rensi: Grice: “Only in Italy a philosopher gets his obituary
when he is alive!” -- Giuseppe Rensi (Villafranca di
Verona), filosofo. Tenne la cattedra di filosofia a Genova. Frequentò il
liceo a Verona, manifestando interesse per la filosofia. Si iscrisse a Padova,
poi passò a Roma, dove si laureò, esercitando poi con successo la professione a Verona. Iscrittosi al Partito
Socialista Italiano, si recò a Milano per assumere, appena ventiquattrenne, la
direzione del giornale La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla
turatiana Critica Sociale e alla Rivista popolare diretta da Napoleone
Colajanni. A seguito delle misure repressive adottate dal governo del generale
Luigi Pelloux e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver
preso parte ai moti operai milanesi del 1898, stroncati dall'esercito con la
strage del generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, il giovane pubblicista fu
costretto a cercare rifugio in Svizzera. Esilio in Svizzera Il soggiorno
nel Canton Ticino durò ben dieci anni. Ivi conobbe e sposò Lauretta Perucchi,
da cui ebbe due figlie, Adalgisa, che entrerà tra le Figlie di San Francesco di
Sales con il nome di Suor Maria Grazia, ed Emilia, autrice di numerosi saggi. Naturalizzato
svizzero, divenne il primo deputato socialista del Gran Consiglio del Canton
Ticino. Frutto dell'esperienza ticinese fu la pubblicazione de Gli «Anciens
Régimes» e la «democrazia diretta» (1902), in cuidifendeva il principio della
democrazia diretta del sistema istituzionale svizzero. Rensi collaborò con
numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta
Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista
Coenobium, fondata a Lugano da Enrico Bignami, di cui divenne redattore
capo. Rientro in Italia Rientrò in Italia nel 1908 per stabilirsi a
Verona e riaprire lo studio di avvocato, dedicandosi nel contempo agli studi
filosofici dai quali si sentiva sempre più attratto. A seguito della campagna
libica, vi fu la rottura col partito socialista, poiché egli si era schierato
con l'interventismo di Leonida Bissolati. Nell'anno successivo pubblicava Il
fondamento filosofico del diritto; nel 1914 altri due volumi: Formalismo e
amoralismo giuridico e La trascendenza: studio sul problema morale, ove
sviluppava un neo-idealismo trascendente, influenzato dal pensiero di Josiah
Royce. Con questi saggi etico-giuridici poté conseguire la libera docenza di
filosofia morale all'Bologna, iniziando la carriera universitaria. Fu
incaricato di filosofia del diritto presso la libera Ferrara, vincendo poi il
concorso per la cattedra di filosofia morale all'Istituto Superiore di
Magistero di Firenze, passò quindi all'Ateneo di Messina dove ebbe colleghi
Concetto Marchesi, Eugenio Donadoni ed Emanuele Sella. Nel 1918 si stabilì
definitivamente a Genova, ricoprendo la cattedra di filosofia morale
dell'ateneo. La prima guerra mondiale L'esperienza della prima guerra
mondiale mandò in crisi le sue convinzioni idealistiche, conducendolo verso lo
scetticismo, la cui prima formulazione sono i Lineamenti di filosofia scettica.
In quell'opera Rensi sosteneva che la guerra aveva distrutto la fede
ottimistica nell'universalità della ragione, sostituendola con lo spettacolo
tragico della sua pluriversalità, vale a dire dell'irriducibile conflittualità
dei diversi punti di vista. Espose nella Filosofia dell'autorità la traduzione
politica di questa concezione: poiché tutti i punti di vista politici sono
sullo stesso piano, quello che andrà al potere lo farà con un atto di forza,
tacitando tutti gli altri punti di vista. In quest'opera si è scorta una
prima giustificazione dell'autoritarismo fascista. L'opposizione al
fascismo Il filosofo, tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne
divenne un fiero avversario quando Mussolini con metodi antidemocratici
cominciò a perseguire il disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli
intellettuali antifascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione, dalla cattedra di filosofia a'Genova. Tre anni
dopo venne arrestato insieme alla moglie e rinchiuso in carcere. Solo un abile
stratagemma escogitato dall'amico e collega Sella, che aveva pubblicato sul
Corriere della Sera il necrologio del filosofo, diffondendo così la falsa
notizia della sua morte, indusse il duce a rimettere prontamente in libertà i
coniugi Rensi. Il dittatore temeva l'ondata di sdegno sollevatasi nel paese e
all'estero per i metodi oppressivi del regime. Nel 1934, per la sua coerenza
agli ideali di libertà, Rensi subì il definitivo allontanamento dalla cattedra
e, fino alla sua scomparsa, fu comandato, da vigilato speciale, presso il
centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la compilazione della biografia
ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla scuola dove aveva insegnato per
diciassette anni, continuò la sua attività filosofica e letteraria, pubblicando
in quegli anni alcune fra le sue opere più significative, e collaborando al
quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglieva testi
di personalità che non avevano fatto atto di sottomissione al fascismo. Fu
ricoverato al Ospedale Galliera mentre infuriava il bombardamento della flotta
inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare
danneggiò alcune sale dell'edificio e i medici dovettero rinviare l'intervento,
una fatalità che non lasciò scampo a Rensi, che morì il 14 febbraio. Ai
funerali pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro
funebre. La polizia, che aveva vietato quest'ultimo devoto omaggio, disperse il
funerale, schedando alcuni discepoli. Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla
tomba nel Cimitero monumentale di Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di
vita ed esprime il suo dissenso, la sua resistenza e indipendenza
intellettuale: «Etsi omnes, non ego» (Anche se tutti, non io). Filosofia
Il suo pensiero si è sviluppato, dopo l'approdo allo scetticismo, in un primo
tempo in direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo
materialistico quindi, che egli considerava derivato (con una certa libertà
interpretativa) dallo stesso pensiero kantiano. Egli arrivò ad ipotizzare che
Kant avesse potuto pensare alla "cosa in sé" come a una più nascosta
essenza materiale delle cose stesse. In generale si può dire che la
filosofia di Rensi non sia esente da paradossi concettuali e da mutamenti
continui che lo hanno portato a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze.
Ma va anche considerato che al di sopra di esse a dominare è comunque un forte
pessimismo, che non è solo esistenziale, ma anche gnoseologico: sia il mondo,
sia la mente umana sono irrazionali. «Ma supponiamo che un tale fatto
esteriore ai nostri orologi, destinato al controllo di questi, non esistesse, e
che i nostri orologi continuassero a discordare. Come potremmo allora, in
mancanza di quel fatto esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri
orologi, conoscere l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre
ragioni. Non c’è l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui
controllarle e che le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere
l’ora che è della ragione?» Per esempio egli ha sostenuto che siccome la
filosofia ha una storia che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero
vero e unico non può esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa
nega continuamente sé stessa. Rensi, contro l'idealismo di Gentile allora
imperante, che considerava la storia una realizzazione progressiva dello
spirito e della ragione, ha una visione negativa dellastoria, come assurdo,
caso e vana ripetizione. «C'è storia dunque perché ogni presente, ossia la
realtà, è sempre falsa, assurda e cattiva, e perciò si vuol venirne fuori,
passare ad altro, quel passare ad altro in cui, unicamente, la storia
consiste... C'è storia, insomma, l'umanità corre nella storia, per la medesima
ragione per cui corre un uomo che posa i piedi su di un sentiero cosparso di
spine o di carboni ardenti» La sua critica della religione si sviluppava
poi in un'aperta apologia dell'ateismo che egli proclamò e sostenne sino al
1930 circa. Sembra quasi di poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo
filosofico rensiano nella postfazione al Sopra lo amore di Marsilio Ficino.
Ficino nel suo scritto proponeva una visione dell'amore come amore eterno di
Dio che a Dio ritorna come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al
bene e al Tutto. Rensi, nella sua postfazione, propone una nuova
interpretazione di questa tipica teologia platonica, vedendo nell'amore
ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a quelle che diventeranno due tra le
più influenti correnti filosofiche nell'Europa dell'800: l'idealismo e il
volontarismo. L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di
matrice essenziale del tutto, mette da parte il bisogno di un dio buono e
trascendente e sussurra l'ipotesi di un ateismo filosofico, forse professato
tra le righe dai più celebri filosofi credenti. In quanto spirito
profondamente problematico e inquieto, Rensi finì però per approdare a un forte
pessimismo ontologico ed esistenziale, che lo spinse verso derive
spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni fin dalle origini. Esse
trovano espressione chiara solo nell'ultima fase del suo pensiero, attestate in
particolare dalle Lettere spirituali. In quest'opera, come anche nella Morale
come pazzia (anch'essa postuma) Rensi delinea una sorta di mistica dei valori e
un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un
universo cieco e indifferente. Le tre fasi Nella sua Autobiografia
intellettuale egli suddivide in tre
periodi l'evoluzione del suo pensiero: un primo caratterizzato dal misticismo
idealistico, un secondo da un relativismo scettico materialistico e ateo, un
terzo dal misticismo spiritualistico come ultimo approdo del suo
pensiero. Il primo periodo si sviluppa fino al 1916 e si tratta di un
misticismo di tipo platonico, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo
e di Malebranche. In tale periodo scrive Le Antinomie dello spirito, Sic et Non.
Metafisica e poesia, La trascendenza.
Studio sul pensiero morale. Il secondo
periodo nasce dal suo sconcerto di fronte alle violenze della guerra e lo porta
alla negazione di qualsiasi razionalità della realtà. Egli pensa infatti che se
gli uomini ricorrono sistematicamente alla violenza per risolvere i loro
conflitti questo significa che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione
dell'uomo di pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della
realtà si trova espressa in Lineamenti di filosofia scettica, La filosofia
dell'autorità, La scepsi estetica, Polemiche antidogmatiche, Interiora
rerum, Realismo, Apologia dell'ateismo, Le
aporie della religione. Il secondo periodo è altresì caratterizzato da un
avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di
Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una rivisitazione del panteismo
di Spinoza, che Rensi interpreta alla maniera dei teologi cristiani, quindi
come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei monoteismi. Egli
pensava anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo perché se solo
la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche
l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo
rensiano, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la
morte, ed essa è il "nulla", solo il nulla possiede una verità.
Nell'ultimo periodo prevale una forma di misticismo che non sorge, però,
improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle opere maggiormente
influenzate dallo scetticismo. Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da
un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra
alla voce del divino, poiché egli cerca nella negazione assoluta un criterio
positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono:
Critica della morale,, "Critica dell'amore e del lavoro, Paradossi di
estetica e dialoghi dei morti, Frammenti di una filosofia dell'errore, del
dolore, del male e della morte, La filosofia dell'assurdo e Autobiografia
intellettuale. Isolato in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale dominava
il neo-idealismo crociano-gentiliano, Rensi trovò la comprensione di pochi
intellettuali a lui affini, come Adriano Tilgher ed Ernesto Buonaiuti. È stato
quest'ultimo a creare per Rensi la formula dello scettico credente, che in
forme diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Solo recentemente,
soprattutto grazie agli studi di Nicola Emery, il pensiero rensiano ha trovato
la collocazione nell'ambito del nichilismo europeo. Per alcuni tale
collocazione resta comunque riduttiva rispetto alla vastità del pensiero di
Rensi, che andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti
sta nel fatto che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata
dall'idealismo e dall'esistenzialismo, collegati ad una dottrina cristiana
invadente e impregnante il mondo accademico. Pensiero politico Legato
alla cultura socialista, fin dalla giovane età, il pensiero politico di Rensi
si caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente
umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più
agilmente, nel novero dei pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante
l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta di classe,
l'esperienza svizzera lo porta a riconsiderare tale concezione dei rapporti di
forza nella storia, ridimensionandone la portata. Nel pensiero rensiano,
infatti, l'antagonismo tra proletariato e borghesia sarebbe circoscrivibile ad
alcune realtà contingenti e non costituirebbe un'invariante delle relazioni
socio-politiche dell'intero Occidente. E se, da un lato, il suo realismo
politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore Gaetano
Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge nell'esaltazione
degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il sistema
costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici in grado
di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle
classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il contingente
recupero del pensiero di Cattaneo sono sintomatici di un altro aspetto
dell'orizzonte culturale di Rensi: la feroce critica dell'istituto monarchico
(tanto nell'accezione assolutista, quanto in quella temperata del
costituzionalismo borghese ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il
programma del Partito Repubblicano Italiano. Vicinanza che si concretizza nello
stretto legame, culturale e amicale, con Arcangelo Ghisleri. Con l'esponente
repubblicano, in particolare, Rensi condivide il pessimismo storico verso il
Risorgimento, la disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e
ostile al riscatto sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e
l'appartenenza alla Massoneria. Influenze "Atomi e vuoto e il Divino
in me", queste parole di Rensi hanno ispirato Michele Lobaccaro nella
composizione della canzone Rosa di Turi dei Radiodervish. Opere: Una
Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica sociale", Milano, ristampato
da Armando Dadò, Locarno, Gli “Anciens
Régimes” e la democrazia diretta. I e II ed., Colombi, Bellinzona Libreria
Politica Moderna, Roma; ristampato.La democrazia diretta, a.c. e con Nota di
Nicola Emery, Adelphi, Milano, L'immoralismo di Nietzsche, Carlini, Genova, Le
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metafisica e poesia, Libr. Ed. Romana, Roma, Il genio etico ed altri saggi,
Laterza, Bari (seconda ed.). Il fondamento filosofico del diritto, Ed. Libr.
Petremolese, Piacenza, Sulla risarcibilità dei danni morali, Soc. Coop. Tip.,
Verona, Formalismo e amoralismo giuridico, Cabianca, Verona, La trascendenza: studio sul problema morale,
Bocca, Torino, Istinto, morale e religione, Ist. Tip. Riuniti, Bologna,
Lineamenti di filosofia scettica, Zanichelli, Bologna, ristampato, a c. e con introduzione di N.
Emery, Castelvecchi, Roma, La scepsi
estetica, Zanichelli, Bologna, La filosofia dell'autorità, Sandron, Palermo, ristampato
da De Martinis & C, Catania, Polemiche antidogmatiche, Zanichelli,
Bologna, L'orma di Protagora, Treves, Milano, Principi di politica impopolare,
Zanichelli, Bologna, ntroduzione alla scepsi etica, Perrella, Napoli, Teoria e
pratica della reazione politica, La Stampa Commerciale, Milano, L'amore e il
lavoro nella concezione scettica, Soc. Ed. Unitas, Milano Ristampa Battiato,
Catania, Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani», Libreria
Politica Moderna, Roma, L'irrazionale, il lavoro, l'amore, Soc. Ed. Unitas,
Milano, Interiora rerum, Soc. Ed. Unitas, Milano, Rielaborato ne La filosofia
dell'assurdo, Corbaccio, Milano, Ripubblicato R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Apologia
dell'ateismo, Formiggini, Roma, Ristampato R. Chiarenza, La Fiaccola, Ragusa, ristampato con introd. di N.Emery
"Terapia dell'ateismo", Castelvecchi, Roma, Realismo, Soc. Ed. Unitas, Milano, Apologia
dello scetticismo, Formiggini, Roma, Autorità e libertà: le colpe della
filosofia, Libreria Politica Moderna, Roma, Ristampato G. Perez, Roma, e A. Montano,
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Casa del Libro, Roma, Spinoza, Formiggini, Roma, Ampliato (ed. postuma) Bocca,
Torino, Ristampato A. Montano, Guerini e Associati, Milano 1999. Riedito in
un'edizione comprendente entrambe le versioni del 1929 con un saggio di Roberto
Evangelista, Edizioni Immanenza, Napoli, ,Riedito in un'edizione comprendente
entrambe le version, Luca Orlandini, presso la Nino Aragno Editore, Torino, .
Scheggie: pagine di un diario intimo, Bibl. Ed., Rieti Cicute: dal diario di un
filosofo, Casa Ed. Atanòr, Todi, Ristampato, La Mandragora, Imola 1998.
Impronte: pagine di un diario, Libr. Ed. Italia, Genova, Raffigurazioni:
schizzi di uomini e di dottrine, Guanda, Modena, Ristampa, Le aporie della
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Casa Ed. Etna, Catania, Paradossi di estetica e dialoghi dei morti, Corbaccio-Dall'Oglio,
Milano, Frammenti di una filosofia del dolore e dell'errore, del male e della
morte, Guanda, Modena, nuova edizione
riveduta, Marco Fortunato, Orthotes Editrice, Napoli . Figure di filosofi:
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A.M. Battegazzore e saggio di Mario Untersteiner, già pubblicati in «Rivista di
Storia della Filosofia», H.I.F. Autobiografia intellettuale. La mia filosofia.
Testamento filosofico, Corbaccio, Milano 1939. Ristampato R. Chiarenza,
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morale come pazzia, Postumo. Con prefazione di Adriano Tilgher, Guanda, Modena,
ristampato con Prefazione di N.Emery, ( "La morale come Stato
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Trasea, contro la tirannia (prefazione di A. Poggi), Dall'Oglio, Milano Lettere
spirituali, prefazione di A. Galletti, Bocca, Milano Ristampato Leonardo
Sciascia e R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Governi di ieri e di domani
(prefazione di Arcangelo Ghisleri). Riduzione de «Gli anciens Régimes» Libr.
Ed. Milanese, Milano, Forme di governo del passato e dell'avvenire, ristampa
parziale de «Gli anciens Régimes» (prefazione di G. Conti), Libr. Politica
Moderna Roma, Sale della vita (saggi filosofici) (P. Rossi), Dall'Oglio,
Milano, La filosofia dell'assurdo, Adelphi, Milano, trad. francese con dei saggi di J. Grenier e
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openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabrizio Meroi, in Il contributo
italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Rensi, il filosofo dimenticato di Giulio Argenti Fondo archivisticoi
conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano
scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di Orazio
Martinetti.
resta: Grice: “I like Resta; I was reading a book on golf
that the Italians define, as I would cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it
is nice to see that Resta has tried to formulate some ‘rules,’ as we would call
them, for trust. The cover of the book is especially fascinating, as it depicts
two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’ becomes a matter of life and
death – or a vital evolutionary tract, if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His
research reminds me of Warnock on ‘trust’ in “The object of morality.” Essential Italian philosopher. Componente del
Consiglio Superiore della Magistratura Durata mandato. Eligio Resta, filosofo. Noominato
Alfiere del Lavoro, si è laureato a Bari e ha insegnato a Bari, lla London
School of Economics, il Birkbeck, e Roma Tre. È altresì docente a UniNettuno Ha ricoperto il ruolo di componente laico del
Consiglio superiore della magistratura in quota Verdi indicato dalla
maggioranza di centrosinistra dal Parlamento in seduta comune. È condirettore del progetto comune di ricerca
"Adjudication and Theories of Law" con Kennedy, Harvard Law School, condirettore, assieme a Rodotà,
del Seminario permanente sulla cultura giuridica contemporanea della Fondazione
Lelio e Lisli Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del Diritto"
e "Politica del Diritto". I
suoi studi spaziano dai temi classici della filosofia dfino a temi di
particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei minori
e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono gli scritti nei quali
indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di
"farmaco" come antidoto necessario alla violenza. Conflitti sociali e
giustizia, Bari, De Donato, Diritto e sistema politico, Torino, Loescher, L' ambiguo diritto, Milano, FrancoAngeli, 1Poteri
e diritti, Torino, G. Giappichelli, La certezza e la speranza. Saggio su
diritto e violenza, Roma-Bari, Laterza, Le stelle e le masserizie. Paradigmi
dell'osservatore, Roma-Bari, Laterza,L'infanzia ferita, Roma-Bari, Laterza,Il
diritto fraterno, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, Diritto vivente, Roma-Bari,
GLF Editori Laterza, Le regole della fiducia, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, .
Opere, Registrazioni di Eligio Resta, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Curriculum vitae et studiorum nel sito della
Università telematica internazionale UniNettuno. «Biodiritto» la voce in XXI
Secolo, "Treccani.it L'Enciclopedia Italiana".
restaino: Grice: “Only in Italy, a philosopher writes on
cartoons!” -- Giovanni Franco Restaino (Alghero), filosofo. Dopo essersi
laureato a Cagliari, ha svolto attività didattica nella stessa università,
ricoprendo anche la carica di Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. --
è docente a Roma. Ha pubblicato numerosi studi soprattutto nel campo della
storia della filosofia e dell'estetica.
Ha orientato la propria ricerca sul campo della filosofia femminista. La sua
pubblicazione forse più nota, anche al di fuori dell'ambiente filosofico, è
però una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga,” che non ha mancato anche
di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di appassionati di
fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice il ritiro del
libro, accusato di contenere gravi lacune ed errori. Ettore Gabrielli, Petizione contro l’UTET per
il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma del
fumetto, in il Mulino, Bologna, Società editrice il Mulino. La fortuna di
Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte
scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia,
Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune. Laterza,
Bari, Hume, Editori Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia: Rorty,
Bernstein, MacIntyre, Angeli, Milano, Storia dell'estetica, Utet, Torino Storia
della filosofia, fondata da Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri,
La filosofia contemporanea, Utet, Torino, Esthétique et poétiquem in Histoire des Poétiques, J. Bessière, E.
Kushner, R. Mortier, J. Weisberger, Presses Universitaires de France, Parigi, La
filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del Novecento, G.
Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Le filosofie femministe, in collaborazione
con A. Cavarero, Paravia Scriptorium, Torino, Storia della filosofia, Utet
Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e
Novecento, Salerno Editrice, Roma Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga,
UTET libreria, Torino, Biografia su Mondo Domani, su mondodomani.org.
Re-sultus -- resultus: or resultance, a relation according to which one
property the resultant property, sometimes called the consequential property is
possessed by some object or event in virtue of and hence as a result of that
object or event possessing some other property or set of properties. The idea
is that properties of things can be ordered into connected levels, some being
more basic than and giving rise to others, the latter resulting from the
former. For instance, a figure possesses the property of being a triangle in virtue
of its possessing a collection of properties, including being a plane figure,
having three sides, and so on; the former resulting from the latter. An object
is brittle has the property of being brittle in virtue of having a certain
molecular structure. It is often claimed that moral properties like rightness
and goodness are resultant properties: an action is right in virtue of its
possessing other properties. These examples make it clear that the nature of
the necessary connection holding between a resultant property and those base
properties that ground it may differ from case to case. In the geometrical
example, the very concept of being a triangle grounds the resultance relation
in question, and while brittleness is nomologically related to the base properties
from which it results, in the moral case, the resultance relation is arguably
neither conceptual nor causal.
cornwall“He hardly spoke Englishand Grosseteste hardly
spoke Cornishyet they became best friends at OxfordFishacre helped. “But they communicated
mainly in the lingua franca, that is Roman!” -- Rrichard Rufus, also called
Richard of Cornwall English philosopher who wrote some of the earliest
commentaries on Aristotle in the Latin West. Cornwall’s commentaries are not cursory
summaries; they include sustained philosophical discussions. “Cornwall,” as he
was called (cf. Grice’s “Shropshire,”all I remember about him is that his name
was that of a shire”) was a master of arts at Paris, where he studied with Hales.
And they would joke, “I was called after a shire, but you after a town, ain’t
that unfair?”Cornwall is also deeply influenced by Grosseteste“he of the great
head”or “balls” (testis, testiculus). Cornwall leaves Paris and joins the
Franciscan order. He was ordained in England. In 1256, he became regent master
of the Franciscan studium at Oxford (“of course,” Grice); according to Bacon,
Cornwall is the most influential philosopher at Oxford In addition to his Aristotle
commentaries, Cornwall writes two commentaries on Peter Lombard’s Sentences. In
the first of these he borrows freely
from Grosseteste, Hales, and Fishacre (“if you’ve heard of him”Grice). The
second commentary is a critical condensation of the lectures of Fidanza, presented
in Paris. Cornwall is a proponent of the
theory of impetus. His views on projectile motion are cited by Meyronnes. Cornwall also advocates other
arguments first presented by Philoponus. Against the eternity of the world, he
argued that past time is necessarily finite, since it has been traversed, and,
on top, the world is hardly eternal, since “if the world has no beginning, no
more time transpires before tomorrow than it transpires before todaybut it does
so transpire.” Cornwall also argues that if the world had not been created ex
nihilo, the first cause would be mutable. Grosseteste cited one of Cornwalls
arguments against the eternity of the world in his notes on Aristotle’s
Physics. Cornwall denies the validity of Anselm’s ontological argument, but,
anticipating Duns Scotus, Cornwall argues that the existence of an independent
being could be inferred from its possibility. Like Duns Scotus, Cornwall
employs the formal distinction as an explanatory tool; in presenting his own
views, Duns Scotus cites Cornwall’s’s definition of the “formal distinction”
versus the “material distinction.” Richard states his philosophical views
briefly, even cryptically; his Latin prose style is sometimes eccentric (even
Griceian), characterized by rather abrupt extemporaneous interjections in which
he apparently means to addresses this or that question to God, to himself, or
to his intended recipient. Cornwall is hesitant about the value of systematic
theology for the theologian, deferring to biblical exposition as the primary
forum for theological discussion. In systematic theology, he emphasized Aristotelian
semanticsc. He was a well-known semanticist. Some scholars (Kneale, Grice, and
Speranza included) believe Cornwall is the famous logician known as the
“Magister Abstractionum.” Though Cornwall borrowed freely from his
contemporaries, he was a profoundly original philosopher.
ricordi: “Se è vero, come scrive Bloom, che Shakespeare ha
"inventato l'umanità", è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa,
il più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano
davvero per le categorie dei platonici e degli aristotelici.» "Shakespeare filosofo dell'essere" Franco
Ricordi (Milano), filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy
Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Si laurea a
Roma; quindi si specializza a Napoli sull'ermeneutica con Gadamer. Ha debuttato
con Ronconi, con il quale ha lavorato nei primi anni della carriera. È stato
poi attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Ha iniziato, in concomitanza con gli studi,
la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri
allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo
di critica e pubblico; in particolare si è dedicato a Shakespeare, alla
drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e
costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén. Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in
mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di Jürg Amann, Anfitrione di Heinrich von
Kleist e Don Giovanni e Faust di Christian Dietrich Grabbe, Canti nel deserto e
Gli inganni dell'infinito di Giacomo Leopardi, Le ceneri di Roma e Orgia di Pier
Paolo Pasolini, Creditori di August Strindberg e Demoni di Lars Norén, Romeo e
Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di Giuseppe Manfridi.
Ha pubblicato due libri, per la Bulzoni Editore, su Leopardi, Shakespeare,
Schiller e il concetto di teatralità: Lo spettacolo del nulla e Essere e
libertà. Ha pubblicato, per la Casa Editrice Gremese, "Le mani sulla
cultura": una denuncia assai netta dell'egemonia storica della Sinistra
sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel "Teatro politico"
del Novecento. -- è stato nominato Direttore del Teatro Stabile d'Abruzzo, con
sede a L'Aquila; inaugurando il nuovo corso di questo importante Teatro ha
diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme
dedicato vari incontri al Teatro di Poesia. -- è stato nominato Consigliere di
amministrazione del Teatro di Roma. -- è
collaboratore del quotidiano Liberal, per le cui edizioni ha pubblicato il saggio
"Ideologia di Amleto". Pubblica "Shakespeare filosofo
dell'essere" (Mimesis edizioni), con prefazione di Severino, ultimo dei
cinque saggi che si riassumono nella tematica di una nuova “Filosofia del
dramma”; questo saggio rappresenta il primo grande progetto di Ricordi dedicato
al rapporto fra drammaturgia ed esistenzialismo. Pubblica il breve saggio
"Filosofia del bacio", e nell'ottobre dello stesso anno è uscito il
suo libro "Pasolini filosofo della libertà". Ha pubblicato il suo
scritto teoretico più rilevante, "L'essere per l'amore". Dante per Roma e nel mondo. Ha dato inizio ad
un grande progetto su Dante, a livello filosofico-saggistico ma anche teatrale
e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della morte del Poeta.
Inizia quindi nell'estate con la
rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi significativi
della "Città Eterna" (Mausoleo di Cecilia Metella, Arco di Giano,
Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano) di sette Canti dell'Inferno, con la
supervisione di Ferroni. La stessa estate viene realizzato un primo
documentario per Rai5, dedicato al primo ciclo di letture . La rassegna si
chiude on la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della
critica e grande riscontro dal pubblico. Ricordi propone la rassegna in collaborazione con gli Istituti Italiani di
Cultura locali: a partire dalla Polonia e della Germania, le letture proseguono
con successo, per arrivare nei primi mesi del
in Russia e , al di fuori dell'Europa, in Algeria. In occasione della
lettura di Mosca, Ricordi presenta il suo primo volume sulla “Filosofia della
Commedia di Dante,” dedicato alla cantica dell'Inferno. Lo spettacolo del
nulla, Bulzoni editore Essere e libertà, Bulzoni editore Le mani sulla cultura, Gremese,
Ideologia di Amleto Liberal edizioni Shakespeare filosofo dell'essere, Milano,
Mimesis Edizioni, Filosofia del bacio, Mimesis Edizioni, Pasolini filosofo della
libertà, Mimesis Edizioni, L'essere per l'amore, Mimesis Edizioni, Il grande
teatro shakespeariano, libro + CD, Mimesis edizioni, Filosofia della Commedia di Dante. Volume
IInferno. Mimesis edizioni, .
"Filosofia della Commedia di Dante" Volume II Purgatorio. Mimesis
edizioni, Dante per RomaDante per Roma:
Inferno videoRaiPlay, su Rai. Franco Ricordi: "La grande magia di Dante
può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa
Repubblica, aise.it, DANTE PER L'EUROPA:
RICORDI DEBUTTA A BERLINO, su Aise.it. 30 luglio . Ricordi parla del suo libro Shakespeare
filosofo dell'essere, sul RAI
Letteratura, su letteratura.rai.it. Intervista di Grattarola,//mangialibri.com/interviste/intervista-franco-ricordi
Franco Ricordi legge Dante in Algeria, iicalgeri.esteri.it/iic_algeri/it/gli_eventi/calendario//02/lettura-divina-commedia-a-cura.html.
righetti: Stefano Righetti, filosofo. Il primo periodo della
sua attività di ricerca si è concentrato soprattutto sui temi dell’estetica. In
questo ambito ha fondato e diretto la rivista «La Stanza Rossa» sull rapporto arte-comunicazione.
Ha affiancato alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti
prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. È studioso del
pensiero di Foucault al quale ha dedicato ampi studi. Le sue ricerche attuali
hanno come argomento il rapporto tra l’ecologia e il pensiero occidentale, tema
su cui ha pubblicato diversi saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste
specializzate, fra le quali «Iride», «Dianoia» e «Millepiani». Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata
all’umanità civile, Mucchi, Modena ; La ragione ecologica. Saggi intorno
all’etica dello spazio, Mucchi, Modena ; Etica dello spazio. Per una critica
ecologica al principio della temporalità occidentale, Mimesis, Milano ;
Foucault interprete di Nietzsche. Dall’assenza d’opera all’estetica
dell’esistenza, Mucchi, Modena ; Letture su Foucault. Forme della “verità”:
follia, linguaggio, potere, cura di sé, Liguori, Napoli ; La fantasia e il
potere, Mucchi, Modena, La Stanza Rossa. Trasversalità artistiche (S. Righetti,
F. Galluzzi, A. Finelli), Costa & Nolan, Milano. Soggetto e identità. Il
rapporto anima-corpo, Mucchi, Modena.Cf. Grice, “From the banal to the bizarre:
method in philosophical psychology.”
rieti: and not Rieta Mosè ben Isaac da Rieti Mosè ben Isaac da Rieti, detto anche Mosè di
Gaio o Moisè di Gajo, (Rieti), filosofo. Figlio del banchiere Gaio Isaac (o
Gajo Isaac), conosciuto anche come Maestro Gaio, che lo istruì nel Talmud e
nella letteratura ebraica. Mosè da Rieti e suo padre Gaio sono i capostipiti
della famiglia ebraica Rieti (cognome diffuso anche all'estero, dove si è
corrotto in Rietti). Si trasferì a
Perugia, dove portò a termine gli studi in medicina; nel 1422 tornò a Rieti
dove, su autorizzazione del consiglio comunale e del signore della città
Rinaldo Alfani, aprì un banco di prestito ed esercitò la professione di medico.
In occasione delle insurrezioni popolari del 1425 che rovesciarono la signoria
dell'Alfani, Moisè concordò un nuovo tasso di interesse con le autorità
reatine. Moisè abitava in una casa nel
rione di Porta Carceraria de foris, che poi trasferì de intus (all'interno
della cinta muraria), insieme alla moglie Cilla dalla quale ebbe i figli Gaio
(il primogenito), Leone e Bonaiuto, anche loro medici e, ad eccezione di Leone,
banchieri. Gestiva inoltre un'area privata utilizzata come cimitero dalla
comunità ebraica di Rieti. Dal 1431
Moisè soggiornò in varie città dello stato della Chiesa (Narni, dove era a capo
di una scuola rabbinica, Amelia, Perugia, Foligno, ecc.) non solo per
esercitare la professione di medico, ma anche come arbitro di controversie. Fu
rabbino della comunità ebraica di Roma dall'inizio del pontificato di Eugenio
IV. Nel dicembre 1458 si fece rilasciare
dalla cancelleria pontificia una licentia medendi, necessaria per esercitare la
professione di medico nella città di Fabriano, dove era stato chiamato; per
questa ragione si ritiene che fosse archiatra dal Papa Pio II (carica che, fin
dai tempi di Isaac ben Mordechai, era stata spesso occupata da medici ebrei).
Morì a Roma nel 1460. A Rieti gli è
stata intitolata una strada del centro, traversa di viale Canali. Opere Fu autore di diverse opere poetiche, di
filosofia e di medicina, sia in italiano che in ebraico. La sua prima opera fu il poema Iggeret Ya'ar
ha-Levanon, che descrive le decorazioni e gli ornamenti del Tempio. La sua opera più conosciuta è il poema in
terzine Mikdash Me'at (מקדש מעט, traslitterato Miqdāš mĕ῾at) ossia
"Piccolo Santuario", ispirato alla Divina Commedia di Dante.
Concepito nel 1409, fu iniziato nel 1415 e rimase incompiuto; è stato tradotto
più volte in italiano e la prima edizione a stampa fu realizzata a Vienna nel
1851, con il titolo Il Dante Ebreo, ossia il Picciol Santuario, poema didattico
in terza rima, contenente la filosofia antica e tutta la storia letteraria
giudaica sino all'età sua. Si tratta di un poema enciclopedico in terza rima
diviso in due parti. Nella prima, composta da cinque canti, il poeta fa sfoggio
della conoscenza enciclopedica, citando Maimonide, al-Farabi, Al-Ghazali,
Averroè, Porfirio e Aristotele. Nella seconda parte, composta di otto canti, si
racconta di un viaggio immaginario del poeta, che entra nel santuario (Hekal)
dove dimorano le anime dei grandi personaggi del passato: patriarchi, profeti,
studiosi del Talmud e dell'ebraismo. La Dimora dei Supplici (Me'on
ha-Sho'alim), canzone contenuta nella seconda parte, fu introdotta nella
liturgia di alcune sinagoghe. In seguito
Moisè abbandonò la poesia e si dedicò alla filosofia e all'apologetica; tra le
altre opere si ricordano le note al commentario di Averroè all'Isagoge ad
Logicam di Porfirio; un commentario agli Aforismi di Ippocrate; Filosofia
naturale e fatti de Dio. La sua ultima opera fu un'elegia scritta in morte
della moglie. Note Egisto Fiori, Moisè di Gaio, il " Dante
ebreo", in Orizzonti, luglio . 13 aprile . Isidore Singer, Umberto
Cassuto, Rieti family, in Jewish Encyclopedia, Jewish Virtual Library. Treccani.itEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Operesu openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
rignano: Grice: “I love Rignano, but I would not consider him
a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!” -- Eugenio Vittorio Rignano (Livorno), filosofo. Nato
in una famiglia di origini ebraiche, figlio di Giacomo Rignano e Fortunata
Tedesco, studiò a Pisa e quindi aTorino.
Laureato, si interessò subito ai problemi filosofici collegati alla
ricerca scientifica. Fu fondatore con Bruni, Dionisi, Enriques e Giardina della
Rivista di Scienza. Sposa Costanza "Nina" Sullam, anch'essa di
origine ebraica. Fondò a Bologna assieme a Federigo Enriques matematico a
Bologna, Bruni chimico all'Padova, Dionisi
medico di Modena, Giardina biologo-zoologo di Palermo una pubblicazione che
prese il nome di Rivista di Scienza per i tipi di Nicola Zanichelli. La rivista
assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf. Grice on
einheit der wissenschaft). La rivista nasceva con il proposito di opporsi alla
eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica danneggiata
per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli fondatori, e in particolare Rignano, si
proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più
estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed
elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della
natura e le scienze dell'uomo. In questo
modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati,
poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei
metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie. Nei numerosi articoli che Rignano pubblicò su
“La rivista de sintesi scientifica” ebbe modo di mettere in rilievo le sue
capacità di divulgatore e di condurre i suoi studi in completa autonomia dal
mondo accademico ufficiale elaborando la sua conceziomei filosofica ispirate
soprattutto dalla corrente positivistica. Rignano chiese a Freud un'esposizione
della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del sapere potessero essere
interessati alle teorie e all'esperienze psicoanalitiche. Freud scrisse “Das
Interesse an der Psychoanalyse” che fu pubblicato in due puntate sulla rivista.
Rignano si interessò di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per la sua
ipotesi della "proprietà mnemonica" secondo la quale la sostanza
vivente sarebbe in grado di "ricordare" le condizioni fisiologiche
delle iniziali situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di
riprodurle nel prosieguo della vita biologica.
Questa sua teoria consentiva a Rignano di operare nella biologia un
compromesso tra una visione meccanicistica della realtà naturale e una
finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare
che nell'ambito degli organismi viventi vi sia il proposito immanente di
conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile, secondo Rignano, che nel
mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per ogni
essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di
adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica
mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Rignano si interessò anche
di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica -- ma "quando intese indicare lo statuto
epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa
competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte
e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che
spesso complicavano più che risolvere i problemi" Coerentemente al suo programma di
sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo
socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo. Opere: “Per una riforma socialista del
diritto successorio,” “Di un socialismo in accordo colla dottrina economica
liberale, Torino, Fratelli Bocca, Über
die Vererbung erworbener Eigenschaften, Leipzig, Verlag von Wilhelm Engelmann, “Sulla
trasmissibilità dei caratteri acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi,
Bologna, Zanichelli, L'adattamento funzionale e la teleologia psico-fisica del
Pauly, Bologna: Zanichelli, La valeur synthétique du transformisme, Paris,
Editions de la Revue du Mois, Che cos'è la co-scienza?, Bologna, Zanichelli,Le
matérialisme historique, Bologna, Zanichelli, Le psychisme des organismes
inférieurs: (à propos de la théorie de Jennings), Estratto da: «Scientia», Bologna,
Zanichelli, La mémoire biologique en
énergétique, Bologna, Zanichelli, Il fenomeno religioso, Bologna, Zanichelli,
Il socialismo, Bologna, Zanichelli, Dell'attenzione; “Contrasto affettivo e
unità di co-scienza ,” Bologna, Zanichelli, Dell'origine e natura mnemonica
delle tendenze affettive, Bologna, Zanichelli, Per accrescere diffusione ed
efficacia alle università popolari, Milano, La compositrice, La vera funzione
delle università popolari, Roma, Nuova Antologia, Vvidità e connessione,
Bologna, Zanichelli, Le rôle des théoriciens dans les sciences biologiques et
sociologiques, Bologna, Zanichelli, L'evoluzione del ragionamento, Bologna,
Zanichelli, Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno
d'esperimento, Como, Premiata Tipografia Cooperativa comense Aristide Bari, Le
forme superiori del ragionamento, Bologna, Zanichelli, Per una riforma
socialista del diritto successorio, Bologna, Zanichelli, Democrazia e fascismo, Milano, Casa editrice
"Alpes", Everett V. Stonequist.
American Journal of Sociology.
"Dizionario Biografico", su treccani.it. Cfr. E.Rignano, Pauly
A.Darwinismus und Lamarckismus in Rivista di scienza, G. Sava, Sintesi
scientifica e storia della scienza, Barbieri Editore, Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano, su
siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Digitalizzazione completa di Scientia
e Rivista di Scienza su AMS Historica.
rigobello: “Il nostro rapporto con gli
altri deve sempre farci essere un interrogativo per loro.” Arnaldo Rigobello (Badia
Polesine), filosofo. Fra i principali
rappresentanti italiani del personalismo di ispirazione cristiana.
Armando Rigobello Rettore dell'Università LUMSA Durata mandato19891991 Dopo
gli studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la laurea in lettere nel 1945,
poi in filosofia nel 1947, quale allievo di Stefanini e Padovani. Dopo un
periodo di studio e di ricerca in Germania, ritornò in Italia, insegnando in alcuni
licei statali. Conseguita la libera docenza in storia della filosofia, iniziò
la carriera accademica come assistente alla cattedra di Stefanini a Padova
quindi all'Perugia, fin quando in quest'ultimo ateneo divenne ordinario. Insegnò,
come ordinario, storia della filosofia a 'Roma e Tor Vergata. Ha poi continuato
ad insegnare all’LUMSA di Roma di cui è stato il primo Rettore, dopo la
trasformazione come ente da Magistero "Maria SS. Assunta" (di cui ne
era direttore) in libera università. Attivo in varie associazioni cattoliche
nazionali, fu anche vicesindaco di Badia Polesine, la sua città natale, quindi
membro del CDA RAI sotto la presidenza di Grassi e, dal 1987, presidente
dell'Accademia di studi italo-tedeschi. Presidente della Società filosofica
italiana, fu pure insignito della Medaglia d'oro ai benemeriti della scienza,
della cultura e dell'arte. Studioso e pensatore dai vari interessi
filosofici, che spaziano dalla metafisica, all'etica e la filosofia politica,
alla pedagogia, alla storiografia, numerosi sono stati i suoi allievi, fra cui
Alici, Nepi, Pieretti. -- è stato uno stretto collaboratore della rivista
bimestrale Studium. Sulla scia del pensiero del suo maestro Stefanini, inizia
i suoi studi con un ripensamento del personalismo partendo peròdal presupposto
per cui esso, potendo anche costituire un possibile complemento integrativo ed
estensivo alla metafisica classica (come gli fu impartita dall'altro suo
maestro, Padovani), non potesse comunque considerarsi una dottrina filosofica
definita bensì una posizione che mettesse in primo piano il concetto di
"persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”), così come
rivendicava Mounier nelle pagine della rivista Esprit (pubblicata negli anni
'30 e da lui stesso fondata) nonché nelle sue varie opere. Riesamina punto per
punto il pensiero mounieriano pervenendo alla conclusione originale e
innovativa che esso non era in contraddizione con la metafisica classica bensì
ne poteva costituire un proficuo ampliamento psicologico, etico, antropologico.
Il contributo più originale del Rigobello consiste, quindi, nel
"personificare" (proprio per il tramite del personalismo) la ragione
(metafisica), attraverso quel processo di integrazione sopra invocato fra la
corrente personalistica neoagostiniana ed esistenzialistica e quella
aristotelico-tomista del pensiero classico. Egli perciò riesamina nel suo
evolversi, nonché compara criticamente e storicamente, il concetto di persona
alla luce della storia della filosofiafino ad arrivare alla filosofia
grecasulla base del paradigma mounieriano, chiamando in causa anche
l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne risulterà, quindi, che
il concetto di persona deve anzitutto essere inteso in un senso diverso da
quello giuridico o filosofico, tomistico in particolare; inoltre, esso non deve
essere confuso con quello derivante dal concetto di esistenza della filosofia
esistenzialistica, che nega la possibilità che il soggetto possa governare la
sua vita, in quanto ritenuto privo di autodominio. Infine, la persona, pur
nella sua reale concretezza, non deve essere confusa con la sostanza metafisica
di concezione aristotelica. Tutto ciò ha costituito una delle tre tematiche
principali in cui s'è venuta a delinearsi la riflessione filosofica del
Rigobello, tematica che potrebbe denominarsi "persona e interpretazione".
La seconda tematica della sua attività di ricerca scaturisce dagli
insegnamenti, per certi versi antitetici fra loro, dei due suoi maestri, ovvero
quelli di Luigi Stefanini, grazie ai quali egli individua un primo polo di
convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla nozione
fenomenologica di "mondo della vita" husserliano, e quelli di Umberto
Antonio Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e ruotanti attorno
alla nozione kantiana di trascendenza con i suoi limiti. Per Rigobello, quindi
ogni altra discussione o questione filosofica sembra snodarsi o essere compresa
fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nel binomio
"trascendenza (o legge morale) e mondo della vita". Il terzo ed
ultimo ambito tematico del Rigobello ha aperto la prospettiva personalistica al
dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la
religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica
nell'analisi della realtà sociale in cui la persona viveed agisce, nonché
esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema
dominante. Questo terza tematica di ricerca del Rigobello, potrebbe quindi
chiamarsi "in dialogo con il mondo contemporaneo". Come
esponente di punta del personalismo italiano, storicamente rappresentato da Stefanini,
Carlini, Sciacca e Pareyson, Ha rivolto
la sua attenzione soprattutto ad una rivisitazione originale del personalismo
comparato con i principi del cristianesimo, con l'etica e la politica, grazie a
cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia
quella rilevanza civica assunta dall'uomo come «testimone» della sua epoca che
la sua responsabilità di cittadino. Egli ha altresì messo in evidenza come il
personalismo italiano si distingua da quello francese proprio nella critica
mossa al sistema neoidealistico, che non ha attecchito nella filosofia
d'oltralpe. Rigobello ha ripreso in sintesi, secondo le sue
rivisitazioni, le tematiche più tipiche della struttura della persona umana e
le relative implicazioni metafisiche, nel breve saggio Prossimità e ulteriorità
(Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica nonché
profondo conoscitore dell'opera di Ricœur, ha pubblicato L'apriori ermeneutico
(Rubbettino). Opere: Oltre lo storicismo, in Studium, Ricchezza e povertà
della metafisica classica, in Humanitas, Il problematicismo di Spirito come
empirismo coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in
Rassegna di Pedagogia, Umanesimo e antropocentrismo, in: Rassegna di Pedagogia,
La disponibilità come abito etico del rapporto autorità-libertà, in Autorité et
liberté. Atti del IV Convegno di Cultura Europea, Bolzano, Albert Camus,
Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, La pedagogia di Kant e l'indirizzo
idealistico, in Questioni di storia della pedagogia, Editrice La Scuola,
Brescia, Il problema del linguaggio
storiografico, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università
degli Studi di Perugia, Condizionamenti
sociologici e linguaggio morale, in Sociologia e filosofia,. Socrate e la
formazione dell'uomo politico, in Civitas, Esperienza di fede e struttura del sapere, in
Studium, A trent'anni dalla morte di Benedetto Croce, perché possiamo e non
possiamo dirci crociani, in Coscienza. Mensile del movimento ecclesiale di
impegno culturale, La riflessione sull'etica nella società contemporanea, in
Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, Antonio Da Re e A,
Poppi, Fondazione Lanza & Gregoriana libreria editrice, Roma, Il tempo in Bergson e nello spiritualismo
francese, in Il concetto di tempo. Atti del Congresso della Società filosofica
italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo Editore, Napoli, 1997. Persona,
trascendentale, ermeneutica, in Filosofi italiani contemporanei, Giuseppe
Riconda e Claudio Ciancio, Mursia Editrice, Milano, Monografie, saggi, curatele
Il contributo filosofico di Mounier, Pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia
dell'Padova, F.lli Bocca Editori, Roma. La storia nella coscienza della gioventù,
Edizioni AVE, Roma/ L'intellettualismo in Platone, Liviana Editrice, Padova, Platone, Senofonte, Aristotele: il messaggio
di Socrate , Editrice La Scuola, Brescia, Introduzione di una logica del personalismo,
Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario
speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia
dell'Padova, Liviana Editrice, Padova. L'educazione umanistica e la persona.
Saggio di una filosofia dell'insegnamento umanistico di Louis Meylan, tradotta
dal francese e curata da Armando Rigobello, Editrice La Scuola, Brescia, Determinazione
ed ulteriorità nel Kant precritico, U. Silva Editore, Milano-Genova, I limiti
del trascendentale in Kant, U. Silva Editore, Milano-Genova (trad. tedesca: A.
Pustet Verlag, München/Salzburg, La certezza morale, lezioni di filosofia
morale tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia, Legge morale e mondo della
vita, Edizioni Abete, Roma, La morale radicale, appunti delle lezioni
tenute durante il corso di filosofia. Pubblicazioni dell'Università degli Studi
di Perugia, Perugia, Struttura e significato, Edizioni La Garangola, Padova, Linee per un'antropologia prescolastica, Editrice
Antenore, Padova. Modelli storiografici di educazione morale, Frama Sud
Edizioni tipografiche, Chiaravalle Centrale, Ricerche sul trascendentale
kantiano , Editrice Antenore, Padova, Dal romanticismo al positivismo, fa parte
di Storia del pensiero occidentale, V,
Marzorati, Milano, Ricerche sul "regno dei fini" kantiano , Bulzoni
Editore, Roma. Il personalismo: scelta antologica (curata assieme a Gaspare
Mura e Marco Ivaldo), Città Nuova Editrice, Roma, L'impegno ontologico.
Prospettive attuali in Francia e riflessi nella filosofia italiana, A. Armando
Editore, Roma, L'impegno ontologico: prospettive attuali in Francia e riflessi
nella filosofia italiana, A. Armando Editore, Roma, . Il futuro della libertà,
Edizioni Studium, Roma, Pedagogia, politica e promozione umana , Editrice La
Scuola, Brescia.. Perché la filosofia, Editrice La Scuola, Brescia, trad.
tedesca: Ars Una Verlag, Neurid, trad. spagnola: Caparros, Madrid. Studi di
ermeneutica , Città Nuova Editrice, Roma, Verso una nuova didattica della
storia , Sei, Torino, Persona e norma nell'esperienza morale , L.U. Japadre
Editore, L'Aquila, Certezza morale ed esperienza religiosa, Libreria Editrice
Vaticana, Città del Vaticano, 1Kant. Che cosa posso sperare, Edizioni Studium,
Roma, Lessico della persona umana , Edizioni Studium, Roma. L'immortalità dell'anima, Editrice La Scuola,
Brescia, Soggetto e persona: ricerche sull'autenticità dell'esperienza morale ,
Edizioni Anicia, Roma, Autenticità nella
differenza, Edizioni Studium, Roma, Attualità della lettera ai Romani ,
Edizioni AVE, Roma. Dio oltre i saperi.
Tra teologia e filosofia (con Orlando Todisco, Giuseppe Zarone e Fausto
Pellecchia), Edizioni San Paolo, Milano, Interiorità e comunità. Esperienze di
ricerca in filosofia , Edizioni Studium, Roma, Oltre il trascendentale,
Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro,
l'estraneo, la persona , Città Nuova Editrice, Roma, La persona e le sue immagini , Città Nuova
Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Edizioni Studium, Roma, Le avventure
del trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di
Gallarate, Armando Rigobello, Casa Editrice Rosenberg & Sellier, Torino, Umanità
e moralità , Edizioni Studium, Roma, Immanenza metodica e trascendenza
regolativa, Edizioni Studium, Roma, L'apriori ermeneutico: domanda di senso e
condizione umana, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Prossimità e
ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima, Rubbettino Editore,
Soveria Mannelli. L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla
determinazione completa alla rottura metodologica, Il Ramo Editore, Rapallo..
Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista Luca Alici,
Editrice La Scuola, Brescia, . L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della
cultura all'originario, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. Struttura ed
evento: tempo di vivere, tempo di dare testimonianza alla vita, la vita come
testimonianza, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Dalla pluralità delle
ermeneutiche all'allargamento della razionalità, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli. Ciascuno di noi nell'incontro con l'altro deve essere tale da
suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca (in Presentazione a
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , Studium, La filosofia come testimonianza, Rivista
bimestrale, Studium, Roma, Enrico Berti ebbe per qualche mese il Rigobello come
docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E.
Berti, "Origini del pensiero di Armando Rigobello", in: Alici,
Grassi, Salmeri e Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium. Cfr. Berti,
"Origini del pensiero di Rigobello", in Alici, Grassi, Salmeri,
Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Roma, ,Cfr. pure il contributo
di Borghesi, "La dialettica tra struttura e significato", nella
stessa collectanea. Oltre quelli delle
Parti II e III, si vedano soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I
della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, Rigobello, la
filosofia come testimonianza, Studium, Roma,
.Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit.
Cfr. i vari contributi presenti nella miscellanea: Estraneità interiore e testimonianza. Studi
in onore di Armando Rigobello, Antonio Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane,
Perugia, 1995. Cfr. pure
"Biografia, pensiero e opere di Armando Rigobello", in Bollettino
della Società Filosofica Italiana nella
rubrica Filosofi allo Specchio, Cfr.
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit. Per
questi aspetti centrali del pensiero di Rigobello, si vedano soprattutto i
contributi presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: Luigi
Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la
filosofia come testimonianza, Numero speciale di Studium, Cfr. Luigi Alici,
Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , cRicordo di Armando Rigobello,
su lumsa.it. Armando Rigobello, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista
telematica di filosofia, su mondodomani.org. Armando Rigobello, Necrologio, su
rovigooggi.it. In memoriam: Armando Rigobello, su unimc.it. In ricordo di
Armando Rigobello, su unimc.it.
Estraneità interiore e testimonianza. Studi in onore di Armando
Rigobello, Antonio Pieretti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, Luigi
Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la
filosofia come testimonianza, giornate-studio in suo onore, 17-18 novembre ,
evento organizzato a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la
LUMSA, Perugia/Roma, i cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e
Vinti, Studium, Gianni Dotto, "Armando
Rigobello", in Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano, Emilio Baccarini
, Passione dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza
religiosa. Studi in onore di Armando Rigobello, Edizioni Studium, Roma, Personalismo Emmanuel Mounier Filosofia
cristiana Armando Rigobello in SWIFSito
web italiano per la filosofia, su swif.uniba.it. Vita e ricerca. Il senso
dell'impegno filosofico (Interviste), Luca Alici recensione di Guido Del Din,Padova.
Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma -- youtube.com/watch?v=yNRvCGRNfyE
PredecessoreRettore della LUMSASuccessore Giorgio Petrocchidal 1989 al
1991Giuseppe Dalla Torre
di-rectum -- directus -- right: an advantageous
position conferred on some possessor by law, morals, rule, or other norm. There
is no agreement on the way in which a ‘right’ is an advantage. Will theories
hold that rights favor the will of the possessor over the conflicting will of
some other party; interest theories maintain that rights serve to protect or
promote the interests of the right-holder. Hohfeld identified four legal
advantages: liberties, claims, powers, and immunitiesThe concept of a right
arose in Roman jurisprudence and was extended to ethics via natural law theory.
Just as positive law, the law posited by human lawmakers, confers legal rights,
so the natural law confers natural rights. Rights are classified by their
specific sources in different sorts of rules. Legal rights are advantageous
positions under the law of a society. Other species of institutional rights are
conferred by the rules of private organizations, of the moral code of a
society, or even of some game. Those who identify natural law with the moral
law often identify natural rights with moral rights, but some limit natural
rights to our most fundamental rights and contrast them with ordinary moral
rights. Others deny that moral rights are natural because they believe that
they are conferred by the mores or positive morality of one’s society. One
always possesses any specific right by virtue of possessing some status. Thus,
rights are also classified by status. Civil rights are those one possesses as a
citizen; human rights are possessed by virtue of being human. Presumably
women’s rights, children’s rights, patients’ rights, and the rights of blacks
as such are analogous. Human rights play very much the same role in ethics once
played by natural rights. This is partly because ontological doubts about the
existence of God undermine the acceptance of any natural law taken to consist
in divine commands, and epistemological doubts about self-evident moral truths
lead many to reject any natural law conceived of as the dictates of reason.
Although the Thomistic view that natural rights are grounded on the nature of
man is often advocated, most moral philosophers reject its teleological
conception of human nature defined by essential human purposes. It seems
simpler to appeal instead to fundamental rights that must be universal among
human beings because they are possessed merely by virtue of one’s status as a
human being. Human rights are still thought of as natural in the very broad
sense of existing independently of any human action or institution. This
explains how they can be used as an independent standard in terms of which to
criticize the laws and policies of governments and other organizations. Since
human rights are classified by status rather than source, there is another
species of human rights that are institutional rather than natural. These are
the human rights that have been incorporated into legal systems by
international agreements such as the European Convention on Human Rights. It is
sometimes said that while natural rights were conceived as purely negative
rights, such as the right not to be arbitrarily imprisoned, human rights are
conceived more broadly to include positive social and economic rights, such as
the right to social security or to an adequate standard of living. But this is
surely not true by definition. Traditional natural law theorists such as
Grotius and Locke spoke of natural rights as powers and associated them with
liberties, rather than with claims against interference. And while modern
declarations of human rights typically include social and economic rights, they
assume that these are rights in the same sense that traditional political
rights are. Rights are often classified by their formal properties. For
example, the right not to be battered is a negative right because it imposes a
negative duty not to batter, while the creditor’s right to be repaid is a positive
right because it imposes a positive duty to repay. The right to be repaid is
also a passive right because its content is properly formulated in the passive
voice, while the right to defend oneself is an active right because its content
is best stated in the active voice. Again, a right in rem is a right that holds
against all second parties; a right in personam is a right that holds against
one or a few others. This is not quite Hart’s distinction between general and
special rights, rights of everyone against everyone, such as the right to free
speech, and rights arising from special relations, such as that between
creditor and debtor or husband and wife. Rights are conceptually contrasted
with duties because rights are advantages while duties are disadvantages.
Still, many jurists and philosophers have held that rights and duties are
logical correlatives. This does seem to be true of claim rights; thus, the
creditor’s right to be repaid implies the debtor’s duty to repay and vice
versa. But the logical correlative of a liberty right, such as one’s right to
park in front of one’s house, is the absence of any duty for one not to do so.
This contrast is indicated by D. D. Raphael’s distinction between rights of
recipience and rights of action. Sometimes to say that one has a right to do
something is to say merely that it is not wrong for one to act in this way.
This has been called the weak sense of ‘a right’. More often to assert that one
has a right to do something does not imply that exercising this right is right.
Thus, I might have a right to refuse to do a favor for a friend even though it
would be wrong for me to do so. Finally, many philosophers distinguish between
absolute and prima facie rights. An absolute right always holds, i.e.,
disadvantages some second party, within its scope; a prima facie right is one
that holds unless the ground of the right is outweighed by some stronger
contrary reason. Refs. H. P. Grice, “On the conceptual priority of the moral
right over the legal right, and vice versa.”
rigorism, the view that morality consists in that
single set of simple or unqualified moral rules, discoverable by reason, which
applies to all human beings at all times. It is often said that Kant’s doctrine
of the categorical imperative is rigoristic. Two main objections to rigorism
are 1 some moral rules do not apply universally
e.g., ‘Promises should be kept’ applies only where there is an
institution of promising; and 2 some rules that could be universally kept are
absurd e.g., that everyone should stand
on one leg while the sun rises. Recent interpreters of Kant defend him against
these objections by arguing, e.g., that the “rules” he had in mind are general
guidelines for living well, which are in fact universal and practically
relevant, or that he was not a rigorist at all, seeing moral worth as issuing
primarily from the agent’s character rather than adherence to rules.
rimini: gregorio di,
philosopher, he studied in Italy, England, and France, and taught at the
universities of Bologna, Padua, Perugia, and Paris before becoming prior
general of the Hermits of St. Augustine in his native city of Rimini, about
eighteen months before he died. Gregory earned the honorific title “the
Authentic Doctor” because he was considered by many of his contemporaries to be
a faithful interpreter of Augustine, and thus a defender of tradition, in the
midst of the scepticism of Occam and his disciples regarding what could be
known in natural philosophy and theology. Thus, in his commentary on Books I
and II of Peter Lombard’s Sentences, Gregory rejected the view that because of
God’s omnipotence he can do anything and is therefore unknowable in his nature
and his ways. Gregory also maintained that after Adam’s fall from
righteousness, men need, in conjunction with their free will, God’s help grace
to perform morally good actions. In non-religious matters Gregory is usually
associated with the theory of the complexe significabile, according to which
the object of knowledge acquired by scientific proof is neither an object
existing outside the mind, nor a word simplex or a proposition complexum, but
rather the complexe significabile, that which is totally and adequately
signified by the proposition expressed in the conclusion of the proof in
question.
rinaldini: Carlo Rinaldini,
o Renaldini (Ancona), filosofo. Opus mathematicum. Nato in una famiglia
aristocratica originaria di Siena, studiò al Bologna. Fu al servizio di Urbano VIII e ottenne da Barberini, nipote del
Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio. Lettore e
professore a Pisa. Amico di Galilei e di Borelli, il quale lo aveva
soprannominato Simplicio per la sostanziale fedeltà all'aristotelismo
tradizionale, Rinaldini fu in corrispondenza con Viviani e fu uno dei soci
fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ebbe numerose controversie con i
suoi amici e con Redi ed Torricelli. Nonostante il conformismo, si oppose alla
teoria della "virtù zoogenetica" delle piante, sostenuta dagli altri
accademici del Cimento, precedendo Malpighi con l'ipotesi che anche gli insetti
delle galle nascessero da uova deposte da individui della stessa specie. Lasciò la Toscana per recarsi a Padova, dove
ebbe la cattedra di Filosofia nella locale università e pubblicò “Philosophia
rationalis, atque entità naturalis.” Cercò invano di tornare a Pisa. Un'altra
gloria di Rinaldini è la sua proposta di scala termometrica utilizzando come
riferimenti fissi il punto di congelamento dell'acqua e quello di ebollizione
all'ordinaria pressione atmosferica, e proponendo di dividere l'intervallo in
12 gradi. Opere (selezione): Opus
algebricum, Anconae, Marco Salvioni, Opus mathematicum, Bononiae, Evangelista
Dozza, Mathematica italiana, Geometra promotus, Patauii, typis Petri Mariae
Frambotti bibliopolae, Ars analytica mathematum in tres parte distributa,
Florentiae: ex typographia Iosephi Cocchini; Patauii: typis Petri Mariae
Frambotti, Ars analytica mathematum. Pars tertia, Patauii, Pietro Maria Frambotto,
De resolutione atque compositione mathematica libri duo, Patauii: typis ac
impensis heredum Pauli Frambotti, Philosophia
rationalis, naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex
accuratis naturalium effectuum observationibus deducta, & ubi rei natura
patitur geometrice demonstrata exhibetur. Patauii: sumptibus Petri Mariae
Frambotti bibliop. Ad artem quam ipse conscripsit mathematum analyticam
paralipomena, Patauii : typis Petri Mariae Frambotti, Commercium epistolicum, Patauii: typis Petri
Mariae Frambotti. L. Boschiero, Experiment and natural philosophy in
seventeenth-century Tuscany: the history of the Accademia del Cimento, Dordrecht:
Springer, «Carlo Rinaldini» In:
Francesco Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici «Lo sviluppo delle ricerche sulle galle» In:
Francesco Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici Clelia Pighetti, Il vuoto e la quiete:
scienza e mistica nel '600: Elena Cornaro e Carlo Rinaldini, Milano: Franco
Angeli, Giulia Giannini, Carlo Rinaldini, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. «Renaldini (Rinaldini),
Carlo». In: Johann Christian Poggendorff, Biographisch-literarisches
Handwörterbuch für Mathematik, Astronomie, Physik, Chemie und verwandte
Wissenschaftsgebiete zur Geschichte der exacten Wissenschaften, Sächsische
Akademie der Wissenschaften zu Leipzig,
2 (M-Z), Leipzig: J.A. Barth, Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Operei
(altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Mathematica
italiana, Biografia di Carlo Renaldini, su mathematica.sns.it, Museo Galileo di
Firenze.
riondato: Ezio Riondato
(Padova), filosofo. Nasce nel quartiere padovano dell'Arcella. Studia presso
l'Padova e si laurea prima in lettere classiche e poi in filosofia nel 1952,
avendo come maestri Luigi Stefanini, Aldo Ferrabino, Umberto Antonio Padovani e
Carlo Diano. Diventa professore di storia della filosofia antica nello stesso
ateneo patavino. Fu vicepresidente nazionale dell'Azione Cattolica, presidente
della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e presidente del Consiglio di
amministrazione del Gazzettino.. Mentre si recava a lezione al Liviano, fu
ferito da un colpo di pistola ad una gamba. L'attentato venne rivendicato dai
Comitati Comunisti Combattenti. Sul luogo dell'attentato è ora presente una
targa in ricordo. È stato presidente dell'Accademia patavina di scienze, lettere
ed arti e sotto la sua presidenza l'Accademia cambia nome in "Accademia
galileiana di scienze, lettere ed arti". -- è socio corrispondente
dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Onorificenze Cavaliere di gran croce
dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Grande
ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme
ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Medaglia
d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme
ordinaria. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte.
Targa in ricordo (JPG), su ezioriondato.org. 3 maggio . Sito web del Quirinale: dettaglio
decorato. Sito web del Quirinale:
dettaglio decorato. Sito web del
Quirinale: dettaglio decorato. Sito in
Memoria, su ezioriondato.org.
ring of Gyges, a ring that gives its wearer
invisibility, discussed in Plato’s Republic II, 359b 360d. Glaucon tells the
story of a man who discovered the ring and used it to usurp the throne to
defend the claim that those who behave justly do so only because they lack the
power to act unjustly. If they could avoid paying the penalty of injustice,
Glaucon argues, everyone would be unjust.
plantadossi: Giovanni da Ripa, o da Ripatransone, al secolo
Giovanni Plantadossi (Ripatransone), filosofo. Sebbene considerato a volte nominalista,
era in realtà un realista. Chiamato Doctor difficilis o Doctor supersubtilis,
fu commentatore a Parigi del Liber sententiarum di Pietro Lombardo, oltre che
missionario e ambasciatore in Grecia. La
riscoperta di Giovanni è proceduta a partire dalla Francia, dove l'edizione
moderna delle sue opere è stata curata da André Combes, per approdare in Italia
solo in tempi recenti. Jolivet lo considera «fra i pensatori più originali e
profondi del Medio Evo». Opere di e su
Giovanni da Ripa Conclusiones (riedizione), Parigi, Lectura super Primum Sententiarum, Prologi,
Questiones 1 et 2 (riedizioni), Parigi, 1961. Questio de gradu supremo
(riedizione), Parigi, 1964. André Combes, La métaphysique de Jean de Ripa.
André Combes, Présentation de Jean de Ripa, 1956. Note R. Lambertini, Dizionario Biografico degli
Italiani, riferimenti in . Giovanni da
Ripa, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals. From Ripa to me.”
riverso: Emanuele Riverso (Napoli), filosofo. Si laurea a
Napoli. Docente a Salerno. Riceve il Premio Nazionale “Tetradramma d'oro”.
Professore a Napoli. Diventa ordinario di Filosofia a Salerno. Fu inserito tra
i 500 intellettuali più importanti d'Europa. Trra i 2000 intellettuali
“eccellenti” del XXI secolo. I suoi
studi hanno spaziato dalla filosofia critica ed analitica, alla logica formale,
è stato esperto in problemi di linguistica, con particolare specializzazione
nei rapporti tra cultura occidentale e cultura islamica e di filosofia delle
scienze e delle culture. La sua attività ha portato alla pubblicazione di 45
volumi, 26 traduzioni e curatele ed oltre 500 articoli scientifici. Opere: “Intorno al pensiero di Barth. Colpa e
giustificazione nella reazione antiimmanentistica del "Roemerbrief"
barthiano, La teologia esistenzialistica di Barth, La costruzione
interpretativa del mondo, analizzata dall'epistemologia genetica, Metafisica e
scientismo. Con un'appendice sulla logica di Peirce, Il pensiero di Russell. Esposizione storico-critica, Introduzione alla filosofia e all'analisi del
linguaggio, Dalla magia alla scienza, I problemi della conoscenza e del metodo
nel sensismo degl'ideologi, Analisi dell'esperienza estetica, Il pensiero occidentale. Corso di storia della
filosofia, Le tappe della pedagogia nel mondo occidentale, l pensiero di
Ludovico Wittgenstein, Natura e logo. La razionalizzazione dell'esperienza da
Omero a Socrate, La filosofia analitica in Inghilterra, Il pensiero di Wittgenstein, La filosofia oggi, Individuo, società e cultura. Introduzione
alla psicologia dei processi culturali, La nostra immagine dell'Universo.
Astronomia e ideologia, Il pensiero di BRussell, Il pragmatismo, Aspetti della
spiritualità europea dal '500 al '600, Il linguaggio nel pensiero filosofico e pedagogico
del mondo antico, Democrazia, Isonomia e Concetto di Stato, Le correnti filosofiche del '900, Riferimento
e struttura; Il problema logico-analitico e l'opera di Strawson, Democrazia e
gioco maggioritario, Filosofia analitica del tempo, Ideologia e società nell'Islam, La città e lo
Stato; Alle origini del pensiero politico occidentale, Millikan e la carica
dell'elettrone, Esperienza e riflessione, le tappe della filosofia e della
scienza nella cultura occidentale, Piaget; Filosofo, epistemologo, psicologo e
pedagogista, L'Islam; Crogiuolo d'idee,
di problemi, di angosce, Forme culturali e paradigmi umani; Le tappe del
pensiero filosofico e pedagogico nella cultura occidentale, Paradigmi umani e
educazione, Filosofia del linguaggio: dalla forma al significato, Cose e parole
nella traduzione interculturale, Come Bruno iniziò a parlare: Diario di una
maestra di sostegno, La rimozione dell'Eros nel Giansenismo, Civiltà, libertà e
mercato nella città greca antica
(Working Papers della Libera Università Internazionale degli Studi
Sociali Guido Carli, LUISS, Roma). ''Capire l'Islam, Iran, Da Zarathuštra
all'Islâm. Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che ha
influenzato l'umanità, Islâm, morale e
dottrina, Cogitata et scripta, Con
Emanuele Riverso scompare un vero filosofo del linguaggio, La Tribuna, Quindicinale
di Informazione, Sito interamente dedicato al prof. Riverso, su
emanueleriverso.it. Semiosi iconica e comprensione della Terra, di Emanuele
Riverso, SIBA, Coordinamento dei servizi informatici bibliotecari di Ateneo, Università
del Salento.
Roccoto be identified.
rodano; Funzionario di partito
Segretario nazionale del Partito della Sinistra Cristiana Gruppo parlamentareComunista
CircoscrizioneCollegio Unico Nazionale Dati generali Partito politicoPartito
Comunista Cristiano (1940-1942) Partito della Sinistra Cristiana (1943-1946)
Partito Comunista Italiano (1946-1983) Titolo di studioLaurea in lettere
Università Università “La Sapienza” Professione Politologo, Funzionario di
partito. Franco Rodano (Roma), filosofo. Comunemente considerato il fondatore
del “cattocomunismo.” Fu tra i fondatori del Movimento dei Cattolici Comunisti,
poi Sinistra Cristiana. Consegue la maturità classica al Visconti, la laurea aRoma.
Negli anni del liceo e dell'università frequenta la congregazione mariana
“Scaletta”, diretta da padri gesuiti; milita nell'Azione Cattolica e nella
FUCI, allora presieduta da Aldo Moro. Dal 1938 entra in contatto e
collabora con antifascisti d'ispirazione cattolica (Adriano Ossicini, Paolo
Pecoraro, Antonio Tatò e altri), comunista (Paolo Bufalini, Antonio Amendola,
Pietro Ingrao, Lucio Lombardo Radice e altri), del Partito d'Azione e liberali
(Ugo La Malfa, Paolo Solari, Mario Fiorentino fra gli altri). Nel 1938-40
partecipa al “Movimento dei Cattolici Antifascisti”. Nel 1941-43 è (con
Ossicini e Pecoraro) tra i promotori e dirigenti del “Partito Cooperativista
Sinarchico”, poi “Partito Comunista Cristiano” e ne redige i principali
documenti. Dal 1942 fa parte, con Alicata e Ingrao, del cosiddetto “triumvirato”
dirigente le due distinte organizzazioni clandestine (comunista e comunista
cristiana).Nel 1942 scrive, sotto pseudonimi, alcuni articoli sull’Osservatore
Romano. Il 18 maggio 1943 viene arrestato dalla polizia fascista in una
generale retata dei militanti del PCC, e deferito al Tribunale Speciale con
altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del fascismo e
tutti vengono liberati poco dopo il 25 luglio 1943. Nel periodo
badogliano, fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, ha intensi scambi d'idee con
i compagni di partito e altre personalità antifasciste sulla linea da seguire.
Stringe amicizia con don Giuseppe De Luca e con Giaime Pintor. Collabora al
“Lavoro”, diretto da Mario Alicata (comunista), Olindo Vernocchi (socialista) e
Alberto Canaletti Gaudenti (cattolico). Sotto l'occupazione nazista di Roma (8
settembre 19434 giugno 1944) fonda, con altri, il “Movimento dei Cattolici
Comunisti” e ne redige i documenti teorico-politici; scrive articoli sui 14
numeri usciti alla macchia di Voce Operaia, organo dello stesso MCC. Il 13
febbraio 1944 sposa Maria Lisa Cinciari, sua compagna di lotta, che diverrà
vice presidente della Camera dei deputati per il PCI, con cui avrà cinque
figli, tra cui Giulia Rodano, assessore alla Regione Lazio dal 2006 al .
Dopo la liberazione Franco Rodano con Laura Garroni Liberata Roma, il MCC
prende il nome di "Partito della Sinistra Cristiana". Vi confluiscono
i “Cristiano-Sociali” di Gerardo Bruni. Vi partecipano anche Felice Balbo, Filippo
Sacconi, Luciano Barca, Fedele D'Amico, Giovanbattista Chiesa, Erasmo Valente,
Giuseppe Mira, Antonio Tatò, Giglia Tedesco, Ennio Parrelli, Vittorio
Tranquilli, Antonio Rinaldini. Nel giugno 1944 Rodano stringe un rapporto
di amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti di dissenso
critico) con Palmiro Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente,
scrive numerosi articoli; in quattro di essi (autunno 1945) sostiene la
prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della sua amicizia con Raffaele Mattioli.
Nella notte di Natale del 1944 s'incontrano, a casa di Rodano e con la sua
mediazione, Togliatti e don Giuseppe De Luca: è un primo, cauto sondaggio
reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano. Il 9
dicembre 1945, a conclusione di un congresso straordinario, il PSC si scioglie.
Rodano sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione
cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e
perciò al PCI il compito di affrontare la questione cattolica, superando le
pregiudiziali ateistiche e del dogmatismo marxista. Si adopera perciò per
ottenere modifiche nello statuto del PCI, che consentano l'iscrizione e la
militanza in esso indipendentemente dalle convinzioni ideologiche e religiose,
modifiche che saranno adottate dal PCI nel suo V congresso, nel gennaio
1946. Entrato nel PCI, Rodano scrive su periodici ufficiali di tale
partito o ad esso vicini; particolarmente numerosi i suoi articoli su
Rinascita, dal 1946 al 1952. Vi ha largo spazio l'invito ai cattolici a
lavorare in politica e nelle altre dimensione della "storia comune degli
uomini" in spirito di laicità, evitando quindi improprie commistioni con
la fede religiosa. Questa posizioneapprofondita da Rodano nel corso di tutta la
sua opera ed essenziale per comprenderlacontrasta con la linea della Chiesa di
Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi articoli sulla condizione economica
del clero (Rinascita, autunno 1947) per comminargli l'interdetto dai
sacramenti, accusandolo di fomentare la "lotta di classe" all'interno
delle gerarchie. L'interdetto verrà tolto solo sotto il pontificato di Giovanni
XXIII. La battaglia culturale Franco Rodano Dal 1951 al 1954 Rodano
cura, insieme a Gabriele De Rosa, Filippo Sacconi e altri, gli articoli politici
del mensile Lo Spettatore Italiano, diretto da Elena Croce, figlia di
Benedetto. Dal 1955 al 1959 scrive sul Dibattito Politico, settimanale diretto
da Mario Melloni e Ugo Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le
posizioni politiche del mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel
distinto riconoscimento dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano
tra gli altri Giuseppe Chiarante, Lucio Magri, Ugo Baduel, Edoardo
Salzano. Durante il pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite
Togliatti, per la trasmissione ai dirigenti sovietici della proposta, accolta,
di uno scambio di messaggi in occasione dell'ottantesimo compleanno di papa
Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e Santa Sede.
Tra il 1960 e il 1968 si svolge un serrato dialogo tra Rodano e Augusto Del
Noce, che mette in chiaro la diversità delle rispettive posizioni. Nel 1962
Rodano fonda, con Claudio Napoleoni, La Rivista trimestrale, che durerà fino al
1970, affrontando nodi teorici e politici di fondo. Ancora con Napoleoni, e con
Michele Ranchetti, dirige la “Scuola Italiana di Scienze Politiche ed
Economiche” (SISPE, 1968-72), rivolta a militanti del movimento giovanile
dell'epoca. Negli stessi anni collabora alla rivista Settegiorni, diretta
da Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra l'altro scrive una serie di
interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere dalla Valnerina.
Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, Rodano scrive sui Quaderni
della Rivista Trimestrale (1972-83), diretti da Mario Reale, cui collaborano,
insieme a Filippo Sacconi, Edoardo Salzano, Vittorio Tranquilli, Giorgio
Gasparotti, Franco Rinaldini, gli allora giovani Mario Reale, Raffaele D'Agata,
Claudio De Vincenti, Alessandro Montebugnoli, Pier Carlo Padoan, Stefano
Sacconi, Alberto Zevi, Giaime e Giorgio Rodano, e altri. Lo si considera
l'esponente più autorevole del “cattocomunismo”: "i rapporti di Rodano con
il mondo cattolico sono stati indagati a fondo. Quelli con Togliatti (che
furono rapporti personali assai intensi) assai poco, come quelli con Berlinguer
(all'Istituto Gramsci si conservano tre vaste memorie che Rodano ha scritto per
Berlinguer), anche se il rapporto stretto di questi con Antonio Tatò è
sufficiente a delinearne l'influenza". Nella stagione del
“Compromesso storico” proposto da Enrico Berlinguer e oggetto prima di
attenzione, poi di cauta convergenza da parte di Aldo Moro, Rodano elabora i
fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre l'incontro tra le
grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo
democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo
periodo di trasformazione della società. Quella stagione e quelle prospettive
vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro. S'intensificano,
all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI, del PSI, della DC e
di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su problemi politici a breve
e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive articoli su vari periodici e sul
quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente dal 1974 al 1982. Franco
Rodano muore per una crisi cardiaca il 21 luglio 1983 a Monterado (An). Al
funerale cattolico partecipa ufficialmente anche la locale sezione del
PCI. Opere Sulla politica dei comunisti, (Boringhieri, Torino
1975) Questione democristiana e compromesso storico, (Editori Riuniti,
Roma 1977) Il pensiero di Lenin da “ideologia” a “lezione” (Stampatori, Torino
1980) Lettere dalla Valnerina (Piero Pratesi, La Locusta, Vicenza 1986) Lezioni
di storia "possibile" (Vittorio Tranquilli e G.Tassani, Marietti,
Genova 1986) Lezioni su servo e signore (Vittorio Tranquilli, Editori Riuniti,
Roma 1990) Cattolici e laicità della politica (Vittorio Tranquilli, Editori
Riuniti, Roma 1992) Cristianesimo e società opulenta (Marcello Mustè, Ed. di
Storia e letteratura, Roma 2002) Saggi, articoli, interviste Sono stati
pubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali: l'Osservatore
Romano (1942), Primato (1942), Voce Operaia (1943-45), Rinascita (1944-52;
1957; 1977; 1979), Il Politecnico (1945-46), Unità (1946, 1948), Vie nuove
(1946-49), Società (1949-50), Cultura e realtà (1950), Lo Spettatore Italiano
(1951-54), Il Contemporaneo (1954-55), Il Dibattito Politico (1955-59), Nuovi
Argomenti (1957), La Rivista Trimestrale (1962-70), Settegiorni (1971-72),
Quaderni della Rivista Trimestrale (1972-83), Paese Sera (1974-82), Città
Futura (1977-79), Nuova Società (1981-82), Il Regno (1981). Si può vedere
l'elenco completo dei saggi, articoli, interviste in: katciu-martel.it . I
saggi più importanti, pubblicati sulla Rivista Trimestrale e sui successivi
Quaderni della R.T., sono: Risorgimento e democrazia (n. 1/1962), Il
processo di formazione della “società opulenta” (n. 2/1962), Il pensiero cattolico
di fronte alla “società opulenta” (n. 3/1962), Egemonia riformista ed egemonia
rivoluzionaria (n. 4/1962), Note sul concetto di rivoluzione (n. 5-6/1963,
7-8/1963, 9/1964), Significato e prospettive di una tregua salariale (con
Claudio Napoleoni, n. 10/1964), Il centro-sinistra e la situazione del paese
(n. 13-14/1965), Sul pensiero di Marx (con C. N. , n. 15-16/1965), A proposito
del convegno delle ACLI a Vallombrosa (n.22-23/1967), Su alcune questioni
sollevate dal movimento studentesco (Con C.N., n. 24-25/1968), Dopo Praga:
considerazioni politiche sulla storia del movimento operaio (n.26-27/1968), A
proposito dell'”autunno caldo”: considerazioni sulla dialettica sociale
dell'”opulenza” (n. 28-30/1969), La peculiarità del Partito comunista italiano
(n. 39-41/1974), Dopo il XIV congresso del PCI: il nodo al pettine; i “germi di
comunismo” (n. 43/1975), La questione democristiana (n. 45/1975), La proposta
del “compromesso storico” (n. 46/1975), Dopo la morte di Mao Tse-tung: la
lezione di una grande esperienza (con Vittorio Tranquilli, n. 48-49/1976),
Considerazioni sulla strategia dei comunisti italiani: egemonia e libertà delle
opinioni (n. 50/1977), Considerazioni sui fenomeni di eversione giovanilistica:
la politica come assoluto (con V.T., n. 51/1977), Note sulla questione
giovanile: la giovinezza, specificità umana e condizione storica (con V.T., n.
52/1977), Dopo la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e
ideologie (n.54/1978), Alla radice della crisiI –L'incompatibilità tra capitalismo
e democrazia (n. 55-56/1978), IIÈ possibile una soluzione reazionaria? (n.
59-60/1979), IIIIdee e strumenti della manovra reazionaria (n. 61/1979),
IVRivoluzione e “filosofia della storia” (n. 64-66/1981), V –Rivoluzione in
Occidente e rapporto con l'URSS (n. 69-70/1982), Il senso di una grande
lezione: per una lettura critica del pensiero di LeninI, II (nn. 57/1978,
58/1979), Per un bilancio del “compromesso storico”: Innovazione e continuità
(n. 71-72/1982), Contratti e costo del lavoro: imprese e sindacati, partiti e
istituzioni (ivi) La Chiesa di fronte al problema della pace (n. 75-77/1983).
Note Piero Craveri, Una critica
pregnante, in Mondoperaio, n. 7-8/11. È
morto Rodano, teorico del compromesso storico Archiviolastampa.it Augusto Del Noce: Lettera a F. Rodano (luglio
1961, in Regno-attualità, n.14/1990); Maria Lisa Cinciari: Cattolici comunisti
(in Enciclopedia dell'antifascismo e della resistenza, Milano 1968); Lorenzo
Bedeschi: Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano 1974); Mario Cocchi, Pio
Montesi: Per una storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma 1975); Carlo
Felice Casula: Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna
1976); Giovanni Tassani: Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna
1978); Giuseppe Ruggieri, Riccardo Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana,
Brescia 1978); Margherita Repetto: Il Movimento dei cattolici comunisti:
problemi storici e politici (in Quaderni della Rivista Trimestrale, n.
51/1979); : Ricordo di Franco Rodano (QRT, n.75-77/1983); Francesco Margiotta
Broglio, "Rodano: un cristiano nella sinistra", in "Nuova
Antologia", Gennaio-Marzo 1984, numero 2149, 232-39. Gabriele Giannantoni,
Massimo D'Alema, Pietro Ingrao: Dibattito su Franco Rodano (in Rivista Trimestralenuova
serie, n. 1/1985); : articoli su F. Rodano in Nuovo Spettatore Italiano, nn.
10-11/1985; 20, 21, 24, 25/1986; n. 34/1987; nn. 37, 38/1988; Gianni La Bella:
“Lo Spettatore Italiano” (Morcelliana, Brescia 1986); Massimo Papini: Tra
storia e profezia: la lezione dei cattolici comunisti (Ed. Univ., Roma 1987);
Enrico Landolfi, Franco Rodano e la rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila
Palma, 1987. M. Raimondo: Franco Rodano: solitudine e realismo del comunista
cattolico (Galzerano, Salerno 1987); Mario Tronti: Una riflessione su Franco
Rodano (in Rivista Trimestralen. s., n.3-4/1987); Mauro Alighiero Manacorda:
Franco Rodano lettore di Marx (In Critica marxista, n. 5/1988); Claudio
Napoleoni: Saggio su Rodano (in Cercate ancora, Ed. Riuniti 1990, Raniero La
Valle); Claudio Napoleoni: Su Franco Rodano (in Teoria politica, 1990); Augusto
Del Noce: Il cattolico comunista (Rusconi, Milano 1991); Vittorio Tranquilli:
Fede cattolica e laicità della politica in Franco Rodano (in Teoria Politica,
n. 2/1991); Vittorio Tranquilli: Realtà storica e problemi teorici della
democrazia nel pensiero di Franco Rodano (in Bailamme, nn. 10/1991,
11-12/1992); Mario Reale: Sulla laicità. Considerazioni intorno alle relazioni
fra atei e credenti (in Novecento, n. 5-6/1992); Riccardo Bellofiore: Pensare
il proprio tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni e Franco Rodano
(in Per un nuovo dizionario della politica, Ed. Riuniti, Roma 1992, L.
Capuccelli); Mauro Lucente: La riflessione teorica di Franco Rodano dalla
Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze
politiche, Milano, 1992); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Franco
Rodano, Roma, ottobre 1993; Marcello Mustè: Franco Rodano: critica delle
ideologie e ricerca della laicità (Il Mulino, 1993); Riccardo Albani: La storia
comune degli uomini. Rileggendo Franco Rodano (in Testimonianze, n. 351/1993);
Massimo Papini: La formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli
anni Trenta: Franco Rodano tra la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo
“Visconti” (in Cristianesimo e storia, n. 16/1995); Vittorio Possenti:
Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano (Milano 1995); Marcello
Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla “società opulenta” (in La
Cultura, n.1/1999); Marcello Mustè: Franco Rodano: laicità, democrazia, società
del superfluo (Studium, Roma 2000). Franco Rodano: "Cristianesimo e
società opulenta", a cura e con introduzione di Marcello Mustè (Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma 2002) Valentino Parlato: L'utopia di Rodano (in
Manifesto, 22 luglio 2003); Enrico Melchionda: Gli anni di Rodano (in Aprile,
n. 108/2003). Gabriele De Rosa, "Franco Rodano; il cristianesimo e la
società opulenta", in "Ricerche di storia sociale e religiosa",
anno XXXIII, numero 65, 227-29; Giuseppe Chiarante: Tra De Gasperi e Togliatti.
Memorie degli anni Cinquanta (Carocci, Roma 2006); Michele Pandolfelli:
Cattolicesimo e marxismo nel pensiero di Franco Rodano (Tesi di laurea in
Scienze politiche, Roma. S.d.). Giovanni Tassani:"Il Belpaese dei
Cattolici", Cantagalli , 175-189, "La traccia e la prospettiva
teorica di Franco Rodano". Renato MORO, "Franco Rodano e la storia
del 'partito cattolico' in Italia", in Alfonso Botti (ed.), Storia ed
esperienza religiosa. Studi per Rocco Cerrato, Urbino, Quattro Venti,
2005, 183-214 Hanno detto di lui «La
vita di Franco Rodano ha testimoniato, in modo esemplare, quanto possa essere
forte, nell’uomo, la dedizione all’impegno intellettuale e ai grandi ideali,
tra i quali la politica intesa nel senso più nobile e più alto dell’accezione.
Portatore d’una fede religiosa profondamente sentita e sofferta, Rodano ha
avuto costantemente con sé il dantesco “angelo della solitudine”: durante
l’intera sua vita, infatti, mai si è sottratto al rovello e al dubbio; mai ha
preferito la comoda via dei pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La sua
prima “scelta di campo” nell’Italia divisa in due, nel 1943, fu doppiamente
coraggiosa: la resistenza al nazifascismo ed il tentativo di conciliare nel
Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e
cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e
con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra
consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque,
sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed
umanissimo. Certamente Franco Rodano sarà ricordato dallo storico del futuro
con queste sue peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In
questo modo l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia
memoria.» Sandro Pertini, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77,
giugno-dicembre 1983, 7. «[…] ritengo che la sua vita e la sua opera abbiano
fornito una prova concreta e significativa della validità di due principi che
egli ha serenamente professato e praticato e che, anche con il suo personale
contributo, sono acquisiti al patrimonio teorico e ideale del Partito
comunista. Il primo è la distinzione e l’autonomia reciproca della politica e
della fede religiosa (o della convinzione filosofica o del “credo” ideologico).
Il secondo è l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata
dal X congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo
la quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è
anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per
la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella
capitalista.» Enrico Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale,
n.75-77, giugno-dicembre 1983, 9. «C’era nella sua avversione al misticismo,
all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di umanesimo storico e
costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un capovolgimento
della democraziavissuta nei suoi angusti limiti democraticisticiin
corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di una replica
autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana, nella fase che
stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire i confini del
campo di ciascuno […], da cui discende l’autonomia della politica dalla
religione e dalle ideologie […]. Per questo ritengo che occorra respingere le
sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta
da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra
progresso e conservazione […].» Achille Occhetto, Quaderni della Rivista
Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 67. «Per chi ha seguito, anche
talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha spesso messo a confronto
con la visione di Moro, appare chiaro che gli insegnamento di Franco Rodano
come quelli di Aldo Moro non hanno solo valore per la ricostruzione storica di
una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per
la costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e
di confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché
attuali e non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì
maggioranze e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso
popolare da realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia
pure a vario titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche rappresentative
dell’intera realtà popolare.» Giovanni Galloni, Quaderni della Rivista
Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 37. «[…] benché creda che la storia
sia opera di molti, e non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre
ritenuto che il ruolo esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi
decenni sia stato assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento
come a pochissimi altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla
storia e alle trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti
Rodano ha esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi
di far torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e
agli innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire
demiurgica.» Raniero La Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale,
n.75-77, giugno-dicembre 1983, 49. «Lasciamo ad altri le banalità sul
“Consigliere del Principe” o sul “consulente” per i rapporti con il mondo
cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato certo,
anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue frequentazioni
arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe venuto. Forse
qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti l’incontro con Piero
Godetti. Che Franco conoscesse e stimasse il cardinal Ottavini, che fosse
intimo di don De Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”;
era piuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si
trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla
persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno
del termine.» Gian Carlo Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale,
n.75-77, giugno-dicembre 1983, 73. «Franco è stato e rimane uno dei pochi
uomini il cui pensiero rende possibile l’appellativo di femminista anche per un
appartenente al sesso maschile. La continua attenzione di Franco alla questione
femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la
ricerca su quello che egli stesso definì il processo di umanizzazione
dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costituiva ben più di una
semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per
una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano […].
Oggi più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la
stagione femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia,
per il mutamento, è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello
superiore del femminismo. Per questo il messaggio di Franco Rodano, che può ben
a ragione essere definito femminista nell’accezione più onnicomprensiva ed
elevata, risulta tuttora rivolto alla speranza e soprattutto all’impegno:
quell’impegno per cui egli ha consumato generosamente, e certo positivamente
anche per la causa femminile, tutta intiera la sua vita.» Giglia Tedesco,
Quaderni della Rivista Trimestrale, «Il [mio] primo interrogativo riguarda le
scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in contrasto con
alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e serenità, pur con
sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla sua fede e alla sua
appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra risposta che
la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale, magari
utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si muta in
ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in Gesù
Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus fidei”
(ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium n. 12) che diventa giudizio
pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di
Dio. È il “discernimento” di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12,
2) e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana.» Don Gino
Della Torre, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983,
95. «Il rapporto con la Chiesa, sia come comunità di fede che come istituzione,
senza mediazioni di un partito cattolico […] rappresentava [per Rodano]
un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non solo
dall’ateismo scientista, ma anche di una visione totalizzante della rivoluzione
politica e sociale (il mito del regno dei cieli sulla terra e di una storia
senza alienazioni). Corrispettivamente il movimento comunista era il portatore
necessario di una trasformazione della società che non si presentasse […] come
inveramento e compimento della razionalità illuministica, della rivoluzione
borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento dialettico, e perciò
offrisse un fondamento storico e materiale ad un mondo in cui la persona
umana diventasse centro e misura, liberata dalla reificazione capitalistica, e
perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un cristianesimo, non
integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile.» (Lucio Magri) Altri
progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o
altri file su Franco Rodano Gli anni di
Rodano, articolo di E. Melchionda, in "Aprile", n. 108, settembre
2003. Franco Rodano: dall'utopia alla secolarizzazione, articolo di P.
Vassallo, in "effedieffe.comgiornale on-line", 15/07/2005. Il
consigliere di Berlinguer che amava la Controriforma. Ricorre il decennale
della morte del giornalista politico Franco Rodano, articolo di Paolo Franchi,
Corriere della Sera, 8 ottobre, 199333, Archivio storico. Raccolta di articoli
di Franco Rodano. «Ròdano, Franco», la voce in Enciclopedie on line, sito
"Treccani.it L'Enciclopedia italiana".
romagnosi: important
Italian philosopher. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Romagnosi," per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Romanoto be identified.
Romano: Judah ben Moses Romano (Roma), filosofo. Era
un cugino di Immanuel Romano. Fu un
importante traduttore delle opere della filosofia scolastica dal latino
all'ebraico. Fu il primo a tradurre le idee di Tommaso d'Aquino dal latino in
ebraico nel trattato Ma'amar ha-Mamschalim. Tradusse in ebraico anche la Summa
Contra Gentiles (Neged ha-Umot) e le
opere di Alberto Magno, Egidio Romano, Alessandro di Alessandria, Domenico
Gundisalvo e Angelo da Camerino.
Tradusse dall’italiano all’ebraico sezioni della Divina Commedia di
Dante, e ne diede una pubblica lettura
. Note
Archived copy, su rep.routledge.com. 29 gennaio 2007 5 febbraio 2007).,
the Jewish Encyclopedia gives 1286 as date of birth . Archived copy, su textmanuscripts.com. 10
agosto 2007 13 giugno 2006). Daniel H.
Frank and Oliver Leaman, History of Jewish Philosophy (1997), 299, 352.
Jewish Language Research Website: Judeo-Italian Umberto Eco, Serendipities (English
translation 1999)64. 17337719 Europeana agent/base/
colonna: Grice: “Poor Ockham is known as
Ockham – god knows, but he is not telling, what his surname was, if any! On the
other hand, the rather pompous Romans have Egidio as a ‘Colonna,’ even if, as the Treccani notes, ‘the links with the
Roman family are unclear’!” -- Romano: Egidio Romano, arcivescovo della Chiesa cattolica Filip4
Gilles de Rome.jpg Egidio Romano e Filippo il Bello (miniatura di un codice
medievale). Template-Archbishop.svg Incarichi ricopertiArcivescovo
di Bourges Nato tra il 1243 e il 1247, Roma Nominato arcivescovo25
aprile 1295 Deceduto22 dicembre 1316, Roma. Egidio Romano, latinizzato come
Ægidius Romanus, indicato anche come Egidio Colonna (Roma), filosofo. Generale
dell'Ordine di Sant'Agostino. Dopo la sua morte, gli furono tributati i titoli
onorifici di Doctor fundatissimus e Theologorum princeps. Fu
discepolo di San Tommaso d'Aquino all'Parigi, dove più tardi insegnò, prima di
diventare generale degli agostiniani e arcivescovo di Bourges (1295). Fu
inoltre il precettore di Filippo il Bello per il quale scrisse il trattato De
regimine principum, sostenendo l'efficacia della monarchia come forma di governo.
-- è considerato tra i più autorevoli
teologi di ispirazione agostiniana, attivo anche nella vita intellettuale e
politica in un contesto culturale ed istituzionale travagliato da frequenti ed
aspre polemiche sul problema del rapporto tra potere temporale e potere
spirituale. Questo filosofo è generalmente ricordato, insieme al prediletto
allievo Giacomo da Viterbo, per il contributo nella redazione della celebre
bolla Unam Sanctam del 1302 di Papa Bonifacio VIII e per il ruolo significativo
che assunse il Maestro degli Eremitani di Sant'Agostino quale autore del De
Ecclesiastica potestate e, dunque, quale teorico famoso e autorevole della
plenitudo potestatis pontificia. In Egidio Romano rileviamo subito una
compresenza del duplice atteggiamento dottrinale e politico; infatti è
possibile rintracciare, fra le opere giovanili, il De regimine principum, opera
scritta per Filippo il Bello e di ispirazione aristotelico-tomista inerente
alla naturalità dello Stato, erigendola a difensore della potestas regale. Nel
De Ecclesiastica potestate, invece, Egidio Romano afferma la superiorità del
sacerdotium rispetto al regnum, distinguendosi quale rappresentante della
teocrazia papale. La riscoperta di Aristotele e l'agostinismo politico In
seguito alle condanne di Étienne Tempier. Colonna difende la tesi di Tommaso,
per la sua qualifica di Baccalaureus formatus, ma, proprio a causa delle
condanne stesse, viene sospeso dall'insegnamento. In quegli anni, gli avversari
del papato trovano nel pensiero di Aristotele gli strumenti per svolgere
un'analisi politica che metta in discussione la sacralità del potere.
Dall'altra parte troviamo l'influenza della corrente speculativa
dell'agostinismo politico (ossia quel fenomeno, tipicamente medioevale, di
compenetrazione fra Stato e Chiesa, all'interno del quale Agostino viene a
giocare un ruolo fondamentale dal momento che l'apporto teorico del suo De
Civitate Dei conduce a confusioni inevitabili fra il piano spirituale della
Civitas Dei Caelestis e il piano temporale della vita terrena che è Civitas
Peregrina), che ripropone la teoria delle “due città” e riafferma la
superiorità del sacerdotium rispetto al regnum, costituendo un vero e proprio
“partito del Papa”. Egidio rivendica la Plenitudo potestatis come
proprietà costitutiva dell'auctoritas del Papa in quanto homo spiritualis.
Egidio sostituisce al concetto agostiniano di ecclesia, quello di regnum al
fine di estendere gli ambiti del potere del sovrano ecclesiastico. Il sovrano
ecclesiastico (il Papa) dovrebbe esercitare la sua sovranità anche sul potere
temporale al fine di garantire l'ordine mediante una forma di dominium che
coincida con la sua stessa missione spirituale. Opere:Frontespizio delle
In secundum librum sententiarum quaestiones L'edizione critica dell'opera omnia
è stata intrapresa, per Leo S. Olschki, (Aegidii Romani opera omnia, collana
Corpus Philosophorum Medii AeviTesti e Studi), dal gruppo di ricerca di
Francesco Del Punta. Quaestio de
gradibus formarum, Ottaviano Scoto (eredi), Boneto Locatello, 1502. In secundum librum sententiarum
quaestiones, 1, Francesco Ziletti,
1581. In secundum librum sententiarum
quaestiones, 2, Francesco Ziletti,
Opere, Antonio Blado, In libros De physico auditu Aristotelis commentaria,
Ottaviano Scoto (eredi), Boneto Locatello, 1502. De materia coeli, Girolamo Duranti, Quodlibeta,
Domenico de Lapi. Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. 3 dicembre . Roberto Lambertini, Giles of Rome, in Edward N. Zalta ,
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information (CSLI), Stanford, . Charles
F. Briggs e Peter S. Eardley , A Companion to Giles of Rome, Leiden, Brill, .
Silvia Donati, Studi per una cronologia delle opere di Egidio Romano: I. Le
opere prima: I commenti aristotelici. "Documenti e studi sulla tradizione
filosofica medievale", Gian Carlo Garfagnini, Egidio Romano, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Francesco Del Punta-S. Donati-C. Luna, Egidio Romano,
in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Filippo Cancelli, Egidio Romano, in Enciclopedia dantesca, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Papa Bonifacio VIII Teocrazia Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Egidio Romano Egidio Romano, su Treccani.itEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Ugo Mariani, Egidio Romano, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Egidio Romano, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. su ALCUIN, Ratisbona. Opere di Egidio Romano, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. su Egidio Romano, su Les Archives de littérature du Moyen Âge.
Egidio Romano, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M.
Cheney, Egidio Romano, in Catholic Hierarchy. Roberto Lambertini, Giles of
Rome, in Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the
Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Biografia a cura
dell'associazione storico-culturale S. Agostino, su cassiciaco.it. Predecessore
Arcivescovo metropolita di BourgesSuccessoreArchbishopPallium PioM.svg Simone
di Beaulie u25 aprile 1295 22 dicembre 1316 Raynaud de La Porte
Roma –
Rotondi – La saggezza dell’antica roma -- filosofia romana: Grice: “There is a continuity between the philosophy
wrote in Ancient Rome and that done in Italyas every British soldier who fought
in the second world war should know!” -- Grice loved it. Enesidemo, academic philosopher, founder of a Pyrrhonist revival in
Rome. Vide “Enesidemo. Anassagora, pre-Socratic
enquirer into the origin of the cosmosandronico,
peripatetic; editor of Aristotle’s
works.antioco, cademic who reverted to Plato’s dogmatismAntipater, Stoic, tutor to Cato Uticensis.apollonide, toic, adviser to
Cato Uticensisapollonio, eo-pythagorean.apuleio,
Platonic, author of the “Isagoge” adored by Boezio, and the "Metamorphoses".arcelisao,
academic sceptic, head of the New Academy ---
aristippo, member of Socrates’s circlearistone, peripatetic and head of the
Lyceumaristotele founder of the
Peripatetic schoolaristo, head of the
Academy and teacher of Brutusario, adviser to Augustusartemidoro, stoic,
friend of Pliny the Younger and son-in-law of Musoniusatenodoro, Stoic and
adviser to Cato Uticensis, in whose
house he lived –atenodoro, Stoic and friend of Ciceroattalo, toic, teacher of Seneca –augustino, neo-platonistbione,
ynic, popular teacherboezio, philosopher with Stoic and Neoplatonist views,
author of "The Consolation of
Philosophy"carneade, head of the New Academy, Sceptic and star of the Athenian embassy to Rome in
155cheremone, toic, tutor to Nerocrisippo, head of the
Stoic school from 232cicerone, leading transmitter of Hellenistic philosophy to Rome and
Renaissance Europe, follower of the New
Academy and pupil of Philo of Larissacleante, Zeno’s successor as head of the Stoic school from
262clitomaco, ceptic and pupil of Carneades, head of the New Academy from 127cornuto, toic,
teacher and friend of Persius and
Lucancrantore, Academic, the first
commentator on Platocrate, ynic, follower of Diogenes of Sinope and teacher of Zeno of Citiumcratippo,
eripatetic, friend of Cicero and Nigidius and teacher of Cicero’s son.critolao,
head of the Peripatetic school and member
of the Athenian embassy to Rome in 155Demetrio, friend of SenecaDemetrio,
adviser of Cato Uticensisdemocrito,
pre-Socratic, founder of atomismdicherco,
Peripatetic, pupil of Aristotlediodoto, toic,
teacher and friend of Cicero, in whose
house he liveddiogene laerzio, author of "The Lives of the Philosophers"diogene
d’apollonia 2nd half of 5th. cent., pre-Socratic philosopher and enquirer into the natural world; a source for Seneca’s
"Naturates Quaestiones"diogene da babilonia, head of the Stoic school
and member of the Athenian embassy to
Rome in 155, tutor to Panaetiusdiogene d’enoanda, Epicurean and part-author of
the inscription on the stoa which he
caused to be set up in Oenoanda --
diogene da sinope. mid-4th.cent.,
founder of Cynicism -- epitteto, Stoic, pupil of Musoniusepicuro -- principal source
for Lucretius’s poemeufrate, Stoic,
student of Musonius and friend of Pliny
the Youngerfavorino, philosopher of the
Second Sophistic, friend of Plutarch and teacher of Frontogaleno, physician to
Marcus Aurelius, Platonistecato, early 1st. cent., Stoic, pupil of Panaetius
and member of circle of Posidoniusermarco, pupil of Epicurus and his successor as head of the Epicurean
school from 271, with Epicurus,
Metrodorus and Polyaenus, one of “The Four Men”, founders of the
Epicurean schoolierocle, Stoic -- lelio, consul in 140, friend of Scipio
Aemilianus and Panaetius and called by
Cicero "the first Roman philosopher."leucippo, co-founder with
Democritus of atomismlucrezio, Epicurean, author of "De Rerum Natura"manilio
-- Stoic author of "Astronomica"marc’aurelio, emperor, and Stoic,
author of "To Himself", a
private diarymenippo, first half of 3rd. cent., Cynic and satirical author in prose and verse on
philosophical subjectsmetrodoro, friend of Epicurus and one “The Four Men”,
founders of Epicureanismmoderato, neo-pythagoreanmusonio,
Roman of Etruscan descent, Stoic,
teacher of Epictetusnigidio, eo-pythagoreanpanezio, Stoic, head of the
Stoic school from 129, influential at
Rome, friend of Scipio Aemilianus and major
source for Cicero’s "De Officiis"parmenide, pre-Socratic,
pioneer enquirer into the nature of
“what is”patrone, friend of Cicero and
successor of Phaedrus as head of the Epicurean
schoolfedro, Epicurean, admired by Cicero. head of the Epicurean school
in the last years of his lifefilone d’alessandria, philosopher, sympathetic to
Stoic ethics and influential in the
later development of Neo-platonismfilone da larissa, head of the New Academy,
110–88, the most influential of Cicero’s
tutorsfilodemo, Epicurean philosopher, protegé of Piso Caesoninus and an
influence on Virgil and Horace, many of his fragmentary writings are preserved in the Herculaneum
papyriplatone -- founder of the Academy and disciple and interpreter of Socratesplotino
-- eo-platonist, resident in Rome and CampaniaPlutarco, Platonistpolemo, Platonist and head of the Academy -- poliaeno, friend
of Epicurus and one of “The Four Men,” founders of Epicureanismposidonio, Stoic,
student of Panaetius and head of his own school
in Rhodes, where Cicero heard him. The dominant figure in middle
Stoicism, whose works encompassed the
whole range of intellectual enquiry.—pirrone, the
founder of Scepticism, whose doctrines were revived in Rome by Enesidemo.pitagora di samo -- head of a
community at Croton in S. Italy,
emphasized the importance of number and proportion, his doctrines included vegetarianism and the
transmigration of souls, influenced
Plato, his philosophy was revived at Rome by Nigidius and the Sextii.
–rustico: consul, Stoic, friend and teacher of
marc’aurelio.Seneca, stoic, tutor, adviser and victim of Nero, author of philosophical treatises,
including "Dialogi" and "Epistulae Morales"severo: consul, Stoic friend and
teacher of marc’aurelio, whose son married his daughter.sestio -- Neo-pythagorean, founder of the only genuinely
Roman school of philosophy; admired by
Seneca for his disciplined Roman ethossesto empirico --sceptic, author of
philosophical works and critic of Stoicism,
principal source for Pyrrhonismsiro, 1st. cent., Epicurean, teacher in Campania of
Virgilsocrate -- iconic Athenian
philosopher and one of the most influential figures in Graeco-roman philosophy;
he wrote nothing but is the central figure in Plato’s dialogues, admired by non-Academics, including the Stoic
Marc’ Aureliio nearly six hundred years
after his deathsotione: Neopythagorean, teacher
of Senecaspeusippo, , Plato’s successor as head of the Academytele, cynic, author of diatribes on ethical
subjectsteofrasto, peripatetic, successor to Aristotle as head of the Lyceum– Varrone–
Senocrate,. head of the Academy. Senone da Citio -- founder of Stoicism,
originally a follower of the Cynic
Crates, taught at Athens in the Stoa Poikile, which gave its name to his school. Senone da Sidone,
head of the Epicurean school (or Garden) at Athens, where he taught Philodemus
and was heard by Cicero. Refs.: Marc’aurelio on Platone.
roncaglia: Gino Roncaglia (Roma), filosofo -- è figlio del filologo Aurelio Roncaglia,
nipote dell'omonimo musicologo Gino Roncaglia e fratello dell'economista
Alessandro Roncaglia. Laureatosi in
filosofia a Roma, è stato allievo di Gregory e
Maierù. Consegue il perfezionamento in Informatica umanistica, sempre
presso la Sapienza. Consegue poi il dottorato in Filosofia a Firenze. Insegna
Editoria digitale e Digital Humanities a 'Roma.
In precedenza, era stato prima ricercatore, poi professore associato a Tuscia,
dove ha diretto un master in learning e corsi di perfezionamento su Book e
futuro del libro e sul web semantico. Eera stato documentarista bibliotecario
presso l'Archivio Storico della Camera dei deputati, occupandosi dei primi
progetti di digitalizzazione della documentazione storica. Fra i pionieri dell'uso di Internet in Italia
e della riflessione sulle sue potenzialità culturali (in particolare nel
settore dell'editoria e degli ebook), è socio fondatore dell'Associazione
culturale Liber Liber. È stato autore con Calvo, Ciotti e Zela della fortunata serie di
manuali su Internet pubblicati dalla casa editrice Laterza (sei edizioni e
oltre venti ristampe). Oltre che sul mondo del web, sull'editoria digitale e
sulle culture di rete, ha pubblicato numerosi studi e ricerche anche sulla
storia della logica fra il Medioevo e Leibniz.
In ambito televisivo è stato fra gli autori della trasmissione Rai
MediaMente e di numerosi altri programmi televisivi legati al mondo delle nuove
tecnologie e delle reti, nonché dei programmi culturali Nautilus e Zettel Filosofia
in movimento in onda a partire dal gennaio
sul canale Rai Scuola. Con Casati è autore di un progettodenominato
Wikilexper l'uso di strumenti wiki nel drafting normativo, in un contesto di
democrazia partecipata. Ha fatto parte
dal settembre del Comitato
tecnico-scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali del Ministero
dei beni e delle attività culturali e del turismo, da cui si è dimesso per
protesta nel maggio . Opere principali:
L'età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale.
Roma-Bari:Laterza, . L'editoria fra cartaceo e digitale. Milano: Ledizioni, .
La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro. Roma-Bari: Laterza, .
Lingua e tecnologia. Usi della lingua e strumenti di rete, in Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Il libro dell'anno, Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Google Book Search e le politiche di digitalizzazione libraria. Digitalia, Dai metadati all'harvesting. La gestione di
risorse informative attraverso repository interoperabili. Culture del testo e
del documento, Internet, Manuale per l'uso della rete, con Calvo,
Ciotti, e Zela. Roma-Bari: Laterza, Blogosfera e feed RSS. Una palestra per il
Semantic web? Networks. Rivista di filosofia dell'intelligenza artificiale e
scienze cognitive, Frontiere di rete.
Internet, cosa c'è di nuovo?, con Calvo, Ciotti, Zela. Roma-Bari: Laterza, Il
mondo digitale. Introduzione ai nuovi media, con Fabio Ciotti , Roma-Bari:
Laterza, Palaestra Rationis. Discussioni su natura della copula e modalità,
Firenze: Olschki. Università Roma Tre. 5 aprile . Dimissioni organi consultivi MiBACT. Note a
margine del concorso per 500 funzionari del Ministero Beni Culturali: mezzo
bibliotecario per ogni biblioteca? E la tutela di libri e manoscritti chi la
fa?, su aib.it. 23 agosto . Opere su
Liber Liber, su openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Opere di Gino Roncaglia, .
Registrazioni di Gino Roncaglia, su RadioRadicale.it, Radio
Radicale. Il sito-blog del libro La
quarta rivoluzione, su ebooklearn.com. L’Open Archive dell’Università della
Tuscia, contenente le sue pubblicazioni, su dspace.unitus.it. Il sito del corso di perfezionamento su futuro
del libro, e-book ed editoria digitale, su ebooklearn.com. Il sito del master
in E-Learning dell’Università della Tuscia, su masterunitus.com. Il sito del
progetto Wikilex, su merzspace.net. Gino Roncaglia: memoria e supporti
digitali, sul RAI Filosofia, su
filosofia.rai.it.
ronchi: Rocco Ronchi (Forlì),
filosofo. Si è laureato a Bologna e ha conseguito il dottorato a Milano sotto
la guida di Sini. Professore ad Aquila a all’Istituto di ricerca di psicanalisi
applicate. Tiene corsi in varie università e collabora con diversi centri di ricerca. È
direttore di due collane: “Filosofia al presente” per Textus Edizioni di
L’Aquila e “Canone Minore” per Mimesis Edizioni di Milano e dal dirige la scuola di filosofia Praxis a
Forlì. È membro del Consiglio di amministrazione della Société des amis
de Bergson e collabora con i servizi culturali di Rai Radio Tre e con il sito
Doppiozero. I suoi primi lavori sono dedicati a Bataille, Levinas, e Blanchot.
Un sapere passionale) e alla questione della comunicazione intesa
filosoficamente come partecipazione alla verità e fondamento ontologico della
stessa pratica filosofica (Teoria critica della comunicazione: dal modello
veicolare al modello conversativo, -- Grice: “I like ‘conversativo.”Almost a
Spoonerism for ‘conservative’!” -- Filosofia della comunicazione. Il mondo come
resto e come teogonia. Più in particolare, ha proposto una revisione del modello
veicolare o standard della comunicazione e una critica al paradigma linguistico
del vivente. Al problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile
nel pensiero occidentale antico, moderno e contemporaneo è invece dedicato “Il
pensiero bastardo: figurazione dell’invisibile e comunicazione indiretta.”
Grice: “This shows a distinction between ‘ingelese italianato.’ To call
indirect communication bastard would be a bit too much at Oxford!” --. Grazie
ai suoi studi su Bergson Ronchi si è segnalato come una voce significativa
della cosiddetta “Bergson renaissance”. – cf. Grice, “Speranza e la cosidddetta
“Grice renaissance””. Nei suoi lavori (Bergson filosofo dell’interpretazione,
Bergson. Una sintesi, ), guarda a Bergson come a un filosofo in grado di dare
risposta a questioni tuttora aperte del dibattito filosofico. Bergson non è,
come si crede, un filosofo irrazionalista, spiritualista, ostile alla scienza e
ai suoi metodi. Per lui la filosofia è un metodo rigorosamente empirista, che
consente la massima precisione possibile nella descrizione dei fenomeni.
Bergson è anzi il filosofo che ha cercato di emancipare la scienza da quanto di
“metafisico” era ancora inconsapevolmente presente nelle sue pratiche. Con le
sue celebri nozioni di “durata” e di “memoria” (cfr. Grice, “Personal identity:
my debt to Bergson”) ha costruito un
nuovo modello di intelligibilità del divenire, alternativo a quello
aristotelico, in grado finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il “vivente”
quale era stato descritto dalla biologia evoluzionista. Il pensiero bergsoniano
è presentato come uno snodo essenziale della filosofia del Novecento. La sua
dirompente attualità è mostrata attraverso un confronto sistematico con la
fenomenologia, l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e
l'epistemologia della complessità. Al tempo stesso però, Bergson è ricollocato dall’autore all’interno
della tradizione filosofica occidentale, come un capitolo, tra i più alti,
dell’indagine filosofica sulla natura: un capitolo che continua l’opera di quei
filosofi e di quei teologi che, dai neoplatonici a Cusano fino a Grice e Gentile,
hanno provato a pensare la natura come vita vivente e come divinità
immanente. Impegnato in una definizione e riabilitazione del filosofico
contro il pericolo della sua dismissione (Come fare: per una resistenza
filosofica, ), proprio grazie al confronto con Bergson e ai filosofi “amici” di
quest’ultimo (Grice, James, Whitehead, Deleuze, and Grice’s immediate sources:
Gallie and Broad), è venuto definendo la
sua posizione filosofica inscrivendola in una costellazione ben precisa, ancorché
minoritaria (Canone minore: verso una filosofia della natura, ). Empirismo
radicale, realismo speculativo e “pragmatica” “trascendentale” sono le
definizioni che, più di altre, esprimono il senso e la direzione della sua
ricerca, improntata com'è a criticare quella che chiama “la linea maggiore
della filosofia” e che definisce dualistica, soggettivistica e antropocentrica.
In una parola: moderna. Da Kant sino a Derrida, la filosofia moderna è
stata infatti caratterizzata dal primato accordato alla finitudine, alla contingenza,
all'intenzionalità griceiana, alla negazione e al linguaggio e la semiotica. La
filosofia maggiore è, in fondo, un’antropologia cui oppone una filosofia del
processo radicalmente monista e immanentista che contesta la tesi dell'
"eccezione umana" e che non pone come apriori il principio della
correlazione soggetto-mondo (anche nella versione offertane dall'ermeneutica e
dalla fenomenologia). Alla svolta trascendentale kantiana è opposta quella
cosmologica whiteheadiana e, al dispositivo aristotelico potenza/atto,
dispositivo insufficiente a cogliere la natura naturans, la nozione di
gentiliana di “actus purus”. La linea minore è, infatti, anche e soprattutto
una linea megarica che, alla potenza logico-linguistica e umana troppo umana
dei contrari, sostituisce una potenza che non può non esercitarsi (sia essa
quella dell’Uno di Plotino, della sostanza di Spinoza o della durata di
Bergson). La filosofia “minore” è una filosofia del processo (categoria che oppone
all’aristotelica Kinesis) che, pur confutando il nulla e il possibile come
pseudo-problemi, non sacrifica il carattere creativo e dinamico del reale. Il
problema filosofico del rapporto Uno-moltida sempre al centro della riflessione
cioè risolto nei termini di una cogenerazione reciproca fra i differenti per
natura, in cui questa differenza non di grado tra il principio e il principiato
funziona come causa dell’immediato essere uno dei molti ed esser molti
dell’uno, ossia come la causa di quella unità cangiante di tutte le cose che chiama “immanenza assoluta”. Opere: Bataille,
Lévinas, Blanchot: un sapere passionale (Spirali, Milano) Bergson filosofo
dell'interpretazione (Marietti, Genova) Luogo comune. Verso un'etica della
scrittura (EGEA, Università Bocconi Editorr) La scrittura della verità. Per una
genealogia della teoria (Jaca, Milano) La verdad en el espyo. Les présocraticos
y el alba de la philosophia, Akal, Madrid) Il pensiero bastardo: figurazione
dell'invisibile e comunicazione indiretta (Marinotti, Milano. Teoria critica
della comunicazione: dal modello veicolare al modello conversativo (Mondadori,
Milano) Grice: “As I say, I like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it!
‘conversative,’ rather than the pompous ‘conversational’!). Liberopensiero.
Lessico filosofico della contemporaneità (Fandango Libri, Roma) Filosofia della
comunicazione: il mondo come resto e come teogonia (Bollati Boringhieri, Torino)
Bergson. Una sintesi (Marinotti, Milano ) Come fare. Per una resistenza
filosofica (Feltrinelli, Milano ) Brecht. Introduzione alla filosofia (et al.,
Correggio ) Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus Edizioni,
L'Aquila ) Gilles Deleuze. Credere nel reale (Feltrinelli, Milano ) Il canone
minore: verso una filosofia della natura (Feltrinelli, Milano ), Brecht. Tre
dispositivi (Orthotes, Napoli ), Bergson, Whitehead, realismo speculative,
Deleuze Scuola megarica, Sini, Gentile.
rosattiMarcello vitali rosatti --
roselli (with one s)perhaps -- Tiberio Rosselli (Gimigliano), filosofo. Indicato
nelle fonti anche come Tiberio Russiliano Sesto. Le notizie sulla sua nascita sono incerte. Più
certe sono le informazioni sulla sua morte: le fonti concordano nel fatto che
muoia per mano di un suo servo. Di lui scrive così, Luigi Accattatis nel suo
libro Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis
(1869): «far dobbiamo onorevole menzione
di Tiberio Rosselli da Gimigliano, letterato insigne del suo tempo e filosofo
di grido, Cattedratico in Napoli ed in Salerno; il quale, a dir del Barrio,
partitosi pel genio di visitare l'Africa, fu ucciso dal proprio schiavo. Egli
era della famiglia di cui è stata la madre del celeberrimo Giuseppe Scorza,
matematico distintissimo, istruttore, autore di merito, ed illustratore della
scienza per metodi ed invenzioni, morto non ha guari in Napoli. Conchiudendo
adunque, pare non dubbio essere stato il Nifo calabrese di origine, ed avere
avuto tra noi i primi rudimenti di letteratura, tali da avergli dato a vivere.
Dal contesto di scrittori calabresi, contemporanei alcuni, e vivuti altri dopo
breve tempo della morte di lui, a cui noto veniva per recente tradizione,
chiaramente se ne rivela il vero.» E
ancora l'Accattatis, parlando di Annibale Rosselli: «(…)Tiberio Rosselli, congiunto di frate
Annibale Rosselli, e discepolo del celebre Agostino Nifo; e che per la sua
dottrina fu prescelto a leggere filosofia per più anni nell'Salerno.» Opere: “Apologeticus adversus cucullatos
Philosophiae declamatio ad Leonem X Oratio habita Patavi in principio suarum
disputationum De propositione de inesse secundum Aristotelis mentem libellu
Universalia Porphiriana. Calabria, Le
biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis, Di
questo filosofo e frate si occupano nei loro studi, tra gli altri, Zambelli e
De Franco nei loro lavori. Nel viene
pubblicato da O/esse il testo "Rosselli di Gimigliano. Dalle origini a
noi", che ricostruisce la vita e le opere del Rosselli. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
rosmini: important Italian
philosopher, Catholic priest, counselor to Pope Pius IX, and supporter of the
supremacy of the church over civil government Neo-Guelphism. Rosmini had two
major concerns: the objectivity of human knowledge and the synthesis of
philosophical thought within the tradition of Catholic thought. In his Nuovo
saggio sull’origine delle idee “New Essay on the Origin of Ideas,” 1830, he
identifies the universal a priori intuitive component of all human knowledge
with the idea of being that gives us the notion of a possible or ideal being.
Everything in the world is known by intellectual perception, which is the
synthesis of sensation and the idea of being. Except for the idea of being,
which is directly given by God, all ideas derive from abstraction. The
objectivity of human knowledge rests on its universal origin in the idea of
being. The harmony between philosophy and religion comes from the fact that all
human knowledge is the result of divine revelation. Rosmini’s thought was
influenced by Augustine and Aquinas, and stimulated by the attempt to find a
solution to the contrasting needs of rationalism and empiricism. Antonio Rosmini Nota disambigua.svg DisambiguazioneSe stai
cercando l'omonimo criminale appartenente alla 'ndrangheta, vedi Antonio Rosmini
(criminale). Nota disambigua.svg Disambiguazione"Rosmini" rimanda
qui. Se stai cercando la 'ndrina, vedi Rosmini ('ndrina). Beato Antonio Rosmini
Francesco Hayez (1791-1882) Ritratto di Antonio Rosmini (1853-1856) Galleria
d'Arte Moderna di Milano.jpg Antonio Rosmini ritratto da Francesco Hayez,
1853-1856 Nascita 24 marzo 1797 Morte 1º luglio 1855 Venerato da
Chiesa cattolica Beatificazione 18 novembre 2007 Ricorrenza 1º luglio Manuale
Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati (Rovereto, 24 marzo
1797Stresa, 1º luglio 1855) filosofo, teologo e presbitero italiano. La chiesa
cattolica lo venera come beato dal 18 novembre 2007. Casa natale di
Antonio Rosmini, in corso Rosmini, a Rovereto. Fu secondogenito di Pier Modesto
e di Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa in Valle di Ledro, nipote di
Ambrogio Rosmini Serbati, e al momento della sua nascita avvenuta il 24 marzo
1797, Rovereto faceva parte del dominio delle forze napoleoniche, che l'avevano
strappato all'Impero asburgico. In quegli anni il Trentino fu terra di confine
ora Tirolese (Tirolo italiano) ora appartenente al regno d'Italia, con capitale
Milano. Della sua nascita, Rosmini renderà sempre grazie a Dio poiché
«Egli la fece coincidere con la vigilia della Beata Maria Vergine Annunziata».
Viveva con sua sorella maggiore Margherita, entrata nelle Suore di Canossa, e
con suo fratello più piccolo, Giuseppe. Rosmini, terminato l'Imperial Regio
Ginnasio di Rovereto, al tempo città della Contea del Tirolo, compì gli studi
giuridici e teologici presso l'Padova e manifestò il desiderio di diventare
sacerdote. A questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla più
tenera età, Rosmini leggesse alla luce della sua aureola. Fu nel giugno
1820, in occasione della venuta a Rovereto del Vescovo di Chioggia Giuseppe
Manfrin Provedi per consacrare le chiese di Santa Maria del Carmine e di Santa
Croce, appartenente all'omonimo Monastero, che Antonio Rosmini, prendendo parte
alla cerimonia, ottenne da Monsignor Manfrin il diaconato ed in seguito, a
Chioggia, il 21 aprile 1821 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Intanto iniziò
a mostrare una profonda inclinazione per gli studi filosofici, incoraggiato in
tal senso da papa Pio VII. Dal 1826 si trasferì a Milano dove strinse un
profondo rapporto d'amicizia con Alessandro Manzoni che di lui ebbe a dire: «è
una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità». Manzoni
assistette Rosmini sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale
"Adorare, Tacere, Gioire". Gli scritti di Antonio Rosmini destarono
l'ammirazione, tra gli altri, anche di Giovanni Stefani, Niccolò Tommaseo e
Vincenzo Gioberti dei quali pure divenne amico. Nel 1828, dopo aver
dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte ostilità per le sue posizioni
incontrati da parte del vescovo di Trento, il beato Giovanni Nepomuceno de
Tschiderer, fondò al Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione
religiosa dell'Istituto della Carità, detta dei "Rosminiani". Le
Costituzioni della nuova famiglia religiosa, contenute in un libro che curò per
tutta la vita, furono approvate da papa Gregorio XVI nel 1839. A
Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento e di guida spirituale in un
collegio rosminiano, il "Collegio Rosmini", regolato dalla Congregazione
delle Suore della Provvidenza Rosminiane. Nel 1848 svolse una missione
diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la Santa
Sede. Il filosofo fu presidente dell'Accademia Roveretana degli Agiati ed
il suo posto, anni dopo la sua morte, dal 1872 al 1888, fu assunto da don
Francesco Paoli, suo segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di
Casa Rosmini. Tra le volontà del filosofo vi fu anche quella di donare alla
città di Rovereto un terreno nell'attuale zona di Santa Maria per costruirvi
l'ospedale cittadino, e don Paoli onorò tale decisione. Rosmini è sepolto
all'interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa. Nella stessa chiesa si
trovano le spoglie di Clemente Rebora. Pensiero Filosofia Rosmini portò
avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo.
Sottolineando l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali
quello della proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il
comunismo, postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi
termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Sant'Agostino e di
San Tommaso, rifacendosi anche a Platone. Gli esordi filosofici di
Antonio Rosmini si ricollegano a Pasquale Galluppi, sia pure polemicamente, in
quanto Rosmini avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una
posizione di integrale sensismo gnoseologico. La necessità di concepire
una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini
a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di
ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e
precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo
di far conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di
modifiche soggettive nell'atto stesso del conoscere. Contrada della
Terra, a Rovereto. Memoria storica della presenza di Antonio Rosmini. Il
problema filosofico di Rosmini si configurava perciò come quello di garantire
oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il
rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una
ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad
illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza,
universalità e immutabilità. Questo principio è per Rosmini l'idea
dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale
originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti
dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che
qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce
l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò
innata (Nuovo saggio sull'origine delle idee, del 1830). Ma qui i
problemi del kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si
riaffacciano con urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il
sensismo, Rosmini ha chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula
giudizi, in cui l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria,
e la sensazione è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio,
inoltre, il predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la
funzione propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come
predicato di un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il
concetto di essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del
giudizio. Tuttavia Rosmini non accetta tale riduzione, ed esclude proprio
il predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad
attribuirgli una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che
si rivela all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il
nichilismo cade in una vuota posizione nullista. Accanto a questa
ontologia l'etica di Rosmini si sviluppa come etica caritativa (Principio della
scienza morale1). Monumento sepolcrale di Antonio Rosmini, Vincenzo
Vela, Stresa Politica Rosmini dedicò alla politica una breve ma intensa fase
della sua vita. Seguì papa Pio IX riparato a Gaeta dopo la proclamazione della
Repubblica Romana, ma la sua formazione attestatasi su ferme posizioni di
cattolicesimo liberale era tale per cui fu costretto a ritirarsi sul Lago
Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX volle istituire dopo il 1849 una
commissione incaricata della preparazione del testo per la definizione del
dogma dell'Immacolata Concezione, nonostante ben due sue opere (Le cinque
piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) fossero
all'Indice, Rosmini fu chiamato a prendere parte a tale commissione. In
generale, Rosmini era favorevole allo Stato liberale (vagheggiando la monarchia
costituzionale), al costituzionalismo e anche alla separazione tra Stato e
Chiesa (sebbene non "assoluta": Rosmini criticherà lo Statuto
Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come religione di
Stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti della Santa
Sede, ma criticherà le leggi laiciste ed anticlericali emanate
successivamente). In gioventù ammiratore di François-René de Chateaubriand e di
Joseph de Maistre (per cui avrà comunque parole di elogio ancora nel 1839), si
convincerà in seguito della sostanziale bontà della maggior parte delle
conquiste dell'età moderna, criticandone solo le modalità: in tale ottica,
Rosmini criticava sia la rivoluzione francese che l'Ancient Regime,
riconoscendo invece la sostanziale bontà dei princìpi sanciti nel 1789 (distinguendoli
dalle successive degenerazioni rivoluzionarie), in polemica con chi, da una
parte e dall'altra, sosteneva una società da lui definita
"perfettista". Continuò a vivere a Stresa, fecondo nel
perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con opere come Logica
(1853) e Psicologia (1855), sino alla morte, avvenuta a 58 anni il 1º luglio
1855. Il suo corpo è oggi inumato in un sarcofago presso il Santuario SS.
Sacramento a Stresa. Da Pio VIII a Benedetto XVI: il giudizio dei papi su
Rosmini Ratzinger su Rosmini Il cardinale Joseph Ratzinger, il 18 maggio 1985
(quando la questione rosminiana era ancora ben accesa), nell'ambito di una
serata organizzata dal Centro Culturale di Lugano, disse: Nel confronto
con le parole classiche della fede che sembrano così lontane da noi, anche il
presente diventa più ricco di quanto sarebbe se rimanesse chiuso solo in se
stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi ortodossi molti spiriti poco
illuminati e molti ripetitori di ciò che è già stato detto. Ma ciò succede
ovunque; del resto la letteratura dozzinale è cresciuta in modo particolarmente
rapido proprio là dove si è inneggiato più forte alla cosiddetta creatività. Io
stesso per lungo tempo avevo l'impressione che i cosiddetti eretici fossero per
una lettura più interessante dei teologi della chiesa, almeno nell'epoca
moderna. Ma se io ora guardo i grandi e fedeli maestri, da Mohler a
Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel nostro tempo de Lubac, Congar,
Balthasarquanto più attuale è la loro parola rispetto a quella di coloro in cui
è scomparso il soggetto comunitario della Chiesa. In loro diventa chiaro
anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto che uno lo cerca, ma
proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo tempo, non vuole
nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige tuttavia anche che uno
non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il giudizio più grande, che è
dato nella fede della Chiesa, come voce e via della verità. Del resto io
penso che vale la stessa regola anche per le nuove grandi correnti della
teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana, latinoamericana, asiatica,
ecc. La grande teologia francese non è nata per il fatto che si voleva fare
qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di cercare nient'altro che la
verità e di esprimerla più adeguatamente possibile. E così questa
teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La stessa cosa
vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo
l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo
davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli,
ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi
stessi. Abbiamo veramente raggiunto la meta più importante se siamo
giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, mai uniforme, perché il
nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è
nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto
all'unità, è veramente grande.» Monumento ad Antonio Rosmini, in
Corso Rosmini, a Rovereto Papa Pio VIII disse a Rosmini, in udienza il 15
maggio 1829: «È volontà di Dio che voi vi occupiate nello scrivere libri:
tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al
presente ha gran bisogno di scrittori: dico, di scrittori solidi, di cui
abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì
altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa
condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio
assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando
qualunque altra opera del Sacro Ministero.» Gregorio XVI, successore di Pio
VIII, in risposta alla lettera che Antonio Rosmini gli aveva indirizzato il 10
gennaio 1832, il 27 marzo dello stesso anno gli scrisse: «Diletto Figlio,
a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo volentieri e
con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua devota
sommissione a Noi e alla Sede Apostolica che ci hai mandato il 10 gennaio, in
cui ci parli della pia Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue
fatiche è stata fondata nel territorio della diocesi di Novara con
l'approvazione del Vescovo. E soprattutto ci hai anche informato che il
medesimo Istituto è stato da poco chiamato anche dal Vescovo di Trento nella
sua diocesi e che qui molti ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito.
Per questi fatti davvero rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni
bene. E quantunque questo Istituto non sia stato ancora confermato
dall'autorità di questa Santa Sede, tuttavia speriamo in bene di esso e ci
allietiamo che lo stesso si dilati con il consenso dei nostri Venerabili
Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto riguarda le Sante Indulgenze
connesse a questo istituto, che domandi siano concesse, ricevi diletto figlio
il nostro Rescritto unito a questa lettera, da cui sicuramente comprenderai che
rispondiamo positivamente alla tua richiesta. Ti assicuriamo anche che ci è
pervenuto il libro sopra i Principi della Dottrina Morale da te edito e
mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie del nostro animo per il dono.
Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche del Governo Apostolico non
abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo certamente persuasi che esso sia
in tutto conforme alla più sana dottrina e utilissimo alla sua difesa. Continua
dunque, diletto figlio, lo studio e prosegui a spendere le tue fatiche ad onore
di Dio per l'utilità della Chiesa; in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la
tua opera. Frattanto la paterna carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di
Cristo sia pegno dell'apostolica benedizione, che sgorgante dall'intimo del
cuore ti impartiamo.» (Da Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI, del 27
marzo 1832) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di Cremona, nel 1854 dopo il decreto
Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini disse: «Non solo è un buon
cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi per far trionfare la
verità» Il papa Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte che si
svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo secolo,
in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e Vercelli, del
25 gennaio 1882, fra l'altro scrisse: «Ma non vogliamo che con questo
abbia a patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per
lo innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo
spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua
a rendere ognora più abbondanti frutti» Rosmini Rovereto 02.jpg La
condanna del Sant'Uffizio Col decreto del Sant'Uffizio "Post Obitum"
del 1887, firmato da Leone XIII, vennero condannate, in quanto "non
conformi alla verità cattolica", 40 proposizioni contenute nelle opere del
Rosmini, le quali la Sacra Congregazione romana "giudicò doversi
riprovare, condannare e proscrivere, nel proprio senso dell’autore",
chiarendo inoltre che non era lecito "a chicchessia di inferire, che le
altre dottrine del medesimo Autore, che non vengono condannate per questo
decreto, siano per veruna guisa approvate". La riabilitazione a
seguito del Concilio Vaticano II Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua
vita, meditò in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione
Cristiana", assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI
prestò interesse nel Rosmini: in occasione del 150º anniversario di fondazione
dell'Istituto della Carità inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui
elogiava l'intuizione del Rosmini nel dare un grande peso alla missione
caritativa già nel nome del nativo istituto religioso, appunto l'Istituto della
Carità. Pubblicamente Paolo VI citò Rosmini durante il discorso tenuto alla
Federazione Universitaria Cattolica Italiana del 2 settembre 1963 riguardante
la cultura cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo pontificato venne tolto
il divieto di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque Piaghe della Santa Chiesa.
Alla morte di Paolo VI venne eletto papa Giovanni Paolo I, che si era laureato
in sacra teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi su
L'origine dell'anima umana secondo Antonio Rosmini. È bene precisare che
Luciani era fortemente critico nei riguardi del pensiero rosminiano, solo
successivamente cambiò opinione, rivolgendo nei riguardi di Rosmini parole di
ammirazione e stima. Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II
che il pensiero rosminiano ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle
condanne che accompagnavano l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua
fondazione. Nella Lettera Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II ha
annoverato Rosmini «tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un
fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso
l'introduzione della causa di beatificazione, conclusasi nella sua fase
diocesana novarese il 21 marzo 1998. Nel 2001, Joseph Ratzinger da
prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede emanò nel 2001 il
famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini
Serbati. La nota si concludeva confermando la validità del decreto Post obitum
sulle quaranta proposizioni, e allo stesso tempo con la riabilitazione di Rosmini:
«Il Decreto dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione
formale di verità di fede da parte dell'Autore, ma piuttosto al fatto che il
sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto insufficiente e
inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della dottrina cattolica, pur
riconosciute e confessate dall'Autore stesso.[...] Si possono attualmente
considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà
dottrinali e prudenziali, che hanno determinato la promulgazione del Decreto
Post obitum di condanna delle "Quaranta Proposizioni" tratte dalle
opere di Antonio Rosmini. E ciò a motivo del fatto che il senso delle
proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo Decreto, non appartiene in
realtà all'autentica posizione di Rosmini, ma a possibili conclusioni della
lettura delle sue opere. Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la
questione della plausibilità o meno del sistema rosminiano stesso, della sua
consistenza speculativa e delle teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in
esso espresse. Nello stesso tempo rimane la validità oggettiva del Decreto Post
obitum in rapporto al dettato delle proposizioni condannate, per chi le legge,
al di fuori del contesto di pensiero rosminiano, in un'ottica idealista,
ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina
cattolica.» (Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini
Serbati) Il documento ribadisce la diversità di linguaggio e apparato
concettuale del sistema rosminiano rispetto al tomismo, l'assenza di apparato
critico nelle opere postume e la permanente "difficoltà oggettiva di
interpretarne le categorie, soprattutto se lette nella prospettiva neotomista".
Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a
promulgare il Decreto sul miracolo della guarigione di Suor Ludovica Noè,
attribuito all'intercessione di Antonio Rosmini. Tra quelli portati dalla
postulazione dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore impulso a
quello della guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che la curò
si convertì in seguito all'accaduto. Il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della CEI, a margine del Convegno sulla sfida educativa tenuto a
Milano il 18 marzo , ha tenuto un intervento intitolato "Istanze educative
e questione antropologica" in cui ha riconosciuto le istanze pedagogiche
del Beato Antonio Rosmini. Il 1º luglio , il card. Angelo Bagnasco ha
presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il Dies Natalis di Antonio
Rosmini. Nel corso dell'Angelus domenicale fu ricordato per la sola
"carità intellettuale" e perché "testimoniò la virtù della
carità in tutte le sue dimensioni e ad alto livello". Avversario del
sensismo e dell'illuminismo settecenteschi, fu mentore e maestro intellettuale
di quattro Pontefici eletti consecutivamente: Giovanni XXIII, Paolo VI,
Giovanni Paolo I e II. La beatificazione Cronologia della causa di
beatificazione 19 febbraio 1994. Nulla osta della Congregazione per la Dottrina
della Fede che consente l'inizio della causa di beatificazione. 1º luglio 1997.
Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei Censori teologi
e delle commissioni storiche in Novara. 15 agosto 1997. Don Claudio
Massimiliano Papa, I.C., diventa postulatore della Causa succedendo a padre
Remo Bessero Belti, storico dell'Istituto e già Direttore del Centro
Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa. 21 marzo 1998. Chiusura del
Processo informativo Diocesano. 26 marzo 1998. Consegna del Trasunto alla
Congregazione per le cause dei Santi. 6 giugno 1998. Apertura del Trasunto. 15
gennaio 1999. Decreto di Validità del processo diocesano. 3 marzo 1999. Schema
per la stesura della Positio. 2 dicembre 1999. Consegna del lavoro sul Post
obitum curato dal Postulatore. 16 dicembre 1999. Il Relatore generale approva
il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum 20 dicembre 1999. Consegna
del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la Dottrina della Fede. 1º
luglio 2001. Il giorno dell'anniversario della morte di Rosmini viene
pubblicata sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina
della fede sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere
del Rev.do sacerdote Antonio Rosmini Serbati, a firma del cardinal Joseph
Ratzinger e di mons. Tarcisio Bertone. 3 luglio 2001. Rilascio del Nihil
obstare per la Causa di Beatificazione. Il Relatore approva e firma la Positio. 23
gennaio 2003. Conclusione della stampa e consegna alla Congregazione per le
cause dei santi della Positio (4.693 pagine). 26 maggio 2004. Consegna del
Trasunto super miro alla Congregazione per le cause dei santi. 29 maggio 2004.
Validità dell'inquisizione diocesana sul processo super miro. 28 giugno 2004.
Presentazione fattispecie super miro. 12 ottobre 2004. Revisa della fattispecie
con firma del sotto-segretario. 28 ottobre 2004. Relatio et vota del Congresso
Storico (con esito positivo). 3 febbraio 2005. Relatio et vota del Congresso
teologico super virtutibus (con esito positivo). 6 giugno 2006. Ordinaria della
Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo. Ponente della Causa
Mons. Rino Fisichella. 26 giugno 2006. Papa Benedetto XVI autorizza la
Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di esercizio
eroico delle virtù. 12 ottobre 2006. La Consulta medica della Congregazione per
le Cause dai Santi, si esprime con esito affermativo (all'unanimità 5 su 5)
circa l'inspiegabilità scientifica dell'evento di guarigione avvenuto a Sr.
Ludovica Noè. Il presunto evento miracoloso è avvenuto il 6 gennaio 1927. 19
dicembre 2006. Al termine del dibattito, i Consultori si sono unanimemente
espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nella guarigione in esame un
miracolo operato da Dio per intercessione del Ven. Antonio Rosmini. 1º giugno
2007. Papa Benedetto XVI autorizza la pubblicazione da parte della
Congregazione per le Cause dei Santi del riconoscimento delle virtù eroiche di
Rosmini. 18 novembre 2007. Nella diocesi di Novara si celebra la cerimonia di
Beatificazione dando lettura del decreto di Benedetto XVI che iscrive Rosmini
tra i Beati. La cerimonia di beatificazione La cerimonia di beatificazione
è avvenuta il 18 novembre 2007 nella città di Novara: appositamente è stato
fatto allestire il Palasport della città, unico luogo capace di raccogliere un
numero di fedeli così significativo. Con il pontificato di Benedetto XVI
le beatificazioni vengono preferibilmente celebrate dai cardinali, per rendere
ancora più piena la comunione tra loro e il successore di Pietro, e viene
privilegiato il luogo in cui il candidato agli onori degli altari ha vissuto.
Così, in qualità di delegato pontificio, la celebrazione è stata officiata dal
cardinale José Saraiva Martins, allora prefetto della congregazione per le
Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti gli spalti da cui hanno
concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto rosminiani. A prendere
parte alla processione e celebrare sull'altare, insieme al preposito generale
James Flynn c'era il segretario generale dell'Istituto p. Domenico Mariani con
gli allora componenti della Curia Generalizia dell'Istituto della Carità, il
Vicario per la Carità Spirituale p. Crish Fuse, il Vicario per la Carità
Intellettuale p. Giancarlo Taverna Patron, il Vicario per la Carità Temporale
p. David Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don Umberto
Muratore (profondo conoscitore del pensiero di Rosmini) e il padre postulatore
della Causa di Beatificazione, don Claudio Massimiliano Papa. Hanno
partecipato alla celebrazione anche il cardinale ex prefetto della Sacra
Congregazione per i vescovi Giovanni Battista Re, il cardinale arcivescovo di
Torino Severino Poletto, il vescovo di Novara, mons. Renato Corti,
l'arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, il vescovo rosminiano mons.
Antonio Riboldi e fra gli altri anche mons. Germano Zaccheo (che sarebbe
improvvisamente scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale
Monferrato, mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III
sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini),
l'allora segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Giuseppe
Betori, mons. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del
Vaticano, l'allora rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino
Fisichella, il Vicario Episcopale per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di
Milano monsignor Ambrogio Piantanida e il preposito generale dei barnabiti,
padre Giovanni Maria Villa. Tra i numerosissimi fedeli (più di diecimila)
accorsi da diverse parti del mondo per presenziare alla celebrazione, hanno
preso parte anche personalità politiche. Tra queste il senatore a vita
Oscar Luigi Scalfaro, l'allora presidente del Senato, Franco Marini, e Arturo
Parisi, al tempo Ministro della Difesa. Rosmini è il primo beato della
Provincia del Verbano Cusio Ossola. In occasione della beatificazione
sono stati moltissimi i quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno
dedicato articoli, pagine e interi numeri alla figura di Rosmini.
Opere Frontespizio dell'opera Delle cinque piaghe della santa chiesa
edizione di Bruxelles (1848) Monumento a Rosmini a Milano (1896) Sono
numerosissimi gli scritti del Beato Antonio Rosmini, certamente il più
importante a livello ascetico e spirituale sono le Massime di Perfezione Cristiana,
su cui anche papa Giovanni XXIII fece delle riflessioni prima di morire. Gli
costarono la messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle Cinque
Piaghe della Santa Chiesa" e "Dalla Costituzione secondo la giustizia
sociale". In ambito filosofico meritano di essere ricordati: Nuovo
saggio sull'origine delle idee, 1830 Principii della scienza morale, 1831
Filosofia della morale, 1837 Antropologia in servigio della scienza morale,
1838 Filosofia della politica, 1839 Trattato della coscienza morale, 1839
Filosofia del diritto, 1841-1845 Teodicea, 1845 Sull'unità d'Italia, 1848 Il
comunismo e il socialismo, 1849 Massime di perfezione cristiana Le Massime di
perfezione cristiana furono scritte da Rosmini per definire il fondamento
spirituale sul quale tutti i cristiani potessero avere un cammino nella
perfezione. Nel Vangelo stesso è scritto: "Siate perfetti come è
perfetto il vostro Padre celeste" (Mt 5,48) 1ª Massima: Desiderare
unicamente ed infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto. 2ª
Massima: Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento e alla
gloria della Chiesa di Cristo. 3ª Massima: Rimanere in perfetta
tranquillità circa tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla
Chiesa di Cristo, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio. 4ª
Massima: Abbandonare se stesso nella Provvidenza di Dio. 5ª Massima:
Riconoscere intimamente il proprio nulla. 6ª Massima: Disporre tutte le
occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza Rosmini e il
Concilio Ecumenico Vaticano II Di particolare interesse fu la sua opera
"Le cinque piaghe della santa Chiesa", scritta nel 1832 e pubblicata
nel 1848. L'autore mostrò di discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale
ragione l'opera fu messa all'Indice sin dal 1849 e ne scaturì una polemica nota
col nome di "questione rosminiana". L'opera fu riscoperta al Concilio
Vaticano II. Il primo a parlare al Concilio di Rosmini fu il vescovo mons.
Luigi Bettazzi, presente durante alcune sessioni in rappresentanza del cardinal
Giacomo Lercaro di cui era Vicario generale. Di Rosmini, Bettazzi disse,
il 4 ottobre 1965 durante la Congregazione 141/1 periodo IV: «...Mi sia
consentito ricordare ancora in quest'aula l'esempio di Rosmini, molto legato a
Tommaso, ma anche studioso e amante del suo tempo, e che certamente guadagnò a
Cristo non pochi uomini contemporanei e posteriori. Tutto questo mi sembra si
accordi con le cose che sono state già dette da non pochi Padri su questo
schema in generale, che cioè gli uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni
particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a
trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando
della libertà abbiamo dovuto esaltare i valori dell'umiltà; parlando del
matrimonio, il ruolo della fortezza; parlando dei problemi economici e di molti
altri problemi, l'efficacia di un certo disprezzo delle cose: occorre dunque
mettere in luce la necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non
solo nella vita e nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi,
aiuto agli uomini di questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel
modo migliore e più efficace; il primo e principale compito dunque per i
cristiani che coltivano la sapienza dev'essere, alla luce del Magistero,
l'amore delle Scritture e l'amore di questo mondo in un colloquio franco e
aperto...» Papa Paolo VI, in un'udienza concessa alle suore rosminiane
disse a proposito di Rosmini: «...i suoi libri sono pieni di pensiero, un
pensiero profondo, originale che spazia in tutti i campi: quello filosofico,
morale, politico, sociale, soprannaturale, religioso, ascetico; libri degni di
essere conosciuti e divulgati... È stato anche un profeta: Le Cinque piaghe
della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere che si mettessero in luce
le sue mancanze, le sue debolezze). Lui, per esempio, previde la partecipazione
liturgica del popolo...Tutti i suoi pensieri indicano uno spirito degno di
essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo. Ve
lo auguriamo di cuore...» Tematiche affrontate nell'opera Delle Cinque
Piaghe della Santa Chiesa L'opera è suddivisa in cinque capitoli
(corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe di Cristo). In ogni
capitolo la struttura è la medesima: un quadro ottimistico della Chiesa
antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione generale (invasioni
barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei vescovi nella
politica) la piaga i rimedi. Prima piaga. È la divisione del popolo dal clero
nel culto pubblico. Nell'antichità il culto era un mezzo di catechesi e
formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le invasioni barbariche, la
scomparsa del latino, la scarsa istruzione del popolo, la tendenza del clero a
formare una casta hanno eretto un muro di divisione tra il popolo e i ministri
di Dio. Rimedi proposti: insegnamento del latino, spiegazione delle cerimonie
liturgiche, uso di messalini in lingua volgare. Seconda piaga.
Insufficiente educazione del clero. Se un tempo i preti erano educati dai
vescovi, ora ci sono i seminari con "piccoli libri" e "piccoli
maestri": dura critica alla scolastica, ma soprattutto ai catechismi.
Rimedio: necessità di unire scienza e pietà. Terza piaga. Disunione tra i
vescovi. Critica serrata ai vescovi dell'ancien régime: occupazioni politiche
estranee al ministero sacerdotale, ambizione, servilismo verso il governo,
preoccupazione di difendere ad ogni costo i beni ecclesiastici, "schiavi
di uomini mollemente vestiti anziché apostoli liberi di un Cristo ignudo".
Rimedi: riserve sulla difesa del patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di
consenso alle tesi dell'Avenir sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio
statale per riavere la libertà. Quarta piaga. La nomina dei vescovi
lasciata al potere temporale. Rosmini compie un'approfondita analisi storica
sull'evoluzione del problema e critica i concordati moderni con cui la S. Sede
ha ceduto la nomina al potere statale (e, accenna prudentemente, per avere
compensi economici). Rimedi: propone un ritorno all'elezione dei vescovi da
parte dei fedeli. Quinta piaga. La servitù dei beni ecclesiastici.
Rosmini sostiene la necessità di offerte libere, non imposte d'autorità con
l'appoggio dello Stato, rileva i danni del sistema beneficiale, propone la
rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei bilanci. Scuole A lui sono
intolati vari istituti scolasti in città italiane. Rovereto, sua città
natale, gli ha dedicato il liceo Antonio Rosmini che frequentò quando ancora si
chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero ospita l'Istituto Antonio
Rosmini dal 1857. Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane "Antonio
Rosmini (istituto parificato). Roma ospita la sede dell'Istituto Comprensivo
Antonio Rosmini. Torino ospita la biblioteca Antonio Rosmini del polo biomedico
universitario che in passato fu un istituto scolastico attivo fino alla fine
del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo "A.
Rosmini". Note M. Farina, 15-47.
I. Prosser154. I.
Prosser129. Marcello Bonazza,
L'Accademia Roveretana degli Agiati , su agiati.it, Accademia Roveretana degli
Agiati, 1998. 6 aprile 7 aprile ).
«Don Francesco Paoli artefice della
rinascita dell'Accademia nel 1872 e suo presidente fino al 1888». Antonio Rosmini, Ragionamento sul comunismo e
socialismo, Giovanni Grondona, Genova 1849
Questa tesi fu messa in discussione da Giacomo Andrea Abbà a cui Rosmini
controbatté nel Diario filosofico di Adolfo, VII, G.A.A.(pubblicato in Riv.
rosminiana, III [1908], 1-8). PAGANI-ROSSI, Vita di Antonio Rosmini, II,
p.680 //rosmini.it/Resource/Causa/05%20Decreto%20Post%20Obitum%87.pdf Nota sul valore dei Decreti dottrinali
concernenti il pensiero e le opere del Rev.do Sac. Antonio Rosmini Serbati, su
vatican.va, 1º luglio 2001 (archiviato il 7 agosto 2001). Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su
agensir.it, 18 novembre 2007. Biografia
di Antonio Rosmini, su vatican.va.
Istituto Antonio Rosmini, su rosmini-borgomanero.it. Liceo delle Scienze
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filosofico di Antonio Rosmini, Brescia, Morcelliana, Alfeo Valle, Antonio
Rosmini. Il carisma del fondatore, Rovereto (TN), Longo Editore, 1991. Paolo
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riforma della filosofia e rinnovamento della Chiesa Brescia, Morcelliana, Michele
Dossi, Il Santo Probito, La vita e il pensiero di Antonio Rosmini, Trento, Il
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e la forma morale dell'essere. La "poiesi" del bene come destino della
metafisica, Milano, FrancoAngeli, Francesco Paoli, Antonio Rosmini, Virtù
quotidiane, Verona, Edizioni Fede & Cultura, Maurizio De Paoli, Antonio
Rosmini. Maestro e profeta, Milano, Edizioni San Paolo, 2007. Piero Sapienza,
Eclissi Dell'educazione? La sfida educativa nel pensiero di Rosmini, Roma,
Libreria Editrice Vaticana, 2008. Giuseppe Goisis, Il pensiero politico di
Antonio Rosmini e altri saggi fra critica ed Evangelo, S. Pietro in Cariano
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Chiesa. Antonio Rosmini verso il Vaticano II, Panzano in Chianti (FI), Edizioni
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Sodalitas, . Cirillo Bergamaschi, Antonio Rosmini. La perfezione della vita
cristiana, Stresa (VB), Edizioni Rosminiane Sodalitas, . Luciano Malusa,
Antonio Rosmini per l'unità d'Italia. Tra aspirazione nazionale e fede
cristiana, Milano, FrancoAngeli, . Domenico Fisichella, Il caso Rosmini.
Cattolicesimo, nazione, federalismo, Roma, Carocci editore, . Umberto Muratore,
Apologia della fedeltà. In difesa dei valori etici e spirituali, Stresa (VB),
Edizioni Rosminiane Sodalitas, . Luciano Malusa, Stefania Zanardi, Le lettere
di Antonio Rosmini-Serbati, un "cantiere" per lo studioso.
Introduzione all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio Editore, . Stefania
Zanardi, La filosofia di Antonio Rosmini di fronte alla Congregazione
dell'Indice con Prefazione di Fulvio De Giorgi, Milano, FrancoAngeli,
. Restaurazione Antonio Fogazzaro Altri progetti Collabora a
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Antonio Rosmini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Antonio Rosmini, in Dizionario
di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Antonio Rosmini, su
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degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Antonio Rosmini, su
accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Antonio Rosmini, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Dizionario biografico austriaco Find a Grave. Opere su Liber Liber. Operesu openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Antonio Rosmini / Antonio Rosmini (altra versione), . Antonio Rosmini,
in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Antonio Rosmini, su Santi, beati e testimoni,
santiebeati.it. Sito ufficiale degli
scritti di Antonio Rosmini, su rosminionline.it. Un esteso saggio inedito su
Antonio Rosmini si puà trovare sul Blog di Carlo EllenaEdward N. Zalta ,
Antonio Rosmini, in Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study
of Language and Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e
Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
rosselli: (with two s’s, as opposed to
rosella) -- important Italian philosopher. There is a Rosselli Circle in RomeCarlo
Rosselli Carlo Rosselli Carlo Alberto Rosselli (Roma, 16 novembre
1899Bagnoles-de-l'Orne, 9 giugno 1937) attivista, giornalista, filosofo,
storico ed antifascista italiano. Fu il teorico del "socialismo
liberale", un socialismo riformista non marxista direttamente ispirato dal
laburismo britannico e dalla tradizione storico-politica, italiana e non, del
radicalismo liberale e libertario. Fondò a Firenze il foglio clandestino Non
Mollare e nel 1926, insieme al socialista Pietro Nenni, la rivista milanese Il
Quarto Stato. Fondò nel 1929 a Parigi il movimento antifascista Giustizia e
Libertà, che nel 1936 combatté per la Repubblica nella Guerra civile spagnola,
all'interno della Colonna Italiana Rosselli, costituita assieme agli anarchici.
Nel 1937 fu ucciso in Francia insieme con il fratello Nello da assassini legati
al regime fascista. Magnifying glass icon mgx2.svg Fratelli
Rosselli. Nello Rosselli La nascita, la guerra e gli studi
Amelia Pincherle, madre di Carlo. Rosselli nacque a Roma il 16
novembre del 1899 da un'agiata famiglia ebraica, secondogenito dei tre figli
del livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli (10 agosto
1867Firenze, 9 settembre 1911) e della veneziana Amelia Pincherle (16 gennaio
1870Firenze, 26 dicembre 1954), sorella di Carlo Pincherle, architetto e pittore,
oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia paterna che
quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano
state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento
italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto
Nathan (Sindaco di Roma dal novembre del 1907 al dicembre del 1913), fu un
seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di
vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu
nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di San Marco,
instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione
anti-asburgica guidata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo. I Rosselli
avevano abitato per un considerevole periodo a Vienna, dove Giuseppe Emanuele
aveva studiato composizione musicale e dove, nel 1895, era nato il primogenito
Aldo Sabatino. In seguito, si trasferirono a Roma, dove il padre, rinunciando
alle sue aspirazioni artistiche, si dedicò alla vita mondana, mentre la madre
ottenne dei discreti successi come autrice di drammi teatrali. Qui, dopo la
propria nascita, venne alla luce, l'anno seguente, il terzogenito Sabatino
Enrico "Nello". Nel 1903, i due coniugi si separarono: le
condizioni economiche della famiglia avevano subito un grave tracollo a causa
della leggerezza del padre. Amelia si trasferì con i suoi tre figli a Firenze,
dove frequentarono le scuole: Carlo mostrò in quel periodo poco interesse per
gli studi e la madre lo ritirò dal ginnasio, facendogli frequentare le scuole
tecniche. Nel 1911 morì il padre. L'entrata in guerra dell'Italia, nel
1915, fu accolta con entusiasmo dalla famiglia Rosselli, decisamente
interventista. Il fratello Aldo fu arruolato come ufficiale di fanteria e morì
in combattimento nel 1916, ricevendo una medaglia d'argento alla memoria.
Carlo, ancora studente, collaborava dal 1917 al foglio di propaganda «Noi
giovani», fondato dal fratello Nello, anche se l'editoriale Il nostro
programma, che aprì in gennaio il primo numero del giornale, fu redatto con
buone probabilità assieme a Carlo. Il manifesto, che l'ingenuità di due
ragazzi indirizzava verso una fiduciosa speranza in un mondo migliore,
proponeva sin da allora alcuni tratti fondamentali della personalità di Carlo,
ossia un amore incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco
dello spirito mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo
democratico. Per «Noi giovani», licenziò i primi articoli, uno in aprile sulla
rivoluzione russa di febbraio, il secondo nel mese successivo vertente
sull'entrata in guerra degli Stati Uniti. Il primo testo, Libera Russia,
esalta il risveglio del paese di Gorkij, Tolstoj e Dostoevskij, supremi
interpreti di un rinnovamento in atto già dal secolo precedente, per cui la
rivoluzione di febbraio non era che il punto culminante di una lunga
preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi «era tutta una massa che
saliva lentamente, inesorabilmente. La marcia si poteva ritardare ma non
impedire». Dei recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente
"pacifica", la loro attuazione relativamente non violenta.
L'articolo Wilson mostra tutta la fiducia nutrita per l'uomo che definì il
conflitto come «a war to end wars» (una guerra per porre fine alle guerre), uno
slogan che rappresentava bene le speranze di Carlo e di tutta la famiglia
Rosselli. In giugno fu chiamato alle armi: frequentò a Caserta il corso
allievi ufficiali e venne assegnato nell'aprile del 1918 a un battaglione di alpini
in Valtellina. La guerra finì senza che egli avesse dovuto sottomettersi al
battesimo del fuoco e venne congedato col grado di tenente nel febbraio
1920. Il contatto con i giovani militari appartenenti ai ceti più
popolari fu molto importante per Rosselli e per altri studenti come lui:
«apprezzarono la massa [...] furon posti in grado di comprendere tante cose che
sarebbero loro certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di
professione». Gaetano Salvemini Diplomatosi all'Istituto tecnico,
si iscrisse a Firenze al corso di Scienze sociali, laureandosi a pieni voti il
4 luglio 1921 con una tesi sul sindacalismo e si preparò a sostenere anche gli
esami di maturità classica per ottenere il diritto di frequentare altri corsi
universitari. Tramite il fratello Nello aveva conosciuto Gaetano Salvemini,
professore dell'Università fiorentina, che sarà da allora un costante punto di
riferimento per entrambi i fratelli. Gli fece rivedere la sua tesi, che
Salvemini giudicò «non un'opera critica, equilibrata, sostanziosa», ma in essa
«era incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che facesse
sua la dottrina liberale e non la ripudiasse». In questo periodo si
avvicinò al Partito Socialista Italiano, simpatizzando, in contrapposizione all'allora
maggioritaria corrente massimalista di Giacinto Menotti Serrati, per quella
riformista di Filippo Turati, che egli ebbe poi modo di conoscere personalmente
a Livorno nel 1921, durante lo svolgimento del Congresso nazionale del Partito,
che sancì la definitiva scissione dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica
del Partito, che prenderà il nome di Partito Comunista d'Italia, e scrisse
svariati articoli per la sua rivista Critica Sociale. L'avvento del
fascismo e l'inizio della lotta Nell'ottobre del 1922 Mussolini salì al potere;
i riformisti di Turati vennero espulsi dal PSI. In dicembre Carlo
Rosselli si trasferì a Torino, dove frequentò il gruppo della rivista
gobettiana «La Rivoluzione liberale», in quel momento fortemente impegnata in
senso antifascista, e con la quale, dall'aprile 1923, incominciò a collaborare.
Conobbe Giacomo Matteotti, segretario dell'appena fondato Partito Socialista
Unitario, nel quale erano confluiti Piero Gobetti e la componente riformista
espulsa dal PSI. Ernesto Rossi Nel febbraio del 1923, a Firenze, il
gruppo dei socialisti liberali che si raccoglieva intorno alla figura
carismatica di Salvemini inaugurò il «Circolo di Cultura». Oltre ai Rosselli vi
erano: Piero Calamandrei, Enrico Finzi, Gino Frontali, Piero Jahier, Ludovico
Limentani, Alfredo Niccoli ed Ernesto Rossi. Gli ex-combattenti del circolo,
nel 1923, aderirono all'associazione antifascista Italia libera. Qualche
mese dopo, il 9 luglio, Carlo si laureò in giurisprudenza all'Siena, con la
tesi Prime linee di una teoria economica dei sindacati operai e partì per
Londra, stimolato dal desiderio di conoscere la capitale del laburismo, di
seguire i seminari della Fabian Society e di assistere, a Plymouth, al
congresso delle Trade Unions. A Londra vi era anche Salvemini, che teneva un
corso sulla storia della politica estera italiana al King's College.
Tornato in Italia in ottobre, grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si
impiegò come assistente volontario nella Facoltà di economia dell'Università
Bocconi a Milano, dove trasferì il suo domicilio. Proseguì la sua
collaborazione alla «Critica Sociale» di Turati: in novembre vi pubblicò un
articolo, invitando il Partito socialista a rompere con il marxismo, che egli
giudicava espressione di «cieco e tortuoso dogmatismo», per mettersi piuttosto
sulla linea di un «sano empirismo all'inglese». Nel febbraio del 1924,
inaugurò la sua collaborazione con la rivista della Federazione giovanile del
PSU, «Libertà», scrivendo proprio un articolo sul movimento laburista inglese.
Pochi mesi dopo il delitto Matteotti s'iscrisse al P.S.U.. Rosselli
sperava invano che in Italia si costituisse una seria opposizione antifascista
moderata in grado di offrire un'alternativa politica alla borghesia che guarda
con simpatia al fascismo: una di queste avrebbe potuto essere l'Unione
democratica nazionale di Giovanni Amendola, alla quale aderì il fratello Nello.
In settembre Carlo era in Inghilterra, da dove inviava al giornale del PSU, la
«Giustizia», le corrispondenze sull'evolversi della situazione politica
inglese, successiva alla vittoria elettorale dei conservatori e alla rottura
dell'alleanza tra laburisti e liberali. Piero Calamandrei Era
pessimista sulle condizioni politiche dell'Italia: la secessione aventiniana
non produceva effetti, con i suoi sterili tentativi di accordo con il re, con i
generali e i fascisti dissidenti. Del resto i fascisti stavano reagendo e lo
dimostrarono anche devastando, il 31 dicembre 1924, il «Circolo di Cultura» di
Salvemini che, come non bastasse, venne chiuso dal prefetto con una singolare
motivazione: «la sua attività provoca il giusto risentimento del partito
dominante». Lasciato l'incarico alla Bocconi, Rosselli passò a insegnare
Istituzioni di economia politica a Genova. Scrisse a Salvemini: «forse non avrà
apparentemente alcuna positiva efficacia, ma io sento che abbiamo da assolvere
una grande funzione, dando esempi di carattere e di forza morale alla
generazione che viene dopo di noi». Appare così, nel gennaio 1925, con la
collaborazione di Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Nello
Traquandi, Dino Vannucci e di Nello Rosselli, che ne ha proposto il nome, il
foglio clandestino Non Mollare. Alcuni redattori della rivista Non
Mollare nel 1925: Nello Traquandi, Tommaso Ramorino, Carlo Rosselli, Ernesto
Rossi, Luigi Emery, Nello Rosselli. In maggio la denuncia di un
tipografo provocò la repressione e la dispersione di alcuni tra i redattori del
foglio: Ernesto Rossi riuscì a fuggire a Parigi, il Vannucci in Brasile, Salvemini
fu arrestato l'8 giugno a Roma e denunciato per «vilipendio del governo». In
attesa del processo, messo in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei
fascisti, a luglio passò la notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non
erano ancora fra i sospettati: gli squadristi però, venuti a conoscenza del
fatto, devastarono l'abitazione il giorno dopo. Scrisse Rosselli a Giovanni
Ansaldo: «Io sono di ottimo umore e l'altra sera ho financo bevuto alla
distruzione compiuta! Se i signori fascisti non hanno altri moccoli, possono
andare a dormire: aspetteranno a lungo la mia rinuncia alla lotta». Ormai
preso di mira dai fascisti, Rosselli fu aggredito a Genova mentre si recava
all'Università e poi disturbato durante la sua lezione, con la richiesta del
suo allontanamento. Nel luglio del 1926 si attivò infine lo stesso Ministro
dell'economia, Giuseppe Belluzzo, che chiese il suo licenziamento. A questo
punto, preferì dimettersi. Pochi giorni dopo, il 25 aprile, a Firenze,
sposò con rito civile Marion Catherine Cave, una giovane laburista inglese che
era venuta nel 1919 a Firenze a insegnare lingua inglese nel British Institute,
conosciuta da Rosselli nel 1923 al Circolo della Cultura salveminiano.
MilanoLapide commemorativa: «In via Ancona 2 visse nel 1926 il martire antifascista
Carlo Rosselli e qui ebbe sede la redazione del Quarto Stato rivista socialista
a difesa della libertà e della democrazia». I due sposi vissero a Milano, dove
Carlo aveva fondato insieme con Pietro Nenni la rivista «Il Quarto Stato», il
cui primo numero uscì il 27 marzo 1926. La rivista avrà vita breve, venendo
chiusa a novembre con l'entrata in vigore della legge sui «provvedimenti per la
difesa dello Stato». Scopo della pubblicazione era il tentativo di
rappresentare un punto d'incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare
temi di politica culturale al cui centro fosse «il perfezionamento della
personalità umana» e l'elevamento della «vita spirituale e materiale» dei
cittadini. Il 26 novembre 1925 Rosselli, con Claudio Treves e Giuseppe
Saragat costituì un triumvirato che, il 29 novembre successivo, costituì
clandestinamente il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), che
prese il posto del P.S.U., sciolto d'imperio dal regime fascista, il 14
novembre, a causa del fallito attentato a Mussolini da parte del suo iscritto
Tito Zaniboni, avvenuto il 4 novembre precedente. Il confino e la fuga da
Lipari 12 dicembre 1926Lorenzo De Bova, Filippo Turati, Carlo Rosselli,
Sandro Pertini e Ferruccio Parri a Calvi in Corsica dopo la fuga in motoscafo
da Savona. Filippo Turati Alla fine del 1926 organizzò con Italo Oxilia,
Sandro Pertini e Ferruccio Parri l'espatrio di Filippo Turati a Calvi in
Corsica, con un motoscafo partito da Savona. Mentre Turati, Pertini e Oxilia
proseguirono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il motoscafo a Marina
di Carrara, furono arrestati, nonostante tentassero di sostenere di essere
reduci da una gita di piacere. Rosselli fu accusato anche di aver
favorito la fuga in Svizzera di Giovanni Ansaldo, di Claudio Silvestri, di
Claudio Treves e di Giuseppe Saragat. Venne detenuto nelle carceri di
Como fino al maggio del 1927 e poi inviato al confino di Lipari in attesa del
processo. L'8 giugno nacque suo figlio Giovanni Andrea "John". Quando
Carlo fu ricondotto da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola
siciliana giungeva il fratello Nello, condannato a 5 anni di confino. Al
processo, che si aprì il 9 settembre, Rosselli si difese attaccando il regime:
«il responsabile primo e unico, che la coscienza degli uomini liberi incrimina
è il fascismo [...] che con la legge del bastone, strumento della sua potenza e
della sua Nemesi, ha inchiodato in servitù milioni di cittadini, gettandoli
nella tragica alternativa della supina acquiescenza o della fame o
dell'esilio». La sentenza, rispetto alle previsioni, fu mite: dieci mesi
di reclusione e, avendone già scontati otto, Rosselli avrebbe potuto essere
presto libero, ma le nuove leggi speciali permisero alla polizia di
infliggergli altri 3 anni di confino da scontare a Lipari. Emilio
Lussu Lì venne raggiunto dalla moglie e dal figlio: la vita al confino
trascorreva con le letture di Croce, di Mondolfo, dell'epistolario di Marx ed
Engels e di Kant. Intanto, si preparava la fuga, che venne organizzata da
Parigi dall'amico di Salvemini Alberto Tarchiani. Il 27 luglio 1929
Rosselli evase dall'isola, insieme con Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu,
con un motoscafo guidato dall'amico Italo Oxilia diretto in Tunisia, da cui poi
i fuggiaschi raggiunsero la Francia. Francesco Fausto Nitti Nitti
narrerà l'avventurosa evasione nel libro Le nostre prigioni e la nostra
evasione, pubblicato quello stesso anno in inglese col titolo di Escape e in
edizione italiana nel 1946, mentre Rosselli racconterà le vicende del confino e
dell'evasione in Fuga in quattro tempi. La moglie Marion, che aspettava
la seconda figlia, Amelia "Melina", nata il successivo 28 marzo,
venne in un primo tempo arrestata per complicità, ma presto fu
rilasciata. L'esilio a Parigi. La nascita di "Giustizia e
Libertà" Carlo Rosselli (in piedi) con Claudio Treves e Filippo
Turati in esilio a Parigi nel 1932. Nel 1929 a Parigi, con Lussu, Nitti, e un
gruppo di fuoriusciti organizzati da Salvemini, fu fra i fondatori del
movimento antifascista "Giustizia e Libertà". GL pubblicò diversi
numeri della rivista e dei quaderni omonimi (con cadenza settimanale e mensile)
e fu attiva nell'organizzazione di diverse azioni dimostrative, tra cui il volo
sopra Milano di Bassanesi nel 1930. Nello stesso anno pubblicò, in
francese, Socialisme liberal. Il libro è una critica appassionata del marxismo
ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari schieramenti
politici socialisti dell'epoca. Il "socialismo liberale" propugnato
da Rosselli si caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del
marxismo revisionista, democratico e riformista (quello, tra gli altri, di
Eduard Bernstein, Werner Sombart, Turati e Treves), ed il socialismo non
marxista, libertario e decentralista (come quello di Francesco Merlino,
Salvemini, G. D. H. Cole, R. H. Tawney e Oszkár Jászi); il testo, però,
contiene anche un attacco dirompente contro lo stalinismo della Terza
Internazionale che, con la formula del "socialfascismo", accomunava
socialdemocrazia, liberalismo "borghese" e fascismo. Non
stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, Palmiro Togliatti,
abbia definito "Socialismo liberale" un "magro libello
antisocialista" e Rosselli "un ideologo reazionario che nessuna cosa
lega alla classe operaia". Il logo di Giustizia e Libertà
Nell'ottobre del 1931 Giustizia e Libertà aderì alla Concentrazione
Antifascista, unione di tutte le forze antifasciste non comuniste
(repubblicani, socialisti, CGL) che intendeva promuovere e coordinare
dall'estero ogni possibile azione di lotta al fascismo in Italia; si iniziarono
a pubblicare i "Quaderni di Giustizia e Libertà". Dopo
l'avvento del nazismo in Germania nel 1933, GL sostenne la necessità di una
rivoluzione preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che
questi portassero a una nuova tragica guerra, che a GL sembrava l'inevitabile
destino dei due regimi. L'impegno nella guerra civile spagnola
Bandiera della Colonna Italiana, nota anche come Centuria Giustizia e Libertà,
che sostenne i repubblicani nella guerra civile spagnola. Nel 1936 scoppiò in
Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito filo-monarchico, che
effettuarono un colpo di Stato, e il legittimo governo repubblicano del Fronte
Popolare di ispirazione marxista. Rosselli fu subito attivo nel sostegno alle
forze repubblicane, criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra, mentre
fascisti e nazisti aiutavano Francisco Franco con uomini e armi agli
insorti. Nell'agosto combatté la sua prima battaglia in Spagna, nei dintorni
di Huesca sul fronte di Aragona; cercò poi di costituire un vero e proprio
battaglione (intitolato a Giacomo Matteotti). La prima formazione
italiana, che prenderà poi, dopo l'uccisione dei due fratelli, il nome di
Colonna Italiana Rosselli, annoverava tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra
gli esuli italiani in Francia dal movimento Giustizia e Libertà e dal Comitato
Anarchico Italiano Pro Spagna; tra questi c'erano anche gli anarchici Umberto
Marzocchi e Camillo Berneri. Umberto Marzocchi scrisse un libro sulla comune
esperienza antifascista di anarchici e di militanti di Giustizia e Libertà,
"Carlo Rosselli e gli anarchici". In un discorso a Radio
Barcellona il 13 novembre 1936, Rosselli pronuncia la frase che poi diverrà il
motto degli antifascisti italiani: "Oggi qui, domani in
Italia": «È con questa speranza segreta che siamo accorsi in
Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani, ascoltate. È
un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Non prestate
fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari
spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta.»
Nel dicembre 1936 in seguito a contrasti con gli anarchici si dimette da
comandante della Colonna e nel gennaio 1937 fonda il battaglione
Matteotti. L'assassinio Nel giugno 1937 soggiornò a Bagnoles-de-l'Orne
per delle cure termali, località dove fu raggiunto dal fratello Nello. Il
9 giugno i due furono uccisi da una squadra di "cagoulards",
miliziani della "Cagoule", formazione eversiva di destra francese, su
mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un
pretesto vennero fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di
pistola: Carlo morì sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con
un'arma da taglio.. I corpi vennero trovati due giorni dopo; i colpevoli, dopo
numerosi processi, riusciranno quasi tutti a essere prosciolti. I
fratelli Rosselli furono sepolti nel cimitero monumentale parigino del Père
Lachaise, ma nel 1951 i familiari ne traslarono le salme in Italia, nel
Cimitero Monumentale di Trespiano, nel piccolo borgo omonimo, comune di
Firenze, sulla via Bolognese. L'anziano Salvemini tenne il discorso
commemorativo funebre, alla presenza del presidente della Repubblica Luigi
Einaudi. La tomba dei due eroi dell'antifascismo si trova nel riquadro subito a
destra dell'ingresso. Nello stesso cimitero sono sepolti anche Gaetano
Salvemini, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei e Spartaco Lavagnini. La
tomba riporta il simbolo della "spada di fiamma", emblema di GL, e
l'epitaffio scritto da Calamandrei: «GIUSTIZIA E LIBERTA' PER QUESTO
MORIRONO PER QUESTO VIVONO» Il pensiero Giuseppe Mazzini
L'unico suo libro pubblicato mentre era in vita è "Socialismo
liberale", scritto durante il confino a Lipari, in una situazione di
semi-prigionia. Questa opera si pone in una posizione eretica rispetto ai
partiti della sinistra italiana del suo tempo (per i quali Il Capitale di Marx,
variamente interpretato, era ancora considerato come la Bibbia).
Indubbiamente è presente l'influsso del laburismo inglese, da lui ben
conosciuto. In seguito ai successi elettorali del partito laburista, Rosselli
era infatti convinto che l'insieme delle regole della democrazia liberale
fossero essenziali non solo per raggiungere il socialismo, ma anche per la sua
concreta realizzazione (mentre nella tattica leninista queste regole, una volta
preso il potere, debbono essere accantonate): pertanto, la sintesi del pensiero
rosselliano è: "il liberalismo come metodo, il socialismo come
fine". Carlo Pisacane L'idea di rivoluzione propria della
dottrina marxista era fondata sulla concezione della dittatura del proletariato
(che, in realtà, già ai tempi di Rosselli si sta traducendo, in Unione Sovietica,
nella dittatura del vertice di un solo partito). Essa viene respinta da
Rosselli, a favore di una rivoluzione che, come si nota nel programma di GL, è
un sistema coerente di riforme strutturali mirate alla costruzione di un
sistema socialista che non rinnega, ma anzi esalta, la libertà individuale e
associativa. Nella riflessione degli ultimi anni, Rosselli, alla luce
dell'esperienza spagnola (difesa dell'organizzazione sociale di Barcellona
compiuta dagli anarchici durante la guerra civile) e dell'avanzata del nazismo,
radicalizza le sue posizioni libertarie. Rosselli, influenzato dalle idee
di Mazzini e di Carlo Pisacane, propugna il socialismo liberale: il fine è il
socialismo, il metodo il liberalismo, un metodo che garantisce la democrazia e
l'autogoverno dei cittadini. Il liberalismo deve svolgere una funzione
democratica, il "metodo liberale" è il complesso di regole del gioco
che tutte le parti in lotta si impegnano a rispettare, regole dirette ad
assicurare la pacifica convivenza dei cittadini, delle classi, degli Stati, a
contenere le lotte (peraltro desiderabili se limitate). La violenza è
giustificabile come risposta ad altra violenza (per questo era giusta la lotta
contro il franchismo e sarebbe stata auspicabile in Italia una rivoluzione
violenta in risposta al fascismo); il socialismo è una logica conclusione del
liberalismo: socialismo significa libertà per tutti. Rosselli ha fiducia che la
classe del futuro sarà la classe proletaria, la borghesia deve fare da guida al
proletariato: il fine è la libertà per tutte le classi. Note Archivio RosselliBio, su archiviorosselli.it.
4 luglio 27 maggio ). N. Tranfaglia, Carlo Rosselli dall'interventismo
a Giustizia e Libertà, Bari, Laterza, Il
Circolo di Cultura fu rifondato nel settembre 1944, a liberazione di Firenze
appena avvenuta, per iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e
intitolato ai Fratelli Rosselli. Assunse così il nome di Circolo di Cultura
Politica Fratelli Rosselli. La sua prima manifestazione fu presieduta da Piero
Calamandrei. Con questo nome è tuttora operante a Firenze. Nel 1990 con decreto
del Presidente della Repubblica è stata costituita ed eretta in Ente Morale la
Fondazione Circolo Rosselli per sostenerne l'attività. Antonio Martino: Fuorusciti e confinati dopo
l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R. Questura di
Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, n.s., XLIII, Savona 2007, 453-516. e Pertini e altri socialisti
savonesi nelle carte della R.Questura, Gruppo editoriale L'espresso, Roma,
2009. Cfr. Commissione di Milano,
ordinanza contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli
ideatori del giornale clandestino Non Mollare uscito a Firenze nel 1925;
favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont,
Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione
al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio
1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), Cfr.
Commissione di Firenze, ordinanza del 3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività
antifascista”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino Le ordinanze di assegnazione al confino emesse
dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983
(ANPPIA/La Pietra), III1051 Cfr. La storia sotto inchiesta: Fuga da
Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai Storia il 3 gennaio . Il discorso di Rosselli su Romacivica.net
Archiviato il 29 settembre 2007 in .
Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, 1999, 202 e segg.
Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un
omicidio politico, Mondadori, Milano 2007.
Opere di Carlo Rosselli Oggi in Spagna, domani in Italia, prefazione di
Gaetano Salvemini, Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi, 1938; seconda
edizione, introduzione di Aldo Garosci, Einaudi, Torino, 1967. Scritti politici
e autobiografici, prefazione di Gaetano Salvemini, Polis editrice, Napoli,
1944; seconda edizione Zeffiro Ciuffoletti e Vincenzo Caciulli, Lacaita, Manduria
1992. Lettere di Carlo e Nello Rosselli a Gaetano Salvemini (1925), Nicola
Tranfaglia, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», I (1967), Torino. Carlo
Rosselli, Socialismo liberale, Einaudi, 1973. «Il Quarto Stato» di Pietro Nenni
e Rosselli, Domenico Zucàro, SugarCo, Milano, Epistolario
familiare.(1914-1937), introduzione di Leo Valiani, prefazione di Zeffiro
Ciuffoletti, SugarCo, Milano, 1979. Socialismo liberale, John Rosselli,
introduzione di Norberto Bobbio, Einaudi, Torino, 1979. Socialismo liberale,
John Rosselli, introduzione e commento di Norberto Bobbio, «Attualità del
socialismo liberale» e «Tradizione ed eredità del liberalsocialismo», seconda
edizione Einaudi Tascabili. Saggi, 1Scritti dell'esilio. I. «Giustizia e
libertà» e la concentrazione antifascista Costanzo Casucci, Collana Opere
scelte di Carlo Rosselli, Einaudi, Torino, 1988 (contiene una cronologia della
vita e la di C. Rosselli dal 1929 al
1934). Scritti politici, Zeffiro Ciuffoletti e Paolo Bagnoli, Guida, Napoli,
1988, una grossa anteprima del libri consultabile in rete. Scritti dell'esilio
II. Dallo scioglimento della concentrazione antifascista alla guerra di Spagna,
Costanzo Casucci, Einaudi, Torino, 1992, (è riportata la cronologia della vita
e una di Carlo Rosselli dal 1934 al
1937). Liberalismo socialista e socialismo liberale, Nicola Terraciano,
Galzerano Editore, Casalvelino Scalo (Salerno), 1992. Carlo e Nello Rosselli,
Giustizia e libertà, Giuliana Limiti e Mario di Napoli, prefazione di Pietro
Larizza, Roma, 1993, con la tesi di laurea di Carlo Rosselli sul «sindacalismo»
(Firenze, 1921). Liberalsocialism, edited by Nadia Urbinati, translated by
Williams McCuaig, Princeton University Press, Princeton, introduzione di Nadia
Urbinati. Scritti scelti, Gian Biagio Furiozzi, “Quaderni del Circolo
Rosselli”, n. 4/2000, Alinea Editrice, Firenze. Opere su Carlo Rosselli Gaetano
Salvemini, "Carlo e Nello Rosselli", Edizioni di «Giustizia e
libertà», Parigi, 1938; ora in "Scritti Vari", Giorgio Agosti e Alessandro
Galante Garrone, Feltrinelli, Milano, 1978 («Opere scelte di Gaetano Salvemini»,
vCultura e società nella formazione di Gaetano Salvemini, buona anteprima del
pensiero di Salvemini con i rapporti con Carlo Rosselli e la grangia politica
correlata Roberto Gremmo "Rosselli alla Cagoule" Silenzi e segreti
d'un oscuro delitto politico. Edizioni Storia Ribelle, Biella . Aldo Garosci,
"Vita di Carlo Rosselli", Edizioni U, Roma-Firenze-Milano («Collezione Giustizia e Libertà»); nuova edizione
Vallecchi, Firenze, Alessandro Levi, "Ricordi dei fratelli Rosselli",
La Nuova Italia, Firenze, 1947 («Quaderni del Ponte», 2). Stefano Merli,
"Il dibattito socialista sotto il fascismo. Lettere di Rodolfo Morandi e
Carlo Rosselli (1928-1931)", «Rivista storica del socialismo», a. VI, n.
19. Maggio-Agosto 1963. Parzialmente ricompreso in Id., "Fronte
antifascista e politica di classe. Socialisti e comunisti in Italia
1923-1929", De Donato, Bari, 1975 («Movimento operaio», 28). Nicola
Tranfaglia, "Carlo Rosselli dall'interventismo all'antifascismo",
«Dialoghi del XX», a. I, n. 2, giugno 1967. Cfr. il n. 8. informazioni su
volume "Rosselli e l'Aventino: l'eredità di Giacomo Matteotti", «Il
movimento di liberazione in Italia», a. XX, n. 92, luglio-Settembre 1968, 3–34. Cfr. il n.8. stralcio di "Carlo
Rosselli e l'Aventino"[collegamento interrotto] «L'opposizione diventava
per la prima volta opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi
una psicologia virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo
appesantita da uomini che avevano gustato le gioie del potere e della
popolarità.» «Fu questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter
vincere con le armi legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della
forza. Pregustare le gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura.
Evitare tutti i problemi (Piero Gobetti diceva: "l'Aventino ha un mito, il
mito della cautela"), sperando che la borghesia dimentichi il '19.»
«Quanto alle masse popolari, che si mostravano nei primi giorni in stato di effervescenza,
guai a chi avesse tentato metterle in movimento! Solo i comunisti e le
minoranze giovani chiesero lo sciopero generale. Ma le opposizioni non vollero,
per non spaventare la borghesia e il sovrano.» "Carlo Rosselli
dall'interventismo a «Giustizia e Libertà»", Laterza, Bari, 1968,
(«Biblioteca di cultura moderna»); in appendice: scritti di Carlo Rosselli e
Lettera di Carlo Rosselli a Pietro Nenni. Cfr. i nn. 6 e 7. "Carlo
Rosselli dal processo di Savona alla fondazione di GL (1927-1929). Le fonti di
«Socialismo liberale»", «Il movimento di liberazione in Italia», Mirella
Larizza Lolli, "Alcuni appunti per una lettura del «Socialismo liberale»
di Rosselli", «Il pensiero politico», Santi Fedele, "Lo «Schema di
programma» di «Giustizia e Libertà», del 1932", «Belfagor», Paolo Bagnoli,
"L'esperienza liberale di Carlo Rosselli (1919-1924)", «Italia
Contemporanea», "L'antifascismo
rivoluzionario dei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche
Storiche», a. VI, n. 1 (Nuova serie), gennaio-Giugno Poi compreso. Santi
Fedele, "Storia della concentrazione antifascista prefazione di Nicola
Tranfaglia, Feltrinelli, Milano, 1976. Maria Garbari, "I «vinti» della
Resistenza. Nel quarantesimo del sacrificio di Carlo e Nello Rosselli",
«Studi Trentini di Scienze Storiche», a"«Quarto Stato» di Pietro Nenni e
Rosselli", Tavola rotonda fra Riccardo Bauer, Ugoberto Alfassio Grimaldi,
Giovanni Spadolini, Domenico Zucàro, «Critica Sociale», Leo Valiani, "Il
pensiero e l'azione di Carlo e Nello Rosselli", «Nuova Antologia», Nicola
Tranfaglia, "Carlo Rosselli e l'antifascismo", «Mondo Operaio», a.
XXX, nn. 7-8, luglio/Agosto Poi compreso. Roberto Vivarelli, "Carlo
Rosselli e Gaetano Salvemini", «Il pensiero politico», Poi compreso in n.
22, 69–97. Giovanni Spadolini,
"Carlo Rosselli nella lotta per la libertà", con lettere tra Egidio
Reale e Carlo Rosselli, «Nuova Antologia», Arturo Colombo, "Carlo Rosselli
e il «Quarto Stato»", «Nord e Sud», a. XXIV, Terza serie, nn. 34-35,
novembre-Dicembre. "Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella
storia d'Italia", Atti del convegno internazionale organizzato a Firenze
il 10-12 giugno 1977 dall'Istituto storico della Resistenza in Toscana, dalla
Giunta regionale toscana, dal Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze, La
Nuova Italia, Firenze, 1978. Riccardo Bauer, "Carlo Rosselli e la nascita
di GL in Italia". Jan Petersen, "Giustizia e Libertà in
Germania". Pierre Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di GL
e dell'assassinio dei fratelli Rosselli". Frank Rosengarten, "Carlo
Rosselli e Silvio Trentin, teorici della rivoluzione italiana". Max
Salvadori, "Giellisti e loro amici degli Stati Uniti durante la seconda
guerra mondiale". Santi Fedele, "Giellisti e socialisti dalla
fondazione di GL (1929) alla politica dei fronti popolari". Pier Giorgio
Zunino, "Giustizia e Libertà e i cattolici". Aldo Garosci, "Le
diverse fasi dell'intervento di Giustizia e Libertà nella guerra civile di
Spagna. Parte III- Oggi in Spagna, domani in Italia". Umberto Marzocchi, "Carlo
Rosselli e gli anarchici"; citazione sottostante da un articolo di Ugo
Finetti «Infatti Rosselli considerava una barbarie le stragi di anarchici in
Catalogna, tra cui l'uccisione di Camillo Berneri, l'anarchico che lo
affiancava nella guida della Prima colonna italiana formata da tremila
antifascisti, i primi accorsi in Spagna.» e si ricorda, nel prosieguo,
anche la ferma presa di posizione delle Brigate partigiane di Giustizia e
Libertà quando Emilio Canzi fu rimosso da comandante unico della XIII zona
operante nel piacentino e grazie a questa presa di posizione fu reintegrato
dopo un breve arresto. Le Brigate partigiane di Giustizia e Libertà erano in
gran parte influenzate dal pensiero di Rosselli. Umberto Tommasini,
"Testimonianza su Carlo Rosselli; Parte IV- L'eredità di Giustizia e
Libertà". Mario Delle Piane, "Rapporti tra socialismo liberale e
liberalsocialismo". Tristano Codignola, "GL e Partito d'azione".
Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli", in "Il movimento operaio
italiano. Dizionario biograficoIV", Franco Andreucci e Tommaso Detti,
Editori Riuniti, Roma, 1978, 392–99.
Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale", «Il
Politico», Poi compreso. Paolo Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia e
Libertà». Lettere inedite di Mario Levi, Renzo Giua, Nicola Chiaromonte, Carlo
Rosselli, Aldo Garosci «Mezzosecolo», n.
3, Centro studi Piero Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte,
Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Annali 1Luigi Cirillo,
"Il socialismo di Carlo Rosselli", Fasano, Cosenza, 1979. Emilio
Lussu, "Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di «Giustizia e
Libertà»", Manlio Brigaglia, Editrice Libreria Dessì, Sassari 1979, 301.informazioni su Storia della Sardegna di
Manlio Brigaglia, son presenti correlazioni fra i succitati personaggi.
"Le componenti mazziniana e cattaneanea in Salvemini e nei Rosselli. La
figura e l'opera di Giulio Andrea Belloni", Atti del Convegno di studi nel
venticinquesimo anniversario della fondazione della Domus Mazziniana tenutosi a
Pisa. Arti Grafiche Pacini & Mariotti, Pisa, 1979, 257. Comprende: Arturo Colombo, "Carlo
Rosselli e il «Quarto Stato»" Angelo Varni, "Derivazioni mazziniane
nella concezione sindacalista di Carlo Rosselli", Lucio Ceva,
"Aspetti politici dell'azione di Carlo Rosselli in Spagna", 109–26. Giuseppe Tramarollo, "Rosselli e
la gioventù del regime", Paolo
Bagnoli, "Il revisionismo rosselliano", in "Guida alla storia
del PSI. La ripresa del pensiero socialista tra eresia e tradizione",
Francesca Taddei e Marco Talluri, «Quaderni del Circolo Rosselli», Giuseppe
Galasso, "La democrazia da Cattaneo a Rosselli", Le Monnier, Firenze («Quaderni
di storia»,Aldo Rosselli, "La famiglia Rosselli. Una tragedia
italiana", presentazione di Sandro Pertini, prefazione di Alberto Moravia,
Bompiani, Milano, Francesco Kostner, "Carlo Rosselli e il suo socialismo
liberale", Lalli, Poggibonsi, 1984,
91 («Linee politiche»). Paolo Bagnoli, "Carlo Rosselli tra pensiero
politico e azione", prefazione di Giovanni Spadolini, con uno scritto di
Alessandro Galante Garrone, Passigli, Firenze, 1985, 190. Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e
il socialismo liberale", in "Padri della patria. Protagonisti e
testimoni di un'altra Italia", FrancoAngeli, Milano, 1985, 249–73 («Ricerche storiche», 64). Franco Invernici,
"L'alternativa di «Giustizia e Libertà». Economia e politica nei progetti
del gruppo di Carlo Rosselli", presentazione di Arturo Colombo, FrancoAngeli,
Milano («Studi e ricerche storiche», 96). Leo Valiani, "Carlo e Nello
Rosselli da Mazzini alla lotta di liberazione", «Nuova Antologia», Diego
Scacchi, Arturo Colombo, "Per Carlo e Nello Rosselli", presentazione
di Giovanni Spadolini, Casagrande, Lugano, 1988, 71 («Quaderni europei», I). Roberto
Vivarelli, "Le ragioni di un comune impegno. Ricordando Gaetano Salvemini,
Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi", «Rivista Storica Italiana», Giovanni
Spadolini, "Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro
pensiero", Passigli, Firenze, 1990,
61 («Letture Rosselli», 2). Corrado Malandrino, "Socialismo e
libertà. Autonomie, federalismo, Europa da Rosselli a Silone", FrancoAngeli,
Milano (Collana «Gioele Solari». Dipartimento di Studi politici dell'Torino,
6). Franco Bandini, "Il cono d'ombra. Chi armò la mano degli assassini dei
fratelli Rosselli", SugarCo, Milano, Arturo Colombo, "I Rosselli, due
guardiani per l'albero della libertà", in Id., "Voci e volti della
democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer", Le Monnier,
Firenze («Quaderni di storia»). , "Nel nome dei Rosselli. 1920-1990",
«Quaderni del Circolo Rosselli», FrancoAngeli, Milano, Con una
sui fratelli Rosselli di Giuseppe Muzzi. "A più voci su Carlo
Rosselli. Gaetano Arfé, Costanzo Casucci, Aldo Garosci, Francesco Malgeri,
Leonardo Rapone, Scritti dell'esilio", «Il Ponte», "Il carteggio di Carlo e Nello Rosselli
con Carlo Silvestri", Gloria Gabrielli, «Storia Contemporanea», Santi
Fedele, "E verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di
Giustizia e Libertà»", FrancoAngeli, Milano, Collana di Fondazione di
studi storici Filippo Turati», n °7. Zeffiro Ciuffoletti, "Carlo Rosselli,
il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in "Socialismo e
Comunismo 1892-1992". I, «Il
Ponte», Paolo Bagnoli, "La lezione rosselliana, La nuova storia. Politica
e cultura alla ricerca del socialismo liberale", prefazione di Renato
Treves, Festina Lente, FNicola Tranfaglia, "Sul socialismo liberale di
Carlo Rosselli", in I volume "Dilemmi del liberalsocialismo",
Michelangelo Bovero, Virgilio Mura, Franco Sbarberi, La Nuova Italia Scientifica,
Roma, («Studi Superiori NIS/201. Scienze Sociali»). Atti del convegno
"Liberalsocialismo: ossimoro o sintesi?", organizzato ad Alghero il
25-27 aprile 1991, Dipartimento di Economia istituzioni e società
dell'Università Sassari. Il 1º gennaio del 1924 fu pubblicato il primo numero
di “Libertà”, periodico legato all'ala socialista del movimento antifascista,
il sottotitolo fu la frase di Carlo Marx ed Federico Engels: Alla società
borghese, con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà
un'associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione
del libero sviluppo di tutti e, su invito Claudio Treves, Rodolfo Mondolfo e
Alessandro Levi, Rosselli scrisse un articolo Il partito del lavoro in
Inghilterra che fu pubblicato sul numero tre del 1º febbraio in cui Rosselli riaffermò una parte del suo
pensiero del periodo: «Il Labour Party, in base agli elementi che lo compongono
può definirsi come una federazione di gruppi economici e di gruppi politici. In
realtà è l'organizzazione politica federativa ed associativa del movimento
operaio più vecchio e potente del mondo.» Silvio Suppa, "Note su
Carlo Rosselli: temi per due tradizioni", in I volume "dilemmi del
liberalsocialismo " Del Puppo D., "«Il Quarto Stato»", «Science
and Society»,"L'attualità di Carlo Rosselli e del socialismo liberale.
Dialoghi tra: Giancarlo Bosetti, Vittorio Foa, Sebastiano Maffettone, Enzo
Marzo, Nicola Tranfaglia, Nadia Urbinati", Supplemento al n. I/1995 di
«Croce Via», Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1995. Atti del dibattito
svoltosi a Napoli il 13 gennaio 1995 in occasione della presentazione italiana
del volume "Liberal socialism", lavoro di Nadia Urbinati, tradotto da
William McCuaig, Princeton University Press, Princenton Nadia Urbinati,
"Carlo Rosselli: la democrazia come fede comune", «il Vieusseux», Paolo
Bagnoli, Rosselli, "Piero Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e
idee tra liberalismo e socialismo", La Nuova Italia, Firenze («Biblioteca
di Storia», 55). Costanzo Casucci, "La caratteristica di Carlo
Rosselli", con un vademecum, «Belfagor», Simone Visciola, Giuseppe Limone , "I
Rosselli. Eresia creativa, eredità originale", Napoli, Guida, Piero
Graglia, "Unità europea e federalismo. Da «Giustizia e Libertà» ad Altiero
Spinelli", il Mulino, Bologna, 1996,
296 («il Mulino-Ricerca»). "Il dibattito europeista e federalista
in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto D., "Carlo
Rosselli e le élites. Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia
partecipativa", «Scienza & Politica», Carlo Rosselli, "Pagine
scelte di economia", Simone Visciola e Antonio De Ruggiero, Firenze, Le
Monnier, Salvo Mastellone, "Il
partito politico nel socialismo liberale di Carlo Rosselli", «Il pensiero
politico», Gianbiagio Furlozzi, "Carlo Rosselli e Georges Sorel", «Il
pensiero politico», a. Giovanna Angeli, "L'eredità democratica da Bignami
a Rosselli", Angeli, Milano, 1999. Salvo Mastellone, "Carlo Rosselli
e «La rivoluzione liberale del socialismo»". Con scritti e documenti
inediti. Olschki, Son riportati testi pubblicati da Carlo Rosselli non inseriti
nel I delle «Opere scelte».
"Rosselli. Dizionario delle idee", Sergio Bucchi, Editori Riuniti,
gennaio Antonio Martino, Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della
R. Questura, Roma, Gruppo editoriale L'espresso, 2009. Mimmo Franzinelli,
"Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio
politico", Mondadori, Milano 2007. Diego Dilettoso, "La Parigi e La
Francia di Carlo Rosselli. Sulle orme di un umanista in esilio", Biblion,
Milano .Paolo Bagnoli. Carlo Rosselli:
Il socialismo delle libertà. Polistampa, Milano, Paolo Bagnoli. Carlo Rosselli. Socialismo,
giustizia e libertà. Biblion, Milano, Carlo Rosselli, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Carlo Rosselli, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Carlo Rosselli, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, .Carlo Rosselli, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Carlo Rosselli, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Carlo Rosselli, su
siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Carlo Rosselli, su Liber Liber. Opere di
Carlo Rosselli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Carlo Rosselli,
. Biografia di Rosselli, su
romacivica.net. Carlo Rosselli e l'Aventino (DOC) [collegamento interrotto], su
geocities.com. Giancarlo Iacchini,*Rosselli: socialismo liberale ma... vero!,
dal sito del Movimento Radical Socialista 55esima brigata Garibaldi Carlo
Rosselli, su 55rosselli.it. Archivio della famiglia Rosselli [collegamento
interrotto], su archiviorosselli.it. I fratelli Rosselli, genesi di un delitto
impunito, su rifondazionepescara.org (archiviato dall'url originale l'8 aprile
2008). Camillo Berneri e Carlo RosselliVite parallele di Massimo Ortalli (da
"Umanità Nova" n.08 del 4 marzo 2001) Fondazione Rosselli, Centro di
ricerca, su fondazionerosselli.it. 17 gennaio
1º settembre 2005). Fondazione Circolo RosselliFirenze, su rosselli.org.
"Gaetano Pecora" Carlo Rosselli, socialista e liberale.Bilancio
critico di un grande italiano, su politicamagazine.it. Valdo Spini,
"Perché i Rosselli parlano ancora a questa Italia", sul sito
repubblica.it. Refs.: Luigi Speranza, “Rosselli e Grice,” per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
rosselli: Sabatino Enrico Rosselli detto Nello (Roma),
filosofo. Insieme al fratello Carlo, fu ucciso in Francia nel 1937 da assassini
legati al regime fascista. Magnifying glass icon mgx2.svgFratelli
Rosselli. Nacque da un'agiata famiglia ebraica, ultimo dei tre figli del
livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli (10 agosto 1867Firenze, 9
settembre 1911) e della veneziana Amelia Pincherle (16 gennaio 1870Firenze, 26
dicembre 1954), sorella di Carlo Pincherle, architetto e pittore, oltreché
padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia paterna che quella
materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano state
politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento
italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto
Nathan (Sindaco di Roma dal novembre del 1907 al dicembre del 1913), fu un
seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di
vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu
nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di San Marco, instauratasi
nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da
Daniele Manin e Niccolò Tommaseo. Nello sposò Maria Todesco (Padova,
1905Firenze, 1998) nel 1926 ed ebbero quattro figli: Silvia, Paola, Aldo e
Alberto. Gli studi Nel 1917 diresse, con l'amico Gualtiero Cividalli il
mensile Noi giovani. Discusse con Gaetano Salvemini la tesi di laurea su
Mazzini e il movimento operaio. Pubblicò numerosi articoli su riviste storiche
italiane e il saggio Mazzini e Bakunin. Nel 1932 pubblicò il saggio Carlo
Pisacane nel Risorgimento italiano. La raccolta dei suoi Saggi sul Risorgimento
italiano e altri scritti fu pubblicata postuma da Einaudi nel 1946.
L'attività politica La tomba a Trespiano Iniziò giovane a far politica
nel 1917 e fu col fratello tra i fondatori del giornale per studenti "Noi
giovani". Nel 1920, col fratello e con Piero Calamandrei, e col patrocinio
di Gaetano Salvemini, fondò il Circolo di Cultura, chiuso dai fascisti nel
1925. Fece parte dei fondatori del gruppo fiorentino di Italia libera, fra cui,
oltre al fratello, Enrico Bocci, Luigi Rochat, Dino Vannucci, Nello Traquandi.
Nel 1924 aderì alla fondazione dell'Unione nazionale delle forze liberali e
democratiche promossa da Giovanni Amendola, e nel 1925 partecipò alla
fondazione del primo giornale antifascista clandestino Non Mollare. Il 3 giugno
1927 venne arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica; rilasciato il
31 gennaio 1928, venne nuovamente arrestato e condannato a 5 anni di confino a
Ustica e Ponza, nell'estate del 1929, dopo la fuga da Lipari del
fratello. Nel maggio 1937 ottenne, su intercessione di Gioacchino Volpe
(probabilmente in buona fede) il passaporto, con una sollecitudine che ad
alcuni amici, tra cui Piero Calamandrei, parve sospetta e motivata dal fine di
arrivare attraverso Nello al rifugio di Carlo, insieme al quale, il 9 giugno
1937, venne assassinato a Bagnoles-de-l'Orne da una squadra di
"cagoulards", miliziani della "Cagoule", formazione
eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e
di Galeazzo Ciano; con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi
colpiti da raffiche di pistola: Carlo muore sul colpo, Nello (colpito per
primo) viene finito con un'arma da taglio.. I corpi vengono trovati due giorni
dopo, l'11 giugno; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti
ad essere prosciolti. Note I
numeri pubblicati possono essere consultati online qui: Noi giovani Archiviato
il 2 novembre in . Commissione di Firenze, ordinanza del
3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività antifascista”). In: Adriano Dal Pont,
Simonetta Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al
confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943,
Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra),
III1051 Tano Gullo, Ustica
celebra la libertà dei Rosselli, su ricerca.repubblica.it, 26 agosto 2000. 24
maggio (archiviato il 10 maggio ). profilo di Gioacchino Volpe Archiviato l'8
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delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico,
Mondadori, Milano 2007. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su
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Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Nello Rosselli, su Liber Liber. Opere di
Nello Rosselli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Nello Rosselli. rosetta
rossetti: Grice: “A philosopher can also discover a
‘antro di pipistrelle.”” Domenico Rossetti (Vasto), filosofo. Illuminista
poliedrico, fu un poeta estemporaneo, avvocato, filosofo, tragediografo,
archeologo e speleologo. da Martuscelli.
Sua madre, Maria Francesca Pietrocòla, si era sposata con Nicola Rossetti, da
cui ebbe quattro figli: oltre a Domenico, nacquero Andrea, Antonio e Gabriele.
Si trasferì a Napoli per studiare giurisprudenza. Tuttavia, a causa della
cattiva situazione politica, emigrò a Roma, dove studiò filosofia. Con
l'invasione francese dello Stato Pontificio e l'istituzione della Repubblica
romana, riparò all'Elba: da qui seguì l'occupazione e la successiva liberazione
del Granducato di Toscana, che celebrò con il canto La superbia dei Galli
punita. Si spostò in Sardegna, sotto la protezione del viceré Carlo Felice: a
Sassari compose e rappresentò la tragedia Morte di San Gavino. Si spostò in
Provenza, a Nizza, dove scoprì la piramide di Falicon, che gli ispirò un
poemetto in 165 ottave, intitolato La grotta di Monte-Calvo. In seguito, si
trasferì a Torino, dove conobbe Tommaso Valperga di Caluso, e si stabilì a
Parma, dove ottenne il titolo di avvocato ed esercitò la professione. Iniziò a
dirigere Il giornale del Taro, che poi divenne La gazzetta di Parma, denominazione
che ancor oggi mantiene. Ebbe un ictus che lo portò alla paralisi; morì il 7
luglio dell'anno seguente. Opere: Frontespizio della commedia Morte di San Gavino
in una ristampa; “La superbia dei Galli punita,” “San Gavino : tragedia /
dell'improvisatore avvocato detto ancora Stitemenios Veldacodrotos, Oristano,
Tipografia Arborense, La grotta di Monte-Calvo Poesiei, stampate a Parma
Domenico Rossetti, In occasione d'essere l'augusto imperator de' francesi
Napoleone 1. coronato re d'Italia. Cantata, Parma, Mussi Luigi, Domenico
Rossetti, La notte odi tre dedicate al signor Francesco Vezzi in occasione
della sua ricuperata salute, Parma, Giuseppe Paganino, Alla tomba di
Hoffsteder, Parma, Mussi Luigi, Ode Saffica, , Parma, Giuseppe Paganino, Domenico
Rossetti, Ad Ernestina Menna per le sue nozze con Esculapio De Cinque,
Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Giacomo Cordella (musica di ) (libretto), Annibale in Capua, Napoli, nella
Stamperia Flautina, Indica la Piramide, Nizzadisegno di Sophie Lederk
pubblicato in La grotta di Monte Calvo, immagine tratta da Spadaccini Antonio Lombardi, Storia della letteratura
italiana nel secolo XVIII, 5, Venezia,
Francesco Andreola, su centrorossetti.eu. Domenico Martuscelli, in Biografia degli
uomini illustri del regno di Napoli, 5,
Nicola Gervasi, La famiglia Pietrocola
di Vasto (JPG), su pietrocola.com.Lino Spadaccini, Rossetti e le sue battaglie
per la libertà, su noivastesi.blogspot.it, 7La superbia dei Galli punita, su centrorossetti.eu.
«Questo canto estemporaneo fu composto da Domenico Rossetti, sotto lo
pseudonimo di Stitemenios Veldacodrotos (anagramma di Domenico Rossetti del
Vasto), in occasione della liberazione del Granducato di Toscana dall’invasione
francese». Lino Spadaccini, Rossetti e
quei versi ispirati dalla cacciata dei Francesi, su noivastesi.blogspot.it, Giuseppe Catania, Domenico Rossetti e la
Grotta di Monte Calvo,, su vastospa.it, Eleonora Mugoni, Il fratello perduto:
Gabriele e Domenico Rossetti in Gabriele Rossetti in Studi medievali e moderni.
«Nei panni dello speleologo ante litteram, Rossetti si avventurava in una
cavità del Monte Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che amò
definire fascinoso ed insieme orribile; ne celebrò la scoperta con la
pubblicazione di un poemetto di 165 ottave, La Grotta di Monte Calvo, dato alle
stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane».
Università degli Studi di Parma, Dottorato di ricerca in Storia, «A Pezzana subentrò nella direzione
l'avvocato Domenico Rossetti. Egli si mostrò più attento alle notizie
scientifiche e contribuì ad introdurre nel periodico notizie leggere, come
favole e indovinelli che il più delle volte incensavano il nome di Napoleone.
Con la direzione di Rossetti i supplementi al periodico, da semplici elenchi
scritti in francese e riguardanti le vendite per espropriazioni forzate, si
trasformano in pagine che arricchiscono i contenuti culturali e di svago della
testata». Luigi Marchesani, Storia di Vasto,
città in Apruzzo Citeriore, Napoli, Torchi dell'Osservatore Medico, retro
copertina del libro Pasquale Spadaccini, Domenico Rossetti e la Grotta di Monte
Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, Domenico Martuscelli,
Domenico Rossetti, in Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, 5, Nicola Gervasi, Opere poetiche dell'avvocato Domenico Rossetti
membro di molte società letterarie pastor della Dora, dell'Emonia ecc.
ecc. 1, Parma, Giuseppe Paganino, Ai
liberatori dell'Italia. Ode del signor dottore Gio. Battista Tavanti con altre
composizioni ed un poemetto La superbia dei Galli punita, canto estemporaneo di
Sistemenios Valdacodrotos anagramma dell'autore, Firenze, calcografia di Gio.
Chiari nella Condotta, Luigi Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte della stampa,
Gianni Oliva , I Rossetti : album di famiglia : documenti, testimonianze,
immagini, Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Pasquale Spadaccini, Rossetti
e la Grotta di Monte Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, ,Eleonora
Mugoni, Il fratello perduto : Gabriele e Domenico Rossetti, in Studi medievali
e moderni, Domenico Rossetti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
rossi: Grice: “Rossi touches many Griciean points:
universalia, strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on
Aristotle’s metaphysics.” Alievo di duns scotto. Commentatore della metafisica
di Aritotele. Francesco della marca d’ancona (Appignano).
filosofo. Fu un attivo filosofo fra Aureolo e Rimini, dalla parte di Occam e
Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle dispute dei Fraticelli, che
portarono alla sua espulsione dall'ordine. Aveva idee innovative e spesso
influenti in teologia filosofica, filosofia naturale, metafisica e teoria
politica. Soprannominato ncome "doctor succinctus" e
"doctor praefulgidus", come osservabile dalle iscrizioni su uno degli
affreschi del convento francescano di Bolzano, fu studiato e commentato
soprattutto per alcune tesi risalenti del suo Commento alle Sentenze. Per
Sentenze si intendono i Libri Quattuor Sententiarum dichiarazioni autorevoli
sui passi biblici che l'opera ha riunito di Lombardo. Rossi torna
all'attenzione degli studiosi a partire dagli agli anni venti del 1900, nel
francescano si riconoscono l'originalità delle sue vedute, che contribuiscono
all'evoluzione del pensiero basso-medievale. Nacque a Appignano del Tronto,
facente parte all'epoca della Marca di Anconada una famiglia con il nome di
Rubeus o Rossi. Divenne francescano dell'Ordine dei Frati Minori ed ebbe come
maestro Giovanni Duns Scoto. Salì nella
gerarchia educativa dell'ordine, studiando a Parigi. Successivamente insegnò in
uno studium universitario francescano non conosciuto, prima di tornare allo
studium di Parigi come lettore sulle Sentenze diLombardo nel corso di laurea. Rimase
a Parigi almeno fino a quando ormai
molto probabilmente era stato promosso maestro. I suoi insegnamenti più famosi
erano i suoi commenti sulle Sentenze a Parigi. È probabile che le lezioni di
Rossi siano state trascritte dai suoi studenti generando diverse versioni del
suo commento in forma di manoscritto. Sono poche e discordanti le
informazioni di questo periodo. Alcune suggeriscono che lasciò Parigi almeno
temporaneamente per essere "a consiliis" alla corte d'Angiò, re di Napoli,
capo del guelfismo italiano e legato all'ordine francescano spirituale. Alcune
sembrano suggerire che rimase a Parigi, promosso maestro di teologiacomponendo
diversi commentari accademici, tra cui due sulla Metafisica aristotelicae uno
sulla Fisica. Altre che ebbe modo di partecipare al Capitolo generale
francescano di Perugia, sottoscrivendo, la risoluzione con la quale veniva
dichiarata lecita la tesi secondo la quale Cristo e gli apostoli non avevano
mai posseduto beni. Un documento
colloca Rossi come lettore nello studio del convento francescano di
Avignone, sede della corte papale. L'ipotesi della permanenza del della Marca
ad Avignone già dal 1324, si basa su un errore d'interpretazione. Scrittori non
del tempo affermarono che Rossi fu eletto ministro provinciale francescano
della Marca Anconetana, sua area di origine ma studi recenti confutano
definitivamente questa affermazione con delle prove Il documento riguarda
anche il dissidio di Della Marca con Papa Giovanni XXII per il sostegno del Ministro
francescano Generale Michele da Cesena sulla questione della povertà
apostolica. La questione della povertà apostolica Francesco prese parte
attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che stavano dividendo
l'ordine. Insieme a Michele da Cesena, Guglielmo di Ockham e Bonagrazia di
Bergamo, sostenne una regola di assoluta povertà per i successori di Cristo e
per la chiesa. Si ribellò a papa Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario,
l'imperatore Ludovico il aro. I francescani che rifiutarono la condanna
della critica dei frati minori della bolla Cum inter nonnullos di Giovanni
XXII, vennero accusati di eresia. Questo avvicinò l'ordine allo
schieramento antipapale rappresentato da Ludovico il aro. Questi era divenuto
ostile al Papa dopo che gli aveva rifiutato la conferma e l'incoronazione come
imperatore dopo l'elezione a re di Germania nel 1314, preferendogli Federico I
d'Asburgo. Ludovico scomunicato il 23 marzo 1324, rispose, esattamente un
mese dopo, con l'"Appello di Sachsenhausen". Con esso il Papa fra
l'altro, veniva accusato di eresia, quindi delegittimato per la sua presa di
posizione nella disputa francescana sulla povertà. Lo scontro divenne acceso,
la conciliazione di Michele da Cesena al
capitolo di Lione fallì. Michele venne convocato e trattenuto ad Avignone
insieme a Bonagrazia da Bergamo e Guglielmo di Occam. Francesco Della
Marca, ad Avignone come lector nello Studium generale dell'Ordine, sottoscrive
una protesta redatta da Michele contro l'operato del papa. Ludovico il aro giunge
in Italia, prende la corona imperiale e, dichiarato deposto il Papa, nomina
antipapa il francescano Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V.
Scomunicato dal Papa, Francesco della Marca decide di raggiungere, fuggendo,, l'imperatore
germanico a Pisa con i suoi confratelli prigionieri. Francesco ancora una volta
si ribellò per protestare contro la sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano
un documento, l'”Appellatio maior”, nel quale Giovanni XXII veniva dichiarato
eretico per la sua posizione nella questione della povertà e in altre
controversie. Francesco e i suoi compagni andavano però perdendo le simpatie
all'interno dell'Ordine. Il tentativo di Michele, nel novembre 1328, di
impedire lo svolgimento del capitolo generale convocato a Parigi fallì, mentre
la riunione dell'Ordine, svoltasi nell'aprile 1329, confermò la scomunica di
Michele ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral Ot, ovvero Geraldo di
Oddone, favorevole alla Curia. La scomunica Francesco e i suoi compagni
vennero condannati e fu formalmente confermata la loro scomunica.
Francesco ispirò la protesta espressa nelle Allegationes religiosorum
virorumche dichiarava invalida la deposizione di Michele e l'elezione di
Geraldo, per l'esclusione di metà degli aventi diritto alla partecipazione al
capitolo. I quattro francescani, con Marsilio da Padova, entravano a far parte
della curia di Ludovico; con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si
stabilirono nel convento francescano. Fu perseguitato dalle autorità
ecclesiastiche in Italia.. Fece una ritrattazione formale (che doveva servire
da esempio per tutti i dissidenti successivi) e si riconciliò con la chiesa e
con l'ordine . La data della sua morte non è nota. Filosofia Diritti di
Proprietà Nel Improbatio, Francesco Della Marca si concentra sulla
determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per
sostenere la convinzione francescana che Cristo ha vissuto in povertà assoluta.
Egli distingue tra due tipi di Proprietà: la proprietà prima della caduta
dell'uomo e la proprietà dopo. La proprietà prima della caduta, nota anche come
la proprietà dello stato prelapsario, momento in cui tutte le creature di Dio
si rallegrarono nella felicità, erano profondamente collegati tra loro, e
condivisa nella creazione di Dio. La proprietà dopo la caduta è stata causata
dal primo peccato di Adamo, rendendo la questione dei diritti di proprietà
distintamente umani Il Papa aveva negato che l'origine della proprietà
era legato agli esseri umani, sostenendo che era il peccato in sé ad esserne la
causa. Francesco aveva convenuto che senza peccato non ci sarebbero i diritti
di proprietà, tuttavia, il peccato non ha portato immediatamente al concetto di
proprietà. Francesco sostenne che la legge umana è stato responsabile della
formazione dei diritti di proprietà, non la legge divina, e usato la storia di
Caino e Abele, citando volontà corrotta di Caino per sostenere la sua
convinzione. Moto del Proiettile Nel corso del secolo XIV fiorirono una serie
di studi nel contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina
aristotelica del movimento applicata al moto dei proiettili. Per Aristotele i
corpi inanimati si muovono spontaneamente verso il loro luogo naturale mentre i
corpi in movimento devono alla presenza continua, e per contatto, di un motore
che dirige il corpo verso un’altra direzione. Già Giovanni Filopono nel
VI secolo aveva mosso logiche obiezioni a questa dottrina. Con la definizione dell'impetus o Teoria
dell'impeto la discussione proseguì, ripresa da Avicenna, Ruggero Bacone e
Tommaso d'Aquino. Solo con Francesco della Marca nel XIV secolo si giunse
a conclusione. La teoria di Francesco della Marca sul Moto del Proiettile o
Moto parabolico, indicata come virtus Derelicta (forza rimanente), è descritta
nelle sezioni di suoi commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione
dell'Eucarestia, in una quaestio sull’efficacia dei sacramenti risalente al
1323. Derelicta Virtus afferma: il moto di un oggetto è causato da una
forza lasciata dall'oggetto che agiva su di essa, quella forza residua impressa
al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria dell'inerzia che ha
lo scopo di spiegare solo i fenomeni naturali, la teoria della virtus derelicta
di Francesco della Marca è una spiegazione che include i fenomeni naturali e
soprannaturali. La virtus derelicta spiega diversi tipi di motoperpetuo e
finitoed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi
chiave del Derelicta Virtus includono : Un oggetto viene messo in moto da
un altro oggetto, che lascia la forza rimanente in oggetto in movimento.
All'inizio di un dato movimento, le forze rimanti possono lavorare con o contro
la naturale disposizione dell'oggetto in movimento. Se funziona contro
l'oggetto in movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia
il corpo, cessando il moto. Se funziona con l'oggetto in movimento, la virtus
derelicta rimane nell'oggetto provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono
stati diversi filosofi prima del tempo di Francesco della Marca, come ad
esempio Richard Rufus di Cornovaglia che nel 13º secolo, sembrano disporre già
di versioni della virtus derelicta, quindi non è chiaro se questa teoria sia
veramente originta autonomamente dal pensiero di Rossi. Tuttavia, filosofi come
Buridano e Odonis hanno utilizzato la teoria di Rossi per affinare i
propri concetti di virtus derelicta, confermando che Rossi ha giocato un ruolo chiave nell'evoluzione della
filosofia sulla fisica. Atto di volontà Francesco della Marca nel secondo libro
dei Commentari sulle Sentenze, si focalizza su come la volontà potrebbe agire
contro la ragione con conseguente colpevolezza morale: se la volontà potrebbe o
agire prima, o contro giudizio razionale. Rossi ha sostenuto che la volontà è
la causa dell'azione. Dopo che un giudizio è stato elaborato, la volontà decide
di agire sia in conformità con tale sentenza o contro di essa. La volontà
costituisce il termine medio tra giudizio e azione. Senza di essa, il giudizio
richiederebbe un'azione, negando il concetto di libero arbitrio e colpevolezza
morale. Inoltre, la volontà è sotto una legge che obbliga a compiere atti
buoni. Senza questo impegno non ci sarebbe peccato. Per rispondere a come la
volontà potrebbe andare contro tale obbligo, Rossi distingue tra un atto
apprensivo e un atto gidicativio. L’ atto apprensivo è necessario per far
funzionare la volontà e è frutto di cognizioni intellettuali e giudizi. L’atto
giudicativo è formato dalla conoscenza più complessa in cui il ragionamento si
applica giudiziosamente. La volontà non richiede atti giudicativi da eseguire,
ciò spiega come gli esseri umani sono in grado di peccare. In altre parole, la
volontà non dipende dal giudizio razionale. Per evitare l'obiezione che il
giudizio è necessario per il ragionamento e non può essere ignorato nel processo
deliberativo, Rossi offrì un'ulteriore distinzione tra conoscenza apprensiva e
giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti razionali. Queste distinzioni
consentono un giudizio da selezionare su un'altra causa della forza che riceve
da essere selezionato dalla volontà. Opere: Selezione: Improbatio contra libellum Domini Johannis qui
incipit Quia vir reprobus, una confutazione alla bolla papale del Papa.
Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum, l'autore
affronta i principali temi della dottrina cristiana su Dio: le relazioni delle
persone divine all'interno della Trinità e il rapporto tra il Creatore e il
mondo, la libertà di Dio nel creare, la prescienza divina e la predestinazione
alla salvezza. Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis
Quaestiones praeambulae et Prologus, l’autore riflette sullo statuto
scientifico della teologia e della metafisica. Distingue primi libri prima ad
decimam Questes super metaphysicam
Sabine Folger-Fonfara, Das 'Super'-Transzendentale und die Spaltung der
Metaphysik: Der Entwurf des Franziskus von Marchia Leiden: Brill, F.
Stegmüller, Repertorium biblicum Medii Aevi, II, Matriti Visita triennale del
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Allgemeine Metaphysik und Teilmetaphysik nach einem anonymen Kommentar zur
aristotelischen Ersten Philosophie aus dem 14. Jahrhundert, in Archiv für
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Terminus "ens" nach einem anonymen Metaphysikkommentar des 14.
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Metaphysik? Die Diskussion über den Gegenstand der Metaphysik im 13. und 14.
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ungedruckter Kommentare zur Metaphysik und Physik des Aristoteles,I, Leiden-Köln
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Geistesgeschichte des 14. Jahrhunderts, I, Roma (Diskussionen über das aktuell Unendliche in
der ersten Hälfte des 14. Jahrhunderts, già in Divus Thomas, (Zu einigen
Problemen der Ockhamforschung, già in Arch. franc. hist., (Handschriftliches zu
Wilhelm Okham und Walter Burley, già in ibid., (Die naturphilosophische
Bedeutung der scholastischen Impetustheorie, in Scholastik, (Verschollene
Aristoteleskommentare des 14. Jahrhunderts, già in Autour d'Aristote. Recueil
d'études de philosophie ancienne et médiévale offerts à monseigneur A. Mansion,
Louvain); Anneliese Maier, Ausgehendes Mittelalter: Gesammelte Aufsätze zur
Geistesgeschichte des 14. Jahrhunderts, III, Roma (Zwei unbekannte
Streitschriften gegen Johann XXII. aus dem Kreis der Münchener Minoriten, già
in Arch. historiae pontificiae, (Zu einigen Disputationen aus dem Visio-Streit
unter Johann XXII., in Arch. fratrum praed. (Eine unbeachtete Quaestio aus dem
Visio-Streit unter Johann XXII, già in Arch. franc. hist., Anneliese Maier, Das
Lehrstück von den "vires infatigabiles" in der scholastischen
Naturphilosophie, in Archives internat. d'histoire des sciences, Anneliese
Maier, Die Vorläufer Galileis im 14. Jahrhundert, in Studien zur
Naturphilosophie der Spätscholastik, I, Roma Anneliese Maier, Galilei und die
scholastische Impetustheorie, in Id., Ausgehendes Mittelalter, Anneliese Maier,
Metaphysische Hintergründe der spätscholastischen Naturphilosophie, in Studien
zur Naturphilosophie der Spätscholastik, IV, Roma Anneliese Maier, Zwei
Grundprobleme der scholastischen Naturphilosophie: das Problem der intensiven
Grösse. Die Impetustheorie, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik,
II, Roma Anneliese Maier, Zwischen Philosophie und Mechanik, in Studien zur
Naturphilosophie der Spätscholastik, V, Roma Biblioteca picena…, Osimo, C. Dolcini, Crisi di poteri e politologia in
crisi, Bologna C. Dolcini, Il pensiero politico di Michele da Cesena, Faenza Konrad Eubel, Bullarium franciscanum, V,
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"Quaestiones super Metaphysicam", in Antonianum, Charles H. Lohr, Medieval Latin Aristotle
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virtus derelicta di Francesco d’Appignano e il contesto del suo sviluppo, in
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"Fidem catholicam" Ludwigs des Bayern von 1338, in Deutsches Archiv
für Erforschung des Mittelalters, H.S.
Offler, Guillelmi de Ockham Opera politica, I, Manchester I.A. Fabricius,
Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, I, Florentiae J. Kürzinger, Alfonsus Vargas Toletanus und
seine theologische Einleitungslehre, Münster J. Le Long, Bibliotheca sacra…, II, Parisiis J.A.
Weisheipl, in New Catholic Encyclopaedia…, Washington-New York Konstanty Michalski, La physique nouvelle et
les différents courants philosophiques au XIVe siècle, Konstanty Michalski, Le
criticisme et le scepticisme dans la philosophie du XIVe siècle, in Bull.
internat. de l'Académie polonaise des sciences et des lettres, classe
d'histoire et de philosophie, Konstanty Michalski, Les sources du criticisme et
du scepticisme dans la philosophie du XIVe siècle, in La Pologne au Congrès
intern. de Bruxelles, Cracovie 192428 dell'estratto; L. de Raedemaeker, Une
ébauche de catalogue des Commentaires sur le "De anima", parus aux
XIIIe, XIVe et XVe siècles, in Bull. de la Société internat. pour l'étude de la
philosophie médiévale, Luca Wadding,
Annales minorum…, Quaracchi Luca Wadding, Scriptores Ordinis Minorum quibus
accessit syllabus illorum qui ex eodem Ordine pro fide Christi fortiter
occubuerunt, priores atramento, posteriores sanguin. christianam religionem
asseruerunt, recensuit Fr. Lucas Waddingus ejusdem Instituti Theologus, ex
Typographia Francisci Alberti Tani, Romae, Romae Ludger Meier, De schola franciscana
Erfordiensi saeculi XV, in Antonianum, M. Clagett, The science of mechanics in
the Middle Ages, Madison M. De Wulf, Histoire de la philosophie médiévale, III,
Louvain-Paris 1 M. Schmaus, Der Liber propugnatorius des Thomas Anglicus und
die Lehrunterschiede zwischen Thomas von Aquin und Duns Scotus, II, Die
trinitarischen Lehrdifferenzen, Münster i. W. 1N. Glassberger, Chronica, in
Analecta franciscana, II, Ad Claras Aquas N. Schneider, Die Kosmologie des
Franciscus de Marchia. Texte, Quellen und Untersuch. zur Naturphilosophie des
14. Jahrhunderts, Leiden-New York-København-Köln, N. Schneider, Franciscus de Marchia über die
Wirklichkeit der Materie (Metaph.), in Franziskanische Studien, Nazareno MarianiFrancisci de Marchia sive de
Esculo, OFM, Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum
Sententiarum, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum, 29), Grottaferrata, Nazareno
MarianiFrancisci de Marchia sive de Esculo, OFM, Sententia et compilatio super
libros Physicorum Aristotelis, (= Spicilegium Bonaventurianum, 30),
Grottaferrata Nazareno Mariani, Due Sermoni attribuiti a Francesco della Marca,
Archivum Franciscanum Historicum Nazareno Mariani, Fr. Francesco di Appignano
OFM, Contestazione, Appignano del Tronto 2001. Nazareno Mariani, Francisci de
Esculo, OFM, Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir
reprobus, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum, 28) Grottaferrata Nazareno Mariani, Francisci de Marchia O.M.
Quaestiones super Metaphysicam, (= Spicilegium Bonaventurianum), Grottaferrata
. Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV
libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a prima ad
decimam (= Spicilegium Bonaventurianum, 32), Grottaferrata 2006. Nazareno
Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros
Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a undecima ad vigesimam
octavam, (Spicilegium Bonaventurianum,), Grottaferrata, Nazareno Mariani,
Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum
Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a vigesima noa ad quadragesimam
octavam (Spicilegium Bonaventurianum, 34), Grottaferrata, Nazareno Mariani,
Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum
Petri Lombardi. Quaestiones praeambulae et Prologus, (= Spicilegium
Bonaventurianum), Grottaferrata, Nazareno Mariani, Franciscus de Esculo,
Improbatio, Grottaferrata 1990; Nazareno Mariani, Questioni sulla metafisica, (Spicilegium
Bonaventurianum, 38), Grottaferrata . Nicolaus Minorita, Chronica.
Documentation on Pope John XXII, Michael of Cesena and the Poverty of Christ
with Summaries in English. A Sources Book, eds. G. Gal and D. Flood, St.
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antikurialen Bewegung in Deutschland in der ersten Hälfte des 14, Jahrhunderts,
, Darmstadt 1960, passim; O. Bonmann, Ein franziskanischer Literarkatalog des
XV, Jahrhunderts, in Franziskanische Studien, P. Cividali, Il beato Giovanni
dalle Celle, in Mem. dell'Accad. dei Lincei, P. Duhem, Le système du monde. Histoire des
doctrines cosmologiques de Platon à Copernic, VI, Paris, P. Duhem, Le système du monde. Histoire des
doctrines cosmologiques de Platon à Copernic, P. Gauchat, Cardinal Bertrand de
Turre, Ord. min. His participation in the theoretical controversy concerning
the poverty of Christ and the apostles under pope John XXII, Roma P. Künzle,
Mitteilungen aus Codex Mazarine zum Schrifttum des Franziskaners Petrus Thomae,
vorab zu seinen "Quaestiones in Metaphysicam", in Arch. franc. hist.,
P. Künzle, Petrus Thomae oder Franciscus de Maironis?, in Arch. franc. hist.,P.
Lehmann, Mittelalterliche Beinamen und Ehrentitel, in Historisches Jahrbuch, Paolo
Vian, Francesco della Marca, in: Fiorella Bartoccini, Dizionario Biografico
degli Italiani, Band 49: Forino–Francesco da Serino. Istituto della
Enciclopedia Italiana, Rom 1997. R. Aubert, in Dict. d'histoire et de géogr.
ecclés., Paris R. Höhn, Wilhelm Ockham
in München, in Franziskanische Studien, R. Lambertini, La proprietà di Adamo.
Stato d'innocenza ed origine del dominium nel Commento alle Sentenze e
nell'Improbatio di F. d'Ascoli, in Bull. dell'Ist. stor. ital. per il Medio
Evo, IC R. Scholz, Unbekannte
kirchenpolitische Streitschriften aus der Zeit Ludwigs des Bayern, I, Rom R.F.
Bennett, H.S. Offler, Guillelmi de Ockham Opera politica, II, Mancunii S.
Baluze G.D. Mansi, Miscellanea novo ordine digesta, II, Lucae S. Cipriani, in
Dizionario ecclesiastico, I, Torino S. Riezler, Die literarischen Widersacher
der Päpste zur Zeit Ludwigs des Baiers, Leipzig, S. Sousedik, Der Scotismus in
den böhmischen Ländern, in Collectanea franciscana, T. Suarez-Nani, W.O. Duba,
D. Carron, G.J. Etzkorn, Francisci de Marchia Quaestiones in secundum librum
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Babey, G.J. Etzkorn, Francisci de Marchia Quaestiones in secundum librum
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E. Babey, G.J. Etzkorn, Francisci de Marchia Quaestiones in secundum librum
Sententiarum, (Reportatio IIA). Quaestiones, Leuven. U. Chevalier, Répertoire
des sources historiques du Moyen Âge. Bio-bibliographie, IV. Doucet, Commentaires
sur les sentences. Supplément au Répertoire de M.F. Stegmüller, in Arch. franc.
hist., V. Doucet, Der unbekannte Skotist des Vaticanus lat. Fr. Anfredus
Gonteri O.F.M. Veit Arnpeck, Chronica Baioariorum, in Id., Sämtliche Chroniken,
G. Leidinger, München W. Dettloff, Die Entwicklung der Akzeptations- und
Verdienstlenhre von Duns Scotus bis Luther, mit besonderer Berücksichtigung der
Franziskanertheologen, Münster i. W. 1 W. Eckermann, Hugolini de Urbe Veteri
Commentarius in quattuor libros Sententiarum, II, , Würzburg 198482; Note Francesco d'Ascoli, Francesco della Marchia,
Francesco d'Appignano, Francisco de Esculo, Franciscus Pignano, Franciscus
Rubeus. Pasnau, Robert, and Christina
van Dyke. The Cambridge History of Medieval Philosophy. Cambridge, UK; New
York: Cambridge University Press, . Print.
Frederick Copleston, A History of Philosophy Also Doctor Praefulgens or
Praefulgidus, Doctor Distinctivus, Doctor Illustratus (Schneider Testo Online, testo online. Konstanty Michalski, Les sources du
criticisme et du scepticisme dans la philosophie du XIVe siècle, in La Pologne
au Congrès intern. de Bruxelles, Cracovie come a proposito della teoria
dell'"impetus" nella filosofia della natura con Anneliese Maier: Das
Lehrstück von den "vires infatigabiles" in der scholastischen
Naturphilosophie, in Archives internat. d'histoire des sciences, Metaphysische
Hintergründe der spätscholastischen Naturphilosophie, in Studien zur
Naturphilosophie der Spätscholastik, IV, Roma, Zwischen Philosophie und Mechanik,
in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, V, Roma, Giovanni Giacinto
Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci
a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad Syllabum matyrum eorundem
ordinum, Ex typographia S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Roma, Rome,
Biographical Index of the Middle Ages, Berend Wispelwey, De Gruyter Saur, Pasnau,
Robert, and Christina van Dyke. The Cambridge History of Medieval Philosophy.
Cambridge, UK; New York: Cambridge University Press, . Print. Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength
of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the
Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and
Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance, Print. Luca Wadding, Scriptores Ordinis minorum…,
Romae Cf. MS Napoli, Biblioteca Nazionale: “Explicit fratris Francisci de Marchia super
primum Sententiarum secundum reportationem factam sub eo tempore, quo legit
Sententias Parisius anno Domini 1320.”
Commento ai primi sette libri della Metaphysica di Aristotele Nicola Minorita, Cronaca, pag. 189 Giacomo di Pamiers, Quodlibet Roberto Lambertini, Francis of Marchia in
Encyclopedia of Medieval Philosophy; unico; Dordrecht, --Netherlands: Springer
Netherlands -Dordrecht Netherlands:Kluwer Academic Publishers; Nicolaus
Minorita, Chronica, Documentation on Pope John XXII, Michael of Cesena and The
Poverty of Christ with Summaries in English. A Source Book, ed. G. Gal and D.
Flood (St. Bonaventure, N.Y., “Acta,
gesta et facta fuerunt praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus
Ordinis Minorum, Francisco de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore
tunc in conventu Fratrum Minorum de Avenione...” Malcom D. Lambert, Povertà francescana. La
dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e degli apostoli nell'Ordine
francescano, Biblioteca Francescana, 2000
Cf. MS Florence, Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo 31,
sinistra, Appellatio maior, most recent
edition in Nicolaus Minorita, Chronica (cit. n. 12 above), 227- 424, for
Francis in particular 423: Cui appellationi et provocationi incontinenti
adhaeserunt et eam approerunt religiosi viri frater Franciscus de Esculo,
doctor in sacra pagina... Francesco
d'Ascoli, Guglielmo di Ockham, Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo,
Allegationes religiosorum virorum, 1329 Baluze-Mansi in «Miscellanea», 3, Lucca
e dallo Eubel in «Bullarium Franciscanum», 5, Roma, Roberto Lambertini, Francesco d'Appignano e Ockham:
alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno
Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti; Lambertini, Francesco d'Appignano e Guglielmo
d'Ockham: alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno
Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti; Giovanni Filipono, Commentari alle opere di
Aristotele Sulla generazione e corruzione, Sull'anima, Analitici primi,
Analitici secondi, Le Categorie, Fisica, Meteorologia Fabio Zanin, Francis of Marchia, Virtus
Derelicta, and Modifications of the Basic Principles of Aristotelian Physics.
Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of
the Middle Ages and Renaissance Print Schabel, Chris. Francis of Marchia's Virtus
Derelicta and the Context of its Development. Vivarium: An International
Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and
Renaissance, Print Robiglio, Aldo "How is Strength of the
Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will."
Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of
the Middle Ages and Renaissance Print
Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible?
Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An
International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle
Ages and Renaissance Print Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength
of the Will Possible? (cfr. H. P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia
and temperantia are POSSIBLE!”) Concerning Francis of Marchia and the Act of
the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and
Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance Print
Dopo la grande edizione critica di Nazareno Mariani, Grottaferrata, Francesco
della Marca, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Franaut page
Centro Studi Francesco d'Appignano Mark Thakkar, Francis of Marchia on the
Heavens.
rossi
rossi: Tommaso Rossi (San Giorgio la Montagna), filosofo. Il
contemporaneo e celebre filosofo napoletano Giambattista Vico lo definì
"il più grande e puro metafisico". Rossi, che fu ordinato prete nel
1697, esercitò il suo ministero a Montefusco in qualità di abate di Santa Maria
della Piazza. Studiò teologia e giurisprudenza a Napoli fino al 1730. Scrisse
diverse opere tra cui la più importante rimane Della mente sovrana del
mondo. Opere Considerazioni di alcuni
misteri divini, raccolti in tre dialoghi, Dell'animo dell'uomo, terminata nel 1730, e
pubblicata nel 1736, Della mente sovrana del mondo. Edizione moderna Opere filosofiche, con un saggio Angelomichele
De Spirito, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Della mente sovrana del
mondo, a cura e con un saggio di Roberto Evangelista, Napoli, ISPF-Lab, Collana
"quaderni dell'ISPF" Consiglio Nazionale delle Ricerche, , 9788890871207,//ispf-lab.cnr.it/quaderni/_q01//doabooks.org/doab?func=publisher&pId=1264&uiLanguage= Tommaso Rossi, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Tommaso Rossi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Tommaso Rossi, . Tommaso Rossi dal sito
"la voce di Fiore".
rossi: Pietro Rossi (Torino), filosofo. Docente a Torino. Ha
studiato a Torino, laureandosi sotto la guida diAbbagnano e compiendo
successivamente studi di perfezionamento all'Istituto Italiano per gli Studi
storici di Napoli, a Milano e a Heidelberg. Libero docente, è stato "fellow" della Rockefeller
Foundation a Parigi. Professore a Cagliari,
e a Torino, dopo esser stato titolare della Cattedra di storia della filosofia
e, in seguito, di filosofia della storia, in questa Università, ne è stato
nominato professore emerito. -- è stato preside della Facoltà di Lettere e
Filosofia, -- ha fatto parte del Consiglio Universitario Nazionale. -- è stato
Max-Weber-Gastprofessor nell'Heidelberg. È socio nazionale residente dell'Accademia
delle Scienze di Torino e socio fondatore dell'Accademia Europea. -- è divenuto
per la seconda volta Presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino, carica
da cui si è dimesso il 6 aprile . Hha
cominciato con lo studio dello storicismo contemporaneo, specialmente di
Dilthey e Weber di cui ha curato la traduzione italiana delle opere più
importanti (Dilthey, Critica della ragione storica, Einaudi, Torino, Max Weber,
Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino) dedicandosi in seguito
da un lato allo studio della filosofia illuministica della storia e della
concezione positivistica della società, dall'altro all'analisi dei problemi
teorici della ricerca storica e delle scienze sociali contemporanee. Ha
nuovamente rivolto la sua attenzione all'opera di Weber. Ha organizzato vari
convegni e coordinato importanti ricerche su diversi temi di storiografia
filosofica. Fra le sue opere più
importanti sono da menzionare: Lo storicismo contemporaneo, Einaudi, Torino, Edizioni
di Comunità, Milano, Storia e storicismo nella filosofia contemporanea, Lerici,
Milano Il Saggiatore, Milano, La teoria della storiografia oggi, Il Saggiatore,
Milano, ed. tedesca Suhrkamp, Frankfurt a.M., Vom Historismus zur historischen
Sozialwissenschten, Suhrkamp, Frankfurt a.M., Max Weber: oltre lo storicismo,
Il Saggiatore, Milano, da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza,
gli fu affidata, congiuntamente a Carlo Augusto Viano, la direzione di una
fondamentale Storia della filosofia. Consiglio di presidenza, Realino Marra,
Pietro Rossi e l'opera di Weber in Italia, in «Sociologia del diritto»,Pietro
Rossi, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Pietro Rossi. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.”
rosso: Valerio Rosso (Corleone), filosofo. Visse a Palermo.
Scrisse tre manoscritti, il primo fu Varie cose notabili occorse in Palermo ed
in Sicilia, composto tra il 1587 e il 1601, il secondo, nel 1590, pubblicato
dall'editore Libro Sei, con il titolo Descrizione di tutti i Luoghi Sacri della
felice Città di Palermo, descriveva le chiese di Palermo, questa opera fu
ricordata in vari altri manoscritti, anche negli anni novanta e duemila, il
terzo fu pubblicato nel 1596 con il titolo Diario Palermitano Il
comune di Palermo gli ha dedicato una via cittadina. Note
Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Mira/bibl Siciliana V1 Diego Ciccarelli e Marisa Dora Valenza, La
Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni. Atti del convegno, 2006, 549
pagine Teresa Pugliatti, Pittura del
Cinquecento in Sicilia, Electa, 1998, 336 pagine Roma. Istituto di studi bizantini e
neoellenici, Rivista di studi bizantini e neoellenici, 2006 Gioacchino Di Marzo, Biblioteca storica e
letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite
rota: Italian philosopher. Grice: “Many Italian philosophers
would not consider Rota an Italian philosopher seeing that he earned his
maximal degree without (not within) Italy! And right they would, too!” -- Gian-Carlo
Rota From , the free encyclopedia Jump to navigationJump to search Not to be
confused with Carlo Rota. Gian-Carlo Rota Gian-Carlo Rota blackboard Nizza
1970.jpg Rota in 1970. BornApril 27, 1932 Vigevano, Italy Died April 18, 1999
(aged 66) Cambridge, Massachusetts, U.S. Alma mater Princeton University (A.B.)
Yale University (Ph.D.) AwardsLeroy P. Steele Prize (1988) Scientific career
Fields Mathematics, philosophy Institutions Massachusetts Institute of
Technology Los Alamos National Laboratory The Rockefeller University Doctoral
advisor Jacob T. Schwartz Notable students Thomas H. Brylawski William
Y.C. Chen Daniel I. A. Cohen Henry Crapo Peter Duren Richard Ehrenborg Mark
Haiman Patrick O'Neil Richard P. Stanley Walter Whiteley Catherine Yan
Gian-Carlo Rota (April 27, 1932April 18, 1999) was an Italian-American
mathematician and philosopher. Contents 1 Early life and education
2 Career 3 Death 4 See also 5 Notes 6 External links Early life and education
Rota was born in Vigevano, Italy. His father, Giovanni, a prominent antifascist,
was the brother of the mathematician Rosetta, who was the wife of the writer
Ennio Flaiano. Gian-Carlo's family left Italy when he was 13 years old,
initially going to Switzerland. Rota attended the Colegio Americano de
Quito in Ecuador, and graduated with an A.B. in mathematics from Princeton
University in 1953 after completing a senior thesis, titled "On the
solubility of linear equations in topological vector spaces", under the
supervision of William Feller. He then pursued graduate studies at Yale
University, where he received a Ph.D. in mathematics in 1956 after completing a
doctoral dissertation, titled "Extension Theory Of Ordinary Linear
Differential Operators", under the supervision of Jacob T. Schwartz.
Career Much of Rota's career was spent as a professor at the Massachusetts
Institute of Technology (MIT), where he was and remains the only person ever to
be appointed Professor of Applied Mathematics and Philosophy. Rota was also the
Norbert Wiener Professor of Applied Mathematics. In addition to his
professorships at MIT, Rota held four honorary degrees, from the University of
Strasbourg, France (1984); the University of L'Aquila, Italy (1990); the
University of Bologna, Italy (1996); and Brooklyn Polytechnic University
(1997). Beginning in 1966 he was a consultant at Los Alamos National
Laboratory, frequently visiting to lecture, discuss, and collaborate, notably
with his friend Stanisław Ulam. He was also a consultant for the Rand
Corporation (1966–71) and for the Brookhaven National Laboratory (1969–1973).
Rota was elected to the National Academy of Sciences in 1982, was vice
president of the American Mathematical Society (AMS) from 1995–97, and was a
member of numerous other mathematical and philosophical organizations. He
taught a difficult but very popular course in probability. He also taught
Applications of Calculus, differential equations, and Combinatorial Theory. His
philosophy course in phenomenology was offered on Friday nights to keep the
enrollment manageable. Among his many eccentricities, he would not teach
without a can of Coca-Cola, and handed out prizes ranging from Hershey bars to
pocket knives to students who asked questions in class or did well on
tests. Rota began his career as a functional analyst, but switched to
become a distinguished combinatorialist. His series of ten papers on the
"Foundations of Combinatorics" in the 1960s is credited with making
it a respectable branch of modern mathematics.[dubiousdiscuss] He said that the
one combinatorial idea he would like to be remembered for is the correspondence
between combinatorial problems and problems of the location of the zeroes of
polynomials. He worked on the theory of incidence algebras (which generalize
the 19th-century theory of Möbius inversion) and popularized their study among
combinatorialists, set the umbral calculus on a rigorous foundation, unified
the theory of Sheffer sequences and polynomial sequences of binomial type, and
worked on fundamental problems in probability theory. His philosophical work was
largely in the phenomenology of Edmund Husserl. Death Rota died of
atherosclerotic cardiac disease on April 18, 1999, apparently in his sleep at
his home in Cambridge, Massachusetts. See also Kallman–Rota inequality
Rota's conjecture Rota's basis conjecture Rota–Baxter algebra Joint spectral
radius, introduced by Rota in the early 1960s Cyclotomic identity Necklace ring
Twelvefold way List of American philosophers Notes O'Connor, John J.;
Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of Mathematics
archive, University of St Andrews. Palombi, Fabrizio (). The Star and the
Whole: Gian-Carlo Rota on Mathematics and Phenomenology. CRC Press. 6–7. His aunt, Rosetta Rota (1911–2003), was
a mathematician associated with the renowned Rome university Institute of
Physics in Via Panispenra… "American Mathematical Society |
Gian-Carlo Rota (1932–1999)" . Rota, Gian Carlo (1956). Extension
Theory Of Ordinary Linear Differential Operators (Thesis). New Haven,
Connecticut: Yale University. "MIT professor Gian-Carlo Rota,
mathematician and philosopher, is dead at 66". April 22, 1999.
Wesley T. Chan (December 5, 1997). "To Teach or Not To Teach: Professors
Might Try a New Approach to ClassesCaring about Teaching". The Tech. 117 (63).
Retrieved 2008-02-10. "Gian-Carlo Rota". The Tech. 119 (21).
April 23, 1999. Retrieved 2008-02-10. "Mathematics, Philosophy, and
Artificial Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and David Sharp".
Archived from the original on August 11, 2007. Retrieved 2007-08-11. External
links Gian-Carlo Rota at the Mathematics Genealogy Project O'Connor, John J.;
Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of
Mathematics archive, University of St Andrews. Kung, Joseph; Rota, Gian-Carlo;
Yan, Catherine (2009). Combinatorics: The Rota Way. Cambridge Mathematical
Library. Cambridge University Press.
978-0-521-73794-4. Archived from the original on -03-03. Retrieved
-03-19. The Forbidden City of Gian-Carlo Rota (a memorial site) at the Wayback
Machine (archived June 30, 2007) This page at rota.org was not originally
intended to be a memorial web site, but was created by Rota himself with the
assistance of his friend Bill Chen in January 1999 while Rota was visiting Los
Alamos National Laboratory. Mathematics, Philosophy, and Artificial
Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and David Sharp at the Wayback
Machine (archived August 11, 2007) "Fine Hall in its golden age:
Remembrances of Princeton in the early fifties" by Gian-Carlo Rota.
Tribute page by Prof. Catherine Yan (Texas A&M University), a former
student of Rota Scanned copy of Gian-Carlo Rota's and Kenneth Baclawski's
Introduction to Probability and Random Processes manuscript in its 1979
version. Gian-Carlo Rota (1996). Indiscrete Thoughts. Birkhäuser Boston. 0-8176-3866-0., 0-8176-3866-0; review at MAA.org The Digital
Footprint of Gian-Carlo Rota: International Conference in memory of Gian-Carlo
Rota, organized by Ottavio D'Antona, Vincenzo Marra and Ernesto Damiani at the
University of Milan (Italy) Gian-Carlo Rota on Analysis and Probability, 978-0-8176-4275-4. Biographical Memoir of
Gian-Carlo Rota, National Academy of Science. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Rota," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
rotondi: Amedeo
Rotondi, anche conosciuto con gli pseudonimi di Amadeus Voldben e Vico di Varo
(Vicovaro), filosofo. Ha svolto anche attività di libraio ed editore. I
primi anni e la nascita della "Libreria delle Occasioni"
("Libreria Rotondi"). Nella seconda metà degli anni trenta si
trasferisce a Roma. Il 1941 è l'anno in cui, insieme alla moglie Annamaria,
rileva una preesistente libreria di testi usati che chiamerà “Libreria delle
Occasioni”, intendendo con questo nome l'opportunità per gli appassionati di
reperire opere rare, curiose e introvabili. La “Libreria delle Occasioni” si
trova tuttora nel suo luogo originario di fondazione e cioè in via Merulana. Tra
gli amanti di rarità bibliografiche e tematiche spirituali è anche nota come
“Libreria Rotondi” in omaggio alla fama del suo fondatore. I primi anni di
attività della libreria sono piuttosto travagliati in quanto le autorità
fasciste, infastidite dalla tipologia eterodossa dei testi in vendita, operano
diversi sequestri e infliggono sanzioni. Nell'autunno del 1943 Amedeo è
costretto a chiudere la libreria per evitare il richiamo alle armi della
Repubblica Sociale Italiana. Considerato disertore, si rifugia con la famiglia
a Vicovaro. Individuato in seguito ad una delazione, riesce fortunosamente a
sfuggire alla cattura e si allontana verso le montagne che circondano il paese,
inseguito dappresso da tedeschi e fascisti. Disperando di potersi salvare, si
nasconde nei pressi di una casa abbandonata, popolarmente ritenuta “abitata
dagli spiriti” e qui avviene l'evento fondamentale sopra descritto che cambierà
la sua vita e le sue convinzioni, aprendolo alla conoscenza del mondo
spirituale. Improvvisamente ha una visione folgorante nel cielo: <<
Sedetti a contemplare la scena: una catena di globi luminosi dall'alto
scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi
ridiscendevano come per riunirsi in un misterioso convegno. Si sentivano delle
voci indistinte >> Amedeo si trattiene ad osservare tale spettacolo
misterioso salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso nel vicino
paese di Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con la realtà del
paranormale e altre esperienze consimili saranno poi ampiamente raccontate nel
libro "Il protettore invisibile". Tale evento rappresenterà l'inizio
del suo studio e del suo interesse nei confronti del mondo dell'esoterismo e
della spiritualità, che l'accompagnerà per tutta la vita. Gli anni dello
studio e della crescita spirituale. Le prime opere pubblicate in proprio Amedeo
Rotondi, rientrato a Roma dopo la Liberazione e desideroso di conoscere la
reale natura dello straordinario fenomeno accadutogli, inizia a concentrare i
suoi studi sulle discipline esoteriche e spirituali facendo della “Libreria
delle Occasioni” una delle prime e più importanti librerie in Italia,
specializzate nel settore. Inizia un periodo molto fervido fatto di conferenze,
riunioni e dibattiti che ne alimentano la fama. Antesignano delle tendenze
moderne, nel 1946 fonda il “Corriere Librario”, periodico mensile per
bibliofili contenente recensioni, curiosità e approfondimenti bibliografici,
oltre che inserzioni per la compravendita di libri, che si diffonde rapidamente
a livello nazionale e internazionale. Pubblica in proprio i suoi primi titoli,
dando forma scritta a quasi due decenni di studi e riflessioni. Si tratta dei
cinque libri della collana “Le Perle”, raccolte di massime, proverbi e aforismi
dell'Oriente, dell'antica Grecia, di Roma antica e del Cristianesimo. Nel ’64
dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso della parola”, un originale e
lungimirante saggio il cui intento si manifesta già dalla dedica, firmato con
lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato chiaramente dal suo paese natale. Nel
1965 viene incaricato di redigere un opuscolo commemorativo in occasione
dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in onore delle vittime della
strage nazista delle Pratarelle, Amedeo Rotondi e la sua libreria hanno svolto
una funzione di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in
cui certi ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con
manifesta ostilità. La fase della maturità letteraria e spirituale. I
“Volontari del Bene” Negli anni settanta partecipa e svolge un ruolo tutt'altro
che secondario nel Cerchio Firenze 77, una delle più importanti esperienze
parapsicologiche collettive italiane. Amedeo Rotondi e la sua libreria, nella
quale collabora anche la sua unica figlia Vera, sono ormai un punto di
riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente libero da
ogni censura. Pubblica sedici titoli presso diverse case editrici
(Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S.), firmandoli oltre che con il suo
vero nome con l'amato pseudonimo Amadeus Voldben, acronimo di Volontario del
Bene. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione che Amedeo si era prefisso e
che delineò nel libriccino “I volontari del bene”, vera e propria bibbia per
tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione del Bene, stampato
in proprio per la prima volta nel '72. I suoi libri sono stati tradotti in
molte lingue: esistono tuttora edizioni in inglese, tedesco, spagnolo,
portoghese, greco e polacco. Oltre al valore intrinseco degli scritti, sono le
riunioni e la sua stessa presenza in libreria a suscitare curiosità e interesse
presso un pubblico molto ampio che vede in Amedeo Rotondi una guida spirituale
in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da vecchio educatore, sempre
comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente rifiuto
della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità, accessibili a
chiunque si sforzi di varcare il civico 82 di via Merulana. Gli anni
ottanta e novanta sono caratterizzati da una produzione culturale
ancora intensa ma, questi ultimi, anche dal profondo dolore per la perdita
dell'amata figlia Vera e dell'adorata moglie Anna Maria, dolore che non
intacca, anzi, semmai rafforza la sua serena consapevolezza della morte come
momento di passaggio verso l'eterna felicità. Nonostante i problemi fisici che
lo tormentano, continua a scrivere e a regalare gemme di saggezza e consigli
fino a pochi giorni prima della morte: Amedeo Rotondi muore per questa vita e
per questo mondo l'11 ottobre 1999. Oltre ai testi pubblicati in vita Amedeo
lascia altri scritti, alcuni pronti per la stampa altri bisognosi di revisione,
che vengono pubblicati postumi a partire dal 2003 su iniziativa del nipote Aldo
e dei pronipoti Francesco e Barbara, i quali si sono impegnati, secondo la
volontà dello zio, a proseguire l'attività in libreria, mantenendosi fedeli
all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria Rotondi ha ricevuto il
riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di
Roma. Opere: “Saggezza dell'Oriente,” ( I della collana Le Perle, ristampato
da Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla
Libreria Rotondi n Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza
dell'antica Grecia, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero
Cristiano, Amedeo Rotondi, collana Le
Perle). Il giardino della saggezza, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Dopo
Nostradamus: le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee, Un'arte
di vivere: via segreta alla serenità, Mediterranee, La coppa d'oro: insegnamenti dei maestri,
fonte di luce e di energia, SAS, (ristampato dalle Mediterranee). Le influenze
negative: come neutralizzarle, SugarCo,, (ristampato dalle Mediterranee). Il
protettore invisibile: la guida che ci aiuta nei momenti difficili della vita,
Mediterranee, La voce misteriosa, Astrolabio (ristampato dalla Libreria Rotondi nel ) Lo
scopo e il significato della vita: perché si nasce, perché si vive, perché si
muore, Mediterranee, I prodigi del pensiero positivo: il suo potere e la sua
azione a distanza, Mediterranee, Il destino nella vita dell'uomo, Mediterranee,
La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee, La potenza del
credere… e la gioia d'amare: i prodigi della fede e dell'amore, Mediterranee, Una luce nel tuo dolore, Mediterranee, Guida
alla padronanza di sé, Mediterranee, 1La magica potenza della preghiera,
Mediterranee, La chiave della vita,
Mediterranee, La presenza divina in noi,
Mediterranee, Le leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della
volontà, Mediterranee.. Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee.
La potenza creatrice del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena,
Mediterranee. Altre opere non in commercio Ricordo dei nostri martiri.
Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro,
Tipografia Seti, Roma, I Volontari del
Bene, Libreria Rotondi Editrice, Roma, Reincarnazione e fanciulli prodigio,
Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee. Col
suo nome di battesimo ha scritto La voce misteriosa e i cvolumi della collana
Le Perle. Con lo pseudonimo di “Vico di Varo” ha scritto L’arte del silenzio e
l’uso della parola. Con lo pseudonimo di “Amadeus Voldben” ha scritto tutti gli
altri testi. La Libreria Rotondi è segnalata
in molte pubblicazioni, tra cui la Guida ragionata alle librerie antiquarie e
d'occasione d'Italia, Claudio Maria Messina, Roma, che ha avuto varie edizioni.
Amadeus Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni Mediterranee, Roma, La partecipazione di Amedeo Rotondi agli
incontri del Cerchio Firenze 77 è ricordata nei libri Oltre l'illusione, Roma,
Mediterranee, e Oltre il silenzio, Luciana Campani Setti, Roma, Mediterranee, Edizioni
inglese e americana di Dopo Nostradamus: After Nostradamus. Great Prophecies
for the Future of Mankind, Neville Spearman, London, After Nostradamus. Great
Prophecies for the Future of Mankind, The Citadel Press, Secaucus, Edizione
tedesca di Dopo Nostradamus: Die großen weissagungen über die zukunft der
menschheit, Langen Muller, München-Wien, Queste le edizioni in lingua spagnola
di Dopo Nostradamus, I prodigi del pensiero positivo, Le influenze negative, Il
protettore invisibile: Dopo Nostradamus. Las profecias par el año 2000, Ediciones
Picazo, Barcelona, Nostradamus: las grandes profecias sobre el futuro de la
humanidad, Editorial Edicomunicación, Barcelona, 1990; El milagro del
pensamiento positivo, Susaeta Ediciones, Madrid, El prodigio del pensamiento
positivo, Panamericana Editorial, Bogotà, Las influencias negativas, Panamericana
Editorial, Bogotà, El protector
invisible, Panamericana Editorial, Bogotà, Queste le edizioni in lingua
portoghese di Dopo Nostradamus e Le influenze negative: Nostradamus. As grandes
profecias sobre o futuro da humanidade, Editora Lider, São Paulo; Depois de
Nostradamus. As grandes profecias sobre o futuro da humanidade, Editora
Artenova, São Cristóvão, 1984; Como evitar as influências negativas,
Pensamento, São Paulo, 1984. Edizione
polacca di Dopo Nostradamus: Wielke przepowiednie. Nostradamus i inni, Wojciech
Pogonowski, Warszawa, Molte persone si rivolgevano a Rotondi per ricevere
consigli. Una testimonianza letteraria di questa consuetudine si trova nel
romanzo di Giovetti Weimar per sempre,
(Edizioni Mediterranee, Roma) in cui si narra l'episodio di un giovane che si
reca presso la Libreria delle Occasioni per ricevere suggerimenti su questioni
spirituali e libri. Libreria RotondiLibreria delle Occasioni (La libreria
fondata da Amedeo Rotondi) La piccola miniera di Amedeo Rotondi (da Il Corriere
della Sera) Il libraio di via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica)
Cerchio Firenze 77 (Esperienza parapsicologica collettiva) Andiamo alla
scoperta di Amedeo Rotondi, illustre vicovarese del '900 (da La Piazza di Castel
Madama,
rovatti: Grice: “I do not know any other philosopher
other than me or Austin who, like Rovatti, is obsessed wiith the concept of a
‘game’!” -- Pier Aldo Rovatti (Modena), filosofo. Ha insegnato a Trieste.
Ha studiato fenomenologia a Milano con Paci iniziando a collaborare con la
rivista di filosofia e cultura «aut aut», di cui è direttore. È editorialista di "Il Piccolo" di
Trieste e collaboratore di "la Repubblica" e "l'Espresso".
Coordina il Laboratorio di filosofia contemporanea di Trieste, attraverso cui
ha fondato la Scuola di filosofia di Trieste. È membro del comitato scientifico
di Vicino/lontano (Udine). -- è uscito un volume a lui interamente
dedicato (René Scheu, Il soggetto debole. Mimesis, Milano ). Ppubblica una
monografia su Whitehead. Successivamente si occupa dei rapporti tra
fenomenologia e marxismo pubblicando Critica e scientificità in Marx, e poi
focalizzando in vari saggi il tema dei bisogni con riferimento anche alla
psicoanalisi. Cura anche un'edizione delle Opere di Bergson. Fa uscire
con Vattimo il reading Il pensiero debole che sarà ristampato molte volte e e
da cui è nato un ampio dibattito, all'inizio sulle pagine di «Alfabeta» (di cui
era redattore), poi in diverse altre sedi, e che continua tuttora. Le
questioni concernenti tale forma nuova di pensiero (che hanno a che fare
soprattutto con Nietzsche e Heidegger) diventano il punto di partenza della sua
successiva produzione con una serie di volumi (La posta in gioco, Abitare la
distanza, Il paiolo bucato, La follia in poche parole, Guardare ascoltando,
L'esercizio del silenzio, Possiamo addomesticare l'altro?, Inattualità del
pensiero debole. Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità di una
«logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco, dell'ascolto e dell'alterità,
tutti collegati alla questione attuale della soggettività. Altri suoi
scritti e interventi hanno introdotto opere di Whitehead, Sartre, Habermas,
Hume, Jabès, Negt, Kluge, Heller, Caillois (ossia I giochi e gli uomini),
Sollers (iSul materialismo), Poulantzas,Deleuze, Derrida (nel suo rapporto con
Freud), Lévinas, Bateson e del suo mentore Paci. Dalla riflessione sul
gioco nascono anche i libri Per gioco. La scuola dei giochi (con Davide
Zoletto. e Il gioco di Wittgenstein. Si
è anche interessato alla consulenza filosofica, con La filosofia può curare? Ha
curato l'antologia Il coraggio della filosofia, sulla rivista «aut aut».
Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste col titolo
di Etica minima. Ha raccolto questi "scritti corsari" (cfr. Pasolini)
in vari libri: Etica minima, Noi, i barbari, Un velo di sobrietà. Accanto a una
sensibile sintonia con le riflessioni di JDerrida, si è manifestata nella sua
ricerca una particolare attenzione per il pensiero di Lacan e Foucault (in
particolare sul rapporto tra potere e sapere). Gli egosauri, Elèuthera, Milano . Le nostre
oscillazioni, Collana Edizioni alpha beta Verlag, Merano . L’intellettuale
riluttante, Elèuthera, Milano . Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero
di Basaglia, alphabeta, Merano . Un velo di sobrietà, il Saggiatore, Milano .
Noi, i barbari. La sottocultura dominante, Raffaello Cortina, Milano Inattualità del pensiero debole, Forum,
Udine Cura di Il coraggio della
filosofia. aut aut-, il Saggiatore, Milano
Etica minima. Scritti quasi corsari sull'anomalia italiana, Cortina,
Milano La posta in gioco. Heidegger, Husserl, il
soggetto, Mimesis, Milano-Udine prima edizione:
Bompiani, Milano Cura di Consulente e filosofo. Osservatorio critico sulle
pratiche filosofiche, Mimesis, Milano Il gioco di Wittgenstein, EUT, Trieste 2Possiamo
addomesticare l'altro? La condizione globale, Forum, Udine Abitare la distanza.
Per una pratica della filosofia, Raffaello Cortina, Milano (check) Feltrinelli,
Milano La filosofia può curare? La
consulenza filosofica in questione, Raffaello Cortina, Milano La scuola dei
giochi (con Davide Zoletto), Bompiani, Milano Cura di Scenari dell'alterità,
Bompiani, Milano Guardare ascoltando: filosofia e metafora, Bompiani, Milano prima edizione: Il declino della luce, Marietti,
Genova L'università senza condizione
(con Derrida), Raffaello Cortina, Milano La follia in poche parole, Bompiani,
Milano Fare la differenza, atti del convegno, curati con Pietro Derossi,
Triennale di Milano, Milano, Il paiolo bucato. La nostra condizione
paradossale, Raffaello Cortina, Milano Introduzione alla filosofia
contemporanea, Bompiani, Milano Lettere dall'università, Filema, Napoli Per
gioco: piccolo manuale dell'esperienza ludica (con Alessandro Dal Lago),
Raffaello Cortina, Milano Trasformazioni
del soggetto: un itinerario filosofico, Il poligrafo, Padova Dizionario dei
filosofi contemporanei, Bompiani, Milano Elogio del pudore. Per un pensiero
debole (con Alessandro Dal Lago), Feltrinelli, Milano Intorno a Lévinas, Unicopli,
Milano Cura di Effetto Foucault, Feltrinelli, Milano, Cura di Henri Bergson, Mondadori,
Milano, Il pensiero debole (con Vattimo), Feltrinelli, Milano Bisogni e teoria
marxista (con Amedeo Vigorelli), Mazzotta, Milano, Critica e scientificità in Marx: per una
lettura fenomenologica di Marx e una critica del marxismo di Althusser,
Feltrinelli, Milano, Che cosa ha veramente detto Sartre, Ubaldini, Roma, La
dialettica del processo. Saggio su Whitehead, prefazione di Enzo Paci, il
Saggiatore, Milano Citazionio su Pier Aldo Rovatti aut aut, su autaut.ilsaggiatore.com. Scuola
di filosofia di Trieste, su scuolafilosofia.it Laboratorio di filosofia
contemporanea, su filolab.it. TriesteFacoltà di lettere e filosofia, su
www2.units.it. Vicino Lontano, su vicinolontano.it. Pier Aldo Rovatti: il
pensiero debole, sul RAI Filosofia, su
filosofia.rai.it.
rovella: Giuseppe Rovella (Palazzolo
Acreide), filosofo. Apparteneva ad una famiglia contadina di solida fede
cristiana. Tre fratelli ed una sorella erano sopravvissuti a 12 gravidanze.
Dopo la scuola elementare frequentò la scuola media ad Ispica, in provincia di
Ragusa, nel convento dei cappuccini, alla scuola dello zio cappuccino. Questa
esperienza lasciò tracce indelebili nella formazione e nello sviluppo
intellettuale di Giuseppe che visse all'insegna della contraddizione nella
ricerca della sua strada. Contraddizione che visse sempre in termini positivi,
come caratteristica dell'uomo che pensa. A Catania si iscrisse in Lettere e
Filosofia e fu tra gli alunni più stimati del prof. Cleto Carbonara che
insegnava filosofia teoretica. Si laureò il 2 giugno 1948 con una tesi di
estetica, sul rapporto fra contenuto e forma in arte. Gli interessi per
l'estetica rimasero permanenti. Insegnò storia e filosofia nei licei, di Noto e
Palazzolo, dove per un breve periodo, fu anche preside, incarico dal quale si
dimise per tornare all'insegnamento. Morì nella sua casa natale. Opere: Dopo
alcune recensioni di filosofia nella rivista Sophia, rivista fondata da Ottaviano
e due raccolte di poesie pubblicate da Gastaldi Editore Milano, il suo vero
esordio fu L'uomo, una filosofia, opera di filosofia teoretica, pubblicata da
Giannini Napoli, con prefazione di Carbonara. In quest'opera Rovella in un
serrato confronto con i grandi della filosofa affronta, in termini critici, la
metafisica ed espone il suo convincimento che la ricerca senza condizioni,
attraverso l'intelligenza attiva e creatrice può aprire all'uomo orizzonti
creativi, nuovi, seppur rischiosi. La metafisica, sostiene Rovella, imprigiona
in schemi rigidi e vincolanti. Pervenire all'autocoscienza è il compito più
degno del pensiero, che pur problematico in sé non rimane imprigionato nel
problematicismo. Il rapporto con Spirito e Carbonara fu stimolo attivo e
personale nella ricerca di Rovella. Deneb, romanzo, fu pubblicato da
Salvatore Sciascia CaltanissettaRoma con prefazione di Gallo. Si tratta di un
romanzo filosofico che narra la pulsione verso l'oltre, attenuando, così, la
precedente critica verso la metafisica e aprendo verso il mistero che, nel
romanzo comporta il confronto con tre donne che rappresentano tre volti diversi
della verità. La stella Deneb è metafora della pulsione verso l'alto. In
quest'opera abbondano i riferimenti autobiografici da cui emerge l'attaccamento
alla casa natia, che non abbandonerà finché visse, alla famiglia e soprattutto
ad un modello di vita contadina morigerata e sobria. Lo stile narrativo è
affabulante. L'autocoscienza e il "trionfo della morte" nell'ultima
opera diGentile in Il pensiero di Gentile, Enciclopedia Italiana, Roma. Qui si
esamina il momento finale della vicenda umana e filosofica di Gentile al cui
pensiero il nostro fu sempre legato. L'errore del cerchio, romanzo del
1979, che sarà pubblicato postumo nel 2003 dalla Provincia Regionale Siracusa,
con prefazione di Emanuele Messina. Predomina il colloquio interiore, lo scavo
nella coscienza e nella memoria. Procede come un giallo; un tema attraversa gli
avvenimenti, la libertà e la necessità di un suo contenimento. La
Fattoria delle Querce, romanzo, edito da M. Selvaggio Caruso Editore Siracusa.
Rovella considera questo romanzo l'espressione più piena del suo pensiero e
della sua capacità di scrittura. È come un'epopea, quella della famiglia
siciliana Capobianco, governata da una donna e sviluppata attraverso un intrigo
di personaggi e di vicende collocate in un non luogo e in un non tempo. I
discendenti Capobianco sono identici agli antenati, e la ricerca della
genealogia è il problema più assillante per i personaggi. Il mito dell'eterno
ritorno dell'identico fu caro al Rovella che rimase sempre legato ai miti.
Fisiognomica, astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di questo lavoro un
esempio di scrittura immaginifica e personale. Scrittura di non di facile
consumo. Rovella dice che con quest'opera ha tracciato una nuova “Imago
Siciliae”. Nella stessa aura de La fattoria sono scritti i Racconti.
Rovella cambia di nuovo argomento, inizia quella che lui chiama la fase
cristica. Scrive opere in cui la figura di Cristo e il rapporto fra le
religioni sono il tema dominante. L'ora del destino, dramma in due atti è
pubblicato dall'Accademia Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia,
Castello di Borgo alla Collina, Arezzo, L'Ora in persona di una donna consola il
Crocifisso che muore quando una congiuntura astrale perviene al suo
compimento. Vita di Gesù, pubblicato con Prospettive d'Arte Milano, con
prefazione di Ronfani. Gesù è visto nella sua umanità, la narrazione segue lo
sviluppo dei vangeli sinottici, con qualche incursione negli apocrifi.
L'autore, che pur ne ha le competenze,si tiene lontano dalle problematiche
gesuologiche e cristologiche. Vuole narrare un Gesù “così come parla al
cuore”. L'Angelo e il Re, con prefazione di Pazzi per i tipi di Palomar
Bari.I nove mesi di gravidanza di Maria vergine sono narrati con un andamento
che si mescola di esoterismo e sapienza umana. Maria spesso, nel mistero del
suo concepimento, nella sua realtà quotidiana, vive le vicende del suo
quartiere, con le sue amiche, con qualche momento di gioia esaltata e
prorompente, con un tratto zingaresco. Rovella fu sempre attratto, nella sua
narrativa da zingari e vagabondi di passaggio, come incarnazione di una libertà
che abbiamo smarrita. Le Madri Racconto, Utopia Edizione, Chiaramonte
Gulfi, Vi si sente l'eco di J. Bachofen. Breve raro capolavoro, pieno di
mistero e poesia, di un potere magico, come scrive Tosi. Asvamedha
pubblicato da Utopia Edizioni, Chiaramonte Gulfi, con prefazione di Monachino.
Raccoglie racconti inediti. Inizio d'amore pubblicato a cura
dell'Istituto Studi Acrensi di Palazzolo Acreide. Raccoglie altri racconti che
l'autore pubblicò in varie riviste letterarie nazionali, a cura dell'Istituto
Studi Acrensi Palazzolo Acreide. I racconti, dice l'autore, vivono nell'aura
dei romanzi di questo periodo. La vigna di Nabot, dramma in quattro
quadri pubblicato nel a cura dell'Associazione Amici di G. Rovella,
Palazzolo Acreide. Narra le vicende di Nabot, personaggio biblico che
incontriamo nel primo libro dei Re Cap. 21. La prepotenza dei potenti e la
sacralità della terra dei padri sono il filo conduttore del dramma. Nabot muore
per una questione di coerenza.
minima Ermanno Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le Ragioni critiche,
Giancarlo Menichelli in Esperienze letterarie, Ruggero Jacobbi, Il miracolo Deneb, in Arenaria,
Palermo, Vittorio Vettori, Il miracolo di Deneb e le profezie di Ruggero, Arenaria,
Monachino Ester, Considerazioni su un romanzo di Rovella, in Le Ragioni
critiche, Catania, Emanuele Messina, Dal bagolaro alla sequoia,, La vita e
l'opera di Giuseppe Rovella, Emanuele Romeo editore, Siracusa, Emanuele
Messina, Alle radici del pensiero di Giuseppe Rovella. La presenza dei suoi
maestri, Emanuele Romeo.
rovere: essential Italian
philosopherHis family originates in Albalonga, Savona, Liguria. Terenzio Mamiani Da Wikiquote, aforismi e citazioni in
libertà. Jump to navigationJump to search Terenzio Mamiani Terenzio
Mamiani della Rovere (17991885), filosofo, politico e scrittore italiano. i
[...] Testimonio essendo il Pontefice [della insurrezione dell'Italia contro
l'Austria] e d'altra parte abborrendo egli, pel suo ministero santissimo, dalle
guerre e dal sangue ha pensato... d'interporsi fra i combattenti, e di fare
intendere ai nemici della nostra comune patria, quanto crudele ed inutile
impresa riesca ormai quella di contendere agli italiani le naturali
frontiere... (9 giugno 1848; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?,
Hoepli, 1921631) Antonio Oroboni alla sua fidanzata Incipit Dallo Spielberg, ai
5 d'Aprile. Del soave amor tuo, nobile spirto | Ed infelice, io vissi altera e
santa: | Di quel vivrò, giuro all'eterno Iddio, | Si che il dolor nol chiuda
entro al sepolcro. | Tai celesti parole in picciol foglio | Vergate, o cara,
ebb'io da te quel giorno | Che tramutai le dolci aure lombarde | Con queste
ignote al Sol tombe di vivi. Citazioni Io muojo, ed al suo fine affretta
| questa lunga agonia che chiaman vita | qui per istrazio. Quando suonarne il
certo annunzio udrai, | non pianger tu, non piangere, o diletto | spirto
d'amor, ché del mio ben migliore | Lacrimar ti disdice. [...] Il misero | che
gemea quivi giù, poiché il dolore | soverchiò troppo, disperatamente | diè del
capo nel sasso e del diffuso | Cerebro il tinse. [...] d'ogni affetto umano
affinatrice | fiamma è il dolore, e di virtù maestra | la morte. D'un nuovo
diritto europeo Incipit Il giure civile di ciascun popolo ha nel testo delle
leggi positive e speciali autorità sufficiente da soddisfare la giustizia
ordinaria e da risolvere i dubii e acquetare le controversie intorno agli
interessi e agli ufficii d'ogni privato cittadino. Di quindi nasce che possono
alcuni curiali riuscire segnalati e famosi al mondo con la sola abilità del
pronto ricordare, dell' acuto distinguere e dell'interpretare acconcio e
discreto. Al giure delle genti occorre, invece, assai di frequente la
discussione delle verità astratte. Perocché esso è indipendente e superiore
all'autorità delle sopra citate leggi; si connette immediatamente al giure
naturale che è al tutto razionale e speculativo; spesso gli è forza di riandar
col pensiero sulle fondamenta medesime dell'ordine sociale umano, e spesso
altresì non rinviene modo migliore per risolvere i dubii e acquetare le discrepanze
tra popolo e popolo fuor che indagare i grandi pronunziati della ragione
perpetua del diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della
scienza. Citazioni Poco importa se i metafisici e i letterati si
bisticciano; ma non va senza danno del genere umano il discordare e il traviare
de' pubblicisti. E già si disse che il fine criterio degli uomini illuminati
coglie il certo e il sodo della scienza, ma non la crea e non l'ordina. (p. 5)
La demenza degli uonini fa talvolta scandalosa la verità; laonde ella ebbe a
pronunziare di se medesima: non venni a recare la pace in mezzo di voi, sibbene
la spada. (p. 11) Lo Stato essere certa congregazione di famiglie la qual
provvede con leggi e con tribunali al bene proprio e alla propria tutela; tanto
che sieno competentemente adempiuti i fini generali della socialità e i
particolari di essa congregazione. (p. 13) Lo Stato non esiste per la
contiguità sola delle terre e delle abitazioni, ma per certo congiungimento e
unità delle menti e degli animi. (p. 15) La libera città di Amburgo è così
autonoma come l'impero di Moscovia. Il che riconosciuto e fermato, se ne ritrae
ciò che pel diritto internazionale è primo principio ed assioma, non potersi da
niuno e sotto niuna ragione arrogare la facoltà di offendere e menomare
l'autonomia interna ed esterna di qualchesia Stato insino a tanto che questo
non provoca gli altri ad assalirlo con giusta guerra; ed eziandio in tal caso è
lecito di occupare temporalmente il suo territorio e dominare il suo popolo nei
limiti della difesa e dell'equo rifacimento dei danni. (p. 20-21) Le varie
provincie spagnuole o francesi e i tre regni britanni congiunti ed unificati
per la conquista o l'eredità palesarono in lungo volgere d'anni la volontà loro
ferma ed unanime di perseverare in quella identità e unità di vita sociale e
politica. Per lo contrario, l'incorporamento delle provincie basche nell'unità
politica degli Spagnuoli fu con violenza adempiuta e poi mantenuta. Voleva
ragione e giustizia che per l'azione lenta del tempo e della civiltà
riconoscessero quei popoli da se medesimi la utilità di vivere al tutto vita
comune coi popoli iberici. Similmente, era iniqua la condizione degl'Irlandesi
quando l'irosa Inghilterra per la diversità del culto li segregava dal
godimento dei diritti politici. (p. 22) L'uomo individuo può nel servaggio e
nelle catene serbare con isforzo la libertà dello spirito e compiere in altro
modo e sotto altre condizioni certa eroica purgazione e certo mirabile
perfezionamento della sua parte interiore e immortale. Ma ciò è impossibile ad
un popolo intero, il quale nel servaggio di necessità si corrompe ed abbietta,
e quindi Gian Vincenzo Gravina chiamò assai giustamente la libertà delle
nazioni sacrosanta cosa e di giure divino. (p. 25) L'anima non è vendibile e non
è nostra, dicevano i teologanti per dimostrare da più parti la iniquità del
contratto. E neppure la libertà è vendibile; e se l'usarla e abusarla è nostro,
non è tale la facoltà e il principio infuso da Dio con l'alito suo divino e che
al dire di Omero vale una mezza anima. (p. 30) Lo Stato possiede onninamente se
stesso; niuno fuori di lui può attribuirsene la padronanza. Quindi i popoli o
vivono in se od in altri; cioè a dire, o provedono ai propri fini con leggi e
ordini propri e componendo un individuo vero e perfetto della universa famiglia
umana; ovvero entrano a parte d'altra maggior comunanza con ugualità di diritto
e d'ufficio, come quelle riviere che ne' più larghi e reali fiumi confondono le
acque e perdono il nome. Questa è la generale e astratta dottrina che danno la
ragione e la scienza. (p. 32) Patria, impertanto, significa quella determinata
contrada e quella peculiare congregazione di uomini a cui ciascuno degli
abitanti e ciascuno dei congregati sentesi legato per tutti i doveri, gl'istinti,
i diritti, le speranze e gli affetti del vivere comune. (p.) La patria
considerata nella sua morale e profonda significazione è il compiuto sodamento
di ciascuno verso di tutti e di tutti verso ciascuno. (p. 36-37) Se la patria
non ha debito né possibilità di nudrire del suo ogni giorno tutti i suoi
indigenti, spietata cosa sarebbe inibire a questi di procacciarsi altrove la
sussistenza. (p. 39) Prediletta opera delle mani di Dio sono le nazioni. (p.
41) Qual nazione è pura, domandano essi, e tutta omogenea, e quale Stato in
Europa non è straniero a qualche porzione de' sudditi proprii? L'Inghilterra
pesa sul popolo Jonio, la Francia sull' Algerino, la Spagna sul Basco. Non
nacquero forse Italiani i Corsi e Tedeschi i popoli dell'Alsazia? I Polacchi di
Posen son forse Prussiani; e non è mezzo slava la Silesia? Chiameremo Russi i
Lituani o i Finlandesi o gli abitanti di Riga e della Curlandia? E se tinti
vediamo della medesima pece tutti i governi, se niuno, a rispetto del puro
principio di nazionalità, è incolpevole, qual profitto si può dedurre d'una
teorica non mai applicabile; ed anzi, come può essere teorica e vera, se i
fatti in ogni luogo e tempo la contradicono? (p. 45) Lo Stato dipendente come
si sia da un altro non è, a propriamente parlare, autonomo; e perciò, a rigore
di definizione, neppure la denominazione di Stato gli si compete. (p. 61) I
prìncipi non sono, del certo, scelti da Dio immediatamente, ma sono da Dio
immediatamente investiti di loro sovranità. Il popolo indica l'uomo a cui vuole
obbedire e in quell'uomo è subito la pienezza della sovranità che da Dio gli
proviene. Perocché come da Dio è istituito il fine della socievole comunanza,
così è istituito il mezzo nella autorità del comando. (p. 71) È sicuro che
nella lunghezza dei secoli le volontà e i giudizi umani si accostano
all'assoluto del bene sociale, quanto che la via che viene trascorsa non
procede diritta e spedita ma declina e torce continuo fra molti errori e molte
misere concussioni. (p. 75) La libertà, essendo naturale ed essenziale agli
uomini e necessaria concomitanza d'ogni bontà, è doveroso per tutti il serbarla
integra nella sostanza; e perciò, né il privato individuo si può vendere ad
altro privato, né tutto il corpo de' cittadini assoggettarsi pienamente e
perpetuamente al dominio d'alcuno, sia forestiere o nativo. (p. 80) Poco o
nessun valore ha il dissentimento dei piccioli e deboli, quando anche piglino
ardire di esprimerlo; e chi investiga la Storia, ritrova che delle proteste
loro giacciono grandi fasci dimenticati negli archivi delle Cancellerie. (p.
98) Dacché siete i più forti, correte poco rischio di vivere ex lege alla
maniera dei Ciclopi. Ma confessare il diritto e contro il diritto procedere,
non è conceduto a nessuno; e parlavano meglio quegli Ateniesi che alle querele
dei Milesi rispondevano senza sturbarsi : il diritto è cosa pei deboli e non
già pei forti e pei valorosi. (p. 113) Ogni popolo è autonomo; o con altri
vocaboli, ogni Stato vero è libero ed inviolabile inverso tutti i popoli e
tutti gli Stati. (p. 121) E patria nel significato morale e politico è sinonimo
di Stato, in quanto questo compone uno stretto e nativo consorzio in cui
ciascun cittadino ha debito e desiderio insieme di effettuare il grado massimo
di unimento sociale e civile. (p. 122) S'incominci dall'avvisare chi sono
costoro che si querelano dell'abusata libertà degli Stati e ne temono danni
così spaventevoli. Costoro sono i medesimi da cui si alzano lagni e rimproveri
cotidiani per qualunque libertà, eccetto la propria loro. Vogliono limitare la
stampa, limitare la libera concorrenza, limitare i Parlamenti e in fine ogni
cosa col pretesto volgare ed ovvio che i parlamenti, il commercio, la stampa
abusano di loro facoltà e trasvanno più d'una volta e in più cose. (p. 207) La
volontà umana, dite, è corrotta e inchinevole al male. Può darsi; ma privata di
libertà so che depravasi molto di più e i padroni non meno che i servi. (p.
208) Non è lecito agli uomini di esercitare nessun diritto qualora difettino
pienamente delle facoltà e dei mezzi correlativi. Perciò il fanciullo, il
mentecatto, l'idiota cade naturalmente sotto l'altrui tutela, e per ciò
medesimo la parte meno educata del volgo ed offesa di troppa ignoranza, o posta
in condizione troppo servile, non ha nel generale facoltà e mezzi proporziod
esercitare diritti politici. (p. 219) Dell'ottima congregazione umana Incipit
Esaminato il fine del viver comune, fatta rassegna d'alcuni principii
direttivi, più bisognevoli al nostro intento e poco o nulla noti agli antichi,
segue senza più che noi trapassiamo a contemplare l'ottimo ordinamento civile.
Della qual materia stragrande fermammo in principio del libro che sarebbero da
noi segnate alquante linee soltanto, scegliendo quelle che più hanno
riferimento con l'indole speciale de' tempi nostri. E pur questi pochi
lineamenti noi cercheremo di descriverli, come suoi fare l'artista, secondo il
concetto d'una bellezza ideale ricavata e desunta con fedeltà squisita
dall'essere delle cose e figurandola in mente come e quale uscirebbe dalle mani
della natura, quando non la perturbassero gli scorretti accidenti. Cosi noi
delineeremo qnalche fattezza dell'incivilimento umano, contemplandolo nella
natura primitiva ed universale dei popoli, ed avvisandoci di non iscambiare
l'alterato e il mutabile col permanente ed inalterato; e per converso, di non
dar nome d'errore emendabile e di accidente transitorio a ciò che appartiene
alle condizioni salde e durevoli della comunanza civile. Chè nel primo difetto
cadono i troppo retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e
leggeri. Citazioni Aristotile con molto senno incomincia dall'insegnar
quello che spetta al buono stato della famiglia, perché della comunanza umana
l'individuo compiuto non è lo scapolo, ma l'ammogliato con prole o vogliam dire
la famiglia, rimossa la quale, come fu scritto nell'aforismo XIV, non rimane
intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la fiera e violenta natura
nostra. (p. 400, I) L'organizzazione tanto è più eccellente quanto meno cede
alle esterne azioni ed impressioni ed anzi modifica con maggior efficacia ed
appropria a sé quelle azioni. È da
confessare che un gran trovato fece lo spirito umano e giovevole soprammodo
alla prosperità del viver sociale, quando mise in atto quello che fu domandato
governo rappresentativo o parlamentare. (p. 404, I) Se dirai: carattere di
nazione è la continuità e circoscrizione del suolo, i Tedeschi di qua del Reno
sarebber Francesi, e non è Grecia l'Asia minore, e gli Ebrei non compongono
nazione, e malamente la compongono le genti slave. Se dirai la lingua; i Baschi
non sono spagnuoli, né francesi i Bretoni e quei dell' Alsazia, e non ha niente
di nazione la Svizzera né l'Ungheria dove più lingue sono parlate. Se la
religione; troppe smentite ci danno Germania, Inghilterra e gli Stati Uniti
americani; d'altra parte, sotto il rispetto dell'unità religiosa, farebber
nazione insieme Siciliani e Messicani, Irlandesi e Abissini. Se il governo; i
Lombardi sono austriaci, sono turchi i Greci, francesi gli Arabi e via
discorrendo. Se la letteratura e le arti ; non fanno nazione quei popoli a cui
mancano lettere e arti proprie e le accattano dai forestieri, come usavano poco
fa i Russi, i Boemi, gli Ungaresi ed altri, e tuttora non cessano. Se le
origini e la schiatta; le colonie sono tal membro e così vivace del corpo della
patria onde uscirono, da non potersene mai dispiccare, e la guerra americana fu
dalla banda dei sollevati iniqua e parricida. Gran questione poi insorge sulle
genti di confine, le quali compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie,
a cosi chiamarle. Quindi noi vogliamo, per via d'esempio, i Nizzardi essere
italiani e i Francesi li fanno dei loro. Né minor controversia nasce circa
cento popolazioni per la terra disseminate, che è impossibile di ben definire a
qual generazione appartengano, né per sé bastano a far nazione, come Bosniaci,
Bulgari, Albanesi, Illirii, Maltesi e innumerevoli altri. La compagnia civile comincia là solamente dove
gli animi si accostano, e sorge desiderio di regolato e comune operare. (p. 2,
VI) La Giustizia, secondo Omero, apre e chiude i congressi degli Dei, non
quelli degli uomini. (p. 2, VI) La voce nazione nel suo peculiare e pieno
significato vuol dire unimento e società d'uomini che la natura stessa con le
sue mani à fatta e costituita mediante la mescolanza del sangue e la
singolarità delle condizioni interiori ed estrinseche; per talché quella
società distinguesi da tutte le altre per tutti gli essenziali caratteri che
possono diversificare le genti in fra loro, come la schiatta, la lingua, la
religione, l'indole, il territorio, le tradizioni, le arti, i costumi. (p. 2,
VI) Nazione vuol significare certo novero di genti per comunanza di sangue,
conformità di genio, medesimezza di linguaggio atte e preordinate alla massima
unione sociale. Gli Svizzeri varii di
lingua, di schiatta, di religione e d'usanza sonosi costituiti artificialmente
e politicamente in nazione, mediante una grande e maravigliosa unità morale che
turbata e rotta alcune volte di dentro è sempre riuscita gagliarda di fuori a
fronte degli stranieri. (p. 5, VI) I Greci ed i Musulmani dell'Asia Minore o
d'altra contrada, i quali tuttoché nati e cresciuti nel suolo stesso, pur non
si chiamano concittadini, e vivono e sempre vivranno stranieri l'uno accanto
dell'altro. (p. 8, VII) Lo stipite umano è ordinato esso pure a spandere
discosto da sé le propagini e i semi; e ogni germe nuovo dee nudrirsi del
terreno ove cade, non del tronco da cui si origina. (p. 11, VII) Sieno rese
grazie publicamente da tutta l'Italia a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai
non avete voluto e potuto odiare e sconoscere insino al giorno glorioso che fu
da Dio coronata la vostra costanza, e un patto comune di libertà vi
riconciliava con gli emendati persecutori. (p. 13, VII) S'io credessi quelle
armi che assiepano il Foro, dicea Cicerone, starsene qui a minacciare e non a
proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il fatto fu che quelle
armi nel Foro inducevano per se sole una fiera minaccia, tanto ch'egli parlò
poco e male, e la paura ammazzò l'eloquenza. (p. 18, VIII) Dal riscontro, per
tanto, di tutte le storie, senza timore mai d'eccezione, e più ancora dalla
ripugnanza intima di certi termini, quali sono felicità a servitù, spontaneità
e costrizione, ricavasi questa assoluta sentenza che tra le nazioni civili il
governo straniero non può vantarsi mai né della legittimità che abbiamo
chiamata interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o
tacito delle popolazioni. (p. 20-21, IX) Non può aver luogo prescrizione, dove
i diritti innati o fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed
offesa; e di si fatti è per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta.
(p. 21, IX) Ogni cosa nell'uomo è principiata dalla natura e poi dalla ragione
e dall'arte è compiuta. (p. 30, XI) Mario Pagano, ovvero, della
immortalità Incipit Francesco Pignatelli — Giuseppe Poerio Pignatelli: Voi
stesso l'avete udito? Poerio: E come nò, se rinchiuso era con lui in una
prigione medesima? Pignatelli: E fu la vigilia della sua morte? Poerio: Appunto
fu la vigilia. Sapete che valica la mezzanotte, una voce improvvisa e
sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando forte per nome alcuno di noi;
e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il carnefice. La notte
pertanto che seguitò quel mirabil discorso di Mario Pagano gli sgherri
gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo. Pignatelli: Stava per mezzo a
voi quell'omerica figura del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in Castello
dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido Mantonè. Nel Castel
Nuovo e in quella carcere proprio dove era Francesco Mario Pagano, stava il
fratel vostro maggiore, principe di Strangoli, stava io, il Conforti, Cirillo,
Granali, Eusebio Palmieri, Vincenzo Russo e due giovinetti amorevoli e cari,
cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un marchese di Genzano, bello come
l'Appollino e di cui sentiva il Pagano particolare compassione. Citazioni
Poerio: V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e però
insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun
difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente
ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che
raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne
satura, a dir così, per quanto fu fatto capace. Tale contenenza di bene è poi
sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si origina il male. Non si
chieda dunque perché Dio è permettitore del male, ma chiedasi in quella vece
perché piacque a Dio, oltre all'infinito, che sussistesse pure il finito. (p.
16) Poerio: Se il vivere nostro presente fosse condito di molto diletto e noi
incapaci di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'eternità, forse
potrebbesi giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola
e frammento di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria
caducità. (p. 17) Poerio: Col presupposto della immortalità, bene avvertiva il
Bruno, alcun desiderio naturale non è indarno e alcuna lacrima non cade senza
conforto. Con la immortalità non è affetto generoso perduto, non ferita
dell'animo a cui non si apparecchi altrove copioso balsamo. Per entro il corso
interminato e magnifico de'nostri destini, ogni male vien riparato, ogni
speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni felicità si rinnova e
giganteggia ne'secoli. (p. 18) Poerio: Quando fosse possibile strappare dal
cuor dell'uomo il concetto e la speranza della immortalità, il consorzio civile
medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità stesse della
vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di mezzo. (p.
18) Prose letterarie Avvertenza I dotti e i legisti barbareggiavano sempre
peggio, e pareva in loro una sorta di necessità tramutata in diritto, e niun
discepolo mai se ne querelava; e le lettere cadevano in tale grettezza, che
nelle prose del Giordani si appuntavano parecchie mende di stile, ma nessuno
accusava la tenuità dei concetti e la critica angusta e slombata. Il Colletta
era stimato dai più uno storico sovrano e poco meno che un Tacito redivivo, ed
altri istituivano paragone tra il Guicciardini e il Botta, tra il Goldoni ed
Alberto Nota. Tale il gusto e il criterio comune. Pochi grandi intelletti non
mancavano neppure a quei giorni. Basti ricordare Bartolini nella scultura;
Leopardi e Niccolini nella poetica; Rossini, Bellini, Donizetti nella musica.
In Italia scemando il sapere e la potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato
ed irragionevole della bellezza dell'abito esterno, lasciando a digiuno la
mente e poco nudriti e mal governati gli affetti. Letteratura vasta, soda e ben
definita, e parimente larghe scuole e ben tratteggiate e scolpite mancano alla
patria nostra da quasi tre secoli e piuttosto ne abbiamo avuto cenni e
frammenti, e ogni cosa a pezzi, a sbalzi e a modo d'assaggio. Miei degni
signori, il cibo che v'apparecchio è scarso, scondito e di povera mensa, ma è
letteratura e non metafisica. Non appena l'esilio mi astrinse a lasciare
l'Italia e fui spettatore d'altro ordine di civiltà e uditore d'altri maestri,
subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio doloroso della coscienza, ed ebbi
della mia ignoranza una paura ed una vergogna da non credere. Per giudicare
alla prima prima che tutto è vecchio e trito in un libro convien sapere
dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo capo. IX. — Ed egli
evoca nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno a uno dentro
la torre. Spirito del mare. Che vuoi ? Barone. Sapere l'essenza del bene e la
fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare ? Barone.
Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni
misteriosi colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono ; e tu
pur ricevi nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano
le geste antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a
cui essi fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce).
Barone. Che tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i
tuoi membri immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti
creste degli ardui scogli. La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse.
Che vuoi ? Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della
felicità. La coda. Perché lo chiedi a me ? Barone. Tu sai la fine ultima delle
cose, e tu comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda.
Quando io comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e
più tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino ; e
ogni mio moto è un cenno di oracolo ; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i
cieli di Galileo e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia
delle stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute,
ma non quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Prefazione alla scelta
dei poeti italiani dell'età media Dagli Arabi si travasò il mal gusto ne'
Catalani e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu derivata ne'
primi nostri verseggiatori. Dante egli pure non se ne astenne affatto; e noi
peniamo a credere che a quel genio sovrano venisse scritta la canzone
lambiccatissima della Pietra. (II) Sa ognuno che nel seicento, con lo scadere
dell' arte, ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena di
acrostici, d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per buona
ventura cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni pericolosa;
e dico ai moderni italiani, perché appresso gli stranieri non ne mancano esempj
; e molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea certi capricci
di metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti rinnovando
tutti gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare immune dalle
stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire la tragedia
del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata in metro
diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che niuna maniera
del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è capace il tedesco
idioma) mancasse a quel dramma ; nuova maniera e poco assai naturale e graziosa
di porgere idea e figura del panteismo. (II) Non può né deve il poeta
scompagnarsi mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età sua;
chè da questi principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi accende e
innamora le moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li possieda e li
senta egli solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori ; e la favella
delle Muse langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie benevole e a
cuori profondamente commossi. (VI) In Inghilterra il Milton fierissimo
repubblicano e segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato
di cose mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di
patrio, né nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. (VI) Riuscirà sempre a
gloria grande e invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto
più bella e mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente
la perfezione del tutto. (VII) Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso
del Tansillo, meno fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato
de' più corretti e limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come
questa minor perfezione di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de'
raccoglitori e de' critici il gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi
giovato dell' Angeleide non so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando
molti e singolari riscontri che non è facile a credere casuali; ma questo io so
bene che a rispetto della guerra degli angeli episodicamente introdotta nel
Paradiso perduto, il Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e
con quello essere paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo
dell'Andreini né per la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due
componimenti che dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal
grandezza del suo Lucifero. (VIII) L'ingegno poetico, in versificare ciascuno
di quei subbietti, tende a spiegare una novità, un' altezza e una leggiadria
suprema di concetto, di sentimento, di fantasia e di stile. Dove mancasse l'una
di tali eccellenze, l'arte sarebbe difettosa e quindi increscevole. (IX) Ci
venne osservato (cosa che per addietro non ben sapevamo) la critica letteraria
incominciata in Italia con Dante essere morta col Tasso e gli amici suoi; e
come cadde con quel mirabile intelletto la nostra primazia nel ministero delle
Muse, così venne meno la filosofia estetica; e il nuovo dell' arte non fu
capito, l'antico fu dalla pedanteria svisato e agghiadato. L'arte critica
antica ebbe ultimi promulgatori due grandi ingegni, il Muratori e il Gravina.
Della critica nata dipoi con le nuove speculazioni e con le nuove forme di
poesia, non conosciamo in Italia alcun degno scrittore e rappresentatore. (X)
Dopo Omero nessun poeta, per mio giudicio, può alzarsi a competere con
l'Alighieri, salvo Guglielmo Shakspeare, gloria massima dell'Inghilterra. E per
fermo, ne' drammi di lui l'animo e la vita umana vengon ritratti così al vero e
scandagliati e disaminati così nel profondo, che mai nol saranno di più. Ma le
condizioni peculiari della drammatica e l'indole propria degl' ingegni
settentrionali impedirono a Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì
delle diverse materie poetiche e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde
facciamo discorso. E veramente nelle composizioni sue la religione si mostra
sol di lontano e molto di rado; e tra le specie differenti e delicatissime
d'amore ivi entro significate, manca quella eccelsa e spiritualissima di cui si
scaldò l'amante di Beatrice. (XI) Il poeta è dall'ispirazione allacciato e
padroneggiato sì forte, da non saper bene sottomettersi all'arte ed alla
meditazione. (XII) Il troppo incivilirsi dei popoli aumentando di soverchio
l'osservazione e la critica e affinandovisi l'arte ogni giorno di più per
effetto medesimo dell' esercizio e dell' esperienza e per desiderio di novità,
mena il poeta a scordar forse troppo l'aurea semplicità degli antichi, il
sincero aspetto della natura e i veri e spontanei moti dell'animo. (XII) Il
compiuto e l'ottimo della poesia consiste in racchiudere dentro ai poemi con
vaga e proporzionata unità di composizione tutto quanto il visibile ed il
pensabile umano per ciò che in ambedue è più bello e più commovente. Consiste
inoltre nel figurare e ritrarre cotesto subbietto amplissimo e universale con
la maggior novità e la maggiore sublimità e leggiadria di concepimento, di
fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia fattibile di conseguire. Laonde poi
il concepimento, così nel complesso come nelle sentenze particolari, dee
riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno di recondita dottrina e saggezza;
l'affetto dee correre, quanto è possibile, per tutti i gradi e le differenze, e
toccare il sommo della tenerezza e commiserazione e il sommo della terribilità.
(XIII) Il Tasso, anima pia e generosa, ma in cui (non so dir come) nulla v'era
di popolare. Quindi egli s'infervorò della maestà teocratica dei pontefici e
aderì alla nuova cavalleria cortigiana e feudale; quindi pure accettò con zelo
e con osservanza scrupolosa l' ortodossia cattolica, e nella vita intellettuale
quanto nella civile, fu dall' autorità dei metodi e degli esempj signoreggiato.
Da ciò prese nudrimento e moto il divino estro suo e uscirono le maraviglie
della Gerusalemme (XIX) Nel Tasso poi sono tutti i pregi e tutta quanta la luce
e magnificenza della poesia classica, e spiccano altresì in lui alcuni
attributi speciali del genio italiano in ordine al bello. In perpetuo si
ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti, l'erudizione e la scienza
possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda natura poetica. (XX) L'Ariosto
significò la commedia umana quale la veggiamo rappresentarsi nel mondo, laddove
Dante fece primo subbietto suo il soprammondano, e in esso figurò e simboleggiò
le cose terrene. E come il gran Fiorentino nelle fogge variatissime de'
tormenti e delle espiazioni dipinse i variatissimi aspetti delle indoli e delle
passioni, il simile adempiva l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici e
delle strane avventure. Ma certo qual narrazione di fatti umani riuscirà più
vasta, più immaginosa e più moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi
sono guerre tra più nazioni, nascimenti e ruine di molti regni, conflitto
sanguinoso di religione e di culto, infinita diversità e singolarità di
costumi, e tutto il Ponente e il Levante offrono larga scena e strepitoso
teatro a cotali imprese e catastrofi. Quivi sono dipinte la vita privata e la
pubblica, le corti e le capanne, i castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano
gradevolmente la cronica, la novella e la storia, e ciò che il dramma à di
patetico, l'epopeia di maestoso, il romanzo di fantastico. (XXI) Non credo che
in veruna straniera letteratura possa come nella nostra volgare annoverarsi una
sequela così sterminata di poemi eroici e di romanzeschi, parecchj de' quali
brillerebbero di gran luce, ove fossero soli e non li soverchiasse la troppa
chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso. Né reputo presontuoso il dire
che, per esempio, la Croce racquistata del Bracciolini o il Conquisto di
Granata di Girolamo Graziane sostengono bene assai il paragone o con l'Araucana
dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi [di Luís Vaz de Camões] ai quali ànno accresciuta
non poca fama le sventure e le virtù del poeta ; e per simile, io giudico che
l' Amadigi del Tasso il vecchio o l'Orlando innamorato del Berni, non temono di
gareggiare con la Regina Fata di Spenser e con quanto di meglio in tal genere
ànno prodotto l'altre nazioni. Ma non è da tacere che in quasi tutti questi
nostri poemi riconoscesi agevolmente l'uno o l'altro dei tipi che nel Furioso e
nella Gerusalemme ricevettero perfezione, ed a cui poca giunta di novità e
poche profonde mutazioni si fecero dagl'ingegni posteriori; e ne' poemi eroici
singolarmente a niuno è riuscito di ben cantare i difetti del Tasso, molti in
quel cambio li esagerarono. (XXII) Scusabile mi si fa il Marino e scusabili
gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor nazione sotto il crudele
dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con questi medesimi che nella
patria loro ancor sì potente e sì fortunata, plaudivano a que' delirj e
incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del Marino e di lui più strano e
affettato. In fine, gioverà il ricordare che all'Italia serva, scaduta e
dilapidata, rimaneva pur tanto ancora di prevalenza intellettuale appresso
l'altre nazioni che de' trionfi più insigni e delle lodi più sperticate del
cavalier Marino furono autori i Francesi ; e per lungo tempo assai nessuno de'
lor poeti seppe al tutto purgarsi della letteraria corruzione venuta d'oltre
Alpe ; testimonio lo stesso Cornelio, alto e robustissimo ingegno, ma nel cui
stile nondimeno avria dovuto il Boileau ritrovare assai spesso di quel medesimo
talco del quale parevangli luccicare i versi del Tasso. (XXIII) Dal Marino
incominciò a propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente
coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente
al falso ed al vero, alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come
alle grandi e instruttive; sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e
nell'essere suo naturale od abituale, canta di Adone, come di Erode e così
delle favole greche come delle bibliche narrazioni. (XXIV) [Dal cinquecento al
secolo XVII] [...] Fiorirono in tale intervallo tre ingegni eminenti che forse
mantennero alla lirica nostra una spiccata maggioranza su quella d'altre
nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con me il Chiabrera, il Filicaja
ed il Guidi. (XXV) Dal solo Chiabrera fu l'Italia regalata di tre nuove corone
poetiche ; mercechè veramente nelle sue mani nacque e grandeggiò prima la
canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e infine il sermone oraziano ;
né mal s' apporrebbe colui che attribuisse al Chiabrera eziandio la
rinnovazione del Ditirambo. (XXV) Il Filicaja venne a tempi ancora più
disavventurati, e quando più non era possibile discoprire ne' suoi Fiorentini
un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il senso del
bene morale e la pietà religiosa fervevano così profondi nell'animo suo che
bastarono a farlo poeta. (XXVI) Mai né in questa nostra patria, né fuori sonosi
udite canzoni così ben temperate di splendore pindarico e di maestà scritturale
come quelle del Filicaja. (XXVI) Nel Guidi allato a concetti ed a sentimenti
spesso comuni e rettorici, splende una forma non superabile di novità, di
bellezza e magnificenza. (XXVI) Certo, se ad Alessandro Guidi fosse toccato di
vivere in seno di una nazione forte e gloriosa, non ostante la poca fecondità e
vastità di pensieri, io non so bene a qual grado di eccellenza non sarebbe
salita la lirica sua; perché costui propriamente sortì da natura Yos magna
sonaturum, e ce ne porge sicura caparra la sua canzone alla Fortuna. (XXVI) A
me sonerà sempre caro ed insigne il nome di Alfonso Varano, perché da lui
segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna
italiana ; e forse la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto
dovrebbe. (XXVIII) Chi trovasse non poca similitudine tra la mente del Varano e
quella del Young, credo che male non si apporrebbe. Anime pie e stoiche
ambidue, e dischiuse non pertanto agli affetti gentili, diffondono ne' lor
versi un religioso terrore e un' ascetica melanconia che nell'Inglese riescono
cupi, inconsolati e monotoni, e nell'Italiano s'allegrano spesso alla vista del
nostro bel sole, e dai pensieri del sepolcro volano con gran fede alla pace e
serenità della gloria immortale. (XXVIII) Varano poi insieme col Gozzi restituì
alla Divina Commedia il debito culto; il Gozzi con li scritti polemici, egli
con la virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a Dante ciò che questi a
Virgilio : Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se non che il cantore delle
Visioni chiuse e conchiuse l'intero universo nel sentimento della pietà e nei
misteri del dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la nervosa brevità e
parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina eleganza.
(XXVIII) Citazioni su Terenzio Mamiani Se taluno dei suoi piuttosto
scarsi scolari volle talora celebrare nel conte Terenzio Mamiani della Rovere
(1799-1885) l'ultimo anello della catena che dal Galluppi si continuò in
Rosmini e Gioberti, unanime fu il consenso dei suoi maggiori contemporanei e
dei posteri nell'affermare il valore pressoché nullo della sua vasta produzione
filosofica. (Eugenio Garin) Candido Mamini La teoria del Rosmini fu più
scolastica, quella del Mamiani più civile; quella quasi sterile in politica,
questa molto feconda, risolvendo i problemi più ardui e interessanti della vita
sociale. Quella fu timida, questa coraggiosa; quella arrivò a rifiutare sul
terreno pratico le-conseguenze de' suoi principii per un pregiudizioso rispetto
di casta non evitando il disonore di una ritirata e la deformità del sofisma;
questa per lo contrario tutta intrepida si sostenne colla gloria di una
vittoria, colla dignità di una rigorosa coerenza, e colla bellezza di una vera
argomentazione. Rosmini in un bel momento di sua ragione scrive stupende pagine
sulla riforma del clero; poi ha la debolezza di ritirarle, impaurito dalle
minaccia dell'Indice; Mamiani è oggi quel che era ne' primi giorni della sua
vita pubblica, e non sa temere altro autorevole indice che quello del buon
senso. Nel suo ultimo libro, intitolalo Di un nuovo diritto europeo, si ammira
il coraggio della coscienza di un filosofo, e la prudenza d'un uomo di Stato.
Riguardo poi ai pregi della forma, Rosmini fu semplicemente filosofo, Mamiani
un filosofo-oratore; nel primo spicca la pura meditazione, nel secondo si
unisce il genio che feconda il deserto delle speculazioni metafisiche, delle
avanzate astrazioni. Nel primo vi ha una ricchezza povera, cioè una
stiracchiatura di poche idee in molte parole, quasi diffidi della memoria, e
dell'abilità del lettore; nel secondo vi ha una povertà ricca, cioè molte idee
in poche parole; il che appaga l'amor proprio del lettore, e ne fa liete tutte
le potenze della ritentiva e della ragione.
Terenzio Mamiani, Antonio Oroboni alla sua fidanzata, da un libro
anonimo del 1929. Terenzio Mamiani, D'un nuovo diritto europeo, Tipografia
Scolastica, Torino, 1861. Terenzio Mamiani, Dell'ottima congregazione umana e
del principio di nazionalità, Rivista contemporanea, 2-3, Pelazza Tipografia Subalpina, Torino,
1855. Terenzio Mamiani, Mario Pagano, ovvero, della immortalità, Dai Torchi
della Signora De Lacombe, Parigi, 1845. Terenzio Mamiani, Prose letterarie, G.
Barbera Editore, Firenze. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e della Rovere," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
rucellai: Orazio Ricasoli Rucellai (Firenze),
filosofo. Crusca. Stemma Rucellai Fu idiscepolo
di Galileo e in certa guisa il depositario e spositore delle opinioni
metafìsiche professate dal suo maestro. Di più: Quell'Orazio Ricasoli Rucellai
in cui la scuola di Galileo ebbe uno dei maggiori lumi. Rucellai affermava di essere amico e
confidente di Galilei ma ciò non corrisponde al vero. In verità si erano
incontrati solo una volta quando era stato suo ospite, con altri, nella villa
di Arcetri. Men che meno era stato suo studente. Quanto poi alla metafisica di
Galileo, i Dialoghi Filosofici parlano da soli.
Quando cominciò a comporre i Dialoghi a Firenze presero persino a chiamarlo
"il nostro sapientissimo Socrate". Ma anche questa era una bufala. Il
fatto è che Rucellai, ogni volta che componeva un dialogo, amava recitarlo a
casa sua davanti a un pubblico scelto di personaggi del bel mondo fiorentino.
Che a casa Ricasoli-Rucellai, una delle più ricche di Firenze, mangiavano e
bevevano gratis. Quindi più dialoghi recitava, più si gozzovigliava: per questo
lo incitavano a continuare. La verità è
che Orazio Rucellai, in filosofia, non volle, non seguitò la ragione; chiudendo
gli occhi alla scienza, in qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che
discepolo di Galileo anche se a Firenze, a questa panzana, ci credevano in
molti. Non è un caso dunque se i
Dialoghi furono pubblicati per la prima volta solo nel 1823 e non per meriti
filosofici ma soltanto linguistici. Tali dialoghi vengon citati dal vocabolario
della Crusca ed ottimo avviso sarebbe stato il farne spoglio abbondante perché
la loro favella è veramente d'oro e, se lo stile procede talvolta prolisso, è
sempre chiarissimo ed elegante e à [sic] gran ricchezza di voci e frasi
convenienti agli studj speculativi.
Forse è proprio per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel
Granducato, la sua stella sembro' non tramontare mai. Fu ambasciatore toscano
prima presso Ladislao IV di Polonia e poi alla corte dell'imperatore Ferdinando
III. Venne nominato soprintendente della Biblioteca Laurenziana,
successivamente gli fu affidata la direzione degli studi del principe Francesco
Maria, e fu acclamato Priore dell'Accademia della Crusca con lo pseudonimo di
Imperfetto. Strano perché lui, invece, era un perfetto: un perfetto
bugiardo. Opere:Descrizione della presa
d'Argo e de gli amori di Linceo con Hipermestra, Opuscoli inediti di celebri
autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai Tommaso Buonaventura, Saggio
dei dialoghi filosofici d'Orazio Rucellai: testo di lingua; inedito, Saggio di
lettere d'Orazio Rucellai Anton Maria Salvini, Degli officii per la società
umana; dialogo filosofico inedito d'Orazio Rucellai, Della provvidenza:
dialoghi filosofici, Della morale; dialogo filosofico inedito d'Orazio
Ricasoli-Rucellai, 1Prose e rime inedite d'Orazio Rucellai Tommaso
Buonaventura. Terenzio Mamiani della
Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I dialoghi di
Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere d'Orazio
Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia della Crusca,
Firenze, Antonio Maria Salvini, Rivista universale: pubblicazione periodica, 18, Firenze, Terenzio Mamiani della Rovere, Giovan Battista Clemente Nelli, Vita e
commercio letterario di Galileo Galilei, Losanna, Augusto Alfani, Della Vita E
Degli Scritti Di Orazio Ricasoli Rucellai: Studio Critico, Firenze, Terenzio
Mamiani della Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I
dialoghi di Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere
d'Orazio Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia
della Crusca, Firenze, Rivista universale: pubblicazione periodica, Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana, Modena, Galileo Galilei. Orazio Ricasoli Rucellai, su
accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.
ruffolo: Nicola Ruffolo (Cosenza),
filosofo. Nipote del pianista e compositore Alfonso Rendano e fratello del
designer Sergio Ruffolo e dell'economista e uomo politico Giorgio
Ruffolo. Tornato a Roma dal fronte della Campagna Greco-Albanese della
Seconda Guerra pluridecorato con 4 medaglie al valore per diverse intrepide
azioni contro il nemico, in cui venne ferito con arma da fuoco trapassante il
petto, organizzò in seno al Ministero dell'Interno una cellula di resistenza
partigiana, che gli valse l'attestazione di Partigiano combattente e una
medaglia di bronzo al valore Partigiano. Per via della delazione di un componente
del gruppo di Resistenza del fratello Sergio, fu arrestato insieme al fratello,
all'alba dell'8 maggio dalla Banda Pollastrini-Koch e incarcerato dapprima alla
Pensione Jaccarino in via Romagna, poi trasferito verso metà maggio 1944, in
Regina Coeli insieme al fratello Sergio, dove ebbero a condividere la cella con
Pintor e Salinari discutendo del dopo liberazione. Trasferito sempre
insieme al fratello Sergio, a via Tasso fu interrogato da Herbert Kappler e
separato dal fratello. L'iniziale sentenza di morte venne commutata in
deportazione. La mattina del 4 giugno, qualche ora prima dell'ingresso
degli alleati in Roma, all'abbandono di Roma da parte dei Tedeschi, fu fatto
uscire dal carcere insieme a un centinaio di prigionieri, per essere avviato su
uno dei 3 torpedoni in attesa a Piazza San Giovanni per essere deportato in
Germania. Il quarto torpedone fu invece quello destinato all'eccidio di La
Storta dove venne ucciso Bruno Buozzi. A questo proposito riferisce nel suo
resconto, che quella mattina del 4 giugno, le SS gli impedirono il suo
proposito di salire proprio su quel 4° torpedone, scostato dagli altri,
avvalorando la tesi che l'eccidio era premeditato e non una reazione impulsiva
del comandante. Quindi costretto a salire su uno dei restanti 3 torpedoni,
Nicola Ruffolo si gettò da uno di essi, mentre il convoglio era in marcia,
nella notte tra il 4 e il 5 giugno. Riuscì a far perdere le tracce e a
liberarsi nonostante le SS avessero fermato il convoglio e lo avessero
inseguito nella campagna nei pressi di Ficulle . Di tale arresto e
prigionia è dato conto in un suo racconto "Roma 1944 , storia della mia
cattura e fuga dalle SS" pubblicato nel
su ilmiolibro.it a cura del figlio Andrea Ruffolo. Al termine
della guerra, avviò la carriera di Notaio a Grosseto. Fu uomo colto,
conversatore brillante con battute spesso umoristiche. Fu operato alle corde
vocali per un tumore e si trasferì con la famiglia a Roma. In occasione
della trasmissione RAI "Testimoni oculari" di Sergio Zavoli, circa la
detenzione a Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua
condizione di laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, fu probabile
causa della mancata intervista. Tuttavia egli non è citato nella
trasmissione, in quanto il fratello Sergio omise di nominarlo nell'intervista,
causando uno spiacevole dissapore familiare, tenuto conto delle drammatiche e
indimenticabili circostanze di quei momenti vissuti insieme. Fu amico e
intrattenne corrispondenza tra gli altri, con Ruggero Orlando, Carlo Levi,
Ludovico Ragghianti, Iolena Baldini (giornalista di Paese Sera come Berenice),
Antonello Trombadori, Franca Valeri, Marcello Morante ( fratello di Elsa),
Carlo Cassola, il giornalista dell'Unità Mario Melloni ( Fortebraccio) per idee
e per la comune patologia tumorale, Antonio del Guercio, Angelo Maria
Ripellino, Francesco Gabrielli, Mario Rigoni Stern. Notevole la mole dei
suoi scritti rimasti inediti e il cui interesse di pensiero, investe gli argomenti
più disparati . Nicola Ruffolo è stato uno scrittore e filosofo italiano,
vincitore del premio Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico
filosofica 'La Cosmologica'. Fondatore del pensiero metafisico
possibilista basato sulle nuove teorie della relatività generale di Albert
Einstein e della fisica dei quanti di Niels Bohr. Tra le sue opere
letterarie pubblicate: "America... come pretesto" con la prefazione
di Ruggero Orlando, "Il possibilismo" con la prefazione di Walter
Mauro, "Guazzabuglio" con prefazione dell'orientalista Francesco
Gabrieli e illustrazioni di Andrea Ruffolo. Quadri di una esposizione,
Roma, Barone, Cosmologica, Roma, A. Signorelli, Guazzabuglio, Roma, Remo Croce,
Il possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico, Roma, C.
Mancosu, Oltre le ali di Icaro, Roma, C. Mancosu, America... come pretesto,
Roma, Il ventaglio, Roma 1944: storia della mia cattura e fuga dai nazisti,
ilmiolibro, ristampato da Feltrinelli nel
con revisione Andrea Ruffolo Premi e riconoscimenti premio Nazionale
Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico filosofica La
Cosmologica Note Roma, Storia della mia
cattura e fuga | LaFeltrinelli.
ruggiero: Ministro della Pubblica Istruzione
del Regno d'Italia Durata mandato18 giugno 194410 dicembre 1944
PresidenteIvanoe Bonomi PredecessoreAdolfo Omodeo SuccessoreVincenzo Arangio
Ruiz Deputato della Consulta Nazionale Italiana Durata mandato25 settembre 194525
giugno 1945 LegislatureConsulta nazionale Sito istituzionale Dati generali
Partito politicoPartito d'Azione ProfessioneDocente universitario Guido De
Ruggiero (Napoli), filosofo. Figlio di
Eugenio De Ruggiero e di Filomena d'Aiello, si laureò a Napoli. Egli era
particolarmente versato per gli studi filosofici e poté collaborare in riviste
specializzate come «La Cultura», la «Rivista di filosofia» e «La Critica» di Croce,
il quale favorì la pubblicazione del suo primo lavoro d'impegno, La filosofia
contemporanea. Collaboratore del Resto del Carlino di Mario Missiroli e della
«Voce» di Prezzolini, pubblicò in volume la Critica del concetto di cultura,
cui Croce rimproverò la mancata distinzione tra cultura e falsa cultura. In
filosofia, fu sempre idealista, senza aderire né allo storicismo crociano né
all'attualismo di Gentile, e in politica fu liberale, pur non risparmiando
critiche alla classe politica espressa dal Partito liberale. Tenne l'insegnamento prima a Messina, quindi
a Roma. Avendo aderito all'idealismo con Gentile e Croce, la sua rivendicazione
insieme a quest'ultimo dei valori del liberalismo lo rese un esponente di
spicco dell'opposizione al fascismo nell'ambito intellettuale. Aderì all'Unione
Nazionale di Giovanni Amendola; Fu tra i firmatari del Manifesto degli
intellettuali antifascisti, redatto da Croce. Per non perdere la cattedra
universitaria prestò il giuramento di fedeltà al fascismo ma ciò non gli impedì
di essere destituito dall'insegnamento alcuni anni dopo e poi arrestato. Fu
liberato alla caduta del fascismo. In seguito fu rettore dell'Roma. Il suo
impegno politico si manifestò nel Partito d'Azione, del quale fu tra i primi ad
aderire. Ricoprì l'incarico di Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo
Bonomi II e successivamente fu nominato
deputato della Consulta Nazionale. Fu autore, tra le altre opere, di una
imponente Storia della filosofia e di
una Storia del liberalismo europeo, entrambe presso Laterza. È stato anche presidente generale del Corpo
Nazionale Giovani Esploratori Italiani. In seguito alla sua morte avvenuta a Roma, le
spoglie mortali furono portate e tuttora riposano nella cappella gentilizia di
Brusciano (Napoli), luogo d'origine della famiglia, sulla sua tomba è ancora
possibile leggere l'epitaffio scritto da Croce:
«Dalla cattedra e con gli scritti indagò nella storia del pensiero la
potenza di libertà costruttrice del mondo degli uomini, e, auspicando in tempi
oscuri il ritorno alla ragione fu alle nuove generazioni d'Italia maestro ed
apostolo di fede nell'umanità.» Opere: Storia
della filosofia,” “La filosofia greca'” Bari, Laterza, La filosofia del Cristianesimo,
Bari, Laterza, Rinascimento, riforma e controriforma, Bari, Laterza, La
filosofia moderna., L'età cartesiana,
Bari, Laterza, L'età dell'Illuminismo,
Bari, Laterza, Da Vico a Kant, Bari,
Laterza, L'età del Romanticismo, Bari, Laterza,
Hegel, Bari, Laterza, La filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Critica
del concetto di cultura, Catania, Battia (check) La filosofia contemporanea, edizione,
Bari, Laterza, Il pensiero politico
meridionale nel secolo XVIII e XIX, Bari, Laterza, L'impero britannico dopo la
guerra, Firenze, Vallecchi, Storia del liberalismo europeo, Bari, Laterza, La
filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Filosofi del Novecento, Bari, Laterza, L'esistenzialismo, Bari, Laterza, Scritti politici, R. De Felice, Bologna,
Cappelli, Lezioni sulla libertà, F.
Mancuso, Napoli, Guida Editore, Carteggio Croce-De Ruggiero, A. Schinaia e N.
Ruggiero, Bologna, Il Mulino, Note B. Croce,
La Critica, Simonetta Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce,
in La Repubblica, Clementina Gily Reda, Guido De Ruggiero: un ritratto
filosofico, Napoli, Società editrice napoletana, Maria Luisa Cicalese,
L'impegno di un liberale. Guido De Ruggiero tra filosofia e politica, Firenze,
Le Monnier, Deputati della Consulta Nazionale Italiana Guido De Ruggiero, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Guido De Ruggiero / Guido De Ruggiero (altra
versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Guido De Ruggiero, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Guido De Ruggiero, su
siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Guido De Ruggiero, su Liber Liber. Opere
di Guido De Ruggiero, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Guido De
Ruggiero, . Guido De Ruggiero, su
storia.camera.it, Camera dei deputati.
M. Griffo, Guido De Ruggiero, la coscienza critica del liberalismo, su
loccidentale.it. l'11 maggio 4 marzo ). V. Sgambati, Guido de Ruggiero tra
pensiero e azione, tra ethos e pathos, su lacropoli.it. l'11 maggio
4 marzo ). PredecessoreRettore dell'Università "La Sapienza"SuccessoreSapienza
stemma.png Pietro De Francisci19431944 Giuseppe Carania
rule of law, the largely formal or procedural
properties of a well-ordered legal system. Commonly, these properties are
thought to include: a prohibition of arbitrary power the lawgiver is also
subject to the laws; laws that are general, prospective, clear, and consistent
capable of guiding conduct; and tribunals courts that are reasonably accessible
and fairly structured to hear and determine legal claims. Contemporary
discussions of the rule of law focus on two major questions: 1 to what extent is
conformity to the rule of law essential to the very idea of a legal system; and
2 what is the connection between the rule of law and the substantive moral
value of a legal system?
RECTVM
-- DE-RECTUM -- directum. “Searle thought he
was being witty when adapting my implicaturum to what he called an Indirect
Austinian thing. Holdcroft was less obvious!”Grice.indirectum -- indirect
discourse, also called oratio obliqua, the use of words to report what others
say, but without direct quotation. When one says “John said, ‘Not every doctor
is honest,’ “ one uses the words in one’s quotation directlyone uses direct
discourseto make an assertion about what John said. Accurate direct discourse
must get the exact words. But in indirect discourse one can use other words
than John does to report what he said, e.g., “John said that some physicians
are not honest.” The words quoted here capture the sense of John’s assertion
(the proposition he asserted). By extension, ‘indirect discourse’ designates
the use of words in reporting beliefs. One uses words to characterize the
proposition believed rather than to make a direct assertion. When Alice says,
“John believes that some doctors are not honest,” she uses the words ‘some
doctors are not honest’ to present the proposition that John believes. She does
not assert the proposition. By contrast, direct discourse, also called oratio
recta, is the ordinary use of words to make assertions. Grice struggled for
years as to what the ‘fundamentum distinctionis’ is between the central and the
peripheric communicatum. He played with first-ground versus second-ground. He
played with two different crtieria: formal/material, and dictive-non-dictive.
Refs.: H. P. Grice, “Holdcroft on direct and indirect communication.”
rusca: O.F.M.Conv. vescovo della Chiesa cattolica Template-Bishop.svg
Incarichi ricopertiVescovo di Caorle Nato1615 circa a Venezia Nominato
vescovo 10 gennaio 1656 da papa Alessandro VII Consacrato vescovo 20 febbraio
1656 dal cardinale Marcantonio Bragadin Deceduto 29 aprile 1674 a Venezia. Pietro
Martire Rusca (Venezia), filosofo. Figlio di Giovanni Rusca, nativo di
Lugano che si era trasferito nella città lagunare, cugino di Girolamo Rusca,
padre domenicano e vescovo di Cattaro e Capodistria, appartenenti all'antica
famiglia comasca dei Rusca. Altre fonti lo indicano di «famiglia padovana»,
riferendosi probabilmente alla sua carriera religiosa. Entrò infatti a far
parte dei frati francescani conventuali, sebbene non del convento padovano ma
di quello veneziano dei frari, conseguì la laurea in teologia e in filosofia e
servì come vicario generale di Padova della Congregazione del Sant'Uffizio.
Ricoprì quindi il ruolo di Inquisitore di Adria-Rovigo, e in questo periodo
diede alle stampe l'opera Syllogistica methodus, dedicata a Pietro Ottobono, e
fece stampare diverse opere di Matteo Ferchio (il De caelesti substantia, il De
fabulis palaestini stagni ad aures Aristotelis peripateticorum principis e l'
Epitome theologica). Lo stemma araldico della famiglia Rusca, il
cui scudo fu anche utilizzato da Pietro Martire Rusca per il suo stemma
episcopale. Vescovo di Caorle Il 10 gennaio 1656, papa Alessandro VII nomina il
Rusca vescovo di Caorle, sebbene il Gauchat collochi la nomina il 14 febbraio
dello stesso anno. Fu consacrato il successivo 20 febbraio dal cardinale
Marcantonio Bragadin. In qualità di vescovo di Caorle, fu uno dei presuli
che più si spese per le necessità della sua diocesi. È infatti ricordato per
gli imponenti restauri della cattedrale che volle fossero eseguiti per salvare
l'edificio dall'imminente rovina. Durante questi restauri ricoprì il soffitto
della cattedrale con stucchi e diede all'edificio una struttura barocca.
Quindi, non esistendo notizia storica della data della precedente consacrazione
della cattedrale, provvide a riconsacrarla, apponendo alle pareti dodici croci
in cotto, tuttora conservate. Inoltre fece completare la realizzazione dei
nuovi reliquiari per le insigne reliquie dei santi patroni (Santo Stefano
protomartire, Santa Margherita di Antiochia e San Gilberto di Sempringham),
fatti iniziare dal predecessore Giorgio Darmini, e provvide al rinforzo della
struttura del campanile. Al completamento di tutti i lavori, nel 1665, volle
che alle solenni celebrazioni presenziassero musici provenienti da Venezia. A
memoria di tutto ciò, resta la lapide, ora affisse alla parete sinistra del
duomo (un tempo posta sopra il portone d'ingresso), che recita: «D.O.M.
LÆVITÆ STEPHANO PROTOMARTYRI FR·PETRVS MARTYR RVSCA EPVSCONSECRAVITMARINO
VIZZAMANO PRÆTORE M·D·C·L·XV·III CAL SEP·» (A Dio ottimo massimoal levita
Stefano protomartirefra' Pietro Martire Rusca vescovoconsacròessendo podestà
Marino Vizzamano1665, 3 (giorni alle) calende di settembre.) L'interpretazione
della data è da sempre stata dubbia; alcuni infatti ritengono che si riferisca
al 1º settembre, attaccando il III all'anno, che così diverrebbe il 1668.
Tuttavia la versione oggi comunemente accettata è quella riportata sopra,
cosicché il giorno della dedicazione della chiesa è celebrato il 30 agosto.
Questa è anche la versione esplicitamente riportata dal Gams. Il vescovo
Rusca è anche ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti economiche
della diocesi. Ripristinò la mensa episcopale e provvide al sostentamento dei
sacerdoti istituendone la confraternita. Inoltre, come si evince dai suoi atti,
si adoperò per correggere i comportamenti dei fedeli e dei sacerdoti stessi. Il
14 gennaio 1671 fece erigere nella cattedrale un altare dedicato a Sant'Antonio
di Padova, in seguito ricostruito dal vescovo Francesco Trevisan Suarez, poi
asportato all'inizio del 1900 ed oggi conservato nel Santuario della Madonna di
Monte Santo di Gorizia. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare del Santo con
la lapide, affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita:
«ILL.MI ET RMI EPI CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE, ET DVAS CANTATAS
QVOLIBET MENSE AD HOC ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS
D. OCTAVII RODVLPHI NOT. VEN. DIEI XIV MENSIS IAN. MDCLXXI AB INCAR. FR. PETRVS
MARTYR RVSCA EPVS CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT» (Illustrissimi e
reverendissimi vescovi caprulensi, abbiate cura che una messa letta quotidiana
e due cantate in qualsivoglia mese siano celebrate a questo altare di S.
Antonio, ne sono tenuti come dagli atti del signor Ottavio Rodolfo notaio
veneziano del giorno 14 mese di gennaio 1671 dall'Incarnazione. Fra' Pietro
Martire Rusca vescovo di Caorle eresse, unì, dispose.) Sempre nello stesso anno
consacrò la chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia. Morì nel
convento dei Frari a Venezia, tra le lacrime di molti fedeli. Genealogia
episcopale Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun. Papa Sisto IV Papa
Giulio II Cardinale Raffaele Riario Papa Leone X Papa Paolo III Cardinale
Francesco Pisani Cardinale Alfonso Gesualdo Papa Clemente VIII Cardinale Pietro
Aldobrandini Cardinale Laudivio Zacchia Cardinale Antonio Marcello Barberini,
O.F.M.Cap. Cardinale Marcantonio Bragadin Pietro Martire Rusca, O.F.M.Conv. Note
Bishop Pietro Martire Rusca O.F.M. Conv., su catholic-hierarchy.org.
Roberto Rusca, Il Rusco, overo dell'historia della famiglia Rusca, Nicola
Giacinto Marta, Venezia, 1675
Bonaventura Perissuti, Notizie divote ed erudite intorno alla Vita ed
all' insigne Basilica di S. Antonio di Padova, Padova, 1796 Flaminio Corner, Notizie storiche delle
chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, Giovanni Manfrè, Padova,
1758 Giovanni Giacinto Sbaraglia,
Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, S.
Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Romae 1806 Trino Bottani, Saggio
di Storia della Città di Caorle, nella Tipografia di Pietro Bernardi, Venezia,
1811 Giovanni Musolino, Storia di Caorle, La Tipografica, Venezia, 1970
Paolo Francesco Gusso e Renata Candiago Gandolfo, Caorle Sacra, Marcianum
Press, Venezia, Ferdinando
Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiæ, et insularum adjacentium,
Venezia, apud Sebastianum Coleti, Patrick Gauchat, Hierarchia Catholica Medii
Et Recentioris Aevi (Vol IV), Münster, Libraria Regensbergiana, 1935 Riporta l'Ughelli che la data di costruzione
è il 1038, ma non è riportato l'atto di consacrazione dell'edificio Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum
Ecclesiae Catholicae, Leipzig, Rusca (famiglia) Duomo di Caorle Diocesi di
Caorle David M. Cheney, Pietro Martire Rusca, in Catholic Hierarchy. PredecessoreVescovo di Caorle SuccessoreBishop
CoA PioM.svg Giorgio Darmini10 gennaio 165629 aprile 1674Francesco Antonio
Boscaroli
Ellenco elenco “filosofo” description
wikicheck
rusconi: Gian Enrico
Rusconi (Meda), filosofo. Professore a Torino, laureato in filosofia, esordì
come docente a Trento. Fu chiamato a Torino. Dopo una monografia dal titolo La
teoria critica della società, si è dedicato soprattutto allo studio della
società tedesca e della storia della Germania nel Novecento, in un continuo
raffronto con la situazione italiana. Fu tra gli animatori della rivista
Laboratorio politico. È stato direttore dell'Istituto storico italo-germanico
di Trento. Editorialista del quotidiano
La Stampa, è stato anche Visiting Professor presso la Freie Universität di
Berlino. È sposato con la sociologa Chiara Saraceno. Opere: La crisi di Weimar. Crisi di sistema e
sconfitta operaia, (Einaudi) Scambio, minaccia, decisione. Elementi di sociologia
politica (Il Mulino) Capire la Germania. Un diario ragionato sulla questione
tedesca (Il Mulino) Se cessiamo di essere una nazione (Il Mulino , in cui
ripercorre il dibattito italiano e europeo sulla nazione e il suo rapporto con
l'etnia -- osservando come da certi punti di vista la nazione italiana è
plurietnica. Resistenza e postfascismo (Il Mulino), Come se Dio non ci fosse
(Einaudi), Germania Italia Europa. Dallo Stato di potenza alla «potenza civile»
(Einaudi) Cefalonia. Quando gli italiani si battono (Gli struzzi Einaudi, L'azzardo del 1915 (Il Mulino)
Cavour e Bismarck. Due leader fra liberalismo e cesarismo (Il Mulino) Cosa
resta dell'Occidente (Laterza ) Marlene e Leni. Seduzione, cinema e politica
(Feltrinelli ) 1914: Attacco a occidente (Il Mulino ) openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Registrazioni di Gian
Enrico Rusconi, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Gian Enrico Rusconi, su treccani.it.
ruta: Enrico Ruta
(Belmonte Castello), filosofo. Visse a Napoli, dove conobbe e frequentò Croce,
e dove lo troviamo docente presso l'Istituto superiore di scienze economiche e
commerciali. Ingegno versatile, ha lasciato opere di narrativa e di scienze
politiche e sociali. Importante è stata anche la sua opera di traduttore di
testi di Nietzsche e Treitschke. Fu collaboratore del quotidiano napoletano Il
Mattino. Sviluppò teorie politiche in armonia con l'ideologia del regime
fascista. Opere: “Il gusto d'amare,
Nuova ed. Millennium, Insaniapoli, Nuova
ed. Edizioni Campus, Il segreto di Partenope, Napoli, Nuova ed. Millennium, Visioni
d'oriente e d'occidente: saggi di scienza della storia e della poesia , La
psiche sociale. Milano-Palermo-Napoli, Sandron Editore, Il ritorno del genio: a
proposito di una nuova edizione della "Scienza Nuova" di G.B. Vico.
Bari, Politica e ideologia. Milano, Corbaccio, La necessità storica dell'Italia
nuova, Napoli, Traduzioni Otto Braun,
Diario e lettere, traduzione e preparazione di E.R. Bari, Friedrich Nietzsche,
La nascita della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo, traduzione e
prefazione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La Francia dal primo impero
al 1871, traduzione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La politica,
traduzione di E.R. Bari, 1916. Anche i filosofi si innamorano di Ezio Pelino, 6
marzo , sito "Cultura in Abruzzo".
ryle: the waynflete professor of metaphysical philosophy,
known especially for his contributions to the philosophy of mind and his
attacks on Cartesianism. His best-known work is the masterpiece The Concept of
Mind 9, an attack on what he calls “Cartesian dualism” and a defense of a type
of logical behaviorism. This dualism he dubs “the dogma of the Ghost in the
Machine,” the Machine being the body, which is physical and publicly
observable, and the Ghost being the mind conceived as a private or secret arena
in which episodes of sense perception, consciousness, and inner perception take
place. A person, then, is a combination of such a mind and a body, with the
mind operating the body through exercises of will called “volitions.” Ryle’s
attack on this doctrine is both sharply focused and multifarious. He finds that
it rests on a category mistake, namely, assimilating statements about mental
processes to the same category as statements about physical processes. This is
a mistake in the logic of mental statements and mental concepts and leads to
the mistaken metaphysical theory that a person is composed of two separate and
distinct though somehow related entities, a mind and a body. It is true that
statements about the physical are statements about things and their changes.
But statements about the mental are not, and in particular are not about a
thing called “the mind.” These two types of statements do not belong to the
same category. To show this, Ryle deploys a variety of arguments, including
arguments alleging the impossibility of causal relations between mind and body
and arguments alleging vicious infinite regresses. To develop his positive view
on the nature of mind, Ryle studies the uses and hence the logic of mental
terms and finds that mental statements tell us that the person performs
observable actions in certain ways and has a disposition to perform other
observable actions in specifiable circumstances. For example, to do something
intelligently is to do something physical in a certain way and to adjust one’s
behavior to the circumstances, not, as the dogma of the Ghost in the Machine
would have it, to perform two actions, one of which is a mental action of
thinking that eventually causes a separate physical action. Ryle buttresses
this position with many acute and subtle analyses of the uses of mental terms.
Much of Ryle’s other work concerns philosophical methodology, sustaining the
thesis which is the backbone of The Concept of Mind that philosophical problems
and doctrines often arise from conceptual confusion, i.e., from mistakes about
the logic of language. Important writings in this vein include the influential
article “Systematically Misleading Expressions” and the book Dilemmas. Ryle was
also interested in Grecian philosophy throughout his life, and his last major
work, Plato’s Progress, puts forward novel hypotheses about changes in Plato’s
views, the role of the Academy, the purposes and uses of Plato’s dialogues, and
Plato’s relations with the rulers of Syracuse. Refs: H. P. Grice, “What neither
Ryle nor Austin ever taught me!” --. “What I mislearned from ‘The Concept of
Mind.’”
idem, ipse, sui, de se -- Same -- Sameness --
GriceianOne of Grice’s favourite essays ever was Wiggins’s “Sameness and
substance” -- Griceian différance, a
coinage deployed by Derrida in De la Grammatologie 7, where he defines
it as “an economic concept designating the production of differing/deferring.”
Différance is polysemic, but its key function is to name the prime condition
for the functioning of all language and thought: differing, the differentiation
of signs from each other that allows us to differentiate things from each
other. Deferring is the process by which signs refer to each other, thus
constituting the self-reference essential to language, without ever capturing
the being or presence that is the transcendent entity toward which it is aimed.
Without the concepts or idealities generated by the iteration of signs, we
could never identify a dog as a dog, could not perceive a dog or any other
thing as such. Perception presupposes language, which, in turn, presupposes the
ideality generated by the repetition of signs. Thus there can be no perceptual
origin for language; language depends upon an “original repetition,” a
deliberate oxymoron that Derrida employs to signal the impossibility of
conceiving an origin of language from within the linguistic framework in which
we find ourselves. Différance is the condition for language, and language is
the condition for experience: whatever meaning we may find in the world is
attributed to the differing/ deferring play of signifiers. The notion of
différance and the correlative thesis that meaning is language-dependent have
been appropriated by radical thinkers in the attempt to demonstrate that
political inequalities are grounded in nothing other than the conventions of
sign systems governing differing cultures.
sacchi: Defendente Sacchi (Casa Matta di Siziano),
filosofo. La sua produzione fu molto abbondante e abbracciò i campi più diversi
della filosofia. A differenza di altri poligrafi del tempo la sua scrittura era
basata su una solida formazione e un sapere quasi enciclopedico, per cui i suoi
scritti, pur influenzati -soprattutto nella forma- dalle mode culturali del
tempo, mantengono anche oggi un indubbio valore. A Pavia condusse i suoi studi,
che dapprincipio si indirizzarono alla filosofia. Tra i suoi maestri vi fu Romagnosi;
fu corrispondente di Fauriel e Gioia. Si sposò con Erminia Rossi, di Milano, e
l'anno successivo la coppia si trasferì nel capoluogo lombardo, dove però ben
presto la sposa morì di parto, il che costituì per lui una perdita che lo
afflisse per il resto dei suoi giorni. A riprova del grande affetto e
dell'altrettanto grande dolore che egli nutrì per la moglie, oltre a ciò che
scrive esplicitamente nella propria autobiografia: "Morì con la forza d'animo d'un filosofo,
colla soavità d'un angelo …Io l'amo ancora come se fosse viva, e l'amo a segno
che qualche momento mi pare di vederla e di parlarle…", si può rilevare un
personaggio di un suo racconto, in cui è facile scorgere un ritratto della sua
dolce Erminia, morta appena un anno prima: «Era presente una zia, tutta buona,
tutta soave, che amava tanto i fanciulli; e di recente sposa e contenta, solo
desiderava che il cielo anche di questi la facesse beata a compenso delle
afflizioni sostenute nella sua giovinezza; ma l’infelice avea un desiderio, del
quale l’essere esaudita dovea riescirle mortale. (…) Una lagrima intanto di
compiacenza spuntava sul ciglio dello sposo, sventurato! e non sapeva essere
foriera dell’interminato pianto che l’attendeva, quando in breve, perdendola,
dovea rimanere il più misero dei viventi.»
(Defendente SACCHI, Cose inutili, Milano, 1832, 1) L'attività editoriale Oltre ai romanzi ed
alle monografie maggiori, innumerevoli sono gli articoli da lui pubblicati
nelle più importanti riviste culturali del tempo: lo «Spettatore Italiano», la
«Minerva Ticinese», gli «Annali universali di Statistica», la «Gazzetta
Privilegiata di Milano», il «Pirata», il «Cosmorama pittorico», l'«Annotatore
piemontese», la «Vespa», la «Farfalla», l'«Eco», «Il Barbiere di Siviglia»,
l'«Indicatore lombardo», il «Ricoglitore», la «Rivista Europea». In particolare, dal 1835 fino alla morte fu
direttore del «Cosmorama Pittorico»; inoltre era riconosciuto di fatto come
l'animatore e il personaggio di spicco della «Gazzetta Privilegiata di Milano»
(diretta da Angelo Lambertini). La sua
feconda attività e la sua facilità espositiva si spiegano anche col fatto che,
per problemi fisici alla mano, era solito dettare i suoi testi. Ritratto Un "Ritratto di Defendente
Sacchi", opera di Pelagio Palagi, è conservato presso la Galleria d'Arte
Moderna di Bologna. In esso l'autore ha alle spalle i volumi di quella che
doveva essere la sua ricca biblioteca, a sottolineare l'attaccamento di Sacchi
alle lettere e al sapere. L'immagine sembra confermare le impressioni sul suo
aspetto fisico da parte di G.B. Cremonesi nell'introduzione ad una ristampa del
1841 di L'albero dei sospiri: "Era piccolo di persona e non bello di
aspetto, benché i suoi lineamenti presentassero un non so che di piacevole nel
tutt'insieme e di sereno" La sua ricca e documentata attività editoriale
gli valse numerosi riconoscimenti (ad esempio, fu ammesso come socio nella
"Reale Accademia delle Scienze di Torino"). A coronamento dei suoi
interessi artistici, istituì a Pavia una Civica Scuola di Pittura. La sua prematura scomparsa venne imputata
alla gracilità del fisico, spesso malato e provato da dolori, cui si
aggiungevano le pene per la perdita della moglie e della figlia ("La
natura gli aveva data un costituzione gracile; l'applicazione e più sventure
l'indebolirono" ... "Tre anni e più fu egli travagliato da forti dolori"
Cremonesi. (check): Opere: Nella molteplicità della sua produzione, si
segnalano in particolare: “La Storia della
filosofia greca,” La Collezione dei Classici Metafisici pubblicata insieme a
Rolla e Germani, La Vita di Lorenzo Mascheroni, con la raccolta di alcuni suoi
scritti inediti; Il romanzo storico I Lambertazzi e i Geremei, (di cui vennero
fatte diverse edizioni); L'altro romanzo di successo, La pianta dei sospiri
(due edizioni; tradotta anche in francese) Le Antichità romantiche d'Italia (cui
collaborò anche il cugino Giuseppe Sacchi); La traduzione del Diritto pubblico
universale, o sia Diritto di Natura e delle Genti di Giovanni Maria Lampredi della "Biblioteca Scelta di opere
tradotte dal latino") I Saggi su gli Uomini Utili e Benefattori del Genere
Umano (nella stessa "Biblioteca scelta") I suoi biografi ricordano
anche che egli si riproponeva di pubblicare un lavoro di grande respiro dal
titolo I voti dell'Italia, il cui manoscritto però avrebbe egli stesso dato
alle fiamme. Su Defendente Sacchi
Innocenzio De Cesare, Defendente Sacchi, in "L'Omnibus Pittoresco", Cenni
di G. B. Cremonesi in: D. Sacchi La pianta dei sospiri, Milano, Silvestri, Autobiografia
(prefazione e commento di Maria Fanny
Sacchi), Pavia, Bizzoni, Filosofo, critico, narratore (presentazione di Emilio
Gabba e Dante Zanetti), Milano, Cisalpino, ["Fonti e studi storia dell'Pavia"18]
Storia della filosofia greca, Pavia, Capelli, Elogio di Condillac, Pavia, Bizzoni,
Della filosofia di Socrate (dissertazione), Pavia, Bizzoni, I trovatori e le galanterie nel Medio evo,
Milano, Ripamonti Carpano, Oriele o Lettere di due amanti, Pavia, Bizzoni (rist. Milano, Borroni e Scotti 1851; Genova,
Dario Rossi, orenzo Mascheroni, Poesie edite ed inedite ... Raccolte e
pubblicate per cura di Defendente Sacchi, Pavia, Bizzoni, La pianta dei sospiri
(romanzo), Lodi, Orcesi, Milano, Silvestri, facsimile del testo online dalla
Biblioteca Braidense Marcellina, ou
l'Arbre des soupirs, roman traduit de l'italien, par M. Camille de
Lagracinière, Paris, C. Béchet, Geltrude. Romanzo italiano con note storiche,
Milano, Bettoni, Diritto pubblico universale di Gio. Maria Lampredi
volgarizzato, Milano, Silvestri, Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi, "I
fregi simbolici di San Michele in Pavia", Antichita romaniche d'Italia, e
Giuseppe Sacchi, Antichità romantiche d'Italia epoca prima -seconda, Milano,
Stella, e Giuseppe Sacchi, Della condizione economica, morale e politica degli
italiani nei bassi tempi. Saggio primo intorno all'architettura simbolica,
civile e militare, usata in Italia nei secoli 6°, 7° e 8° e intorno all'origine
de' Longobardi, alla loro dominazione in Italia, alla divisione dei due popoli
ed ai loro usi, culto e costumi, Milano, Stella, Della condizione economica, morale e politica
degli Italiani ne' tempi municipali. Sulle feste, e sull'origine, stato e decadenza
de' municipii italiani nel Medioevo. Saggi due, Milano, Stella, Della
condizione, economica, morale e politica degli Italiani nei tempi Municipali,
Annali universali di statistica economia pubblica, storia, viaggi e commercio, Defendente
Sacchi, Intorno all'indole della letteratura italiana nel sec. XIX, ossia della
letteratura civile, con un'appendice intorno alla poesia eroica, sacra e alle
belle arti. Saggio, Pavia, Luigi Landoni, 1830 Defendente Sacchi e Giuseppe
Sacchi, Intorno alle dighe marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed alla
istituzione del porto franco, Milano, Editori degli Annali Universali delle
Scienze e dell'Industria, Miscellanea di lettere ed arti, Pavia, Bizzoni, I
Lambertazzi e i Geremei o le fazioni di Bologna nel secolo 13° : cronaca di un trovatore,
Milano, Stella, L'arca di Sant'Agostino : monumento in marmo del secolo 14. ora
esistente nella chiesa cattedrale di Pavia, colle illustrazionii, Pavia, Fusi e
C., Varietà letterarie, o Saggi intorno alle costumanze, alle arti, agli uomini
e alle donne illustri d'Italia del secolo presente, Milano, Stella, A Cesare
Cantu : intorno alla pasta, alla smania musicale del secolo, a Volta e a'
progetti pel monumento da erigersegli in Como ed a qualche buona o cattiva moda
della capitale: lettera inutile, Milano, Stella, Cose inutili, Milano, Visaj, Teodote
: storia del secolo VIII, Milano, Nervetti, Le belle arti in Milano nell'anno 1832, Nuovo
Raccoglitore, "Nuove questioni sull'architettura rituale in relazione alle
opinioni del conte Cordero di San Quintino e dell'avvocato Robolini", in
Annali Universali di Statistica, e Giuseppe Sacchi, Le arti e l'industria in
Lombardia nel 1832, Milano, Visaj, Leopoldo Cicognara, Del bello: ragionamenti
(con le notizie su la vita e le opere dell'autore compilate da Defendente
Sacchi), Milano, Silvestri, Instituti di beneficenza a Torino (relazione),
Milano, a Società degli editori degli annali universali delle scienze e
dell'industria,Lezioni d'un parroco sul cholera, Milano, Bravetta, Gli asili
dell'infanzia: loro utilità ed ordinamento. Memorie popolari italiane Milano,
Manini, Novelle e racconti, Milano, Manini, L' Arco della Pace a Milano
descritto e illustrato e pubblicato per la fausta inaugurazione fatta da
S.M.I.R.A. Ferdinando 1, Milano, Manini, Bernardino Luino, Cosmorama pittorico,
Le streghe. Dono del folletto alle signore, Milano, Manini, Uomini utili e
benefattori del genere umano (saggi), Milano, Silvestri, Amori e vicende dei
quattro sommi poeti italiani: Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Studi
storici-biografici, Milano, Vallardi, s. a. Defendente Sacchi, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Defendente Sacchi, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Defendente
Sacchi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere di Defendente Sacchi, su
Liber Liber. Opere di Defendente Sacchi,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Defendente Sacchi, . Opere di
Defendente Sacchi, su Progetto Gutenberg.
sacheli: Calogero Angelo Sacheli (Canicattì), filosofo.
Nato da Vincenzo e Calogera Rinaldi, rimase orfano di padre a 13 anni,
frequentò le scuole primarie nella sua cittadina natale per poi trasferirsi a
Caltanissetta, dove, ospite di uno zio materno, frequentò il liceo. Fu iniziato in Massoneria nella loggia Felice
Cavallotti di Agrigento, e nel 1917 divenne Maestro massone. Laureato in filosofia all'Palermo ndove fu
allievo di Giovanni Antonio Colozza e Cosmo Guastellafu dapprima insegnante di
scuola superiore a Bologna, Girgenti, Caltanissetta e Bressanone, e al Liceo
ginnasio Andrea D'Oria di Genova. Nel capoluogo ligure, Sacheli iniziò la sua
carriera accademica come libero docente. Successivamente insegnò la stessa
disciplina alle Cagliari e di Messina, dove conseguì la docenza ordinaria. Morì a Taormina, dove si era stabilito per
sfuggire ai violenti bombardamenti alleati che colpirono Messina. Con i suoi
saggi diede un apporto all'approfondimento all'interpretazione della filosofia
di Sant'Agostino, di San Tommaso e di Jean-Jacques Rousseau. Numerose sono le
opere filosofiche da lui composte. "La carità del natio loco" lo
spinse anche a scrivere sulle tradizioni, i miti e le leggende di Canicattì,
collaborando con la rivista Sicania e pubblicando i risultati delle sue
ricerche nelle Linee di folklore canicattinese.
Opere Linee di Folklore canicattinese, Acireale, tip. Popolare, Indagini
etiche: i criteri, il problema dell'etica, Milano, Remo Sandron, Atto e valore,
Firenze, Sansoni, Ragion pratica: preliminari critici, Firenze, Sansoni,Crisi
della Pedagogia, Roma, Perrella, Concetto di didattica, Messina, G. D'Anna, C.
Ottaviano, Sophia: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia,
CEDAM, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo, Calogero Angelo
Sacheli, su liberliber.it. Opere di Calogero Angelo Sacheli, su Liber
Liber. G. Ferrante, Biografia di
Calogero Angelo Sacheli, su canicatti-centrodoc.it.
saitta: Giuseppe Saitta (Gagliano Castelferrato), filosofo. Allievo
di Gentile, fu seguace e interprete del suo idealismo attuale. Nato da Giovanni
Saitta e Angela Confalone, una famiglia di agricoltori e proprietari terrieri,
fu mandato a studiare in seminario nel collegio di Nicosia e quindi nel liceo
di Monreale, per essere avviato alla carriera ecclesiastica. Ricevuti gli ordini
sacri, conseguì due anni dopo la laurea in lettere a Palermo, ma dismetterà
l'abito sacerdotale a seguito di una crisi interiore che lo indusse ad
allontanarsi dalla Chiesa cattolica.
Frequentando le lezioni di Gentile, si accostò al suo idealismo,
laureandosi in filosofia col massimo dei voti. Aveva cominciato intanto a
insegnare lettere nei licei di Terranova e Lucera, mentre divenne professore di
filosofia nei licei statali di Cagliari, Sassari, Fano, Faenza, e negli
istituti Galvani e Minghetti di Bologna. Ottenne una cattedra universitaria di
filosofia a Firenze, per passare negli anni seguenti all'Cagliari, di Pisa, e a
quella di Bologna. Direttore della «Vita Nova» Aveva inoltre collaborato a
varie riviste come il «Giornale critico della filosofia italiana», «Levana», e
poi soprattutto «Vita Nova», periodico mensile bolognese fondato da Arpinati e
vicino a Gentile, di cui Saitta assunse la direzione mantenendola fino alla sua
soppressione. Della rivista, organo dell'Università fascista di Bologna, curò
la rubrica Noi e gli altriSpunto polemico, firmando i suoi interventi con lo
pseudonimo di "Rusticus", distinguendosi per i toni accesi e le
posizioni anticlericali e anti-concordatarie, che lo portarono a scontrarsi con
esponenti cattolici della stessa scuola gentiliana, in particolare Armando
Carlini. Saitta aderiva infatti a una
concezione movimentistica e rivoluzionaria del regime fascista del suo tempo,
che interpretava come il compimento dei valori romantici del Risorgimento,
intendendo la nazione in senso hegeliano quale sintesi tra individuale e
universale. Rispetto a Carlini che appariva più freddo e accademico, Saitta col
suo attivismo riusciva a esercitare una forte capacità di attrazione verso i
giovani, tra cui un suo allievo universitario, Delio Cantimori, che ebbe come
collaboratore alla «Vita Nova». «Così si
sviluppò quella tendenza a preferire la scuola di storia della filosofia [di Saitta]
dove la preparazione di tipo scolastico e le esigenze tecniche erano minori, ma
dove si sentiva un calore ideale, una passione filosofica, un fervore per la
verità, e una forza di convinzione spesso dura, e più che dura, ma più vicina a
quei sentimenti e a quelle esigenze giovanili, una decisione innovatrice
suggestiva e che sembrava offrire un orientamento non meramente accademico per
la soluzione di quei problemi.» (Delio
Cantimori, articolo sul «Giornale critico della filosofia italiana», ora in
Politica e storia contemporanea, Luisa Mangoni, Einaudi,) L'idealismo attuale
di Saitta Saitta del resto, accogliendo la concezione gentiliana dell'atto come
perenne autocreazione del pensiero che tutto comprende, aveva sviluppato una
visione attualistica dell'idealismo non riducibile a una teoria statica, bensì
intesa come azione e continuo dinamismo, che lo portava a esaltare la libertà
creativa della ragione umana contro ogni forma di oggettività e di dogmatismo.
Da qui la sua accentuazione della polemica anti-religiosa, e la riscoperta, nel
solco delle tesi formulate da Spaventa e dallo stesso Gentile, delle correnti
immanentistiche della filosofia rinascimentale italiana che egli poneva a
fondamento della genesi dell'idealismo moderno.
Questo immanentismo, per il quale Dio si esprime nell'attività dello
spirito umano, è per Saitta un «reale umanismo» che rende possibile la libertà
dell'individuo, nella quale consiste la «nuova coscienza illuministica» della
religione moderna da lui contrapposta a quella tradizionale, oppressiva e
decadente, della trascendenza. Per
difendere la libertà del soggetto da ogni autoritarismo e sopraffazione, Saitta
si è schierato tuttavia non solo contro il dualismo platonico, la teologia di
impianto tomistico e la neoscolastica, ma in parte anche contro lo stesso
idealismo di Hegel che ha finito per oggettivare la ragione facendone un
sistema assoluto da lui ritenuto «all'origine degli schiavismi moderni». Persino nell'attualismo di Gentile sarebbe
rimasto un retaggio della vecchia teologia trascendente, quando esso
attribuisce lo Spirito ad un Io assoluto anziché ai singoli individui: sono
costoro per Saitta i veri creatori di valori spirituali, coloro cioè in cui va
identificato il Soggetto trascendentale. Egli in tal modo intendeva preservare
la portata stessa dell'atto creativo del pensiero dell'idealismo gentiliano,
rivestendolo di significati empirici, positivistici, contigenti, ripresi anche
da autori come Rousseau e Feuerbach. Saitta condusse una vita sempre appartata,
durante i quali si sarebbe progressivamente riavvicinato alla fede
cattolica. A Gagliano Castelferrato, suo
paese nativo, gli è stata intitolata una piazza dove è stato collocato un parco
giochi per bambini. Molti anni prima gli era stata intitolata una strada che
usualmente, però, ha continuato ad essere chiamata Via Roma. Più tardi gli
venne intitolato l'Istituto Professionale Femminile di Stato. Opere: “Lo spirito come eticità (Bologna,
Zanichelli); 2ª ed. corretta e accresciuta La teoria dello spirito come eticità
(Bologna, Zanichelli,) La personalità umana e la nuova coscienza illuministica
(Genova, Emiliano Degli Orfini) La libertà umana e l'esistenza (Firenze,
Sansoni) Il problema di Dio e la filosofia dell'immanenza (Bologna, Cesare
Zuffi). Oltre alle opere di natura propriamente filosofica, si è a occupato di
storia della filosofia, dai greci all'età moderna, soffermandosi sul
Rinascimento e i pensatori italiani, in particolare Ficino: La scolastica del secolo XVI e la politica dei
Gesuiti (Torino, Bocca,) Le origini del neotomismo nel secolo XIX (Bari, Laterza)
Il pensiero di Gioberti (Messina, Principato, Firenze, Vallecchi La filosofia
di Ficino (Messina, Principato); riedita come Marsilio Ficino e la filosofia
dell'Umanesimo (Bologna, Fiammenghi & Nanni) L'educazione dell'umanesimo in
Italia (Venezia, La Nuova Italia) Filosofia italiana ed umanesimo (Venezia, La
Nuova Italia, Leone Ebreo, su treccani.it, Gioberti Vincenzo, su treccani.it, Il
carattere della filosofia tomistica (Firenze, Sansoni, La teoria dell'amore e
l'educazione del Rinascimento (Bologna, U.P.E.B.) L'illuminismo della sofistica
greca (Milano, Bocca) Il pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento (Bologna,
Cesare Zuffi, Cusano e l'Umanesimo italiano, con altri saggi sul Rinascimento
(Bologna, Tamari). Ettore Centineo, Ricordo, rticolo su «Giornale critico della
filosofia italiana», Firenze, Sansoni, treccani.it, Albano Sorbelli, L'Archiginnasio: bollettino
della Biblioteca comunale di Bologna, direzione di Franco Bergonzoni, Regia tipografia
dei fratelli Merlani, Università degli studi di Firenze, su siusa.archivi.beniculturali.it. S. Salustri, L'Università fascista di
Bologna: un modello di Accademia per il regime?, in «Accademie e scuole:
istituzioni, luoghi, personaggi, immagini della cultura e del potere», Daniela Novarese, Milano, Giuffrè, . Vittore Pisani, Paideia, Casa editrice
Paideia, 1976. Roberto Pertici, Storia
della storiografia, Jaca Book, L.
Mangoni, L'interventismo della cultura. Intellettuali e riviste del fascismo,
Bari, Laterza, Roberto Pertici, Storia
della storiografia, Roberto Pertici, Storia della storiografia, Cantimori ricorderà con commozione
l'«irrequietezza spirituale della scuola di Saitta» e la sua «attenzione volta
ad argomenti quasi ignorati dalla cultura italiana» (cit. da Bruno Valerio
Bandini, Storia e storiografia: studi su Delio Cantimori. Atti del convegno tenuto
a Russi Editori Riuniti). Cit. in
Roberto Pertici, Storia della storiografia, Eugenio Garin, Cronache di
filosofia italiana 1900-1960, II volume, pag. 424 e segg., Bari, Laterza,
1966. Gianfranco Morra, L'immanentismo
assoluto di Giuseppe Saitta, articolo sul «Giornale critico della filosofia
italiana», «Il Saitta, forse meglio di ogni altro, intese dell'attualismo
l'istanza realmente umanistica, e di un "reale umanismo": e questa
appunto volle sottolineare e difendere contro ogni mistificazione. Così lo
vediamo ridurre tutta la dialettica gentiliana a lotta sempre risorgente fra
ragione umana liberatrice e costruttrice di una società di uomini liberi, e
religione tradizionale cristallizzata nelle oppressioni di strutture
chiesastiche portatrici di una "filosofia di morte"» (Eugenio Garin,
Cronache di filosofia italiana. Roberto Melchiorre, Storiografi italiani del
Novecento, Aletti Editore. Ricordo di Giuseppe Saitta , su
archiviostorico.unibo.it. Sommario dei
libri, su gaglianocastelferrato.com. «La
filosofia moderna come celebrazione della soggettività è quasi tutta sbozzata
con Marsilio Ficino. Con lui, anziché col Campanella, come da altri è stato
frequentemente ripetuto, s'inizia quella teoria della conoscenza, che sbocca
con profonda e potente originalità in Kant» (Giuseppe Saitta, Marsilio Ficino e
la filosofia dell'Umanesimo, Bologna, Fiammenghi & Nanni). Ettore Centineo, Ricordo di Giuseppe Saitta,
su «Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, Sansoni, Gianfranco
Morra, L'immanentismo assoluto di Giuseppe Saitta, su «Giornale critico della
filosofia italiana»,Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana Bari, Laterza, 1966 Roberto Melchiorre,
Storiografi italiani del Novecento, Villalba di Guidonia, Aletti Editore, Attualismo (filosofia) Filosofia
rinascimentale Idealismo italiano Delio Cantimori Gentile Ricordo, su archiviostorico.unibo.it.
treccani.it bibliotecasalaborsa.it.
salutati: «Video ignoras quam sit dulcis amor patrie: si
pro illa tutanda augendave expediret, non videretur molestum nec grave vel
facinus paterno capiti securim iniicere, fratres obterere, per uxoris uterum
ferro abortum educere...» ) «Vedo che ignori quanto sia dolce l'amor di
patria: se ciò fosse utile alla difesa e all'ampliamento [della patria], non
[ti] sembrerebbe un crimine penoso, nè un delitto scellerato, il fracassare con
la scure il capo del proprio padre, o ammazzare i fratelli, o cavare con la
spada dal grembo della moglie il figlio prematuro...» (Epistolario, a Ser
Andrea di Conte) Lino Coluccio Salutati Raising of the Son of Teophilus and St.
Peter Enthroned Masaccio, presunto ritratto di Coluccio Salutati, particolare
tratto dalla Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra, uno
degli affreschi che ornano la Cappella Brancacci a Santa Maria del Carmine,
Firenze. Cancelliere di Firenze Durata mandato19 aprile 13754 maggio 1406
Predecessore Niccolò Ventura Successore Leonardo Bruni Dati generali Titolo di
studioStudi giuridici Università Bologna Professione politico, notaio,
letterato. Lino Coluccio Salutati (Stignano), filosofo. Cancelliere di Firenze/
Figura culturale di riferimento dell'umanesimo a Firenze, in qualità di
discepolo del Boccaccio e precettore di Poggio Bracciolini e Leonardo
Bruni. Considerato uno dei più importanti uomini di governo tra la fine
del XIV e gli inizi del XV secolo, Coluccio Salutati, nei suoi trent'anni di
cancelliere della Repubblica di Firenze, svolse un importantissimo ruolo
diplomatico nel frenare le ambizioni del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti,
intenzionato a creare uno Stato comprendente l'Italia centro-settentrionale.
Nel contesto di questa lotta elaborò la sua dottrina della libertas fiorentina.
Oltre all'impegno politico, il Salutati svolse un importante ruolo nella
diffusione dell'umanesimo petrarchesco e boccacciano, divenendone l'esponente
più importante e il praeceptor della prima generazionedegli umanisti. Il suo
lascito più importante presso i posteri fu la codificazione "civile"
dell'umanesimo, cioè l'uso dello spirito e dei valori dell'antichità classica
all'interno dell'agone politico internazionale. Grazie a Salutati (autore tra
l'altro di un vastissimo epistolario e di trattati politici, filosofici e
letterari), difatti, il mito della florentina libertas, cioè di quel complesso
di valori ispirati alla libertà promosso dall'ordinamento politico fiorentino,
si rafforzò enormemente sotto il suo cancellierato, e fu utilizzato quale
strumento diplomatico per accrescere il prestigio di Firenze presso gli altri
Stati della Penisola. La casa natale di Coluccio Salutati a Stignano,
frazione di Buggiano. Origini e formazione giuridica Nato a Stignano in
Valdinievole (oggi frazione di Buggiano, in provincia di Pistoia), Lino
Coluccio Salutati fu costretto, a pochi mesi dalla nascita, ad abbandonare il
luogo natìo per raggiungere il padre Piero (detto dal Villani «di buoni
costumi e di prudenzia laudabile») a Bologna, ove il genitore serviva il
signore della città Taddeo Pepoli, che a sua volta garantiva protezione alla
famiglia Salutati. Nella città felsinea Coluccio compì, per volontà paterna (ma
più probabilmente del Pepoli che, morto Piero Salutati nel 1341, aveva preso
sotto la sua protezione la famiglia e il giovane Coluccio in particolare),
studi giuridici, benché fosse maggiormente interessato alle discipline
letterarie, e seguì le lezioni di logica e di grammatica di Pietro da
Moglio. Coluccio, ormai diciannovenne, lascia Bologna a causa anche della
caduta dei Pepoli e ritorna a Stignano, dove un rogito testimonia la sua
presenza nel 1353. Gli anni successivi all'allontanamento da Bologna, videro Salutati esercitare il mestiere di
notaio in vari centri toscani (specialmente in Valdinievole), coltivando, come
si vedrà nella sezione dedicata alla passione umanistica, lo studio dei
classici, come dimostra la lettera a Luigi de' Gianfigliazzi del 1362, colto
politico fiorentino col quale Coluccio discute su Valerio Massimo e altri
autori antichi. Cancelliere di Firenze Premesse Nel frattempo, la
carriera amministrativa del Salutati lo spinse ad intraprendere anche la
carriera politica: cancelliere del Comune di Todi prima (1367), della
Repubblica di Lucca poi (1372), ed infine, dopo essere giunto a Firenze ed
avervi esercitato per breve periodo l'incarico di scriba omnium scrutinorum,
Cancelliere di quella città[N 2] proclamato il dì 19 aprile 1375. Coluccio
tenne, pertanto, nelle sue mani la carica più importante della diplomazia della
Repubblica fiorentina dal 1375 fino alla morte, divenendo un personaggio di
spicco della politica italiana di fine Trecento. Demetrio Marzi, importante
studioso di Coluccio per la sua attività istituzionale, sottolinea che, nei
trentun anni in cui tenne ininterrottamente la sua carica, Coluccio:
«Costantemente rieletto e confermato dal 1375 al 1406, con le stesse ingerenze,
lo stesso stipendio e i soliti privilegi, Coluccio lasciò nell'Ufficio un
numero grande di minutari e registri, di lettere e istruzioni, per lo più di
sua mano, e solo in parte de' suoi coadiutori, che non sembrano molti. Da
questi libri e da altri della Cancelleria, apparisce com'egli fosse
costantemente in Palazzo, presente a innumerevoli atti del Comune, dei Consigli,
degli uffici più svariati...» (Marzi134) L'Europa Occidentale al
principio dello Scisma d'Occidente. La frattura in seno alla Chiesa Cattolica
spinse il papa "romano" Urbano VI a firmare la pace coi fiorentini.
La guerra degli Otto Santi Magnifying glass icon mgx2. svgGuerra degli Otto
Santi. Nel 1375, le relazioni tra Santa Sede (all'epoca ad Avignone) e la
Repubblica fiorentina degenerarono rapidamente a causa della volontà di papa
Gregorio XI (1370-1378) di ritornare a Roma e ripristinarvi l'autorità della
Chiesa. La paura che si formasse, nel centro Italia, un forte stato
ecclesiastico allarmò sia Firenze (intimorita di essere inglobata nel nuovo
Stato) che le città degli Stati Pontifici, che a causa della lontananza del
Papato avevano acquisito una grande forza ed indipendenza. La guerra, durata
tre anni, finì frettolosamente a causa della scissione interna alla Chiesa
stessa tra cardinali francesi ed italiani, fatto che portò alla nascita del
gravoso Scisma d'Occidente (1378-1417). Il nuovo papa, l'italiano Urbano VI
(1378-1389), assolse Firenze dalla scomunica per avere alleati contro
l'antipapa Clemente VII. Tra gli scomunicati, c'era anche Coluccio
Salutati, in quanto figura chiave della politica dell'epoca. «Coluccium Pieri
de Florentia, excellentissimum cancellarium comuni Florentie», ricevette
l'assoluzione da parte del Papa tramite i legati Simone Pagani, vescovo di
Volterra, e Francesco d'Orvieto, frate appartenente all'ordine degli Eremitani,
il 26 ottobre del 1378. Dal tumulto dei Ciompi alla restaurazione
oligarchica Magnifying glass icon mgx2.svg Tumulto dei Ciompi e Storia di
Firenze § L'ascesa degli Albizi. Firenze, mentre stava stipulando la pace con
papa Urbano VI, fu sconvolta dalla rivolta del popolo minuto che, già
soggiogato e perseguitato dalla prepotenza politico-economica del popolo
grasso, fu sobillato dagli operai salariati (i ciompi) a rivoltarsi.
Nell'estate del 1378 si ebbero i primi scontri e i ciompi, risultati vincitori,
imposero Michele di Lando quale gonfaloniere di Giustizia e riformatore della
Signoria in senso democratico. L'animosità degli sconfitti si fece sentire
molto presto: dopo aver chiuso gli opifici riducendo alla fame gli operai, la
grande borghesia e l'aristocrazia riuscirono a trarre dalla loro parte Michele
di Lando che, dopo aver disperso i capi dei ciompi, si dimise dalla carica di
gonfaloniere e ridando il potere ai magnati, tra i quali primeggiarono gli
Albizi che instaureranno un regime oligarchico durato fino alla venuta di
Cosimo de' Medici nel 1434. Dall'epistolario di Coluccio, sappiamo che
egli informò Domenico Bandini di Arezzo dei tumulti avvenuti in città e
stimando gli uomini assurti al potere quali degni e pieni di considerazione.
L'atteggiamento emerso in quest'epistola, datata il mese d'agosto, si rivelerà
contrario a quanto Coluccio in realtà pensasse del nuovo governo. Marco Cirillo
ci descrive lo stato d'animo del Cancelliere e la sua scelta di rimanere in
tale carica nonostante l'avversione per i Ciompi: «Dalle lettere di Coluccio
Salutati, riferite all'estate del 1378, si evince come il cancelliere non fosse
soddisfatto del governo instaurato dal Popolo Minuto, ed è probabile che il
cancelliere conoscesse anche i “piani politici” di chi voleva ritornare al
potere. Questo ci permette di ipotizzare che, la decisione di ritornare al
proprio ufficio si legava sia alle necessità familiari dell'umanista, sia
all'amore che egli nutriva per il proprio lavoro ma anche, alla conoscenza
dell'imminente ritorno del Popolo Grasso al potere, unito alla convinzione
della mancanza di conoscenze politiche adeguate per governare una
città come Firenze da parte dei Ciompi stessi.» (Cirillo)
Massima estensione dei domini viscontei alla morte del Duca Gian Galeazzo nel
1402. La guerra contro Gian Galeazzo Visconti Coluccio ebbe un ruolo
decisamente più attivo ed importante nell'animare Firenze perché si difendesse
dalle ambizioni di conquista di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano,
desideroso di sottomettere l'intera Penisola al suo controllo schiacciando le
resistenze delle Signorie dell'Italia Settentrionale (1385-1390). Dopo il 1390,
Galeazzo spostò infatti le sue attenzioni sulla Repubblica di Firenze, e
Coluccio giocò un ruolo importante in questa situazione spronando il popolo
fiorentino a difendere la sua tradizionale libertà (la florentina libertas) e
rispondendo egli stesso dalle accuse dei nemici attraverso l'opera Invectiva in
Antonium Loscum (1403-4). La situazione per i fiorentini, all'inizio del
conflitto, era alquanto drammatica, in quanto si ritrovarono praticamente
circondati dai domini di Gian Galeazzo e solo l'ausilio di bande mercenarie,
guidate da Giovanni Acuto, riuscirono a frenare i piani di dominio del
Visconti. La guerra, che riprese dopo una momentanea tregua a partire dal 1396,
vide la formazione di una vasta coalizione antiviscontea di cui fecero parte
tutti gli stati italiani del centro-nord, tenuti assieme dalla politica estera
fiorentina e da quella veneziana. Nonostante gli alleati fossero stati
gravemente surclassati dalle forze milanesi, i fiorentini riuscirono a salvare
la loro indipendenza resistendo a dodici anni di guerra, cioè fino alla morte
improvvisa di Gian Galeazzo nel 1402 a causa della peste, lasciando Firenze in
una posizione di potenza nell'Italia centro-settentrionale. Gli ultimi
anni e la morte Coluccio trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena
celebrato sia per la sua posizione di guida dell'umanesimo, sia per l'abilità
politica dimostrata contro il Visconti, ma anche in grandi amarezze a causa dei
lutti (morte della seconda moglie il 28 febbraio 1396 e la morte di alcuni dei
suoi figli in occasione della pestilenza). Quando poi morì, la Signoria, il
giorno successive, gli fece celebrare funerali solenni in Santa Maria del
Fiore[26], ponendo sulla sua bara una ghirlanda d'alloro per le sue virtù
poetiche[27]. I suoi discepoli Leonardo Bruni suo successore, Poggio
Bracciolini, futuro cancelliere e Pier Paolo Vergerio lo piansero amaramente,
ricordandolo come un padre e come il più grande decoro di Firenze. Coluccio
umanista La guida dell'umanesimo italiano «[Salutati] fu per trent'anni, dopo
la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano,
unico erede di quei grandi.» (Dionisotti) Miniatura che ritrae
Coluccio Salutati, proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a
Firenze. Alla morte del Boccaccio (1375), Coluccio Salutati, sia per
ragioni anagrafiche (era di una generazione sita tra quella di Petrarca e
Boccaccio e la successiva degli umanisti del XV secolo), sia per la propria
grandezza letteraria e filosofica, fu il principale esponente dell'umanesimo
italiano, come ricorda infatti Carlo Dionisotti e altri studiosi[N 4], quel
«trait d'union tra la generazione che aveva vissuto in prima linea il
rinnovamento petrarchesco e quella dei nuovi umanisti già pienamente
quattrocenteschi» Salutati ebbe, sia per il ruolo istituzionale sia per quello
culturale, rapporti anche con i Paesi europei: tenne corrispondenza con un
colto cortigiano di Carlo VI di Francia, Jean de Montreuil, e con l'arcivescovo
di Canterbury Thomas Arundel, conosciuto mentre il presule inglese si trovava a
Firenze[31]. Fecondo scrittore, apologeta "diplomatico" della
classicità contro gli attacchi degli aristotelici e di alcuni ecclesiastici
ostili all'antropologia umanista, Coluccio alternerà il suo magistero culturale
con quello politico, difendendo la libertà repubblicana di Firenze adottando lo
stile e il genere degli antichi trattatisti. La formazione umanistica
Nonostante Lino avesse preso definitivamente l'attività notarile, come
testimonia il suo primo rogito effettuato nella nativa Stignano (1353), l'amore
per la cultura e la letteratura non venne meno. Anzi, a partire dalla fine
degli anni sessanta, Coluccio divenne il segretario di Francesco Bruni, amico a
sua volta di Francesco Petrarca; iniziò, come esposto dalla Senile un rapporto
epistolare a distanza, che permise al Salutati di avvicinarsi alle proposte
umanistiche del poeta aretino[32]. Nel periodo che intercorse tra questa prima
epistola e la morte del Petrarca, Coluccio entrò sempre più nella mentalità
classicista del maestro, grazie anche ai contatti che egli ebbe con l'altro
grande umanista e allievo del Petrarca stesso, Giovanni Boccaccio, quest'ultimo
animatore del circolo umanista di Santo Spirito a Firenze[36]. Tra Santo
Spirito e la sua casa. L'educazione dei giovani umanisti Seguendo la scia del
maestro Boccaccio, sinceramente pianto dal Salutati al momento del
trapasso[37], il Cancelliere della Repubblica continuò il suo magistero a
Santo Spirito[N 5], tenendovi lezioni cui partecipavano umanisti non solo
fiorentini (si ricordano, tra i più importanti, Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni
e Poggio Bracciolini), ma anche di altre regioni italiane (quali il vicentino
Antonio Loschi e il già ricordato Pier Paolo Vergerio). Nel convento degli
agostiniani Salutati, aiutato nel suo magistero culturale dal coltissimo frate
Luigi Marsili[40], non si fece soltanto portavoce degli ideali dell'umanesimo
classicista petrarchesco, ma continuò a tenere in alta considerazione Dante
Alighieri, deprecato da una cerchia dei giovani umanisti in quanto scrittore
volgare e pessimo latinista. La fondazione della cattedra di greco a Firenze
(1397) Oltre al suo compito di formazione dei giovani umanisti che andranno a
diffondere il nuovo sapere presso gli altri centri culturali italiani, Salutati
ebbe il merito non solo di affidare le cattedre tradizionali dello Studium
fiorentino ad umanisti discepoli di Petrarca (quali Giovanni Malpaghini), ma
soprattutto quello di far rifiorire in Italia il greco classico. Grazie
all'incontro avvenuto a Venezia tra i giovani umanisti Roberto de' Rossi e
Giacomo Angeli da Scarperia e i due colti bizantini Manuele Crisolora e
Demetrio Cidone[41], il Salutati iniziò, usufruendo dei poteri di Cancelliere,
ad intessere rapporti con Crisolora per invitarlo ufficialmente a Firenze quale
docente di greco classico nello Studium[N 7]. Questi, giunto nell'Europa
Occidentale per conto dell'imperatore Manuele II Paleologo per cercare alleanze
contro i turchi ottomani, cercò di instaurare rapporti di amicizia con gli
Stati che visitava trasmettendo la conoscenza del greco classico ai nascenti
circoli umanistici, edotti di latino ma non della lingua di Omero[42]. Pertanto
Crisolora accettò l'offerta del Salutati, rimanendo nella città toscana dal
1397[43] al 1400 e lasciando in eredità ai suoi discepoli (e amici) fiorentini
gli Erotematà, compendi linguistici di greco classico caratterizzati da una
sinossi con la grammatica latina[42]. Il pensiero La proposta etica e
cristiana del Salutati Beato Angelico, Giovanni Dominici, medaglione
facente parte del ciclo La crocifissione e i santi, situato nel Convento di San
Marco, a Firenze. L'umanesimo incontrò, durante la sua diffusione, il sospetto
e l'ostilità di alcuni ambienti religiosi a causa della libertà e
responsabilità etica del singolo uomo che Coluccio andava insegnando[N 8], e
del suo progetto di conciliare la natura della cultura classica con quella
cristiana. I principali antagonisti dell'umanesimo fiorentino, il camaldolese
Giovanni di San Miniato e il domenicano Giovanni Dominici (quest'ultimo poi
cardinale), intendevano sostanzialmente mantenere l'istruzione e la morale
rigidamente nelle mani della gerarchia, rifiutando la ventilata autonomia
spirituale dei pagani e riaffermando la loro interpretazione allegorica[N
9]. Le humanae litterae non sono antitetiche agli studia divinitatis
Coluccio, davanti a questi attacchi, sostenne la necessità, anche da parte dei
laici, di avere coscienza di ciò che dicono e professano nella vita
attiva, ribadendo il valore positivo di questo modello di vita[44] e
combattendo il vuoto nominalismo tomista che la cultura ecclesiastica ufficiale
difendeva strenuamente[45], quest'ultimo visto come nocivo perché, avendo ormai
intriso la stessa Bibbia di sillogismi filosofici, allontanava dalla Verità gli
uomini: «Senza la capacità di intendere in fondo i termini, la lingua,
non si dà conoscenza della scrittura, della parola di Dio. Ogni conoscenza seria
è comunicazione. In tal modo gli studia humanitatis come mezzo per ritrovare
nella lettera l'inseparabile spirto, nel corpo l'anima indisgiungibile, sono
strettamente connessi con gli studia divinitatis.» (Garin39) La poesia
vehiculum ad Deum La disputa sulla verità teologica della poesia, genere
privilegiato nella conoscenza di Dio, è quello che impegnerà maggiormente
Salutati. Seguendo il tracciato delle Genealogie deorum gentilium del maestro
Boccaccio, Coluccio Salutati risponde alle accuse dell'immoralità della poesia
a Giovanni di San Miniato, in una lettera del 21 settembre del 1401, affermando
non solo che ogni verità proviene da Dio stesso, ma anche che Dio ha usufruito
della poesia attraverso i salmisti, Giobbe e Geremia: per cui la poesia è il
genere letterario più vicino a Dio[47]. Tale tesi verrà poi ulteriormente
rinforzata nell'incompiuto De laboribus Herculis, in cui si arriverà a
sostenere una vera e propria poesia teologica, per cui anche gli antichi poeti
pagani, con le loro opere, si avvicinavano a Dio. L'attività
filologico-paleografica La Biblioteca del Salutati Un'edizione a stampa
veneziana dell'Affrica del 1501. Il poema epico del Petrarca, per la sua
incompletezza e il latino ancora un po' rozzo, suscitò delusione nei simpatizzanti
dell'umanesimo. Salutati formò, impiegando gran parte delle sue retribuzioni,
una biblioteca di più di 100 volumi[48], collezione molto grande per l'epoca e
simbolo del suo fervore culturale. Coluccio possedette un manoscritto delle
tragedie di Seneca ricopiato ottimamente di suo pugno con l'aggiunta
dell'Ecerinide del preumanista padovano Albertino Mussato[48], ma anche
esemplari di autori poco conosciuti nel Medioevo quali Tibullo[49] e Catullo[N
10], ed una rarissima copia d'età carolingia delle Ad familiares di
Cicerone[50], scoperta dall'amico e cancelliere milanese Pasquino Capelli
a Vercelli[51]. A questa scoperta in terra di Lombardia, si aggiunse negli anni
seguenti anche le Epistole ad Atticum, rendendo il Salutati «il primo dopo
secoli a possedere entrambe le raccolte di lettere [di Cicerone]»[52]. Remigio
Sabbadini riporta che, nella sua biblioteca, Coluccio «fu il primo a possedere
il De agricultura di Catone, il Centimeter di Servio, il commento di Pompeo
all'Ars maior di Donato, le Elegie di Massimiano e le Differentiae
pseudociceroniane»[53], mentre Francesco Tateo continua elencando «i Dialoghi
di Gregorio Magno e l'esame dei vari manoscritti di Cicerone, di Lattanzio, di
Agostino, di Seneca, di Ovidio [e] di Stazio»[54] in suo possesso. Nonostante
questa passione da bibliofilo, che rese la biblioteca del Salutati la più
significativa dopo quella del Petrarca agli albori del XV secolo, Coluccio non
sfoggiò mai eccellenti doti filologiche, al contrario del Petrarca stesso o del
suo discepolo Leonardo Bruni[55]. La questione dell'Africa Coluccio
cercherà, inoltre, di avere da parte di Lombardo della Seta, fedele discepolo
del Petrarca, una copia dell'Africa perché fosse poi pubblicata[56]. Gli sforzi
di Salutati e dei primi umanisti risultarono sempre più insistenti nel corso
degli anni settanta: Lombardo aveva timore a pubblicare un'opera «rimasta in un
testo incompiuto ed incerto», rischiando così di oscurare la gloria del
Petrarca[57]. Quando poi, al principio del 1377, giunge a Firenze il sospirato
poema epico dell'Aretino, «...il Salutati è afflitto dalle sospensioni, dalle
lacune e certamente anche dalla pesantezza d'ala del poema tanto vantato e
sognato»[58]. La delusione, trasmessa in una lettera a Francescuolo da
Brossano, spinse il Salutati a non farsi più editore e commentatore
dell'opera[59]. L'inizio della scrittura umanistica Coluccio intervenne
anche nel campo della paleografia. Nel vivo studio dei classici, Coluccio fece
un'introduzione fondamentale: dopo aver adottato, per gran parte della sua
vita, «una scrittura cancelleresca e una libraria 'semigotica'»[60], a partire
dal 1400 lesse e trascrisse un codice delle Lettere di Plinio il Giovane
contenente nessi e legature che si erano persi nel corso del Medioevo: «l'uso
di -s diritta in fine di parola, i nessi e le legature ae, ę e &, di cui si
era persa memoria. Con questo esperimento inizia la storia della scrittura
umanistica»[61]. Opere Cristofano Allori dell'Altissimo, Ritratto
di Coluccio Salutati, 1587, dipinto ad olio, Galleria degli Uffizi, Firenze
Epistolario Premessa Composto da 344 lettere[26], l'epistolario di Coluccio,
«documento fondamentale di questa lunga ed efficace opera di rinnovamento»
culturale, tratta dei temi più disparati. Organicamente, la raccolta si divide
in due filoni: le lettere private, indirizzate ad amici e conoscenti, e quelle
pubbliche, scritte a nome della Repubblica diFirenze. Stilisticamente,
l'epistolario di Coluccio spicca per l'uso di uno stile che si allontana da
quello delle lettere medioevali, fitte della retorica della ars dictandi, per
lasciare il posto ad una serenità cordiale e stoica che si richiamava alle
Familiares di Cicerone[62] e al repertorio lessicale degli altri autori
classici, determinando così quello che è stato definito «latino
misto»[63]. Epistolario privato Nella prima categoria, le lettere scritte
a nome dell'umanista Coluccio mettono in mostra le tendenze socio-culturali del
primo umanesimo italiano. Da un lato, la percezione del divario cronologico tra
i contemporanei e gli antichi, eredità diretta della sensibilità petrarchesca;
dall'altro, l'esposizione in più punti del suo pensiero, dalla rivendicazione
del valore della vita attiva contro i monaci e quegli ecclesiastici che
sottolineavano invece l'eccellenza della vita claustrale al valore della
poesia[64]. Immancabile è la tematica politica, esposta nella lunga lettera a
Carlo di Durazzo[65] e ritenuta essere il sunto del pensiero politico del primo
umanesimo[N 11]. Epistolario pubblico Queste lettere, scritte in qualità
di cancelliere della Repubblica, sono di carattere puramente politico, in
quanto rivolte a contrastare l'azione egemonica di Gian Galeazzo Visconti.
Riprendendo i modelli dei classici latini (Seneca, Sallustio, Cicerone),
Coluccio additava Gian Galeazzo quale tiranno in contrasto con la florentina
libertas. Il tono di queste lettere doveva essere così grave e tagliente che,
secondo la tradizione, il duca di Milano rispondeva che un'epistola del
Salutati era più deleteria di una sconfitta militare di Milano in campo
aperto[66]. Dal punto di vista più tecnico, come fa notare Marco Cirillo:
«...il lavoro svolto presso la cancelleria di Firenze ha reso Coluccio Salutati
uno dei più noti cancellieri del Medioevo; tale notorietà si deve al metodo di
lavoro che egli ha adottato nel trentennio in cui ha ricoperto tale carica.
Effettivamente, i cambiamenti che il Salutati ha apportato, soprattutto nel
campo dell'epistolografia politica medievale, pur non essendo certo radicali,
ebbero una notevole influenza su molte corti d'Europa. La letteratura
sull'argomento è unanime nell'affermare che, Coluccio Salutati, pur utilizzando
la formula prevista dall'epistolografia cancelleresca medievale, che prevedeva:
la Salutatio, il Proverbium, la Narratio, la Petitio e la Conclusio; ebbe modo
di personalizzare ogni fase dell'epistola in base alle proprie esigenze
narrative. È frequente perciò trovare nelle sue lettere una Salutatio piuttosto
breve ed un Proverbiumsoprattutto quando egli esprimeva teorie
politichepiuttosto lungo.» (Cirillo) Trattati Politici
Vincenzo Camuccini, Morte di Giulio Cesare, particolare, olio su tela,
1798, Museo nazionale di Capodimonte, Napoli De Tyranno (1400)
Epistola-trattato inviata a Francesco Zabarella, filosofo padovano, il De
Tyranno (basato sull'omonimo trattato di Bartolo da Sassoferrato e sul
Polycraticus di Giovanni di Salisbury[67]) riflette sulla nascita della
tirannide e sulla liceità dell'assassinio del tiranno stesso. Indotto a fare
questa riflessione su spunto del giovane Antonio dell'Aquila, studente padovano
che aveva chiesto al Salutati la liceità dell'assassinio di Giulio Cesare, e
dalla volontà di difendere la scelta dantesca di porre Bruto e Cassio nelle
fauci di Lucifero[68], Coluccio ammette la liceità di un tale gesto nei confronti
di un despota, ma negandola però al generale romano, in quanto «fu un
benemerito capo di stato, che fu tradito dagli stessi uomini che erano stati da
lui beneficiati»[69][70]. Invectiva ad Antonium Luschum (1403-1404)
Scritta contro un suo ex discepolo, Antonio Loschi, cancelliere dell'ormai
defunto Gian Galeazzo (morto nel 1402) e autore di una perduta Invectiva in
florentinos[71], ha un tono più concreto rispetto al teorico De Tyranno.
Nell'Invectiva Coluccio mostra la partigianeria repubblicana sostenitrice della
florentina libertas, emula dell'Atene di Pericle fautrice della concordia
partium tra lei e i suoi alleati[72]. Salutati ricorda al Loschi come Firenze
sia nel giusto perché è sottoposta alle leggi, che non possono essere violate,
mentre a Milano il diritto è strumento arbitrario nelle mani di un vero e
proprio tiranno, che sta al di sopra delle leggi[73][74]. Gli scritti
filosofico-teologici De seculo et religione (1381-1382) Scritta all'amico
Niccolò di Lapo da Uzano (che prese poi il nome di Girolamo appena entrato
nell'ordine dei camaldolesi) si articola in due libri[75] ed è datata 1381, in
quanto Coluccio inviò a Fra' Gerolamo da Uzzano una lettera d'accompagnamento
insieme al testo da lui realizzato[76]. L'opera tratta di una esortazione assai
fervida alla vita claustrale, ma rivendica anche la validità della vita quale
laico, in quanto strada «valida nell'ambito gerarchico delle occupazioni umane,
a cui egli rimane ancora legato». L'opera del Salutati, esaltante la vita
ritirata prendendo spunto anche da Cicerone, Livio, Macrobio e Omero[75],
tratta anche della condanna morale di cui è afflitta la Chiesa, dai papi fino
ai predicatori. De fato et fortuna (1396-1397) Facsimile del codice
Laurenziano Pl. CX sup. 41, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze, riportante
una lettera del Salutati. Diviso in cinque libri, il trattato espone
l'argomento del libero arbitrio e del rapporto che esiste tra quest'ultimo e
gli avvenimenti che possono ostacolarne i progetti. La tematica, assai complessa
ed erede di una lunga tradizione teologico-filosofica (i modelli sono Alberto
Magno, Tommaso d'Aquino e il De bona fortuna di Aristotele), si sviluppa nel
tentativo di dimostrare come l'esistenza umana si inquadri in una “causa prima”
(Dio), la quale opera in comunione, talvolta incontrandosi, talvolta
scontrandosi, con la volontà dell'uomo. De Nobilitate legum et medicine
(1399) Trattato che cerca di proporre una gerarchia dei saperi, proponendo
la legge come valore supremo sulla medicina, intesa come sapere
tecnico-scientifico: come l'anima è superiore al corpo, così le leggi (che si
rifanno al campo spirituale) sono superiori alla medicina, che fa parte della
meccanica[78]. Le leggi, infatti, regolano la vita sociale, determinano il
convivere civile, stabiliscono l'ordine e devono essere ottime perché possano
produrre uomini migliori[79]. Coluccio continua affermando che le leggi, dal
momento che appartengono alla sfera spirituale e quindi celeste, sono legate
direttamente a Dio: gli uomini, perciò, possono collaborare con Dio nella
costruzione perfetta della società grazie al fatto che esse sono ispirate dalla
divinità medesima[80]. De Laboribus Herculis (1383 e 1391) Opera di
grande impegno intellettuale, Coluccio lavorò per più di vent'anni su questo
vasto saggio di poesia, com'è testimoniato dalla versione del 1383 e da quella
del 1391[81]. Quest'ultima, divisa in 4 libri e lasciata incompiuta, intende
continuare il progetto culturale di Boccaccio delle Genealogie, vale a dire una
difesa della poesia a livello universale basata sulle vicende terrene dell'eroe
mitologico Ercole[82], reinterpretate in senso allegorico e indirizzate verso
la via della virtù (Salutati si basò su Ercole anche per la radice etimologica
del nome greco, risalente ad ερος κλερος (heros cleos), cioè uomo forte e
glorioso[81]). Per Coluccio, come aveva già scritto a Giovanni di San
Miniato, infatti, la poesia ha un valore universale in quanto il senso
interpretativo di un testo classico supera la dimensione culturale in cui è
stato scritto: per cui le opere dei pagani, se piene di valori positivi, non
devono essere rigettate, ma accolte in quanto provenienti da Dio stesso.
Altre Carmen de morte Francisci Petrarce Carme in latino commemorativo del
Petrarca e accennato in varie epistole a Roberto Guidi conte di Battifolle, a
Benvenuto da Imola e a Francescuolo da Brossano, del quale è quasi dubbio il
completamento[. De verecundia, Trattatello in forma epistolare indirizzato ad
Antonio Baruffaldi sulla natura positiva o negativa della verecundia (cioè il
rispetto)[82]. Grazie agli studi genealogici di Francesco Novati, si è
potuti ricostruire l'ascendenza e la discendenza del cancelliere
fiorentino, appartenente al ramo dei Salutati di Stignano. Qui sotto è
riportato un albero genealogico che espone l'ascendenza e la discendenza di Coluccio
Salutati[N 12]: IgnotaColuccio Ignota, figlia di un tal LinoPiero Lino
Coluccio donna ignota; ~ ② 1372-73, Piera di Simone
Riccomi[84]AndreaCorradoGiovanniSorella ignota, sposata a uno dei Giovannini di
Stignanosorella ignota, sposata ad uno dei Dreucci di Pistoia Piero (morto di peste②
Andrea morto di peste ② Bonifazio ~ 1420 ca Monna Checca de' Baldovinetti②
Arrigo Margherita d'Andrea de' Medici Antonio
~ Duccia di Guernieri de' Rossi;Nonnino
Filippo (1383 ca-post 1407 Simone Lionardo (1387 ca1437), chierico ②
Salutato (1391 ca1485/86), chiericoLorenzo (incerto) Note Esplicative A lungo si è ritenuta corretta la data del
1331, Campana Martelli, ( 238-239 e p.
239, nota 1), Nuzzo, (p. 30, nota 5) e altri studiosi hanno dimostrato che la
data corretta è 1332. Villani, Coluccio
SalutatiXXVII, nota 20 racconta l'ascesa politica di Coluccio ad una delle più
prestigiose cariche politiche fiorentine. Nominato segretario grazie
all'influenza del Gonfaloniere Bonaiuto Serragli, Coluccio fu poi eletto
Cancelliere (il 18 di aprile) in sostituzione di Niccolò Monaci, uomo politico
con cui il Serragli fu in disputa. Si
veda Epistolario, 4.2, 470-471 per le
addolorate missive inviate dal Bruni e da Poggio all'amico in comune Niccolò
Niccoli («tali parente» nell'epistola di Bruni; «patris nostri» in quella di
Poggio). In Ivi, 478-479, l'istriano
Pier Paolo Vergerio, in una lettera a Francesco Zabarella, lo descrive come il
primo e straordinario decoro di Firenze («...urbis illius primum atque
precipuum decus, Linum Colucium Salutatum»).
Della stessa opinione anche: Cappelli76, in cui si ricorda, al momento
dei funerali, il commosso addio dell'allievo Pier Paolo Vergerio, che chiamò
Salutati communis omnium magister («maestro comune di tutti [noi]»); Vasoli40;
Contini869; Gargan141. Luogo
significativo per continuare le riunioni dei nuovi umanisti, in quanto vi
viveva quel fra' Martino da Signa erede universale degli scritti del Boccaccio.
Si vedano Contini869; e Petoletti42: «... [Boccaccio] dispose per testamento di
lasciare la sua biblioteca all'agostiniano Martino da Signa con l'indicazione
che alla morte del frate i volumi fossero negli armaria del convento fiorentino
di Santo Spirito. Così avvenne...»
La grandezza di Dante, ma anche di Petrarca e dello stesso
Boccaccio, furono messi in discussione dal più acceso degli umanisti
classicisti, Niccolò Niccoli, all'interno dei Dialogi ad Petrum Histrum di
Leonardo Bruni (1402). L'accusa principale consisteva nella barbaria del loro
latino e nel, caso di Dante, nel fraintendimento del senso di alcuni passi
virgiliani. Solamente l'intervento del vecchio Salutati, nel I libro, riesce a
capovolgere la situazione, salvando Dante dalle accuse feroci del Niccoli:
«Come anche risulta da un dialogo del Bruni, che di quella polemica
antidantesca è il documento principe, l'intervento del S[alutati] riuscì ad
assicurare la continuità, proporzionata all'età nuova, della tradizione
dantesca a Firenze.» (Dionisotti)
I contatti tra Costantinopoli e Firenze erano facilitati dalla presenza,
nella capitale bizantina, dello stesso Giacomo da Scarperia, che decise di
riaccompagnare Crisolora in patria per apprendere greco da lui stesso. Si veda:
Tateo50. La visione "laica"
dell'umanesimo non si deve confondere con la proposta "laicista", dal
punto di vista etico e antropologico. Mantenendo sempre un'attenzione ossequiosa
verso la Chiesa e una sincera devozione verso le Verità cristiane, Coluccio
intende nel contempo «esaltare e rivendicare la responsabilità umana al di
fuori di qualsiasi determinismo meccanicista e ponendo in valore la libertà
personale del singolo» (Cappelli85). Abbagnano19 sintetizza in modo più stringente
il rapporto tra libero arbitrio e volontà divina, affermando che il primo sia
«conciliabile con l'infallibile ordine del mondo stabilito da Dio». Si è condensato, in questi due punti,
l'attacco generale del mondo ecclesiastico contro l'umanesimo. Come sottolinea
Cappelli78, la questione sul valore della poesia riguarda la disputa con
Giovanni di San Miniato tenutasi nel 1401 (cfr. Epistolario, 3, Fratri Johanni
de Angelis; quella con Dominici riguarda il valore positivo dell'umanesimo e
risale al 1405 (cfr. Epistolario, 4,
170-205). Il codice di Catullo
facente parte della biblioteca del Salutati (cod. Paris. 14137) entrò nelle
mani del cancelliere fiorentino il 19 ottobre del 1375 grazie alle pressioni
che esercitò sull'erudito veronese Gasparo de Broaspini, secondo quanto riporta
Sabbadini34. Della stessa opinione anche Francesco Novati che, in Epistolario,
1222 nota 2, giunge alla stessa conclusione del Sabbadini in quanto vi ha
trovato delle postille autografe del Salutati.
Così la definisce Cappelli,
76-77. L'epistola, datata 1381, è importante perché, dopo l'elogio di
Carlo per la fortunata impresa militare della conquista del Regno di Napoli e
il paragone con gli eroi antichi, Coluccio enumera i doveri di un buon sovrano:
cercare l'unità religiosa della Chiesa, spaccata dallo Scisma (cfr. Epistola,
2, 27-28); gestire con moderazione il
potere e imparare a gestire le proprie emozioni (Epistola, 232: «incipe prius
tibi quam aliis imperare; rege te ipsum, noli regendorum subditorum studium
tuimet derelinquere moderamen.») per evitare di cadere nei vizi e di essere
classificato come un tiranno (Epistola, 233). Esaltandolo alla virtù, alla
temperanza e alla giustizia, Coluccio insomma tratteggia il modello del sovrano
ideale, cavalleresco, formato sull'esempio dei classici (continua è la
comparazione con gli antichi statisti e sovrani) e timorato di Dio. Le informazioni, ricavate attraverso una
minuziosissima ricerca d'archivio da parte del Novati, sono prese in ordine
sparso da Epistolario, 4.2, Tavole genealogiche dei Salutati, 384-408, ove
vengono fornite indicazioni biografiche sui nonni, genitori e figli di
Coluccio. Per consultare le informazioni sui fratelli del cancelliere, si
consulti sempre Epistolario, 4.2,
409-412. Riferimenti Dionisotti.
Villani, Coluccio SalutatiXXI,
Marzi113. Carrara.
Contini869. Carrara: «Fu avviato
agli studî giuridici, inameni a lui che era "pierius" (così foggiò il
suo patronimico: figlio di Pietro, e devoto alle Pieridi, le Muse).» Garin35.
Epistolario, 1, 1, Magistro Petro de Moglio3. Epistolario, 1, 1, Petro da Moglio3, nota
1. Marzi114, nota 1. Tateo43. Epistolario, 1, 4, Eloquentissimo legum
doctori domino Loygio de Gianfigliaziis,
9-12. In Epistolario, 1, 16,
Reverendo patri et domino domino Francisci Bruni de Florentia summi
pontificis secretario, domino suo44, Coluccio si lamenta della sua
mansione di cancelliere nella cittadina umbra, così come farà nelle Ep. 1, 17 e
18. Marzi14: «Vero è che nel secolo XV
invalse l'uso di chiamare Cancelleria Fiorentina l'ufficio del quale era capo
il Dettatore, che aveva la particolare ingerenza di scrivere le lettere e di
trattare le faccende della politica esterna...» Per le informazioni in generale, si veda Bosisio248. Epistolario, 4.2441. Epistolario, 4.2429 e Ibidem, nota 2. Per l'intera vicenda, si veda
Bosisio249. Epistolario, 2291: «Unum dicam, quod emerserunt et ad tante sunt
reipublice gubernacula sublimati, quos oportuit pro salute
cunctorum.» «Dirò una cosa, cioè che al governo di una così grande
repubblica emersero e vi sono [uomini], i quali bisognò [vi fossero] per la
salvezza di tutti.» Inoltre, sempre in Ivi, nota 2, il Novati annota che
Coluccio fu così favorevole al nuovo governo in quanto fu uno dei pochissimi a
non essere proscritto dalle cariche istituzionali. Bosisio,
259-260. Come riporta Bosisio260,
Siena si sottomise a Gian Galeazzo in funzione anti-fiorentina, mentre il
signore di Milano (dal 1395 duca per investitura imperiale) si alleò con Lucca
e altre città umbro-marchigiane.
Bosisio260. Bosisio261. Marzi133. Marzi148.
Cappelli76. Villani, Coluccio SalutatiXXII,
nota 5. Cappelli86. Marzi,
145-146. Epistolario, Wilkins259. Senili, Cesareo26, nota 20. La prima epistola riportata dal Novati in cui
Coluccio risponde ad una missiva del Certaldese risale al 20 dicembre 1367 (cfr.
Epistolario Facundissimo domino Iohanni Boccacci de Certaldo...) ma, come fa
notare lo stesso Novati, i toni sono troppo famigliari per essere la prima
epistola scambiata tra i due (Ivi48 n° 1).
Branca183. «Inclyte cur vates,
humili sermone locutus, / de te pertransis? [...] te vulgo mille labores /
percelebrem faciunt: etas te nulla silebit.» «Perché, o celebre poeta, che
hai cantato nel volgare idioma, / avanzi nel corso del tempo? [...] Mille
fatiche ti rendono celebre presso il volgo / : nessuna epoca tacerà sul tuo
conto.» (Branca193) Si veda anche Epistolario, 1, Egrigio viro
Franciscolo de Brossano domini Francisci Petrarce genero, Ep. ove Coluccio
piange sia la scomparsa del Petrarca, ma annuncia anche quella del
Boccaccio: «Fallebar enim, et dum
Franciscum fleo, dum suis laudibus intentus decantantes, novo commento, veterum
pene dimissa sententia, depingo Camenas, ecce nove lacrime nobis merore novi
funeris occurrerunt, incepti cursum operis reprimentes. Vigesima quidem prima
die decembris Boccaccius noster interiit...» «Infatti ero ingannato, e
mentre piango Francesco e mentre, attento alle sue lodi, adorno le Camene con
un nuovo commento, quasi tralasciata la sentenza degli antichi, ecco che nuove
lacrime si aggiunsero a noi con il dolore di una nuova morte, frenando il corso
di un'opera che inizia. Il nostro Boccaccio spirò il ventuno di dicembre [del
1375]...» Tateo41. Cappelli,
ricorda anche che Salutati era solito mettere a disposizione dei suoi
allievi la sua stessa biblioteca personale. Pertanto, i luoghi di incontro
erano due: Santo Spirito e l'abitazione del Cancelliere, come dimostra anche
Tateo42. Tateo42: «Gli animatori di questi
incontri, il Salutati e il Marsili, l'uno nella propria casa, l'altro nella sua
cella di Santo Spirito, ricevevano i giovani più promettenti della nobilità
fiorentina, e li iniziavano al gusto delle lettere antiche.» Chines,
204-205 riporta come data il 1391, mentre Sabbadini43 il 1394. Cappelli109. Sabbadini43 riporta che l'erudito greco era
già a Firenze il 2 febbraio del 1397.
Garin36 sintetizza, prendendo spunto dal De saeculo et religione e
dall'Epistolario, 2, 303-307, l'ideale
di vita attiva propria dell'essere umano inteso come cittadino del mondo:
«Terrestre è la vocazione umana. L'impegno nostro è nella costruzione della
città terrena, nella società».
Garin, 38-39: «Il
Salutati...insisteva sul valore della educazione nuova [...] essa insegnava a
ritrovare sub corticem il valore intenzionale dei termini, smarrito nella
consuetudo, penetrando l'espressione nel suo significato intimo come direzione
spirituale. Parola e cosa, insiste il Salutati, non possono
disgiungersi.» Epistolario, 3,
Fratri Johanni de Angelis, «Noli, venerabilis in Christo frater, sic austere me
ab honestis studiis revocare. Noli putare quod, cum vel in poetis vel aliis
Gentilium libris veritas queritur, in vias Domini non eatur. Omnis enim veritas
a Deo est, imo, quo rectius loquar, aliquid est Dei.» «Non volere, o
venerabile fratello in Cristo, allontanarmi in modo così austero da studi degni
di ammirazione. Non voler ritenere che, quando si cerca la verità o nei poeti o
in altri libri degli scrittori pagani, non si cammini lungo le vie del Signore.
Ogni verità, infatti, proviene da Dio e, per parlare fino in fondo rettamente,
alcuna cosa è propria di Dio.»
Epistolario, : «Nullum enim
dicendi genus maius habet cum divinis eloquiis et ipsa divinitate commertium
quam eloquium poetarum.» «Nessun genere letterario, infatti, ha un
maggior legame con le parole divine e con la stessa divinità quanto la parola
dei poeti.» Gargan141.
Sabbadini25. Gargan142: «Il
manoscritto di Vercelli fu alla fine portato a Firenze, ove rimane (Laur. 49,
9), unica copia carolingia esistente delle Epistole di Cicerone.» Sabbadini34.
Gargan142. Sabbadini, 34-35.
Tateo49. Gargan140 ritiene che
«la sua filologia non fu di altissima classe...». Billanovich16. Fitta la corrispondenza tra
Salutati e Della Seta, come testimonia la prima lettera inviata dal cancelliere
fiorentino il 25 gennaio del 1376 (Epistolario, 1, Insigni viri
Lombardo...optimo civi patavino, Billanovich11.
Billanovich52. Epistolario, 1,
Franciscolo de Brossano, Bischoff211.
Bischoff, Cappelli77. Cesareo289.
Cfr. la già citata Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis, XX, 539-540.
Epistolario, 2, Epistola Coluci Salutati florentina ad Carolum regem
Neapolitanum, 1, 6, 11-46. Canfora13. Villani, Coluccio SalutatiXXIII,
nota 6 riporta la veemenza con cui Salutati "fulminava" Gian Galeazzo
con le sue lettere, riportando tra l'altro la testimonianza di Enea Silvio
Piccolomini cui quest'aneddoto è attribuita la paternità. Canfora,
14-15. Pastore Stocchi68. Sia la citazione che il contesto in cui fu scritto
il De Tyranno sono esposti in Canfora,
14-16. Così Cappelli82: «In altri
termini, se Cesare, pur giunto al potere in modo "tirannico" o
violento, seppe poi legittimare tale potere attraverso un esercizio virtuoso di
esso (ex parte exercitii) in grado di suscitare l'approvazione popolare, la sua
uccisione non fu legittima, mentre lo sarebbe quella di un tiranno che
esercitasse come tale.» Per la
figura di Loschi, si rimanda alla voce biografica Viti. Canfora,
13-14 ipotizza, a p. 14, l'aiuto di Leonardo Bruni nello sviluppare il
paragone Firenze-Atene, in quanto Coluccio Salutati «non [era] molto esperto di
quella lingua e di quella cultura».
Cappelli83. Vasoli40: «Così il
Salutati, rivolgendosi al cancelliere milanese Antonio Loschi, nella Invectiva
in Antonium Luschum, dopo aver contrapposto i guasti del regime tirannico
milanese ai vantaggi di quello libero e repubblicano di Firenze, glorifica la
sua città come "fiore d'Italia" e come esempio di vita serena e
armoniosa.» Cappelli84.
Epistolario, 2, V15, di cui si riporta interamente il breve messaggio
d'accompagnamento: «Mitto tibi
munusculum istis paucis noctibus correctionis studio lucubratum. In quo si quid
proficies tu vel alii, laus sit omnium conditori Deo, cui placeat me in tuis
sanctis orationibus commendare. Vale felix et diu. Colucius tuus.» «Ti
mando un piccolo pensiero composto in queste poche notti dopo un'opera di
revisione. Attraverso questo [trattato], se tu o altri ne trarrete giovamento,
la lode di tutti voi sia per lodare Dio, al quale è piaciuto che io mi affidi
alle tue sante orazioni. Sta felice a lungo. Il tuo Coluccio.» Cappelli,
Tateo46: «[Nel De Nobilitate Coluccio] ribadiva, attraverso un discorso
più ampio e articolato, la distinzione della medicina, designata medievalmente
come "arte meccanica", ossia tecnica, dalla giurisprudenza,
considerata scienza della vita spirituale e quindi superiore
all'altra.» Cappelli81, Garin40: «Le leggi...sono veramente un
sigillo divino, con cui dopo il primo peccato Dio ha offerto alle comunità
degli uomini la vita per riconquistare il bene...Ispirate da Dio agli uomini,
inscritte nell'anima umana, esse hanno un'altra superiorità, rispetto alle
leggi naturali: possono essere conosciute nella loro pienezza integrale, con
una certezza che non si troverà mai nelle scienze della natura.»
Cappelli80. Tateo46. Cfr.
Epistolario, 2224, nota 1 per la storia del codice contenente il carme. Si
riporta, come testimonianza, quanto scritto nell'epistola XVIII in cui Coluccio
annuncia a Benvenuto da Imola il suo progetto:
«Sed ut ad Franciscum nostrum redeam, opusculum metricum de ipsius
funere iam incepi...» «Ma per ritornare al nostro Francesco, ho già
iniziato [a stendere] un opuscolo metrico sulla cerimonia funeraria dello
stesso...» Marzi, p.115. Antiche Filippo Villani, Le vite d'uomini
illustri fiorentini, Giammaria Mazzuchelli, Venezia, Giambatista Pasquali, Moderne
Nicola Abbagnano, La filosofia del Rinascimento, in Nicola Abbagnano , Storia
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dicembre . Epistolario, 2, 1893. 6
gennaio . Epistolario, 3, 1896. 6
gennaio . Epistolario, 4Epistolario, Remigio Sabbadini, Le scoperte dei codici
latini e greci ne' secoli XIV e XV, Firenze, G.C. Sansoni, 1905. Achille
Tartaro e Francesco Tateo, Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo, in Carlo
Muscetta , La letteratura italiana, 3, tomo I, Bari, Laterza, Si sono presi in
considerazione: Francesco Tateo, La cultura umanistica e i suoi centri,
Capitolo II. Ernest Hatch Wilkins, Vita del Petrarca, Luca Carlo Rossi e Remo
Ceserani, Milano, Feltrinelli, edito per la prima volta negli Stati Uniti col
nome diLife of Petrarch, Chicago, University of Chicago Press, Cesare Vasoli,
Le filosofie del Rinascimento, Paolo Costantino Pissavino, Milano, Mondadori, Paolo
Viti, Loschi, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 66, Roma, Istituto della Enciclopedia
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Repubblica di Firenze Leonardo Bruni. James Hankins, Coluccio Salutati e Leonardo
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umanista del Trecento, Biblioteca dei Classici italiani di Giuseppe Bonghi.
samuel: Hillel ben Samuel
da Verona (Forlì), filosofo. Noto anche come Lelio di Samuele o Hillel di
Forlì. Prende parte attivamente alla
polemica per l'accettazione o meno dell'opera di Mosè Maimonide, da molti
accusato di eccessivo razionalismo, sostenendo a chiare lettere le posizioni
del grande maestro, anche con l'opera Tagmulé ha-Nefesh (o Tagmulei ha-Nefesh)
(Retribuzioni dell'anima), che scrive a Forlì. In quest'opera, infatti,
"si mantiene sulla stessa linea del maestro [...] Per lui l'intelletto è
la forma attuale dell'anima e ne guida tutte le operazioni". Una
presentazione schematica dell'opera si trova, in lingua inglese, nella Jewish
Virtual Library. Il Tagmulé ha-Nefesh influenza, tra gli altri, anche il
rabbino Shem Tov ben Yosef Falaquera.
Sempre da Forlì, Hillel scrive due famose lettere a Maestro Gaio (Isacco
ben Mordecai), medico papale, chiedendo di non aderire al movimento favorevole
alla condanna di Maimonide. Hillel,
oltre al pensiero ebraico, conosce bene quello arabo e molto bene quello
cristiano: in particolare, è molto attratto da Tommaso d'Aquino, tanto da
essere definito "il primo tomista ebreo della storia" . Ad esempio,
nel Tagmulé ha-Nefesh riporta ampiamente una traduzione del De Unitate
Intellectus di Tommaso, del quale riprende anche gli argomenti per dimostrare
l'immortalità individuale dell'anima. Oltre alla traduzione della prima parte
del De unitate intellectus, Hillel si dimostrò a tal punto estimatore di
Tommaso d'Aquino da salutarlo come "il Maimonide della sua epoca, capace
persino di rispondere a domande che il Maestro aveva lasciato
irrisolte" Hillel probabilmente non
è nato a Verona, anche se la sua famiglia sembra provenirne, visto che suo
nonno è Eliezer di Verona, ma è comunque rappresentante di una cultura
ghibellina, filoimperiale, come quella della città scaligera. Lo dimostra anche
il fatto che decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in quella
roccaforte del ghibellinismo italiano che è la Forlì degli Ordelaffi e del
consigliere imperiale Guido Bonatti.
Hillel studia il Talmud a Barcellona con Yonah ben Abraham Gerondi e la
medicina a Montpellier. Secondo la
maggior parte degli storici, Hillel, a Capua, esercita una forte influenza sul
celebre mistico Abramo Abulafia, aiutandolo ad apprezzare Mosè Maimonide. È
altresì molto probabile che le sue opere ed il suo pensiero abbiano potuto
influenzare Dante Alighieri, a causa di alcuni parallelismi che sono stati
riscontrati tra la Divina Commedia e gli autori ebrei. Hillel in effetti opera, dopo Capua, a
Napoli, a Roma, a Ferrara, e soprattutto a Forlì, città dove anche Dante vive
per qualche tempo, pochi anni dopo la sua morte. La circostanza è invocata a
favore della possibilità che Dante ne abbia conosciuto le opere . Negli anni novanta del Duecento, in pieno
periodo forlivese dunque, disputa con Zeraḥyah Ḥen su quale sia la lingua
originaria: per Hillel, si tratta dell'ebraico.
La data della morte non è sicura.
Note La cultura ebraica (a c. di
P. Reinach Sabbadini), Einaudi, Torini Cf. Die Pseudo-aristotelische Schrift Ueber
das reine Gute bekannt unter dem Namen Liber de Causis, BiblioBazaar, Jean-Pierre
Torrell, OP, Saint Thomas Aquinas, Volume I: The Person and His Work,
translated by Robert Royal, CUA Press, A. Wohlmann, Thomas d'Aquin et
Maïmonnide, Cerf, M. Zonta in Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti
in . Hillel ben Shemu'el, Sefer Tagmulé
ha-Nefesh, Jerusalem (G. Sermoneta, in
ebraico). W. Peeters, Hillel ben Samuel, philosophe du XIIIe siècle, in Revue
Philosophique de Louvain, Comunità ebraica di Forlì Hillel ben Samuel, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Mauro Zonta, Hillel ben Samuel, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Hillel
ben Samuel.
sanzione -- sanction, anything whose function is to
penalize or reward. It is useful to distinguish between social sanctions, legal
sanctions, internal sanctions, and religious sanctions. Social sanctions are
extralegal pressures exerted upon the agent by others. For example, others might
distrust us, ostracize us, or even physically attack us, if we behave in
certain ways. Legal sanctions include corporal punishment, imprisonment, fines,
withdrawal of the legal rights to run a business or to leave the area, and
other penalties. Internal sanctions may include not only guilt feelings but
also the sympathetic pleasures of helping others or the gratified conscience of
doing right. Divine sanctions, if there are any, are rewards or punishments
given to us by a god while we are alive or after we die. There are important
philosophical questions concerning sanctions. Should law be defined as the
rules the breaking of which elicits punishment by the state? Could there be a
moral duty to behave in a given way if there were no social sanctions concerning
such behavior? If not, then a conventionalist account of moral duty seems
unavoidable. And, to what extent does the combined effect of external and
internal sanctions make rational egoism or prudence or self-interest coincide
with morality?
sanctis: essential
philosopher. He considers philosophy as a branch of the belles lettresand his
field of expertise is when stylists stopped using an artificial Roman, and
turned to ‘Italian.’ Grice: “I really do not like de Sanctis; when an author
becomes philosophical, he says that he has been infested of the philosophical
pest!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e de Sanctis," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia..
sanseverino: Gaetano Sanseverino (Napoli), filosofo. Considerato
uno fra i massimi precursori del neotomismo. Si trasferì in giovanissima età a
Nola dalla natia Napoli per frequentare il seminario diocesano dove suo zio era
rettore. Dopo l'ordinazione, continuò lo studio della filosofia con l'intento
di confrontare i vari sistemi filosofici, fra cui godeva particolare credito in
Italia, all'epoca, quello cartesiano. Lo studio comparato dei vari sistemi gli
permise una conoscenza più approfondita della Scolastica, soprattutto delle
opere di Tommaso d'Aquino, e del legame intimo tra la Scolastica e la
Patristica. Da allora, e fino alla fine della sua vita, la sua unica
preoccupazione fu la restaurazione della filosofia scolastica, non solo con
scritti, ma anche con lezioni, conferenze e discussioni. La sua preparazione in
materie filosofiche gli permise di divenire, non ancora trentenne, professore
di logica e metafisica presso il seminario di Napoli. Fu anche canonico della
cattedrale della propria città. Fondò la rivista La Scienza e la Fede che
continuò ad uscire, a cura dei suoi discepoli Nunzio Signoriello e Antonio
D'Amelio, a oltre vent'anni di distanza dalla morte del filosofo. Nel 1851
venne chiamato da Ferdinando II a insegnare filosofia morale nell'Napoli, e
venne incaricato anche di preparare un manuale "ufficiale" per le
scuole del Regno delle Due Sicilie; Sanseverino scrisse allo scopo il manuale
"I principali sistemi della filosofia del criterio, discussi colla
dottrina de' Santi Padri e de' Dottori del Medio Evo". Con l'unità d'Italia
Sanseverino venne progressivamente emarginato e messo in condizione di
abbandonare l'insegnamento universitario. Continuò tuttavia ad insegnare presso
il seminario di Napoli. Morì nella città partenopea nel corso di un'epidemia di
colera all'età di 54 anni. L'opera Profondo
conoscitore di San Tommaso e della filosofia medievale, il Sanseverino diede
alle stampe, negli anni quaranta dell'Ottocento, alcuni interessanti saggi sui
filosofi moderni, fra cui Emanuele Kant e Baruch Spinoza. Nel 1849 iniziò ad
occuparsi più specificamente di San Tommaso e della dottrina tomista con La
dottrina di S. Tommaso sull'origine del potere e sul preteso diritto di
resistenza, cui fece seguito, otto anni più tardi, un Saggio di teologia
scolastica in difesa dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i sofismi di
G. Reynaud. Fra il 1850 e il 1853, esce il ponderoso I principali sistemi della
filosofia del criterio, discussi colla dottrina de' Santi Padri e de' Dottori
del Medio Evo, un'ampia e dottissima disquisizione sulla filosofia illuminista
del Settecento e su quella a lui contemporanea (fra cui quella dello stesso
Gioberti) confutata sulla base della logica dei più alti rappresentanti del
cristianesimo medievale. Il suo
capolavoro, in cinque volumi, fu però pubblicato solo fra il 1862 e il 1865. Si
tratta del celebre saggio, redatto in lingua latina, Philosophia christiana cum
antiqua et nova comparata, che ha per oggetto la storia della logica
nell'ambito della filosofia cristiana. Un sesto volume, già progettato, non
vide mai la luce a causa dell'improvviso decesso dell'autore. L'opera fu
ripresa in alcune sue parti dallo stesso Sanseverino ad uso dei suoi studenti
nel suo Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata in compendium
redacta ad usum scholarum clericalium. Venne pubblicata a Napoli la versione
definitiva degli Elementa. L'opera, letta e molto citata nella seconda metà
dell'Ottocento e durante tutto il Novecento, si articola in quattro tomi, di
cui gli ultimi due, Antropologia e Teologia naturale, uscirono postumi
rispettivamente tre e cinque anni dopo la morte del filosofo grazie
all'iniziativa di un suo allievo, Nunzio Signoriello. Quest'ultimo si assunse
anche l'onere di dirigere, dopo la scomparsa del proprio fondatore, le
pubblicazioni della rivista di Sanseverino La Scienza e la Fede, che, fino al
1887, mantenne vivo l'interesse, a Napoli e in Italia, sulla filosofia
cristiana medievale e sul tomismo. Opere
pubblicate (selezione) Delle teorie kantiane difese da O. Colecchi nella sua
opera che per titolo: sopra alcune questioni le più importanti della filosofia,
Napoli, La Scienza e la fede. Il razionalismo teologico dei più celebri
filosofi tedeschi e francesi da Kant insino ai nostri giorni, in La Scienza e
la Fede, Spinoza e i moderni razionalisti, Napoli, La Scienza e la fede, La dottrina di s. Tommaso sull'origine del
potere e sul preteso diritto di resistenza, Napoli, (I edizione, 1849), nuova
edizione (con introduzione di F. Di Mieri), Napoli, Giannini. Saggio di
teologia scolastica in difesa dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i
sofismi di G. Reynaud, Napoli, Tip. Manfredi, Elementa philosophiae theoreticae
ad usum cleri neapolitani, Napoli, Tipografia Manfredi, Philosophia christiana
cum antiqua et nova comparata, in cinque volumi, Napoli, Tip. Manfredi, Institutiones
seu Elementa philosophiae christianae cum antiqua et nova comparata, in tre
volumi e 4 tomi, Napoli, Tip. Manfredi, Philosophia christiana cum antiqua et nova
comparata in compendium redacta ad usum scholarum clericalium, Napoli, Tip.
Manfredi, Compendio della filosofia cristiana comparata con le dottrine de'
filosofi antichi e moderni, in 2 volumi (versione italiana della precedente
latina), Napoli, Biblioteca cattolica, Ugo Dovere, Gaetano Sanseverino filosofo
tomista, tentativo di ricostruzione, in Doctor communis, Ugo Dovere, Gli
orientamenti del periodico napoletano La scienza e la fede, in Campania sacra, Pasquale
Naddeo, Le origini del neotomismo e la scuola di Gaetano Sanseverino, in Storia
della filosofia, Società editrice italiana, Torino Pasquale Orlando, Il
neotomismo a Napoli e G. Sanseverino, in Asprenas, Pasquale Orlando, Vita e
opere di Gaetano Sanseverino secondo i documenti, in Aquinas, Pasquale Orlando,
L'Accademia tomista a Napoli, storia e filosofia, in Saggi sulla rinascita del
tomismo, Roma, Ed. Pontificia Accademia teologica romana, Carmine Matarazzo,
Per una "rivoluzione del cuore". La visione dell'umano in Giacomo
Leopardi nella lettura critica di Gaetano Sanseverino tra antropologia
cristiana e istanze pastorali, Alessandro Polidoro Editore, Napoli . Tomismo Neotomismo. Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Gaetano Sanseverino, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Gaetano Sanseverino, . Gaetano Sanseverino, in
Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Biografia di Gaetano Sanseverino, su dif.unige.it. di Gaetano Sanseverino, su dif.unige.it.
santilli: Angelo Andrea Silvestro
Santilli (Sant'Elia Fiumerapido), filosofo. Figlio del medico santeliano
Silvestro, sindaco del paese, atredici anni si trasferì a Napoli con la madre
Giuseppa Mancini, figlia del medico Evangelista Mancini di Picinisco ma
residente a San Germano (oggi Cassino), e i tre fratelli, per completare gli
studi. A Napoli, il giovane Angelo Santilli seguì il corso liceale presso la
Scuola di Francesco Murro. All'Università fu discepolo del filosofo Pasquale
Galluppi e amico, fra gli altri, di Luigi Settembrini, Giuseppe Fiorelli e
Francesco De Sanctis. A soli venti anni, nel 1842, si laureò in filosofia e
giurisprudenza, aprendo anche una Scuola di Diritto Morale e
Costituzionale. Fervente giobertiano, fu attivo propugnatore, nei circoli
culturali napoletani, di un'Italia federata sotto la guida di papa Pio IX. Ebbe
frequenti rapporti epistolari con Terenzio Mamiani, con il cardinale Gizzi e
con il filosofo eclettico francese Victor Cousin. Quest'ultimo lo introdusse
nel giro culturale del socialismo utopistico europeo e soprattutto francese, ma
Santilli modulò il suo socialismo secondo i propri valori cristiani ed
umanitari, rifiutando la logica della lotta di classe. Ebbe comunque a
scrivere che nel Regno di Napoli occorreva "una savia distribuzione della
ricchezza". Fu presidente della Società Dantesca di Napoli e prolifico
filosofo, giornalista e poeta. Fondò e diresse i giornali
"L'Enciclopedico" e il quotidiano giobertiano "Critica e Verità"
fondato durante i moti rivoluzionari del '48 napoletano in cui vivacemente
sosteneva che occorreva occuparsi della piaga della povertà meridionale,
scrivendo il 20 marzo che: "La nazione vuole pane e lo dimanda
incessantemente, lo chiede nel pianto dell'indigenza, tra le sciagure della
desolazione, lo chiede non a titolo di preghiera, ma diritto necessario,
assoluto ... il popolo non capisce la speculativa astrazione di alcune verità,
non sa i titoli di libertà, di costituzione, di uguaglianza ... una riforma che
dimentica affatto la fisica prosperità de' popoli non è che riforma di solo
nome...". Fra le sue opere filosofiche: "Le idee
soggettive", che fu testo di studio nelle scuole del Granducato di
Toscana; "Sul realizzamento del pensiero"; "Sviluppo filosofico
dell'Autorità"; "Cenno psicologico sull'attività e la passività dello
spirito"; "Individuo e Società"; "Princìpi dell'Umanità
razionale"; "Il socialismo in economia" e "Lavoro,
industria e capitale". Le sue poesie le pubblicava sul giornale "La
Gazza". Si batté politicamente per l'ottenimento della Costituzione da
parte di re Ferdinando II di Borbone. Malvisto e considerato individuo
pericoloso dalla polizia borbonica, per i suoi scritti, la sua attività
politica e i suoi discorsi pubblici, il cui numero di ascoltatori si andava
infoltendo sempre di più, Santilli fu ucciso a baionettate insieme al fratello
Vincenzo di 27 anni, all'amico e compaesano Filippo Picano di 18 anni e alla
fantesca Carmela Rossi detta Mega da soldati svizzeri che fecero irruzione
nella sua abitazione di Napoli, in Largo Monteoliveto, il 15 maggio 1848
durante i moti insurrezionali di Napoli. Secondo i ricordi di Luigi Settembrini
venne ucciso a seguito della delazione di una donna, che lo indicò come
"il predicatore" alla soldataglia. I fratelli Giuseppe (21 anni) e
Giovanni (13 anni), si salvarono nascondendosi in casa della famiglia Leanza al
piano superiore. Lo ricordano due epigrafi: una sulla facciata della sua
casa natia a Sant'Elia Fiumerapido e una sulla facciata della palazzina in cui
abitò a Napoli, in Largo Monteoliveto, accanto al Palazzo Gravina. Di lui hanno
scritto: Francesco De Sanctis, Guglielmo Pepe, Luigi Settembrini, Atto
Vannucci, Giuseppe Massari, Vincenzo Grosso, Alberto Guzzardella, Mario
Mandalari che volle raccogliere, in un unico volume, su desiderio del grande
Francesco De Sanctis, tutte le opere di Santilli tramite il libro "Memorie
e scritti di Angelo Santilli" (Roma). Note Franco Della PerutaIl Giornalismo Italiano
del Risorgimento, I. Ghiron, Della Peruta, ()
Storia del quindici maggio in Napoli L. Settembrini "Memorie e
scritti raccolti da Mario Mandalari"
Mario Mandalari, Memorie su Angelo Santilli, Roma, 1893. Alberto
Guzzardella, Angelo Santilli, un grande cattolico socialista e martire del
Risorgimento Italiano, Milano, 1973. Isaia Ghiron, Il valore italiano, Volume
1, Tip. nazionale degli editori Ghione e Lovesio, Franco Della Peruta, Il
Giornalismo Italiano del Risorgimento, FrancoAngeli, . Benedetto Di Mambro, in
Sant'Elia Fiumerapido, il Sannio, Casinum e dintorni Roccasecca, . Luigi
Settembrini, Ricordanze della mia vita, Volume 1, Antonio Morano.
santorio: Santorio Santorio (Capodistria), filosofo. Considerato
il padre della fisiologia sperimentale moderna. Santorio fu il primo a
comprendere l'importanza dell'esperimento e dell'adozione dei parametri
quantitativi in medicina, per valutare i quali inventò alcuni dispositivi
ancora attualmente in uso nella pratica medica, tra cui il termometro e il
tachimetro. Oltre ai suoi meriti in medicina, Santorio fu filosofo e studiò
sperimentalmente la struttura della materia, di cui descrisse la struttura
corpusculare e meccanica sin dal 1603, anticipando le ricerche successive di
Galileo e Descartes. Completati gli
studi di medicina a Padova, nel 1582, esercitò la professione per molti anni in
Croazia, Polonia e Ungheria. Nel 1599 tornò a Venezia dove fece amicizia con
Sarp, Sagredo e Galilei. Il suo adattamento del pendolo alla pratica medica
precede gli esperimenti condotti da Galileo con i pendoli, ed era noto ai
professori dello studio di Padova sin dal 1600. Fu un pioniere nell'impiego
delle misurazioni fisiche in medicina; il suo dispositivo più famoso fu una
grande bilancia usata per studiare l'equilibrio omeostatico e le trasformazioni
metaboliche Tra i soggetti che si prestarono alla sperimentazione vi fu anche
il collega Galileo Galilei. Nel 1611 fu nominato professore di 'Medicina
Teorica' (corrispondente all'attuale fisiologia generale) a Padova. In quella
città pubblicò descrizioni di congegni termometrici e di precisione che
divennero di largo uso nella pratica medica. Nel 1624 rinunciò alla cattedra
per dedicarsi alla pratica privata.
Attività scientifica Fu un pioniere nell'impiego delle misurazioni
fisiche in medicina; il suo dispositivo più famoso fu una grande bilancia
(stadera medica) usata per studiare le trasformazioni metaboliche in soggetti
sperimentali tra i quali vi fu lo stesso Galileo. Fu pioniere nell'uso del
metodo sperimentale di cui comprese l'importanza e la necessità replicando i
suoi esperimenti per circa trent'anni. Considerato a torto il fondatore della
iatromeccanica, ne fu tuttavia ispiratore con i suoi importanti studi sul
metabolismo e sulla termoregolazione umana. Fu il primo a quantificare la
perspiratio insensibilis e ad introdurre in medicina l'uso del termometro
clinico che egli stesso ideò. Santorio
inventò anche altri strumenti (pulsilogio, igrometro, "letto
artificioso", "eolopila medica", "termometro lunare")
intesi a tradurre in numero e determinare con esattezza matematica i parametri
vitali umani. Opere principali Le sue
opere ebbero numerose edizioni, diffusione europea e ampia popolarità fino al
'700. Classico il De statica medica: uno dei libri più importanti della storia
della fisiologia. Santorio Santorio,
Sanctorii Sanctorii ... Methodi vitandorum errorum omnium qui in arte medica
contingunt libri quindecim. Nunc primum accessit eiusdem authoris De inventione
remediorum liberAubert, Santorio Santorio, Ars de statica medicina, Leida, David
Lopes de Haro, Commentaria in artem medicinalem Galeni, Nova pulsuum praxis
morborum omnium diagnosim prognosim et medendi aegrotis rationem statuens, sine
eorum relatione, 1624. Commentaria in primam fen primi libri canonis Auicennae,
1625. Commentaria in primam sectionem Aphorismorum Hippocratis, Opera omnia, Fabrizio
Bigotti e David Taylor, The Pulsilogium of Santorio: New Light on Technology
and Measurement in Early Modern Medicine, in Societate si politica, Questo testo proviene in parte dalla relativa
voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo.
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto
licenza Creative Commons Castiglioni A.,: Storia della Medicina, II, Mondadori,
Milano, 1948. Pazzini A.,: Storia della Medicina, II, Società Editrice Libraria,
Milano, 1Premuda L.,: Storia della Medicina, Cedam, Padova, Premuda L.,: Storia
della Fisiologia, Del Bianco Editore, Udine, Voce: Santorio Santorio in
Enciclopedia Italiana, XXII, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1936.
Voce Santorio Santorio in Enciclopedia Biografica Universale Treccani, Istituto
della Enciclopedia Italiana, Roma, Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Santorio Santorio, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Santorio Santorio, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Santorio Santorio, . Museo Galileo, su catalogo.museogalileo.it.
Un importante progetto di ricerca internazionale su Santorio Santorio e la
nascita della quantificazione in medicina è attualmente organizzato e promosso
dalla Wellcome Trust presso il Centre for Medical History dell'Exeter (UK) Un
video in inglese sulla vita e le opere di Santorio.
santucci
sanzo: Ubaldo Sanzo (Roma), filosofo. Conseguita la
laurea in filosofia insegna nei Licei Statali della provincia di Brindisi. Ammesso
alla Scuola di Perfezionamento in Filosofia della Scienza dell'Università
Statale di Milano, lavora alle dirette dipendenze di Geymonat. Consegue,
quindi, tutti i gradi accademici a Salento, dove termina la carriera in qualità
di Professore e Coordinatore del Corso di Dottorato in Sociologia. Ha fondato
l'Associazione Culturale di Volontariato “Nel Segno di Apollo Licio”. Ha subito il fascino delle filosofie in auge
negli anni della sua giovinezza, esistenzialismo e neorazionalismo. Ha rivolto
la propria attenzione ai rapporti tra filosofia, scienza e società del periodo
a cavallo fra Otto e Novecento. Si è occupato di autori quali
BecquerelBoutruox, Corbino, Couturate Curie, Enriques, Fermi, Frola, Geymonat,
Husserl, Peano, Poincaré, Russell, Vailati.
Università del SalentoArchivio dell'Ufficio Personale DocenteFascicolo:
Ubaldo SANZO Matricola Poincaré, Sui fondamenti della geometria, ed. it. Brescia,
Editrice La Scuola, Collana "Il Pensiero", L’artificio della lingua, --
Grice: “I like that: it’s my Gricese, a language I invent and which makes me
the master; there’s the arbitrary and there’s the artificial, and Sanzo,
reconstructing Peano’s project, fails to distinguish this” -- Milano, Franco
Angeli, Collana di Epistemologia diretta da Emilio Agazzi,Guido Cimino; Gabriella
Sava , Il nucleo filosofico della scienza, Galatina, Congedo Editore, Collana
di Filosofia diretta da G. Papuli, Jules-Henri Poincaré, Scritti di fisica-matematica,
Torino, UTET, I Classici della Scienza, Collana diretta da Ludovico Geymonat, Poincaré
e i filosofi, Lecce, Edizioni Milella, Orso Mario Corbino, Scienza e società,
Saggi raccolti e commentati, Manduria, Barbieri, Collana di Filosofia
Hermes/hestia diretta da M. Castellana, Jules-Henri Poincaré, Scritti di
fisica-matematica, Ubaldo Sanzo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Collana
"I Classici del pensiero", pubblicata su licenza della Unione
TipograficoEditrice Torinese di Torino, 2009. Opere di Ubaldo Sanzo, . SCIENTIARivista internazionale di sintesi
scientifica [collegamento interrotto], su apollolicio.it. Poincaré di Ubaldo
Sanzo [collegamento interrotto], su apollolicio.it. Philosophie et science dans
la pensée de Louis Couturatsu apollolicio.it. Associazione Culturale di
Volontariato “Nel Segno di Apollo Licio”, su apollolicio.it. Museo Galileo di
FirenzeCatalogo della Biblioteca.
SarloDe
sarno. Antonio Sarno (Napoli), filosofo. Sconosciuto durante
la sua vita, interprete originale di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, fu
riscoperto da Francesco Flora. Si hanno poche notizie sulla sua vita, riportate
da Croce nel volume Pensiero e Poesia. Collaborò al Giornale critico della
filosofia italiana con saggi su Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Giambattista
Vico. Tradusse per la Casa editrice Giuseppe Laterza e figli, l'opera di
Georges Sorel, Considerazioni sulla violenza. Si suicidò con un colpo di rivoltella.
Si interessò a Giordano Bruno e Tommaso Campanella. Avrebbe trascorso la sua
vita in incognito, se non per l'interesse di Croce e Flora. Croce stesso curò
l'edizione di alcuni scritti di Sarno con il titolo Pensiero e poesia, a cui
Flora fece seguire una seconda edizione dal titolo Filosofia poetica, aggiungendovi
testi esclusi da Croce e con un'antologia critica in appendice. La riscoperta di Sarno è dovuta a Perniola: «“Il suo punto di partenzaegli scriveè
l’opposizione tra un sentimento sempre identico a se stesso, essenzialmente
interiore (sensus sui) ed un sentire esteriore, che si tramuta nelle cose di
cui ha esperienza, che si presta e si dona tutt’intero alle cose, affinché esse
vivano in lui”.» (M. Perniola, Enigmi.
Il momento egizio nella società e nell’arte) Una collezione dei testi più
significativi che erano già inclusi nell'edizionde sono stati pubblicati sotto
il titolo Filosofia del sentire. A. Marroni. Opere: Pensiero e poesia, B.
Croce, Laterza, Bari, Filosofia poetica, F. Flora, Laterza, Bari,Filosofia del
sentire, A. Marroni, Pescara, Tracce. Traduzioni Giorgio Sorel, Considerazioni
sulla violenza, tradotte da Sarno, con introduzione di Benedetto Croce, Bari, Giuseppe
Laterza e figli, M. Perniola, Enigmi. Il momento egizio nella società e
nell'arte, Costa & Nolan, Genova, A. Marroni, Sarno filosofo del “farsi
altro” in A. Sarno, Filosofia del sentire, A. Marroni, Tracce, Pescara P.
D'Angelo, L'estetica italiana del Novecento, Laterza, Bari, A. Marroni, Antonio
Sarno e la passione per il presente in Filosofie dell'intensità. Quattro
maestri occulti del pensiero italiano contemporaneo, Mimesis, Milano, A.
Marroni, "Antonio Sarno e i carmina in foliis volitantia" in Agalma, Filosofia
del sentire, su lett.unitn.it. Giornale Critico di Filosofia Italiana, su
lelettere.it.
sarpi: very important Italian philosopher.
Paolo Sarpi (Venezia), filosofo. Definito da Girolamo Fabrici
d'Acquapendente come «Oracolo del secolo». Autore della celebre Istoria del
Concilio tridentino, subito messa all'Indice, fu fermo oppositore del
centralismo monarchico della Chiesa cattolica, difendendo le prerogative della
Repubblica veneziana, colpita dall'interdetto emanato da Paolo V. Rifiutò di
presentarsi di fronte all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e subì
un grave attentato che si sospettò essere stato organizzato dalla Curia romana,
"agnosco stilum Curiae romanae", che negò tuttavia ogni responsabilità.
L'infanzia «[ ... ] era una ritiratezza in sé medesimo, un sembiante sempre
penseroso, e più tosto malinconico che serio, un silenzio quasi continuato anco
co' coetanei, una quiete totale, senza alcun di quei giuochi, a' quali pare che
la natura stessa ineschi i fanciulli, acciò che col moto corroborino la
complessione: cosa notabile che mai fosse veduto in alcuno. Poi, così servò in
tutta la sua vita, et all'occasioni diceva non poter capir il gusto e
trattenimento di chi giuoca, se non fosse affetto d'avarizia. Un'alienazione da
ogni gusto, nissuna avidità de' cibi, de' quali si nutriva così poco, che
restava meraviglia come stasse vivo» (F. Micanzio, Vita di padre
Paolo) Istoria del Concilio tridentino, 1935 Nell'anno in cui
proseguivano le sedute del Concilio di Trento, Carlo V era in guerra con i
prìncipi protestanti tedeschi e il Parlamento inglese adottava un Libro di
preghiere d'ispirazione luterana, Pietro, questo il nome secolare del Sarpi,
nacque a Venezia da Francesco di Pietro Sarpi, di famiglia di lontane origini
friulane (precisamente di San Vito al Tagliamento) e mercante a Venezia eppure,
scrive il biografo Micanzio, per la sua indole violenta «più dedito all'armi
ch'alla mercatura»; la madre, veneziana, «d'aspetto umile e mite», si chiamava
Isabella Morelli. Rimasta vedova, fu accolta con Pietro e l'altra figlia
Elisabetta nella casa del fratello Ambrosio Morelli, prete della collegiata di
Sant'Ermagora. Con lo zio, «uomo d'antica severità di costumi, molto
erudito nelle lettere d'umanità [...] addottrinando nella grammatica e retorica
molti fanciulli della nobiltà», fece i primi studi, imparando presto e con
facilità. A dodici anni, nel 1564, anno dell'istituzione, dopo la chiusura del
Concilio, dell'Indice dei libri proibititra i tanti, vi finirono il Talmud e il
Corano, il De Monarchia di Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio,
Machiavelli ed Erasmopassò alla scuola del padre Giovanni Maria Capella,
teologo cremonese dell'Ordine dei Servi di Maria, seguace delle dottrine di Giovanni
Duns Scoto, il quale gli insegnò logica, filosofia e teologia, finché il
ragazzo fece così rapidi progressi che «il maestro istesso confessava non aver
più che insegnargli». Con altri maestri veneziani apprese la matematica, la
lingua greca e l'ebraica. «Con la familiarità e co' studii entrò Pietro
anco in desiderio di ricevere l'abito de' servi, o perché gli paresse vita
conforme alla sua inclinazione ritirata e contemplativa, o perché vi fosse
allettato dal suo maestro», malgrado l'opposizione della madre e dello zio
Ambrogio che lo voleva prete nella sua chiesa, il 24 novembre 1566 entrò nel
monastero veneziano dei servi di Maria. A Mantova Qui continuò ancora a
studiare con il Capella, rimanendo alieno dalle distrazioni proprie della sua
età finché nel 1567, in occasione della riunione a Mantova del capitolo
generale dell'Ordine servita, fu mandato in quella città «ad onorar il
congresso e far vedere che gl'ordini non sono oziosi, ma spendono il tempo in
sante e lodevoli operazioni», difendendo «318 delle più difficili proposizioni
della sacra teologia e della filosofia naturale. Il qual carico con che
felicità lo sostenesse e con che giubilo e stupore di quella venerabile corona,
si può dall'evento argomentare». Convento e chiesa di San Barnaba a
Mantova Essersi così distinto a soli quindici anni gli valse la nomina a
teologo da parte del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga«prencipe di grandissimo
ingegno, così profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si
discerneva qual fosse maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di
tutte le scienze et arti, sino nella musica»mentre il vescovo Gregorio Boldrino
gli affidò la cattedra di «teologia positiva di casi di coscienza e delli sacri
canoni». Stabilito nel convento di San Barnaba, perfezionò la conoscenza della
lingua ebraica e iniziò, col puntiglio consueto, ad applicarsi agli studi
storici. Fu certo a motivo di quest'interesse che a Mantova frequentò
Camillo Olivo, già segretario di Ercole Gonzaga, cardinale e legato pontificio
nelle ultime sessioni del concilio di Trento, la cui caduta in disgrazia presso
Pio IV coinvolse anche l'Olivo che fu dagli «inquisitori molto travagliato, col
tenerlo longamente in carcere dopo la morte del cardinale suo signore», ma che
ora, dopo la morte del pontefice, «viveva privatamente in Mantova. Il gusto
principale che riceveva fra Paolo in conversare con lui era perché lo trovava
d'una moderazione singolare, erudito, e che, per esser stato col cardinale a
Trento, aveva avuto gran maneggio in quelle azioni e sapeva tutte le
particolarità de' negozii più secreti, et aveva anco molte memorie,
nell'intendere le quali fra Paolo riceveva molto piacere». Erano gli anni
in cui in Italia continuava con vigore la repressione inquisitoriale di Pio V:
Pietro Carnesecchi venne decapitato nel 1567, nel 1569 gli ebrei furono espulsi
dallo Stato pontificiotranne che da Roma e da Ancona, nei ghetti delle quali
vennero costretti a risiederee nel 1570 fu impiccato l'umanista Aonio Paleario;
il papa scomunicò Elisabetta d'Inghilterra nel 1570, organizzò la Lega contro i
turchi nel 1571, ottenendo la vittoria navale di Lepanto e a Parigi, la notte
del 23 agosto 1572 migliaia di ugonotti furono massacrati: in quest'anno Sarpi
fece la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita. Anche di
lui l'Inquisizione si occupò per la prima volta nel 1573, a seguito della
denuncia di un confratello, un tale Claudio, che lo accusò di sostenere che dal
primo capitolo del Genesi non si può ricavare l'articolo di fede della Trinità:
ma, poiché effettivamente di Trinità divina non vi è traccia nel Vecchio
Testamento, l'Inquisizione gli diede ragione, archiviando il caso. Il
ritorno a Venezia Dopo aver ricevuto nel convento mantovano il titolo di
baccelliere, nel 1574 fu invitato a Milano da Carlo Borromeo il quale, dopo
aver ottenuto dalle autorità spagnole, contro la volontà del Senato, il
riconoscimento del tribunale e della polizia diocesana, aveva avviato un
processo di riforma del clero. L'anno successivo ottenne di essere trasferito
nel convento dell'Ordine servita di Venezia, dove fu incaricato
dell'insegnamento della filosofia e continuò i suoi studi scientifici. Nella
grande epidemia di peste, che imperversò a Venezia dal 1575 al 1577, facendo
50.000 vittimetra le quali Tizianofra' Paolo rimase immune dal contagio, ma
perdette la madre. Nel 1578, dopo essersi addottorato in teologia
nell'Padova, venne nominato reggente del convento di Venezia e, l'anno dopo,
priore della provincia veneta. Quello stesso anno, durante il Capitolo generale
tenutosi a Parma, nel quale venne rieletto priore generale Giacomo Tavanti,
tenne una dissertazione di fronte ai cardinali protettori dell'Ordine,
Alessandro Farnese e Giulio Antonio Santori. Sarpi fu uno dei tre «saggi»,
insieme con Cirillo Franco e Alessandro Giani, incaricati di preparare una
riforma della regola: «il carico suo speziale fu d'accommodare quella parte che
toccava i sacri canoni, le riforme del concilio di Trento, allora nuove, e la
forma de' giudizii [...] quella parte tutta ove si tratta de' giudizii
accommodatamente allo stato claustrale [...] Lasciò in questo carico in Roma
fama di gran sapere e di molta prudenza, non solo nelle corti de' due cardinali
suddetti, co' quali, per ordine contenuto in un breve apostolico di Gregorio
XIII, conveniva conferire tutte le leggi che si facevano, ma anco fu necessario
molte volte trattar col pontefice medesimo. Sbrigato da quale peso ritornò al
suo governo». Nel giugno del 1585 si tenne a Bologna il nuovo Capitolo
dell'Ordine servita e Sarpi viene eletto procuratore generale, «la suprema
dignità di quell'ordine dopo il generale [...] il carico porta seco di difender
in Roma tutte le liti e controversie che vengono promosse in tutta la
religione» Dovette pertanto trasferirsi a Roma dove conobbe e «prese
strettissima familiarità col padre Bellarmino [...] poi cardinale, e durò
l'amicizia sin al fine della vita», grazie al quale forse poté prendere visione
di diversa documentazione relativa alle istruzioni date ai legati pontifici durante
il Concilio di Trento. Conobbe anche il dottor Navarro, teologo spagnolo
difensore dell'arcivescovo di Toledo, Bartolomé Carranza, accusato di eresia,
il gesuita Nicolás Alfonso de Bobadilla e il cardinale Castagna, che fu poi
papa Urbano VII. Ebbe occasione di passare a Napoli per presiedere Capitoli e
«conversare con quel famoso ingegno Giovanni Battista della Porta, il quale,
anco nelle sue opere mandate in luce, fa onorata menzione del padre Paolo come
di non ordinario personaggio». Scaduto il periodo di carica a procuratore
generale dell'Ordine servita, Sarpi ritornò a Venezia nel 1589, frequentandovi
i circoli intellettuali che si riunivano nella bottega di Bernardo Sechini e
nella casa del nobile veneziano Andrea Morosini, dove conobbe anche Giordano
Bruno, mentre a Padova frequentava la casa di Gian Vincenzo Pinelli, «il
ricetto delle muse e l'academia di tutte le virtù in quei tempi», dove poté
incontrare Galileo e forse ancora il Bruno, il quale s'intrattenne a Padova più
di tre mesi, poco prima di essere arrestato a Venezia nel maggio del
1592. Seconda denuncia all'Inquisizione Ottavio Leoni (?): papa
Paolo V Nel 1594 si dovette scegliere il nuovo generale dell'Ordine servita, e
fra i due principali candidati, Lelio Baglioni e Gabriele Dardano, Sarpi si
espresse a favore del primo. Il rancore spinse il Dardano a denunciare Paolo
Sarpi al Sant'Uffizio, accusandolo di negare efficacia allo Spirito Santo, di
avere rapporti sospetti con ebrei veneziani e allegando una lettera che fra'
Paolo gli scrisse anni prima da Roma, nella quale erano contenute «alcune
parole in discredito della corte, come che in quella si venisse alle dignità
con male arti, e di tenerne esso poco conto, anzi abominarla». Sarpi,
senza nemmeno essere chiamato a Roma per discolparsi, fu subito prosciolto da
ogni accusa ma il cardinale di Santa Severina, Giulio Antonio Santori,
protettore dell'Ordine e capo del Sant'Uffizio, «mostrò però implacabile
indignazione al padre» utilizzando tutta la sua autorità per escludere gli amici
del frate «dalli gradi et onori [...] con maniere così strane e fini così
bassi, ch'io non ardisco poner i casi che mi sono stati dati in nota, perché
troppo gran scandalo arrecherebbono al mondo». Sarpi continuò i suoi
studi mentre non cessavano le rivalità nell'Ordine servita, del quale venne
eletto priore, il 1º giugno 1597, Angelo Montorsoli, che morì tre anni dopo,
succedendogli così, nel 1601, Gabriele Dardano, accanito avversario del Sarpi.
Questi, deciso a uscire dall'Ordine per sottrarsi all'inimicizia dalla quale si
sentiva circondato, cercò invano di ottenere un vescovato, prima a Caorle e poi
a Nona, in Dalmazia, che però gli vennero rifiutati a causa delle negative
informazioni che di lui il Dardano e Ludovico Gagliardi, preposito della casa veneziana
dei gesuiti, diedero al papa: essi avrebbero «sentito mormorare alle volte che
egli con alcuni facci una scoletta piena d'errori». Non solo: nel Capitolo, il
Dardano accusò padre Paolo di portare «una berretta in capo contra una forma
che sino sotto Gregorio XIV disse esser proscritta; che portasse le pianelle
incavate alla francese, allegando falsamente esserci decreto contrario, con
privazioni divote; che nel fine della messa non recitasse lo Salve Regina». Ma
Sarpi fu assolto anche da queste accuse. L'interdetto del papa contro
Venezia Rivendicazioni sulla non validità dell'Interdetto, Venezia, 1606
La Repubblica veneziana, stretta a nord dall'Impero, in Italia dalla prevalenza
spagnola e papale, in Oriente dalla potenza turca, era ormai avviata a quel
lungo declino politico ed economico che avrà la sua sanzione alla fine del
Settecento. Alla prudente politica dei vecchi patrizi, rasseglla compromissione
con l'Impero e il papato, si sostituì quella degli innovatori, i cosiddetti
«Giovani», decisi a sottrarre la Serenissima all'invadenza ecclesiastica
nell'interno e a rilanciarne le fortune commerciali nell'Adriatico, compromesse
dal controllo dei porti esercitato dallo Stato pontificio e dalle azioni degli
Uscocchi, i pirati cristiani croati appoggiati dall'Impero. Il 10 gennaio
1604 il Senato veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti da
ecclesiastici, di monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza
autorizzazione preventiva della Signoria; il 26 marzo 1605 un'altra legge
proibiva l'alienazione di beni immobili dai laici agli ecclesiastici, già
proprietari, pur essendo solo un centesimo della popolazione, di quasi la metà
dei beni fondiari della Repubblica, e limitava le competenze del foro
ecclesiastico, prevedendo il deferimento ai tribunali civili degli
ecclesiastici responsabili di reati di particolare gravità. Avvenne che il
canonico vicentino Scipione Saraceno, colpevole di molestie a una nobile
parente, e l'aristocratico abate di Nervesa, Marcantonio Brandolini, reo di
omicidi e di stupri, fossero incarcerati. Il 10 dicembre 1605 il papa Paolo V
emanò due brevi richiedenti l'abrogazione delle due leggi e la consegna al
nunzio pontificio dei due ecclesiastici, affinché secondo il diritto canonico
fossero giudicati da un tribunale ecclesiastico. Il nuovo doge Leonardo
Donà fece esaminare il 14 gennaio 1606 i due brevi da giuristi e teologi, fra i
quali il Sarpi, affinché trovassero modo di controbattere alle richieste della
Santa Sede. Il 28 gennaio venne nominato teologo canonista proprio il Sarpi e
lo stesso giorno il suo scritto: Consiglio in difesa di due ordinazioni della
Serenissima Repubblica, venne inviato al Papa. Il Sarpi difese le ragioni della
Repubblica con numerosi scritti: sono di questi mesi la Scrittura sopra la forza
e validità delle scomuniche, il Consiglio sul giudicar le colpe di persone
ecclesiastiche, la Scrittura intorno all'appellazione al concilio, la Scrittura
sull'alienazione dei beni laici agli ecclesiastici e altri ancora, poi raccolti
nella sua successiva Istoria dell'interdetto. In quell'opera è contenuta anche
la traduzione in italiano, fatta dal Sarpi stesso, del trattato di Jean Gerson
sulla validità della scomunica, che fu attaccato dal cardinale Bellarmino, al
quale fra' Paolo rispose allora con l'Apologia per le opposizioni del cardinale
Bellarmino. Mentre il frate servita Fulgenzio Micanziosuo futuro
biografoiniziava a collaborare con Paolo Sarpi, il 6 maggio, dopo che il 17
aprile Paolo V aveva scomunicato il Consiglio veneziano e fulminato con l'interdetto
lo Stato veneto, Venezia pubblicò il Protesto del monitorio del pontefice,
scritto ancora da Sarpi, nel quale il breve papale Superioribus mensibus è
definito «nullo e di nessun valore», mentre impedì la pubblicazione della bolla
pontificia. Rubens; il cardinale Joyeuse incorona Maria de' Medici.
Obbedendo alle disposizioni del papa, il 9 maggio i gesuiti rifiutarono di
celebrare le messe a Venezia e la Repubblica reagì espellendoli insieme con
cappuccini e teatini: «partirono la sera alle doi di notte, ciascuno con un
Cristo al collo, per mostrare che Cristo partiva con loro. Concorse moltitudine
di populo [...] e quando il preposto, che ultimo entrò in barca, dimandò la
benedizione al vicario patriarcale [...] si levò una voce in tutto il populo,
che in lingua veneziana gridò loro dicendo "Andé in malora!" [...]».
A Roma si sperava che l'interdetto provocasse una sollevazione contro i
governanti veneziani ma «li gesuiti scacciati, li cappuccini e teatini
licenziati, nissun altro ordine partì, li divini uffizi erano celebrati secondo
il consueto [...] il senato era unitissimo nelle deliberazioni e le città e
populi si conservarono quietissimi nell'obbedienza» Venezia era alleata,
in funzione anti-spagnola, con la Francia, ed era in buoni rapporti con
l'Inghilterra e con la Turchia. Fingendosi veneziani, il 10 agosto soldati
spagnoli, per provocare la rottura delle relazioni turco-veneziane, sbarcarono
a Durazzo, saccheggiandola, ma la provocazione fu facilmente scoperta e i
turchi offrirono a Venezia l'appoggio della loro flotta contro il papa e la
Spagna. Il 30 ottobre l'Inquisizione intimò a Sarpi di presentarsi a Roma per
giustificare le molte cose «temerarie, calunniose, scandalose, sediziose,
scismatiche, erronee ed eretiche» contenute nei suoi scritti ma il frate
naturalmente si rifiutò. Invano il papache il 5 gennaio 1607 aveva scomunicato
Sarpi e Micanziosi dichiarava favorevole a portare guerra a Venezia: la sua
unica alleata, la Spagna, minacciata da Francia, Inghilterra e Turchia, non poteva
sostenerla in quest'impresa e si giunse così alle trattative diplomatiche,
favorite dalla mediazione del cardinale francese François de Joyeuse. Il 21
aprile Venezia rilasciò i due ecclesiastici incarcerati e ritirò il suo
Protesto al papa in cambio della revoca dell'interdetto, mentre le leggi
promulgate dal Senato veneziano restarono in vigore e i gesuiti non poterono
rientrare nella Repubblica. Gli attentati In quel tempo Sarpi ricevette
la visita dell'ex-luterano ed erudito tedesco Kaspar Schoppe, molto intimo dei
segreti affari della Curia romana, il quale gli confidò che «il papa, come gran
prencipe, ha longhe le mani, e che per tenersi da lui gravemente offeso non
poteva succedergli se non male, e che se sino a quell'ora avesse voluto farlo
ammazzare, non gli mancavano mezzi. Ma che il pensiero del papa era averlo vivo
nelle mani e farlo levare sin a Venezia e condurlo a Roma, offerendosi egli,
quando volesse, di trattare la sua riconciliazione, e con qual onore avesse
saputo desiderare; asserendo d'aver in carico anco molte trattazioni co'
prencipi alemanni protestanti e la loro conversione». Monumento a
Sarpi a Venezia, in Campo Santa Fosca, presso il luogo dell'attentato Lo
Schoppe, ambiguo provocatore, intendeva convincere il frate a mettersi nelle
mani dell'Inquisizione come miglior partito che il Sarpi potesse prendere,
tanto «parvero strane le due proposte di far ammazzare o prender vivo il
padre», ma i disegni omicidi erano reali: il 5 ottobre 1607, «circa le 23 ore,
ritornando il padre al suo convento di San Marco a Santa Fosca, nel calare la
parte del ponte verso le fondamenta, fu assaltato da cinque assassini, parte
facendo scorta e parte l'essecuzione, e restò l'innocente padre ferito di tre
stilettate, due nel collo et una nella faccia, ch'entrava all'orecchia destra
et usciva per apunto a quella vallicella ch'è tra il naso e la destra guancia,
non avendo potuto l'assassino cavar fuori lo stillo per aver passato l'osso, il
quale restò piantato e molto storto». I sicari, fuggendo, trovarono
rifugio nella casa del nunzio pontificio e la sera s'imbarcarono per Ravenna,
da dove proseguirono per Ancona e di qui raggiunsero Roma. Si conoscono i loro
nomi: l'esecutore materiale dell'attentato fu Rodolfo Poma, già mercante
veneziano, poi trasferitosi a Napoli e di qui a Roma, dove divenne intimo del
cardinale segretario di Stato Scipione Caffarelli-Borghese e dello stesso Paolo
V. Fu coadiuvato da tre uomini d'arme, tali Alessandro Parrasio, Giovanni da
Firenze e Pasquale da Bitonto, mentre «la spia, o guida, fu un prete, Michiel
Viti bergamasco, solito offiziare in Santa Trinità di Venezia, che non lasciò
dubitare quanti mesi precedessero questo bel effetto prima che fosse mandato
alla luce; poi che questo prete la quadragesima antecedente, sotto specie
d'aver gusto delle predicazioni del padre maestro Fulgenzio, andava ogni
mattina in convento de' servi alla porta del pulpito, che risponde alla parte
di dentro, e cortesemente trattava con lui, ricercandolo anco di qualche dubbio
di coscienza. E continuò di poi sempre a salutarlo et anco andar in convento a
visitarlo, parlandogli sempre di cose spettanti all'anima». Il pugnale
non aveva tuttavia leso organi vitali e il Sarpi riuscì a sopravvivere; il noto
chirurgo Girolamo Fabrici d'Acquapendente, che l'operò, disse di non aver mai
medicato una ferita più strana, rispondendo allora Sarpi con la famosa
espressione: «eppure il mondo vuole che sia data stilo Romanae Curiae». Le
conseguenze furono la rottura della mascella e vistose cicatrici nel volto. Il
27 ottobre 1607 il Senato, dichiarando il Sarpi «persona di prestante dottrina,
di gran valore e virtù», gli concede una casa in piazza San Marco ove possa
risiedere con il Micanzio e altri frati, e una sovvenzione affinché possa
acquistare una barca e provvedere alla sua sicurezza personale. Sarpi rifiutò
la casa ma si servì da allora di una barca che gli evitasse i pericolosi
tragitti a piedi per le calli veneziane. Poco più di un anno dopo, nel
gennaio del 1609, fu sventato un secondo attentato, ordito, sembra su mandato
del cardinale Lanfranco Margotti, da due frati serviti, Giovanni Francesco da
Perugia e Antonio da Viterbo, i quali, fatta una copia della chiave della
camera di Sarpi, «volevano secretamente introdurre nel monasterio due o più sicarii
e la notte trucidare l'innocente padre».[26] La corrispondenza europea e
la morte Sarpi inizia a corrispondere con personalità soprattutto di fede
calvinista o gallicana: fra questi ultimi, Jacques Leschassier e Jacques
Gillot, che pubblicò nel 1607 gli Actes du concile de Trente en l'an 1562 e
1563, dimostrando le pressioni papali sui vescovi riuniti a concilio, e fra gli
altri l'italiano Francesco Castrino, i francesi Jean Hotman de Villiers, Isaac
Casaubon, Jacques-Auguste de Thou, Philippe Duplessis-Mornay, i tedeschi
Achatius e Christoph von Dohna. Attraverso il dialogo diretto con gli
intellettuali europei, Sarpi acquisì «quella straordinaria ampiezza di
orizzonti e di interessi, quella solida conoscenza dei problemi dello stato
moderno», che gli permise di «arricchire la sua cultura storica, giuridica e
scientifica» e lo condusse «a incidere sulla sua posizione religiosa, ad
approfondirne la crisi, risolvendola poi con l'accoglimento di nuove
prospettive e di nuove idealità; spalancandogli un mondo nuovo, che gli faceva
sentire più soffocante, più viziata, la vita italiana».[27] Incontrò a
Venezia nel 1607 l'inglese William Bedell, che riferì di lui e del Micanzio
come essi fossero «completamente dalla nostra parte nella sostanza della religione»
e, nel 1608, Cristoph von Dohna, inviato dal principe tedesco Cristiano I di
Anhalt-Bernburg, e il pastore ginevrino Giovanni Diodati, per valutare la
possibilità di introdurre a Venezia la Riforma. La traduzione in lingua
italiana, fatta da quest'ultimo, del Nuovo Testamento, viene diffusa a Venezia
proprio in questo periodo. Altre polemiche suscitano, nel marzo del 1609,
le prediche quaresimali di Fulgenzio Micanzio che vengono interpretate a Roma
come un attacco alla fede cattolica. Sarpi è anche preoccupato per la tregua
stipulata tra la Spagna e i Paesi Bassi, perché vede in essa un indebolimento
di questi ultimi «che, o prima o dopo, resteranno sopraffatti dalle arti
spagnole», mentre gli spagnoli ne potrebbero trarre beneficio anche in vista
del loro dominio in Italia.[28] Sarpi sperava in un'alleanza generale di
Francia, Inghilterra, principi protestanti, Paesi Bassi, Savoia e Venezia che
portasse alla guerra contro l'Impero cattolico ispano-tedesco e cancellasse il
dominio papale e spagnolo in Italia: «Se sarà guerra in Italia, va bene per la
religione; e questo Roma teme; l'Inquisizione cesserà e l'Evangelio avrà
corso».[29] E andrà bene anche per le libertà civili di Venezia: qui, anche se
«il giogo ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente d'Italia, in quella
parte nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che negli altri luoghi.
Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata dall'Inquisizione [...]
Dove si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica alcuna di disonore,
se bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato dalla Chiesa romana
sia lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con vituperio».[30]
Ai primi giorni del 1623 si ammalò gravemente, e morì il 15 gennaio. Secondo la
versione ufficiale l'8 gennaio, sebbene sfinito, volle alzarsi per il
mattutino, come al solito, e celebrare la Messa. La mattina del 12 gennaio,
fatto chiamare il priore del convento, lo pregò che lo raccomandasse alle
preghiere dei confratelli e che gli portasse il Viatico. Gli consegnò tutte le
cose concesse a suo uso. Si fece vestire, si confessò e passò il resto del
mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e da Fra Marco i Salmi e la Passione
di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli fu quindi amministrato dal priore, alla
presenza della Comunità, il Viatico. Il 14 mattina fu visitato dal medico che
gli disse che aveva poche ore di vita. Egli, sorridendo, rispose: Sia benedetto
Dio! A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto faremo bene anche
quest'ultima azione (quella di morire). Fu udito ripetere più volte, con
soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama!. Secondo alcuni le sue ultime
parole sarebbero state: Esto perpetua, riferendosi a Venezia (v.
Bianchi-Giovini, 846340-344). Esistono tuttavia altre versioni della sua morte
che lo fanno apparire più vicino al culto protestante. Sarpi nella
storia della letteratura e della scienza Figura assai complessa di pensatore,
Sarpi occupa indubbiamente un posto di primo piano nella storia della
letteratura e della scienza. Fu uno dei più grandi scrittori del suo
secolo. «La sua prosa (è) una delle più maschie ed efficaci di tutta la
letteratura nostra, che non conosce lenocini né fronzoli, che scolpisce le
figure con raro risalto, che ha un magnifico potere rievocatore allorché
descrive dispute e contrasti, ch'è impareggiabile nel sarcasmo, tutto contenuto
in un'unica espressione, tre o quattro parole» (Arturo Carlo Jemolo.)
Giovanni Papini, parlando della Istoria del Concilio di Trento, l'ha
definita: «un modello di lucidità narrativa... e di prosa semplice,
esatta e rapida (Scritti filosofici inediti3)» Nel campo delle scienze
poi ha lasciato orme indelebili in vari campi: nella filosofia, nella
matematica, nell'ottica, nell'astronomia, nella medicina ecc. Galileo Galilei
fu suo grande amico, e non disdegnò di appellarlo: Mio Maestro. Dinanzi al
primo avvertimento a Galilei nel 1616, Sarpi (che non visse abbastanza a lungo
per assistere alla condanna del 1633) scrisse: «Verrà il giorno, e ne
sono quasi certo, che gli uomini, da studi resi migliori, deploreranno la
disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa a sì grande uomo.» Sarpi
scoperse, per primo, la dilatabilità della pupilla sotto l'azione della luce e
le valvole delle vene (Enciclopedia Treccani,
XXX879). I suoi biografi parlano anche di scoperte nel campo
dell'anatomia, dell'ottica, ecc. L'invenzione del telescopiodice
Bianchi-Gioviniil Galilei la dovette per certo ai lumi somministratigli dal
Sarpi, se pure questi non ne fu il primo inventore, come pensano alcuni (v. p.
74). Sopra la sua sapienza matematica si citava l'autorevole giudizio di
Galileo Galilei (Papini4). Robertson non ha stentato ad appellare Sarpi il più
grande dei veneziani. Daniel Georg Morhof ha appellato Sarpi la Fenice del suo
tempo. Galileo Galilei non esitò a dire: Paolo de' Servi... del quale
posso senza iperbole alcuna affermare che niuno l'avanza in Europa in
cognizione di queste scienze (matematiche) (contro alle calunnie ed imposture
di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, 1932, II, 549). La teoria di Galileo delle
maree, successivamente dimostratasi erronea, riprende idee di Sarpi, esposte
nei Pensieri naturali, metafisici e matematici (in particolare nei pensieri 569
e 571). Giovanni Battista Della Porta, dopo aver dichiarato di avere appreso
alcune cose da Fra Paolo, lo proclamò splendore ed ornamento non solo della
città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo. (Magia naturalis, L.
VII127). Il cardinale Domenico Passionei definì il Sarpi dottissimo oltre ogni
espressione (cfr. Opuscoli, I331-334). Un busto regalato alla città
di Udine nel 1912 dai Mazziniani italiani emigrati in Argentina. In uno studio
il cui intento era quello di misurare il Q.I. di 300 personaggi famosi vissuti
tra il 1450 e il 1850, Sarpi si posizionò al quinto posto, al pari del più noto
matematico Pascal (cit. "The Early Mental Traits of Three Hundred
Geniuses" di Catharine M. Cox, in "Genetic Studies of Genius" di
Lewis M. Terman. Copyright 1926, Stanford University Press). Sarpi e la
Chiesa Il Sarpi alla grande intelligenza unì anchecome riconosciutagli da
tuttiun'esemplare integrità di vita. Arturo Carlo Jemolo, dopo essersi rivolto
varie domande intorno alla sua ortodossia, ha dato questa risposta: «Gli
elementi ci mancano per una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare
l'alone di mistero che circonda Fra Paolo.Questo non c'impedisce di ammirare
l'uomo e l'opera...» (Arturo Carlo Jemolo(10).) Fondamentalmente lo
scontro di Paolo Sarpi con la Curia romana fu legato ad un progetto politico
volto a contenere il potere della Chiesa in ambito esclusivamente spirituale e
a promuovere un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica antimperiale e
fortemente antispagnola. Per questo intrattenne contatti con i riformati
(Lettere ai protestanti). Inoltre la sua visione della Chiesa era un vago
ritorno verso la chiesa primitiva: egli quindi era indotto a condannare il
potere temporale, il processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del
papa sul Concilio. Nel 1616 il Sarpi strinse amicizia con Marcantonio de
Dominis, arcivescovo di Spalato, che tendeva all'apostasia. Quest'ultimo nel
1619 pubblicò a Londra, senza il consenso dell'autore, la sua Istoria del
Concilio Tridentino, che costituisce il suo capolavoro storico ed offre la
prima imponente ricostruzione del Concilio di Trento. Il 22 novembre 1619
l'opera fu condannata dalla Congregazione dell'Indice e quindi posta all'Indice
dei libri proibiti. Nel 1611 furono intercettate dal nunzio pontificio a
Parigi mons. Roberto Ubaldini «compromettenti carteggi di Sarpi con
l'ambasciatore veneziano Antonio Foscarini e con l'ugonotto Francesco Castrino;
carteggi ben presto inviati a Roma per essere messi a disposizione del
Sant'Uffizio, ma anche da utilizzare per far ammettere una buona volta al governo
veneziano quanto da tempo da Roma si veniva denunciando, che quel frate, che si
proclamava più cattolico del Papa e come tale difeso ufficialmente dai
responsabili politici veneziani, altri non era che un protestante, al servizio
delle forze ereticali europee: dunque infedele e ipocrita. Una taccia di
ipocrisia che non darà tregua alla figura sarpiana lungo i secoli, come stanno
a provare innumerevoli esempi, dal dotto curiale Girolamo Aleandro, che
ricevuta da Nicolas de Peiresc nel 1624 la sarpiana Istoria dell'Interdetto
appena edita rispondeva all'illustre erudito francese con fare perentorio
che quel fra Paolo servita [...] era nero ministro del Diavolo che si
dice esser padre delle menzogna, se ben egli veramente non credeva né nel
Diavolo né in Dio[31], al prelato friulano Giusto Fontanini con la sua
velenosa Storia arcana della vita di Fra Paolo Sarpi servita, al celebre
cardinal Domenico Passionei, che credeva di avere le carte per dimostrare che
l'idea del frate furfante era di introdurre il calvinismo in Venezia, come
ancora ricordava nel secolo scorso il dotto cardinale Angelo
Mercati.»[32] Un parere analogo si trova anche nella recente Storia della
Chiesa di Ludwig Hertling e Angiolino Bulla, dove Sarpi viene definito: «un
ipocrita che fino all'ultimo fece la parte del religioso, sebbene nel suo
intimo si fosse da tempo allontanato dalla Chiesa.»[33] Opere Trattato
dell'interdetto di Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente
pubblicato, 1606. Apologia per le opposizioni fatte dal cardinale Bellarmino ai
trattati et risolutioni di G. Gersone sopra la validità delle scomuniche, 1606.
Considerationi sopra le censure della santità del papa Paolo V contra la
Serenissima Repubblica di Venezia, 1606. Istoria del Concilio Tridentino, 1619.
Il trattato dell'immunità delle chiese (De iure asylorum), 1622. Discorso
dell'origine, forma, leggi ed uso dell'Uffizio dell'Inquisizione nella città e
dominio di Venezia, 1638. Trattato delle materie beneficiarie, 1676. Opinione
del Padre Paolo Servita, come debba governarsi la Repubblica Veneziana per
havere il perpetuo dominio, Venezia, 1681. La storiografia recente attribuisce
lo scritto al patriziato veneziano medesimo. Edizioni Scritti giurisdizionalistici,
1958 Istoria del Concilio Tridentino, 1619. Istoria del Concilio tridentino, In
Geneua, Pierre Aubert, 1629. Istoria del Concilio Tridentino, 3 voll., Franco
Pagnoni Editore, Milano, 1895. Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio
tridentino, Scrittori d'Italia 151, 1,
Bari, Laterza, 1935. Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio tridentino,
Scrittori d'Italia 152, 2, Bari,
Laterza, 1935. Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori
d'Italia 153, 3, Bari, Laterza, Istoria
del Concilio Tridentino, 2 voll., testo critico di Giovanni Gambarin,
introduzione di Renzo Pecchioli, Collana Biblioteca, Sansoni, Firenze,
1966, 1086; II ed. 1982. Lettere inedite
di Fra Paolo Sarpi a Simone Contarini ambasciatore veneto in Roma, 1615,
pubblicate dagli autografi, Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione
veneta di storia patria. Serie 4, Miscellanea 12, Venezia, Fratelli Visentini,
1892. Pagine scelte, Arturo Carlo Jemolo, Vallecchi, Firenze, 1924, 71. Lettere
ai protestanti, Scrittori d'Italia 136,
1, Bari, Laterza, 1931. Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia
137, 2, Bari, Laterza, 1931. Antologia
degli scritti politici e storici. Francesco T. Roffarè, CEDAM, Padova,
1937, 118. Istoria dell'Interdetto e
altri scritti editi e inediti, Bari, Laterza, 1940. Istoria dell'interdetto,
Scrittori d'Italia 179, 1, Bari,
Laterza, 1940. Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia 180, 2, Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto,
Scrittori d'Italia 181, 3, Bari,
Laterza, 1940. Romano Amerio , Scritti filosofici e teologici, Scrittori d'Italia
202, Bari, Laterza, 1951. Pensieri naturali, metafisici e matematici.
Manoscritto dell'iride e del caloreArte di ben pensarePensieri
medico-moraliPensieri sulla religioneFabulaeMassime e altri scritti. Edizione
integrale commentata Luisa Cozzi e Libero Sosio, Ricciardi, Milano-Napoli, 1Scritti
giurisdizionalistici, Scrittori d'Italia 216, Bari, Laterza, 1958. Lettere ai
Gallicani, Boris Ulianich, Wiesbaden, F. Steiner, 1961. La Repubblica di
Venezia la casa d'Austria e gli Uscocchi, Bari, Laterza, 1965. Scritti scelti:
Istoria dell'Interdetto, Consulti, Lettere, Giovanni Da Pozzo, Collezione di
Classici Italiani n.14, UTET, Torino, Storici, Politici, e Moralisti del
Seicento, Luisa e Gaetano Cozzi, Collana La Letteratura Italiana. Storia e
Testi 35, Milano-Napoli, Ricciardi, Istoria del Concilio Tridentino. Seguita
dalla «Vita del padre Paolo» di Fulgenzio Micanzio. Corrado Vivanti, 2 voll.,
Collana NUE n.156, Einaudi, Torino, 1974,
CLX-XV-1472; Collana Piccola Biblioteca. Nuova Serie, Einaudi, Torino,
, 978-88-06-20875-2. Pensieri. Gaetano e
Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Torino, CXLVI-74. Considerazioni sopra
le censure di papa Paolo V contro la Repubblica di Venezia e altri scritti
sull'Interdetto, Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi,
Torino, Lettere a Gallicani e Protestanti, Relazione dello Stato della
Relazione, Trattato delle Materie Beneficiarie. Gaetano e Luisa Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Gli ultimi consulti. 1612-1623. Gaetano e
Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi n.100, Einaudi, Torino, Dai «Consulti»,
il carteggio con l'ambasciatore inglese sir Dudley Carleston. Gaetano e Luisa
Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, 1979, Dal
«Trattato di pace et accomodamento» e altri scritti sulla pace d'Italia.
1617-1620. Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino,
1979, XII-138. Consulti, 2 voll.,
Corrado Pin, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2001.
Letteratura e vita civile. Paolo Sarpi, Collana I Classici del Pensiero
Italiano n. 23, Edizione speciale per Il Sole 24 Ore, Milano, 2006, XIII-562. Della potestà de' prencipi, Nina
Cannizzaro, Collana I Giorni, Marsilio, Venezia, 2007. Scritti filosofici
inediti. Tratti da un manoscritto della Marciana G. Papini, Collana Cultura
dell'anima, Rocco Carabba, Editore Lanciano, 2008 (ristampa anastatica del
1910), Manoscritti Consulti: incipit
III17, XVII secolo, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti,
AG.X.3/11.1. Consulti: III18 VI99, XVII
secolo, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, AG.X.3/11.2.
Consulti: VI100explicit, XVII secolo,
Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, AG.X.3/11.3.
Note O. Ceretti, Cinque pugnali non bastarono
a troncare la sua parola, in «Historia», 264, febbraio 1980 Touring club italiano, Touring Editore, F.
Micanzio, Vita del padre Paolo, in «Istoria del Concilio tridentino», Torino F.
Micanzio, cit.1276 F. Micanzio, cit.1278 F. Micanzio, F. Micanzio, cit.1279
Ibidem F. Micanzio, cit.1280 F. Micanzio, cit.1281 F. Micanzio, cit.1290 F. Micanzio, cit.1295 F. Micanzio, cit.1296 F. Micanzio, cit.1308 F. Micanzio, cit.1296. Scriveva tra l'altro
Sarpi nella lettera: «E che volete ch'io speri in Roma, ove li soli ruffiani,
cenedi et altri ministri di piaceri o di guadagni hanno ventura?». I cenedi
sono i giovani che si prostituiscono F.
Micanzio, cit.1298 G, Cozzi, in Paolo
Sarpi, Opere, 196928 F. Micanzio,
cit.1328 P. Sarpi, Istoria dell'interdetto
e altri scritti editi e inediti, 194051
Ivi52 F. Micanzio, cit.1346 Ivi1347
Ivi1348 Ivi1350 Ivi1351, dove stilo può significare sia stile
che stiletto Ivi1364 G. Cozzi, cit.227 Lettere a Groslot de l'Isle, in «Lettere ai
protestanti», I, 18 e 78 Ivi120
Lettera a Francesco Castrino, 18 agosto 1609, in «Lettere ai
protestanti», II, 46-47 Citato in C. Rizza, Peiresc e l'Italia,
Torino, Giappichelli, 196574. Corrado
Pin, Paolo Sarpi senza maschera: l'avvio della lotta politica dopo l'Interdetto
del 1606, in Marie Viallon , Paolo Sarpi. Politique et religion en Europe,
Paris, Classiques Garnier, Ludwig Hertling e Angiolino Bulla, Storia della
Chiesa. La penetrazione dello spazio umano ad opera del cristianesimo, Città Nuova,
Borgna Romain, Faggion Lucien (dir.), Le Prince de Fra' Paolo. Pratiques
politiques et forma mentis du patriciat à Venise au XVII° Siécle,
Aix-en-Provence, Université de Provence,
Fulgenzio Micanzio, Vita del padre Paolo, dell'ordine de' Servi e
theologo della serenissima republ. di Venetia, Leida, 1646. Ed. moderna in P.
Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, Torino, Einaudi, 1974 F. Griselini,
Memorie anedote spettanti alla vita ed agli studj del sommo filosofo e
giureconsulto f. Paolo Servita, Losanna, presso M. Mic. Bousquet e Comp., 1760;
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dottrine ortodosse tendenti alla difesa dell'originario diritto de' sovrani né
loro rispettivi dominj ad intento che colle leggi dell'ordine vi rifiorisca la
pubblica prosperita, Venezia, Basaglia, 1785 P. Zerletti, Storia arcana della
vita di Fra Paolo Sarpi servita scritta da Monsignor Giusto Fontanini,
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Opere integrali in più volumi dalla collana digitalizzata
"Scrittori d'Italia" Laterza Per l'epistolario di Paolo Sarpi,
consultare il : correspondance-sarpi.univ-st-etienne.fr (Marie Viallon, dir.). Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Sarpi," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
sasso: Gennaro Sasso (Roma), filosofo. Ha studiato a Roma. Ha
conseguito la laurea discutendo una tesi sul pensiero di Niccolò Machiavelli
avendo come relatore Carlo Antoni e correlatore Federico Chabod. Durante gli
anni universitari seguì le lezioni di Pantaleo Carabellese, Guido De Ruggiero,
Luigi Scaravelli, Bruno Nardi, Raffaele Pettazzoni, Natalino Sapegno, Giuseppe
Gabetti, Gennaro Perrotta e Gaetano De Sanctis.
Borsista all'Istituto italiano per gli Studi Storici, ha insegnato Storia
delle dottrine politiche all'Urbino e successivamente Storia delle dottrine
politiche, Storia della filosofia, e
Filosofia teoretica all'Università "La Sapienza" di Roma, di cui è
stato nominato professore emerito nel 2005.
Direttore dal 1986 al
dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli fondato nel 1946
da Benedetto Croce, dal 1987 lo è anche della storica rivista di filosofia,
storia e letteratura "La Cultura" .
I suoi studi hanno riguardato soprattutto l'idealismo italiano (in
particolare l'opera di Benedetto Croce), le opere politiche e storiografiche di
Niccolò Machiavelli e per quanto riguarda la sua riflessione più propriamente
teoretica, le problematiche di ontologia fondamentale. È inoltre autore di
sette libri e innumerevoli saggi danteschi. Si è inoltre occupato di Platone,
Polibio, Lucrezio, Guicciardini, Shakespeare e Thomas Mann. È presidente della "Fondazione Giovanni
Gentile" , presidente dell'"Edizione nazionale delle Opere di
Benedetto Croce" e socio nazionale dell'Accademia dei Lincei. Scritti Machiavelli e Cesare Borgia. Storia
di un giudizio, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1966. Studi su Machiavelli, Napoli,
Morano, 1967. Passato e presente nella storia della filosofia, Bari, Laterza,
1967. Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli, Morano, Il progresso e la morte. Saggi su Lucrezio,
Bologna, Il Mulino, 1978. L'illusione della dialettica. Profilo di Carlo
Antoni, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1982. Per Francesco Guicciardini. Quattro
studi, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1984. Essere e
negazione, Napoli, Morano, 1987. Machiavelli e gli antichi e altri saggi, 4
voll., Milano-Napoli, Ricciardi, 1987-97. Tramonto di un mito. L'idea di
"progresso" fra Otto e Novecento, 2ª ed. ampliata Bologna, Il Mulino,
1988 [1ª ed. 1984]. Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di Benedetto
Croce, Bologna, Il Mulino, 1989. L'essere e le differenze. Sul
"Sofista" di Platone, Bologna, Il Mulino, 1991. Variazioni sulla
storia di una rivista italiana: "La Cultura" (1882-1935), Il Mulino,
1992. Niccolò Machiavelli, Bologna, Il Mulino, 1993. Comprende: I, Il pensiero politico, 3ª ed. ampliata [1ª
ed. Napoli, IISS, 1958; 2ª ed. ampliata Bologna, Il Mulino, 1980Premio
Viareggio 1981 di Saggistica]; II, La
storiografia. La fedeltà e l'esperimento, F. Scarpelli, F.S. Trincia e M.
Visentin interrogano Gennaro Sasso, Bologna, Il Mulino,Filosofia e
idealismo, Napoli, Bibliopolis, Comprende:
Benedetto Croce,Giovanni Gentile, De Ruggiero, Calogero, Scaravelli, 1997. 88-7088-338-8. Paralipomeni, Secondi paralipomeni,
Ultimi paralipomeni, . Tempo, evento, divenire, Bologna, Il Mulino, La potenza
e l'atto. Due saggi su Giovanni Gentile, Firenze, La Nuova Italia, Le due Italie di Giovanni Gentile, Bologna, Il
Mulino, La verità, l'opinione, Bologna, Il Mulino, Ernesto De Martino fra
religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, . Il guardiano della storiografia.
Profilo di Federico Chabod e altri saggi, 2ª ed. ampliata Bologna, Il Mulino,
2002 [1ª ed. Napoli, Guida, 1985; 1ª ed. del Profilo di Federico Chabod, Bari, Laterza,
Dante. L'imperatore e Aristotele, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio
Evo, 2002. Fondamento e giudizio. Un duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis,
2004. Il principio, le cose, Torino, Aragno, Delio Cantimori. Filosofia e storiografia, Pisa,
Edizioni della Scuola Normale Superiore, Dante, Guido e Francesca, Roma,
Viella, Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis, 2008. 9788870885590. Discorsi di Palazzo
Filomarino, raccolti da M. Herling, premessa di N. Irti, Napoli, IISS, Il logo,
la morte, Napoli, Bibliopolis, . Ulisse
e il desiderio. Il canto XXVI dell'Inferno, Roma, Viella, . La voce dei
ricordi, Napoli, Bibliopolis, . Storiografia e decadenza, Roma, Viella, . I
corrotti e gli inetti. Conversazioni su Machiavelli, con A. Gnoli, Milano,
Bompiani, . Allegoria e simbolo, Torino, Aragno, . La lingua, la Bibbia, la
storia. Su "De vulgari eloquentia" I, Roma, Viella, . Su Machiavelli.
Ultimi scritti, Roma, Carocci, . Croce. Storia d'Italia e storia d'Europa,
Napoli, Bibliopolis, [raccolto in questo
volume: La 'Storia d'Italia' di Bendetto Croce. Cinquant'anni dopo, Napoli,
Bibliopolis, 1979]. "Forti cose a pensar mettere in versi". Studi su
Dante, Torino, Aragno, . Purgatorio e Antipurgatorio. Un'indagine dantesca,
Roma, Viella, . Croce e le letterature e altri saggi, Napoli, Bibliopolis, .
Biografia e storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella, . Note il MulinoRivisteLa Cultura, su mulino.it. 18
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Dipartimento di Filosofia | SapienzaRoma Archiviato il 10 novembre in .
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L'impossibilità della differenza e i paradossi dell'identità nel pensiero di
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relazione ne Il principio, le cose di Gennaro Sasso, Giornale critico della
filosofia italiana, A. Bellocci, La verità, l'opinione di Gennaro Sasso. Lo
''specchio'' della verità e l'''eterna opinione'' metafisica, Filosofia
italiana, XIII, 1/, 165-180. R. Berutti,
Annotazioni critiche sull'"essere" ovvero sul "non essere
essere" del discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia nella
riflessione di Gennaro Sasso, Pólemos, M.
Capati, Gennaro Sasso, Paragone. Letteratura, M. Cardenas, L'autonoema. Il
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proposito del volume di Gennaro Sasso "Le due Italie di Giovanni
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verità, l'opinione', in Id., Il neoparmenidismo italiano. II. Dal neoidealismo
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italiana, X S. Zurletti, Lo specchio di Perseo, Chaos/KosmosLibri ed eventi, n139.95/ojs/index.php/babelonline/search/authors/view?firstName=Sara&middleName=&lastName=Zurletti&affiliation=&country=. Gennaro Sasso, su Treccani.itEnciclopedie on
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Gentile, in Dizionario biografico degli italiani, 53, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
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dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali,
storiche e filologiche», sGennaro Sasso, costituzione mista, Benedetto Croce,
Dante, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, eternità del mondo,
Francesco De Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia machiavelliana,
G. Sasso, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma . Gennaro Sasso,
Dalla concordia discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda,
Ripensando la Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e
Gentile, la cultura italiana e europea, M. Ciliberto, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana Treccani, Roma .
sava: Roberto Sava (Belpasso), filosofo. Lavorò per 15 anni
come medico e gli venne conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine dei
SS.Maurizio e Lazzaro su proposta del Ministero dell'Agricoltura; collaborò inoltre
alla quarta e quinta edizione della Nuova Enciclopedia Popolare Italiana. Ha scritto circa 95 libri e il suo libro Sui
pregi e Doveri dei medici, pubblicato nel 1845, è stato tradotto e pubblicato
nello stesso anno in lingua inglese col titolo On the Deserts and Duties of the
Physician. Nel 2009 gli è stato dedicato il libro Roberto SavaLa vita e l'opera
di Agostino Prezzavento. Dopo la morte,
il paese natale di Belpasso, ha dedicato al suo ricordo la biblioteca comunale,
istituita nel 1989; è intitolato al suo nome, inoltre, un premio di
laurea. Note British and foreign medical review: or
quarterly journal of .. su Google Libri
Repertorio di libri e pubblicazioni su adamoli Biblioteca comunale Roberto Sava su
lineaamica Biblioteca comunale su comunebelpasso Alba Dicembre Speciale Archiviato il 9
ottobre in . su l'Alba..
satis-
satisfactum -- satisfactoriness-condition: a state of affairs or “way things are,” most commonly referred to in
relation to something that implies or is implied by it. Let p, q, and r be
schematic letters for declarative sentences; and let P, Q, and R be
corresponding nominalizations; e.g., if p is ‘snow is white’, then P would be
‘snow’s being white’. P can be a necessary or sufficient condition of Q in any
of several senses. In the weakest sense P is a sufficient condition of Q iff if
and only if: if p then q or if P is actual then Q is actual where the conditional is to be read as
“material,” as amounting merely to not-p & not-q. At the same time Q is a
necessary condition of P iff: if not-q then not-p. It follows that P is a
sufficient condition of Q iff Q is a necessary condition of P. Stronger senses
of sufficiency and of necessity are definable, in terms of this basic sense, as
follows: P is nomologically sufficient necessary for Q iff it follows from the
laws of nature, but not without them, that if p then q that if q then p. P is
alethically or metaphysically sufficient necessary for Q iff it is alethically
or metaphysically necessary that if p then q that if q then p. However, it is
perhaps most common of all to interpret conditions in terms of subjunctive
conditionals, in such a way that P is a sufficient condition of Q iff P would
not occur unless Q occurred, or: if P should occur, Q would; and P is a
necessary condition of Q iff Q would not occur unless P occurred, or: if Q
should occur, P would. -- satisfaction,
an auxiliary semantic notion introduced by Tarski in order to give a recursive
definition of truth for languages containing quantifiers. Intuitively, the
satisfaction relation holds between formulas containing free variables such as
‘Buildingx & Tallx’ and objects or sequences of objects such as the Empire
State Building if and only if the formula “holds of” or “applies to” the
objects. Thus, ‘Buildingx & Tallx’, is satisfied by all and only tall
buildings, and ‘-Tallx1 & Tallerx1, x2’ is satisfied by any pair of objects
in which the first object corresponding to ‘x1’ is not tall, but nonetheless
taller than the second corresponding to ‘x2’. Satisfaction is needed when
defining truth for languages with sentences built from formulas containing free
variables, because the notions of truth and falsity do not apply to these
“open” formulas. Thus, we cannot characterize the truth of the sentences ‘Dx
Buildingx & Tallx’ ‘Some building is tall’ in terms of the truth or falsity
of the open formula ‘Buildingx & Tallx’, since the latter is neither true
nor false. But note that the sentence is true if and only if the formula is
satisfied by some object. Since we can give a recursive definition of the
notion of satisfaction for possibly open formulas, this enables us to use this
auxiliary notion in defining truth. --
satisfiable, having a common model, a structure in which all the sentences in
the set are true; said of a set of sentences. In modern logic, satisfiability
is the semantic analogue of the syntactic, proof-theoretic notion of consistency,
the unprovability of any explicit contradiction. The completeness theorem for
first-order logic, that all valid sentences are provable, can be formulated in
terms of satisfiability: syntactic consistency implies satisfiability. This
theorem does not necessarily hold for extensions of first-order logic. For any
sound proof system for secondorder logic there will be an unsatisfiable set of
sentences without there being a formal derivation of a contradiction from the
set. This follows from Gödel’s incompleteness theorem. One of the central
results of model theory for first-order logic concerns satisfiability: the
compactness theorem, due to Gödel in 6, says that if every finite subset of a
set of sentences is satisfiable the set itself is satisfiable. It follows
immediately from his completeness theorem for first-order logic, and gives a
powerful method to prove the consistency of a set of sentences.
satisfice: to choose or do the good enough rather than the most
or the best. ‘Satisfice’, an obsolete variant of ‘satisfy’ (“much as
‘implicate’ is an explicated form of ‘imply’”Grice) has been adopted by Simon
and others to designate nonoptimizing choice or action. According to some
economists, limitations of time or information may make it impossible or inadvisable
for an individual, firm, or state body to attempt to maximize pleasure,
profits, market share, revenues, or some other desired result, and satisficing
with respect to such results is then said to be rational, albeit less than
ideally rational. Although many orthodox economists think that choice can and
always should be conceived in maximizing or optimizing terms, satisficing
models have been proposed in economics, evolutionary biology, and philosophy.
Biologists have sometimes conceived evolutionary change as largely consisting
of “good enough” or satisficing adaptations to environmental pressures rather
than as proceeding through optimal adjustments to such pressures, but in
philosophy, the most frequent recent use of the idea of satisficing has been in
ethics and rational choice theory. Economists typically regard satisficing as
acceptable only where there are unwanted constraints on decision making; but it
is also possible to see satisficing as entirely acceptable in itself, and in
the field of ethics, it has recently been argued that there may be nothing
remiss about moral satisficing, e.g., giving a good amount to charity, but less
than one could give. It is possible to formulate satisficing forms of
utilitarianism on which actions are morally right even if they contribute
merely positively and/or in some large way, rather than maximally, to overall
net human happiness. Bentham’s original formulation of the principle of utility
and Popper’s negative utilitarianism are both examples of satisficing
utilitarianism in this sense and it
should be noted that satisficing utilitarianism has the putative advantage over
optimizing forms of allowing for supererogatory degrees of moral excellence.
Moreover, any moral view that treats moral satisficing as permissible makes
room for moral supererogation in cases where one optimally goes beyond the
merely acceptable. But since moral satisficing is less than optimal moral
behavior, but may be more meritorious than certain behavior that in the same
circumstances would be merely permissible, some moral satisficing may actually
count as supererogatory. In recent work on rational individual choice, some
philosophers have argued that satisficing may often be acceptable in itself,
rather than merely second-best. Even Simon allows that an entrepreneur may
simply seek a satisfactory return on investment or share of the market, rather
than a maximum under one of these headings. But a number of philosophers have
made the further claim that we may sometimes, without irrationality, turn down
the readily available better in the light of the goodness and sufficiency of
what we already have or are enjoying. Independently of the costs of taking a
second dessert, a person may be entirely satisfied with what she has eaten and,
though willing to admit she would enjoy that extra dessert, turn it down,
saying “I’m just fine as I am.” Whether such examples really involve an
acceptable rejection of the momentarily better for the good enough has been
disputed. However, some philosophers have gone on to say, even more strongly,
that satisficing can sometimes be rationally required and optimizing rationally
unacceptable. To keep on seeking pleasure from food or sex without ever being
thoroughly satisfied with what one has enjoyed can seem compulsive and as such
less than rational. If one is truly rational about such goods, one ’t
insatiable: at some point one has had enough and doesn’t want more, even though
one could obtain further pleasure. The idea that satisficing is sometimes a
requirement of practical reason is reminiscent of Aristotle’s view that
moderation is inherently reasonable
rather than just a necessary means to later enjoyments and the avoidance
of later pain or illness, which is the way the Epicureans conceived moderation.
But perhaps the greatest advocate of satisficing is Plato, who argues in the
Philebus that there must be measure or limit to our desire for pleasure in
order for pleasure to count as a good thing for us. Insatiably to seek and
obtain pleasure from a given source is to gain nothing good from it. And
according to such a view, satisficing moderation is a necessary precondition of
human good and flourishing, rather than merely being a rational restraint on
the accumulation of independently conceived personal good or well-being.
Satisgrice: to satisfice in a Griceian fashionafter C.
E. L., of the Grice Club.
scala: Giuseppe Scala (Noto), filosofo. Insieme a Molet, fu
uno dei due studiosi che parteciparono alla commissione dei cinque dotti creata
da papa Gregorio XIII per la riforma del calendario . Chiamato da Padova per
insegnare matematica, fu costretto a rifiutare per le sue precarie condizioni
di salute . Morì, infatti, giovanissimo a soli ventinove anni. Pubblicazioni L'Efemeridi del mag.co et
eccel.te sig. Gioseppe Scala Siciliano, per anni dodici, le quali cominciano
dall'anno di Christo nostro Sig. 1589. & finiscono nel fine di dicembre
dell'anno 1600. ... Alle quali sono aggiunti i canoni, ò introduttioni
dell'efemeridi dell'eccell. sig. Gioseppe Moleto matematico et dal detto signor
Gioseppe Scala ridotto all'uso delle presenti efemeridi, In Venetia: appresso i
Giunti, 1589. (Ephemerides Iosephi Scalae Siculi Noetini art. et med. doc. ad
annos duodecim, incipientes ab anno Domini 1589). Vnà cum introductionibus
ephemeridum excel. d. Iosephi Moletii mathematici. Ab eodem d. Iosepho Scala,
ad vsum suarum, restitutis. Venetiis: Lucantonio Giunta il giovane, 1589)
Note Col suo nome è oggi chiamato il
Gruppo Astrofili di Noto Santi Correnti,
Quello che la Sicilia ha dato all'Italia e al mondo[collegamento
interrotto] Vedi Giuseppe Emanuele
Ortolani, Biografia degli uomini illustri di Sicilia ornata de' loro rispettivi
ritratti, Tomo II, Napoli, 1818. Corrado
Spataro, L'astronomo netino Giuseppe Scala jr. e la "nuova scienza"
del Cinquecento, . Calendario
gregoriano.
scalfari: Deputato della Repubblica Italiana Durata
mandato 5 giugno 196824 maggio 1972 LegislatureV Gruppo parlamentareSocialista
CollegioTorino Incarichi parlamentari Componente della quinta commissione
(Bilancio e partecipazioni statali) (10 luglio 196824 maggio 1972) Componente
della dodicesima commissione (Industria e commercio) (27 marzo 197024 maggio
1972) Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPNF (1942-1943) PLI
(1945-1955) PR (1955-1962) PSI (1962-1972) Indipendente (dal 1972) Titolo di
studioLaurea in giurisprudenza UniversitàUniversità degli Studi di Genova e
Università “La Sapienza” Professionegiornalista. Eugenio Scalfari (Civitavecchia),
filosofo. Considerato, anche dai suoi "avversari", uno dei più grandi
giornalisti italiani Professorecontribuì, con altri, a fondare il settimanale
l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la Repubblica. I campi principali
dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la politica. La sua ispirazione
politica è socialista liberale, azionista e radicale. Punti forti dei suoi
articoli recenti sono la laicità, la questione morale, la filosofia. Si
iscrive al Liceo Mamiani di Roma, ma è a Sanremo (dove la famiglia, di origini
calabresi, si era trasferita temporaneamente, essendo il padre direttore
artistico del Casinò) che completerà gli studi liceali, al liceo classico G.D.
Cassini, avendo come compagno di banco Italo Calvino. Nel 1950 si sposa
con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel
2006. Dalla fine degli anni settanta Scalfari è sentimentalmente legato a
Serena Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso (e poi di
Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta. Eugenio
Scalfari è ateo. Esordi giornalistici durante il fascismo Tra le prime
esperienze giornalistiche di Scalfari c'è Roma Fascista, organo ufficiale del
GUF (Gruppo Universitario Fascista), mentre era studente di giurisprudenza.
Negli anni successivi Scalfari continua a collaborare con riviste e periodici
legati al fascismo, come NuovoOccidente, diretto dall'ex squadrista e fascista
cattolico Giuseppe Attilio Fanelli. Nel 1942 Scalfari sarà nominato
caporedattore di Roma Fascista. All'inizio del 1943 scrive una serie di
corsivi non firmati sulla prima pagina di Roma Fascista in cui lancia generiche
accuse verso speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista
sulla costruzione dell'EUR. Questi articoli portarono alla sua espulsione dai GUF
per opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF. Di fronte al gerarca,
intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari aveva ammesso
come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Il gerarca accusò poi il
giovane di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il ero
strappandogli le mostrine dalla divisa del partito. Carriera
giornalistica nel dopoguerra Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra
in contatto con il neonato Partito Liberale Italiano, conoscendo giornalisti
importanti nell'ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del
Lavoro, diventa collaboratore, prima a Il Mondo e poi a L'Europeo, di due
personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo
Benedetti. Ricorderà poi, con orgoglio, di essere stato licenziato dalla BNL
per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione.
Nel 1955 partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso
anno nasce il settimanale L'Espresso: Scalfari è direttore amministrativo e
scrive articoli di economia. Nel 1963 somma la carica di direttore
responsabile de L'Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale
arriva in cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico
si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari continuò a gestire
anche la parte organizzativa e amministrativa. Eugenio Scalfari
nella foto da deputato Sempre nel 1967 Scalfari pubblica insieme a Lino
Jannuzzi l'inchiesta sul SIFAR che fa conoscere il tentativo di colpo di Stato
chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querela e i due giornalisti
vengonocondannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la
richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che
era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse
il segreto di Stato. Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie
all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni
politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente, nelle
liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Scalfari,
che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di
Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato fino
al 1972. Nel 1968, dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la
direzione de L'Espresso. Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a
L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette
che "quella firma era stata un errore". In quegli anni critica
accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di
Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu nel 1971
Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto
contro Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e
da Giuseppe Turani nel 1974, Razza padrona. Fondazione e direzione de la
Repubblica Nel 1976, dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un
quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta
definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica,
che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata
con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina
del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie
in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il
principale giornale italiano per tiratura. L'assetto proprietario
registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso
Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di
acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del
titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori",
resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in
seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre
giudici per averelusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal
Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli
incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato.
Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità parlamentare loro
offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968
Scalfari viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI,
segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Scalfari, che era stato
eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la
seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato fino al 1972. Nel 1968,
dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de
L'Espresso. Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il
commissario Luigi Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette che "quella firma
era stata un errore". In quegli anni critica accanitamente le
manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison,
appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu nel 1971 Sindona nel
suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro
Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da
Giuseppe Turani nel 1974, Razza padrona. Fondazione e direzione de la
Repubblica Nel 1976, dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un
quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta
definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica,
che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata
con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina
del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie
in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il
principale giornale italiano per tiratura. L'assetto proprietario
registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso
Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di
acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del
titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori",
resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in
seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre
giudici per avereun pronunciamento favorevole nella disputa con De Benedetti
per il controllo della Mondadori: tale accordo fu fortemente voluto da Giulio
Andreotti, grazie all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di
Scalfari, "Repubblica" apre il filone investigativo sul caso Enimont,
che dopo due anni verrà in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani
pulite". Scalfari nel
Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari
s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo
della questione morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra
rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con
l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente
estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate
all'intellettualità laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune
sue importanti iniziative, tutte sostenute per il tramite di
"Repubblica": sponsorizza il "governo del Presidente",
candidandovi il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già
negli anni ottanta; indica al presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano
Giuliano Amato come viatico per la sua scelta a premier nel 1992; apprezza
Guido Rossi come commissario delle aziende travolte nel turbine di
Tangentopoli. Il 27 gennaio 1994 incomincia, dapprima in solitaria, la sua
ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi . Sconfitto Vittorio Sgarbi , il
7 maggio 2008 è il primo a percepire e ad avvertire il pubblico circa la
potenziale pericolosità di Beppe Grillo . Il 13 aprile è il primo a preconizzare una possibile,
futura alleanza fra Matteo Renzi e Matteo Salvini . Ritiro dalla
direzione de la Repubblica Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della
sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore nel
1996, dopo che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a
Carlo De Benedetti; gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del
giornale, poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione
domenicale. I suoi editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del
giornale, tanto da essere soprannominatianche per la loro lunghezza"la
messa cantata della domenica"[25]. Cura altresì una rubrica su L'Espresso
(Il vetro soffiato). Il 6 luglio 2007, sul Venerdì di Repubblica (il magazine
settimanale che esce dal 1987), annuncia di voler abbandonare dopo l'estate la
sua storica rubrica Scalfari risponde, ringraziando i lettori per l'affetto
ricevuto e gli stimoli da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli subentra
Michele Serra. Su RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni
giovedì, un programma dal titolo La Scalfittura, in cui Scalfari teneva
colloqui politici con Giovanni Floris. Controversie Nel e nel , le sue "interviste" con
papa Francesco hanno causato per due volte la smentita da parte della sala
stampa vaticana in relazione alle parole attribuite da Scalfari al Pontefice.
Scalfari ha ribattuto di aver scritto virgolettati "come se fossero usciti
dalla bocca del Papa", senza aver preso appunti o registrato durante i
colloqui, sostenendo che quello era stato il suo metodo di lavoro per quasi
cinquant'anni[26][27]. Il 29 marzo il
Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco,
a seguito della pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando he il
Papa avesse rilasciato un’intervista a Scalfari e sostenendo che il contenuto
dell’articolo fosse il frutto di una sua ricostruzione.[28][29]
Ciononostante, Papa Francesco continua periodicamente a concedere interviste
esclusive a Scalfari [30]. Premi ed onorificenze Scalfari ha ricevuto
varie onorificenze. A livello giornalistico ha vinto nel 1988 il Premio
Internazionale Trento per "Una vita dedicata al giornalismo", nel
1996il "Premio Ischia" alla carriera, nel 1998 il Premio Guidarello
al giornalismo d'autore e, di recente, il Premio Saint-Vincent 2003. L'8 maggio
1996 è stato nominato Cavaliere di gran croce dal presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro mentre nel 1999 ha ricevuto una delle più prestigiose
onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legione
d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). È cittadino onorario di
Velletri, città in cui risiede. Il 5 maggio 2007 ha ricevuto la cittadinanza
onoraria di Vinci e il 23 ottobre 2008 gli è stata conferita la cittadinanza
benemerita di Sanremo. Nel vince il
prestigioso Premio Viareggio[31] Cavaliere di gran croce dell'Ordine al
merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere di
gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — 2 maggio 1996[32]
Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per
uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica
italiana —Ufficiale della Legion d'onorenastrino per uniforme ordinariaUfficiale
della Legion d'onore Cittadinanza onoraria di Vibo Valentia (1990), Velletri
(1993) e Vinci (2007) Cittadinanza benemerita di Sanremo (2008) Opere: Petrolio
in gabbia, con Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari, Laterza, I padroni
della città, con Leone Cattani e Angelo Conigliaro, Bari, Laterza, Le baronie
elettriche, con Josiah Eccles, Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari,
Laterza, Rapporto sul neocapitalismo in Italia, Bari, Laterza, Il potere economico
in URSS, Bari, Laterza, Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza,
L'autunno della Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas
Kompass, Il caso Mattei. Un corsaro al
servizio della repubblica, con Francesco Rosi, Bologna, Cappelli, Razza
padrona. Storia della borghesia di Stato, con Giuseppe Turani, Milano,
Feltrinelli, Interviste ai potenti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Come
andremo a incominciare?, con Enzo Biagi, Milano, Rizzoli, L'anno di Craxi (o di
Berlinguer?), Milano, Mondadori, La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un
gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Collana
Super ET, Torino, Einaudi, Incontro con Io, Milano, Rizzoli, Collana ET
Scrittori, Torino, Einaudi, , Denis Diderot, Il sogno di d'Alembert seguito da
Il sogno di una rosa di Eugenio Scalfari, Collana La memoria, Palermo,
Sellerio, I ed. accresciuta, nuova Introduzione di E. Scalfari, Palermo,
Sellerio, , Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, Collana ET
Scrittori, Torino, Einaudi, Il labirinto, Milano, Rizzoli, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi, Attualità dell'Illuminismo, a cura di,
Roma-Bari, Laterza, La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, Collana ET
Scrittori, Torino, Einaudi, Articoli,
Roma, la Repubblica, Dibattito
sul laicismo, E. Scalfari, Roma, La Biblioteca di Repubblica, L'uomo che non credeva in Dio, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi, Per l'alto mare aperto. La modernità e il
pensiero danzante, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Scuote l'anima mia
Eros, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, ,Enrico Berlinguer, La questione
morale. La storica intervista di Eugenio Scalfari, Reggio Emilia, Aliberti,
.ed. ampliata, Prefazione di Luca Telese, Aliberti, . Vito Mancuso-E. Scalfari,
Conversazioni con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, La
passione dell'etica. Scritti, Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori,
Papa Francesco-E. Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti, Torino,
Einaudi, , L'amore, la sfida, il
destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita, Collana Supercoralli,
Torino, Einaudi, , Racconto autobigrafico, Collana Passaggi, Torino, Einaudi,
L'allegria, il pianto, la vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, L'ora
del blu, Torino, Einaudi, Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa
Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martini, Torino, Einaudi, liberoquotidiano.it,
liberoquotidiano.it/news/commenti-e-opinioni/22261560/vittorio_feltri_eugenio_scalfari_ritratto_fuoriclasse_re_giornalisti_diversi.html.
24 aprile (archiviato il 28 aprile
). ilfoglio.it, ilfoglio.it/uffa//11/05/news/benvenuti-al-grand-hotel-scalfari-splendida-vista-sul-secolo-di-carta-284697/.
5 novembre (archiviato il 5 novembre
). la7.it,
la7.it/dimartedi/video/da-montanelli-e-scalfari-ho-imparato-che-bisogna-scrivere-per-farsi-capire-marco-travaglio-18-02--308153. Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo
tempo, Mimesis, , diviso in quattro capitoli: la Politica, l'Arte, la
Religione, la Filosofia. Scheda sul storico della Camera dei deputati, su
storia.camera.it. 20 marzo (archiviato
il 25 aprile ). Sull'amicizia tra
Scalfari e Calvino leggiamo: "Caro Eugenio, le tue lettere sono come
manate sulla schiena e io ne ho bisogno di manate sulla schiena, specie di
questi tempi."(...) Mi viene l'acquolina in bocca pensando alle ghiotte
discussioni che faremo quando ci ritroveremo insieme", cfr. Angelo Cannatà
"Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis, Paolo Guzzanti, Guzzanti vs De Benedetti.
Faccia a faccia fra un gran editore e un giornalista scomodo, Aliberti
editore, Cfr. Corriere della Sera, La Repubblica.it : Gli 80 anni di Eugenio
Scalfari, su repubblica.it. 17 aprile
(archiviato il 28 gennaio ).
Mirella Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte
1938-1948, Milano, Corbaccio, 2005. Ero giovane, fascista e felice,
intervista a Eugenio Scalfari apparsa su Il Foglio, pasqualericcio.it. 28 marzo
2009 13 dicembre ). Nel corso
dell'inchiesta Scalfari riferisce di un colloquio avuto col generale Aurigo:
"Mi disse che gli ordini (le disposizioni relative al 'Piano Solo')
contemplavano anche l'ipotesi di una eventuale resistenza da parte del prefetto
(...) gli ordini dicevano che bisognava mettere il prefetto, qualora avesse
resistito a questa iniziativa dei carabinieri, in condizioni di non
nuocere". Fonte: Angelo Cannatà, "Eugenio Scalfari e il suo
tempo", Mimesis, 42. Eugenio
Scalfari / Deputati / Camera dei deputati storico, su storia.camera.it. 20
marzo (archiviato il 25 aprile ). Il commissario Calabresi e quella firma del
1971, su repubblica.it. 9 giugno
(archiviato l'8 giugno ). Fabio
Tamburini, Un siciliano a Milano, Longanesi, da ultimo citato da Ferruccio de
Bortoli su ((http://corriere.it/politica/09_ottobre_14/debortoli-attacchi-corriere_
Franco Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano,
Cairo, e Alberto Mazzuca, Penne al
vetriolo, Bologna, Minerva, Nei cui
confronti Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti dicono che Scalfari ebbe un
"innamoramento", in seguito non più condiviso dallo stesso editore
della Repubblica che ormai non lo considerava "un grande politico":
intervista alla Stampa del 10 gennaio 200823.
Scrive Scalfari: Gelli è Belfagor, il messaggero del diavolo; ma il
diavolo, cioè Belzebù, chi è? (...) "Belzebù è, in una certa misura, lo
stesso partito socialista, elemento importante di quel quadro politico e di
quella inamovibilità". Fonte: Eugenio Scalfari e il suo tempo, di Angelo
Cannatà, Mimesis, 61. L'articolo di Scalfari, Caro Craxi tu lo sai chi è
Belzebù, è apparso su Repubblica il 5 giugno 1981. repubblica.it,
repubblica.it/2004/a/sezioni/politica/festaforza/coccode/coccode.html. 5
marzo (archiviato il 21 agosto ). la7.it,
la7.it/le-invasioni-barbariche/video/lintervista-a-eugenio-scalfari Voto Renzi
perché l'avversario è Grillo, su youtube.com.
youtube.com, youtube.com/watch?v=5KBNeT6Dr4Y. 5 marzo (archiviato il 12 marzo ). Rep, su rep.repubblica.it. 1º marzo (archiviato il 1º marzo ). Ezio Mauro dal pulpito di Repubblica officia
la democrazia e aspira a diventare papa, Panorama. 3 gennaio 14 luglio ).
Il Post Archiviato il 25 dicembre
in ., 22 novembre "Le
interviste vanno comunque reinterpretate", su youtube.com. ll Vaticano ha smentito un’altra intervista
di Eugenio Scalfari a papa Francesco, su ilpost.it. 31 marzo (archiviato il 1º aprile ). Il Vaticano smentisce Eugenio Scalfari che fa
dire al Papa che l'inferno non esiste, su ilmessaggero.it. 31 marzo (archiviato il 31 marzo ). Rep, su rep.repubblica.it. 1º marzo . Premio Viareggio , su repubblica.it (archiviato
il 25 agosto ). Dettaglio Sito web del
Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. Sito web del Quirinale:
dettaglio decorato., su quirinale.it. 29 giugno
(archiviato il 24 settembre ).
Claudio Mauri, Il cittadino Scalfari, prefazione di Ruggero Guarini, Milano,
SugarCo, 1Giancarlo Perna, Eugenio Scalfari, una vita per il potere, Milano,
Leonardo Editore, Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo,
Milano-Udine, Mimesis, ,
978-88-575-0027-0. Francesco Bucci, Eugenio Scalfari. L'intellettuale
dilettante, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Giampaolo Pansa, La
Repubblica di Barbapapà, Milano, Rcs Libri,
Giovanni Valentini, La Repubblica tradita, Roma, PaperFirst, Franco
Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo Editore,
. 978-88-6052-740-0. Alberto Mazzuca,
Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica, Bologna,
Minerva, La Repubblica Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su
Eugenio Scalfari Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene
immagini o altri file su Eugenio Scalfari
Eugenio Scalfari, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio
Scalfari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Eugenio Scalfari, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Eugenio Scalfari, . Eugenio Scalfari, su storia.camera.it, Camera
dei deputati. Registrazioni di Eugenio
Scalfari, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
Dati personali e incarichi nella V legislatura, Camera dei deputati. 27
luglio 2008. PredecessoreDirettore de L'EspressoSuccessore Arrigo Benedetti9
giugno 196324 marzo 1968Gianni Corbi PredecessoreDirettore de la
RepubblicaSuccessore nessuno14 gennaio 19766 maggio 1996Ezio Mauro.
scarano: Lucio Scarano (Brindisi), filosofo. Studiò
all'Bologna, andò poi a Padova e a Venezia. Il Senato della Serenissima lo chiamò
alla cattedra di filosofia lasciata da Aldo Manuzio il Giovane. Molto apprezzato dai contemporanei, fu tra i
fondatori dell'Accademia Veneziana, con Giambattista Leoni veneziano, Vincenzo
Giliani romano, Pompeo Limpio da Bari, Giovanni Contarini veneziano, Teodoro
Angelucci da Belforte, Fabio Paolini udinese, Guido Casoni da Serravalle e
Giampaolo Gallucci da Salò. Scrisse il
trattato Scenophylax (Venezia 1601), nel quale tratta della convenienza di
restituire alla tragedia e alla commedia la lingua latina. Pasquale Camassa, Brindisini illustri,
Brindisi, Alberto Del Sordo, Ritratti brindisini, presentazione di Aldo Vallone
Bari.
scaravelli: Luigi Scaravelli (Firenze), filosofo. Iscritto alla
facoltà di medicina dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, dopo aver
quasi completato gli studi e aver servito come ufficiale medico nella Prima
guerra mondiale, cambiò ateneo e facoltà
al scegliendo il corso di laurea in filosofia a Pisa, dove si laureò con
lode con Carlini. Insegnò in licei italiani e stranieri e negli Istituti
italiani di cultura di Atene, Bruxelles, Zagabria e Lisbona. Ottenuta
quell'anno la docenza in Filosofia teoretica a'Pisa, vi insegnò fino al 1957,
anno della sua morte, con qualche incarico temporaneo alla Scuola normale superiore
e all'Università "La Sapienza" di Roma. Nell'ultimo anno della sua
vita ottenne il trasferimento all'Firenze, dove però non insegnerà mai, per una
grave depressione che l'avrebbe condotto di lì a poco al suicidio. Era sposato
e aveva due figli. Profondo conoscitore
di Kant, approfondì nei suoi studi (pubblicati con molta riluttanza e quasi
solo per esigenze concorsuali) in particolare i temi relativi ai rapporti tra
la filosofia kantiana e la fisica moderna, i problemi relativi alla Critica del
Giudizio ed anche i temi dell'idealismo.
Biblioteca personale I suoi libri, doll'Università La Sapienza dai suoi
eredi, sono oggi conservati in uno specifico fondo alla "Villa
Mirafiori", dove ha sede la Biblioteca di filosofia Opere principali: Critica del capire,
Firenze, Sansoni, Saggio sulla categoria kantiana della realta, Firenze, Le
Monnier, La prima meditazione di Cartesio, Firenze, La Nuova Italia, Osservazioni
sulla Critica del giudizio, Pisa, Scuola Normale Superiore, Opere, Mario Corsi, 3(Critica del capire e
altri scritti, Scritti kantiani, L'analitica trascendentale: scritti inediti su
Kant), Firenze, La nuova Italia. La Biblioteca di Luigi Scaravelli,
su//bibliotecafilosofia.uniroma1.it. 22 settembre . L' attualità di Scaravelli, Edoardo Mirri,
Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Mauro Visentin, Le categorie e la
realtà: saggi su Luigi Scaravelli, Firenze, Le lettere, Gennaro Sasso,
Filosofia e idealismo, IDe Ruggiero, Calogero, Scaravelli, Napoli, Bibliopolis,
Il pensiero di Luigi Scaravelli: la storia come problema e come metodo, atti
del Convegno svoltosi presso l'Accademia d'Ungheria in Roma col titolo di Il problema del giudizio storico
e Luigi Scaravelli, Mario Corsi, Soveria Mannelli, Rubbettino, Scaravelli
pensatore europeo, M. Biscuso e G. Gembillo, Messina, Siciliano, Gennaro Sasso,
Scaravelli e il giudizio, in Filosofia e idealismo. Secondi paralipomeni, Napoli,
Bibliopolis, S. Palermo, Tra critica e
metafisica. Luigi Scaravelli lettore di Kant, Pisa, Edizioni ETS, Luigi Scaravelli, su Treccani.itEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Luigi Scaravelli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Massimiliano
Biscuso, Profilo di Luigi Scaravelli, su bibliotecafilosofia.uniroma1.it.
La completa dei suoi scritti, su
giornaledifilosofia.net.
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