o m a dopo l'incendio de' Galli , così il fine di Dionigi era d'inftrui re i suoi lettori nelle antichità soltanto di quella Nazione, per le quali sue doti ftimò  36 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE pi ? il Neque illa Livii lattea ubertas fatis docebit eum , qui non speciem expofitionis , fed fidem quaerit. Quiptil.Lib. X. Cap. I. (8) Rapin. Réflex. sur l'Hift. n. 28.   Sto . il Bodino (h) di doverlo in questa parte pre ferire a tutti gli altri Storici Greci e Latini. E se per avventura non è , come osservò il Rollin (i), nella lingua lua si eloquente, e si colto come Livio nella Latina , in quanto all'accuratezza , e diligenza il vince sicura mente d'affai.Che poi più cose, e più ac intorno antichità presso di lui , che presso Livio fi curatamente descritte ritrovino,èancheilparerediquel Varro ne dell'Ollanda Gerardo Vossio (k), ilqual coll' autori tà di Eusebio , e dello Scaligero , l'ultimo fuo sentimento egli fiancheggia de quali lo commenda appunto per quella dote , di cui noi abbisogniamo , voglio dire per essere stato egli più d'ogni altro dili gente nel fissar le epoche. M a a che serve andar raccogliendo le testimonianze de'Cri tici ? Niuno v'ha fra' letterari, che ignori quanto Dionigi sia benemerito delle R o m a ne antichità , e che non sappia esser egli alla C3 alle Romane ALGAROTTI : CAPO III, 37 (h) Dionyfius Halicarnasseus antiquitates Romanorum ab ipfius urbis origine tanta diligentia confcripfit, ut Graecos omnes , ac Latinos fuperaffe videatur. John B o d i n . M e t h . a d f a c i l. H i f t . c o g n . C a p . I V . (i) Rollin Histoire Anciene tom.XII. (A)VoffiusdeHift.GraecisLib. II.Cap.V.,&ibi Euseb. in prep. Evang., & Scaligerin animad.Euseb., il qual dice : Curatius co niemo tempora obfervavit ,    38 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE E'ben vero esservi taluno fra'moderni,il quale non fa gran calo dell'autorità di lui per riguardo a ciò , che scrive intorno alle origini de'popoli d'Italia , avendo a parer suo Dionigi ,per gloria della propria nazio ne , dato luogo troppo leggermente alle con getture , per derivar dalla Grecia i primi abitatori dell'Italia (l) . Lascio ad altri il giudicare le giusta fia, o no quest'accusa ; m a , quanrunque fosse ben fondata , non so avrebbe per questo a dubitare delle cose n a r rate da lui , le quali cadono nella nostra qui ftione : perciocchè in quella parte dell'Ope ra sua, di cui servir ci dobbiamo , n o n trattasi più delle prime origini de' popoli Italici , m a delle origini soltanto primi tempi di Roma; onde non può più aver luogo quel sospetto , ch'egli abbia v o luto adulare la nazion sua , non essendovi piùlagloriadiquellainteressata in modo nessuno . Questo Storico pertanto , quantun que venga una volta fola in campo nel Saga  Storia Latina de primi tempi quello , che è alla Storia d'Italia de'secoli di mezzo l'eru dito , e diligente.Muratori . e dei gio (1) Guarnacci Origini Italiche Lib. I. Cap. I. De 4   Veniamo ora finalmente a Plutarco .M o l to discordanti sono i giudici, che di lui re cato hanno i Critici :perciocchè , se a molti Letterati di grido siattribuisce per una par te quel detto , che se in uno universale in cendio di tutti i libri un solo scampar se ne potesse dalle fiamme, si vorrebbono falvare le vite di Plutarco ; non manca per altra parte chi ne rechi troppo più vantaggioso giudicio , e fra gli altri un celebre Lettera to Inglese il Signor Midleton (n) giunse a chiamar l'Opera di lui un abbozzo piuttosto , che il compimento di un gran disegno . A chi fu (m) Saggio sopra la durata de'Regni de'Re di Roma p. 142-3. del tomo III.delle Op. del Conte Alga rotti ediz. di Livorno 1764 Nella edizione fatta di questo Saggio in Firenze nel 1746. non è mai citato Dionigi , anzi nella lettera al Signor Zanotti dice P Autore : che non avea voluto leggere altri scrittori , cheparlafferode'Re diRomafuorchèLivio,ePlutarco. (a) Conyers Midleton prefaz, álla Vita di Cicerone , per  ALGAROTTI CAPO .III, 39 gio del nostro Autore (m ), sarà però quello , che più d'ogni altro ci additerà la strada , che li vuol battere per giungere al vero nella presente materia , c o m e quello , il quale più giustamente di Livio merita il nome di P a dre di Romana Storia . ! altro pon mente alle belle qualità , per cui fu lodato, ed a'diferti, perliquali C4   D e l resto per giungere a farci una chia ra idea del merito di questo Autore fa d' uopo prendere d'alquanto più alto i princi p j .Quantunque pertanto pregio essenziale della Storia sia la verità de'fatti, si voglio no con tutto ciò offervare e la scelta che fa l'Autore di questi, e le rifleffioni , e l'ordi ne , con cui dispone ogni cosa , e la dici tura , di cui si serve , del che tutto nell'al tra nostra Opera abbiamo copiosamente ra. gionato . O r a per parlar soltanto delle riflel fioni, queste son quelle , che danno a vede re il giudicio dell'Autore intorno alle cose narrate, giudicio ,che resta più o meno de gno di stima a misura , che viene ad esser fondato sopra valide ragioni , e che non esce di quella scienza , a cui ènoto aver con Jode dato opera lo Storico . Le considera  1 40 RAĞIONAM , CONTRO IL CONTE fu ripreso , riuscirà agevole il comporre i lorodispareri. Vero è, che ilSignorMidle ton ne recò più svantaggioso giudizio di al cun altro , perchè forle non ritrovò in lui, come bramato egli avrebbe, abbastanza en comiato l'Eroe , a gloria di cui egli consa crò una sua assai lunga , ed elaborata o p e ra , nella quale però sembra ad alcuni , che ne tefla egli piuttosto il Panegirico , che la Storia . zioni,   zioni di un Polibio , o di un Cesare sopra l'arte della guerra , o di un Tacito sul  ALGAROTTI , CAPO III, Inoltre dalla scelta , che fa de'fatti , fi (6) Arte Poetica del Signor Francefco Maria Zanotti verno de'popoli intanto degne sono di c o m tore le manifeste , in quanto hanno essi fama di ef mendazione fere stati di quelle facoltà ottimi conoscitori M a fupponiamo , che sitralascino . dallo Scrita riflessioni,non èforsevero, è per così dir forzato lo Sto che narrando rico a dar segni della approvazione fapprovazion ,odi sua ? Cosi pensa quel dotto , e Scrittore, uno de'primi lumi d' leggiadro Italia, cui il Conte fto fuo Saggio (o). Ora que ognun Algarotti indirizzo ciò posto professò principalmente sa , che Plutarco fcienza de'costumi ; questa cui le altre tutte qual più direttamente s'hanno a riferire , come raggi d'un meno cerchio al centro , esercita l'impero suo so pra le azioni tutte degli uomini, ond'è m a nifesto , che anche supposto , che Plutarco alcuna osservazione do reca giudicio dell'azione non aggiugnesse fcrivendo , e giudicio, di cui non piccol caso facoltà ,narran ', che va de uscito dalla penna di un F i far fi dee,come losofo de'più rinomati dell'antichità . go la poi , a , qual viene Rag.IV.pag.261,Bologna 1768.  qual dà maggiormente a conosce re il bellicofo genio di quell'Alessandro del Settentrione Carlo XII.,loggiugne (p), che tal cosa lasciato non avrebbe d'inserire nella vita di lui un Plutarco . remmo 6)Opere delConte Algar.tom.IV.Discordimilitari Disc,IX,pag.230 . 42 RAGIONAM , CONTRO IL CONTE ز e nel formare il carattere de'perso naggi , di cui stende la vita . Egli non sia p paga delle azioni pubbliche , e ftrepitose , nè si ferma intorno alla sola corteccia , m a seguendo , per dir così, i suoi Eroi in ogni lu go , e non temendo di abbassarsi col de. scrivere certe minute particolarità , entra ne? più fecreti ripostigli dell'animo loro, e pre fentà al lectore ad un tempo medesimo un fedel ritratto e di esli , e della umana na. tura . E questa singolar dote di Plutarco fu giàdal nostroAutore osservata; poichènar rando in un suo discorso un tal fatto parti colare , il qual dà viene in cognizione della perizia di lui nello scoprire le più nascoste proprietà del cuore umano , e nel formare Questo è il favorevole aspetto , fotto cui riguardar fi possono le vite da lui scritte,e gli encomj,di cui gli furono cortefi iCrie tici,vengono a ridurlia questo.Ma sevo leffimo poi in materie dubbie , ed oscure ri poläre interamente sulla fede di lui, corre  altri . ALGAROTTI . CAPO I11. 43 remmo non piccolo pericolo d'ingannarsi. Plutarco , con ben raro esempio , congiun geva un ingegno straordinario ad una credu lità somma (difetto , da cui i rari ingegni fogliono per altro andar esenti, cadendo più sovente nell' eccesso contrario ). Forse ritene va in questo parte degli influfli del Cielo di Beozia . Occupato da'negozji, ch' ebbe a trattare , e dall'impiego di dare lezioni di Filosofia , poco tempo gli rimaneva per ac certarsi della verirà delle cose , che s'accin geva adescrivere.Sifa,ed eglistessolo con feffa , che ignorava la lingua Latina , nè o b bligato era dalla necessitàa d iftudiarla , ava vegnachè dimorasse in R o m a , servendo la lingua Greca a que' tempi presso i Latini di lingua,come fuoldirsidiCorte,cioè par lata dalla più leggiadra , e brillante parte delpopoloRomano,edi linguadotta.La (ciopensare di quanti sbaglj una tale igno ranza possa essere itato cagione . Che della fola autorità di lui pertanto non si debba far molco caso , è il sentimento del dotto Bodino (9), del Rualdo , del Dacier , e di (1)Joh.Bodin.Method.Hist.Cap.IV..Interdum etiam in Romanorum antiquitatelabitur.Ruald.animad.inPlut. Dacier nelle note alla fua traduzion francese delle Vite di Plutarco . Vero    RAGIONAM. CONTRO IL CONTE Vero è, che l'erudito Giureconsulto Ei neccio (r) per salvar dalle accuse de'Critici un luogo di Plutarco , ove narra questo Sto rico aver N u m a concesso certi privilegj alle Vestali , i quali si sa indubitatamente non essere stati ad effe concessi senon dopo que sto R e , avvisofli di fare una mutazione nel teito di lui,di modo che seavantidiceva: aver conceduro grandi onori alle vergini V e Itali, veniffe a dire : loro concedettero ( i R o mani ei sottointende ) molti onori , e fog giugne , che per sì fatta maniera salvar li possono molti luoghi di questo Storico .cen Turati dagli eruditi. M a lasciando stare , che molti non saran no quelli,che con una talcurafanarfipof fano ; non so , perchè con tanta facilitànon . essendo il luogo di Plutarco un frammento di qualche antico Giureconsulto , il qual a b bia necessariamente cogli altri a concordare , si avventuri da lui questa emendazione , fen za addurne altra ragione, fe non che ilfal varsi con questa l'autoritàdi Plutarco.Am mesfa una tal Critica si fanno scomparire con poca fatica tutti gli sbaglj de'libri, che ci restano dell'antichità . (5)Heineccius ad legem Papiam Poppaeam Lib.I.Cap,  II, p. 27.Amít, apud Wetftenios,   ALGAROTTI . CAPO III. 45 Sia adunque per la ignoranza della lingua Latina , lia molto più per lo genio credulo , e poco critico , anzi qualora trattasi di Sto rie lontane da tempi fuoi portato al m e r a viglioso Plutarco, non è guida ficura per chi vuol penetrare nelle più rimote istoriche n o tizie . Quella Storia favolosa , che dic' egli rinvenirli (S ). nelle origini delle nazioni prende , e li ftende troppo negli scritti di lui sopra i diritti della vera Storia maggior mente sgombra dalle finzioni presso altri Scrit tori . M a per riguardo a quella parte della Storia di Roma , i di cui avvenimenti ca d o n o nella nostra quistione , potea troppo qui  cilmente schivar gli errori . N o n avea egli nella sua stessa lingua le accurate fatiche d i Dionigi di Alicarnasso Scrittore , che ben d o vea esfergli noto , e noto veramente gli era , facendone egli menzione ? Perchè adunque n o n fi restrinse a lui solo , tralasciando quelle fue popolari , e favolose tradizioni? Niuno dubiterà pertanto , che in questa parte della R o m a n a Storia pofpor si debba Plutarco a Dionigi. E ben riuscirà singolar cosa , fe recherò in mezzo l'autorità dello stesso Algarotti, il quale , fuori di questa fa (S ) Plut, in Theseo in princ.   quistione non lasciò di rendere il dovuto omaggio a Dionigi, e di mostrare il poco caso , che far fi dee della sola autorità di Plutarcone'fattide'Romani,efefarò ve dere aver egli in cofamolto più recente negato credenza a quel Plutarco, a cui tan to s'affida per rispetto ad avvenimenti ri motissimi dalla età di lui. Bafta per chiarirfi di quanto ho detto dar un'occhiata a ciò , che scrisse l'Autor nostro intorno all'impre fa di Cesare contro a'Parti (t). Questo è quanto ho io stimato dover pre mettere circa la fede, che prestar fidee agli Storici , innanzi di farmi ad esaminare . la verità , o falsità de'fatti , e la ripugnan ża o non ripugnanza di questi alle epoche il che mi studierò quanto più brevemente per me sipossa di recare ad effetto. Alicarnasco, Polibio ...... danno una più esatta contez fa delleragioni dei costumi Romani che non fanno i Romani medefimi ..... M a quei Greci sapeano a fondo la lingna Latina , buona parte della vita erano viffura co'Romani ec.  46 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE CAPO (*)Alg.Op.tom.IV.Disc.Milit.Disc.V. soprala impresadisegnata da Giulio Cesare contro a'Partipo 178-9. La verità si è , che ognuno si può effere ac corto quanto nelle cose dei Romani fia poco efatro Plu tarcoec.,epag.180. Egliècerto,chedellecoseRo mane le migliori informazionisi può dire che le dob biamo a' Greci. Ed è naturale che cosìfia. A forestieri ogni cosa giugne nuovo ec, D i qui èche Dionigi   ALGAROTTI 47 D i s cIsecnedndeenndo ora coll'Autor -noftro al para ricolare , ci si fa innanzi il Regno del bel licoso Fondatore della R o m a n a grandezza , e sarà secondo quello , ch'io Atimo Indole guerriera , dic'egli , danno ad una voce tuttigli Storici al Fondatore di quella Impero , che dovea coll'armi fare la con. quista del M o n d o . Questa indole bellicosa piùnonfipuò celebrareinRomolo,quando fi mostrasseaver eglipassatolamaggior par te del suo Regno in grembo alla pace:ora le prime guerre di lui contro i Sabini, che ridomandavano le donne loro , e contro al quni altri popoli per gelosia d'Impero, furo no tutte breviffime , e dellapenultima guer ra contro a'Camerj ce ne dà l' tarco (a) , che non cade più in là dell'anno sedicesimo dalla fondazione di R o m a . N e dopo questa si ha notizia di alira guerra , falvo  CAPO Regno di Romolo . ? cagio ne di non piccola maraviglia il farsi a c o n siderar la prima venir ad abbreviare la durata . ragione,ch'egliadduce per epoca Plu. @ Plut.inRomulo, IV.   salvo di quellaco'Vejemi , i quali doman davano , che fosse loro restituita Fidene , c o me Cittàdilorragione,dicuiRomolos' era impadronito , avanti che egli s'impadro niffe di Camerio . E questa guerra non si ha da porre più tardi , che sotto l'anno d i ciassettesimo dalla fondazione di R o m a 0 là in quel torno non essendo verisimile che una nazione potente com'erano iVejenti tardasse gran t e m p o a cercare di riavere il suo . Senzachè ognun ben fa, che le guer re tra que popoli erano subitanee , tra loro la vendetta non tardava molto a seguitar l'offesa . Posto adunque , ei soggiu gre , che l'ultima guerra fatta da Romolo cadeffe nell'anno diciassettesimo del suo R e gno , se non vogliamo , che i Romani fie no stati più lungo tempo in pace che in guerra fotto il reggimento dilui,nonsivuo le farlo regnar trentotto anni , m a della m e tà circa il Regno di lui accorciar fi dee 'Questa è la prima ragione , che adduce l'Autor noftro per abbreviar la durata del Regno di Romolo , a proposito di cui,,co m e già disli, strana riuscir dee a chi pon mente quella epoca , su cui fonda egli ilsuo argomento , ed è ľ  48 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE epoca della e che tro i Camerj somministrata guerra con da Plutarco . Il Conte   d ALGAROTTI . CAPO IV. Conte Algarotti , che la durata del Regno · di Romolo attestata da tutti gli Storici vuol distruggere , adopera per mandarla in rovi na un'epoca di un fatto particolare,dicui niuno fa menzione , fuorchè il solo Plutarco Storico a tutti iCritici , ed a lui medesimo sospecto . E d in fatti di questa guerra contro i Camerj Livio non ne parla punto nè p o co , prova forse della trascuratezza di lui nel tessere l'antica Storia. Dionigi (b) poi, il quale nel collocarla frale guerre co'Fide nati , e co'Vejenti da Plutarco non discor da ,non dice però , che questa precisamen te seguita sia l'anno sedicesimo d i R o m a . V e d e pertanto ognuno ,ch'io potrei , rifiu tando la testimonianza di Plutarco, togliere ogni fondamento a questa ripugnanza , m a conveniente mi pare di mostrarmi cortese ful bel principio delle osservazioni mie . Concediamo adunque , che nell'anno fe dicesimo di Romolo succeduta appunto sia questa guerra coi Camerj : .con qual ragio ne si prova , che tantosto abbiano impugna te le armi i Vejenti ? Forse perchè avendo i Vejenti mosso contro i Romani per riaver Fi... 49 (6) Dionyf. Halic. Lib. II. pag. 117.    Dice Plutarco , che i popoli circonvicini vedendo (c) riuscir bene tutte le guerre a Romolo ,da invidia,e da timore agitati, ftimarono non essere la sua crescente gran dezza da guardar con occhio indifferente , e doversi opprimere una potenza , era ne' suoi principi formidabile Laon de i Vejenti,i qualitenevano un ampio paese , ed erano de'più potenti fra' Tosca ni , mosfero contro Romolo , chiedendo la restituzion di Fidene che dicevano essere di giurisdizion loro ; il che , foggiugne P l u tarco , non solamente ingiusto ,m a ridicolo era , poichè domandavano come ad efli sper tante una Città , che non avean difeso, quan  50 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE che già do Fidene come Citrà di lor ragione soggioga ta da Romolo innanzi a Camerio , non è da credere , che un popolo potente come quello abbia tardato molto a farsi rendere il fuo , essendo le guerre a que'tempi fubitanee,nè tardando molto la vendetta a seguitar l'of fela? Ora io intendo dimostrare,anchecollo stesso Plutarco , effer piuttosto da credere , che alla guerra co' Camerj seguita fia las guerra co'Vejenti dopo qualche notabile spa zio di tempo . ( ) Plut. in Romulo .   do da Romolo era stata assalita , e lasciati in quel tempo gli uomini in balia de'nemi ci,aspettavano allora a pretenderne lemura. Livio poi dice , che presero le armi i V e jenti (d) , non perchè fossero possessori di Fidene loro tolta da Romolo , ma perchè i Fidenati erano anche Toscani , e quel che è più , perchè temevano non le armi de' Romani avessero ad esser fatali alle vicine nazioni ; e Dionigi in fine (e) dice , che il pretesto della guerra fu la strage de' Fide nati . Ora adunque , poichè siamo certi,che per gelosíad'Impero , e non per altro im pugnarono le armi i Vejenti , li dee piutto Ito credere effere questa gưerra fucceduta qualche tempo notabile dopo quella coi Ca. meri ; perciocchè stava ad osservare questo popolo , le poteva assicurarsi della sua forte Tenza arrischiar nulla, e se riusciva a qual che altra nazione di abbattere i Romani : veggendo poi , che s'erano felicemente sbri gati da quelle , e che anzi salivano ogni sanguinitate ( nam Fidenates quoque Etrufci fuerunt ), & quodipfapropinquitasloci,fiRomana armaomnibusin.  d 2 gior ALGAROTTI , CAPO IV. 51 (d)T. Liv.Lib.I.Dec. I. Cap.VI.n.15. Belli Pidenatis contagione irritaii Vejentium animi , & con festafinitimis effent,fimulabat. (e) Dionyf. Halic. Lib. II. pag. 117.   RAGIONAM. CONTRO IL CONTE Oltr' a ciò , avvegnachè seguita fosse., come si dà a credere l'Autor noftro ,questa guerra circa all'anno diciassettesimo dalla fondazione di R o m a , chi ci assicura , che altre non ce ne sieno state , le quali ,come di non gran conseguenza,n o n sieno state dagli Storici giudicate degne di entrare negli A11 nali loro ? Pretende pure egli stesso, che non fisia tenuto accurato registro de'fatti , anzi confervari fi fieno per mezzo di una cotal vaga , ed incerta tradizione ? Veda adunque non se gli possano ritorcere le sue stesse ar mi , e ch'egli medesimo ammetter debba p o ter offer fucceduti cali da cotefta fua vaga tradizione non conservati.  giorno a maggior buona cosa il non lasciarli fortificar nella grandezza stimò esfer pa ce . Se ruppe adunque per propria sua ial vezza la guerra , è probabile , che ciò non abbia fatto se non dopo un qualche conside rabil tratto di tempo , nel quale abbia ve duto , che nessuno s'arrischiava di sfidar R o molo a battaglia . Queste osservazioni,a me pare,bastar po trebbono per dimostrare, cheleirragionevo lezze ręcate in mezzo dal nostro Autore non sono di tal peso , che vagliano ad in fringere la Cronologia , e sminuir la durata del   'ALGAROTTI CAPO IV. 53 del Regno di Romolo : nulladimeno stimo pregio dell'opera , acciocchè maggiormen te appaja la verità , fare una luppolizione , Orsù adunque abbiasi per non detto tutto ciò , di cui abbiamo ragionato sin ora.Dianli per invincibili le ragioni del nostro Autore. Concedafi la presa di Camerio esser seguita ; com'ei pretende,l'anno sedicesimo di Ro m a , l'anno seguente la guerra co'Vejenti , e dopo questopace profonda ; che ne segui rà per ciò ? Si opporrà questo per avventu ra a quell  + ' indole bellicosa, che gli Scrittori danno ad una voce al Fondatore del R o m a no Imperio ? Non potrà un Principe dopo essere felicemente riuscito in molte pericolo se imprese , dopo essersi procacciato stima , e venerazione presso le vicine nazioni colla fua bravura , goder de'frutti delle sue vit torie , e riposando all'ombra allori 9. col mantenere il guerriero valore vivo , e rigoglioso ne'suoi soggetti, fare in modo,che la fama diprode ,ed invittoac quistatası, ed il sapersi esser egli a guerega giare sempre apparecchiato , gli proccurino una pace non inquieta,turbata , e vergogno fa,ma ferma,ftabile,sicura,pienadiglo ria, e di virtù . Troppo sarebber funesti all? uman genere gli Eroi , e troppo infelice vi de'conquistati ta d 3   (f)Op.del Conte Algar.tom.VIII.Epistoleinverfa ep.16. sopra ilCommerciopag.147, (8)Dionyf. Halic,Lib.II.p.82.  54 RAGIONAM .CONTRO IL CONTE se per guerra fosse valente , ce ne assicura D i o nigi (g) , ove con quanti modi studiato fi di sia ta avrebbono eglino stessi a menare , acquistarsi tal n o m e , viver dovessero o g n o ratra le stragi, e tra 'l sangue. E non eb be lo stesso Autor nostro a lodare l'amor delle bell'arti, la profonda Scienza Politica , e le altre civili virtù di quel bellicoso Prin cipe , il quale tanto, vivo , il processe, ed in tanto illustre modo , morto ,rese celebre la memoria di lui? E non fu la verità ster fa , che animò la sua tromba , quando ce. lebrò quel paese (f). Dove un Eroe audace , e saggio Nestore , e Achille in un fa fede al Mondo, Che l'Italo valor non è ancor morto . Troppo fiera fu adunque l'idea , ch'egli fi formò in questo suo Saggio di un Principe guerriero,potendo esseremoltobene,eche Romolo abbia la maggior parte del suo R e gno passato in pace , e che ciò non ostan te a sminuir non si venga la gloria milita re, dicui gode presso gli Storici. E chenell'artinonmenodipace,che 4   fia di ordinare lo stato va divisando . N e meno di un Romolo vi avrebbe voluto,per assodare , ed unire con faldi nodi una sì mal ferma società , e per ispirare la dovuta f o m missione , una sola foggia di vivere, di pen fare in certo modo , l'amordella patriaido. lo de'Romani ., e fonte di tutte levirtù loro, in uomini di varie nazioni , di non ottimi costumi,per l'armi,eperlevittorieferoci. N è quelle parole , che Plutarco mette in bocca di N u m a (h), quando per sottrarsi dallo accettare il Regno offertogli insiste, di cendo, chedi un uomo di spiritiardenti,e insulfiordell'età,che non diunRe,ma di un condottier di esercito avean di biso gno i Romani per fronteggiar que'potenti nemici , che Romolo avea lasciato loro sulle braccia ; quelle parole , dico , non sono da t a n t o , c o m e si c r e d e l ’ A u t o r n o s t r o , c h e , a n che concedendo non esservi ftata dopo l' anno diciassettesimo del Regno di Romolo guerra alcuna , perciò ritrar debbasi la m o r te di lui al diciottesimo, o ventesimo anno del suo Regno . Temeva Numa , che i po poli circonvicini, i quali non s'attentavano di moleftar i Romani , poichè ben sapevane  qual d4 ALGAROTTI , CAPO IV. 55 (5) Plut. in N u m a ,   56 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE Storici , che finsero aver que'personaggi, i quali a favel lare introducono , ragionato secondo le cir costanze , e giusta l'indole loro . Dalle m a l sime , che nel corso del suo Regno dimostrò Numa , dalla non curanza di luiper gli ono ri ricavo Plutarco questa parlata da lui fat ta , rifiutandoil Regno offertogli da'Romani. A proposito del qual nulla trovarsi appreffo Livio , altra prova. forse della sua trascuratezza , e che Dionigi (1) rifiuto è d a notare 2 qual prode Principe li reggeffe , non pren dessero animo dal genere di vita tranquillo , e filosofico, che noto era ad ognuno essere da lui professato , e non volessero lasciarsi sfuggir di mano una occafione sì favorevo le di abbattere un popolo , il quale già d a to avea tanti non dubbj fegni di voler fot tomettere le confinanti nazioni , ed in q u e to modo è da intendere , che Romolo la sciato avesse potenti nemici sulle braccia a' Romani . Senzachè , per non ripeter quello , che già disfi , e di nuovo mi converrà dire intorno al poco credito , che far sidee della autorità di Plutarco , certa cosa è , che quelle parole , le quali presso di lui si leggono c o me diNuma,s'hanno ariguardarealpari delle altre concioni,sia di Livio, chedilui, quai lavori della mente degli Storici 1    ALGAROTTI . CAPO IV. 57 ) firestringeadire,che avendoperbuo no spazio di tempo ricusato ilRegno , s'in duffe poi ad incaricarsene a persuasione de' fuoi , è inutil cofa riuscirebbe cercar in Lo stesso Plutarco poi è quello,che fom miniitra il fondamento ad un'altra ragione , con cui ftudiasi il noitro Autore di abbre viare il Regno di Romolo . Ammette .egli adunque , che nel cinquantesimoquarto anno dellasua età giunto siaa morte Romolo, ma conceder poi non vuole,che difolidi ciassette anni abbia cominciato a regnare , la qual cosa è forza dire , quando foftener si voglia , che di anni trentotto stata sia la durata del Regno di lui. Le ragioni , che egli adduce per mostrare non poter R o m o lo esser cosìper tempo falitolulTrono,non fono altre, se non che ciò ammesso ,non po. terli quelle tante cose , che questo Principe facea secondo Plutarco (k) con sì tenera età conciliare ; ed essere maggiormente impro babile , che si giovane abbia fondato u n a Città , fiasi fatio Capo di un popolo , ed  pone Plutarco . 1 abbia sto Storico quelle parole , che in bocca gli (1) Dionyf. Halic. Lib. II. pag. 121. (1) Plut. in Romulo . que   (1) Op.delConte Alg.tom .IV.Disc,milit.Disc.V.sopra cit.p. 180. Per via della conversazione , dic'egli ( Plu tarco)convieneinstruirsidelleparticolarità,chesonosfug gite agli Storici  58 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE abbia guidato difficilissime imprese , c o m e a tutti è noto . M a io non so ritrovare in primo luogo ripugnanza veruna tra la età , e la condot ta di Romolo innanzi a'principi del suo R e ' gno,principalmente se vogliamo attenersi a ciò che di lui narrano Livio , e Dionigi , e non ricorrere a Plutarco quale pren dendo le notizie dalla bocca di que'R o m a ni,con cui conversava , come stesso'noftro che dalla venerazione , in cui quelli tenevano dell' Imperio leggiadro Autore (1) , ben è da credere , ogni cosa , che appartenesse al Fondatore loro,sia Scrittor erudita, ed elegante (m ), diceva , che la grandezza sero i Romani cia , e dell'Alia dopo le conquiste , avea (parfo voluttà non ebbe , e di gloria fu que'pri lume di chiarezza de’ m i loro antenari posteri, qual rozzo , e barbaro popolo sem il , i quali senza la fama avverti lo .Un , che in fatto di stato ingannato Francese pari , a cui giun della G r e per così dire un Non so s e i moderni noftri Critici ileClerc , é i Muratorigli avessero menato buono tal fuo Criterio. (m) S. Euremont Ouvres mélées , pre   ALGAROTTI , CAPO IV. 59 (n) Montesq.Consid. surlescausesde lagrand,desRom. a segnes venando peragrare falous : hinc robore corporis bus animisque fumo jam , non feras tantum fubfiftere, fed in latrones praeda onuftos impetum facere, pastorie busque rapta dividere, & c u m his crescente in dies grege juvenum ferias, ac jocos celebrare,  pre 1 farebbono stati riguardati dalle colte n a zioni . Io non voglio per niun modo adot tare il parere di lui , anzi penfo , che lo stesso Signor Montesquieu , il quale osservò c o n occhio si filosofico tutto il corso della Romana Storia , abbia avvilito di non Chap.I. ( 0 ) D i o n y f. H a l i c . L i b . I. p a g . 7 2 . 8 ful bel principio della sua Opera (n) l'ori gine di quella Città Regina ; m a credo Tuttavia di potere a buona ragione sospetta fondato sopra popolari tradizioni , e proveniente dalla b o c re del racconto di Plutarco ca di coloro,che qual Nume Romolo ado ravano , quando nè Dionigi , e nè pur Li vio danno di ciò il minimo cenno . Ed in fatti Dionigi (6) ci fa sapere soltanto , che i due giovani Principi furono condotti Città de'Gabj , perchè loro s'insegnassero leLettere,laMusica,ed ilmaneggiarle armi alla foggia Greca insino a tanto che pervenissero alla pubertà , e tutti que'p r e gi , i quali attribuisce loro Livio (p) , T. Liv.Dec. I.Lib.I.Cap.3.1.4. Quum primum adolevit aetas nec inftabulis , nec ad peco troppo alla   disconvengono punto alla giovanile età , a n zi più diquella,ched'ogni altracomecor porali esercizj fon convenienti . M a su via concedasi per vero ciò , che dice Plutarco , sarebbe poi da farne le maraviglie, che un giovane d'ottimo ingegno fornito cominci a dar segni di quella prudenza , che ha da tilucere un giorno in lui.Educato Romolo , come fu , non v'ha inverisimiglianza nessu na,cheinlui,avvegnachè giovanetto,sfa villasse un raggio di qualche cosa maggior del comune M a dirà egli, per quanto , e dalla natura di belle doti fornito ,e dalla educazione in strutto suppor si yoglia Romolo , che abbia edificato una nuova Città , che si sia fatto Capo d'un popolo , che abbia guidato diffi cilissime imprese , sempre con si tenera età mal potrafficoncordare. Non sipuò nega re , che di troppo maggior forza , che non  60 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE e cominciassero a svilupparsi que'semi di generosità , che dalla sua prin cipesca origine avea tratto? Oltre di che quan te volte il corso dello ingegno è più velo ce di quello degli anni ? U n a illustre prova ben ce ne diede lo stesso noftro Conte Al garotri , il quale nella sua prima età in m o l te , e varie facoltà dimostrò l'acume , e la perfpicacia dell'ingegno suo . la   la precedente sia questa ragione : vediamo con tutto ciò il modo , con cui Romolo di venne Re , e non parrà più forse tanto dif ficile il concepire , che si giovane sia giun to a tanta grandezza ; e prina d'ogni cosa prendiamo le più sicure notizie di quello , che è succeduto dalla nascita di Romolo in Gino al tempo , in cui fu innalzato alTrono. A tutti que'racconti della infanzia diR o molo io ltimo doversi preferire quello di F a bio antico Storico seguito da molti , come dice Dionigi , ed acui più propende egli medesimo ( 9), come quello , che favole chia m a le narrazioni degli altri Scrittori . Egli adunque rigettando quella poetica finzione della Lupa , nega insino , che fieno stati ef posti i due gemelli ; che anzi afferma aver Numitore per destro modo sottoposti altri fanciulli , i quali furono da Amulio spieta tamente trucidati . Quindi essere stati i due Principi da Faustulo educati , ed inviati, perché ricevessero una insticuzione , secondo che richiedeva la origine loro,alla Città de' G a b j ; il qual Fauftulo , per dirlo alla sfuga gita , quaprunque pastore de'Regj armenti, è da credere fosse poco meno di un uomo  ALGAROTTI . CAPO IV. 63 (9) Dionyf. Halic. Lib, I. pag. 70-12 di   di stato de'nostri dì, attesa lasemplicitàde* costumi di que'tempi . Ritornati poi dalla Città de'Gabi , legue a dir Fabio presso Dionigi , di consenso dello stesso Numitore , i due giovani Principi fi azzuffarono co'p a stori d i lui , e gli sforzarono di ritirarsi in un co'loro armenti dà certi pascoli tuttoc chè comuni . Questo aver fatto Numitore per poterli accufare , e trovar m o d o di far entrare senza dar sopetto tutti que' pastori nella Città . Ordita una tal trama , esser v e nuto Numitore dal fratello Amulio a lagnarsi, e chiedere a lui , che gli dovesse consegna Te que'due Fratelli col Padre loro , i quali l'aveano sì villanamente oltraggiato , e d a n neggiato nelle cose sue, se pure seguito era ciò senza colpa di esso Amulio .Amulio per dare a divedere , che avuto non ne avea al cuna parte , manda tosto per esli ,  62 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE dando,che nella Città venir dovessero non il solo Faustulo co'suoi supporti figliuoli, m a tutti coloro eziandio , i quali erano di tale delitto accagionati . E con tal mezzo essen dosi , oltre a 'rei , grandissima moltitudine nella Città introdotta , Numitore , dopo aver a' giovani l'origine loro , i loro cali , e le offele da Amulio ricevute , averli scoperto animati alla vendetta , ed averli persuasi a esli , coman non   ALGAROTTI. CAPO IV. 63 non lasciarsi sfuggir di mano sì favorevole occasione di eftirpar quel Tiranno come fe cero . Questo è quanto si raccoglie da Fabio presso Dionigi ; narrazione , lia per la quali tà del testimonio, sia per la veritimiglianza , da antiporsi sicuramente a quella di Plutar co (r), che porta in se stessa scolpito ilca rattere della finzione , e che al primo aspet to si dà a conoscere per lavoro della fanta sía de'Romani de'suoi tempi , da cui attin geva questo Storico le sue notizie, i ogni cosa nel loro Fondatore finsero straordi naria , e maravigliosa . N o n fu adunque solo Romolo in quella impresa , anzi fu a quella stimolato dall'Avo , e fu diretto da quello il suo valore , perchè produr potesse non solo discordie, e sangue, ma utilità, e fi curezza . quali  con Non voglio poi ora parlare diquellaopi nione accennata da Dionigi (1 ) , e se non -abbracciata , n e m m e n o riprovata da lui, che R o m a stata sia anteriore a Romolo ; onde egli non Fondatore diquellaCittà,ma Capo soltanto d'una colonia chiamar 'si debba ; (1) Plut, in Romulo . ( 8) Dionys. Halic. Lib. I. pag.60. ..   concedo, che ne sia stato ilFondatore,ma è da sapersi, che , ha l'idea di edificare una Città , lia i mezzi per condurla a fine, fu rono opera di Numitore , e non diRomolo. Dionigi (1) di questo ci assicura , dicendoci , che due fini il mossero a ciò fare ; primie ramente per dare un ricetto degno di loro a'due giovani Principi , in secondo luogo per isgravare la troppo grande popolazione della Città di Alba , allontanando principal. mente coloro , che avean seguito le parti di Amulio , ond'egli poteffe regnare libero di ogni sospetto. La qual cosa è, avvegnachè oscuramente accennata da Livio (u) : per ciocchè dicendo questo contro l'autorità però e di Fabio , e di Dionigi , i quali per ianti rispetti degni sono di maggior fede , che il disegno di fabbricare una nuova Città fu pure Numitore ,  64 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE opera della mente dei due Fratelli,m a n i felto indizio , che troppo non erasi studiato di diradar le tenebredi que'primi secoli, soggiugne , ch'eravi allora una gran molti tudine diAlbani,e di altri,con cui pote vano popolarla. Nè mancó Lores quoque accefferant, come. (1) Dionyf. Hasic. Lib. I.pag. 72. (u) T. Liv.Dec. I.Lib.I.Cap.III.n.6. Supererat multitudo Albanorum ,Latinorumque , ad id p e r   come attesta Dionigi, di somministrar loro e danari,ed armi,ed ognialtra cosa,che abbisognasse per edificareuna Città (x).Ed a quella parte di popolo , che seco condot ta avea Romolo , fra cui eranvi non po chi de' principali di Alba , iecondo il parer dell'Avo , ragionò sul cominciare della edi ficazione (y ) . Dal tutto il fin.qui detto pertanto ftati  e (3) Dionyf. Halic. Lib. I pag. 72. (y) Dionys. Halic.Lib. II.pag.78. ) Dionyf, Halic. Lib. II, pag. 119. ALGAROTTI . CAPO IV. 69 ramente ne risalta non esserpunto cosa in verisimile , che di soli diciassette anni , o di diciotto abbia potuto Romolo farquello,che pur fece, se lipon mente, che in quelle sue prime imprese ebbe sempre a'fianchi l' A v o , ed ogni cota secondo il consiglio di lui esegui;fu egli l'Achille d'ogni impre fa,Numitore ilChirone. Tanto ho stimato dovermi stendere su que ho particolare , perchè non è Plutarco il solo, che ciò scriva ; ma lo stesso Dionigi chiaramente attesta aver Romolo incomincia to il fuo Regno di foli diciotto anni (z). Vero è , che se si dovessero togliere dagli anni , che corsero avanti N u m a cinquanta giorni , i quali vogliono molti Autori essere 1 chia.   66 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE stari aggiunti da questo R e , oltre ad undi ci giorni, che pur mancavano all'anno fe condo la riforma , ch'egli ne fece , tre anni fi vorrebbono togliere dalla età di Romolo , quando ascese al Trono , nè vi farebbe per venuto di diciassette, o diciotto anni , di quattordici , o quindici . Anche ciò con cesso nel modo , che divenne Re , non sa rebbe gran meraviglia , che divenuto lo foffe in età si tenera , non avendo forse altro egli fatto, senon imprestare ilsuonome alieim presedell'Avo:ma dipiùsivuolnotare che quegli Autori , da cui raccogliesi esser giunto al Solio R o m o l o di soli diciassette , • diciott'anni, non sono di parere , che tanti giorni mancassero all'anno avanti N u m a . za  r Dionigi , il qual dice (aa) essere il Fon dator di R o m a morto di cinquantacinque anni dopo averne regnato trentafette , e che aggiugne sulla testimonianza di tutti gli a n tichi Scrittori , i quali parlarono di lui, che molto giovane fu innalzato al Solio vale a dire di soli diciott' anni, di questa rifor ma dell'anno fatta da Numa , per quanto io ne abbia osservato , non ne dà alcun cen no , silenzio , che congiunto colla accuratez (aa) Dionyf. Halic. loc. cit, 2   ALGAROTTI.CAPO IV. 67 (bb) Plut. in Roinulo . (cc) Plut. in N u m a . (dd)T. Liv.Dec. I.Lib.I.Cap.19. (ee) Macrob.Salurnal. Lib.I. Cap.XIII.Numa ......quin quaginta dies addidit , ut in trecentos quinquaginta qua. suor dies za di lui mi mette in dubbio della verità della cosa.Plutarco poi , che dice esseregli morto di cinquantaquattro anni (bb), onde abbia dovuto incominciare ilsuo Regno di diciassette , parla di questa riforma (cc), m a vuole , che Numa altro non abbia fatto,le non aggiugnere gli undici giorni , che m a n cavano all'anno, e togliere l'irregolarità de' mesi , che erano in uso , essendovene tale , che non giungeva a venti giorni , e tale , che giungeva a trentacinque e più . Che al tro egli non abbiafatto,cheregolareimesi, ed aggiungervi alcuni pochi giorni, è quello pure , c h e intorno a questo raccogliere fi possa da Livio (dd) . So , che molti Scrittori , come Macrobio (ee) , 'Ovidio , Censorino , ed altri furono di contrario parere . Si dee però distinguere tra quelli , che asserirono , che l'anno avanti Numa era di soli dieci mesi, e quelli,che dissero precisamente di quanti giorni fosse composto , perchè potrebbe essere , trattan e2 dosi ....annus extenderetur,Ovid.Falt.Lib.I.    dosi di Scrittori molto lontani da'tempi di Numa , che da quelli , i quali lasciarono scritto essere stato l ' anno avanti N u m a di soli dieci mesi , abbiano altri , come forse Macrobio,argomentato , che l'anno foffe di foli trecento e quattro giorni , la qual c o n getturą ognun può vedere , quanto sarebbe · fallace, potendo esser benissimo, che fi fa. cessero avanti N u m a dei mesi più lunghi a l fai del convenevole , e si venisse a compor re con foli dieci mesi l'anno di trecento cinquantaquattro giorni, non di foli trecento e quattro . Del resto il.Signor Dacier (ff) afferma , che alla opinione, che di soli trecento e quattro giorni fosse composto l'anno avanti N u m a prevalse quella, che giugnesse ai trecento cinquantaquattro per l'autorità principalmen te di Fenestella , e di Licinio Macro . Cre do pertanto , che ciò basti per togliere quello 'o m b r a d'inverisimiglianza , c h ' altri ritrovar potesse tra l'età di Romclo , e l'elier egli giunto ad ottener la Corona , dovendosi, le condo la più comune opinione, togliere fol tanto pochi mesi , che risultano dagli undici giorni , i quali mancavano all'anno avanti (f) Dacier nelle note alla vita di Nuina di Plutarco ,  68 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE ! Numa ,   ALGAROTTI CAPO IV, 69 e3 CAPO (88) Così dice il Signor Dacier nelle mentovate sue annotazioni doversi leggere Plutarco , e non trecento e s e s s a n t a , c o m e m o l t o b e n e l o d à a d i v e d e r e il c o n tetto ,  Numa , e non tre anni dalla età di diciotto . Senzachè a me baita , come già disfi , che da quegli Autori , da cui fi rica- . va questa età di Romolo quando fali sul Trono , non fi può l'obbiezione dedurre in modo alcuno, anzi il primo glıtoglieilfon damento , non parlando di questa riforma. lui di dell' anno , te , il secondo la confuta espressamen dicendo, che l'anno avantiNuma giun geva ai trecento cinquantaquattro giorni (gg ). O n d e mi pare a sufficienza dimostrato , che tuttique'fatti,iqualirecatisono inmez z o dall'Autor nostro c o m e ripugnanti alla d u rata del Regno del primo Re diRoma ,ot timamente con questa possono conciliarsi, e vengono a perdere .ogni lor forza, e a di. leguarsi cutte le contrarie ragioni .   RAGIONAM . CONTRO IL CONTE (a)L'Ami desHommes Tom.III.Chap.V.DesPro cui  V. Fondare Regno di Numa. CAPO Ondare un Regno , e dargli le leggi sono due operazioni cosi fra loro diverse dice un valente Politico (a) , che richiedono per lo più due distinti Principi per eseguirle. Nascono ordinariamente gl'Imperj nella fe. rocia de'popoli tra la discordia,e learmi: laddove la Legislazione ( intendo io di quella , che veramente meriti un tal nome ), è uno de'piùpreziosifruttidellapace.Ed èben conveniente , che ciò , che rende per quan to si può gli uomini felici , tra quello for ger mal poffa , che ne fa l'infelicità m a g giore . Ed in effetto le leggi di Romolo ,. di cui abbiam sopra fatto parola , riguarda vano soltanto lo stato corrente degli affari, erano leggi , che abbisognavano , p e r così dire, allagiornata . Numa si che fu poi quello , che concepì una vasta pianta di L e gislazione , un general Sistema , il quale m i rar dovea alla eternità ; Sistema , che sotto di se comprendeva eziandio la Religione ,di hibitions .   ALGAROTTI. CAPO Y. 71 M a l'Autor noftro , quafichè ridur non si possa a credere , che senza alcuno indirizzo ira popoli feroci , e pressochè barbari, g i u n gere Per  fia potuto Numa a tanto senno da cui egli secondo l'uso de' Legislatori,iquali furono a' tempi degli Dei bugiardi, utilmen te fi servi per fiancheggiarne quelle leggi , quegli instituti , que'coitumi, e quelle opi nioni, che a parer fuo doveano maggiormen te contribuire alla felicità della Nazione : per se , mette in campo quella tradizione, che correva per bocca de'Romani insin da'tem pi di Augusto , secondo cui dicevasi essere Itato ilRe Numa uditor di Pitagora:onde le belle doti , le quali rilussero in lui, frutto fieno stato degli ammaestramenti di quel F i losofo , la qual tradizione torna molto in a v vantaggio del suo Sistema . Perciocchè , dic' egli , posto che N u m a sia stato discepolo di Pitagora, siccome sappiamo da Cicerone, Livio , e da altri Scrittori esser giunto q u e Ito Filosofo in Italia in età molto lontana dal tempo , in cui comunemente fi pone . N u m a , dee questo far accorciare almeno la durata de'cinque susseguenti Regni , perchè il Filosofo possa essere contemporaneo del Re Legislatore . еА 3 da   Per rispetto al qual suo ragionamento dei che se egli si fosse soltanto servito di quella tradi zione , secondo cui dicevasi N u m a essere Itato uditor di Pitagora , da questo n o n avrebbe potuto inferirne cosa alcuna in fa vore del suo Sistema , potendosi una tal v o ce concordar molto bene coll'antica C r o n o logia , cioè dicendo , che Pitagora venne in Italia in que'tempi , in cui secondo questa , fi crede regnasse N u m a ; facendo ascendere in una parolaPitagora a'tempi di lui.Ma siccome egli desiderava farlo discendere a’ tempi pofteriori , non bastavagli questa s e m plice tradizione , bisognava , che d'altronde in cui coreito raccoglier potesse il tempo , Filosofo venne in Italia : preselo da Cicero ne , e da Livio , ma non s'avvide, che vo. lendo servirsi della autoritàloro,erapoi for za rinunciare a quella tradizione base avea posto alla obbiezion sua. Percioc chè vero è bensì , ch'essi dicono esser giun to questo Filosofo molto più tardi in Italia di quel tempo , in cui secondo l'antica C r o nologia regnava N u m a , m a in tanto l'asse riscono in quanto l'uno lo fa contemporaneo di Servio , di Tarquinio il Superbo , o ,del Console Bruto l'altro. Volendo pertanto at gno è di particolar considerazione .  72 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE che per 9 te   266., ed ivi Giamblico , e Diodoro . () Diogen. Laert. inPythagora Lib.VIII.Clem.Alex,  + il qual venne Pitagora in Italia , poichè ne lia l'epoca , come bene osservò incerta il dotto P. Gerdil (b) , non però Scritto gran fatto fra loro i più accreditati far ri, i quali di tal sua venuta dovertero fessagesimaleconda te concordano quale asserisce piade 'feffagefima Clemente Alessandri . Diodoro menzione piade sesfagefimaprima sotto la facilmen no , che lo mette conda , e finalmente fotto la pone forto , Giamblico l’Olim , le quali epoche (c), il aver egli fiorito fotro l'Olim con Diogene Laerzio con variano la fessagesimale con Eusebio dice esfer egli morto nel quarto anno della fettantesima Olimpiade Diogene mentovato - ottanta o novant'anni . Livio poi , Cicero- in cui quantunque del (d) in età di , e per attestato Laerzio ne , ALGAROTTI CAPO V. renerli ad effi , non v'era ragione per a b bracciare soltanto il tempo , e n o n di qual R e fu contemporaneo questo Filosofo le non il tornar questo in avvantaggio del suo Sistema . lo pon parlerò qui del tempo , (1) Introduz. allo Studio della Relig. Lib. III. $. 2. p. Strom .Lib.1. (4) Diogen. Laert.loc.cit.   ed altri Scrittori in tanto ci danno 19 epoca inquanto,come ho accennato,cidi con di qual Re fu Pitagora contemporaneo le quali epoche però da loro fissate non ef cono dagli anni , che secondo la Cronolo gia comunemente ricevuta , corsero dal fine del Regno diServio, insinoalprincipiodel Consolato ; del che niente è da maravigliarsi, poichè essendo probabile aver dimorato in Italia questo Filosofo un notabile spazio di tempo , tale Scrittore avrà tolto l'epoca , di cui fece registro, dall'anno della sua v e nuta,tal altro da un fatto accaduto essendo lui in Italia , tal altro dalla sua partenza , o dal tempo di mezzo della sua dimora , onde possono aver detto tutti ilvero ,quando fiasi fermato in Italia non più di venticinque a n ni , che tanti ne corsero appunto dalla m o r te di Servio infino al principio del Consolaro . Tutto questo adunque io lafcierò da par te .Concedo , che ammettendo per vera quella popolar voce , essa dovesse piuttosto far discender N u m a a'tempi di Pitagora , che far ascender Pitagora a'tempi di N u m a . M a quello , a cui principalmente badar fi dee , è , che questa tradizione medesima non è fondata sopra alcuna autorevole testimo nianza , che la renda credibile . Vero è,che ne  74 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE 2 al.   verità  nelsuo gover ALGAROTTI , CAPO V. 75 alcuni rammentati da Livio , da Dionigi , e da Plutarco (e) furono di parere , che da Pitagora , il quale in quella parte d'Italia , che M a g n a Grecia nomavası , gittò ifonda menti della sua filosofica serta , N u m a ricevu to avesse quelle maflime di Religione , e di Politica , che pose in opera no . M a è da considerarsi negar Livio ciò apertamente , p.120. non essendo secondo luivenu to Pitagora in Italia,se non sotto ilRegno di. Servio Tullio , e dopo alcune ragioni , con cui studiasi di mostrar l'insusistenza della opinione di costoro, soggiugne, che di sua natura inclinato fosse alla virtù cotesto Re , nè bisogno avesse di straniera instituzione bastandogli la dura , e severa disciplina degli antichi Sabini , de' quali non v'avea una vol ta più incorrotta nazione (f ) . E questa se (e)T.Liv.Dec.I. Lib.I.Cap.7.8. 18. Dionyf. lic.Lib.II. Plut.in Numa . (f) T.Liv.loc.cit.Auétoremdoctrinaeejus,quianonexa taralius ,falfo Samium Pythagoram edunt: quem Servio Tullioregnante Romaecentumampliuspoftannos inul tima Italiae ora ....... juvenum emulantium ftudia coetus habuiffe conftat ....... fuopte igitur ingenio , temperatum animum virtutibusfuisfeopinormagis, instru&tumquenon tam peregrinis artibus, quam disciplina teirica , ac tristi veterum Sabinorum , quo genere nullum quondam incorru. prius fuis.   verità origine ebbe per avventura da una Colonia di Spartani venuta in Italia a't e m pi di Licurgo , come appare dalle memorie antiche nazionali portate da Dionigi , e di cui anche ne dà un cenno Plutarco (8 ) , la qual Colonia è da credere che trasfufo avesse ne'Sabini buona parte de'costumi de' Lacedemoni . Cicerone poi in più luoghi delle opere sue afferma fuor di alcun d u b bio esser giunto questo Filosofo in Italia sot to ilRegno di Tarquinio ilSuperbo,eche in Italiapur era a que’tempi,in cuiBruto diedelalibertà a'Romani(h).SottoilCon solato di Bruto lo mette pure Solino , ed Aulo Gellio in fine dice effer venuto questo Filosofo in Italia sotto il R e g n o dello stesso Tarquinio Superbo . Dirà forse taluno , che l'alterigia de'R o (8) Dionyf. Halic. Lib. II. pag. 113. Plut. in N u m a in piternum Hanc opinionem discipulus ejus Pythagoras maxime confirmavit,quicum ·Superbo regnanteinItalian veniffet tenait magnam illam Graeciam ec. Cic. Tusc . Brutuspatriam liberavit:ld.ibid.Lib.IV.Aulus Ge lius Noet. Attic.Lib.XVII.Cap.21.PofteaPytagoras Samius in Italiam venit Tarquinii filio regnum obtinente , cui cognomento Superbus fuit ,  76 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE mani princ. (h) Ferecides Syrus primum dixit animos hominum ellefema Quaeft. Lib. I. Pythagoras , qui fuit in Italia temporibus iisdem , quibus L.   mani fu cagione del non darsi credenza a questa tradizione dai dori, quafichè ellite messero non venir con questo a scemare la gloria di que'primi secoli ,, riconoscendo da un Greco l'Institutore della Religione , ed il più favio de'Re loro . Quantunque questa non paja ragion bastante per negare ciò , che gli Scrittori Romani ci dicono: poichè ammessa questa regola , rifiutar fi potrebbe come supporto tutto ciò , che uno Storico narra di avvantaggioso per la nazion sua , v e diam tuttavia ciò , che ne dissero iGreci. E' da credere ; che questi sisarebbono recato ad, onore l'aver dato a Romani il Maestro di N u m a : che per Greco passò presso Dionigi e Plutarco Picagora , che che ne sia della opinione di alcuni moderni , i quali nè G r e co.il. vogliono , e nè,pure di quelle Greche Colonie fondate negli ultimi confini d'Italia.  pal ALGAROTTI , CAPO V. 77 Ora ciò non oftantePlutarco(i)nonscio glie la quistione, e reca foltanto in mezzo le varie opinioni , che a'suoi di correvano , fra le quali degna è di considerazione quella di coloro , che asserivano essere venuto in Italia un certo Pitagora Spartano , il quale avea nella Olimpiade sedicesima riportata la (i) Plus,in Numar   bre (k) Dacier nelle annotazioni alla sua traduzione francese delle vite di Plutarco ; alla vita di Nuina .  78 RAGIONAM .CONTRO IL CONTE palma ne'giuochi Olimpici , fotto Numa terzo anno appunto del Regno di lui il Il Signor Dacier (k) fi ride di una tale opinione , fembrando a questo Critico ripu gnanza da non potersi comportare , che u n personaggio atto a dare instruzioni ad un R e , e ad un Re,qual fuNuma,abbiagareggia to in Olimpia per ootttenere il premio del corso.Ma a me pare con buona avendo Spartani questi additato parecchj al Re ftrato fondamento uli degli sommini Legislatore alla favola . , abbia ed pace di 'un tanto uomo , che le usanze moderne lo abbiano ingannato nel giudicar delle antiche. A tutti è noto , che Socrate il più rinoma to Filosofo della Grecia non isdegnava di suonar la cetra , e che anzi non lasciò di esercitarsi nella lotta ; ed oltre a ciò non era poi mestieri, che fosse un gran scien ziato costui per instruire N u m a delle leggi degli Spartani . Si sa , che quel popolo nella rigidezza de' costumi, e privazione di prel so che tutte le cose, le quali rendono dol ce la vita , godeva per altro dell'avvantag gio d'aver leggi , che per la semplicità , e   ALGAROTTI , CAPO V. .79 con  brevità loro , e per la cura del governo nel farle apprendere a'fanciulli erano note a tutti coloro, che doveano obbedirvi. N o n farei pertanto lontano dall'ammettere que fta opinione ,se altro non vi fosse in con trario , fuorchè questa ripugnanza ritrovata dal Signor Dacier ; m a rinunciar vi fi dee per troppo più forte motivo , ed è la te stimonianza di Dionigi , il qual dice non ri levarsi da alcuna memorabile Istoria , che stato vi sia in Italia altro Pitagora anterio re al famoso Filosofo (l). Del resto,cheilcelebreFilosofodi que sto nome nonsia stato a'tempi di Numa , con molte , ed incontrastabili ragioni Atelio Dionigisiprova (m), e di più ac cenna ciò , c h e diede occasione a questa v o ce sparsası nel volgo , e sono la venuta di Pitagora in Italia , la sapienza di N u m a fuori dell'usato della nazion sua, a cui sipuò ag . giugnere la conformità della dottrina, ed il ritrovarsi presso alcuni antichi Scrittori , da cui non dissente Dionigi (n) , che N u m a fu chiamato al R e g n o il terzo anno della fedi cesima Olimpiade , il qual anno designarono dallo (1) Dionyf. Halic. Lib. II. pag. 121. (12)Idem loc.cit. (n) Idein Lib.II.pag. 120.   con dire , che fu quello appunto , in cui quel certo Pitagora Spartano avea riportato il premio de'giuochi Olimpici .E le pure è fondata quella taccia data a Dionigi di derivare da'Greci assai più di quello , che ragion voglia delle cosede'Romani ,Greco d a lui efsendo Pitagora stimato , ben è da credere , che nel secolo, in cui eglivivea, fossero i dotii,uomini sicuri della falsità di questa popolar tradizione . Chiaro è a d u n q u e abbastanza , che nessun caso si volea fare di questa , quando da'più dotti fra' R o mani , e fra' Greci fu non solo rigettata , m 3 confutata eziandio , e quando fondato sopra l'unanime consenso loro già esitato , non avea l'erudito Stanlejo di chiamarla fas vola folenne (0) Quello , di cui abbiamo infino ad ora raa gionato,non risguardailRegno diNuma, m a tendeva ad accorciare i cinque seguenti Regni,ed inquestoluogo se*o'èdovuto trattare , perchè da cosa appartenente a lui ricavata era l'obbiezione.Facciamoci ora a considerare quelle ragioni , per cui accorciar debbasi il Regno diN u m a medesimo . Pare adunque primieramente all'Autor nostro, che non () Stanlejus in Hift.Philosoph.part.VIII.Cap,X.  80 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE   ALGAROTTI . CAPO V. 81 Io non fo rispondere altro a queste ragio ni,se non lasciare al giudicio di chiha fior di senno,sesianon solo maraviglioso, eri pugnante , m a soltanto fuori dell'ordinario corso delle cose , che , quando un uomo fia stato di singolare ingegno dalla natura for nito , e quand'esso abbia posto cura in col tivarlo , giunga in età di quarant'anni ad acquistarsi il grido di favio : tanto più che sappiamo aver N u m a avuto l'arte di conci liarsi venerazione presso gente rozza , e per conseguente superstiziosa , collo sfuggire il con  non potesse esser fornito nella fresca età,ei dice , di quarant'anni questo R e di tanta fcienza , e di cosi alto lenno 2 che già ri suonaffe la sua fama non folo pressoi suoi nazionali , m a ancora presso gli stranieri, e che il suo nome già dovesse far tacere in un subito ogni particolar riguardo , e le ani mosità delle parti , che per lo spazio di un anno intero contefo aveano fra loro dello Imperio . Che tale fosse la riputazione , che si avea della sua scienza, nelle cose divine , ed umane , che quantunque i Padri vedes sero la grandezza , che tornava togliendo il Re dalla nazion loro,nondime n o niuno ebbe ardire di preporre ad un tal uomo . alcuno a'Sabini , 7 f   consorzio degli uomini , dimorando ne'sagri boschi, col disprezzar le pompe , M a questo non è il tutto , segue a dire il nostro Autore . Tazio , che reggeva R o m a insieme con Romolo , preso al grido della fapienza di N u m a , gli ditde Tazia unica sua figliuola in moglie ; ed ancorchè dalla Storia non abbiasi in qual tempo ciò preci samente avveniffe , si p u ò affermare senza tema di errore , questo essere avvenuto nei primi anni del Regno di Romolo dacchè Tazio morì prima della guerra co'Fidenati, e co'Camerį , cioè prima dell'anno sedice 6)Tacit.Annal.Lib.III.Cap.26. Nobis Romulus ut  82 RAGIONAM.CONTRO IL CONTE e le 1 gran dezze , e lasciar che corresse la voce dei suoi pretesi congressi colla Ninfa Egeria.La fama della sua giustizia non era tale da afa sicurar i Romani , che non sarebbono stati molestati da 'Sabini , quantunque essi avesse ro tolto il Re della nazion loro? Doveano finalmente concordare una volta i Padri , e stanchi forse i Romani , e mal foddisfatti , come quelli, che dato ne aveano non dubbj segni,del governo diRomolo,ilqualpen deva al tirannico (p), fi contentarono di eleggere a R e loro un Filosofo . fimo , libitum imperitaverat .   fimo , o diciassettesimo del Regno di R o m o lo ; e Plutarco (9) inoltre atteita , che T a zia era morta , quando N u m a fu chiamato al Regno , e che era vissutacon effo luilo spazio di ben tredici anni. Quindi ei rac coglie , che gran tempo innanzi fioriva la fama della fapienza di Numa , e dice,che, volendosi ritenere il compuro di Plutarco , sarebbe di necessità asserire contro ogni ve. risimiglianza , che all'età di soli venticinque anni la fama della fapienza di N u m a fosse già tanta da indur Tazio Re ad allogare una fua unica figliuola con lui u o m o priva Ed ecco altre opposizioni,a cuidàsem pre il fondamento il folo Plutarco . E che fede fi dee prestar m a i a questo Scrittore ,  to , f2 е ALGAROTTI , CAPO V. 83 onde conchiude non potersi fare a m e no di non dare un sessant'anni almeno a Numa , quando ad una voce fu eletto Re di Roma , e ne deduce , che se vogliamo , che , come s'ha dagli Storici , sia vissuto in fino all'età di ottantatré anni , avendo vent' anni più tardi, che non è la comune cre denza, incominciato a regnare , è neceffario , che di altrettanti fi venga ad accorciare il suo Regno. ( 1) P l u t . i n N u m a .   84 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE avanti lui ? Per formarci una chiara idea della falsità del ragionamento del nostro A u tore , connettiamo alcune delle epoche di Plutarco , che è il suo Achille per questi due primi Regni col suo Sistema Cronologico . Tredici e più anni avanti alla morte di Romolo ei raccoglie da questo Storicoesser seguite le nozze di Numa con Tazia. Que sto Storico medesimo dice esser nato N u m a nello stesso tempo che Romolo innalzava le mura dell'alta sua Roma (n): ma vuole il nostro Autore , che di foli diciannove anni circa stato sia il Regno di Romolo , dunque ne seguirebbe a ritenere tutte queste e p o che di Plutarco ,e congiungerle col suo S i stema , che nel fefto, o fettimo anno della età  e per rispetto almatrimonio di Numa con Tazia , e per rispetto all'esatto numero di anni , che vissero insieme , minute particola rità , le quali sfuggono agli stessi contempo sanei? D'onde ebbe egli si particolarinoti zie,che aver non potè non già ilsoloLi vio,ma nè pure l'accuratoDionigi,ilqua le tanta maggior diligenza usò nello stende re le sue Storie , che di maggior criterio è fornito, e che visse notabile spazio di tem po ( ) Plut. in N u m a . 1   ALGAROTTI , CAPO V. 85 età fua N u m a avesse menato moglie , ridi colo affurdo , ed inverisimiglianza troppo maggiore al certo, che non sia quellad' averla menata nell' anno vigesimoquinto . So che rigetterà egli quest'epoca , poichè chia ramente scorgesi doversi secondo il suo Si Itema porre  f 3 la nascita di N u m a quarant'anni innanzi alla fondazione di Roma ; ma è da riflettere ,che se di quelle , direi così , m i nute epoche , di cui favella Plutarco , non ne danno gli altri Scrittori un minimo cen no ,nel mettere la nascita diNuma alprin cipio del Regno di Romolo , o là in quel torno , concordano tutti ; poichè tanto asse risce Dione (s ) , lo stesso si raccoglie a un dipresso da Livio , ed infine l'accurato D i o nigi dice,che Numa,quando giunsealSo lio , era vicino al quarantesimo anno , onde non essendovi, come a luo luogo opportu no abbiam mostrato ragione alcuna di ab breviare il Regno di Romolo , fi vuol pure secondo lui mettere circa a'prinċipj di R o m a la nascita di N u m a . Perlaqualcosa stra no dee riuscire, che l'Autor noftro rifiuti (1) Dion. Cocej. in fragm . Peiresc. pag. 8. ex ed.Rei. quella mari Hamburg. 1750. T.Liv.Dec. I.Lib.I.Cap.8.n.21, Dionys, Halic, Lib, II. pag. 129.   quella epoca di Plutarco , la quale è atte Iata dagraviffimi Scrittori,ed ammetta quel le , nello asserir le quali trovasi solo questo Stórico. E' adunque forza rigettare le epo che di Plutarco , e queste sue minute noti zie,non solo perchè incerte,ma perchèfe fi colgono tutte insieme mal congiungerli possono col Sistema del nostro Autore . Per rispetto poi a quelle parole di questo R e presso Plutarco , con cui rifiuta il R e gno , le quali pajono a lui disdicevoli i n bocca  86 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE M a concediamo , che queste particolarità accertate fieno , e n o n ripugnino col Sitte m a di lui le epoche stesse di Plutarco , che grande assurdo ne seguirebbe poi ? Che T a zio avrebbe data lasua figliuola in isposa a Numa , mentre questi era di soli venti cinque anni;a Numa de'principali fra' Sa bini; a N u m a , che già erasi acquistato per avventura riputazion d i fapiente ; a N u m a infine, che quantunque giovane , ben si può far ragione dal gran renno, che poscia di mostrò , che di venticinque anni uguagliasse molti uomini , i quali già fossero avanti nell' età . Qui mi pare in una parola , che la grandezza moderna abbia offuscato l'intellet to del nostro Autore nel recar giudizio dell' antica semplicità .   E' ben vero però , che fa d'uopo fer marsi ancora alquanto intorno ad una sua considerazione, la quale entrambi gli abbrac cia,ma spero,chemi verràfattodidimo,  ALGAROTTI . CAPO V 87 bocca di un uomo di soli quarant'anni,già ne abbiamo sopra ragionato(1).Basteràag giugnere , che quantunque proferite le avel le questo Re Filosofo in taleesà,male non gli sarebbono state in bocca. Forse tuttigli uomini hanno da potersi vantare di militar bravura?E quando vantatosenefosse,non era egli noto , che mai vissuto non avea fra l'armi? Concedası , che questa dote fosse necessaria ad un Principe in quelle circostan ed egli appunto mostrò di stimarla tale e per questo accettar non volea l'offertagli Corona . Non hanno pertanto da parer disdi cevoli, e vergognose in bocca di un Filo sofo di quarant'anni , mentre N u m a di tutt' altro pregiavasi , che di stare in full armi , ed avea preso b e n diverso cammino per giungere alla gloria . Laonde mi pare , che già li fia fatto chiaramente vedere , che per quello , che spetta a'due primi Regni , non avea l'Autor noftro per accorciarli. alcun bastantemotivo Itrare ze , f A (+) Cap ly.   RAGIONAM. CONTRO IL CONTE strare non aver questa maggior forza delle altre sue obbiezioni. Pare adunque all'Au tor noftro improbabile ,  D 88 Tullo Ostilioriaccendere petti de'Romani (nervati che abbia la bellica virtù ne® di sessantacinque anni dice risultare l'antica Crono logia da quarantatré anni del Regno di N u m a , da un anno d'interregno , e da ven tuno pacifici già da unapace anni, iquali sessantacinque di Romolo . secondo potuto samente potuto Tullo Ostilio delta re dopo sì gran tempo Romani , e guidarli come ei fece si animo alla vittoria : fi ponga però soltan to mente alla pace , da cui uscivano i R o mani,e biano interrotto l'ardor guerriero n e ' per qual guerra una e chiaramente fi verrà a comprendere, come ciò fia poflibile. tal pace ab Lasciando ora da parte , se quegli ultimi anni di Romolo sieno stati cosi pacifici c o me si dà a credere il nostro Autore , o fe almeno , come abbiamo sopra mostrato, non abbia quel bellicolo Principe mantenuti vivi gli spiriti marziali ne'suoi Soggetti ; venia mo a vedere, fe ammettendo questasilun ga pace,ne risulti tale inverisimiglianza, per cui abbiasene a negar la possibilità . Tutta la ripugnanza consiste nel concepi come abbia те , 2 La   ALGAROTTI, CAPO V. 89 La pace de'Romani non era nata dall' ozio,èdaltimore,ma eraunapace,che ben lungi dal paventar de'nemici era in istato di farsi temer da quelli :onde non d o vea pure sembrare improbabile al nostro A u tore , che le circonvicine nazioni gelose della grandezza di R o m a non ne abbiano turba ta la tranquillità . E che senno sarebbe stato il loro di romper guerra con un popolo pol sente , e valoroso , che vivea in pace bensi, m a in una pace lontana dalle morbidezze , dura , rigida ,anzi feroce, che non le of fendeva in cosa alcuna , che dava speranza in fine di voler depor l'armi, confervar l' acquistato , nè più curarsi di estendere i c o n fini ? Aggiungafi inoltre di quai belle doti a b bia il saggio N u m a fornito i suoi soggetti p e n d e n t e il s u o p a c i f i c o R e g n o . N u m a a c conciò il popolo a Religione , e Divinità, per servirmi delle parole di Tacito,(u) fu, vale a dire, datore di quel freno , e {pro ne sì necessario, promosse, favorì , e ftudioffi in ogni modo di farfiorirel’Agricoltura,co me hassi non già dal solo Plutarco, ma da Dionigi eziandio (v). Ora ciò posto non iscriffe Plut, in N u m a , Dionyf, Halic. Lib.II, pag. 133  (w)Tacit.Annal.Lib.III.Cap. 26.n.3: lo   Che (a) Alg. Op. tom . III. Saggio sopra il Gentilefiro  go RAGIONAM . CONTRO IL CONTE lo stesso noftro Algarotti (x ), seguendo il parere del Segretario Fiorentino , che , se dove sono le armi, e non Religione, con dif ficoltà fi può quella introdurre, dove è R e ligione, facilmente si possono introdurre le armi? E in quanto allo avere un popolo di agricoltorinon avrà egliavuto probabilmen te sotto gli occhi una riflessione veramente aurea diPlutarco,laqualequestopiùFilo. fofo , che Storico inserisce nella vita di N u m a , ed è , che , se in villa si perde quella temerità , e malnata voglia , che ci spinge a rapire le sostanze altrui , fi conserva però ottimamente tutto il necessario coraggio per difender le proprie ? Che più? Non diceegli stesso , che quel Principe , che ha uomini può farne presto de'soldati (y ) , che un zappatore , un contadino li avvezza agevole mente a marciare, a patir caldo e gelo, alle fatiche , ed agli ordini della milizia ? Ecco in qual maniera da que'robusti contadini , della Religion loro veneratori , amanti della patria abbia Tullo Ofilio potuto ben tosto crarre un poderoso esercito. pag.273: ( y ) A l g . O p . c o m . V . V i a g g i di R u s i a p a g . 5 8 - 9 ;   ra , avere ALGAROTTI , CAPO V , C h e se altri poi si volgerà a considerare , per qual guerra abbia questo R e rotti gli ozj dellapatria, e spintii Romani all'ar mi, come s'esprime Virgilio, vedrà,che ca de rovinata del tutto la ripugnanza i m m a ginata dal nostro Autore . Nella prima guer che ebbero i Romani dopo ilRegno di N u m a , non trattossi di uscire dal proprio paese,e andarad invaderecon armata ma no l'altrui , trattosli di difendere i propri confini dagli Albani', che per gelosía d'ima pero vollero la guerra con esli, e le per avventura non si-sarebbono questi accinti di buon animo ad una straniera espedizione , è da credere , che non avendo ne'campi perduto il necessario coraggio per difende re il suo , con tanto maggior ardore moffi G fieno a rintuzzare la forza degli ingiusti aggressori. Che tali poi fieno stati gli Alba ni , avvegnachè Livio (7) secondo l'usanza fua distintamente non ne favelli , non ce ne lasciano dubitare e Diodoro Siculo , e lo Atesso tante volte lodato Dionigi (aa). Per ciocchè il primo dice, che finfero gli Alba ni di aver motiyo di lagnarside'Romani per (z)T.Liv.Dec. I.Lib.I.Cap.9.n.22. ( a a ) D i o d. S i c u l. e x c e r p . L e g a t. t o m . I. p . 6 1 8 . Dionys Halic.Lib.II.p.137.    iR o m a ni sia per gara di primato , sia a cagione di questo stesso maltalento , che contro esli gli Albani dimostravano , non mancassero di corrisponder loro in malevolenza , e già in questo modo fparli fossero que'semi di odio , i quali scoppiarono poi in guerra manifesta. Nè tralasciarfidee,cheilnuovoReTullo Ostilio già erasi colle sue belle qualità cat tivato l'affetto de'Romani , e col distribui re a'bisognosi cittadini certe terre, le quali aveano appartenuto a'due primi Re , come scrive Dionigi (bb), avea già dato ad effi  92 RAGIONAM , CONTRO IL CONTE avere un pretesto di muovere contro esli, c o m e quelli , che portavano invidia alla p o •tenza loro ; e Dionigi attesta , che Cluilio Dittator di Alba volle la guerra co’Roma ni, e permise a'suoi di dare il sacco impu nemente alle terre loro.Aggiungafi, che gli Albani, come sopra abbiam cacciato una parte del popolo loro , la qua le a persuasion di Numitore , che per rego la dibuon governo volea purgarne laCittà lua,era ita con Romolo probabile , che vedessero di mal occhio cre sciuta a tanta grandezza una Città formata de’rifiuti loro , e che d'altra parte riferito , avean a Roma, onde è mo 1 (bb) Diony. Halic. Lib. III. pag.137 1   motivo di sperare di dover condurre una vita felice sotto il governo di lui . In abbiano CAPO VI. Regni di Tullo Ostilio, Anco Marzio , Ccoci ora giunti al Regno di quel Tullo Oftilio , che meritò di nuovo corona per la sua perizia militare , e guidò alla vittoria (a). pure il nostro Autore , che d'alcun poco s'ac (a) Virg. Lib. VI. Aeneid,  potuto cor Patria si cara , e che già per le civili , e militari virtù di Romolo , e per lo senno di Numa salita era ingrande stima,ed ono re presso le vicine nazioni. difendere una Eccoci ALGAROTTI . CAPO V. e Tarquinio Prisco. que Ita maniera resta verisimile , che i Romani robusti, e valorofi com'erano dilornatura, offesi da un popolo ad essi odioso , governa ti , e retti da un favio , e prode Principe , che amavano , Agmina J a m desueta triumphis QuestoRegno adunquenon meno diquello del suo fucceffore Anco Marzio defidera   Vero è , che si potrebbe in primo luogo fospettare e dell'età si avanzata di Anco e della stessa asserzione , che questo R e alla morte sua non avesse un figliuolo, il quale giunto fosse alla pubertà . Perciocchè il n o Itro Autore da un'epoca del suo Plutarco raccoglie, che giunto già foffe Anco all' anno sessantesimoprimo dell' età sua , quan do venne a morte , prestando intera fede a questo Storico , allorchè dice , che Anco ni pote di N u m a per parte di una figliuola alla morte dell'Avo già era nel quintoanno dell' età fua (b); minuta particolarità , di cui egli folo c'instruisce , non facendone motto non solo Livio , m a nè pure Dionigi , entrambi  94 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE corcino , avvegnachè non possano chiamarfi di lunga durata , non giungendo ilprimo se non a trentadue anni , ed il secondo a ven tiquattro, secondo la Cronología c o m u n e m e n te ricevuta ; e la ragione , che lo spinge ad abbreviarli , non è altra , se non l'improba bilità , che , secondo lui , risulta dal doversi ! fupporre nell'antico Sistema , che il R e A n co Marzio fia morto nella età di anni fel fantuno senza aver figliuoli , i quali già p e r venuti fossero alla pubertà . (6) Plut. in Numa in fine. i   fe dati questi per ne nyf. Halic. Lib. 1. p. 136. (d) 'T. Liv. Dec. I. Lib. I. Cap. 14. n. 35. Jam filii ALGAROTTI , CAPO VI. 95 i quali fi restringono a dire , che questo R e nipote era per via di una figliuola del Re Numa (c).Nè certaèpurequell'altraal serzione del nostro Autore , che alla morte di Anco non fosse ancora alcun suo figliuo lo giunto alla pubertà : perciocchè , te L i v i o descrivendo non troppo accuratamente quel primo secolo di R o m a secondo l'ufan za fua,diceallasfuggita,cheifigliuolidi Anco erano vicini alla pubertà (d), Dioni gi , il quale con occhio più diligente scorse que'tempi , attefta , che uno de'sopraccen nati figliuoli era già pervenuto alla pubertà , e l'altro ancora fanciullo (e) . Dubbiosi sono pertanto,per nondirfalsi,ifondamentidella difficoltà. Vediamo ora , veri fia almeno questa convincente". Perdo nimi il Conte Algarotti; ma io debbo con fessare , che quando lessi questa parte del suo Saggio,non potei fare a meno di non com piangere m é c o stesso la deplorabil sorte della umana ragione , non potendosi coloro , che © T.Liv.Dec.ILib.I.Cap.13.n.32.NumaePom pilii Regis Nepos filia ortus Ancus Martius erat.Dio prope puberem aetatem erant . (e) Dionys, Halic.Lib.III.pag.184.    ne fanno la gloria , qual certamente egli era liberare da'pregiudizi pienamente . Grave presunzioneinvero controallagiustiziadella causa si è l'esser forzato un u o m o del suo senno a ricorrere a tali ragioni per sostenerla. La grande impressione , che avea fatto in lui il Sistema Cronologico del Neutone , 1' opinione , che aveva della dottrina di q u e fto Filosofo fecero sì , che lasciò sfuggir dalla penna certe ragioni , le quali eglim e desimo, le altri gliele avesse opposte , non avrebbe né m e n o degnate di risposta se è da credere , che tutti gli uomini facciano , e d Anco medesimo abbia fatto quello ,che pru dentemente far fi dovrebbe . Se finalmente anche concesso , che ne'giovani suoi anni abbia  96 RAGIONAM.CONTRO IL CONTE Lascio pertanto al giudizio de'giusti matori delle cose , se l'esser morto il Re Anco Marzio in età di anni sessantuno fen za aver figliuoli,iqualitrapassasseroiquac tordici ami, sia tale inverisimiglianza, che ci sforzi a negar fede a'più gravi Scrittori delle cose Romane di que'tempi , e lascio per conseguente pure al giudicio loro , fe , fupposto , cheil partito prudente fosse di tor moglie, essendo egliancor giovane perpo terlasciare , come l'Autor nostro s'esprime, dopo le figliuoli attial governo , esti   ALGAROTTI , CAPO VI. 97 abbia tolto moglie , sia cosa inverisimile , che se non tardi abbia avuti figliuoli,o pu re morti fieno avanti lui i primi,non rima nendovi che gli ultimi . Tutte queste cose , come dicea ,io le lascio al giudicio de'let tori , e mi reftringerò soltanto a dimostrare , che la speranza , la quale prudentemente a y rebbe potuto nodrire , c h e i suoi figliuoli poteffero succedergli nel Regno , non era tale da spingerlo a tor moglie affai per tempo , la qualcosa per recare ad effetto mi con verrà indagare attentamente quelle leggi , o per dir meglio costumanze ,secondo cuicrea vanli i R e di R o m a ; tanto più che , oltre all' effere materia per se importante , non ci riuscirà forse inutile l'averla trattata nel de. corso di queste osservazioni . Chi dunque prende a considerare la con ftituzione del governo di Roma a que tem pi,hadapormente innanziditutto,che le cose non erano ordinate , come sono negli Statide'giorninoftri,ma chesenonrego lavansi gli affari del tutto all' avventura , elea  forza, e l'accortezza aveano per l'ordina rio'non poca parte nelle deliberazioni .Dif ficile pertanto sarebbe trovare le leggi fone damentali , secondo cui fissata fosse la suc cessione al Trono , ovvero il modo della la g   A due capi ridur si può la base della constituzione di qualunque Stato : al m o d o , con cui si eleggono, od intendonsi eletti quel Principe , o que' Magistrati , che hanno da reggerlo , ed alla autorità , che questi hanno sopra i loro soggerti. Della autorità , che i Re di Roma avessero soprailorosog getti, non appartenendo punto alla presente quistione, io non farò parola . Chi deside raffe per avventura d'esserne informato, p o trà ricorrere al Grozio , ed al Cellario (1) ed a que'luoghi degli antichi Scrittori da essi accennati . Mi volgerò bensì a mostra che H. Grotius de Jure Belli & Pacis Lib. I. Cap.III. Chriftoph. Ceilar.Breviar.Antiq.Roman.Cap.II.feff.1.  98 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE 1 elezione : tuttavia connettendo alcuni luoghi degli Scrittori , e facendovi sopra alcune ri flessioni , verremo in chiaro , per quanto comportar lo possa un si rimoto secolo, di quelle consuetudini , le quali , secondo c h e io stimo , tenevano luogo presso i Romani di leggi fondamentali . per quanto raccoglier si poffa dalle scarse notizie di quella età il Regno di R o m a piuttosto elettivo , che altro chiamar li dee . re , 1 E 03.120. n.5 S. 2.   ma ALGAROTTI . CAPO VI. 92 E prima di tutto, le dalla qualitàde'Re, i quali fuccedettero l'uno all'altro , si può ricavare alcuno indizio , certa cosa è , che in que'sette Regni mai figliuolo non succe dette al padre , che anzi tutti furono di di verle famiglie. N o n parlo di Tarquinio il Superbo , il quale non per giusta strada, m a colla forza , e per mezzo delle scelleratezze giunse al Trono , a cui mai sarebbe in al tro modo pervenuto .Veda adunque l'Au tor noftro , se dalla elezione di Anco , che nipote era per via di una figliuola di N u che non subito dopo il Regno dell' Avo ,ma dopo quello diServioTullioasce se al Trono , inferir se ne possa, che piut tosto pendesse ad essere successivo il Regno di Roma . Che se Tarquinio Prisco allonta nò da Roma i figliuoli di Anco nella ele zione del nuovo Re , la qual precauzione egli s'avvisa dimostrar , che vantassero que sti giovani diritto al T r o n o ,si vuol notare , che tutto facea per li figliuoli di Anco ,per muovere i Romani a conceder loro il R e g n o , e tutto era contrario a Tarquinio . Erano i primi discendenti da N u m a figli uoli di Anco Principe , che congiunto avea le più belle qualità de'suoi antecessori, o n de è detto da Livio uguale a qualunque de' pal. g 2    Pa (8)T.Liv. Dec. I. Lib.I.Cap.13. n.32. Medium erat in Anco ingenium ,& Numae , & Romuli memor. Id. ibid. Cap . 14. n. 35. Cuilibet fuperiorum Regum belli ) Dionyf. Halic. Lib. III, pag. 184.  1 Too RAGIONAM , CONTRO IL CONTE passati R e nella gloria delle arti sia di Sequitur jactantior Ancus Nunc quoque jam nimium gaudens popu laribus auris . Uno di questi poi secondo Dionigi (1) già era alla pubertà pervenuto.Laddove Tar quinio oltre ad essere straniero essendo stato dal morto Anco fuo fingolar benefattore d e ftinato per tutore a'suoi figliuoli , la qual cosa fece per avventura , lusingandosi, che avrebbe egli tentato ogni modo di aprir loro la strada al Trono ,nè per gratitudine questo dovendofi fupporre ignoto a' R o m a ni , certa cosa è , che eravi ragion di teme re per lui di non poter ottenere il suo in tento , quantunque il Regno fosse elettivo , se i figliuoli di Anco avessero potuto chia marlo , esponendo a' Romani i meriti del paces che di guerra (g), e quello , che è più grandemente amato dal popolo ,secondo che disse Virgilio in que'suoi versi, ove più da Storico , che da Poeta favella (h) . pacisque,& artibus, & gloriapar. (h) Virgil.Aeneid.Lib.VI.   'ALGAROTTI . CAPO VI. 101 Padre loro, la di cui memoria era ad effi si cara . Sapea benissimo l'astuto, ed a m bizioso Tarquinio , qual impressione far p o tea nel popolo l'aspetto de' giovani Princi pi , ed il rinfacciargli, che avrebbono fatto la sua ingratitudine . T e m è pertanto la pre senza loro giustamente , e trovò m o d o di allontanarli da’ Comizj . Dal fin quì detto chiaramente risulta, che non ostante i pregj , che vantavano i figliuoli di Anco , essendo stati esclusi dal Trono , a cui quantunque per molti motivi gliene dovesse esser chiusa la strada (k), fu innalzato Tarquinio , ben lungi dall'inferire da questo allontanamento, che nella elezio . ne del R e i voti stessero ordinariamente per la ftirpe Reale , 'avendo un tale allontana mento bastato ad escluderli, se ne dovea a più buona ragione dedurre , che i Romani niun riguardo avessero al sangue Regio nella elezione del R e loro . min (k),Alienum quod exaétum: alienioremquod ortum Corin tho :faftidiendum quod mercatore genitum : erubefcendum quodetiam exule Demararo narum patre , Valer. Mas xim , Lib.III,Cap.IV.  M a veniamo ora con testimonianze degli Storici a dimostrar maggiormente il diritto de'Romani nell'elezione de'Re loro,eco.. g3   RAGIONAM, CONTRO IL CONTE ininciando da Livio:(1) Servio Tullio , dice questo Storico , avvegnachè foffe coll'uso al possesso del Regno , tuttavia perchè sa peva , che il giovane Tarquinio andava dif ieminando esso regnare senza ordine espres so del Popolo , conciliatosi il buon voler della plebe col distribuir certe terre tolte a’ nemici , fi arrischio di porre in deliberazio ne a'Romani , fe volevano , ed ordinavano , che regnasse o no , e con tanto general c o n senso , con quanto per lo innanzi alcun al tro giammai Re fu dichiarato . Ove è da notare ,che Tarquinio il Superbo per farsi strada al Trono non vanta già i suoi diritti come figliuolo di Re , nè taccia Servio di usurpatore, perchè coll'occasione di a m m i nistrar la tutela di lui era giunto al Princi pato , m a dice , che fenza espressa elezione del popolo Servio Tullio governava il R e gno : e Servio per dileguar que'rumori ,non risponde già non essere un tal consenso n e cessario , m a , assicuratosi prima dell'affetto quam jam ufu haud dubie Regnum poffederat; tamen quia interdum jactari voces  1 102 (1)T. Liv.Dec. I.Lib.I.Cap.18.n.46.Serviusquam del a juvene Tarquinioaudiebat fe injusu populi regnare , conciliata prius voluntate plebis , agro capto ex hoftibus viritim diviso, aufus eft ferre ad populum , vellent juberentne fe regnare : santoque consena fui, quanto haud quisquam alius ante, Rex eft declarcius;   # Questo è quanto dice Livio lo Storico , di cui l'Autor nostro maggiormente si pre gia ; m a per dare a vedere con alcun altro Scrittore la verità medesima , a chi della a u torità del solo Livio non si volesse appaga consideriamo c o m e parla lo ítesso S e r vio presso Dionigi per difendersi dalle accu fe di Tarquinio : mentre io era disposto (ei dice adunque a Tarquinio ) a rinunciare il Regno (m) iRomani mi trattennero , sulqual Regno essi hanno diritto , e non voi altri, o Tarquinj ; quindi prosegue : siccome al vostro A v o ( cioè a Tarquinio Prisco ) fu dato il Regno , quantunque estero , ed alie nisfimo dalla cognazione diAnco , sprezzati i figliuoli di Anco non fanciulli e nipoti , m a nel fiore dell'età loro , nello stesso m o d o a m e f u c o n c e s s o , p e r c h è il P o p o l o R o mano non un erede del Padre metre algo verno della Repubblica , m a un personaggio veramente degno del Principato. Tutto questo vien confermato dalla con g4  'ALGAROTTI. CAPO VI. 103 del popolo , pone in deliberazione a ' R o m a ni , le volevano , che seguitasse a reggerli , cose tutte , che l'autorità del popolo nella elezione de'Re appieno dimostrano . dotta 1 re , (in) Dionyf.Halic.Lib.IV.pag.237. 1   RAGIONAM. CONTRO IL CONTE dotta di Tarquinio Prisco verso i figliuoli di Anco ; chi si vorrebbe dare a credere , che un uomo cosi accorto avesse commesso tale inconsideratezza di lasciar dimorare in R o m a questi Principi, e non proccurare di al lontanarli per destro m o d o d a quella Città se avesse loro usurpato il R e g n o ? Bisogna credere , ch'ei s'avvisasse dinon esser reo d'ingiustizia veruna contro d'essi, non altro avendo fatto , se non usare una destrezza per ottener dal Popolo una cosa , di cui questo poteva liberamente disporre. Vero è , che sia Anco Marzio , fia Tare. quinio Prisco , destinando per tutori de'pro pri figliuoli personaggi, i quali doveano ef sere per ogni ragione ad elli tenuti grande mente , si lusingarono, che questi proccurasse roa'lorofigliuoli quelRegno, cheime desimi procacciarono per fe , servendosi p e r l'appunto del credito acquistatofi penden te il governo de'benefattori loro . M a que sta cura medesima , ed il non aver sortito l'effetto desiderato da que’ due R e , dimo-. ftra vie più il poco riguardo , ch'avea il Popolo Romano al sangue Reale nelle ele, zioni de’nuovi Principi . Del resto , se da quel general ritratto de? costumi de'Romani di que'tempi , che racs  1 104 1 CO   Troppo parrà a taluno , che dilungato mi fia in questa materia , la quale in vero non avrei trattato così ampiamente , se non mi fosli dato a credere , che anche prescinden (7) Montes Esprit des Loix Liv.XI.Chap. 12,  ALGAROTTI . CAPO VI. 105 cogliesi dalla Storia , si può trarre qualche congettura , essendo propria di popoli rozzi peranco e semibarbari una costituzione in forme di governo , non è da credere , che la successione al Trono di padre in figliuo lo stabilita fosse tra esli, essendo questa frut to di secoli più colti , e per recar finalmen . te la testimonianza di qualche moderno Scrit tore ', che questa verità abbia riconoíciuto , basterà per tutte quella del Montesquieu (n), il quale asserisce chiaramente e fuori di v e r u n d u b b i o , c h e il R e g n o d i R o m a e r a e l e t tivo . Veda adunque l'assennato lettore , se la speranza di lasciar figliuoli atti al R e g n o allamorte fua era tanta da muover Anco a tor moglie assai per tempo , e se anche c o n cedendo tutte le conseguenze , che da que Ro matrimonio cosi per tempo contratto ne deduce il nostro Autore , le quali altri forse non avrebbe alcun ribrezzo a negare il fon damento , che a queste ei pose, siastabile, e fermo fufficientemente . do   106 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE do dalla nostra quistione , non sarebbe per avventura riuscito discaro il veder posto in pieno lume untal punto. Tempo è ora, che veniamo al Regno di Tarquinio Prisco. Se de'Regni di Tullo Ostilio, ed Anco Marzio toccò per così dire soltanto alla sfug gita il nostro Autore , di troppo più forti r a gioni fi crede afforzato per accorciar la d u rata di quest'ultimo . E qui debbo di n u o vo avvertire , che l'essersi egli appagato degli scarsi racconti di Livio , e il non aver rivolto l'occhio a quel lume , che mena di ritto per l'oscuro calle di que' primi tempi di Roma , voglio dire a Dionigi , è stato cagione dell'aver egli ritrovate ripugnanze , che non vi sono . Strana a lui pare , per istringere le sue ragioni in breve,la disfimu lazione de' figliuoli di Anco , che per tren totto anni aspettarono luogo e t e m p o vendetta , e vendetta ei dice eseguita c o n tro un usurpatore del R e g n o in pregiudizio loro , avvegnachè fosse itato instituito tor di essi dal Padre medesimo . E d'altra parte a lui pare , che troppo grande disdet ta sia stata la loro, che di tanta dissimula zione dopo aver indugiato intino alla età di cinquant'anni ad operar quel fatto , non ne abbiano colto frutto alcuno alla tu . tuttociò essendo cona rimasi esclusi dal Trono .    per altro grido di accurato nel r a c cogliere i fatti descritti dagli Antichi (p), e il di cui difetto non è la brevità , cioè, ch'essendo stato ucciso il famoso Augure Accio Nevio colui , di cui si racconta il prodigio vero o supporto della cote tagliata col rasojo , i figliuoli di A n c o attribuirono questa uccisione a Tarquinio , fia perchè , essendo il R e entrato in pensiero di far m u tazioni nelle leggi , temeva non gli dovesse di  "ALGAROTTI , CAPO VI, 107 M a se avesse egli consultato Dionigi, avrebbe veduto , che vero è bensì aver in terposto i figliuoli di Anco trent'otto anni tra la ingiuria, e la vendetta in questo fen fo , che potessero recate ad effetto le loro crame, ma vero poinon è, che in questo frattempo questa medesima scelleratezza altre volte macchinato non avessero ,laqual cosa non sivenne a sapere,se non dopochè eb bero eseguita quella tragedia : Chiaramente in farti asferisce Dionigi , ove narra la m o r te di Tarquinio (o), che coteíti figliuoli di Anco più volte aveano tentato di togliergli la vita , che anzi aggiugne questa partico larità , omeffa da uno Storico moderno , il quale ha (1) Dionyf. Halic. Lib. IV . p. 204-5; ( 0) Rollin Hift. Rom.   RAGIONAM . CONTRO IL CONTE di nuovo efier contrario questo Augure,coa m e altre volte trovato lo avea , sia perchè egli non fece le necessarie ricerche per stato a  1 conoscere, e punirne gli uccisori . Riconci liolli Servio Tullio con Tarquinio , m a a v e n dolo ritrovato facile al perdono , dopo tre anni il messero a morte nel modo , che de scrive Livio . Dirà taluno non esser da cre dere , che abbia Tarquinio sì facilmente p e r donato un tale attentato a'figliuoli di Anco ; m a forse vero era ciò , di cui l'accagiona vano , e se ne avesse mostrato risentimento , avrebbe dato peso all' accusa . Del rimanen te è da credere , che note non fossero a Tarquinio le antecedenti macchinazioni , p e r chè dicendo Dionigi unicamente a proposi to di quest' ultima , che lo ritrovarono fa cile al perdono , dimostra , che le altre giun te non erano a cognizione di lui ; onde cagion di quella accusa , ben avesse egli m o tivo di tenerli per malcontenti , m a n o n a segno di volergli toglier la vita . ri che allora pre Anzi di più è da notare cipitarono l'impresaifigliuolidiAnco,quan do sividero chiusa lastrada dipoteredopo la morte del vecchio R e , esponendo i m e riti del Padre loro , procacciarsi il Regno ; voglio dire quando giunto Servio inalto   stato presso a Tarquinio , ed instituito tutor re de'figliuolidilui,vedevano,chequesti amato , e ten Tutto questo succeduto non sarebbe , se fosse stato, come pensa l'Autor noftro , Tar quinio un usurpatore , poichè non avrebbo no dovuto tentare tante obblique strade, usar tanta diffimulazione, ed è da credere , che più facilmente , e più presto sarebbono forse venuti a capo de'loro disegni . M a già so pra abbiam messo in chiaro , ch'elettivo ef Tendo ilRegno di Roma ingrato bensi, e sconoscente ad Anco fuo benefattore non usurpatore chiamar fi può Tarquinio Prisco . Strano pertanto non dee riuscire che abbiano frapposto i figliuoli di Anco trentore'anni non già tra l' ingiuria , e la  ALGAROTTI . CAPO VI, 709 e riverito da'Romani poteva con tro esli servirsi del credito rante ilRegnodi Tarquinio.Fecero per tanto pensiero di arrischiare il tutto iare , le poteva loro venir fatto con una d i {perata impresa di far levare il popolo a r u more,presso cui(prestando fededileggie ri l'uomo a quello , che spera ) stimato a v ranno , potere ancor molto la memoria del di quel Trono, a cui avvisavano di non poter giugnere in Padre , e così impadronirsi altro modo . acquistatofi du ma de   deliberazione , che fecero di vendicarsi ,m a tra l'ingiuria , ed il vedere la vendetta loro eseguita non sarebbe questo il solo esempio , che delle contraddizioni c'instruisca dello spirito umano . Non avete, dice pure egli stesso (1) Alg.Op.tom.IV.Disc,milit.Disc.XIX.Soprala Giornata di Maxen .  II. RAGIONAM . CONTRO IL CONTE N o n fa ora quasi più mestieri di farmi a dimostrare , che per non aver esli colto al cun frutto dalla loro lunga dissimulazione , non sidee,come fa l'Autornoftro,negare, che di trentotto anni stato non zio di tempo , il qual corse dalla morte di A n c o a quella di Tarquinio Prisco . E chi non sa , che moltissime volte non riescono ad uomini avvedutissimi i loro disegni ? Dice pure lo stesso Conte Algarotti , che l'efito il quale importa il tutto innanzi agli occhi del volgo , è nulla innanzi a quelli del fa vio ? (9) E d ancorchè fuppor fi volesse , che i figliuoli di Anco , i quali aveano per si lungo tempo con tanta cautela l'affare , non avessero poi usate condotto le dovute della c o n giura , non farebbe questo , per servirmi di avvertenze nell'ultimo scoppiar nuovo delle parole di lui in altra sua o p e sia lo spa tan ra   ALGAROTTI . CAPO VI. tante volte veduto la medesima nazione , il medesimo uomo prudentissimoragionevolisii m o in una cosa, imprudente , ed irragione vole in un'altra , benchè in ammendue gli dovessero pur esser di regola le stesse m a l fime , gli itefli principi (r)? Del rimanente chi la , se non si farebbo no gli uccisori impadroniti del Trono, quan do Servio Tullio , e Tanaquilla non foliero stati così avveduti , come e'furono ? A tutti è noto , che Tanaquilla fece correr voce , che Tarquinio ancor vivea , affinchè niente si tentaffe di nuovo , e Servio avesse c a m ро di premunirsi. Onde possiam conchiude re,chenèpureinquestoRegno diTar quinio vi è ripugnanza tale tra i farti , e le epoche , che ci sforzi ad abbreviarlo . Regni di Servio Tullio , e di Tarquinio E il non aver consultato Dionigi traffe più volte l'Autor noftro in errore , secondo () Alg.Op.tom.I.Dialoghi sopra l'OtticaNeuron,  C A Pp Oo quello , SE Superbo . VII. Dialog.IV.pag.140.   Per venire adunque prima di tutto alle ragioni , per cui giudica l'Autor nostro d o versi abbreviare il R e g n o di Servio Tullio : fu Servio , ei dice , ucciso da Lucio Tarqui n i o , d i p o i c o g n o m i n a t o il S u p e r b o , c h e v o leva ricuperare il R e g n o paterno toltogli d a effo Tullio, uomo intruso, e dischiattaser vile,e fu ucciso dopo un indugio di qua rantaquattro anni , il che , segue eglia dire , vie maggiormente pare inverifimile a chi fa considerazione, che questo Tarquinio era già u o m o da menar moglie , allorchè Servia Tullio divenne Re , ch'egliera dispiritiol tre  112 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE 1 quello , che abbiam sopra dimostrato , onde ritrovò irragionevolezze, ed inverisimiglian ze tali , che stimò doversi di sì lungo trat to di tempo abbreviar la durata de'Regni de'RediRoma,ilnon aver rivolto lo sguardo a questo Storico assurdi gli fece rinvenire in questi due ulti mi Regni. Perciocchè in vero gliere le difficoltà mosse de'cinque primi Regni contro la durata non avrebbe molte volte fairo mestieri d i mente a Dionigi ; m a più difficile riuscireb b e il rispondervi per rispetto ultimi,se nonsifacefleusodellaautorità di lui. troppo maggiori ricorrere necessaria. a questi due , per iscio 1   che abbrancato Servio nel mezzo della persona lo si portò di peso fuor della C u ria,e gittollo giù perli gradini;ora sea quarantaquattro anni del R e g n o di Servio si aggiungono venti circa , ch' eidovea ave re alla morte di Tarquinio Prisco,verrà ad esser vecchio di sessantaquattro anni , allor chè dimostrò tanta gagliardía . Questi sono i motivi, per cuistima l’Au tor nostro esser più inverisimile aver Servio regnato quarantaquattro anni , che Tarqui nioPrisco trentotto.Già abbiamosopradi mostrato non esser punto contraria a'fatti la durata del Regno di Tarquinio , ora verre mo a far vedere effer non meno verisimile la durata del Regno di Servio, che quella non  ALGAROTTI . CAPO VII. '113 tremodo ardenti , ed ambiziosissimo , .e v e niva tuttodi stimolato ad occupare ilRegno da Tullia sua moglie femmina trista fopra ogni credere , e malvagia . Dal che ne c o n chiude esser m e n o probabile , che Servio Tullio abbia potuto regnare quarantaquattro anni , che Tarquinio Prisco trentotto . Oltre di questo ei riflette, che Lucio Tarquinio , il quale vivente Servio Tullio è sempre q u a lificato giovane , fosse tuttavia giovane , e robusto alla fine del Regno di quello , la qual cosa egli arguisce da ciò , che fi leg ge , h   114 RAGIONAM, CONTRO IL CONTE a ) T. Liv. Dec. I. Lib. I. Cap. 17. n. 42. O T.Liv.Dec.I.Lib.I.Cap.16.n.41.Tuumeft..... non sia del suo antecessore. Desidererei per tanto prima di tutto lapere , onde abbia r a c colto l'Autor noftro quella particolarità ,c h e al principio del Regno di Servio già fosse Lucio Tarquinio in età da menar moglie . Di questo non m i venne fatto di ritrovarne parola presso gli Storici, e non mi posso persuadere , che perchè Livio (a) descriven do le azioni di Servio pone prima di tut to aver egli date in ispose due sue figliuo le a Lucio , ed Arunte , per questo abbia l' Autor nostro stimato di poter mettere q u e sti due matrimoni al principio del Regno di Servio : perciocchè in questo caso ognun vedrebbe sopra quanto fallace congettura egli avrebbe avventuraro questo fatto . M a quando pure da Livio ciò ricavar fi potesse , vorrei di più , ch'altri mi sciogliel se questo nodo, cioè se a tale età già per venuto era Tarquinio Superbo alla morte di Tarquinio Prisco , c o m e riuscir poffa proba bile , che Tanaquilla con quelle si eloquenti parole eforti presso Livio Servio Tullio (6) a Servi fi vir es Regnum , non eorum , qui alienis mani . bus peffimum facinus fecere: erige'te Deosque duces re. quere , qui clarum hoc fore caput divino quondam circum 1    ALGAROTTI . CAPO VII. Desidererei pure , ch'altri insegnar mi sa pesse ilmodo dicomporre insieme l'aver Tanaquilla un figliuolo giunto alla luccenna ta età , ed il proccurar, ch'ella fa il R e gno a Servio piuttosto , che a Tarquinio suo figliuolo . E d ecco che senza rivolgere al tro Storico , che il folo Livio , dando vento anni circa a Tarquinio Superbo al princi pio del Regno di Servio , ne risultano in verisimiglianze grandissime, per toglier le quali altro far non si potrebbe , che suppor re fanciullo Tarquinio Superbo alla morte di Tarquinio Prisco ; il qual partito essendo h2 115  - a prendere le redini del Regno ancor manti del sangue di Tarquinio Prisco , e a vendicar la morte dell'uccilo fuo marito , A m e sembra , che ad una tal vendetta ad ogni m o d o piuttosto ella proprio figliuolo , se questi già pervenuto era al ventesimo anno dell'erà sua , ed è ben da credere , che u n giovane Principe nel fior de'suoi anni facesse troppo più m e morabil vendetta della uccisione del Padre di quello , che fosse per fare Servio Tullio . fufo igni portenderunt : nunc te illa coeleftisexcitesflama ma:nuncexpergifcerevere:& nosperegriniregnavimus: qui fis non unde natus fis, reputa : Si iua , re subita 2 confilia torpent, at tu mea confiliafequere. animar dovesse il fu quello ,   '116 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE Posto ora adunque , che ancor fanciullo fosse TarquinioSuperbo alprincipio delRe. gno di Servio Tullio , ne segue , che da lui allevato , non avendo vedute. le grandezze del R e g n o dell'Avo , del quale lapea. aver Servio vendicata la morte collo allontanarne dal Trono gli uccisori , e per ultimo stret to seco lui in vincolo di parentado , e spe rando di succedere ad un uomo già oltre negli anni per commettere la scelleratezza che commise , dovettero concorrere questi due impulsi, vale a dired' avere a lato una malvagia , ed ambiziosa femmina , e d'ef fer fuori di speranza di poter succedere a Servio Tullio , avendo questi, come ce ne affi e  quello , che toglie tutte le ripugnanze , d altra parte non raccogliendosi dagli Stori ci , di qual' età precisamente ei fosse alla morte di Tarquinio Prisco , sarebbe quello , che prendere li dovrebbe .M a non abbia m o bisogno di congetture , poiché , che T a r quinio Superbo fosse per anco fanciullo , non figliuolo, ma nipote di Tarquinio Pri sco , chiaramente viene attestato d a D i o n i gi (c); il che dovremo di nuovo notar più fotto . ( c) D i o n y f. H a l i c . L i b . I V . p a g . 2 1 1 . 2 1 3 .   re frapposto qualche indugio , affinchè m a • nifeftamente n o n risaltassero agli occhi i d e suno  5 che ci dicono gli Storici (e) , per potere stringere quel scellerato matrimonio , fra l'una delle quali , e l'altra avranno p u ALGAROTTI , CAPO VII. 117 assicurano Livio , e Dionigi (d), fatto pen fiero di rinunciare il Regno , e dare la lic bertà a Romani . M a è da avvertire , che forse qualche notabil tempo trascorse oltre il ventefimo anno del Regno di Servio,in-· nanzi che si congiungessero con quelle infa m i nozze Lucio Tarquinio , e Tullia : per. ciocchè , fupponendo , che avanti al vente fimo anno del Regno suo non abbia Servio date le sue figliuole in ispose a' Tarquinj, ad ognuno è noto , che Tullia moglie era di Arunte , e non di Lucio , e Lucio a m m o gliato era coll'altra figliuola di Servio , o n de ebbero a passare per tutte quelle scelle ratezze , litti loro . Credo poi veramente , che dopo ch' ebbero coronate le commesse iniquità colle nozze , non si debbano per modo nef h3 (d) T. Liv. Dec. I. Lib. I.Cap. 18. n.48. Idipfum tani mite tam moderatum imperium deponere eum inani. mo habuisse quidam Auctores funt, ni fcelus intestinum li. berandae patriae confilia agitanti interveniffet . Dionyfi Halic. Lib. IV. pag. 243. (c)T. Liv.Dec. 1.Lib.I.Cap.18.n.46 Dionyf.Halic.Lib.IV.pag.232,234,   che la ragione , per cui finalmente val sero preffo Tarquinio le persuasioni della sua rea moglie , fu l'aver questi inteso c h e Servio volea dar la libertà a'Romani , alla qual risoluzione forse fu egli spinto princi. palmente dalle malvagità della figliuola , e di Tarquinio . Vedeva egli benislimo che Tarquinio da lui giudicato indegno del T r o no,appunto perchè tristo,giàdovea forse essersi formato una fazione di ribaldi pari suoi , e che dopo la morte di lui o avreb be forzato i Romani ad eleggerlo a Re lo ro , o pure quando avessero avuto tanto co raggio di eleggerne un altro , prevedeva , che avrebbe tentato ogni mezzo, ed anche accesa una civil guerra per giungere al T r o no . E d'altra parte Tarquinio Superbo, se con questa risoluzione di Servio non sifosse veduta tagliata ogni strada , non avrebbe avventurata la sua fortuna e la sua vita G T .Liv.Dec.I.Lib.I.Cap.18.n.46.Initiumcura  138 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE suno passar sotto silenzio i continui stimoli di una donna , quale si era Tullia , onde a buona ragione abbia detto Livio ( F) , che il principio di sconvolgere ogni cosa da una donna ebbe origine : m a contuttociò io sti me mo, bandi omnia a foemina orium ift   Tolti ora diciannove o venti anni dalla età , che aver dovea Tarquinio ilSuperbo , onde venga ad essere di soli quarantaquat sro o quarantacinque anni , e non di sessan taquattro,quandogittògiùper ligradini della Curja Servio Tullio, non parrà più in nessun m o d o inverisimile tanta gagliardía . Senzachè io lascio al giudicio degli assen nati , se , anche concedendo , che di sessan taquattro anni abbia Tarquinio fatta una tal prova , menandosi allora una vita più dura , e per conseguente più robusta , ed essendo Tarquinio riscaldato dalla collera , sia poi cosa da farne tanto le meraviglie .Onde mi pare di potere a buona ragion conchiudere , h4 1  1 1 V ALGAROTTI CAPO VII. medesima come fece, ma servito fifareb be della fama dell'Avo suo dopo la morte di Servio , che già era oramai pieno di anni per farsi elegger Re da'Romani, cosa , la qual potea giustamente sperare potergli riu sčir più agevole , che d 'intraprendere , com ' egli fece, di usurpare il Regno vivente lui medesimo . Ben vedea , che se tentato avel 1 se inutilmente questo passo di trucidare il suo Suocero , ed impossessarsi coll'armi del Solio , non gli rimaneva più speranza alcu na . Non arrischiò adunque iltutto, senon quando si vide in procinto di tutto perdere. 1 119 chę ) <   RAGIONAM . CONTRO IL CONTE che siccome non v'ha motivo di accorcia . re i precedenti Regni , così nè pure ve ne ha alcuno per accorciar quello di Servio Tullio . Siamo finalmente pervenuti al Regno dello steffo Tarquinio Superbo ultimo R e di R o ma . La principal ragione , che adduceľ Autor noitro per abbreviare ilRegno di lui , e che abbraccia anche i Regni di Tarqui nio Prisco, e di Servio Tullio, è questa. A c cadde,ei dice , che verso la fine del Regno di Tarquinio Superbo , Sefto Tarquinio , e Tarquinio Collatino essendo a c a m p o ad A r dea , vennero a contesa chi di loro avesse moglie più onefta ; d'onde poi nacque , c o m e ognun fa, il Consolato , e la libertà di R o m a . Ora questo Tarquinio Collatino a quel tempo secondo le parole di Livio ( 8) era giovane , e secondo lo stesso Autore era figliuolo di Egerio , a cui Tarquinio Prisco suo Zio commise la guardia di Collazia Città novellamente acquistara (h) nella guerra S a (8) Regiiquidem juvenes interdum orium conviviis comeslaf. fionibusve inter fe terrebant; forte potantibus his apud ( fratris hic filius erat ) Collasiae in praefidio relictus  bina , Sextum Tarquinium incidit de uxoribus mentio & c. T. Liv. Dec. I. Lib.I. Cap. 22. n. 57. (1) T. Liv. Dec. I. Lib. I. Cap. 15. n.38. Egerius }   1 3 1 1 ALGAROTTI . CAPO VII. bina, e ciò fu verso il principio del Regno di Tarquinio Prisco , il quale viene a c a d e re fe non prima l' anno centocinquanta se condo il computo comune della edificazione di R o m a . Convien dire , ei soggiugne , che Egerio a quel tempo avesse almeno i suoi quarant'anni , fe vogliamo crederlo atto a Costenere un carico di tanta gelosía , come è quello di castodire una Città, di nuovo a c quisto , e se vogliamo , che fosse nato , c o m e si h a d a L i v i o , p r i m a c h e T a r q u i n i o Prisco veniffe a Roma .Ma come può fta re , ei conchiude , che un uomo di quarant' anni l'anno di R o m a centocinquanta avesse un figliuolo'ancor giovane l'anno dugento quarantaquattro ? Cioè quasi un secolo dopo , come non fi voglia dire, ch'egli avesse fi gliuoli passati i novant'anni , il che merita va aver luogo secondo lui tra le meraviglie della Storiadi Plinio,non traifattidiquella di Livio . Pensa adunque l'Autor noftro , che s e vogliamo ritenere questa discendenza de'Tarquinj , fa mestieri prendere ilpartito di accorciare i Regni di Tarquinio Prisco , di Servio Tullio , e di Tarquinio Superbo , che occupano il tempo , che è di mezzo tra il figliuolo , ed il Padre . Molte cose io potrei qui porre sotto l. +    RAGIONAM. CONTRO IL CONTE (i)Collariae inpraefidio reli&us.T. Liv.loc.fupra cita  opera ucchio del lettore per isciogliere questa dif ficoltà, come farebbe il dire, che non sifa precisamente il tempo , in cui sia stata con quistata Collazia ; che Livio Storico non trop po'accurato può esserfi ingannato nel dire , che già nato era Egerio prima che Tarqui nio Prisco venisse a R o m a , che la custodia d'una Città non era carica a que'tempi , per esercitar la quale dovesse u n guerriero effer giunto all'età di quarant'anni : tanto più trattandosi di un Zio , che una tal c u ftodia commette ad un Nipote : perciocchè non essendo in quell'età le cose così rego late,come a'dinostri,piùosservavasinegli uomini , i quali davano al mestier delle armi,la bravura,elagagliardia,doti, di cui potea egli molto b e n e esser fornito alla età di venti o venticinque anni che n o n il s e n n o , c h e a ' n o f t r i t e m p i i n u n G o vernatore fi richiede , per fuppor ilqual sen no ci vorrebbe per avventura più avanzata età . Potrei dire di più , che se vogliamo Itare alle parole di Livio,da queste nonfi può dedurre , che la custodia della Città sia Itata a lui principalmente come Capo c o m mesla (i), ma solamente che fu lasciato di pre   ALGAROTTI. CAPO VII, 123  presidio inquella Città dal Re fuo Zio.Por ter essere finalmente , che questo Collatino giovane più non fosse , attesochè, per non far parola della poca esattezza di Livio , questo Storico non dice precisamente , che giovanefosseCollatino,ma cheiRegjgio vani passavano il tempo in conviti, mentre erano occupati in quella piuttosto lunga,che viva guerra , 1 gliuolo sotto le quali parole di Regi giovani può egli aver foltanto intesi i figli uoli del R e , e non Collatino , quantunque della stessa famiglia , tanto più che dicendo egli dopo,che stando essibevendo pressoSe sto Tarquinio , ove pur Collatino cenava , cadde ildiscorso sopra le moglj (k), a me pare , che quelle parole ove pur Collatino cenava , dimoltrino , che sotto quelle ante riori di Regj giovani non altri abbia volu to intendere Livio fuor che ifigliuoli di Tarą quinio . M a comunque fiafi di ciò , s'abbia per nulla il fin quì detto , concedasi essere impossibile , che Egerio abbia potuto avere un figliuolo giovane al fine del Regno di Tarquinio Superbo . Sappiasi adunque , che Dionigi (1) crede Collatino nipote,e non fie ( k) Forte potansibus his apud Sextum Tarquinium ubi Collatinus coenabat . T. Liv. loc. cit. (1) Dionys, Halic. Lib. IV. pag. 261,   RAGIONAM . CONTRO IL CONTE L'ultima ragione , con cui l'Autor nostro ftudiali di abbreviare il R e g n o di Tarquinio Superbo , e che abbraccia anche quello del fuo predecessore Servio Tullio , ei la ricava da questo . Tarquinio quando pervenne al Principato , avea secondo lui sessantaquattro anni , a'quali chi aggiugne i venticinque che si dice aver egli regnato , troverà, che era questi in età di Ottantanove anni , a l lorchè fu cacciato dal Regno , la qual par ticolarità posto che vera ,n o n sarebbe stata passata dagli Storici sotto silenzio . C h e più , segue egli a dire , leggeli, che il medesimo Tarquinio parecchj anni dopo che fu c a c ciato di Roma , combatté a cavallo al L a go Regillo contra ilDictatorePostumio (m), ciò , che verrebbe a cadere l'anno centefi m o circa della età fua , onde ei correrebbe la giostra c o n un secolo sulle spalle ,affurdo, prosegue egli , non punto diffimile da quello avvertito da Luciano (n), che quella Elena ,  gliuolo di "Egerio , ed in questa maniera con un colposolositagliailnodo. 1 i Per cui l'Europa armolli ,e guerra feo, E l alto imperio antico a terra sparse , (m)T. Liv.Dec. I.Lib.II.Cap.11.11.19. (1) Lucian, in Somnio seu Gallo , quan   "ALGAROTTI . CAPO VII 12.5 quando desto quelle si celebri fiamme i n petto a Paride già fosse coetanea di Ecuba . suo .  Lalcio io qui,d'avvertire , che a Tarqui nio Superbo si vogliono torre que'vent'anni, iquali,come già sopra abbiam mostrato , gli dà di troppo l'Autor noftro , onde per dirlo alla sfuggita , non avea egli da mara vigliarsi , che gli Storici abbiano taciuta quella particolarità , che quando Tarquinio fu cacciato di R o m a , già era pervenuto alla età di oitantanove anni . Quello poi , che tronca ogni quistione per rispetto alla giornata del L a g o Regillo si è , che Dionigi (o), ch'egli pure reca in mezzo a questo proposito, e non gli presta fede , riprende quegli Storici , i quali narrano tal fatto , e dice doversi credere suo figliuolo , e non lui medesimo esser quello , che fu,ferito com . battendo contro ilDittatore Poftumio . O v ? è da notare che anche facendo il caso , che con sole congetture si dovesse scioglie re questo nodo , essendovi due mezzi noti al nostro Autore per togliere l'inverisimi glianza ,, cioè o di abbreviare i due.Regni di Servio Tullio , e di Tarquinio Superbo, o pure di dire non essere stato lui,m a il ( 0 ) D i o n y f. H a l i c . L i b . V I . p a g . 3 4 9 .   CAPO VIII. Si dà risposta a varie opposizioni . Chiaro Hiaro ora resta abbastanza , che le in. verifimiglianze raccolte dal Conte Algarotti , s'altri le viene minutamente osservando ,non  I26 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE fuo figliuolo quello , che ritrovossi alla giord nata del Lago Regillo , il nostro Autorem prende piuttosto il primo , cioè quello , che favorisce l'opinion sua , quantunque a m m e t ter non si possa per modo nessuno , quando si sa , che Dionigi , il quale avea con tan ta cura studiati gli antichi Storici Latini , e che se non altro fu tanti secoli più antico del Conte Algarotti , Dionigi in s o m m a così diligente nel fiffar le epoche, stima più prudente partito prendere il secondo. La scio ora pertanto decidere da chi diritto ragiona , se tali fieno i motivi addotti dallo Autor noftro , che si debba pure accorciare il Regno di Tarquinio Superbo,o se piut tosto,come ioavviso,non resistanoalla autorità degli antichi Storici , e debbano c a dere a terra come damento , del tutto privi di fon fon   ALGAROTTI . CAPO VII. 127 folamente non sono valevoli a mandare in rovina la Cronologia comunemente ricevuta , m a nè pure hanno forza per ispargervi fo: pra alcuna ombra di dubbietà,nè efferne cessario ricorrere a quel suo ripiego di a b breviare pressochè della metà la durata de' sette Regni per conciliare la giovanile erà di Romolo colle grandi cose , ch'egli ope To , e l'età di N u m a colla sua esalcazione al Trono. Nè secondo quello , che abbia m o osservato , l' u o m o indugia troppo cogli ftimoli della vendetta , e dell'ambizione a fianco anzi lungo spazio di tempo non ba fta ad estinguerli; nè quella gagliardía ,che trovar non si può nella vecchia età , avvien che vi si trovi, onde senza negar credenza , com 'egli pretende , a' più gravi Storici dell' antichità in cosa , in cui tutti convengono , quale si èla duratade'fette Regni,torna ogni avvenimento ( per servirmi delle stesse fue parole in contrario senso ) nell' ordine naturale delle cose .  nolo . 1 Del resto si dee avvertire , e di fatticre do , che ognuno avrà avvertito quanto d e boli , e leggiere fieno le inverisimiglianze ed assurdi,dicuiservisli ilnostro.Autore per distruggere la durata de'mentovati R e gni , e venire a confermare il Sistema Cro.   128 RAGIONAM.CONTRO IL CONTE nologico del suo Filosofo . Q u a n d o altri nes gar vuole la verità di un fatto attestato da gravi Storici per folo glianze , o contraddizioni, queste devono ef ler tali , che ammesse per vere il fatto al trimenti fufliftere non pofsa : perciocchè è legge dellaPoesia,non della Storia,ilnarra re soltanto cose verifimili.La.Storiaècon tenta di narrar cose vere ; e quante cose , a v vegnachè vere inverisimili ci pajono per una minuta circostanza o smarrita , o di cui non pensarono gli Scrittori di far menzione ,per un costume, per una legge , per una fog. gia particolare di vivere, di cui come di cose a'contemporanei loro notiffime , n o n istimarono dover far parola ? In s o m m a molte volte assomigliar potrebbefi la Storia ad una macchina , la qual produca maravigliosi ef fetti , e i di cui ordigni sieno ignoti. Tali dicono essere i nostri orologi per rispetto a’ Cinesi,e noinondirado,inispecieinquan. to allaStoria,laqual'èo da’tempi,oda? paesi nostri lontana , fiamo nel caso loro . Ecco adunque ,che leguate n o n fi fossero le inverisimiglianze i m maginate dall'Autor noftro , sono queste si deboli, che come saette vibrate contro una motivo d'inverisimi quantunque eziandio di falda armatura , ben lungi di recare alcuna offesa ,    ALGAROTTI . CAPO VIII. 129 offesa , cadono effe medesime infrante a terra , chę  E appunto per iscogliereil nodo , ch'egli benissimo vedea , ch'alori gli avrebbe potu to mettere innanzi agli occhi, vale a dire per qual ragione egli opponesse alcuni fatti, in cui discordano gli Storici alla durata di tutti i sette Regni tolti insieme, ed alla d u rata di ciascheduno in particolare , in cui sono a un di presso di un medesimo pare re, ei dice , che la memoria de'fattidovet te con più sicurezza essere conservata dalla tradizione , che non fu da quante volte , mentre quelli avvennero tornato un Pianeta al medesimo sito del Cie lo ; la qual risposta io non so , se basterà per appagare chi considera alquanto adden tro nellecose ; perciocchè a me pare noti zia non meno importante,e degna di esse re dalla tradizione, e dagli Scrittori a' p o steri trasmessa il numero degli anni , che occupòilTrono un Principe,diquello,che fieno molti fatti , a cui presta l'Autor n o ftro intera credenza . N e aveano i Romani bisogno di troppo fortili astronomiche culazioni, come pare , ch'egli accennar v o glia,per sapere di grosso, quando terminal le,eprincipiassel'anno.Ed unaprova, che questa tradizione del numero degli anni , i essa trasmessa sia {pe   ' epoca di molti de principali fatti, non si sia notato però l'anno preciso, in cui segui ciascun fatto . O v e è da riflettere che lo stesso noftro Autore dicendo non ef fere da credere , che gli Storici sapessero quanti anni sieno trascorsi, mentre andava no fuccedendo i fatti, è forza ,che ammet  130 RAGIONAM , CONTRO IL CONTE guerra di Romolo con lo veramente credo poi , che quantunque tenuto fi sia registro non solo del numero degli anni , che durarono i Regni de'Re di Roma , ma ancora del Regno di ciascun . R e , e dell ta , che abbia regnato ciascun Re , e per con seguente della somma di tutti isetteRegni, inratta conservata fi fia , si può dedurre da quella ammirabile concordia degli Storici nella Cronología , concordia , la qual non si vede certamente ne'fatti. che non sapesser nè pure l'anno preci fo , in cui questi avvenimenti seguirono. Ora con questa sua sola concessione viene a ro vinare buona parte delle ragioni , ch'egli apporta per abbreviare ciascun R e g n o . E d in fatti quante volte non fi serve egli di epoche di avvenimenti minuti , e per lo più ; registrati soltanto da un Plutarco , per ritro var ripugnanze nell'antico Cronologico Siste ma , come sarebbe,per recarne alcuno esem pio , l'epoca della tro   ALGAROTTI . CAPO VIII. 131  e del diverse guerre ; tempo Approssimandosi l’Autor nostro al fine del suo Saggio , reca altra prova contro l'anti co Cronologico Sistema,e ben sivede,che avendola riserbata in ultimo , ei crede , che dia questa l'estremo colpo , e il nodo del tutto recida . Questa prova , ei dice , è c a vata dalle generazioni di uomini , le quali tro i Camerj , che è in Plutarco , l'epoca del matrimonio di Tazia con N u m a , che trovali presso lo Iteffo Storico , come anche il precito numero d'anni , che vissero insie m e , il q u a l p u r e è r i c a v a t o d a l l o e s a t t o r e giftro , che il medesimo Plutarco ne tenne , per non parlare de cinque anni nè più nė meno,che avea Anco allamortediNuma e degli anni , in cui seguirono precisamente della nascita di Egerio , ch'egli raccoglie da Livio . Le quali epoche tutte oltre all'essere tratte la maggior parte da Plutarco o da Livio , credulo il primo , Itraniero , e lontanissimo da'tempi ,poco accurato l'altro,non dovea no per nessun modo addursi da lui , come quello , che pretendea non aver la tradizio ne potuto tramandareepoche di troppom a g gior rilievo , che queste non fieno , e c h e sono da tutti i più gravi Storici ammesse per vere . fono i2   sono indicate dagli Autori nella Storia dei R e diRoma ,le qualigenerazionidice,che con vincono di falsa la loro Cronología quanto alle durate de'Regni . Nella vita di R o m o lo,ei segueadunque, liha,cheOttilioAvo lo di Tullo Ottilio mori nella guerra contro a'Sabini , la qual fu ne'primi anni di R o ma,iRegni pertanto,eiconchiude,diRo molo , di Numa , e di Tullo Oftilio non si stendono più là , che il tempo razioni.Da Numa ad Anco Marzio,ei se gué , ci è una generazione sola , perchè l' uno era Avolo dell'altro ; dal che seguita , che la generazione tra Numa , ed Anco coincidendo col tempo di Tullo Oftilio , ci fia l'età di un uomo qualche anno più o meno da Tullo al fine del Regno di Anco. Onde dal principio del Regno di Romolo allafinediquellodiAncocorrono datre generazioni . Lucio Tarquinio Prisco , p r o legue egli, uno de'Lucumoni dell'Etruria , viene a Roma uomo maturo sotto ilRegno di Anco , de cui figliuoli fu instituito tuto re : e però l'età di Tarquinio convenendo con quella di Anco , non resta che una . e fola generazione tra il Regno di Anco il Regno di Tarquinio Superbo figliuolo del Prisco . Talchè , ei conchiude , dal principio  132 RAGIONAM , CONTRO IL CONTE di due gene del   del Regno di Romolo alla fine di quello di Tarquinio Superbo fi contano quattro sole generazioni in circa, e non più. Ora som mando insieme gli anni di quattro genera zioni, che corrono durante ifetteRe diRo. m a fi hanno cento trentadue anni ; poiché una generazione di uomini trentatré anni . E fommando insieme gli anni di ciascun Re , secondo il computo di Livio , fi hanno d u gento quarantaquattro anni ; e vi ha più di un secolo di differenza tra due risultati, che pur avrebbono ad essere uguali .D'altra par te facendo , che tocchi a ciascun R e l'uno ragguagliato coll'altro diciannove anni di R e gno , come vuole il Neutone , fi ha cento trentatré anni, e tra questi due risultatinon corre differenza niuna . di comune sentimento vengono dati a  9 f ALGAROTTI . CAPO VIII. 133 Sin quì il nostro Autore . Io per rispon dere a questo lungo ragionamento prima di tutto voglio concedere , che quattro fole g e nerazioni fieno corse da Romolo insino a Tarquinio Superbo : perciocchè ciò si riduce finalmente a dire , che durante i Regni dei serte Re , quattro uomini in tutto ilR o m a no popolo ebbero prole un dopo l'altro di sessanta e un anno . Ora farebbe poi forse questa impossibilità tale fisica, per cui non i3   fi dovesse più prestar fede agli Storici delle antiche memorie de'Romani? Ma ,suppo sto (quello però , che in nessun modo con cedere fi può ) che questa fosse inverisimi glianza tale, per cui sipotesse negar cre denza alla Storia , s'è forse l' Autor nostro bene assicurato , che , non uscendo da quelle persone , di cui egli fece scelta per fissare le generazioni , quattro soltanto corse ne fie no pendente il Regno dei sette Re ? Dio nigi (a) attesta pure , che Tarquinio S u perbo fu nipote , e non figliuolo di Tarqui nio Prisco ?Questo accuratissimo Storico d o po aver fatto parola di molti assurdi , che ne seguirebbono , fe figliuolo, e non nipote ei fosse di Tarquinio Prisco , fi afforza colla autorevole testimonianza di Pison Frugi , il qual solo tra gli Storici affermò questa cosa . Nè mancadiaccennarequello,cheperav ventura fu cagion dello sbaglio : poichè dice , che dall'essergli nipote per natura , e figli uolo per adozione fieno stati forse gli altri Storici ingannati. Nè giovaildire,comefal'Autornoftro, che la contrarią opinione cioè , che figliuo lo fosse questo Re , e non nipote di Tar  134 RAGIONAM. CONTRO IL CONTE qui (2)Dionys,Halic.Lib.IV.pag.211,213,   ALGAROTTI . CAPO VIII. 13 S parte (6) Hic, L. Tarquinius Prisci Tarquinii Regisfiliusneposre fuerit parum liquet:pluribus tamen auctoribusfiliumcreg diderim.T. Liv,Dec. I.Lib.I.Cap.18.n.46.  9 In quanto a Collatino poi, quà di nuovo addotto dall'Autor nostro p e r confermare il 2 fuo di numerare in quegli arcaismi come le autorità , contentofli e non si fece a pesarle il diligente sciando da Dionigi . In secondo luogo , la perder tempo ľ autorità di Dionigi , la quale , com ' è palese , è molto più da segui re , che non sia quella di Livio, ben diver sa è la maniera di spiegarsi dei due Scrit cori intorno a questo affare,l'uno ne tocca alla sfuggitą , l'altro vi si ferma , ragiona reca latestimonianza di uno de'più antichi Storici , e sappiglia a quella opinione , la quale sia per lo credito , che ha all'Auto re fia per , quinio Prifco fu opinione dei più, ed opi pione abbracciata da Livio medesimo ; d o vendosi in primo luogo riflettere alla m a n i e ta , con cui Livio s'esprime, vale a dire , che questo punto era assai all'oscuro , che egli peraltro seguendo i più credevalo figliuo lo (6) ; il che dimostra aver egli benissimo veduta la difficoltà , m a che non volendo , come sopra abbiam notato lo contesto di tutta la Storia , gli pare più sicura . is   suo Sistema , già sopra abbiamo osservato raccogliersi dallo stesso Dionigi (c) , che n i pote era , e non figliuolo di Egerio . Ciò posto ne viene , che senza uscire da quelle persone, di cui egli osservò le generazioni, non quattro , m a cinque numerar se ne debe bono d a Romolo inlino a Tarquinio Super bo : onde se aver non si dovea per assurdo tale da negar fede alla Storia l' essersi ritro vare quattro persone in tutto il popolo R o m a n o le generazioni , di cui fossero di fef santa e un anno , tanto meno dovrà parer ripugnante , che cinque susseguite ne sieno , ciascheduna delle quali uguagliatamente non oltrepassi i quarantanove anni . (.)Dionyf.Halic.Lib.IV.pag.2619 que  336 RAGIONAM.CONTRO IL CONTE M a dirà il nostro Autore , che ad una generazione comunemente si danno soli tren tatré anni , laonde n o n si può essere così largo , e concederne a ciascheduna di q u e Ite quarantanove . Qui mi convien prendere d'alquanto più alto i principi , e si verrà a conoscere , che quelle generazioni , a cui comunemente fi danno trentatré anni , o secondo altri tren tacinque,non sono della specie di quelle osa servate dal nostro Autore . Vediamo adun   ALGAROTTI : CAPO VIII. 137 q u e quali fieno quelle , a cui diedero tal nu : mero di anni i Cronologi , e verremo in chiaro , fe tali fieno le osservate da lui.La Cronologia , come tutte le altre facoltà,dee seguir la natura , come maestro fa ildiscen te , per dirlo alla Dantesca , e pure è che collo.Specularvi sopra molte fiate,in luo go diavvicinarsiaquellaaltrilafugge,e gli ultimi passi sono quelli c h e riconducono a lei nella  vero , L e generazioni pertanto , che fiffarono i Cronologi circa a trentatré anni, sono quelle , che generalmente si osservano in un lungo spazio di tempo nella maggior parte famiglie di una nazione;laonde, fe fiof servano in una sola, o poche famiglie , a n che per lungo tempo questa osservazione, non è più fattasecondo la regola , che general mentela maggior parte abbraccia:percioc chè , se nella maggior parte delle famiglie sono uguagliatamente le generazioni di tren tatré anni,potrebbe succeder benissimo, che fi ritrovasse una famiglia , od anche diver se , in cui queste foffero o più lunghe , più brevi. Se poi non si osservassero in un lungo spazio di tempo , riuscirà ancor più agevole il ritrovarne . M a le generazioni , di cui servifli il nostro Autore , nè corsero delle -   nella maggior parte delle famiglie , nè in lungo tempo , anzi nè pure in unasola fa miglia , essendo composte di diverse perso ne d i varie famiglie . Certamente se si fa un Cronologo ad osservare per tal modo le generazioni, ben tosto fisserà la regola ge nerale di queste a settanta e più anni , per chè in un notabil tratto di paese popolato iopenso,chenon passisecolo,senzachèfi veda uno , o forse più uomini , che di tale età hanno prole. Lo sbaglio in somma del Conte Algarotti consiste nello aver presa la regola d a quello che suole generalmente avvenire , gli esempj da ciò , che in pochi succede,ed aver pensato, che que'casipar ticolari sotto la general regola cadessero , o n de la Cronologia degli Storici delle cose de? Romani sottoi R e s'opponesse a quella legge , che osservaro aveano nella natura i più periti Cronologi . Nel che quanto sia a n dato lungi dal vero credo d'aver fatto ba ftantemente palese. Due ragioni reca ancora finalmente l'Au tore in difesa del Sistema del Neutone ,cui è necessario rispondere innanzi di por fine a quelte nostre osservazioni. La prima fiè , che tal Sistema discolpa Virgilio esattissimo Poeta , ci dice , da quello anacronismo i m pu  138 RAGIONAM, CONTRO IL CONTE > i   ALGAROTTI , CAPO VIII. 139 putatogli volgarmente per conto de'tempi , in cui vissero Didone , ed Enea . La secon da , perchè giustifica quella comune tradi zione tenuta in R o m a , che N u m a foffe fta to uditor di Pitagora . Ora per rispondere alla prima , questa . ammetter fi dovrebbe senza dubbio veruno qualora fosse stato Virgilio tenuto a soddi sfare alle leggi della verità storica;ma non fa mestieri ricordare , che da tali leggi sciolti sono i Poeti.Raro è quel vero, che non abbia bisogno del finto per aggradire ai più , e se non inftillano virtù , col dilet tare mancano i Poeti al principal fine dell' arte loro ; tanto più , che fecondo quello che pensa il dotto P. dellaRue (d),non per ignoranza delle antiche Storie , m a per dar ragione de'famosi odj , i quali si lungo tempo fra' Cartaginesi , e la Nazion suam durarono , e per introdurre quel patetico , che tanto piacque , come ce ne assicura Ovidio (e), a'suoi contemporanei , e tanto è degno di piacere ad ogni età,e ad ogni popolo , non ebbe difficoltà di commettere (4) Ruaeus in not.ad.Arg.Lib.IV.Aeneid.  quell' Ovid. Trift. Lib. II. Eleg. I. v. 535. Nec legitur pars ulla magis de corpore toto. Quam non legitimofoederejunétus4mor,   quell'anacronismo . S'aggiunga , che que ito anacronismo non era tale che facil mente potesse venire scoperto dalla comune de'Leggitori , da'quali soltanto balta , che non vengano scoperti gli errori storici dei Poeti : perciocchè correa fama fecondo A p piano ( f) , che Cartagine fosse stata fonda ta alcuni anni avanti all'eccidio di Troja da una colonia di Fenici , presso i quali poi ricoverossi dopo lungo tempo Didone , del che non lascia Virgilio didarne qualche cen nei ?  140 RAGIONAM , CONTRO IL CONTE Appian. apud Ruaeum cit. loc. no, > onde trattandosi di tempi assai lontani dalla età di Virgilio , questo rumore basta va per render tale la finzione, che non fof se la verità ad un tratto conosciuta ,e vinta a terra cader dovesse la invenzione di lui. Ma abbreviando della metà iltempo,che durarono i Regni de'Re di Roma viene forse a nulla cotesto anacronismo ? E che fa rebbe, se il nostro Autore inutilmente ado perato fi fosse , e che anche togliendo pref so che la metà degli anni dalla somma di tutti quelli , che corsero sotto a'Regni dei fette R e , non si venisse con questo a ren der probabile in alcun modo , che Enea , e Didone potessero essere stati contempora   Tre secoli e più corsero,secondo gli an tichi Scrittori , dall'incendio di Troja alla f u g a d i D i d o n e , c o m e o s s e r v a r o n o il d o t t o Petavio , e l'erudito Commentator di Vir gilio della Rue (g): ora da trecento e le dici anni (che tanti ne corlero fecondo il Petavio dall'eccidio di Troja alla fondazion di Cartagine ). togliendone cento e undici , come piace all'Autor noftro,vale adire facendo venire Enea in Italia cento undici anni più sardi, rimangono nulladimeno d u gento e cinque anni di svario . Laonde é chiaro , che nè Virgilio abbisogna della di fesa del nostro Autore , nè , quand' anche ne abbisognasse, sarebbe questa bastante per do (3)Petav.Rationar.tempor.Parte I.Lib.II.Cap.IV. Cartagofundata dicitur anno posttemplum incoatum144. qui est annus poft Trojanam calamitatem 316 . Ruaeus loc, supracis.  te svanire l' anacronismo da lui commesso . fa ALGAROTTI . CAPO VIII. 141 nei ? Sia adunque egli pur certo, che cote fto fuo ripiego nontoglie, ma soltantosmi nuisce l'anacronismo di Virgilio ; che anzi questo rimane peranco maggiore di due le coli . N è soltanto vuole il Conte Algarotti, che fia alla più esatta verità conforme ciò,che si legge in un Poeta, purché in alcun m o   anno  > che comunemente credefi centesimo undecimo dalla fondazion di Roma,alprin cipio del Regno , di cui già dovea effer giunto N u m a al quarantesimo primo della età fua (se pur vogliamo seguire ical coli dell'Autor nostro , il quale dando diciannove anni circa di Regno a Romolo faprincipiare il suo Regno aNuma giàvec chio di sessant'anni ) , e fissando d'altra p a r te , come già sopra abbiamo osservato , le condo la mente di lui, la venuta di Pitas gora anno soli 142 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE do favorir possa il suo Sistema; ma preten de eziandio, che maggior credenza prestar fi deggia ad una popolar voce ,laqualtor na in avvantaggio della opinion sua che a'più rinomati Storici dell'antichità . Già abbiamo sopra veduto il suo parere circa all'essere stato Pitagora contemporaneo anzi Maestro di N u m a , ora adunque a confer mare vie più ilsuo Sistema,lorecadinuo vo in mezzo quasichè ridondar debba in avvantaggio di questo il porgere , che fa fa vorevole interpretazione a d u n a tale p o p o lar voce . Avendone però già altrove fuffi cientemente favellato, non mi resta altro da aggiugnere , se non che , anche fiffando il principio del Regno di Romolo secondo lo intendimento del nostro Autore , a quello   ALGAROTTI . CAPO VIII. 143 Queste sono le riflessioni, le quali, fecon do quello,ch'iopenso,chiaramentedimo streranno , che il Conte Algarotti cadde trat to dal suo Filosofo in errore . Se parranno per avventura troppo più lunghe di quello , che neceffario fosse, gioveràin primo luo go considerare , che bastano poche parole per mettere una cosa in dubbio , m a effer forza per iftabilirne la certezza ricorrere a' principi, onde riescono sempre le risposte più lunghe delle opposizioni ; in secondo luogo , c h e ho stimato dovermi fermare alquanto in torno a certi punti , i quali oltre allo influi re nella materia , che per me trattar fi do vea , poteano essere forse non del tutto inu tili per chiarir la Storia di quella prima età di Roma . Che  gora in Italia circa a quello anno , che giu dicasi dagli Storici dugentefimo quarantesi moquarto diRoma, virimaneciònon ostan te un anacronismo di cento trentatré anni tra la venuta di questo Filosofo in Italia , ed il tempo , rendere in cui Numa-già era perve anno della età sua; o n de il Sistema del Neutone non può nè pure nuto al quarantesimo Pitagora , e Numa contemporanei , come non può affolvere Virgilio te dall’anacronismo interamen di Didone , e di Enea. 1 1   1144 RAGIONAM . CONTRO IL CONTE Che se,come fpero,mi è riuscitodifar vedere l'inganno del Conte Algaroiti , sarà questa una novella prova di quanto sia in tralciato il cammino del vero , quanta 1 sia connesso , ed unito l'errore: collo inge gno umano , poichè gli uomini fommi non tralasciando desser uomini , in tutto spogliar non se ne possono. La più bella discolpa del resto che addur si possa in difesa di lui , îi è il dire , che fe pur s'ingannò , s'ingan nò seguendo un Neurone .

No comments:

Post a Comment