Giani. (Torino). Filosofo. Grice: “I
love Giani; for one, he was less fanatic than Nietzsche, even if it is
Nietzsche’s fanaticism that attracts Strawson! For one Giani is more careful:
if ‘music’ comes from the muses, which are Apollonian, why has Nietzsche to
emphasise in a piece of bad rhetoric, that tragedy has its birth in the
‘spirit’ of “music” – surely Nietzsche means ‘Dionysian,’ but there’s no
‘music’ in Dionysus, only noise! Trust an Italian to correct Nietzsche on that
point!” -- Appartene ad una famiglia
dell'alta borghesia torinese con spiccate inclinazioni per la musica e per
l'arte: lo zio Giuseppe (Cerano d'Intelvi) fu pittore piuttosto
noto, docente all'Accademia Albertina, così come il figlio di lui Giovanni
(Torino). Si dedica al violino e condusse contemporaneamente gli
studi fino alla laurea. Si interessa
inoltre al fermento filosofico di fine Ottocento, a Spencer, ma soprattutto Nietzsche:
di Così parlò Zarathustra eavrebbe in seguito dato una traduzione, a partire
dalla seconda edizione italiana (Torino, Bocca). Si appassiona, inoltre, al
teatro musicale di Wagner, così come altri intellettuali torinesi, e lo
difende. Risale la fondazione, per opera sua e dell'amico editore Bocca,
della Rivista musicale italiana, in cui inizialmente hanno parte preponderante
gli scritti di Giani, soprattutto recensioni sul teatro musicale contemporaneo
e note sui testi poetici da musicare, anche se va probabilmente ascritto a
Giani anche l'editoriale programmatico del primo numero, all'interno di una
rivista che si propone di ospitare scritti musicologici ispirati al metodo
positivistico diffuso tra i due secoli, pur restando aperta all'apporto di
altre correnti filosofiche quali quelle dell'idealismo. In “Per l'arte
aristocratica”, dimostra le doti di polemista che lo avrebbero accompagnato per
tutta la vita: in esso si confuta un giudizio di Torchi e si afferma che la
cosiddetta "arte per l'arte" non solo non è immorale, ma è anzi la
naturale evoluzione e conclusione dello sviluppo storico di questa
manifestazione dello spirito umano. Dedica un saggio al “Nerone” di Boito,
che egli da allora considerò incondizionatamente un maestro: al tempo Boito
aveva reso pubblico il solo testo del Nerone, che venne accolto molto
vivacemente e con alterna fortuna dall'ambiente letterario italiano. La
posizione intorno al Nerone è singolare e indicativa di quali fossero i
requisiti che la cerchia di Giani e Bocca ricercava nell'opera musicale. Questa
tragedia farebbe parte del novero delle tragedie vere, quelle in cui ritmo,
suono della parola, gesto, musica concorrono alla creazione di un che di
superiore. Tuttavia, quando la musica del Nerone fu resa nota postuma, dichiara
una certa delusione. Uomo dalla cultura enciclopedica, versato con competenza
anche negli studi di letteratura, Giani cura L'estetica di Leopardi. Vede inLeopardi
il luogo in cui le immagini della sua poesia si comporrebbero in un universo
etico ed estetico coerente. All'interno della storia della critica leopardiana,
pare avvicinabile ora alla posizione di Croce, di distinzione tra il momento
della poesia e il momento della riflessione, ora a quelle positivistiche.
Singolarmente,parla di musica e dell'analogia tra il ruolo del coro greco e il
ruolo del coro nelle Operette morali solo nella conclusione, benché in termini
acuti. Avrebbe contribuito ad un ulteriore campo degli studi letterari,
quello della musica nel mondo antico. Apparve “Gli spiriti della musica nella
tragedia” -- Fin dal saggio, si richiama alla nota opera di Nietzsche, “La
nascita della tragedia dallo spirito della musica”. Giani non condivide
l'opinione di Nietzsche secondo cui il razionalismo del teatro di Euripide
avrebbe spento la portata dionisiaca della tragedia. La tragedia di Euripide
permane ad un livello musicale altissimo. Per affermare questo ricostruisce il
ruolo della musica nei testi tragici sulla base delle fonti antiche,
dedicandosi alle singole parti e forme musicali dei drammi, sempre attento a
sottolineare la valenza estetica complessiva della tragedia o melodramma, ma
nel contempo senza trascurare le posizioni metodologiche della scuola
filologica. Fino ad allora non aveva stretto profondi legami con i
musicisti coevi (eccettuato Boito), si avvicina sempre più alle compositori.
Saluta con favore Bastianelli e Pizzetti, approvandone principalmente le
posizioni estetiche e la ricerca di una certa spiritualità nella music, tipica
dei due esponenti del circolo fiorentino della Voce, ma prese le distanze ben
presto dalle loro prove compositive, in particolare dai drammi musicali di Pizzetti,
che non parvero a opere d'arte totalmente compiute. Un legame creativo e
biografico molto più stretto strinse con Ghedini, anche per via delle comuni
frequentazioni torinesi: per Ghedini, che sta ancora cercando una personale
posizione estetica e anda raggiungendo progressivamente le conquiste di stile e
di linguaggio che lo avrebbero reso famoso, Giani valse come una sorta di
pigmalione, suggerendo testi da musicare per le liriche e esaminando con occhio
critico le composizioni di Ghedini. Giani stesso fu librettista. Ridusse
L'Intrusa di Maeterlinck, musicata da Ghedini ma mai rappresentata, e scrisse
Esther per Pannain.Verso il termine della sua vita, divenne molto noto in tutta
Italia per i suoi scritti di radicale confutazione di Croce. Non era
particolarmente ostile all'idealismo di Croce, anzi considerava la teoria
dell'arte come intuizione una delle chiavi per la valutazione della creatività
anche musicale e teatrale. Tuttavia, a mano a mano che l'estetica di Croce
veniva sistematizzata dal suo stesso autore, ma soprattutto da alcuni suoi
pedestri seguaci mal tollerati dal nostro, attaccò tale concezione con il
bellicoso pseudonimo di Luigi Pagano in La fionda di Davide, criticando che in
essa non vi fosse posto per il lato tecnico e materiale della creazione e che
addirittura la stessa musica non fosse stata debitamente considerata da Croce
al medesimo livello delle altre arti che diedero lustro al passato
italiano. Il posto di Giani nella storia della musicografia è tutto
particolare.Pestalozza vi ha addirittura visto un predecessore della
“fenomenologia musicale.”In realtà, ad un attento esame quantitativo dei suoi
scritti, pare essersi dedicato assai poco a questa o quella musica in
particolare, mentre il suo contributo fu assolutamente preponderante nei temi
di estetica musicale.Fu una voce originale, fuori dal coro, che inizialmente
difese il dramma di Wagner, quindi auspice fermamente all'interno dei testi
musicati dai compositori qualità come la purezza e la letterarietà, infine spronò,
pur da lontano, i compositori ad una libertà adogmatica e ad una ricerca
continua di stile e di linguaggio, rendendoli attenti alla peculiarità della
musica, che doveva essere cosa che egli ripete spessissimo nei suoi scrittila
"figuratrice dell'invisibile", cioè l'elemento che dà corpo alle
sensazioni, alle suggestioni, alle fantasie suscitate dai testi musicati e non
immediatamente in essi esplicate. Una posizione la sua che può essere
paragonata a quella del "critico-artista" teorizzata da Wilde, che
Giani ben conosceva: un "critico-artista" nel senso di ri-creatore
dei percorsi attraverso cui la composizione è venuta alla luce, e ignoti al
compositore stesso, ma nei quali quest'ultimo riesce a identificarsi una volta
che il critico li rivela a lui e al mondo. Dispose per testamento che i
suoi libri venissero donati "ad una biblioteca di piccola Città preferibilmente
Pinerolo" e proprio presso la Biblioteca Civica "Camillo
Alliaudi" di Pinerolo ora si trovano, presso il Fondo che prese il suo
nome. Altre opera: “Per l'arte aristocratica (in proposito di uno studio
di Luigi Torchi), in “Rivista Musicale Italiana”, Il “Nerone” di Arrigo Boito,
in “Rivista Musicale Italiana”, L'estetica di Leopardi, Torino, Bocca, con lo
pseudonimo di Anticlo: Gli spiriti della musica nella tragedia greca, in
“Rivista Musicale Italiana”,Milano, Bottega di Poesia, L'amore nel Canzoniere
di Francesco Petrarca, Torino, Bocca, con lo pseudonimo di Luigi Pagano:
La fionda di Davide. Saggi critici (Boito, Pizzetti, Croce), Torino, Bocca.Dizionario
Biografico degli Italiani Cesare Botto Micca, in morte di Romualdo Giani, in
“Rivista Musicale Italiana”, Annibale Pastore, In memoria,, in “Rivista Musicale
Italiana”, Massimiliano Vajro, “Rivista Musicale Italiana”, Luigi Pestalozza,
Introduzione a «La Rassegna Musicale». Antologia, Luigi Pestalozza, Milano,
Feltrinelli, Guido M. Gatti, Torino musicale del passato, in «Nuova Rivista
Musicale Italiana». Guglielmo Berutto, Il Piemonte e la musica, Torino, in
proprio, ad vocem. Stefano Baldi, “Fotografare l'anima” -- Romualdo Giani e
Giorgio Federico Ghedini, in “Bollettino della Società Storica Pinerolese”, Paolo
Cavallo ,La vita, il fondo musicale, le collaborazioni musicologiche e gli
interessi letterari, Pinerolo, Società Storica Pinerolese, . Con contributi di
Casagrande, Baldi, Betta, Cavallo,
Balbo, Fenoglio.Romualdo Giani. Giani. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Giani” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Giannantoni – la dialettica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Perugia).
Filosofo. Grice: “I love Giannantoni; for one, he believes, with me, that there
is Athenian dialectic, Roman dialectic, Florentine dialectic and Oxonian
dialectic; like me, he has explored mostly ‘Athenian dialectic,’ and he has
noted that its birth (‘nascita’) is in the ‘dialogo socratico,’ so it should
surprise nobody that I have based my philosophy on the facts of conversation!” Si
laurea a Roma sotto Calogero. In “Il dialogo di Socrate e la dialettica di
Platone” attribuisce a Socrate una concezione molto laica della divinità e
della religiosità («Religiosità, che Socrate, il quale era certamente una
personalità religiosa, intendeva in modo del tutto diverso da come comunemente
era sentita a quell'epoca»). La sua dottrina storico-filosofica si fonda sul
principio che ogni seria riflessione filosofica si debba basare su un'accurata
e rigorosa ricerca filologica delle fonti. Questo spiega l'enorme dispiego di tempo
dedicato all'elaborare la sua opera monumentale, “Reliche di Socrate” (“Socratis
et Socraticorum reliquiae”). Giannantoni ha sempre seguito il criterio di Croce
e Gramsci, secondo cui l'esposizione di un filosofo debba avvenire tramite
l'esame storico cronologico (unita longitudinale) delle sue opere, allo scopo
di prendere consapevolezza dell'evoluzione della dottrina e di separare da
questa ogni sovrapposizione interpretativa personale non adeguatamente basata
sulle fonti. Convinto dell'onestà
intellettuale come valore fondamentale cui deve rifarsi ogni interprete della
storia della filosofia, capace perciò di rinunciare di fronte alla
ricostruzione filologica dei testi anche alle proprie più profonde convinzioni
personali. Traccia un profilo “ideale” dello «storico autentico» della
filosofia, che ha il «dovere di farsi filologo rigoroso per avvicinarsi il più
possibile al mondo del filosofo da lui studiato», ben sapendo che ciò «non
basta ancora se non è accompagnato da una sensibilità filosofica e da una
consapevolezza teoretica e storica insieme. Di qui conclude il fascino di una
ricerca che, rendendoci consapevoli di una grande quantità di problemi
altrimenti inavvertiti, termina in un autentico arricchimento spirituale. Il
suo insegnamento è stato caratterizzato dalla volontà di essere semplice e
chiaro nell'espressione del pensiero considerando questo un dovere morale
dell'intellettuale nei confronti degli altri studiosi. Anche allo scopo di realizzare una scrittura
filosofica quanto più scientificamente precisa, ha compiuto studi approfonditi
sulla logica di Aristotele e sulla storia della semantica filosofica (teoria
del segno). Nella sua vita e nella
dottrina si è sempre impegnato nel mettere in pratica l'insegnamento socratico,
così come fece il suo maestro Calogero: insegnando la conversazione basatio
sulla regola d’oro: il rispetto verso il co-conversazionalista. Cura I Presocratici
di Diels e Kranz. Altre opere Aristotele: la metafisica / G. Giannantoni, W.
Kullmann, E. Lledò.[Roma] : Rai Trade, [1 DVD, Aristotele teoretico.Roma:
Istituto della enciclopedia italiana, Aristotele teoretico, interviste a
Gabriele Giannantoni, Andreas Kamp, Wolfang Kullmann, Emilio Lledó. Che cosa ha
veramente detto Socrate / G. Giannantoni.Roma: Ubaldini, Cirenaici: raccolta delle
fonti antiche e studio introduttivo / Gabriele Giannantoni.Firenze: Sansoni, Considerazioni
su un convegno militante / Epicureismo romano:
atti del Congresso internazionale: Napoli, Gabriele Giannantoni e Marcello Gigante.Napoli:
Bibliopolis, Epicuro: opere, frammenti, testimonianze sulla sua vita / Ettore
Bignone; introduzione di Gabriele Giannantoni.Bari: Laterza, La filosofia greca
dal 6. al 4. secolo / Armando Plebe, Pierluigi Donini].Milano: Vallardi; Padova:
Piccin, Le filosofie e le scienze contemporanee, Torino: Loescher, Le filosofie
e le scienze contemporanee, schede di laboratorio Francesco Aronadio.Nuova
ed.Torino: Loescher, I fondamenti della logica di Aristotele / Guido Calogero;
nuova edizione con appendici integrative di G. Giannantoni e G. Sillitti.
Firenze: La nuova Italia, Le forme classiche / Torino: Loescher, “Volpe /
Gabriele Giannantoni.Roma: Editori riuniti, Socrate. Tutte le testimonianze: Da
Aristotfane e Senofonte ai Padri cristiani; Bari: Laterza, Aristotele. Opere;
introduzione e indice dei nomi, Roma; Bari: Laterza, Epicuro. Opere, frammenti,
testimonianze sulla sua vita; Bignone; .Bari: Laterza, I presocratici: testimonianze
e frammenti / Bari: Laterza, Profilo di storia della filosofia, Torino:
Loescher. La razionalità moderna, Torino: Loescher, Socratis et Socraticorum
Reliquiae. Collegit, disposuit, apparatibus notisque instruxit G.
Giannantoni, 2090, quattro volumi,
Bibliopolis 1991. Note Anthropine
Sophia. Studi di filologia e storiografia filosofica in memoria di Gabriele
Giannantoni; Introduzione di Francesco Adorno: per Gabriele Giannantoni: un
dialogo, Editore Bibliopolis (collana Elenchos), 2009 Deputati della V, VI, VII legislatura. Op.cit. Bruno Centrone, ed.Bibliopolis, Enciclopedia
Treccani, Bruno Centrone, Bibliopolis , Edizioni di filosofia, ILIESI CNR La traduzione dei Presocratici da parte di
Giannantoni è stata criticata da Giovanni Reale nell'introduzione alla sua
nuova traduzione dei Presocratici del 2006, critiche riportate in due
articoli-intervista comparsi sul "Corriere della Sera" nei quali Giannantoni, di formazione gramsciana veniva
accusato come curatore della "vecchia" edizione laterziana di avervi
perpetrato «una certa manomissione del sapere filosofico», in ossequio
all'ideologia e all’egemonia culturale marxista. Interpretazioni del pensiero
di Socrate#Socrate: l'interpretazione di Giannantoni Guido Calogero La teoria sul
pensiero greco arcaico. Gabriele Giannantoni. Giannantoni. Keywords: la
dialettica, dialettica, Epicuro a Roma -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Giannantoni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51758022139/in/dateposted-public/
Grice e Giannetti – corpuscolarismo – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Albiano di
Magra). Filosofo. Grice: “I like Giannetti; for one, he is the only philosopher
I know whose first name is ‘Pascasio.’ He taught at Pisa, but not in the tower
– Oddly, while he is from Tuscany, there is a street (‘via’) in La Spezia named
after him!” – Grice: “His logic was considered heretic, at least by the duke,
who diligently expelled him from any obligation of teaching!” – Insegna a Pisa.
Quando lascio la cattedra, gli successe Grandi.
Di formazione galileiana, fu un acceso nemico dei Gesuiti. Sollecitato da Grandi,
che lo aveva anche introdotto a Newton, cura Galilei (Firenze). Rimosso da Pisa
da Cosimo III de' Medici, vi fece rientro alla morte di quest'ultimo. NC. Preti, Dizionario Biografico degli
Italiani, Memorie storiche d'illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica
e moderna Lunigiana, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 54, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pascasio Giannetti. Gianetti. Keywords: corpuscolarismo,
implicature corpuscolare, Isaaco Newton, Galilei, Grandi, Giannetti -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Giannetti: implicatura corpuscolare – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51757992274/in/dateposted-public/
Giannetta search – another time?
Grice e
Giannone – la terza Roma (Ischitella). Filosofo. Grice: “Giannone is an
interesting philosopher. He philosophised on the ‘citta terrena,’ which is a
back-fromation from ‘celestial city,’ and by which he meant Rome! – Then he
compared men – in their collectivity, to apes, even if ingenious ones!” “Non solo i corpi, ma, quel che è più, anche
le anime, i cuori e gli spiriti de' sudditi si sottoposero a' suoi piedi e
strinse fra ceppi e catene.” Esponente di spicco dell'Illuinismo italiano, discendente
da una famiglia di avvocati (anche se il padre era uno speziale), lasciò il
paese natale per intraprendere gli studi a Napoli. Si laurea entrando ben
presto in contatto con filosofi vicini a Vico. Fu praticante presso Argento,
che disponeva di una vasta biblioteca, la frequentazione della quale fu
essenziale per la sua formazione. I suoi interessi non si limitarono
soltanto al diritto ed alla filosofia, appassionandosi anche agli studi storici
e dedicandosi alla stesura della sua opera storica più conosciuta Dell'istoria
civile del regno di Napoli, che gli causò tuttavia numerosi problemi con la
Chiesa per il suo contenuto. Costretto a riparare a Vienna, ottenne
protezione e sovvenzioni da Carlo VI, il che gli permise di proseguire
indisturbato i suoi studi filosofici. Il suo tentativo di rientrare in
patria fu ostacolato dalla Chiesa, nonostante i buoni uffici dell'arcivescovo
di Napoli recatosi a Vienna per convincerlo a tornare a Napoli. Fu costretto a
trasferirsi a Venezia dove, apprezzatissimo dall'ambiente culturale della città,
rifiutò sia la cattedra a Padova, sia un posto di consulente giuridico presso
la Serenissima. Il governo della Repubblica lo espulse, dopo averlo
sottoposto a stretti controlli spionistici, per questioni inerenti alle sue
idee sul diritto marittimo e nonostante la sua autodifesa con il trattato
Lettera intorno al dominio del Mare Adriatico. Dopo aver vagato per
l'Italia (Ferrara, Modena, Milano e Torino), giunse a Ginevra, dove compose un
altro lavoro dal forte sapore anticlericale “Il Triregno: il regno terreno, il
regno celeste, e il regno papale, che gli costò nuovamente la persecuzione
delle alte sfere ecclesiastiche culminate con la sua cattura in un villaggio
della Savoia, ove fu attirato con un tranello. Rimasto nelle prigioni
sabaude, fu costretto a firmare un atto di abiura che non gli valse tuttavia la
libertà. Fu tenuto prigioniero nella fortezza di Ceva, dove scrisse alcuni dei
suoi componimenti più famosi. Trasferito alla prigione del mastio della
Cittadella di Torino. +“Dell'istoria civile del regno di Napoli” ebbe enorme
fortuna mentre la Chiesa ne avversò le tesi ponendola all'Indice dei libri
proibiti, comminando al filosofo una scomunica la quale obbligava Giannone a
riparare all'estero. I temi trattati nell'Istoria, sviluppati su precisi
riferimenti giuridici, forniscono una lucida descrizione dello stato di degrado
civile del Regno di Napoli, attribuendone le cause all'influenza preponderante
della Curia romana. Auspica in primis con quest'opera, «il rischiaramento delle
nostre leggi patrie e dei nostri propri istituti e costumi». Nel
Triregno, opera aspramente avversata anch'essa dagli ambienti ecclesiastici, presenta
la religione secondo un prospetto evolutivo: la Chiesa, col suo "regno
papale", si contrappone al "regno terreno" degli Ebrei ma anche
a quello "celeste" idealizzato dal Cristianesimo e il superamento del
male, che lo Stato Pontificio così incarna, si realizzerà soltanto attraverso
un cambiamento di rotta deciso, mediante ulteriore consapevolezza individuale
raggiunta dall'uomo nel corso della sua vicenda Storica. Indi teorizza uno
Stato laico capace di sottomettere l'istituzione papale, anche mediante
un'espropriazione dei beni materiali del clero. La Chiesa porta avanti una
forma di negazione di quella libertà individuale che deve essere posta come
fondamento giuridico e sociale. Al filosofo sono intestati vari istituti
scolastici, tra cui lo storico Liceo classico Pietro Giannone di Caserta,
quello di Benevento, quello di Foggia, e quello di San Marco in Lamis. Nel Capitolo settimo della Storia della
colonna infame, Manzoni dedica al Giannone ampio spazio elencandone i
numerosissimi plagi e gli errori che anche Voltaire gli rimprovera. Inizia
paragonandolo a Muratori e indicandolo come "scrittore più rinomato di
lui" , poi aggiunge un lungo elenco (e raffronto) delle opere plagiate e
degli autori, tra cui Nani, Sarpi, Parrino, Bufferio, Costanzo e Summonte:
"...e chissà quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire
chi ne facesse ricerca". E conclude che se non si sa se fosse "pigrizia
o sterilità di mente", fu certo "raro il coraggio". Altre
opera: Autobiografia: i suoi tempi, la sua prigionia, appendici, note e
documenti inediti, Augusto Pierantoni, Roma, E. Perino, I discorsi storici
sopra gli Annali di Tito Livio, Apologia dei teologi scolastici Istoria del
pontificato di Gregorio Magno, “L'Ape ingegnosa” “Istoria civile del Regno di
Napoli. 1, Napoli, Giovanni Gravier); Pietro Giannone, Istoria civile del Regno
di Napoli. 2, Napoli, Giovanni Gravier, Pietro Giannone, Istoria civile del
Regno di Napoli. 3, Napoli, Giovanni Gravier, Pietro Giannone, Istoria civile
del Regno di Napoli. 4, Napoli, Giovanni Gravier, Pietro Giannone, Istoria
civile del Regno di Napoli. 5, Napoli, Giovanni Gravier, aprile . Note
Pietro Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, Capolago,
Tipografia Elvetica, l Ibidem, note da 80 a 89 Fausto Nicolini, La fortuna di Pietro
Giannone: ricerche bibliografiche, Bari, Laterza, Marini, Il giannonismo (Bari,
Laterza). Vigezzi, PGiannone riformatore e storico. Milano, Feltrinelli, 1Giannoniana:
autografi, manoscritti e documenti della fortuna di Giannone, Sergio Bertelli,
Milano-Napoli, Ricciardi, Giuseppe Ricuperati, L'esperienza civile e religiosa
di Giannone., Milano-Napoli, Ricciardi, Mannarino, Le mille favole degli
antichi. Ebraismo e cultura europea nel pensiero religioso di Giannone,
Firenze, Le Lettere, Giuseppe Ricuperati, La città terrena di Pietro Giannone:
un itinerario tra crisi della coscienza europea e illuminismo radicale,
Firenze, Olschki, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vita scritta da lui medesimo, Feltrinelli, testo in versione digitale
della Biblioteca Italiana, 2003.//filosofico.net/giannone.htm. Pietro Giannone.
Giannone. Keywords: la terza Roma, autobiografia, ego-grafia – Vico, Giannone,
Genovesi – Liguria – commento su Livio – regno terreno, regno celeste, regno
papale --. Storia di roma antica -- giannonismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Giannone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690283554/in/photolist-2mKGdrq
Grice e
Gioberti – del bello – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino).
Filosofo. Grice: “I like Gioberti; he published ‘Del bene, del bello,’
suggesting they are etymologically connected, and they are: BONUS alternates
with BENE in Roman, and the dimintuvie, BENETULUS, gives ‘bellus’ – So the
Roman implicature is that the ‘bello’ is a ‘little’ ‘bene’ – or gracious,
comfortable, and proportionate, rather than having to do with ‘bene’ itself. –
“like bene” – and affectionate diminutive, one hopes!” – Laureato, e parzialmente
influenzato da Mazzini, lo scopo principale della sua vita divenne
l'unificazione dell'Italia sotto un unico regime: la sua emancipazione, non solo
dai signori stranieri, ma anche da concetti reputati alieni al suo genio e
sprezzanti del primato morale e civile degli italiani. Questo primato era
associato alla supremazia del Papa, anche se inteso in un modo più letterario
che politico. Carlo Alberto di Savoia lo nomina suo cappellano. La sua
popolarità e l'influenza in campo privato, tuttavia, erano ragioni sufficienti
per il partito della corona per costringerlo all'esilio; non era uno di loro e
non poteva dipendervi. Sapendo questo, si ritirò dal suo incarico ma fu arrestato
con l'accusa di complotto e bandito dal Regno sabaudo senza processo. Andò a
Parigi e Bruxelles per insegnare filosofia. Nonostante ciò, trovò il tempo per
filosofare con particolare riferimento al suo paese e alla sua posizione.
Essendo stata dichiarata un'amnistia da Carlo Alberto, divenne libero di tornare in patria. Al suo
ritorno a Torino, fu ricevuto con il più grande entusiasmo. Rifiutò la dignità
di senatore che Carlo Alberto gli aveva offerto, preferendo rappresentare la
sua città natale nella Camera dei deputati, della quale fu presto eletto presidente.
Cadde il governo. Il re nominò Gioberti nuovo presidente del Consiglio. Il suo
governo terminò. Con la salita al trono di Vittorio Emanuele II lla sua vita
politica giunse alla fine. Ebbe un posto nel consiglio dei ministri, anche se
senza portafoglio, ma un diverbio irriconciliabile non tardò a maturare. Fu
allontanato da Torino con l'affidamento di una missione diplomatica a Parigi,
da cui non fece più ritorno. Rifiutò la pensione che gli era stata offerta e
ogni promozione ecclesiastica, visse in povertà e passò il resto dei suoi
giorni a Bruxelles, dove si trasferì dedicandosi agli studi filosofici. I primi
due licei istituiti a Torino celebrarono uno l'opera diplomatica di Cavour (il
Liceo classico Cavour) e l'altro il pensiero, anche politico, di Gioberti (il
Liceo classico Vincenzo Gioberti). Gli scritti sono più importanti della
sua carriera politica; come le speculazioni di Rosmini-Serbati, contro cui
scrisse, sono state definite l'ultima propaggine del pensiero medievale. Anche
il sistema di Gioberti, conosciuto come “ontologismo”, più nello specifico
nelle sue più importanti opere iniziali, non è connesso con le moderne scuole
di pensiero. Mostra un'armonia con la fede che spinse Victor Cousin a sostenere
che la filosofia italiana era ancora fra i lacci della teologia e che Gioberti
non e un filosofo. Il metodo per lui è uno strumento sintetico,
soggettivo e psicologico. Ricostruisce, come afferma, l'ontologia e comincia
con la formula ideale, per cui l'Ens crea l'esistente ex nihilo. Dio è l'unico
ente Ens. Tutto il resto sono pure esistenze. Dio è l'origine di tutta la
conoscenza umana (le idee), che è una e diciamo che si rispecchia in Dio
stesso. È intuita direttamente dalla ragione, ma per essere utile vi si deve
riflettere, e questo avviene tramite i mezzi del linguaggio. Una conoscenza
dell'ente e delle esistenze (concrete, non astratte) e le loro relazioni
reciproche, sono necessarie per l'inizio della filosofia. Gioberti è, da
un certo punto di vista, un platonico. Identifica la religione con la civiltà e
nel suo trattato Del primato morale e civile degli Italiani giunge alla
conclusione che la chiesa è l'asse su cui il benessere della vita umana si
fonda. In questo afferma che l'idea della supremazia dell'Italia, apportata
dalla restaurazione del papato come dominio morale, è fondata sulla religione e
sull'opinione pubblica. Tale opera e la base teorica del neoguelfismo. In
“Rinnovamento e Protologia” si dice che abbia spostato il suo campo
sull'influenza degli eventi. La sua prima opera aveva una ragione
personale per la sua esistenza. Un amico, avendo molti dubbi e sfortune per la
realtà della rivelazione e della vita futura, lo ispirò alla stesura de “La teorica
del sovrannaturale”. Dopo questa, sono
passati in rapida successione dei trattati filosofici. La “Teorica” è seguita
dalla “Filosofia”, dove afferma le ragioni per richiedere un nuovo metodo e una
nuova terminologia. Qui riporta la dottrina per cui la religione è la diretta
espressione dell'idea in questa vita ed è un unicum con la vera civiltà nella
storia. La Civiltà è una tendenza alla perfezione mediata e condizionata, alla
quale la religione è il completamento finale se portato a termine. È la fine
del secondo ciclo espresso dalla seconda formula, l'ente redime gli
esistenti. I saggi “Del bello” e “Del buono hanno” seguito
l'introduzione. Del primato morale e civile degl'Italiani e Prolegomeni sulla
stessa e a breve trionfante esposizione dei Gesuiti, Il Gesuita moderno,
pubblicato clandestinamente a Losanna da Bonamici, ha senza dubbio accelerato
il trasferimento di ruolo dalle mani religiose a quelle civili. È stata la
popolarità di queste opere semi-politiche, aumentata da altri articoli politici
occasionali e dal suo Rinnovamento civile d'Italia, che lo ha portato ad essere
acclamato con entusiasmo al ritorno nel suo paese natio. Tutte queste opere
sono state perfettamente ortodosse e hanno contribuito ad attirare l'attenzione
del clero liberale nel movimento che è sfociato, sin dai suoi tempi,
nell'unificazione italiana. I Gesuiti, tuttavia, si sono raduttorno al Papa più
fermamente dopo il suo ritorno a Roma e alla fine gli scritti di Gioberti
furono messi all'indice. I resti delle sue opere, specialmente “La filosofia
della rivelazione” e la Prolologia espongono i suoi punti di vista maturi in
molte parti. Tutti gli scritti giobertiani, tra cui quelli lasciati nei
manoscritti, sono stati pubblicati daMassari (Torino). Il Ministero dei beni
culturali ha affidato la redazione dell'edizione nazionale all'Istituto di
Studi Filosofici "Enrico Castelli", presso l'Università La Sapienza di
Roma. Altre opera: Prolegomeni del Primato morale e civile degli italiani,
Enrico Castelli; Primato morale e civile degli italiani, Ugo Redanò; Introduzione
allo studio della filosofia, Alessandro Cortese; Teorica del sovrannaturale,
Alessandro Cortese; Del rinnovamento civile d'Italia; Vincenzo Gioberti, Del
rinnovamento civile d'Italia, Del rinnovamento civile d'Italia, Scrittori
d'Italia Bari, Laterza. Cfr. lettera di V. Gioberti a G. Leopardi in Scritti vari inediti di Giacomo Leopardi
dalle carte napoletane, Firenze, Successori Le Monnier. Gioberti visse in Rue
des marais S. Germain, hotel du Pont des Arts n° 3. In lingua latina: "dal nulla", vedi
anche la locuzione Ex nihilo nihil fit di Lucrezio. Antonio, su Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Istituto Castelli-Roma
in . Anteprima disponibile su Anteprima della II edizione disponibile su
books.google. Giuseppe Massari, Vita di
Gioberti, Firenze, Antonio Rosmini Serbati, Gioberti e il panteismo, Milano, Spaventa,
La Filosofia di Gioberti, Napoli, Achille Mauri, Della vita e delle opere di
Gioberti, Genova, Giuseppe Prisco, Gioberti e l'ontologismo, Napoli, Pietro
Luciani, Gioberti e la filosofia nuova italiana, Napoli, Domenico Berti,
Di Gioberti, Firenze, Giorgio Rumi, Gioberti,
Bologna, Il mulino, Mario Sancipriano, Gioberti: progetti etico-politici nel Risorgimento,
Roma, Studium, Francesco Traniello, Da
Gioberti a Moro: percorsi di una cultura politica, Milano, Angeli, Gianluca
Cuozzo, Rivelazione ed ermeneutica. Un'interpretazione di Gioberti, Milano,
Mursia, Mustè, La scienza ideale. Filosofia e politica in Gioberti, Soveria
Mannelli, Rubbettino, Mustè, Il governo federativo, Roma, Gangemi, Alessio
Leggiero, Il Gioberti Frainteso. Sulle tracce della condanna, Roma, Aracne, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Gioberti. Gioberti. Keywords: del bello, estetico,
il bello, metessi, implicatura metessica – mimesi – Plato on mimesis and
metexis, protologia, ontologismo, statua all’aperto, Milano -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Gioberti," per Il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51757919514/in/datetaken/
Grice e
Gioia – filosofia ad uso de’ giovanetti – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Piacenza). Filosofo. Grice: “I joked with the maxim, ‘be polite’ –
surely it’s difficult to make that universalisable into the conversational
categoric imperative (‘be helpful conversationally) – but apparently Italians
are less Kantian than I thought!” -- Grice: “I love Gioia; he is like me, an
economist when it comes to pragmatics – see my principle of ECONOMY of rational
effort; I studied thoroughly his fascinating account about the origin of
language, before I ventured with my pritological progressions!” Dopo gli studi
nel Collegio Alberoni veste l'abito talare, mantenendo tuttavia un orientamento
di pensiero tutt'altro che ortodosso tanto in filosofia, per l'influenza
dell'utilitarismo di JBentham, dell'empirismo di Locke e del sensismo di
Condillac, quanto in teologia per l'influenza del pensiero di
Giansenio. Il suo interesse si rivolge ben presto anche alle questioni
politiche. Vince il concorso bandito dalla Società di Pubblica Istruzione di
Milano sul tema "Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità
d'Italia", alla quale partecipano 52 concorrenti. La sua dissertazione, in
cui sostiene la tesi di un'Italia libera, repubblicana, retta da istituzioni
democratiche e basata su comuni elementi geografici, linguistici, storici e
culturali, prefigura, come la maggioranza di quelle presentate, l'unità
italiana, benché questa tesi non sia gradita ai francesi che in quel periodo
occupano il nord Italia. La notizia del premio ricevuto gli giunge però in
carcere. Nel frattempo è stato arrestato con l'accusa di aver celebrato a scopo
di lucro più di una messa al giorno, anche se sono in realtà le sue idee
politiche giacobine a renderlo inviso all'autorità. Viene scarcerato grazie,
forse, alle pressioni di Bonaparte, e ripara a Milano. Il Trattato di
Campoformio, con la cessione di Venezia ad Austria da parte della Francia in
cambio del riconoscimento austriaco della Repubblica Cisalpina, lo spinge però
ben presto a diventare oppositore della Francia. Dopo aver rinunciato al
sacerdozio, si impegna nella professione giornalistica fonda "Il Giornale
filosofico politico", stroncato dalla rigida censura austriaca per le
posizioni sempre più apertamente patriottiche che Gioja vi sostiene. Dalle
colonne del "Giornale Filosofico Politico" scrive una lettera aperta
al duca Ferdinando d'Asburgo-Este, in cui denuncia i danni patiti in carcere.
Bonaparte viene sconfitto dalle truppe austriache nella Battaglia di Novi
Ligure e Gioia viene arrestato nuovamente dagli austriaci, per essere
scarcerato in seguito alla vittoria francese a Marengo. Viene nominato
storiografo della Repubblica Cisalpina: l'anno successivo pubblica "Sul
commercio de' commestibili e caro prezzo del vitto" , ispirato dai tumulti
per il rincaro del pane, e "Il Nuovo Galateo". Viene rimosso dalla
carica per le polemiche seguite alla pubblicazione e alla difesa del suo
trattato "Teoria civile e penale del divorzio, ossia necessità, cause,
nuova maniera d'organizzarla" L'apprezzamento per i suoi solidi e
realistici studi di economia e di statistica, ai quali sono prevalentemente
rivolti il suo interesse e la sua attività, gli valgono però la nomina alla
direzione del nascente Ufficio di Statistica: in questa veste inizia una febbrile
attività fatta di studi corredati da tabelle, quadri sinottici, raffronti
demografici, causa di nuove ed accese polemiche e della rimozione
dall'incarico. Tale attività gli rese uno dei primi studiosi ad applicare i
concetti di Statistica alla gestione economica dei conti pubblici (ad esempio
per le tasse, gabelle, e così via). Grazie alle sue conoscenze statistiche
ed economiche elabora concetti fortemente innovativi per l’epoca che ne fanno
il precursore del moderno dibattito giuridico in materia di risarcimento del
danno alla persona con una concezione che supera la questione
patrimoniale. Notissima in medicina legale la sua regola del calzolaio,
che anticipa il concetto di riduzione della capacità lavorativa
specifica: "...un calzolaio, per esempio, eseguisce due scarpe e un
quarto al giorno; voi avete indebolito la sua mano che non riesce più che a
fare una scarpa; voi gli dovete dare il valore di una fattura di una scarpa e
un quarto moltiplicato per il numero dei giorni che gli restano di vita, meno i
giorni festivi.." . E ancora, seppur meno noti, concetti
come: "Ne' casi d'indebolimento o distruzione di forze industri,
considerando il soddisfacimento come uguale al lucro giornaliero diminuito
o distrutto, moltiplicato per la rimanente vita utile dell'offeso, noi restiamo
molto al di sotto del valore reale, giacché una forza umana può essere
riguardata come Mezzo di sussistenza Mezzo di godimento Mezzo di bellezza Mezzo
di difesa Filosofia della Statistica (libro originale) “Rendendo
paralitico, per es., l'altrui braccio destro o la mano, voi togliete al musico
il mezzo con cui si procura il vitto divertendo gli altri, al proprietario il
mezzo con cui si sottrae alla noia divertendo se stesso, alla donna il mezzo
con cui gestisce e porge con grazia, a chiunque il mezzo con cui si
schernisce da mali eventuali difendendosi". Si tratta di principi
rivoluzionari per l’epoca, forse frutto di quel particolare mix di cultura che
deriva dalla sua formazione che inizia da sacerdote e approda a concezioni
rivoluzionarie; è il primo che riesce a prefigurare nell’uomo non solo una
sorta di macchina che produce reddito, ma anche un soggetto che attraverso
il lavoro realizza la propria personalità. In Italia oltre un secolo e
mezzo dopo, negli anni ’80 del novecento, in sede giuridica inizierà il
dibattito sul superamento del risarcimento del mero danno patrimoniale per
tener conto degli aspetti relazionali e dinamici della persona riassunti nel
concetto di danno biologico. Sul filone di queste tematiche gli veniva
intestata a Pisa un'ssociazione scientifica medico giuridica che raccoglie
giuristi, medici legali e assicuratori. Il "Nuovo Galateo"
Testo fondamentale nella storia dei Galatei, il "Nuovo Galateo" di
Gioja fu scritto per contribuire alla civilizzazione del popolo della
Repubblica Cisalpina. Il testo conosce ben tre edizioni. La prima si sofferma
in particolar modo sulla definizione laica di "pulitezza" – cf.
Grice, ‘be polite’ -- intesa come ramo della civilizzazione, arte di modellare la
persona e le azioni, i sentimenti, i discorsi in modo da rendere gli altri
contenti di noi e di loro stessi. È divisa in tre parti: "Pulitezza
dell'uomo privato", "Pulitezza dell'uomo cittadino",
"Pulitezza dell'uomo di mondo". Nella seconda edizione, Gioja
ridimensiona il concetto di "pulitezza" come l'arte di modellare la
persona, le azioni, i sentimenti, i discorsi in modo da procurarsi l'altrui
stima ed affezione. La vecchia ripartizione è sostituita da: "Pulitezza
Generale", "Pulitezza Particolare", "Pulitezza
Speciale". Nella terza edizione risale, a differenza dell'edizioni
precedenti, enfatizza l'importanza del concetto di "ragione sociale",
considerato dall'autore il fondamento etico del galateo che avrebbe portato
felicità e pace sociale mediante le buone maniere. Fu membro della Loggia
massonica "Reale Amalia Agusta" di Brescia, che prese il nome dalla
moglie del principe Eugenio di Beauharnais, primo Gran Maestro del Grande
Oriente d'Italia. A lui è intestata la loggia N. 1114 di Piacenza all’obbedienza
del Grande Oriente d’Italia. Crollato il dominio napoleonica, Gioja produce le
sue opere maggiori: il "Nuovo prospetto delle scienze economiche”; il
trattato "Del Merito e delle Ricompense"; "Sulle manifatture
nazionali"; "L'ideologia". Gli ultimi tre libri vengono messi
all'Indice e il suo fecondo lavoro è interrotto da un nuovo arresto per aver
cospirato contro l'Austria partecipando alla setta carbonara dei
"Federati". Dopo quest'ultima peripezia, nonostante i sospetti
da parte del governo austriaco, ha finalmente davanti a sé qualche anno di
serenità e compone la sua ultima opera, "La filosofia della statistica.”
Nel cimitero della Mojazza fra tante ossa ignorate dormono senza fasto di
mausoleo le ceneri di Melchiorre Gioia. Prende il suo nome il Liceo Classico di
Piacenza. Rosmini, suo avversario in politica come in religione, lo accusò
di pretendere di proporre un codice morale, fondato su principi palesemente
opportunistici, mentre con disinvoltura richiedeva sussidi e regali dai
titolari del potere politico per elogiarne le benemerenze nelle proprie
pubblicazioni periodiche, e lo dichiara pubblicamente un
"ciarlatano". Altre opera: Del merito e delle ricompense, 2, Filadelfia, s.n., Riflessioni sulla
rivoluzione. Scritti politici, Nuovo Galateo, Il Nuovo prospetto delle scienze
economiche, Distribuzione delle ricchezze, Milano, presso Gio. Pirotta in santa
Radegonda, Melchiorre Gioia, Produzione delle ricchezze, 2, Milano, presso Gio. Pirotta in santa
Radegonda, Consumo delle ricchezze, Milano, presso Gio. Pirotta in santa
Radegonda, Melchiorre Gioia, Azione governativa sulla produzione,
distribuzione, consumo delle ricchezze,
2, Milano, presso Gio. Pirotta in santa Radegonda, Sulle manifatture
nazionali, Dell'ingiuria, dei danni, del
soddisfacimento e relative basi di stima avanti i tribunali civili.
L’Ideologia. Filosofia della statistica. Note: Francesca Sofia nel Dizionario
Biografico degli Italiani. Ettore Rota
nella Enciclopedia Italiana, Cfr. Solmi, L'idea dell'unità italiana nell'età di
Napoleone in Rassegna storica del Risorgimento, Fonte: Francesca Sofia,
Dizionario Biografico degli Italiani, rTreccani L'Enciclopedia Italiana,
riferimenti in . Vittorio Gnocchini,
L'Italia dei Liberi Muratori,Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, Ignazio Cantù, Milano,
nei tempi antico, di mezzo e moderno: Studiato nelle sue vie; passeggiate
storiche, Antonio Saltini, Maria Teresa Salomoni, Stefano Rossi, Via Emilia.
Percorsi inusuali fra i comuni dell'antica strada consolare , Il Sole, Barucci,
Il pensiero economico di Gioia, Milano, Giuffre, Manlio Paganella, Alle origini
dell'unità d'Italia: il progetto politico-costituzionale di Gioia, Milano,
Ares,Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Nicola Pionetti, Melchiorre Gioia: il progetto politico per un'Italia
unita e repubblicana, Piacenza, EdizioniLir, . Luisa Tasca, Galatei. Buone
maniere e cultura borghese nell'Italia dell'Ottocento, Firenze, Le Lettere,
Gioia (metropolitana di Milano). Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. MEnciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Melchiorre
Gioia, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Melchiorre Gioia, Melchiorre Gioja. Gioia. Keywords: filosofia ad uso
de’ giovanetti, galateo, pulitezza, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gioia” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51758072475/in/dateposted-public/
Grice e
Giorello – il libertino – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Milano). Filosofo. – Grice: “I like
Giorello: he philosophises on evil and good – the devil wrestles with the angel
– but also on Mickey Mouse that he calls ‘topolino’ – “la filosofia del
topolino” – and perhaps ore exotically for us Oxonians, on ‘la filosofia di Tex,’
a ‘fiumetto’ of 1948!” –Si laurea a Milano sotto Geymonat). Insegna a Milano. Membro
de la Società Italiana di Logica” e de la Societa Italiana di Filosofia della
Scienza. Giorello divise i suoi interessi tra lo studio di critica e crescita
della conoscenza con particolare riferimento alle discipline fisico-matematiche
e l'analisi dei vari modelli di convivenza politica. Dalle sue prime ricerche
in filosofia e storia della matematica, i suoi interessi si erano poi ampliati
verso le tematiche del cambiamento scientifico e delle relazioni tra scienza,
etica e politica. La sua visione politica e di stampo liberal democratico e si
ispira, tra gli altri, a Mill. Si occupa anche di storia della scienza in
particolare le dispute novecentesche sul "metodo"e di storia delle
matematiche (“Lo spettro e il libertino”). Cura “Sulla libertà” di Mill. Ateo,
filosofa in “Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo.” Altre opere: Opere
Filosofia della matematica, Milano, L’nfinito, Milano, UNICOPLI, Lo spettro e
il libertino. Teologia, matematica, libero pensiero, Milano, A. Mondadori, Le ragioni della scienza, Roma-Bari, Laterza,Filosofia
della scienza, Milano, Jaca Book, Le stanze della ricerca, Milano, Mazzotta, Europa
universitas. sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, La filosofia
della scienza, Milano, R.C.S. libri & grandi opere, Quale Dio per la
sinistra? Note su democrazia e violenza, Milano, UNICOPLI, La filosofia della
scienza, Roma-Bari, Laterza, “Lo specchio del reame: riflessioni sulla
comunicazione: Longo, Epistemologia applicata. Percorsi filosofici, e Milano,
CUEM, I volti del tempo, e Milano, Bompiani,
Prometeo, Ulisse, Gilgameš. Figure del mito, Milano, Cortina, Di nessuna chiesa. La libertà del laico,
Milano, Cortina, Dove fede e ragione si incontrano?, con Bruno Forte, Cinisello
Balsamo, San Paolo, La libertà della vita, Milano, Cortina, Il decalogo. I dieci comandamenti commentati
dai filosofi, II, Non nominare il nome di Dio invano, Milano, Albo Versorio, Giulio
Giorello relatore al convegno internazionale "Science for Peace",
Milano, La scienza tra le nuvole. Da Pippo Newton a Mr Fantastic, Milano,
Cortina, Kos. Rivista di medicina, cultura e scienze umane, 4: Dio, Patria e Famiglia, Milano, Editrice
San Raffaele, Libertà. Un manifesto per credenti e non credenti, Milano, Bompiani,
Il peso politico della Chiesa, Cinisello
Balsamo, San Paolo, Viaggio intorno all'Evoluzione, Mascella, Zikkurat Edizioni
& Lab, Harsanyi visto da Giorello, Milano, Luiss University press, Lo
scimmione intelligente. Dio, natura e libertà, Milano, Rizzoli, Ricerca e
carità. Due voci a confronto su scienza e solidarietà, Milano, Editrice San
Raffaele, Introduzione a Apostolos
Doxiadis e Christos H. Papadimitriou, Logicomix, Parma, Guanda, Lussuria. La passione della conoscenza,
Bologna, Il Mulino, . Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo, Milano, Longanesi,
. Il tradimento. In politica, in amore e non solo, Milano, Longanesi, . Premio
Nazionale Rhegium Julii Saggistica. La filosofia di Topolino, Parma, Guanda,
. Noi che abbiamo l'animo libero. Quando
Amleto incontra Cleopatra, Milano, Longanesi, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giulio
Giorello. Giorello. Keywords: il libertino, implicatura speculativa – specchio
e il reame: la communicazione -- “il fantasma e il desiderio” “lo spettro e il
libertino” “lo specchio del reame” – “il libertino” “lo scimmione intelligente”
-- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giorello” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51756347867/in/dateposted-public/
Grice e Giorgi – l’implicatura di Bacco – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Cavallino). Filosofo. Si laurea a
Perugia con Givone con “L’estetico” --. studia con Seppilli e Arcangeli Studia
etnomusicologia della “Grecìa salentina”, rivalutando i brani in
"grico". Altre opere: “Pizzica e rinascita”, La Gazzetta del
Mezzogiorno”. Cura “La danza delle spade e la tarantella. Insegna a Lecce. “Le
strade che portano al Subasio passando dal Salento” (Ed. Del Grifo, Lecce), “Tarantismo
e rinascita: i riti musicali e coreutici della pizzica-pizzica e della
tarantella” (Lecce, Argo); “La danza delle spade e la tarantella: saggio
musicologico, etnografico e archeologico sui riti di medicina” (Argo, Lecce). “Pizzica-Pizzica,
la musica della rinascita. La tarantella del tarantismo e la sua resurrezione:
struttura musicale, stato dell'arte e neotarantismo” (Lecce, Pensa MultiMedia);
“L'estetica della tarantella: pizzica, mito e ritmo, Congedo Editore, Galatina);
“Pizzica e tarantismo: la carne del mito dall'etnomusicologia all'estetica
musicale, Galatina, Edit Santoro); “Il tarantismo come mito: dagli errori di De
Martino alla rivalutazione del pensiero mitico, Galatina, Congedo); “Il mito
del tarantismo: dalla terra del rimorso alla terra della rinascita, Galatina,
Congedo); “I poeti del vino, Galatina, Congedo); “La pizzica, la taranta e il
vino: il pensiero armonico, Galatina, Congedo, “La rinascita della pizzica,
Galatina, Congedo); Husserl e la Krisis,
3ª in “Segni e comprensione”, Milano); Il francescanesimo tra idealità e
storicità, 3ª in “Segni e comprensione”, Porzincula (S.Maria degli Angeli); “Il
canto popolare salentino, in Convegno Di Studi Demologici Salentini, Copertino.
F. Noviello e D. Severino, Capone, Cavallino Pierpaolo De Giorgi, Il tarantismo
secondo Schneider: nuove prospettive di ricerca, in , Quarant'anni dopo De
Martino: il tarantismo, Atti del Convegno, Galatina, La iatromusica carne del
mito: la pizzica pizzica tra etnomusicologia ed estetica musicale, in , Mito e
tarantismo Pellegrino, Pensa MultiMedia, Lecce, La pizzica pizzica immensa
risorsa culturale del Sud, in , Terra salentina: i Sud e le loro arti,
materiali del Convegno di Arnesano, La Stamperia, Leverano, Pierpaolo De
Giorgi, “Il ritorno di Dioniso” a proposito di un libro diPellegrino, in “Segni
e comprensione”, Fra aborigeni e tarantismo, in , Settimana di promozione
culturale pugliese C. Minichiello, Pensa MultiMedia, Lecce, Le tradizioni
popolari nei disegni di Nino Severino, greco, Copertino, Diario di bordo, in ,
La czarda e il vento: antologia di autori salentini, G. Conte, Congedo Pierpaolo
De Giorgi, Poesia sintetica, in , Il cuore di Amleto: testi, grafiche e fotografie
di autori contemporanei salentini e ungheresi, nota introduttiva di G. Conte,
traduzioni di F. Baranyi e A. Menenti, Veszprém, Pierpaolo De Giorgi, I fogli, in
“L'Immaginazione”; Chiedendo e schiodando, La vita amico è l'arte dell'incontro
e Maestà delle volte, in Omaggio al Salento, Torgraf, Galatina, In marcia di
pace verso Assisi e Trilogia del molto e ben comunicare, in Omaggio a Maglie cuore del Salento, Torgraf,
Galatina, Fantastica pizzica, in , Salentopoesia, festival nazionale di poesia
con musica e danza, Gallipoli, Conte, Lecce, Gheriglio in disegno e preghiera,
in , Salentopoesia, festival nazionale
di poesia con musica e danza, Lecce, 5Conte, Lecce, Isola nel Trasimeno, in , Salentopoesia, festival
nazionale di poesia con musica e danza, Monteroni, Conte, Lecce, Pierpaolo De
Giorgi, S'è cambiato il mondo? e Leggeri Cieli da Leggere, in Luigi Marzo:
mostra di pittura, Spello, catalogo, Spello, Lascio un cielo di luce cinica, in
Sulle ali di Pegaso senza mai cadere. Marzo: mostra di pittura, Città della Pieve,
Tipografia Pievese, Città della Pieve 1998. Discografia Album Fantastica
Pizzica (MCDiscoexpress) Pizzica e Trance (MCDiscoexpress) Pizzica e Rinascita
(CDSorriso) Il tempo della taranta: pizzica d'autore (CDDrim) 5Pizzica grica:
to paleo cerò (CDPlanet Music Studio) Pizzica e RinascitaRistampa (CDC&M) Taranta
Taranta (CDIrma records). Pierpaolo De Giorgi. Giorgi. Keywords: l’implicatura
di Bacco, il ritorno di Dioniso; mito. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giorgi”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51756207767/in/datetaken/
Grice e
Giorgi – fiducia nella fiducia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vernole).
Filosofo. Grice: “Giorgi discovered a
phenomenon I often overlooked: meta-trust: ‘la fiducia nella fiducia e, alla
Parsons, la fiducia di ego con alter, e alter con ego. Grice: “I love Giorgi,
for various reasons; unlike Sir Geoffrey Warnock, or me, who base our Kantian-type
morality on trust, Giorgi recognises a very apt distinction between trust and
‘meta-trust’ – fiduccia nella fiduccia: fiduccia nell’altro!” Insegna a
Salento. Si laurea a Roma con “il giuridico e il deontico” – Fonda il Centro
Studi sul Rischio a Lecce. Studia i sistemi sociali. Altre opera: “Sociologia
del diritto” Manuale di diritto del lavoro e legislazione sociale” “Azione e
imputazione” “La società”; “Diritto e legittimazione” “Mondi della società” o,
con Stefano Magnolo” “Filosofia del diritto” “Futuri passati” Raffaele De
Giorgi. Giorgi. Keywords: fiducia nella fiducia, il giuridico, il deontico,
imputazione, azione, fiduzia nella fiducia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Giorgi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51757844030/in/dateposted-public/
Giovanni
(Napoli). Filosofo. Grice: “The Italians
love ‘divenire’ as in ‘being and becoming’ – but if I say Mary is becoming a
princess, ain’t Mary being?” Grice: “I like Giovanni; only in Italy, you write
an essay on Marx on cooperation and on Kelsen; and then of course an Italian
philosopher HAS to philosophise on Vico: ‘divvenire della ragione,’ Giovanni
calls what I would call a critique of conversational reason!” Ha aderito
successivamente alla Rosa nel Pugno. Simpatizzò
per la monarchia e l'11 giugno 1946 fu tra coloro che presero parte agli
scontri che causarono la strage di via Medina; in seguito avrebbe spiegato la
sua partecipazione con queste parole: “Già leggevo Hegel ero monarchico perché
credevo all'unita dello Stato.” “Scappai quando la situazione s'incanaglì». Si
laurea a Napoli con la tesi “Vico: natura e ius.” Insegna a Bari. Direttore di “Il Centauro. Rivista di
filosofia". Altre opere: “L'esperienza come oggettivazione: alle origini
della scienza”; “La teoria delle classi sociali nel Capitale di Marx”; “Hegel e
il tempo storico della società borghese”; “Marx e la costituzione della
praxis”; “Marx dopo Marx” (cf. Luigi
Speranza, “Grice dopo Grice.” Impilcature: Not Grice! --; “La nottola di
Minerva”; “Dopo il comunismo”; “L'ambigua potenza dell'Europa”; “Da un secolo
all'altro: politica e istituzioni”; “La filosofia e l'Europa”; “Sul partito
democratico. Opinioni a confronto”; “A destra tutta. Dove si è persa la
sinistra?” “Elogio della sovranità politica, Editoriale scientifica, “Le Forme
e la storia. Scritti in onore di Giovanni, Napoli, Bibliopolis, La parabola di Giovanni. Biagio di Giovanni. Giovanni.
Keywords: essere/divenire – dall’essere al divenire -- divenire della ragione
conversazionale: Vico, Hegel, Marx, nottola di Minerva; monarchia – stato -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Giovanni: il divennire della ragione conversazionale”
– The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Grice e
Giraldi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ventimiglia).
Filosofo. Grice: “Only a Ligurian philosopher would philosophise on Hegel’s
real logic and lobsters!” -- Grice: Grice: “One good thing about Giraldi is
that he is from Ventimiglia and moved to Noli – the most charming corners of
Italy!” – Grice: “Giraldi calls his position ‘romatnic essentialism;’ having
born in Ventmiglia he would, wouldn’t he?”“I like Giraldi; nobody in England
would dare write “The son of Peter Pan,” but Giraldi, otherwise known as the
author of ‘Essenzialismo,’ did write ‘Il figlio di Pinocchio’”! Il padre di
Giovanni Giraldi, originario di Dolceacqua e di estrazione contadina, dopo il
servizio militare riuscì la scalata del successo al Casinò di Monte Carlo,
affermandosi anche come uomo di grande saggezza e religiosità. La madre invece
era originaria di Ventimiglia, dove Giraldi stesso nacque e trascorse la sua
infanzia. Sebbene la famiglia fosse benestante, egli soffriva per la grande
conflittualità interna, continuamente vessato dalla sorella maggiore che non
esitava ad usare violenza nei suoi confronti, mentre la madre non faceva parola
con il padre di quanto assisteva. Racconta che in questo periodo riusciva a
trovare pace solo in chiesa. Con una
bugia astuta riuscì a scappare di casa, entrando in un collegio, dunque l'anno
successivo si trasferì in un altro collegio di Roma, ove tuttavia non riuscì a
trovare la tranquillità sperata. Riuscì a compiere studi classici a Roma,
iscrivendosi poi all'Università. Non frequenta le lezioni delle materie
filosofiche curricolari, ma studia per conto proprio. Tuttavia sigue abbastanza
regolarmente le lezioni di Ponzo, anche se non era materia d'esame. Si laurea e
presta servizio militare durante la seconda guerra mondiale. Si laurea in
filosofia discutendo molto animatamente la tesi con Spirito, il quale ironizzò sulle sue pretese
di "fare una nuova filosofia". Insegna a Milano. Partendo dalla
teoria gentiliana, che vede in tutto una “mediazione”, e da quella di Consentino,
che sostiene al contrario la totale "immediatezza", afferma che anche
l'atto puro, in quanto nuovo e spontaneo, non può che nascere senza alcuna
mediazione, quindi è l'equivalente dell'immediatezza, o del sentire puro. Pertanto
prova a risolvere le contraddizioni di entrambe le posizioni in una sintesi
hegeliana che possa superare sia il “divenirismo,” sia il coscienzialismo
antidivenirista. La soluzione è che l'immediatezza sarebbe sostanziata di
mediazione, e viceversa.L'immediatezza è così colma di mediazione, perché senza
di essa sarebbe cieca e una mediazione senza una immediatezza sarebbe nulla.
Inoltre, per avere una identità distinguibile, si dovrebbe avere già dentro di
sé quanto necessario per identificarsi e per distinguersi. In Etica del sentiment, ancorando il principio
morale proprio alla sfera sentimentale, si focalizza sul sentimento di libertà
e propone nuove argomentazioni alla tesi di derivazione stoica del sentirsi
responsabili, pur entro un tutto già dato. In Gnoseologia del Sentimento, parte proprio dalla posizione del Consentino
per ripercorrere gli itinerari di una filosofia dell'essere indiveniente e per
affrontare gli aspetti dinamici e volontaristici dell'Io. In Filosofia
giuridica espone la concezione di diritto naturale quale sentimento
fondamentale giuridico, condizione trascendentale di ogni diritto positive. Pertanto
il diritto naturale non sarebbe un codice sovrapponibile ad altri codici, ma la
precondizione che permette alle leggi positive di essere leggi e non atti
religiosi, estetici, scientifici o di altro tipo. Si occupa anche della
riflessione su temi politici. L'opera Storiografia come rettorica tende ad
inquadrare l'unitarietà artistica e scientifica della ricostruzione storica,
coerentemente con la tesi di Cicerone della historia opus oratorum maxime e con
quella aristotelica dell'entimema, in altre parole quel sillogismo retorico che
si differenzia da quello della necessità. In Epistemologia invoca una
"demitizzazione" anche delle teorie cosmologiche e scientifiche più
accreditate (l'evoluzionismo, la teoria del Big Bang, la meccanica quantistica),
poiché tenderebbero pure esse a cadere in paralogismi e contraddizioni logiche,
nonostante gli apprezzabili sforzi a riferirsi alla filosofia da parte di
alcuni notevoli scienziati. Ad esempio nota che anche i migliori epistemologi
che irridono il concetto di sostanza, di fatto, riferiscono i dati sperimentali
ad una sottintesa sostanza soggiacente. In numerose opere dedicate alla
religione, analizzata nelle molteplici forme di spiritualità, avanza la tesi
che il proprium della religione sia la soteriologia, quindi non tanto il
contenuto di una dottrina, ma la speranza di salvazione dal negativo della vita
e della morte. Il principio cardine diventa dunque la speranza, e non più la
fede, che viene ricondotta ad un ruolo funzionale alla realizzazione della salvezza. L'analisi della religiosità tenta perciò di
emanciparsi dagli usuali preconcetti filosofici: se alla religione è stato
assegnato per oggetto l'uomo immediatamente e Dio mediatamente, alla teologia
Dio si dà immediatamente e l'uomo mediatamente. Altresì in Immortalità
dell'anima mostra come sia improponibile lo sforzo di svincolare l'unità del
Pensiero con la determinazione individualizzata della persona. Il Dizionario di
Estetica e Linguistica generale, con alcune integrazioni filologiche presenti
in alcune successive pubblicazioni, alcune in Sistematica, si distingue anche
per l'attenzione dedicata all'estetica e sulle concezioni dei primitivi
"di ieri e di oggi". La proposta
avanzata per una filosofia della scelta e decisione si apre con una riflessione
sul dogmatismo e l'agnosticismo, dalle quali l'autore vuole prendere le
distanza. Non si considera dogmatico, perché il suo metodo gli consente di
aderire ad un'idea solamente dopo la caduta di ogni riserva, ma ciò non lo
porta neppure ad approdare ad una concezione scettica né agnostica, in quanto
la non possibilità di dimostrare (ad esempio l'immortalità, la vita
ultraterrena o l'esistenza di Dio) non equivale ad affermare la loro non
esistenza. Tra le numerose acquisizioni
che lo difenderebbero dalle accuse incrociate di scetticismo e agnosticismo
enumera la consapevolezza di un patrimonio di verità circa le possibilità di
pensiero; la ricchezza dell'atto di conoscenza anche nelle forme meno
esplicate; l'emancipazione dalla divisione del conoscere in intuizioni e
concetto, sensazione e concetto; la pretestuosità di coloro che esigono una
purezza del conoscere senza inquinamenti sentimentali; le aporie di una scienza
oggettivante e insieme soggettivante al massimo e dell'arte che, mentre il
mondo odierno nega il reale, si riferisce continuamente ad essa,
particolarmente nella negazione. Non
potendosi dare una irruzione nel trascendente, è tuttavia possibile affermare
la vasta pregnanza del trascendentale, in altre parole di un terreno comune per
l'esperienza e il pensiero. Si considera pertanto idealista, nel senso che non
esiste pensiero senza pensiero, spirito senza spirito, “ideato” (significato) senza
“ideante” (significans). Tuttavia, differentemente dalle posizioni di Gentili,
non crede che affatto il pensiero sia liquido, tutt'altro; proprio perché
l'idea diventa comune, e in essa il Pensiero trova la sua pace, occorre una
verità fondamentalmente ferma, non mobilizzabile. Da questi presupposti sorge
così una debita attenzione per la scelta e la decisione. Distinguendo le scelte apparenti, che sono
totalmente arbitrarie, da quelle reali, quando al termine dell'analisi si opera
con un atto di buona volontà, una decisione autentica ci si trova di fronte ad
un bivio metafisico: impossibilità di afferrare la realtà dei tre nominati
reali (Dio, Anima e Mondo) e impossibilità di negarli. Sorge appunto la
decisione autentica, cui si arriva solamente secondo una corretta formulazione
di intenti e seguendo una fine immanente ad ogni forma di scelta.
Aristotelicamente e anche kantianamente la causa finale riveste una primaria
importanza. Se ogni uomo sceglie per sé, nessuna scelta avrebbe una portata
teoretica di cogenza, ma aprirebbe le vie della libertà vera, dalla quale ne
derivano conseguenze radicali e speculazioni abissali a partire da una
decisione, che può essere quella dell'anima unica immortale, o quella del
pensiero che viene ad essere dopo la materia, o la non esistenza di Dio. Ciò
permetterebbe anche di evitare il depauperamento culturale, con una
rivitalizzazione delle esperienze antiche.
La decisione personale propende per una concezione dell'anima unitaria,
di stampo aristotelico. Se l'immortalità naturale di tomistica memoria è da lui
considerata "la più materialistica, e più grezza", preferisce pensare
ad una immortalità conseguita, oppure chiesta a Chi può donarla e concessa a
chi la chiede. Sul mondo reale fisico resta una indecisione, ma propende verso
un residuo di natura mentale, una sorta di noumeno mentale sulla scia di Kant e
Galluppi oltre il grande telone dei fenomeni. In questo caso però occorrerebbe
rapportarlo ad una mente divina, perché parlare di mondo senza Dio non avrebbe
connotazioni filosofiche. Infine, riguardo l'esistenza di Dio, punto in cui la
scelta diviene decisione pura, egli tende a negare la validità delle
dimostrazioni, pur scorgendo in esse una bella prova della potenza della mente
umana. La conclusione non è però la non esistenza di Dio, ma la non
dimostrazione della sua esistenza. Chi
ammette l'esistenza di Dio, tuttavia, deve assumere la radicalità di tale
affermazione "guardando il mondo dagli occhi di Dio" e non facendo
etsi deus non daretur. Chi prendesse la scelta teistica dovrebbe tacersi per
sempre e rinunciare ad intenderlo. Giraldi mette in risalto anche la Volontà,
definendola potenza fattiva dell'Idea, e constatandone il carattere
generativo-spermatico, per collocare in una prospettiva differente il vitalismo
dell'élan vital bergsoniano e della Wille di Schopenhauer. Questo permette di
pensare l'Idea non solo quale conoscenza filosofica, ma anche negli aspetti
attivi, vitali e di sentimento. Ad essere eroicamente divini non sono pertanto
solo i pochi giunti al massime vette di autocoscienza teoretica, ma anche gli
umili che vivono inconsapevoli della propria dignità divina, folgoranti però di
una autocoscienza morale. Bàrel Dal
punto di vista poetico, l'opera principale di Giovanni Giraldi è il Bàrel,
iniziato negli anni trenta e sorto dall'ispirazione di un progetto di Papini
esposto nell'autobiografia Un uomo finito per un poema apocalittico, mai
scritto. Altri spunti furono la lettura di Lord of the World di Robert Hugh
Benson e dell'Apocalisse. Il primo dei
tre volumi di cui si compone il Bàrel, terminato in versi nel 1937, fu
presentato a Eugenio Giovannetti de Il Giornale d'Italia, che propose come
titolo Il Dio Eroico. Gli anni seguenti, segnati dalla Seconda Guerra Mondiale,
furono l'occasione per trasporlo in prosa. Questa versione, appena terminata la
guerra, fu proposta a vari editori ma che per una serie di sfortunate
coincidenzeMondadori non disponeva della carta, e dopo alcuni anni, quando la
carta è disponibile, cambia idea sulla pubblicazione; la casa editrice Api di
Mazzucchelli nel frattempo fallìl'idea di pubblicazione venne temporaneamente
accantonata. Nel frattempo alcuni versi furono pubblicati frammentariamente. Il
1964 fu l'anno del riordino delle due versioni in un unico libro che contenesse
sia versi, sia prosa, in uno spiccato pluristilismo sperimentale. La
pubblicazione avverrà, in tre libri, tra gli anni sessanta e gli anni settanta
sotto lo pseudonimo I. Tanarda e poi in raccolte unitarie successive. Il tema è insolito e il contenuto, con
riferimenti religiosi e culturali di ogni tipo, non è di semplice
accessibilità. Se il primo libro può essere collocato in un momento simbolico
dell'arte, il secondo è classico e il terzo romantico, nei canoni dell'estetica
hegeliana. Nel primo, Apocalisse grande, il protagonista Bàrel sovrappone le
passioni alle idee; nel secondo, La cerca di Barel, ritorna in proporzioni
umane e nel terzo, La morte degli dèi, scende negli abissi vertiginosi del
Pensiero, che la poesia tenta di inseguire. È stato tradotto anche in lingua
francese dalla poetessa e latinista Geneviève Immè dell'Pau. Altre opera: “Organon
Philosophicum”, Ironia, morale, educazione, Editrice Gheroni, Torino, “Etica
del sentiment” Edizioni di "Filosofia
dell'Unicità", Gnoseologia del sentimento, Pergamena Editrice, La
filosofia giuridica, Edizioni di "Filosofia dell'Unicità", Milano “Filosofia
della religione”. Lezioni accademiche, Edizioni di "Filosofia
dell'Unicità", Epistemologia. Una nostra riforma della Logica Hegeliana,
Pergamena Editrice, La Metafisica. Pergamena Editrice, Iesous Eléutheros. La
liberazione di Gesù: lettera sistematica ai miei figli, Pergamena Editrice, Dizionario di Estetica, Pergamena Editrice,
Studi successivi anel periodico Sistematica. Res Publica. Educazione civica,
Pergamena Editrice, Res Publica. Teoria dell'Ineguaglianza, Pergamena Editrice,
Nel Pleròma. Da Dio alla Materia, Pergamena Editrice, Storiografia come
rettorica. Autobiografia come filosofia, Pergamena Editrice, Memoriale
Ambrosiano e Memoriale Italico, Pergamena Editrice, Dio, Pergamena Editrice, Estetica
della Musica, Pergamena Editrice, scon Colloquia Edizioni. Meditazioni Hegeliane,
Pergamena Editrice, Meditazioni Platoniche, Pergamena Editrice, Capitoli sulla
Scienza Moderna, Pergamena Editrice, L'immortalità dell'anima, Pergamena
Editrice, Ricerche filosofiche La filosofia del sentimento di A. Consentino, in
Quaderni, Milano, Rabelais e l'educazione del principe, Edizioni Viola, Milano;
ora in Paideia grande. Un mistico bergamasco: Sisto Cucchi, Secomandi, Amiel
Morale, Il Saggiatore, Torino,
L'educazione dei ciechi, Armando Editore, Roma, Società e Stato da Spedalieri a
Marx, Pergamena Editrice, L'estetica
italiana nella prima metà del secolo XX : figure e problemi., Nistri-Lischi,
Pisa, Storia della pedagogia, Armando Editore, Roma "le edizioni successive alla X sono state
scempiate da interventi dell'Editoreriporta Giraldi in Sistematica). Il
pensiero politico tra Ottocento e Novecento, Pergamena Editrice, Adolfo
Ferrière. Psicologia, attivismo, religione, Armando Editore, Roma, Giuseppe
Lomabardo Radice tra poesia e pedagogia, Armando Editore, Roma, Gentile.
Filosofo dell'educazione Pensatore politico Riformatore della Scuola, Armando
Editore, Roma Raffaello Lambruschini. Armando Editore, Roma, Silvio Tissi
filosofo dell'ironia, Pergamena Editrice, Moralistica francese, Pergamena
Editrice, Saggi su Francesco di Sales, il Quietismo, La Rochefoucault, Prevost.
Filosofi teoretici e Morali, Pergamena Editrice, saggi su Condillac, Senancour,
Rensi, Hume, Camus, Barié, Galli, Lazzarini, Castelli, Capitini. Gramsci e
altri miti, Pergamena Editrice, Storia della filosofia, Trevisini Editore,
Milano L'Italia nella dittatura e nella non democrazia, Pergamena Editrice, Paideia
Grande, Pergamena Editrice, Rabelais, Rosmini, Boncompagni, Gentile. Storia del
Liberalismo nel sec. XX, Pergamena Editrice, Riviste Moltissimi saggi e studi
di politica, religione, filosofia, filologia e critica sono stati pubblicati
nelle seguenti riviste fondate da Giraldi stesso: L'Idea Liberale, Sistematica, attiva sino al .
Filologia Giovanni Michele Alberto Carrara, De fato et fortuna. Giovanni
Giraldi, Tipografia A. Ronda, Milano, Studi sul Rinascimento, Pergamena Editrice, Saggi
su: Seneca e la filologia; Petrarca viaggiatore; Leonardo scrittore; Le fonti
del Pontano lirico; Gli errori di Dante in un poema umanistico inedito; Il
Rinaldo di T. Tasso; Il T. Tasso corregge il Floridante; Rime inedite di Cecco
d'Ascoli. G. M. A. Carrara, I, Giovanni
Giraldi, Pergamena Editrice,G. M. A. Carrara,
II, Armiranda. Inedito umanistico, Giovanni Giraldi, Pergamena Editrice,
Commedia inedita, testo latino e traduzione G. M. A. Carrara, III, De choreis Musarum, Pergamena Editrice,
1984. Testo sistematico latino. Segue un Saggio monografico sull'umanista. G.
M. A. Carrara, IV, Sermones
objurgatorii, Pergamena Editrice, Sui tragici greci. Da mio diario filologico,
Pergamena Editrice, Filologia. Teoria e saggi, Pergamena Editrice. Su Dante con
verità, Pergamena Editrice, Il Manzoni, in Sistematica, Pergamena Editrice, Gesù,
Pergamena Editrice, . Poesia e prosa d'arte Collana dei "Tredici". La
Scala, novelle e poesie; Casa Editrice Mutarsio, Torino Bàrel. I. Apocalisse
grande, La cerca di Bàrel, La morte degli dèi; Pergamena Editrice.
Hendecasyllabi aliaque scripta, Pergamena Editrice, L'aragosta. Romanzo Ligure,
Pergamena Editrice, Il figlio di Pinocchio, Pergamena Editrice, Fratelli
Frilli, Il dono delle Muse. Cento novelle,
Pergamena Editrice, Quadri Intemelii, Pergamena Editrice, Miniature. Codex
aureus, Codex recens. Codex quadraticus, Pergamena Editrice, Cento tavole,
alcune con testi latini parzialmente editi in Hendecasyllabi. Il Codex recens
presenta soggetti del Bàrel; il Codex aureus è a soggetto libero e vario; il
Codex quadraticus comprende le figure degli scacchi. Con rubriche annesse che
spiegano tempi, temi, tecniche. Pergamene Musa latina, Pergamena Editrice, Il ramo d'oro, Pergamena Editrice, Scritti in
Italiano, Latino, Francese, Romanesco, Biblico. Profili di gente nel mio tempo,
Pergamena Editrice, 1993. Splendido novellare, Pergamena Editrice, Cento
racconti e novelle. Musis amicus, Pergamena Editrice, Versi e prose in Latino.
Mimì o E tutto è amore, Pergamena Editrice, Sorridono i gigli. Liriche e
restauro filologico di Saffo, Pergamena Editrice, Tevere amico, Pergamena
Editrice, Pedagogia e Filosofia esposte nel dialetto Romanesco da un popolano
di Trastevere. Paradiso, Pergamena Editrice, Faust mediterraneo, Pergamena
Editrice, Atlantidos persis, Pergamena Editrice, François Villon, Il
Testamento, traduzione e saggio critico Giovanni Giraldi, Pergamena Editrice, Amitiés
françaises, Pergamena Editrice, Nel Sublime, Pergamena Editrice, Il mio
Ponente, Pergamena Editrice, . Letture belle, Pergamena Editrice, . Piero
Pastorino, Pinocchio, un figlio nato da una bugia, in La Repubblica, sez. Genova.
«Giraldi, nato a Ventimiglia, docente
universitario a Milano di Storia generale della filosofia, è stato
ripetutamente consulente all'Accademia di Svezia per il conferimento dei Nobel
per la letteratura. Ha al suo attivo un dizionario di estetica e linguistica,
una storia della pedagogia e ha scritto novelle raccolte in due volumi. Vive a
Noli, di cui è cittadino onorario.». Piotr
Zygulski, È morto Giraldi, filosofo liberale, in Termometro Politico Giraldi37.
Giraldi43. Pierre-Philippe Druet,
Giovanni Giraldi, Silvio Tissi, filosofo dell'ironia, Revue Philosophique de
Louvain, John Dudley, Giovanni Giraldi,
Sui tragici greci. Dal mio diario filologico, Revue Philosophique de Louvain, Giraldi,
Giovanni, Da "Autobiografia come filosofia" (Milano) e pagine
integrative in Sistematica, Milano, Pergamena, Angelo Grimaldi, Illuministi
inglesi e francesi, in Disegno storico del costituzionalismo moderno, Roma,
Armando, Giancarlo Ottaviani, La scuola del Risorgimento. Cinquant'anni della
scuola italiana 1860-1910, Roma, Armando, Giovanni Semerano, La favola
dell'indoeuropeo, Milano, Paravia Bruno Mondadori. Giovanni Battista Giraldi. Giradi.
Keywords. essenzialismo, essenzialismo romantico, storia della filosofia
romana, etica del sentimento, autobiografia come filosofia, mio ponente, filosofia
ligure, ‘l’aragosta’ – romanzo ligure -- Riviera di ponente -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Giraldi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51757510024/in/dateposted-public/
Grice e Girgenti – la metrica del filosofo –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Girgenti).
Filosofo. Grice: Ritter thinks Girgenti is related to the Velia – and Pareto to
the Crotone – so it’s amazing that Bruto never liked those three Greeks of the
Athenian embassy seeing that most pre-Platonic philosophy came from Magna
Grecia, that is, Italy! Some must have remained in the genes!” -- Grice: “I
like Girgenti; obviously Mussolini didn’t!” Grice: “I love Girgenti – he
philosophised in verse, not prosa – rhyme being unexistant, it was all about
the metre – he talks of ‘amicizia,’ which is none other than Love that unites
all things! And then he fell in the Etna!” “Mussolini thought it was rude of
the Girgentians to call their land ‘Girgenti,’ so he formulated a
self-referential ‘decretto’: “From now on, Girgentians shall be called
Agrigentians.’” Peano objected: “Your decree is self-contradictory or invokes a
vicious regressus ad infiniutum!” -- filosofo italiano. Siceliota. Nacque da
una famiglia antica, nobile e ricca di Girgenti.Come suo padre Metone, che ebbe
un ruolo importante nell'allontanamento del tiranno Trasideo, egli partecipò
alla vita politica della città, schierandosi dalla parte dei democratici e
contribuendo al rovesciamento dell'oligarchia formatasi all'indomani della fine
della tirannide, un governo chiamato dei "Mille". La tradizione gli attribuisce uno spirito severo
verso gli aristocratici. Dai suoi nemici fu poi esiliato nel Peloponneso. Tra i
suoi discepoli vi fu anche Gorgia. Successivamente Empedocle abolì anche
l'assemblea dei Mille, costituita per la durata di tre anni, sì che non solo
appartenne ai ricchi, ma anche a quelli che avevano sentimenti democratici. Anche Timeo nell'undicesimo e nel dodicesimo
libro - spesso infatti fa menzione di lui - dice che Empedocle sembra aver
avuto pensieri contrari al suo atteggiamento politico. E cita quel luogo dove
appare vanitoso ed egoista. Dice infatti: 'Salve: io tra di voi dio immortale,
non più mortale mi aggiro'. Etc. Nel tempo in cui dimorava in Olimpia, era
ritenuto degno di maggiore attenzione, sì che di nessun altro nelle conversazioni
si faceva una menzione pari a quella di Empedocle. In un tempo posteriore,
quando Girgenti era in balìa delle contese civili, si opposero al suo ritorno i
discendenti dei suoi nemici; onde si rifugiò nel Peloponneso ed ivi morì. Si
iscrisse alla Scuola di Crotone, divenendo allievo di Telauge, il figlio di
Pitagora. Seguì la dieta pitagorica e rifiutò i sacrifici cruenti. Secondo la
leggenda, dopo una vittoria olimpica alla corsa dei carri, per attenersi
all'usanza secondo cui il vincitore doveva sacrificare un bue, ne fece
fabbricare uno di mirra, incenso ed aromi, e lo distribuì secondo la
tradizione. Secondo altri seguì gli insegnamenti di Brontino e di
Epicarpo. La sua oratoria brillante, la sua conoscenza approfondita della
natura, e la reputazione dei suoi poteri meravigliosi, tra cui la guarigione
delle malattie, e il poter scongiurare le epidemie, hanno prodotto molti miti e
storie che circondano il suo nome. coppiata una pestilenza fra gli abitanti di
Selinunte per il fetore derivante dal vicino fiume, sì che essi stessi perivano
e le donne soffrivano nel partorire, pensò allora di portare in quel luogo a
proprie spese le acque di altri due fiumi di quelli vicini. Con questa mistione
le acque divennero dolci. Così cessa la pestilenza e mentre i Selinuntini
banchettavano presso il fiume, apparve Empedocle; essi balzarono, gli si
prostrarono e lo pregarono come un dio. Volle poi confermare quest'opinione di
sé e si lanciò nel fuoco. Si diceva che fosse un mago e capace di controllare
le tempeste, e lui stesso, nella sua famosa poesia Le purificazioni sembra
avesse affermato di avere miracolosi poteri, compresa la distruzione del male, e
il controllo di vento e pioggia. I sicelioti lo veneravano come profeta e
gli attribuivano numerosi miracoli. Le numerose testimonianze che
riguardano la sua biografia sono alquanto discordanti e non consentono di
attribuire un'identità precisa alla sua figura. A conferma di ciò sono le
numerose leggende sul suo conto. I suoi amici e discepoli raccontano ad esempio
che alla morte, essendo amato dagli dèi, fu assunto in cielo. Mentre Eraclide
Pontico, Luciano di Samosata e Diogene Laerzio sostengono che si suicidò gettandosi
nel cratere dell'Etna. Il vulcano avrebbe eruttato, dopo qualche istante, uno
dei suoi famosi sandali di bronzo.In realtà non sappiamo neanche se sia morto
in patria o forse nel Peloponneso. Si afferma che visse fino all'età di 109. Una
biografia di Empedocle scritta da Xanto, suo contemporaneo, è andata perduta. A
Empedocle la tradizione attribuisce numerose opere, fra cui anche alcuni
trattati – sulla medicina, sulla politica e sulle guerre persiane – e tragedie.
A noi sono giunti però solo frammenti dei due poemi: “Sulla natura” e “Purificazioni”.
Di “Sulla natura”, di carattere cosmologico e naturalistico, sono rimasti circa
400 frammenti. Delle “Purificazione”, di carattere teologico e mistico, abbiamo
poco meno di un centinaio. Il timore di Girgenti appare fin dalle prime righe
di “Sulla natura”. “O dèi, stornate dalla mia lingua follia di argomenti,
e da sante labbra fate sgorgare una limpida sorgente, e a te, musa agognata, o
vergine dalle candide braccia, io mi rivolgo. Ciò che spetta agli effimeri
ascoltare, tu porta, guidando avanti il carro ben governato dell'amore devoto.
Ma non ti turbi il cogliere fiori di nobile gloria fra i mortali con un
discorso, ricolmo di santità, che sia ardimentoso; e allora tu giunga leggera
alla vetta della saggezza. La filosofia di Empedocle si presenta come un
tentativo di combinazione sintetica delle precedenti dottrine ioniche,
pitagoriche, eraclitee e parmenidee. Distingue la realtà che ci circonda,
mutevole, dagli Quattro elementi primi, immutabili, che la compongono. Chiama
tali elementi "radici", non nate ed eternamente uguali e afferma che sono in tutto solo quattro,
associando ognuno di essi a un particolare dio, sulla base di concezioni
orfiche e misteriche proprie dei riti iniziatici allora in uso presso la
Sicilia. I quattro elementi (e i rispettivi dèi associati) dunque sono:
fuoco (Giove), aria (sua moglie, Era), terra (Edoneo), ed acqua (Nesti). L'unione
delle quattro radici (Giove-Era-Edoneo-Nesti) determina la nascita di una cosa.
Si tratta perciò dell’ *apparente* nascita di una cosa, dal momento che
l'Essere (le quattro radici) non si crea. “Ma un'altra cosa ti dirò: non vi è
nascita di nessuna cosa. Solo c'è mescolanza.” In questo modo, i primi principi si empiono
così dell'essenza e del soffio vitale del potere divino. In Empedocle, Amore
(Φιλότης) e la «natura divina che tutto unisce e genera la vita. Are, o Marte, e
il dio del conflitto. Per Empedocle, l'uomo, essendo di origine divina,
raggiunge la vera felicità che quando si riune alla compagnia di Deo. Accanto
alle quattro "radici", e motore del loro divenire nei molteplici cose
della realtà, si pongono due ulteriori principi: Amore ed Odio (Discordia,
Contesa). Amore ha la caratteristica di "legare", "congiungere",
"avvincere" («Amore che avvince.” L’Odio ha la qualità di "separare",
"dividere" mediante la "contesa". Così Amore nel suo stato di completezza è lo
Sfero, immobile, uguale a se stesso e infinito. Amore è Dio e le quattro
"radici" le sue "membra", e quando Odio distrugge lo Sfero,
tutte, l'una dopo l'altra, fremevano le membra del dio. Infatti sotto l'azione
dell'Odio, presente alla periferia dello Sfero, le quattro radici si separano
dallo Sfero perfetto e beante, dando origine al cosmo e alle sue creature
viventi. Prima bi-sessuate e poi sotto l'azione determinante di Odio, si
differenziano ulteriormente in maschi e non-maschi, e ancora in esseri mostruosi
e infine in membra isolate. Alla fine di questo ciclo, Amore riprende
l'iniziativa e dalle membra isolate, nascono esseri mostruosi e a loro volta
maschi e non-maschi, poi esseri bi-sessuati che finiscono per riunirsi, con le
quattro radici che li compongono, nello Sfero. Nelle Purificazioni, sostiene la
metempsicosi, affermando l'esistenza di una legge di natura che fa scontare agli
uomini le proprie colpe attraverso una serie continua di nascite, tramite cui
l'anima, di origine divina, trasmigra da un essere vivente all'altro. In questo
poema gli esseri viventi, parti costitutive dello Sfero di Amore divengono
dèmoni errando nel cosmo. “È vaticinio della Necessità, antico decreto
degli dèi ed eterno, suggellato da vasti giuramenti: se qualcuno criminosamente
contamina le sue mani con un delitto o se qualcuno per la Contes abbia peccato
giurando un falso giuramento, i demoni che hanno avuto in sorte una vita
longeva, tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vadano errando nascendo
sotto ogni forma di creatura mortale nel corso del tempo mutando i penosi
sentieri della vita. L'impeto dell'etere invero li spinge nel mare, il mare li
rigetta sul suolo terrestre, la terra nei raggi del sole splendente, che a sua
volta li getta nei vortici dell'etere: ogni elemento li accoglie da un altro,
ma tutti li odiano. Anch'io sono uno di questi, esule dal dio e vagante per
aver dato fiducia alla furente Contesa.” L'Amore non interviene nella storia
delle peregrinazioni del demone decaduto? Con ogni probabilità, è l'Amore
stesso che ci parla in questo frammento. L'"io" dei due ultimi versi
è l'autore del poema. Ma è anche, se andiamo più a fondo, l'Amore. I demoni
esiliati lontano dagli dèi saranno allora dei frammenti espulsi dalla massa
centrale dell'Amore e condannati a errare tra i corpi cosmici sotto l'influenza
separatrice del suo nemico, la Discordia. Quando le parti dell'Amore che sono i
demoni si riuniscono nell'unità immobile della sfera, il mondo stesso diviene
un essere vivente. Sotto l'influenza di
Amore il mondo stesso si trasforma in dio. Questa concezione conduce al rifiuto
assoluto dei sacrifici, poiché in ogni essere vivente vi è un'anima umana, che
sta compiendo il suo ciclo di reincarnazione. Se nel corso di questo ciclo
l'anima si è comportata secondo giustizia, al termine potrà tornare nella sua
condizione divina. Dal che, come Pitagora, anche a Empedocle ripugnano i sacrifici
animali e l'alimentazione carnea. “Onde, uccidendoli e nutrendoci delle loro
carni, commetteremo ingiustizia ed empietà, come se uccidessimo dei
consanguinei; di qui la loro esortazione ad astenersi dagli esseri animali e la
loro affermazione che commettono ingiustizia quegli uomini «che arrossano
l'altare con il caldo sangue dei beati», ed Empedocle dice in qualche luogo:
Non cesserete dall'uccisione che ha un'eco funesta? Non vedete che vi divorate
reciprocamente per la cecità della mente?” “Il padre sollevato l'amato figlio,
che ha mutato aspetto, lo immola pregando, grande stolto! e sono in imbarazzo
coloro che sacrificano l'implorante; ma quello sordo ai clamori dopo averlo
immolato prepara l'infausto banchetto nella casa. E allo stesso modo il figlio
prendendo il padre e i fanciulli la madre dopo averne strappata la vita mangiano
le loro carni.” Rispetto alla sua precedente opera vi sono delle contraddizioni
che è stato difficile per i suoi esegeti conciliare. Ad esempio, ad una visione
naturalistica del poema Sulla natura si contrappone la teoria della
reincarnazione delle Purificazioni: nel primo scritto l'anima è anche detta
mortale, mentre è definita immortale nel secondo. C'è chi ha spiegato tali
incongruenze con la versatilità di Empedocle, scienziato e profeta al tempo
stesso, medico e taumaturgo. C'è invece chi ha ipotizzato una paternità diversa
delle due opera. Uno dei busti ritrovati nella Villa dei Papiri a Ercolano,
identificato dapprima come Eraclito, solo più recentemente con Empedocle. Lo
stile di Empedocle viene lodato dagli antichi. “Dicantur ei quos physikoús
Graeci nominant eidem poetae, quoniam Empedocles physicus egregium poema
fecerit» «Siano pure detti poeti anche coloro che i greci chiamano fisici,
dal momento che il fisico Empedocle scrisse un poema egregio» (Cicerone,
De Oratore 1, 217) «padre della retorica» (Aristotele fr. 1, 9, 65)
Lucrezio (De rerum natura 727 ss.) lo prende addirittura come modello.
Renan lo definisce «uomo di multiforme ingegno, mezzo Newton e mezzo
Cagliostro» Gli viene intitolato il Regio Liceo Classico di Girgenti, dove studiarono,
fra gli altri, Pirandello e Camilleri. Secondo le discordanti fonti sulla
vita di Empedocle la cronologia andrebbe fissata tra il 484-1 e il 424-1.Cfr.
Gabriele Giannantoni, I presocratici. Roma-Bari). Secondo Bignone (“Empedocle”,
Torino) Empedocle sarebbe vissuto tra il 492 a.C. e il 432 a.C. Anche Robin
ritiene che la sua vita sembra sia scorsa tra il primo decennio del secolo V e
il 430 circa. Schiefsky ritiene che Empedocle sia nato nel 490 a.C. e morto nel
430 a.C. Platone, Parmenide, 127 B
Platone, Parmenide, 127 C.
Diogene Laerzio, VIII. 51 Diogene
Laerzio, VIII. 73. Timeo, ap. Diogene
Laerzio, VIII. 64, comp. 65, 66.
Aristotele ap. Diogene Laerzio, VIII. 63; cfr. Timeo, ap. Diogene
Laerzio, 66, 76. Diogene Laerzio, VIII,
66, 67. Mannucci, La cena di Pitagora,
Carocci editore. Satiro, ap. Diogene Laerzio, VIII. 78; Timeo, ap. Diogene
Laerzio, 67. Diogene Laerzio, VIII. 60,
70, 69. Plutarco, de Curios. Princ.,
Adv. Colote, Plinio, HN XXXVI. 27, e altri.
Così nella letteratura antica, come riferisce Bertrand Russel nella sua
Storia della filosofia occidentale, citando un poeta anonimo: «Grande Empedocle
che, l'anima ardente, saltò in Etna, ed è stato arrostito intero». Diogene Laerzio, VIII. 67, 69, 70, 71;
Orazio, ad Pison. 464, ecc. Ippoboto riferisce che egli, levatosi, si diresse
all'Etna e, giunto ai crateri di fuoco, vi si lanciò e scomparve, volendo
confermare la fama che correva intorno a lui, che era diventato dio.
Successivamente fu riconosciuta la verità, poiché uno dei suoi calzari fu
rilanciato in alto. Infatti, egli era solito usare calzari di bronzo.”
(Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, 8.68-69). Cfr. anche Eraclide Pontico, fr.
83 Wehrli. “E questo tutto abbrustolito chi è? - Empedocle. Si può sapere
perché ti gettasti nel cratere dell'Etna? Per un eccesso di malinconia. No: per
orgoglio, per sparire dal mondo e farti credere un dio. Ma il fuoco rigettò una
scarpa e il trucco fu scoperto. (Luciano di Samosata, I dialoghi). Timeo ci
attesta esser lui finito di morte naturale. Dicono alcuni che trovandosi egli
in Messina a cagion di una festa sia ivi caduto da un carro, e rottasi la
coscia, sia morto. Credono altri che in mare naufragasse: altri che si fosse strangolato
da sé. Scinà, Memorie sulla vita e filosofia d'Empedocle gergentino, GERENTI –
no GIRGENTI -- ed. Lo Bianco, Palermo – empedocle gergentino -- Apollonio, ap.
Diogene Laerzio, VIII. 52, comp. 74, 73.
Wolfgang Haase, 2, Principat ; 36, Philosophie, Wissenschaften, Technik
6, Philosophie (Doxographica [Forts.]), ed. Walter de Gruyter, Franco Volpi,
Dizionario delle opere filosofiche, Bruno Mondadori). Jori, Empedocle in
Dizionario delle opere filosofiche, Milano, Bruno Mondadori. Avverte infatti il
Jaeger. Dobbiamo guardarci dal prendere per pura metafora poetica l'espressione
della religiosità che lo trattiene dal seguire sino in fondo i predecessori
troppo sicuri di sé.” Cardin, Empedocle, in Enciclopedia filosofica, Milano, Bompiani,
Reale, Storia della filosofia greca e romana, vol.1 p.213 D-K 31 B 7.
D-K 31 B 17 Kingsley, Misteri e
magia nella filosofia antica. Empedocle e la tradizione pitagorica, Il Saggiatore,
In corrispondenza con le quattro primarie anti-tesi del caldo (fuoco), del
freddo (aria), dell'asciutto (terra), e dell'umido (acqua). Le quattro radici di
Empedocle risultano essere poi i quattro elementi di Aristotele e Tolomeo. Edoneo è un appellativo proprio del dio degli inferi
Ade, cfr. in tal senso Esiodo Teogonia, 913; o anche inno omerico A
Demetra. Forse si riferisce a Persefone;
per una dotta riflessione su questo nome, certamente un teonimo poco
conosciuto, si rimanda a Gallavotti in Empedocle, Poema fisico e lustrale,
Milano, Mondadori/Lorenzo Valla. Secondo Empedocle (B 62; 63) i due sessi (maschi,
non-maschi) furono determinati dalla separazione di creature "di natura
integra", che si erano a loro volta evolute da forma di vita più
primitive. Un papiro di recente ritrovamento, contenente aforismi di Empedocle,
ha consentito tuttavia di integrare le due versioni, portando a ritenerle
complementari. Le due opere, quindi, farebbero forse parte di uno stesso
trattato o poema filosofico. In tempi più recenti, è stata avanzata l'ipotesi
che si tratti di Empedocle gergentino. Tale proposta trova conforto sia nella
notizia di Diogene Laerzio in merito alla folta chioma del personaggio sia alla
specifica collocazione del bronzo all'interno della villa dove faceva pendant
con il bronzo raffigurante Pitagora (inv. 5607), che fu suo maestro» (Museo
archeologico Nazionale di Napoli. “Sulle
origini”. Ne conservavamo trecentocinquanta versi.”Martin ha consegnato
complessivi settantaquattro esametri dei quali venticinque coincidono con
quelli già posseduti. “Ma da ogni parte
è uguale a se stesso, e ovunque senza confini, lo sfero rotondo che gioisce di
avvolgente solitudine.» (Empedocle, D-K 31 B 28, Poema fisico e Lustrale,
Milano, Mondadori, 1975. Tonelli, Empedocle di Agrigento. Frammenti e
testimonianze. “Origini,” “Purificazioni,” con i frammenti del papiro di
Strasburgo” (Milano: Bompiani). Bignone, Empedocle. Studio critico, traduzione
e commento delle Testimonianze e dei Frammenti, ristampa, Roma, L'Erma di
Bretschneider, [Torino: Bocca]. Colli, Empedocle, Pisa, La Goliardica, Traglia,
“Studi sulla lingua di Empedocle” Bari, Adriatica, Bodrero, “Il principio
dell’amore nella filosofia d’ Empedocle” Roma, G. Bretschneider, La lingua di
Empedocle, Bari, Levante, Volpi, Empedocle: i suoi misteri rivelati in una
biblioteca, 13 novembre 1996. Empedocle
di Agrigento (PDF), su Università di Milano,1.
Filosofi: Empedocle, scoperto papiro a Strasburgo. Per gli studiosi è
l'unica testimonianza diretta, Strasburgo, Adnkronos, Pigliando il nostro
Empedocle a trattar le cose naturali , cui sopra d'oga ' altro in tendea , ebbe
egli a sdegno di seguir set ta e maestro . E come egli era franco di animo , e
grande d'ingegno; così immagi nò giusta la moda de' tempi , e l' usanza de'
filosofi un sistema novello . Questo di vulgato gli acquistò tal fama ,
ch'emulo ei divenne per gloria e per sapere de' fisici più famosi di sua età
Democrito e Anassa gora . I Greci di fatto accolsero con ammi razione i suoi
belli poemi ; e chi vennero poi ricordarono con onore Empedocle e i pensamenti
di lui . Incerta fra tanto , manca , é corrotta è venuta la sua dottrina sino a
noi . Man cate per l'ingiuria de' tempi le opere del nostro Gergentino , chi ha
voluto conoscer ne lo spirito , è stato costretto di rintrac 6 ciarlo presso
gli storici dell'antica filosofia . I quali non ebbero affatto cura di notare
il vincolo , con cui destramente iva quegli legando i suoi pensieri . Anzi
costoro così disparati li rapportano , che si possan te nere non altrimenti che
rottami , da' quali non si pud il disegno ricavar dell'edifizio , cui prima
apparteneano . Però eglino non che han male e tortamente fatto conoscere Ja
fisica d'Empedocle ; ma nè pur bene e dirittamente apprezzare la forza e la
virtir della sua mente . Giacchè l'eccellenza de' sistemi è riposta nell' union
delle parti , che si rispondon tra loro ; e da questo le. game si misura
l'ingegno di chi l'hanno inventato . Empedocle inoltre scrisse in versi , e ‘abbellì
le sue idee , come fanno i poeti . Per lo che pigliando alcuni letteralmente le
finzioni della sua fantasia gli apposero o pinioni assurde e grossolane .
Illusi altri dal le immagini poetiche , che per lo più sono equivoche ,
travidero ; e più presto ci tra mandarono le loro illusioni , che i pensa - 7
menti del nostro filosofo . Varie di fatto so . no le forme , sotto cui ci
presentano Em pedocle gli antichi e i moderni scrittori . Ora egli è dualista ,
e ora è scettico : ora pla tonizza ', e or favoleggia : e non ha gnari fu , non
so come , anche gridato qual pre cursore di Newton ( 1 ) . Sicchè Empedocle ,
tra biasimato , lodato , e sfigurato , è stato sempre mal conosciuto , e sempre
calunniato . Volendo adunque richiamare in luce la filosofia di lui , ho
cercato e raccolto i frammenti de' suoi poemi , che per avvene. tura ci restano
, e sparsi qua e là si leg gono presso diversi scrittori . Coll ' ajuto di
questi , che sono gli onorati avanzi della sua vera fisica , son ito
raccapezzando pri e poi restituendo la sua filosofia , Per chè tra le opinioni
, che gli storici appon gono ad Empedocle , ho quelle scelto , che ben
s'adattano , e naturalmente si legano colle idee , le quali si traggono da?
fram menti di lui , e le altre rigettato , che a queste si disdicono , o ne
sono contrarie . Ho fatto in somma ciò , che suol praticara ma 8 si da chi
'voglioso di restaurare un'antica statua o colonna raccoglie e mette insieme
que' pezzi ,, che tra loro s' incastrano , e ben si connettono . Questo metodo
che stimerà diritto chiunque non è privo di senno , deve specialmente poter
convenire ad Empedocle . Poichè Aristotile ci atte sta : colui più che altro
fisico della sua età , aver detto delle cose , ch' eran tra loro ben legate e
concordi ( 2 ) . Ho quin di fatto ogni sforzo per richiamare alla sua purezza e
integrità la dottrina del nostro filosofo quando da lui stesso , quando dall'
autorità degli antichi scrittori , sempre met. tendo in accordo le idee , che
si traggono da questi e da quello . Però non è da ma ravigliare , se con sì
fatto accorgimento , ab. bia liberato il nostro fisico di non poche assurdità ,
e se mi sia venuto fatto d'ab bozzare almeno il vero sistema di lui . La prima
origine , e i primi elementi delle cose , sono , per quanto pare , fuori la
sfera del nostro intelletto , perchè oltre: passano la sfera de' nostri
sentimenti . Pure . i Greci , cominciando da Talete , s' occupa ron tutti in si
fatta vana ricerca , e tutti si smarrirono . Alcuni degli Jonici coll'acqua ,
altri coll' aria , altri col fuoco formaron le cose , e fabbricarono presto
l'universo . Non così piacque a Parmenide , e a Pittagora . Costoro , lasciato
il mondo materiale , come indegno delle loro meditazioni , si misero per strade
diverse in un mondo astratto ed intellettuale . Parmenide spiritualizzò l'u
nico elemento degli Jonici ; e pose unica , e terna , immutabile sostanza . Uno
è tutto , dicea egli, e tutto è uno ; sicchè le mu tazioni della materia non
altro eran per lui', che modi e semplici apparenze . Pit tagora dal mondo
materiale rifuggi alla Geo metria . E se bene questa scienza non fos che un
parto della nostra mente ; pú re l’ehbe quegli , non si sa come , per lo
modello , e 'l vero esemplar dell'universo . Però nella Geometria leggeya i
rapporti e le proporzioni , che debbono aver le co se , ch'eran materiali ; e
vide nell'unità i primi e veri principj de' corpi . Furon gli se 8 b 10 ingegni
presi da prima di maraviglia così pel filosofo di Flea , come per quello di
Samos ; e corsero tutti a ' loro insegnamen ti . Ma stanchi di poi di
contemplare un mondo o metafisico , o geometrico , ritor narono naturalmente
alla materia ; e nac que la filosofia corpuscolare . I primi a far questo
ritorno furono Empedocle ; Anassagora ; Leucippo e Demo crito . Costoro calando
dal mondo di Pit tagora alla materia materializzarono le u nità di costui .
Atomi chiamarono Leucip po e Democrito i principj delle cose ( 3 ) ; particelle
simili Anassagora ; ed Empedocle col nome li distinse di elementi degli ele
menti ( 4) . Ma in verità i loro principi altro non erano , che le unità di
Pittago ra fatte materiali , espresse e indicate con vocaboli diversi .
Democrito lasciò a suoi atomi l'indi visibilità , di cui le unità di Pittagora
eran fornite nello stato suo intellettuale . Questa stessa indivisibilità
secondo alcuni , negd al le parti simili Anassagora . Differente dall' uno e
dall'altro fu per Aristotile l'opinio . ne d’Empedocle ( 5 ) . Costui cercò
nella materia le sue unità , e dividendo e sud dividendo i corpi giunse a quelle
moleco le , che più non si potean dividere . Ma dove i sensi mancarono , suppli
colla ra gione , e proseguendo la division delle mo. lecole col suo pensiero ,
s'accorse potersi queste sempre pit di nuovo dividere . Ven ne però affermando
che i suoi elementi de gli elementi eran divisibili ; ma solo colla mente non
gia col fatto . Distinse , così di cendo , le unità di Pittagora dalle sue ,
ch'eran materiali ; e provvida in bel mo do alla durata della natura '. Perchè
essen do i principi delle cose incapaci , secondo lui , d'ogni fisica
alterazione , quelle deb bono sempre durare come al presente sono : Tennero
tutti tre que' fisici non che per cosa assurda , ma impossibile , la crea :
zione dal nulla . Ne venne loro in mente , come ad alcuni indi piacque , di
supporre la materia nuda d'ogni qualità . Chiama vano essi la materia senza
forma , e senza 3 b 2 12 qualità ciò che non è ( 6) : Ciò ch'è , dicea
Empedocle , è impossibile venire da quello , che non è ( 7 ) . Ma diverse furon
le quali tà , ch ' attribuiron costoro alle loro unità secondo che diversamente
riguardò ciascun di essi i corpi e la natura . Anagsagora ebbe le sue
particelle non altrimenti che briccioli minutissimi, ma simili in propieta a
corpi , ch'eran destinati a formare . E come varj sono i corpi e differenti le
lor propietà ; così yarie e differenti pose in corrispondenza le qualità delle
sue particelle. Per lo che tras portò egli le qualità delle masse a' fram menti
di esse , e ,e ristandosi alle apparenze ricayò , come suol dirsi , da grande
in pic colo . Gli atomi per Democrito erano al contrario tutti della stessa
natura ; e solo differiyan tra loro per sito , ordine , e fi gura . Idea , che
ben si conviene alla sem plicità della natura ; la quale con pochi mezzi suol
produrre fenomeni, che sono pressochè infiniti , attesa la lor varietà , la lor
moltitudine . Empedocle , ciò non o stante , rigettò il pensier di Democrito ;
e 13 or 1 volendo spiegare la varietà materiale, de? corpi , piglio , com '
egli dovea , e genno consiglio dall'esperienza.. Gli Jonici addensando o
rarefacendo acqua , or l'aria , or l'aria insieme e ' l fuoco , diedero forma e
qualità a ' cor pi dell'universo . Da questi e dal loro me: todo si dilungo il
nostro fisico . Studiava egli i corpi, e separandone le particelle cer cava
prima , e raccoglieva poi i loro com . ponenti. Però in luogo di fingere ,
ritro vava ne' corpi i loro elementi ; nè i corpi a capriccio componea alla
maniera degli Jo nici , na li analizzava come fanno i chi. niici . Le sue
esperienze , furono egli è ve . ro , incerte e imperfette , come si leggono ne'
versi di lui . Perchè dirizzandosi per una via non ancora usata nelle fisiche
ri. cerche , mancava d'ajuti e di stromenti ; massime che la fisica era allora
metafisica e bambina . Ma ciò non pertanto que' pri mi e rozzi saggi del nostro
Empedocle so no da stimarsi un chiaro testimonio del suo metodo, ch'era tutto
pratico e sperimen . 14 tale . Coll'ajuto in fatti delle sue esperien ze
agginnse , a giudizio d' Aristotile ', la terra all' aria , all' acqua , al
fuoco , e ' l primo stabilì la dottrina de' quattro ele menti ( 8 ) . Quattro ,
dicea egli , son le radici di ogni cosa : Giove , Giunone , Plu tone e, Nesti ,
figurando, sotto questi sim, boli il fuoco , la terra , l ' aria ,, ee l'acqua
' . Per lo che nella sua fisica le unità mate riali eran le parti , che diconsi
integranti de quattro elementi ; e questi le costituen ti di tutti i corpi ,
che si trovano in na tura , Sebbene il fisico di Gergenti avesse di stinto l'
aria , l'acqua e la terra per le diverse lor qualità '; pure in riguardo al
fuoco l'ebbe e' tutte tre , come se state fossero d' unica e medesima natura .
Le particelle dell'aria e dell'acqua tendono , secondo lui ' , a condensarsi ,
come fa la terra . E al contrario credea Empedocle es sere propietà del fuoco
d'assottigliare , se parare , e levare ogni solidezza alle parti celle dell'
aria e dell' acqua . Di fatto fu C 1 15 sua opinione che la luna si condensò a
ca gione del fuoco , che da essa si partì , non altrimenti che avviene
nell'acqua , quando si riduce in gelo ( 9 ) . E se il fuoco indu. ra i corpi
umidi , e vetrifica talvolta i so lidi , ciò accade per Empedocle , perchè
scioglie e separa l'aria e l' acqua in quel li dimoranti ( 10 ) . Gli elementi
dunque aria e acqua sarebbero stati solidi , se la forza dissolvente del calore
portato non l' avesse alla liquidità , che lor si conviene Non conobbe , egli è
vero , così pensando , qualunque corpo per via del fuoco poter pigliare ,
passare , ritornare allo stato soli do , o liquido , o aerifornie ; ma giunse a
comprendere l'aria e l'acqua dovere al fuoco la loro fluidità . Questa verità ,
che in tempi più felici avrebbe potuto gene rarne tant' altre , fu allor qual
baleno in notte huja , che illumina in un attimo , poi l' oscurità lascia più
grande . Tal veri ta o affatto non fu avvertita , o punto non fu ben compresa
da’ filosofi d' allora . Ari stotile si lagna d’Empedocle , come di chi e 16
avesse usato de quattro elementi , non al trimenti che fossero stati due ;
contando quegli per uno i tre , che questi avea real. mente diviso aria , terra
, é acqua ( 11 ) . Anzi chi furon dopo ( quasi Empedocle non già quattro , nia
un solo elemento avesse stabilito nella sua filosofia ) si diedero fal samente
a credere il fuoco essere stato te nuto dal nostro fisico per lo principio , da
cui ogni cosa veniva , e in cui ogni cosa doveasi risolvere ( 12 ) . Ma
comunque ciò, sia , egli è certo , da che. Empedocle manifestò quattro po ter
essere gli elementi delle cose , tutti abbracciarono la sua opinione . Di
leggieri ciascun' s'avvide l'aria , l'acqua , la terra il fuoco aver gran parte
nella composizio ne de' corpi , e ne' cangiamenti più notabi li , che avvengono
nel nostro globo e nel la nostra atmosfera '. Di fatto non più a capriccio come
prima si solea , s' accrebbe o diminui il numero degli elementi , e tol ta
ogn'instabilità tra le scuole , comune fu , e ferma rimase la sentenza de'
quattro ele 17 Conta area la dem fial menti . Sicchè su questa dottrina , qual
ferma base , venendo assai dopo a posare la moderna fisica ; questa Empedocle
ricono scere deve' , e lui onorare qual suo capo e fondatore . Hanno le scienze
, come ogni cosa umana i lor giri , e le loro vicende , che si distinguono da'
metodi, dalle opi. nioni , dalle verità , ed eziandio dagli er rori che son
dominanti . La fisica nella sua infanzia nise tra gli elementi l' aria , l'
acqua , il fuoco , la terra . Questi , non ha guari , ha gia scomposto la
chimica . Altri ne sostituiranno i nostri posteri , ch' al presente non si
conoscon da noi . Ma niuno negherà la debita lode al nostro fi losofo , che
fondo il primo periodo della fisica colla dottrina de' quattro elementi , e
regoló i primi debolissimi passi dello spiri to umano nello studio non che
vasto ma difficile delle cose naturali . - Più alto senno , e più forza d'in ,
gogno mostrò Empedocle , quando si mise a cercar le forze , che mettono in
movie mento la materia e gli elementi . Si fatta 2, D i leta plaža matukio ered
ܐܐ F
Table tol fue ele 8 1 ricerca , siccome molto ardua , non era sta. ta sin
allora impresa d'alcuno . Anassago ra , attese le sue particelle prive di moto
e di vita , non sapendo altro che specola re , ricorse a Dio ; e colla forza
onnipoten te di lui agitò e sospinse le sue parti si mili , o loro impresse
quel moto , che que. ste naturalmente non aveano . Fece costui , come chi a
muover la macchina , in luogo di peso , o di molla , cerca la man dell'
artefice . Però Aristotilo contro lui si sde gna , e giustamente il rampogna (
13 ) . Ba sto a Democrito di fornire il moto a' suoi atomi, nè curò di saper
come e d'onde quello venisse . Al più facilitò il movimen to immaginando un
voto , ove ogni sorta d'atomi avesse potuto agevolmente dime narsi ; e
particolarmente attribuendo agli atomi del fuoco la figura sferica , come
quella , che avesse questi potuto render atti a scorrere e sdrucciolare . Ma
Empe docle fu il primo al dir d' Aristotile , che con molto senno in natura
conobbe due come cagioni del moto degli ele St & © S forze C 19 menti ( 14)
. Una di quelle chiamò amo. re , amicizia , concordia , o l'altra come
contraria o lio , inimicizia , lite . L'amore d'Empedocle non è quel del la
favola , di Parmenide , d' Esiodo , o d ' altri fabbri di cosmogonia . Era
forse per costoro un principio attivo che vivificava 1 universo . Ma questa era
un'idea , vaga , generale , e nulla utile alla fisica . Non è così l'amicizia
d'Empedocle . La quale è una forza , fornita di particolari propietà , e tanto
intriseca alla materia , quanto si stima da noi la sua gravità . In virtù di sì
fatto amore le particelle simili tendono a unirsi tra loro , e congiungendosi
forma no a mano a mano le masse . Masse che vie più van sempre crescendo ;
perchè la maggiore sempre ne trae a se la minore , e l'una all'altra
infallibilmente s' unisce . Aria , diceva Einpedocle , si aggiunge ud aria ,
etere a etere , fuoco a fuoco in mo do che il minore al maggiore s’ accoppia .
Sospinte del pari dall ' amore le particelle di natura diversa tendono a unirsi
tra lo C 2 E ro , e compongono gli aggregati colla loro unione . L'amore in
somma unisce la ma teria si fattamente , che se in natura si gnoreggiasse la
sua sola forza diverrebbe l' universo unica męssa , unica sfera ( 15 ) . Perchè
è propietà peculiare dell ' amicizia di ridurre le cose , che son più , a una
so la . La forza quindi per Empedocle simbo leggiata dall' amore , amicizia , e
concordia non è se non quella stessa , che oggi da' Chimici si chiama affinità
. L'odio , non altrimenti che l'amore , è parimente intriseco agli elementi de'
cor pi , ma le qualità d'uno son del tutto op poste a quelle dell'altro . Tende
l'inimis cizia a disunir le particelle congiunte ; scio gliendo le masse , e
scomponendo gli ag gregati . E' singolar propietà di quella ri durre l ' uno in
più : tal che se l'universo fosse una sola massa e unica sfera , que sio in
forza dell'odio si dovrebbe tutto quan : to sciogliere in minutissimi briccioli
. Odio in somma , inimicizia , lite per Empedocle son e valgono forza
dissolvente , o 1 tutt'uno 21 repulsiva . Di fatto chiamava egli anche il fuoco
inimicizia ; perchè questa come quel lo distrugge e separa ogni cosa ( 16 ) .
Dą ambidue queste forze tra loro op poste , d'ailinità una , e dissolvente l'
al tra , significate dall' amore e dall'odio , il nostro Empedocle ne ricava il
moto ne' cor pi . L'amicizia sollecita gli elementi all' u nione tra lor l'
avvicina , e nell' avvicinarli tra loro parimente li muove . L'inimicizia
all'incontro cospinge le molecole unite , so spintele a poco a poco le stacca ,
staccate le del pari le muove . Forze adunque so no l'amore , e l'odio del
nostro fisico ; co me quelle che avvicinando o respingendo gli elementi
cagionano lor movimento . Fors ze ch'egualmente son chimiche , conie quel le ,
che uniscono e separano ; compongono e scompongono i corpi in natura . Ma co me
furono esse adombrate sotto le forme morali d'amore e odio , di lite e concora
dia ; sono state mal comprese e capriccio samente interpetrate . Alcuni videro
in quel. le due forze la divinità e la materia (17) : 22 altri : l'ordine e'l
disordine ; il bene e ' l male ( 13 ) : chi la luce e le tenebre ; chi l'
Oromaze e l'Arimanio de' Persiani , o altre cose simili ( 19) . Tanto egli è
vero , che il suo linguaggio , come poetico , ha recato ingiu ria a' suoi
pensamenti e alla sua filosofia . L'amore e l' odio , siccome dice il no stro
fisico , han que signorie ; ma alternan ti e separate tra loro . Comincia
l'impero dell'odio , quando finisce quiel dell'amore , e declinando la signoria
dell' inimicizia , l' amicizia ritorna a' suoi primieri onori . E come una
sifatta vicenda non ha mai fi ne ; così costante si mantiene il movimen to in
natura , e gli elementi in eterno s' uniscono e separano . Esprime egli tal con
tin : io e scambievole impero dell'odio e dell' aniore coll'immagine , e
somiglianza d'un cerchio , che si revolve . Perché il cerchio la periodi finiti
, che all'infinito si posso no rinovare . Ma tolte le voci d'impero e signoria
, che son propie della poetica , si potrebbe il pensiero d'Empedocle raſfigura
re nella vicenda delle forze , mercè la qua . 23 bene i ebre; chi ni, oabe ero,
chei ell'aur Onn '. le i pianeti si'movono . In questi or preva le la forza
centripeta e viene a farsi mag. gior la centrifuga ; or prevale la centrifu ga
, e viene a farsi maggior la centripeta . Sicchè alternativamente prevalendo le
due forze centrali , i pianeti s' accostano e dis costano dal sole , e
costantemente si mo vono nelle loro orbite ellittiche . Tale dellº amicizia , e
inimicizia d'Empedocle . Come gli elementi s' uniscono ; comincia a preva ler
l' inimicizia , che tende a separar le cose unite . E come gli elementi
dividonsi ; principia a superar l'amicizia , che tende a unir le separate . Per
lo che ambidue sempre operano , e si a vicenda prevalgono , che gli estremi dell'odio
occupa l'amore , e l' inimicizia que' dell' amicizia . Giusta questa legge
Empedocle fa e ternaniente operar l'amore e l'odio . Così , e ' dice , comanda
o il füto , o la necessi tà , o l'antico giuramento degli Dei . Ma il fato del
nostro filosofo non è quello de. gli Stoici , o degli Eleatici . Egli null’ al
tro indica colla parola necessità , che l'ins etarr Itale ம் care
PA umpert 2. la que 24 tima natura di
quelle due forze . Siccome eterna ei reputava la materia , ed eterne le forze ,
da cui essa era animata ; così l ' amore e l'odio volea dover sempre e ne
cessariamente operare . Gli elementi secon do lui o son separati, e ſrettolosa
corre l ' amicizia a unirli ; o sono uniti , e impa ziente va l'inimicizia a
separarli. Se per poco lascerebbe l' una o l ' altra di congiun gere le cose
separate , o segregar le con giunte , l'amore e l'odio , mutata natura , non
sarebbero più nè odio , nè amore . E' quindi pel nostro fisico così necessaria
l'e terna vicenda delle due forze , come invin cibile si stima il decreto del
fato e della necessità . Il fato adunque nel dizionaria del nostro filosofo
altro non significa , che l' intima indole , e l'immutabile natura delle due
forze senza più . Però a torto Aristotile riprende lui , come chi avesse introdotto
nela la fisica il fato é la necessità ( 20 ) . Posti questi principj va
Empedocle squa dernando il suo sistema , qual poeta , qua si collocato su d'un
eminenza , di la con 25 ta ; ON ie . Sasa templando la natura dichiara agli
uomini le sublimi lezioni di sua filosofia . Nulla , egli dice , manca , nulla
ridonda nell'us niverso ; perchè la quantità della materia nè cresce nè manca .
Tutto nasce , tutto muore , tutto in altra forma trasformato ri sorge ,
L'accozzamento di parti , che son disgiunte , n'è la nascita ; e la separazion
di quelle , che sono accozzate , n'è la morte , La natura quindi null altro è ,
che ” se parazione e miscuglio . Essa è eterna ; per che l'amore e l'odio
sempre fa e disfà , strugge e compone . Mancherà il presente ordine di cose ,
sorgerà subito un altro . Questo distrutto , di nuovo , e sotto altra , guisa
si verrà a formare . Così senz' alcuna fer posa uno in un altro ordine
successivamena te , e sempre sarà permutato . Nè per que : sti continui giri si
cangia la natura , ne ha od te luogo o confusione , o simmetria . La materia
non è stata , nè sarà mai senza moto . La natura è stata sempre qual sempre
sarà : cioè amore e odio , separazione e union d' elementi . Cosi parlava
Empedocle nel suo d ali 200 € c). och eta, Jade 26 poema sulla natura , o per
dir meglio cosi egli smentì anzi tempo chi dopo lui dovean supporre aver lui
voluto il caos immagina to sol da' poeti ( 21 ) . Lo stato di confu sione e di
caos pel nostro fisico , o non è stato , nè sarà mai , o sempre egli è stato e
sarà . La natura quella è ora , ch'è sta ta , e sempre sarà : miscuglio e
separazio ne : amicizia e inimicizia : nascita e morte . Passando Empedocle
d'una in un ' al tra idea strettamente legava i suoi pensie ri . Siccome la
materia è tutta divisa ne' quattro elementi ; così i corpi per lui eran
composti presso a poco de'medesimi. Ma perchè ciò nulla ostante quelli tra lor
son tutti diversi; quindi andava ricercando in che , e.come si differisser tra
loro . Tal difie renza ei rinvenne con gran perspicacia nella njaniera diversa
, con cui gli elementi com binansi . Però non è nè l'aria , nè l'acqua , nè la
terra , nè ' l fuoco che distingue le co se ; ma la misurata lor mescolanza ;
in bre . ve , la proporzione in cui trovansi due o piti di quelli componenti .
Rappresentando da € st CL T 1 C 27 c2003 de poeta le sue idee ch'eran fisiche ,
dicea : i dipintori mischiano colori diversi , e col mi schio di questi van
figurando uomini , pian te , fabbriche , uccelli , e anche gli stessi Dei . Non
altrimenti fa la natura . Ha el la , come quattro colori , che sono i quat tro
elementi , e va coll ' accozzare un poco di questo , di quello , e quell' altro
forman do uomini, piante , animali , donne leg giadre , e chiarissimi Dei .
Tutto lo studio d'Empedocle era quel di scomporre i corpi , e scomponendoli
cercava la ragione , in cui stavan tra loro le parti componenti . Per chè era
persuaso , che la loro varietà veni va , ed era tutta riposta nella varia pro
porzion degli elementi . Aristotile che am mira un sì bel pensamento da ad
Empedo cle il vanto d'aver lui il primo conosciuto una tal verità ( 22 ) . Non
si può quindi negare il metodo d’Empedocle , come quel lo , che volea l'analisi
de' corpi , esser chi mico ; chimiche esser le forze amore e os dio , che inprimean
moto alla materia ; e chimica esser tutta la sua fisica ; perchè tra lai arch
nemt 22 نماز کی P.; Det ue opad ando de d 2 28 P ch for pa me pre me an CO
fondata sulla proporzion delle parti , che compongono i corpi pressochè
infiniti della natura . Può ora essere a chiunque manifesto Empedocle il primo
aver delineato il siste. ma dinamico , che oggidi leva tanto rumo re in
Alemagna . Pone questo sistema al cune sostanze semplici e primitive , che col
le loro diverse combinazioni producono la varietà de'corpi. Questo stesso fece
Empe docle ammettendo i primi elementi , e com binandoli in varia e differente
lor propor zione , Forze attrattive e repulsive vogliono i Dinamici ; ed
Empedocle immaginò affini tà e forza dissolvente , o sia odio e amo re . Che se
quegli a spiegare gli stati e i volumi de' corpi si fondano sul contrasto e
rapporto , in cui si tiene la forza attratti va colla repulsiva ; anche
Empedocle dicea , che l'inimicizia sta appiattata nelle parti de' corpi pronta
a vincer l'amicizia nel tem po opportuno . Ma io non mi maraviglio punto di tal
corrispondenza tra Dinamici e il nostro fisico . Gli uomini gireranno sem at c
) in D gi ti 29 pre nella stessa orbita , e torneranno sem pre a riunirsi nelle
medesime ipotesi ogni qual volta , che si aggireranno sì oggetti , che
illustrar non si possono con osservazio . ni , e co' fatti . Perchè limitate
essendo le forze del nostro spirito , limitato sarà del pari il numero delle
sue combinazioni . ' I metafisici di fatto sogliono ricondurre sem . pre in
iscena più o meno vaghe , più o meno adornate le opinioni medesime . Gli
antichi vollero rappresentar l'essenza de' corpi. Però Democrito immagind il
sistema atomistico ; Empedocle il dinamico . Oggi , che alcuni han pensato di
tentar lo stesso , in Francia è risalito in alto il sistema di Democrito , e
quel d'Empedocle in Aloma gna . Dobbiamo persuaderci una volta che le scienze
s' accrescono non già colle nostre opinioni , che sono semplici fantasmi della
nostra mente , ma coll' esservare , ed espri mere co' nostri pensieri i fatti e
le consue. tudini della natura . Questo metodo per avventura non era ignoto in
quella stagione in Gergenti . An 30 [ a crone l'amico d'Empiedocle , poste giù
le ipotesi , fondava la medicina sull'esperien za , e fu capo della setta
empirica . Il no stro fisico cercava e stabiliva la varietà de' corpi cercando
e stabilendo la proporzion de' lor componenti . Ma i tempi imprimono nel nostro
spirito la lor forma , il lor caratte re , le loro opinioni; operando su noi
non altrimenti dell' aria la qual si respira . Non è quindi da maravigliare se
Empedo cle s'occupò , come allor si facea , su i principi delle cose , e sulla
generazion dell' universo . Il romanzo della nascita del mondo era in que'
tempi un'introduzione , che si stimava necessaria alla fisica . Niuno affat to
potea meritare il titolo di sapiente , se non prima avesse ordito la sua
cosmogonia . Quindi i filosofi cominciavano allora i lor poemi dalla creazione
del mondo ; molto più , che a ciò fare non dovean perdere gran tempo , nè durar
molta fatica . Le loro cosmogonie erano un lavoro più di fan tasia , che di
ragione . Si fatti lavori me 31 . glio che cosmogonie potevan chiamarsi ro
manzi , in cui i paragoni tenendo luogo di raziocini affermiare è lo stesso che
dimostra re ; e le capricciose finzioni si scambiano come opere della natura .
Empedocle dun que al par degli altri intese alla formazion dell' universo ;
svolgendo e dichiarando l' impero della sua inventata amicizia . Diede prima
nascita all'etere , indi al fuoco , poi alla terra . Da questa trasse l'acqua ,
l'a ria , l'atmosfera ; indi le piante , gli uomi, ni, e gli animali ( 23 ) .
Pose più diligen za e più tempo a formar dalla terra ; ma per opera dell'amore
il genere umano . Rimescolando gli uomini colle piante , e co gli animali ,
tenne costoro come unica ma teria , in cui tutti si fossero contenuti qua si in
ischizzo , ma senza che distinta aves ser presentato la irma , leggiadria , e
ata titudine delle loro membra . Queste a po co a poco ideò egli essersi
sviluppate , ed esserne venute fuori delle immagini , prive di noto e di vita ,
simili alle pitture, ale le statue . Nella terza generazione di poi 32 furon
distinti i maschi dalle femmine . Nel. la quarta s' ebbero degli uomini, che
na. scono gli uni dagli altri ; perché , distinto il sesso , si mosse il
carnale appetito ( 24) . Le piante secondo lui fitte restarono in ter ra per
trarne l'alimento ; e gli animali qua e la si divisero per cercare un abituro
con veniente alla loro natura ( 25 ) . Queste co se sconce , incredibili , e
simiglianti sognò il nostro fisico , che dovrebbero passarsi sot to silenzio ,
se non giovasse d'accennarle per dare șin' utile lezione allo spirito uma no .
Il quale ardito , com ' egli è , malgrado gli assai folgoranti brillantissimi
lumi non che della religione , ma della moderna de parata filosofia , a dì
nostri va sempre fi sicando geogonie e cosmogonie . Darwin di fatto adottò gli
errori del nostro Empedocle , e certamente da lui ebbe a trarre l'idea della
successiva perfezione , e a grado a grado del regno animale . L'uno e l'altro
fece nascere i vegetabili prima degli anima li nel tempo e nello stato , che le
cose e rano imperfette. Entrambi del pari segna 33 # rono gli animali essersi a
poco a poco svie luppati, e aver tratto tratto acquistato quel. la perfezione ,
di cui oggidi son forniti . Vogliono tutti due , che dal principio i ses si
fossero stati confusi si negli animali che negli uomini . Ambidue affermano che
l ' universo giunse al grado di sua perfezione, allorchè separati i sessi
nacquero gli ani mali gli uni dagli altri . Darwin in somma dice unica essere
stata la specie dei fila menti' , che diede origine a tutti i corpi , che sono
organizzati ( 26) . E parimente fu opinione d'Empedocle , che unica fu la pasta
, da cui vennero vegetabili , animac li , uomini , e Dei (27) . Tanto egli è ve
ro , che i nostri pensatori sempre , o al men per lo più copiano , e s '
arrogano le speculazioni degli antichi . Nella cosmogonia d'Empedocle sicco me
a chiunque è maniſesto , non intervie ne , ne opera alcuna cosa la Divinità .
Ma così pensando , intendea egli di recarle 0 nore più presto che ingiuria .
Avendo egli ' la materia , come allor si pensava , per co 34 I sa vilissima ,
temeva che la sapienza si fos se bruttata , se avessé preso a ordinare co se ,
che son del tutto materiali . Per lo che a intendere la formazione
dell'universo , lasciata la mente divina , invocò il caso , e commise gli
elementi in poter della for : tuna . In sì fatti grossolani sciocchissimi er rori
s' imbatte chi stoltamente , e senza una precedente saggia e matura riflessio
ne , vuol togliere il supremo artefice dal la fabbrica del mondo . Il caso ,
fantasti cano essi , siccome racchiude in se tutte le combinazioni possibili ad
avvenire ; così tra le molte , e assai e infinite , che son mo struose , quelle
poche ancora contiene , che son regolari . Infinite , dicea Empedocle , sono
state le forme , che ha preso teria ' , e senza numero le combinazioni de. gli
elementi . Ma queste si son succedute senz' alcuna . posa sin dall'eternità , e
forse non han potuto durare perchè prive so no state di regola e simmetria .
Dopo tan . te é tante strane vicende , gli elementi in fine , conchiude egli ,
essersi disposti in la ma 35 quell'ordine , che il mondo ritiene , e da tutti
con ragione , s ' ammira . Dal caso a dunque Empedocle formò l'universo . Al
caso attribui egli quel , che privativamente è sol propio della sapienza , e
dell'infinito potere d'un esser supremo . Da un acci dente sogna egli essersi
condotto il presen te ordine , ma dopo lungo , vario , e suc cessivo disordine
. Queste idee và Empedocle adornandh colla sua fantasia vivace , e poetica .
Figir ra egli mani, piedi , gambe , busti , oc chi , braccia , spalle , teste
di animali , di uomini , che tra lor misti é confusi si por tan qua e là
únendosi- senza regola , e sen za misura . Ora egli vede petti senza spalı le ;
teste senza cervici ; e fronti prive d' occhi. Or egli osserva piedi congiunti
a colli , occhi a spalle , teste å gambe , di ta a fronti , e altre irregolari
unioni . Quando immagina egli de' tori in volto u e uomini colla testa di bue ;
e quando nota nell'uomo l'impronta della pecora ', e in questa quella dell'uomo
. Em mano e 2 36 1 1 a i pedocle in somma finge , trasfornia , è com pone mille
e mille specie di mostri , che per lui una volta furono , e di quando in quando
appariscono . Ma dopo forme si sconce é fuor di natura dispone egli ca
guialmente quelle membra nelle proporzio ni , e misure che al presente veggiamo
. Che maraviglia è dunque , ei conchiude , che dopo tanta varietà di mostri
sieno a sorte venute le belle e ben disposte mac chine degli uomini e degli
animali ? In tal modo si sforzava il nostro fisico di render credibile ciò ch'è
falsissimo ; facendo come chi gli occhi s'acceca per meglio e più chiaramente
vedere , Ma i suoi sforzi tutti quanti gli tornarono vani . Non cape ne capirà
in intelletto umano , che il mondo il quale spira ordine , sapienza , e nia ,
sia l'opera del cieco , e dello stolto accidente . Ciascuna parte d'un essere
forma un sistema ; un sistema formano tutte le sue parti ; un sistema tutti gli
esseri , che tra loro legati corrispondono tutti al gran di fi armo 37 c scuna
, segno dell'universo . I moti varj e multi plici de corpi celesti son regolati
da poche e semplicissime leggi ; le quali nascono e de rivano da unica propietà
della materia . Se dunque ogni sistema indica combinazione , e questa suppone
disegno e architetto; chi contemplando la fabbrica dell'universo , ch ' è un
grande e maraviglioso sistema in cia . e in tutte le sue parti , potrà non
ammirar la mente di chi seppe non che idearlo , má farlo ? Se il mondo è così
per fetto , qual dovrebbe essere , se fosse l'o pera d'un supremo fattore ; se
l'universo non mostra in ciascuna sua parte , avvegna chè minima , alcun segno
o piccolo o lon. tano di casualità ; chi senza empietà o stol. tezza , potrà
riconoscerlo per opera del ca. so e non della mente d'un Dio ? Ma senza più
travagliarci a dimostrar cid ch'è chiarissimo ; l'esistenza d'un som . mo
fattore , oltre all'essere scritta nell' ani. mo nostro , si.legge ne' cieli ,
e a noi per viene da ogn'angolo della terra . Da che Anassagora disse agli
uomini la mente di l 38 SO vina con singolar magistero è giusta leggi
invariabili , áver ordinato la materia , niu. no vi fu , che nol consentisse .
Il popolo d'Atene alzò allora un tempio a Dio , qual supremo fabbro degli
esseri , e onorò quel filosofo del soprannome di mente . Anzi la ragione del
volgo ha vinto in cið , e vincerà sempre i lunghi ragionamen ti di qualunque
filosofo . Il volgo non lo rigetta con orrore le cavillazioni degli atei , che
tentano invano negar l'esistenza d'un eterno fattore , ma poco o nulla cura
altresì le speculazioni di que' sapienti , che vogliono dimostrarla . E in vero
tal verità alla classe appartiene , attesa la somma evi denza , di quelle che
sdegnan le pruove , e che si possono guastar più tosto che ras sodare co'
lunghi e sottili raziocinj d'una filosofia illuminata . Empedocle e Democrito
sebbene fossero stati superati da Anassagora , perchè non già una mente divina
, ma il caso avesser posto , come autor dell'universo ; pure son degnissimi
d'onore per i loro metodi , o bel 39 osta k .. ** dias li pensamenti nelle
fisiche discipline . Poté Democrito per sua particolar virtù concepi re egli il
primo un sistema meccanico del mondo , fondato sulle propietà de' corpi , o
sulle leggi del niovimento . Valse Empedo. cle per forza di sua mente a
immaginare anch'egli il primo un sistema chimico dell' universo , che posando
su i quattro elemen ti , è regolato da forze , e sottoposto alle leg. gi
dell'affinità . Ambidue tennero in onor l'esperienza , che certo e naturalmente
con duce alla scoperta della verità . Se chi do po lor filosofarono , fossero
stati poco più sensati ; avrebber dovuto mettersi dietro la loro scorta , e
collegare insienre i modi chi mici d'Empedocle e i meccanici di Demo: crito .
Si sarebbe allora abbreviato il corso degli errori , e anticipato il principio
di quella filosofia naturale , che fa tant' onore a ' nioderni . Ma le sette
smarrirono i filoso fanti d' allora , e costrinser costoro tanto più a errare ,
quanto più essi s' attennero alla metafisica , e si scostarono dall'esperi.
mentare e asservare . Dovettero scorrer piů Dice ? 17 bile su 40 secoli ,
perchè venisse in grande stato lo studio della natura . S'apparteneva veramen
te a'nostri tempi , che congiunte chimica e meccanica avesser portato la fisica
a quel grado d'altezza , in cui oggi si trova . Ma è sempre da confessarsi
Empedocle e De. mocrito aver gettato i primi semi di que' vantaggi , che cal
favore del tenipe la fi . sica ha oggi ottenuto . Le opinioni d’Empedocle sų
gli ele menti , e sull'origine delle cose , se non son vere , almeno non sono
ingiuriose nè al la sua mente , nè alla sua filosofia . Splen dono tra gli
abbacinamenti chiari i lampi d'ingegno , e un metodo sopra ogn' altro riluce ,
che l'avrebbe guidato alle più bel, se gli errori de' tempi non gliel' avessero
contrastato . Ma non è così , quando il nostro filosofo alle cose si rivol ge ,
che trattan d'Astronomia . I suoi sen timenti su gli astri sono altrettanti
assurdi . Empedocle il fisico pare altr' uomo , e tut. to diverso da Empedocle
astronomo . Tal differenza , che veramente è notabile , se 1 le scoperte , 41
non m'inganno , nasce da ciò , che la sua fisica si trae in gran parte da'
frammenti de' poemi di lui ; là dove le sue opinioni astronomiche ci vengon
quasi tutte dagli Storici degli antichi filosofi . ' Non senza ra gione quindi
si può sospettare , che i suoi pensieri non sono strani e deformi , quan do
egli stesso l'annunzia ; e al contrario pajono sconci ee mostruosi ,, allorchè
altri parlano in vece di lui . E ' maggiore tal congettura , qualor si
considera que com pilatori essere stati grossissimi delle cose a stronomiche .
Costoro affastellano in confu 90 le opinioni de ' filosofi , e o abbreviando le
mozzano , o interpolando le allungano , o pure in qualunque altra manieria ,
senz' alcuno intendimento , ogni cosa deformando's le alterano . Non è quindi duro
a com prendersi , gli storici del nostro filosofo , tra per l'imperizia delle
cose del cielo , e per l'espressioni di lui , ch'eran tutte fi gurate e
poetiche , averne contraffatto la sua astronomia . Non si negan con ciò gli
errori , in cui egli per avventura avesse po f 42 . tuto cadere . So benissimo
l' astronomia dei Greci , sfornita .com'era in que' tempi d ' osservazioni ,
ridursi , tolto il nascere o trae montar d' alcune stelle , a una raccolta d'
antiche tradizioni , o di opinioni bizzarre . Si conviene pure Empedocle aver
potuto di: re il movimento del Sole essere stato da prima più lento , che a'
suoi tempi non e. ra . Si concede altresi aver lui potuto opi nare l'asse della
terra aver pigliato una po sizione all' Eclittica inclinata , che prima non
avea : ( usanza de' cosmogoni acconciare a lor talento le parti dell'universo ,
e condur le allo stato , in cui ne' suoi tempi si trora no ) . Ma non si può
affatto credere , Empe docle aver tenuto i tropici quasi due mura glie , cui
giunto il Sole , essere stato stretto a torcere il suo cammino ; e aver segnato
și fatti circoli non altrimenti che due confi. ni , che impediscono il Sole
camminando verso i poli d'oltrepassare il suo termine . Chiamò egli que circoli
con linguaggio fi . gurato i confini del Sole ; perchè a quel li il Sole
giungendo par che il suo cam , 1 43 mino rivolga . In breve intese egli indica
re l'obbliquità dell'eclittica , e segnar lo spazio in cui il Sole fornisce
l'anquo ap parente suo corso . Giacchè l'anno si com putava allora da’ solstizj
, i quali dall'om bre osservar comodamente si possono coll? ajuto dell'ago .
Con tali e simili sconcezze si è guastata l ' astronomia d’Empedocle ; Però se
tra per difetto di memorie di lui , e per ignoranza degli storici , ė , ben
diff cile d' indagar ciò ch' Empedocle penso sul. le cose del cielo ; è assai
più difficile sa per , ciò ch'egli non disse , e a torto a lui appongon gli
storici , Temendo gli Ateniesi , che la terra fosse stata un'abitazione mal
soda , furon solleciti della sua stabilità . Provvidero e glino alla propią
sicurezza , e a quella del genere umano : ma colla sola fantasia a modo del
volgo . S'appresentarono la ter ra in forma d'un monte , le cui barbe vanno a
profondare e perdersi negli ultimi lontani confini dello spazio . Assegnarono
ina sieme alla terra già divenuta nionte il suo f 2 44 co vertice di forma
rotonda ; e quivi loc:arono ferma sicura l'abitazione degli uomini . A mente
dunque di quel popolo il Sole e gli astri non givan mai sotto la terra , che
nol poteano ; ma spuntavano e tramonta vano girando intorno intorno a quel
verti. ce . Questa opinione , che in Atene era un pubblico dogma , non si potea
contra star da filosofi senza grave lor danno . Il popolo pigliava alto sdegno
di chi osava sen tirne in contrario , e contro lui si scaglia va , come contro
chi avesse tentato di som. muover la terra é perdere a capriccio.il genere
umano . I filosofi d'allora tra per che adularan la plebe , come chi più che
gli altri soglion fuggire i pericoli ; o per ehe su ' ciò nulla dissimili dal
volgo crede van lo stesso ; non mai vi fu alcuno , che avesse ardito negare il
monte , le radici , il vertice , e la finta figura della terra . Non cosi fece
il nostro filosofo , che molto perito nelle cose naturali , anche da Sici lia
si scaglid contro sì fatta sentenza . Ri dea egli del monte , delle radici ,
del ver 45 tice.e aspramente ripiglio , Xenofane , che avea per immensa la
profondità della ter ra ( 28 ) . Chi , dicea Empedocle , tali co se divulgano ,
o poco veggono , o nulla san . no dell'universo . ; Altri e lontani da quelli
del volgo fu . rono i sentimenti d' Empedocle intorno al la terra . Fu opinione
di lui , che fuoco bruciasse nel centro di questa . I sassi i dirupi , gli
scogli , ei riguardò come sco rie , che la virtù di quel fuoco avea in alto
levato . L'acque , che sorgon terma li , quelle sono , a suo credere , che
sotter ra scorrendo piglian calore dal quel mede simo fuoco ( 29 ) . Empedocle
in somma im maginò sin d'allora l'ipotesi del fuoco cen . brale , che Buffon ,
non è guari , più bel la e vistosa ha richiamato alla luce . Pensavano gli
Jonici , che la terra sospinta dal vortice che occupava tutta la sfera , era
stata condotta nel centro di ques sta . Ma non sapeano essi comprendere , come
quella , sfornita d' appoggio , ben li brata si stesse nel punto di mezzo .
Timi 1 46 di quindi i filosofi al par del volgo , ne dilatavan la base , e
tormentando i loro ingegni si sforzavan di sostenerla colle ipo: tesi . Talete
avvisò la terra restar sospesa nell'aria , non altrimenti che un galleggian te
sull'acqua , Democrito e Anassagora ne fecero la base non che larga , ma conca
va ; aifinchè l' aria quivi sotto racchiusa la potesse sostentar con sodezza .
Parmenide credette sostenerla col principio della ra gion sufficiente . La
terra a suo pensare stava nel centro , perchè non avea ragio ne , che la
portasse per questo più tosto , che per quel verso , Ma il nostro fisico si
dilung) da co storo , e con altri principj prese a spiegar sie la stabilita .
L'acqua nella cosmogonia di lui s' era separata dalla terra per l'im peto del
giro , che questa facea (30 ) . Pe. rò la terra nel suo sistema rotaya . Rota
va del pari secondo lui il cielo ; è altra differenza non pose nella rotazion
dell' una e dell' altro , che nella velocità , Minore la yolea nella terra ,
che stava nel centro ; 47 1 rola, ando il cla colo come star galo raal Po
maggiore nel cielo , che in giri smisurati si volgea . Da cid appunto egli ne
trasse e perchè quella stesse in aria sen za cadere . Se girate , egli dicea ,
con pre stezza una secchia ; l'acqua non cadrà , ancorchè nel girarsi si tenga
capovolta ( 31 ) . Tal è nella sfera i La conversion celerissi ma del cielo
vince ogni peso e ritiene la terra . Al moto dunque del cielo egli in catenava
la posizion della terra nel cen . tro , il suo rotare , e lo starne , Si sihar
rì , egli è vero , in quella spiegazione al par degli altri ; perchè allor
s'ignorava la gravità della terra esser diretta al suo cen . tro . Ma il suo
metodo di ridurre più fe nomeni a un solo , e ripescare ne' fatti la ragione di
quelli , è molto degno di lode . Dall'esperienza della secchia , che pre
stamente si volge , han preso argomento chi son portati per l'antichità , aver
co nosciuto il nostro filosofo la forza centrifu . ga , Ma a pensar giusto ,
ignorandosi allos ra le leggi del moto , niuno ebbe , nè as ver potea l'idea
vera e matematica di quel, 1 ajd a $ permas 30, ho murah ento : 48 d he Te la
forza . Egli è vero essersi saputo in que' tempi , e da Empedocle essersi ben
dimo strato la velocità del girare impedir la ca duta de' gravi. Ma questo era
fatto , non forza , e più esempio , che principio . Eran sì lontani Empedocle e
gli antichi di cono scer quella forza , che presso loro fu fer ma e costante
opinione , i corpi a cagion di circolazione avvicinarsi al centro se pe santi ,
fuggir dal centro se leggieri ( 32 ) . Ma se'a lui si può contrastare la co
gnizion della forza centrifuga , gli si deve certamente quella concedere della
rotazion della terra . Opinione era questa comune presso noi ne' tempi greci ,
e propia in ve rità della nostra Sicilia · Giacchè Ecfanto e Iceta la
divulgarono in Siracusa ; ma sin da tempi antichissimi Empedocle l' insegno
nella nostra Gergenti . Avea il nostro Astronomo il Sole e le Stelle , come se
fossero della stessa natura . Opinava egli quello e queste esser di fuo co ( 33
) . Ma non perciò è da credere , ch ' ei tenesse la luce per eguale o simile al
R te te e 1 49 1 fuoco terrestré . Non sapendo egli qual fose se la natura
della luce , che per altro è ignota anche a noi , tenea il Sole come una massa
ignita , che lanciava nella sua sfera le sottili sue particelle ( 34) . Queste
ei credea , che dal Sole si moveano , e pro gressivamente propagandosi
giungeano agli occhi . La luce , dicea , va prima nel mez zo , e poi perviene
sino a noi ( 35 ) . An ticipava così la scoperta bellissima della pro pagazione
della luce , che i Satelliti di Gio ve doveano in tempi avvenire rivelare a
Roemero . La vide , egli è vero , coll' in telletto , e senza ridurla a fatto ,
la lascið nel posto di semplice opinione . Ma nel tempo de' sogni e
dell'ipotesi è degna cer to d'ammirazione quella opinione , che coll' andar de'
tempi è stata condotta al grado eminente di fisica verità . L'emission della
luce fu l'ipotesi , ch' allor tenne Empedocle', e cui oggi s' acco stano chi
non vogliono vaneggiar per no velle bizzarie . Questa a dì nostri d ' alcu ni è
rigettata , e in que' tempi era ancor مه 50 : contrastata . L'ipotesi che il
Sole quanti raggi manda , altrettanti ne perde , fece al lora , e ha fatto oggi
credere a parecchi , ch ' egli raggi mandando , e raggi perden do sì
gradatamente impoverirà di luce , che collo scorrer de' secoli giungerà sino a
spe. gnersi . Newton all'incontro dimostra in sensibile essere stata la perdita
della luce solare dal principio delle cose sino a noi . Anzi egli quasi
sforzandosi d'assicurar la luce alle future generazioni , cerca di sup plir la
massa solare con quella delle co mete . Le quali attratte dal Sole , quan do
nel suo giro sono vicinissime a lui , e su lui cadendo , colla loro materia
vanno a risarcire la perdita diurna delle particel. le solari . Ma Empedocle in
un modo , che se non sarà forse il più vero , è certamente assai più ingegnoso
, s' industrið provedero alla durata del Sole . Siccome i raggi lan. ciati dal
Sole son poi riflessi dalla terra ; cosà egli pensd , che quelli dopo la rifles
, sion concentrandosi , ritornano al Sole ( 36) . 51 Però questi per
riflessione acquista quel , che per enuission perde ; e atteso un sì fat to
circolo durerà sempre lo splendore del Sole . Empedocle quindi potė ben dire la
luce essere al presente una riflessione di quella che fu una volta lanciata dal
Sole : Ma i compilatori dell'antica filosofia non capirono i sensi del nostro
filosofo . Credette ro essi due essere i Soli d'Empedocle , uno invisibile ,
visibile l' altro , che collocati in due opposti emisferi si guardavan tra lo
ro . La terra , eglino dissero , riflette al se condo i raggi invisibili
lanciati dal primo ; e quello poi in forma di luce li rimanda alla terra (37) .
Ecco con quali sconcez ze quegli storici guastarono i divisamenti del nostro
filosofo sull' emission della luce . Non meno speziosa fu la difficoltà , che
s'oppose a Empedocle ne' suoi tempi contro la succesiva propagazion della luce
. Siccome nel tempo che la luce viene a noi , il Sole si move ; così l'occhio
astretto a seguire la direzion della luce , vedrà il Sole in un punto , in cui
fu , e poi non g 52 è più . Empedocle a rispondere , non prese scampo nella prodigiosa
velocità della luce , o in qualche sottigliezza , cui i fabbri di si stemi
soglion rifuggire . Non è il Sole , ei di cea , ma la terra che in ventiquattro
ore si volge : La terra' dunque nel rotare s’im hatte ne' raggi solari , ed
essa prolungan doli va a trovare il Sole nel punto , in cui egli sta . Non si
potrebbe di certo a di nostri in miglior forma rispondere a chi in quel modo
vclesse attaccar l ' emissione e successiva propagazion della luce ( 38 ) . •
Empedocle ebbe la Luna come opaca , perchè frapponendosi tra il Sole e la ter
ra cagiona l' ecclisse . Plutarco a lui so lo ( 39) , mettendo in non cale
tutti gli altri , da il vanto d' aver divolgato la Lu. na essere un corpo privo
affatto di luce , che riflette i soli raggi solari . La chiarez za della Luna'
ei chiamava non che dolce e bénigna , ma insieme straniera . Una lu ce
straniera , dicea Empedocle qual poeta , circola intorno alla 'terra (40) . Ma
Empe docle ebbe la disgrazia d' aver avuto gua 53 stato ogni suo sentimento .
Achille Tazio dall' epiteto di straniera dato alla luce lunare da Empedocle ,
ricavo , non so come , il medesi mo aver tenuto la Luna qual pezzo svelto dal
Sole . Ma buon per noi che ci sia re stato il verso d'Empedocle , che smentisca
l'interpetrazione di Tazio (41 ) : Anassagora per dare una misura del So le
riferì la grandezza di quest' astro al solo Peloponneso . Il nostro filosofo fu
il primo , cui venne in pensiero di comparar Sole e Luna tra loro . Egli credea
che il Sole fosse stato più della Luna distante dalla terra so pra due volte
(42) . Ciò non ostante affermo quello essere stato assai più grande di que sta
; sebbene ambidue fossero appariti dello stesso diametro ( 43 ) . In somma
l'ineguale distanza fu per lui certo argomento della lo ro diversa grandezza .
Parrà ad alcuno ciò essere stata cosa di lieve momento ; e pure fu un passo , e
un avanzamento che allora fece la scienza del cielo . Giacchè niun altro prima
d'Empedocle , ed egli fu e il solo e il primo , che insegnò gli astri lontani
54 . doverci comparire piccoli più de' vicini . E gli pure fu il primo che pose
in confronto tra lor gli astri non solo , ma i loro diame tri . Dopo hui in
fatti prima Eudosso misu rò i diametri apparenti della Luna e del Sole ; e poi
cominciarono i Greci a stabili re i periodi lunisolari , da cui nacque , e s’
avanzò l'astronomia de' medesimi . Si potrebbe quì aggiungere a formar tutto il
quadro dell'astronomia del nostro fi losofo , aver lui forse conosciuto che la
Luna rotando intorno a se stessa si mova circa la terra . Ma punto non conviene
dar a Empe docle una gloria o dubbia o sospetta ( 44) . Basta aver levato a
suoi pensieri astronomici quella ruggine , di cui li bruttò l'imperi zia di
quegli storici. Appresso l' onorano al cuni qual autore d'un poema sulla sfera
in cui si descrive , secondo l'uso de' tem pi il nascere e ' l tramontar d'
alcune stel le . Ma i critici illuminati han quello come opera d'ignoto autore
e non di lui ( 45 ) . Io non discordo da loro ; anzi confesso non essere stato
Empedocle intento a osservare , 1 55 1 come si conviene nell' astronomia . In
quell' età si costruiva il cielo da' filosofi non si osservava . Era quella la
stagione della fan tasia , delle opinioni , e dell'ipotesi , che suol sempre
precedere l' altra , che porta seco il raziocinio , l'osservazione , la veri tà
. Però non è poca la gloria d’Empedo cle nell' aver conosciuto la ' successiva
pro pagazion della luce , la rotazion della ter ra , l'opacità della Luna , è
scostandosi dalle volgari stravaganze nell' aver compa rato il primo le masse
tra loro della Lu na e del Sole . Se non può egli quindi emulare Timocari e
Aristillo , Ipparco e Tolomeo , che nella Greca astronomia fu ron chiarissimi ;
pure non è da negare lui aver saputo delle cose del cielo assai più che la sua
età non portava . Vennero quel. li assai dopo , e in tempi assai più illu
minati e felici ; e non è maraviglia , che questi fossero stati di quello
migliori . Una fiaccola più o meno brilla , quanto più o meno pura è l ' aria ,
in cui brucia . Dal cielo tornando alla terra non più 56 & troviamo il
nostro filosofo , che immagina l' origin delle cose ; ma che studia e in
terpetra con senno la natura . La prima verità , che c'insegna , non già
ragionando ma coll'esperienza , è il peso e la molla dell' aria . Mette egli in
opera in difetto di macchine e di strumenti la clessidra , che s'usava allora
da' nostri come orolo gio a misurare il tempo . Avea questa la sua figura
conica ; la base forata a guisa di minutissimo vaglio ; e il collo lungo che
stringendosi sempre più andava a fi nire in un sottil bucolino . Si tenea
allora la clessidra col collo all'ingiù ; e l'acqua , di cui era piena ,
lentamente gocciolando misurava le ore . Questa appunto fu la macchina
d'Empedocle , che nelle sue ma ini diventò indice e misura di fisiche verità .
Introduce ei da poeta una donzella , che trastullando colla clessidra la vuol
en piere d'acqua . Ne tura essa l'orifizio col le dita , e postane la base all'
ingiù , cala quella verticalmente in un fonte . Entra allora l'acqua per la base
forata ; ma per SC ay is ce 9 in C 57 quanto la donzella prema , e travagli ,
la clessidra non si può mai empiere tutta . Stanca finalmente la verginella ,
alza le di ta , con cui chiudea quell'orifizio ; ed ec co l'acqua che sale , e
giunge alla cima . Proposta l' esperienza , Empedocle ne' suoi versi ne
soggiunge lo spiegamento . L' aria , dice egli, che sta racchiusa nella cavità
della clessidra , colla sua molla, resiste all' acqua , e la ripara di venire
all'in su . Ma appena la donzella alza , le dita , l'aria e sce , e però
l'acqua non più impedita dall' aria sale , e tutta empie la clessidra . In
altro modo ci presenta ei la don zella . Finge egli che questa volti la cles
sidra ; e allora un altra prova egli ci reca del peso e della molla dell' aria
. Chiude es. sa colla mano il bucolin della clessidra , questa piena d'acqua
volge colla base all' in giù ; affinchè l'acqua tutta fuori si ver si . Ma non
senza sua sorpresa s' accorge che l'acqua , lungi di cadere da ’ forellini
della base , si ferma : Alza ella quindi la mano con fretta ; ed ecco l'acqua
goccio h 58 re il a lare , e a poco a poco cadendo tutta fuori versarsi .
Dichiarato il primo , ſu agevole a Em pedocle spiegare il secondo esperimento .
L' acqua , dicea egli , si sforza d' uscire da' fo. rami della base . Ma l'aria
sottoposta si resiste colla sua molla , che venga a vince peso dell' acqua .
Subito che la don zella alza la mano , l'aria di sopra preme l'acqua sottoposta
; e questa , ajutata dall' aria soprastante , vince ogni restistenza , o vien
fuori . Con tali esperienze , delle propietà dell' aria mostrava egli e il peso
, e la molla . Ciò nulla ostante furon quelle nell'età d'ap presso poste
ingiuriosamente in obblio . Se noti fossero stati al rinascer delle scienze gli
esperimenti d ' Empedocle , non si sareb be certo levato tanto grido per
l'invenzion del barometro . Ivi il mercurio sta sospeso dalla forza dell'aria ,
come l'acqua sta so spesa entro la clessidra dalla forza egual. mente dell'aria
. Si fatte esperienze , che oggi son volgari , allora erano rade e uti € 59
lissime alla fisica . Smarriti i Greci in que? tempi o dalla lor fantasia , o
dalla lor me tafisica , non pigliavan cura nè d ' esperien . ze , nè
d'osservazioni ; e privi di fatti , co storo eran pur privi di scienza · Ne'
versi d'Empedocle quindi il principio si trova , e la nascita dirò così della
fisica ; perchè ivi si trovano i primi esperimenti . Democrito al par
d'Empedocle piglia va anch'egli allora la via de' fatti : sebene ambidue ne
fossero stati presto raggiunti dal divino Ippocrate. Sicché questi tre som mi
uomini cercarono allor di fondare un epoca novella nella Greca filosofia , sfor
zandosi di condurre gl'ingegni a studiar la natura coll' esperienza , e colla
osservazio ne . Ma tal metodo , ch'è lento , ostenta to , non potea esser
gradito a Greci , che impazienti erano e caldi ; e però da pochi fu pregiato ed
impreso . Sebbene Empedocle avesse posto ogni studio nello sperimentare ; pure
fu solo in Sicilia , senza stromenti , nell'infanzia dela la fisica . Ne si
creda Democrito , e Ippo h 2 60 crate avergli potuto giovare , essendo e co lui
di region lontanissima e questi de tempi d'appresso . Pochi eran quindi i fat,
ti , che potea egli raccogliere . I medesimi non gli eran mica bastevoli all'
uopo , ch' era assai vasto , e che giusta l'usanza de tempi abbracciava tutta
la natura . Di che veniva , ch'egli spesso era costretto a suppli re il difetto
de' fatti ; e ciò il fece con assai sagacità e senno : cui nercè l'arte inventò
del congetturare . Questa non gia che fosse stata da lui ridotta in canoni come
si svol presso noi , che in ogni cosa abbondiamo di regole ; ma intriseca si
tro va , e quasi nascosta ne' suoi ragionamen ti . Anzi io credo non potersi in
miglior modo rilevar l'artifizio del suo metodo , che descrivendo l'andamento
del suo spi rito ; allor quando pigliò ei a comparare i vegetabili agli animali
. Furon tanti , e di tal momento i rapporti , con cui egli quel li a questi
lego , che giunse a scoprir del, le verita , che son degne non che di ricor, F
S a 8 danza , ma di stupore . 62 Il seme , il sesso , la generazione , la
nutrizione , la traspirazion de’ vegetabili fu. rono i varii sorprendenti
oggetti su cui fil filo s'applicò la sua mente . Da prima avverte. Empedocle
comune essere il fine assegnato dalla natura 'e agli animali e a ' vegetabili .
Un animale , o una pianta , egli dioe , voglion produrre animali, o piante
simili a se ( 46) . Questo fu messo da lui come base delle sue illazioni, e co
nie fermo segnale d'un punto , da cui egli partendosi non s' avesse potuto mica
smarri re nel proceder più oltre nelle sue nuove scoperte . Soggiunge egli
appresso : come l' animale viene dall'uovo , così la pianta dal seme (47) .
Attesi questi fatti comincia o ' specolando a filosofarvi , e da quelli guidato
va con franchezza formando le sue conget ture . Se l'uovo e il seme , egli
prosegue , comune hanno il fine , ch' è la produzio ne ; debbono l'uno e
l'altro colla stessa attitudine , e col medesimo impeto tendere al medesimo
fine (48 ) . Da sì fatto fine ad ambi comune egli argomenta , come da 62 un
indice , comune dover essere la natura del seme e dell' uovo . Ma Empedocle
forse à tal indizio si ferma ? Nullameno . Egli torna di nuovo a fatti , mette
in opera da capo osservazioni ; e si sforza rintracciar co. sì la natura dell'
uno e dell'altro . Empedocle tirando avanti la sua stes sa traccia , trova e
distingue sì nell' uovo che nel seme , non che germe , ma materia che il germe
nutrisce . L'animaletto fin , chè non nasce , o la pianticella finchè non
abbarbica ' , traggono alimento da quella , Non è già , aver lui conosciuto le
foglie seminali ; o aver lui detto la placenta u terina portar nutrimento all'
embrione per via del funicolo umbilicare . Egli non al tro conobbe , che due
esser debbano nell' uovo e nel senię le parti principali e muni : il germe e i
cotiledoni , che l'ali mento preparano alla pianticella , o all’em . brione , o
nel seme , o nell' uovo . Il nostro fisico quindi più non distinse dirò così
ani mali da piante . Ebhe egli il seme qual uovo de vegetabili ; e chiamò le
piante col CO 63 soprannome d ' ovipare ( 49 ) . Ecco avere Em . pedocle
svelato agli uomini assai prima d’Ar véo tutto ciò , che nasce' , non d ' altro
pro venir che dall'uovo . Teofrasto infatti , e A ristotile ( 50 ) a Empedocle
solo attribuiscon la gloria della scoperta di tal verità , e gliela dan come
propria . La fatica d ' Arvéo , fu egli è vero , utilissima all'avanzamento del
le scienze , e degna di tutta la lode . Ma egli pubblicando di nuovo lo stesso
ritrova mento d' Empedocle , null' altro fece che as sodar vie più colle prove
ogni cosa nascer dall'uovo . Chi adesso non giudicherà mag. gior l'eccellenza
dell'ingegno di chi colla mente va congetturando ciò , che del tutto s’ è
ignorato in preterito , e prevede ciò che sarà da scoprirsi in futuro ? Il
nostro fisico , guidato com' egli era dall' induzione , spinse più oltre i suoi
ra gionamenti'. Affermd le piante al par de gli animali dover essere tutte
fornite di ses so . Conosciutosi da lui il seme null' altro esser che uovo ,
come l'uovo si feconda per l' union del maschio colla femina ; co $ 64 sì
argomentò egli del pari il seme per la mescolanza di que' sessi doversi
fecondare. Franco ' quindi e sagace stabili egli il pri mo , ed egli il primo distinse
il sesso ma schile e feminile in ogni vegetabile . Non si dubita prima di lui
essersi conosciuti ma schi e femine tra ' vegetabili : ma ciò soltan to
attribuivasi a palme , fichi , canape , pi stacchi . Però dal nostro fisico
prende ori gine il sistema , su cui oggi posa tutta la Botanica . Egli è vero
non aver lui allora ne cercato , nè mostrato gli organi genita li nelle piante
, come poi han fatto con grande studio i moderni; ma ciò facea e gli sempre col
ragionare , e quelli vedea dirò così , coll' intelletto . Nella testa de'
grand' uomini , come dotati d'una specie di tatto pella verità , la forza delle
con getture si sostituisce talvolta all' evidenza de ' fatti . Facea Empedocle
a guisa d'un gran dipintore , che solo abbozza il quadro con poche , ma
pennellate maestre ; e la scia poi agli altri la cura di compirne il disegno ,
di colorirlo , e abbellirlo . Arveo 65 definì tutto nascer dall'uovo :
Zalunziaski , Millington , Camerario , Vaillant prima , e poi Linnéo mostrarono
il sesso nelle piante . Ma costoro tutti quanti assodaron la dottri na , e
compiron l'idea tracciata dal nostro Gergentino . In verità non è poca la glo
ria che a costui torna nell' aver lui il pri mo schizzato degli originali , che
di mano in mano col favore del tempo si van tro vando in natura . Contemplare
Empedocle , che conget tura è uno spettacolo degno d'un filosofo . Ora egli
scorto dall'analogia supera tutti i suoi contemporanei', e più oltre proce
dendo va diritto a trovare altre belle ve rità . Ora privo di fatti , non
ostante il vi. gor di sua mente , tentoni cammina incer to tra verità , ed
errore . Conobbe egli il sesso sol nelle piante . Ma altro non pote va egli
conoscere , attese le poche anzi le rade verità solamente allor note . Quante
altre osservazioni , quante altre verita gli mancarono ? Ignoto era allora
l'antere , e gli stigmi esser gli organi genitali delle pian i 06 cer te , e
questi trovarsi ne' fiori. Niun sapea il polline portato da venti aderire allo
sti gma per via dell'umore , che in questo si stà . Chi aveva allora osservato
la Passiflo ra , la Graziola ; e ' l Tulipano , che come agitati d'estro
venereo , erranti van cando la polvere , che loro fecondi ? Chi s'era accorto ,
in que' tempi la Valisneria , e l'altre piante acquatiche sul punto de’ loro
amori alzar lo stigma dall? acque , per accoglier cupide , e aperte la polvere
de' loro maschi ? Non è però da recar mara viglia , se nell'ignoranza di tali
fatti non seppe Empedocle comprendere, come le pian. te , che fitte stan sulla
terra , si potesser congiungere per far la lor generazione a guisa degli
animali . Ma tenne egli come cosa non che non dubbia , ma certissima , e
l'induzione già gliel' aveva indicato , che il seme per l'unione si feconda
della fe mina col maschio . Però egli , posti in cia scuna pianta , come sullo
stesso talamo , quasi marito , e moglie , disse tutte le pian. te dover essere
ermafrodite (51) . Fil que: 67 sto , egli è vero , un errore ; perchè in al
cune piante i due sessi son del tutto se parati , e distinti . Ma altresì ,
egli è vero , la più parte delle piante alla classe ap partenersi
dell'ermafrodite ; oltr'a quelle , che sono androgine , e poligame . Empedocle
appresso , il mistero passo a indagare della generazion de’ vegetabili , con
quella confrontandola degli animali . Gran cose in prima osò egli dire sul la
generazione animalesca . ' Immaginò egli starsi divise ne' liquor seminali
de’due ses si particelle analoghe al corpo d'ogni ani male . S'ideò egli queste
nella unirsi , e l'embrion formare del corpo or ganizzato (52 ). Il carnale
appetito egli ri pose in quelle particelle , che , separato trovandosi nel
maschio e nella femina , ten . dono naturalmente a unirsi . Ad abbondan za de'
due semi la cagione ei riferisce del parto o doppio , o triplo ; e a scarsezza
o disordine degli stessi la nascita d'ogni sor ta di mostri . La prole secondo
lui al pa dre o alla madre somiglia in proporzione generazione i 2. 68 del più
o men prevalere del liquor semi nale quando della femina , quando del ma schio
. La ragione inoltre crede lui dare della sterilità delle mule , che all'
angustia attribuisce e obbliquita de canali della loro figura ( 53 ) . Varie
spiegazioni va in com ma egli fantasticando , che io piglierei ros sore di
chiamar sogni , se chi han tratta to della generazione , non avessero sinora
sognato al pari di lui . Le molecole orga niche di Buffon , i vermi spermatici
di Le wenoek , l'uova di Bonnet e ,di Haller , il filamento nervoso di Darwin ,
non sono clie ipotesi più o meno , false o tutte immagi narie . La fantasia
inoltre , che tutte domi le umane , s' avvide Empedocle , poter avere anch'essa
una parte nella ge nerazione . Ricordava ei delle donne , che aveaito dato in
luce bainbini simili a sta. tue o pitture , cui quelle , essendo gravi. de ,
aveano a caso fisamente guardato ( 54 ) . Opinò egli quindi la fantasia della
femin na , non altrimenti del tornitore sul legro , na cose 69 2oho da ede lidt
? po 12.06 maa Potere dar forma , e simiglianza al feto . Non inancan .oggi ,
chi credono poter più operare l' immaginazione del padre che alle quella della
madre . Ma niun disconviene , ato quasi secondo il linguaggio d ' Empedoc!e ,
che la fantasia o della femmina o del nia schio , giunge talvolta a tratteggiar
, dirò cosi , le membra , e la fisonomia della pro le nel ventre della madre .
Da si fatte cose , stabilitasi. anzi tem po da Empedocle la famosa analogia
tra' vegetabili , e animali , trasse egli, e cona chiuse del tutto eguale a
questi duver es sere la generaztone di quelli . Ne men dissimigliante tra loro
, disse Empedocle , dover essere la nutrizione de gli uni e degli altri. I
vegetabili e gli a nimali dicea il nostro filosofo , gli alimenti scompongono ,
e quel traggon da éssi , ch' è conveniente e accomodato alla loro na turá ( 55
) . Ciò egli credea farsi in ambi due per via dell'affinità insieme e de' pori.
Dell'affinità cosi egli parlava . Siccome le cose amare all'amare si uniscono ,
le dol UD Eury 7 Pizze ,the is on sullink 70 ei de 1 dis Tec cer ci alle dolci
; ogni sinile in somma al suo simile : cosi gli esseri organizzati quel pren
dono dagli alimenti , che lor si confa , e può nutrire ciascuna delle propie
parti . Chiaro fu eziandio il suo parlare de' po ri . La nutrizione , egli è
certo , separarsi e dividersi negli animali , e ne' vegetabili per mezzo de'
pori , che son differenti in dia metro ( 56) . Le particelle , dette nutribi li
, è certo altresì non potere indistinta mente entrare per qualunque di quelli :
ma ciascuna insinuarsi nell' orifizio di que' bucolini , ch'è analogo alla propia
gran dezza . Un vino , egli dice , è diverso da un altro , attesa la differenza
non che del terreno ma della stirpe ( 57 ) . Ecco come par , che il nostro
filosofo avesse voluto vie più assodar la sua opinione della forza dell'
affinità , e de' pori , massime su i vegeta bili ( ch'è poi propietà d'ogni
corpo orga nizzato ) i quali giusta la propia organiz zazione han da quelli
preparato gli ali menti , e si rendon capaci di saporé diver so . A senno
dunque d'Empedocle la nu se su red nog Ila ti co re со ali 71 Fari trizione si
opera tra per l'affinità , e la ti que varia ampiezza de ' pori per canali
diversi , ce e va svariatamente , ma sempre in pari re preciproco modo , vigore
é aumento porgendo agli organi diversi sien de' vegetabili , sien degli animali
Empedocle frattanto , il modo volendo indicare , con cui la nutrizione si
sparge e dividesi fra gli organi diversi , abbiam noi veduto essersi rifuggito
all' affinità , ch'è certamene un'ipotesi . Ma che maraviglia ; se dopo la
serie di tanti secoli da questo suo pensare non sono mica iti lontani pa recchi
pur tra’ moderni ? Grande in verità e diligentissima è stata oggidì la fatica
de nostri fisiologi nell'indagare i fenomeni del la nutrizione , Gli hanno essi
ridotto a ' fat, ti , o a leggi generali , che son propie e comuni a tutti i
corpi organizzati. Nè pu re eglino han trascurato di trovare nella
contrattilità organica la forza , con cui gli alimenti son trasportati in
canali opportuni non sol negli animali , ma eziandio ne've getabili sino all'alto
delle propie foglie . Ma TX , ام د ገን muito
73 con tutto cið o nulla o poco si sono essi avanzati nell'additar la maniera ,
con cui si fa la nutrizione per gli organi diversi . Non si nega oggi darsi da'
più a varii organi , una specie di gusto , cui mercè quel suc chino , e tirino
, che a ciascuno in partico lar si conviene . Ma poi tal fatto pensa mento
mostra forse esser del tutto falso il ritrovato d'Empedocle ? E' troppo vero ,
cho la natura yince in molte cose , e vincera sempre ogni nostra speculazione e
fatica e da filosofi per lo più non si recano, cho sole congetture , ed ipotesi
, Fattisi vedere eguali da Empedocle i rapporti degli animali co' vegetabili
nel se nie e sesso , nel generarsi e nutrirsi , non re . stava altro a lui che
applicarsi sulla tra spirazione comune ad entrambi . Conobbe egli , che gli uni
e gli altri per via de' pori similmente traspirano , e quella parte degli
alimenti tramandano che loro è su perflua . Alla traspirazione di fatto
attribuì costui o il perdersi dagli alberi nella fred da stagione , o il
serbarsi quelle foglie , che 1 73 1 dalla natura , non a caso , ma particolar
mente sono ordinate al traspirare e al nu trir delle piante . I primi , ei
disse , tra spiran molto in estate , e spossati levan le foglie in autunno
. I secondi traspiran po co in estate , e robusti ritengon le foglie in inverno
. Fondava egli la copia o scarsez za del lor traspirare sull' ineguale diame
tro , e contraria posizion de' lor pori . Gli uni a suo giudizio hanno
larghi i pori del le radici , angústi quelli de' rami . Gli al tri all'opposto
angusti i pori delle radici, larghi quelli de' rami. Però i primi più ,
succhiando , e men traspirando non levan le foglie . I secondi men succhiando e
più traspirando perdon le foglie ( 58 ) . Se una si fatta posizione di pori ,
che immagind il nostro fisico , fosse stata confermata dalle osservazioni ,
avrebbe sin d'allora egli sciola to un problema , che non poco fastidio
grandissimo stento ha recato a ' moderni . Era rizio comune a quell' età
organizzare ad arbitrio gli esseri della natura a fin di . poterne presto
dichiarare i fenomeni . Egli k e . 0 1 è vero non esser mancati a di nostri ,
chi abbian conosciuto e distinto ne' vegetabili non meno di quattro specie di
pori ( 59 ) ; Ma chi ha potuto , o con qual microscopio potrà mai rinvenire ,
che a ' pori o larghi o stretti delle radici corrispondano a rove scio quelli
de' rami ? Pur tuttavia a Empe. docle in parte siam noi debitori della ragio.
ne , che mostra il come dagli alberi cadan le foglie . La famosa traspirazione
ne' vege tabili , da lui allora scoperta , scioglie og gi a noi con somma
nostra ammirazione o senza nostra molta fatica un sì bel pro blema . Ognun vede
le foglie cader più pre sto , quando la state è più calda . Ognun pur vede gli
alberi robusti più de' deboli più tardi svestirsi di foglie . Anzi ognun vede
altresì quegli alberi in inverno rite ner le foglie , che poco traspirano . I
100 derni al più han distinto le foglie , che cadono in pezzi da quelle , che
intere si staccano , secondo che l'une o l'altre sono al tronco diversamente
attaccate . Costoro 75 di più son giunti a conoscere , che alcuno foglie cadono
intere , prima che le nuovo dalle lor gemme si svolgano , e altre ristan no
finchè non ispuntin le nuove ( 60) . Da ciò essi han tratto , che quegli alberi
, i quali gettan le foglie dopo lo spuntar del le gemme , debbon mostrarsi
verdeggianti in inverno . E che all'incontro quegli altri , i quali gettan le
foglie pria dello spuntar delle gemme, debbon vedersi nudi nella stege sa
stagione ( 61 ) : Che perciò ? i nostri fisiologi forse san . no oggi della
caduta delle foglie dagli al beri assai più di quel , che ne seppe al. lora il
nostro filosofo ? Abbian quanto si vo glia convenuto oggi i moderni le foglie
tra . spirar più quanto più abbondano di pori. Abbiano quanto si voglia pure
costoro af fermata la copia o della traspirazione o de' succhi si travagliar le
foglie, e i lor vasi ostruire , che finiscan di vegetare , muoja no , e cadano
. Eziandio ne abbiano essi inferito tutti gli alberi dovere perder le fos glie
, chi in Autunno , chi in Primavera . Ma k 2 26 de 60 fu NI tal differenza non
è se non perchè le fo glie di quelli più , e le foglie di questi meno'
traspirano , e l'une servon più , l' altre meno alla nutrizion delle piante ? E
non è questa la grande scoperta appunto d' Empedocle , e che forma uno de' suoi
gran di elogi ? Il pigliare i vegetabili e gli animali au mento dal calore , il
goder di gioventù , il cadere in malattia , il giungere alla vecchiez za , sono
altresì que' tratti di simiglianza perfetta , che il nostro fisico andava a
quel. li aggiungendo . Nè lascid ei di notare , che i vegetabili al par degli
animali si muv vano , resistano , si raddrizzino ( 62 ) . Gran de com' egli era
di mente , e degno d' in. terpetrar la natura , talmente s’ ingegna va di
legare il primo con poche o comu ni leggi i due regni , che paion tanto di
stanti e discordi tra loro , il vegetabile e l' animale . Gli antichi presero
maraviglia di questo specolazioni di lui , e si ne restaron convinti , che si
sforzarono aggiungervi qual che cosa del loro , Empedocle aveva già 0 PE C te
77 detto , che il seme senza più è nella ter ra ciò , che il feto nell'utero (
63 ) ed egli no procedendo più oltre' non ebbero a schi fo affermare la pianta
essere un animale fitto in terra per le radici, e l'animale una pianta , che
cammina . I moderni poi non han tralasciato punto di assai profittar de
pensamenti d' Empedocle, cui mercè tira ta avanti la traccia e allungati ,
diciam.co sì , i suoi stessi passi , sono iti scoprendo nuovi rapporti , che
agli attimali legan le piante . Le piante dormire come gli anima li ; respirare
coni'essi ; avere i lor muli ; pro. pagarsi i polpi al par delle piante ;
esservi animali ( che son quei , che vivono attacca ti alle pietre ) che
cercano la luce e vergo essa rivolgonsi , come appunto fanno le pian te :
questi e simiglianti sono i grandi ogo getti , su cui i moderni profittando d'
Em pedocle si sono fissati. Ciò non ostante 90 no tante , e di tal momento le
differen ze , che separano gli animali da' vegetabili , che non è stato
possibile di ridurli in tut. to giusta la pretesa d'Empedocle alle me 78 desime
leggi . Pare soltanto che nel presen te stato delle nostre cognizioni tutto con
corra a dimostrare aver la natura espresso e racchiuso dirò così quasi sotto
unica fore mola il gran fenomeno della nuova produ . zione de' corpi
organizzati . Questa appun to cercò , e questa rinvenne il nostro fisi co .
Perchè distinse il sesso nelle piante , e conobbe il seme non esser altro che
uovo : e affermò apertamente le piante , come gli animali , dover essere
ovipare . Tali meditazioni d'Empedocle su gli esseri organizzati', in difetto
d'oga' altra pruova , basterebbero sole a indicare la for, za , e l'eccellenza
del suo intendimento . Dovea egli supplir la mancanza de' fatti ,
inventar de' metodi per non ismarrirsi , ras. sodare i suoi pensieri
incatenandoli , anti veder congetturando , Operazioni, che vo gliono tutte
ostinazione , sagacità ; avvedi mento . Tal è la condizione dell' umana natnra
, che la nostra mente non può senza stento riflettere , ragionare , scorrer le
dub bie vie delle fisiche ricerche . No creda al 7.9 cuno , ch ' ei qual poeta
, o cosmogono aves se ravvisato quelle somiglianze tra i vege tabili e gli
animali più colla fantasia che colla ragione . La fantasia crea non isco pre ;
finge non ragiona ; abbellisce non in catena ; e se talora connette , i suoi
lega mi sono immaginari e non reali . Molti fu rono i cosmogoni tra gli antichi
, Ma Em . pedocle solamente s' addita come chi com prese in egual modo operarsi
la generazio ne negli animali e ne' vegetabili. Fu egli è vero intento a legare
questi a quegli esse ri , come suol farsi dalla fantasia , che cor ca e ritrova
più le somiglianze delle cose che le lor differenze . Ma ciò avvenne dal metodo
, con cui il nostro Gergentino aju tava la sua mente , ch' altro non era , nè
esser poteą nella sua età , che quel dell' analogia . La quale , siccome essa
suole , argomentando da cose simili , potea soltana to condurlo , a veder
somiglianze . Se dun que Empedocle col favor dell' analogia pro pose congetture
, che poi si son trovate ve re dalle nostre osservazioni , e ben da dir 80 si
ch' egli fu nobile di monte , robusto ne suoi raziocinj , e di gran sentimento
nelle cose naturali . , Un altro e più vasto teatro s' apre o rą di altre e
nuove specolazioni, Empedo cle , posti da parte e vegetabili e bruti , staccò
l’ Uomo dagli esseri organizzati , con cui l'avea egli sin allora confuso .
Prese costui a considerar l’ Uomo solo e isolato non che in metafisica e morale
, ma in pa recchie fisiche scienze . Rivolse ei le sue prime indagini alla
fisica dell'Uomo , cui i corpuscolisti con gran cura in quel tema po attendeano
. Empedocle , Anagsagora , De mocrito scrissero sulla natura ; ebbero tutti tre
il soprannome di fisici : e tutti tre ten tarono di svolgere l'economia ,
giusta cui vive , si muove , si regola la macchina u mana . Fu forse un tale
studio sull' uomo che sopra ogn'altro lor distinse dagli altri filosofi . I
quali , senza più , aveano fino allora quello riguardato come un soggetto
soltanto metafisico , o morale , o politico . Ma ' le fisiche ricerche
d'Empedocle 81 sull’ Uomo trapassarono di gran lunga quel le di Democrito e
d’Anassagora . Perchè , sagace , com'egli era , si mise in investigazio ni non
prima tentate d'altri , e utilissime . Tanti furono i punti di vista , sotto
cui e' prese a contemplare il corpo umano ; e al trettante può dirsi essere
state le scienze , cui diede principio il vigor di sua mente . Egli il primo
applicò la chimica ' , e sie a nalisi al corpo umano ; segnd le prime li nee
d'anatomia : fece sforzi se non sempre efficaci , sempre almen generosi a
gettare i fondamenti della fisiologia dell' Uomo :: Il sistema d'Empedocle
sulla natura fu chimico ; così chimiche del pari furono le sue prime ricerche
sull'uomo . Comincio egli a esaminar questo nelle sue parti , e quanto più
allor si potèa , ne imprese an cora l'analisi . La carne , ei dicea è coma
posta di parti eguali di ciascun de' quattro elementi . Di due parti eguali di
fuoco e di terra sono formati i nervi , e le unghie son similmente nervi
raffreddati dall'aria ( 64) . Otto furon le parti , ch'ei distinse nelle os 1
82 sa : due di terra , altrettante di acqua , e quattro di fuoco (65) . Se non
si corresse un qualche pericolo di travedere , chi non direbbe aver lui trovato
l'ossa abbondare di fuoco , perchè abbondan di fosforo ? Ma che che ne sia ,
non v'ha dubbio , aver lui dato principio con sì fatte analisi a un novello rano
di chimica · Ramo , che dopo Empedocle fu del tutto posto in non cale : ma che
oggi , attesa la sua grand' utiltà con ardor si coltiva , e che va sempre più
smisuratamente crescendo sotto il nome di chimica de corpi organizzati :
Erasistrato , Herofilo , Serapione fu ron tra ' Greci , che s ' applicarono con
som mo studio all' Anatomia . Ma innanzi a co storo , vinti gli errori della
religione e de' tempi , aveano cominciato a coltivarla De mocrito in Abdera ,
ed Empedocle in Ger genti. Descrive quest'ultimo la spina del dorso , e tienla
, come di fatto è , non ' altri menti che la carena del corpo umano ( 66 ) .
Distingue egli di più inspirazione da espi razione mostra i canali per cui si
re r 83 spira dalle narici ( 67 ) . Ricerca egli inti ne l'organo del sentire ,
e trapassando il neato uditorio , discopre quella parte dell' udito , che
attesa la sua forma torta e spi rale , chiamò egli allora , e chiamasi anco ra
la chiocciola (68 ) . Questo è il poco a vanzo delle sue cognizioni anatomiche
, che per sorte sono arrivate sino a noi . Ma que sto stesso poco mostra il suo
gran sapere in questa scienza . Un gran pezzo di capi tello o di bảse' , il
rottape d ' una colon na , o pilastro , bastan sovente a indicar e la
magnificenza di un edificio , e la perizia di un architetto . La sola scoverta
della chiocciola dimostra assai meglio , che non fecero ' gli antichi
scrittori', essersi il nostro filosofo molto avanzato nelle cose anatomi che .
Questa situata in luogo riposto dell' udito non si potea discoprir certamente
se non da chi fosse stato molto prima versa - to e perito nelle materie
anatomiche . M eno scarse son le notizie delle fun . zioni della vita e
de' sensi dell’ Uomo : e che per fortuna ci restano della fisiologia
d'Empedocle . 1 84 : ; Il sangue umano , come ciascun sa , sempre alto , e
sempre allo stesso modo co stanțe mantiene il calore . Ippocrate pien di
maraviglia l'attribuì a cagione sovrana turale e divina . Empedocle all'opposto
eb be il calore , come cosa ingenita e conna turale al sangue medesimo . In cid
a lui s'accostarono ne' tempi d'appresso Aristoti le , Galeno , e tanti altri ,
Ma egli fu il primo , che a formare un sistema , trasse dal calore del sangue ,
come da prima ca gione , una spiegazione non già vera , ma certo artificiosa ,
delle funzioni della vita . Le regolate , pulsazioni delle arterie a véano gia
indicato al nostro filosofo , che il muove nelle vene . Ma igno ta era a lui '
, come ignota fu all'antichi tà ,, la circolazione del sangue . Però in ve ce
di questa suppose egli in quel fluido un movimento d'oscillazione . Il sangue ,
ei dicea , occupa parte , e non tutta la ca vità delle vene , e in queste va
quello giul $ u continuatamente oscillando (69) . La for : che lo stesso agita
, era secondo lui il sangue si za 85 calore : . e questo essendo ingenito al
san. gue costante ne mantiene e l'oscillazione e il moto . A tal movimento legò
il nostro filoso fo la respirazione , altra operazion della vi ta . Quando il
sangue , ei dicea , va giù verso il fondo de' vasi , l'aria tosto s ' insi nua
ne' sottili prominenti meati delle vene , ed entrando occupa quel vano , che
nell' andare si lascia in queste da quello . Ne perciò egli aggiungea l' aria
quivị restarsi : perchè il sangue , secondo Empedocle , spin to dal calore , e
su tornando , preme dolce mente quella , e fuori la caccia col suo ri tornare (
70) . Accade , seguiva egli a dire , ciò che nella clessidra si osserva ( 71 )
.." Ivi l' aria respinge l'acqua , o da questa quella è re spinta . Non
altrimenti nella respirazione l' aria esce o entra secondo che il sangue si
porta o giù o su nelle vene . Però all'an dare o venire del sangue risponde
alter nando il venire o andare dell'aria . Ques sta forma , entrando , l '
inspirazione ; ilscen. 86 . do 'l' espirazione e nell’unal e nell' altra è
riposto giusta il suo sistema il respirare d'ognuno . L'aria , che nella
respirazione esce ed entra nelle vene toglie al sangue a giu dizio d'Empedocle
una porzion di calore . Ciò indusse gli antichi medici , che abbrac ciarono tal
sua opinjone , a curar coll'aria fresca e matutina i ' morbi d'eccesivo 'calo
re . Il respirar dunque cagionava secondo il nostro filosofo diminuzion di
calore . Da ciò anch'egli iuferiva la necessità , che strin. ge gli animali a
dormire . Il sonno in fat ti egli diceva ; null' altro essere , che dimi nuzion
di calore. ( 72 ) . In quella parte quindi di fisiologia d ' Empedocle che
riguarda le funzioni vitali , il sonno vien dal respirare , e questo dall'
oscillazione del sangue . Sicchè sonno , spirazion , movimento di sangue tra
lor son connessi , e tutti quanti a un tempo dal calore provengono. Nel calore
in somma e' pose la cagione di vita e di moto . La morte ( 73 ) , egli dicea ,
è privazion di ca re 87 lore però riguardava sonno come .egli il principio di morte
. Giacchè questa , a suo credere , è privazione , e quello diminu zion di
calore . Tali principj di medicina , ch'eran teorici , guidavano lui eziandio
nel la pratica . A quel piccol' calore., da noi già osservato , che ritenea la
donna Ger gentina caduta in asfissia ( 24) conobbe Empedocle , ch'ella era
ancor capace dell' aiuto della medicina . Tanto egli è vero , che la sua
pratica era alla sua teorica con corde , e questa per l'andamento naturale del
suo spirito era legata tutta e formava un sistema . Ecco in qual povero stato
erano allo ra l' anatomia , e la fisiologia , la fisica in breve del corpo
umano . Nuda era questa di fatti , e piena d'errori , e d'ipotesi . Ma tale è
la condizione delle fisiche discipline : Nascono esse imbecilli , a stento s'accresco
no , e vanno non di rado alla verità per la via degli errori . A chi allor
poteva vee nire in mente , che l'aria nel respirare' in luogo di toglier calore
, ñe porga al san 88 ana ? gue e ne porga gran copia ? Come potea Empedocle
anticipar specolando in que di tante yerità , che suppongono la cognizion di
tante altre , e d'un immenso numero di fatti , che allora ignoravansi ? Segnd e
gli quindi , non v'ha alcun dubbio , po che e imperfette linee di chimica , d'
tomia ; di fisiologia del corpo umano . Ma tali schizzi , avvegnachè informi,
ma co me primi , e originali , son titoli degnissimi di sua gloria , e gli
concedono un sublime posto d'onore nella storia delle scienze . Appartiene a
nobilissimi ingegni ( i quali sono ben pochi ), di mostrare almen da lon tano
quelle scienze , ch'al dir di Bacone son da supplirsi , e che del tutto s'igno
rano . Empedocle fece ancor di più . Dino to egli la chiniica del corpo umano ,
analiz zando gli ossi e la carne ; accennò l'ana tomia discoprendo la chiocciola
; indicò la fisiologia legando al calore , come a un sol fatto , le principali
funzioni della vita . Su periore e' quindi al suo secolo non avrebbe certamente
lasciato ad altri la gloria d' ac 8 89 crescere queste utili scienze . Ma nol
poté , come chi privo fu di stromenti , e di tut. ti que' mezzi non solo
opportuni ma ancor necessari a ridurre in effetto i nuovi e và . sti disegni ,
che a ora a ora a lui sugge riva il suo genio , Ma se non ebbe Empe docle la
fortuna di accrescerlo tutte , ebbe quella di stabilir meglio la fisiologia e
get tare lui il primo le basi di quell' altra parto d' essa , che riguarda i
sensi dell' uomo , Andavano i Corpuscolisti indagando 80 pra d'ogn'altro nella
lor fisiologia come i nostri organi avessero potuto sentir gli oga getti che,
son fuori di noi . Credevan co storo tutti i corpi venire in ogn’ istante in
alterazione , cangiare , ed esalare particel le sottili , e invisibili . Eran
queste , sécon do loro , trasportate dall'aria , dall' acqua , dal fuoco su
nostri organi , e ivi adatta te eccitavan le sensazioni di que'corpi , da quali
esse spiccavansi . Piacque quindi a costoro le sensazioni null' altro essere ,
che impressioni eccitate negli organi da particel m go le , che si parton dagli
oggetti , di cui quel le son , come quasi le immagini . Empedocle intanto non
dissenti mica da loro . Ma il suo spirito , come quello che non erane certo ,
non se ne mostrava del tutto convinto . Messosi costui quindi a esaminare i
sensi a uno a uno , adatto a ciascun di loro la sua propia e particolare
spiegazione. Fece egli così un'analisi de' sensi e sensazioni più profonda ,
che sin ' al lora non s'era punto fatta d'alcuno . Ma quel ch'è più aperto egli
dimostrò non es ser lui punto ne' suoi pensamenti nè se . guace , nè schiavo delle
comuni e dominan ti opinioni . Giacchè egli nel chiarir questo o quel senso ora
abbandona i corpuscoli , or recali innanzi , o ora aggiunge agli stes si
qualche nuovo argomento . Trattando Empedocle dell' odorato , e del gusto non
altro mette in opera , ch'e salazioni , e corpuscoli . Questi , agli dice ,
trasportati dall'aria s ' acconciano a ' pori del naso , e muovono il sentir
dell' odorato . I cani , ei soggiunge , cosi e non altrimenti 91 indagan
futando l'orme della fiera , Che se il catarro , dice egli di più , irrigidisce
le narici ; allora i pori di questo tosto s ' alterano , si respira a stento ,
e l'odor non si sente ( 75 ) . Tratta egli appresso dell'udito , e la sciati e
pori , e corpuscoli , piglia dall'ana tomia il suo nuovo argomento . L'udito ,
ei dice , nasce dalla battitura dell' aria nel la parte dell'orecchia , la
quale a guisa di chiocciola è torta in giro , stando essa so spesa dentro , e
come un sonaglio percossa . L'anatomia , ch'era allor grossolana piccol
conforto a lui porse nel dichiarare la vista . Conobbe Empedocle un de' tre
umori , ch'è l' aqueo , e qualche membra na , senza più , di quelle , che
coprono il globo visivo . Però sfornito dell' ajuto dell' anatomia era egli
dubbio e incerto . Em pedocle nondimeno giunse a comprendere dover la luce
avere gran parte nella visio ne degli occhi. Ma come , e perchè , per quanto si
fosse ei travagliato , nol potè af fatto conoscere . 1 m 2 92 Suppone il nostro
filosofo entro dell' occhio , non che , acqua , ma luce , che chia ma fuoco
nativo . L'una , e l'altra a suo credere, ivi stanno in tal quantità , che per
lo più sono ineguali . Così egli distingue gli occhi azzurri da' neri . Iprimi
egli af ferma abbondar di fuoco , scarseggiare d ' acqua ; là dove i secondi
esser poveri di fuoco s ricchissimi d’aequa (76) . Però ei soggiunge gli uni
mal veggon di notte per difetto di acqua ; e gli altri veggon male di giorno
per iscarsezza di fuoco ( 77) . Ma sía o poca , ó molta la luce che stanzia
nell'occhio , ei la riguarda qual lu me dentro una lanterna . Lo splendore del
lume , ei dice ., fuori della lanterna si span de , e nella notte ci guida .
Così i raggi di luce fuori dell' occhio si spargono , .e ci di mostran gli
oggetti . Empedocle talora aga giunge a raggi della luce i corpuscoli. I raggi
secondo lui , che dall'occhio si lancia no , prima s' imbattono nelle
particelle , che si spiccan da corpi. Poi raggi e corpusco li si congiungono
giusta il medesimo : e 93 insiene congiunti si portano all'occhio , e muovono
il senso visivo (78) . Aristotile disapprova tali pensamenti d'Empedocle . La
visione degli ocohi , egli dice , è da riſerirsi solamente all'acqua , e niente
al fuoco ( 79 ) . Nella storia dello spirito umano accade sovente , che un er
rore un altro ne " caccia , e ' l falso al falso di mano in mano succeda .
Aristotile oltrº a ciò rimprovera il nostro filosofo , che dub. bio egli e
incerto abbia , fatto cagion del vedere ora i raggi uniti a' corpuscoli , e.o
ra i soli corpuscoli (80) . Ma in ciò sem bra Aristotile a torto riprendere
Empedocle . Non sapea persuadersi il nostro Gergen tino , che totalmente
passiva fosse la se de del senso visivo . Non potea egli inol tre comprendere ,
che niuna parte avesse la luce nel gran magistero del nostro vedere . Incerto
restò quindi di se , di sue idee , e delle spiegazioni volgari ; ma tale
incertez. za o quanto onore a lui reca ! Dubitar del le opinioni , che son
false , e in voga , è il primo ma più difficil passo , che si può fare verso
del vero . 94 La fisiologia , che va a di nostri spa ziando per tutte le
scienze , comunica ezian. dio colla metafisica e colla morale . Quest' unione ,
ch'è il frutto naturale dell'avan zamento delle scienze , fu dirò così presen
tita dal nostro Gergentino . E di fatto sul la sodissima base della fisiologia
cercò egli stabilire si l'una , che l' altra . Da che Pittagora , e Parmenide
ab bandonarono i priini la testimonianza de' sensi , come ingannevole , i Greci
tenzona chi contro la ragione , chi contro i sensi . Questi , è quella vennero
quindi in discredito : 6 sorsero intanto i sofisti , e gli scettici . Socrate ,
Ippocrate', e altri di si mil sorte tentaron conciliar la ragione co ' sensi .
Ma vani furono i loro sforzi . Duro la gran lite durante la Greca filosofia .
La stessa rinacque al rinascer tra noi delle scienze . Di nuovo si pugnò allor
quando contro i sensi , quando contro la ragione ; e di nuovo si giunse allo
scetticismo . Ma nggi simili dispute sono già state bandite da noi ; e si
terran lontane , finchè lo studio rono , 95 delle fisiche , e delle Matematiche
avrà in Europa stato , e onore . Ne' tempi d'Empedocle la scuola d ' Eléa
orgogliosa facea ogni sforzo ad atter rare i sensi , e a inalzar la ragione .
Cid ch'è , dicevan gli Eleatici , è unico , eter no , immutabile . E come i
sensi ci mostra no il multiplo , il mortale , il mutabile ; co sì essi c'
ingannano . Però conchiudean co storo la ragione poter sola conoscere cid , che
è , ed essa solamente decidere della realtà delle cose . Contro i medesimi
entrarono in lizza i corpuscolisti. Questi disdegnando lo sotti. gliezze di
quella scuola , fisici com'erano , difesero i sensi , senza annullar la ragione
. Anagsagora con sottile avvedimento distinse le particelle simili da ' loro
composti ; Demo crito gli atomi da' loro aggregati : ed Enia pedocle gli
elementi dalle lor combinazioni . Particelle simili , atomi , elementi , dicean
costoro , sono eterni , immutabili . Non son tali le combinazioni , gli
aggregati , i com posti, che mancano , e cangiano . Questi 96 si conoscon
da’sēnsi , quelli dalla ragione . Eglino quindi tolsero ogni contrasto tra' sen
si , e ragione : assegnando a questa , e a quelli due provincie del tutto
separate , e distinte . I corpi , come composti , operano a senno d'Empedocle ,
e di Democrito su i nostri organi , che sono del pari composti . Eccitano
quelli le nostre sensazioni ; ma queste a parer d' entrambi non son tali , che
i corpi , La'scuola di Jonia avea tal mente confuso le sensazioni cogli oggetti
, che scambiava questi con quelle , e tenea le" une , non altrimenti , che
immagini fe delissime degli altri . Non così pensarono i Corpuscolisti. Questi
separarono , dirò co si , le sensazioni dagli oggetti , che le ca gionano ; è
muovono , ed ebbero quelle , come soli , e semplici modi , quali di fatto sono
, del nostro sentire . Il bianco o il ne ro , il caldo o il freddo, l'amaro o
il dol ce esistono , diceano essi , ne' nostri organi , nelle nostre sensazioni
, e non già negli ogo getti. Costoro quindi solean chiamare co 1 97 1 . eglia
gnizioni , di apparenza , e di opinione , e non gia di verità , e di realtà
quelle , che si traggon da' sensi . Ma non perciò credea Empedocle , co me
alcuni vogliono , le nostre sensazioni es sere immaginarie . Cangiano queste ,
vero , secondo che a lui piaeque , come can gia lo stato de' corpi , o come s’
înmuta la disposizione degli organi . Ma vero , e reale è altresì il sentimento
, che si desta da' cor pi . Tal' è della sua dottrina , al pari di quella di
Newton intorno a colori . Vege giamo ne' corpi o rosso , o giallo . Ma ne i
raggi di luce , che percuoton l'occhio , sono o rossi o gialli ; ne' rossi ne'
gialli so no i corpi , che que' raggi colorano . Il ros ò il giallo è in somma
nell'occhio , e nell'impressione , che in esso fanno i rag gi di luce : Così a
creder d'Empedocle le sensazioni sono reali . Ma le medesime non rappresentan
mai le qualità , che ne' corpi appariscono ; null'altro essendo , che altret
tanti modi del nostro sentire , Diversa da quella de sensi , credeano SO , n 98
. E 1 . i corpuscolisti , esser la via , con cui s'ac quista da noi la
conoscenza degli elemen ti , o degli atomi. Questi non si poteano secondo loro
, come semplici, conoscer da' sensi , che sono composti . Ogni simile , era
antico assioma , non si può conoscere , non col suo simile . Però Democrito ed
Empedocle , tolta a' sensi la cognizione de' sempliei , la riservarono
all'anima . Per questo l'anima , giusta Democrito , era for mata d'atomi ; e
secondo Empedocle degli elementi , ma uniti alle due forze di amo. re , e di
odio . Colla terra , dicea il Ger gentino , veggiamo la terra , r acqua coll'
acqua , l ' aria coll' dria , il fuoco col fuo co ; e coll' odio e l'amore
altresì l' odio , e l'amore : Empedocle portava , dove potea , l'oc chio alla
fisica costruzione del corpo uma mo, e dava alle sue opinioni una veduta
anatomica . Credetto ei di veder nel cuo. re umano un centro , diciam così , di
siste ma ; e ivi egli pose la sede dell'anima . Ma come Empedocle in tutto , e
sempre 99 era concorde a sestesso , cosi loco quella particolarmente nel sangue
, che asperger e bagna il cuore dell' uomo ( 81 ) . Perchè ripostosi da lui il
principio e di moto , e di vita nel calore del sangue , li ancor e gli dovea
ripor l’anima ; Era questa dota ta , a suo credere , di sentimento al pari de'
sensi . Ma ambidue ricevevano le loro impressioni : l'anima dagli elementi i
sen si dalle combinazioni . L' una acquistava la cognizione delle cose eterne ,
e immutabili , e gli altri la notizia delle mortali , e mu tabili . I corpi
esterni in somma oporavan sulla macchina dell' uomo in due modi di versi : come
elementi sull'anima , come com binazioni su i sensi : e quella & questi e
ran passivi . Nacque da ciò , che Protagora , lo scoo ' lar di Democrito ,
portð opinione : l'intel letto altro non esser che la facoltà di sen è nelle
sensazioni stare ogni cogni zione , e scienza : Per questo Crizia , qua si
accostandosi al nostro filosofo , affermo , pensare esser lo stesso che il
sentire tire , e 1 ni 2.' 100 anima stanziarsi nel sangue . Ma Empedo. çle non
si fermè quì al par di costoro : passò molto innanzi . A parte dell' anima ,
che conosce gli elementi , un altra ne sup pose egli entro noi , che è
destinata a ver sarsi nella contemplazion delle cose intellet. tuali e divine .
Iddio secondo lui , non è una combi nazione a guisa de corpi ; ne un unità ma
teriale cone son gli elementi . Dio , egli dice , non ha forma nè membra umane
; non si può veder cogli occhi , nè toccar col . le mani. Iddio è santa mente ,
Costui non si può render colle parole , e muove l'uni verso co' suoi veloci
pensieri . Iddio in sostan za per lus è mente , e la sua vita è il pensare .
Così il nostro filosofo abbandona va la compagnia di Domocrito, e le cose
materiali : per tornare a Pittagora , e alle cose , intellettuali . ins.
L'anima dunque , destinata da Em . pedocle a conoscer cose spirituali , e
divine , dovea essere , e fu per lui altresì senza dubbio spirituale , e divina
. Questa proce . 101 dea , secondo che dicevano Empedocle , e i Pittagorici ,
da Dio , ed era particella del la sostanza divina . Se ne appresentavano essi
la ġenerazione sotto varie immagini : or di fiaccola , che tante altre ne
accende ; or d'idea che tante altre no genera ; or di parola , che trasmette à
chi ascolta , la ragion di chi parla : o di cose simili , che sarebbe lungo il
ridirle : Però paghi que' filosofi di esse agevolmente popolarono il mondo d'
innumerabili spiriti , che tutti e. ran partecipi della natura divina . Di
questa classe prese dirò così il nos,. stro filosofo le anime spirituali . Le
due a: nime , quindi annesse da lui nel corpo dell' uomo forman la primaria
base di sua me tafisica dottriną . Una egli sostenne essero immateriale ,
materiale l' altra , ' quella ese sere immortale ed eterna , e questa mori re
insieme col corpo : la primą versarsi in contemplazion di cose intellettuali ,
e astrat te ; e la seconda in cognizione di elemen ti , e di due forze odio , e
amore .. Ma non mancherà çerto , cui si fatta 102 opinion di dire anime in
ciascun corpo di o gn' uomo semibri del tutto strana , e inde gna della gravità
d'un filosofo : Ma chi al tresì avea ' manifestato allora , é chi fin' og . gi
ci ha detto cose più vere , o più sapien . ti sull' union dell'anima col corpo
, e sul reciproco loro influsso , e commercio ? Chi presi di boria , annullato
lo spirito , tutto riducono a macchina . Protagora volea , che giudicare ,
e ragionare fosse la stessa facol. tà del sentire . Ma questa è un'empietà ;
una mattezza . Tal la dimostrano l' unità del pensiero , e l'attività del
ragionare dell' uomo . Taglián costoro , come suol dirsi , non isciolgono il
nodo . Chi presi d' entusias mo , annullato dirò così il sistema organi co ,
tutto l' uomo riducono a spirito . Stahl volea , che l'anima sola operava tutte
quan te le funzioni del corpo . Ma questa è u• na falsità , e una follia .
Talla dimostra : no i movimenti involontarj , e organici . Vo glion costoro ,
como suol dirsi , occultare il sol colla rete . Chi poco più 'ragionevoli ,
pigliata una via di mozzo , vollero .combi . 103 nare ambidue le forze dell'anima
, e del corpo . Leibnitz volea un'armonia prestabi lita , cui mercè lo spirito
segua ne' pensie ri , voleri i moti del corpo , cui quegli è congiunto : Ma
questa è una ciancia , è una fola più complicata della cosa stessa , che si
vuole spiegare . . Lo spirito umano in somma ha immaginato tante ipotesi su ciò
, tanto più , o meno bizzarre , quanto più o meno son le . teste scaldate di
tutti filosofi . Nè vi è inoltre mai stata ipotesi , che tosto non sia stata
accolta , e non ab hia avuto assai partigiani : tanto vale quel la specie di
prestigio , che la novità ope ra sull’intendimento dell'uomo ! Qual ma raviglia
dunque , ch’ Empedocle abbia sup posto in ogni corpo due anime ? Non fu egli
certo nè tanto delirante , quanto Pro tagora , tutto macchina ; nè tanto immagi
nario quanto Ştahl , tutto spirito ; nè cost fantastico qual Leibnitz tutto
armonia pri initiva . Dichiarò egli a . rincontro della falsa dottrina di
Protagora , che le idee spirituali non procedono dal sentire . Svi 104 luppò
anzi tempo contro Stahl le funzioni de' nostri organi , e quelle della vita con
fisiologiche ipotesi non di rado fondate sull' anatomia .. Prevenne Empedocle
alla fine l' erroneo sisteina di Leibnitz , e i sensi , dis se , e le
sensazioni esser capaci di eccitar nell'anima la ricordanza di ciò , che prinia
el!a sa , e poscia., atteso il contatto colla materia , la stessa del tutto
dimentica . Non è quindi Empedocle colla ipotesi delle due anime o men
ragionevole , o più strano di tutti i filosofanti , che sono stati finora . E '
da confessare che il problema intorno alla reciproca azion dell'anima sul corpo
forse appartenga alla classe di quelli , che vincono qualunque intendimento
dell' uo-. mo . Però non si sono recate da noi , ne' si recheran per lo innanzi
, che ipotesi , e sogni , che il tempo , il quale suol confer mare i soli , e
veri giudizi della natura andrà a mano a mano struggendo . Non è già , che
queste due anime', che noi leggiamo presso molti degli antichi , e sopra
ogn'altro' de' Pittagorici , sieno da 105 na , prendersi secondo la lettera .
Intendean co storo distinguere il sensibile e l'intellettuale : due maniere di
facoltà , che sono entro l' uomo . Ma adombrarono essi , come ' era u sanza
d'allora , sotto vive impagini quelle facoltà , o , diciam cosi , fecero le
medesime divenire persona . Empedocle di fatto secon do la testimonianza di
Sesto Empirico d ' ambidue quelle facoltà compose la sola ra . gione . Questa ,
egli dice ; è in parte uma in parte divina , e porta il nome di retta ragione
(82 ) . Perchè questa corrego ge gli errori de'sensi , e può sola discer nere
il vero dal falso . Tanto egli è vero che le due anime d'Empedocle, non rape
presentavano , che la facoltà sensibile e la facoltà intellettuale , e ambidue
faceano u. na cosa sola . Chi potrà or tolerare Empedocle cole locato tra la
classe de' filosofi scettici ( 83) . Egli non mai affermd essere inutile , o
va« na la testimonianza de' sensi . Apzi i sensi , egli disse , mostrarci i
rapporti, che han. no i corpi , e tra loro , e coll' individuo d' . 106 ognuno
. I sensi , egli disse del pari , sve . gliare nelle intellettuali facoltà le
idee spi rituali , e , astratte . Al più al più diffida va Empedocle de'
giudizi de' sensi , che so vente sogliono esser fallaci , o ingannevoli . Però
egli volle , che i medesimi fossero sta. ti guidati unicamente dalla retta
ragione . Questa potea solo a sentimento di lui discer nére il falso dal vero .
Forse , dicea ai suoi tempi Cicerone parlando d'Empedocle , costui ci acceca ,
e ci priva de' sensi ; allor quan do egli crede , che non fosse in essi gran
forza per giudicar di cose , che sieno sot toposte agli stessi ( 84) ? Par ,
egli è vero , Empedocle degli e lementi trattando , quali esseri semplici , ga
gliardamente scatenarsi contro de'sensi . Par lui scatenarsi altresi contro gli
stessi , allor ehé , dirizzandosi al suo amico Pausania , e con lui trattando
dell'amore e dell' odio , ambidue forze immutabili , gli avverte a non
fidarsi.de' sensi , e a guardar le cose non già cogli occhi del corpo , ma con
que' della mente . Pare eziandio finalmente , giue 107 sta cid , che., Cicerone
ine dice , lui andare in furia, contro i medesimi gridando : niuna cosa poter
noi nè veder , nè sentir , ne.co noscere ( 85 ) : Ma altri , che questi
'argomenti ci vo gliono a definire come scettico il nostro fi losofo . Chi è
intento a esperienze e ad a nalisi ; chi cerca con somina cura de' fat ti; chi
da questi tenta d'investigare l'ope razioni della natura sotto la guida dell' a
nalogia : certamente non sa , nè può esse re scettico . I fisici potranno non
prender cura di cose spirituali , e astratte ; ma non mai l'esistenza negar di
que' corpi, le cui propietà con ardore cercano , e la cui in dole con diligenza
studiano . L' espres sioni quindi di quelle parole , non v'è dubbio ' dover
valutarsi secondo e il pen sare , e il parlare di quella stagione . Si chiamava
allora pero , e ciò che è ; quel ch' è eterno , e immutabile , o sia quello ,
che sotto i sensi non cade : Però Empedo cle a ragione parlando di elementi , e
di farze , come quelli , che sono eterni e im 0 2 . 108 1 mutabili , rigettd
affatto i sensi : @ niuna cosa noi , disse , mercè loro potere o ve dere , o
sentire , o conoscere . Fra tanto , chi il crederebbe ? che nel volersi
definire il carattere , o la dottrina d'uno stesso soggetto , si passi anche
da' gran filosofi da uno all' altro estremo del tutto contrario . Anche i
grandi uomini tal. volta precipitano i loro giudizi , e nel pre: cipitarli
·traveggono . E' cosa da farci stor : dire il sapere , che la dove alcuni
filosofi dichiaravano scettico Empedocle ; altri all! opposto avessero lui
materialista definito , Aristotile , e altri con lui tacciano di ma: terialismo
il nostro Gergentino . Nel siste ma d'Empedocle il pensare , dico Aristoti le ,
lo stesso val che il sentire ; ogni nostra cogaizione viene dalle sensazioni :
e con que : ste quella s' accresce ( 86) . Ma questo stesso è altresì una
calunnia . Passivi sono , 4. senno d'Empedocle , i nostri sepsi ; pas siva è
parimenté una di quelle due ani me , ch'egli suppone materiale entro noi . Pero
la nostra scienza , disse egli , accre. 109 scersi colle nostre sensazioni . Ma
dall' una anima e dall'altra , dalle facoltà cioè sen . sibile , e
intellettuale , si forma , come a lui piacque , quella ragiono , che noi già
abbiamo osservato . Questa , secondo 'lui , pesa , compara , giudica : in breve
ragiona . Due sono i principj , giusta gli avanzi di sua filosofia , cui mercè
la ragione rettifica i giudizi de' sensi . Primo : il nulla viene unicamente dal
nulla . Secondo : il simile si può solamente conoscer col simile . La ra gione
quindi secondo lui , riferisce le sens sazioni a tali , e ad altri principj (
se pur altri ne avesse ammesso costui ) , o coll' ajuto di questi quella ci
mostra il roro. @ il falso . Poteva , cio posto , tal essere lui , qual co lo
dipinge Aristotile , un materia . lista ? Chi ammette principi di conoscere ;
di giudicare , assoluti , non ricavati da' sen . si , eterni , immutabili non
può affatto cre dere , che il pensare lo stesso sia che il sentire , nè punto
può essere imputato co stui di materialismo . Non v'è uomo , quanto si voglia
grana. de , che non abbia i suoi nei ; e anche i gran genj sono soggetti
sovente a censure . Si dice d’Empedocle in metafisica non essere stato lui
originale . Convien forse ora smen tire tal voce ? Nulla meno . Si bisogna esse
re ingenuo ; nè l'amor di colui , ehe si loda dee sì impaniarci , che ci debba
far supera : re l'amore del.vero . Si confessi pure Em . pedocle , al par de'
corpuscolisti , in metafi sica non essere stato mai originale . Empe docle qnal
allievo de' pitta gorici, e degli e leatici non seppe abbandonar punto le idee
da lui apprese in ambidue quelle scuole . La stessa venerazione egli ritenne ,
che ave van costoro verso i principj astratti , Si diparti egli sol da'
medesimi ( e co si avvicinossi alle scuole contrarie ' ) nel non aver lui
rigettato del tutto la testimonian za de sensi . Egli in que' dì si sforzo di
sedare colla sua nuova dottrina l'accesa pu gna di que' , che litigavano chi
contro del, la ragione , chi contro de' sensi . Combind egli , e mirabilmente
congiunse i sensi cola la ragione , a questa , e a quelli assegno 111 - uffizj,
e diritti separati e distinti : e sen za nulla scemare dalla realtà di nostre
sen sazioni , gran forza , e autorità diede a prin. cipj generali ; e astratti
: Tutti i corpusco listi furono in quella stagione eziandio , chi più , chi
meno concordi al nostro filosofo ; e tutti egualmente in metafica tennero le
parti di conciliatori tra i due partiti allor dominanti . Tal'è la natura dello
spirito u mano . Fatica egli senza stancarsi , e riflet te anche sino al
cavillo , quando è sospin to dall'ardor del partito , e dall' amor del sistema
! Ma poi stanco ei di meditare , o pugnare , cerca la quiete , e 'l riposo ; e
componendo insieme le opinioni contrarie si lusinga d'aver trovato gia il vero
. Avven ne allora in somma ciò , che la storia filo sofica ci presenta a ogni
passo . Sempre dall'urto . di due opposti sistemi n' è il ter zo spuntato , che
li ha conciliato , giunto . Anzi quando molti in contrasto so no i sistemi ;
allora è appunto , che sorgon gli ecclettici , che scegliendo opinioni , or da
un partigiano , orda un altro , tutti con accozzano i partiti tra loro , e li
riducono & uno . Sarebbe tempo ora mai di volgerci dalla metafisica alla
morale d'Empedocle . Ma portatesi assai più avanti da lui le sue ricerche , e
le sue vedute sull'anima , di storna noi pure per ora d'imprender tal via . La
fisica ( abbiam noi osservato espo nendo la dottrina d’Empedocle ) , essere
stata quella scienza , in cui ei sopra ognº altro si distinse , e cui mercè
alto ha so nato , e sonerà eternamente il nome di lui . Mà nello studio
della natura quello , che più l'allettava , e cui principalmente egli intendeva
, era la contemplazione de' corpi organizzati . Riferi egli da prima ( sic.
come abbiam noi pure os servato ) , gli a. nimali a ' vegetabili , e da
questi portando le sue specolazioni sull' uomo giunse sino alla metafisica .
Dall' uomo poi tornò Em pedocle ad ambidue quegli oggetti quasi al le sue
considerazioni primjere ,e domesti che · Ando egli indagando , se i vegetabili
fossero stati provveduti di gentimento , e se 113 gli animali e vegetabili
fossero stati tutti due al par dell'uomo forniti di anima . Si fatta
investigazione non fu punto difficile al nostro filosofo , come chi piglia va
l'analogia per sua guida . I corpi non organizzati , egli dicea , nulla hañ di
comu ne co' vegetabili ; perd se quelli son privi di senso , questi
all'incontro nę debbono esser partecipi. I vegetabili all'opposto , ei
sogglungea , molto aver di comune cogli a nimali ( 87 ) . Ambidue han tra loro
comu . ni le primarie funzioni vitali : son dotati di sesso , si nutriscono ,
crescono , traspira ban gioventù , han yeochiezza , han no indozzamenti ,
malattie , sanità , nasco no , muojono . Però se gli animali son for niti di
sentimento , anche i vegetabili in ciò debbono essere a quelli compagni . Fu
quindi sua opinione essere gli alberi , 6 le piante capaci di tristezza , di
gaudio , di voluttà , di dolore , di desiderio , di sde gno ; e di ogn'altro
animalesco appetito (88) . Anzi spingendo egli più oltre la forza di sua
analogia , posti eguali i fisici rapporti > P 114 1 tra l'uomo, e gli
animali , e tra questi e i vegetabili , fu di parere , che l' avere un'anima
materiale non fosse un privilegio sol conceduto all' umana natura , ma comu ne
eziandio a tutti quanti i corpi organiz zati . Anima quindi , e sentimento egli
die de , non che agli animali ; ma anima e sentimento altresì a ' vegetabili ,
e a ogni sorte d'erbe , e di piante (89 ) . Anima e sentimento diede Empedocle
a ' vegetabili ! fiori che si rattristano ; erbe che si adirano ; pianto , che
' o si rallegra no o piangono ! Quanti , non che qual fan. tastico piglieranno
il nostro filosofo , ma ne rideranno ancora al sentirlo ? Ma non rideranno
certo , chi più sag. gi e più istrutti , non ignorano punto , che anche i
Democriti , gli Anassagori , i Pla toni abbracciaron si fatta sentenza ( 90 ) .
La quale non è già , che faccia a lui ono re , perchè, abbia in cið avuto e
compagni , e seguaci così solenni filosofi . Ciò sarebbe un argomento
d'autorità , che nulla , o po co conchiuderebbe in suo pro : perchè filo- , 115
sofi ' ancor di gran nome stan sottoposti a errori grossolani , e massicci . E'
che la co sa non è in se stessa sì strana ; come a pri ma vista apparisce .
L'anima materiale da que' gran filosofi negli animali , e vegetabi li ammesza ,
in sostanza altro non era , che la fisica sensibilità de' moderni . Questa vole
van costoro , che fosse ne' vegetabili tal qua le tra gli animali si trova : In
virtù di que sta ', credevan gli stessi , i vegetabili al par degli animali
ésser capaci d'amore , odio , e d'ogn' altro animalesco appetito . Empe docle
in breve , e que gran filosofi ebbero e uomini , e bruti , e vegetabili come do
tati di senso , e la fisica lor sensibilità chia marono anima . Chi adesso
potrà dirittaa mente riprendere Empedocle ? Di poi non vi sono a di nostri de '
fi siologisti famosi , che nelle piante trovano senso d' umido , di secco , di
caldo , di fred do , di luce , di tenebre ; perchè non po che di quelle
chiudono o aprono i loro pe tali atteso il freddo o il caldo , il secco o l'
umido , il lune o lo scuro ? Non vi soa P 2 116 no del pari quelli , che veggon
nelle pian. te , chi il senso del tatto , come nella sen sitiva ; chi quel
dell' amore , come nella valisneria , chi una specie di gusto nell'e. stremità
d'ogni radice , cui mercè questa sceglio , e trae quella nutrizione , che si
con. viene a ciascuna ? Non son finalmente o Darwin e le Metherie , che van
cercando , é credono d'aver già trovato ne' vegetabili e senso , o sensorio ?
Qual assurdo egli è dunque, se Empedocle , che ne' suoi con cetti abbracciava
tutta la natura , abbia u . nito insieme tutti i corpi organizzati per via
della fisica sensibilità , che credea essere a quelli comtine ? La natura , non
v'è dub bio , aver distinto , e separato il vegetabile dall' anirnale con
differenze , e caratteri ben contrassegnati , e rivissimi. Ma l' estendere la
sensibilità dagli animali sino alle piante è una idea grande , bella , e degna
di un sommo filosofo . Non v'è , chi a prima vi sta non ne debba restar preso ,
e non bra mi trovar vera quella , che vera sin ora non è . 117 Ma comunque ciò
sia , una cosa ' solit è verissima , Empedocle aver riguardato i corpi organici
in un aspetto diverso di quel, che fece Pittagora , o i filosofi prima di lui .
Costoro non ebbero nè pure in pen siero di considerar le piante , di bruti ,
come dotati di sentimento , e di anima , Empedocle fu il primo , almen tra
pittagori ci, a pensare in tal modo . Egli fu , cho ebbe e uomini , e bruti, e
piante , quali esseri congiunti tra loro dalla sensibilità , come quasi comune
strettissimo vincolo , o che suppose in tutti un' anima materiala egualmente .
Però egli fu anche il primo , che strinse l'uomo colle piante , o co ' brus ti
ad alquanti sognati doveri , che nasco Ro da quella ideata parentela , con cui
e gli legò quello con questi . Ecco ora come chiaro si vede su qual base vada a
poggiar la morale d'Empedo cle . Sulla fisica fondo ei la sua , metafisia ca ,
e su quella fondd egli ancora gran parte di quest'altra scienza . Con si fatte
vedute costui pubblico due gran poemi sul . Ii8 la natura il primo , e gulle
purgazioni il secondo . In questo Empedocle stabilì la sua etiça ; in quello la
fisica : ma fece precede re il primo al secondo , come argomento pri mario
della sua raffinata morale . La morale d'Empedocle fu in verità nel suo fondo
la stessa di Pittagora . Pu re lni citano gli antichi scrittori , come chi.
avesse alterato la prima antica dottrina di quel sommo filosofo , e i tempi di
lui ad ditano come la seconda epoca del pittago ricisino . Ma ciò avvenne ,
perchè Empedo cle , aggiustata la morale di Pittagora a suo modo , e conforme
al suo fisico pensa rė gi scostò al quanto dagl' insegnamenti di lui . La colpa
degli spiriti ; una diversa maniera di metémpsicosi : l'astinenza di qualche
sorta di cibo , furono in tutto le gran novità , ch'egli introdusse nel corpo
della morale di quello . Tra queste come principale , e primaria è da reputarsi
l'o pinion della colpa degli spiriti . Non d ' al tra fonte , che da questa ,
qual prima ca. il .119 gione , il nostro filosofo fece dipendere la
metempsicosi e le purificazioni, che sono i due çardini della morale
pittagorica . Fu opinione d'Empedocle , che varj spiriti , mentre menavano yita
beata , avesser pec: cato . Però a cagion di delitto , si credet te da lui ,
quelli , scacciati dal cielo , e pri vi degli onori divini , essere stati così
astret ti ad espiare i lor falli . Esuli , erranti , ra minghi , egli diceva ,
vanno lungi dal cie lo per trenta mila anni , e pagan vagando il fio meritato
del propio loro delitto . L' etere quindi , e' soggiungea , precipita gli
spiriti nel mare , il mare sulla terra gli sbalza , la terra gli sospinge
nell'aria , l ' aria sino all' etere gl' inalza . A quelli sų giù sospinti
perciò , e quà e la circolando risospinti , oyunque era d'uopo in mare , in
aria , in terra vivere in miseria e in lutto . Tali spiriti , secondo che
piacque a costui , andavan successivamente informan do varj corpi , e questi
appunto erano le infelici anime degli uomini. Queste quindi 120 ta stavano in
pena delle lor colpe racchius e ne' corpi ; i corpi eran le prigioni delle ani
me , e la matempsicosi , di cui Empedocle formo il primo cardine di sua morale
, giu ata il parer del medesimo , era una pena delle stesse , ch'aveano prima
fallato . Di si fatta reità delle anime che ragion fa della metempsicosi , non
si trova vestigio alcuno presso que' filosofi , che furono in nanti d '
Empedocle . Questa per la prima volta si legge ne' versi di lui . Ai suoi tem
pi fu , che la medesima divenne comune , o volgare : e Platono dopo fu quello ,
che l' abbelli sopra ogn' altro . Pero da Empe docle comincia una nuova età del
pittago ricismo ; perchè da lui comincia l'opinione della fallenza delle anime
, qual base e ra gione della trasmigrazion delle stesse . Egli è vero , la
metempsicosi , comu ne a pittagorici , essere stata antichissima presso gli
Egizi (91 ) . Non si dubita ne anche aver costoro diviso in più periodi il
tempo della trasmigrazion dalle anime, assegnato a ciascuno la durata di tre
mila 121 anni . In ogni periodo , credeano i medesi mi ogni anima , informato
prima solamen te il corpo di un uomo , andar poi tratto tratto passando non più
ne' corpi d' altri uomini , ma di qualunque animale , . che abita o l' aria , o
il mare , o la terra . E' vero altresì tal dottrina essere stata dall' Egitto
portata da Pittagora presso de' Gre ci ( 92 ) . Non si dubita nè pure i Greci
filosofi coll' andar del tempo averla molto alterata . Altri restrinsero la
metempsicosi ai soli corpi umani , altri pari agli Egizj ľ1° . estesero dagli
uomini ai bruti . Vi fu pa. rimente , chi disse que periodi esseri tre , chi
dieci , chi nove . Nè mancavan di quei , che ridussėro la durata d'ogni periodo
da tre mila a soli mille anni . Empedocle fra tanto afferind il nume ro di que'
periodi esser dieci , e la durata di ciascuno di tre mila anni . Ma l ' anime
secondo lui migravano in ognuno di que' periodi in ogni sola volta nel corpo
d'un uomo , e in tutto il resto a ' finire il cir colo di ciascun degli stessi
, andavano mion 122 1 che ne' bruti , ma eziandio nelle piante . Fui fanciullo
, dicea Empedocle , fui don zella , augello , albero , pesce . Chi è or , che
non vegga esser questa un altra delle alterazioni recate da costui alla
metempsi cosi di Pittagora , e degli Egiziani ? Questi la voleano solamente
negli uomini , o ne' bruti . Empedocle agli uomini , e a ' bruti aggiunse la
trasmigrazione ancor nelle pian te (93 ) : Ma non si creda mica , che tale ag
giunta d'Empedocle alla dottrina della me tempsicosi di Pittagora , e degli
Egiziani , fosse stata in lui l'opera del capriccio , o del caso . Sarebbe cid
indegno di un nuo vo , ' e original pensatore . Chi si risovviene del fisico
sistema del primo , conosce che si dovea far certamente quest' alterazione
notabile alla metempsicosi del secondo , Gia si sa aver avuto Empedocle le piante
, al par degli animali , dotate di sentimento , o d'anima materiale . Ma non
così aveano pensato nè Pittagora , nè gli Egiziani . Pero quegli fece passar le
anime e dagli uomi 1 123 ni , e da bruti alle piante , e questi cre dean , che
le anime migrassero dagli uo mini nel corpo solamente de' bruti . Le a mirne in
somma in forza del sistema d ' Em . pedocle , dovean circolare informando tutti
que' corpi , che in qualunque maniera fos. sero stati organizzati. Ecco le due
novità recate dal nostro filosofo alla morale di Pittagora , ma novi tà ben
legate tra loro qual cagione ad ef fetto . Alla colpa delle anime aggiunse Em .
pedocle la metempsicosi , come al delitto va compagna la pena . Ma quel ch'è
più , a questa e a quella unite insieme andò egli pure legando la demonologia :
articolo fon damentale della teologia de' pagani . i Vedea egli quasi ingeniti
all' uomo i semi si della virtù , che del vizio . Allor si pensava lo spirito '
tendere naturalmente à cose spirituali ed eterne , e la materia al le materiali
e caduche . Credette ei quin di i semi della virtù nascer nell' uomo dall'
anima , e gli altri del vizio nascere in lui della materia . Ma l'anima , a suo
pre q 2 12-1 dere , chiusa nel corpo , restava contamina. ta dalla materia , e
. però era sospinta assai più verso il male , che il bene . Oimè , di cea egli
, come è misero , come. è infelice il genere umano . A quali guai , a qua li
pianti non è ei sottoposto Queste due tendenze dell'uonio al be : ne , e , al
mal fare raffigurò Empedocle , giu. sta il costume di quell'età , sotto le imma
gini di due opposti genj. Due , egli disse , sono i genj, che quali direttori
delle azio ni degli uomini , accompagnano ciascun uo « mo in tutto il corso
della vita d ' ognuno di loro . Buono è l'uno , l'altro è malva gio . Il primo
guida , o conforta lui alla virtù ; il secondo spinge e conduce il me desimo al
vizio (94) . Ma ambidue questi genj non indicavano , che questa stessa dop pia
tendenza . Pure tutto il volgo allora venne nel credere , che ciascun uomo dal
nascere al morire fosse' stato realmente as. sistito da un genio buono , e da
un altro malvagio . Tanto egli è vero , che le im magini , sotto cui
adombravano gli antichi 125 > filosofi le loro specolazioni , fossero state
ca gioni di superstizione , e di errori. L'uomo non solo ha tendenze al be ne e
al male , ma è capace altresì d' ope. rar l' uno , o l'altro . Quante virtù , e
quanti vizi di fatto ei mette in pratica ! Ma questi stessi ebbe la bizzaria
Empedoc cle di designare sotto la figura di genj . Singolari , non cho speciosi
furono i nomi, con cui egli distinse i demoni, che rap presentavano i vizi , '
e le sfrenate passioni degli uomini , De nomi di Chtonia , d' He liope , d '
Asafia , di Nemerte , o di parec shi altri ne sjamo debitori a Plutarco (95) .
Singolari eziandio , non che speciosi , esser dovettero i nomi, con cui
distinse lo stesso l'opposta classe di genj, che rappresenta vano le virtù , e
le passioni imbrigliate de gli uomini , Mą il tempo , che rode ogni cosa , non
ha fatto quelli pervenir sino a noi . Pure è sfuggita da sifatta ingiuria la
nominazione , con cui Empedocle appel 10. le virtù , felice prodotto, delle
regolate passioni. I pittagorici furono usi chiamare 126 il mondo spelonca , ed
Empedocle , qual pittagorico , chiamò le virtù , e passioni virtuose ' potestà
conducitrici delle anime : quasi giunte nel mondo , come in un an tro (96 ) .
Il popolo , che in ogni cosa vede portenti , e finge de' genj , accolse quasi
revelazione venuta dal cielo , la de monologia del nostro filosofo . Gli
antichi scrittori , pari al volgo , non compresero nè pure il vero intentimento
di lui . Que sti però dipinsero Empedocle , come chi avesse popilato l'intero
universo di demo nj, e attribuito a virtù de' genj ogni ope razion di natura .
Ma questa stessa dottrina de' genj fu il fondamento della magia , e teurgia fa
mosa d'Empeclocle . Questa , in que' tempi cra un metodo di purificar le anime
col favore degli Dei benefici , che dovean con dir quelle all'unione con Dio .
Gli Dei bendici non eran che virtù astratte deifi . cate da lui : è nella
pratica delle sante o pere era riposto tutto il culto di quelli . Credea egli ,
non poter le anime ritornare 1 27 agli onori divini , da cui erat cadute , che
coll' ajuto di quegli Dei , perchè credeva altreşi non potersi quelle inalzare
a Dio , che coll' esercizio delle sante virtù . La teur gia in somma
d'Empedocle fu un retto , e diritto nietodo di purificar le anime colle opere
buone . Sembra cosa veramente incredibile che uomini abbandonati al debile filo
della pro pia imbecille ragione , e privi di qualunque superior lume di
rivelazione divina , avessero potuto architettare un piano di quasi per fetta
morale . Non fu gia la metempsicosi quella , che giusta i pittagorici avesse po
tuto purificar le anime . Questa non era purificazione e virtù , ma pena dovuta
al. delitto . Questa non si poteva in alcuna an corchè menomisssima parte , o
abbreviare , o alterare . Esser questa un decreto divis no , essere un santo
giuramento si spaccia va a tutti da Empedocle . Ciascun anima avvegnachè
virtuosa , e purissima ( così és . si pensavano ) non potea unirsi a Dio , se
non compiti i periodi, e il tempo tutto di esilin . 128 Le purificazioni altro
cardine della mo rale d’Empedocle eran propiamente , secon do tutti i Pittagorici,
le sule , che a poco a poco lavavan le anime , e toglievan loro in quel tempo ,
che informavano i corpi umani , ogni macchia , di cui le medesime potevano
essere dalla materia bruttate . Pur gate poi le sozzure , e finiti i periodi
tut ti del bando , allora era , che le anime già nette , secondo che allar si
credeva , fos sero agli antichi onori tornate , e alla vita divina ... I sagri
riti poi , lo studio delle scien ze , la pratica della virtù erano i tre mo di
di purificazione inventati all' uopo da que' sommi filosofi . Sembra à prima
vista o superfluo o inutile essere stato il primo di questi mo di , e tutti gli
augusti riti , e quelle ceri- , monie solenni , che si metteano in opera al lor
da Teurgici. Ma si poteva scuotere , e infiammare altrimenti l'immaginazione de
gli uomini , affinchè questa si fosse resa docile agl' insegnamenti della virtù
? L'110 { 129 - mo materiale si solleva dal mondo materia le merce cose
eziandio materiali . Le ceri. monie , ei riti sono i soli , che colle san . te
immagini níuovono i sensi , e astraendo li dalle cose impure alle pure gli
inalza no . I riti sono il verace linguaggio de sen si , che efficacemente
parlando destano la fantasia . A questa è sol conceduto ' creare tra il mondo
materiale l'altro spirituale : Disadatto pure si crederà forse essere stato lo
studio delle scienze a purificar le anime . Ma non è egli questo , che aliena
lo spirito : dai vizi , che l'introduce alle co se intelligibili ; e che
sveglia in lui le idee immateriali e celesti ? Non è egli vero al tresì l'anima
, esercitata nelle cose dell' in telletto , districarsi da' fantasmi del corpo
, e . dalle false opinioni del volgo ? Era certa mente un ridicolo sogno quello
de pittago rici , che collo studio delle severe discipli ne fosse tornata alle
nostr' anime la mé. moria delle cose divine . Ma certamente all' opposto è un
dogma incontrastabile , . che tanto più la nostra mente si allontana dal r 130
> la materia e dagli appetiti carnali , quan to più la medesima s' aggira
sulla contem. plazione o de' principj delle cose , o delle matematiche , o
elogn'altra scienza . Ma in verità e uso di riti , e studio di scienze , e ogni
qualunque altra cosa , che avessero potuto specolare gli antichi , sa rebbe lor
tornata inutile , ne sarebbe mai giunta a purificar nè meno da lungi le a nime
, se a tutto ciò non avessero costoro accoppiato del pari la pratica della
virtù . Questo in fine dovea essere il bersaglio , cui dovean dirizzarsi que'
grandi filosofi : o questo l'ultimo e principal metodo di pu rificazione . Non
si può infatti ne pure ideare quanto studio avessero posto costoro ad astenersi
da ogni ancorchè minimo fal lo . Tutti quanti ( tranne il loro raffinato
orgoglio , e la loro squisita 'boria e super bia ) furono del tutto .virtuosi .
Di e nota te si recavan essi sopra se stessi , scrupo losamente ogni lor fatto
esaminando , e c gni movimento del propio loro cuore . In estimabile era la
diligenza , ch' essi adope 131 rzano a nettar d'ogni ruggine l'animo lo ro , e
a far bene ogni cosa . Tutta la vita į medesimi spendevano in contemplare
oggetti spirituali , e. in praticar virtù , e que pre cetti , che si leggono
scritti ne' versi dorati . Si crederebbe quì finito il lavoro della loro morale
, Pure come eglino avevano que sta diviso in due parti , così alla purifica
zione aggiunsero altresì la perfezione (97 ) . Non bastò a Pittagora l' essersi
lusingato , che l'anima , mercè la prima si fosse e mondata da vizi , e
separata dalla materia , e liberata quasi dal vincolo , che la ren deva prigione
. Volle di più immaginarsi , che l' anima , mercè la seconda già prima
purificata , si fosse poi inalzata a Dio , o ripigliati gli antichi abiti , e
forma , si fos se confusa colla divinità medesima. Le ar nine in somma , che
secondo Pittagora ed Empedocle , erano di loro natura divi ne , ma contaminate
dalla colpa e mate ria ' , dovean prima purificarsi , e poi sì per fezionarsi ,
che fossero state degne di tor nare a Dio , e agli onori primieri . Però l' 132
immacolato , e innocente viver d'Empedo cle obbligo lui a spacciarsi qual Dio ,
e a promettere ai puri , e perfetti la Divinità come premio . Sin quì Empedocle
, e Pittagora furon d'accordo , e quegli fece uno con questo . L' essere stata
comune l ' opinione tra loro nel principio , da cui la purificazione , e
perfezione avesse avuto sua origine , non fece punto discrepar l'uno dall'altro
, Cre deano ambidue le anime tutte degli uomi ni , e tutti gli spiriti altresì
formare uni ca , e sola famiglia con Dio . Là poi , ove i sistemi loro non
furon punto d'accordo si fatti filosofi furon del tutto discordi . Em . pedocle
, altrimenti che Pittagora , riguardo uomini , bruti , piante come unica
famiglia . Non è più quindi da far sorpresa , se si ve de ora entrare in iscena
una terza novità d'Empedocle , come riforma alla moral di Pittagora . Se si
vuol prestar fede ad Aristotile ad Aristosseno , e Teofrasto , Pittagora e i
Pittagorici della prima età uccidevano , ec. 133 cettine i bovi destinati ai
lavori , ogni sor ta d'animali , e tranne i loro cuori e ma trici ne mangiavan
le carni : s ' astenevan solamente da' pesci . Empedocle all'incontro fu il
primo che proibì affatto qualunque uso di carne ; e riputò sacrilegio
l'uccidere quale che si fosse animale . Non veggo , dicea egli , perchè alcuni
animali debbano serbarsi in vita , e altri all'incontro si pog sano uccidere .
Una è la legge per tutti , é questa è pubblica per tutta la terra . Vedeva
costui in tutti gli esseri organiz zati , facendone un sol corpo morale , quasi
unica é sola farniglia , Perd non sapeva egli scorgere differenza notabile tra
uomini , e bruti . Smanioso egli quindi si scaglia con tro chi avesse
sagrificato in que' tempi vit. time agli Dei , che' attesa la metempsicosi ,
potevano per lo più esser uomini sottom bra di bruti . Cessate , gridava
Empedocle , o crudeli , di fare strage , e lordarvi di san gue : Pazzo il padre
, che sotto altra sem. bianza scanna il propio figliuolo , e vane preghiere
disperge all'aria e al vento . Stol i 134 ti non veggono , che divorando le
fumanti sanguinose carni di animali le menbra pa. rimente divorano de' lor
padri , figliuoli , o congiunti . Si riderebbe oggi la presente età del : la
severità d'Empedocle , e si reputerà cer tamente stravagante la sua pietà verso
i bruti . Ma ad altro , e più nobil fine ten devan le idee del nostro filosofo
. L'uomo è in mezzo a' suoi simili , e l' amore è il principale anello , che
dee le garlo cogli altri . L'amor verso i simili è il principale dovere di un
uomo di società : e la pieta n'è la base . Ma questa non si potrà avere giammai
, se non campeggia e dilatasi sopra tutti gli oggetti, che circon dano lui . Se
l'uomo deve avere pietà ver 80 gli uomini , uop' è non che estenderla , mia
cominciarla da' bruti . Qualor ' si eser- : citasse ferocia contro i medesimi, agevol
mente il reo costume l'andrebbe portando ancor contro gli uomini . Anche tra
noi , se non può recarsi a effetto sì fatta proibizio. ne di scannar gli
animali , sempre egli 1 135 vero , che debbasi tener come parte di e ducazione
gentile , quella d'insinuare ne gli animi ancor teneri de' giovani la pietà
verso i bruti . Non son dunque da ripren , dersi , così tentoni , gli antichi
filosofi per quegli insegnamenti , che oggi, mutate le usa nze , ci sembrano
stolti . La proibizio . ne ch' Empedocle diede a' suoi scolari d ' uccidere gli
animali , e cibarsene , ebbe in mira non sol di non essere crudeli , e feroci
cogli altri ; ma di dispor loro ad amarsi l ' un l'altro a vicenda , e nelle
disgrazie scam . bievolmente aiutarsi . Egli non senza sotti le avvedimento si
sforzò così in persona de? suoi compatriotti svegliare allora in tutta la
generazione degli uomini quell'attitudine , che porta loro a prender parte
nell' altrui traversie : attitudine , che di sua natura è debole , languida ,
spesso sopita , e quasi sempre soffogata , ed estinta . Però Empc docle a
ingentilir gli animi umani , e rasla dolcire i costumi degli uomini, volle che
questi non si avessero bruttato le mani del sangue , né avessero mangiato le
carni de' 136 bruti. Chi è beniguo co ' bruti non può certo negare agli uoinini
amore , pietà , cor tesia , frattellanza . Pittagora nulla conse guente a' suoi
stabiliti principj della metem psicosi , trascurando quasi tutti gli anima li ,
ſecesi soltanto scrupolo , e proibi , che si fosse recata alcuna ingiuria alle
piante , che non fossero state nocevoli . Ma Empe docle fece molto più , e'
meglio assai di Pittagora . Egli dotate prima quelle di sen timento , proibi
poi che si fosse fatto loro del male : ailinchè non si fossero avvezza ti gli
uomini ad offendere esseri forniti di sensi e di organi. Fu in somma intendi
mento di lui in tutte le maniere , quasi tirando tutte le linee a un centro ,
stabili re tra gli uomini fratellanza e amicizia Però fu, sollecito ei d '
ordinare , che oltre agli animali , si avesse avuto compassione sin anche alle
stesse piante.. Sarebbe stata finalmente non che man. chevole , ma mulla la
morale d'Empedocle , s' egli non avesse presentato o un premio , una pena agli
osservanti , o violatori de' 737 ciò , precetti da lui stabiliti . La speranza
del premio , e il timor della pena , interni po. tentissimi stimoli dell'animo
umano , inco raggiano i buoni a operar la . virtù , spa ventano i mali a
praticare il vizio . E' ben ragionevole quindi , ch ' Empe docle avesse pigliato
una via come stabili re e premio' , e pena , sì alla virtù , che al vizio : e
il fece appunto combinando al par de pittagorici , colla dottrina della
metempsicosi . Il tempo di tre mila anni di ciascuno de' dieci periodi di essa
non era destinato da Empedocle a far cir colare sempre le anime da un corpo in
un altro . Le anime in ogni giro di tre mila anni informavano secondo lui e
vegetabili , e bruti . Di poi andavano esse in ultimo E luogo ad avvivare il
corpo di un uomo . questo finalmente morto , passavan quelle ad abitare un
luogo o di gaudio o di lutto secondochè le medesime avessero o bene , o male
operato . Quivi doveano esse restare , finchè finito avessero il primo periodo
di tre mila anni. Dovean le medesime torna . S 138 To appresso a cominciare il
secondo di al tri tre mila anni , passando tratto tratto ne corpi: d' altri
bruti , di altre piante , o finalmente di altri uomini. Così successiva mente
doveano esse fare in tutto il corso degli interi dieci periodi : e cosi le
medesi mo doveano essere o premiato , o punite in ciascuno di essi . Ma al
finire di tutti i dieci circoli quelle anime, ch'eran tenaci ne' vizi , giusta
Empedocle , bandite dal cie . lo , eran dannate in mezzo alle tenebre , e in un
continuo lutto , o un eterno suppli zio . Le altre poi , che virtuose al compir
di quo' circoli si fossero trovate belle e det. te secondo lui , si portavano
all'etere puro , e collocate in mezzo alla luce , sedcano in vi a mensa coi
forti Danai , in eterno go dimiento , nell' unione con Dio . Tutto ciò si
raccoglie da ' versi d ' Empedocle . Così pur si pensava da' pittagorici di
Sicilia ; nè al trimenti si canto da Pindaro nelle sue odi dirette a Gerone , e
Terone ( 98 ) . Ecco tutto , il quadro compito della intera mora le d'Empedocle
. 139 Egli è senz' alcun dubbio , essere stata questa assai raffinata , e ,
molto diversa da quella del volgo . E ' cosa da recar mara . viglia l'osservare
, com ' essa in tempi assai caliginosi , fosse stata tanto bene architetta ta ,
cosi brillante , e del tutto diretta a ri. pulire il costume , a liberar
l'uonio , quan to più s' avesse potuto dai vizi , e a nobi litar l'anima e la
mente di lui . Cid nulla ostante ella ha eziandio i suoi gran difetti .
L'essere stata la stessa riservata ai soli sapienti , e ai soli iniziati ne fu
il principale . Quel sistema d'Etica , che non è fatto per tutti gli uomini ,
non può esser giusto , santo , verace . Tutti quan . ti gli uomini sono
astretti agli stessi doveri , e a una sola virtù , Si può considerare , &
gli è certo , la scuola pittagorica , qual .ce nobio , é i pittagorici quali
religiosi dell' antica Grecia . Ma l'orgoglio guastava le loro azioni , rendea
yane le loro fatiche , avvelenava ogni loro virtù . Pure è sem pre da reputarsi
degno di lode il nostro filosofo , che osservantissimo de' precetti pit § 2 110
tagorici non ebbe difficoltà di manifestarli , e divolgarli nel suo poema delle
parilica zioni per solo e semplice amore di onestà , e di virtù , Empedocle ,
tranne la super bia , radice infetta dell' operare d'ogni an tico filosofo , è
da celebrarsi , come quel lo , che ornato di cortesia , amante degli uomini , e
virtuoso , avesse aspirato sempre a perfezionar molto se stesso . Ma gli onori
, che si rendono a' tra passati ; le lodi , di cui s' onora la memo ria de gran
genj, non possono nè recar loro diletto , che più non sono , nè tocca re il lor
cenere , che affatto è privo di senso . Tutti i loro elogi , come quelli , che
eccitano l'orgoglio e la vanità de' viventi , noi guardano e a noi son diretti
. Siam noi, che dagli omaggi , che si tributano a quelli, prendiamo speranza di
poter forse nieritare la stessa gloria , e acquistar la fa na stessa presso le
generazioni avvenire . Del nome d'Empedocle fu una volta ne è oggi , e ne sarà
sempre piena la ter, . La filosofia di lui fu tenuta assai in 141 pregio presso
tutta l'antichità tra Greci e Latini ( 99) . Quella occupa tal sublime posto di
onore nella storia delle scienze , ch' Empedocle si può dir , che appartenga a
tutte le più colte nazioni . La Sicilia fra tanto è la sola che a giusta
ragione lui vanta : qual suo . Felice quel suolo , beato quel clima , cho dà il
natale a' grandi uomini ! La memoria e la fama loro è un fecondissimo germe ,
che in ogni età ne desta l' emulazione , e ne riproduce il sapere . Tal
dovrebbe essere a noi il dolce nome d'Empedocle , caro alla yirtù , caro alle
lettere . Anatomia , fisiologia , chimica de cor pi organizzati possono lui
chiamare padre inventore . L' essersi ridotta la materia a quattro elementi ;
l' essersi trovate due for ze in natura di repulsione, di affinità ; 1"
essersi intrapreso il metodo di fisiche espe. rienze , la terra n'è a lui
debitrice . La scoperta della chiocciola ; della successiva propagazion della
luce ; del peso e della molla dell' aria ; del nutrirsi , del traspira* e 142
re , dell'essere ovipare le pianto al par de gli animali son cose tutte propie
di lui . Divolgati appena sì fatti suoi ritrovamenti, tosto si rese celebre il
suo nome in tutta la Grecia , ed egli uno de' concorrenti di venne tra Anassagora
e Democrito , La gloria d'Empedocle , che in gran parte è ancor nostra , ci dee
infiammare a battere lo stesso sentiero . La Sicilia è la stessa oggi, ch'era
allora ai tempi d'Em pedocle . Ella in ogn'angolo , e in tutta quanta la sua
superficie presenta a' nostri occhi oggetti sempre degni di nostre filoso fiche
ricerche . Piante d'ogni sorte , acque d'ogni specie ', minerali d'ogni genere
, e i più distinti volcani esistono nel nostro suolo . Il Fisico , il Chinico ,
il Botanico lo storico naturale trova ovunque ampia materia d'appagar le sue
brame . E ' no stra somma vergogna il vedere oggi, che vengan tra noi gli
stranieri a insegnare a noi le cose nostre . Si saran forse cam . biati il
cielo , il clima , la terra , che un di furono ne' tempi de' nostri antichi
filo 1 143 sofi ? 0 pur saran venuti meno gli inge gni tra noi ? Non sono
eglino i Siciliani dotati ancora o d' acume nello specolare , e di prontezza
nel riflettere , e di pre stezza nell' eseguire , che loro hanno in o gni tempo
distinto ? La Sicilia una volta e. mula della Grecia in ogni genere di colo
tura non potrà anche a di ‘ nostri con correre e gareggiar nelle scienze colle
più polite nazioni ? Si pigli dunque orgoglio dell' aggiustata idea di nostra
antica grandezza . Questo , scossa l'inerzia , ci sarà di stimo. lo ad una
nuova carriera da imprendere . La fatica è l'unica via , che conduce al sa pere
, e questa ci porta , certamente alla fama . Si desti quindi in ciascuno di noi
la virtuosa imitazione d’Empedocle , e si co minci la grand'opera con ardore e
franchez za . Un felice evento coronerà allora ogni nostro travaglio : la
posterità ricorderà noi collo stesso onore , con cui pieni d'ammi razione noi
ricordiamo Empedocle . Empedocle non che fu eccellente filo sofo : ma fu del pari
profondo politico . Si 144 ciliani , non andate quà là ad apprender ta pini da
questo e da quello ordini civili , e fogge di governo . Guardate i maestosi
avanzi delle nostre antiche città ;specchia . tevi su li nostri passati famosi
legislatori ; richiamate alla memoria i fatti chiarissimi , non che della
nostra Greca Sicilia , ma del la vita d'Empedocle . Così tratto tratto di
verrete atti a maneggiar le cose pubbliche , e ben presto vi sarà tra voi
politica non cabala , libertà non licenza '. Empedocle , convinti un dì i
nobili di Gergenti di peculato , atterrò ivi la lor si gnoria : Non è
disdicevole quindi l'imma ginarcelo , ch'egli colla stessa voce gli ota timati
così riprenda di nostra età . Finito è il tempo , in cui usurpata un ingiusta
franchigia de' pubblici dazj, generosi offri vate al Re il denaro del popolo ,
a fine e di ottener da quello nuove insopportabi li prerogative , e di stringer
questo vie più nuove insoffribili catene . Finito è il tempo in cui macchinando
l'esenzion delle taglie , scaricavate gran parte del pubblico con 145 peso
sulle città immediatamente al Re sotto poste a fine di disertar qrieste , e di
rau nare schiavi in gran copia nelle terre a voi immediatamente soggette .
Finito è il tem po , in cui voi assumendo la voce e qualità di nazione , che
non avevate , minacciosi vi rivolgevate contro del trono per non paga re , e
taglieggiare il popolo ogni tre anni . Già il Principe si è congiunto col
popolo . ' Gia la voce del Re , ch'è quella dell'ins tera nazione , è divenuta oggi
più imperio , sa insieme e sicura . Essa ha già rivelato il grande arcano del
vostro tirannico impe ro essere stato riposto nell'aver voi voluto fin'ora poco
o nulla soffrire de’ dazj , e far li tutti a carico andare della povera gen te
. Chi di voi potrà or tolerare con ani mo tranquillo tra vecchi debitori dello
sta to non altri nonni leggersi che i vostri , e de' vostri antenati ? Chi sarà
tanto scelleras to , che rivelando il falso , voglia occulta re l'immensa
estensione de' suoi ricchi fon di ; affinchè a danno del meschino e del povero
, pagasse egli quanto meno si possa 2 t 140 Chi sarà cosi ribaldo , che voglia
sgravar d ' imposta la terra , unica e sola sorgente di ricchezza in Sicilia ,
per istrappare con mano rapace qualche misero tozzo dalla bocca faa melica
dello stanco e affannato agricoltore ? Şe cið han fatto i vostri maggiori ,
sono essi stati i più tristi nemici , anzi i più crudeli tiranni dell' infelice
Sicilia . Si appartiene ora a voi lavar le macchie di quelli , e onorar voi stessi
, contribuendo alla pubblica feli cità col pagarsi prontamente da voi a pro
porzione della vostra opulenza , Ma Empedocle dovrebbero avere ezian dio qual
modello non che i nobili , chi presi del fantasma di democrazia vo lessero
condurre a sfrenatezza la plebe . Quante altre cose possiamo noi idearci a ver
potuto lui dire , a costoro ! Egli poten do in Gergenti stabilire un governo
collo cato tutto nella potestà del popolo , af fatto nol volle . A' popolari
uni costui gli ottimati in quella città ; e teniperò così gli uni cogli altri .
L'equilibrio de' poteri , con cui s'amministrano le cose pubbliche , è la ma
147 solida base , su cui dee riposare , volendo si e florido e durevole , il
presente gover no . L'equilibrio morale , non altrimenti che il fisico , viene
da contrarietà ed egua glianza di forze . Il popolo ' non deve mai essere .
-oppresso , ma all'incontro non dee ne pure essere costui un oppressore . Se la
sua forza sbilancia , lo stato andrà tutto a soqquadro , e ruinerà senza meno .
La ven detta piglierà allora il nome di forza , di senno il delirio , di
libertà la licenza . I poteri legislativo , giudiziario , esecutivo si debbono
a vicenda venerazione e rispetto ; tutti debbono riunirsi , e cospirare a un
sol centro : e se per caso ne sia uno avvalla dee tosto corrersi con mano
presta a rialzarlo . Quanto è difficile mantenere og gi in Sicilia un sl fatto
equilibrio ! Appe na vi basterebbe un Empedocle . Egli ad assodar vie più la
novella for ma di governo stabilita da lui nella sua patria , ebbe in fin l'
accorgimento di pian. tarla sulla pubblica coltura , e sul pub blico civile
costume . Qual sublime lezio to , t 2 148 è un sogno , zione ella è questa da
adottarsi da' nostri legislatori d'oggidi , se vogliono eternare , più che si
può , il presente governo stabi lito di fresco . Un impero assoluto si può
fondare tra selvaggi e tra barbari , e vien prosperando in mezzo a gente
corrotta . Ma è un delirio il pretender fer mo un governo costituzionale senza
nè col tura nè costume per base . Nello stato , in cui è il nostro suolo , non
potrà certamente portare la novella libera costituzione senza che fosse prima
quello preparato e divelto . Voglia Iddio che i nostri , posti giù l'e goismo ,
le false massime , gl ' impeti , glodj imprendessero a imitare Empedocle , e i
nostri antichi felicissimi tempi . Ma se i Siciliani tutti debbon trarre
qualche utile insegnamento dal nostro filo sofo ; i Gergentini massime ne
dovrebbero emular la virtù . La patria de' grand ' uomi ni è quella su cui
sfolgora , riflette e va a concentrarsi, la gloria di loro . Si dovreb bero
ricordare i Gergentini , ch ' essi prin cipalmente a Empedocle son debitori
d'esa 149 ser tanto chiari , e così famosi nella nostra sicola storia . Si
dovrebbero eglino pur ri cordare , che vicino a que' tempi , che vis sita oggi
lo straniero , e sopra lo stesso suo . lo , che calcano i Gergentini 'medesimi,
det tò allora Empedocle a Gorgia l'eleganti , avvegnachè prime lezioni di
Rettorica . Gli stessi quindi a ripigliare in loro l'antico u sato splendore
dovrebbero richiamare tra loro e le fisiche e le matematiche discipli ne , e
ogn'altra amena e polita lettera tura . Allor si potranno i Gergentini glo
riare a ragione d' aver prodotto , e dato la culla a Empedocle . Così eglino
saran vera mente degni concittadini di lui . Ne altri menti si potranno
lusingare gli stessi di far risorger tra loro il verace spirito d' Empe docle ,
e di poter quivi dire allo straniero . Dell' eccelsa sua mente i sacri versi
Cantansi d'ogn'intorno , e vi s'impara Si dotte invenzioni , e si preclare Che
credibil non par , ch'egli d'umana Progenie fosse . 1 PRUOVE E ANNOTAZIONI A L
LA TERZA MEMORIA . 153 PRUOVE E ANNOTAZIONI A L I A TERZA MEMORIA . >
Il n'est pas ) Freret raffigura l'attrazione e re pulsione di Newton nell'amore
e odio d ' Empedocle . E però dice besoin d'un long discours pour montrer que
le fond du systeme Newtonien , dé pouillé de l'appareil et du détail de ses
cal. culs se réduit a celui d ' Empedocle , Hi stoire de l'Académie Royale Des
Inscripti ons et belles lettres T. 18 Memoires p. 102 . ( 2 ) Και γαρ ονπερ
οιηθαη λεγειν αν τις μα . λιστα ομολογουμένως αυτω . Εμπεδοκλης και TYTO TAUTO
TETOVIE „ Empedocle , di cui al cuno potrebbe portare opinione aver, detto
sopra di ogn'altro cose tra loro e a se stes so concordi ; egli cadde nel
medesimo in 60veniente Arist. Metaph. 1. 3 cap. 4 il • 54 πος και 8το! O (3 )
Arist. de Coelo 1.3 cap. 4 Λευκίπι και Δημοκρίτος Αβδερίτης φασι είναι τα πρωτα
μεγεθη πληθ. μεν απαρα και μεγεθα δε αδιαιρετα τροπον γαρ τινα παντα τα οντα
ποικσιν αριθμους και εξ αριθ. μων • και γαρ ει μη σαφως δηλεσιν ομως τετο
βελονται λεγαν , Leucippo e Democri to dicono le prime grandezze essere infini
te di numero , ma indivisibili . Essi in cer to modo fanno gli esseri o numeri
, o da' numeri . E se ben non lo mostrano chiu ro ; pure questo vogliono dire .
» ( 4) Εμπεδοκλης περι ελαχιστα εφη προ των τεσσαρων στοιχειων θραυσματα
ελαχιστα οιονα στοιχεία προ των στοιχεων ομοιομερη και Empe docle prima de'
quattro elementi supponeva de minimi bricioli , ch'erano non altrimen ti che
gli elementi degli elementi , e par ti simili Stob. Εcl. Phys. 1. 1 p. 33. Ε
più chiaramente Plutarco de Pl. Ph. dice οιονα στοιχεια των στοιχείων »και
elementi degli elementi . ( 5 ) Ει δε στήσεται που διαλυσις ητοι ατος μον εσται
το σωμα εν ω ισταται η διαίρετον μεν ι 155 8 μεν του διαι εθησομενον εδε ποτε
καθαπερ εoικεν Εμπεδοκλης βελεσθαι λέγειν . » Se lo scioglinzento delle parti
si fermerà in qual che luogo , domando : o il corpo in củi ri starà è
indivisibile , o è divisibile ; ma in alcun tempo mai non si potrà dividere ,
co me pare ch ' Empedocle abbia voluto dire , Arist. de Coelo l . 3. cap. 6.
Sicchè Empe docle ammettea la divisibilità col pensiero non già col fatto . (
6) Era un assioma presso gli antichi εκ τε μη οντος μηδεν γινεσθαι nulla farse
da ciò che non è , Presso i Greci dev significava ciò ch ' esiste e il under
ciò che non è . Epicuro talvolta piglia il des per corpo e il under per yoto .
Ma diverso era il significato dell' del ov . Empedocle ed Anassago ra
chiamavano Oy la materia dotata di qualità sensibili . E Democrito ed Epicuro
la materia fornita di figura . Al contrario i primi due indicavano col un oy la
mate ria priva di qualità , e i secondi la mates . ria senza figura . Di fatto
Aristotile de GV e 156 gener. et corrupt. 1. 1 cap. 3 dice εστι γη το ον , το
δε μη ον υλη της γης και πυρος ωσαύτως . L Latini tradussero il δεν per res o
corpus il jend Ev per nihil o vacuum . E come non aveano parole corrisponden ti
all' oy e' un or ; cosi l'indicarono colle stesse parole res et nihil . E '
nato da ciò un equivoco nell' intendere i Greci . Questi non solo dissero nulla
farsi da nulla ; ia tal volta alcuni di loro pensarono niuna cosa , che ha
qualità , poter venire dalla materia priva di qualità . ( 8) Απαντα γαρ
κακείνος ( Σμκεδοκλής ) ταυτα ομολογήσας , ότι εκ τε μη ιοντος αμηχα • γον εστι
γενεσθαι και Concedendo Empedocle tutte le cose medesime , .e che sia impossi
bile venire un essere fornito di qualità de ciò , che ne è privo je Arist. de Xenophane
Zenone et Gorgia . ( 8) Εμπεδοκλης δε τα τετταρα προς τους ειρημενοις γην
προσθας τεταρτον και Empedoclc disse esser quattro gli elementi , aggiungen do
la terra per quarto a’tre già detti Aristot . Metaph. 1. 1 cap. 3 . 157 (9 )
Σεληνην δε φησι συστηναι καθ' εαυτην εκ τα απολειφθεντος αερος υπο τα πυρος •
τατον γαρ παγηναι καθαπερ την χαλαζαν . La lu πα , dice Empedocle , essersi
condensata da se a cagione dall'aria , che fu abbando nata dal fuoco ;
perciocchè questa 'si con densò a guisa di grandine Euseb. Praep. Evang.
I. 1. cap. 5. Lo stesso dice Plut. de Pl. Ph. Origen. Phylosoph. etc. ( 10) I
sassi e gli scogli sulla terra so no stati giusta Empedocle formati dalla forza
del fuoco . Plut. de primo frigid . Ne per altra ragione credea il nostro
filosofo , chę i cieli siensi formati in guisa di çri stallo , che per l'azione
del fuoco . Plut. de Plac. Philos. ( 11 ) Ως εν υλης « δ λεγομενα στοιχα
τετταρα πρωτος ( Εμπεδοκλης ) , απεν . και μεν χρηται γε τετταρσιν αλλ ως δυσιν
ουσι μονοις . πυρι μεν καθ' αυτο τοις δε αντικειμένοις ως Em . μια φυσα γη τε
και αερι και υδατι , pedocle fu il prinio che affermò quattro ese ser gli
elementi nella materia . Nondime no di questi non fu egli uso come se fos 158 }
νω sero ' quattro , ma due soli . Mette il fuoco per se ' , e' come al fuoco
opposte l'acqua , ' la terra , l'aria , quasi avessero. queste uni ca natura
.,, Aristot . Metaph. 1. 1 cap . 4 . ( 12 ) Origen. Phylosoph. cap. 3. Clem.
Alex. Strom . ( 13 ) Αναξαγορας μηχανη χρηται τω προς την κοσμοπίλαν »
Anassagora usa della mente nella sua cosmogonia non altrimen ti che d'una
macchina Arist . Metaph. 1. 1 Cap. 4 . ( 14 ) Πολλαχου γουν αυτω ( Εκπεδοκλα )
η μεν φιλια διακρινει το δε νεικος συγκρινα • μεν γαρ ε ! ς τα στοιχεία
διαστήται το παν υπο τ8 14κας τότε το πυρ «ς συγκρίνεται και των αλλων στοιχων
εκαστον , οταν δε παντα υπο της φιλιας συνιωσιν ας το εν αναγκαίον εξ εκαστε τα
μορια διακρίνεσθαι παλιν . Εμπεδοκλης μεν 89 παρα τ8ς προτερον πρωτος ταυτην
την ατίας διελων εισενεγκεν ου μιαν ποιήσας την της κινη σεως αρχη, αλλ' έτερας
τε και εναντιας. Non di rado presso d'Empedocle l'amicizia sepa ra ; e
l'inimicizia unisce . Imperocchè quan . do per l'inimicizia l'universo si
scioglie ne • OTULY 159 gli elementi ; allora il fuoco si unisce , e al par del
fuoco , ciascuno degli altri elemen ii . Quando poi per via dell ' amicizia
tutti gli elementi si uniscono ; allora è di ne cessità che le parti di ciascun
elemento si separino . Però Empedocle fu il primo , che superiore agli altri
più antichi di lui , divi dendo questa causa , intro lusse non un solo , ma
piii e contrarj principj di movimento : l'anticizia cioè e l' inimicizia Arist.
Me taph, I. i cap. 4. L ' vero che qui Aristo tile cerca di cogliere in assurdo
il nostro Empedocle"; perchè cerca di mostrare che l' amicizia talvolta
separa , e l'inimicizia ta lora unisce . Ma ciò non di meno confes sa che
giusta Empedocle l'amicizia e l'ini. micizia eran due principj di moto . E in
ciò loda il n'ostro filosofo , e l ' inalza so pra tutti que' ch'erano stati
prima di lui . ( 15 ) Molti sono i versi d' Empedocle che lo pruovano , che noi
rapporteremo ne' fram menti di lui . Ma Aristotile lo dice chia. rissimo . Es
un evný to vemos ev Tols peyuceo σιν , εν αν ην απαντα ως φησιν ( Εμπεδοκλης )
160 ,, Se non fosse l ' inimicizia inerente alle cose , tutte queste non
farebbero che uno come dice lo stesso Empedocle ,, Aristot. Metaph. 1. 3. cap.
4. Simplicio inoltre de Coelo l. 1 Com . 29 ,, rapporta che giusta Empedocle è
propietà dell'amicizia ridurre tutto in una sfera lovely o zipov ( 16 ) (
Εμπεδοκλης ) το μεν πυρ κκκος καιλο . μενον προσαγορευων και Empedocle chiamo
il fuoco lité perniciosa Plut. de primo fri gido . E lo stesso Plutarco ne
soggiunge la ragione : Giacchè il fuoco ha la facoltà di dividere e separare .
( 17 ) Clem . Alexand. ad gentes cap. 5 . ( 18 ) Aristot. Metaphys. 1. 1 cap. 4
. (19) Plut. de Isid. et Osirid. Wolf. de Manich . ante Man. S. 30 Bayle Dict.
Art. Xenoph. ( 20 ) Aristotile" riferendo l . 3 taph. l'opinione
d'Empedocle sul circolo pe renne delle cose in virtù delle due forze amicizia e
inimicizia si lagna del nostro filosofo , che introduce la necessità senza
recare alcima cagione della necessità ws ay . 1 cap. 4 Me. 161 αγκαιον μεν ον
μεταβαλλεινκαι αιτίαν δ ' εξ ενο αγκής εδεμιαν δηλοι . ( 21 ) Brukero T. 1 p. 2
1. 2 cap . 10 Sect. 2. de discipulis Pythagorae . Moshem . nelle note a Cudwort
. ( 22) Αρχη η φυσις μαλλον της υλης . εγί άχου δηπου αυτη και Εμπεδοκλης
περίπιπτα αγομενος υπ' αυτης της αληθεας , και την εσι . αν , και την φυσιν
αναγκαζεται φαναι τον λογον ειναι : οιον οστουν αποδιδους τι εστιν . ετε γάρ εν
τι των στοιχεων λεγει αυτο ατε δυο ή τρια ατε παντα αλλα λογος της μιξεως αυτων
etc. Il principio delle cose è più presto la nä tura che la materia delle
cose.. Empedocle tirato dalla forza stessa della verità spesso è costretto di
confessare che la sostanza e la natura altro non sia che la ragione o
proporzione : ' come fa allorchè ei dice coså šia .l osso . Poichè dice che
l'osso non cen ga da questo o du quel elemento', nè da due elementi , nè da tre
, nè da tutti , ma dalla ragione in cui questi nell' osso si stan. no ec . is
Arist. de par. Animae l . 1. cap. E poi lo stesso Aristotile soggiunge che 1
362 2 i filosofi prima d Empedocle non fecerd lo stesso perchè non soleano
definire ciò che fosse la cosa astion de to . pen en San τ8ς προγενέστερες επί
τον τροπον τέτον , το τι ην αναι , και το ορισασθαι την ασιαν εκ OTI My • :- (
23) Plut. de Plac. 1. ì cap. 6 Gal. Hist. Ph. ( 24) Plut. de Plac. Ph. 1. 5
cap. 19 Gal. ibid . ( 25) Plut. de Plac. Ph. 1. 5 cap. 19 Arist. de Resp. cap.
14 etc. Credea Em pedocle che gli animali , subito che nacque ro dalla terra ,
si divisero e portarono in luoghi convenienti al loro temperamento . Que' che
abbondavan di fuoco o nell' ac qua o nell'aria . Gli altri ch'erano più gravi ,
abitarono la terra ec . ( 26) Darwin Zoonomia . Vol. 3 Sez, 39 cap. 4 ediz. di
Milano , (27) La massa tutta del seme , che noz mostrava alcuna forma , o
figura chiama va Empedocle. 8ioques che potrebbe significa . re tutta la natura
organica secondo Simpl. 163 1 de Phy. aud. 1 , 2. Com. 68 pag. 134 ediz . di
Aldo : ( 28 ) Aristotile l. 2 de Coelo cap. 8 par lando dell opinione di
Xenofane che credea la terra infinita estendere sino alſ infinito le sue radici
, soggiunge do xakt.Eptidoxing ετως επεπλήξεν Per lo che Empedoche co si lo
sferzò , e soggiunge i versi d' Empe docle , che noi rapporteremo 'ne'
frammenti di lui . (29) Ταυτι δε τα εμφανη κρημνες και σκο : πελες και πετρας
και Εμπεδοκλης μεν υπο τα πυ ρος οιεται το εν βαθει της γης εσταται και ανε
χεσθαι . Empedocle è d'opinione che que sti sassi , questi scogli, questi
dirupi , che sono agli occhi di tutti , sieno stati inalza ti dal fuoco che sta
nelle profondità dela la terra „ Plut. de primo frigido , Quare quaedam aquae
caleant", quae dam etiam ferveant in tantum , ut non pog sint esse usui
nisi aut in aperto evanuere , aut mixtura frigidae intepuere, plures causae
redduntur . Empedocles existimat ignibus , quos multis locis terrà opertos
tegit , aquam ! X 2 164 calescere, si subjecti sunt solo per quod aquis
transcursus est . Facere solemus dracones et miliaria , et complures formas ,
in quibus gere tenui fistulas struimus per declive cir. cumdatas ; ut saepe
eundem ignem ambiens aqua per tantum fluat spatii quantum ef . ficiendo calori
sat est . Frigida itaque in trat , effluit calida . Idem sub terra Em. pedocles
existimat fieri . Seneca Quest. Nat. i . 3 . ( 3ο) Την γην εξ ης αγαν
περίσφεγγομενης τη ρυμη της περιφοράς αναβλυσαι το υδωρ la terra , da cui ,
come fu condensata , per l'impeto della girazione spicciò l' ac qμα 15 Ρlut. de
ΡΙ. Ρh. 1. 2 cap. 6 . ( 31 ). Οτι δε μενα ( γη ) ζητεσι την αιτίαν και λέγεσιν
οι μεν τυτον τον τρόπον, οτι το πλα τος και το μεγεθος αυτης αιτιον , οι δε ωσ
: περ Εμπεδοκλης την τε κραγε φοραν κυκλω περιθεασαν και θαττον φερομενην την
της γης φοραν κωλυειν καθαπερ το εν τοις κυαθοις υ δωρ και και γαρ τατο κυκλω
το κυαθε φερομείς πολλάκις κατω τα χαλκά γινομενον ομως ου φερεται κατω πεφυκος
φερεσθαι δια την αυτην 165 Citidy , 99 Alcuni cercano il perchè la ter ra stia
ferma nel mezzo, e dicono esserne cagione la sua grandezza e larghezza , Al tri
poi , siccome Empedocle , son di pare re , che il cielo girando più velocemente
del. la terra sia la cagione , per cui la terra non cada nello stesso modo ,
che avviene allac qua nel calice . Poichè seben questo si giri e stia col fondo
su , e il labro all' in giù ; pure l' acqua , che di sua natura tende al basso
, non cache per la ragione medesima della girazione ,, Arist. de Coelo l. 2
cap. 13 . ( 32 ) Plut. de fac. in orbe Lunae , ( 33 ) Plut. de Pl. Ph. 1, 2.
cap. 13 Laert. in Emp. (34 ) Arist. de anima 1 , 2 cap. 2 . ( 35) Καθαπερ
Εμπεδοκλής φησιν , αφικνειο σθαι προτερον το απο τα ηλιο φως ας το μετα ξυ πριν
προς την οψιν , η επί την γην , δοξα δ ' ευλογως συμβαινειν Empedocle dice che
la luce , la quale viene dal Sole prinra giunge nel mezzo , e poi all'occhio ed
aļla terra . Il che pare che accada con buona ragio ne » s . Arist. de sensų et
sensili cap. 6 . 166 tor . ( 36 ) Empedocle in prima avea il Sole per una gran
massa ignita' non già per una rijlessione di un altro sole šíecome attesta
Laerz, in Emp. Era in secondo opinione di Empedocle che il simile si va sempre
ad u nire al suo simile . Però venne a lui na turale il dire che la luce
lanciata dal So. le , dopo d' essersi riflettuta sulla terra , nasse di nuovo
ad unirsi al Sole , e poi di nuovo movendosi da quest' astro, tornasse a
risplendere . Per altro Plutarco stesso aper . tamente dice de Pyth. orac.. che
la luce del Sole secondo Empedocle risplende di nuovo αυθις ανταυγαν • ( 37 )
Plut. de Pl. Ph. Gal. Hist . Ph. Stobeo Ecl. Phys. e tunti altri, appongono ad
Empedocle l' opinione di due Soli , che si riguardavano , de quali l'uno
mandava rag gi invisibili e l'altra visibili ec. ( 38) Empédocle , sans
recourir á l’in stanatneité de cette émission ou á sa pro digieuse velocité
disoit que cette objection se roit vraie , si le soleil lui même étoit en
mouvement ; mais que la terre tournant au 167 tour de son axe , venoit au devant,
du ra yon , et voyoit l'astre dans sa prolonga tion . On ne répondroit pas
mieux aujourd hui a cette objection , si quelqu'un la pro posoit contre la
propagation successive de la lumière et son emission . Montucla . Hist. des
Mathematiques Tom. 1 P. i lib. 3 pag. 142 . ( 39) Απολείπεται τοινυν το τα
Εμπεδοκλεος ανακλάσει τιγί τα ηλια προς την σεληνην γεγες; σθαι τον ενταύθα
φωτος οιον απ' αυτης οθεν 80's . Jequor de deep porn Resta dunque co me vera la
sentenza d'Empedocle . Però la luce lunare non è nè calda nè assai splen. Plut.
de fac in orb. Lunae . (40 ) Est - il rien de plus juste que ce vers , dont
voici la traduction litterale de Greg en latin circulare circa terram yolvitur
a lienum lumen dit- il en parlant de lo lu ne ? Achille Tatius en tire une
preuve qu' Empedocle a regardé cette planéte comme un morceau détaché du soleil
. Il n'a pas conçu que cet alienum lumen vouloit dire lumière empruntée, ce qui
est très-confor me a la verité . Montucla Hist. des Math . dida ,, 168 Tom. 1 p
. 1 1. 3 pag. 111 . (41 ) Isag. in Arat. ( 42 ). Empedocles plus duplo lunam
dia stare censet a terra quam a sole . Galen . Hist. Ph. Plut. de Pl. Ph . (4.3
) Και τον μεν ήλιον φησι πυρος αθροισο μα μεγα και σεληνης μαζω » Empedocle di.
ce il Sole essere una gran massa di fuoco più grande della Luna Laert. in Emp.
(44) Plutarco de ' fac. in orbe Lunae , afferma che la Luna al dir d'Empedocle
giraya a simiglianza d'una ruota : Ora in que' tempi si esprimea la rùvoluzione
d'un corpo intorno al propio asse sotto la figura ra d'una rủota , Cosi di
fatto indicarono Seleuco d'Eritrea , Heraclide di Ponto , Eco fanto di Siracusa
, il movimento della tere ra intorno al propio asse . Per altro i Pit tagorici
sapeano che la Luna girando in torno alla terra çi presenta sempre lo stes so
emisfero . Il che come ciascun sa non può aver luogo , se la Luna girando intor
no la terra ſon rotasse intorno al propio asse : Sicché è da credersi
cl’Empedocle non 169 ou esse ignorato questo movimento della Lu na . Ma come
Plutarco non ne fa che un sol cenno , che può essere equivoco ; cosi io non ho
creduto di doverlo affermare come sicura opinione d'Empedocle . (45) Fabricio
Bibl. Graeca T. (46) Arist . de plant. 1. cap. (47 ) Arist. nel med. luogo .
(48) Arist. nel med, luogo . (49 ) Τα δε σπερματα παντων εχ τινα τροφην εν
αυτός και συναποτίκτεται τη αρχή καθαπερ εν τοις ωοίς . η και κακως Εμπεδοκλης
αρήκε φασκων ωοτοκαν μακρα δενδρα Ogni semè contiene in sè qualche cosa d'
alimen to uñitaniente al principio che genera , sic come è nell' uovo . Per lo
che Empedocle disse bene che gli eccelsi alberi sono ovipa ri Theofrasto 1. i
cap. ' 7 de Caus. Plant. Και τατο καλως λεγει Εμπεδοκλης ποιησάς : Ούτω δ '
ωοτοκεί μικρα δενδρα πρωτον ελαίας • . Το τε γαρ ωον κυημα εστι , και εκ τινος
αυτα γίγνεται το ζωον , το δε λοιπον , τροφη τα σπερ ματος , και εκ μερες
γιγνεται το φύομενον , το δε λοιπον τροφη γιγνεται το βλαστω και τη y 170 pión
en xpern » Questo ben disse Emperor cle affermando , che i piccoli alberi ezian
dio sono ovipari . Poichè da una parte dell' uovo nasce l'animale , e dal resto
si fa la nutrizione di questo . Nello stesso modo ac cade nel seme . Da una
parte si formá la pianticella , ed il resto serve per nutrirla Arist. de Gen.
anim . l. i cap. 23 . (50) Arist, de Gen. anim . I. 1 cap. 18 & lib . cap.
6. Theofrasto 1. i cap. z de Caus. Plant. Indi è che Malpighi aper : tamente
dice Plantarum ova esse semina vetus est Empedoclis dogma . Anat. Plant. pag.
92 * 93 . In questi ultimi tempi Young è stato il primo a dire che le piante ven
gono, dal seme. Rozier journ. de Phys . Auril. 1789 p . 241 e Bonnet Deur. v. 5
p . 256 ha dimostrato l'analogia del seme coll' uovo . (51) ο δε μαλιστα και
κυρίως εστι ζη = τητεoν εν ταυτη τη επίσημη τετο οστιν » όπερ ειπεν Εμπεδοκλής
ηγουν α ευρίσκεται εν τοις φύτοις γενος θηλυ και γένος αρρεν και ει εστιν ειδος
κεκραμενον εκ τετων των δυο γενών και Cio 171 she in questa scienza sia sopra
d'ogn' al tro , e propiamente da ricercare , lo disse Em pedocle: cioè se nelle
piante si ritrovi il sesso maschile e feminile , e se questi due sessi sien in
quelle mischiati ed uniti ,, Arist. de Pl. 1. cap. 2. Per lo che è da ripu.
ţarsi particolar opinione d'Empedocle , quel, la del sesso nelle piante , e che
queste fos sero state ermafrodite . Si legga lo stesso Aristotile de Pl. I. i
cap. 1 . Haaly 005 - λομεν ζητειν πότερον ευρισκονται ταυτα τα δυο γενή
κεκραμενα εν τοις φυτοις ως απεν Εμπε doxninis : ,, Dobbiamo ricercare se i dųe
ses si nelle piante sien mischiati , come vuole Empedocle. » ( 52) Empedocles
quidem divulsa esse so bolis membra aiebat , ut in faeminae alia alia in maris
semine continerentur , atquo inde oriri animalibus venerei complexus ap ..
petentiam , dum partes illae inter se di stractae conjungi atque uniri
concupiscunt. Galen. de semine 1. , 2. cap. 3 . Si legga parimente Aristot. de
Gener, ànim . l, i cap. 18 , 172 (53) Plutarco de plac. Ph. 1. 5 cap. & 10
12 Arist. de Gener. anim. 1. 2 cap. 8 . ( 54) Εμπεδοκλης τη κατα συλληψιν φαντα
. σια της γυναικος μορφουσθαι τα βρεφη και πολ : λακις γαρ εικονων και
αδριαντων ηρασθησαν γυναίκες και ομοία τετοις απετέκον . » Empe docle dice che
dalla fantasia della donna piglia forma îl feto . Poichè spesso le don ne hanno
la lor prole partorito simile a statue o. a immagini , che hanno amato Plut. de
Pl. Ph . I. 5 ' cap. 12 , (55 ) Plut. de Pl. Ph. 1. 5. cap . 27 . (56 ) Tutta
la dottrina d Empedocle , siccome in appresso diremo , era fondata su i pori, e
sugli effluvj , che si spiccano secondo lui da' corpi , o per quelli s'intro
ducono , ( 57 ) Plut. de Pl. Ph. I. 5. cap. 26 . ( 58) Frondes amittere quibus
aestatis ca. lor humorem ahsumpserit ; semper fronde re quae majorem succi
copiain habent , ut laurum , oleam , palmam 4 Hist. Ph . Gal. Lo stesso dice
Plut. de Pl. Ph. l . 5 cap. 26 . 173 Plutarco Symp. 1. 2. Si propone la
questione , perchè l' ellera conserva le fo glie , e gli altri alberi le
perdono. Ei ri sponde con Empedocle per la disposizione de* pori. Perche τοις
δε φυλλoφoυσιν εκ έστι για μανοτητα των αγω και στενότητα των κάτω πι:,, ρων ,
οταν οι μεν επίπεμπωσιν οι δε φυλαττω σιν , αλλ' ολίγον αθρουν λαβόντες
εκχέωσιν ωσ . περ εν αγδηροις τισιν ουχ ομαλοις » » A quel le piante , le cui
foglie cadono į alimen to on basta a cagion della rarità de? pori superiori , e
della strettezza degl inferiori . Poichè per questi pori s’ introduce poco ali
mento , e per quelli molto se ne dissipa . Indi è che quel poco che hanno
ritratto tosto lo perdono . Avyiene ciò che suole ac cadere negli attignitoi ,
che sono inegual mente forați . ( 59) Flore française troisieme edition par MM.
de La Marck et Decandolle T. pag. 67 . ( 60 ) Floré française ibid. pag. 86 . (
61 ) Flore francaise ibid. pag. 108 (62) Plut. de Pl. Ph. 1. 5 cap. 26 Gal.
Hist. Ph. 3 174 (63) Galeno Hist. Ph. Plut. de Pl. Ph. 1. 5 cap. 26 . ( 64) Ρlut
. de Pl. Ph. 1. 5 cap. 22 Gal. Hist. Ph. ( 65) Plut. ' nel med. luogo . ( 66)
Gal. Hist. Ph. Plat. de Pl. Ph. ( 67 ) Ρlut. de ΡΙ.. Ρh. 1. 4 cap. 22 . ( 68 )
Ρlut. de ΡΙ. Ρh. 1. 4 cap. 16 Gal. Hist. Ph. ( 69 ) Arist. de Respirat. cap. z
( 70 ) Arist. 'de Respirat. cap. 7 Gal. Hist. Ph . (71) Arist, de , Resp. cap.
7 Plut. de PI. Ph. 1. 4 cap. 22 . (72 ) Pluit . de ΡΙ. Ρh. 1. 5 cap. 24 . ( 73
) Plut. nel med . luogo. Gal. Hist. Ph. (74) Si vegga la niemoria seconda sulla
Vita d ' Eimpedocle T. 1 pag. 132 . (75) Ρlut. de Pl. Ph. 1. 4 Cap. 17 • (76)
Τα μεν γλαυκα πυρωδη καθαπερ Εμ . πεδοκλής φησι τα δε μελανoμματα πλεον υδατος
εχιν η πυρος . » Che gli occhi az zurri , come dice Empedocle , abbondano di
fuoco , ed i rieri abbiano più d ' acqua che 175 di fuoco , Arist. de gener. An
1. 5 cap. i . (77 ) Τα μεν ημερας εκ οξυ βλεπεις τα γλαυκα. δι ενδιαν υδατος .
θατερα δε νυκτωρ δι ενδααν πυρός και che gli occhi azzurri non veggano bene di
giorno per difetto d' ac qua , ed i neri di notte per difetto di fuo: εο , Arist.
de Gen. an. 1. 5 cap . 1 . ( 78) Gal. Ηist . Ph. Ρlut. de P. Ph. 1. 4 Cap , 13
. ( 79 ) Ειπερ μη πυρος την οψιν θετεον αλλ' υδατος πασαν ,, Perclie la visione
non e d ' attribuirsi al fuoco , ma tutta all'acqua » Arist. de Gen. anim. 1.
.5 . cap. (80 ) Arist. de sensu et sénsili l . 1.cap . 2 . (81 ) Empedocles
animum esse censet cor di suffusum sanguinem . ' Cic. Tusc. quaest. 1. 1 cap. 9
e Ρlut. de ΡΙ . Ρh. 1. 4 cap . 5. Εν τη τα αιματος συστασε. (82 ) Αλλοι δε ήσαν
οι λεγοντες κατα Εμ " πεδοκλεα πριτηριον αγαι της αληθεας και τας
αισθησεις αλλα τον ορθον λογον και τα δε ορθα λογα τον μεν τίνα θαον υπαρχειν
τον δε αν - θρωπινον . ων τον μεν θαον ανεξοισθον ειναι . τον δε ανθρωπινον
εξοισθαν . Ci sono stao 1 O 176 ti alcuni , che han dettò con Empedocle esé
sere il criterio della verità non già i sensi , ma la retta ragione . Questa
poi essere in parte umana e in parte divina : la prima potersi da noi
manifestare , e l'altra nòi , Sext: Emp. adv. Log. 1. 7 p. 396 . (83 ) Hụezio
Debolezza dello spiritous mano.. ( 84) Furere tibi Empedocles videtur : at mihi
dignissimum rebus iis ' , de quibus lo quitur sonum fundere . Num. ergo is ex.
caecat nos , aut orbat sensibus , si parum magnam vim censet in iis esse ad ea
, quae sub eos subjecta sunt , judicanda ? Cic. Lu cullus c . 23. (85)
Empedocles quidem , ut interdum mi hi furere videatur , abstrusa esse omnia ,
ni hil nos sentire , nihil cernere , nihil omni quale sit , posse reperire .
Cic. Lucullus c. 5 , ( 86 ) Αρχαίοι το φρονων και το αισθανεσθαι ταυτον αναι
φασιν ωσπερ και Εμπεδοκλης (δη 01. ,, Gli antichi , come disse Empedocle ,
vogliono che sia lo stesso sentire , che ra 177 € 2 . gionare . Arist. de
anima, l. 3. cap . 3 . ( 87 ) Arist. de Plant.. .1. 11. cap . 1 ( 88 )
Αναξαγορας μεν και Εμπεδοκλης επί θυμια ταυτα κινεισθαι λεγουσιν αισθανεσθαι τε
και λυπεισθαι » Anassagora ed Empedo cle dicono che le piante sien mosse da de
. siderio , da tristezza , e da voluttà , Arist, de P1. 1. 1 Cap 1 . ( 89 )
Αναξαγοράς δε και ο Δημοκρίτος και ο Εμπεδοκλής και νουν και γνωσιν εχεις απον
τα φυτα Anässagora , Democrito , ed Em pedocle dissero le piante esser fornite
di men te e di cognizione » , Arist. de Pl. l. 1 cap. 1. Ρlut . de Plac. Ph .
1. 5 cap. 26 . ( 90) Arist . de.ΡΙ. 1. 1 cap. 1 Ρlut. de P. Ph. 1. 5 cap. 26 .
(91) Πρωτοι δε και τονδε τον λογον Αιγυ πτιοι ασι αποντές , ως ανθρωπα ψυχη αθα
γατος εστι . τα σωματος δε καταφθινοντος ες αλλο ζωον αια γενομενον εσδυεται .
επεαν δε περιελθη παντα τα χερσαια και τα θαλασσια και τα πτηνα , αυτις ες
ανθρωπό σωμα γινομες γον εσβυνειν . την περιαλησιν δε αυτή γίνεσθαι εν
τρισχιλίοισι ετεσι . Sono gli Egizi i pri Z 178 ηι . mi che dicono l'anima
essere immortale ; ma che 'morto il corpo va questa sempre informando un altro
animale ; dimodochè dopo d' esser passata per tutti gli animali o terrestri , o
marini , o aerei torna di nuo ro ad informare il corpo d'un uomo . Que sto giro
compie l anima in tre mila an Herod. Euterp. 1. 2 cap. 123 . ( 92 ) Τατω λογω
ασι οι Ελληνων εχρησαντο οι μεν προτερον οι δε υστερον , ως ιδιω εωυτων εοντι .
των εγω αδως τα ονοματα και γραφω . Tra Greci alcuni prima alcuni dopo han
divulgato' la metempsicosi degli Egizi come opinione propria . E di quelli non
vo. glio scrivere i nomi ; ancorche mi sieno, co Herod. 1. 2 cap. 123 . ( 93 )
Sext . Emp. adν.. Math . 1. 8 . (94) Ου γαρ ωσ. ο Μεγανδρος φησιν απαντι δαιμων
ανδρι συμπαράστατα ' ευθυς γενομεγω μυσταγωγος τα βιε αγαθος , αλλα μαλλον ως
Εμπεδοκλης διτται τιγες εκαστον ημων γενομες γον παραλαμβαγεσι και καταρχoνται
μοίραι κα! d'alluoves . ,, Non è da credere come dice Menandro , che a ciascun
di noi , come ea gniti , 170 gli nasce , assista un genio buono condut tor di
tutta la vita , ma piuttosto è da te nersi l'opinione d'Empedocle , il quale di
che ciascuno di noi dal punto della na scita è preso e governato da due genj e
da due . fati Plut. de anim . tranquill. E sog giunge lo stesso Plutarco che
co' nomi de gen ; si esprimono σπερματα των παθων i se mi , delle passioni . (
95 ) Plut. de animi tranq. ( 96) Αφ ων οίμαι ορμώμενοι και οι πυθα : γορεοι και
μετα τατος Πλατων αντρον και στην λαιον τον κοσμον απεφηναντο . παρα τε γαρ
Εμπεδοκλα αι ψυχοπομποι δυναμας λεγεσιν Ηλυθομεν τοδ ' υπ' αντρον υποστεγον E
da queste cose , siccome io stino i Pittagorici , e Platone dopo costoro , pre
sero occasione di chiamar questo mondo an tro e spelonca . Poichè presso
Empedocle le potestà conducitrici delle anime dicono : che siano finalmente
giunte sotto quest' aniro coperto ; Porph. de Ant. Nymph . p. 9 ed . Van -
Goens . (97 ) Clem, Αlex. Strom. 1. 2. Stob. Εcl. 180 Eth . cap . 3. Jambl.
Portrep. cap. g Hierocl. in Com. Scheffer de Secta Italica . ( 98) Pindaro
nella prima ode olimpica dirizzata a Gerone ; dopo: d' aver descritto il
supplizio di Tantalo , che chiama atau λαμον βιον εμποσομοχθον vita priva do
gni ajuto e perpetuamente laboriosa » 'sog giunge „ questo supplizio forma il
quarto dopo d' averne sofferto altri tre » Mesta Tpl . ων τεταρτον πονον . Non
si puo comprendere a prima vista , come questo quarto suppli zio fosse stato
perpetuo . Ma ciò è intera mente dichiarato nella seconda ode . olim pica
diretta a Terone Gergentino. Quivi e gli dice : que' , che dopo d'esser
dimorati tre volte nella terra e nell'inferno ocou do ετολμησαν ες τρις
εκατερωθι μειγαντες : seppero contener ľanimo loro nella pratica della virtil ,
arriveranno per la via di Giove al la regia di Saturno , dove laure dell' O.
ceano spirano dolcemente attorno le isole fortunate , e splendono i fiori d'oro
. vede quindi dal confronto di queste due o . di , che la metempsicosi giusta
Pindaro con Si 181 sisteva in tre articoli : iº che l'anima del lo stesso uomo
informava tre volte corpi u mani , che ' v'era un intervallo tra la morte e'l
rinascimento in cui i giusti go deano di felicità , e i malvagi eran puni ti ,
3º che le anime perseveranti nella giu stizia per tutto il corso delle tre vite
umia ne , andavano poi. cogli eroi nell'impero di Saturno ; e quelle , che s'
erano mac chiate di colpe in quello stesso tempo , an davano in fine a soffrire
un supplizio eter πο : απαλαμον βιον εμπεδoμοχθον . Gli sco liasti stessi di
Pindaro , non altriinenti che noi abbiamo fatto ' , lo dichiarano : uno di essi
dice υπεραγαν μεχρι τριτης μετεμψυχοσέως Ev 8 %a740015 Tols peeport „
sostennero ( le a nime ) sino alla terza metempsicosi nell' uno e nell'altro
luogo cioè a dire nel la terra e nell' inferno . Ora trina di Pindaro pare che
allora fosse sta ta conosciuta da' soli sapienti . Poichè dopo che il poeir
avea esposta la triplice trasmi grazione soggiunge lo tengo sotto il mio gomito
e dentro la faretra delle sette vo: questa dot 182 lanti , il cui fischio si
sente dal solo sa piente . Ma la moltitudine ha lisogno d' interpetri ες δε το
παν ερμηνεων χατιζα . Η saggio è colui che conosce la natura , gli altri, che
įmparano da lui , sono loquaci nxo Root Taivajaworick e come i corvi
inutilmente gracchiano . Per lo che pare , che Pindaro s'astenea di parlar
chiaramente per non ri velare al volgo il dogma pittagorico della metempsicosi
, ed opponea la furgawcola o loquacità del profano al silenzio del pit tagorico
. (99) Tutti gli antichi fanno onorata men zione della filosofia d'Empedocle.
Lascian do stare Aristotile e Teofrasto , noi sappia . mo da Laerzio l . 10
Sect. 25 ch' Herma co l'epicureo la espose in 24 libri moto - λικων περι
Εμπεδοκλεας : Τra Iatini poί α parte di Lucrezio e di Cicerone, che ne fan
sommi elogi , siano avvertiti da Cicerone me . desinio che si era stato un
Sallustio , il quale area trattato la filosofia d'Empedocle nel la stessa guisa
, che avea fatto Lucrezio per quella di Epicuro. Tria per quanto si rac 183
coglie dalle parole di Cicerone quell' auto re non era riuscito cosi bene ,
come Lucre . zio . Lucretii poemata , ut scribis , ita sunt multis luminibus
ingenii : multae tamen ar . tis . Sed cum veneris , virum te putabo , si
Sallustji Empedoclea legeris ; hominem non putabo , cioè a dire se potrai
sostener ne la lettura ti 'stimerò invitto e paziente . ma privo di senso .
Cic. Ep. ad Q.fr . 1. 2 . Non che Plutarco ne' tempi d'appres. 80 , ma tutti
gli scrittori ecclesiastici ricor dano con lode Empedocle ed i suoi pensu.
menti . Vi ha un luogo di Temistio nell orazione 12 all' Imperator Gioviano ,
in cui egli loda quest' imperadore per la lege ge da esso lui stabilita circa
la libertà del la religione. In questo luogo ei dice agar σθαι μεν εν και τις
αλλες το νομο προσηκ4 τον θαοτατον Αυτοκρατορα και μαλιστα δε οίς ουκ εφιασι
μονον την ελευθερίαν , αλλα και τις θεσμες εξηγείται και φαυλοτερον Εμπεδοκλεας
και Ma All Excave te Teals . Varia è stata l' interpetrazione di piu autori
intorno a que ste parole , e principalmente per l'Empe 184 parere che docle ,
di cui fa menzione Temistio . Al cuni hanno sognato un altro Empedocle di verso
e posteriore al nostro . Petavio , non si sa come , crede , che sotto il nome
d' Empeclocle abbia quegli voluto significare G. C. Petit è di per Empedocle
s'inten la un cinico chiamato Peregrino. Nè marican di quei , che credono
essere stato rcfurrito in quel luogo S. Policarpo marti re . Iru biti
gl'inteipetri Casaubono in not. ad M. Anton, pas 87 è stato a giudizio di
Fabricio Bibl. Graec. T. 8 p. 56 , corui che meglio l'hi interpetrato . AgarIsi
Mesy XV x2 . Toń andy ( ita malo quam tos are 285 , quod tamen ferri potest ,
nec' senten tiae , quam volumus , repugnat ), 78 roles .po : σηκ ή τον θιοτατον
Αυτοκρατορα μαλιστα δε οίς ( idest τετων vel εκεινων οις ) εκ εφιησι Ꭸporgy etc. , Degnissimo è l '
imperadore di ammirazione e di venerazione non che per le cose , che in quella
legge si contengono , ma sopra di ogn'altro e per la libertà del la religione ,
e perchè spiega quelle leggi , che sono state da Dio dettate , con perizia 185
non minore di quella, per · Giove , che non fece quell'antico Empedocle . , Di
che si vede , ch'era tanta e tale la stima , in cui allora si tenea il nostro
filosofo , che ad esso si comparava l ' Imperadore Gioviniano , allorchè si
volea lodare . Abulfarage presso gli Arabi , secondo che dice Fabric. Bibl.
Graec. T. 1 p. 474 loda Empedocle , come chi avea ottimamen te conosciuto gli
attributi divini . Finalmente la filosofia d'Empedocle è stata vinovata da
Campanella , da Magna. no o Maignano. Fahr. Bib. Graec. nel me desimo luogo .
Per lo che si vede chiarissimo quanto male Orazio conoscea il nostro filosofo ;
allorchè disse . Ep. 12 ! . 1 v. 20 . Empedocles ; an Stertinii deliret acumen
. a a 187 MEMORIA QUARTA Su i Franmenti delle opere di Empedocle
Gergentino . ROM nico è l' oggetto di questa ultima mes moria : presentare a un
colpo d'occhio tute ti accozzati gli avanzi delle opere d'Empe. docle . Egli ne
detò molte , e quasi tutte , com'era usanza in que' di , le scrisse in versi..
Pure niun poema di lui è venuto sino à noi , e pochi sono i frammenti , che di
questi ci restano L'inno ad Apollo , e 'l poema de' Persiani , furono , lui
morto , bruciati . Il poema sulla sfera si reputa oggi opera d'incerto autore ,
Del suo discorso sulla medicina non ce n ' è restato nè anche vestigio : anzi
ignorasi , se questo fosse stato scritto in versi secon do Laerzio , o pure in
prosa secondo Sui da . I frammenti in somma delle opere d' Empedocle , che da
noi si conoscono , ri guardano e fan parte di due famosi poe e non sia . a , a
2 188 ni : l' uno sulle purgazioni, l'altro sulla natura . Il primo fu
intitolato a Gergen tini ; il secondo a Pausania il medico el amico di lui . La
raccolta quindi de' fram menti de' versi d' Empedocle , di cui qui si parla ,
appartiene soltanto a questi due gran poemi. Piü Eruditi , e tuti di gran nome
assai prima , e in varj tempi praticaron lo stesso . Errico Stefano no pubblicò
il pri mo non pochi nel suo Ibro della poesia fi. losofica . Giovanni Alberto
Fabricio prese appresso il pensiero d'ampliar la raccolta di Stefano ; e giusta
il Mosenio quegli mol to l'accrebbe . Ma ogni fatica di lui, co me attesta il
Reimaro , tornò vana ; perchè morto Fabricio si perderono i suoi origina li , ,
e il pubblico non potè coglierne il frut. to . Van - Goens di poi nell'edizione
, ch ' ei fece del libro della Groita delle Ninfe di Porfirio , manifestò aver
già raunato più di trecento versi d'Empedocle , e promiso al più presto di
recarli in luce . Avea , se condo ch' attesta egli stesso , tratto gran pro 189
1 da' manoscritti che si conservano nella libre ria di Leyden , e invitato
tutti i dotti ad aiutarlo in si fatio travaglio . Ma punto non si sa , se abbia
o nò costui pubblica to la raccolta de' versi del nostro filosofo , giusta la
promessa di lui nel 1765 sotto titolo di raccolta Empedoclea . E' sempre una
singolar disgrazia il non potere profittar delle fatiche degli uomini grandi .
Le nostre librerie een prive non che di manoscritti , ma scarseggiano ancora di
libri . Non ci è venuto fatto di ritroe' vare in esse nè pure lo stesso Errico
Ste fano della poesia filosofica . Però , mancan. ti gli aiuti , si è ito sù
giù rifrustando an tichi scrittori per cogliere or uno or due e di rado o sei ,
o dieci' o più versi di Emperlocle , che sparsi si leggono in que sto , e in
quell'altro. Fatica assai penosa , e ' tanto più dura , quanto ha obbligato a
durar quello stento , che farebbe chi il pri mo si mettesse ad imprenderla,
senza la spe . ranza di poter acquistare la gloria debita a chi il primo
l'avesse intrapreso . Unico 190 > conforto ne fu un Simplicio dell'edizione
d' Aldo , trovato nella libreria de' PP. Tea tini di Palermo ( giacchè questi
ne' suoi co . mentari d ' Aristotile rapporta molti versi d ' Empedocle ) . Da
questo libro furon tratti non pochi de' versi d ' Empedocle, che si tro van
messi insieme. in quest'ultima parte . Ma il medesimo disgraziatamente fu ruba
. to in quella libreria . Però non fu conco duto di potersi più riscontrare i
versi rac colti col testo ; e si è dovuto , congetturan , do quasi tentoni ,
quando supplir qualche parola a caso tralasciata , quando correg gere alcuni
versi , che per la prima volta erano stati o male lètti , o falsamente scrit ti
. Si è detto tutto ciò non perchè s' am. bisca lode di questa qualunque siesi
fati ca ; ma perchè se ne abbia anticipato come patimento . In altri paesi
d'Europa la race colta de' versi d' Empedocle o gia è stata egregiamente recata
in pubblico ; o se non è stata ancor fatta , si potrà certamente fare e più
abbondante , e più corretta , e più dotta , che non è questa . Non è quin 191
di la stessa da considerarsi come un ope. ra perfetta , o degna degli sguardi
de' Dot ti . Si desidera soltanto , che si tenga la medesima , come un
annotazione , con cui si provano i pensamenti d' Empedocle espo sti nella terza
Memoria. Ma comunque ciò sia egli è certo , che i versi d'Empedocle smentiscono
coloro , che portano opinione lui essere stato o di niú no o di poco valore in
poetica . Si fondan costoro sopra Plutarco ( 1 ) , il quale dice Empedocle
avere ornato col metro i suoi discorsi per evitare l'umiltà della prosa . Ma
non si accorgono aver loro o mal inte so o sinistramente interpetrato Plutarco
, il quale pretese sol definire , che sia stata di dascalica la maniera poetica
del nostro fie losofo . Questa , come quella , ehe tratta e di filosofia , e di
precetti sdegna le finzio . ni e l'invenzione , in cui il pregio , il bel lo ,
e la natura consiste d'ogni poesia . Per rò quegli disse , ch'Empedocle avea
preso ( 1 ) De Aud. Poet. 192 dalla poesia , senza più , e la pompa , e il
meiro . Questo stesso avea già gran tempo prima annunziato Aristotilo , che fu
non che savio ma di gran sentimento nelle co se poetiche . Egli , a distinguer
la poesia d' Omero da quella d'Empedocle , affermò i uno e l'altro , tranne il
metro , nulla tra loro aver di comune . Perché Omero era un Poeta , com’ei diee
, ed Empedocle un fisiologo ( 1 ) . Ma se Empedocle , qual didascalico , non
merita é nome e lode , che si convie ne a poeta , non si pao negare aver lui
necupato in que' dì il primo luogo tra di dascalici, Aristotile di fatto non
seppe in miglior modo contrassegnare la differenza tra la vera poesia e la
didascalica , che comparando tra loro il più gran poeta e il più eccellente
didascalico ; Omero ed Em pedocle . Nè altrimenti si pensò ne ' tempi d'
appresso . Cicerone chiama egregio il poe ( 1 ) De Poet. cap. 1 . 793 ma
d'Empedocle sulla natura ( 1 ) . Anzi mettendo egli a confronto i versi di Par
menide , di Xenofane , e d' Empedocle , che furon tutti tre poeti didascalici ,
dice aper tamente , che più belli ed eleganti erano i versi del nostro filosofo
( 2 ) . Che se poi mancasse ogn'altro argomento ad apprez zare il merito di lui
, sarebbe certamente bastevole il sapere i poemi d'Empedocle es sersi cantati
ne' pubblici giuochi di Grecia . Ognun sa , che questa , piena allora di gu sto
, e severa nel gindicare , non concedea tali onori se non a soli grandiuomini .
Nel resto ciascuno su cið , o del raffinamento del la poetica d'Empedocle , ne
può da ise giu dicare . Il solo leggere i frammenti , che ci sono restati ,
basta a far che chiunque ne resti persuaso e convinto . Il dialetto de'
Siciliani e de' Pittagorici era comune ; e questo appunto era il Dori co . Pure
Empedocle avvegnache fosse stato ( 1 ) Lib. 1 de Orat. ( 2 ) Acad . Quaest. l.
4 . Ъь 194 o Siciliano e Pittagorico , non mise in opera , che il dialetto
Jonico , coine quello , ch'era tra Greci poeti il più polito e gentile . Fu
inoltre la musa d ? Empedocle dolcissima . E. gli ne' suoi versi non sol si
servì di quel dialetto , ma nel farli scelse le parole più dolci e sonore .
Platone , parlando d ' Era clito , d'Empedocle , dice che le muse di quello
eran più dure , e le altre di questo più molli ( 1 ) ancorchè l' uno e l'altro
aves sero usato il dialetto medesimo degli Jonj Plutarco stesso poi non lascia
di notare , che gli epiteti apposti da Empedocle non erano , come per lo più
esser ' sogliono ne' poeti , di puro ornamento , ma esprimeano la natura delle
cose ( 2 ) . Ne cita egli di fatto l'aggiunto dato da Empedocle a Ve. nere qual
datrice di vita ; il sempre verdeg: giante dato all'alloro ; l'abbondante di
san gue adattato al fegato : e altri simiglianti . Anzi il medesimo Plutarco da
a Empedocle ( 1 ) Plut. in Sophista . ( 2 ) Plut. Sympos. l. 6 Erotic. 195 il
vanto d' aver meglio e più : destramento usato d'aleuni epiteti d'Omero (1) :
Ne reca ' egli in pruova l'aggiunto d'agglome rator di nubi , che questi
attribuisce a Gio ve , e quegli all' aria , e l'altro di difena SOF del corpo ,
che Omero dà allo seudo , ed Empedocle all'anima . Ma perchè più dilungarci in
rapporta : re antichi testimonj su cið ? I franımenti stessi d ' Empedocle
chiaro ci mostrano l' éc cellenza della sua poesia . Basta dirsi aver lui
tenuto Omero per modello nelle sue o pere poetiche. Le voci , le frasi , le me
taforé , la giacitura delle parole , le desi nenze de' versi son le medesime in
quello , che in questo . Si può quindi dir con ra gione l'apparenza de' suoi
versi , e la sein bianza de' suoi poemi essere stata tutta di Omero . Oltre che
riluce in lui una viva cità nelle immagini, e una novità sin" nel le
stesse parole . Moltissimi sugi epitéti ed espressivi e leggiadri non si
trovano in al ( 1 ) Plut. Symp, l . 6 . bb 2 196 cun altro poeta : 1. pesci,
per tacer d i tant altri , " sono chiamati da lui quando nutriti ,
quando abitatori dell'acqua ; gli uccelli cimbe volanti ; gli Dei ' di
lunghissi. mi secoli . Anzi Aristotile nella sua poeti ca indica come una
metafora assai bella , e allora nuova , quella con cui Empedocle esprime
la vecchiaja ; chiamandola l'occa. so della vita. Chiunque poi legge nelle sue
opere la descrizione della natura ; " che qual pittore con quattro colori
, fa tutte le co se con quattro elementi ; o l' altra della visione , che
comparata a una lucerna , fa le sue funzioni ; o quella della clessidra , o
cose simiglianti ', non gli potrà certo ne gare il pregio , che si conviene a
vaga e bella fantasia . Per lo che da' framinenti d' Empedocle si prende quel
diletto , che pigliar si suole guardando i rottami d'una qualche nostra Greca
Sicola anticaglia . Nel mettersi insieme si fatti frammen , ti si sono in prima
distinti i versi , che appartengono al poema della natura , da. quelli , che
fan parte dell'altro sulle pur 197 1 lande prezi Foce cck que nal elle gazioni
. Ciò non è riuscito punto difficile , Perchè il primo tratta di cose fisiche ,
e 'l secondo di cose morali . In quello d'ordi nario , perchè diretto al colo
Pausania i verbi si trovano in singolare . In questo all'oppesto perchè
indirizzato ' a Gergenti ni , i verbi si leggono in plurale . Perd e dalla
sintassi e dalla materia è stato age vole il se parare i frammenti d'un poema
da quelli dell'altro . Si sa oltr'a ciò il poema d'Empedo cle sulla natura
esser . diviso in tre libri . Molti stenti ha costato il congetturare qua li
sieno stati trà versi , che ci restano , quel li che appartengono o al primo ,
o al se condo , o al terzo , In çiò fare è stato di mestieri ricercare se per
avventura gli scrit tori , che ne riferiscono i frammenti , aba biano citato il
libro . Talora d' alcuni ver si , che certamente si sa dalla testimonian za
degli scrittori doversi collocare in uno de' tre libri , si è rilevata la
materia , che in ciascuno di essi trattavasi dal no stro Gergentino , Stabilita
poi la materia la ni che ung en . he da ur. 198 stato ben facile il riferire
allo stesso li bro tutti que' frammenti , che si versano sullo stesso soggetto .
Ma non di rado con frontando i frammenti tra loro si è trova to , che alcuni
finiscono con versi , che son principio di altri . Con tale studio quindi e
simigliante artifizio si è cercato di collo care o prima , o dopo alcuni
frammenti , che sono dello stesso libro . Nel resto sarà meglio il tutto
giustificato nelle note , e l' ordine con cui sono rapportati i frammen ti , e
l'autore , da cui sono stati ricavati e l'intelligenza , con cui sono stati
interpe trati '. Fra tanto se questo qualunque siesi lavoro non sarà stimato
degno di lode , po trà almeno, meritare, nell' emenda de dete ti il perdono del
pubblico . RACCOLTA D E FRAMM ENTI. 200 ΠΕΡΙ ΦΥΣΕΩΣ βιβλ . α . Παυσανία συ δε
κλυθι δαίφρονος Αγχίτου υιε ( 1 ) . Εστί αναγκης χρημα θεων σφραγισμα παλαιον
Αϊδιον πλατεεσσι κατεσφραγισμενον ορκοις ( 2 ) Τεσσαρα των παντων ριζωματα
πρωτον ακους Ζευς αργής , ηρητε φερεσβιος η αίσθωγευς Νηστις θ' ' δακρυοις
τεγγα κρενωμα βρoταον Των δε συνερχομενων εξ εσχατων ιστατο νακος ( 3 ) Διπλ'
ερεω : τοτε γαρ εν αυξηθη μονον ειναι Εκ πλεονων τοτε δ ' αυ διεφυ πλέον εξ
ενος ειναι Δοιη δε θνητων γενεσις δοιη και απολαψις Την μεν γαρ παντων συνοδος
τικτατ’ ολεκτιτε Ηδε παλιν διαφυαμενών θρυφθασα γε δρυπτα Και ταυτ αλλασσοντα
διαμπερες εποτε λήγα 201 DELLA NATURA Lib . I. Pausania figliuol del saggio
Anchito Tu ciò, ch ' io dico , attentamente ascolta E' volere del Fato , è
degli Dei Decreto antico , che ab eterno fue Segnato con solenni giuramenti .
Il bianco Giove , la vital Giunone , E Pluto , e Nesti , che piangendo irriga I
canali dell'uom , son d'ogni cosa , Odimi in prima , le quattro radici . Ma
come quelli tra di lor s'accozzano Dall' ultimo confin sorge la lite . Dųe son
le cose , ch' a narrarti io prendo : Ora l'uno dal più risulta , ed ora Nasce
dall' uno il più : cosa mortale Doppio ha nascimento , e doppia ha morte .
Genera , e strugge l ' union del tutto ; E questa sciolta , torna pur di nuovo
CC 20 2 Αλλοτε μεν φιλοτητί συνερχομεν ’ ας εν απαντα Αλλοτε αυ διχα παντα
φορεμενα νακεος εχθα Εισοκες αν συμφωντα το παν υπενερθε γενητα . Ουτως η μεν
εν εκ πλεογων μεμαθηκε φυέσθαι Η δε παλιν διαφυγτος ενος πλεον εκτελεθεσ: Τη
μεν γίγνονται τε και και σφισιν εμπεδος αιων Η δε διαλλασσονται διαμπερες αποτε
ληγει Ταυτη α εν εασσιν ακινητα κατα κυκλoν . Αλλ' αγέ μυθον κλυθι - μεθη γαρ
τοι φρεγας αυξ Ως γαρ και πριν ειπα πιφασκων πειρατα μυθων Διπλ’ ερεω : τοτε
μεν γαρ εν αυξηθη μονον ειναι Εκ πλεονων τοτε δ' αυ διεφυ πλεον εξ ενος αναι
Πυρ και υδωρ και γαια και κερος απλετον υψος Νικοστ' αλομενον διχα των
αταλαντον εκαστον Και φιλοτης εν τοισιν ιση μηκοστε πλατοστε Την συν νω δερκε
μη δ ' ομμασιν ησο τεθηπως Ητις και θνητοισι νομιζεται εμφυτος αρθροίς Tητε
φιλαφρονεας ιδ ' ομοιϊα εργα τελεσι Γιθοσυνην καλεοντες επωνυμον ιδ "
αφροδιτην Την στις μετ ' οτοίσιν ελίσσομενην δεδαηκε . Θνητος ανηρ συ δ' ακ8ε
λογων στoλoν εκ απατηλον Ταυτα γαρ ισα τε παντα και ηλικα γενναν εατσι Τιμης δ'
αλλης αλλο μεδα παρα δ ' ήθος εκαστω Εν δε μερά κρατεεσι περίπλομενοιο χρονοιο
. Και προς τους ατ' αρ' επιγιγεται δ ' απολήγα 203 Ogni cosa , ch' è nata , a
separarsi . Tutto alterna cosť , e così dura Eternamente : ed ora in un si
accozza Per la virtù dell' amicizia , ed ora Per l'odio della lite si
sparpaglia , Standosi in aria , finchè non si unisca , Cosi l'uno dal più
nascer costuma . Cosi dall' un già nato il più rinasce . Entrambi han vita ; ma
la lor durata Non è mai stabil . Perchè l' uno e l'altro Alterna , e l'alternar
non ha mai fine Sopra di un cerchio eternamente gira . Ma tu il mio parlare
attento ascolta , Che lo spesso sentire , e risentire La mente aguzza . Come
pria ti dissi Raccogliendo la somma del discorso Due son le cose , ch'a
'narrarti io prendo . Ora l'uno dal più si forma , ed ora Nasce dall' uno il
piii ; ch'è terra , e fuoco, και ed aria d'un'immensa altezza , Oltre di questi
, che tra lor son pari , Havi lite dannosa , ed amicizia , Ch'ha per lungo , e
per largo egual misura . ?' u colla mente la contempla . Invano Ed acqua , CC 2
304 Η Ειτε γαρ εφθαροντο διαμπερες εκετ ’ αν καισαν . Τατο δ ' επαυξησε το παν
τι κε ; και ποθεν ελθον ; Πη δε κεν απολοιτο επει των δ ' δεν ερημον ; Αλλ '
αυτ ’ εστιν ταυτα διαλληλων δε θεοντα Γινεται αλλοτε αλλα διηνεκες αιεν ομοια (
4) . 205 Stupidi gli occhi sopra dessa fisi . Questa d'ogni mortal nelle
giunture Si vuole innata , e chi n'han senso in mente Fanno , comº essa fa ,
opre leggiadre . Di Venere col nome o d'allegrezza La chiamano , sebben finor
niuno Seppe indicare dentro a quali cose Si aggirasse involuta . O tu niortale
, Ascolta i detti , che non son fallaci : L'amicizia , e la lite sono eguali ,
Hanno la stessa età , l' origin stessa Sol con diverso onor l ' una sull'altra
Impera , e piglia , com'è lor costume , Il comando a vicenda al fin del tempo,
Scritto a ciascuna dal voler del fato . Nulla viene oltr' a ciò , ch' ancor non
è Nulla di quel , che è , desser finisce ; Se pur finisse ., riaver non mai
Potrebbe in alcun tempo l'esistenza . Doy ' andrebbe a perir , se non v'ha
luogo Di ciò solingo , ch'al presente esiste ? E se quel', che non è , ora
venisse D ' onde verrebbe ? e che ? come potrebbe Accrescer questo tutto , s'
egli è tutto ?? 206 ! 3. • Επι νεικος μεν ενερτατον ικετο βενθος Δινης εν δε
μεση φιλοτης στροφαλιγγα γένηται Εν τη δη ταδε παντα συνερχεται εν μονον είναι
Ουκ αφαρ αλλα θελυμμα συνισταμεν αλλοθεν αλλο Των δε μισγομενων χειτ' εθνεα
μυρια θνητων Πολλα δ' αμικτ ’ εστηκε κερασσαμένoίσιν εναλλαξ Οσσ ' ετι νεικος
ερυκς μεταρσίον • 8 γαρ αμεμτώς Το παν εξέστηκεν επ ' εσχατα τερματα κυκλα Αλλα
τα μεν τ ' εμιμνε μελεων τα δε τ ’ εξεβεβηκεν Οσσον δ ' αιεν υπεκπροθεει τοσον
αιεν επηει Η επιφρων φιλοτης αμεμπτως αμβροτος ορμη Αιψα δε θνητ’ εφυοντο τα
πριν μαθον αθανατ’ είναι Ζωρα δε τα πριν ακρητα διαλλαξαντα κελευθες Των δε τε
μισγομενων χειτ' εθνεα μυρία θνητων EΠαγτ οιαις ιδεησιν αρηροτα θαυμα ιδεθαι (
5) 207 Sempre dunque le cose son le stesse , Si mischian , si separano , a
vicenda Movendosi tra lor , e nascon sempre Novelle forme , ma tra lor simili .
Avea la lite già toccato il fine Ultimo del girar , quando amicizia Del cerchio
, in cui si volge , al centro arriva . Tutte le cose allor vanno ad unirsi Per
fare l'un ; ma a poco a poco il fanno , Base a base di quà di là giungendo .
Dagli elementi , che tra lor si mischiano Razza infinita di mortali nasce . Ma
in mezzo a que' , che s'accozzar , vi furo Altri , che ' ncontro senzı alcun
miscuglio Restaron puri ; perchè lite ancora In alto li tenea Piena di colpa
Ella com'è , voleva il tutto scisso Sull' estremo confin del cerchio trarre .
Però de' membri , alcuni fuor spuntaro , Ed altri nò . Ma quanto innanzi corre
Sempre la lite , tanto sempre è pronta L ' amicizia a venir saggia , divina ,
Nuda di colpe, d' immortale forza > 208 Σ Η δε χθων τατοισιν ιση συνεχυρσε
μαλιστα Ηφαιστω τ ' ομβρωτε και αθερι παμφανοωντι Κυπριδος ορμησθεισα τελειοις
εν λιμενεσσιν Ειτ ' ολίγον μειζων ειτα πλεον εστιν ελασσων Ίων αιματ’ εγένοντο
και αλλης ειδεα σαρκος ( 6) . Η δε χθων επικαιρος εν ευτυκτοις χοανοισι Τα δυο
των οκτω μερεων λαχε νηστιδος αιγλης Τεσσαρα δ ' ηφαιστοιο . Τα δ ' οστεα λευκα
γένοντο Αρμογιης κολλησιν αρηροτα θεσπεσιηθεν ( 7 ) . 209 E nascer ecco , e
divenir nascendo Della morte alla falee sottoposti Que', che prima sapean
esserne immuni , E mutando sentier trovarsi misti Que' , che puri eran pria
senza miscuglio . Formasi in somma dalle cose miste Un numero infinito di mortali
, Che d'ogni specie son , d'ogni figura , Si , ch'a vederli è certo maraviglia
. Ne'porti estremi della bella Dea Giunse la Terra là dov' ogni cosa Or di
massa crescendo , ed or mancando Il più meno si fa , e 'l meno più . Ivi la
Terra in parte egual s'avvenne All' aria trasparente , al fuoco , all'acqua , E
da tale union indi formossi Qualunque specie di carne , e di sangue . Quando la
terra era d'amor sospinta In pevere ben salde a sorte trasse Dell'otto parti ,
d' acqua chiara due, Quattro di fuoco : e per divin volere Col glutin d'armonia
tutte s'uniro : dd διο Βελιον μεν θερμoν οραν και λαμπρον απαντη Αμβροτα γ οσσ
' εδεται και αργέτι δευεται αυγη Ομβρον δ ' εν πασι νιφρεντα τε ριγηλοντε Εν δ
' αιης προρεεσι θελυμγα τε και στερεωμα . Εν δε κοτω διαμορφα και αν διχα παντα
πελονται Συν δ εβη εν φιλοτητι και αλληλοισι ποθκται . Εκ τετων γαρ παντ' ην
οσσα τε εστι και εσται Δενδρατο βεβλαστηκε και ανερες ηδε γυναικες Θηρεστ’
οιωνοίτε και υδατο θρεμμονες ιχθυς Και τι θεοι δολιχαιωνες τιμησι Φεριστοι και
Αυτα γαρ εστι ταυτα δι αλληλων θεοντα Γινεται αλλείωτα ( 8 ) , 1 911 E l'ossa
bianche furon tosto fatte . Da per tutto si vede il Sol , che desta Calore , e
lancia della luce i raggi , E quegli ancor , che senza morte sono , Quasi da
fame o pur da sete spinti , L'aria ricercar bianco splendente . Puossi ovunque
veder l'acqua ; che in neve : Talòr si muta , e facilmente gela : o pur la
terra , da cui vengon fuori Le salde cose . Quando impera lira Tutto è biforme
, ed ogni cosa è scissa , Ma regnando amicizia il tutto corre Pronto ad unirsi
, e l'una all' altra cosa Per interno desir s'abbraccia , e stringe . Tutto
viene da quelli , e per l'amore , Ciò , che fu , cid , che è , ciò che sard ,
Germogliaro cosi alberi , e piante Nacquero maschi , e donne , e fiere , e
uccelli , E pesci ancor , che son d'acqua nutriti ; O pur gli Dei di secoli
lunghissimi Chiari per gl' inni, e per gli onor prestanti . Sempre in somma le
cose soil le stesse , Sempre tra loro han moto , e cangian forma . d d 2 212 Ως
δ ' oπoταν γραφεες αναθηματα ποικιλλωσιν Ανερεσ αμφί τεχνης υπο μη τινος
δεδαωτες Οιτ ' επει καιν μαρψωσι πολυχροα φαρμακα χερσι Αρμονια μιξαντε τα μιν
πλεω αλλα και ελασσω . Εκ των αδεα πασ' εναλίγκιά πορσυνέσι Δενδρεάτε κτιζοντες
και ανερας nde γυναίκας Θηρας τ’ οιωνες τε και υδατο θρέμμονες ιχθυς Και τε
θεες δολιχαιωνας τιμησι φεριςτες Ουτω μη σ ' απατα φρενα ως νυ κεν αλλοθεν «να
Θνητων οσσα γε δηλα γεγαασιν εσπετα πηγήν . ταυτ ' ισθί θεα παρα μυθον ακουσας
( 9 Αλλα τορώς Εν δε μερα κρατεεσι περίπλομενοίο κυκλοίο Χα, φθιγει ας αλληλα
και αυξεται εν μέρει αισης Αυτα γαρ εστι ταυτα οι αλληλων δε θεοντα Γιγοντα
ανθρωποιτε και αλλων εθνέα θνητων : Αλλοτε μεν φιλοτητα συνερχομεν ασ ενα
κοσμου 213 Qual dipintor nell'arte sua perito Sa' i quadri variar , che la
pietate Del tempio alle colonne, appende in dono A santi numi . Egli con man
piglian do Ora più , ora men di questo , è quello Colore , insiem con ' armonia
li vmischia , E poi con essi va pingendo immagini Che son del tutto simili agli
oggetti : Uomini , donne , fiere , uccelli , e piante ; . Ed i pesci , che son
đ 0 pur gli Dii di secoli lunghissimi Chiari per glinni , e per gli onor
prestanti ; Cosi la mente certo non s'inganna Dº ogni nato mortal qualora dice
Esserne fonte sol quegli elementi . Tu .ciò , che ho detto , tieni pur per
fermo. Di tutto il nascer sai , fuorchè di Dio , Sul quale il mio parlar non è
diretto . acqua nutriti Or l'amicizia , ed or la lite impera Del cerchio
intorno rivolgendo i passi , E luña e l'altra , come vuole il fatoo Manca a
vicenda , ed a vicenda sorge . Sempre le stesse son , sempre alternando 214
Αλλοτε δ ' αυ διχ' εκάστα φορεμενα νικεος εχθα Εισοκεν αν συμφωντα το παν
υπεγερθα γενηται . Ουτως η μεν εν εκ πλεονων μεμαθηκε φνεσθαι Η δε πάλιν
διαφωντος ενος πλεον εκτελεθεσι . Τη μεν γίνονται και και σφισιν εμπεδος αιων Η
δε τα διαλλάσσοντα διαμπερές δαμα λογια Ταυτη αιεν εασσιν ακινητα κατα κυκλος
(1ο) . Σ Τεσσαρα των παντων ριζωματα πρωτον ακα! Πυρ και υδωρ και γαιαν η
αιθερος απλετον υψος Εκ γαρ των οσατ' ην οσατ ' εσσεται οσσα τ ' εσσι(11 Αυταρ
επε μεγα νεικος ενι μελεεσσιν ετρέφθασε Ες τίμαστ' ανορεσε τελιoμενοιο χρονοιο
Ο σφιν αμοιβαιος πλατεος παρεληλατο ορκα ( 12 ) 15 Si muovono . Deil' uom la
razza nasce , Tant' altre razze di mortali han vita . Talor per amicizia in
ordin bello Tutto si unisce ; ma talor per stizza Di lite il tutto si separa ,
è stassi Sospeso in alto , finchè non s'unisca . Cosi l'uno dal più nascer
costuma . Così dall' un già nato il più rinasce . Entrambi han vita , ma la lor
durata Non è mai stabil . Perchè l'uno , e l' altro Alterna , e l'alternar non
ha mai fine Sopra d'un cerchio eternamente gira . Quattro , figliuol d'Anchito
, in prima ascolta Son radici di tutto : il fuoco , e l'acqua , La terra , e l
' aer d'un immensa altezza ; Perchè da questi sol viene , e deriva Ciò , che fu
', ciò , che è , ciò , che sard . Dopo , che lite , la gran lite ascosa Era
stata ne' membri , il tempo scorso , Agli onori salt . Perchè l'impero Alternar
si dovea , com'era scritto Con solenne , ed eterno giuramento . 256 Αρτια μεν γαρ
αυτα εαυτων παντα μερέσσιν Ηλεκτωρτε Χθωντε και κρανος ηδε θαλασσα Οσσα Φιν εν
θνητοίσιν αποπλ.αχθεκτα πεφυκέν . Ως δ ' αυτως οσα κρασιν' επαρκεα μαλλον
εασσιν Αλληλοις εστερνται ομοιωθεντ' αφροδιτη . Εχθρα πλειστον επ', αλληλων
διεχεσι μαλιστα Γεννητε κρασατε και αδεσιν εκμακτρισι Παντη συγγίγεσθαι αηθεα
και μαλα λυγρα Νακεσ γεννηθεντα οτι σφισι γεννας οργα ( 13 ) , . Αλλο δε τοι
ερεω • φυσις αδενος εστιν απαντων Θνητων εδε τις ολομενα θανατοιο τελευτη Αλλα
μογον μιξις τε διαλλαξις τε μιγεντων Εστι . φυσις δε βρoτοις ονομαζεται
ανθρωποισι ( 14) Οι δ ' οτε δε κατα φωτα μιγεν φως αιθερι κυρα Η κατα θηρων
αγροτέρων γενος και κατα θαμνων Ηε κατα οιωνων τοτε μεν τα δε φασι γενεσθαι 217
Tutto è perfetto , perchè tutto ha pari Íl numer delle parti , che il compone .
Tal è la Terra , il Sole , il Cielo , il Marc E tutto quel , che tra mortali
errando Miste ha le parti giusta sua natura . Ciò , che ridonda poi al lor
miscuglio Da Venere s ' unisce al suo simile , Giacchè le cose simiglianti
forte S'aman tra lor . Na spesso le divide L'inimicizia . Nascon quindi mostri
Strani assai per la stirpe., e per la tempra , E per le forme , ch' hanno in
loro impresse ; Perchè la lite li produce allora Ch' appetiscon le cose il
generare . Un altra cosa a dichiararti io prendo : Nulla ha natura , nè mortale
ha morte , Che danno arrechi . Perch' è sol miscuglio , E delle cose miste è
scioglimento Ciò , che natura gli uomini chiamaro . Quando a caso nell'aria
s'imbatte Il miscuglio , che fa dell' uom la razza , O quella degli uccelli , o
delle piante , 218 Ευτε ο αποκριθωσι τα δ ' αυ δυσδαιμονα ποτμαν Ειναι καλεσιν
( 15 ) . Βιβλ . β. Νυν δ ' αγε πως ανδρωντε πολυκλαυτωντε γυναικων Εννυχιες
ορπηκας ανήγαγε κρίνομενον πυρ Των δε κλυθ' .8 γαρ μυθος αποσκοπος εδ' αδας μων
Ουλοφυες μεν πρωτα τυποι χθονος εξανατελλον Αμφοτερων υδατοστε και αδεος αι σαν
εχοντες τετ' ανέπεμπε θελον προς ομοίον ευεσθα Ουτε τυπω μελεων ερατον δεμας
εμφαινοντες Ουτ’ ενοπην ετ ' αυ επιχωριον ανδρασι , ηουν ( 16 ) Πυρ μεν Πολλα
μεν αμφιπροσωπα και αμφιστερνα φυέσθαι Βεγενη ανδροπρωρα τα δ ' εμπαλιν
εξανατέλλας Ανδροφυη βεκρανα μεμιγμεγα τη μεν υπ ανδρων Τη γυναικοφυη σκιεροις
ήσκημενα γυιοις (17) . 219 O de' bruti selvaggi , allor si dice Che nascon essi
; e quando si discioglie Il miscuglio di lor , ch' han trista morte , Lib. II.
Come nel separarsi il fuoco trasse De' maschi i germi oscuri , e delle donne ,
Che piungon molto , odimi , che 'l dire Rozzo non è , nè fuor sen va del segno
. Perfetti in prima dalla terra i tipi Spuntaron tutti . Ma siccome il fuoco Su
n'esulò il suo simil -bramando , Restaron quelli sol umide forme , e l'immago
per lor parti aventi . Però nel tipo de' lor membri ancora Non mostravan
ľamabili fattezze Del corpo , non ancor l'organ di voce , Nè la natia degli
uomini favella . L'acqua , Nascon de' mostri con due facce , o petti.. Bovi son
questi con umano volto , Comini quelli con bovina testa , D'opachi membri son
forniti , e tutti e e 2 2 20 Η μεν πολλαι κορσαι αγαυχενες εβλαστησαν Οφθαλμοι
δε επλασθησαν γαρ πτωχοί μετωπων ( 18 Βραχιονες γυμνοι χωρίς μορφονται γε .
ωμων (19) . Τατον μεν βρoτεων μελεων αριδαιαστον ογκον • Αλλοτε μεν φιλοτητα
συνερχομεν' ας εν απαντα Για το σωμα λελογχε βια θαλέθοντος εν ακμή . Αλλοτε δ
' αυτε κακησι διατμηθοντ ’ εριδεσσιν Πλαζεται ανδιχο εκαστα περι ρηγμινι βιοιο
. Ως αυτως θαμνοισι και ιχθυσιν , υδρομελαθροις Θηρσιτ’ οραμελεεσσιν ιδε
πτεροβασμισι κυμβας ( 20 Σδε δ αναπνα παντα και εκπγ : πασι λιφαιμο ! Σαρμων
συριγγες πυματον κατα σωμα τετανται Και σφιν επιστομίοις πυκνοις τετρηντα αλοξι
Ριγων εσχατα τερθρα διαμπερες . ωστε φαγον μεν Σ 221 L'han di maschio , e di
donna insiem confusi Sorsero teste senz' aver cervici . Privi di fronte furon
fatti gli occhi . Nude le braccia senza spalle fatte , I membri umani giaccion
tutti in massa Bella , e vistosa . Per anior talvolta S' uniscono tra loro , e
corpo a caso Nel fior si forma della verde etate . All'opposto talor spiccansi
i membri Per trista lite , e quà e là d' intorno Alla spiaggia di vita erran
divisi . Apvien ciò pure agli alberi , alle fiere Che montanine son , a pesci
ancora Abitator dell acqua , ed agli uccelli Che solcan l ' aria coll ' alate
cimbe Ecco nel respirar come da tutti L' aer dentro si tira , é fuor si manda ,
Delle vene i canali si propagano Agli estremi del corpo , e metton capo Delle nari
ne' solchi , in cui le punte 2 2 2 Σ Kευθαν αιθερι δ ευπορίαν διο οισι
τετμησθαι Ενδεν επαθ οποτ.ν μεν επαίζη τερεν αμα Αιθαρ παφλαζων καταϊσσεται
οίδματι μαργω. Ευτε δ ' αναθρησκ 4 πμλιν εκπν: 1 . ωσπερ οταν πας Κλεψυδρας
παιζοσα δι ευποτρος καλκoιο Ευτε μεν αυλα πορθμον επ' ευκαδα χερι θισα Εις
υ2τος βαπτητι τερεν δεις αργυφεοιο Ουδε γ' ες αγγος ετ’ ομβρος εσέρχεται αλλα
μιν εργ ! Αερος όγκος εσωθι πεσων επί τρηματα πυκνα Σισοκ α τ οστεγασι πυκνον
ρέον . αυταρ επάτα Πνευματος ελλειποντος εσέρχεται αισιμων υδωρ . Ως γ' αυτως
οθ' υδωρ μεν εχω κατα βενθεα καλκα Πορθμα χωσθέντος βρoτεί » χροι ηδε πορο! ο
Αιθήρ δ' εκτος εσω λελιημενος ομβρον ερυκα Αμφι πυλας ισθμοιο δυσηχεος ακρα
κρατύνων Εισοκε χέρι μεθ, τοτε δ' αυ παλιν εμπαλιν και πριν Πνεύματος εμπίπτοντος
υπεκθι αισιμον υδωρ - Ως δ' αυτως τερέν αιμα κλαδισσομενον δια γυιων Οπποτέ μεν
παλινoρσον επαιν5 μυχονδε Θατερον ευθυ , ρεμα κατερχεται οι ματι θυον Ευτε δ'
αναθρων Α4 παλίν ειπν.4 ισον οπισσα ( 21) . 223 Hanno sturate , Ma di sangue in
parte Sono que tubi , e non del tutto pienii . Però calando giù s'occulta il
sangue , E lascia all ' aer libera ed apertit Dell'entrata lu vir per le
bouciucce . Avvien cosi , che quando il sangue molle In gil si lancii
nell'interno , tosto L'aria , che ferve , con sue vacue bolle Entra con furia .
E quando poi balzando Ritorna il sangue , torna fuor di nuovo Uscendo l'aria .
Guarda quà donzella Intenta a trastullare colla clessidra Di facil bronzo ,
ch'al martello regge . Empier d'acqua la vuol : perciò ne tura Colla sua bella
man prima la bocca Dell'orifizio , e quindi per la base Di spessi forellin
tutta bucata L'immerge in mezzo della limpid' acqua . in questa intanto dentro
non penétra Perché l'aria racchiusa nella clessidra Sovrastando a' forami con
la molla L ' acqua preme , sospinge , ed allontana . Che se appena riapre la
donzella Il già chiuso orifizio , di repente Ως δ ' οτε τις προοδον νοεων
ωπλίσσάτο λυχνον Χειμεριην δια νυκτα πυρος σέλας αιθομελοιο 225 L'aria sen
fugge ; e come questa manca L'acqua fatale , che presiede all' ore, Ch'entrar
pria non potea , entra nel vaso . La clessidra è già piena : or la donzella In
altra guisa guarda là , che gioca . Ella con man turandone la bocca Dalla base
forata vuol che cada L' acqua fatale , di cui quella è zeppa . Ma cupido d '
entrar laer di fuori Quasi forte confin l ' acqua ritiene Intorno á forellini
gorgogliante . Se quella poi leva la mano , allora All'opposto di pria laer di
sopra Cadendo all ' acqua ý giù la manda , è questa Per gli forami della base
gronda . Tal è del sangue , che colante scorre Per le membra . Se presto si
ritira Affollandosi in dentro , allor di colpo Schiumosa l' aria con vigor
rientra . Poi quel ratto s' avanza , e questa fuori Esce coil passo egual
retrocedendo . Come d'inwerno per l'oscura notte Chi prende a viaggiar prima
prepara - ff 226 Αγας παντοίων ανεμων λαμπτηρας αμοργός Οιτ ' ανεμων μεν πνευμα
διασκιανασι αεντων Φως δ ' εξω διαθρωσκον οσον ταγαωτερον ηεν Λαμπεσκεν κατα
βηλον αταρεσι ακτινεσσιν . Ως δε τον εν μηνιγξιν εεργμενον ωγυγίον πυρ Λεπτησιν
οθονησιν εχευατο κακλοπα κερης Αι δ ' υδατος μεν βενθος απεστεγον αμφινααντος
Πυρ δ ' εξω διαθρωσκον οσον τανάωτερον Μεν ( 22) U Βιβλ . και Ου τοσε τι θεος
εστιν και τοτε και τοδε Ουκ έστιν πελασθαι εν οφθαλμοίσιν εφικτος Ημετέροις η
χέρσι λαβαν υπερτε μέγιστη Πειθες ανθρώποισιν αμαξιτος ας φρεγα πιπτα . Ου μεν
γαρ βροτεη κεφαλη κατα γυια κεκασθα Οι μεν απαι γωτων γε δυο κλαδοι ασσεσιν (
227 Lampade,.e lume di un ardente fiamma , E poi li mette dentro una lanterna ,
Che da venti difenda la fiammella ; Perchè di questi come van spirando Disperge
il soffio . Ma di fuor si lancia La luce, intanto , e quanto più si estende ,
Tanto illumina più presso la struda Corai di notte vincitor non vinti ; Cosi il
naturale antico fuoco , Che la pupilla circolure irradia , Stassi dell' occhio
in le membrane chiuso Sottili al par di vel , che dall ' umore , Il quale in
copia dall' intorno scorre Tutto il difendon . Ma di là movendo Quanto più
lungi puà fuori sį spande . Lib. III: 1 Nè questo , o quello , nè quell' altro
è Dio , A noi cogli occhi non è mai concesso Di poterlo veder , nè colle mani
Di poterlo trattar : che della mente Esser suole la via grande , e comune , Per
cui persuasion entra nell' uomo . 228 Οι ποσες και θοα γουνα παι μηδεα
λαχνηεντα Αλλα Φρην ιερη και αθεσφατος επλετο μενον, Φροντισι κοσμον άπαντα
καταϊσσεσα θοησιν ( 23 ) ΠΕΡΙ ΦΥΣΕΩΣ . Ει δ ' αγε νυν λεξω πρωθ ηλιον αρχην Εξ
ων δη εγενοντο τα νυν εσoρωμεγα παντα Ταράτε και ποντος πολυκυμων ηδ' υγρος αηρ
Τιταν η δ αθηρ σφιγγων περί κυκλoν απαντα ( 24) 229 Iddio non è di mortal capo
ornato , Che su membri s'estolle . A lui sul dorso Non spiegansi i due rami .
Egli non have Ginocchia , che al cammin ci fan veloci . Egli piedi non ha , nè
quelle parti Che vergogna , e lanugine ricopre . E mente sol , è sacra mente
Iddio , Ch'esprimer non si può da nostra lingua : In un istante tutta la natura
Col veloce pensier ricerca , e scorre . DELLA NATURA . V B R SI Che non si sa a
quale de tre Libri appartengono . Dirotti in prima co' mięi versi d' onde Ebbe
origine il Sole , e d'onde ogn'altro Che noi veggiam ; l ' ondoso mar , la
terra L'aria , che nel suo sen chiude , e raccoglie Ogni umido vapor , la luce
, e letere Che tutto cinge , e tutto intorno avvolge . 23ο Πως και δενδρεα
μακρα και ειναλιοί καμασκνες (25 ) Ειπερ , απαρονα γης τε βαθη και δαψιλος αθηρ
Ως δια πολλων δη γλωσσης ρηθεντα ματαιως Εκκέχυται στοματων ολιγον τε παντος
ιδόντων ( 26) Ουδε τι τα παντος κεγεον πελα ουδε περισσον ( 27 ) Ως γλυκυ μεν
γλυκυ μαρπτε πικρον δ ' επι πικρον Ορέσες οξυ ο επ ' οξυ εβη θερμον δ εποχευετο
θερμος ( 28) : Γνους οτι παντων « σιν απορροια οσσ ' εγένοντο ( 29) Kευθεα
θηριων μελεων μυκτηρσιν ερευνων (3ο) Ούτω γαρ συνεχυρσε θεων τοτε πολλακι δ '
αλ λος ( 31) . 23 In qual maniera furon pria formati E gli arbor alti , ed į
marini pesci . Per la lingua di molti invan discorre La terra , e l ' Eter non
dver con fine Quella nelle radici e questo in alto . Ciò la bocca di color si
sparge per Che nulla , o poco sanno , e guardan lungi Colla veduta corta d'una
spanna » Vacuo non c'è , e nulla pur ridonda ; U Dolce a dolce s' unisce , ed
all' amaro Corre l'amaro , e l'aspro all aspro vanne , E verso il caldo si
conduce il caldo . Ogni corpo , ch ' esiste , il dei sapere , Vibra lungi da se
parti vaganti , Fiutando indaga le ferine tane , Tale in quel punto s’intoppò
correndo Ma in altra guisa per lo più s' avviene 233 οπη συγεκυρσεν απαντα (
35) . Η δ ' αυ φλοξ ιλααρα μινυνθαδικαις τυχε γαιης ( 33 ) Κυπρίοδος εν παλαμης
πλασέως τοιηστε τυχοντα ( 34 ) Τη δε μεν ιοτητι τυχης πεφρονήκεν απαντα ( 35 )
( Και καθ' οσον μεν αρμοτατα συγκυρσε πεσοντα( 36) Αλλα οπως αν τυχη ( 37 )
ΓIαντα γαρ εξακης πελειζετο γυια θεσιο (38) Και δα παρ’ ο δη καλαν έστιν
ακουσαι ( 39) Ενθ' ουτ' ηελιοιο διειδετο ωκεα γυια (40) Αρμογιης πυκίγως κρυφα εστηρικτα
(41 ) Σφαιρος κυκλοτερης μοί1 περίγ 19 εκων ( 42 ) 237 Dove ogni cosa s'
imbatte i Fiamma lunare s' incont Insiem con Terra , che Nelle man di Ciprigna
cost Col parer di fortuna al tutto intese In quanto a caso s'accordar tra loro
Nell'incontrarsi Ma come sorte volle Tutte di mano in man le membra scosse
Furon del Dio Ciò , che è bello convien , che si ripeta Le pronte membra non
vedeano il Sole Salde in occulto d' armonia fur fatte In tonda sfera stretto
quasi il tuttó 234 Αυξα δε χθων μεν σφετέρος γενος αθερα δ ', αι : θηρ ( 43 ) .
Κατα το μαζων εμιγνυτο δαιμονι δαμων (44) . Αιθηρ μακρησι κατα χθονα δυετο
ριζας ( 45 ) . Οινος απο φλοιου πελεται σαπεν εν ξυλω υδωρ (46) Αλλα διεσπασθαι
μελεως φυσις ή μεν εν ανδρος Η γ ' εν γυναικος (47 ) . Μηνος εν ογδοατα δεκάτη
που επλετο λευκον (48) Ως δ ' οτ’ οπος γαλα λευκών εγομφώσει και εδη - σεν (
49) . Ουτω δε ωοτοκει μικρα δενδρα πρωτον ελαιας ( 5ο ) Νυκτα δε γαια τιθησιν
υφισταμενη φαεισσι ( 51 ) 235 Lieto dell'unità solingo gode : > Aria ad aria
s ' aggiunge , e terra a terra ; Il minore al maggior spirto s' unisce : Della
terra le barbe aer penetra ; L'acqua scomposta sotto la corteccia Vino diventa
, Della prole le membra stan dis ise Parte nel maschio , e parte nella femina ,
Al giorno dieci dell' ottaro mese Nelle poppe si forma il bianco latte . Come
gaglio rappiglia il bianco latte , Cosi da prima partoriscon l'uovo Gli arbor
non alti della verde uliva Luce impedendo fa la terra notte . an 2 236 Ήλιος
οξυβελης ηδε ιλαϊρα σεληνη ( 52 ) . απέσκεδασε .αυγας Ες γαμαν καθυπερθεν
απεσκιφωσε δε γαιης Τοσσον οσοντ ’ ευρος γλαυκωσιδος επλετο μηνης ( 53 . Гщи ру
тар уцау апожариву детi * Uдор Ηερι δε ηερα διον ατάρ πυρι πυρ αιδηλον Στοργην
δε,στοργη κακος δε τε νεικεί λυγρω (54) . Παντα γαρ ισθι φρονησιν εχαν και
σωματος αισαν(53 Λιματος εν πελαγεσι τετραμμενα αντιθρωντος Τη τε νοημα μαλιστα
κικλεσκεται ανθρωποισιν Αιμα γαρ ανθρωπους περι καρδιον εστι νοημα ( 56). Προς
παρεον γαρ μητες αεξεται ανθρωποισι ( 57 ) . οθεν σφισιν ας Και το φρογαν
αλλοια παριστατα ( 58 ) . 1. 237 Dolce è la Luna , e durdeggiante il Sole .
Disperge i raggi sulla Terra , e sopra Tant è la luce , che le fura , quanto Il
disco è largo della glauca Luna . Terra veggiam con terra , acqua con acqua ,
Aer divin con aere , e lucente Fuoco con fuoco , e con amore ' amore , E
veggian lite con dannosa lite . Uomini , bruti e piante ben lo sai Han tutii
mente , e parte di ragione, Stassi la mente dove più ridonda II sangue , che su
giù sempre si muove , Perchè dal sangue , che circonda il core Il pensiero
nell' uom sua forza prende ; Il pensare dell' uom cresce e al presente Però il
pensare sempre a lui diverse Mostra le cose . 238 Ενδ ' εχυθη καθαροισι τα δε
τελετουσι γυναικες Ψυχεος αντιασαντα ( 59 ) . Νηπιοι και γαρ σφιν δολιχοφρονες
ασι μεριμνα Οι δε γενεσθαι παρος εκ εον ελπιζασιν Ητοι καταθνησκαν τε και
εξολλυσθαι απαντη ( 6ο ) , Αλλα κακοίς μεν καρτα πελ4 κρατ€8 σιν απιστών, Ως δε
παρ' η ιετερης κελεται πιστωματα μεσης Γναθη διατμεζεντα ενι σπλαγχνοισι λογοιο
( 61 ) Ταυτα τριχες και φυλλα και οιωνων πτερα πυκνα Και λεπίδες γιγνονται επί
στιβαροισι μελεσσιν (62 ) αυταρ ελικος οξυβελας νωτοισι δ ' ακανθι επιπεφρικασι
( 63 ) . Της δαφνης των φυλλων απο παμπαν εχεσθαι ( 64) 239 Col solito calor si
forma il maschio Ma se l'utero poi s'affredda a caso La famina ne vien . Stolti
non lungi col pensier veggendo Prendon lusinga di poter esistere Ciò , che
innanzi non fu , o quel , ch'esiste Potersi in tutto struggere , e perire . Il
malvagio non crede , e non cedendo Alla forza del ver , trionfo meni , Ma cosi
detta , e vuole , che tu creda La nostra musa . Tu dentro l'interno I detti
scissi , ne penétra il senso . Della stessa natura sono i peli , Degli arbori
le frondi , e degli uugelli Le fulte piume , o pur le squame sparse De' pesci
sopra la ben soda carne . Ed il riccio marin , a cui le spine Acute gli si
arricciano sul dorso , Dalle foglie d' allor la man ritieni 240 Τετο μεν εν
κογχασι θαλασσονομοις βαρυνωτοις Και μην κηρυκαντε λιθορρινων χελυωντε Ενθ οψε
χθονα χρωτος υπερτατα ναιεταεσαν ( 65) Βυσσω δε γλαυκης κροκο καταμισγεται (66)
. Φυλος αμουσον άγουσα πολυστερεων καμασκηνων( 67 κορυφας ετεράς ετεραισι
προσαπτων Μυθων μητε λεγαν ατραπον μιαν (68) . Νυκτος ερκμαιης αλαωπιδος ( 69)
. Αλφιτον υδατι κολλησας ( 7ο) . θαλλαν Καρπων αφθονιισι κατ ηερα παντ εγιαυτον
(71 ) . Ουδε τις ην κανοισιν Αρης θεος , ουδε Κυδοιμος Ουδε Ζευς Βασιλευς ,
ονδε Κρονος , ουδε Ποσειδων Αλλα Κπρις Βασιλαα . 241 Del mar le conche di
pesante dorso , Il murice riguarda , e le testuggini Che son coperte di petrose
scaglie : Bene in questi aninai veder tu puoi Come del corpo sta la terrợ in
cima . Si mischia al bisso il fior del croco azzurro . La goffa turba de'
fecondi pesci Guidando Somma a sonima giungendo del discorso Per diversi
sentier prender cammino Della solinga tenebrosa notte Coll acqua unendo la
farina d'orzo . Germoglian ricchi di lor frutta in tutte Le stagioni dell'anno
in mezzo all' aria . Marte non han qual Nume, nè Minerva Del tumulto guerriero
eccitatrice : A Nettuno , a Saturno , Giove il rege hh ) 242 Την οιν' ευσεβεεσσιν
αγαλμασιν ιλασκονται Γραπτοις δε ζωοισι , μυροισι τε δαδαλεοδμοις , Σμυρνης τ'
ακρητου θυσιαις λιβανου τε θυωσους Ξουθων τε σπονδας μελιτων ριπτοντες ες ουδας
( 72 Στανωποι μεν γαρ παλαμαι κατα για κέχυνται Πολλα δε σαλεμπη α τατ ’
αμβλυνεσι μεριμνας Παυρον δε ζωησι βια μερος αθροισαντος Ωκυμοροι καπνοίo δικην
αρθεντες απεπταν . Αυτο μονον πασθεντες οτω προσεκυρσεν εκαστος Παντος
ελαυνομενοι και το δε ολον ευχεται ευρειν Ουτως ατ’ επιδερκτα τα δ' ανδρασιν ετ
' επακιστα Ουτε νοω περιληπτα ( 73) . ή και συ 80 επα ωο " ελιασθης
Πευσεαι.ε πλεον γε βροτάη μητις ορωρε ( 74) . 243 Negano omaggio ; e prestan
solo il culto A Venere Regina , che sdegnata Placan con santi simulacri , e
pinti Animali , e con mille odor , che l'arte Ingegnosa travaglia , o co'
profumi Di pura mirra , e d'incenso spirante Soave odore , e fanle sagrifizio
Sopra la terra il biondo miel spargendo . In parte angusta delle membra è
sparsa La nostra mente . Abbonda pur la cispa Ch' ottenebra il pensier , e ne'
viventi Poch'è la porzioni di vital forza , Che qual fumo sen fugge , allorchè
morte Di repente ei fura . E quindi ognuno , D' ogni parte sospinto , sol di
quello , Cui per sorte s' avvien , resta sicuro . Altero intanto di trovar
presume Tutto , e saper ciò , che non puossi ancora Nè veder , nè sentir , nè
colla mente Comprendere dall ' uom . Giacchè vagando in guisa tal ti scosti
Prendi consiglio da ragion ; che l'uomo hh 2 244 Αλλα θεοι των μεν μανιην
αποτρεψατε γλωσσης Εκ δ ' οσιων στοματων , καθαρην οχετευσατε πηγην Και σε πολυμνηστη
λευκο λενε παρθενε μεσα Αντομαι ων θεμις εστιν εφημερoισιν ακ84ν Πεμπε παρ'
ευσεβιης ελασσ' ευημιoν αρμα Μηδε σεγ ευδοξοιο βιησεται ανθεα τιμης Προς θνατων
αγελεσθαι εφ ω ' οσιη πλεον απον Θαρσα και τοτε δη σοφιης επ ακροισι θοαζη Αλλα
γαρ αθρεα πας παλαμη πη δηλον εκαστον Μητε τιν οψιν εχων πιστει πλεον η κατ’
ακτην Η ακοην εριδαπών υπερ τρανωματα γλωσσης Μητε τι των αλλων οποση πορος
εστι νοησαι Γυιων πιστην ερυκε γορα θ ' η δηλον εκαστον (75). 245 Col suo saper
più oltre non s'inalza . Dalla lor lingua , santi numi , tale Furor cacciate ,
e dalle vostre bocche La purissima vena in lor sgorgate . Te Verginella
bianchibraccia musa , Cui più corteggian disiosi amanti , Te prego attente a
porgermi l'orecchie A fin di quello udir , che lice all ' uomo , E come te non
pungerà la gloria Fiori a coglier d'onor presso i mortali , Perciò più cose ti
potrò svelare . Ma agitando i destrier docili al freno Porta da Religion
lontano il carro . Prendi fidanzı : andrai ratta a sedere Di sapienza allor
sull’ alta cima . Colla ragion contempla il tutto , e vedi Ciascuna cosa chiarų
si , che certa Ti si dimostri . Ne maggior la fede Presta al senso di vista ,
che all' udito ; Nè all'orecchio , che raccoglie i suoni Credi più della lingua
, che discopre Le cose . Nè all'una più , ch' all'altra Credi di quelle vie ,
per cui ci viene 246 Πεση Φαρμακα και οσσα γεγασι κακών και γηραος αλκας ετα
μενω σοι εγω κρανεω ταδε παντα . Παυσις δ ' ακαματων ανεμων μενος οιτ' επι
γαιαν Ορνόμενοι πνοιαισι καταφθινυθουσιν αρουραν Και παλιν ην και εθελησθα
παλιντονα πνευματ' επαξές Θησεις δ ' εξ ομβροια κελαινα καιριον αυχμον
Ανθρωποις θησας δε εξ αυχι8οίο θεραου Ρευματα δενδρεοθρεπτα τα δ' εν θερι
αησαντα Αξας δ ' εξ αΐδαο καταφθίμενου μενος ανδρος (76) . 247 La notizia de'
corpi , ed il pensare . De' sensi in somma poni giù la fede : Ti sia guida
ragion , onde discerna In ogni cosa chiaramente il vero . Quanti i rimedi
fugator de' morbi , Come vecchiezza si conforti , udrai . Che tutto a te io
solamente suelo , De' venti infaticabili frenare L'ira saprai ; che con furor
piombando Sopra la terra , col soffiare , i campi Guastano tutti ; o pur se
n'hai piacere Concitar li potrai , se son tranquilli . Saprai d'inverno tra
procelle scure Produr di state il lucido sereno , O pur nel fitto della secca
state Produr le piogge , che nutriscon gli alberi , E del caldo l'ardor tempran
movendo Aure soavi . Giungerà tua forza Sin dall'inferno a richiamar gli
estinti . 248 ΠΕΡΙ ΚΑΘΑΡΜΩΝ . Ω Φιλοι οι μεγα αστυ κατα ζανθου Ακραγαντος Ναιετ
ακρην πολεως αγαθων μεληδεμονες εργων χαιρετ . εγω δ υμιν θεος αμβροτος ουκ ετι
θνητος ΓΙωλευμα μετα πασι τετιμένος ωσπερ εοικε Ταινίας τε περιστεπτος στεφεσιν
τε θαλαιης Τοισιν αμ’ ευτ ’ αν ικωμα ες αστεα τηλεθοωντα Ανδρασι ηδε γυναιξι
σεβιζομαι . οι δ ' αμ' εποντα Μυριοί εξερεοντες σπη προς κερδος αναρπος Οι μεν
μαντοσυνεών κεχρημενοι οι δε τι νουσων Παντοίων επυθοντο κλύειν ευηκέα βαξιν
(77) . Αλλα τι τοις δ ' επικειμ' ωσει μέγα χρημα τι πραση σών Ει θνητων
περιειμι πολυφθορεων ανθρωπων ; ( 78 ) . 249 . DELLE PURGAZIONI . Salvete , o
miei diletti , abitatori Dell' alta rocca , e della gran cittate , Che del
biondo Acragante bagnan l’acque . Salvete , o cari , cui virtute è cura .
Immortale sori Dio , nè qual mortale Sto più tra voi , d'onor , siccom'è giusto
, Pieno fra tutti . Allorchè cinto il capo Di larghe bende , e di festanti
serti Io porto il piè sulle città fiorenti , Corrono , e maschi , e donne a
darmi culto . E mille , e mille , che là van col passo Dove dritto il sentier
li mena al lucro , Ali s'affollan d'intorno nel cammino : E mi seguono ancor
quelli , che intenti Stansi a svelar dell'avvenir gli arcani , Ed altri , che
saper bramano l'arte Sagace di guarir qualunque morbo . Ma perchè mi dilungo
tali cose Nel riferire , quasichè d'eccelse Gesta pur si trattasse , se
vincendo Ogni mortal , sopra di lor m’inalzo ? ii 25ο Σ Εστι δε αναγκης χρημα
θεων ψηφισμα παλαιον Ευτε τις αμπλακιησι φονω φιλα γυια μιανη Δαιμονες οιτε
μακραιωνος λελογχασι βιοιο Τρις μιν μυριας ωρας απο μακαρων αλαλησθαι Την και
εγω νυν αμι φυγας θεοθεν και αλήτις Νακεί μαινομεγω πισυνoς (79) . Αιθεριων μεν
γαρ σφε μενος ποντον δε διωκεα Ποντος δ ' ες χθονος ουδας ανεπτυσε γαιαδες αυ
γας Ηελία ακαμαντος οδ ' αιθερος εμβαλε δινας Αλλος δ ' εξ αλλε δεχεται
στυγερσι δε παντες (8ο αγα λοιμωγατε και σκοτος ηλεσκέσις (81) . 251 be E '
volere del fato , è degli Dei Decreto antico , che s'alcun peccando Di quegli
spirti , che sortiron vita Lunghissima , lordò le proprie mini Quasi di sangue
, sia costui cacciato Lungi dall' alte sedi , in cui beata Vivon, vita gli Dei
, e vada errante In репа del fallir tapino in terra , Finché ritorni primavera
ai campi Tre volte dieci mila ; ed un di questi Io son , ch' ora dal Ciel men
vo lontano Vagando quà , e là esul ramigo , Solo in poter di furibonda lite . }
L'aria gli spirti , che falliro , caccia In mar con forza , il mar li getta in
terra , La terra li rigetta su lanciando Del sole infaticabile ne' raggi , D '
aria nel turbo il sole infin gli scaglia . L'un dopo l'altro van cosi girando ,
E tutti traggan pien di duolo i giorni . Van per gli prati , e per lo scuro
erranti ii 2 252 Ενθα φόνoστε κοτοστε και αλλων εθνεα κηρων ( 82 ) Κλαυσα τε
και κοκυσα ιδων ασυγηθεα χωρον ( 83 ) Ω πoπoι η δειλον θνητων γενος ω
δυσανολβον Οιων εξ εριδων εκ τε στoναγων εγεγεσθε (84). Εξ οιης τιμης και οι
μηκεος ολβα ( 85) . Εκ μεν γαρ ζωων ετιθεα νεκρα «δε' αμκβων (86) Σαρκων
αλλογνωτί περιστελλασα χιτωνε Και μεταμπεχασα τας ψυχας (87) . Ηλυθομεν του '
νπ ' αντρον υποστεγον (88) . Ηδη γαρ ποτ' εγω γενομενην κεροστε κορητε Θαμνοστ’
οιωνοστε και εν αλι ελλοπος ιχθυς (89) . Εν θηρσι δε λεοντες οραλεχεες
χαμαιεύναι Γιγονται σαν ναι εγι δενδρεσιν ηύκομοισιν ( go ) . 253 Ivi la
stragge , e l'ira , ivi tant' altri Mali hanno sede . Insolito abitar vedendo
piansi . Ah ! La razza mortal quant' è meschina ! Quanto infelice ! Quali
affanni, e liti Siete nati a soffrir ! Da quale onor son misero caduto , Da
qual grandezza di felicitate , Da vita a morte son , forma mutando L'alme
involgendo , e quasi ricoprendo Della straniera veste delle carni . inIn
quest'antro coperto al fin siam giunti . Fanciullo io fui un di , donzella ,
uccello , Albero , e senza voce in mar fui pesce , Qual sopra ogn'animal s'alza
il Leone Giacente in terra , abitator de monti 254 Εν9 ' ησαν χθονιητε και
Ηλιοπη ταναίτις Δηρίς θ ' αιματοεσσα και αρμονίη ιμερωπις Καλλιστω τ’ αισχρητε
θοωσατε Δαναητε Νημερτης τεροεσσα . μελαγκαρπος Ασαφια (91 ) Ξεινων αιδοιοι
λίμενες κακοτητος απαροι (92) . 2 φιλοι οιδα μεν εν οτ ' αληθαη παρα μυθους ,
Oυς εγω εξερεω , μαλα δ' αργαλειτε τετυκται Ανδρωση και δυσζηλος επι φρενα
πιστέος ορμη (93) Ουκ αν ανηρ τοιαυτα σοφος Φρεσι μαιτεύσατο Ως όφρα μεν τε
βιωσι το δε βιοτον καλεσιν Τοφρα μεν εν εστι και σφι παρα δειγα και εσθλα Πριν
δε παγασαι βροτοι λυθεντες τ ’ εδεν αρ' εισιν( 94 Αλλα το μεν παντων νομημον
δια τ’ ευρυμέδοντος 255 Tal su gli arbor fronduti il lauro eccelle . Chtonia gº
era là con Eliope Di larghi occhi , e la cruenta Deri Con armonia , piena
d'amor, nel volto . Vera del par Thoòsa , e Deinèa E la turpe Callisto , e
insiem l'amabile Nemerte , ed Asafia , che il tutto oscura O Gergentini di mal
fürè ignari Degno porto d'onor degli stranieri . Io , mici cari , so ben ', che
nel mio dire Stassi la verità dentro nascosa , Ala della fe la forza l'uom
travaglia E pena , e dispiacer gli reca in mente . Saggio non v'è , che possa
con sua mente Pensar , che l'uomo mentre vive questa , Che chiaman vita ,
esista solo , e colga E beni , e mali ; si che l'uomo nulla Sia prima il
nascimento , e dopo morte . Ma questa legge pubblicata a tutti 156 ' . Αιθερος
ηνεκεός τετατα δια τ ' απλέτε αυγης (95) . Ου παυσεσθε Φονοιο δυσηχεος' ; 8κ
εσoρατε Αλληλες δαπτόντες ακηδεμησι νοοιο ;. Μορφήν δ ' αλλαξαντα πατηρ φιλον
υιόν αερας Σφαζα επευχομενος μεγα νηπιος και οι δε πορευντα Λισσομενοι θυοντες
οδ ' ανηκοστος ομοκλεων Σφαξας εν μεγαροισι κακης αλεγυνατο δαχτα Ως δ ' αυτως
πατερ' υιος ελων και μητερα παιδες Θυμoν απορραισαγτα. φιλας κατα σαρκας εδεσι
(96) 4. Oιμοι οτ’ και προσθεν με διωλεσε νηλεές ημας Πριν σχετλι’ εργα περι
χειλεσι μητισασθα ! (97 ) 257 Dell' aria si distende per l'immenso Splendore ,
e l'alta region dell Etere Che per lunghezza , e per larghezza è vasto . ?
Ancor si sparge per le vostre mani IL sangue gorgogliante degli animai ? Ah non
vedete colla mente piena Di sprezzo , che sbranandovi , a vicenda Vi diorate ?
E che mutata forma Il padre alzando il suo caro figliuolo Lo scanna , e pazzo
grandi cose prega Tutti color , che sacrifizj fanno , Sen van supplici orando ;
ma quest'altro Nell'atto di scannar gridi mandando D' udirsi indegni , in segno
di minaccia Malvagio in casa desinar prepara . Cosi talora avvien , che danno
morte Il figlio al padre , ed alla madre i figli , E questa , e quel fucendo
privi d'anima Le care in cibo ne trangugian carni . Perchè crudele il di ah non
mi spense Prima , ch'avessi fatto il gran peccato D' appor tal cibo sopra le
mie labbra ! kk 558 Ταυρων δ ' ακρίτοισι φονοις και δευετο βωμος Αλλα μυσος τετ
' εσκεν εν ανθρωποισι μεγιστον Θυμoν απορρασαντας εεδμεναι ηϊα γυια ( 98 ) .
Τοι γαρ τοι χαλεπησιν αλυοντες καιστησιν Ου ποτε δαλαιων αγιων λεωφησετε θυμον
( 99) . Ολβιος ος θαων πραπιδων εκτησατο πλετον Διαλος δω σκοτοεσσα θεων περι
δοξα μεμπλε ( ιοο) Εις δε τελος μαντάστε και να τοπολοι και 1ητροι Και προμοι
ανθρωποισιν επιχθονίοισι πίλονται Ενθεν αναβλαστασιν θεοι τιμηση φεριστοι ( 101
) . Αθανατους αλλοισιν ομεστιοι αυτοτραπεζοι Ανδρομεων αχεων αποκληροι εοντες
απειροι (102) . 259 Non macchiava l'altar sangue innocente De’ tori un di . Ma
sommo allor misfatto Dagli uomin si credea privar dell' anima Gli animai , e divorarne
i membri in cibo . Chi dalla colpa , che da se molesta , E ' tormentato , non
avrà nell' animo Mai requie al suo misero dolore . Felice è quegli , che
possiede i beni Della mente divina , ed infelice E' quel , che male degli Di
pensando Ne porta tenebrosa opinione . 7 I vati infine , ed i cantor degl' inni
I medici , ed i forti capitani , Che de' terrestri uomini son guida Ivi
rinascon Dü d'onor prestanti . Nella stessa magion , a mensa stessa Stando
cogli altri Dii , d'ogni vicenda D'ogni umarło dolor futti già privi . kk 2 16ο
Ην δε τις .ν κανοισιν ανηρ περιωσια αθως Ος δη μηκιστον τραπιδων έκτησατο
πλετον Παντοίων τε μάλιστα σοφων επικράνος έργων Οπποτε γαρ πασησι ορεξατο
πραπιδεσσι Ραγε των οντων παντων λευσεσκεν εκαστα Και τε δεκ ' ανθρωπων και τ'
ακoσιν αιωνεσσι ( 103) ΕΠΙΓΡΑΜΜΑΤΑ Περι Ακρωνος • Ακρον ιατρον Ακρων
ακραγαντινον πατρος ακρου Κρυπτα κρημνος ακρος πατριδος ακροτατης Τιγες δε το
δευτερον στιχον ουτω προφέρονται Ακροτατης κορυφής τυμβως ακρος κατεχα ( 104)
261 5 Tra quelli o'era l' uom sopra d'ogn ' altro Eccelso nel saper , che della
mente L' altissimo tesor chiudea .nel seno . Egli pieno d'amor tutti indagava
De' sapienti i fatti , e le scoperte Dotte di lor . E quando del suo spirto
Ogni forza intendeva , ad una ad una Tutte schierate le cose reali In dieci o
venti secoli abbracciando Rapidamente col pensier vedea . EPIGRAMMI INTORNO AD
ACRONE . L'alto di gran saper medico Acrone , Nato dun alto padre in Agrigento
Alta , rupe tien alta per sepolcro Della sua patria posto in alta cima . Alcuni
leggono così il secondo verso Alta tomba ritien sull' alta cima аба . Περι
Παυσαγικς Παυσαγι: ιητρον επωνυμον Αγχίτου υιον Φωτ’ Ασκλεπιαδης πατρις εθρεψε
Γελα Ος πολλούς μογεροίσι μαρανομένους κεματοισι Φωτας ατέστρεψαν Φερσεφονης
αδυτων ( 1ο5) . . Δειλοί πανδειλοι κυαμας απο χειρος, εχεσθαι , Ισον τοι κυαμες
τρωγειν κεφαλασθα τοκων ( 106 ) Ναν μα τον αμετερας σοφίας ευρoντα τετρακτην
Παγον αεγνας φυσεως ριζωμα τ' εχεσαν ( 107) . 263 Di Pausania . Il medico che
nomasi Pausania E' d' Anchito figliuol', è discendente Degli Asclepiadi , ed ha
per patria Gela , Che lo nutri . Costui molti languenti I'er penosi malor dalle
segrete Di Persefone stanze a forza trasse . Versi d' incerto Autore attribuiti
da alcuni ad Empedocle . Scostate , o miseri , del tutto in felici Dalle fave
la mun : mangiar di queste Egli è privare i genitor del capo . Giuro per quel ,
che nella nostra scuola Scoperse il qucttro , che racchiude il forte , E la
radice eterna di natura + . ANNOTAZIONI ALLA R A O COITA D E F R A M M ENTI.
". 267 ANNOTAZIONI ALLA RACCOLTA D E FRA MM EN TI. ( 1 ) Questo verso si
trova presso Laerz. 1. 8 in Emp. Egli dice ny de o lavraylas spwjeevas αυτε , ω
δη και τα περι φυσεως προσπεφωνηκεν Pausania era amato da Empedocle , e que sti
gli intitolò il suo poema sulla ' natura E siccome questo verso forma la dedica
; cosi si è collocato il primo . La frase per quanto pare è Omerica come si può
vedere Iliad . 11 V. 450 Iliad. 1 : V. 451. ( 2 ) Presso Simplicio de Phys.
aud. l. 8 p. 272 ediz . d'Aldo . Perchè questi due ver si si suppongono dagli
altri , che li seguono , si son collocati prima . Per altro Plut. de exil .
afferma che cosi cominciava la filosofia d'Empedocle . ( 3 ) IL 2. 3 verso son
rapportati da Laerz . 11 2 263 che se 1. 8 in Emp. I primi tre da Sext. Emp.
adv: Phys. 1. ģ , da Plut. de Pl. Ph . l . 1 cap. Tutti quattro poi da Stobeo
Ecl. Phys. 1. i p. 26. Questi si sono premessi per la ragio ne ch'esprimono i
quattro elementi , che sono base di tutta la filosofia d'Empedocle . Si
conviene da tutti che sotto Giove è in : dicato il fuoco , e da Nesti l'acqua ,
condo Vossio de Idol. 1. 2. cap. 7 e Fabricio nelle note à Sesto Empirico
deriva da yalay fluere . Vi è solo un disparere tra gli Scitiori per gli due
simboli. Giunone e Plutone . Pois chè secondo Cic. de Nat. Deor . l . 2.cap. 26
Plut. l. 1. cap. 3. de Pl. Ph. Macrob. Satur. l i cap. 15 , da Giunone è
espressa l'aria ; ed al contrario giusta Athen. Apol. 22. Achill. Tazio in
Arat. Laert. I. 8 in Emp. Stobeo Ecl. Phys. 1. i Heracl. Allegaz , Omeriche,p.
443., -sotto il simbolo di Giunone è indicata la terra . E però per questi
Plutone era la• ria , e per quelli la terra . Aïd oyeus in luogo di aïdris Om .
11. 20 V. 61. Esiod . Theog. v. 913. Hpn epoßios Omer. Hyinn . in matr. o .
mnium '. Nella traduzione si è formato GIOTATO 2 per tmesi . 269 9 col . ( 4 )
Di questi versi il 7 e l'8 sono riferi ti da Laerz. in Emp. I. 8. Stobeo Ecl.
Phys. 1. 1 p: 26. Dal 10 sino al 15 si trovano presso · Arist. Natur. Auscult.
l. 8 cap. 1. Il. 22 presso Ciem . Alex. Strom . I. 5., ed il 21 e 22 presso
Plut. Amat. Tutti poi eccetto il g e'l 10 sono rapportati da Simplicio de Phys.
Aud. I. 1 p. 34 ediz. d'Aldo . Siccliè si è supplito il 10 con Aristotile , e'l
lo stesso Simplicio come si vedrà alla ( 10 ) . Questi versi che sono al numero
di 36 fan parte del primo libro della natura . Poichè lo stesso Simplicio dice
chiaramente sy 7pUTW TO φυσικών .99 και nel primo libro delle cose fisiche I
versi 3 , 4 , 5 pajono d ' essere un'imi, täzione d'Omero . II . 6.v., 146 , e
149. Il 5 portá P&T Th , ma si è cangiato in.dpuntu come più confacente al
senso . Nel 6 in luo go di xdcepecei dinge si è posto 8T0T€ anges.co me Omero .
Il. -10. V. 164. Nel z la paro la Qiaotati amicizia non significa in verità che
ainore , siccome fa Omero . Il. 6 v. 161 c in quasi tutta l'ariade che dice
QLXOTNTO felgympia rab . Dal 7 al 12 sembra di essere una sem 270 * plice
imitazione d' Esiodo nella Theog. Poichè Empedocle mette in contrasto l'amore e
lo dio come Esiodo fa colla notte e'l giorno . Ne’ versi 6 , 13 e 32 si trova
la parola ' deau Trepes. collocata nello stesso modo che suol fa re Opiero .
Il. 10 v. 325 e 331. II. 12 v . 398 . II. 19 v. 272. Odys. 4 V. 209. Odys. 7.
v. 96. Odys. 10 v. 38. Odys.. 14 v. 11 . Sicchè pare che l'orecchio d Empedocle
era educato al suono de' versi Omerici , Nel verso 14 aloy Euroly alla maniera
d'Omero . Il. 1 v. 290. Nel 16 reipata pewIwon siccome 0 . mero παρατα τεχνης .
Nel 20 1 ’ αταλαντον co me Il. 15 v. 302. Nel 21 è da dirsi che intanto ,
l'amicizia sia di lunghezza e larghez za eguale , in quanto i corpi possono
risulta re da parti eguali de quattro elementi. Al meno questa interpetrazione
pare più confa cente al suo sistema ; se non si vuole abbrac ciare quella , che
deriva dal pittagoricismo , per cui il numero quattro era il più perfetto . Nel
22 100. TEINTWS per attonito e Omerico . II . 4 v. 246. Nel 24 cina poves's
dovrebbe esser nominativo giusta la Grammatica . Na si v . 271 lasciato in
accusativo ; perchè gli Attici alcuna, volta , coře si vede presso Aristof. in
avibus , sogliono usare l'accusativo in luogo del nomi nativo . L'epye texti si
trova spesso in Omero e in Esiodo : cosi Odys. 7 V. 272.Esiod. Theog. V, 89. Il
25 è simile a quello dell' Iliad . 9 v. 558 , e pile d'ogni altro ad Esiod .
Theog. v. 595. Nel 27 laratnaon è d ' Omero . II. 1 v . 526. Nel 30 il
Trepiadojevolo è pari mente adattato al tempo e all'anno presso Omero' . Odys.
iv. 16 ed Esiod. Opera v . ' 384. Nel 31 si osserva l'id atoange in fi. ne del
verso come in Omero . Il. 6 v. 149 . (5) I versi 12 e 13 si trovano presso
Arist, Poet. cap. 25 , e Ateneo lib . 10 p. 424 . Tutti poi sono rapportati da
Simplicio de Phys. aud . 1. i'p. 7 d' Aldo . Essi sono stati posti nel primo
libro del poema ; perchè Simplicio li riferice come quelli che precedeano altri
, che da lui sono notati per versi del primo lix bro προ τετων των επων • Nel
verso 7 è 11 si è scritto a Jey.TTW5 in luogo di queuent Ews come si legge in
Sims plicio . Nel 10 si trova vtsupper feri ch'è d' 272 Omero II . 9 V. 502,
Nell'ultimo, si ha l espressione Jaunese idiogui ch ' è comune presso Omero ed
Esiodo : cosi Il. 18 v. 83. Odys. 13 v. 108. De scụto Herc. v. 140 ' , ed in
tanti altri lunghi dell' uno e dell'altro poe ta . Teocrito nell' Idyl.. 17 v.
77. non è dif ficile che avesse imitato Empedocle , dicendo egli εθνεα μυρια
φωτων α εinmiglianzα di quel che dice il nostro poeta nel 8 verso e nel 14 , (6
).Simplic. de . Phys. aud. I. 1 p . 7. Quer sti versi sono quegli stessi
innanzi a' quali di ce Simplicio ch' erun collocati quelli della na: ta ( 5 )..
... L' epiteto Truji Payowymi è Omerico . II. 8 v. 320 e 435. Orfeo nell'inno
all' etere , chiama l ' etere dotepo@ eyzes ( 7 ) I primi tre' versi sono
presso Arist. de anima li i càp . 7 , e tutti presso Simp. de Phys. aud. I. 2 p
. 66 Aldo . Simplicio af ferma che appartengano al primo libro d' Em . pedocle
λεγει εν πρωτω . Ε come sono dello stesso tenore della nota ( 6) ; cosi si sono
si tuati vicino a quelli . Nel 1 verso επικαιρος in luogo di επίκρανος 273 è d'Omero
. II. 1 v . 572 , e il v. 572 , e il xoayolai é ' Esiod. Theog. v. 865. Nel 3
l’ oGTEL deuxa è parimente d ' Esiod . Theog. v. 540 , e 557 e d'Omero . Il. 24
v. 793 . ( 8 ) I primi due versi si trovano presso Plut. de primo frigid . , e
il 7 , 8 , 9 presso Arist. de gen. et corrupt. Tutti presso Simpl. de Phys aud.
l . 1 p. 8 , e nella pag. 34 sono pre ceduti da due seguenti versi . 1 እእእ. αγε
των δ * οαρων προτερων επί μαρτυρα δερκεί Ει τι και εν προτερoισι λιποξυλον
επλετο μορφη • 1 Di questi due versi non si sa che voglia dire quel Altofurov
legno pingue : Perchè pa- . re ch? Empedocle voglia rapportarsi a' prece: denti
colloquj dove forse v'era qualche for. ma Altrotuloy . Si è cercato di
sostituire Action Yugov , ma neppure s intende . Però si sono trascurati nel
testo questi due versi . Nel 3 verso si legge presso Plut. Svopa EVTA xep ply a
negyté , ch ? è spiegato tenebroso , ed crribile . Ma come non si sa ď' onde
poss m m 274 sa derivare played soy si è sostituito plyndor , che più si conviene
all'acqua . Indi è che si è scritto VIOOEYTA ,xoh pigns.ovte . E' vero che il
vero so diventa spondaico ; ma gli epiteti dell' ac qua sono più confacenti
alla sua natura , e corrispondono più all'intendimento d'Empedo cle , che in
questi versi vuol dare i caratteri di ciascuno dei quattro elementi , siccome
at testa Simplicio de Phys. aud. - p . 7. Nel 4 προρε8σι θελυμνα τη luogo di
προθελυμνα . It' 9 vi 537. Il 5 verso è simile a quello d. Omero . Il. 18 v.
511 , ilil 7 al v. 70. Il. e al . v . 38 d' Esiod . Theog. , e l'8 al v. 163
Odys. 15. Nel 9 , e 10 l ' epiteto de' pesci υδατοθρεμμονες , e quello degli
Dei δο. arxay wres sono tutti due propj d'Empedocle ; giacchè non si leggono
presso altro poeta . Il Tlpenoi Ospirtoi pare che sia preso dal v. 494 1 11. 9
• (9 ) Simplic. de Phys. aud . 1. 1 p. 34 . Egli li rapporta dopo quelli della
nota (8) e dice , che Empedocle li soggiunge in esempio . Non v'è quindi dubbio
, che debbono essere collocati nel primo libro , e dopo di quelli . Vi 275 si
trovano alcuni versi ripetuti alla maniera Omerica , e nel g versa ľws YÜ XEV
come nel v. 749 Il. 11 , e nel v. 11 della Theog. d' Esiod. Nel 10 si e mutato
l'acheta in fore, e nell' 11 vi si troνα μυθον ακεσας nel miodo stesso d'Omero
II. 7 v. 54. Odys. 2 z v: 560 , ( 19 ) Simplic. de Phys. aud. l . 1. Costui ,
dopo d' avere rapportato i versi delle note ( 8) • (9 ) 80ggiunge και ολιγον δε
προελθων αυθις Çnti . Però si son collocati dopo , e come ap partenenti al
primo libro . Il 7 di questi ver si è quello stesso , ch ' è stato inserito da
9 nes versi della notą ( 4) . ( 11) Il 2 verso si trova presso Plut. net lib .
de adulat. et amici discrimine : il terzo presso Aristot. Metaph. 1. 3. cap.
4.- Tutti tre presso Clem. Alex. Strom . I. 6 . Il secondo verso , si rapporta
d'alcuni ne : pos nilov ufos , ma Empedocle nel 19 della nota (4) dice c7 NETOV
, e per altro pare più armonioso ed Omerico . Questi versi , come quel li , che
indicano i quattro clementi ' , non si possono collocare che nel primo libro .
m m 2 276 ! ( 12 ) Arist. Metaph . l. 3 cap . 4. Simplic . de Phys. ' aud. 1. 6
p . 272. Plutaroo nel lib. de Reip. geć. praecept. vi allude dicen da τιμας
ονομαζω κατ' Εμπεδοκλεα . Questi ver si non possono appartenere , che al primo
li bro ; perchè in esso dichiara Empedocle le due forze amicizia e lite . ( 13
) Simp. 1. i de Phys. aud . p. 34. La parola aprice del primo versa può
significare pari di numero , perfetto , ed adatto . Si è tradotta pari ;
perciocchè si è trovato che i corpi , di cui Empedocle enumera le parti de gli
elementi , da cui quelli son composti , non sono che di numero pari . Cosi
l'ossa di oi to parti nota ( 7 ) , la carne di parti eguali de quattro elementi
nota ( 6 ) et.. ( 14 ) Arist. de Gen. et Corrupt. l . i cap. 1 , e De Xenoph.
Gorg., at Zenon. Plut. de Pl. Ph. l. 1 e adv. Golot. Si sono collocati nel
primo libro perchè Plutarco dice chiaramente de Pl . Ph. l . i λεγα δε ετως και
των πρώτων φυσικών και Anno de Tol spaced è modo turto ď Omero II. 1 v . 797.
Odys. 11 V. 453. Odys. 10 2 : 7 V. 495 ec. L'a.JavaTolo TEMBUTn è d' Esiod . in
Scuto Herc. , ' e nell'ultimo verso Bpomois "QvIpomolol è maniera greca
che spesso si tra , va presso Omero ed Esiodo che dicono Bpotox ardpa . Il
Duris nel principio come opposto a 76 deutn pare che indicasse la nascita . Ma
co me in fine significa natura si è lasciato cob. la sua propia significazione
di natura . ( 15 ) Plut. adv. Colot. Questi versi , come si vede dalla materia
, sono una continuazio ne di que' della nota antecedente . Si sospetta che
questi versi fossero sta ti alterati da qualche copista . Vi si osserva ows per
uomo in genere neutro , che suol esa sere presso i Greci di genere maschile . (
16 ) Simpl. de Phys. aud. 1 , 2 , pag. 85 Aldo . E siccome queg!i dice « TOTO'S
AS T8 Εμπεδοκλεας εν τω δευτερη των φυσικών προ της ανδριων και γυναικιων
σωμάτων διαρθρωσεως TAUTU TC ETn , Empedocle nel secondo libro delle cose
fisiche canta questi versi prima di parlare della formazione e articolazione
de' corpi de maschi e delle femine Non vi ha 278 quindi alcun dubbio , che
questi versi fan par te del secondo libro , e che il soggetto di que . sto
libro si versa sulla nascita degli uomini , e de' corpi de' maschi e delle
femine . Però è , che tutti i versi che riguardano la formazio ne degli uomini
, e de' loro membri , e delle parti del corpo umano e loro funzioni sono stati
da noi posti nel secondo libro . IL 3 verso è un'imitazione d'Omero nel v. 157
dell' Iliad. 4 , 810Quais secondo Simpli cio esprime la massa tutta, del seme ,
che an cora' non indicava la forma de' membri . ( 17 ) Aeliano de Nat. anim .
I. 16 cap. 29 . Le forme descritte in questi versi sono ricor date da tutti gli
antichi scrittori come singo lari . Cosi Arist. Nat. ausc. l. 2. cap. 8. Es se
non poterono durare , perchè non eran tra loro convenienti. Di quando in quando
ne na. sconto de' simili , e questi sono i mostri . : ( 18) Simpl. de coelo 1.
2. Arist. de coel. 1. 3 cap. 2. De Gen. I. i cap. i8 . Isaac. Tzetze in Comm .
ad Lycophr. Epi vax65 • ( 19 ) Simpl. de coelo l . 2 . ( 20 ) Simpl. de Phys.
aud. 1. 8 p . 258 279 Aldo . Nel terzo verso si è spiegato pngjely! al la
maniera d'Omero Il . 1. v. 437. Nel 6 e nel 7 - sono da notarsi ud poplene
Opols , opsta μελεσσι , € πτεροβαμμoσι κυμβας clie sono ma niere originali d'
Empedocle . ( 21 ) Aristot. de respir. cap. 7. Questo è il più bel frammento
d'Empedocle , e forse l ' avanzo più , venerando dell'antica fisica , in cui
non solo si spiegà da Empedocle il modo a suo credere del nostro respirare , ma
si di mostra eziandio il peso , e la molla dell' a . ria . Egli è stato
tradotto per quanto si può letteralmente, e solamente si è ito aggiungen . do
talora la forma della clessidra , senza di che non si avrebbe potuto
chiaramente com prendere Il coros del 4 verso corrisponde al cruor de’latini .
Il. 16 y. 162. Chi si conosce – Omero può accorgersi come va adattando Em .
pedocle tutte le parole e frasi d'Omero nel 5. sino all ': 8 verso . Lo stesso
WTTEL OTAY Trays è ď Omero nel v. 362 Il. 15 .. L'EUTETEOS , che Omero applica
ail' acqua' . Ili 16 v. 174 , Empedocle l'adatta alla duttilità del bronzo 200
Verso . It all'acqua , nel 9 TEPEY Ejedes dell' 11 è d' 0. mero Il. 14 v. 406.
L'autap ETHTU nel 15 è forma parimente Omerica Il . 11 V. 304 Odys. l . 9 v.
371 ec. L'ayrilor ud wp nel 16 si trova applicato al giorno in Oniero , e qui
che non può esser fatale se non per che nella clessidra è destinata a notare le
ore che scorrono . Nel 18 verso Bpotew Xpor presso Esiod. Opera è preso per
umano corpo , qui per la mano . Nel 20 ilil duonysos è applica to alla guerra .
Il. v. 395 ec. Da Empedocle si acconcia al gorgogliamento dell'acqua ( 22 )
Arist. de sensu et sensili lib. i cap. Nel 2 verso σελας πυρος αθομενοιo e d '
Omero . Il. 9 v. 559. Il. 10 v .. 246. II. 11 v. 219. II. 6 v . 282 ec. Il 24uepiny
νυκτα e simile all' αμβροσιην δια νυκτα d' O mero . Il. 2. v. 57. Nel 3 si
trova apopg85 ch'e' una metafora , quasi che le lanterne di fendendo il lume da
venti se li succhiassero ; giacchè quopges vuol dire succhianti . Il mayo Town
dyepewr Odys. 5 v. 293 e 304. Nel 4 verso il divanid ve si aeyrwy si trova in
Omero Il. 5 v. 526. Nel 5 ci ha un epiteto de' 2. Nel dia 282 indomiti ; per
raggi ch ' è molto ardito UTCpert chè non sono vinti dalla notte . La stessa pa
rola walioruto nel i verso per preparare è Omerica . Il. il v. 86 ' . In quanto
poi alla costruzione delle lanterne è da dirsi , che for se allora erano di
corno trasparente . ( 23 ) Il i e gli ultimi due versi presso Giov. Tzetze
Chil. 5 p. 382. Il 2 presso Theod. de Curat. Graec. l . 1. IlIl 22 ,, 3 , e 4
pres SO Clem. Aless. Strom . 1. 5. Dal 5 sino all ' ultimo presso lo stesso
Giov. Tzetze Chil. 13 p. 476. Gli ultimi due versi sono anche rap portati da
Chalcid . in Tim. Pl. Essi sono sta ti tutti disposti nell' ordine , in cui
sono no tati , che sembra non esser disconveniente , e fanno certamente parte
del lib. 3. Poichè Tzetze nella Chil. 7 p. 382 nel rapportarli soggiunge
Εμπεδοκλης τω τιτω των φυσικων δεικ : VUOY TIS ' N. sold togey το θεα κατ'
επ'ος ετω λεγων . 9 , Empedocle nel terzo libro delle cose fisiche. volendo
indicare quale sia la sostanza di Dio dice cosi Il pendea nel senso in cui qui
lo pigliu Empedocle è comune ad Omero nell' Odissea n n . 282 o ad Esiodo nella
Theng. ( 24) Clem. Alex. Strom. 1. 5. Il . 1 ver so manca d'un piede , e si
potrebbe compiere leggenda Ει ο αγε τοι μεν εγω λεξω . Vi si os serva poi la
stessa maniera d Oniero nell ' ap porre degli epiteti al mare , all'aria , aile
tere . ( 25) Athen . Dipnosoph. 1. 8 p. 334. Il devd pece pecupce è d'Omero .
Il. 9 v. 537. Lo stesso Athen. nel medesimo luogo attesta che tutti i pesci da
Empedocle furon chiamati zce paglves . ( 26 ) Aristot. 1. 2 de coelo cap . 8 e
De Xenoph. Zenon, et Gorg. Gli ultimi due versi presso Clem . Aless. Strom. 1.
6 . (27 ) Plut. de Pl. Ph . I. i cap. 18. Theo dort. de mater. et mundo Serm. 4
p. 1080 . (28) Plut. Symp. l . 4 quaest. 1. Macro bio Saturn . l . 7 p. 521. E
siccome in Plut. si leggono alterati ; cosi sono stati correlti con Macrobio .
( 29 ) Plut. quaest. Nat. p. 916 . ( 30 ) Plut. quaest. Nat. p. 917 , et de
Curiosit. Alcuni leggono Keuuata , altri rappese . ( 283 ra , ma si è
sostituito xeu-ged , che pare più acconcio al senso dell'autore ( 31 ) Arist.
Nat. Auscult. 1. ? cap. 4 , e De Part, Anim . I. i cap. 1 , Simpl. I. Phys. (
32 ) Simpl. de Phys. and. I. 2 p . 73 . ( 33 ) Simpl. 1. 2 de Ph. aud. p. 23.
L' epiteto de incepa come dice ' Hesichio' è propio d' Empedocle.; ed il
polyurgadins d'Omero II. 1 v. 352 , ( 34) Simpl. l. 2 de Phys. aud. p. 74 Aldo
. ( 35) Simpl. 1. 2 nel med. luog. ( 36) Simpl. 1. , nel med. luog. ( 37) Simpl
. 1. 2 de Ph. aud. p. 73 . ( 38 ) Simpl. l . 8 de Ph. aud. p. 272 . ( 39 )
Plut. in l . non posse suaviter vivi jut . xta epicuri decreta . ( 40 ) Simpl.
de Ph. aud. l. 8 p . 272 . (41 ) Simpl. nel med. luog. ( 42 ) Simpl. nel med.
luog. ( 43) Arist. de Gen. et Corrupt. l. i cap. 6 . ( 44) Simpl. de coelo Com.
21. p. 88 . ( 45 ) Arist. de Gener. et Corrupt. 1. i cap. 6. La frase zgova
dupsyo, presso Omero Il. 6 y. 411 . nn 2 284 (46) Plut. quaest. Nat. p. 916 .
(47 ) Arist. de Gener. anim. 1..1 cap . 18 . ( 48) Arist. de Gener. anim. I. 4
cap. 1 . (49) Plut. nel lib . de Amic. multitud. (50) Arist. de Gener. anim .
1. i cap. 23 . Alcuni leggono μακρα δενδρεα . ( 51 ) Plut. quaest. Platon . p.
1006.4 . (52 ) Plut. de fac. in orbe lunae dove in luogo d' ožupeans è da
leggersi očußeans e in vece di naiyo Iraupe come si è rapportato nel. la nota
(35) . ( 53) Plut. de fac. in orbe lunae . Questi versi sono stati corretti da
Xilandro . ( 54) Arist. Metaph. l. 3 cap. 4 de anim, 1. i cap. 2. Sesto Emp.
adv. Gram. l . i cap. 13 e adv. Log. l . 7 Chalc. in Tim. cap. 21 p. 131 . Pare
che in questi versi Empedocle abbia imitato Omera Il. 13 v. 31 , e Il. 16 v.
215. Il tip apo ndoy Omerico . Il . 2 v. 455 . L'epiteto della lite rugpw , che
da Omero si adatta alla vecchiaja , e talora alla ferita ec. è situato in fine
del verso come in Omero II . 5 v. 153 , e Il. 10. v. 79. Il. 16 v. 393 ec. 285
3 . ( 55 ) Sext. Emp. adv. logic. l . - 8 p. 512 . ( 56) Stobéo Ecl. Plys. l .
1 p. 131. L' última verso è anche rapportato da Chalcid . in Tim. Pl. p. 29 ,,
ed è un imitazione di quello d' Esiodo nella Theog. 7 spe pezy 750" T δες
, περι δε εστι νοημα • ( 57 ) Aristot. de anima 1. 3 сар. ( 58) Aristot. de
anima" nel med. luog. ( 59 ) Aristot. de Gener. 1. i cap. 13. ( 60) Plut.
adv. Colot. ( 61 ) Clem. Alex. Strom. l . 5 Theodor. de curat. aegritud .
Ethnic. Acciaolus Theod, interpres I. i contra Graecos . ( 62 ) Arist.
Meteorol. l . 4 cap. 9 , atspao TURVO è d ' Omero . Il. 11 y. 454 , e otißola
pous pedeerol è d ' Esiodo opera v. 148 . ( 63 ) Plut. Symp. 1. i cap. 3. Deve
lege gersi andyl . ( 64 ) Plut. Symp. 1. 3. quaest. 1 . ( 65) Plut. Symp. I. ,1
quaest. 2 , e nel lib. de fac. in orbe lunae . ( 66) Put. de Orac defectu. Per finire
il verso si è supplito nella traduzione artos . ( 67 ) Plut. Simp. I. ? quaest.
10 , 286 . ( 68) Plut. de Orac. defect: (69) Plut. Simp. 1. 8 quaest. 3 . ( 70)
Arist. Poet. cap. 25 c Meteor. l . 4 . 71) Theophr. de Caus. Plant. 1. i cap.
14 . ( 72 ) Athen. Dipnosoph. l. 8 p. 365. Que sti versi si son collocati come
appartenenti al poema 'della natura ; perchè parlano di Ve nere , che indica
l'amicizia . Vi si trova il Soydan codpots parola composta da Empedocle , che
non si legge in altro poeta . Si dee lege gere Κυπρις nel testo , e non Kπρις .
( 73 ) Sesto Emp. adv. Log. 1. ? Gli ul. timi due versi sono anche rapportati
da Plut. nel 1. de áud. Peet. Nel 2 yerso Scalig. legge suve ETEITA , ed Erric.
Stef. dely ETECL ; ma ne' MSS. si trova SaneM.T , Si è quindi conservata , come
sta ne' MSS. , e si è ritratta da dep @ os che più s' adatta al senso
dell'autore . Questi versi unitamente agli altri delle note ( 24) e ( 75 ) sono
riferiti da Sesto Emp. come quelli , che con poche interruzioni si suc vedono .
E come Empedocle si dirizza ad un solo , ch'è Pausania ;' cosi tutti fan parte
del 287 Chil . 1 , pra poema sulla natura , ( 74) Sesto Emp. adv . Log. l . 2 (
75 ) Sesto Emp. nel med . luog. ( 70) Laerz. in Emp. 1. 8. Joan. Tzetze I versi
3 , 4 , 5 sono anche pres. so Clen) . Alex. Strom. 1. 6. Nel 5 si legge d'
alcuni παλιγτιτα c d' altri παλιντινα ; mα da Casaub. si vuole raditova , e
fondasi so Suida . Nell'ultimo verso è da notare che il sanare gl' infermi si
esprime , presso gli an tichi avastne dall'inferno . Plut. in amat. Horaz. l .
2 Sat. 1 V. 82 . ( 77 ) Laerz. l . 8 in Emp. I versi 3 € 4 si trovano presso
Sesto Emp. adv. Gramm . 1 . i cap. 13 , e presso Philost. Vit. Apoll. Se condo
Laerzio cosi Empedocle avea dato prin . cipio al suo poema delle purgazioni
cvcpzopese νός των καθαρμων φησίν . ( 78) Sesto Emp. adv. Gram . I. 1 e Laerz.
in Emp. 1. ' 8. Sesto Empirico mette questi due versi dopo quelli della nota (
77 ) e soge . giunge nas nary. Sicchè icon c'è dubbio che appartengano alle
purgazioni . ( 79) Plut. de exil. I. 2 , e l'ultimo meza 288 zo verso è presso
Hierocle in aur. carm . , il quale lo ' rapporta unitamente al penultimo ως
Εμπεδοκλης Φυσι ο Πυθαγοραος • ( 80) I primi tre versi presso Plut. nel lib. de
vit . aere alieno , e tutti quattro presso lo stesso Plut. de Isid . et Osir. ,
e presso Eusebio . ( 81 ) Hierocl. in aur. carm. ( 82) Hierocl. in aur. carm.
(83 ) Clem. Alex. Strom. 1. 3 . ( 84) Clem. Alex. Strom. I. 3 0 70xO1 peegee
herdos Il. 1 v. 254 . ( 85) Clem . ' Alex, Strom. I. 3 . ( 86) Clem. Alex. nel
med. luog. ( 87 ) Stob. Ecl. Phys. 1. i . ( 88 ) Porph. de Antr. Nymph. Ediz.
di Van - Gcens p. 9 . ( 89 ) Clem. " Alex. Strom. 1. 5 Origen, Phy
losophumera . Phil. in V. Apoll. Athen. Dipn. In luogo di do7Os , che è un epiteto
dato da Esiodo e da Poeti Greci al pesce , presso d' al .cuni si legge eurupos
. A prima vista pare che l' epiteto ignito non abbia luogo ; mu ove si voglia
riflettere che giusta Empedocle , gli ani mali molto caldi cercarono l'acqua ,
ed ivi 289 soggiornarono , si può comprendere in qual senso abbia potuto
adattare al pesce l ' epiteto Europos . ( 90) Eliano de Nat. anim. I. 12 cap. 7
. Questi versi appartengono al poema delle pur gazioni . Perchè Eliano nel
rapportarli soggiun ge λεγει δε και Εμπεδοκλης την αριστην αναι με : τοικησιν
την τα ανθρωπου ει μεν ας ζωον η ληξις αυτην μεταγαγα λεοντα γινεσθαι και δε ας
φυτον dadyny . » Empedocle dice che ottima sia da stimarsi la trasmigrazione
dell'uomo , se do vendo passare in un bruto la sorte lo porta nel corpo del
leone , e se in una pianta lo porta nell' alloro L' epiteto ηύκομοισιν Ο .
mnerico . ( 91 ) Plut. de animi tranquill. L'epiteto έροέσσα e d' Esiodo che
dice Θαλιη εροεσσα και ma non s' intende quello di μελαγκαρπος che vuol dire
produttrice di frutti neri che Empe docle adatta ad Asafia o sia al genio dell'
oscurità . Giovanni Tzetze Chil. 12 dice Ecco πεδοκλης προ παντωντε φιλοσοφος ο
μέγας • γα γαρ την ασαφα αν μελαγκορον υπαρχαν ως κελαινωπας τον θυμον ο
Σοφοκλης που λεγα 25 * Ο Ο 290 SO • Empedocle filosofo , grande sopra d'ogn'al
tro , chiama Asafia o sia l'oscurità di nera pupilla conie Sofocle dice l'animo
di nero via In sostanza poi vuol qui indicare Em pedocle quello che noi diciamo
animo cupo , che tutto è coperto , e tutto fa con riserva . ( 92 ) Diod. Sic.
Bibl. Hist. 1. 13 p. 204 . (93) Clem. Alex. Strom. 1. 5 . ( 94) Plut. adv.
Colot. L'ultimo verso è stato corretto da Giov. Clerc. Bibl. Choisie Tom . 1 .
(95) Arist. Rhet. l. i cap. 13. Si son collocati in questo poema delle
purgazioni ; perchè Aristotile dice che riguardano la proi bizione d uccidere
gli animali . xoy ws EyeTedo κλης λεγα περι τε μη κτιγαν το εμψυχσν . τετο γαρ
τισι μεν δικαιον τισι δε και δικαιον . » Co me dice Empedocle parlando della
proibizione d' uccidere qualunque animale . Poichè que sto non può essere
giusto per alcuni e per al tri nò L' epiteto supurtedortos é d' Omero e quello
d'atletoy è d ' Esiodo . ( 98 ) Sesto Empir. adv. Phys. I. 9 p. 580 . Plut. de
Superst. Nel 5 verso l'entBTT05 si 291 è tradotto per indegno d'essere udito
come půs letterale . Na potrebbe avere due altri sensi cioè : da non essere
compreso , o pure come colui , che è pieno di Qyaxer 116 che vuol dire
contumacia , o inobbedienza ; perchè senza di ciò non si ritrae un senso che
sembra ragio nevole . Nel 6 a legurato d'apra è d' Omero nell' Odys. 13 v. 23 .
( 97 ) Porphyr. de non necandis ad epulan dum animalibus l . 2 pag. 137 ediz.
di Lio ne 0285dic epga per scelleraggini è d'Omero Odys. 14 v. 83 . ( 98 )
Porphyr. de non necandis ad epul. anim. I. 2 pag. 131. Il primo verso somiglia
a quello ď Omero Il . 24 v. 69. Alcuni leg, gono appatolor in luogo d '
cxpitolob . ( 99 ) Clem. Alex . exhortat. ad gentes. Awe Q10ste Odys. 11 v. 460
. ( 100 ) Clem . Alex. Strom. I. 5 . ( 101 ) Clem. Alex. Strom. I. 4 Bpotol o
pu. re ardpes sain horlon . Il . 1 v. 266 , e 273 . ( 102 ) Clem . Alex, Strom
. 1. 5. Questi due versi sono stati corrotti . Nel primo verso Sca . ligero
legge fyte TPUDEGcus in luogo d' AUTOTA . OO 2 292 che non FIG . In verità
questa seconda maniera cor risponde meglio all'opertio . Nel secondo leg ge
Ευγιες ανδρειων αχεων αποκηροι ατειρεις . dla ad altri è piaciuto all' aydpelwy
di sostituire l' and pouleur ch'è più adatto e pie Omerico ; all' електро! ľ
Anouampor ch'è anche più ragione vole ; ed in fine all ατειρείς I'' ατηρείς si
sa donde possa derivare . Si potrebbe dire più presto artelpon . Vi sono poi di
quei che in luogo di amewn leggong amoywy ; dimodochè spiegano coi forti achivi
. ( 103 ) I primi due versi sono presso Laerz. 1. 8 in Emp. , e tutti si
leggono presso Janibl . de Vit. Pyth . p. 54. Questi versi si sono col locati
nel poenia delle purgazioni ; perchè in questo poema Empedocle dichiara la
morale pittagorica . ( 104) Presso Suida voce Axpwr e Laerz. I. 8. in Emp. Questo
epigramma , come dicono e Suida e Laerzio , è diretto a punzecchiare Acrone ,
che domanda a la grazia di ergere un gran monumento a suo padre in un luo. go
alto della città di Gergenti . Empedocle va scherzando .col nome di Acrone e la
parola 293 acron che in Greco significa alto e altezza . Ma questo scherzo non
si può rendere nel no stro linguaggio . ( 105) Laerz. in Emp. I. 8 &
Towvoploy indi ca nome conveniente alla cosa . Perchè liquo gavin in greco può
significare che fa cessar i mali , e i dolori . Perciò Empedocle scherza col
nome del suo amico . ( 106) Questi due versi s' attribuiscono dit Aulo Gellio
Noct. Att. 1. 4 cap. 11 ad Em pedocle , e da altri ad Orfeo . Ma in verità so
no della scuola pittagorica . Si legga Didym . 1. 2. Geoponicon cap. 35. Varii
sono i sen timenti degli Scrittori sulla proibizione , che facea la scuola
Pittagorica , di mangiar del le fuve . Secondo alcuni , perchè non sono sa
lutari , e secondo altri perchè sono simili agli organi della generazione . Di
fatto Gellio dice che l'astinenza delle fave era un simbolo , eon cui si volea
indicare da Empedocle l'a ' stinenza delle cose veneree . ( 107 ) Questi versi
esprimono il giuramen to che si facea nella scuola Pittagorica . Si leggono
presso Jambl, de vit. Pyth. p. 125 , 294 Ma non semhrano d'esser d'Empedocle
cosi perchè non corrispondono allo stile del nostro poeta , come ancora perchè
vi si osserva il dia . letto dor ico , che non mai egii usò ne' suoi poemi.
ROMA BIBLIOTECA 295 Note mancanti nel Tomo I. pag. 67 . MEMORIA SECONDA . ( 121
) Απηρεν ασ Κροτωνα της Ιταλίας και κακοι τομές θες τοις Ιταλιωταις εδοξασθη
συν τοις μας θεματας και οι περι τας τριακοσίες οντες ωκoνoμαν αριστα τα
πολιτικα ωστε σχεδον αριστοκρατίας αναι την πολιτααν και Pittagora si porto in
Cro tona d'Italia ; ed ivi dando leggi agľ Italias ni fu egli in onore
unitamente a' suoi disce poli . Trecento de' quali amministravano otti mamente
le cose politiche , si che quella re pubblica era di posta a governo di
ottimati , Laerz. in Pythag. ( 122 ) La persecuzione della scuola pitta gorica
nacque da ciò , giusta Jamblico nella Vita di Pittagora cap. 35 , che i
pittagorici allontanavano il popolo dalle magistrature , e da' pubblici
consigli, e voleano essi soli , come sapienti , regolar le cose pubbliche.Grice:
“If people call William of Ockham, Surrey, Occam, I shall call Empedocles of
Agrigentum Agrigentum, or Agrigento simpliciter in the vulgar.” Vide “Italic
Griceians”While in the New World, ‘Grecian philosophy’ is believed to have
happened ‘in Greece,’ Grice was amused that ‘most happened in Italy!’ Empedocle
da Girgenti – Keywords: Girgenti -- Refs.: Luigi
Speranza, "Grice ed Empedocle," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675742458/in/photolist-2mKFrQ6-2mLGZ47-2mKzDys-2mKucE2-2mKCPCw-2mKfijf-2mJrUpx-2mJpEUu-2mJorPw-2mJjky4-2mJorPB-2mJpFM6-2mJpFT8-2mJpFSS-2mJorQD-2mJpFN8-2mJorMs-2mJorSc-2mJrUsP-2mJjku6-2mJjkwA-2mJjkwk-2mJrUok-2mJsW8r-2mJjkyK-2mJrUqu-2mJorRW-2mJpFQn-2mJpFNP-2mJorQi-2mJpFTZ-2mJrUso-2mJpFPv-2mJjkub-2mJpFM1-2mJrUqK-2mJrUr6-2mJjkvJ-2mJpFSM-2mJrUqz-2mJrUqE-2mJsWcj-2mJrUsU-2mJrUoa-2mJpFLK-2mJrUn3-2mJjkvt-2mJorKZ-2mJpFNt-2mJq2uE
Grice e
Girgenti – la parola che non s’incatena – filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “I love Girgenti
for many reasons! For one, he has edited Boezio ‘as he is’! – then he has
elaborated on Socratic irony, a concept that needs some elucidation, if ever
one did! Also, he has edited the ‘logica retorica’ of Cicero, which is
welcome!”Frequenta gli studi classici a Palermo, sotto Brighina, Franchina,
Armetta, Mirabelli e Puglisi) e poi si è trasferito a Milano sotto Bontadini,
Bausola, Melchiorre e Giussani. Si laurea sotto Reale con “Platonismo e Cristianesimo
in San Giustino Martire” – Studia “Porfirio tra henologia e ontologia
riproponendo la questione degli universali come origine del "pensiero
forte". Insegna a Milano I suoi studi sono concentrati sul rapporto tra
filosofia greco-romana e Cristianesimo, e in particolare nell'influenza che il
platonismo ha esercitato sui Padri della Chiesa. Per analizzare questo tema,
applica due categorie ermeneutiche: la "storia del’effetto" e la
"fusione dell’orizzonte”. Secondo la storia dell’effeto, la Patristica latina
deve essere considerata una fase importante della storia del platonismo antico,
che fa da tramite rispetto alla filosofia medioevale. Secondo la fusione
dell’orizzonte, il rapporto tra platonismo e Cristianesimo deve essere
analizzato superando due opposte posizioni: la "praeparatio
evangelica" di Eusebio di Cesarea, secondo cui la filosofia pre-cristiana
sarebbe stata di per sé una preparazione al Cristianesimo e la
"Ellenizzazione del cristianesimo" di Adolf von Harnack, secondo cui
nell'incontro con la filosofia, il Cristianesimo avrebbe smarrito la vocazione
originaria (e dovrebbe pertanto “de-“ellenizzarsi, de-filosofarsi). Una
posizione mediana potrebbe contribuire a superare le rigidità del cristianesimo
cattolico e le chiusure del cristianesimo protestante non-cattolico. Altre
opera: “Porfirio: catalogo ragionato” (Vita e Pensiero, Milano); “Giustino
Martire, il primo cristiano platonico” Vita e Pensiero, Milano); “Porfirio,
Vita e Pensiero, Milano); Porfirio, Laterza, Roma-Bari; “Platone, G. Girgenti,
Rusconi, Milano, Incontri con Gadamer, G. Girgenti, Bompiani, Milano “Platone” G.
Girgenti, Bompiani, Milano; Atene e Gerusalemme. Una fusione di orizzonti, Il
Prato, Padova ; Il bue squartato e altri macelli. La dolce filosofia,
libro-intervista con Sossio Giametta, Mursia, Milano. G. Giorello, Corriere
della Sera, 1ºScheda biografica, curriculum e
nel sito dell'Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr. Giuseppe
Girgenti. Girgenti. Keywords: la parola che non s’incatena, Giustino martire. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Girgenti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51757051548/in/dateposted-public/
Grice e
Girotti – la curva – filosofia italiana – Luigi Speranza (Adria).
Filosofo. Grice: “I like Girotti; for one, he has explored the idea of
‘beauty,’ which Sibley should, but did not!” Si laurea a Padova, sotto Santinello
e Berti. Pubblica “Filosofia” (La Scuola, Brescia). Pubblica: “Gouhier e la sua
storia storica della filosofia” (Unipress, Padova). “Comunicazione filosofica”
“Società Filosofica Italiana.” Altre opera: Aristotele, dal platonismo all’autonomia,
Polaris, Faenza, La filosofia di Schopenhauer, Polaris, Faenza; “Modelli di
razionalità nella filosofia”, Sapere, Padova; Discorso sui metodi, Pensa,
Lecce; Medioevo vs oggi: tra tabula rasa e innatismo, Sapere, Padova; Riforma
Gelmini e filosofia Sapere, Padova; Essere e volere, Pensa multimedia, Lecce; Siamo
completamente liberi di volere ciò che vogliamo?, Il Giardino dei Pensieri,
Bologna; Aristotele, Diogene Multimedia, Bologna . Hegel, Diogene Multimedia,
Bologna . Schopenhauer, Diogene Multimedia, Bologna; Bellezza e responsabilità,
Diogene Multimedia, Bologna . Kant, Diogene Multimedia, Bologna; Cercasi anima
disperatamente, Diogene Multimedia, Bologna; Giovanni Gentile; Diogene
Multimedia, Bologna; Il fico proibito dell’Eden e la giustificazione del male,
Diogene Multimedia, Bologna; Un viaggio intorno all’io: Da Atene a Delfi
dialogando, Diogene Multimedia, Bologna; Sul permesso di morire, Diogene
Multimedia, Bologna; Comunità di ricerca, Gouhier in Enciclopedia Filosofica
Bompiani, La collana si chiama Briciole
di Filosofia “una storia storica che si fermi all’esibizione dei dati diventa
semplice una ‘cronaca’; infatti, nel momento in cui si espone la filosofia di
Grice, per poter abbracciare l'oggettività si dovrebbe rimanere all’interno di
un'asettica descrizione, quella che Girotti definisce como “fenomenologia dello
spirito metafisico.”Girotti distingue “la fenomenologia” (come metodo) e “lo
spirito metafisico” (come oggetto). Seguendo il metodo della fenomenologia, il
filosofo-storiografo sarebbe invitato a fermarsi alla lettura del dato per descrivere
ciò che esso mostra. Seguendo “lo spirito metafisico”, il filosofo- storiografo
ritroverebbe l'”oggetto” (topico) della sua ricerca, cioè il “fatto
spirituale.” È su questo “fatto
spirituale” che Girotti refina Gouhier in quanto trova che Gouhier, quando ha
messo le vesti dello “storico” della “storia storica” della filosofia, sia
scivolato in una loro descrizione bergsoniana, ammessa anche da Gouhier. Cf.
Grice on the longitudinal history of philosophy. “We should treat those who are
dead and great as if they were great and living – it’s a matter of introjecting
into his shoes, or sandals!” -- “La distillazione filosofica” Armando Girotti. Girotti.
Keywords: la curva, la curva della bellezza, la linea, la linea della bellezza,
storia storica, non filosofica – unita longitudinale – longamiranza,
distillizione filosofica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Girotti” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51755915192/in/dateposted-public/
Grice e
Giudice – l’implicatura di Bruno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: Grice: “Giudice amply proves my trust in the worth of the
longitudinal unity of philosophy, for Giudice has unearthed some philosophical
minutiae in Bruno – like his tract to Sir Philip Sidney on ‘Atteone,’ which are
jewels of implicature!” -- “For Italian philosophy, Bruno is interesting: it’s
not all saints like Aquinas; they had hereetics, too – and usually the heretics
had a better philosophical background – into what the Italians called the
lovely ‘hermetic tradition’ – we used to have one at Oxford in pre-lib days!”
-- Grice: “If I am a Griceian, Giudice is a Brunoian – the Italians prefer
‘brunista’ or ‘bruniano,’ but I follow Katz is respecting the full surname – if
it is ‘bruno,’ you add things, you don’t substract things!” Essential Italian philosopherwho has studied in depth
the origin of philosophy in the Eleatic school. Guido del Giudice (Napoli), filosofo. Si
laurea a Napoli e studia Bruno e la filosofia del rinascimento. Fonda la
Societa Giordano Bruno. Altre opera: “Bruno” (Marotta e Cafiero Editori,
Napoli); “La coincidenza degli opposti” (Di Renzo Editore, Roma); “Bruno,
Rabelais e Apollonio di Tiana, Di Renzo Editore, Roma); “Due Orazioni. Oratio
Valedictoria e Oratio Consolatoria, Di Renzo Editore, Roma, “La disputa di
Cambrai. Camoeracensis acrotismus, Di Renzo Editore, Roma); “Il Dio dei
Geometri” quattro dialoghi, Di Renzo Editore, Roma); “Somma dei termini
metafisici”; “Tra alchimisti e Rosacroce, Di Renzo Editore,Roma, “Io dirò la
verità. Intervista a Giordano Bruno, Di Renzo Editore, Roma, “Contro i
matematici, Di Renzo Editore, Roma, “Il profeta dell'universo finite” – “Epistole
latine, Fondazione Mario Luzi, . Scintille d'infinito” (Di Renzo Editore).
Guido del Giudice. Giudice. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice, del Giudice, e la filosofia greco-romana,"
per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia. Keywords: l’implicatura di Giudice, universe finite, infinito,
geometrici, alchimisti, matematici – rinascimento – scintilla d’infinito” -- Refs: Luigi Speranza, “Grice e Giudice:
implicatura e scintilla” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685227726/in/photolist-2mRmv36-2mRfyWo-2mQHwBB-2mQ81kz-2mPyn68-2mPoRfW-2mN35cA-2mLKtaD-2mPu6xB-2mLH24C-2mPYoE5-2mKfivY-2mJqjKS-2mJq2uE-2mGnP2f-E4u3XA-Bq6mau-Bq5PrV
Grice e
Giudice – l’implicatura di Telesio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucera).
Filosofo. Grice: “Riccardo del Giudice is a philosopher; he wrote an essay on
Telesio.” Allievo e collaboratore di Gentile,
si laurea in filosofia, rivelando i suoi vasti e solidi interessi culturali,
che, insieme ad una rara volontà di studio e ad una seria attività politica
formarono il suo principale merito. Apprezzato per le doti oratorie e
l'accuratezza nella scrittura, fu parlamentare di chiara fama nella Camera dei Deputati. Di profonda ed esemplare
preparazione filosofica. Insegna a Roma. Riccardo Del Giudice. Giudice. Keywords:
l’implicatura di Telesio, Telesio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giudice:
l’implicatura di Telesio” -- The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51755870847/in/dateposted-public/
Grice e
Giudice – corpi ed espressioni – filosofia italiana – Luigi Speranza (Antillo).
Filosofo. Grice: “Giudice has written an
essay that poses a conceptual query for Austin’s conceptual query. It’s “Sull
pudore” – “But do we have that in ordinary language?”” – Grice: “Giudice has
also written on more standard forms of philosophy of language, and Nietzsche.” Dopo
aver espletato studi classici si laurea con la tesi “Ideologia e Sociologia” --
Ricercatore all'Istituto di Filosofia di Messina. Direttore della collana
"Filosofia Teoretica". Altre opera: La Nuova Filosofia, Messina,
Sortino editore, “Il discorso filosofico” “Gli echi del corpo” Verona, Edizioni
del Paniere, “Il lessico di Nietzsche” Roma, Armando, Nietzscheana. Esercizi di
lettura, Messina, Alfa, “Il tribunale filosofico” di Heine, Nietzsche e i simboli
delle cose più alte, Fedeltà alla terra, Profili della contemporaneità,
Cosenza, Pellegrini Editore, “Stare insieme” Cosenza, Pellegrini Editore, La filosofia
del finito, Cosenza, Pellegrini Editore, Nietzsche e gli echi del corpo,
Cosenza, Pellegrini Editore, Il Corpo e l'espressione, Cosenza, Pellegrini Editore,
Scritti di filosofia ed etica, Cosenza, Pellegrini Editore, Emozioni e
cognitività in Nietzsche. Un approccio fisiologico, Cosenza, Pellegrini
Editore, Sul pudore -- Sul pudore e sull'osceno, Cosenza, Pellegrini Editore, Breve
documento sulla "nuova filosofia", Cosenza, Pellegrini Editore, , Scritti
di filosofia ed etica, Cosenza, Pellegrini Editore, Su Messina e altri scritti,
Cosenza, Pellegrini Editore, Morelli,
Puoi fidarti di te, Milano, Edizioni Mondadori, Battaglia, Storia e cultura in Popper,
Cosenza, L. Pellegrino, Battaglia, Guicciardini tra scienza etica e politica,
Cosenza, L. Pellegrino, , varie Giovanni
Coglitore, Kant: cristianesimo come impegno morale, in Il contributo, L'Espresso, Studi etno-antropologici e
sociologici, . Santi Lo Giudice. Giudice. Keywords: corpi ed espressioni, corpo,
espressione, pudore, osceno -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Giudice: corpi ed espressioni” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51756657916/in/dateposted-public/
Grice e
Giuliano – filosofia italiana – Luigi Speranza – Grice:
“When I think Giuliano, I think Donizetti – and Poliuto’s lions!” -- Flavio
Claudio Giuliano (in latino: Flavius Claudius Iulianus; Costantinopoli),
filosofo. L’ultimo sovrano dichiaratamente pagano, che tentò, senza successo,
di riformare e di restaurare la religione romana dopo che essa era caduta in
decadenza di fronte alla diffusione del cristianesimo. Giuliano. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/23245055244/in/photolist-2mQzBiv-2mQxzwE-2mQjVch-2mPQGvz-2mPC6Zb-2mN36eA-2mLLZRD-2mLNi1Z-2mLznXk-2mKC3nj-2mKk6t5-2mKgN49-2mJ4GHU-Bq5Z5y-CfbuaM-Bm5FTy-BUPaNy-B24BWv-nup62f-ncSD5f-mMFu8i-mPMvEo-mMFf9t-mMFixn-mMFtDV-mMFsxp-mMH8r5-mMQAmK-mPMhv7-mMFmrM-my8CQ1-mwcBH4-mwc4Gc-mwc6XV-mwcxz4-mwctYM-mwdQhS
Grice e
Giussani – dell’amicizia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Desio).
Filosofo. Grice: “I like Giussiani; of course at Oxford he would be a no-no,
being a Catholic; but he understands the pragmatics of conversation!” Ricevette
la prima introduzione dalla madre Angelina Gelosa, operaia tessile; il padre
Beniamino, disegnatore e intagliatore, era un socialista. Entra nel
seminario diocesano San Pietro Martire di Seveso dove frequenta i primi quattro
anni di ginnasio. Si trasferì a Venegono Inferiore, nella sede principale del
seminario dove frequenta l'ultimo anno di ginnasio, i tre anni del liceo e dove
svolse i successivi studi di filosofia. Ebbe come docenti, fra gli altri,
Colombo, Corti, Carlo, e Figini. In quella sede conobbe i compagni di studio Manfredini
e Biffi. Si interessò di Leopardi e delle chiese ortodosse. Il 26 maggio
1945 Giussani, ventitreenne, ricevette l'ordinazione sacerdotale dal cardinale
Ildefonso Schuster. Dopo l'ordinazione, rimase nel seminario di Venegono
come insegnante e si specializzò nello studio della teologia orientale (specie
sugli slavofili), della teologia protestante e della motivazione razionale
dell'adesione alla Chiesa. Lascia l'insegnamento in seminario per quello
nelle scuole superiori. Inizia l'insegnamento della religione nelle scuole
superiori a Milano dove fu suo alunno Giorello. Le riunioni di suoi studenti si
tennero con il nome di Gioventù Studentesca (GS), che fonda insieme a Ricci e
che fece parte dell'Azione Cattolica. Inizia anche un'attività pubblicistica
volta a porre attenzione sulla questione educativa. Redasse la voce
"Educazione" per l'Enciclopedia Cattolica. Sotto Colombo continuò gli studi di teologia
protestante per i quali soggiornò per cinque mesi negli Stati Uniti. Ottenne la
cattedra di Introduzione alla Teologia a Milano. :Lo Spirito Santo ha suscitato
nella Chiesa, attraverso di lui, un Movimento, il vostro, che testimoniasse la
bellezza di essere cristiani in un'epoca in cui andava diffondendosi l'opinione
che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere. Giussani
s'impegnò allora a ridestare nei giovani l'amore verso Cristo "Via, Verità
e Vita", ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei
desideri più profondi del cuore dell'uomo, e che Cristo non ci salva a dispetto
della nostra umanità, ma attraverso di essa. Il movimento da lui creato prese
il nome di Comunione e Liberazione; ne assunse la guida presiedendone il
consiglio generale. Il Pontificio Consiglio per i Laici riconobbe la
Fraternità di Comunione e Liberazione e Giussani ne guidò la Diaconia
Centrale. Contribuì alla costituzione della Fondazione Banco Alimentare.
Fra le sue numerose opere vi è la trilogia del Per Corso, redatta a partire
dagli appunti delle lezioni di religione che aveva tenuto negli anni cinquanta
al liceo Berchet e in seguito all'Università Cattolica. L'opera, pubblicata in
successive edizioni prima da Jaca e poi da Rizzoli, è composta da “Il senso
religioso, All'origine della pretesa cristiana e Perché la Chiesa. Propone la
concezione della fede e dell'esperienza cristiana come incontro con Cristo
attraverso la Chiesa cattolica. La fede è un «riconoscere una Presenza» ed
occupa ogni singolo spazio della vita individuale (i rapporti umani,
l'esperienza lavorativa, la vita sociale e politica). Da ciò nasce anche una
critica alla ragione illuminista. L'idea della ragione come principale
strumento offerto all'uomo nel rapporto con la realtà e della fede come metodo
di conoscenza sono le premesse metodologiche per un'analisi dell'esperienza
religiosa. Dopo la morte, sono stati dedicati a Giussani: Desio:
nel paese natale di Giussani, la piazza retrostante il municipio e un monumento
opera di Cristina Mariani a Milano: parcoGiussani, in predenza parco Solari
Trivolzio: il piazzale adibito all'accoglienza delle auto dei pellegrini alla
chiesa parrocchiale che ospita le spoglie di San Riccardo Pampuri. Finale
Ligure: l'ultimo tratto del sentiero che porta all'antica chiesa di San Lorenzo
di Varigotti: lì si tennero alcuni dei primi incontri di Comunione e
Liberazione, che ancora si chiamava Gioventù Studentesca Castronno (VA): un
largo presso la rotatoria all'uscita dell'Autostrada dei laghi. Ascoli Piceno:
la scuola primaria e dell'infanzia "Giussani". Portofino: la
piazzetta del faro Kampala (Uganda): la scuola secondaria Giussani Pozzolengo:
il parco comunale adiacente al castello San Leo: un basso-rilievo in bronzo, opera
dell'artista riminese Ceccarellia, sulla facciata del convento di Sant'Igne Rimini:
la rotonda davanti al Palacongressi, nei pressi dell'area della demolita Fiera
dove si sono svolte le prime edizioni del Meeting per l'amicizia fra i popoli Chiavari:
un tratto del lungoporto Verona: i giardini presso ponte Garibaldi a Borgo
Trento Cinisello Balsamo: un largo urbano nei pressi del comune Segrate: il
centro sportivo della frazione di Redecesio Strade comunali sono state
intitolate a don Giussani a Cagliari, Morrovalle, Rapallo, Treviglio, Mestre,
ecc. La maggior parte delle opere deriva dalla trascrizione di dialoghi,
conversazioni e lezioni svolte in pubblico durante raduni, convegni, esercizi
spirituali. I suoi libri sono stati pubblicati dall'editore milanese Jaca. Rizzoli
ha iniziato a rieditare i testi di Giussani in nuove edizioni aggiornate dotate
spesso di un nuovo apparato di note e di nuovi contenuti editoriali e a volte
con titoli diversi. Rizzoli ha anche pubblicato le opere inedited e volumi
antologici di conversazioni precedentemente disponibili sotto forma di
fascicoli pro manuscripto o di redazionali per varie riviste. Volumi di inediti
o di riedizioni di testi sono poi usciti
anche per altri editori, tra i quali Marietti,
San Paolo, SEI, Piemme e Messaggero di Sant'Antonio. Trascrizioni di
conversazioni e lezioni nel corso di incontri con i responsabili di Comunione e
Liberazione, di esercizi spirituali e di incontri con appartenenti ai Memores
Domini sono state di norma pubblicate come inserti redazionali o allegate come
fascicoletti nelle riviste Tracce (precedentemente nota come CL-Littere
Communionis, organo ufficiale del movimento), Il Sabato e 30 giorni nella
Chiesa e nel mondo. Un gran numero di questi testi è stato poi pubblicato in
volumi antologici. -- è iniziata la catalogazione sistematica dei testi e
degli scritti di Giussani. Giussani Scritti, curato dalla Fraternità di
Comunione e Liberazione, inizia la pubblicazione di schede riassuntive dei
testi. Ha diretto la collana editoriale I libri dello spirito cristiano per la
Biblioteca Universale Rizzoli. La collana e poi sostituita da un'analoga
iniziativa sotto il nome di Biblioteca della spirito cristiano, ha pubblicato titoli
scelti fra quelli che più hanno segnato l'esperienza di Giussani e di Comunione
e Liberazione. Ha diretto la collana discografica Spirto gentil, CD musicali di
«introduzione alla musica» con allegato un booklet di norma contenente una nota
introduttiva di Giussani, una scheda storica sui compositori o sui musicisti e
una guida all'ascolto. Altre opere: “Il senso religioso: all'origine della
pretesa cristiana, Perché la Chiesa e Il rischio educativo. “Il senso
religioso, Jaca, Reinhold Niebuhr, Jaca Book, Teologia protestante, La Scuola
Cattolica, Jaca Book, Marietti, “L'impegno del cristiano nel mondo, con Hans
Urs von Balthasar, Jaca Book, Tracce di esperienza e appunti di metodo
cristiano, Jaca Book, Dalla liturgia vissuta: una testimonianza, Jaca, San
Paolo, Il rischio educativo, Jaca, SEI, Rizzoli, Tracce d'esperienza cristiana,
Jaca Book, Decisione per l'esistenza, Jaca Book, L'alleanza, Jaca Book, Il
senso della nascita, colloquio con Testori, BUR Rizzoli, Moralità: memoria e
desiderio, Jaca, Alla ricerca del volto umano, Jaca Book, Rizzoli, Pregare,
illustrazioni di Marina Molino, Jaca Book, La fede e le sue immagini,
illustrazioni di Marina Molino, Jaca Book, La coscienza religiosa nell'uomo
moderno, Jaca, Il senso religioso, PerCorso,
Jaca Book, Rizzoli, All'origine della pretesa Cristiana, Jaca Book, Rizzoli, Perché
la Chiesa, Jaca, Rizzoli, Un avvenimento di vita, cioè una storia, EDITIl
Sabato L'avvenimento cristiano, BUR Rizzoli, Il senso di Dio e l'uomo moderno,
BUR Rizzoli, Si può vivere così?, BUR Rizzoli, Rizzoli Il PerCorso, Jaca,
Opere: Jaca Book, Il tempo e il tempio, BUR Rizzoli, Realtà e giovinezza: la
sfida, SEI; Rizzoli, . Il cammino al vero è un'esperienza, SEI, Rizzoli, Le mie
letture, Rizzoli, Si può (veramente?!) vivere così?, BUR Rizzoli, Porta la
speranza, Marietti Riconoscere una presenza, San Paolo, Lettere di fede e di
amicizia a Majo, San Paolo, Generare tracce nella storia del mondo, con Alberto
e Prades, Rizzoli, L'uomo e il suo destino, Marietti Scuola di Religione, SEI, L'io,
il potere, le opere, Marietti Tutta la terra desidera il Tuo volto, San Paolo, Che
cos'è l'uomo perché te ne curi?, San Paolo, Avvenimento di libertà, Marietti L'opera
del movimento. La Fraternità di Comunione e Liberazione, San Paolo, Il miracolo
dell'ospitalità, Piemme,Il Santo Rosario, San Paolo, Egli solo è. Via Crucis,
San Paolo, La libertà di Dio, Marietti, Come si diventa cristiani, Marietti La
familiarità con Cristo, San Paolo, Vivere intensamente il reale, Editrice La
Scuola, . Spirto gentil, BUR Rizzoli, . Cristo compagnia di Dio all'uomo,
Edizioni Messaggero Padova, Collana Quasi Tischreden "Tu" (o dell'amicizia),
BUR Rizzoli, Vivendo nella carne, BUR Rizzoli, L'attrattiva Gesù, BUR Rizzoli, L'auto-coscienza
del cosmo, BUR Rizzoli, Affezione e dimora, BUR Rizzoli, Dal temperamento un
metodo, BUR Rizzoli, Una presenza che cambia, BUR Rizzoli, Collana L'Equipe
Dall'utopia alla presenza BUR Rizzoli, Certi
di alcune grandi cose, BUR Rizzoli, Uomini senza patria BUR Rizzoli, Qui e ora BUR
Rizzoli, “L'io rinasce in un incontro” BUR Rizzoli, Ciò che abbiamo di più
caro, BUR Rizzoli, Un evento reale nella vita dell'uomo BUR Rizzoli, In cammino
BUR Rizzoli, Collana Cristianesimo alla prova Una strana compagnia, BUR
Rizzoli, La convenienza umana della fede, BUR Rizzoli, La verità nasce dalla
carne, BUR Rizzoli, Un avvenimento nella vita dell'uomo, BUR Rizzoli, Interviste Comunione e Liberazione.
Interviste Robi Ronza, Milano, Jaca Book, Un caffè in compagnia. Conversazioni
sul presente e sul destino, colloqui conFarina, Milano, Rizzoli. Il fondatore: Comunione
e Liberazione. Camisasca "C’altro Sessantotto", da
"L'Osservatore Romano" ORIGINE, in Banco Alimentare, Elemedia
S.p.A.Area Internet, Il mistero di don Giussani. Rivelato dai suoi scritti, su
chiesa.espresso.repubblica. Oggi l'addio a don GiussaniIl Tirreno, in
ArchivioIl Tirreno.Società Coop. Edit. Nuovo MondoVia Porpora, Milano Tracce
N.10,«Cristo è veramente tutto, è il compiersi dell’umano», su tracce. Repubblica
» politica » Milano, i funerali di Don Giussani, su repubblica Milano,
profanata la tomba di don Giussani, Corriere della Sera su corriere. Chiesta
l'apertura della causa di beatificazione e canonizzazione, in Tracce, Società
Coop. Edit. Nuovo Mondo, Passo avanti verso la beatificazione di don Giussani,
in Tempi, Società Coop. Edit. Nuovo Mondo, Savorana, Don Luigi Giussani,
fondatore di CL, nominato monsignore, in Avvenire, Don Giussani: vince il
premio della cultura cattolica, in Adnkronos, Mia giovinezza, in Tracce, Coop.
Editoriale Nuovo Mondo, Premio Isimbardi Città metropolitana di Milano.Tettamanzi,
La famiglia a scuola, in Tracce, Coop. Editoriale Nuovo Mondo, La Festa dello
StatutoEdizione Sigilli longobardi, su Consiglio Regionale della Lombardia. Desio,
rinasce il monumento per don Giussani a dieci anni dalla scomparsa, in Il
Cottadino, Il parco Solari sarà dedicato
a Giussani, in Il Giornale, Tornielli, Don Giussani nel solco di San Pampuri,
in La Provincia Pavese, Finale: intitolazione strada a Giussani, in Savona News, Castronno, intitolata a Don Giussani la
nuova rotonda, in Varese News, 2Emidio Cagnucci, al musicista ascolano
intitolata una scuola, in il Quotidiano,Francesca Nacini, Don Giussani «faro»
di Portofino, in Il Giornale, Uganda. La Luigi Giussani High School inaugurata
a Kampala tra i canti delle donne del Meeting Point, su AVSI, 16 febbraio . 30
gennaio (archiviato il 30 gennaio
). Pozzolengo, raid vandalici nei
parchi, in qui Brescia, Un bassorilievo per don Giussani a San Leo, in Rimini
Today, Rotatoria del Palacongressi dedicata a Don Luigi Giussani, in Altarimini,
Chiavari, lungoporto don Giussani per il fondatore di Cl, in Il Secolo XIX, In
Borgo Trento giardini intitolati al fondatore di CL, in Verona Notte, Melati,
Jaca Book. Santa editrice della rivoluzione, in Il Venerdì di Repubblica,
Gruppo Editoriale L'Espresso SpA, Le opere di Comunione e Liberazione. Chi siamo, su Giussani
Scritti, Fraternità di Comunione e Liberazione. Collana I libri dello spirito cristiano, Comunione
e Liberazione. Collana musicale Spirto gentil, di Comunione e Liberazione. Bosco,
Giussani, Torino, Elledici, Guy Bedouelle; Graziano Borgonovo; Olivier Clément;
Antonio Olinto; Julien Ries, Gli uomini vivi si incontrano: scritti per
Giussani, Milano, Jaca Book, Camisasca, Comunione e Liberazione: Le origini Cinisello
Balsamo, Edizioni San Paolo, Massimo Camisasca, Comunione e Liberazione: La
ripresa, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo,Elisa Buzzi , Scola, Un pensiero
sorgivo, Marietti DPerillo , Caro Giussani. Dieci anni di lettere a un padre, Piemme,
Camisasca, Comunione e Liberazione: Il riconoscimento, Appendice, Cinisello
Balsamo, Edizioni San Paolo, Farina, Giussani. Vita di un amico, Piemme, Farina, Maestri. Incontri e dialoghi sul senso
della vita, Piemme, Ceglie, Giussani. Una religione per l'uomo, 1ª ed., Cantagalli,
AGamba , Allargare la ragione, Vita e Pensiero, Massimo Camisasca, Giussani. La
sua esperienza dell'uomo e di Dio,Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo,Savorana,
Vita di don Giussani, 1ª ed., Milano, Rizzoli Editore, Savorana , Un'attrattiva
che muove, 1ª ed., Milano, BUR Saggi, Scholz-Zappa, Giussani e Guardini. Una lettura
originale, Milano, Jaca Book, Marta Busani, Gioventù studentesca. Storia di un
movimento cattolico dalla ricostruzione alla contestazione, 1ª ed., Roma,
Edizioni Studium, Massimo Camisasca, L'avventura di Gioventù Studentesca, fotografie
di Elio Ciol, Milano, Mondadori Electa, G. Paximadi, E. Prato, R. Roux e A.
Tombolini , Giussani. Il percorso teologico e l'apertura ecumenica, Siena, Edizioni
Cantagalli Eupress FTL. Scritti di
Giussani, su Giussani Scritti, Fraternità di Comunione e Liberazione. Giussani
su Comunione e Liberazione, Fraternità di Comunione e Liberazione. Luigi Giovanni
Giussani. Giussiani. Keywords: dell’amicizia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Giussani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51756555485/in/photolist-2mRxSLV-2mJe9QJ
Grice e
Giusso – gl’eroi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: “I like Giusso: he has explored philosophers from his country
like Leopardi and Bruno, and tdhe whole ‘tradizione ermetica nella filosofia
italiana,’ but also French – Bergson – and especially “Dutch,” i. e. Deutsche
or tedesca – Spengler, and Nietsche – All very Italian!” Nato in una famiglia
aristocratica, dal conte Antonio Giusso e da Maria Imperiali d'Afflitto. La sua
maturazione culturale avvenne in un terreno fertile, costituito da un ambiente
familiare che aveva contribuito allo sviluppo non solo culturale della città
(il nonno, Girolamo Giusso, uno dei fondatori del quartiere Bagnoli, ne era
stato sindaco). Si laurea in filosofia a Napoli sotto Aliotta. Seguì con
passione l'attualismo gentiliano e proprio il suo carattere passionale lo portò
anche nel campo filosofico ad un tipo di critica "scenografica", così
come fu definita. Le sue "frizioni" con Croce, inizialmente orientate
su temi politici, presero più tardi una forma "sotterranea",
genericamente orientata contro l'idealism. Giusso si richiamava al fatalismo di
Leopardi, al demiurgo di Nietzsche, allo storicismo di Dilthey, al nichilismo
dello Spengler: e a causa di quest'ultimo, oltre che per la sua interpretazione
della Scienza nuova vichiana (che si attirò una severa recensione dello stesso
Croce, Giusso fu criticato dall'ambiente crociano. Giusso critico e storico
delle idee s'identificava con la visione della vita di autori che sentiva a lui
vicini per temperamento ed interessi come Bruno, Vico (dall'analisi degli
scritti del quale nacque l'infastidita reazione di Croce), Giacomo, Bacchelli, Barilli,
Papini, Soffici, Palazzeschi, Borgese, Gozzano, che molto ispirò la sua
composizione poetica Don Giovanni ammalato. I suoi Tafferugli a Montecavallo
meriterebbero forse di essere più conosciuti. Tra le due guerre, egli partecipò
all'atmosfera culturale della Napoli segnata dal cenacolo di Croce, da cui
molto presto si distaccò (comeTilgher, che egli difese e mostrò di apprezzare)
assumendo posizioni "eretiche" e ispirandosi piuttosto a un ideale di
vitalismo romantico che risulta evidente dai numerosi autori e dalle molte
opere cui dedicò la sua attenzione: in particolare in una fase iniziale, Spengler
e Nietzsche. Intelligenza precoce, prima
di intraprendere l'insegnamento universitario che lo avrebbe allontanato da
Napoli portandolo ad insegnare Filosofia a Bologna, Pisa, e Cagliari, Giusso
avviò una copiosa pubblicazione di articoli, collaborando con numerosi
quotidiani icome Il Popolo d'Italia, Il Secolo, Il Mattino, Il Resto del
Carlino, ed ancora il Giornale, Il Tempo, Il Messaggero, La Gazzetta di
Sicilia, La Stampa ed altri ancora.
Giornali questi dove fu autore di elzeviri, volti alla diffusione dei
più diversi aspetti della cultura europea e alla conoscenza dei suoi principali
esponenti, soprattutto scrittori. Nel dopoguerra, superati i miti
dell'irrazionalismo e dell'energia vitalistica, si riavvicinò alla fede
Cristiana. Era sua intenzione realizzare una revisione del pensiero italiano
dal Rinascimento all'età barocca, approfondendo in particolare lo studio e
l'interpretazione dell'umanesimo, inteso come vasto tentativo sincretistico
volto a ravvicinare la filosofia della Roma antica e quello cristiano. In chiave revisionista rispetto alla
tradizione laica si era avvicinato anche alla figura di Bruno. Di ritorno da un
viaggio nella sua adorata Spagna morì a A Napoli gli venne intitolata una
strada. Opere: “Le dittature
democratiche dell'Italia” Milano, Alpes, Leopardi, Stendhal, Nietzsche, Napoli,
Guida, Tre profili: Dostojewsky, Freud, Ortega y Gasset, Napoli, A. Guida, Idealismo
e prospettivismo, Napoli, A. Guida, Leopardi e le sue due ideologie, Firenze,
Sansoni, Spengler, Roma, società anonima La nuova antologia, Cadenze di
Sigismondo nella Torre, Modena, Guanda, G. B. Vico fra l'Umanesimo e l'Occasionalismo,
Roma, Perrella, Wilhelm Dilthey e la
filosofia come visione della vita, Napoli, R. Ricciardi, Elegie del torso della
saggezza mutilata, Milano, Corbaccio, Il viandante e le statue: saggi sulla
letteratura contemporanea, Roma, Cremonese, Nietzsche, Milano, Fratelli Bocca, Lo
storicismo, Milano, F.lli Bocca, Gioberti, Milano, A. Garzanti, Bergson, Milano,
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Bocca, “La tradizione ermetica nella
filosofia italiana, Milano, Ed. F.lli Bocca, Due scritti sul nazionalsocialismo,
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Benincasa, . Tafferugli a Montecavallo, La Finestra editrice, Lavis, L. Giusso, Il fascismo e Benedetto Croce, "Gerarchia",
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“Grice e Giusso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51756533855/in/dateposted-public/
Grice e
Givone – fanes – filosofia italiana – Luigi Speranza -- Givone
(Buronzo). Filosofo. Grice: “I like
Givone, especially his two essays on ‘eros’: ‘eros and ethos’ and the more
controversial, ‘eros and knowledge.’ Si laurea Torino sotto Pareyson. Insegnato
a Perugia, Torino e Firenze. Alcuni suoi lavori riguardano la poetica e
l’estetica all’ombra del nichilismo. Da questa riflessione nasce anche la sua
ricerca sulla “Storia naturale del nulla” -- e sulle implicazioni sullo tragico. In sua
estetica e forte è ancora il richiamo filosofico. Il malinconico, ‘l’ibrido --
Altre opere: La storia della filosofia secondo Kant” (Milano, Mursia); “Hybris
e Malinconia: Studi sulle poetiche del Novecento, Milano, Mursia); “William
Blake. Arte e religione, Milano, Mursia, “Ermeneutica e romanticismo, Milano,
Mursia, Dostoevskij e la filosofia, Roma-Bari, Laterza, Storia dell'estetica,
Roma-Bari, Laterza, Disincanto del mondo e il tragico, Milano, Il Saggiatore, La questione romantica, Roma-Bari, Laterza, Storia
del nulla, Roma-Bari, Laterza, Favola delle cose ultime, Torino, Einaudi, Eros/ethos,
Torino, Einaudi, Nel nome di un dio barbaro, Torino, Einaudi, Prima lezione di estetica, Roma-Bari, Laterza,
Il bibliotecario di Leibniz. Torino, Einaudi, Non c'è più tempo, Torino, Einaudi, Premio Metafisica
della peste. Colpa e destino, Torino, Einaudi, .Luce d'addio. Dialoghi
dell'amore ferito, Firenze, Olschki, Sull'infinito, il Mulino, Pantragismo Treccani.
Grice: “I like Givone; he philosophises on ‘eros,’ but fails to notice that for
Butler there’s self-love and other love; instead, Givone prefers to contrast
‘eros’ with ‘ethos’!” “His ramblings on Phanes are fun, though!” -- Sergio
Givone. Givone. Keywords: phanes, eros/ethos; storia naturale dell nulla,
unelongated history of negation; Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Givone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51755894963/in/dateposted-public/
Grice e
Gobetti (Torino). Filosofo. Grice: “Italian philosophy is political in a
way pinko Oxonian one ain’t: Gobetti is the exception that DISproves the rule!”
-- “Lo Stato non professa un'etica, ma esercita un'azione politica.” (La Rivoluzione
Liberale.) Considerato un degno erede della tradizione
filosofico-politica post-illuminista e liberale che aveva guidato molte delle
migliori menti dell'Italia dal Risorgimento fino a poco tempo prima,
purtuttavia di stampo profondamente sociale e sensibile alle istanze del
socialismo e di conseguenza alle rivendicazioni del movimento operaio, fondò e
diresse le riviste Energie Nove, La Rivoluzione liberale e Il Baretti, dando
fondamentali contributi alla vita politica e culturale, prima che le sue
condizioni di salute, aggravate dalle aggressioni subite, ne provocassero la
morte prematura a nemmeno 25 anni durante l'esilio francese. Gaetano Salvemini
«Era alto e sottile, disdegnava l'eleganza della persona, portava occhiali a
stanghetta, da modesto studioso: i lunghi capelli arruffati dai riflessi rossi
gli ombreggiavano la fronte. (Levi, in «Introduzione agli Scritti politici di
Gobetti»,). Figlio unico di Giovanni Battista, commerciante, e di Angela
Canuto, una «piccola donna bruna e tonda, gentile e modesta, capace tuttavia
non solo di grande abnegazione per il figlio unico che adorava, ma anche di
strenuo lavoro e di sagace giudizio». I suoi genitori, originari entrambi di
Andezeno, avevano aperto nel capoluogo piemontese una drogheria nella centrale
via XX Settembre. “Mio padre e mia madre avevano un piccolo commercio.
Lavoravano diciotto ore al giorno. Il mio avvenire era il loro pensiero
dominante. L'impegno del loro lavoro era di arricchire permettersi e
permettermi una vita dignitosa. In quanto a me pensavano di dovermi dare
un'istruzione, quella che essi non avevano potuto avere.” Dopo gli studi
elementari presso la scuola Giacinto Pacchiotti, s'iscrive al ginnasio Cesare
Balbo: scrive di sé di quegli anni, in terza persona, che «gli pesava
un'amarezza, uno sconforto, che nei ragazzi di dodici anni segnano inquietudini
fruttuose. Si vedeva troppo poco stimato, troppo solo, troppo malsicuro del
domani. Aveva dei dubbi strani sulle sue stesse attitudini. Un'adolescenza che
s'ispirava a motivi così integrali doveva dargli una tragica forza. Trasferitosi
poi presso il liceo classicoVincenzo Gioberti, dove conosce Prospero, sua
futura moglie, ha per professori Cosmo e Giuliano, un gentiliano che collabora
alla rivista L'Unità Salvemini. Questi
gli ispira quei sentimenti di patriottismo e di interventismo democratico che
sono propri del Salvemini, spingendolo ad anticipare di un anno l'esame di
maturità per poter così andare, libero da impegni, volontario nella prima
guerra mondiale. Luigi Einaudi La guerra è ormai conclusa s'iscrive a Torino,
la stessa che egli aveva già frequentato, ancora liceale, per seguirvi alcuni
corsi di filosofia. Tra i suoi insegnanti vi sono Einaudi, da cui «rafforza il
suo primitivo, spontaneo anti-statalismo, in cui s'incontrano liberalismo,
liberismo e quello stesso libertarismo che gli è congeniale --, Farinelli,
Mosca, Prato, Ruffini e Solari, con il quale sosterrà la tesi di laurea, “La
filosofia politica di VAlfieri. Non solo: a settembre aveva scritto
all'amica Ada di aver deciso di fondare un periodico che s'occuperà di filosofia,
questioni sociali è fatto di soli giovani si tratta di opera di intensificazione
di cultura e di azione e tutti i giovani devono aiutarla. Esce il primo numero
del quindicinale “Energie Nove” nel quale scrive di voler «ortare una fresca
onda di spiritualità nella gretta cultura di oggi non c'è mai momento inopportuno
per lavorare seriamente. Ispirata alle
idee liberali di Einaudi, è vicina all'Unità di Salvemini, del quale riporta,
nel secondo numero, l'aspra critica alla classe dirigente. L'Italia ha vinto.
Ma se avesse avuto una classe dirigente meno incolta, più consapevole delle sue
tradizioni e dei suoi doveri, meno avida moralmente, l'Italia avrebbe vinto
assai prima e assai meglio. È finita o sta per finire una guerra. Ne comincia
un'altra. Più lunga, più aspra, più spietata. L'altra «guerra più lunga e
spietata è quella della riforma del Paese, una riforma che dev'essere, nelle sue
intenzioni Gobetti, innanzi tutto culturale e morale, e per la quale occorre
serietà e intensità al lavoro secondo i motivi di quellidealismo militante che
ha animato La Voce di Prezzolini, altro nume ispiratorei. Era doveroso
partecipare in prima persona al dibattito politico e intellettuale
contemporaneo. Levi, in «Introduzione agli Scritti politici di Piero Gobetti. Sospende
la pubblicazione della rivista per poter partecipare, a Firenze, al I Congresso
degli Unitari, i sostenitori della rivista di Salvemini, della quale egli è
fondatore e rappresentante del Gruppo torinese. Può così conoscere di persona l'intellettuale
pugliese e ne è entusiasta. “Salvemini è un genio.” “Me lo immaginavo proprio
così. L'uomo che sviscerale questioni, che la fa smettere agli importuni e ti
presenta tutte le soluzioni in due minuti, definitive.” “Un'altra persona di cui
sono entusiasta è Prezzolini, franco, semplice, pratico.” “Editore propriamente
come lo pensavo io.” “L'editore più intelligente d'Italia.” A seguito del
Congresso, gli Unitari fondano la Lega democratica per il rinnovamento della
politica nazionale, una formazione politica che non riuscirà nemmeno a
presentarsi alle elezioni e avrà vita breve. Alle elezioni politiche dell'anno
seguente, Salvemini si candiderà con successoin una formazione di
ex-combattenti. Salvemini deve aver compreso le qualità di Gobetti se
arriva a offrirgli la direzione de L'Unità, una proposta che però, lascia
cadere. Non si sente pronto per tanto impegno, come scrive nel suo diario: “Com'è
vasta la cultura che devo conquistare!” E non basta conquistare il vecchio.
Sono giovane e devo anche produrre, creare quel po' che si può creare. Ho tutta
la vita davanti per sedermi in campagna, davanti al camino, a mangiare pane e
noci. Ho una responsabilità. Devo espormi in prima persona. Perciò faccio la
rivista. Voglio impormi nel lavoro». E s'impone un piano di studi. “Gentile,
ciò che non conosco ancora, rileggerò Croce avvierò lo studio del Marxismo. Per
ora non mi preme. Basta che mi formi un'idea generale di Marx e della critica
marxista (Sorel, Labriola, ecc.). “D'altra parte studio il bolscevismo,
minutamente». Un suo grande ispiratore fu certamente il socialista Jaurès.
Il primo numero di Energie Nove Queste note sembrano riflettere anche la
polemica che, appena riprese le pubblicazioni, Energie Nove aveva avuto con
L'Ordine Nuovo al tempo sprezzantemente definito dallo stesso Gobetti un
«giornaletto torinese di propaganda» di Togliatti, che aveva accusato Gobetti
di idealismo astratto, e di Gramsci, che aveva definito velleitaria la Lega
democratica, un ricettario per cucinare la lepre alla cacciatora senza la
leper. Ora ivi è il segno di un'inquietudine nuova, provocatagli
dall'esperienza della rivoluzione russa e dallo sviluppo del movimento operaio,
molto attivo a Torino. Pubblica due numeri unici sul socialismo, conosce
personalmente Gramsci, stimandolo e venendone apprezzato, del quale pubblica un
articolo, studia il russo con la fidanzata Ada insieme curano “Il figlio
dell'uomo” di Andreev, pubblicato dall'editore Sonzogno ed scrive, criticando
la politica sviluppata da d'Annunzio in forma di retorica, che la politica oggi
deve essere realizzata come forma di educazione. La simpatia che io provo per
Trotzchi [sic] e Lenin sta nel fatto che essi in un certo modo sono riusciti a
realizzare questo valore. Sebbene restio a sposarla (emblematica fu la risposta
«Grazie, non fumo…»), nella considerazione del rapporto con la fidanzata si
rivela anche la sua profonda maturità e serietà morale: Ho dovuto rifarmi un
senso morale, un senso della vita forte a sedici anni, in gran parte a
diciassette, e siccome me lo son fatto pensando a lei, gliene sarò grato
sempre. Una fanciulla come io la sognavo sola poteva darmi un senso immediato
di elevazione. Ho creduto in lei e la amo tanto perché mi fa credere ancora
adesso. La rivista Energie Nove cessa le pubblicazioni. Sentivo bisogno di
maggiore raccoglimento e pensavo una elaborazione politica assolutamente nuova,
le cui linee mi apparvero di fatto nel settembre al tempo dell'occupazione
delle fabbriche. Devo la mia rinnovazione dell'esperienza salveminiana al
movimento dei comunisti torinesi da una parte (vivi di un concreto spirito
marxista) e dall'altra agli studi sul Risorgimento e sulla rivoluzione russa
che ero venuto compiendo in quel tempo», e in giugno si consuma anche il distacco
con la Lega democratica degli amici di Salvemini. Continua le traduzioni dal
russo ed intraprende quelle dal francese dei modernisti Blondel e
Laberthonnière lo studio sulla filosofia di quest'ultimo gli è suggerito da Solarie
cerca di rintracciare le radici del Risorgimento italiano studiando la cultura
piemontese del Sette-Ottocento. Io seguo con simpatia gli sforzi degli
operai che realmente costruiscono un ordine nuovo. Non sento in me la forza di
seguirli nell'opera loro, almeno per ora. Ma mi par di vedere che a poco a poco
si chiarisca e si imposti la più grande battaglia del secolo. Allora il mio
posto sarebbe dalla parte che ha più religiosità e spirito di sacrificio.
(Piero Gobetti, lettera ad Ada Prospero). Quando, ai primi di settembre, la
FIAT e le altre maggiori fabbriche torinesi sono occupate dagli operai, Gobetti
scrive: Qui siamo in piena rivoluzione. Io seguo con simpatia gli sforzi degli
operai che realmente costruiscono un mondo nuovo il mio posto sarebbe
necessariamente dalla parte che ha più religiosità e volontà di sacrificio. La
rivoluzione si pone oggi in tutto il suo carattere religioso. Si tratta di un
vero e proprio grande tentativo di realizzare non il collettivismo ma una
organizzazione del lavoro in cui gli operai o almeno i migliori di essi siano
quel che sono oggi gli industriali». Si tratta, a suo avviso, di una
rivoluzione che se non rinnoverà gli uomini, e perciò neanche la nazione, potrà
almeno rinnovare lo Stato, creando una nuova classe dirigente: «si può
rinnovare lo Stato solo se la nazione ha in sé certe energie (come ora appunto
accade) che improvvisamente da oscure si fanno chiare e acquistano possibilità
e volontà di espansione». La presa di distanza dall'azione politica di
Salveminila sua ammirazione personale nei suoi confronti resterà comunque
intattaè ora piena: gli rimprovera, come scriverà pochi anni dopo, diintendere
l'azione politica unicamente come «una questione di morale e di educazione»: il
suo «moralismo solenne, mentre costituisce il suo più intimo fascino, appare il
segreto delle sue debolezze, La sua concezione razionalista si risolve in
un'azione di illuminismo e di propagandismo, che può riuscire utile a una
società di cultura, non a un partito». Prosegue i suoi studi sul
Risorgimento e sulla Russia, terminando in ottobre La Russia dei Soviet: è la
volontà di comprendere funzioni e limiti di due esperienze rivoluzionarie, al
cui centro è sempre il problema della formazione della classe politica che
diriga un Paese e dei suoi rapporti con la popolazione. Ne conclude che il
Risorgimento non può considerarsi un'esperienza rivoluzionaria, dal momento che
i dirigenti politici che espresse rimasero estranei rispetto al popolo,
diversamente dalla rivoluzione sovietica che, a suo avviso, ha espresso dirigenti
come Lenin e Trotskij, che non sono soltanto dei bolscevichi, ma «uomini
d'azioni che hanno destato un popolo e gli vanno ricreando un'anima» e, del
resto, la creazione dal basso di un nuovo Stato, nel quale il popolo abbia
fiducia proprio in quanto avvertito come opera propria, «è essenzialmente
un'affermazione di liberalismo» Sono concetti ripresi in un articolo
pubblicato su L'Educazione nazionale, il Discorso ai collaboratori di Energie
Nove, nel quale individua nel movimento operaio un «valore nazionale»: la
novità, venuta dalla Russia e che sembra farsi strada anche in Italia, consiste
nel fatto che «il popolo diventa Stato. Nessun pregiudizio del nostro passato
ci può impedire la visione del miracolo. Questo non avrebbero fatto i liberali,
questo non possono fare dei marxisti. Il movimento operaio è un'affermazione
che ha trasceso tutte le premesse. È il primo movimento laico d'Italia. È la
libertà che s'instaura». Il suo avvicinamento alle posizioni dei giovani
comunisti dell'Ordine Nuovo ha anche il concreto effetto di una collaborazione
e Gobetti diventa il critico teatrale della rivista. A luglio, a Torino, deve
assolvere gli obblighi di leva: «la vita militare è la consacrazione di tutti
gli egoismi e di tutte le meschinità la meccanicità pervade ogni forma di vita;
tutto si riduce a elemento, a vegetazione. La caserma è l'antitesi del
pensiero. Esce il primo numero della sua nuova rivista settimanale, La
Rivoluzione liberale, in cui collaboreranno spesso anche Fortunato, Gramsci e Sturzo:
l'obiettivo, come indicato nell'Avviso ai lettori, è pur sempre quello di
Energie Nove, ossia di formare una classe politica nuova ma, ora si aggiunge,
che sia cosciente delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del
popolo alla vita dello Stato. E poiché l'Unità di Salvemini ha cessato le pubblicazioni,
La Rivoluzione Liberale intende proseguire quegli sforzi di riorganizzazione
morale che nell'Unità si avvertirono. E nel Manifesto inaugurale espone il
programma della rivista. La Rivoluzione Liberale pone come base storica di
giudizio una visione integrale e rigorosa del nostro Risorgimento; contro
l'astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti esamina i problemi presenti
nella loro genesi e nelle loro relazioni con gli elementi tradizionali della vita
italiana; e inverando le formule empirico-tradizionaliste del liberismo
classico all'inglese, afferma una coscienza moderna dello Stato, che prenda in
considerazione anche i più sottili, ma non di certo trascurabili, trapassamenti
dialettici della storia. Vi pubblica la Storia dei comunisti torinesi scritta
da un liberale e a maggio dedica un numero intero all'emergente movimento
fascista. Il mese successivo consegue la laurea e, l'anno seguente, pubblicherà
la sua tesi sull'Alfieri. E vivamente colpito dagli scritti del patriota e
federalista italiano Cattaneo, del quale è uscita in quei giorni un'antologia
curata da Salvemini, che egli incontra a Torino. Su Cattaneo ci siamo intesi,
egli è assai vicino alle idee che gli ho espresso. Su Cattaneo scrive un
articolo sull'Ordine Nuovo sono i giorni della devastazione fascista della sede
della rivista comunista firmandosi Giuseppe Baretti: rappresentante della
critica del processo unitario risorgimentale, Cattaneo fu emarginato dalla
classe dirigente moderata. Eppure Cattaneo avversò non l'unità, ma l'illusione
di risolvere con il mito dell'unità tutti i problemi che invece si potevano
intendere soltanto nella loro specifica realtà autonoma, regionale senza
atteggiarsi a profeta, senza l'enfasi dell'apostolo, capì che il fondare una
nazione non era impresa di letterati entusiasti, cercò nelle tradizioni un
linguaggio di serietà, un ammaestramento di cautela. E lo condannarono alla
solitudine e all'impopolarità, e diedero a lui, uomo positivo e realista, un
ufficio di Cassandra, predicante al deserto. Favorito dall'inerzia dei Savoia e
dalla complicità dei dirigenti liberali, il fascismo procede alla conquista del
potere e Gobetti non s'illude che con esso si possa venire a compromessi e lo
si possa acquistare alla causa democratica. Scrive L'elogio della ghigliottina:
bisogna sperare «che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che
ci sia chi abbia il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le
posizioni fino in fondo. Chiediamo le frustate, perché qualcuno si svegli,
chiediamo il boia, perché si possa veder chiaro» e che «noi siamo come la dura
scorza di una noce: proteggeremo i nostri ideali dalla sopraffazione con tutte
le nostre forze e fin quando possibile». Sposa Prospero: vanno ad abitare
nella sua casa natale di via XX Settembre 60, che diviene anche la sede della
casa editrice che egli fonda, col suo nome: la Gobetti editore, che
pubblicherà, in poco più di due anni, oltre cento titoli. In qualità d'editore,
Gobetti porta in Italia, traducendoli, alcuni dei libri e degli autori simbolo
del pensiero liberale classico, come Mill. È tra i primi a pubblicare i libri di Einaudi
ed è lui a pubblicare la prima edizione di Ossi di seppia, una delle più famose
raccolte di poesia di Montale. I libri editi furono in molti casi dati alle
fiamme o comunque distrutti sotto il fascismo e, per questo motivo, sono in
molti casi introvabili, come il volume dedicato al socialista Matteotti, di cui
esistono pochissime copie. Tutti i suoi libri riportano in copertina un
motto liberale, scritto in greco antico in modo circolare, che recita
testualmente "Cosa ho a che fare io con gli schiavi?". Gobetti e Prospero
si trasferiranno poi in via Fabro 6, attuale sede del Centro di studi a lui
intitolato. E arrestato perché sospetto di appartenenza a gruppi sovversivi che
complottano contro lo Stato. Rilasciato cinque giorni dopo, subisce un nuovo
arresto , provocando un'interrogazione parlamentare alla quale il governo
risponde che era stato redattore dell'Ordine Nuovo di Torino, giornale anti-nazionale;
la rivista che egli dirige, conduce da tempo una campagna contro le istituzioni
e il governo fascista; il prefetto si è perciò sentito in diritto di far
operare una perquisizione e il fermo di Gobetti per misure di ordine
pubblico». Gobetti replica con una lettera ai giornali, ribadendo la sua
funzione di oppositore del fascismo, e aggiunge, nei libri stampati dalle sue
edizioni, il motto «Che ho a che fare io con gli schiavi?». Dopo aver preso le
distanze dal Prezzolini, che ha scelto il disimpegno di fronte al fascismo,
rinnega anche il suo originario gentilismo. Gentile è incapace di dar ragione
di ogni fatto politico, nel suo semplicismo pratico la filosofia gentiliana
mostra caratteristicamente i suoi limiti e la nessuna aderenza al reale. Le
tematiche liberali maggiormente sentite trovano una prima e ultima sistemazione
in La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia, frutto
maturo delle esperienze giornalistiche precedenti, dato alle stampe. L'opera è
divisa in quattro parti: L'eredità del Risorgimento, La lotta politica in
Italia, La critica liberale, Il fascismo. La fretta con cui vuol dare alle
stampe questo saggio di lucida analisi politica gli impedisce di curare bene le
parti marginali. Così succede che "L'eredità del Risorgimento"
venga solo abbozzata: «Il problema italiano non è di autorità, ma di autonomia:
l'assenza di una vita libera fu attraverso i secoli l'ostacolo fondamentale per
la creazione di una classe dirigente, per il formarsi di un'attività economica
moderna e di una classe tecnica progredita. Un Risorgimento calato dall'alto,
che di popolare non aveva nulla. La sfida era riempire di liberalità le
istituzioni liberali formalmente create. Nel primo dopoguerra assiste a
qualcosa di assolutamente nuovo: la nascita dei partiti di massa (Partito
Popolare Italiano e Partito Comunista d’Italia saranno una prima versione dei
due partiti più importanti della cosiddetta Prima Repubblica. Ma questo non
basta. Per anni la lotta politica non riuscì a dare la misura della lotta
sociale. Una cosa erano le questioni politiche, un'altra le esigenze sociali,
ma queste «non possono essere separate dalla politica al pari di come un felino
astuto non si ciberà del formaggio ma ne farà da esca per il topo». La seconda
parte si divide in sei capitoli. Ciascun capitolo è un fattore della lotta
politica: sono presenti liberali e democratici, popolari (sviluppate le figure
di Toniolo, Meda e Sturzo), socialisti, comunisti (grande spazio dato a Antonio
Gramsci), nazionalisti (emblematico il pensiero di Alfredo Rocco) e repubblicani. La
terza parte è il cuore pulsante del saggio: una proposta concreta per fare
politica senza dimenticare la società. La lotta di classe è per Gobetti
strumento di formazione di una nuova élite, una via di rinnovamento popolare.
Insomma, la lotta politica deve essere lotta sociale. In politica
ecclesiastica, si rifà alla pregiudiziale cavouriana della laicità, come
necessità da mantenere (cosa che verrà invece negata dai Patti Lateranensi).
Per la discussione sulle modalità d'elezione, è convinto fautore della proporzionale. Il
collegio uni-nominale aveva corrotto il rappresentante in tribuno. Solo con
la proporzionale gli interessi si organizzano, così che l'economia venga
elaborata dalla politica. Di grandissima attualità è la parte dedicata al
problema dei contribuenti. Il contribuente italiano paga bestemmiando lo Stato.
Non ha coscienza di esercitare, pagando, una vera e propria funzione sovrana.
L'imposta gli è imposta. Una rivoluzione di contribuenti in Italia in queste
condizioni non è possibile per la semplice ragione che non esistono
contribuenti. Era quindi necessario per lui raggiungere una maggiore maturità
economica e sociale. Il popolo doveva comprendere l'importanza di contribuire
nello Stato, e imparare il valore dell'onestà. Per questo richiama attenzione
sul problema scolastico. In un mondo fatto per grossa parte da analfabeti o
semi--analfabeti, la questione era fondamentale. Manca un numero sufficiente di
maestri, perciò si sarebbe dovuto mobilitare chiunque in grado di saper
insegnare (anche preti, massoni, bolscevichi e così via). La questione
non evita di trattare l'aspetto economico. Contro il parassitismo pensa che
fosse utile tagliare stipendi e investimenti, così da distinguere la vocazione
all'insegnamento dalla vocazione al parassitare. In politica estera prospetta
un ruolo importante per l'Italia a Versailles. E convinto della possibilità di
ottenere un buon accordo attraverso una mediazione. Nella quarta ed ultima
parte vi è una rapida esposizione del perché si oppone con ogni mezzo al
fascismo. Si è detto che per l'autore la lotta sociale deve essere portata in
Parlamento e dar vita a una lotta politica efficiente ed efficace. Mussolini
invece fece in modo da soffocare la lotta politica, quando questa più di ogni
altra cosa era necessaria all'Italia. Così il Duce e «l'eroe rappresentativo di
questa stanchezza e di questa aspirazione di riposo» che si esplicava nel
tacito consenso della popolazione allo sradicamento di ogni lotta politica
nella nazione. In modo profetico, da esperto conoscitore del pensiero di Hegel
qual era, prevede e mette in guardia delle conseguenze della concessione del
potere a Mussolini secondo le dinamiche della dialettica “servo-signore”
ipotizzando una guerra civile imminente. Il saggio è fortemente militante.
Nella nota a conclusion, è chiaro: cerca collaboratori, non lettori. vuole la
"rivoluzione liberale", cioè un nuovo liberalismo; nutre una forte
avversione per il fascismo, anche perché non è qualcosa di nuovo ma, anzi, il
risultato ottenuto da coloro che hanno governato l'Italia: è quindi una
condanna della vecchia classe dirigente liberale. Il fascismo nasce
dall'invadenza del cattolicesimo e dalla demagogia dell'Italia liberale: Fascismo
come autobiografia della nazione, il fascismo è, insomma, solo l'incancrenirsi
dei mali tradizionali della società italiana. La società tradizionale
italiana re-agisce sostenendo una forza conservatrice come quella del fascismo,
anche se in realtà qualcosa di buono nell'Italia del primo dopo-guerra vi era
stato: il proletariato (soprattutto quello torinese) che tenta di assumere su
di sé la responsabilità di mutare lo stato delle cose. La borghesia ha perso
ogni funzione propositiva. La borghersia è una classe parassitaria che si è
adagiata e aspetta tutto dallo Stato. Si blocca così ogni istanza di
rinnovamento. La funzione liberale e libertaria è assunta dal proletariato. Le
considerazioni politiche di risentono della sua opinione sulla storia italiana,
in “Risorgimento senza eroi” Gobetti descrive questo periodo come un'epopea
patriottarda di cui simbolo è Mazzini (tante parole, pochi fatti): al
Risorgimento sono mancati il pragmatismo e il realismo. Ci sono due eroi
nel Risorgimento e sono Cattaneo e Cavour, due figure assai distanti tra loro
ma accomunabili per il loro pragmatismo: Cattaneo gli piace a per la sua
volontà di operare, per la capacità di propugnare istanze pragmatiche e vuote
di retorica. Cavour è uomo che media per raggiungere degli obiettivi, ha mire
di lungo periodo. Il Risorgimento di Cattaneo è sconfitto, ma non quello di
Cavour. Entrambi, però, hanno instillato nella società italiana lo spirito
della competizione e l'ideale di assunzione di responsabilità. La società
italiana si regge su ruoli e cariche già predefiniti, è statica e stagnante: il
proletariato, però, si ribella a ciò, rifugge situazioni già prestabilite per
costruire una società nuova in cui ciascuno sarà libero di esprimersi. La
persecuzione, l'esilio e la morte. Si reca in Francia, a Parigi e poi a Palermo,
per incontrare alcuni amici conosciuti durante il recente viaggio di nozze. I
suoi spostamenti sono seguiti dalla polizia italiana e, Mussolini telegrafa al
prefetto di Torino, Palmieri: “Mi si riferisce che noto Gobetti sia stato
recentemente a Parigi e che oggi sia a Palermo. Prego informarmi e vigilare per
rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore di governo.” Il
prefetto obbedisce. Viene percosso, la sua abitazione perquisita e le sue carte
sequestrate. Come scrive a Lussu, la polizia sospetta che egli intrattenga
rapporti in Italia e all'estero per organizzare le forze antif-asciste. È
il giorno che precede la scomparsa di Matteotti, il cui corpo verrà ritrovato
solo in agosto, ma subito si ha la certezza che si tratti di un omicidio
perpetrato da sicari fascisti. Ne traccia un profile. Non ostenta presunzioni
teoriche: dichiara candidamente di non aver tempo per risolvere i problemi
filosofici perché doveva studiare i bilanci e rivedere i conti degli amministratori
socialisti vide nascere nel Polesine il movimento fascista come schiavismo
agrario, come cortigianeria servile degli spostati verso chi li paga; come
medievale crudeltà e torbido oscurantismo Sente che per combattere utilmente il fascismo
nel campo politico occorre opporgli esempi di dignità con resistenza tenace.
Farne una questione di carattere, di intransigenza, di rigorismo. Auspica,
dalle colonne della sua rivista, la formazione di "Gruppi della
Rivoluzione Liberale", formati da uomini di tutti i partiti anti-fascisti,
che combattano il fascismo, questo fenomeno politico che trae i motivi del suo
successo e della sua conservazione dalla creazione di «un esercito di parassiti
dello Stato». Occorre, a questo scopo, formare un'economia moderna con
un'industria libera da ogni protezionism e da ogni paternalismo di Stato e con una
classe proletaria politicamente intransigente aiutare i partiti seri e moderni
a liberarsi dei costumi giolittiani. La guerra al fascismo è questione di
maturità storica, politica, economica. Questi articoli e quello in cui accusa
il deputato fascista, grande invalido di guerra, Delcroix, di manovre
parlamentari definite aborti morali, provocano il sequestro della rivista ed
una violenta aggressione da parte di uno squadrone fascista. Persino un
articolo di Fiore contro il criminale fascista Dumini, apparso su La Rivoluzione
Liberale, fornisce il pretesto al prefetto di Torino di sequestrare la rivista.
Con Fiore e conDorso pubblica un Appello ai meridionali e con il Saluto
all'altro Parlamento appoggia l'iniziativa aventiniana, dalla quale si aspetta
un'opposizione intransigente e un esempio di rinnovamento dei costumi
parlamentari italiani. Fonda una nuova rivista, Il Baretti, alla quale
collaborano, tra gli altri, Monti, Sapegno, Croce e Montale. Come La
Rivoluzione Liberale è dedicata a temi storico-politici, così la nuova rivista
vuole essere riservata alla critica letteraria e all'estetica. Il riferimento a
Baretti, letterato italiano vissuto a lungo all'estero, e alla sua Frusta
letteraria, esempio di polemica vivace e irriverente, sottintende, scrive nel
numero d'esordio, «una volontà di coerenza con le tradizioni di battaglia
contro culture e letterature costrette nei limiti della provincia, chiuse dalle
frontiere di dogmi angusti e di piccole patrie». In ossequio alle
direttive mussoliniane, proseguono i sequestri della sua rivista. Rimedieremo
ai sequestri rifacendo l'edizione, scrive Gobetti e anche quel numero viene sequestrato
con il pretesto di scritti diffamatori dei poteri dello Stato e tendenti a screditare
le forze nazionali. Cura La Libertà di Mill, con la prefazione di Einaudi, il
quale scrive che quando, per fiaccare la voce dei ribelli, si assevera dai
dominatori la unanimità del consenso, giova rileggere i grandi libri sulla
libertà. Anche produrre citazioni di scrittori del passato che non collimino col
pensiero del Regime può essere tendenzioso e perciò provocare il sequestro
della rivista. E arrestato Salvemini, che ha pubblicato sul foglio clandestino
Non Mollare l'articolo Mussolini il mandante. Altri sequestri de La Rivoluzione
Liberale avvengono. Un periodo di serenità per Piero e la moglie Ada che
aspetta un bambino è rappresentato da un viaggio a Parigi e a Londra. A Parigi
pensa di stabilire una sua casa editrice: «Credo che solo da Parigi, solo in
francese, solo con la solidarietà dello spirito francese un italiano possa fare
con utilità un'opera pratica di intelligenza europea. S'intende senza
chauvinisme francese. D'altra parte, intende ancora rimanere in Italia. Rimarrò
in Italia fino all'ultimo. Sono deciso a non fare l'esule. A metà agosto fanno ritorno a Torino e è
nuovamente vittima dei pestaggi squadristi, ma è ancora intenzionato a rimanere
in Italia. Bisogna amare l'Italia con orgoglio di europei e con l'austera
passione dell'esule in patria, scrive nell'articolo Lettera a Parigi, per
capire con quale serena tristezza e inesorabile volontà di sacrificio noi
viviamo nella presente realtà fascista. Le nostre malattie e le nostre crisi di
coscienza non possiamo curarle che noi. Dobbiamo trovare da soli la nostra
giustizia. E questa è la nostra dignità di anti-fascisti. Per essere europei
dobbiamo su questo argomento sembrare, comunque la parola ci disgusti,
nazionalisti. Poiché i ripetuti
sequestri a nulla hanno valso, e che il periodico in parola, sotto l'aspetto di
critiche e di discussioni politiche, economiche, morali e religiose, che
vorrebbero assurgere ad affermazioni e sviluppi di principi dottrinari, mira in
realtà, con irriverenti richiami, alla menomazione delle Istituzioni
Monarchiche, della Chiesa, dei Poteri dello Stato, danneggiando il prestigio
nazionale, e nel complesso può dar motivo a reazioni pericolose per l'ordine
pubblico, persistendo in violazioni sempre più gravi ai vigenti decreti sulla
stampa», il prefetto d'Adamo diffida «il Direttore responsabile del periodico
La Rivoluzione Liberale, ai sensi e per
gli effetti di cui all'art.” ad adeguarsi alle direttive del Regime e poiché
l'8 novembre la rivista disattende l'ordine, il prefetto ingiunge la cessazione
definitiva delle pubblicazioni e la soppressione della stessa casa editrice per
attività nettamente anti-nazionale. D'ora in avanti sarò palesatamente costretto
all'infelice dissenso. La libertà d'opinione è stata soppressa come una rete
che viene sradicata: senza possibilità di dialogare sono destinato ad essere
sopraffatto. A cosa serve più, ora, fare finta? Gobetti, che ora soffre anche
di scompensi cardiaci,
provocati o aggravati dalle violenze subite, pensa di lasciare l'Italia per
proseguire in Francia l'attività editoriale. Nasce a Torino il figlio Paolo, che
durante la seconda guerra mondiale diventerà partigiano e poi giornalista per
l'Unità, oltreché storico del cinema. Scrive una lettera a Fortunato. Parto per
Parigi dove farò l'editore francese, ossia il mio mestiere che in Italia mi è
interdetto. A Parigi non intendo fare del libellismo, o della polemica
spicciola come i granduchi spodestati di Russia; vorrei fare un'opera di
cultura, nel senso del liberalismo europeo e della democrazia moderna. Parte da
solo per Parigi. Alla stazione di Genova viene a salutarlo Montale. Si ammala di una bronchite, che
esacerba gravemente i suoi problemi cardiaci. Trasportato in una clinica di
Neuilly-sur-Seine, vi muore assistito da Fausto, Nitti, Prezzolini e Emery. È
sepolto nel cimitero parigino di Père-Lachaise. Opere: “La filosofia
politica di Alfieri” (Torino, Gobetti); “La frusta teatrale, Milano, Corbaccio,
Felice Casorati. Pittore, Torino, Gobetti, “Dal bolscevismo al fascismo. Note
di cultura politica” (Torino, Gobetti); Il teatro di Enrico Pea, in Enrico Pea,
Rosa di Sion, Torino, Gobetti, Matteotti, Torino, Gobetti, Postfazione di Marco
Scavino, Edizioni di Storia e Letteratura, col titolo Per Matteotti. Un
ritratto, Il Melangolo, Genova, “La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta
politica in Italia, Bologna, Cappelli,
Opere edite e inedited; “Risorgimento senza eroi” “Piemonte nel
Risorgimento, Torino, Edizioni del Baretti, Paradosso dello spirito russo, Torino,
Edizioni del Baretti, Opera critica “Arte, religione, filosofia, Torino,
Baretti, ITeatro, letteratura, storia, Torino, Baretti, Scritti attuali, Roma, Capriotti, 1945.
Coscienza liberale e classe operaia, Paolo Spriano, Torino, Einaudi,Opere
complete di Piero Gobetti I, Scritti politici, Paolo Spriano, Torino, Einaudi, Scritti storici, letterari e filosofici, Spriano,
Torino, Einaudi,III, Critica teatrale,
Guazzotti e Gobetti, Torino, Einaudi, L'editore ideale. Frammenti
autobiografici con iconografia, Franco Antonicelli, Milano, All'insegna del
pesce d'oro, Energie nove, Torino, Bottega d'Erasmo, Il Baretti, Torino,
Bottega d'Erasmo, Lettere dalla Sicilia, nota di Giovanna Finocchiaro Chimirri,
introduzione di Nicola Sapegno, Palermo, Nuova editrice meridionale, Nella tua breve esistenza. Lettere on Ada Gobetti,
Ersilia Alessandrone Perona, Collana NUE Torino, Einaudi, Nuova ed. riveduta e
integrata, Collana Piccola Biblioteca.Nuova serie, Einaudi, Con animo di
liberale. Gobetti e i popolari. Carteggi Bartolo Gariglio, Milano, F. Angeli, Dizionario
delle idee, Bucchi, Roma, Editori Riuniti, Antifascismo etico. Elogio
dell'intransigenza, M. Gervasoni, Milano, M&B Publishing, Carteggio Ersilia
Alessandrone Perona, Torino, Einaudi, Che ho a che fare io con i servi?
Zibaldone politico, Reggio Emilia, Aliberti, Il giornalista arido Articoli Collana Classici
idel giornalismo, Torino, Aragno, Carteggio Ersilia Alessandrone Perona, Torino,
Einaudi, , Biografia di Gobetti M. Brosio, Riflessioni su Gobetti, Gobetti, L'editore
ideale,P. Gobetti, L'editore ideale, c N. Bobbio, Italia fedele. Il mondo di
Gobetti, Nella tua breve esistenza. LettereGobetti, Energie Nove, Lettera ad Ada Prospero, Nella tua breve
esistenza, Diario, Piero Gobetti L'editore ideale, Carlo Levi, in
«Introduzione agli Scritti politici di Piero Gobetti», Togliatti, I parassiti
della cultura, in «L'Ordine Nuovo», Gramsci, Contributi a una nuova dottrina
dello Stato e del colpo di Stato, in «L'Ordine Nuovo»,Nella tua breve
esistenza, cAlberto Cabella, Elogio della libertà. Biografia di Piero Gobetti,
Torino, Il Punto, L'editore ideale, Gobetti, Rivoluzione liberale, Nella tua
breve esistenza, Gobetti, La Rivoluzione liberale, in «Scritti politici», Scritti
politici, Nella tua breve esistenza, Manifesto
della Rivoluzione Liberale, Nella tua
breve esistenza, La rivoluzione Liberale, Elogio della Ghigliottina, Dizionario Biografico degli Italiani La Rivoluzione Liberale, I miei conti con
l'idealismo attuale, Gobetti, La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica
in Italia, cCarlo Levi, in «Introduzione agli Scritti politici di Gobetti», La
Rivoluzione Liberale, Gruppi della Rivoluzione Liberale, La Rivoluzione
Liberale, Come combattere il fascismo,Arturo Colombo, Hutchings, Gobetti,
GOBETTI AND MATTEOTTI, Il Politico, In ,
La cultura francese nelle riviste e nelle iniziative editoriali di Gobetti, Lettera
ad Prospero, Basso, Anderlini, Le riviste di Gobetti, Feltrinelli,Prezzolini,
Gobetti e «La Voce», Firenze, Sansoni, Manlio Brosio, Riflessioni su Piero
Gobetti, Quaderni della Gioventù liberale italiana di Torino, Giancarlo
Bergami, Guida bibliografica degli scritti su Piero Gobetti, Collana Opere
diGobetti, Torino, Einaudi, Paolo Spriano, Gramsci e Gobetti, Torino, Einaudi, Antonio
Carlino, Politica e dialettica in Gobetti, Lecce, Milella, Paolo Bagnoli, Gobetti. Cultura e politica di un liberale
del Novecento, Firenze, Passigli, Umberto Morra di Lavriano, Vita di Piero
Gobetti, pref. di N. Bobbio, Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Piero
Gobetti e la Francia, Milano, Franco Angeli, Luigi Anderlini, Gobetti critico,
in Letteratura italiana. I critici, Milano, Marzorati, Gobetti e gli
intellettuali del Sud, Napoli, Bibliopolis, Giacomo De Marzi, Piero Gobetti e
Benedetto Croce, Urbino, Quattroventi, Alberto Cabella, Elogio della libertà.
Biografia di Piero Gobetti, Torino, Il Punto, Marco Gervasoni, L'intellettuale
come eroe. Piero Gobetti e le culture del Novecento, Firenze, La Nuova Italia, Bagnoli,
Il metodo della libertà. Piero Gobetti tra eresia e rivoluzione, Reggio Emilia,
Diabasis, Gariglio, Progettare il postfascismo. Gobetti e i cattolici, Milano,
Franco Angeli, Virgilio, Gobetti. La cultura etico-politica del primo Novecento
tra consonanze e concordanze leopardiane, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, Angelo
Fabrizi, «Che ho a che fare io con gli schiavi?». Gobetti e Alfieri, Firenze,
Società Editrice Fiorentina, Flavio Aliquò Mazzei, Piero Gobetti. Profilo di un
rivoluzionario liberale, Firenze, Pugliese, Bartolo Gariglio , L'autunno delle libertà Lettere
ad Ada in morte di Gobetti, Torino, Bollati Boringhieri, Erba, Piero Gobetti,
in Intellettuali laici nel '900 italiano, Padova, Grasso editore, Ciampanella,
Senza illusioni e senza ottimismi. PGobetti. Prospettive e limiti di una
rivoluzione liberale, Roma, Aracne, Socialismo liberale Liberalismo
socialeSalvemini Amendola Croce AlfieriMatteotti Il Baretti La Rivoluzione
liberale. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Piero Gobetti, su Liber Liber.
Opere di Piero Gobetti, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Piero Gobetti, . Il Centro Studi Piero
Gobetti, su centrogobetti. «La Rivoluzione Liberale» online, su erasmo.Gobetti,
Il liberalismo in Italia, su polyarchy.org. G. Iacchini, Quando la libertà è
rivoluzionaria: Piero Gobetti, su radicalsocialismo. La casa di Gobetti in via
XX Settembre a Torino, su multimedia.lastampa. Piero Gobetti. Gobetti. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gobetti” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700266277/in/photolist-2mQBLt7-2mPGkBm-2mPvJmk-2mLznXk-2mLDpWX-2mKNNqN-2mKDGhr-2mKk6t5-2mPHbXQ
Gobbo -- Federico
Gobbo – esperantista -- He has collaborated with philosophers.
Grice e
Gonnella – filosofia del diritto romano – filosofia romana – Luigi Speranza
(Bari). Grice: “Like Foucault, and a few English philosophers who explored the
conceptual intricacies of the ‘justification’ of punishment, Gonnella’s oeuvre
is brilliant!” Opere: “Il diritto (non) ci salverà, Il Manifesto, Detenuti stranieri in Italia. Norme, numeri e
diritti, Editoriale Scientifica, . Carceri. I confini della dignità, Jacabook,
. La tortura in Italia, Derive Approdi, . Jailhouse Rock, cento musicisti
dietro le sbarre, Arcana, . Il carcere spiegato ai ragazzi, Il Manifesto libri,
. Patrie galere, Carocci, Sviluppo urbano e criminalità a Roma, Sinnos, Il collasso delle carceri italiane. Sotto la
lente degli ispettori europei, Sapere Consiglio d'Europa, Bisogna aver visto. Il
carcere nella riflessione degli antifascisti, Edizioni dell’Asino, . I
paradossi del diritto. Scritti in omaggio a Resta, Roma TrE-Press, Giustizia e carceri secondo papa Francesco, Jaca
Book, . Onorare gli impegni. L'Italia e le norme contro la tortura, Sinnos, Inchiesta
sulle carceri italiane, Carocci, Il Carcere trasparente. Primo rapporto
nazionale sulle condizioni di detenzione, Castelvecchi, Patrizio Gonnella. Gonnella.
Keywords: filosofia del diritto romano, sanction, punishment. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Gonella” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51756498175/in/dateposted-public/
Grice e
Goretti – l’istituzionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino).
Filosofo. Si laurea a Torino sotto Solari. Fequenta Milano, dove incontra
Martinetti. Segretario delCongresso Nazionale di Filosofia, organizzato dalla Società
filosofica italiana. Il Congresso è sciolto dalle autorità dopo appena due
giorni. Firmano la lettera di protesta indirizzata al rettore Luigi
Mangiagalli, nel quale si "protesta in nome della libertà degli studi e
della tradizione italiana contro un atto di violenza che impedisce l'esercizio
della discussione filosofica.” Al momento del giuramento di fedeltà, necessario
per entrare nella carriera universitaria o per proseguirla, si rifiuta e resta
così al di fuori della carriera accademica; svolge attività professionale a
Milano, e collabora alla "Rivista di filosofia" (anche quale
componente del comitato direttivo). Frequenta Palazzo Fossati in Via Ciro
Menotti a Milano. In prossimità della morte, Martinetti lascia la sua biblioteca
privata in legato a Ruffini, Solari e Goretti. La Biblioteca verrà poi
conferita dai rispettivi eredi alla "Fondazione Piero Martinetti per gli
studi di storia filosofica " di Torino; oggi nel palazzo presso la Biblioteca
della Facoltà di Filosofia. Goretti è riammesso nel mondo universitario e assume
per concorso la cattedra di Filosofia del diritto; insegna all'Ferrara fino
alla morte. Il Comune di Ferrara ha intitolato una via a Cesare Goretti,
"filosofopatriota". L'animale come soggetto di diritto
Prolifico filosofo del diritto, autore di scritti su Kant, Sorel, Bradley, cura
Špir, Bradley, Green), a Goretti si deve il primo intervento che qualifica
l'animale come “soggetto di diritto”. Martinetti pubblica “L’animo del
animale” in cui aveva sottolineato che il animale possede intelletto e
coscienza e, in generale, un animo, come emergeva dagli lo studio dello “atteggiamento, gesto, la fisionomia.”
Questo animo e vita animale è “forse estremamente diversa e lontana” da quella
del homo sapiens” ma “ha anch'essa la carattere della coscienza e non può
essere ridotta ad un semplice meccanismo fisiologico. Goretti va oltre, fino ad
affermare che l’ animalee vero e proprio un “*soggetto* (“soggetoodi diritto” e
che l'animale ha una “coscienza giuridica” e una percezione del giuridico. In
tal modo, anticipa tematiche proprie della bioetica e dell'etologia. Nonostante
l'originalità e l'innovatività delle posizioni assunte, il suo manifesto non ha
avuto fortuna ed è stato del tutto trascurato dal dibattito animalista e negli
studi di etologia. Come non possiamo negare all'animale in modo sia pure
crepuscolare l'uso della categoria della causalità, così non possiamo escludere
che l'animale partecipando al nostro mondo non abbia un senso di quello che può
essere la proprietà e l'obbligazione. Casi innumerevoli dimostrano come un cane
e custode geloso della proprietà del suo padrone e come ne compartecipa
all'uso. Dve operare in esso questa visione della realtà esteriore come cosa
propria, che nell’homo sapinens arriva alle costruzioni raffinate dei giuristi.
È assurdo pensare che l'animale che rende un servizio al suo padrone che lo
mantiene agisca soltanto istintivamente. Deve pure sentire in sé in modo
sensibile questo rapporto di servizi resi e scambiati – cf. Grice, lo scambio
conversazionale --. Naturalmente l'animale non potrà arrivare al concetto di
ciò che è la proprietà e l'obbligazione. Basta che dimostri di fare uso di
questi principî che in lui operano ancora in modo osensibile.» (“
L’animale quale soggetto – e soggeto di diritto”). Nella filosofia del diritto si
individuano tre teorie dell'"istituzionalità nel giuridico": istitutismo:
teoria del diritto quale insieme di istitutito e concepito come una sorta di
azione co-ordinata, costituente un equilibrio tipico e costante di finalità che
si fissa in un complesso di mezzi, una costruzione. Per l istituzionalismo la
istituzione (Romano, Hauriou). neo-istituzionalismo: il diritto è rappresentato
da un “fatto” istituzionale (McCormick, Weinberger). Altre opera: “Il carattere
formale della filosofia giuridica” (Casa Editrice Isis, Milano); “Il sentimento
giuridico” (Casa Editrice "Il Solco", Città di Castello); “Sorel” (Athena,
Milano); “I fondamenti del diritto, Libreria Editrice Lombarda, Milano); “Il liberalismo
giuridico” (Tip. Editrice L. Di Pirola, Milano); “La norma giuridica e l’atto
giuridico” (Tip. G. Bianciardi, Lodi); “L’istituto giuridico” (Tip. G.
Bianciardi, Lodi); “Normatività giuridica” (CEDAM, Padova); “Green”, in A. C.
Bradley, Thomas Green Hill, Etica, Bocca, Torino); La filosofia politica di Spinoza,
"Rivista di filosofia", L'animale, soggetto, e soggeto di diritto,
"Rivista di filosofia", Recensione di Schmitt, Die Diktatur. Von den
Anfängen des modernen Souveränitätsgedankens bis zum proletarischen
Klassenkampf, Duncher & Humblot, München-Leipzig, "Rivista di
Filosofia", Recensione di R. Smend,
Verfassung und Verfassungsrecht, "Rivista di Filosofia", Introduzione
a A. Spir, La giustizia, Libreria Editrice Lombarda, Milano, Il saggio politico
sulla costituzione del Württenberg, "Rivista di filosofia", “Sul
valore della distinzione tra legge e norma, "Rivista di filosofia", La
filosofia pratica W. Schuppe, "Rivista di filosofia", “F. H. Bradley, "Rivista di
filosofia", IBrentano e la conoscenza etica, "Rivista di
filosofia", L'idea di patria, "Rivista di filosofia", L'idealismo
rappresentativo diHamelin, "Rivista di filosofia", Recensione di P+Calamandrei,
Elogio dei giudici scritto da un avvocato, in "Rivista di filosofia",
La metafisica della conoscenza in Green, "Rivista di filosofia", Il dolore nel pessimismo di A. Spir, "Rivista
di filosofia", Il valore dell'individualità, "Rivista di
filosofia", Dal Saint-Simon al neo-saintsimonismo, "Rivista di
filosofia", Diritti e doveri giuridici in relazione alla norma giuridica,
"Archivio della Cultura italiana", L'istituzione dell'eforato in
Sparta, "Archivio della Cultura italiana", “La valutazione tecnica
della realtà, "Archivio della Cultura italiana", Martinetti, "Archivio
della Cultura italiana", L'impiego delle categorie o dei concetti puri ed
il valore della co-azione e inter-azione -- e dei postulati nella filosofia
giuridica kantiana, "Annali della Ferrara", Recensione diCandian, Avvocatura, Milano, in
"Annali della Ferrara", Il liberalismo, "Rivista internazionale
di filosofia del diritto", L’istituzione in senso tecnico ed l’istituto
giuridico nel realismo di Romano, "Annali della Ferrara", Il valore delle massime di equità,
"Scritti giuridici in onore di Carnelutti", I, Filosofia e teoria generale del diritto,
Cedam, Padova, L'umanesimo critico di France, "Rivista di filosofia del
diritto", Recensione di Erzbach, "Rivista trimestrale di diritto e
procedura civile", Rileggendo il Filomusi Guelfi, "Rivista
internazionale di filosofia del diritto", La filosofia di Martinetti,
"Memorie dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Classe di
Scienze Morali", Bologna, Alcune considerazioni critiche sul diritto
sociale, "Annali della Ferrara", Scienze Giuridiche. Il valore dell'acquisto ideale nella
filosofia giuridica di Kant, "Rivista di filosofia del diritto", Sulla
sociologia della diada e del gruppo sociale”. "Scritti di sociologia e
politica in onore di Sturzo", Zanichelli, Bologna, Isu luigisturzo. Scritti su Cesare Goretti
Gioele Solari, Recensione di C. Goretti, I fondamenti del diritto, in "Rivista
di filosofia", Norberto Bobbio, Cesare Goretti in "Rivista
internazionale di filosofia del diritto", Giulio Bruni Roccia, Filosofia e
realizzazione spirituale in Cesare Goretti, in "Rivista internazionale di
filosofia del diritto", Orecchia, voce “Goretti” della Enciclopedia
filosofica, Venezia-Roma, Istituto per
la Collaborazione culturale, Goretti, in Orecchia, Maestri italiani di
filosofia del diritto, Bulzoni editore, Roma, Castignone, I diritti animali: la
prospettiva utilitaristica, "Materiali per una storia della cultura
giuridica", D'Agostino, I diritti degli animali, "Rivista
internazionale di filosofia del diritto", Pocar, Gli animali non umani,
Laterza, Roma-Bari, Martinetti, Pietà verso gli animali (Alessandro Di Chiara),
Il melangolo, Genova, Lucia, Goretti e la bioetica e l'etologia, "Annuario
di itinerari filosofici", "Piacere, dolore, senso", Mimesis,
Milano, Lorini, Atti giuridici istituzionali, in Lorini (cur.), L’atto giuridico,
Adriatica, Bari, Paolo Di Lucia, Filosofia del diritto, Raffaello Cortina
Editore, Milano); Colombo, La filosofia come soteriologia: l'avventura spirituale
e intellettuale di Martinetti, Vita e Pensiero, Milano, Carlo Galli, Schmitt
nella cultura italiana. Storia, bilancio, prospettive di una presenza
problematica, "Storicamente", , n. 6 testo online, su storicamente.org.
Giuseppe Lorini, Due a priori del diritto: l'a priori del giuridico in Cesare
Goretti vs l'a priori giuridico in Adolf Reinach, in Francesca De Vecchi
(cur.), Fenomenologia del diritto. Adolf Reinach, Mimesis, Milano, Attilio Pisanò, Diritti deumanizzati:
animali, ambiente, generazioni future, specie umana, Giuffrè, Milano, Lettera, Martinetti
e Goretti a Luigi Mangiagalli in Martinetti Lettere Firenze, Massimo Mori, Rivista
di filosofia, -- "Segni e comprensione", sBrixia Sacra. Memorie
storiche della Diocesi di Brescia, Solari, Fossati, Necrologio, "Rivista di
filosofia", Colombo, La filosofia come soteriologia: l'avventura
spirituale e intellettuale di Piero Martinetti, Vita e Pensiero, Milano, Luigi
FossatiArchivi del Garda, in Archivi del Garda. Paolo Di Lucia, Filosofia del
diritto, Raffaello Cortina editore, Milano, Attilio Pisanò, Diritti
deumanizzati: animali, ambiente, generazioni future, specie umana, Giuffrè, Milano,
Piero Martinetti, La psiche degli animali in Saggi e discorsi, Paravia, Torino,
ore in Pietà verso gli animali (Alessandro De Chiara), Il Melangolo, Genova); “L'animale
come soggetto di diritto, in Rivista di filosofia, per estratto in Paolo Di
Lucia, Filosofia del diritto, Raffaello Cortina editore, Milano, Paolo Di
Lucia, Filosofia del diritto, Raffaello Cortina editore, Milano, Attilio
Pisanò, Diritti deumanizzati: animali, ambiente, generazioni future, specie umana,
Giuffrè, Milano, Istitutismo è un neologismo coniato da Pietro Piovani,
Mobilità, sistematicità, istituzionalità della lingua e del diritto, Giuffré,
Milano, cfr. Giuseppe Lorini, Dimensioni giuridiche dell'istituzionale, Cedam,
Padova, Lorini, “La dimensione giuridica dell'istituzionale, Cedam, Padova, 2Cosa
resta dell'istituzionalismo giuridico, “L'ircocervo”, Lorenzo Passerini Glazel, “Tetracotomomia
dell’ istituzionale” in René-Georges Renard, "Saggi in ricordo di Tanzi",
Giuffré, Milano, Massimo Brutti, Alcuni usi del concetto di struttura nella
conoscenza giuridica, "Quaderni fiorentini per la storia del pensiero
giuridico moderno", McCormick/Weinberger, Il diritto come istituzione, M.
La Torre, Milano, M. Torre, “Norma, l’istituzionale, il valore: Per una teoria
istituzionalistica del diritto, Bari. Cesare Goretti. Grice: “I like Goretti: I
rather casually referred to ‘the institution of a decision’ as the end of a
conversational exchange – notably involving buletic conversational moves;
Goretti makes a whole system out of this. His example is his conversation with
his dog: ‘Surely my dog knows that he is providing me a service – guarding my
territory – and he is rightly deemed as a ‘subject’ in my exchange with him –
as we ‘institute a decision’ that there is a reciprocity involved.” Goretti. Keywords:
“the institution of decisions” -- l’istituzionale, A. C. Bradley, La massima
d’equita; “segni e comprensione” -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Goretti” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51755508026/in/dateposted-public/
Grice e
Gori – l’eroe e la falce – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Grice: “My favourite Gori are
“L’eroe e la falce” and “Il mantello d’Arlecchino” – nothing can be italianita
with that!”. Opere: “Il mantello di Arlecchino (Roma); “Il libbro rosso de la
guera” (Roma); “Le bruttezze della Divina Commedia” (Alatri); “Le bellezze
della Divina Commedia” (Milano); “Estetica dell'irrazionale” (Milano); Il mulino
della luna (Milano); L'irrazionale, in due volumi: Filosofia ed estetica.
Sistema di una nuova scienza del bello; “Il bello” -- L'eroe e la falce.
Scorcio architettonico di letteratura europea dalle origini ai nostri giorni
(1924); Cagliostro (Milano); Il teatro contemporaneo e le sue correnti
caratteristiche di pensiero e di vita nelle varie nazioni (Torino-Milano-Roma);
L'oca azzurra (Roma); Il grande amore (Firenze); Scenografia. La tradizione e
la rivoluzione contemporanea (Roma); Il grottesco nell'arte e nella letteratura
(Milano). P.D. Giovanelli, Gino Gori.
L'irrazionale e il teatro, Roma, Bulzoni, U. Piscopo, Gino Gori, in E. Godoli ,
Dizionario del futurismo, Firenze, U.
Piscopo, Gori, Gino, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Gino Gori. Keywords: l’eroe e la falce, bello,
eroe, falce, irrazionale, mantello dell’arlecchino – bellezza -- Gori. Refs: Luigi Speranza,
“Grice e Gori” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701334178/in/photolist-2mR9Kz4-2mPAWP1-2mN35cA-2mLKeCe-2mLP3hz-2mLERpq-2mKMuu9-2mKC3nj-2mKCMei-2mJ3q6x-FNptwK-ESZ2oh-ESYzUw-ETfeER-FGy1TZ-ETbJX6-ETbpBn-FEfv5Y-FGxVqp-ETe2Ut-FGCKMg-ETbawt-FohZR5-FNqpZT-FNpoR2-jkKjmQ-jrB3iu-nFTbv2-nHuSHb
Grice e Gramsci
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Ales). Filosofo. Grice: “Some Italians don’t consider Gramsci
Italian on account of the fact that Gramsci is not an Italian last name!” Fu
tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia, divenendone esponente di primo
piano e segretario, ma venne ristretto dal regime fascista nel carcere di Turi.
In seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la
libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove trascorse gli ultimi anni
di vita. Considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo, nei
suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista,
analizza la struttura culturale e politica di Italia. Elaborò in particolare il
concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri
valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l'obiettivo di
saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le
classi sociali, comprese quelle subalterne. Gli antenati paterni derano
originari della città di Gramshi in Albania, e potrebbero essere giunti in
Italia durante la diaspora albanese causata dall'invasione turca. Documenti
d'archivio attestano che nel Settecento il trisavolo Gennaro Gramsci, sposato
con Domenica Blajotta, possedeva a Plataci, comunità ‘’arbëreshë’’ del
distretto di Castrovillari, delle terre poi ereditate da Nicola Gramsci. Questi
sposò Maria Francesca Fabbricatore, e dal loro matrimonio nacque a Plataci
Gennaro Gramsci, che intraprese la carriera militare nella gendarmeria del
Regno di Napoli e, quando era di stanza a Gaeta, sposò Teresa Gonzales, figlia
di un avvocato napoletano. Il loro secondo figlio fu Francesco, il padre di
Antonio Gramsci. Le origini albanesi erano conosciute dallo stesso Gramsci,
che tuttavia le immaginava più recenti, come scriverà alla cognata Tatiana
Schucht dal carcere di Turi: «o stesso non ho alcuna razza; mio padre è di
origine albanese (la famiglia scappò dall'Epiro durante la guerra del 1821, ma
si italianizzò rapidamente). Tuttavia la mia cultura è italiana,
fondamentalmente questo è il mio mondo; non mi sono mai accorto di essere
dilaniato tra due mondi. L'essere io oriundo albanese non fu messo in giuoco
perché anche Crispi era albanese, educato in un collegio albanese.” Ghilarza:
casa museo Antonio Gramsci Francesco era studente in legge quando morì il
padre; dovendo trovare subito un lavoro, partì per la Sardegna per impiegarsi
nell'Ufficio del registro di Ghilarza. In questo paese, che allora contava
circa 2.200 abitanti, conobbe Marcias, figlia di un esattore delle imposte e
proprietario di alcune terre. La sposò malgrado l'opposizione dei familiari,
rimasti in Campania, che consideravano i Marcias una famiglia di rango
inferiore alla propria dal punto di vista sociale e culturale: Giuseppina aveva
studiato fino alla terza elementare. Dal matrimonio nascerà Gennaro e, dopo che
Francesco Gramsci fu trasferito da Ghilarza ad Ales, Grazietta ed Emma. Gramsci
nasce secondo il registro delle nascite dello stato civile del comune e
registrato con i nomi di Antonio, Francesco. Scondo il registro dei battesimi
della parrocchia di San Pietro nasce il giorno dopo, e viene registrato con i nomi di Antonio,
Sebastiano, Francesco. Il padre fu trasferito, come gerente dell'Ufficio
del Registro, a Sorgono e qui nacquero gli altri figli, Mario, Teresina, e
Carlo. Antonio si ammala del morbo di Pott, una tubercolosi ossea che in pochi
anni gli deformò la colonna vertebrale e gli impedì una normale crescita:
adulto, non supererà il metro e mezzo di altezza; i genitori pensavano che la
sua deformità fosse la conseguenza di una caduta e anche Antonio rimase
convinto di quella spiegazione. Ebbe sempre una salute delicate. Soffrendo di
emorragie e convulsioni, fu dato per spacciato dai medici, tanto che la madre
comprò la bara e il vestito per la sepoltura. Il padre Francesco fu
arrestato , con l'accusa di peculato, concussione e falsità in atti, e venne
condannato al minimo della pena con l'attenuante del «lieve valore»: 5 anni, 8
mesi e 22 giorni di carcere, da scontare a Gaeta. Priva del sostegno dello
stipendio del padre, la famiglia trascorse anni di estrema miseria, che la
madre affrontò vendendo la sua parte di eredità, tenendo a pensione il
veterinario del paese e guadagnando qualche soldo cucendo camicie. Proprio
per le sue delicate condizioni di salute Gramsci comincia a frequentare la
scuola elementare soltanto a sette anni: la concluse ncon il massimo dei voti,
ma la situazione familiare non gli permise di iscriversi al ginnasio. Già
dall'estate precedente aveva iniziato a dare il suo contributo all'economia
domestica lavorando 10 ore al giorno nell'Ufficio del catasto di Ghilarza per 9
lire al mese l'equivalente di un chilo di pane al giornos muovendo «registri
che pesavano più di me e molte notti piangevo di nascosto perché mi doleva
tutto il corpo». Grazie a un'amnistia, il padre anticipò di tre mesi la
fine della sua pena: inizialmente guadagnò qualcosa come segretario in
un'assicurazione agricola, poi, riabilitato, fece il patrocinante in
conciliatura e infine fu riassunto come scrivano nel vecchio Ufficio del
catasto, dove lavorò per il resto della sua vita. Così, pur affrontando gli
abituali sacrifici, i genitori poterono iscrivere il quindicenne Antonio nel Ginnasio
cdi Santu Lussurgiu, «un piccolo ginnasio in cui tre sedicenti professori
sbrigavano, con molta faccia tosta, tutto l'insegnamento delle cinque
classi». Con tale preparazione un poco avventurosa, riuscì tuttavia a
prendere la licenza ginnasiale a Oristano e a iscriversi al Liceo classico
Giovanni Maria Dettori di Cagliari, stando a pensione, prima in un appartamento
in via Principe Amedeo 24, poi, l'anno dopo, in corso Vittorio Emanuele 149,
insieme con il fratello Gennaro, il quale, terminato il servizio di leva a
Torino, lavorava per cento lire al mese in una fabbrica di ghiaccio del
capoluogo sardo. La modesta preparazione ricevuta nel ginnasio si fece
sentire, perché inizialmente Gramsci nelle diverse materie ottenne appena la
sufficienza, ma riuscì a recuperare in fretta: del resto, leggere e studiare
erano i suoi impegni costanti. Non si concedeva distrazioni, non soltanto
perché avrebbe potuto permettersele solo con grandi sacrifici, ma anche perché
l'unico vestito che possedeva, per lo più liso, non lo incoraggiava a
frequentare né gli amici, né i locali pubblici. A scuola, mostrò uno spiccato
interesse per le discipline umanistiche e per lo studio della storia, anche
perché il cattivo insegnamento ricevuto in matematica gli fece perdere l'interesse
per la materia. Nel frattempo, il giovane Gramsci, iniziò a seguire le
vicende politiche. Il fratello Gennaro, che era tornato in Sardegna militante
socialista, divenne cassiere della Camera del lavoro e segretario della sezione
socialista di Cagliari: «Una grande quantità di materiale propagandistico,
libri, giornali, opuscoli, finiva a casa. Nino, che il più delle volte passava
le sere chiuso in casa senza neanche un'uscita di pochi momenti, ci metteva
poco a leggere quei libri e quei giornali». Leggeva anche i romanzi popolari di
Carolina Invernizio, di Barrili e quelli di Deledda, ma questi ultimi non li
apprezzava, considerando folkloristica la visione che della Sardegna aveva la
scrittrice sarda; leggeva Il Marzocco e La Voce di Prezzolini, Papini, Emilio Cecchi «ma in cima
alle sue raccomandazioni, quando mi chiedeva di ritagliare gli articoli e di
custodirli nella cartella, stavano sempre Croce e Salvemini». Alla fine
della seconda classe liceale, alla cattedra di lettere italiane del Liceo salì Garzia,
radicale e anticlericale, direttore de L'Unione Sarda, quotidiano legato alle
istanze sarde, rappresentate, in Parlamento da Cocco-Ortu, allora impegnato in
una dura opposizione al ministero di Luigi Luzzatti. Gramsci instaurò con il
Garzia un buon rapporto, che andava oltre il naturale discepolato: invitato
ogni tanto a visitare la redazione del giornale, ricevette la tessera di
giornalista, con l'invito a «inviare tutte le notizie di pubblico interesse. Ebbe
la soddisfazione di vedersi stampato il suo primo scritto pubblico, venticinque
righe di cronaca ironica su un fatto avvenuto nel paese di Aidomaggiore.
In un tema dell'ultimo anno di liceo, che ci è conservato, Gramsci scriveva,
tra l'altro, che «Le guerre sono fatte per il commercio, non per la civiltà la
Rivoluzione francese ha abbattuto molti privilegi, ha sollevato molti oppressi;
ma non ha fatto che sostituire una classe all'altra nel dominio. Però ha
lasciato un grande ammaestramento: che i privilegi e le differenze sociali,
essendo prodotto della società e non della natura, possono essere sorpassate».
La sua concezione socialista, qui chiaramente espressa, va unita, in questo
periodo, all'adesione all'indipendentismo sardo, nel quale egli esprimeva,
insieme con la denuncia delle condizioni di arretratezza dell'isola e delle
disuguaglianze sociali, l'ostilità verso le classi privilegiate del continente,
fra le quali venivano compresi, secondo una polemica mentalità di origine
contadina, gli stessi operai, concepiti come una corporazione elitaria fra i
lavoratori salariati. Poco dopo Gramsci conoscerà da vicino la realtà
operaia di una grande città del Nord: il
conseguimento della licenza liceale con una buona votazione tutti otto e un
nove in italianogli prospetta la possibilità di continuare gli studi all'Università.
Il Collegio Carlo Alberto di Torino bandì un concorso, riservato a tutti gli
studenti poveri licenziati dai Licei del Regno, offrendo 39 borse di studio,
ciascuna equivalente a 70 lire al mese per 10 mesi, per poter frequentare Torino.
Fu uno dei due studenti di Cagliari ammessi a sostenere gli esami a
Torino. «Partii per Torino come se fossi in stato di sonnambulismo. Avevo
55 lire in tasca; avevo speso 45 lire per il viaggio in terza classe delle 100
avute da casa». Conclude gli esami: li supera classificandosi nono; al secondo
posto è uno studente genovese venuto da Sassari, Palmiro Togliatti. Si
iscrive alla Facoltà di Lettere, ma le settanta lire al mese non bastano
nemmeno per le spese di prima necessità: oltre alle tasse universitarie, deve
pagare venticinque lire al mese per l'affitto della stanza di Lungo Dora
Firenze 57, nel popolare quartiere di Porta Palazzo, e il costo della luce,
della pulizia della biancheria, della carta e dell'inchiostro, e ci sono i
pasti«non meno di due lire alla più modesta trattoria»e la legna e il carbone
per il riscaldamento: privo anche di un cappotto, «la preoccupazione del freddo
non mi permette di studiare, perché o passeggio nella camera per scaldarmi i
piedi oppure devo stare imbacuccato perché non riesco a sostenere la prima
gelata». Sono frequenti le richieste di denaro alla famiglia che però, da parte
sua, non se la passava di certo molto meglio. L'Università degli Studi di
Torino vantava professori di alto livello e di diversa formazione: Luigi
Einaudi, Ruffini, Manzini, Toesca, Loria, Solari e poi Bartoli, che si legò di
amicizia con Gramsci, come fece anche l'incaricato di letteratura italiana Cosmo, contro il quale indirizzò però un
articolo violentemente polemico. Anni dopo, durante la dura esperienza in
carcere, continuò comunque a ricordarlo con simpatia«serbo del Cosmo un ricordo
pieno di affetto e direi di venerazione era e credo sia tuttora di una grande
sincerità e dirittura morale con molte striature di quella ingenuità nativa che
è propria dei grandi eruditi e studiosi»ricordando anche che, con questi e con
molti altri intellettuali dei primi quindici anni del secolo, malgrado
divergenze di varia natura, egli avesse questo in comune: «partecipavamo in
tutto o in parte al movimento di riforma morale e intellettuale promosso in
Italia da Benedetto Croce, il cui primo punto era questo, che l'uomo moderno
può e deve vivere senza religione rivelata o positiva o mitologica o come altro
si vuol dire. Questo punto anche oggi mi pare il maggior contributo alla
cultura mondiale che abbiano dato gli intellettuali moderni italiani. Si
ritrovò a casa per le elezioni politiche, dopo la fine della guerra italo-turca
contro l'Impero ottomano per la conquista della Libia; votavano per la prima
volta anche gli analfabeti, ma la corruzione e le intimidazioni erano le stesse
delle elezioni precedenti. In Sardegna, il timore che l'allargamento della base
elettorale favorisse i socialisti portò al blocco delle candidature di tutte le
forze politiche contro i candidati socialisti, indicati come il comune nemico
da battere. In quest'obiettivo, "sardisti" e "non-sardisti"
si trovarono d'accordo e deposero le vecchie polemiche. Gramsci scrisse di
quest'esperienza elettorale al compagno di studi Tasca, dirigente socialista
torinese, il quale affermò che Gramsci «era stato molto colpito dalla
trasformazione prodotta in quell'ambiente dalla partecipazione delle masse
contadine alle elezioni, benché non sapessero e non potessero ancora servirsi
per conto loro della nuova arma. Fu questo spettacolo, e la meditazione su di
esso, che fece definitivamente di Gramsci un socialista». Tornò a Torino,
andando ad affittare una stanza all'ultimo piano del palazzo di via San Massimo
14, oggi Monumento nazionale; dovrebbe datarsi a questo periodo la sua
iscrizione al Partito socialista. Si trovò in ritardo con gli esami, con il
rischio di perdere il contributo della borsa di studio, a causa di «una forma
di anemia cerebrale che mi toglie la memoria, che mi devasta il cervello, che
mi fa impazzire ora per ora, senza che mi riesca di trovare requie né
passeggiando, né disteso sul letto, né disteso per terra a rotolarmi in certi
momenti come un furibondo». Riconosciuto «afflitto da grave nevrosi» gli fu
concesso di recuperare gli esami nella sessione di primavera. Prese anche
lezioni di filosofia da Pastore, il quale scrisse poi che «il suo orientamento
era originalmente crociano ma già mordeva il freno e non sapeva ancora come e
perché staccarsi voleva rendersi conto del processo formativo della cultura agli
scopi della rivoluzione come fa il pensare a far agire come le idee diventano
forze pratiche». Gramsci stesso scriverà di aver sentito anche la necessità di
«superare un modo di vivere e di pensare arretrato, come quello che era proprio
di un sardo del principio del secolo, per appropriarsi un modo di vivere e di
pensare non più regionale e da villaggio, ma nazionale» ma anche «di provocare
nella classe operaia il superamento di quel provincialismo alla rovescia della
palla di piombo come il Sud Italia e generalmente considerato nel Nord che
aveva le sue profonde radici nella tradizione riformistica e corporativa del
movimento socialista». L'iscrizione al partito gli permise di superare in parte
un lungo periodo di solitudine: ora frequentava i giovani compagni di partito,
fra i quali erano Tasca, Togliatti, Terracini. “Uscivamo spesso dalle riunioni
di partito mentre gli ultimi nottambuli si fermavano a sogguardarci continuavamo
le nostre discussioni, intramezzandole di propositi feroci, di scroscianti
risate, di galoppate nel regno dell'impossibile e del sogno». Nell'Italia che
ha dichiarato la propria neutralità nella Prima guerra mondiale in
corsoneutralità affermata anche dal Partito socialistascrive per la prima volta
sul settimanale socialista torinese Il Grido del Popolo l'articolo Neutralità
attiva e operante in risposta a quello apparso il 18 ottobre sull'Avanti! di
Mussolini Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante, senza
però poter comprendere quale svolta politica stesse preparando l'allora
importante e popolare esponente socialista. Sostenne quello che sarà, senza che lo sapesse ancora,
il suo ultimo esame all'Università; il suo impegno politico si fece crescente
con l'entrata in guerra dell'Italia e con il suo ingresso nella redazione
torinese dell'Avanti!. Trascorse gran parte delle sue giornate all'ultimo
piano nel palazzo dell'Alleanza Cooperativa Torinese al numero 12 di corso
Siccardi (oggi Galileo Ferraris), dove, in tre stanze, erano situate la sezione
giovanile del partito socialista e le redazioni de Il Grido del Popolo e del
foglio piemontese dell'Avanti!, che comprendeva la rubrica della cronaca
torinese, Sotto la Mole; in entrambi i giornali Gramsci pubblicava di tutto,
dai commenti sulla situazione interna ed estera agli interventi sulla vita di
partito, dagli articoli di polemica politica alle note di costume, dalle
recensioni dei libri alla critica teatrale. Dirà più tardi di aver scritto in
dieci anni di giornalismo «tante righe da poter costituire quindici o venti
volumi di quattrocento pagine, ma esse erano scritte alla giornata e dovevano
morire dopo la giornata» e di aver contribuito «molto prima di Tilgher» a
rendere popolare il teatro di Pirandello: «ho scritto sul Pirandello tanto da
mettere insieme un volumetto di duecento pagine e allora le mie affermazioni
erano originali e senza esempio: Pirandello era o sopportato amabilmente o
apertamente deriso». Della commedia di Pirandello Pensaci, Giacomino! scrisse
che «è tutto uno sfogo di virtuosismo, di abilità letteraria, di luccichii
discorsivi. I tre atti corrono su un solo binario. I personaggi sono oggetto di
fotografia piuttosto che di approfondimento psicologico: sono ritratti nella
loro esteriorità più che in una intima ricreazione del loro essere morale. È
questa del resto la caratteristica dell'arte di Luigi Pirandello, che coglie
della vita la smorfia, più che il sorriso, il ridicolo, più che il comico: che
osserva la vita con l'occhio fisico del letterato, più che con l'occhio
simpatico dell'uomo artista e la deforma per un'abitudine ironica che è
l'abitudine professionale più che visione sincera e spontanea», mentre
considerò Liolà «il prodotto migliore
dell'energia letteraria di Luigi Pirandello. In esso il Pirandello è riuscito a
spogliarsi delle sue abitudini retoriche. Il Pirandello è un umorista per
partito preso troppo spesso la prima intuizione dei suoi lavori viene a sommergersi
in una palude retorica di una moralità inconsciamente predicatoria, e di molta
verbosità inutile». Il fu Mattia Pascal, secondo Gramsci, è una sorta di
prima stesura del Liolà che, liberato dalla zavorra moralistica della vita, si
è rinnovato diventando una pura rappresentazione, «una farsa che si riattacca
ai drammi satireschi della Grecia antica, e che ha il suo corrispondente
pittorico nell'arte figurativa vascolare è una vita ingenua, rudemente sincera una
efflorescenza di paganesimo naturalistico, per il quale la vita, tutta la vita
è bella, il lavoro è un'opera lieta, e la fecondità irresistibile prorompe da
tutta la materia organica». Severo fu invece il giudizio sul Così è (se
vi pare): dalla tesi pseudo-logistica che la verità in sé non esista,
Pirandello «non ha saputo trarre dramma e neppure motivo a rappresentazione
viva e artistica di caratteri, di persone vive che abbiano un significato
fantastico, se non logico. I tre atti di Pirandello sono un semplice fatto di
letteratura [puro e semplice aggregato di parole che non creano né una verità
né un'immagine il vero dramma l'autore l'ha solo adombrato, l'ha accennato: è
nei due pseudopazzi che non rappresentano però la loro vera vita, l'intima
necessità dei loro atteggiamenti esteriori, ma sono presentati come pedine
della dimostrazione logica». Rivolgendosi ai giovani, scrisse da solo il
numero unico del giornale dei giovani socialisti La Città future. Qui mostra la
sua intransigenza politica, la sua ironia, anche contro i socialisti riformisti,
il fastidio verso ogni espressione retorica ma anche la sua formazione
idealistica, i suoi debiti culturali nei confronti di Croce, superiori perfino
a quelli dovuti a Marx: «in quel tempo»scriverà«il concetto di unità di teoria
e pratica, di filosofia e politica, non era chiaro in me e io ero
tendenzialmente crociano». Lo zar di Russia Nicola II è facilmente rovesciato
da pochi giorni di manifestazioni popolari, per lo più spontanee, che chiedono
pane e la fine dell'autocrazia: viene instaurato un moderato governo liberale
e, insieme, si ricostituiscono i Soviet, forme di rappresentanza su base
popolare già creati nella precedente Rivoluzione russa del 1905; le notizie
giungono in Italia parziali e confuse: i quotidiani «borghesi» sostengono che
si tratta dell'avviamento di un processo di democratizzazione in Russia,
sull'esempio della grande Rivoluzione francese, mentre Gramsci è convinto che
«la rivoluzione russa è un atto proletario ed essa naturalmente deve sfociare
nel regime socialista i rivoluzionari
socialisti non possono essere giacobini: essi in Russia hanno solo attualmente
il compito di controllare che gli organismi borghesi non facciano essi del
giacobinismo». Con il ritorno in Russia di Lenin, che pone subito il problema
della pace immediata e della consegna del potere ai Soviet, la lotta politica
si radicalizza. Gramsci è convinto che Lenin abbia «suscitato energie che più
non morranno. Egli e i suoi compagni bolscevichi sono persuasi che sia
possibile in ogni momento realizzare il socialismo». Gramsci nega
esplicitamente la necessità dell'esistenza di condizioni obiettive affinché una
rivoluzione trionfi, quando scrive che i bolscevichi «sono nutriti di pensiero
marxista. Sono rivoluzionari, non evoluzionisti. E il pensiero rivoluzionario nega
il tempo come fattore di progresso. Nega che tutte le esperienze intermedie tra
la concezione del socialismo e la sua realizzazione debbano avere nel tempo e
nello spazio una riprova assoluta e integrale». È l'anticipazione
dell'articolo, più famoso, che scriverà subito dopo la notizia del successo
della Rivoluzione d'ottobre. Anche in Italia la guerra interminabile,
costata già centinaia di migliaia di morti e di mutilati, la penuria dei generi
alimentari, la sconfitta di Caporetto e la stessa eco provocata dalla
rivoluzione russa portarono a insofferenze che a Torino sfociarono in
un'autentica sommossa spontanea duramente repressa dal governo: oltre 50 morti,
più di duecento feriti, la città dichiarata zona di guerra con la conseguente
applicazione della legge marziale, arresti a catena che colpirono non solo i
diretti responsabili ma, indiscriminatamente, anche gli elementi politici
d'opposizione e segnatamente l'intero nucleo della sezione socialista, con
l'accusa di istigazione alla rivoluzione. In conseguenza dell'emergenza
venutasi a creare, la direzione della Sezione socialista torinese venne assunta
da un comitato di dodici persone, del quale fece parte anche Gramsci, il quale
rimane l'unico redattore de Il Grido del Popolo che cesserà le pubblicazioni. I
bolscevichi avevano preso il potere in Russia ma per settimane in Europa
giunsero solo notizie deformate, confuse e censurate, finché l'edizione
nazionale dell'Avanti! uscì con un editoriale dal titolo La rivoluzione contro
il Capitale, firmato da Gramsci: «La rivoluzione dei bolscevichi è materiata di
ideologia più che di fatti essa è la rivoluzione contro il Capitale di Marx. Il
Capitale di Marx era, in Russia, il libro dei borghesi, più che dei proletari.
Era la dimostrazione critica della fatale necessità che in Russia si formasse
una borghesia, si iniziasse un'era capitalistica, si instaurasse una civiltà di
tipo occidentale prima che il proletariato potesse neppure pensare alla sua
riscossa, alle sue rivendicazioni di classe, alla sua rivoluzione. I fatti
hanno superato le ideologie. I fatti hanno fatto scoppiare gli schemi critici
entro i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni
del materialismo storico se i
bolscevichi rinnegano alcune affermazioni del Capitale, non ne rinnegano il
pensiero immanente, vivificatore. Essi non sono «marxisti», ecco tutto; non
hanno compilato sulle opere del Maestro una dottrina esteriore di affermazioni
dogmatiche e indiscutibili. Vivono il pensiero marxista, quello che non muore
mai, che è la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco, che in
Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e naturalistiche». In
realtà Marx, almeno negli ultimi anni, non aveva escluso che un Paese arretrato
potesse giungere al socialismo saltando fasi di sviluppo capitalistico: ma qui
interessa rilevare tanto la visione di Gramsci ancora idealistica,
volontaristica, dell'azione politica, quanto la critica che di fatto Gramsci
rivolgeva ai dirigenti socialisti europei, e italiani in particolare, di
concepire lo sviluppo storico in modo meccanicistico. Finita la guerra e
usciti dal carcere i dirigenti torinesi del partito, Gramsci lavorò unicamente
all'edizione piemontese dell'Avanti!, che allora si stampava in via
Arcivescovado 3, insieme con alcuni giovani colleghi: Giuseppe Amoretti,
Alfonso Leonetti, Mario Montagnana, Felice Platone; ma egli e altri giovani
socialisti torinesi, come Tasca, Togliatti e Terracini, intendevano ormai
esprimere, dopo l'esperienza della rivoluzione russa, esigenze nuove
nell'attività politica, che non sentivano rappresentate dalla Direzione
nazionale del partito: «L'unico sentimento che ci unisse, in quelle nostre
riunioni, era quello suscitato da una vaga passione di una vaga cultura
proletaria; volevamo fare, fare, fare; ci sentivamo angustiati, senza un
orientamento, tuffati nell'ardente vita di quei mesi dopo l'armistizio, quando
pareva immediato il cataclisma della società italiana». Uscì il primo numero
dell'Ordine nuovo con Gramsci segretario di redazione e animatore della
rivista. La rivista ebbe un avvio incerto: all'inizio «il programma fu
l'assenza di un programma concreto, per una vana e vaga aspirazione ai problemi
concreti nessuna idea centrale, nessuna organizzazione intima del materiale
letterario pubblicato» Tasca intendeva farne una pubblicazione culturale: «per
"cultura" intendeva "ricordare", non intendeva
"pensare", e intendeva "ricordare" cose fruste, cose
logore, la paccottiglia del pensiero operaio fu una rassegna di cultura
astratta, di informazione astratta, con la tendenza a pubblicare novelline
orripilanti e xilografie bene intenzionate; ecco cosa fu l'Ordine nuovo nei
suoi primi numeri». Gramsci intendeva invece definirlo su posizioni nettamente
operaistiche, ponendo all'ordine del giorno la necessità d'introdurre nelle
fabbriche italiane nuove forme di potere operaio, i consigli di fabbrica,
sull'esempio dei Soviet russi: «Ordimmo, io e Togliatti, un colpo di Stato
redazionale; il problema delle commissioni interne fu impostato esplicitamente
nel n. 7 della rassegna il problema dello sviluppo della commissione interna
divenne problema centrale, divenne l'idea dell'Ordine nuovo; era esso posto
come problema fondamentale della rivoluzione operaia, era il problema della
"libertà" proletaria. L'Ordine nuovo divenne, per noi e per quanti ci
seguivano, "il giornale dei Consigli di fabbrica"; gli operai amarono
l'Ordine nuovo perché negli articoli del giornale ritrovavano una parte di se
stessi, la parte migliore di se stessi; perché sentivano gli articoli
dell'Ordine nuovo pervasi dallo stesso loro spirito di ricerca interiore:
"Come possiamo diventar liberi? Come possiamo diventare noi stessi?".
Perché gli articoli dell'Ordine nuovo non erano fredde architetture
intellettuali, ma sgorgavano dalla discussione nostra con gli operai migliori,
elaboravano sentimenti, volontà, passioni reali». Diversamente dalle
Commissioni interne, già esistenti all'interno dalle fabbriche, che venivano
elette soltanto dagli operai iscritti ai diversi sindacati, i Consigli dovevano
essere eletti indistintamente da tutti gli operai e avrebbero dovuto, nel
progetto degli ordinovisti, non tanto occuparsi dei consueti problemi
sindacali, ma porsi problemi politici, fino al problema della stessa
organizzazione, della gestione operaia della fabbrica, sostituendosi al
capitalista: nel s, alla FIAT furono eletti i primi Consigli. La
Confindustria, nella sua Conferenza nazionale, espresse chiaramente «la
necessità che la borghesia del lavoro attinga in se stessa il mezzo per
un'energica azione contro deviazioni e illusioni» e il 20 marzo i tre maggiori
industriali torinesi, Olivetti, De Benedetti e Agnelli fecero presente al
prefetto Taddei la loro volontà di ricorrere all'arma della serrata delle
fabbriche contro «l'indisciplina e le continue esorbitanti pretese degli
operai». Così quando in occasione di una controversia sindacale nelle Industrie
Metallurgiche tre membri delle commissioni interne furono licenziati e gli
operai protestarono con lo sciopero, l'Associazione degli industriali
metalmeccanici rispose il 29 marzo con la serrata di tutte le fabbriche
torinesi. La lotta si estese fino allo sciopero generale proclamato a Torino e in alcune province piemontesi, mentre il
governo presidiava il capoluogo con migliaia di soldati. I tentativi degli
ordinovisti di allargare la protesta, se non in tutta l'Italia, almeno nei
maggiori centri industriali del paese, fallì e alla fine d'aprile gli operai
furono costretti a riprendere il lavoro senza avere ottenuto nulla. Lo
sciopero fallì per la resistenza degli industriali ma anche per l'isolamento in
cui la Camera del Lavoro, controllata dai socialisti riformisti, contrari alla
costituzione dei Consigli operai, e lo stesso Partito socialista lasciarono i
lavoratori torinesi; l'8 maggio Gramsci pubblicò sull'Ordine Nuovo una sua
relazione, approvata dalla Federazione torinese, che denunciava l'inefficienza
e l'inerzia del Partito. Dopo aver sostenuto che era matura la trasformazione
dell'«ordine attuale di produzione e di distribuzione» in un nuovo ordine che
desse «alla classe degli operai industriali e agricoli il potere di iniziativa
nella produzione», alla quale si opponevano gli industriali e i proprietari
terrieri, appoggiati dallo Stato, Gramsci rilevava che «le forze operaie e
contadine mancano di coordinamento e di concentrazione rivoluzionaria perché
gli organismi direttivi del Partito socialista hanno rivelato di non
comprendere assolutamente nulla della fase di sviluppo che la storia nazionale
e internazionale attraversa nell'attuale periodo il Partito socialista assiste
da spettatore allo svolgersi degli eventi, non ha mai un'opinione sua da esprimere
non lancia parole d'ordine che possano essere raccolte dalle masse, dare un
indirizzo generale, unificare e concentrare l'azione rivoluzionaria il Partito
socialista è rimasto, anche dopo il Congresso di Bologna, un mero partito
parlamentare, che si mantiene immobile entro i limiti angusti della democrazia
borghese». Il numero dell'11 dicembre 1920 Rilevò la mancanza di
omogeneità nella composizione del partito, in cui continuavano a essere
presenti riformisti e «opportunisti», contrari agli indirizzi della III
Internazionale. Non solo: «mentre la maggioranza rivoluzionaria del partito non
ha avuto una espressione del suo pensiero e un esecutore della sua volontà
nella direzione e nel giornale, gli elementi opportunisti invece si sono
fortemente organizzati e hanno sfruttato il prestigio e l'autorità del Partito
per consolidare le loro posizioni parlamentari e sindacali se il Partito non
realizza l'unità e la simultaneità degli sforzi, se il Partito si rivela un
mero organismo burocratico, senza anima e senza volontà, la classe operaia
istintivamente tende a costituirsi un altro partito e si sposta verso tendenze
anarchiche ». Il Partito socialista non svolge alcuna funzione di
educazione e di spiegazione di quanto sta avvenendo nella scena internazionale,
dalla quale esso è assente, non partecipando nemmeno alle riunioni
dell'Internazionale comunista, le cui tesi non sono riportate nell'Avanti!.
Analogamente, le edizioni socialiste non stampano le pubblicazioni comuniste:
«valga per tutte il volume di Lenin Stato e rivoluzione». Occorre pertanto,
secondo Gramsci, che il Partito socialista acquisti «una sua figura precisa e
distinta: da partito parlamentare piccolo borghese deve diventare il partito
del proletariato rivoluzionario che lotta per l'avvenire della società
comunista i non comunisti rivoluzionari devono essere eliminati dal Partito ogni
avvenimento della vita proletaria nazionale e internazionale deve essere immediatamente
commentata per trarne argomenti di propaganda comunista e di educazione delle
coscienze rivoluzionarie le sezioni devono promuovere in tutte le fabbriche,
nei sindacati, nelle cooperative, nelle caserme la costituzione di gruppi
comunisti l'esistenza di un Partito comunista coeso e fortemente disciplinato
[.è la condizione fondamentale e indispensabile per tentare qualsiasi
esperimento di Soviet il Partito deve lanciare un manifesto nel quale la
conquista rivoluzionaria del potere politico sia posta in modo esplicito ». La
risoluzione dell'Internazionale comunista che chiedeva ai partiti socialisti
l'allontanamento dei riformisti, venne disattesa dal Partito Socialista
Italiano. Infatti, a dispetto dell'approvazione e dell'avallo ottenuto dagli
ordinovisti da parte di Lenin nel corso del II Congresso dell'Internazionale, alla
quale il PSI aveva aderito con il congresso di Bologna tenuto nell'ottobre del
1919, i vecchi dirigenti del partito erano riluttanti di fronte alla svolta
politica e sociale realizzatasi nel dopoguerra. In Italia, le
rivendicazioni salariali, rese necessarie dall'elevato indice d'inflazione, non
trovavano accoglienza presso gli industriali. Il 30 agosto 1920, a Milano, a
seguito della serrata dell'Alfa Romeo, 300 fabbriche furono occupate dagli
operai: la FIOM appoggiò l'iniziativa, ordinando l'occupazione di tutte le
fabbriche metalmeccaniche d'Italia, con la speranza che una tale, estrema
iniziativa provocasse l'intervento del governo a favore di una soluzione delle
trattative. All'inizio di settembre tutte le maggiori fabbriche d'Italia erano
occupate da mezzo milione di operai, parte dei quali armati, sia pure in modo
rudimentale; alla FIAT di Torino, tuttavia, ci fu una novità: dell'ufficio di
Giovanni Agnelli prese possesso l'operaio comunista Giovanni Parodi e i
Consigli di fabbrica decisero di continuare la produzione, per dimostrare che
una grande fabbrica poteva funzionare anche in assenza del proprietario.
Giovanni Giolitti Di fronte alla neutralità del governo Giolitti e alla
decisione della Confindustria di non cedere, il 10 settembre, nell'assemblea
milanese che vide riuniti i dirigenti del Partito socialista e della Camera del
Lavoro, questi ultimi si dimisero lasciando la gestione della difficile
situazione al Partito, che tuttavia non aveva alcuna intenzione di prolungare
l'agitazione: la proposta estrema dell'allargamento delle occupazioni a tutte
le fabbriche del paese e alle campagne fu respinta dalla maggioranza dei
rappresentanti. Un accordo salariale raggiunto con la mediazione di Giolitti
pose termine, alla fine di settembre, alle occupazioni delle fabbriche.
Quell'esperienza dimostrò tanto la mancanza di una strategia dei dirigenti
socialisti quanto l'impreparazione degli stessi operai a iniziative
rivoluzionarie, per le quali occorrevano organizzazione e disciplina. In previsione
del prossimo XVII Congresso del Partito socialista, Gramsci scrisse che «la
costituzione del Partito comunista crea le condizioni per intensificare e
approfondire l'opera nostra: liberati dal peso morto degli scettici, dei
chiacchieroni, degli irresponsabili, liberati dall'assillo di dover
continuamente, nel seno del Partito, lottare contro i riformisti e gli
opportunisti, di dover sventare le loro insidie, di dover analizzare e
criticare i loro atteggiamenti equivoci e la loro fraseologia pseudo-rivoluzionaria,
noi potremo dedicarci interamente al lavoro positivo, all'espansione del nostro
programma di rinnovamento, di organizzazione, di risveglio delle coscienze e
delle volontà». NSi riunì a Milano il gruppo favorevole alla costituzione
di un partito comunista e Amadeo Bordiga, Luigi Repossi, Bruno Fortichiari,
Gramsci, Nicola Bombacci, Francesco Misiano e Umberto Terracini costituirono il
Comitato provvisorio della frazione comunista del Partito Socialista. La
fondazione del Partito comunista Il congresso di Livorno La scissione si
realizzò , nel Teatro San Marco di Livorno, con la nascita del «Partito
Comunista d'Italia, sezione italiana dell'Internazionale». Il comitato centrale
fu composto dagli astensionisti (Amadeo Bordiga, Ruggero Grieco, Giovanni Parodi,
Cesare Sessa, Ludovico Tarsia e Bruno Fortichiari), dagli ex-massimalisti
(Nicola Bombacci, Ambrogio Belloni, Egidio Gennari, Francesco Misiano, Anselmo
Marabini, Luigi Repossi e Luigi Polano) e dagli ordinovisti Gramsci e
Terracini. Diresse l'Ordine nuovo, divenuto ora uno dei quotidiani
comunisti insieme con Il Lavoratore di Trieste e Il Comunista di Roma,
quest'ultimo diretto da Togliatti. Non venne eletto deputato alle elezioni:
Gramsci non ha capacità oratorie, è ancora giovane e anche la sua conformazione
fisica non lo agevola nell'apprezzamento di molti elettori. Alla fine di
maggio partì per Mosca, designato a rappresentare il Partito italiano
nell'esecutivo dell'Internazionale comunista. Vi arrivò già malato e
nell'estate fu ricoverato in un sanatorio per malattie nervose di Mosca. Qui
conobbe una degente russa, Eugenia Schucht, membro del Partito, figlia di
Apollon Schucht, dirigente del Pcus e amico personale di Lenin, che aveva
vissuto alcuni anni in Italia e, attraverso di lei, la sorella Giulia (Julka) che, violinista, aveva abitato diversi anni a
Roma diplomandosi al Conservatorio Santa Cecilia. Giulia, ventiseienne, è
bella, alta, ha un aspetto romantico; Gramsci ne è conquistato: ricorderà «il
primo giorno che non osavo entrare nella tua stanza perché mi avevi intimidito al
giorno che sei partita a piedi e io ti ho accompagnato fino alla grande strada
attraverso la foresta e sono rimasto tanto tempo fermo per vederti allontanare
tutta sola, col tuo carico da viandante, per la grande strada, verso il mondo
grande e terribile ho molto pensato a te, che sei entrata nella mia vita e mi
hai dato l'amore e mi hai dato ciò che mi era sempre mancato e mi faceva spesso
cattivo e torbido. E quell'immagine di
lei, viandante in un mondo grande e terribile, con il suo senso doloroso di
distacco, ritornerà ancora dal carcere: «Ricordi quando sei ripartita dal bosco
d'argento ti ho accompagnata fino all'orlo della strada maestra e sono rimasto
a lungo a vederti allontanare così ti vedo sempre mentre ti allontani a passi
brevi, col violino in una mano e nell'altra la tua borsa da viaggio, così
pittoresca». Si sposano e avranno due figli, Delio e Giuliano. Il figlio di
quest'ultimo porta il nome del nonno, vive a Mosca e pratica la musica medievale.
Giulia membro della OGPU, il servizio di Sicurezza sovietico. La moglie di
Gramsci e i figli Delio e Giuliano A differenza di Bordiga, tutto inteso a
salvaguardare la «purezza» programmatica del partito, e perciò contrario a
qualunque iniziativa al di fuori della dittatura del proletariato, Gramsci
guardava anche a obiettivi democratici, intermedi, raggiungibili utilizzando le
contraddizioni presenti negli strati sociali e le forze che potevano
rappresentare elementi di rottura, come il movimento sindacale cattolico di
Guido Miglioli e l'intellettualità progressista liberale di cui Piero Gobetti è
allora tra i maggiori rappresentanti. Tuttavia nei suoi scritti fino al 1926
ribadisce che l'obiettivo finale era la eliminazione dello stato borghese e la
dittatura del proletariato e anche nei suoi scritti successivi non si
riscontrano critiche al regime sovietico. Nel III Congresso
dell'Internazionale comunista, di fronte al riflusso dell'ondata rivoluzionaria
rappresentata dalle sconfitte delle esperienze comuniste in Germania e in
Ungheria, si decise la tattica del fronte unito con la socialdemocrazia.
Bordiga e la maggioranza dei dirigenti comunisti italiani si oppose, elaborando
le Tesi di Roma, base programmatica del II Congresso del Partito, tenuto a Roma.
Gramsci vi aderì ma scrisse di aver «accettato le tesi di Amadeo perché esse
erano presentate come una opinione per il Quarto Congresso [dell'Internazionale
comunista] e non come un indirizzo di azione. Ritenevamo di mantenere così
unito il partito attorno al suo nucleo fondamentale, pensavamo che si potesse
fare ad Amadeo questa concessione senza nuove crisi e nuove minacce di
scissione nel seno del nostro movimento». Nel IV Congresso dell'Internazionale,
di fronte all'avvento al potere di Mussolini, ai delegati comunisti italiani fu
posta con ancora maggior forza la necessità di fondersi con corrente socialista
degli internazionalisti, capeggiata da Giacinto Menotti Serrati, e di
costituire un nuovo Esecutivo, mettendo in minoranza Bordiga, sempre contrario
a ogni accordo. Lo stesso Bordiga fu arrestato al suo rientro in Italia nel
febbraio 1923 e, in settembre, a Milano, furono incarcerati anche i
rappresentanti del nuovo Esecutivo: Gramsci restò così il massimo dirigente del
Partito e si trasferì a Vienna per seguire più da vicino la situazione
italiana. Fu allora che egli ritenne necessario rompere con la politica di
Bordiga: «Il suo stesso carattere inflessibile e tenace fino all'assurdo ci
obbliga a prospettarci il problema di costruire il partito ed il centro di esso
anche senza di lui e contro di lui. Penso che sulle quistioni di principio non
dobbiamo più fare compromessi come nel passato: vale meglio la polemica chiara,
leale, fino in fondo, che giova al partito e lo prepara ad ogni evenienza». Uscì
a Milano il primo numero del nuovo quotidiano comunista l'Unità e dal primo
marzo la nuova serie del quindicinale l'Ordine nuovo. Il titolo del giornale,
da lui scelto, venne giustificato dalla necessità dell'«unità di tutta la
classe operaia intorno al partito, unità degli operai e dei contadini, unità
del Nord e del Mezzogiorno, unità di tutto il popolo italiano nella lotta
contro il fascismo».Alle elezioni venne eletto deputato al parlamento, potendo
così rientrare a Roma, protetto dall'immunità parlamentare. Quello stesso mese,
nei dintorni di Como, si tenne un convegno illegale dei dirigenti delle
Federazioni comuniste italiane: pubblicamente, si fingevano dipendenti di
un'azienda milanese in gita turistica, con tanto di pubblici discorsi fascisti
e inni a Mussolini, mentre, a parte, discutevano dei problemi del
partito. Nel convegno si affrontò il «caso Bordiga», il quale aveva
rifiutato la candidatura al Parlamento, era in rotta con la maggioranza
dell'Internazionale e rifiutava ogni azione politica comune con le altre forze
politiche di sinistra. Delle tre mozioni presentate, che rispecchiavano le tre
correnti in seno al Partito, la corrente di destra di Tasca, di centro di
Gramsci e Togliatti, e di sinistra di Bordiga, questa raccolse l'adesione della
grande maggioranza dei delegati, confermando la notevole importanza di cui il
rivoluzionario napoletano godeva nel Partito. Il 10 giugno un gruppo di
fascisti rapì e uccise il deputato socialista Giacomo Matteotti; sembrò allora
che il fascismo stesse per crollare per l'indignazione morale che in quei
giorni percorse il Paese, ma non fu così; l'opposizione parlamentare scelse la
linea sterile di abbandonare il Parlamento, dando luogo alla cosiddetta
Secessione dell'Aventino: i liberali speravano in un appoggio della Monarchia,
che non venne, i cattolici erano ostili tanto ai fascisti che ai socialisti e
questi ultimi erano ostili a tutti, comunisti compresi. Gramsci avanzò al
«Comitato dei sedici»il nucleo dirigente dei gruppi aventinianila proposta di
proclamare lo sciopero generale che però fu respinta; i comunisti uscirono
allora dal «Comitato delle opposizioni» aventiniane il quale, secondo Gramsci,
non aveva alcuna volontà di agire: ha una «paura incredibile che noi
prendessimo la mano e quindi manovra per costringerci ad abbandonare la riunione».
Giacomo Matteotti Malgrado le divisioni dell'opposizione antifascista, Gramsci
credeva che la caduta del regime fosse imminente: «Il regime fascista muore
perché non solo non è riuscito ad arrestare, ma anzi ha contribuito ad
accelerare la crisi delle classi medie iniziatasi dopo la guerra. L'aspetto
economico di questa crisi consiste nella rovina della piccola e media azienda il
monopolio del credito, il regime fiscale, la legislazione sugli affitti hanno
stritolato la piccola impresa commerciale e industriale: un vero e proprio
passaggio di ricchezza si è verificato dalla piccola e media alla grande
borghesia. L'apparato industriale ristretto ha potuto salvarsi dal completo
sfacelo solo per un abbassamento del livello di vita della classe operaia
premuta dalla diminuzione dei salari, dall'aumento della giornata di lavoro. La
disgregazione sociale e politica del regime fascista ha avuto la sua piena
manifestazione di massa nelle elezioni del 6 aprile. Il fascismo è stato messo
nettamente in minoranza nella zona industrial. Le elezioni del 6 aprile segnarono
l'inizio di quella ondata democratica che culminò nei giorni immediatamente
successivi all'assassinio dell'on. Matteotti le opposizioni avevano acquistato
dopo le elezioni un'importanza politica enorme; l'agitazione da esse condotta
nei giornali e nel Parlamento per discutere e negare la legittimità del governo
fascista si ripercuoteva nel seno dello stesso Partito nazionale fascista,
incrinava la maggioranza parlamentare. Di qui l'inaudita campagna di minacce
contro le opposizioni e l'assassinio del deputato unitario”. “Il delitto
Matteotti dette la prova provata che il Partito fascista non riuscirà mai a
diventare un normale partito di governo, che Mussolini non possiede dello
statista e del dittatore altro che alcune pittoresche pose esteriori; egli non
è un elemento della vita nazionale, è un fenomeno di folklore paesano,
destinato a passare alla storia nell'ordine delle diverse maschere provinciali italiane,
più che nell'ordine dei Cromwell, dei Bolívar, dei Garibaldi». S'ingannava,
perché l'inerzia dell'opposizione non riuscì a dare alternative del blocco
sociale in cui la piccola borghesia teme il «salto nel buio» della caduta del
regime e i fascisti riprendono coraggio e ricominciano le violenze squadriste:
in una delle tante viene aggredito anche Gobetti. E dopo il 12 settembre,
quando il militante comunista Giovanni Corvi uccide in un tram il deputato
fascista Armando Casalini, per vendicare la morte di Matteotti, la repressione
s'inasprisce. Il 20 ottobre Gramsci propose vanamente che l'opposizione
aventiniana si costituisca in «Antiparlamento», in modo da segnare nettamente
la distanza e svuotare di significato un Parlamento di soli fascisti; ipartì
per la Sardegna, per intervenire al Congresso regionale del partito e per
rivedere i famigliari. Il 6 novembre si congedò dalla madre, che non avrebbe più
rivisto. Il deputato comunista Repossi rientrò in Parlamento, dove sedevano
solo i deputati fascisti e i loro alleati, per commemorare Matteotti a nome di
tutto il suo partito; il 26 vi rientrò anche tutto il gruppo parlamentare
comunista, a segnare l'inutilità dell'esperienza aventiniana. Il quotidiano di
Giovanni Amendola Il Mondo pubblicò le dichiarazioni di Cesare Rossi, già capo
ufficio stampa di Mussolini, a proposito del delitto Matteotti: «Tutto quanto è
successo è avvenuto sempre per la volontà diretta o per l'approvazione o per la
complicità del duce» e Mussolini, in un discorso rimasto famoso, a confermare
quella testimonianza, dichiara alla Camera dei deputati di assumersi «la
responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto», dando il
via a una nuova azione repressiva. In febbraio Gramsci andò a Mosca, per
stare con la moglie e conoscere finalmente il figlio Delio. Tornato in Italia a
maggio, il 16 tenne il suo primoe unicodiscorso in Parlamento, davanti all'ex
compagno di partito Mussolini, ora Primo ministro, che aveva descritto l'anno
prima come un capo che «è divinizzato, è dichiarato infallibile, è preconizzato
organizzatore e ispiratore di un rinato Sacro Romano Impero. Conosciamo quel
viso: conosciamo quel roteare degli occhi nelle orbite che nel passato
dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e
oggi al proletariato. Conosciamo quel pugno sempre chiuso alla minaccia.
Mussolini è il tipo concentrato del piccolo-borghese italiano, rabbioso, feroce
impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale da vari secoli di
dominazione degli stranieri e dei preti: non poteva essere il capo del
proletariato; divenne il dittatore della borghesia, che ama le facce feroci
quando ridiventa borbonica». Con il pretesto di colpire la Massoneria, il
governo aveva predisposto un disegno di legge per disciplinare l'attività di
associazioni, enti e istituti: continuamente interrotto, Gramsci respinse il
pretesto che il governo si era dato, «perché la Massoneria passerà in massa al
Partito fascista e ne costituirà una tendenza, è chiaro che con questa legge
voi sperate di impedire lo sviluppo di grandi organizzazioni operaie e
contadine». E ironizzando: «Qualche fascista ricorda ancora nebulosamente
gli insegnamenti dei suoi vecchi maestri, di quando era rivoluzionario e
socialista, e crede che una classe non possa rimanere tale permanentemente e
svilupparsi fino alla conquista del potere, senza che essa abbia un partito e
un'organizzazione che ne riassuma la parte migliore e più cosciente. C'è
qualcosa di vero, in questa torbida perversione degli insegnamenti
marxisti». Concluse: «Voi potete conquistare lo Stato, potete modificare
i codici, potete cercar di impedire alle organizzazioni di esistere nella forma
in cui sono esistite fino adesso ma non potete prevalere sulle condizioni
obbiettive in cui siete costretti a muovervi. Voi non farete che costringere il
proletariato a ricercare un indirizzo diverso da quello fin oggi più diffuso
nel campo dell'organizzazione di massa. Ciò noi vogliamo dire al proletariato e
alle masse contadine italiane, da questa tribuna: che le forze rivoluzionarie
italiane non si lasceranno schiantare, il vostro torbido sogno non riuscirà a
realizzarsi». Si svolse clandestinamente a Lione il III Congresso del
Partito. Vi parteciparono 70 delegati, con tutti i maggiori responsabili,
Bordiga, Gramsci, Tasca, Togliatti, Grieco, Leonetti, Scoccimarro: vi era anche
Serrati, che aveva lasciato da poco il Partito socialista di cui era stato a
lungo dirigente di primo piano. Assisteva, a nome dell'Internazionale, Jules
Humbert-Droz. Gramsci presentò le Tesi congressuali elaborate insieme con
Togliatti. Con un capitalismo debole e l'agricoltura base dell'economia
nazionale, in Italia si assiste al compromesso fra industriali del Nord e
proprietari fondiari del Sud, ai danni degli interessi generali della
maggioranza della popolazione. Il proletariato, in quanto forza sociale
omogenea e organizzata rispetto alla piccola borghesia urbana e rurale, che ha
interessi differenziati, viene visto, nelle Tesi, «come l'unico elemento che
per la sua natura ha una funzione unificatrice e coordinatrice di tutta la
società.» Secondo Gramsci il fascismo non è, come invece ritiene Bordiga,
l'espressione di tutta la classe dominante, ma è il frutto politico della
piccola borghesia urbana e della reazione degli agrari che ha consegnato il
potere alla grande borghesia, e la sua tendenza imperialistica è l'espressione
della necessità, da parte delle classi industriali e agrarie, «di trovare fuori
del campo nazionale gli elementi per la risoluzione della crisi della società
italiana» che tuttavia permette, per la sua natura oppressiva e reazionaria,
una soluzione rivoluzionaria delle contraddizioni sociali e politiche; le due
forze sociali idonee a dar luogo a questa soluzione sono il proletariato del
Nord e i contadini del Mezzogiorno. A questo scopo, il Partito andrà
bolscevizzato, ossia organizzato per cellule di fabbrica caratterizzate da una
"disciplina di ferro" negando al suo interno la possibilità
dell'esistenza delle frazioni. Il Congresso approvò le Tesi a grande
maggioranza (oltre il 90%) ed elesse il Comitato centrale con Gramsci segretario
del Partito. Da allora, la sinistra comunista di Bordiga non ebbe più un ruolo
influente nel Partito. Le Tesi di Lione, realizzate da Gramsci, ribadirono con
una certa durezza le posizioni del Pcd’I «la socialdemocrazia sebbene abbia
ancora la sua base sociale, per gran parte, nel proletariato per quanto
riguarda la sua ideologia e la sua funzione politica cui adempie, deve essere
considerata non come un'ala destra del movimento operaio, ma come un'ala
sinistra della borghesia e come tale deve essere smascherata». In questa
relazione venne sviluppata la cosiddetta bolscevizzazione del partito: «spetti
al partito russo una funzione predominante e direttiva nella costruzione di una
Internazionale communista. La organizzazione di un partito bolscevico deve
essere, in ogni momento della vita del partito, una organizzazione
centralizzata, diretta dal Comitato centrale non solo a parole, ma nei fatti.
Una disciplina proletaria di ferro deve regnare nelle sue file. La
centralizzazione e la compattezza del partito esigono che non esistano nel suo
seno gruppi organizzati i quali assumano carattere di frazione. Un partito
bolscevico si differenzia per questo profondamente dai partiti
socialdemocratici».Tornato a Romada via Vesalio si era trasferito in via
Morgagniebbe il tempo di passare alcuni mesi con la famigliala moglie Giulia e
il piccolo Delio, oltre alle cognate Eugenia e Tatianache abitano tuttavia in
un altro appartamento, in via Trapani: le squadre fasciste, superato da tempo
lo smarrimento provocato dal delitto Matteotti, avevano piena libertà d'azione
e non era prudente coinvolgere i familiari in loro possibili aggressioni; a
Firenze, era stato ucciso l'ex-deputato socialista Gaetano Pilati, la stessa
casa di Gramsci era stata messa a soqquadro dalla polizia il 20 ottobre. Mentre
gli esponenti dell'opposizione antifascista prendevano la via dell'emigrazione
Gobetti, che muore ia Parigi, in conseguenza delle bastonate squadriste,
Amendola, Salveminiun processo farsa condannava a una pena simbolica gli
assassini di Matteotti, difesi dal capo-squadrista Roberto Farinacci. La
moglie Giulia, che aspettava il secondo figlio Giuliano, lasciò l'Italia e il
mese dopo fu la volta della cognata Eugenia a tornare a Mosca con il figlio
Delio: Gramsci non l'avrebbe più rivisto. Giustino Fortunato
Elaborando temi già affrontati nelle Tesi di Lione, in settembre Gramsci iniziò
a scrivere un saggio sulla questione meridionale, intitolato Alcuni temi sulla
quistione meridionale, in cui analizzò il periodo dello sviluppo politico
italiano dal 1894, anno dei moti dei contadini siciliani, seguito nel 1898
dall'insurrezione di Milano repressa a cannonate dal governo Di Rudinì. Secondo
Gramsci, la borghesia italiana, impersonata politicamente da Giovanni Giolitti,
di fronte all'insofferenza delle classi emarginate dei contadini meridionali e
degli operai del Nord, piuttosto che allearsi con le forze agrarie, cosa che
avrebbe dovuto comportare una politica di libero scambio e di bassi prezzi
industriali, scelse di favorire il blocco industriale-operaio, con la
conseguente scelta del protezionismo doganale, unita a concessione di libertà
sindacali. Di fronte alla persistenza dell'opposizione operaia,
manifestatasi anche contro i dirigenti socialisti riformisti, Giolitti cercò un
accordo con i contadini cattolici del Centro-Nord. Il problema è allora di
perseguire una politica di opposizione che rompa l'alleanza
borghesia-contadini, facendo convergere questi ultimi in un'alleanza con la
classe operaia. La società meridionale, secondo Gramsci, è costituita da
tre classi fondamentali: braccianti e contadini poveri, politicamente
inconsapevoli; piccoli e medi contadini, che non lavorano la terra ma dalla
quale ricavano un reddito che permette loro di vivere in città, spesso come
impiegati statali: costoro disprezzano e temono il lavoratore della terra, e
fanno da intermediari al consenso fra i contadini poveri e la terza classe,
costituita dai grandi proprietari terrieri, i quali a loro volta contribuiscono
alla formazione dell'intellettualità nazionale, con personalità del valore di Croce
e di Fortunato e sono, con quelli, i principali e più raffinati sostenitori
della conservazione di questo blocco agrario. Croce e Fortunato sono, per
Gramsci, «i reazionari più operosi della penisola», «le chiavi di volta del
sistema meridionale e, in un certo senso, sono le due più grandi figure della
reazione italiana». Per poter spezzare questo blocco occorrerebbe la formazione
di un ceto di intellettuali medi che interrompa il flusso del consenso fra le
due classi estreme, favorendo così l'alleanza dei contadini poveri con il
proletariato urbano. Tuttavia Gramsci non aveva un'opinione positiva sui contadini,
scrisse: «Il solo organizzatore possibile della massa contadina meridionale è
l'operaio industriale, rappresentato dal nostro partito» «Non ho mai voluto
mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a
stare in prigione vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non
potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta
devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro
onore e la loro dignità di uomini» (Antonio Gramsci, Lettera alla madre)
In Unione Sovietica è in corso la lotta fra la maggioranza di Stalin e Bucharin
e la minoranza di sinistra del Partito comunista, guidata da Trotskij, Zinov'ev
e Kamenev, che critica la politica della NEP, la quale favorisce i contadini
ricchi a svantaggio degli operai, e la rinuncia alla rivoluzione socialista
mondiale attraverso la costruzione del «socialismo in un solo paese» che
porterebbe all'involuzione del movimento rivoluzionario. Il dissidio, che porta
all'esclusione di Zinov'ev dall'Ufficio politico del Partito sovietico, si era
fatto sempre più aspro con la costituzione in frazione della minoranza e si era
esteso anche all'interno del Partito comunista tedesco, provocando una
scissione. Il New York Times, forse su ispirazione di Trotsky, pubblicava il
testamento di Lenin, con i suoi noti rilievi sul carattere di Stalin e sul
pericolo rappresentato dal troppo potere che la carica di segretario del
Partito gli concedeva. Su incarico dell'Ufficio politico, Gramsci scrisse a
metà ottobre una lettera al Comitato centrale del Partito sovietico. Egli si
mostra preoccupato per l'acutezza delle polemiche che potrebbero portare a una
scissione che «può avere le più gravi ripercussioni, non solo se la minoranza
di opposizione non accetta con la massima lealtà i principi fondamentali della
disciplina rivoluzionaria di Partito, ma anche se essa, nel condurre la sua
lotta, oltrepassa certi limiti che sono superiori a tutte le democrazie
formali». Riconosciuto ai dirigenti sovietici il merito di essere stati
«l'elemento organizzatore e propulsore delle forze rivoluzionarie di tutti i
paesi», li rimprovera di star «distruggendo l'opera vostra, voi degradate e
correte il rischio di annullare la funzione dirigente che il partito comunista
dell'URSS aveva conquistato per l'impulso di Lenin: ci pare che la passione
violenta delle quistioni russe vi faccia perdere di vista gli aspetti
internazionali delle quistioni russe stesse, vi faccia dimenticare che i vostri
doveri di militanti russi possono e debbono essere adempiuti solo nel quadro
degli interessi del proletariato internazionale. Nel merito del fondamento del
contrastola contraddizione di un proletariato formalmente «dominante» in URSS,
ma in condizioni economiche molto inferiori alla classe «dominata»Gramsci
appoggia la posizione della maggioranza, rilevando che «è facile fare della
demagogia su questo terreno ed è difficile non farla quando la quistione è
stata messa nei termini dello spirito corporativo e non in quelli del
leninismo, della dottrina dell'egemonia del proletariato è in questo elemento
la radice degli errori del blocco delle opposizioni e l'origine dei pericoli
latenti che nella sua attività sono contenuti. Nella ideologia e nella pratica
del blocco delle opposizioni rinasce in pieno tutta la tradizione della
socialdemocrazia e del sindacalismo che ha impedito finora al proletariato
occidentale di organizzarsi in classe dirigente». Gramsci concludeva
esortando all'unità: «I compagni Zinov'ev, Trockij, Kamenev hanno contribuito
potentemente a educarci per la rivoluzione sono stati tra i nostri maestri. A
loro specialmente ci rivolgiamo come ai maggiori responsabili dell'attuale
situazione perché vogliamo essere sicuri che la maggioranza del comitato
centrale del partito comunista dell'URSS non intenda stravincere nella lotta e
sia disposta a evitare le misure eccessive. L'untà del nostro partito fratello
di Russia è necessaria per lo sviluppo e il trionfo delle forze rivoluzionarie
mondiali; a questa necessità ogni comunista e internazionalista deve essere
disposto a fare maggiori sacrifizi. I danni di un errore compiuto dal partito
unito sono facilmente superabili; i danni di una scissione o di una prolungata
condizione di scissione latente possono essere irreparabili e mortali». Togliatti,
allora a Mosca quale rappresentante italiano all'Internazionale, criticò le
ultime considerazioni che ripartivano, seppure in modo diseguale, le
responsabilità delle due fazioni, credendo ancora nella illusoria possibilità
di una compattezza del gruppo dirigente sovietico: a suo avviso, invece, «d'ora
in poi l'unità della vecchia guardia leninista non sarà più o sarà assai
difficilmente realizzata in modo continuo». Non ci sarà tempo e occasione per
approfondire la questione: lo stesso giorno in cui il Comitato centrale
comunista doveva riunirsi clandestinamente a Genova, Mussolini subì a Bologna
un attentato senza conseguenze personali, che provoca una tale pressione
poliziesca da far fallire il convegno. L'attentato Zamboni costituì il pretesto
per l'eliminazione degli ultimi, minimi residui di democrazia: il governo
sciolse i partiti politici di opposizione e soppresse la libertà di stampa. L'8
novembre, in violazione dell'immunità parlamentare, Gramsci venne arrestato
nella sua casa e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Il giorno successivo fu
dichiarato decaduto, insieme agli altri deputati aventiniani. Dopo un periodo
di confino a Ustica, dove ritrovò, tra gli altri, Bordiga, fu detenuto nel
carcere milanese di San Vittore. Qui ricevette, in agosto, la visita del
fratello Mario, le cui scelte politiche erano state opposte alle suegià
federale di Varese, ora si occupava di commercioe, soprattutto, quella della
cognata Tatiana, la persona che si manterrà sempre, per quanto possibile, in
contatto con lui. L'istruttoria andò per le lunghe, perché vi erano difficoltà
a montare su di lui accuse credibili: fu anche fatto avvicinare da due agenti
provocatoriprima un tale Dante Romani e poi un certo Corrado Melanima senza
successo. Il processo a ventidue imputati comunisti, fra i quali Umberto
Terracini, Mauro Scoccimarro e Giovanni Roveda, iniziò finalmente a Roma;
Mussolini aveva istituito il Tribunale Speciale Fascista. Presidente è un
generale, Saporiti, giurati sono cinque consoli della milizia fascista,
relatore l'avvocato Buccafurri e accusatore l'avvocato Isgrò, tutti in
uniforme; intorno all'aula, «un doppio cordone di militi in elmetto nero, il
pugnale sul fianco ed i moschetti con la baionetta in canna» Gramsci è accusato
di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e
incitamento all'odio di classe. Il pubblico ministero Isgrò concluse la sua
requisitoria con una frase rimasta famosa: «Bisogna impedire a questo cervello
di funzionare per venti anni»; e infatti Gramsci venne condannato a venti anni,
quattro mesi e cinque giorni di reclusione. Raggiunse il carcere di Turi, in
provincia di Bari. Fin da quando si trovava in carcere a Milano, era
intenzionato a occuparsi «intensamente e sistematicamente di qualche soggetto»
che lo «assorbisse e centralizzasse la sua vita interiore». Il detenuto 7.047
ottenne finalmente l'occorrente per scrivere e iniziò la stesura dei suoi
Quaderni del carcere. Il primo quaderno si apre proprio con una bozza di 16
argomenti, alcuni dei quali saranno abbandonati, altri inseriti e altri ancora
svolti solo in parte. Caratteristico era il suo modo di lavorare. Quasi tutti i
giorni, per alcune ore, camminando all'interno della cella, rifletteva sulle
frasi da scrivere e poi si chinava sul tavolino, scrivendo senza sedersi, un
ginocchio appoggiato sullo sgabello, per riprendere a camminare e a pensare. A
fare da tramite tra Gramsci e il mondo esterno, e in particolare con Sraffa e
tramite questi col Pcus e il PCd'I, fu la cognata Tatiana Schucht, essendo la
moglie di Gramsci tornata in Unione Sovietica. Intanto, il Congresso
dell'Internazionale comunista, tenutosi a Mosca aveva stabilito l'impossibilità
di accordi con la social-democrazia, che veniva anzi assimilata allo stesso
fascismo. Era la tesi di Stalin il quale, liquidata l'opposizione di Trockij,
eliminava anche l'influenza di Bucharin che, già suo alleato contro la sinistra
di Trockij, era rimasto il suo principale oppositore da destra. Al nuovo
orientamento dell'Internazionale, riaffermato nel X Plenum del Comitato esecutivo
ndovevano adeguarsi i Partiti nazionali, espellendo, se necessario, i
dissidenti. Il Partito comunista d'Italia si adeguò alle scelte
dell'Internazionale, espellendo Angelo Tasca in settembre e in successione, ma
con l'accusa di trotskismo, prima, iBordiga, poi, ifu la volta di Leonetti,
Tresso e Ravazzoli. Teneva, durante l'ora d'aria, dei
"colloqui-lezioni" con i compagni di partito: non esistono dirette
testimonianze delle opinioni espresse da Gramsci riguardo alla «svolta»
politica del movimento comunista, ma può costituire un indiretto riferimento un
rapporto che un suo compagno di carcere, Athos Lisa, amnistiato, inviò subito al
Centro estero comunista. Secondo quella relazione, riferì la teoria della
necessità dell'alleanza fra operai del Nord e contadini meridionali che già
stava elaborando nei suoi Quaderni: «L'azione per la conquista degli alleati
diviene per il proletariato cosa estremamente delicata e difficile. D'altra
parte, senza la conquista di questi alleati, è precluso al proletariato ogni
serio movimento rivoluzionario». Qui s'intende che il proletariatola classe
operaiadebba allearsi con i contadini e la piccola borghesia: «Se si tiene
conto delle particolari condizioni nei limiti delle quali va visto il grado di
sviluppo politico degli strati contadini e piccoli borghesi in Italia, è facile
comprendere come la conquista di questi strati sociali comporti per il partito
una particolare azione. La lotta per la conquista diretta del potere è un passo
al quale questi strati sociali potranno solo accedere per gradi il primo passo
attraverso il quale bisogna condurre questi strati sociali è quello che li
porti a pronunciarsi sul problema istituzionale e costituzionale. L'inutilità
della Monarchia è ormai compresa da tutti i lavoratori a questo obiettivo deve
improntarsi la tattica del partito senza tema di apparire poco rivoluzionario.
Deve fare sua prima degli altri partiti in lotta contro il fascismo la parola
d'ordine della Costituente». Ma l'azione del partito «deve essere intesa a
svalutare tutti i programmi di riforma pacifica dimostrando alla classe
lavoratrice come la sola soluzione possibile in Italia risieda nella
rivoluzione proletaria». La richiesta di una Costituente, e dunque di
un'iniziativa politica che si ponesse obiettivi intermedi, avrebbe comportato
necessariamente una convergenza, per quanto temporanea, con altre forze
antifasciste, e se è difficile considerare tale linea politica come «social-democratica»,
durante le discussioni nel cortile del carcere qualche suo compagno arrivò a
sostenere che egli era ormai fuori del Partito comunista. Probabilmente le
reazioni di alcuni erano esasperate dal clima di detenzione» ma certo le
posizioni dovevano apparire in contrasto con la linea politica indicata in
quegli anni dal Partito comunista. È in questo periodo chevenne a contatto con
Pertini, esponente del PSI e detenuto anch'egli alla Casa Penale di Turi. I
due, nonostante i pensieri politici differenti, divennero grandi amici e
Pertini, anche dopo la scarcerazione, ricordò spesso nei suoi discorsi il
compagno di prigionia e le tristi condizioni di salute che lo stroncavano. Gramsci,
oltre al morbo di Pott di cui soffriva fin dall'infanzia, fu colpito da
arteriosclerosi e poté così ottenere una cella individuale; cercò di reagire alla
detenzione studiando ed elaborando le proprie riflessioni politiche,
filosofiche e storiche, tuttavia le condizioni di salute continuarono a
peggiorare e in agosto ebbe un'improvvisa e grave emorragia. Anche la
moglie, in Russia, era sofferente di una seria forma di depressione e rare
erano le sue lettere al marito che, all'oscuro dei motivi dei suoi lunghi
silenzi, sentiva crescere intorno a sé il senso di un opprimente isolamento.
Scriveva alla cognata: Non credere che il sentimento di essere personalmente
isolato mi getti nella disperazione io non ho mai sentito il bisogno di un
apporto esteriore di forze morali per vivere fortemente la mia vita tanto meno
oggi, quando sento che le mie forze volitive hanno acquistato un più alto grado
di concretezza e di validità. Ma mentre nel passato mi sentivo quasi orgoglioso
di sentirmi isolato, ora invece sento tutta la meschinità, l'aridità, la
grettezza di una vita che sia esclusivamente volontà. Quando la madre morì, i
familiari preferirono non informarlo. Ebbe una seconda grave crisi, con
allucinazioni e deliri. Si riprese a fatica, senza farsi illusioni sul suo
immediato futuro. Fino a qualche tempo fa io ero, per così dire, pessimista con
l'intelligenza e ottimista con la volontà. Oggi non penso più così. Ciò non
vuol dire che abbia deciso di arrendermi, per così dire. Ma significa che non
vedo più nessuna uscita concreta e non posso più contare su nessuna riserva di
forze». Eppure lo stesso codice penale dell'epoca, all'art. 176, prevedeva la
concessione della libertà condizionata ai carcerati in gravi condizioni di
salute. A Parigi si costituì un comitato, di cui fecero parte, fra gli altri,
Rolland e Barbusse, per ottenere la liberazione sua e di altri detenuti politici,
ma venne trasferito nell'infermeria del carcere di Civitavecchia e poi nella
clinica del dottor Cusumano a Formia, sorvegliato in camera e all'esterno. Mussolini
accolse finalmente la richiesta di libertà condizionata, ma Gramsci non rimase
libero nei suoi movimenti, tanto che gli fu impedito di andare a curarsi
altrove, perché il governo temeva una sua fuga all'estero; solo il poté essere
trasferito nella clinica "Quisisana" di Roma, dove giunse in gravi
condizioni, poiché oltre al morbo di Pott e all'arteriosclerosi soffriva di
ipertensione e di gotta. Passò dalla libertà condizionata alla piena
libertà, ma era ormai in gravissime condizioni: morì di emorragia cerebrale,
nella stessa clinica Quisisana. Il giorno seguente la cremazione si svolsero i
funerali, cui parteciparono soltanto il fratello Carlo e la cognata Tatiana. Le
ceneri, inumate nel cimitero del Verano, furono trasferite nel Cimitero
acattolico di Roma, nel Campo Cestio. I 33 Quaderni del carcere, non destinati
da Gramsci alla pubblicazione, contengono riflessioni e appunti elaborati
durante la reclusione. Furono definitivamente interrotti a causa della gravità
delle sue condizioni di salute. Furono numerati, senza tener conto della loro
cronologia, dalla cognata Schucht, che li affidò all'Ambasciata sovietica a Roma
da dove furono inviati a Mosca e, successivamente, conseg Palmiro Togliatti. Dopo
la fine della guerra i Quaderni, curati dal dirigente comunista Platone sotto
la supervisione di Togliatti, furono pubblicati dall'editore Einaudi unitamente
alle sue Lettere dal carcere indirizzate ai familiarii n sei volumi, ordinati
per argomenti omogenei, con i titoli “Il materialismo storico e la filosofia di
Croce”; “Gli intellettuali e l'organizzazione
della cultura”; “Il Risorgimento”; “Note sul Machiavelli, sulla politica e
sullo Stato moderno”; “Letteratura e vita nazionale”; “Passato e
presente”. I Quaderni furono pubblicati
Valentino Gerratana secondo l'ordine cronologico della loro elaborazione. Sono
stati raccolti in volume anche tutti gli articoli scritti da Gramsci
nell'Avanti!, ne Il Grido del Popolo e ne L'Ordine Nuovo. Conquistare la
maggioranza politica di un Paese vuol dire che le forze sociali, che di tale
maggioranza sono espressione, dirigono la politica di quel determinato paese e
dominano le forze sociali che a tale politica si oppongono: significa ottenere
l'egemonia. Vi è distinzione fra direzione egemonia intellettuale e
morale e dominio esercizio della forza repressive. Un gruppo sociale è
dominante dei gruppi avversari che tende a liquidare o a sottomettere anche con
la forza armata, ed è dirigente dei gruppi affini e alleati. Un gruppo sociale
può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo
(è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere. Dopo,
quando esercita il potere ed anche se lo tiene fortemente in pugno, diventa
dominante ma deve continuare ad essere anche dirigente. La crisi dell'egemonia
si manifesta quando, anche mantenendo il proprio dominio, le classi sociali politicamente
dominanti non riescono più a essere dirigenti di tutte le classi sociali, non
riuscendo più a risolvere i problemi di tutta la collettività e a imporre la
propria concezione del mondo. A quel punto, la classe sociale sub-alterna, se
riesce a indicare concrete soluzioni ai problemi lasciati irrisolti dalla
classe dominante, può diventare dirigente e, allargando la propria concezione
del mondo anche ad altri strati sociali, può creare un nuovo «blocco sociale»,
cioè una nuova alleanza di forze sociali, divenendo “egemone.” Il cambiamento
dell'esercizio dell'egemonia è un momento rivoluzionario che inizialmente
avviene a livello della sovra-struttura in senso marxiano, ossia politico,
culturale, ideale, morale –, ma poi trapassa nella società nel suo complesso
investendo anche la struttura economica, e dunque tutto il «blocco storico»,
termine che indica l'insieme della struttura e della sovra-struttura, ossia i
rapporti sociali di produzione e i loro riflessi ideologici. Analizzando
la storia di Italia e il Risorgimento in particolare, rileva che la classe
popolare non trova un proprio spazio politico e una propria identità, poiché la
politica dei liberali di Cavour concepì l'unità nazionale come un allargamento
dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento
nazionale dal basso, ma come conquista regia. Rritiene che l'azione della
borghesia avrebbe potuto assumere un carattere rivoluzionario se avesse
acquisito l'appoggio di vaste masse popolari, in particolare dei contadini, che
costituivano la maggioranza della popolazione. Il limite della rivoluzione
borghese in Italia consistette nel non essere capeggiata da un partito
giacobino, come in Francia, dove le campagne, appoggiando la Rivoluzione,
furono decisive per la sconfitta delle forze della reazione aristocratica.
Il partito politico italiano allora più avanzato fu il “Partito d'Azione” di
Mazzini e Garibaldi, che non seppe impostare il problema dell'alleanza delle
forze borghesi progressive con la classe contadina. Garibaldi in Sicilia
distribuì le terre demaniali ai contadini, ma gli stessi garibaldini repressero
le rivolte contadine contro i baroni latifondisti. Per conquistare l'egemonia
contro i moderati guidati dal liberale Cavour, il “Partito d'Azione” avrebbe dovuto
legarsi alle masse rurali, specialmente meridionali, essere giacobino specialmente
per il contenuto economico-sociale. Il collegamento delle diverse classi rurali
che si realizza in un blocco reazionario attraverso i diversi ceti
intellettuali legittimisti-clericali poteva essere dissolto per addivenire ad
una nuova formazione liberale-nazionale solo se si faceva forza in due
direzioni: sui contadini di base, accettandone le rivendicazione di base e
sugli intellettuali degli strati medi e inferiori». Al contrario, i cavourriani
liberali seppero mettersi alla testa della rivoluzione borghese, assorbendo
tanto i radicali che una parte dei loro stessi avversari. Questo avvenne perché
i moderati cavourriani ebbero un rapporto organico con i loro intellettuali che
erano proprietari terrieri e dirigenti industriali come i politici che essi
rappresentavano. Le masse popolari restarono passive nel raggiunto compromesso
fra i capitalisti del Nord e i latifondisti del Sud. Il Piemonte assunse
la funzione di classe dirigente, anche se esistevano altri nuclei di classe
dirigente favorevoli all'unificazione. Questi nuclei non volevano dirigere
nessuno, cioè non volevano accordare i loro interessi e aspirazioni con gli
interessi e aspirazioni di altri gruppi. Volevano dominare, non dirigere e
ancora. Volevano che dominassero i loro interessi, non le loro persone, cioè
volevano che una forza nuova, indipendente da ogni compromesso e condizione,
divenisse arbitra della Nazione: questa forza fu il Piemonte, che ebbe una funzione
paragonabile a quella di un partito. Questo fatto è della massima importanza
per il concetto di “rivoluzione passive”, che cioè non un gruppo sociale sia il
dirigente di altri gruppi, ma che uno stato, sia pure limitato come potenza,
sia il dirigente del gruppo che di esso dovrebbe essere dirigente e possa porre
a disposizione di questo un esercito e una forza politica-diplomatica. Che uno
Stato si sostituisca ai gruppi sociali locali nel dirigere la lotta di
rinnovamento è uno dei casi in cui si ha la funzione di “dominio” e non di
dirigenza di questi gruppi: dittatura senza egemonia. Il concetto di “egemonia”
si distingue da quello di “dittatura”. La dittatura uesta è solo dominio,
quella è capacità di direzione. Non prese mai posizione contro la “dittatura
del proletariato” né espresse critiche significative al regime sovietico in
Russia. Le classi subalterne Gustave Courbet, Lo spaccapietre Le
classi subaltern esotto proletariato, proletariato urbano, rurale e anche parte
della piccola borghesianon sono unificate e la loro unificazione avviene solo
quando giungono a dirigere lo stato, altrimenti svolgono una funzione
discontinua e disgregata nella storia della società civile dei singoli stati,
subendo l'iniziativa dei gruppi dominanti anche quando ad essi si
ribellano. Il "blocco sociale", l'alleanza politica di classi
sociali diverse, formato, in Italia, da industriali, proprietari terrieri,
classi medie, parte della piccola borghesia, non è omogeneo, essendo
attraversato da interessi divergenti, ma una politica opportuna, una cultura e
un'ideologia o un sistema di ideologie impediscono che quei contrasti di
interessi, permanenti anche quando siano latenti, esplodano provocando la crisi
dell'ideologia dominante e la conseguente crisi politica dell'intero sistema di
potere. In Italia, l'esercizio dell'egemonia delle classi dominanti è ed
è stata parziale. Tra le forze che contribuiscono alla conservazione di tale
blocco sociale è la Chiesa, che si batte per mantenere l'unione dottrinale tra
fedeli colti e incolti, tra intellettuali e semplici, tra dominanti e dominati,
in modo da evitare fratture irrimediabili che tuttavia esistono e che essa non
è in realtà in grado di sanare, ma solo di controllare. La Chiesa è sempre
stata la più tenace nella lotta per impedire che ufficialmente si formino due
religioni, quella degli intellettuali e quella delle anime semplici, una lotta
che ha fatto risaltare la capacità organizzatrice nella sfera della cultura del
clero che ha dato derte soddisfazioni alle esigenze della scienza e della
filosofia, ma con un ritmo così lento e metodico che le mutazioni non sono
percepite dalla massa dei semplici, sebbene esse appaiano
"rivoluzionarie" e demagogiche agli "integralisti" ».Anche
la dominante cultura d'impronta idealistica, esercitata dalle scuole
filosofiche di Croce e Gentile, non ha «saputo creare una unità ideologica tra
il basso e l'alto, tra i semplici e gli intellettuali, tanto che essa, anche se
ha sempre considerato la religione una mitologia, non ha nemmeno «entato di
costruire una concezione che potesse sostituire la religione nell'educazione
infantile, e questi pedagogisti, pur essendo non religiosi, non confessionali e
atei, concedono l'insegnamento della religione perché la religione è la
filosofia dell'infanzia dell'umanità, che si rinnova in ogni infanzia non
metaforica. La cultura laica dominante utilizza la religione proprio perché non
si pone il problema di elevare le classi popolari al livello di quelle
dominanti ma, al contrario, intende mantenerle in una posizione di sub-alternità.
Le classi dominanti hanno derubricato a “folklore” la cultura della classe sub-alterna.
Annota nel I Quaderno, che il “folklore”
non deve essere concepito come una bizzarria, una stranezza, una cosa ridicola,
una cosa tutt'al più pittoresca; ma deve essere concepito come una cosa molto seria
e da prendere sul serio, e va studiato in quanto «oncezione del mondo e della
vita di certi strati della società determi tempo e nello spazio, cioè del
popolo inteso come l'insieme della classi strumentale e sub-alterna di ogni
forma di società finora esistita». È dunque necessario mutare lo spirito delle
ricerche folkloriche, oltre che approfondirle ed estenderle. La frattura tra
gli intellettuali e i semplici può essere sanata da quella politica che non
tende a mantenere i semplici nella loro filosofia primitiva del senso comune,
ma invece a condurli a una concezione superiore della vita. L'azione politica
realizzata dalla «filosofia della prassi» così chiama il marxismo, non solo per
l'esigenza di celare quanto scrive alla repressiva censura carceraria opponendosi
alle culture dominanti della Chiesa e dell'idealismo, può condurre i subalterni
a una superiore concezione della vita. Se afferma l'esigenza del contatto tra
intellettuali e semplici non è per limitare l'attività scientifica e per
mantenere una unità al basso livello delle masse, ma appunto per costruire un
blocco intellettuale e morale che renda politicamente possibile un progresso
intellettuale di massa e non solo di scarsi gruppi intellettuali. La via che
conduce all'egemonia del proletariato passa dunque per una riforma culturale e
morale della società. Tuttavia l'uomo attivo di massa, cioè la classe
operaia, non è, in generale, consapevole né della funzione che può svolgere né
della sua condizione reale di sub-ordinazione, Il proletariat non ha una chiara
coscienza di questo suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma.
La sua coscienza anzi può essere in contrasto col suo operare. Esso opera
praticamente e nello stesso tempo ha una coscienza ereditata dal passato,
accolta per lo più in modo acritico. La reale comprensione di sé avviene attraverso
una lotta di egemonie politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo
dell'etica, poi della politica per giungere a una elaborazione superiore della
propria concezione del reale. La coscienza politica, cioè l'essere parte di una
determinata forza egemonica, è la prima fase per una ulteriore e progressiva
auto-coscienza dove teoria e pratica finalmente si unificano. Ma auto-coscienza
significa creazione di un gruppo di intellettuali, organici alla classe, perché
per distinguersi e rendersi indipendenti occorre organizzarsi, e non esiste
organizzazione senza intellettuali, uno strato di persone specializzate
nell'elaborazione concettuale e filosofica. Già Machiavelli indica nei moderni
Stati unitari europei l'esperienza che l'Italia avrebbe dovuto far propria per
superare la drammatica crisi emersa nelle guerre che devastarono la penisola
dalla fine del Quattrocento. “Il Principe” di Machiavelli non esisteva nella
realtà storica, non si presentava al popolo italiano con caratteri di
immediatezza obiettiva. E una pura astrazione dottrinaria, il simbolo del capo,
del condottiero ideale. Ma gli elementi passionali, mitici si riassumono e diventano
vivi nella conclusione, nell'invocazione di un principe realmente esistente. In
Italia non si ebbe una monarchia assoluta che unificasse la nazione perché
dalla dissoluzione della borghesia comunale si creò una situazione interna
economico-corporativa, politicamente la peggiore delle forme di società
feudale, la forma meno progressiva e più stagnante. Mancò sempre, e non poteva
costituirsi, una forza giacobina efficiente, la forza appunto che a Francia ha
suscitato e organizzato la volontà collettiva nazional-popolare e ha fondato lo
stato moderno. A questa forza progressiva si oppose in Italia la «borghesia
rurale, eredità di parassitismo lasciata ai tempi moderni dallo sfacelo, come
classe, della borghesia comunale. Forze progressive sono i gruppi sociali
urbani con un determinato livello di cultura politica, ma non sarà possibile la
formazione di una volontà collettiva nazionale-popolare, se le grandi masse dei
contadini lavoratori non irrompono simultaneamente nella vita politica. Ciò
intendeva Machiavelli attraverso la riforma della milizia, ciò fecero i
giacobini nella Rivoluzione francese. In questa comprensione è da identificare
un giacobinismo precoce del Machiavelli, il germe, più o meno fecondo, della
sua concezione della rivoluzione nazionale. Modernamente, il Principe invocato
dal Machiavelli non può essere un individuo reale, concreto, ma un organismo e
questo organismo è già dato dallo sviluppo storico ed è il partito politico: la
prima cellula in cui si riassumono dei germi di volontà collettiva che tendono
a divenire universali e totali. Il partito è l'organizzatore di una riforma
intellettuale e morale, che concretamente si manifesta con un programma di riforma
economica, divenendo così la base di un laicismo moderno e di una completa laicizzazione
di tutta la vita e di tutti i rapporti di costume. Perché un partito esista, e
diventi storicamente necessario, devono confluire in esso tre elementi
fondamentali. Primo, un elemento diffuso, di uomini comuni, medi, la cui
partecipazione è offerta dalla disciplina e dalla fedeltà, non dallo spirito
creativo ed altamente organizzativo essi sono una forza in quanto c'è chi li
centralizza, organizza, disciplina, ma in assenza di questa forza coesiva si
sparpaglierebbero e si annullerebbero in un pulviscolo impotente. Secondo, L'elemento
coesivo principale dotato di forza altamente coesiva, centralizzatrice e
disciplinatrice e anche, anzi forse per questo, inventiva da solo questo
elemento non formerebbe un partito, tuttavia lo formerebbe più che il primo
elemento considerato. Si parla di capitani senza esercito, ma in realtà è più
facile formare un esercito che formare dei capitani». Terzo, Un elemento medio,
che articoli il primo col secondo elemento, che li metta a contatto, non solo
fisico, ma morale e intellettuale. Gramsci negli scritti compresi ribadì i
principi espressi dalla Terza Internazionale, insistendo sulla disciplina
ferrea del partito e contestando qualsiasi forma di frazionismo. Socialisti e
sindacalisti venivano pesantemente criticati e messi sullo stesso piano del
regime fascista. Tutti gli uomini sono intellettuali, dal momento che non
c'è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale. Nn
si può separare l'homo faber dall'homo sapiens, in quanto, indipendentemente
della sua professione specifica, ognuno è a suo modo un filosofo, un artista,
un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole
linea di condotta morale, ma non tutti gli uomini hanno nella società la funzione
dell’ intellettuale. Storicamente si
formano particolari categorie di intellettuali, specialmente in connessione coi
gruppi sociali più importanti e subiscono elaborazioni più estese e complesse
in connessione col gruppo sociale dominante. Un gruppo sociale che tende
all'egemonia lotta per l'assimilazione e la conquista ideologica degli intellettuali
tradizionali tanto più rapida ed efficace quanto più il gruppo dato elabora
simultaneamente i propri intellettuali organici. L'intellettuale tradizionale è
il letterato, il filosofo, l'artista e perciò i giornalisti, che ritengono di
essere letterati, filosofi, artisti, ritengono anche di essere i veri
intellettuali, mentre modernamente è la formazione tecnica a formare la base
del nuovo tipo di intellettuale, un costruttore, organizzatore, persuasorema
non assolutamente il vecchio oratore, formatosi sullo studio dell'eloquenza motrice
esteriore e momentanea degli affetti e delle passioni il quale deve giungere dalla
tecnica-lavoro alla tecnica-scienza e alla concezione umanistica storica, senza
la quale si rimane specialista e non si diventa dirigente. Il gruppo sociale
emergente, che lotta per conquistare l'egemonia politica, tende a conquistare
alla propria ideologia l'intellettuale tradizionale mentre, nello stesso tempo,
forma i propri intellettuali organici. L'organicità degli intellettuali si
misura con la maggiore o minore connessione con il gruppo sociale cui essi
fanno riferimento. Essi operano tanto nella società civilel'insieme degli
organismi privati in cui si dibattono e si diffondono le ideologie necessarie
all'acquisizione del consenso, apparentemente dato spontaneamente dalle grandi
masse della popolazione alle scelte del gruppo sociale dominante quanto nella
società politica, dove si esercita il dominio diretto o di comando che si
esprime nello Stato e nel governo giuridico. Gli intellettuali sono così i
commessi del gruppo dominante per l'esercizio delle funzioni sub-alterne
dell'egemonia sociale e del governo politico, cioè, primo, del consenso
spontaneo dato dalle grandi masse della popolazione all'indirizzo impresso alla
vita sociale dal gruppo fondamentale dominante; secondo, dell'apparato di
coercizione statale che assicura legalmente la disciplina di quei gruppi che
non consentono. Come lo Stato, nella società politica, tende a unificare gli
intellettuali tradizionali con quelli organici, così nella società civile il
partito politico, ancor più compiutamente e organicamente dello Stato, elabora i
propri componenti, elementi di un gruppo sociale nato e sviluppatosi come
economico, fino a farli diventare intellettuali politici qualificati,
dirigenti, organizzatori di tutte le attività e le funzioni inerenti
all'organico sviluppo di una società integrale, civile e politica. Il compito
della riforma intellettuale e morale non potrà che essere ancora degli
intellettuali organici, non cristallizzati, che la determineranno e
organizzeranno, adeguando la cultura anche alle sue funzioni pratiche,
addivenendo a una nuova organizzazione della cultura. Il partito comunista si
pone come sintesi attiva di questo processo: intellettuale collettivo di
avanguardia, la direzione politica di classe lotterà per l'egemonia. Il partito
comunista, per Gramsci, è intellettuale collettivo; e l'intellettuale comunista
è organico alla classe e dunque a questo collettivo perché fa parte del blocco
storico-sociale che deve costruire il nuovo mondo. Pur essendo sempre
stati legati alle classi dominanti, ottenendone spesso onori e prestigio, gli
intellettuali italiani non si sono mai sentiti organici, hanno sempre
rifiutato, in nome di un loro astratto cosmopolitismo, ogni legame con il
popolo, del quale non hanno mai voluto riconoscere le esigenze né interpretare
i bisogni culturali. In molte linguein russo, in tedesco, in franceseil
significato dei termini «nazionale» e «popolare» coincidono: «in Italia, il
termine nazionale ha un significato molto ristretto ideologicamente e in ogni
caso non coincide con popolare, perché in Italia gli intellettuali sono lontani
dal popolo, cioè dalla nazione e sono invece legati a una tradizione di casta,
che non è mai stata rotta da un forte movimento popolare o nazionale dal basso:
la tradizione è libresca e astratta e l'intellettuale tipico moderno si sente
più legato ad Annibal Caro o a Ippolito Pindemonte che a un contadino pugliese
o siciliano. Si è assistito a un fiorire della letteratura popolare, dai
romanzi di appendice del Sue o di Ponson du Terrail, ad Alexandre Dumas, ai
racconti polizieschi inglesi e americani; con maggior dignità artistica, alle
opere del Chesterton e di Dickens, a quelle di Victor Hugo, di Émile Zola e di
Honoré de Balzac, fino ai capolavori di Dostoevskij e di Tolstoj. Nulla di
tutto questo in Italia. In Italia, la letteratura non si è diffusa e non è
stata popolare, per la mancanza di un blocco nazionale intellettuale e morale
tanto che l'elemento intellettuale italiano è avvertito come “più straniero
degli stranieri stessi”. Fa eccezione,
per Gramsci, il melodrama verista (“Cavalleria rusticana”, “Pagliacci”), che ha
tenuto in qualche modo in Italia il ruolo nazionale-popolare sostenuto altrove
dalla letteratura. Il pubblico icerca la sua letteratura all'estero perché la sente
più sua di quella italiana: è questa la dimostrazione del distacco, in Italia,
fra pubblico e scrittori. Ogni popolo ha la sua letteratura, ma essa può venirgli
da un altro popolo può essere subordinato all'egemonia intellettuale e morale
di altri popoli. È questo spesso il paradosso più stridente per molte tendenze
monopolistiche di carattere nazionalistico e repressivo: che mentre si
costruiscono piani grandiosi di egemonia, non ci si accorge di essere oggetto
di una egemonia straniera. Così come, mentre si fanno piani imperialistici, in
realtà si è oggetto di altri imperialism.. Hanno fallito nel compito di
elaborare la coscienza morale del popolo, non diffondendo in esso un moderno
umanesimo. La insufficienza dell’intelletuale è «uno degli indizi più
espressivi dell'intima rottura che esiste tra la religione e il popolo. Questo
si trova in uno stato miserrimo di indifferentismo e di assenza di una vivace
vita spirituale. La religione è rimasta allo stato di superstizione l'Italia
popolare è ancora nelle condizioni create immediatamente dalla Contro-Riforma.
La religione, tutt'al più, si è combinata col folclore pagano ed è rimasta in
questo stadio. Sono rimaste famose le note di Gramsci sul Manzoni: lo scrittore
più autorevole, più studiato nelle scuole e probabilmente il più popolare, è una
dimostrazione del carattere elitista della letteratura italiana. Ecco le parole
dai Quaderni del carcere, confrontandolo con Tolstoj. Il carattere
aristocratico di Manzoni appare dal compatimento scherzoso verso le figure di
uomini del popolo (ciò che non appare in Tolstoj), come fra Galdino (in
confronto di frate Cristoforo), il sarto, Renzo, Agnese, Perpetua, la stessa
Lucia i popolani, per Manzoni, non hanno vita interiore, non hanno personalità
morale profonda; essi sono animali. Manzoni è benevolo verso di loro proprio
della benevolenza di una società di protezione di animali niente dello spirito
popolare di Tolstoi, cioè dello spirito evangelico del cristianesimo primitivo.
L'atteggiamento di Manzoni verso i suoi popolani è l'atteggiamento della Chiesa
Cattolica verso il popolo: di condiscendente benevolenza, non di immediatezza
umana vede con occhio severo tutto il popolo, mentre vede con occhio severo i
più di coloro che non sono popolo; egli trova magnanimità, alti pensieri,
grandi sentimenti, solo in alcuni della classe alta, in nessuno del popolo non
c'è popolano che non venga preso in giro e canzonato. Vita interiore hanno solo
i signori: fra Cristoforo, il Borromeo, l'Innominato, lo stesso don Rodrigo il
suo atteggiamento verso il popolo e elitista ed aristocratico. Una classe che
muova alla conquista dell'egemonia non può non creare una nuova cultura, che è
essa stessa espressione di una nuova vita morale, un nuovo modo di vedere e
rappresentare la realtà; naturalmente, non si possono creare artificialmente
artisti che interpretino questo nuovo mondo culturale, ma «un nuovo gruppo
sociale che entra nella vita storica con atteggiamento egemonico, con una
sicurezza di sé che prima non aveva, non può non suscitare dal suo seno
personalità che prima non avrebbero trovato una forza sufficiente per esprimersi
compiutamente. Intanto, nella creazione di una nuova cultura, è parte la
critica della civiltà letteraria presente, e vede nella critica svolta da Sanctis
un esempio privilegiato. La critica di Sanctis è militante, non frigidamente
estetica, è la critica di un periodo di lotte culturali, di contrasti tra
concezioni della vita antagonistiche. Le analisi del contenuto, la critica
della struttura delle opere, cioè della coerenza logica e storica-attuale delle
masse di sentimenti rappresentati artisticamente, sono legate a questa lotta
culturale: proprio in ciò pare consista la profonda umanità e l'umanesimo di Sanctis.
Piace sentire in lui il fervore appassionato dell'uomo di parte che ha saldi
convincimenti morali e politici e non li nasconde. Sanctis opera nel periodo
risorgimentale, in cui si lotta per creare una nuova cultura: di qui la
differenza con Croce, che vive sì gli stessi motivi culturali, ma nel periodo
della loro affermazione, per cui la passione e il fervore romantico si sono
composti nella serenità superiore e nell'indulgenza piena di bonomia. Quando
poi quei valori culturali, così affermatisi, sono messi in discussione, allora
in Croce sub-entra una fase in cui la serenità e l'indulgenza s'incrinano e
affiora l'acrimonia e la collera a stento repressa: fase difensiva non
aggressiva e fervida, e pertanto non confrontabile con quella di Sanctis. Una
critica letteraria marxistica può avere nel critico campano un esempio, dal
momento che essa deve fondere, come Sanctis fece, la critica estetica con la
lotta per una cultura nuova, criticando il costume, i sentimenti e le ideologie
espresse nella storia della letteratura, individuandone le radici nella società
in cui quegli scrittori si trovavano a operare. Non a caso, progettava
nei suoi Quaderni un saggio che intendeva intitolare «I nipotini di padre Bresciani»,
dal nome di Bresciani, tra i fondatori e direttore della rivista La Civiltà
Cattolica e scrittore di romanzi popolari d'impronta reazionaria; uno di essi,
L'ebreo di Verona, fu stroncato in un famoso saggio di Sanctis. I nipotini di padre Bresciani sono gli
intellettuali e i letterati contemporanei portatori di una ideologia reazionaria
con un «carattere tendenzioso e propagandistico apertamente confessato». Fra i
«nipotini»individua, oltre a molti scrittori ormai dimenticati, Antonio
Beltramelli, Ugo Ojetti, la codardia intellettuale dell'uomo supera ogni misura
normale, Panzini, Bellonci, Bontempelli, Fracchia, Baratono -- l'agnosticismo
del Baratono non è altro che vigliaccheria morale e civile -- teorizza solo la
propria impotenza estetica e filosofica e la propria coniglieria – Bacchelli --
nel Bacchelli c'è molto brescianesimo, non solo politico-sociale, ma anche
letterario: la Ronda fu una manifestazione di gesuitismo artistico -- Salvator
Gotta --di Salvator Gotta si può dire ciò che il Carducci scrisse del
Rapisardi: Oremus sull'altare e flatulenze in sagrestia; tutta la sua
produzione letteraria è brescianesca», Ungaretti. La vecchia generazione
degli intellettuali è fallita (Papini, Prezzolini, Soffici, ecc.) ma ha avuto
una giovinezza. La generazione attuale non ha neanche questa età delle
brillanti promesse, Rosa, Angioletti, Malaparte, ecc.). Asini brutti anche da
piccoletti. Croce, il più autorevole intellettuale dell'epoca, da alla
borghesia italiana gli strumenti culturali più raffinati per delimitare i
confini fra gli intellettuali e la cultura italiana, da una parte, e il
movimento operaio e socialista dall'altra; è allora necessario mostrare e
combattere la sua funzione di maggior rappresentante dell'egemonia culturale
che il blocco sociale dominante esercita nei confronti del movimento operaio
italiano. Come tale, Croce combatte il marxismo, cercando di negarne validità
nell'elemento che egli individua come decisivo: quello dell'economia. Il Capitale
di Marx sarebbe per Croce un'opera di morale e non di scienza, un tentativo di
dimostrare che la società capitalistica è immorale, diversamente dalla
comunista, in cui si realizzerebbe la piena moralità umana e sociale. La non-scientificità
dell'opera maggiore di Marx sarebbe dimostrata dal concetto del “plusvalore.” Per
Croce, solo da un punto di vista morale si può parlare di “plusvalore” rispetto
al “valore”, legittimo concetto economico. Questa critica del Croce è in
realtà un semplice sofisma. Il “plusvalore” è esso stesso valore, è la
differenza tra il valore delle merci prodotte dal lavoratore e il valore della
forza-lavoro del lavoratore stesso. Del resto, la teoria del valore di Marx
deriva direttamente da quella dell'economista liberale Ricardo la cui teoria
del valore-lavoro non sollevò nessuno scandalo quando fu espressa, perché
allora non rappresentava nessun pericolo, appariva solo, come era, una
constatazione puramente oggettiva e scientifica. Il valore polemico e di
educazione morale e politica, pur senza perdere la sua oggettività, dove acquistarla
solo con la Economia critica. La filosofia crociana si qualifica come
storicismo, ossia, seguendo Vico, la realtà è storia e tutto ciò che esiste è
necessariamente storico ma, conformemente alla natura idealistica della sua
filosofia, la storia è storia dello Spirito, dunque storia speculativa, di astrazionistoria
della libertà, della cultura, del progresso non è la storia concreta delle
nazioni e delle classi. La storia speculativa può essere considerata come un
ritorno, in forme letterarie rese più scaltre e meno ingenue dallo sviluppo
della capacità critica, a modi di storia già caduti in discredito come vuoti e
retorici e registrati in diversi libri dello stesso Croce. La storia
etico-politica, in quanto prescinde dal concetto di blocco storico, in cui
contenuto economico-sociale e forma etico-politica si identificano
concretamente nella ricostruzione dei vari periodi storici, è niente altro che
una presentazione polemica di filosofemi più o meno interessanti, ma non è
storia la storia di Croce rappresenta figure disossate, senza scheletro, dalle
carni flaccide e cascanti anche sotto il belletto delle veneri letterarie dello
scrittore. L'operazione conservatrice di Croce storico fa il paio con quella di
Croce filosofo. Se la dialettica dell'idealista Hegel era una dialettica dei
contrariuno svolgimento della storia che procede per contraddizioni la
dialettica crociana è una dialettica dei distinti: commutare la contraddizione
in distinzione significa operare un'attenuazione, se non un annullamento dei
contrasti che nella storia, e dunque nelle società, si presentano. Tale
operazione si manifesta nelle opere storiche di Croce. La sua Storia d'Europa,
iniziando e tagliando fuori il periodo della Rivoluzione francese e quello
napoleonico, non è altro che un frammento di storia, l'aspetto passivo della
grande rivoluzione che si iniziò in Francia nel 1789, traboccò nel resto
d'Europa con le armate repubblicane e napoleoniche, dando una potente spallata
ai vecchi regimi e determinandone non il crollo immediato come in Francia, ma
la corrosione riformistica che durò fino al 1870. Analoga è l'operazione
operata dal Croce nella sua Storia d'Italia la quale affronta unicamente il
periodo del consolidamento del regime dell'Italia unita e si «prescinde dal
momento della lotta, dal momento in cui si elaborano e radunano e schierano le
forze in contrasto in cui un sistema etico-politico si dissolve e un altro si
elabora in cui un sistema di rapporti sociali si sconnette e decade e un altro
sistema sorge e si afferma, e invece Croce assume placidamente come storia il
momento dell'espansione culturale o etico-politico. Gramsci, fin dagli anni
universitari, fu un deciso oppositore di quella concezione fatalistica e
positivistica del marxismo, presente nel vecchio partito socialista, per la
quale il capitalismo necessariamente era destinato a crollare da sé, facendo
posto a una società socialista. Questa concezione mascherava l'impotenza
politica del partito della classe subalterna, incapace di prendere l'iniziativa
per la conquista dell'egemonia. Anche il manuale del bolscevico russo Nikolaj
Bucharin, eLa teoria del materialismo storico manuale popolare di sociologia,
si colloca nel filone positivistico. La sociologia è stata un tentativo di
creare un metodo della scienza storico-politica, in dipendenza di un sistema filosofico
già elaborato, il positivismo evoluzionistico è diventata la filosofia dei non
filosofi, un tentativo di descrivere e classificare schematicamente i fatti
storici, secondo criteri costruiti sul modello delle scienze naturali. La
sociologia è dunque un tentativo di ricavare sperimentalmente le leggi di
evoluzione della società umana in modo da prevedere l'avvenire con la stessa
certezza con cui si prevede che da una ghianda si svilupperà una quercia.
L'evoluzionismo volgare è alla base della sociologia che non può conoscere il
principio dialettico col passaggio dalla quantità alla qualità, passaggio che
turba ogni evoluzione e ogni legge di uniformità intesa in senso volgarmente
evoluzionistico. La comprensione della realtà come sviluppo della storia umana
è solo possibile utilizzando la dialettica marxiana della quale non vi è
traccia nel Manuale del Bucharin perché essa coglie tanto il senso delle
vicende umane quanto la loro provvisorietà, la loro storicità determinata dalla
prassi, dall'azione politica che trasforma le società. Le società non si
trasformano da sé. Già Marx aveva rilevato come nessuna società si ponga
compiti per la cui soluzione non esistano già le condizioni almeno in via di
apparizione né essa si dissolve, se prima non ha svolto tutte le forme di vita
che le sono implicite. Il rivoluzionario si pone il problema di individuare
esattamente i rapporti tra struttura e sovrastruttura per giungere a una
corretta analisi delle forze che operano nella storia di un determinato
periodo. L'azione politica rivoluzionaria, la prassi, è anche catarsi che segna
l passaggio dal momento meramente economico (o egoistico-passionale) al momento
etico-politico cioè l'elaborazione superiore della struttura in super-struttura
nella coscienza degli uomini. Ciò significa anche il passaggio dall'oggettivo
al soggettivo e dalla necessità alla libertà. La struttura, da forza esteriore
che schiaccia l'uomo, lo assimila a sé, lo rende passivo, si trasforma in mezzo
di libertà, in strumento per creare una nuova forma etico-politica, in origine
di nuove iniziative. La fissazione del momento catartico diventa così il punto di partenza di tutta la filosofia
della prassi; il processo catartico coincide con la catena di sintesi che sono
risultate dallo svolgimento dialettico. La dialettica è dunque strumento di
indagine storica, che supera la visione naturalistica e meccanicistica della
realtà, è unione di teoria e prassi, di conoscenza e azione. La dialettica è dottrina
della conoscenza e sostanza midollare della storiografia e della scienza della
politica e può essere compresa solo concependo il marxismo come una filosofia
integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo
mondiale in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali)
sia l'idealismo che il materialismo tradizionali espressione delle vecchie
società. Se la filosofia della prassi [il marxismo] non è pensata che
subordinatamente a un'altra filosofia, non si può concepire la nuova
dialettica, nella quale appunto quel superamento si effettua e si esprime. Il
vecchio materialismo è metafisica; per il senso comune la realtà oggettiva,
esistente indipendentemente dall'uomo, è un ovvio assioma, confortato
dall'affermazione della religione per la quale il mondo, creato da Dio, si
trova già dato di fronte a noi. Ma va rifiutata «la concezione della realtà
oggettiva del mondo esterno nella sua forma più triviale e acritica» dal
momento che «a questa può essere mossa l'obbiezione di misticismo». Se noi
conosciamo la realtà in quanto uomini, ed essendo noi stessi un divenire
storico, anche la conoscenza e la realtà stessa sono un divenire. Come
potrebbe esistere un'oggettività extrastorica ed extraumana e chi giudicherà di
tale oggettività? La formulazione di Engels che l'unità del mondo consiste
nella sua materialità dimostrata dal lungo e laborioso sviluppo della filosofia
e delle scienze naturali contiene appunto il germe della concezione giusta,
perché si ricorre alla storia e all'uomo per dimostrare la realtà oggettiva. Oggettivo
significa sempre umanamente oggettivo, ciò che può corrispondere esattamente a storicamente
soggettivo. L'uomo conosce oggettivamente in quanto la conoscenza è reale per
tutto il genere umano storicamente unificato in un sistema culturale unitario;
ma questo processo di unificazione storica avviene con la sparizione delle
contraddizioni interne che dilaniano la società umana, contraddizioni che sono
la condizione della formazione dei gruppi e della nascita delle ideologie. C'è
dunque una lotta per l'oggettività (per liberarsi dalle ideologie parziali e
fallaci) e questa lotta è la stessa lotta per l'unificazione culturale del
genere umano. Ciò che gli idealisti chiamano spirito non è un punto di partenza
ma di arrivo, l'insieme delle soprastrutture in divenire verso l'unificazione
concreta e oggettivamente universale e non già un presupposto unitario». La
formazione linguistica di Antonio Gramsci inizia durante gli anni universitari
a Torino con la frequentazione delle lezioni di Bartoli. Gramsci apprende che
la lingua è un prodotto “sociale" e che non può essere studiata senza
tenere conto della storia generale: ciò vuol dire che non è possibile comprendere
i mutamenti di una lingua senza riflettere sui mutamenti sociali, culturali e
politici della popolazione che la parla. È stato notato che fece aderire le
teorie apprese da Bartoli alle letture filosofiche che lo formarono
politicamente; in primo luogo all'Ideologia Tedesca di Marx, dove Marx afferma
che il tessco, come la coscienza dei tedesci, appartiene alla sfera degli
istituti sovra-strutturali, cioè al mondo dell'organizzazione politica e
giuridica della società. Le più interessanti riflessioni linguistiche
gramsciane sono contenute nei Quaderni del carcere e riguardano da una parte la
questione delle lingue in Italia, ovvero lo studio delle ragioni che hanno reso
difficile la diffusione di una lingua per la nazione o tutta la poppolazione,
dall'altra il tema dell'insegnamento linguistico nelle scuole primarie.
Soprattutto il secondo tema è di fondamentale importanza per Gramsci, perché
riguarda direttamente il riscatto culturale delle grandi masse popolari e la
creazione di uno spirito nazionale in grado di superare ogni forma di
particolarismo regionale. I Quaderni del carcere sono costellati in
maniera asistematica di molte note dedicate a problemi di caratteri
linguistico; queste note tracciano una vera e propria storia della lingua
italiana e racchiudono le riflessioni di Gramsci in merito alla cosiddetta
questione della lingua in Italia. Questo tipo di argomento si riallaccia a un
altro importante tema dei Quaderni ovvero lo studio delle responsabilità degli
intellettuali italiani per la formazione di uno spirito nazionale unitario. A
tal proposito Gramsci scrive: «mi pare che, intesa la lingua come elemento
della cultura e quindi della storia generale e come manifestazione precipua
della nazionalità e popolarità degli intellettuali, questo studio non sia ozioso
e puramente erudito». Nell'affrontare una ricostruzione storica delle vicende
linguistiche italiane Gramsci cerca dei termini di confronto con altri paesi
europei come la Francia: mentre in Francia il volgare viene usato per la prima
volta nella storia per redigere un documento ufficiale di carattere
politico-istituzionale, in Italia il volgare appare per la registrazione di
documenti privati legati al commercio o a questioni giuridiche:
«l'origine della differenziazione storica tra Italia e Francia si può trovare
testimoniata nel giuramento di Strasburgo, cioè nel fatto che il popolo
partecipa attivamente alla storia (il popolo-esercito) diventando il garante
dell'osservanza dei trattati tra i discendenti di Carlo Magno; il
popolo-esercito garantisce giurando in volgare, cioè introduce nella storia
nazionale la sua lingua, assumendo una funzione politica di primo piano,
presentandosi come volontà collettiva, come elemento di una democrazia
nazionale. Questo fatto demagogico dei Carolingi di appellarsi al popolo nella
loro politica estera è molto significativo per comprendere lo sviluppo della
storia francese e la funzione che vi ebbe la monarchia come fattore nazionale.
In Italia i primi documenti di volgare sono dei giuramenti individuali per
fissare la proprietà su certe terre dei conventi, o hanno un carattere
antipopolare («Traite, traite, fili de le putte»).» (Quaderni del
carcere, V. Gerratana, Torino, Einaudi) In Francia i gruppi dirigenti si
rendono conto dell'importanza del popolo negli affari di Stato: la demagogia di
cui parla Gramsci è da intendere, oltre che come strumento di propaganda, anche
come un nuovo atteggiamento politico in grado di crearsi «una propria civiltà
statale integrale», in cui si stabilisce un rapporto diretto tra governati e
governanti: il popolo diventa testimone di un fatto storico legittimato dal suo
giuramento. Ricorda nei suoi appunti come in Italia l'uso del volgare si
diffonda con l'avvento dell'età comunale, non solo per la redazione di
documenti privati, tipo atti notarili o giuramenti, ma anche per la creazione
di opere letterarie: in particolare, il volgare toscano, lingua della
borghesia, ottiene un certo successo anche nelle altre regioni. Firenze
esercita una egemonia culturale, connessa alla sua egemonia commerciale e
finanziaria. Bonifazio VIII dice che i fiorentini sono il quinto elemento del
mondo. C'è uno sviluppo linguistico unitario dal basso, dal popolo alle persone
colte, rinforzato dai grandi scrittori fiorentini e toscani. Dopo la decadenza
di Firenze, l'italiano diventa sempre più la lingua di una casta chiusa, senza
contatto vivo con una parlata storica.” Da questo momento si verifica una
cristallizzazione della lingua. I promotori del nuovo volgare, provenienti
dalla borghesia, non scrivono più nella lingua della loro classe d'origine perché
con essa non intrattengono più nessun rapporto, nella visione di Gramsci essi
“vengono assorbiti dalle classi reazionarie, dalle corti, non sono letterati
borghesi, ma aulici.” In questo senso, vede sciupata l'occasione di una
diffusione graduale del volgare toscano su scala nazionale, occasione
compromessa soprattutto dalla frammentazione politica della penisola e dal
carattere “elitario” del ceto intellettuale italianio. Affronta con maggior
vigore la questione delle lingue in relazione al periodo post-unitario. Nella
seconda metà dell'Ottocento, lo stato e per gran parte “dialettofono”, mentre
la lingua della nazione venne usata solo a livello letterario e come lingua
delle istituzioni. La scarsa diffusione di una lingua per la nazione testimonia
la frammentazione politica e culturale della popolazione italiana. Questo
fenomeno venne avvertito come un problema politico, soprattutto da molti
intellettuali di tendenze democratiche come Manzoni. Nella sua ricostruzione
storica Gramsci scrive che “anche la questione delle lingue posta da Manzoni riflette questo problema, il problema
della unità intellettuale e morale della nazione e dello stato, ricercato
nell'unità della lingua.” Eppure, sebbene Gramsci riconosca al Manzoni di aver
compreso la questione linguistica italiana come una questione politica e
sociale, si distingue da lui nel modo di interpretare la risoluzione del problema. Durante
il suo apprendistato glottologico presso Bartoli a Torino ha modo di
confrontare le posizioni del Manzoni con quelle di Ascoli, del “Archivio Glottologico.”
Mentre Manzoni prevede la diffusione di una lingua per la nazione sul modello
fiorentino imposta per decreto statale e per mezzo di maestri di scuola di
origine toscana, Ascoli concepiva la nascita di una lingua nazionale come il
frutto di un'unificazione culturale prima ancora che linguistica. Secondo
Ascoli l'unità culturale e linguistica, prima di tutto, deve avere un centro
irradiante, cioè un determinato 'municipio' in cui si concentrano e da cui
provengono gli elementi essenziali della vita nazionale: beni di consumo,
stimoli culturali, mode, ritrovati della tecnica, istituti statali e giuridici,
ecc. Se quel dato municipio riuscirà a stabilire un primato politico, economico
e culturale su tutta la nazione, riuscirà anche a diffondere, per conseguenza,
il suo particolare idioma. Per Ascoli, una lingua nazionale altro non può e non
deve essere, se non l'idioma vivo di una data città. Deve cioè per ogni parte
coincidere con l'idioma spontaneamente parlato dagli abitatori contemporanei di
quel dato municipio, che per questo capo viene a farsi principe, o quasi
stromento livellatore, dell'intiera nazione. Ascoli, nel suo Proemio, prende la
Francia come esempio per avvalorare la sua tesi. Infatti, l'unità linguistica
di Francia corrisponde all'egemonia politico-culturale di Parigi. La Francia
attinge da Parigi la unità della sua favella, perché Parigi è il gran crogiuolo
in cui si è fusa e si fonde l'intelligenza della Francia intera. Dal
vertiginoso movimento del municipio parigino parte ogni impulso dell'universa
civiltà francese. Viene da Parigi il nome, perché da Parigi vien la cosa. E la
Francia avendo in questo municipio l'unità assorbente del suo pensiero, vi ha
naturalmente pur quella dell'animo suo; e non solo studia e lavora, ma si
commuove, e in pianto e in riso, così come la metropoli vuole. E quindi è
necessariamente dell'intiera Francia l'intiera favella di Parigi. Gramsci
ricalca la lezione ascoliana nei suoi Quaderni. Poiché il processo di
formazione, di diffusione, e di sviluppo di una lingua nazionale unitaria
avviene attraverso tutto un complesso di processi molecolari, è utile avere
consapevolezza di tutto il processo nel suo complesso, per essere in grado di
intervenire attivamente in esso col massimo di risultato. Questo intervento non
bisogna considerarlo come decisivo e immaginare che i fini proposti saranno
tutti raggiunti nei loro particolari, che cioè si otterrà una determinata
lingua unitaria. Si otterrà una lingua unitaria, se essa è una necessità e l'intervento
organizzato accelera i tempi del processo già esistente. Quale sia per essere
questa lingua non si può prevedere e stabilire. Alla nota Focolai di
irradiazione linguistiche nella tradizione e di un conformismo nazionale linguistico
nelle grandi masse, compila un elenco di tutti gli strumenti utili alla diffusione
di una lingua unitaria. Primo, La scuola. Secondo, i giornali. Terzo, gli scrittori d'arte e quelli popolari.
Quarto, il teatro e il cinematografo sonoro. Quinto, la radio. Sesto, le riunioni
pubbliche di ogni genere, comprese quelle religiose. Settimo, I rapporti di ‘conversazione’
tra i vari strati della popolazione più colti e meno colti. Ottavo, i dialetti
locali, intesi in sensi diversi (dai dialetti più localizzati a quelli che
abbracciano complessi regionali più o meno vasti: così il napoletano per
l'Italia meridionale, il palermitano o il catanese per la Sicilia ecc. Al primo
posto di questo elenco troviamo la scuola. Per tradizione, a scuola, gli
insegnanti introducono gli alunni allo studio di una lingua attraverso la
grammatica “normativa”. Gramsci definisce la grammatica normativa come una fase
esemplare, come la sola degna di diventare, organicamente e totalitarmente, la
lingua comune di una nazione, in lotta e in concorrenza con le altre fasi e
tipi o schemi che esistono già. Le riflessioni gramsciane in materia di
grammatica si pongono in netto contrasto con la riforma della scuola realizzata
da Gentile, di basi griceiana. La riforma, in linea con l'impianto idealista
gentiliano, prevede che l'apprendimento della lingua della nazione nelle classi
elementari si basasse su quello chi Gentile chiama la “espressione” viva o parlata
e non sulla grammatical normativa, considerata questa come una disciplina “astratta”
e meccanica. Nell'ottica di Gramsci il metodo apparentemente liberale di
Gentile-Grice, racchiude uno spiccato carattere “classista” o elitist, in
quanto gli scolari appartenenti alle classi sociali più alte sono avvantaggiati
dal fatto che apprendono l'italiano in famiglia, mentre gli scolari del basso
popolo possono contare su una comunicazione familiare realizzata esclusivamente
in “dialetto” --. In questo senso la grammatica normativa si presenta come uno
strumento in grado di livellare le differenze sociali permettendo a tutti la
conoscenza della lingua della nazione. Secondo Gramsci la conoscenza
della lingua della nazione presso le classi sub-alterne è fondamentale per la
loro organizzazione politica. Un proletariato “dialettofono” non può
partecipare alla vita politica di una nazione e non può sperare di crearsi un
ceto intellettuale in grado di competere con i ceti intellettuali tradizionali.
Il dialetto non deve sparire, ma restare funzionali a un tipo di comunicazione
familiare o locale che non può garantire, per cause interne al suo sistema, «la
comunicazione di un contenuto culturale ‘universale’, caratteristico della
nuova cultura esercitata dal proletariato. Gramsci prestò attenzione anche
alla lingua dell’impero romano. Espresse in più occasioni che lo studio del
latino fosse particolarmente utile nella formazione filosofica, in quanto
abituare il filosofo allo studio rigoroso e a pensare storicamente. Contesta il
“nazionalismo” degli studi e criticò ripetutamente gli intellettuali che,
durante la prima guerra mondiale, chiedevano che fossero messe al bando le
edizioni dei testi romani e la grammatica latina compilate da autori tedeschi! Anche
nei Quaderni del carcere si sofferma sulla questione e ribadì l'utilità intrinseca
della antica lingua romana, osservando che e uno strumento importante nella fase
della formazione filosofica nella quale è necessario un insegnamento
"disinteressato", cioè non legato a questioni pratiche. Però,
sottolineò anche che in futuro lo studio delle lingue morte avrebbe dovuto
essere sostituito da altre materie: era un cambiamento difficile, ma
necessario, per promuovere la formazione di un nuovo tipo di intellettuale.Scrisse
nel Quaderno 12: Bisognerà sostituire il latino e il greco come fulcro
della scuola formativa e lo si sostituirà, ma non sarà agevole disporre la
nuova materia o la nuova serie di materie in un ordine didattico che dia
risultati equivalenti di educazione e formazione generale della personalità, partendo
dal fanciullo fino alla soglia della scelta professionale. In questo periodo
infatti lo studio o la parte maggiore dello studio deve essere (e apparire ai
discenti) disinteressato, non avere cioè scopi pratici immediati o troppo
immediati, deve essere formativo, anche se «istruttivo», cioè ricco di nozioni
concrete. Machiavelli influenzò fortemente la teoria dello Stato di
Gramsci. Marx, filosofo, storico, critico dell'economia politica e fondatore
del materialismo storico Engels Lenin, Labriola, primo notevole teorico
marxista italiano, riteneva che la principale caratteristica del marxismo fosse
quella di aver creato uno stretto nesso fra la storia e la filosofia. Sorel —
sindacalista che ha respinto il principio dell'inevitabilità del progresso storico.
Pareto — economista e sociologo italiano (nato a Parigi di madre francese),
noto per la sua teoria sull'interazione fra masse ed élite. Croce — liberale
italiano, filosofo anti-marxista e idealista il cui pensiero fu sottoposto da
Gramsci a critica attenta e approfondita. Pensatori influenzati da Gramsci. Gramscianesimo.
Zackie Achmat Eqbal Ahmad Jalal Al-e-Ahmad, Althusser Perry Anderson, Giulio
Angioni Michael Apple Giovanni Arrighi Zygmunt Bauman Homi K. Bhabha, Gordon
Brown Alberto Burgio, Butler Alex Callinicos Partha Chatterjee Marilena Chauí, Chomsky
Alberto Mario Cirese Hugo Costa Robert W. Cox Alain de Benoist Biagio de Giovanni
Ernesto de Martino, Eco John Fiske, Foucault Paulo Freire, Garin Eugene D.
Genovese Stephen Gill Paul Gottfried Stuart Hall Michael Hardt Chris Harman
David Harvey Hamish Henderson Eric Hobsbawm Samuel Huntington Alfredo Jaar Bob
Jessop, Laclau, Mariátegui, Mouffe, Negri, Nono, Omi, Pasolini, Pigliaru, Pira,
Portantiero, Poulantzas Gyan Prakash William I. Robinson Edward Saïd Ato
Sekyi-Otu Gayatri Chakravorty Spivak, Sraffa Edward Palmer Thompson Giuseppe
Vacca Paolo Virno Cornel West Raymond Williams Howard Winant, Wittgenstein Eric
Wolf Howard Zinn. Gramsci al cinema e in televisione Il delitto Matteotti,
regia di Vancini, Antonio GramsciI giorni del carcere, regia di Fra, Gramsci,
regia di Maielloserie TV, Gramsci, film in forma di rosa, regia di Gabriele
Morleocortometraggio, Gramsci, regia di Emiliano Barbucci, Nel mondo grande e
terribile, regia di Daniele Maggioni, Maria Grazia Perria e Laura Perini. Gramsci
nel teatro Compagno Gramsci, di Maricla Boggio e Franco Cuomo, regia di Maricla
Boggio, Gramsci nella musica Quello lì (compagno Gramsci), canzone di Claudio
Lolli contenuta nell'album Un uomo in crisi. Canzoni di morte. Canzoni di vita,
Piazza Fontana, canzone dei Yu Kung contenuta nell'album Pietre della mia gente
Nino, canzone dei Gang contenuta nell'album Sangue e Cenere () Gramsci, il
teatro e la musica È nota la passione di Gramsci per il teatro e per la musica,
che si può leggere nelle lettere scritte a Tania. Egli ha scritto circa il
melodrama “verdiano” che per lui segnava l’apertura dei teatri al pubblico,
svolgendo una funzione conoscitiva, pedagogica e politica in senso generale.
Per Gramsci l’opera diviene l’arte più popolare e i teatri aperti i luoghi dove
si esercitava parte del conflitto politico. Una frase quasi ironica di
Gramsci da citare, per quanto riguarda l’importanza dell’opera per l’Italia:
“siccome il popolo non è letterato e di letteratura conosce solo il libretto
d'opera ottocentesco, avviene che gli uomini del popolo melodrammatizzino”. Nelle
sue lettere si può leggere anche riguardo alla moda europea del jazz; egli
sostiene che questa musica aveva conquistato uno strato dell’Europa colta e
aveva creato un vero fanatismo: Opere: “Alcuni temi della questione
meridionale, in Lo Stato Operaio, Opere, Lettere dal carcere, Torino, Einaudi, premio
Viareggio, con centodiciannove lettere inedite, I quaderni dal carcere, Il
materialismo storico e la filosofia di Croce” (Torino, Einaudi); “Gli
intellettuali e l'organizzazione della cultura” Torino, Einaudi, Il Risorgimento,
Torino, Einaudi, Note sul Machiavelli sulla politica e sullo stato moderno,
Torino, Einaudi, Letteratura e vita nazionale, Torino, Einaudi,Passato e
presente, Torino, Einaudi, L'Ordine Nuovo. Torino, Einaudi, Scritti giovanili.
Torino, Einaudi, Sotto la mole. Torino, Einaudi, Socialismo e fascismo.
L'Ordine Nuovo, Torino, Einaudi, La costruzione del Partito comunista. Torino,
Einaudi, L'albero del riccio, Milano, Milano-sera, 1Americanismo e fordismo,
Milano, Ed. cooperativa Libro popolare, Ultimo discorso alla Camera. Padova, R.
Guerrini, Antologia popolare degli scritti e delle lettere di Antonio Gramsci,
Roma, Editori Riuniti, Il Vaticano e l'Italia, Roma, Editori Riuniti, Note sulla
situazione italiana, Milano, Rivista storica del socialismo, 2000 pagine di
Gramsci Nel tempo della lotta. Milano, Il Saggiatore, Lettere edite e inedite. Milano,
Il Saggiatore, Elementi di politica, Roma, Editori Riuniti, La formazione
dell'uomo. Scritti di pedagogia, Roma, Editori Riuniti, Scritti politici La
guerra, la rivoluzione russa e i nuovi problemi del socialismo italiano, Roma,
Editori Riuniti, Il Biennio rosso, la crisi del socialismo e la nascita del
Partito comunista, Roma, Editori Riuniti, Il nuovo partito della classe operaia
e il suo programma. La lotta contro il fascismo, Roma, Editori Riuniti, Scritti
Milano, I quaderni de Il corpo, Dibattito sui Consigli di fabbrica, Roma, La
nuova sinistra, Paolo Spriano , Scritti politici, Roma, Editori Riuniti, L'alternativa
pedagogica, Firenze, La nuova Italia, I consigli e la critica operaia alla
produzione, Milano, Servire il popolo, La lotta per l'edificazione del Partito
comunista, Milano, Servire il popolo, Il pensiero di Gramsci, Roma, Editori
Riuniti, Il pensiero filosofico e storiografico di Antonio Gramsci, Palermo,
Palumbo, Resoconto dei lavori del III congresso del P.C.D.I. (Lione), Milano,
Cooperativa editrice distributrice proletaria, Scritti sul sindacato, Milano,
Sapere, Aul fascismo, Roma, Editori Riuniti, Quaderni del carcere Quaderni, Torino,
Einaudi, Quaderni, Torino, Einaudi, 1975. Quaderni, Torino, Einaudi, Apparato
critico, Torino, Einaudi, La rivoluzione italiana, Roma, Newton Compton, Arte e
folclore, Roma, Newton Compton, Scritti Inediti da Il Grido del Popolo e
dall'Avanti. Con una antologia da Il Grido del Popolo, Milano, Moizzi, Ricordi
politici e civili, Pavia,Scritti nella lotta. Dai consigli di fabbrica, alla
fondazione del partito, al Congresso di Lione, Livorno, Edizioni Gramsci, Scritti
sul sindacato, Roma, Nuove edizioni operaie, A Delio e Giuliano, Milano, N. Milano,
I consigli di fabbrica, Milano, Amici
della casa Gramsci di Ghilarza, Centro milanese, Favole di libertà, Firenze,
Vallecchi, Scritti, Cronache torinesi. Torino, Einaudi, La città futura. Torino,
Einaudi, Il nostro Marx. Torino, Einaudi, L'Ordine nuovo, Torino, Einaudi, Nuove
lettere di Antonio Gramsci. Con altre lettere di Piero Sraffa, Roma, Editori
Riuniti, Forse rimarrai lontana.... Lettere a Iulca, Roma, Editori Riuniti, Gramsci al confino di Ustica. Nelle lettere di
Gramsci, di Berti e di Bordiga, Roma, Editori Riuniti, Le sue idee nel nostro
tempo, Milano, l'Unità, Lettere dal carcere, con nuove lettere in parte
inedite, Roma, l'Unità, Il rivoluzionario qualificato. Scritti, Roma, Delotti, Il
giornalismo, Roma, Editori Riuniti, Lettere, Torino, Einaudi, Per una
preparazione ideologica di massa: introduzione al primo corso della scuola
interna di partito, aNapoli, Laboratorio politico, Scritti di economia
politica, Bollati Boringhieri, Torino, Vita attraverso le lettere, Torino,
Einaudi, Disgregazione sociale e
rivoluzione. Scritti sul Mezzogiorno, Napoli, Liguori, Piove, Governo ladro.
Satire e polemiche sul costume degli italiani, Roma, Editori Riuniti, Contro la
legge sulle associazioni segrete, Roma, Manifestolibri, Lettere, Torino,
Einaudi, Le opere, Roma, Editori Riuniti, Critica letteraria e linguistica,
Roma, Lithos, Il lettore in catene. La critica letteraria nei Quaderni, Roma,
Carocci, La nostra città futura. Scritti torinesi,Roma, Carocci, Pensare
l'Italia, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Scritti sulla Sardegna. La memoria
familiare, l'analisi della questione sarda, Nuoro, Ilisso, Scritti
rivoluzionari. Dal biennio rosso al Congresso di Lione, O. Micucci, Camerano,
Gwynplaine, Quaderni del carcere. Edizione anastatica dei manoscritti, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana-Cagliari-L'Unione
Sarda, Epistolario, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Epistolario, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Antologia, Antonio A. Santucci,
prefazione di Guido Liguori, Roma, Editori Riuniti university press, . Il
teatro lancia bombe nei cervelli. Articoli, critiche, recensioni, F. Francione,
Mimesis Edizioni . La taglia della storia. Idea e prassi della rivoluzione,
NovaEuropa Edizioni, .Note Luigi Manias, Antonio Sebastiano Francesco
Gramsci, Marmilla Cultura, International Gramsci Society, su international
gramsci society.org. Genealogia dei
Gramsci (JPG), su albanianews. Luigi Manias,
Ma quando è nato Gramsci?, Marmilla Cultura,
Manias, Ales. La sua storia. I suoi problemi, Marmilla Cultura, Così
Gramsci ricordava con ironia l'episodio, nella lettera dal carcere alla cognata
Tatiana, aggiungendo che «una zia sosteneva che ero risuscitato quando lei mi
unse i piedini con l'olio di una lampada dedicata a una Madonna e perciò, quando
mi rifiutavo di compiere gli atti religiosi, mi rimproverava aspramente,
ricordando che alla Madonna dovevo la vita»
«Noi eravamo tutti molto piccoli. Lei dunque doveva anche accudire alla
casa. Trovava il tempo per i lavori di cucito rinunziando al sonno». Così
ricordava quegli anni la sorella Teresina Gramsci, in Fiori, Lettera a Tatiana
Schucht, così scriveva per invitare la cognata a non eccedere nelle sue
preoccupazioni sulla sua vita di carcerato. La lettera prosegue infatti: «Ho
conosciuto quasi sempre solo l'aspetto più brutale della vita e me la sono
sempre cavata, bene o male» Lettera a
Tatiana Schucht, Numerose sono le richieste di denaro al padre: gli scrive di essere «proprio indecente con
questa giacca che ha già due anni ed è spelacchiata e lucida [oggi non sono
andato a scuola perché mi son dovuto risuolare le scarpe» e, il 16 febbraio,
che «per non farvi vergognare non sono uscito di casa per dieci giorni
interi» Fonzo, Testimonianza in Fiori, Testimonianza
della sorella Teresina in Fiori, Fiori, L'articolo è riportato in Fiori, Riportato
in A. Gramsci, Scritti politici Antonio
Gramsci, Dizionario di Storia, Treccani
[«io pensavo allora che bisognava lottare per l'indipendenza nazionale
della regione: "Al mare i continentali". Poi ho conosciuto la classe
operaia di una città industriale e ho capito ciò che realmente significavano le
cose di Marx che avevo letto prima per curiosità intellettuale». Cfr. A.
Gramsci, lettera a Giulia Schucht, in A. Gramsci, Lettere. Gramsci e l'isola
laboratorio, La Nuova Sardegna A.
Gramsci. Lettere. Progettando, in carcere, uno studio di linguistica comparata,
mai realizzato, in una lettera dal carcere dalla cognata Tatiana, ricorda come
«uno dei maggiori "rimorsi" intellettuali della mia vita è il dolore
profondo che ho procurato al mio buon professor Bartoli dell'Torino, il quale
era persuaso essere io l'arcangelo destinato a profligare definitivamente i
"neogrammatici"» della linguistica. Tuttavia già l'economista Amartya
Sen aveva avanzato l'ipotesi che il passaggio ai giochi linguistici di Ludwig
Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche fosse stato ispirato dai Quaderni dal
carcere. Nel suo recente studio Gramsci and Wittgenstein: an intriguing
connection, Pipero ha aggiunto nuovi elementi che dimostrano il collegamento
fra Gramsci e Wittgenstein tramite Sraffa. Infatti il filosofo viennese venne a
conoscenza del Quaderno 29, grazie proprio al suo amico Sraffa che aveva conosciuto
a Cambridge . Lettera dal carcere : in essa Gramsci ricorda ancora un simpatico
e patetico episodio. Dopo la rottura avvenuta a causa di quell'articolo che
fece «piangere come un bambino e stette chiuso in casa il Cosmo per alcuni
giorni», essi s'incontrarono nel nell'Ambasciata d'Italia a Berlino, dove il
professore era segretario: «il Cosmo mi si precipitò addosso, inondandomi di
lacrime e di barba e dicendo a ogni momento: Tu capisci perché! Tu capisci
perché! Era in preda a una commozione che mi sbalordì, ma mi fece capire quanto
dolore gli avessi procurato nel 1920 e come egli intendesse l'amicizia per i
suoi allievi di scuola» Lettera dal carcere
a TSchucht In Fiori, In A. Gramsci,
Scritti politici, I56-59 Davico12. Lettera dal carcere a Tatiana Schucht Lettera
dal carcere a Tatiana Schucht, Recensione Recensione Recensione Spriano, Note
sulla rivoluzione russa, ne Il Grido del Popolo, in Gramsci, I massimalisti russi, ne Il Grido del Popolo, iSpriano,
La rivoluzione contro il «Capitale», nell'Avanti!, Nella lettera Marx scriveva
a Vera Zasulič che la tipica proprietà comune agricola russa poteva essere
salvata dalla distruzione minacciata dallo sviluppo dei rapporti capitalistici:
«Per salvare la comune russa, occorre una rivoluzione russa. Se la rivoluzione
scoppierà a tempo opportuno, se l'intelligencija concentrerà tutte le forze
«vive del paese» nell'assicurare alla comune agricola un libero spiegamento,
allora la comune ben presto evolverà come elemento di rigenerazione della
società russa e, insieme, di superiorità sui paesi ancora asserviti dal regime
capitalistico». Inoltre, nella prefazione all'edizione russa del Manifesto,Marx
ed Engels avevano scritto che «l'odierna proprietà comune potrà servire di
partenza per una evoluzione comunista». È anche vero, tuttavia, almeno nel caso
della lettera alla Zasulič, che Gramsci all'epoca non poteva conoscerne il
contenuto. (Cfr. Cinella, L'altro Marx, Della Porta Editori, Pisa-Genova, A.
Gramsci, Ordine Nuovo, A. Gramsci, ibidem
Corriere della Sera, Archivio Centrale dello Stato, Min. Int., Dir. Gen.
PS, Ordine Nuovo, 8 maggio 1920, in Scritti politici, IConcluso con un ordine
del giorno che prospettava la conquista violenta del potere e la dittatura del
proletariato Per un rinnovamento del
Partito socialista, ne L’ordine Nuovo, in Gramsci, Lenin, nel suo discorso
all'Internazionale Comunista, invitando a espellere dal partito socialista
l'ala destra riformista, disse che «all'indirizzo dell'Internazionale Comunista
corrisponde l'indirizzo dei militanti dell'Ordine Nuovo e non l'indirizzo
dell'attuale maggioranza dei dirigenti del partito socialista e del loro gruppo
parlamentare». Lenin, Opere, Ordine Nuovo, in Scritti politici, GRAMSCI La
sposa mandata da Lenin Lettera, in A.
Gramsci, Lettere Lettera dal carcere. Un profilo di Antonio Gramsci junior, su
channelingstudio.ru. Su alcune note di
uno sconosciuto bolscevico Vladimir Diogotche sosteneva, fra l'altro, di essere
a conoscenza di un tentativo di rovesciamento della monarchia italiana da parte
di Nitti in accordo con i socialistilo storico Jaroslav Leontiev ha sostenuto nche
la conoscenza tra Gramsci e la Schucht sia stata "pilotata" da Lenin
in persona: cfr. Link archivio del Corriere
Amendola, In Togliatti, In
Togliatti, Lettera di Gramsci a Giulia Schucht, Lettera a Giulia Schucht, La crisi italiana,
ne L’Ordine Nuovo, 1º settembre 1924, in Gramsci, Camera dei Deputati, XXVII
legislatura del Regno d'Italia, "Capo" , in L'Ordine Nuovo, pubblicato
successivamente col titolo di Lenin capo rivoluzionario, in l'Unità, «Capo», ne
L’ordine Nuovo, in Gramsci, Anche alle autorità francesi fu nascosto lo
svolgimento del Congresso. Sul III CongressoSpriano, Storia del Partito
comunista italiano, Spriano, Spriano, Spriano, Spriano, Antonio Gramsci, Tesi di Lione,
Lione, Antonio Gramsci, La questione meridionale, Editori Riuniti, «Alcuni temi della quistione meridionale».
Stato operaio, Citato in Rosario
Villari, Il Sud nella Storia d'Italia. Antologia della Questione meridionale,
Roma-Bari, Laterza, Antonio Gramsci, Cinque anni di vita del partito, L'Unità, Fiori, Spriano, Aurelio Lepre, Il
prigioniero. Vita di Antonio Gramsci, Editori Laterza, Bari, La lettera, non datata,
si ritiene sfu pubblicata per la prima volta in Francia da Tasca. Su tutta la
questione della lotta interna nel partito comunista sovietico di questo
periodoSpriano, cit., II, ca 3 e 5 A.
Gramsci, Lettere Lettera di Togliatti a Gramsci, Commissione di assegnazione al
confino di Roma, ordinanza dcontro Antonio Gramsci (“Dirigenti e deputati del
PCd'I dichiarati decaduti”). In Pont, Carolini, L'Italia al confino, Le
ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali (ANPPIA/La
Pietra), Tornata Camera dei deputati Fiori,
In Fiori, Sentenza contro Antonio Gramsci e altri (“Ricostituzione di
partito disciolto, propaganda, cospirazione, istigazione alla lotta armata
ecc.”). In Pont, Carolini, L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le
Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale
speciale fascista contro gli imputati di antifascismo, Milano (ANPPIA/La
Pietra), Amendola142. Spriano, Lettera a Tatiana Schucht, Fiori, Fiori,
Fiori, Risoluzione per l'espulsione di Amedeo
Bordiga Fiori, Pubblicato in
«Rinascita», In «Rinascita», cit. Dalla
biografia di Pertini pubblicata nel sito web del Circolo Sandro Pertini di
Genova: «Chiesi al maresciallo dei carabinieri che comandava la scorta se
poteva dirmi dove mi portavano. Quando questi fece il nome di Turi me ne
rallegrai. Ero contento perché sapevo che là avrei incontrato Antonio Gramsci,
un uomo che avevo sempre ammirato per il suo coraggio». A Turi incontrai
Gramsci in un angolo del cortile dove coltivava un'aiuola di fiori; era piccolo
di statura e con due gobbe: una davanti ed una di dietro. Mi avvicinai a lui,
mi presentai, gli affermai che venivo da Santo Stefano e che ero onorato di
fare la sua conoscenza. Gli davo del lei e lo chiamavo Onorevole Gramsci. Lui
si mise a ridere, dicendomi: "Perché mi dai del lei? Siamo antifascisti,
vittime del Tribunale speciale tutti e due. Io gli ricordai che per loro, i
comunisti, noi eravamo dei social-traditori. Disse di lasciar stare quella
polemica penosa. Ci vedemmo dopo qualche giorno e parlò di Turati e Treves in
maniera che mi sembrò offensiva ed io risposi con durezza. Il giorno dopo si
scusò, dicendo che il suo era un giudizio politico, non aveva avuto intenzione
di offendere le persone, e capiva la mia reazione in favore di due compagni che
si trovavano in Francia. Da allora diventammo buoni amici. Parlavamo a lungo
insieme anche perché era stato isolato dai suoi. Per certi versi costoro lo
consideravano un traditore e chiedevano la sua espulsione dal partito, come poi
fecero anche con Ravera. In cella Gramsci era perseguitato dai carcerieri. L’ordine
di non lasciarlo dormire arrivasse direttamente da Roma. Io andai dal direttore
del carcere a protestare perché i carcerieri, ogni volta che Gramsci si
addormentava, lo svegliavano facendo scorrere sulle sbarre della finestra dei
bastoni, con la scusa di controllare che le sbarre non fossero state segate per
un'evasione. Dissi al direttore che se la situazione non fosse cambiata, avrei
scritto una lettera al ministero. Il risultato fu che Gramsci, già gravemente
malato di tubercolosi poté dormire tranquillo. Le mie proteste costrinsero il
direttore del carcere di Turi a concedere a Gramsci anche alcuni quaderni, delle
matite, un tavolino ed una sedia. Così poterono nascere i quaderni dal carcere.
La mia amicizia mi mise in contrasto con il direttore del carcere e forse non
fu estraneo al mio trasferimento a Pianosa. Lettera a Tatiana Schucht, Lettera
a Tatiana Schucht, Alla fine degli anni
settanta cominciò a circolare la voce secondo la quale Gramsci in punto di
morte si sarebbe convertito alla fede cattolica. Tale affermazione venne però
ritrattata dallo stesso religioso che l’aveva inavvertitamente messa in circolazione,
chiamando a supporto della smentita l’allora cappellano della clinica
Quisisana. Nonostante le chiare argomentazioni della rettifica, trent’anni dopo
la medesima tesi fu riproposta da un altro sacerdote. Essendo priva di
riscontri documentali e di prove testimoniali, la teoria della conversione di
Gramsci non è mai stata avvalorata dagli storici. Cfr. S.Fio., Gramsci e
il sacerdote pentito, La Repubblica, Il Vaticano: «Gramsci trovò la fede», Il
Corriere della Sera, C. Daniele , Togliatti editore di Gramsci, Carocci, Quaderni
del carcere, Il Risorgimento, Einaudi, Torino, Il materialismo storico e la filosofia
di Benedetto Croce Quaderni del carcere, Quaderni del carcere, ed. Gerratana, Cirese, Baratta, Giulio Angioni, Gramsci e il folklore
come cosa seria, in Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture,
Il Maestrale, Note sul Machiavelli, Gli
intellettuali e l'organizzazione della cultura, Quaderni del carcere, cLetteratura
e vita nazionale, Il materialismo storico e la filosofia di Croce, L. Rosiello,
Problemi e orientamenti linguistici negli scritti di Antonio Gramsci, Quaderni
dell'Istituto di glottologia di Bologna,A. Gramsci, V. Gerratana, Torino,
Einaudi, A. Gramsci, Quaderni del carcere, V. Gerratana, Torino, Einaudi, V.
Gerratana, Torino, Einaudi, V. Gerratana, Torino, Einaudi, Gramsci, Gerratana,
Torino, Einaudi, G. I. Ascoli, Proemio, AGI, Gramsci, 'Quaderni del carcere',
V. Gerratana, Torino, Einaudi, Quaderni del carcere, V. Gerratana, Torino, Einaudi,
'Quaderni del carcere', V. Gerratana, Torino, Einaudi, L. Rosiello, Lingua
nazione egemonia, Rinascita Il Contemporaneo, Rapone, Leonardo, Cinque anni che
paiono secoli : Gramsci dal socialismo al comunismo, 1a ed, Carocci, , Fonzo,
Maria Luisa Bosi, Antonio Gramsci, su scuolalo divecchio. giovannicarpinelli,
Gramsci e la musica, su Palomar, La passione sconosciuta di Gramsci per la
musica, in L’Huffington Post. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, Amendola,
Storia del Partito comunista italiano Roma, Editori Riuniti, Perry Anderson,
Ambiguità di Gramsci, Bari, Laterza, Giulio Angioni, Gramsci e il folklore come
cosa seria, in Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Il Maestrale,
Francesco Aqueci, Il Gramsci di un nuovo inizio, Quaderno, Supplemento al n. 19
di «AGON», Rivista Internazionale di
Studi Culturali, Linguistici e Letterari, Francesco Aqueci, Ancora Gramsci,
Roma, Aracne, . Nicola Auciello, Socialismo ed egemonia in Gramsci e Togliatti,
Bari, De Donato, Nicola Badaloni e altri, Attualità di Gramsci, Milano, Il
Saggiatore, Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto. Dialoghi col presente,
Roma, Carocci, Bobbio, Saggi su Gramsci, Milano, Feltrinelli, Calamandrei e Calogero,
La conoscenza di Gramsci in Inghilterra. Una lettera di Guido Calogero e una
nota di Franco Calamandrei, in «L'Unità» Mauro Canali, Il tradimento. Gramsci,
Togliatti e la verità negata, Venezia, Marsilio, . Antonio Carrannante,
Sull'uso di 'galantuomo' in Gramsci, in "Studi novecenteschi", Antonio Carrannante, Antonio Gramsci e i
problemi della lingua italiana, in "Belfagor", Iain Chambers, Esercizi di potere. Gramsci,
Said e il postcoloniale, Roma, Meltemi editore, Cirese, Intellettuali,
folklore, istinto di classe, Torino, Einaudi, Marco Clementi, Le ceneri di
Gramsci in Stalinismo e Grande Terrore, Roma, Odradek, Guido Davico Bonino,
Gramsci e il teatro, Torino, Einaudi, Biagio De Giovanni e altri, Egemonia
Stato partito in Gramsci, Roma, Editori Riuniti, D'Orsi, Gramsci. Una nuova
biografia, Torino, Einaudi, . Dubla,Giusto (a cura), Il Gramsci di Turi, Testimonianze
dal carcere, Chimienti editore, Michele Filippini, Gramsci globale. Guida
pratica agli usi di Gramsci nel mondo, Bologna, Odoya, .Giuseppe Fiori, Vita di
Gramsci, Bari, Laterza, Fiori, Gramsci Togliatti Stalin, Roma-Bari, Laterza, Erminio
Fonzo, Il mondo antico negli scritti di Gramsci, Salerno, Paguro, Eugenio
Garin, Con Gramsci, Roma, Editori Riuniti, Valentino Gerratana, Gramsci. Problemi
di metodo, Roma, Editori Riuniti, Noemi Ghetti, Gramsci nel cieco carcere degli
eretici, Roma, L'Asino d'Oro Edizioni, Gramsci jr., La storia di una famiglia
rivoluzionaria, Roma, Editori Riuniti-University Press. Gruppi, Il concetto di
egemonia in Gramsci, Roma, Editori Riuniti, Hobsbawm, Gramsci in Europa e in
America, Roma-Bari, Laterza,Aurelio Lepre, Il prigioniero. Vita di Antonio Gramsci,
Bari, Laterza, Liguori e Voza , Dizionario Gramsciano, Roma, Carocci, Piparo,
“I due carceri di Gramsci”, Donzelli, Roma, Losurdo,Gramsci. Dal liberalismo al
comunismo critico, Roma, Gamberetti editrice, Mario Alighiero Manacorda, Il
principio educativo in Gramsci. Americanismo e conformismo, Roma, Editori
Riuniti, Michele Martelli, Gramsci filosofo della politica, Milano, Unicopli, Mondolfo,
Da Ardigò a Gramsci, Milano, Nuova Accademia, Raul Mordenti, Gramsci e la
rivoluzione necessaria, Roma, Editori Riuniti University Press, Omar Onnis e
Manuelle Mureddu, Illustres. Vita, morte e miracoli di quaranta personalità
sarde, Sestu, Domus de Janas, Paggi, Gramsci e il moderno principe, Roma,
Editori Riuniti, Pastore, Gramsci. Questione sociale e questione sociologica,
Livorno, Belforte, Portelli, Gramsci e il blocco storico, Bari, Laterza,Rapone,
Cinque anni che paiono secoli. Antonio Gramsci dal socialismo al comunismo, Carocci,
Roma, Rossi, Vacca, Gramsci tra Mussolini e Stalin, Roma, Fazi editore, Angelo
Rossi, Gramsci da eretico a icona. Storia di un "cazzotto
nell'occhio", Napoli, Guida editore, . Angelo Rossi, Gramsci in carcere.
L'itinerario dei Quaderni, Napoli, Guida editore, Santhià, Con Gramsci
all'Ordine Nuovo, Roma, Editori Riuniti, Santucci, Gramsci. Palermo, Sellerio, Spriano,
Storia di Torino operaia e socialista, Torino, Einaudi, Paolo Spriano, Storia
del Partito comunista italiano,I, Torino, Einaudi, Spriano, Storia del Partito
comunista italiano,II, Torino, Einaudi, Spriano, Gramsci e Gobetti.
Introduzione alla vita e alle opere, Torino, Einaudi, Paolo Spriano, Gramsci in
carcere e il partito, Roma, Editori Riuniti, Elettra Stamboulis, Gianluca
Costantini, Cena con Gramsci, Padova, Becco Giallo, . Giuseppe Tamburrano,
Gramsci: la vita, il pensiero e l'azione, Bari-Perugia, Lacaita, 1963. Palmiro
Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano Roma,
Editori Riuniti, Togliatti, Scritti su Gramsci, Roma, Editori Riuniti, Vacca,
Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti. Treccani, Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Casa museo Gramsci a
Ghilarza, Fondazione Istituto Gramsci. Antonio Sebastiano Francesco Gramsci.
Antonio Gramsci. Grice: “When Austin speaks of ‘ordinary language,’ he knows
what he is talking about; when Gentile, Gramsci, and Ascoli, do, they don’t!”
-- Grice: “Elites are so relative; when I came to Oxford, I was regarded as a
‘Midlands scholarship boy’ and thus assigned Corpus; there was no way I would
socialise with Hampshire, Austin, and the others who were philososophising at
All Souls on Thursday evenings – I had just been born on the wrong side of the
track. So it was particularly obtuse for me when Gellner started to criticise
me as elitist! Perhaps he had read too much Gramsci!?” Gramsci. Keywords: “Grice,
elite” – Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gramsci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51686162750/in/photolist-2mRi7qi-2mQCrJc-2mQerAd-2mPTNKh-2mPY4jk-2mPTYES-2mPPzb6-2mPWrv4-2mPKvMM-2mN8nen-2mMQbzj-2mLP4Rj-2mLQdrQ-2mKNNqN-2mPsfT9-2mKyErQ-2mKjqrr-2mKk6t5-2mKfNvB-2mKjVho-2mKbfaU
Grice e Gregorio – angeli – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Da roma -- il grande:
Grice: “For one, he is the punning Pope!” Grice: “What WAS Gregorio’s implicatura? A
complex one, since he uses the counterfactual: “si angeli fuessent.” Grice: “In
The Sellars/Yeatman rewrite, the meta-implicata is that you must have read
Bede!” Grice: “Poor Gregorio Magno had to fight with the Lonbards, and the sad
thing is he lost!” -- Grice takes inspiration on Shropshire’s
argument for the immortality of the soul from Gregorio Magno (Dialogo, IV). Figlio
di Gordiano, appartenente all'aristocrazia senatoriale, la classe dominante
dell'antica Roma che mantene prestigio economico e sociale, nonostante la
caduta dell'Impero, e di Silvia, appartenente a una ricca famiglia siciliana. La
sua "ars grammatica" fu limitata e lo stile che denota i suoi scritti
è in linea con quello degli scrittori tardo-antichi. Di questi imita, in
particolare, solo poche figure retoriche come l'anafora ed il gusto
dell'esempio e dell'aneddoto moralizzante. La sua conoscenza del diritto si
centra in Cicerone, da cui riprende anche definizioni e nozioni filosofiche del
stoicismo. Insegna su colle Celio. Secondo la tradizione, mentre Gregorio
attraversava, alla testa della processione, il ponte che collegava l'area del
Vaticano con il resto della città (chiamato allora "Ponte Elio" o
"Ponte di Adriano", oggi Ponte Sant'Angelo), ebbe la visione
dell'Arcangelo Michele che, in cima alla Mole Adriana, rinfoderava la sua
spada. La visione (che secondo alcune fonti fu condivisa da tutti i
partecipanti alla processione) venne interpretata come un “segno” celeste pre-annunciante
l'imminente fine dell'epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da allora i
romani cominciarono a chiamare la Mole Adriana "Castel Sant'Angelo"
e, a ricordo del prodigio, posero più tardi sullo spalto più alto la statua di
un angelo in atto di rinfoderare la spada. Ancora oggi nel Campidoglio è
conservata una pietra circolare con impronte dei piedi che, secondo la
tradizione, sarebbero quelle lasciate da Michele quando si fermò per annunciare
la fine della peste. Vede alcuni giovani schiavi britannici esposti per
la vendita, bellissimi di aspetto e pagani, tanto da aver esclamato,
rammaricato: "Non Angli, ma Angeli dovrebbero esser chiamati…". Comunque in meno di due anni diecimila Angli,
compreso il re del Kent Ethelbert – e la famiglia di Grice -- si
convertirono.Obiettò invece sulla proibizione ai soldati imperiali di diventare
«soldati di Cristo», ovvero di entrare a far parte del clero. Gregorio avrebbe
dettato i suoi canti a un monaco, alternando la dettatura a lunghe pause; il
monaco, incuriosito, avrebbe scostato un lembo del paravento di stoffa che lo
separava dal pontefice, per vedere cosa egli facesse durante i lunghi silenzi,
assistendo così al miracolo di una colomba (che rappresenta naturalmente lo
Spirito Santo), posata su una spalla del papa, che gli dettava a sua volta i
canti all'orecchio. Opere: “Expositio super Cantica canticorum – “Cantico dei
cantici”; “Moralia in Job (Giobbe); “Homiliae in Evangelia”, omelie sui Vangeli;
Homiliae in Hiezechihelem prophetam, oomelie su Ezechiele; A Sacramentarium
Gregorianum con cui riformò il canone della messa, rendendola più semplice ma
più solenne; Antiphonarius centola nuova redazione del libro dei canti
liturgici; Dialoghi; Libro su santi italiani a lui coevi; “San Benedetto da
Norcia” “Sul destino dell'anima” “Su alcune profezie”; “Regula Pastoralisun
manuale per la vita e l'opera dei vescovi e in generale di coloro che ricoprono
il ministero pastorale; Le Epistolaeun registrum,«12 marzoA Roma presso san
Pietro, deposizione di san Gregorio I, papa, detto il grande, la cui memoria si
celebra il 3 settembre, giorno della sua ordinazione.» «3
settembreMemoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere
intrapreso la vita monastica, svolse l'incarico di legato apostolico a
Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le
questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre.”“Si
mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i
bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque
la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale.”Il
Proprio del santo in rito romano contiene la seguente colletta:[ «Deus, qui
pópulis tuis indulgéntia cónsulis et amóre domináris, da spíritum sapiéntiae,
intercedénte beáto Gregório papa, quibus dedísti régimen disciplínae, ut de
proféctu sanctárum óvium fiant gáudia aetérna pastórum. Per Dominum nostrum
Iesum Christum» La Chiesa di Manduria custodisce un frammento d'osso del
suo braccio destro. La Chiesa di Casola custodita un frammento d'osso della sua
mano destra. G. Pepe, Il Medio Evo barbarico d'Italia, Dizionario Biografico degli ItalianiVolume
59, Roma, Claudio Mareschini, Gregorio Magno e la cultura classica” Gregorio
scrisse di sé «ego quoque tunc urbanam praeturam gerens pariter subscripsi», ma
poiché in una variante del testo praeturam è sostituita da praefecturam, dalle
sue epistole non è possibile sapere con esattezza se fu "prefetto
dell'Urbe" o piuttosto "pretore dell'Urbe". S. Gasperri, Italia longobarda, Laterza, Dialogi,
Roma, Tipografia del Senato, Dizionario biografico degli italiani, Opera Omnia
dal Migne patrologia Latina con indici analitici. Gregorio da Roma – Grice:
“Gregory did not know what those were: ‘angeli,’ his companion answered.
Adamant, Gregory corrected him: “No. They are Anglicans, they are not angels!”
-- Gregorio il Grande, Gregorio I – Gregorio Magno. Gregorio. Keywords: angeli,
ars grammatica – Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gregorio: implicatura e
grammatica” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51755718418/in/dateposted-public/
Grice e Grandi –
implicatura infinita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cremona). Filosofo.
Grice: “I like Grandi – and Grandy – for
one, Grandi (if not Grandy) proves that geometry is a branch of mathematics
with his rose curve – a geniality!” – Figlio di Piero Martire, ricamatore, e Caterina Legati, compì i suoi
primi studi di grammatica sotto la guida di Canneti e poi nel locale Collegio
dei Gesuiti, dove ebbe come maestro Saccheri. Entra nel monastero camaldolese
di Classe in Ravenna, assumendo il nome Guido in sostituzione degli originari
Francesco Lodovico, e qui ritrovò il maestro Canneti. Proseguiti gli studi a Roma e Firenze, insegna
a Firenze. Pubblica “La quadratura del cerchio” “La quadrature dell'iperbole”
al cui interno scopre il paradosso: la somma parziale di una serie (“serie di
Grandi) a segni alterni di numeri può non convergere (serie di Grandi). Divenne
membro della corte presso il granduca di Toscana. Insegna a Pisa. Studia la
curva algebrica da lui chiamata "rodonea" per la forma che ricorda il
rosone delle chiese e fu autore degli Elementi di Geometria di Euclide (Venezia,
Savioni). Fu il primo l’analisi degli infiniti. Altre opera:“De infinitis
infinitorum”; “Trattato delle resistenze” (Firenze) Geometrica demonstratio
Vivianeorum problematum” (Florentiae, ex Typographia Iacobi de Guiduccis propè
Conductam); “De infinitis infinitorum, et infinite parvorum ordinibus
disquisitio geometrica, Pisis, ex Typographia Francisci Bindi impress.
archiepisch., Epistola mathematica de momento gravium in planis inclinatis,
Lucae, typis Peregrini Frediani, Dialoghi circa la controversia eccitatagli
contro dal sig. Alessandro Marchetti, In Lucca, ad istanza di Francesco Maria
Gaddi librajo in Pisa, Prostasis ad exceptiones clari Varignonii libro De infinitis
infinitorum ordinibus oppositas circa magnitudinum plusquam-infinitarum
Vallisii defensionem et anguli contactus, Pisis, ex Typographia Francisci Bindi
impress. archiepisch., Del movimento dell'acque trattato geometrico, Firenze.
Relazione delle operazioni fatte circa il padule di Fucecchio, In Lucca, per
Leonardo Venturini, Trattato delle resistenze, Firenze, per Tartini e Franchi, Compendio
delle Sezioni coniche d'Apollonio con aggiunta di nuove proprietà delle
medesime sezioni, In Firenze, nella Stamperia di S.A.R. per gli Tartini e
Franchi, Instituzioni meccaniche, In Firenze, nella Stamperia di S.A.R. per
Gio: Gaetano Tartini e Santi Franchi, Istituzioni di aritmetica pratica, In
Firenze, nella Stamperia di S.A.R. per Gio: Gaetano Tartini e Santi Franchi, Sectionum
conicarum synopsis, Florentiae, ex typographio Ioannis Paulli Giovannelli. Idraulici
italiani , "Rodonea" deriva dal greco Ροδή, rosa. La curva rodonea è
anche chiamata "rosa di Grandi" in suo onore. Giammaria Ortes, Vita del padre D. Guido
Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Giambatista
Pasquali, Nicola Mangini, Guido Grandi, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 20 Amedeo Agostini, Guido
Grandi, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rodonea
Sofisma algebrico TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Luigi Guido Grandi, su
accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Opere di Luigi Guido Grandi,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Carteggi del padre camaldolese matematico
Guido Grandi, su internetculturale. Francesco Lodovico Grandi – Grice: “I like
Grandi: I have two ways to deal with ‘mean’: ‘no sneaky intention allowed,
including this – (o) all intentions are open ones, including this one –
self-reference; or ‘optimal infinite’ potential infinite/actual infinite –
titular versus de facto. In any case, both are better than pseudo-Schiffer!” Grice:
“While I say, “Schiffer and others,” it should be pointed out that the first to
show this was, of all people, my tutee Strawson – Stampe and Patton came close!
(I love them guys! Patton is a gentleman, and Stampe, too! Both brilliant
philosophical gentlemen, too!” -- Luigi Guido Grandi. Grandi. Keywords:
infinite implicature – Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Grandi: implicatura
infinita” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685536958/in/photolist-2mKAsyK-2mKCfz1-2mKEPJE-2mKAiSV-2mPvmTf-2mKAuZM-2mKjqrr-2mKiPND-2mKbkhx-2mKiNkD-2mJqjKS-2mJq2uE-2mJd7nN-2mJe9QJ-2mJ4GHU-2mJ3q6x-2mGT6p1-2mGnP2f-FXFiS4-E58e4H-Dw1w1R-DhRHD2-DvhhWW-Bq5Mgn-BDuNmW-2mKgTry-2mEd2LM-G7oMm2-G55xdb-G3tvCn-F7umuM-Ecrffr-CRAGiK-CkaHMd-Ckaz7s-CntuMM-CntseF-CdAEaL-CdDizG-CfWKjF-BFQviK-hSTpSd-mwahJ7-mwao2S-myDwnk-mw96Mi-mw8xSD-mw94r6-mwapBq-jkN2VC
Grice e
Grassi – la metafora inaudita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “I like Grassi. He philosophised, like I did, on the
metaphysics of Plato.” Grice: “Grassi has the gift of the gab: ‘metafora
inaudita,’ ‘potenza dell’imagine,’ –“ Grice: “Grassi has mainly explored
Heidegger.” – Grice: “I like Grassi’s general use of ‘imago’ to re-approach
rhetoric!” -- Si laurea a Milano sotto Martinetti. Opere: “Metafisica
platonica” (Laterza, Bari) – cf. A. D. Code on H. P. Grice on the axioms of metaphysical
Platonism --. “Apparire ed essere” (La Nuova Italia, Firenze). “Il bello e
l’antico” (Paravia, Torino).“Heidegger e il problema dell'umanesimo” (Guida,
Napoli). “La preminenza della metafora” (Mucchi editore, Modena). “La filosofia
dell'umanesimo. Un problema epocale” (Tempi Moderni, Napoli). “La follia -- Umanesimo
e retorica” (Mucchi, Modena) “Potenza dell'immagine. Rivalutazione della
retorica” Guerini e associati, Milano) “La metafora inaudita, Massimo Marassi,
Aestetica, Palermo “Potenza della fantasia” Guida, Napoli Filosofare noetico
non metafisico (Congedo Editore, Galatina “Vico e l'umanesimo” Guerini e
associati, Milano Il dramma della metafora. Ovidio, Massimo Marassi, L'officina
tipografica, Roma,“Arte e mito”La Città del Sole, Napoli, “Retorica come filosofia.
La tradizione umanistica”, Massimo Marassi, La Città del Sole, Napoli; “Tra antropologia,
logica e ontologia”; “l'incidenza di Vico nell'antropologia di Grassi”; “Platone
nell’onto-antropo-logia di Ernesto Grassi, Dizionario Biografico degli
Italiani, Ernesto Grassi. Grassi. Keywords: la metafora inaudita, metafora,
Vico -- Refs.: Luigi Speranza, “Grassi e Grice: il Vico di Grassi: metafora
come implicatura” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51756306250/in/dateposted-public/
Grice e
Grassi – dove fiorisce il limone – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mascali).
Filosofo. Grice: “I like Grassi; he
wrote on Faust!” Inizia gli studi ginnasiali presso il seminario di Acireale
fino alla terza ginnasiale, proseguendoli poi a Catania, presso il liceo
"Nicola Spedalieri". Assiduo
frequentatore della sala di lettura dell'Catania, conobbe Rapisardi, cui lo
legò una profonda stima ed affinità. Si
laurea a Napoli con “La memoria delle immagini acustica e visiva della parola in
rapporto specialmente al tempo di "fissazione", suggeritagli da
Bianchi (Rivista di Freniatria). Si trasferì a Messina dove divenne assistente
di Weiss. Comincia a provare le prime grosse delusioni per l'inconciliabile
contrasto fra le esigenze pratiche della professione, che rischiavano di
piegarlo a umilianti compromessi, e le alte aspirazioni della sua anima. Muta bruscamente indirizzo, iscrivendosi alla
facoltà di scienze naturali, conseguendo così la laurea con Mingazzini
sostenendo una tesi intorno ai pesci di Ganzirri e Faro, che poi fu pubblicata
su una rivista veneziana. Mingazzini, chiamato a Bologna, era felice di averlo
come assistente. Il suo spirito inquieto cercò altre vie ed altri sbocchi, e
così intraprese a frequentare le lezioni che si tenevano nella facoltà di
filosofia a Catania, nel Palazzo Grassi, a Via Firenze. Pprofondamente
influenzato dalle precedenti frequentazioni messinesi dove campeggiavano figure
come Pascoli, col quale strinse amicizia, Cesca, Barbi, Mancini, Ardigò, Dandolo
e Salvemini. Si laurea in filosofia presso l'ateneo catanese, con “L'unità dei
fatti psichici fondamentali” (Muglia, Messina). Insegna a Caltagirone e Catania.
Inizia un'intensa attività che vide tra i suoi maggiori corrispondenti Gentile
eSturzocon i quali intrattenne un copioso carteggiooltre al letterato
Villaroel, Farinelli, Varisco, Majelli, Carabellese e Fassò. Fonda Prisma a cui collaborò, tra gli altri,
anche Manlio Sgalambro. Altre oopere: “Preludi
a un commento alla vita del Faust” (Catania, Studio Editoriale Moderno); “Commento
alla vita di Faust, Torino, F.lli Bocca Editori); “Preludi storico attualistici
alla Critica della ragion pratica” (Catania, Crisafulli Editore); “Medico
mancato, Catania, Studio editoriale La Legione); “L’assoluto”, Roma,
Enciclopedia Treccani); “L’assoluto” Roma, Enciclopedia De Carlo). “Giornale critico
della filosofia italiana” “Logica e metafisica”. Membro della Fondazione
Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici. Un filosofo dall'anima di poeta, Teoresi
Rivista di cultura Filosofica. Leonardo Grassi. Grassi. Keywords: dove fiorisce
il limone. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Grassi” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754624207/in/dateposted-public/
Grice e
Grataroli – sulla memoria – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Bergamo). Filosofo. Grice: “I like Grataoroli, the Pope called him ‘infamous
heretic,” which is a good start! He wrote a book on ‘semiotics’ of the times,
but it got lost – you cannot understand Bruno unless you do Grataroli – he
philosophised on many subjects, including dreams and alchemy!” –Di una famiglia
benestante dedita al commercio di tessuti di lana con la città di Venezia.
Questa, originaria del borgo di Oneta, frazione di San Giovanni Bianco in val
Brembana, oltre a possedere gran parte della contrada e dei terreni circostanti
(tra cui anche l'edificio che attualmente ospita la casa di Arlecchino),
annoverava tra i suoi membri una folta schiera di "phisici", tra i
quali si segnalarono il nonno di Grataroli, fondatore del collegio dei fisici
di Bergamo, e il padre di Grataroli, Pellegrino, fisico presso la città
orobica. Publica una dispensa inerente osservazioni sul mondo della natura.
Straparla de le cose pertinenti a la fede et di essa fede et de la autorità del
papa, nega il purgatorio, le indulgenze, i suffragi per i defunti, la
venerazione dei santi, la presenza del corpo di Cristo nell'eucaristia. Eeretico
pertinace et scandaloso et infame, peste contra la fede. Insegna a Basilea.
Presso l'ingresso dello studio aè presente un suo busto. Noti sono i suoi
trattati sul potenziamento e il mantenimento della memoria, sulle epidemie di
peste, sulle proprietà del vino, su erboristeria e veterinaria. Vi sono anche
alcuni scritti inerenti all'alchimia. Si segnala per la teoria fisiognomica.
Argomenta su Pomponazzi e da indicazioni sia per il mantenimento della salute
che per l'utilizzo dei bagni termali, nonché un saggio in cui vengono
raccontati i suoi viaggi e forniti consigli ai viaggiatori di quel
tempo. Altre opera: De memoria reparanda, augenda ser-vandaque. De salute
tuenda. De regimine iter argentium, vel aequitum, vel peditum, vel navi, vel
curru, seu rheda”; “Turba Philosophorum”; “De literatorum et eorum qui
magistratibus funguntur conservanda praeservandaeque valetitudine compendium,
Pietro Perna, Basilea); “Veræ alchemiæ artisque metallicae, citra aenigmata,
doctrina, certusque” (Pietro Perna, Basilea); “De fato, libero arbitrio et
providentia Dei” (Pietro Perna, Basilea); “Alchemiae, quam vocant, artisque
metallicae, doctrina, certusque modus” (Pietro Perna, Basilea); “De balneis”
(Bergamo). Quaderni brembani[collegamento iStoria di Milano Flavio Caroli, Storia della fisiognomica Arte
e psicologia da Leonardo a Freud Marco
Meriggi e Alessandro Pastore , Le regole dei mestieri e delle professioni: Alberto
Castoldi (coordinamento di), Bergamo ed il suo territorio. Bergamo, Bolis
edizioni, Giovanni Battista Gallizioli, Della vita degli studi e degli scritti
di Gulielmo Grataroli filosofo ( In Bergamo, dalla Stamperia Locatelli); Marco
Meriggi, Le regole dei mestieri e delle professioni: Cesare Vasoli, Le
filosofie del Rinascimento, Tarcisio Bottani e Wanda Taufer, Storie del Brembo.
Fatti e personaggi dal Medioevo al Novecento, Ferrari editrice, 1Girolamo
Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Napoli, Nella Stamperia de'
classici. Fisiognomica Mnemotecnica Peste. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited
srl.Guglielmo Grataroli. Grataroli. Keywords: sulla memoria, de balneis, turba
philosophorum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Grataroli” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689900199/in/photolist-2mKAsyK-2mKEftR
Grice e
Grazia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mesoraca). Filosofo. Grice:
“Grazia is important to understand Galileo, whom Italians consider a
philosopher!” Grice: “Grazia also wrote about architecture – a truly
Renaissance man!”. Studia a Napoli dove venne condotto, dalla natia Calabria,
da uno zio dell'ordine dei Teatini. Si laurea a Napoli. Studia filosofia. Si
oppose al Criticismo kantiano e all'Idealismo hegeliano in nome dell'esperienza.
Opere: “Discorso su l'architettura del teatro” (Napoli : dai torchi di Saverio
Giordano); “La scienza umana” (Napoli : Dalla tipografia Flautina); “Logica
speculative” (Napoli : Dalla tipografia de' Gemelli); “Filosofia: eterodossa ed
ortodossa” (Napoli : Stab. tip. del Poliorama pittoresco); “Considerazioni di
m. Vincenzo Di Grazia sopra 'l discorso di Galileo Galilei intorno alle cose
che stanno su l'acqua, e che in quella si muouono. All'Illustriss. ed
Eccellentiss. Sig. don Carlo Medici, In Firenze, presso Zanobi Pignonj). “Della
vita e delle opera: Dizionario Biografico degli Italiani, XXXVI (on-line). Vincenzo Di Grazia. Grazia. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Grazia” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689392211/in/photolist-2mRigWB-2mR7Xaf-2mQCyu5-2mQwYd8-2mPGkBm-2mPsU62-2mPvn8a-2mPmmR4-2mNzeEc-2mN8Hgb-2mLGvyP-2mLQxu7-2mPrdWj-2mLExs3-2mPtp3t-2mKS7Wc-2mKBDtr-2mKG3XG-2mPpVqK-2mKCnei-2mKEPgR-2mKjsJY-2mJ3q6x-2mGnP2f-nUmNhz-hSTpSd-nW9LZ2
Grice e
Gregory – implicature clandestine – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo. Fellow of the British
Academy. Grice: “I like Gregory; being a Roman, he studied Roman philosophy in
one of the most interesting epochs: the thirties! Then he explored what he
calls the ‘lessico filosofico,’ which Austin detested – “Why do we need the
philosopheer’s ‘volition’ when we have ‘would’??” Si laurea a Roma con Nardi. Insegna
a Roma. Direttore di Ricerche storico-filosofiche. Direttore della sezione di
Storia della filosofia Lessico Italiano. Diresse la collana "I filosofi.”
Opere: “Anima mundi” (Firenze, Sansoni); “Platonismo” (Roma); “Scetticismo ed
empirismo” (Bari, Laterza); “L'idea di natura”, “La filosofia della natura (Passo della Mendola, Firenze, Sansoni); “L’atomismo”,
“Aristotelismo” “Il genio maligno”; “Mundana sapientia. Theophrastus redivivus.
Erudizione e ateismo” (Napoli, Morano); “Il libertinismo: la filosofia
clandestine” (Firenze, La Nuova Italia), “L’Etica della critica libertine” (Napoli,
Guida); “Forme di conoscenza” (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura); “Lo
spazio come geografia del sacro” Della sobria ebbrezza”; “La terminologia
filosofica” (Firenze, Olschki); “Speculum natural” ( Roma, Edizioni di Storia e
Letteratura); “Principe di questo mondo. Il diavolo” (Roma-Bari, Laterza); “Della
modernità, Pisa, Edizioni della Torre); “Vie della modernità” (Firenze, Le
Monnier Università). Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Tullio Gregory. Gregory. Keywords: implicatura clandestina, clandestino
– cognate with celare and occolto -- terminologia filosofica, libertinismo,
filosofia clandestina. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gregory: l’implicatura”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754581552/in/dateposted-public/
Grice e Griffero – l’inter-soggetivo – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Asti). Filosofo:
Grice: “I like Griffero; for one, he has a taste for neologisms, like his
atmospherelogy – He has understood that aesthesis, qua sensatio, is the basis
for aesthetics, and he has explored the philosophies of Tarso, Spranger, and Schelling!”
Insegna a Roma. Studia a Torino, dove si laurea sotto la guida di Vattimo con
“L’ermeneutica.” Studia Betti (“Interpretare. La teoria di Betti e il suo contesto”
-- Rosemberg & Sellier, Torin) ed il concetto di Spirito e forma di vita.
La filosofia della cultura (Franco Angeli, Milano). Si dedica al rapporto
tra arte e mito, scrivendo poi Senso e immagine. Simbolo e mito (Guerini &
Associati, Milano), Cosmo Arte Natura. Itinerari (Cuem, Milano), nel quale si concentra sulle
caratteristiche del real-idealismo, e infine una ricostruzione dell'apporto
dato da questo autore all'estetica filosofica (Estetica -- Laterza, Roma-Bari).
La nozione di "immaginazione transitiva", è invece affrontata in “Immagini
Attive: beve storia dell'immaginazione transitiva (Le Monnier, Firenze). Ricostruisce
la storia della "credenza" secondo cui una fantasia particolarmente
forte sarebbe in grado di agire, cambiando o addirittura generando la realtà
esterna. In Realismo e Idealismo (Nike, Segrate-Milano) analizza il Pietismo
Speculativo. La corporeità spirituale è il "fine ultimo delle opere di
Dio. L'ampia storia del concetto e esposta in Il corpo spirituale. Ontologie
"sottili" (Mimesis, Milano). La ricerca sulla fenomenologia del
corpo e della percezione e l'estetica delle atmosfere è affrontata in “Atmosferologia.
Estetica degli spazi emozionali (Laterza, Roma). Nel libro Quasi-cose. La
realtà dei sentimenti (Bruno Mondadori, Milano ) Griffero indica e analizza
sulla scorta dei un'estetica neofenomenologica i sentimenti atmosferici, il
dolore, la vergogna, lo sguardo, il crepuscono, il corpo vissuto come
quasi-cose, entità aggressive e decisive per la nostra esistenza senza essere
riducibili al paradigma cosale tipico della tradizione occidentale Il
libro Il pensiero dei sensi. Atmosfere ed estetica patica (Guerini &
Associati, Milano ) delinea, a partire dalla nozione estetico-fenomenologica di
“atmosfera”, i contorni di un'estetica orientata non allo gnosico ma al patico,
che non tematizza un oggetto (come una espressione) speciali come le opere
d'arte ma il modo in cui “ci si sente” quando ci si espone, soprattutto
involontariamente, ai sentimenti presenti nell'ambiente circostante. Il
tema è sviluppato, esteso a considerazioni sull'atmosfericità del linguaggio, sulla
presenza e la inter-soggettività re-interpretate in chiave fenomenologica.
Altre opera: Storia dell'estetica (Edizioni Nuova Cultura, Roma). Tonino
Griffero. Griffero. Keywords: l’inter-soggetivo, Betti, ermeneutica,
fenomenologia, Vico, il circolo dell’implicatura -- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Griffero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754816486/in/dateposted-public/
Grice e
Grimaldi – implicature peripatetica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cava
de’ Tirreni). Filosofo. Grice: “I have spoken of ‘magic’ – “two kinds of magic’
– actually, for Grimaldi there are THREE: ‘black magic,’ ‘artificial magic,’
and my favourite, ‘natural magic’!” Nacque da nobile famiglia locale di origini
genovesi. Compì i suoi studi avvicinandosi a Cartesio, di cui fu seguace e fece
parte del gruppo chiamato degli epigoni dell'Accademia degli Investiganti. Fu Consigliere
Regio. Scrisse numerose opere, raccolte
poi in "Istoria dei libri di don Costantino Grimaldi. Scritta da lui
medesimo". Tra quelle più note si possono elencare le “Considerazioni
intorno alle rendite ecclesiastiche del Regno di Napoli” (Napoli), le “Discussioni
filosofiche” (Lucca), la “Dissertazione sulle tre magie, naturale, artificiale
e diabolica (Roma). Morì a Napoli nel
1750. Il figlio gli dedicò "Ragioni
genealogiche a' favore della Famiglia Grimaldi del Sig. Cons. D. Costantino
Grimaldi. Colli signori Grimaldi di Seminara, e con quelli patrizj di
Catanzaro" F. A. Meschini, nel Dizionario Biografico degli Italiani, indica
Napoli come città natale. Memorie di un
anticurialista del Settecento. Testo, introduzione note V.I. Comparato.
Firenze, Olschki, Biblioteca dell'«Archivio storico italiano», Franco Aurelio Meschini, Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Anticurialismo Costantino Grimaldi. Opere, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Costantino Grimaldi. Grimaldi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Grimaldi: implicatura peripatetica”– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692105690/in/photolist-2mQHpXE-2mPpb7N-2mKC3nj-2mKLP2r-2mKRy6y-2mPHbXQ-nSmehQ-mujkJt-muiPJa-muiFjz-mukwpq-mujmJz-mujhJF-mujo6x-mujjcR
Grice e
Grimaldi – inter-azione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Seminara).
Filosofo. Grice: “Grimaldi for some reason did some deep research on cynicism –
a wonderful etymology, too!” -- Esponente dell'illuminismo. Fratello minore di
Domenico Grimaldi, filosofo. Nato in una famiglia aristocratica che faceva
risalire le proprie origini alla nota famiglia di Genova, dei principi di
Monaco, ricevette la prima educazione dal padre, il marchese Pio Grimaldi, un
uomo colto che aveva cominciato a introdurre criteri di conduzione innovativi
nelle sue proprietà terriere (peraltro non molto estese). Fu inviato a Napoli,
dove conobbe Genovesi. Comincia a interessarsi alle vicende culturali e
politiche della Repubblica di Genova: volle anch'egli essere iscritto fra i
patrizi di Genova, esprimendo la convinzione che l'aristocrazia genovese
avrebbe dovuto riprendere la funzione, svolta nei secoli precedenti, di classe
dirigente della Repubblica. Studia il diritto testamentario romano. Fu pertanto
fautore del “fedecommesso” istituzione risalente a Roma antica e prediletta
dalla classe aristocratica. Maestro venerabile
della loggia massonica di Genova. Partendo dalla filosofia romana, cerca di
analizzare l’interazione umana. Al di fuori della società l'uomo, in balia dei
"sentimenti fisici", diventerebbe “un vero bruto” – “como Romolo” --.
Tali riflessioni saranno approfondite nel "Saggio sull'ineguaglianza
umana”. Sostenne che, in natura, gli uomini non sono uguali e che le
differenze, sia fisiche che morali, ha origini soprattutto ambientali (per es.,
il clima, la diffusione delle malattie). La inter-azione non e uno stato di corruzione, ma lo stato
"naturale" dell'uomo. La struttura gerarchica dell'Ancien Régime era
giustificata dall'ineguaglianza degli uomini. L’ducazione non sarebbe riuscita
ad appianare tale disuguaglianza. Scrive gli Annali del Regno di Napoli. Fa una
Descrizione de' tremuoti accaduti nella Calabria. Altre opere: “De
successionibus legitimis in vrbe Neapolitana systema. Pars prima in qua ius
Graecum Neapolitanum vetus, & ius omne Romanum a 12 tabulis ad Iustinianum vsque
absolutissime expenditur” (Neapoli: ex typographia Simoniana); “Lettera sopra
la musica all'eccellentissimo signore Agostino Lomellini già doge della
serenissima repubblica di Genova (Napoli); “La vita di Ansaldo Grimaldi
patrizio genovese, illustrata con riflessioni politiche, e morali, e con una
brieve narrazione del governo politico della Repubblica di Genova dalla sua
origine” (Napoli: nella Stamperia Raimondiana); “La vita di Diogene Cinico” (Napoli:
nella stamperia di Vincenzo Mazzola-Vocola); “Riflessioni sopra l'ineguaglianza
fra gli uomini” (Napoli: presso Vincenzo Mazzola-Vocola, impressore di sua
maestà). (Franco Crispini, Vibo Valentia : Sistema Bibliotecario Vibonese)
Annali del Regno di Napoli dedicati a Ferdinando IV. re delle Due Sicilie.
Epoca I. Dal primo anno dell'edificazione di Roma sino alla fine del quarto
secolo dell'era cristiana., Napoli : presso Giuseppe-Maria Porcelli librajo); “Annali
del Regno di Napoli” -- Epoca II. Dall'anno 409. dell'era volgare, sino
all'anno 1211, Napoli : presso Giuseppe-Maria Porcelli librajo); “Descrizione
de' tremuoti accaduti nelle Calabrie” (Napoli : presso Giuseppe-Maria Porcelli.
(Saverio Napolitano, Bordighera: Manago). La vita di Ansaldo Grimaldi patrizio
genovese, Napoli : Raimondiana, De
successionibus legitimis in urbe Neapolitana, Neapoli : Simoniana, Nico
Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della
rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo,
Sellerio, La vita di Diogene Cinico, Napoli : Mazzola-Vocola, Fulvio Tessitore,
«Francesco Antonio Grimaldi e l'ineguaglianza». In : Fulvio Tessitore, Nuovi
contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, Roma : Edizioni di storia
e letteratura, M. A. Tallarico, «CESTARI (Cestaro), Giuseppe». In Roma :
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Franco Crispini, Appartenenze
illuministiche : i calabresi Francesco Saverio Salfi e Francesco Antonio
Grimaldi, Cosenza: Klipper, 2 M.L. Perna, Dizionario Biografico degli Italiani,
Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giuseppe Boccanera, «Grimaldi
Francesc'Antonio». In: Emilio Amedeo De Tipaldo, Biografia degli italiani
illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo 18., e de' contemporanei,
compilata da letterati italiani di ogni provincia e pubblicata per cura del professore
Emilio De Tipaldo, Venezia : dalla
tipografia di Alvisopoli, Melchiorre Delfico, Elogio del marchese don Francescantonio
Grimaldi dei signori di Messimeri, patrizio di Genova e assessore di Guerra e
Marina, In Napoli : presso Vincenzo Orsino (ristampato in Opere complete di Delfico,
a cura dei professori Giacinto Pannella e Luigi Savorini, ITeramo: Giovanni Fabbri0). Roberto
Ubbidiente, Il pensiero e l'opera di Domenico e Francescantonio Grimaldi. Tesi
di Laurea in Filosofia italiana. Università degli Studi di Salerno, Facoltà di
Magistero, Francescantonio Grimaldi, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francescantonio
Grimaldi. Grimaldi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Grimaldi: implicatura ed
inter-azione” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691180351/in/photolist-2mQHpXE-2mPpb7N-2mKC3nj-2mKLP2r-2mKRy6y-2mPHbXQ-nSmehQ-mujkJt-muiPJa-muiFjz-mukwpq-mujmJz-mujhJF-mujo6x-mujjcR
Grice e
Gruppi – la via italiana al socialismo – filosofia italiana – Luigi
Speranza -- (Roma). Filosofo. Grice: “Gruppi is an Italian philosopher; at
Oxford, someone who writes only on politics is not considered usually one!” -- Il
concetto di egemonia in Gramsci Incipit Antonio Gramsci è senza alcun dubbio
quello che, tra i teorici del marxismo, ha maggiormente insistito sul concetto
di egemonia; e lo ha fatto in modo particolare richiamandosi a Lenin. Anzi,
direi che, se vogliamo vedere il punto di contatto più costante, più scavato,
di Gramsci con Lenin, questo mi pare essere il concetto di egemonia. L'egemonia
è il punto di approccio di Gramsci con Lenin.
Citazioni La scienza si ha quando si supera il dato immediato,
l'apparenza; si ha con un salto dialettico. In tutte le analisi che Gramsci
conduce, io trovo la presenza di un filo rosso che le guida, presente in tutti
i Quaderni. Luciano Gruppi, Il concetto di egemonia in Gramsci, Editori
Riuniti, Roma. Luciano Gruppi. Gruppi. Keyword: la via italiana al socialismo, egemonia
della filosofia del linguaggio ordinario -- Refs.: Luigi Speranza: Grice e
Gruppi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51755430814/in/dateposted-public/
Grice e
Guastella – la conoscenza – filosofia italiana – Luigi Speranza (Misilmeri). Filosofo. Grice: “Guastella is an interesting
philosopher. A system-builder! He wrote on epistemology and metaphyusics in a
clear style.” Cosmo Guastella (Misilmeri), filosofo. Figlio di Vincenzo
farmacista e da Marianna Piazza, uno dei quattro figli della coppia, ancorché
di famiglia borghese non ebbe un'infanzia agiata. Sudia con l'ausilio di borse
di studio fino a laurearsi a Palermo. È ritenuto il capostipite del
fenomenismo. Insegna a Palermo. Opere: “La conoscenza”; “Metafisica”; e “Il fenomenismo”. Fonda la Biblioteca filosofica.
Dizionario Biografico degli Italiani, Dizionario di filosofia, openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Cosmo Guastella. Guastella. Keywords: conoscenza. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Guastella: tra fenomenismo e noumenismo” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689814494/in/photolist-2mPE1ox-2mLNi1Z-2mKDP1b
Grice e
Guicciardini – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo. Guicciardini. Grice: “Guicciardini is what I call an Italian classic;
some like Machiavelli, as Austin used to say, “but Guicciardini is MY
Renaissance man!” – Grice: “There are various topics of interest: the italian
of Machiavelli and Guicciardini in the development of a philosophical political
lexicon; there’s the trope of the centaur –‘all’ombra del centauro.’ – Pure
political philosophy of the type enjoyed by members of the Debating Union at
Oxford!” Terzogenito dei Guicciardini,
famiglia tra le più fedeli al governo mediceo. Dopo una prima formazione
umanistica in ambito familiare dedicata alla lettura dei grandi storici
dell'antichità (Senofonte, Tucidide, Livio, Tacito), studia a Firenze seguendo
le lezioni di Pepi. Soggiornò a Ferrara per poi trasferirsi a Padova per
seguire le lezioni di docenti di maggior importanza. Rientrato a Firenze,
esercita l'incarico di istituzioni di diritto civile. Nominato capitane dello
Spedale del Ceppo. Inizia la stesura delle Storie fiorentine e dei Ricordi.
Esattamente dieci anni prima, ossia con l'anno 1498, si chiudono quelle
Cronache forlivesi di Leone Cobelli che espongono le premesse degli avvenimenti
riguardanti Caterina Sforza e Cesare Borgia di cui Guicciardini si occupa,
nelle sue Storie, per i notevoli riflessi che hanno sulla politica fiorentina. In
occasione della guerra contro Pisa, venne chiamato a pratica dalla signoria,
ottenendo l'avvocatura del capitolo di Santa Liberata. Questi progressi
portarono il Guicciardini anche ad una rapida ascesa nella politica, ricevendo
dalla Repubblica Fiorentina l'incarico di ambasciatore presso Ferdinando il
Cattolico. Da questa sua esperienza nell'attività diplomatica nacque la
Relazione, e anche il "Discorso di Logrogno", un'opera di teoria
politica in cui Guicciardini sostiene una riforma in senso aristocratico della
Repubblica fiorentina. Fece parte degli Otto di Guardia e Balia ed entra a
far parte della signoria, divenendo, grazie ai suoi servigi resi ai Medici,
avvocato concistoriale e governatore di Modena, con la salita al soglio
pontificio di Giovanni de' Medici, col nome di Leone X. Il suo ruolo di primo
piano nella politica emiliano-romagnola si rinforza con la nomina a governatore
di Reggio Emilia e di Parma. Nominato commissario generale dell'esercito pontificio, alleato
di Carlo V contro i francesi, matura quell'esperienza che sarebbe stata
cruciale nella redazione dei suoi Ricordi e della Storia d'Italia. Alla
morte di Leone X, si trova a contrastare l'assedio di Parma, argomento trattato
nella Relazione della difesa di Parma. Dopo l'assunzione al papato di Giulio
de' Medici, col nome di Clemente VII, venne inviato a governare la Romagna, una
terra agitata dalle lotte tra le famiglie più potenti. Diede ampio sfoggio
delle sue notevoli abilità diplomatiche. Per contrastare lo strapotere di
Carlo V, propaganda un'alleanza fra gli stati regionali allora presenti in
Italia e la Francia, in modo da salvaguardare in un certo qual modo
l'indipendenza della penisola. L'accordo fu sottoscritto a Cognac, ma si rivelò
ben presto fallimentare; di questo periodo è il Dialogo del reggimento di
Firenze, in cui si ripropone il modello della repubblica aristocratica. La Lega
subì una cocente disfatta e Roma fu messa al sacco dai Lanzichenecchi, mentre a
Firenze veniva instaurata la repubblica. Coinvolto in queste vicissitudini, e
visto con diffidenza dai repubblicani per i suoi trascorsi medicei, si ritira
nella villa Guicciardini di Finocchieto, nei pressi di Firenze. Qui compose due
orazioni, l'Oratio accusatoria e la defensoria, ed una Lettera Consolatoria,
che segue il modello dell'oratio ficta, nella quale espose le accuse imputabili
alla sua condotta con le adeguate confutazioni, e finse di ricevere consolazioni
da un amico. Scrisse le Considerazioni intorno ai "Discorsi" del
Machiavelli "sopra la prima deca di Livio", in cui accese una
polemica nei confronti della mentalità pessimistica dell'illustre concittadino.
Completa anche la redazione definitiva dei Ricordi. Lasce Firenze e
ritorna a Roma, per rimettersi di nuovo al servizio di Clemente VII, che gli
offrì l'incarico di diplomatico a Bologna. Dopo il rientro dei Medici a
Firenze, fu accolto alla corte medicea come consigliere del duca Alessandro e
scrisse i Discorsi del modo di riformare lo stato dopo la caduta della Repubblica
e di assicurarlo al duca Alessandro. Non fu tenuto tuttavia in altrettanta
considerazione dal successore di Alessandro, Cosimo I, che lo lascia in disparte.
Si ritira nella sua villa Guicciardini di Santa Margherita in Montici ad
Arcetri. Rriordina i Ricordi politici e civili, raccolse i suoi Discorsi
politici e scrisse la “Storia d'Italia. Morì ad Arcetri, quando da circa due
anni si era ormai ritirato a vita privata. Guicciardini è noto
soprattutto per la Storia d'Italia, vasto e dettagliato affresco delle vicende
italiane tra l’anno della discesa in italia del Re francese Carlo VIII e il anno
della morte di Papa Clemente VII. -- è un monumento al ceto italiano e più
specificamente alla scuola fiorentina di filosofi di cui fecero parte anche
Machiavelli, Segni, Pitti, Nardi, Varchi, Vettori e Giannotti. L'opera
districa la rete attorcigliata della politica degli stati italiani del
Rinascimento con pazienza ed intuito. L'autore volutamente si pone come
spettatore imparziale, come critico freddo e curioso, raggiungendo risultati
eccellenti come analista e filosofo (anche se più debole è la comprensione
delle forze in gioco nel più vasto quadro europeo). Guicciardini è l'uomo
dei programmi che mutano "per la varietà delle circunstanze" per cui
al saggio è richiesta la discrezione (Ricordi), ovvero la capacità di percepire
"con buono e perspicace occhio" tutti gli elementi da cui si
determina la varietà delle circostanze. La realtà non è quindi costituita da
leggi universali immutabili come per Machiavelli. Altro concetto saliente del
pensiero guicciardiniano è il particulare (Ricordi) a cui si deve attenere il
saggio, cioè il proprio interesse inteso nel suo significato più nobile come
realizzazione piena della propria intelligenza e della propria capacità di
agire a favore di se stesso e dello stato. In altre parole, il particulare non
va inteso ego-isticamente, come un invito a prendere in considerazione
solamente l'interesse personale, ma come un invito a considerare
pragmaticamente quanto ognuno può effettivamente realizzare nella specifica
situazione in cui si trova (dottrina che collima con quello di Machiavelli).
In netta polemica, Pitti scrisse l'opuscolo Apologia dei Cappucci, a difesa della
fazione dei democratici. E considerato il progenitore della storiografia
moderna, per il suo pionieristico impiego di documenti ufficiali a fini di
verifica della sua Storia d'Italia. La reputazione di Guicciardini poggia
sulla Storia d'Italia e su alcuni estratti dai suoi aforismi. I suoi
discendenti aprirono gli archivi di famiglia e diedero incarico a Canestrini di
pubblicare le sue memorie. Furono pubblicati i suoi Carteggi, che contribuirono
ad un'accurata conoscenza della sua personalità. «L’angolo di prospettiva
dal quale si prese a considerare, nella prima metà del secolo XVII,
l’opera guicciardiniana, la posizione di questa nel giudizio dei lettori
secenteschi, sono bene indicati da uno spirito acuto dell’epoca, A. G. Brignole
Sale. “Quindi non per altro, a mio giudizio, porta pregio il Guicciardini sopra
il Giovio, sol che questi, qual pittor gentile, de’ soggetti ch’egli ha per le
mani colorisce agli occhi altrui con vivacissimi ritratti, senza inviscerarsi,
la superficie, quegli per contrario, qual esperto notomista, trascurando anzi
dilacerando la vaghezza della pelle, vien con l’acutezza della sua sagacità
fino a mostrarci il cuore e il cervello de’ famosi personaggi ben penetrato.” All’affiatamento
con lo spirito dell’opera guicciardiniana si accompagnò, sul piano letterario,
una migliore intelligenza del suo stile, di cui si cominciò ad ammirare,
superando le pedanti riserve linguistiche, la scorrevolezza, l’intima misura e
precisione pur nel tono sostenuto. Tuttavia, proprio dal più accreditato
esponente letterario del tacitismo, Boccalini, fu formulato un giudizio tra i
meno benevoli alla Storia.» Il giudizio di Francesco De Sanctis
Copertina di un'antica edizione della Storia d'Italia Francesco De Sanctis non
ebbe simpatia per Guicciardini ed infatti non nascose di apprezzare
maggiormente il Machiavelli. Nella sua Storia della letteratura italiana il
critico irpino mise in evidenza come Guicciardini fosse, sì, in linea con le
aspirazioni di Machiavelli, ma se il secondo agì in linea con i suoi ideali, il
primo invece "non metterebbe un dito a realizzarli". De Sanctis
affirma:“Il dio del Guicciardini è il suo particolare.” “Ed è un dio non meno
assorbente che il Dio degli ascetici, o lo stato del Machiavelli.” “Tutti gli
ideali scompaiono.” “Ogni vincolo religioso, morale, politico, che tiene
insieme un popolo, è spezzato.” “Non rimane sulla scena del mondo che
l'INDIVIDUO.” “Ciascuno per sé, verso e contro tutti.” “Questo non è più
corruzione, contro la quale si gridi: è saviezza, è dottrina predicata e inculcata,
è l'arte della vita”. E poco più in basso aggiunse. “Questa base intellettuale
è quella medesima del Machiavelli, l'esperienza e l'osservazione, il fatto
e lo «speculare» o l'osservare. Né altro è il sistema. Guicciardini nega tutto
quello che il Machiavelli nega, e in forma anche più recisa, e ammette quello
che è più logico e più conseguente. Poiché la base è il mondo com'è, crede
un'illusione a volerlo riformare, e volergli dare le gambe di cavallo, quando
esso le ha di asino, e lo piglia com'è e vi si acconcia, e ne fa la sua regola
e il suo istrumento". Nel Romanticismo, la mancanza di evidenti
passioni per l'oggetto dell'opera era infatti vista come un grave difetto, nei
confronti sia del lettore che dell'arte letteraria. A ciò si aggiunga che Guicciardini
vale più come analista e filosofo che come scrittore. Lo stile è infatti
prolisso, preciso a prezzo di circonlocuzioni e di perdita del senso generale
della narrazione. "Qualsiasi oggetto egli tocchi, giace già cadavere sul
tavolo delle autopsie". Altre opera: Scritti autobiografici e rari
(Laterza), Storie fiorentine; Discorso di Logrogno, Considerazioni sui Discorsi
del Machiavelli, Ricordi politici e civili Dialogo del Reggimento di Firenze, Storia
d'Italia, Scritti sopra la politica di Clemente VII dopo la battaglia di Pavia
(Firenze, Olschki); Le cose fiorentine, R. Ridolfi , Firenze, Olschki, Carteggi,
presso Zanichelli, Bologna; presso Istituto per gli studi di politica, Firenze;
presso Istituto storico italiano, Roma; presso G. Ricci, Roma. "Donna di
grandissimo animo e molto virile", secondo il Guicciardini (Storie
fiorentine). Natalino Sapegno, Compendio
di storia della letteratura italiana, La Nuova Italia, Firenze, A. G.
BRIGNOLE-SALE, Tacito abburatato, Genova, «Or chi non vedescriveva il
Tassoniche questo è uno stil maestoso e nobile, quale appunto conviensi alla
grandezza delle cose proposte e alla prudenza politica dell’Istorico che le
tratta? e che non ostante i periodi sien tutti numerosi e sostenuti, per esser
ben collocate le parole fra loro, e però l’ordine, e ’l senso facile e piano in
maniera che ’l lettore non trova scabrosità né intoppi, come nello stil di Villani,
che va saltellando e intoppando a ogni passo etc... ». A. TASSONI, Pensieri
diversi, Venezia, Il legame del pensiero
politico tassoniano con quello di Guicciardini (incluso, a differenza del
Machiavelli, tra gli storici della «prima schiera» con Comines e Giovio, ossia
considerato pari agli antichi; v. Pensieri) e del Machiavelli è noto: i due
fiorentini, come dice il Fassò, furono «i due poli» a cui si volse la sua
riflessione politica. (Introduz. a TASSONI, Opere, Milano-Roma, T. BOCCALINI, Ragguagli di Parnaso e Pietra
del paragone politico, I, Bari, Walter
Binni, I classici italiani nella storia della critica: Da Dante al Marino,
Nuova Italia, Testi Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, Bari, Gius.
Laterza & Figli, Historia di Italia, Pisa, presso Niccolò Capurro; Historia
di Italia. Libri, In Venetia, appresso
Giorgio Angelieri, Guicciardini, Scritti autobiografici e rari, Bari, G.
Laterza e Figli, Guicciardini, Scritti
politici, Bari, G. Laterza, Storia d'Italia,
1, Bari, G. Laterza, Storia d'Italia,
Bari, G. Laterza, Storia d'Italia,
Bari, G. Laterza, Storia d'Italia,
Bari, G. Laterza, Storia d'Italia, Bari, G. Laterza, Storie fiorentine, Bari, G.
Laterza, Studi R. Ridolfi, 'Vita', Milano, Rusconi Treves, Il realismo
politico, Firenze, R. Ramat, Guicciardini e la tragedia d'Italia, Firenze, V.
De Caprariis, Guicciardini. Dalla politica alla storia, Napoli, (ristampa
Bologna, G. Sasso, Per Francesco Guicciardini. Quattro studi, Roma, E.
Cutinelli-Rèndina, Guicciardini, Roma, Famiglia Guicciardini. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Liber
Liber. openMLOL, Horizons Propositioni, overo Considerationi in materia di cose
di Stato, sotto titolo di Avvertimenti, Avvedimenti Civili, & Concetti
Politici di Guicciardinii, Lottini, Sansovini, Venezia, Presso Altobello
Salicato, Opere illustrate da Giuseppe Canestrini, Firenze, Barbera, Bianchi e
Comp.,Bari, Gius. Laterza & figli,/biblioteca italiana/indice. Francesco
Guicciardini. Guicciardini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Guicciardini:
l’implicatura particolarizzata” – The Swimming-Pool Library.
Guzzi (Roma).
Filosofo. Grice: “My favourite is his dictionary of the unheard tongue – with a
foreword like sounds like Blair on newspeak!” -- Marco Guzzi (Roma), filosofo. Studia
al Liceo classico statale Giulio Cesare. Direttore dei seminari del Centro
studi Eugenio Montale. La poetica di Guzzi, fin dall'inizio, si è concepita
come un'esperienza spirituale, una ricerca di stati più dilatati della
coscienza, sulla scia della linea che da Hölderlin, e attraverso Rimbaud,
arriva fino al nostro migliore ermetismo. La ricerca teoretica di Guzzi ha
affrontato, in particolare nel saggio filosofico La svolta, significativamente
sottotitolato "La fine della storia e la via del ritorno", il tema
del cambiamento epocale che a suo avviso l'uomo è chiamato a conoscere e
riconoscere, dentro e fuori di sé. Opere: Raccolte di poesia Anima in
vetrina, Il Giorno, Scheiwiller, Teatro
Cattolico, Jaca Book, Figure dell'ira e dell'indulgenza, Jaca Book, Preparativi alla vita terrena, Passigli, Nella
mia storia Dio, Passigli, Parole per nascere, Edizioni Paoline, Saggi di filosofia e di religione La Svolta,
Jaca Book, Rivolgimenti, Marietti, L'Uomo Nascente, Red, Passaggi di millennio,
Edizioni Paoline, L'Ordine del Giorno, Edizioni Paoline, Cristo e la nuova era,
Edizioni Paoline, La profezia dei poeti, Moretti e Vitali, Darsi pace, Edizioni
Paoline, La nuova umanità, Edizioni Paoline, Per donarsi, Edizioni Paoline, Yoga
e preghiera cristiana, Edizioni Paoline, Dalla fine all'inizio, Edizioni
Paoline, Dodici parole per ricominciare,
Ancora Il cuore a nudo, Edizioni
Paoline, Buone Notizie, Ed.
Messaggero Imparare ad amare, Edizioni
Paoline L'Insurrezione dell'umanità
nascente, Edizioni Paoline, Fede e
Rivoluzione, Edizioni Paoline Il profilo
dell'Uomo di Dio, Edizioni Paoline Alla
ricerca del continente della gioia, Edizioni Paoline “Dizionario della lingua inaudita” Lingua e
Rivoluzione, Edizioni Paoline. Marco Guzzi. Grice: “Guzzi plays with ‘lingua
inaudita’ – literally ‘unheard of’ – but ultra-literally turns his dictionary
into a magical oxymoron! Guzzi. Keywords: lingua inaudita, lingua audita. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Guzzi” --- The Swimming-Pool Library.
Grice e
Guzzo – pagine di filosofi per i giovani italiani – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “I admire Guzzo; he founded
‘Filosofia,’ a philosophy magazine and led a school at Torino, but he selected
‘pagine di filosofi per i giovani italiani.’ He wrote interesting essays on
“Gli hegeliani d’Italia” and Croce versus Gentile – a very systematic
philosopher. The logo of his revista shows Oedipus and thes sphynx – that says
it all!” Si laurea a Napoli, dove fu allievo di Maturi. Insegna a Torino e
Pisa. Fonda "Erma”. Esponente dell'idealismo, si avvicinò all'attualismo
di Gentile. È considerato quindi uno dei più grandi esponenti dello spiritualismo.
Opere: “Spinoza”; “Kant”; “Verità e realtà. Apologia dell'idealismo”;
“Idealisti ed empiristi”; “Aquino”, “Bruno”; “Storia della filosofia”, “L'uomo”
(Brescia, Morcelliana); “L'io e la ragione”; “Moralità”; “Scienza”; “Arte”;
“Religione; “Filosofia” – Pietro Fernando Quarta, “Guzzo e la sua scuola,
Urbino, Argalìa; Dizionario Biografico degli Italiani, Treccan. Augusto Guzzo. Guzzo.
Keywords: pagine di filosfi per i giovani italiani il Vico di Guzzo, il
Galluppi di Guzzo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Guzzo: tra idealismo ed
empirismo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51755357414/in/dateposted-public/
Grice e
Hösle – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice:
“I like Hösle – for one, he helped me understand Vico when stating that what
Vico is after is a ‘science of the inter-subjective world;’ since I’m also into
that I suppose I am Vico!” – Figlio di Johannes Hösle, direttore del Goethe
Institut, e Carla Gronda –, vero «enfant prodige» della filosofia, precoce e
profondo conoscitore delle lingue antiche (greco, latino, sanscrito, ma anche
pali e avestico) e di numerose lingue occidentali (ne parla sette ed è in grado
di leggerne dodici). Si laura con la tesi “Verità e storia: uno studio sulla
struttura della storia della filosofia sulla base di un'analisi paradigmatica
dell'evoluzione da Parmenide di Velia a Platone” (Milano, Guerini e Associati,
A. Tassi, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Hegeliana). Alla «scoperta»
di Hösle contribuì in modo determinante l'Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici, che lo chiamò a Napoli. Imposta in maniera originale il problema
dei rapporti tra dimensione sistematica (unita latitudinale) e dimensione
storica (unita longitudinale) della filosofia, analizzando lo sviluppo da Parmenide
di Velia a Platone. In “Il compimento della tragedia nell'opera tarda di
Sofocle: un’osservazione storico-estetica” (A. Gargano, Napoli, Bibliopolis,
Memorie dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici) combina l'approccio
estetico con l'approccio filosofico, cerca di individuare una logica di
sviluppo nella storia della tragedia e, in contrasto con l'approccio consueto,
considera Sofocle come il compimento sintetico di questa storia. Il pensiero
fondamentale espresso nell'opera tarda di Sofocle è sintesi dei principi che
sono alla base dell'arte di Eschilo e di Euripide, principi che vengono fatti
valere insieme da Sofocle e così portati alla loro verità". Alievo
di Toth, si occupa anche del problema della matematica in Platone (“ I
fondamenti dell'aritmetica e della geometria in Platone” – Milano, tr. E.
Cattanei, Vita e pensiero). In “Interpretare Platone” (Milano, Guerini e
Associati, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), e in “Il dialogo filosofico. Poetica di un
genere” analizza il genere del dialogo mettendo in connessione il punto di
vista filosofico con il punto di vista letterario. Al problema della tragedia è
dedicato “La gerarchia dei tragici). A Napoli tenne una serie di seminari
sull'idealismo (“Lo Stato in Hegel”, La città del Sole). La riflessione sull'idealimo
si sviluppa in stretta connessione colla "fondazione ultima riflessiva"
e con la soluzione fornita a tale problema dalla pragmatica trascendentale.
L'unica alternativa consistente al relativismo scettico, dominante nel panorama
della filosofia contemporanea ed assurto oggi ad una sorta di principio
dell'opinione pubblica, consiste nell'impostazione riflessiva presente negli
idealisti, che è necessario sviluppare. Alla “pragmatica” trascendentale va
riconosciuto il merito di aver riproposto la "fondazione ultima
riflessiva". Tale fondazione va ripensata nella sua portata ontologica, superando
il formalismo nella direzione di una formulazione ri-elaborata dell'idealismo
(“La fondazione dell'idealismo” – Milano, Guerini e Associati, Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici, Hegeliana). Della pragmatica trascendentale,
in relazione al problema di questa “fondazione ultima riflessiva” Hösle torna
in “La crisi della contemporaneità e la responsabilità della filosofia”. Apel
viene analizzato all'interno delle più importanti tendenze della filosofia
contemporanea, viene esposta in modo dettagliato la "prova" della
fondazione ultima riflessiva ("prova apagogica") e vengono discussi
questioni relative al linguaggio privato, alla controversia “spiegare-comprendere
e alla fondazione dell'etica. Cura “La Scienza nuova” di Vico, compito
affidatogli dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. La cura è
preceduta da “Introduzione a Vico: l’inter-soggetivo” (Milano, Guerini,
Istittuo Italiano per gli Studi Filosofici).
-- una introduzione filologica e teoretica in cui Hösle illustra il
significato della concezione vichiana per una teoria delle scienze della
cultura filosoficamente fondata. La rilessione culmina nella ri-formulazione
dell'idealismo: “L’intersoggettivo” (Napoli, La Scuola di Pitagora). Sostiene
che l'aporia di Hegel consiste nell'aver tras-curato l’inter-soggetivo nella logica,
la parte fondativa del Sistema. Qesta lacuna comporta un grave squilibrio nella
struttura complessiva del sistema, in particolare, nel concetto dello spirito
oggettivo e nel concetto dello spirito assoluto, che restano scoperte sul piano
logico, senza un co-rispettivo categoriale in grado di fondare la struttura inter-soggettiva
di cui trattano. Questa aporia è alla radice di sub-aporie come, ad esempio,
l'appiattimento del “dover-essere” sull'”essere” con la conseguente visione
passatista e la questione della conclusione del sistema. Cerca di mostrare come
l'idea fondamentale dell'idealismo sia indispensabile sia per fondare in modo
rigoroso il“discorso” sia per superare la scissione tra scienze della natura e
scienze dello spirito che caratterizza in modo aporetico il pensiero moderno e
contemporaneo, promossa dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e per "La
scuola di Pitagora", è uscita una Postfazione. Sposta la sua
riflessione dalla "filosofia prima" alla "filosofia
seconda", occupandosi di problemi morali e politici, tra cui ha un posto
di rilievo la questione dell'ecologia (“Filosofia della crisi ecologica” –
Torino, Einaudi). I suoi studi delle moderne scienze sociali, politologia ed
economia soprattutto, sono poi confluiti “Morale e politica. Fondamento di
un'etica politica”. Vanno ricordati, innanzi tutto, i lavori sul significato
filosofico della teoria dell'evoluzione (“Portata e limiti della teoria evoluzionistica
della conoscenza” – Napoli, La Città del Sole). Altre opera: “Aristotele e il
dinosauro” (Torino, Einaudi); “Sulla comicità” a riprova del costante interesse
nutrito per le forme d'arte, come il teatro e il cinema, in cui l'inter-soggettività
-- la categoria centrale della sua riflessione -- gioca un ruolo
determinante. “Il concetto di filosofia della religione” (Napoli, "La
Scuola di Pitagora"); “La legittimità del politico” (Milano, Guerini e
Associati, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici); “Per una lettura non riduttiva
di Platone” (Napoli , La scuola di Pitagora). Vittorio Gronda Hösle. Hösle. Keywords:
“L’inter-soggetivo di Vico” “filosofia prima” “filosofia seconda”. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Hösle: l’implicatura di Vico” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753865907/in/dateposted-public/
Iacono (Girgenti). Filosofo. Grice:
“I love Iacono; for one, he has taken Marx’s chapter on cooperation in Das
Kapital seriously; but as he notes, Marx subverts the order, the symbolic
interaction becomes a super-structure! Iacono recognises the perplexities of
shared intentionality, and finds ways to deal with them conceptually –Insegna a
Pisa. Fra i filosofi che si sono interessati ai rapporti storici e teorici
della filosofia con l’antropologia e la politica. Si occupa di epistemologia
della complessità (“L'evento e l'osservatore”, Bergamo). Fonda “Ichnos,” Laboratorio
filosofico sulla complessità. La sua ricerca mostra un costante confronto con
la filosofia antica: al riguardo, si dedica all’analisi di nozioni quali
feticismo, paura e meraviglia, e all'indagine epistemologica sul tema
dell'osservatore. Tali ricerche gravitano attorno ad una riflessione sul tema
dell'”altro” nelle relazioni storico-sociali e politiche: da qui i saggi sulle
triadi concettuali autonomia, potere, minorità e storia, verità,
finzione. Ne “Il borghese e il selvaggio” analizza l'influenza la figura
di Robinson Crusoe nei paradigmi filosofico-economici di Turgot e Adam Smith
rilevando gli elementi di antropologia occidentalista là dove la
rappresentazione teorica della società e della storia si mostrava nei suoi
aspetti apparentemente semplici, ovvi e trasparenti tali da nascondere con
l'evidenza i presupposti del punto di vista coloniale. In “Il feticismo” (Milano)
studia la genealogia del concetto dalla sua origine nell'illuminista Charles de
Brosses fino a Marx, a Freud e al pensiero contemporaneo, ha contribuito, sul piano
metodologico, all'idea di una storia della filosofia interpretata attraverso
concetti e, sul piano interpretativo, alla messa in evidenza dei mutamenti
semantici del concetto di “fetice”, di origine coloniale che si è trasformato
con Marx e con Freud in due modi di operare, rispettivamente sul mondo
storico-sociale e sul mondo della psiche, basati sulla pratica teorica di
un'antropologia dall'interno. Le fétichisme. In “Paura e meraviglia: storie
filosofiche” (Catanzaro) i temi storiografici dell'illuminismo e del fetice vengono
ripresi e ridiscussi alla luce del pensiero contemporaneo. Il problema
filosofico e politico dell'antropologia dall'interno è stato sviluppato
attraverso la questione epistemologica dell'osservatore. Influenzato da Marx,
ma anche da Foucault e da Bateson, analizza le teorie della storia di Bossuet,
Vico e Droysen attraverso il tema del ruolo dell'osservatore che interpreta gli
eventi sociali e naturali nella loro storicità. Interessato alle teorie
contemporanee dell'”auto-organizzazione” biologica (Atlan, Maturana, Varela), cercato
di reinterpretare il senso epistemologico della storia, la parzialità dei punti
di vista impliciti dell'osservatore e delle sue visioni del mondo, la questione
dell'altro, il rapporto tra scienze storico-sociali e scienze naturali, alla
luce del concetto di complessità. In questa chiave, in “Tra individui e cose”
(Roma) raccoglie i risultati di ricerche che, all'interno dei rapporti fra
filosofia, antropologia e politica, si interrogava attraverso Bateson sull'idea
del ‘pensare per storie' come momento metodologico e critico di un'antropologia
dall'interno in una società come quella occidentale moderna dove le cose si
sostituiscono feticisticamente agli uomini e il conformismo si mostra
incessantemente e paradossalmente come l'irrompere del nuovo. Il problema
della critica sociale e dell'autonomia individuale come decisivo in una società
occidentale che domina il mondo dichiarandosi libera e democratica è al centro
di “Autonomia, potere, minorità” (Milano). Partendo dallo scritto di Kant “Che
cos'è l'Illuminismo?, Iacono si chiede perché in una società istituzionalmente
‘libera' e ‘democratica', all'indomani della fine dei regimi socialisti, il
desiderio di uscire dallo stato di minorità non riesce a vincere il
contrastante desiderio di rimanere nello stato di minorità, perché in sostanza
è così forte la paura di essere autonomi. La questione dell'autonomia lo
ha portato a interessarsi ai temi della verità, dell'illusione e dell'inganno.
Per un'antropologia dall'interno occorre vedere con altri occhi e per vedere
con altri occhi è necessario acquisire uno sguardo d'altrove. I temi
dell'universalismo e della questione dell'altro sono discussi in quest'ottica
in “Storia, verità, finzione” (Roma). La meraviglia che connota il tono emotivo
della conoscenza filosofica deve passare attraverso lo straniamento: essere
straniero a te stesso affinché l'altro non sia straniero a te. L'autonomia può
realizzarsi soltanto nella relazione con l'altro e non, come se l'è immaginato
il pensiero moderno, recidendo ogni legame per poi andarlo a costituire da
padroni. Ma un'antropologia dall'interno è continuamente in tensione con un
senso comune che, conservando le verità condivise ovvero i pregiudizi, tende a
mostrarle come ovvie, naturali, eterne, uniche, a renderle dunque salde e
indiscutibili. Ci si dimentica allora che viviamo in molti mondi, in mondi
intermedi (“Mondi intermedi e complessità” -- Pisa), e che siamo capaci, con la
coda dell'occhio, di percepire sempre un mondo altro da quello in cui siamo
immersi. Perdendo questa percezione perdiamo la nostra capacità di uscire da
noi stessi e dunque la facoltà di essere autonomi. L'illusione, attraverso cui
ci si approssima alla verità, che è consapevolezza critica di un'illusione
stessa (Nietzsche, Pirandello), si trasforma in inganno e in auto-inganno,
sulle cui basi si produce il rischio della costituzione delle regole del
consenso, in una società libera ma senza autonomia. Un'altra direzione di studi
riguarda le genealogie dell'immagine della finestra e del concetto
di illusione nella storia del pensiero occidentale. In quest'ambito di
riflessione Iacono realizza Con altri occhi. Iacono dirige il bimestrale
di politica e cultura Il Grandevetro. Ha collaborato per anni al quotidiano il
manifesto. Fa parte del Comitato scientifico della Scuola di formazione e
ricerca sui conflitti Polemos. Fa parte del comitato scientifico della
Fondazione Collegio San Carlo di Modena. Ha laureato molti studenti al
polo universitario universitario penitenziario della casa circondariale Don
Bosco di Pisa e tuttora collabora a progetti e iniziative per un'effettiva
opera di recupero del detenuto che sconta la pena. Altre opera: L'illusione
e il sostituto. Riprodurre, imitare, rappresentare” (Bruno Mondadori, Milano);
“Il sogno di una copia. Del doppio, del dubbio, della malinconia” (Guerini
Scientifica, Milano); “Storie di mondi intermedi” (Edizioni ETS, Pisa); “Marx.
La cooperazione, l'individuo sociale, le merci, Edizioni ETS, Pisa); Filosofia
alle elementari”; “Le domande sono ciliegie, Manifestolibri, Roma, Per mari
aperti. Viaggi tra filosofia e poesia nelle scuole elementari, Roma); Filosofia
alle scuole superiori”; “La giustizia è l'utile del più forte? Incontro con gli
studenti del Liceo classico «Empedocle» di Agrigento, Pisa; Ra Racconti
L'accelerato, in Favolare Antonia Casini e Giovanni Vannozzi, MdS editore,
Pisa, La scelta, in Gabbie, Michele
Bulzomì, Antonia Casini, Giovanni Vannozzi, MdS editore, Pisa PSYCHOMEDIA JOURNAL OF EUROPEAN
PSYCHOANALYSIS. Alfonso Maurizio Iacono. Iacono. Keyword: feticismo
conversazionale. Il Vico di Iacono. Il Pirandello di Iacono. Luigi Speranza,
“Grice ed Iacono: l’implicatura dell’intermezzo” – The Swimming-Pool Library.
Grice ed Illuminati –
il filosofo all’opera – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “I like Illuminati, especially
his essay on Rousseay, between solipsism and conversation!” -- La città e il
desiderio. Viene meno un modo di fare in cui la soggettività potente si
appropria il mondo subordinando le altre potenze soggettive e realizza la sua
essenza destinale mediante adeguati meccanismi di rappresentazione e
manipolazione tecnica. ( 108-109) Come utilizzare regole pubblicamente valide senza
colpevolizzare e controllare dall'altro le forme di vita degli uomini è
precisamente l'antinomia della cittadinanza. La politicizzazione di sfere
inabituali va insieme alla diserzione di istituzioni sclerotiche. Una ricaduta
pratica ne è l'integrazione delle strutture rappresentative con nuove lobbies o
la richiesta di quote per minoranze Nel lasciar-essere che si contrappone alla
tracotanza istituzionale convivono cosi l'ancora-non-rappresentato che cerca
lobbisticamente rappresentazione, e rifiuto radicare di rappresentazione. Augusto
Illuminati. Illuminati. Keywords: il filosofo all’opera. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice ed Illuminati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752902177/in/dateposted-public/
Grice ed Incardona –
Questo è l’uomo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo.Grice:
“I like Incardona; for one, he gave seminars on ‘la costanza dell’io,’ as I
did! Second, he used Greek freely, as I do! Third, he is slightly incomprehensible,
as I am SAID to be!” Insegna a Palermo. Studia nel Liceo classico Ruggero
Settimo. Direttore del Giornale di Metafisica, fondato da Sciacca. La tematica
fondamentale di Incardona è la "filosofia del principio", un percorso
nella storia della filosofia sul volto all'interrogazione riguardo al
fondamento e all'archè. Le due categorie concettuali attraverso cui legge la
storia della filosofia sono l'arcaicità, identificata con Aristotele, e
l'arcaismo, identificato con Hegel. Aristotele ed Hegel sono infatti nella
filosofia del principio le due porte, l'inizio e la fine, l'elemento e il
compimento della filosofia. Il percorso della filosofia e un percorso
aporetico, in cui la dialettica assume l'aspetto di un dialogo senza soluzione
fra tensione naturale alla conoscenza e fallimento destinale dell'impresa
conoscitiva. Ha influenza che nel campo dell'ermeneutica. Il suo contributo determinante
è stata la sua riflessione non scettica ma aporetica sull'archè. La questione
aristotelica del ‘principio’ (ontologico ed epistemologico, di non
contraddizione e teologico come Dio) viene colta ed elevata da questione logica
a questione esistenziale. Compagni di strada naturali, sebbene fortemente criticati
da Incardona, sono, in questa sorta di teologia negativa, Derrida e Heidegger.
In essi è infatti rintracciabile la tematica privativa e mistico-antirazionale
del rapporto con l'assoluto. L'unica cosa che si può dire dell'assoluto è che
esso non è alla nostra portata, esso nasconde al filosofo il volto come
all'esule è nascosta la patria. Sebbene veda nella filosofia post-hegeliana una
sorta di "pleonasmo" che non ha più alcuna utilità nella società
contemporanea (antifilosofia), sembra che le sue intuizioni più originali e più
feconde nascano proprio da una rielaborazione personale delle tematiche
ermeneutiche di Heidegger. Opere:
Idealismo della filosofia ed esperienza storica” (L'Epos, Palermo); “Idealismo
tedesco e neo-idealismo italiano, L'Epos, Palermo); “Gli inferi del principio.
Interrogazione e invocazione” (L'Epos, Palermo); “Karpòs” (L'Epos,
Palermo); “Meditatio in curriculo
mortis” (L'Epos, Palermo); “Kéntron, L'Epos, Palermo); "L'inclusione
dell’altro. Profilo di Giuseppe Nicolaci", Epekeina. International Journal
of Ontology, History and Critics. Nunzio Incardona. Incardona. Keyword: Questo è l’uomo, principio, principio
conversazionale, arcaismo, arcaico, arcaita – principium – imperative – Kant –
Hegel – Aristotle --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Incardona” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752880912/in/datetaken/
Grice ed Infantino –
diada conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gioia Tauro).
Filosofo. Grice:
“I like Infantino: for one, he prefaced an essay on ‘the perils of solidarity,’
which is all my conversational pragmatics is about!” Insegna a Roma. La sua
filosofia si svolge infatti nel solco tracciato da Hayek che coniuga le acquisizioni di
Mandeville e dei moralisti scozzesi con quelle della Scuola Austriaca di Economia. Cura
Menger, Boehm-Bawerk, Mises e Hayek. Pubblica “L’ordine senza piano: le ragioni
dell’individualismo metodologico” (Roma, NIS) “Ignoranza e libertà” (Soveria
Manneli, Rubbetino); “Individualismo, mercato e storia delle idee”; “Potere. La
dimensione politica dell’azione umana” (Soveria Manneli, Rubbettino). Vede
nelle conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali l’oggetto
delle scienze sociali, che vengono in tal modo affrancate da qualsiasi
psicologismo. È il tema sollevato da Mandeville e dai moralisti scozzesi,
ripreso poi con forza da Menger e Hayek. Non sono le intenzioni dei singoli (o
quelli che sono stati infelicemente chiamati “spiriti animali”) a spiegare i
fenomeni sociali. Occorre piuttosto individuare le condizioni che rendono
possibile o impossibile un dato evento. Tale tradizione di ricerca ha come suo
presupposto il riconoscimento dell’ignoranza e della fallibilità umane. Da cui
discende l’abbattimento del mito del “Grande Legislatore”, il cui posto viene
occupato dal processo sociale, cioè dalla co-operazione volontaria. Questa
costituisce un procedimento di esplorazione dell’ignoto e di correzione degli
errori. Ed è su tale teoria della società che Infantino si muove per spiegare
il fenomeno del potere, da lui studiato come potere infra-sociale, derivante
cioè dall’inter-azione, e il potere pubblico, ossia il potere d’intervento
dello Stato nella vita sociale. La competizione minimizza il potere infra-sociale,
perché non c’è un unico agente che offre o un unico agente che richiede. Il
potere pubblico si minimizza o si limita, attribuendo allo Stato un’esclusiva
funzione di servizio nei confronti della cooperazione sociale volontaria.
Pubblicato “Cercatori di Libertà” (Soveria Mannelli, Rubbettino, ), in cui è
ospitato un suo scritto che ha fatto da introduzione a “A proposito di
Rousseau”, dedicato da Hume alla rottura dei suoi rapporti con Rousseau. Gli
altri saggi della raccolta si occupano di Constant, Mises, Hayek (Luigi
Einaudi). Cubeddu e Reichlin hanno
curato “Individuo, liberta, e potere: studi in onore di Infantino” (Rubbettino
Editore) di scritti in suo onore, a cui hanno contribuito numerosi studiosi di
ispirazione liberale. Altre opera: Sociologia dell'imperialismo:
interpretazioni liberali, Milano, FrancoAngeli); “Dall'utopia al totalitarismo:
Marx, Dio e l'impossibile, Roma, Borla); “La societa aperta, Roma, Quaderni del
Centro di metodologia delle scienze socialiLUISS Guido Carli; “Metodo e
mercato, Soveria Mannelli, Rubbettino); “Destra: una parola ormai inutile” Soveria
Mannelli, Rubbettino); “Scuola austriaca di economia: album di famiglia , Soveria
Mannelli, Rubbettino); “Le ragioni degli sconfitti: nella lotta per la scuola
libera, Roma, Armando); “Le scienze sociali” (Soveria Mannelli, Rubbettino); “Individualismo,
mercato e storia delle idee, Soveria Mannelli, Rubbettino); “Idee di libertà.
Economia, diritto, società” (Soveria Mannelli, Rubbettino); Cercatori di
libertà, Soveria Mannelli, Rubbettino); Infrasocial Power. Political Dimensions
of Human Action, Palgrave MacMillan, New York, . trad, inglese di Potere: la
dimensione politica dell'azione umana, Rubbettino, Soveria Mannelli. Lorenzo
Infantino. Keyword: co-operazione. Il diadismo metodologico, diadismo
conversazionale. Infantino. Keywords: diada conversazionale. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Infantino: il diadismo conversazionale” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754325374/in/dateposted-public/
Grice ed Iorio – torna
a Sorrento – filosofia italiana – Luigi Speranza (Seravezza). Filosofo. Grice: “The line and the circle is what
Chomsky would call a NP, but there’s two books on it by Italian philosophers!
Oddly, I visited Sorrento on my way to Greece!” Si laurea a Pisa con Campioni.
Studia filosofia antica. Opere: La linea e il circolo” (Genova, Pantograf). Genesi,
critica, edizioneD'Iorio e N. Ferrand, Pisa. Iorio. Keywords: torna a Sorrento.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Iorio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753667201/in/datetaken/
Grice e Jaja –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Conversano). Filosofo. Grice: “I like Jaja – of course you
cannot understand Jaja unless you understand Fiorentino, Croce, Spaventa and
Gentile! The quintessential Italian philosopher!” – Grice: “Jaja is a sensualist,
like me.” –Grice: “My favourit essential Italian philosopher. Figlio di
Florenzo Jaja (a cui è dedicato l'Ospedale Civile di Conversano). Si trasferì a
Napoli, dove studiò sotto la guida di Fiorentino. Si sposta a Bologna, dove si
laurea per seguire il suo maestro. Il
suo incontro filosofico principale fu con Spaventa. Col trasferimento di Jaja a
Napoli i rapporti con Spaventa divennero regolari. Insegna a Pisa. Jaja non è stato mai considerato un filosofo
particolarmente originale, ma ha avuto il merito storico d'introdurre Gentile
allo studio di Spaventa, merito che l'allievo riconoscerà sempre. Opere: “Origine storica ed esposizione della
Critica della ragion pura” “Studio critico sulle categorie e forme dell'essere”;
“Dell'apriori nella formazione dell'anima e della coscienza,” “ L'unità
sintetica e l'esigenza positivista,” “Sentire e pensare,” “Identita e
Semiglianza ed identità”’“ Sentire, pensare, conoscere,” “ L'intuito nella
coscienza.” Cesare Preti, Jaja filosofo europeo oltre Gentile, su ricerca.repubblica,
. treccani. Jaja: neoidealismo italiano, su orthotes.com. Jaja, Giovanni Gentile, Memoria su Donato
Jaja, su sba.unipi, Bertrando Spaventa Giovanni Gentile Idealismo italiano,
Jaja, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Giovanni Gentile,
Memoria su Donato Jaja, su sba.unipi. Donato Jaja. Grice on “Sentire” e
Pensare. Rupert Brooke: “I love Grice: “I feel,’ never ‘I think’!” – “If a is
a, is a LIKE a” – a knife is not like a knife, but something that is not a knife can be like a knife.” Implicature!”
Jaja. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Jaja” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689402446/in/photolist-2mLyVqx-2mKw3hq-2mKBGvU
Grice e Javelli –
filosofia italiana – Luigi Speranza (S. Giorgio di Canavese). Filosofo. Grice: “I love Javelli – he is, like
me, an Aristotelian; being a northern Italian, he is a Thomstic Aristotelian,
which I’m not sure I am!” Grice: “One good thing about Javelli is that he
commented on MOST works by Aristotle!” -- Essential Italian philosopher. Studia
a Bologna. Fu esegeta. Argomentò contro Lutero. Opera omnia, stampata a Lione
presso gli eredi di Giunta. Partecipò al dibattito sul Tractatus de
immortalitate animae di Pomponazzi, di cui scrisse, su richiesta di Pomponazzi
stesso una confutazione, che apparve nella riedizione dell'opera. Partecipa al
dibattito sul divorzio di Enrico VIII, esponendosi a favore della scelta del
sovrano. Michael Tavuzzi, in "Angelicum",
DBI, 62 (2004). Giovanni Crisostomo
Javelli, o Iavelli, o Giavelli, da Casale (Monferrato), i. e. S. Giorgio di
Canavese. Javelli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Javelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753886743/in/dateposted-public/
Grice e Jerocades –
filosofia della massoneria – filosofia italiana – Luigi Speranza (Parghelia). Filosofo. Grice:
“I would consider Jerocades more of a poet than a philosopher, but then he was
a priest and a Mason!” Essential Italian philosopher. Scrisse il saggio
“Dell'umano sapere”, di stampo illuministico, che verrà successivamente
pubblicato a Napoli, e “La partenza delle Muse”, edito na Messina. Si trasferì a Napoli. Dietro raccomandazione
di Genovesi, col quale era entrato in corrispondenza, venne assunto al
"Collegio Tuziano" di Sora come maestro d' “ideologia”. Frequenta gli
ambienti massonici. Secondo il clero sorano, tuttavia, quelle opere non si
attagliavano ai giovani del collegio, tant'è che prima della rappresentazione
di “Il ritorno di Ulisse” -- che conteneva alcuni intermezzi ridicoli e di
stampo anticlericale, in particolare il Pulcinella da Quacquero, il vescovo emise
un editto di censura: ne seguì un processo per eresia e sedizione, con la
reclusione di Jerocades nel carcere vescovile. Scarcerato dopo sette mesi, lasciò
Sora per tornare a Napoli, dove divenne popolare come poeta improvvisatore. Fu
in Calabria: qui si dedicò alla composizione delle raccolte Quaresimale poetico
e La lira focense, testimonianza di un «illuminismo massonico». Insegna a
Napoli. Fonda la Società Patriottica Napoletana, coagulo dei principali
esponenti del giacobinismo e dell'antigiurisdizionalismo partenopeo (ovvero che
miravano a costituire una repubblica), cosa che determinò la sua incarcerazione
a Castel dell'Ovo e il processo per apostasia, ma riebbe presto la libertà,
avendo deciso di ritrattare. Anche per il conflitto interiore causato da una
siffatta scelta, sostenne attivamente le idee rivoluzionarie, che però, in
seguito alla breve esperienza della Repubblica Napoletana, gli costarono
nuovamente il carcere, e quindi l'esilio a Marsiglia. Ritornato a Napoli razie all'amnistia
prevista dalla pace di Firenze compose l'elogio di suo padre e di suo fratello,
motivo che indusse a farlo rinchiudere nel convento dei Liguorini di Tropea.
Opere: “Esercizii spirituali in compendio ossia il filosofo in solitudine”
Napoli); “Il Paolo, o sia l'umanità liberata poema” (Napoli: presso Giuseppe
Maria Porcelli, Inni di Orfeo esposti in versi volgari, Napoli, La
gigantomachia, ovvero La disfatta de' giganti, Napoli: La lira focense, Napoli:
si vende da Gennaro Fonzo, strada Forcella, Olinto e Sofronia, dedic. Orazione
per l'apertura della Scuola di Economia e Commercio, Napoli, Orazione recitata
ne' funerali solenni di Marcello Accorinti morto in Messina nel terremoto.
Napoli, Phaedrus, Esopo alla moda, ovvero delle fauole di Fedro, Parafrasi
Italiana di Antonio Jerocades, In Napoli: presso il Porsile, Quintus Horatius
Flaccus, Le odi di Q. Orazio Flacco esposte in versi volgari da Antonio
Jerocades, Napoli, Pindarus, Le odi di
Pindaro tradotte ed esposte in versi volgari da Antonio Jerocades, Napoli: presso
Nicola Russo, Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, D.
Martuscelli, tomo IV, Gervasi, Napoli B. Croce, La rivoluzione napoletana Biografie,
storie, racconti, Laterza, Bari L.
Alonzi, Il giacobinismo napoletano, in Idem, Il Vescovo-prefetto. La diocesi di
Sora nel periodo napoleonico, Sora, A. Piromalli, Illuminismo massonico, La
letteratura calabrese, I, Pellegrino
editore, Cosenza, B. Croce, D. Ambrasi, Il clero a Napoli tra rivoluzione e
reazione, in A. CestaroA. Lerra , «Il Mezzogiorno e la Basilicata fra l'età
giacobina e il Decennio francese», Atti del Convegno, Maratea, I, Venosa, B.
Croce, La rivoluzione napoletana, Biografie, Racconti, Ricerche, Bari, Laterza,
1953. A. Jerocades, Saggio dell'umano sapere, D. Scafoglio, Vibo Valentia,
Sistema Bibliotecario Vibonese,A. Jerocades, La lira focenseː Antonio
Jerocades, un abate poeta in loggia, A. Piromalli e G. S. Bravetti, Foggia,
Bastogi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Antonio Jerocades. Jerocades. Keywords: filosofia della massoneria,
Esopo in Italia, lira focense, giaccobinismo, ‘repubblica romana” “repubblica partenopea” –
Grice on Plato’s Republic. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754276139/in/dateposted-public/
Grice e Jervolino –
ermeneutica del dialogo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sorrento). Filosofo. Grice: “I like Jervolino, but then I like any
philosopher of language! He is a Ricoeurian, and I’m a Griceian!”essential
Italian philosopher. Allievo di Piovani. Insegna a Napoli. Collabora con
diverse riviste specialistiche di filosofia (Filosofia e Teologia, Studium).
Esamina aspetti riguardanti a Ricoeur, tra cui:
la ricerca di un filo conduttore unitario all'interno della sterminata
ermeneutica (“Il cogito e l'ermeneutica: La questione del soggetto e la
inte-azione” (Procaccini, Napoli). Messa in questione del soggetto chomskyano auto-centrato
e auto-trasparente. Ricoeur appare nei
suoi studi come caratterizzato dall'attenzione verso le peripezie del Cogito
che, ferito e spezzato nella sua autosufficienza, cerca di ritrovare sé stesso
attraverso un lavoro ermeneutico. Individua come centrale il paradigma della
trans-ductio, trans-implicatura, trans-patia, come modello fondato sulla
co-ospitalità conversazionale e la co-apertura all'altro conversazionale. Altre
opera:“Il cogitamus e l'ermeneutica. La questione del soggetto e sui
interazione” (Procaccini, Napoli); “La filosofia senza assoluto, Athena,
Napoli) – cfr. H. P. Grice, “Absolutes” --; “Logica del concreto, logica dell’abstracto”
-- “Eermeneutica della vita morale.” Newman, Blondel, Piovani, Morano, Napoli);
“L'amore” (Studium, Roma); “Il segno della prassi. Saggi di ermeneutica, Città
del sole, Napoli). Morcelliana, Brescia), “Trans-ductio, trans-implicatura”
(Morcelliana, Brescia) Cura: “Ermeneutica ed implicatura” -- Guerini, Milano, La traduzione, la traditio --
etica, Morcelliana, Brescia, “Etica e morale, Morcelliana, Brescia, Ricoeur e
la psico-analisi, FrancoAngeli, Milano 2007. Note Quei ragazzi di nome Fausto Bertinotti Boys
-- ArchivioPanorama Domenico Jervolino.
Jervolino. Keywords: ermeneutica del dialogo. Refs.: Luigi Speranza, “Girce e
Jervolino” -- “Two cartesian egos”. “Peripezie conversazionale”. “Peripezia ed
implicatura”. “Cogitamus.” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753615386/in/dateposted-public/
Grice e Jommelli –
musicista filosofo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Essential Italian philosopher. Mattei
riporta il seguente aneddoto sul suo soggiorno in questa città: Jommelli,
andato in visita a padre Martini (già considerato come uno dei più sapienti
musicisti d'Italia), si era presentato a lui come allievo, chiedendo di entrare
nella sua scuola. Il maestro gli diede un soggetto di fuga che egli trattò con
molta abilità. -«Chi siete voi?», chiese Martini, «volete burlarvi di me? Sono
io che voglio apprendere da voi!» - «Il mio nome è Jommelli, sono io il maestro
che deve scrivere l'opera per il teatro di questa città» - «È un grande onore
per questo teatro avere un musicista filosofo come voi, ma vi auguro di non
trovarvi in mezzo a gentaglia corruttrice del gusto musicale». Jommelli. Keywords:
musicista filosofo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Jommelli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754140329/in/dateposted-public/
Grice e Julia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Acri). Filosofo. Grice: “Julia was more of a poet
than a philosopher; but then for Heidegger, philosophy IS poetry and vice
versa!” -- essential Italian philosopher. Figlio di Antonio e da Maria Giuseppa
Balsàno. Studia a Cosenza sotto la guida di Focaracci. Direttore del Telesio,
periodico. Strinse grande amicizia Padula. Opere: La temperie culturale in
ambito locale vedeva la difficoltà della Calabria a integrarsi nella nuova
entità politica. Area essenzialmente contadina, la regione aveva una classe
dirigente che preferiva assoggettarla al clientelismo e alla sua arretratezza
piuttosto che metterla al passo con zone del Paese più avanzate e progredite;
perciò il mondo intellettuale d'avanguardia, deluso dalle speranze del 1848 e
conscio del sottosviluppo, si volse verso il positivismo e il socialismo. Julia visse tra il tardo romanticismo e l'affermarsi
delle innovative correnti costituite dal naturalismo e dal verismo, nella scia
di Carducci e Verga. Le contraddizioni della sua epoca lo formarono come un
intellettuale spiritualista che rifiutava il materialismo e in parte il mondo
contemporaneo, e d'altra parte un sostenitore degli ideali socialisti, del
riscatto delle masse disagiate e della glorificazione del passato della
Calabria a partire dall'assedio degli Aragonesi nel 1462e dei suoi conterranei
coevi illustri, fra i quali Biagio Miraglia, VPadula, Quattromani, Tocco, oltre
a Campanella. Accostatosi in un primo tempo al misticismo di Gioberti, si
convertì al verismo, alla ricerca del pragmatismo e di un modello di poesia di
alto civismo che lo stesso Julia proclama nei suoi Sonetti e liriche. Parte dai
miti popolari e dalle ballate della tradizione romantica per marcare
orgogliosamente la storia della sua terra.
Considerato il padre della letteratura calabrese, si interessò alle
origini della cultura letteraria della regione analizzando anche alcune opere a
lui precedenti. Il suo impegno regionalistico si concretizzò in uno studio su
Selvaggi, nel quale si individuava un collegamento fra Galeazzo di Tarsia e le
produzioni romantiche dell'Ottocento. Vi fu poi un saggio su Padula e un esame
delle liriche riferibili all'Accademia Cosentina. Lo scrittore calabrese seppe però spaziare
oltre i confini delle sue terre, fino a richiamare Milton nel suo scritto
dedicato a Padula. Oltre a uno studio su Monti, produsse dei lavori anche su
Mazzini, Poerio, Correnti, legati dall'attenzione alle tematiche relative al
Risorgimento e perciò in convergenza con il proprio pensiero, che dal punto di
vista della poetica si richiama ai modelli che il letterato individua in
Leopardi, Berchet e Giusti, oltre che in Prati. Antonio Piromalli, La
letteratura calabrese, Luigi Pellegrini
Editore, Cosenza, Monografia su calabriaonline, su calabriaonline.com. Digital
Storytelling su Vincenzo Julia a cura degli studenti del Liceo V. Julia di
Acri, CS. Vincenzo Julia. Julia.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Julia” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688613097/in/photolist-2mPVkio-2mPysn2-2mKxDSr-2mJ4GHU-2mDUFSN-RkfqJ3-Bq5Z5y-CkaHMd-i7brtE
Grice e Juvalta – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Chiavenna). Filosofo. Grice: “At Harvard, I said I was ‘enough of a
rationalist,’ but perhaps Juvalta would say that wasn’t enough!” – Grice:
“Juvalta has explored the limits of rationalism, in connection with value and
reason: if value is irrational, how can co-operation be rational in terms of an
accord to follow conversational maxims?” essential Italian philosopher. Ogni
sforzo di derivare una valutazione morale da qualche cosa di cui non sia già
riconosciuto il valore morale è dunque vano e illusorio. O non dà quel che si
cerca, o presuppone quel che si pretende di fondare.» I genitori sono il
barone Corrado Juvalta, cancelliere della locale pretura originario di Villa di
Tirano, e Teresa Zanetti di Tirano. Dopo gli studi liceali trascorsi tra Como e
Sondrio, si iscrisse a Pavia dove si laureò con una tesi su Spinoza, sotto la
guida di Cantoni. Successivamente insegna a Caltanissetta, Potenza, Spoleto. Vinse
il concorso per la cattedra di filosofia a Torino. Le tematiche accademiche
prevalentemente trattate riguardarono soprattutto i valori di “libertà” e di
“giustizia” con ampie riflessioni etiche. Convinto della loro generalità e
universalità, arriva ad auspicarne una loro applicazione anche nello studio
delle categorie politiche ed economiche. La filosofia di Juvalta è una profonda riflessione sull'etica portata
avanti con il metodo dell'analisi. Anche se, come risulta dalla sua , non
troviamo nei suoi scritti importanti contributi sul piano gnoseologico ed
epistemologico, dal momento che il suo principale campo d'indagine fu
prevalentemente il Sistema morale, possiamo affermare senza dubbio che sia il kantismo
che il Positivismo costituirono il nucleo di fondo della sua posizione, da cui
sviluppò la sua impostazione metodologica. Il positivismo, in
particolare, è stato il primo grande sistema filosofico con cui si è misurato
nella prima fase della sua elaborazione concettuale. Tuttavia Juvalta sarà
costretto a prendere presto le distanze da una siffatta visione della morale. I
motivi di questa rottura sono da imputare principalmente al suo fermo rifiuto
di accogliere come sostenibile la pretesa positivistica di fondare l'etica sulla
scienza. Il giudizio con il quale si afferma il valore di un oggetto è diverso
e non deducibile dal giudizio col quale ne afferma l'esistenza o la possibilità
o la connessione modale o condizionale con altri soggetti. Apprendere come le
cose sono, è tutt'altra cosa dal valutarle. Dal momento che l’etica si concreta
nella costruzione di una teoria ed in particolare di un sistema coerente di
valori morali, il giudizio che sta alla base di una qualsivoglia teoria etica
deve configurarsi come “un giudizio originario” che ha una natura eminentemente
etica, quindi non scientifica né tantomeno metafisica. Se però una etica
scientifica appare insostenibile per il motivo dell'indebita derivazione di un
giudizio di valore, di natura morale, dal giudizio ‘aletico,’ di natura
fattuale, è indubbio che la costruzione di un sistema morale debba essere
condotta con criteri di scientificità. Nella misura in cui ogni teoria si basa su
criteri logico-deduttivi e viene definita dalle relazioni logiche che
intrattengono in essa i propri elementi costitutivi, così anche la costruzione
di un sistema etico deve seguire la stessa metodologia e mostrare possibilmente
l'identica costruzione formale. Questo sistema di valori ha l'obbligo di
mantenere al loro interno un imprescindibile grado di coerenza, se vogliono
risultare sostenibili ed essere così accettati dalla ragione (pratica). Quando
parla di ‘teoria’ dell’etica lo fa proprio pensando a questo carattere logico-deduttivo
dei valori all'interno di un sistema. In particolare vede garantita la coerenza
di un sistema morale nella misura in cui un coerente insieme di valori viene
rigorosamente derivato (volitativamente) da un postulato, imperativo
categorica, o assioma, di valore morale capace di fungere da premessa
all'intero sistema (allora come insieme di massime universalisabili). Una volta
prese le distanze dai positivisti, si avvicina successivamente al Kantismo; in
particolare accoglierà, anche se con alcune riserve, molte delle posizioni
assunte dal cosiddetto Neokantismo, il movimento di pensiero che ha come
obiettivo la ri-valutazione piena del filosofo di Konisberg riadattando i
contenuti del suo pensiero ad esigenze e problematiche tipiche della
contemporaneità. Vede in Kant il più grande filosofo della modernità, colui che
meglio di qualsiasi altro pensatore ha saputo cogliere il vero senso dell'autonomia
della morale, svincolando per sempre l'etica dai saperi di natura conoscitiva
(aletica, pura, o giudicativa), i quali, proprio in quanto si rivolgono
all'ambito del fenomeno, non riescono a coglier interamente tutto ciò che ha a
che fare con la sfera dei valori (come per esempio la scienza e in generale
l'ambito teoretico). L'indipendenza e l'indeducibilità del valore morale da
qualsiasi speculazione teoretica fu, come tutti sanno, riconosciuta e
affermata, nella forma più esplicita e con grandissimo vigore dal Kant. Kant ha
il grande merito di consegnare alla morale uno speciale statuto di autonomia e di
indipendenza. La morale esprime questo suo carattere di autonomia e di “auto-assiomaticità”
per poter continuare ad essere coerente e allo stesso tempo attendibile sotto
il profilo puramente teorico. Abbracciare l'idea di autonomia della morale
significa accettare una visione anti-fondazionalista dell'etica. L’etica non
può prendere le mosse che da se stessa. Ogni tentativo di fondare l’etica su
ambiti del sapere diversi da quello morale, finisce con il configurarsi come
un'indebita pretesa di intromissione da parte di chi si illude di derivare un
contenuto del valore morale da una premessa fattuale o metafisica o estetica.
Alla base di un sistema coerente del valore morale, cioè un sistema morale
costruito deduttivamente, deve esserci un postulato originario (assioma o
imperative categorico) di natura etica e non di natura aletica o peggio ancora
metafisica, e questo per questioni eminentemente logico-analitiche, che
impongono ad ogni sistema coerente di evitare la fallacia logica della petitio
principii, cioè l'errore di voler caparbiamente dimostrare ciò che invece
abbiamo già implicitamente accettato nelle premesse. Una volta
riconosciuto il contenuto di quel postulato morale e pensato come un valore che
può essere vissuto ed accettato da un soggetto agente e concreto, allora si
creano i presupposti di base perché una coscienza riconosca in esso
un'intrinseca validità, che trova una sua precisa giustificazione solo a
partire dalla sua intima natura assiologica. È proprio questo suo riferimento
al contenuto del valore morale che lo costringe a rivedere i limiti di una
filosofia morale incardinata su binari formalistici e a non accettare tout
court la filosofia morale di Kant. L'ambito della giustificazione e
l'ambito esecutivo. Assumere come principi della ricerca etica l'autonomia,
l'antifondazionalismo, l'antiformalismo porta Juvalta a distinguere l'ambito della
giustificazione, cioè il momento riflessivo che ci vede impegla ricerca di
ragioni che possano difendere razionalmente la scelta di un fine e di un valore
morale, dall'ambito esecutivo che invece coinvolge il momento motivazionale
dell'azione ed è fortemente condizionato da elementi contingenti legati al
momento storico, inter-soggetivo, e culturale nel quale il soggeto si trova ad
agire. Con un atteggiamento tipicamente moderno difende la possibilità
dell'esistenza di una pluralità di fini morali sia sul piano teorico che
pratico, e con la stessa energia cerca di trovare una soluzione per definire le
precondizioni teoriche che rendano possibile una compatibilità tra i diversi
valori. La modernità define un passaggio epocale e pieno di tensione nel
campo della filosofia morale ed ha segnato il tramonto di un'unica, grande e
coerente visione dell'etica. Con l'avvento dell'epoca moderna si è fatta strada
l'idea del tutto legittima dell'accettazione di differenti sistemi di valori e
di diverse visioni del mondo, i quali trovano, da questo momento, una loro
precisa dignità e legittimità in virtù delle ragioni che le diverse dottrine
filosofiche hanno saputo elaborare in favore della loro sostenibilità. Invita a
prendere coscienza di questo cambiamento di prospettiva e a considerarlo,
asetticamente, come un passaggio dal vecchio problema della morale, in cui il
fine principale era la ricerca di una fondazione dell'etica e di una
giustificazione dell'esigenza del bisogno di moralità all'interno di ogni
coscienza, al nuovo problema della morale riassumibile nella domanda; come
possiamo decidere i beni e i valori desiderabili in sé una volta che abbiamo
accertato l'esistenza di una pluralità dei postulati di valutazione
morale? La scelta del fine supremo e i limiti del razionalismo etico
Juvalta vede nel momento della determinazione della scelta del fine supremo, il
cui contenuto costituisce la base per il postulato di valore primario, il
principale limite del razionalismo etico. La razionalità può solamente
giustificare, cioè portare ragionamenti a favore di una tesi, o stabilire
relazioni e deduzioni tra elementi di un sistema, in questo caso valori, che
sono legati dalla loro stessa natura; ma essa non può imporre i fini. La
razionalità accetta, per così dire, il giudizio di valore morale come un dato,
ma non lo può stabilire lei in via preliminare perché nel campo etico la
razionalità non riesce a cogliere interamente la natura dei nostri giudizi di
valore. La ragione dei mezzi per quanto si faccia non dà valori; la
ragione esige la coerenza; teorica: dei giudizi fra di loro e con i principi e
i dati su cui si fondano; pratica: delle valutazioni derivate e mediate con le
valutazioni direttamente o postulate, e delle azioni con le valutazioni. Le valutazioni
sono, come espressioni di una esperienza interiore sui generis, valide di per
sé…” I valori ultimi di Libertà e Giustizia Tuttavia il messaggio di
Juvalta contiene anche un aspetto propositivo, non secondario. Anche se esiste
una pluralità di valori che la coscienza può scegliere come fini, i quali si
costituiscono come le linee guida della nostra condotta individuale, una volta
adottato il criterio razionale di ‘universalizzazione’ del valore è possibile
intuire che le scelte si riducono rispetto a quelle che la ragione può
immaginare come possibili e, soprattutto, viene meno la completa arbitrarietà
della scelta originaria. E convinto che due valori su tutti debbano essere
visti come i fini supremi su cui improntare la nostra vita e organizzare
le nostre società, vale a dire, primo, il valore morale della libertà; secondo
il valore morale della giustizia. Libertà e giustizia costituiscono le pre-condizioni
della vita morale e gli unici due valori morali, tra quelli possibili, che
risultano “universalizzabili”. Essi sono le sole precondizioni che permettono
ad ogni essere umano di realizzare il proprio fine e di raggiungere i propri
beni (valori), in vista di una totale e piena realizzazione della natura umana,
senza limitare la ricerca della moralità dell’altro. Libertà e giustizia
rappresentano per così dire i cardini di ogni sistema morale con i quali poter
impostare se non un vero e proprio ripensamento di ogni pratica umana almeno
una profonda critica ai modelli di società dominanti quali l'individualismo
liberale, l'autoritarismo o la proposta socialista. La libertà esprime
l'esigenza delle condizioni inter-soggettive necessarie a fare dell'uomo una
persona padrona di sé di fronte a sé e di fronte ad ogni altro. La giustizia
esprime l'esigenza delle condizioni inter-soggetive necessarie all'esercizio
universalmente efficace di questa libertà. Non fu un pensatore sistematico e
non cercò mai di definire un sistema filosofico che rendesse ragione
dell'organicità del suo pensiero. E sostanzialmente contrario a ingabbiare la
riflessione filosofica in grandi narrazioni o in arbitrari sistemi, dal momento
che era fermamente convinto che il pensiero soprattutto etico sfuggisse per
così dire all'idea di sistematicità e organicità che aveva così profondamente
caratterizzato la maggior parte del lavoro filosofico ottocentesco. D'altra parte questo non significa che non
esiste un'evoluzione all'interno della sua riflessione, o che la sua proposta
nel campo della filosofia morale non trovi una sua coerenza e una struttura di fondo
ben definita. Opere: “I due limiti del razionalismo etico: liberta e giustizia”
(Einuadi, Torino). Contiene:“ Prolegomeni a una morale distinta dalla
filosofia,” Tip. Bizzoni, Pavia, “Le dottrine delle due etiche” in «Rivista
filosofica», Per una scienza normativa morale, in «Rivista filosofica», Il fondamento intrinseco del diritto” Su i
limiti della morale,Bocca, Torino, Il metodo dell'economia pura nell'etica, in
«Rivista filosofica», Postulati etici e postulati metafisici, in «Rivista di
filosofia», “Postulati etici e imperativo categorico,” «Atti IV congresso
internazionale di filosofia» (Bologna)
III, Formiggini, Genova. Su la pluralità dei postulati di valutazione
morale, in «Atti del IV congresso della società filosofica» (Genova),
Formiggini, Genova, Il vecchio e il nuovo problema della morale, Zanichelli,
Bologna. In cerca di chiarezza. Questioni di morale. I. I limiti del razionalismo
etico, Lattes, Torino, Per uno studio dei conflitti morali, in «Rivista di
filosofia», Osservazioni sulla dottrina morale di Spinoza, in «Rivista di
filosofia»,Scritti su Erminio Juvalta D. Basciani, Juvalta e l'etica della
giustizia, Desclèe, Roma, F. Picardi, Morale e filosofia della morale in Juvalta,
(pubblicazioni dell'istituto di filosofia. Genova), Marzorati, Milano Maurizio Viroli,
L'etica laica do Juvalta, Franco Angeli, Milano. Juvalta, «Rivista di storia della filosofia», Franco Angeli, Milano, PDizionario Biografico
degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, Guido
Scaramellini, Chiavennaschi nella Storia, Chiavenna, Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Erminio Juvalta, su Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited Erminio Volfango
Francesco Juvalta. Herren von Juvalt – Grice: “Unlike me, Juvalta is a baron,
from the ‘grigioni’ – i. e. the grey league – because of the grey wool they
wore --. ‘grissone,’ as in my surname, so in a way we ARE related!” ” Juvalta.
Keywords: implicature. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Juvalta on the
categorical imperative,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689131181/in/photolist-2mLQdrQ-2mKbfaU-2mKAiSV
Grice e Labriola – implicature – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Cassino). Filosofo. Grice: “Labriola is good; he reminds me of pinko Oxford!” -- Essential
Italian philosopher -- Con particolari interessi nel campo del
marxismo. Nacque da Francesco Saverio, insegnante ginnasiale di lettere, e
da Francesca Ponari. Il padre, oriundo di Brienza, era nipote diretto di Pagano.
Si iscrisse alla facoltà di filosofia di Napoli, città nella quale la famiglia
si era trasferita. Qui studia con Vera e Spaventa, il cui appoggio gli procura un
posto di applicato di pubblica sicurezza nella segreteria del
prefetto. Scrive Una risposta alla prolusione di Zeller, un'opera in cui
osteggia il neokantismo contro ogni ipotesi di un ritorno a Kant. Rivendica
l'attualità dell'hegelismo. Conseguì il diploma di abilitazione e insegnò nel
ginnasio Principe Umberto di Napoli. Il suo saggio, premiato dall'Napoli, sull'”Origine
e natura delle passioni”: una significativa presa di distanze dall'idealismo in
favore del materialismo. Scrive “La dottrina di Socrate secondo Senofonte,
Platone ed Aristotele”, premiata dalla
Reale Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli. Consegue la libera
docenza in filosofia della storia e si mette in aspettativa in attesa di
ottenere un incarico nell'Università; scrive la dissertazione “Esposizione critica
della dottrina di G. B. Vico” e collabora con il giornale svizzero "Basler
Nachrichten", al quale invia corrispondenze politiche, al quotidiano
napoletano "Il Piccolo", fondato e diretto da Rocco De Zerbi, futuro
deputato e leader dell'Unione liberale, un gruppo politico al quale Labriola
aderisce. Entra anche nella redazione della "Gazzetta di Napoli" e,
nel febbraio 1872, in quella de L'Unità Nazionale, diretta da Ruggiero Bonghi,
al Monitore di Bologna e alla Nazione di Firenze, nella quale escono le sue dieci
Lettere napoletane. Si dichiara herbartiano in psicologia e in morale,
pubblicando a Napoli i saggi Della libertà morale, dedicata ad Arturo Graf e
Morale e religione. Trasferitosi a Roma, ove muore di difterite il figlio
Michelangelo, supera il concorso alla
cattedra di filosofia e pedagogia all'Roma. Pubblica il saggio
Dell'insegnamento della storia e l'anno dopo è direttore del Museo di
istruzione e di educazione: sono anni in cui Labriola mostra un particolare
impegno verso il miglioramento del livello professionale degli insegnanti e la
diffusione dell'istruzione di base della popolazione, inteso come primo passo
per una maggiore democrazia del paese. A questo scopo s'informa sugli
ordinamenti scolastici dei paesi europei: nel 1880 pubblica gli Appunti
sull'insegnamento secondario privato in altri Stati e nel 1881 l'Ordinamento
della scuola popolare in diversi paesi. Contemporaneamente Labriola abbandona
le convinzioni politiche di moderato liberalismo per approdare a posizioni
radicali: oltre alla lotta all'analfabetismo, auspica l'intervento dello Stato
nell'economia, una politica sociale di assistenza ai poveri, il suffragio
universale che permetta anche a candidati operai l'ingresso al Parlamento. Ottiene
la cattedra di filosofia della storia all'Roma e inizia un corso di storia del
socialismo. A seguito di notizie che danno imminente la stipula del Concordato
con il Vaticano, Labriola tiene all'Università la conferenza Della Chiesa e
dello Stato a proposito della conciliazione, considerando una minaccia per la
libertà di pensiero ogni accordo con la Chiesa, temendone l'ingerenza nella
vita pubblica italiana. Il quotidiano
romano La Tribuna pubblica una sua lettera in cui, tra l'altro, scrive di
essere «teoricamente socialista ed avversario esplicito delle dottrine cattoliche»
e nella conferenza Della scuola popolare, auspica l'abolizione dell'insegnamento
religioso. Sul giornale Il Messaggero, depreca l'uso della forza pubblica
contro le manifestazioni; tiene agli operai di Terni un discorso su Le idee
della democrazia e le presenti condizioni dell'Italia, in cui afferma di
impegnarsi personalmente in politica e dichiara di desiderare un «governo del
popolo mediante il popolo stesso» e la formazione di un grande partito popolare.
Scrive che «I parlamenti, come forma transitoria della vita democratica
d'origine borghese, spariranno col trionfo del proletario» e il 20 giugno tiene
nel Circolo operaio romano di studi sociali il discorso Del socialismo
commemorando la Comune di Parigi. Nell'ottobre Labriola saluta il
congresso della socialdemocrazia tedesca a Halle scrivendo che «Il proletariato
militante procederà sicuro sulla via che mena diritto alla socializzazione dei
mezzi di produzione ed l'abolizione del presente sistema di salariato, fidando
solo nei suoi propri mezzi e nelle sue proprie forze». Nel 1890 entra in
rapporto epistolare con Engels, che conoscerà a Zurigo, e con i maggiori
dirigenti socialisti europei, Kautsky, Liebknecht, Bebel, Lafargue, mentre
rimprovera a Filippo Turati, il più prestigioso leader socialista italiano e
direttore della rivista Critica sociale, superficialità teorica e
arrendevolezza nei confronti degli avversari politici. Vuole che il Partito
socialista, che deve nascere ufficialmente con il Congresso di Genova del 14
agosto 1892, sia un partito di operai e non di intellettuali positivisti
borghesi. Vede nei Fasci siciliani un concreto esempio di socialismo popolare e
rivoluzionario e lamenta che il marxismo non riesca a essere compreso in Italia.
Fa lezione sul Manifesto di Marx ed Engels e scrive a quest'ultimo, di star
facendo un nuovo corso «su la genesi del socialismo moderno» ma di non riuscire
a risolversi a scriverne un saggio per l'ignoranza su tanti «fatti, persone,
teorie, etc, che sono tante fasi, tanti momenti né sentiti né conosciuti in
Italia», come ribadisce a Victor Adler che «il marxismo non piglia piede in
Italia». Su sollecitazione del Sorel, scrive In memoria del Manifesto dei
comunisti, il primo dei suoi saggi sulla concezione materialistica della storia,
che esce in francese sulla rivista del Sorel, Le Devenir social; lo spedisce a
Engels in luglio, ricevendone le lodi. Anche il giovane Croceche ne promuove la
stampa in Italiane è influenzato tanto da attraversare il suo pur breve periodo
di adesione al marxismo. Nei due anni successivi Labriola scrive altri due
saggi, Del materialismo storico, dilucidazione preliminare e Discorrendo di
socialismo e di filosofia. È sepolto presso il cimitero acattolico di
Roma. Schematicamente, possiamo suddividere il percorso filosofico e
politico di Labriola in tre diversi momenti: innanzitutto fu propugnatore
dell'idealismo hegeliano (influenzato da Bertrando Spaventa, del quale fu
allievo a Napoli); successivamente, possiamo distinguere una fase
contrassegnata dal rifiuto dell'idealismo in nome del realismo herbartiano, ed
infine, il momento della maturità, in cui aderisce pienamente al
marxismo. L'approccio di Labriola al marxismo è influenzato da Hegel e
Herbart, per cui è più aperto dell'approccio di marxisti ortodossi come Karl
Kautsky. Egli vide il marxismo non come una schematizzazione ideologica ed
autonoma dalla storia, ma piuttosto come una filosofia autosufficiente per
capire la struttura economica della società e le conseguenti relazioni umane.
Era necessario aderire alla realtà sociale del proprio tempo storico se il
marxismo voleva considerare la complessità dei processi sociali e la varietà di
forze operanti nella storia. Il marxismo doveva essere inteso come una teoria ‘critica',
nel senso che esso non asserisce verità eterne ed immutabili ed è pronto ad
interpretare le contraddizioni sociali secondo le diverse fasi storiche, avendo
al centro della sua analisi il lavoro e le condizioni dei lavoratori e dunque
la concreta e materiale "prassi" umana. La sua descrizione del
marxismo come "filosofia della prassi" verrà ripresa nei Quaderni dal
carcere di Gramsci. In pedagogia Labriola avvertì l'esigenza collettiva
dei tempi nuovi, il bisogno di una scuola popolare che servisse da reale
tessuto connettivo dell'Italia post-unitaria, una lotta dunque per la civiltà,
mezzo e fine dell'evoluzione morale (e complessiva) delle classi
subalterne. Nella monografia Dell'insegnamento della storia, del 1876,
dedicata alle più importanti questioni della pedagogia generale, Labriola aveva
asserito la centralità dell'educazione alla socialità: il metodo pedagogico
doveva essere quello della ricerca critica e di dibattito e di sperimentazione,
unica via capace di condurre alla padronanza del pensiero logico-razionale e in
grado di formare personalità aperte alla ricerca e al confronto (non a caso i
primi studi di Labriola erano stati rivolti a Socrate e al metodo socratico).
Traducendo in un linguaggio pedagogico moderno, per Labriola era necessaria
un'attenzione maggiore ai prerequisiti logici piuttosto che alla struttura
interna disciplinare, che comunque va indagata attraverso quella che egli
chiama un'epigenesi analitica. Celebre fu una sua conferenza tenuta
nell'Aula Magna dell'Roma, discorso
sollecitato dalla stessa Società degli Insegnanti della capitale, che poi ne
curò la pubblicazione in opuscolo. Era necessario dare concretezza a
piani di istituzioni scolastiche entro le quali le didattiche si sviluppassero
non da una deduzione della teoria, ma come risultato di lotte politiche, di
ideali sociali, di tradizioni storiche, di condizioni ambientali. Per Labriola
proprio l'azione dell'ambiente storico sociale sugli uomini e la loro reazione
ad esso costituiscono il tema dell'educazione. Per cui « le idee non cascano
dal cielo ». Il metodo deve partire dalla prassi, dalla pratica e non dalle
idee, dai principi astratti. Il nucleo essenziale della pedagogia della «
prassi » sta nella percezione della connessione dell'opera educativa con le
condizioni dello sviluppo economico-sociale. Trockij conobbe «con
entusiasmo» l'opera di Labriola nel 1898, quand'era detenuto nel carcere di
Odessa. Egli scrive nelle sue memorie che «come pochi scrittori latini,
Labriola possedeva la dialettica materialistica, se non nella politica, dov'era
impacciato, certo nel campo della filosofia della storia. Sotto quel
dilettantismo brillante c'era vera profondità. Labriola liquida egregiamente la
teoria dei fattori molteplici che popolano l'olimpo della storia guidando di
lassù i nostri destini». Trockij aggiunge che dopo 30 anni continuava a
rimanergli in mente «il ritornello Le idee non cascano dal cielo». Opere
Una risposta alla prolusione di Zeller, Origine e natura delle passioni secondo
l’Etica di Spinoza, La dottrina di Socrate secondo Senofonte, Platone ed
Aristotele, Napoli, Stamperia della Regia Università, Della libertà morale, Napoli, Tipografia
Ferrante-Strada, Morale e religione, Napoli, Tipografia Ferrante, Dell'insegnamento
della storia. Studio pedagogico, Roma, Loescher, L'ordinamento della scuola
popolare in diversi paesi. Note, Roma, Tip. eredi Botta, I problemi della filosofia della storia.
Prelezione letta nella Roma, Roma, Loescher, 1Della scuola popolare. Conferenza
tenuta nell'aula magna della Università, Roma, Fratelli Centenari, Al comitato
per la commemorazione di G. Bruno in Pisa. Lettera, Roma, Aldina,Del
socialismo. Conferenza, Roma, Perino, Proletariato e radicali. Lettera ad
Ettore Socci a proposito del Congresso democratico, Roma, La cooperativa, Saggi intorno alla concezione materialistica
della storia I, In memoria del manifesto dei comunisti, Roma, Loescher, Del
materialismo storico. Dilucidazione preliminare, Roma, Loescher, Discorrendo di
socialismo e di filosofia. Lettere a G. Sorel, Roma, Loescher, B. Croce, Bari,
Laterza, Da un secolo all'altro.
Considerazioni retrospettive e presagi, Bologna, Cappelli, L'università e la
libertà della scienza, Napoli, Tipi Veraldi, A proposito della crisi del
marxismo, in "Rivista italiana di sociologia", Scritti varii editi e
inediti di filosofia e politica, raccolti e pubblicati da Benedetto Croce,
Bari, Laterza, Socrate, Benedetto Croce, Bari, Laterza, La concezione
materialistica della storia, con un'aggiunta di B. Croce sulla critica del
marxismo in Italia, Bari, Laterza, re prelezioni sulla storia e il materialismo
storico; In memoria del Manifesto dei comunisti, Brescia, Studio Editoriale
Vivi, Lettere a Engels, Roma, Rinascita, Democrazia e socialismo in Italia,
Milano, Cooperativa del libro popolare, Opere, Luigi Dal Pane, I, Scritti e
appunti su Zeller e su Spinoza, Milano, Feltrinelli, La dottrina di Socrate
secondo Senofonte, Platone ed Aristotele, Milano, Feltrinelli, Ricerche sul
problema della libertà e altri scritti di filosofia, Milano, Feltrinelli, Scritti
di pedagogia e di politica scolastica, Dina Bertoni Jovine, Roma, Editori
Riuniti, Saggi sul materialismo storico, Valentino Gerratana e Augusto Guerra,
Roma, Editori Riuniti, introduzione e cura di Antonio A. Santucci, Il
materialismo storico, antologia sistematica Carlo Poni, Firenze, Le Monnier, Pedagogia
e società. Antologia degli scritti educativi, scelta e introduzioni di Demiro
Marchi, Firenze, La nuova Italia,Scritti politici. Valentino Gerratana, Bari,
Laterza, Opere, Franco Sbarberi, Napoli, Rossi, Scritti filosofici e politici, Franco
Sbarberi, Torino, Einaudi, Lettere a Benedetto Croce. Napoli, Istituto italiano
per gli studi storici, Dal secolo XIX al secolo XX. Dall'era della concorrenza
al monopolio. Nascita e lotte del socialismo. IV saggio, incompiuto, della
concezione materialistica della storia, Lecce, Milella, Scritti liberali, Bari,
De Donato, Scritti pedagogici, Nicola Siciliani De Cumis, Torino, UTET, Epistolario
Roma, Editori Riuniti, Roma, Editori Riuniti, Roma, Editori Riuniti, Lettere inedite. Roma, Istituto storico
italiano per l'età moderna e contemporanea, La politica italiana Corrispondenze
alle “Basler Nachrichten”, a cura e con introduzione di Stefano Miccolis,
Napoli, Bibliopolis, Del materialismo storico e altri scritti, Milano, M&B
Publishing, Del socialismo e altri scritti politici, Milano, UNICOPLI, Giordano
Bruno. Scritti editi e inediti Napoli, Bibliopolis, Fra Dolcino, Pisa, Edizioni
della Normale, . Tutti gli scritti
filosofici e di teoria dell'educazione, Milano, Bompiani Il pensiero occidentale,
. Edizione nazionale La casa editrice Bibliopolis ha in corso di pubblicazione
l'edizione nazionale delle opere di Antonio Labriola, istituita con decreto del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Tra Hegel e Spinoza. Scritti, A.Savorelli
e A. Zanardo, Bibliopolis, I problemi della filosofia della storia e recensioni
G. Cacciatore e M. Martirano, Bibliopolis, Da un secolo all'altro. Stefano
Miccolis e Alessandro Savorelli, Bibliopolis, . Copia archiviata , su
archividifamiglia-sapienza.beniculturali. L. Trotzkij, La mia vita,Carlo
Fiorilli, Antonio Labriola. Ricordi di giovinezza, in «Nuova Antologia», Giuseppe
Berti, Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola, Roma, Ernesto
Ragionieri, Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani: Milano, Luigi
Cortesi, La costituzione del Partito socialista italiano, Milano, Sergio Neri,
Antonio Labriola educatore e pedagogista, Modena, 1968. Luigi Dal Pane, Antonio
Labriola, la vita e il pensiero, Bologna, Demiro Marchi, La pedagogia di
Antonio Labriola, Firenze, Luigi Dal Pane, Antonio Labriola nella politica e
nella cultura italiana, Torino, Stefano Poggi, Antonio Labriola. Herbartismo e
scienze dello spirito alle origini del marxismo italiano, Milano, Giuseppe
Trebisacce, Marxismo e educazione in Antonio Labriola, Roma, Filippo Turati,
Socialismo e riformismo nella storia d'Italia. Scritti politici, Milano, 1979.
Nicola Siciliani de Cumis, Scritti liberali, Bari, Stefano Poggi, Introduzione
a Labriola, Roma-Bari, Beatrice Centi, Antonio Labriola. Dalla filosofia di
Herbart al materialismo storico, Bari, Franco Livorsi, Turati. Cinquant'anni di
socialismo italiano, Milano, Franco Sbarberi, Ordinamento politico e società
nel marxismo di Antonio Labriola, Milano, Antonio Areddu, Sulle lettere di
Antonio Labriola a Benedetto Croce, Firenze, Renzo Martinelli, Antonio
Labriola, Roma, Antonio Areddu, A. Labriola e B. Croce nelle vicende del
marxismo teorico italiano, in “Behemoth”,Antonio Areddu, A. Labriola e B. Croce
nelle vicende del marxismo teorico italiano, in “Behemoth”, X, Luca Michelini,
"Antonio Labriola e la scienza economica. Marxismo e marginalismo",
in "Marginalismo e socialismo nell'Italia liberale M. Guidi e L. Michelini, Annali della
Fondazione Feltrinelli, Milano, Alberto Burgio, Antonio Labriola nella storia e
nella cultura della nuova Italia, Macerata, Antonio Areddu, Il pensiero di A.
Labriola, "Il Cronista", Antonio Labriola e la sua Università. Mostra
documentaria per i Settecento anni della “Sapienza” A cento anni dalla morte di
Antonio Labriola, Nicola Siciliani de Cumis, Roma, Nicola D'Antuono, Saggio
introduttivo e commento a A. Labriola, Discorrendo di socialismo e filosofia,
Bologna, Nicola Siciliani de Cumis , Antonio Labriola e «La Sapienza». Tra
testi, contesti, pretesti, con la collaborazione di A. Sanzo e D. Scalzo, Roma,
2007. Stefano Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica,
Alessandro Savorelli e Stefania Miccolis, Milano, . Nicola Siciliani de Cumis,
Labriola dopo Labriola. Tra nuove carte d'archivio, ricerche, didattica,
Postfazione di G. Mastroianni, Pisa, . Alessandro Sanzo, Studi su Antonio
Labriola e il Museo d'Istruzione e di educazione, Roma, , Alessandro Sanzo, L'opera pedagogico-museale
di Antonio Labriola. Carte d'archivio e prospettive euristiche, Roma, Pietro
Mandré. Antonio Labriola, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Antonio Labriola, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Antonio Labriola, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Antonio Labriola, su Liber
Liber. Opere di Antonio Labriola, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Antonio Labriola, . Opere di Antonio
Labriola, su Progetto Gutenberg.
L'Archivio Antonio Labriola, su marxists.org. Alberto Burgio, Antonio
Labriola, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Roma. Antonio Labriola. Labriola.
Keywords: implicature. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Labriola," “Grice e il Vico di Labriola” per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51686128490/in/photolist-2mRgKq7-2mQBLt7-2mQerAd-2mMQbzj-2mLP4Rj-2mLQdrQ-2mLGjg5-2mKw3hq-2mKjVho
Grice e
Lagalla – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padula). Filosofo. Grice:
“I love Lagalla: the fact that he was an Aristotelian when everybody in
Florence was a Platonist!” -- Giulio Cesare Lagalla (Padula), filosofo. Figlio
di Roberto, alto funzionario della burocrazia vicereale, e Vittoria Rosa.
Studia filosofia. Ancora bambino, perdette i genitori e fu affidato con i
fratelli alla tutela di uno zio paterno, Girolamo Lagalla, che lo avviò agli
studi di filosofia. Volle trasferirsi a Napoli per proseguire nella sua
formazione. Si iscrisse ai corsi di filosofia dello Studio ed ebbe come maestri
G. Stillabota, F.A. Vivoli e B. Longo. Affidato dal Collegio degli archiatri a
G. Provenzale e G. Caro per un periodo di tirocinio, sembra vi si fosse
condotto con una tale competenza da meritare, nel 1589, i gradi accademici
"nulla pecuniarum solutione". Nello stesso anno, grazie a Longo,
divenne l'ufficiale sanitario di una squadra navale pontificia di stanza a
Napoli, con la quale si diresse verso le coste laziali, per giungere poi a
Roma. A Roma avrebbe conseguito una
nuova laurea, in seguito alla quale entrò al servizio di Santori, per il cui
interessamento ottenne da Clemente VIII l'incarico di lettore di filosofia
presso la Sapienza romana. Cura per Facciottola stampa di un commento ad
Aristotele, “De immortalitate animae ex sententia Aristotelis libri septem”, precoce
manifestazione di un interesse verso la questione dell'anima, intorno alla
quale Lagalla si interrogò per buona parte della sua vita intellettuale e che
contribuì ad attirargli sospetti di eterodossia. Altre opera: “La circuncisione di Cristo”. Al
problema dell'anima Lagalla. dedicò corsi della lettura ordinaria di filosofia,
che tenne alla Sapienza. Queste lezioni furono raccolte in un manoscritto dal
titolo “De anima commentarii”. Allo stesso argomento è dedicato il penultimo
volume dato alle stampe dal L., il “De immortalitate animorum ex Aristotelis
sententia libri tres” (Roma). Lagalla, pur riaffermando le posizioni della
tradizione tomistica sulla questione dell'anima umana, secondo le quali l'anima
intellettiva è “forma informans” del corpo ed è molteplice, accetta quelle di
Alessandro di Afrodisia a proposito dell'animazione dei cieli, ritenendo che
non abbiano l'intelligenza come forma assistente che li muove eternamente, ma
piuttosto come “forma informante”. Morto Santori, Lagalla si fosse avvicina a Pietro
Aldobrandini, entrando al suo servizio. Conobbe Cesi, al quale fu legato da una
cordiale amicizia. Se questa non diede luogo a un'ascrizione all'Accademia dei
Lincei, malgrado una precisa richiesta da parte di Lagalla., fu solo a causa
della sua marcata professione aristotelica[. Cesi lo presentò comunque a
Galilei quando quest'ultimo si recò a Roma per sottoporre il suo telescopio e
le scoperte con esso realizzate al giudizio degli autorevoli astronomi del
Collegio romano, nonché di influenti membri della Curia pontificia e dello
stesso Paolo V. Ne derivarono alcuni incontri, durante i quali Lagalla.,
incuriosito dall' "occhialino" galileiano, lo sperimentò e fu
intrattenuto da Galilei con l'esibizione delle "pietre lucifere di
Bologna". Da ciò che vide, trasse spunto per due scritti, pubblicati in un
unico volume, il “De phoenomenis in orbe Lunae novi telescopii usu a d.
Gallileo Gallileo nunc iterum suscitatis physica disputatio… nec non de luce et
lumine altera disputatio” (Venezia).
Atteso con impazienza da Galilei, che fu costantemente informato da Cesi
dei progressi nella composizione, il libro deluse l'ambiente linceo. Nel primo dei due scritti, pur difendendo la
verità ottica di ciò che mostrava il telescopio, cerca di spiegare l'irregolare (la scabrosità
della superficie lunare) come prodotto del regolare, attraverso una sorta di
estensione di un principio di regolarità (invariabilità dei cieli e dei corpi e
fenomeni inclusi in essi), cui risponde l'intera fisica celeste aristotelica.
Le asperità lunari dovevano dunque consistere in parti più dense di
"etere", più opache alla luce, e in parti meno dense, più chiare. Nel
secondo scritto Lagala. racconta una discussione sulla natura della luce avuta
con Galilei, Cesi, G. De Misiani e G. Clementi: dopo aver ribadito che la luce
non è una sostanza, ma un accidente o una qualità reale, tratta delle
"pietre lucifere" e, contro l'interpretazione di Galilei, osserva che
la luminescenza delle pietre non è una proprietà del minerale non trattato, ma
una conseguenza del processo di calcificazione, che rende la pietra porosa e in
grado di assorbire una certa quantità di fuoco e di luce, poi lentamente
rilasciata; con ciò esclude che possa essere il prodotto della riflessione
della luce solare sulla Terra da parte della Luna. A proposito del primo dei due scritti,
Galilei meditò di fornire una risposta pubblica, sollecitata dallo stesso Lagalla,
di cui le note di lettura al volume in questione, sembrano essere il lavoro
preparatorio. Tale risposta non arrivò, ma i rapporti tra i due divennero più
stretti, forse per effetto di un lento avvicinamento delle rispettive posizioni
scientifiche. In occasione dell'osservazione di una cometa, scrisse il
Tractatus “de metheoro quod die nona novembris anni presentisin Urbe apparuit
sopra collem Pincium” e poiché quest'opera pareva, in alcuni punti, accogliere
le posizioni di Galilei, fu attaccato di scarso aristotelismo. Si convinse così
a chiedere a Galilei e a Cesi il sostegno per una lettura a Psa. Pur non
mancando l'occasione (la morte di Papazzoni aveva reso vacante un posto), non
se ne fece niente, ma anche in questo caso i rapporti tra i tre uomini rimasero
saldi. Aumenta intanto la sua insofferenza
verso gli ambienti romani che lo guardavano con crescente sospetto. La sua “De
coelo animato disputatio” e in Germania, per l'interessamento di Allacci. Non rinunciò
a coltivare la speranza di ottenere un adeguato incarico al di fuori della capitale
pontificia, tanto da valutare con attenzione la proposta di trasferirsi alla
corte di Sigismondo III. Le compromesse condizioni di salute (soffriva di una
malattia urinaria, forse una ipertrofia prostatica con complicanze) e il timore
che l'inclemente clima polacco potesse peggiorarle lo portarono a rifiutare. Continua a praticare la filosofia,
l'astronomia, e seguì il suo protettore Aldobrandini, in diversi viaggi in vari
luoghi d'Italia. Gli è stato dedicato il cratere Lagalla sulla Luna. Altre opere:
“De phaenomenis in orbe lunae novi telescopii usu nunc iterum suscitatis”
(Venezia); “De metheoro quod die nona novembris anni presentisin Urbe apparuit
sopra collem Pincium”; “De luce et lumine altera disputatio”; “De Immortalitate
animorum ex Aristot. Sententia”(Roma). (Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 323;
cfr. Kristeller, II,444 cfr. Edizione naz. delle opere) (Firenze, Biblioteca nazionale, Galil., pFavaro,
nell'Ed. naz. delle opere di Galileo Galilei, Xindica una stampa apparentemente
irreperibile, Roma) (s.l. [ma Heidelbergae])
Bibliografia Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Giano Nicio Eritreo [Gian Vittorio Rossi], Pinacotheca imaginum
illustrium doctrinae vel ingenii laude virorum, I, Coloniae Agrippina, Leone
Allacci, Iulii Caesaris Lagallae vita, Parisiis, Tommaso Maria Alfani, Istoria
degli anni santi, Napoli; Nuovo Dizionario istorico, XV, Napoli Francesco
Colangelo, Storia dei filosofi e dei matematici napolitani, III, Napoli Stefano
Gradi, Leonis Allatii vita, in Novae patrum bibliothecae, VI, a cura di Angelo
Mai, Romae, Emil Wohlwill, Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno,
Messina, Gennaro De Crescenzo, Dizionario storico-biografico degli illustri e
benemeriti salernitani, Salerno, Charles H. Lohr, Latin Aristotle commentaries,
II, Firenze, I maestri della Sapienza di Roma, a cura di Emanuele Conte, Roma, ad
ind.; Massimo Bucciantini, Contro Galileo, Firenze, Italo Gallo, Figure e
momenti della cultura salernitana dall'umanesimo ad oggi, Salerno, Paul Oskar Kristeller, Iter Italicum, Lettere
del Lagalla, o di altri con notizie su di lui, si trovano nell'Edizione
nazionale delle opere di Galileo Galilei, a cura di Antonio Favaro, Firenze, ad
indices (nel vol. III,309-399, è pubblicato il “De phoenomenis in orbe Lunae”
con postille di Galilei) Giuseppe Gabrieli, Carteggio linceo, Roma. Collegamenti
esterni openMLOL, Horizons Open Library, Internet Archive. Giulio Cesare
Lagalla. “Un aristotelico che dialogava con Galilei”. Lagalla. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lagalla” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690418222/in/photolist-2mKGUth
Grice e
Lamanna – il risorgimento fiorentino – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Matera). Filosofo. Grice: “I like
Lamanna – a very systematic philosopher especially interested in the
longitudinal history of philosophy – he wrote on economics during controversial
times, too!” Linceo. Figlio di Angelo Raffaele Lamanna, calzolaio, e da Maria
Bruna Pizzilli, filandaia. Fece i primi studi in seminario e poi nel Liceo
classico della sua città. Si trasferì a Firenze, laureandosi con Sarlo. Insegna
a Messina e Firenze. Pubblicò un commento alla Dottrina. Autore di un fortunato
manuale di storia della filosofia. Membro dell'Accademia nazionale dei Lincei.
Diresse la "Collana di Filosofia" delle Edizioni Morano di Napoli. Stabilito,
per Lamanna, che la religiosità sia un'esigenza naturale dello spirito umano,
egli rileva le contraddizioni percepite dalla coscienza fra l'”essere” (“is”) e
il dover essere (“ought”) -- fra l'esigenza di una realtà concepita come
razionalità e ordine, e la percezione di una realtà che appare irrazionale e
disordinata, così come fra la concezione dell'assolutezza dello spirito e la
concreta limitatezza della realtà umana. Da queste contraddizioni deduce la
necessità dell'esistenza di Dio. Analoga
antinomia gli sembra esistere tra morale e politica che a suo avviso può essere
risolta trasportando nell'attività pratica la riconosciuta razionalità
dell'ordine trascendente e divino, che è di per sé bene assoluto. In questo
modo l'operare umano si fa etico ossia, secondo Lamanna, realmente politico,
realizzandosi concretamente nell'ordinamento giuridico e, così come
nell'operare razionale si concreta la vita morale, da questa si raggiunge
l'armonia in cui consiste la bellezza. Opere: “La religione nella vita dello
spirito, Firenze, Kant, Milano, Umanesimo
e scienza politica, Milano, Storia della filosofia, Firenze, La filosofia del
Novecento, Firenze, Il bene per il bene, Firenze, Studi sul pensiero morale e
politico di Kant, Firenze, Scritti storici e pensieri sulla storia, Padova, Studi
Pietro Piovani, Sulla prospettiva filosofica di Lamanna, Torino, Pietro Piovani, ETra etica e storia, Napoli, Giuseppe Martano, L'esperienza speculative, in
«Filosofia», Giovanni Calò, Il pensiero, Napoli, Giovanni Calò, Studi e
testimonianze, D. Carbone, Matera, Dizionario biografico degli Italiani, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani. Eustachio Paolo Lamanna. Lamanna. Keywords:
il risorgimento fiorentino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lamanna” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754314550/in/dateposted-public/
Grice e
Lami – la ragione degl’antichi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Grice: “I like Lami; he has
written interesting approaches to Plato and Aristotle.” Si laurea e insegna a
Roma. Opere: "La ragione degli antichi” (Giuffrè, Roma); "La Politica
di Platone” (Rubettino, Cosenza); "Tra utopia e utopismo" (Il Cerchio,
Rimini) "Qui ed ora. Per una filosofia dell'eterno presente" (Il Cerchio,
Rimini); "Il libro Manifesto Per una nuova oggettività" (Heliopolis,
Pesaro, . (Gian Franco Lami), Giovanni Sessa, "Il pensiero di Eric
Voegelin a 50 anni dalla pubblicazione di Ordine e Storia”, Franco Angeli,
Roma, Filosofia politica Filosofia della storia Nuova Destra Note Gian Franc.Letteratura e Tradizione//miro
renzaglia.org letteratura-tradizione-il-resoconto/ Scuola Romana di Filosofia Politica//centro studilaruna
Fondazione Julius evola. Gian Franco Lami. Lami. Keywords: la ragione
degl’antichi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lami” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752587207/in/dateposted-public/
Grice e
Landi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice:
“I would call Landi a Griceian; but he’d call me a Landian!” Studioso della
dottrina del ‘segno,’ vis-à-vis- scienze umane e antropologia, apportato un
notevole contributo agli sviluppi alla semantica (senso) e la pragmatica
(prassi, pratica – ragione pratica) -- crt, cercando di unificare la dialettica
romana e fiorentina con quella oxoniense.
Diplomato al Regio Liceo Ginnasio Alessandro Manzoni, si laurea a Milano. Studia a Pavia. Insegna a
Padova, Lecce. Riceve, e Trieste. La sua
opera si può suddividere in tre fasi. La prima
riguarda studi su la prassi (ragione pratica), nonché l'analisi dei
processi di “segno.” La seconda fase propone una teoria della “produzione” del
segno intendendola come teoria del lavoro cui fondamento è l'omologia tra la
teoria del segno e so-miscalled aeco-nomia. (cf. Grice, P. E. R. E.). La terza
fase studia l'intricato rapporto tra il segno e la ideologia e teorizza l'”alienazione”
dell’usuario del segno (ego/alter/alien). Opere: Pratica communicativa (Bocca,
Milano); “Segno” (Manni, Lecce); “Significato, comunicazione e parlare comune,”
– cfr. Grice, “SignificARE, communicARE, impiegare, implicARE, -- ‘common’ is
Landi for Grice’s ‘ordinary’ as opposed to extra-ordinario. Marsilio, Padova.
La semiotica e “Segnare” come lavoro e mercato,
-- cf. Grice against an utilitarian and pro a Kantian account of the rational
effort – but remarks in the “Retrospective Epilogue” about his concern with
‘rationality’ as being co-operative. And Grice’s remarks about the independence
of the two thesis: semiosis as rational and semiosis as cooperatively rational.
Bompiani, Milano, Segno ed ideologia (Bompiani, Milano), “Segnare” (Bompiani,
Milano); “Ideologia” (Mondadori, Milano); “Metodica filosofica e semiotica -- scienza
dei segni, o teoria? – cf. Grice on philosophical psychology,’ folk science of
psychology – ceteris paribus – ‘law’ of the science of psychology --. The laws
of psychology – “That’s why we call them ‘psycho-logical’ concepts, or
theoretical terms, -- psychological theory --. Theory Th. (Bompiani, Milano). Cf. Grice on the
boundaries of ‘mean,’ and the idea of ‘consequence,’ y is a consequence of x, x
means y. Il corpo del testo tra riproduzione sociale ed eccedenza, Scritti su
G. Ryle e la filosofia analitica” (il Poligrafo, Padova); “Semiotica Filosofia
del linguaggio su ferrucciorossilandi.c om.
Ferruccio Rossi-Landi. Grice: “Landi takes economics seriously, as did
Aristotle – unfortunately, those researching onto Landi hardly quote from
Aristotle!” “While the Italians think that Landi is being very Original, we at
Oxford don’t! Game theory, strategy theory, and efficiency theory are all basic
to ‘oeconomica’ in most pragmatic models of efficient communication – “Information
is like money!” – Landi. Keywords: implicature. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Landi,” The Swimming-Pool Library, Villa SPeranza, Luigi Speranza, “Grice e
Rossi-Landi a Oxford.” Luigi Speranza, “Grice’s principle of economy of
rational effort and Rossi-Landi’s economical semiotics.” Luigi Speranza, “Grice
and Rossi-Landi: over-informativeness and excess: the implicature” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701883411/in/photolist-2mRkgtK-2mRcn9c-2mPVkio-2mPYy6p-2mPUHFB-2mPyn68-2mPiqeP-2mMRLT9-2mLHEEX-2mKKMt4-2mKCQBD-2mPtp3t-2mKQqs3-2mKiPND-R1eT5f-Fk4dhM-G768cb-G9rj7p-DndBhH-AcDUcp-T3H8P3-nNK6N1-o1cZ1Z-nYkP5S-nzsfjR-nsj5ZA-nuoDVU-ncSabS-nnvnLQ-nr43e9-nRpz1J-nRxV4g-nz47iC-nREe6x-nupBjR-nu822k-nupzLa-nsn1sJ-i65ZAc-i65CuK-hMNyRg
Grice e
Landino – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo. Grice: “I love the way a philosopher can be judged by his fellow
citizens and by furriners: Landino’s “De Anima” fascinates the Germans, for
example! While his poetry fascinates the Americans, as I Tatti testifies!” Nacque
da una famiglia originaria di Pratovecchio, nel Casentino, e compì gli studi in
materie letterarie e giuridiche a Volterra. Gli venne affidata presso lo Studio
fiorentino la cattedra di oratoria e poetica che era stata del suo maestro
Marsuppini: Landino, sostenuto dai Medici, era stato avversato da non pochi
personaggi in vista, come Alamanno Rinuccini e Donato Acciaiuoli. Tra i suoi
allievi ci furono Poliziano e Ficino. In quel periodo ricoprì anche incarichi
pubblici, facendo parte della segreteria di Parte guelfa e della prima
Cancelleria. Tra i suoi viaggi, spicca quello a Roma. La sua prima
attività fu poetica, con la Xandra, una raccolta di componimenti dedicata
inizialmente ad Alberti e de' Medici. In campo filosofico scrisse tre dialoghi:
il De anima, le Disputationes Camaldulenses e il De vera nobilitate. La maggiore fama nei
secoli di Landino fu però legata alla sua attività di commentatore dei
classici. Diede alle stampe il Comento sopra la Comedia di Dante, su Orazio e
su Virgilio. Traduttore dal latino in fiorentino della Storia natural di Plinio
e la Sforziade di Giovanni Simonetta Il volgarizzamento pliniano fu un vero e
proprio evento: per la prima volta anche chi non conosceva il latino poteva
leggere la più importante e vasta enciclopedia del mondo antico (tra i suoi
lettori Pulci, Colombo e Vinci). Per i meriti acquisiti, la Signoria
fiorentina gli assegnò una torre nel Casentino e una pensione. Venne
ritratto tra illustri fiorentini a lui contemporanei da Domenico Ghirlandaio
nella Cappella Tornabuoni di Santa Maria Novella. Altre opera: “Orazione
alla Signoria fiorentina Incipit della Historia naturale tradocta di
lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino fiorentino,; Xandra De
anima Disputationes Camaldulenses De vera nobilitate Comento sopra la Comedia
di Dante Commento a Orazio Commento a Virgilio Historia naturale di Caio Plinio
Secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino
fiorentino al serenissimo Ferdinando re di Napoli Orazione alla Signoria
fiorentina quando presentò il suo Commento di Dante, Firenze, Niccolò di Lorenzo,
Formulario di epistole, Firenze, Bartolomeo de' Libri, Il testo si può leggere
in edizione critica: Christophori Landini Carmina omnia ex codicibus
manuscriptis primum edidit A. Perosa, Florentiae. Cristoforo Landino,
Disputationes CamaldulensesLohe, Firenze, Sansoni, CDe vera nobilitate, M. T. Liaci,
Firenze, Olschki, R. Cardini, La critica del Landino, Firenze, Sansoni, Dallo
stesso studioso è stata allestita la raccolta: C. Landino, Scritti critici e
teorici, I-II, R. Cardini, Roma, Bulzoni, Comento sopra la Comedia,
I-IVProcaccioli, Roma, Salerno editrice, Questo commento è stato solo
parzialmente edito (la sezione relativa all'Ars poetica): Cristoforo Landino,
In Quinti Horatii Flacci Artem poeticam ad Pisones interpretationes, G. Bugada,
Firenze, Sismel, R. Fubini, Quattrocento fiorentino. Politica, diplomazia,
cultura, Pisa, R. M. Comanducci, Nota sulla versione landiniana della Sforziade
di Giovanni Simonetta, «Interpres» Uno studio complessivo (sia filologico sia
storico-culturale) dell'opera in A. Antonazzo, Il volgarizzamento pliniano di
Cristoforo Landino, Messina, Centro di Studi Umanistici, . Questo testo proviene in parte dalla relativa
voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo.
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Cristoforo Landino, In
Quinti Horatii Flacci Artem poeticam ad Pisones interpretationes. Gabriele
Bugada, Firenze, Sismel-Società internazionale per lo studio del Medioevo
latino Edizioni del Galluzzo, Carlo
Dionisotti, «Landino, Cristoforo», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani,Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Antonino Antonazzo, Il volgarizzamento
pliniano di Cristoforo Landino, Messina, di Studi Umanistici, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cristoforo Landino, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Cristoforo Landino, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica,
Inc. Simona Foà, Cristoforo Landino, in
Dizionario biografico degli italiani,
63, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Cristoforo Landino, su
Dictionary of Art Historians, Lee Sorensen. Cristoforo Landino / Cristoforo
Landino (altra versione), su ALCUIN, Ratisbona. Cristoforo Landino, suopenMLOL,
Horizons Cristoforo Landino. Grice: “I love Landino; for one he wrote the first
Italian philosophical dialogue, “Disputationes” – for another, I love the setting!” Landino. Keywords:
dialettica fiorentina – implicatura fiorentina – Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Landino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689624803/in/photolist-2mKCQBD-nuoDVU-nsj5ZA-ncSabS-nnvnLQ-nr43e9
Grice e
Landucci – i misteri del delitto Gentile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sarzana).
Filosofo. Grice: “If I had in Hardie a wonderful mentor to Aristotle, I missed
Landucci’s mentoring me into Kant!” – Si laurea a Pisa con Luporini. Insegna a Firenze.
Opere principali: “Cultura e ideologia in Sanctis” (Milano, Feltrinelli); “I filosofi
e i selvaggi” (Bari, Laterza); “L’origine della scienza sociale” (Firenze,
Sansoni); “Hegel: la coscienza e la storia” (Firenze, La nuova Italia); “La
contraddizione in Hegel, Firenze, La nuova Italia); “La teodicea nell'età
cartesiana, Napoli, Bibliopolis, “La Critica della ragion pratica” (Roma, NIS),
Sull'etica di Kant, Milano, Guerini, La
mente in Cartesio, Milano, F. Angeli, I
filosofi e Dio, Roma-Bari, Laterza, La doppia verità: conflitti di ragione e
fede tra Medioevo e prima modernità, Milano, Feltrinelli, Antonio Gnoli,
Intervista, "Repubblica", Scheda biografica su Einaudi. Sergio
Landucci. Grice: “Basically, Landucci covers all the topics of my interests,
including that of the alleged ambiguity in Kant’s idea of a ‘reason’!” Landucci.
Keywords: i misteri del delitto Gentile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Landucci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754198450/in/dateposted-public/
Grice
e Latini – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice:
“Latini reminds me of Hardie; he was Aligheri’s mentor; Hardie mine!” -- Grice:
“People say it all starts with Alighieri; but the real ‘filosofo’ behind
Alighieri surely is Burnetto – he has chapters on ‘Platone,’ ‘Aristotele,’ and
the rest of them.” «Poi si
rivolse, e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la
campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde»
(Divina Commedia). Figlio di Buonaccorso e nipote di Latino Latini, appartenente
ad una nobile famiglia. Le fonti storiche e una serie di documenti autografi
testimoniano la sua attiva partecipazione alla vita politica di Firenze. Come
egli stesso narra nel Tesoretto, fu inviato dai suoi concittadini alla corte di
Alfonso X per richiedere il suo aiuto in favore dei guelfi. Tuttavia, la
notizia della vittoria dei ghibellini a Montaperti lo costrinse all'esilio in Francia. I cambiamenti politici
conseguenti alla vittoria di Carlo I da Benevento sconsentirono il suo ritorno in Italia. Fu risarcito del torto
subito, con il titolo di Segretario del Consiglio della repubblica, stimato ed
onorato dai suoi concittadini. La sua influenza divenne tale che a
partire si trova a malapena nella storia di Firenze un avvenimento pubblico
importante al quale non abbia preso parte. Contribuì notevolmente alla
riconciliazione temporanea tra guelfi e ghibellini detta "pace di
Latino". PPresiedette il congresso dei sindaci in cui fu decisa la
rovina di Pisa. Fu elevato alla dignità di Priore. Questi magistrati, in numero
di dodici, erano stati previsti nella costituzione. La sua parola si fa
frequentemente sentire nei Consigli generali della repubblica. Era uno degli
arringatori, od oratori, più frequentemente designati. Nel Canto XV
dell'Inferno Dante lo incontra tra i sodomiti, violenti contro Dio nella
natura. Siamo nel terzo girone del settimo cerchio; Dante e Virgilio camminano
su un piano rialzato rispetto alla landa desolata in cui i dannati procedono.
Alighieri, che era stato allievo di Latini, è profondamente scosso, e non
nasconde verso il maestro una persistente ammirazione. Latini è il primo nella
Commedia a toccare fisicamente Alighieri, tirandolo per la veste. Altre
opera:“Il Tesoretto,” poema (incompiuto o mutilo) scritto in volgare
fiorentino, in settenari a rima baciata, narrato in prima persona. L'autore definisce l'opera Tesoro, ma il nome
Tesoretto è presente già nei manoscritti più antichi, presumibilmente per distinguerla dalle traduzioni
italiane del Tresor. Il protagonista, sconfortato dalla notizia della disfatta
di Montaperti, si perde in una "selva diversa". Nella sua
peregrinazione si imbatte nelle personificazioni della Natura e delle Virtù,
che gli illustrano la composizione del Mondo e i modelli di comportamento
cortesi. Il Tesoretto si interrompe nel momento in cui il protagonista incontra
Tolomeo, che sta per spiegargli i fondamenti dell'astronomia. Influenzato
da un lato dal romanzo cortese, dall'altro dai poemi allegorici, Latini realizza
un'opera che da una parte della critica è ritenuta tra i precursori diretti
della Commedia (Venezia, Melchiorre Sessa il Vecchio); “Li livres dou Tresor” e
la più celebre, scritta durante l'esilio in Francia, in lingua vernaculare,
perche "è la parlata più dilettevole e più comune tra tutte le lingue.” Consta
di tre libri e risulta la prima enciclopedia volgare in senso proprio. Altri
testimoni sono stati segnalati in seguito da Squillacioti, Divizia eGiola.
Il primo libro tratta dell’origine di tutto; tra gli argomenti affrontati vi
sono un'ampia storia universale, dalle vicende dell'Antico e del Nuovo
Testamento alla battaglia di Montaperti, elementi di medicina, fisica,
astronomia, geografia, e architettura, e un bestiario. Si trova, in questo primo
libro, una delle menzioni più antiche che conosciamo di una bussola e
l'indicazione della sfericità della terra. Nel secondo libro si tratta
dei vizi e delle virtù, attingendo sostanzialmente dall'Etica Nicomachea.
Il terzo libro riguarda principalmente la retorica. Latini utilizza come fonti
Platone, Aristotele, Senofane, il romano Publio Vegezio e Cicerone. Altre
opera: è inoltre autore di un altro breve poemetto, Il Favolello, di una “Rettorica”
volgarizzamento e commento del De inventione di Cicerone, nonché dei
volgarizzamenti di tre orazioni ciceroniane (Pro Ligario, Pro Marcello, Pro
rege Deiòtaro). Jauss, Alterità e modernità della letteratura medievale,
Bollati Boringhieri S. Sarteschi, Dal "Tesoretto" alla
"Commedia": considerazioni su alcune riprese dantesche dal testo di Latini,
in "Rassegna europea di letteratura italiana", B. Latini, Tresor G.
Beltrami Squillacioti Torri e S. Vatteroni, Torino, Einaudi, A. D'Agostino,
Itinerari e forme della prosa, in Storia della letteratura italiana, Roma,
Salerno Editrice, Tresor. Beltrami, Squillacioti, Torri, Plinio, Torino). Aggiunte
(e una sottrazione) al censimento dei codici delle versioni italiane del
"Tresor" di Brunetto Latini. In: Medioevo romanzo, La tradizione dei volgarizzamenti toscani del
Tresor di Brunetto Latini: con un'edizione critica della redazione alfa.
Verona. Edizione del volgarizzamento toscano. La colonna posta dove è stata riscoperta la
tomba di Latini, chiesa di Santa Maria Maggiore; “Livres dou Tresor, Stampato
in Vineggia, per Gioan Antonio & fratelli da Sabbio, ad instanza di Nicolo
Garanta & Francesco da Salo libbrari & compagni, Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 1Tesoretto. In
Gianfranco Contini , Poeti del Duecento, Ricciardi, Milano e Napoli 1970, tomo
2.A scuola con ser Brunetto. Indagini sulla ricezione di Brunetto Latini dal
Medioevo al Rinascimento. Atti del convegno internazionale di studi, Basilea,Irene
Maffia Scariati, Firenze, Edizioni del Galluzzo, D'Arco Silvio Avalle, Ai
luoghi di delizia pieni, Ricciardi, Milano e Napoli, Antonio Carrannante,
"Implicazioni dantesche: Brunetto Latini (Inf. XV)",
"L'Alighieri", Enciclopedia dantesca, ad vocem, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, Pasquale Fornari, Dante e Brunetto,
Tip. coop. varesina, Varese, Poi in: Pro Dantis virtute et honore, Tip. coop.
varesina, Varese, Ludovico Frati,
Brunetto Latini speziale, "Il giornale dantesco", Francesco Maggini,
La «Rettorica» Latini, Firenze, Galletti e Cocci,Umberto Marchesini, Due studi
biografici su Brunetto Latini. "Atti dell'Istituto Veneto", "La
posizione del Latini nel canto XV dell'Inferno dantesco"). Pietro Merlo, E
se Dante avesse collocato Brunetto Latini tra gli uomini irreligiosi e non tra
i sodomiti?, "La cultura", Poi in: Saggi glottologici e letterari,
Hoepli, Milano, Fausto Montanari, Brunetto Latini, "Cultura e
scuola", Antonio Padula, Brunetto Latini e il Pataffio, Dante Alighieri,
Milano, Roma e Napoli, Manlio Pastore Stocchi, Delusione e giustizia nel canto
XV dell'Inferno, "Lettere italiane", XX 1968, 433–455 (poi in: Letture classensi, III, Longo, Ravenna Joseph Pequigney, Sodomy
in Dante's Inferno and Purgatorio, "Representations", André Pézard,
Dante sous la pluie de feu, Librairie philosophique, Paris 1950. Rosanna
Santangelo, "Tutti cherci e litterati grandi e di gran fama":
Brunetto Latini, "Il sogno della farfalla. Rivista di psicoanalisi", Michele
Scherillo, Alcuni capitoli della biografia di Dante, Loescher, Torino Thor
Sundby, Della vita e delle opere di Brunetto Latini, Le Monnier, Firenze, Alighieri
Storia di Firenze Divina Commedia Il Favolello Il Tesoretto. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Federico Millosevich, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Liber Liber. Opere di Brunetto
Latini, su openMLOL, Horizons su
Brunetto Latinidal repertorio online Regesta Imperii, su
opac.regesta-imperii.de. Brunetto Latino Portal, su florin.ms. Giovanni
Dall'Orto, Brunetto Latini. Tommaso Giartosio, Dante e Brunetto Latini. Tratto
da: Perché non possiamo non dirci. Letteratura, omosessualità, mondo,
Feltrinelli, Milano, Concordanze del libro del Tesoretto, su classicis tranieri.com.
Brunetto Latini, Li livres dou trésor,
ed. par Polycarpe Chabaille, Paris Marco Giacomelli, In difesa di ser Brunetto
Latini; in Adolph Caso , Dante in the Twentieth Century, Volume 1 di Dante
studies, Branden Books. Latini. Brunetto Latini. Keywords: rettorica. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Latini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701084042/in/photolist-2mPVWbn-2mPRKiW-2mPAuFE-2mPowr2-2mNzeEc-2mLLZRD-2mLLwjC-2mLTVsg-2mLNi1Z-2mLDz3J-2mLExs3-2mKLVA3-2mKHAhF-2mKQ6Qt-2mKQqs3-2mKG3XG-2mKC3nj-2mKAsyK-2mKxnN1-2mKA5tC-2mJd7nN-2mJe9QJ-2mJ4GHU-2mGnP2f-25Lz6eJ-BNWJaB-BP5SQX-CfbuaM-Bq5PrV
Grice e Laurino – implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Laurino).
Filosofo. Duca di Aquara e di
Laurino, appartenente alla nobile famiglia napoletana degli
Spinelli. Figlio unico dell’ottavo duca di Laurino, e di Giovanna
Caracciolo, figlia di Ottavio, terzo Principe di Forino, ereditò i titoli
paterni. Sposò in prime nozze Beatrice Caterina Pinto y Mendoza, terza
Principessa di Montacuto, figlia ed erede del principe Gregorio. Sposò in
seconde nozze Donna Ottavia Tuttavilla, figlia di Vincenzo II, sesto duca di
Calabritto. Allievo di Vico, si formò al Collegio Clementino a Roma e poi
all'Accademia di Loreto. Ritornato a Napoli, divenne amico di vari illuministi
napoletani, quali Filangieri e FeGaliani. Fu autore di varie opere di
stampo illuministico, in particolare nei campi della storia e dell'economia. La
sua opera più importante, le “Riflessioni politiche sopra alcuni punti della
scienza della moneta,” rappresenta uno dei primi tentativi di metodo geometrico
applicato all'economia. In questo opuscolo, si oppone alle teorie monetarie di
Broggia. Il duca fece attivamente parte della massoneria napoletana, all'epoca
diretta dal principe di Sansevero, Raimondo di Sangro. Fu nominato
cavalerie del Real Ordine di San Gennaro. A Napoli, fece ristrutturare il
palazzo di famiglia, il palazzo Spinelli di Laurino, trasformandolo in una
delle più suggestive realizzazioni del Settecento napoletano. Morì a Napoli e
venne sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa di Santa Caterina a
Formiello. Opere: “Degli Affetti umani” (Napoli, Stamperia Muziana);
“Riflessioni politiche sopra alcuni punti della scienza della moneta” (Napoli);
“Saggio di tavola cronologica de' principi e più ragguardevoli ufficiali che
anno signoreggiato, e retto le provincie, che ora compongono il regno di
Napoli” (Napoli, stamperia di Giuseppe Di Bisogni); “Della nobiltà, dalle
stampe del Porsile”; “Lettera nella quale si dimostra non esser nota di
falsità, che nel diploma di fondazione della chiesa di Bagnara si ritrovi
l'anno 1085 segnato coll'indizione sesta correndo l'ottava del computo volgare,
s.d. Troiano Spinelli, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Spinelli di
Laurino. Laurino. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Laurino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753939944/in/dateposted-public/
Grice e
Lazzarelli – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Severino
Marche). Filosofo. Grice: “I would call Lazzarelli a Pythagorean; most Italian
philosophers are, as most English philosophers are Lockean!” -- Grice: “I would
call Lazzarelli what Italians call ‘un filosofo ermetico.’ He certainly flouts
all my desiderata for conversational clarity!” Il documento più importante per
ricostruire la vita di Lazzarelli è Vita Lodovici Lazzarelli Septempedani
poetae laureati per Philippum fratrem ad Angelum Colotium scritto dal fratello
Filippo subito dopo la morte di Ludovico, e indirizzato all'umanista Angelo
Colocci. Lazzarelli fu educato e visse a Campli, in Abruzzo, dove frequenta la
biblioteca del Convento di San Bernardino da Siena, che egli cita nella sua
opera i Fasti Christianae Religionis, un poema di ispirazione cristiana. Ricevette
da Sforza un premio per un poema sulla battaglia di San Flaviano. Ebbe contatti
con i più importanti studiosi dell'epoca e fu seguace dell'ermetismo. Raccolse
il Pimander di Ficino, l'Asclepio e tre trattati sull'ermetismo realizzando una
versione che amplia il corpus testi ermetici. Fu autore di opere a carattere
ermetico come il “Crater Hermetis,” in sintonia con il sincretismo religioso
dei suoi tempi e in anticipo sulla filosofia di Pico, con la fusione di Cabala
e Cristianesimo, ma anche di poemetti a carattere allegorico come l'”Inno a
Prometeo” o didascalico-allegorici come il “Bombyx. “ “De apparatu Patavini
hastiludii (ed. a stampa Padova); “De gentilium deorum imaginibus”, dedicato
prima a Borso d'Este, poi a Federico da
Montefeltro; Fasti Christianae religionis, con mss dedicati a Sisto IV, poi a Ferdinando I d'Aragona e ia Carlo VIII (edito
M. Bertolini, Napoli); Epistola Enoch (edita M. Brini, in Testi umanistici sull'ermetismo,
Roma; la traduzione delle Diffinitiones Asclepii; De bombyce (ed. a stampa G.F.
Lancellotti, Aesii); Crater Hermetis edito in Pimander Mercurii Trismegisti liber
de sapientia et potestate Dei. Asclepius eiusdem Mercurii liber de voluntate
divina. Item Crater Hermetis a Lazarelo Septempedano, Parisiis; Vademecum
(edito M. Brini, in Testi umanistici sull'ermetismo, Roma. Un carme per la
morte della duchessa d'Atri (Biblioteca del Seminario di Padova; Carmen
bucolicum (Biblioteca universitaria di Breslavia, Milich Collection); carmi di
occasione (tra cui i versi che gli valsero l'incoronazione) (Biblioteca nazionale
di Napoli); epigrammi sullo Pseudo Dionigi l'Areopagita. Il testo dell'opera
può essere letto in M. Meloni,"Lodovico Lazzarelli umanista settempedano e
il De Gentilium deorum imaginibus, in Studia picena.. pubblicato in appendice a C. Vasoli, Temi e
fonti della tradizione ermetica in uno scritto di Symphorien Champier, in
Umanesimo e esoterismo, E. Castelli, Padova, poi in G. Roellenbleck, Ludovico
Lazzarelli Opusculum de Bombyce, anche in edizione moderna integrale in C.
Moreschini, Dall'"Asclepius" al "Crater Hermetis". Studi
sull'ermetismo latino tardo-antico e rinascimentale, Pisa, Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Filosofia ermetica, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere, su ludovicolazzarelli. l rivista Campli Nostra Notizie , su campli nostra
notizie.. Ludovico Lazzarelli. Lazarelli. Keyword: implicatura ermetica. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Lazzarelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689355866/in/photolist-2mKBsEN
Grice e
Lecaldano – transpatia – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Treviso). Filosofo. Grice: “Lecaldano is interested in altruism as the basis
for morality; I’m interested in morality as the basis for altruism; he ain’t
Kantian; I am!” -- Grice: “I love Lecaldano; perhaps because he is an Italian,
he focused on Scots! His analyses of Smith and Hume on ‘sympathy’ is
‘simpatico,’ as the Italians say.” Grice: “Lecaldano engages in the kind of
linguistic botanising I do when I reflect on ‘cooperation’ versus ‘benevolence’
versus ‘empathy’ versus ‘sympathy’ versus ‘compassion.’ Unlike Lecaldano, I end
up with a rationality-based account of cooperativeness – or rather a narrowing
of ‘co-operation’ to ‘rational co-operation’ – there are others!” Si laurea a
Roma, insegna a Siena e Roma. Fonda La Società Italiana di Filosofia Analitica
(“to keep us apart from non-analytics like Plato!”). Membro della Società Filosofica
Italiana. Le riflessioni di Lecaldano spaziano dalla storia della filosofia
morale sino alle discussioni contemporanee sulla bioetica. Avvalendosi anche
del rigore concettuale della filosofia analitica, indirizza la sua ricerca alla
ricostruzione storiografica della morale anglosassone dal XVII al XIX secolo,
con particolare riferimento ai filosofi scozzesi (David Hume, Adam Smith). Ha
inoltre indagato criticamente i problemi della metaetica. In bioetica,
Lecaldano si prefigge l'obiettivo di una chiarificazione delle implicazioni
morali legate alle bio-tecnologie, che sfocia in una prospettiva laica per la
pacifica gestione del conflitto morale che le "tecnologie della vita"
hanno prodotto. Altre opera: “Le analisi del linguaggio morale.
"Buono" e "dovere" (Roma, Edizioni dell'Ateneo), “Moore,
Roma-Bari, Laterza, “L'Illuminismo”
(Torino, Loescher), “Hume” Roma-Bari, Laterza); “Etica, Torino, UTET Libreria, Bioetica.
Le scelte morali, Roma-Bari, Laterza, Saggi di storia e teoria dell'etica,
Gaeta, Bibliotheca, Dizionario di bioetica, Roma-Bari, Laterza, Un'etica senza
Dio, Roma-Bari, Laterza, Prima lezione di Filosofia Morale, Roma-Bari, Laterza,
“Simpatia” (Milano, Raffaello Cortina Editore); Senza Dio. Storie di atei e
ateismo, Bologna, Il Mulino, .”Sul senso della vita, Bologna, Il Mulino); “Bioetica
Comitato Nazionale per la Bioetica Biotecnologie La bioetica. Il punto di vista morale di E.
Lecaldano sulla nascita, la cura e la morte di Luca Corchia. Riflessioni di Lecaldano
sul Senso della Vita In Riflessioni. Eugenio Lecaldano. Keywords: simpatia,
simpatico, antipatico, compassione, compassivo, empatia, impassibile,
transpatia, patia, patico, il patico, diapatia. Psi-transmission. Grice:
“Scheler uses ‘transpathy,’ but then he would use anything!” --. Lecaldano.
Keywords. Refs.: transpatia, dia-pathia, trans-passione – trans-passio. Luigi
Speranza, “Grice e Lecaldano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753491208/in/dateposted-public/
Grice e
Livi – consenso sociale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Prato).
Filosofo. Grice: “Livi is one of the few Italian philosophers who have taken
Moore’s ‘common-sense’ seriously!” – Grice: “The way Livi justifies
common-sense, not unlike Moore, is via a principle of ‘coherence’” Allievo di Gilson,
collabora con Fabro, Noce edAgazzi. Inizia la scuola filosofica del senso
comune, rappresentata dalla ISCA (International Science and Common Sense
Association), che ha come organo ufficiale la rivista "Sensus communis -- Alethic
Logic". Tra i suoi numerosi discepoli o estimatori vi sono Renzi (autore
di importanti saggi di Storia della Metafisica), Bettetini, Arecchi,
Spatola (psichiatra), Covino ed Arzillo. Fondatore della casa editrice Leonardo da
Vinci, fu membro associato della Pontificia Accademia di San Tommaso, decano e
professore emerito della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università
Lateranense. Firmò con Giovanni Paolo II alcune parti dell'enciclica Fides et
ratio. «Senso comune» è il termine utilizzato da Livi in chiave
anti-cartesiana per individuare le certezze naturali e incontrovertibili
possedute da ogni uomo. Non si tratta di una facoltà o di strutture cognitive a
priori, ma di un sistema organico di certezze universali e necessarie che
derivano dall'esperienza immediata e sono la condizione di possibilità di ogni
ulteriore certezza. Ha per primo precisato quali siano queste certezze e ha
provato con il metodo della presupposizione che esse sono in effetti il
fondamento della conoscenza umana. Il senso comune comprende dunque l'evidenza
dell'esistenza del mondo come insieme di enti in movimento; l'evidenza dell'io,
come soggetto che si coglie nell'atto di conoscere il mondo; l'evidenza di
altri come propri simili; l'evidenza di una legge morale che regola i rapporti
di libertà e responsabilità tra i soggetti; l'evidenza di Dio come fondamento
razionale della realtà, prima causa e ultimo fine, conosciuto nella sua
esistenza indubitabile grazie a una inferenza immediata e spontanea, la quale
lascia però inattingibile il mistero della sua essenza, che è la Trascendenza
in senso proprio. Queste certezze sono a fondamento di un sistema di logica
aletica su base olistica. Tra gli studi recenti sul sistema della logica
aletica elaborato da Livi vanno ricordati i saggi di Agazzi, "Valori e
limiti del senso comune", Franco Angeli, Milano), Ottonello
("Livi", in "Profili", Marsilio Editori, Venezia ),
Vassallo ("La riabilitazione del senso comune", in "Memoria e
progresso", Fede & Cultura, Verona), di Arzillo, “Il fondamento del
giudizio. Una proposta teoretica a partire dalla filosofia del senso comune (Casa
Editrice Leonardo da Vinci, Roma ), di Renzi, La logica aletica e la sua funzione
critica. Analisi della proposta di Livi (Casa Editrice Leonardo da Vinci,
Roma). Hanno scritto su Livi anche Andolfo (storico della Filosofia antica),
Sacchi, Cottier, Fisichella, Galeazzi, Pangallo e Possenti. Da Gilson, Fabro ed
Agazzi ha appreso ad affrontare i problemi essenziali della speculazione
metafisica in dialogo con grandi pensatori dell'antichità (Platone, Aristotele,
gli Stoici, Agostino), del Medioevo (Anselmo, Tommaso, Duns Scoto) e dell'età
moderna (Vico, Kierkegaard, Rosmini). Convinto assertore del metodo realistico
di interpretazione dell'esperienza, ne ha difeso le ragioni utilizzando
sistematicamente gli strumenti dialettici offerti dai pensatori della scuola
analitica. Suoi critici più intransigenti sono stati, da una parte, l’idealista
Severino, e dall'altra il caposcuola del "pensiero debole", Vattimo.
Altre opera: Il cristianesimo nella filosofia (Il problema della filosofia
cristiana nei suoi sviluppi storici e nelle prospettive attuali), L'Aquila: Ed.
Japadre); “Il problema della filosofia cristiana Bologna: Pàtron); “Cristo non
è Marx, Torre del Benaco: Ed. ColibrìS); “Filosofia del senso comune (Logica
della scienza e della fede) Milano: Ed. Ares); “Il senso comune tra
razionalismo e scetticismo in Vico. Milano: Editrice Massimo); Lessico della
filosofia (Etimologia, semantica e storia dei termini filosofici) Milano:
Edizioni Ares); “Il principio di coerenza (Senso comune e logica epistemica),
Roma: Editore Armando); “Aquino: il futuro del pensiero cristiano Milano:
Mondadori); La filosofia e la sua storia,
I: La filosofia antica e medioevale;
moderna; e contemporanea
(L'Ottocento; Il Novecento) Roma: Società editrice Dante Alighieri, Dizionario
storico della filosofia, Roma: Società Editrice Dante Alighieri, La ricerca
della verità Roma: Leonardo da Vinci, Verità del pensiero (Fondamenti di logica
aletica) Roma: Lateran University Press, Razionalità della fede nella
Rivelazione (Un'analisi filosofica alla luce della logica aletica) Roma:
Leonardo da Vinci, La ricerca della verità (“Dal senso comune alla dialettica”)
Roma: Leonardo da Vinci, L'epistemologia
di Tommaso d'Aquino e le sue fonti Napoli: Editoriale comunicazioni sociali, Senso
comune e logica aletica Roma: Leonardo da Vinci, Perché interessa la filosofia
e perché se ne studia la storia Roma: Leonardo da Vinci, Storia sociale della
filosofia, I: La filosofia antica e
medioevale; moderna; contemporanea, L'Ottocento; Il Novecento)
Roma: Società Editrice Dante Alighieri, Logica della testimonianza (Quando
credere è ragionevole), Roma: Lateran University Press, Senso comune e
metafisica. Sullo statuto epistemologico della filosofia prima Roma: Leonardo
da Vinci, Nuovo Dizionario storico della filosofia Roma: Società Editrice Dante
Alighieri, (ed.) Premesse razionali della fede. Filosofi e teologi a confronto
sui praeambula fidei Roma: Lateran University Press, Etica dell'imprenditore.
Le decisioni aziendali, i criteri di valutazione e la dottirna sociale della
Chiesa Roma: Leonardo da Vinci, Dizionario critico della filosofia, Roma:
Società Editrice Dante Alighieri, Filosofia e teologia, Bologna: Edizioni Studio
Domenicano, Il senso comune al vaglio della critica, Roma: Leonardo da Vinci, .
Filosofia del senso comune. Logica della scienza e della fede, Roma: Casa
Editrice Leonardo da Vinci, . Vera e falsa teologia. Come distinguere
l'autentica "scienza della fede" da un'equivoca "filosofia
religiosa", Roma: Casa Editrice Leonardo da Vinci, . L'istanza critica,
Roma: Leonardo da Vinci, . La certezza della verità. Il sistema della logica
aletica e il procedimento della giustificazione epistemica, Roma: Leonardo da
Vinci, . Dogma e pastorale. L'ermeneutica del Magistero, dal Vaticano II al
Sinodo sulla famiglia, Roma: Leonardo da Vinci, . Le leggi del pensiero. Come
la verità viene al soggetto, Roma: Leonardo da Vinci, . Teologia e Magistero,
oggi, Roma: Leonardo da Vinci, . Vera e falsa teologia. Come distinguere
l'autentica "scienza della fede" da un'equivoca "filosofia
religiosa", su Gli equivoci della
teologia morale dopo la "Amoris laetitia'" Roma: Leonardo da Vinci, .
Saggi "Étienne Gilson: il tomismo come filosofia cristiana", in
Antonio PiolantiSan Tommaso nella storia del pensiero, Vatican City: Libreria
Editrice Vaticana, "La filosofia di
Etienne Gilson", in Antonio PiolantiEtienne Gilson, filosofo cristiano,
Vatican City: Libreria Editrice Vaticana, "L'unità dell'esperienza nella
gnoseologia tomista", in Antonio Piolanti"Noetica, critica e
metafisica in chiave tomistica", Vatican City: Libreria Ed. Vaticana,
1991. "Senso comune e unità delle scienze", in Rafael
Martinez"Unità e autonomia del sapere: il dibattito del XIII secolo",
Rome: Ed. Armando, Ester Maria Ledda, In memoriam: Mons. Antonio Livi, in
Corrispondenza Romana, 1º luglio . Sito
di Antonio Livi su antoniolivi.com. Casa
editrice Leonardo da Vinci, su editriceleonardo.com. ISCA International Science and Commonsense
Association, su isca-news.org. Fides et Ratio, su fidesetratio. Il Giudizio
Cattolico, su ilgiudiziocattolico.com. Antonio Livi. Keywords: ‘il senso
commune in Vico” – Grice develops a sceptical defence in his early “Common
sense and scepticism,” “mainly motivated by what he sees as a ‘cavalier
attitude’ to the sceptic by, of all people, Malcolm.” – Grice: “I’m not sure
Livi would agree with my idea, but I think he would – certainly Vico took the
sceptic challenge possibly most seriously than anyone and Livi is an expert on
Vico. Vico’s line of defense lies on the connection, conceptual he thinks,
between ‘common sense’ and ‘consenso’: therefore, Malcolm and I have to reach a
consensus that we are going to use ‘know’ for things like ‘I know that s is p,’
say, there is cheese on the table, there is a mermaid on the table. Etc. And
that “if I’m not dreaming” may not always be a conversationally appropriate
defeater!” – Livi. Keywords: consenso sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Livi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753478393/in/dateposted-public/
Leon
Grice e
Leoni – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ancona).
Filosofo. Grice: “I love Bruno Leoni; my balance between the principle of
conversational self-love and the principle of conversational benevolence is
what all his philosophy is about!” – Grice: “Leoni has technical concepts here:
his is an individualism, i. e. subjectivisim, and he believes that the
‘scambio’ or ‘inter-subjective,’ inter-individual exchange’ is ‘spontaneous –
he calls it ‘ordine spontaneo.’ He doesn;’t see it necessarily as ethical or
meta-ethical – but descriptive; similarly I speak of conversational maxims as
different from ‘moral’ maxims!” “La situazione paradossale del nostro tempo è
che siamo governati da uomini non, come pretenderebbe la classica teoria
aristotelica, perché non siamo governati dal diritto, ma esattamente perché lo
siamo. Trascorse la sua vita tra Torino, Pavia, e la Sardegna. Per le sue idee,
viene associato ad un modello liberale e anti-statalista della società. All'interno
della filosofia del diritto, si
inserisce nella tradizione del liberalismo classico. Allievo di Solari, di cui
fu pure assistente volontario, e collega di Firpo, insegna a Pavia. Nel corso
del conflitto, fece parte di A Force, un'organizzazione segreta alleata
incaricata di recuperare prigionieri e salvare soldati. Inizia la sua
attività accademica, insegnando Filosofia del diritto e ricoprendo l'incarico
di preside della facoltà di Scienze Politiche. Muore in circostanze tragiche,
ucciso. Un collaboratore del suo studio legale, Quero, di professione tipografo
ma che svolgeva amministrazioni di condomini e palazzi, aveva perpetrato truffe
e sottrazioni di denaro; quando se ne accorse e minacciò di denunciarlo, Quero
lo assassinò colpendolo ripetutamente alla testa e nascose poi il corpo in un
garage, inscenando un sequestro di persona, ma venne subito scoperto. Negli
anni della ricostruzione postbellica, mentre in tutti i paesi europei si
affermavano politiche economiche di stampo statalista, andò controcorrente
sostenendo il liberalismo, che ormai quasi più nessuno era pronto a
difendere.[senza fonte] Leoni criticava la logica dell'intervento pubblico
mentre esaltava la superiore razionalità e legittimità degli ordini che
emergono dal basso, per effetto del concorso delle volontà dei singoli
individui. Fondatore nel 1950 della rivista Il Politico, Leoni svolse
ugualmente un'intensa attività pubblicistica, soprattutto scrivendo corsivi per
il quotidiano economico Il Sole 24 ORE. Membro della «Mont Pelerin Society» (di
cui fu segretario e poi presidente), lo studioso torinese fu pure molto
impegnato nel Centro di Studi Metodologici della città piemontese e, in
seguito, nel Centro di Ricerca e Documentazione “Luigi Einaudi”. Studioso
poliedrico (giurista e filosofo, ma anche appassionato cultore della scienza
politica e della teoria economica, oltre che della storia delle dottrine
politiche), nel corso degli anni cinquanta e sessanta Leoni promosse le idee
liberali all'interno della cultura italiana: proponendo temi ed autori del
liberalismo contemporaneo, ma soprattutto aprendo prospettive ad una concezione
della società centrata sulla proprietà privata e il libero mercato. Per
comprendere quanto sia stata importante la sua azione tesa a favorire una
migliore conoscenza delle tesi più innovative, è sufficiente scorrere l'indice
della rivista da lui diretta per molti anni, Il Politico, in cui diede spazio
ad autori spesso a quel tempo poco noti, ma desti segnare le scienze
economiche. Con i suoi studi, inoltre, Leoni apre la strada a molti
orientamenti: dalla Teoria della scelta pubblica all'Analisi economica del
diritto (filoni di ricerca che esaminano la politica ed il diritto con gli
strumenti dell'economia), fino all'indagine interdisciplinare di quelle
istituzionitra cui il diritto che si sviluppano non già sulla base di decisioni
imposte dall'alto, ma grazie ad un'intrinseca capacità di auto-generarsi ed evolvere
dal basso. E stato quasi dimenticato: soprattutto in Italia. La sua opera
più conosciuta (frutto di lezioni ). L’ndividualismo integrale di Leoni risulta
ben poco in sintonia con la cultura del suo tempo. Il liberalismo dell'autore
di Freedom and the Law è pervaso da quella cultura che egli assimilò in profondità
grazie all'intensa frequentazione di alcuni tra i maggiori studiosi di
quell'universo intellettuale. Inoltre, seguì sempre con il massimo
interesse i protagonisti della Scuola austriaca (Mises e Hayek, soprattutto)
cheanche se europei proprio in America hanno scritto alcuni dei loro maggiori
contributi e in quel contesto hanno trovato folte schiere di allievi. In questo senso, bisogna rilevare che il
percorso intellettuale di Leoni sarebbe stato molto differente senza la Mont
Pelerin Society, nei cui convegni egli ebbe l'opportunità di entrare in
contatto con intellettuali e scuole di pensiero estranei al clima dominante
nell'Italia di allora. Per molti decenni, in effetti, l'associazione fondata da
Hayek ha rappresentato un'occasione di scambi e approfondimenti per quanti
cercavano interlocutori radicati nella cultura del liberalismo classico.
Per alcuni decenni dimenticato o quasi in Italia, il pensiero di Leoni ha
continuato a vivere fuori dei nostri confinigrazie alle iniziative, ai libri e
agli articoli dei suoi amici e, oltre a loro, all'interesse che i suoi lavori
hanno saputo suscitare nelle nuove generazioni di studiosi liberali. A
partire dalla metà degli anni novanta, però, la situazione è cambiata sotto più
punti di vista. Grazie soprattutto alla pubblicazione de “La libertà e la
legge,” filosofi di vario orientamento sono tor riflettere sulle pagine del torinese, dando vita ad una vera e propria
"riscoperta" che sta producendo numerosi frutti e grazie alla quale
si va finalmente riconoscendo a Leoni la sua giusta posizione tra i maggiori
filosofi del XX secolo. Oggi Leoni non è più considerato semplicisticamente un
epigono di Hayek o un semplice ripetitore delle sue tesi. In questo
senso, è interessante rilevare che perfino intellettuali lontani dalle
posizioni liberali e libertarian di Leoni avvertano sempre più il carattere
innovativo del suo pensiero, che nell'ambito della filosofia del diritto ha
saputo offrire una prospettiva alternativa ai modelli kelseniani del
normativismo dominante e all'ispirazione social-democratica che ancora prevale
all'interno delle scienze sociali. In particolare, mentre nel corso degli
ultimi due secoli il diritto è stato ripetutamente identificato con la semplice
volontà degli uomini al potere, uno dei contributi maggiori di Leoni è quello
di aver indicato un altro modo di guardare alla ‘norma giuridica’, sforzandosi
di cogliere ciò che vi è oltre la volontà dei politici e ben oltre la stessa
legislazione. Per questa ragione, si guarda alla teoria di Leoni come ad una
radicale alternativa rispetto al normativismo formulato da Kelsen, più volte criticato
da Leoni. Quella di Leoni, per giunta, è ancora oggi una proposta teorica
talmente liberale da indurre più di uno studioso a parlare di “La liberta e la
legge” come di un classico della tradizione libertarian, al cui interno sono
racchiuse idee e intuizioni che restiamo ben lontani dall'aver compreso e
sviluppato in tutte le loro potenzialità. Al fine di tenere viva la
lezione dell'autore è stato fondato l'Istituto Bruno Leoni, con sedi a Torino e
a Milano (animato da Lottieri, Mingardi e Stagnaro), che si propone di
affermare, all'interno del dibattito politico-economico, i principii liberali
difesi da Leoni stesso e di promuovere la conoscenza del pensiero di Leoni e,
in generale, delle teorie liberali e libertarian. Altre opera: “La dottrina
dello Stato, raccolte da F. Boschis e G. Spagna, Pavia, Viscontea, Raffaele De
Mucci e Lorenzo Infantino: Soveria Mannelli, Rubbettino); “Filosofia del
diritto” raccolte da M. Bagni, Pavia, Viscontea,Lottieri: Soveria Mannelli,
Rubbettino). “La libertà e la legge,
InMacerata, Liberilibri); “Scienza politica e teoria del diritto” (Milano,
Giuffrè); “Le pretese e i poteri: le radici individuali del diritto e della
politica” (Milano, Società Aperta); “La sovranità del consumatore” (Roma,
Ideazione); La libertà del lavoro, Lottieri, collana IBL “Diritto, Mercato,
Libertà”, Treviglio Soveria Mannelli, Leonardo Facco Rubbettino, “Il diritto come pretesa, Antonio Masala, Macerata, Liberilibri, Il pensiero politico
moderno e contemporaneo, Antonio Masala, Bassani, Macerata, Liberilibri, Istituto Bruno Leoni, su brunoleoni. L'idea di
uno stato privo di coercizioni nella filosofia del diritto di Bruno Leoni
Bruno Leoni, un "austriaco" di adozione Articolo su l'Unità. Il Luogo dei Ricordi di
Osvaldo Quero, su inmiamemoria.com. Tra i pochissimi, in Italia, che hanno
continuato a sviluppare le ricerche di Leoni è da ricordare Stoppino. Per merito di Cubeddu, che ha anche dedicato
molti saggi e articoli alla teoria leoniana.
E necessario liberare Leoni dall'ombra di Hayek, rendendo in tal modo
possibile una più adeguata valutazione delle sue tesi e del suo originalissimo
contributo all'elaborazione di una filosofia del diritto coerente con i
principi del liberalismo classico e con i suoi stessi esiti libertari. Masala,
Il liberalismo di Leoni, Soveria Mannelli, Rubbettino: la prima monografia su
Leoni. Antonio Masala La teoria politica
di Bruno Leoni, Soveria Mannelli, Rubbettino, Lottieri, «Leoni e l'ombra di
Hayek. Libertà individuale, common law e Stato moderno», in Antonio Masala, a
cura di, La teoria politica di Bruno Leoni, Soveria Mannelli, Rubbettino, Lottieri,
Le ragioni del diritto. Libertà individuale e ordine giuridico, Soveria
Mannelli, Rubbettino, Il saggio approfondisce il tema di un
"libertarismo" non ancora compiutamente espresso in Leoni, ma già
ampiamente riconoscibile nelle sue tesi fondamentali. Favaro, Bruno Leoni.
Dell'irrazionalità della legge per la spontaneità dell'ordinamento, della
Collana “L'Ircocervo. Saggi per una storia filosofica del pensiero giuridico e
politico italiano contemporaneo”, Napoli, ESI, Adriano Gianturco Gulisano, Tra
positivismo e giusnaturalismo. Il diritto evolutivo, Foedrus. Gulisano, La
«teoria empirica» di Leoni. La centralità dell'approccio metodologico,
Biblioteca delle liberta. Riscoprire Bruno Leoni, su riscoprire.brunoleoni.com.Bruno
Leoni, Bruno Leoni. Leoni. Keywords: implicatura. Refs: Luigi Speranza, “Grice
e Leoni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685914949/in/photolist-2mRfi2Y-2mPYm4t-2mPyn68-2mPvJmk-2mKG3XG-2mKCfz1-2mKjsJY-2mKiPND-2mKbkhx-2mGnP2f-FcjdXJ-BxHGdd-BxCUgb-ACv1g9-BA2zDn-BzWNZR-ofSByR-ofNLLd-o6agE8-nND5Qv-jkUGMH-jkV9Zd-jrVuv1-jkXxGA-jhPgvk-jfN5te-hpMRc6
Grice e
Leoni – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Spoleto).
Filosofo. Grice: “In Italy, they like ‘renaissance men,’ but there’s a peril in
that: Leoni was a philosopher and a physician (to Medici) – when he died,
Medici did, Leoni was accused of malpractice (poisoning), strangled to death,
and thrown into a ditch. Categorie: philosophers in ditch – Thales, Leoni.” Di
famiglia aristocratica, studia a Roma. Insegna a Padova e Pisa. Fu qui che ebbe modo di entrare in contatto
con la cerchia di filosofi che gravitavano attorno a Lorenzo de’ Medici, a
Firenze. Inizia ad avere contatti e una fitta corrispondenza con Ficino e Pico. Venne considerato dai suoi contemporanei uno
dei più valenti uomini di scienza esistenti all'epoca. I più illustri
personaggi e sovrani dell'epoca, come il duca di Calabria, il re di Napoli,
Ludovico il Moro, forse anche IInnocenzo VIII, richiesero le sue cure, tanto
che divenne il medico personale dello stesso Lorenzo de Medici. All'indomani della morte di Lorenzo de Medici
venne ingiustamente sospettato di essere stato il responsabile del suo
avvelenamento, e venne quindi strangolato e gettato in un pozzo il giorno
seguente. Diverse fonti dell'epoca
sostengono che il mandante dell'uccisione del Pierleoni fosse stato il
figlio di Lorenzo, Piero il Fatuo. F.
Bacchelli, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in . Dagli Annali di Ser Francesco Mugnoni da Trevi,
trascriz. D.Pietro Pirri (Estratto dall'Archivio per la Storia Ecclesiastica dell'UmbriaI):
"Era adpresso del dicto Lorenzo uno excellentissimo et famosissimo medico
de grandissima scientia in loica, in filosofia, strologia, nominato magistro
Pierleone de leonardo da Spolitj, reputato el più singulare valente homo in
dicte scientie che ogie dì viva. Era quisto homo in tanto prezzo adpresso del
dicto Lorenzo che, senza quisto clarissimo doctore, non podiva stare. Fo
conducto ad Pisa ad legere, ebbe mille ducatj de provisione per anno: poj fo
conducto ad Padua, ebbe mille et ducento ducatj per anno. Ad Pisa stecte multi
annj ad legere: et similemente ad Padua."
dagli Annali di Ser Francesco Mugnoni da Trevi, trascriz. D.Pietro Pirri
(Estratto dall'Archivio per la Storia Ecclesiastica dell'Umbria. "Lorenzo se amalò, mandò per luj, et andò
ad Fiorenza. Era quisto mastro Pierleone de tanta scientia de strologia, che
predisse la morte sua essere infra quatro misi in sino ad mezo aprile 1492. Et
andò mal voluntierj ad Fiereze del mese de jenaio 1492. Tandem jonto ad
Fiorenze trovò Lorenzo stare male: erano lì clarissimj medicj et valentj et
excellentj: poj ce venne el medico del duca de Milano: et predisse mastro
Perleone la morte de Lorenzo. Ipso non prestò may et non se mestecù in alcuna
medicina ne potione sue. Il cronista forse vuol dire che il Leoni non s'ingerì
affatto in ciò che riguardava l'assistenza sanitaria dell'infermo, limitando
l'opera sua alla pura diagnosi della malattia ed a consultazioni astrologiche.
E con ciò vuol, forse, velatamente intendere che niente ebbe a che vedere
Pierleone con quelle strane pozioni a base di gemme e perle triturate
somministrate da un altro medico, il Piacentino, le quali, attese le lesioni
viscerali che tormentavano il paziente, servirono forse ad accelerarne il
tracollo) ma solo ipso in consulendo et predicendo. Tandem venendo alla morte
Lorenzo, Perino, figliolo del dicto Lorenzo, homo de poca prudentia, reputato
homo bestiale et senza prudentia, ordinò che el dicto mastro Perleone fosse
morto. Lorenzo era in villa ad uno suo casale, et lì tucto dì stava mastro
Perleone. Essendo morto Lorenzo, et lì insino alla sera stando mastro Perleone,
volendo tornare luj allu solito loco, fo menato per uno Carlo o vero Alberto
martellj ad uno suo casale, et lì fo strangulato dicto mastro Perleone, et
buctato in uno pozo. Poj fo retracto et portato in Fierenze, et retenuto el suo
corpo con guardia et veneratione assay. Et de tanto tradimento et iniusta morte
se ne dolse tucta la ciptà, perché la bona memoria de Lorenzo amava quisto omo
più che homo vivesse, et tucti li secretj soj sapiva, savio, sapientissimo et
pieno de verità, bontà et integrità."
Nella sua "Storia della Letteratura Italiana" lTiraboschi
(Firenze, Molini Landi) riporta fonti dell'epoca, fra cui Scipione Ammirato:
"Cavossi voce che egli vi si fosse gittato da se medesimo ma si rinvenne esservi
gittato da altri, secondo dice il Cambi, da due famigliari di Lorenzo". Lo
stesso testo riporta le affermazioni del Sanazzaro, il quale "non nomina
l'autore di questo misfatto. Ma è chiaro abbastanza ch'ei parla di Pietro de
Medici, figliuol di Lorenzo", e di Allegretti, storico senese
contemporaneo di Pierleoni, che riporta: "Maestro Pier Leone da Spoleto,
che lo medicava (si riferisce a Lorenzo) fu gittato in un pozzo, perché fu
detto, che l'haveva avvelenato, nientedimeno si concludeva per molti non esser
vero." Dizionario Biografico degli
Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Corti M.: Sannazaro
Iacobo. In.: Branca V: Dizionario critico della letteratura italiana .UTET,
Torino, Cotta I., Klien F.: I Medici in rete. Olschki, Firenze, Dionisotti C.:
Appunti sulle rime del Sannazaro. In: Giornale storico della Letteratura
italiana, Mauro A: Opere volgari. Laterza Ed., Bari, Montevecchi A.: Storie
fiorentine di Francesco Guicciardini, Rizzoli Ed., Milano, Nibby A.: Analisi
storico-topografica-antiquaria della carta de' dintorni di Roma.Tipografia
della Belle Arti, Roma, Orio H.: Le iscrittioni poste sotto le vere imagini de
gli huomini famosi il lettere. Trad. da Paolo Giovio dal latino in volgare.,
Torrentino, Firenze, Pesenti T.: Professori e promotori di medicina nello Studio
di Padova, Repertorio bio-bibliografico,Radetti
G.: Un'aggiunta alla biblioteca di Pierleone Leoni da Spoleto. In.:
Rinascimento: Rivista dell'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento,
Firenze, Ranalli F.: Istorie Fiorentine con l'aggiunte di Scipione Ammirato il
giovane, Batelli, Firenze, Rotzoll M.: Pierleone da Spoleto: vita e opere di un
medico del Rinascimento. Olschki, Firenze. Achille Sansi: Storia del comune di
Spoleto dal secolo XII al XVII: seguita da alcune memorie dei tempi posteriori. Pierleone Leoni, Piero Leoni, Pierleone, Pier
Leone. Leone. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Leoni” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754095405/in/dateposted-public/
Grice e Leopardi – il favoloso –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Recanati). Filosofo. Grice: “Oddly, Leopardi’s philosophical
semantics is negative; admittedly, he is wedded to the Fido-‘Fido’ theory of
meaning, so he thinks, pretty much like the first Vitters, that language is a
prison. Man has a need for ‘non-linguistic thought,’ to think without naming –
without conceptualizing! The oddest philosophy of language for Italy’s greatest
poet, one would first think!” -- Grice:
“One could write a whole dissertation on Leopardi’s implicata – not I My
favourite expression would be ‘gli infiniti silenzi’” -- Grice: “While there is
a philosophical griceianism, seeing that my theories were stolen by
non-philosophers, there is ‘leopardismo filosofico,’ seeing that he wasn’t
one!” -- essential Italian philosopher, and founder of a whole movement,
‘leopardismo.’ Il
conte Giacomo Leopardi, al battesimo Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio
Pietro Leopardi (Recanati), filosofo. È
ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti
figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali del romanticismo
letterario; la profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla
condizione umanadi ispirazione sensista e materialistane fa anche un filosofo
di spessore. La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un
protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale,
con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca. Leopardi, intellettuale
dalla vastissima cultura, inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato
alle opere dell'antichità greco-romana, ammirata tramite le letture e le
traduzioni di Mosco, Lucrezio, Epitteto, Luciano ed altri, approdò al
Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei, quali Byron,
Shelley, Chateaubriand, Foscolo, divenendone un esponente principale, pur non
volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialistederivate
principalmente dall'Illuminismosi formarono invece sulla lettura di filosofi
come il barone d'Holbach, Pietro Verri e Condillac, a cui egli unisce però il
proprio pessimismo, originariamente probabile effetto di una grave patologia
che lo affliggeva ma sviluppatesi successivamente in un compiuto sistema filosofico
e poetico. Morì noco prima di compiere 39 anni, di edema polmonare o scompenso
cardiaco, durante la grande epidemia di colera di Napoli. Il dibattito
sull'opera leopardiana a partire dal Novecento, specialmente in relazione al
pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e cinquanta, ha portato gli
esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei contenuti e significati dei
suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle opere in prosa, essi trovano
precise corrispondenze a livello lirico in una linea unitaria di atteggiamento
esistenziale. Riflessione filosofica ed empito poetico fanno sì che Leopardi,
al pari di Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche e più tardi di Kafka, possa
essere visto come un esistenzialista o almeno un precursore
dell'Esistenzialismo. Giacomo Leopardi nacque nel 1798 a Recanati, nello
Stato pontificio (oggi in provincia di Macerata, nelle Marche), da una delle
più nobili famiglie del paese, primo di dieci figli. Quelli che arrivarono
all'età adulta furono, oltre a Giacomo, Carlo, Paolina, Luigi, e Pierfrancesco.
I genitori erano cugini fra di loro. Il padre, il conte Monaldo, figlio del
conte Giacomo e della marchesa Virginia Mosca di Pesaro, era uomo amante degli
studi e d'idee reazionarie; la madre, la marchesa Adelaide Antici, era una
donna energica, molto religiosa fino alla superstizione, legata alle
convenzioni sociali e ad un concetto profondo di dignità della famiglia, motivo
di sofferenza per il giovane Giacomo che non ricevette tutto l'affetto di cui
sentiva il bisogno. In conseguenza di alcune speculazioni azzardate fatte
dal marito, la marchesa prese in mano un patrimonio familiare fortemente
indebitato, riuscendo a rimetterlo in sesto solo grazie a una rigida economia
domestica. La rigidità della madre, contrastante con la tenerezza del padre, i
sacrifici economici e i pregiudizi nobiliari pesarono sul giovane
Giacomo. Fino al termine dell'infanzia Giacomo crebbe comunque allegro,
giocando volentieri con i suoi fratelli, soprattutto con Carlo e Paolina che
erano più vicini a lui d'età e che amava intrattenere con racconti ricchi di
fervida fantasia. La formazione giovanile La casa natale Ricevette
la prima educazione, come da tradizione familiare, da due precettori
ecclesiastici, il gesuita don Giuseppe Torres fino al 1808 e l'abate don Sebastiano
Sanchini che influirono sulla sua prima formazione con metodi improntati alla
scuola gesuitica. Tali metodi erano incentrati non solo sullo studio del
latino, della teologia e della filosofia, ma anche su una formazione
scientifica di buon livello contenutistico e metodologico. Nel Museo
leopardiano a Recanati è conservato, infatti, il frontespizio di un trattatello
sulla chimica, composto insieme al fratello Carlo. I momenti significativi
delle sue attività di studio, che si svolgono all'interno del nucleo familiare,
sono da rintracciare nei saggi finali, nei componimenti letterari da donare al
padre in occasione delle feste natalizie, la stesura di quaderni molto ordinati
ed accurati e qualche composizione di carattere religioso da recitare in
occasione della riunione della Congregazione dei nobili. Il ruolo avuto
dai precettori non impedì, comunque, al giovane Leopardi di intraprendere un
suo personale percorso di studi avvalendosi della biblioteca paterna molto
fornita (oltre ventimila volumi) e di altre biblioteche recanatesi, come quella
degli Antici, dei Roberti e probabilmente da quella di Giuseppe Antonio Vogel,
esule in Italia in seguito alla Rivoluzione francese e giunto a Recanati come
membro onorario della cattedrale della cittadina. Compone il sonetto intitolato
La morte di Ettore che, come lui stesso scrive nell'Indice delle produzioni di
me Giacomo Leopardi dall'anno 1809 in poi, è da considerarsi la sua prima
composizione poetica. Da questi anni ha inizio la produzione di tutti quegli scritti
chiamati "puerili". La produzione dei "puerili"
Puerili e abbozzi vari Il corpus delle opere cosiddette "puerili" dimostra
come il giovane Leopardi sapesse scrivere in latino fin dall'età di nove-dieci
anni e padroneggiare i metodi di versificazione italiana in voga nel
Settecento, come la metrica barbara di Fantoni, oltre ad avere una passione per
le burle in versi dirette al precettore e ai fratelli. Iniziò lo studio della
filosofia e due anni dopo, come sintesi della sua formazione giovanile, scrisse
le Dissertazioni filosofiche che riguardano argomenti di logica, filosofia,
morale, fisica teorica e sperimentale (astronomia, gravitazione, idrodinamica,
teoria dell'elettricità, eccetera). Tra queste è nota la Dissertazione sopra l'anima
delle bestie. Con la presentazione pubblica del suo saggio di studi che
discusse davanti ad esaminatori di vari ordini religiosi ed al vescovo, si può
far concludere il periodo della sua prima formazione che è soprattutto di tipo
sei-settecentesco ed evidenzia l'amore per l'erudizione oltre che uno spiccato
gusto arcadico. Si immerse totalmente in uno "studio matto e
disperatissimo" espressione da lui stesso coniata, che assorbì tutte le
sue energie e che recò gravi danni alla sua salute. Apprese perfettamente il
latino (sebbene si considerasse sempre "poco inclinato a tradurre" da
questa lingua in italiano) e, senza l'aiuto di maestri, il greco. Seppure in
modo più sommario apprese anche altre lingue: l'ebraico, il francese,
l'inglese, lo spagnolo e il tedesco (nello Zibaldone si trovano inoltre cenni
ad altre lingue antiche, come il sanscrito). Nel frattempo cessa la formazione
dell'abate Sanchini, il quale ritenne inutile continuare la formazione del
giovane che ne sapeva ormai più di lui. Risalgono a questi anni la Storia
dell'astronomia, il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, diversi
discorsi su scrittori classici, alcune traduzioni poetiche, alcuni versi e tre
tragedie, mai rappresentate durante la sua vita, La virtù indiana, Pompeo in
Egitto e Maria Antonietta (rimasta incompiuta). Per quanto riguarda la
compilazione della Storia dell'astronomia Leopardi si avvalse di numerose
fonti: il testo di base fu sicuramente la Storia dell’astronomia di Bailly,
ridotta in compendio dal signor Francesco Milizia, a partire dalle Histoires
del celebre astronomo francese Jean Sylvain Bailly. L'opera termina con la
scoperta del pianeta Urano da parte di Herschel. Invece il lavoro di Leopardi
presenta ulteriori aggiornamenti, come ad esempio la scoperta di Cerere,
Pallade, Giunone e della cometa. Per l'elaborazione del suo testo, Leopardi
fece uso, anche, dell’Abrégé d’astronomie di Jérôme Lalande (presente nella
biblioteca di casa Leopardi), del Dictionnaire de Physique di Aimé-Henri
Paulian e delle storie di matematica inserite nel Tacquet e nel Wolff. Inoltre
Leopardi adoperò diverse opere generali come la Storia della letteratura
italiana di Girolamo Tiraboschi, gli Scrittori d’Italia di Mazzuchelli e varie
raccolte biografiche di alcuni ordini religiosi: Wadding per i francescani,
Quétif e Échard per i domenicani e così via. L'elenco di questi testi dimostra
l’erudizione raggiunta dal giovane Leopardi. Nella Storia dell'astronomia
Leopardi lasciò anche trasparire i limiti del suo interesse per la matematica.
Nulla, probabilmente sapeva a proposito dei logaritmi (ai quali invece il
Bailly-Milizia aveva dedicato due pagine illustratrici), e sull'argomento si
limitò a scrivere che «Enrico Briggs avendo udita la invenzione de’ logaritmi
fatta da Giovanni Neper» aveva pubblicato un’opera al riguardo. Probabilmente
infatti Leopardi non studiò mai i logaritmi, così come si arrestò alla
geometria cartesiana e al calcolo differenziale. Iniziò nello stesso periodo anche le prime
pubblicazioni e lavorò alle traduzioni dal latino e dal greco, dimostrando
sempre di più il suo interesse per l'attività filologica. Sono questi anche gli
anni dedicati alle traduzioni dal latino e dal greco, corredate di discorsi
introduttivi e di note, tra i quali gli Scherzi epigrammatici, tradotti dal
greco e pubblicati in occasione delle nozze Santacroce-Torre dalla Tipografia
Frattini di Reca, la Batracomiomachia e pubblicata su «Lo Spettatore italiano»,
gli idilli di Mosco, il Saggio di traduzioni dell'Odissea, la Traduzione del
libro secondo dell'Eneide, il Moretum (un poemetto pseudo-virgiliano), e la
Titanomachia di Esiodo, pubblicata su «Lo Spettatore italiano». La conversione
letteraria: dall'erudizione al bello Tra Si avverte in Leopardi un forte
cambiamento, frutto di una profonda crisi spirituale, che lo porterà ad
abbandonare l'erudizione per dedicarsi alla poesia. Egli si rivolge, pertanto,
ai classici non più come ad arido materiale adatto a considerazioni
filologiche, ma come a modelli di poesia da studiare. Seguiranno le letture di
autori moderni come Alfieri, Parini,[40] Foscolo e Vincenzo Monti, che
serviranno a maturare la sua sensibilità romantica. Ben presto egli legge I
dolori del giovane Werther di Goethe, le opere di Chateaubriand, di Byron, di
Madame de Staël. In questo modo Leopardi inizia a liberarsi dall'educazione
paterna accademica e sterile, a rendersi conto della ristrettezza della cultura
recanatese ed a porre le basi per liberarsi dai condizionamenti familiari.
Appartengono a questo periodo alcune poesie significative come Le Rimembranze,
L'Appressamento della morte e l'Inno a Nettuno, nonché la celebre e non
pubblicata Lettera ai compilatori della Biblioteca Italiana, indirizzata ai
redattori della rivista milanese, in risposta alla lettera Sulla maniera e
utilità delle traduzioni di Madame de Staël, apparsa sul primo numero, nel
gennaio dello stesso anno. Destinato dal padre alla carriera ecclesiastica per
la sua fragile salute, rifiuterà di intraprendere questa strada. Fu colpito da
alcuni seri problemi fisici di tipo reumatico e disagi psicologici che egli
attribuì almeno in partecome la presunta scoliosiall'eccessivo studio,
isolamento ed immobilità in posizioni scomode delle lunghe giornate passate nella
biblioteca di Monaldo. La malattia esordì con affezione polmonare e febbre e in
seguito gli causò la deviazione della spina dorsale (da cui la doppia
"gobba"), con dolore e conseguenti problemi cardiaci, circolatori,
gastrointestinali (forse colite ulcerosa o malattia di Crohn) e respiratori
(asma e tosse), una crescita stentata, problemi neurologici alle gambe
(debolezza, parestesia con freddo intenso[44]), alle braccia ed alla vista,
disturbi disparati e stanchezza continua. Era convinto di essere sul punto di
morire. Il marchese Filippo Solari di Loreto scrive poco dopo a Monaldo
Leopardi: «L'ho lasciato sano e dritto, lo trovo dopo cinque anni consunto e
scontorto, con avanti e dietro qualcosa di veramente orribile.» Egli
stesso si ispira a questi seri problemi di salute, di cui parlerà anche a
Pietro Giordani, per la lunga cantica L'appressamento della morte e, anni dopo,
per Le ricordanze, in cui ripensa a questo e definisce la sua malattia come un
"cieco malor", cioè un male di non chiara origine, che gli fa pensare
al suicidio assieme all'angusto ambiente: «Mi sedetti colà su la fontana /
Pensoso di cessar dentro quell'acque la speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
malor, condotto della vita in forse, piansi la bella giovanezza, e il fiore de'
miei poveri dì, che sì per tempo cadeva. L'ipotesi più accreditata per lungo tempo
(diffusa e sostenuta da medici di Recanati e da Pietro Citati) è che Leopardi
soffrisse della malattia di Pott (gli studiosi scartano la diagnosi dell'epoca,
più volte riproposta anche nel Novecento, di una normale scoliosi dell'età
evolutiva), cioè tubercolosi ossea o spondilite tubercolare, oppure dalla
spondilite anchilosante giovanile (secondo ErikSganzerla), una sindrome
reumatica autoimmune che porta a una progressiva ossificazione dei legamenti
vertebrali con deformazione e rigidità del rachide, uniti ad ampi disturbi
infiammatori sistemici, oculari e neurologici-compressivi in casi gravi, il
tutto unitamente a problemi nervosi. Alcune di queste sindromi hanno
predisposizione genetica, derivabile dal matrimonio tra consanguinei dei
genitori. Tutti i fratelli Leopardi furono deboli di salute, con l'eccezione di
Carlo, forse però sterile, e Paolina, la quale presentava solo una leggera
asimmetria del viso. Pietro Citati afferma che avesse anche dei disturbi
urinari e di probabile impotenza, e sarebbero stati questi, più che l'aspetto
fisico (a cui poteva ovviare essendo un nobile benestante) la causa del suo
rapporto difficile con le donne e la sessualità. Nel decennio seguente
l'apparire dei disturbi, alcuni medici fiorentini, come altri medici consultati
in gioventù, a parte la deformità fisica asserirannoprobabilmente in maniera
erroneache numerosi disturbi del Leopardi erano dovuti a neurastenia di origine
psicologica (sempre in questo periodo comincia a soffrire di crisi depressive
che taluni attribuiscono all'impatto psicologico della malattia fisica), come
lui stesso a tratti sostenne, anche contro il parere di numerosi dottori.
«Ma io non aveva appena vent’anni, quando da quella infermità di nervi e di
viscere, che privandomi della mia vita, non mi dà speranza della morte, quel
mio solo bene mi fu ridotto a meno che a mezzo; poi, due anni prima dei trenta,
mi è stato tolto del tutto, e credo oramai per sempre.» (Lettera
dedicatoria dei Canti, agli amici di Toscana) Secondo il neurologo Sganzerla,
propositore della tesi sulla spondilite al posto della tubercolosi, Leopardi
non mostrava invece alcun segno di vera depressione psicotica, sfatando il mito
sostenuto da Citati e dai lombrosiani come Patrizi e Sergi. Queste patologie
comunque, se non condizionarono il suo pensiero in maniera diretta (come
ribadito spesso da Leopardi), influenzarono comunque il suo pessimismo
filosofico e lo spinsero a indagare le cause della sofferenza umana e il
significato della vita da una prospettiva originale, divenendo, come affermato
dal critico Sebastiano Timpanaro, "un formidabile strumento
conoscitivo". Dopo il primo passo verso il distacco dall'ambiente
giovanile e con la maturazione di una nuova ideologia e sensibilità che lo
portò a scoprire il bello in senso non arcaico, ma neoclassico, si annuncia quel
passaggio dalla poesia di immaginazione degli antichi alla poesia sentimentale
che il poeta definì l'unica ricca di riflessioni e convincimenti filosofici. E
per Leopardi, che giunto alle soglie dei diciannove anni aveva avvertito, in
tutta la sua intensità, il peso dei suoi mali e della condizione infelice che
ne derivava, un anno decisivo che determinò nel suo animo profondi mutamenti.
Consapevole ormai del suo desiderio di gloria ed insofferente dell'angusto
confine in cui, fino a quel momento, era stato costretto a vivere, sentì
l'urgente desiderio di uscire, in qualche modo, dall'ambiente recanatese. Gli
avvenimenti seguenti incideranno sulla sua vita e sulla sua attività intellettuale
in modo determinante. In questo periodo è anche la prima formulazione della
"teoria del piacere", una concezione filosofica postulata da Leopardi
nel corso della sua vita. La maggior parte della teorizzazione di tale
concezione è contenuta nello Zibaldone, in cui il poeta cerca di esporre in
modo organico la sua visione delle passioni umane. Il lavoro di sviluppo del
pensiero leopardiano in questi termini avviene. Scrisve al classicista Pietro
Giordani che aveva letto la traduzione leopardiana del II libro dell'Eneide e,
avendo compreso la grandezza del giovane, lo aveva incoraggiato. Ebbero inizio
così una fitta corrispondenza ed un rapporto di amicizia che durerà nel tempo. In
una delle prime lettere scritte al nuovo amico, il giovane Leopardi sfogherà il
suo malessere non con atteggiamento remissivo, ma polemico ed aggressive. Mi
ritengono un ragazzo, e i più ci aggiungono i titoli di saccentuzzo, di
filosofo, di eremita, e che so io. Di maniera che s'io m'arrischio di
confortare chicchessia a comprare un libro, o mi risponde con una risata, o mi
si mette in sul serio e mi dice che non è più quel tempo. Unico divertimento in
Recanati è lo studio: unico divertimento è quello che mi ammazza: tutto il
resto è noia» Egli vuole uscire da quel "centro dell'inciviltà e
dell'ignoranza europea" perché sa che al di fuori c'è quella vita alla
quale egli si è preparato ad inserirsi con impegno e con studio profondo. Fissa
le prime osservazioni all'interno di un diario di pensiero che prenderà poi il
nome di Zibaldone, in dicembre si innamorerà della cugina, provando per la
prima volta il sentimento d'amore. Pietro Giordani riconosce l'abilità di
scrittura di Leopardi e lo incita a dedicarsi alla scrittura; inoltre lo
presenta all'ambiente del periodico «Biblioteca Italiana» e lo fa partecipare
al dibattito culturale tra classicisti e romantici. Leopardi difende la cultura
classica e ringrazia Dio di aver incontrato Giordani che reputa l'unica persona
che riesce a comprenderlo. Il primo amore «Oimè, se quest'è amor, com'ei
travaglia!» (Il primo amore, v.3) Geltrude Cassi Lazzari con i
figli, illustrazione di Giuseppe Chiarini per la Vita di Giacomo Leopardi. Inizia
a compilare lo Zibaldone, nel quale registrerà le sue riflessioni, le note
filologiche e gli spunti di opere. Lesse la vita di Alfieri e compilò il
sonetto "Letta la vita scritta da esso" che toccava i temi della
gloria e della fama. Un altro avvenimento lo colpì profondamente: l'incontro,
nel dicembre dello stesso anno, con Geltrude Cassi Lazzari, una cugina di
Monaldo, che fu ospite presso la famiglia per alcuni giorni e per la quale
provò un amore inespresso. Scrisse in questa occasione il "Diario del
primo amore" e l'"Elegia I" che verrà in seguito inclusa nei
"Canti" con il titolo "Il primo amore". La posizione di
Leopardi verso il Romanticismo, che stava suscitando in quegli anni forti
polemiche ed aveva ispirato la pubblicazione del Conciliatore, va maturando e se
ne possono avvertire le tracce in numerosi passi dello Zibaldone ed in due
saggi, la Lettera ai Sigg. compilatori della "Biblioteca italiana", in
risposta a quella di Madama la baronessa di Staël, ed il Discorso di un
italiano attorno alla poesia romantica, scritto in risposta alle Osservazioni
di Di Breme sul Giaurro di Byron. Le due opere mostrano l'avversione, sul piano
più strettamente concettuale, al Romanticismo. La posizione di Leopardi rimane
fondamentalmente montiana e neoclassica. Tuttavia, come si vedrà, quello che
professava sulla pagina critica si rivelerà, poi, profondamente diverso dai
risultati ottenuti nella poesia dove i temi e lo spirito saranno, invece,
perfettamente in sintonia con la mentalità romantica. Aveva, intanto, scritto
le due canzoni ispirate a motivi patriottici All'Italia e Sopra il monumento di
Dante che stanno ad attestare il suo spirito liberale e la sua adesione a quel
tipo di letteratura di impegno civile che aveva appreso dal Giordani. Il suo
materialismo ateo si pone in contrapposizione al Romanticismo cattolico
predominante, dal quale lo separavano notevolmente anche il suo rifiuto di ogni
speranza di progresso nella conquista della libertà politica e dell'unità
nazionale, la sua mancanza di interesse per una visione storicistica del
passato e per le esigenze di popolarità e di realismo nei contenuti e nella
lingua. E il naufragar m'è dolce in questo mare.» (Giacomo Leopardi,
L'infinito, v.15). Si riacutizzarono i problemi agli occhi.Tra il luglio e
l'agosto progettò la fuga e cercò di procurarsi un passaporto per il
Lombardo-Veneto, da un amico di famiglia, il conte Saverio Broglio d'Ajano, ma
il padre lo venne a sapere e il progetto di fuga fallì. Fu nei mesi di
depressione che seguirono che il Leopardi elaborò le prime basi della sua
filosofia e, riflettendo sulla vanità delle speranze e l'ineluttabilità del
dolore, scoprì la nullità delle cose e del dolore stesso. Iniziò intanto la
composizione di quei canti che verranno in seguito pubblicati con il titolo di
Idilli e scrisse L'infinito, La sera del dì di festa, Alla luna
(originariamente, i titoli di queste ultime erano La sera del giorno festivo e
La ricordanza), La vita solitaria, Il sogno, Lo spavento notturno. Sono i
cosiddetti "primi idilli" o "piccoli idilli". Qui
confluirono i rimpianti per la giovinezza perduta e la presa di coscienza
dell'impossibilità di essere felici. Ottenne dai genitori il permesso di
recarsi a Roma, dove rimase dal novembre all'aprile dell'anno successivo,
ospite dello zio materno, Carlo Antici. A Leopardi Roma apparve squallida e
modesta al confronto con l'immagine idealizzata che egli si era figurata
studiando i classici. Lo colpirono la corruzione della Curia e l'alto numero di
prostitute che gli fece abbandonare l'immagine idealizzata della donna, come
scrive in una lettera al fratello Carlo. Rimase invece entusiasta della tomba
di Torquato Tasso, al quale si sentiva accomunato dall'innata infelicità (verso
il Tasso, che renderà protagonista di una delle Operette morali, sarà debitore
a livello stilistico e nella scelta di alcuni nomi più famosi dei suoi
componimenti, come Nerina e Silvia, tratti dall'Aminta). Nell'ambiente
culturale romano Leopardi visse isolato e frequentò solamente studiosi
stranieri, tra cui i filologi Christian Bunsen (poi ministro del regno di
Prussia e fondatore dell'Istituto di Archeologia a Roma) e Barthold Niebuhr;
quest'ultimo si interessò per farlo entrare nella carriera dell'amministrazione
pontificia, ma Leopardi rifiutò. Ritorna a Recanati dopo aver constatato che il
mondo al di fuori di esso non era quello sperato. Tornato a Recanati, Leopardi
si dedicò alle canzoni di contenuto filosofico o dottrinale compose buona parte
delle Operette morali. Lontano da Recanati: Milano, Bologna, Firenze, Pisa. Il
poeta, invitato dall'editore Antonio Fortunato Stella, si recò a Milano con
l'incarico di dirigere l'edizione completa delle opere di Cicerone ed altre
edizioni di classici latini e italiani. A Milano, però, egli non rimase a lungo
perché il clima gli era dannoso alla salute e l'ambiente culturale, troppo
polarizzato intorno al Monti, gli recava noia. Ritratto di Leopardi a metà
degli anni '30, da alcuni indicato come una realistica proto-fotografia,
probabilmente una riproduzione in eliografia (o altri tipi) di un'incisione; in
alternativa realizzata con la tecnica della camera oscura da artista: tramite
bulino oppure immagine fissata secondo il metodo di Joseph Nicéphore Niépce
(sali d'argento o bitume e lunga esposizione). Recanati, casa Leopardi. Decise,
così, di trasferirsi a Bologna dove visse (al numero 33 di via Santo Stefano),
tranne una breve permanenza a Reca mantenendosi con l'assegno mensile dello
Stella e dando lezioni private. Nell'ambiente bolognese Leopardi conobbe il conte
Carlo Pepoli, patriota e letterato, al quale dedicò un'epistola in versi
intitolata Al conte Carlo Pepoli che lesse il 28 marzo 1826 nell'Accademia dei
Felsinei. Nell'autunno iniziò a compilare, per ordine di Stella, una
"Crestomazia", antologia di prosatori italiani dal Trecento al
Settecento alla quale fece seguito una "Crestomazia" poetica. A
Bologna conobbe anche la contessa Teresa Carniani Malvezzi, della quale si
innamorò senza essere corrisposto. Leopardi frequentò i Malvezzi per quasi un
anno, ma poi la donna lo allontanò spinta anche dal marito, mal tollerante del
fatto che il poeta si trattenesse con la moglie fino alla mezzanotte.Leopardi
si sfoga in una lettera ad un corrispondente, usando parole molto dure verso di
lei. Uscivano intanto presso Stella le sue Operette morali. Frequentò anche la
casa del medico Giacomo Tommasini e strinse amicizia con la moglie Antonietta,
patriota, e la figlia Adelaide (coniugata Maestri), sue ammiratrici,[84][85]
con la famiglia Brighenti e la cantante modenese Rosa Simonazzi Padovani. Leopardi
in un ritratto postumo del 1845 (olio su tavola), commissionato da Antonio
Ranieri al giovane pittore Domenico Morelli sulla base della maschera mortuaria,
del ritratto di Leopardi sul letto di morte di Angelini e delle descrizioni
fisiche fatte da Ranieri, da Paolina, sorella di quest'ultimo; Morelli vi
lavorò per molto tempo, a causa delle insistenze di Ranieri sui particolari, ma
alla fine il quadro venne ritenuto, dal Ranieri stesso e da altri testimoni,
come il più fedele e realistico dei ritratti di Leopardi, con l'aspetto che
aveva verso la fine della sua vita, soprattutto nei tratti del volto, oltre che
il vestiario e l'acconciatura che portava negli anni napoletani; i critici
hanno però argomentato che sia un ritratto comunque "idealizzato", in
quanto Morelli non vide mai Leopardi dal vivo, ma solo nella maschera mortuaria
in gesso e nei ritratti eseguiti da altri. Nel giugno dello stesso anno si
trasferì a Firenze, dove conobbe il gruppo di letterati appartenenti al circolo
Vieusseux tra i quali Gino Capponi,[89] Giovanni Battista Niccolini (amico e
corrispondente di Ugo Foscolo allora esiliato a Londra), Pietro Colletta,
Niccolò Tommaseo ed anche il Manzoni, che si trovava a Firenze per rivedere dal
punto di vista linguistico i suoi Promessi Sposi. Divenne amico particolarmente
del Colletta, ma fu in buoni rapporti anche con Capponi e Manzoni, sebbene
quest'ultimo non condividesse le idee di Leopardi. Fu invece conflittuale il
rapporto col Tommaseo, cattolico liberale, ma fortemente avverso al
razionalismo ed al materialismo, il quale giunse a provare una forte avversione
per Leopardi, attaccandolo ripetutamente su vari giornali (anche se riconosceva
l'abilità stilistica nella prosa); Tommaseo arrivò a denigrare Leopardi per il
suo aspetto fisico (cosa che farà, però solo in lettere private rivolte ad
altri, anche il Capponi stesso irritato per la Palinodia). Leopardi risponderà
nel 1836 con un epigramma diretto contro Tommaseo, oltre che nell'ottava strofa
della detta Palinodia. Al marchese Gino Capponi. Nel novembre del 1827 si recò
a Pisa, dove rimase. Qui strinse un'affettuosa amicizia con la giovane cognata
del padrone del pensionato, Teresa Lucignani, a cui dedica una breve lirica
rimasta a lungo inedita. Grazie all'inverno mite, la sua salute migliorò e
Leopardi tornò alla poesia, che taceva dal 1823 (con l'eccezione della poco
riuscita epistola in versi Al conte Carlo Pepoli e del Coro di lo studio di
Federico Ruysch contenuto nel Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie
delle Operette morali); compose la canzonetta in strofe metastasiane Il
Risorgimento e il canto A Silvia (figura forse ispirata, secondo i critici che
si basano su appunti dello Zibaldone e dichiarazioni del fratello Carlo, alla
figlia del cocchiere di Monaldo, morta giovane, Teresa Fattorini), inaugurando
il periodo creativo detto dei Canti "pisano-recanatesi", chiamati
anche "grandi idilli", in cui il poeta si cimenta nella cosiddetta
canzone libera o leopardiana, il cui primo sperimentatore era stato Alessandro
Guidi, dalla cui lettura ne era venuto a conoscenza. Vaghe stelle dell'orsa, io
non credea tornare ancor per uso a contemplarvi» (Le ricordanze) Il
periodo di benessere era finito ed il poeta, colpito nuovamente dalle
sofferenze e dall'aggravarsi del disturbo agli occhi, fu costretto a sciogliere
il contratto con Stella e già durante l'estate del '28 si recò a Firenze nella
speranza di riuscire a vivere in modo indipendente. Chiese aiuto ad alcuni
amici: Tommasini,il più bello, gli propose una cattedra di Mineralogia e
Zoologia a Milano, ma il compenso era troppo basso e la materia poco consona
alle conoscenze di Leopardi; Bunsen gli offrì la possibilità di una cattedra a
Bonn o Berlino, ma il poeta dovette subito declinare l'invito, poiché il clima
tedesco era troppo rigido e freddo per la sua salute malferma. Leopardi allora
progettò di mantenersi con un lavoro qualsiasi, ma le sue condizioni di salute
non gli permisero nemmeno questo e fu quindi costretto a ritornare a Recanati,
dove rimase. In questi «sedici mesi di notte orribile. Si dedica nuovamente
alla poesia e scrisse alcune delle sue liriche più importanti, tra cui Le
ricordanze (la cui ultima parte è dedicata ad una giovane recanatese morta poco
prima, Maria Belardinelli, da Leopardi chiamata Nerina), La quiete dopo la
tempesta, Il sabato del villaggio, Il passero solitario (forse su un abbozzo
giovanile) e il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. Queste poesie,
a lungo denominate dai critici "grandi idilli" o anche "secondi
idilli", sono ora conosciute, insieme ad A Silvia anche come "canti
pisano-recanatesi". In questo
periodo l'insofferenza per la sua città natale, da lui definita "natio
borgo selvaggio", aumenta, proporzionalmente all'avversione per i
recanatesi (gente zotica, vil), che lo ritenevano un intellettuale superbo, tanto
che anche i ragazzini del paese, secondo testimonianze postume, cantavano in
sua presenza canzoncine denigranti del tipo: "Gobbus esto fammi un
canestro, fammelo cupo gobbo fottuto. A Firenze dal Perì l'inganno estremo,
ch'eterno io mi credei.» (A se stesso). Fanny Targioni Tozzetti Intanto, il
Colletta, al quale il poeta scriveva della sua vita infelice, gli offrì, grazie
ad una sottoscrizione degli "amici di Toscana", l'opportunità di
tornare a Firenze, dove fu eletto socio dell'Accademia della Crusca. Per
mantenersi accettò la sottoscrizione e progettò un giornale che avrebbe curato
quasi da solo, Lo spettatore fiorentino, ma che non realizzerà a causa della
burocrazia e del timore della censura. A Firenze cura un'edizione dei
"Canti", partecipò ai convegni dei liberali fiorentini e strinse
infine una salda amicizia col giovane esule napoletano Antonio Ranieri, futuro
senatore del Regno d'Italia, che durerà fino alla morte. Grazie alla fama di
personalità liberale, fu eletto deputato dell'assemblea del governo provvisorio
di Bologna (sorto dai moti), su designazione del Pubblico Consiglio di
Recanati, ma non fa in tempo ad accettare la nomina (peraltro mai richiesta)
che gli austriaci restaurano il governo pontificio. I genitori decidono infine di
concedergli un modesto assegno mensile che gli permette di sopravvivere;
Leopardi accetta ma, reputandolo umiliante, decide di non tornare mai più a
Recanati. Risale sempre a questo periodo la forte passione amorosa per Fanny
Targioni Tozzetti (terzo e ultimo amore secondo i biografi, dopo la Cassi
Lazzari e la Malvezzi), moglie del medico fiorentino Antonio Targioni Tozzetti
e forse amante di Ranieri, conclusasi in una delusione, che gli ispirò il
cosiddetto "ciclo di Aspasia", una raccolta di poesie che contiene:
Il pensiero dominante, Amore e morte, Consalvo (in cui l'amore è visto ancora
positivamente), la drammatica e scarna A se stesso e Aspasia. In questa
raccolta si manifestò il Leopardi più disilluso e disperato, orfano anche di
quella tristezza nostalgica degli Idilli, nella perdita dell'ultima illusione
che gli era rimasta, quella dell'amore (l'inganno estremo).[108] Aspasia,
seppur piena di rancore e sarcasmo contro Fanny, è considerata l'unica poesia
d'amore (seppur per un amore ormai finito) scritta per una donna che egli
frequentò realmente e intimamente, anche se solo in maniera romantica e
intellettiva (per parte di lui; lei lo descrisse sempre come un amico e dopo la
morte come una persona "disgraziata" a cui non voleva dare alcuna
illusione); tuttavia nei primi versi, contenenti la descrizione fisica e
caratteriale della Targioni, presentata come una "donna fatale", si
nota anche una tensione erotica molto rara in Leopardi, il quale ribadisce
ripetutamente il fascino esteriore esercitato dalla nobildonna. L'identificazione
della donna con l'Aspasia poetica è data, più che dalle lettere di Leopardi,
dalle affermazioni di Ranieri nei Sette anni di sodalizio e da alcune lettere
tra lui e la Targioni Tozzetti. Tuttavia, se Aspasia accenna anche a toni
polemici e misogini, in cui Leopardi si dice felice di essersi perlomeno
liberato della dipendenza affettiva verso l'amica, che descrive quasi come un
servilismo morale di cui si vergogna, un giogo ormai spezzato, in una lettera a
Fanny dei primi tempi si scorgono invece le riflessioni sull'amore e la morte
del periodo, che trovano l'esatta corrispondenza con alcuni versi di Consalvo e
con Amore e morte: «E pure certamente l'amore e la morte sono le sole cose
belle che ha il mondo, e le sole solissime degne di essere desiderate.
Pensiamo, se l'amore fa l'uomo infelice, che faranno le altre cose che non sono
né belle né degne dell'uomo. Ranieri da Bologna mi aveva chiesto più volte le
vostre nuove: gli spedii la vostra letterina subito ierlaltro. Addio, bella e
graziosa Fanny. Appena ardisco pregarvi di comandarmi, sapendo che non posso
nulla. Ma se, come si dice, il desiderio e la volontà danno valore, potete
stimarmi attissimo ad ubbidirvi. Ricordatemi alle bambine, e credetemi sempre
vostro.» (Lettera da Roma, 6 agosto 1832) «Due cose belle ha il mondo: /
amore e morte. All'una il ciel mi guida / in sul fior dell'età; nell'altro,
assai / fortunato mi tengo.» (Consalvo, vv. 102) Lo spostamento del
Consalvo nei Canti molto precedenti al ciclo, avvenuto dall'edizione
napoletana, ha fatto pensare che il personaggio di Elvira sia ispirato anche a
Teresa Carniani Malvezzi e non solo a Fanny. Per circa 4 anni frequenta molto
spesso casa Targioni, cercando di avvicinarsi alla padrona di casa procurandole
moltissimi autografi di scrittori e personaggi famosi, che lei collezionava. In
questo periodo Leopardi diviene amico anche della contessa Carlotta Lenzoni de'
Medici di Ottajano, affascinata dalla grandezza intellettuale del poeta e
conosciuta nel 1827, ma poi se ne allontanò. Secondo un'opinione minoritaria,
la donna descritta negativamente come Aspasia sarebbe stata la Lenzoni. Si reca
a Roma con Ranieri per ritornare a Firenze e nel corso di questo anno scrisse i
due ultimi dialoghi delle "Operette", Il Dialogo di un venditore
d'almanacchi e di un passeggere e il Dialogo di Tristano e di un amico. Continuò
a corrispondere epistolarmente per un periodo con la Targioni Tozzetti, seppure
in maniera più fredda e distaccata. Quando Ranieri tornò a Napoli, tra i
due iniziò una fitta corrispondenza che ha fatto a taluni ritenere che tra
Leopardi e Ranieri vi fosse un rapporto amoroso. Pietro Citati però precisa che
si sarebbe trattato di un semplice e intenso affetto "platonico"
assai diffuso nel XIX secolo, senza traccia di omosessualità, come quello
rivolto a suo tempo al Giordani. In una di queste lettere il poeta scrive a
Ranieri: Antonio Ranieri, tra gli anni '40 e '60 «Ranieri mio, tu non mi
abbandonerai però mai, né ti raffredderai nell'amarmi. Io non voglio che tu ti
sacrifichi per me, anzi desidero ardentemente che tu provvegga prima d'ogni
cosa al tuo benessere; ma qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in
modo che noi viviamo l'uno per l'altro, o almeno io per te, sola ed ultima mia
speranza. Addio, anima mia. Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento
possibile e non possibile, sarà eternamente tuo. Dopo aver ottenuto il modesto
assegno dalla famiglia, partì per Napoli con Ranieri sperando che il clima mite
di quella città potesse giovare alla sua salute. Sugli anni a Napoli, Antonio
Ranieri dichiarò: «Quivi Leopardi, mentre che io, lasciatone il mio
antico letto, dormiva in una camera non mia (cosa che, nelle consuetudini del
paese, massime in quei tempi, toccava quasi lo scandalo), per dormire accanto a
lui, ebbe, una notte, la strana allucinazione, che la signora di casa avesse
fatto disegno sopra una sua cassetta, nella quale egli non riponeva mai altro
che non nettissimi arnesi da ravviare i capelli, e le cesoie. Pare infatti che
la padrona di casa volesse cacciarli, per timore che Leopardi fosse portatore
di tubercolosi polmonare infettiva e lui stesso sosteneva, invece, che la donna
volesse rubargli oggetti di sua proprietà, mentre Ranieri credeva che soffrisse
di paranoie, e non ci faceva caso. Ricevette visita da August von Platen, che
nel suo diario scrisse. «Leopardi ist klein und bucklicht, sein Gesicht bleich
und leidend er den Tag zur Nacht macht und umgekehrt führt er allerdings ein
trauriges Leben. Bei näherer Bekanntschaft verschwindet jedoch alles die
Feinheit seiner klassischen Bildung und das Gemütliche seines Wesens nehmen für
ihn ein. Leopardi è piccolo e gobbo, il viso ha pallido e sofferente fa del
giorno notte e viceversa conduce una delle più miserevoli vite che si possano
immaginare. Tuttavia, conoscendolo più da vicino la finezza della sua
educazione classica e la cordialità del suo fare dispongon l'animo in suo
favore. Busto del poeta presente a Villa Doria d'Angri Intanto le
Operette morali subirono una nuova censura da parte delle autorità borboniche,
a cui seguirà la messa all'Indice dei libri proibiti dopo la censura
pontificia, a causa delle idee materialiste esposte in alcuni
"dialoghi". Leopardi così ne parlava in una lettera a Luigi De
Sinner: «La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui e in tutto il
mondo, sotto un nome o sotto un altro, possono ancora e potranno eternamente
tutto». Durante gli anni trascorsi a Napoli si dedicò alla stesura dei
Pensieri, che raccolse probabilmente riprendendo molti appunti già scritti
nello Zibaldone, e riprese i Paralipomeni della Batracomiomachia che, iniziati
nel 1831, aveva interrotto. A quest'ultima opera lavorò, assistito dal Ranieri,
fino agli ultimi giorni di vita. Di quest'opera incompiuta, in ottave, ampiamente
influenzata sia dallo pseudo Omero della Batracomiomachia, (che già Leopardi
aveva tradotta in gioventù, e di cui continua la trama) che dal poema Gli
animali parlanti di Giovanni Battista Casti, rimane autografo il solo primo
canto. Ranieri affermò sempre che gli altri, di sua mano, furono scritti sotto
dettatura del Leopardi. Le ultime ottave sarebbero state dettate da Leopardi
morente poco dopo aver terminato l'ultima poesia, Il tramonto della luna.
Qualche dubbio può nascere, se si pensa che Ranieri investì soldi dopo la morte
del poeta per farli pubblicare come autentici, con poco successo finanziario. Quando
a Napoli scoppiò l'epidemia di colera, Leopardi si recò con Ranieri e la
sorella di questi, Paolina, nella Villa Ferrigni a Torre del Greco, dove rimase
dall'estate di quell'anno al febbraio del 1837 e dove scrisse La ginestra o il
fiore del deserto. Paolina Ranieri assisterà, personalmente e con profondo
affetto, Leopardi nei suoi ultimi anni, all'aggravamento delle sue condizioni
fisiche. Paolina e l'unica donna che lo amò, sebbene si trattasse di un amore
fraterno. A Napoli Leopardi lavora incessantemente, nonostante la salute in
peggioramento, componendo varie liriche e satire; non segue le raccomandazioni
dei medici, e conduce una vita abbastanza sregolata per una persona dalla
salute fragile come la sua: dorme di giorno, si alza al pomeriggio e sta
sveglio la notte, mangia molti dolci (particolarmente sorbetti e gelati),
talvolta frequenta la mensa pubblica (anche durante il periodo del colera) e beve
moltissimi caffè. La morte Leopardi sul letto di morte, ritratto a matita
di Tito Angelini, anch'esso simile alla maschera mortuaria e quindi molto
realistico e verosimile In Campania egli compose gli ultimi Canti La ginestra o
il fiore del deserto (il suo testamento poetico, nel quale si coglie
l'invocazione ad una fraterna solidarietà contro l'oppressione della natura) e
Il tramonto della luna (compiuto solo poche ore prima di morire). Progettava
anche di tornare a Recanati, per vedere il padre, o partire per la Francia. Leopardi
aveva infatti intenzione di riconciliarsi umanamente col padre di persona (il
tono delle lettere a Monaldo diventa molto affettuoso negli ultimi tempi, dal
formale e nobiliare "signor padre" e al voi delle lettere giovanili
passa all'incipit "carissimo papà" e al tu). In questo periodo
cominciò ad ignorare le prescrizioni, pensando che non potesse comunque
decidere il suo destino. In una lettera al conte Leopardi, una delle ultime di
Giacomo, il poeta avverte la morte come imminente e spera che avvenga, non sopportando
più i suoi mali. Ritorna a Napoli con Ranieri e la sorella, ma le sue
condizioni si aggravarono verso maggio, anche se non in modo tale da far
sospettare ai medici o a Ranieri il reale stato di salute. Il 14 giugno
di quell'anno, Leopardi si sentì male al termine di un pranzo (che abitualmente
consumava all'inconsueto orario delle 17); quel mattino, aveva mangiato circa
un chilo e mezzo di confetti cannellini comprati da Paolina Ranieri in occasione
dell'onomastico di Antonio e bevuto una cioccolata, poi una minestra calda e
una limonata (o granita fredda) verso sera. Fu colpito da malore poco prima di partire per
Villa Carafa d'Andria Ferrigni, come era stato programmato, e nonostante
l'intervento del medico l'asma peggiorò e poche ore dopo il poeta morì. Secondo
la testimonianza di Antonio Ranieri, Leopardi si spense alle ore 21 fra le sue
braccia. Le sue ultime parole furono "Addio, Totonno, non veggo più
luce". La morte fu dichiarata all'ufficio dello stato civile il giorno
successivo da Giuseppe e Lucio Ranieri, i quali fecero registrare l'indirizzo
del decesso (vico Pero 2, nel territorio della parrocchia della SS. Annunziata
a Fonseca) e indicarono che il fatto era avvenuto "alle ore venti". Tre
giorni dopo il decesso, Antonio Ranieri pubblicò un necrologio sul giornale Il
Progresso. La morte del poeta è stata analizzata da studiosi di medicina già a
partire dall'inizio del XX secolo. Molte sono state le ipotesi, dalla più
accreditata, pericardite acuta con conseguente scompenso, oppure scompenso
cardiorespiratorio dovuto a cuore polmonare e cardiomiopatia, seguite a
problemi polmonari e reumatici cronici, a quelle più fantasiose[146], fino al
colera stesso.Nessuna delle tesi alternative, tuttavia, è riuscita a smentire
il referto ufficiale, diffuso dall'amico Antonio Ranieri: idropisia polmonare
("idropisia di cuore" o idropericardio), il che è comunque
verosimile, dati i suoi problemi respiratori, dovuti alla deformazione della
colonna vertebrale; è anche possibile che l'edema fosse una delle conseguenze
dei problemi cronici di cui soffriva, e che la causa principale fosse un
problema cardiaco, forse accelerata da una forma fulminante di colera che
avrebbe ucciso il debilitato Leopardi (che notoriamente soffriva di disturbi
cronici all'apparato gastrointestinale, i quali potevano mascherare la
gastroenterite colerosa) in poche ore. Leopardi era morto all'età di quasi 39
anni, in un periodo in cui il colera stava colpendo la città di Napoli. Grazie
ad Antonio Ranieri, che fece interessare della questione il ministro di
Polizia, le sue spogliequesta la versione accettata dalla maggioranza dei
biografinon furono gettate in una fossa comune, come le severe norme igieniche
richiedevano a causa dell'epidemia, ma inumate nella cripta e poi, dopo una
breve riesumazione alla presenza di Ranieri che volle anche aprire la cassa, nell'atrio
della chiesa di San Vitale Martire (oggi Chiesa del Buon Pastore), sulla via di
Pozzuoli presso Fuorigrotta. La lapide, spostata poi con la tomba, fu dettata
da Pietro Giordani: «Al conte Giacomo Leopardi recanatese filologo
ammirato fuori d'Italia scrittore di filosofia e di poesie altissimo da
paragonare solamente coi greci che finì di XXXIX anni la vita per continue malattie
miserissima fece Antonio Ranieri per sette anni fino all'estrema ora congiunto
all'amico adorato MDCCCXXXVII» Il ministro avrebbe accettato la richiesta
del Ranieri solo dopo che un chirurgo, non il medico curante Mannella, ebbe
eseguita una sorta di sommaria autopsia per poter dichiarare che la morte non
fu dovuta a colera. In realtà fin dall'inizio il racconto di Ranieri era
apparso pieno di contraddizioni e molti furono i dubbi che avvolsero quanto
egli aveva dichiarato, anche perché le sue versioni furono molte e diverse a
seconda dell'interlocutore, facendo sospettare che il corpo del poeta fosse
finito nelle fosse comuni del cimitero delle Fontanelle, o in quello dei
colerosi (o nell'attiguo cimitero delle 366 Fosse), destinati in quel periodo
ai morti per colera o per altre cause, come attesta il registro delle sepolture
della chiesa della SS. Annunziata a Fonseca di Napoli (riportante la dicitura
"cimitero dei colerosi" e "sepolto id.") o addirittura
occultate nella casa di vico Pero, e che Ranieri avesse inscenato, per un
motivo recondito, un funerale a bara vuota, con la partecipazione dei suoi
fratelli, del chirurgo e di un parroco compiacente a cui avrebbe regalato dei
pesci freschi. La lapide originale, traslata nel parco Vergiliano
Comunque, Ranieri continuò ad affermare che le ossa erano nell'atrio della
chiesa di S. Vitale e che il certificato d'inumazione fosse un falso redatto
dal parroco su richiesta del ministro di Polizia, onde aggirare la legge sulle
sepolture in tempo di epidemia. Nel 1898 avvenne una prima ricognizione;
secondo il senatore Mariotti, smentito da altri, durante i lavori di restauro
di alcuni anni prima, un muratore ruppe inavvertitamente la cassa, danneggiata
dalla troppa umidità, frantumando le ossa e provocando la perdita di parte dei
resti contenuti, forse gettati nell'ossario comune o addirittura con i
calcinacci, mescolando i resti con altre ossa. La tomba di Leopardi
(Parco Vergiliano a Piedigrotta o Parco della Tomba di Virgilio, Napoli). Alla
presenza dei rappresentanti regi e del comune di Napoli, venne effettuata la
ricognizione ufficiale delle spoglie del recanatese e nella cassa (in realtà un
mobile adattato allo scopo clandestino dai fratelli Ranieri), troppo piccola
per contenere lo scheletro di un uomo con doppia gibbosità, vennero rinvenuti
soltanto frammenti d'ossa (tra cui residui delle costole, delle vertebre
recanti segni di deformità, e un femore sinistro intero, forse troppo lungo per
una persona di bassa statura, e un altro femore a pezzi), una tavola di legno
(con cui gli operai avevano tentato di riparare il danno alla cassa), una
scarpa col tacco e alcuni stracci, mentre nessuna traccia vi era del cranio e
del resto dello scheletro, per cui in seguito si arrivò anche a formulare la
teoria di un suo trafugamento da parte di studiosi lombrosiani di frenologia
amici del Ranieri. Nonostante i dubbi, la questione venne ben presto chiusa;
secondo l'incaricato professor Zuccarelli, era plausibile che quelli fossero
parte dei resti di Leopardi. Il medico parla esplicitamente di aver rinvenuto
una parte di rachide e una di sterno entrambe deviate. Alcuni, pur pensando ad
un'effettiva morte per colera, credettero comunque che Ranieri fosse riuscito
davvero nell'intento di salvare il corpo dalla fossa comune corrompendo, se non
il ministro, perlomeno dei funzionari incaricati. La scarpa ritrovata, o quello
che ne rimaneva, venne poi acquistata dal tenore Beniamino Gigli, concittadino
di Leopardi, e donata alla città di Recanati.Dopo vari tentativi di traslare i
presunti resti a Recanati o a Firenze nella basilica di Santa Croce accanto a
quelli di grandi italiani del passato, la cassa, per volontà di Benito
Mussolini che esaudì una richiesta dell'Accademia d'Italia, venne con regio
decreto di Vittorio Emanuele III che ne stabiliva l'identificazione, riesumata
di nuovo e spostata al Parco Vergiliano a Piedigrotta (altrimenti detto Parco
della tomba di Virgilio) nel quartiere Mergellinail luogo fu dichiarato
monumento nazionaledove tuttora sorge appunto il secondo sepolcro del poeta,
eretto quello stesso anno; nei pressi venne traslata anche la lapide originale,
mentre parte del monumento venne portata a Recanati. Questa versione è quella
sostenuta ufficialmente dal Centro Nazionale Studi Leopardiani. Nel 2004 venne
anche chiesta (da parte dello studioso leonardiano Silvano Vinceti, che si è
occupato anche della riesumazione e identificazione dei resti di Caravaggio,
Boiardo, Pico della Mirandola e Monna Lisa) la terza riesumazione, onde
verificare se quei pochi resti fossero davvero di Leopardi tramite l'esame del
DNA e del mtDNA, comparato con quello degli attuali eredi dei conti Leopardi
(Vanni Leopardi e la figlia Olimpia, discendenti diretti del fratello minore
del poeta Pierfrancesco) e dei marchesi Antici, ma la richiesta fu respinta,
sia dalla Soprintendenza sia dalla famiglia Leopardi (tramite la contessa Anna
del Pero-Leopardi, vedova del conte Pierfrancesco "Franco" Leopardi e
madre di Vanni). La posizione ufficiale della famiglia Leopardi (esplicitata
dal 1898 in poi) e della Fondazione Casa Leopardi da loro presieduta
(presidente fino al conte Vanni
Leopardi) è invece che i resti nel parco Vergiliano non siano comunque del
poeta e Ranieri abbia mentito, che il corpo si trovi alle Fontanelle e che quindi
la riesumazione sia inutile, occorrendo altresì rispettare la tomba-cenotafio
lì situata. Un altro membro della famiglia, chiamato anche lui Pierfrancesco,
si è invece detto disponibile. Tale esame non è stato finora
autorizzato. «Cantare il dolore fu per lui rimedio al dolore, cantare la
disperazione salvezza dalla disperazione, cantare l'infelicità fu per lui, e
non per gioco di parole, l'unica felicità. n quei canti veramente divini il
Leopardi trasformò l'angoscia in contemplativa dolcezza, il lamento in musica
soave, il rimpianto dei giorni morti in visioni di splendore.» (Giovanni
Papini, Felicità di Giacomo Leopardi) Il pensiero di Leopardi è caratterizzato,
attraverso le fasi del suo pessimismo, dall'ambivalenza tra l'aspetto
lirico-ascetico della sua poetica, che lo spinge a credere nelle «illusioni» e
lusinghe della natura, e la razionalità speculativo-teorica presente nelle sue
riflessioni filosofiche, che invece considera vane quelle illusioni, negando ad
esse qualunque contenuto ontologico. La contraddizione tra anelito alla vita e
disillusione, tra sentimento e ragione, tra filosofia del sì e filosofia del no, era del resto ben presente allo stesso
Leopardi, il quale, secondo Karl Vossler, si adoperò costantemente per
ricomporle, non rassegnandosi mai allo scetticismo, convinto che la vera
filosofia dovesse in ogni caso mantenere i legami con l'immaginazione e la
poesia. Come ha rilevato De Sanctis. Leopardi non crede al progresso, e te lo
fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. Chiama illusioni
l'amore, la gloria, la virtù, e te ne accende in petto un desiderio inesausto. È
scettico e ti fa credente; e mentre non crede possibile un avvenire men triste
per la patria comune, ti desta in seno un vivo amore per quella e t'infiamma a
nobili fatti. Francesco De Sanctis, Schopenhauer e Leopardi,Luoghi leopardiani
A Recanati Targa della piazzuola del Sabato del Villaggio Palazzo
Leopardi: è la casa natale del poeta. Tuttora il palazzo è abitato dai
discendenti e aperto al pubblico. Esso venne ristrutturato nelle forme attuali
dall'architetto Carlo Orazio Leopardi verso la metà del XVIII secolo.
L'ambiente più suggestivo è senza dubbio la biblioteca, che custodisce oltre
20.000 volumi, tra cui incunaboli ed antichi volumi, raccolti dal padre del
poeta, Monaldo Leopardi. Piazzuola del Sabato del Villaggio: sulla quale si
affaccia Palazzo Leopardi. Ivi si trova la casa di Silvia e la chiesa di Santa
Maria in Montemorello, nel cui fonte battesimale fu battezzato Giacomo Leopardi
nel 1798. Colle dell'Infinito: è la sommità del Monte Tabor da cui si domina un
panorama vastissimo verso le montagne e che ispirò l'omonima poesia composta
dal poeta a soli 21 anni. All'interno del parco si trova il Centro Mondiale
della Poesia e della Cultura, sede di convegni, seminari, conferenze e
manifestazioni culturali. Il Colle dell'Infinito è diventato un Bene del Fai
aperto a tutti. Palazzo Antici-Mattei:
casa della madre di Leopardi, Adelaide Antici Mattei, edificio dalle linee
semplici ed eleganti con iscrizioni in latino. Torre del Passero Solitario: nel
cortile del chiostro di Sant'Agostino è visibile la torre, decapitata da un
fulmine e resa celebre dalla poesia Il passero solitario. Chiesa di San
Leopardo (XIX secolo): venne fatta edificare dalla famiglia Leopardi insieme e
nei pressi della villa affidando la progettazione all'architetto Gaetano Koch.
La cripta, a cui si accede esternamente, è la tomba gentilizia della famiglia
Leopardi. Chiesa di Santa Maria di Varano (XV secolo): costruita nel 1450 per i
Minori Osservanti insieme al Convento annesso, dal 1873, cacciati i frati e
abbattuti due lati del convento, l'orto divenne quello che ancora è il civico
cimitero di Recanati. Vi si conserva ancora il pozzo di San Giacomo della Marca
ed affreschi nelle lunette del portico. All'interno è la tomba di famiglia dei
Leopardi ove sono sepolti Monaldo e Paolina, Altrove Spoleto, Albergo della
Posta (corso Garibaldi), Palazzo Antici
Mattei (Roma, via Michelangelo Caetani), dove fu ospite.Roma, tomba del Tasso
in Sant'Onofrio al Gianicolo, "uno dei posti più belli della terra, in
mezzo agli aranci e ai lecci". Bologna ("ospitalissima"),
convento di San Francesco (piazza Malpighi), primo soggiorno bolognese. Casa
dell'editore Anton Fortunato Stella, vicino al Teatro alla Scala a Milano
("veramente insociale") (Casa Badini, vicino al teatro del Corso
(oggi via Santo Stefano, 33) a Bologna ("tutto è bello, e niente
magnifico"). Locanda della Pace, via del Corso, a Bologna, Ravenna (qui si
vive quietissimi), ospite del marchese Antonio Cavalli. Firenze,
"sporchissima e fetidissima città", Locanda della Fonte, nei pressi
del mercato del grano e di Palazzo Vecchio Targa sull'ultimo domicilio di
Leopardi a Napoli Casa delle sorelle Busdraghi, via del Fosso (oggi via Verdi),
Firenze. Palazzo Buondelmonti, abitazione di Giovan Pietro Vieusseux, a
Firenze. Pisa ("una beatitudine"), via Fagiuoli (casa Soderini). Il
Lungarno pisano ("spettacolo così ampio, così magnifico, così gaio, così
ridente, che innamora"). "Una certa strada deliziosa" da lui
battezzata "Via delle Rimembranze", dove va a passeggiare a Pisa
(lettera a Paolina Leopardi). Levane, Camucia e Perugia, di passaggio. Roma (città
oziosa, dissipata, senza metodo), via dei Condotti 81 (spendo qui un abisso),
con Antonio Ranieri, da ottobre 1831 a marzo 1832. Napoli, piazza Ferdinando;
poi Strada nuova di Santa Maria Ognibene (casa Cammarota); poi vico Pero (tre
appartamenti affittati con Ranieri e la sorella di lui Paolina). Villa
Ferrigni, detta villa delle Ginestre, a Torre del Greco, alle pendici dello
"sterminator Vesevo". Opere di Giacomo Leopardi. Copertina
della prima edizione dello Zibaldone di pensieri. Epistolario Di Giacomo
Leopardi ci sono rimaste oltre novecento lettere, composte nell'arco di una
vita e indirizzate a circa cento destinatari, tra amici e familiari
(soprattutto al padre e al fratello Carlo). L'intero corpus epistolare di
Leopardi è raccolto dall'Epistolario, che malgrado le origini si può leggere
come un'opera autonoma: questa raccolta di prose private, infatti, costituisce
un fondamentale documento non solo per seguire le vicende biografiche del
poeta, ma anche per comprendere l'evoluzione del suo pensiero, dei suoi stati
d'animo e delle sue riflessioni culturali.[176] Gli interventi nel
dibattito classico-romantico Nel 1816 il giovane Leopardi prese parte
all'acceso dibattito culturale innescato dalla pubblicazione del saggio Sulla
maniera e utilità delle traduzioni di Madame de Staël: questa polemica vide
schierarsi da una parte i difensori del classicismo, quali Pietro Giordani, e
dall'altra i sostenitori della nuova poetica romantica. Leopardi, amico
del Giordani, si allineò alle tesi classiciste, mettendo per iscritto il
proprio pensiero nella Lettera ai compositori della Biblioteca italiana e nel
Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, rimasti entrambi inediti
sino al 1906. Nella prima Leopardi, pur riconoscendo la bontà dell'intervento
dell'autrice ginevrina, assume una posizione contraria alle istanze della
lettera, nella quale si invitava il popolo italiano ad aprirsi alle nuove
letterature europee. Secondo il poeta di Recanati, infatti, si tratta di un «vanissimo
consiglio», essendo la letteratura italiana quella più vicina alle uniche
letterature universalmente valide, ovvero quella greca e quella latina. Nel
Discorso, invece, Leopardi approfondì la sua riflessione poetica in merito al
dibattito, introducendo temi che poi diverranno centrali della poesia
leopardiana, come l'opposizione tra i concetti di «natura» e civilizzazione. Zibaldone
Lo Zibaldone di pensieri è una raccolta di 4526 pagine autografe nelle quali
Leopardi depositò ragionamenti e brevi scritti sugli argomenti più vari.
Inizialmente l'opera non era dotata dell'organicità di un testo letterario,
essendo semplicemente il frutto di una scrittura immediata, di getto: Leopardi
iniziò a datare i singoli testi solo a partire dal 1820, così da orientarsi
agevolmente nel mare magnum di appunti (da lui definiti un «immenso
scartafaccio»), arrivando perfino a stilare due indici. Il Discorso sopra lo
stato presente dei costumi degl'italiani Il Discorso sopra lo stato presente
dei costumi degl'italiani, composto a Recanati tra la primavera e l’estate del
1824 e rimasto inedito fino al 1906, è un breve trattato filosofico dove
Leopardi analizza le peculiarità che contraddistinguono la società italiana, e
le compara con il carattere, la mentalità e la moralità delle altre nazioni
d'Europa. Alla fine dell'opera Leopardi giunge all'amara conclusione che
l'Italia, dilaniata da un esasperato individualismo, è troppo poco civile per
godere dei benefici del progresso (come in Francia, Germania ed Inghilterra), ma
troppo civile per godere dei benefici dello «stato di natura», come accadeva
nelle nazioni meno sviluppate, quali Portogallo, Spagna e Russia. Secondo
manoscritto autografo dell'Infinito Le Operette morali, per usare le parole
dello stesso poeta, sono un «libro di sogni poetici, d’invenzioni e di capricci
malinconici»: è ancora Leopardi a descrivere la propria opera in una lettera
del 1826 indirizzata all'editore Stella, sottolineando «quel tuono ironico che
regna in esse» e specificando che Timandro ed Eleandro sono una specie di
prefazione, ed un’apologia dell’opera contro i filosofi moderni». Le Operette,
oggi considerate la più alta espressione del pensiero leopardiano, racchiudono
l'essenza del pessimismo del poeta, trattando argomenti quali la condizione
esistenziale dell'uomo, la tristezza, la gloria, la morte e l'indifferenza
della Natura. I Canti, considerati il capolavoro di Leopardi, racchiudono
trentasei liriche composte da Leopardi. Tra i componimenti poetici inclusi nei
Canti ricordiamo Sopra il monumento di Dante, l'Ultimo canto di Saffo, Il
passero solitario, La sera del dì di festa, Alla luna, A Silvia, il Canto
notturno di un pastore errante dell'Asia, Il sabato del villaggio, La ginestra
e infine L'infinito, uno dei testi più rappresentativi della poetica
leopardiana. Le ultime opere Durante gli anni napoletani Leopardi scrisse
due opere, i Paralipomeni della Batracomiomachia e I nuovi credenti. Il primo è
un poemetto in ottave con protagonisti animali: «Paralipomeni», infatti, significa
«continuazione» mentre Batracomiomachia è battaglia dei topi e delle rane,
ovvero un'opera pseudoomerica che Leopardi aveva tradotto in gioventù. Dietro
la finzione comica Leopardi qui stigmatizza il fallimento dei moti rivoluzionari
napoletani. I topi infatti, simboleggiano i liberali, generosi ma velleitari,
mentre le rane sono i conservatori papalini, che non esitano a chiamare a sé i
granchi-austriaci, feroci e stupidi. nuovi credenti, invece, sono un capitolo
satirico in terza rima composto nel 1835 dove Leopardi esprime una spietata
satira contro gli esponenti dello spiritualismo napoletano, dei quali condanna
la religiosità di facciata e lo sciocco ottimismo. Parole d'autore A Giacomo
Leopardi si devono numerosi neologismi divenuti patrimonio diffuso (perlomeno
in un linguaggio colto e sorvegliato), come "erompere",
"fratricida", "improbo", "incombere",Al suo
tempo, questa vena creativa di Leopardi non fu apprezzata e fu oggetto degli
strali di un atteggiamento purista che opponeva resistenze all'adozione, e
all'accoglimento nei lessici, di neologismi d'uso forgiati in epoca successiva
all'«aureo Trecento» In un caso, un frutto della sua creatività,
"procombere", gli guadagnò accuse postume mossegli da Niccolò
Tommaseo, coautore del Dizionario della lingua italiana. Poesia e musica
A sé stesso, romanza, versi di Giacomo Leopardi, musica di Francesco Paolo
Frontini, Milano, Edizioni Ricordi.Coro di morti, versi di G. Leopardi (dal
Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie, Operette morali), musica di
Goffredo Petrassi, per coro e strumenti. Tre liriche di Goffredo Petrassi, per
baritono e pianoforte, testi di Leopardi, Foscolo e Montale. Epistolario di
Giacomo Leopardi. Leopardi nell'immaginario collettivo Il fatto che l'opera di
Leopardi sia stata e sia ogni anno oggetto dello studio di migliaia di studenti
ha determinato (come per Dante) che molte locuzioni delle sue opere siano
divenute d'uso corrente. Fra le principali: studio matto e disperatissimo
(in: lettera a Pietro Giordani e
Zibaldone di pensieri); passata è la tempesta ... (in: La quiete dopo la
tempesta, 1829); che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai ... (in: Canto
notturno di un pastore errante dell'Asia, 1829-1930); natio borgo selvaggio ...
(in: Le ricordanze); la donzelletta vien dalla campagna ... (in: Il sabato del
villaggio); godi, fanciullo mio; stato soave ... (in: Il sabato del villaggio);
...e naufragar m'è dolce in questo mare (in: L'infinito). Il pittore e scultore
maceratese Valeriano Trubbiani realizzò una serie di 12 pirografie sul tema
Viaggi e transiti, dedicata ai viaggi del poeta nelle varie città della
penisola: Recanati, Macerata, Roma, Bologna, Pisa, Firenze, Milano,
Napoli. Tali opere sono esposte nel CARTCentro permanente per la
Documentazione dell'Arte Contemporanea di Falconara Marittima, che conserva
anche altre opere di Trubbiani dedicate a Leopardi: 10 disegni originali
realizzati sul tema "Leopardi figurativo", 8 incisioni a colori, una
scultura del 1990 in rame, bronzo e argento con il Poeta pensoso in
osservazione di un gregge di pecore (“Move la greggia oltre pel campo e vede
greggi”, ispirata al Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, un'installazione
scultorea sulla Batracomiomachia ("battaglia dei topi e delle rane")
ispirata ai Paralipomeni della Batracomiomachia leopardiani. L'ispirazione
prodotta in Trubbiani dall'opera leopardiana è raccontata dall'artista nel
breve documentario "Le Marche di Leopardi", patrocinato dalla Regione
Marche. Leopardi nella musica pop italiana Leopardi è citato nella
Canzone per Piero di Francesco Guccini e in Stai bene lì di Renato Zero; i suoi
versi sono citati anche nei titoli di Canto notturno (di un pastore errante
dell'aria) e Il cielo capovolto (ultimo canto di Saffo), entrambe di Roberto
Vecchioni. Giorgio Gaber, nella canzone "Benvenuto il luogo
dove", contenuto nell'album "Gaber" del 1984, dedicata
all'Italia, parla della penisola come il luogo "dove i poeti sono nati
tutti a Recanati. Opere cinematografiche su Leopardi Dialogo di un venditore di
almanacchi e di un passeggiere, cortometraggio di Ermanno Olmi. Pisa, donne e
Leopardi (), mediometraggio di Roberto Merlino. Leopardi è interpretato da
Orazio Cioffi; Il giovane favoloso, film di Mario Martone. Leopardi è interpretato
da Elio Germano. Vari brani del film sono presenti nel programma
televisivo"Leopardi, il rivoluzionario" di Giancarlo Mancini, puntata
della rubrica "Il tempo e la storia"; "Le Marche di
Leopardi", breve documentario diretto da Alessandro Scilitani, patrocinato
dalla Regione Marche. Video in rete su Leopardi "Leopardi, il
rivoluzionario" di Giancarlo Mancini, puntata della rubrica televisiva
"Il tempo e la storia" con Massimo Bernardini e lo storico Lucio
Villari; "Giacomo Leopardi e l`importanza di Recanati", per Rai
Storia, vita e opere di Giacomo Leopardi nel commento del critico teatrale
Guido Davico Bonino. L’attore Umberto Ceriani legge: L'infinito, La sera del dì
di festa, Alla luna, La vita solitaria; "Ecco il vero Colle dell'Infinito
descritto da Giacomo Leopardi"]: Francesco Guzzini del Centro Studi
Leopardiani mostra l'itinerario che il Poeta compiva per recarsi dalla propria
abitazione al punto di osservazione del paesaggio che gli ispirò L'infinito;
"Marche, le scoprirai all'infinito", spot turistico della Regione
Marche con il noto attore statunitense Dustin Hoffman che tenta di recitare in
italiano L'infinito. Regia di Giampiero Solari; "A casa di Giacomo
Leopardi", intervista di Pippo Baudo alla contessa Olimpia Leopardi
all'interno del Palazzo Leopardi di Recanati; "Un Leopardi inedito"
raccontato da Novella Bellucci e Franco D'Intino nella puntata di
"Visionari" programma televisivo condotto da Corrado Augias su Rai 3.
"L'arte di essere fragilicome Leopardi può salvarti la vita",
intervista allo scrittore Alessandro D'Avenia sul suo omonimo libro e
spettacolo teatrale. Inoltre, sono pubblicate in rete numerose
letture/interpretazioni dei principali canti leopardiani da parte dei più
importanti attori italiani. Fra questi si possono ascoltare: Vittorio
Gassman: L'infinito, A Silvia, La sera del dì di festa, Amore e Morte, La
quiete dopo la tempest, A se stesso; Carmelo Bene: L'infinito, Passero
solitario, La ginestra (o Il fiore del deserto) Alla luna, La sera del dì di festa, Il sabato del
villaggio, Le ricordanze, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia[210],
Inno ad Arimane, Amore e Morte; Arnoldo Foà: L'infinito, Passero solitario, A
Silvia[217], Il sabato del villaggio, La sera del dì di festa, Canto notturno
di un pastore errante dell'Asia, Le ricordanze, La ginestra (o Il fiore del
deserto), Il tramonto della luna, All'Italia, Alla luna; Giorgio Albertazzi:
L'infinito; Nando Gazzolo: L'infinito; Gabriele Lavia: L'infinito, Lavia dice Leopardi; Alberto Lupo: Ultimo
canto di Saffo; Elio Germano, nel film Il giovane favoloso di Mario Martone:
L'infinito], parte de La ginestra (o Il fiore del deserto) la prima parte de La
sera del dì di festa, un brano di Amore e Morte, l'ultima parte di Aspasia. Leopardi
"testimonial" della Regione Marche La Regione Marche, dopo aver più
volte utilizzato l'immagine del poeta recanatese per la promozione turistica
del proprio territorio ed anche della propria offerta enological commissionò
una discussa campagna pubblicitaria attraverso un video, per la regia di
Giampiero Solari, trasmesso sui principali canali televisivi italiani ed anche
esteri, con protagonista il noto attore statunitense Dustin Hoffman[236], già
conoscitore delle Marche per aver interpretato nel 1972 ad Ascoli Piceno il
film di Pietro Germi "Alfredo, Alfredo", assieme ad una giovane
Stefania Sandrelli. Questa la descrizione della sceneggiatura dello spot
per la promozione della stagione turistica : «Un uomo legge una delle
poesie più note della letteratura italiano, l’Infinito di Giacomo Leopardi, la
cui emozionalità è strettamente legata alle visioni, alle luci, ai colori della
terra marchigiana. L’uomo legge la poesia camminando, cerca di capire e
pronunciare bene la lingua non stando fermo, dietro una scrivania, ma
immergendosi nella terra che ha visto nascere questo capolavoro; legge,
riprova, si arrabbia, vuole assolutamente penetrare la lingua, il sentimento di
questa poesia, l’anima di questa terra e riprova e riprova. Nel sottofondo le
note sublimi del Tancredi di Rossini, che accompagnano il silenzio di questa
meditazione nuova che l’uomo cerca per sé: l’uomo cerca emozioni, vuole fare
un’esperienza nuova, e leggere l’Infinito nelle Marche che l’hanno generato è
un’esperienza nuova, formidabile, ma difficile e faticosa. Ma ne vale la pena.
Provare e alla fine sorridere, la poesia è mia, le Marche sono la mia meta faticosamente
conosciuta, capita e raggiunta.» (dal comunicato stampa della Regione Marche)
Nello spot Hoffman tenta di recitare i versi dell'Infinito in un italiano
"condito" dal suo marcato accento californiano. Un accento tanto
forte e straniante da suscitare numerose critiche all'operato della Regione.
Tra queste, quella di Mina[239], che nella sua rubrica sulle pagine de "La
Stampa", ebbe a scrivere: «Leopardi bisogna meritarselo. Sarebbe
andato benissimo anche Oliver Hardy. Al quale, paradossalmente, in questa
demoralizzante «performance», mi sembra che assomigli. Non so come l'avrebbe
fatta Ollio. Non peggio, credo... Sentire la nostra potente, meravigliosa
lingua strapazzata dal pur bravo divo americano mi ha rigettato giù nella
nostra condizione di sempiterna colonia ... il mondo della pubblicità è un
mondo di matti. A volte geniale, ma più spesso volgare e irrispettoso. Dustin
Hoffman, from Los Angeles, sarà pure un nome che tira, ma non li avevamo noi
degli attori al suo livello? E che parlano l’italiano? E che conoscono la
musica dell’andamento di un’esposizione poetica?» (Mina Mazzini) Al
contrario, l'operazione promozionale fu elogiata da Giorgio De Rienzo,
linguista e critico letterario, da Francesco Sabatini e Francesco Erspamer,
rispettivamente presidente onorario e presidente emerito dell’Accademia della
Crusca; quest'ultimo commentò lo spot con queste parole: «Sprovincializza la
lingua italiana» Comunque sia, lo scopo perseguito fu raggiunto: anche grazie
alle polemiche, la versione non definitiva del video della Regione Marche,
inserito su YouTube, totalizzò quasi 21.200 visualizzazioni in tutto il mondo
solo nella prima settimana. Visto il successo del , Dustin Hoffman fu
confermato per la campagna promozionale della stagione turistica . Niente più
lettura dei versi leopardiani, ma, come sottolineò Aldo Grasso sul
"Corriere della Sera", nella nuova edizione «il volto del testimonial
diventa più importante dell’oggetto da reclamizzare. Attraverso gli scatti di
Bryan Adams, si snoda un racconto tutto personale: i cinque sensi di Dustin
Hoffman dichiarano infinito amore per le suggestioni concrete che la regione
riesce a offrire: la gastronomia, l’arte, la musica, i vini e i paesaggi. Nella
campagna promozionale del Dustin Hoffman
fu sostituito dall'attore marchigiano Neri Marcorè. Continuò comunque
l'utilizzo a scopi promozionali dell'immagine di Leopardi: sull'onda del
successo del film "Il giovane favoloso", diretto dal registra Mario
Martone e interpretato dall'attore Elio Germano, la Regione mise in campo una
serie di iniziative per promuovere la visione del film e di conseguenza del
territorio marchigiano che ne aveva ospitato le location, tra cui un
"movie-tour", consentito gratuitamente a tutti gli spettatori muniti
del biglietto del cinema. La Regione ha patrocinato la realizzazione di un
breve documentario, "Le Marche di Leopardi", diretto da Alessandro
Scilitani, nel quale l'assessore alla cultura dell'epoca tratteggiava il
riepilogo delle iniziative regionali per valorizzare la figura del poeta
recanatese. Seguono una breve biografia di Leopardi, con le immagini di
Recanati, e gli interventi di vari operatori culturali marchigiani che,
rifacendosi a veri o presunti collegamenti con la vita ed il pensiero del
Poeta, introducono ad altri importanti personaggi nati o presenti nella Regione
(Gioacchino Rossini, Antonio Canova, Terenzio Mamiani, Valeriano Trubbiani,
Osvaldo Licini), il tutto "condito" dalle musiche di musicisti
marchigiani (Giovan Battista Pergolesi, Gaspare Spontini) e da squarci
paesaggistici di varie località della regione.Opere biografiche su Leopardi
Giacomo Leopardi, Puerili e abbozzi vari, Bari, G. Laterza & f.i,Antonio
Ranieri, Sette anni di sodalizio con Leopardi, Milano-Napoli: Ricciardi, 1920;
poi Milano: Garzanti, (con una nota di Alberto Arbasino); Milano: Mursia
(Raffaella Bertazzoli); Milano: SE, Mario Picchi, Storie di casa Leopardi,
Milano: Camunia; poi Milano: Rizzoli, 1990 Renato Minore, Leopardi. L'infanzia,
le città, gli amori, Milano: Bompiani, Rolando Damiani, Album Leopardi, Milano:
Mondadori «I Meridiani», Attilio Brilli, In viaggio con Leopardi, Bologna:
Il Mulino, Rolando Damiani, All'apparir del vero. Vita di Giacomo Leopardi,
Milano: Mondadori «Oscar Saggi» Marcello D'Orta, All'apparir del vero: il mistero
della conversione e della morte di Giacomo Leopardi, Piemme, . Pietro Citati,
Leopardi, Milano, Mondadori, . Il Centro Nazionale di Studi Leopardiani nel
primo centenario della morte del poeta, fu istituito a Reca Centro Nazionale di
Studi Leopardiani. Esso ha come scopo la promozione di ricerche e studi
su Giacomo Leopardi in campo storico, biografico, critico, linguistico, filologico,
artistico, filosofico. Roberto Tanoni, L'aspetto di Giacomo Leopardi, Effettivamente
il titolo di conte con cui Leopardi veniva talvolta appellato, e che egli
stesso usava, in quanto primogenito dei conti Leopardi, era un "titolo di
cortesia", in quanto il vero titolo nobiliare era ancora in capo a
Monaldo, finché fu in vita. Uno
sconosciuto: l'ateo filantropo barone d'Holbach, su elapsus. ). Giulio Ferroni, La poesia del dolore: Giacomo
Leopardi, su emsf.rai). Forse la
malattia di Pott o la spondilite anchilosante. Erik Pietro Sganzerla,
Malattia e morte di Giacomo Leopardi. Osservazioni critiche e nuova interpretazione
diagnostica con documenti inediti, Booktime, : «Questo libretto rende giustizia
a un uomo che soffriva di numerosi problemi fisici, che ebbe una vita non
felice e una cartella clinica in cui sono posti in evidenza i sintomi e il loro
decorso temporale, l’età d’esordio della progressiva deformità spinale e dei
problemi visivi e gastrointestinali, l’influenza delle condizioni psichiche e
ambientali nell’accentuazione o remissione dei segnali. altamente probabile la
diagnosi di Spondilite Anchilopoietica Giovanile»; viene poi sostenuto che
Leopardi «affetto da una pneumopatia restrittiva con insufficienza respiratoria
cronica, aggravata da episodi infettivi intercorrenti, sia morto per uno
scompenso cardiorespiratorio terminale in paziente affetto da cuore polmonare e
possibile miocardiopatia. Questo io conosco e sento, che degli eterni giri, Che
dell'esser mio frale, qualche bene o contento avrà fors'altri; a me la vita è
male» (Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante
dell'Asia) Renato Minore, Leopardi.
L'infanzia, le città, gli amori, Milano, Lettera di G. Leopardi (Recanati) a
Pietro Colletta (Livorno), ed atteso ancora che il patrimonio di casa mia,
benché sia de' maggiori di queste parti, è sommerso nei debiti. Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, Storia
della letteratura italiana. Milano L'Ottocento Zibaldone «Il Chimico italiano. Rossella Lalli, Si
spegne la contessa Leopardi, erede e custode della memoria del poeta, newnotizie,Scritti
vari inediti di Giacomo Leopardi dalle carte napoletane, Firenze, successori Le
Monnier, Maria Corti in «Giacomo Leopardi. Tutti gli scritti inediti, rari e
editi», Milano, Bompiani 1972
Citati20-25. Cecchi, Sapegno, oGiuseppe
BonghiBiografia di Giacomo Leopardi, su classicitaliani. Lettera a Pietro Giordani
a Milano, Recanati,in Epistolario di Giacomo Leopardi con le iscrizioni greche
triopee da lui tradotte e lettere di Pietro Giordani e Pietro Colletta
all'Autore, raccolto e ordinato da Prospero Viani, I, Napoli, Lettera all'Avv. Pietro Brighenti a
Bologna, Recanati, in Epistolario di Giacomo Leopardi con le iscrizioni ecc. Il
padre Monaldo lo vide parlare, con sorpresa, in questa lingua con un rabbino di
Ancona, secondo quanto riportato dallo storico Lucio Villari nella trasmissione
RAI Il tempo e la storia di Massimo Bernardini (puntata "Leopardi, il
rivoluzionario", 15 ottobre , RaiTre-RaiStoria) Sarà la lingua utilizzata nelle lettere allo
Jacopssen Il programma delle
celebrazioni leopardiane, su giornale.regione.marche. Il sanscrito nella teoria
linguistica di Giacomo Leopardi, in Leopardi e l'Oriente. Atti del Convegno
Internazionale, Recanati a c. di F.
Mignini, Macerata, Provincia di Macerata, M. T. Borgato, L. Pepe, Leopardi e le
scienze matematiche, 5-8. Aimé-Henri Paulian su data.bnf.fr. Un episodio della sua vita farà da spunto a
una delle Operette morali, Il Parini ovvero della gloria Cecchi, Sapegno, Spesso nell'epistolario
afferma di soffrire il freddo e di coprirsi le gambe con una coperta di
lana. C 33 esegg. Giuseppe Bortone, Il "morire
giovane" in Leopardi, su moscati. .: "frequenti mi occorrono febbri
maligne, catarri e sputi di sangue…" scrive nel testo Alessandro Livi, giacomo leopardi, le
malattie ed i misteri sulla morte e sepoltura, alessandrolivistudiomedico, 28
novembre . 1º gennaio Paolo Signore,
Giacomo Leopardi: il genio di Recanati favoloso e malato, su Rotari Club Fermo,
«Di contenti, d'angosce e di desio, /
Morte chiamai più volte, e lungamente / Mi sedetti colà su la fontana / Pensoso
di cessar dentro quell'acque / La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco /
Malor, condotto della vita in forse, / Piansi la bella giovanezza, e il fiore /
De' miei poveri dì, che sì per tempo / Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso /
Sul conscio letto, dolorosamente / Alla fioca lucerna poetando, / Lamentai co'
silenzi e con la notte / Il fuggitivo spirto, ed a me stesso / In sul languir
cantai funereo canto» (Le ricordanze, Il Giacomo Leopardi torrese, su
torreomnia. Giuseppe Sergi e Giovanni Pascoli furono i primi a ipotizzare la
malattia, "diagnosi" ripresa poi da Pietro Citati e altri, e
considerata probabile causa della deformità fisica e dei problemi di salute di
Leopardi anche da una ricerca scientifica condotta nel 2005 da due medici
pediatri recanatesi, Edoardo Bartolotta e Sergio Beccacece. Es. sindrome della cauda equina Alcuni propongono altre diagnosi: diabete
giovanile con retinopatia e neuropatia, tracoma oculare con sindrome di
Scheuermann alla schiena e disturbo bipolare, sindrome di Ehlers-Danlos di tipo
cifoscoliotico, rachitismo e neuropatia periferica originate da celiachia o
malassorbimento, sifilide congenita con tabe dorsale (Antonio Ranieri, negli
anni napoletani, arrivò a pensaresalvo poi smentireaffermando che Leopardi morì
vergine (cosa dibattuta), a pag. 99 di Sette anni di sodalizio con Giacomo
Leopardi che avesse contratto la sifilide o che l'avesse ereditata dal padre.
cfr. R. Di Ferdinando, L'amarezza del lauro. Storia clinica di Giacomo
Leopardi, Cappelli, Bologna, Con un'analisi postuma molto contestata poiché
basata sulle teorie pseudoscientifiche dell'antropologia criminale e della
frenologia, Cesare Lombroso e i suoi allievi Patrizi e Giuseppe Sergi
affermarono che Leopardi aveva l'epilessia, e avesse disturbi ereditari come
tutta la sua famiglia. Cfr.: M_ L_Patrizi.
Prof. M. L. Patrizi, Saggio psico-antropologico su Giacomo Leopardi e la
sua famiglia, Torino, Fratelli Bocca Editori, M_L_Patrizi. G. Chiarini, Vita di
G. Leopardi453. E. Galavotti, Letterati
italiani Lettera di Paolina Leopardi a G.P. Vieusseux, G. Leopardi, Lettera ad
Adelaide Maestri, Lettera ad Antonietta Tommasini, G. Leopardi, Zibaldone,
autografo, Scritti vari inediti di Giacomo Leopardi dalle carte napoletane, cUn'analisi
critica del Discorso, insieme a un saggio sui Paralipomeni alla
Batracomiomachia si trova in: Riccardo Bonavita, Leopardi: Descrizione di una
battaglia, Nino Aragno Ed., Torino, Aldo Giudice, Giovanni Bruni, Problemi e
scrittori della letteratura italiana, 3,
tomo 1, Paravia, Cfr. pag. 118 del ms. dello Zibaldone, con pensiero. Dove
privato dell'uso della vista, e della continua distrazione della lettura,
cominciai a sentire la mia infelicità in un modo assai più
tenebroso. Cecchi, Sapegno Lasciando da parte lo spirito e la letteratura, di
cui vi parlerò altra volta (avendo già conosciuto non pochi letterati di Roma),
mi ristringerò solamente alle donne, e alla fortuna che voi forse credete che
sia facile di far con esse nelle città grandi. V'assicuro che è propriamente
tutto il contrario. Al passeggio, in Chiesa, andando per le strade, non trovate
una befana che vi guardi. Trattando, è così difficile il fermare una donna in
Roma come a Recanati, anzi molto più, a cagione dell'eccessiva frivolezza e
dissipatezza di queste bestie femminine, che oltre di ciò non ispirano un
interesse al mondo, sono piene d'ipocrisia, non amano altro che il girare e divertirsi
non si sa come, non (omissis) (credetemi) se non con quelle infinite difficoltà
che si provano negli altri paesi. Il tutto si riduce alle donne pubbliche, le
quali trovo ora che sono molto più circospette d'una volta, e in ogni modo sono
così pericolose come sapete.» Il passo omesso dalla pubblicazione
dell'epistolario venne censurato alla prima edizione ed è stato ripristinato
solo in edizioni recenti, come quella dei Meridiani del 2006, poiché troppo
esplicito ("non la danno"); cfr. Il senso di Leopardi per la donna di
città. Pierluigi Panza, La casa di Silvia (amata da Leopardi) restaurata e
aperta, in Corriere della Sera L'eliografia, metodo di riproduzione messo a
punto da Joseph Nicéphore Niépce nel 1822, fu da questi usato per la prima
fotografia (precedente di 13 anni il dagherrotipo). Giuseppe Bonghi, Biografia di Leopardi, su
classicitaliani. La donna nelle parole di Leopardi, su casatea.com. Paolo
Ruffilli, Introduzione alle Operette morali, Garzanti Citati226 e segg. Bortolo Martinelli , Leopardi oggi: incontri
per il bicentenario della nascita del poeta: Brescia, Salò, Orzinuovi, Vita e
Pensiero, Fotografia della maschera
(JPG), Centro Nazionale di Studi Leopardiani Recanati. 1º gennaio (archiviato il 1º gennaio ). Donatella Donati, Leopardi a Napoli, Centro
nazionale di studi leopardianiCentro mondiale della poesia e della cultura
"G.Leopardi"Recanati Città della poesia, Per lui scrisse, nel 1835,
la celebre Palinodia al marchese Gino Capponi
Niccolini era già stato l'ispiratore del personaggio di Lorenzo Alderani
delle Ultime lettere di Jacopo Ortis
«Ora bisogna che io scriva a quel maledetto gobbo, che s'è messo in capo
di coglionarmi» (Lettera di Gino Capponi a Gian Pietro Vieusseux) Una stroncatura per il Leopardi Archiviato il
26 febbraio in .; mentre fu più meditato
e indulgente il giudizio dato dal Capponi stesso, in tarda età, sulla poesia e
su Leopardi stesso. Introduzione alla
Palinodia G. Leopardi, Epigramma contro
il Tommaseo, su fregnani. Giuseppe Bonghi, Analisi di "A Silvia" , su
classicitaliani.Carlo Leopardi così ricordava, su ilgiardinodigiacomo.wordpress.com.
Cfr. lettera di G. Leopardi (Recanati) a Pietro Colletta (Livorno), in cui
dichiara di aver percepito venti scudi romani (diciannove fiorentini) al
mese. Lettera aColletta dcome citato in
Marco Moneta, L'officina delle aporie: Leopardi e la riflessione sul male negli
anni dello Zibaldone, FrancoAngeli, Milano, in CitaTO Luperini, Cataldi,
Marchiani, La scrittura e l'interpretazione, Palermo, Palumbo, Le ricordanze,
v. 30. Gente che m'odia e fugge, per invidia
non già, che non mi tiene maggior di sé, ma perché tale estima ch'io mi tenga
in cor mio, in Le ricordanze, Camillo Antona-Traversi, I genitori di Giacomo
Leopardi: scaramucce e battaglie, Recanati, A. Simboli, Cecchi, Sapegno. Giacomo
Leopardi, in Catalogo degli Accademici, Accademia della Crusca. CNote ad Aspasia, nei Canti, edizione
Garzanti Donne fatali 2: Giacomo
Leopardi e Aspasia"Io non ho mai sentito tanto di vivere quanto amando...",
su sulromanzo. "Tu vivi / bella non
solo ancor, ma bella tanto, / al parer mio, che tutte l'altre
avanzi"Aspasia, G. Sarra, Dizionario Biografico degli Italiani,
riferimenti e link in . Giovanni
Mèstica, Gli amori di G. Leopardi, in Fanfulla della domenica, (Fonte DBI). Altri ritengono che il canto
alluda piuttosto alla sola Fanny Targioni Tozzetti, tra questi, Giovanni Iorio
nel commento ai Canti, edizione Signorelli, Roma. Leopardi: dama invaghita del
poeta non fu ricambiata ma evitata, su adnkronos.com. 1M. de Rubris, Confidenze
di Massimo d'Azeglio. Dal carteggio con Teresa Targioni Tozzetti, Milano,
Arnoldo Mondadori, Paolo Abbate, La vita erotica di Giacomo Leopardi, C.I.
Edizioni, Napoli 2000 Giovanni
Dall'Orto, Sempre caro mi fu, pubblicato in "Babilonia" Robert
Aldrich e Garry Wotherspoon, Who's who in gay and lesbian history, 1, ad vocem
Leopardi gay? Vietato dirlo, su ricerca.repubblica. Simone D'Andrea,
Normalmente diverso, su Giacomo Leopardi. Epistolario, BrioschiLandi, Sansoni Antonio
Ranieri, Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Garzanti, Milano. D'Orta12.
Cfr. anche la lettera di Stanislao Gatteschi a Monaldo Leopardi in Giacomo
Leopardi. Epistolario, BrioschiLandi, Sansoni È stravagantissimo nelle
abitudini del vivere. Si leva verso le due pomeridiane, mangia ad orari
irregolari, va a letto verso il fare del giorno. La sua vita non può esser
longeva per i complicati mali onde è gravato." e Antonio Ranieri, Sette
anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Garzanti, 1 "Durante tutta la sua
vita, egli fece, appresso a poco, della notte giorno, e viceversa." Traduzione in Michele Scherillo, Vita di
Giacomo Leopardi, Greco Editori, Milano, Epistolario, lettera. Leopardi e le
donne una storia tormentata, su ricerca.repubblica. Maria Teresa Moro, Ranieri
Paola (Paolina), su treccani. 2D'Orta25.
Leopardi. Il poeta della sofferenza, su archiviostorico.corriere. Teorie
alternative sulla morte del conte Giacomo Leopardi sono state trattate e
documentate negli studi condotti dal Prof. Gennaro Cesaro (cfr. Sfrondando gli
allori della poesia) Lettera di Antonio
Ranieri a Fanny Targioni-Tozzetti, Napoli Confronta anche Pietro Citati,
Leopardi, Mondadori, , Milano, Secondo originale dell'atto di morte di Giacomo
Leopardi, su dl.antenati.san.beniculturali.
Il Progresso delle Scienze, delle Lettere e delle Arti, Napoli dalla Tipografia
Plautina, cfr. anche Notizia della morte
del Conte Giacomo Leopardi Angelo Fregnani Archiviato il 30 ottobre in ..
Ad esempio cibo avariato, congestione, coma diabetico o
indigestione Cenni storiciFu
un'indigestione a causare la morte di Leopardi?, su spaghettitaliani.com. Napoli
e Leopardi, su ildelsud.org. Ecco i confetti che uccisero Leopardi. Al Suor
Orsola la collezione Ruggiero, su corrieredelmezzogiorno.corriere. in Lettera
di Antonio Ranieri a Fanny Targioni-Tozzetti, Napoli, 1 idem in Lettera di A.
R. a Monaldo Leopardi, Napoli, in Opere inedite di Giacomo Leopardi, G.
Cugnoni, I, Halle, Max Niemeyer Editore,
Nuovi documenti intorno alla vita e agli scritti di Giacomo Leopardi, G.
Piergili, Firenze, Le Monnier, in .;
"Idrotorace" in Lettera di A. R. a De Sinner, Napoli, idropisia di
petto" dice Paolina Leopardi in una lettera a Marianna Brighenti Biografia sulla Treccani, su treccani. are
LB, Matthay MA. Acute pulmonary edema. N Engl J Med Giovanni Bonsignore, Bellia
Vincenzo, Malattie dell'apparato respiratorio terza edizione, Milano,
McGraw-Hill, Mario Picchi, Storie di casa Leopardi, BUR, Dalla foto pubblicata
qui, su rete.comuni-italiani. Cfr. anche Effemeridi scientifiche e letterarie
per la Sicilia, Palermo, dalla tipografia di Filippo Solli, Opere di Pietro
Giordani, Scritti editi e postumi di
Pietro Giordani, VI, pubblicati da
Antonio Gussalli, Milano presso Francesco Sanvito, Riproduzione, che presenta
lieve variazione di testo, sotto forma di disegno in Opere di Giacomo Leopardi,
edizione accresciuta, ordinata e corretta secondo l'ultimo intendimento dell'autore,
da Antonio Ranieri, Firenze, Successori
Le Monnier, 1889, fuori testo Archiviato il 10 ottobre in .. Pasquale
Stanzione, Giacomo LeopardiUna tomba vuota a Fuorigrotta, su pasqualestanzione.
Foto del Registro (JPG), su pasqualestanzione. 7 maggio (archiviato il 13 maggio ). Ingrandimento (JPG),
su pasqualestanzione.Nuove scoperte su Leopardi? Occorre cautela Archiviato
il il 5 febbraio in . da Cronache
maceratesi Luciano Garofano, Giorgio Gruppioni, Silvano VincetiDelitti e
misteri del passato: Sei casi da RIS dall'agguato a Giulio Cesare all'omicidio
di Pier Paolo Pasolini, Rizzoli PIER FRANCESCO LEOPARDI: SONO DISPONIBILE ALLA
PROVA DEL DNA, MA I RECANATESI SONO D’ACCORDO?
Loretta Marcon, Un giallo a Napoli. La seconda morte di Giacomo Leopardi,
Guida, ,Ida Palisi, Leopardi, strane ipotesi su morte e sepoltura, “Il Mattino
di Napoli”, 19.8.; recensione a: Loretta Marcon, Un giallo a Napoli. La seconda
morte di Giacomo Leopardi, Guida, Mario
Picchi, Storie di casa Leopardi. Si riporta anche il verbale ufficiale delle
persone presenti. E' vuota la tomba di Leopardi. Guerra sulla
riesumazione dei resti, su ricerca.repubblica. La Vita Leopardi, sito gestito dal CNSL Si torna a parlare dei resti di Leopardi,
nato comitato per l'esumazione dal sacello del parco Virgiliano di Napoli, su ilcittadinodirecanati.
Il ritratto della pinacoteca di Recanati, su cdn.studenti.stbm. In Opera Omnia,
Milano, Mondadori, Cfr. in proposito
anche gli studi che il filosofo Giovanni Gentile ha dedicato a Leopardi, in
particolare: Manzoni e Leopardi: saggi critici (Milano, Treves, Poesia e
filosofia di Giacomo Leopardi (Firenze, Sansoni). Paolo Emilio Castagnola, Osservazioni intorno
ai Pensieri di Giacomo Leopardi, pag. 26, Tipografia del Mediatore, Gino
Tellini, Filologia e storiografia. Da Tasso al Novecento, 153-154, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, Sebastian
Neumeister, Giacomo Leopardi e la percezione estetica del mondo Peter Lang, In Saggi critici, L. Russo, Bari,
Laterza Chiese e Santuari Comune di Recanati, su comune.recanati.mc. Per Giacomo Leopardi, su pergiacomoleopardi.altervista.org.
Tutte le indicazioni su luoghi e viaggi sono prese da Attilio Brilli, In
viaggio con Leopardi, Il Mulino, Bologna Tra virgolette le parole di Leopardi,
tratte da sue lettere. Marta Sambugar, Gabriella Sarà, Visibile parlare,
da Leopardi a Ungaretti, Milano, RCS Libri, Marta Sambugar, Gabriella Sarà,
Visibile parlare, da Leopardi a Ungaretti, Milano, RCS Libri, Operette morali,
su internetculturale. Marta Sambugar, Gabriella Sarà, Visibile parlare, da
Leopardi a Ungaretti, Milano, RCS Libri, Fabio Marri, Neologismi Enciclopedia
dell'Italiano (), Istituto dell'Enciclopedia italiana. Catalogo della mostra "Viaggi e transiti
opere leopardiane di Valeriano Trubbiani" realizzata in occasione
dell'inaugurazione del Centro culturale "Pergoli" di Falconara Marittima
Comune di Falconara Marittima, Aniballi Grafiche, Ancona, 2005 Vedi la scheda dedicata al CARTCentro
permanente per la Documentazione dell'Arte Contemporanea di Falconara Marittima
nel sito "La memoria dei luoghi" del Sistema Museale della Provincia
di Ancona: CARTCentro permanente per la documentazione dell'Arte contemporanea,
su Associazione "Sistema Museale della Provincia di Ancona".
"Le Marche di Leopardi", breve documentario diretto da Alessandro
Scilitani, patrocinato dalla Regione Marche: youtube.com /watch?v= Km1EK0MH6Sg ascolta la canzone nel sito della Fondazione
Giorgio Gaber:// Giorgio gaber/ discografia-album/ benvenuto-il-luogo-dove-testo
Archiviato il 6 settembre in . vedi il testo dell'Operetta morale in Operette
_morali /Dialogo _di_ un_ venditore_ d%27 almanacchi_ e_di_un_passeggere. Il
cortometraggio di Ermanno Olmi Dialogo di un venditore di almanacchi e di un
passeggiere: youtube. com/ watch? v=hiJOBKJZNaU
Il cortometraggio di Ermanno Olmi Dialogo di un venditore di almanacchi
e di un passeggiere è inoltre visibile all'interno del programma
"Leopardi, il rivoluzionario" di Giancarlo Mancini, puntata della
rubrica televisiva di Rai Storia "Il tempo e la storia" con Massimo
Bernardini e lo storico Lucio Villari://raistoria.rai/articoli/leopardi- il-rivoluzionario/25794/default.aspx
"Leopardi, il rivoluzionario" di Giancarlo Mancini, puntata della
rubrica "Il tempo e la storia" con Massimo Bernardini e lo storico
Lucio
Villari://raistoria.rai/articoli/leopardi-il-rivoluzionario/25794/default.aspx in
. Rai Storia, "Giacomo Leopardi e
l`importanza di
Recanati"://raiscuola.rai/articoli/giacomo-leopardi-parte-prima/3205/default.aspx
Archiviato l'8 settembre in . Nel sito web de "La Stampa",
Francesco Guzzini del Centro Studi Leopardiani mostra l'itinerario che il Poeta
compiva per recarsi dalla propria abitazione al punto di osservazione del
paesaggio che gli ispirò
L'infinito://lastampa//07/16/multimedia/societa/viaggi/ecco-il-vero-colle-dellinfinito-descritto-da-giacomo-leopardi-fncjkba7fEJyVoUSrazy1H/pagina.html.
Lo spot turistico sulle Marche con Dustin Hoffman con la regia di Giampiero
Solari: youtube.com/watch?v=gEndornqlHo Archiviato il 22 agosto in .
"A casa di Giacomo Leopardi", intervista di Pippo Baudo alla
contessa Olimpia Leopardi all'interno del Palazzo Leopardi di Recanati:
youtube.com/watch?v=oNlkBu0E "Un
Leopardi inedito" raccontato da Novella Bellucci e Franco D'Intino nella
puntata di "Visionari" del 15 giugno , programma televisivo condotto
da Corrado Augias su Rai 3: youtube.com/watch?v=KwFnKv0TBaI Intervista allo scrittore Alessandro D'Avenia
sul suo libro e spettacolo teatrale “L'arte di essere fragilicome Leopardi può
salvarti la vita” nel sito di RepubblicaTv (): youtube.com/watch?v=oXGh3g6lQsM Vittorio Gassman interpreta L'infinito, su
youtube.com. 15 settembre (archiviato il
23 maggio ). V. Gassman interpreta A
Silvia: youtube.com/watch?v=7hEbvxBi2ZQ Archiviato il 29 marzo in .
Vittorio Gassman interpreta La sera del dì di festa:
youtube.com/watch?v=TPpCs6tws_U Vittorio
Gassman interpreta Amore e Morte: youtube Vittorio Gassman interpreta La quiete
dopo la tempesta: youtube.com/watch?v=- 8jasZDrV2U Vittorio Gassman interpreta
A se stesso: youtube.com/watch?v=F0lhF2s_5s4
Carmelo Bene interpreta L'infinito: youtube.co Carmelo Bene interpreta Passero solitario:
youtube.com/ watch?v=IZz Qbnzpaok
Carmelo Bene interpreta La ginestra (o Il fiore del deserto):
youtube.com /watch?v=ZqzVXF3Fx4Y C. Bene
interpreta Alla luna: youtube.com/watch?v=v9IriaUNWQk Carmelo Bene interpreta La sera del dì di
festa: youtube.com/ watch?v=qydGUiV1wwI
Carmelo Bene interpreta Il sabato del villaggio: youtube. com/watch?v=vI9PJfCtWw4 Carmelo Bene interpreta Le ricordanze:
youtube.com/watch?v=jyB0eM9AOoM C. Bene
interpreta Canto notturno di un pastore errante dell'Asia: youtube Carmelo Bene
interpreta Inno ad Arimane: youtube.com/ watch?v=f2-QAubKbLE vedi su Inno ad Arimane: Canti_ (superiori )#
Le_ posizioni_ contro _ l.27 ottimismo _progressista Archiviato il 15
settembre in . leggi il testo di Inno ad Arimane in
Wikisource: it.wikisource.org/wiki/Puerili_(Leopardi)/Ad_Arimane Archiviato il
15 settembre in . Carmelo Bene interpreta Amore e Morte:
youtube.com/watch?v=epYU4-n2jGw Arnoldo
Foà interpreta L'infinito: youtube Arnoldo Foà interpreta Passero solitario:
youtube.com/watch?v= nOr3Qbceuhg Arnoldo
Foà interpreta A Silvia: youtube Arnoldo Foà interpreta Il sabato del
villaggio: youtube.com/watch?v=kmk_gd-48XE
Arnoldo Foà interpreta La sera del dì di festa: youtube.com/watch?v=aWOJfMZeCVo Arnoldo Foà interpreta Canto notturno di un
pastore errante dell'Asia: youtube Arnoldo Foà interpreta Le ricordanze:
youtube.com/watch?v=hL855FC_juA A. Foà interpreta La ginestra (o Il fiore del
deserto): youtube.com/watch?v=zBnDqu8X5fk
Arnoldo Foà interpreta Il tramonto della luna: youtube Arnoldo Foà
interpreta All'Italia: youtube.com/watch?v=iNHqhHiIqok Arnoldo Foà interpreta Alla luna:
youtube.com/watch?v=oxzCzwR05WE G. Albertazzi
interpreta L'infinito: youtube.com/watch?v=BLmhOx6IuCw Archiviato il 1º
giugno in . Nando Gazzolo interpreta L'infinito:
youtube.com/watch?v=Te8tyDDsh2A Gabriele
Lavia interpreta L'infinito: youtube.com/watch?v=oSV7eBa-_Ao Gabriele Lavia discetta sull'opera di
Leopardi, prima della "dizione" delle opere di Leopardi: youtube Alberto
Lupo interpreta Ultimo canto di Saffo: youtube Elio Germano, nel film Il giovane favoloso di
M. Martone, interpreta L'infinito: youtube.com/watch?v=jIvzQvi75rQ Elio Germano, nel film Il giovane favoloso di
Mario Martone, interpreta La ginestra (o Il fiore del deserto):
youtube.com/watch?v=U5e___IGHm4 Elio
Germano, nel film Il giovane favoloso di M.nMartone, interpreta la pri ma parte
de La sera del dì di festa: youtube.com/watch?v NgI8uekF6H4 Elio Germano, nel film Il giovane favoloso di
Mario Martone, interpreta un brano di Amore e Morte: youtube Elio Germano, nel
film Il giovane favoloso di Mario Martone, interpreta l'ultima parte di Aspasia:
youtube nito», su corriere,/turismo.marche/Portals/1/Leopardi/Leopardi%2 0nel%20mondo.pdf Il backstage dello spot promozionale della
Regione Marche con Dustin Hoffman ed il regista Giampiero Solari:
youtube.com/watch?v=zi-UJTIBatM La
stroncatura di Mina allo spot della Regione Marche: youtube.co riportato in:
"Il cittadino di Recanati", Anche Mina nella sua rubrica su "La
Stampa" affonda lo spot con L'infinito, su ilcittadinodirecanati, "Il
Resto del Carlino" Ancona, "Leopardi bisogna meritarselo" Mina
critica lo spot della Regione, su ilrestodelcarlino, "Il Resto del Carlino" Ancona, Spot
di Hoffman, su YouTube 21 mila visualizzazioni, su il resto del carlino, Dustin
Hoffman ancora sponsor delle Marche. Ma sembra lo spot di se stesso, su
blitzquotidiano. 6 settembre (archiviato
il 6 settembre ). vedi la serie di spot
"Le Marche non ti abbandonano mai" interpretati dall'attore
marchigiano Neri Marcorè, con la regia di Rovero Impiglia e Giacomo Cagnelli:
youtube Marco Minnucci, La regione Marche rispedisce Dustin Hoffman in America
e pone fine allo stupro di Leopardi, su qelsi, su Giacomo Leopardi. Edizioni delle opere
Giacomo Leopardi, [Opere. Poesia], Bari, G. Laterza, Epistolario Epistolario di
Giacomo Leopardi, Francesco Moroncini, Firenze: Le Monnier, Lettere, Sergio
Solmi e Raffaella Solmi, Milano-Napoli: Ricciardi, poi Torino: Einaudi
«Classici Ricciardi» Il Monarca delle Indie. Corrispondenza tra Giacomo e
Monaldo Leopardi, Graziella Pulce, introduzione di Giorgio Manganelli, Milano:
Adelphi «Biblioteca» Franco Brioschi e Patrizia Landi, Torino: Bollati
Boringhieri, 1998 Rolando Damiani, Milano: Arnoldo Mondadori Editore «I
Meridiani», Zibaldone Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura,
Giosuè Carducci e altri, Firenze: Le Monnier, Pensieri di varia filosofia,
Ferdinando Santoro, Lanciano: Carabba, Attraverso lo Zibaldone, Valentino
Piccoli, Torino: Utet scelto e annotato
con introduzione e indice analitico Giuseppe De Robertis, Firenze: Le Monnier, Il
testamento letterario, pensieri scelti, annotati e ordinati in sei capitoli da
«La Ronda», Roma: La Ronda, con prefazione e note di Flavio Colutta, Milano:
Sonzogno, Opere, volume III: Zibaldone scelto, Giuseppe De Robertis, Milano:
Rizzoli, Francesco Flora, Milano:
Mondadori, in Antologia leopardiana: Canti, Operette morali, Pensieri,
Zibaldone ed Epistolario, Giuseppe Morpurgo, Torino: Lattes, in Opere, Sergio
Solmi e Raffaella Solmi, Milano-Napoli: Ricciardi, poi parzialmente Torino:
Einaudi, «Classici di Ricciardi», in Tutte le opere, introduzione e cura di
Walter Binni, con la collaborazione di Enrico Ghidetti, Firenze: Sansoni); Anna
Maria Moroni, saggi introduttivi di Sergio Solmi e Giuseppe De Robertis, Milano:
Mondadori «Oscar» (con uno scritto di Giuseppe Ungaretti) e edizione
fotografica dell'autografo con gli indici e lo schedario, Emilio Peruzzi, Pisa:
Scuola normale superiore, Il testamento letterario, pensieri dello Zibaldone
scelti annotati e ordinati da Vincenzo Cardarelli, con una premessa di P. Buscaroli,
Torino: Fogoli, Pensieri anarchici scelti Francesco Biondolillo, Napoli:
Procaccini, edizione critica e annotata Giuseppe Pacella, Milano: Garzanti «I
Libri della Spiga», Rolando Damiani, Milano: Mondadori, «I Meridiani», Teoria
del piacere, scelta di pensieri con note, introduzione e postfazione di
Vincenzo Gueglio, Milano: Greco e Greco, edizione tematica stabilita sugli
indici leopardiani, Fabiana Cacciapuoti, prefazione di Antonio Prete, Roma:
Donzelli Editore, Lucio Felici, premessa di Emanuele Trevi, indici filologici
di Marco Dondero, indice tematico e analitico di Marco Dondero e Wanda Marra,
Roma: Newton Compton, «Mammut», Tutto e nulla, antologia Mario Andrea Rigoni,
Milano: Rizzoli «BUR», edizione critica Fiorenza Ceragioli e Monica Ballerini,
Bologna: Zanichelli, Canti con note per cura di Francesco Moroncini, Leopardi,
Giacomo, Canti: commentati da lui stesso, Palermo: R. Sandron, Niccolò Gallo e
Cesare Garboli, Torino: Einaudi, Poesie e prose. Poesie, Mario A. Rigoni,
Milano: Mondadori «I Meridiani», n Tutte le poesie e tutte le prose, Lucio
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Franco Gavazzeni (con C. AnimosiItalia, M.M. Lombardi, F. Lucchesini, R. Pestarino,
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Laterza e Figli, Operette Morali Leopardi, Giacomo, Operette morali; edizione
critica di Francesco Moroncini, Bologna: Cappelli, 1929 introduzione cura di
Antonio Prete, Milano: Feltrinelli «Universale economica classici», Milano:
Mursia, in Poesie e prose. Prose, Rolando Damiani, Milano: Mondadori
«Meridiani», in Tutte le poesie e tutte le prose, Emanuele Trevi, Roma: Newton
Compton, «Mammut», poi da sole nella
collana «GTE», Giacomo Leopardi, Operette morali, Bari, Laterza, Pensieri
Giacomo Leopardi, Pensieri, Bari, G. Laterza e Figli Edit. Tip., introduzione
cura di Antonio Prete, Milano: Feltrinelli «UEF classici», 1994 Crestomazia italiana
Giulio Bollati e G. Savoca, Torino: Einaudi, «Nuova Universale Einaudi», Memorie
del primo amore Cesare Galimberti, Milano: Adelphi, Epistolario di Giacomo
Leopardi Leopardi (famiglia) Opere Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Britannica, Inc. Giacomo Leopardi, su The Encyclopedia of Science Fiction. Giacomo Leopardi, in Dizionario biografico
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Giacomo Leopardi, su Liber Liber. Opere
di Giacomo Leopardi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Progetto Gutenberg.
Audiolibri di Giacomo Leopardi, su LibriVox. Giacomo Leopardi, su
Goodreads. italiana di Giacomo
Leopardi, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.
Spartiti o libretti di Giacomo Leopardi, su International Music Score Library
Project, Project Petrucci LLC. Centro
nazionale di studi leopardiani Recanati, su centro studileopardiani. Classici
Italiani e opere complete interbooks.eu
Lo Zibaldone , su rodoni.ch. I canti di Giacomo Leopardi dai manoscritti
autografi della Biblioteca Nazionale di Napoli, su bnnonline. Il Pessimismo in
Leopardi e Schopenhauer [collegamento interrotto], su gheminga. Opere integrali
in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia"
Laterza Opere di Giacomo Leopardi, testi con concordanze, lista delle parole e
lista di frequenza Leopardi: Dialogo di un Fisico e di un Metafisico. Arte di
prolungare la vita o arte della felicità?, su giornaledifilosofia.net.
Concordanze delle Lettere su classicistranieri.com. Autobiografia (Monaldo
Leopardi)/Monaldo Leopardi, la satira a servizio della fede, su totustuus.biz.
Nietzsche e Leopardi a confronto , su agenziaimpronta.net. Leopardi ottimista:
un mito del Novecento, su cle.ens-lyon.fr 10 gennaio ). Cesare Angelini,
"Sereno in Leopardi", su cesareangelini. Mario Buonofiglio,
"L'inquietudine ritmica dell'in(de)finito", su academia.edu. Giacomo Leopardi. Leopardi. Keywords: il favoloso. Refs.:
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italiana," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
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Grice e Leopardi – 1150 – implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Recanati). Filosofo. Grice: “We don’t have at Oxford
a ‘chip off the old block’ as they have in Recanati!” -- Importante esponente del
pensiero controrivoluzionario e padre di Leopardi. Leopardi, targa
commemorativa apposta sui portici di piazza Leopardi a Recanati Figlio
primogenito del conte Giacomo e di Virginia dei marchesi Mosca, nacque in una
delle famiglie più preminenti di Recanati. Rimasto a quattro anni orfano del
padre, crebbe con la madre (che non volle risposarsi per accudire i quattro
figli), gli zii paterni rimasti celibi e i fratelli. Educato in casa dal
precettore Giuseppe Torres, padre gesuita fuggito dalla Spagna a seguito della
cacciata dell'ordine dal regno, ricevette una formazione improntata agli ideali
cristiani, cui rimase fedele per tutto il resto della sua vita. Fu sottoposto
alla tutela di un prozio, non potendo amministrare direttamente il patrimonio
familiare per disposizione testamentaria. Ottenne tuttavia da papa Pio VI la
deroga alla disposizione paterna e, all'età di 18 anni, assunse l'amministrazione
della propria eredità. Dopo un primo
progetto di nozze andato a monte, sposò nel 1797 la marchesa Adelaide Antici, sua
lontana parente. Il matrimonio fu un matrimonio d'amore strenuamente osteggiato
dalla famiglia di Monaldo, in base ad antiche dispute tra casati e per
questioni economiche (mancanza di una dote adeguata), che per manifestare la
propria contrarietà non partecipò al matrimonio, che venne infatti celebrato
nella sala detta "galleria" di palazzo Antici a Recanati. Il
patrimonio di famiglia, dalle mani di Monaldo, passò in quelle della moglie, a
causa dei debiti del prozio che il conte non riusciva a ripianare. Frutto di
questa unione tra opposti caratteri furono numerosi figli: di questi,
raggiunsero l'età adulta Giacomo, Carlo, Paolina, Luigi, e Pierfrancesco. A
causa della impossibilità di gestirli (dovuta alla sua indole caritatevole
verso i poveri, agli sperperi dei parenti e all'invasione giacobina),
l'amministrazione dei beni di famiglia passò nelle mani della consorte, donna
energica e severa; Monaldo poté così dedicarsi totalmente alla sua passione,
gli studi e le lettere. Tra i suoi molti meriti vi è aver grandemente
contribuito alla formazione del nucleo fondamentale della biblioteca di
famiglia dei Leopardi, nella quale il giovane Giacomo passò i suoi anni di
"studio matto e disperatissimo" (compresi i libri proibiti per i
quali il conte ottenne la dispensa della Santa Sede, per metterli a
disposizione dei figli) e che Monaldo donò all'intera cittadinanza recanatese,
come ricorda la lapide apposta nella cosiddetta "prima stanza".
L'impegno civico Angolo della biblioteca di palazzo Leopardi negli anni
Cinquanta, con i ritratti di Monaldo, Adelaide e Giacomo Il medico e
naturalista britannico Edward Jenner La sua opera è rappresentativa del
concetto di reazione (per es., la demolizione dell'egualitarismo nel Catechismo
sulle rivoluzioni), inoltre gli vanno riconosciuti diversi meriti acquisiti
durante lo svolgersi della sua vita politica, indirizzata nei confronti di Recanati,
città in cui visse. Monaldo fu consigliere comunale a diciotto anni,
governatore della città, amministratore dell'annona. Fu tra coloro che si
mantennero fedeli al papa Pio VI nel periodo dell'occupazione francese.
S'adopera per mantenere tranquilla la popolazione in tumulto contro le forze
dei rivoluzionari francesi e, in accordo con i suoi principî morali e
religiosi, rifiutò di assumere incarichi pubblici durante la Repubblica Romana
e il primo ed effimero Regno d'Italia. Fu gonfaloniere di Recanati, la massima
carica amministrativa, e si occupò della costruzione di strade e di ospedali,
dell'illuminazione notturna, del sostegno ai meno abbienti, della riduzione
delle tasse, del rilancio degli studi pubblici e delle attività teatrali.
Sebbene fosse preoccupato per le conseguenze della meccanizzazione
sull'occupazione, ritenne che le ferrovie e le macchine a vapore fossero
tutt'altro che inconciliabili con una società cristiana. Stimolò inoltre il
diboscamento del suolo, la messa a coltura dei prati, lo stabilimento di case
coloniche e l'applicazione di nuove colture, come il cotone o la patata. Fu
anche il primo a introdurre nello Stato Pontificio il vaccino antivaioloso
dell'inglese Edward Jenner e lo fece sperimentare sui propri figli; poi, da gonfaloniere,
rese obbligatoria la vaccinazione che svolgeva personalmente (in ciò smentendo
la raffigurazione caricaturale di "retrogrado" che si attribuì
ideologicamente alla sua figura da parte della critica novecentesca). Sostenne
anche un progetto per la fondazione di un'università nella sua città natale,
che però alla sua morte non ebbe seguito. Infine, durante la carestia,
fece erogare gratuitamente i medicinali ai più bisognosi e creò occasioni di
lavoro, sia maschile, con la costruzione di strade, sia femminile, con la
tessitura della canapa. Come scrisse una volta, quelle attività riformatrici
non erano in contrasto con le sue idee controrivoluzionarie; infatti dichiarò:
«Oggi si pretende di costruire il mondo per una eternità e si soffoca ogni residuo
e ogni speranza del bene presente sotto il progetto mostruoso del perfezionamento
universale» Morì il celebre figlio Giacomo: nonostante tra i due i
rapporti non fossero distesi, la perdita gli causò grave dolore. Si spense
nella città natale e fu sepolto nella tomba di famiglia presso la chiesa di
Santa Maria in Varano a Recanati. Dei molti scritti religiosi, storici,
letterari, eruditi e filosofici di Leopardi, i più famosi sono i “Dialoghetti
sulle materie correnti” usciti con lo pseudonimo di "1150", MCL in
cifre romane, ovvero le iniziali di "Monaldo Conte Leopardi". Ebbero
immediatamente un grande successo, ben sei edizioni in cinque mesi, furono
tradotti in più lingue e divennero notissimi nelle corti europee. Il figlio
Giacomo, da Roma, ne informa il padre in una lettera dell'8 marzo: «I
Dialoghetti, di cui la ringrazio di cuore, continuano qui ad essere
ricercatissimi. Io non ne ho più in proprietà se non una copia, la quale però
non so quando mi tornerà in mano.» Per umiltà lasciò i molti guadagni
allo stampatore, il Nobili. È probabile che con quest'opera Monaldo volesse
contrapporsi alle Operette morali del figlio, che giudicava negativamente e
riteneva contrarie alla fede cristiana. In essi, infatti, esprimeva gli ideali
della reazione (o anche controrivoluzione). Tra le tesi sostenute, la necessità
della restituzione della città di Avignone al papato e del ducato di Parma ai
Borbone, la critica a Luigi XVIII di Francia per la concessione della
costituzione (che violerebbe il sacro principio dell'autorità dei re che
"non viene dai popoli, ma viene addirittura da Dio"), la proposta
della suddivisione del territorio francese fra Inghilterra, Spagna, Austria,
Russia, Olanda, iera e Piemonte, la difesa della dominazione turca sul popolo
greco, in quegli anni impegnato nella lotta per l'indipendenza. Risalgono
alcune opere di satira politica: Monaldo era infatti ottimo satirico e
disseminava le sue opere di scherzi letterari. Tra esse, il Viaggio di
Pulcinella e le Prediche recitate al popolo liberale da don Muso Duro, curato
nel paese della Verità e nella contrada della Poca Pazienza (versione
digitalizzata). Fu inoltre autore di ricerche erudite, ammonimenti ai fedeli
cattolici e articoli su varie riviste, tra cui si segnalano «La Voce della Verità»
di Modena e «La Voce della Ragione» di Pesaro, che Leopardi stesso diresse. La
rivista ottenne un buon successo, come dimostrano i 2000 abbonamenti
sottoscritti in tutta Italia, tuttavia fu soppressa d'autorità. Rimasero
inediti, invece, i suoi Annali recanatesi dalle origini della città ae la sua
Autobiografia: in quest'ultima la prosa di Monaldo si arricchisce di
leggerezza, ironia e umorismo. Negli ultimi anni di vita Monaldo visse
appartato (non amava allontanarsi da Recanati: la sua più lunga assenza dalla
casa paterna consistette in 2 mesi a Roma), deluso dalle caute aperture
liberali del governo pontificio e degli esordi del regno di papa Pio VI. Collaborò
al periodico svizzero Il Cattolico, di Lugano, tornando poi, negli ultimi anni,
agli studi storici su Recanati, coltivati in gioventù. Opere
digitalizzate Monaldo Leopardi, La Santa Casa di Loreto. Discussioni storiche e
critiche, Lugano, presso Francesco Veladini e C. Monaldo Leopardi, Istoria
evangelica scritta in latino con le sole parole dei sacri Evangelisti, spiegata
in italiano e dilucidata con annotazioni, Pesaro, pei tipi di A. Nobili. Monaldo
Leopardi, Dialoghetti sulle materie correnti dell'anno, Leopardi, Prediche
recitate al popolo liberale da don Muso Duro, curato nel paese della verità e
nella contrada della poca pazienza. Rapporto con il figlio ritratto di
Giacomo Leopardi. Nonostante la vulgata dica il contrario, il rapporto con il
figlio illustre appare buono: senz'altro nei primi anni Monaldo dovette essere
orgoglioso della precocità del ragazzo, e nelle opere giovanili di Giacomo, ad
esempio il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, si avverte ancora
l'influenza delle idee del padre. Ben presto, però, i loro spiriti presero
strade diametralmente opposte: la crescente autonomia di pensiero di Giacomo
preoccupava Monaldo. La lettura del carteggio fra i due rivela una
relazione affettuosa, soprattutto negli ultimi anni. La lettera più sincera
scritta da Giacomo al padre è quella che quest'ultimo non lesse mai: si tratta
della missiva datata luglio 1819, quando il poeta progettava la fuga, e che non
fu mai spedita, perché egli dovette rinunciare ai suoi piani. «Mio Signor
Padre. Per quanto Ella possa aver cattiva opinione di quei pochi talenti che il
cielo mi ha conceduti, Ella non potrà negar fede intieramente a quanti uomini
stimabili e famosi mi hanno conosciuto, ed hanno portato di me quel giudizio
ch'Ella sa, e ch'io non debbo ripetere. Era cosa mirabile come ognuno che
avesse avuto anche momentanea cognizione di me, immancabilmente si
maravigliasse ch'io vivessi tuttavia in questa città, e com'Ella sola fra
tutti, fosse di contraria opinione, e persistesse in quella irremovibilmente. Io
so che la felicità dell'uomo consiste nell'esser contento, e però più facilmente
potrò esser felice mendicando, che in mezzo a quanti agi corporali possa godere
in questo luogo. Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende
incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono
tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro
pensiero.» Finalmente, Giacomo lascia Recanati, per farvi ritorno solo
saltuariamente. Da lontano, il padre assiste alla crescita della sua fama nel
mondo intellettuale italiano, ma non riesce a comprendere la grandezza del
figlio: disapprova la pubblicazione delle Operette morali, scrivendogli in una
lettera (perduta) le "cose che non andavano bene", suggerimenti che
nella risposta Giacomo promette di prendere in considerazione, ma che di fatto
non sono mai accolti. La pubblicazione dei Dialoghetti di Monaldo è causa
di attrito fra padre e figlio. Giacomo Leopardi si trovava a Firenze:
nell'ambiente iniziò a circolare la voce che fosse lui l'autore dell'opera,
espressione delle tesi reazionarie, cosa che egli fu costretto a smentire
seccamente sul giornale Antologia di Giovan Pietro Vieusseux. Si sfogò poi per
lettera con l'amico Giuseppe Melchiorri: «Non voglio più comparire con questa
macchia sul viso. D'aver fatto quell'infame, infamissimo, scelleratissimo libro.
Quasi tutti lo credono mio: perché Leopardi n'è l'autore, mio padre è
sconosciutissimo, io sono conosciuto, dunque l'autore sono io. Fino il governo
m'è divenuto poco amico per causa di quei sozzi, fanatici dialogacci. A Roma io
non potevo più nominarmi o essere nominato in nessun luogo, che non sentissi
dire: ah, l'autore dei dialoghetti.» In toni decisamente più miti ne
scrive poi a Monaldo il 28: «Nell'ultimo numero dell'Antologia... nel
Diario di Roma, e forse in altri Giornali, Ella vedrà o avrà veduto una mia
dichiarazione portante ch'io non sono l'autore dei Dialoghetti. Ella deve
sapere che attesa l'identità del nome e della famiglia, e atteso l'esser io
conosciuto personalmente da molti, il sapersi che quel libro è di Leopardi l'ha
fatto assai generalmente attribuire a me. E dappertutto si parla di questa mia
che alcuni chiamano conversione, ed altri apostasia, ec. ec. Io ho esitato 4
mesi, e infine mi son deciso a parlare, per due ragioni. L'una, che mi è parso
indegno l'usurpare in certo modo ciò ch'è dovuto ad altri, o massimamente a
Lei. Non son io l'uomo che sopporti di farsi bello degli altrui meriti. [
L'altra, ch'io non voglio né debbo soffrire di passare per convertito, né di
essere assomigliato al Monti, ec. ec. Io non sono stato mai né irreligioso, né
rivoluzionario di fatto né di massime. Se i miei principii non sono
precisamente quelli che si professano ne' Dialoghetti, e ch'io rispetto in Lei,
ed in chiunque li professa in buona fede, non sono stati però mai tali, ch'io
dovessi né debba né voglia disapprovarli.» Nelle ultime lettere Giacomo
esprime la volontà di rivedere il padre, passando dai toni formali a quelli
affettuosi ("carissimo papà" nell'ultima lettera). Monaldo
sopravvisse 10 anni al figlio. L'incompatibilità fra i due rimaneva però ancora
evidente nel 1845, otto anni dopo la morte di Giacomo, non accettando lui
le idee areligiose del poeta; la sorella di lui, Paolina, scriveva a Marianna
Brighenti: «Di Giacomo poi, della gloria nostra, abbiam dovuto tacere più
che mai tutto quello che di lui veniva fatto di sapere, come di quello che non
combinava punto col pensiero di papà e colle sue idee. Pertanto, non abbiamo
fatto mai parola con lui delle nuove edizioni delle sue opere, e quando le
abbiamo comprate le abbiamo tenute nascoste e le teniamo ancora, acciocché per
cagion nostra non si rinnovi più acerbo il dolore.» Su richiesta
dell'ultimo amico di Leopardi, Antonio Ranieri, pochi giorni dopo la morte del
figlio, Monaldo gli spedì un Memoriale con cenni biografici su Giacomo, con
aneddoti e curiosità, in cui si avverte il dolore per la rottura fra i due e
l'incapacità del padre di capire la direzione intrapresa dal figlio; il Memoriale
si interrompe: "Tutto ciò che riguarda il tratto successivo è più noto a
Lei che a me", scrive infatti. Nonostante ciò, Monaldo piangerà con dolore
la perdita di Giacomo, al punto che quando redigerà il proprio testamento nel
1839, alla settima volontà scrisse: «Voglio che ogni anno in perpetuo si
facciano celebrare dieci messe nel giorno anniversario della mia morte, altre
dieci il giorno 14 giugno in cui morì il mio diletto figlio Giacomo...» Manetti, Giacomo Leopardi e la sua famiglia,
Bietti, Milano. La famiglia Leopardi è protagonista del romanzo fantastico di
Michele Mari Io venìa pien d'angoscia a rimirarti, del 1998. Monaldo Leopardi, di Sandro Petrucci Monaldo In viaggio per Leopardi, Leopardi fu
chiamato alla collaborazione a tale rivista dal suo fondatore, il Principe di
Canosa Antonio Capece Minutolo. Giacomo
Leopardi, Carissimo Signor Padre. Lettere a Monaldo, Venosa, Osanna ed., Giacomo
Leopardi, Il monarca delle Indie. Corrispondenza tra Giacomo e Monaldo
Leopardi, Graziella Pulce, introduzione di Giorgio Manganelli, Milano, Adelphi,Monaldo
Leopardi. La giustizia nei contratti e l'usura. Modena, Soliani, Monaldo
Leopardi, Autobiografia, con un saggio di Giulio Cattaneo, Roma, Dell'Altana
ed., Antonio Ranieri, Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Mursia ed.,
(L'ultimo amico del poeta narra di un
suo incontro con Monaldo mentre era di passaggio a Recanati). Monaldo Leopardi,
Catechismo filosofico e Catechismo sulle rivoluzioni, Fede&Cultura, 2006
Monaldo Leopardi, Dialoghetti sulle materie correnti e Il viaggio di
Pulcinella, in , L'Europa giudicata da un reazionario. Un confronto sui
Dialoghetti di Monaldo Leopardi, Diabasis, 2004 Nicola Raponi, Due centenari. A
proposito dell'autobiografia di Monaldo Leopardi, Quaderni del Bicentenario.
Pubblicazione periodica per il bicentenario del trattato di Tolentino, n. 4, Tolentino, Giuseppe Manitta, Giacomo
Leopardi. Percorsi critici e bibliografici, Il Convivio, Anna Maria Trepaoli,
Gubbio, i Leopardi, Recanati: un legame da riscoprire, Perugia, Fabrizio Fabbri
editore, Pasquale Tuscano, Monaldo Leopardi. Uomo, politico, scrittore,
Lanciano, Casa Editrice Rocco Carabba, , Giacomo Leopardi Leopardi (famiglia)
Pierfrancesco Leopardi. Monaldo
Leopardi, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giovanni Ferretti, Monaldo
Leopardi, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nicola Del Corno, Monaldo Leopardi, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Monaldo Leopardi, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze
Archivistiche. Opere di Monaldo
Leopardi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Monaldo Leopardi, .Dizionario
del pensiero forte, IDISIstituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale, sito
"alleanzacattoliga.org". Il conte Monaldo Leopardi. Monaldo Leopardi,
conte di San Leopardo. Cf. Il Leopardi anti-italiano. Leopardi. Keywords: 1150.
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Grice e Lettieri – implicature –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Messina). Filosofo. Grice:
“Lettieri rightly contrasts sensualism in the practical sphere of reason as
‘egoism’ – my ‘principle of conversational self-love’ – but focuses on
benfeficence, and solidarity – as ‘rational’ – my principle of conversational
benevolence, -- or conversational helfpfulness.” Grice: “I like Lettieri for
two reasons: he uses ‘diritto razionale’ which we at Oxford don’t! – He
cherishes the ‘dialogo filosofico’ as a genre as we Aristotelians at Oxford
don’t – he wrote one on ‘l’intuito’ – While he wrote on ‘sensualism,’ he also explored
the idea of ‘man’ and ‘ragione,’ or ragiun, as he put it in his vernacular!” Insegna
a Messina. Presidente della Real Accademia Peloritana dei Pericolanti. Molto
apprezzato da Mamiani, Gioberti e Galluppi.
Opere: “Il sensualismo” Dissertazione (Messina,
Stamp. T. Capra all'insegna di Maurolico); “La fisiologia calunniata di materialism”
(Messina, M. Nobolo); “La potenza del pensiero” (Palermo, Stamp. M. Console);
“Etica e diritto naturale” (Messina, Stamp. A. D'Amico); “L’intuito: dialogo
filosofico” (Messina, Stamperia ant. D'Amico Arena); “L'omu nun avi l'usu di la
ragiuni. Cicalata di lu professuri cav. A. Catara- Lettieri (Messina, Tip.
D'Amico); “Introduzione alla filosofia morale e al diritto razionale, -- Grice:
“I like the idea of ‘rational’ right!” -- Messina, Tip. D'Amico, “La cognizione
del dovere” Poche nozioni dirette all'operaio e ad ogni classe di cittadini,
Messina, Tip. D'Amico, Ricordi storici intorno al movimento filosofico nella
prima metà del secolo XIX in Sicilia, Messina, Tip. D'Amico, “L’uomo” Pensieri
di Antono Catara-Lettieri, Messina, presso Ignazio D'Amico, Antonio Catara
Lettieri. Via Lettieri, Messina. Lettieri basis his moral system on rationality
– solidarity, beneficence and all the conversational principles appealed by
Grice find room in Lettieri’s system – ‘dovere verso l’altri” o “il prossimo” –
The fundamental one is that of equality, as when Chomsky says that competence
is an ideal natuve speaker with another one --. Lettieri. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Lettiere: la ragione conversazionale” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690264580/in/photolist-2mKG7Nh-2mKCUJb
Grice e
Liberatore – implicatura -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno).
Filosofo.. Grice: “One could write a whole dissertation – especially in Italy:
their erudition has no bounds – about Liberatore’s choice of the sign being
conventional, ‘ramo d’olivo’ = pace. It’s so obscure! Aeneas held one, against
the Phyrgians – but did the Phyrgians know? And if Mars is often represented
wearing an olive wreath, one would not think there is a ‘patto’ between Aeneas
and the Phyrgian commander about that!” Grice: “I like Liberatore – a systematic
philosopher, as I am! His logic has the expected discussion on ‘sign.’ A
conventional sign he says is a branch of olive ‘signifying’ peace – as opposed
to smoke naturally meaning fire – As a footnote, one should note that in Noah’s
days, the signification of the dove was ALSO natural – although not strictly
‘factive’ – but then not ALL smoke (e. g. dry ice smoke) signifies fire, as
every actor knows!” “Ma il difetto molto
comune degli Economisti è il mancare di giuste idee filosofiche, e con ciò non
ostante voler sovente filosofare.”Entra nel collegio dei gesuiti di Napoli e chiese
di far parte della Compagnia di Gesù. Insegna filosofia. Fonda a Napoli “La
Scienza e la Fede” con lo scopo di criticare le nuove idee del razionalismo,
dell'idealismo e del liberalismo, dalle pagine del quale veniva sostenuta una
strenua battaglia in favore del brigantaggio, interpretato come movimento
politico contrario all'unità d'Italia, ovvero: "La cagione del
brigantaggio è politica, cioè l'odio al nuovo governo". Fonda “La Civiltà”
per diffondere Aquino. Uno degli estensori dell'enciclica Rerum Novarum di
Leone XIII. Studia Aquino. Pubblica “Corso di filosofia”. Membro dell'Accademia
Romana,. Combatté il razionalismo e l'ontologismo, così come le idee del
Rosmini. Sostenne che il brigantaggio fu la legittima resistenza di un
popolo a una conquista non solo territoriale, ma soprattutto ideologica. Difensore
dei diritti della Chiesa e studioso dei problemi della vita cristiana, delle
relazioni tra Chiesa e stato, tra la morale e la vita sociale. I filosofi
della sua scuola mettono in evidenza a acutezza dei giudizi, la forza degli
argomenti, la sequenza logica del pensiero, la stretta osservazione dei fatti,
la conoscenza dell'uomo e del mondo, la semplicità ed eleganza dello
stile. All'inizio Professore era giudicato da molti nella Chiesa
cattolica il più grande filosofo dei suoi tempi. Si riteneva che vivesse
santamente, e si scorgeva in lui un profondo spirito religioso. Considerato
uno dei precursori del personalismo economico. Opere: Logica, metafisica, etica
e diritto naturale, e in particolare: “Dialoghi filosofici,” Napoli, Institutiones
logicae et metaphysicae, Napoli, Milano, “Theses ex metaphysica selectae quas
suscipit propugnandas Franciscus Pirenzio in collegio neapolitano S. J. ab. divi
Sebastiani Quinto Napoli, “Dialogo sopra l'origine delle idee, Napoli, “Il panteismo
trascendentale: dialogo, Napoli, “Il Progresso: dialogo filosofico,” Genova, “Ethicae
et juris naturae elementa, Napoli, Roma, Elementi di filosofia, Napoli, ed.
Livorno, Napoli, “Institutiones Philosophicae, Napoli, Roma,“Della Conoscenza
intellettuale, Napoli, Roma, Compendium logicae et metaphysicae, Roma “Sopra la
teoria scolastica della composizione sostanziale dei corpi, Roma Risposta ad
una lettera anonima sopra la teoria scolastica della composizione sostanziale
dei corpi, Roma Dell'uomo, Roma, La Filosofia di Alighieri. (In Omaggio
a Aligh. dei Cattolici ital.), Roma, Ethica
et Ius Naturae, Roma, Typis civilitatis catholicae La Chiesa e lo Stato, Napoli,
Real tipografia Giannini, “Della composizione sostanziale dei corpi,” Napoli,
Real tipografia Giannini, “L'autocrazia dell'ente” Napoli Degli universali.
Confutazione della filosofia Rosminiana difesa da Ferre, Roma “Principii di
Economia Politica, Roma, A. Befani, “La proposta dell'imperatore germanico di
un accordo internazionale in favore degli operai, Le associazioni operaie, Dell'intervenzione
governativa nel regolamento del lavoro, L'Enciclica Rerum Novarum del S. Padre
Leone XIII, De conditione opificium, La Civiltà Cattolica spiega nei dettagli
il clima di "difesa" in cui la Chiesa si sentiva in quel tempo. Il
ritorno ad Aquino dov’essere orientato alle sue dottrine originarie: Era
convinto che dopo di lui ben poco di nuovo aveva prodotto il pensiero
umano. Brigantaggio. Legittima difesa
del Sud. Gli articoli della "Civiltà Cattolica" introduzione di Turco, Napoli, Editoriale Il
Giglio. Per l'atteggiamento arroccato in difesa della Chiesa vedi ad esempio
Sillabo # La "cupa scia" del Sillabo
Vincenzo Nardini, Manca di verità e si oppone ad Aquino la soluzione di
un alto problema metafisico abbracciata da Liberatore ..., Roma, fratelli
Pallotta tipografi a S. Ignazio, Lettere edificanti della provincia napoletana
della Compagnia di Gesù, in La Civiltà cattolica, Civiltà cattolica:, antologia
Gabriele De Rosa, I-IV, s.l. [ma San Giovanni Valdarno] ad ind.; Giuseppe
Mellinato, Carteggio inedito Liberatore Cornoldi in lotta per la filosofia
tomistica durante il secondo Ottocento, Roma, Volpe, I gesuiti nel Napoletano,
Napoli, Dezza, Alle origini del neotomismo, Milano, Devizzi, La critica di
Liberatore all'ontologismo, in Rivista di filosofia neo-scolastica, Mirabella,
Il pensiero politico di Liberatore ed il suo contributo ai rapporti tra Chiesa
e Stato, Milano, Scaduto, Il pensiero politico di Liberatore ed il contributo
ai rapporti tra la Chiesa e lo Stato, in Archivum historicum Societatis Iesu, Giuseppe
Rossini, Roma Gabriele De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, Bari
ad ind.; Lombardi, La Civiltà cattolica e la stesura della "Rerum
novarum". Nuovi documenti sul contributo di Liberatore, in La Civiltà
cattolica, Dante, Storia della "Civiltà cattolica", Roma Nomenclator
literarius theologiae catholicae, Grande
antologia filosofica, Milano, Carlo Maria Curci Compagnia di Gesù La Civiltà
Cattolica Rerum Novarum TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere, presentazione del libro su La Civiltà Cattolica
e il brigantaggio. Matteo Liberatore. “Segno e cio che, conosciuto, adduce alla
conosence di un’altra cosa” – cf. Eco’s tesi su Aquino. Liberatore. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Liberatore” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689405106/in/photolist-2mPvmTf-2mGnP2f-2mKBHiL
Grice e
Liceti – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Rapallo).
Filosofo. Grice: “Liceti is a
fascinating philosopher; must say my favourite of his oeuvre is “Geroglifici,”
which as he knows it’s a coded message – the old Egyptian priests kept this
‘figurata’ away from the plebs!” – Grice: “Alice once wondered what the good of
a piece of philosophy is without ‘illustrations;’ surely Liceti’s beats them
all!” Allievo ed erede di Cremonini. Nacque prematuro (6 mesi), venendo
alla luce su una nave presa da tempesta lungo le coste tra Recco e Rapallo.
Sempre secondo la tradizione orale suo padre, un medicoo, lo mise in una
scatola di cotone dentro un forno, come si faceva per far schiudere le uova,
inventando così il prototipo della moderna incubatrice. Dopo aver compiuto i
primi studi letterari a Rapallo, venne inviato a Bologna per compiere e
approfondire gli studi legati alla filosofia. Insegna a Pisa. Padova, e
Bologna. Ascritto ai “Ricovrati” (oggi
Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti). Quando comparve in
cielo una cometa, si riaccese una controversia analoga a quella suscitata dalla
stella nova ma questa volta le difese
della teoria aristotelica furono assunte dal Liceti ed il compito di
attaccarla, partito ormai Galileo, fu assunto dal suo successore sulla cattedra
di matematica, Gloriosi, che se la prese appunto col Liceti. Questi rispose
pubblicando un suo De novis astris et cometis, in cui, oltre a difendere
Aristotele, critica i moderni scienziati, tra i quali anche Galileo, ma con
espressioni molto rispettose e lusinghiere. A questo scritto Galileo fece
rispondere dal suo amico Guiducci col Discorso sulle comete.» Srisse
numerose opere di filosofia, tra le quali “De monstruorum causis, natura et
differentiis”, (Padova), con aggiunte di
G. Blaes, nei quali riprese le soluzioni aristoteliche sul problema delle
anomalie genetiche, e “De spontaneo viventium ortu” nei quali sostenne la
generazione spontanea degli animali inferiori. Altri testi importanti per
la ricerca furono “De lucernis antiquorum reconditis” apprezzato da Berigardus,
e la “Silloge Hieroglyphica, sive antiqua schemata gemmarum anularium>” Trattò
inoltre la questione dell'anima delle bestie nel “De feriis altricis animae
nemeseticae disputationes” Le sue opere furono chiaramente ispirate ad
Aristotele, in particolare gli studi sul problema della generazione vivente e
sul cosmo, entrando talvolta in contrasto con Galilei, specialmente per quanto
riguarda la struttura dei cieli e della Luna, che Liceti considerava una sfera
perfetta e trasparente la cui luminosità non era un riflesso della luce solare,
ma veniva generata al suo interno.Al centro di questo dissenso cosmologico,
c'era, infatti, il tentativo di spiegare il fenomeno luminescente della pietra
di Bologna, che Liceti considera un frammento di materia lunare. Alcuni scritti
del Liceti rimasero inediti a causa delle ampie discussioni riportate sulle
novità astronomiche del XVII secolo. «Nella congerie immensa dei suoi
scritti e commenti va notata la difesa della pietas d'Aristotele; quella pietas
così vivacemente messa in forse alcuni anni più tardi dal platonicissimo
cappuccino Valeriano Magno, che tacciò d'ateismo il sistema dello Stagirita. Il
Liceto invece disserta «de gradu pietatis Aristotelis erga Deum et homines», e
nell'opera sua «Philosophi sententiae plurimae, fidelium auditui durae,
salubribus explicationibus emollitae, ad pias aures accommodantur, illaeso
genuino sensu Aristotelis» . E ad epigrafe dell'opera sua si compiace del
distico Vulgus Aristotelem gravat impietate, Licetus Doctorem purgat. Numquid
uterque pius?» La città di Padova ed Spinola di Roccaforte resero omaggio
al filosofo facendo erigere una statua in marmo scolpita dallo scultore
padovano Rizzi. A Rapallo, sua città natale, vi è dedicata una via nel centro
storico. Gli è stato dedicato il cratere “Licetus” sulla Luna. Altre
opera: “De centro et circumferential”“De regulari motu minimaque parallaxi cometarum
caelestium disputationes”Vtini, Nicola Schiratti, Vicetiae, Domenico Amadio,
Francesco Bolzetta Encyclopaedia ad aram mysticam Nonarii Terrigenae, Patauii,
Gaspare Crivellari“Allegoria peripatetica de generatione, amicitia, et
privatione in aristotelicum aenigma elia lelia crispis”“Ad aram lemniam
Dosiadae, poëtae vetustissimi et obscurissimi, encyclopaedia, Parisiis : apud
C. Cottard “Ad Syringam publilianam encyclopaedia, Patauii, Pasquato, Bortolo, “Ad
Epei Securim Encyclopaedia Genuensis philosophi, ac medici, Bononiae, Monti, “De
centro et circumferentia, Vtini, Nicola Schiratti, “De luminis natura et
efficientia, Vtini, Schiratti, “Litheosphorus, siue De lapide Bononiensi lucem
in se conceptam ab ambiente claro mox in tenebris mire conservante, Vtini, Schiratti, “Ad alas amoris diuini a Simmia
Rhodio compactas, Patavii, Giulio Crivellari,“De lucidis in sublimi ingenuarum
exercitationum liber, Patauii, Crivellari “De Lunae Sub-obscura Luce prope
coniunctiones, “Hieroglyphica, Patavii, Sebastiano Sardi, “Hydrologiae
peripateticae disputationes, Vtini, Schiratti, Ad syringam a Theocrito Syracusio
compactam et inflatam Encyclopaedia, Vtini, Schiratti, Baldassarri, La pietra
di Bologna da Descartes a Spallanzani. Sviluppo di un modello scientifico tra
curiosità, metodo, analogia, esempio e prova empirica, Nel nome di Lazzaro.
Saggi di storia della scienza e delle istituzioni scientifiche, Garin, La
filosofia, Milano, Vallardi, Questo testo proviene in
parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera
del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Caspar
Bartholin, Institutiones anatomicae, Lugduni Batavorum, Jean Riolan, Opuscula
anatomica nova, in Id., Opera anatomica, Lutetiae Parisiorum, Bartholin,
Epistolarum medicinalium centuria I et II, Hafniae (5 lettere al Liceti, 4 del
Liceti); Vesling, Observationes anatomicae et epistolae medicae, Hafniae (7 lettere al Liceti); Dallari, I rotuli dei
lettori legisti e artisti dello Studio Bolognese, Bologna ad ind.; Edizione nazionale
delle opere di Galilei, Firenze ad
indices; Acta nationis Germanicae artistarum, Rossetti, Padova, ad ind.; Rossetti,
AGamba, Padova, ad ind.; Giornale della gloriosissima Accademia Ricovrata, A:
verbali delle adunanze, Gamba, Rossetti,
Trieste ad ind.; Salomoni, Urbis Patavinae inscriptions, Patavii Facciolati, Fasti
Gymnasii Patavini, Patavii, Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,
Modena, Renan, Averroès et l'averroïsme, Paris Taruffi, “Storia della
teratologia” I, Bologna, Favaro, Amici e corrispondenti di Galilei, IX, Gloriosi, in Atti del R. Istituto veneto di
scienze, lettere ed arti, Favaro, Saggio di
dello Studio di Padova, I, Venezia, Ducceschi, L'epistolario di Severino,
in Rivista di storia delle scienze mediche e naturali, Castiglioni, Storia della medicina, Milano, Ducceschi, Un epistolario inedito di dotti
padovani della prima metà del sec. XVII, in Atti e memorie della R. Accademia
di scienze lettere ed arti in Padova, Alberti, Il dottor Liceti e la prima
incubatrice per prematuri, in Minerva medica (varia), Giuseppe Boffito,
Battaglia di marche tipografiche di Bella e l'ultima memoria scientifica dettata
da Galilei, in La Bibliofilia, Pesce, La iconografia di Liceti, in Genova.
Rivista mensile del Comune, Geymonat, Galilei, Torino, Rossetti, L'ultima opera
di Liceti in un manoscritto inedito della Biblioteca del Seminario vescovile di
Padova, in Studia Patavina, Bertolaso, Ricerche d'archivio su alcuni aspetti
dell'insegnamento medico presso l'Padova, in Acta medicae historiae Patavinae, Ongaro,
Contributi alla biografia di Alpini, Tomba, Gli originali di Galileo nelle
opere di Liceti, in Physis, Ongaro, L'opera medica di Liceti, in Atti del
Congresso di storia della medicina, Roma, Ongaro, La generazione e il
"moto" del sangue nel pensiero di Liceti, in Castalia,Rizza, Peiresc
e l'Italia, Torino A. Simili, Una dedica autografa di Galilei a Liceti e il
clima delle loro concezioni scientifiche e relazioni epistolari, in Galileo
nella storia e nella filosofia della scienza. Atti del Symposium internazionale,
Firenze-Pisa, Firenze Mirandola, Naudé a Padova. Contributo allo studio del
mito italiano, in Lettere italiane, Castellani, Le problème de la
"generatio spontanea" dans l'oeuvre de Fortunio Liceti, in Revue de
synthèse, Marangio, I problemi della scienza nel carteggio LicetiGalilei, in
Bollettino di storia della filosofia dell'Università degli studi di Lecce, Marilena
Marangio, La disputa sul centro dell'universo nel "De Terra" di Liceti,
Soppelsa, Genesi del metodo galileiano e tramonto dell'aristotelismo nella
Scuola di Padova, Padova, Agosto et al., Rapallo, Berti, Galileo e
l'aristotelismo patavino del suo tempo, in Studia Patavina, Ongaro, Atomismo e
aristotelismo nel pensiero medico-biologico di Liceti, in Scienza e cultura,
Galilei e Morgagni), Padova. Brizzolara, Per una storia degli studi antiquari
nella prima metà del Seicento: l'opera di Liceti, in Studi e memorie per la
storia dell'Bologna, nZanca, Liceti e la scienza dei mostri in Europa, in Atti
del Congresso della Società italiana di storia della medicina, Padova-Trieste,
Padova Re, "De lucernis antiquorum reconditis": il capolavoro
calcografico di Schiratti, in Ce fastu? Lohr, Latin Aristotle commentaries, Firenze,
Basso, Liceti erudito ed antiquario, con
particolare riguardo agli studi di sfragistica, in Forum Iulii, Basso,
"Fortasse licebit". La marca tipografica di Schiratti e l'impresa
accademica di Liceti, in Quaderni della F.A.C.E. (Quaderni Artisti Cattolici
Ellero), Ongaro, La scoperta del condotto pancreatico, in Scienza e cultura, Poppi,
Il "De caelesti substantia" di Ferchio fra tradizione e innovazione,
in Galileo e la cultura padovana, Santinello, Padova, Kristeller, Iter
Italicum, I-VI, ad indices. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. sapere, De Agostini. Giuseppe Ongaro, Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Opere di Fortunio Liceti, . di
Fortunio Liceti, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Fortunio
Liceti. Beerbohm: “Send me a letter; I live in Rapallo.” “How should I address
it.” “Beerbohm, Rapallo” “Do not worry, there is only one Rapallo.” “Vico
Fortunio Liceti, Rapallo” – “Statua a Fortunio Liceti da Rizzi, Spinelli
Roccaforte, Padova. Liceti. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Liceti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690416537/in/photolist-2mKGTYe
Grice e
Liguori – implicatura critica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Grice: “Personally, my
favourite of Liguori’s metaphors is ‘the abyss of reason,’ since Speranza has
elaborated on this: it’s Gide’s ‘mise-en-abyme’ no less, which breaks my
principle of ‘conversational perspicuity’ – a mise-en-abyme text is just
untextable!” -- Grice: “Liguori has
studied the metamorphosis of language in one of his philosophical noble
ancestors!” “I like Liguori: he has the gift of the gab for metaphor: ‘i
baratri della ragione,” “la fucina del filosofo,” “l’alambicco dell’anima,” “la
condizione del senso” ‘il razionale dello irrazionale” o “le ragione
dell’irrazionale” “le ambiguita della ragione,” “Trasimaco ha ragione”
“Giustizia e carita” Ritratto. Frequenta il liceo classico presso i padri
gesuiti dell’Istituto Massimo di Roma. Studia alla Sapienza. “Scherzi della
memoria.” Si laurea con la tesi “Lo scetticismo giuridico.” Insegna a Lecce ed
Ostuni. Si dedica alla storia della filosofia. Insegna a Bari, Urbino, Ferrara,
Trento, Salento, Torino, Firenze, Lecce, Cassino, Napoli, e Noceto. Con “E il
vero baratro della ragione umana” – cf. H. P. Grice, “Mise-en-abyme
conversazionale” -- viene riconosciuto
come uno studioso di Kant, Graf, Leopardi, e Cartesio. Tratta Positivismo di Sergi, Lombroso, Morselli e Vignoli; dello
scetticismo di Rensi ponendolo in critica relazione tra Leopardi e Pirandello;
ha scritto di de' Liguori e di Benedictis, detto l'Aletino. Collabora con
l'Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli. Ha tenuto rapporti
epistolari con Garin, Bobbio, Augias, Binni, Donini, Ferrarotti e Timpanaro. Fonda
ad Ostuni (BR) il Circolo Culturale “Sic et Non”, cui aderiscono e
collaborano note personalità della politica e della cultura quali Donini, Fiore, Radice, matematico e fondatore e direttore di
“Riforma della scuola” e docenti delle Bari, Roma e Lecce. “Sic et Non” si
impegna in complesse battaglie civili come quella per un dialogo tra marxisti e
cattolici, ed altre incombenti questioni sociali come la campagna per il
divorzio. Stringe intese, oltre che con moti uomini politici e studiosi di
chiara fama, con il gruppo dei cattolici del Gallo di Genova e coi fiorentini
seguaci di Giorgio La Pira, i quali si riunivano intorno alla rivista “Testimonianze”
diretta da Balducci e Zolo, nonché con i ragazzi della Scuola di Barbiana,
diretta da Don Lorenzo Milani. Manifesto editoriale del "Sic et Non"
è la rivista Presenza, da lui diretta, che testimonia questa attività politica
allora pionieristica per una piccola provincia del Sud Italia. I sette numeri
pubblicati della rivista Presenza, e altra documentazione di tale impegno
politico, sono attualmente depositati presso la Biblioteca Comunale di Ostuni
(BR) intitolata a Francesco Trinchera e comunque ampiamente documentati
nell'unico libro autobiografico dello stesso autore. Critica e commenti
sull'opera di Girolamo de Liguori Carteggio con illustri studiosi Bobbio: Il
libro mi pare di grande interesse, per l’ampiezza e la serietà della ricerca su
un tema, se non sbaglio, mai scandagliato a fondo, eppure importante
nell'ambito più vasto della storia della filosofia positiva, della critica
letteraria e della cultura torinese (argomento a me particolarmente caro). Sono
convinto che si tratta di un lavoro di prim'ordine, che rende giustizia a uno
studioso e a uno scrittore (e poeta) che è stato sì, ricordato più volte dai
suoi discepoli, ma è stato poi dimenticato dagli storici. Credo che questo
libro sia un effettivo contributo alla migliore di quel periodo della nostra
storia che la cultura idealistica aveva disdegnato: un contributo di cui
soprattutto noi piemontesi dobbiamo essere grati». Sebastiano Timpanaro: «[…]
Mi sembra, e non lo dico per adulazione, ma con piena sincerità, un'opera di
livello davvero eccezionalmente alto, per la caratterizzazione del protagonista
e di tutto il suo ambiente, per tutto ciò che finora ignoto essa porta alla
luce. E’ venuto fuori cosi un lavoro che molto di rado accade di leggere».
Ambrogio Donini: “Mi pare, ad un primo esame, fondamentale per la conoscenza
del periodo ancora poco conosciuto. Apprezzo moltissimo tale metodo di indagine
e la serietà della documentazione. Uno studio di questo genere è certamente
costato decenni di intensa documentazione». Guido Oldrini: ho letto subito il
volume su Arturo Graf così ricco e con non poco profitto. Quando l’autore, in
un punto se la prende con gli storici della filosofia italiana che trascurano il
Arturo Graf, anzi noni menzionano affatto, mi sento in colpa; e tanto più in
quanto io, studioso della cultura napoletana, mi son lasciato sfuggire quei
nessi di Arturo Graf con Napoli che il volume di de Liguori illustra con tanta
passione». Franco Contorbia: “poche volte accade di fare i conti con un libro
così fatto, stratificato, totalizzante; ad apertura di pagina si avverte
l’impegno, il grado di coinvolgimento appassionato con cui lei ha condotto
avanti negli anni una così impegnativa ricerca peculiare, quasi il centro della
sua esistenza intellettuale, il punto di arrivo (e a un tempo di partenza) di
un confronto che è culturale ma anche morale e politico.La qualità di un tale
lavoro, mi pare, fuori dell’ordinario». Donato Valli: «L’autore ha consegnato
alla critica e alla conoscenza uno studio così complesso da poter essere
considerato un esaustivo panorama della cultura del secondo Ottocento italiano
e non solo italiano]». Recensioni di illustri studiosi Paolo Rossi, “L'autore…
ha fatto emergere un quadro ricco e articolato dove accanto alle ombre brillano
alcune luci importanti». Recensione sulla rivista «Panorama» riguardante
il di de Liguori Materialismo inquieto,
edito da Laterza . Cosmacini, «Il lavoro di de Liguori è largamente meritorio
oltreché ampiamente documentato». Recensione uscita su «Il Corriere della sera»
riguardante il di de Liguori
Materialismo inquieto, edito da Laterza. Marti: :Dalle appassionate e diuturne
indagini dell’autore su Arturo Graf e il suo tempo è venuto fuori il ponderoso,
massiccio volume, che ho ricevuto come caro e preziosissimo dono. Davvero
lusinghiera la “presentazione” di un grande Maestro come Eugenio Garin, e
accattivante e simpatica l’”Avvertenza”. Tutto il resto è da leggere».
Recensione al volume di de Liguori su Graf, uscita sul «Giornale storico della
letteratura italiana». Corrado Augias: «Quella di De Liguori è infatti una
storia meridionale che parte da una finzione narrativa di gusto classico ma
così classico da poterla ritrovare in alcuni capolavori tanto celebri che non
vale nemmeno la pena di citarli». Altre opera:“Trasimaco ha ragione” «La Rassegna
pugliese», “Giustizia e carità” “fra filosofia e vita” Ivi “Lo scetticismo
giuridico di Rensi, «Rivista
Internazionale di Filosofia del diritto», “Una moderna enciclopedia del sapere,
«La Rassegna pugliese», II“Efirov e la filosofia italiana, «Problemi», “Un
Leopardi anti-progressivo, «Dimensioni», “In tema di materialismo marxista,
Ivi, “Gioberti e la filosofia leopardiana. Momenti del conflitto tra
l’ideologia cattolico borghese e la protesta leopardiana, «Problemi»,“Un
episodio di solitudine. Rassegna di studi su Graf,” Ivi “Leopardi e i gesuiti.
Appunti per la storia della censura leopardiana, «La Rassegna della Letteratura
italiana», Quel povero “Diavolo” di Graf, «Giornale critico della Filosofia
italiana», Le «Scandalose razzie». Scienza, politica, fede in Graf Ivi, Scetticismo
e religiosità in una rivista militante: «Pietre» in, La filosofia italiana
attraverso le riviste, A. Verri, Micella, Lecce, “La condizione del senso” “Per una
riconsiderazione della lettura grafiana di Leopardi” «La Rassegna della Lett.
It.», Il mito e la storia: Le ragioni dell’irrazionale in Graf, «Problemi»,
Quella «dubitante religiosità». Graf e il modernismo, «Giornale cr. della fil.
It.», Doria tra platonismo e riformismo, «GCFI», Il sodalizio Labriola-Graf negli
anni della loro formazione «Studi Piemontesi»,
Un anti-cartesiano di Terra d’Otranto: Benedictis, in, Miscellanea di
Storia Ligure, Univ. di Genova Materialismo e positivismo. Questioni di metodo,
in, Annali della Facoltà di Filosofia di Bari, Nota su Aletino e le polemiche
anti-cartesiane a Napoli, «Rivista di
storia della filosofia», L’araba fenice: ossia la filosofia nella secondaria,
«Idee», “E il vero baratro della ragione umana” – “Graf e la cultura del
secondo Ottocento, Prefazione di E. Garin, Lacaita, Manduria, “Le ambiguità della ragione” – cf. Grice:
‘the equi-vocality of ‘reason’ Grice: “Liguori has a taste for unnecessary
plurals: the abysses – the ambiguities -- ” -- «Idee», Per la storia della
psico-fisica in Italia. Il materialismo psico-fisico e il dibattito sulle
teorie parallelistiche in Italia tra Ottocento e Novecento: Masci e Faggi
«Teorie e modelli»,Di una rinnovata attenzione al materialism «Idee», Mito e
scienza nell’antropologia e nella storiografia del positivismo italiano, in, ,
La filosofia tra tecnica e mito, Atti del Convegno della SFI, Assisi ediz.
Porziuncola, ; poi in «Dimensioni»,
Livorno, Materialismo inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del
positivismo, Laterza Bari, Tommasi e la filosofia zoologica di Siciliani, in ,
Rileggere Siciliani, G. Invitto e N. Paparella, Capone, LecceI Presupposti
epistemologici e immagine della scienza in Morselli e Graf in , Filosofia e
politica a Genova nell’età del positivismo, Atti del Conv. dell’ “Associazione
filosofica Ligure” -- Cofrancesco, I, Compagnia dei Librai, Genova, poi in
Materialismo e scienze dell’uomo Kant e la religiosità filosofica di Martinetti,
in, A partire da Kant. L’eredità della “Critica della ragion pura”, A. Fabris e
L. Baccelli. Introduzione di Marcucci, Angeli, Milano, Materialismo e scienze
dell’uomo. Il dibattito su scienze e filosofia, Lacaita, Manduria, La fondazione
razionale della fede in Martinetti, «Dimensioni», Livorno, Darwinismo e teorie
dell’evoluzione nella prospettiva monistica di Morselli, in.
Il nucleo filosofico della scienza, Cimino, Congedo, Galatina, L’immagine della donna nel paradigma
positivistico della “degenerazione”, in. Morelli. Emancipazione e democrazia, G.
Conti Odorisio, Ed. Scientif. Ital., Napoli, La cultura filosofica nella Torino
di fine Ottocento, «Rivista di filosofia», Presupposti torinesi della
singolarità filosofica di Martinetti, «Studi Piemontesi», E’ possibile la storia dello scetticismo?,
«Segni e comprensione», «I filosofi
delle bancarelle». Per la critica della storiografia filosofica, «Lavoro critico», Il sentiero dei perplessi. Scetticismo,
nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a Pirandello, La
città del Sole, Napoli, La reazione a Cartesio nella Napoli del Seicento.
Giovambattista De Benedictis, «GCFI», La revisione della storiografia sul
Mezzogiorno, «Segni e comprensione», Positivismo e letteratura. Antologia di
testi, con Introd. e note, Graphis Bari, La lezione scettica di Rensi, «Critica
liberale», La psicofisica in Italia, La psicologia in Italia, a cura di Cimino e Dazzi,
Led, Milano, Vignoli e la psicologia animale e comparata, Ivi, Pensatori
dell’area torinese tra i due secoli, «Percorsi», Quaderni del Centro Frassati,
Torino, Il ritorno di Stratone. Per la collocazione del materialismo
leopardiano nel pensiero ottocentesco, in Biscuso e Gallo, Leopardi anti-italiano,
Manifesto libri, Roma, Kant e le scienze della natura. Notazioni in margine
alle lezioni kantiane di Geografia fisica, in, Annali del Dipartimento di
Filosofia, Lecce, Lacaita Manduria,Cattaneo, Psicologia delle menti associate,
G. de L., Editori Riuniti, Roma, Antropologia, psicologia comparata e scienze
naturali in Vignoli, «Teorie e modelli», Geymonat, Treccani. Antropologia e tassonomia
in Kant. Da Blumembach a Buffon, Atti del Convegno per il Bicentenario della Geo-fisica
kantiana, Congedo Lecce, Antropologia, psicologia comparata e scienze naturali
in Vignoli, «Teorie e modelli», Cronache
di filosofia del diritto in Italia. Sforza e i suoi corrispondenti, in
«Quaderni di Storia dell’Torino», Per Mucciarelli:
positivismo psicologia e storia, «Segni e comprensione», Geymonat e il
“materialismo verso il basso”, GCFI, Il materialismo di Timpanaro, «Critica
liberale», Lettere di Timpanaro a Liguori,
in Il Ponte, Da Teofrasto a Stratone. L’itinerario filosofico di Leopardi,
«Quaderni materialisti», Labriola e Graf. Principio e fine di un sodalizio di
vita e di pensiero, in Labriola e la sua università. Mostra documentaria per
settecento anni della “Sapienza” Aracne, Roma, A. Graf, Memorie, Introduzione,
commento e cura , “Gli Arsilli”, Edizioni dell’Orso, Alessandria Un catalogo
per Labriola, «Critica Sociologica», Utilità dell’inutile. Dalla elaborazione
concettuale alla programmazione e alla costruzione di un catalogo, «Itinerari»,
I Gesuiti. Le polemiche sui riti confuciani tra l’Aletino e i missionari
domenicani, «Studi filosofici»,Le «imbrogliate bestemmie germaniche». Moleschott
e la medicina materialistica, «Physis», La fucina del filosofo. «Segni e
comprensione», Filosofia teologia e fisica di Cartesio nella Difesa della Terza
lettera apologetica dell’Aletino, «Il Cannocchiale», Liguori e la filosofia del
suo tempo: Spinoza, Bayle, Hobbes e Locke, «Rivista di Storia della Filosofia»,
“Libido Sciendi”. Immagini dell’empietà nell’apologetica cattolica tra Sei e
Settecento (da Magalotti a Valsecchi), GCFI, Scherzi della memoria. Mappa di un
itinerario non turistico tra politica e cultura in una provincia del Sud, Prefazione
di Ferrarotti; Postafazione di Cumis, Salvatore Sciascia editore, Medicina e
filosofia in Italia tra evoluzionismo e scientismo. Da Tommasi a Morse, «Il cannocchiale»,, L’ ”il lambicco dell’anima”.
Note sul Mind body problem in Italia nell’età del positivismo, in Anima, mente
e cervello. Alle origini del problema mente-corpo da Descartes all’Ottocento,
Paolo Quintili, Unicopoli, L’ateo
smascherato. Immagini dell’ateismo e del materialismo nell’apologetica
cattolica da Cartesio a Kant, Le Monnier /Università , Le sorelle Vadalà. Quattro
storie più una, Romanzo con pefazione di Corrado Augias Movimedia, Lecce, Pensatori
dell’area torinese tra i due secoli, in Quaderni Noce, Marco editore, Lungro di Cosenza, Ateismo
e filosofia. Considerazioni sull’ateismo latente nel pensiero moderno e sul
rapporto tra fede e ragione, «Il Cannocchiale», Le metamorfosi del linguaggio
nella controversistica e nella pratica missionaria di Liguori, in, Le
metamorfosi dei linguaggi nel Settecento, Borghero e Loretelli, Edizioni di Storia e letteratura,
Roma, Dannazione e redenzione dell'Eros.
Soggetti e figure dell'emarginazione: la donna come oggetto determinante nella
invenzione cattolica del peccato di lussuria in «Bollettino della Società
filosofica italiana», Le cose che non
sono, in «Critica Liberale», Prefazione di E. Garin, Manduria (TA), Bari,
Roma, Lacaita, Gemoynat Treccani, Le Carteggio privato (corrispondenza
autografa) tra Liguori e i singoli autori citati Paolo Rossi, Viaggio nel Positivismo, in
Panorama, Arnoldo Mondadori Editore, Girolamo de Liguori, Materialismo
inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del positivism, Bari,
Roma, Laterza, Giorgio Cosmacini, Povero medico condannato al materialismo, in
Corriere della Sera, Mario Marti,
Recensione a I baratri della ragione in
Giornale storico della letteratura italiana, Le sorelle Vadalà. Quattro storie
più una, [Romanzo], Prefazione di Augias, Lecce, Movimedia. Girolamo de
Liguori. Liguori. Keyword: “Associazione Filosofica Ligure” – Keywords:
implicature critica, ‘… is the true abyss of human reason” – “il baratro della
ragione conversazionale” – l’anima distilata – il lambicco dell’anima” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753408938/in/dateposted-public/
Grice e
Lilla – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Francavilla Fontana).
Filosofo. Grice: “I like Lilla; for one, he ‘revindicated,’ as he puts it, the
philosophy of Vico, which, in Italy, is like at Oxford ‘revinidcare’ Locke!”
Formatosi nelle scuole dei Padri Scolopi aderì alle idee cattolico liberali divulgate
dai filosofi della prima metà dell'Ottocento: Gioberti, Minghetti, Balbo e
Rosmini al quale dedicherà molteplici studi subendone una marcata influenza.
Lascia Francavilla per l'ostentata contrarietà di tutto il clero alle sue idee patriottiche d'ispirazione
giobertiana, manifestate apertamente nel "Programma d'insegnamento
filosofico" pubblicato sul giornale il "Cittadino leccese",
decise di trasferirsi a Napoli ove ebbe modo di confrontarsi con le idee di
Sanctis, Spaventa, Settembrini, Tari e Vera. Si laurea e insegna a Napoli.
Durante questi anni videro la luce "La provvidenza e la libertà
considerate nella civiltà", "Dio e il mondo", e "La
personalità originaria e la personalità derivata" (Nappoli, Tip. Rocco), nei
quali getta le premesse degli studi filosofici e giuridici in cui si cimenterà
per tutta la vita: la storia della filosofia, la filosofia teoretica e la
filosofia del diritto; sviluppando altresì e precorrendo una moderna concezione
del rapporto tra "diritti umani e progresso scientifico" sin da “La
scienza e la vita” (Torino, Tip. G. Borgarelli) -- titolo paradigmatico del suo
saggio – cf. Grice, “Philosophical biology,” “Philosophy of Life” Insegna a
Messina. Furono quelli gli anni più fecondi della produzione scientifica volta
a perfezionare la sua concezione dello Stato, approfondire le fonti rosminiane,
confrontarsi con le teorie evoluzionistiche di Spencer e contemporaneamente
intrattenere contatti epistolari con alcuni fra i maggiori filosofi, giuristi,
patrioti e storici dell'epoca quali:
Jhering, Bluntschli, Roy, Tommaseo, Capponi e molti altri. Altre opere:
“Kant e Rosmini,”Tip. G. Borgarelli, Torino); “Aquino””Torino, Tip. G.
Borgarelli, “Filosofia del diritto,”“Critica della dottrina etico-giuridica di
Mill”“Le supreme dottrine filosofiche e giuridiche di G. B. Vico rivendicate”
-- “La pretesa persona giuridica e le funzioni personali degli enti morali” (L.
Gargiulo); “Della Riforma civile di Spedalieri” (Messina, tip. d'Amico); “Le
fonti del sistema filosofico di Rosmini” (L.F. Cogliati); “Due meravigliose
scoperte di Rosmini: l'essere possibile e l'unità della storia dei sistemi
ideologici, L.F. Cogliati, Il Canonico Annibale Maria Di Francia e la sua Pia
Opera di beneficenza, Messina, Tip. Editrice San Giuseppe, Manuale di filosofia
del diritto, Milano, Società editrice libraria, Pagine estratte. Sw Note Giorgio Martucci, Vincenzo Lilla e il suo
concetto dello stato Antonio Tarantino,
Diritti umani e progresso scientifico: Polacco, La "Filosofia del diritto
di Lilla” (G.B. Randi); “Filosofia” (Milano, Giuffré); Tarantino, “La filosofia
della giustizia sociale di Lilla, Milano” (Giuffré) – cfr. H. P. Grice, “Social
justice” in “The H. P. Grice Papers,” Bancroft, MS. In occasione del
conferimento della "Cittadinanza onoraria (di Messina) alla memoria al
prof. don Lilla su nettunopress.Tarantino, Diritti umani e progresso
scientifico: emeroteca.provincia.brindisi. Martucci, Lilla e il suo concetto
dello stato , su emeroteca.provincia.brindisi.
Treccani, su treccani. Lettere a Jhering, Vincenzo Lilla. Lilla.
Keywords: implicature, Vico. Luigi Speranza, “Grice e Lilla: la semiotica di
Vico” – The Swimming-Pool Library. “Il Vico di Lilla” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690083954/in/photolist-2mPTxJB-2mKFc73/
Grice e Limone – simbolica del
potere – filosofia italiana – Luigi Speranza (Atella di Napoli). Grice: “I like Limone; like me, he has
explored the idea of value in terms of catastrophe – I didn’t. He has explored
the poetics of philosophy – and he has investigated on a concept that Strawson
and I always found fascinating, that of a person!” -- “Che cosa è, nel mondo
umano, la persona?” “Tutto.” “Che cosa è, nel mondo contemporaneo, la
persona?”” Nulla.” Persona e memoria,
Rubbettino. La sua ricerca filosofica si inserisce nel solco del personalismo
comunitario. Si laurea a Napoli e il
Roma. Studia a Parigi e a Châtenay-Malabry, sede dell'Association des
amis d'Emmanuel Mounier, presso la Comunità dei muri bianchi, cui appartenevano
Fraisse, Ricœur, Mounier, Domenach. Insegna a Napoli. I suoi interessi di
ricerca abbracciano aspetti epistemologici, etici, filosofico-pratici e simbolici.
Al centro della sua attenzione teoretica è “la persona”. Fondato la rivista
"Persona” e "Symbolicum" sulla simbolica. Sonda in profondità
l’idea di persona. Là dove la persona non è né la semplice nobilitazione
dell’essere umano in generale, né una singola unità seriale. Della persona si
può dare idea, non “concetto”, perché l’idea è aperta come la vita, mentre il
concetto è chiuso. L’idea di persona, però, non è l’idea di un quid ma di un “quis”
perché la persona è un “chi” non un “che” – That’s why it’s very wrong to call
“the chair is red” as third-person seeing that the chair is hardly a person!” è
l’idea di un’essenza che non può essere separata dalla concreta singola
esistenza, originalissima e dotata di dignità. In quanto idea di un “quis”, la
persona si presenta come l’altro versante del teorema d’incompletezza di Gödel.
Il significato della persona si delinea all’interno di una costellazione in cui
essa: -è realtà singolare e la sua idea; -è prospettiva ontologica sussistente
e la sua verità; -è la parte di un tutto che solo parzialmente è parte, perché
per altro verso si presenta come un tutto, in quanto è irriducibile al tutto e
indivisibile in sé; -è l’eccezione istituente una regola che riesce, e non
riesce, a farsene istituire; -è l’idea di qualcosa che resiste alla possibilità
di essere ricondotto a un’idea; -è l’idea di un appartenere che resiste
all’idea di appartenere. L’essere della persona richiama, a suo modo, il
problema delle antinomie di Russell. Un tale arcipelago di paradossi
costituisce, però, una forza virtuosa che interroga ogni sistema. La persona si
configura come invenzione teorica, paradosso logico e misura epistemologica, e
rappresenta il punto strutturale di base che istituisce la visione del gius-personalismo.
Opere: “Tempo della persona e sapienza del possibile: Valori, politica, diritto
(ESI, Napoli); “Tempo della persona e sapienza del possibile: Per una
teoretica, una critica e una metaforica del personalismo (ESI, Napoli); La
catastrofe come orizzonte del valore, Monduzzi Editoriale, Milano. Bellezza e
persona, su “Aisthema. Philosophy, Theology, Aesthetics” “La macchina delle
regole, la verità della vita. Appunti sul fondamentalismo macchinico nell’era
contemporanea, in La macchina delle regole, la verità della vita (Franco
Angeli, Milano); Che cos’è il giuspersonalismo? Il diritto di esistere come
fondamento dell’esistere del diritto, Monduzzi Editoriale, Milano. Ars boni et
aequi. Ovvero i paralipòmeni della scienza giuridica, in Ars boni et aequi. Il
diritto fra scienza, arte, equità e tecnica (Franco Angeli, Milano), Filosofia
e poesia come passioni dell’anima civile. La persona fra potere e memoria in
Persona, Artetetra edizioni, Capua. Persona e memoria. “Oltre la maschera” il
compito del pensare come diritto alla filosofia, Rubbettino, Soveria Mannelli .
Poesia Polifonia d’un vento (Salerno-Roma). Dentro il tempo del sole
(Salerno-Roma). Ore d’acqua (Salerno-Roma). Incontrando il possibile re
(Salerno-Roma). “Notte di fine millennio” (Bari). Fenicia, sogno di una stella
a nord-ovest (Roma). L'angelo sulle città, in onore del figlio (Roma ). Le
ceneri di Pasolini (Pasturana [Alessandria] ). Aforismi di un impiccato felice
(Salerno-Roma). Aforismi del passato duemila: distruzioni per l'uso (Salerno-Roma).
Ossi di limone. Aforismi di uno scostumato (Vatolla). Sierra Limone. Dai
taccuini fenici di Er Limonèro (Vatolla). NV. Melchiorre, Essere persona,
Fondazione A. e G. Boroli, Milano fondazionerobertofarina.com. 26 gennaio 27 gennaio ).
Giuseppe Limone. Limone. Keywords: simbolica del potere, mistica
fascista, damnatio memoriae, la composita, la simbolica, simbolo, composito. Strawson,
“The concept of a person” – Ayer: “The concept of a person” – Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Limone: la composita” --. Luigi Speranza, “Grice e Limone: umano e
persona” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752294527/in/dateposted-public/
Grice e Lodovici – la virtù –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Messina). Filosofo. –
Grice: “I like Emanuele Samek Lodovici – very Italian – his metamorfosi della
gnosi is good!” -- samek lodovici -- one of the two. Emanuele
Samek Lodovici Il suo pensiero
d'impronta metafisica si oppone al materialismo e al riduzionismo. Esperto
della filosofia di Plotino, Sant'Agostino e Marx, si occupa dello gnosticismo
che a suo parere si trova ripresentato in diverse filosofie e ideologie
dell'età moderna e contemporanea. Figlio del bibliotecario e bibliografo
Sergio Samek Lodovici, nativo di Carrara, che lo chiamò come suo fratello
maggiore, noto medico e politico. Rimase in Sicilia per breve tempo per poi
vivere sempre a Milano. Scampò a soli cinque anni alla tragedia di Albenga,
quando dopo il naufragio di un'imbarcazione carica di bambini era stato inserito
nel gruppo delle piccole salme, ma il tempestivo intervento di un medico lo
salvò. Di formazione e cultura cattoliche, studiò a Milano dove si laurea con «Filosofia
classica e spiritualità cristiana nel Commento di Sant'Agostino al Vangelo di
San Giovanni». Insegna aTorino. Pubblicò due monografie, una su Agostino (con
il contributo del C.N.R.), e l'altra sulla gnosi moderna, che gli valsero la
cattedra di Filosofia a Trieste. In una
lettera Noce si riferiva così. Nella prima delle sue due opere fondamentali,
Dio e mondo, inizia considerando la grave accusa rivolta da Heidegger alla
metafisica, ovvero di non aver compreso che cos'è l'«essere» e di aver
reificato Dio, di averlo cioè reso una «cosa». Questa critica può essere
legittima ma non nei riguardi della metafisica neoplatonica nella forma in cui
è stata mediata da Agostino. Individua il fulcro di tale metafisica nella
dottrina della «partecipazione» delle idee col mondo, in forza della quale il
rapporto di Dio col mondo è una relazione sostanziale e non oggettualità.
In Metamorfosi della gnosi, delinea una fenomenologia della cultura come
influenzata da una mentalità inconsciamente gnostica. Tale mentalità ha assunto
in sé le tesi dello gnosticismo antico, ovvero la sostanziale negatività del
mondo, la possibilità di redenzione dalla oscurità del mondo attraverso un
sapere salvifico (gnosi) e la possibilità di un redenzione del mondo
realizzata, senza bisogno della grazia divina, dalla sola azione dell'uomo
tramite la politica e/o la scienza. Così nel pensiero gnostico la
finitezza e la creaturalità vengono disprezzate e rifiutate, con l'ambizione di
creare l'Uomo Nuovo e la Gerusalemme terrena. Insomma, sintesi del pensiero
gnostico è quella formulazione che trova il proprio culmine nel «rifiuto di non
poter essere Dio»; in tal modo nella visione gnostica non è più Dio, ma l'uomo
gnostico a identificarsi con l'infinito, sgravato com'è da qualsiasi
limite. Da ciò appaiono evidenti gli obiettivi polemici e critici di ogni
metamorfosi dello gnosticismo rappresentato nelle forme del riduzionismo
antireligioso, del prometeismo marxista, della filosofia
radical-relativista diffusa attraverso i media, della corruzione della memoria
storica attuata anche attraverso la corruzione del linguaggio ed infine nella
strategia della distruzione della famiglia, che è stata potentemente colpita in
particolare con la rivoluzione sessuale e con alcuni tipi di femminismo.
Per quanto riguarda la sua pars construens, Safferma che proprio a partire
dalla post-marxistica crisi del pensiero secolarista gnostico si deve delineare
la necessità di ritornare alla tradizione metafisica, da lui indicata sulla
linea di Platone, Plotino e soprattutto Agostino. In sintonia con l'ermeneutica contemporanea, e
pur evitandone le derive nichilistiche, riconosce la struttura storicamente
condizionante del linguaggio nei confronti dell'esistenza e della conoscenza,
secondo una sua favorita formula per cui «chi non ha le parole non ha le cose»,
e d'altra parte il filosofo riconosce anche la funzione inversa del linguaggio
per cui, oltre che elemento condizionante, esso è anche il mezzo con cui l'uomo
storico può trascendere i vincoli della storia e del linguaggio stesso (i
baconiani «idola fori» e «idola theatri») ed esprimere le verità eterne. Rievoca
la valenza dell'autocoscienza della ragione e delle sue vastissime
potenzialità, sia in bene che in male, e a partire da queste, ne ricorda i
limiti, i fallimenti storici e le costitutive incapacità che emergono
specialmente nel momento in cui essa viene elevata ad una illuministica
idolatria, concretizzandosi nella moderna vita di massa che «ha affermato la libertà politica da ogni
autorità spirituale, finendo per favorire il potere dell’uomo sull’uomo; ha
affermato la libertà dell’amore dalla morale per vanificarlo nel sesso; ha
affermato di lottare contro ogni religione in quanto superstizione, solo per
prepararne una più esiziale, quella della scienza e del successo.»
Piuttosto, una ragione accorta deve, restando autonoma, interagire con la
religione, per corroborarla e giustificarla razionalmente o per cercarvi le
risposte prime ed ultime. Tipica poi del suo pensiero è la «cultura del ricordo», intesa come
cultura non di una memoria archeologica bensì di una memoria che guardando ai
fallimenti del passato possa liberare il presente dalle menzogne ideologiche e
dai progetti utopistici che, ripetendosi nella storia, hanno generato i
totalitarismi del XX secolo, e che oggi producono la dittatura del relativismo
e del nichilismo. Così la memoria assume una funzione spirituale nel senso che «mi rende migliore di quello che sono». La
riflessione è dunque nel complesso di carattere etico-sapienzale, consapevole
che in ogni agire umano si esplica la ricerca della felicità, una ricerca che,
per essere efficace e compiuta, deve però essere immune da qualsiasi utopismo
onirico: è alla luce di questa precisazione che può affermare che «non vi è
nessuna felicità senza virtù, in altre parole non vi è nessuna felicità senza
quell'unica attività che è in grado di rendere l'uomo pienamente umano», perciò
«non si può pretendere che l'acquisto della felicità non passi attraverso lo
sforzo, la lotta, e in ultima analisi la sofferenza», ed è in tal modo che
trovano un senso il limite umano e la sofferenza. Non sfugge al filosofo la
coscienza della precarietà della felicità umana, però questa «ben lungi dallo
spingerci alla tristezza per l'insaziabilità dell'uomo, va tuttavia vistaottimisticamente,
come l'indizio che è un'altra la felicità conforme al livello spirituale degli
esseri umani», perché «ultima hominis felicitas non est in hac vita». Altre opere:
“La presenza di Plotino nel In Johannis Evangelium di Agostino, in Contributi dell'Istituto di filosofia, I,
Vita e Pensiero, Sull'interpretazione di alcuni testi della “Lettera ai Galati”
in Marcione e Tertulliano, in «Aevum», Milano, Agostino, in Questioni di storiografia filosofica, La
Scuola, Brescia Dieci anni di studi sul processo di Gesù e su Gesù e gli
zeloti, Vita e Pensiero, Marxismo o Cristianesimo, Ares, Sessualità, matrimonio
e concupiscenza in Sant'Agostino, in , Etica sessuale e matrimonio nel
cristianesimo delle origini, Pubblicazioni dell'Università Cattolica, Tra cosmologia e metafisica. Note sul concetto
di cosmo, in :Il demoniaco nella musica, Giappichelli, La felicità e la crisi della cultura
radical-illuministica, in La crisi della
coscienza politica contemporanea e il pensiero personalista, Libreria Editrice Gregoniana,
“Dio e mondo: relazione, causa e spazio” (Edizioni Studium); “Metamorfosi della
gnosi” Ares, Dominio dell'istante,
dominio della morte. Alla ricerca di uno schema gnostico, in «Archivio di
Filosofia», Istituto di studi filosofici, Roma, “La gnosi e la genesi delle
forme, in «Rivista di Biologia», Il gusto del sapere, Universitas, L'arte di non disperare. Il gusto del
sapere Estratti di L'arte di non
disperare M. Picker, Il mio professore di filosofia, Studi
Cattolici, G. Alabiso, La critica dell'attacco macrostrutturale al cristianesimo,
Catania. Giacomo Samek Lodovici, Profili. Emanuele Samek Lodovici, Studi
Cattolici,Andrea Sciffo, Le maschere della gnosi, «Avvenire», Gaspare
Barbiellini Amidei, Il filosofo che insegnò l'arte della speranza. , in «Corriere
della Sera», filosofo che insegno arte_della_co shtml Giuseppe Feyles, La
battaglia di Samek, in «Tempi», //tempi/la-battaglia-di-samek Sergio Fumagalli,
Emanuele Samek Lodovici e Augusto Del Noce: Gnosi e secolarizzazione, Pontificia
Università della Santa Croce, Roma //sergiofumagalli/files/tesi.pdf Gianluca
Taddeo, Verità e diritto, Trento Gianluca Segre, una vita per la Verità, «la
Bussola Quotidiana» /la nuovabussola quotidiana.com/it/archivioStoricoArticolo-emanuele-samek-lodoviciuna
vita-per-la-verit- Andrea Galli, Il ritorno della gnosi, in «Avvenire», Gabriele
De Anna , L'origine e la meta. Ares, Milano .
Gnosticismo Cattolicesimo Augusto Del Noce Eric Voegelin Vittorio
Mathieu su Santi, beati e testimoni, santiebeati. EIl gusto del sapere Universitas, Documentazione
interdisciplinare di scienza e fede, sito "disf.org". Gnosi moderna e
secolarizzazione nell'analisi” Sergio Fumagalli, Pontificia Università della Santa
Croce, facoltà di Filosofia, Roma, “la gnosi come vero avversario della verità
di Silvio Restelli, sito "CulturaCattolica. Emanuele Samek Lodovici. Lodivici.
Keywords. la virtù. Refs.:
Luigi Speranza, “ Grice e Lodovici” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753706739/in/dateposted-public/
Lodovici: “Giacomo
samek lodovici is the author of a fascinating essay on philosophical
psychology. Figlio di Emanuele Samek Ludovici.
Grice e
Lombardi – la filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: “I like Lombardi;
he took seriously my idea of Philosophy’s Longitudinal Uniity, and like
Passmore or Warnock, engaged iin a study of the ‘last hundred years of Italian
philosophy. This shows that his interests on Kant, etc., are Italian-based,
mainly!” Il padre Giovanni fu avvocato e docente di diritto e procedura penale
a Napoli, già allievo prediletto di Bovio, deputato prima e dopo il fascismo,
autore di scritti vari di sociologia. La madre Rosa Pignatari fu nipote di Ciccotti, nella cui casa era cresciuta.
Tradusse alcuni degli scritti di Karl Marx nelle Opere edite dal Ciccotti e la
Storia del movimento operaio di Edouard Dolleans. Laureato e libero docente in filosofia lavora
in filosofia. Pubblica “Il mondo degli uomini” (Firenze, Le Monnier) Insegna a
Roma. Presidente della Società Filosofica Italiana e (sin dalla fondazione)
della Società filosofica romana, diresse il "Centro di Ricerca per le
Scienze Morali e Sociali" presso l'Istituto di filosofia della Roma. Direttore
della rivista De Homine cui si è affiancato il Bollettino Bibliografico per le
Scienze morali e sociali. Membro dell’Accademia nazionale dei Lincei. Gli fu
conferito il premio nazionale "Benedetto Croce" per la filosofia.
Altre opere: “L'esperienza e l'uomo.”“Fondamenti di una filosofia umanistica” Firenze:
G.C.Sansoni Editore); “Il mondo morale;”“Feuerbach” (Firenze: La Nuova Italia);
“Feuerbach e Marx: “Kierkegaard,” Firenze: La Nuova Italia); “La libertà del
volere” Milano: Fratelli Bocca, La
filosofia critica, Roma: Tumminelli; “Il problema kantiano, “Commento alla
Critica della ragion pura” Kant vivo, Firenze: Sansoni); Nascita del mondo moderno,
Firenze: Sansoni); Concetto e problemi di Storia della filosofia, Asti: Arethusa);
“Le origini della filosofia” Asti: Arethusa, Libertà, Asti, Arethusa, Firenze:
Sansoni; Dopo lo Storicismo, Firenze: Sansoni); “Ricostruzione filosofica,
Asti: Arethusa, “La filosofia italiana” Asti: Arethusa, Il piano del nostro
sapere, Asti: Arethusa, Firenze: Sansoni, La posizione dell'uomo nell'universo,
Firenze: Sansoni, Problemi della libertà, Firenze: Sansoni, Filosofia e civiltà; Introduzione e Parte
Prima, Firenze: Sansoni, Saggi Manoscritti inediti Scritti vari di filosofia, Scritti
politici Filosofia e Società , Firenze: Sansoni, Filosofia e Società Firenze:
Sansoni, Il senso della storia e altri saggi, Firenze: Sansoni, Aforismi
inattuali sull'arte, Firenze: Sansoni, Galilei, Calvino, Rousseau: tre antesignani
del tempo moderno, Firenze: Sansoni, scritti per l'università, Firenze:
Sansoni, “Continuità e Rottura, Firenze: Sansoni, Una svolta di civiltà, n.d.:
ERI, Gaetano Calabrò, Franco Lombardi, Torino: Edizioni di Filosofia, Atti del
Congresso internazionale di Filosofia, Milano: Castellani & C Editori, Il
materialismo storico Atti del XVI Congresso internazionale di Filosofia; Roma:
Fratelli Bocca, Il problema della filosofia oggi Varie Taccuini di viaggio
Dodici canzoni napoletane, su versi di Salvatore Di Giacomo, Firenze:
Forlivesi, Franco Lombardi, Torino: Edizioni di Filosofia, "Treccani
L'Enciclopedia italiana". La filosofia di Franco Lombardi. Un contributo
significativo per la costruzione della filosofia italiana contemporanea, Accademia
dei Lincei, in Biblioteca di Filosofi, Sapienza Roma. Franco Lombardi: Opere,
saggi, biografia in Biblio Media, su bibliomedia. Franco Lombardi. Lombardi.
Keywords: la filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lombardi” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753642979/in/dateposted-public/
Grice e
Longano – dell’uomo naturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripalimosani).
Filosofo. Grice: “Longano took ‘naturalness’ so seriously that he would apply
it to anything: ‘man’ (‘uomo naturale’) and morals (‘morale naturale’).” “I
like Longano; he is a systematic logician, as I’m not – therefore he thinks
that to study semantics, which logic is, starts with studying signs – as I did
in my seminars on Peirce – so Longano is the one I was referring when I
mentioned what ‘people were at when they display an interest in natural versus
conventional signs; he also has interesting things to say about my favourite
parts of speech, syncategoremata!”” Figlio di Vito Longano e Dorotea Gentile,
fu allievo di Zurlo, si trasferì a
Campobasso e quindi a Napoli dove divenne allievo di Genovesi. Fece parte della
massoneria ed è considerato un importante esponente dell'illuminismo , fu
sostenitore dello stretto rapporto tra anima e corpo e di una visione dell'uomo
nella sua interezza. Propugnò la rinascita dell'Italia, proponendo un piano di
riforme e il superamento del feudalesimo.
Opere: “Piano di un corpo di filosofia morale; ossia, Estratto d'un
corso di Etica, di economia e di politica” (Napoli,“Dell'Uomo Natural Napoli,
“Saggio sul commercio” (Napoli, presso Vincenzo Flauto, Raccolta di Saggi
economici per gli abitanti delle due Sicilie, Napoli, I, presso Domenico Sangiacomo, II, presso Giuseppe Campo, “Dell'uomo e della
sua morale natural -- Esame fisico, e morale dell'uomo, Napoli, Michele
Morelli, Dell'uomo, e sua morale natural, Della morale naturale, Napoli,
Michele Morelli, Dell'uomo Religioso e cristiano, Dell'uomo religioso, Napoli, Michele Morelli,
“Logica” Viaggio per lo contado di Molise nell'ottobre 1786 ovvero descrizione
fisica, economica e politica del medesimo, Napoli, Viaggio per la Capitanata,
Napoli, Domenico Sangiacomo, Il Purgatorio ragionato, Francesco Lepore,
postfazione di Sebastiano Martelli, Campobasso, Palladino, “Philosophiae
rationalis elementa” “De arte logica, Neapoli, “De metaphysica, Neapoli, apud
Vincentium Orsino; De Jure humanae, Neapoli,
Biblioteca provinciale di FoggiaL'anno di Genovesi , su biblioteca provinciale.foggia.
Gaetano, su webcache.googleusercontent.com Anna Maria Rao, L'amaro della
feudalità: la devoluzione di Arnone e la questione feudale a Napoli alla fine
del '700, Guida Editori, Francesco
Rizzo, Francesco Longano e la civiltà del Purgatorio: riformismo e
anticlericalismo nella provincia molisana del XVIII secolo, Stefano Borgna, Francesco Longano su
delpt.unina Antonio Trampus, Francesco Longano, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Longano. Longano.
Keywords: dell’uomo naturale. Luigi Speranza, “Grice e Longano: esame fisico
dell’uomo” “Grice e Longano: la semiotica” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690378392/in/photolist-2mQHwBB-2mKGGCy/
Grice e
Losano – filosofia del diritto romano – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I like
Lossano; his research overlap with that of H. L. A. Hart, but Losano is more
interested in the philosophy and he is obviously more continental, as he
should, given the prominence of Kelsen in the field!” Si occupa di
filosofia del diritto e informatica giuridica. Si laurea a Torino. Insegna a Milano
e Alessandria, e Torino. Si occupa di storia della filosofia del diritto;
teoria generale del diritto; circolazione mondiale delle idee giuridiche e
sociali; filosofia politica; diritti umani; geopolitica; informatica giuridica;
privacy; e-publishing; edizioni di archivi storici. Pubblica un completo
panorama sull'evoluzione della nozione di sistema nel diritto dalla Roma antica
ad oggi. Ha curato carteggi di Jhering ed opere di Jhering e di Kelsen. Curato l'edizione critica
delle corrispondenza di Roesler. Come informatico giuridico, ha pubblicato un
manualedi informatica giuridica e diritto informatico e un progetto di legge
sulla tutela della privacy; Presidente del "Centro di calcolo automatico”
a Milano. Opere:“Kelsen, La dottrina pura del diritto. Einaudi, Torino); La
teoria di Marx ed Engels sul diritto e sullo stato. Materiali per il seminario
di filosofia del diritto, Milano. Anno Accademicom Cooperativa Libraria Università
Torinese, Torino); “Gius-cibernetica” Macchine e modelli cibernetici nel diritto,
Einaudi, Torino Libia Materiali sui rapporti fra ideologia ed economia” (Milano.
Anno Accademico Cooperativa Libraria Università Torinese, Torino, “Lo scopo nel
diritto. Einaudi, Torino, Jhering, Lo scopo nel diritto. Introduzione, Nino
Aragno Editore, Torino , Corso di informatica giuridica, Cooperativa
Universitaria Editrice Milanese, Milano), Corso di informatica giuridica; L'elaborazione
dei dati non numerici, Unicopli, Milano; Il diritto dell'informatica, Unicopli,
Milano Corso di informatica giuridica; Stato
e automazione. Etas Kompass, Babbage: la macchina analitica. Un secolo di
calcolo automatico, Etas Kompass, Milano Scheutz: La macchina alle differenze.
Un secolo di calcolo automatico, Etas Libri, Milano Machines arithmétiques.
Invenzioni francesi del Settecento. Testi originali con 15 tavole dell'epoca,
Bottega d'Erasmo, Torino I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti
europei ed extraeuropei, Einaudi, Torino, I grandi sistemi giuridici.
Introduzione ai diritti europei ed extraeuropei, Einaudi, Torino, I grandi
sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extraeuropei, Laterza,
Roma Bari, L'informatica legislativa regionale. L'esperimento del Consiglio
Regionale della Lombardia, Rosenberg & Sellier, Torino Forma e realtà in
Kelsen, Comunità, Milano, Automi arabi del XIII secolo. Dal "Libro sulla
conoscenza degli ingegnosi meccanismi", Luigi Maestri Editore, Milano); Automi
d'Oriente. "Ingegnosi meccanismi" arabi del XIII secolo, Milano Il
diritto economico, Unicopli, Milano L'ammodernamento giuridico, Unicopli,
Milano, UCorso di informatica giuridica: IInformatica per le scienze sociali, Einaudi,
Torino Il diritto privato dell'informatica, Einaudi, Torino, Scritto con la
luce. Il disco compatto e la nuova editoria elettronica, Unicopli, Milano, L'informatica
e l'analisi delle procedure giuridiche, Unicopli, Milano, Diritto e CD-ROM.
Esperienze italiane, Giuffrè, Milano, Storie di automi. Dalla Grecia classica
alla Belle Époque, Einaudi, Torino Saggio sui fondamenti tecnologici della
democrazia, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, Istituto per la
Documentazione Giuridica, Firenze, Kelsen Umberto Campagnolo, Diritto
internazionale e Stato sovrano. Mario G. Losano. Con un inedito di Hans Kelsen
e un saggio di Norberto Bobbio, Giuffrè, Milano, Un giurista tropicale. Tobias
Barreto fra Brasile reale e Germania ideale, Laterza, RomaBari Sistema e
struttura nel diritto: IDalle origini alla Scuola storica, Giuffrè, Milano, Il
Novecento, Giuffrè, Milano, Dal Novecento alla postmodernità, Giuffrè, Milano Umberto
Campagnolo, Verso una costituzione federale per l'Europa. Una proposta inedita.
Giuffrè, Milano, "Cedant arma Un giudice e due leggi. Pluralismo
normative, Giuffrè, Milano, Funzione sociale della proprietà e latifondi
occupati, Diabasis, Reggio Emilia, Kelsen, Scritti autobiografici. Traduzione e
cura di Mario G. Losano, Diabasis, Reggio Emilia Peronismo e giustizialismo:
dal Sudamerica all'Italia, e ritorno. Marzia Rosti, Diabasis, Reggio Emilia, Memoria
dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche,
Accademia delle Scienze, Torino /ccademia delle scienze editorial memorie morali
Campagnolo, Conversazioni con Kelsen. Documenti dell'esilio ginevrino Giuffrè,
Milano La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla de-colonizzazione,
Bruno Mondadori, Milano, Kelsen Arnaldo Volpicelli, Parlamentarismo, democrazia
e corporativismo Introduzione, Nino
Aragno Editore, Torino, Alle origini della filosofia del diritto a Torino: PAlbini.
Con due documenti sulla collaborazione di Albini con Mittermaier, Memorie della
Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche,
Accademia delle Scienze, Torino accademia delle scienze/attivita editorial periodici-e-collane/
memorie/morali I carteggi di Albini con
Sclopis e Mittermaier. Alle origini della filosofia del diritto a Torino,
Memoria dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali,
Storiche e Filologiche, Accademia delle Scienze, Torino accademia dellescienze
attivita editoria/periodici-e-collane/memorie morali Alle origini della
filosofia del diritto in Giappone. Il corso di Alessandro Paternostro a Tokyo. In
appendice: A. Paternostro, Cours de philosophie du droit, 1889, Lexis, Torino I
La Rete e lo stato. Mimesis, Milano ,Norberto Bobbio. Una biografia culturale, Carocci,
Roma , Hans Kelsen, Due saggi sulla
democrazia in difficoltà,Aragno, Torino La libertà d’insegnamento in Brasile e
l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis, Milano Mario Giuseppe Losano. Losano.
Keywords: filosofia del diritto romano -- Luigi Speranza, “Grice e Losano:
storia del diritto romano – what Kelsen never had!” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753178578/in/dateposted-public/
Grice e Losurdo – il ribelle
aristocratico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannicandro di Bari). Filosofo. Grice:
“Losurdo has contributed to a collection on ‘fatti normativi’ which is
fascinating!” -- Grice: “I like Losurdo:
describing Nietzsche as the aristocratic rebel is genial; he also engages in
some linguistic botanising with his ‘linguaggio dell’impero’: something Romans
and Brits know well – cf. ‘Great Britaiin’ and my little England!” -- losurdo, Italian philosopher, expert not on Grice,
but Nietzsche, “Nietzsche, ribelle aristocratico” -- essential Italian philosopher. Si laurea a Urbino sotto la guida
di Salvucci con la tesi, “La semantica di Rodbertus”. Direttore dell'Istituto
di Scienze filosofiche e pedagogiche "Pasquale Salvucci" all'Urbino,
insegnò storia della filosofia nella stessa università presso la facoltà di
Scienze della Formazione. Inoltre fu presidente dell'hegeliana Società
internazionale Hegel-Marx per il pensiero dialettico, membro della Società di
scienze di Leibniz a Berlino (un'associazione di scienziati che si rifà alla
settecentesca Accademia Reale Prussiana delle Scienze nella tradizione di GLeibniz)
e direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Dalla militanza
comunista alla condanna dell'imperialismo statunitense, fino allo studio della
questione afroamericana e di quella dei nativi, Losurdo fu studioso anche
partecipe della politica nazionale e internazionale. Di formazione
marxista, descritto sia come un «marxista controcorrente» sia come un «marxista
eterodosso» e un «comunista militante», la sua produzione spazia dai contributi
allo studio della filosofia kantiana (la cosiddetta autocensura di Immanuel
Kant e il suo nicodemismo politico), alla rivalutazione dell'idealismo classico
tedesco, specie di Hegel, nel tentativo di riproporne l'eredità (sulla scia di
György Lukács in particolare), alla riaffermazione dell'interpretazione del
marxismo tedesco e non (Antonio Gramsci e i fratelli Bertrando e Silvio Spaventa),
con incursioni nell'ambito del pensiero nietzscheano (la lettura di un
Friedrich Nietzsche radicale aristocratico) e di quello heideggeriano (in
particolare la questione dell'adesione al nazismo di Martin Heidegger).
La sua riflessione filosofico-politica, attenta alla contestualizzazione del
pensiero filosofico nel proprio tempo storico, muove in particolare dai temi
della critica radicale del liberalismo, del capitalismo, del colonialismo e
dell'imperialismo, nonché della concezione tradizionale del totalitarismo
(Hannah Arendt), nella prospettiva di una difesa della dialettica marxista e
del materialismo storico, dedicandosi anche allo studio dell'antirevisionismo
in ambito marxista-leninista. Losurdo ha una visione molto critica della
tradizione intellettuale europea del liberalismo, in particolare della
tradizione classica e delle sue origini, sostenendo che pur pretendendo di
enfatizzare l'importanza della libertà individuale in pratica il liberalismo
reale è a lungo contrassegnato dalla sua esclusione di persone da questi
diritti, con conseguente sfruttamento come razzismo, schiavitù e genocidio. Afferma
che le origini del nazismo si trovano in quelle che considera politiche
colonialiste e imperialiste del mondo occidentale. Esaminando le posizioni
intellettuali e politiche degli intellettuali sulla modernità, Kant e Hegel
furono i più grandi pensatori della modernità mentre Nietzsche fu il suo più
grande critico. I suoi lavori, che lui stesso fa rientrare nell'ambito
della storia delle idee, riguardano inoltre l'indagine delle questioni di
storia e politica contemporanee, con una attenzione critica costante al
revisionismo storico e la polemica contro le interpretazioni di François Furet
e Ernst Nolte. In particolare critica una tendenza reazionaria tra gli storici
contemporanei revisionisti riconoscibile nel lavoro di autori come Nolte, che
traccia l'impeto dietro l'Olocausto agli eccessi della rivoluzione russa; o
Furet, che collega le purghe staliniane a una «malattia» originata dalla rivoluzione
francese. Secondo Losurdo l'intenzione di questi revisionisti è di sradicare la
tradizione rivoluzionaria in quanto le loro vere motivazioni hanno poco a che
fare con la ricerca di una maggiore comprensione del passato, ma si trovano nel
clima e nei bisogni ideologici delle classi politiche, come è più evidente nel
lavoro dei revivalisti imperiali Johnson e Ferguson. Fornisce inoltre una nuova
prospettiva su rivoluzioni come quella inglese, americana, francese, russa e
quelle contro il colonialismo e l'imperialismo. Si discosta anche dalle
posizioni elogiative che la maggior parte delle biografie prende nell'analisi
di Gandhi e la nonviolenza. Losurdo volge la sua attenzione alla storia
politica della filosofia moderna tedesca da Kant a Marx e del dibattito che su
di essa si sviluppa in Germania nella seconda metà dell'Ottocento e nel
Novecento, per poi procedere a una rilettura della tradizione del liberalismo,
in particolare partendo dalla critica e dalle accuse di ipocrisia rivolte a Locke
per la sua partecipazione finanziaria alla tratta degli schiavi. Riprendendo ciò
che afferma Arendt in Le origini del totalitarismo, per Losurdo il vero peccato
originale del Novecento è nell'impero coloniale di fine Ottocento, dove per la
prima volta si manifesta il totalitarismo e l'universo concentrazionario.
Controversia degli storici Losurdo critica il concetto di totalitarismo,
sostenendo che fosse un concetto polisemico con origini nella teologia
cristiana e che applicarlo alla sfera politica richiedeva un'operazione di
schematismo astratto che utilizza elementi isolati della realtà storica
per collocare la Germania nazista e altri regimi fascisti e l'Unione Sovietica
e l'esperienza del socialismo reale e di altri Stati socialisti nello stesso
insieme, servendo così l'anticomunismo degli intellettuali della guerra fredda
piuttosto che riflettere la ricerca intellettuale. Forte critico
dell'equiparazione tra nazismo e comunismo (in particolare quello sovietico)
fatta da studiosi come Furet e Nolte, ma anche da Arendt ePopper, nonché del concetto
di «olocausto rosso», il suo Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, sollevò
un dibattito sulla figura di Iosif Stalin, sul quale a suo avviso peserebbe una
sorta di leggenda nera costruita per screditare tutto il comunismo. Porta
l'esempio che nel lager vi era volontà omicida esplicita in quanto l'ebreo che
vi entrava era destinato a non uscire più (vi è una despecificazione
naturalistica) mentre nel gulag no (si tratta di despecificazione politico-morale)
e nel primo venivano rinchiusi quelli che il nazismo chiamava Untermensch
(«sottouomini») mentre nel secondo (in cui afferma finissero solo una parte dei
dissidenti), pur essendo una pratica da condannare, erano rinchiusi dissidenti
da rieducare e non da eliminare. Losurdo afferma che «il detenuto nel Gulag è
un potenziale compagno [la guardia stessa era tenuta a chiamarlo in questo
modo] e dopo l'inizio del biennio delle grandi purghe che seguono l'assassinio
di Kirov] è comunque un cittadino». Riprendendo anche l'opinione di Levi
(internato ad Auschwitz, secondo cui il lager era moralmente più grave del gulag)
e contro Solženicyn (internato in Siberia e che affermava l'equiparazione della
volontà sterminazionistica),sostiene che pur essendo grave che un Paese
socialista nato per abolire lo sfruttamento usi sistemi imperialisti e
capitalisti, il gulag sia analogo a molti campi di concentramento occidentali
(i cui governi hanno sostenuto e sostengono di essere paladini della libertà),
che per certi versi furono anche più affini al lager in quanto campo di
sterminio e non di rieducazione, riprendendo la storia del genocidio indiano.
Egli sostiene anche che i campi di concentramento e le colonie penali
britanniche erano peggio di qualsiasi gulag, accusando anche politici come
Winston Churchill e Harry Truman di essere autori di crimini di guerra e
contro l'umanità pari (se non peggiori) di quelli che sono stati poi attribuiti
a Stalin. Losurdo ritiene inoltre che i comunisti soffrano di autofobia, cioè
paura di se stessi e della propria storia, problema patologico che va
affrontato, a differenza dell'autocritica sana. Despecificazione
politico-morale e despecificazione naturalistica La despecificazione è
l'esclusione di un individuo o di un gruppo dalla comunità dei civili. Esistono
due tipi di despecificazione: La despecificazione politico-morale (in
questo caso l'esclusione è dovuta a fattori politici o morali). La
despecificazione naturalistica (in questo caso l'esclusione è dovuta a fattori
biologici). Per Losurdo la despecificazione naturalistica è qualitativamente
peggiore rispetto a quella politico-morale. Infatti mentre quest'ultima offre
almeno una via di scampo mediante il cambio di ideologia, questo non è
possibile nel caso in cui sia in atto una despecificazione naturalistica, che è
irreversibile in quanto rimanda a fattori biologici che sono di per sé
immodificabili. A differenza di altri pensatori ritiene quindi che l'olocausto
degli ebrei non è incomparabile ed è quindi disposto ad ammettere in questo
caso una tragica peculiarità. La comparatistica che Losurdo offre a proposito
non vuole essere una relativizzazione o uno sminuire, ma semplicemente
considerare l'olocausto degli ebrei come incomparabile significa perdere la
prospettiva storica e dimenticarsi dell'olocausto nero (l'olocausto dei neri) o
dell'olocausto americano (l'olocausto dei nativi indiani d'America ottenuto
negli Stati Uniti mediante la continua deportazione sempre più a ovest e la
diffusione ad arte del vaiolo), oltre ad altri stermini di massa come il
genocidio armeno. Polemiche riguardanti Stalin Una recensione effettuata
nell'aprile del 2009 da Guido Liguori su Liberazione (organo ufficiale del
Partito della Rifondazione Comunista) di Stalin. Storia e critica di una leggenda
nera, libro in cui Losurdo critica la demonizzazione di Stalin effettuata dalla
storiografia maggioritaria e cerca di sottrarlo a quella che definisce «la
leggenda nera su di lui», è al centro di una polemica all'interno della
redazione del suddetto quotidiano. Venti redattori inviano una lettera di
protesta al direttore del giornale in cui si critica sia il tentativo di
riabilitazione di Stalin presente nel libro di Losurdo sia la recensione di
Liguori (giudicata troppo positiva nei confronti del libro), oltre che la
scelta del direttore del giornale di pubblicare tale recensione. Il libro
riceve delle recensioni critiche per le sue affermazioni e per la metodologia
di lavoro utilizzata.I critici di Losurdo lo accusano di essere un «neostalinista».
Grover Furr, autore di Krusciov mentì e descritto come un «revisionista
storico», un «revisionista in una ricerca lunga una carriera per scagionare
Stalin» e un «prezioso contributo alla scuola revisionista storica degli studi
sovietici e comunisti», elogia il lavoro di Losurdo, in particolare quello su
Stalin, iniziando un'amicizia reciproca. Nel
introduce Furr a un editore italiano che pubblica la traduzione italiana
di Khruschev mentì, per cui scrive l'introduzione. Aveva già scritto
l'introduzione e il retrocopertina del libro di Furr sull'assassinio di Sergej
Mironovič Kirov che rimane inedito. Negli estratti di un convegno organizzato per
rivalutare la figura di Stalin a cinquant'anni dalla morte critica le
rivelazioni contenute nel rapporto segreto di Nikita Sergeevič Chruščёv,
l'allora segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
Secondo Losurdo la cattiva fama di Stalin deriverebbe non dai crimini commessi
da quest'ultimo (paragod altri del suo tempo), ma dalle falsità presenti in
quel rapporto che Chruščёv lesse nel corso del XX Congresso del febbraio 1956.
Nella relazione al convegno dà credito a una delle accuse principali che
stavano alla base della sanguinosa repressione staliniana contro gli
oppositori, ovvero l'esistenza nell'Unione Sovietica della «realtà corposa
della quinta colonna» pronta ad allearsi col nemico. Losurdo ribadisce di non
voler riabilitare Stalin, seppur calato nella sua epoca, volendo presentare
solo un'analisi dei fatti più neutrale e attuare un revisionismo sull'esperienza
generale del socialismo reale ritenuta passata, ma utile da studiare per capire
le dinamiche future del socialismo. Losurdo apparteneva alla corrente del
marxismo-leninismo, ma ammirava anche l'interpretazione che Mao Zedong diede
della pluralità della lotta di classe, da collocare nel contesto
dell'attenzione che rivolge al processo di emancipazione femminile e dei popoli
colonizzati. Vicino prima al Partito Comunista Italiano, poi al Partito della
Rifondazione Comunista e infine al Partito dei Comunisti Italiani, confluito
nel Partito Comunista d'Italia () e nel Partito Comunista Italiano (), di cui è
stato membro, fu anche direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI.
Critico del liberalismo, della NATO e dell'imperialismo, in particolare quello
statunitense, Losurdo contestò l'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Xiaobo,
considerato un sostenitore aperto del colonialismo occidentale, in particolare
per la sua idealizzazione del mondo occidentale e per aver affermato che ci
sarebbe bisogno di «300 anni di colonialismo. In 100 anni di colonialismo Hong
Kong è cambiata fino a diventare ciò che è oggi. Data la grandezza della Cina,
ovviamente ci vorrebbero 300 anni per trasformarla in quello che Hong Kong è
oggi. E ho dei dubbi che 300 anni siano abbastanza». Opere:“Auto-censura e
compromesso in Kant, Napoli, Bibliopolis, “Hegel. Questione nazionale,
restaurazione. Presupposti e sviluppi di una battaglia politica, Urbino,
Università degli Studi, “Tra Hegel e Bismarck. La rivoluzione e la crisi della
cultura tedesca”Roma, Editori Riuniti, Lukacs e con Salvucci e Sichirollo, Urbino, Quattro
venti, Marx e i suoi critici, e con Cazzaniga e Sichirollo, Urbino, Quattro
venti, La catastrofe della Germania e l'immagine di Hegel, Milano, Guerini, Metamorfosi
del moderno.Urbino, Quattro venti, Hegel, Marx e la tradizione liberale. Libertà,
uguaglianza, Stato, Roma, Editori Riuniti,Tramonto dell'Occidente? Atti del
Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla
Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, e con Gian Mario Cazzaniga e Livio
Sichirollo, Urbino, Quattro venti, Antropologia, prassi, emancipazione.
Problemi del marxismo, e Urbino, Quattro venti, Égalité-inégalité. Atti del
Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla
Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro venti, Prassi.
Come orientarsi nel mondo. Atti del convegno organizzato dall'Istituto Italiano
per gli Studi filosofici e dalla Biblioteca Comunale di Cattolica e con Gian Mario Cazzaniga e Livio Sichirollo,
Urbino, Quattro venti, La comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e
l'ideologia della guerra, Torino, Bollati Boringhieri, Massa folla individuo.
Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e
dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, e con Burgio e Cazzaniga, Urbino, Quattro
venti, Hegel e la libertà dei moderni, Roma, Editori Riuniti, Napoli, La scuola
di Pitagora, . Rivoluzione francese e filosofia classica tedesca, a cura di,
Urbino, Quattro venti Democrazia o bonapartismo. Trionfo e decadenza del
suffragio universale, Torino, Bollati Boringhieri, Marx e il bilancio storico
del Novecento, Gaeta, Bibliotheca, Napoli, La scuola di Pitagora, Gramsci e
l'Italia. Atti del Convegno internazionale di Urbino, Napoli, La città del
sole, La seconda Repubblica. Liberismo, federalismo, postfascismo, Torino,
Bollati BoringhieriAutore, attore, autorità, e con Alberto Burgio, Urbino,
Quattro venti, Il revisionismo storico. Problemi e miti, Roma-Bari, Laterza, Utopia
e stato d'eccezione. Sull'esperienza storica del socialismo reale, Napoli,
Laboratorio politico, Ascesa e declino delle repubbliche, e con Maurizio
Viroli, Urbino, Quattro venti, Lenin e il Novecento. Atti del Convegno
internazionale di Urbino, e con Ruggero Giacomini, Napoli, La città del sole, Metafisica.
Il mondo Nascosto, con Roma-Bari, Laterza, Gramsci dal liberalismo al
«Comunismo critico», Roma, Gamberetti, Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una
storia politico-sociale della fortuna di Hegel in Italia, Napoli, La città del
sole, Hegel e la Germania. Filosofia e questione nazionale tra rivoluzione e
reazione, Milano, Guerini, Nietzsche. Per una biografia politica, Roma, Manifesto
libri, Il peccato originale del Novecento, Roma-Bari, Laterza, Dal Medio
Oriente ai Balcani. L'alba di sangue del secolo americano, Napoli, La città del
sole, Fondamentalismi. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per
gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica e con
Alberto Burgio, Urbino, Quattro venti, URSS: bilancio di un'esperienza. Atti
del Convegno italo-russo. Urbino, e con Ruggero Giacomini, Urbino, Quattro
venti, L'ebreo, il nero e l'indio nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro
venti, Fuga dalla storia? Il movimento comunista tra autocritica e autofobia,
Napoli, La città del sole, poi Fuga dalla storia? La rivoluzione russa e la
rivoluzione cinese oggi, La sinistra, la Cina e l'imperialismo, Napoli, La
città del sole, Universalismo e etnocentrismo nella storia dell'Occidente,
Urbino, Quattro venti, La comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e
l'«ideologia della guerra», Torino, Bollati Boringhieri, Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia
intellettuale e bilancio critico, Torino, Bollati Boringhieri, Cinquant'anni di
storia della repubblica popolare cinese. Un incontro di culture tra Oriente e
Occidente. Atti del Convegno di Urbino, Napoli, La città del sole, Dalla teoria
della dittatura del proletariato al gulag?, iMarx e Engels, Manifesto del
partito comunista, traduzione e introduzione di Domenico Losurdo, Editori
Laterza, Bari, Controstoria del liberalismo, Roma-Bari, Laterza, La tradizione
filosofica napoletana e l'Istituto italiano per gli studi filosofici, Napoli, nella
sede dell'Istituto, Autocensura e compromesso nel pensiero politico di Kant,
Napoli, Bibliopolis, Legittimità e critica del moderno. Sul marxismo di Antonio
Gramsci, Napoli, La città del sole, Il linguaggio dell'Impero. Lessico
dell'ideologia americana, Roma-Bari, Laterza,Stalin. Storia e critica di una
leggenda nera, Roma, Carocci, Paradigmi e fatti normativi. Tra etica, diritto e
politica, con altri, Perugia, Morlacchi, La non-violenza. Una storia fuori dal
mito, Roma-Bari, Laterza, La lotta di classe. Una storia politica e filosofica,
Roma-Bari, Laterza, La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo,
guerra, Carocci, . Un mondo senza guerre. L'idea di pace dalle promesse del
passato alle tragedie del presente, Carocci . Il marxismo occidentale. Come
nacque, come morì, come può rinascere, Laterza . Note
PCI Ancona: cordoglio per la scomparsa del Compagno Losurdo , su il partito
comuista italiano, Angelo d'Orsi, Scienza e militanza. Un ricordo, MicroMega, Cordoglio
per la scomparsa di Domenico Losurdo , su Il Metauro, Verso, Il linguaggio
dell'Impero. Lessico dell'ideologia americana, Roma-Bari, Laterza. Il filosofo
marxista controcorrente. Un marxista eterodosso. Autocensura e compromesso in Kant,
Napoli, Bibliopolis, Hegel e la libertà dei moderni, Roma, Editori Riuniti, Napoli,
La scuola di Pitagora, Losurdo, Lukacs nel centenario della nascita, e con
Pasquale Salvucci e Livio Sichirollo, Urbino, Quattro venti, Domenico Losurdo,
Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna
di Hegel in Italia, Napoli, La città del sole, Nietzsche. Il ribelle
aristocratico. Domenico Losurdo, La
comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e l'«ideologia della guerra».Controstoria
del liberalismo, Laterza, Losurdo, Revisionismo storico. Domenico Losurdo, Peccato originale del
Novecento. Domenico Losurdo, La
non-violenza. Una storia fuori dal mito.
La non-violenza. Una storia fuori dal mito , su L'Ernesto, Associazione
Marx, Losurdo, Dalla teoria della dittatura del proletariato al gulag?, in Marx, FEngels, Manifesto del partito
comunista, traduzione e introduzione di Losurdo, Editori Laterza, Bari David
Broder. Domenico Losurdo, Jacobin. 2Stalin. Storia e critica di una leggenda
nera. a b Domenico Losurdo, URSS:
bilancio di un'esperienza. Atti del Convegno italo-russo. Urbino, con Ruggero
Giacomini, Urbino, Quattro venti, Popper falso profeta158, in: , Contro Popper,
Armando Editore, B. Lai e L. Albanese.
Domenico Losurdo, Fuga dalla storia? Il movimento comunista tra autocritica
e autofobia. Maurizio Brignoli, Losurdo,
Domenico, Il linguaggio dell'impero. Lessico dell'ideologia, Lettere su
Stalin Niccolò Pianciola, Stalin. Storia
e critica di una leggenda nera, con un saggio di Luciano Canfora , su sissco.Valerio
Evangelisti, Domenico Losurdo: Stalin. Storia e critica di una leggenda nera
. Andrea Romano, Losurdo, Canfora e lo
stalinismo che non fa male [collegamento interrotto], su
andrearomano.ilcannocchiale. In Memoriam, La Città del Sole, Stalin nella
storia del Novecento, Ruggero Giacomini, Teti Editore, "Una teoria
generale del conflitto sociale" , 25 giugno . Intervento al 6º Congresso Nazionale del PdCI
. Blogger. Il Consiglio Direttivo
dell'associazione Marx Il «Nobel per la
pace» a un campione del colonialismo e della guerra, il cavallo oscuro della
letteratura»), Open Magazine, Open Magazine, Hannah Arendt Controstoria del
liberalismo Antonio Gramsci Genocidio indiano Grandi purghe Martin Heidegger
Karl Marx Friedrich Nietzsche Olocausto Josif Stalin Università degli Studi di
Urbino "Carlo Bo" Altri progetti Citazionio su Domenico
Losurdo Blog di Domenico Losurdo , su
domenicolosurdo.blogspot.com. Intervista a Domenico Losurdo sul RAI Filosofia , su filosofia.rai. Intervist RTV
Svizzera , su youtube.com. Domenico Losurdo. Losurdo. Keywords: il ribelle
aristocratico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice,
Losurdo, e Nietzsche, ribelle aristocratico," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51686031459/in/photolist-2mQtVUe-2mKbok1-2mKkkDV-2mKkwnU-2mKbFF3-2mKjqrr-2mKjfuc-2mKfHUx-2mKh7Nd-2mKjW3b/
Grice e Lottieri – bene commune – diritto individuale
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia).
Filosofo. Grice: “I like Lottieri;
he has quoted Hobbes and Hume and Gauthier from a game-theoretical approach to
co-operation, conversational and other – all very Griceian, if I may mayself so
say it!” Allievo di Caracciolo, studia a Genova, Ginevra e Parigi, su la
filosofia di Mosca. Insegna a Siena e Verona. Da vita all'Istituto Bruno Leoni,
un istituto che si ispira alla tradizione intellettuale di Einaudi e Ricossa, e
di cui egli è direttore del dipartimento Teoria Politica. Cura Leoni. La
filosofia di Lottieri si sviluppa all'interno del liberalismo classico e,
grazie allo studio degli autori elitisti, si delinea quale critica del sistema
di dominio iscritto nei regimi democratici rappresentativi. Mostra l'adesione a
tale prospettiva, che rapidamente evolve grazie al contatto con il
libertarianismo. Il libertarianismo di Lottieri metta in discussione "la
psicologia regolamentativa e anti-innovativa del burocrate", avverso a
ogni forma di rischio e cambiamento. Il saggio sul libertarismo evidenzia
l'adesione ai temi classici del pensiero liberale lockiano e giusnaturalista
(difesa della proprietà, del mercato, dell'auto-nomia negoziale), ma anche il
maturare di questioni che sono invece tutte interne al realismo politico:
specie nel confronto con Schmitt, Brunner e Miglio. Mentre il testo sul
rapporto tra economia di mercato e ordine sociale/comunitario (Denaro e
comunità) è una critica della sociologia, a cui è rimproverato di avere
frainteso la natura inter-personale della moneta e delle relazioni di mercato,
il saggio su Leone muove dal pensatore torinese per delineare una filosofia
libertaria anche oltre la lettera stessa dell'autore di Freedom and the Law. In
particolare, in questa fase della riflessione Leoni viene individuato come uno
studioso in grado di dare una maggiore consapevolezza filosofico-giuridica alla
teoria libertaria, fino ad ora elaborata per lo più da economisti e teorici politici.
“Denaro e comunità: relazioni di mercato e ordinamenti giuridici nella società
liberale,” Napoli, Guida Editori, “Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e
controversie sulla filosofia, sul diritto e sul mercato, Macerata, Liberilibri,
“Le ragioni del diritto: libertà individuale e ordine giuridico nel pensiero di
Leoni,”Treviglio Soveria Mannelli, Facco Rubbettino Editore, “Come il
federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno, Soveria Mannelli, Rubbettino, “Credere
nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da Filippo il Bello a
WikiLeaks, Soveria Mannelli, Rubbettino, “ Liberali e non: (cf. Griceiani e
non.) percorsi di storia del pensiero politico, Brescia, La Scuola, Guglielmo Ferrero in Svizzera. Legittimità,
libertà e potere, Roma, Studium, Un'idea
elvetica di libertà. Nella crisi della modernità europea, Brescia, La
Scuola, “Beni comuni, diritti individuali
e ordine evolutivo,”Torino, IBL. Nella filosofia di Lottieri sull'unificazione
europea, in particolare, è cruciale l'opposizione tra l'armonizzazione
spontanea emergente dal basso e l'unificazione coercitiva. Lottieri identifica
quattro superstizioni o quattro credenze erronee che sotto alla base dei tentativi
di creare un nuovo stato chiamato ‘Europa'. Primo, l'idea che la libertà
individuale e il poli-centrismo giuridico causino tensioni e, in definitiva,
conflitti; Secondo, che il mercato derivi dall'ordine giuridico creato dallo
Stato; Terzo, che l'esistenza di una distinta identità europea esiga la
costruzione di un singolo Stato continentale; e quarto, che un'Europa unificata
sarebbe più armoniosa e meglio in grado di sostenere lo sviluppo delle sue
componenti più povere. Individuato come uno degli esponenti di un liberalismo
particolarmente radicale e volto a proporre una sorta di fuga dallo Stato:
Dario Fertlio, "Libertari 2001: la grande fuga dallo Stato, Corriere della
Sera. Una disamina molto critica al limite dell'insulto personale di tale
liberalismo libertarian si ha nella recensione che Vitale dedica al volume su
Rothbard scritto a quattro mani da Lottieri assieme a Enrico Diciotti (basato
su un confronto assai franco tra prospettive molto diverse): una recensione
che, rivolgendosi al solo Diciotti, si chiudeva con l'invito per il futuro “ad
occuparsi di un autore più interessante con un autore più interessante”
(Ermanno Vitale, “Rothbard, un Trasimaco piccolo piccolo. E una modestissima
proposta”, Teoria politica). Piero Vernaglione, Il libertarismo. La teoria, gli
autori, le politiche, Soveria Mannelli, Rubbettino. Un riferimento garbatamente
polemico alle posizioni giusnaturaliste di Lottieri si trova in Dario Antiseri
(Laicità. Le sue radici, le sue ragioni, Rubbettino). La stessa
contrapposizione è al fondo di una discussione tra i due riguardante proprio i
contenuti di quel volume://blog.centrodietica/?p=2005. Questo libro di Lottieri rappresenta
"una presentazione completa e approfondita del pensiero libertario nelle
sue diverse varianti, mentre si evidenzia anche un approccio libertario ai
problemi ecologici. Ce sono riserve nei riguardi delle tesi libertarie e
dell'ispirazione "anarchica" della teoria del diritto di Lottieri. Nella
sua monografia su Leoni (L'ordine giuridico dei privati, Soveria Mannelli,
Rubbettino) pure Grondona sviluppa alcune critiche nei riguardi
dell'interpretazione dello studioso torinese offerta da Lottieri, mentre in
maggiore sintonia con le sue posizioni si trova Andrea Favaro (Bruno Leoni.
Dell'irrazionalità della legge per la spontaneità dell'ordinamento, Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane). Lottieri mostra che, contrariamente a
un'opinione diffusa, le distanze fra la concezione del diritto di Leoni e
quella di Hayek sono notevoli. In ogni caso non fu Hayek a influenzare Leoni ma
il secondo a influenzare, almeno in parte, il primo. Per un'equilibrata analisi del volume si
veda: Mauro Grondona, "Recensione a Carlo Lottieri, Le ragioni del diritto",
Nuova Giurisprudenza Ligure. Carlo Lottieri. Lottieri. Keywords: bene commune,
diritto individuale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lottieri” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753125078/in/dateposted-public/
Grice e Luca – l’arte d’amare – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Marostica). Filosofo. Grice: “Luca expands on Alcibiades – I have
touched the topic of Alcibiade when discussing eudaemonia, as literally having
to do with the eudaemon – and the expression occurs in connection with
Socrate/Alcibiade -- Grice: “One good thing about Luca is that if my philosophy
revolves around ‘reason,’ his does it around ‘eros’!” -- Frequenta il Liceo
Ginnasio G.B. Brocchi di Bassano del Grappa. Si laurea a Firenze, con la tesi,
“Platone e il problema del linguaggio” con relatore Adorno. È stato incentrato inizialmente sulla
tematica dell’’amore’ nella tradizione greco-romana del Convitto e Fedro. Mmantenuto
però una costante apertura al ‘mythos’ di Omero, nella convinzione che per
quanto differenti possano essere i costumi o gli statuti sociali, rimane un
elemento per così dire “originario”, intrinsecamente umano, nell’approccio con
il desiderio, l’amore, l’amicizia, la sessualità. In Labirinti dell’Eros, pur
sviluppandosi la tematica all'interno di un arco di tempo definito, l’intento
non è quello di affrontare l’argomento nella sua unita longitudinale ma di
esprimere, senza costrizioni di un “per-corso pre-figurato” una distinzione
logico concettuale, attraverso la quale conseguire, almeno, un punto fermo
nell'amatoria. Riguarda anche lo sviluppo della tradizione
pitagorico-platonica, sia nelle sue caratteristiche peculiari ed in rapporto
alla metafisica, sia nell'accezione più ampia rispetto all'esigenza di dare
conto "dei fenomeni" o sensibilia. Si orientata alla tarda produzione
platonica e al pitagorismo di seconda generazione, che vengono analizzati anche
attraverso la cosmologia. Opere: Platone, Simposio, La Nuova Italia, Firenze, Platone,
Fedro, La Nuova Italia, Firenze, Eros & Epos: il lessico d'amore nei poemi
omerici, L’amatoria, L.S. Gruppo editoriale, Quarto Inferiore (BO) Platone e la
sapienza antica. Matematica, filosofia e armonia, Marsilio Editori, Venezia, Labirinti
dell’Eros. Da Omero a Platone, con un saggio, Marsilio Editori, Venezia.
Roberto Luca. Luigi Speranza, “Grice e Luca: amatoria conversazionale: la
massima dell’amore proprio conversazionale e la massima dell’amore all’altro. Luca.
Keywords: l’arte d’amare, Ovidio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luca” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753506969/in/dateposted-public/
Grice e Lucrezio – alma figlia di
Giove – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pompei). Filosofo. Grice:
“By far the most important concept in Lucrezio’s philosoophy is that of
clinamen that Strawson translates as the ‘swerve.’ It was saved from extinction
by an Italian – as the novel tells you!” Grice: “While Strawson reads it in
Latin, I prefer the version in the vulgar!” – Grice: “And by the vulgar I mean
Marchetti!” Grice: “It’s amazing how well Marchetti interprets Lucezio – there
is a little treatise on Epicureanism in the Lucrezio by Marchetti which is
interesting. A real continuity in Italian philosophy!” -- possibly the most
important Italian philosopher. Seguace dell'epicureismo. Della sua vita ci
è ignoto quasi tutto: egli non compare mai sulla scena politica romana, né
sembra esistere negli scritti dei contemporanei, in cui non viene mai citato,
eccezion fatta per la lettera di Cicerone ad Quintum fratrem II 9, contenuta
nella sezione Ad familiares, in cui il celebre oratore accenna all'edizione,
forse postuma, del poema di Lucrezio, che egli starebbe curando. Ma in
scrittori romani successivi egli viene spesso citato: ne parlano Seneca,
Frontone, Marco Aurelio, Quintiliano, Ovidio, Vitruvio, Plinio il Vecchio,
senza tuttavia fornire nuove informazioni sulla vita. Questo però dimostra che
non si tratta di un personaggio inventato. Un'altra fonte che lo cita è
San Girolamo nel suo Chronicon o Temporum liber, di cinque secoli dopo, in cui,
ispirandosi ad alcuni dubbi passi di Svetonio, ci dice che sarebbe nato morto suicida. Tale dato non concorda
tuttavia con quanto affermato da Elio Donato, maestro di Girolamo stesso,
secondo il quale Lucrezio sarebbe morto quando indossò la toga virile,
nell'anno in cui erano consoli per la seconda volta Crasso e Pompeo. Questo
dato ha fatto propendere a credere che Lucrezio mori nel 55 a.C., all'età di quarantatré anni.
Queste vengono comunemente considerate le uniche notizie biografiche tramandate
direttamente dall'antichità. Ignoto risulta anche il luogo di nascita,
che tuttavia taluni hanno creduto essere Ercolano, per la presenza di un
Giardino Epicureo in quest'ultima città, in particolare, dall'analisi di
numerose epigrafi risalenti all'epoca dell'autore latino, risulta evidente
un'ingente presenza del cognome Carus nell'antico territorio campano, secondo
la critica recente la suddetta indagine prova fermamente (nei limiti del
probabile) le origini campane di Lucrezio. Neppure la sua militanza politica
sembra essere ricostruibile: il desiderio di pace accennato prima non sembra
affatto ricordare il drammatico rancore dell'aristocratico, per altro solitamente
stoico, che vede sgretolarsi la Repubblica e la libertà, ma il desiderio
dell'"amico" epicureo, che vede nella pace e nel benessere di tutti
la possibilità di fare accoliti e viver serenamente. È tuttavia rilevante il
fatto che la sua opera De rerum natura sia dedicata a Memmio, fine letterato e
appassionato di cultura greca, ma anche e soprattutto membro di spicco degli
optimates. Tale era, del resto, il suo desiderio di pace da auspicare
alla fine del proemio della sua opera una "placida pace" per i
Romani. Questo anelito così forte alla pace è peraltro riscontrabile non solo
in Lucrezio, ma anche in Catullo, Sallustio, Cicerone, Catone l'Uticense e
perfino in Cesare: esso rappresenta il desiderio di un'intera società dilaniata
da un secolo di guerre civili e lotte intestine. La scarsità delle fonti
sulla sua vita ha portato molti a interrogarsi persino sulla stessa esistenza
del filosofo, a volte considerato solo uno pseudonimo sotto il quale si celava
un anonimo filosofo per alcuni un amico epicureo di Cicerone, Tito Pomponio
Attico, che si suicidò, o persino lo stesso Cicerone. Secondo lo storico
Luciano Canfora, è possibile ricostruire una scarna biografia di Lucrezio:
nacque ad Ercolano, dove aveva una villa la famiglia nobiliare di un possibile
parente, Marco Lucrezio Frontone) appartenente quasi sicuramente all'antica
famiglia nobile dei Lucretii (qualcuno ne fa invece un liberto della stessa
famiglia). Studiò l'epicureismo proprio ad Ercolano, dove si trovava un centro
della "filosofia del giardino", diretta da Filodemo di Gadara, allora ospite nella villa
di Lucio Calpurnio Pisone, il ricco suocero di Cesare (la cosiddetta "villa
dei papiri"). Avrebbe sofferto di sbalzi d'umore, chiamati oggi
disturbo bipolare, ma non sarebbe stato pazzo, ma di questo umore alterno
risentì il suo lavoro. In disaccordo con le guerre civili, avrebbe lasciato
Roma e non sarebbe morto suicida ma avrebbe viaggiato ad Atene, nei luoghi del
maestro Epicuro, e oltre, essendo forse il suo nome conosciuto da Diogene di
Enoanda, quindi quasi in Asia minore, nelle cui famose incisioni sotto il
portico della sua casa si ricorda un certo "Caro" (nome poco
diffuso), romano, e sapiente epicureo. Non si sa se il poema fosse
diffuso nell'oriente, quindi è possibile che Lucrezio si fosse davvero recato
in Grecia. Lucrezio, spinto da una delusione d'amore, si sarebbe allontanato
lasciando incompiuto il suo poema, affidato forse a Cicerone stesso (che
difatti non parla effettivamente di suicidio ma afferma: «Lucretii poemata, ut
scribis, ita sunt: multis luminibus ingenii, multae tamen artis» ("le
poesie di Lucrezio, come tu mi scrivi, sono dotate di molti lumi di talento, e
tuttavia di molta arte"), ma, forse, senza impazzire e morire (che fosse
suicidandosi o perché assassinato), esagerazione della fonte di Girolamo o di
qualche altro avversario di Lucrezio, e sarebbe stato forse volutamente confuso
dallo stesso Girolamo con Lucullo, onde screditare l'epicureismo. Il
destinatario dell'opera, Gaio Memmio, caduto in disgrazia ed espulso dal Senato
per condotta immorale, andò ad Atene, causando una nuova delusione a Lucrezio,
che, tornato a Roma, sarebbe morto. La
notizia di un "filtro d'amore" velenoso somministratogli da una donna
di facili costumi, amante gelosa di Lucrezio, viene riportata anche da Svetonio
nei confronti di Caligola e della moglie Milonia Cesonia; in questo caso è
apparsa una semplice diceria, e, data l'ispirazione svetoniana (dal perduto De
poetis) del passo di Girolamo su Lucrezio, anche lì sembra essere una
spiegazione semplicistica, dovuta alla poca conoscenza dei disturbi psichici
che si aveva all'epoca (anche per Caligola si parlò, difatti, come per
Lucrezio, di epilessia e malattie fisiche misteriose che l'avrebbero fatto
impazzire improvvisamente, come, nel caso di studiosi moderni, l'avvelenamento
da piombo, oltre che dei detti "filtri"). Se Lucrezio soffrì di
un disagio psichico, che lo avrebbe spinto a cercare sollievo nella filosofia,
non fu a causa di un veleno, e se il suicidio ci fu (il che potrebbe spiegare
l'abbandono improvviso del poema), la causa potrebbe essere stata di natura
politica — come sarà più tardi il caso di Catone Uticense —, ovverosia la
rovina del suo protettore Memmio e della sua cerchia culturale. Virgilio, che
lo rispettava anche se era passato dall'epicureismo, abbracciato in gioventù,
alle teorie pitagoriche, parla di lui nelle Georgiche e nelle Bucoliche,
definendolo "felix" (ossia "prediletto dalla dea Fortuna") e
non "folle". Secondo Guido Della Valle, la V ecloga, che parla della
morte di un personaggio chiamato Dafni (a volte identificato con Cesare, a
volte con Flacco, il fratello di Virgilio), potrebbe riferirsi invece alla
morte dello stesso Lucrezio, definita "immatura e innaturale", cioè
avvenuta per cause traumatiche. Il movente politico e morale del gesto potrebbe
essere la causa del silenzio attorno ad esso e del fiorire di aneddoti per
giustificarlo, dato che non si poteva cancellare la grandezza filosofica di
Lucrezio, con una sorta di damnatio memoriae di solito riservata ai nemici
politici. Essi erano spesso vittime delle liste di proscrizione dei
vincitori, come quella di Marco Antonio che colpirà Cicerone, e molti si
toglievano la vita, in quanto morte onorevole per i costumi romani; Virgilio e
Orazio, estimatori di Lucrezio, facevano parte della corte di Augusto, e
dovevano quindi allinearsi alla linea culturale dettata dall'imperatore,
assertore dell'antica moralità e diffusore della leggenda di Cesare (per cui
venivano cancellate le espressioni scomode di dissenso), e dal suo amico
Mecenate, in cui l'epicureismo, se non sfumato come in Orazio appuntocosì come
ogni opera che non fosse celebrativa del princeps e della grandezza di Roma non
trovava spazio, per cui Lucrezio verrà ricordato solo come grande poeta,
tralasciandone l'aspetto filosofico. Secondo Della Valle, quindi,
Lucrezio si sarebbe tolto la vita come gesto di protesta contro la classe
politica in ascesa, o perché condannato a morte da essa. Lucrezio, per il
periodo in cui è vissuto, personaggio scomodo: gli ideali epicurei di cui era
profondamente intriso corrodevano le basi del potere di una Roma alla vigilia
della congiura di Catilina. In un'epoca di tensioni repubblicane, infatti,
isolarsi dalla realtà politica nell'hortus epicureo significa sottrarsi ai
negotia politici e uscire di conseguenza anche dalla sfera d'influenza del
potere. Le più forti correnti stoiche, ostili all'epicureismo, avevano permeato
la classe dirigente romana in quanto più conformi alla tradizione guerriera
dell'Urbe. L'epicureismo era invece presente anche attraverso il citato
Filodemo e altri in Campania, dove Virgilio avrebbe approfondito la sua
conoscenza dell'epicureismo. Orazio non lo nomina, ma è evidente che lo
conosce, e ideologicamente gli è più vicino di altri. La natura poetica del De
rerum natura fa sì che Lucrezio col suo pessimismo esistenziale avanzi profezie
apocalittiche, visioni quasi allucinate, critiche e ambigue espressioni (Grice),
che accompagnano il poema. Alcuni teologi come San Girolamo ed altri, hanno
dato di lui l'immagine di un ateo psicotico in preda alle forze del male.
Appoggiandosi alla psicoanalisi qualcuno ha sostenuto che in certi bruschi
cambiamenti di immagine e di pensiero ci fossero i sintomi di una pazzia
delirante o di problemi di ordine psichico. In realtà l'ipotizzata pazzia di
Lucrezio appare oggi più plausibilmente un tentativo di mistificazione per
screditare il poeta, così come la presunta morte per suicidio sarebbe stato
l'esito di un modo di pensare perverso, che travia chi lo segue. L'ipotesi
dell'epilessia poi, viene avanzata sulla base dell'arcaica credenza che il poeta
fosse sempre un invasato; elemento quest'ultimo da collegare alla credenza che
gli epilettici fossero sacri ad Apollo e da lui ispirati nelle loro creazioni. Comunque
altri scrittori cristiani come Arnobio e Lattanzio affermarono che egli non
fosse pazzo e che non si fosse ucciso. L'ipotesi della follia e del suicidio
attestata dal Chronicon di Girolamo si fondava su illazioni di Svetonio,
peraltro di difficile verifica. Potrebbe anche esserci stata una confusione
dovuta all'abbreviazione “Luc.,” impiegata indifferentemente nei codici latini
per indicare i nomi di Lucillius, Lucullus e Lucretius. Plutarco scrisse
infatti di un certo Licinio Lucullo, politico, generale e cultore dei piaceri,
che morì dopo essere impazzito a causa di un filtro d'amore. L'errore di
interpretazione dell'abbreviazione “Luc.” potrebbe così aver permesso lo scambio
dei due personaggi. A causa dell'impossibilità di ricostruire i momenti
salienti della sua vita, dunque, il progetto filosofico che egli volle
esprimere è ricostruibile interamente solo dalla sua opera, considerata tra le
più vigorose d'ogni età. Bisogna ora individuare le motivazioni che spinsero
Lucrezio a scrivere il De rerum natura, che fondamentalmente sono due. La prima
è una ragione etico-filosofica, in quanto Lucrezio, affascinato dalla filosofia
epicurea, desiderava invitare il lettore alla pratica di tale filosofia,
incitandolo a liberarsi dall'angoscia della morte e degli dèi. La seconda
motivazione invece è di carattere storico. Lucrezio era conscio che la
situazione politica a Roma peggiorasse di giorno in giorno: Roma era quadro
ormai di continui scontri bellici e conseguenti dissidi; giustappunto egli, con
un evidente positivismo, voleva incoraggiare il cittadino-lettore romano a non
perdere la fiducia verso un successivo miglioramento della situazione. Lucrezio
si proponeva di rivoluzionare il cammino di Roma, riportandolo all'epicureismo
che era stato declinato in favore dello stoicismo. La prima cosa da distruggere
era la convinzione provvidenzialistica stoica e più propriamente romana. Non
c'era un dovere romano di civilizzare "l'orbe terrifero e de le
acque", come farà dire Virgilio alla Sibilla Cumana in un colloquio con
Enea. Non c'è una ragione seminale universale responsabile della vita nel
cosmo, destinata a deflagrare per poi ricominciare un nuovo, identico, ciclo
esistenziale, come voleva la fisica stoica, ma un mondo che non è unico
nell'universo, peraltro infinito, essendo uno dei tanti possibili. Non c'è
quindi nessun fine provvidenziale di Roma, essa è una Grande fra le Grandi, ed
un giorno perirà nel suo tempo. La religione, considerata come Instrumentum
regni, deve essere non distrutta, ma integrata nel contesto del viver civile
come utile ma falsa. Egli afferma fin dal libro I del De rerum natura. Tanto
male poté suggerire la religione. Ma anche tu forse un giorno, vinto dai
terribili detti dei vati, forse cercherai di staccarti da noi. Davvero,
infatti, quante favole sanno inventare, tali da poter sconvolgere le norme
della vita e turbare ogni tuo benessere con vani timori! Giustamente, poiché se
gli uomini vedessero la sicura fine dei loro travagli, in qualche modo
potrebbero contrastare le superstizioni e insieme le minacce dei vati... Queste
tenebre, dunque, e questo terrore dell'animo occorre che non i raggi del sole
né i dardi lucenti del giorno disperdano, bensì la realtà naturale e la
scienza... E perciò, quando avremo veduto che nulla può nascere dal nulla,
allora già più agevolmente di qui potremo scoprire l'oggetto delle nostre ricerche,
da cosa abbia vita ogni essenza, e in qual modo ciascuna si compia senza opera
alcuna di dèi. Lucrezio colpiva direttamente la credenza negli dèi latini
sostenendo che non c'è preghiera che schiuda le fauci di una tempesta, giacché
essa è regolata da leggi fisiche e gli dèi, seppur esistenti e anche loro
composti da atomi così sottili che ne assicurano l'immortalità, non si curano
del mondo né lo reggono; ma la religione deve essere inglobata nella scoperta e
nello studio della natura, che rasserena l'animo e fa comprendere la vera
natura delle cose: infatti l'unico principio divino che regge il mondo è la
Divina Voluptas, Venere: il piacere, la vita stessa intesa come animazione
regge l'universo, ed è l'unica cosa in grado di fermare lo sfacelo che sta
portando Roma alla fine: Marte, ovvero la Guerra.[31] Proprio per questo, egli
elogia Atene, creatrice di quegli intelletti più grandi che hanno illuminato la
natura e quindi l'uomo stesso, ed in ultima istanza Epicuro, sole invitto della
conoscenza rasserenatrice. Non solo, egli stesso si sente quasi un poeta
rasserenatore delle tempeste umane e proprio per questo si sente profondamente
affine ai poeti delle origini, il cui luogo principe è in Empedocle (secondo
infatti per elogi solo a Epicuro) ma con una sola grande differenza: egli non è
portatore di una verità divina fra le umane genti, ma di una verità affatto
umana, universale e per tutti, che attecchirà ben presto per la salvezza di
Roma.[31] Epicuro è comunque, per Lucrezio, il più grande uomo mai esistito,
come risulta dai tre inni a lui dedicati (chiamati anche "trionfi" o
"elogi"): «E dunque trionfò la vivida forza del suo animo. E si
spinse lontano, oltre le mura fiammeggianti del mondo. E percorse con il cuore
e la mente l'immenso universo, da cui riporta a noi vittorioso quel che può
nascere, quel che non può, e infine per quale ragione ogni cosa ha un potere
definito e un termine profondamente connaturato. Perciò a sua volta abbattuta
sotto i piedi la religione è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al
cielo. Il De rerum natura e un poema didascalico in esametri, di genere
scientifico-filosofico, suddiviso in sei libri (raccolti in diadi),
comprendente un totale di 7415 versi, che illustrano fenomeni di dimensioni
progressivamente più ampie: dagli atomi si passa al mondo umano per arrivare ai
fenomeni cosmici. Riproduce il modello prosastico e filosofico epicureo e la
struttura del poema Περὶ φύσεως di Empedocle (anche un'opera di Epicuro aveva
il medesimo titolo). Secondo i filologi vi sono corrispondenze e simmetrie
interne che corrisponderebbero ad un gusto alessandrino. L'opera infatti è
suddivisa in tre diadi, che hanno tutte un inizio solare ed una fine tragica.
Ogni diade contiene un inno ad Epicuro, mentre il secondo e il terzo libro (in
quest'ultimo è presente anche un'esposizione della sua estetica) si aprono
entrambi con un inno alla scienza. Essendo un poema didascalico, ha come
modello Esiodo e quindi anche Empedocle, che aveva preso il modello esiodeo
come massimo strumento per l'insegnamento della filosofia. Altri modelli
potrebbero essere i poeti ellenistici Arato e Nicandro di Colofone, che usavano
il poema didascalico come sfoggio di erudizione letteraria. Il destinatario e i
destinatari Il dedicatario dell'opera è la Memmi clara propago (I 42), ovvero
il rampollo della famiglia dei Memmi, che solitamente si identifica con Gaio
Memmio. Più in generale, si può dire che il destinatario che l'autore si
prefigge di conquistare è il giovane aperto ad ogni esperienza, che un giorno
prenderà il posto dei politici e attuerà quella rivoluzione propugnata con
tanto fervore da Lucrezio. Ma, almeno con Memmio, egli fallì: da adulto divenne
un dissoluto, fraintendendo il significato di piacere catastematico epicureo, e
fu allontanato dal Senato probri causa, cioè per immoralità. Riparò quindi in
Grecia, dove scrisse poesie licenziose e dove ce lo menziona anche Cicerone
(nelle Ad Familiares), intenzionato a distruggere la casa e il giardino in cui
proprio Epicuro risiedette, per costruirsi un palazzo, suscitando lo sdegno
degli epicurei che fecero istanza a Cicerone stesso di intervenire per
impedirglielo, senza che però Cicerone ci riuscisse. In un simile progetto
Lucrezio scelse di doversi rifare ad un modello di stile arcaico, che vedeva in
Livio Andronico, ma soprattutto in Ennio e in Pacuvio i modelli emuli, per
motivi fra loro quanto meno vari: l'egestas linguae (povertà della lingua), lo
vede costretto a dover arrangiare le lacune terminologiche e tecnicistiche con
l'arcaismo, ancora che proprio Lucrezio, insieme a Cicerone, sia uno dei
fondatori del lessico astratto e filosofico latino, e a colmare e ancor meglio
comprendere l'oscurità del filosofo con la mielosa luce della poesia. Discendendo
più in profondità nelle anguste gole del poema, si notano anche altri problemi
cui dovette far fronte: primo fra tutti, come tradurre parole di pregnanza
filosofica in latino, che ancora non aveva termini confacenti. Finché poté,
egli evitò la semplice translitterazione (ad es. "Atomus" per Ατομος)
e preferì invece usare altri termini presenti già nella sua lingua magari
dandogli altra accezione oppure (come mostrato anche sopra) creando neologismi.
Ed è proprio grazie all'arcaismo che Lucrezio riesce a rendere possibile tutto
questo: infatti era proprio dello stile arcaico il neologismo
"munificenza" ed anche un certo uso (convulso a detta di antichi e
moderni) delle figure di suono quali allitterazioni, consonanze, assonanze e
omoteleuti. Molto importante è anche il fatto che Lucrezio non si limitò a
trasmettere il messaggio di Epicuro con un arido scritto filosofico, ma lo fece
attraverso un poema che, a differenza del rigoroso linguaggio razionale della
filosofia, parla per squarci imaginifici. Sul piano teorico l'opera di Lucrezio
si caratterizza come una puntualizzazione di quella epicurea con alcune
esplicazioni che nel suo referente greco non erano abbastanza chiare. Il
concetto di parenklisis che Lucrezio tradurrà con clinamen mancava di
definizione chiara. Nella Lettera ad Erodoto Epicuro poneva infatti la
parenklisis ma poi parla piuttosto di una deviazione per urto. Il celebre
passaggio del libro II del De rerum natura dice: «Perciò è sempre più
necessario che i corpi deviino un poco; ma non più del minimo, affinché non ci
sembri di poter immaginare movimenti obliqui che la manifesta realtà smentisce.
Infatti è evidente, a portata della nostra vista, che i corpi gravi in se
stessi non possono spostarsi di sghembo quando precipitano dall’alto, come è
facile constatare. Ma chi può scorgere che essi non compiono affatto alcuna
deviazione dalla linea retta del loro percorso? Lucrezio precisa poi
ulteriormente le modalità del clinamen aggiungendo: «Infine, se ogni moto
è legato sempre ad altri e quello nuovo sorge dal moto precedente in ordine
certo, se i germi primordiali con l’inclinarsi non determinano un qualche
inizio di movimento che infranga le leggi del fato così che da tempo infinito
causa non sussegua a causa, donde ha origine sulla terra per i viventi questo
libero arbitrio, donde proviene, io dico, codesta volontà indipendente dai
fati, in virtù della quale procediamo dove il piacere ci guida, e deviamo il
nostro percorso non in un momento esatto, né in un punto preciso dello spazio,
ma quando lo decide la mente? Infatti senza alcun dubbio a ciascuno un proprio
volere suggerisce l’inizio di questi moti che da esso si irradiano nelle membra]»
Per quanto riguarda la sfera del vivente Lucrezio la collega direttamente agli
atomi nel loro processo creativo, scrivendo: «Così è difficile
rescindere da tutto il corpo le nature dell'animo e dell'anima, senza che tutto
si dissolva. Con particelle elementari così intrecciate tra loro fin
dall’origine, si producono insieme fornite d’una vita di eguale destino: ed è
chiaro che ognuna di per sé, senza l’energia dell’altra, le facoltà del corpo e
dell’anima separate, non potrebbero aver senso: ma con moti reciprocamente
comuni spira dall’una e dall’altra quel senso acceso in noi attraverso gli
organi. Lucrezio riprende in maniera radicale la tesi già di Epicuro. La
religione è la causa dei mali dell'uomo e della sua ignoranza. Egli ritiene che
la religione offuschi la ragione impedendo all'uomo di realizzarsi degnamente
e, soprattutto, di poter accedere alla felicità, da raggiungere attraverso la liberazione
dalla paura della morte. Il poema ha come argomenti principali la lacerante
antinomia fra ratio e religio, l'epicureismo e il progresso. La ratio è vista
da Lucrezio come quella chiarità folgorante della verità «che squarcia le
tenebre dell'oscurità», è il discorso razionale sulla natura del mondo e
dell'uomo, quindi la dottrina epicurea, mentre la religio è ottundimento
gnoseologico e cieca ignoranza, che lo stesso Lucrezio denomina spesso con il
termine "superstitio". Indica l'insieme di credenze e dunque di
comportamenti umani "superstiziosi" nei confronti degli dèi e della
loro potenza. Poiché la religio non si basa sulla ratio essa è falsa e
pericolosa. Afferma che sono evidenti le nefaste conseguenze della religione e
adduce come esempio il caso di Ifigenia, dicendo poi che il mito è una
rappresentazione falsata della realtà, come nell'Evemerismo. La religione è
perciò la causa principale dell'ignoranza e dell'infelicità degli uomini. Lucrezio
riprende i temi principali della dottrina epicurea, che sono: l'aggregazione
atomistica e la "parenklisis" (che egli ribattezza clinamen), la
liberazione dalla paura della morte, la spiegazione dei fenomeni naturali in
termini meramente fisici e biologici. Egli opera un completamento di essa in
senso naturalistico ed esistenzialistico, introducendo un elemento di
pessimismo, assente in Epicuro, probabilmente da attribuirsi a una personalità
malinconica. Da un punto di vista ontologico, secondo Lucrezio, tutte le specie
viventi (animali e vegetali) sono state "partorite" dalla Terra
grazie al calore e all'umidità originari. Ma egli avanza anche un nuovo
criterio evoluzionistico: le specie così prodotte sono infatti mutate nel corso
del tempo, perché quelle malformate si sono estinte, mentre quelle dotate degli
organi necessari alla conservazione della vita sono riuscite a riprodursi. Tale
concezione atea, materialista, antiprovvidenzialista e storica della natura
sarà ereditata e rielaborata da molti pensatori materialisti dell'età moderna,
in particolare gli illuministi Diderot, d'Holbach e La Mettrie, anch'essi atei
dichiarati e a loro volta divulgatori dell'ateismo; Lucrezio sarà inoltre
seguito da Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi. Lucrezio nega ogni sorta di
creazione, di provvidenza e di beatitudine originaria e afferma che l'uomo si è
affrancato dalla condizione di bisogno tramite la produzione di tecniche, che
sono trasposizioni della natura. Però, il progresso non è positivo a priori, ma
solo finché libera l'uomo dall'oppressione. Se è invece fonte di degradazione
morale, lo condanna duramente. Lucrezio introduce nel III libro del De rerum
natura una chiarificazione che nel mondo latino era stata trascurata generando
non poche confusioni, circa il concetto di “animus” in rapporto a quello di
“anima” «Vi sono dunque calore e aria vitale nella sostanza stessa del corpo,
che abbandona i nostri arti morenti. Perciò, trovata quale sia la natura
dell'animo e dell'anima quasi una parte dell'uomo -, rigetta il nome di
armonia, recato ai musicisti già dall'alto Elicona, o che essi hanno forse
tratto d'altrove e trasferito a una cosa che prima non aveva un suo nome. Tu
ascolta le mie parole. Ora affermo che l'anima e l'animo sono tenuti Avvinti
tra loro, e formano tra sé una stessa natura. Ma è il capo, per così dire, è il
pensiero a dominare tutto il corpo: quello che noi denominiamo animo e mente e
che ha stabile sede nella zona centrale del petto. Qui palpitano infatti
l'angoscia e il timore, qui intorno le gioie provocano dolcezza; qui è dunque
la mente, l’animo. La restante parte dell’anima, diffusa per tutto il corpo,
obbedisce e si muove al volere e all’impulso della mente. Questa da sé sola
prende conoscenza, e da sé gioisce, quando nessuna cosa stimola l’anima e il
corpo. Lucrezio riprende il concetto ellenico di anima come "soffio vitale
che vivifica ed anima il corpo, ciò che i greci chiamavano psyché. Questo
soffio pervade tutto il corpo in ogni sua parte e lo abbandona solo “con
l'ultimo respiro". L'"animus" invece è identificabile col
"noùs" ellenico, traducibile in latino con mens. Dunque animus e mens
paiono essere o la stessa cosa o due elementi coniugati dell'unità mentale.
L'indicazione della “zona centrale del petto” come sede fa pensare al concetto
di “cuore”, ricorrente ancora oggi nel linguaggio comune per indicare la
sensibilità umana, centro dell'emozione e del sentimento. Parrebbe allora che
l'animus sia insieme e conoscenza e emozione, mentre l'anima è soffio vitale. L'angoscia
esistenziale Il De rerum natura è ricchissimo di elementi tipici dell'esistenzialismo
moderno, riscontrabile specialmente in Giacomo Leopardi, che dell'opera di
Lucrezio era un profondo conoscitore, anche se in realtà non è noto il lasso di
tempo in cui Leopardi lesse Lucrezio. Questi elementi di angoscia hanno indotto
alcuni studiosi a sottolineare il pessimismo di fondo che si opporrebbe alla
volontà di rinnovare il mondo a partire dalla filosofia epicurea; in altre
parole, in Lucrezio ci sarebbero due spinte contrapposte; l'una dominata dalla
razionalità e fiduciosa nel riscatto dell'uomo, l'altra ossessionata dalla
fragilità intrinseca degli esseri viventi e dal loro destino di dolore e morte.
Altri studiosi, però ritengono che l'insistenza di Lucrezio sugli aspetti
dolorosi della condizione umana non sia altro che una strategia di propaganda,
per fare emergere più fortemente la funzione salvifica della ratio epicurea. S'intende,
ciechi alla dottrina di Epicuro. Sul
luogo di nascita: anche se c'è chi afferma fosse nato a Roma, si ritiene quasi
all'unanimità che fosse originario della Campania: di Napoli, di Ercolano, o,
secondo recenti studi epigrafici, di Pompei, dove il nomen e il cognomen Tito e
Lucrezio sono attestati, e la gens Lucretia aveva delle ville cfr: Biografia di
Lucrezio; o perlomeno vi avesse abitato a lungo cfr. Enrico Borla, Ennio
Foppiani, Bricolage per un naufragio. Alla deriva nella notte del mondo, cfr.
anche la Lucrezio Caro, Tito su Enciclopedia Treccani Sulla data di nascita: molti optano per il 98
a.C. o secondo altri 96 a.C. Secondo
alcune fonti: Lucretius testimonia vitae Luciano Canfora, Vita di Lucrezio,
Sellerio, o secondo altri 53 a.C., cfr.
Paolo Di Sacco, M. Serio, "Odi et amoStoria e testi della letteratura
latina" 1 "L'età arcaica e la
repubblica", Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Sezione 2, Modulo. Testimonianze
su Lucrezio Canfora. Lucrezio, De rerum
natura, Lucrezio, De rerum natura, Enrico Fichera, I "templa serena"
e il pessimismo di Lucrezio: echi lucreziani nella letteratura, Roma, Bonanno
edizioni, G. Lippold, Testo per Arndt-Bruckmann, Griech. u. röm. Porträts,
Monaco. Enciclopedia dell'arte antica
Cfr. Gerlo, Benedetto Coccia, Il mondo classico nell'immaginario
contemporaneo Nel romanzo epistolare di
Tiziano Colombi, Il segreto di Cicerone, Palermo, Sellerio, Nomi romani:
glossario Canfora, Cicerone, Ep. ad
Quintum fratrem, II 9. SLucrezio Canfora, Classici: Lucrezio e il De rerum
natura Aldo Oliviero, Il suicidio di Lucrezio, su lafrontieraalta.com. Ettore
Stampini, Il suicidio di Lucrezio, Messina, Tipografia D'Amico, La risposta di
Virgilio a Lucrezio Guido Della Valle
(Napoli), pedagogista e docente universitario, autore di Tito Lucrezio Caro e
l'epicureismo campano, Napoli, Accademia Pontaniana, Lucrezio in Enciclopedia
Italiana Lucrezio: informazioni
biografiche ibidem La natura delle cose, Milano, Rizzoli, Eneide,
libro VI. La natura delle cose, cit.
supra81. Lucrezio, La natura delle cose,
La natura delle cose. Il De rerum natura
di Lucrezio Introduzione a Lucrezio accesso= Memmio su Enciclopedia
Italiana Lo stile di Lucrezio C.
Craca, Le possibilità della poesia. Lucrezio e la madre frigia in «De rerum
natura» IBari, Edipuglia, Epicuro, Opere, E. Bignone, Laterza Lucrezio, La
natura delle cose, Biagio Conte, Milano, Rizzoli, La natura delle cose, cit. supra271. De rerum natura, Diego Fusaro , Tito Lucrezio
Caro, su filosofico.net. e rerum natura, VTasso segue Lucrezio stilisticamente,
non ideologicamente: vedasi la famosa similitudine del proemio del libro IV, ripresa
nel proemio della Gerusalemme liberate, La natura delle cose, cit. supra, De rerum natura, Mario Pazzaglia, Antologia
della letteratura italiana. Lucrezio,
introduzione Edizioni De rerum natura, (Brixiae), Thoma Fer(r)ando
auctore, De rerum natura libri sex nuper emendati, Venetiis, apud Aldum, In
Carum Lucretium poetam commentarij a Joanne Baptista Pio editi, Bononiae, in
ergasterio Hieronymi Baptistae de Benedictis, De rerum natura libri sex a
Dionysio Lambino emendati atque restituti & commentariis illustrati,
Parisiis, in Gulielmi Rovillij aedibus, De rerum natura libri VI, Patavii,
excudebat Josephus Cominus, De rerum natura libri sex, Revisione del testo,
commento e studi introduttivi di Carlo Giussani, Torino, E. Loescher (importante edizione critica, tuttora
fondamentale). De rerum natura, Edizione critica con introduzione e versione
Enrico Flores, 3 Napoli, Bibliopolis, Traduzioni italiane Della natura delle cose
libri sei tradotti da Alessandro Marchetti, Londra, per G. Pickard. La natura,
libri VI tradotti da Mario Rapisardi, Milano, G. Brigola, 1880. Della natura,
Armando Fellin, Torino, UTET. Della natura, Versione, introduzione e note di
Enzio Cetrangolo, Firenze, Sansoni, La natura delle cose, Introduzione di Gian
Biagio Conte, Traduzione di Luca Canali, Testo latino e commento Ivano Dionigi,
Milano, Rizzoli, 1990. La natura, Introduzione, testo criticamente riveduto,
traduzione e commento di Francesco Giancotti, Milano, Garzanti (Per la specifica sul De rerum natura si rimanda a
tale voce) V.E. Alfieri, Lucrezio, Firenze, Le Monnier, A. Bartalucci,
Lucrezio e la retorica, in: Studi classici in onore di Quintino Cataudella,
Catania, Edigraf, M. Bollack, La raison de Lucrece. Constitution d'une poetique
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Parigi, Les editions de Minuit, 1978. G. Bonelli, I motivi profondi della
poesia lucreziana, Bruxelles, Latomus, Boyancé, Lucrezio e l'epicureismo,
Edizione italiana Alberto Grilli, Brescia, Paideia, D. Camardese, Il mondo
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Patron, . Luca Canali, Lucrezio poeta della ragione, Roma, Editori Riuniti, Luciano
Canfora, Vita di Lucrezio, Palermo, Sellerio, G. Della Valle, Tito Lucrezio
Caro e l'epicureismo campano, Seconda edizione con due nuovi capitoli, Napoli,
Accademia Pontaniana, 1935. A. Gerlo, Pseudo-Lucretius?, in: «L'Antiquité Classique»,F.
Giancotti, Lucrezio poeta epicureo. Rettificazioni, Roma, G. Bardi, 1961. F.
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testi annotati e tradotti, Bologna, Patron, 1989. G. Giardini, Lucrezio. La
vita, il poema, i testi esemplari, Milano, Accademia, 1974. S. Greenblatt, Il
manoscritto. Come la riscoperta di un libro perduto cambiò la storia della
cultura europea, traduzione di Roberta Zuppet, Milano, Rizzoli, H. Jones, La tradizione epicurea, Genova,
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contineantur, Neapoli, A. Loffredo, [1963]. L. Perelli, Lucrezio poeta
dell'angoscia, Firenze, La Nuova Italia, L. Perelli , Lucrezio. Letture critiche,
Milano, Mursia, A. Pieri, Lucrezio in Macrobio. Adattamenti al testo
virgiliano, Messina, Casa Editrice D'Anna, V. Prosperi, Di soavi licor gli orli
del vaso. La fortuna di Lucrezio dall'Umanesimo alla Controriforma, Torino, N.
Aragno, G. Sasso, Il progresso e la morte. Saggi su Lucrezio, Bologna, Il
Mulino, R. ScarciaE. ParatoreG. D'Anna, Ricerche di biografia lucreziana, Roma,
Edizioni dell'Ateneo, O. Tescari, Lucretiana, Torino, SEI,O. Tescari, Lucrezio,
Roma, Edizioni Roma, A. Traglia, De Lucretiano sermone ad philosophiam
pertinente, Roma, Gismondi, 1947. Scritti letterari Luca Canali, Nei pleniluni
sereni. Autobiografia immaginaria di Tito Lucrezio Caro, Milano, Longanesi, E.
Cetrangolo, Lucrezio. Tragedia, Roma, Edizioni della Cometa, Tiziano Colombi,
Il segreto di Cicerone, Palermo, Sellerio, 1993. Piergiorgio Odifreddi, Come
stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere, Milano, Rizzoli, Alieto Pieri,
Non parlerò degli dèi. Il romanzo di Lucrezio, Firenze, Le Lettere, Epicureismo
Esistenzialismo ateo Storia dell'ateismo Tito Lucrezio Caro, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tito Lucrezio Caro, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tito Lucrezio Caro Opere di Tito Lucrezio
Caro, su Liber Liber. openMLOL, Horizons
Audiolibri di Tito Lucrezio Caro, su LibriVox. Goodreads. De Rerum Natura:
testo con concordanze e liste di frequenza, su intratext.com. Intervista a Luca
Canali su passioni e razionalità in Lucrezio, dall'Enciclopedia multimediale
delle scienze filosofiche, su conoscenza.rai. Analisi critica del pensiero di
Lucrezio, su lucrezio.exactpages.com. V D M EpicureismoFilosofia
Letteratura Letteratura Categorie: Poeti
romaniFilosofi romani 15 ottobre RomaTito Lucrezio CaroAtomistiEpicureiFilosofi
ateiLucretiiStoria dell'evoluzionismoPre-esistenzialistiPersonalità
dell'ateismo. Refs.: Lucretius, in The Stanford Encyclopaedia. Tito Lucrezio
Caro. Lucrezio. Luigi Speranza, "Grice,
Lucrezio, e la natura delle cose," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e
Lucrezio: implicatura atomica” – “implicatura e composizionalita” –
“implicatura elementare” – “implicatura simplex” “implicatura simplice”
“implicatura complessa”, “alma figlia di Giove” --. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51673686930/in/photolist-2mKntct-2mKruoH-2mJcne3-2mJbUAt-2mJ71Hh-2mJaFBc-2mJ6yhb-2mJaFB2-2mJe98k-2mJ5DsZ-2mJaUwY-2mJe9QJ-2mJe9kv-2mJ4GHU-2mJ9FBp-2mJd9Aw-2mJd9CW-2mJ5yAK-2mJe9PM-2mJe9Qd-2mJ5yx3-2mJaUx9-2mJaUvf-2mJ5yyL-2mJe9Ss-2mKnsD4-2mJ5yxd-2mJaUw2-2mJe9TQ-2mJaUxz-2mJ5yyW-2mJ5yB6-2mJ5h5Z-2mJd9zE-2mJ5yAz-2mJe9RL-2mJ9FAx-2mJe9RR-2mJe9Ra-2mJaUva-2mJ5yxi-2mJ5yz2-2mJ5ywX-2mJaUxu-2mJ5yxt-2mJd9Ar-2mJaUvR-2mJ9FEf-o6cgMk-o6bmyP
Grice e Luporini – i corpi di Vinci
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Ferrara). Filosofo. Grice: “I like Luporini; I lerarned from
him how silly Austin is when talking of ‘material object’ – a contradiction in
terminis for Kant who uses ‘materie’ very strictly; Luporini’s study of
Leopardi is brilliant – and he has explored the genius of Vinci, which is
good!” Si recò a Friburgo, dove frequenta le lezioni di Heidegger, e poi a
Berlino, dove poté seguire le lezioni di Hartmann. Si laurea a Firenze. Insegna
a Cagliari, Pisa e Firenze. Dopo un in interesse per l'esistenzialismo, aderì
al marxismo, iscrivendosi al Partito Comunista, per il quale fu eletto senatore
nella terza legislature. Tra le altre iniziative parlamentari, fu firmatario di
un progetto di legge, "Istituzione della scuola obbligatoria statale dai 6
ai 14 anni.” Fonda la rivista Società.
Collabora ai periodici politico-culturali del PCI, Il Contemporaneo,
Rinascita, Critica marxista. Durante il dibattito che, a seguito degli eventi,
porta alla trasformazione del PCI in PDS, si schierò decisamente contro la
"svolta" di Occhetto, aderendo alla mozione "due" di
opposizione interna, in un'orgogliosa difesa e per un rilancio della
prospettiva e degli ideali comunisti. Il marxismo di Luporini si fonda su una
critica radicale allo storicismo, sul rifiuto di ogni concezione finalistica
dello sviluppo storico: il comunismo, quello marxista in particolare, non è
assimilabile con la tematica tipicamente storicista del progresso come traccia
dell'evoluzione umana. Egli rifiuta letture dogmatiche del marxismo e le sue
deteriori forme di economicismo e meccanicismo, ma, pur apprezzando lo
strutturalismo di Althusser con cui cercò di far dialogare tutto il marxismo
italiano, non ne condivideva l'anti-umanismo, in quanto il pensiero di Marx
conserva per lui un profondo umanesimo, anche negli scritti successivi alla
"rottura epistemologica" in cui le strutture, cioè i modelli
interpretativi della società, non sono astratti ma in funzione degli individui
concreti, umani. Nello stesso ambito
marxista, tra i suoi obiettivi polemici vi furono quelle posizioni che
proponevano una interpretazione di radicale discontinuità tra Marx e Hegel,
cioè quelle di Volpe e della sua scuola. Centrale è infatti per Luporini la
nozione di “contra-dizione,” la marxiana "oggettività reale", che lo
pone comunque in relazione con Hegel. Marx deve essere considerato una
concezione aperta e complessa, dove materialismo e dialettica compongono una
sintesi mai totalizzante (da qui il suo interesse per l'elaborazione di Gramsci)
e parte fondamentale di una più generale teoria dei condizionamenti umani. Fondamentale è il concetto di formazione
economico-sociale, espressione già utilizzata da Sereni, ma in senso
storicistico e cioè la possibilità per il marxismo di costituire un modello per
l'analisi degli specifici modi di produzione della società capitalista, nonché
per la previsione scientifica delle sue varie forme. La legge generale delle
formazioni economico-sociali è tratta dall’Introduzione ai Lineamenti
fondamentali di critica dell'economia politica di Marx. La struttura economica
va indagata secondo logica scientifica e bisogna stabilire un "criterio
oggettivo", il momento dominante che condiziona tutti gli altri assetti
produttivi. L'approccio storico-genetico
non è un continuum evoluzionistico come nella tradizione storicistica, è la
fase dell'osservazione e descrizione empirica del fenomeno dalla sua origine ed
è secondario rispetto all'approccio genetico-formale, cioè all'indagine che
permette di stabilire la categoria dominante di una determinata fase storica
della produzione. Il modello de Il Capitale può dunque aspirare
all'universalità, ma anche alla flessibilità di applicazione. La
formalizzazione di un “modello” attraverso il metodo genetico, individua anche
il processo per cui i rapporti di produzione si riflettono in qualcos’altro, la
coscienza dei singoli, le relazioni inters-oggettive (l’inter-azione’) e le
radici stesse della vita morale. È palese così il contrasto di Luporini ad ogni
disegno provvidenzialista e di filosofia della storia e anche in questo si
rende chiaro il rapporto dialettico-oppositivo tra Hegel e Marx. Per quanto
riguarda Leopardi, secondo Luporini, la sua poesia non è permeata solo di
pessimismo, ma ci invita anch'essa alla resistenza attiva. La formazione
filosofica di Leopardi, infatti, illuminista e materialista, permette di
leggere ad esempio, nelle "magnifiche sorti e progressive" de
"La Ginestra", una possibilità di rinnovamento politico-sociale non in
antitesi con la concezione della 'natura matrigna', un compito storico degli
esseri umani altrimenti o comunque destill'infelicità esistenziale. “Filosofia
e politica: scritti dedicati a Luporini, Firenze, La Nuova Italia, Una completa e aggiornata, L. Fonnesu, è stata
pubblicata nel numero speciale dedicato a Luporini di "Il Ponte"
(Firenze). Oltre agli studi sulla storia della filosofia e a un'elaborazione
teorica del marxismo incentrata sui temi etici, si ricordano, fra le sue opere
principali: “Situazione e libertà”
(Firenze, Le Monnier); “Filosofi vecchi e nuovi, Firenze, Sansoni, Spazio e
materia in Kant, Firenze, Sansoni, Introduzione a K. Marx-F. Engels,
L'ideologia, Riuniti, Roma, Dialettica e materialismo, Roma, Editori Riuniti, Marxismo
e soggettività, Il marxismo e la cultura italiana del Novecento, in Storia d'Italia,
I documenti, Einaudi. Un'incidenza notevolissima ebbe sugli studi leopardiani
il suo saggio Leopardi progressivo (1947).
Sulle lezioni di Heidegger e Hartmann vedi l'aneddoto in Intervista a
Sergio Landucci, "Repubblica", E. Sereni, Da Marx a Lenin: la
categoria di "formazione economico-sociale", Quaderni di Critica marxista,
Realtà e storicità: economia e dialettica nel marxismo, in Critica marxista, Per
l'interpretazione della categoria 'formazione economico-sociale', in Critica marxista,
Luporini, Le “radici” della vita morale, in
Morale e società, Ed.Riuniti, Roma); S. Lanfranchi, Dal Leopardi
ottimista della critica fascista al Leopardi progressivo della critica
marxista, Laboratoire italien, Saggi critici in Garin, Esistenza e libertà, in
Critica marxista, nGiorgio Mele, Esistenzialismo e significato della libertà,
Critica Marxista, Aldo Zanardo, Un orizzonte filosofico materialistico, in
Critica marxista, Claudio La Rocca, Esistenzialismo e nichilismo. Luporini e
Michelstaedter, «Belfagor», R. Mapelli, Luporini, Milano, ed. Punto Rosso, Il
Ponte Editore, Il Ponte,Convegni
Quarant'anni di filosofia in Italia. La ricerca di Luporini,
"Critica marxista", Il fascicolo contiene gli atti delle due
"giornate di studio" sull'opera di Luporini organizzate dalla Facoltà
di Lettere e filosofia dell'Firenze e dalla fondazione Gramsci di Roma,
Luporini, Feltrinelli,1Nella loro maggior parte i contributi riprendono gli
interventi al Convegno promosso dall'Firenze e organizzato dal Dipartimento di
Filosofia. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Senato della Repubblica. Biblioteche dei Filosofi (SNS), su picus.unica.
L'ultima lezione di Luporini (una grande avventura intellettuale attraverso il
Novecento), su hyperpolis su Academia.edu. Cesare Luporini. Luporini. Keywords:
corpo e mente, corpo animato – l’anima di Vinci – la mente di Leonardo – i
corpi di Vinci -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luporini” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51753674705/in/dateposted-public/
Grice e Luzzago—implicature – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Nato da Girolamo e da Paola Peschiera, in una delle più importanti
famiglie del patriziato cittadino, e educato alla pratica devota e
all'apostolato. Nel convento di
S.Antonio dei gesuiti si impegnò in un corso di filosofia. Dibatte in pubblico
737 argomenti filosofici! Con l'aiuto di Borromeo partecipa a Milano ai corsi
di teologia dei gesuiti di Brera. Si laurea a Padova. Desideroso di entrare a
far parte della Compagnia di Gesù, le difficoltà economiche della famiglia,
causate da alcune transazioni inopportune del padre, glielo impedirono. Conservatore
dei Monti di Pietà, e protettore della
Compagnia delle Dimesse di S. Orsola e di altri due istituti caritativi
bresciani: il Soccorso e le Zitelle. Ri-organizza e da nuovo impulse a un'altra
istituzione sorta dopo il Concilio di Trento: la Scuola della dottrina
cristiana. Fonda la Congregazione di S. Caterina da Siena. Per far sì che il
suo operato continuasse, fonda la Congregazione dello Spirito Santo, che
raccolse i membri della classe dirigente cittadina con l'obiettivo di co-operare
più efficacemente e concordemente al sostegno di tutte le buone istituzioni e
mantenere un clima di Concordia. Infatti, intercede per la conciliazione delle
famiglie nobili bresciane spesso in conflitto.
La sua indole caritativa emerse soprattutto quando venne a far parte del
Consiglio di Brescia, dove sa armonizzare le strutture governative ed organismi
canonici. Nelle opere scritte vi sono indicazioni per i cavalieri di Malta,
sulla carità, ispirati al modello della Compagnia di Gesù. Durante il suo
viaggio a Roma esamina le strutture di beneficenza per poi proporle a Brescia.
Ha la possibilità di conoscere Filippo Neri. In un'epistola a Morosini, e informato
che Clemente VIII, ha preso in considerazione il suo nome per la carica di arcivescovo
di Milano. Morì e fu sepolto nella chiesa di S. Barnaba a Brescia. Fu avviata
presso la Congregazione dei riti la causa di beatificazione. Leone XIII,
riconosciute le sue virtù eroiche, gli conferì il titolo di venerabile. Dizionario Biografico degli Italiani, A.Cottinelli,
Vita del venerabile Luzzago patrizio bresciano: dedicata ai comitati
parrocchiali, Tipografia e libreria Salesiana, A. Cistellini, Luzzago. Il
movimento cattolico a Brescia, Morcelliana. A. Fappani, Enciclopedia bresciana,
Opera San Francesco di Sales, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 66,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, S. Negruzzo, L'allievo santo: Roccio
precettore di Luzzago, in «Annali di Storia dell'Educazione e delle Istituzioni
Scolastiche», S. Negruzzo, Dalla scuola dell'ajo al collegio dei gesuiti: il
caso di Luzzago, in Dalla virtù al precetto. L'educazione del gentiluomo tra
'500 e '700, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Alessandro Luzzago. Luzzago. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Luzzago” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691213851/in/photolist-2mKLYZ2
Grice e Machiavelli – il principe – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo. Grice: “While Strawson prefers ‘The Prince,’ my favourite Machiavelli
is the dialogo, discorso, ovvero dialogo intorno della lingua –“ Grice: “The
full title makes it sound slightly analytic – ‘whether it should be called
‘florentine, Italian, or tooscana’ I mean, a stipulation!” -- Grice: “Like me,
we can call Machiavelli a philosopher of language – the trend being very
Florentine between Machiavelli and Varchi.” -- possibly Italy’s greateset
philosopher – Noto come il fondatore della scienza politica moderna, i cui
principi base emergono dalla sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è
esposto il concetto di ragion di stato e la concezione ciclica della storia.
Questa definizione, secondo molti, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia
il letterato più del termine machiavellico, entrato peraltro nel linguaggio
corrente ad indicare un'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata e,
proprio per questa connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari
viene preferito il termine "machiavelliano". L'ortografia del
cognome è, purtroppo, ambigua: la versione "Macchiavelli", quella
della statua a lui dedicata agli Uffizi, in attesa di chiarimenti dell'Ufficio
Culturale del museo o dell'Accademia della Crusca, andrebbe considerata
ugualmente corretta in lingua italiana. L'analisi della firma del filosofo,
riportata qui accanto, farebbe propendere per la "c" singola[senza
fonte]. «Nacqui povero, ed imparai prima a stentare che a godere.»
(N. Machiavelli, Lettera a Francesco Vettori.) Niccolò Machiavelli (scritto
anche Macchiavelli sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli Uffizi)
nacque a Firenze, terzo figlio, dopo le sorelle Primavera e Margherita e prima
del fratello Totto; figlio di Bernardo e di Bartolomea Nelli. Anticamente
originari della Val di Pesa, i Machiavelli sono attestati popolani guelfi
residenti almeno dal XIII secolo a Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed
esercitarono il commercio. Il padre Bernardo era tuttavia di così poca fortuna
da esser considerato, non si sa quanto veritieramente, figlio illegittimo:
dottore in legge, risparmiatore per carattere o per necessità, ebbe interesse
agli studi di umanità, come risulta da un suo Libro di Ricordi che è anche la
principale fonte di notizie sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo
lontano pronipote, avrebbe composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute,
dedicate proprio al figlio Niccolò. Cominciò a studiare latino con un
certo Matteo, l'anno dopo si dedicava allo studio della grammatica con Poppi,
all'aritmetica e l'anno seguente
affrontava le prove scritte di componimento in latino. Opere in questa lingua
esistevano nella biblioteca paterna: la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio
Biondo, opere di Cicerone, Macrobio, Prisciano e Marco Giuniano Giustino.
Adulto, maneggerà anche Lucrezio e la Historia persecutionis vandalicae di
Vittore Uticense. Non conobbe invece il greco, ma poté leggere le traduzioni di
alcuni degli storici più importanti, soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco,
da cui trasse importantissimi spunti per la sua riflessione sulla Storia.
S'interessò alla politica anche prima di avere degli incarichi istituzionali,
come dimostra una sua lettera, la seconda che di lui ci è pervenutala prima è
una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché si adoperi a riconoscere
alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia dei Pazziindirizzata
probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore fiorentino a Roma, nella
quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo
Savonarola. Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò
Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto
negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata
teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato
allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica
attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di
corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe
neri, la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto
ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata,
parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona
fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi
giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel
fine ambiguo sorriso» (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)
Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già
presentato al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario
della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un
candidato savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica
e religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto
il 15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio
maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo
segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce
essere stato suo maestro. Per quanto i compiti delle due Cancellerie
siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari
esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda
Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà
e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della
Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore
responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di
compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il
«Segretario fiorentino». Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura
italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla
riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data
in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire
l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei
Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e
la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze,
autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera,
dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano,
alleato di Firenze. In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa
per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per
fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate
diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o
cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non
solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire,
perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti
si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle
mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli,
vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i
Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti
sarìa impossibile che reggessero». Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì
alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di
Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare
l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo
vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella
difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette
ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando
le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la
via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e
temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo
a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento,
quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato. Nessuna
prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la
giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle
critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo
corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per
sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore,
o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il
Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi
soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel
luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi,
lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il
commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro
riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la
Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della
Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di
Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte
francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le
rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze
non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono
Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la
Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei
francesiche richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti
accampati in Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati
fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla
ribellione di Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna Cesare
Borgia, i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli
interessi fiorentini. Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la
Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle macchinazioni del
papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia,
Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga permanenza
nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura Gallorum, dove i
francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva fortuna; nella
buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et leggieri più tosto
tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo
Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su un piano d'analisi prettamente
politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato moderno.
Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperità della monarchia e il
raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione peculiare
delle "cose di Francia". Cesare Borgia «Questo signore è
molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è sì gran
cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai si
riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa
intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha
cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e
formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna» (Machiavelli, Lettera ai
Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce
della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna, si volse contro
Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle
tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di Luigi.
Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di sposare.
Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei figli:
Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di Piombino il 3
settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo Vitelli
s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di
Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì passò a
investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare trattative
con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio,
aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso giorno della caduta
della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino Machiavelli e il vescovo
di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero: ricevuti , si sentirono
ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La
crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi
queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre
terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno
successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, nel
quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di
ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente
la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani «fecero giudizio
differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare
voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati giudico ben
giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i
capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii ma
io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed Anziani non siano stati
trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si
debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia
pericolosissima.» Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e
tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte
risoluzioni, come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu
resa vitalizia la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che
appariva uomo accetto tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione
che egli affidò a Machiavelli fu quella di prendere nuovamente contatto col
Borgia il quale, formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da
quello Stato, intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della
sua famiglia, stringendo un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà
d'azione nei suoi piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti
quali gli Orsini, i Baglioni e il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo
stesso Bentivoglio di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza
con la Francia, Firenzepur diffidando del Valentinointendeva confermargli la
sua amicizia, per non essere investita dai suoi aggressivi disegni.
Machiavelli giunse a Imola dal Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze
non aveva aderito all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai
Vitelli, congiurati a Magione contro il duca Valentino, e ne ricevette in
cambio un'offerta di alleanza, alla quale Niccolò, affascinato dalla figura di
Cesare Borgia, guardava con favore più di quanto non facesse il governo
fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di
campagna militare e, due ore dopo l'uccisione a tradimento di Vitellozzo e di
Oliverotto da Fermo, ne raccolse le parole «savie e affezionatissime» per i
Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro Perugia e
Città di Castello. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia
un ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così che il nostro Segretario lasciò
il campo di Città della Pieve per fare ritorno a Firenze. Vitellozzo Vitelli,
ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo et duca di Gravina in su
muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et
Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi
conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la virtù dello huomo et
la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati adunque questi tre davanti
al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto Ma,
veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò con l'occhio a don Michele,
al quale lLeverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non
schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagnò con gli altri; et
entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et
entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni venuta la
nocte al duca parve di fare admazare
Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe'
strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino
che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale Orsino,
l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova,
a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo
strangolati» (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino
nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il
duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò Cesare Borgia delle
risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di
Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre
Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il brevissimo pontificato di Pio
III, Machiavelli fu inviato a Roma per il conclave che il 1º novembre elesse
Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronosticò la
rovina imminente, e cercò di comprendere le intenzioni politiche del nuovo
papa, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche
erano temute da Firenze. O la sarà una porta che aprirà loro tutta Italia, o
fia la rovina loro. A Roma gli giunse la notizia della nascita del
secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come la neve, ma gli ha il capo
che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da che somiglia voi parmi
bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli, che lungamente in questo
scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale
forse prospettò già il suo progetto di costituire una milizia nazionale che
sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia per Firenze. In
Francia Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune della Francia in
Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera
dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di Luigi
XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della nemica
tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere i
progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere in
viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la
coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il
luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in
Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.
Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio,
ricevendo uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In
marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da
Jacopo d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo tempo
la stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi degli
ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se invoca
Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio
sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende
Firenze: «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al
successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia
tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue
imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra
tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto
s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a
dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual
porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier
accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto
se voi el tempio riapriste a Marte» (Decennale primo, vv 529-549) I
tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese
il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai
loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col Baglioni,
ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per cercare
invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio a Siena.
In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per
presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti
diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito popolare
potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal Soderini,
Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati,
istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima parata di
una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella successiva
conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa di Prato del
1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna,
con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente possesso del Regno di
Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di Giulio II,
deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa
chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al
signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come Firenze, dei
francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si
trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al
quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli dimostrò di
godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo
aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua voltadopo però
che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che, con la sua
corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13 settembre,
la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e rimprovero
del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il coraggio di
opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo
aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei
Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11 novembre.
Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò ancora
dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i Nove
ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili
militari della Repubblica. In Germania Massimiliano I d'Asburgo Il
nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re dei Romani»
Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla
penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore del
Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli
l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza
della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e
lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte, e le lunghe trattative sull'esborso preteso da
Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli
fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria. Da questa
esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna,
compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose
della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto
delle cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande
potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le
popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare
le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e
quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati
non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni
delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo
scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra
loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre
cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in
publico». Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai
minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta la
Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa
causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non
basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a
uno imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza
potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore,
è limitata dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una
realtà simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire
l'imperatore, «perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi
potente, è domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia
di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi
il re di Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne
qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede». La
conquista di Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa,
Firenze mandò Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati
prelevati da San Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile.
Riunite altre milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno;
poi, il 4 marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di
cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli
ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove
truppe, in maggio era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava
finalmente la pace. Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu
firmata la resa e l'8 giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò
Capponi, Antonio Filicaia e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio
era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a
Cambrai, Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la Repubblica
veneziana che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in
giugno, anche Verona, Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da
parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo
acconto in ottobre, Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a
Massimiliano, che era stato però costretto alla ritirata dalla controffensiva
veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E
Machiavelli commentava dei «due re, che l'uno può fare la guerra e non vuol
farla, l'altro ben vorrebbe farla e non può», riferendosi a Luigi e a
Massimiliano che se n'era tornato in Germania a chiedere soldati e denari ai
principi tedeschi. Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, se ne
tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto grazie alle divisioni degli
alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza
Venezia per avere le mani libere nella pianura padana, Giulio II la voleva
abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie
ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del
papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a
Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo. Machiavelli confermò
l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse
impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di volgere contro Firenze
forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il
conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilità di un impegno
nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il 19
ottobre, convinto che la guerra fosse ineluttabile. Le vittorie militari non
furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che
condannasse il papa, provocò l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il 22
settembre 1511 Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un
breve rinvio del concilio: dalla Francia andò a Pisa e riuscì a ottenere il
trasferimento del concilio a Milano. Il ritorno dei Medici a Firenze Le
fortune di Luigi XII volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione
guidata dal papa, era costretto ad abbandonare la Lombardia, lasciando Firenze
politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Pier Soderini
fuggì a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il
7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo 10
novembre fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il 17 gli
fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio. Giuliano de' Medici
duca di Nemours Il nuovo regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino
Capponi, accusati di aver complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli
a morte. Anche Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu
anche torturato (gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze,
la "colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di
Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma
scherzosa, la sua condizione di carcerato: «Io ho, Giuliano, in gamba un
paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo'
contalle, poiché così si trattano i poeti Menon pidocchi queste parieti
grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in
Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello» Giulio
II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo
il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di
guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli
cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori
e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo podere
dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San Casciano in
Val di Pesa. L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra le giornate
rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra la prima
Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al
suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma scritto
in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica dapprima
a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516, a Lorenzo
de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo postumo, nel
1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel
«redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un Medici
si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era stato
relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia. Sperava che l'amico
Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo desiderio che
questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono
stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro
servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede
mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non
debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni
che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è
testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue
luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della
nostra letteratura: L'Albergaccio di Machiavelli a Sant'Andrea in
Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in
su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi
metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique
corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di
quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno
parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per
loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia;
sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte;
tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo
ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione
ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus» (Lettera a
Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514 a Firenze, continuò a sperare a
lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del Principe, lo facesse
introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto
dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a
favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di
Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i
pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose
antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti
dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto
delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto
laudarla né tanto amarla che la non meritasse più». La guerra, ripresa in
Italia dalla discesa del nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel
settembre 1515 con la sua grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro
la vecchia «Lega santa»: Leone X dovette accettare il dominio francese in
Lombardia e la stipula a Bologna di un concordato che riconosceva il controllo
reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote
Lorenzo, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo
invano dedicava Machiavelli il suo Principe: la sua esclusione dalla gestione
degli affari di Firenze continuava. Si diede a frequentare gli «Orti
Oricellari», latineggiamento che indica i giardini del Palazzo di Cosimo
Rucellai, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni,
Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli
Albizi, Filippo de' Nerli e Battista della Palla. Qui vi lesse probabilmente
qualche capitolo di quell'Asino, poemetto in terzine che voleva essere una
contaminazione fra l'Asino d'oro di Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma che
lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio. Machiavelli si era già cimentato, quando
ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali:
una imitazione dell'Aulularia di Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a
Nebulae di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro
letterario, la commedia Mandragola, nel cui prologo egli inserisce un accenno
autobiografico «scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van
pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch'altrove non have dove
voltare el viso; ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra
virtue, non sendo premio alle fatiche sue.» Intorno a quest'anno vanno collocate
la traduzione dell'Andria di Terenzio e stesura della novella di Belfagor
arcidiavolo o Novella del demonio che pigliò moglieil suo titolo preciso è
attualmente stabilito in Favolail cui tema di fondo è la visione pessimistica
dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio interesse a
danno, se necessario, di quello di ciascun altro. Il ritorno alla vita
politica Lorenzo de' Medici morì, lasciando il governo di Firenze al cardinale
Giulio. Costui, favorevole a Machiavelli, lo incaricò della stesura di una
storia della città sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato
dall'incarico, diede alle stampe nel 1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo
stesso cardinal Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a
Carpi presso il governatore Francesco Guicciardini di cui, pur avendo opposte
visioni della Storia, divenne buon amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il
favore di papa Clemente VII offrendogli le Istorie fiorentine. Nel frattempo
giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e
l'affidamento di missioni militari in Romagna in collaborazione col
Guicciardini. I Medici furono
cacciati da Firenze e venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si
propose come candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne
respinto in quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente
VII. La delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente,
cominciò a peggiorare vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu
sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia
nella basilica di Santa Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento
nella basilica stessa; esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago
marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par
elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome). Pensiero
Machiavelli e il Rinascimento Con il termine machiavellico si è spesso indicato
un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon
principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari,
capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli
interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale
che Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una
tradizione politica che già in Cicerone affermava: "un buon politico deve
avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere
amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti". Con
Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della politica.
Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel
modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la
capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del faber
fortunae suae. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e
ragion di Stato che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome
del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da
teologia e morale e non ammette ideali, è un gioco di forze finalizzate al bene
della collettività e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e
princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai "fatti": "Mi
è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa
piuttosto che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione
antropocentrica che si richiama all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli
ideali del Rinascimento. Nel “Dialogo intorno alla nostra lingua” dà un
giudizio severo su Alighieri. Alighieri è rimproverato di negare la matrice
fiorentina della lingua della Commedia. Il passo assume i caratteri dell'invettiva
contro Aligheri, accusato di aver infangato la reputazione di Firenze:
«Alighieri il quale in ogni parte mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et
per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della
patria sua, la quale, fuori d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò
con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accusò
quella d'ogni vitio, dannò gli uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi
et delle legge di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica,
ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria
dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et
per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente
prosperata et fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in
tanta felicità et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli
accuserebbe sé stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia,
vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.» Poi, durante un altro
scambio immaginario con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere
"goffo", "osceno", addirittura "porco" del
registro utilizzato nell'Inferno: «Aligheri mio, io voglio che tu
t'emendi, et che tu consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera;
et vedrai che, se alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu:
perché, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi
versi non hai fuggito il goffo, come è quello: "Poi ci partimmo et
n'andavamo introcque"; non hai fuggito il porco, com'è quello:
"che merda fa di quel che si trangugia"; non hai fuggito
l'osceno, com'è: "le mani alzò con ambedue le fiche"; e
non avendo fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver
fuggito infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella» Autografo
delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento
verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia
fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche
le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica
della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li
medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica
della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla
capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente
le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i
mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo
anche violenza, se necessario, alla legge morale. Non a caso il Principe,
nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i
sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo,
a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è
rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La
storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene
esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione
politica e nel pensiero del tempo si identifica con la persona del
principe. Di conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi
protagonisti, ai pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di
decisione e di coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una
creazione individuale legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la
fine del principe può determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio
a Cesare Borgia. Il Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la
scoperta che la politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il
cui studio rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente
retta la storia; da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una
vigorosa concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla
responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece
del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola
nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del
Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino
(es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia,
Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia;
così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di
una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il
patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che
spezzava in due la penisola. Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un
problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea
dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli
concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma
la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio
che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in
patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della
"nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento
culturale). Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello
studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati,
quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne
uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni
programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a
vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo
preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al
recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in
modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una
figura rispettata e conosciuta in loco). Altro elemento caratteristico
del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei
sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere
amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in
un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile
per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la
posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando
che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo,
fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente
la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a
proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì
una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".
Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia "volpe"
che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversità sia tramite
l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo
atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia violenta o di
astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata
la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della
libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase "il fine
giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo perché la parola
"giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non
vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro
metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine
politico, l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello Stato.
Machiavelli nella stesura del Principe si rifà alla reale situazione che gli si
presentava attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto
deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati
da un fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe che voglia
portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovrà seguire.
Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli
stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorrà
impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalità od autoritarismo, si può
dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili",
ritratto di un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben più
solida del Principe nato dal consesso dei "grandi", cioè dei grandi
proprietari feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno
troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei difetti. Controversie sul
Principe «Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne
sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue»
(Ugo Foscolo, Dei sepolcri) La gelida obiettività e un certo cinismo con cui
Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente
spietato che un capo di Stato deve mettere in atto, colpì i critici. Così, da
una parte vi è la linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il
Principe" è un trattato di scienza politica destinato al governante, che
tramite esso saprà come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo
ruolo di garante della stabilità dello stato. Dall'altra, troviamo
un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli, che era
originariamente un repubblicano, ha come vero scopo quello di mettere a nudo, e
quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del
popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per attuare le
precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si dimostra
necessario. Il principe è visto anche come figura assai drammatica, la quale,
per il bene dello stato stesso, non si può permettere di lasciare spazio al
proprio carattere, diventando così quasi un uomo-macchina. Secondo alcuni,
Machiavelli venne in realtà accusato da subito di nicodemismo, e: «...di
non aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a
precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...»
(Attribuita a Niccolò Machiavelli[28]). Machiavellismo § L'antimachiavellismo e
il repubblicanesimo. Gli esponenti di questa seconda interpretazione (la
cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal XVII secolo, e
avanzata per la prima volta da Alberico Gentili spirandosi a Reginald Pole, poi
ripresa da Traiano Boccalini e in seguito Baruch Spinoza)[31], furono numerosi
soprattutto in ambito illuminista (anche se venne rifiutata da Voltaire), che
vedeva in Machiavelli un precursore della politica laica e del
repubblicanesimo: la sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques Rousseau[33],
Vittorio Alfieri[34], Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36], gli
enciclopedisti (in primis Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean
Baptiste d'Alembert), Foscolo e Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto
nell'Ottocento, prima e durante il Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che
Foscolo scrive nei "Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove
posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli
allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue».
Forse alcuni di essiad esempio, per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi
alternativa di Spongano e riportata anche da Mario Pazzagliaritenevano anche
che, pur essendo Il principe un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse
utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida
l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli. In generale, per i sostenitori di questa
lettura, Il principe avrebbe, come le satire (ad esempio Una modesta proposta
di Jonathan Swift), uno scopo opposto a quello apparente, come avverrà anche
per alcuni scritti di epoca romantica (Lettera semiseria di Grisostomo di
Giovanni Berchet o alcune Operette Morali di Giacomo Leopardi). In epoca
più recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici è prevalsa la prima
interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la libertà e
concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive
mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi,e la sua
concezione anticipatrice del realismo politico e della cosiddetta realpolitik. L'interpretazione
obliqua è stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi
del drammaturgo e attore Dario Fo. Il modello linguistico prescelto da
Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo
scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di scrivere qualcosa di utile e
chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di
immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello
boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti,
provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un
ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La
concretezza è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed
essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al
concetto astratto. In generale si parla di uno stile "fresco",
come lo ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là del bene e del male,
con un riferimento particolare all'uso della paratassi, a una certa
sentenziosità delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito
di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti
che, se espressi con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da
decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità
espositiva. Opere Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di
Pisa, Parole da dirle sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo
tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da
Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto
delle cose di Francia, Ritratto delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi
sopra la prima deca di Tito Livio, Dell'arte della guerra, La vita di
Castruccio Castracani da Lucca, Istorie fiorentine, )Riedizione Istorie
fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua,
Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor arcidiavolo, Epistolario,
L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio: Legazioni, commissarie,
scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza, Roma-Bari. Drammaturgie minori
Clizia, Andria, traduzione-rifacimento dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009
Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus Nella cultura di massa Il suo
nome, modificato in "Makaveli", venne usato dal rapper statunitense
Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni e un album uscito postumo. Niccolò
Machiavelli viene proposto anche nel videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito
Assassin's Creed: Brotherhood, in veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo
assume un ruolo particolarmente importante, insieme ad altri personaggi
dell'Italia rinascimentale. Niccolò Machiavelli è, assieme a John Dee, il
principale antagonista della serie di romanzi fantasy I segreti di Nicholas
Flamel, l'immortale (come capo dei servizi segreti francesi), scritta da
Michael Scott. Nella mostra "Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo
tempo" (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone Centrale, promossa
dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e dalla sezione italiana di Aspen
Institute, la sezione "Machiavelli e il nostro tempo: usi e abusi"
presenta, tra altre "opere", Figurine Liebig, pacchetti di sigarette,
schede telefoniche, trading card, cartoline, francobolli, giochi da tavolo e
videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie I Borgia di Neil Jordan è
interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band belga, catalogabile sotto
il genere progressive rock. Il nome della band è un chiaro omaggio a Niccolò
Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da Vincenzo Crea, Edizione
nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli,
Salerno Editrice di Roma: Il principe, Mario Martelli, corredo filologico
Nicoletta Marcelli, Discorsi sopra la
prima Deca di Tito Livio, Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti
politici minori, Giorgio Masi, Jean Jacques Marchand, Denis Fachard, Opere storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo
Varotti, ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia,
Pasquale Stoppelli, Scritti in poesia e
in prosa, Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo
Grazzini, Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi, ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques
Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti
di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele
Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie.
Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini. La famosa frase
"Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso
come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis,
con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli
espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia
della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un piccolo
libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha gittato
nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo libro, e
questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e scientifico, ma nel
suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice di tirannia,
fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il successo loda
l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina. Molte difese sonosi
fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi all'autore questa o quella
intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una discussione limitata e un
Machiavelli rimpiccinito".
Celebrazioni per il V centenario del Principe di Machiavelli, Accademia
della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri dei battesimi: Niccolò
Piero e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa Trinita, nacque a dì 3 a
hore 4, battezzato a dì 4 Dal Villani,
nella sua Cronica. In Discorsi di Architettura del senatore Giovan Battista
Nelli,La sua trascrizione del De rerum natura è nel manoscritto Vaticano
Rossiano L. Canfora, Noi e gli antichi,
Milano Giovio, Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio
graecae atque latinae linguae flores accepisse»
R. Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il
Senato romano fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta:
cfr. Livio, "La sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si
accentua progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo
indotto dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga
tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante
res perdita, post res perditas : dalle dediche del Decennale primo a quella del
Principe, Interpres : rivista di studi quattrocenteschi :Roma : Salerno, . Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere
incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone giusta
occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e
avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a'
prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro; ed avessi fatto una
cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da
quella potesse dependere» Nella sua
Storia d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le
opere storiche, politiche e letterarie2»
Lettera ai Dieci,Il carcere, la tortura e il ritiro all'Albergaccio, su
viv-it.org. Ottenendo un giudizio evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera
a Francesco Vettori, David Quint, Armi e
nobiltà : Machiavelli, Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi
italiani. De credulitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e
contra. Il machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo,
Treccani, 2Citata in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De
legationibus. R. Pole, Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae che talvolta elogiarono però anche alcuni
consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come
instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere
il popolo nella superstizione, del Trattato sulla tolleranza, afferma
l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il
popolo La fortuna di Machiavelli nei
secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma,
essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la
libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia
come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione
insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie
fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata
finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia
vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo ... in fondo, quanto
scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani (...) fingendo di dare
lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli». (Jean Jacques Rousseau, Il
contratto sociale), «Dal solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là
ricavare alcune massime immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe
in luce (a chi ben riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed
avvedute crudeltà dei principi che non certamente per insegnare ai principi a
praticarne... all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra
Tito Livio, ad ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume,
verità, ed altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e
nell'autore s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di
libertà, e un illuminatissimo amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e
delle lettere,) «Con quel libro, se la
sapessimo tutta, egli si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due
colombi ad una fava: presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta
e naturale una caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si
risolvessero a non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare
insidiosamente i Medici a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il
collo, seguendo i fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in
quella sua dannata opera.» G. Galanti,
Elogio di N. Machiavelli cittadino e segretario fiorentino Alessandro Arienzo, Gianfranco Borrelli, Anglo-American
Faces of Machiavelli, Voce "Machiavellismo" dell'Encyclopedie Franco Ferrucci, Il teatro della fortuna:
potere e destino in Machiavelli e Shakespeare, Fazi Editore, Mario Pazzaglia,
Note ai Sepolcri, in Antologia della letteratura italiana, vol I cfr. l'inizio del Dialogo di Tristano e di un
amico. Introduzione a: Alfredo Oriani,
Niccolò Machiavelli //repubblica/rubriche/la-parola news/realpolitik Realpolitik Video di Dario Fo che parla di Machiavelli
(trasmissione tv Vieni via con me, su youtube.com. Il Principe di Niccolò Machiavelli
e il suo tempo. Catalogo della mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, La su Machiavelli è
sterminata. Tentativi di redigerla sono stati realizzati da Achille Norsa, Il
principio della forza nel pensiero politico di Niccolò Machiavelli, seguito da
un contributo bibliografico, Milano Silvia Ruffo Fiore, Niccolò Machiavelli: an
annotated bibliography of modern criticism and scholarship, New York‑Westport‑London
1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie del Machiavelli,
in "Lettere italiane",Emanuele Cutinelli‑Rendina, Rassegna di studi
sulle opere politiche e storiche di Niccolò Machiavelli, in "Lettere italiane",
Nel l'Istituto della Enciclopedia
Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi l'opera Machiavelli: enciclopedia
machiavelliana. Di seguito una selezione di studi. Felix Gilbert, Machiavelli e
la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, Claude Lefort, Le travail
de l'oeuvre Machiavel, Paris, Gallimard, Jean-Jacques Marchand, Niccolò
Machiavelli. I primi scritti politici Nascita di un pensiero e di uno stile,
Padova, Antenore, Riccardo Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova
Italia editrice, Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze,
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Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico
fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino,Carlo
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Marchiavelli. Keywords: il principe. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Machiavelli," per il club anglo-italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51671843062/in/photolist-2mR9Kz4-2mQerAd-2mPAuFE-2mN8u25-2mNbFJE-2mNaHiH-2mN2sRt-2mMQbzj-2mLKtaD-2mLQdrQ-2mLGMqJ-2mLQkSq-2mLQifX-2mLHFAz-2mLHFZv-2mLM9xY-2mLGJnr-2mKQ5j7-2mKNUVi-2mPCgo1-2mKNWGs-2mKCfz1-2mKRUGT-2mKhkq2-2mKbihq-2mJ4GHU-2mJdd94-2mJ9YkM-2mJcdiU-2mJcdio-2mJ4Cow-2mJcdiD-2mJ9Yk6-2mJ4Cpi-2mJ8K4w-2mJdd8h-2mJ8K5o-2mJ9Ymi-2mJ9Ykg-2mJcdi8-2mGnP2f-2mKnqKE-2mKw6Bz-np1Srw-npxAy6-m3pEkK-m4x2n3
Grice e Màdera – la carta del senso – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Varese).
Filosofo. Grice: “I like Madera; especially because he uses words I love, like
‘sense’ – ‘la carta del senso’ and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha
insegnato a Calabria e Venezia. È membro dell'Associazione italiana di
psicologia analitica, del Laboratorio analitico delle immagini (LAI,
associazione per lo studio del gioco della sabbia nella pratica analitica), e
fa parte della redazione della Rivista di psicologia analitica. Fonda i
Seminari aperti di pratiche filosofiche di Venezia e di Milano e PhiloPratiche
filosofiche a Milano. Studia Jung. Define la sua proposta nel campo della
ricerca e della cura del senso "analisi biografica a orientamento filosofico",
formando la Società degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A
Orientamento Filosofico”, pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare
il metodo psico-analitico, nata agli inizi Professoree oggi praticata in
diverse città . La pratica dell'analista filosofo si rivolge alle
dimensioni “sane” ed è volta alla ricerca di senso dell'esistenza
dell'analizzante. L’orientamento filosofico è inteso come ricerca di senso che,
a differenza della filosofia come modo di vivere dell’antichità, parte dalla
biografia storicamente, culturalmente e socialmente incarnata. Questo è un
tentativo di risposta alla crisi delle istituzioni tradizionalmente
riconosciute come orientanti l’esistenza; l'analista filosofo si propone di
riformulare su base biografica i processi formativi integrandoli con le
psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica” dell’insieme della
personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre vocazione della
filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e discipline delle
scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è inteso come il
fattore terapeutico fondamentale. L'analisi biografica a orientamento
filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a meno che
l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o
psichiatra. Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista
non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua
vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e
comunitari. L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce
l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore
terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di
meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la
narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica. Opere:“Identità
e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo, Coliseum, Milano, “L'alchimia
ribelle,” Palomar, Bari, “Jung. Biografia e teoria,” Bruno Mondadori, Milano,
“L'animale visionario,” Il Saggiatore, Milano, “Mia philosophikê askêsê”, in ê
sunantêsê, “Ti einai ê philosophika prosanatolismenê biographikê analusê?”, in
ê sunantêsê, La filosofia come stile di vita, Bruno Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il nudo
piacere di vivere, Arnoldo Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi
biografica a orientamento filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di
sé, Bruno Mondadori, Milano, Jung come precursore di una filosofia per l'anima”,
in , Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia
analitica. La carta del senso” Psicologia del profondo e vita filosofica,
Raffaello Cortina Editore, Milano, , Ipoc,
Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e
pratiche filosofiche (Chiara Mirabelli), Ipoc, Milano “Empirisme ou une philosophie pour l’ame?”,
in Recherches Germaniques, Université de Strasbourg, Hors série n. 9, “The Missing Link: from Jung to Hadot and
Vice Versa”, in Eranos. Its Magical Past and Alluring Future: the Spirit of a
Wondrous Place, Spring, Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta
e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis,
Milano “Che tipo di sapere potrebbe
essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura
psicoanalitica, n Màdera R., “Dalla
pseudo-speciazione al capro espiatorio", in , Tabula rasa. Neuroscienze e
culture, Fondazione Intercultura , "The psychic counterpoise to violence
towards the human other", in Papadopoulos, Moral Injury and Beyond.
Understanding Human Anguish and Heling Traumatic Wounds, Abingdon UK, New York
NY: Routledge, , Pratiche filosofiche e
cura di sé, Bruno Mondadori, Milano, Le pratiche filosofiche nella formazione,
Adultità, Guerini e Associati, Milano Bartolini P., Mirabelli C. , L’analisi
filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica, Mimesis,
Milano-Udine Campanello L.,
"L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in
Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello
L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano Daddi A. I., Filosofia del profondo,
formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta,
Ipoc, Milano, Daddi A. I., “Principio
Misericordia, perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per
l'Occidente del terzo millennio”, in I. Pozzoni , Rassegna storiografica
decennale, Limina Mentis, Monza, Diana
M., Contaminazioni necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia,
counselling filosofici, Moretti&Vitali, Bergamo, Galimberti U., Nuovo
dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze, voce
“Biografico, Metodo”, Feltrinelli, Milano
Gamelli I., Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella
formazione e nella cura, Raffaello Cortina, Milano Janigro N. , La vocazione della psiche,
Einaudi, Torino Janigro N.,
Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano Malinconico A. , "Dialettica di
redazione (ancora in tema di analisi biografica a orientamento
filosofico)", in , Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista
di psicologia analitica, Malinconico A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine.
Biblioteca di Vivarium, Milano Montanari
M., “Per una filosofia del profondo”, in , Il senso di psiche. Una filosofia
per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come
cura, Mursia, Milano Montanari M.,
Vivere la filosofia, Mursia, Milano
Moreni L. , “Intervista a tre analisti filosofi”, in , Il senso di
psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica,
Sull’analisi biografica a orientamento filosofico Analisi biografica e cura di sé Una nuova formazione alla cura Psiche e città. La nuova politica nelle
parole di analisti e filosofi
Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico. Romano
Màdera et l’analyse biographique à orientation philosophique. Romano Màdera. Madera.
Keywords: la carta del senso, “profondo” “la grammatical profonda” “la
grammatical del profondo” Tiefe Grammatik – implicatura del profondo,
implicatura del superficiale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752822935/in/datetaken/
Maffetone
(Napoli). Filosofo. Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do,
to defend Socrates against Thrasymacus; in the proceedings, he provides his
view on the foundations of Italian liberalism – and has recently explored the
topic of what he calls ‘il valore della vita.’” Si laurea a Napoli. Ha
contribuito al dibattito scientifico sui temi di bioetica e etica dell'economia
e della politica, alla Rawls,, tentando di ricostruire i principi del
liberalismo applicandoli al contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente
della Fondazione Ravello. Opere: “I fondamenti del liberalismo” (Laterza, Etica
Pubblica, Il Saggiatore); “La pensabilità del mondo” (Il Saggiatore, “Rawls”
(Laterza). “Un mondo migliore. Giustizia globale tra Leviatano e Cosmopoli,
“Marx nel XXI secolo,” Luiss University Press. Radio Radicale. Sebastiano
Maffettone. Maffetone. Keywords: contrattualismo. Rawls on Grice on personal
identity. Keywords: quasi-contrattualismo conversazionale. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Maffetone” – The Swimming-Pool Library.
Grice e
Magalotti – di naturali esperienze (Roma). Filosofo. Grice: “I like Magalotti – very
philosophical” – Grice: “When a philosopher is a count, we don’t say that he
was a professional philosopher, but not an amateur philosopher either –
‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’ on ‘natural experience’ – he
is being Aristotelian: there is natural experience and there is trans-natural
experience – and there is supernatural experience!” Appartenente
all’aristocrazia, figlio di Orazio, prefetto dei corriere pontifici, e
Francesca Venturi. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di Viviani e Malpighi.
Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento
(fondata da de’ Medici). Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e
dell'Accademia dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di
naturali esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del
Cimento”. Passa al servizio di Cosimo III de' Medici iniziando così un'attività che lo porta a una
serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e
brillanti relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad
ambasciatore a Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla
filosofia, con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere:
“Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del
conte Lorenzo Magalotti e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze, Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo,
Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte Lorenzo Magalotti gentiluomo
fiorentino dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav.
dell'Ordine di S. Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca.
Lettere contro l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere
scientifiche. “Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte
nell'Accademia del cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe
Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti
di corte e di mondo” Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo
Magalotti con giunta di otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America
dette volgarmente buccheri” Roma.Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saggi di naturali esperienze fatte
nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo principe
Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze: per
Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria canzoniere
del celebre conte Lorenzo Magalotti ora per la prima volta dato alla luce e
dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: appresso Andrea Bonducci); “Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze : per Gio. Gaetano Tartini,
e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Giovanni Filips tradotto
dall'inglese in toscano dal celebre conte Lorenzo Magalotti ora per la prima
volta stampato con altre traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso
Andrea Bonducci); Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere
slegate : precedute da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in
toscano” (Roma: Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo
Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico del
conte Lorenzo Magalotti nell'edizione de La donna immaginaria canzoniere del conte
Lorenzo Magalotti con altre di lui leggiadrissime composizioni inedite,
raccolte e pubblicate da Gaetano Cambiagi, In Lucca: nella stamperia di Gio.
Riccomini, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, UTET, Lorenzo Magalotti, Relazioni di viaggio in
Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Liber Liber. openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Relazioni di viaggio in
Inghilterra, Francia e Svezia Lettere
scientifiche ed erudite Comento sui
primi cinque canti dell'Inferno di Dante, e quattro lettere del conte Lorenzo
Magalotti Canzonette anacreontiche di
Lindoro Elateo pastore arcade Lettere
scientifiche ed erudite La donna
immaginaria Novelle (il volume contiene anche opere di altri
autori) Gli amori innocenti di Sigismondo conte d'Arco con la Principessa
Claudia Felice d'Inspruch. Il conte Lorenzo Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti.
Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali esperienze’ --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751098137/in/datetaken/
Grice e
Maggi – implicatura ridicola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pompiano).
FIlosofo. Grice: “I like his
portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the ridiculous; but his
most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones philosophicae’ and the
‘consilia philosophica.’” La famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di
farmacia. Il padre Francesco, uomo di lettere, fu il suo primo maestro.
Studia a Padova con Bagolino e frequenta attivamente gli ambienti culturali
della città. Si laurea e insegna filosofia. Membro dell'«Accademia degli
Infiammati», strinse amicizia con Barbaro, Lombardi, Piccolomini, Speroni,
Tomitano, Varchi, entrò quindi a far parte del circolo di Bembo, frequentando
insigni filosofi come Paleario, Lampridio e Emigli. Conobbe iPole, Vergerio, Flaminio
e Priuli. Il dibattito sulla questione della lingua e sui temi estetici legati
soprattutto all'interpretazione della Poetica aristotelica condusse alla
preparazione di un commento allo scritto di Aristotele che, iniziato da
Lombardi, fu proseguito, concluso e fatto pubblicare da Maggi, con altra sua
opera dedicata ad Orazio, a Venezia: le “In Aristotelis librum de Poetica
communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotations”,
dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per entrare al servizio del duca Ercole
II d'Este come precettore del figlio Alfonso e, insieme, per insegnare
filosofia a Ferrara. Si conservano appunti delle sue lezioni sulla Poetica. Anche
della vita culturale della città estense fu protagonista, divenendo principe dell'«Accademia dei Filareti», che
vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere
amico degli umanisti Pigna, Porto e Ricci, che gli diede pubblicamente merito
di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».
“Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la
figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un
brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione
a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando,
che si pone come corollario dell'orazione del Maggi. Alla chiusura
temporanea dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni
dell'Accademia di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della
cittadella vecchia, in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del
nobile Paris Rosa,. A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso
nell'elenco dei consiglieri comunali della città destilla reggenza delle
podestarie maggiori del territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi,
ma vi rinunciò, come rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle
sedute del Consiglio Generale. Altre opere: “Un brieve trattato
dell'eccellentia delle donne, Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de
Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotationes,
Venetiis, Valgrisi; De ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio,
Venetiis, Valgrisi, “Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana,
ms. Expositio in libros de Coelo et
Mundo, Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms, Expositio de Coelo, de Anima, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Espositio
super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi, ms Pollastrelli, Mulierum
praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus. Oratio de
cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de Valentia, Consilia
philosophica , Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem serenissimi
Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e Stato, Modena. Note
In Alessandro Sardi, Estensis latinus 88, Modena, Biblioteca
Estense. Giulio Bertoni, Nota su
Vincenzo Maggi, in «Giornale storico della letteratura italiana», C.. Fahy, Un
trattato di Vincenzo Maggi sulle donne e un'opera sconosciuta di Lando, in
«Giornale storico della letteratura italiana»,
Bruni, Speroni e l'Accademia degli Infiammati, in «Filologia e
letteratura», XIWeinberg , Trattati di retorica e poetica, III, Roma-Bari,
Laterza, Enrico Bisanti, Vincenzo Maggi,
interprete tridentino della Poetica di Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio
Tortelli, Quattro Maggi in cerca d'autore, in «Quaderni del Lombardo-Veneto»,
Padova, Vincenzo Maggi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. VEnciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Vincenzo Maggi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Liber Liber.
MLOL, Horizons. Vincenzo Maggi. Maggi. Kewyords: implicatura ridicola. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752553559/in/dateposted-public/
Grice e
Magi – l’uso delle parole – il mistico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro).
Filosofo. Grice: “A fascinating
philosopher – “journey around the world in ten words,’ a gem!” -- Insegna a 'Urbino. Si dedica alla psicologia “trans-personale”.
Fonda il Centro di Filosofia Comparativa (cf. ‘implicatura comparativa’) e
“Incognita” a Pesaro, tesoreggiando ‘l’intelligenza del cuore’ e il principio
dell’interiorità. Scrisse “I 36 stratagemmi” (Edizioni Il Punto d'Incontro; dal
, BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe. Le porte della percezione per essere
straordinario in un mondo ordinario” vede un clamoroso successo. “I 64 Enigmi.
L'antica sapienza per vincere nel mondo”
(Sperling & Kupfer )è segnalato al
primo posto dei libri più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento
rimosso dei nostri tempi: la morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti
cari agli autori: filosofia, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai
confini della morte. Esce un aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe
con il sottotitolo “La porta dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si
focalizza sui modelli mistici per approfondirne, oltre la portata metafisica e
auto-realizzativa, i concetti di efficacia ed efficienza: nel libro I 36
stratagemmi declina il taoismo nei suoi aspetti di strategia psicologica; nel
saggio "Le arti marziali della parola" in La nobile arte dell'insulto
(Einaudi) evidenzia come l'arte del combattimento diventi arte retorica e
dialettica; nei saggi Il dito e la luna, La via dell'umorismo e Il tesoro
nascosto mostra il rilievo della comunicazione metaforica e umoristica. Ha inoltre
elaborato e sviluppato la dimensione della psicologia transpersonale
all'interno del Gioco dell'Eroe , disciplina da lui creata e imperniata sulla
capacità umana dell'immaginazione. Altre opere: “Il dharma del sacrificio
del mondo” (Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno,” (cf. Grice:
‘timeless’ meaning, versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola superiore
di filosofia comparativa di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto d'Incontro I 36 stratagemmi, Il Punto d'Incontro (dal ,
BestBur; edizione tedesca: 36 Strategeme. Die chinesische Kunst der Strategie,
Random House Kailash Verlag, edizione spagnola: Las 36 estratagemas. El arte
secreto de la estrategia china, Obelisco Ediciones, edizione portoghese:
"Os 36 Estratagemas Chineses", Esfera dos Livros, ); Sanjiao. I tre
pilastri della sapienza, Il Punto d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della
veglia. Viaggio attraverso la filosofia della Liberazione, Scuola superiore di
filosofia comparativa di Rimini, La Via
dell'umorismo, Il Punto d'Incontro, La vita è uno stato mentale. Ovvero La
conta dei frutti delle azioni nel mondo evanescente, Bompiani, Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra).
Arte della guerra e della strategia, Edizioni Il Punto d'Incontro, "Lo yoga segreto del perfetto
sovrano" di Gianluca Magi, “Il Gioco dell'Eroe,” Il Punto d'Incontro, I 64
Enigmi, Sperling & Kupfer, . Lo stato intermedio, , Arte di Essere, . Il
tesoro nascosto. 100 lezioni sufi, Sperling & Kupfer, . Il Gioco dell'Eroe.
La porta dell'Immaginazione, Il Punto d'Incontro, 101 burle spirituali,
Sperling & Kupfer, Recitato un cameo, nel ruolo di se stesso, nel film
Niente è come sembra, di Franco Battiato, a fianco di Jodorowsky. Jodorowsky ha
scritto in seguito la presentazione del libro di Magi La Via dell'umorismo.Premio
internazionale Letteratura “ArteSpirito”. Blog . «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”.
Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso
immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze». Incognita. Advanced Creativity Il Secolo XIX 18 settembre (Roberto Onofrio) " 'Incognita' di
Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre, un'immersione interiore al di là dello
spazio-tempo"31 Il Secolo XIX 26
giugno (Roberto Onofrio) "Advanced
Creativity Mind School. Per capire l'entrata nell'epoca del post-umano" Per
il titolo del suo album Dieci stratagemmi, Battiato si è ispirato a I 36
stratagemmi di Gianluca Magi. Il sottotitolo, "Attraversare il mare per
ingannare il cielo" è il primo stratagemma dei trentasei che compongono
che il libro. Stralcio della quinta
puntata (youtube) Modelli strategici .
Corriere della Sera, (Edoardo Camurri)
wuz Panorama (Anna Mazzone) wuz
Panorama (Oriana Allegri) Il
Secolo XIX 2 (Roberto Onofrio) "Aprite le porte all'Immaginazione, c'è un
mondo oltre la quotidianità"42
Gianluca Magi, I 64 Enigmi, Sperling & Kupfer, Milano : «Diversi
anni fa, in un’intervista, mi chiesero perché sono vegetariano. La mia risposta
fu molto sintetica (e la penso ancora così): Non mangio animali. Non riesco a
digerire l'agonia». La Repubblica (Michele
Serra); Il Riformista (Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Brunella
Schisa) Il Gioco dell'Eroe, Il Punto
d'Incontro, . Libro/CD con prefazione di Franco Battiato Il Gioco dell'EroeGianluca. Scena del film
ove compaiono Gianluca Magi e Alejandro Jodorowsky (youtube) La Via dell'umorismo, Il Punto d'Incontro,
Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità della Repubblica
di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha costruitoattraverso la
sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa di Rimini ponti
di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e d'Occidente,
attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio filosofico,
psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gli altri premi sono stati
conferiti a: Franco Battiato (Musica), Alejandro Jodorowsky (Teatro), Franco
Mussida (Arti visive), Silvano Agosti (Cinema), Massimo Gramellini
(Giornalismo), Gabriele La Porta (Televisione).
Sito ufficiale di Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced
Creativity "Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio
brevis di Gianluca Magi. Riflessioni di Gianluca Magi sul Senso della vita su
riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico,
‘implicatura comparativa’ mistico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752536704/in/datetaken/
Grice e Magnani – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo. Grice: “I like Magnani; he has written about
conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani; his treatise on
the philosophy of geometry is brilliant!” --
essential Italian philosopher, not to be confussed with Tenessee
Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna a 'Pavia, dove
dirige il Computational Philosophy Laboratory. Dedicatosi allo studio
della storia e della filosofia della geometriai, i suoi interessi si sono poi
rivolti all'analisi della tradizione neopositivista e post-positivista. Si è
poi dedicato al tema della scoperta scientifica e del ragionamento creativo.
Studia tematiche riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina in
collegamento con il problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale
nella sua ricerca. La sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto
model-based reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning.
Trattai problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al
tema trascurato in filosofia dell'analisi della violenza. I suoi
interessi di ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le
scienze cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina,
nonché i rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito
a diffondere il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha
riguardato principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di
Libri SAPERE. Opere : “Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un
mondo tecnologico” “Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa
una teoria filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva
naturalistica e cognitiva. Note Web Page
del Dipartimento di Studi Umanistici
Computational Philosophy Laboratory Web Site [Cfr. le varie pagine dedicate a questi
convegni in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy
Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia,
Pavia (Italia)] Sun Yat-sen Award Cerimonia
Book Series SAPERE Web Page Copia
archiviata, su lesacademies.org. Edizione cinese: Philosophy and Geometry Morality in a Technological WorldAcademic and
Professional BooksCambridge University Press
Abductive Cognition Understanding
Violence The Abductive Structure of
Scientific Creativity Author Web
Page Handbook of Model-Based
Science Lorenzo Magnani: Logica e
possibilità, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Lorenzo Magnani: Filosofia
della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi Speranza, "Grice e Magnani," per
il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria,
Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685507828/in/photolist-2mLExs3-2mKAxx2-2mKgJMj
Grice e
Magni – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “I love Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m
talking about his “Principia et specimen philosophiae” – The titles for the
chapters are amusing, and he refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff –
*Very* amusing --.”Figlio dal conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si
trasferì a Praga. Entrò nei cappuccini della provincia boema a Praga. Insegna filosofia
entrando, grazie al suo insegnamento, nelle grazie dell'imperatore. Presto fu
eletto Provinciale della Provincia austro-boema dell'ordine e divenne
apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri principi europei. Il re Sigismondo
III gli affidò la missione cappuccina nel suo paese. Ferdinando II lo inviò in
missione diplomatica in Francia. Fu uno dei consiglieri del duca Massimiliano I
di iera. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di
Praga Ernesto Adalberto d'Harrach nella cattolicizzazione della popolazione e
nelle riforme diocesane. Prese parte in nome dell'imperatore ai negoziati con
il cardinale Richelieu sulla successione ereditaria al trono di Mantova. Nel
1635 divenne consulente teologico nei negoziati per la pace di Praga e dal 1645
fu missionario apostolico per l'elettorato di Sassonia, Assia, Brandeburgo e
Danzica. Nel luglio del 1647 riprodusse a Varsavia di fronte al re e alla corte
l'esperimento di Torricelli usando un tubo riempito di mercurio per produrre il
vuoto. Riuscì a convertire il conte Ernesto d'Assia-Rheinfels e sua
moglie. Dopo che l'Praga venne affidata ai Gesuiti, entrò in contrasto
con i gesuiti, che lo fecero arrestare a Vienna nel 1655. Fu rilasciato dalla
prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a Salisburgo, dove morì quello
stesso anno. Frutto della sua polemica con i protestanti è “De
acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che senza l'autorità
della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come regola di fede per i
cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de acatholicorum et catholicorum
regula credenda”, le cui debolezze argomentative scatenarono la contro-offensiva
dei protestanti. Si occupa di metodologia, logica, epistemologia, cosmologia,
metafisica, matematica e scienze naturali. Rifiutò i principi
aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di Platone, Agostino e
Bonaventura. Altre opera: “Apologia contra imposturas Jesuitarum,” “Christiana
et catholica defensio adversus Societatem Jesu,” “Opus philosophicum,” “Commentarius
de homine infami personato sub titulis Iocosi Severi Medii,” :Concussio
fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm. Conringi, “Conringiana
concussio Sanctissimi in Christo papae catholici retorta,” “Echo Absurditatum
Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione H. Conringii” “Epistola
Valeriani Magni Fratris Capucini, Epistola de quaestione utrum Primatus Rom.
Pontificis, “Principia et specimen philosophiae, Acta disputationis habitae
Rheinfelsae apud S. Goarem, Organum theologicum, Methodus convincendi et
revocandi haereticos, De luce mentium, Judicium de catholicorum ei acatholicorum
regula credendi, “De atheismo Aristotelis ad Mersennum, Demonstratio ocularis, loci sine locato:
corporis successiuè moti in vacuo, Bononiae, typis haeredis Victorij Benatij. Vedi
la voce nella Enciclopedia Italiana. J. Cygan, Valerianus Magni, “Vita prima”,
operum recensio et bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut
manuscripta tradita aut typis impressa, «Collectanea Franciscana», Alessandro
Catalano, La Boemia e la riconquista delle coscienze. Ernst Adalbert von
Harrach e la Controriforma, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Massimo
Bucciantini, «La discussione sul vuoto in Italia: il caso di Valeriano Magni»,
in: Discussioni sul nulla tra Medioevo ed Età moderna, Massimiliano Lenzi e
Alfonso Maierù, Firenze, Leo S. Olschki, Alfredo Di Napoli, Valeriano Magni da
Milano e la riforma ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della
Congregazione de Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini LombardiNuova serie
2, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano. Relatio veridica de pio obitu R.P.
Valeriani Magni, Lione, Ludwig von Pastor, Storia dei papi, XIII, trad. it.,
Roma, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Heinrich Kretschmayr, Valeriano Magni, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Valeriano Magni, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Michael Bihl, Valeriano Magni. G. Leroy, 1789. Valeriano
Magni. Magni. Keywords: implicatura. Luigi Speranza, “Grice e Magni: ‘Paolo e
Paolo: assiomi e principi metafisici” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691212061/in/photolist-2mKLYsa-2mKG3XG-2mKHdnD-2mKCnei-2mKCewV-2mKyErQ-2mKCfz1-2mPHbXQ-2mJ3q6x-2dJBzoo-2cqrM6k-DhRHD2-BGqYJH-BinZds-2dP4KZM-2dP4KYV-DvhhWW-DndBhH-Bq5Mgn-BpPvHE-CntuMM-C7qnKU-BNRo71-BirTWs-Biqj5m-C8EsDB-BirMcL-BNN8LU-BGo3aB-C6mZj3-BGr99e-C6nrry-BNPpGE-CdD3Fy-C8DcKk-C8Epi8-BiuDdH-xtDwUA-Biqi5W-BGr4Mi-CfWTwn-CfUqQk-BNLS6s-BGrdHV-BNPyd7-CfTpSR-BNPA2h-C8BmeP-BNPuhS-Biuvvi
Grice e Mainardini – il popolo romano –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “Padova tries to institute the ‘regnum’ as between
Aristotle’s ‘polis’ and the modern ‘stato,’ but in which case, we wouldn’t call
it ‘politeia’ anymore!” -- Grice: “When
I studied change I focused on von Wright – but then there is Padova and his
‘grammatica del mutamento’!” Nato da una famiglia di giudici e notai – il padre: ‘di
Giovanni’ -- che viveva vicino al Duomo di Padova, completò i suoi studi a
Parigi dove fu insignito dell'autorità di rettore. Il tempo trascorso a Parigi
influì moltissimo sull'evoluzione del suo pensiero. Gli anni parigini furono
molto importanti e fecondi per l'evoluzione del suo pensiero e la visione dello
stato di corruzione in cui versava il clero lo portò a diventare anti-curialista.
A Parigi incontrò Occam e Jandun, con cui condivise passione politica e
atteggiamento di avversione verso il potere temporale della Chiesa. Con Jandun
rimase legato da grande amicizia e assieme a lui subì l'esilio.
Mainardini dopo le sue dure affermazioni contro la Chiesa venne bollato con
l'epiteto di “figlio del diavolo”. Mainardini si trova a Parigi quando si
sviluppò la lotta tra Filippo, re di Francia, e il Papato. Tutto ciò, assieme
al vivace contesto culturale in cui si muoveva, lo portò alla compilazione della
sua opera maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui deve la sua fama e che influì
moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico contemporaneo che su quello
successivo. A Parigi sperimentò una monarchia decisa ad accrescere il
proprio potere e la propria autorità su tutte le forze politiche centrifughe
del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII. Diventato consigliere
politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a Roma nel 1327 in
occasione della sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo stesso
Ludovico vicario spirituale della città. L'incoronazione imperiale avvenne ad
opera del popolo romano anziché del papa inaugurando, così, quella stagione
dell'impero laico che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la strada
alla laicizzazione dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro di Carlo IV di Boemia. Con la Bolla
d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale diventando
così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando questi si
ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove rimase fino
alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte la
compilazione di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un
piccolo capolavoro. Si può definire l'opera di Marsilio come il prodotto di
tempi in cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e
l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera
più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge. Il
suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello
Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera
laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La
necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla
natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di
realizzare un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le
varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne
deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la
convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza
ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma
civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà
comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei
cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare
su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato,
esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio
era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso
come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi
venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato
a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che
tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi
principi politici costruiti. «occulta
valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer
contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna
ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali
aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le
altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme
avidità» (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come
istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che
gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa.
Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso
l'imperatore Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor
si colloca fra le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua
importanza. Si differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più
propriamente teologica mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio
condotto nel Defensor Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica,
la confessione auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i
pellegrinaggi, la plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della
sovranità, il matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione
imperatoris in causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del
divorzio di Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova
nell'ultima parte del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano
tanto insostenibili che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore,
imparentato con la sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico
di Brandeburgo ma a ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di
sangue. Il “Tractatus de translatione imperii” – “Trattato della translazione dei imperii” -- è un'opera che niente aggiunge alla fama
derivatagli dal Defensor Pacis anche se ebbe una certa diffusione. Si può
considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla
fondazione di Roma da Romolo fino al secolo XIV. In Mainardini lo “stato
romano” è concepito come prodotto umano, al di fuori da premesse teologiche
quali il peccato o simili. È fortemente affermato il principio della legge
quale prodotto della comunità dei cittadini, legge dotata di imperatività e co-attività
oltre che ispirata ad un ideale di giustizia. Questo ideale di giustizia deriva
dal con-sorzio (concerto) civile, l'unico soggetto che può stabilire ciò che è
giusto e ciò che non lo è. Per Mainardini, l'uomo deve essere inteso come
libero e consapevole. Nel Defensor Pacis appare diffuso un
costituzionalismo affermato fortemente nei confronti sia dello Stato che della
Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere e separare la legalita (ius) dalla
moralita (ethos, mos), attribuendo il primo alla vita civile e il secondo alla
coscienza. Mainardini è sempre un uomo del suo tempo, saldamente ancorato nella
sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno un uomo nuovo, anticipatore per certi
versi del Rinascimento. La definizione del nuovo concetto di Stato, autonomo,
indipendente da qualsiasi altra istituzione umana o, a maggior ragione,
ecclesiastica è il grande merito di Mainardini. Anche nella Chiesa viene
affermata una forma di costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei
vescovi e dei papi. È ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il
Concilio, ogni decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il
nostro autore non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di
Pietro e di Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà
evangelica tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe
e comprese il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o
rivalutarne il più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi
riformista e conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la
corruzione dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta
la necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel
senso più puro. La modernità di Mainardini consiste anche nel metodo
della sua trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed
esaustiva, aliena da qualsiasi di quelle forme di retorica che era
caratteristica degli autori medievali. Altri saggi:: “Il difensore della
pace,” C. Vasoli. UTET, Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, CEDAM,
Padova (collana Lex naturalis; Battaglia
F., La filosofia politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R.,
Ecclesiologia e politica, Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia
Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri Fumagalli M.T., Storia della
filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E., “Il ‘regno’ di Mainardini: tra
la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di storia della filosofia
medievale, Briguglia G., Carocci
Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in Pensiero Politico
Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il Mulino, Capitani O., Il
medioevo, Torino, UTET, Cavallara C., La pace nella filosofia, Ferrara, Damiata
M., Plenitudo potestas e universitas civium, Firenze, Studi francescani, Del Prete D., Il pensiero politico ed
ecclesiologico, Annali di storia, Università degli studi di Lecce Dolcini C., Bari,
Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica come grammatica del mutamento,
Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi di storia del pensiero
politico: dal medioevo alla società contemporanea, Milano Piaia G., Mainardini e dintorni: contributi
alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la
Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal
difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da
Padova e Niccolo Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor
Tractatus de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in
causis matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Marsilio da Padova, su sapere, De Agostini. Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Les Archives de littérature du Moyen Âge. Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. marsilio: essential Italian
philosopher. Marsilio dei Mainardini, Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il
popolo italiano, consorzio conversazionale, difensore della pace, leviatano,
allegoria del buon governo – allegoria del buon governo-- Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Marsilio," per il Club Anglo-Italiano; Luigi
Speranza, “Grice e Mainardini – la massima del consorzio conversazionale.” –
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752043673/in/datetaken/
Grice e
Malfitano – i quattro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa).
Filosofo. Grice: “Malfitano, like
me, is an emergentist – each ‘complesso’ grows (cresce) and the ‘complexity’ is
thus best characterised as ‘crescente,’ – Malfitano uses ‘complexities’ in the
plural – a theory of ‘complessita crescenti’ – The whole point is that you get
from one complex to the other.” Grice: “I like Malfitano. His theory of
‘complessita crescente’ is admirable: he distinguishes various ‘complesso’ –
the material (subdivided into atomic, and the ‘crescente complessita’ of the
molecular), the biological complex (which comprises the complex of the tissue,
and the complex of tthe articular), the social complex, i. e., the human being in his inter-subjetctivity --
nd the ideological complex, the abstracta – ideation, cognition, and conviction
– there is a superior geometry, too!” Nacque da Carmelo, commerciante e
navigatore, e Santa Veneziano. Era l'ultimo di sette fratelli. Frequentò il
Liceo Classico Tommaso Gargallo, dove iniziò a nutrire l'interesse per la
materie scientifiche. Già da giovanissimo frequentava assiduamente una nota
farmacia del centro storico della città natale acquisendo notevole interesse
per la chimica e la biologia. Si iscrisse dunque alla facoltà di chimica
dell'Università degli Studi di Catania per frequentare le lezioni del professor
Alberto Peratoner. Malfitano continuò gli studi universitari a Palermo, dove si
trasferì al seguito di Peratoner e ottenne la laurea nel capoluogo
siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a Milano, dove intraprese
una breve carriera lavorativa nel campo della chimica industriale agli
stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola di microbiologia
dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da Camillo Golgi, futuro
Premio Nobel per la medicina nel 1906. Stimolato dall'ambiente favorevole,
Malfitano pubblica I” Comportamento dei microrganismi sotto l'effetto delle
compressioni gassose” -- Inizia in questo modo a farsi notare da colleghi e
professori, sia per la materia dei suoi studi, sia per il carattere disponibile
e solare, come ricorda iPensa, celebre anatomista milanese. La carriera prese una svolta definitiva quando, durante un
congresso internazionale a Pavia, venne notato dal futuro successore di Pasteur,
Duclaux. Venne dunque invitato a trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto
l'offerta di un impiego all'istituto Pasteur. Una volta arrivato nella capitale
francese, Malfitano si dedicò in un primo momento alla micro-biologia,
pubblicando come risultati delle sue ricerche: Protease de l'aspergillus niger,
Influence de l'oxygen sur la proteolyse en presence de Clorophorme e
Bactericidie charbonneuse. Decise di ritornare a studiare la chimica pura,
campo d'indagine scientifica che lo rese definitivamente famoso. I suoi studi
sulla chimica colloidale, arrivarono a dimostrare la natura elettrochimica
delle micelle, e riuscì a misurare con notevole precisione la conducibilità
elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise a punto i cosiddetti
ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui colloidi. Divenne
capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli studi si interruppero
durante la gran guerra. Al termine di essa, sposò Vera, una studentessa russa.
Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota
dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità
crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle,
ma l'esistenza in generale. Pubblicò Complexité et micelle, e Les composés
micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero
accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel
Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò
negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso l'esame
dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano strutturalmente.
La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile in atomi,
molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna delle
classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali: ioniche,
polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne estesa in
campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità
socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che
costituiscono il mondo sono dunque: il complesso materiale (“complesso atomico”
e “complesso molecolare”), il complesso biologico (complesso istologico e complesso
citologico), il complesso sociale (l'essere umano) e al culmine di un'ipotetica
piramide il “complesso ideologico” (ideazione, conoscenza e convinzioni).
L'ultimo passo della speculazione e il concetto di geometria superiore,
un'armonia equilibrata e simmetrica che domina gli eventi e la materia, una
variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole dell'esistenza, un concetto
che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il compito era dunque quello di
comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del cosmo e di preservarne la
bellezza e l'equilibrio. Soleva spesso tornare in Sicilia seppur per
brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine. L'aggravarsi della sua
malattia, una cecità che gradualmente lo privò della vista, e le sue
convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il paese natale dalla
fine degli anni Trenta. Morì inell'alloggio assegnatogli dell'Istituto Pasteur
dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le sue convinzioni
filosofiche servendosi dello pseudonimo "Aporema", termine che indicava
l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio di un problema. Introdusse
per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido, quello che abitualmente
viene chiamato yogurt, come era già frequente nella capitale francese.
Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano aveva fatto voto a Santa
Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se fosse riuscito a tornare
incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo motivo Santa Veneziano, orfana di entrambi i genitori. Da tale unione
nacque Giovanni. Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella
terra di Aretusa, Tyche122. Antonio
Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato nel testo Ad Repellendam Pestem
Storie di Medici e di Sanità nella terra di Aretusa), Cisalpino Istituto
Pasteur, su webext.pasteur.fr. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad
repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa,
Tyche124. Ad repellendam Pestem Storie
di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche126. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e
Sanità, Tyche125. Ad repellendam
Pestem. Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche, Siracusa, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giovanni Malifitano. Malifitano. Keywords: i quattro. Refs.: H. P. Grice,
“Pirotology,” – “The pirotological ascent,” in “From the banal to the bizarre:
a method for philosophical psychology” -- emergentismo di Grice – emergentismo
di Malfitano – l’organicismo della diada in Malfitano --. Il complesso di
azione e il complesso di inter-azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Malifitano” – The Swimming-Poo Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752411499/in/dateposted-public/
Grice e
Malipiero – il trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del
contratto sociale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia).
Filosofo. Grice: “I love Malipiero’s approach to philosophy: hardly a
profession! As if someone were to be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero
loves (‘ama’) philosophy and it shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom
in any endevaour he finds himself in!” Grice: “One must love him for his
attempted ‘confutazione’ of Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a
‘triumph of reason’!” -- Nacque da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti.
Entrambi i genitori erano patrizi: il padre proveniva dalla storica casata dei
Malipiero (ramo "delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre
apparteneva a una famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di
abitare in un palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo
l'estinzione di un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro
botteghe nei centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case
si trovavano tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in
politica con l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe,
ma non riuscì a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica.
A questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica
del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare
dall'attualità politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico.
La prima opera pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione
e tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si
cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della
passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di
moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le
passioni. Questa idea, in contrasto con quanto
asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal
politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In
questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte
della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in
epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche
all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini. Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo
della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale”
(ristampato, senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella
difesa dei diritti del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice:
“I find this interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!”
-- Qui il Malipiero cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non
fosse la democrazia, ma la monarchia. La
sua linea anti-rivoluzionaria fu affermata anche quando si tenne distante dagli
organi della Municipalità istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto.
Accolse perciò con favore l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento
della spirata libertà cisalpine” e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio
della Romana Repubblica e quello dell'Austria.” Di grande importanza è quanto
emerge nella “Voce della verità,” una memoria autografa inviata al governatore
austriaco Mailath von Székhely all'indomani del suo insediamento a Venezia. Nell'opera,
divisa in capitoli dedicati ai problemi dell'amministrazione asburgica
(polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si chiede quale dovesse essere il
criterio di scelta per la nuova classe dirigente veneziana. Dimostrandosi
critico nei confronti degli ex funzionari della Repubblica di Venezia (ceto a
cui lui stesso apparteneva), nominati non in base ai meriti, ma per
favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che vivevano nel lusso,
poiché entravano in politica solo per il proprio tornaconto, e soprattutto
verso i trasformisti che cambiavano opinioni con l'avvicendarsi delle
amministrazioni. Con questo lavoro
anticipò le scelte del governo austriaco che, in effetti, estromise il
patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche amministrative a
personalità lombarde o delle province ereditarie. Si dedicò, con un certo successo, anche alla
stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero
presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il
sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione
delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro
critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav.
Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed
Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel
nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza.
Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle; Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo
dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della
Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco,
assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina di Vincenzo
Pisani. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia,
confutazione del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Malipiero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702171088/in/photolist-2mJq2uE-2mLK9bU-2mKBJ8m
Grice e
Mamiani – Beltrami contro Euclide – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Secondo Parmense). Filosofo. Grice: “I like Mamiani; unlike us at Oxford, he
takes ‘science’ seriously! But in an amusingly Italian way! He has explored
Newton on the apocalypse! My favourite of his treatises is the one on space
which reminds me of Strawson – Beltrami, unlike Strawson, is non-Euclideian,
and thinks Italian needs Euclideian verbs to match!” Linceo. Membro dell'Accademia dei Lincei ha
insegnato Storia del pensiero scientifico all'Parma, Udine e Ferrara. Si è occupato soprattutto di Isaac Newton,
del quale ha trascritto un trattato inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e
dell'origine delle enciclopedie moderne.
Opere principali: “J. M. Guyau Abbozzo di una morale senza obbligazione
né sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton filosofo della natura” Le lezioni di
ottica e la genesi del metodo newtoniano, Firenze, La Nuova Italia, “Teorie
dello spazio” -- da Descartes a Newton, Milano, FrancoAngeli, “La mappa del sapere.” La classificazione
delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, FrancoAngeli, “Il
prisma di Newton,” Roma-Bari, Laterza, Introduzione a Newton, Roma-Bari:
Laterza, “Trattato sull'Apocalisse,” Torino, Bollati Boringhieri, Isaac Newton,
Firenze, Giunti, Storia della scienza moderna, Roma-Bari, Laterza, Scienza e
Sacra scrittura nel XVII Secolo, Napoli, Vivarium. Isaac Newton, Trattato sull'Apocalisse,
Maurizio Mamiani, Torino, Bollati Boringhieri, Scienza e teologia fra Seicento
e Ottocento: studi in memoria di Maurizio Mamiani, Chiara Giuntini e Brunello
Lotti, Firenze, Olschki, Studi sul pensiero scientifico fra Seicento e
Ottocento. Ricordando Mamiani, "I castelli di Yale", Il Poligrafo,
Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La sintesi
newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
. Maurizio Mamiani, Newton e l'Apocalisse. Maurizio Mamiani. Mamiani. Keywords:
Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mamiani” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751960368/in/datetaken/
Grice e
Mancini – kerygma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti).
Filosofo. Grice: “I like Mancini: he
has expanded on the ethos of cooperation – and he has explored what he calls
‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in connection with language – he
reviewed Pittau’s philosophy of language, and published a little thing on ‘language
and salvation.’ So how can you NOT like him?” Grice: “I like Mancini; if I dwell on
philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has studied
Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of MALEVOLENTIA!” “La filosofia è il passaggio dal senso al
significato, attraverso le mediazioni culturali, dottrinali, attraverso la
struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni della prassi.” Studia a Fano
e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad Urbino. Studia i massimi
teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer pubblicando, su
quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha fondato
l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per molti
anni, di "facoltà teologica" in una università laica. Tra i
filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della
ragion pura. In questo senso è ancora
più importante "Kant e la teologia” dove tratta la filosofia della religione kantiana,
fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo
categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati
dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della
religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione
rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa
invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora
dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in
grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei
Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione
dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione
capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere
stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è
l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una
prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti
mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo
all'insieme dei suoi rapporti economici. Ha inoltre fatto parte della redazione
della rivista Concilium. Fonda la rivista di filosofia “Hermeneutica” ed edita
da Morcelliana. La sua posizione di pensiero verte su un cristianesimo di
matrice liberale e democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo
e libero, dando una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di
quegli anni sulle orme del Concilio Vaticano II. Opere:“Ontologia
fondamentale,” La Scuola, Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa,
Urbino “Filosofi esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze),
Argalìa, Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia
della religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia
ideologia utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro
dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale
comunismo?”La Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma,
“Novecento teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia”Queriniana,
Brescia “Fede e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere” Rusconi, Milano “Negativismo giuridico” QuattroVenti,
Urbino “Guida alla Critica della ragion
pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il
pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come
violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri,
Urbino, Quattroventi “Hermeneutica”
“Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida
alla Critica della ragion pura”“L'Analitica”QuattroVenti, Urbino “Il male
radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su
filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in
“Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia
per il creato, Urbino, Quattroventi 1990, coll. "Il nuovo Leopardi"
L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero
critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso,
Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino,
Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana Ethos e cultura nella cooperazione di
credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S.
Bernardino”, Quattroventi Bonhoeffer
(postfazione di Piergiorgio Grassi), Morcelliana, Brescia Frammento su Dio, Andrea Aguti (a cura),
prefazione di Graziano Ripanti, Brescia, Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là
della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini, Urbino, Quattroventi Opere scelte. Voll. 1-3, Brescia, Morcelliana Onorificenze
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiananastrino per
uniforme ordinariaGrande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana —
Roma, 27 dicembre 1966 su Mancini
Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critico con Italo
Mancini, Verona, Mazziana 1983 Andrea Milano, Rivelazione ed ermeneutica. K.
Barth, R. Bultmann, I. Mancini, Urbino, Quattroventi "Biblioteca di
Hermeneutica" Piergiorgio Grassi, Intervista a Italo Mancini sulla
teologia contemporanea, Urbino, Quattroventi 1992, coll. "Il nuovo
Leopardi" Enrico Moroni (a cura), La filosofia politica nel pensiero di
Italo Mancini, Urbino, Quattroventi 1994 Francesco D'Agostino, Italo Mancini,
filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi, "Il nuovo Leopardi" G.
RipantiP. Grassi (a cura), Kerigma e prassi, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica
1995 Gustavo Pansini (a cura), Studi in memoria di Italo Mancini, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane Galliano Crinella (a cura), Italo Mancini. Dalla teoresi
classica alla modernità come problema, Roma, Edizioni Studium, Antonio Areddu,
Cristianesimo e marxismo nel pensiero di Italo Mancini. Una rilettura in
memoriam, Pistoia, Petite Plaisance 2001 Italo Mancini tra filosofia e
teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta (a cura), numero
monografico dedicato a Italo Mancini G. RipantiP. Grassi (a cura), Filosofia,
teologia, politica. A partire da IMancini, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica
2004 Mariangela Petricola, Pensare la differenza. La questione di Dio
nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura con Italo Mancini, in
“Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/
dialegesthai/mpe. Mariangela Petricola, Pensare Dio. Il cristianesimo
differente di Italo Mancini, Assisi, Cittadella Editrice Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra.
L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del
diritto, Torino, Giappichelli , "Recta Ratio" Altri progetti
Collabora a Wikiquote Citazionio su Italo Mancini Italo Mancini, su sapere, De Agostini. Italo Mancini, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Seminario in memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale
"Don Italo Mancini" presso il suo paese natale Schieti, su
centroitalomancini. 15 gennaio 22
gennaio ). Pagina sul social network Facebook, su facebook.com. cronologica , su uniurb. L'Istituto di
Scienze Religiose fondato da Italo Mancini, su uniurb. Biblioteca personale
"Ca' Fante", su uniurb. Rivista "Hermeneutica" fondata da
Italo Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso
italiano.org. Italo Mancini. Mancini. Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant”
“radical evil” --. “cooperative di credito” – “la massima della benevolenza
conversazionale” --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mancini” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751692436/in/datetaken/
Grice e
Mangione – logica matematica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bagnara
Calabra). Filosofo. Grice: “I like
Mangione; for various reasons: He notes that logic is more related to
mathematics – indeed, for logicism mathematics IS logic – so the opposite to
‘formal’ logic is ‘material’ logic, not ‘informal’ as Ryle and Strawson want –
Mangione has studied ‘categories’ and talks of ‘logica matematica’ – he has
studied Frege’s ideografia, as he aptly translates his grundscrift, and he
tried to improve on the ‘nationalism’ which was ubiquitous in logic in Italy in
the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano. Diresse le due collane matematiche
della casa editrice Progresso tecnico editoriale di Milano, appendice della Aldo
Martello editore. Presso l'editore Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e
manuali della scienza contemporanea. “Serie di logica matematica.” Ha contribuito alla Storia della filosofia
pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici contributi sulla storia della
logica matematica. Amplia e sistematizza tali contributi nella Storia della
logica. Da Boole ai nostri giorni (con la collaborazione di Silvio Bozzi):
l'opera costituisce un ampio ed esaustivo lavoro di ricognizione e sintesi
sugli ambiti di ricerca e sui risultati della logica contemporanea. Per Franco Muzzio & C. Editore ha diretto
la collana editoriale Muzzio scienze.
Insieme a Edoardo Ballo, Silvio Bozzi, Gabriele Lolli e Paolo Pagli, ha
curato, per Bollati Boringhieri, l'edizione di Gödel. Opere: “Logica matematica” (Torino, Boringhieri)
Rózsa Péter, “Giocando con l'infinito: matematica per tutti, traduzione di
Giulio Giorello, Milano, Feltrinelli, “Matematica e calcolatore, Le Scienze quaderni,
Milano, “Filosofia: saggi in onore di Geymonat, Milano, Garzanti “Storia della
logica, CUEM “Storia della logica”“Da
Boole ai nostri giorni, Garzanti , “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino,
Boringhieri. Emanuele Vinassa de Regny, «Corrado Mangione: breve storia di una
lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte le opere di Godel» dalla
Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF dell'Bari. Corrado Mangione.
Keyword: “logica matematica” “divertente”, “Sidney Harris” Peano, “not” “no”
“and” “e” “or” “o” “if” “si” “some (at least one)” “all” “the” “il” -- -. Mangione.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e la proclama di Mangione: logica
matematica, la logica matematica deve essere divertente!” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746531946/in/datetaken/
Grice e
Manfredi – liber de homine – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna).
Filosofo. Grice: “I like the “liber de homine.” It reminds me that among my
unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the Italians aptly use the same
particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons didn’t! That must be because
‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.” “For I am hungry, say I!” cf. “I
am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli
umanistici. Insegna a Bologna. Riceveva un compenso superiore alla media ed è
il docente più citato nei Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato
da Pico (“Disputazione contro l’astrologia divinatrice””). La sua opera “Il Perché” fu un successo per
secoli. Altre opere, “Tractato de la pestilentia,”
Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon anni 1490” (Bologna, Bazaliero Bazalieri)
“Liber de homine,” Impressum Bononiae,
Ugo Ruggeri, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Girolamo
Manfredi. Keyword: divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean
death. --. Grice: “The present budget means that we will have a bad year –
Prognosticon anni 1490 --. “The present budget means we’ll have a hard year,
but we shan’t have.” – x means that p entails p. The year 1490. In 1491, Pico
approaches Manfredi, “You said that the budget for 1490 meant that we would
have a hard year, but we didn’t!” – Manfredi.
Keywords: liber de homine. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manfredi:
l’implicatura divinatrice” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746753618/in/datetaken/
Grice e
Manicone – la filosofia del gargano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico
del Gargano). Filosofo. Una delle
personalità più caratteristiche del suo tempo della Capitanata. Definito
il “monacello rivoluzionario” a causa della sua bassa statura, che
sembrerebbe di 1,40 m, la sua indole illuministica consiste in una sete di
sapere che non si placa con il dogmatismo, ma con l'esperienza diretta, lo
studio approfondito dei fenomeni naturali e della scienza, un'osservazione
empirica che poteva fornire una risposta valida e concreta alle varie
problematiche e quindi un aiuto pratico all'uomo, al suo benessere e sviluppo,
alla sua felicità. Ciò gli costò l'inimicizia di chi, seppur in pieno
illuminismo, diffidava e demonizzava la scienza. Lo sviluppo
economico-sociale che teorizza Manicone consiste in uno sviluppo connesso e,
per certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli riteneva che la natura
fosse una fonte primaria di ricchezza e la sua distruzione avrebbe potuto
segnare la fine dello sviluppo. Manicone può essere considerato un
profeta dello sviluppo sostenibile, perché in pieno Settecento, quando le
industrie erano inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute che gli consentì di
prevedere le conseguenze disastrose che avrebbe portato l'uso improprio e
scriteriato delle risorse naturali. Le opere in cui Manicone tratta, tra
gli altri, il tema dello sviluppo sostenibile, sono La Fisica Appula (cioè
dell'Apulia) e La Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico nome della
Capitanata). Secondo il “monacello”, uno dei peggiori atti compiuti dall'uomo
del suo tempo era la cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un tempo
rigogliosi, come anche attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire putes
nemus». Riferisce che il disboscamento del promontorio iniziò nel 1764,
con il taglio “barbaro” dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del Gargano e
la cesinazione degli ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad inizio
Ottocento, l'Abate Longano denunciò la carenza di legna da ardere per gli
ischitellani. La causa di questo disboscamento fu la volontà di destinare
i suoli a coltura, anche quelli non adatti a questo scopo e più utili al
pascolo e alla produzione di legname, vista la “rocciosità” della terra sul
promontorio del Gargano. Manicone spiega anche la diminuzione della fauna
selvatica nel Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i
nascondigli per gli animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili. Ne
“La Fisica Appula”, il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità
dell'aria) e alle cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può
avere cause naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche
indigeno (proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il
Manicone le principali cause accidentali del mefitismo erano: 1. Le
condizioni igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana
abitudine di depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei centro abitato (consuetudine abolita con
l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de
Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio
dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e
assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu
talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del
Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di
temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e
mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile
al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di
riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i
venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle
alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana
da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i
venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre
coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la
consapevolezza di “aver cantato ai sordi”. Viaggiò molto per l'Europa,
studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze
Naturali a Bruxelles. È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica
Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e
soprattutto del Gargano. Al Manicone è intitolato il Centro Studi e
Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San Matteo
a San Marco in Lamis. Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica
daunica Al tempo di Manicone la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa
lo stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più
ristretta e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i
quartieri nuovi di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria
delle istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle
acque del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma
inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita
erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi
erano larghi, puliti e soleggiati. Le Istituzioni mancavano anche laddove
era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori
vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti
quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste
spesso in profonde valli o zone impervie. La popolazione vichese era
laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia
Manicone descrive i suoi compaesani come barbari e incivili, infatti non hanno
riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori lasciano distruggere dalle loro
bestie le pianticelle fruttifere e le vigne, sono dediti all'alcol e spesso ciò
li porta a risse feroci. Le donne sono laboriose come gli uomini e sempre
gentili, il frate però critica fortemente l'usanza vichese, e delle donne dei
paesi del Sud in generale, di urlare e strepitare ai funerali, di portare il
lutto a vita e di vestire sfarzosamente i defunti; il primo comportamento
denota la selvatichezza della popolazione, il secondo uso può essere
anti-economico e negativo per la società e il terzo è uno spreco di denaro,
dato in pasto ai vermi. Un difetto presente in tutte le abitazioni
vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva provocare incendi domestici
e inquinare l'aria interna. A Vico
molti boschi furono tagliati per lasciare spazio ai campi di grano, ma ciò fu
improduttivo economicamente e causò lo smottamento dei terreni in pendenza, non
più trattenuti dalle radici delle piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi
distruggevano gli alberi, picchiando forte con i bastoni per far cadere le
olive; questa errata abitudine provocava la mutilazione della pianta e una
maggiore esposizione al freddo, e conseguentemente minori raccolti per gli anni
successivi. Per Manicone, il mancato sviluppo del Gargano era da imputare
anche alla pigrizia e indolenza dei suoi abitanti, che non erano capaci di
valorizzare i loro prodotti (olive, agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta
acquistavano prodotti meno pregiati e ad alto prezzo da altre regioni. Al
fine di comprendere come le istituzioni del tempo fossero distanti dalle reali
necessità della popolazione, è interessante la situazione che riguardò l'uso
delle acque di Canneto, infatti veniva impedito ai vichesi (anche con la forza)
di utilizzare l'acqua per l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato
l'attività di un mulino sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede
ragione ai rodiani ma, per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata
fu annullata dalla Regia Camera. Dalla lettura di alcune pagine delle
opere di Manicone è emerso che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a
disposizione, le conoscenze e le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva
e produceva nell'ottica del profitto immediato, sottovalutando gli effetti che
avrebbero potuto causare i suoi comportamenti errati nella vita della futura
comunità. Opere di Michelangelo Manicone contesto – il contesto del
contesto. "Philosophers often say that context is very
important." "Let us
take this remark seriously.’ "Surely,
if we do, we shall want to consider this remark in its relation to this or that
problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of
context.” H. P. Grice, "The
general theory of context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la
filosofia del gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747122289/in/datetaken/
Grice e
Mannelli – gl’eroi di Virgilio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi).
Filosofo. Grice: “Like me, Mannelli
loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio – and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta
il ginnasio a Cosenza. Si trasferì con la famiglia prima ad Aosta, dove terminò
gli studi liceali, e poi a Roma. S’interessa sempre più al mondo politico e
dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, ritorna a Cosenza e venne eletto Consigliere Provinciale. Proprio in qualità di membro del consiglio
provinciale, si adoperò in prima persona per arricchire e promuovere
l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di Cosenza Si dedicò in tempi e con modi diversi
all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione metrica della
Xenia di Goethe (Roma, Paravia. Fu tra
i maggiori contributori della più importante rivista di arti e lettere della
regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia Cosentina,
l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza plurisecolare e che
nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio.
Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti grimaldesi: scultura di Cambellotti,
Reggio Calabria, Editore Il Giornale di Calabria, Paravia, Le storiche Terme
Luigiane: passato-presente-futuro, Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia
Cosentina nella sua storia secolare e nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo
Serafino. Biografia in Calabriaonline.com
M. Chiodo, L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura
in Calabria. Xenia Edizione Paravia. nna
Vincenza Aversa, Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini,
Catanzaro, Accademia Cosentina
Biblioteca Civica di Cosenza Goethe
Poesia "Mamma" da "Come le nuvole” su Grimaldi Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero.
Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747099904/in/datetaken/
Grice e
Mantovani – i curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Moncalieri). Filosofo. Insegna a Roma. Membro della Società Tommaso
D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla Filosofia della Storia,
l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti con la scienza. Ha
compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È uno dei maggiori
studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria. Opere:“Fede e
ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario Toso, Roma ,
LAS, “Quale globalizzazione? : l'uomo planetario alle soglie della mondialità,”
Scaria Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra compassione
e misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto filosofico sulla
storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,” “An Deus sit (Summa Theologiae I, q. 2). Fede,
cultura e scienza, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, Didatttica delle
scienze: temi, esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana,
“La discussione sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi:
prospettive per un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero
realistico dinamico Demaria. Roma, LAS,
,”Momenti del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme,
ratio, scientia) : Roma, Nuova cultura,
“Per una finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una
ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per
abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, aRoma
Incisa Valdarno, Città Nuova Istituto
universitario Sophia, Lorenzo Cretti ,
La quarta navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione
Nuova Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul
matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical
University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. AVEPRO, su avepro.glauco. L’Università
Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità
accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don
Bosco» La Stampa, su lastampa, CRUIPRO Conferenza
Rettori delle Università e Istituzioni Pontificie Romane, su cruipro.net. redazione, Nuovi accordi di co-operazione
interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di S. Tommaso D'Aquino,
su cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. PREMI MEDITERRANEO, su Fondazione
mediterraneo.org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è
più che mai attuale. Fondazione Adriano Olivetti, su fondazioneadrianolivetti. Mauro
Mantovani. Mantovani. Keywords: i curiazi, percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Mantovani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747300525/in/dateposted-public/
Grice e
Marassi – gl’eroi di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano
al Campo). Filosofo. Grice: “I like Marassi; he has written a ‘natural’ history
of ‘man’ – which is interesting, ‘progetto uomo,’ he calls it!” -- Grice: “I
like Marassi; he has explored hermeneutics in the German tradition,
Schleimacher to be more specific; but has also written an essay on Heidegger;
his links with me come with his idea of metaphysics and transcendental
arguments which he takes from Kant, who he reads in both German and Italian,
unlike I, or me.” – Grice: “He has written an introduction to a comparative
study of the approaches to ‘the antique’ in both Italian and German philosophy
– a fascinating topic. I suppose the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a
mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a Milano con la tesi “La differenza ontologica
in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini.
Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità”
con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione
dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano). Direttore del Dipartimento di Filosofia a
Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica. Dirige per la casa editrice AlboVersorio la
collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della
Filosofia. Si occupa di storia
dell'umanesimo (Bruni, Alberti, Vico), della scolastica, di ermeneutica (Grassi),
di filosofia trascendentale, del pensiero postmoderno. I temi della sua ricerca
ruotano attorno a tre temi principali: la riflessione sui modelli
storico-teorici della filosofia della storia, l'interpretazione dell'umanesimo
italiano (Alberti, Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione storica e
morale, l'analisi della fondazione trascendentale del sapere. Opere principali: “Ermeneutica della
differenza in Heidegger, Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher, “Ermeneutica,”
Rusconi, Milano, Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,” Bompiani,
Milano, Metafisica e metodo trascendentale,”
Lotz, “La struttura dell'esperienza, Vita e Pensiero, Milano; “Metamorfosi della storia. Momus e Alberti,” Mimesis,
Milano/ Coordinamento generale e direzione redazionale della Enciclopedia filosofica,
Bompiani, Milano. docenti.unicatt. Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords:
gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni, Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marassi”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747036589/in/dateposted-public/
Grice e
Marchesini – il cammino del cavaliere – filosofia italiana – Luigi Speranza (Noventa
Vicentina). Filosofo. Grice: “Cassatta has unearthed some opinions by
Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo. Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova.
Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle
scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse,
inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” –
Grie: “Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana,
Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale unità del pensiero,” Firenze,
Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle opere filosofiche di Ardigò,” Firenze,
Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain
ecc., prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni,” Grice: “A fascinating little
book: it reminded me of Strawson’s Introduction to Logical Theory! Only
Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas Marchesini
commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini shouldn’t
be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being
by Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale,
ad uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione
di Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino,
F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini
uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” -- (con prefazione di E. Morselli e in
collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Dante Alighieri ", “Elementi
di pedagogia : Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri
e diritti : ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R.
Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo,
R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Fratelli
Bocca Editori, “ Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità
e il diritto all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il
principio della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona,
Fratelli Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This
makes me laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was
nonsense!” -- Firenze, Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche,
Roma, Athenaeum, “La dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione
morale, Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,”
Torino, Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R.
Bemporad e Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,”
Torino, Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,”
Firenze, Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze :
per i licei scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze
pedagogiche : opera di consultazione pratica con un indice sistematico,
direttore Marchesini, collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e
altri, Milano, Soc. Edit. Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima
ristampa: Firenze, Sansoni, 1968.
Mariantonella , Marchesini e la «Rivista di filosofia e scienze affini».
La crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Franco Angeli, Treccani
L'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del
soldato” --. Marchesini. Keywords: il cammino del cavaliere. Resf.: Luigi
Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745511747/in/datetaken/
Grice e
Marchesini – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice:
“I don’t think Marchesini has a philosophical background, but he fascinates me!
I especially liked his idea about ‘virility’ and the idea of a knightly code –
‘codice cavalleresco’ – The other field that fascinates me is his research on
‘inter-subjectivity’ in the living form – which he now extends to plants –
‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as an object – and the philosophical
keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini aptly uses.” Cardine della sua
proposta filosoficariconducibile, seppur con caratteristiche proprie, alla più
ampia corrente del Post-humanè lo smascheramento di quell'errore prospettico
che pone l'uomo al centro e a misura dei suoi predicati. «Comincerò il
mio viaggio dal prato più bello, quello che l'aria non abbandona un istante, il
sole vi si intrappola da splendere pur di notte ed i profumi vergini coesistono
con quelli gravidi. È qui che il dio Pan cadde la notte dei tempi, da qui
iniziò il suo girovagare incerto, all'unico desiderio d'amare» (R.
Marchesini, Il dio Pan). Da sempre affascinato dalla natura e, in particolare,
dal regno animale, consegue la laurea a Bologna. Parallelamente agli anni di
formazione universitaria, spinto da un forte interesse verso il comportamento
animale, stringe una feconda collaborazione e amicizia con l'etologo Giorgio
Celli, con il quale inizia a indagare le interazioni sociali degli imenotteri.
Per cinque anni conduce ricerche “sul campo” e, con l'ausilio della
macrofotografia, è in grado di immortalare quegli attimi di vita animale
altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di corteggiamento, di
accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che diventeranno il viatico per
tutta la sua ricerca futura. Nei suoi studi di entomologia approfondisce
l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema di alcune pubblicazioni e
della successiva ricerca sul comportamento e sul benessere animale. Nella
seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del professor Franco Pezza,
dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi di allevamento, i
parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori di incidenza del
rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei sinistri, pubblicando
alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle assicurazioni. Inizia così
la sua collaborazione con diversi atenei sui temi del comportamento animale,
tenendo corsi e master di etologia applicata e medicina comportamentale. Alla
metà degli anni novanta entra nel Consiglio Direttivo della Società di
Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà Presidente focalizzando la
propria attenzione sul comportamento degli animali domestici, sugli stili di
relazione interspecifica, sui problemi e sulle patologie comportamentali.
Osservando sul campo le espressioni comportamentali e i processi di
apprendimento degli animali, inizia a considerare anacronistici e
contraddittori i modelli esplicativi tradizionali. In sintesi, quello che
Marchesini propone nel panorama delle scienze cognitive è un superamento dei
tre modelli interpretativi al comportamento animalequello behaviorista, quello
etologico classico e quello antropomorficoin virtù di un modello mentalistico
unitario (un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico, richiede), che
valga sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che descriva
espressione e apprendimento in termini elaborativi dell'informazione, sistemici
o composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi e
relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla pubblicazione
di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e Modelli
cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca
della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i
seguenti: il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche
che definiscono il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui
l'idea di pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma
non commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si
realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive,
possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto
dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione
del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di
una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso
ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del
concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale,
come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte
quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua
relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta
si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di
sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.
In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente
a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo
animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai
sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi
cardine nell'attività di Marchesini: egli si accorge che le potenzialità che è
in grado di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale)
è da ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che
la relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto
nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse
una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è
nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio
interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso
formativo. L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta
Marchesini alla stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per
divenire la sua tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli
studi umanistici. Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia
portando in evidenza due aspetti: il divorzio che si è andato realizzando
tra l'uomo e le altre specie nella cultura contemporanea, con bambini che non
sono in grado di relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le
specie domestiche; la svalutazione degli animali e l'incapacità della società
contemporanea di avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le
altre specie per lo sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione
operata dalla società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di
convivenza e di ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura
rurale. Nasce così il Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire
dalla dicotomia novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione
dell'eterospecifico. Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di
città, critico verso l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre
il Muro, critico verso la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono
gli anni in cui riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale
fondando, insieme a colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina
Golfetto, la casa editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove
ospitare riflessioni e dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui
abbraccia, senza più abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a Luisella
Battaglia e a Margherita Hack a un'intensa attività convegnistica che confluirà
nella collana Quaderni di bioetica di cui sarà direttore. Nel sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore
e primo direttore, nella direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di
Antispecismo. Nel maggio esce per
le Edizioni Sonda Contro i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo
postumanista. Il saggio affronta il tema dello specismo passando in rassegna le
incongruenze e le incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e
culturale che pretende di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno
di una cornice umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax,
Vallauri e Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina
all'interno della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico,
accanto alle antropologhe Eleonora Fiorani e Sabrina Tonutti, sia a livello
applicativo con la delineazione di protocolli operativi nelle aree educative e
assistenziali. Per ciò che concerne la zooantropologia teorica, l'ipotesi
di fondo proposta da Marchesini, e riconducibile alla sua teoria della
zootropia, è che gli animali nel corso della storia non abbiano funto solo da
produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da imitare ma altresì da
alterità referenziale nei processi antropopoietici. Marchesini sviluppa il
concetto di "referenza animale", inteso come contributo di
cambiamento offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli
uccelli non hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare
questa attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare.
Per Marchesini i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la
tecnicavanno considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro
relazionale con le altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per
Marchesini rintracciabile nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma
di una vera e propria epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano
dal suo centro filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove
possibilità esistenziali. Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata,
opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli
animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i
"protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto
delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine
relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio
dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale
ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i
suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività
specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare
secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale
on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e
dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero
della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della
attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere
dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio
scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività
animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere
dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto”
da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di
"desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di
tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che
rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il
corso della filogenesi di specie. L'etologia filosofica diviene ben
presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i
contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca
filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come
post-human. È di questo period della ri-definizione dell'umano quale
entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del
mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per
Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in
quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato
molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e
macchiniche. Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova
estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In
tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il
quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura
ibrida di ogni processo creativo. All'interno di tale campo d'indagine
pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi
disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso
l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed
editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di
Marchesini decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne
dal titolo La fabbrica delle chimere (1999), testo che si pone a cavallo tra le
precedenti esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione
postumanistica. Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo
corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha
suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a
divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i
rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica.
Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo
scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse
prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli
saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la
pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive
la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto
di Haraway. Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come
rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in
modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo
interamente svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come
una rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un
volume interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera.
Proiezioni per un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra
essere umano e tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico
della specie Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e
plasmatrici della tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni
scoperta, ha un effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di
imprevisto e di opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che
definiamo umano. Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” –
Grice) così minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo
anche da un punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la
raccolta di racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle
osservazioni compiute tra gli imenotteri. Nei brevi racconti dedicati al
dio agreste della mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da
un lato meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e
dall'altro lato bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che
l'autore mira ad affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte
crudele ma in grado di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la
preda e il predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito
positivamente dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto
contatto con il Roversi, altra figura che influenzerà profondamente la sua
attività futura portandola a spingersi in plurimi territori e a cavallo di
numerosi discipline: dalla narrativa alla poesia, passando per la
filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo da Lauril e la raccolta di racconti Specchio animale che
ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di Uscendo da Lauril in
particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul piano narrativo le
evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica cyber-punk. In entrambi i
lavori è possibile ritrovare quegli elementi che contraddistinguono la speculazione
filosoficai: la dialettica tra identità alterità, il rifiuto di qualsiasi mito
della purezza originaria e di ogni forma di antropocentrismo. Esce per la
casa editrice Mursia Ricordi di animali, l'autobiografia volta a raccogliere la
storia di vita dell'etologo osservata tramite la lente dei numerosi animali che
ne hanno scandito le tappe fondamentali. -- è invece la volta de La filosofia del
giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana Parva. Il libro è
composto di due parti, nella prima il lettore è condotto dalle parole a
passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con stupore e riverenza.
Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del mondo a far continuare la
riflessioni sulla cura, portate avanti da Marchesini. Roberto
Marchesini nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto
Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i
quali: Stati Uniti, dove dal tiene
annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India,
Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna,
Portogallo. Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli
animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza
emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso, 3, La Nuova Italia, La via vegetariana per un mondo migliore,
Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL
%20 STUDIES %201-.pdf // novalogos// drive/File/ animalstudies. R. Marchesini,
Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica, diritti animali, pedagogia e scienze
cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco Muzzio Editore, Natura e pedagogia,
Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma, Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena,
Macro Edizioni, La fabbrica delle chimere. Biotecnologie applicate agli
animali, Torino, Bollati Boringhieri, Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni Scientifiche
Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza cognitiva", In
Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e biotecnologie. Questioni
morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron, Intelligenze plurime. Manuale di
scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa, “Il galateo per il cane” Milano,
Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento animale: Coordinate di interpretazione
e protocolli applicative;; Contro i diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo
post-umanista, Alessandria, Edizioni Sonda,
Vivere con il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e
bambini, Firenze, De Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una
pedagogia zoo-antropologica, Roma, Anicia, Etologia cognitiva. Alla ricerca della mente
animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni di filosofia ed
etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse abilità nel mondo
animale, Bologna, Apeiron, Zooantropologia.
Animali e umani: analisi di un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale
di zoo-antropologia urbana, Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia
del rapporto con il mondo animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di
zooantropologia. Zooantropologia applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia,
Roma, Meltemi, Il codice degli animali
magici, Firenze, De Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura
conversazionale tra specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza
della convivialità, Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto,
Bologna, Apeiron, Etologia filosofia.
Alla ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Emancipazione
dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman. Verso nuovi modelli di esistenza,
Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del corpo, tra umanesimo e
postumanesimo, in Janus, Tecno-scienza e
approccio post-umanistico, in Millepiani, R. Marchesini, Il tramonto dell'uomo.
La prospettiva postumanista, Bari, Dedalo, R. Marchesini, Filosofia
postumanista e antispecismo, in Liberazioni. Rivista di critica antispecista, L.
Caffo, R. Marchesini, Così parlò il postumano, a cura di. E. Adorni, Aprilia, Novalogos,
,R. Marchesini, Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano,
Mimesis, R. Marchesini, Ibridazioni e
processi evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici
nell'età della tecnica, Milano, Raffello Cortina, Etologia filosofica. Alla
ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità
come relazione, Modena, Mucchi Editore, Tecno-sfera.
Proiezioni per un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere
come relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris, Poetiche postumaniste in Polimorfismo,
multimodalità, neobarocco, N. Dusi e C. Saba, Silvana Editore, , R. Marchesini, "Ontani. Argonauta
dell'ibridazione", in Ontani incontra Giorgio Morandi. Casamondo, Danilo
Montanari Editore, Il Dio Pan. Racconti
lirici, Firenze, Firenze Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril,
Roma, Theoria, Specchio animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi
di animali, Milano, Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho
imparato dai cani, Alessandria, Sonda, La filosofia del giardiniere.
Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni. Blog ufficiale, su marchesini etologia. iVegetti
della letteratura fantastica, Fantascienza.com. Radio Radicale. Academia.edu.
Sito ufficiale (Scuola di Inter-azione Uomo-Animale). Sito ufficiale del Centro
Studi Filosofia Postumanista diretto da. Roberto Marchesini. Marchesini. Keywords:
terio-morfismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691135341/in/photolist-2mKLzDp
Grice e
Marchetti – filosofia italiana – Luigi Speranza (Empoli).
Filosofo. Grice: “I love Marchetti;
for once, he had to find vulgar terms for all of Lucretius’s learned ones! The
Italians used to call their own tongue ‘volgare’ then --; this is not easy
matter (to translate Lucretius, not to call your tongue volgare), especially
since Lucretius was often unclear to himslf – talk of my conversational
desideratu of conversational perspicuity [sic]!” -- Grice: “I like him because
he axiomatised Galilei!” Professore a Pisa, contina le ricerche di Galileo n
come iViviani. Collabora con Papa.
Scrisse rime morali ed eroiche. L’opera cui deve la sua fama è la
traduzione “Della natura delle cose” di Lucrezio. Considerata come un manifesto
di razionalismo, “La natura dellle cose”
influì notevolmente sul gusto arcadico per la purezza della lingua e l'eleganza
dello stile. La diffusione di idee
materialiste attirò sul Marchetti l'accusa di empietà. Pur rifugiatosi nella
poesia, non riuscì ad evitare le indagini del Sant'Uffizio, ispirate
soprattutto da Vanni. Per altre sue opere di successo fu attaccato dagli
oppositori di Galileo. Membro dell’
Accademia dei Disuniti, Accademia dell'Arcadia, Accademia dei Fisiocritici,
Accademia dei Risvegliati, Accademia della Crusca e Accademia Fiorentina. Opere: “De resistentia solidorum” (Florentiae,
typis Vincentij Vangelisti & Petri Matini (Grice: “Opera abbastanza interessante, basata sulla teoria
galileiana, cui Marchetti dà una struttura assiomatica – ripetto, ‘assiomatica’
-- rigorosa. Tratta in larga parte il problema dei solidi di uniforme resistenza,
precedendo di mezzo secolo l'importante trattato di Grandi), “Exercitationes
mechanicae” (Pisis, ex typographia Io. Ferretti); “Della natura delle comete,”
“Lettera scritta all'illustriss. sig. Francesco Redi,” In Firenze, alla
Condotta, “Saggio delle rime eroiche morali e sacre,” dedicato all'altezza
reale di Ferdinando principe di Toscana, In Firenze, nella stamperia di Cesare
Bindi, “Anacreonte,” radotto dal testo greco in rime toscane da Alessandro
Marchetti accademico della Crusca e da lui dedicato all'altezza reale di
Ferdinando principe di Toscana, In Lucca, per L. Venturini. “Della natura delle
cose libri sei tradotti da Alessandro Marchetti (per Giovanni Pickard) Vita e poesie
di Marchetti da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo sig. cavaliere
F. Feroni marchese di Bellavista patrizio fiorentino e accademico della Crusca
(Venezia, appresso Pietro Valvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta dal
figlio Francesco). G. Costa, Epicureismo e pederastia: il Lucrezio e l'Anacreonte di Alessandro
Marchetti secondo il Sant'Uffizio, Firenze, L.S. Olschki, Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Cesare Preti, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Mario Saccenti, “Lucrezio in Toscana: Studio
su Marchetti” (Firenze, L.S. Olschki); De rerum natura Razionalismo, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.su accademicidellacrusca.org, Accademia della
Crusca. Opere di Alessandro Marchetti,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Alessandro Marchetti. Marchetti. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchetti” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51638862376/in/photolist-2mNaHiH-2mF9EHo-2mKLXoX-nSNEUQ
Grice e
Marchi – la missione di Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Potenza).
Filosofo. Grice: “Marchi displays a few features hardly found at Oxford: He
edited a magazine, “filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley wanting to
edit “Hegeliana” at Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and an Occam
Society! The other trait is illustrated by his manifesto, “La missione di
Roma,” – Churchill would have equaled with something Anglian!” Generale di
corpo d’armata italiano, Medaglia d'oro dei Benemeriti dell'Educazione
Nazionale. Professore a Roma curò la pubblicazione
di diverse riviste in cui si confrontarono alcuni studiosi del primo Novecento
italiano come Varisco. Tra queste Dio e Popolo e “L'idealismo realistico.” Dio
e Popolo, rivista di ispirazione mazziniana, accoglie scritti miranti alla
ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini e i rapporti tra religione e
stato; nega l'ateismo e persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo
realistico” raccoglie teorie filosofiche di stampo anti-gentiliano. A lui è dedicato il Premio tesi di Laurea “Vittore
Marchi”, bandito da Roma Tre per i neolaureati che abbiano sostenuto tesi su un
argomento concernente il pensiero filosofico antico degne di essere pubblicate;
e un parco al Municipio IV. Opere: “Ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini,
in Dio e Popolo, “La missione di Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo
della ‘storia della filosofia,’ – Grice:
“His apt implicature is that if you are an idealist, don’t shed your
idealism when discussing J. J. C. Smart!” -- Filosofia e religione, La perseveranza
Ed., Potenza, La filosofia morale e
giuridica di Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione
tra la filosofia teoretica e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly
assert that it’s the same thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’
sounds obscene’” -- in L'idealismo
realistico, Roma, “Le prove dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico,
Roma, Riconoscimenti Medaglia d'oro ai Benemeriti dell'Educazione Nazionale Gli
è stato dedicato un parco a Roma. Gramsci (J. A. Buttigiec), G. De Turris,
Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee.
//uniroma3/news.php?news=603. Vittore Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi.
Keywords: la missione di Roma. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717823923/in/photolist-2mQoEyX-2mQiU3r-2mPXNYj-2mPMBQM-2mPAuFE-2mPrb68-2mN8nen-2mLKtaD-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mLQZBN-2mLKeCe-2mLDFVG-2mLCU95-2mKTjot-2mPV6V9-2mKAuZM-ErqrPW-DvhhWW-DhRHD2-nBSZNh-hJHSQv
Grice e
Marchi – l’anima del corpo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia).
Filosofo. Grice: “His ‘poesia del
desiderio’ is confusing – he means tenderness, as Scruton does in his book on
“Sexual arousal”” -- Grice: “Perhaps Marchi’s most provocative piece is “L’anima
DEL corpo.” If I were to be tutored on that by Hardie, I can very well imagine
Hardie – he was a Scot – ‘what d’you mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di formazione
reichiana, umanista, autore di scritti talvolta controversi perché a scopo provocatorio,
si define Solista ed ama stare «fuori dall'Accademia». Psicologo
clinico e sociale, politologo e autore di numerosi saggi, è stato protagonista
di varie battaglie per i diritti civili e sessuali, riuscendo con una sentenza
della Corte Suprema sulla “Vertenza tra il Presidente del Consiglio dei
Ministri, On. Emilio Colombo, e Marchi”,
ad ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale
e ad avviare la realizzazione di una rete di migliaia di consultori
sessuologici e familiari pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in
qualità di Segretario. Ha dato per oltre quarant'anni un contributo
determinante non solo alla segnalazione della pericolosità dell'esplosione
demografica (da lui definita “la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi
corollari (fame, guerre, genocidi, disastri ambientali, disoccupazione di
massa, migrazioni disperate, crisi energetica mondiale) ma anche al chiarimento
dei meccanismi psicologici che hanno finora impedito di comprendere e di
affrontare questa tragedia planetaria. Dimostrato con alcuni foto-romanzi
interpretati da noti attori (Paola Pitagora, Pagliai, Gassman, Zavattini e Valdemarin) che i messaggi mass-mediatici
associati alla psicologia motivazionale sono lo strumento più efficace per
indurre le masse alla regolazione delle nascite: una tesi oggi confermata da
varie organizzazioni internazionali. --Presidente italiano di tre
importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella psico-corporea di Reich,
quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers. Marchi matura un
diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di Reich, Lowen e
Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo l'importanza della
coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle patologie psichiche
umane) e propone una teoria della
cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo -Psicologia Cultura
Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi “Lo shock primario”,
Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del Mese”. Fonda a Roma
l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi diretto da Filastro.
Pioniere della ricerca psico-sociale, è
stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia Politica . I suoi
contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della Psicopolitica (un
metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali che propone una “lettura” psicologica di tali
fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o istituzionalista
finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze sociali e politiche
tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova "Psicologia Politica Liberale"
. Si è interessato anche al teatro e alla televisione, creando programmi di cui
Fellini scrisse: “Ecco una nuova televisione culturale di cui c'è, oggi,
bisogno”. E per oltre due anni ha condotto un programma di psicologia su RaiUno
” La chiave d'oro” con Baldini. Guzzanti ha scritto di lui: “ è un felice
incrocio tra Russell ed Allen”. Attivista per il riconoscimento dei
diritti alla contraccezione, al divorzio, all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia,
ha fondato il Centro informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge
sull'aborto in Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica. Ha costantemente sostenuto l'importanza del
problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici,
sociali e psicologici ad essa connessi. Pur essendo favorevole alla
chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle
famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti
in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in
cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento"
della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e
l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma
strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».
Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni, dal 1995 al 2008, la
rubrica bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha
trattato temi che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e
l'amore, la procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro
e le rendite, la libertà e l'autoritarismo. È stato autore della
"Teoria liberale della lotta di classe", nel volume O noi o loro!. Istituto di
Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è
mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla
fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del
‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia
umanistico-esistenziale in particolare Carl Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss,
Jaspers, Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita,
che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.
Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia esitò
prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì
lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi
e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di
Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di
Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare
l'opera pionieristica di Rank con la
pubblicazione della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina
Editrice. Esperienze personali drammatiche e ricerche in campo clinico e
antropologico imposero alla sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte
come uno dei più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza
psicologica e psicopatologica. Sentì allora l'esigenza di creare una
nuova Scuola che riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia
primaria dell'uomo e di sviluppare un approccio originale, pluralista e non
dogmatico alla sofferenza umana, fondato sull'integrazione sinergica delle tre
dimensioni, di approccio simultaneoall'essere umano in terapia verbale,
corporea ed esistenziale. Si tratta di un modello che nasce sulla scia
della filosofia esistenziale, dalla quale eredita la concezione dell'uomo e
della vita che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e,
intende: (1) offrire la possibilità di elaborare e affrontare le tremende
tensioni esistenziali di ogni essere umano anche nel percorso di malattia
psichica e somatica nel clima di contatto empatico, di solidarietà, convogliando
nel processo terapeutico il grande potenziale di crescita e comunicazione del
paziente, la sua conoscenza dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto
decisivo della sua esperienza. 2) che si presenta multidimensionale,
integrato e non dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente
aperto ad arricchire la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un
confronto critico e di fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e
interviene su 4 dimensioni fondamentali dell'esperienza umana: la
dimensione empatico relazionale, che definisce il nostro modo di essere nel
mondo con gli altri; la dimensione corporea, che spesso esprime sotto
forma di tensioni e dolori muscolari la sofferenza psicologica; la
dimensione esistenziale, che riconosce l'importanza del senso che si riesce a
dare alla propria esistenza; la dimensione cognitiva, che riconosce la
rilevanza sintomatica della sofferenza psicologica e
psicopatologica. Un esempio di
testo provocatorio, scritto senza avere alcuna competenza in infettivologia, è
il seguente sulla cospirazione dell'AIDS: AIDS......affare multi Miliardario,
su mednat.org. e Aids, la grande truffa
continua in: L. De Marchi, Il nuovo
pensiero forte. Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio; altri
scritti di critica, più documentati, hanno riguardato le sue critiche alle
prassi della chemioterapia dei tumori e gli effetti collaterali, come in Kaputt
tutta la ricerca sul cancro? sempre in De Marchi, op. cit. Addio a Luigi De Marchi lo psicologo che
inventò l'AiedRepubblica Addio a Marchi, lo psicologo che inventò l'Aied L. De Marchi, Il Solista Autobiografia d'un
italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine,
su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici,
Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale,
Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar Co, Vita
e opere di Reich, Sugar Co, Scimmietta
ti amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle
Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega,
Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo
Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori
contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti,
Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali
, Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli, Reich Una formidabile avventura scientifica e
umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io
mi sento molto meglio, Spirali , Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi
combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La
Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La
Sapienza”, Associazione italiana per l'educazione
demografica, Reich luigidemarchi.blogspot.com
openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia Umanistica
Esistenziale "Luigi De Marchi" IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su
luigidemarchi.wordpress.com. Archivio della rubrica "Controluce" che Marchi
teneva su Radio Radicale,, Renato Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della
psicologia italiana in Psychomedia, R.Vignati Lo sguardo sulla persona.
Psicologia delle relazioni umane, Libreria universitaria edizioni, Padova.
Luigi De Marchi. Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703312928/in/photolist-2mQoEyX-2mQiU3r-2mPXNYj-2mPMBQM-2mPAuFE-2mPrb68-2mN8nen-2mLKtaD-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mLQZBN-2mLKeCe-2mLDFVG-2mLCU95-2mKTjot-2mPV6V9-2mKAuZM-ErqrPW-DvhhWW-DhRHD2-nBSZNh-hJHSQv
Grice e
Marconi – linguaggio private – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino).
Filosofo. Grice: “Perhaps his most brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that
about what Marconi calls ‘linguaggio private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice:
“Marconi has attempted to ‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic –
which is what Zeno was trying to do with his reductio ad absurdum.” Grice:
“While Marconi starts alright, with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’
p’rhaps his innovative approach is best seen in phrases like ‘il significato
eluso’, which may describe my implicature; but points to an etymology: ‘eluso’
is indeed ‘eluso,’ and means ‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that
the game is a simulated fight, and by eluding a punch from your adversary, you
are, well, ‘implicating’!” Professore a Torino, studia con Pareyson a Torino e
con Rescher, Sellars e Thomason a Pittsburgh, dove studia Hegel. Grice: “In Italy, it is not considered
Italian to get your PhD without – not within – Italy. Similarly, at Oxford, you
cannot get your B. A. Lit. Hum. anywhere
else if you want to be regarded as Oxonian. That’s why I never considered B. A.
O. Williams an Oxonian!” -- Noto per i suoi contributi su ‘Vitters,’presenta
diversi risultati, specie riguardo alla semantica. Su questi temi ha pubblicato
“Filosofia e scienza cognitiva (Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione
della Enciclopedia filosofica Garzanti ed è stato presidente della Società
Italiana di Filosofia Analitica. Opere: “Il mito del linguaggio scientifico”studio
su Vitters, Milano, Mursia, Dizionari e
enciclopedie, Torino, Giappichelli, “L'eredità di Vitters”Roma-Bari, Laterza,
Lampi di Stampa; “La competenza lessicale,” Roma-Bari, Laterza, “La filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni
nostri, Torino, Utet, “Filosofia e scienza cognitiva,”Roma-Bari, Laterza, “Per
la verità: relativismo e la filosofia,” Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” –
Grice: “The etymology is an interesting one; since menzogna is cognate to my
meaning, so Marconi actually means ‘truth’ versus ‘trust’ – or honesty versus
dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while asserting a truth – provided the
utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But this is a commissioned thing, so it
shouldn’t count as it is Marconi discussing with a priest!” Trento, Il Margine,
; “Flosofia e professionismo,” – Grice: “His implicature, and a right one, too,
is that philosophy is a profession, which reminds me of ‘A Room with a view’:
“And what, Sir Cecil, is your profession?” “I don’t HAVE a profession!” -- On the other hand, his translation of my
‘metier’ (mestiere) is an interesting one (The tiger’s métier is to tigerise). Torino,
Einaudi, .“La formalizzazione della dialettica” : Hegel, Marx e la logica
contemporanea,”Torino, Rosenberg & Sellier, “ Guida a Vitters Il
«Tractatus», dal «Tractatus» alle «Ricerche», Matematica, Regole e Linguaggio
privato, Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma-Bari, Laterza, Filosofia
analitica, Prospettive teoriche e revisioni storiografiche. Milano, Guerini e
associati, Vercelli, Mercurio, Scritti sulla tolleranza di Locke, Torino, UTET,
Saggi su Marconi, “Il significato eluso” saggi in onore di Marconi, numero
monografico della «Rivista di estetica», Treccan iEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana
di filosofia analitica, sito dell'Università degli Studi di Milano. Diego
Marconi. Marconi. Keywords: linguaggio privato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Marconi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718224484/in/photolist-2mQ81kz-2mPoj9X-2mNaqiA-Dw1w1R-BNSPQL
Grice e
Mariano – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua).
Filosofo. Grice: “I like Mariano:
his study of Risorgimento applying the philosophy of history is brilliant” Fedelissimo
allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e prevalentemente orientata verso
l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che
privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non
strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la
filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a
quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane),
trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non
può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale
risponde aspramente alle argomentazioni proposte da Mariano. “Mariano non ha
mai capito nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha
meditata seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne
ha mai letto le opere. Immaginarsi che il Mariano si afferma hegeliano, mentre
sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane insuperabile il mistero;
che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche senza il mondo; e che la
filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma, ciò che di Hegel
"non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai detto perché
affatto indegno della sua mente altissima.» Si schierò a favore del
mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo con iVera
( La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno dei più
autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce che
commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre
riecheggiando i vaniloqui del Vera,Mariano si professa filosofico difensore
della pena di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i
delinquenti in segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli,
garrottarlie impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama
tutte le cause generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino i
limiti della filosofia.» E anche saggista con un gusto per la
"critica della critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Volume
III, Armando Balduino") – filosofica -- non trascurando l'arte che
annetteva strettamente alla morale. Rivolse la sua indagine anche al
rinascimento con un Saggio biografico critico su Bruno La vita e l'uomo.
Pubblica nche una monografia "apologetica" di Vera. La sua produzione
fu in un secondo momento soprattutto riferita alla storia, in particolare la
storia del cristianesimo e quella delle religioni in genere, argomenti affini
anche alla materia insegnata presso l'università napoletana. Non sono presenti
particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu uno dei primi a discutere la
tesi proposta da Croce riguardo alla riduzione della storia al concetto di
‘arte. Altre opere: “L’Eraclito di Lassalle: saggio sulla filosofia
hegeliana,” (Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla pragmatica oxoniense”),
“Il Risorgimento italiano secondo i
principi della filosofia della storia,” ““La
libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.” Saggio critico, Roma, Tip.
Civelli, “L'individuo e lo Stato nel rapport sociale. Saggio, Milano, Treves, “Il Machiavelli di Villari, Roma,” Loescher, (cf.
“Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La pena di morte.
Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli. IlCarlo Maria Curci, Milano, Vallardi, Augusto
Vera. Necrologio, «Annuario Napoli», Dio secondo Platone, Aristotele ed Hegel,
«Acc. SMP Napoli. Atti», Biografie del
Machiavelli, 1Arte e religione, Il
brutto e il male nell'arte. Il brutto e il male nel romanzo moderno, Dall'idealismo
nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine
hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti dello Stato con la religione, Firenze,
Civelli, Il problema religioso in Italia, Roma, Civelli, La riforma
ecclesiastica in Italia, «Il diritto», Cristianesimo, cattolicesimo e civiltà, Papato
e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma, Tip. Artero e comp., Buddismo e
cristianesimo, La Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla della Domenica», La
conversione del mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo dei primi
secoli. Capua, gli ha dedicato una strada, sede, tra l'altro, del Banco di Napoli.
La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da Croce, Armando Balduino , Storia letteraria
d'ItaliaL'Ottocento, III, Piccin Nuova
Libraria, Piero di Giovanni , Gentile, La filosofia italiana tra idealismo e
anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica conversazionale: tra
griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo Malerba, Luciano
Malusa, , sito della Società filosofica italiana Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691817114/in/photolist-2mPMBQM-2mPtnaL-2mLP3hz-2mLGRht-2mPu6xB-2mKPS8q-2mKQ5j7-2mKyErQ-ocAPht-oaG3ms-nTjTm4-nfECL9-nhsYJ6-njfC9c-nfCCMe-njanDk-nfCAoX-njaa4a-nh7Q7B-nhFmUB
Grice e
Marin – l’ottimo precettore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia).
Filosofo. Grice: “I like Giovanni Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric
– in his own Venetian kind of way!” Nato
dal nobile Rosso Marin, studia con profitto sotto l'insegnamento di Feltre, dal
quale apprese la retorica. Frequenta il ginnasio, presso il quale recitò
eloquenti orazioni in encomio agli uomini illustri veneziani. Si laurea a
Padova. Fu ambasciatore della Repubblica di Venezia presso gli Estensi e quindi
presso Firenze. Rosmini, Carlo de' Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella
vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni
Marin. Marin. Keywords: l’ottimo precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Marin” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747107065/in/datetaken/
Grice e
Marliani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “I like Mariliani;
especially the cavalier way in which he refers to philosophers in his brilliant
“De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly are sects and
sub-sects!” Fglio del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia, dove
fu allievo di Pelacani. Entra nnel Collegio dei intraprese una carriera
nell'insegnamento della filosofia e astrologia. Attivo presso lo Studio di
Milano e Pavia. Con l'ascesa della
dinastia degli Sforza a capo del Ducato di Milano, appartenente a una famiglia
ghibellina, aumenta il p prestigio. Ottiene la concessione in esenzione dei
diritti di sfruttamento delle acque del Secchia nei pressi di Moglia, nel
Mantovano. Alla morte del duca Francesco
Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca Galeazzo Maria Sforza in cui
dichiarava di essere stato richiesto da molti Studi in diverse città d'Italia,
sperando di poter essere trasferito da Pavia a Milano e di ricevere un aumento
di salario. Il Consiglio segreto di Milano intercedette presso lo Sforza in
favore di Marliani, esaltando la sua fama anche oltre i confini del Ducato. Il
duca Galeazzo Maria, dopo alcuni indugi, acconsentì per conferirgli
un'assegnazione annua di 1 000 fiorini, il più alto salario riconosciuto a
chiunque nel Ducato. Sotto la reggenza di Ludovico il Moro ottenne i dazi di
Gallarate e della sua pieve. I suoi
studi lo portarono ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e riuscì a
mettere in discussione Bradwardine e Sassonia.
Nella sua opera Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis
et estati set de antiperistasi, distinse
la temperatura dell'organismo dalla quantità e dalla produzione del calore
naturale del corpo e sostenne che la produzione del calore naturale è più
elevata in inverno che in estate. Si recò a Novara dal conte Gaspare Vimercati,
colpito da problemi respiratori e curò Rinaldo d'Este da una gravissima
malattia che lo colse durante una visita alla corte milanese. Raggiunse i
vertici della propria carriera e prestò le sue doti di medico a Federico I
Gonzaga. Sepolto nella cappella milanese della Marliani, nella chiesa di Santa
Maria delle Grazie. Le opere del
Marliani furono oggetto di studio da Vinci, che lo cita in diverse occasioni
nel suo Codice Atlantico. Ebbe tre
figli: Paolo, Gerolamo e Pietro Antonio, la discendenza del primo dei quali
ottenne all'inizio P Opere: “Quaestio de
caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasi,” “Disputatio
cum Iohanne Arculano de materiis ad philosophiam pertinentibus,” “Quaestio de
proportione motuum in velocitate,” “Algebra Algorismus de minutiis,” “De secta
philosophorum,” “Probatio cuiusdam sententiae,” “Calculatoris de motu locali.” Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani.
Marliani. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marliani e le
sette filosofiche” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692205840/in/photolist-2mKS4Sh
Grice e
Marotta – Mario l’epicuro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: “I like Marotta; the idea of a library for the Istituto
Italiano per gli studi filosofici’ at Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si
laurea con il massimo dei voti a Napoli, presentando la tesi, La concezione dello Stato in Hegel.” Si
interessa presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima
all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce, poi fondando
l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando manifestazioni e
conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più grandi personalità
della cultura Italiana. Incoraggiato
dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei
Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, del quale è stato Presidente. Donato, all'Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici, la biblioteca personale, con una dotazione di oltre
300.000 volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Muore a Napoli.
Per i suoi importantissimi apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi
riconoscimenti da centri di ricerca e di formazione di rilievo
internazionale. Ha vinto la sezione
Premio Speciale del Premio Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem
in Filosofia dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla
Sorbona di Parigi e dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici è stato conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International
pour la Paix Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del
Movimento artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone" . Gaetano
Capaldo, È morto Marotta, addio al fondatore dell’Istituto Studi Filosofici, su
Diario Partenopeo, Claudio Piga (cur.), Per Gerardo Marotta. Scritti editi e
inediti raccolti dagli amici di Marotta, Arte Tipografica, Napoli, Registrazioni
di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila Giorni de Il Corriere
della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario l’epicuro. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747077695/in/datetaken/
Marramao
– Kairós – apologia del tempo debito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Catanzaro).
Filosofo. Grice: “Surely Marramao’s theory of
time-relative identity is more complex than Myro’s! (Myro never read Heidegeer
and was proud of it, can you believe it! He was born in Russia and studied in the New World – so
that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao – he has philosophised on
many things, usually homoerotic: Kairos – the opportune time – and its iconography,
and Jesus against power” Essential Italian philosopher.
Allievo di Garin, si laurea Firenze.
Proseguie gli studi a 'Francoforte, lavorando soprattutto intorno ai diversi
filoni del marxismo italiano. Pubblicato Marxismo e revisionismo in Italia,
rintracciando in Gentile la chiave di volta filosofica del marxismo italiano.
Insegna a Napoli. -- è uscito il suo libro Il politico e le trasformazioni, nel
quale ha posto a confronto le tematiche del marxismo econ le analisi delle trasformazioni
di Schmitt. A partire da “Potere e secolarizzazione” elabora una teoria
simbolica del potere (e del nesso politica-tempo) incentrata sulla
ricostruzione ‘archeologica' dei presupposti del razionalismoe. Fondamentali, nel dibattito
politico-culturale e filosofico le sue collaborazioni a due riviste: Laboratorio
politico diretto da Tronti e il Centauro, diretto da Giovanni. Direttore sdella
Fondazione Basso-Issoco. Ha conseguito altri premi: Premio Pozzale Luigi Russo
a Passaggio a Occidente e Premio di filosofia "Viaggio a Siracusa" a
La passione del presente. Insegna a
Roma. Muovendo dallo studio del marxismo italiano (Marxismo e revisionismo in
Italia, Austromarxismo e socialismo di sinistra fra le due guerre), ha
analizzato le categorie politiche della modernità (Potere e secolarizzazione),
proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e le trasformazioni)
e con M. Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione
simbolico-genealogica. Secondo questa lettura, che riprende le ipotesi di Löwith,
nelle forme moderne di organizzazione sociale si depositano significati che
derivano da un processo di secolarizzazione dei contenuti religiosi, ossia
dalla ri-proposizione in dimensione mondana dell'orizzonte simbolico. In
particolare, la secolarizzazione ha il suo centro in un processo di
temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che
traducono l'escatologia in una generica
apertura al futuro: progresso, rivoluzione, liberazione, etc.) assumono
centralità crescente nelle rappresentazioni politiche. Su queste considerazioni,
riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio a Occidente. Filosofia e
globalizzazione, La passione del presente, Contro il potere, si è innestata via
via una tematizzazione esplicita del problema della temporalità, che per molti
aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno alla
"accelerazione" e al rapporto politica-velocità, sia i temi della "svolta
spaziale" contemporanea. Contro le concezioni di Bergson e Heideggeri, che
delineano con sfumature diverse una forma pura della temporalità, più
originaria rispetto alle sue rappresentazioni/spazializzazioni, argomenta
l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro alla
fisica, riconduce la struttura del tempo a un profilo aporetico e impuro,
rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento formale
per pensarne i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del tempo debito.
Lectio magistralis del Prof. Roma Tre, Enciclopedia
di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure del conflitto. Studi in onore di
Giacomo Marramao, a c. di A. Martinengo, Valter Casini Editore, Roma, D.
Antiseri, S. Tagliabue, Storia della filosofia,
14: Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano. RadioRadicale,
Radio Radicale. (selezione) , su
host.uniroma3. Pagina personale nel sito dell'Università degli Studi Roma Tre,
su host.uniroma3. Video intervista al Festival della Filosofia su asia. Giacomo
Marramao. Marramao. Keywords: Kairós
– apologia del tempo debito Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Marrameo," The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746392138/in/datetaken/
Grice e
Marsili – il cimento – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena).
Filosofo. Grice: “I like Marsili,
and the founder of the ‘accademia del cimento.’ ‘Cimento’ you know, means
‘experiment,’ – only in Florence!” Si laurea a Siena. Fu nominato “lettore” di
filosofia nello Studio senese. Conobbe Galileo dopo il processo in casa
dell'arcivescovo di Siena Ascanio Piccolomini. Passò alla cattedra di filosofia
nello Studio pisano, dove esercitò la
carica di Provveditore. Fu membro dell'Accademia del Cimento, ma le sue
convinzioni dichiaratamente aristoteliche gli impedirono di coglierne lo
spirito innovatore. Propose un esperimento per capire se lo spazio lasciato
libero nel tubo barometrico durante l'esperienza torricelliana contenesse esalazioni
di mercurio. su catalogo.museo galileo. Dizionario biografico degli italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro Marsili. Marsili.
Keywords: il cimento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marsili” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685923179/in/photolist-2mQtVUe-2mQifgs-2mQjVch-2mQbx4U-2mQ8kJS-2mPTNKh-2mPVkio-2mPYy6p-2mPMBQM-2mPF8UJ-2mPAuFE-2mPyn68-2mPyUzx-2mPiqeP-2mPpwbZ-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mN34bs-2mLKtaD-2mLP4Rj-2mLGvyP-2mLQyAA-2mLP3hz-2mLEGPt-2mPsfT9-2mKCfz1-2mGT6p1-2mGnP2f-2mKiSfx-G3tvCn-FcebeC-CRAGiK-Bq5PrV-BvUfSB-nuoDVU-nsj5ZA-ncSabS-nnvnLQ-nr43e9-nhKyUk
Grice e
Martelli – l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Marco in Lamis). Filosofo. Grice: “I
like Martelli: he wrote on Croce, Gramsci, and Nietzsche!” Insegna a Urbino. Prtecipato
a lungo alla lotta politica in formazioni marxiste nate a cavallo del Sessantotto.
D Ha diretto il master interfacoltà «Management etico e Governance delle
Organizzazioni». Collabora con MicroMega (periodico). I suoi studi si sono concentrati su Nietzsche,
Gramsci, e di numerosi autori del Novecento, affrontando alcune tra le più
dibattute vicende e problematiche filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è
occupato di temi di forte attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta
ad una critica radicale del dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in
generale di ogni forma di assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i
diritti civili, le istituzioni democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno
di saggista è rivolto in particolare alla difesa della laicità, contro l'interventismo
politico delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Opere: “La felicità e i suoi nemici: apologia
dell'agnosticismo,” Manifestolibri, “Il laico impertinente: laicità e democrazia
nella crisi italiana,” Manifestolibri, “La Chiesa è compatibile con la
Democrazia?” Manifestolibri, “Italy, Vatican State, Fazi editore, “Quando Dio
entra in politica, Fazi editore, Senza dogmi. L'antifilosofia di Papa
Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del terrore. Filosofia, religione,
politica dopo l'11 settembre, Manifestolibri, Il secolo del male. Riflessioni
sul Novecento, Manifestolibri, Etica e storia. Croce e Gramsci a confronto, La
città del sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica del «Socialismo reale», La
città del sole, Gramsci filosofo della politica, Unicopli, Nietzsche inattuale,
Quattroventi, Filosofia e società nel giovane Nietzsche, Quattroventi,Università
degli studi di Urbino "Carlo Bo" Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche
Laicità Il laico impertinente: il blog
di Michele Martelli, su michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli.
Keywords: l’assassinio di Giulio Cesare -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Martelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746130291/in/datetaken/
Grice e
Martinetti – l’amore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pont
Canavese). Filosofo. Grice: “I like
Martinetti; he wrote about eros, or as the Italians call it, ‘amore,’ – a
different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also has
a strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé soleva
dire di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro
secolo» (Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere
stato l'unico filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al
Fascismo. Fu il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza
contare una bambina che morì piccolissima) dell'avvocato Francesco Martinetti e
di Rosalia Bertogliatti. Studi Dopo aver frequentato il Liceo classico Carlo
Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti Allievo, Bobba, Ercole, Flechia e Graf, laureandosi
con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia nell’India”
discussa con Ercole, docente di filosofia teoretica, pubblicata a Torino da
Lattes e, grazie all'interessamento di Allievo,
risulta vincitrice del Premio Gautieri. Dopo la laurea Martinetti fece un
soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté venire a conoscenza del
fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya da poco pubblicato. Si può
dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto quello
di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con Flechia e 'Ercole." L'insegnamento
Martinetti insegnò dapprima filosofia nei licei di Avellino, Correggio,
Vigevano, Ivrea, e per finire al Liceo Alfieri di Torino. Compone la
monumentale “Introduzione alla metafisica” e “Teoria della conoscenza”, ch
edopo che consegue la libera docenza in
Filosofia teoretica all'Torino gli valse di vincere il concorso per le cattedre
di filosofia teoretica e morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano
(che diventa Regia Università degli Studî) nella quale insegna. Divenne socio
corrispondente della classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze
e lettere, fondato da Napoleone sul modello dell'Institut de France.
Il rifiuto della politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare
figura di intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come
ai contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto
degli intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali
antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima
guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini
sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato
effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente
l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa
gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di
violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze
pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di Mussolini a presidente
del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali lincei. Mentre
nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della religione, inaugura a
Milano una Società di studi filosofici, formata da un gruppo di amici in piena
e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove si riunirono autorevoli
intellettuali del panorama filosofico e in cui organizzò una serie di
conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e da Fossati oltre che,
naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni, riunite sotto il titolo
comune di “Il compito della filosofia nell'ora presente” segnano la sua rottura
con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio della eucaristia»
presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in difesa dei propri
corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla Società filosofica
italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia. L'evento e sospeso
dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di agitator. Il congresso e poi chiuso d'imperio dal
questore. Da un lato incise l'opposizione di A. Gemelli, fondatore dell'Università
Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante
dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di Martinetti, non era tra i
relatori. Dall'altro lato la partecipazione, fortemente voluta da Martinetti,
di Buonaiuti, scomunicato "expresse vitandus" dal Sant'Uffizio, dette
ai filosofi cattolici neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congress. Le
minute cronache del congresso hanno già messo in luce come Martinetti
nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto con una
apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo.
Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ruse egli mise assieme un
programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati dei
cattolici fascisti sia dei filosofi di regime. Martinetti firma con Cesare
Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore
Mangiagalli: «Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine
il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato
all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso della
Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è stato
rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del Congresso.
Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione italiana contro
un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica ed
invano pretende di vincolare la vita del pensiero.» Martinetti fu il
direttore della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi
comparve mai come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Ennio
Carando, Bobbio, Geymonat, Fossati (che
ufficialmente ne era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e
Goretti.. Quando il ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori il Giuramento di fedeltà al Fascismo,
Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!
Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato
le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le
considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un
atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in
nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più
profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto
quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di
funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso
vincolerebbe e lederebbe la mia coscienza. Ho sempre diretta la mia
attività filosofica secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso
in considerazione, neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste
esigenze a direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che
la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere
nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra
considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col
giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a
smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è
possibile. Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale
conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato
la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione
ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî
che hanno retto tutta la mia vita. Dell'E.V. dev.mo Dr.” In una
lettera a Guido Cagnola scrive: «Ella ora saprà che io sono uno degli
undici (su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno
rifiutato il giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve
espulsi dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara,
De Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto
la cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore
intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto
una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad
Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici)
per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della
terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia
oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.» Come
scrive al proposito Fabio Minazzi: «Martinetti ha infine opposto un netto
rifiuto a sottostare al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i
docenti universitari italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre,
criticamente, questo straordinario gesto martinettiano, invero assai
emblematico, da ogni ottundente e vacua retorica antifascista, onde
comprenderlo in tutta la sua genesi specifica. Nel caso di Martinetti non può
allora essere certamente negato, in sintonia con Alessio, il carattere
dichiaratamente religioso di questa sua scelta che, non per nulla, lo ha infine
indotto ad essere l'unico filosofo italiano universitario che ha avuto
l'incredibile capacità critica di sottrarsi nettamente e senza compromessi all'imposizione
del regime . In questa prospettiva Martinetti non ha giurato proprio perché
nutriva una particolare percezione critica dello stesso "giuramento"
in connessione con i suoi più profondi convincimenti morali che avevano
peraltro guidato tutta la sua attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere
questa precisa matrice religiosa della sua scelta, non deve essere neppure
negato il suo specifico valore e il suo preciso significato civile, culturale e
anche filosofico.» Scrive in proposito Amedeo Vigorelli. Una
certaretorica resistenziale si è impadronita anche di Martinetti, impedendo un
approfondimento più serio e radicale dei tratti originali del suo antifascism0.
L'atto di Martinetti non era cioè solo
un monito contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni
forma di politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra
religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa
di forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non
sempre si ama ricordare che l'avversione di Martinetti al fascismo era innanzi
tutto avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche
all'esaltazione demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura,
Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della
democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e
dell'ultraparlamentarismo» In seguito a questo suo rifiuto, Martinetti
venne messo in pensione d'autorità e si
dedicò unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di
Spineto, frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo
lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò
approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione
alla metafisica e continuata con La
libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo è del 1936;
Ragione e fede. Martinetti propose come suoi successori a Milano Baratono e Banfi. Lontano da ogni forma di impegno
politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle
degenerazioni del parlamentarismo, Martinetti, a partire dal 1925, prese ad
annotare minuziosamente sul suo diario gli episodi di corruzione e di violenza
in cui erano coinvolti esponenti fascisti. così ad esempio il 28 marzo 1928, a
fronte di una serie di scandali annotava "è dunque l'associaz[ione] dei
malviventi d'Italia!" Come persuadersi che uno stato senza leggi, senza
traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal terrore che desta nel popolo
inerme un'organizzazione di ribaldi messa al servizio del despota, odiata da
tutte le rette coscienze, disprezzata dagli intelligenti possa resistere, senza
condurre il popolo che lo soffre all'estrema rovina? Si scagliava nei suoi
appunti contro il dispotismo che accomunava socialismo marxista e fascismo:
"Tutto deve servire alla propaganda e alla educazione di stato. Non vi è
più libertà di pensiero, non vi è più pensiero". A questo proposito Amedeo
Vigorelli evidenzia «il valore
pedagogico, di educazione alla libertà, che l'esempio morale di Martinetti ebbe
per quella generazione di intellettuali antifacisti, che trovò negli anni
Trenta un decisivo punto di riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui
informalmente diretta» L'arresto e il carcere Martinetti fu arrestato in
casa di Gioele Solari, dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da
Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA (delazione che porterà all'arresto e
alla condanna al confino di Antonicelli, Einaudi, Foa, Giua, Levi, Mila, Monti, Pavese, Zini e di due studenti,
Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), e fu incarcerato a Torino per
sospetta connivenza con gli attivisti antifascisti di Giustizia e Libertà,
benché fosse del tutto estraneo alla congiura antifascista degli intellettuali
che facevano riferimento alla casa editrice Einaudi. Al momento dell'arresto, a
detta della signora Solari, Martinetti disse una frase che aveva già
sentito pronunciargli più volte: "Io sono un cittadino europeo, nato per
combinazione in Italia". Il suo declino fisico cominciò in seguito a una
trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta
accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima
operazione alla prostata. La sorella Teresa scriveva a Cagnola: "Il
Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza
trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento
chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla
vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e
susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima
operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che
il tempo opportuno per procedere alla seconda."[ Martinetti fu ricoverato
all'ospedale Molinette di Torino, sfollato a Cuorgnè, dove morì, dopo aver disposto che nessun prete
intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Nonostante
"l'invito del parroco di Spineto di non dare onore alla salma
dell'eretico, ateo e scandaloso anche nella morte perché aveva disposto di
essere cremato" una decina di persone seguirono l'autofurgone che portò il
corpo di Martinetti alla stazione, da dove partì in treno per Torino, per la
cremazione. In prossimità della morte Martinetti lascia la sua biblioteca in
legato a Nina Ruffini (nipote di Francesco Ruffini), Gioele Solari e Cesare
Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi alla
"Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica e
religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del Rettorato alla Biblioteca
della Facoltà di Filosofia. La sua casa di Spineto è attualmente sede
della "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti", che intende
promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua operae. FiLa
filosofia di Martinetti è un'interpretazione originale dell'idealismo
post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico trascendente che va da
Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista trascendente,
un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico che fu Spir, il
quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il filosofo preferito di
Martinetti, quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale scrisse molti
studi e un denso saggio monografico e al
quale fece consacrare il terzo numero della Rivista di filosofia, filosofo che
fu come lui profondamente inattuale. Professò una altissima stima per
l'opera di questo solitario filosofo, tanto da considerarla "immortale: in
essa infatti vede un tentativo d'un rinnovamento speculativo-religioso di tutta
la filosofia. Il carattere speculativo
dell'interpretazione d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La
speculazione di Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli
inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente diMartinetti la
speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant,
in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo diMartinetti
si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir
occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la
configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da Martinetti
entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio
pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così
dire, anche su di esso. Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e
nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e
questo si trova come penetrato e attraversato da quello diMartinetti. In nessun
altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura,
continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale. La
lettura di Martinetti insiste sul nucleo metafisico di Spir, che gli pare
incarnare "la forma pura della visione religiosa". L'affermazione
fondamentale, in cui per Martinetti si riassume tutta la filosofia dello Spir,
è quella della dualità fondamentale tra il vero esserel'Unità incondizionata,
assoluta e trascendente in cui si esprime il divinoe l'essere apparente e
molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza. L'approccio alla rivelazione di
tale realtà dualista mediante la teoria della conoscenza (l'idealismo
gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione all'autentico nucleo
metafisico della sua filosofia, consistente in una forma di dualismo acosmista.
Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso stesso apparente: "non
è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà assoluta e l'irrealtà in cui
il mondo sprofonda."» Si può così dire che in Martinetti: «il motivo
desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra "anormale" (il mondo
dell'esperienza empirico e molteplice) e "norma" (il principio
d'identità, rivelazione incoativa del divino in noi) si spoglia qui
dell'originario aspetto dualista per confluire in una visione coerentemente
monista dell'esperienza di coscienza. Monismo coscienzialista, quello
martinettiano, che non sfocia però in una forma di panteismo, in quanto il
termine finale di questa unificazione formale rimane trascendente. L'unica
realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità formale
assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di tale
unità è solo un'espressione simbolica.» Della filosofia di Spir,
Martinetti mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione
kantiana, aveva d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non
essere in Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano
parte dal suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo
anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse di
non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a questa
Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo l'ha portato
ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in cui egli si
sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della
religione". E Del Noce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di
Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e
come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangeloscrive
Martinetti «lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di
disporre il materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto
quello che i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa
è stato qui conservato.» Il risultato di questo ordinamento logico è
l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o
ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di
Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo)
e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico,
l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno
resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia
annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei
cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di
fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare
al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo,
amando il prossimo. Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa
invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati
di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale
fraternamenteunita, egli scrive: «In tutti i tempi, ma specialmente nelle
età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili
che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione
invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo
naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione
della verità e la promessa della vita eterna» Gesù Cristo e il
Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato, come Martinetti scrive a Guido Cagnola:
«Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono
mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle
17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so.
Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il
decreto definitivo di sequestro.» Con decreto, “Gesù Cristo e il
Cristianesimo, Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri
proibiti della Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso
martinettiano scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in
virtù della rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore,
Il Vangelo (Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione
elaborata daChiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della
religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche
attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione
spirituale dei quaccheri. Capitini rese visita a Martinetti, che a
proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi
convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con
l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa,
firmerei la sentenza senza esitazione." Negli scritti La psiche degli animali e Pietà
verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri
umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi
alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il
benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè
provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia
e dolore: «Nella relazione sulla psiche degli animali Martinetti tra
l'altro affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza
delle grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza
degli animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma
dell'intelligenza e della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere
nei loro occhi l'unità profonda che ad essi ci lega. Martinetti cita le prove di intelligenza che
sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità
organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il
dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura
costruisce. Nel proprio testamento Martinetti dispose che una somma
significativa fosse versata alla Società Protettrice degli Animali; egli
personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale sentimento lo
aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva per lui quasi il
carattere di un valore religioso. Scrive al proposito Amedeo
Vigorelli: «La scelta del vegetarianesimo non era "generica
simpatia, e neppure un ideale politico, bensì meditato atteggiamento
filosofico", da porsi in relazione sia con la sua profonda conoscenza
della filosofia indiana sia con convinzioni radicate in una personale
metafisica, sulla "unicità" della sostanza vivente e sul destino di
"perennità" dello spirito.[67]» La scelta della cremazione
Martinetti fu un fautore della cremazione[68] e una testimonianza "ci dice
come Martinetti portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua
madre."Secondo Paviolo, "Per i Martinetti la cremazione era una
specie di tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali,
specie nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo
per il gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci." Non è però
da escludere, nel caso preciso di Piero Martinetti, che questa scelta, come
quella del vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per
la filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti
sono tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino. Opere:
Una " martinettiana" C. Ferronato si trova nel fascicolo
speciale della Rivista di Filosofia Pietro Rossi: Piero Martinetti nel
cinquantenario della morte, Dopo questa data, di Martinetti sono stati
pubblicati: “Ragione e fede, Italo Sciuto, Gallone, Milano, Luca Natali,
Morcelliana, Brescia, . Il Vangelo, Alessandro Di Chiara, il nuovo melangolo,
Genova, L'amore, Alessandro Di Chiara,
Il nuovo melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di Chiara, Il
nuovo melangolo, Genova, “La religione di Spinoza” Amedeo Vigorelli, Ghibli, Milano, “La Libertà” Aragno, Torino, Schopenhauer,
Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario spiritual” Anacleto
Verrecchia, UTET, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico Dario Curtotti,
Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant” Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier
Giorgio Zunino , Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e
il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma, ; edizione critica Luca Natali,
introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo:
un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,
“Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma, . Il
numero, introduzione di Niccolò Argentieri, Castelvecchi, Roma, Luca Natali , Le carte di Piero Martinetti,
Firenze, Olschki, “Spinoza” Francesco Saverio Festa, Castelvecchi, Roma, .
Riconoscimenti Nella seduta del Senato Accademico dell’Università degli Studi
di Milano del 19 settembre , è stata approvata ufficialmente la decisione del
Dipartimento di Filosofia di intitolarsi alla figura di Piero Martinetti.La
città di Roma gli ha intitolato una piazza il 27 gennaio , nel Giorno della
Memoria. A Milano Martinetti figura "tra i nuovi Giusti che saranno
onorati al Monte Stella dal " nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Cesare
Goretti, "Piero Martinetti", Archivio della Cultura Italiana 1943, f.
I81. Simonetta Fiori, I professori che
dissero "NO" al Duce, in La Repubblica, «Ebbe molta influenza sulla scelta che
Martinetti fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu suo professore, ma
non un Maestro. [...] Scrisse di lui Martinetti: "Era un uomo; quando
andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua morte, mi disse
di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla. Le mie idee
erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli altri punti.
Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue convinzioni"»: Paviolo. «che morì proprio durante l'iter scolastico
di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la comune origine canavesana, un
particolare rapporto»: Paviolo 2 «Di una reale affinità tra Martinetti e i suoi
maestri torinesi si può parlare forse solo in un caso: quello di Arturo Graf,
del cui dualismo e pessimismo si può trovare qualche traccia nel pensiero del
Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e a tratti cupa) riflessività
filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni maturi, come a una sorgente di
ispirazione e conforto spirituale. Più documentata è l'influenza sul giovane
Martinetti di un'altra singolare figura di poeta-filosofo: quel Pietro Ceretti
da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro Goreni e con
quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si adoperarono
intensamente Ercole e Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo scorso e ai
primi del nostro»: Vigorelli «Nel breve
verbale relativo all'esame di laurea (qui il laureando è indicato come Pietro
Martinetti) si dice semplicemente che "il Candidato ha sostenuto durante
quaranta minuti innanzi alla commissione la disputa prescritta, sopra la
dissertazione da lui presentata e sopra le tesi annesse alla medesima; e ha
sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla Commissione"»: Paviolo
La tesi ottenne la votazione di 99/110: «Il lavoro di tesi non ebbe, come noto,
il riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze accademiche
nel settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso sentì il
bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca, fuori dal
chiuso ambiente provinciale. Del resto l'intento di Martinetti era più
filosofico che filologico, e la prima suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté
venirgli, piuttosto che dalle lezioni di Flechia, dalla conversazione con
Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole si
era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista
Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Dell'interesse costante di Martinetti
per la filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e
pubblicato a Milano da Celuc libri: Piero Martinetti, La sapienza indiana.
Corredata da un'antologia di testi Indù e Buddhisti. "Ma è antefatto significativo, giacché
lascia intravedere ancora una volta, questa volta sotto il rispetto particolare
dei primi contatti di Martinetti coi testi di A. Spir, l'importanza della
permanenza a Lipsia (1894-1895) nella formazione filosofica di Martinetti.
Nella Lipsia conosciuta da Martinetti sopravviveva Drobitsch, l'antico maestro
herbartiano di Spir e dalla Lipsia di Martinetti si diffondevano le edizioni di
A. Spir entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la
filosofia sua. F Il pensiero di ASpir, Torino, Albert Meynier. Anno che fu per lui particolarmente duro,
vedi: Piero Martinetti, "Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia
meridionale", Fabio Minazzi, Il Protagora, gennaio-giugno, Lettere , «Prima che della dittatura
fascista, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e
della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e
dell'ultraparlamentarismo»: Vigorelli "non si vede in chi e in che cosa un uomo
come Martinettiche, per sua scelta culturale ma anche per disposizione
personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento, gruppo avrebbe
pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo
antifascismo." Pier Giorgio Zunino, "Tra dittatura e inquisizione. Martinetti
negli anni del Fascismo", in: Martinetti, Lettere, Firenze, Vigorelli. «Ringrazio
la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di esprimere la mia
profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che hanno voluto
conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle quali non è
il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso di poterlo
accettare»: Lettera n. 18, Piero Martinetti a Vittorio Scialoja, presidente
della Reale Accademia Nazionale dei Lincei, 2 Lettere, Vigorelli Vigorelli,
Lettera n. 47, Piero Martinetti a Luigi Mangiagalli, 21 marzo 1926, in:
Lettere, «Il Congressonon ha altro fine che di essere una manifestazione della
filosofia italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del
momento: come deve essere in qualunque tempo la filosofia»: Lettera n. 37,
Piero Martinetti a Tommaso Gallarati Scotti, in: Lettere , p.42. Che accusò Martinetti, ricambiato, di
disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cf. Helmut
Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista,
Firenze. Per Martinetti «Padre Gemelli è tutto fuorché un filosofo»: Lettera n.
31, Piero Martinetti a Bernardino Varisco, in: Lettere 33. Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato. I
docenti universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia del 1926, 245-263.
«Tutto l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei
cattolici dal Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho
permesso alGemelli di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna
delle sue rappresentazioni ciarlatanesche»: Lettera Piero Martinetti a Bernardino Varisco, 15 marzo
1926, in:Lettere , 4Lettera n. 50, Piero Martinetti e Cesare Goretti a Luigi
Mangiagalli, in: Lettere , p.55. «Quando Martinetti, con il rifiuto del giuramento
di fedeltà al fascismo, abbandonò l'insegnamento non rinunciò a quegli
incarichi o a quelle adesioni che non erano a tale giuramento connesse: guardò
di non compromettere quella sua creatura che era diventata La Rivista di
Filosofia e non ne volle la direzione "effettiva", ma continuò
l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a che le sue condizioni di
salute glielo permisero»: Vigorelli Vigorelli Lettera n. 104, Piero Martinetti a Balbino
Giuliano, Lettere , Lettera n. 106,
Piero Martinetti a Guido Cagnola, 21 dicembre 1931, in: Lettere , Lettera, Piero
Martinetti a Adelchi Baratono, in: Lettere , 107-108. Presentazione a: Davide Assael, Alle origini
della Scuola di Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, 200918. Vigorelli «Ella già saprà certamente che io,
in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a riposo. Non
appartengo quindi più all'Milano e non posso più esserle utile che
indirettamente»: Lettera n. 116, Piero Martinetti a Carlo Emilio Gadda, 17 marzo
1932, in: Lettere 114. «del resto io
sono perfettamente sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà
discaro poter d'ora innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè
agli studi veramente miei, fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»:
Lettera n. 110, Piero Martinetti a Vittorio Enzo Alfieri, in: Lettere ,
p.109. Sulla cui porta fece mettere
un'indicazione che diceva: "Piero Martinettiagricoltore": Paviolo«Perciò
appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a
succedermi. In questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni
stesso", che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la
facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della Filosofia]»: Lettera n. 108, Piero Martinetti
a Adelchi Baratono, Lettere , 107-108.
Vigorelli Vigorelli Vigorelli
Vigorelli "Nel registro di entrata
delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale si
faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti gli
altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese, Antonicelli,
Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune schede,
peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è conservato
all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale di Torino,
Registro matricole 1935, n. 1559)", in: Lettere. "Martinetti veniva rinchiuso in una
cella sulla cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza
particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si
ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto il Martinetti veniva finalmente
scarcerato.", Michelangelo Giorda, Piero Martinetti, Castellamonte, «Devo
darle una notizia terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono
caduto malamente da una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna
specie, salvo un leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera n. 241,
Piero Martinetti a Nina Ruffini, 16 settembre 1941, in: Lettere 231. Cit. in: Lettere 245. «Si può comunque, in base a testimonianze
diverse, ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a
Cuorgnè, ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato
immediatamente trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in
circostanze analoghe) alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini
burocratiche e maggiori spese funerarie. L'atto di morte recita: " il g alle ore
quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione Spineto n. 106 è morto
Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino, professore pensionato"»:
Paviolo. Paviolo . "Per ultimo desidero di essere cremato e
che le mie ceneri riposino nel Camposanto di Castellamonte", frase finale
del testamento di Piero Martinetti, Paviolo. Il testamento di Martinetti, da lui
riscritto, "in una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo
stile abituale del nostro filosofo"(Paviolo) fu considerato da sua sorella
Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del decesso di Piero erano
ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della
biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre
estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero,
a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto di trombosi al cervello
[...] la preziosa biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da
Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi,
doveva andare all'Milano, prese altre vie e e sta presentemente ancora
peregrinando in attesa di destinazione definitiva." Lettera del 25
settembre 1947 di Teresa Martinetti al cugino Giuseppe Bertogliatti, in:
Paviolo Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti «Allo Spir, un singolare pensatore solitario,
al quale mi legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3
della "Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo.
Quante dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso,
sembrano pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono,
inavvertite. La lucequesto passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul
suo sepolcrovolle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera
n. 164, Piero Martinetti a Nina Ruffini, 26 gennaio 1937, in: Lettere
155.. «io sono sempre stato un filosofo
inattuale»: Lettera n. 258, Piero Martinetti a Giorgio Borsa, 1942, in: Lettere
Emilio Agazzi, La filosofia di Piero Martinetti, Milano, Unicopli, 123. «Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza
e l'anteriorità, rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la
maturazione della metafisica martinettiana»: Vigorelli, Franco Alessio, op.
cit. II. Vigorelli Vigorelli Piero Martinetti, Breviario spirituale,
Bresci, Torino, Lettera Piero Martinetti
a Guido Cagnola, Lettere. Sulla riflessione religiosa di Martinetti vedi Franco
Alessio, L'idealismo religioso di Piero Martinetti, Brescia, Morcelliana, (Tesi
di Pavia: relatore Michele Federico Sciacca)
Paviolo Paviolo Amedeo Vigorelli,
"Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: Amedeo
Vigorelli, La nostra inquietudine. Martinetti, Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De
Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Bruno Mondadori, Milano,
"e si conversò a lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto
cremare il cadavere della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" Aldo
Capitini, Antifascismo tra i giovani, Célèbes Trapani, Paviolo Paviolo "L'eretico Martinetti, italiano per caso",
Recensione di Raffaele Liucci su Il fatto quotidiano, Liberacittadinanza Il Dipartimento di Filosofia "Piero
Martinetti", sul sito dell'Università Statale di Milano Pierluigi Battista, "Le vie dedicate ai
razzisti spettano ai professori eroi che dissero no al fascismo", Corriere
della Sera, 24 gennaio 19. Stefania
Chiale, "Dall'attivista curda al pioniere green I nuovi Giusti del Monte
Stella", Corriere della Sera, Cronaca di Milano13. "Monte Stella I nuovi Giusti in diretta
su Facebook", Corriere della Sera, 7 marzo , Cronaca di Milano9. , Commemorazione di Piero Martinetti, Torino,
Accademia delle Scienze, Giornata Martinettiana, Torino, Edizioni di
"Filosofia", "Per il 50° della morte di Piero Martinetti",
Rivista di Filosofia, Emilio Agazzi, "La storiografia filosofica nel
pensiero di Piero Martinetti", Rivista critica di storia della filosofia, Emilio
Agazzi, La filosofia di Piero Martinetti, Sandro Mancini, Amedeo Vigorelli e
Marzio Zanantoni, Edizioni Unicopli, Milano, . Franco Alessio, L'idealismo
religioso di Piero Martinetti, Brescia, Morcelliana, 1950. Franco
Alessio, introduzione a Piero Martinetti, Il pensiero di Africano Spir,
Torino, Albert Meynier, Davide Assael, Alle origini della Scuola di
Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini e Associati, Antonio Banfi,
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Martinetti. Appunti sul confronto religioso e politico (in Italia e nel
villaggio globale), Lecce, Manni, Guido Bersellini Rivoli, Appunti sulla
questione ebraica. Da Nello Rosselli a Piero Martinetti, Milano, Franco Angeli,
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opposero a Mussolini, Torino, Einaudi, Brigida Bonghi, La fiaccola sotto il moggio
della metafisica kantiana. Il Kant di Piero Martinetti, Milano, Mimesis
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Novecento. Prospettive, figure e problemi, Milano, Franco Angeli); ranco Bosio,
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"minoritarie" in Italia tra le due guerreCeravolo, Roma, Aracne
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Martinetti", in: Studi filosofici, Giuseppe Colombo, La filosofia come
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Milano, Vita e Pensiero, Eugenio Colorni, La malattia della metafisica. Scritti
autobiografici e filosofici, Torino, Einaudi, 2Augusto Del Noce, Filosofi
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Marietti Editore, Giovanni Filoramo, Letture Martinetti. "Gesù Cristo e il
Cristianesimo" nel persiero religioso di Piero Martinetti, "Rivista
di filosofia", , 9. Pietro Gervasio, Piero Martinetti: l'interpretazione
di Kant nel quadro della filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Michelangelo
Giorda, Piero Martinetti, Castellamonte, Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato.
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pensiero di Piero Martinetti, con appendice sugli inediti, Roma, Carlo
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"Paradigmi", Giuseppe Morelli, Piero Martinetti, tesi di laurea in
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filosofo, la sua terra, Aosta, Le Château Edizioni, Alfredo Poggi, Piero
Martinetti, Vicenza, Collezione del Palladio, 1943, ora Riedizione Cosimo
Scarcella e Introduzione di Enrico De Mas, Milano, Marzorati, Enrico I.
Rambaldi, Voci dal Novecento, Milano, Guerrini e Associati, Francesco Romano,
Il pensiero filosofico di Piero Martinetti, Padova, Cedam, Carlo M. Santoro,
Piero Martinetti. Il problema della libertà, Lecce, Edizioni Milella, Cosimo
Scarcella, La dottrina politica di Piero Martinetti: aspetti teoretici ed
aspetti pratici, in Il Pensiero Politico, Firenze, Olschki Editore, Cosimo
Scarcella, Piero Martinetti. Politica e filosofia. Con alcuni ‘Pensieri'
inediti, Napoli, Collana La Cultura delle Idee diretta da Fulvio Tessitore e
Giuliano Marini, Edizioni Scientifiche Italiane, 1989. Carlo Terzi, Piero
Martinetti, la vita e il pensiero originale, Bergamo, Editrice San Marco, 1966.
Carlo Terzi, "Lettere inedite di Piero Martinetti", in: Giornale di
metafisica, Torino, 1972. Amedeo Vigorelli, "Emilio Agazzi e la fortuna di
Martinetti", in: , L'impegno della ragione. Per Emilio Agazzi, Mario
Cingoli, Marina Calloni, Antonio Ferraro, Unicopli, Milano, 1994, 25-35 (nuova ed. "Emilio Agazzi e la
"fortuna milanese" di Piero Martinetti", in: , Vita,
concettualizzazione, libertà. Studi in onore di Alfredo Marini, R. Lazzari, M.
Mezzanzanica, E. S. Storace, Mimesis, Milano, A. Vigorelli, Piero Martinetti. La metafisica
civile di un filosofo dimenticato, Milano, Bruno Mondadori, Amedeo Vigorelli,
"Nuove pagine di e su Piero Martinetti", Rivista di storia della
filosofia, Amedeo Vigorelli, , "Martinetti: l'eredità contestata. Lettere
di Antonio Banfi e Gioele Solari", Rivista di storia della filosofia, Amedeo
Vigorelli, "Plotino, Spinoza, Spir. La reviviscenza neoplatonica nel
razionalismo religioso di Piero Martinetti" (Atti del Convegno “Presenza
della tradizione neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli),
AnnuarioFilosofico, Mursia, Milano, Amedeo Vigorelli, La nostra inquietudine.
Martinetti, Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal
Pra, Segre, Capitini, Bruno Mondadori, Milano 2007. Amedeo Vigorelli,
"Martinetti lettore di Spinoza. Il tempo e l'eterno", in: , Spinoza
ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia (Atti delle
Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino), D. Bostrenghi e C.
Santinelli, Bibliopolis, Napoli, A. Vigorelli,
"Piero Martinetti una apologia
della religione civile", in: , Le due Torino. Primato della religione o
primato della politica?, Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, Africano
Spir Scuola di Milano Gioele Solari Cesare Goretti Lelio Basso Adelchi Baratono
Antonio Banfi Giuramento di fedeltà al fascismo. Piero Martinetti, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. P Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Collezione
digitale Pubblico dominio a Torino, Biblioteca della Fondazione Piero
Martinetti, Torino. Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti, su
fondazionepieromartinetti.org. Piero Martinetti, Diego Fusaro sul sito Filosofico.net. Giuseppe
Colombo, La filosofia come soteriologia. Piero Martinetti. Martinetti.
Keywords: l’amore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martinetti” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718225454/in/photolist-2mNaqAj-2mKNNqN-2mKDGhr-2mKjsJY-2mKbfaU
Grice e
Martini – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano).
Filosofo. Grice: “One would think
that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but they were
delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical Society!” – Grice:
“He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy – starting not from
Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart – scienza del cuore –
is a mystery!” Compì studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di
Torino, si rivolse allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in
medicina, cui seguirà anche quella in
filosofia, ottenne l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una
brillante carriera nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza
in fisiologia e poi quella di medicina
legale, cattedra quest'ultima, istituita di cui fu il primo insegnante in
assoluto. Di Torino fu anche rettore,
negli anni in cui ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di
cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma non mancarono episodi tragici, allorché,
pochi anni dopo le nozze, perse la moglie (figlia del chimico Giovanni Antonio
Giobert), dalla quale ancora non aveva avuti igli, né li avrebbe avuti in
seguito, visto che non si risposò, per dedicarsi completamente all'insegnamento
e alla stesura di saggi e manuali nelle discipline mediche. In questo filone,
il più ricco, vanno almeno segnalati gli “Elementa physiologiae” e “Lezioni di
fisiologia” così come “Medicina legale”, accanto agli Elementa medicinae
forensis, politiae medicae et hygienes, cui avrebbe fatto seguito il Manuale di
medicina legale. Il variegato percorso
saggistico non si limitò (e non si esaurì) a studi a carattere
medico-fisiologico e medico-legale. Anzi, forte del curriculum studiorum
seguito fin da giovanissimo, cercò di approfondire i pensatori classici, come
nel caso di un “Coompendio” dedicato a Platone, di cui peraltro riuscì a
terminare il manoscritto poco prima di morire, arrivando persino a stilare, sia pure non in forma sistematica, una Storia
della filosofia. Risultati migliori li
ebbe, tuttavia, nel campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è testimoniato,
oltre che dal saggio sulla Riforma della prima educazione dai dodici volumi
dell'Emilio. Qui, facendo leva della sua vasta cultura, tratta emblematicamente
di argomenti in cui si fondono, senza soluzione di continuità, il "viver
sano" e il "maritaggio", il "governo della famiglia" e
la felicità, le "tendenze morali" e la "moderazione nella
prosperità", passando per i modi attraverso i quali "sopportare le
avversità". Altre opera: “Elementa physiologiae” (Pica, Torino); “Dei
vantaggi che la medicina apporta alle nazioni,” Tip. Chirio e Mina, Torino “Introduzione
alla medicina legale,” Marietti, Torino “La medicina curativa di Leroy,” Tip.
Marietti, Torino “Prime linee di polizia medica,” Fontana, Milano “Della scienza del cuore,” Fontana, Milano “Della
colera indica,” Fodratti, Torino “Elementa medicinae forensis, politiae medicae
et hygienes,” Tip. Marinetti, Torino “Manuale di polizia medica,” Fontana,
Milano “Manuale d'igiene,” Tip. Fontana, Milano “Lezioni di fisiologia,” Pomba,
Torino “Patologia generale,” Elvetica,
Capolago “Invito a' medici piemontesi all'occasione
del cholera-morbus,” Tip. Cassone e Marzorati, Torino “Storia della fisiologia,” Tip Cassone e
Marzorati, Torino “Manuale di medicina
legale,” Fontana, Milano; “Emilio, Marietti, Torino “Della solitudine,” Marietti,
Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti, Torino “Guerra e pace dei sensi,”Tip. Marietti,
Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi
filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma
della prima educazione,” Tip. Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Tip.
Cassone e Marzorati, Torino; “Storia della filosofia,” Tip. Pirotta, Milano “Platone
compendiato e comentato,” Tip. Elvetica, Capolago “Alcune vite di donne celebri,”Tip. Fontana,
Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae facultatis
professore in regio Taurinensi Athenaeo, Tip. Regia, Torino Vita del conte
Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino Vita
Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Tip. Cassone e
Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Stamp. Reale, Torino J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia
delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Tip. Marietti, Torino, F.
Redi, Consulti medici, Tip. Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina
Commedia, Tip. Marietti, Torino); G. Gianelli,
L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in
«Politecnico. Repertorio mensile di studi applicati alla prosperità e cultura
sociale», Milano. G. Corniani, I secoli della letteratura
italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari,
VIII, Utet, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del
professore cavaliere Lorenzo Martini, s.e., Bologna); L. Martini, Emilio, 12
voll., Tip. Marietti, Torino); S.G.M. Berruti, Saggio sulla vita e sugli
scritti del professore cavaliere Lorenzo Martini, s.e., Bologna); G. Corniani,
I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari, VIII, Utet, Torino 1856. G.B. Gerini, Due
medici pedagogisti. Maurizio Bufalini e Lorenzo Martini, Tip. Bona, Torino
1909. G.L. Gianelli, L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario
medico-legale, in «Politecnico. Repertorio mensile di studi applicati alla
prosperità e cultura sociale», IX,
Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Martini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689125956/in/photolist-2mPC6Zb-2mNaHiH-2mMQbzj-2mLKeCe-2mKTjot-2mPxhsE-2mKG3XG-2mKAhjQ-2mKAuZM-2mJqjKS-F7umuM-E4u3XA-CfauoK-BpZs2v-CeUwJB-BpMtYk-BNEpJR-CjSo87-BT1Hm1-BNU92d-BWhBA9-o41Nc1-o64ha8-o41PGf-o41NYS-nNyQ22-o5Wyo3-o5X8VS-nUgG6U-nu99CS-ncVsEb-nu8gmx-ncVsRq-nu8qHt-nsnnZS-nu92TE-nu8m8X-nu8fCZ-nwbR6a-nsnoPN-nwbQn6-nu8ZcY
Grice e Martino – la religione civile –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice:
“I like Martino – and his interviewees – there is indeed a ‘discepolato’ around
him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at Oxford – Hollis is the
closest I can think.” Grice: “In his strictly philosophical explorations,
Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la laurea a Napoli con una tesi in
Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo
Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche. Si iscrive ai GUF e alla
Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di Berto Ricci e facendo
circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un Saggio sulla religione
civile poi rimasto inedito. L'ingresso nel circolo crociano «Erano quelli
gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, e ancora lontano
era il giorno in cui le rovine del palazzo della Cancelleria avrebbero composto
per questo atroce sciamano europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di
seppellire il genere umano: ed erano anche gli anni in cui una piccola parte
della gioventù italiana cercava asilo nelle severe e serene stanze di Palazzo
Filomarino per risillabare il discorso elementarmente umano altrove
impossibile, persino nella propria famiglia». Il suo saggio, “Naturalismo
e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di sottoporre l'etnologia al vaglio
critico della filosofia storicista di Benedetto Croce. Secondo de Martino,
l'etnologia solo attraverso la filosofia storicista avrebbe potuto riscattarsi
dal suo naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica
francese che gli indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu
lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza,
suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si
può già scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo
etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale e pubblicato
nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale Ernesto de Martino elabora
alcune delle idee che rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva.
Qui de Martino costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica
nella quale la labilità di una "presenza" non ancora determinatasi,
viene padroneggiata attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In
quel periodo, de Martino comincia a militare nei partiti di sinistra.
Prima, dal 1945, lavora come segretario di federazione, in Puglia, per il
Partito Socialista Italiano; influenzato da Gramsci e da Levi, cinque anni dopo, entra a far parte del
Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione, negli anni che seguono,
de Martino comincia a interessarsi sempre di più allo studio etnografico delle
società contadine del sud Italia, in contemporanea con le inchieste di
Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa fase, talvolta
detta "meridionalista", fanno parte le opere più note al grande
pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso.
Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare, che lo portò a
costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del rimorso è la sintesi
delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da uno psichiatra
(Giovanni Jervis), una psicologa (L. Jervis-Comba), un'antropologa culturale
(Amalia Signorelli), un etnomusicologo (D. Carpitella), un fotografo (Franco
Pinna) e dalla consulenza di un medico (S. Bettini). Nello studio del fenomeno
del tarantismo vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nardò e
Galatina. A queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta
di saggi, “Furore Simbolo Valore”. E stato collaboratore di R. Pettazzoni
all'Università "La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana
di Storia delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di
Etnologia, dha insegnato all'Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi. Con
ACirese, Lilliu, Cases, la sua assistente CGallini, e in seguito altri
studiosi, quali P. Cherchi, G. Angioni, P.
Clemente, e P. Solinas, saranno esponenti di una significativa, sebbene
mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari, della quale de Martino è
considerato uno dei fondatori. È considerato uno dei più importanti
antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia dell’umanesimo
etnografico e dell’etnocentrismo critico. La presenza La presenza in
senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come la capacità
di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per
rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica,
partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre
attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il
"da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto
dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi
della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo
minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti
offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito
definita come "tradizione". 11spedizione in Lucania Se si vuole
rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e
gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua
militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e
magia e La terra del rimorso e gli
appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente
un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico,
esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal
riordino delle carte ad opera di Angelo Brelich e Clara Gallini, bisogna
rendere centrale il nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di
destorificazione del negativo ad opera dell’ethos del trascendimento;
l’immaginazione simbolica collettiva è la realizzazione di un’ethos del
trascendimento che, come un mito di fondazione per il senso di appartenenza o
la sacralizzazione dell’”oggetto” per scopi espiatori, rende possibile il
superamento di una crisi, della “presenza” in quanto soggetto che opera nella
natura, che rischia di perdersi in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto
dunque si ricolloca nella storia tramite la cultura, e la crisi si rivela
esistenziale nel rapporto tra se’ e il mondo “altro da se’”. Ma la crisi
affonda sempre nelle materiali condizioni di vita e nelle modalità concrete di
una prassi che deve tendere e tende incessantemente alla trasformazione
rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni) come base insopprimibile
della costituzione di sè come soggetto: “Vi è dunque un principio
trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le altre
valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del trascendimento
della vita nel valore: attività dunque, ma ethos, dover-essere-nel-mondo per il
valore, per la valorizzante attività che fa mondo il mondo, e lo fonda e lo
sostiene.” Costante, inoltre, nella ricerca sul campo, come nelle analisi
ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul valore euristico assegnato
ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione critica sulla
trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali diversi e sulle
loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più generale: dalla
figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico, ai fenomeni di
dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di Shirokogoroff e PJanet)
nei riti della taranta, fino alle note sulle “apocalissi psicopatologiche” ne
La fine del mondo. Il folklore progressivo Il concetto di folklore, come
concezione del mondo regressiva, secondo le “osservazioni sul folklore” del
Quaderno XXVII di Gramsci “un agglomerato indigesto di frammenti di concezioni
del mondo e superstiti documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva
creatività delle classi subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla
cultura dotta delle élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo
partenopeo a partire dal 1949, con il saggio “Intorno ad una storia del mondo
popolare subalterno”, pubblicato su Società sul nr.3 di quell’anno, in cui
riprende studi e indagini della nuova etnologia sovietica (Tolstov, Hippius,
Cicerov, ispirati da Propp). In un saggio lo define come proposta consapevole
del popolo contro la propria condizione socialmente subalterna, o che commenta,
esprime in termini culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi
ripreso, discusso problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in
rapporto a Gramsci) e Satriani (il folklore come cultura di
contestazione). I “folkloristi” erano stati oggetto di critica di de
Martino già nella sua prima opera del 1941, Naturalismo e storicismo
nell’etnologia, in quanto puri descrittori e catalogatori con criterio
naturalistico e non storico-culturale: per cui il folklore rimane, pur
categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di indagine antropologica nei
termini più complessivi di cultura popolare. Crisi della presenza e
destorificazione del negativo In quanto alla “crisi della presenza” come
spaesamento, ne La fine del mondo, Ernesto de Martino racconta di una volta in
Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire
in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta direzione da
seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in
auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria
angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista
il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per
l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il
quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in
fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando
l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo
viso finalmente si riappacificò. In un altro esempio, per esprimere il
medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori
australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano però l'usanza di
piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale
celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo.
Il giorno che il palo si spezzò, i membri della tribù si lasciarono morire,
sopraffatti dall'angoscia. Il concetto di spaesamento, come una
condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i
propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di
senso", viene inserito dunque da de Martino nelle sue categorie di “crisi
della presenza” e destorificazione del negativo. La crisi della presenza
caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al
cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali,
migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere
storico (della "possibilità di esserci in una storia umana", scrive
de Martino) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la
propria azione. La destorificazione del negativo permette l'universalizzazione
della propria condizione umana in una dimensione mitico-simbolica, mediata
dalla religione e presente nel rito. Secondo Amalia Signorelli, antropologa ee
collaboratrice della spedizione nel Salento, "Il dato esistenziale
che ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora) viene
mentalmente astratto dal contesto storico per entro il quale è stato esperito e
viene ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici". Se il mito è
narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e ripetuto con
parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che mito, rito e
simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi, astraendo dalla
storia reale in cui agisce il negativo. Quando è il negativo a prevalere,
e questo accade in fasi particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come
la morte di una persona cara), può manifestarsi una crisi radicale, una
“funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del trascendimento non riesce
più a risolvere la crisi nel valore e la mancata valorizzazione fa perdere
anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della valorizzazione è
necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in quanto il
“vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello dell’intersoggettività e
il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza abdica senza
compenso”. L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale antico
Magnifying glass icon mgx2.svg Morte di
Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie di spedizioni di
ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe interdisciplinare, tra cui
Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di vita e con l’utilizzo di
strumenti quali il magnetofono e la cinepresa, innovativi rispetto all’indagine
folklorica classica. Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi
sul lamento funebre e la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle
ritualità legate ad una crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che
segue la perdita di un caro, e il pianto e il dolore collettivi che
rappresentano la “crisi della presenza”, della propria e di tutti, minacciata
dalla morte. Il pericolo del lutto è dunque quello dell’annullamento
totale. In Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto
di Maria affronta anche il senso della morte di Cristo in rapporto alla
condizione esistenziale dell'uomo nel mondo ed al momento traumatico della
esperienza della morte dei propri cari. Di fronte alla "crisi del
cordoglio" che può portare al crollo esistenziale, emerge la esigenza di
elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente codificata del rito.
La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a forme sopportabili la
carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente alla morte tragica di
Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi uguali nel dolore, ma
che diventano anche promessa di resurrezione. «È possibile interpretare
la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione di una storica
risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo risorto e il morto
che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel banchetto eucaristico.
Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la Resurrezione e la
presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano temporale di
salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca in cui il
morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta alla testimonianza
missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale funerario per una morte
esemplare risolutiva del vario morire storico e come pedagogia del distacco e
del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che poteva aver luogo solo in
quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)". Abbiamo un esempio storico di
soluzione della crisi e la garanzia mediante la fede della presenza del Risorto
nella comunità. La celebrazione eucaristica rappresenta contemporaneamente
l'evento passato di un Cristo al centro del piano temporale di salvezza (mito
che garantisce e fonda la salvezza futura) e l'evento futuro della definitiva
Parusia.» De Martino indaga la persistenza, nelle realtà marginalizzate
della Lucania, del pianto funebre, come “riplasmazione” del planctus
irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima del Cristianesimo in tutta l'area
mediterranea. La destorificazione dell’evento luttuoso, soggettivamente
vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione mitico-rituale, e dunque al
superamento della crisi. Su questi temi si è soffermata una sua
studentessa e collaboratrice, la scrittrice Muzi Epifani, nella commedia La
fuga, scritta a dieci anni dalla sua scomparsa. Opere:“Naturalismo e
storicismo nell'etnologia,” Laterza, Bari, n. ed. con introduzione e cura di Matteis,
Argo, Lecce, “Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo,” Einaudi, Torino, Boringhieri, Torino (con introduzione di
Cesare Cases e in appendice testi di Benedetto Croce, Paci, Pettazzoni e Eliade) “Morte e pianto rituale nel mondo
antico: dal lamento pagano al pianto di Maria, Einaudi, Torino, Premio
Viareggio Saggistica; n. ed. Bollati Boringhieri, Torino (con introduzione di Gallini)
“Sud e magia,” Feltrinelli, Milano (con introduzione di Umberto Galimberti). “Sud
e magia La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud,” Il
Saggiatore, Milano, “Furore, simbolo, valore, Il Saggiatore, Milano, poi Feltrinelli, Milano, (con introduzione di
Luigi M. Lombardi Satriani) e (con
introduzione di Marcello Massenzio) “Magia e civiltà. Un'antologia critica
fondamentale per lo studio del concetto di magia nella civiltà occidentale,”Garzanti,
Milano, Mondo popolare e magia in Lucania, a cura e con prefazione di Rocco
Brienza, Basilicata, Roma-Matera,La fine del mondo. Contributo all'analisi delle
apocalissi culturali, Gallini, con introduzione di Gallini e Massenzio,
Einaudi, Torino, La collana viola: lettere (con Cesare Pavese), Pietro
Angelini, Bollati Boringhieri, Torino, Scritti su religione, marxismo e
psicoanalisi, Altamura e PFerretti, Nuove edizioni romane, Roma, Compagni e amici:
lettere di Ernesto de Martino e Pietro Secchia, Riccardo Di Donato, La nuova
Italia, Firenze, “Storia e metastoria”“i fondamenti di una teoria del sacro,
introduzione e cura di Marcello Massenzio, Argo, Lecce, “Note di campo:
spedizione in Lucania, edizione critica Clara Gallini, Argo, Lecce, “L'opera a
cui lavoro: apparato critico e documentario alla Spedizione etnologica in
Lucania, Clara Gallini, Argo, Lecce, Una vicinanza discreta: lettere (con
Renato Boccassino), Francesco Pompeo, Oleandro, Roma, “I viaggi nel Sud di
Ernesto de Martino, Clara Gallini e Francesco Faeta, fotografie di Arturo
Zavattini, Franco Pinna e Ando Gilardi, Bollati Boringhieri, Torino, “Panorami
e spedizioni: le trasmissioni radiofoniche,”Luigi M. Lombardi Satriani e
Letizia Bindi, Bollati Boringhieri, Torino, “Musiche tradizionali del Salento:
le registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto de Martino a cura e testi di Maurizio Agamennone, Squilibri,
Roma,Scritti filosofici, Roberto Pastina, il Mulino, Bologna, Dal laboratorio
del mondo magico: carteggi Pietro Angelini, Argo, Lecce, Ricerca sui guaritori
e la loro clientela, Adelina Talamonti, Argo, Lecce (con introduzione di Clara
Gallini)Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione nel
Salento, Signorelli e Valerio Panza, Introduzione e commenti di Amalia
Signorelli, Argo, Lecce . La fine del mondo. Contributo all'analisi delle
apocalissi culturali, nuova edizione Giordana Charuty, Daniel Fabre, Marcello
Massenzio, Einaudi, Torino. E. de
Martino, Promesse e minacce dell'etnologia, in Id., Furore Simbolo Valore,
Milano, filosofico.net. 19 luglio . Giulio Angioni, Una scuola antropologica
sarda?, in Giulio Angioni et al. (Luciano Marrocu, Francesco Bachis, Valeria
Deplano), La Sardegna contemporanea. Idee, luoghi, processi culturali, Roma,
Donzelli, Martino, cap.VI “Antropologia e marxismo” par. “Marxismo e
religione”, in La fine del mondoContributo all’analisi delle apocalissi
culturali, Einaudi, Ernesto de Martino, Il folklore progressivo, in l’Unita’, Amalia
Signorelli, Ernesto De MartinoTeoria antropologica e metodologia della ricerca,
L'asino d'oro ed. Il mondo magico, ed.,
Torino, Ernesto de Martino, La Fine del Mondo, Einaudi, Torino, Premio
letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci. 9Giulio
Angioni, Fare dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il Maestrale,
Giulio Angioni, Una scuola antropologica sarda?, in Luciano Marrocu, Francesco
Bachis, Valeria Deplano , La Sardegna contemporanea. Idee, luoghi, processi
culturali, Roma, Donzelli, Mauro Baldonato e Bruno Callieri, Soglie
dell'impensabile. Apocalissi e salvezza in Ernesto de Martino, Rivista
sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute mentale. (Torino :
[Milano : Centro Scientifico Editore ; Franco Angeli). Roberto Beneduce e
Simona Taliani , Ernesto De Martino. Un'etnopsichiatria della crisi e del
riscatto, "aut aut",Sergio Fabio Berardini, Ethos Presenza Storia. La
ricerca filosofica di Ernesto De Martino, Università degli Studi di Trento,
Trento Giordana Charuty, Ernesto de
Martino. Le precedenti vite di un antropologo, FrancoAngeli, Milano, Placido Cherchi e Maria Cherchi, Ernesto De
Martino: dalla crisi della presenza alla comunità umana, Napoli, Liguori, Placido
Cherchi, Il peso dell'ombra: l'etnocentrismo critico di Ernesto De Martino e il
problema dell'autocoscienza culturale, Napoli, Liguori, Placido Cherchi, Il
signore del limite: tre variazioni critiche su Ernesto De Martino, Napoli,
Liguori, Stefano De Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce.
L'itinerario intellettuale di Ernesto de Martino, Napoli, d'If, Riccardo Di
Donato , La Contraddizione felice?: Ernesto De Martino e gli altri, ETS, Pisa, Muzi
Epifani, La fuga. Opera teatrale dedicata a Ernesto de Martino, Roma, riedita da La mongolfiera edizioni e
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Martino on Religion. The Crisis and the Presence[collegamento interrotto].
London and Oakville: Equinox. Clara Gallini e Francesco Faeta , I viaggi nel
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Aurelio Rigoli, Magia ed etnostoria, Boringhieri, Torino, Benedetto Croce
Vittorio Lanternari Claude Lévi-Strauss Diego Carpitella Tarantismo Carlo
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Italiana. Mariannita Lospinoso, DE
MARTINO, Ernesto, in Enciclopedia Italiana, IV Appendice, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, 1Vittorio Lanternari, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ernesto de Martino, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di Ernesto de Martino, . Marcello Massenzio, Ernesto De Martino e
l'antropologia, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Recensione a Morte e pianto rituale. Dal
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Prolegomeni a una storia del magismo. Ernesto de Martino Pagina autore Liber Censor.net di Ernesto de Martino (formato pdf) Istituto
Ernesto De Martino, su iedm. Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su
smsdemartino.noblogs.org. Interpretazioni dell'apocalisse: le tre edizioni de
La fine del mondo di Ernesto de Martino, su L’analisi e la classe Ernesto de
Martino, "Intorno a una storia del mondo popolare subalterno",1949 su
Academia.edu. Ernesto de Martino. Martino. Keywords: religione civile. Luigi
Speranza, “Grice e Martino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746749229/in/datetaken/
Grice e
Masci – critica della critica della ragione – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Francavilla al Mare). Filosofo. Grice: “But perhaps more interesting that his explorations on the
judicative are Masci’s conceptual analysis, and fascinating ‘natural’ history
of the will, with a focus on Aristotle!” Grice: “Like Masci, I make a
conceptual connetction between willing and free-will.” – or “volonta” e
“liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has philosophised on forms
of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what he calls the
psycho-physical materialism. Also on what he calls the psychological parallelism
– He spent a few essays on quantification and measurement in atters of the soul
-- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in psychology. He has opposed ‘conoscenza’
to ‘credenza’ (cf. my knowledge and belief) , and further, ‘conosecenza and
pensiero’ , knowledge and thought. Nato in una famiglia della borghesia
abruzzese, perse il padre Guglielmo all'età di 4 anni. Frequentò il collegio
Giambattista Vico di Chieti e, completati gli studi liceali, fu allievo del
professor Mola, che gli insegnò filosofia, scienze e matematica. Iniziò nel
1862 gli studi di giurisprudenza all'Napoli, dove si laureò nel 1866, ed in
seguito studiò scienze politico-amministrative. Cominciò ad approfondire le sue
conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da Bertrando Spaventa nella
stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e dallo stesso
Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant e
Hegel. Ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia presso il
liceo di Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu consegnata a Pisa. Inoltre venne
nominato vincitore di un concorso della Reale Accademia delle scienze morali e
politiche grazie ad un saggio sulla Critica della ragion pura. Divenne libero
docente di filosofia teoretica all'Napoli e, l'anno successivo, di storia della
filosofia presso l'Pavia. Abbandona l'insegnamento a Chieti per recarsi a
Padova, dove era stato nominato professore straordinario di filosofia morale.
All'istituto scolastico lasciò numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno
dopo divenne Professore all'Napoli. Ottenne la carica di rettore
dell'Napoli e di consigliere comunale della medesima città. Nel corso della sua
carriera politica fu eletto deputato dal collegio di Ortona al Mare per la XIX
legislatura e fu un sostenitore di
Annunzio. Entra nel Senato del Regno, dove intervenne più volte sul tema
dell'istruzione pubblica. Sosteneva la maggiore importanza della formazione
classica rispetto a quella tecnica o scientifica nelle scuole secondarie.
Liceo scientifico "Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente
dell'Accademia di lettere ed arti della Società Reale di Napoli, socio della
Regia Accademia dei Lincei, membro del Consiglio superiore dell'Istruzione
Pubblica e di altre istituzioni culturali. Presso i lincei difese l'importanza
di Kant e Fichte in contrasto con le parole di Luigi Luzzati che li aveva
criticati per essere filosofi tedeschi. S’erige un busto commemorativo a
Francavilla al Mare e il neonato liceo scientifico di Chieti fu intitolato in
suo onore. Nel corso della sua carriera conobbe Scarfoglio e Annunzio, che
continuò a frequentare negli anni successivi. Inoltre fu tenuto in grande
considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero e conoscenza”, in cui sono
racchiusi gli aspetti più importanti della sua filosofia. Ha molteplici
interessi (filosofia, psicologia, sociologia, pedagogia, diritto e storia) ed è
considerato uno dei più importanti esponenti del neo-kantismo o neo-criticismo,
avendo rifiutato sia alcune posizioni di Spaventa, sia l'affermato positivismo
di Ardigò, che esclude ogni possibile principio a priori della conoscenza. La
ripresa della filosofia di Kant e segnata dalla convinzione che e sbagliato
ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma anche dal tentativo di studiare
la genesi psicologica delle categorie e quindi negare la loro formulazione
numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico cerca di dimostrare l'unità
tra anima e natura in una concezione psico-fisica della realtà, ma la sua
filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della mancata adesione al ne-oidealismo.
Altre saggi: “Le forme dell'intuizione” (Del Vecchio, Chieti); “Le teorie sulla
formazione naturale dell'istinto”Memoria letta alla R. Accademia di Scienze
Morali e Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Tipografia della
Regia Università, “Il materialismo psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia,
“Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli Intellettualismo e pragmatismo, “Atti della
Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità e misura
nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e Politiche
della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Della
misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza matematica.
Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza” -- “I like the latest bit, where he discusses
the reciprocity of the faculties” – Grice.)
Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca
Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino per uniforme
ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaUfficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note Schede di personalità
abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo). Storia
del liceo F. Masci e biografia, Liceo F. Masci). Discorso di commiato per la morte di Masci,
su notes9.senato. 15 luglio . Alfonso
Pietrangeli, Filippo Masci e il suo neocriticismo, Cedam, Padova 1962. Luigi
Gentile, Filippo Masci : dal criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs,
Chieti 2003. Giuseppe Landolfi Petrone, Masci Filippo, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, ATreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Filippo Masci, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Filippo Masci, su Liber Liber.
Opere di Filippo Masci, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Filippo Masci, su storia.camera, Camera dei
deputati. Filippo Masci, su Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica. Filippo Masci. Masci. Keywords: implicatura,
critica della critica, criticismo, neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Masci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688334027/in/photolist-2mPYm4t-2mKw3hq-2mNaqUA-2mPrdWj-2mKwdUT
Grice e
Masi – i peripatetici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo. Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its end – il
fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of reason not
from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi: “Il potere
della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” -- Grice: “It’s amazing Masi was implicating the
same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’
– I love it!”. Figlio di Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda
Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica
presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi a Bologna, vi si laureò con lode
con una tesi sul diritto di famiglia
negli Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di leva e fu trattenuto alle
armi in base alle disposizioni di emergenza del periodo. Congedato, riprese gli
studi di filosofia a Bologna, dove conseguì la laurea con lode, discutendo co
Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia in Rosmini”. La tesi gli valse
l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo il primo anno, fu richiamato
alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo definitivo, insegna
filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e congressi, come quelli
del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione
alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su collezione alla Pinacoteca
comunale di Pieve di Cento. L'interesse storiografico che muove Masi alla ricostruzione di Kierkegaard da un
profondo e originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto
metafisico di "analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A.
si propone di illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un
profilo strettamente storiografico, il Masi approda, attraverso un'attenta
rilettura delle "opere edificanti" di Kierkegaard, ad
un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi
comuni della critica.." (A. Baboline).
"Nel linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo
"platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole denotare
l'immobilità a-storica, il suo permanere in un'assoluta identità con sé
medesima al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una
tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli aspetti più rilevanti del
volume di Masi risiede appunto nello sforzo operato a de-mitizzare una tale
ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come oggi
una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia ripiegarsi
a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le proprie radici
alle fonti più vive della tradizione culturale dell'Occidente" (A. Babolin). "Le zitelle è un libro divertente,
curioso, strano. Il pregio maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno
stesso tema musicale.” Opere: “Esistenza” (Bologna; “La verità,” Bologna, “La
libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano, “La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione
e speranza. Saggio sulle categorie kierkegaardiane,” Padova, “Il potere della
ragione,” Padova, “Il problema
aristotelico,” Bologna, “L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il
pensiero contemporaneo,” Milano “Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità
dell'essere in Aristotele (Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on
the multiplicity of being” -- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero
religioso egiziano classico, Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La
grande svolta del pensiero occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo
cristiano antico. Dalle origini a Calcedonia, Bologna: Clueb Origène o della
riconciliazione universal, Bologna, “Lo spiritualismo indiano. Dalle Upanishad
al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico. Saggi sul pensiero primitivo, Bologna:
Clueb, Studi sul pensiero antico e dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul
pensiero del Seicento, Bologna: Clueb, Il concetto di cultura, Bologna: Clueb, Commento al Timeo” (Bologna:
Clueb“Dell'eternità, e altri argomenti,’ Bologna: Clueb Narrativa Penombre,” Torino:
Casa Editrice A.B.C. SL'esile ombra, Torino: Casa Editrice A.B.C. Le zitelle,
Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore
Il gatto Siamese, Roma: Vincenzo Lo Faro
Editore. Il figlio dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze
Libri “La carriera di un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le
dune,” Firenze: Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli Editore L'ignoto. Il
sogno, Firenze: L'Autore Libri, Tra le
quinte del liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino
rosso e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore
Libri Il sogno, Roma: Gabrieli Editore Angelina e altri racconti, Firenze:
L'Autore Libri La croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di
Sestola, Firenze: L'Autore Libri Poesia Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le
stagioni e i giorni, Padova: L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola
Maremma tu, Milano: Todariana EditricePremio Montediana di poesia, A. Babolin,
rec. a Disperazione e speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.", A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in:
"Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano:
Todariana Editrice Nunzio Incardona. Giuseppe
Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi.
Keywords: i peripatetici. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744527477/in/datetaken/
Grice e
Massarenti – stramaledettamente logico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Eboli).
Filosofo. Grice: “His dictionary of
non-common ideas I would give to Austin on his birthday; he would hate it! He
was all for common lingo!” -- “I like Massarenti: he can be provocative. I like
his study on what he calls a ‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher!
I know I’m one! On the other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but
isn’t ‘logica’ already a value-paradeigmatic expression? His study on god-damn
logic is good – since that’s what I do, with my theory of implicature. To say,
“My wife is in the kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus
when I have truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still
goddamn logic – I haven’t lied! True but misleading – aka god-dman logic!” Responsabile
del supplemento culturale Il Sole-24 Ore-Domenica, dove si occupa di storia e
filosofia della scienza, filosofia morale e politica, etica applicata, e dove
tiene la rubrica Filosofia minima. Armando
Massarenti vive a Milano, dove dirige il supplemento culturale Domenica de Il
Sole 24 Ore. Scrive L'etica da applicare. Redatta il Manifesto di bioetica
laica, che ha suscitato un vasto dibattito.[senza fonte] È stato membro
dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione Einaudi di Roma e dal fa parte del Comitato etico della Fondazione Veronesi,
presieduto da Giuliano Amato. Direttore della rivista Etica ed economia
(Nemetria). Ha curato e introdotto
diversi volumi di argomento filosofico-scientifico, come L'ingranaggio della
libertà di Friedman (Liberilibri, Macerata), la Storia dell'astronomia di
Giacomo Leopardi (La vita felice, Milano), Rifare la filosofia di Dewey
(Donzelli, Roma). Per Feltrinelli ha
curato e introdotto il volume Laicismo indiano (Milano), una raccolta di saggi
del Premio Nobel per l'economia Amartya Sen.
Ha curato il numero monografico della Rivista di Estetica dedicato al
dibattito su "Analitici e continentali" e, con Vittorio Possenti, il volume
Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Soveria Mannelli).
Ha curato la collana I Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della
storia del pensiero, da Socrate a Wittgenstein, per i quali ha anche scritto le
prefazioni, confluite ne Il filosofo tascabile). Nel è in corso di pubblicazione una serie analoga
dedicata ai grandi della scienza. Ha
scritto Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima per il quale
gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello e il premio di saggistica "Città delle
Rose"Il lancio del nano è anche oggetto di un esperimento didattico,
promosso dalla Società Filosofica Italiana (Sfi), attraverso il quale viene
proposto un modo nuovo di motivare gli studenti allo studio della filosofia e
alla capacità di argomentare in proprio. Dal libro è stato tratto anche uno
spettacolo teatrale, per la regia di Claudio Longhi (prodotto da Mimesis). Con Gilberto Corbellini e Pino Donghi ha
curato e in parte scritto il volume Bi(bli)oetica. Istruzioni per l'uso
(Einaudi), un dizionario di bioetica sui generis, dal quale il regista Luca
Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in scena a Torino, per
il progetto Domani delle Olimpiadi6. Ha
scritto Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una
ricostruzione del dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali,
recensito, tra gli altri, da Elena Cattaneo sulla rivista Nature. Ha scritto Il filosofo tascabile. Dai
presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in
miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico. Esercizi filosofici
su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su cinema e filosofia
(di Claudia Bianchi, Roberto Casati, Achille Varzi, Nicla Vassallo) di cui ha
scritto introduzione e saggio conclusivo.
Ha insegnato come professore a contratto nelle Bologna, Lugano, Siena,
Milano. Dirige per Mondadori Università la collana "Scienza e
filosofia". Fa parte delle giurie
di due premi per la divulgazione scientifica: il Premio Giovanni Maria Pace,
promosso dalla SISSA di Trieste, il Premio letterario Galileo per la
divulgazione scientifica, legato al Campiello (Padova), e il premio letterario
Merck Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì "Marisa
Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano opera
prima. Ha vinto diversi premi: il Premio Dondi per la Storia della Scienza,
delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio Voltolino per la
divulgazione scientifica (Pisa); n il Premio Mente e Cervello (Torino);
nel il premio Capri, il premio Argil e
il premio Capalbio; nel il Premio Città
di Como. Opere: “L'etica da applicare:
una morale per prendere decisioni,” Milano, Il Sole-24 Ore libri, “Il lancio
del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,” Parma, Guanda, Staminalia.
“Le cellule” etiche e i nemici della ricerca, Parma, Guanda, “Il filosofo tascabile” “dai presocratici a
Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in miniatura,” Parma, Guanda,
“Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda, .“Filosofia, sapere di non
sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del pensiero” Firenze,
D'Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene” e altri saggi
di etica politica, Parma, Guanda, .“Istruzioni per rendersi felici.”“Come il
pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano, Guanda, .“La buona
logica.” Imparare a pensare, con Paolo Legrenzi, Milano, Cortina, “.Metti
l'amore sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gli altri,”Milano,
Mondadori, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Armando Massarenti, . Registrazioni di
Armando Massarenti, su Radio Radicale, Il lancio del nano e altri esercizi di
filosofia minima, su italialibri.net.Armando Massarenti: tangenti e moralità,
su filosofia.rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords: stramaledettamente
logico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745577163/in/dateposted-public/
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