The Grice Club

Welcome

The Grice Club

The club for all those whose members have no (other) club.

Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

Search This Blog

Tuesday, May 18, 2021

Grice e Contestabile

  La storia è continua revisione, e non mi scandalizzo per il revisionismo Bruniano di Agnoli: mi sembra però che questi non colga nel segno. La vita di Giordano Bruno, dalla fuga da S. Domenico Maggiore a Napoli fino al rogo di Campo dei Fiori a Roma, è di singolare coerenza: fu una vita “contro”. L’accusa implicita di “opportunismo” mi sembra perciò singolare. E’ vero che, durante il processo, Bruno ritrattò molte sue tesi, e avrebbe avuto salva la vita se avesse continuato in questo atteggiamento. Alla fine però si stancò, e scelse lucidamente di morire.  E’ opportunista chi cerca solo di salvare la pelle, e poi decide di morire perché ritiene che i suoi giudici abbiano esagerato? In quanto alla tesi del Bossy sul Bruno spia elisabettiana, essa non è, a mio giudizio, provata, anzi è smentita dalla comparazione tra la grafia di Bruno e quella dei biglietti di spionaggio. Infine, la tesi della Yates nel suo grande libro, a proposito della relazione tra Campanella e Bruno, non mi ha mai convinto. Campanella (la sua rivolta antispagnola fu finanziata dalla famiglia Contestabile, come ricorda Firpo nel suo ottimo saggio sul processo a Campanella) voleva poi un regime “comunista”? A leggere “La città del sole” non si direbbe. Con affetto e stima Domenico Contestabile, presidente della commissione Difesa del Senato  COMUNICATO STAMPA  “Giordano Bruno”  Associazione Nazionale del Libero Pensiero, lunedì 05 settembre 2005  Poiché ogni tanto ricompaiono personaggi che si dilettano di parlare e scrivere su Giordano Bruno, forse, con poca cognizione di causa dimostrando di conoscere poco, e i suoi scritti, e la sua biografia, ci permettiamo di dare un nostro piccolo contributo per rendere onore al filosofo di Nola. Questi “personaggi” sono proprio quei pedanti contro cui Bruno inveiva perché si rifiutavano (solo al tempo di Bruno?) di comprendere il ruolo della ricerca e della conoscenza, che il filosofo voleva svincolate dalle verità totalitarie e assolute, come appunto quelle predicate dall’ideologia cristiana tutta.  Secondo Bruno, infatti, non ci può essere conoscenza, ricerca se non si rimuovono gli “idola” che tengono l’individuo nello stato asinino della sottomissione, come quella voluta dal cristianesimo. Dove l’individuo, dannato fin dalla nascita avrebbe bisogno della “grazia” per essere salvato e riscattato. Una sottomissione che impedisce di pensare a tutto campo.  Una sottomissione che impedisce di indagare e comprendere tutto quanto ci circonda: il Cosmo, la Natura.  Una sottomissione che impedisce,  di agire responsabilmente per progettare se stessi in armonia con il cosmo – materia.  Una filosofia rivoluzionaria, dunque, quella di Giordano Bruno. Certamente non comoda.  Per ragioni di spazio, qui mi limito a contestare due superficiali affermazione che in questo scorcio di fine estate sono circolate, assimilando Bruno ad una sorta di negromante ed accusandolo di scarsa scientificità. Ebbene, Bruno non è un volgare millantatore, e quando parla di magia la intende nel senso che la migliore cultura rinascimentale le attribuiva: penetrare la Natura, finalmente non più imperscrutabile disegno divino.  Bruno sarebbe poco scientifico? La scienza come la intendiamo oggi noi, era agli albori. Ma come si può negare l’apporto che Bruno diede, ad esempio, alla teoria della relatività leggendo questo passo della Cena delle Ceneri: “Or, per tornare al proposito, se dunque saranno dui, de’ quali l’uno si trova dentro la nave che corre, e l’altro fuori di quella, de’ quali tanto l’uno quanto l’altro abbia la mano circa il medesimo punto de l’aria, e da quel medesmo loco nel medesmo tempo ancora l’uno lascie scorrere una pietra e l’altro un’altra, senza che gli donino spinta alcuna, quella del primo, senza perdere punto nè deviar da la sua linea, verrà al prefisso loco, e quella del secondo si trovarrà tralasciata a dietro.  Il che non procede da altro, eccetto che la pietra, che esce dalla mano de l’uno che è sustentato da la nave, e per consequenza si muove secondo il moto di quella, ha tal virtù impressa, quale non ha l’altra, che procede da la mano di quello che n’è fuora; benchè la pietre abbino medesma gravità, medesma aria tramezzante, si partano (e possibil fia) dal medesmo punto, e patiscano la medesma spinta. Della qual diversità non possiamo apportar altra raggione, eccetto che le cose, che hanno fissione o simili appartinenze nella nave, si muoveno con quella; e la una pietra porta seco la virtù del motore il quale si muove con la nave, l’altra di quello che non ha detta participazione.  Da questo manifestamente si vede, che non dal termine del moto onde si parte, nè dal termine dove va, nè dal mezzo per cui si move, prende la virtù d’andar rettamente; ma da l’efficacia de la virtù primieramente impressa, dalla quale depende la differenza tutta”? Come i più noti studiosi di Bruno sanno, Galileo Galilei prese interi passi dai suoi scritti, senza per altro neppure citarlo.  L’opera di Bruno non è certamente facile. E’ ricca di simbolismo e quindi non si può pescare tra i suoi scritti (magari neppure letti direttamente), per farne un uso strumentale.  Ma, simili interventi, forse, evidenziano solo il livore verso il nostro filosofo, che ha avuto l’ardire di aver denunciato la sottomissione al dio padrone padreterno, interpretato per altro da strutture di potere che si arrogano la pretesa di essere depositarie Uniche Universali di Verità.  Per questo la Chiesa di Roma l’ha mandato al rogo il 17 febbraio del 1600 (anno del giubileo). Essa non voleva, come sosteneva Giordano Bruno, che aveva colto del copernicanesimo l’aspetto più rivoluzionario, che “con la terra si muovessero tutte le cose che in terra stanno”.

No comments:

Post a Comment