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Thursday, May 20, 2021

Grice e Colonna

 CAP. XXVIII. Ca insegna che cosa è una virtù che l ' uomo chia ma piacevolezza , cioè di sapere conversare piacevolmente con le genti , e in che cose la detta virtù die essere, e che si conviene che i re e i prenzi sieno piacevoli. Appresso ciò che noi avemo detto che cosa è debonarie tà , noi diremo d’un'altra virtù, che l'uomo chiama piace volezza. E dovemo sapere , che le opere e le parole dell'uo mo sono ordinate a tre cose , si come ad avere piacevolezza e verità, ed avere diletti e giuochi nei solazzi e nelle allegrezze . E la piacevolezza si è , in sapere bene conversare con le gen ti , unde quelli che sa onorare e riverire gli uomini convene volmente e secondo ragione , si à la virtù della piacevolezza. La seconda ragione si è , che le opere e le parole dell'uomo sono ordinate sie a verità che, per le opere e per le parole dell'uomo , può l'uomo conosciare chi egli è . Donde, verità della quale noi intendemo a parlare in questo capitolo , non è altro se non che l'uomo non sia vantatore , e che nè per pa role nè per fatti elli non dimostri maggior cosa in lui , che vi sia, nè che l'uomo non si faccia ispiacevole nè per parole nè per fatti oltre quello che ragione insegna, perchè elli sia gab bato ne dispregiato. La terza cosa a che l'opere e le parole dell'uomo sono ordinate, si è, acciò che l'uomo sia sollazzevole convenevolmente, e si sappia bene portare nei giochi, e nelle allegrezze e nei sollazzi . Donde, se l'uomo vuole convenevol mente conversare co le genti, e' die essere giochevole e piace vole e veritiere . E di queste tre virtù noi diremo partita mente , ma prima diremo della piacevolezza. E dovemo sa pere che, nel conversare co le genti, alcuni si mostrano troppo piacevoli, si come sono e lusinghieri, e quelli che ʼn ogne cosa vogliono piacere altrui, che acciò che piacciano altrui, si lo dano tutti ei fatti è tutti ei detti di ciascuno uomo. E alcuni 76 LIBRO PRIMO. sono, che anno troppo gran difalta nel conversare co le gen ti , si come sono ei malvagi e quellino che sono battaglieri, e tenzonieri; e questi fanno contra a ragione. Chè neuno die volere essere si piacevole nè si compagnevole, ch'elli ne do venti o ne sia lusinghieri, e piacere a tutti gli uomini, nė neuno die essere si pieno di contenzione e di noia, che li con venga cessare della compagnia delli uomini : ma quelli è da lodare che si sa mezzanamente portare e secondo ragione, nel conversare e nello stare co li altri uomini. Donde la virtù che l'uomo chiama piacevolezza cessa la contenzione dell'uomo e tempera il lusingare, e quello per lo quale l'uomo vuole a tutti gli uomini piacere. E perciò che l'uomo è per natura compagnevole, si come dice il filosafo , si conviene dare una virtù per la quale ne le parole e nei fatti sappia conversare nella compagnia delli uomini convenevolmente e secondo ra gione . E questa virtù che l'uomo chiama piacevolezza, tutto sie cosa che, tutti quelli che vogliono essere piacevoli e vi vare in compagnia ed in comunità di gente , conviene ch'elli abbiano, acciò che sieno cortesi e piacevoli, non perciò ellino debbono essere si cortesi ne si piacevoli ad uno come un al tro : chè la dritta ragione insegna, che, secondo la diversità delle persone , l'uomo si die portare in diverse maniere con loro. E perciò che troppa amistà e troppa gran compagnia mo strare ad ogni uomo, fa l'uomo ispiacevole e vile ; ei re e i prenzi si debbono più alteramente contenere che li altri, acció che l'uomo lor porti più onore e più reverenza , e che la di gnità de la loro grandezza non sia abbassata nè avvilata. Donde il filosafo dice , che i re e i prenzi debbono mostrare ch'ellino sieno persone degne d'onore e di reverenza. Chè si come noi vedemo che alcuna vianda fuôra soperchio a uno infermo, che non basterebbe ad uno sano , cosi è nell'essere piacevole e cortese , che alcuna piacevolezza s’aviene a’re secondo ragio ne, che non s'aviene cosi ad un'altra persona comune .

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