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Monday, February 14, 2022

GRICE ED ORESTANO -- la concezione del valore

 I valori egoistici risultano perciò espressi con le lettere (1) Ibid., p.-109-110.  170 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI 96, T e e te1 Hay Ja, Un Un, 99, Tv Uy: gli altruistici con le lettere: i neutrali colle lettere : Ym Siccome il Meinong non si propone di dare una teoria compiuta deifatticoncomitantidelvalore,ma solodianalizzaretalunicasi va   IL VALORE MORALE SECONDO IL MEINONG 171 speciali, così, per evitare complicazioni, quando adopera i simboli senza l'indice intende significare i valori egoistici. Questisimbolipossonoesprimerebeni,ma anchelevolizioniad essi riferentisi. Per indicare le volizioni il Meinong adopera gli stessi segni fra parentesi. Infine per semplificare il calcolo egli suppone,di regola,che la circostanza concomitante sia sempre una sola,la quale insieme alla volizione formi ciò che egli chiama binomio della volizione. Se le circostanze sono più,allora si forma un polinomio (1). La precedenza della lettera in un polimonio o binomio indica il valore principale desiderato o attuato. 130. - In che modo i fatti concomitanti del valore sono connessi collo scopo della volizione? Siccome ogni scopo di voli zione è anche un oggetto di valutazione, la domanda può formu larsi, in termini generali, così: come dei valori possono entrare in connessione tra loro? Si noti però che la connessione deve sta bilirsi prima del cominciamento della volizione,giacchè questa deve tenerne conto. Le coesistenze casuali restano naturalmente escluse. Tra lo scopo dellla volizione e l'oggetto della valutazione conco mitante possono correre le seguenti relazioni: 1. Identità: ciò che il vero artista crea non soddisfa lui sol tanto, egli apparirà sempre in qualche modo come un beneficatore di tutta una sfera di uomini. 2. Coesistenza di più qualità di una stessa cosa o anche di piùcose:peresempio,untalevuolcomprareunpianochehaun b e l t o n o , m a il p i a n o h a a n c h e u n a c a t t i v a m e c c a n i c a ; o u n c a n e da guardia molto vigile, il quale però morde ;o una macchina che lavora bene,ma che fa rumore e fumo,ecc. 3.Nessocausale,nelle sue dueforme:a)loscopoècausa d i c o n s e g u e n z e v a l u t a b i l i ; c h i, p e r e s e m p i o , p r o m u o v e il m o v i m e n t o e l ' i n d u s t r i a d e i f o r e s t i e r i, m i r a a d a r r i c c h i r e il p a e s e , m a a n c h e lodemoralizza;b)loscopononsipuòraggiungerechecomeef fetto di dati valori morali ; per esempio, un fabbricante per  1 ( 1 ) I b i d ., p . 1 1 1 - 1 1 5 .   Ora torniamo alla domanda principale: in che modo il valore morale di una valutazione dipende dai valori concomitanti, e,in caso di binomio, dal valore concomitante? 131. – Noi abbiamo distinto quattro categorie di valori, g, T, u e u , le quali si applicano anche ai fatti concomitanti. Peròilcasousipuòomettere,perchè non accadràmai,chesi voglia un proprio non-valore per sè stesso. Rimangono così tre possibilità, le quali, liberamente combinate, dànno dodici casi che costituiscono la tavola dei valori. Per l'esame di questi casi bi sogna pensare, che ad un oggetto di volizione si aggiungano gli altri come fatti concomitanti, e osservare le variazioni di valore che questo intervento produce. 1. La volizione positivamente altruistica è data dalla for mula (Y).Ilmomento più importante è qui l'associazione della c i r c o s t a n z a c o n c o m i t a n t e u , il p r o p r i o d a n n o . È e v i d e n t e c h e l ' a g giunta di questo secondo momento accresce il valore di (i) e di tanto,quanto più grande sarà il sacrificio proprio. Indicando il valore con W ,si avrà dunque: W (ru)> W V ). Se invece si aggiunge u, il danno altrui,sia di persone estranee al rapporto (quando per beneficare uno si danneggia altri),sia dello stesso beneficato (quando il beneficio produce pure un male al beneficato ), allora il valore della volizione con questa circostanza concomitante diventerà minore. E la formula sarà: W (ru)< W (r). Se la circostanza concomitante è pure in favore del beneficato, allora la formula sarà indubbiamente :  172 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI guadagnare di più deve migliorare la condizione materiale dei suoi operai (1). (1) Ibid., p. 115-117. W (rr)> Wr .   glianze : IL VALORE MORALE SECONDO IL MEINONG 173 Invece l'aggiunta del vantaggio proprio al bene altrui nè dimi nuisce,nèaumentailvalore.Quindisiavrà: 2 . L a v o l i z i o n e e g o i s t i c a è e s p r e s s a d a l l a f o r m u l a ( 9 ), l a m o dificazione più grave qui si ha, quando al caso (g) si aggiunge la circostanza del male altrui v.Allora si avrà: W(gu)<W(9). Se la circostanza concomitante è invece r,il valore della voli zione egoistica si eleva.La formula diverrà quindi: W(gr)>W(g). Che poi alla volizione egoistica si aggiunga la circostanza secon daria di un altro proprio vantaggio o anche di un proprio danno, non modifica il valore di (g). Si avranno quindi le due egua W (99)= W (g)= 0 W(gu)= W(9)=0. Così pure si aumenta il non -valore, se oltre al danno principale si aggiungono altri danni.Epperò: W (UU)< W (U). Per quanto il caso sia inusitato, si può prevedere anche,che al male altrui si associ una qualche conseguenza buona,indiretta,  W (rg)= Wr. 3. La volizione altruistica negativa o anti-altruistica è espressa con la formula (U).Se per attuare il danno altrui, si fa anche il danno proprio u,questa circostanza aggrava il male e aumenta il non-valore. Si avrà quindi: W (uu)< W (u).   174 PARTE II·SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI W(UY)>W(u). Il fatto concomitante della propria utilità non aggiunge,nè toglie al valore della volizione principale anti-altruistica.Si avrà quindi l'eguaglianza : W (ug)= W u ). La somma dei risultati ottenuti si può disporre nel seguente quadro : W (rr)> W (v)? W (gr)> W (g)? W (ur)> W (U)? W(yg)=W(r) W(99)=W(g)=0 W(ug)=W(U) W(ru)<W(Y) W(gu)<W(g) W(UU)<WU) W(ru)>W(V) W(gu)=W(g)=0 W(uu)<W(U) Da questo quadro si rileva,che le circostanze concomitanti con segno negativo non sono più feconde di effetti di quelle con segno positivo.Di queste ultime,g non modifica nulla, e r non dà risul tatisicuri,come indicailpuntointerrogativo.L'influenzadeifatti concomitanti si può dunque riassumere così:, agisce aumentando d e b o l m e  n t e il v a l o r e ; g n o n m o d i f i c a n u l l a ; u d i m i n u i s c e g r a n d e mente il valore;u opera secondo lo scopo della volizione ora au mentando, ora diminuendo e ora non modificando il valore. Si è già detto che sarebbe unilaterale il voler giudicare del valore morale di una volizione dallo scopo;che però,in quanto lo scopo prende parte alla determinazione del valore,l'altruismo positivo è buono,l'egoismo è indifferente,l'altruismo negativo è cattivo.Ora è importante constatare, che il senso in cui i tre m o menti valutativi operano sui fatti concomitanti è completamente lo stesso (1) 132 . La validità della tavola dei valori, dianzi tracciata,  ma pure prevista. Allora il non-valore si ridurrà, nel modo indi cato dalla ineguaglianza: ( 1 ) I b i d ., p . 1 1 7 - 1 2 2 .   IL VALORE MORALE SECONDO IL MEINONG 175 subisce variazioni,se cambia la qualità della volizione?-- intendendo per qualità la differenza tra appetizione e repulsione,che però non deve equipararsi a una contrapposizione logica tra affermazione e negazione, i cui termini si escludano a vicenda, ma considerarsi come una doppia possibilità psicologica, di cui l'una abbia altret tanta realtà indipendente, quanto l'altra. Un'analisi delle nolizioni mostra, che esse si comportano egual mente come la volizione,solo che si applicano di regola ai va lori T, u ed u,ritenendosi assurdo il non volere il proprio van taggio g. Indicando le nolizioni con (T) (ū) (T)= (non- T)= (U) (U = (non-- U)= ( ) (ū)=(non u)=(g). 133.- Lostatosubbiettivodirappresentazioniedipredi sposizioni anteriore alla volizione è indicato dal Meinong con la parola progetto (project). E siccome in questo stato abbiamo sup posta anche la cognizione delle circostanze concomitanti valutabili, così al polinomio o al binomio della volizione corrisponde un poli nomio o un binomio del progetto. Per indicare questi stati Meinong adopera gli stessi simboli senza la parentesi. Osservando le voli zioni in rapporto agli stati predisposizionali,l'analisidellevaluta zioni dei fatti concomitanti può rendersi più esatta.  (ū) sipossonofareleseguenti sostituzioni,cheaiutanoatrovareil corrispondente valore nella tavola relativa alle volizioni (1): S i p o n g a , p e r e s e m p i o , u n b i n o m i o i n i z i a l e u u , c h e e s p r i m a il mio desiderio di far male,al momento opportuno,a una persona, ma che non mi sia possibileevitare,ciò facendo, conseguenze dan noseperme,u.Seildesideriodinon danneggiarmiprevale,al lora non si avrà più il binomio (uu), ma l'altro (ūr),il quale dice che la volizione è risultata nel senso di non volere il male proprio, (1) Ibid., p. 122-125.   pur ammettendo che questa volizione abbia per circostanza conco mitante y , cioè il bene altrui. In forma positiva la volizione fi nale sarà (gr).E così da una situazione iniziale negativa vu siriesce nella opposta gr (1). Meinong chiama coordinati fra loro due binomi di progetti,dai quali procedano due volizioni formalmente concordanti.Anche i binomi di queste volizioni saranno coordinati fra loro (2). Egli si ferma ad esaminare più a lungo la coppia dei binomi yu - gu, dei binomi, cioè, che hanno la maggiore importanza pra tica. Il primo esprime l'altrui bene col proprio danno, il secondo il bene proprio col danno altrui. Nel primo rientrano, nel senso massimale,tutte le occasioni in cui si può affermare la grandezza morale di un uomo ;nel senso minimaleicasidellapiùcomune fedeltàalproprio dovere.La sezione di linea dei valori morali che comprende il meritorio e il corretto è tutta espressa da questo binomio; laddove la sezione che va dal punto d'indifferenza al tollerabile e al riprovevole cor risponde alla negazione di questo binomio. Nel binomio gu sono espressi tutti i casi che vanno dal più sano egoismo alle negazioni più delittuose dell'altruismo. Reciproca mente,la rinunzia a siffattevolizioni va dal semplicemente dove roso all'eroico. Le volizioni che procedono da questi due binomi comprendono adunque tutte le quattro classi di valori, caratterizzati in prin cipio (3) 134. – I due binomi anzidetti suppongono un conflitto fra l'interesse proprio e l'altrui.È evidente che dalla grandezza di questi interessi, dalla portata di g e di Y,dipende ilvalore morale della valutazione (I momenti u eu s'intendono compresi nella ne gazione di g e y).Intanto è certo, che il valore egoistico in cui g ècongiuntoconu,W (gu),sitrovasemprealdisottodelzerodella scala, ed ha segno negativo; mentre il valore altruistico in cui è c o n g i u n t o c o n u , W ( r u ), s i t r o v a a l d i s o p r a d e l z e r o e d h a s e g n o  176 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI (1) Ibid., p. 125-127. (2 ) I b i d ., p . 1 2 8 . ( 3 ) I b i d ., p . 1 2 8 - 1 3 0 .   IL VALORE MORALE SECONDO IL MEINONG 177 positivo. Ciò posto, la funzione valutativa tra i termini dei due binomi si può scoprire agevolmente con una semplice osservazione. Sacrificare un piccolo interesse proprio a un grande interesse altrui, ha un valore positivo minore,che il sacrificare a un piccolo inte resse altrui un grande interesse proprio. D'altra parte chi non pospone a un grande interesse altrui un piccolo interesse proprio produce un non -valore morale più basso, che non colui il quale per una utilità propria rilevante non tien conto di utilità altrui tras curabili. Questo primo abbozzo di una legge del valore si può esprimere nelle due formule : nelle quali C e C'indicano le costanti proporzionali sconosciute, condizionate dalla qualità delle unità g e r (1). 1 3 5 . Nell'applicazione di queste formule all'esperienza si rendono necessarie talune modificazioni. Seponiamoivalorirog egualiailimiti0 e0,alloraical coli diventano molto esatti: per g per g L'esperienza non è però sempre d'accordo con queste formule. Ognuno ammetterà,chel'adoperarsinell'interessealtruisiaccosti l punto morale d'indifferenza, quanto più grande è quest'inte esse;e che iltrascurarlodivenganellastessamisura riprovevole, upposto costante e limitato l'interesse proprio da sacrificare. È F ,ORESTANO. 12  1 W(ru)=Cg -0 Y Y g W (gu) = - C perr = 00 per r = 0 limW (ru) = 0, limW(ru)= 0, lim W (ru)= 0 , , limW(ru)= 0, lim W (gu) = - 0 0 limW (gu)= 0 lim W (gu)= 0 lim W (gu)= – 00. ( 1 ) l b i d ., p . 1 3 0 - 1 3 1 .   pure evidente,che la trascuranza di un interesse altrui diviene tanto più indifferente, quanto più irrilevante è questo interesse. Epperò non si ammetterà da tutti, che il valore dell'altruismo di venga allora infinito (come nella 2a formula). Osservando però bene,questi casi non rientrano nel campo della morale.Si con trasterà pure che il valore del sacrificio di un bene proprio per l'altrui, cresca colla grandezza del bene sacrificato (formula terza), ma l'esperienza prova che l'esitazione al sacrificio si fa maggiore quanto più grande è il bene cui si sta per rinunziare.Invece èda riconoscersi che non è esatta la quarta formula,perchè non sipuò negare ogni valore al bene che si fa ad altri,solo perchè non si determina un conflitto con un bene proprio. Le formule anzidette si debbono mitigare nella loro assolutezza, perchè si accostino di più alla realtà.Per far ciò basta attenuare il valore di g, il che si può ottenere aggiungendo a g ogni volta una costante c o c '. Queste formule non modificano i limiti funzionali dianzi otte nuti, ponendo r = 00,T = 0 0 g = 00; cambia bensì la formula del quarto limite, perocchè se g= 0: lim W (ru) = C , lim W (gu) = - ' (1). 136. — Sin qui abbiamo considerato l'una variabile indipen dente dall'altra. Che avverrà però, se le variazioni si compiranno in entrambe le variabili congiuntamente, supponendo che reg rimangano uguali fra loro per grandezza di valore? Sostituendo a g il simbolo r, le formule diverranno :  Si avranno così le formule : ( 1 ) I b i d ., p . 1 3 1 - 1 3 3 . T r W (ru) = 0 9 + c g +di 178 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI e Y W(gu)= W(gu)=-C' ito Y W(ru)= C y- to' -   IL VALORE MORALE SECONDO IL MEINONG 179 dal che risulta, che il non-valore deve crescere e diminuire nello stesso senso di r e g , e il valore in senso contrario. Consultando l'esperienza, si può riscontrare agevolmente che un oggetto,per esempio un dono,abbia lo stesso valore per chi lo dà e per chi lo riceve.Ora si domanda,regalare di più avrà un valore più alto o più basso del regalare di meno ? Senza dubbio più alto.E se si contrapponga vita a vita, chi sacrifichi la propria per con servare quella di un altro,suscita di fatto grande ammirazione. Questo è però il contrario di ciò che quelle formule esprimono.O c corre adunque correggere le formule e per far ciò Meinong intro duce un esponente di g, più grande dell'unità, e lo indica colle lettere k e k'. Le due formule diverranno così (rimettendo y al posto di r): Sicchè si avranno i seguenti limiti: A questo punto le nozioni dei limiti non hanno più bisogno,se condo il Meinong, di alcun'altra correzione. Solo per semplicità di espressioneponendoC= 1ek =2laformuladelbinomiodiverrà: W(gu)= T È questa la formula principale, cui Meinong si riferirà nelle discussioni seguenti (1).  g2+1 ghto Y gkilto W(gu)= W (ru)= C perr= 9 perr= g= 0 (1)Ibid.,p.133-136. T g2+1 W (ru)= e Y e limW(ru)=00 limW(gu)=0 limW(ru)=0 limW(gv)=0. Preliminarmente egli ne ricava alcune conseguenze. Ogni pro getto offre a colui,che dovrà reagire con una volizione,la doppia possibilità di fare o di tralasciare. Le due volizioni staranno, secondo la formula principale or ora   ricavata,in un rapporto di reciprocità negativa, per ciò che ri guarda il loro valore morale. In secondo luogo, siccome le volizioni di grande valore (positivo o negativo) o sono meritorie o riprovevoli, e quelle di piccolo valore o corrette o tollerabili, così potrà dirsi in generale che: quanto più distanti sono il numeratore e il denominatore di quella formula nella scala dei numeri, tanto più il valore della volizione sarà indicato dalle parti estreme superiore o inferiore della linea dei valori;quanto più vicini sono invece quei numeri,tanto più l'indice del valore cadrà verso il punto di mezzo di detta linea. La formula si applica inoltre anche ai casi di volizioni,icui scopi non siano accompagnati da circostanze concomitanti. Basta ri durla così: W(9)=0(1). UU. Mentre la prima coppia esprimeva il caso di conflitto d'interessi, la caratteristica della seconda è la concordanza degl'interessi propri con gli altrui (positivi e negativi). Se il progetto offre l'occasione di congiungere con la mia utilità l'altrui, o se mi rappresenta un pericolo altrui nel quale scorgo un pericolo mio,la volizione corrispondente sarà espressa con (gr). V'è però anche la rappresentazione del desiderio di un male altrui, cui si associa anche la previsione di un danno proprio. La corri spondente volizione sarà espressa con (uu). Ilconflittoquinonesistefragey,mafragev,cioèfrage -Y Questa riflessione ci fa subito applicare al caso attuale la formula principale del primo binomio,così: go+1 Y  180 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI ( 1 ) I b i d ., p . 1 3 6 - 1 3 7 . W(uu)= W (Y)= > 137. IlMeinong passaoraadesaminare,più brevemente, un'altra coppia di binomi : gr g+1 1 T   IL VALORE MORALE SECONDO IL MEINONG (go+ 1)r. 181 Mantenendo anche in questo caso il principio della reciprocità negativa dei due binomi, l'altro binomio diverrà epperò la seconda formula principale così ottenuta sarà (1): W(uu)= -(g2+ 1)r, 138. – Le costanze rilevate in queste formule dimostrano sufficientemente, che il valore morale è in relazione tanto con lo scopo principale della volizione,quanto con ifatti valutabili con comitanti . Recenti studi sui valori morali in Italia. 198. - Giuseppe Tarozzi comunicò al V Congresso interna zionale di Psicologia (Roma , 1905) (1), un programma di etica scientifica, sotto il titolo: Sulla possibilità di un fondamento psico logico del valore etico. " I risultati dell'indagine psicologica sono capaci di assumere importanza di fondamento e di criterio nella determinazione del valore etico delle azioni umane e nell'apprezzamento etico degli individuiumani?.. Questo il problema.Tarozzi crede possibile una risposta afferma tiva,enedàleragioni. Il valore etico è il risultato di un apprezzamento morale.L'ap prezzamento morale è funzione della coscienza morale, che si forma in noi storicamente e psicologicamente. E siccome lo studio della for mazione storica si risolve pure in un'indagine psicologica,cosìla vera sede della dimostrazione del valore etico è la psicologia. A ciò non si può opporre, che il valore etico dipenda diretta mente dal fine etico, e che questo per l'assolutezza sua (o teolo gica o categorica) sia indipendente dalla causalità psicologica e antropologica.Giacchè,anche ammessa questa indipendenza del fine etico, nulla vieta che essa riceva una interpretazione psicolo gica e antropologica. Si può cioè voler sapere come sia possibile nella realtà (umana) il fine etico, e ciò conduce anche a inter (1) Atti, R o m a , 1906 , p . 402-412 .    RECENTI STUDI SUI VALORI MORALI IN ITALIA 259 pretare la relazione dei valori etici con quei fini, e a trovare il criterio per la valutazione morale degl’individui umani (1). Fra il principio assoluto e l'atto concreto,più ancora fra quel principio e l'individuo,intercorre la eterogeneità più radicale;per giudicare quindi se l'atto compiuto o da compiersi stia in un giusto rapporto col principio,è necessaria una interpretazione psicologica. Senza questa interpretazione la valutazione etica alla stregua dei principi assoluti non può farsi. Ove poi si abbia un concetto non teologico,nè categorico del fine etico, la psicologia può darne non solo l'interpretazione, m a anche, coll'aiuto dei dati dell'antropologia e della sociologia,una vera e propria dimostrazione.L'ufficio della psicologia nella dimostrazione del fine etico è anzi assai più rilevante, perchè da questa dimo strazione dipende : 1° se il principio sia ammissibile oppur no ; 2° quale valore etico abbiano le azioni e gl'individui in base al principio dimostrato. Ma nonaquestosifermal'ufficiodellapsicologianellamorale. Volendo fondare un'etica, umanistica nelle sue basi,e umanitaria nelle sue norme, un'etica cioè rispondente alla " concezione di un significato morale della vita umana,la coscienza del quale giusti fichi, non in senso di fine, m a in senso di fondamento, i particolari propositi delle volizioni umane », la psicologia porterebbe i più decisivi elementi a una tale concezione della umanità. La psico logia è scienza sovrana nell'àmbito dell'etica umanistica ; senza di essa è impossibile la ricerca di un significato morale della vita, che assuma valore di fine dopo essere stato fondamento e criterio, e risponda alle tendenze onde la moralità positiva si svolge nella storia dell'umanità (2). Oltre a questo contributo diretto della psicologia all'etica, vi sono gl'indiretti, consistenti nella difesa,che solo la psicologia può fare contro lo scetticismo morale.La legittimità di una valutazione etica, che abbia forza di per sè, si suole negare da chi crede che il bene e il male siano risultato di convenzioni sociali più o meno inveterate, mutabili secondo i vari tempi e ibisogni,e non rispon  ( 1 ) I b i d ., p . 4 0 2 - 4 0 3 . (2 ) I b i d ., p . 4 0 3 - 4 0 4 .   denti a una costante necessità della vita e della natura umana. Per riparare dallo scetticismo si è ricorso o all'utilitarismo o alla metafisica.Ora,allo scetticismo e anche ai suoi falsi rimedi (l'uti litarismo e la metafisica) non può opporsi efficacemente che la ricerca psicologica. Essa sola, riuscendo a determinare positiva mente le concezioni fondamentali del valore morale, porge argo menti di difesa sia contro la negazione di un fondamento reale e necessario del valore etico, sia contro le affermazioni erronee od arbitrarie di esso (1). Un esempio importantissimo dà ilTarozzi dell'ufficio della psi cologia nell'etica,accennando ai problemi concernenti la ricerca dei fondamenti psicologici della solidarietà o dei fondamenti natu r a l i d i e s s a , c o m e li c h i a m a v a A n t o n i o G e n o v e s i , o p p o r t u n a m e n t e ricordato dall'autore. Questo esame particolareggiato comprende la crudeltà e le sue varie forme, la simpatia,così in generale,come nelle sue due manifestazioni principali, gli atti di cortesia e di protezione (2). Le dispute sulla natura umana,così conclude il Tarozzi,atten dono la loro decisione non dagli argomenti del razionalismo,ma dai fatti che la psicologia può rivelare e valutare. Quando fosse dato di stabilire, che non è generale nell'uomo l'avversionealpotente,ma “allenatureavare,fredde,crudeli., quando si potesse esplorare in un àmbito sempre più vasto l'esten sione dei fatti e degl'istinti della simpatia,sì da rendere legittimo il costituire con essi il concetto dell'umanità,questa umanità sarebbe ilfondamento diuna morale immanente,estranea,benchènonop posta, all'utilitarismo. Quando si potesse attribuire positivamente, cioè psicologicamente e antropologicamente, un valore definitivo al rapporto di solidarietà, e stabilire che esso risponde a un istinto originario,valido per se stesso,e non per l'esperienza della sua utilità,sarebbe tolta all'utilitarismo quella base consistente nella proposizione universale, che l'uomo agisce per il suo utile.Ne c'è da temere che i dubbî della ricerca psicologica si riflettano nella morale, perchè “ i risultati che la psicologia ci potrà offrire non avranno valore di modificazione del contenuto normativo della  260 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI ( 1 ) I b i d ., p . 4 0 4 - 4 0 6 . ( 2 ) I b i d ., p . 4 0 6 - 4 1 2 .   RECENTI STUDI SUI VALORI MORALI IN ITALIA 261 morale,ma bensì tenderebbero a modificare il carattere formale di essa, come dottrina del dorer essere e come scienza. La norma 199.– AlCongressomedesimoilDott.G.Calòpresentòuna comunicazione intorno alla Interpretazione psicologica dei concetti etici (2) Il Cald ritiene che “ l'assenza della ricerca e della sufficiente analisi di quello ch'è il fatto ultimo e irriducibile su cui poggia tutta la vita morale, il giudizio etico , ha impedito il costituirsi dell'etica come scienza. Molto ha anche nociuto “ la nessuna, o quasi, distinzione che si è fatta tra il giudizio etico e il giudizio teoretico o conoscitivo , (3). La morale deve invece “ ricercare c o m e o g n i a l t r a s c i e n z a , d e i f a t t i u l t i m i, e l e m e n t a r i , i r r i d u c i b i l i s u cui fondare l'edificio autonomo delle proprie investigazioni ,(4). L'elemento irriducibile, la realtà ultima,da cui deve prendere le mosse ogni dottrina morale, è un fatto psicologico,un sentimento,  non uccidere per esempio,apparterrà sempre al contenuto normativo della morale,qualunque conclusione possa trarre la psicologia intorno agl'istinti di pugnacità e di ferocia. Ma se le conclusioni intorno al fondamento umano delle tendenze alla soli darietà e alla simpatia saranno negative,l'etica sarà un sistema dottrinale, la cui imposizione presenterà i caratteri della acciden talità e della fluttuazione dei fatti sociali, oppure i caratteri tra scendentali metafisici o religiosi; e perciò la valutazione etica sarà una gradazione fondata su altra base, non su quella della realtà effettiva dei fatti umani ,. Se invece “ quelle conclusioni saranno positive,l'etica,assumendole come sueproprie,avràafondamento il significato psicologico e antropologico dell'umanità morale e potrà scientementestabilireivaloriumaniinrelazioneconesso Infine il Tarozzi riassume il suo credo in queste parole, che tutto si debba attendere dalla scienza, e che essa sola possa spiegare un giorno perchè abbiano universale valore massime come queste: *Nonuccidere uNonmentire, “Amailtuoprossimo,(1). (1)Ibid.,p.412. (2 ) Atti, R o m a , 1906 , p . 413.426 . (3)Ibid.,p.413. (4 ) I b i d ., p . 4 1 4 .   262 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI il sentimento di valore. Ogni qual volta noi giudichiamo del va lore morale d'un sentimento, d'un'azione, d'una determinazione volitiva, tale giudizio si presenta alla nostra coscienza con un sentimento particolare di approvazione o di disapprovazione.L'esame retrospettivo ci dice, che quel giudizio non risulta da un meccanico sovrapporsi dei concetti del soggetto e del predicato (buono, giusto, ecc.), dal paragone delle loro estensioni e connotazioni ri spettive, dalla rivelazione pura e semplice del loro rapporto : ciò che interviene, e ciò che più importa, è il sentimento di approva zione o di disapprovazione, di adesione o di ripugnanza. Qui si presenta un problema fondamentale. Trattasi di vedere se il sentimento di approvazione o di disapprovazione accompagni semplicemente, come effetto o come carattere, la rivelazione del rapporto in cui l'obbietto considerato è con quel predicato ; o se quel sentimento appunto renda possibile la costituzione del predi cato e quindi, mercè la capacità di riferimento propria della ra gione,l'enunciazione del rapporto. Questo problema non può essere risoluto senza una analisi com parativa del giudizio conoscitivo e del giudizio valutativo.E que st'analisi mostra appunto che, mentre nella funzione conoscitiva il sentimento è un sopraggiunto, nella funzione valutatrice è,al con trario, costitutivo del rapporto. Conoscere è constatare,attingere ciò che è;mentre nel valutare, l'atteggiamento dello spirito non è di chi constata,ma di chi reagisce;non di chi afferma e riconosce l'essere,ma di chi vi aggiunge qualcosa risultante da ciò che in lui non corrisponde,ma risponde alla realtà conosciuta : è l'atteggiamento non di chi afferma o nega, ma di chi si sovrappone alla realtà, o che le assenta o che le si ribelli, sia che lodi, sia che condanni , (1). Mentre per il teoretico il sentimento è un accessorio trascura bile, per il moralista esso è la vera realtà etica, poichè il senti mento " serve a caratterizzare qualsiasi obbietto di giudizio etico: in ultima analisi, ogni giudizio etico si riduce ad approvazione o disapprovazione d'un sentimento, d'un istinto, d'una volizione, d'un'azione ; ora l'approvazione e la disapprovazione non sono che  6 (1)Ibid.,p.414-416.   RECENTI STUDI SUI VALORI MORALI IN ITALIA 263 due speciali sentimenti,due forme diverse d’uno stesso sentimento, ilsentimento del valore.Ilgiudizio etico,dunque,intanto è pos sibile in quanto si compie una sintesi fra l'obbietto conosciuto e la ragione valutativa ch'esso suscita in noi:è,insomma,questa stessa reazione che costituisce tutto quanto noi diciamo di quel fatto qualsiasi ch'è assunto come soggetto del giudizio. Si direbbe che quel fatto tanto ha di realtà etica quanto e come vive nel senti mento valutativo „. Questo poi " varia e quasi si determina e si atteggia diversamente secondo gli obbietti a cui si riferisce, e di venta volta a volta sentimento del giusto, del buono, del santo, dell'eroico o dei loro contrari, di rimorso o di autosodisfazione, di rimpicciolimento o di stima di se stessi,di pace dell'anima,ecc.; di modo che può dirsi che ognuna di queste determinazioni del sentimento di approvazione e di disapprovazione ha una sua indi vidualità e che l'analisi di esse ci dà l'analisi di tutta la coscienza morale , (1). Il sentimento del valore,come fatto fondamentale della coscienza etica, si pone a norma della realtà interiore e dispone gerarchi camente i vari istinti e le varie tendenze. Un'altra sua proprietà è anche quella di avvertire ogni atto che rappresenti un non-valore come un'intima contradizione,il che dà luogo al sentimento particolare dell'obbligazione. Il sentimento del valore è dunque di sua natura tale da assu mere, di fronte al resto della realtà psichica,un'attitudine speciale e da contrapporre all'esistenza di fatto un'esistenza di diritto.Esso si distingue profondamente dal piacere e dal dolore,perchè questi sono stati subbiettivi interessanti semplicemente l'individualità del soggetto,mentre ilsentimento del valore è obbiettivo anche rispetto alla individualità del soggetto che giudica.Il sentimento del valore oltrepassa la sfera della mia utilità o del mio benessere indivi duale;sonoiochesento,manonperme.Altrocarattere diffe renziale è questo, che nei sentimenti di piacere e dolore lo stato subbiettivo è confuso con l'oggetto della rappresentazione,mentre nel sentimento del valore, l'oggetto è nettamente distinto dall'atto valutativo e può essere rappresentato come obbietto di conoscenza teorica. (1) Ibid., p. 416-417.    Ciò ch'è piacevole e spiacevole non esiste che nel sentimento e per il sentimento,mentre ciò ch'è valutato è chiaramente rappresentato di fronte all'atto giudicativo, è insomma conosciuto. Non si può valutare se non ciò ch'è ben noto, tanto è vero che la valutazione si presenta spessissimo sotto forma di preferenza e il valore viene appreso comparativamente ad altri come plus-valore o come minus valore. Sebbene il giudizio di valore abbia il suo punto di partenza nel sentimento,esso non esclude,anzi richiede necessariamente l'inter vento della funzione conoscitiva, la quale prepari il terreno su cui possa esercitarsi la funzione apprezzativa.La grande varietà dei giudizi morali osservabile fra individui diversi dipende appunto dal diverso modo come sono appresi e considerati gli obbietti,dai diversi elementi che ci pone in luce la funzione conoscitiva (1). Così, mentre l'analisi del processo della valutazione etica è com pito della psicologia morale,gli obbietti a cui le nostre valutazioni morali si riferiscono non possono esser tratti analiticamente dalla natura stessa dei nostri sentimenti di valore. Essi possono essere determinati in parte in base alla considerazione di rapporti for mali della volontà, in parte in base all'esperienza storica e sociale, quale è studiata dall'etica storica comparativa (2). 200. - Mario Calderoni, nelle sue Disarmonie economiche e disarmonie morali (3), si è recentemente proposto di porre in rilievo talune concordanze fra le leggi economiche del valore e della ren dita e le valutazioni morali sociali. In tal modo egli crede che l'economia politica possa apportare un contributo positivo alla scienza della morale e aiutarne il definitivo costituirsi. “ La vita morale può considerarsi, così il Calderoni, come un vasto mercato, dove determinate richieste vengono fatte da taluni uomini o dalla maggioranza degli uomini agli altri,iquali oppon gono a queste richieste una resistenza, secondo icasi,maggiore o minore, e richiedono alla loro volta incitamenti, stimoli, premi e compensi di natura determinata.Questi stimoli o incitamenti pren (3)Firenze,Lumachi,1906.  264 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI ( 1 ) I b i d ., p . 4 1 9 - 4 2 1 . (2) Ibid.,p.422-423.   RECENTI STUDI SUI VALORI MORALI IN ITALIA 265 dono la forma sociale di approvazione e di biasimo, di lodi, di gloria, di premio e punizione „ (1). Premesse alcune nozioni intorno alla legge dell'utilità marginale eallaformazionedellarendita,non soltantofondiaria,ma anche, in generale, del consumatore e del produttore, il Calderoni accenna più particolarmente a due specie di disarmonie economiche che si verificano nei fenomeni di rendita. La prima è conseguenza del principio che,data la unicità del prezzo in un mercato, il compra tore e il venditore realizzano un vantaggio, rappresentato dalla differenza tra ciò che sarebbe bastato a indurli a comprare o a vendere la singola dose in questione, e ciò che, per effetto del mercato, vengono a ricevere. Ora, se i prezzi sono proporzionali ai costi marginali delle merci,essi non sono proporzionali ai costi di tutte quelle dosi che non sono al margine. Tutti coloro che si trovano più o meno lontani dal “ margine di produzione o di I mezzi di produzione si trovano infatti in quantità limitata e variano grandemente per qualità ed efficacia, sicchè la produzione si compie in condizioni differentissime da diversi individui,e l'au mento di produzione fatto con mezzi più costosi,mette quelli che impiegano i mezzi più facili in una posizione privilegiata,ch'è poi quella da cui la rendita deriva. Queste e altre considerazioni mostrano, che il fenomeno della rendita non si può correggere mai assolutamente, e che dà luogo a vere e proprie disarmonie economiche (2). La seconda specie è descritta dal Calderoni così:Supponiamo che sia raggiunta in un modo qualsiasi l'abolizione dei più stri denti ed evidenti fenomeni di rendita.In tal caso tutti iprodut  c o n s u m o si trovano a fruire di un prezzo,che basta soltanto a rimunerare quegli individui, i quali cesserebbero dal produrre se il prezzo ribassasse;e godono perciò di un vantaggio differenziale, o rendita, più o meno grande. Nè è possibile la correzione automa tica del fenomeno della rendita,mediante aumento di produzione da parte di quelli che guadagnano di più, e conseguente ribasso di prezzi,perchè non sta ad arbitrio dei produttori di ottenere in quantità indefinita le merci in quistione. ( 1 ) I b i d ., p . 2 1 - 2 2 . ( 2 ) I b i d ., p . 3 1 - 4 6 .   tori riceverebbero retribuzioni equivalenti, per ciascun loro pro dotto,a ciò che è necessario e sufficiente per indurli alla loro produzione.E nondimeno non si potrebbe ancora affermare che all'eguaglianza di retribuzione per i produttori dei diversi prodotti corrisponda una intima ed effettiva eguaglianza nei sacrifizi o nel lavoro che il prodotto costa a ciascuno.La misurazione di questo rapporto implicherebbe la conoscenza dei bisogni e dei desideri più intensi, dei sacrifizi più gravi per ciascun individuo e porterebbe a risultati assai diversi.Dal fatto che due individui sono disposti a dar la medesima somma per una merce o a contentarsi di una data somma per un servigio, nulla può dedursi intorno alla in tensità del desiderio che hanno o del sacrificio che fanno : come dalfattochedueindividuisiscambianouna merce,nonpuòde dursi che chi la cede la desideri meno di chi l'acquista. Dal persistere di queste differenze è condizionata un'altra serie di disarmonie economiche più sottili e più intime e per loro na tura irriducibili,perchè persisterebbero anche quando si riuscisse a stabilire rapporti equivalenti o eguali sul mercato (1). Dopo questi cenni il Calderoni passa a rilevare le analogie tra fatti economici e fatti morali,le quali renderebbero,a suo giudizio, possibile una concezione economica della morale. Anzitutto, non meno in morale che in economia, “ ciò di cui effettivamente si giudica è, non il valore complessivo o generale degli atti e delle attitudini, di cui s'invoca l'adempimento o l'os servanza ; ma il loro valore marginale e comparativo, valore atto a variare e col numero di questi atti effettivamente compiuto dagli uomini,e col numero altresì di quegli altri atti, cui si rinuncia per compierli “Vi è nella vita una gran quantità di atti ed attitudini,che puressendodiunaincontestabile utilità»,puressendoessen ziali alla conservazione ed al benessere della convivenza umana, non entrano nell'ambito di ciò che noi chiamiamo la morale.Perchè?  266 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI . Con ciò il Calderoni vuole opporsi a tutta quanta la tradizione intuizionistica e kantiana in filosofia morale.Gli atti morali non hanno alcun valore assoluto, ma un valore esclusiva mente marginale e comparativo. ( 1 ) I b i d ., p . 4 6 - 5 4 .   RECENTI STUDI SUI VALORI MORALI IN ITALIA 267 Perchè nonostante la loro desiderabilità astratta,nonostante i van taggi totali che la società ritrae dal loro adempimento, vantaggi certamente assai maggiori,nel loro complesso,a quelli degli atti che la morale esalta; essi sono tuttavia atti di cui non è deside rabile un ulteriore aumento, la cui desiderabilità “ marginale com parata , in altre parole è zero o addirittura negativa. Gli atti prodotti dall'istinto personale di conservazione o da quello della riproduzione della specie non sono considerati virtuosi,perchè,ben l u n g i d a l r i c h i e d e r e u n i n c i t a m e n t o , e s s i r i c h i e d o n o f r e n i, g l i u o mini essendo piuttosto proclivi ad eccedere che a difettare in essi, e a sacrificar loro l'adempimento di altre funzioni che sono m a r ginalmente o comparativamente . più desiderabili ,(1). “ Le nostre tavole di valori contengono tutte quelle cose, per ottenere un au mento delle quali,in noi stessi o negli altri,siamo disposti a de terminati sacrifici; ma non già tutte le cose che possono apparirci desiderabili. Col crescere delle azioni virtuose esse tendono a diminuire di valore, come analogamente il diminuire delle azioni viziose tende a render meno disposti a far dei sacrifici per dimi nuirle ulteriormente; ond'è sempre concepibile un limite, natural mente molto diverso,secondo i casi,oltre al quale " il vizio , di verrebbe una “ vizio , (2). Avviene infatti per la domanda e per l'offerta etica lo stesso che per la domanda el'offertaeconomica:inunasocietàdicompletialtruisti avrebbe pregio l'egoista. L'altruismo è una virtù il cui valore è strettamente connesso colla presenza di egoisti o almeno di non altruisti nella società (3). Queste considerazioni confuterebbero la legge morale di Kant,che prescrive di seguire massime capaci di divenire universali. “ N e s suna virtù e nessun dovere resisterebbe ad un esame fatto rigo rosamente in base a questo criterio.Molte azioni sono per noi un dovere,appunto perchè gli altri uomini non le fanno e rimangono tali a condizione che non siano troppi gli uomini capaci e volonte rosi di imitarle... Come in una barca sopraccarica,l'opportunità di sedersi da una parte o dall'altra dipende strettamente dal nu  e la *6 (1 ) I b i d ., p . 5 5 - 7 1 . ( 2 ) I b i d ., p . 6 1 - 6 2 . ( 3 ) I b i d ., p . 6 2 - 6 4 . un virtù , virtù ,   mero di persone sedute dalla parte opposta: se qui fosse seguito un imperativo kantiano qualsiasi, il capovolgimento della barca porrebbe tosto fine ai consigli del pilota e alle buone volontà dei passeggieri , (1). Si può credere che si possa ovviare a questi errori particola reggiando quanto più è possibile i precetti e le sanzioni, individua lizzandole in grado estremo.M a alla stessa maniera che in un mercato nonsipuòvariareilprezzosecondogliavventori,cosìalla legge d'indifferenza del mercato , corrisponde una legge d'indifferenza morale, per cui sono stabilite regole comuni non troppo discutibili e sanzioni precise, non atte troppo a variare e applicabili alla media dei casi (2). La necessità di dare precetti e sanzioni generali dà luogo a fe nomeni analoghi ai fenomeni di rendita. Alla generalità e rigidità della legge morale farà contrasto la varietà delle condizioni indi viduali, per le quali si verificheranno vantaggi e svantaggi diffe renziali da individui a individui. Il dovere per ciascuno sarà di fare, non già quello che nel suo caso è il meglio o l'ottimo,ma ciò che in media è meglio che gli uomini facciano di più,di quanto ora non facciano; non agendo così egli si attirerà una sanzione, che nel suo caso, potrà anche talvolta essere “ immeritata , (3). Le pene e i premi hanno un costo marginale che cresce col cre scere della loro severità e grandezza,e colla loro estensione; mentre colla loro estensione diminuisce la loro efficacia marginale : la gloria e l'onore, come l'infamia, diminuiscono rapidamente di efficacia quanto maggiore è il numero degl'individui che ne frui scono o soffrono. Così alcuni si troveranno a godere di lode o gloria molto superiore al loro “ merito , individuale, per avere compiuto azioni, poniamo, talmente conformi al loro carattere che sarebbe piuttosto stato necessario " punirli , se si fosse voluto di ( 1 ) I b i d ., p . 6 5 - 6 6 . (2 ) I b i d ., p . 6 7 - 6 9 .  268 PARTE II-SAGGIO DI UNA TEORIA DEI VALORI MORALI Ciò premesso, il Calderoni trova le analogie fra le disarmonie economiche e morali. (3)Ibid.,p.70-71.   RECENTI STUDI SUI VALORI MORALI IN ITALIA 269 stoglierli dal farle. Altri subiranno invece biasimo o infamia di gran lunga sproporzionata alla loro colpa (1). Se poi i precetti e le sanzioni fossero più particolareggiate e commisurate a ciò che è necessario e sufficiente per indurre ciascuno al ben fare, rimarrebbe ancora una gran diversità nelle condizioni individuali, delle quali non si potrebbe tener conto senza diminuire l'efficacia dei precetti e delle sanzioni medesime.E questo dà luogo all'altra specie di disarmonie morali analoghe a quelle che persi sterebbero nel campo economico,se si correggesse la legge d'indif terenza del mercato (2).Queste disarmonie morali infatti persiste rebbero,anche se le prime si venissero a eliminare,analogicamente a quello che è stato osservato nei fenomeni di rendita (3).  ( 1 ) I b i d ., p . 7 1 - 7 2 . (2) Ibid., p. 76. ( 3 ) I b i d ., p . 7 9 - 8 5 .

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