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Wednesday, May 26, 2021

Grice e Colazza

 DELL’INIZIAZIONE -- SPUNTI DALLE 14 CONFERENZE DI GIOVANNI COLAZZA     discepolo diretto di Rudolf Steiner e fondatore del gruppo “Novalis”     TENUTE IN ROMA NEL 1945 CIRCA IL TEMA:      “DELL’INIZIAZIONE”     (Studio effettuato da Bellucci Tiziano nell’Ottobre 1997)               “VENERAZIONE E CALMA INTERIORE”         Il libro l’Iniziazione mi fu consigliato da Steiner come un testo importante, da tenere sempre presente come Guida.     L’uomo così come nella vita quotidiana, serve a poco o niente per l’opera nel mondo spirituale.     In queste conferenze, seguirò più o meno il libro, aggiungendo poi altri insegnamenti orali datemi da Steiner, estremamente utili per ottenere reali risultati.     La nostra personalità interiore, di cui siamo coscienti, è solo il riflesso apparente del nostro vero Io. E’ molto utile per giungere alla conoscenza di questo nostro nascosto Io, distinguere e separare in noi il pensare, il sentire e il volere.     Citazione dell’aneddoto di “Ananda”, che viveva nell’illusione di essere il suo Ego contingente.     Lo studio esoterico, quando sulla Terra era presente Steiner, era più facile, perché egli ci confortava sempre donandoci personali indicazioni, circa gli esercizi e le pratiche esoteriche.     Ma ora, invece dobbiamo cercare fedelmente e scrupolosamente fra le sue parole scritte quelle che possiamo accogliere e applicare a noi stessi.     Steiner dice che è importantissimo cominciare sviluppando il sentimento di venerazione.     Non bisogna fraintendere il termine “venerazione” con uno stato di esaltazione interiore dovuto all’insegnamento che un maestro ci può dare e che noi accettiamo per coercizione intellettuale o sentimentale o per atto di fede: ma non è assolutamente questo.     In realtà il fatto da riconoscere è questo: il calore dell’anima è vita stessa per l’anima.     L’accogliere freddamente contenuti spirituali, ci riempie soltanto il cervello di nozioni, senza far penetrare forze spirituali; la Venerazione e il calore dell’anima, sono l’attività dell’anima stessa.     Bisogna “aprirsi” a tali rivelazioni della scienza dello spirito con atteggiamento di venerazione: i meravigliosi quadri circa l’evoluzione del cosmo, devono risvegliare in noi ammirazione, meraviglia e riconoscenza per le Gerarchie.     Tali stati d’anima destano in noi questo calore dell’anima, la venerazione per Esseri e fatti spirituali, ai quali siamo debitori.     Astenersi dalla critica e dal giudizio: cercare di cogliere negli altri non i difetti, ma le qualità migliori: incoraggiare ciò che vi è di meglio. Il biasimo, è energia perduta.     I sentimenti positivi e buoni, sono per l’anima come la qualità dell’aria che inspirando mettiamo in circolo nell’organismo. Più è pura, più saremo sani.     Il godimento rappresenta una lezione per l’uomo quanto il dolore, soltanto che è più difficile leggervi dentro. Non bisogna fermarsi alle sensazioni di piacere, ma ricercare nel godimento il contenuto più elevato da cui promana, che ne è l’artefice e il senso: la sua Essenza più intima.     Occorre coltivare momenti di raccoglimento interiore, lavorando sui ricordi: rievocare immagini mnemoniche di fatti passati, o della giornata trascorsa ricercando nell’anima l’eco di ciò che aleggia in quelle passate percezioni.     Bisogna passare in rassegna gli eventi con meticolosa analisi: oggettivarli, senza applicare alcuna speculazione personale, né alcun giudizio; osservare tutte le concatenazioni, semplicemente contemplarle in modo obiettivo, lasciando che siano esse a svelarci qualcosa. Noi dobbiamo fare il Silenzio.     Tale lavoro equivale ad anticipare ciò che avviene nel sonno, quando le Gerarchie penetrando nel nostro corpo astrale e nell’Io, inseriscono i loro giudizi.     L’impazienza è un perdere energie.     Il tono generale della Preparazione è quello di una rieducazione su nuove basi, della vita di pensiero e di sentimento, tramite speciali esercizi.     Bisogna entrare nel ritmo della ripetizione, senza lasciare che la nostra natura inferiore si ribelli, rifuggendo gli esercizi. La noia è un grande nemico.           ESERCIZIO DELLA PIANTA CHE APPASSISCE     Bisogna osservare una pianta in pieno sviluppo afferrando tutti i dettagli; osservarla e riceverne una percezione così chiara che, chiudendo gli occhi, possa rimanere come chiara immagine interiore di fronte a noi.     Esercitarsi con la forma esterna cercando ad occhi chiusi di ricordarla, visualizzandola.     Quando si riceve un’esperienza non bisogna assolutamente tradurla in concetti con le parole: bensì mantenerla in sé e coltivarla.        PREPARAZIONE E ILLUMINAZIONE     Altra cosa importante da fare è dirigere l’attenzione sul mondo dei suoni.     Analizzare e realizzare la differenza fra i suoni di origine minerale immota, e quelli di natura vegetale o animale. Fra lo scroscio dell’acqua, il fruscio delle foglie nel vento, il rotolare di una pietra e il rumore di una macchina vi è una diversa manifestazione delle Forze cosmiche.     Cessato il suono, dobbiamo prolungare in noi il suo effetto, ma non attraverso l’udito, ma tramite l’orecchio dell’anima, senza immaginare nulla: aspettare in Silenzio il sorgere di qualcosa.     Le Potenze spirituali non si trovano e si lasciano trovare come avviene nel mondo sensibile quando si va a monte di un effetto per ritrovarne la causa: sono Esse a decidere per loro deliberazione, se è lecito o no farsi percepire dal ricercatore. Sono Esse che devono e vogliono trovare l’uomo, solo se posto in un determinato stato di accoglimento interiore.     Le percezioni immaginative si manifestano come impressioni interiori paragonabili ad impressioni suscitate in noi da un dato colore fisico; la percezione soprasensibile appare rivestita da un colore perché il suo contenuto animico è affine a ciò che quel dato colore equivale corrispondentemente come manifestazione animica. La percezione di un “rosso” osservato nel mondo fisico, genera in noi un particolare sentimento, contenente qualità animiche: l’Entità che ci appare immaginativamente se ha in sé del rosso, significa che contiene in lei delle qualità e dei contenuti animici affini a ciò che nel mondo fisico ci appare come “rosso”.     E’ un grave errore ritenere che ci si deva attendere nel mondo spirituale come una “ripetizione” più sottile delle forme del mondo fisico. Lo spirituale ha qualità totalmente dissimili dal fisico.     “Bisogna sviluppare sempre più simpatia e compassione verso gli uomini e gli animali e sensibilità per la bellezza della natura.”           IL NON VEDERE RISULTATI DURANTE IL TIROCINIO     Spesso il discepolo non si avvede degli effetti e dei risultati derivanti dagli esercizi occulti: ciò è dovuto al perché si tende a guardare fisso in una direzione, attendendosi di ricevere qualcosa solo da quella direzione, senza accorgersi che ciò che invece è arrivato, promanava a noi da un’altra direzione.     Vi sono due gravi ostacoli nella percezione immaginativa:     -presupporre e attendersi in modo personale ciò deve avvenire;     -confondere le percezioni di colore con le sensazioni di colore fisico, quasi cercando con gli occhi all’esterno, ciò che invece può apparire solo interiormente.     Le percezioni di colore o di forma, non promanano dall’ente osservato, ma sorgono in noi, nascendo dalla nostra interiorità.     La conferma circa l’autenticità di aver avuto una vera esperienza spirituale è confermata dall’avvertire in sé il sentimento di aver come sperimentato uno stato già provato; non che l’immagine percepita ci è a noi nota, ma che il sentimento provato durante l’esperienza è un qualcosa di già vissuto, in un passato remotissimo (atlantideo o lemurico).     E’ un primo passo verso il riconoscere in coscienza il proprio primordiale passato, quando si era in completa unione con il mondo spirituale.           ESERCIZIO DEL SEME     Osservare con gli occhi fisici un seme: forma, colore, peso, dimensioni, rapporti.     Fatto ciò, occorre interiorizzare l’immagine, astraendosi dalla percezione fisica del seme, sforzandosi di visualizzarlo nel campo della propria coscienza, ad occhi chiusi.     Si pensi che in esso è virtualmente presente in potenza l’intera pianta: vi è in lui un’Idea, una Legge naturale invisibile che lo governa, la quale manifesterà in un futuro sulla Terra la pianta in lui ora nascostamente contenuta.     In lui dimora una potentissima forza vivente, che si cela alla nostra vista, invisibilmente.     Rappresentarsi poi il processo temporale, di crescita in successione, nel triplice ritmo della sua costituzione: 1- radice, 2- fusto, 3- fogliame, fiori , frutto.     Non è importante curare i dettagli, ma sentire la forza di questa manifestazione, la potenza creativa che si esprime nell’espansione dirompente delle forze insite nel seme.     Quel che noi sentiremo come potenzialità espansiva è l’elemento invisibile del seme: la forza eterica. Il ritmo perenne del mondo vegetale trascende il seme stesso come dato immediatamente sensibile e percepibile.     Ci si volga di nuovo al seme (aprendo gli occhi?) collegando ad esso l’intero processo immaginativo delle potenziali forme di crescita, dell’invisibile che è diventato visibile.     La forza che ne risulterà si tradurrà in noi come facoltà di visione: una specie di nube luminosa, una specie di piccola fiamma di colore lilla-azzurro, aleggiante intorno al seme. Ciò è la vivente forza vitale che edificherà la pianta.           ESERCIZIO DELLA PIANTA     Osservare una pianta in completo sviluppo, sforzandosi di vedere in essa immaginativamente l’attuarsi del ciclo seme-pianta-fiore-frutto seme, realizzando così un senso di perennità della vita vegetale, espressa nella sintesi della forma della pianta stessa.     In un certo senso, è come se dalla pianta-spazio momentanea, si estraesse la pianta-tempo, ossia l’Idea totale o Essere di specie vegetale a cui appartiene quella pianta.     Pensare poi che vi sarà un tempo in cui questa pianta non esisterà più, sarà scomparsa.     Questa pianta verrà annientata, ma non la sua specie: essa ha generato dei semi tramite i quali, l’Idea della specie continua l’esistenza in altre piante.     Senza distogliersi dalla percezione spaziale fisica della pianta, bisogna sovrapporvi l’immagine di ciò che ella sarà nel futuro, che avvizzisce e che appassisce, disseccandosi, di quella realtà celata ai nostri occhi. La pianta morirà, ma non morirà l’Idea o la Legge che l’ha generata e fatta agglomerare.     Questo trasportarsi nella dimensione delle potenzialità ora latenti, della pianta in oggetto, produrrà in noi la visione di una fiamma.     Un’indicazione personale che voglio offrire, è di cercare di contemplare le forme, partendo da una diversa prospettiva rispetto quella usuale.     Se si osserva una pianta, solitamente il fusto è perpendicolare all’asse degli occhi; si provi a piegare la testa, in modo che esso diventi parallelo all’asse degli occhi. Il modificare il modo abituale di vedere, favorirà l’esperienza spirituale.     L’obiettivo di questi esercizi è di trascendere l’oggetto percepito per arrivare al suo contenuto immaginativo.           ESERCIZIO DELL’UOMO     Prendere in esame il ricordo di un evento in cui abbiamo assistito alla trasfigurazione nei movimenti e nei gesti di un individuo preda di un fortissimo desiderio.     Sforzarsi di sentire in noi quel sentimento di brama o desiderio.     Pur sorgendo, trasferendo in noi tale sentimento, esso deve rimanerci estraneo, tanto da poterlo osservare obiettivamente, senza parteciparvi con sentimenti e pensieri.     Appariranno diverse gamme di sfumature di colori.     Altro errore è di compiacersi inavvertitamente o di stupirsi nell’attimo in cui si ha un’esperienza spirituale: si genera difatti un’onda nel sentire che annega l’esperienza stessa.     Altra qualità indispensabile da sviluppare è il coraggio o intrepidezza.     Certe esperienze spirituali, dalle quali siamo ordinariamente protetti alla loro percezione, sono impossibili da sostenere senza tale qualità.     Aver fiducia nelle Potenze Spirituali, è come aprire un varco ad esse verso di noi: se veramente desideriamo da loro un aiuto, attraverso la fiducia in esse verremo soccorsi e sostenuti.           LA DIETA ESOTERICA     L’alcool è da evitare, anche durante i pasti e anche se assunto in piccole quantità: esso immette nel sangue un elemento anti-Io che si oppone all’autonomia dell’Io; una specie di neutralizzatore fisico dell’esperienza spirituale. L’alcool limita, distorce o impedisce la possibilità di giungere ad una percezione cosciente del mondo spirituale.     Bisogna giungere a sentire spontaneamente ripugnanza, un naturale disgusto verso la carne; essa contiene sostanze che favoriscono l’irregolare autonomia di certe condizioni del corpo astrale.     Inoltre essa paralizza le forze contenute nel ricambio, le quali sono di natura prettamente spirituale.     I vegetali che si sviluppano sotto terra, senza la luce solare, come funghi, legumi, sono meno indicati di altri che si impregnano di luce solare, come i pomodori o le arance.        GLI EFFETTI SUL CORPO FISICO SUSCITATI DAGLI ESERCIZI     Tutti gli esercizi antroposofici, tendono a realizzare una maggiore mobilità del corpo eterico: nell’antichità, per ottenere questo ci si aiutava attraverso particolari tecniche di respirazione.     Oggigiorno, tali pratiche sono dannose: si realizzano difatti degli “strappi” fra l’eterico e il fisico; se tuttavia se si verificasse qualche esperienza spirituale, sarebbe priva di controllo, casuale.     Le pratiche respiratorie sono sconsigliabili.     A seguito degli esercizi antroposofici, la respirazione assume spontaneamente un nuovo ritmo.     La mobilità del corpo eterico offre la possibilità di percepire il proprio corpo fisico come un elemento estraneo.     Si possono, durante il tirocinio esoterico, avvertire delle trasformazioni che possono, ma non devono venir interpretate come anomalie patologiche.     Si può avvertire, come non prima, il proprio sistema osseo interno come un peso.     Un’altra sensazione è sperimentare i propri muscoli come percorsi da correnti; si sente scorrere qualcosa nel sistema muscolare, quale moto del corpo eterico.     Si può poi avere la sensazione che la nostra coscienza sia distesa e diffusa non più solo nella testa, ma lungo tutto il sistema circolatorio, nel sangue ove vi è il nostro Io.     Si avverte poi il il centro del proprio essere nel centro del cervello, mentre nella periferia di esso si percepisce la zona ove opera e agisce la memoria rappresentativa.     Il sistema nervoso comincia a rendersi indipendente dalla corrente sanguigna.     Si ha poi la percezione di avvertire l’indipendenza e l’individualità dei singoli organi interni.     Ciò vale anche per gli organi di senso, che sembrano come “attaccati” al nostro essere.           I SENSI     Il tatto non è un senso, ma un “urto” contro il mondo esterno; tramite gli altri sensi, evocando le relative percezioni di gusto, odore, suono e vista per poi cancellarle ispirativamente, è possibile ritrovare la loro origine spirituale.     Il gusto è un organo di percezione dell’etere cosmico. L’olfatto fa percepire l’etere vitale.     L’udito è l’involuzione di un organo dell’epoca lunare, allora predisposto per la percezione dell’Armonia delle sfere. Il senso del calore ci rimanda all’antico Saturno. La vista ci permette di percepire la manifestazione dell’etere di luce.     Un sintomo evidente dell’effetto degli esercizi è sulla memoria: essa viene man mano a perdersi, per venir sostituita da un’altra facoltà mnemonica non fondata come questa su ricordi visivi e uditivi, ma su ricordi o immaginazioni eteriche.     Il vero serbatoio della memoria non è il cervello, ma il corpo eterico: qui ogni cosa viene registrata, racchiusa e conservata.     Procedendo dal presente a ritroso, rievocando stati d’animo sperimentati, sarà possibile ritrovarvi eventi dimenticati. Nel sentire, si risveglia la memoria.     Occorre sviluppare presenza di Spirito: abituarsi ad una grande autodeterminazione, imparando a decidere con immediatezza, senza esitazioni.     Occorre poi di decidere responsabilmente di non tradire il mondo spirituale, una volta conseguite le facoltà iniziatiche.     Il comunicare insegnamenti a qualcuno che non ne sia preparato, significa assumersi anche la responsabilità karmica delle eventuali conseguenze, circa il buono o cattivo uso che questi ne farà. Lo stare in segreto non deve significare darsi arie misteriose, ma solo non voler nuocere ad altri.     Tutto ciò che ci porta alla nostalgia del nostro passato, è una tentazione luciferica.     Bisogna cessare di contare i giorni, i mesi e gli anni trascorsi senza risultati nella disciplina.     La parola chiave è “Pazienza”.     L’impazienza rappresenta un ostacolo: il mondo spirituale per potersi rivelare, per aprirsi un varco, ha bisogno di trovare nel discepolo calma attesa, per potervisi riversare.           MITEZZA E SILENZIO     Le Potenze Spirituali sono in continuo fermento, in perenne attesa per poter essere accolte dall’uomo, purché trovino le giuste condizioni che glielo consentano: esse, datrici di Amore eterno e altruista, trepidano nella fremente attesa di poter riabbracciare i loro fratelli minori.     Più che anelare di muoversi incontro a loro, è più giusto intendere che la via giusta è sapersi aprire ad esse.     Esse possono riversarsi in noi solo se trovano Purezza interiore; esse sono sempre pronte, dai limiti della nostra coscienza, a connettersi con noi.     Sono soltanto i veli della personalità soggettiva, l’irrequietezza, i timori, gli impulsi inferiori, a impedire loro di avvicinarsi.     Ogni sforzo nel guardare o udire fisico, ogni reazione istintiva, paralizza i sensi spirituali.     Bisogna rinunciare alla suscettibilità e alla collericità: tacitare le passioni e i desideri.     Bisogna svincolarsi dalla forza del desiderio, che impedisce la percezione dello Spirito.     Padronanza di sé: dominio dei sentimenti che sorgono spontaneamente in noi.     E’ consigliabile secondo Steiner, nei rapporti con gli altri, non la durezza, ma la mitezza.     La durezza erige una barriera invalicabile, spezzando un’ulteriore comunicazione.     “Mitezza e Silenzio”, dice Rudolf Steiner: positività e astensione dalla critica.     Steiner consiglia di ritirarsi ogni tanto dall’ambiente della vita di tutti i giorni, per raccogliersi e meditare in mezzo alla Natura. Il rumore della vita quotidiana, può impedire il manifestarsi degli effetti degli esercizi.     Il discepolo mano a mano si libera così della vita istintiva e dei caratteri ereditari della sua razza e famiglia: si svincola dall’azione delle Entità Spirituali corrispondenti.     Occorre sempre chiedersi se si è degni di questa libertà interiore che si vuole conseguire e se si ritiene di avere le forze necessarie per sostenerla, affinché tale libertà agisca positivamente e correttamente.        LE 7 CONDIZIONI PER LA PREPARAZIONE ALLA VIA OCCULTA     1- La salute fisica è connessa al karma: molte volte occorre chiedersi se non vi sia qualche cosa nel campo morale che gravi sul fisico, da purificare o da espiare, che ne impedisca l’atteso miglioramento.     Per la salute del corpo occorre sopratutto coltivare la chiarezza del pensare e del discernimento nelle impressioni ricevute dal mondo esterno.     Prima di parlare o di esporre una propria considerazione o un’opinione, occorre stabilire con chiarezza il pensiero da formulare in immagini: non è bene difatti cercare a tutta prima le parole idonee, ma soprattutto la figura d’insieme da cui partire. E’ l’immagine che deve far scaturire l’espressione dialettica.           2- Sentirsi un arto della vita universale, una parte di questa, superando ogni senso di separazione.     La sostanza divina è solo apparentemente e necessariamente ripartita nel cosmo: lo scopo finale dell’evoluzione è comunque ricostituire un’unica entità spirituale.     Bisogna aspirare ad essere ciò che si vorrebbe gli altri fossero.           3- Si deve divenire consapevoli che i pensieri e i sentimenti hanno la stessa valenza e importanza che le proprie azioni: il movimento del pensiero e dei sentimenti è altrettanto concreto quanto le azioni fisiche operate sul mondo esteriore. Ciò originerà responsabilità per il circostante ambiente animico e fisico. I pensieri permangono e si diffondono, comprendendo nei suoi effetti una moltitudine di esseri.           4- Operare secondo i puri impulsi dell’Io superiore, non dell’Io inferiore. Si deve prendere coscienza che il corpo fisico, nel quale solitamente ci s’identifica, è solo uno specchio, un arto dell’interiorità.           5- Educarsi al mantenimento di una decisione presa; il rinunciare è un cadere nel vuoto dell’incoerenza e dell’indeterminatezza: è mancanza di forza dell’Io.     Non bisogna assolutamente mai, prendere decisioni o fissare regole, mentre ci si trova travolti dall’onda di un moto passionale o di un impulso emotivo.          6- Occorre essere riconoscenti, grati al mondo esterno e allo Spirituale. Si deve ricordare che nell’era di Saturno, “Tutto era Uomo”, e che solo grazie al frutto del sacrificio di altri Esseri Spirituali e esseri fisici rimasti indietro nei regni inferiori, è stato possibile configurare l’umanità attuale. Ringraziare per il sostentamento giornaliero.           7- Considerare la vita e agire in essa, secondo la direzione enunciata nelle precedenti condizioni: dare un’impronta unitaria ed equilibrata alla vita facendo in modo che le finalità delle proprie azioni siano determinate dalle attitudini sopra descritte.     Molte cose devono essere abbandonate, e molte altre acquisite per porsi al servizio del divino.        LA POSTURA NELLA MEDITAZIONE     La terra è percorsa perpendicolarmente e orizzontalmente da correnti, che possono favorire o ostacolare la meditazione.     Le correnti perpendicolari favoriscono: occorre pertanto avere la colonna vertebrale verticale rispetto alla superficie terrestre.     La posizione distesa, supina, invece accoglie le correnti orizzontali dirette alle specie animali, inducendo automaticamente ad un tipico stato semisognante.        I FIORI DI LOTO           Il corpo eterico è percorso da innumerevoli correnti che muovono in senso longitudinale o circolare radiale.     Durante la veglia, il corpo astrale rimane connesso spazialmente al corpo fisico; quando si apre nel discepolo la coscienza spirituale, il corpo astrale si espande in proporzione dello spazio che può essere percepito, ossia diviene grande quanto il suo campo di percezione.     Steiner non parla diffusamente del loto a due petali, fra gli occhi, perché esso è connesso con il risveglio di forze che appartengono alla chiaroveggenza primitiva. Non vi è alcun cenno, per ragioni di sicurezza, del loto della zona basale “kundalini” e del loto”1000 petali”, sul capo.     In un lontano passato, i “fiori di loto” erano attivi; poi lentamente hanno cessato di funzionare.     Attualmente solo la loro metà è attiva; con il lavoro interiore essi si ridestano, cominciando a muoversi e ad illuminarsi.     I centri a sedici, (laringe) dodici (cuore)e dieci petali (stomaco), attivati, conferiscono la padronanza assoluta sull’Io inferiore.           IL LOTO A SEDICI PETALI (Laringe)     Gli esercizi della Preparazione e dell’Illuminazione tendono ad attivare tale centro.     Si tratta principalmente di lavorare nel campo delle idee, curando la moralità nell’uso delle parole e la qualità di buon fine delle proprie risoluzioni prese.     Tale centro, attivato, conferisce la capacità di entrare in comunicazione con altri Esseri tramite il pensiero. (“telepatia”)     Le condizioni da realizzare sono otto, ciascuna equivalente ad ogni petalo dormiente:     1- Formarsi rappresentazioni il più fedeli possibili del mondo esterno, prive di fantasia personale;     2- eliminare l’impulsività, le reazioni dettate dall’emotività;     3- le parole usate in un discorso devono essere sempre rigorosamente connesse all’argomento;     4- ogni gesto e atto deve essere sempre in piena coerenza alle idee e alle risoluzioni prese;     5- organizzare, pianificare concretamente la propria vita;     6- verificare la saldezza, la moralità e la giustezza delle proprie aspirazioni;     7- imparare ad osservare retrospettivamente gli eventi della vita;     8- la giornaliera meditazione per interrogarsi sulla propria fedeltà alla linea tracciata dalle sette condizioni precedenti.     E’ di vitale importanza sviluppare la veridicità; dire sempre la verità promuovendo la perfetta corrispondenza fra mondo esteriore e mondo interiore.     A volte non è molto altruistico dire la verità, ma lo scopo morale non evita il senso di giustezza.     Non mentire mai ai bambini e non fare loro mai promesse senza mantenerle.              MORALITA’ E CONOSCENZA PAG. 81     Il loto a due petali, nel centro frontale, ha una particolarità: anziché ruotare come gli altri, una volta attivato, esplica la sua azione sporgendosi all’esterno, prolungandosi in direzione orizzontale in una forma a due rami, con il compito di “portare fuori” il corpo eterico.     Per mezzo di tale centro, si formano sia le correnti eteriche che scendono verso la laringe e il cuore, sia quelle che muovendosi verso le mani, costituiranno il vero e proprio reticolo che renderà il corpo eterico, un intero organo di percezione.     Bisogna suscitare un rispettoso silenzio riguardo le proprie esperienze, sia con gli altri, sia con sé stessi: occorre accoglierle così come si presentano, senza tradurle in rappresentazioni.     Lo sviluppo dei Fiori di Loto tende a trasformare tutto quello che, nascendo come natura istintiva, si presenta incoerente e non ordinato in un volitivo campo d’azione per l’armonia delle forze spirituali.           IL LOTO A 12 PETALI (Cuore)     Tale loto conferisce la percezione delle “forme”.     Come gli altri, anche questo centro si sviluppa coltivando alcune qualità: le condizioni da realizzare sono sei (i sei esercizi fondamentali), ciascuna equivalente ad ogni petalo dormiente:     1- Controllo del pensiero; connettere, partendo da un tema o da un oggetto comune, vari pensieri in modo logico e conseguente, distaccandosi così dall’usuale pensare automatico istintivo; in presenza di persone che parlano in modo automatico, superficiale o poco logico, bisogna non intervenire correggendole, ma comporre mentalmente la corrente dei pensieri deformi e correggerli dentro di sé, interiormente senza esporli fuori di sé;     2- Controllo delle azioni; uniformare l’azione al pensiero, perdere l’automatismo dato dagli istinti, prestando attenzione ai propri gesti, alle posture, ai movimenti, in modo che non avvenga che le nostre azioni possano venire determinate da impulsi inconsci non passati al vaglio cosciente del nostro pensiero.     3- Pratica della Perseveranza; perdere la volubilità, la lunaticità, compiendo e portando sempre a termine le decisioni, gli obiettivi, i metodi, gli esercizi o le determinazioni prese.     4- Controllo della Tolleranza; sviluppare la conoscenza dei motivi e dei limiti di chi sbaglia, per giungere alla comprensione degli errori altrui, onde sostituire l’istintivo impulso di criticare o giudicare; occorre far nascere in sé il desiderio di voler essere utili all’altro tramite consigli o considerazioni costruttive, non con giudizi che bloccano la sua evoluzione.     5- Pratica dell’Obiettività o Spregiudicatezza; non respingere immediatamente qualcosa che ci venga detta, e parimenti non rifiutarsi di rivalutare o riconsiderare cose da noi già appianate e conosciute;     6- Sviluppo dell’Imperturbabilità; equanimità, equilibrio degli esercizi sopracitati; esercitarsi a controllare o sospendere le normali reazioni emotive.     Lo sviluppo dei Fiori di Loto è una disciplina certamente difficile, ma non impossibile.           ESERCIZIO CONTRO L’APPRENSIONE     Un buon esercizio è, durante la giornata, quando un pensiero particolarmente importante ci assilla, ci dà apprensione, divenire capaci di sostituirlo con un’altro pensiero completamente diverso, da noi prescelto.           IL LOTO A 10 PETALI (Stomaco)     Il risveglio di tale centro consente di percepire negli altri le potenzialità future e le capacità latenti di Esseri o Entità.     Per il suo sviluppo non sono state predisposte qualità particolari da sviluppare, ma piuttosto si tratta di generare un equilibrio armonico, traendolo dall’intera condotta di Vita.     Occorre considerare la totalità del proprio mondo interiore: l’Origine delle cosiddette idee spontanee, dei gusti personali, dei sentimenti di simpatia e antipatia.     Per la coscienza ordinaria, l’Origine di tali suddette inclinazioni è ignota: esse risiedono nel corpo eterico, il quale registra molte impressioni che sfuggono alla nostra coscienza.     Per divenire consapevoli delle cause che hanno originato tali inclinazioni occorre, riandando indietro nel tempo, risvegliare interiormente il ricordo di ciò che può averle determinate e sottilmente impresse in noi come tendenza del gusto, dell’istintività, dell’avversione o simpatia.     In tal modo si produce anche un grande risveglio della memoria: ci si immette nella corrente della memoria eterica.           IL LOTO A 6 PETALI (all’interno dell’Addome)     Tramite esso, si può entrare in intimo contatto con Esseri spirituali.     Si sviluppa tramite l’armonica cooperazione di corpo, anima e spirito.     Deve sorgere la spontaneità del pensare, del sentire e dell’agire immersi nello Spirito: incedere senza combattere.     Non è bene limitarsi e insistere nel lottare duramente contro una propria inclinazione o tendenza molto pronunciata; se tale difetto è così preponderante, a volte lo si può solo dominare o controllare, ma non annullarlo.     Steiner consiglia piuttosto di nobilitare e sublimare le proprie passioni e istinti, anziché procedere con fustigazioni tendenti al voler tenerli a bada con lotte e rinunce.     Occorre divenir capaci di sperimentare la gioia di servire nello Spirito e per lo Spirito.           ALCUNE PARTICOLARITA’ SUL CORPO ETERICO E SUI CHAKRAS     L’intero corpo eterico è sempre in perenne movimento: è percorso da correnti che si muovono continuamente, seguendo la circolazione sanguigna.     Il centro, o perno del corpo eterico è da localizzarsi nel Loto del Cuore: tramite esso tutti i processi si trasmettono agli altri centri, recando con sé ripercussioni della sua eventuale imperfezione. Esso è un organo di natura Solare.     Nella zona centrale della testa vi è un punto specialissimo in cui corpo eterico e corpo fisico sono congiunti; qui inizialmente si formano le correnti del corpo eterico.     Prima di rendere operativo il fiore a 12 petali, nel cuore, occorre predisporre un centro provvisorio nella testa, per rendere possibile uno sviluppo interiore condotto in piena coscienza.     Successivamente, dopo aver raggiunto un giusto stadio di controllo cosciente delle attività di pensiero, tale centro dovrà venir trasferito nella sua vera sede, presso il Cuore.     Gli esercizi di concentrazione e meditazione hanno lo scopo di attivare tale centro nella testa, per poi far discendere nella Laringe e poi nel Cuore l’attivazione.           RIEPILOGO DELLE ESSENZIALI FACOLTA’ DA SVILUPPARE     1- Facoltà di discernere il vero dal falso;     2- Capacità di valutare il giusto dallo sbagliato;     3- I sei esercizi fondamentali;     4- L’amore per la libertà interiore.           CONSIDERAZIONI SULLA VIA INIZIATICA     Durante il cammino Iniziatico può capitare di avvertire una specie di senso di maturazione interiore, di compimento; sentire di essere pronti per qualche cosa.     E’ relativamente facile contemplare l’intero cammino iniziatico attraverso un libro, difficile però realizzarlo con la stessa continuità, puntualità, perseveranza e coerenza nella vita: nella vita non è come nel libro, dove un passo viene descritto uno dopo l’altro; a seconda delle occasioni e delle situazioni individuali ogni passo può svilupparsi prima o dopo, in modo assolutamente non conseguente.        L’ESPERIENZA DELL’IO E LA “CONTINUITA’ DELLA COSCIENZA”     Il corpo eterico è di per sé, un principio spirituale: è connaturato con il Tempo, è fatto di sostanza Temporale.     L’uomo non ha assolutamente alcun potere di interferire o di influenzare le forme pensiero, di sentimento, di desideri o passioni da lui generate. Una volta emanate, queste forme non possono più venire controllate.     Durante lo sviluppo occulto, in un primo momento, il Sé superiore si pone di fronte al proprio mondo inferiore, il suo Ego.     Si ha la percezione che tutto che era la nostra natura interiore, prende forme che tendono a venirci addosso, incontro dal di fuori. Si verifica un “rovesciamento” delle immagini, tipico del mondo astrale.     Il praticare esercizi in modo non corretto, disordinato o incosciente, senza essere sorretti da una solida base, potrebbe causare la percezione di queste forme pensiero in forme ossessionanti ed aggressive, quali animali o esseri orridi, traendone terrore e anche possessione.     Ciò è la percezione della propria anima: tale evento è però indispensabile e necessario per la realizzazione del Sé superiore. E’ qui che comincia l’esperienza dell’Io.     La vera realizzazione del Sé superiore comincia quando, si possa vedere la sua immagine.           IL LOTO A 2 PETALI (Centro frontale)     L’ esperienza immaginativa del Sé superiore viene attuata tramite il Loto a 2 petali (fronte), il quale “illumina” gli enti e gli esseri spirituali.     Lo sviluppo del Loto a 2 petali si consegue tramite lo studio e la meditazione degli insegnamenti della scienza dello spirito, in particolar modo ciò che concerne le Gerarchie.     Tale facoltà rappresentativa, deve essere coltivata tramite l’immagine interiore dei quadri immaginativi forniti dall’Antroposofia, inerenti all’azione interattiva, passata, presente e futura delle Gerarchie nel cosmo, in tutto ciò che è rintracciabile come loro impronta. L’intero quadro cosmico dovrebbe venir sentito il più possibile come un panorama simultaneo.     A poco a poco la realtà spirituale si sostituirà all’immagine, venendo da questa evocata, facendo apparire veri fatti e veri Esseri spirituali.     Tutti gli esercizi preparano nella coscienza la sede atta ad accogliere la realtà spirituale da raggiungere: costruiscono quasi la sua immagine, affinché questa possa poi diventare reale esperienza.     Si arriva poi alla conoscenza delle proprie ripetute vite terrene: il karma.     A questo punto l’anima si è congiunta con il Sè superiore, con la sorgente del proprio essere.     Da questo momento il discepolo non torna più indietro perché, compenetrato dal Sé superiore, non sente più l’attrazione di quanto gli è inferiore.           LE COMUNICAZIONI AL RISVEGLIO     Durante la vita di veglia, l’uomo si trova davanti ad un mondo incompleto, mentre durante il sonno ha la possibilità di vivere nel mondo delle cause, in una completezza.     La coscienza di sonno senza sogni è una forma di conoscenza superiore; una facoltà percettiva corrispondente a quella “uditiva”. I primi messaggi di quel mondo si percepiscono come pronunciati “da sé stessi a sé stessi”. Si ha come la sensazione di parlare a sé stessi, di rispondersi, quando in realtà parlano in noi esseri spirituali. Tali sensazioni avvengono al mattino, nel risveglio: sono cenni del progresso spirituale. Prima si sperimenta solo l’impressione di aver ricevuto qualcosa, qualcosa che non si riesce a definire.     Poi, i rapporti con gli esseri spirituali assumono la caratteristica di domanda e risposta; si sente al risveglio una voce interna donante luce e chiarezza alla propria vita interiore e alla vita esteriore.     Non è bene sforzarsi di “ricordare” le esperienze notturne di sogno, ma lasciarle sorgere spontaneamente.     A poco a poco queste sensazioni al risveglio, questi messaggi diventeranno sempre più chiari, così da portare nella vita di veglia tutte le esperienze della vita spirituale vissuta durante la notte: si instaurerà la continuità fra lo stato di veglia e lo stato di sonno senza sogni.     Una volta stabilita, tale continuità di coscienza verrà portata dal discepolo anche attraverso le porte della morte, e con essa la stessa pienezza del ricordo nella vita fra morte e nuova nascita.     Condizione indispensabile per tale realizzazione è la pratica della concentrazione, meditazione e contemplazione.     Il discepolo potrà porre delle domande in meditazione, durante lo stato di veglia: riceverà le risposte durante il sonno senza sogni: ciò è l’inizio di un colloquio fra esseri spirituali.     Il vero scopo dell’Iniziazione consiste nell’instaurare la continuità della coscienza. Ciò è una mèta assai lontana, ma dirigendosi verso di essa si possono cogliere degli sprazzi di Luce che indicano le tappe del cammino e ne danno la certezza.           LA SEPARAZIONE DEL PENSARE, SENTIRE E VOLERE     Tale realizzazione pone il discepolo ad esperienze inevitabili, che sono dure e difficili; la liberazione delle tre facoltà umane è assolutamente necessaria per lo sviluppo degli organi spirituali.     Sono tre i pericoli in cui si può incombere:     1. Pericolo del Pensare: divenire astratti teorici pensanti, distaccati dalla vita, freddi e indifferenti nei confronti dell’esistenza, che trovano soddisfazione solo nel proprio pensare in solitudine;     2. Pericolo del Sentire: una natura sensuale può sentirsi trasportata in un sentimento di devozione eccezionale, fanatica, in un estremo godimento del contenuto della propria coscienza mistica;     3. Pericolo del Volere: divenire super-attivi, trovando appagamento solo nel modificare il mondo esteriore, lasciandosi dominare e trasportare da altri.           LA LIBERTA’E L’INDIVIDUALISMO ETICO     Solitamente le tre forze dell’anima si esplicano in modo immediato, istintivo con un loro habitus personale; il discepolo deve distaccarsi da tale automatismo innato, predisposto in lui.     Il fatto di poter dominare le reazioni e i sentimenti conferisce a tutto l’essere un senso di forza e di stabilità, poiché le emozioni non hanno autorità sul suo equilibrio.     L’equilibrio interiore si deve fondare su di una nuova personalità morale, il quale deve conferire al discepolo la coscienza di ciò che deve agli altri, di ciò che deve al mondo spirituale e a ciò a cui deve la ragione della propria esistenza.     La Libertà prevede che si sia superato l’egoismo, che si sia raggiunto un tale grado di moralità e di equilibrio da poter cominciare a vivere non più per sé stessi, ma per l’umanità.Il discepolo diviene consapevole di dipendere dai mondi superiori, con la libera decisione di servire la Causa degli esseri spirituali. Solo in tal modo si può parlare di una Libertà pura e vera, che non porti danno a lui stesso e agli altri.           IL GUARDIANO DELLA SOGLIA     Solo dopo aver liberato pensare, sentire e volere è possibile accedere all’esperienza del “Guardiano della Soglia”.        LA SOGLIA           Il Liberare le facoltà dell’anima significa assumersi direttamente la responsabilità delle proprie azioni.     Avendo liberato il corpo eterico e il corpo astrale dagli automatismi del pensare, sentire e volere, si avvicina l’esperienza del Guardiano della Soglia: si rende obiettivamente visibile il grado a cui si è pervenuti attraverso gli esercizi.     Il Guardiano diviene un essere indipendente, al di fuori di noi.     Mentre precedentemente si era intessuti con Lui, ovvero con ciò che rappresenta cosmicamente il nostro essere, ora si presenta esteriormente la nostra interiorità. I propri moti interiori si traducono nella figura esteriore di questo Essere.     Il Guardiano si presenta all’improvviso, appena i chakras cominciano ad attivarsi: è la prima esperienza soprasensibile. Tale esperienza, può suscitare terrore.     Molti, al cospetto del Guardiano, che palesa il grado di imperfezione e purezza da noi raggiunto sinora, riconoscono la propria inadeguatezza, la propria immaturità nel sopportarne la visione, quindi retrocedono. Si ravvisano le proprie limitazioni: i difetti assumono un carattere obiettivo.     Solitamente questo essere si presenta per la prima volta al risveglio, la mattina, in un momento inaspettato, tanto da suscitare terrore.           SIMILITUDINE FRA SPECCHIO E GUARDIANO     Supponiamo che un uomo con il viso deforme, pur sapendo di averlo non abbia mai potuto specchiarsi; quale sarà la sua reazione di fronte allo specchio, quando per la prima volta vedrà la sua deformità ? Prendere coscienza della propria figura interiore è l’incontro con il Guardiano: egli è noi, che ci appariamo all’esterno.           IL GUARDIANO E IL KARMA INDIVIDUALE     Nel Guardiano appare il nostro karma; la sua figura riassume il nostro passato vivente con tutte le cause di dolore e gioia.     Qualora si trovi la forza d’intrepidezza di guardare in volto il Guardiano, da quel momento ci si assume coscientemente la responsabilità di pagare i propri debiti karmici, quasi andando incontro a questi. Ci si accorge che ogni tentativo di evadere o di rimandare il pagamento del proprio karma, provoca un “disastro” nell’ordinamento spirituale. Ogni mancanza si riflette assumendo forma demoniaca.     Occorre assolutamente a cagion di ciò, quali discepoli, superare il sentimento della paura.     Il coraggio di affrontare il Guardiano è contemporaneamente il coraggio di prendere il proprio destino nelle proprie mani: dare coscientemente a sé stessi anche ciò che può causare dolore, rinuncia, peso. Smettere di evitare la direzione di vita che offre minore resistenza, per muoversi coscientemente incontro a quanto vi è di più difficile e arduo.     Rimandare significa sempre, Ritrovare.     Il Guardiano muterà di forma in modo direttamente proporzionale al nostro adempimento karmico, sino ad assumere figure luminosissime nella misura in cui ci saremo purificati.     Fino al momento dell’incontro con il Guardiano si ignorano quali e quanti pesi portiamo nel nostro fardello karmico; dopo non si è più gli stessi di prima, dopo aver visto la vera realtà spirituale di sé stessi. Non è più possibile ingannare sé stessi.     Finché non si vede e si conosce il proprio karma, non si può dire di essere liberi; solo dopo aver allontanato la guida delle Potenze del karma per prendere noi stessi la responsabile guida di tale compito, solo allora si comprendono le parole: “il Cristo ci ha reso liberi”.     Ora le forze del Cristo si sostituiscono a quelle del karma.           * * *           LO SCOPO DELL’UOMO NEI CONFRONTI DELLE GERARCHIE           Bisogna prender coscienza della missione dello Spirito di popolo nel quale si è intessuti, il quale conferisce stimoli e impulsi animici che condizionano la nostra vita.     Rinnegare il proprio ambiente spirituale, nel quale si è scelto di vivere, è rinnegare la missione di un Arcangelo.     Il riconoscimento delle intenzioni del proprio Spirito di popolo, e del motivo che ci ha spinti ad incarnaci in tale atmosfera animica, deve portarci a scorgere nel giusto modo cosa vuole dirci la sua forza spirituale, per cogliere appieno la direzione verso la quale dobbiamo spingerci.     Il discepolo deve associarsi a quelle potenze spirituali che guidano sulla terra, nelle nazioni, gli uomini inconsapevoli, verso la stessa mèta che egli cerca oggi lui stesso di conseguire.     Steiner dice che il mondo soprasensibile potrà continuare la sua strada soltanto se vi saranno sulla terra esseri capaci di comprendere la direzione.     Le Gerarchie attendono qualcosa dall’uomo;     E’ la gerarchia umana che deve portare il senso spirituale nella materia.     Dopo la morte fisica tutto ciò che l’uomo ha sperimentato durante la sua vita, in seguito alla dissoluzione del corpo eterico e dell’astrale, viene consegnato al mondo spirituale: ciò diviene coscienza del mondo spirituale. (leggenda dell’uomo che dà i nomi alle cose e il nome di Adonai a Dio) L’uomo deve portare la coscienza al mondo spirituale, la forza risorgente.     Il superamento del mondo sensibile dovrà avvenire, ma i frutti dell’esperienza e i risultati tramite essa conseguiti durante l’evoluzione dell’umano, saranno incorporati dalle Gerarchie nei mondi spirituali. L’uomo nascendo e morendo sulla Terra, genera i germi della vita dell’avvenire: offrendo un nutrimento spirituale al cosmo intero, in modo direttamente proporzionale alle sue azioni pure e feconde.           IL GRANDE GUARDIANO DELLA SOGLIA     Tale incontro avviene solo quando il discepolo, dopo aver già sperimentato le regioni spirituali inferiori e stabilito una continuità della coscienza fra veglia e sonno, ha attuato in sé la generazione di nuovi organi del pensare, sentire e volere.     L’oltrepassare la soglia del secondo Guardiano significa stabilire la continuità della coscienza fra la vita, la morte e la rinascita.     La vera libertà è conoscere il proprio karma senza alcun veloe adempiervi in coscienza.     All’incontro con il secondo Guardiano si palesa una grande tentazione: quella di abbandonarsi alla beatitudine e al godimento procurato dalla possibilità di accedere ai mondi spirituali.     Tale tentazione, anche se non detto esplicitamente da Steiner, sembra essere indotta dagli Asura.     L’unica cosa che può salvare l’uomo da tale seduzione è sentire il dolore del mondo, il silenzio degli esseri umani nel mondo spirituale.     Questo tremendo dolore impedisce di accogliere il sentimento egoistico della beatitudine; perché la gioia che egli ora ha, non è condivisa da altri.     Se si supera tale ostacolo la liberazione è completa: l’Iniziato partecipa ora attivamente all’opera delle Gerarchie, nella liberazione di tutti gli esseri sulla Terra.     La decisione di collaborare con i mondi spirituali porta finalmente l’uomo ad un piano in cui si può dire che la sua volontà ha compiuto tutto ciò che le era stato prescritto dal Principio.

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