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Wednesday, December 23, 2020

il grand tour di grice: impiegato 22/27

 

rensi: Grice: “Only in Italy a philosopher gets his obituary when he is alive!” -- Giuseppe Rensi (Villafranca di Verona), filosofo. Tenne la cattedra di filosofia a Genova. Frequentò il liceo a Verona, manifestando interesse per la filosofia. Si iscrisse a Padova, poi passò a Roma, dove si laureò, esercitando poi con successo la professione  a Verona. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano, si recò a Milano per assumere, appena ventiquattrenne, la direzione del giornale La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica Sociale e alla Rivista popolare diretta da Napoleone Colajanni. A seguito delle misure repressive adottate dal governo del generale Luigi Pelloux e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver preso parte ai moti operai milanesi del 1898, stroncati dall'esercito con la strage del generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, il giovane pubblicista fu costretto a cercare rifugio in Svizzera.  Esilio in Svizzera Il soggiorno nel Canton Ticino durò ben dieci anni. Ivi conobbe e sposò Lauretta Perucchi, da cui ebbe due figlie, Adalgisa, che entrerà tra le Figlie di San Francesco di Sales con il nome di Suor Maria Grazia, ed Emilia, autrice di numerosi saggi. Naturalizzato svizzero, divenne il primo deputato socialista del Gran Consiglio del Canton Ticino. Frutto dell'esperienza ticinese fu la pubblicazione de Gli «Anciens Régimes» e la «democrazia diretta» (1902), in cuidifendeva il principio della democrazia diretta del sistema istituzionale svizzero. Rensi collaborò con numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista Coenobium, fondata a Lugano da Enrico Bignami, di cui divenne redattore capo.  Rientro in Italia Rientrò in Italia nel 1908 per stabilirsi a Verona e riaprire lo studio di avvocato, dedicandosi nel contempo agli studi filosofici dai quali si sentiva sempre più attratto. A seguito della campagna libica, vi fu la rottura col partito socialista, poiché egli si era schierato con l'interventismo di Leonida Bissolati. Nell'anno successivo pubblicava Il fondamento filosofico del diritto; nel 1914 altri due volumi: Formalismo e amoralismo giuridico e La trascendenza: studio sul problema morale, ove sviluppava un neo-idealismo trascendente, influenzato dal pensiero di Josiah Royce. Con questi saggi etico-giuridici poté conseguire la libera docenza di filosofia morale all'Bologna, iniziando la carriera universitaria. Fu incaricato di filosofia del diritto presso la libera Ferrara, vincendo poi il concorso per la cattedra di filosofia morale all'Istituto Superiore di Magistero di Firenze, passò quindi all'Ateneo di Messina dove ebbe colleghi Concetto Marchesi, Eugenio Donadoni ed Emanuele Sella. Nel 1918 si stabilì definitivamente a Genova, ricoprendo la cattedra di filosofia morale dell'ateneo.  La prima guerra mondiale L'esperienza della prima guerra mondiale mandò in crisi le sue convinzioni idealistiche, conducendolo verso lo scetticismo, la cui prima formulazione sono i Lineamenti di filosofia scettica. In quell'opera Rensi sosteneva che la guerra aveva distrutto la fede ottimistica nell'universalità della ragione, sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluriversalità, vale a dire dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose nella Filosofia dell'autorità la traduzione politica di questa concezione: poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso piano, quello che andrà al potere lo farà con un atto di forza, tacitando tutti gli altri punti di vista. In quest'opera si è scorta una prima giustificazione dell'autoritarismo fascista.  L'opposizione al fascismo Il filosofo, tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne divenne un fiero avversario quando Mussolini con metodi antidemocratici cominciò a perseguire il disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione,  dalla cattedra di filosofia a'Genova. Tre anni dopo venne arrestato insieme alla moglie e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e collega Sella, che aveva pubblicato sul Corriere della Sera il necrologio del filosofo, diffondendo così la falsa notizia della sua morte, indusse il duce a rimettere prontamente in libertà i coniugi Rensi. Il dittatore temeva l'ondata di sdegno sollevatasi nel paese e all'estero per i metodi oppressivi del regime. Nel 1934, per la sua coerenza agli ideali di libertà, Rensi subì il definitivo allontanamento dalla cattedra e, fino alla sua scomparsa, fu comandato, da vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla scuola dove aveva insegnato per diciassette anni, continuò la sua attività filosofica e letteraria, pubblicando in quegli anni alcune fra le sue opere più significative, e collaborando al quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglieva testi di personalità che non avevano fatto atto di sottomissione al fascismo.  Fu ricoverato al Ospedale Galliera mentre infuriava il bombardamento della flotta inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare danneggiò alcune sale dell'edificio e i medici dovettero rinviare l'intervento, una fatalità che non lasciò scampo a Rensi, che morì il 14 febbraio. Ai funerali pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro funebre. La polizia, che aveva vietato quest'ultimo devoto omaggio, disperse il funerale, schedando alcuni discepoli. Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel Cimitero monumentale di Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la sua resistenza e indipendenza intellettuale: «Etsi omnes, non ego» (Anche se tutti, non io).  Filosofia Il suo pensiero si è sviluppato, dopo l'approdo allo scetticismo, in un primo tempo in direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico quindi, che egli considerava derivato (con una certa libertà interpretativa) dallo stesso pensiero kantiano. Egli arrivò ad ipotizzare che Kant avesse potuto pensare alla "cosa in sé" come a una più nascosta essenza materiale delle cose stesse.  In generale si può dire che la filosofia di Rensi non sia esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al di sopra di esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo esistenziale, ma anche gnoseologico: sia il mondo, sia la mente umana sono irrazionali.  «Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi, destinato al controllo di questi, non esistesse, e che i nostri orologi continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della ragione?»  Per esempio egli ha sostenuto che siccome la filosofia ha una storia che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé stessa. Rensi, contro l'idealismo di Gentile allora imperante, che considerava la storia una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una visione negativa dellastoria, come assurdo, caso e vana ripetizione.  «C'è storia dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad altro in cui, unicamente, la storia consiste... C'è storia, insomma, l'umanità corre nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i piedi su di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti»  La sua critica della religione si sviluppava poi in un'aperta apologia dell'ateismo che egli proclamò e sostenne sino al 1930 circa. Sembra quasi di poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo filosofico rensiano nella postfazione al Sopra lo amore di Marsilio Ficino. Ficino nel suo scritto proponeva una visione dell'amore come amore eterno di Dio che a Dio ritorna come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al bene e al Tutto. Rensi, nella sua postfazione, propone una nuova interpretazione di questa tipica teologia platonica, vedendo nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a quelle che diventeranno due tra le più influenti correnti filosofiche nell'Europa dell'800: l'idealismo e il volontarismo. L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di matrice essenziale del tutto, mette da parte il bisogno di un dio buono e trascendente e sussurra l'ipotesi di un ateismo filosofico, forse professato tra le righe dai più celebri filosofi credenti.  In quanto spirito profondamente problematico e inquieto, Rensi finì però per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che lo spinse verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni fin dalle origini. Esse trovano espressione chiara solo nell'ultima fase del suo pensiero, attestate in particolare dalle Lettere spirituali. In quest'opera, come anche nella Morale come pazzia (anch'essa postuma) Rensi delinea una sorta di mistica dei valori e un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un universo cieco e indifferente.  Le tre fasi Nella sua Autobiografia intellettuale  egli suddivide in tre periodi l'evoluzione del suo pensiero: un primo caratterizzato dal misticismo idealistico, un secondo da un relativismo scettico materialistico e ateo, un terzo dal misticismo spiritualistico come ultimo approdo del suo pensiero.  Il primo periodo si sviluppa fino al 1916 e si tratta di un misticismo di tipo platonico, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di Malebranche. In tale periodo scrive Le Antinomie dello spirito, Sic et Non. Metafisica e poesia,  La trascendenza. Studio sul pensiero morale.  Il secondo periodo nasce dal suo sconcerto di fronte alle violenze della guerra e lo porta alla negazione di qualsiasi razionalità della realtà. Egli pensa infatti che se gli uomini ricorrono sistematicamente alla violenza per risolvere i loro conflitti questo significa che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione dell'uomo di pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della realtà si trova espressa in Lineamenti di filosofia scettica, La filosofia dell'autorità, La scepsi estetica, Polemiche antidogmatiche, Interiora rerum,  Realismo, Apologia dell'ateismo, Le aporie della religione. Il secondo periodo è altresì caratterizzato da un avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una rivisitazione del panteismo di Spinoza, che Rensi interpreta alla maniera dei teologi cristiani, quindi come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei monoteismi. Egli pensava anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo perché se solo la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo rensiano, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la morte, ed essa è il "nulla", solo il nulla possiede una verità.  Nell'ultimo periodo prevale una forma di misticismo che non sorge, però, improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle opere maggiormente influenzate dallo scetticismo. Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra alla voce del divino, poiché egli cerca nella negazione assoluta un criterio positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono: Critica della morale,, "Critica dell'amore e del lavoro, Paradossi di estetica e dialoghi dei morti, Frammenti di una filosofia dell'errore, del dolore, del male e della morte, La filosofia dell'assurdo e Autobiografia intellettuale. Isolato in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale dominava il neo-idealismo crociano-gentiliano, Rensi trovò la comprensione di pochi intellettuali a lui affini, come Adriano Tilgher ed Ernesto Buonaiuti. È stato quest'ultimo a creare per Rensi la formula dello scettico credente, che in forme diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Solo recentemente, soprattutto grazie agli studi di Nicola Emery, il pensiero rensiano ha trovato la collocazione nell'ambito del nichilismo europeo.  Per alcuni tale collocazione resta comunque riduttiva rispetto alla vastità del pensiero di Rensi, che andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata dall'idealismo e dall'esistenzialismo, collegati ad una dottrina cristiana invadente e impregnante il mondo accademico.  Pensiero politico Legato alla cultura socialista, fin dalla giovane età, il pensiero politico di Rensi si caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più agilmente, nel novero dei pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta di classe, l'esperienza svizzera lo porta a riconsiderare tale concezione dei rapporti di forza nella storia, ridimensionandone la portata. Nel pensiero rensiano, infatti, l'antagonismo tra proletariato e borghesia sarebbe circoscrivibile ad alcune realtà contingenti e non costituirebbe un'invariante delle relazioni socio-politiche dell'intero Occidente. E se, da un lato, il suo realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore Gaetano Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il sistema costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici in grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il contingente recupero del pensiero di Cattaneo sono sintomatici di un altro aspetto dell'orizzonte culturale di Rensi: la feroce critica dell'istituto monarchico (tanto nell'accezione assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il programma del Partito Repubblicano Italiano. Vicinanza che si concretizza nello stretto legame, culturale e amicale, con Arcangelo Ghisleri. Con l'esponente repubblicano, in particolare, Rensi condivide il pessimismo storico verso il Risorgimento, la disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla Massoneria.  Influenze "Atomi e vuoto e il Divino in me", queste parole di Rensi hanno ispirato Michele Lobaccaro nella composizione della canzone Rosa di Turi dei Radiodervish.  Opere: Una Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica sociale", Milano, ristampato da Armando Dadò, Locarno,  Gli “Anciens Régimes” e la democrazia diretta. I e II ed., Colombi, Bellinzona Libreria Politica Moderna, Roma; ristampato.La democrazia diretta, a.c. e con Nota di Nicola Emery, Adelphi, Milano, L'immoralismo di Nietzsche, Carlini, Genova, Le antinomie dello spirito, Soc. Libr. Ed. Petremolese, Piacenza, Sic et non: metafisica e poesia, Libr. Ed. Romana, Roma, Il genio etico ed altri saggi, Laterza, Bari (seconda ed.). Il fondamento filosofico del diritto, Ed. Libr. Petremolese, Piacenza, Sulla risarcibilità dei danni morali, Soc. Coop. Tip., Verona, Formalismo e amoralismo giuridico, Cabianca, Verona,  La trascendenza: studio sul problema morale, Bocca, Torino, Istinto, morale e religione, Ist. Tip. Riuniti, Bologna, Lineamenti di filosofia scettica, Zanichelli, Bologna,  ristampato, a c. e con introduzione di N. Emery, Castelvecchi, Roma,  La scepsi estetica, Zanichelli, Bologna, La filosofia dell'autorità, Sandron, Palermo, ristampato da De Martinis & C, Catania, Polemiche antidogmatiche, Zanichelli, Bologna, L'orma di Protagora, Treves, Milano, Principi di politica impopolare, Zanichelli, Bologna, ntroduzione alla scepsi etica, Perrella, Napoli, Teoria e pratica della reazione politica, La Stampa Commerciale, Milano, L'amore e il lavoro nella concezione scettica, Soc. Ed. Unitas, Milano Ristampa Battiato, Catania, Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani», Libreria Politica Moderna, Roma, L'irrazionale, il lavoro, l'amore, Soc. Ed. Unitas, Milano, Interiora rerum, Soc. Ed. Unitas, Milano, Rielaborato ne La filosofia dell'assurdo, Corbaccio, Milano, Ripubblicato R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Apologia dell'ateismo, Formiggini, Roma, Ristampato R. Chiarenza, La Fiaccola, Ragusa,  ristampato con introd. di N.Emery "Terapia dell'ateismo", Castelvecchi, Roma,  Realismo, Soc. Ed. Unitas, Milano, Apologia dello scetticismo, Formiggini, Roma, Autorità e libertà: le colpe della filosofia, Libreria Politica Moderna, Roma, Ristampato G. Perez, Roma, e A. Montano, Bibliopolis, Napoli, Il materialismo critico, Casa editrice sociale, Milano, Ampliato, Casa del Libro, Roma, Spinoza, Formiggini, Roma, Ampliato (ed. postuma) Bocca, Torino, Ristampato A. Montano, Guerini e Associati, Milano 1999. Riedito in un'edizione comprendente entrambe le versioni del 1929 con un saggio di Roberto Evangelista, Edizioni Immanenza, Napoli, ,Riedito in un'edizione comprendente entrambe le version, Luca Orlandini, presso la Nino Aragno Editore, Torino, . Scheggie: pagine di un diario intimo, Bibl. Ed., Rieti Cicute: dal diario di un filosofo, Casa Ed. Atanòr, Todi, Ristampato, La Mandragora, Imola 1998. Impronte: pagine di un diario, Libr. Ed. Italia, Genova, Raffigurazioni: schizzi di uomini e di dottrine, Guanda, Modena, Ristampa, Le aporie della religione, Casa Ed. Etna, Catania, Sguardi: pagine di un diario, La Laziale, Roma, Passato, presente, futuro, Cogliati, Milano 1932. Motivi spirituali platonici, Gilardi e Noto, Milano Scolii: pagine di un diario, Montes, Torino, Vite parallele di filosofi: Platone e Cicerone, Guida, Napoli, Critica della morale, Casa Ed. Etna, Catania, Paradossi di estetica e dialoghi dei morti, Corbaccio-Dall'Oglio, Milano, Frammenti di una filosofia del dolore e dell'errore, del male e della morte, Guanda, Modena,  nuova edizione riveduta, Marco Fortunato, Orthotes Editrice, Napoli . Figure di filosofi: Ardigò e Gorgia, Guida, Napoli, Gorgia, ristampato nel 1981 con premessa di A.M. Battegazzore e saggio di Mario Untersteiner, già pubblicati in «Rivista di Storia della Filosofia», H.I.F. Autobiografia intellettuale. La mia filosofia. Testamento filosofico, Corbaccio, Milano 1939. Ristampato R. Chiarenza, Dall'Oglio, Milano, Poemetti in prosa e in verso, Ist. Tip. Ed., Milano, La morale come pazzia, Postumo. Con prefazione di Adriano Tilgher, Guanda, Modena, ristampato con Prefazione di N.Emery, ( "La morale come Stato d'eccezione?"), Castelvecchi, Roma,  Trasea, contro la tirannia (prefazione di A. Poggi), Dall'Oglio, Milano Lettere spirituali, prefazione di A. Galletti, Bocca, Milano Ristampato Leonardo Sciascia e R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Governi di ieri e di domani (prefazione di Arcangelo Ghisleri). Riduzione de «Gli anciens Régimes» Libr. Ed. Milanese, Milano, Forme di governo del passato e dell'avvenire, ristampa parziale de «Gli anciens Régimes» (prefazione di G. Conti), Libr. Politica Moderna Roma, Sale della vita (saggi filosofici) (P. Rossi), Dall'Oglio, Milano, La filosofia dell'assurdo, Adelphi, Milano,  trad. francese con dei saggi di J. Grenier e N. Emery, Parigi, Ed. Allia, La religione. Spirito religioso, misticismo e ateismo, Antonio Vigilante, Sentieri Meridiani, Foggia, Contro il lavoro. Saggio sull'attività più odiata dall'uomo, prefazione di Fabrizio Baleani, Gwynplaine, Camerano ; trad. francese con presentazione di Gianfranco Sanguinetti, Parigi. Ed. Allia, . Le ragioni dell'irrazionalismo, Marco Fortunato, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno . Su Leopardi, Raoul Bruni, Torino, Aragno, . Note  P. Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Ippolito Emanuele Pingitore,//lintellettualedissidente.it/filosofia/giuseppe-rensi-filosofia-dell-autorita/, in L'Intellettuale Dissidente, 6 febbraio   P. Pastorino, cFilosofia dell'assurdo,  La filosofia dell'assurdo, Anna Maria Isastia, Uomini e idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub voce.  (in ordine cronologico)  Ida Vassallini, Giuseppe Rensi,  Istituto di Studi filosofici, Roma s.d. Mario Untersteiner, Giuseppe Rensi interprete del pensiero antico, Bocca, Milano s.d. Enzo Palmieri, Giuseppe Rensi, La scepsi estetica, Zanichelli, Bologna, Niccolò Cuneo, Giuseppe Rensi, Tip. C. Conti e C., Cuneo, Adriano Tilgher, Giuseppe Rensi: un moralista, Italia, Raffaele Resta, Giuseppe Rensi, SIAG, Genova 1941. Alfredo Poggi, Giuseppe Rensi: Azzoguidi, Bologna 1941. Alfredo Poggi, Il problema generale della giustizia e della giustizia penale nel pensiero di Giuseppe Rensi, F. Vallardi, Milano, Paolo Rossi, Giuseppe Rensi e l'ideale di Giustizia, F.lli Bocca, Milano, Ernesto Buonaiuti, Giuseppe Rensi lo scettico credente, Partenia, Roma, Costanzo Mignone, Rensi, Leopardi e Pascal, Corbaccio, Milano Pietro Nonis, La scepsi etica di Giuseppe Rensi, Studium, Roma, Gianfranco Morra,; Lauretta Rensi, Scetticismo e misticismo nel pensiero di Giuseppe Rensi, Ciranna, Siracusa, Francesco Tecchiati, Giuseppe Rensi alla "Mostra internazionale del libro filosofico", La Voce di Calabria, Palmi, Roberto Bassanesi, Giuseppe Rensi e la coscienza tragica, Edizioni di Filosofia, Torino, Enrico Alpino, La collaborazione di Giuseppe Rensi alla rivista "Pietre", Marzorati, Milano Girolamo De Liguori, Lo scetticismo giuridico di Giuseppe Rensi, A. Giuffrè, Milano, Augusto Del Noce, "Giuseppe Rensi tra Leopardi e Pascal, ovvero l'autocritica dell'ateismo negativo in Giuseppe Rensi", in: Michele Federico Sciacca , Una giornata rensiana, Atti della giornata, Marzorati, Milano,  Michele Federico Sciacca , Una giornata rensiana, Atti della giornata, Marzorati, Milano, Gianpaolo Perano, Il problema della verità nello scetticismo di Giuseppe Rensi, Pontificia Università Lateranense, Roma,  Enrico De Mas, Giuseppe Rensi tra democrazia e antidemocrazia, Bulzoni, Roma, 1978. Antonio Santucci, Un irregolare: Giuseppe Rensi, in  Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, O. Pompeo, Faracovi, Belforte, Livorno, Giorgio Rognini, Giuseppe Rensi: dal positivismo al realism,  Benucci, Perugia, Fabrizio Frigerio, "Rensi, Giuseppe", in: Schweizer Lexikon, Mengis & Ziehr Ed., Luzern, Renato Chiarenza; Nicola Emery; Maria Novaro; Stefano Verdino; , L'inquieto esistere: atti del convegno su Giuseppe Rensi nel cinquantenario della morte,  EffeEmmeEnne, Genova, Francesco Boriani, La questione morale nel positivismo maturo. Tre studi: Durkheim, Rensi e Ardigò, Melusina, Roma, Umberto Silva, La ribellione filosofica ed umana di Giuseppe Rensi, Genova, Girolamo De Liguori, Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. La coerenza critica di Giuseppe Rensi, in idem, Il sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a Pirandello, La Città del Sole, Napoli, Willy Gianinazzi, Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, 1996, ad indicem (con dati inediti sul periodo svizzero) Nicola Emery, Lo sguardo di Sisifo: Giuseppe Rensi e la via italiana alla filosofia della crisi: con una nuova  rensiana, Marzorati, Settimo Milanese, 1Francesco Mancuso, Giuseppe Rensi e Guglielmo Ferrero tra democrazia e fascismo, Aracne, Roma, Pasquale Serra, Il pensiero politico di Giuseppe Rensi: tra dissoluzione del socialismo e formazione dell'alternativa nazionalista, FrancoAngeli, Milano,  Fabrizio Meroi, Giuseppe Rensi, Leo Olschki, Firenze, Nicola Emery, Giuseppe Rensi: l'eloquenza del nichilismo, SEAM, Formello, 2001. Giuseppe Pezzino, Scacco alla ragione: saggio su Giuseppe Rensi, C.U.E.M.C., Catania, Alberto Castelli, Un modello di Repubblica; Giuseppe Rensi, la politica e la Svizzera, Bruno Mondadori, Milano, Nino Greco, Giuseppe Rensi: politica, autorità, storia, Viaggidicarta, Palermo, Pasquale Serra, Giuseppe Rensi. La rivolta contro il reale, Città Aperta Edizioni, Enna, Aniello Montano, Giuseppe Rensi: ethica ed etiche, Napoli, Gennaro Maria Barbuto, Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità nel pensiero politico di Giovanni Gentile e Giuseppe Rensi, Guida, Napoli, Mino Greco, Giuseppe Rensi: la filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, Francesco Mancuso; Aniello Montano , Irrazionalismo e impoliticità in Giuseppe Rensi, (Relazioni presentate al Convegno tenuto a Salerno  Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2009. Fabrizio Meroi, Giuseppe Rensi: filosofia e religione nel primo Novecento, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Daniel Omar Lobagueira, Miguel de Unamuno e Giuseppe Rensi: Documenti e analogie, Università degli studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, segnatura: Relatore: Fabrizio Meroi, correlatore Marcello Farina, Armando Mascolo, Il corso infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer nella filosofia di Giuseppe Rensi, in F. Ciracì, D.M. Fazio , Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa MultiMedia, Raoul Bruni, Il leopardismo filosofico di Giuseppe Rensi, in Id., Da un luogo alto, Firenze, Le Lettere,  Dario Gurashi, filosofo della storia, Firenze, Le Lettere, .Enrico Bignami Ernesto Buonaiuti Benedetto Croce Arcangelo Ghisleri Manifesto degli intellettuali antifascisti Adriano Tilgher (filosofo) Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su Liber Liber.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabrizio Meroi, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Rensi, il filosofo dimenticato di Giulio Argenti Fondo archivisticoi conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di Orazio Martinetti.

 

resta: Grice: “I like Resta; I was reading a book on golf that the Italians define, as I would cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to formulate some ‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the book is especially fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’ becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract, if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on ‘trust’ in “The object of morality.”  Essential Italian philosopher. Componente del Consiglio Superiore della Magistratura Durata mandato. Eligio Resta, filosofo. Noominato Alfiere del Lavoro, si è laureato a Bari e ha insegnato a Bari, lla London School of Economics, il Birkbeck, e Roma Tre. È altresì docente a UniNettuno  Ha ricoperto il ruolo di componente laico del Consiglio superiore della magistratura in quota Verdi indicato dalla maggioranza di centrosinistra dal Parlamento in seduta comune.  È condirettore del progetto comune di ricerca "Adjudication and Theories of Law" con Kennedy,  Harvard Law School, condirettore, assieme a Rodotà, del Seminario permanente sulla cultura giuridica contemporanea della Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del Diritto" e "Politica del Diritto".  I suoi studi spaziano dai temi classici della filosofia dfino a temi di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono gli scritti nei quali indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di "farmaco" come antidoto necessario alla violenza. Conflitti sociali e giustizia, Bari, De Donato, Diritto e sistema politico, Torino, Loescher,  L' ambiguo diritto, Milano, FrancoAngeli, 1Poteri e diritti, Torino, G. Giappichelli, La certezza e la speranza. Saggio su diritto e violenza, Roma-Bari, Laterza, Le stelle e le masserizie. Paradigmi dell'osservatore, Roma-Bari, Laterza,L'infanzia ferita, Roma-Bari, Laterza,Il diritto fraterno, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, Diritto vivente, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, Le regole della fiducia, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, . Opere, Registrazioni di Eligio Resta, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Curriculum vitae et studiorum nel sito della Università telematica internazionale UniNettuno. «Biodiritto» la voce in XXI Secolo, "Treccani.it L'Enciclopedia Italiana".

 

restaino: Grice: “Only in Italy, a philosopher writes on cartoons!” -- Giovanni Franco Restaino (Alghero), filosofo. Dopo essersi laureato a Cagliari, ha svolto attività didattica nella stessa università, ricoprendo anche la carica di Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. -- è docente a Roma. Ha pubblicato numerosi studi soprattutto nel campo della storia della filosofia  e dell'estetica. Ha orientato la propria ricerca sul campo della filosofia femminista. La sua pubblicazione forse più nota, anche al di fuori dell'ambiente filosofico, è però una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga,” che non ha mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di appassionati di fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice il ritiro del libro, accusato di contenere gravi lacune ed errori.  Ettore Gabrielli, Petizione contro l’UTET per il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma del fumetto, in il Mulino, Bologna, Società editrice il Mulino. La fortuna di Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune. Laterza, Bari, Hume, Editori Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia: Rorty, Bernstein, MacIntyre, Angeli, Milano, Storia dell'estetica, Utet, Torino Storia della filosofia, fondata da Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri, La filosofia contemporanea, Utet, Torino, Esthétique et poétiquem  in Histoire des Poétiques, J. Bessière, E. Kushner, R. Mortier, J. Weisberger, Presses Universitaires de France, Parigi, La filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del Novecento, G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Le filosofie femministe, in collaborazione con A. Cavarero, Paravia Scriptorium, Torino, Storia della filosofia, Utet Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e Novecento, Salerno Editrice, Roma Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga, UTET libreria, Torino, Biografia su Mondo Domani, su mondodomani.org.

 

Re-sultus -- resultus: or resultance, a relation according to which one property the resultant property, sometimes called the consequential property is possessed by some object or event in virtue of and hence as a result of that object or event possessing some other property or set of properties. The idea is that properties of things can be ordered into connected levels, some being more basic than and giving rise to others, the latter resulting from the former. For instance, a figure possesses the property of being a triangle in virtue of its possessing a collection of properties, including being a plane figure, having three sides, and so on; the former resulting from the latter. An object is brittle has the property of being brittle in virtue of having a certain molecular structure. It is often claimed that moral properties like rightness and goodness are resultant properties: an action is right in virtue of its possessing other properties. These examples make it clear that the nature of the necessary connection holding between a resultant property and those base properties that ground it may differ from case to case. In the geometrical example, the very concept of being a triangle grounds the resultance relation in question, and while brittleness is nomologically related to the base properties from which it results, in the moral case, the resultance relation is arguably neither conceptual nor causal. 

 

cornwall“He hardly spoke Englishand Grosseteste hardly spoke Cornishyet they became best friends at OxfordFishacre helped. “But they communicated mainly in the lingua franca, that is Roman!” -- Rrichard Rufus, also called Richard of Cornwall English philosopher who wrote some of the earliest commentaries on Aristotle in the Latin West. Cornwall’s commentaries are not cursory summaries; they include sustained philosophical discussions. “Cornwall,” as he was called (cf. Grice’s “Shropshire,”all I remember about him is that his name was that of a shire”) was a master of arts at Paris, where he studied with Hales. And they would joke, “I was called after a shire, but you after a town, ain’t that unfair?”Cornwall is also deeply influenced by Grosseteste“he of the great head”or “balls” (testis, testiculus). Cornwall leaves Paris and joins the Franciscan order. He was ordained in England. In 1256, he became regent master of the Franciscan studium at Oxford (“of course,” Grice); according to Bacon, Cornwall is the most influential philosopher  at Oxford In addition to his Aristotle commentaries, Cornwall writes two commentaries on Peter Lombard’s Sentences. In the first of these he borrows  freely from Grosseteste, Hales, and Fishacre (“if you’ve heard of him”Grice). The second commentary is a critical condensation of the lectures of Fidanza, presented in Paris. Cornwall is a  proponent of the theory of impetus. His views on projectile motion are cited by  Meyronnes. Cornwall also advocates other arguments first presented by Philoponus. Against the eternity of the world, he argued that past time is necessarily finite, since it has been traversed, and, on top, the world is hardly eternal, since “if the world has no beginning, no more time transpires before tomorrow than it transpires before todaybut it does so transpire.” Cornwall also argues that if the world had not been created ex nihilo, the first cause would be mutable. Grosseteste cited one of Cornwalls arguments against the eternity of the world in his notes on Aristotle’s Physics. Cornwall denies the validity of Anselm’s ontological argument, but, anticipating Duns Scotus, Cornwall argues that the existence of an independent being could be inferred from its possibility. Like Duns Scotus, Cornwall employs the formal distinction as an explanatory tool; in presenting his own views, Duns Scotus cites Cornwall’s’s definition of the “formal distinction” versus the “material distinction.” Richard states his philosophical views briefly, even cryptically; his Latin prose style is sometimes eccentric (even Griceian), characterized by rather abrupt extemporaneous interjections in which he apparently means to addresses this or that question to God, to himself, or to his intended recipient. Cornwall is hesitant about the value of systematic theology for the theologian, deferring to biblical exposition as the primary forum for theological discussion. In systematic theology, he emphasized Aristotelian semanticsc. He was a well-known semanticist. Some scholars (Kneale, Grice, and Speranza included) believe Cornwall is the famous logician known as the “Magister Abstractionum.” Though Cornwall borrowed freely from his contemporaries, he was a profoundly original philosopher. 

 

ricordi: “Se è vero, come scrive Bloom, che Shakespeare ha "inventato l'umanità", è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano davvero per le categorie dei platonici e degli aristotelici.»  "Shakespeare filosofo dell'essere" Franco Ricordi (Milano), filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Si laurea a Roma; quindi si specializza a Napoli sull'ermeneutica con Gadamer. Ha debuttato con Ronconi, con il quale ha lavorato nei primi anni della carriera. È stato poi attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Ha iniziato, in concomitanza con gli studi, la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo di critica e pubblico; in particolare si è dedicato a Shakespeare, alla drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén.  Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di Jürg Amann, Anfitrione di Heinrich von Kleist e Don Giovanni e Faust di Christian Dietrich Grabbe, Canti nel deserto e Gli inganni dell'infinito di Giacomo Leopardi, Le ceneri di Roma e Orgia di Pier Paolo Pasolini, Creditori di August Strindberg e Demoni di Lars Norén, Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di Giuseppe Manfridi. Ha pubblicato due libri, per la Bulzoni Editore, su Leopardi, Shakespeare, Schiller e il concetto di teatralità: Lo spettacolo del nulla e Essere e libertà. Ha pubblicato, per la Casa Editrice Gremese, "Le mani sulla cultura": una denuncia assai netta dell'egemonia storica della Sinistra sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel "Teatro politico" del Novecento. -- è stato nominato Direttore del Teatro Stabile d'Abruzzo, con sede a L'Aquila; inaugurando il nuovo corso di questo importante Teatro ha diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme dedicato vari incontri al Teatro di Poesia. -- è stato nominato Consigliere di amministrazione del Teatro di Roma.  -- è collaboratore del quotidiano Liberal, per le cui edizioni ha pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto". Pubblica "Shakespeare filosofo dell'essere" (Mimesis edizioni), con prefazione di Severino, ultimo dei cinque saggi che si riassumono nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”; questo saggio rappresenta il primo grande progetto di Ricordi dedicato al rapporto fra drammaturgia ed esistenzialismo. Pubblica il breve saggio "Filosofia del bacio", e nell'ottobre dello stesso anno è uscito il suo libro "Pasolini filosofo della libertà". Ha pubblicato il suo scritto teoretico più rilevante, "L'essere per l'amore".  Dante per Roma e nel mondo. Ha dato inizio ad un grande progetto su Dante, a livello filosofico-saggistico ma anche teatrale e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della morte del Poeta. Inizia quindi nell'estate  con la rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi significativi della "Città Eterna" (Mausoleo di Cecilia Metella, Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano) di sette Canti dell'Inferno, con la supervisione di Ferroni. La stessa estate viene realizzato un primo documentario per Rai5, dedicato al primo ciclo di letture . La rassegna si chiude on la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della critica e grande riscontro dal pubblico. Ricordi propone la rassegna  in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura locali: a partire dalla Polonia e della Germania, le letture proseguono con successo, per arrivare nei primi mesi del  in Russia e , al di fuori dell'Europa, in Algeria. In occasione della lettura di Mosca, Ricordi presenta il suo primo volume sulla “Filosofia della Commedia di Dante,” dedicato alla cantica dell'Inferno. Lo spettacolo del nulla, Bulzoni editore Essere e libertà,  Bulzoni editore Le mani sulla cultura, Gremese, Ideologia di Amleto Liberal edizioni Shakespeare filosofo dell'essere, Milano, Mimesis Edizioni, Filosofia del bacio, Mimesis Edizioni, Pasolini filosofo della libertà, Mimesis Edizioni, L'essere per l'amore, Mimesis Edizioni, Il grande teatro shakespeariano, libro + CD, Mimesis edizioni,  Filosofia della Commedia di Dante. Volume IInferno. Mimesis edizioni,  . "Filosofia della Commedia di Dante" Volume II Purgatorio. Mimesis edizioni,  Dante per RomaDante per Roma: Inferno videoRaiPlay, su Rai. Franco Ricordi: "La grande magia di Dante può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa Repubblica,  aise.it, DANTE PER L'EUROPA: RICORDI DEBUTTA A BERLINO, su Aise.it. 30 luglio .  Ricordi parla del suo libro Shakespeare filosofo dell'essere, sul  RAI Letteratura, su letteratura.rai.it. Intervista di Grattarola,//mangialibri.com/interviste/intervista-franco-ricordi Franco Ricordi legge Dante in Algeria, iicalgeri.esteri.it/iic_algeri/it/gli_eventi/calendario//02/lettura-divina-commedia-a-cura.html.

 

righetti: Stefano Righetti, filosofo. Il primo periodo della sua attività di ricerca si è concentrato soprattutto sui temi dell’estetica. In questo ambito ha fondato e diretto la rivista «La Stanza Rossa» sull rapporto arte-comunicazione. Ha affiancato alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. È studioso del pensiero di Foucault al quale ha dedicato ampi studi. Le sue ricerche attuali hanno come argomento il rapporto tra l’ecologia e il pensiero occidentale, tema su cui ha pubblicato diversi saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste specializzate, fra le quali «Iride», «Dianoia» e «Millepiani».   Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata all’umanità civile, Mucchi, Modena ; La ragione ecologica. Saggi intorno all’etica dello spazio, Mucchi, Modena ; Etica dello spazio. Per una critica ecologica al principio della temporalità occidentale, Mimesis, Milano ; Foucault interprete di Nietzsche. Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza, Mucchi, Modena ; Letture su Foucault. Forme della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé, Liguori, Napoli ; La fantasia e il potere, Mucchi, Modena, La Stanza Rossa. Trasversalità artistiche (S. Righetti, F. Galluzzi, A. Finelli), Costa & Nolan, Milano. Soggetto e identità. Il rapporto anima-corpo, Mucchi, Modena.Cf. Grice, “From the banal to the bizarre: method in philosophical psychology.”

 

rieti: and not Rieta Mosè ben Isaac da Rieti  Mosè ben Isaac da Rieti, detto anche Mosè di Gaio o Moisè di Gajo, (Rieti), filosofo. Figlio del banchiere Gaio Isaac (o Gajo Isaac), conosciuto anche come Maestro Gaio, che lo istruì nel Talmud e nella letteratura ebraica. Mosè da Rieti e suo padre Gaio sono i capostipiti della famiglia ebraica Rieti (cognome diffuso anche all'estero, dove si è corrotto in Rietti).  Si trasferì a Perugia, dove portò a termine gli studi in medicina; nel 1422 tornò a Rieti dove, su autorizzazione del consiglio comunale e del signore della città Rinaldo Alfani, aprì un banco di prestito ed esercitò la professione di medico. In occasione delle insurrezioni popolari del 1425 che rovesciarono la signoria dell'Alfani, Moisè concordò un nuovo tasso di interesse con le autorità reatine.  Moisè abitava in una casa nel rione di Porta Carceraria de foris, che poi trasferì de intus (all'interno della cinta muraria), insieme alla moglie Cilla dalla quale ebbe i figli Gaio (il primogenito), Leone e Bonaiuto, anche loro medici e, ad eccezione di Leone, banchieri. Gestiva inoltre un'area privata utilizzata come cimitero dalla comunità ebraica di Rieti.  Dal 1431 Moisè soggiornò in varie città dello stato della Chiesa (Narni, dove era a capo di una scuola rabbinica, Amelia, Perugia, Foligno, ecc.) non solo per esercitare la professione di medico, ma anche come arbitro di controversie. Fu rabbino della comunità ebraica di Roma dall'inizio del pontificato di Eugenio IV.  Nel dicembre 1458 si fece rilasciare dalla cancelleria pontificia una licentia medendi, necessaria per esercitare la professione di medico nella città di Fabriano, dove era stato chiamato; per questa ragione si ritiene che fosse archiatra dal Papa Pio II (carica che, fin dai tempi di Isaac ben Mordechai, era stata spesso occupata da medici ebrei). Morì a Roma nel 1460.  A Rieti gli è stata intitolata una strada del centro, traversa di viale Canali.  Opere Fu autore di diverse opere poetiche, di filosofia e di medicina, sia in italiano che in ebraico.  La sua prima opera fu il poema Iggeret Ya'ar ha-Levanon, che descrive le decorazioni e gli ornamenti del Tempio.  La sua opera più conosciuta è il poema in terzine Mikdash Me'at (מקדש מעט, traslitterato Miqdāš mĕ῾at) ossia "Piccolo Santuario", ispirato alla Divina Commedia di Dante. Concepito nel 1409, fu iniziato nel 1415 e rimase incompiuto; è stato tradotto più volte in italiano e la prima edizione a stampa fu realizzata a Vienna nel 1851, con il titolo Il Dante Ebreo, ossia il Picciol Santuario, poema didattico in terza rima, contenente la filosofia antica e tutta la storia letteraria giudaica sino all'età sua. Si tratta di un poema enciclopedico in terza rima diviso in due parti. Nella prima, composta da cinque canti, il poeta fa sfoggio della conoscenza enciclopedica, citando Maimonide, al-Farabi, Al-Ghazali, Averroè, Porfirio e Aristotele. Nella seconda parte, composta di otto canti, si racconta di un viaggio immaginario del poeta, che entra nel santuario (Hekal) dove dimorano le anime dei grandi personaggi del passato: patriarchi, profeti, studiosi del Talmud e dell'ebraismo. La Dimora dei Supplici (Me'on ha-Sho'alim), canzone contenuta nella seconda parte, fu introdotta nella liturgia di alcune sinagoghe.  In seguito Moisè abbandonò la poesia e si dedicò alla filosofia e all'apologetica; tra le altre opere si ricordano le note al commentario di Averroè all'Isagoge ad Logicam di Porfirio; un commentario agli Aforismi di Ippocrate; Filosofia naturale e fatti de Dio. La sua ultima opera fu un'elegia scritta in morte della moglie.  Note  Egisto Fiori, Moisè di Gaio, il " Dante ebreo", in Orizzonti, luglio . 13 aprile . Isidore Singer, Umberto Cassuto, Rieti family, in Jewish Encyclopedia, Jewish Virtual Library. Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Operesu openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere

 

rignano: Grice: “I love Rignano, but I would not consider him a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!” --  Eugenio Vittorio Rignano (Livorno), filosofo. Nato in una famiglia di origini ebraiche, figlio di Giacomo Rignano e Fortunata Tedesco, studiò a Pisa e quindi aTorino.  Laureato, si interessò subito ai problemi filosofici collegati alla ricerca scientifica. Fu fondatore con Bruni, Dionisi, Enriques e Giardina della Rivista di Scienza. Sposa Costanza "Nina" Sullam, anch'essa di origine ebraica. Fondò a Bologna assieme a Federigo Enriques matematico a Bologna, Bruni chimico all'Padova,  Dionisi medico di Modena, Giardina biologo-zoologo di Palermo una pubblicazione che prese il nome di Rivista di Scienza per i tipi di Nicola Zanichelli. La rivista assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf. Grice on einheit der wissenschaft). La rivista nasceva con il proposito di opporsi alla eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica danneggiata per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli  fondatori, e in particolare Rignano, si proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della natura e le scienze dell'uomo.  In questo modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati, poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie.  Nei numerosi articoli che Rignano pubblicò su “La rivista de sintesi scientifica” ebbe modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua conceziomei filosofica ispirate soprattutto dalla corrente positivistica. Rignano chiese a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze psicoanalitiche. Freud scrisse “Das Interesse an der Psychoanalyse” che fu pubblicato in due puntate sulla rivista. Rignano si interessò di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per la sua ipotesi della "proprietà mnemonica" secondo la quale la sostanza vivente sarebbe in grado di "ricordare" le condizioni fisiologiche delle iniziali situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel prosieguo della vita biologica.  Questa sua teoria consentiva a Rignano di operare nella biologia un compromesso tra una visione meccanicistica della realtà naturale e una finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli organismi viventi vi sia il proposito immanente di conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile, secondo Rignano, che nel mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Rignano si interessò anche di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica --  ma "quando intese indicare lo statuto epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che spesso complicavano più che risolvere i problemi"  Coerentemente al suo programma di sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo.  Opere: “Per una riforma socialista del diritto successorio,” “Di un socialismo in accordo colla dottrina economica liberale, Torino, Fratelli Bocca,  Über die Vererbung erworbener Eigenschaften, Leipzig, Verlag von Wilhelm Engelmann, “Sulla trasmissibilità dei caratteri acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi, Bologna, Zanichelli, L'adattamento funzionale e la teleologia psico-fisica del Pauly, Bologna: Zanichelli, La valeur synthétique du transformisme, Paris, Editions de la Revue du Mois, Che cos'è la co-scienza?, Bologna, Zanichelli,Le matérialisme historique, Bologna, Zanichelli, Le psychisme des organismes inférieurs: (à propos de la théorie de Jennings), Estratto da: «Scientia», Bologna, Zanichelli,  La mémoire biologique en énergétique, Bologna, Zanichelli, Il fenomeno religioso, Bologna, Zanichelli, Il socialismo, Bologna, Zanichelli, Dell'attenzione; “Contrasto affettivo e unità di co-scienza ,” Bologna, Zanichelli, Dell'origine e natura mnemonica delle tendenze affettive, Bologna, Zanichelli, Per accrescere diffusione ed efficacia alle università popolari, Milano, La compositrice, La vera funzione delle università popolari, Roma, Nuova Antologia, Vvidità e connessione, Bologna, Zanichelli, Le rôle des théoriciens dans les sciences biologiques et sociologiques, Bologna, Zanichelli,  L'evoluzione del ragionamento, Bologna, Zanichelli, Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno d'esperimento, Como, Premiata Tipografia Cooperativa comense Aristide Bari, Le forme superiori del ragionamento, Bologna, Zanichelli, Per una riforma socialista del diritto successorio, Bologna, Zanichelli,  Democrazia e fascismo, Milano, Casa editrice "Alpes",  Everett V. Stonequist. American Journal of Sociology.  "Dizionario Biografico", su treccani.it. Cfr. E.Rignano, Pauly A.Darwinismus und Lamarckismus in Rivista di scienza, G. Sava, Sintesi scientifica e storia della scienza, Barbieri Editore, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Eugenio Rignano, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Digitalizzazione completa di Scientia e Rivista di Scienza su AMS Historica.

 

rigobello: “Il nostro rapporto con gli altri deve sempre farci essere un interrogativo per loro.” Arnaldo Rigobello (Badia Polesine), filosofo.  Fra i principali rappresentanti italiani del personalismo di ispirazione cristiana.  Armando Rigobello Rettore dell'Università LUMSA Durata mandato19891991  Dopo gli studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la laurea in lettere nel 1945, poi in filosofia nel 1947, quale allievo di Stefanini e Padovani. Dopo un periodo di studio e di ricerca in Germania, ritornò in Italia, insegnando in alcuni licei statali. Conseguita la libera docenza in storia della filosofia, iniziò la carriera accademica come assistente alla cattedra di Stefanini a Padova quindi all'Perugia, fin quando in quest'ultimo ateneo divenne ordinario. Insegnò, come ordinario, storia della filosofia a 'Roma e Tor Vergata. Ha poi continuato ad insegnare all’LUMSA di Roma di cui è stato il primo Rettore, dopo la trasformazione come ente da Magistero "Maria SS. Assunta" (di cui ne era direttore) in libera università. Attivo in varie associazioni cattoliche nazionali, fu anche vicesindaco di Badia Polesine, la sua città natale, quindi membro del CDA RAI sotto la presidenza di Grassi e, dal 1987, presidente dell'Accademia di studi italo-tedeschi. Presidente della Società filosofica italiana, fu pure insignito della Medaglia d'oro ai benemeriti della scienza, della cultura e dell'arte.  Studioso e pensatore dai vari interessi filosofici, che spaziano dalla metafisica, all'etica e la filosofia politica, alla pedagogia, alla storiografia, numerosi sono stati i suoi allievi, fra cui Alici, Nepi, Pieretti. -- è stato uno stretto collaboratore della rivista bimestrale Studium. Sulla scia del pensiero del suo maestro Stefanini, inizia i suoi studi con un ripensamento del personalismo partendo peròdal presupposto per cui esso, potendo anche costituire un possibile complemento integrativo ed estensivo alla metafisica classica (come gli fu impartita dall'altro suo maestro, Padovani), non potesse comunque considerarsi una dottrina filosofica definita bensì una posizione che mettesse in primo piano il concetto di "persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”), così come rivendicava Mounier nelle pagine della rivista Esprit (pubblicata negli anni '30 e da lui stesso fondata) nonché nelle sue varie opere. Riesamina punto per punto il pensiero mounieriano pervenendo alla conclusione originale e innovativa che esso non era in contraddizione con la metafisica classica bensì ne poteva costituire un proficuo ampliamento psicologico, etico, antropologico. Il contributo più originale del Rigobello consiste, quindi, nel "personificare" (proprio per il tramite del personalismo) la ragione (metafisica), attraverso quel processo di integrazione sopra invocato fra la corrente personalistica neoagostiniana ed esistenzialistica e quella aristotelico-tomista del pensiero classico.  Egli perciò riesamina nel suo evolversi, nonché compara criticamente e storicamente, il concetto di persona alla luce della storia della filosofiafino ad arrivare alla filosofia grecasulla base del paradigma mounieriano, chiamando in causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne risulterà, quindi, che il concetto di persona deve anzitutto essere inteso in un senso diverso da quello giuridico o filosofico, tomistico in particolare; inoltre, esso non deve essere confuso con quello derivante dal concetto di esistenza della filosofia esistenzialistica, che nega la possibilità che il soggetto possa governare la sua vita, in quanto ritenuto privo di autodominio. Infine, la persona, pur nella sua reale concretezza, non deve essere confusa con la sostanza metafisica di concezione aristotelica. Tutto ciò ha costituito una delle tre tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi la riflessione filosofica del Rigobello, tematica che potrebbe denominarsi "persona e interpretazione".  La seconda tematica della sua attività di ricerca scaturisce dagli insegnamenti, per certi versi antitetici fra loro, dei due suoi maestri, ovvero quelli di Luigi Stefanini, grazie ai quali egli individua un primo polo di convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla nozione fenomenologica di "mondo della vita" husserliano, e quelli di Umberto Antonio Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e ruotanti attorno alla nozione kantiana di trascendenza con i suoi limiti. Per Rigobello, quindi ogni altra discussione o questione filosofica sembra snodarsi o essere compresa fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nel binomio "trascendenza (o legge morale) e mondo della vita".  Il terzo ed ultimo ambito tematico del Rigobello ha aperto la prospettiva personalistica al dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica nell'analisi della realtà sociale in cui la persona viveed agisce, nonché esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema dominante. Questo terza tematica di ricerca del Rigobello, potrebbe quindi chiamarsi "in dialogo con il mondo contemporaneo".  Come esponente di punta del personalismo italiano, storicamente rappresentato da Stefanini, Carlini,  Sciacca e Pareyson, Ha rivolto la sua attenzione soprattutto ad una rivisitazione originale del personalismo comparato con i principi del cristianesimo, con l'etica e la politica, grazie a cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia quella rilevanza civica assunta dall'uomo come «testimone» della sua epoca che la sua responsabilità di cittadino. Egli ha altresì messo in evidenza come il personalismo italiano si distingua da quello francese proprio nella critica mossa al sistema neoidealistico, che non ha attecchito nella filosofia d'oltralpe.  Rigobello ha ripreso in sintesi, secondo le sue rivisitazioni, le tematiche più tipiche della struttura della persona umana e le relative implicazioni metafisiche, nel breve saggio Prossimità e ulteriorità (Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica nonché profondo conoscitore dell'opera di Ricœur, ha pubblicato L'apriori ermeneutico (Rubbettino). Opere: Oltre lo storicismo, in Studium, Ricchezza e povertà della metafisica classica, in Humanitas, Il problematicismo di Spirito come empirismo coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di Pedagogia, Umanesimo e antropocentrismo, in: Rassegna di Pedagogia, La disponibilità come abito etico del rapporto autorità-libertà, in Autorité et liberté. Atti del IV Convegno di Cultura Europea, Bolzano, Albert Camus, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, La pedagogia di Kant e l'indirizzo idealistico, in Questioni di storia della pedagogia, Editrice La Scuola, Brescia,  Il problema del linguaggio storiografico, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Perugia,  Condizionamenti sociologici e linguaggio morale, in Sociologia e filosofia,. Socrate e la formazione dell'uomo politico, in Civitas,  Esperienza di fede e struttura del sapere, in Studium, A trent'anni dalla morte di Benedetto Croce, perché possiamo e non possiamo dirci crociani, in Coscienza. Mensile del movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione sull'etica nella società contemporanea, in Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, Antonio Da Re e A, Poppi, Fondazione Lanza & Gregoriana libreria editrice, Roma,  Il tempo in Bergson e nello spiritualismo francese, in Il concetto di tempo. Atti del Congresso della Società filosofica italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo Editore, Napoli, 1997. Persona, trascendentale, ermeneutica, in Filosofi italiani contemporanei, Giuseppe Riconda e Claudio Ciancio, Mursia Editrice, Milano, Monografie, saggi, curatele Il contributo filosofico di Mounier, Pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia dell'Padova, F.lli Bocca Editori, Roma. La storia nella coscienza della gioventù, Edizioni AVE, Roma/ L'intellettualismo in Platone, Liviana Editrice, Padova,  Platone, Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate , Editrice La Scuola, Brescia,  Introduzione di una logica del personalismo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova. L'educazione umanistica e la persona. Saggio di una filosofia dell'insegnamento umanistico di Louis Meylan, tradotta dal francese e curata da Armando Rigobello, Editrice La Scuola, Brescia, Determinazione ed ulteriorità nel Kant precritico, U. Silva Editore, Milano-Genova, I limiti del trascendentale in Kant, U. Silva Editore, Milano-Genova (trad. tedesca: A. Pustet Verlag, München/Salzburg, La certezza morale, lezioni di filosofia morale tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia, Legge morale e mondo della vita, Edizioni Abete, Roma, La morale radicale, appunti delle lezioni tenute durante il corso di filosofia. Pubblicazioni dell'Università degli Studi di Perugia, Perugia, Struttura e significato, Edizioni La Garangola, Padova,  Linee per un'antropologia prescolastica, Editrice Antenore, Padova. Modelli storiografici di educazione morale, Frama Sud Edizioni tipografiche, Chiaravalle Centrale, Ricerche sul trascendentale kantiano , Editrice Antenore, Padova, Dal romanticismo al positivismo, fa parte di Storia del pensiero occidentale,  V, Marzorati, Milano, Ricerche sul "regno dei fini" kantiano , Bulzoni Editore, Roma. Il personalismo: scelta antologica (curata assieme a Gaspare Mura e Marco Ivaldo), Città Nuova Editrice, Roma, L'impegno ontologico. Prospettive attuali in Francia e riflessi nella filosofia italiana, A. Armando Editore, Roma, L'impegno ontologico: prospettive attuali in Francia e riflessi nella filosofia italiana, A. Armando Editore, Roma, . Il futuro della libertà, Edizioni Studium, Roma, Pedagogia, politica e promozione umana , Editrice La Scuola, Brescia.. Perché la filosofia, Editrice La Scuola, Brescia, trad. tedesca: Ars Una Verlag, Neurid, trad. spagnola: Caparros, Madrid. Studi di ermeneutica , Città Nuova Editrice, Roma, Verso una nuova didattica della storia , Sei, Torino, Persona e norma nell'esperienza morale , L.U. Japadre Editore, L'Aquila, Certezza morale ed esperienza religiosa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1Kant. Che cosa posso sperare, Edizioni Studium, Roma, Lessico della persona umana , Edizioni Studium, Roma.  L'immortalità dell'anima, Editrice La Scuola, Brescia, Soggetto e persona: ricerche sull'autenticità dell'esperienza morale , Edizioni Anicia, Roma,  Autenticità nella differenza, Edizioni Studium, Roma, Attualità della lettera ai Romani , Edizioni AVE, Roma.  Dio oltre i saperi. Tra teologia e filosofia (con Orlando Todisco, Giuseppe Zarone e Fausto Pellecchia), Edizioni San Paolo, Milano, Interiorità e comunità. Esperienze di ricerca in filosofia , Edizioni Studium, Roma, Oltre il trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro, l'estraneo, la persona , Città Nuova Editrice, Roma,  La persona e le sue immagini , Città Nuova Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Edizioni Studium, Roma, Le avventure del trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di Gallarate, Armando Rigobello, Casa Editrice Rosenberg & Sellier, Torino, Umanità e moralità , Edizioni Studium, Roma, Immanenza metodica e trascendenza regolativa, Edizioni Studium, Roma, L'apriori ermeneutico: domanda di senso e condizione umana, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Prossimità e ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla determinazione completa alla rottura metodologica, Il Ramo Editore, Rapallo.. Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista Luca Alici, Editrice La Scuola, Brescia, . L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della cultura all'originario, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. Struttura ed evento: tempo di vivere, tempo di dare testimonianza alla vita, la vita come testimonianza, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Dalla pluralità delle ermeneutiche all'allargamento della razionalità, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. Ciascuno di noi nell'incontro con l'altro deve essere tale da suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca (in Presentazione a Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , Studium, La filosofia come testimonianza, Rivista bimestrale, Studium, Roma, Enrico Berti ebbe per qualche mese il Rigobello come docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E. Berti, "Origini del pensiero di Armando Rigobello", in: Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium. Cfr. Berti, "Origini del pensiero di Rigobello", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Roma, ,Cfr. pure il contributo di Borghesi, "La dialettica tra struttura e significato", nella stessa collectanea.  Oltre quelli delle Parti II e III, si vedano soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, Rigobello, la filosofia come testimonianza,  Studium, Roma, .Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit.  Cfr. i vari contributi presenti nella miscellanea:  Estraneità interiore e testimonianza. Studi in onore di Armando Rigobello, Antonio Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane, Perugia, 1995.  Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere di Armando Rigobello", in Bollettino della Società Filosofica Italiana  nella rubrica Filosofi allo Specchio,  Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit.  Per questi aspetti centrali del pensiero di Rigobello, si vedano soprattutto i contributi presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: Luigi Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la filosofia come testimonianza, Numero speciale di Studium, Cfr. Luigi Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , cRicordo di Armando Rigobello, su lumsa.it. Armando Rigobello, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia, su mondodomani.org. Armando Rigobello, Necrologio, su rovigooggi.it. In memoriam: Armando Rigobello, su unimc.it. In ricordo di Armando Rigobello, su unimc.it.  Estraneità interiore e testimonianza. Studi in onore di Armando Rigobello, Antonio Pieretti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, Luigi Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la filosofia come testimonianza, giornate-studio in suo onore, 17-18 novembre , evento organizzato a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti,  Studium, Gianni Dotto, "Armando Rigobello", in Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano, Emilio Baccarini , Passione dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza religiosa. Studi in onore di Armando Rigobello, Edizioni Studium, Roma,  Personalismo Emmanuel Mounier Filosofia cristiana  Armando Rigobello in SWIFSito web italiano per la filosofia, su swif.uniba.it. Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico (Interviste), Luca Alici recensione di Guido Del Din,Padova. Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma -- youtube.com/watch?v=yNRvCGRNfyE PredecessoreRettore della LUMSASuccessore Giorgio Petrocchidal 1989 al 1991Giuseppe Dalla Torre

 

di-rectum -- directus -- right: an advantageous position conferred on some possessor by law, morals, rule, or other norm. There is no agreement on the way in which a ‘right’ is an advantage. Will theories hold that rights favor the will of the possessor over the conflicting will of some other party; interest theories maintain that rights serve to protect or promote the interests of the right-holder. Hohfeld identified four legal advantages: liberties, claims, powers, and immunitiesThe concept of a right arose in Roman jurisprudence and was extended to ethics via natural law theory. Just as positive law, the law posited by human lawmakers, confers legal rights, so the natural law confers natural rights. Rights are classified by their specific sources in different sorts of rules. Legal rights are advantageous positions under the law of a society. Other species of institutional rights are conferred by the rules of private organizations, of the moral code of a society, or even of some game. Those who identify natural law with the moral law often identify natural rights with moral rights, but some limit natural rights to our most fundamental rights and contrast them with ordinary moral rights. Others deny that moral rights are natural because they believe that they are conferred by the mores or positive morality of one’s society. One always possesses any specific right by virtue of possessing some status. Thus, rights are also classified by status. Civil rights are those one possesses as a citizen; human rights are possessed by virtue of being human. Presumably women’s rights, children’s rights, patients’ rights, and the rights of blacks as such are analogous. Human rights play very much the same role in ethics once played by natural rights. This is partly because ontological doubts about the existence of God undermine the acceptance of any natural law taken to consist in divine commands, and epistemological doubts about self-evident moral truths lead many to reject any natural law conceived of as the dictates of reason. Although the Thomistic view that natural rights are grounded on the nature of man is often advocated, most moral philosophers reject its teleological conception of human nature defined by essential human purposes. It seems simpler to appeal instead to fundamental rights that must be universal among human beings because they are possessed merely by virtue of one’s status as a human being. Human rights are still thought of as natural in the very broad sense of existing independently of any human action or institution. This explains how they can be used as an independent standard in terms of which to criticize the laws and policies of governments and other organizations. Since human rights are classified by status rather than source, there is another species of human rights that are institutional rather than natural. These are the human rights that have been incorporated into legal systems by international agreements such as the European Convention on Human Rights. It is sometimes said that while natural rights were conceived as purely negative rights, such as the right not to be arbitrarily imprisoned, human rights are conceived more broadly to include positive social and economic rights, such as the right to social security or to an adequate standard of living. But this is surely not true by definition. Traditional natural law theorists such as Grotius and Locke spoke of natural rights as powers and associated them with liberties, rather than with claims against interference. And while modern declarations of human rights typically include social and economic rights, they assume that these are rights in the same sense that traditional political rights are. Rights are often classified by their formal properties. For example, the right not to be battered is a negative right because it imposes a negative duty not to batter, while the creditor’s right to be repaid is a positive right because it imposes a positive duty to repay. The right to be repaid is also a passive right because its content is properly formulated in the passive voice, while the right to defend oneself is an active right because its content is best stated in the active voice. Again, a right in rem is a right that holds against all second parties; a right in personam is a right that holds against one or a few others. This is not quite Hart’s distinction between general and special rights, rights of everyone against everyone, such as the right to free speech, and rights arising from special relations, such as that between creditor and debtor or husband and wife. Rights are conceptually contrasted with duties because rights are advantages while duties are disadvantages. Still, many jurists and philosophers have held that rights and duties are logical correlatives. This does seem to be true of claim rights; thus, the creditor’s right to be repaid implies the debtor’s duty to repay and vice versa. But the logical correlative of a liberty right, such as one’s right to park in front of one’s house, is the absence of any duty for one not to do so. This contrast is indicated by D. D. Raphael’s distinction between rights of recipience and rights of action. Sometimes to say that one has a right to do something is to say merely that it is not wrong for one to act in this way. This has been called the weak sense of ‘a right’. More often to assert that one has a right to do something does not imply that exercising this right is right. Thus, I might have a right to refuse to do a favor for a friend even though it would be wrong for me to do so. Finally, many philosophers distinguish between absolute and prima facie rights. An absolute right always holds, i.e., disadvantages some second party, within its scope; a prima facie right is one that holds unless the ground of the right is outweighed by some stronger contrary reason. Refs. H. P. Grice, “On the conceptual priority of the moral right over the legal right, and vice versa.”

 

rigorism, the view that morality consists in that single set of simple or unqualified moral rules, discoverable by reason, which applies to all human beings at all times. It is often said that Kant’s doctrine of the categorical imperative is rigoristic. Two main objections to rigorism are 1 some moral rules do not apply universally  e.g., ‘Promises should be kept’ applies only where there is an institution of promising; and 2 some rules that could be universally kept are absurd  e.g., that everyone should stand on one leg while the sun rises. Recent interpreters of Kant defend him against these objections by arguing, e.g., that the “rules” he had in mind are general guidelines for living well, which are in fact universal and practically relevant, or that he was not a rigorist at all, seeing moral worth as issuing primarily from the agent’s character rather than adherence to rules.

 

rimini: gregorio di, philosopher, he studied in Italy, England, and France, and taught at the universities of Bologna, Padua, Perugia, and Paris before becoming prior general of the Hermits of St. Augustine in his native city of Rimini, about eighteen months before he died. Gregory earned the honorific title “the Authentic Doctor” because he was considered by many of his contemporaries to be a faithful interpreter of Augustine, and thus a defender of tradition, in the midst of the scepticism of Occam and his disciples regarding what could be known in natural philosophy and theology. Thus, in his commentary on Books I and II of Peter Lombard’s Sentences, Gregory rejected the view that because of God’s omnipotence he can do anything and is therefore unknowable in his nature and his ways. Gregory also maintained that after Adam’s fall from righteousness, men need, in conjunction with their free will, God’s help grace to perform morally good actions. In non-religious matters Gregory is usually associated with the theory of the complexe significabile, according to which the object of knowledge acquired by scientific proof is neither an object existing outside the mind, nor a word simplex or a proposition complexum, but rather the complexe significabile, that which is totally and adequately signified by the proposition expressed in the conclusion of the proof in question.

 

rinaldini: Carlo Rinaldini, o Renaldini (Ancona), filosofo. Opus mathematicum. Nato in una famiglia aristocratica originaria di Siena, studiò al Bologna. Fu al servizio di  Urbano VIII e ottenne da Barberini, nipote del Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio.  Lettore e  professore a Pisa. Amico di Galilei e di Borelli, il quale lo aveva soprannominato Simplicio per la sostanziale fedeltà all'aristotelismo tradizionale, Rinaldini fu in corrispondenza con Viviani e fu uno dei soci fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ebbe numerose controversie con i suoi amici e con Redi ed Torricelli. Nonostante il conformismo, si oppose alla teoria della "virtù zoogenetica" delle piante, sostenuta dagli altri accademici del Cimento, precedendo Malpighi con l'ipotesi che anche gli insetti delle galle nascessero da uova deposte da individui della stessa specie.  Lasciò la Toscana per recarsi a Padova, dove ebbe la cattedra di Filosofia nella locale università e pubblicò “Philosophia rationalis, atque entità naturalis.” Cercò invano di tornare a Pisa. Un'altra gloria di Rinaldini è la sua proposta di scala termometrica utilizzando come riferimenti fissi il punto di congelamento dell'acqua e quello di ebollizione all'ordinaria pressione atmosferica, e proponendo di dividere l'intervallo in 12 gradi.  Opere (selezione): Opus algebricum, Anconae, Marco Salvioni, Opus mathematicum, Bononiae, Evangelista Dozza, Mathematica italiana, Geometra promotus, Patauii, typis Petri Mariae Frambotti bibliopolae, Ars analytica mathematum in tres parte distributa, Florentiae: ex typographia Iosephi Cocchini; Patauii: typis Petri Mariae Frambotti, Ars analytica mathematum. Pars tertia, Patauii, Pietro Maria Frambotto, De resolutione atque compositione mathematica libri duo, Patauii: typis ac impensis heredum Pauli Frambotti,  Philosophia rationalis, naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex accuratis naturalium effectuum observationibus deducta, & ubi rei natura patitur geometrice demonstrata exhibetur. Patauii: sumptibus Petri Mariae Frambotti bibliop. Ad artem quam ipse conscripsit mathematum analyticam paralipomena, Patauii : typis Petri Mariae Frambotti,  Commercium epistolicum, Patauii: typis Petri Mariae Frambotti. L. Boschiero, Experiment and natural philosophy in seventeenth-century Tuscany: the history of the Accademia del Cimento, Dordrecht: Springer,  «Carlo Rinaldini» In: Francesco Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici  «Lo sviluppo delle ricerche sulle galle» In: Francesco Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici  Clelia Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e mistica nel '600: Elena Cornaro e Carlo Rinaldini, Milano: Franco Angeli, Giulia Giannini, Carlo Rinaldini, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. «Renaldini (Rinaldini), Carlo». In: Johann Christian Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch für Mathematik, Astronomie, Physik, Chemie und verwandte Wissenschaftsgebiete zur Geschichte der exacten Wissenschaften, Sächsische Akademie der Wissenschaften zu Leipzig,  2 (M-Z), Leipzig: J.A. Barth, Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Operei (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Mathematica italiana, Biografia di Carlo Renaldini, su mathematica.sns.it, Museo Galileo di Firenze.

 

riondato: Ezio Riondato (Padova), filosofo. Nasce nel quartiere padovano dell'Arcella. Studia presso l'Padova e si laurea prima in lettere classiche e poi in filosofia nel 1952, avendo come maestri Luigi Stefanini, Aldo Ferrabino, Umberto Antonio Padovani e Carlo Diano. Diventa professore di storia della filosofia antica nello stesso ateneo patavino. Fu vicepresidente nazionale dell'Azione Cattolica, presidente della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e presidente del Consiglio di amministrazione del Gazzettino.. Mentre si recava a lezione al Liviano, fu ferito da un colpo di pistola ad una gamba. L'attentato venne rivendicato dai Comitati Comunisti Combattenti. Sul luogo dell'attentato è ora presente una targa in ricordo. È stato presidente dell'Accademia patavina di scienze, lettere ed arti e sotto la sua presidenza l'Accademia cambia nome in "Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti". -- è socio corrispondente dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti.  Onorificenze Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte. Targa in ricordo (JPG), su ezioriondato.org. 3 maggio .  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito in Memoria, su ezioriondato.org.

 

ring of Gyges, a ring that gives its wearer invisibility, discussed in Plato’s Republic II, 359b 360d. Glaucon tells the story of a man who discovered the ring and used it to usurp the throne to defend the claim that those who behave justly do so only because they lack the power to act unjustly. If they could avoid paying the penalty of injustice, Glaucon argues, everyone would be unjust.

 

plantadossi: Giovanni da Ripa, o da Ripatransone, al secolo Giovanni Plantadossi (Ripatransone), filosofo. Sebbene considerato a volte nominalista, era in realtà un realista. Chiamato Doctor difficilis o Doctor supersubtilis, fu commentatore a Parigi del Liber sententiarum di Pietro Lombardo, oltre che missionario e ambasciatore in Grecia.  La riscoperta di Giovanni è proceduta a partire dalla Francia, dove l'edizione moderna delle sue opere è stata curata da André Combes, per approdare in Italia solo in tempi recenti. Jolivet lo considera «fra i pensatori più originali e profondi del Medio Evo».  Opere di e su Giovanni da Ripa Conclusiones (riedizione), Parigi,  Lectura super Primum Sententiarum, Prologi, Questiones 1 et 2 (riedizioni), Parigi, 1961. Questio de gradu supremo (riedizione), Parigi, 1964. André Combes, La métaphysique de Jean de Ripa. André Combes, Présentation de Jean de Ripa, 1956. Note  R. Lambertini, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Giovanni da Ripa, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals. From Ripa to me.”

 

riverso: Emanuele Riverso (Napoli), filosofo. Si laurea a Napoli. Docente a Salerno. Riceve il Premio Nazionale “Tetradramma d'oro”. Professore a Napoli. Diventa ordinario di Filosofia a Salerno. Fu inserito tra i 500 intellettuali più importanti d'Europa. Trra i 2000 intellettuali “eccellenti” del XXI secolo.  I suoi studi hanno spaziato dalla filosofia critica ed analitica, alla logica formale, è stato esperto in problemi di linguistica, con particolare specializzazione nei rapporti tra cultura occidentale e cultura islamica e di filosofia delle scienze e delle culture. La sua attività ha portato alla pubblicazione di 45 volumi, 26 traduzioni e curatele ed oltre 500 articoli scientifici.  Opere: “Intorno al pensiero di Barth. Colpa e giustificazione nella reazione antiimmanentistica del "Roemerbrief" barthiano, La teologia esistenzialistica di Barth, La costruzione interpretativa del mondo, analizzata dall'epistemologia genetica, Metafisica e scientismo. Con un'appendice sulla logica di Peirce, Il pensiero di  Russell. Esposizione storico-critica,  Introduzione alla filosofia e all'analisi del linguaggio, Dalla magia alla scienza, I problemi della conoscenza e del metodo nel sensismo degl'ideologi, Analisi dell'esperienza estetica,  Il pensiero occidentale. Corso di storia della filosofia, Le tappe della pedagogia nel mondo occidentale, l pensiero di Ludovico Wittgenstein, Natura e logo. La razionalizzazione dell'esperienza da Omero a Socrate, La filosofia analitica in Inghilterra,  Il pensiero di Wittgenstein,  La filosofia oggi,  Individuo, società e cultura. Introduzione alla psicologia dei processi culturali, La nostra immagine dell'Universo. Astronomia e ideologia, Il pensiero di BRussell, Il pragmatismo, Aspetti della spiritualità europea dal '500 al '600,  Il linguaggio nel pensiero filosofico e pedagogico del mondo antico, Democrazia, Isonomia e Concetto di Stato,  Le correnti filosofiche del '900, Riferimento e struttura; Il problema logico-analitico e l'opera di Strawson, Democrazia e gioco maggioritario, Filosofia analitica del tempo,  Ideologia e società nell'Islam, La città e lo Stato; Alle origini del pensiero politico occidentale, Millikan e la carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, le tappe della filosofia e della scienza nella cultura occidentale,  Piaget; Filosofo, epistemologo, psicologo e pedagogista,  L'Islam; Crogiuolo d'idee, di problemi, di angosce, Forme culturali e paradigmi umani; Le tappe del pensiero filosofico e pedagogico nella cultura occidentale, Paradigmi umani e educazione, Filosofia del linguaggio: dalla forma al significato, Cose e parole nella traduzione interculturale, Come Bruno iniziò a parlare: Diario di una maestra di sostegno, La rimozione dell'Eros nel Giansenismo, Civiltà, libertà e mercato nella città greca antica  (Working Papers della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, LUISS, Roma). ''Capire l'Islam, Iran, Da Zarathuštra all'Islâm. Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che ha influenzato l'umanità,  Islâm, morale e dottrina, Cogitata et scripta,  Con Emanuele Riverso scompare un vero filosofo del linguaggio, La Tribuna, Quindicinale di Informazione, Sito interamente dedicato al prof. Riverso, su emanueleriverso.it. Semiosi iconica e comprensione della Terra, di Emanuele Riverso, SIBA, Coordinamento dei servizi informatici bibliotecari di Ateneo, Università del Salento.

 

Roccoto be identified.

 

rodano; Funzionario di partito Segretario nazionale del Partito della Sinistra Cristiana Gruppo parlamentareComunista CircoscrizioneCollegio Unico Nazionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Cristiano (1940-1942) Partito della Sinistra Cristiana (1943-1946) Partito Comunista Italiano (1946-1983) Titolo di studioLaurea in lettere Università Università “La Sapienza” Professione Politologo, Funzionario di partito. Franco Rodano (Roma), filosofo. Comunemente considerato il fondatore del “cattocomunismo.” Fu tra i fondatori del Movimento dei Cattolici Comunisti, poi Sinistra Cristiana. Consegue la maturità classica al Visconti, la laurea aRoma. Negli anni del liceo e dell'università frequenta la congregazione mariana “Scaletta”, diretta da padri gesuiti; milita nell'Azione Cattolica e nella FUCI, allora presieduta da Aldo Moro.  Dal 1938 entra in contatto e collabora con antifascisti d'ispirazione cattolica (Adriano Ossicini, Paolo Pecoraro, Antonio Tatò e altri), comunista (Paolo Bufalini, Antonio Amendola, Pietro Ingrao, Lucio Lombardo Radice e altri), del Partito d'Azione e liberali (Ugo La Malfa, Paolo Solari, Mario Fiorentino fra gli altri).  Nel 1938-40 partecipa al “Movimento dei Cattolici Antifascisti”. Nel 1941-43 è (con Ossicini e Pecoraro) tra i promotori e dirigenti del “Partito Cooperativista Sinarchico”, poi “Partito Comunista Cristiano” e ne redige i principali documenti. Dal 1942 fa parte, con Alicata e Ingrao, del cosiddetto “triumvirato” dirigente le due distinte organizzazioni clandestine (comunista e comunista cristiana).Nel 1942 scrive, sotto pseudonimi, alcuni articoli sull’Osservatore Romano. Il 18 maggio 1943 viene arrestato dalla polizia fascista in una generale retata dei militanti del PCC, e deferito al Tribunale Speciale con altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del fascismo e tutti vengono liberati poco dopo il 25 luglio 1943.  Nel periodo badogliano, fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, ha intensi scambi d'idee con i compagni di partito e altre personalità antifasciste sulla linea da seguire. Stringe amicizia con don Giuseppe De Luca e con Giaime Pintor. Collabora al “Lavoro”, diretto da Mario Alicata (comunista), Olindo Vernocchi (socialista) e Alberto Canaletti Gaudenti (cattolico). Sotto l'occupazione nazista di Roma (8 settembre 19434 giugno 1944) fonda, con altri, il “Movimento dei Cattolici Comunisti” e ne redige i documenti teorico-politici; scrive articoli sui 14 numeri usciti alla macchia di Voce Operaia, organo dello stesso MCC. Il 13 febbraio 1944 sposa Maria Lisa Cinciari, sua compagna di lotta, che diverrà vice presidente della Camera dei deputati per il PCI, con cui avrà cinque figli, tra cui Giulia Rodano, assessore alla Regione Lazio dal 2006 al .  Dopo la liberazione  Franco Rodano con Laura Garroni Liberata Roma, il MCC prende il nome di "Partito della Sinistra Cristiana". Vi confluiscono i “Cristiano-Sociali” di Gerardo Bruni. Vi partecipano anche Felice Balbo, Filippo Sacconi, Luciano Barca, Fedele D'Amico, Giovanbattista Chiesa, Erasmo Valente, Giuseppe Mira, Antonio Tatò, Giglia Tedesco, Ennio Parrelli, Vittorio Tranquilli, Antonio Rinaldini.  Nel giugno 1944 Rodano stringe un rapporto di amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti di dissenso critico) con Palmiro Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi articoli; in quattro di essi (autunno 1945) sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della sua amicizia con Raffaele Mattioli. Nella notte di Natale del 1944 s'incontrano, a casa di Rodano e con la sua mediazione, Togliatti e don Giuseppe De Luca: è un primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano.  Il 9 dicembre 1945, a conclusione di un congresso straordinario, il PSC si scioglie. Rodano sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al PCI il compito di affrontare la questione cattolica, superando le pregiudiziali ateistiche e del dogmatismo marxista. Si adopera perciò per ottenere modifiche nello statuto del PCI, che consentano l'iscrizione e la militanza in esso indipendentemente dalle convinzioni ideologiche e religiose, modifiche che saranno adottate dal PCI nel suo V congresso, nel gennaio 1946.  Entrato nel PCI, Rodano scrive su periodici ufficiali di tale partito o ad esso vicini; particolarmente numerosi i suoi articoli su Rinascita, dal 1946 al 1952. Vi ha largo spazio l'invito ai cattolici a lavorare in politica e nelle altre dimensione della "storia comune degli uomini" in spirito di laicità, evitando quindi improprie commistioni con la fede religiosa. Questa posizioneapprofondita da Rodano nel corso di tutta la sua opera ed essenziale per comprenderlacontrasta con la linea della Chiesa di Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi articoli sulla condizione economica del clero (Rinascita, autunno 1947) per comminargli l'interdetto dai sacramenti, accusandolo di fomentare la "lotta di classe" all'interno delle gerarchie. L'interdetto verrà tolto solo sotto il pontificato di Giovanni XXIII.  La battaglia culturale  Franco Rodano Dal 1951 al 1954 Rodano cura, insieme a Gabriele De Rosa, Filippo Sacconi e altri, gli articoli politici del mensile Lo Spettatore Italiano, diretto da Elena Croce, figlia di Benedetto. Dal 1955 al 1959 scrive sul Dibattito Politico, settimanale diretto da Mario Melloni e Ugo Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le posizioni politiche del mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel distinto riconoscimento dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano tra gli altri Giuseppe Chiarante, Lucio Magri, Ugo Baduel, Edoardo Salzano.  Durante il pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione ai dirigenti sovietici della proposta, accolta, di uno scambio di messaggi in occasione dell'ottantesimo compleanno di papa Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e Santa Sede. Tra il 1960 e il 1968 si svolge un serrato dialogo tra Rodano e Augusto Del Noce, che mette in chiaro la diversità delle rispettive posizioni. Nel 1962 Rodano fonda, con Claudio Napoleoni, La Rivista trimestrale, che durerà fino al 1970, affrontando nodi teorici e politici di fondo. Ancora con Napoleoni, e con Michele Ranchetti, dirige la “Scuola Italiana di Scienze Politiche ed Economiche” (SISPE, 1968-72), rivolta a militanti del movimento giovanile dell'epoca.  Negli stessi anni collabora alla rivista Settegiorni, diretta da Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra l'altro scrive una serie di interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere dalla Valnerina. Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, Rodano scrive sui Quaderni della Rivista Trimestrale (1972-83), diretti da Mario Reale, cui collaborano, insieme a Filippo Sacconi, Edoardo Salzano, Vittorio Tranquilli, Giorgio Gasparotti, Franco Rinaldini, gli allora giovani Mario Reale, Raffaele D'Agata, Claudio De Vincenti, Alessandro Montebugnoli, Pier Carlo Padoan, Stefano Sacconi, Alberto Zevi, Giaime e Giorgio Rodano, e altri.  Lo si considera l'esponente più autorevole del “cattocomunismo”: "i rapporti di Rodano con il mondo cattolico sono stati indagati a fondo. Quelli con Togliatti (che furono rapporti personali assai intensi) assai poco, come quelli con Berlinguer (all'Istituto Gramsci si conservano tre vaste memorie che Rodano ha scritto per Berlinguer), anche se il rapporto stretto di questi con Antonio Tatò è sufficiente a delinearne l'influenza".  Nella stagione del “Compromesso storico” proposto da Enrico Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di Aldo Moro, Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione della società. Quella stagione e quelle prospettive vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro. S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI, del PSI, della DC e di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive articoli su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente dal 1974 al 1982.  Franco Rodano muore per una crisi cardiaca il 21 luglio 1983 a Monterado (An). Al funerale cattolico partecipa ufficialmente anche la locale sezione del PCI.  Opere Sulla politica dei comunisti, (Boringhieri, Torino 1975) Questione democristiana e compromesso storico, (Editori Riuniti, Roma 1977) Il pensiero di Lenin da “ideologia” a “lezione” (Stampatori, Torino 1980) Lettere dalla Valnerina (Piero Pratesi, La Locusta, Vicenza 1986) Lezioni di storia "possibile" (Vittorio Tranquilli e G.Tassani, Marietti, Genova 1986) Lezioni su servo e signore (Vittorio Tranquilli, Editori Riuniti, Roma 1990) Cattolici e laicità della politica (Vittorio Tranquilli, Editori Riuniti, Roma 1992) Cristianesimo e società opulenta (Marcello Mustè, Ed. di Storia e letteratura, Roma 2002) Saggi, articoli, interviste Sono stati pubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali: l'Osservatore Romano (1942), Primato (1942), Voce Operaia (1943-45), Rinascita (1944-52; 1957; 1977; 1979), Il Politecnico (1945-46), Unità (1946, 1948), Vie nuove (1946-49), Società (1949-50), Cultura e realtà (1950), Lo Spettatore Italiano (1951-54), Il Contemporaneo (1954-55), Il Dibattito Politico (1955-59), Nuovi Argomenti (1957), La Rivista Trimestrale (1962-70), Settegiorni (1971-72), Quaderni della Rivista Trimestrale (1972-83), Paese Sera (1974-82), Città Futura (1977-79), Nuova Società (1981-82), Il Regno (1981).  Si può vedere l'elenco completo dei saggi, articoli, interviste in: katciu-martel.it . I saggi più importanti, pubblicati sulla Rivista Trimestrale e sui successivi Quaderni della R.T., sono:  Risorgimento e democrazia (n. 1/1962), Il processo di formazione della “società opulenta” (n. 2/1962), Il pensiero cattolico di fronte alla “società opulenta” (n. 3/1962), Egemonia riformista ed egemonia rivoluzionaria (n. 4/1962), Note sul concetto di rivoluzione (n. 5-6/1963, 7-8/1963, 9/1964), Significato e prospettive di una tregua salariale (con Claudio Napoleoni, n. 10/1964), Il centro-sinistra e la situazione del paese (n. 13-14/1965), Sul pensiero di Marx (con C. N. , n. 15-16/1965), A proposito del convegno delle ACLI a Vallombrosa (n.22-23/1967), Su alcune questioni sollevate dal movimento studentesco (Con C.N., n. 24-25/1968), Dopo Praga: considerazioni politiche sulla storia del movimento operaio (n.26-27/1968), A proposito dell'”autunno caldo”: considerazioni sulla dialettica sociale dell'”opulenza” (n. 28-30/1969), La peculiarità del Partito comunista italiano (n. 39-41/1974), Dopo il XIV congresso del PCI: il nodo al pettine; i “germi di comunismo” (n. 43/1975), La questione democristiana (n. 45/1975), La proposta del “compromesso storico” (n. 46/1975), Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una grande esperienza (con Vittorio Tranquilli, n. 48-49/1976), Considerazioni sulla strategia dei comunisti italiani: egemonia e libertà delle opinioni (n. 50/1977), Considerazioni sui fenomeni di eversione giovanilistica: la politica come assoluto (con V.T., n. 51/1977), Note sulla questione giovanile: la giovinezza, specificità umana e condizione storica (con V.T., n. 52/1977), Dopo la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e ideologie (n.54/1978), Alla radice della crisiI –L'incompatibilità tra capitalismo e democrazia (n. 55-56/1978), IIÈ possibile una soluzione reazionaria? (n. 59-60/1979), IIIIdee e strumenti della manovra reazionaria (n. 61/1979), IVRivoluzione e “filosofia della storia” (n. 64-66/1981), V –Rivoluzione in Occidente e rapporto con l'URSS (n. 69-70/1982), Il senso di una grande lezione: per una lettura critica del pensiero di LeninI, II (nn. 57/1978, 58/1979), Per un bilancio del “compromesso storico”: Innovazione e continuità (n. 71-72/1982), Contratti e costo del lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni (ivi) La Chiesa di fronte al problema della pace (n. 75-77/1983). Note  Piero Craveri, Una critica pregnante, in Mondoperaio, n. 7-8/11.  È morto Rodano, teorico del compromesso storico Archiviolastampa.it  Augusto Del Noce: Lettera a F. Rodano (luglio 1961, in Regno-attualità, n.14/1990); Maria Lisa Cinciari: Cattolici comunisti (in Enciclopedia dell'antifascismo e della resistenza, Milano 1968); Lorenzo Bedeschi: Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano 1974); Mario Cocchi, Pio Montesi: Per una storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma 1975); Carlo Felice Casula: Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna 1976); Giovanni Tassani: Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna 1978); Giuseppe Ruggieri, Riccardo Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana, Brescia 1978); Margherita Repetto: Il Movimento dei cattolici comunisti: problemi storici e politici (in Quaderni della Rivista Trimestrale, n. 51/1979); : Ricordo di Franco Rodano (QRT, n.75-77/1983); Francesco Margiotta Broglio, "Rodano: un cristiano nella sinistra", in "Nuova Antologia", Gennaio-Marzo 1984, numero 2149, 232-39. Gabriele Giannantoni, Massimo D'Alema, Pietro Ingrao: Dibattito su Franco Rodano (in Rivista Trimestralenuova serie, n. 1/1985); : articoli su F. Rodano in Nuovo Spettatore Italiano, nn. 10-11/1985; 20, 21, 24, 25/1986; n. 34/1987; nn. 37, 38/1988; Gianni La Bella: “Lo Spettatore Italiano” (Morcelliana, Brescia 1986); Massimo Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici comunisti (Ed. Univ., Roma 1987); Enrico Landolfi, Franco Rodano e la rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila Palma, 1987. M. Raimondo: Franco Rodano: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano, Salerno 1987); Mario Tronti: Una riflessione su Franco Rodano (in Rivista Trimestralen. s., n.3-4/1987); Mauro Alighiero Manacorda: Franco Rodano lettore di Marx (In Critica marxista, n. 5/1988); Claudio Napoleoni: Saggio su Rodano (in Cercate ancora, Ed. Riuniti 1990, Raniero La Valle); Claudio Napoleoni: Su Franco Rodano (in Teoria politica, 1990); Augusto Del Noce: Il cattolico comunista (Rusconi, Milano 1991); Vittorio Tranquilli: Fede cattolica e laicità della politica in Franco Rodano (in Teoria Politica, n. 2/1991); Vittorio Tranquilli: Realtà storica e problemi teorici della democrazia nel pensiero di Franco Rodano (in Bailamme, nn. 10/1991, 11-12/1992); Mario Reale: Sulla laicità. Considerazioni intorno alle relazioni fra atei e credenti (in Novecento, n. 5-6/1992); Riccardo Bellofiore: Pensare il proprio tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni e Franco Rodano (in Per un nuovo dizionario della politica, Ed. Riuniti, Roma 1992, L. Capuccelli); Mauro Lucente: La riflessione teorica di Franco Rodano dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze politiche, Milano, 1992); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Franco Rodano, Roma, ottobre 1993; Marcello Mustè: Franco Rodano: critica delle ideologie e ricerca della laicità (Il Mulino, 1993); Riccardo Albani: La storia comune degli uomini. Rileggendo Franco Rodano (in Testimonianze, n. 351/1993); Massimo Papini: La formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli anni Trenta: Franco Rodano tra la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo “Visconti” (in Cristianesimo e storia, n. 16/1995); Vittorio Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano (Milano 1995); Marcello Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla “società opulenta” (in La Cultura, n.1/1999); Marcello Mustè: Franco Rodano: laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma 2000). Franco Rodano: "Cristianesimo e società opulenta", a cura e con introduzione di Marcello Mustè (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2002) Valentino Parlato: L'utopia di Rodano (in Manifesto, 22 luglio 2003); Enrico Melchionda: Gli anni di Rodano (in Aprile, n. 108/2003). Gabriele De Rosa, "Franco Rodano; il cristianesimo e la società opulenta", in "Ricerche di storia sociale e religiosa", anno XXXIII, numero 65, 227-29; Giuseppe Chiarante: Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie degli anni Cinquanta (Carocci, Roma 2006); Michele Pandolfelli: Cattolicesimo e marxismo nel pensiero di Franco Rodano (Tesi di laurea in Scienze politiche, Roma. S.d.). Giovanni Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici", Cantagalli , 175-189, "La traccia e la prospettiva teorica di Franco Rodano". Renato MORO, "Franco Rodano e la storia del 'partito cattolico' in Italia", in Alfonso Botti (ed.), Storia ed esperienza religiosa. Studi per Rocco Cerrato, Urbino, Quattro Venti, 2005,  183-214 Hanno detto di lui «La vita di Franco Rodano ha testimoniato, in modo esemplare, quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione all’impegno intellettuale e ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa nel senso più nobile e più alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa profondamente sentita e sofferta, Rodano ha avuto costantemente con sé il dantesco “angelo della solitudine”: durante l’intera sua vita, infatti, mai si è sottratto al rovello e al dubbio; mai ha preferito la comoda via dei pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La sua prima “scelta di campo” nell’Italia divisa in due, nel 1943, fu doppiamente coraggiosa: la resistenza al nazifascismo ed il tentativo di conciliare nel Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque, sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed umanissimo. Certamente Franco Rodano sarà ricordato dallo storico del futuro con queste sue peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In questo modo l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia memoria.»  Sandro Pertini, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 7. «[…] ritengo che la sua vita e la sua opera abbiano fornito una prova concreta e significativa della validità di due principi che egli ha serenamente professato e praticato e che, anche con il suo personale contributo, sono acquisiti al patrimonio teorico e ideale del Partito comunista. Il primo è la distinzione e l’autonomia reciproca della politica e della fede religiosa (o della convinzione filosofica o del “credo” ideologico). Il secondo è l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata dal X congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo la quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella capitalista.»  Enrico Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 9. «C’era nella sua avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana, nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire i confini del campo di ciascuno […], da cui discende l’autonomia della politica dalla religione e dalle ideologie […]. Per questo ritengo che occorra respingere le sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra progresso e conservazione […].»  Achille Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 67. «Per chi ha seguito, anche talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha spesso messo a confronto con la visione di Moro, appare chiaro che gli insegnamento di Franco Rodano come quelli di Aldo Moro non hanno solo valore per la ricostruzione storica di una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per la costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e di confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché attuali e non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì maggioranze e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso popolare da realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche rappresentative dell’intera realtà popolare.»  Giovanni Galloni, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 37. «[…] benché creda che la storia sia opera di molti, e non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre ritenuto che il ruolo esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi decenni sia stato assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento come a pochissimi altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla storia e alle trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti Rodano ha esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi di far torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e agli innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire demiurgica.»  Raniero La Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 49. «Lasciamo ad altri le banalità sul “Consigliere del Principe” o sul “consulente” per i rapporti con il mondo cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato certo, anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti l’incontro con Piero Godetti. Che Franco conoscesse e stimasse il cardinal Ottavini, che fosse intimo di don De Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”; era piuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno del termine.»  Gian Carlo Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 73. «Franco è stato e rimane uno dei pochi uomini il cui pensiero rende possibile l’appellativo di femminista anche per un appartenente al sesso maschile. La continua attenzione di Franco alla questione femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la ricerca su quello che egli stesso definì il processo di umanizzazione dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costituiva ben più di una semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano […]. Oggi più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia, per il mutamento, è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del femminismo. Per questo il messaggio di Franco Rodano, che può ben a ragione essere definito femminista nell’accezione più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora rivolto alla speranza e soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha consumato generosamente, e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta intiera la sua vita.»  Giglia Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale, «Il [mio] primo interrogativo riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla sua fede e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale, magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium n. 12) che diventa giudizio pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di Dio. È il “discernimento” di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12, 2) e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana.»  Don Gino Della Torre, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 95. «Il rapporto con la Chiesa, sia come comunità di fede che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico […] rappresentava [per Rodano] un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione totalizzante della rivoluzione politica e sociale (il mito del regno dei cieli sulla terra e di una storia senza alienazioni). Corrispettivamente il movimento comunista era il portatore necessario di una trasformazione della società che non si presentasse […] come inveramento e compimento della razionalità illuministica, della rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento dialettico, e perciò offrisse un fondamento storico e materiale ad un mondo in cui la persona umana diventasse centro e misura, liberata dalla reificazione capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile.»  (Lucio Magri) Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Franco Rodano  Gli anni di Rodano, articolo di E. Melchionda, in "Aprile", n. 108, settembre 2003. Franco Rodano: dall'utopia alla secolarizzazione, articolo di P. Vassallo, in "effedieffe.comgiornale on-line", 15/07/2005. Il consigliere di Berlinguer che amava la Controriforma. Ricorre il decennale della morte del giornalista politico Franco Rodano, articolo di Paolo Franchi, Corriere della Sera, 8 ottobre, 199333, Archivio storico. Raccolta di articoli di Franco Rodano. «Ròdano, Franco», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani.it L'Enciclopedia italiana".

 

romagnosi: important Italian philosopher. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Romagnosi," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Romanoto be identified.

 

Romano:  Judah ben Moses Romano (Roma), filosofo. Era un cugino di Immanuel Romano.  Fu un importante traduttore delle opere della filosofia scolastica dal latino all'ebraico. Fu il primo a tradurre le idee di Tommaso d'Aquino dal latino in ebraico nel trattato Ma'amar ha-Mamschalim. Tradusse in ebraico anche la Summa Contra Gentiles (Neged ha-Umot)  e le opere di Alberto Magno, Egidio Romano, Alessandro di Alessandria, Domenico Gundisalvo e Angelo da Camerino.   Tradusse dall’italiano all’ebraico sezioni della Divina Commedia di Dante,  e ne diede una pubblica lettura .  Note  Archived copy, su rep.routledge.com. 29 gennaio 2007 5 febbraio 2007)., the Jewish Encyclopedia gives 1286 as date of birth .  Archived copy, su textmanuscripts.com. 10 agosto 2007 13 giugno 2006).  Daniel H. Frank and Oliver Leaman, History of Jewish Philosophy (1997),  299, 352.  Jewish Language Research Website: Judeo-Italian  Umberto Eco, Serendipities (English translation 1999)64. 17337719 Europeana agent/base/

 

colonna: Grice: “Poor Ockham is known as Ockham – god knows, but he is not telling, what his surname was, if any! On the other hand, the rather pompous Romans have Egidio as a ‘Colonna,’ even if,  as the Treccani notes, ‘the links with the Roman family are unclear’!” -- Romano: Egidio Romano,  arcivescovo della Chiesa cattolica Filip4 Gilles de Rome.jpg Egidio Romano e Filippo il Bello (miniatura di un codice medievale). Template-Archbishop.svg   Incarichi ricopertiArcivescovo di Bourges   Nato tra il 1243 e il 1247, Roma Nominato arcivescovo25 aprile 1295 Deceduto22 dicembre 1316, Roma. Egidio Romano, latinizzato come Ægidius Romanus, indicato anche come Egidio Colonna (Roma), filosofo. Generale dell'Ordine di Sant'Agostino. Dopo la sua morte, gli furono tributati i titoli onorifici di Doctor fundatissimus e Theologorum princeps.   Fu discepolo di San Tommaso d'Aquino all'Parigi, dove più tardi insegnò, prima di diventare generale degli agostiniani e arcivescovo di Bourges (1295). Fu inoltre il precettore di Filippo il Bello per il quale scrisse il trattato De regimine principum, sostenendo l'efficacia della monarchia come forma di governo.  --  è considerato tra i più autorevoli teologi di ispirazione agostiniana, attivo anche nella vita intellettuale e politica in un contesto culturale ed istituzionale travagliato da frequenti ed aspre polemiche sul problema del rapporto tra potere temporale e potere spirituale. Questo filosofo è generalmente ricordato, insieme al prediletto allievo Giacomo da Viterbo, per il contributo nella redazione della celebre bolla Unam Sanctam del 1302 di Papa Bonifacio VIII e per il ruolo significativo che assunse il Maestro degli Eremitani di Sant'Agostino quale autore del De Ecclesiastica potestate e, dunque, quale teorico famoso e autorevole della plenitudo potestatis pontificia. In Egidio Romano rileviamo subito una compresenza del duplice atteggiamento dottrinale e politico; infatti è possibile rintracciare, fra le opere giovanili, il De regimine principum, opera scritta per Filippo il Bello e di ispirazione aristotelico-tomista inerente alla naturalità dello Stato, erigendola a difensore della potestas regale. Nel De Ecclesiastica potestate, invece, Egidio Romano afferma la superiorità del sacerdotium rispetto al regnum, distinguendosi quale rappresentante della teocrazia papale.  La riscoperta di Aristotele e l'agostinismo politico In seguito alle condanne di Étienne Tempier. Colonna difende la tesi di Tommaso, per la sua qualifica di Baccalaureus formatus, ma, proprio a causa delle condanne stesse, viene sospeso dall'insegnamento. In quegli anni, gli avversari del papato trovano nel pensiero di Aristotele gli strumenti per svolgere un'analisi politica che metta in discussione la sacralità del potere. Dall'altra parte troviamo l'influenza della corrente speculativa dell'agostinismo politico (ossia quel fenomeno, tipicamente medioevale, di compenetrazione fra Stato e Chiesa, all'interno del quale Agostino viene a giocare un ruolo fondamentale dal momento che l'apporto teorico del suo De Civitate Dei conduce a confusioni inevitabili fra il piano spirituale della Civitas Dei Caelestis e il piano temporale della vita terrena che è Civitas Peregrina), che ripropone la teoria delle “due città” e riafferma la superiorità del sacerdotium rispetto al regnum, costituendo un vero e proprio “partito del Papa”.  Egidio rivendica la Plenitudo potestatis come proprietà costitutiva dell'auctoritas del Papa in quanto homo spiritualis. Egidio sostituisce al concetto agostiniano di ecclesia, quello di regnum al fine di estendere gli ambiti del potere del sovrano ecclesiastico. Il sovrano ecclesiastico (il Papa) dovrebbe esercitare la sua sovranità anche sul potere temporale al fine di garantire l'ordine mediante una forma di dominium che coincida con la sua stessa missione spirituale.  Opere:Frontespizio delle In secundum librum sententiarum quaestiones L'edizione critica dell'opera omnia è stata intrapresa, per Leo S. Olschki, (Aegidii Romani opera omnia, collana Corpus Philosophorum Medii AeviTesti e Studi), dal gruppo di ricerca di Francesco Del Punta.   Quaestio de gradibus formarum, Ottaviano Scoto (eredi), Boneto Locatello, 1502.  In secundum librum sententiarum quaestiones,  1, Francesco Ziletti, 1581.  In secundum librum sententiarum quaestiones,  2, Francesco Ziletti, Opere, Antonio Blado, In libros De physico auditu Aristotelis commentaria, Ottaviano Scoto (eredi), Boneto Locatello, 1502.  De materia coeli, Girolamo Duranti, Quodlibeta, Domenico de Lapi. Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 3 dicembre . Roberto Lambertini, Giles of Rome, in Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford, .  Charles F. Briggs e Peter S. Eardley , A Companion to Giles of Rome, Leiden, Brill, . Silvia Donati, Studi per una cronologia delle opere di Egidio Romano: I. Le opere prima: I commenti aristotelici. "Documenti e studi sulla tradizione filosofica medievale", Gian Carlo Garfagnini, Egidio Romano, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Francesco Del Punta-S. Donati-C. Luna, Egidio Romano, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filippo Cancelli, Egidio Romano, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Papa Bonifacio VIII Teocrazia Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Egidio Romano Collabora a Wikiquote Citazionio su Egidio Romano Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Egidio Romano  Egidio Romano, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Ugo Mariani, Egidio Romano, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Egidio Romano, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. su ALCUIN, Ratisbona.  Opere di Egidio Romano, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. su Egidio Romano, su Les Archives de littérature du Moyen Âge. Egidio Romano, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Egidio Romano, in Catholic Hierarchy. Roberto Lambertini, Giles of Rome, in Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Biografia a cura dell'associazione storico-culturale S. Agostino, su cassiciaco.it. Predecessore Arcivescovo metropolita di BourgesSuccessoreArchbishopPallium PioM.svg Simone di Beaulie u25 aprile 1295 22 dicembre 1316 Raynaud de La Porte

 

Roma – Rotondi – La saggezza dell’antica roma -- filosofia romana: Grice: “There is a continuity between the philosophy wrote in Ancient Rome and that done in Italyas every British soldier who fought in the second world war should know!” -- Grice loved it. Enesidemo, academic philosopher, founder of a Pyrrhonist revival in Rome. Vide “Enesidemo. Anassagora, pre-Socratic enquirer into the origin of the  cosmosandronico, peripatetic; editor of Aristotle’s  works.antioco, cademic who reverted to Plato’s  dogmatismAntipater, Stoic, tutor to Cato  Uticensis.apollonide, toic, adviser to Cato  Uticensisapollonio, eo-pythagorean.apuleio, Platonic, author of the “Isagoge” adored by Boezio, and the "Metamorphoses".arcelisao, academic sceptic, head of the New Academy --- aristippo, member of Socrates’s circlearistone, peripatetic and head of the Lyceumaristotele founder  of the Peripatetic schoolaristo, head of the  Academy and teacher of Brutusario, adviser to Augustusartemidoro, stoic, friend of Pliny the Younger and son-in-law of Musoniusatenodoro, Stoic and adviser  to Cato Uticensis, in whose house he lived –atenodoro, Stoic and friend of Ciceroattalo, toic,  teacher of Seneca –augustino, neo-platonistbione, ynic, popular teacherboezio, philosopher with Stoic and Neoplatonist views, author of "The Consolation of  Philosophy"carneade, head of the New Academy, Sceptic  and star of the Athenian embassy to Rome in 155cheremone, toic, tutor to Nerocrisippo,  head of the  Stoic school from 232cicerone, leading transmitter of  Hellenistic philosophy to Rome and Renaissance Europe, follower of the New  Academy and pupil of Philo of Larissacleante, Zeno’s  successor as head of the Stoic school from 262clitomaco, ceptic and pupil of Carneades, head of  the New Academy from 127cornuto, toic, teacher and  friend of Persius and Lucancrantore, Academic, the first  commentator on Platocrate, ynic, follower of Diogenes  of Sinope and teacher of Zeno of Citiumcratippo, eripatetic, friend of Cicero and Nigidius and teacher of Cicero’s son.critolao, head of the Peripatetic school and member  of the Athenian embassy to Rome in 155Demetrio, friend of SenecaDemetrio, adviser of Cato  Uticensisdemocrito, pre-Socratic, founder  of atomismdicherco, Peripatetic, pupil of  Aristotlediodoto, toic, teacher and friend of  Cicero, in whose house he liveddiogene laerzio, author of "The Lives of the Philosophers"diogene d’apollonia 2nd half of 5th. cent., pre-Socratic philosopher and enquirer  into the natural world; a source for Seneca’s "Naturates Quaestiones"diogene da babilonia, head of the Stoic school and member of the  Athenian embassy to Rome in 155, tutor to Panaetiusdiogene d’enoanda, Epicurean and part-author of the inscription on the  stoa which he caused to be set up in Oenoanda --  diogene da sinope.  mid-4th.cent., founder of Cynicism --  epitteto, Stoic,  pupil of Musoniusepicuro -- principal source for Lucretius’s  poemeufrate, Stoic, student of Musonius and  friend of Pliny the Youngerfavorino, philosopher of  the Second Sophistic, friend of Plutarch and teacher of Frontogaleno, physician to Marcus Aurelius, Platonistecato, early 1st. cent., Stoic, pupil of Panaetius and member of circle of  Posidoniusermarco,  pupil of Epicurus  and his successor as head of the Epicurean school from 271, with Epicurus,  Metrodorus and Polyaenus, one of “The Four Men”, founders of the Epicurean  schoolierocle, Stoic --  lelio, consul in 140, friend of Scipio Aemilianus and Panaetius and called by  Cicero "the first Roman philosopher."leucippo, co-founder with Democritus of atomismlucrezio, Epicurean, author of "De Rerum Natura"manilio -- Stoic author of "Astronomica"marc’aurelio, emperor, and Stoic, author of "To Himself",  a private diarymenippo, first half of 3rd. cent., Cynic and  satirical author in prose and verse on philosophical subjectsmetrodoro, friend of Epicurus and one “The Four Men”, founders of  Epicureanismmoderato, neo-pythagoreanmusonio, Roman of  Etruscan descent, Stoic, teacher of Epictetusnigidio, eo-pythagoreanpanezio, Stoic, head of the Stoic  school from 129, influential at Rome, friend of Scipio Aemilianus and major  source for Cicero’s "De Officiis"parmenide, pre-Socratic, pioneer enquirer  into the nature of “what is”patrone,  friend of Cicero and successor of Phaedrus as head of the Epicurean  schoolfedro, Epicurean, admired by Cicero. head of the Epicurean school in the last years of his lifefilone d’alessandria, philosopher, sympathetic to Stoic ethics and  influential in the later development of Neo-platonismfilone da larissa, head of the New Academy, 110–88, the most influential of Cicero’s  tutorsfilodemo, Epicurean philosopher, protegé of Piso Caesoninus and an influence on Virgil and Horace, many of his fragmentary  writings are preserved in the Herculaneum papyriplatone -- founder of the Academy and disciple and interpreter of Socratesplotino -- eo-platonist, resident in Rome and CampaniaPlutarco,  Platonistpolemo,  Platonist and head of the Academy  -- poliaeno, friend of Epicurus and one of “The Four Men,” founders of Epicureanismposidonio, Stoic, student of Panaetius and head of his own school  in Rhodes, where Cicero heard him. The dominant figure in middle Stoicism, whose  works encompassed the whole range of intellectual enquiry.pirrone, the founder of Scepticism, whose doctrines were revived in Rome by  Enesidemo.pitagora di samo -- head of a community at  Croton in S. Italy, emphasized the importance of number and proportion, his  doctrines included vegetarianism and the transmigration of souls, influenced  Plato, his philosophy was revived at Rome by Nigidius and the Sextii. –rustico: consul, Stoic, friend and teacher of marc’aurelio.Seneca, stoic, tutor, adviser and victim of  Nero, author of philosophical treatises, including "Dialogi" and "Epistulae  Morales"severo: consul, Stoic friend and teacher of marc’aurelio, whose son married his daughter.sestio --  Neo-pythagorean, founder of the only genuinely Roman school of philosophy;  admired by Seneca for his disciplined Roman ethossesto empirico --sceptic, author of philosophical works and  critic of Stoicism, principal source for Pyrrhonismsiro, 1st. cent.,  Epicurean, teacher in Campania of Virgilsocrate -- iconic  Athenian philosopher and one of the most influential figures in Graeco-roman philosophy; he wrote nothing but is the central figure in Plato’s dialogues,  admired by non-Academics, including the Stoic Marc’ Aureliio nearly six hundred  years after his deathsotione: Neopythagorean, teacher  of Senecaspeusippo, , Plato’s successor as head of the  Academytele, cynic, author of diatribes on ethical subjectsteofrasto, peripatetic, successor to Aristotle as head of the Lyceum– Varrone– Senocrate,. head of the Academy. Senone da Citio -- founder of Stoicism, originally a  follower of the Cynic Crates, taught at Athens in the Stoa Poikile, which gave  its name to his school. Senone da Sidone, head of the Epicurean school (or Garden) at Athens, where he taught Philodemus and was heard by Cicero. Refs.: Marc’aurelio on Platone.

 

roncaglia: Gino Roncaglia (Roma), filosofo --  è figlio del filologo Aurelio Roncaglia, nipote dell'omonimo musicologo Gino Roncaglia e fratello dell'economista Alessandro Roncaglia.  Laureatosi in filosofia a Roma, è stato allievo di Gregory e  Maierù. Consegue il perfezionamento in Informatica umanistica, sempre presso la Sapienza. Consegue poi il dottorato in Filosofia a Firenze. Insegna Editoria digitale e Digital Humanities a 'Roma.  In precedenza, era stato prima ricercatore, poi professore associato a Tuscia, dove ha diretto un master in learning e corsi di perfezionamento su Book e futuro del libro e sul web semantico. Eera stato documentarista bibliotecario presso l'Archivio Storico della Camera dei deputati, occupandosi dei primi progetti di digitalizzazione della documentazione storica.  Fra i pionieri dell'uso di Internet in Italia e della riflessione sulle sue potenzialità culturali (in particolare nel settore dell'editoria e degli ebook), è socio fondatore dell'Associazione culturale Liber Liber. È stato autore con Calvo,  Ciotti e Zela della fortunata serie di manuali su Internet pubblicati dalla casa editrice Laterza (sei edizioni e oltre venti ristampe). Oltre che sul mondo del web, sull'editoria digitale e sulle culture di rete, ha pubblicato numerosi studi e ricerche anche sulla storia della logica fra il Medioevo e Leibniz.  In ambito televisivo è stato fra gli autori della trasmissione Rai MediaMente e di numerosi altri programmi televisivi legati al mondo delle nuove tecnologie e delle reti, nonché dei programmi culturali Nautilus e Zettel Filosofia in movimento in onda a partire dal gennaio  sul canale Rai Scuola. Con Casati è autore di un progettodenominato Wikilexper l'uso di strumenti wiki nel drafting normativo, in un contesto di democrazia partecipata.  Ha fatto parte dal settembre  del Comitato tecnico-scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, da cui si è dimesso per protesta nel maggio .  Opere principali: L'età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale. Roma-Bari:Laterza, . L'editoria fra cartaceo e digitale. Milano: Ledizioni, . La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro. Roma-Bari: Laterza, . Lingua e tecnologia. Usi della lingua e strumenti di rete, in Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il libro dell'anno,  Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Google Book Search e le politiche di digitalizzazione libraria. Digitalia,  Dai metadati all'harvesting. La gestione di risorse informative attraverso repository interoperabili. Culture del testo e del documento,  Internet,  Manuale per l'uso della rete, con Calvo, Ciotti, e Zela. Roma-Bari: Laterza, Blogosfera e feed RSS. Una palestra per il Semantic web? Networks. Rivista di filosofia dell'intelligenza artificiale e scienze cognitive,  Frontiere di rete. Internet, cosa c'è di nuovo?, con Calvo, Ciotti, Zela. Roma-Bari: Laterza, Il mondo digitale. Introduzione ai nuovi media, con Fabio Ciotti , Roma-Bari: Laterza, Palaestra Rationis. Discussioni su natura della copula e modalità, Firenze: Olschki. Università Roma Tre. 5 aprile .  Dimissioni organi consultivi MiBACT. Note a margine del concorso per 500 funzionari del Ministero Beni Culturali: mezzo bibliotecario per ogni biblioteca? E la tutela di libri e manoscritti chi la fa?, su aib.it. 23 agosto .  Opere su Liber Liber,  su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gino Roncaglia, .  Registrazioni di Gino Roncaglia, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Il sito-blog del libro La quarta rivoluzione, su ebooklearn.com. L’Open Archive dell’Università della Tuscia, contenente le sue pubblicazioni, su dspace.unitus.it.  Il sito del corso di perfezionamento su futuro del libro, e-book ed editoria digitale, su ebooklearn.com. Il sito del master in E-Learning dell’Università della Tuscia, su masterunitus.com. Il sito del progetto Wikilex, su merzspace.net. Gino Roncaglia: memoria e supporti digitali, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.it.

 

ronchi: Rocco Ronchi (Forlì), filosofo. Si è laureato a Bologna e ha conseguito il dottorato a Milano sotto la guida di Sini. Professore ad Aquila a all’Istituto di ricerca di psicanalisi applicate. Tiene corsi in varie università  e collabora con diversi centri di ricerca. È direttore di due collane: “Filosofia al presente” per Textus Edizioni di L’Aquila e “Canone Minore” per Mimesis Edizioni di Milano e dal  dirige la scuola di filosofia Praxis a Forlì.  È membro del Consiglio di amministrazione della Société des amis de Bergson e collabora con i servizi culturali di Rai Radio Tre e con il sito Doppiozero.  I suoi primi lavori sono dedicati a Bataille, Levinas, e Blanchot. Un sapere passionale) e alla questione della comunicazione intesa filosoficamente come partecipazione alla verità e fondamento ontologico della stessa pratica filosofica (Teoria critica della comunicazione: dal modello veicolare al modello conversativo, -- Grice: “I like ‘conversativo.”Almost a Spoonerism for ‘conservative’!” -- Filosofia della comunicazione. Il mondo come resto e come teogonia. Più in particolare,  ha proposto una revisione del modello veicolare o standard della comunicazione e una critica al paradigma linguistico del vivente. Al problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile nel pensiero occidentale antico, moderno e contemporaneo è invece dedicato “Il pensiero bastardo: figurazione dell’invisibile e comunicazione indiretta.” Grice: “This shows a distinction between ‘ingelese italianato.’ To call indirect communication bastard would be a bit too much at Oxford!” --. Grazie ai suoi studi su Bergson Ronchi si è segnalato come una voce significativa della cosiddetta “Bergson renaissance”. – cf. Grice, “Speranza e la cosidddetta “Grice renaissance””. Nei suoi lavori (Bergson filosofo dell’interpretazione, Bergson. Una sintesi, ), guarda a Bergson come a un filosofo in grado di dare risposta a questioni tuttora aperte del dibattito filosofico. Bergson non è, come si crede, un filosofo irrazionalista, spiritualista, ostile alla scienza e ai suoi metodi. Per lui la filosofia è un metodo rigorosamente empirista, che consente la massima precisione possibile nella descrizione dei fenomeni. Bergson è anzi il filosofo che ha cercato di emancipare la scienza da quanto di “metafisico” era ancora inconsapevolmente presente nelle sue pratiche. Con le sue celebri nozioni di “durata” e di “memoria” (cfr. Grice, “Personal identity: my debt to Bergson”)  ha costruito un nuovo modello di intelligibilità del divenire, alternativo a quello aristotelico, in grado finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il “vivente” quale era stato descritto dalla biologia evoluzionista.  Il pensiero bergsoniano è presentato come uno snodo essenziale della filosofia del Novecento. La sua dirompente attualità è mostrata attraverso un confronto sistematico con la fenomenologia, l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e l'epistemologia della complessità. Al tempo stesso però,  Bergson è ricollocato dall’autore all’interno della tradizione filosofica occidentale, come un capitolo, tra i più alti, dell’indagine filosofica sulla natura: un capitolo che continua l’opera di quei filosofi e di quei teologi che, dai neoplatonici a Cusano fino a Grice e Gentile, hanno provato a pensare la natura come vita vivente e come divinità immanente.  Impegnato in una definizione e riabilitazione del filosofico contro il pericolo della sua dismissione (Come fare: per una resistenza filosofica, ), proprio grazie al confronto con Bergson e ai filosofi “amici” di quest’ultimo (Grice, James, Whitehead, Deleuze, and Grice’s immediate sources: Gallie and Broad),  è venuto definendo la sua posizione filosofica inscrivendola in una costellazione ben precisa, ancorché minoritaria (Canone minore: verso una filosofia della natura, ). Empirismo radicale, realismo speculativo e “pragmatica” “trascendentale” sono le definizioni che, più di altre, esprimono il senso e la direzione della sua ricerca, improntata com'è a criticare quella che chiama “la linea maggiore della filosofia” e che definisce dualistica, soggettivistica e antropocentrica. In una parola: moderna.  Da Kant sino a Derrida, la filosofia moderna è stata infatti caratterizzata dal primato accordato alla finitudine, alla contingenza, all'intenzionalità griceiana, alla negazione e al linguaggio e la semiotica. La filosofia maggiore è, in fondo, un’antropologia cui oppone una filosofia del processo radicalmente monista e immanentista che contesta la tesi dell' "eccezione umana" e che non pone come apriori il principio della correlazione soggetto-mondo (anche nella versione offertane dall'ermeneutica e dalla fenomenologia). Alla svolta trascendentale kantiana è opposta quella cosmologica whiteheadiana e, al dispositivo aristotelico potenza/atto, dispositivo insufficiente a cogliere la natura naturans, la nozione di gentiliana di “actus purus”. La linea minore è, infatti, anche e soprattutto una linea megarica che, alla potenza logico-linguistica e umana troppo umana dei contrari, sostituisce una potenza che non può non esercitarsi (sia essa quella dell’Uno di Plotino, della sostanza di Spinoza o della durata di Bergson). La filosofia “minore” è una filosofia del processo (categoria che oppone all’aristotelica Kinesis) che, pur confutando il nulla e il possibile come pseudo-problemi, non sacrifica il carattere creativo e dinamico del reale. Il problema filosofico del rapporto Uno-moltida sempre al centro della riflessione cioè risolto nei termini di una cogenerazione reciproca fra i differenti per natura, in cui questa differenza non di grado tra il principio e il principiato funziona come causa dell’immediato essere uno dei molti ed esser molti dell’uno, ossia come la causa di quella unità cangiante di tutte le cose che  chiama “immanenza assoluta”.  Opere: Bataille, Lévinas, Blanchot: un sapere passionale (Spirali, Milano) Bergson filosofo dell'interpretazione (Marietti, Genova) Luogo comune. Verso un'etica della scrittura (EGEA, Università Bocconi Editorr) La scrittura della verità. Per una genealogia della teoria (Jaca, Milano) La verdad en el espyo. Les présocraticos y el alba de la philosophia, Akal, Madrid) Il pensiero bastardo: figurazione dell'invisibile e comunicazione indiretta (Marinotti, Milano. Teoria critica della comunicazione: dal modello veicolare al modello conversativo (Mondadori, Milano) Grice: “As I say, I like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it! ‘conversative,’ rather than the pompous ‘conversational’!). Liberopensiero. Lessico filosofico della contemporaneità (Fandango Libri, Roma) Filosofia della comunicazione: il mondo come resto e come teogonia (Bollati Boringhieri, Torino) Bergson. Una sintesi (Marinotti, Milano ) Come fare. Per una resistenza filosofica (Feltrinelli, Milano ) Brecht. Introduzione alla filosofia (et al., Correggio ) Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus Edizioni, L'Aquila ) Gilles Deleuze. Credere nel reale (Feltrinelli, Milano ) Il canone minore: verso una filosofia della natura (Feltrinelli, Milano ), Brecht. Tre dispositivi (Orthotes, Napoli ), Bergson, Whitehead, realismo speculative, Deleuze Scuola megarica, Sini, Gentile.

 

rosattiMarcello vitali rosatti --

 

roselli (with one s)perhaps --  Tiberio Rosselli (Gimigliano), filosofo. Indicato nelle fonti anche come Tiberio Russiliano Sesto.  Le notizie sulla sua nascita sono incerte. Più certe sono le informazioni sulla sua morte: le fonti concordano nel fatto che muoia per mano di un suo servo. Di lui scrive così, Luigi Accattatis nel suo libro Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis (1869):  «far dobbiamo onorevole menzione di Tiberio Rosselli da Gimigliano, letterato insigne del suo tempo e filosofo di grido, Cattedratico in Napoli ed in Salerno; il quale, a dir del Barrio, partitosi pel genio di visitare l'Africa, fu ucciso dal proprio schiavo. Egli era della famiglia di cui è stata la madre del celeberrimo Giuseppe Scorza, matematico distintissimo, istruttore, autore di merito, ed illustratore della scienza per metodi ed invenzioni, morto non ha guari in Napoli. Conchiudendo adunque, pare non dubbio essere stato il Nifo calabrese di origine, ed avere avuto tra noi i primi rudimenti di letteratura, tali da avergli dato a vivere. Dal contesto di scrittori calabresi, contemporanei alcuni, e vivuti altri dopo breve tempo della morte di lui, a cui noto veniva per recente tradizione, chiaramente se ne rivela il vero.»  E ancora l'Accattatis, parlando di Annibale Rosselli:  «(…)Tiberio Rosselli, congiunto di frate Annibale Rosselli, e discepolo del celebre Agostino Nifo; e che per la sua dottrina fu prescelto a leggere filosofia per più anni nell'Salerno.»  Opere: “Apologeticus adversus cucullatos Philosophiae declamatio ad Leonem X Oratio habita Patavi in principio suarum disputationum De propositione de inesse secundum Aristotelis mentem libellu Universalia Porphiriana.  Calabria, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis, Di questo filosofo e frate si occupano nei loro studi, tra gli altri, Zambelli e De Franco nei loro lavori. Nel  viene pubblicato da O/esse il testo "Rosselli di Gimigliano. Dalle origini a noi", che ricostruisce la vita e le opere del Rosselli.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

rosmini: important Italian philosopher, Catholic priest, counselor to Pope Pius IX, and supporter of the supremacy of the church over civil government Neo-Guelphism. Rosmini had two major concerns: the objectivity of human knowledge and the synthesis of philosophical thought within the tradition of Catholic thought. In his Nuovo saggio sull’origine delle idee “New Essay on the Origin of Ideas,” 1830, he identifies the universal a priori intuitive component of all human knowledge with the idea of being that gives us the notion of a possible or ideal being. Everything in the world is known by intellectual perception, which is the synthesis of sensation and the idea of being. Except for the idea of being, which is directly given by God, all ideas derive from abstraction. The objectivity of human knowledge rests on its universal origin in the idea of being. The harmony between philosophy and religion comes from the fact that all human knowledge is the result of divine revelation. Rosmini’s thought was influenced by Augustine and Aquinas, and stimulated by the attempt to find a solution to the contrasting needs of rationalism and empiricism. Antonio Rosmini  Nota disambigua.svg DisambiguazioneSe stai cercando l'omonimo criminale appartenente alla 'ndrangheta, vedi Antonio Rosmini (criminale). Nota disambigua.svg Disambiguazione"Rosmini" rimanda qui. Se stai cercando la 'ndrina, vedi Rosmini ('ndrina). Beato Antonio Rosmini Francesco Hayez (1791-1882) Ritratto di Antonio Rosmini (1853-1856) Galleria d'Arte Moderna di Milano.jpg Antonio Rosmini ritratto da Francesco Hayez, 1853-1856   Nascita 24 marzo 1797 Morte 1º luglio 1855 Venerato da Chiesa cattolica Beatificazione 18 novembre 2007 Ricorrenza 1º luglio Manuale Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati (Rovereto, 24 marzo 1797Stresa, 1º luglio 1855) filosofo, teologo e presbitero italiano. La chiesa cattolica lo venera come beato dal 18 novembre 2007.   Casa natale di Antonio Rosmini, in corso Rosmini, a Rovereto. Fu secondogenito di Pier Modesto e di Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa in Valle di Ledro, nipote di Ambrogio Rosmini Serbati, e al momento della sua nascita avvenuta il 24 marzo 1797, Rovereto faceva parte del dominio delle forze napoleoniche, che l'avevano strappato all'Impero asburgico. In quegli anni il Trentino fu terra di confine ora Tirolese (Tirolo italiano) ora appartenente al regno d'Italia, con capitale Milano.  Della sua nascita, Rosmini renderà sempre grazie a Dio poiché «Egli la fece coincidere con la vigilia della Beata Maria Vergine Annunziata». Viveva con sua sorella maggiore Margherita, entrata nelle Suore di Canossa, e con suo fratello più piccolo, Giuseppe. Rosmini, terminato l'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, al tempo città della Contea del Tirolo, compì gli studi giuridici e teologici presso l'Padova e manifestò il desiderio di diventare sacerdote. A questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla più tenera età, Rosmini leggesse alla luce della sua aureola.  Fu nel giugno 1820, in occasione della venuta a Rovereto del Vescovo di Chioggia Giuseppe Manfrin Provedi per consacrare le chiese di Santa Maria del Carmine e di Santa Croce, appartenente all'omonimo Monastero, che Antonio Rosmini, prendendo parte alla cerimonia, ottenne da Monsignor Manfrin il diaconato ed in seguito, a Chioggia, il 21 aprile 1821 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Intanto iniziò a mostrare una profonda inclinazione per gli studi filosofici, incoraggiato in tal senso da papa Pio VII.  Dal 1826 si trasferì a Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Alessandro Manzoni che di lui ebbe a dire: «è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità». Manzoni assistette Rosmini sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale "Adorare, Tacere, Gioire". Gli scritti di Antonio Rosmini destarono l'ammirazione, tra gli altri, anche di Giovanni Stefani, Niccolò Tommaseo e Vincenzo Gioberti dei quali pure divenne amico.  Nel 1828, dopo aver dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte ostilità per le sue posizioni incontrati da parte del vescovo di Trento, il beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, fondò al Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto della Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova famiglia religiosa, contenute in un libro che curò per tutta la vita, furono approvate da papa Gregorio XVI nel 1839.  A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento e di guida spirituale in un collegio rosminiano, il "Collegio Rosmini", regolato dalla Congregazione delle Suore della Provvidenza Rosminiane.  Nel 1848 svolse una missione diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la Santa Sede.  Il filosofo fu presidente dell'Accademia Roveretana degli Agiati ed il suo posto, anni dopo la sua morte, dal 1872 al 1888, fu assunto da don Francesco Paoli, suo segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di Casa Rosmini. Tra le volontà del filosofo vi fu anche quella di donare alla città di Rovereto un terreno nell'attuale zona di Santa Maria per costruirvi l'ospedale cittadino, e don Paoli onorò tale decisione.  Rosmini è sepolto all'interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa. Nella stessa chiesa si trovano le spoglie di Clemente Rebora.  Pensiero Filosofia Rosmini portò avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Sant'Agostino e di San Tommaso, rifacendosi anche a Platone.  Gli esordi filosofici di Antonio Rosmini si ricollegano a Pasquale Galluppi, sia pure polemicamente, in quanto Rosmini avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una posizione di integrale sensismo gnoseologico.  La necessità di concepire una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo di far conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di modifiche soggettive nell'atto stesso del conoscere.   Contrada della Terra, a Rovereto. Memoria storica della presenza di Antonio Rosmini. Il problema filosofico di Rosmini si configurava perciò come quello di garantire oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza, universalità e immutabilità.  Questo principio è per Rosmini l'idea dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò innata (Nuovo saggio sull'origine delle idee, del 1830).  Ma qui i problemi del kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, Rosmini ha chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la funzione propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del giudizio.  Tuttavia Rosmini non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il nichilismo cade in una vuota posizione nullista.  Accanto a questa ontologia l'etica di Rosmini si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale1).   Monumento sepolcrale di Antonio Rosmini, Vincenzo Vela, Stresa Politica Rosmini dedicò alla politica una breve ma intensa fase della sua vita. Seguì papa Pio IX riparato a Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica Romana, ma la sua formazione attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale era tale per cui fu costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX volle istituire dopo il 1849 una commissione incaricata della preparazione del testo per la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione, nonostante ben due sue opere (Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) fossero all'Indice, Rosmini fu chiamato a prendere parte a tale commissione.  In generale, Rosmini era favorevole allo Stato liberale (vagheggiando la monarchia costituzionale), al costituzionalismo e anche alla separazione tra Stato e Chiesa (sebbene non "assoluta": Rosmini criticherà lo Statuto Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come religione di Stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti della Santa Sede, ma criticherà le leggi laiciste ed anticlericali emanate successivamente). In gioventù ammiratore di François-René de Chateaubriand e di Joseph de Maistre (per cui avrà comunque parole di elogio ancora nel 1839), si convincerà in seguito della sostanziale bontà della maggior parte delle conquiste dell'età moderna, criticandone solo le modalità: in tale ottica, Rosmini criticava sia la rivoluzione francese che l'Ancient Regime, riconoscendo invece la sostanziale bontà dei princìpi sanciti nel 1789 (distinguendoli dalle successive degenerazioni rivoluzionarie), in polemica con chi, da una parte e dall'altra, sosteneva una società da lui definita "perfettista".  Continuò a vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con opere come Logica (1853) e Psicologia (1855), sino alla morte, avvenuta a 58 anni il 1º luglio 1855. Il suo corpo è oggi inumato in un sarcofago presso il Santuario SS. Sacramento a Stresa. Da Pio VIII a Benedetto XVI: il giudizio dei papi su Rosmini Ratzinger su Rosmini Il cardinale Joseph Ratzinger, il 18 maggio 1985 (quando la questione rosminiana era ancora ben accesa), nell'ambito di una serata organizzata dal Centro Culturale di Lugano, disse:  Nel confronto con le parole classiche della fede che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi della chiesa, almeno nell'epoca moderna.  Ma se io ora guardo i grandi e fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasarquanto più attuale è la loro parola rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della Chiesa.  In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come voce e via della verità.  Del resto io penso che vale la stessa regola anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più adeguatamente possibile.  E così questa teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi stessi.  Abbiamo veramente raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, mai uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande.»   Monumento ad Antonio Rosmini, in Corso Rosmini, a Rovereto Papa Pio VIII disse a Rosmini, in udienza il 15 maggio 1829:  «È volontà di Dio che voi vi occupiate nello scrivere libri: tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di scrittori: dico, di scrittori solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero.»  Gregorio XVI, successore di Pio VIII, in risposta alla lettera che Antonio Rosmini gli aveva indirizzato il 10 gennaio 1832, il 27 marzo dello stesso anno gli scrisse:  «Diletto Figlio, a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo volentieri e con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua devota sommissione a Noi e alla Sede Apostolica che ci hai mandato il 10 gennaio, in cui ci parli della pia Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue fatiche è stata fondata nel territorio della diocesi di Novara con l'approvazione del Vescovo. E soprattutto ci hai anche informato che il medesimo Istituto è stato da poco chiamato anche dal Vescovo di Trento nella sua diocesi e che qui molti ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito. Per questi fatti davvero rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni bene. E quantunque questo Istituto non sia stato ancora confermato dall'autorità di questa Santa Sede, tuttavia speriamo in bene di esso e ci allietiamo che lo stesso si dilati con il consenso dei nostri Venerabili Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto riguarda le Sante Indulgenze connesse a questo istituto, che domandi siano concesse, ricevi diletto figlio il nostro Rescritto unito a questa lettera, da cui sicuramente comprenderai che rispondiamo positivamente alla tua richiesta. Ti assicuriamo anche che ci è pervenuto il libro sopra i Principi della Dottrina Morale da te edito e mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie del nostro animo per il dono. Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche del Governo Apostolico non abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo certamente persuasi che esso sia in tutto conforme alla più sana dottrina e utilissimo alla sua difesa. Continua dunque, diletto figlio, lo studio e prosegui a spendere le tue fatiche ad onore di Dio per l'utilità della Chiesa; in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la tua opera. Frattanto la paterna carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di Cristo sia pegno dell'apostolica benedizione, che sgorgante dall'intimo del cuore ti impartiamo.»  (Da Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI, del 27 marzo 1832) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di Cremona, nel 1854 dopo il decreto Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini disse:  «Non solo è un buon cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi per far trionfare la verità»  Il papa Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte che si svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo secolo, in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e Vercelli, del 25 gennaio 1882, fra l'altro scrisse:  «Ma non vogliamo che con questo abbia a patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua a rendere ognora più abbondanti frutti»  Rosmini Rovereto 02.jpg La condanna del Sant'Uffizio Col decreto del Sant'Uffizio "Post Obitum" del 1887, firmato da Leone XIII, vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità cattolica", 40 proposizioni contenute nelle opere del Rosmini, le quali la Sacra Congregazione romana "giudicò doversi riprovare, condannare e proscrivere, nel proprio senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era lecito "a chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa approvate".  La riabilitazione a seguito del Concilio Vaticano II Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana", assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse nel Rosmini: in occasione del 150º anniversario di fondazione dell'Istituto della Carità inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava l'intuizione del Rosmini nel dare un grande peso alla missione caritativa già nel nome del nativo istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità. Pubblicamente Paolo VI citò Rosmini durante il discorso tenuto alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana del 2 settembre 1963 riguardante la cultura cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo pontificato venne tolto il divieto di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque Piaghe della Santa Chiesa.  Alla morte di Paolo VI venne eletto papa Giovanni Paolo I, che si era laureato in sacra teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi su L'origine dell'anima umana secondo Antonio Rosmini. È bene precisare che Luciani era fortemente critico nei riguardi del pensiero rosminiano, solo successivamente cambiò opinione, rivolgendo nei riguardi di Rosmini parole di ammirazione e stima.  Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II che il pensiero rosminiano ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle condanne che accompagnavano l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua fondazione. Nella Lettera Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II ha annoverato Rosmini «tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso l'introduzione della causa di beatificazione, conclusasi nella sua fase diocesana novarese il 21 marzo 1998.  Nel 2001, Joseph Ratzinger da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede emanò nel 2001 il famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati. La nota si concludeva confermando la validità del decreto Post obitum sulle quaranta proposizioni, e allo stesso tempo con la riabilitazione di Rosmini:  «Il Decreto dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione formale di verità di fede da parte dell'Autore, ma piuttosto al fatto che il sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della dottrina cattolica, pur riconosciute e confessate dall'Autore stesso.[...] Si possono attualmente considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali, che hanno determinato la promulgazione del Decreto Post obitum di condanna delle "Quaranta Proposizioni" tratte dalle opere di Antonio Rosmini. E ciò a motivo del fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo Decreto, non appartiene in realtà all'autentica posizione di Rosmini, ma a possibili conclusioni della lettura delle sue opere. Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la questione della plausibilità o meno del sistema rosminiano stesso, della sua consistenza speculativa e delle teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo rimane la validità oggettiva del Decreto Post obitum in rapporto al dettato delle proposizioni condannate, per chi le legge, al di fuori del contesto di pensiero rosminiano, in un'ottica idealista, ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina cattolica.»  (Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati) Il documento ribadisce la diversità di linguaggio e apparato concettuale del sistema rosminiano rispetto al tomismo, l'assenza di apparato critico nelle opere postume e la permanente "difficoltà oggettiva di interpretarne le categorie, soprattutto se lette nella prospettiva neotomista".  Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo della guarigione di Suor Ludovica Noè, attribuito all'intercessione di Antonio Rosmini. Tra quelli portati dalla postulazione dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore impulso a quello della guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che la curò si convertì in seguito all'accaduto.  Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, a margine del Convegno sulla sfida educativa tenuto a Milano il 18 marzo , ha tenuto un intervento intitolato "Istanze educative e questione antropologica" in cui ha riconosciuto le istanze pedagogiche del Beato Antonio Rosmini. Il 1º luglio , il card. Angelo Bagnasco ha presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il Dies Natalis di Antonio Rosmini.  Nel corso dell'Angelus domenicale fu ricordato per la sola "carità intellettuale" e perché "testimoniò la virtù della carità in tutte le sue dimensioni e ad alto livello". Avversario del sensismo e dell'illuminismo settecenteschi, fu mentore e maestro intellettuale di quattro Pontefici eletti consecutivamente: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II. La beatificazione Cronologia della causa di beatificazione 19 febbraio 1994. Nulla osta della Congregazione per la Dottrina della Fede che consente l'inizio della causa di beatificazione. 1º luglio 1997. Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei Censori teologi e delle commissioni storiche in Novara. 15 agosto 1997. Don Claudio Massimiliano Papa, I.C., diventa postulatore della Causa succedendo a padre Remo Bessero Belti, storico dell'Istituto e già Direttore del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa. 21 marzo 1998. Chiusura del Processo informativo Diocesano. 26 marzo 1998. Consegna del Trasunto alla Congregazione per le cause dei Santi. 6 giugno 1998. Apertura del Trasunto. 15 gennaio 1999. Decreto di Validità del processo diocesano. 3 marzo 1999. Schema per la stesura della Positio. 2 dicembre 1999. Consegna del lavoro sul Post obitum curato dal Postulatore. 16 dicembre 1999. Il Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum 20 dicembre 1999. Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la Dottrina della Fede. 1º luglio 2001. Il giorno dell'anniversario della morte di Rosmini viene pubblicata sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina della fede sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do sacerdote Antonio Rosmini Serbati, a firma del cardinal Joseph Ratzinger e di mons. Tarcisio Bertone. 3 luglio 2001. Rilascio del Nihil obstare per la Causa di Beatificazione.  Il Relatore approva e firma la Positio. 23 gennaio 2003. Conclusione della stampa e consegna alla Congregazione per le cause dei santi della Positio (4.693 pagine). 26 maggio 2004. Consegna del Trasunto super miro alla Congregazione per le cause dei santi. 29 maggio 2004. Validità dell'inquisizione diocesana sul processo super miro. 28 giugno 2004. Presentazione fattispecie super miro. 12 ottobre 2004. Revisa della fattispecie con firma del sotto-segretario. 28 ottobre 2004. Relatio et vota del Congresso Storico (con esito positivo). 3 febbraio 2005. Relatio et vota del Congresso teologico super virtutibus (con esito positivo). 6 giugno 2006. Ordinaria della Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo. Ponente della Causa Mons. Rino Fisichella. 26 giugno 2006. Papa Benedetto XVI autorizza la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di esercizio eroico delle virtù. 12 ottobre 2006. La Consulta medica della Congregazione per le Cause dai Santi, si esprime con esito affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa l'inspiegabilità scientifica dell'evento di guarigione avvenuto a Sr. Ludovica Noè. Il presunto evento miracoloso è avvenuto il 6 gennaio 1927. 19 dicembre 2006. Al termine del dibattito, i Consultori si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nella guarigione in esame un miracolo operato da Dio per intercessione del Ven. Antonio Rosmini. 1º giugno 2007. Papa Benedetto XVI autorizza la pubblicazione da parte della Congregazione per le Cause dei Santi del riconoscimento delle virtù eroiche di Rosmini. 18 novembre 2007. Nella diocesi di Novara si celebra la cerimonia di Beatificazione dando lettura del decreto di Benedetto XVI che iscrive Rosmini tra i Beati. La cerimonia di beatificazione La cerimonia di beatificazione è avvenuta il 18 novembre 2007 nella città di Novara: appositamente è stato fatto allestire il Palasport della città, unico luogo capace di raccogliere un numero di fedeli così significativo.  Con il pontificato di Benedetto XVI le beatificazioni vengono preferibilmente celebrate dai cardinali, per rendere ancora più piena la comunione tra loro e il successore di Pietro, e viene privilegiato il luogo in cui il candidato agli onori degli altari ha vissuto. Così, in qualità di delegato pontificio, la celebrazione è stata officiata dal cardinale José Saraiva Martins, allora prefetto della congregazione per le Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti gli spalti da cui hanno concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto rosminiani.  A prendere parte alla processione e celebrare sull'altare, insieme al preposito generale James Flynn c'era il segretario generale dell'Istituto p. Domenico Mariani con gli allora componenti della Curia Generalizia dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità Spirituale p. Crish Fuse, il Vicario per la Carità Intellettuale p. Giancarlo Taverna Patron, il Vicario per la Carità Temporale p. David Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don Umberto Muratore (profondo conoscitore del pensiero di Rosmini) e il padre postulatore della Causa di Beatificazione, don Claudio Massimiliano Papa.  Hanno partecipato alla celebrazione anche il cardinale ex prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi Giovanni Battista Re, il cardinale arcivescovo di Torino Severino Poletto, il vescovo di Novara, mons. Renato Corti, l'arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, il vescovo rosminiano mons. Antonio Riboldi e fra gli altri anche mons. Germano Zaccheo (che sarebbe improvvisamente scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini), l'allora segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Giuseppe Betori, mons. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l'allora rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, il Vicario Episcopale per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di Milano monsignor Ambrogio Piantanida e il preposito generale dei barnabiti, padre Giovanni Maria Villa.  Tra i numerosissimi fedeli (più di diecimila) accorsi da diverse parti del mondo per presenziare alla celebrazione, hanno preso parte anche personalità politiche.  Tra queste il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, l'allora presidente del Senato, Franco Marini, e Arturo Parisi, al tempo Ministro della Difesa. Rosmini è il primo beato della Provincia del Verbano Cusio Ossola.  In occasione della beatificazione sono stati moltissimi i quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno dedicato articoli, pagine e interi numeri alla figura di Rosmini.  Opere  Frontespizio dell'opera Delle cinque piaghe della santa chiesa edizione di Bruxelles (1848)  Monumento a Rosmini a Milano (1896) Sono numerosissimi gli scritti del Beato Antonio Rosmini, certamente il più importante a livello ascetico e spirituale sono le Massime di Perfezione Cristiana, su cui anche papa Giovanni XXIII fece delle riflessioni prima di morire. Gli costarono la messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa" e "Dalla Costituzione secondo la giustizia sociale". In ambito filosofico meritano di essere ricordati:  Nuovo saggio sull'origine delle idee, 1830 Principii della scienza morale, 1831 Filosofia della morale, 1837 Antropologia in servigio della scienza morale, 1838 Filosofia della politica, 1839 Trattato della coscienza morale, 1839 Filosofia del diritto, 1841-1845 Teodicea, 1845 Sull'unità d'Italia, 1848 Il comunismo e il socialismo, 1849 Massime di perfezione cristiana Le Massime di perfezione cristiana furono scritte da Rosmini per definire il fondamento spirituale sul quale tutti i cristiani potessero avere un cammino nella perfezione.  Nel Vangelo stesso è scritto: "Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste" (Mt 5,48)  1ª Massima: Desiderare unicamente ed infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto.  2ª Massima: Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di Cristo.  3ª Massima: Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.  4ª Massima: Abbandonare se stesso nella Provvidenza di Dio.  5ª Massima: Riconoscere intimamente il proprio nulla.  6ª Massima: Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza Rosmini e il Concilio Ecumenico Vaticano II Di particolare interesse fu la sua opera "Le cinque piaghe della santa Chiesa", scritta nel 1832 e pubblicata nel 1848. L'autore mostrò di discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale ragione l'opera fu messa all'Indice sin dal 1849 e ne scaturì una polemica nota col nome di "questione rosminiana". L'opera fu riscoperta al Concilio Vaticano II. Il primo a parlare al Concilio di Rosmini fu il vescovo mons. Luigi Bettazzi, presente durante alcune sessioni in rappresentanza del cardinal Giacomo Lercaro di cui era Vicario generale.  Di Rosmini, Bettazzi disse, il 4 ottobre 1965 durante la Congregazione 141/1 periodo IV:  «...Mi sia consentito ricordare ancora in quest'aula l'esempio di Rosmini, molto legato a Tommaso, ma anche studioso e amante del suo tempo, e che certamente guadagnò a Cristo non pochi uomini contemporanei e posteriori. Tutto questo mi sembra si accordi con le cose che sono state già dette da non pochi Padri su questo schema in generale, che cioè gli uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando della libertà abbiamo dovuto esaltare i valori dell'umiltà; parlando del matrimonio, il ruolo della fortezza; parlando dei problemi economici e di molti altri problemi, l'efficacia di un certo disprezzo delle cose: occorre dunque mettere in luce la necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non solo nella vita e nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi, aiuto agli uomini di questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel modo migliore e più efficace; il primo e principale compito dunque per i cristiani che coltivano la sapienza dev'essere, alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore di questo mondo in un colloquio franco e aperto...»  Papa Paolo VI, in un'udienza concessa alle suore rosminiane disse a proposito di Rosmini:  «...i suoi libri sono pieni di pensiero, un pensiero profondo, originale che spazia in tutti i campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, soprannaturale, religioso, ascetico; libri degni di essere conosciuti e divulgati... È stato anche un profeta: Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Lui, per esempio, previde la partecipazione liturgica del popolo...Tutti i suoi pensieri indicano uno spirito degno di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo. Ve lo auguriamo di cuore...»  Tematiche affrontate nell'opera Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa L'opera è suddivisa in cinque capitoli (corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe di Cristo). In ogni capitolo la struttura è la medesima:  un quadro ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei vescovi nella politica) la piaga i rimedi. Prima piaga. È la divisione del popolo dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità il culto era un mezzo di catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le invasioni barbariche, la scomparsa del latino, la scarsa istruzione del popolo, la tendenza del clero a formare una casta hanno eretto un muro di divisione tra il popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti: insegnamento del latino, spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso di messalini in lingua volgare.  Seconda piaga. Insufficiente educazione del clero. Se un tempo i preti erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari con "piccoli libri" e "piccoli maestri": dura critica alla scolastica, ma soprattutto ai catechismi. Rimedio: necessità di unire scienza e pietà.  Terza piaga. Disunione tra i vescovi. Critica serrata ai vescovi dell'ancien régime: occupazioni politiche estranee al ministero sacerdotale, ambizione, servilismo verso il governo, preoccupazione di difendere ad ogni costo i beni ecclesiastici, "schiavi di uomini mollemente vestiti anziché apostoli liberi di un Cristo ignudo". Rimedi: riserve sulla difesa del patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di consenso alle tesi dell'Avenir sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio statale per riavere la libertà.  Quarta piaga. La nomina dei vescovi lasciata al potere temporale. Rosmini compie un'approfondita analisi storica sull'evoluzione del problema e critica i concordati moderni con cui la S. Sede ha ceduto la nomina al potere statale (e, accenna prudentemente, per avere compensi economici). Rimedi: propone un ritorno all'elezione dei vescovi da parte dei fedeli.  Quinta piaga. La servitù dei beni ecclesiastici. Rosmini sostiene la necessità di offerte libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello Stato, rileva i danni del sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei bilanci.  Scuole A lui sono intolati vari istituti scolasti in città italiane.  Rovereto, sua città natale, gli ha dedicato il liceo Antonio Rosmini che frequentò quando ancora si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero ospita l'Istituto Antonio Rosmini dal 1857. Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane "Antonio Rosmini (istituto parificato). Roma ospita la sede dell'Istituto Comprensivo Antonio Rosmini. Torino ospita la biblioteca Antonio Rosmini del polo biomedico universitario che in passato fu un istituto scolastico attivo fino alla fine del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo "A. Rosmini". Note  M. Farina,  15-47.  I. Prosser154.  I. Prosser129.  Marcello Bonazza, L'Accademia Roveretana degli Agiati , su agiati.it, Accademia Roveretana degli Agiati, 1998. 6 aprile  7 aprile ).  «Don Francesco Paoli  artefice della rinascita dell'Accademia nel 1872 e suo presidente fino al 1888».  Antonio Rosmini, Ragionamento sul comunismo e socialismo, Giovanni Grondona, Genova 1849  Questa tesi fu messa in discussione da Giacomo Andrea Abbà a cui Rosmini controbatté nel Diario filosofico di Adolfo, VII, G.A.A.(pubblicato in Riv. rosminiana, III [1908],  1-8).  PAGANI-ROSSI, Vita di Antonio Rosmini, II, p.680 //rosmini.it/Resource/Causa/05%20Decreto%20Post%20Obitum%87.pdf  Nota sul valore dei Decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do Sac. Antonio Rosmini Serbati, su vatican.va, 1º luglio 2001 (archiviato il 7 agosto 2001).  Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su agensir.it, 18 novembre 2007.  Biografia di Antonio Rosmini, su vatican.va.  Istituto Antonio Rosmini, su rosmini-borgomanero.it. Liceo delle Scienze Umane "Antonio Rosmini", su cercalatuascuola.istruzione.it. 9 maggio .  Istituto Comprensivo Antonio Rosmini, su ic-rosmini.edu.it. 9 maggio .  Biblioteca Rosmini, su biomedico.campusnet.unito.it. 9 maggio .  LICEO "A. Rosmini"TRENTO, su vivoscuola.it. 9 maggio .  Fonti Marcello Farina, Antonio Rosmini e l'Accademia degli Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni,  Italo Prosser, El pra' de le Móneghe: cronistoria del monastero di Santa Croce nell'antico comune di Lizzana, Rovereto (Trento), Stella, 2Approfondimenti Michele Federico Sciacca, La filosofia morale di Antonio Rosmini, Torino, Fratelli Bocca, 1955. Giovanni Pusineri, Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata da Remo Bessero Belti), Stresa (VB), Edizioni Rosminiane Sodalitas, 1989. Michele Dossi, Profilo filosofico di Antonio Rosmini, Brescia, Morcelliana, Alfeo Valle, Antonio Rosmini. Il carisma del fondatore, Rovereto (TN), Longo Editore, 1991. Paolo Marangon, Il Risorgimento della Chiesa. 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Antonio Rosmini, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Antonio Rosmini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Antonio Rosmini, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.  Antonio Rosmini, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Dizionario biografico austriaco Find a Grave.  Opere su Liber Liber.  Operesu openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Antonio Rosmini / Antonio Rosmini (altra versione), . Antonio Rosmini, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Antonio Rosmini, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.  Sito ufficiale degli scritti di Antonio Rosmini, su rosminionline.it. Un esteso saggio inedito su Antonio Rosmini si puà trovare sul Blog di Carlo EllenaEdward N. Zalta , Antonio Rosmini, in Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

rosselli: (with two s’s, as opposed to rosella) -- important Italian philosopher. There is a Rosselli Circle in RomeCarlo Rosselli   Carlo Rosselli Carlo Alberto Rosselli (Roma, 16 novembre 1899Bagnoles-de-l'Orne, 9 giugno 1937) attivista, giornalista, filosofo, storico ed antifascista italiano.  Fu il teorico del "socialismo liberale", un socialismo riformista non marxista direttamente ispirato dal laburismo britannico e dalla tradizione storico-politica, italiana e non, del radicalismo liberale e libertario. Fondò a Firenze il foglio clandestino Non Mollare e nel 1926, insieme al socialista Pietro Nenni, la rivista milanese Il Quarto Stato. Fondò nel 1929 a Parigi il movimento antifascista Giustizia e Libertà, che nel 1936 combatté per la Repubblica nella Guerra civile spagnola, all'interno della Colonna Italiana Rosselli, costituita assieme agli anarchici. Nel 1937 fu ucciso in Francia insieme con il fratello Nello da assassini legati al regime fascista.  Magnifying glass icon mgx2.svg Fratelli Rosselli.  Nello Rosselli La nascita, la guerra e gli studi  Amelia Pincherle, madre di Carlo. Rosselli nacque a Roma  il 16 novembre del 1899 da un'agiata famiglia ebraica, secondogenito dei tre figli del livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli (10 agosto 1867Firenze, 9 settembre 1911) e della veneziana Amelia Pincherle (16 gennaio 1870Firenze, 26 dicembre 1954), sorella di Carlo Pincherle, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia paterna che quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto Nathan (Sindaco di Roma dal novembre del 1907 al dicembre del 1913), fu un seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.  I Rosselli avevano abitato per un considerevole periodo a Vienna, dove Giuseppe Emanuele aveva studiato composizione musicale e dove, nel 1895, era nato il primogenito Aldo Sabatino. In seguito, si trasferirono a Roma, dove il padre, rinunciando alle sue aspirazioni artistiche, si dedicò alla vita mondana, mentre la madre ottenne dei discreti successi come autrice di drammi teatrali. Qui, dopo la propria nascita, venne alla luce, l'anno seguente, il terzogenito Sabatino Enrico "Nello".  Nel 1903, i due coniugi si separarono: le condizioni economiche della famiglia avevano subito un grave tracollo a causa della leggerezza del padre. Amelia si trasferì con i suoi tre figli a Firenze, dove frequentarono le scuole: Carlo mostrò in quel periodo poco interesse per gli studi e la madre lo ritirò dal ginnasio, facendogli frequentare le scuole tecniche. Nel 1911 morì il padre.  L'entrata in guerra dell'Italia, nel 1915, fu accolta con entusiasmo dalla famiglia Rosselli, decisamente interventista. Il fratello Aldo fu arruolato come ufficiale di fanteria e morì in combattimento nel 1916, ricevendo una medaglia d'argento alla memoria. Carlo, ancora studente, collaborava dal 1917 al foglio di propaganda «Noi giovani», fondato dal fratello Nello, anche se l'editoriale Il nostro programma, che aprì in gennaio il primo numero del giornale, fu redatto con buone probabilità assieme a Carlo.  Il manifesto, che l'ingenuità di due ragazzi indirizzava verso una fiduciosa speranza in un mondo migliore, proponeva sin da allora alcuni tratti fondamentali della personalità di Carlo, ossia un amore incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco dello spirito mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo democratico. Per «Noi giovani», licenziò i primi articoli, uno in aprile sulla rivoluzione russa di febbraio, il secondo nel mese successivo vertente sull'entrata in guerra degli Stati Uniti.  Il primo testo, Libera Russia, esalta il risveglio del paese di Gorkij, Tolstoj e Dostoevskij, supremi interpreti di un rinnovamento in atto già dal secolo precedente, per cui la rivoluzione di febbraio non era che il punto culminante di una lunga preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi «era tutta una massa che saliva lentamente, inesorabilmente. La marcia si poteva ritardare ma non impedire». Dei recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente "pacifica", la loro attuazione relativamente non violenta.  L'articolo Wilson mostra tutta la fiducia nutrita per l'uomo che definì il conflitto come «a war to end wars» (una guerra per porre fine alle guerre), uno slogan che rappresentava bene le speranze di Carlo e di tutta la famiglia Rosselli.  In giugno fu chiamato alle armi: frequentò a Caserta il corso allievi ufficiali e venne assegnato nell'aprile del 1918 a un battaglione di alpini in Valtellina. La guerra finì senza che egli avesse dovuto sottomettersi al battesimo del fuoco e venne congedato col grado di tenente nel febbraio 1920.  Il contatto con i giovani militari appartenenti ai ceti più popolari fu molto importante per Rosselli e per altri studenti come lui: «apprezzarono la massa [...] furon posti in grado di comprendere tante cose che sarebbero loro certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di professione».   Gaetano Salvemini Diplomatosi all'Istituto tecnico, si iscrisse a Firenze al corso di Scienze sociali, laureandosi a pieni voti il 4 luglio 1921 con una tesi sul sindacalismo e si preparò a sostenere anche gli esami di maturità classica per ottenere il diritto di frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello Nello aveva conosciuto Gaetano Salvemini, professore dell'Università fiorentina, che sarà da allora un costante punto di riferimento per entrambi i fratelli. Gli fece rivedere la sua tesi, che Salvemini giudicò «non un'opera critica, equilibrata, sostanziosa», ma in essa «era incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che facesse sua la dottrina liberale e non la ripudiasse».  In questo periodo si avvicinò al Partito Socialista Italiano, simpatizzando, in contrapposizione all'allora maggioritaria corrente massimalista di Giacinto Menotti Serrati, per quella riformista di Filippo Turati, che egli ebbe poi modo di conoscere personalmente a Livorno nel 1921, durante lo svolgimento del Congresso nazionale del Partito, che sancì la definitiva scissione dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica del Partito, che prenderà il nome di Partito Comunista d'Italia, e scrisse svariati articoli per la sua rivista Critica Sociale.  L'avvento del fascismo e l'inizio della lotta Nell'ottobre del 1922 Mussolini salì al potere; i riformisti di Turati vennero espulsi dal PSI.  In dicembre Carlo Rosselli si trasferì a Torino, dove frequentò il gruppo della rivista gobettiana «La Rivoluzione liberale», in quel momento fortemente impegnata in senso antifascista, e con la quale, dall'aprile 1923, incominciò a collaborare. Conobbe Giacomo Matteotti, segretario dell'appena fondato Partito Socialista Unitario, nel quale erano confluiti Piero Gobetti e la componente riformista espulsa dal PSI.   Ernesto Rossi Nel febbraio del 1923, a Firenze, il gruppo dei socialisti liberali che si raccoglieva intorno alla figura carismatica di Salvemini inaugurò il «Circolo di Cultura». Oltre ai Rosselli vi erano: Piero Calamandrei, Enrico Finzi, Gino Frontali, Piero Jahier, Ludovico Limentani, Alfredo Niccoli ed Ernesto Rossi. Gli ex-combattenti del circolo, nel 1923, aderirono all'associazione antifascista Italia libera.  Qualche mese dopo, il 9 luglio, Carlo si laureò in giurisprudenza all'Siena, con la tesi Prime linee di una teoria economica dei sindacati operai e partì per Londra, stimolato dal desiderio di conoscere la capitale del laburismo, di seguire i seminari della Fabian Society e di assistere, a Plymouth, al congresso delle Trade Unions. A Londra vi era anche Salvemini, che teneva un corso sulla storia della politica estera italiana al King's College.  Tornato in Italia in ottobre, grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si impiegò come assistente volontario nella Facoltà di economia dell'Università Bocconi a Milano, dove trasferì il suo domicilio. Proseguì la sua collaborazione alla «Critica Sociale» di Turati: in novembre vi pubblicò un articolo, invitando il Partito socialista a rompere con il marxismo, che egli giudicava espressione di «cieco e tortuoso dogmatismo», per mettersi piuttosto sulla linea di un «sano empirismo all'inglese».  Nel febbraio del 1924, inaugurò la sua collaborazione con la rivista della Federazione giovanile del PSU, «Libertà», scrivendo proprio un articolo sul movimento laburista inglese. Pochi mesi dopo il delitto Matteotti s'iscrisse al P.S.U..  Rosselli sperava invano che in Italia si costituisse una seria opposizione antifascista moderata in grado di offrire un'alternativa politica alla borghesia che guarda con simpatia al fascismo: una di queste avrebbe potuto essere l'Unione democratica nazionale di Giovanni Amendola, alla quale aderì il fratello Nello. In settembre Carlo era in Inghilterra, da dove inviava al giornale del PSU, la «Giustizia», le corrispondenze sull'evolversi della situazione politica inglese, successiva alla vittoria elettorale dei conservatori e alla rottura dell'alleanza tra laburisti e liberali.   Piero Calamandrei Era pessimista sulle condizioni politiche dell'Italia: la secessione aventiniana non produceva effetti, con i suoi sterili tentativi di accordo con il re, con i generali e i fascisti dissidenti. Del resto i fascisti stavano reagendo e lo dimostrarono anche devastando, il 31 dicembre 1924, il «Circolo di Cultura» di Salvemini che, come non bastasse, venne chiuso dal prefetto con una singolare motivazione: «la sua attività provoca il giusto risentimento del partito dominante».  Lasciato l'incarico alla Bocconi, Rosselli passò a insegnare Istituzioni di economia politica a Genova. Scrisse a Salvemini: «forse non avrà apparentemente alcuna positiva efficacia, ma io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione, dando esempi di carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi». Appare così, nel gennaio 1925, con la collaborazione di Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Nello Traquandi, Dino Vannucci e di Nello Rosselli, che ne ha proposto il nome, il foglio clandestino Non Mollare.   Alcuni redattori della rivista Non Mollare nel 1925: Nello Traquandi, Tommaso Ramorino, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Luigi Emery, Nello Rosselli. In maggio  la denuncia di un tipografo provocò la repressione e la dispersione di alcuni tra i redattori del foglio: Ernesto Rossi riuscì a fuggire a Parigi, il Vannucci in Brasile, Salvemini fu arrestato l'8 giugno a Roma e denunciato per «vilipendio del governo». In attesa del processo, messo in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei fascisti, a luglio passò la notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non erano ancora fra i sospettati: gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, devastarono l'abitazione il giorno dopo. Scrisse Rosselli a Giovanni Ansaldo: «Io sono di ottimo umore e l'altra sera ho financo bevuto alla distruzione compiuta! Se i signori fascisti non hanno altri moccoli, possono andare a dormire: aspetteranno a lungo la mia rinuncia alla lotta».  Ormai preso di mira dai fascisti, Rosselli fu aggredito a Genova mentre si recava all'Università e poi disturbato durante la sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. Nel luglio del 1926 si attivò infine lo stesso Ministro dell'economia, Giuseppe Belluzzo, che chiese il suo licenziamento. A questo punto, preferì dimettersi.  Pochi giorni dopo, il 25 aprile, a Firenze, sposò con rito civile Marion Catherine Cave, una giovane laburista inglese che era venuta nel 1919 a Firenze a insegnare lingua inglese nel British Institute, conosciuta da Rosselli nel 1923 al Circolo della Cultura salveminiano.   MilanoLapide commemorativa: «In via Ancona 2 visse nel 1926 il martire antifascista Carlo Rosselli e qui ebbe sede la redazione del Quarto Stato rivista socialista a difesa della libertà e della democrazia». I due sposi vissero a Milano, dove Carlo aveva fondato insieme con Pietro Nenni la rivista «Il Quarto Stato», il cui primo numero uscì il 27 marzo 1926. La rivista avrà vita breve, venendo chiusa a novembre con l'entrata in vigore della legge sui «provvedimenti per la difesa dello Stato».  Scopo della pubblicazione era il tentativo di rappresentare un punto d'incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare temi di politica culturale al cui centro fosse «il perfezionamento della personalità umana» e l'elevamento della «vita spirituale e materiale» dei cittadini.  Il 26 novembre 1925 Rosselli, con Claudio Treves e Giuseppe Saragat costituì un triumvirato che, il 29 novembre successivo, costituì clandestinamente il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), che prese il posto del P.S.U., sciolto d'imperio dal regime fascista, il 14 novembre, a causa del fallito attentato a Mussolini da parte del suo iscritto Tito Zaniboni, avvenuto il 4 novembre precedente.  Il confino e la fuga da Lipari  12 dicembre 1926Lorenzo De Bova, Filippo Turati, Carlo Rosselli, Sandro Pertini e Ferruccio Parri a Calvi in Corsica dopo la fuga in motoscafo da Savona.  Filippo Turati Alla fine del 1926 organizzò con Italo Oxilia, Sandro Pertini e Ferruccio Parri l'espatrio di Filippo Turati a Calvi in Corsica, con un motoscafo partito da Savona. Mentre Turati, Pertini e Oxilia proseguirono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il motoscafo a Marina di Carrara, furono arrestati, nonostante tentassero di sostenere di essere reduci da una gita di piacere.  Rosselli fu accusato anche di aver favorito la fuga in Svizzera di Giovanni Ansaldo, di Claudio Silvestri, di Claudio Treves e di Giuseppe Saragat.  Venne detenuto nelle carceri di Como fino al maggio del 1927 e poi inviato al confino di Lipari in attesa del processo.  L'8 giugno nacque suo figlio Giovanni Andrea "John". Quando Carlo fu ricondotto da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola siciliana giungeva il fratello Nello, condannato a 5 anni di confino.  Al processo, che si aprì il 9 settembre, Rosselli si difese attaccando il regime: «il responsabile primo e unico, che la coscienza degli uomini liberi incrimina è il fascismo [...] che con la legge del bastone, strumento della sua potenza e della sua Nemesi, ha inchiodato in servitù milioni di cittadini, gettandoli nella tragica alternativa della supina acquiescenza o della fame o dell'esilio».  La sentenza, rispetto alle previsioni, fu mite: dieci mesi di reclusione e, avendone già scontati otto, Rosselli avrebbe potuto essere presto libero, ma le nuove leggi speciali permisero alla polizia di infliggergli altri 3 anni di confino da scontare a Lipari.   Emilio Lussu Lì venne raggiunto dalla moglie e dal figlio: la vita al confino trascorreva con le letture di Croce, di Mondolfo, dell'epistolario di Marx ed Engels e di Kant.  Intanto, si preparava la fuga, che venne organizzata da Parigi dall'amico di Salvemini Alberto Tarchiani.  Il 27 luglio 1929 Rosselli evase dall'isola, insieme con Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu, con un motoscafo guidato dall'amico Italo Oxilia diretto in Tunisia, da cui poi i fuggiaschi raggiunsero la Francia.   Francesco Fausto Nitti Nitti narrerà l'avventurosa evasione nel libro Le nostre prigioni e la nostra evasione, pubblicato quello stesso anno in inglese col titolo di Escape e in edizione italiana nel 1946, mentre Rosselli racconterà le vicende del confino e dell'evasione in Fuga in quattro tempi.  La moglie Marion, che aspettava la seconda figlia, Amelia "Melina", nata il successivo 28 marzo, venne in un primo tempo arrestata per complicità, ma presto fu rilasciata.  L'esilio a Parigi. La nascita di "Giustizia e Libertà"  Carlo Rosselli (in piedi) con Claudio Treves e Filippo Turati in esilio a Parigi nel 1932. Nel 1929 a Parigi, con Lussu, Nitti, e un gruppo di fuoriusciti organizzati da Salvemini, fu fra i fondatori del movimento antifascista "Giustizia e Libertà". GL pubblicò diversi numeri della rivista e dei quaderni omonimi (con cadenza settimanale e mensile) e fu attiva nell'organizzazione di diverse azioni dimostrative, tra cui il volo sopra Milano di Bassanesi nel 1930.  Nello stesso anno pubblicò, in francese, Socialisme liberal. Il libro è una critica appassionata del marxismo ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari schieramenti politici socialisti dell'epoca. Il "socialismo liberale" propugnato da Rosselli si caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del marxismo revisionista, democratico e riformista (quello, tra gli altri, di Eduard Bernstein, Werner Sombart, Turati e Treves), ed il socialismo non marxista, libertario e decentralista (come quello di Francesco Merlino, Salvemini, G. D. H. Cole, R. H. Tawney e Oszkár Jászi); il testo, però, contiene anche un attacco dirompente contro lo stalinismo della Terza Internazionale che, con la formula del "socialfascismo", accomunava socialdemocrazia, liberalismo "borghese" e fascismo.  Non stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, Palmiro Togliatti, abbia definito "Socialismo liberale" un "magro libello antisocialista" e Rosselli "un ideologo reazionario che nessuna cosa lega alla classe operaia".   Il logo di Giustizia e Libertà Nell'ottobre del 1931 Giustizia e Libertà aderì alla Concentrazione Antifascista, unione di tutte le forze antifasciste non comuniste (repubblicani, socialisti, CGL) che intendeva promuovere e coordinare dall'estero ogni possibile azione di lotta al fascismo in Italia; si iniziarono a pubblicare i "Quaderni di Giustizia e Libertà".  Dopo l'avvento del nazismo in Germania nel 1933, GL sostenne la necessità di una rivoluzione preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che questi portassero a una nuova tragica guerra, che a GL sembrava l'inevitabile destino dei due regimi.  L'impegno nella guerra civile spagnola  Bandiera della Colonna Italiana, nota anche come Centuria Giustizia e Libertà, che sostenne i repubblicani nella guerra civile spagnola. Nel 1936 scoppiò in Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito filo-monarchico, che effettuarono un colpo di Stato, e il legittimo governo repubblicano del Fronte Popolare di ispirazione marxista. Rosselli fu subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane, criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra, mentre fascisti e nazisti aiutavano Francisco Franco con uomini e armi agli insorti.  Nell'agosto combatté la sua prima battaglia in Spagna, nei dintorni di Huesca sul fronte di Aragona; cercò poi di costituire un vero e proprio battaglione (intitolato a Giacomo Matteotti).  La prima formazione italiana, che prenderà poi, dopo l'uccisione dei due fratelli, il nome di Colonna Italiana Rosselli, annoverava tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra gli esuli italiani in Francia dal movimento Giustizia e Libertà e dal Comitato Anarchico Italiano Pro Spagna; tra questi c'erano anche gli anarchici Umberto Marzocchi e Camillo Berneri. Umberto Marzocchi scrisse un libro sulla comune esperienza antifascista di anarchici e di militanti di Giustizia e Libertà, "Carlo Rosselli e gli anarchici".  In un discorso a Radio Barcellona il 13 novembre 1936, Rosselli pronuncia la frase che poi diverrà il motto degli antifascisti italiani: "Oggi qui, domani in Italia":  «È con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani, ascoltate. È un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta.»  Nel dicembre 1936 in seguito a contrasti con gli anarchici si dimette da comandante della Colonna e nel gennaio 1937 fonda il battaglione Matteotti.  L'assassinio Nel giugno 1937 soggiornò a Bagnoles-de-l'Orne per delle cure termali, località dove fu raggiunto dal fratello Nello.  Il 9 giugno i due furono uccisi da una squadra di "cagoulards", miliziani della "Cagoule", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vennero fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo morì sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con un'arma da taglio.. I corpi vennero trovati due giorni dopo; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti a essere prosciolti.  I fratelli Rosselli furono sepolti nel cimitero monumentale parigino del Père Lachaise, ma nel 1951 i familiari ne traslarono le salme in Italia, nel Cimitero Monumentale di Trespiano, nel piccolo borgo omonimo, comune di Firenze, sulla via Bolognese.  L'anziano Salvemini tenne il discorso commemorativo funebre, alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi. La tomba dei due eroi dell'antifascismo si trova nel riquadro subito a destra dell'ingresso.  Nello stesso cimitero sono sepolti anche Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei e Spartaco Lavagnini.  La tomba riporta il simbolo della "spada di fiamma", emblema di GL, e l'epitaffio scritto da Calamandrei:  «GIUSTIZIA E LIBERTA' PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO»  Il pensiero  Giuseppe Mazzini L'unico suo libro pubblicato mentre era in vita è "Socialismo liberale", scritto durante il confino a Lipari, in una situazione di semi-prigionia. Questa opera si pone in una posizione eretica rispetto ai partiti della sinistra italiana del suo tempo (per i quali Il Capitale di Marx, variamente interpretato, era ancora considerato come la Bibbia).  Indubbiamente è presente l'influsso del laburismo inglese, da lui ben conosciuto. In seguito ai successi elettorali del partito laburista, Rosselli era infatti convinto che l'insieme delle regole della democrazia liberale fossero essenziali non solo per raggiungere il socialismo, ma anche per la sua concreta realizzazione (mentre nella tattica leninista queste regole, una volta preso il potere, debbono essere accantonate): pertanto, la sintesi del pensiero rosselliano è: "il liberalismo come metodo, il socialismo come fine".   Carlo Pisacane L'idea di rivoluzione propria della dottrina marxista era fondata sulla concezione della dittatura del proletariato (che, in realtà, già ai tempi di Rosselli si sta traducendo, in Unione Sovietica, nella dittatura del vertice di un solo partito). Essa viene respinta da Rosselli, a favore di una rivoluzione che, come si nota nel programma di GL, è un sistema coerente di riforme strutturali mirate alla costruzione di un sistema socialista che non rinnega, ma anzi esalta, la libertà individuale e associativa. Nella riflessione degli ultimi anni, Rosselli, alla luce dell'esperienza spagnola (difesa dell'organizzazione sociale di Barcellona compiuta dagli anarchici durante la guerra civile) e dell'avanzata del nazismo, radicalizza le sue posizioni libertarie.  Rosselli, influenzato dalle idee di Mazzini e di Carlo Pisacane, propugna il socialismo liberale: il fine è il socialismo, il metodo il liberalismo, un metodo che garantisce la democrazia e l'autogoverno dei cittadini. Il liberalismo deve svolgere una funzione democratica, il "metodo liberale" è il complesso di regole del gioco che tutte le parti in lotta si impegnano a rispettare, regole dirette ad assicurare la pacifica convivenza dei cittadini, delle classi, degli Stati, a contenere le lotte (peraltro desiderabili se limitate). La violenza è giustificabile come risposta ad altra violenza (per questo era giusta la lotta contro il franchismo e sarebbe stata auspicabile in Italia una rivoluzione violenta in risposta al fascismo); il socialismo è una logica conclusione del liberalismo: socialismo significa libertà per tutti. Rosselli ha fiducia che la classe del futuro sarà la classe proletaria, la borghesia deve fare da guida al proletariato: il fine è la libertà per tutte le classi.  Note  Archivio RosselliBio, su archiviorosselli.it. 4 luglio  27 maggio ).  N. Tranfaglia, Carlo Rosselli dall'interventismo a Giustizia e Libertà, Bari, Laterza,  Il Circolo di Cultura fu rifondato nel settembre 1944, a liberazione di Firenze appena avvenuta, per iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e intitolato ai Fratelli Rosselli. Assunse così il nome di Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli. La sua prima manifestazione fu presieduta da Piero Calamandrei. Con questo nome è tuttora operante a Firenze. Nel 1990 con decreto del Presidente della Repubblica è stata costituita ed eretta in Ente Morale la Fondazione Circolo Rosselli per sostenerne l'attività.  Antonio Martino: Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, n.s.,  XLIII, Savona 2007,  453-516. e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura, Gruppo editoriale L'espresso, Roma, 2009.  Cfr. Commissione di Milano, ordinanza contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino Non Mollare uscito a Firenze nel 1925; favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra),  Cfr. Commissione di Firenze, ordinanza del 3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività antifascista”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino  Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra),  III1051  Cfr. La storia sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai Storia il 3 gennaio .  Il discorso di Rosselli su Romacivica.net Archiviato il 29 settembre 2007 in .  Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, 1999,  202 e segg.  Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano 2007.  Opere di Carlo Rosselli Oggi in Spagna, domani in Italia, prefazione di Gaetano Salvemini, Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi, 1938; seconda edizione, introduzione di Aldo Garosci, Einaudi, Torino, 1967. Scritti politici e autobiografici, prefazione di Gaetano Salvemini, Polis editrice, Napoli, 1944; seconda edizione Zeffiro Ciuffoletti e Vincenzo Caciulli, Lacaita, Manduria 1992. Lettere di Carlo e Nello Rosselli a Gaetano Salvemini (1925), Nicola Tranfaglia, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», I (1967), Torino. Carlo Rosselli, Socialismo liberale, Einaudi, 1973. «Il Quarto Stato» di Pietro Nenni e Rosselli, Domenico Zucàro, SugarCo, Milano, Epistolario familiare.(1914-1937), introduzione di Leo Valiani, prefazione di Zeffiro Ciuffoletti, SugarCo, Milano, 1979. Socialismo liberale, John Rosselli, introduzione di Norberto Bobbio, Einaudi, Torino, 1979. Socialismo liberale, John Rosselli, introduzione e commento di Norberto Bobbio, «Attualità del socialismo liberale» e «Tradizione ed eredità del liberalsocialismo», seconda edizione Einaudi Tascabili. Saggi, 1Scritti dell'esilio. I. «Giustizia e libertà» e la concentrazione antifascista Costanzo Casucci, Collana Opere scelte di Carlo Rosselli, Einaudi, Torino, 1988 (contiene una cronologia della vita e la  di C. Rosselli dal 1929 al 1934). Scritti politici, Zeffiro Ciuffoletti e Paolo Bagnoli, Guida, Napoli, 1988, una grossa anteprima del libri consultabile in rete. Scritti dell'esilio II. Dallo scioglimento della concentrazione antifascista alla guerra di Spagna, Costanzo Casucci, Einaudi, Torino, 1992, (è riportata la cronologia della vita e una  di Carlo Rosselli dal 1934 al 1937). Liberalismo socialista e socialismo liberale, Nicola Terraciano, Galzerano Editore, Casalvelino Scalo (Salerno), 1992. Carlo e Nello Rosselli, Giustizia e libertà, Giuliana Limiti e Mario di Napoli, prefazione di Pietro Larizza, Roma, 1993, con la tesi di laurea di Carlo Rosselli sul «sindacalismo» (Firenze, 1921). Liberalsocialism, edited by Nadia Urbinati, translated by Williams McCuaig, Princeton University Press, Princeton, introduzione di Nadia Urbinati. Scritti scelti, Gian Biagio Furiozzi, “Quaderni del Circolo Rosselli”, n. 4/2000, Alinea Editrice, Firenze. Opere su Carlo Rosselli Gaetano Salvemini, "Carlo e Nello Rosselli", Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi, 1938; ora in "Scritti Vari", Giorgio Agosti e Alessandro Galante Garrone, Feltrinelli, Milano, 1978 («Opere scelte di Gaetano Salvemini», vCultura e società nella formazione di Gaetano Salvemini, buona anteprima del pensiero di Salvemini con i rapporti con Carlo Rosselli e la grangia politica correlata Roberto Gremmo "Rosselli alla Cagoule" Silenzi e segreti d'un oscuro delitto politico. Edizioni Storia Ribelle, Biella . Aldo Garosci, "Vita di Carlo Rosselli", Edizioni U, Roma-Firenze-Milano  («Collezione Giustizia e Libertà»); nuova edizione Vallecchi, Firenze, Alessandro Levi, "Ricordi dei fratelli Rosselli", La Nuova Italia, Firenze, 1947 («Quaderni del Ponte», 2). Stefano Merli, "Il dibattito socialista sotto il fascismo. Lettere di Rodolfo Morandi e Carlo Rosselli (1928-1931)", «Rivista storica del socialismo», a. VI, n. 19. Maggio-Agosto 1963. Parzialmente ricompreso in Id., "Fronte antifascista e politica di classe. Socialisti e comunisti in Italia 1923-1929", De Donato, Bari, 1975 («Movimento operaio», 28). Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli dall'interventismo all'antifascismo", «Dialoghi del XX», a. I, n. 2, giugno 1967. Cfr. il n. 8. informazioni su volume "Rosselli e l'Aventino: l'eredità di Giacomo Matteotti", «Il movimento di liberazione in Italia», a. XX, n. 92, luglio-Settembre 1968,  3–34. Cfr. il n.8. stralcio di "Carlo Rosselli e l'Aventino"[collegamento interrotto] «L'opposizione diventava per la prima volta opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi una psicologia virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo appesantita da uomini che avevano gustato le gioie del potere e della popolarità.»  «Fu questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter vincere con le armi legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della forza. Pregustare le gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura. Evitare tutti i problemi (Piero Gobetti diceva: "l'Aventino ha un mito, il mito della cautela"), sperando che la borghesia dimentichi il '19.»  «Quanto alle masse popolari, che si mostravano nei primi giorni in stato di effervescenza, guai a chi avesse tentato metterle in movimento! Solo i comunisti e le minoranze giovani chiesero lo sciopero generale. Ma le opposizioni non vollero, per non spaventare la borghesia e il sovrano.»   "Carlo Rosselli dall'interventismo a «Giustizia e Libertà»", Laterza, Bari, 1968, («Biblioteca di cultura moderna»); in appendice: scritti di Carlo Rosselli e Lettera di Carlo Rosselli a Pietro Nenni. Cfr. i nn. 6 e 7. "Carlo Rosselli dal processo di Savona alla fondazione di GL (1927-1929). Le fonti di «Socialismo liberale»", «Il movimento di liberazione in Italia», Mirella Larizza Lolli, "Alcuni appunti per una lettura del «Socialismo liberale» di Rosselli", «Il pensiero politico», Santi Fedele, "Lo «Schema di programma» di «Giustizia e Libertà», del 1932", «Belfagor», Paolo Bagnoli, "L'esperienza liberale di Carlo Rosselli (1919-1924)", «Italia Contemporanea»,  "L'antifascismo rivoluzionario dei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche Storiche», a. VI, n. 1 (Nuova serie), gennaio-Giugno Poi compreso. Santi Fedele, "Storia della concentrazione antifascista prefazione di Nicola Tranfaglia, Feltrinelli, Milano, 1976. Maria Garbari, "I «vinti» della Resistenza. Nel quarantesimo del sacrificio di Carlo e Nello Rosselli", «Studi Trentini di Scienze Storiche», a"«Quarto Stato» di Pietro Nenni e Rosselli", Tavola rotonda fra Riccardo Bauer, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Giovanni Spadolini, Domenico Zucàro, «Critica Sociale», Leo Valiani, "Il pensiero e l'azione di Carlo e Nello Rosselli", «Nuova Antologia», Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli e l'antifascismo", «Mondo Operaio», a. XXX, nn. 7-8, luglio/Agosto Poi compreso. Roberto Vivarelli, "Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini", «Il pensiero politico», Poi compreso in n. 22,  69–97. Giovanni Spadolini, "Carlo Rosselli nella lotta per la libertà", con lettere tra Egidio Reale e Carlo Rosselli, «Nuova Antologia», Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il «Quarto Stato»", «Nord e Sud», a. XXIV, Terza serie, nn. 34-35, novembre-Dicembre. "Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia", Atti del convegno internazionale organizzato a Firenze il 10-12 giugno 1977 dall'Istituto storico della Resistenza in Toscana, dalla Giunta regionale toscana, dal Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze, La Nuova Italia, Firenze, 1978. Riccardo Bauer, "Carlo Rosselli e la nascita di GL in Italia". Jan Petersen, "Giustizia e Libertà in Germania". Pierre Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di GL e dell'assassinio dei fratelli Rosselli". Frank Rosengarten, "Carlo Rosselli e Silvio Trentin, teorici della rivoluzione italiana". Max Salvadori, "Giellisti e loro amici degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale". Santi Fedele, "Giellisti e socialisti dalla fondazione di GL (1929) alla politica dei fronti popolari". Pier Giorgio Zunino, "Giustizia e Libertà e i cattolici". Aldo Garosci, "Le diverse fasi dell'intervento di Giustizia e Libertà nella guerra civile di Spagna. Parte III- Oggi in Spagna, domani in Italia". Umberto Marzocchi, "Carlo Rosselli e gli anarchici"; citazione sottostante da un articolo di Ugo Finetti «Infatti Rosselli considerava una barbarie le stragi di anarchici in Catalogna, tra cui l'uccisione di Camillo Berneri, l'anarchico che lo affiancava nella guida della Prima colonna italiana formata da tremila antifascisti, i primi accorsi in Spagna.»  e si ricorda, nel prosieguo, anche la ferma presa di posizione delle Brigate partigiane di Giustizia e Libertà quando Emilio Canzi fu rimosso da comandante unico della XIII zona operante nel piacentino e grazie a questa presa di posizione fu reintegrato dopo un breve arresto. Le Brigate partigiane di Giustizia e Libertà erano in gran parte influenzate dal pensiero di Rosselli.  Umberto Tommasini, "Testimonianza su Carlo Rosselli; Parte IV- L'eredità di Giustizia e Libertà". Mario Delle Piane, "Rapporti tra socialismo liberale e liberalsocialismo". Tristano Codignola, "GL e Partito d'azione". Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli", in "Il movimento operaio italiano. Dizionario biograficoIV", Franco Andreucci e Tommaso Detti, Editori Riuniti, Roma, 1978,  392–99. Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale", «Il Politico», Poi compreso. Paolo Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia e Libertà». Lettere inedite di Mario Levi, Renzo Giua, Nicola Chiaromonte, Carlo Rosselli, Aldo Garosci  «Mezzosecolo», n. 3, Centro studi Piero Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Annali 1Luigi Cirillo, "Il socialismo di Carlo Rosselli", Fasano, Cosenza, 1979. Emilio Lussu, "Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di «Giustizia e Libertà»", Manlio Brigaglia, Editrice Libreria Dessì, Sassari 1979,  301.informazioni su Storia della Sardegna di Manlio Brigaglia, son presenti correlazioni fra i succitati personaggi. "Le componenti mazziniana e cattaneanea in Salvemini e nei Rosselli. La figura e l'opera di Giulio Andrea Belloni", Atti del Convegno di studi nel venticinquesimo anniversario della fondazione della Domus Mazziniana tenutosi a Pisa. Arti Grafiche Pacini & Mariotti, Pisa, 1979,  257. Comprende: Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il «Quarto Stato»" Angelo Varni, "Derivazioni mazziniane nella concezione sindacalista di Carlo Rosselli", Lucio Ceva, "Aspetti politici dell'azione di Carlo Rosselli in Spagna",  109–26. Giuseppe Tramarollo, "Rosselli e la gioventù del regime",  Paolo Bagnoli, "Il revisionismo rosselliano", in "Guida alla storia del PSI. La ripresa del pensiero socialista tra eresia e tradizione", Francesca Taddei e Marco Talluri, «Quaderni del Circolo Rosselli», Giuseppe Galasso, "La democrazia da Cattaneo a Rosselli", Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia»,Aldo Rosselli, "La famiglia Rosselli. Una tragedia italiana", presentazione di Sandro Pertini, prefazione di Alberto Moravia, Bompiani, Milano, Francesco Kostner, "Carlo Rosselli e il suo socialismo liberale", Lalli, Poggibonsi, 1984,  91 («Linee politiche»). Paolo Bagnoli, "Carlo Rosselli tra pensiero politico e azione", prefazione di Giovanni Spadolini, con uno scritto di Alessandro Galante Garrone, Passigli, Firenze, 1985,  190. Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale", in "Padri della patria. Protagonisti e testimoni di un'altra Italia", FrancoAngeli, Milano, 1985,  249–73 («Ricerche storiche», 64). Franco Invernici, "L'alternativa di «Giustizia e Libertà». Economia e politica nei progetti del gruppo di Carlo Rosselli", presentazione di Arturo Colombo, FrancoAngeli, Milano («Studi e ricerche storiche», 96). Leo Valiani, "Carlo e Nello Rosselli da Mazzini alla lotta di liberazione", «Nuova Antologia», Diego Scacchi, Arturo Colombo, "Per Carlo e Nello Rosselli", presentazione di Giovanni Spadolini, Casagrande, Lugano, 1988,  71 («Quaderni europei», I). Roberto Vivarelli, "Le ragioni di un comune impegno. Ricordando Gaetano Salvemini, Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi", «Rivista Storica Italiana», Giovanni Spadolini, "Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero", Passigli, Firenze, 1990,  61 («Letture Rosselli», 2). Corrado Malandrino, "Socialismo e libertà. Autonomie, federalismo, Europa da Rosselli a Silone", FrancoAngeli, Milano (Collana «Gioele Solari». Dipartimento di Studi politici dell'Torino, 6). Franco Bandini, "Il cono d'ombra. Chi armò la mano degli assassini dei fratelli Rosselli", SugarCo, Milano, Arturo Colombo, "I Rosselli, due guardiani per l'albero della libertà", in Id., "Voci e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer", Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia»). , "Nel nome dei Rosselli. 1920-1990", «Quaderni del Circolo Rosselli», FrancoAngeli, Milano,  Con una  sui fratelli Rosselli di Giuseppe Muzzi. "A più voci su Carlo Rosselli. Gaetano Arfé, Costanzo Casucci, Aldo Garosci, Francesco Malgeri, Leonardo Rapone, Scritti dell'esilio", «Il Ponte»,  "Il carteggio di Carlo e Nello Rosselli con Carlo Silvestri", Gloria Gabrielli, «Storia Contemporanea», Santi Fedele, "E verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", FrancoAngeli, Milano, Collana di Fondazione di studi storici Filippo Turati», n °7. Zeffiro Ciuffoletti, "Carlo Rosselli, il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in "Socialismo e Comunismo 1892-1992".  I, «Il Ponte», Paolo Bagnoli, "La lezione rosselliana, La nuova storia. Politica e cultura alla ricerca del socialismo liberale", prefazione di Renato Treves, Festina Lente, FNicola Tranfaglia, "Sul socialismo liberale di Carlo Rosselli", in I volume "Dilemmi del liberalsocialismo", Michelangelo Bovero, Virgilio Mura, Franco Sbarberi, La Nuova Italia Scientifica, Roma, («Studi Superiori NIS/201. Scienze Sociali»). Atti del convegno "Liberalsocialismo: ossimoro o sintesi?", organizzato ad Alghero il 25-27 aprile 1991, Dipartimento di Economia istituzioni e società dell'Università Sassari. Il 1º gennaio del 1924 fu pubblicato il primo numero di “Libertà”, periodico legato all'ala socialista del movimento antifascista, il sottotitolo fu la frase di Carlo Marx ed Federico Engels: Alla società borghese, con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà un'associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di tutti e, su invito Claudio Treves, Rodolfo Mondolfo e Alessandro Levi, Rosselli scrisse un articolo Il partito del lavoro in Inghilterra che fu pubblicato sul numero tre del 1º febbraio  in cui Rosselli riaffermò una parte del suo pensiero del periodo: «Il Labour Party, in base agli elementi che lo compongono può definirsi come una federazione di gruppi economici e di gruppi politici. In realtà è l'organizzazione politica federativa ed associativa del movimento operaio più vecchio e potente del mondo.»  Silvio Suppa, "Note su Carlo Rosselli: temi per due tradizioni", in I volume "dilemmi del liberalsocialismo " Del Puppo D., "«Il Quarto Stato»", «Science and Society»,"L'attualità di Carlo Rosselli e del socialismo liberale. Dialoghi tra: Giancarlo Bosetti, Vittorio Foa, Sebastiano Maffettone, Enzo Marzo, Nicola Tranfaglia, Nadia Urbinati", Supplemento al n. I/1995 di «Croce Via», Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1995. Atti del dibattito svoltosi a Napoli il 13 gennaio 1995 in occasione della presentazione italiana del volume "Liberal socialism", lavoro di Nadia Urbinati, tradotto da William McCuaig, Princeton University Press, Princenton Nadia Urbinati, "Carlo Rosselli: la democrazia come fede comune", «il Vieusseux», Paolo Bagnoli, Rosselli, "Piero Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo", La Nuova Italia, Firenze («Biblioteca di Storia», 55). Costanzo Casucci, "La caratteristica di Carlo Rosselli", con un vademecum, «Belfagor»,  Simone Visciola, Giuseppe Limone , "I Rosselli. Eresia creativa, eredità originale", Napoli, Guida, Piero Graglia, "Unità europea e federalismo. Da «Giustizia e Libertà» ad Altiero Spinelli", il Mulino, Bologna, 1996,  296 («il Mulino-Ricerca»). "Il dibattito europeista e federalista in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto D., "Carlo Rosselli e le élites. Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia partecipativa", «Scienza & Politica», Carlo Rosselli, "Pagine scelte di economia", Simone Visciola e Antonio De Ruggiero, Firenze, Le Monnier,  Salvo Mastellone, "Il partito politico nel socialismo liberale di Carlo Rosselli", «Il pensiero politico», Gianbiagio Furlozzi, "Carlo Rosselli e Georges Sorel", «Il pensiero politico», a. Giovanna Angeli, "L'eredità democratica da Bignami a Rosselli", Angeli, Milano, 1999. Salvo Mastellone, "Carlo Rosselli e «La rivoluzione liberale del socialismo»". Con scritti e documenti inediti. Olschki, Son riportati testi pubblicati da Carlo Rosselli non inseriti nel  I delle «Opere scelte». "Rosselli. Dizionario delle idee", Sergio Bucchi, Editori Riuniti, gennaio Antonio Martino, Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura, Roma, Gruppo editoriale L'espresso, 2009. Mimmo Franzinelli, "Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico", Mondadori, Milano 2007. Diego Dilettoso, "La Parigi e La Francia di Carlo Rosselli. Sulle orme di un umanista in esilio", Biblion, Milano  .Paolo Bagnoli. Carlo Rosselli: Il socialismo delle libertà. Polistampa, Milano,  Paolo Bagnoli. Carlo Rosselli. Socialismo, giustizia e libertà. Biblion, Milano, Carlo Rosselli, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Carlo Rosselli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Carlo Rosselli, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .Carlo Rosselli, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  Carlo Rosselli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Carlo Rosselli, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Carlo Rosselli, su Liber Liber.  Opere di Carlo Rosselli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Carlo Rosselli, .  Biografia di Rosselli, su romacivica.net. Carlo Rosselli e l'Aventino (DOC) [collegamento interrotto], su geocities.com. Giancarlo Iacchini,*Rosselli: socialismo liberale ma... vero!, dal sito del Movimento Radical Socialista 55esima brigata Garibaldi Carlo Rosselli, su 55rosselli.it. Archivio della famiglia Rosselli [collegamento interrotto], su archiviorosselli.it. I fratelli Rosselli, genesi di un delitto impunito, su rifondazionepescara.org (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2008). Camillo Berneri e Carlo RosselliVite parallele di Massimo Ortalli (da "Umanità Nova" n.08 del 4 marzo 2001) Fondazione Rosselli, Centro di ricerca, su fondazionerosselli.it. 17 gennaio  1º settembre 2005). Fondazione Circolo RosselliFirenze, su rosselli.org. "Gaetano Pecora" Carlo Rosselli, socialista e liberale.Bilancio critico di un grande italiano, su politicamagazine.it. Valdo Spini, "Perché i Rosselli parlano ancora a questa Italia", sul sito repubblica.it. Refs.: Luigi Speranza, “Rosselli e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

rosselli:  Sabatino Enrico Rosselli detto Nello (Roma), filosofo. Insieme al fratello Carlo, fu ucciso in Francia nel 1937 da assassini legati al regime fascista.  Magnifying glass icon mgx2.svgFratelli Rosselli. Nacque da un'agiata famiglia ebraica, ultimo dei tre figli del livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli (10 agosto 1867Firenze, 9 settembre 1911) e della veneziana Amelia Pincherle (16 gennaio 1870Firenze, 26 dicembre 1954), sorella di Carlo Pincherle, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia paterna che quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto Nathan (Sindaco di Roma dal novembre del 1907 al dicembre del 1913), fu un seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.  Nello sposò Maria Todesco (Padova, 1905Firenze, 1998) nel 1926 ed ebbero quattro figli: Silvia, Paola, Aldo e Alberto.  Gli studi Nel 1917 diresse, con l'amico Gualtiero Cividalli il mensile Noi giovani. Discusse con Gaetano Salvemini la tesi di laurea su Mazzini e il movimento operaio. Pubblicò numerosi articoli su riviste storiche italiane e il saggio Mazzini e Bakunin. Nel 1932 pubblicò il saggio Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano. La raccolta dei suoi Saggi sul Risorgimento italiano e altri scritti fu pubblicata postuma da Einaudi nel 1946.  L'attività politica  La tomba a Trespiano Iniziò giovane a far politica nel 1917 e fu col fratello tra i fondatori del giornale per studenti "Noi giovani". Nel 1920, col fratello e con Piero Calamandrei, e col patrocinio di Gaetano Salvemini, fondò il Circolo di Cultura, chiuso dai fascisti nel 1925. Fece parte dei fondatori del gruppo fiorentino di Italia libera, fra cui, oltre al fratello, Enrico Bocci, Luigi Rochat, Dino Vannucci, Nello Traquandi. Nel 1924 aderì alla fondazione dell'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da Giovanni Amendola, e nel 1925 partecipò alla fondazione del primo giornale antifascista clandestino Non Mollare. Il 3 giugno 1927 venne arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica; rilasciato il 31 gennaio 1928, venne nuovamente arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica e Ponza, nell'estate del 1929, dopo la fuga da Lipari del fratello.  Nel maggio 1937 ottenne, su intercessione di Gioacchino Volpe (probabilmente in buona fede) il passaporto, con una sollecitudine che ad alcuni amici, tra cui Piero Calamandrei, parve sospetta e motivata dal fine di arrivare attraverso Nello al rifugio di Carlo, insieme al quale, il 9 giugno 1937, venne assassinato a Bagnoles-de-l'Orne da una squadra di "cagoulards", miliziani della "Cagoule", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo muore sul colpo, Nello (colpito per primo) viene finito con un'arma da taglio.. I corpi vengono trovati due giorni dopo, l'11 giugno; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti.  Note  I numeri pubblicati possono essere consultati online qui: Noi giovani Archiviato il 2 novembre  in .  Commissione di Firenze, ordinanza del 3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività antifascista”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra),  III1051  Tano Gullo, Ustica celebra la libertà dei Rosselli, su ricerca.repubblica.it, 26 agosto 2000. 24 maggio  (archiviato il 10 maggio ).  profilo di Gioacchino Volpe Archiviato l'8 maggio 2006 in .  profilo di Nello Rosselli nel Sistema informatico dell'Archivio di stato di Firenze, su archiviodistato.firenze.it. 5 giugno 2009 19 luglio ).  Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, 1999,  202 e segg.  Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano 2007. Opere Saggi sul Risorgimento e altri scritti, Prefazione di Gaetano Salvemini, Collana Biblioteca di cultura storica n.21, Torino, Einaudi, 1946. Introduzione di Alessandro Galante Garrone, Collana Piccola Biblioteca n.400, Einaudi, 1980. Inghilterra e regno di Sardegna dal 1815 al 1847, Paolo Treves, introduzione di Walter Maturi, Collana Biblioteca di cultura storica n.50, Torino, Einaudi, 1954. Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Collana Piccola Biblioteca n.89, Torino, Einaudi, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano, Con un saggio di Walter Maturi, Collana Piccola Biblioteca n.313, Torino, Einaudi, Zeffiro Ciuffoletti, Nello Rosselli. Uno storico sotto il fascismo. Lettere e scritti vari, Firenze, La Nuova Italia, 1979 Arturo Colombo, I colori della libertà. Il mondo di Nello Rosselli fra storia, arte e politica, Milano, Franco Angeli, 2003. Giovanni Belardelli, "Nello Rosselli", Catanzaro, Rubettino, 2007. Simone Visciola, Nello Rosselli alla Scuola di storia moderna e contemporanea. La prima fase della ricerca di storia diplomatica, in Politica, valori e idealità. Carlo e Nello Rosselli maestri dell'Italia civile, Lauro Rossi, Roma, Carocci, 2003,  111–122. 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Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano 2007. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Nello Rosselli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Nello Rosselli  Nello Rosselli, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nello Rosselli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nello Rosselli, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Nello Rosselli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nello Rosselli, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Nello Rosselli, su Liber Liber.  Opere di Nello Rosselli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Nello Rosselli. rosetta

 

rossetti: Grice: “A philosopher can also discover a ‘antro di pipistrelle.”” Domenico Rossetti (Vasto), filosofo. Illuminista poliedrico, fu un poeta estemporaneo, avvocato, filosofo, tragediografo, archeologo e speleologo.   da Martuscelli. Sua madre, Maria Francesca Pietrocòla, si era sposata con Nicola Rossetti, da cui ebbe quattro figli: oltre a Domenico, nacquero Andrea, Antonio e Gabriele. Si trasferì a Napoli per studiare giurisprudenza. Tuttavia, a causa della cattiva situazione politica, emigrò a Roma, dove studiò filosofia. Con l'invasione francese dello Stato Pontificio e l'istituzione della Repubblica romana, riparò all'Elba: da qui seguì l'occupazione e la successiva liberazione del Granducato di Toscana, che celebrò con il canto La superbia dei Galli punita. Si spostò in Sardegna, sotto la protezione del viceré Carlo Felice: a Sassari compose e rappresentò la tragedia Morte di San Gavino. Si spostò in Provenza, a Nizza, dove scoprì la piramide di Falicon, che gli ispirò un poemetto in 165 ottave, intitolato La grotta di Monte-Calvo. In seguito, si trasferì a Torino, dove conobbe Tommaso Valperga di Caluso, e si stabilì a Parma, dove ottenne il titolo di avvocato ed esercitò la professione. Iniziò a dirigere Il giornale del Taro, che poi  divenne La gazzetta di Parma, denominazione che ancor oggi mantiene. Ebbe un ictus che lo portò alla paralisi; morì il 7 luglio dell'anno seguente. Opere: Frontespizio della commedia Morte di San Gavino in una ristampa; “La superbia dei Galli punita,” “San Gavino : tragedia / dell'improvisatore avvocato detto ancora Stitemenios Veldacodrotos, Oristano, Tipografia Arborense, La grotta di Monte-Calvo Poesiei, stampate a Parma Domenico Rossetti, In occasione d'essere l'augusto imperator de' francesi Napoleone 1. coronato re d'Italia. Cantata, Parma, Mussi Luigi, Domenico Rossetti, La notte odi tre dedicate al signor Francesco Vezzi in occasione della sua ricuperata salute, Parma, Giuseppe Paganino, Alla tomba di Hoffsteder, Parma, Mussi Luigi, Ode Saffica, , Parma, Giuseppe Paganino, Domenico Rossetti, Ad Ernestina Menna per le sue nozze con Esculapio De Cinque, Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Giacomo Cordella (musica di )  (libretto), Annibale in Capua, Napoli, nella Stamperia Flautina, Indica la Piramide, Nizzadisegno di Sophie Lederk pubblicato in La grotta di Monte Calvo, immagine tratta da Spadaccini   Antonio Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII,  5, Venezia, Francesco Andreola, su centrorossetti.eu. Domenico Martuscelli, in Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli,  5, Nicola Gervasi,  La famiglia Pietrocola di Vasto (JPG), su pietrocola.com.Lino Spadaccini, Rossetti e le sue battaglie per la libertà, su noivastesi.blogspot.it, 7La superbia dei Galli punita, su centrorossetti.eu. «Questo canto estemporaneo fu composto da Domenico Rossetti, sotto lo pseudonimo di Stitemenios Veldacodrotos (anagramma di Domenico Rossetti del Vasto), in occasione della liberazione del Granducato di Toscana dall’invasione francese».  Lino Spadaccini, Rossetti e quei versi ispirati dalla cacciata dei Francesi, su noivastesi.blogspot.it,  Giuseppe Catania, Domenico Rossetti e la Grotta di Monte Calvo,, su vastospa.it, Eleonora Mugoni, Il fratello perduto: Gabriele e Domenico Rossetti in Gabriele Rossetti in Studi medievali e moderni. «Nei panni dello speleologo ante litteram, Rossetti si avventurava in una cavità del Monte Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che amò definire fascinoso ed insieme orribile; ne celebrò la scoperta con la pubblicazione di un poemetto di 165 ottave, La Grotta di Monte Calvo, dato alle stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane».  Università degli Studi di Parma, Dottorato di ricerca in Storia,   «A Pezzana subentrò nella direzione l'avvocato Domenico Rossetti. Egli si mostrò più attento alle notizie scientifiche e contribuì ad introdurre nel periodico notizie leggere, come favole e indovinelli che il più delle volte incensavano il nome di Napoleone. Con la direzione di Rossetti i supplementi al periodico, da semplici elenchi scritti in francese e riguardanti le vendite per espropriazioni forzate, si trasformano in pagine che arricchiscono i contenuti culturali e di svago della testata».  Luigi Marchesani, Storia di Vasto, città in Apruzzo Citeriore, Napoli, Torchi dell'Osservatore Medico, retro copertina del libro Pasquale Spadaccini, Domenico Rossetti e la Grotta di Monte Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, Domenico Martuscelli, Domenico Rossetti, in Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli,  5, Nicola Gervasi,  Opere poetiche dell'avvocato Domenico Rossetti membro di molte società letterarie pastor della Dora, dell'Emonia ecc. ecc.  1, Parma, Giuseppe Paganino, Ai liberatori dell'Italia. Ode del signor dottore Gio. Battista Tavanti con altre composizioni ed un poemetto La superbia dei Galli punita, canto estemporaneo di Sistemenios Valdacodrotos anagramma dell'autore, Firenze, calcografia di Gio. Chiari nella Condotta, Luigi Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte della stampa, Gianni Oliva , I Rossetti : album di famiglia : documenti, testimonianze, immagini, Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Pasquale Spadaccini, Rossetti e la Grotta di Monte Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, ,Eleonora Mugoni, Il fratello perduto : Gabriele e Domenico Rossetti, in Studi medievali e moderni, Domenico Rossetti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

rossi: Grice: “Rossi touches many Griciean points: universalia, strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on Aristotle’s metaphysics.” Alievo di duns scotto. Commentatore della metafisica di Aritotele. Francesco della marca d’ancona (Appignano). filosofo. Fu un attivo filosofo fra Aureolo e Rimini, dalla parte di Occam e Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle dispute dei Fraticelli, che portarono alla sua espulsione dall'ordine. Aveva idee innovative e spesso influenti in teologia filosofica, filosofia naturale, metafisica e teoria politica.  Soprannominato ncome "doctor succinctus" e "doctor praefulgidus", come osservabile dalle iscrizioni su uno degli affreschi del convento francescano di Bolzano, fu studiato e commentato soprattutto per alcune tesi risalenti del suo Commento alle Sentenze. Per Sentenze si intendono i Libri Quattuor Sententiarum dichiarazioni autorevoli sui passi biblici che l'opera ha riunito di Lombardo. Rossi torna all'attenzione degli studiosi a partire dagli agli anni venti del 1900, nel francescano si riconoscono l'originalità delle sue vedute, che contribuiscono all'evoluzione del pensiero basso-medievale. Nacque a Appignano del Tronto, facente parte all'epoca della Marca di Anconada una famiglia con il nome di Rubeus o Rossi. Divenne francescano dell'Ordine dei Frati Minori ed ebbe come maestro  Giovanni Duns Scoto. Salì nella gerarchia educativa dell'ordine, studiando a Parigi. Successivamente insegnò in uno studium universitario francescano non conosciuto, prima di tornare allo studium di Parigi come lettore sulle Sentenze diLombardo nel corso di laurea. Rimase a Parigi almeno fino a  quando ormai molto probabilmente era stato promosso maestro. I suoi insegnamenti più famosi erano i suoi commenti sulle Sentenze a Parigi. È probabile che le lezioni di Rossi siano state trascritte dai suoi studenti generando diverse versioni del suo commento in forma di manoscritto.  Sono poche e discordanti le informazioni di questo periodo. Alcune suggeriscono che lasciò Parigi almeno temporaneamente per essere "a consiliis" alla corte d'Angiò, re di Napoli, capo del guelfismo italiano e legato all'ordine francescano spirituale. Alcune sembrano suggerire che rimase a Parigi, promosso maestro di teologiacomponendo diversi commentari accademici, tra cui due sulla Metafisica aristotelicae uno sulla Fisica. Altre che ebbe modo di partecipare al Capitolo generale francescano di Perugia, sottoscrivendo, la risoluzione con la quale veniva dichiarata lecita la tesi secondo la quale Cristo e gli apostoli non avevano mai posseduto beni.  Un documento  colloca Rossi come lettore nello studio del convento francescano di Avignone, sede della corte papale. L'ipotesi della permanenza del della Marca ad Avignone già dal 1324, si basa su un errore d'interpretazione. Scrittori non del tempo affermarono che Rossi fu eletto ministro provinciale francescano della Marca Anconetana, sua area di origine ma studi recenti confutano definitivamente questa affermazione con delle prove  Il documento riguarda anche il dissidio di Della Marca con Papa Giovanni XXII per il sostegno del Ministro francescano Generale Michele da Cesena sulla questione della povertà apostolica.  La questione della povertà apostolica Francesco prese parte attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che stavano dividendo l'ordine. Insieme a Michele da Cesena, Guglielmo di Ockham e Bonagrazia di Bergamo, sostenne una regola di assoluta povertà per i successori di Cristo e per la chiesa. Si ribellò a papa Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario, l'imperatore Ludovico il aro.  I francescani che rifiutarono la condanna della critica dei frati minori della bolla Cum inter nonnullos di Giovanni XXII, vennero accusati di eresia. Questo avvicinò l'ordine allo schieramento antipapale rappresentato da Ludovico il aro. Questi era divenuto ostile al Papa dopo che gli aveva rifiutato la conferma e l'incoronazione come imperatore dopo l'elezione a re di Germania nel 1314, preferendogli Federico I d'Asburgo.  Ludovico scomunicato il 23 marzo 1324, rispose, esattamente un mese dopo, con l'"Appello di Sachsenhausen". Con esso il Papa fra l'altro, veniva accusato di eresia, quindi delegittimato per la sua presa di posizione nella disputa francescana sulla povertà. Lo scontro divenne acceso, la conciliazione di Michele da Cesena  al capitolo di Lione fallì. Michele venne convocato e trattenuto ad Avignone insieme a Bonagrazia da Bergamo e Guglielmo di Occam.  Francesco Della Marca, ad Avignone come lector nello Studium generale dell'Ordine, sottoscrive una protesta redatta da Michele contro l'operato del papa. Ludovico il aro giunge in Italia, prende la corona imperiale e, dichiarato deposto il Papa, nomina antipapa il francescano Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V.  Scomunicato dal Papa, Francesco della Marca decide di raggiungere, fuggendo,, l'imperatore germanico a Pisa con i suoi confratelli prigionieri. Francesco ancora una volta si ribellò per protestare contro la sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano un documento, l'”Appellatio maior”, nel quale Giovanni XXII veniva dichiarato eretico per la sua posizione nella questione della povertà e in altre controversie. Francesco e i suoi compagni andavano però perdendo le simpatie all'interno dell'Ordine.  Il tentativo di Michele, nel novembre 1328, di impedire lo svolgimento del capitolo generale convocato a Parigi fallì, mentre la riunione dell'Ordine, svoltasi nell'aprile 1329, confermò la scomunica di Michele ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral Ot, ovvero Geraldo di Oddone, favorevole alla Curia.  La scomunica Francesco e i suoi compagni vennero condannati e fu formalmente confermata la loro scomunica.  Francesco ispirò la protesta espressa nelle Allegationes religiosorum virorumche dichiarava invalida la deposizione di Michele e l'elezione di Geraldo, per l'esclusione di metà degli aventi diritto alla partecipazione al capitolo. I quattro francescani, con Marsilio da Padova, entravano a far parte della curia di Ludovico; con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si stabilirono nel convento francescano.  Fu perseguitato dalle autorità ecclesiastiche in Italia.. Fece una ritrattazione formale (che doveva servire da esempio per tutti i dissidenti successivi) e si riconciliò con la chiesa e con l'ordine . La data della sua morte non è nota.  Filosofia Diritti di Proprietà Nel Improbatio, Francesco Della Marca si concentra sulla determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per sostenere la convinzione francescana che Cristo ha vissuto in povertà assoluta. Egli distingue tra due tipi di Proprietà: la proprietà prima della caduta dell'uomo e la proprietà dopo. La proprietà prima della caduta, nota anche come la proprietà dello stato prelapsario, momento in cui tutte le creature di Dio si rallegrarono nella felicità, erano profondamente collegati tra loro, e condivisa nella creazione di Dio. La proprietà dopo la caduta è stata causata dal primo peccato di Adamo, rendendo la questione dei diritti di proprietà distintamente umani  Il Papa aveva negato che l'origine della proprietà era legato agli esseri umani, sostenendo che era il peccato in sé ad esserne la causa. Francesco aveva convenuto che senza peccato non ci sarebbero i diritti di proprietà, tuttavia, il peccato non ha portato immediatamente al concetto di proprietà. Francesco sostenne che la legge umana è stato responsabile della formazione dei diritti di proprietà, non la legge divina, e usato la storia di Caino e Abele, citando volontà corrotta di Caino per sostenere la sua convinzione. Moto del Proiettile Nel corso del secolo XIV fiorirono una serie di studi nel contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina aristotelica del movimento applicata al moto dei proiettili. Per Aristotele i corpi inanimati si muovono spontaneamente verso il loro luogo naturale mentre i corpi in movimento devono alla presenza continua, e per contatto, di un motore che dirige il corpo verso un’altra direzione.  Già Giovanni Filopono nel VI secolo aveva mosso logiche obiezioni a questa dottrina.  Con la definizione dell'impetus o Teoria dell'impeto la discussione proseguì, ripresa da Avicenna, Ruggero Bacone e Tommaso d'Aquino.  Solo con Francesco della Marca nel XIV secolo si giunse a conclusione. La teoria di Francesco della Marca sul Moto del Proiettile o Moto parabolico, indicata come virtus Derelicta (forza rimanente), è descritta nelle sezioni di suoi commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione dell'Eucarestia, in una quaestio sull’efficacia dei sacramenti risalente al 1323.  Derelicta Virtus afferma: il moto di un oggetto è causato da una forza lasciata dall'oggetto che agiva su di essa, quella forza residua impressa al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria dell'inerzia che ha lo scopo di spiegare solo i fenomeni naturali, la teoria della virtus derelicta di Francesco della Marca è una spiegazione che include i fenomeni naturali e soprannaturali. La virtus derelicta spiega diversi tipi di motoperpetuo e finitoed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi chiave del Derelicta Virtus includono :  Un oggetto viene messo in moto da un altro oggetto, che lascia la forza rimanente in oggetto in movimento. All'inizio di un dato movimento, le forze rimanti possono lavorare con o contro la naturale disposizione dell'oggetto in movimento. Se funziona contro l'oggetto in movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia il corpo, cessando il moto. Se funziona con l'oggetto in movimento, la virtus derelicta rimane nell'oggetto provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono stati diversi filosofi prima del tempo di Francesco della Marca, come ad esempio Richard Rufus di Cornovaglia che nel 13º secolo, sembrano disporre già di versioni della virtus derelicta, quindi non è chiaro se questa teoria sia veramente originta autonomamente dal pensiero di Rossi. Tuttavia, filosofi come Buridano e Odonis hanno utilizzato la teoria di Rossi per affinare i propri concetti di virtus derelicta, confermando che Rossi  ha giocato un ruolo chiave nell'evoluzione della filosofia sulla fisica. Atto di volontà Francesco della Marca nel secondo libro dei Commentari sulle Sentenze, si focalizza su come la volontà potrebbe agire contro la ragione con conseguente colpevolezza morale: se la volontà potrebbe o agire prima, o contro giudizio razionale. Rossi ha sostenuto che la volontà è la causa dell'azione. Dopo che un giudizio è stato elaborato, la volontà decide di agire sia in conformità con tale sentenza o contro di essa. La volontà costituisce il termine medio tra giudizio e azione. Senza di essa, il giudizio richiederebbe un'azione, negando il concetto di libero arbitrio e colpevolezza morale. Inoltre, la volontà è sotto una legge che obbliga a compiere atti buoni. Senza questo impegno non ci sarebbe peccato. Per rispondere a come la volontà potrebbe andare contro tale obbligo, Rossi distingue tra un atto apprensivo e un atto gidicativio. L’ atto apprensivo è necessario per far funzionare la volontà e è frutto di cognizioni intellettuali e giudizi. L’atto giudicativo è formato dalla conoscenza più complessa in cui il ragionamento si applica giudiziosamente. La volontà non richiede atti giudicativi da eseguire, ciò spiega come gli esseri umani sono in grado di peccare. In altre parole, la volontà non dipende dal giudizio razionale. Per evitare l'obiezione che il giudizio è necessario per il ragionamento e non può essere ignorato nel processo deliberativo, Rossi offrì un'ulteriore distinzione tra conoscenza apprensiva e giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti razionali. Queste distinzioni consentono un giudizio da selezionare su un'altra causa della forza che riceve da essere selezionato dalla volontà. Opere: Selezione:  Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, una confutazione alla bolla papale del Papa. Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum, l'autore affronta i principali temi della dottrina cristiana su Dio: le relazioni delle persone divine all'interno della Trinità e il rapporto tra il Creatore e il mondo, la libertà di Dio nel creare, la prescienza divina e la predestinazione alla salvezza. Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis Quaestiones praeambulae et Prologus, l’autore riflette sullo statuto scientifico della teologia e della metafisica. Distingue primi libri prima ad decimam Questes super metaphysicam  Sabine Folger-Fonfara, Das 'Super'-Transzendentale und die Spaltung der Metaphysik: Der Entwurf des Franziskus von Marchia Leiden: Brill, F. Stegmüller, Repertorium biblicum Medii Aevi, II, Matriti Visita triennale del p. Orazio Civelli, in Picenum seraphicum, Andrea da Ratisbona, Chronica de ducibus ariae, G. Leidinger, in Mon. Germ. Hist., Mariano Da Firenze, Compendium chronicarum fratrum minorum, in Arch. franc. hist., A. CoulonS. Clémencet, Lettres secrètes et curiales du pape Jean Paris A. Emmen, Einführung in die Mariologie der Oxforder Franziskanerschule, in Franziskanische Studien, A. Emmen, in Lex. für Theologie und Kirche, IV, Freiburg A. Heysse, Descriptio codicis Bibliothecae Laurentianae Florentinae S. Crucis, Plut. A. 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(Eine unbeachtete Quaestio aus dem Visio-Streit unter Johann XXII, già in Arch. franc. hist., Anneliese Maier, Das Lehrstück von den "vires infatigabiles" in der scholastischen Naturphilosophie, in Archives internat. d'histoire des sciences, Anneliese Maier, Die Vorläufer Galileis im 14. Jahrhundert, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, I, Roma Anneliese Maier, Galilei und die scholastische Impetustheorie, in Id., Ausgehendes Mittelalter, Anneliese Maier, Metaphysische Hintergründe der spätscholastischen Naturphilosophie, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, IV, Roma Anneliese Maier, Zwei Grundprobleme der scholastischen Naturphilosophie: das Problem der intensiven Grösse. Die Impetustheorie, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, II, Roma Anneliese Maier, Zwischen Philosophie und Mechanik, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, V, Roma Biblioteca picena…, Osimo,  C. Dolcini, Crisi di poteri e politologia in crisi, Bologna C. 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Lucas Waddingus ejusdem Instituti Theologus, ex Typographia Francisci Alberti Tani, Romae,  Romae Ludger Meier, De schola franciscana Erfordiensi saeculi XV, in Antonianum, M. Clagett, The science of mechanics in the Middle Ages, Madison M. De Wulf, Histoire de la philosophie médiévale, III, Louvain-Paris 1 M. Schmaus, Der Liber propugnatorius des Thomas Anglicus und die Lehrunterschiede zwischen Thomas von Aquin und Duns Scotus, II, Die trinitarischen Lehrdifferenzen, Münster i. W. 1N. Glassberger, Chronica, in Analecta franciscana, II, Ad Claras Aquas N. Schneider, Die Kosmologie des Franciscus de Marchia. Texte, Quellen und Untersuch. zur Naturphilosophie des 14. Jahrhunderts, Leiden-New York-København-Köln,  N. Schneider, Franciscus de Marchia über die Wirklichkeit der Materie (Metaph.), in Franziskanische Studien,  Nazareno MarianiFrancisci de Marchia sive de Esculo, OFM, Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum, 29), Grottaferrata, Nazareno MarianiFrancisci de Marchia sive de Esculo, OFM, Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis, (= Spicilegium Bonaventurianum, 30), Grottaferrata Nazareno Mariani, Due Sermoni attribuiti a Francesco della Marca, Archivum Franciscanum Historicum Nazareno Mariani, Fr. Francesco di Appignano OFM, Contestazione, Appignano del Tronto 2001. Nazareno Mariani, Francisci de Esculo, OFM, Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum, 28) Grottaferrata  Nazareno Mariani, Francisci de Marchia O.M. Quaestiones super Metaphysicam, (= Spicilegium Bonaventurianum), Grottaferrata . Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a prima ad decimam (= Spicilegium Bonaventurianum, 32), Grottaferrata 2006. Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a undecima ad vigesimam octavam, (Spicilegium Bonaventurianum,), Grottaferrata, Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a vigesima noa ad quadragesimam octavam (Spicilegium Bonaventurianum, 34), Grottaferrata, Nazareno Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Quaestiones praeambulae et Prologus, (= Spicilegium Bonaventurianum), Grottaferrata,  Nazareno Mariani, Franciscus de Esculo, Improbatio, Grottaferrata 1990; Nazareno Mariani, Questioni sulla metafisica, (Spicilegium Bonaventurianum, 38), Grottaferrata . Nicolaus Minorita, Chronica. Documentation on Pope John XXII, Michael of Cesena and the Poverty of Christ with Summaries in English. A Sources Book, eds. G. Gal and D. Flood, St. Bonaventure, NY, O. Berthold, Kaiser, Volk und Avignon. Ausgewählte Quellen zur antikurialen Bewegung in Deutschland in der ersten Hälfte des 14, Jahrhunderts, , Darmstadt 1960, passim; O. Bonmann, Ein franziskanischer Literarkatalog des XV, Jahrhunderts, in Franziskanische Studien, P. Cividali, Il beato Giovanni dalle Celle, in Mem. dell'Accad. dei Lincei,  P. Duhem, Le système du monde. Histoire des doctrines cosmologiques de Platon à Copernic, VI, Paris,  P. Duhem, Le système du monde. Histoire des doctrines cosmologiques de Platon à Copernic, P. Gauchat, Cardinal Bertrand de Turre, Ord. min. His participation in the theoretical controversy concerning the poverty of Christ and the apostles under pope John XXII, Roma P. Künzle, Mitteilungen aus Codex Mazarine zum Schrifttum des Franziskaners Petrus Thomae, vorab zu seinen "Quaestiones in Metaphysicam", in Arch. franc. hist., P. Künzle, Petrus Thomae oder Franciscus de Maironis?, in Arch. franc. hist.,P. Lehmann, Mittelalterliche Beinamen und Ehrentitel, in Historisches Jahrbuch, Paolo Vian, Francesco della Marca, in: Fiorella Bartoccini, Dizionario Biografico degli Italiani, Band 49: Forino–Francesco da Serino. Istituto della Enciclopedia Italiana, Rom 1997. R. Aubert, in Dict. d'histoire et de géogr. ecclés., Paris  R. Höhn, Wilhelm Ockham in München, in Franziskanische Studien, R. Lambertini, La proprietà di Adamo. Stato d'innocenza ed origine del dominium nel Commento alle Sentenze e nell'Improbatio di F. d'Ascoli, in Bull. dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, IC  R. Scholz, Unbekannte kirchenpolitische Streitschriften aus der Zeit Ludwigs des Bayern, I, Rom R.F. Bennett, H.S. Offler, Guillelmi de Ockham Opera politica, II, Mancunii S. Baluze G.D. Mansi, Miscellanea novo ordine digesta, II, Lucae S. Cipriani, in Dizionario ecclesiastico, I, Torino S. Riezler, Die literarischen Widersacher der Päpste zur Zeit Ludwigs des Baiers, Leipzig, S. Sousedik, Der Scotismus in den böhmischen Ländern, in Collectanea franciscana, T. Suarez-Nani, W.O. Duba, D. Carron, G.J. Etzkorn, Francisci de Marchia Quaestiones in secundum librum Sententiarum, (Reportatio IIA). Quaestiones,  ed., Leuven . T. Suarez-Nani, W.O. Duba, E. Babey, G.J. Etzkorn, Francisci de Marchia Quaestiones in secundum librum Sententiarum (Reportatio IIA), Quaestiones, Leuven . T. Suarez-Nani, W.O. Duba, E. Babey, G.J. Etzkorn, Francisci de Marchia Quaestiones in secundum librum Sententiarum, (Reportatio IIA). Quaestiones, Leuven. U. Chevalier, Répertoire des sources historiques du Moyen Âge. Bio-bibliographie, IV. Doucet, Commentaires sur les sentences. Supplément au Répertoire de M.F. Stegmüller, in Arch. franc. hist., V. Doucet, Der unbekannte Skotist des Vaticanus lat. Fr. Anfredus Gonteri O.F.M. Veit Arnpeck, Chronica Baioariorum, in Id., Sämtliche Chroniken, G. Leidinger, München W. Dettloff, Die Entwicklung der Akzeptations- und Verdienstlenhre von Duns Scotus bis Luther, mit besonderer Berücksichtigung der Franziskanertheologen, Münster i. W. 1 W. Eckermann, Hugolini de Urbe Veteri Commentarius in quattuor libros Sententiarum, II, , Würzburg 198482; Note  Francesco d'Ascoli, Francesco della Marchia, Francesco d'Appignano, Francisco de Esculo, Franciscus Pignano, Franciscus Rubeus.  Pasnau, Robert, and Christina van Dyke. The Cambridge History of Medieval Philosophy. Cambridge, UK; New York: Cambridge University Press, . Print.  Frederick Copleston, A History of Philosophy Also Doctor Praefulgens or Praefulgidus, Doctor Distinctivus, Doctor Illustratus (Schneider  Testo Online, testo online.  Konstanty Michalski, Les sources du criticisme et du scepticisme dans la philosophie du XIVe siècle, in La Pologne au Congrès intern. de Bruxelles, Cracovie come a proposito della teoria dell'"impetus" nella filosofia della natura con Anneliese Maier: Das Lehrstück von den "vires infatigabiles" in der scholastischen Naturphilosophie, in Archives internat. d'histoire des sciences, Metaphysische Hintergründe der spätscholastischen Naturphilosophie, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, IV, Roma, Zwischen Philosophie und Mechanik, in Studien zur Naturphilosophie der Spätscholastik, V, Roma, Giovanni Giacinto Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad Syllabum matyrum eorundem ordinum, Ex typographia S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Roma, Rome, Biographical Index of the Middle Ages, Berend Wispelwey, De Gruyter Saur, Pasnau, Robert, and Christina van Dyke. The Cambridge History of Medieval Philosophy. Cambridge, UK; New York: Cambridge University Press, . Print.  Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance, Print.  Luca Wadding, Scriptores Ordinis minorum…, Romae Cf. MS Napoli, Biblioteca Nazionale:  “Explicit fratris Francisci de Marchia super primum Sententiarum secundum reportationem factam sub eo tempore, quo legit Sententias Parisius anno Domini 1320.”  Commento ai primi sette libri della Metaphysica di Aristotele  Nicola Minorita, Cronaca, pag. 189  Giacomo di Pamiers, Quodlibet  Roberto Lambertini, Francis of Marchia in Encyclopedia of Medieval Philosophy; unico; Dordrecht, --Netherlands: Springer Netherlands -Dordrecht Netherlands:Kluwer Academic Publishers; Nicolaus Minorita, Chronica, Documentation on Pope John XXII, Michael of Cesena and The Poverty of Christ with Summaries in English. A Source Book, ed. G. Gal and D. Flood (St. Bonaventure, N.Y.,  “Acta, gesta et facta fuerunt praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus Ordinis Minorum, Francisco de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore tunc in conventu Fratrum Minorum de Avenione...”  Malcom D. Lambert, Povertà francescana. La dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e degli apostoli nell'Ordine francescano, Biblioteca Francescana, 2000  Cf. MS Florence, Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo 31, sinistra,  Appellatio maior, most recent edition in Nicolaus Minorita, Chronica (cit. n. 12 above), 227- 424, for Francis in particular 423: Cui appellationi et provocationi incontinenti adhaeserunt et eam approerunt religiosi viri frater Franciscus de Esculo, doctor in sacra pagina...  Francesco d'Ascoli, Guglielmo di Ockham, Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo, Allegationes religiosorum virorum, 1329 Baluze-Mansi in «Miscellanea», 3, Lucca e dallo Eubel in «Bullarium Franciscanum», 5, Roma,  Roberto Lambertini, Francesco d'Appignano e Ockham: alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti;  Lambertini, Francesco d'Appignano e Guglielmo d'Ockham: alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti;  Giovanni Filipono, Commentari alle opere di Aristotele Sulla generazione e corruzione, Sull'anima, Analitici primi, Analitici secondi, Le Categorie, Fisica, Meteorologia  Fabio Zanin, Francis of Marchia, Virtus Derelicta, and Modifications of the Basic Principles of Aristotelian Physics. Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Schabel, Chris. Francis of Marchia's Virtus Derelicta and the Context of its Development. Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance,  Print  Robiglio, Aldo "How is Strength of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible? (cfr. H. P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia and temperantia are POSSIBLE!”) Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance  Print  Dopo la grande edizione critica di Nazareno Mariani, Grottaferrata, Francesco della Marca, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Franaut page Centro Studi Francesco d'Appignano Mark Thakkar, Francis of Marchia on the Heavens.

rossi

 

rossi: Tommaso Rossi (San Giorgio la Montagna), filosofo. Il contemporaneo e celebre filosofo napoletano Giambattista Vico lo definì "il più grande e puro metafisico". Rossi, che fu ordinato prete nel 1697, esercitò il suo ministero a Montefusco in qualità di abate di Santa Maria della Piazza. Studiò teologia e giurisprudenza a Napoli fino al 1730. Scrisse diverse opere tra cui la più importante rimane Della mente sovrana del mondo.  Opere Considerazioni di alcuni misteri divini, raccolti in tre dialoghi,  Dell'animo dell'uomo, terminata nel 1730, e pubblicata nel 1736, Della mente sovrana del mondo.  Edizione moderna  Opere filosofiche, con un saggio Angelomichele De Spirito, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Della mente sovrana del mondo, a cura e con un saggio di Roberto Evangelista, Napoli, ISPF-Lab, Collana "quaderni dell'ISPF" Consiglio Nazionale delle Ricerche, ,  9788890871207,//ispf-lab.cnr.it/quaderni/_q01//doabooks.org/doab?func=publisher&pId=1264&uiLanguage=  Tommaso Rossi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Tommaso Rossi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso Rossi, .  Tommaso Rossi dal sito "la voce di Fiore".

 

rossi: Pietro Rossi (Torino), filosofo. Docente a Torino. Ha studiato a Torino, laureandosi sotto la guida diAbbagnano e compiendo successivamente studi di perfezionamento all'Istituto Italiano per gli Studi storici di Napoli, a Milano e a Heidelberg. Libero docente,  è stato "fellow" della Rockefeller Foundation a Parigi. Professore  a Cagliari, e a Torino, dopo esser stato titolare della Cattedra di storia della filosofia e, in seguito, di filosofia della storia, in questa Università, ne è stato nominato professore emerito. -- è stato preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, -- ha fatto parte del Consiglio Universitario Nazionale. -- è stato Max-Weber-Gastprofessor nell'Heidelberg. È socio nazionale residente dell'Accademia delle Scienze di Torino e socio fondatore dell'Accademia Europea. -- è divenuto per la seconda volta Presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino, carica da cui si è dimesso il 6 aprile .  Hha cominciato con lo studio dello storicismo contemporaneo, specialmente di Dilthey e Weber di cui ha curato la traduzione italiana delle opere più importanti (Dilthey, Critica della ragione storica, Einaudi, Torino, Max Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino) dedicandosi in seguito da un lato allo studio della filosofia illuministica della storia e della concezione positivistica della società, dall'altro all'analisi dei problemi teorici della ricerca storica e delle scienze sociali contemporanee. Ha nuovamente rivolto la sua attenzione all'opera di Weber. Ha organizzato vari convegni e coordinato importanti ricerche su diversi temi di storiografia filosofica.  Fra le sue opere più importanti sono da menzionare: Lo storicismo contemporaneo, Einaudi, Torino, Edizioni di Comunità, Milano, Storia e storicismo nella filosofia contemporanea, Lerici, Milano Il Saggiatore, Milano, La teoria della storiografia oggi, Il Saggiatore, Milano, ed. tedesca Suhrkamp, Frankfurt a.M., Vom Historismus zur historischen Sozialwissenschten, Suhrkamp, Frankfurt a.M., Max Weber: oltre lo storicismo, Il Saggiatore, Milano, da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza, gli fu affidata, congiuntamente a Carlo Augusto Viano, la direzione di una fondamentale Storia della filosofia. Consiglio di presidenza, Realino Marra, Pietro Rossi e l'opera di Weber in Italia, in «Sociologia del diritto»,Pietro Rossi, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Pietro Rossi. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.”

 

rosso: Valerio Rosso (Corleone), filosofo. Visse a Palermo. Scrisse tre manoscritti, il primo fu Varie cose notabili occorse in Palermo ed in Sicilia, composto tra il 1587 e il 1601, il secondo, nel 1590, pubblicato dall'editore Libro Sei, con il titolo Descrizione di tutti i Luoghi Sacri della felice Città di Palermo, descriveva le chiese di Palermo, questa opera fu ricordata in vari altri manoscritti, anche negli anni novanta e duemila, il terzo fu pubblicato nel 1596 con il titolo Diario Palermitano   Il comune di Palermo gli ha dedicato una via cittadina.  Note  Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Mira/bibl Siciliana V1  Diego Ciccarelli e Marisa Dora Valenza, La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni. Atti del convegno, 2006, 549 pagine  Teresa Pugliatti, Pittura del Cinquecento in Sicilia, Electa, 1998, 336 pagine  Roma. Istituto di studi bizantini e neoellenici, Rivista di studi bizantini e neoellenici, 2006  Gioacchino Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite

 

rota: Italian philosopher. Grice: “Many Italian philosophers would not consider Rota an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (not within) Italy! And right they would, too!” -- Gian-Carlo Rota From , the free encyclopedia Jump to navigationJump to search Not to be confused with Carlo Rota. Gian-Carlo Rota Gian-Carlo Rota blackboard Nizza 1970.jpg Rota in 1970. BornApril 27, 1932 Vigevano, Italy Died April 18, 1999 (aged 66) Cambridge, Massachusetts, U.S. Alma mater Princeton University (A.B.) Yale University (Ph.D.) AwardsLeroy P. Steele Prize (1988) Scientific career Fields Mathematics, philosophy Institutions Massachusetts Institute of Technology Los Alamos National Laboratory The Rockefeller University Doctoral advisor Jacob T. Schwartz Notable students  Thomas H. Brylawski William Y.C. Chen Daniel I. A. Cohen Henry Crapo Peter Duren Richard Ehrenborg Mark Haiman Patrick O'Neil Richard P. Stanley Walter Whiteley Catherine Yan Gian-Carlo Rota (April 27, 1932April 18, 1999) was an Italian-American mathematician and philosopher.   Contents 1 Early life and education 2 Career 3 Death 4 See also 5 Notes 6 External links Early life and education Rota was born in Vigevano, Italy. His father, Giovanni, a prominent antifascist, was the brother of the mathematician Rosetta, who was the wife of the writer Ennio Flaiano. Gian-Carlo's family left Italy when he was 13 years old, initially going to Switzerland.  Rota attended the Colegio Americano de Quito in Ecuador, and graduated with an A.B. in mathematics from Princeton University in 1953 after completing a senior thesis, titled "On the solubility of linear equations in topological vector spaces", under the supervision of William Feller. He then pursued graduate studies at Yale University, where he received a Ph.D. in mathematics in 1956 after completing a doctoral dissertation, titled "Extension Theory Of Ordinary Linear Differential Operators", under the supervision of Jacob T. Schwartz.  Career Much of Rota's career was spent as a professor at the Massachusetts Institute of Technology (MIT), where he was and remains the only person ever to be appointed Professor of Applied Mathematics and Philosophy. Rota was also the Norbert Wiener Professor of Applied Mathematics.  In addition to his professorships at MIT, Rota held four honorary degrees, from the University of Strasbourg, France (1984); the University of L'Aquila, Italy (1990); the University of Bologna, Italy (1996); and Brooklyn Polytechnic University (1997). Beginning in 1966 he was a consultant at Los Alamos National Laboratory, frequently visiting to lecture, discuss, and collaborate, notably with his friend Stanisław Ulam. He was also a consultant for the Rand Corporation (1966–71) and for the Brookhaven National Laboratory (1969–1973). Rota was elected to the National Academy of Sciences in 1982, was vice president of the American Mathematical Society (AMS) from 1995–97, and was a member of numerous other mathematical and philosophical organizations.  He taught a difficult but very popular course in probability. He also taught Applications of Calculus, differential equations, and Combinatorial Theory. His philosophy course in phenomenology was offered on Friday nights to keep the enrollment manageable. Among his many eccentricities, he would not teach without a can of Coca-Cola, and handed out prizes ranging from Hershey bars to pocket knives to students who asked questions in class or did well on tests.  Rota began his career as a functional analyst, but switched to become a distinguished combinatorialist. His series of ten papers on the "Foundations of Combinatorics" in the 1960s is credited with making it a respectable branch of modern mathematics.[dubiousdiscuss] He said that the one combinatorial idea he would like to be remembered for is the correspondence between combinatorial problems and problems of the location of the zeroes of polynomials. He worked on the theory of incidence algebras (which generalize the 19th-century theory of Möbius inversion) and popularized their study among combinatorialists, set the umbral calculus on a rigorous foundation, unified the theory of Sheffer sequences and polynomial sequences of binomial type, and worked on fundamental problems in probability theory. His philosophical work was largely in the phenomenology of Edmund Husserl.  Death Rota died of atherosclerotic cardiac disease on April 18, 1999, apparently in his sleep at his home in Cambridge, Massachusetts.  See also Kallman–Rota inequality Rota's conjecture Rota's basis conjecture Rota–Baxter algebra Joint spectral radius, introduced by Rota in the early 1960s Cyclotomic identity Necklace ring Twelvefold way List of American philosophers Notes  O'Connor, John J.; Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of Mathematics archive, University of St Andrews.  Palombi, Fabrizio (). The Star and the Whole: Gian-Carlo Rota on Mathematics and Phenomenology. CRC Press.  6–7. His aunt, Rosetta Rota (1911–2003), was a mathematician associated with the renowned Rome university Institute of Physics in Via Panispenra…  "American Mathematical Society | Gian-Carlo Rota (1932–1999)" .  Rota, Gian Carlo (1956). Extension Theory Of Ordinary Linear Differential Operators (Thesis). New Haven, Connecticut: Yale University.  "MIT professor Gian-Carlo Rota, mathematician and philosopher, is dead at 66". April 22, 1999.  Wesley T. Chan (December 5, 1997). "To Teach or Not To Teach: Professors Might Try a New Approach to ClassesCaring about Teaching". The Tech. 117 (63). Retrieved 2008-02-10.  "Gian-Carlo Rota". The Tech. 119 (21). April 23, 1999. Retrieved 2008-02-10.  "Mathematics, Philosophy, and Artificial Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and David Sharp". Archived from the original on August 11, 2007. Retrieved 2007-08-11. External links Gian-Carlo Rota at the Mathematics Genealogy Project O'Connor, John J.; Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of Mathematics archive, University of St Andrews. Kung, Joseph; Rota, Gian-Carlo; Yan, Catherine (2009). Combinatorics: The Rota Way. Cambridge Mathematical Library. Cambridge University Press.  978-0-521-73794-4. Archived from the original on -03-03. Retrieved -03-19. The Forbidden City of Gian-Carlo Rota (a memorial site) at the Wayback Machine (archived June 30, 2007) This page at rota.org was not originally intended to be a memorial web site, but was created by Rota himself with the assistance of his friend Bill Chen in January 1999 while Rota was visiting Los Alamos National Laboratory. Mathematics, Philosophy, and Artificial Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and David Sharp at the Wayback Machine (archived August 11, 2007) "Fine Hall in its golden age: Remembrances of Princeton in the early fifties" by Gian-Carlo Rota. Tribute page by Prof. Catherine Yan (Texas A&M University), a former student of Rota Scanned copy of Gian-Carlo Rota's and Kenneth Baclawski's Introduction to Probability and Random Processes manuscript in its 1979 version. Gian-Carlo Rota (1996). Indiscrete Thoughts. Birkhäuser Boston.  0-8176-3866-0.,  0-8176-3866-0; review at MAA.org The Digital Footprint of Gian-Carlo Rota: International Conference in memory of Gian-Carlo Rota, organized by Ottavio D'Antona, Vincenzo Marra and Ernesto Damiani at the University of Milan (Italy) Gian-Carlo Rota on Analysis and Probability,  978-0-8176-4275-4. Biographical Memoir of Gian-Carlo Rota, National Academy of Science. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Rota," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

rotondi: Amedeo Rotondi, anche conosciuto con gli pseudonimi di Amadeus Voldben e Vico di Varo (Vicovaro), filosofo. Ha svolto anche attività di libraio ed editore. I primi anni e la nascita della "Libreria delle Occasioni" ("Libreria Rotondi"). Nella seconda metà degli anni trenta si trasferisce a Roma. Il 1941 è l'anno in cui, insieme alla moglie Annamaria, rileva una preesistente libreria di testi usati che chiamerà “Libreria delle Occasioni”, intendendo con questo nome l'opportunità per gli appassionati di reperire opere rare, curiose e introvabili. La “Libreria delle Occasioni” si trova tuttora nel suo luogo originario di fondazione e cioè in via Merulana. Tra gli amanti di rarità bibliografiche e tematiche spirituali è anche nota come “Libreria Rotondi” in omaggio alla fama del suo fondatore. I primi anni di attività della libreria sono piuttosto travagliati in quanto le autorità fasciste, infastidite dalla tipologia eterodossa dei testi in vendita, operano diversi sequestri e infliggono sanzioni. Nell'autunno del 1943 Amedeo è costretto a chiudere la libreria per evitare il richiamo alle armi della Repubblica Sociale Italiana. Considerato disertore, si rifugia con la famiglia a Vicovaro. Individuato in seguito ad una delazione, riesce fortunosamente a sfuggire alla cattura e si allontana verso le montagne che circondano il paese, inseguito dappresso da tedeschi e fascisti. Disperando di potersi salvare, si nasconde nei pressi di una casa abbandonata, popolarmente ritenuta “abitata dagli spiriti” e qui avviene l'evento fondamentale sopra descritto che cambierà la sua vita e le sue convinzioni, aprendolo alla conoscenza del mondo spirituale. Improvvisamente ha una visione folgorante nel cielo:  << Sedetti a contemplare la scena: una catena di globi luminosi dall'alto scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi ridiscendevano come per riunirsi in un misterioso convegno. Si sentivano delle voci indistinte >>  Amedeo si trattiene ad osservare tale spettacolo misterioso salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso nel vicino paese di Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con la realtà del paranormale e altre esperienze consimili saranno poi ampiamente raccontate nel libro "Il protettore invisibile". Tale evento rappresenterà l'inizio del suo studio e del suo interesse nei confronti del mondo dell'esoterismo e della spiritualità, che l'accompagnerà per tutta la vita.  Gli anni dello studio e della crescita spirituale. Le prime opere pubblicate in proprio Amedeo Rotondi, rientrato a Roma dopo la Liberazione e desideroso di conoscere la reale natura dello straordinario fenomeno accadutogli, inizia a concentrare i suoi studi sulle discipline esoteriche e spirituali facendo della “Libreria delle Occasioni” una delle prime e più importanti librerie in Italia, specializzate nel settore. Inizia un periodo molto fervido fatto di conferenze, riunioni e dibattiti che ne alimentano la fama. Antesignano delle tendenze moderne, nel 1946 fonda il “Corriere Librario”, periodico mensile per bibliofili contenente recensioni, curiosità e approfondimenti bibliografici, oltre che inserzioni per la compravendita di libri, che si diffonde rapidamente a livello nazionale e internazionale. Pubblica in proprio i suoi primi titoli, dando forma scritta a quasi due decenni di studi e riflessioni. Si tratta dei cinque libri della collana “Le Perle”, raccolte di massime, proverbi e aforismi dell'Oriente, dell'antica Grecia, di Roma antica e del Cristianesimo. Nel ’64 dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso della parola”, un originale e lungimirante saggio il cui intento si manifesta già dalla dedica, firmato con lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato chiaramente dal suo paese natale. Nel 1965 viene incaricato di redigere un opuscolo commemorativo in occasione dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in onore delle vittime della strage nazista delle Pratarelle, Amedeo Rotondi e la sua libreria hanno svolto una funzione di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in cui certi ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con manifesta ostilità.  La fase della maturità letteraria e spirituale. I “Volontari del Bene” Negli anni settanta partecipa e svolge un ruolo tutt'altro che secondario nel Cerchio Firenze 77, una delle più importanti esperienze parapsicologiche collettive italiane. Amedeo Rotondi e la sua libreria, nella quale collabora anche la sua unica figlia Vera, sono ormai un punto di riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente libero da ogni censura. Pubblica sedici titoli presso diverse case editrici (Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S.), firmandoli oltre che con il suo vero nome con l'amato pseudonimo Amadeus Voldben, acronimo di Volontario del Bene. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione che Amedeo si era prefisso e che delineò nel libriccino “I volontari del bene”, vera e propria bibbia per tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione del Bene, stampato in proprio per la prima volta nel '72. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue: esistono tuttora edizioni in inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco e polacco. Oltre al valore intrinseco degli scritti, sono le riunioni e la sua stessa presenza in libreria a suscitare curiosità e interesse presso un pubblico molto ampio che vede in Amedeo Rotondi una guida spirituale in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da vecchio educatore, sempre comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente rifiuto della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità, accessibili a chiunque si sforzi di varcare il civico 82 di via Merulana. Gli anni ottanta e novanta sono caratterizzati da una produzione culturale ancora intensa ma, questi ultimi, anche dal profondo dolore per la perdita dell'amata figlia Vera e dell'adorata moglie Anna Maria, dolore che non intacca, anzi, semmai rafforza la sua serena consapevolezza della morte come momento di passaggio verso l'eterna felicità. Nonostante i problemi fisici che lo tormentano, continua a scrivere e a regalare gemme di saggezza e consigli fino a pochi giorni prima della morte: Amedeo Rotondi muore per questa vita e per questo mondo l'11 ottobre 1999. Oltre ai testi pubblicati in vita Amedeo lascia altri scritti, alcuni pronti per la stampa altri bisognosi di revisione, che vengono pubblicati postumi a partire dal 2003 su iniziativa del nipote Aldo e dei pronipoti Francesco e Barbara, i quali si sono impegnati, secondo la volontà dello zio, a proseguire l'attività in libreria, mantenendosi fedeli all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria Rotondi ha ricevuto il riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di Roma.  Opere: “Saggezza dell'Oriente,” ( I della collana Le Perle, ristampato da Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla Libreria Rotondi n Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza dell'antica Grecia, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero Cristiano, Amedeo Rotondi,  collana Le Perle). Il giardino della saggezza, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Dopo Nostradamus: le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee, Un'arte di vivere: via segreta alla serenità, Mediterranee,  La coppa d'oro: insegnamenti dei maestri, fonte di luce e di energia, SAS, (ristampato dalle Mediterranee). Le influenze negative: come neutralizzarle, SugarCo,, (ristampato dalle Mediterranee). Il protettore invisibile: la guida che ci aiuta nei momenti difficili della vita, Mediterranee, La voce misteriosa, Astrolabio  (ristampato dalla Libreria Rotondi nel ) Lo scopo e il significato della vita: perché si nasce, perché si vive, perché si muore, Mediterranee, I prodigi del pensiero positivo: il suo potere e la sua azione a distanza, Mediterranee, Il destino nella vita dell'uomo, Mediterranee, La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee, La potenza del credere… e la gioia d'amare: i prodigi della fede e dell'amore, Mediterranee,  Una luce nel tuo dolore, Mediterranee, Guida alla padronanza di sé, Mediterranee, 1La magica potenza della preghiera, Mediterranee,  La chiave della vita, Mediterranee,  La presenza divina in noi, Mediterranee, Le leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della volontà, Mediterranee.. Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee. La potenza creatrice del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena, Mediterranee. Altre opere non in commercio Ricordo dei nostri martiri. Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro, Tipografia Seti, Roma,  I Volontari del Bene, Libreria Rotondi Editrice, Roma, Reincarnazione e fanciulli prodigio, Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee. Col suo nome di battesimo ha scritto La voce misteriosa e i cvolumi della collana Le Perle. Con lo pseudonimo di “Vico di Varo” ha scritto L’arte del silenzio e l’uso della parola. Con lo pseudonimo di “Amadeus Voldben” ha scritto tutti gli altri testi.  La Libreria Rotondi è segnalata in molte pubblicazioni, tra cui la Guida ragionata alle librerie antiquarie e d'occasione d'Italia, Claudio Maria Messina, Roma, che ha avuto varie edizioni. Amadeus Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni Mediterranee, Roma,  La partecipazione di Amedeo Rotondi agli incontri del Cerchio Firenze 77 è ricordata nei libri Oltre l'illusione, Roma, Mediterranee, e Oltre il silenzio, Luciana Campani Setti, Roma, Mediterranee, Edizioni inglese e americana di Dopo Nostradamus: After Nostradamus. Great Prophecies for the Future of Mankind, Neville Spearman, London, After Nostradamus. Great Prophecies for the Future of Mankind, The Citadel Press, Secaucus, Edizione tedesca di Dopo Nostradamus: Die großen weissagungen über die zukunft der menschheit, Langen Muller, München-Wien, Queste le edizioni in lingua spagnola di Dopo Nostradamus, I prodigi del pensiero positivo, Le influenze negative, Il protettore invisibile: Dopo Nostradamus. Las profecias par el año 2000, Ediciones Picazo, Barcelona, Nostradamus: las grandes profecias sobre el futuro de la humanidad, Editorial Edicomunicación, Barcelona, 1990; El milagro del pensamiento positivo, Susaeta Ediciones, Madrid, El prodigio del pensamiento positivo, Panamericana Editorial, Bogotà, Las influencias negativas, Panamericana Editorial, Bogotà,  El protector invisible, Panamericana Editorial, Bogotà, Queste le edizioni in lingua portoghese di Dopo Nostradamus e Le influenze negative: Nostradamus. As grandes profecias sobre o futuro da humanidade, Editora Lider, São Paulo; Depois de Nostradamus. As grandes profecias sobre o futuro da humanidade, Editora Artenova, São Cristóvão, 1984; Como evitar as influências negativas, Pensamento, São Paulo, 1984.  Edizione polacca di Dopo Nostradamus: Wielke przepowiednie. Nostradamus i inni, Wojciech Pogonowski, Warszawa, Molte persone si rivolgevano a Rotondi per ricevere consigli. Una testimonianza letteraria di questa consuetudine si trova nel romanzo di  Giovetti Weimar per sempre, (Edizioni Mediterranee, Roma) in cui si narra l'episodio di un giovane che si reca presso la Libreria delle Occasioni per ricevere suggerimenti su questioni spirituali e libri. Libreria RotondiLibreria delle Occasioni (La libreria fondata da Amedeo Rotondi) La piccola miniera di Amedeo Rotondi (da Il Corriere della Sera) Il libraio di via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica) Cerchio Firenze 77 (Esperienza parapsicologica collettiva) Andiamo alla scoperta di Amedeo Rotondi, illustre vicovarese del '900 (da La Piazza di Castel Madama,

 

rovatti:  Grice: “I do not know any other philosopher other than me or Austin who, like Rovatti, is obsessed wiith the concept of a ‘game’!” -- Pier Aldo Rovatti (Modena), filosofo. Ha insegnato a Trieste.  Ha studiato fenomenologia a Milano con Paci iniziando a collaborare con la rivista di filosofia e cultura «aut aut», di cui è direttore.  È editorialista di "Il Piccolo" di Trieste e collaboratore di "la Repubblica" e "l'Espresso". Coordina il Laboratorio di filosofia contemporanea di Trieste, attraverso cui ha fondato la Scuola di filosofia di Trieste. È membro del comitato scientifico di Vicino/lontano (Udine). -- è uscito un volume a lui interamente dedicato (René Scheu, Il soggetto debole. Mimesis, Milano ). Ppubblica una monografia su Whitehead. Successivamente si occupa dei rapporti tra fenomenologia e marxismo pubblicando Critica e scientificità in Marx, e poi focalizzando in vari saggi il tema dei bisogni con riferimento anche alla psicoanalisi. Cura anche un'edizione delle Opere di Bergson.  Fa uscire con Vattimo il reading Il pensiero debole che sarà ristampato molte volte e e da cui è nato un ampio dibattito, all'inizio sulle pagine di «Alfabeta» (di cui era redattore), poi in diverse altre sedi, e che continua tuttora.  Le questioni concernenti tale forma nuova di pensiero (che hanno a che fare soprattutto con Nietzsche e Heidegger) diventano il punto di partenza della sua successiva produzione con una serie di volumi (La posta in gioco, Abitare la distanza, Il paiolo bucato, La follia in poche parole, Guardare ascoltando, L'esercizio del silenzio, Possiamo addomesticare l'altro?, Inattualità del pensiero debole. Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità di una «logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco, dell'ascolto e dell'alterità, tutti collegati alla questione attuale della soggettività.  Altri suoi scritti e interventi hanno introdotto opere di Whitehead, Sartre, Habermas, Hume, Jabès, Negt, Kluge, Heller,  Caillois (ossia I giochi e gli uomini), Sollers (iSul materialismo), Poulantzas,Deleuze, Derrida (nel suo rapporto con Freud), Lévinas, Bateson e del suo mentore Paci.  Dalla riflessione sul gioco nascono anche i libri Per gioco. La scuola dei giochi (con Davide Zoletto.  e Il gioco di Wittgenstein. Si è anche interessato alla consulenza filosofica, con La filosofia può curare? Ha curato l'antologia Il coraggio della filosofia, sulla rivista «aut aut».  Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste col titolo di Etica minima. Ha raccolto questi "scritti corsari" (cfr. Pasolini) in vari libri: Etica minima, Noi, i barbari, Un velo di sobrietà. Accanto a una sensibile sintonia con le riflessioni di JDerrida, si è manifestata nella sua ricerca una particolare attenzione per il pensiero di Lacan e Foucault (in particolare sul rapporto tra potere e sapere).   Gli egosauri, Elèuthera, Milano . Le nostre oscillazioni, Collana Edizioni alpha beta Verlag, Merano . L’intellettuale riluttante, Elèuthera, Milano . Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero di Basaglia, alphabeta, Merano . Un velo di sobrietà, il Saggiatore, Milano . Noi, i barbari. La sottocultura dominante, Raffaello Cortina, Milano  Inattualità del pensiero debole, Forum, Udine   Cura di Il coraggio della filosofia. aut aut-, il Saggiatore, Milano  Etica minima. Scritti quasi corsari sull'anomalia italiana, Cortina, Milano   La posta in gioco. Heidegger, Husserl, il soggetto, Mimesis, Milano-Udine   prima edizione: Bompiani, Milano Cura di Consulente e filosofo. Osservatorio critico sulle pratiche filosofiche, Mimesis, Milano Il gioco di Wittgenstein, EUT, Trieste 2Possiamo addomesticare l'altro? La condizione globale, Forum, Udine Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia, Raffaello Cortina, Milano (check) Feltrinelli, Milano  La filosofia può curare? La consulenza filosofica in questione, Raffaello Cortina, Milano La scuola dei giochi (con Davide Zoletto), Bompiani, Milano Cura di Scenari dell'alterità, Bompiani, Milano Guardare ascoltando: filosofia e metafora, Bompiani, Milano  prima edizione: Il declino della luce, Marietti, Genova  L'università senza condizione (con Derrida), Raffaello Cortina, Milano La follia in poche parole, Bompiani, Milano Fare la differenza, atti del convegno, curati con Pietro Derossi, Triennale di Milano, Milano, Il paiolo bucato. La nostra condizione paradossale, Raffaello Cortina, Milano Introduzione alla filosofia contemporanea, Bompiani, Milano Lettere dall'università, Filema, Napoli Per gioco: piccolo manuale dell'esperienza ludica (con Alessandro Dal Lago), Raffaello Cortina, Milano  Trasformazioni del soggetto: un itinerario filosofico, Il poligrafo, Padova Dizionario dei filosofi contemporanei, Bompiani, Milano Elogio del pudore. Per un pensiero debole (con Alessandro Dal Lago), Feltrinelli, Milano Intorno a Lévinas, Unicopli, Milano Cura di Effetto Foucault, Feltrinelli, Milano, Cura di Henri Bergson, Mondadori, Milano, Il pensiero debole (con Vattimo), Feltrinelli, Milano Bisogni e teoria marxista (con Amedeo Vigorelli), Mazzotta, Milano,  Critica e scientificità in Marx: per una lettura fenomenologica di Marx e una critica del marxismo di Althusser, Feltrinelli, Milano, Che cosa ha veramente detto Sartre, Ubaldini, Roma, La dialettica del processo. Saggio su Whitehead, prefazione di Enzo Paci, il Saggiatore, Milano Citazionio su Pier Aldo Rovatti  aut aut, su autaut.ilsaggiatore.com. Scuola di filosofia di Trieste, su scuolafilosofia.it Laboratorio di filosofia contemporanea, su filolab.it. TriesteFacoltà di lettere e filosofia, su www2.units.it. Vicino Lontano, su vicinolontano.it. Pier Aldo Rovatti: il pensiero debole, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.it.

 

rovella: Giuseppe Rovella (Palazzolo Acreide), filosofo. Apparteneva ad una famiglia contadina di solida fede cristiana. Tre fratelli ed una sorella erano sopravvissuti a 12 gravidanze. Dopo la scuola elementare frequentò la scuola media ad Ispica, in provincia di Ragusa, nel convento dei cappuccini, alla scuola dello zio cappuccino. Questa esperienza lasciò tracce indelebili nella formazione e nello sviluppo intellettuale di Giuseppe che visse all'insegna della contraddizione nella ricerca della sua strada. Contraddizione che visse sempre in termini positivi, come caratteristica dell'uomo che pensa. A Catania si iscrisse in Lettere e Filosofia e fu tra gli alunni più stimati del prof. Cleto Carbonara che insegnava filosofia teoretica. Si laureò il 2 giugno 1948 con una tesi di estetica, sul rapporto fra contenuto e forma in arte. Gli interessi per l'estetica rimasero permanenti. Insegnò storia e filosofia nei licei, di Noto e Palazzolo, dove per un breve periodo, fu anche preside, incarico dal quale si dimise per tornare all'insegnamento. Morì nella sua casa natale.  Opere: Dopo alcune recensioni di filosofia nella rivista Sophia, rivista fondata da Ottaviano e due raccolte di poesie pubblicate da Gastaldi Editore Milano, il suo vero esordio fu L'uomo, una filosofia, opera di filosofia teoretica, pubblicata da Giannini Napoli, con prefazione di Carbonara. In quest'opera Rovella in un serrato confronto con i grandi della filosofa affronta, in termini critici, la metafisica ed espone il suo convincimento che la ricerca senza condizioni, attraverso l'intelligenza attiva e creatrice può aprire all'uomo orizzonti creativi, nuovi, seppur rischiosi. La metafisica, sostiene Rovella, imprigiona in schemi rigidi e vincolanti. Pervenire all'autocoscienza è il compito più degno del pensiero, che pur problematico in sé non rimane imprigionato nel problematicismo. Il rapporto con Spirito e Carbonara fu stimolo attivo e personale nella ricerca di Rovella.  Deneb, romanzo, fu pubblicato da Salvatore Sciascia CaltanissettaRoma con prefazione di Gallo. Si tratta di un romanzo filosofico che narra la pulsione verso l'oltre, attenuando, così, la precedente critica verso la metafisica e aprendo verso il mistero che, nel romanzo comporta il confronto con tre donne che rappresentano tre volti diversi della verità. La stella Deneb è metafora della pulsione verso l'alto. In quest'opera abbondano i riferimenti autobiografici da cui emerge l'attaccamento alla casa natia, che non abbandonerà finché visse, alla famiglia e soprattutto ad un modello di vita contadina morigerata e sobria. Lo stile narrativo è affabulante. L'autocoscienza e il "trionfo della morte" nell'ultima opera diGentile in Il pensiero di Gentile, Enciclopedia Italiana, Roma. Qui si esamina il momento finale della vicenda umana e filosofica di Gentile al cui pensiero il nostro fu sempre legato.  L'errore del cerchio, romanzo del 1979, che sarà pubblicato postumo nel 2003 dalla Provincia Regionale Siracusa, con prefazione di Emanuele Messina. Predomina il colloquio interiore, lo scavo nella coscienza e nella memoria. Procede come un giallo; un tema attraversa gli avvenimenti, la libertà e la necessità di un suo contenimento.  La Fattoria delle Querce, romanzo, edito da M. Selvaggio Caruso Editore Siracusa. Rovella considera questo romanzo l'espressione più piena del suo pensiero e della sua capacità di scrittura. È come un'epopea, quella della famiglia siciliana Capobianco, governata da una donna e sviluppata attraverso un intrigo di personaggi e di vicende collocate in un non luogo e in un non tempo. I discendenti Capobianco sono identici agli antenati, e la ricerca della genealogia è il problema più assillante per i personaggi. Il mito dell'eterno ritorno dell'identico fu caro al Rovella che rimase sempre legato ai miti. Fisiognomica, astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di questo lavoro un esempio di scrittura immaginifica e personale. Scrittura di non di facile consumo. Rovella dice che con quest'opera ha tracciato una nuova “Imago Siciliae”. Nella stessa aura de La fattoria sono scritti i Racconti.  Rovella cambia di nuovo argomento, inizia quella che lui chiama la fase cristica. Scrive opere in cui la figura di Cristo e il rapporto fra le religioni sono il tema dominante.  L'ora del destino, dramma in due atti è pubblicato dall'Accademia Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia, Castello di Borgo alla Collina, Arezzo,  L'Ora in persona di una donna consola il Crocifisso che muore quando una congiuntura astrale perviene al suo compimento.  Vita di Gesù, pubblicato con Prospettive d'Arte Milano, con prefazione di Ronfani. Gesù è visto nella sua umanità, la narrazione segue lo sviluppo dei vangeli sinottici, con qualche incursione negli apocrifi. L'autore, che pur ne ha le competenze,si tiene lontano dalle problematiche gesuologiche e cristologiche. Vuole narrare un Gesù “così come parla al cuore”.  L'Angelo e il Re, con prefazione di Pazzi per i tipi di Palomar Bari.I nove mesi di gravidanza di Maria vergine sono narrati con un andamento che si mescola di esoterismo e sapienza umana. Maria spesso, nel mistero del suo concepimento, nella sua realtà quotidiana, vive le vicende del suo quartiere, con le sue amiche, con qualche momento di gioia esaltata e prorompente, con un tratto zingaresco. Rovella fu sempre attratto, nella sua narrativa da zingari e vagabondi di passaggio, come incarnazione di una libertà che abbiamo smarrita.  Le Madri Racconto, Utopia Edizione, Chiaramonte Gulfi, Vi si sente l'eco di J. Bachofen. Breve raro capolavoro, pieno di mistero e poesia, di un potere magico, come scrive Tosi.  Asvamedha pubblicato da Utopia Edizioni, Chiaramonte Gulfi, con prefazione di Monachino. Raccoglie racconti inediti.  Inizio d'amore pubblicato a cura dell'Istituto Studi Acrensi di Palazzolo Acreide. Raccoglie altri racconti che l'autore pubblicò in varie riviste letterarie nazionali, a cura dell'Istituto Studi Acrensi Palazzolo Acreide. I racconti, dice l'autore, vivono nell'aura dei romanzi di questo periodo.  La vigna di Nabot, dramma in quattro quadri  pubblicato nel  a cura dell'Associazione Amici di G. Rovella, Palazzolo Acreide. Narra le vicende di Nabot, personaggio biblico che incontriamo nel primo libro dei Re Cap. 21. La prepotenza dei potenti e la sacralità della terra dei padri sono il filo conduttore del dramma. Nabot muore per una questione di coerenza.   minima Ermanno Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le Ragioni critiche, Giancarlo Menichelli in Esperienze letterarie,  Ruggero Jacobbi, Il miracolo Deneb, in Arenaria, Palermo, Vittorio Vettori, Il miracolo di Deneb e le profezie di Ruggero, Arenaria, Monachino Ester, Considerazioni su un romanzo di Rovella, in Le Ragioni critiche, Catania, Emanuele Messina, Dal bagolaro alla sequoia,, La vita e l'opera di Giuseppe Rovella, Emanuele Romeo editore, Siracusa, Emanuele Messina, Alle radici del pensiero di Giuseppe Rovella. La presenza dei suoi maestri, Emanuele Romeo.

 

rovere: essential Italian philosopherHis family originates in Albalonga, Savona, Liguria. Terenzio Mamiani Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà. Jump to navigationJump to search  Terenzio Mamiani Terenzio Mamiani della Rovere (17991885), filosofo, politico e scrittore italiano. i [...] Testimonio essendo il Pontefice [della insurrezione dell'Italia contro l'Austria] e d'altra parte abborrendo egli, pel suo ministero santissimo, dalle guerre e dal sangue ha pensato... d'interporsi fra i combattenti, e di fare intendere ai nemici della nostra comune patria, quanto crudele ed inutile impresa riesca ormai quella di contendere agli italiani le naturali frontiere... (9 giugno 1848; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921631) Antonio Oroboni alla sua fidanzata Incipit Dallo Spielberg, ai 5 d'Aprile. Del soave amor tuo, nobile spirto | Ed infelice, io vissi altera e santa: | Di quel vivrò, giuro all'eterno Iddio, | Si che il dolor nol chiuda entro al sepolcro. | Tai celesti parole in picciol foglio | Vergate, o cara, ebb'io da te quel giorno | Che tramutai le dolci aure lombarde | Con queste ignote al Sol tombe di vivi.  Citazioni Io muojo, ed al suo fine affretta | questa lunga agonia che chiaman vita | qui per istrazio. Quando suonarne il certo annunzio udrai, | non pianger tu, non piangere, o diletto | spirto d'amor, ché del mio ben migliore | Lacrimar ti disdice. [...] Il misero | che gemea quivi giù, poiché il dolore | soverchiò troppo, disperatamente | diè del capo nel sasso e del diffuso | Cerebro il tinse. [...] d'ogni affetto umano affinatrice | fiamma è il dolore, e di virtù maestra | la morte. D'un nuovo diritto europeo Incipit Il giure civile di ciascun popolo ha nel testo delle leggi positive e speciali autorità sufficiente da soddisfare la giustizia ordinaria e da risolvere i dubii e acquetare le controversie intorno agli interessi e agli ufficii d'ogni privato cittadino. Di quindi nasce che possono alcuni curiali riuscire segnalati e famosi al mondo con la sola abilità del pronto ricordare, dell' acuto distinguere e dell'interpretare acconcio e discreto. Al giure delle genti occorre, invece, assai di frequente la discussione delle verità astratte. Perocché esso è indipendente e superiore all'autorità delle sopra citate leggi; si connette immediatamente al giure naturale che è al tutto razionale e speculativo; spesso gli è forza di riandar col pensiero sulle fondamenta medesime dell'ordine sociale umano, e spesso altresì non rinviene modo migliore per risolvere i dubii e acquetare le discrepanze tra popolo e popolo fuor che indagare i grandi pronunziati della ragione perpetua del diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della scienza. Citazioni Poco importa se i metafisici e i letterati si bisticciano; ma non va senza danno del genere umano il discordare e il traviare de' pubblicisti. E già si disse che il fine criterio degli uomini illuminati coglie il certo e il sodo della scienza, ma non la crea e non l'ordina. (p. 5) La demenza degli uonini fa talvolta scandalosa la verità; laonde ella ebbe a pronunziare di se medesima: non venni a recare la pace in mezzo di voi, sibbene la spada. (p. 11) Lo Stato essere certa congregazione di famiglie la qual provvede con leggi e con tribunali al bene proprio e alla propria tutela; tanto che sieno competentemente adempiuti i fini generali della socialità e i particolari di essa congregazione. (p. 13) Lo Stato non esiste per la contiguità sola delle terre e delle abitazioni, ma per certo congiungimento e unità delle menti e degli animi. (p. 15) La libera città di Amburgo è così autonoma come l'impero di Moscovia. Il che riconosciuto e fermato, se ne ritrae ciò che pel diritto internazionale è primo principio ed assioma, non potersi da niuno e sotto niuna ragione arrogare la facoltà di offendere e menomare l'autonomia interna ed esterna di qualchesia Stato insino a tanto che questo non provoca gli altri ad assalirlo con giusta guerra; ed eziandio in tal caso è lecito di occupare temporalmente il suo territorio e dominare il suo popolo nei limiti della difesa e dell'equo rifacimento dei danni. (p. 20-21) Le varie provincie spagnuole o francesi e i tre regni britanni congiunti ed unificati per la conquista o l'eredità palesarono in lungo volgere d'anni la volontà loro ferma ed unanime di perseverare in quella identità e unità di vita sociale e politica. Per lo contrario, l'incorporamento delle provincie basche nell'unità politica degli Spagnuoli fu con violenza adempiuta e poi mantenuta. Voleva ragione e giustizia che per l'azione lenta del tempo e della civiltà riconoscessero quei popoli da se medesimi la utilità di vivere al tutto vita comune coi popoli iberici. Similmente, era iniqua la condizione degl'Irlandesi quando l'irosa Inghilterra per la diversità del culto li segregava dal godimento dei diritti politici. (p. 22) L'uomo individuo può nel servaggio e nelle catene serbare con isforzo la libertà dello spirito e compiere in altro modo e sotto altre condizioni certa eroica purgazione e certo mirabile perfezionamento della sua parte interiore e immortale. Ma ciò è impossibile ad un popolo intero, il quale nel servaggio di necessità si corrompe ed abbietta, e quindi Gian Vincenzo Gravina chiamò assai giustamente la libertà delle nazioni sacrosanta cosa e di giure divino. (p. 25) L'anima non è vendibile e non è nostra, dicevano i teologanti per dimostrare da più parti la iniquità del contratto. E neppure la libertà è vendibile; e se l'usarla e abusarla è nostro, non è tale la facoltà e il principio infuso da Dio con l'alito suo divino e che al dire di Omero vale una mezza anima. (p. 30) Lo Stato possiede onninamente se stesso; niuno fuori di lui può attribuirsene la padronanza. Quindi i popoli o vivono in se od in altri; cioè a dire, o provedono ai propri fini con leggi e ordini propri e componendo un individuo vero e perfetto della universa famiglia umana; ovvero entrano a parte d'altra maggior comunanza con ugualità di diritto e d'ufficio, come quelle riviere che ne' più larghi e reali fiumi confondono le acque e perdono il nome. Questa è la generale e astratta dottrina che danno la ragione e la scienza. (p. 32) Patria, impertanto, significa quella determinata contrada e quella peculiare congregazione di uomini a cui ciascuno degli abitanti e ciascuno dei congregati sentesi legato per tutti i doveri, gl'istinti, i diritti, le speranze e gli affetti del vivere comune. (p.) La patria considerata nella sua morale e profonda significazione è il compiuto sodamento di ciascuno verso di tutti e di tutti verso ciascuno. (p. 36-37) Se la patria non ha debito né possibilità di nudrire del suo ogni giorno tutti i suoi indigenti, spietata cosa sarebbe inibire a questi di procacciarsi altrove la sussistenza. (p. 39) Prediletta opera delle mani di Dio sono le nazioni. (p. 41) Qual nazione è pura, domandano essi, e tutta omogenea, e quale Stato in Europa non è straniero a qualche porzione de' sudditi proprii? L'Inghilterra pesa sul popolo Jonio, la Francia sull' Algerino, la Spagna sul Basco. Non nacquero forse Italiani i Corsi e Tedeschi i popoli dell'Alsazia? I Polacchi di Posen son forse Prussiani; e non è mezzo slava la Silesia? Chiameremo Russi i Lituani o i Finlandesi o gli abitanti di Riga e della Curlandia? E se tinti vediamo della medesima pece tutti i governi, se niuno, a rispetto del puro principio di nazionalità, è incolpevole, qual profitto si può dedurre d'una teorica non mai applicabile; ed anzi, come può essere teorica e vera, se i fatti in ogni luogo e tempo la contradicono? (p. 45) Lo Stato dipendente come si sia da un altro non è, a propriamente parlare, autonomo; e perciò, a rigore di definizione, neppure la denominazione di Stato gli si compete. (p. 61) I prìncipi non sono, del certo, scelti da Dio immediatamente, ma sono da Dio immediatamente investiti di loro sovranità. Il popolo indica l'uomo a cui vuole obbedire e in quell'uomo è subito la pienezza della sovranità che da Dio gli proviene. Perocché come da Dio è istituito il fine della socievole comunanza, così è istituito il mezzo nella autorità del comando. (p. 71) È sicuro che nella lunghezza dei secoli le volontà e i giudizi umani si accostano all'assoluto del bene sociale, quanto che la via che viene trascorsa non procede diritta e spedita ma declina e torce continuo fra molti errori e molte misere concussioni. (p. 75) La libertà, essendo naturale ed essenziale agli uomini e necessaria concomitanza d'ogni bontà, è doveroso per tutti il serbarla integra nella sostanza; e perciò, né il privato individuo si può vendere ad altro privato, né tutto il corpo de' cittadini assoggettarsi pienamente e perpetuamente al dominio d'alcuno, sia forestiere o nativo. (p. 80) Poco o nessun valore ha il dissentimento dei piccioli e deboli, quando anche piglino ardire di esprimerlo; e chi investiga la Storia, ritrova che delle proteste loro giacciono grandi fasci dimenticati negli archivi delle Cancellerie. (p. 98) Dacché siete i più forti, correte poco rischio di vivere ex lege alla maniera dei Ciclopi. Ma confessare il diritto e contro il diritto procedere, non è conceduto a nessuno; e parlavano meglio quegli Ateniesi che alle querele dei Milesi rispondevano senza sturbarsi : il diritto è cosa pei deboli e non già pei forti e pei valorosi. (p. 113) Ogni popolo è autonomo; o con altri vocaboli, ogni Stato vero è libero ed inviolabile inverso tutti i popoli e tutti gli Stati. (p. 121) E patria nel significato morale e politico è sinonimo di Stato, in quanto questo compone uno stretto e nativo consorzio in cui ciascun cittadino ha debito e desiderio insieme di effettuare il grado massimo di unimento sociale e civile. (p. 122) S'incominci dall'avvisare chi sono costoro che si querelano dell'abusata libertà degli Stati e ne temono danni così spaventevoli. Costoro sono i medesimi da cui si alzano lagni e rimproveri cotidiani per qualunque libertà, eccetto la propria loro. Vogliono limitare la stampa, limitare la libera concorrenza, limitare i Parlamenti e in fine ogni cosa col pretesto volgare ed ovvio che i parlamenti, il commercio, la stampa abusano di loro facoltà e trasvanno più d'una volta e in più cose. (p. 207) La volontà umana, dite, è corrotta e inchinevole al male. Può darsi; ma privata di libertà so che depravasi molto di più e i padroni non meno che i servi. (p. 208) Non è lecito agli uomini di esercitare nessun diritto qualora difettino pienamente delle facoltà e dei mezzi correlativi. Perciò il fanciullo, il mentecatto, l'idiota cade naturalmente sotto l'altrui tutela, e per ciò medesimo la parte meno educata del volgo ed offesa di troppa ignoranza, o posta in condizione troppo servile, non ha nel generale facoltà e mezzi proporziod esercitare diritti politici. (p. 219) Dell'ottima congregazione umana Incipit Esaminato il fine del viver comune, fatta rassegna d'alcuni principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento e poco o nulla noti agli antichi, segue senza più che noi trapassiamo a contemplare l'ottimo ordinamento civile. Della qual materia stragrande fermammo in principio del libro che sarebbero da noi segnate alquante linee soltanto, scegliendo quelle che più hanno riferimento con l'indole speciale de' tempi nostri. E pur questi pochi lineamenti noi cercheremo di descriverli, come suoi fare l'artista, secondo il concetto d'una bellezza ideale ricavata e desunta con fedeltà squisita dall'essere delle cose e figurandola in mente come e quale uscirebbe dalle mani della natura, quando non la perturbassero gli scorretti accidenti. Cosi noi delineeremo qnalche fattezza dell'incivilimento umano, contemplandolo nella natura primitiva ed universale dei popoli, ed avvisandoci di non iscambiare l'alterato e il mutabile col permanente ed inalterato; e per converso, di non dar nome d'errore emendabile e di accidente transitorio a ciò che appartiene alle condizioni salde e durevoli della comunanza civile. Chè nel primo difetto cadono i troppo retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e leggeri. Citazioni Aristotile con molto senno incomincia dall'insegnar quello che spetta al buono stato della famiglia, perché della comunanza umana l'individuo compiuto non è lo scapolo, ma l'ammogliato con prole o vogliam dire la famiglia, rimossa la quale, come fu scritto nell'aforismo XIV, non rimane intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la fiera e violenta natura nostra. (p. 400, I) L'organizzazione tanto è più eccellente quanto meno cede alle esterne azioni ed impressioni ed anzi modifica con maggior efficacia ed appropria a sé quelle azioni.  È da confessare che un gran trovato fece lo spirito umano e giovevole soprammodo alla prosperità del viver sociale, quando mise in atto quello che fu domandato governo rappresentativo o parlamentare. (p. 404, I) Se dirai: carattere di nazione è la continuità e circoscrizione del suolo, i Tedeschi di qua del Reno sarebber Francesi, e non è Grecia l'Asia minore, e gli Ebrei non compongono nazione, e malamente la compongono le genti slave. Se dirai la lingua; i Baschi non sono spagnuoli, né francesi i Bretoni e quei dell' Alsazia, e non ha niente di nazione la Svizzera né l'Ungheria dove più lingue sono parlate. Se la religione; troppe smentite ci danno Germania, Inghilterra e gli Stati Uniti americani; d'altra parte, sotto il rispetto dell'unità religiosa, farebber nazione insieme Siciliani e Messicani, Irlandesi e Abissini. Se il governo; i Lombardi sono austriaci, sono turchi i Greci, francesi gli Arabi e via discorrendo. Se la letteratura e le arti ; non fanno nazione quei popoli a cui mancano lettere e arti proprie e le accattano dai forestieri, come usavano poco fa i Russi, i Boemi, gli Ungaresi ed altri, e tuttora non cessano. Se le origini e la schiatta; le colonie sono tal membro e così vivace del corpo della patria onde uscirono, da non potersene mai dispiccare, e la guerra americana fu dalla banda dei sollevati iniqua e parricida. Gran questione poi insorge sulle genti di confine, le quali compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie, a cosi chiamarle. Quindi noi vogliamo, per via d'esempio, i Nizzardi essere italiani e i Francesi li fanno dei loro. Né minor controversia nasce circa cento popolazioni per la terra disseminate, che è impossibile di ben definire a qual generazione appartengano, né per sé bastano a far nazione, come Bosniaci, Bulgari, Albanesi, Illirii, Maltesi e innumerevoli altri.  La compagnia civile comincia là solamente dove gli animi si accostano, e sorge desiderio di regolato e comune operare. (p. 2, VI) La Giustizia, secondo Omero, apre e chiude i congressi degli Dei, non quelli degli uomini. (p. 2, VI) La voce nazione nel suo peculiare e pieno significato vuol dire unimento e società d'uomini che la natura stessa con le sue mani à fatta e costituita mediante la mescolanza del sangue e la singolarità delle condizioni interiori ed estrinseche; per talché quella società distinguesi da tutte le altre per tutti gli essenziali caratteri che possono diversificare le genti in fra loro, come la schiatta, la lingua, la religione, l'indole, il territorio, le tradizioni, le arti, i costumi. (p. 2, VI) Nazione vuol significare certo novero di genti per comunanza di sangue, conformità di genio, medesimezza di linguaggio atte e preordinate alla massima unione sociale.  Gli Svizzeri varii di lingua, di schiatta, di religione e d'usanza sonosi costituiti artificialmente e politicamente in nazione, mediante una grande e maravigliosa unità morale che turbata e rotta alcune volte di dentro è sempre riuscita gagliarda di fuori a fronte degli stranieri. (p. 5, VI) I Greci ed i Musulmani dell'Asia Minore o d'altra contrada, i quali tuttoché nati e cresciuti nel suolo stesso, pur non si chiamano concittadini, e vivono e sempre vivranno stranieri l'uno accanto dell'altro. (p. 8, VII) Lo stipite umano è ordinato esso pure a spandere discosto da sé le propagini e i semi; e ogni germe nuovo dee nudrirsi del terreno ove cade, non del tronco da cui si origina. (p. 11, VII) Sieno rese grazie publicamente da tutta l'Italia a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai non avete voluto e potuto odiare e sconoscere insino al giorno glorioso che fu da Dio coronata la vostra costanza, e un patto comune di libertà vi riconciliava con gli emendati persecutori. (p. 13, VII) S'io credessi quelle armi che assiepano il Foro, dicea Cicerone, starsene qui a minacciare e non a proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il fatto fu che quelle armi nel Foro inducevano per se sole una fiera minaccia, tanto ch'egli parlò poco e male, e la paura ammazzò l'eloquenza. (p. 18, VIII) Dal riscontro, per tanto, di tutte le storie, senza timore mai d'eccezione, e più ancora dalla ripugnanza intima di certi termini, quali sono felicità a servitù, spontaneità e costrizione, ricavasi questa assoluta sentenza che tra le nazioni civili il governo straniero non può vantarsi mai né della legittimità che abbiamo chiamata interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o tacito delle popolazioni. (p. 20-21, IX) Non può aver luogo prescrizione, dove i diritti innati o fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed offesa; e di si fatti è per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta. (p. 21, IX) Ogni cosa nell'uomo è principiata dalla natura e poi dalla ragione e dall'arte è compiuta. (p. 30, XI) Mario Pagano, ovvero, della immortalità Incipit Francesco Pignatelli — Giuseppe Poerio Pignatelli: Voi stesso l'avete udito? Poerio: E come nò, se rinchiuso era con lui in una prigione medesima? Pignatelli: E fu la vigilia della sua morte? Poerio: Appunto fu la vigilia. Sapete che valica la mezzanotte, una voce improvvisa e sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando forte per nome alcuno di noi; e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il carnefice. La notte pertanto che seguitò quel mirabil discorso di Mario Pagano gli sgherri gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo. Pignatelli: Stava per mezzo a voi quell'omerica figura del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in Castello dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido Mantonè. Nel Castel Nuovo e in quella carcere proprio dove era Francesco Mario Pagano, stava il fratel vostro maggiore, principe di Strangoli, stava io, il Conforti, Cirillo, Granali, Eusebio Palmieri, Vincenzo Russo e due giovinetti amorevoli e cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un marchese di Genzano, bello come l'Appollino e di cui sentiva il Pagano particolare compassione.  Citazioni Poerio: V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e però insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne satura, a dir così, per quanto fu fatto capace. Tale contenenza di bene è poi sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si origina il male. Non si chieda dunque perché Dio è permettitore del male, ma chiedasi in quella vece perché piacque a Dio, oltre all'infinito, che sussistesse pure il finito. (p. 16) Poerio: Se il vivere nostro presente fosse condito di molto diletto e noi incapaci di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'eternità, forse potrebbesi giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola e frammento di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria caducità. (p. 17) Poerio: Col presupposto della immortalità, bene avvertiva il Bruno, alcun desiderio naturale non è indarno e alcuna lacrima non cade senza conforto. Con la immortalità non è affetto generoso perduto, non ferita dell'animo a cui non si apparecchi altrove copioso balsamo. Per entro il corso interminato e magnifico de'nostri destini, ogni male vien riparato, ogni speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni felicità si rinnova e giganteggia ne'secoli. (p. 18) Poerio: Quando fosse possibile strappare dal cuor dell'uomo il concetto e la speranza della immortalità, il consorzio civile medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità stesse della vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di mezzo. (p. 18) Prose letterarie Avvertenza I dotti e i legisti barbareggiavano sempre peggio, e pareva in loro una sorta di necessità tramutata in diritto, e niun discepolo mai se ne querelava; e le lettere cadevano in tale grettezza, che nelle prose del Giordani si appuntavano parecchie mende di stile, ma nessuno accusava la tenuità dei concetti e la critica angusta e slombata. Il Colletta era stimato dai più uno storico sovrano e poco meno che un Tacito redivivo, ed altri istituivano paragone tra il Guicciardini e il Botta, tra il Goldoni ed Alberto Nota. Tale il gusto e il criterio comune. Pochi grandi intelletti non mancavano neppure a quei giorni. Basti ricordare Bartolini nella scultura; Leopardi e Niccolini nella poetica; Rossini, Bellini, Donizetti nella musica. In Italia scemando il sapere e la potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed irragionevole della bellezza dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e poco nudriti e mal governati gli affetti. Letteratura vasta, soda e ben definita, e parimente larghe scuole e ben tratteggiate e scolpite mancano alla patria nostra da quasi tre secoli e piuttosto ne abbiamo avuto cenni e frammenti, e ogni cosa a pezzi, a sbalzi e a modo d'assaggio. Miei degni signori, il cibo che v'apparecchio è scarso, scondito e di povera mensa, ma è letteratura e non metafisica. Non appena l'esilio mi astrinse a lasciare l'Italia e fui spettatore d'altro ordine di civiltà e uditore d'altri maestri, subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio doloroso della coscienza, ed ebbi della mia ignoranza una paura ed una vergogna da non credere. Per giudicare alla prima prima che tutto è vecchio e trito in un libro convien sapere dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo capo. IX. — Ed egli evoca nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno a uno dentro la torre. Spirito del mare. Che vuoi ? Barone. Sapere l'essenza del bene e la fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare ? Barone. Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni misteriosi colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono ; e tu pur ricevi nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano le geste antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a cui essi fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce). Barone. Che tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i tuoi membri immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti creste degli ardui scogli.  La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse. Che vuoi ? Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della felicità. La coda. Perché lo chiedi a me ? Barone. Tu sai la fine ultima delle cose, e tu comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda. Quando io comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e più tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino ; e ogni mio moto è un cenno di oracolo ; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i cieli di Galileo e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia delle stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute, ma non quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Prefazione alla scelta dei poeti italiani dell'età media Dagli Arabi si travasò il mal gusto ne' Catalani e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu derivata ne' primi nostri verseggiatori. Dante egli pure non se ne astenne affatto; e noi peniamo a credere che a quel genio sovrano venisse scritta la canzone lambiccatissima della Pietra. (II) Sa ognuno che nel seicento, con lo scadere dell' arte, ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena di acrostici, d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per buona ventura cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni pericolosa; e dico ai moderni italiani, perché appresso gli stranieri non ne mancano esempj ; e molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea certi capricci di metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti rinnovando tutti gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare immune dalle stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire la tragedia del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata in metro diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che niuna maniera del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è capace il tedesco idioma) mancasse a quel dramma ; nuova maniera e poco assai naturale e graziosa di porgere idea e figura del panteismo. (II) Non può né deve il poeta scompagnarsi mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età sua; chè da questi principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi accende e innamora le moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li possieda e li senta egli solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori ; e la favella delle Muse langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie benevole e a cuori profondamente commossi. (VI) In Inghilterra il Milton fierissimo repubblicano e segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato di cose mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di patrio, né nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. (VI) Riuscirà sempre a gloria grande e invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto più bella e mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente la perfezione del tutto. (VII) Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso del Tansillo, meno fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato de' più corretti e limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come questa minor perfezione di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de' raccoglitori e de' critici il gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi giovato dell' Angeleide non so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando molti e singolari riscontri che non è facile a credere casuali; ma questo io so bene che a rispetto della guerra degli angeli episodicamente introdotta nel Paradiso perduto, il Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e con quello essere paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo dell'Andreini né per la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due componimenti che dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza del suo Lucifero. (VIII) L'ingegno poetico, in versificare ciascuno di quei subbietti, tende a spiegare una novità, un' altezza e una leggiadria suprema di concetto, di sentimento, di fantasia e di stile. Dove mancasse l'una di tali eccellenze, l'arte sarebbe difettosa e quindi increscevole. (IX) Ci venne osservato (cosa che per addietro non ben sapevamo) la critica letteraria incominciata in Italia con Dante essere morta col Tasso e gli amici suoi; e come cadde con quel mirabile intelletto la nostra primazia nel ministero delle Muse, così venne meno la filosofia estetica; e il nuovo dell' arte non fu capito, l'antico fu dalla pedanteria svisato e agghiadato. L'arte critica antica ebbe ultimi promulgatori due grandi ingegni, il Muratori e il Gravina. Della critica nata dipoi con le nuove speculazioni e con le nuove forme di poesia, non conosciamo in Italia alcun degno scrittore e rappresentatore. (X) Dopo Omero nessun poeta, per mio giudicio, può alzarsi a competere con l'Alighieri, salvo Guglielmo Shakspeare, gloria massima dell'Inghilterra. E per fermo, ne' drammi di lui l'animo e la vita umana vengon ritratti così al vero e scandagliati e disaminati così nel profondo, che mai nol saranno di più. Ma le condizioni peculiari della drammatica e l'indole propria degl' ingegni settentrionali impedirono a Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì delle diverse materie poetiche e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde facciamo discorso. E veramente nelle composizioni sue la religione si mostra sol di lontano e molto di rado; e tra le specie differenti e delicatissime d'amore ivi entro significate, manca quella eccelsa e spiritualissima di cui si scaldò l'amante di Beatrice. (XI) Il poeta è dall'ispirazione allacciato e padroneggiato sì forte, da non saper bene sottomettersi all'arte ed alla meditazione. (XII) Il troppo incivilirsi dei popoli aumentando di soverchio l'osservazione e la critica e affinandovisi l'arte ogni giorno di più per effetto medesimo dell' esercizio e dell' esperienza e per desiderio di novità, mena il poeta a scordar forse troppo l'aurea semplicità degli antichi, il sincero aspetto della natura e i veri e spontanei moti dell'animo. (XII) Il compiuto e l'ottimo della poesia consiste in racchiudere dentro ai poemi con vaga e proporzionata unità di composizione tutto quanto il visibile ed il pensabile umano per ciò che in ambedue è più bello e più commovente. Consiste inoltre nel figurare e ritrarre cotesto subbietto amplissimo e universale con la maggior novità e la maggiore sublimità e leggiadria di concepimento, di fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia fattibile di conseguire. Laonde poi il concepimento, così nel complesso come nelle sentenze particolari, dee riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno di recondita dottrina e saggezza; l'affetto dee correre, quanto è possibile, per tutti i gradi e le differenze, e toccare il sommo della tenerezza e commiserazione e il sommo della terribilità. (XIII) Il Tasso, anima pia e generosa, ma in cui (non so dir come) nulla v'era di popolare. Quindi egli s'infervorò della maestà teocratica dei pontefici e aderì alla nuova cavalleria cortigiana e feudale; quindi pure accettò con zelo e con osservanza scrupolosa l' ortodossia cattolica, e nella vita intellettuale quanto nella civile, fu dall' autorità dei metodi e degli esempj signoreggiato. Da ciò prese nudrimento e moto il divino estro suo e uscirono le maraviglie della Gerusalemme (XIX) Nel Tasso poi sono tutti i pregi e tutta quanta la luce e magnificenza della poesia classica, e spiccano altresì in lui alcuni attributi speciali del genio italiano in ordine al bello. In perpetuo si ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti, l'erudizione e la scienza possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda natura poetica. (XX) L'Ariosto significò la commedia umana quale la veggiamo rappresentarsi nel mondo, laddove Dante fece primo subbietto suo il soprammondano, e in esso figurò e simboleggiò le cose terrene. E come il gran Fiorentino nelle fogge variatissime de' tormenti e delle espiazioni dipinse i variatissimi aspetti delle indoli e delle passioni, il simile adempiva l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici e delle strane avventure. Ma certo qual narrazione di fatti umani riuscirà più vasta, più immaginosa e più moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi sono guerre tra più nazioni, nascimenti e ruine di molti regni, conflitto sanguinoso di religione e di culto, infinita diversità e singolarità di costumi, e tutto il Ponente e il Levante offrono larga scena e strepitoso teatro a cotali imprese e catastrofi. Quivi sono dipinte la vita privata e la pubblica, le corti e le capanne, i castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano gradevolmente la cronica, la novella e la storia, e ciò che il dramma à di patetico, l'epopeia di maestoso, il romanzo di fantastico. (XXI) Non credo che in veruna straniera letteratura possa come nella nostra volgare annoverarsi una sequela così sterminata di poemi eroici e di romanzeschi, parecchj de' quali brillerebbero di gran luce, ove fossero soli e non li soverchiasse la troppa chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso. Né reputo presontuoso il dire che, per esempio, la Croce racquistata del Bracciolini o il Conquisto di Granata di Girolamo Graziane sostengono bene assai il paragone o con l'Araucana dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi [di Luís Vaz de Camões] ai quali ànno accresciuta non poca fama le sventure e le virtù del poeta ; e per simile, io giudico che l' Amadigi del Tasso il vecchio o l'Orlando innamorato del Berni, non temono di gareggiare con la Regina Fata di Spenser e con quanto di meglio in tal genere ànno prodotto l'altre nazioni. Ma non è da tacere che in quasi tutti questi nostri poemi riconoscesi agevolmente l'uno o l'altro dei tipi che nel Furioso e nella Gerusalemme ricevettero perfezione, ed a cui poca giunta di novità e poche profonde mutazioni si fecero dagl'ingegni posteriori; e ne' poemi eroici singolarmente a niuno è riuscito di ben cantare i difetti del Tasso, molti in quel cambio li esagerarono. (XXII) Scusabile mi si fa il Marino e scusabili gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor nazione sotto il crudele dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con questi medesimi che nella patria loro ancor sì potente e sì fortunata, plaudivano a que' delirj e incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del Marino e di lui più strano e affettato. In fine, gioverà il ricordare che all'Italia serva, scaduta e dilapidata, rimaneva pur tanto ancora di prevalenza intellettuale appresso l'altre nazioni che de' trionfi più insigni e delle lodi più sperticate del cavalier Marino furono autori i Francesi ; e per lungo tempo assai nessuno de' lor poeti seppe al tutto purgarsi della letteraria corruzione venuta d'oltre Alpe ; testimonio lo stesso Cornelio, alto e robustissimo ingegno, ma nel cui stile nondimeno avria dovuto il Boileau ritrovare assai spesso di quel medesimo talco del quale parevangli luccicare i versi del Tasso. (XXIII) Dal Marino incominciò a propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente al falso ed al vero, alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come alle grandi e instruttive; sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e nell'essere suo naturale od abituale, canta di Adone, come di Erode e così delle favole greche come delle bibliche narrazioni. (XXIV) [Dal cinquecento al secolo XVII] [...] Fiorirono in tale intervallo tre ingegni eminenti che forse mantennero alla lirica nostra una spiccata maggioranza su quella d'altre nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con me il Chiabrera, il Filicaja ed il Guidi. (XXV) Dal solo Chiabrera fu l'Italia regalata di tre nuove corone poetiche ; mercechè veramente nelle sue mani nacque e grandeggiò prima la canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e infine il sermone oraziano ; né mal s' apporrebbe colui che attribuisse al Chiabrera eziandio la rinnovazione del Ditirambo. (XXV) Il Filicaja venne a tempi ancora più disavventurati, e quando più non era possibile discoprire ne' suoi Fiorentini un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il senso del bene morale e la pietà religiosa fervevano così profondi nell'animo suo che bastarono a farlo poeta. (XXVI) Mai né in questa nostra patria, né fuori sonosi udite canzoni così ben temperate di splendore pindarico e di maestà scritturale come quelle del Filicaja. (XXVI) Nel Guidi allato a concetti ed a sentimenti spesso comuni e rettorici, splende una forma non superabile di novità, di bellezza e magnificenza. (XXVI) Certo, se ad Alessandro Guidi fosse toccato di vivere in seno di una nazione forte e gloriosa, non ostante la poca fecondità e vastità di pensieri, io non so bene a qual grado di eccellenza non sarebbe salita la lirica sua; perché costui propriamente sortì da natura Yos magna sonaturum, e ce ne porge sicura caparra la sua canzone alla Fortuna. (XXVI) A me sonerà sempre caro ed insigne il nome di Alfonso Varano, perché da lui segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna italiana ; e forse la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto dovrebbe. (XXVIII) Chi trovasse non poca similitudine tra la mente del Varano e quella del Young, credo che male non si apporrebbe. Anime pie e stoiche ambidue, e dischiuse non pertanto agli affetti gentili, diffondono ne' lor versi un religioso terrore e un' ascetica melanconia che nell'Inglese riescono cupi, inconsolati e monotoni, e nell'Italiano s'allegrano spesso alla vista del nostro bel sole, e dai pensieri del sepolcro volano con gran fede alla pace e serenità della gloria immortale. (XXVIII) Varano poi insieme col Gozzi restituì alla Divina Commedia il debito culto; il Gozzi con li scritti polemici, egli con la virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a Dante ciò che questi a Virgilio : Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se non che il cantore delle Visioni chiuse e conchiuse l'intero universo nel sentimento della pietà e nei misteri del dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la nervosa brevità e parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina eleganza. (XXVIII)  Citazioni su Terenzio Mamiani Se taluno dei suoi piuttosto scarsi scolari volle talora celebrare nel conte Terenzio Mamiani della Rovere (1799-1885) l'ultimo anello della catena che dal Galluppi si continuò in Rosmini e Gioberti, unanime fu il consenso dei suoi maggiori contemporanei e dei posteri nell'affermare il valore pressoché nullo della sua vasta produzione filosofica. (Eugenio Garin) Candido Mamini La teoria del Rosmini fu più scolastica, quella del Mamiani più civile; quella quasi sterile in politica, questa molto feconda, risolvendo i problemi più ardui e interessanti della vita sociale. Quella fu timida, questa coraggiosa; quella arrivò a rifiutare sul terreno pratico le-conseguenze de' suoi principii per un pregiudizioso rispetto di casta non evitando il disonore di una ritirata e la deformità del sofisma; questa per lo contrario tutta intrepida si sostenne colla gloria di una vittoria, colla dignità di una rigorosa coerenza, e colla bellezza di una vera argomentazione. Rosmini in un bel momento di sua ragione scrive stupende pagine sulla riforma del clero; poi ha la debolezza di ritirarle, impaurito dalle minaccia dell'Indice; Mamiani è oggi quel che era ne' primi giorni della sua vita pubblica, e non sa temere altro autorevole indice che quello del buon senso. Nel suo ultimo libro, intitolalo Di un nuovo diritto europeo, si ammira il coraggio della coscienza di un filosofo, e la prudenza d'un uomo di Stato. Riguardo poi ai pregi della forma, Rosmini fu semplicemente filosofo, Mamiani un filosofo-oratore; nel primo spicca la pura meditazione, nel secondo si unisce il genio che feconda il deserto delle speculazioni metafisiche, delle avanzate astrazioni. Nel primo vi ha una ricchezza povera, cioè una stiracchiatura di poche idee in molte parole, quasi diffidi della memoria, e dell'abilità del lettore; nel secondo vi ha una povertà ricca, cioè molte idee in poche parole; il che appaga l'amor proprio del lettore, e ne fa liete tutte le potenze della ritentiva e della ragione.  Terenzio Mamiani, Antonio Oroboni alla sua fidanzata, da un libro anonimo del 1929. Terenzio Mamiani, D'un nuovo diritto europeo, Tipografia Scolastica, Torino, 1861. Terenzio Mamiani, Dell'ottima congregazione umana e del principio di nazionalità, Rivista contemporanea,  2-3, Pelazza Tipografia Subalpina, Torino, 1855. Terenzio Mamiani, Mario Pagano, ovvero, della immortalità, Dai Torchi della Signora De Lacombe, Parigi, 1845. Terenzio Mamiani, Prose letterarie, G. Barbera Editore, Firenze. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e della Rovere," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

rucellai: Orazio Ricasoli Rucellai (Firenze), filosofo. Crusca. Stemma Rucellai  Fu idiscepolo di Galileo e in certa guisa il depositario e spositore delle opinioni metafìsiche professate dal suo maestro. Di più: Quell'Orazio Ricasoli Rucellai in cui la scuola di Galileo ebbe uno dei maggiori lumi.  Rucellai affermava di essere amico e confidente di Galilei ma ciò non corrisponde al vero. In verità si erano incontrati solo una volta quando era stato suo ospite, con altri, nella villa di Arcetri. Men che meno era stato suo studente. Quanto poi alla metafisica di Galileo, i Dialoghi Filosofici parlano da soli.  Quando cominciò a comporre i Dialoghi a Firenze presero persino a chiamarlo "il nostro sapientissimo Socrate". Ma anche questa era una bufala. Il fatto è che Rucellai, ogni volta che componeva un dialogo, amava recitarlo a casa sua davanti a un pubblico scelto di personaggi del bel mondo fiorentino. Che a casa Ricasoli-Rucellai, una delle più ricche di Firenze, mangiavano e bevevano gratis. Quindi più dialoghi recitava, più si gozzovigliava: per questo lo incitavano a continuare.  La verità è che Orazio Rucellai, in filosofia, non volle, non seguitò la ragione; chiudendo gli occhi alla scienza, in qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che discepolo di Galileo anche se a Firenze, a questa panzana, ci credevano in molti.  Non è un caso dunque se i Dialoghi furono pubblicati per la prima volta solo nel 1823 e non per meriti filosofici ma soltanto linguistici. Tali dialoghi vengon citati dal vocabolario della Crusca ed ottimo avviso sarebbe stato il farne spoglio abbondante perché la loro favella è veramente d'oro e, se lo stile procede talvolta prolisso, è sempre chiarissimo ed elegante e à [sic] gran ricchezza di voci e frasi convenienti agli studj speculativi.  Forse è proprio per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel Granducato, la sua stella sembro' non tramontare mai. Fu ambasciatore toscano prima presso Ladislao IV di Polonia e poi alla corte dell'imperatore Ferdinando III. Venne nominato soprintendente della Biblioteca Laurenziana, successivamente gli fu affidata la direzione degli studi del principe Francesco Maria, e fu acclamato Priore dell'Accademia della Crusca con lo pseudonimo di Imperfetto. Strano perché lui, invece, era un perfetto: un perfetto bugiardo.  Opere:Descrizione della presa d'Argo e de gli amori di Linceo con Hipermestra, Opuscoli inediti di celebri autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai Tommaso Buonaventura, Saggio dei dialoghi filosofici d'Orazio Rucellai: testo di lingua; inedito, Saggio di lettere d'Orazio Rucellai Anton Maria Salvini, Degli officii per la società umana; dialogo filosofico inedito d'Orazio Rucellai, Della provvidenza: dialoghi filosofici, Della morale; dialogo filosofico inedito d'Orazio Ricasoli-Rucellai, 1Prose e rime inedite d'Orazio Rucellai Tommaso Buonaventura.  Terenzio Mamiani della Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I dialoghi di Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere d'Orazio Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia della Crusca, Firenze, Antonio Maria Salvini, Rivista universale: pubblicazione periodica,  18, Firenze, Terenzio Mamiani della Rovere,  Giovan Battista Clemente Nelli, Vita e commercio letterario di Galileo Galilei, Losanna, Augusto Alfani, Della Vita E Degli Scritti Di Orazio Ricasoli Rucellai: Studio Critico, Firenze, Terenzio Mamiani della Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I dialoghi di Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere d'Orazio Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia della Crusca, Firenze, Rivista universale: pubblicazione periodica,  Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena, Galileo Galilei. Orazio Ricasoli Rucellai, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.

 

ruffolo: Nicola Ruffolo (Cosenza), filosofo. Nipote del pianista e compositore Alfonso Rendano e fratello del designer Sergio Ruffolo e dell'economista e uomo politico Giorgio Ruffolo. Tornato a Roma dal fronte della Campagna Greco-Albanese della Seconda Guerra pluridecorato con 4 medaglie al valore per diverse intrepide azioni contro il nemico, in cui venne ferito con arma da fuoco trapassante il petto, organizzò in seno al Ministero dell'Interno una cellula di resistenza partigiana, che gli valse l'attestazione di Partigiano combattente e una medaglia di bronzo al valore Partigiano.  Per via della delazione di un componente del gruppo di Resistenza del fratello Sergio, fu arrestato insieme al fratello, all'alba dell'8 maggio dalla Banda Pollastrini-Koch e incarcerato dapprima alla Pensione Jaccarino in via Romagna, poi trasferito verso metà maggio 1944, in Regina Coeli insieme al fratello Sergio, dove ebbero a condividere la cella con Pintor e Salinari discutendo del dopo liberazione.  Trasferito sempre insieme al fratello Sergio, a via Tasso fu interrogato da Herbert Kappler e separato dal fratello. L'iniziale sentenza di morte venne commutata in deportazione. La mattina del 4 giugno, qualche ora prima dell'ingresso degli alleati in Roma, all'abbandono di Roma da parte dei Tedeschi, fu fatto uscire dal carcere insieme a un centinaio di prigionieri, per essere avviato su uno dei 3 torpedoni in attesa a Piazza San Giovanni per essere deportato in Germania. Il quarto torpedone fu invece quello destinato all'eccidio di La Storta dove venne ucciso Bruno Buozzi. A questo proposito riferisce nel suo resconto, che quella mattina del 4 giugno, le SS gli impedirono il suo proposito di salire proprio su quel 4° torpedone, scostato dagli altri, avvalorando la tesi che l'eccidio era premeditato e non una reazione impulsiva del comandante. Quindi costretto a salire su uno dei restanti 3 torpedoni, Nicola Ruffolo si gettò da uno di essi, mentre il convoglio era in marcia, nella notte tra il 4 e il 5 giugno. Riuscì a far perdere le tracce e a liberarsi nonostante le SS avessero fermato il convoglio e lo avessero inseguito nella campagna nei pressi di Ficulle .  Di tale arresto e prigionia è dato conto in un suo racconto "Roma 1944 , storia della mia cattura e fuga dalle SS" pubblicato nel  su ilmiolibro.it a cura del figlio Andrea Ruffolo.  Al termine della guerra, avviò la carriera di Notaio a Grosseto. Fu uomo colto, conversatore brillante con battute spesso umoristiche. Fu operato alle corde vocali per un tumore e si trasferì con la famiglia a Roma.  In occasione della trasmissione RAI "Testimoni oculari" di Sergio Zavoli, circa la detenzione a Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua condizione di laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, fu probabile causa della mancata intervista.  Tuttavia egli non è citato nella trasmissione, in quanto il fratello Sergio omise di nominarlo nell'intervista, causando uno spiacevole dissapore familiare, tenuto conto delle drammatiche e indimenticabili circostanze di quei momenti vissuti insieme.  Fu amico e intrattenne corrispondenza tra gli altri, con Ruggero Orlando, Carlo Levi, Ludovico Ragghianti, Iolena Baldini (giornalista di Paese Sera come Berenice), Antonello Trombadori, Franca Valeri, Marcello Morante ( fratello di Elsa), Carlo Cassola, il giornalista dell'Unità Mario Melloni ( Fortebraccio) per idee e per la comune patologia tumorale, Antonio del Guercio, Angelo Maria Ripellino, Francesco Gabrielli, Mario Rigoni Stern.  Notevole la mole dei suoi scritti rimasti inediti e il cui interesse di pensiero, investe gli argomenti più disparati .  Nicola Ruffolo è stato uno scrittore e filosofo italiano, vincitore del premio Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico filosofica 'La Cosmologica'.  Fondatore del pensiero metafisico possibilista basato sulle nuove teorie della relatività generale di Albert Einstein e della fisica dei quanti di Niels Bohr.  Tra le sue opere letterarie pubblicate: "America... come pretesto" con la prefazione di Ruggero Orlando, "Il possibilismo" con la prefazione di Walter Mauro, "Guazzabuglio" con prefazione dell'orientalista Francesco Gabrieli e illustrazioni di Andrea Ruffolo. Quadri di una esposizione, Roma, Barone, Cosmologica, Roma, A. Signorelli, Guazzabuglio, Roma, Remo Croce, Il possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico, Roma, C. Mancosu, Oltre le ali di Icaro, Roma, C. Mancosu, America... come pretesto, Roma, Il ventaglio, Roma 1944: storia della mia cattura e fuga dai nazisti, ilmiolibro, ristampato da Feltrinelli nel  con revisione Andrea Ruffolo Premi e riconoscimenti premio Nazionale Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico filosofica La Cosmologica Note  Roma, Storia della mia cattura e fuga | LaFeltrinelli.

 

ruggiero: Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia Durata mandato18 giugno 194410 dicembre 1944 PresidenteIvanoe Bonomi PredecessoreAdolfo Omodeo SuccessoreVincenzo Arangio Ruiz Deputato della Consulta Nazionale Italiana Durata mandato25 settembre 194525 giugno 1945 LegislatureConsulta nazionale Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito d'Azione ProfessioneDocente universitario Guido De Ruggiero (Napoli), filosofo.  Figlio di Eugenio De Ruggiero e di Filomena d'Aiello, si laureò a Napoli. Egli era particolarmente versato per gli studi filosofici e poté collaborare in riviste specializzate come «La Cultura», la «Rivista di filosofia» e «La Critica» di Croce, il quale favorì la pubblicazione del suo primo lavoro d'impegno, La filosofia contemporanea. Collaboratore del Resto del Carlino di Mario Missiroli e della «Voce» di Prezzolini, pubblicò in volume la Critica del concetto di cultura, cui Croce rimproverò la mancata distinzione tra cultura e falsa cultura. In filosofia, fu sempre idealista, senza aderire né allo storicismo crociano né all'attualismo di Gentile, e in politica fu liberale, pur non risparmiando critiche alla classe politica espressa dal Partito liberale.  Tenne l'insegnamento prima a Messina, quindi a Roma. Avendo aderito all'idealismo con Gentile e Croce, la sua rivendicazione insieme a quest'ultimo dei valori del liberalismo lo rese un esponente di spicco dell'opposizione al fascismo nell'ambito intellettuale. Aderì all'Unione Nazionale di Giovanni Amendola; Fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Croce. Per non perdere la cattedra universitaria prestò il giuramento di fedeltà al fascismo ma ciò non gli impedì di essere destituito dall'insegnamento alcuni anni dopo e poi arrestato. Fu liberato alla caduta del fascismo. In seguito fu rettore dell'Roma. Il suo impegno politico si manifestò nel Partito d'Azione, del quale fu tra i primi ad aderire. Ricoprì l'incarico di Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Bonomi II  e successivamente fu nominato deputato della Consulta Nazionale. Fu autore, tra le altre opere, di una imponente Storia della filosofia  e di una Storia del liberalismo europeo,  entrambe presso Laterza.  È stato anche presidente generale del Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani.  In seguito alla sua morte avvenuta a Roma, le spoglie mortali furono portate e tuttora riposano nella cappella gentilizia di Brusciano (Napoli), luogo d'origine della famiglia, sulla sua tomba è ancora possibile leggere l'epitaffio scritto da Croce:  «Dalla cattedra e con gli scritti indagò nella storia del pensiero la potenza di libertà costruttrice del mondo degli uomini, e, auspicando in tempi oscuri il ritorno alla ragione fu alle nuove generazioni d'Italia maestro ed apostolo di fede nell'umanità.»  Opere: Storia della filosofia,” “La filosofia greca'” Bari, Laterza, La filosofia del Cristianesimo, Bari, Laterza, Rinascimento, riforma e controriforma, Bari, Laterza, La filosofia moderna.,  L'età cartesiana, Bari, Laterza,  L'età dell'Illuminismo, Bari, Laterza,  Da Vico a Kant, Bari, Laterza, L'età del Romanticismo, Bari, Laterza,  Hegel, Bari, Laterza, La filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Critica del concetto di cultura, Catania, Battia (check) La filosofia contemporanea, edizione, Bari, Laterza,  Il pensiero politico meridionale nel secolo XVIII e XIX, Bari, Laterza, L'impero britannico dopo la guerra, Firenze, Vallecchi, Storia del liberalismo europeo, Bari, Laterza, La filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Filosofi del Novecento, Bari, Laterza,  L'esistenzialismo, Bari, Laterza,  Scritti politici, R. De Felice, Bologna, Cappelli,  Lezioni sulla libertà, F. Mancuso, Napoli, Guida Editore, Carteggio Croce-De Ruggiero, A. Schinaia e N. Ruggiero, Bologna, Il Mulino, Note  B. Croce, La Critica, Simonetta Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica, Clementina Gily Reda, Guido De Ruggiero: un ritratto filosofico, Napoli, Società editrice napoletana, Maria Luisa Cicalese, L'impegno di un liberale. Guido De Ruggiero tra filosofia e politica, Firenze, Le Monnier, Deputati della Consulta Nazionale Italiana Guido De Ruggiero, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guido De Ruggiero / Guido De Ruggiero (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guido De Ruggiero, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guido De Ruggiero, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Guido De Ruggiero, su Liber Liber.  Opere di Guido De Ruggiero, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Guido De Ruggiero, .  Guido De Ruggiero, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  M. Griffo, Guido De Ruggiero, la coscienza critica del liberalismo, su loccidentale.it.  l'11 maggio  4 marzo ). V. Sgambati, Guido de Ruggiero tra pensiero e azione, tra ethos e pathos, su lacropoli.it.  l'11 maggio  4 marzo ). PredecessoreRettore dell'Università "La Sapienza"SuccessoreSapienza stemma.png Pietro De Francisci19431944 Giuseppe Carania

 

rule of law, the largely formal or procedural properties of a well-ordered legal system. Commonly, these properties are thought to include: a prohibition of arbitrary power the lawgiver is also subject to the laws; laws that are general, prospective, clear, and consistent capable of guiding conduct; and tribunals courts that are reasonably accessible and fairly structured to hear and determine legal claims. Contemporary discussions of the rule of law focus on two major questions: 1 to what extent is conformity to the rule of law essential to the very idea of a legal system; and 2 what is the connection between the rule of law and the substantive moral value of a legal system? 

 

RECTVM -- DE-RECTUM -- directum. “Searle thought he was being witty when adapting my implicaturum to what he called an Indirect Austinian thing. Holdcroft was less obvious!”Grice.indirectum -- indirect discourse, also called oratio obliqua, the use of words to report what others say, but without direct quotation. When one says “John said, ‘Not every doctor is honest,’ “ one uses the words in one’s quotation directlyone uses direct discourseto make an assertion about what John said. Accurate direct discourse must get the exact words. But in indirect discourse one can use other words than John does to report what he said, e.g., “John said that some physicians are not honest.” The words quoted here capture the sense of John’s assertion (the proposition he asserted). By extension, ‘indirect discourse’ designates the use of words in reporting beliefs. One uses words to characterize the proposition believed rather than to make a direct assertion. When Alice says, “John believes that some doctors are not honest,” she uses the words ‘some doctors are not honest’ to present the proposition that John believes. She does not assert the proposition. By contrast, direct discourse, also called oratio recta, is the ordinary use of words to make assertions. Grice struggled for years as to what the ‘fundamentum distinctionis’ is between the central and the peripheric communicatum. He played with first-ground versus second-ground. He played with two different crtieria: formal/material, and dictive-non-dictive. Refs.: H. P. Grice, “Holdcroft on direct and indirect communication.”

 

rusca: O.F.M.Conv. vescovo della Chiesa cattolica Template-Bishop.svg   Incarichi ricopertiVescovo di Caorle Nato1615 circa a Venezia Nominato vescovo 10 gennaio 1656 da papa Alessandro VII Consacrato vescovo 20 febbraio 1656 dal cardinale Marcantonio Bragadin Deceduto 29 aprile 1674 a Venezia. Pietro Martire Rusca (Venezia), filosofo. Figlio di Giovanni Rusca, nativo di Lugano che si era trasferito nella città lagunare, cugino di Girolamo Rusca, padre domenicano e vescovo di Cattaro e Capodistria, appartenenti all'antica famiglia comasca dei Rusca. Altre fonti lo indicano di «famiglia padovana», riferendosi probabilmente alla sua carriera religiosa. Entrò infatti a far parte dei frati francescani conventuali, sebbene non del convento padovano ma di quello veneziano dei frari, conseguì la laurea in teologia e in filosofia e servì come vicario generale di Padova della Congregazione del Sant'Uffizio. Ricoprì quindi il ruolo di Inquisitore di Adria-Rovigo, e in questo periodo diede alle stampe l'opera Syllogistica methodus, dedicata a Pietro Ottobono, e fece stampare diverse opere di Matteo Ferchio (il De caelesti substantia, il De fabulis palaestini stagni ad aures Aristotelis peripateticorum principis e l' Epitome theologica).   Lo stemma araldico della famiglia Rusca, il cui scudo fu anche utilizzato da Pietro Martire Rusca per il suo stemma episcopale. Vescovo di Caorle Il 10 gennaio 1656, papa Alessandro VII nomina il Rusca vescovo di Caorle, sebbene il Gauchat collochi la nomina il 14 febbraio dello stesso anno. Fu consacrato il successivo 20 febbraio dal cardinale Marcantonio Bragadin.  In qualità di vescovo di Caorle, fu uno dei presuli che più si spese per le necessità della sua diocesi. È infatti ricordato per gli imponenti restauri della cattedrale che volle fossero eseguiti per salvare l'edificio dall'imminente rovina. Durante questi restauri ricoprì il soffitto della cattedrale con stucchi e diede all'edificio una struttura barocca. Quindi, non esistendo notizia storica della data della precedente consacrazione della cattedrale, provvide a riconsacrarla, apponendo alle pareti dodici croci in cotto, tuttora conservate. Inoltre fece completare la realizzazione dei nuovi reliquiari per le insigne reliquie dei santi patroni (Santo Stefano protomartire, Santa Margherita di Antiochia e San Gilberto di Sempringham), fatti iniziare dal predecessore Giorgio Darmini, e provvide al rinforzo della struttura del campanile. Al completamento di tutti i lavori, nel 1665, volle che alle solenni celebrazioni presenziassero musici provenienti da Venezia. A memoria di tutto ciò, resta la lapide, ora affisse alla parete sinistra del duomo (un tempo posta sopra il portone d'ingresso), che recita:  «D.O.M. LÆVITÆ STEPHANO PROTOMARTYRI FR·PETRVS MARTYR RVSCA EPVSCONSECRAVITMARINO VIZZAMANO PRÆTORE M·D·C·L·XV·III CAL SEP·»  (A Dio ottimo massimoal levita Stefano protomartirefra' Pietro Martire Rusca vescovoconsacròessendo podestà Marino Vizzamano1665, 3 (giorni alle) calende di settembre.) L'interpretazione della data è da sempre stata dubbia; alcuni infatti ritengono che si riferisca al 1º settembre, attaccando il III all'anno, che così diverrebbe il 1668. Tuttavia la versione oggi comunemente accettata è quella riportata sopra, cosicché il giorno della dedicazione della chiesa è celebrato il 30 agosto. Questa è anche la versione esplicitamente riportata dal Gams.  Il vescovo Rusca è anche ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti economiche della diocesi. Ripristinò la mensa episcopale e provvide al sostentamento dei sacerdoti istituendone la confraternita. Inoltre, come si evince dai suoi atti, si adoperò per correggere i comportamenti dei fedeli e dei sacerdoti stessi. Il 14 gennaio 1671 fece erigere nella cattedrale un altare dedicato a Sant'Antonio di Padova, in seguito ricostruito dal vescovo Francesco Trevisan Suarez, poi asportato all'inizio del 1900 ed oggi conservato nel Santuario della Madonna di Monte Santo di Gorizia. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare del Santo con la lapide, affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita:  «ILL.MI ET RMI EPI CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE, ET DVAS CANTATAS QVOLIBET MENSE AD HOC ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS D. OCTAVII RODVLPHI NOT. VEN. DIEI XIV MENSIS IAN. MDCLXXI AB INCAR. FR. PETRVS MARTYR RVSCA EPVS CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT»  (Illustrissimi e reverendissimi vescovi caprulensi, abbiate cura che una messa letta quotidiana e due cantate in qualsivoglia mese siano celebrate a questo altare di S. Antonio, ne sono tenuti come dagli atti del signor Ottavio Rodolfo notaio veneziano del giorno 14 mese di gennaio 1671 dall'Incarnazione. Fra' Pietro Martire Rusca vescovo di Caorle eresse, unì, dispose.) Sempre nello stesso anno consacrò la chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia.  Morì nel convento dei Frari a Venezia, tra le lacrime di molti fedeli.  Genealogia episcopale Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun. Papa Sisto IV Papa Giulio II Cardinale Raffaele Riario Papa Leone X Papa Paolo III Cardinale Francesco Pisani Cardinale Alfonso Gesualdo Papa Clemente VIII Cardinale Pietro Aldobrandini Cardinale Laudivio Zacchia Cardinale Antonio Marcello Barberini, O.F.M.Cap. Cardinale Marcantonio Bragadin Pietro Martire Rusca, O.F.M.Conv. Note  Bishop Pietro Martire Rusca O.F.M. Conv., su catholic-hierarchy.org.  Roberto Rusca, Il Rusco, overo dell'historia della famiglia Rusca, Nicola Giacinto Marta, Venezia, 1675  Bonaventura Perissuti, Notizie divote ed erudite intorno alla Vita ed all' insigne Basilica di S. Antonio di Padova, Padova, 1796  Flaminio Corner, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, Giovanni Manfrè, Padova, 1758   Giovanni Giacinto Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Romae 1806  Trino Bottani, Saggio di Storia della Città di Caorle, nella Tipografia di Pietro Bernardi, Venezia, 1811  Giovanni Musolino, Storia di Caorle, La Tipografica, Venezia, 1970  Paolo Francesco Gusso e Renata Candiago Gandolfo, Caorle Sacra, Marcianum Press, Venezia,    Ferdinando Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiæ, et insularum adjacentium, Venezia, apud Sebastianum Coleti, Patrick Gauchat, Hierarchia Catholica Medii Et Recentioris Aevi (Vol IV), Münster, Libraria Regensbergiana, 1935  Riporta l'Ughelli che la data di costruzione è il 1038, ma non è riportato l'atto di consacrazione dell'edificio   Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig, Rusca (famiglia) Duomo di Caorle Diocesi di Caorle David M. Cheney, Pietro Martire Rusca, in Catholic Hierarchy.  PredecessoreVescovo di Caorle SuccessoreBishop CoA PioM.svg Giorgio Darmini10 gennaio 165629 aprile 1674Francesco Antonio Boscaroli

 

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rusconi: Gian Enrico Rusconi (Meda), filosofo. Professore a Torino, laureato in filosofia, esordì come docente a Trento. Fu chiamato a Torino. Dopo una monografia dal titolo La teoria critica della società, si è dedicato soprattutto allo studio della società tedesca e della storia della Germania nel Novecento, in un continuo raffronto con la situazione italiana. Fu tra gli animatori della rivista Laboratorio politico. È stato direttore dell'Istituto storico italo-germanico di Trento.  Editorialista del quotidiano La Stampa, è stato anche Visiting Professor presso la Freie Universität di Berlino. È sposato con la sociologa Chiara Saraceno.  Opere: La crisi di Weimar. Crisi di sistema e sconfitta operaia, (Einaudi) Scambio, minaccia, decisione. Elementi di sociologia politica (Il Mulino) Capire la Germania. Un diario ragionato sulla questione tedesca (Il Mulino) Se cessiamo di essere una nazione (Il Mulino , in cui ripercorre il dibattito italiano e europeo sulla nazione e il suo rapporto con l'etnia -- osservando come da certi punti di vista la nazione italiana è plurietnica. Resistenza e postfascismo (Il Mulino), Come se Dio non ci fosse (Einaudi), Germania Italia Europa. Dallo Stato di potenza alla «potenza civile» (Einaudi) Cefalonia. Quando gli italiani si battono (Gli struzzi  Einaudi, L'azzardo del 1915 (Il Mulino) Cavour e Bismarck. Due leader fra liberalismo e cesarismo (Il Mulino) Cosa resta dell'Occidente (Laterza ) Marlene e Leni. Seduzione, cinema e politica (Feltrinelli ) 1914: Attacco a occidente (Il Mulino ) openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Registrazioni di Gian Enrico Rusconi, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Gian Enrico Rusconi, su treccani.it.

 

ruta: Enrico Ruta (Belmonte Castello), filosofo. Visse a Napoli, dove conobbe e frequentò Croce, e dove lo troviamo docente presso l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali. Ingegno versatile, ha lasciato opere di narrativa e di scienze politiche e sociali. Importante è stata anche la sua opera di traduttore di testi di Nietzsche e Treitschke. Fu collaboratore del quotidiano napoletano Il Mattino. Sviluppò teorie politiche in armonia con l'ideologia del regime fascista.  Opere: “Il gusto d'amare, Nuova ed. Millennium,  Insaniapoli, Nuova ed. Edizioni Campus, Il segreto di Partenope, Napoli, Nuova ed. Millennium, Visioni d'oriente e d'occidente: saggi di scienza della storia e della poesia , La psiche sociale. Milano-Palermo-Napoli, Sandron Editore, Il ritorno del genio: a proposito di una nuova edizione della "Scienza Nuova" di G.B. Vico. Bari, Politica e ideologia. Milano, Corbaccio, La necessità storica dell'Italia nuova, Napoli, Traduzioni  Otto Braun, Diario e lettere, traduzione e preparazione di E.R. Bari, Friedrich Nietzsche, La nascita della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo, traduzione e prefazione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La Francia dal primo impero al 1871, traduzione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La politica, traduzione di E.R. Bari, 1916. Anche i filosofi si innamorano di Ezio Pelino, 6 marzo , sito "Cultura in Abruzzo".

 

ryle: the waynflete professor of metaphysical philosophy, known especially for his contributions to the philosophy of mind and his attacks on Cartesianism. His best-known work is the masterpiece The Concept of Mind 9, an attack on what he calls “Cartesian dualism” and a defense of a type of logical behaviorism. This dualism he dubs “the dogma of the Ghost in the Machine,” the Machine being the body, which is physical and publicly observable, and the Ghost being the mind conceived as a private or secret arena in which episodes of sense perception, consciousness, and inner perception take place. A person, then, is a combination of such a mind and a body, with the mind operating the body through exercises of will called “volitions.” Ryle’s attack on this doctrine is both sharply focused and multifarious. He finds that it rests on a category mistake, namely, assimilating statements about mental processes to the same category as statements about physical processes. This is a mistake in the logic of mental statements and mental concepts and leads to the mistaken metaphysical theory that a person is composed of two separate and distinct though somehow related entities, a mind and a body. It is true that statements about the physical are statements about things and their changes. But statements about the mental are not, and in particular are not about a thing called “the mind.” These two types of statements do not belong to the same category. To show this, Ryle deploys a variety of arguments, including arguments alleging the impossibility of causal relations between mind and body and arguments alleging vicious infinite regresses. To develop his positive view on the nature of mind, Ryle studies the uses and hence the logic of mental terms and finds that mental statements tell us that the person performs observable actions in certain ways and has a disposition to perform other observable actions in specifiable circumstances. For example, to do something intelligently is to do something physical in a certain way and to adjust one’s behavior to the circumstances, not, as the dogma of the Ghost in the Machine would have it, to perform two actions, one of which is a mental action of thinking that eventually causes a separate physical action. Ryle buttresses this position with many acute and subtle analyses of the uses of mental terms. Much of Ryle’s other work concerns philosophical methodology, sustaining the thesis which is the backbone of The Concept of Mind that philosophical problems and doctrines often arise from conceptual confusion, i.e., from mistakes about the logic of language. Important writings in this vein include the influential article “Systematically Misleading Expressions” and the book Dilemmas. Ryle was also interested in Grecian philosophy throughout his life, and his last major work, Plato’s Progress, puts forward novel hypotheses about changes in Plato’s views, the role of the Academy, the purposes and uses of Plato’s dialogues, and Plato’s relations with the rulers of Syracuse. Refs: H. P. Grice, “What neither Ryle nor Austin ever taught me!” --. “What I mislearned from ‘The Concept of Mind.’”

 

idem, ipse, sui, de se -- Same -- Sameness -- GriceianOne of Grice’s favourite essays ever was Wiggins’s “Sameness and substance” -- Griceian différance, a  coinage deployed by Derrida in De la Grammatologie 7, where he defines it as “an economic concept designating the production of differing/deferring.” Différance is polysemic, but its key function is to name the prime condition for the functioning of all language and thought: differing, the differentiation of signs from each other that allows us to differentiate things from each other. Deferring is the process by which signs refer to each other, thus constituting the self-reference essential to language, without ever capturing the being or presence that is the transcendent entity toward which it is aimed. Without the concepts or idealities generated by the iteration of signs, we could never identify a dog as a dog, could not perceive a dog or any other thing as such. Perception presupposes language, which, in turn, presupposes the ideality generated by the repetition of signs. Thus there can be no perceptual origin for language; language depends upon an “original repetition,” a deliberate oxymoron that Derrida employs to signal the impossibility of conceiving an origin of language from within the linguistic framework in which we find ourselves. Différance is the condition for language, and language is the condition for experience: whatever meaning we may find in the world is attributed to the differing/ deferring play of signifiers. The notion of différance and the correlative thesis that meaning is language-dependent have been appropriated by radical thinkers in the attempt to demonstrate that political inequalities are grounded in nothing other than the conventions of sign systems governing differing cultures.

 

sacchi: Defendente Sacchi (Casa Matta di Siziano), filosofo. La sua produzione fu molto abbondante e abbracciò i campi più diversi della filosofia. A differenza di altri poligrafi del tempo la sua scrittura era basata su una solida formazione e un sapere quasi enciclopedico, per cui i suoi scritti, pur influenzati -soprattutto nella forma- dalle mode culturali del tempo, mantengono anche oggi un indubbio valore. A Pavia condusse i suoi studi, che dapprincipio si indirizzarono alla filosofia. Tra i suoi maestri vi fu Romagnosi; fu corrispondente di Fauriel e Gioia. Si sposò con Erminia Rossi, di Milano, e l'anno successivo la coppia si trasferì nel capoluogo lombardo, dove però ben presto la sposa morì di parto, il che costituì per lui una perdita che lo afflisse per il resto dei suoi giorni. A riprova del grande affetto e dell'altrettanto grande dolore che egli nutrì per la moglie, oltre a ciò che scrive esplicitamente nella propria autobiografia:  "Morì con la forza d'animo d'un filosofo, colla soavità d'un angelo …Io l'amo ancora come se fosse viva, e l'amo a segno che qualche momento mi pare di vederla e di parlarle…", si può rilevare un personaggio di un suo racconto, in cui è facile scorgere un ritratto della sua dolce Erminia, morta appena un anno prima: «Era presente una zia, tutta buona, tutta soave, che amava tanto i fanciulli; e di recente sposa e contenta, solo desiderava che il cielo anche di questi la facesse beata a compenso delle afflizioni sostenute nella sua giovinezza; ma l’infelice avea un desiderio, del quale l’essere esaudita dovea riescirle mortale. (…) Una lagrima intanto di compiacenza spuntava sul ciglio dello sposo, sventurato! e non sapeva essere foriera dell’interminato pianto che l’attendeva, quando in breve, perdendola, dovea rimanere il più misero dei viventi.»  (Defendente SACCHI, Cose inutili, Milano, 1832,  1) L'attività editoriale Oltre ai romanzi ed alle monografie maggiori, innumerevoli sono gli articoli da lui pubblicati nelle più importanti riviste culturali del tempo: lo «Spettatore Italiano», la «Minerva Ticinese», gli «Annali universali di Statistica», la «Gazzetta Privilegiata di Milano», il «Pirata», il «Cosmorama pittorico», l'«Annotatore piemontese», la «Vespa», la «Farfalla», l'«Eco», «Il Barbiere di Siviglia», l'«Indicatore lombardo», il «Ricoglitore», la «Rivista Europea».  In particolare, dal 1835 fino alla morte fu direttore del «Cosmorama Pittorico»; inoltre era riconosciuto di fatto come l'animatore e il personaggio di spicco della «Gazzetta Privilegiata di Milano» (diretta da Angelo Lambertini).  La sua feconda attività e la sua facilità espositiva si spiegano anche col fatto che, per problemi fisici alla mano, era solito dettare i suoi testi.  Ritratto Un "Ritratto di Defendente Sacchi", opera di Pelagio Palagi, è conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna. In esso l'autore ha alle spalle i volumi di quella che doveva essere la sua ricca biblioteca, a sottolineare l'attaccamento di Sacchi alle lettere e al sapere. L'immagine sembra confermare le impressioni sul suo aspetto fisico da parte di G.B. Cremonesi nell'introduzione ad una ristampa del 1841 di L'albero dei sospiri: "Era piccolo di persona e non bello di aspetto, benché i suoi lineamenti presentassero un non so che di piacevole nel tutt'insieme e di sereno" La sua ricca e documentata attività editoriale gli valse numerosi riconoscimenti (ad esempio, fu ammesso come socio nella "Reale Accademia delle Scienze di Torino"). A coronamento dei suoi interessi artistici, istituì a Pavia una Civica Scuola di Pittura.  La sua prematura scomparsa venne imputata alla gracilità del fisico, spesso malato e provato da dolori, cui si aggiungevano le pene per la perdita della moglie e della figlia ("La natura gli aveva data un costituzione gracile; l'applicazione e più sventure l'indebolirono" ... "Tre anni e più fu egli travagliato da forti dolori" Cremonesi. (check): Opere: Nella molteplicità della sua produzione, si segnalano in particolare:  “La Storia della filosofia greca,” La Collezione dei Classici Metafisici pubblicata insieme a Rolla e Germani, La Vita di Lorenzo Mascheroni, con la raccolta di alcuni suoi scritti inediti; Il romanzo storico I Lambertazzi e i Geremei, (di cui vennero fatte diverse edizioni); L'altro romanzo di successo, La pianta dei sospiri (due edizioni; tradotta anche in francese) Le Antichità romantiche d'Italia (cui collaborò anche il cugino Giuseppe Sacchi); La traduzione del Diritto pubblico universale, o sia Diritto di Natura e delle Genti di Giovanni Maria Lampredi  della "Biblioteca Scelta di opere tradotte dal latino") I Saggi su gli Uomini Utili e Benefattori del Genere Umano (nella stessa "Biblioteca scelta") I suoi biografi ricordano anche che egli si riproponeva di pubblicare un lavoro di grande respiro dal titolo I voti dell'Italia, il cui manoscritto però avrebbe egli stesso dato alle fiamme.   Su Defendente Sacchi Innocenzio De Cesare, Defendente Sacchi, in "L'Omnibus Pittoresco", Cenni di G. B. Cremonesi in: D. Sacchi La pianta dei sospiri, Milano, Silvestri, Autobiografia  (prefazione e commento di Maria Fanny Sacchi), Pavia, Bizzoni, Filosofo, critico, narratore (presentazione di Emilio Gabba e Dante Zanetti), Milano, Cisalpino,  ["Fonti e studi storia dell'Pavia"18] Storia della filosofia greca, Pavia, Capelli, Elogio di Condillac, Pavia, Bizzoni, Della filosofia di Socrate (dissertazione), Pavia, Bizzoni,  I trovatori e le galanterie nel Medio evo, Milano, Ripamonti Carpano, Oriele o Lettere di due amanti, Pavia, Bizzoni  (rist. Milano, Borroni e Scotti 1851; Genova, Dario Rossi, orenzo Mascheroni, Poesie edite ed inedite ... Raccolte e pubblicate per cura di Defendente Sacchi, Pavia, Bizzoni, La pianta dei sospiri (romanzo), Lodi, Orcesi, Milano, Silvestri, facsimile del testo online dalla Biblioteca Braidense  Marcellina, ou l'Arbre des soupirs, roman traduit de l'italien, par M. Camille de Lagracinière, Paris, C. Béchet, Geltrude. Romanzo italiano con note storiche, Milano, Bettoni, Diritto pubblico universale di Gio. Maria Lampredi volgarizzato, Milano, Silvestri, Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi, "I fregi simbolici di San Michele in Pavia", Antichita romaniche d'Italia, e Giuseppe Sacchi, Antichità romantiche d'Italia epoca prima -seconda, Milano, Stella, e Giuseppe Sacchi, Della condizione economica, morale e politica degli italiani nei bassi tempi. Saggio primo intorno all'architettura simbolica, civile e militare, usata in Italia nei secoli 6°, 7° e 8° e intorno all'origine de' Longobardi, alla loro dominazione in Italia, alla divisione dei due popoli ed ai loro usi, culto e costumi, Milano, Stella,  Della condizione economica, morale e politica degli Italiani ne' tempi municipali. Sulle feste, e sull'origine, stato e decadenza de' municipii italiani nel Medioevo. Saggi due, Milano, Stella, Della condizione, economica, morale e politica degli Italiani nei tempi Municipali, Annali universali di statistica economia pubblica, storia, viaggi e commercio, Defendente Sacchi, Intorno all'indole della letteratura italiana nel sec. XIX, ossia della letteratura civile, con un'appendice intorno alla poesia eroica, sacra e alle belle arti. Saggio, Pavia, Luigi Landoni, 1830 Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi, Intorno alle dighe marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed alla istituzione del porto franco, Milano, Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, Miscellanea di lettere ed arti, Pavia, Bizzoni, I Lambertazzi e i Geremei o le fazioni di Bologna nel secolo 13° : cronaca di un trovatore, Milano, Stella, L'arca di Sant'Agostino : monumento in marmo del secolo 14. ora esistente nella chiesa cattedrale di Pavia, colle illustrazionii, Pavia, Fusi e C., Varietà letterarie, o Saggi intorno alle costumanze, alle arti, agli uomini e alle donne illustri d'Italia del secolo presente, Milano, Stella, A Cesare Cantu : intorno alla pasta, alla smania musicale del secolo, a Volta e a' progetti pel monumento da erigersegli in Como ed a qualche buona o cattiva moda della capitale: lettera inutile, Milano, Stella, Cose inutili, Milano, Visaj, Teodote : storia del secolo VIII, Milano, Nervetti,  Le belle arti in Milano nell'anno 1832, Nuovo Raccoglitore, "Nuove questioni sull'architettura rituale in relazione alle opinioni del conte Cordero di San Quintino e dell'avvocato Robolini", in Annali Universali di Statistica, e Giuseppe Sacchi, Le arti e l'industria in Lombardia nel 1832, Milano, Visaj, Leopoldo Cicognara, Del bello: ragionamenti (con le notizie su la vita e le opere dell'autore compilate da Defendente Sacchi), Milano, Silvestri, Instituti di beneficenza a Torino (relazione), Milano, a Società degli editori degli annali universali delle scienze e dell'industria,Lezioni d'un parroco sul cholera, Milano, Bravetta, Gli asili dell'infanzia: loro utilità ed ordinamento. Memorie popolari italiane Milano, Manini, Novelle e racconti, Milano, Manini, L' Arco della Pace a Milano descritto e illustrato e pubblicato per la fausta inaugurazione fatta da S.M.I.R.A. Ferdinando 1, Milano, Manini, Bernardino Luino, Cosmorama pittorico, Le streghe. Dono del folletto alle signore, Milano, Manini, Uomini utili e benefattori del genere umano (saggi), Milano, Silvestri, Amori e vicende dei quattro sommi poeti italiani: Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Studi storici-biografici, Milano, Vallardi, s. a. Defendente Sacchi, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Defendente Sacchi, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Defendente Sacchi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Defendente Sacchi, su Liber Liber.  Opere di Defendente Sacchi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Defendente Sacchi, . Opere di Defendente Sacchi, su Progetto Gutenberg. 

 

sacheli: Calogero Angelo Sacheli (Canicattì), filosofo. Nato da Vincenzo e Calogera Rinaldi, rimase orfano di padre a 13 anni, frequentò le scuole primarie nella sua cittadina natale per poi trasferirsi a Caltanissetta, dove, ospite di uno zio materno, frequentò il liceo.  Fu iniziato in Massoneria nella loggia Felice Cavallotti di Agrigento, e nel 1917 divenne Maestro massone.  Laureato in filosofia all'Palermo ndove fu allievo di Giovanni Antonio Colozza e Cosmo Guastellafu dapprima insegnante di scuola superiore a Bologna, Girgenti, Caltanissetta e Bressanone, e al Liceo ginnasio Andrea D'Oria di Genova. Nel capoluogo ligure, Sacheli iniziò la sua carriera accademica come libero docente. Successivamente insegnò la stessa disciplina alle Cagliari e di Messina, dove conseguì la docenza ordinaria.  Morì a Taormina, dove si era stabilito per sfuggire ai violenti bombardamenti alleati che colpirono Messina. Con i suoi saggi diede un apporto all'approfondimento all'interpretazione della filosofia di Sant'Agostino, di San Tommaso e di Jean-Jacques Rousseau. Numerose sono le opere filosofiche da lui composte. "La carità del natio loco" lo spinse anche a scrivere sulle tradizioni, i miti e le leggende di Canicattì, collaborando con la rivista Sicania e pubblicando i risultati delle sue ricerche nelle Linee di folklore canicattinese.  Opere Linee di Folklore canicattinese, Acireale, tip. Popolare, Indagini etiche: i criteri, il problema dell'etica, Milano, Remo Sandron, Atto e valore, Firenze, Sansoni, Ragion pratica: preliminari critici, Firenze, Sansoni,Crisi della Pedagogia, Roma, Perrella, Concetto di didattica, Messina, G. D'Anna, C. Ottaviano, Sophia: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia, CEDAM, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo, Calogero Angelo Sacheli, su liberliber.it. Opere di Calogero Angelo Sacheli, su Liber Liber.  G. Ferrante, Biografia di Calogero Angelo Sacheli, su canicatti-centrodoc.it.

 

saitta: Giuseppe Saitta (Gagliano Castelferrato), filosofo. Allievo di Gentile, fu seguace e interprete del suo idealismo attuale. Nato da Giovanni Saitta e Angela Confalone, una famiglia di agricoltori e proprietari terrieri, fu mandato a studiare in seminario nel collegio di Nicosia e quindi nel liceo di Monreale, per essere avviato alla carriera ecclesiastica. Ricevuti gli ordini sacri, conseguì due anni dopo la laurea in lettere a Palermo, ma dismetterà l'abito sacerdotale a seguito di una crisi interiore che lo indusse ad allontanarsi dalla Chiesa cattolica.  Frequentando le lezioni di Gentile, si accostò al suo idealismo, laureandosi in filosofia col massimo dei voti. Aveva cominciato intanto a insegnare lettere nei licei di Terranova e Lucera, mentre divenne professore di filosofia nei licei statali di Cagliari, Sassari, Fano, Faenza, e negli istituti Galvani e Minghetti di Bologna. Ottenne una cattedra universitaria di filosofia a Firenze, per passare negli anni seguenti all'Cagliari, di Pisa, e a quella di Bologna. Direttore della «Vita Nova» Aveva inoltre collaborato a varie riviste come il «Giornale critico della filosofia italiana», «Levana», e poi soprattutto «Vita Nova», periodico mensile bolognese fondato da Arpinati e vicino a Gentile, di cui Saitta assunse la direzione mantenendola fino alla sua soppressione. Della rivista, organo dell'Università fascista di Bologna, curò la rubrica Noi e gli altriSpunto polemico, firmando i suoi interventi con lo pseudonimo di "Rusticus", distinguendosi per i toni accesi e le posizioni anticlericali e anti-concordatarie, che lo portarono a scontrarsi con esponenti cattolici della stessa scuola gentiliana, in particolare Armando Carlini.  Saitta aderiva infatti a una concezione movimentistica e rivoluzionaria del regime fascista del suo tempo, che interpretava come il compimento dei valori romantici del Risorgimento, intendendo la nazione in senso hegeliano quale sintesi tra individuale e universale. Rispetto a Carlini che appariva più freddo e accademico, Saitta col suo attivismo riusciva a esercitare una forte capacità di attrazione verso i giovani, tra cui un suo allievo universitario, Delio Cantimori, che ebbe come collaboratore alla «Vita Nova».  «Così si sviluppò quella tendenza a preferire la scuola di storia della filosofia [di Saitta] dove la preparazione di tipo scolastico e le esigenze tecniche erano minori, ma dove si sentiva un calore ideale, una passione filosofica, un fervore per la verità, e una forza di convinzione spesso dura, e più che dura, ma più vicina a quei sentimenti e a quelle esigenze giovanili, una decisione innovatrice suggestiva e che sembrava offrire un orientamento non meramente accademico per la soluzione di quei problemi.»  (Delio Cantimori, articolo sul «Giornale critico della filosofia italiana», ora in Politica e storia contemporanea, Luisa Mangoni, Einaudi,) L'idealismo attuale di Saitta Saitta del resto, accogliendo la concezione gentiliana dell'atto come perenne autocreazione del pensiero che tutto comprende, aveva sviluppato una visione attualistica dell'idealismo non riducibile a una teoria statica, bensì intesa come azione e continuo dinamismo, che lo portava a esaltare la libertà creativa della ragione umana contro ogni forma di oggettività e di dogmatismo. Da qui la sua accentuazione della polemica anti-religiosa, e la riscoperta, nel solco delle tesi formulate da Spaventa e dallo stesso Gentile, delle correnti immanentistiche della filosofia rinascimentale italiana che egli poneva a fondamento della genesi dell'idealismo moderno.  Questo immanentismo, per il quale Dio si esprime nell'attività dello spirito umano, è per Saitta un «reale umanismo» che rende possibile la libertà dell'individuo, nella quale consiste la «nuova coscienza illuministica» della religione moderna da lui contrapposta a quella tradizionale, oppressiva e decadente, della trascendenza.  Per difendere la libertà del soggetto da ogni autoritarismo e sopraffazione, Saitta si è schierato tuttavia non solo contro il dualismo platonico, la teologia di impianto tomistico e la neoscolastica, ma in parte anche contro lo stesso idealismo di Hegel che ha finito per oggettivare la ragione facendone un sistema assoluto da lui ritenuto «all'origine degli schiavismi moderni».  Persino nell'attualismo di Gentile sarebbe rimasto un retaggio della vecchia teologia trascendente, quando esso attribuisce lo Spirito ad un Io assoluto anziché ai singoli individui: sono costoro per Saitta i veri creatori di valori spirituali, coloro cioè in cui va identificato il Soggetto trascendentale. Egli in tal modo intendeva preservare la portata stessa dell'atto creativo del pensiero dell'idealismo gentiliano, rivestendolo di significati empirici, positivistici, contigenti, ripresi anche da autori come Rousseau e Feuerbach. Saitta condusse una vita sempre appartata, durante i quali si sarebbe progressivamente riavvicinato alla fede cattolica.  A Gagliano Castelferrato, suo paese nativo, gli è stata intitolata una piazza dove è stato collocato un parco giochi per bambini. Molti anni prima gli era stata intitolata una strada che usualmente, però, ha continuato ad essere chiamata Via Roma. Più tardi gli venne intitolato l'Istituto Professionale Femminile di Stato.  Opere: “Lo spirito come eticità (Bologna, Zanichelli); 2ª ed. corretta e accresciuta La teoria dello spirito come eticità (Bologna, Zanichelli,) La personalità umana e la nuova coscienza illuministica (Genova, Emiliano Degli Orfini) La libertà umana e l'esistenza (Firenze, Sansoni) Il problema di Dio e la filosofia dell'immanenza (Bologna, Cesare Zuffi). Oltre alle opere di natura propriamente filosofica, si è a occupato di storia della filosofia, dai greci all'età moderna, soffermandosi sul Rinascimento e i pensatori italiani, in particolare Ficino:  La scolastica del secolo XVI e la politica dei Gesuiti (Torino, Bocca,) Le origini del neotomismo nel secolo XIX (Bari, Laterza) Il pensiero di Gioberti (Messina, Principato, Firenze, Vallecchi La filosofia di Ficino (Messina, Principato); riedita come Marsilio Ficino e la filosofia dell'Umanesimo (Bologna, Fiammenghi & Nanni) L'educazione dell'umanesimo in Italia (Venezia, La Nuova Italia) Filosofia italiana ed umanesimo (Venezia, La Nuova Italia, Leone Ebreo, su treccani.it, Gioberti Vincenzo, su treccani.it, Il carattere della filosofia tomistica (Firenze, Sansoni, La teoria dell'amore e l'educazione del Rinascimento (Bologna, U.P.E.B.) L'illuminismo della sofistica greca (Milano, Bocca) Il pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento (Bologna, Cesare Zuffi, Cusano e l'Umanesimo italiano, con altri saggi sul Rinascimento (Bologna, Tamari). Ettore Centineo, Ricordo, rticolo su «Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, Sansoni, treccani.it,  Albano Sorbelli, L'Archiginnasio: bollettino della Biblioteca comunale di Bologna,  direzione di Franco Bergonzoni, Regia tipografia dei fratelli Merlani, Università degli studi di Firenze, su siusa.archivi.beniculturali.it.  S. Salustri, L'Università fascista di Bologna: un modello di Accademia per il regime?, in «Accademie e scuole: istituzioni, luoghi, personaggi, immagini della cultura e del potere»,  Daniela Novarese, Milano, Giuffrè, .  Vittore Pisani, Paideia, Casa editrice Paideia, 1976.  Roberto Pertici, Storia della storiografia,  Jaca Book, L. Mangoni, L'interventismo della cultura. Intellettuali e riviste del fascismo, Bari, Laterza,  Roberto Pertici, Storia della storiografia, Roberto Pertici, Storia della storiografia,  Cantimori ricorderà con commozione l'«irrequietezza spirituale della scuola di Saitta» e la sua «attenzione volta ad argomenti quasi ignorati dalla cultura italiana» (cit. da Bruno Valerio Bandini, Storia e storiografia: studi su Delio Cantimori. Atti del convegno tenuto a Russi Editori Riuniti).  Cit. in Roberto Pertici, Storia della storiografia, Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana 1900-1960, II volume, pag. 424 e segg., Bari, Laterza, 1966.  Gianfranco Morra, L'immanentismo assoluto di Giuseppe Saitta, articolo sul «Giornale critico della filosofia italiana», «Il Saitta, forse meglio di ogni altro, intese dell'attualismo l'istanza realmente umanistica, e di un "reale umanismo": e questa appunto volle sottolineare e difendere contro ogni mistificazione. Così lo vediamo ridurre tutta la dialettica gentiliana a lotta sempre risorgente fra ragione umana liberatrice e costruttrice di una società di uomini liberi, e religione tradizionale cristallizzata nelle oppressioni di strutture chiesastiche portatrici di una "filosofia di morte"» (Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana. Roberto Melchiorre, Storiografi italiani del Novecento, Aletti Editore. Ricordo di Giuseppe Saitta , su archiviostorico.unibo.it.  Sommario dei libri, su gaglianocastelferrato.com.  «La filosofia moderna come celebrazione della soggettività è quasi tutta sbozzata con Marsilio Ficino. Con lui, anziché col Campanella, come da altri è stato frequentemente ripetuto, s'inizia quella teoria della conoscenza, che sbocca con profonda e potente originalità in Kant» (Giuseppe Saitta, Marsilio Ficino e la filosofia dell'Umanesimo, Bologna, Fiammenghi & Nanni).  Ettore Centineo, Ricordo di Giuseppe Saitta, su «Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, Sansoni, Gianfranco Morra, L'immanentismo assoluto di Giuseppe Saitta, su «Giornale critico della filosofia italiana»,Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana  Bari, Laterza, 1966 Roberto Melchiorre, Storiografi italiani del Novecento, Villalba di Guidonia, Aletti Editore,  Attualismo (filosofia) Filosofia rinascimentale Idealismo italiano Delio Cantimori Gentile  Ricordo, su archiviostorico.unibo.it. treccani.it bibliotecasalaborsa.it.

 

salutati:  «Video ignoras quam sit dulcis amor patrie: si pro illa tutanda augendave expediret, non videretur molestum nec grave vel facinus paterno capiti securim iniicere, fratres obterere, per uxoris uterum ferro abortum educere...»  ) «Vedo che ignori quanto sia dolce l'amor di patria: se ciò fosse utile alla difesa e all'ampliamento [della patria], non [ti] sembrerebbe un crimine penoso, nè un delitto scellerato, il fracassare con la scure il capo del proprio padre, o ammazzare i fratelli, o cavare con la spada dal grembo della moglie il figlio prematuro...»  (Epistolario, a Ser Andrea di Conte) Lino Coluccio Salutati Raising of the Son of Teophilus and St. Peter Enthroned Masaccio, presunto ritratto di Coluccio Salutati, particolare tratto dalla Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra, uno degli affreschi che ornano la Cappella Brancacci a Santa Maria del Carmine, Firenze. Cancelliere di Firenze Durata mandato19 aprile 13754 maggio 1406 Predecessore Niccolò Ventura Successore Leonardo Bruni Dati generali Titolo di studioStudi giuridici Università Bologna Professione politico, notaio, letterato. Lino Coluccio Salutati (Stignano), filosofo. Cancelliere di Firenze/ Figura culturale di riferimento dell'umanesimo a Firenze, in qualità di discepolo del Boccaccio e precettore di Poggio Bracciolini e Leonardo Bruni.  Considerato uno dei più importanti uomini di governo tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo, Coluccio Salutati, nei suoi trent'anni di cancelliere della Repubblica di Firenze, svolse un importantissimo ruolo diplomatico nel frenare le ambizioni del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, intenzionato a creare uno Stato comprendente l'Italia centro-settentrionale. Nel contesto di questa lotta elaborò la sua dottrina della libertas fiorentina. Oltre all'impegno politico, il Salutati svolse un importante ruolo nella diffusione dell'umanesimo petrarchesco e boccacciano, divenendone l'esponente più importante e il praeceptor della prima generazionedegli umanisti. Il suo lascito più importante presso i posteri fu la codificazione "civile" dell'umanesimo, cioè l'uso dello spirito e dei valori dell'antichità classica all'interno dell'agone politico internazionale. Grazie a Salutati (autore tra l'altro di un vastissimo epistolario e di trattati politici, filosofici e letterari), difatti, il mito della florentina libertas, cioè di quel complesso di valori ispirati alla libertà promosso dall'ordinamento politico fiorentino, si rafforzò enormemente sotto il suo cancellierato, e fu utilizzato quale strumento diplomatico per accrescere il prestigio di Firenze presso gli altri Stati della Penisola.  La casa natale di Coluccio Salutati a Stignano, frazione di Buggiano. Origini e formazione giuridica Nato a Stignano in Valdinievole (oggi frazione di Buggiano, in provincia di Pistoia), Lino Coluccio Salutati fu costretto, a pochi mesi dalla nascita, ad abbandonare il luogo natìo per raggiungere il padre Piero (detto dal Villani «di buoni costumi e di prudenzia laudabile») a Bologna, ove il genitore serviva il signore della città Taddeo Pepoli, che a sua volta garantiva protezione alla famiglia Salutati. Nella città felsinea Coluccio compì, per volontà paterna (ma più probabilmente del Pepoli che, morto Piero Salutati nel 1341, aveva preso sotto la sua protezione la famiglia e il giovane Coluccio in particolare), studi giuridici, benché fosse maggiormente interessato alle discipline letterarie, e seguì le lezioni di logica e di grammatica di Pietro da Moglio.  Coluccio, ormai diciannovenne, lascia Bologna a causa anche della caduta dei Pepoli e ritorna a Stignano, dove un rogito testimonia la sua presenza nel 1353. Gli anni successivi all'allontanamento da Bologna,  videro Salutati esercitare il mestiere di notaio in vari centri toscani (specialmente in Valdinievole), coltivando, come si vedrà nella sezione dedicata alla passione umanistica, lo studio dei classici, come dimostra la lettera a Luigi de' Gianfigliazzi del 1362, colto politico fiorentino col quale Coluccio discute su Valerio Massimo e altri autori antichi.  Cancelliere di Firenze Premesse Nel frattempo, la carriera amministrativa del Salutati lo spinse ad intraprendere anche la carriera politica: cancelliere del Comune di Todi prima (1367), della Repubblica di Lucca poi (1372), ed infine, dopo essere giunto a Firenze ed avervi esercitato per breve periodo l'incarico di scriba omnium scrutinorum, Cancelliere di quella città[N 2] proclamato il dì 19 aprile 1375. Coluccio tenne, pertanto, nelle sue mani la carica più importante della diplomazia della Repubblica fiorentina dal 1375 fino alla morte, divenendo un personaggio di spicco della politica italiana di fine Trecento. Demetrio Marzi, importante studioso di Coluccio per la sua attività istituzionale, sottolinea che, nei trentun anni in cui tenne ininterrottamente la sua carica, Coluccio:  «Costantemente rieletto e confermato dal 1375 al 1406, con le stesse ingerenze, lo stesso stipendio e i soliti privilegi, Coluccio lasciò nell'Ufficio un numero grande di minutari e registri, di lettere e istruzioni, per lo più di sua mano, e solo in parte de' suoi coadiutori, che non sembrano molti. Da questi libri e da altri della Cancelleria, apparisce com'egli fosse costantemente in Palazzo, presente a innumerevoli atti del Comune, dei Consigli, degli uffici più svariati...»  (Marzi134)  L'Europa Occidentale al principio dello Scisma d'Occidente. La frattura in seno alla Chiesa Cattolica spinse il papa "romano" Urbano VI a firmare la pace coi fiorentini. La guerra degli Otto Santi Magnifying glass icon mgx2. svgGuerra degli Otto Santi. Nel 1375, le relazioni tra Santa Sede (all'epoca ad Avignone) e la Repubblica fiorentina degenerarono rapidamente a causa della volontà di papa Gregorio XI (1370-1378) di ritornare a Roma e ripristinarvi l'autorità della Chiesa. La paura che si formasse, nel centro Italia, un forte stato ecclesiastico allarmò sia Firenze (intimorita di essere inglobata nel nuovo Stato) che le città degli Stati Pontifici, che a causa della lontananza del Papato avevano acquisito una grande forza ed indipendenza. La guerra, durata tre anni, finì frettolosamente a causa della scissione interna alla Chiesa stessa tra cardinali francesi ed italiani, fatto che portò alla nascita del gravoso Scisma d'Occidente (1378-1417). Il nuovo papa, l'italiano Urbano VI (1378-1389), assolse Firenze dalla scomunica per avere alleati contro l'antipapa Clemente VII.  Tra gli scomunicati, c'era anche Coluccio Salutati, in quanto figura chiave della politica dell'epoca. «Coluccium Pieri de Florentia, excellentissimum cancellarium comuni Florentie», ricevette l'assoluzione da parte del Papa tramite i legati Simone Pagani, vescovo di Volterra, e Francesco d'Orvieto, frate appartenente all'ordine degli Eremitani, il 26 ottobre del 1378.  Dal tumulto dei Ciompi alla restaurazione oligarchica Magnifying glass icon mgx2.svg Tumulto dei Ciompi e Storia di Firenze § L'ascesa degli Albizi. Firenze, mentre stava stipulando la pace con papa Urbano VI, fu sconvolta dalla rivolta del popolo minuto che, già soggiogato e perseguitato dalla prepotenza politico-economica del popolo grasso, fu sobillato dagli operai salariati (i ciompi) a rivoltarsi. Nell'estate del 1378 si ebbero i primi scontri e i ciompi, risultati vincitori, imposero Michele di Lando quale gonfaloniere di Giustizia e riformatore della Signoria in senso democratico. L'animosità degli sconfitti si fece sentire molto presto: dopo aver chiuso gli opifici riducendo alla fame gli operai, la grande borghesia e l'aristocrazia riuscirono a trarre dalla loro parte Michele di Lando che, dopo aver disperso i capi dei ciompi, si dimise dalla carica di gonfaloniere e ridando il potere ai magnati, tra i quali primeggiarono gli Albizi che instaureranno un regime oligarchico durato fino alla venuta di Cosimo de' Medici nel 1434.  Dall'epistolario di Coluccio, sappiamo che egli informò Domenico Bandini di Arezzo dei tumulti avvenuti in città e stimando gli uomini assurti al potere quali degni e pieni di considerazione. L'atteggiamento emerso in quest'epistola, datata il mese d'agosto, si rivelerà contrario a quanto Coluccio in realtà pensasse del nuovo governo. Marco Cirillo ci descrive lo stato d'animo del Cancelliere e la sua scelta di rimanere in tale carica nonostante l'avversione per i Ciompi:  «Dalle lettere di Coluccio Salutati, riferite all'estate del 1378, si evince come il cancelliere non fosse soddisfatto del governo instaurato dal Popolo Minuto, ed è probabile che il cancelliere conoscesse anche i “piani politici” di chi voleva ritornare al potere. Questo ci permette di ipotizzare che, la decisione di ritornare al proprio ufficio si legava sia alle necessità familiari dell'umanista, sia all'amore che egli nutriva per il proprio lavoro ma anche, alla conoscenza dell'imminente ritorno del Popolo Grasso al potere, unito alla convinzione della mancanza di conoscenze politiche adeguate per governare una città come Firenze da parte dei Ciompi stessi.»  (Cirillo)  Massima estensione dei domini viscontei alla morte del Duca Gian Galeazzo nel 1402. La guerra contro Gian Galeazzo Visconti Coluccio ebbe un ruolo decisamente più attivo ed importante nell'animare Firenze perché si difendesse dalle ambizioni di conquista di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, desideroso di sottomettere l'intera Penisola al suo controllo schiacciando le resistenze delle Signorie dell'Italia Settentrionale (1385-1390). Dopo il 1390, Galeazzo spostò infatti le sue attenzioni sulla Repubblica di Firenze, e Coluccio giocò un ruolo importante in questa situazione spronando il popolo fiorentino a difendere la sua tradizionale libertà (la florentina libertas) e rispondendo egli stesso dalle accuse dei nemici attraverso l'opera Invectiva in Antonium Loscum (1403-4). La situazione per i fiorentini, all'inizio del conflitto, era alquanto drammatica, in quanto si ritrovarono praticamente circondati dai domini di Gian Galeazzo e solo l'ausilio di bande mercenarie, guidate da Giovanni Acuto, riuscirono a frenare i piani di dominio del Visconti. La guerra, che riprese dopo una momentanea tregua a partire dal 1396, vide la formazione di una vasta coalizione antiviscontea di cui fecero parte tutti gli stati italiani del centro-nord, tenuti assieme dalla politica estera fiorentina e da quella veneziana. Nonostante gli alleati fossero stati gravemente surclassati dalle forze milanesi, i fiorentini riuscirono a salvare la loro indipendenza resistendo a dodici anni di guerra, cioè fino alla morte improvvisa di Gian Galeazzo nel 1402 a causa della peste, lasciando Firenze in una posizione di potenza nell'Italia centro-settentrionale.  Gli ultimi anni e la morte Coluccio trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena celebrato sia per la sua posizione di guida dell'umanesimo, sia per l'abilità politica dimostrata contro il Visconti, ma anche in grandi amarezze a causa dei lutti (morte della seconda moglie il 28 febbraio 1396 e la morte di alcuni dei suoi figli in occasione della pestilenza). Quando poi morì, la Signoria, il giorno successive, gli fece celebrare funerali solenni in Santa Maria del Fiore[26], ponendo sulla sua bara una ghirlanda d'alloro per le sue virtù poetiche[27]. I suoi discepoli Leonardo Bruni suo successore, Poggio Bracciolini, futuro cancelliere e Pier Paolo Vergerio lo piansero amaramente, ricordandolo come un padre e come il più grande decoro di Firenze. Coluccio umanista La guida dell'umanesimo italiano «[Salutati] fu per trent'anni, dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.»  (Dionisotti)  Miniatura che ritrae Coluccio Salutati, proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a Firenze. Alla morte del Boccaccio (1375), Coluccio Salutati, sia per ragioni anagrafiche (era di una generazione sita tra quella di Petrarca e Boccaccio e la successiva degli umanisti del XV secolo), sia per la propria grandezza letteraria e filosofica, fu il principale esponente dell'umanesimo italiano, come ricorda infatti Carlo Dionisotti e altri studiosi[N 4], quel «trait d'union tra la generazione che aveva vissuto in prima linea il rinnovamento petrarchesco e quella dei nuovi umanisti già pienamente quattrocenteschi» Salutati ebbe, sia per il ruolo istituzionale sia per quello culturale, rapporti anche con i Paesi europei: tenne corrispondenza con un colto cortigiano di Carlo VI di Francia, Jean de Montreuil, e con l'arcivescovo di Canterbury Thomas Arundel, conosciuto mentre il presule inglese si trovava a Firenze[31]. Fecondo scrittore, apologeta "diplomatico" della classicità contro gli attacchi degli aristotelici e di alcuni ecclesiastici ostili all'antropologia umanista, Coluccio alternerà il suo magistero culturale con quello politico, difendendo la libertà repubblicana di Firenze adottando lo stile e il genere degli antichi trattatisti.  La formazione umanistica Nonostante Lino avesse preso definitivamente l'attività notarile, come testimonia il suo primo rogito effettuato nella nativa Stignano (1353), l'amore per la cultura e la letteratura non venne meno. Anzi, a partire dalla fine degli anni sessanta, Coluccio divenne il segretario di Francesco Bruni, amico a sua volta di Francesco Petrarca; iniziò, come esposto dalla Senile un rapporto epistolare a distanza, che permise al Salutati di avvicinarsi alle proposte umanistiche del poeta aretino[32]. Nel periodo che intercorse tra questa prima epistola e la morte del Petrarca, Coluccio entrò sempre più nella mentalità classicista del maestro, grazie anche ai contatti che egli ebbe con l'altro grande umanista e allievo del Petrarca stesso, Giovanni Boccaccio, quest'ultimo animatore del circolo umanista di Santo Spirito a Firenze[36].  Tra Santo Spirito e la sua casa. L'educazione dei giovani umanisti Seguendo la scia del maestro Boccaccio, sinceramente pianto dal Salutati al momento del trapasso[37], il Cancelliere della Repubblica continuò il suo magistero a Santo Spirito[N 5], tenendovi lezioni cui partecipavano umanisti non solo fiorentini (si ricordano, tra i più importanti, Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini), ma anche di altre regioni italiane (quali il vicentino Antonio Loschi e il già ricordato Pier Paolo Vergerio). Nel convento degli agostiniani Salutati, aiutato nel suo magistero culturale dal coltissimo frate Luigi Marsili[40], non si fece soltanto portavoce degli ideali dell'umanesimo classicista petrarchesco, ma continuò a tenere in alta considerazione Dante Alighieri, deprecato da una cerchia dei giovani umanisti in quanto scrittore volgare e pessimo latinista. La fondazione della cattedra di greco a Firenze (1397) Oltre al suo compito di formazione dei giovani umanisti che andranno a diffondere il nuovo sapere presso gli altri centri culturali italiani, Salutati ebbe il merito non solo di affidare le cattedre tradizionali dello Studium fiorentino ad umanisti discepoli di Petrarca (quali Giovanni Malpaghini), ma soprattutto quello di far rifiorire in Italia il greco classico. Grazie all'incontro avvenuto a Venezia tra i giovani umanisti Roberto de' Rossi e Giacomo Angeli da Scarperia e i due colti bizantini Manuele Crisolora e Demetrio Cidone[41], il Salutati iniziò, usufruendo dei poteri di Cancelliere, ad intessere rapporti con Crisolora per invitarlo ufficialmente a Firenze quale docente di greco classico nello Studium[N 7]. Questi, giunto nell'Europa Occidentale per conto dell'imperatore Manuele II Paleologo per cercare alleanze contro i turchi ottomani, cercò di instaurare rapporti di amicizia con gli Stati che visitava trasmettendo la conoscenza del greco classico ai nascenti circoli umanistici, edotti di latino ma non della lingua di Omero[42]. Pertanto Crisolora accettò l'offerta del Salutati, rimanendo nella città toscana dal 1397[43] al 1400 e lasciando in eredità ai suoi discepoli (e amici) fiorentini gli Erotematà, compendi linguistici di greco classico caratterizzati da una sinossi con la grammatica latina[42].  Il pensiero La proposta etica e cristiana del Salutati  Beato Angelico, Giovanni Dominici, medaglione facente parte del ciclo La crocifissione e i santi, situato nel Convento di San Marco, a Firenze. L'umanesimo incontrò, durante la sua diffusione, il sospetto e l'ostilità di alcuni ambienti religiosi a causa della libertà e responsabilità etica del singolo uomo che Coluccio andava insegnando[N 8], e del suo progetto di conciliare la natura della cultura classica con quella cristiana. I principali antagonisti dell'umanesimo fiorentino, il camaldolese Giovanni di San Miniato e il domenicano Giovanni Dominici (quest'ultimo poi cardinale), intendevano sostanzialmente mantenere l'istruzione e la morale rigidamente nelle mani della gerarchia, rifiutando la ventilata autonomia spirituale dei pagani e riaffermando la loro interpretazione allegorica[N 9].  Le humanae litterae non sono antitetiche agli studia divinitatis Coluccio, davanti a questi attacchi, sostenne la necessità, anche da parte dei laici, di avere coscienza di ciò che dicono e professano nella vita attiva, ribadendo il valore positivo di questo modello di vita[44] e combattendo il vuoto nominalismo tomista che la cultura ecclesiastica ufficiale difendeva strenuamente[45], quest'ultimo visto come nocivo perché, avendo ormai intriso la stessa Bibbia di sillogismi filosofici, allontanava dalla Verità gli uomini:  «Senza la capacità di intendere in fondo i termini, la lingua, non si dà conoscenza della scrittura, della parola di Dio. Ogni conoscenza seria è comunicazione. In tal modo gli studia humanitatis come mezzo per ritrovare nella lettera l'inseparabile spirto, nel corpo l'anima indisgiungibile, sono strettamente connessi con gli studia divinitatis.»  (Garin39) La poesia vehiculum ad Deum La disputa sulla verità teologica della poesia, genere privilegiato nella conoscenza di Dio, è quello che impegnerà maggiormente Salutati. Seguendo il tracciato delle Genealogie deorum gentilium del maestro Boccaccio, Coluccio Salutati risponde alle accuse dell'immoralità della poesia a Giovanni di San Miniato, in una lettera del 21 settembre del 1401, affermando non solo che ogni verità proviene da Dio stesso, ma anche che Dio ha usufruito della poesia attraverso i salmisti, Giobbe e Geremia: per cui la poesia è il genere letterario più vicino a Dio[47]. Tale tesi verrà poi ulteriormente rinforzata nell'incompiuto De laboribus Herculis, in cui si arriverà a sostenere una vera e propria poesia teologica, per cui anche gli antichi poeti pagani, con le loro opere, si avvicinavano a Dio.  L'attività filologico-paleografica La Biblioteca del Salutati  Un'edizione a stampa veneziana dell'Affrica del 1501. Il poema epico del Petrarca, per la sua incompletezza e il latino ancora un po' rozzo, suscitò delusione nei simpatizzanti dell'umanesimo. Salutati formò, impiegando gran parte delle sue retribuzioni, una biblioteca di più di 100 volumi[48], collezione molto grande per l'epoca e simbolo del suo fervore culturale. Coluccio possedette un manoscritto delle tragedie di Seneca ricopiato ottimamente di suo pugno con l'aggiunta dell'Ecerinide del preumanista padovano Albertino Mussato[48], ma anche esemplari di autori poco conosciuti nel Medioevo quali Tibullo[49] e Catullo[N 10], ed una rarissima copia d'età carolingia delle Ad familiares di Cicerone[50], scoperta dall'amico e cancelliere milanese Pasquino Capelli a Vercelli[51]. A questa scoperta in terra di Lombardia, si aggiunse negli anni seguenti anche le Epistole ad Atticum, rendendo il Salutati «il primo dopo secoli a possedere entrambe le raccolte di lettere [di Cicerone]»[52]. Remigio Sabbadini riporta che, nella sua biblioteca, Coluccio «fu il primo a possedere il De agricultura di Catone, il Centimeter di Servio, il commento di Pompeo all'Ars maior di Donato, le Elegie di Massimiano e le Differentiae pseudociceroniane»[53], mentre Francesco Tateo continua elencando «i Dialoghi di Gregorio Magno e l'esame dei vari manoscritti di Cicerone, di Lattanzio, di Agostino, di Seneca, di Ovidio [e] di Stazio»[54] in suo possesso.  Nonostante questa passione da bibliofilo, che rese la biblioteca del Salutati la più significativa dopo quella del Petrarca agli albori del XV secolo, Coluccio non sfoggiò mai eccellenti doti filologiche, al contrario del Petrarca stesso o del suo discepolo Leonardo Bruni[55].  La questione dell'Africa Coluccio cercherà, inoltre, di avere da parte di Lombardo della Seta, fedele discepolo del Petrarca, una copia dell'Africa perché fosse poi pubblicata[56]. Gli sforzi di Salutati e dei primi umanisti risultarono sempre più insistenti nel corso degli anni settanta: Lombardo aveva timore a pubblicare un'opera «rimasta in un testo incompiuto ed incerto», rischiando così di oscurare la gloria del Petrarca[57]. Quando poi, al principio del 1377, giunge a Firenze il sospirato poema epico dell'Aretino, «...il Salutati è afflitto dalle sospensioni, dalle lacune e certamente anche dalla pesantezza d'ala del poema tanto vantato e sognato»[58]. La delusione, trasmessa in una lettera a Francescuolo da Brossano, spinse il Salutati a non farsi più editore e commentatore dell'opera[59].  L'inizio della scrittura umanistica Coluccio intervenne anche nel campo della paleografia. Nel vivo studio dei classici, Coluccio fece un'introduzione fondamentale: dopo aver adottato, per gran parte della sua vita, «una scrittura cancelleresca e una libraria 'semigotica'»[60], a partire dal 1400 lesse e trascrisse un codice delle Lettere di Plinio il Giovane contenente nessi e legature che si erano persi nel corso del Medioevo: «l'uso di -s diritta in fine di parola, i nessi e le legature ae, ę e &, di cui si era persa memoria. Con questo esperimento inizia la storia della scrittura umanistica»[61].  Opere  Cristofano Allori dell'Altissimo, Ritratto di Coluccio Salutati, 1587, dipinto ad olio, Galleria degli Uffizi, Firenze Epistolario Premessa Composto da 344 lettere[26], l'epistolario di Coluccio, «documento fondamentale di questa lunga ed efficace opera di rinnovamento» culturale, tratta dei temi più disparati. Organicamente, la raccolta si divide in due filoni: le lettere private, indirizzate ad amici e conoscenti, e quelle pubbliche, scritte a nome della Repubblica diFirenze. Stilisticamente, l'epistolario di Coluccio spicca per l'uso di uno stile che si allontana da quello delle lettere medioevali, fitte della retorica della ars dictandi, per lasciare il posto ad una serenità cordiale e stoica che si richiamava alle Familiares di Cicerone[62] e al repertorio lessicale degli altri autori classici, determinando così quello che è stato definito «latino misto»[63].  Epistolario privato Nella prima categoria, le lettere scritte a nome dell'umanista Coluccio mettono in mostra le tendenze socio-culturali del primo umanesimo italiano. Da un lato, la percezione del divario cronologico tra i contemporanei e gli antichi, eredità diretta della sensibilità petrarchesca; dall'altro, l'esposizione in più punti del suo pensiero, dalla rivendicazione del valore della vita attiva contro i monaci e quegli ecclesiastici che sottolineavano invece l'eccellenza della vita claustrale al valore della poesia[64]. Immancabile è la tematica politica, esposta nella lunga lettera a Carlo di Durazzo[65] e ritenuta essere il sunto del pensiero politico del primo umanesimo[N 11].  Epistolario pubblico Queste lettere, scritte in qualità di cancelliere della Repubblica, sono di carattere puramente politico, in quanto rivolte a contrastare l'azione egemonica di Gian Galeazzo Visconti. Riprendendo i modelli dei classici latini (Seneca, Sallustio, Cicerone), Coluccio additava Gian Galeazzo quale tiranno in contrasto con la florentina libertas. Il tono di queste lettere doveva essere così grave e tagliente che, secondo la tradizione, il duca di Milano rispondeva che un'epistola del Salutati era più deleteria di una sconfitta militare di Milano in campo aperto[66]. Dal punto di vista più tecnico, come fa notare Marco Cirillo: «...il lavoro svolto presso la cancelleria di Firenze ha reso Coluccio Salutati uno dei più noti cancellieri del Medioevo; tale notorietà si deve al metodo di lavoro che egli ha adottato nel trentennio in cui ha ricoperto tale carica. Effettivamente, i cambiamenti che il Salutati ha apportato, soprattutto nel campo dell'epistolografia politica medievale, pur non essendo certo radicali, ebbero una notevole influenza su molte corti d'Europa. La letteratura sull'argomento è unanime nell'affermare che, Coluccio Salutati, pur utilizzando la formula prevista dall'epistolografia cancelleresca medievale, che prevedeva: la Salutatio, il Proverbium, la Narratio, la Petitio e la Conclusio; ebbe modo di personalizzare ogni fase dell'epistola in base alle proprie esigenze narrative. È frequente perciò trovare nelle sue lettere una Salutatio piuttosto breve ed un Proverbiumsoprattutto quando egli esprimeva teorie politichepiuttosto lungo.»  (Cirillo) Trattati Politici  Vincenzo Camuccini, Morte di Giulio Cesare, particolare, olio su tela, 1798, Museo nazionale di Capodimonte, Napoli De Tyranno (1400) Epistola-trattato inviata a Francesco Zabarella, filosofo padovano, il De Tyranno (basato sull'omonimo trattato di Bartolo da Sassoferrato e sul Polycraticus di Giovanni di Salisbury[67]) riflette sulla nascita della tirannide e sulla liceità dell'assassinio del tiranno stesso. Indotto a fare questa riflessione su spunto del giovane Antonio dell'Aquila, studente padovano che aveva chiesto al Salutati la liceità dell'assassinio di Giulio Cesare, e dalla volontà di difendere la scelta dantesca di porre Bruto e Cassio nelle fauci di Lucifero[68], Coluccio ammette la liceità di un tale gesto nei confronti di un despota, ma negandola però al generale romano, in quanto «fu un benemerito capo di stato, che fu tradito dagli stessi uomini che erano stati da lui beneficiati»[69][70].  Invectiva ad Antonium Luschum (1403-1404) Scritta contro un suo ex discepolo, Antonio Loschi, cancelliere dell'ormai defunto Gian Galeazzo (morto nel 1402) e autore di una perduta Invectiva in florentinos[71], ha un tono più concreto rispetto al teorico De Tyranno. Nell'Invectiva Coluccio mostra la partigianeria repubblicana sostenitrice della florentina libertas, emula dell'Atene di Pericle fautrice della concordia partium tra lei e i suoi alleati[72]. Salutati ricorda al Loschi come Firenze sia nel giusto perché è sottoposta alle leggi, che non possono essere violate, mentre a Milano il diritto è strumento arbitrario nelle mani di un vero e proprio tiranno, che sta al di sopra delle leggi[73][74].  Gli scritti filosofico-teologici De seculo et religione (1381-1382) Scritta all'amico Niccolò di Lapo da Uzano (che prese poi il nome di Girolamo appena entrato nell'ordine dei camaldolesi) si articola in due libri[75] ed è datata 1381, in quanto Coluccio inviò a Fra' Gerolamo da Uzzano una lettera d'accompagnamento insieme al testo da lui realizzato[76]. L'opera tratta di una esortazione assai fervida alla vita claustrale, ma rivendica anche la validità della vita quale laico, in quanto strada «valida nell'ambito gerarchico delle occupazioni umane, a cui egli rimane ancora legato». L'opera del Salutati, esaltante la vita ritirata prendendo spunto anche da Cicerone, Livio, Macrobio e Omero[75], tratta anche della condanna morale di cui è afflitta la Chiesa, dai papi fino ai predicatori.  De fato et fortuna (1396-1397)  Facsimile del codice Laurenziano Pl. CX sup. 41, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze, riportante una lettera del Salutati. Diviso in cinque libri, il trattato espone l'argomento del libero arbitrio e del rapporto che esiste tra quest'ultimo e gli avvenimenti che possono ostacolarne i progetti. La tematica, assai complessa ed erede di una lunga tradizione teologico-filosofica (i modelli sono Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e il De bona fortuna di Aristotele), si sviluppa nel tentativo di dimostrare come l'esistenza umana si inquadri in una “causa prima” (Dio), la quale opera in comunione, talvolta incontrandosi, talvolta scontrandosi, con la volontà dell'uomo.  De Nobilitate legum et medicine (1399) Trattato che cerca di proporre una gerarchia dei saperi, proponendo la legge come valore supremo sulla medicina, intesa come sapere tecnico-scientifico: come l'anima è superiore al corpo, così le leggi (che si rifanno al campo spirituale) sono superiori alla medicina, che fa parte della meccanica[78]. Le leggi, infatti, regolano la vita sociale, determinano il convivere civile, stabiliscono l'ordine e devono essere ottime perché possano produrre uomini migliori[79]. Coluccio continua affermando che le leggi, dal momento che appartengono alla sfera spirituale e quindi celeste, sono legate direttamente a Dio: gli uomini, perciò, possono collaborare con Dio nella costruzione perfetta della società grazie al fatto che esse sono ispirate dalla divinità medesima[80].  De Laboribus Herculis (1383 e 1391) Opera di grande impegno intellettuale, Coluccio lavorò per più di vent'anni su questo vasto saggio di poesia, com'è testimoniato dalla versione del 1383 e da quella del 1391[81]. Quest'ultima, divisa in 4 libri e lasciata incompiuta, intende continuare il progetto culturale di Boccaccio delle Genealogie, vale a dire una difesa della poesia a livello universale basata sulle vicende terrene dell'eroe mitologico Ercole[82], reinterpretate in senso allegorico e indirizzate verso la via della virtù (Salutati si basò su Ercole anche per la radice etimologica del nome greco, risalente ad ερος κλερος (heros cleos), cioè uomo forte e glorioso[81]).  Per Coluccio, come aveva già scritto a Giovanni di San Miniato, infatti, la poesia ha un valore universale in quanto il senso interpretativo di un testo classico supera la dimensione culturale in cui è stato scritto: per cui le opere dei pagani, se piene di valori positivi, non devono essere rigettate, ma accolte in quanto provenienti da Dio stesso.  Altre Carmen de morte Francisci Petrarce Carme in latino commemorativo del Petrarca e accennato in varie epistole a Roberto Guidi conte di Battifolle, a Benvenuto da Imola e a Francescuolo da Brossano, del quale è quasi dubbio il completamento[. De verecundia, Trattatello in forma epistolare indirizzato ad Antonio Baruffaldi sulla natura positiva o negativa della verecundia (cioè il rispetto)[82].  Grazie agli studi genealogici di Francesco Novati, si è potuti ricostruire l'ascendenza e la discendenza del cancelliere fiorentino, appartenente al ramo dei Salutati di Stignano. Qui sotto è riportato un albero genealogico che espone l'ascendenza e la discendenza di Coluccio Salutati[N 12]:  IgnotaColuccio Ignota, figlia di un tal LinoPiero Lino Coluccio donna ignota; ~ 1372-73, Piera di Simone Riccomi[84]AndreaCorradoGiovanniSorella ignota, sposata a uno dei Giovannini di Stignanosorella ignota, sposata ad uno dei Dreucci di Pistoia  Piero (morto di peste Andrea morto di peste  Bonifazio  ~ 1420 ca Monna Checca de' Baldovinetti Arrigo  Margherita d'Andrea de' Medici Antonio  ~ Duccia di Guernieri de' Rossi;Nonnino Filippo (1383 ca-post 1407 Simone Lionardo (1387 ca1437), chierico  Salutato (1391 ca1485/86), chiericoLorenzo (incerto) Note Esplicative  A lungo si è ritenuta corretta la data del 1331, Campana  Martelli, ( 238-239 e p. 239, nota 1), Nuzzo, (p. 30, nota 5) e altri studiosi hanno dimostrato che la data corretta è 1332.  Villani, Coluccio SalutatiXXVII, nota 20 racconta l'ascesa politica di Coluccio ad una delle più prestigiose cariche politiche fiorentine. Nominato segretario grazie all'influenza del Gonfaloniere Bonaiuto Serragli, Coluccio fu poi eletto Cancelliere (il 18 di aprile) in sostituzione di Niccolò Monaci, uomo politico con cui il Serragli fu in disputa.  Si veda Epistolario, 4.2,  470-471 per le addolorate missive inviate dal Bruni e da Poggio all'amico in comune Niccolò Niccoli («tali parente» nell'epistola di Bruni; «patris nostri» in quella di Poggio). In Ivi,  478-479, l'istriano Pier Paolo Vergerio, in una lettera a Francesco Zabarella, lo descrive come il primo e straordinario decoro di Firenze («...urbis illius primum atque precipuum decus, Linum Colucium Salutatum»).  Della stessa opinione anche: Cappelli76, in cui si ricorda, al momento dei funerali, il commosso addio dell'allievo Pier Paolo Vergerio, che chiamò Salutati communis omnium magister («maestro comune di tutti [noi]»); Vasoli40; Contini869; Gargan141.  Luogo significativo per continuare le riunioni dei nuovi umanisti, in quanto vi viveva quel fra' Martino da Signa erede universale degli scritti del Boccaccio. Si vedano Contini869; e Petoletti42: «... [Boccaccio] dispose per testamento di lasciare la sua biblioteca all'agostiniano Martino da Signa con l'indicazione che alla morte del frate i volumi fossero negli armaria del convento fiorentino di Santo Spirito. Così avvenne...»   La grandezza di Dante, ma anche di Petrarca e dello stesso Boccaccio, furono messi in discussione dal più acceso degli umanisti classicisti, Niccolò Niccoli, all'interno dei Dialogi ad Petrum Histrum di Leonardo Bruni (1402). L'accusa principale consisteva nella barbaria del loro latino e nel, caso di Dante, nel fraintendimento del senso di alcuni passi virgiliani. Solamente l'intervento del vecchio Salutati, nel I libro, riesce a capovolgere la situazione, salvando Dante dalle accuse feroci del Niccoli: «Come anche risulta da un dialogo del Bruni, che di quella polemica antidantesca è il documento principe, l'intervento del S[alutati] riuscì ad assicurare la continuità, proporzionata all'età nuova, della tradizione dantesca a Firenze.»  (Dionisotti)  I contatti tra Costantinopoli e Firenze erano facilitati dalla presenza, nella capitale bizantina, dello stesso Giacomo da Scarperia, che decise di riaccompagnare Crisolora in patria per apprendere greco da lui stesso. Si veda: Tateo50.  La visione "laica" dell'umanesimo non si deve confondere con la proposta "laicista", dal punto di vista etico e antropologico. Mantenendo sempre un'attenzione ossequiosa verso la Chiesa e una sincera devozione verso le Verità cristiane, Coluccio intende nel contempo «esaltare e rivendicare la responsabilità umana al di fuori di qualsiasi determinismo meccanicista e ponendo in valore la libertà personale del singolo» (Cappelli85). Abbagnano19 sintetizza in modo più stringente il rapporto tra libero arbitrio e volontà divina, affermando che il primo sia «conciliabile con l'infallibile ordine del mondo stabilito da Dio».  Si è condensato, in questi due punti, l'attacco generale del mondo ecclesiastico contro l'umanesimo. Come sottolinea Cappelli78, la questione sul valore della poesia riguarda la disputa con Giovanni di San Miniato tenutasi nel 1401 (cfr. Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis; quella con Dominici riguarda il valore positivo dell'umanesimo e risale al 1405 (cfr. Epistolario, 4,  170-205).  Il codice di Catullo facente parte della biblioteca del Salutati (cod. Paris. 14137) entrò nelle mani del cancelliere fiorentino il 19 ottobre del 1375 grazie alle pressioni che esercitò sull'erudito veronese Gasparo de Broaspini, secondo quanto riporta Sabbadini34. Della stessa opinione anche Francesco Novati che, in Epistolario, 1222 nota 2, giunge alla stessa conclusione del Sabbadini in quanto vi ha trovato delle postille autografe del Salutati.  Così la definisce Cappelli,  76-77. L'epistola, datata 1381, è importante perché, dopo l'elogio di Carlo per la fortunata impresa militare della conquista del Regno di Napoli e il paragone con gli eroi antichi, Coluccio enumera i doveri di un buon sovrano: cercare l'unità religiosa della Chiesa, spaccata dallo Scisma (cfr. Epistola, 2,  27-28); gestire con moderazione il potere e imparare a gestire le proprie emozioni (Epistola, 232: «incipe prius tibi quam aliis imperare; rege te ipsum, noli regendorum subditorum studium tuimet derelinquere moderamen.») per evitare di cadere nei vizi e di essere classificato come un tiranno (Epistola, 233). Esaltandolo alla virtù, alla temperanza e alla giustizia, Coluccio insomma tratteggia il modello del sovrano ideale, cavalleresco, formato sull'esempio dei classici (continua è la comparazione con gli antichi statisti e sovrani) e timorato di Dio.  Le informazioni, ricavate attraverso una minuziosissima ricerca d'archivio da parte del Novati, sono prese in ordine sparso da Epistolario, 4.2, Tavole genealogiche dei Salutati, 384-408, ove vengono fornite indicazioni biografiche sui nonni, genitori e figli di Coluccio. Per consultare le informazioni sui fratelli del cancelliere, si consulti sempre Epistolario, 4.2,  409-412. Riferimenti  Dionisotti.  Villani, Coluccio SalutatiXXI,  Marzi113.  Carrara.  Contini869.  Carrara: «Fu avviato agli studî giuridici, inameni a lui che era "pierius" (così foggiò il suo patronimico: figlio di Pietro, e devoto alle Pieridi, le Muse).»   Garin35.  Epistolario, 1, 1, Magistro Petro de Moglio3.  Epistolario, 1, 1, Petro da Moglio3, nota 1.  Marzi114, nota 1.  Tateo43.  Epistolario, 1, 4, Eloquentissimo legum doctori domino Loygio de Gianfigliaziis,  9-12.  In Epistolario, 1, 16, Reverendo patri et domino domino Francisci Bruni de Florentia summi pontificis secretario, domino suo44, Coluccio si lamenta della sua mansione di cancelliere nella cittadina umbra, così come farà nelle Ep. 1, 17 e 18.  Marzi14: «Vero è che nel secolo XV invalse l'uso di chiamare Cancelleria Fiorentina l'ufficio del quale era capo il Dettatore, che aveva la particolare ingerenza di scrivere le lettere e di trattare le faccende della politica esterna...»   Per le informazioni in generale, si veda Bosisio248.  Epistolario, 4.2441.  Epistolario, 4.2429 e Ibidem, nota 2.  Per l'intera vicenda, si veda Bosisio249.  Epistolario, 2291:  «Unum dicam, quod emerserunt et ad tante sunt reipublice gubernacula sublimati, quos oportuit pro salute cunctorum.» «Dirò una cosa, cioè che al governo di una così grande repubblica emersero e vi sono [uomini], i quali bisognò [vi fossero] per la salvezza di tutti.»  Inoltre, sempre in Ivi, nota 2, il Novati annota che Coluccio fu così favorevole al nuovo governo in quanto fu uno dei pochissimi a non essere proscritto dalle cariche istituzionali.  Bosisio,  259-260.  Come riporta Bosisio260, Siena si sottomise a Gian Galeazzo in funzione anti-fiorentina, mentre il signore di Milano (dal 1395 duca per investitura imperiale) si alleò con Lucca e altre città umbro-marchigiane.  Bosisio260.  Bosisio261.  Marzi133.  Marzi148.  Cappelli76.  Villani, Coluccio SalutatiXXII, nota 5.  Cappelli86.  Marzi,  145-146.  Epistolario, Wilkins259.  Senili, Cesareo26, nota 20.  La prima epistola riportata dal Novati in cui Coluccio risponde ad una missiva del Certaldese risale al 20 dicembre 1367 (cfr. Epistolario Facundissimo domino Iohanni Boccacci de Certaldo...) ma, come fa notare lo stesso Novati, i toni sono troppo famigliari per essere la prima epistola scambiata tra i due (Ivi48 n° 1).  Branca183.   «Inclyte cur vates, humili sermone locutus, / de te pertransis? [...] te vulgo mille labores / percelebrem faciunt: etas te nulla silebit.» «Perché, o celebre poeta, che hai cantato nel volgare idioma, / avanzi nel corso del tempo? [...] Mille fatiche ti rendono celebre presso il volgo / : nessuna epoca tacerà sul tuo conto.»  (Branca193) Si veda anche Epistolario, 1, Egrigio viro Franciscolo de Brossano domini Francisci Petrarce genero, Ep. ove Coluccio piange sia la scomparsa del Petrarca, ma annuncia anche quella del Boccaccio:  «Fallebar enim, et dum Franciscum fleo, dum suis laudibus intentus decantantes, novo commento, veterum pene dimissa sententia, depingo Camenas, ecce nove lacrime nobis merore novi funeris occurrerunt, incepti cursum operis reprimentes. Vigesima quidem prima die decembris Boccaccius noster interiit...» «Infatti ero ingannato, e mentre piango Francesco e mentre, attento alle sue lodi, adorno le Camene con un nuovo commento, quasi tralasciata la sentenza degli antichi, ecco che nuove lacrime si aggiunsero a noi con il dolore di una nuova morte, frenando il corso di un'opera che inizia. Il nostro Boccaccio spirò il ventuno di dicembre [del 1375]...»   Tateo41.  Cappelli,  ricorda anche che Salutati era solito mettere a disposizione dei suoi allievi la sua stessa biblioteca personale. Pertanto, i luoghi di incontro erano due: Santo Spirito e l'abitazione del Cancelliere, come dimostra anche Tateo42.  Tateo42: «Gli animatori di questi incontri, il Salutati e il Marsili, l'uno nella propria casa, l'altro nella sua cella di Santo Spirito, ricevevano i giovani più promettenti della nobilità fiorentina, e li iniziavano al gusto delle lettere antiche.»   Chines,  204-205 riporta come data il 1391, mentre Sabbadini43 il 1394.  Cappelli109.  Sabbadini43 riporta che l'erudito greco era già a Firenze il 2 febbraio del 1397.  Garin36 sintetizza, prendendo spunto dal De saeculo et religione e dall'Epistolario, 2,  303-307, l'ideale di vita attiva propria dell'essere umano inteso come cittadino del mondo: «Terrestre è la vocazione umana. L'impegno nostro è nella costruzione della città terrena, nella società».  Garin,  38-39: «Il Salutati...insisteva sul valore della educazione nuova [...] essa insegnava a ritrovare sub corticem il valore intenzionale dei termini, smarrito nella consuetudo, penetrando l'espressione nel suo significato intimo come direzione spirituale. Parola e cosa, insiste il Salutati, non possono disgiungersi.»   Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis, «Noli, venerabilis in Christo frater, sic austere me ab honestis studiis revocare. Noli putare quod, cum vel in poetis vel aliis Gentilium libris veritas queritur, in vias Domini non eatur. Omnis enim veritas a Deo est, imo, quo rectius loquar, aliquid est Dei.» «Non volere, o venerabile fratello in Cristo, allontanarmi in modo così austero da studi degni di ammirazione. Non voler ritenere che, quando si cerca la verità o nei poeti o in altri libri degli scrittori pagani, non si cammini lungo le vie del Signore. Ogni verità, infatti, proviene da Dio e, per parlare fino in fondo rettamente, alcuna cosa è propria di Dio.»   Epistolario, :  «Nullum enim dicendi genus maius habet cum divinis eloquiis et ipsa divinitate commertium quam eloquium poetarum.» «Nessun genere letterario, infatti, ha un maggior legame con le parole divine e con la stessa divinità quanto la parola dei poeti.»   Gargan141.  Sabbadini25.  Gargan142: «Il manoscritto di Vercelli fu alla fine portato a Firenze, ove rimane (Laur. 49, 9), unica copia carolingia esistente delle Epistole di Cicerone.»  Sabbadini34.  Gargan142.  Sabbadini,  34-35.  Tateo49.  Gargan140 ritiene che «la sua filologia non fu di altissima classe...».  Billanovich16. Fitta la corrispondenza tra Salutati e Della Seta, come testimonia la prima lettera inviata dal cancelliere fiorentino il 25 gennaio del 1376 (Epistolario, 1, Insigni viri Lombardo...optimo civi patavino, Billanovich11.  Billanovich52.  Epistolario, 1, Franciscolo de Brossano, Bischoff211.  Bischoff,  Cappelli77.  Cesareo289.  Cfr. la già citata Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis, XX,  539-540.  Epistolario, 2, Epistola Coluci Salutati florentina ad Carolum regem Neapolitanum, 1, 6,  11-46.  Canfora13. Villani, Coluccio SalutatiXXIII, nota 6 riporta la veemenza con cui Salutati "fulminava" Gian Galeazzo con le sue lettere, riportando tra l'altro la testimonianza di Enea Silvio Piccolomini cui quest'aneddoto è attribuita la paternità.  Canfora,  14-15.  Pastore Stocchi68.  Sia la citazione che il contesto in cui fu scritto il De Tyranno sono esposti in Canfora,  14-16.  Così Cappelli82: «In altri termini, se Cesare, pur giunto al potere in modo "tirannico" o violento, seppe poi legittimare tale potere attraverso un esercizio virtuoso di esso (ex parte exercitii) in grado di suscitare l'approvazione popolare, la sua uccisione non fu legittima, mentre lo sarebbe quella di un tiranno che esercitasse come tale.»   Per la figura di Loschi, si rimanda alla voce biografica Viti.  Canfora,  13-14 ipotizza, a p. 14, l'aiuto di Leonardo Bruni nello sviluppare il paragone Firenze-Atene, in quanto Coluccio Salutati «non [era] molto esperto di quella lingua e di quella cultura».  Cappelli83.  Vasoli40: «Così il Salutati, rivolgendosi al cancelliere milanese Antonio Loschi, nella Invectiva in Antonium Luschum, dopo aver contrapposto i guasti del regime tirannico milanese ai vantaggi di quello libero e repubblicano di Firenze, glorifica la sua città come "fiore d'Italia" e come esempio di vita serena e armoniosa.»   Cappelli84.  Epistolario, 2, V15, di cui si riporta interamente il breve messaggio d'accompagnamento:  «Mitto tibi munusculum istis paucis noctibus correctionis studio lucubratum. In quo si quid proficies tu vel alii, laus sit omnium conditori Deo, cui placeat me in tuis sanctis orationibus commendare. Vale felix et diu. Colucius tuus.» «Ti mando un piccolo pensiero composto in queste poche notti dopo un'opera di revisione. Attraverso questo [trattato], se tu o altri ne trarrete giovamento, la lode di tutti voi sia per lodare Dio, al quale è piaciuto che io mi affidi alle tue sante orazioni. Sta felice a lungo. Il tuo Coluccio.»   Cappelli,  Tateo46: «[Nel De Nobilitate Coluccio] ribadiva, attraverso un discorso più ampio e articolato, la distinzione della medicina, designata medievalmente come "arte meccanica", ossia tecnica, dalla giurisprudenza, considerata scienza della vita spirituale e quindi superiore all'altra.»   Cappelli81,  Garin40: «Le leggi...sono veramente un sigillo divino, con cui dopo il primo peccato Dio ha offerto alle comunità degli uomini la vita per riconquistare il bene...Ispirate da Dio agli uomini, inscritte nell'anima umana, esse hanno un'altra superiorità, rispetto alle leggi naturali: possono essere conosciute nella loro pienezza integrale, con una certezza che non si troverà mai nelle scienze della natura.»   Cappelli80.  Tateo46.  Cfr. Epistolario, 2224, nota 1 per la storia del codice contenente il carme. Si riporta, come testimonianza, quanto scritto nell'epistola XVIII in cui Coluccio annuncia a Benvenuto da Imola il suo progetto:  «Sed ut ad Franciscum nostrum redeam, opusculum metricum de ipsius funere iam incepi...» «Ma per ritornare al nostro Francesco, ho già iniziato [a stendere] un opuscolo metrico sulla cerimonia funeraria dello stesso...»   Marzi, p.115.  Antiche Filippo Villani, Le vite d'uomini illustri fiorentini, Giammaria Mazzuchelli, Venezia, Giambatista Pasquali, Moderne Nicola Abbagnano, La filosofia del Rinascimento, in Nicola Abbagnano , Storia della filosofia,  3, Milano, TEA, Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna di Francesco Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1947,  18 dicembre . Bernhard Bischoff, Paleografia latina. Antichità e Medioevo, Gilda P. Mantovani e Stefano Zamponi, Padova, Antenore, Alfredo Bosisio, Il Basso Medioevo, in Federico Curato , Storia Universale,  4, Novara, Istituto geografico De Agostini, Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, Augusto Campana, Lettera del cardinale padovano (Bartolomeo Uliari) a Coluccio Salutati, in Ch. Henderson , Classical Mediaeval and Renaissance studies in honor of Berthold Louis Ullman, Roma, Davide Canfora, Prima di Machiavelli. Politica e cultura in età umanistica, Roma-Bari, Laterza, Guido Cappelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci editore, ,  978-88-430-5405-3. Alessandro Cesareo, L'Epistolario di Coluccio Salutati ed il carteggio con Francesco Petrarca come esempio di latino umanistico: una ricerca filologico-letterariaTesi di dottorato , Madrid, Universidad Autonoma de MadridFacultad de Filosofia y Letras, Dicembre . 18 febbraio . Gianfranco Contini, Letteratura italiana delle origini, 3ª ed., Firenze, Sansoni Editore, Enrico Carrara, SALUTATI, Lino Coluccio di Piero, in Enciclopedia Italiana,  30, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,Daniela De Rosa, SALUTATI, Lino Coluccio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . 25 marzo .  Loredana Chines, Giorgio Forni, Giuseppe Ledda e Elisabetta Menetti, Dalle Origini al Cinquecento, in Ezio Raimondi , La letteratura italiana, Milano, Bruno Mondadori, Carlo Dionisotti, Salutati, Coluccio, in Umberto Bosco , Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Luciano Gargan, Gli umanisti e la biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo , Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Bari, Laterza, 1988,  9788842032564. Eugenio Garin, L'umanesimo italiano, 3ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2000,  88-420-4501-2. Mario Martelli, Schede per Coluccio Salutati, in Interpres, Demetrio Marzi, La cancelleria della repubblica fiorentina, Rocca San Casciano, Licinio Cappelli,  Armando Nuzzo, Coluccio Salutati. Epistole di Stato. Primo contributo all’edizione: Epistole in Letteratura Italiana Antica, IV, 2003,  29-100. Manlio Pastore Stocchi, Pagine di storia dell'Umanesimo italiano, Milano, FrancoAngeli, ,  Marco Petoletti, Boccaccio e i classici latini, in Teresa De Robertis, Carla Maria Monti, Marco Petoletti et alii , Boccaccio autore e copista, Firenze, Mandragora, Francesco Petrarca, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti,  2, Firenze, Le Monnier, Coluccio Salutati, Epistolario, Francesco Novati, 4, in 5 tomi, Roma, Forzani e C. tipografi del Senato, Si sono consultati: Epistolario,  1, 1891. 31 dicembre . Epistolario,  2, 1893. 6 gennaio . Epistolario,  3, 1896. 6 gennaio . Epistolario, 4Epistolario, Remigio Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, Firenze, G.C. Sansoni, 1905. Achille Tartaro e Francesco Tateo, Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo, in Carlo Muscetta , La letteratura italiana, 3, tomo I, Bari, Laterza, Si sono presi in considerazione: Francesco Tateo, La cultura umanistica e i suoi centri, Capitolo II. Ernest Hatch Wilkins, Vita del Petrarca, Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani, Milano, Feltrinelli,   edito per la prima volta negli Stati Uniti col nome diLife of Petrarch, Chicago, University of Chicago Press, Cesare Vasoli, Le filosofie del Rinascimento, Paolo Costantino Pissavino, Milano, Mondadori, Paolo Viti, Loschi, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani,  66, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, Palazzo Salutati Francesco Petrarca Giovanni Boccaccio Umanesimo Repubblica di Firenze Leonardo Bruni.  James Hankins, Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Marco Cirillo, Il tiranno in Coluccio Salutati, umanista del Trecento, Biblioteca dei Classici italiani di Giuseppe Bonghi.

 

samuel: Hillel ben Samuel da Verona (Forlì), filosofo. Noto anche come Lelio di Samuele o Hillel di Forlì.  Prende parte attivamente alla polemica per l'accettazione o meno dell'opera di Mosè Maimonide, da molti accusato di eccessivo razionalismo, sostenendo a chiare lettere le posizioni del grande maestro, anche con l'opera Tagmulé ha-Nefesh (o Tagmulei ha-Nefesh) (Retribuzioni dell'anima), che scrive a Forlì. In quest'opera, infatti, "si mantiene sulla stessa linea del maestro [...] Per lui l'intelletto è la forma attuale dell'anima e ne guida tutte le operazioni". Una presentazione schematica dell'opera si trova, in lingua inglese, nella Jewish Virtual Library. Il Tagmulé ha-Nefesh influenza, tra gli altri, anche il rabbino Shem Tov ben Yosef Falaquera.  Sempre da Forlì, Hillel scrive due famose lettere a Maestro Gaio (Isacco ben Mordecai), medico papale, chiedendo di non aderire al movimento favorevole alla condanna di Maimonide.  Hillel, oltre al pensiero ebraico, conosce bene quello arabo e molto bene quello cristiano: in particolare, è molto attratto da Tommaso d'Aquino, tanto da essere definito "il primo tomista ebreo della storia" . Ad esempio, nel Tagmulé ha-Nefesh riporta ampiamente una traduzione del De Unitate Intellectus di Tommaso, del quale riprende anche gli argomenti per dimostrare l'immortalità individuale dell'anima. Oltre alla traduzione della prima parte del De unitate intellectus, Hillel si dimostrò a tal punto estimatore di Tommaso d'Aquino da salutarlo come "il Maimonide della sua epoca, capace persino di rispondere a domande che il Maestro aveva lasciato irrisolte"  Hillel probabilmente non è nato a Verona, anche se la sua famiglia sembra provenirne, visto che suo nonno è Eliezer di Verona, ma è comunque rappresentante di una cultura ghibellina, filoimperiale, come quella della città scaligera. Lo dimostra anche il fatto che decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in quella roccaforte del ghibellinismo italiano che è la Forlì degli Ordelaffi e del consigliere imperiale Guido Bonatti.  Hillel studia il Talmud a Barcellona con Yonah ben Abraham Gerondi e la medicina a Montpellier.  Secondo la maggior parte degli storici, Hillel, a Capua, esercita una forte influenza sul celebre mistico Abramo Abulafia, aiutandolo ad apprezzare Mosè Maimonide. È altresì molto probabile che le sue opere ed il suo pensiero abbiano potuto influenzare Dante Alighieri, a causa di alcuni parallelismi che sono stati riscontrati tra la Divina Commedia e gli autori ebrei.  Hillel in effetti opera, dopo Capua, a Napoli, a Roma, a Ferrara, e soprattutto a Forlì, città dove anche Dante vive per qualche tempo, pochi anni dopo la sua morte. La circostanza è invocata a favore della possibilità che Dante ne abbia conosciuto le opere .  Negli anni novanta del Duecento, in pieno periodo forlivese dunque, disputa con Zeraḥyah Ḥen su quale sia la lingua originaria: per Hillel, si tratta dell'ebraico.  La data della morte non è sicura.  Note  La cultura ebraica (a c. di P. Reinach Sabbadini), Einaudi, Torini  Cf. Die Pseudo-aristotelische Schrift Ueber das reine Gute bekannt unter dem Namen Liber de Causis, BiblioBazaar, Jean-Pierre Torrell, OP, Saint Thomas Aquinas, Volume I: The Person and His Work, translated by Robert Royal, CUA Press, A. Wohlmann, Thomas d'Aquin et Maïmonnide, Cerf, M. Zonta in Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Hillel ben Shemu'el, Sefer Tagmulé ha-Nefesh, Jerusalem  (G. Sermoneta, in ebraico). W. Peeters, Hillel ben Samuel, philosophe du XIIIe siècle, in Revue Philosophique de Louvain, Comunità ebraica di Forlì Hillel ben Samuel, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Mauro Zonta, Hillel ben Samuel, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Hillel ben Samuel.

 

sanzione -- sanction, anything whose function is to penalize or reward. It is useful to distinguish between social sanctions, legal sanctions, internal sanctions, and religious sanctions. Social sanctions are extralegal pressures exerted upon the agent by others. For example, others might distrust us, ostracize us, or even physically attack us, if we behave in certain ways. Legal sanctions include corporal punishment, imprisonment, fines, withdrawal of the legal rights to run a business or to leave the area, and other penalties. Internal sanctions may include not only guilt feelings but also the sympathetic pleasures of helping others or the gratified conscience of doing right. Divine sanctions, if there are any, are rewards or punishments given to us by a god while we are alive or after we die. There are important philosophical questions concerning sanctions. Should law be defined as the rules the breaking of which elicits punishment by the state? Could there be a moral duty to behave in a given way if there were no social sanctions concerning such behavior? If not, then a conventionalist account of moral duty seems unavoidable. And, to what extent does the combined effect of external and internal sanctions make rational egoism or prudence or self-interest coincide with morality?

 

sanctis: essential philosopher. He considers philosophy as a branch of the belles lettresand his field of expertise is when stylists stopped using an artificial Roman, and turned to ‘Italian.’ Grice: “I really do not like de Sanctis; when an author becomes philosophical, he says that he has been infested of the philosophical pest!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e de Sanctis," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia..

 

sanseverino: Gaetano Sanseverino (Napoli), filosofo. Considerato uno fra i massimi precursori del neotomismo. Si trasferì in giovanissima età a Nola dalla natia Napoli per frequentare il seminario diocesano dove suo zio era rettore. Dopo l'ordinazione, continuò lo studio della filosofia con l'intento di confrontare i vari sistemi filosofici, fra cui godeva particolare credito in Italia, all'epoca, quello cartesiano. Lo studio comparato dei vari sistemi gli permise una conoscenza più approfondita della Scolastica, soprattutto delle opere di Tommaso d'Aquino, e del legame intimo tra la Scolastica e la Patristica. Da allora, e fino alla fine della sua vita, la sua unica preoccupazione fu la restaurazione della filosofia scolastica, non solo con scritti, ma anche con lezioni, conferenze e discussioni. La sua preparazione in materie filosofiche gli permise di divenire, non ancora trentenne, professore di logica e metafisica presso il seminario di Napoli. Fu anche canonico della cattedrale della propria città. Fondò la rivista La Scienza e la Fede che continuò ad uscire, a cura dei suoi discepoli Nunzio Signoriello e Antonio D'Amelio, a oltre vent'anni di distanza dalla morte del filosofo. Nel 1851 venne chiamato da Ferdinando II a insegnare filosofia morale nell'Napoli, e venne incaricato anche di preparare un manuale "ufficiale" per le scuole del Regno delle Due Sicilie; Sanseverino scrisse allo scopo il manuale "I principali sistemi della filosofia del criterio, discussi colla dottrina de' Santi Padri e de' Dottori del Medio Evo". Con l'unità d'Italia Sanseverino venne progressivamente emarginato e messo in condizione di abbandonare l'insegnamento universitario. Continuò tuttavia ad insegnare presso il seminario di Napoli. Morì nella città partenopea nel corso di un'epidemia di colera all'età di 54 anni.  L'opera Profondo conoscitore di San Tommaso e della filosofia medievale, il Sanseverino diede alle stampe, negli anni quaranta dell'Ottocento, alcuni interessanti saggi sui filosofi moderni, fra cui Emanuele Kant e Baruch Spinoza. Nel 1849 iniziò ad occuparsi più specificamente di San Tommaso e della dottrina tomista con La dottrina di S. Tommaso sull'origine del potere e sul preteso diritto di resistenza, cui fece seguito, otto anni più tardi, un Saggio di teologia scolastica in difesa dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i sofismi di G. Reynaud. Fra il 1850 e il 1853, esce il ponderoso I principali sistemi della filosofia del criterio, discussi colla dottrina de' Santi Padri e de' Dottori del Medio Evo, un'ampia e dottissima disquisizione sulla filosofia illuminista del Settecento e su quella a lui contemporanea (fra cui quella dello stesso Gioberti) confutata sulla base della logica dei più alti rappresentanti del cristianesimo medievale.  Il suo capolavoro, in cinque volumi, fu però pubblicato solo fra il 1862 e il 1865. Si tratta del celebre saggio, redatto in lingua latina, Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata, che ha per oggetto la storia della logica nell'ambito della filosofia cristiana. Un sesto volume, già progettato, non vide mai la luce a causa dell'improvviso decesso dell'autore. L'opera fu ripresa in alcune sue parti dallo stesso Sanseverino ad uso dei suoi studenti nel suo Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata in compendium redacta ad usum scholarum clericalium. Venne pubblicata a Napoli la versione definitiva degli Elementa. L'opera, letta e molto citata nella seconda metà dell'Ottocento e durante tutto il Novecento, si articola in quattro tomi, di cui gli ultimi due, Antropologia e Teologia naturale, uscirono postumi rispettivamente tre e cinque anni dopo la morte del filosofo grazie all'iniziativa di un suo allievo, Nunzio Signoriello. Quest'ultimo si assunse anche l'onere di dirigere, dopo la scomparsa del proprio fondatore, le pubblicazioni della rivista di Sanseverino La Scienza e la Fede, che, fino al 1887, mantenne vivo l'interesse, a Napoli e in Italia, sulla filosofia cristiana medievale e sul tomismo.  Opere pubblicate (selezione) Delle teorie kantiane difese da O. Colecchi nella sua opera che per titolo: sopra alcune questioni le più importanti della filosofia, Napoli, La Scienza e la fede. Il razionalismo teologico dei più celebri filosofi tedeschi e francesi da Kant insino ai nostri giorni, in La Scienza e la Fede, Spinoza e i moderni razionalisti, Napoli, La Scienza e la fede,  La dottrina di s. Tommaso sull'origine del potere e sul preteso diritto di resistenza, Napoli, (I edizione, 1849), nuova edizione (con introduzione di F. Di Mieri), Napoli, Giannini. Saggio di teologia scolastica in difesa dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i sofismi di G. Reynaud, Napoli, Tip. Manfredi, Elementa philosophiae theoreticae ad usum cleri neapolitani, Napoli, Tipografia Manfredi, Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata, in cinque volumi, Napoli, Tip. Manfredi, Institutiones seu Elementa philosophiae christianae cum antiqua et nova comparata, in tre volumi e 4 tomi, Napoli, Tip. Manfredi,  Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata in compendium redacta ad usum scholarum clericalium, Napoli, Tip. Manfredi, Compendio della filosofia cristiana comparata con le dottrine de' filosofi antichi e moderni, in 2 volumi (versione italiana della precedente latina), Napoli, Biblioteca cattolica, Ugo Dovere, Gaetano Sanseverino filosofo tomista, tentativo di ricostruzione, in Doctor communis, Ugo Dovere, Gli orientamenti del periodico napoletano La scienza e la fede, in Campania sacra, Pasquale Naddeo, Le origini del neotomismo e la scuola di Gaetano Sanseverino, in Storia della filosofia, Società editrice italiana, Torino Pasquale Orlando, Il neotomismo a Napoli e G. Sanseverino, in Asprenas, Pasquale Orlando, Vita e opere di Gaetano Sanseverino secondo i documenti, in Aquinas, Pasquale Orlando, L'Accademia tomista a Napoli, storia e filosofia, in Saggi sulla rinascita del tomismo, Roma, Ed. Pontificia Accademia teologica romana, Carmine Matarazzo, Per una "rivoluzione del cuore". La visione dell'umano in Giacomo Leopardi nella lettura critica di Gaetano Sanseverino tra antropologia cristiana e istanze pastorali, Alessandro Polidoro Editore, Napoli .  Tomismo Neotomismo. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Gaetano Sanseverino, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gaetano Sanseverino, . Gaetano Sanseverino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Biografia di Gaetano Sanseverino, su dif.unige.it.  di Gaetano Sanseverino, su dif.unige.it.

 

santilli: Angelo Andrea Silvestro Santilli (Sant'Elia Fiumerapido), filosofo. Figlio del medico santeliano Silvestro, sindaco del paese, atredici anni si trasferì a Napoli con la madre Giuseppa Mancini, figlia del medico Evangelista Mancini di Picinisco ma residente a San Germano (oggi Cassino), e i tre fratelli, per completare gli studi. A Napoli, il giovane Angelo Santilli seguì il corso liceale presso la Scuola di Francesco Murro. All'Università fu discepolo del filosofo Pasquale Galluppi e amico, fra gli altri, di Luigi Settembrini, Giuseppe Fiorelli e Francesco De Sanctis. A soli venti anni, nel 1842, si laureò in filosofia e giurisprudenza, aprendo anche una Scuola di Diritto Morale e Costituzionale.  Fervente giobertiano, fu attivo propugnatore, nei circoli culturali napoletani, di un'Italia federata sotto la guida di papa Pio IX. Ebbe frequenti rapporti epistolari con Terenzio Mamiani, con il cardinale Gizzi e con il filosofo eclettico francese Victor Cousin. Quest'ultimo lo introdusse nel giro culturale del socialismo utopistico europeo e soprattutto francese, ma Santilli modulò il suo socialismo secondo i propri valori cristiani ed umanitari, rifiutando la logica della lotta di classe.  Ebbe comunque a scrivere che nel Regno di Napoli occorreva "una savia distribuzione della ricchezza". Fu presidente della Società Dantesca di Napoli e prolifico filosofo, giornalista e poeta.  Fondò e diresse i giornali "L'Enciclopedico" e il quotidiano giobertiano "Critica e Verità" fondato durante i moti rivoluzionari del '48 napoletano in cui vivacemente sosteneva che occorreva occuparsi della piaga della povertà meridionale, scrivendo il 20 marzo che: "La nazione vuole pane e lo dimanda incessantemente, lo chiede nel pianto dell'indigenza, tra le sciagure della desolazione, lo chiede non a titolo di preghiera, ma diritto necessario, assoluto ... il popolo non capisce la speculativa astrazione di alcune verità, non sa i titoli di libertà, di costituzione, di uguaglianza ... una riforma che dimentica affatto la fisica prosperità de' popoli non è che riforma di solo nome...".  Fra le sue opere filosofiche: "Le idee soggettive", che fu testo di studio nelle scuole del Granducato di Toscana; "Sul realizzamento del pensiero"; "Sviluppo filosofico dell'Autorità"; "Cenno psicologico sull'attività e la passività dello spirito"; "Individuo e Società"; "Princìpi dell'Umanità razionale"; "Il socialismo in economia" e "Lavoro, industria e capitale". Le sue poesie le pubblicava sul giornale "La Gazza". Si batté politicamente per l'ottenimento della Costituzione da parte di re Ferdinando II di Borbone.  Malvisto e considerato individuo pericoloso dalla polizia borbonica, per i suoi scritti, la sua attività politica e i suoi discorsi pubblici, il cui numero di ascoltatori si andava infoltendo sempre di più, Santilli fu ucciso a baionettate insieme al fratello Vincenzo di 27 anni, all'amico e compaesano Filippo Picano di 18 anni e alla fantesca Carmela Rossi detta Mega da soldati svizzeri che fecero irruzione nella sua abitazione di Napoli, in Largo Monteoliveto, il 15 maggio 1848 durante i moti insurrezionali di Napoli. Secondo i ricordi di Luigi Settembrini venne ucciso a seguito della delazione di una donna, che lo indicò come "il predicatore" alla soldataglia. I fratelli Giuseppe (21 anni) e Giovanni (13 anni), si salvarono nascondendosi in casa della famiglia Leanza al piano superiore.  Lo ricordano due epigrafi: una sulla facciata della sua casa natia a Sant'Elia Fiumerapido e una sulla facciata della palazzina in cui abitò a Napoli, in Largo Monteoliveto, accanto al Palazzo Gravina. Di lui hanno scritto: Francesco De Sanctis, Guglielmo Pepe, Luigi Settembrini, Atto Vannucci, Giuseppe Massari, Vincenzo Grosso, Alberto Guzzardella, Mario Mandalari che volle raccogliere, in un unico volume, su desiderio del grande Francesco De Sanctis, tutte le opere di Santilli tramite il libro "Memorie e scritti di Angelo Santilli" (Roma).  Note  Franco Della PerutaIl Giornalismo Italiano del Risorgimento, I. Ghiron, Della Peruta, ()  Storia del quindici maggio in Napoli L. Settembrini "Memorie e scritti raccolti da Mario Mandalari"  Mario Mandalari, Memorie su Angelo Santilli, Roma, 1893. Alberto Guzzardella, Angelo Santilli, un grande cattolico socialista e martire del Risorgimento Italiano, Milano, 1973. Isaia Ghiron, Il valore italiano, Volume 1, Tip. nazionale degli editori Ghione e Lovesio, Franco Della Peruta, Il Giornalismo Italiano del Risorgimento, FrancoAngeli, . Benedetto Di Mambro, in Sant'Elia Fiumerapido, il Sannio, Casinum e dintorni Roccasecca, . Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, Volume 1, Antonio Morano.

 

santorio: Santorio Santorio (Capodistria), filosofo. Considerato il padre della fisiologia sperimentale moderna. Santorio fu il primo a comprendere l'importanza dell'esperimento e dell'adozione dei parametri quantitativi in medicina, per valutare i quali inventò alcuni dispositivi ancora attualmente in uso nella pratica medica, tra cui il termometro e il tachimetro. Oltre ai suoi meriti in medicina, Santorio fu filosofo e studiò sperimentalmente la struttura della materia, di cui descrisse la struttura corpusculare e meccanica sin dal 1603, anticipando le ricerche successive di Galileo e Descartes.  Completati gli studi di medicina a Padova, nel 1582, esercitò la professione per molti anni in Croazia, Polonia e Ungheria. Nel 1599 tornò a Venezia dove fece amicizia con Sarp, Sagredo e Galilei. Il suo adattamento del pendolo alla pratica medica precede gli esperimenti condotti da Galileo con i pendoli, ed era noto ai professori dello studio di Padova sin dal 1600. Fu un pioniere nell'impiego delle misurazioni fisiche in medicina; il suo dispositivo più famoso fu una grande bilancia usata per studiare l'equilibrio omeostatico e le trasformazioni metaboliche Tra i soggetti che si prestarono alla sperimentazione vi fu anche il collega Galileo Galilei. Nel 1611 fu nominato professore di 'Medicina Teorica' (corrispondente all'attuale fisiologia generale) a Padova. In quella città pubblicò descrizioni di congegni termometrici e di precisione che divennero di largo uso nella pratica medica. Nel 1624 rinunciò alla cattedra per dedicarsi alla pratica privata.  Attività scientifica Fu un pioniere nell'impiego delle misurazioni fisiche in medicina; il suo dispositivo più famoso fu una grande bilancia (stadera medica) usata per studiare le trasformazioni metaboliche in soggetti sperimentali tra i quali vi fu lo stesso Galileo. Fu pioniere nell'uso del metodo sperimentale di cui comprese l'importanza e la necessità replicando i suoi esperimenti per circa trent'anni. Considerato a torto il fondatore della iatromeccanica, ne fu tuttavia ispiratore con i suoi importanti studi sul metabolismo e sulla termoregolazione umana. Fu il primo a quantificare la perspiratio insensibilis e ad introdurre in medicina l'uso del termometro clinico che egli stesso ideò.  Santorio inventò anche altri strumenti (pulsilogio, igrometro, "letto artificioso", "eolopila medica", "termometro lunare") intesi a tradurre in numero e determinare con esattezza matematica i parametri vitali umani.  Opere principali Le sue opere ebbero numerose edizioni, diffusione europea e ampia popolarità fino al '700. Classico il De statica medica: uno dei libri più importanti della storia della fisiologia.   Santorio Santorio, Sanctorii Sanctorii ... Methodi vitandorum errorum omnium qui in arte medica contingunt libri quindecim. Nunc primum accessit eiusdem authoris De inventione remediorum liberAubert, Santorio Santorio, Ars de statica medicina, Leida, David Lopes de Haro, Commentaria in artem medicinalem Galeni, Nova pulsuum praxis morborum omnium diagnosim prognosim et medendi aegrotis rationem statuens, sine eorum relatione, 1624. Commentaria in primam fen primi libri canonis Auicennae, 1625. Commentaria in primam sectionem Aphorismorum Hippocratis, Opera omnia, Fabrizio Bigotti e David Taylor, The Pulsilogium of Santorio: New Light on Technology and Measurement in Early Modern Medicine, in Societate si politica,  Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons Castiglioni A.,: Storia della Medicina, II, Mondadori, Milano, 1948. Pazzini A.,: Storia della Medicina, II, Società Editrice Libraria, Milano, 1Premuda L.,: Storia della Medicina, Cedam, Padova, Premuda L.,: Storia della Fisiologia, Del Bianco Editore, Udine, Voce: Santorio Santorio in Enciclopedia Italiana, XXII, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1936. Voce Santorio Santorio in Enciclopedia Biografica Universale Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Santorio Santorio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Santorio Santorio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Santorio Santorio, .  Museo Galileo, su catalogo.museogalileo.it. Un importante progetto di ricerca internazionale su Santorio Santorio e la nascita della quantificazione in medicina è attualmente organizzato e promosso dalla Wellcome Trust presso il Centre for Medical History dell'Exeter (UK) Un video in inglese sulla vita e le opere di Santorio.

 

santucci

 

sanzo: Ubaldo Sanzo (Roma), filosofo. Conseguita la laurea in filosofia insegna nei Licei Statali della provincia di Brindisi. Ammesso alla Scuola di Perfezionamento in Filosofia della Scienza dell'Università Statale di Milano, lavora alle dirette dipendenze di Geymonat. Consegue, quindi, tutti i gradi accademici a Salento, dove termina la carriera in qualità di Professore e Coordinatore del Corso di Dottorato in Sociologia. Ha fondato l'Associazione Culturale di Volontariato “Nel Segno di Apollo Licio”.  Ha subito il fascino delle filosofie in auge negli anni della sua giovinezza, esistenzialismo e neorazionalismo. Ha rivolto la propria attenzione ai rapporti tra filosofia, scienza e società del periodo a cavallo fra Otto e Novecento. Si è occupato di autori quali BecquerelBoutruox, Corbino, Couturate Curie, Enriques, Fermi, Frola, Geymonat, Husserl, Peano, Poincaré, Russell, Vailati.  Università del SalentoArchivio dell'Ufficio Personale DocenteFascicolo: Ubaldo SANZO Matricola Poincaré, Sui fondamenti della geometria, ed. it. Brescia, Editrice La Scuola, Collana "Il Pensiero", L’artificio della lingua, -- Grice: “I like that: it’s my Gricese, a language I invent and which makes me the master; there’s the arbitrary and there’s the artificial, and Sanzo, reconstructing Peano’s project, fails to distinguish this” -- Milano, Franco Angeli, Collana di Epistemologia diretta da Emilio Agazzi,Guido Cimino; Gabriella Sava , Il nucleo filosofico della scienza, Galatina, Congedo Editore, Collana di Filosofia diretta da G. Papuli, Jules-Henri Poincaré, Scritti di fisica-matematica, Torino, UTET, I Classici della Scienza, Collana diretta da Ludovico Geymonat, Poincaré e i filosofi, Lecce, Edizioni Milella, Orso Mario Corbino, Scienza e società, Saggi raccolti e commentati, Manduria, Barbieri, Collana di Filosofia Hermes/hestia diretta da M. Castellana, Jules-Henri Poincaré, Scritti di fisica-matematica, Ubaldo Sanzo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Collana "I Classici del pensiero", pubblicata su licenza della Unione TipograficoEditrice Torinese di Torino, 2009. Opere di Ubaldo Sanzo, .  SCIENTIARivista internazionale di sintesi scientifica [collegamento interrotto], su apollolicio.it. Poincaré di Ubaldo Sanzo [collegamento interrotto], su apollolicio.it. Philosophie et science dans la pensée de Louis Couturatsu apollolicio.it. Associazione Culturale di Volontariato “Nel Segno di Apollo Licio”, su apollolicio.it. Museo Galileo di FirenzeCatalogo della Biblioteca.

 

SarloDe

 

sarno. Antonio Sarno (Napoli), filosofo. Sconosciuto durante la sua vita, interprete originale di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, fu riscoperto da Francesco Flora. Si hanno poche notizie sulla sua vita, riportate da Croce nel volume Pensiero e Poesia. Collaborò al Giornale critico della filosofia italiana con saggi su Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Giambattista Vico. Tradusse per la Casa editrice Giuseppe Laterza e figli, l'opera di Georges Sorel, Considerazioni sulla violenza. Si suicidò con un colpo di rivoltella. Si interessò a Giordano Bruno e Tommaso Campanella. Avrebbe trascorso la sua vita in incognito, se non per l'interesse di Croce e Flora. Croce stesso curò l'edizione di alcuni scritti di Sarno con il titolo Pensiero e poesia, a cui Flora fece seguire una seconda edizione dal titolo Filosofia poetica, aggiungendovi testi esclusi da Croce e con un'antologia critica in appendice.  La riscoperta di Sarno è dovuta a Perniola:  «“Il suo punto di partenzaegli scriveè l’opposizione tra un sentimento sempre identico a se stesso, essenzialmente interiore (sensus sui) ed un sentire esteriore, che si tramuta nelle cose di cui ha esperienza, che si presta e si dona tutt’intero alle cose, affinché esse vivano in lui”.»  (M. Perniola, Enigmi. Il momento egizio nella società e nell’arte) Una collezione dei testi più significativi che erano già inclusi nell'edizionde sono stati pubblicati sotto il titolo Filosofia del sentire. A. Marroni. Opere: Pensiero e poesia, B. Croce, Laterza, Bari, Filosofia poetica, F. Flora, Laterza, Bari,Filosofia del sentire, A. Marroni, Pescara, Tracce. Traduzioni Giorgio Sorel, Considerazioni sulla violenza, tradotte da Sarno, con introduzione di Benedetto Croce, Bari, Giuseppe Laterza e figli, M. Perniola, Enigmi. Il momento egizio nella società e nell'arte, Costa & Nolan, Genova, A. Marroni, Sarno filosofo del “farsi altro” in A. Sarno, Filosofia del sentire, A. Marroni, Tracce, Pescara P. D'Angelo, L'estetica italiana del Novecento, Laterza, Bari, A. Marroni, Antonio Sarno e la passione per il presente in Filosofie dell'intensità. Quattro maestri occulti del pensiero italiano contemporaneo, Mimesis, Milano, A. Marroni, "Antonio Sarno e i carmina in foliis volitantia" in Agalma, Filosofia del sentire, su lett.unitn.it. Giornale Critico di Filosofia Italiana, su lelettere.it.

 

sarpi: very important Italian philosopher. Paolo Sarpi (Venezia), filosofo. Definito da Girolamo Fabrici d'Acquapendente come «Oracolo del secolo». Autore della celebre Istoria del Concilio tridentino, subito messa all'Indice, fu fermo oppositore del centralismo monarchico della Chiesa cattolica, difendendo le prerogative della Repubblica veneziana, colpita dall'interdetto emanato da Paolo V. Rifiutò di presentarsi di fronte all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e subì un grave attentato che si sospettò essere stato organizzato dalla Curia romana, "agnosco stilum Curiae romanae", che negò tuttavia ogni responsabilità.  L'infanzia «[ ... ] era una ritiratezza in sé medesimo, un sembiante sempre penseroso, e più tosto malinconico che serio, un silenzio quasi continuato anco co' coetanei, una quiete totale, senza alcun di quei giuochi, a' quali pare che la natura stessa ineschi i fanciulli, acciò che col moto corroborino la complessione: cosa notabile che mai fosse veduto in alcuno. Poi, così servò in tutta la sua vita, et all'occasioni diceva non poter capir il gusto e trattenimento di chi giuoca, se non fosse affetto d'avarizia. Un'alienazione da ogni gusto, nissuna avidità de' cibi, de' quali si nutriva così poco, che restava meraviglia come stasse vivo»  (F. Micanzio, Vita di padre Paolo)  Istoria del Concilio tridentino, 1935 Nell'anno in cui proseguivano le sedute del Concilio di Trento, Carlo V era in guerra con i prìncipi protestanti tedeschi e il Parlamento inglese adottava un Libro di preghiere d'ispirazione luterana, Pietro, questo il nome secolare del Sarpi, nacque a Venezia da Francesco di Pietro Sarpi, di famiglia di lontane origini friulane (precisamente di San Vito al Tagliamento) e mercante a Venezia eppure, scrive il biografo Micanzio, per la sua indole violenta «più dedito all'armi ch'alla mercatura»; la madre, veneziana, «d'aspetto umile e mite», si chiamava Isabella Morelli. Rimasta vedova, fu accolta con Pietro e l'altra figlia Elisabetta nella casa del fratello Ambrosio Morelli, prete della collegiata di Sant'Ermagora.  Con lo zio, «uomo d'antica severità di costumi, molto erudito nelle lettere d'umanità [...] addottrinando nella grammatica e retorica molti fanciulli della nobiltà», fece i primi studi, imparando presto e con facilità. A dodici anni, nel 1564, anno dell'istituzione, dopo la chiusura del Concilio, dell'Indice dei libri proibititra i tanti, vi finirono il Talmud e il Corano, il De Monarchia di Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio, Machiavelli ed Erasmopassò alla scuola del padre Giovanni Maria Capella, teologo cremonese dell'Ordine dei Servi di Maria, seguace delle dottrine di Giovanni Duns Scoto, il quale gli insegnò logica, filosofia e teologia, finché il ragazzo fece così rapidi progressi che «il maestro istesso confessava non aver più che insegnargli». Con altri maestri veneziani apprese la matematica, la lingua greca e l'ebraica.  «Con la familiarità e co' studii entrò Pietro anco in desiderio di ricevere l'abito de' servi, o perché gli paresse vita conforme alla sua inclinazione ritirata e contemplativa, o perché vi fosse allettato dal suo maestro», malgrado l'opposizione della madre e dello zio Ambrogio che lo voleva prete nella sua chiesa, il 24 novembre 1566 entrò nel monastero veneziano dei servi di Maria.  A Mantova Qui continuò ancora a studiare con il Capella, rimanendo alieno dalle distrazioni proprie della sua età finché nel 1567, in occasione della riunione a Mantova del capitolo generale dell'Ordine servita, fu mandato in quella città «ad onorar il congresso e far vedere che gl'ordini non sono oziosi, ma spendono il tempo in sante e lodevoli operazioni», difendendo «318 delle più difficili proposizioni della sacra teologia e della filosofia naturale. Il qual carico con che felicità lo sostenesse e con che giubilo e stupore di quella venerabile corona, si può dall'evento argomentare».   Convento e chiesa di San Barnaba a Mantova Essersi così distinto a soli quindici anni gli valse la nomina a teologo da parte del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga«prencipe di grandissimo ingegno, così profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si discerneva qual fosse maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di tutte le scienze et arti, sino nella musica»mentre il vescovo Gregorio Boldrino gli affidò la cattedra di «teologia positiva di casi di coscienza e delli sacri canoni». Stabilito nel convento di San Barnaba, perfezionò la conoscenza della lingua ebraica e iniziò, col puntiglio consueto, ad applicarsi agli studi storici.  Fu certo a motivo di quest'interesse che a Mantova frequentò Camillo Olivo, già segretario di Ercole Gonzaga, cardinale e legato pontificio nelle ultime sessioni del concilio di Trento, la cui caduta in disgrazia presso Pio IV coinvolse anche l'Olivo che fu dagli «inquisitori molto travagliato, col tenerlo longamente in carcere dopo la morte del cardinale suo signore», ma che ora, dopo la morte del pontefice, «viveva privatamente in Mantova. Il gusto principale che riceveva fra Paolo in conversare con lui era perché lo trovava d'una moderazione singolare, erudito, e che, per esser stato col cardinale a Trento, aveva avuto gran maneggio in quelle azioni e sapeva tutte le particolarità de' negozii più secreti, et aveva anco molte memorie, nell'intendere le quali fra Paolo riceveva molto piacere».  Erano gli anni in cui in Italia continuava con vigore la repressione inquisitoriale di Pio V: Pietro Carnesecchi venne decapitato nel 1567, nel 1569 gli ebrei furono espulsi dallo Stato pontificiotranne che da Roma e da Ancona, nei ghetti delle quali vennero costretti a risiederee nel 1570 fu impiccato l'umanista Aonio Paleario; il papa scomunicò Elisabetta d'Inghilterra nel 1570, organizzò la Lega contro i turchi nel 1571, ottenendo la vittoria navale di Lepanto e a Parigi, la notte del 23 agosto 1572 migliaia di ugonotti furono massacrati: in quest'anno Sarpi fece la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita. Anche di lui l'Inquisizione si occupò per la prima volta nel 1573, a seguito della denuncia di un confratello, un tale Claudio, che lo accusò di sostenere che dal primo capitolo del Genesi non si può ricavare l'articolo di fede della Trinità: ma, poiché effettivamente di Trinità divina non vi è traccia nel Vecchio Testamento, l'Inquisizione gli diede ragione, archiviando il caso.  Il ritorno a Venezia Dopo aver ricevuto nel convento mantovano il titolo di baccelliere, nel 1574 fu invitato a Milano da Carlo Borromeo il quale, dopo aver ottenuto dalle autorità spagnole, contro la volontà del Senato, il riconoscimento del tribunale e della polizia diocesana, aveva avviato un processo di riforma del clero. L'anno successivo ottenne di essere trasferito nel convento dell'Ordine servita di Venezia, dove fu incaricato dell'insegnamento della filosofia e continuò i suoi studi scientifici. Nella grande epidemia di peste, che imperversò a Venezia dal 1575 al 1577, facendo 50.000 vittimetra le quali Tizianofra' Paolo rimase immune dal contagio, ma perdette la madre.  Nel 1578, dopo essersi addottorato in teologia nell'Padova, venne nominato reggente del convento di Venezia e, l'anno dopo, priore della provincia veneta. Quello stesso anno, durante il Capitolo generale tenutosi a Parma, nel quale venne rieletto priore generale Giacomo Tavanti, tenne una dissertazione di fronte ai cardinali protettori dell'Ordine, Alessandro Farnese e Giulio Antonio Santori. Sarpi fu uno dei tre «saggi», insieme con Cirillo Franco e Alessandro Giani, incaricati di preparare una riforma della regola: «il carico suo speziale fu d'accommodare quella parte che toccava i sacri canoni, le riforme del concilio di Trento, allora nuove, e la forma de' giudizii [...] quella parte tutta ove si tratta de' giudizii accommodatamente allo stato claustrale [...] Lasciò in questo carico in Roma fama di gran sapere e di molta prudenza, non solo nelle corti de' due cardinali suddetti, co' quali, per ordine contenuto in un breve apostolico di Gregorio XIII, conveniva conferire tutte le leggi che si facevano, ma anco fu necessario molte volte trattar col pontefice medesimo. Sbrigato da quale peso ritornò al suo governo».  Nel giugno del 1585 si tenne a Bologna il nuovo Capitolo dell'Ordine servita e Sarpi viene eletto procuratore generale, «la suprema dignità di quell'ordine dopo il generale [...] il carico porta seco di difender in Roma tutte le liti e controversie che vengono promosse in tutta la religione» Dovette pertanto trasferirsi a Roma dove conobbe e «prese strettissima familiarità col padre Bellarmino [...] poi cardinale, e durò l'amicizia sin al fine della vita», grazie al quale forse poté prendere visione di diversa documentazione relativa alle istruzioni date ai legati pontifici durante il Concilio di Trento. Conobbe anche il dottor Navarro, teologo spagnolo difensore dell'arcivescovo di Toledo, Bartolomé Carranza, accusato di eresia, il gesuita Nicolás Alfonso de Bobadilla e il cardinale Castagna, che fu poi papa Urbano VII. Ebbe occasione di passare a Napoli per presiedere Capitoli e «conversare con quel famoso ingegno Giovanni Battista della Porta, il quale, anco nelle sue opere mandate in luce, fa onorata menzione del padre Paolo come di non ordinario personaggio».  Scaduto il periodo di carica a procuratore generale dell'Ordine servita, Sarpi ritornò a Venezia nel 1589, frequentandovi i circoli intellettuali che si riunivano nella bottega di Bernardo Sechini e nella casa del nobile veneziano Andrea Morosini, dove conobbe anche Giordano Bruno, mentre a Padova frequentava la casa di Gian Vincenzo Pinelli, «il ricetto delle muse e l'academia di tutte le virtù in quei tempi», dove poté incontrare Galileo e forse ancora il Bruno, il quale s'intrattenne a Padova più di tre mesi, poco prima di essere arrestato a Venezia nel maggio del 1592. Seconda denuncia all'Inquisizione  Ottavio Leoni (?): papa Paolo V Nel 1594 si dovette scegliere il nuovo generale dell'Ordine servita, e fra i due principali candidati, Lelio Baglioni e Gabriele Dardano, Sarpi si espresse a favore del primo. Il rancore spinse il Dardano a denunciare Paolo Sarpi al Sant'Uffizio, accusandolo di negare efficacia allo Spirito Santo, di avere rapporti sospetti con ebrei veneziani e allegando una lettera che fra' Paolo gli scrisse anni prima da Roma, nella quale erano contenute «alcune parole in discredito della corte, come che in quella si venisse alle dignità con male arti, e di tenerne esso poco conto, anzi abominarla».  Sarpi, senza nemmeno essere chiamato a Roma per discolparsi, fu subito prosciolto da ogni accusa ma il cardinale di Santa Severina, Giulio Antonio Santori, protettore dell'Ordine e capo del Sant'Uffizio, «mostrò però implacabile indignazione al padre» utilizzando tutta la sua autorità per escludere gli amici del frate «dalli gradi et onori [...] con maniere così strane e fini così bassi, ch'io non ardisco poner i casi che mi sono stati dati in nota, perché troppo gran scandalo arrecherebbono al mondo».  Sarpi continuò i suoi studi mentre non cessavano le rivalità nell'Ordine servita, del quale venne eletto priore, il 1º giugno 1597, Angelo Montorsoli, che morì tre anni dopo, succedendogli così, nel 1601, Gabriele Dardano, accanito avversario del Sarpi. Questi, deciso a uscire dall'Ordine per sottrarsi all'inimicizia dalla quale si sentiva circondato, cercò invano di ottenere un vescovato, prima a Caorle e poi a Nona, in Dalmazia, che però gli vennero rifiutati a causa delle negative informazioni che di lui il Dardano e Ludovico Gagliardi, preposito della casa veneziana dei gesuiti, diedero al papa: essi avrebbero «sentito mormorare alle volte che egli con alcuni facci una scoletta piena d'errori». Non solo: nel Capitolo, il Dardano accusò padre Paolo di portare «una berretta in capo contra una forma che sino sotto Gregorio XIV disse esser proscritta; che portasse le pianelle incavate alla francese, allegando falsamente esserci decreto contrario, con privazioni divote; che nel fine della messa non recitasse lo Salve Regina». Ma Sarpi fu assolto anche da queste accuse.  L'interdetto del papa contro Venezia  Rivendicazioni sulla non validità dell'Interdetto, Venezia, 1606 La Repubblica veneziana, stretta a nord dall'Impero, in Italia dalla prevalenza spagnola e papale, in Oriente dalla potenza turca, era ormai avviata a quel lungo declino politico ed economico che avrà la sua sanzione alla fine del Settecento. Alla prudente politica dei vecchi patrizi, rasseglla compromissione con l'Impero e il papato, si sostituì quella degli innovatori, i cosiddetti «Giovani», decisi a sottrarre la Serenissima all'invadenza ecclesiastica nell'interno e a rilanciarne le fortune commerciali nell'Adriatico, compromesse dal controllo dei porti esercitato dallo Stato pontificio e dalle azioni degli Uscocchi, i pirati cristiani croati appoggiati dall'Impero.  Il 10 gennaio 1604 il Senato veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti da ecclesiastici, di monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza autorizzazione preventiva della Signoria; il 26 marzo 1605 un'altra legge proibiva l'alienazione di beni immobili dai laici agli ecclesiastici, già proprietari, pur essendo solo un centesimo della popolazione, di quasi la metà dei beni fondiari della Repubblica, e limitava le competenze del foro ecclesiastico, prevedendo il deferimento ai tribunali civili degli ecclesiastici responsabili di reati di particolare gravità. Avvenne che il canonico vicentino Scipione Saraceno, colpevole di molestie a una nobile parente, e l'aristocratico abate di Nervesa, Marcantonio Brandolini, reo di omicidi e di stupri, fossero incarcerati. Il 10 dicembre 1605 il papa Paolo V emanò due brevi richiedenti l'abrogazione delle due leggi e la consegna al nunzio pontificio dei due ecclesiastici, affinché secondo il diritto canonico fossero giudicati da un tribunale ecclesiastico.  Il nuovo doge Leonardo Donà fece esaminare il 14 gennaio 1606 i due brevi da giuristi e teologi, fra i quali il Sarpi, affinché trovassero modo di controbattere alle richieste della Santa Sede. Il 28 gennaio venne nominato teologo canonista proprio il Sarpi e lo stesso giorno il suo scritto: Consiglio in difesa di due ordinazioni della Serenissima Repubblica, venne inviato al Papa. Il Sarpi difese le ragioni della Repubblica con numerosi scritti: sono di questi mesi la Scrittura sopra la forza e validità delle scomuniche, il Consiglio sul giudicar le colpe di persone ecclesiastiche, la Scrittura intorno all'appellazione al concilio, la Scrittura sull'alienazione dei beni laici agli ecclesiastici e altri ancora, poi raccolti nella sua successiva Istoria dell'interdetto. In quell'opera è contenuta anche la traduzione in italiano, fatta dal Sarpi stesso, del trattato di Jean Gerson sulla validità della scomunica, che fu attaccato dal cardinale Bellarmino, al quale fra' Paolo rispose allora con l'Apologia per le opposizioni del cardinale Bellarmino.  Mentre il frate servita Fulgenzio Micanziosuo futuro biografoiniziava a collaborare con Paolo Sarpi, il 6 maggio, dopo che il 17 aprile Paolo V aveva scomunicato il Consiglio veneziano e fulminato con l'interdetto lo Stato veneto, Venezia pubblicò il Protesto del monitorio del pontefice, scritto ancora da Sarpi, nel quale il breve papale Superioribus mensibus è definito «nullo e di nessun valore», mentre impedì la pubblicazione della bolla pontificia.   Rubens; il cardinale Joyeuse incorona Maria de' Medici. Obbedendo alle disposizioni del papa, il 9 maggio i gesuiti rifiutarono di celebrare le messe a Venezia e la Repubblica reagì espellendoli insieme con cappuccini e teatini: «partirono la sera alle doi di notte, ciascuno con un Cristo al collo, per mostrare che Cristo partiva con loro. Concorse moltitudine di populo [...] e quando il preposto, che ultimo entrò in barca, dimandò la benedizione al vicario patriarcale [...] si levò una voce in tutto il populo, che in lingua veneziana gridò loro dicendo "Andé in malora!" [...]». A Roma si sperava che l'interdetto provocasse una sollevazione contro i governanti veneziani ma «li gesuiti scacciati, li cappuccini e teatini licenziati, nissun altro ordine partì, li divini uffizi erano celebrati secondo il consueto [...] il senato era unitissimo nelle deliberazioni e le città e populi si conservarono quietissimi nell'obbedienza»  Venezia era alleata, in funzione anti-spagnola, con la Francia, ed era in buoni rapporti con l'Inghilterra e con la Turchia. Fingendosi veneziani, il 10 agosto soldati spagnoli, per provocare la rottura delle relazioni turco-veneziane, sbarcarono a Durazzo, saccheggiandola, ma la provocazione fu facilmente scoperta e i turchi offrirono a Venezia l'appoggio della loro flotta contro il papa e la Spagna. Il 30 ottobre l'Inquisizione intimò a Sarpi di presentarsi a Roma per giustificare le molte cose «temerarie, calunniose, scandalose, sediziose, scismatiche, erronee ed eretiche» contenute nei suoi scritti ma il frate naturalmente si rifiutò. Invano il papache il 5 gennaio 1607 aveva scomunicato Sarpi e Micanziosi dichiarava favorevole a portare guerra a Venezia: la sua unica alleata, la Spagna, minacciata da Francia, Inghilterra e Turchia, non poteva sostenerla in quest'impresa e si giunse così alle trattative diplomatiche, favorite dalla mediazione del cardinale francese François de Joyeuse. Il 21 aprile Venezia rilasciò i due ecclesiastici incarcerati e ritirò il suo Protesto al papa in cambio della revoca dell'interdetto, mentre le leggi promulgate dal Senato veneziano restarono in vigore e i gesuiti non poterono rientrare nella Repubblica.  Gli attentati In quel tempo Sarpi ricevette la visita dell'ex-luterano ed erudito tedesco Kaspar Schoppe, molto intimo dei segreti affari della Curia romana, il quale gli confidò che «il papa, come gran prencipe, ha longhe le mani, e che per tenersi da lui gravemente offeso non poteva succedergli se non male, e che se sino a quell'ora avesse voluto farlo ammazzare, non gli mancavano mezzi. Ma che il pensiero del papa era averlo vivo nelle mani e farlo levare sin a Venezia e condurlo a Roma, offerendosi egli, quando volesse, di trattare la sua riconciliazione, e con qual onore avesse saputo desiderare; asserendo d'aver in carico anco molte trattazioni co' prencipi alemanni protestanti e la loro conversione».   Monumento a Sarpi a Venezia, in Campo Santa Fosca, presso il luogo dell'attentato Lo Schoppe, ambiguo provocatore, intendeva convincere il frate a mettersi nelle mani dell'Inquisizione come miglior partito che il Sarpi potesse prendere, tanto «parvero strane le due proposte di far ammazzare o prender vivo il padre», ma i disegni omicidi erano reali: il 5 ottobre 1607, «circa le 23 ore, ritornando il padre al suo convento di San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte del ponte verso le fondamenta, fu assaltato da cinque assassini, parte facendo scorta e parte l'essecuzione, e restò l'innocente padre ferito di tre stilettate, due nel collo et una nella faccia, ch'entrava all'orecchia destra et usciva per apunto a quella vallicella ch'è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l'assassino cavar fuori lo stillo per aver passato l'osso, il quale restò piantato e molto storto».  I sicari, fuggendo, trovarono rifugio nella casa del nunzio pontificio e la sera s'imbarcarono per Ravenna, da dove proseguirono per Ancona e di qui raggiunsero Roma. Si conoscono i loro nomi: l'esecutore materiale dell'attentato fu Rodolfo Poma, già mercante veneziano, poi trasferitosi a Napoli e di qui a Roma, dove divenne intimo del cardinale segretario di Stato Scipione Caffarelli-Borghese e dello stesso Paolo V. Fu coadiuvato da tre uomini d'arme, tali Alessandro Parrasio, Giovanni da Firenze e Pasquale da Bitonto, mentre «la spia, o guida, fu un prete, Michiel Viti bergamasco, solito offiziare in Santa Trinità di Venezia, che non lasciò dubitare quanti mesi precedessero questo bel effetto prima che fosse mandato alla luce; poi che questo prete la quadragesima antecedente, sotto specie d'aver gusto delle predicazioni del padre maestro Fulgenzio, andava ogni mattina in convento de' servi alla porta del pulpito, che risponde alla parte di dentro, e cortesemente trattava con lui, ricercandolo anco di qualche dubbio di coscienza. E continuò di poi sempre a salutarlo et anco andar in convento a visitarlo, parlandogli sempre di cose spettanti all'anima».  Il pugnale non aveva tuttavia leso organi vitali e il Sarpi riuscì a sopravvivere; il noto chirurgo Girolamo Fabrici d'Acquapendente, che l'operò, disse di non aver mai medicato una ferita più strana, rispondendo allora Sarpi con la famosa espressione: «eppure il mondo vuole che sia data stilo Romanae Curiae». Le conseguenze furono la rottura della mascella e vistose cicatrici nel volto. Il 27 ottobre 1607 il Senato, dichiarando il Sarpi «persona di prestante dottrina, di gran valore e virtù», gli concede una casa in piazza San Marco ove possa risiedere con il Micanzio e altri frati, e una sovvenzione affinché possa acquistare una barca e provvedere alla sua sicurezza personale. Sarpi rifiutò la casa ma si servì da allora di una barca che gli evitasse i pericolosi tragitti a piedi per le calli veneziane.  Poco più di un anno dopo, nel gennaio del 1609, fu sventato un secondo attentato, ordito, sembra su mandato del cardinale Lanfranco Margotti, da due frati serviti, Giovanni Francesco da Perugia e Antonio da Viterbo, i quali, fatta una copia della chiave della camera di Sarpi, «volevano secretamente introdurre nel monasterio due o più sicarii e la notte trucidare l'innocente padre».[26]  La corrispondenza europea e la morte Sarpi inizia a corrispondere con personalità soprattutto di fede calvinista o gallicana: fra questi ultimi, Jacques Leschassier e Jacques Gillot, che pubblicò nel 1607 gli Actes du concile de Trente en l'an 1562 e 1563, dimostrando le pressioni papali sui vescovi riuniti a concilio, e fra gli altri l'italiano Francesco Castrino, i francesi Jean Hotman de Villiers, Isaac Casaubon, Jacques-Auguste de Thou, Philippe Duplessis-Mornay, i tedeschi Achatius e Christoph von Dohna. Attraverso il dialogo diretto con gli intellettuali europei, Sarpi acquisì «quella straordinaria ampiezza di orizzonti e di interessi, quella solida conoscenza dei problemi dello stato moderno», che gli permise di «arricchire la sua cultura storica, giuridica e scientifica» e lo condusse «a incidere sulla sua posizione religiosa, ad approfondirne la crisi, risolvendola poi con l'accoglimento di nuove prospettive e di nuove idealità; spalancandogli un mondo nuovo, che gli faceva sentire più soffocante, più viziata, la vita italiana».[27]  Incontrò a Venezia nel 1607 l'inglese William Bedell, che riferì di lui e del Micanzio come essi fossero «completamente dalla nostra parte nella sostanza della religione» e, nel 1608, Cristoph von Dohna, inviato dal principe tedesco Cristiano I di Anhalt-Bernburg, e il pastore ginevrino Giovanni Diodati, per valutare la possibilità di introdurre a Venezia la Riforma. La traduzione in lingua italiana, fatta da quest'ultimo, del Nuovo Testamento, viene diffusa a Venezia proprio in questo periodo.  Altre polemiche suscitano, nel marzo del 1609, le prediche quaresimali di Fulgenzio Micanzio che vengono interpretate a Roma come un attacco alla fede cattolica. Sarpi è anche preoccupato per la tregua stipulata tra la Spagna e i Paesi Bassi, perché vede in essa un indebolimento di questi ultimi «che, o prima o dopo, resteranno sopraffatti dalle arti spagnole», mentre gli spagnoli ne potrebbero trarre beneficio anche in vista del loro dominio in Italia.[28] Sarpi sperava in un'alleanza generale di Francia, Inghilterra, principi protestanti, Paesi Bassi, Savoia e Venezia che portasse alla guerra contro l'Impero cattolico ispano-tedesco e cancellasse il dominio papale e spagnolo in Italia: «Se sarà guerra in Italia, va bene per la religione; e questo Roma teme; l'Inquisizione cesserà e l'Evangelio avrà corso».[29] E andrà bene anche per le libertà civili di Venezia: qui, anche se «il giogo ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente d'Italia, in quella parte nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che negli altri luoghi. Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata dall'Inquisizione [...] Dove si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica alcuna di disonore, se bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato dalla Chiesa romana sia lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con vituperio».[30]  Ai primi giorni del 1623 si ammalò gravemente, e morì il 15 gennaio. Secondo la versione ufficiale l'8 gennaio, sebbene sfinito, volle alzarsi per il mattutino, come al solito, e celebrare la Messa. La mattina del 12 gennaio, fatto chiamare il priore del convento, lo pregò che lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che gli portasse il Viatico. Gli consegnò tutte le cose concesse a suo uso. Si fece vestire, si confessò e passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e da Fra Marco i Salmi e la Passione di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli fu quindi amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. Il 14 mattina fu visitato dal medico che gli disse che aveva poche ore di vita. Egli, sorridendo, rispose: Sia benedetto Dio! A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto faremo bene anche quest'ultima azione (quella di morire). Fu udito ripetere più volte, con soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama!. Secondo alcuni le sue ultime parole sarebbero state: Esto perpetua, riferendosi a Venezia (v. Bianchi-Giovini, 846340-344). Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno apparire più vicino al culto protestante.  Sarpi nella storia della letteratura e della scienza Figura assai complessa di pensatore, Sarpi occupa indubbiamente un posto di primo piano nella storia della letteratura e della scienza. Fu uno dei più grandi scrittori del suo secolo.  «La sua prosa (è) una delle più maschie ed efficaci di tutta la letteratura nostra, che non conosce lenocini né fronzoli, che scolpisce le figure con raro risalto, che ha un magnifico potere rievocatore allorché descrive dispute e contrasti, ch'è impareggiabile nel sarcasmo, tutto contenuto in un'unica espressione, tre o quattro parole»  (Arturo Carlo Jemolo.) Giovanni Papini, parlando della Istoria del Concilio di Trento, l'ha definita:  «un modello di lucidità narrativa... e di prosa semplice, esatta e rapida (Scritti filosofici inediti3)»  Nel campo delle scienze poi ha lasciato orme indelebili in vari campi: nella filosofia, nella matematica, nell'ottica, nell'astronomia, nella medicina ecc. Galileo Galilei fu suo grande amico, e non disdegnò di appellarlo: Mio Maestro. Dinanzi al primo avvertimento a Galilei nel 1616, Sarpi (che non visse abbastanza a lungo per assistere alla condanna del 1633) scrisse:  «Verrà il giorno, e ne sono quasi certo, che gli uomini, da studi resi migliori, deploreranno la disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa a sì grande uomo.»  Sarpi scoperse, per primo, la dilatabilità della pupilla sotto l'azione della luce e le valvole delle vene (Enciclopedia Treccani,  XXX879). I suoi biografi parlano anche di scoperte nel campo dell'anatomia, dell'ottica, ecc. L'invenzione del telescopiodice Bianchi-Gioviniil Galilei la dovette per certo ai lumi somministratigli dal Sarpi, se pure questi non ne fu il primo inventore, come pensano alcuni (v. p. 74). Sopra la sua sapienza matematica si citava l'autorevole giudizio di Galileo Galilei (Papini4). Robertson non ha stentato ad appellare Sarpi il più grande dei veneziani. Daniel Georg Morhof ha appellato Sarpi la Fenice del suo tempo.  Galileo Galilei non esitò a dire: Paolo de' Servi... del quale posso senza iperbole alcuna affermare che niuno l'avanza in Europa in cognizione di queste scienze (matematiche) (contro alle calunnie ed imposture di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, 1932, II, 549). La teoria di Galileo delle maree, successivamente dimostratasi erronea, riprende idee di Sarpi, esposte nei Pensieri naturali, metafisici e matematici (in particolare nei pensieri 569 e 571).  Giovanni Battista Della Porta, dopo aver dichiarato di avere appreso alcune cose da Fra Paolo, lo proclamò splendore ed ornamento non solo della città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo. (Magia naturalis, L. VII127). Il cardinale Domenico Passionei definì il Sarpi dottissimo oltre ogni espressione (cfr. Opuscoli, I331-334).   Un busto regalato alla città di Udine nel 1912 dai Mazziniani italiani emigrati in Argentina. In uno studio il cui intento era quello di misurare il Q.I. di 300 personaggi famosi vissuti tra il 1450 e il 1850, Sarpi si posizionò al quinto posto, al pari del più noto matematico Pascal (cit. "The Early Mental Traits of Three Hundred Geniuses" di Catharine M. Cox, in "Genetic Studies of Genius" di Lewis M. Terman. Copyright 1926, Stanford University Press).  Sarpi e la Chiesa Il Sarpi alla grande intelligenza unì anchecome riconosciutagli da tuttiun'esemplare integrità di vita. Arturo Carlo Jemolo, dopo essersi rivolto varie domande intorno alla sua ortodossia, ha dato questa risposta:  «Gli elementi ci mancano per una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare l'alone di mistero che circonda Fra Paolo.Questo non c'impedisce di ammirare l'uomo e l'opera...»  (Arturo Carlo Jemolo(10).) Fondamentalmente lo scontro di Paolo Sarpi con la Curia romana fu legato ad un progetto politico volto a contenere il potere della Chiesa in ambito esclusivamente spirituale e a promuovere un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica antimperiale e fortemente antispagnola. Per questo intrattenne contatti con i riformati (Lettere ai protestanti). Inoltre la sua visione della Chiesa era un vago ritorno verso la chiesa primitiva: egli quindi era indotto a condannare il potere temporale, il processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del papa sul Concilio. Nel 1616 il Sarpi strinse amicizia con Marcantonio de Dominis, arcivescovo di Spalato, che tendeva all'apostasia. Quest'ultimo nel 1619 pubblicò a Londra, senza il consenso dell'autore, la sua Istoria del Concilio Tridentino, che costituisce il suo capolavoro storico ed offre la prima imponente ricostruzione del Concilio di Trento. Il 22 novembre 1619 l'opera fu condannata dalla Congregazione dell'Indice e quindi posta all'Indice dei libri proibiti.  Nel 1611 furono intercettate dal nunzio pontificio a Parigi mons. Roberto Ubaldini «compromettenti carteggi di Sarpi con l'ambasciatore veneziano Antonio Foscarini e con l'ugonotto Francesco Castrino; carteggi ben presto inviati a Roma per essere messi a disposizione del Sant'Uffizio, ma anche da utilizzare per far ammettere una buona volta al governo veneziano quanto da tempo da Roma si veniva denunciando, che quel frate, che si proclamava più cattolico del Papa e come tale difeso ufficialmente dai responsabili politici veneziani, altri non era che un protestante, al servizio delle forze ereticali europee: dunque infedele e ipocrita. Una taccia di ipocrisia che non darà tregua alla figura sarpiana lungo i secoli, come stanno a provare innumerevoli esempi, dal dotto curiale Girolamo Aleandro, che ricevuta da Nicolas de Peiresc nel 1624 la sarpiana Istoria dell'Interdetto appena edita rispondeva all'illustre erudito francese con fare perentorio che  quel fra Paolo servita [...] era nero ministro del Diavolo che si dice esser padre delle menzogna, se ben egli veramente non credeva né nel Diavolo né in Dio[31],  al prelato friulano Giusto Fontanini con la sua velenosa Storia arcana della vita di Fra Paolo Sarpi servita, al celebre cardinal Domenico Passionei, che credeva di avere le carte per dimostrare che l'idea del frate furfante era di introdurre il calvinismo in Venezia, come ancora ricordava nel secolo scorso il dotto cardinale Angelo Mercati.»[32]  Un parere analogo si trova anche nella recente Storia della Chiesa di Ludwig Hertling e Angiolino Bulla, dove Sarpi viene definito: «un ipocrita che fino all'ultimo fece la parte del religioso, sebbene nel suo intimo si fosse da tempo allontanato dalla Chiesa.»[33]  Opere Trattato dell'interdetto di Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente pubblicato, 1606. Apologia per le opposizioni fatte dal cardinale Bellarmino ai trattati et risolutioni di G. Gersone sopra la validità delle scomuniche, 1606. Considerationi sopra le censure della santità del papa Paolo V contra la Serenissima Repubblica di Venezia, 1606. Istoria del Concilio Tridentino, 1619. Il trattato dell'immunità delle chiese (De iure asylorum), 1622. Discorso dell'origine, forma, leggi ed uso dell'Uffizio dell'Inquisizione nella città e dominio di Venezia, 1638. Trattato delle materie beneficiarie, 1676. Opinione del Padre Paolo Servita, come debba governarsi la Repubblica Veneziana per havere il perpetuo dominio, Venezia, 1681. La storiografia recente attribuisce lo scritto al patriziato veneziano medesimo.  Edizioni  Scritti giurisdizionalistici, 1958 Istoria del Concilio Tridentino, 1619. Istoria del Concilio tridentino, In Geneua, Pierre Aubert, 1629. Istoria del Concilio Tridentino, 3 voll., Franco Pagnoni Editore, Milano, 1895. Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia 151,  1, Bari, Laterza, 1935. Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia 152,  2, Bari, Laterza, 1935. Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia 153,  3, Bari, Laterza, Istoria del Concilio Tridentino, 2 voll., testo critico di Giovanni Gambarin, introduzione di Renzo Pecchioli, Collana Biblioteca, Sansoni, Firenze, 1966,  1086; II ed. 1982. Lettere inedite di Fra Paolo Sarpi a Simone Contarini ambasciatore veneto in Roma, 1615, pubblicate dagli autografi, Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria. Serie 4, Miscellanea 12, Venezia, Fratelli Visentini, 1892. Pagine scelte, Arturo Carlo Jemolo, Vallecchi, Firenze, 1924, 71. Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia 136,  1, Bari, Laterza, 1931. Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia 137,  2, Bari, Laterza, 1931. Antologia degli scritti politici e storici. Francesco T. Roffarè, CEDAM, Padova, 1937,  118. Istoria dell'Interdetto e altri scritti editi e inediti, Bari, Laterza, 1940. Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia 179,  1, Bari, Laterza, 1940. Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia 180,  2, Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia 181,  3, Bari, Laterza, 1940. Romano Amerio , Scritti filosofici e teologici, Scrittori d'Italia 202, Bari, Laterza, 1951. Pensieri naturali, metafisici e matematici. Manoscritto dell'iride e del caloreArte di ben pensarePensieri medico-moraliPensieri sulla religioneFabulaeMassime e altri scritti. Edizione integrale commentata Luisa Cozzi e Libero Sosio, Ricciardi, Milano-Napoli, 1Scritti giurisdizionalistici, Scrittori d'Italia 216, Bari, Laterza, 1958. Lettere ai Gallicani, Boris Ulianich, Wiesbaden, F. Steiner, 1961. La Repubblica di Venezia la casa d'Austria e gli Uscocchi, Bari, Laterza, 1965. Scritti scelti: Istoria dell'Interdetto, Consulti, Lettere, Giovanni Da Pozzo, Collezione di Classici Italiani n.14, UTET, Torino, Storici, Politici, e Moralisti del Seicento, Luisa e Gaetano Cozzi, Collana La Letteratura Italiana. Storia e Testi 35, Milano-Napoli, Ricciardi, Istoria del Concilio Tridentino. Seguita dalla «Vita del padre Paolo» di Fulgenzio Micanzio. Corrado Vivanti, 2 voll., Collana NUE n.156, Einaudi, Torino, 1974,  CLX-XV-1472; Collana Piccola Biblioteca. Nuova Serie, Einaudi, Torino, ,  978-88-06-20875-2. Pensieri. Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Torino, CXLVI-74. Considerazioni sopra le censure di papa Paolo V contro la Repubblica di Venezia e altri scritti sull'Interdetto, Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Lettere a Gallicani e Protestanti, Relazione dello Stato della Relazione, Trattato delle Materie Beneficiarie. Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Gli ultimi consulti. 1612-1623. Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi n.100, Einaudi, Torino, Dai «Consulti», il carteggio con l'ambasciatore inglese sir Dudley Carleston. Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, 1979,   Dal «Trattato di pace et accomodamento» e altri scritti sulla pace d'Italia. 1617-1620. Gaetano e Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, 1979,  XII-138. Consulti, 2 voll., Corrado Pin, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2001. Letteratura e vita civile. Paolo Sarpi, Collana I Classici del Pensiero Italiano n. 23, Edizione speciale per Il Sole 24 Ore, Milano, 2006,  XIII-562. Della potestà de' prencipi, Nina Cannizzaro, Collana I Giorni, Marsilio, Venezia, 2007. Scritti filosofici inediti. Tratti da un manoscritto della Marciana G. Papini, Collana Cultura dell'anima, Rocco Carabba, Editore Lanciano, 2008 (ristampa anastatica del 1910),  Manoscritti Consulti: incipit III17, XVII secolo, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, AG.X.3/11.1. Consulti:  III18 VI99, XVII secolo, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, AG.X.3/11.2. Consulti:  VI100explicit, XVII secolo, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, AG.X.3/11.3. Note  O. Ceretti, Cinque pugnali non bastarono a troncare la sua parola, in «Historia», 264, febbraio 1980  Touring club italiano, Touring Editore, F. Micanzio, Vita del padre Paolo, in «Istoria del Concilio tridentino», Torino F. Micanzio, cit.1276  F. Micanzio, cit.1278  F. Micanzio, F. Micanzio, cit.1279  Ibidem  F. Micanzio, cit.1280  F. Micanzio, cit.1281  F. Micanzio, cit.1290  F. Micanzio, cit.1295  F. Micanzio, cit.1296  F. Micanzio, cit.1308  F. Micanzio, cit.1296. Scriveva tra l'altro Sarpi nella lettera: «E che volete ch'io speri in Roma, ove li soli ruffiani, cenedi et altri ministri di piaceri o di guadagni hanno ventura?». I cenedi sono i giovani che si prostituiscono  F. Micanzio, cit.1298  G, Cozzi, in Paolo Sarpi, Opere, 196928  F. Micanzio, cit.1328  P. Sarpi, Istoria dell'interdetto e altri scritti editi e inediti, 194051  Ivi52  F. Micanzio, cit.1346  Ivi1347  Ivi1348  Ivi1350  Ivi1351, dove stilo può significare sia stile che stiletto  Ivi1364  G. Cozzi, cit.227  Lettere a Groslot de l'Isle, in «Lettere ai protestanti», I,  18 e 78  Ivi120  Lettera a Francesco Castrino, 18 agosto 1609, in «Lettere ai protestanti», II,  46-47  Citato in C. Rizza, Peiresc e l'Italia, Torino, Giappichelli, 196574.  Corrado Pin, Paolo Sarpi senza maschera: l'avvio della lotta politica dopo l'Interdetto del 1606, in Marie Viallon , Paolo Sarpi. Politique et religion en Europe, Paris, Classiques Garnier, Ludwig Hertling e Angiolino Bulla, Storia della Chiesa. La penetrazione dello spazio umano ad opera del cristianesimo, Città Nuova, Borgna Romain, Faggion Lucien (dir.), Le Prince de Fra' Paolo. Pratiques politiques et forma mentis du patriciat à Venise au XVII° Siécle, Aix-en-Provence, Université de Provence,   Fulgenzio Micanzio, Vita del padre Paolo, dell'ordine de' Servi e theologo della serenissima republ. di Venetia, Leida, 1646. Ed. moderna in P. Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, Torino, Einaudi, 1974 F. Griselini, Memorie anedote spettanti alla vita ed agli studj del sommo filosofo e giureconsulto f. Paolo Servita, Losanna, presso M. Mic. Bousquet e Comp., 1760; F. Griselini, Del genio di f. Paolo Sarpi in ogni facolta scientifica e nelle dottrine ortodosse tendenti alla difesa dell'originario diritto de' sovrani né loro rispettivi dominj ad intento che colle leggi dell'ordine vi rifiorisca la pubblica prosperita, Venezia, Basaglia, 1785 P. Zerletti, Storia arcana della vita di Fra Paolo Sarpi servita scritta da Monsignor Giusto Fontanini, arcivescovo d'Ancira in partibus e documenti relativi, Venezia, 1803 P. Cassani, Paolo Sarpi e le scienze matematiche naturali, Venezia, 1822 A. Bianchi-Giovini, Biografia di Fra Paolo Sarpi, Basilea, 1847Disponibile on-line R. Morghen, Paolo Sarpi, in «Enciclopedia Treccani»,  XXX879 G. Getto, Paolo Sarpi, Firenze, Olschki 1967 Mario Gliozzi Relazioni scientifiche fra Paolo Sarpi e Giovan Battista Porta Archives Internationales d'Histoire des Sciences 3,  395–433, 1948 Gaetano Cozzi, Paolo Sarpi tra Venezia e l'Europa, Collana Piccola Biblioteca, Torino, Einaudi, 1978. D. Wootton, Paolo Sarpi between Renaissance and Enlightenment, Cambridge, Cambridge University Press, 1983 V. Frajese, Sarpi scettico. Stato e Chiesa a Venezia tra Cinque e Seicento, Bologna, Il Mulino, 1994 I. Cacciavillani, I consulti di Paolo Sarpi sulla Vangadizza, Padova, CEDAM, Cacciavillani, Paolo Sarpi, Venezia, Fiore, I. Cacciavillani, Paolo Sarpi. La guerre delle scritture del 1606 e la nascita della nuova Europa, Venezia, Fiore, 2005  88-7086-123-6 I. Cacciavillani, Sarpi giurista, Padova, CEDAM, 2002  88-13-24252-2 C. Pin, Ripensando Paolo Sarpi, Venezia, Ateneo veneto, 2006  Concilio di Trento Fulgenzio Micanzio. Paolo Sarpi, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Paolo Sarpi, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Paolo Sarpi, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Paolo Sarpi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Paolo Sarpi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Paolo Sarpi, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Paolo Sarpi, su Liber Liber. Opere di Paolo Sarpi, . Paolo Sarpi, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Opere integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Per l'epistolario di Paolo Sarpi, consultare il : correspondance-sarpi.univ-st-etienne.fr (Marie Viallon, dir.). Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Sarpi," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

sasso: Gennaro Sasso (Roma), filosofo. Ha studiato a Roma. Ha conseguito la laurea discutendo una tesi sul pensiero di Niccolò Machiavelli avendo come relatore Carlo Antoni e correlatore Federico Chabod. Durante gli anni universitari seguì le lezioni di Pantaleo Carabellese, Guido De Ruggiero, Luigi Scaravelli, Bruno Nardi, Raffaele Pettazzoni, Natalino Sapegno, Giuseppe Gabetti, Gennaro Perrotta e Gaetano De Sanctis.  Borsista all'Istituto italiano per gli Studi Storici, ha insegnato Storia delle dottrine politiche all'Urbino e successivamente Storia delle dottrine politiche, Storia della filosofia,  e Filosofia teoretica all'Università "La Sapienza" di Roma, di cui è stato nominato professore emerito nel 2005.  Direttore dal 1986 al  dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli fondato nel 1946 da Benedetto Croce, dal 1987 lo è anche della storica rivista di filosofia, storia e letteratura "La Cultura" .  I suoi studi hanno riguardato soprattutto l'idealismo italiano (in particolare l'opera di Benedetto Croce), le opere politiche e storiografiche di Niccolò Machiavelli e per quanto riguarda la sua riflessione più propriamente teoretica, le problematiche di ontologia fondamentale. È inoltre autore di sette libri e innumerevoli saggi danteschi. Si è inoltre occupato di Platone, Polibio, Lucrezio, Guicciardini, Shakespeare e Thomas Mann.  È presidente della "Fondazione Giovanni Gentile" , presidente dell'"Edizione nazionale delle Opere di Benedetto Croce" e socio nazionale dell'Accademia dei Lincei.  Scritti Machiavelli e Cesare Borgia. Storia di un giudizio, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1966. Studi su Machiavelli, Napoli, Morano, 1967. Passato e presente nella storia della filosofia, Bari, Laterza, 1967. Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli, Morano,  Il progresso e la morte. Saggi su Lucrezio, Bologna, Il Mulino, 1978. L'illusione della dialettica. Profilo di Carlo Antoni, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1982. Per Francesco Guicciardini. Quattro studi, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1984. Essere e negazione, Napoli, Morano, 1987. Machiavelli e gli antichi e altri saggi, 4 voll., Milano-Napoli, Ricciardi, 1987-97. Tramonto di un mito. L'idea di "progresso" fra Otto e Novecento, 2ª ed. ampliata Bologna, Il Mulino, 1988 [1ª ed. 1984]. Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di Benedetto Croce, Bologna, Il Mulino, 1989. L'essere e le differenze. Sul "Sofista" di Platone, Bologna, Il Mulino, 1991. Variazioni sulla storia di una rivista italiana: "La Cultura" (1882-1935), Il Mulino, 1992. Niccolò Machiavelli, Bologna, Il Mulino, 1993. Comprende:  I, Il pensiero politico, 3ª ed. ampliata [1ª ed. Napoli, IISS, 1958; 2ª ed. ampliata Bologna, Il Mulino, 1980Premio Viareggio 1981 di Saggistica];  II, La storiografia. La fedeltà e l'esperimento, F. Scarpelli, F.S. Trincia e M. Visentin interrogano Gennaro Sasso, Bologna, Il Mulino,Filosofia e idealismo,  Napoli, Bibliopolis, Comprende: Benedetto Croce,Giovanni Gentile, De Ruggiero, Calogero, Scaravelli, 1997.  88-7088-338-8. Paralipomeni, Secondi paralipomeni, Ultimi paralipomeni, . Tempo, evento, divenire, Bologna, Il Mulino, La potenza e l'atto. Due saggi su Giovanni Gentile, Firenze, La Nuova Italia,  Le due Italie di Giovanni Gentile, Bologna, Il Mulino, La verità, l'opinione, Bologna, Il Mulino, Ernesto De Martino fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, . Il guardiano della storiografia. Profilo di Federico Chabod e altri saggi, 2ª ed. ampliata Bologna, Il Mulino, 2002 [1ª ed. Napoli, Guida, 1985; 1ª ed. del Profilo di Federico Chabod, Bari, Laterza, Dante. L'imperatore e Aristotele, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2002. Fondamento e giudizio. Un duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis, 2004. Il principio, le cose, Torino, Aragno,  Delio Cantimori. Filosofia e storiografia, Pisa, Edizioni della Scuola Normale Superiore, Dante, Guido e Francesca, Roma, Viella, Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis, 2008.  9788870885590. Discorsi di Palazzo Filomarino, raccolti da M. Herling, premessa di N. Irti, Napoli, IISS, Il logo, la morte, Napoli, Bibliopolis, .  Ulisse e il desiderio. Il canto XXVI dell'Inferno, Roma, Viella, . La voce dei ricordi, Napoli, Bibliopolis, . Storiografia e decadenza, Roma, Viella, . I corrotti e gli inetti. Conversazioni su Machiavelli, con A. Gnoli, Milano, Bompiani, . Allegoria e simbolo, Torino, Aragno, . La lingua, la Bibbia, la storia. Su "De vulgari eloquentia" I, Roma, Viella, . Su Machiavelli. Ultimi scritti, Roma, Carocci, . Croce. Storia d'Italia e storia d'Europa, Napoli, Bibliopolis,  [raccolto in questo volume: La 'Storia d'Italia' di Bendetto Croce. Cinquant'anni dopo, Napoli, Bibliopolis, 1979]. "Forti cose a pensar mettere in versi". Studi su Dante, Torino, Aragno, . Purgatorio e Antipurgatorio. Un'indagine dantesca, Roma, Viella, . Croce e le letterature e altri saggi, Napoli, Bibliopolis, . Biografia e storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella, . Note  il MulinoRivisteLa Cultura, su mulino.it. 18 gennaio .  Fondazione Gentile | Dipartimento di Filosofia | SapienzaRoma Archiviato il 10 novembre  in .  Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. 9 agosto .  Croce in un recente libro di Gennaro Sasso. Dibattito, Il Cannocchiale, 1-2/1978,  93-132 [interventi di: G. Arnaldi, G. Calabrò, A. Jannazzo, G, Sasso, V. Stella, F. Valentini, M. Visentin]. G. Arnaldi, Gennaro Sasso. Uno specialista di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere di storico, il Mulino, IISS-Napoli , A. Bellocci, Verità e doxa: la questione dello "sguardo" e della "relazione" ne Il logo, la morte di Gennaro Sasso, filosofia-italiana.net, ottobre  . A. Bellocci, Laicismo della verità, della doxa e tolleranza in Gennaro Sasso, Leussein, 3/,  87-91. A. Bellocci, L'impossibilità della differenza e i paradossi dell'identità nel pensiero di Gennaro Sasso, Archivio di filosofia, A. Bellocci, Il problema della 'non' relazione ne Il principio, le cose di Gennaro Sasso, Giornale critico della filosofia italiana, A. Bellocci, La verità, l'opinione di Gennaro Sasso. Lo ''specchio'' della verità e l'''eterna opinione'' metafisica, Filosofia italiana, XIII, 1/,  165-180. R. Berutti, Annotazioni critiche sull'"essere" ovvero sul "non essere essere" del discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia nella riflessione di Gennaro Sasso, Pólemos,  M. Capati, Gennaro Sasso, Paragone. Letteratura, M. Cardenas, L'autonoema. Il giudizio tra attualismo e neoeleatismo, Filosofia italiana,  C. Cesa, Gennaro Sasso interprete di Gentile, Archivio di storia della cultura, A. De Vicentiis, Storiografia e pensiero politico nelle "Istorie fiorentine" di Machiavelli: l'interpretazione di Gennaro Sasso, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, F. Fronterotta, L'essere e le differenze. In margine a un libro di G. Sasso sul Sofista di Platone, Novecento, 5-6, 1992,  69-78. M. HerlingM. Reale , Storia, filosofia e letteratura. Studi in onore di Gennaro Sasso, Bibliopolis, Napoli 1999. G. Inglese, Machiavelli: una storia del suo pensiero politico, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, G. Inglese, Gennaro Sasso, in Enciclopedia machiavelliana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, . S. Maschietti, Gennaro Sasso, in Enciclopedia filosofica (a cura del Centro Studi Filosofici di Gallarate), Milano, S. Maschietti, Dire l'incontrovertibile. Intorno all'analisi filosofica di Gennaro Sasso, Giornale di filosofia, marzo 2007 , su giornaledifilosofia.net. F. Mignini, Essere e negazione. Per un recente volume di Gennaro Sasso, Giornale critico della filosofia italiana,Marcello Mustè, "Crisi" e "critica" dello storicismo. Filosofia e storiografia nel pensiero di Gennaro Sasso, Novecento, Marcello Mustè, Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Gennaro Sasso, Filosofia italiana, X N. Parise, Sulla relazione. Gennaro Sasso critico della metafisica, Luigi Passerino Editore, Gaeta . N. Parise, Figure della scissione. A proposito di Allegoria e simbolo di Gennaro Sasso, filosofia.it,   N. Parise, Gennaro Sasso e l'aporia del nulla, Filosofia italiana, G. Perazzoli, Il concetto di laicità e la filosofia, in G. PerazzoliG. Miligi , Laicità e filosofia, Mimesis, Milano-Udine ,  9-30. S. Pietroforte, Problema del nulla e principio di non contraddizione. Intorno a "Essere e negazione" di Gennaro Sasso, Novecento, 2, 1991,  41-62. J. Salina, Neoparmenidismo e teorie della verità, Filosofia italiana, F. Scarpelli , Nulla, anamnesi, riflessività. Intervista a Gennaro Sasso su alcuni temi del libro Essere e negazione (raccolta da F. Scarpelli, F.S. Trincia, M. Visentin), Il Cannocchiale, F. Tessitore, Gennaro Sasso interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Studi su Benedetto Croce, il Mulino, IISS-Napoli ,  F. Vander, Critica della filosofia italiana contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una contrapposizione, Marietti, Genova-Milano 2007. M. Visentin, Tempo e giudizio. Spunti da un recente "Profilo di Carlo Antoni", La Cultura,M. Visentin, Sull'identità e sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del volume di Gennaro Sasso "Le due Italie di Giovanni Gentile", Giornale critico della filosofia italiana, M. Visentin, Il neoparmenidismo italiano. Considerazioni intorno al volume di G. Sasso: 'La verità, l'opinione', in Id., Il neoparmenidismo italiano. II. Dal neoidealismo al neoparmenidismo, Bibliopolis, Napoli ,M. Visentin, Aletheia e doxa oltre Parmenide, in Id., Onto-Logica. Scritti sull'essere e il senso della verità, Bibliopolis, Napoi,M. Zanetti, Critiche al divenire. Tra Sasso e Severino, Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo specchio di Perseo, Chaos/KosmosLibri ed eventi, n139.95/ojs/index.php/babelonline/search/authors/view?firstName=Sara&middleName=&lastName=Zurletti&affiliation=&country=.  Gennaro Sasso, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Gennaro Sasso, . Gennaro Sasso, su Goodreads.  Registrazioni di Gennaro Sasso, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Gennaro Sasso, Progresso, in Enciclopedia del Novecento, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1975-2004. Gennaro Sasso, Giovanni Gentile, in Dizionario biografico degli italiani,  53, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000. Gennaro Sasso, «Giambattista Vico e il simbolo», «Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche», sGennaro Sasso, costituzione mista, Benedetto Croce, Dante, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, eternità del mondo, Francesco De Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia machiavelliana, G. Sasso, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma . Gennaro Sasso, Dalla concordia discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda, Ripensando la Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e Gentile, la cultura italiana e europea, M. Ciliberto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma .

 

sava: Roberto Sava (Belpasso), filosofo. Lavorò per 15 anni come medico e gli venne conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro su proposta del Ministero dell'Agricoltura; collaborò inoltre alla quarta e quinta edizione della Nuova Enciclopedia Popolare Italiana.  Ha scritto circa 95 libri e il suo libro Sui pregi e Doveri dei medici, pubblicato nel 1845, è stato tradotto e pubblicato nello stesso anno in lingua inglese col titolo On the Deserts and Duties of the Physician. Nel 2009 gli è stato dedicato il libro Roberto SavaLa vita e l'opera di Agostino Prezzavento.  Dopo la morte, il paese natale di Belpasso, ha dedicato al suo ricordo la biblioteca comunale, istituita nel 1989; è intitolato al suo nome, inoltre, un premio di laurea.  Note  British and foreign medical review: or quarterly journal of .. su Google Libri  Repertorio di libri e pubblicazioni su adamoli  Biblioteca comunale Roberto Sava su lineaamica  Biblioteca comunale su comunebelpasso  Alba Dicembre Speciale Archiviato il 9 ottobre  in . su l'Alba..

 

satis- satisfactum -- satisfactoriness-condition: a state of affairs or “way things are,” most commonly referred to in relation to something that implies or is implied by it. Let p, q, and r be schematic letters for declarative sentences; and let P, Q, and R be corresponding nominalizations; e.g., if p is ‘snow is white’, then P would be ‘snow’s being white’. P can be a necessary or sufficient condition of Q in any of several senses. In the weakest sense P is a sufficient condition of Q iff if and only if: if p then q or if P is actual then Q is actual  where the conditional is to be read as “material,” as amounting merely to not-p & not-q. At the same time Q is a necessary condition of P iff: if not-q then not-p. It follows that P is a sufficient condition of Q iff Q is a necessary condition of P. Stronger senses of sufficiency and of necessity are definable, in terms of this basic sense, as follows: P is nomologically sufficient necessary for Q iff it follows from the laws of nature, but not without them, that if p then q that if q then p. P is alethically or metaphysically sufficient necessary for Q iff it is alethically or metaphysically necessary that if p then q that if q then p. However, it is perhaps most common of all to interpret conditions in terms of subjunctive conditionals, in such a way that P is a sufficient condition of Q iff P would not occur unless Q occurred, or: if P should occur, Q would; and P is a necessary condition of Q iff Q would not occur unless P occurred, or: if Q should occur, P would.  -- satisfaction, an auxiliary semantic notion introduced by Tarski in order to give a recursive definition of truth for languages containing quantifiers. Intuitively, the satisfaction relation holds between formulas containing free variables such as ‘Buildingx & Tallx’ and objects or sequences of objects such as the Empire State Building if and only if the formula “holds of” or “applies to” the objects. Thus, ‘Buildingx & Tallx’, is satisfied by all and only tall buildings, and ‘-Tallx1 & Tallerx1, x2’ is satisfied by any pair of objects in which the first object corresponding to ‘x1’ is not tall, but nonetheless taller than the second corresponding to ‘x2’. Satisfaction is needed when defining truth for languages with sentences built from formulas containing free variables, because the notions of truth and falsity do not apply to these “open” formulas. Thus, we cannot characterize the truth of the sentences ‘Dx Buildingx & Tallx’ ‘Some building is tall’ in terms of the truth or falsity of the open formula ‘Buildingx & Tallx’, since the latter is neither true nor false. But note that the sentence is true if and only if the formula is satisfied by some object. Since we can give a recursive definition of the notion of satisfaction for possibly open formulas, this enables us to use this auxiliary notion in defining truth.  -- satisfiable, having a common model, a structure in which all the sentences in the set are true; said of a set of sentences. In modern logic, satisfiability is the semantic analogue of the syntactic, proof-theoretic notion of consistency, the unprovability of any explicit contradiction. The completeness theorem for first-order logic, that all valid sentences are provable, can be formulated in terms of satisfiability: syntactic consistency implies satisfiability. This theorem does not necessarily hold for extensions of first-order logic. For any sound proof system for secondorder logic there will be an unsatisfiable set of sentences without there being a formal derivation of a contradiction from the set. This follows from Gödel’s incompleteness theorem. One of the central results of model theory for first-order logic concerns satisfiability: the compactness theorem, due to Gödel in 6, says that if every finite subset of a set of sentences is satisfiable the set itself is satisfiable. It follows immediately from his completeness theorem for first-order logic, and gives a powerful method to prove the consistency of a set of sentences. 

 

satisfice: to choose or do the good enough rather than the most or the best. ‘Satisfice’, an obsolete variant of ‘satisfy’ (“much as ‘implicate’ is an explicated form of ‘imply’”Grice) has been adopted by Simon and others to designate nonoptimizing choice or action. According to some economists, limitations of time or information may make it impossible or inadvisable for an individual, firm, or state body to attempt to maximize pleasure, profits, market share, revenues, or some other desired result, and satisficing with respect to such results is then said to be rational, albeit less than ideally rational. Although many orthodox economists think that choice can and always should be conceived in maximizing or optimizing terms, satisficing models have been proposed in economics, evolutionary biology, and philosophy. Biologists have sometimes conceived evolutionary change as largely consisting of “good enough” or satisficing adaptations to environmental pressures rather than as proceeding through optimal adjustments to such pressures, but in philosophy, the most frequent recent use of the idea of satisficing has been in ethics and rational choice theory. Economists typically regard satisficing as acceptable only where there are unwanted constraints on decision making; but it is also possible to see satisficing as entirely acceptable in itself, and in the field of ethics, it has recently been argued that there may be nothing remiss about moral satisficing, e.g., giving a good amount to charity, but less than one could give. It is possible to formulate satisficing forms of utilitarianism on which actions are morally right even if they contribute merely positively and/or in some large way, rather than maximally, to overall net human happiness. Bentham’s original formulation of the principle of utility and Popper’s negative utilitarianism are both examples of satisficing utilitarianism in this sense  and it should be noted that satisficing utilitarianism has the putative advantage over optimizing forms of allowing for supererogatory degrees of moral excellence. Moreover, any moral view that treats moral satisficing as permissible makes room for moral supererogation in cases where one optimally goes beyond the merely acceptable. But since moral satisficing is less than optimal moral behavior, but may be more meritorious than certain behavior that in the same circumstances would be merely permissible, some moral satisficing may actually count as supererogatory. In recent work on rational individual choice, some philosophers have argued that satisficing may often be acceptable in itself, rather than merely second-best. Even Simon allows that an entrepreneur may simply seek a satisfactory return on investment or share of the market, rather than a maximum under one of these headings. But a number of philosophers have made the further claim that we may sometimes, without irrationality, turn down the readily available better in the light of the goodness and sufficiency of what we already have or are enjoying. Independently of the costs of taking a second dessert, a person may be entirely satisfied with what she has eaten and, though willing to admit she would enjoy that extra dessert, turn it down, saying “I’m just fine as I am.” Whether such examples really involve an acceptable rejection of the momentarily better for the good enough has been disputed. However, some philosophers have gone on to say, even more strongly, that satisficing can sometimes be rationally required and optimizing rationally unacceptable. To keep on seeking pleasure from food or sex without ever being thoroughly satisfied with what one has enjoyed can seem compulsive and as such less than rational. If one is truly rational about such goods, one ’t insatiable: at some point one has had enough and doesn’t want more, even though one could obtain further pleasure. The idea that satisficing is sometimes a requirement of practical reason is reminiscent of Aristotle’s view that moderation is inherently reasonable  rather than just a necessary means to later enjoyments and the avoidance of later pain or illness, which is the way the Epicureans conceived moderation. But perhaps the greatest advocate of satisficing is Plato, who argues in the Philebus that there must be measure or limit to our desire for pleasure in order for pleasure to count as a good thing for us. Insatiably to seek and obtain pleasure from a given source is to gain nothing good from it. And according to such a view, satisficing moderation is a necessary precondition of human good and flourishing, rather than merely being a rational restraint on the accumulation of independently conceived personal good or well-being.

 

Satisgrice: to satisfice in a Griceian fashionafter C. E. L., of the Grice Club.

 

scala: Giuseppe Scala (Noto), filosofo. Insieme a Molet, fu uno dei due studiosi che parteciparono alla commissione dei cinque dotti creata da papa Gregorio XIII per la riforma del calendario . Chiamato da Padova per insegnare matematica, fu costretto a rifiutare per le sue precarie condizioni di salute . Morì, infatti, giovanissimo a soli ventinove anni.  Pubblicazioni L'Efemeridi del mag.co et eccel.te sig. Gioseppe Scala Siciliano, per anni dodici, le quali cominciano dall'anno di Christo nostro Sig. 1589. & finiscono nel fine di dicembre dell'anno 1600. ... Alle quali sono aggiunti i canoni, ò introduttioni dell'efemeridi dell'eccell. sig. Gioseppe Moleto matematico et dal detto signor Gioseppe Scala ridotto all'uso delle presenti efemeridi, In Venetia: appresso i Giunti, 1589. (Ephemerides Iosephi Scalae Siculi Noetini art. et med. doc. ad annos duodecim, incipientes ab anno Domini 1589). Vnà cum introductionibus ephemeridum excel. d. Iosephi Moletii mathematici. Ab eodem d. Iosepho Scala, ad vsum suarum, restitutis. Venetiis: Lucantonio Giunta il giovane, 1589) Note  Col suo nome è oggi chiamato il Gruppo Astrofili di Noto  Santi Correnti, Quello che la Sicilia ha dato all'Italia e al mondo[collegamento interrotto]  Vedi Giuseppe Emanuele Ortolani, Biografia degli uomini illustri di Sicilia ornata de' loro rispettivi ritratti, Tomo II, Napoli, 1818.  Corrado Spataro, L'astronomo netino Giuseppe Scala jr. e la "nuova scienza" del Cinquecento, .  Calendario gregoriano.

 

scalfari: Deputato della Repubblica Italiana Durata mandato 5 giugno 196824 maggio 1972 LegislatureV Gruppo parlamentareSocialista CollegioTorino Incarichi parlamentari Componente della quinta commissione (Bilancio e partecipazioni statali) (10 luglio 196824 maggio 1972) Componente della dodicesima commissione (Industria e commercio) (27 marzo 197024 maggio 1972) Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPNF (1942-1943) PLI (1945-1955) PR (1955-1962) PSI (1962-1972) Indipendente (dal 1972) Titolo di studioLaurea in giurisprudenza UniversitàUniversità degli Studi di Genova e Università “La Sapienza” Professionegiornalista. Eugenio Scalfari (Civitavecchia), filosofo. Considerato, anche dai suoi "avversari", uno dei più grandi giornalisti italiani Professorecontribuì, con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la politica. La sua ispirazione politica è socialista liberale, azionista e radicale. Punti forti dei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione morale, la filosofia. Si iscrive al Liceo Mamiani di Roma, ma è a Sanremo (dove la famiglia, di origini calabresi, si era trasferita temporaneamente, essendo il padre direttore artistico del Casinò) che completerà gli studi liceali, al liceo classico G.D. Cassini, avendo come compagno di banco Italo Calvino.  Nel 1950 si sposa con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006.  Dalla fine degli anni settanta Scalfari è sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso (e poi di Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta.  Eugenio Scalfari è ateo.  Esordi giornalistici durante il fascismo Tra le prime esperienze giornalistiche di Scalfari c'è Roma Fascista, organo ufficiale del GUF (Gruppo Universitario Fascista), mentre era studente di giurisprudenza. Negli anni successivi Scalfari continua a collaborare con riviste e periodici legati al fascismo, come NuovoOccidente, diretto dall'ex squadrista e fascista cattolico Giuseppe Attilio Fanelli. Nel 1942 Scalfari sarà nominato caporedattore di Roma Fascista.  All'inizio del 1943 scrive una serie di corsivi non firmati sulla prima pagina di Roma Fascista in cui lancia generiche accuse verso speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla costruzione dell'EUR. Questi articoli portarono alla sua espulsione dai GUF per opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF. Di fronte al gerarca, intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari aveva ammesso come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Il gerarca accusò poi il giovane di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il ero strappandogli le mostrine dalla divisa del partito.  Carriera giornalistica nel dopoguerra Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra in contatto con il neonato Partito Liberale Italiano, conoscendo giornalisti importanti nell'ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del Lavoro, diventa collaboratore, prima a Il Mondo e poi a L'Europeo, di due personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti. Ricorderà poi, con orgoglio, di essere stato licenziato dalla BNL per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione.  Nel 1955 partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso anno nasce il settimanale L'Espresso: Scalfari è direttore amministrativo e scrive articoli di economia.  Nel 1963 somma la carica di direttore responsabile de L'Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari continuò a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa.   Eugenio Scalfari nella foto da deputato Sempre nel 1967 Scalfari pubblica insieme a Lino Jannuzzi l'inchiesta sul SIFAR che fa conoscere il tentativo di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querela e i due giornalisti vengonocondannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato.  Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato fino al 1972. Nel 1968, dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de L'Espresso.  Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette che "quella firma era stata un errore".  In quegli anni critica accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu nel 1971 Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani nel 1974, Razza padrona.  Fondazione e direzione de la Repubblica Nel 1976, dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.  L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per averelusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato.  Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato fino al 1972. Nel 1968, dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de L'Espresso.  Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette che "quella firma era stata un errore".  In quegli anni critica accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu nel 1971 Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani nel 1974, Razza padrona.  Fondazione e direzione de la Repubblica Nel 1976, dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.  L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per avereun pronunciamento favorevole nella disputa con De Benedetti per il controllo della Mondadori: tale accordo fu fortemente voluto da Giulio Andreotti, grazie all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di Scalfari, "Repubblica" apre il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo due anni verrà in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani pulite".   Scalfari nel  Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo della questione morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate all'intellettualità laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune sue importanti iniziative, tutte sostenute per il tramite di "Repubblica": sponsorizza il "governo del Presidente", candidandovi il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già negli anni ottanta; indica al presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano Giuliano Amato come viatico per la sua scelta a premier nel 1992; apprezza Guido Rossi come commissario delle aziende travolte nel turbine di Tangentopoli. Il 27 gennaio 1994 incomincia, dapprima in solitaria, la sua ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi . Sconfitto Vittorio Sgarbi , il 7 maggio 2008 è il primo a percepire e ad avvertire il pubblico circa la potenziale pericolosità di Beppe Grillo . Il 13 aprile  è il primo a preconizzare una possibile, futura alleanza fra Matteo Renzi e Matteo Salvini .  Ritiro dalla direzione de la Repubblica Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore nel 1996, dopo che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a Carlo De Benedetti; gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale, poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale. I suoi editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da essere soprannominatianche per la loro lunghezza"la messa cantata della domenica"[25]. Cura altresì una rubrica su L'Espresso (Il vetro soffiato). Il 6 luglio 2007, sul Venerdì di Repubblica (il magazine settimanale che esce dal 1987), annuncia di voler abbandonare dopo l'estate la sua storica rubrica Scalfari risponde, ringraziando i lettori per l'affetto ricevuto e gli stimoli da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli subentra Michele Serra.  Su RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni giovedì, un programma dal titolo La Scalfittura, in cui Scalfari teneva colloqui politici con Giovanni Floris.  Controversie Nel  e nel , le sue "interviste" con papa Francesco hanno causato per due volte la smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole attribuite da Scalfari al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", senza aver preso appunti o registrato durante i colloqui, sostenendo che quello era stato il suo metodo di lavoro per quasi cinquant'anni[26][27]. Il 29 marzo  il Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando he il Papa avesse rilasciato un’intervista a Scalfari e sostenendo che il contenuto dell’articolo fosse il frutto di una sua ricostruzione.[28][29]  Ciononostante, Papa Francesco continua periodicamente a concedere interviste esclusive a Scalfari [30].  Premi ed onorificenze Scalfari ha ricevuto varie onorificenze. A livello giornalistico ha vinto nel 1988 il Premio Internazionale Trento per "Una vita dedicata al giornalismo", nel 1996il "Premio Ischia" alla carriera, nel 1998 il Premio Guidarello al giornalismo d'autore e, di recente, il Premio Saint-Vincent 2003. L'8 maggio 1996 è stato nominato Cavaliere di gran croce dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro mentre nel 1999 ha ricevuto una delle più prestigiose onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legione d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). È cittadino onorario di Velletri, città in cui risiede. Il 5 maggio 2007 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Vinci e il 23 ottobre 2008 gli è stata conferita la cittadinanza benemerita di Sanremo. Nel  vince il prestigioso Premio Viareggio[31]  Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — 2 maggio 1996[32] Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana —Ufficiale della Legion d'onorenastrino per uniforme ordinariaUfficiale della Legion d'onore Cittadinanza onoraria di Vibo Valentia (1990), Velletri (1993) e Vinci (2007) Cittadinanza benemerita di Sanremo (2008) Opere: Petrolio in gabbia, con Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari, Laterza, I padroni della città, con Leone Cattani e Angelo Conigliaro, Bari, Laterza, Le baronie elettriche, con Josiah Eccles, Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari, Laterza, Rapporto sul neocapitalismo in Italia, Bari, Laterza, Il potere economico in URSS, Bari, Laterza, Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza, L'autunno della Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass,  Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della repubblica, con Francesco Rosi, Bologna, Cappelli, Razza padrona. Storia della borghesia di Stato, con Giuseppe Turani, Milano, Feltrinelli, Interviste ai potenti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Come andremo a incominciare?, con Enzo Biagi, Milano, Rizzoli, L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano, Mondadori, La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Collana Super ET, Torino, Einaudi, Incontro con Io, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, , Denis Diderot, Il sogno di d'Alembert seguito da Il sogno di una rosa di Eugenio Scalfari, Collana La memoria, Palermo, Sellerio, I ed. accresciuta, nuova Introduzione di E. Scalfari, Palermo, Sellerio, , Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, Il labirinto, Milano, Rizzoli, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Attualità dell'Illuminismo, a cura di, Roma-Bari, Laterza, La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, Articoli,  Roma, la Repubblica,  Dibattito sul laicismo, E. Scalfari, Roma, La Biblioteca di Repubblica,  L'uomo che non credeva in Dio, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Per l'alto mare aperto. La modernità e il pensiero danzante, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Scuote l'anima mia Eros, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, ,Enrico Berlinguer, La questione morale. La storica intervista di Eugenio Scalfari, Reggio Emilia, Aliberti, .ed. ampliata, Prefazione di Luca Telese, Aliberti, . Vito Mancuso-E. Scalfari, Conversazioni con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, La passione dell'etica. Scritti, Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori, Papa Francesco-E. Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti, Torino, Einaudi, ,  L'amore, la sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, , Racconto autobigrafico, Collana Passaggi, Torino, Einaudi, L'allegria, il pianto, la vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, L'ora del blu, Torino, Einaudi, Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martini, Torino, Einaudi, liberoquotidiano.it, liberoquotidiano.it/news/commenti-e-opinioni/22261560/vittorio_feltri_eugenio_scalfari_ritratto_fuoriclasse_re_giornalisti_diversi.html. 24 aprile  (archiviato il 28 aprile ).  ilfoglio.it, ilfoglio.it/uffa//11/05/news/benvenuti-al-grand-hotel-scalfari-splendida-vista-sul-secolo-di-carta-284697/. 5 novembre  (archiviato il 5 novembre ).  la7.it, la7.it/dimartedi/video/da-montanelli-e-scalfari-ho-imparato-che-bisogna-scrivere-per-farsi-capire-marco-travaglio-18-02--308153.  Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Mimesis, , diviso in quattro capitoli: la Politica, l'Arte, la Religione, la Filosofia.  Scheda sul  storico della Camera dei deputati, su storia.camera.it. 20 marzo  (archiviato il 25 aprile ).  Sull'amicizia tra Scalfari e Calvino leggiamo: "Caro Eugenio, le tue lettere sono come manate sulla schiena e io ne ho bisogno di manate sulla schiena, specie di questi tempi."(...) Mi viene l'acquolina in bocca pensando alle ghiotte discussioni che faremo quando ci ritroveremo insieme", cfr. Angelo Cannatà "Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis,  Paolo Guzzanti, Guzzanti vs De Benedetti. Faccia a faccia fra un gran editore e un giornalista scomodo, Aliberti editore,   Cfr. Corriere della Sera,  La Repubblica.it : Gli 80 anni di Eugenio Scalfari, su repubblica.it. 17 aprile  (archiviato il 28 gennaio ).  Mirella Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte 1938-1948, Milano, Corbaccio, 2005.  Ero giovane, fascista e felice, intervista a Eugenio Scalfari apparsa su Il Foglio, pasqualericcio.it. 28 marzo 2009 13 dicembre ).  Nel corso dell'inchiesta Scalfari riferisce di un colloquio avuto col generale Aurigo: "Mi disse che gli ordini (le disposizioni relative al 'Piano Solo') contemplavano anche l'ipotesi di una eventuale resistenza da parte del prefetto (...) gli ordini dicevano che bisognava mettere il prefetto, qualora avesse resistito a questa iniziativa dei carabinieri, in condizioni di non nuocere". Fonte: Angelo Cannatà, "Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis, 42.  Eugenio Scalfari / Deputati / Camera dei deputati storico, su storia.camera.it. 20 marzo  (archiviato il 25 aprile ).  Il commissario Calabresi e quella firma del 1971, su repubblica.it. 9 giugno  (archiviato l'8 giugno ).  Fabio Tamburini, Un siciliano a Milano, Longanesi, da ultimo citato da Ferruccio de Bortoli su ((http://corriere.it/politica/09_ottobre_14/debortoli-attacchi-corriere_ Franco Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo,  e Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo, Bologna, Minerva,   Nei cui confronti Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti dicono che Scalfari ebbe un "innamoramento", in seguito non più condiviso dallo stesso editore della Repubblica che ormai non lo considerava "un grande politico": intervista alla Stampa del 10 gennaio 200823.  Scrive Scalfari: Gelli è Belfagor, il messaggero del diavolo; ma il diavolo, cioè Belzebù, chi è? (...) "Belzebù è, in una certa misura, lo stesso partito socialista, elemento importante di quel quadro politico e di quella inamovibilità". Fonte: Eugenio Scalfari e il suo tempo, di Angelo Cannatà, Mimesis, 61. L'articolo di Scalfari, Caro Craxi tu lo sai chi è Belzebù, è apparso su Repubblica il 5 giugno 1981.  repubblica.it, repubblica.it/2004/a/sezioni/politica/festaforza/coccode/coccode.html. 5 marzo  (archiviato il 21 agosto ).  la7.it, la7.it/le-invasioni-barbariche/video/lintervista-a-eugenio-scalfari Voto Renzi perché l'avversario è Grillo, su youtube.com.  youtube.com, youtube.com/watch?v=5KBNeT6Dr4Y. 5 marzo  (archiviato il 12 marzo ).  Rep, su rep.repubblica.it. 1º marzo  (archiviato il 1º marzo ).  Ezio Mauro dal pulpito di Repubblica officia la democrazia e aspira a diventare papa, Panorama. 3 gennaio  14 luglio ).  Il Post Archiviato il 25 dicembre  in ., 22 novembre   "Le interviste vanno comunque reinterpretate", su youtube.com.  ll Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, su ilpost.it. 31 marzo  (archiviato il 1º aprile ).  Il Vaticano smentisce Eugenio Scalfari che fa dire al Papa che l'inferno non esiste, su ilmessaggero.it. 31 marzo  (archiviato il 31 marzo ).  Rep, su rep.repubblica.it. 1º marzo .  Premio Viareggio , su repubblica.it (archiviato il 25 agosto ).  Dettaglio Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. 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I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica, Bologna, Minerva, La Repubblica Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Eugenio Scalfari Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Eugenio Scalfari  Eugenio Scalfari, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Eugenio Scalfari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Eugenio Scalfari, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Eugenio Scalfari, .  Eugenio Scalfari, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Registrazioni di Eugenio Scalfari, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Dati personali e incarichi nella V legislatura, Camera dei deputati. 27 luglio 2008. PredecessoreDirettore de L'EspressoSuccessore Arrigo Benedetti9 giugno 196324 marzo 1968Gianni Corbi PredecessoreDirettore de la RepubblicaSuccessore nessuno14 gennaio 19766 maggio 1996Ezio Mauro.

 

scarano: Lucio Scarano (Brindisi), filosofo. Studiò all'Bologna, andò poi a Padova e a Venezia. Il Senato della Serenissima lo chiamò alla cattedra di filosofia lasciata da Aldo Manuzio il Giovane.  Molto apprezzato dai contemporanei, fu tra i fondatori dell'Accademia Veneziana, con Giambattista Leoni veneziano, Vincenzo Giliani romano, Pompeo Limpio da Bari, Giovanni Contarini veneziano, Teodoro Angelucci da Belforte, Fabio Paolini udinese, Guido Casoni da Serravalle e Giampaolo Gallucci da Salò.  Scrisse il trattato Scenophylax (Venezia 1601), nel quale tratta della convenienza di restituire alla tragedia e alla commedia la lingua latina.   Pasquale Camassa, Brindisini illustri, Brindisi, Alberto Del Sordo, Ritratti brindisini, presentazione di Aldo Vallone Bari.

 

scaravelli: Luigi Scaravelli (Firenze), filosofo. Iscritto alla facoltà di medicina dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, dopo aver quasi completato gli studi e aver servito come ufficiale medico nella Prima guerra mondiale, cambiò ateneo e facoltà  al scegliendo il corso di laurea in filosofia a Pisa, dove si laureò con lode con Carlini. Insegnò in licei italiani e stranieri e negli Istituti italiani di cultura di Atene, Bruxelles, Zagabria e Lisbona. Ottenuta quell'anno la docenza in Filosofia teoretica a'Pisa, vi insegnò fino al 1957, anno della sua morte, con qualche incarico temporaneo alla Scuola normale superiore e all'Università "La Sapienza" di Roma. Nell'ultimo anno della sua vita ottenne il trasferimento all'Firenze, dove però non insegnerà mai, per una grave depressione che l'avrebbe condotto di lì a poco al suicidio. Era sposato e aveva due figli.  Profondo conoscitore di Kant, approfondì nei suoi studi (pubblicati con molta riluttanza e quasi solo per esigenze concorsuali) in particolare i temi relativi ai rapporti tra la filosofia kantiana e la fisica moderna, i problemi relativi alla Critica del Giudizio ed anche i temi dell'idealismo.  Biblioteca personale I suoi libri, doll'Università La Sapienza dai suoi eredi, sono oggi conservati in uno specifico fondo alla "Villa Mirafiori", dove ha sede la Biblioteca di filosofia  Opere principali: Critica del capire, Firenze, Sansoni, Saggio sulla categoria kantiana della realta, Firenze, Le Monnier, La prima meditazione di Cartesio, Firenze, La Nuova Italia, Osservazioni sulla Critica del giudizio, Pisa, Scuola Normale Superiore,  Opere, Mario Corsi, 3(Critica del capire e altri scritti, Scritti kantiani, L'analitica trascendentale: scritti inediti su Kant), Firenze, La nuova Italia. La Biblioteca di Luigi Scaravelli, su//bibliotecafilosofia.uniroma1.it. 22 settembre .  L' attualità di Scaravelli, Edoardo Mirri, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Mauro Visentin, Le categorie e la realtà: saggi su Luigi Scaravelli, Firenze, Le lettere, Gennaro Sasso, Filosofia e idealismo, IDe Ruggiero, Calogero, Scaravelli, Napoli, Bibliopolis, Il pensiero di Luigi Scaravelli: la storia come problema e come metodo, atti del Convegno svoltosi presso l'Accademia d'Ungheria in Roma  col titolo di Il problema del giudizio storico e Luigi Scaravelli, Mario Corsi, Soveria Mannelli, Rubbettino, Scaravelli pensatore europeo, M. Biscuso e G. Gembillo, Messina, Siciliano, Gennaro Sasso, Scaravelli e il giudizio, in Filosofia e idealismo. Secondi paralipomeni, Napoli, Bibliopolis,  S. Palermo, Tra critica e metafisica. Luigi Scaravelli lettore di Kant, Pisa, Edizioni ETS,   Luigi Scaravelli, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Luigi Scaravelli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Massimiliano Biscuso, Profilo di Luigi Scaravelli, su bibliotecafilosofia.uniroma1.it. La  completa dei suoi scritti, su giornaledifilosofia.net.

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