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Friday, May 21, 2021

Grice e Colonna

 Fiammetta Papi cura l’edizione critica del Livro del governamento dei re e dei principi, testimoniato da nove manoscritti (cinque completi, quattro parziali), tra cui il codice BNCF II.IV.129 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (siglato Na), che si distingue sia per motivi cronologici (nell’explicit reca la data 1288) sia per la veste linguistica, in prevalenza senese, «verosimilmente molto vicina a quella dell’originale, ciò che lo rende un documento di lingua privilegiato […] rispetto alle coeve attestazioni di varietà toscane non fiorentine tra fine Due- e inizio Trecento».  L’opera discende dal Livre dou gouvernement des rois et des princes, traduzione francese approntata nel 1282 da Henri de Gauchy del De regimine principum, composto tra il 1277 e il 1280 da Egidio Romano, teologo e filosofo tra i più autorevoli della sua epoca, nato probabilmente a Roma tra il 1243 e il 1247 e morto ad Avignone nel 1316. Dedicato al futuro re di Francia Filippo IV il Bello, di cui secondo la tradizione Egidio fu precettore, e ispirato alle opere aristoteliche Politica, Etica e Retorica, il De regimine - suddiviso in tre libri concernenti le «sciençe morali», ossia l’etica (disciplina dell’individuo), l’oeconomica (della casa), la politica (della città o reame) - è il più corposo trattato bassomedievale sull’istruzione tanto dei sovrani quanto del popolo, ed ebbe non solo una straordinaria fortuna in Europa fino a tutto il XV secolo per le sue numerose utilità (esegesi o summa del pensiero aristotelico, sussidio per i chierici, speculum per l’educazione dei regnanti, libro di cavalleria), ma esercitò una notevole influenza sui trattati danteschi, in particolare Convivio, De vulgari eloquentia e Monarchia: «E lasciando lo figurato che di questo diverso processo dell’etadi tiene Virgilio nello Eneida, e lasciando stare quello che Egidio eremita [il filosofo appartenne all’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino] ne dice nella prima parte dello Reggimento de’ Principi […]» (Conv. IV, 24, 9).  L’ampia Introduzione, oltre a tracciare il profilo biografico di Egidio illustrando contenuto, fonti e storia della ricezione del suo capolavoro, esamina nei dettagli il debito dantesco, la fortuna figurativa del trattato (l’affresco giottesco della Cappella degli Scrovegni di Padova, precisamente nelle due fasce di Vizi e Virtù delle pareti laterali; l’Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo realizzata da Ambrogio Lorenzetti nella Sala della Pace del Palazzo Pubblico a Siena, specie «nella particolare raffigurazione della giustizia commutativa e distributiva alla sinistra dell’affresco»), i rapporti tra il De regimine e il Livre dou gouvernement (una drastica riduzione non sempre perspicua, di cui sono noti trentasei manoscritti) e tra questo e il Livro del governamento, «la prima traduzione, pur parziale, di opere che solo successivamente furono volgarizzate nella loro interezza», ad opera di un Anonimo probabilmente senese, come avevano già ipotizzato, tra gli altri, Segre e Castellani tra gli anni Cinquanta e Sessanta; inoltre si auspica - e intanto s’imposta in modo acuto e pregnante - un commento dedicato alle fonti del Governamento, ormai indispensabile «alla luce della rivalutazione della filosofia volgare tra Medioevo e Rinascimento portata avanti dalla bibliografia più recente: grazie infatti agli studi degli ultimi due decenni, siamo oggi più informati sui modi in cui la cultura volgare interagì con quella latina, universitaria, tradizionalmente ritenuta ‘più alta’, e sul diverso pubblico, dichiarato o reale, cui si indirizzava la trattatistica filosofico-scientifica dei secoli dal XIII-XIV in avanti»; infine, si passano in rassegna le altre versioni del De regimine in Italia (quella senese del 1288 è bensì la più antica, ma non l’unica: se ne conoscono almeno altre cinque).  Nella parte prima della Nota al testo si dà conto della tradizione manoscritta dei testimoni completi e dei testimoni parziali (descrizione esterna, descrizione interna, bibliografia), offrendo dati preziosi sulla tradizione a stampa del De regimine e sulle edizioni del Governamento; nella parte seconda si indicano i criterî di edizione e gli usi del copista.  L’appendice prima alla Nota al testo raccoglie le aggiunte interlineari e marginali al Governamento di Na, mentre in una seconda appendice si riportano alcune annotazioni sulle relazioni fra i testimoni del Governamento: «La prima e fondamentale [caratteristica della tradizione] è che tutti i mss. paiono al tempo stesso testimoni molto vicini tra loro (tanto che è dimostrabile la presenza di un archetipo a monte della tradizione), ma non per questo facilmente classificabili nei loro rapporti reciproci, principalmente perché spesso contaminati dal ricorso alla versione francese o latina del De regimine principum».  Il secondo volume è interamente dedicato allo spoglio linguistico sistematico sull’intero testo, tendente per quanto possibile «all’esaustività delle allegazioni per ciascuna forma»: grafia, fonetica, morfologia, sintassi.  Chiudono il volume un ricco repertorio bibliografico e gl’indici onomastico, toponomastico, dei nomi e dei manoscritti.

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