CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA DELLA VOLGAR LETTERATURA DEI TEMPI DI MEZZO DI GIAMBATTISTA AJELLO. Di questa operetta del signor Ajello, della quale han già tenuto parola vari giornali del regno , sorge in ul timo luogo a dar contezza ilProgresso. Nè ciò senza ra gione , perocchè , essendo l'Ajello uno de'collaboratori de' quali il nostro giornale si pregia , il nostro qualsiasi.giu dizio sarebbe forse paruto sospetto , e noi , diffidandone a ragione , abbiamo aspettato che ci avesse preceduto quello di altri non ligati a lui collo stesso. vincolo di amicizia. Per la qual cosa avendomi io in particolare , senza dissi- ' mulare a me stesso la malagevolezza di giudicar l'opera di uno amico , tolto l'incarico di qui ragionarne mi converrà avvertire che riassumerò le idee dell'Ajello non dal solo libretto di cui è qui sopra rapportato il titolo , m a da un suo lungo articolo ancora inserito nella Rivista Napolitana (1), nel quale , rispondendo l’Ajello alle o b biezioni del culto giovine Stanislao Gatti (2) , ha meglio 69 (1)Anno.3.°fasc.IV. Museo di letteratura e filosofia , vol.I.° pag . 60. opera periodica compilata per cura di Stanislao Gatti,alla quale auguriamotuttoquel suc CESSO đi che l'ingegno del Direttore ci è larga guarentigia. 70 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA' sviluppato le sue idee e dileguato quei dubbi che per a v ventura avrebbono potuto far nascere. Dall'uno e l'altro lavoro cercherò cogliere il pensiero dell'autore qual si c o n viene a chiunque prenda a disaminare un'opera nell'in teresse solo del progresso del pensiero , non già per m i serabili e grette vedute individuali , per le quali cercasi trovare una contraddizione in ogni pagina e far la guerra non ai principi, m a agl'individui, privilegio di separazione alla repubblica letteraria solo concesso. Ecco dunque la serie delle ragioni principali dall'A jello discorse e rapportate , quanto più per m e si potrà , colle sue stesse parole. Ogni qualvolta si porti la nostra attenzione sui versi ed opere di arte che ci ha tramandato l'antichità ed a quelle che nel medio evo ebber vita, non sipuò non re star colpito dalla capital differenza che le separa. Nelle prime nate in mezzo alle culte e pulite società di Grecia e di Roma , vediamo farsi della donna quel conto che d'ogni cosa si farebbe da cui ci provvenisser soltanto vo luttuose dolcezze 'e vivaci e corporali diletti : laddove nelle séconde , comunque nate in mezzo a feroci e brutali pas sioni e lotte continue di elementi tra loro pugnanti e d i scordi , son le donne reputate quasi di superiore e più n o bil natura e fattevi obbietto d'uno entusiastico culto e d'un devoto e mistico amore. Vediamo la passione espressa nei versi degli antichi esser meglio ardenza di voglie ed e b brezza di sensual godimento che puro e indefinito desio ed abbandonevole affetto ed obblio di se stesso e del m o n d o nell'amata persona , come ne'poeti del medio evo si o s serva. E però campeggiar ne'primi la gelosia ,la quale in sostanza ( come bellamente si esprime l’Ajello ) è amor proprio , è poca o niuna stima dell'oggetto amato , spa rire interamente dalle opere dei secondi , cantori di una passione più dell'antica disinteressata e gentile. Questo puro e spirituale amore , questa stima ecces siva , questo universale e presso che religioso culto fatto nel medio evo alle donne , è ciò che si chiama dall’Ajello muliebrità della moderna letteratura con vocabolo di cui non starò affatto a disaminar la convenienza , bastandomi aver significato ilpensiero che ad esso congiunge l'autore, DELLA VOLGÁR LETTERATURA . 71 . É d i q u e s t o s i n g o l a r e e n o n m a i p i ù v e d u t o f a t t o , il q u a l e , se costituisce ladifferenza del Tibullo dal Petrarca in quanto ai lor pensieri ed affetti amorosi , forma un nuovo ed i m portante elemento della nostra letteratura , che rende r a gione il suo libro ,cercando principalmente dare al fatto un fondamento , come l'autor dice, nella natura umana , avvalorando in tal modo e psicologicamente spiegando quei fatti , c h e , storicamente affermati , son mutabili e troppo speciali ed angusti perchè la Scienza della Storia debba farne un gran caso. La qual trattazione spero non sem brerà inutile ad alcuno o di mero passatempo , imperoc chè se la letteratura forma parte integrante della vita di un popolo e quindi della sua storia, nè si può senza colpa per trattar l'una trascurar l'altra , 'e se la patria nostra si è fatta felicemente studiosa delle sue memorie del medio evo le quali, se non sono le più liete,sono certo lepiù glo riose (1), il libro dell'Ajelo non giunge certamente inop portuno , ed egli riscuoterà senza dubbio il plauso di tutti coloro che rettamente sentono e pensano.Ilche assaibe ne , nè poteva altrimenti accadere, intese lo stesso Ajello il quale , mostrando nella sua introduzione esser quella tal muliebrità principal differenza della moderna letteratura dal l'antica, massime considerandola ne'suoi lontani effetti sulla vita ed il pensar delle nazioni, ed i nuovi e signoreggianti elementi delle moderne lettere star nell'amore e la morte ; assai logicamente concludeva doversi il lavorare intorno ad uno di questi elementi reputare opera per la moderna critica importantissima. N o n voglio con ciò dire essere egli stato il primo ad investigar le cagioni di questa che con lui chiamerà volontieri muliebrità della moderna lettera tura , chè già , comunque per lo più senza prove e quasi dommaticamente assunte , varie opinioni eran corse sul l'oggetto e di reputati scrittori tutte e dallo stesso Ajello a quattro ridotte nel seguente modo : 1.o « Che il Cristianesimo in 'ispezialtà sia stato ca gione del devoto e più puro amor per le donne. (1) Parole del Conte Cesare Balbo nella sua lodatissima vita di Dante . 2.o Ch'ei sidebba alle invasioni degli Arabi,mas sime alla vicinanza dei Mori di Spagna. 4.° Infine che soprattutto ei sia necessario e natu ralissimo effetto delle sociali e locali condizioni in cui f u ron posti gl'invasori , poichè presero più ferma stanza sul territorio romano , e che ilfeudale ordinamento ebbe aqui stato alquanto di consistenza e di stabilità. > 72 CONSIDERAZIONI SULLA MOLIEBRITA' 3.o Che sieci stato recato dalle genti germaniche con tutti gli altri lor costumi statici narrati e descritti da C e sare, Tacito ed Ammiano Marcellino. Or , movendo dalla prima opinione sostenuta precipua mente da scrittori Tedeschi per una certa loro inehinevo lezza all'astratto e più per reazione alla miscredenza del secolo passato , ecco le ragioni che ad essa oppone l'a u tore. 1.° Essere il fatto di cui è parola apparso al secolo undecimo e però aver dovuto la cagione aver prima ope rato. » Or in quella sorta di tempi potea forse la Chiesa aver qualche possanza , m a ogni buono effetto il qual d e rivasse proprio dall'indole della religion cristiana , dovea esser contrastato e depresso fra la grossa ignoranza e lo scompiglio e il grido di bestiali e matte passioni ». Con che non s'intende dire il Cristianesimo non avere avuto potere a quei giorni , m a che la sua spirituale e gentil n a tura non potea avere in tanta barbarie e in si profonda ignoranza pieno e libero effetto, ma scarso e poverissimo. In fatti la vera e nobil sua natura troviamo sconosciuta , e praticato solo ciò che avea di più esteriore e formale , e d i C o n c i l i e d i P a p i c o n t r o i t o r n e i , il d u e l l o e d i g i u dizi di Dio gridar vanamente. 2.° Aver senza dubbio il Cristianesimoconferito potentemente a migliorar la condi zionefemminile,ma nonperciòpotersidireche,eman cipando la donna, producesse poi quel puro amore e reli gioso culto che nel medio evo si ottenne , essendo questi due fatti non pur diversi , ma sino ad un certo segno in dipendenti e slegati , di sorta che sonosi appresso s c o m pagnatisempre e fuggiti. 3.° Esser l'amore cantato ne' tempi di mezzo gentile e purissimo, m a si profano e quasi idolatra. Or se si rifletterà che il Cristianesimo immoto e fisamente stretto cogli occhi al Cielo e all'altra vita , come al solo vero scopo dell'uomo , tenga la terra un esilio e transitoria stanza di sperimento , ed abbia sempre temuto che avesse pregio e bellezza ; si vedrà che cosa ·DELLA VOLGAR LETTERATURA. 73 dovesse pensar delle donne , di queste possenti allettatrici de'cuori umani , delle quali non ci ha cosa che più grande e general potere abbia sull'uomo , che meglio e con più forza il discosti e distolga dai celesti e santipensieri. Ecco perchè il Cristianesimo , qual si mostrò nel decimo ed u n decimo secolo , promosse il celibato , popolò di anacoreti i deserti della Tebaide e , riferendo ogni nostra mise ria al malaugurato potere ed alle lusinghe della donna ( di che tristi e multiplici esempi glie ne fornivano le s a cre carte-) vide in costeimen la compagna che la se duttrice é quasi la principal nemica di lui, ed , anzi che confortarci ad amarla , non ha fatto , nè fa tuttavia , che distorci dal porvi affetto grande e terreno , come dal più tenace e periglioso laccio del nostro animo. 4.° Nel Romano impero di Levante , ove più liberamente ed ef ficacemente la Religione Cristiana operò , quel che era suo effetto averlo avuto , migliorar cioè la condizion delle donne , come si può veder nelle leggi pubblicate da Giu stiniano ; m a nessuna ombra trovarsi nelle opere di quel tempo della muliebrità occidentale , niente d' amore che almen puro fosse e gentile.La quale ultima cosa non es sendo giunto a produrvi dopo ben dieci secoli di non contrastato impero ,tanto meno si potrebbe tener come cagione della muliebrità della letteratura d'Occidente quando anche si volesse concedere che qui campo m a g giore egli si avesse.ottenuto. Il che tanto più sembrerà vero in quanto si osserverà quel grande ed universale amore , che nei cristiani poeti de'mezzi tempi vediamo, trovarsi a un di presso in quei paesi ed in mezzo a quei popoli che usaron di avere più mogli e chiuse le ten nero e schiave ; e più nel mezzodi della Francia che in Italia, ove il Cristianesimo dominò maggiormente ; ed es serne rimase le tracce più nella classe cavalleresca e g e n tile che nella media e popolana , sulla quale sempre di L'influenza degli Arabi sulla muliebrità dell'occiden tal letteratura vien rigettata dall'Ajello sull'appoggio delle seguenti ragioni 1.o Perchè non ci si poteva da essi r e care ciò che non avevano , essendo la loro letteratura , come tutta quella delle genti orientali', obbiettiva e sensia gior potere il Cristianesimo fa prova. mag : 74 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA ' bile, e priva interamente ed ignara di quel profondo ed in definibil desio , di quel levarsi dell'animo oltre ai confini del finito e del presente in una sfera più pura e beata che pur cosi spesso accade trovar nella nostra. La qual dif ferenza dell'araba dalla nostra letteratura trova una giu stificazione a priori nel clima , stantechè , secondo l'Ajello , un clima nordico o temperato farà le donne più caste e restie , quindi più stimate e libere , e l'amore più disip teressato e gentile che sensuale ed ardente , ed esprimente anzi il grido e il lamento d'un principal bisogno del cuore che un corporale appetito ; dovechè sotto meridionale e caldissimo cielo , gli uomini poligami ed , invece di dolci e sole compagne , chiuse le donne e soggette, l'amore non rivestirà la stessa fisonomia . 2.° Essere il fatto di cui è parola della natura di quelli che non si possono comunicare da un popolo all'altro , nè procedere da altro che da intrin seca e spontanea cagione. E ciò per non essere l'amore cantato nel medio evo artifizioso o bugiardo , m a sì bene profondamente sentito e spontaneo , e gli usi galanti e c a vallereschi ingenerati e tenuti da universali bisogni e da affetti veraci e potenti tanto che vediamo il culto per le donne penetrato sino nelle leggi barbare , le quali provveg gono sempre a certi e già provati bisogni e non a quelli eziandio che si possono temere . Oltrechè le usanze d'un p o polo possono derivare da'suoibisogni ed affetti, non questi da quelle, massime in popoli giovani e rozzi e però di altera e disdegnosa natura , ne'quali le usanze non sono mai recate e tenute da capriccioso impero di moda o da servile imitazion degli stranieri, come in più colti e vanitosi tempi interviene, ma siderivanodaalcunbisognooopinionicheessiabbiano. 3.° Perchè la storia mostra esser la gaia scienza passata in Ispagna,sededegliArabi-mori,dallaProvenza,checo storo (dappoichè non se ne trova traccia in Oriente, ne le sociali condizioni il concedevano ) ricevettero dai C r i stiani le costumanze cavalleresche , e queste , invece di a p parir prima in Ispagna,poi nella Francia, in Alemagna e finalmente nella remota e divisa Inghilterra , vedonsi apparir prima in Provenza e in Alemagna e in Inghilterra ed assai più tardi nella Spagna che,per la vicinanza dei Mori, avrebbe dovuto prima averle. Perchè infine, se i DELLA VOLGAR LETTERATURA. 75 costumidei Mori non furono indarno pei lor vicini, 'non è da credere che grandi eprofondi ne fossero stati gli ef fetti a cagione delle sterminatrici guerre religiose, e della differenza di culto e di lingua. Al che si aggiunga esser tale la diversità del genio orientale da quel d'Occidente che quel che di arabo si trovi nelle spagnuole scritture e dicristiano nelle arabe si possa agevolmente scorgere. Escluse in questo modo le due prime opinioniche al Cristianesimo ed agli Arabi riferiscono la muliebrità della occidental letteratura , viene l'autore a fermar la sua opi nione , la quale si compone in parte dalla unione delle ultime due", di quella , cioè che ai Germani attribuisce il nuovo culto che ebber le donne , citando Tacito e gli altri romani storici che di loro scrissero ; e dell'altra che , negandolo , il fa singolarmente nascere dalla vita feudale ; opinioni che , cosi sole e divise come sono, paiono al l'autore assai ristrettive ed anguste , e per giunta inelte a spiegar tutto il fatto. Il che , volendosi fare, soggiunge con assai d'accorgimento , è mestieri cercarne la cagione pro prio in grembo e nell'indole dell'età che lo accolse e m o strò ; e però bisogna con ogni studio possibile e partita mente'esaminar quello che costituisce il medio evo , in somma quei generalissimi fatti che mutaron la faccia di Europa,e rovesciando ilRomano Imperio,nascerfecero é detter forma e colore alle nuove società d'Occidente . >> Or principali elementi della nuova civiltà essere il roma no'; il cristiano e il germanico , nè trovandosi il nuovo amor del medioevo nel primo elemento , nè derivar po tendo dal secondo , resta che in ispecie almeno e sopra tutto dall'ultimo derivi. La venuta infatti d'un giovine é poetico fatto non potersi altramente spiegare che per mezzo di coloro che ristorarono la nostra vecchiezza con la robustezza e gioventù loro , e ci affrettarono per la via di progresso e di moral perfezione. E poichè i Germani stanziatisi nelle terre romane eran venuti sotto il doppio ed efficace potere della civiltà antica e della religioncrie stiana , doversi perciò esaminar questo fatto e questo scon tro , considerando i Germani 1.o come genti uscite di tra 1 montana : 2.o come uomini barbari , pur non selvaggi : 3.° come bellicosissimi : 4.° come stanziatisi isolati e di visi per le campagne , indi costituitisi in feudale ordina mento : 5.0 come popoli giovani e vigorosi accostati al potere di una civiltà antica e grande e d’una religione mansueta e gentile. Questo quintuplice modo di copșide rare i Germani , bello senza dubbio e fecondo d'impor tanti applicazioni , produce la suddivisione di questa se conda parte del libro dell'Ajello in cinque capitoletti che riassunti contengono: 1.° Ilfreddo e duro clima , sepa rando e concentrando le famiglie , e impedendo la poli gamia , dar naturalmente preminenza e crescer stima alle donne ; e facendole più schive e pudiche , e di maggior verginal compostezza e matronal decoro dotate , render p e r ciò l'amore assai più puro e devoto , anzi quasi estatico e contemplativo. Con che l'autore non intende dire essere di questa natura stato l'amore delle rozze e selvatiche genti venute sul territorio romano , ma solo che in esse, come abitanti di settentrionali contrade,esser ne dovea la natural disposizione e quasi il germe, il quale , ingenti litisi gli animi , n o n potea rimanersi luogamente ascoso, ed infecondo. 2.° Essere i Germani venuti in Occidente genti barbare si m a non già selvagge e , per lo contatto col Cristianesimo e la romana civiltà, nel secolo undeci mo pervenute a quel giovine stato di coltura che è il primo uscir della barbarie e che eroico o poetico si chia merebbe , in cui l'amore ha più generale e grande effi cacia , a differenza dei tempi selvaggi ove la sola parte brutale e sensibile predomina , e degl'inciviliti ne'quali la civiltà , aguzzando la facoltà riflessiva e scolorando l'im maginazione , toglie ogni prestigio e possanza all'amore. 3.o Essere genti bellicosissime , presso le quali sogliono tenersi in molto pregio le donne ; la qual cosa pruova l'autore con l'esaminare in che mai psicologicamente con sista l'amore, e mostrando ch'è ilcompimento dell'umana natura ; che perciò congiunge proprietà opposte , m a leo gandole armonicamente ; che tutte le qualità virili pos sonsi ridurrre alla fortezza , le femminili alla debolezza ; e che in conseguenza chi daddovero è uomo ed ha in se uso e coscienza di moral fortezza , più inclinar deve ad 76 CONSIDERAZIONI SULLA MOLIEBRITA' DELLA VOLGAR LETTERATUR A. 77 amare , e a stringersi allato il timido e debil sesso ; tap topiù che i forti son più magnanimi e di più aperto e gen tilcuore,eperòpiùproclivi all'amore.Che,natalaca valleria , questa alla sua volta avere assai conferito a cre scere stima edonore alle donne, le quali la storia stessa, in conferma di queste teoriche ,mostra stimate più in Isparta che nelle altre parti di Grecia , ed in Italia più tra gl'indo mabili Sanniti ed i bellicosi Romani che altrove. 4.° A g giugnersi a ciò la feudalità la quale , per lasciar spesso alle donne e fino in seno alla domestica vita un alto e quasi so vrano posto, dovette grandemente aiutare il loro svolgimento morale , e perciò di molto conferire a farle generalmente v e nire in considerazione ed opore , non già come causa unica , non essendo nè cosi generale nè efficace di tanto che possa pressochè sola bastare a rendere ragione del fatto. Nel quinto capitolo finalmente , annodando tutte le sparse fila del suo lavoro , ecco,coine l'autore formola la sua opinione , la quale , per essere stata assai ben rias sunta da lui stesso nell'indicata risposta al Gatti, mi per metterò qui trascriverla. » lo stimo , egli dice , che nel giovanile elemento della società di quel t e m p o , così per la natural disposizione che ne recarono i vincitori per effetto dello stato eroico a cui dopo la conquista per vennero, dell'indole forte e guerresca che maggiormente si svolse tra noi , e della vita feudale nata dalla conquista, fosse il fomite , il germe, e un'inchinevolezza grande ad amare e a stimar molto le femmine. D'altra parte , nel Cristianesimo e nella civiltà romana era 1.o un pensiero é un principio opposto ; 2.° molta gentilezza e moral col tura. Il pensiero e il principio opposto non avea potere di contraddire a quella gagliarda e natural disposizione di giovane società : conciossiache , quanto all'elemento r o m a no , per esser vecchio e stanco , eoltracciò in alcun modo corretto e purificato dalla religion cristiana , se non era in esso l'amor puro e devoto,neppure era l'amor bru tale e la disistima delle età antiche e pagane ; e quanto al Cristianesimo , sanno i miei leggitori quanto poco in quella sorta di tempi valgan gl'insegnamenti , e le caute e fredde ragioni in mezzo al grido e alla forza di caldi e giovani affetti , sempre più avvalorati da tante cagio che 78 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA ' ni,e poidallapresaepiaciutausanza.Rimaneanell'ele mento romano e nel cristiano la gentilezza e la moral col tura ; e perocchè queste non contraddicevapo, alla detta natural propensione , anzi , ingentilendo gli animi e i m o di , aiutavanla e snodavano , furono subito accolte da quelle genti rozze ; chè è nota la spontanea proclività nostra al vero ed al bello, massime quando paion nuovi ed ignoti. In s o m m a , a dirla breve , ciò che nel Cristianesimo e nella civiltà romana era contrario all'amore eccessivo e devo to , fu da giovine e gagliarda forza vinto e depresso ;e ciò che non lo impediva e vietava , m a aiutava e svol geva , fu spontaneamente accolto é voluto. Questa parte io fo all'elemento romano e al cristiano; nė mi spiace rebbe di farla anche agli Arabi in alcuna mapiera , pur chè in sostanza mi sia conceduto ch'eglino , ingentilendo inostri,aiutarono ilfatto,nongiàcomunicandoneilger me , o dandolo già bello e formato ,che è la sola cosa da me contraddetta.» E più sopra lo stesso Ajello dice « Feci vedere che il fatto che io m'ingegdava di spiegare ,mostrava chiaro uno scontro di nuovo e di antico ,di gioventù e dim a turità e quasi una doppia e biforme natura : e che però dovea esser nato da opposti e contrari elementi , o dallo scontro e fusione che io dissi del mondo romano e cri stiano col barbáro'o germanico . Difatto , quanto alla parte giovanile , primitiva e poetica , in Achille è quello a p punto che è nel Tancredi del Tasso ; v'è tutto il verde è la rude e virginal gagliardia di un giovine mondo. Se da Tancredi è diverso , mancagli il :sentir delicato e gentile , e quella fina cortesia , e quella sociale e m o ral raffinatezza'; mancagli insomma l'elemento romano e'l cristiano che soli di tutto questo potevano esser ca g i o n e . E d i o n e l l i b r o il c o n f e r m a i c o l l a s t o r i a , m o s t r a n d o : 1.o che se ci ha luogo in Occidente , dove con quasi pari forza si scontrarono l'elemento romano e il germanico , questo luogo è il mezzodi della Francia , vero anello e temperamento fra la preminenza romana d'Italia e il si gooreggiante spirito franco del settentrione ; e che quivi udironsi i primi canti d'amore , quivi la cavalleria prima apparve : 2.o che a tutti gli altri grandi ed universali DELLA VOLGAR LETTERATURA. 79 i Germani , o certo tanto inferiore a quello delle nostre genti che ne soffrirono l'invasione fatti di quella età è comune il doppio e biforme aspetto del nostro , e quanto alle lettere tolsi ad esempio le cro nache e il poema di Dante , provando in tal modo che questa è la propria rappresentativa sembianza del medio evo , e che però è necessario che ogni grave e universale fatto dei mezzi tempi abbia la stessa impronta e natura . Ecco , se non andiamo errati , la esposizione fedele delle cose dall' Ajello discorse con uno stile , del quale non potrò certamente essere io quello che porterà giudi zio ; m a che alla universalità dei leggitori ha lasciato d e siderare concisione maggiore, e minori proposte e promesse, massime in un libro , comunque di molta sostanza , picciola fare che si vcol dal dei nostri , nacque e vive sotto lo stesso Sole naturalmente all' astratto , costretti , in non dovrà tenermi , che o pullo esso mole pur sempre. Volendo poi dir qualche cosa della questione brevi osservazioni sul merito alcune l'Ajello esercitato sulla nostra letteratura da quei lurchi barbari, i quali mi pesano sull'anima peggio , nè mi par vero ai verso la terra ladizione da loro tanto beneficio. E primamente che , per amor belli ridenti Tedeschi natale , si piacciono gli antichi costumi di che i poeti fan sempre descrivercene l'aurea semplicità di tutta itempi antenati sia venuta pretensione la riforma rimotissimi, condonando che dai loro rozzi e feroci ad essi la strana costumi; non posso comportarmi nellostessomodo con chi , la Dio mercè di Virgilio e diDante.Inclinati , mi permetterò contro il potere anzitratto d'una m a che siavi chi possa riconoscere , perdonando non mai riprovevole i primi che irradiò la cuna difetto di campo , a vagare tra le nuvole , non è maraviglia migliore si sforzino dipingerci vaghi colori.Chiunque esser preoccupato che di quella egualmente riguarda il presente lavoro alla donna , non temerò di affermare , il rispetto , cioè zialmente mostravasi presso i Germani , il loro tempo non si trova nella stessa posizione che antico adorno di tanti . E,per non parte sola de'costumi trat che più spe di da non potersi affatto indicare quale aiuto o incitamento avesse potuto riceverne. Già ormai tutti convengono a non prestar moltissima fede all'opuscoletto sui costumi dei Germani, che Tacito si piacque comporre mosso da profonda indegnazione per i pervertiti costumi de'suoi concittadini. Le memorie dell'antica Roma sono sempre presenti al pensiero di questo venerando scrittore , che , trasportandole là dove crede trovare ancora energia,comunque selvaggia, di vita e mancanza di mollezza e di servitù , sperava puter far vergognare i suoi compatriotti della perdita di quelle virtù cheu n tempo formarono la loro gloria e potenza , ed eran passate ad abbellire la vita di u n popolo ta nto ad essi per intellettual coltura inferiore. O che iom'iną ganno , o certo quanto di buono attribuisce Tacito, ai Germani s'appartiene ai primi tempi della romana virtù. Dimostrarlo importerebbe oltrepassare ilimitidel presente articolo , nè per fermo varrebbe molto alla soluzione della questionecheho peroratralemani.Pure,ammessoche i Germani pensassero essere nelle donne qualche divinità re e provvedenza e che tenessero conto de loro consigli e sponsi , non saprei facilmente comprendere come possa ciò aver contribuito, per quanto sivoglia menoma parte, a quello spiritualismo d'amore che nel medio evo ebbe vita. Quella stessa opinione che Tacito attribuisce aiGer mani la storia ha segnalato ne'selvaggi dell'America e n e gli antichi Galli e nei Romani stessi, presso i quali le Sibille e le maghe e le facitrici di sortilegi, femine tulle e credute inspirate , dimostrano la generalità della stessa credenza figlia, come par sia chiaro,del Paganesimo.Ne questa credenza stette meno in compagnia d'uno amor tutto materiale , anzi presso di alcuni popoli colla disistima delle donne , come massimamente presso i Germani ,.i quali , staudo allo stesso testimonio di Tacito , in nes suna considerazione civile le aveano . M a di questo così lontano ed Oscuro tempo sarebbe inutile cosa occupar ci, potendo gli stessi Germani essere considerati più da vicino , quando , cioè , si son fatli vedere in mezzo di noi , fuori delle loro selve natie : tanto più che lo stesso Ajello conviene esser quell'asserzione priva d'ogni psico logico e scientifico fondamento, nè bastare fermarsi a' 80 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA' 1 soli Germani , ma esser necessario venirli seguitando noi conquistati paesi , e vedere e notare come vi simutino e sfigurino per il poter della romana civiltà ed anche della religione che vi trovano già stabilita e potente. Nella qual trattazione progredendo ,l’Ajello ba poi,come bo disopra fatto vedere , lasciato una parte molto importante ai G e r mani sul mutato aspetto d'amore, poggiandosi a ragioni le quali non mi sembrano tali da non poter meritare ós servazione alcuna in contrario.Esse infatti si presentano a prima vista sfornite di qualsiasi appoggio storico , e ri vestono un carattere a priori , di che l'autore stesso pare si compiaccia e faccia pompa a disegno. Il suolo romano , egli dice , era occupato da genti venute di tramontana , barbare non selvagge , bellicosissime e giovini accostate al potere d'una civiltà antica e gran de , e d'una religione mansueta e gentile , stanziatesi iso late e divise per le campagne e poi costituitesi in feudale ordinamento. Or se in mezzo ad esse poste in tali con dizioni muta sembianza l'amore e di passionato e caldo si fa più puro e quasi contemplativo , fa d'uopo ad esse genti in quel m o d o considerate recarne la cagione . C o n ciossiacchè gli uomini del settentrione, ove ledonne sono naturalmente più che altrove libere e stimate , amano d'uno amore più modesto e divoto , benchè non irrequieto e tor bido ,,e giunti sul territorio nostro si trovarono non solo in uno stato di eroismo in cui l'amore ha più generale e grande efficacia , m a forti abbastanza di tutta quella fortezza che è madre di generosità e magnanimità, produttrici esse sole di vero e nobile amore. Queste ragioni, comunque con tanto ingegno e forza di ragionamento dall'autore discorse , non m i sembrano gran fatto ammessibili. Ed in vero parmi che dopo aver con inolta giustezza l'autore osservato non doversi pene trare nelle selve dei Germani per ispiegare i costumi che essi mostrarono in tempi a noi più vicini , siasi poi di questa verità dimenticato nel corso del suo ragionamen to. Or se la nuova letteratura cominciò dopo più secoli da che i barbari si erano stanziati sul nostro territorio dopo che l'invasione era da lunga pezza compiuta , ed il medio evo si andava già luminosamente svolgeodo , non so DELLA VOLGAR LETTERATURA. 81 6 che abbiano a fare con noi gli usi, anche dati per veri, della Scandinavia o della Pannonia , le abitudini di po poli nomadi e feroci con quelle di società costituite e ci vili. Già molto tempo prima che venissero a stabilirsi tra di noi , i barbari aveano subito tutto il potere della nostra civiltà , e quando poi lo stabilimento fu fermato e cessò l'opera delle arsioni e delle rapine , essa li dominò c o m piutamente e di quel che era proprio dell'antica vita nulla potevano più ritenere , nè ritennero. Che si dirà dopo più secoli passati in tale nuovo e tutto opposto ordinamento e condizione di vivere , il quale delle loro selve restar non dovea nemmeno la reminiscenza ? So che l'Ajello vorrebbe solo gli si concedesse essere ne'Barbari la natural dispo sizione e quasi il germe il quale , collo ingentilirsi degli animi , produsse poi il suo frutto. Ma per i primi venuti quella disposizione , anche concedendosi , dovea restare bene annullata e sparire nel caldo dei combattimenti e delle stragi e d'una conquista assai fresca. I loro figli doveano nascere ,e naquero infatti , romani , nè quindi poteva passare in loro una disposizione tutta propria dello stato selvaggio di cui non aveano cognizione , massimamente che quel rispetto della donna non era in essi la conse guenza del sagro principio dell'uguaglianza dei dritti trai due sessi , e che , non avendo una tradizione a custodi re , poco dovea restare o nulla si conservò tra di loro delle antiche memorie. 82 CONSIDERAZIONI SCLLA MULIEBRITA' Nella quale opinione sempre più mi vado confermando quando contemplo più da vicino icostumi di colesta gente . Chi non conosce la poca pudicizia di Basina madre di Clodoveo , di Fredegonda moglie di Chilperico, e di B r u nebaut regina di Austrasia ? « Basterebbero , dice il chia rissimo e dotto Cesare Balbo , i fatti di Rosmunda e di Romilda amostrare lanativaferociade'Longobardi,come quelli di Gundeberga e di Teodora ad accennare tal b a r barie alquanto ingentilita e dalla principiante cavalleria e forse anche dal loro conversare cogľ Italiani » (1). non sa che nel più antico poema dell'Allemagna , quello dei Niebelungen,» l'amore vi prenda poca parte nelle azio (1) Vita di Dante. (1). Chị DELLA VOLGAR LETTERATURA. 83 ni , i guerrieri s'interessino a passioni diverse dalla g a lanteria , le femine poco compariscono , non sono l'og getto di culto veruno e gli uomini dalla unione con loro non sono nè inciviliti, nè resi più mansueti » , che gli antichi Germani vi compariscono furbisfrontatamente , mancatori di fede e bugiardi ? Chi sa in s o m m a quanto erano pessimi i costumi di queste genti ,o che si consi derino sul loro suolo , o nel primo contatto con noi , potrà dire se mai poteva essere in loro disposizione alcuna al culto della donna , ed ad uno spirituale e puro amore . Al qual proposito mi si permetta appoggiarmi all'autorità, di uno storico riputato di nazione Tedesca , e pero poco sospetto , il quale , cominciando dal riconoscere che la sola trasmigrazione operi un rivolgimento in tutta la maniera di essere , rompe quasi tutti i legami della vita domestica, nè a riparare questi mali offre il m e n o m o rimedio , onde l'anarchia ed il mal costume si dilatino per ogni dove e da per tutto recano il disordine e la devastazione ; finisce col mostrare lo sfrenato e terribile disordine in che , quan do posero stanza in Italia , si trovarono i Longobardi , miscuglio di generazioni racimolate da tutte le parti del mondo, popolo di rotti costumi e stato però di pernicioso impero sui suoi disgraziati vicini (1). E questo che il Leo dice dei Longobardi dicasi pure dei Franchi , la discesa de'quali in Italia fu per questo bel paese, come sempre, la più terribile sventura che la provvidenza nell'abisso del suo consiglio gli abbia giammai preparato. Dopo le quali osservazionituttenon sipotrànonconchiuderechesemai in quelle genti originariamente germane si mostrò qual che cosa che sentisse di rispetto alla donna o di spiritua- lismo d'amore , fu perchè la nostra civiltà le investi c o m piutamente , perchè sispogliarono del primo uomo , e non più Germani,ma RomanioItalianituttidiventarono.Chè lo spiritualismo non si alimenta nell'amore se non collo sviluppo dell'intelligenza , e spirituali,e mistici veramente non furono nel medio evo che Petrarca e Dante , i più grandi uomini di quei tempi e de'posteriori. Si vegga dunque se in quei petti di bronzo dei barbari poteva mai (1) Leo , Storia d'Italia. conservarsi nascosa e risplender poi una fiamma che sola a cor gentile si apprende , e da rozzi e disleali uomini maravigliosamente rifugge. Posso però dispensarmi dal con futare quella generosità e magnanimità che loro l'Ajello attribuisce , poichè se mai possono dirsi quei barbari forti di quella specie di fortezza che è di generosi sentimenti produttrice, lascioal lettore pensarlo. E qui parmi il luogo di far notare il poco conto te nuto dall' Ajello degli effetti prodotti sui barbari dalle loro trasmigrazioni , errore essenziale , perchè la società ger mana , come è stato ben detto , fu modificata , spatura ta , disciolta dall'invasione , ed il suo organizzamento so ciale peri come quello dei popoli invasi , gli uni e gli altri non mettendone in comune che gli avanzi. Oltrechè ( colla profondità sua solita osserva ilTroya ) « la grande trasmigrazione di genti dovè necessariamente nel corso di più secoli trasmutare la faccia ed i parlari della Germania di Tacito. Negli ultimi anni di Attila gli ottimati degli Unni eran divenuti Romani pel lusso , e l'intera nazione in Europa godeva di stabili sedi che le facevano aver men caro il suo antico viver da pomadi . . . . Le antiche razze celtiche della Pannonia si eran confuse da lunga stagione coi Romani , e quella provincia feconda sempre d'impe ralori avea fin dai tempi di Diocleziano pressochè rimu tata la popolazione con le moltitudini sempre crescenti de'nuovi barbari sopravvenutivi. La lingua tuttavia e le discipline romane prevalsero per molte età nella Pannonia , e quando i Longobardi vi entrarono , già molti discen depti di quei nuovi barbari eran divenuti romani. Pur non credo che gli Unni ed alcuni altripopoli , de'quali ho toccato fin qui, avessero perduto l'interaloro natura dopo Attila, sebbene abitassero nell'imperio. Ma il tempo ed il vivere sul suolo romano cancellarono finalmente anche in tali barbari l'impronta della loro indole natia » (1). (1) Storia d'Italia. Uno dei più profondi e coscienziosi layori usciti alla luce in questo secolo. 84 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA' Dopo le quali osservazioni non riusciranno molto ef ficaci tutte le ragioni desunte dal clima c h e l'Ajello p r o duce in sostegno della sua opinione. Volere infatti assu DELLA VOLGAR LETTERATURA. 85 mere che nei paesi meridionali sieno più bramose e sfac ciate le donne , e sotto freddo cielo più schive e pudiche, non mi sembra possa essere appoggiato dai fatti. Chè l'ot timo autore non potrebbe certo asserire più delle fioren tine e milanesi donne essere schive e,pudiche le tede sche , più delle napolitane o greche giovinette le donne di Francia , o d'Inghilterra ; la pudicizia non dipendendo totalmente dal clima , m a nella massima parte dall'edu cazione , dal principio morale e buon senso più o meno sviluppato di ciascheduna nazione. Naturalmente le genti di un clima meridionale sono dotate di una sensibilità m a g giore di quelle che vivono a settentrione , m a la posizione de'due sessi è relativamente uguale nelle due contrade. Se le donne del nord sono poco sensibili, per far sentire i maschi bisogna scorticarli ; quindi la diversità del clima importerà a spiegare la maggiore o minore ardenza del l'amore ; ma in quanto a quel misticismo o , mi si la sci pur dire , platonismo dell'amore , pon saprei ben v e dere in che ilclima vi possa contribuire , essendo una cosa tanto poco del corpo che tutta nella regione dello spirito risiede. È in questo senso che io trovo giustissima l'interrogazione del Gatti.- Come può un fatto che ha per condizione naturale le nebbie ed i ghiacci del nord trasportarsi e fruttificare ugualmente sotto il sole del m e z zogiorno ? Alla quale interrogazione non è certo adequata risposta dire che il fatto non era indigeno dei Germani, m a che questi ne portarono con loro il germe , il quale sbucciò poi per opera dello scontro e della fusione dei vin citori coi vinti. Questo germe portato da un clima lon tano e freddo in uno meridionale, e che aspetta quisilen ziosamente per più secoli per poi finalmente , cessati gli urti dei barbaricon uomini civili e compiuta la fusione, uscir fuori come la ranocchia dopo la tempesta , io m'inganno , o è troppo malagevole cosa a comprendersi. Nè posso ancora convenire coll’Ajello che il freddo e duro clima faccia di sua natura libere e più stimate le donne , quindi più divoto e rimesso l'amore , parendomi la storiacontraddir del pari a tale asserzione tanto che non mi sarebbe difficile mostrare la miglior condizione delle donde essere stata in ogni tempo in ragione inversa della (1)Non inviderunt,èlabellaespressionediLivio,laudessuasmu lieribus viri romani , adeo sine obtrectatione gloriae alienue vivebatur ; monumento quoque quod esset, tcmptum Fortunue muliebri aedificatum dedicatumque est. 86 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA' freddezza del clima . E per non dilungarmi di troppo , io non so se mi si possa negare l'importanza da esse olte nuta presso il popolo Ebreo , e la continua bella mostra che vi fanno , e se possano mai obbliarsi ibei caratteri di Debora e di Giuditta , della profetessa Olda , di Rut , di Sara , di Rachele , della moglie di Tobia é d'innumere voli altre , e la venerazione di che gli Ebrei le circonda vano , ed il purissimo amore di che furono l'obbietto , e tutta finalmente la legislazione Ebrea che in tanta con siderazione , a preferenza delle altre genti,le avea. Chiaro argomento che n o n le nebbie ed i ghiacci , non la fero cia brutale delle orde vaganti producono stima alle donne e danno purità all'amore , cose poste naturalmente nella ragion diretta dello sviluppo del pensiero e dell'incivili mento , e della migliore organizzazione individuale d'un po polo. Ecco perchè la donna fu sempre in Italia più che altrove , avuta in pregio e stimata. Senza parlare della scuola antica italiana o pitagorica , che dir si voglia , e degli antichissimi costumi Etruschi, presso i quali le donne aveano molta importanza , Enea fonda una cillà e dal nome disuamoglie lachiama Lavinia.SonledonneSabineche s'interpongono frai combattimenti del Capitolino e riducono gl'inferociti guerrieri a concordia , ed il nome di esse è imposto alle curie di R o m a . Fra il duello degli Orazii e de'Curiazii comparisce lagrimosa la sorella de'primi, e b a sta la morte di lei a sospendere il gaudio pubblico della città. In tutti gl'intrighisuccessivi del regno (come sem pre in Italia )le donne figurano. La libertà di Roma è consolidata col sangue di Lucrezia , come più tardicon quello di Virginia , e l'ardire e magnanimità di Clelia viene eternato con una statua equestre. Veturia respinge le armi parricide di Coriolano, è cosi tanti e tanti altri racconti che conservatici dal canto delle tradizioni mostra no potentemente la verità di ciò che assumemmo di sopra. Fu a Roma innalzato un tempio alla Fortuna muliebre (1), e fu dato il primo esempio di onori pubblici alle donne, 1 DELLA VOLGAR LETTERATURA. 87 le quali vi sentivano in tanto alto grado la propria dignità e tanto vi aveano d'importanza che spesso si dovettero le pubbliche assemblee occupar di loro che vi si presentavano con petizioni e di tumulti l'empirono . In R o m a aveano le donne il passo per le vie , non si poteva fare o dir cosa disonesta in loro presenza , i giudici capitali non potevano citarle e coloro che le citavano in giudizio non potevano toccarle , ut , dice bellamente Valerio Massimo , inviolata manus alienae tactu stola relinqueretur. Chi non conosce le sorprendenti prerogative delle Vestali ? Camminavano pre cedute da u n littore ; incontrandosi con loro i consoli ed i pretori abbassavano , in segno di riverenza , i fasci; a n davano in cocchio anche quando gli altri per legge nol potevano ; avevano distinto sedile negli spettacoli ; la loro dichiarazione in giudizio avea forza di giuramento , ed u n reo di morte , che avea la fortuna d'incontrarsi con lo ro , rimaneva assoluto. Tanto la verginità era in onore ! Ecco perchè quelle che eransi rimase contente d'un sol matrimonio , corona pudicitiae honorabantur , e Spurio C a r vilio, comunque per tolerabile cagione , dice Valerio M a s simo , avesseripudiato sua moglie , non fu meno segnato di reprensione come colui che avea la fede coniugale al desiderio di figli posposta. Il matrimonio era la comunione di tutt'i dritti divini ed umani , ed era veramente bella l'istituzione della D e a Viriplaca , nel cui tempio i coniugi in discordia concorrevano. Dea , dice lo stesso autore , coși chiamata perchè placava i mariti , degna veramente di essere onorata e riverita anzi adorala quanto altro I d dio , utpote quotidianae ac domesticae pacis custos , in pari iugo charitatis ipsa sui appellatione virorum maiestati debi tum ac feminis reddens honorem . Tralascio di ricordare co m e usciti dell'infanzia i fanciulli eran dati in educazione ad una donna rispettabile del parentado , e come sino alla età di quattordici anni aveano essi comuni colle fanciulle gli studi della puerizia , e la esțesa coltura delle donne romane , massime negli ultimi tempi , come di cosa ormai troppo vulgare. Si che possiam dire col Michelet che par v tendo pressogl'Indianidall'amormistico,l'idealedella o donna riveste presso i Germani i tratti d'una verginità » selvaggia e d ' u n a forza gigantesca , presso i Greci quelli » della grazia e della scaltrezza , per giungere presso i R o v mani alla più alta moralità pagana , alla dignità virgi ne nale e coniugale (1). Ma , per venire a tempi più vicini » in mezzo allo universal degradamento , dice uno storico, ilcui nome sarà pronunziato sempre con riverenza, le dame romane non aveado perduto l'avvenenza e l'in gegno delle antiche matrone ,e d erano perciò assai p o tenti. Anzi non ebber mai le donne tanto credito presso alcun governo , quanto n'ebbero le romane nel decimo secolo . Sarebbesi detto che la bellezza aveasi usurpato i drittidell'impero »E qualèilpaese,esclamailLeo,ol tre l'Italia , dove la bellezza delle donne non dirò che accese, ma solafecerisolvereipopoliallaguerra?dovele donne hanno più lungo tempo dominato, non pur ne'negozi temporali , m a in quelli che appartengono alla coscienza ? » Nè questa tradizione è stata,o potràessermai interrotta, chè vive e spira ancora nelle donne d'Italia tutto ilsor riso di questo cielo d'incanto , tutta la maestosa dignità di chi sentesi nato a grandi cose , ed esse inspireranno per sempre l'ingegno dei poeti e degli artisti,e saran nostra guida e consiglio nel periglioso progresso della vita. Esclusa cosi qualunque specie di potere dei Germani sulla mutata sembianza di amore , penso doversi dire al (1) Histoire Romaine. Cito con tanto più di piacere questo scrittore in quanto che egli è uno de'pochissimi serittori di Francia i quali dotati di molto ingeguo e buon gusto si giovano delle cose degl'Italiaui rendendo loro giustizia. 88 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA ' Si vegga dopo di ciò se ilfreddoe duro clima renda più stimate e libere le donne , e quindi rimesso e più di voto l'amore. Al mio modo di vedere, se l'amore può essere ardente e bramoso senza che perciò abbia nulla di spirituale e di contemplativo , quest'ultima qualità non può star però senza la prima.Petrarca e Dante non avreb bero sublimato a tanta spirituale altezza i loro amori se 'amato non avessero ardentissimamente. È la storia di tutti gli amori nel medio evo. Come dunque il fatto in parola o la muliebrità potea venirci dai freddi amori dei fred dissimi uomini del nord ? DELLA VOLGAR LETTERATURA. 89 trettanto della feudalità , opinione sostenuta da uno scril tore di Francia troppo sventuratamente conosciuto , e dal l’Ajello modificata con quel buon senso a lui proprio , e sull'appoggio di ragioni che a m e sembrano sufficienti per escluderla del tutto . » N o n solo ( son parole sensalissime dello stesso Ajello ) perchè a și grande effetto ella è trop po scarsa e lieve cagione , ma e perchè non è cosi ge nerale , nè efficace di tanto che possa pressocchè sola b a stare a render ragione del fatto » È di vero ( è lo stesso Ajello che ripete queste già conosciute ed indubitabili v e rità ) in Italia non è stata mai o pressocchè nulla , per chè le città conservarono l'antica preminenza sulle c a m pagne , e gli uomini vissero anzi raccolti nelle prime che divisi e sparsi per il paese , per non dir che proprio in quelle parti , dove pria vigorosa ed ardita levò il volo l'italiana poesia , furon tosto i signori o invogliati o co stretti a lasciar le castella e a venirne ad abitar le città. Anche in Ispagpa ( per la subita invasione , o per non essere stato m a i quel paese fuor che in picciola parte s o g getto a Carlomagno )o non furono feudi, o almeno in quel modo che in Alemagna in Francia e inInghilterra. Eppure non si potrebbe dire che le donne italiane o spa gpuole fosser molto meno stimate che le francesi , nè che la poesia in quelle due meridionali contrade mostrasse uno amor manco devoto e gentile » Ciò posto ,trovo chiaro che non si debba sul fatto in parola attribuir potere alcuno alla feudalità , conciossiacchè, per potersi un fatto chia mar legittimamente causa dell'altro, è mestieri che siasi mostrata trai due una connessione necessaria e continua, e , dove apparisca o manchi l'uno , l'altro apparisca o manchi delpari. E questi requisiti abbiam veduto non convenire alla feudalità , perchè non stata in quei luoghi ove la letteratura ebbe più notevolmente quel che l ' A jello chiama muliebrità . Si perdoni quindi a chi , con u n m o d o di giudicar tutto francese , crede spiegare ogni cosa con una causa sola , comunque non apparsa d a d dovero che sul territorio di Francia , e che , non v e dendo al di là della Senna , cerca con quella miseria di fatti che gli colpiscono lo sguardo metter fondo a tutto l'universo. Il buon senso d'un Italiano non poteva m o strarsi impacciato ugualmente , massime in riguardo alla feudalità , la quale tra noi o non fu mai , o certo non vi si mantenne che come una eccezione , in guerra continua col nostro modo di pensare e di sentire, senza importan tanza , senza metter mai radice nei costumi. ciò che in ogni tempo ha segnalato il carattere degl'Italiani , o m a g giononall'uomoma aiprincipi,battersinonperun'in dividuo ma per una idea e che è stata la causa della loro grandezza intellettuale e debolezza politica. Pure nel viver disgregato e locale dei barbari con stituiti in feudale ordinamento crede l’Ajello essersi svolte e rafforzate le domestiche affezioni ed aiutato lo svolgi mento morale delle femmine , ed aver quindi molto contri buito a dar loro pregio e riverenza. Alla quale opinione io non posso soscrivermi ,perchè non mi pare che nella vita isolata dei castelli e di continua guerra possano raf forzarsi le dome stiche affezioni , e molto meno aquistarvi pregio le donne , ed avere impero sull'animo d' un signore assoluto e brutale e costretto a trattar continuamente le armi , nè d'altro bramoso o sciente. Chè in una vita tutta di sospetto e di disgregazione fisica e morale , la donna lontana dal consorzio delle genti , nè conosciuta che dal solo feroce obbligato compagno della sua vita, non è altro d'un fiore che non olezza, o a cui non giungano gli sguardi delle innammorate giovinette. Ora dicasi se ne'costumi feudali poteva rattrovarsi in uno stato tale da trarre i caldi sospiri degli amanti e i teneri passionati versi degli erranti trovatori. Certo la privazione eccita il desiderio e il fa più che mai bramoso ed irrequieto , m a egli è pur vero che n o n si desidera l'ignoto , e le donne racchiuse nei feudali castelli erano appunto uno ignoto che non può desiderarsi. Quindi , se ci ha luogo dove le donne potevano aquistar pregio , erano per fermo le città italiane o i c a stelli de'Signori nel modo come stavano in Italia, 90 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA' ne' quali le donne erano si custodite, ma non sottratte agli sguardi degli amanti. A ciò si aggiunga l'estrema ruzione dei costumi feudali cor nella lettera tura di quel tempo le tracce più capaci di fare arrossire la gente ; la violenza e le rapine che essi concedevano largamente si più a lungo durarono in Germania , e pochis , che lasciarono DELLA VOLGAR LETTERATURA . 91 simo , come è chiaro , in Italia. Nè si potrà fare a meno di conchiudere che la feudalità nè per se stessa , nè in concorrenza di altre cause poteva dar gentilezza all'amore , nė vi contribui in realtà , perchè l'amore fu veramente gentile e purissimo in Italia , dove la feudalità non ebbe vita , o almeno fu preminenza della vita cittadina che p o g giava sopra principi di opposta natura. Oltrechè non do vrebbe dimenticarsi che il principio della esclusione delle femmine dalla successione dei loro congiunti,almeno in con correnza coi maschi , fu un principio tutto feudale e ri messo in vigore tra di noi dai Germani , poichè già nella legislazione giustinianea era per opera , come par Ed a questo luogo mi si permetta osservare quanto poco al vero s'appongono coloro i quali sostengono averci i barbari trasfuso il sentimento della indipendenza perso nale , e la feudalità aver fatto valere in Europa ildritto della personale resistenza. Chè non so se quelsentimento si trasfonda mai negl' individui distruggendoli o rendendoli schiavi , e se ottimo mezzo possa essere la scimitarra dei barbari per coloro che sventuratamente ne sentivano il peso , ed erano in quel modo conci che tutti sanno , sostituendo alla maestà dell'imperio la forza brutale ed il governo ditantipicciolitirannotti.Nè sosequalsentimento e dritto possa svolgersi in tale sorta di tempi , ne' quali l'uomo era considerato come proprietà dell'altro uomo, e l'uno dominava sull'altro , non in forza d'idee comuni ad e n t r a m b i , m a p e r s e s t e s s o e d il s u o c o m p a g n o , il c a p r i c cio. Certo ove mi si dirà coll'Ajello che i barbari » ri storaron la nostra vecchiezza con la robustezza e gioventù loro , che ci fecer quasi nuovamente bollire e correre per le vene il sangue , che a colpi di aste e di spade ci scos sero e ci affrettarono per la via del progresso e di moral perfezione » , è questo un linguaggio che intendo , ma quando si dirà che gli stessi barbari ci trasfusero il sen timento della indipendenza individuale , non mi verrà fatto d'intenderlo ugualmente. Conciossiacchè l'indipendenza non si sostiene che in forza d'una idea,ed ibarbari non ci portarono alcuna idea puova. Al che mi pare avere splendidamente supplito il Cristianesimo ed in particolarità . ro , del Cristianesimo , all'intutto scomparso . sia chia e 92 CONSIDERAZIONI SULLA MULIEBRITA', ECC. la Chiesa Romana (1).Fu questa che sola in quei tempi si oppose al soprastanteimperio della forza bruta con tutta l'energia della sua gioventù , cheproclamò altamente l'in dipendenza del pensiero e dell'opinione, e svegliò quindi negli animi quel nobile sentimento di dignità personale che i barbari avrebbero suffocato chi sa per quanto tempo e stette in quel mar burrascoso del medio evo come ter ribile e continua protesta contro le usurpazioni della for za. Fu ne'municipi d'Italia che il dritto di resistenza si svolse ed, attulito solo per poco tempo , primamente ri surse con più forza a vita novella. Cosi è a questa Niobe delle nazioni che l'umanità dovrà esser grata della sua civiltà presente , a questa veneranda vestale che non ha cessato mai di vegliare per mantener sempre vivo il fuo. co sagro dell'incivilimento. ( Sarà continuato ) ( 1 ) E c c o c o m e u n u o m o d i c u i il n o s t r o p a e s e si o n o r a , L u i g i B l a n c l ı , s'cspriineva nell'antecedente fascicolo di questo giornale a proposito dello stabilimento dei Normanni in Inghilterra » Or la conquista e lo stabili iento dei Normanni inInghilterra , non ostante che ilCristianesimo avea proclamalo il rispetto dell'uomo indipendentemente dalla sua condizione o dellesuecircostanze accidentali,ma perchè dotatod'intelligenza,di li bero arbitrio e di risponsabilità , non tenne conto di questo alto e salutare principio , e considerò l'uomo vinto come cosa e non come persona ,fatto peresserpossedutoe nongovernato».DicasilostessodeiFranchi,deiLon gobardi , in riguardo ai quali l'opera su cennata del dottissimo Troya ha p o r tato una luce immensa. Ogni buono italiano farà voti che lunga basli li vita a questo nostro concittadino onde possa menare a fine il suo cosi bene incominciato lavoro.
Thursday, October 14, 2021
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