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Tuesday, February 15, 2022

GRICE ED OFFREDI: L'ANIMO

 Severino Boezio 6.° secolo dell'era Cristiana, Hugues de St Victor (12.° secolo), Alberto il Grande di Bollstädt (Svevia) e Alberto di Sassonia (13.° secolo),San Tommaso (13.° secolo),Egidio Colonna (13.oe 14.°secolo),Guglielmo d'Alvernia (13.° secolo),Enrico di Gand (Henricus de Gandano)del 13.°secolo, Roberto Vescovo di Lincoln detto Testa Grossa (13.° secolo),il francese Giovanni Gianduno o da Jandun contemporaneo e amico di Marsilio da Padova e di Pietro d'Abano (14.° secolo),Giovanni Duns Scoto (14.°secolo)eAntonio d'Andrea,AntoniusAndreae Scotista(14.°secolo),ilBurleusossiaWalter Burleigh(14.°),Pietrod'AbanoossiaConcilialordifferentiarum (14.°),ilBuridano (14.°),ilCajetano (Tommaso de Vio del 14.° secolo),Gregorio di Rimini (Gregorius Ariminiensis generale degli Agostiniani nominalista del 14.° secolo),Jacopo da Forlì e Gentile dei Gentili discepolo di Taddeo fiorentino filosofiemedicidelmedesimosecolo;knalmentePietrodaMantovalogico,PaoloVeneto filosofo, Apollinare Offredi medico e filosofo e Pietro Trapolino da Padova uno dei maestri di Pomponazzi autore di un'opera De Ilumido Radicali, tutti del 15.0 secolo. Il Nifo e l'Achillini sono citati nelle Questioni aggiunte. Di Giovanni Marliano milanese detto ilCalcolatorefannomenzioneancheisuoilibrianterioriestampatiespeciequello Deintensione el remissione formarum . La maggior parte di questi Commentatori sono noti e annoverati sia nelle storie della Filo sofia e della Letteratura, sia nelle Biografie universali, e nelle Enciclopedie. Pietro d'Abano è uno dei più citati e studiati dal Pomponazzi;è famoso e una sua accurata biografiafral'altresitrova nella Storia scientifica o letteraria dello Studio di Padova del Colle.Sopra Jacopo da Forlì che fu professore a Padova è da notarsi al proposito di questo lavoro che egli è autore di un De Intensionc  339   titolo più particolare che sta in testa alla prima pagina dopo l'indice delle Questioni si rileva che esso pure si riferisce ai corsi dati dal Pomponazzi sul De Anima a Bologna. Difatti il detto titolo è ilseguente: In nomine individuae Trinitatis in cipiunt quaestionesanimasticaeexcellentissimiartium etmedicinaedoctoris,do mini Magistri Petri Pomponatii Mantuani philosophiam ordinariam in bononiensi Gymnasio legentis. Sventuratamente il Codice di Firenze non ha che 57 fogli invece di 267 che ne ha quello di Roma, e delle 79 Questioni di cui contiene l'indice,34 soltanto e non senza lacune vi sono trattate; queste corrispondono generalmente per l'ordine in cui si ccedono, alle prime del Codice di R o m a, m a non sempre e talvolta con parole diverse. Le Questioni del Codice di Roma sono 114 ed esauriscono tutto il trattato di Aristotele, quelle del Codice di Firenze non vanno guari al di là della metà dello scritto aristotelico e nelle 34 che sono esaminate e risolute non sono comprese le più importanti dell'Indice come sarebbe quella della Immortalità dell'anima,soggetto del libro famoso che porta questo titolo. Da un opuscolo del Brunacci è accertato che a Padova ilPomponazzi comincið et Remissione Formarum , come il Pom ponazzi,manoscritto registrato dal Tommasini nelle sue Bibliothecae Palavinae manuscriptae publicae el privatae, Utini 1639 a pag. 37. L'Apollinare, Pietro da Mantova e Paolo Veneto sano più d'una volta dal Pompunazzi citati insieme;edifattosonotuttietreinpartedellalorovitacontemporanei.Paolo Venetohafiorito nella prima metà del secolo XV ed è stato professore a Padova ; la sua Somma di Logica e isuoi Commenti supra l'Organo sulla Fisica di Aristotele e specialmente sul De Anima furono celebri e c o m mendatissimi. Di esso parlano il Tiraboschi e il Papadopoli (Storia dell'Università di Padova) e Poli nel Supplemento IV al Manuale della storia della Filosofia del Tennemann . L'ApollinarefudellafamigliaOffrediodegliOrfidiidaCremona (VediFrancescoArisi,Cre mona literata Tomo I pag.248, Parma 1702 e Tiraboschi,Storia della Letteratura italiana, To moVILibroIcapo2,eLibroIlcapo2);fioriversolanetàdel!V°secolo;ebbe famagran dissima e fu chiamato l'anima di Aristotele.Risulta dal De Anima del Pomponazzi a Carte 40 che su discepolo di Paolo Veneto « Paulus Venetus et Apollinaris ejus discipulus ».Fu difensore della filosofia cristianacontrol'Averroismo;insegnò a Piacenza evifuaggregato al Collegiomedico.Ilsuo Commento al De Anima di Aristotele esiste manoscritto nella Biblioteca palatina di Firenze. Esso fustampatopiùvoltenel15°secolo;laprimaedizioneèdiMilano1474. (VediilTiraboschi e il Sassi, Storia della Tipografia milanese). In un volume stanipato a Venezia nel 1492 (esistente nella Biblioteca Alessandrina di Roma) da Boneto Locatelli si trovano 1.o la Logica di Pietro da Mantova; 2.o il trattatello di questo pro fessore sul primo e l'ultimo istante (De primo el ullimo instante)citatodalPomponazzi nel suo De Anima ; 3.o un trattato responsivo di Offredi Apollinare da Cremona al Mantovano in difesa della opinione comune; 4.° un commento del Menghi alla Logica di maestro Paolo Veneto. Le due opere del Mantovano portano questi titoli : l'iri praeclarissimi ac subtilissimi logicim a gistriPetriManluanilogicaincipitfeliciter. Incipilsublilissimustractalusejusdemdeinslanli. Il trattato dell'Apollinare ha per titolo : Illustris philosophi el medici Apollinaris Offredi C r o monensis de primo el ultimo inslanti in defensionem communis opinionis adversus Pelrum Manlua num seliciler incipil. Ecco il principio di quello del Mantovano che il Pompovazzi cita colle parole Petrus de Manlua o Manluanus concivis meus: IncipilsublilissimusTractatusejusdem (MagistriPetriMantuani)deinstanli. Dicemus primo naturaliter loquentes, quod sola forma secundum se el quamlibel sui proprietatem polest incipere el desinere esse. Maleria enim prima esl ingenila el incorruplibilis: el non plus esl,  - 340 eil   341 sul De Anima un corso che non potè finire. Forse ad esso si riferiva il manoscritto cheilTommasini(BibliothecaePatavinaepublicaeetprivatae) dicediaverveduto nella libreria privata del Rodio ; quanto a quello di Firevze, il titolo ci avverte, come abbiam detto, che esso deriva come quello di Roma dall'insegnamento psico logico del Pomponazzi a Bologna.Si troverà nell'Appendice l'indice delle questioni che vi sono registrate. È certo in ogni modo che il manoscritto di Roma è il Commento intero del Pomponazzi sul De Anima di Aristotele, e ciò che più monta e risulta dalla data apposta alla fine del medesimo,è l'opera della sua età matura,l'espressione più com p l e t a d e l s u o i n s e g n a m e n t o p i ù i m p o r t a n t e , il c o r s o d a l u i d a t o o c o m p i u t o s u l D e A n i m a , nel tempo che segnò l'apice della sua attività, in quell'anno 1520 in cui egli stesso datava dalla Cappella di S. Barbaziano in Bologna il De Naturalium Effectuum Causis, fuilveleritdemateriaprimainrerum naturaquam nuncsil,velminus.Secundum tamen verilalem (cioè lafede)maleriaaliquandodesinilesseulinconsccralione,plusaulem velminusaliquandoestdeforma tam subslunliali quam accidentali. Sed hoc proposilum non destruil.Er quo sequilur quod si aliquod ens nalurale incipil vel desinil esse, ipsum incipil vel desinit esse propter cjus formam substanlialem quae incipit vel desinit esse. Premessa la eternità della materia, tutto il trattato si aggira sulle difficoltà e le antinomie che possono sorgere dalla applicazione delle categorie del moto e della quantità alla generazione e alla cessazione delle forme nella materia, e specialmente dalla relazione della materia con la forma nei virenti. La qualità delle argomentazioni giustifica la parola sublilissimus aggiunta al titolo del Trattato e ricorda i ragionamenti della Scuola Eleatica e specialmente di Zenone sul moto. Questo libro è uno dei più curiosi esempii dell'ardire pur troppo sterile quanto ai risultati o b biettivi,ma non infecondo quanto alla ginnastica della mente,con cui la Dialettica del Medio Evo e della Rinascenza si accinse alla soluzione dei problemi più difficili. Nel manoscritto di Firenze sopracitato come anche in quello che qui facciamo conoscere Pietro Mantovano è spesso designato colle iniziali P. M. Il Sig. Fiorentino è rimasto dubbioso se queste let tere indicassero Pietro Manna cremonese,che il Pomponazzi nell'Apologia chiama viracerrimi in genii gravissimique judicii. Essendo il Manna cremonese, è chiaro che il Pomponazzi non poteva chiamarlo concivis meus. Di Pietro Trapolino,il più celebre dei due TrapolinicheilPom ponazzi ebbe per maestri,ecco ciò che dice il Papadopoli Libro III, Sezione 2.a capo 6 della sua storia dell'Università di Padova . « Petrus Trapolinus Patavii nalus patricia genle....philosophus,malhemalicuselmedicusdeclinante SaeculoXV celeberrimus,Medicinam inGymnasiopalrioprofessuseslutconstatexAlbisgymnasticis. VixilannosLVIII;viveredesiitan.MDIXcaipsadiequa caplum direplumque Patavium estab exerciluMaximiliani,in eaquererum catastrophequaemullaconscripseralperiere.Superesiquem juvenis ediderat liber de Ilumido radicali. DiAntonioTrapolinosuoprecettoreinmedicinailPomponazziparlanella12adellesue Du Vilazioni sopra il4o dei Meteorologici di Aristotele adducendo le difficoltà che egli scolaro gli op ponera su certe cause della mutazione delle forme nei misti. Ivi l'autore avvicina Antonio Trapolino a Gentile Gentili, a Jacopo da Forlì e a Marsilio (di Santa Sofia) altri rinomati professori di M e dicina nell'Università di Padova. Di Pietro Roccabonella che fu pure suo maestro è menzione alla fine del De Falo. Finalmente di Francesco di Neritone altro suo professore oltre al cenno che ne fa 

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