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Benedetto Croce Vittorio Lanternari Claude Lévi-Strauss Diego Carpitella
Tarantismo Carlo Tullio Altan Alberto Mario Cirese Giulio Angioni Antropologia
culturale Placido Cherchi Scuola antropologica di Cagliari Antonio Gramsci
Storia delle religioni Etnologia Pizzica Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio
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immagini o altri file su Ernesto de Martino
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masci: Grice: “But perhaps more interesting that his explorations on
the judicative are Masci’s conceptual analysis, and fascinating ‘natural’
history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice: “Like Masci, I make a
conceptual connetction between willing and free-will.” – or “volonta” e
“liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has philosophised on forms
of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what he calls the
psycho-physical materialism. Also on what he calls the psychological parallelism
– He spent a few essays on quantification and measurement in atters of the soul
-- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in psychology. He has opposed ‘conoscenza’
to ‘credenza’ (cf. my knowledge and belief) , and further, ‘conosecenza and
pensiero’ , knowledge and thought. Deputato del Regno d'Italia LegislatureXIX,
XX Senatore del Regno d'Italia LegislatureXXIV Dati generali Titolo di studioLaurea
in scienze giuridiche e politiche amministrative ProfessioneDocente
universitario, filosofo. Filippo Masci (Francavilla al Mare), filosofo. Senatore
del Regno italiano. Nato in una famiglia della borghesia abruzzese, perse
il padre Guglielmo all'età di 4 anni. Frequentò il collegio Giambattista Vico
di Chieti e, completati gli studi liceali, fu allievo del professor Mola, che
gli insegnò filosofia, scienze e matematica. Iniziò nel 1862 gli studi di
giurisprudenza all'Napoli, dove si laureò nel 1866, ed in seguito studiò
scienze politico-amministrative. Cominciò ad approfondire le sue conoscenze
filosofiche grazie alle lezioni tenute da Bertrando Spaventa nella stessa
città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e dallo stesso Spaventa,
al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant e Hegel. Nel
1875 ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia presso il liceo di
Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu consegnata nel 1879 a Pisa. Inoltre
sempre nel 1875 venne nominato vincitore di un concorso della Reale Accademia
delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica della ragion
pura. Nel 1882 divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e,
l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Nel 1883 abbandonò
l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato
professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò
numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore
all'Napoli. Nel 1893 ottenne la carica di rettore dell'Napoli e nel 1894
di consigliere comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera
politica fu eletto deputato dal collegio di Ortona al Mare per la XIX
legislatura (1895-1897) e fu un sostenitore di Gabriele D'Annunzio. Nel 1913
entrò nel Senato del Regno, dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione
pubblica. Sosteneva la maggiore importanza della formazione classica rispetto a
quella tecnica o scientifica nelle scuole secondarie. Liceo
scientifico "Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di
lettere ed arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei
Lincei, membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre
istituzioni culturali. Nel 1918 presso l'Accademia dei Lincei difese
l'importanza di Kant e Fichte in contrasto con le parole di Luigi Luzzati che
li aveva criticati per essere filosofi tedeschi. Dopo la morte avvenuta il 7
dicembre 1922, fu eretto un busto commemorativo a Francavilla al Mare e nel
1923 il neonato liceo scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore.
Vita privata Nel corso della sua carriera di insegnante conobbe Edoardo
Scarfoglio e Gabriele D'Annunzio, che continuò a frequentare negli anni
successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Bertrardo Spaventa.
Nel 1888 sposò una lontana parente di sua madre, entrambe appartenenti alla
famiglia Tattoni di Bellante. Dal matrimonio nacquero tre figli. Il
pensiero Poco prima di morire pubblicò Pensiero e conoscenza, in cui sono
racchiusi gli aspetti più importanti del suo pensiero, che oggi è poco
studiato. Ebbe molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia,
pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti
italiani del neokantismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni filosofiche di
Spaventa, sia l'affermato positivismo di Roberto Ardigò, che escludeva ogni
possibile principio "a priori" della conoscenza. La ripresa della
filosofia di Immanuel Kant fu segnata dalla convinzione che fosse sbagliato
ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma anche dal tentativo di studiare
la genesi psicologica delle categorie di Kant e quindi negare la loro
formulazione numericamente rigida. Nel Materialismo psicofisico cercò di
dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psicofisica della
realtà, ma i suoi lavori furono criticati da Giovanni Gentile, anche a causa
della mancata adesione al neoidealismo. Opere “Le forme dell'intuizione,”Del
Vecchio, Chieti 1881. “Le teorie sulla formazione naturale dell'istinto”Memoria
letta alla R. Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Reale di
Napoli. Napoli: Tipografia della Regia Università, “Il materialismo
psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”,
Napoli Intellettualismo e pragmatismo,
“Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità
e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e
Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni &
Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e
conoscenza matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e
conoscenza” -- “I like the latest bit,
where he discusses the reciprocity of the faculties” – Grice.) Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero
e conoscenza,”Bocca Editori, Torino Onorificenze Commendatore dell'Ordine della
Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine della
Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per
uniforme ordinariaUfficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note
Schede di personalità abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione
Abruzzo. 15 luglio 23 agosto ).
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Filippo Masci, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Filippo Masci, su Senatori d'Italia, Senato
della Repubblica.
masi: Grice: “Unlike Masi, I
don’t think ontology has reached its end – il fine dell’ontologia” – Grice:
“Masi has elaborated on the power of reason not from an Ariskantian perspective
but from a Plathegelian one! – Masi: “Il potere della ragione: Eraclito, Platone,
Hegel.” -- Grice: “It’s amazing Masi was
implicating the same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a
coinage, ‘uni-equivocity’ – I love it!” -- Giuseppe Masi (Firenze), filosofo. È
stato professore incaricato di Storia della filosofia antica presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Giuseppe Masi nacque a Firenze il 4 aprile
1915, da Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha
compiuto i suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica presso il
liceo statale L. Galvani. Iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza
dell'Bologna, vi si laureò con lode nel 1937, con una tesi sul diritto di
famiglia negli Statuti Bolognesi. Tra il 1937 e il 1938 assolse agli obblighi
di leva e nel 1939 fu trattenuto alle armi in base alle disposizioni di
emergenza del periodo. Congedato, riprese gli studi iscrivendosi alla Facoltà
di Filosofia dell'Bologna, dove conseguì, nel 1941, la laurea con lode,
discutendo col prof. Felice Battaglia la tesi: Individuo, società, famiglia nel
pensiero di Antonio Rosmini. La tesi gli valse l'ammissione, con borsa di
studio, al corso biennale di perfezionamento in Filosofia scolastica
all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo il primo anno, fu
richiamato alle armi nel periodo bellico, dall'8 ottobre del 1942 fino
all'armistizio dell'8 settembre 1943. Ottenuto il congedo definitivo, fu
nominato assistente volontario alla cattedra di Filosofia morale dell'Bologna,
dal 1945 al 1957, svolgendo numerosi corsi di letture e di esercitazioni per
gli studenti, soprattutto su argomenti di filosofia moderna e contemporanea.
Nel 1954 si è sposato con Anna Bergamini, con cui rimarrà insieme fino alla sua
scomparsa nel 1998. Nel 1955 ha conseguito la libera docenza in Filosofia teoretica.
Dal 1956 al 1962 è nominato e riconfermato professore incaricato di Storia
della filosofia presso la Facoltà di Magistero dell'Bologna. Nel 1964 è
nominato professore incaricato di Storia della filosofia antica presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. A partire dall'anno accademico
1972-73 è professore incaricato stabilizzato di Storia della filosofia antica.
Ivi svolse, negli anni seguenti, corsi monografici su Aristotele, accompagnati
da corsi istituzionali e seminariali di storia della filosofia greca in
generale. Manterrà questa nomina per oltre un ventennio, fino al pensionamento.
È stato anche per numerosi anni Professore di Storia e Filosofia in diversi
licei di Bologna e provincia. Interessi
La sua vita è stata caratterizzata da molteplici pubblicazioni sia di materia
scientifica che letteraria, nonché da collaborazioni a numerose riviste
filosofiche (Rivista di filosofia neo-scolastica, Giornale di Metafisica),
volumi collettivi, riviste di novelle (Zenith, Excelsior). In particolare, i
suoi romanzi, le sue novelle scritte fin dall'età giovanile e le sue raccolte
di poesie sono stati pubblicati con lo pseudonimo Alfredo Grimaldi. Ha
partecipato ai principali convegni e congressi, come quelli del Centro Studi
Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione alla Enciclopedia
filosofica quel Centro. Si è occupato anche di estetica cinematografica in una
serie di saggi, pubblicati nella rivista Bianco e Nero, del Centro Sperimentale
di Cinematografia. Tra le numerose passioni
e interessi che hanno caratterizzato la sua vita vanno inoltre ricordati: La passione per l'arte e la storia dell'arte,
che lo hanno condotto nel corso della sua vita a collezionare numerose opere
d'arte, oggi presenti nella donazione alla Pinacoteca comunale di Pieve di
Cento I numerosi viaggi, che lo hanno
portato in quasi tutto il mondo, con particolare interesse per l'Egitto e la
sua storia antica. Giudizi sulle opere "L'interesse
storiografico che muove il Masi alla ricostruzione del pensiero di Kierkegaard
da un profondo e originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto
metafisico di "analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A.
si propone di illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un
profilo strettamente storiografico, il Masi approda, attraverso un'attenta
rilettura delle "opere edificanti" di Kierkegaard, ad
un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi
comuni della critica.." (A. BABOLIN).
"Nel linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo
"platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole denotare
l'immobilità astorica, il suo permanere in un'assoluta identità con sé medesima
al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una tradizione
ermeneutica del pensiero platonico. Uno degli aspetti più rilevanti del volume
del Masi risiede appunto nello sforzo operato a demitizzare una tale
ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come
oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia
ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le
proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale
dell'Occidente" (A. BABOLIN).
"Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio
maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale"
(Fabio Tombari). Opere: “Esistenza,”
Bologna; “La verità,” Bologna, “La libertà,” Bologna, “Metafisica,”
Milano, “La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio
sulle categorie kierkegaardiane,” Padova, “Il potere della ragione,” Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna,
“L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano
“Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in
Aristotele,” Genova: Casa Editrice – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity
of being” -- Tilgher “Lo spiritualismo egiziano” antico. Il pensiero religioso
egiziano classico, Bologna: CLUEB, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta
del pensiero occidentale, Bologna: CLUEB, Lo spiritualismo cristiano antico.
Dalle origini a Calcedonia, Bologna: CLUEB, Origène o della riconciliazione
universal, Bologna, “Lo spiritualismo indiano. Dalle Upanishad al Buddha, Bologna:
CLUEB Lo spirito magico. Saggi sul pensiero primitive, Bologna: CLUEB Studi sul
pensiero antico e dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del
Seicento, Bologna: CLUEB, Il concetto di cultura, Bologna: CLUEB Platone, Il Timeo, riduzione,
traduzione, introduzione e commento,” Bologna: CLUEB, “Dell'eternità, e altri
argomenti,’ Bologna: CLUEB Narrativa Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C.
Scritti con lo pseudonimo Sirio Stella:
L'esile ombra, Torino: Casa Editrice A.B.C. Scritti con lo pseudonimo
Alfredo Grimaldi: Le zitelle, Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma:
Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto Siamese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio
dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di
un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze:
Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli Editore L'ignoto. Il sogno, Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del
liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e
altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri
Il sogno, Roma: Gabrieli Editore Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore
Libri La croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze:
L'Autore Libri Poesia Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni,
Padova: L'Edicola Poesie con lo pseudonimo Alfredo Grimaldi: La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma
tu, Milano: Todariana EditricePremio Montediana di poesia, A. BABOLIN, rec. a
Disperazione e speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.", A. BABOLIN, rec. a il potere della ragione, in:
"Riv. di Fil. Neosc.", F. TOMBARI, rec. a Le zitelle, Milano:
Todariana Editrice Nunzio Incardona.
massarenti: Grice: “His dictionary of non-common
ideas I would give to Austin on his birthday; he would hate it! He was all for
common lingo!” -- “I like Massarenti: he can be provocative. I like his study
on what he calls a ‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I
know I’m one! On the other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t
‘logica’ already a value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic
is good – since that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My
wife is in the kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when
I have truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still
goddamn logic – I haven’t lied! True but misleading – aka god-dman logic!” Armando
Massarenti (Eboli), filosofo. Dal 12
giugno è responsabile del supplemento
culturale Il Sole-24 Ore-Domenica, dove si occupa, dal 1986, di storia e
filosofia della scienza, filosofia morale e politica, etica applicata, e dove
tiene la rubrica Filosofia minima. Armando
Massarenti vive a Milano, dove dirige il supplemento culturale Domenica de Il
Sole 24 Ore. Nel 1991 ha scritto, con
Antonio Da Re, L'etica da applicare. Nel 1996 ha redatto, insieme a Carlo
Flamigni, Maurizio Mori e Angelo Maria Petroni, il Manifesto di bioetica laica,
che ha suscitato un vasto dibattito.[senza fonte] È stato membro
dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione Einaudi di Roma e dal fa parte del Comitato etico della Fondazione
Umberto Veronesi, presieduto da Giuliano Amato. Dal 1999 è direttore della
rivista Etica ed economia (Nemetria). Ha
curato e introdotto diversi volumi di argomento filosofico-scientifico, come
L'ingranaggio della libertà di David Friedman (Liberilibri, Macerata 1997), la
Storia dell'astronomia di Giacomo Leopardi (La vita felice, Milano 1997),
Rifare la filosofia di John Dewey (Donzelli, Roma 1998). Per Feltrinelli ha curato e introdotto il
volume Laicismo indiano (Milano, 1998), una raccolta di saggi del Premio Nobel
per l'economia 1998 Amartya Sen. Ha
curato il numero monografico della Rivista di Estetica dedicato al dibattito su
"Analitici e continentali" (1998) e, con Vittorio Possenti, il volume
Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Soveria Mannelli,
2001) Per Il Sole 24 ORE ha curato la
collana I Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della storia del
pensiero, da Socrate a Wittgenstein, per i quali ha anche scritto le
prefazioni, 2006-2007, confluite ne Il filosofo tascabile). Nel è in corso di pubblicazione una serie analoga
dedicata ai grandi della scienza. Nel
2006 ha scritto Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima per il
quale gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello 2007 e il
premio di saggistica "Città delle Rose" 2007. Il lancio del nano è
anche oggetto di un esperimento didattico, promosso dalla Società Filosofica
Italiana (Sfi), attraverso il quale viene proposto un modo nuovo di motivare
gli studenti allo studio della filosofia e alla capacità di argomentare in
proprio. Dal libro è stato tratto anche uno spettacolo teatrale, per la regia
di Claudio Longhi (prodotto da Mimesis).
Con Gilberto Corbellini e Pino Donghi ha curato e in parte scritto il
volume Bi(bli)oetica. Istruzioni per l'uso (Einaudi, 2006), un dizionario di
bioetica sui generis, dal quale il regista Luca Ronconi ha tratto l'omonimo
spettacolo teatrale andato in scena a Torino, per il progetto Domani delle
Olimpiadi invernali 2006. Nel 2008 ha
scritto Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una
ricostruzione del dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali,
recensito, tra gli altri, da Elena Cattaneo sulla rivista Nature. Nel 2009 ha scritto Il filosofo tascabile.
Dai presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in
miniatura. In contemporanea è uscito Stramaledettamente logico. Esercizi
filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari, 2009) una raccolta di saggi su
cinema e filosofia (di Claudia Bianchi, Roberto Casati, Achille Varzi, Nicla
Vassallo) di cui ha scritto introduzione e saggio conclusivo. Ha insegnato come professore a contratto
nelle Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per Mondadori Università la
collana "Scienza e filosofia".
Fa parte delle giurie di due premi per la divulgazione scientifica: il
Premio Giovanni Maria Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il Premio
letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello
(Padova), e il premio letterario Merck Serono. È stato anche nella giuria del
Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a
un romanzo italiano opera prima. Per la
sua attività giornalistica e pubblicistica ha vinto diversi premi: nel 1993 il
Premio Dondi per la Storia della Scienza, delle tecniche e dell'Industria
(Padova); nel 2000 il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica (Pisa);
nel 2007 il Premio Mente e Cervello (Torino); nel il premio Capri, il premio Argil e il premio
Capalbio; nel il Premio Città di Como. Opere: “L'etica da applicare: una morale per
prendere decisioni,” Milano, Il Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e
altri esercizi di “filosofia minima,” Parma, Guanda, Staminalia. “Le cellule” etiche
e i nemici della ricerca, Parma, Guanda,
“Il filosofo tascabile” “dai presocratici a Wittgenstein”“ritratti per
una storia del pensiero in miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non
comuni,”Parma, Guanda, .“Filosofia, sapere di non sapere: le domande che hanno
caratterizzato lo sviluppo del pensiero” Firenze, D'Anna.“Perché pagare le
tangenti è razionale ma non vi conviene” e altri saggi di etica politica, Parma,
Guanda, .“Istruzioni per rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli
spiriti moderni, Milano, Guanda, .“La buona logica.” Imparare a pensare, con
Paolo Legrenzi, Milano, Cortina, “.Metti l'amore sopra ogni cosa: una filosofia
per stare bene con gli altri,”Milano, Mondadori, Treccani.itEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Armando Massarenti / Armando Massarenti (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Armando Massarenti, . Registrazioni di Armando Massarenti, su
RadioRadicale.it, Radio Radicale. Il
lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima, su italialibri.net. 31
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Massari
– Bernardo Massari -- calabro -- Barlaam: -- Grice: “Should it be under B –
Barlam, or under Calabro, or ander Seminara, like Occam?” -- di Seminara,
O.S.B.I. vescovo della Chiesa cattolica Barlaam, Carrying a Should.jpg
Template-Bishop.svg Incarichi
ricopertiVescovo di Gerace Nato1290
Nominato vescovo2 ottobre 1342 da papa Clemente VI Deceduto1º giugno 1348 Manuale
San Gregorio Palamas, uomo con il quale Barlaam tenne un'accesa disputa
teologica Barlaam di Seminara, detto anche Barlaam Calabro (Seminara),
filosofo. Scrisse, anche, di aritmetica, musica e acustica. Fu uno dei più
convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e occidente. È
considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio uno dei
padri dell'Umanesimo. Barlaam studiò e
fu ordinato sacerdote nel Monastero greco ortodosso di S. Elia de Capasino
(attuale Cubasina) in Galatro, Calabria, per poi lasciare la regione alla volta
di Bisanzio (approssimativamente nel 1326 o 1327), dove completò la sua istruzione. Pare che il suo successo come filosofo (un
suo trattato sull'etica stoica è preservato) fu ragione di gelosia da parte
dell'umanista bizantino Niceforo Gregorio. Nel 1333, nell'ambito delle
trattative per la riunificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a
Barlaam venne affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione
sviluppò le sue critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di
valore tra la teologia scolastica e la contemplazione mistica. Barlaam fu protagonista di una violenta
polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci dell'Athos e del
loro sostenitore Gregorio Palamas. Il dibattito divenne sempre più acceso fino
a culminare in un concilio generale nel 1341 alla fine del quale Barlaam venne
costretto a sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace, Barlaam maestro greco e
latino di Petrarca e Boccaccio. Nel 1339 fu inviato dall'imperatore Andronico
III Paleologo in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare
le corti europee ad una crociata contro i turchi. In quell'occasione costruì
delle relazioni e una rete di amicizie su cui poté fare conto quando, in
seguito alla decisione conciliare, decise di lasciare Bisanzio e aderire alla
Chiesa d'Occidente. Nel 1342 ad Avignone conobbe Francesco Petrarca, a cui
iniziò ad insegnare il greco. Il Petrarca si adoperò per fargli assegnare la
diocesi di Gerace, così Barlaam fu nominato vescovo di Gerace da papa Clemente
VI il 2 ottobre dello stesso 1342. La bolla relativa alla sua elezione al
vescovato di Gerace riporta: "Monachus monasteri Sancti Heliae de Capasino
Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio
constitutum". Barlaam fu maestro di
greco e latino di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio che diede un
importante contributo, attraverso la riscoperta dei testi greci, anche a tutto
ciò che non molto tempo dopo svilupperà il movimento umanista. È proprio
l'umanista Giannozzo Manetti il primo a menzionare Barlaam nella sua biografia
del Petrarca. Nel 1346 Barlaam venne
inviato in missione diplomatica dal Papa in un rinnovato tentativo ecumenico.
Data la grande influenza di Palamas il tentativo, ancora una volta, si risolse
in un insuccesso. Fece ritorno ad
Avignone dove morì il 1º giugno 1348.
Opere Si occupò anche di matematica lasciandoci una Logistica in lingua
greca in cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e
frazioni sessagesimali. L'opera fu pubblicata a Strasburgo nel 1592 e a Parigi
nel 1600, insieme ad una sua traduzione in latino. Domenico Mandaglio, Barlaam Calabro: una
vocazione unionista. Claudio Nanni Editore (Maggio ). Salvatore Impellizzeri,
BARLAAM Calabro, Dizionario Biografico degli ItalianiVolume 6 (1964), Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani. Silvio Giuseppe Mercati, BARLAAM Calabro,
Enciclopedia Italiana (1930), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
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Inc. Barlaam di Seminara, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. (DE) Barlaam di Seminara, su ALCUIN,
Ratisbona. Opere di Barlaam di Seminara, .
PredecessoreVescovo di GeraceSuccessoreBishopCoA PioM.svg Nicola2
ottobre 13421º giugno 1348Simone Atomano, O.S.B.I. 79416263 I0000 0001 1072
713X 89623070 11924909X cb13549924x
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cnp00404963 Identitieslccn-n89623070
Biografie Biografie Bisanzio Bisanzio Cattolicesimo Cattolicesimo Medioevo Medioevo Categorie: Matematici
bizantiniFilosofi.
mastri – Grice: “One interesting fascinating bit about Mastri’s
‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!” Grice: “Mastri has
a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice: “I love Mastri –
of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll focus on Occam – Axe
Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the square of opposition, and
modal, too – what he says about nomen, verbum, propositio, copula, ‘regulae’
for reasoning, and so forth, is all relevant – especially seeing that his
“Institutiones logicae” is just one of his outputs: he made intensive
commentaries on Aristotle’s whole organon, and more importantly, also his
metaphysics and his theory of the soul – so Mastri certainly knows what he is
talking about!” -- Grice: “He was a logician, and so, according to the
Bartlett, am I!” -- Bartolomeo mastri
(Meldola), filosofo. Opere: “Disputationes in octo libros Physicorum
Aristotelis,” typis Ludovici Grignani, Romae. “Disputationes in Organum
Aristotelis,” typis Marci Ginami, Venetiis “Disputationes in libros De celo et
Metheoris,” typis Marci Ginami, Venetiis “Disputationes in libros De
generatione et corruptione,”typis Marci Ginami, Venetiis “Disputationes in
Aristotelis Stagiritæ libros De anima,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes
in Aristotelis Stagiritæ libros Physicorum,”typis Marci Ginammi, Venetiis 1644
(2ª ediz.).“ Institutiones logicæ, quas vulgo summulas, vel logicam parvam,
nuncupant,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes in Organum
Aristotelis,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes in XII Aristotelis
stagiritæ libros Metaphysicorum,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes
in libros De coelo et Metheoris, typis Marci Ginammi, Venetiis “Scotus et
scotistæ Bellutus et Mastrius expurgati a probrosis querelis ferchianis,” apud
Franciscum Succium thypographum cameralem, Ferrariæ “Disputationes in libros De
generatione et corruptione,typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes
theologicæ in primum librum Sententiarum, apud Iohannes Iacobum Hertz, Venetiis
“Disputationes theologicæ in secundum librum Sententiarum, apud Franciscum
Stortum, Venetiis “Disputationes theologicæ in tertium librum Sententiarum, apud
Valvasensem, Venetiis “Disputationes theologicæ in quartum librum Sententiarum,
apud Valvasensem, Venetiis “Theologia moralis ad mentem dd. Seraphici et
Subtilis concinnata, apud Ioannem Iacobum Herz, Venetiis“Disputationes in
Aristotelis Stagiritæ libros De anima, sumptibus Francisci Brogiolli, Venetiis “Theologia
moralis,” Edizioni Theologia moralis, Milano,
Fondazione Mansutti). Bartolomeo Mastri,
Philosophiae ad mentem Scoti, 1,
Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo Mastri, Philosophiae ad mentem Scoti, 2, Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo
Mastri, Philosophiae ad mentem Scoti, 3,
Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo Mastri, Philosophiae ad mentem Scoti, 4, Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo
Mastri, Theologia moralis, Venetiis, Giovanni Giacomo Hertz. Bonaventure Crowley, The Life and Works of
Bartholomew Mastrius, O.F.M. Conv. 1602-1673, in Franciscan Studies, 8, n. 2, 1948, 97-152, JSTOR 41974294. Claus A. Andersen,
Metaphysik im Barockscotismus. Untersuchungen zum Metaphysikwerk des
Bartholomaeus Mastrius. Mit Dokumentation der Metaphysik in der scotistischen
Tradition ca. 1620-1750. Benjamins (Bochumer Studien zur Philosophie 57):
Amsterdam / Philadelphia .
978-90-272-1467-6. Paolo Falzone, Bartolomeo Mastri, in Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 31 luglio
. Marco Forlivesi, Scotistarum princeps. Bartolomeo Mastri (1602-1673) e il suo
tempo, Centro Studi Antoniani, Padova 2002. Marco Forlivesi, Bartolomeo Mastri
da Meldola (1602-1673) "riformatore" dell'Accademia degli Imperfetti,
Accademia degli Imperfetti, Meldola 2002. . Marco Forlivesi , "Rem in
seipsa cernere". Saggi sul pensiero filosofico di Bartolomeo Mastri
(1602-1673), Il Poligrafo, Padova 2006. Daniel Heider, Universals in Second
Scholasticism. A comparative study with focus on the theories of Francisco
Suárez S.J. (1548-1617), João Poinsot O.P. (1589-1644) and Bartolomeo Mastri da
Meldola O.F.M. Conv. (1602-1673)/Bonaventura Belluto O.F.M. Conv. (1600-1676),
Philadelphia, John Benjamins, . Tullio Faustino Ossanna, Bartolomeo Mastri
(1602-1673) O.F.M. conv. Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana,
Roma 2002. Paul Richard Blum e Olivier Boulnois, La métaphysique comme
théologie naturelle: Bartolomeo Mastri, in Les Études philosophiques, n. 1, 2002, 31-47, JSTOR 20849450. Fondazione Mansutti,
Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli,
schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano:
Electa, 214. Hermann Busenbaum
Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto Altri progetti Collabora a Wikimedia
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Mastri Bartolomeo Mastrio, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Bartolomeo Mastri, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Bartolomeo Mastri / Bartolomeo Mastri (altra
versione), . Gregory Cleary, Bartolomeo Mastri, in Catholic Encyclopedia,
Robert Appleton Company.
massolo: Grice: “If I had to decide on my favourite Massolo, that would
be his ‘historicity of metaphysics,’ way before when I was venturing with
Strawson and Pears to lecture the erudite audience of the BBC third programme
on the topic!” -- Arturo Massolo (Palermo), filosofo. Dopo aver intrapreso gli
studi presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II, si laurea all’Palermo nel
1934, con una tesi dal titolo Il problema dell’individuo nella filosofia di
Antonio Rosmini, con Vito Fazio-Allmayer. Giovanissimo, fu autore di alcuni
volumi di poesia. In seguito ad un
periodo di docenza nei licei di Perugia, Catanzaro e Livorno, Arturo Massolo ha
insegnato dal 1945 al 1960 all’Università degli Studi di Urbino "Carlo
Bo" e dal 1961 al 1966 all'Pisa. Il
suo pensiero, la sua attività e i suoi scritti hanno influenzato importanti
figure del dibattito filosofico del secondo Novecento, come Cesare Luporini,
Nicola Badaloni, Livio Sichirollo, Pasquale Salvucci, Gian Mario Cazzaniga,
Massimo Barale, Remo Bodei, Domenico Losurdo. Gli scambi epistolari avuti con numerosi
intellettuali (tra cui spiccano i nomi di Giovanni Gentile, Ugo Spirito, Carlo
Bo, Franco Fortini, Luigi Russo, Aldo Capitini, Eric Weil) mostrano l’alta
considerazione di cui Massolo godeva all’interno del panorama culturale del
secondo dopoguerra. Nel 1945 partecipò
alla fondazione della rivista Società, entrando tuttavia nel comitato di
redazione soltanto nel 1958. La rivista, nel primo anno della sua uscita,
ospitò tre importanti saggi di Massolo: Esistenzialismo e borghesismo (1945),
La hegeliana dialettica della quantità (1945), L’essere e la qualità in Hegel
(1945). Nell’ultimo periodo della sua
vita, ideò e fondò la collana «Socrates» dell’editore Vallecchi, con la quale
pubblicò tre volumi: Filosofia e politica di Eric Weil, Vita di Hegel di Karl
Rosenkranz e Dialettica e speranza di Ernst Bloch. Arturo Massolo morì improvvisamente a Pisa
nel 1966. Pensiero I suoi studi su Hegel,
inclini a valorizzare la filosofia della storia e la dimensione realistica del
filosofo tedesco, contrastano tanto la lettura del neoidealismo italiano (Croce
e Gentile) quanto quella di Galvano Della Volpe. Nell’ambito della sua
riflessione Massolo ha posto le basi teoriche per una nuova ed originale
rilettura del rapporto Hegel-Marx, tanto da essere considerato da alcuni
interpreti l’avviatore dell’hegelo-marxismo in Italia. I suoi interessi teoretici si sono rivolti
principalmente alla filosofia classica tedesca da Kant ad Hegel, della quale ha
studiato, per più di un decennio, i principali momenti storico-teorici. In antitesi all’esegesi del neoidealismo
italiano, che tendeva ad attribuire alle filosofie di Fichte, Schelling ed
Hegel il superamento della finitezza umana che Kant aveva posto a fondamento
della sua filosofia, Massolo ha proceduto alla rilettura della genesi
dell’idealismo tedesco con l’idea che esso abbia storicizzato i dualismi
kantiani in un processo che si compie nella Fenomenologia dello spirito di
Hegel. Nelle fasi più mature della sua
riflessione ha tematizzato in vari saggi la problematica della scissione della
coscienza comune (Filosofia e coscienza comune, oggi, 1953), l’idea della
completa politicizzazione del filosofare (Politicità del filosofo, 1954;
Frammento etico-politico, 1958), ed il problema della storia della filosofia
con particolare riferimento al ruolo della «coscienza riflettente» del
filosofo, nonché al rapporto dialettico tra Pensiero e Realtà nella
«città-storia» (La storia della filosofia come problema, 1955). Nell’ultimo periodo della sua vicenda
intellettuale si è dedicato alla questione della dialettica intesa come
dialogo, ovvero quell’elemento dialettico-razionale mediante il quale è
possibile conciliare le differenti rappresentazioni dell’oggetto
storico-sociale e le contraddizioni all’interno della comunità. Tramite queste riflessioni, che lo hanno
condotto a porsi in diretta polemica con Nietzsche ed Heidegger, Massolo ha
contrastato l’idea del sapere come visione solitaria del singolo ed ha
concettualizzato l’idea del sapere come processo essenzialmente dialogico e
comunicativo (La storia della filosofia e il suo significato, 1961). Opere:“Mattutino,” versi, con prefazione di
Vito Mercadante, Palermo, A. Trimarchi, “Il libro dell'adolescenza,” poema, con
introduzione di Federico De Maria, Palermo, “Convivio; storicità della
metafisica,”Firenze, Le Monnier, “Introduzione alla analitica kantiana,”Firenze,
Sansoni, “Fichte,” Firenze, Sansoni, “Schelling,”Firenze, Sansoni, “Prime
ricerche di Hegel” («Pubblicazioni dell’Urbino», serie di Lettere e Filosofia,
X), Urbino, “La storia della filosofia come problema” -- ed altri saggi,
Firenze, Vallecchi, “Logica hegeliana” Pasquale Salvucci, Firenze, Giunti-Bemporad, “Della
propedeutica filosofica” e altre pagine sparse, Urbino, Montefeltro, Sergio
Landucci, Arturo Massolo, "Belfagor, Remo Bodei, Arturo Massolo,
"Critica storica", Studi in onore di Arturo Massolo, Livio
Sichirollo, Urbino, Argalia, Nicola Badaloni, Ricordo di Arturo Massolo,
"Giornale critico della filosofia italiana", degli scritti di Arturo
Massolo, Alberto Burgio, Urbino, QuattroVenti, “Il filosofo e la città: studi
su Arturo Massolo, Nicola De Domenico e Gianni Puglisi, Venezia, Marsilio, Opere di Arturo Massolo.”
mastrofini: Grice: “I like Mastrofini; for one, he
found how old Roman evolves into what we may call new Roman, or Italian!” – Grice:
“And of course as a philosopher, he focused on the philosophical terminology –
it takes a PHILOSOPHER to translate a philosophical text!” – Grice: “What I
like about Mastrofini” is that he mostly kept with the cognates. La Crusca
adores him!” -- marco mastrofini (Monte Compatri), filosofo. --- è noto
soprattutto per il volume “Le discussioni sull'usura” in cui sostenne che non è
reato far fruttare il danaro e che né la Sacra Scrittura, né i Vangeli, né la
tradizione ecclesiastica vietavano di ottenere un giusto interesse per danaro
dato a prestito. Questo diede luogo a molte discussioni ma anche apprezzamenti
lusinghieri da economisti dell'epoca e dall'opinione pubblica. In precedenza aveva scritto un'opera di
economia finanziaria, il Piano per riparare la moneta erosa relativa
all'inflazione nello Stato Pontificio, opera largamente utilizzata per la
riforma finanziaria dello Stato, intrapresa da Pio VII. L'edificio del Collegio Romano ove insegnò. Venne nominato professore di
filosofia a Frascatii. Nel pieno della crisi della Repubblica Romana, si
trasferì a Roma dove venne nominato professore di eloquenza presso il Collegio
Romano. Tornò a a Frascati. Si trasferì definitivamente a Roma dove assume la
carica di Consultore della "Nuova Congregazione cardinalizia per gli affari
totius orbis". Produce le
traduzioni dei capolavori di Lucio Anneo Giulio Floro, “Sulle cose romane,” e
di Lucio Ampelio, “Sulle cose memorabili del mondo e degli imperi.” Traduce “Le
Antichità romane” di Dionigi di Alicarnasso.
Venne pubblicato “Teoria e prospetto; ossia, dipinto critico dei verbi
italiani coniugati, specialmente degli anomali o mal noti nelle cadenze,” opera
che portò un grande contributo allo studio dell'italiano, utilizzata
dall'Accademia della Crusca nella revisione del dizionario della lingua
italiana. Pubblicò “Della maniera di misurare le lesioni enormi nei contratti e
uno studio sulla patria potestà e filiazione, che ebbe larga eco nei circoli
giuridici romani, essendo allora in corso una causa di riconoscimento di
paternità per successione tra i Torlonia e i Cesarini. Piazza di Monte Citorio. Nell'edificio dove
abitava e morì, in piazza di Monte Citorio n. 121, il Comune di Roma appose una
lapide con il seguente ricordo: «Abitò
in questa casa e vi morì Marco Mastrofini che dotto in filologia, teologo e
filosofo assai più grande che celebrato fissò le incerte leggi dei verbi
investigò felicemente con l’uso della ragione i misteri della scienza divina
S.P.Q.R.» Venne sepolto a Monte Compatri
presso il Convento di San Silvestro. Opere:
“Dissertazione filosofica,”Roma “Piano per riparare la moneta erosa,”Roma, “Ritratti
poetici, storici, critici dei personaggi più famosi nell'antico e nuovo
Testamento, Lucio Anneo Floro, “Sulle cose romane”, Roma, Lucio Ampelio, “Sulle
cose memorabili del mondo e degli imperi”, Roma, Dionigi di Alicarnasso “Le
Antichità romane”, Roma, “Dizionario dei verbi italiani,” Roma, “Metaphisica
sublimior de Deo triun et uno,” Roma, Appiano “Storia delle guerre civili dei Romani",
Roma, Arriano “La Storia”, Roma, ristampata da Sonzongo con il titolo “Delle
cose d'Italia” “Le usure,” Roma, “Amplissimi frutti da raccogliere sul
calendario gregoriano,” Roma, “L'anima umana e i suoi stati,” Roma, “Teorica dei nomi,” Roma, “Teorica e prospetto
de' verbi italiani conjgeniti,”Roma, Riconoscimenti
La città natale ha dedicato al suo nome la Biblioteca comunale, situata sul
colle di Borgo Ghetto, inaugurata nel 2003 e una piazza cittadina. Roma
Capitale gli ha intitolato una via nella zona di Monte Mario. Biblioteca Comunale Monte Compatri in
"Sistema bibliotecario. Provincia di Roma". Istituzione del 15 settembre 1956. Sito.
Sistema informativo toponomastica di Roma Capitale. Donato Tamblè, «MASTROFINI, Marco», in
Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 72, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2008. Marco
Mastrofini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere di Marco Mastrofini, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Marco Mastrofini.
masullo: Deputato della Repubblica Italiana
Legislature VI Gruppo parlamentare MistoCircoscrizione Campania CollegioNapoli
Incarichi parlamentari Componente della Commissione Istruzione e Belle Arti
Componente della Commissione parlamentare per il parere al governo sulle norme
delegate in materia di stato giuridico del personale della scuola Sito
istituzionale Senatore della Repubblica Italiana LegislatureVII, XII, XIII
Gruppo parlamentarePCI, Progressisti, DS CircoscrizioneCampania CollegioNapoli
I (VII Legislatura), Boscotrecase-Nola (XII e XIII Leg.) Incarichi parlamentari
Membro della Commissione per la biblioteca (XIII Leg.) Membro della Commissione
Istruzione pubblica e beni culturali (XIII Leg.) Membro della Commissione
parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi
radiotelevisivi (XIII Leg.) Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPCI
(1972-1991) PDS Titolo di studio laurea in Filosofia e Giurisprudenza
Professioneavvocato e docente universitario. -- Aldo Masullo (Avellino),
filosofo. Laureato in Filosofia e in Giurisprudenza, è stato dal 1955 libero
docente e dal 1967 Professore di filosofia teoretica. Successivamente, ha
insegnato filosofia morale presso l'Napoli. Ha trascorso vari periodi di
ricerca e di insegnamento in Germania. Dal 1984 al 1990 è stato direttore
del Dipartimento di Filosofia dell'Napoli. È stato socio dell'Accademia
Pontaniana, della Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti di Napoli e
dell'Accademia Pugliese delle Scienze. È stato insignito della medaglia
d'oro del Ministero per la Pubblica Istruzione. Candidato nelle liste del
Partito Comunista Italiano prima e in quelle dei Democratici di Sinistra poi,
dal 1972 al 1976 ha ricoperto la carica di Deputato, mentre dal 1976 al 1979 e
dal 1994 al 2001 è stato Senatore della Repubblica. È scomparso il 24
aprile ; aveva compiuto 97 anni a Pasqua, il 12 dello stesso mese. È stato
attivo e operoso fino all'ultimo, e ha rilasciato la sua ultima intervista il 5
aprile del . La formazione Trascorre i primi dieci anni della sua vita a
Torino. Nel 1933 si trasferisce con la propria famiglia a Nola (NA), dove compie
gli studi superiori frequentando il liceo classico statale Giosuè
Carducci. Masullo tra il 1940 e il 1944 frequenta il corso di laurea in
Filosofia all'Napoli. Si laurea con Emilia Nobile discutendo una tesi sul
filosofo francese Julien Benda. L'Napoli era dominata prevalentemente dal
pensiero di Benedetto Croce; esistevano comunque altri personaggi capaci di una
riflessione autonoma e originale come fu Antonio Aliotta che con il suo
sperimentalismo offrì importanti stimoli al giovane Masullo. Masullo tra
il 1945 e il 1947 prende una seconda laurea in Giurisprudenza con una tesi in
Filosofia del diritto. Esercita la professione di avvocato penalista tra il
1947 e il 1951. Nel frattempo studia l'esistenzialismo che andava diffondendosi
in Italia. Nello stesso periodo è assistente volontario alle cattedre di
filosofia e tiene seminari per Emilia Nobile, Antonio Aliotta, Guido Della
Valle. Masullo compie la sua formazione filosofica a Napoli soprattutto
con Cleto Carbonara. Carbonara era impegnato attraverso i suoi studi di
estetica a ripensare l'attualismo gentiliano. La sua posizione prende il nome
di materialismo critico. Tra il 1953 e il 1957, attraverso il confronto con
Carbonara, Masullo si addestra al rigore concettuale e inizia ad elaborare
una propria posizione originale. Nella formazione e nella costruzione
della prospettiva filosofica di Masullo si combinano diverse componenti. Il
neoidealismo, crociano e gentiliano, lo sperimentalismo di Antonio Aliotta, e,
tra idealismo e materialismo, il materialismo critico di Cleto Carbonara.
Masullo però, mosso dalle proprie inquietudini e dalle impressioni suscitate
dai tragici eventi bellici, studia anche l'esistenzialismo e lo spiritualismo.
Infine il bisogno di comprendere l'uomo concreto e le sue reali tribolazioni lo
conducono ad avvicinarsi alla fenomenologia. Il soggiorno di studio a
Friburgo del 1957-58 gli consente di approfondire lo studio della fenomenologia
e di conoscere il pensiero del neurologo e filosofo tedesco Viktor von
Weizsäcker, il quale aveva introdotto nel linguaggio filosofico e scientifico
il concetto di «patico». Esistenzialismo, spiritualismo, idealismo e
fenomenologia sono correnti di pensiero variamente intrecciate tra di loro. Ciò
che attraversa trasversalmente questi movimenti di pensiero è la radicale
problematizzazione del rapporto tra pensiero e vita, tra il pensiero e il suo
negativo, ciò che pensiero non è. Il pensiero Intuizione e discorso
(1955) è un testo in cui, avvalendosi degli stimoli che provenivano dalla
epistemologia, Masullo si confronta con l'idealismo attualistico e storicistico
per riflettere sul carattere “difettivo” della coscienza e sul suo rapporto con
la conoscenza. Masullo in Intuizione e discorso sostiene che i poli del
fatto e dell'idea, del senso e della coscienza, della vita e delle forme dello
spirito sono legati da un vincolo dialettico. Voler ridurre l'uno all'altro
conduce ad un idealismo soggettivistico o ad un empirismo cieco alle dimensioni
dello spirito. Bisogna comprendere le modalità del vincolo che lega spirito e
corpo. Il pensiero che voglia essere critico, cioè che non voglia ingannarsi,
deve riconoscere che esso si fonda su processi biologici e fisiologici che gli
sono irriducibili. Nel 1957-58 Masullo approfondisce in Germania lo studio
della fenomenologia, ancora poco diffusa in Italia. A Friburgo frequenta i
circoli husserliani capeggiati dall'allievo di Husserl Eugen Fink e conosce
l'opera del neurologo e filosofo Viktor Von Weizsacker del quale Masullo
svilupperà il concetto di "patico". Masullo stesso, tornato in
Italia, traduce e commenta alcuni testi di Husserl in un piccolo libriccino
ormai introvabile (Logica, psicologia, filosofia. Un'introduzione alla
fenomenologia, Napoli, Il Tripode, 1961) il cui contenuto in parte è poi confluito
nel successivo truttura, soggetto, prassi. Masullo considera Husserl
un grande esploratore della coscienza. Husserl cerca di dare un fondamento
filosofico alle scienze positive indagando il modo in cui la coscienza
costituisce il mondo che la scienza prende ad oggetto delle proprie particolari
ricerche. Masullo però, elaborando gli stimoli dell'antropologia medica di
Weizsacker, lavora al passaggio dalla fenomenologia alla patosofia.
Struttura, soggetto, prassi (1962, 1994) è il testo che documenta il rinnovamento
della ricerca di Masullo. Egli fa riferimento alle scienze positive per
mostrare che la coscienza è qualcosa di vivo e concreto e non è
«intellettualisticamente sofisticata», trasparente a sé stessa, come vorrebbero
le filosofie speculative le quali riducono la vita psichica alla vita cosciente
e non tengono conto o minimizzano il peso della dimensione psichica inconscia,
svalutata come qualcosa di filosoficamente irrilevante. S. Non è
possibile una conoscenza diretta, per introspezione/riflessionecome vorrebbero
le filosofie speculativedi ciò che pensiero non è. Il pensiero come esperienza
intersoggettiva, sociale (lo Spirito, il Soggetto) può conoscere i suoi
prodotti, i pensieri, il pensato, ma non può conoscersi come processo,
esperienza del pensare, atto, tempo, «paticità» (cioè il pensare come
esperienza soggettiva, esistenza). D'altronde il pensiero come processo non può
essere conosciuto neanche per inferenza da parte delle scienze
positivo-sperimentali. Queste possono misurare i processi, ma non possono
misurarne i vissuti. Lo scacco, il limite della conoscenza è l'apertura
alla prassi e all'etica: riconoscere il nesso operativo tra senso e
significato, crisi e ordine, «patico» e cognitivo, corpo e mente. Masullo
poi analizza i grandi modelli idealistici e fenomenologici della soggettività.
In particolare, seguendo un'indicazione di Fichte, sviluppa la tesi secondo la
quale il fondamento dell'uomo, cioè la condizione per la quale l'uomo assume i
caratteri della soggettività (libertà, storia, ricerca, progetto,
autodeterminazione) è l'intersoggettività. Di questo fondamento Masullo
analizza le modalità di funzionamento. Masullo, con i suoi studi sulla
«intersoggettività» e il «fondamento» degli anni sessanta e settanta (Lezioni
sull'intersoggettività. Fichte e Husserl, Napoli, Libreria Scientifica
Editrice, 1963; La storia e la morte, Napoli, Libreria Scientifica Editrice,
1964; La comunità come fondamento. Fichte, Husserl, Sartre, Napoli, Libreria
Scientifica Editrice, 1965; Il senso del fondamento, Napoli, Libreria
Scientifica Editrice, 1967, 2007; Antimetafisica del fondamento, Napoli, Guida,
1971), analizza le «operazioni nascoste» in base alle quali si costituisce l'io
e in base alle quali si costituisce l'oggettività del mondo e individua nella
originaria struttura intersoggettiva il fondamento del mondo umano. Il
fondamento è la comunità, ma essa funzionalmente rimane nascosta all'io per
permettergli di istituirsi ed operare, come ben spiega nell'importante saggio
Il fondamento perduto (1984), in cui rielabora e sviluppa spunti presenti negli
ultimi capitoli di Il senso del fondamento (1967) e raccoglie in modo compiuto
i risultati teoretici di due decenni di ricerche intorno al tema della
comunità-intersoggettività come fondamento. Masullo pubblica inoltre il testo
Fichte. L'intersoggettività e l'originario (1986), in cui riprende e aggiorna
il saggio su Fichte contenuto in La comunità come fondamento. Fichte, Husserl,
Sartre (1965). Nel 1980 pubblica Metafisica. Storia di un'idea. Il
capitolo finale, Il sentimento metafisico, è l'indicazione del passaggio a una
nuova fase del pensiero di Masullo, una fase in cui il tema
dell'intersoggettività lascia il posto alla esplorazione delle dimensioni del
vissuto del soggetto, quindi lascia il posto ai temi della paticità, del senso,
del tempo. In effetti anche i suoi corsi universitari di quegli anni
rivelano questo momento di transizione. Negli anni ottanta i corsi
universitari di Masullo sono dedicati in parte ancora al tema dell'intersoggettività
(1981/82 e 1985/86) ma vengono trattati anche i temi caratteristici della
seconda stagione della sua riflessione: nel corso universitario del 1982/83
Masullo tratta della “difettività del soggetto”; nel corso del 1984/85 invece
si occupa di “comprensione del tempo e interpretazione morale”; fino ad
arrivare ai corsi dei primi anni novanta (Masullo termina il proprio
insegnamento alla metà del 1995) definitivamente centrati su “i patemi della
ragione e l'inter-esse etico” (vedi il corso del 1993/94). Nei successivi
studi su «tempo», «senso», «paticità» (Filosofie del soggetto e diritto del
senso, Genova, Marietti, 1990; Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva della
salvezza, Roma, Donzelli, 1995; Paticità e indifferenza, Genova, Il Melangolo,
2003) Masullo sostiene che il pensiero critico, nella sua incapacità di pensare
il passaggio, il processo, la trasformazione, il cambiamento (come egli aveva
sostenuto fin dal 1955 in La problematica del continuo in Aristotele e Zenone
di Elea, seppure solo sul piano logico) è incapace anche di pensare la
soggettività, la quale è una forma particolare di cambiamento, è tempo,
prodursi delle differenze all'interno di un campo strutturato, fortemente
centralizzato, l'organismo umano, portatore della coscienza di sé. In
questi studi degli anni ottanta e novanta Masullo considera le modalità
affettive e psicobiologiche dell'esser soggetto. Filosofie del soggetto e
diritto del senso (1990) raccoglie cinque saggi pubblicati tra il 1982 e il
1989, nei quali Masullo si confronta con Kant, Hegel, Dilthey, Heidegger e
Merleau-Ponty, i quali storicamente hanno posto il tema della soggettività non
riconoscendo però la differenza tra «significato» e «senso». Masullo rivendica
il «diritto del senso» ad essere riconosciuto nella sua radicale e irriducibile
diversità dal significato. Molto più rilevante nella costruzione della
sua prospettiva filosofica è invece il saggio intitolato Il tempo e la grazia.
Per un'etica attiva della salvezza (1995), nel quale Masullo illustra la sua
concezione della frammentazione della soggettività a partire da alcune
considerazioni sui concetti di esperienza e di tempo. I lessici delle lingue
europee antiche e moderne consentono di distinguere la dimensione orizzontale
dell'esperienza propriamente detta (έμττεŀρία, experientia, Erfahrung) la quale
ha un carattere prevalentemente cognitivo rispetto alla dimensione verticale
dell'esperienza meno propriamente detta (πάθος, affectio, Erlebnis), cioè il
vissuto, il quale ha invece un carattere affettivo anziché cognitivo. Da una
parte abbiamo il giudizio su ciò che abbiamo provato, dall'altra abbiamo il
provare come avvertimento immediato dell'accadermi di qualcosa. Ciò
introduce a un'ulteriore precisazione filologica che riguarda la differenza tra
il cambiamento e il tempo. Il tempo non è il cambiamento. Il cambiamento è il
continuo prodursi delle differenze nell'organizzazione delle forme della vita.
Il tempo è l'avvertimento interiore di questo cambiamento, cioè l'avvertimento
di sé attraverso il cambiamento. L'uomo, a differenza degli altri
viventi, è intrinsecamente tempo. Egli istituisce il tempo nel senso che mette
in relazione i cambiamenti a dei sistemi oggettivi di riferimento, ma ancor più
radicalmente l'uomo è tempo in quanto avverte i cambiamenti del mondo esterno
solo in relazione al proprio modificarsi. Questo avvertimento, il «senso»,
è l'indice della soggettività. L'avvertimento della perdita, il senso del
cambiamento, in una parola il tempo, accende l'allucinazione del sé, scatena il
desiderio di permanenza. Parallelamente alla esplorazione della
soggettività, in Il tempo e la grazia Masullo segue gli sviluppi di
un'emergente epistemologia caratterizzata anch'essa dalla contingenza e
irreversibilità del tempo fisico così come la cosmogenetica ce lo illustra. Il
versante umanistico e quello scientifico convergono nel disegnare
un'antropologia la cui etica non è più la moderna e rassicurante etica reattiva
che salva la società con le sue formulazioni sull'ordine del mondo.
L'etica che Masullo vede in prospettiva scaturire da questo nuovo contesto è
un'etica attiva che salva il tempo, cioè il soggetto, dal vivere la perdita
prodotta dal cambiamento come «disgrazia», mutilazione. La perdita è un momento
necessario nella vita di un essere, l'umano, che non semplicemente cambia, ma
si rinnova e costruisce intenzionalmente il proprio futuro. Una volta
riconosciuto il diritto del senso ad essere inteso nella sua irriducibilità al
cognitivo (1990); una volta esplorato il campo del senso-tempo-patico alla luce
della psicanalisi, della letteratura e della filologia; una volta riconosciute
le epocali trasformazioni degli scenari epistemologici, antropologici ed etici
(1995), Masullo nel testo del 2003, Paticità e indifferenza, si chiede quale
può essere ancora, in questo nuovo contesto, il ruolo della filosofia. La
filosofia è «saper assaporare i sapori della vita, gustare a fondo i sensi
vissuti, … elevare i sensi sensibili a sensi ideali e cogliere nei sensi ideali
la possibilità dei sensibili, è la “sapienza del patico” ovvero, se si ricalca
interamente l'etimo greco, è la “patosofia”». Da un pensiero così
articolato derivano alcune indicazioni e cautele etico-pedagogiche. Essendo
l'uomo intrinsecamente temporale, essendo la temporalità umana irreversibile,
l'uomo non può essere fatto oggetto di conoscenza come un qualsiasi ente.
Masullo distingue la conoscenza dalla cura. Egli inoltre distingue le
esperienze (che sono comunicabili e sono i materiali sui quali si costruisce la
conoscenza) dai vissuti (che sono invece costitutivamente «incomunicativi» in
quanto riguardano l'immediatezza del sentire individuale che non è mai
trasparente neanche all'individuo stesso che li vive). La conoscenza è la
dimensione orizzontale dell'esistenza. Essa guarda alla universalità. Mentre la
cura ne è la dimensione verticale. Essa invece guarda alla unicità-identità, ai
vissuti da assaporare e da sublimare in valori da condividere. Mentre la
ricerca di Masullo prosegue in questi anni curvando verso nuove direzioni, pubblica
alcuni nuovi libri. Nel 2005 scrive Filosofia morale per una collana di libri
che illustrano ciascuno il nucleo delle varie discipline filosofiche. In
effetti Filosofia morale non è un elenco di temi, personaggi, concetti ma un
percorso molto personale all'interno delle questioni e dei nodi fondanti della
disciplina: la specificità della filosofia morale e la distinzione tra morale
ed etica; il bene quale orientamento dell'azione umana; il soggetto della vita
morale, la persona; il dovere, la responsabilità e il vincolo che ci lega agli
altri. Nel 2008 invece scrive, intervistato dal giornalista de Il
Mattino, Claudio Scamardella, Napoli siccome immobile. Scamardella, in uno
degli ennesimi momenti difficili per la città di Napoli, cerca la figura di un
saggio, di un'autorità morale capace di interpretare il presente e prefigurare
il futuro di questa città malata. Trova questa figura in Aldo Masullo, filosofo
ma anche protagonista della vita civile e politica della città con concrete
iniziative quali, nel 2006, gli incontri con i giovani e la popolazione
nell'ambito del “Manifesto per salvare Napoli”. Il libro è un lungo dialogo
sulle tante debolezze della città presente che si conclude con un'analisi delle
risorse che danno speranza nel futuro. Masullo nel ha pubblicato La libertà e le occasioni, che
sviluppa il tema del suo ultimo seminario all'Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici di Napoli. L'impegno politico Negli anni sessanta e settanta
la contestazione studentesca segnalava il bisogno di rinnovamento
dell'università italiana. Masullo, per i caratteri originali del proprio
insegnamento, è considerato dagli studenti uno dei professori progressisti.
Egli in quegli anni (1972-1976) fu eletto deputato come indipendente nelle
liste del Partito Comunista Italiano, ed in seguito come senatore, si occupò sempre dei problemi
del sistema scolastico. Inoltre come parlamentare europeo lavorò al fianco di
Nilde Iotti nella Commissione legale. All'inizio degli anni ottanta
alcuni importanti provvedimenti modificano l'organizzazione didattica e
gestionale dell'università (vengono istituiti i dottorati di ricerca,
riordinate le scuole di specializzazione, creati i Dipartimenti). Terminato
l'impegno parlamentare Masullo dirige per due mandati il nuovo Dipartimento di
Studi Filosofici dell'Napoli intitolato ad Antonio Aliotta. Anche attraverso
questo incarico egli incide sulle direzioni della ricerca filosofica a
Napoli. Masullo si mette di nuovo al servizio della politica quando dopo
la crisi politica e sociale degli anni ottanta, agli inizi degli anni novanta
si verifica un generale risveglio della coscienza collettiva. A livello locale
egli dapprima anima per oltre un anno, a partire dal 1991, le “Assise di
Palazzo Marigliano”, un movimento che si opponeva al progetto NeoNapoli
previsto dal preliminare di Piano Regolatore.l, del quale ottenne il rigetto,
suggerendo la demolizione e il rifacimento integrale dei Quartieri Spagnoli.
Forte della popolarità acquistata con questa esperienza è capolista del PDS nelle
elezioni amministrative del giugno 1992 e poi, nel marzo del 1993, protagonista
a Napoli della innovativa esperienza della "giunta del
sindaco". A livello di politica nazionale Masullo dal 1994 al 2001 è
di nuovo impegnato per due legislature al Senato. Egli è membro della
Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi e, come negli anni
settanta, della Commissione per l'istruzione pubblica e i beni culturali in
anni nei quali i provvedimenti relativi a istruzione, università e ricerca sono
numerosi e importanti. Amante dei libri e della cultura dei bambini, lo
spessore del Maestro filosofo emerge inoltre quando in aula si discutono
disegni di legge relativi a temi quali l'ergastolo o la procreazione
assistita. Opere: “Intuizione e discorso,” – Grice: “Good connection.” Napoli,
Libreria scientifica editrice, “La problematica del continuo,” – Grice:
“Excellent philosophical problem.” Napoli, Libreria scientifica editrice, “Struttura soggetto prassi,”Napoli, Libreria
scientifica editrice, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, “La comunità come fondamento,” Grice:
“Masullo’s first attempt at a conceptual analysis of the inter-subjective; but
it takes a philosopher to understand that that is what stands behind
‘community,’ or ‘population,’ as I prefer, or the conversational dyad.” Napoli,
Libreria scientifica editrice, “Anti-metafisica
del fondamento” Napoli, Guida editori, “L'inte-rsoggettività” Napoli, Guida
editori, “Filosofie del soggetto e diritto del senso,” Genova, Marietti, “Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva
della salvezza,” Roma, Donzelli, “Metafisica:
storia di un'idea,” – Grice: “Perhaps Aristotle never had an idea; after all
‘ta meta ta physica’ is later and means: “the stuff the master wrote after the
‘physika’!” Roma, Donzelli, “La potenza della scissione.”Letture hegeliane,
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, “Gografia e storia dell'idea di
libertà,” Reggio Calabria, Falzea. – cfr. Grice: “The history of ‘free’ is
hardly a ‘natural history’!” “Paticità e indifferenza,” Genova, Il Nuovo Melangolo,
-- Grice: “Masullo’s concept of ‘pathos’ is essential – while you may have
self-pathos, the implicaure is that there is ‘empathy.’” “Inter-soggettività” Giuseppe
Cantillo e Chiara de Luzenberger, Napoli, Editoriale Scientifica, “Filosofia morale,” Roma, Editori Riuniti, “Scienza
e coscienza” – Grice: “This pun is only possible in Italian: conscious and
science are less of a parallel word formation!” “tra parola e silenzio” Grice:
“This is my reading between the lines – i. e. the implicature” atti del
convegno (Monte Compatri, 2003), Pietro Ciaravolo, Roma, Aracne Editrice, “Il
senso del fondamento,” Napoli, Libreria scientifica editrice, Giuseppe Cantillo
e Chiara de Luzenberger, Napoli, Editoriale scientifica, Napoli, siccome immobile.
Aldo Masullo intervistato da Claudio Scamardella, Napoli, Guida, La libertà e le occasioni, Milano, Jaca Book, I linguaggi della follia e i passi della
salvezza. Il lavoro psichiatrico di Sergio Piro, in Sergio Piro. Maestri e
allievi, Napoli, Editoriale Scientifica, . Medaglia d'oro ai benemeriti della
scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro
ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Roma, 2 giugno 1986
Cittadinanza Onoraria della Città di Napolinastrino per uniforme ordinariaCittadinanza
Onoraria della Città di Napoli — Napoli, 8 giugno Note
PIERLUIGI PANZA, Morto Aldo Masullo, Napoli perde il filosofo della
coscienza, su Corriere della Sera, 24 aprile . 2 maggio . Addio Aldo Masullo, la grazia della filosofia
e della politica, su rainews.it, Napoli, 25 aprile, Addio Aldo Masullo, la
grazia della filosofia e della politica, su ansa.it, 25 aprile . Rossella Avella, Morto Aldo Masullo: chi era
il più grande filosofo della seconda metà del ‘900 (VIDEO), su interris.it, 25
aprile . Presidenza della
Repubblicadettaglio del conferimento dell'onorificenza Conferimento della Cittadinanza Onoraria
della Città di Napoli ad Aldo Masullo Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio
su Aldo Masullo Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene
immagini o altri file su Aldo Masullo
Sito ufficiale, su aldomasullo.com 1º maggio ). Aldo Masullo, su storia.camera.it, Camera dei
deputati. Aldo Masullo / Aldo Masullo
(altra versione) / Aldo Masullo (altra versione), su senato.it, Senato della
Repubblica. Registrazioni di Aldo
Masullo, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
Intervista al filosofo Aldo Masullo di Aniello Fioccola, Web Magazine
dell'Università degli Studi di Napoli l'Orientale.
matassi: Grice: “I like Matassi; but then I like football – I was the
football team captain at Corpus – and aesthesis, the seductor seduced – “la
condizione desiderante” indeed!” -- Elio
Matassi (San Benedetto del Tronto), filosofo. Allievo di Garroni, è stato Professore
di Filosofia morale, coordinatore scientifico della sezione Filosofia,
Comunicazione, Storia e Scienze del Linguaggio del Dipartimento di Filosofia,
Comunicazione e Spettacolo dell'Università Roma Tre; in precedenza era stato
direttore del Dipartimento di Filosofia (2006-). Si è occupato anche di
Estetica musicale. È stato Presidente
della Società Filosofica Romana e ha fatto parte del comitato direttivo
nazionale della SFI (Società Filosofica Italiana). È stato nel comitato d'onore della Fondazione
Amadeus. Presidente dell’Accademia Estetica Internazionale di Rapallo,
responsabile della sezione filosofica del Consiglio scientifico del Centro
italo-tedesco di Villa Sciarra (Roma), membro della giunta del CAFIS
dell'Università Roma Tre. È stato anche membro del Comitato scientifico della
Fondazione Résonnance dell'Losanna. Ha
diretto la collana Musica e Filosofia per la Mimesis Edizioni di Milano e
quella su I Dilemmi dell'Etica per la casa editrice Epos di Palermo. Ha tenuto
un blog sul "Fatto quotidiano" sui temi che legano la filosofia alle
dimensioni del contemporaneo. Ha collaborato con la rubrica Ricercare, dedicata
alla filosofia della musica, al mensile Amadeus e al mensile Stilos. È stato
direttore della collana Italiana per Orthotes Editrice (Napoli). È stato anche
membro del comitato scientifico-direttivo delle seguenti riviste: Colloquium
philosophicum, Paradigmi,Quaderni di estetica e di critica, Bollettino di studi
sartriani, Filosofia e questioni pubbliche, Links, Lettera Internazionale,
Phasis, Itinerari, Prospettiva Persona, Metabolè, Babel online, Civitas et
Humanitas. Annali di cultura etico-politica. Per quanto concerne il settore
estetico-musicale è presente nel comitato direttivo della rivista
internazionale Ad Parnassum. A Journal of Eighteenth-and Nineteenth-Century
Instrumental Music, di Hortus Musicus, Civiltà musicale, Orpheus, Itamar.
Revista de Investigación Musical: Territorios para el Arte. Ha ricoperto la presidenza di giuria per il
Premio Frascati Filosofia dal 2009.
Menzione speciale della giuria all'VIII premio internazionale di
saggistica “Salvatore Valitutti”, ottobre 2001, per Bloch e la musica
(2001) È stato uno dei principali collezionisti
al mondo di incisioni relative alle esecuzioni delle sinfonie e della
liederistica di Gustav Mahler (circa mille tra vinili e compact disc). Pensiero Si è occupato di filosofia tedesca
dell'Ottocento e del Novecento, in particolare del pensiero di Hegel, delle
scuole hegeliane, del Neocriticismo tedesco, del marxismo occidentale e della
scuola di Francoforte. Il suo primo lavoro (1977) è stato dedicato alle
Vorlesungen hegeliane di filosofia del diritto e all'interpretazione fornitane
da Eduard Gans. Nel lavoro successivo, del 1979, si è occupato del pensiero del
giovane György Lukács, in particolare dal 1907 al 1918, utilizzando per la
prima volta il celebre manoscritto "Dostoevskij" si è poi occupato
del filosofo frisone Frans Hemsterhuis, l'autore della celebre Lettera sui
Desideri, tradotta in tedesco da Johann Gottfried Herder e del dialogo Alessio
o dell'età dell'oro, tradotto in tedesco da Friedrich Heinrich Jacobi. Le sue più recenti ricerche hanno riguardato
la filosofia della musica moderna e contemporanea e in particolare su quella di
Ernst Bloch, di Walter Benjamin e di Theodor Adorno, fino ad elaborare
un'originale filosofia dell'ascolto, le cui suggestioni si possono rintracciare
nella teoria musicale moderna di Ernst Kurth, elaborata nei Fondamenti del
contrappunto lineare. In tale prospettiva di ricerca, filosofia della musica e
filosofia dell'ascolto sono strettamente compenetrate, fino a diventare il
paradigma di una rivoluzione formativa che mette al centro del sistema
educativo contemporaneo la musica nella sua declinazione storico-teorica come
in quella pratica. All'interno di tale
prospettiva svolge un ruolo centrale Wolfgang Amadeus Mozart, il "più
ascoltante tra gli ascoltanti" come lo definì Martin Heidegger. Opere: Le Vorlesungen-Nachschriften hegeliane
di filosofia del diritto, Roma, Sansoni, Il giovane Lukàcs. Saggio e sistema,
Napoli, Guida, Hemsterhuis. Istanza critica e filosofia della storia, Napoli,
Guida, Eredità hegeliane, Napoli, Morano, “Terra, Natura, Storia,” Soveria
Mannelli, Rubettino, “Bloch e la musica,” Salerno, Fondazione Filiberto Menna,
Marte editore, Musica, Napoli, Guida, 2004 (traduzione francese in corso) “La
bellezza,” Soveria Mannelli, Rubettino, Th. W. Adorno: l'estetica. L'etica
(insieme a Elena Tavani), Donzelli, Roma, L'idea di musica assoluta, Nietzsche
e Benjamin, Rapallo, Il ramo, “La condizione desiderante. Le seduzioni
dell'estetico”- Il nuovo melangolo, Genova; Filosofia dell'ascolto, Rapallo, Il
ramo, Il giovane Lukàcs. Saggio e
sistema, ristampa con una nuova introduzione, Milano, Mimesis Edizioni, . La
Pausa del Calcio, Rapallo, Il ramo . “Pensare il calcio,” Rapallo, Il Ramo .
Escucha y comunidad: desde el "Fragmento filosofico-politico (W. Benjamin)
a la "Investigaciones filosoficas sobre las situaciones musicales"
(G. Anders), ITAMAR, Sur l'échange
pervers entre thèodicée et anthropoligie. LA RÈGLE DU JEU, El espiritu
faustiano y la musica. ITAMAR, Kierkegaard, el Don Juan de Mozart y el demoniaco.
MUSICAL CARPET: PHILOSOPHIE OF THE HISTORY OF MUSIC CONTRA THE SOCIOLOGY OF
MUSIC. AD PARNASSUM, HESSE UND DIE "NEUPYTAGIRUSCHE MUSIKLEHRE".
HERMANN-HESSE-JAHRBUCH, Adaemonic/Daemonic Spirit of Music: E.T.A.
Hoffmann's Review of Beethoven's Fifth Symphomy and the Apology of Instrumental
Music in W.H. Wackenroder. AD PARNASSUM,
INSTRUMENTAL MUSIC IN W.H. WACKERONDER. AD PARNASSUM, "Musical Concepts":Philosophy of the
History of Music 'contra' the Sociology of Music. In: Instrumental Music and
the Industrial Revolution. Ernst Kurth als moderner Klassiker: die
Philosophie des Zuhoerens. In: Klassische Moderne. WÜRZBURG:Koenigshausen &
Neumann Georg Lukàcs und das Jahr 1968 in der italienischen Kultur. In: RUDIGER
DANNEMANN A CURA DI. Lukàcs und 1968. Eine Spurensuche. Vladimir Jankélévitch
et l'écoute mortelle. In: En dialogue avec Vladimir Jankélévitch. 978-2-7116-4363-9 Hesse und die
neupythagoreische Musiklehre. In: Hermann-Hesse-Jahrbuch, Band 3 L'esthétique
musical en tant que philosophie, in In:
ELIO MATASSI. Perspectives de l'esthétique musicale entre théorie et histoire. PARIS:L'Harmattan,
L'Ineffable et l'utopique comme dimension de l'écoute: Jankelévitch et
Bloch Vladimir Jankélévitch. L'empreinte
du passeur, sous la direction du Francoise Schwab et Jean-Marc Rovièr. In: ELIO
MATASSI. Vladimir Jankélévitch. L'empreinte du passeur, sous la direction du
Francoise Schwab et Jean-Marc Rovièr. CERISY-LA SALLE:EDITION LE MANUSCRIT
BEAUTY AND TEMPORALITY IN HEMSTERHUIS'S LETTRE SUR LA SCULPTURE. In: MELICA C.
CURATORE. HEMSTERHUIS: A EUROPEAN PHILOSOPHER REDISCOVERED. NAPOLI:Vivarium, Die
Musikphilosophie bei W. Benjamin und G.ANDERS. In: . Theologie und Politik a c.
di B.Witte. BERLINO:Eric Schmidt Verlag, Sur la peinture Hernéutique: Pier Augusto
Breccia, "le messager d'alterité", in Pier Augusto Breccia "Le
langage chiffré dell'Etre". In: Du Nihilism à l'hermenéutique ÉCOUTE
MUSICALE ET PLAISIR ESTHÉTIQUE CHEZ ERNST BLOCH. In: D'HUBERT DAMISCH. Y VOIR
MIEUX, Y REGARDER DE PLUS PRES. UNICOPARIS:
Éditions rue d'Ulm; Hemsterhuis
FranciscusLettera sulla scultura; a c. di Elio Matassi. Palermo: Aesthetica, Trauerspiel
und Oper bei Walter Benjamin. In: Klang und Musik bei Walter Benjamin, hrsg.
von Tobias Robert Klein, Wilhelm Fink, Muenchen , Funktion der Kunst und
absoluter Idealismus bei Hegel, in "Kunst-Religion-Politik", Alain
Patrick Olivier, Elizabeth Weisser-Lohmann, Fink, Muenchen, Sur la peinture
Hernéutique: Pier Augusto Breccia, “le messager d’alterité”, in Pier Augusto
Breccia “Le langage chiffré dell’Etre”. In: Du Nihilism à l’hermenéutique Altri
progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Elio Matassi Francesca Iannelli, Elio Matassi über Musik
und Philosophie, in "Musik und Aesthetik", Convegno su "La
bellezza", presso il Centro di Studi Rosminiani di Stresa, Elio Matassi
Musica e Creatività[collegamento interrotto] Intervista a Rai Notte "La
musica assoluta" Inconscio e Magia Intervento al Teatro dell'Opera di Roma
il 5 maggio Intervento al seminario di formazione del PD
Le parole e le cose dei democratici Pisa, Palazzo dei Congressi [collegamento
interrotto] Intervento alla Summer School della Fondazione Italiani-Europei,
sui rapporti tra democrazia e capitalismo, Commento al concerto jazz di Massimo Donà,
"Tutti in gioco", Porto Civitanova, 6 settembre 2009 Bloch e la musica. Utopia a misura d'uomo.
Intervista al prof. Elio Matassi
Prefazione a Ernst Bloch, Ornamenti, Arte, filosofia, letteratura,
Micaela Latini, Armando, Roma, La pausa del calcioElio Matassi su RAI
Filosofia, su filosofia.rai.it. Il Potere e la Gloria. Juventus e InterElio
Matassi su Il Fatto Quotidiano, su ilfattoquotidiano.it. Micaela Latini,
intervista a Elio Matassi su Amare, ieri, di G. Anders, rivista on-line
«SWIF-Recensioni filosofiche», Micaela
Latini, Doppia risonanza sul mondo (a proposito di "Musica" di Elio
Matassi, Napoli), “Il Manifesto”, Carlo Serra, Recensione a "Musica",
di Elio Matass. Cf. “La palestra di Platone.”
matera: Grice: “Only in Southern Italy is a philosopher also responsible
for the astrological edification of the city’s cathedral!” -- Alano da Matera
(Matera), filosofo. Alano fu uno dei più grandi studiosi e divulgatori di
Astrologia occidentale e filosofia dell'epoca. Insegnò dapprima a Matera, e
successivamente a Napoli. Visse nel
periodo in cui la Contea materana era dominio degli Angioini e su richiesta di Filippo IV detto "il bello", il re
di Napoli Carlo II d'Angiò, detto "lo zoppo", inviò Alano a Parigi.
Lì fu docente presso l'Università e divenne noto come Dottore universale,
profondamente versato in filosofia. In quegli anni infatti astronomia e
astrologia venivano collegate poiché si credeva che gli astri potessero
esercitare un influsso sulle azioni umane.
Nei periodi di soggiorno a Matera, abitava, secondo Verricelli nella
contrada di Lo Lapillo tra il castello et il puzzo dove sorge l’acqua della
fontana hera la sua vigna con una casuccia di pietre, piccola, mal fatta casa
propria di filosofo quale oggidì si chiama la vigna et casa di Alano. Si
trattava della collina dove poi fu edificato il Castello Tramontano. In quella
casetta il grande studioso passava intere notti ad osservare il cielo e gli
astri con strumenti rudimentali. Di
Alano è il motto latino presente nel
“Glora mundis”: La goccia perfora la pietra non colpendola due volte con forza,
bensì colpendola continuamente, così tu trai profitto studiando non due volte
ma continuamente. È l'esortazione con cui invita a raddoppiare impegno e
curiosità sulla strada della conoscenza.
Secondo alcuni, il perfetto orientamento delle facciate della Cattedrale
di Matera e del suo campanile lungo i punti cardinali si deve alle osservazioni
astronomiche di Alano. A Matera una
strada, trasversale di via Nazionale, tra le vie Salvemini e Di Vittorio, è
dedicata ad Alano. Giustino Fortunato, Badie, feudi e baroni della Valle di
Vitalba, Volume 3, ed. P. Lacaita, 1968178
Personaggi della storia materana, Altrimedia Edizioni 1999, per i
Quaderni della Biblioteca provinciale di Matera
Marcello Morelli, Storia di Matera, ed. F. lli Montemurro, 1963,
p.164 Francesco Paolo Volpe, Memorie
storiche di Matera, ed. Atesa, 1818 p.61
'Dizionario corografico del Reame di Napoli, ed. Civelli, 1852
p.587 Biografie dei personaggi illustri
di Matera, sassiweb.it. 12 luglio 7
gennaio ). Antonio Giampietro,
Personaggi della storia materana[collegamento interrotto], Matera, Altrimedia
Edizioni.
mathieu: Grice: “There are various things I love about Mathieu: his idea
of the ‘uomo, animale ermeneutico’ is genial – and true!” Grice: “Mathieu
rightly focuses on Kant’s problems with emergentism, i.e. the fact that life
(or ‘vivente’) cannot be reduced. I love that.” Grice: “Mathieu has emphasised
the irreductionism alla Bergson. I like that.” Grice: “Mathieu makes an apt
analogy between Goedel’s work for alethic systems – that they cannot
self-reflect, and deontic systems --.” Vittorio Mathieu (Varazze), filosofo. Dopo
il liceo, si iscrisse a orino. Si laureò con Guzzo, filosofo rappresentante
dello spiritualismo ced autore di importanti studi su Kant (un filosofo che sarebbe stato centrale
nella vita intellettuale di Mathieu). Libero docente nella filosofia, è
stato professore incaricato, e Professore
di filosofia teoretica a Trieste. Primo vincitore del concorso di Storia della
filosofia, è stato ordinario di filosofia fino al ruolo di professore emerito
di filosofia morale a Torino -- è stato membro del Comitato del CNR; è stato membro e poi vicepresidente del
Consiglio esecutivo dell'UNESCO (Parigi). È stato membro del Comitato Nazionale
di Bioetic; è socio dell'Accademia dei Lincei e membro del Comitato Premi della
Fondazione Balzan. Ha fondato con Berlusconi, Colletti ed altri il movimento politico Forza
Italia. Si è candidato al Senato della Repubblica nel collegio di Settimo
Torinese: sostenuto dal centro-destra (ma non dalla Lega Nord), ottenne il
33,2% e venne sconfitto dal rappresentante dell'Ulivo, Tapparo. Con il
sindaco di Brindisi Mennitti ha dato vita alla Fondazione Ideazione, per il cui
quotidiano ha curato una rubrica fino alla chiusura della testata. Nel
luglio (in connessione con la sua carica
di presidente del collegio dei probiviri del PdL che è chiamato a giudicare
l'operato dei finiani di Generazione Italia) diversi organi di stampa
riprendono la voce, già circolante da tempo, di una sua adesione all'”Opus
Dei.” A tale proposito sono giunte alla redazione del Corriere della Sera che
aveva pubblicato la notizia le smentite sia dell'Opus Dei che dell'interessato. Ha
offerto contributi significativi in almeno quattro ambiti della ricerca
filosofica: la filosofia della scienza; la storia della filosofia;
l'estetica; la filosofia civile. Ha indagato i limiti interni ed i limiti
esterni della scienza. Tale indagine ha avuto due filosofi del passato come
suoi principali punti di riferimento: Kant e Bergson. Ha infatti ripreso e
sviluppato le ricerche di Kant sui limiti interni della scienza e sulla sua
fondazione. A tale riguardo pubblicò il saggio "Limitazione qualitativa
della conoscenza umana" a cui fece seguito, "L'oggettività nella
scienza e nella filosofia". Seguendo Bergson, ha valorizzato anche
altre forme della conoscenza e della espressività umane non riducibili alla
cienza, ma non per questo ad esse opposte. Ha infatti sempre ritenuto che la
realtà, e segnatamente la realtà umana, non possa essere esaurita dalla
scienza, e richieda invece una costante attività interpretativa.. L'uomo,
dunque, è chiamato ad essere scienziato della natura ed ermeneuta della
cultura. Sarebbe però riduttivo non ricordare che i suoi contributi alla
filosofia della scienza riguardano una pluralità estremamente diversificata di temi.
Ad esempio, sono ddue studi pionieristici sull'applicabilità del teorema di
Gödel al diritto. Gödel aveva scoperto che non si può dimostrare la coerenza di
un sistema all'interno del sistema stesso; Mathieu ritiene che, almeno
analogicamente, la scoperta di Gödel possa applicarsi al problema della fondazione
di un sistema deontico. Uun'autorità non può legittimarsi da sola in modo
formale e, dunque, anche il diritto richiede fondamenti esterni (etici, non
emici): l'efficacia e la giustizia. Ha realizzato alcune traduzioni
fondamentali. E forse il suo contributo maggiore alla storia della filosofia è
consistito proprio in un'opera che combina traduzione e ricostruzione critica,
ovvero l'opus postumum di Kant. Tale opera affronta questioni teoriche
tutt'oggi aperte (soprattutto nella fisica e nella biologia teoriche), come il
problema della forma degli oggetti solidi o il problema del “vivente,” cioè il
problema della vita in quanto tale e non ridotta a semplice. Ha curato poi
le edizioni di opere di Leibniz: si è trattato di un ampio lavoro che si è
raccolto in "Scritti politici e di diritto naturale" "Leibniz e
des Bosses" "Saggi filosofici e lettere" e "Saggi di
teodicea: sulla bontà di Dio, sulla libertà dell'uomo, sull'origine del male.”
La sua estetica, pur nella varietà dei temi trattati, rimanda ad una
problematica essenzialmente ontologica: lo svelarsi dell'ente. Cioè, l'opera
d'arte è heideggerianamente concepita come il modo attraverso cui gli uomini
possono cogliere il passaggio dal nulla all'essere. Di estetica è "Goethe
e il suo diavolo custode", edito per i tipi di Adelphi. Al centro di
questa ricerca vi è la figura di Mefistofele, analizzata in tutta la sua
profondità e capacità genealogica. Nei suoi volumi
sull'estetica della musica sviluppa la tesi affascinante che ascoltare la
musica è un ascoltare il silenzio. Grande è la potenza significante di ciò che
non significa nulla, perché è il nulla a far emergere l'essere delle cose. E la
musica e la luce si situano proprio in questo iato insuperabile fra l'essere e
il nulla. Entro i suoi molteplici contributi alla filosofia civile, si staglia
netta, per importanza e originalità, una triade di saggi edicati a quello che
potremmo chiamare "stato spirituale dell'Occidente". Si tratta di
opere scritte in un periodo dunque estremamente critico per l'Italia, ma che
mantengono ancora una grande attualità. Fa percepire al lettore il pericolo
valoriale in cui è venuto a trovarsi l'Occidente e pone in essere una critica
serrata alle ideologie totalitarie o nichiliste. In questo senso, vi è un'aria
di famiglia con i lavori di quei filosofii come Horkheimerche ha prospettato i
rischi di un'eclisse dell'individuo nella società tecnologica di massa.
Note un articolo sul Corriere della
Sera rettifica sul Corriere della
Sera smentita sul Corriere della
Sera Bergson, Torino, 1954; La filosofia
trascendentale e l'Opus postumum di Kant, Torino, 1958; Leibniz e Des Bosses,
Torino, 1960; L'oggettività nella scienza e nella filosofia contemporanea,
Torino, 1960; Il problema dell'esperienza, Trieste, 1963; Dio nel "Libro
d'ore" di R. M. Rilke, Olschki, 1968; Dialettica della libertà, Napoli,
1970; La speranza nella rivoluzione, Milano, 1972; Vincenzo Filippone-Thaulero,
Salerno 1973; Temi e problemi della filosofia contemporanea, Roma, 1977; (opera
frutto di una serie di lezioni alla Radio Svizzera Italiana) Perché punire,
Milano, 1980; Cancro in Occidente, Milano, 1983; La voce, la musica, il
demoniaco. Con un saggio sull'interpretazione musicale, Spirali, 1983;
Filosofia del denaro, Roma, 1985; Elzeviri swiftiani, Spirali, 1986; La mia
prospettiva filosofica, Barone Francesco; Mathieu Vittorio; Melchiorre
Virgilio, Gregoriana Libreria Editrice, 1988; Gioco e lavoro, Spirali, 1989; La
speranza nella rivoluzione, Spirali, 1992; Il problema del nazionalismo,
Mathieu Vittorio; Cotta Sergio, Japadre, 1992; Perché leggere Plotino, Rusconi
Libri, 1992; L'opus postumum di Kant, Bibliopolis, 1992; Tipologia dei sistemi
e origine della loro unità, Accademia dei Lincei, 1994; Orfeo e il suo canto.
Scritti (1952-1993), Zamorani, 1996; Il nulla, la musica, la luce, Spirali,
1996; Il problema della fedeltà ermeneutica, Mathieu Vittorio; Paoletti Laura,
Armando Editore, 1998; Per una cultura dell'essere, Armando Editore, 1998;
L'uomo animale ermeneutico, Giappichelli, 2001; Le radici classiche
dell'Europa, Spirali, 2002; Goethe e il suo diavolo custode, Adelphi, 2002;
Privacy e dignità dell'uomo. Una teoria della persona, Giappichelli, 2004; Come
leggere Plotino, Bompiani, 2004; Perché punire. Il collasso della giustizia
penale, Liberilibri, 2008; Introduzione a Leibniz, Laterza, 2008; In tre
giorni, Mursia, ; La filosofia, Marcovalerio, .
Immanuel Kant Henri Bergson Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio
su Vittorio Mathieu Rubrica di Vittorio
Mathieu sul quotidiano online Ideazione, su ideazione.com. Articolo del fatto
quotidiano, su ilfattoquotidiano.it. 3 agosto
1º agosto ). Chiarimento del portavoce dell'Opus Dei sulla non
appartenenza di Vittorio Mathieu alla Prelatura dell'Opus Dei, su
archiviostorico.corriere.it.
maturi: Grice: “There are two main things I love about Maturi, and I
hate it when philosophers just dismiss him as an ‘Italian,’ or worse,
‘Neapolitan’ Hegelian – as when they refer to me as a member of the Oxford
school of ordinary language philosophy! The first is his typically
Neapolitan-hegelian school account of what he calls ‘autocoscienza
recognoscitiva,’ which is something I do take for granted in my conversational
theory of inter-ratiationality; the second is his elaboration of what he calls
the passage from the non-human animal to the ‘human-animal’ in a sort of
pirotological passage.” Grice: “What I like about him is that he considers each
‘stage’ as just as fundamental as the other; which implicates that actually the
‘higher’ stage has a ‘foundation’ on the previous one. Here ‘foundational’
makes perfect sense; and it gives Maturi an excuse to rather pompously label
the concept: ‘forma fondamentali’ of the ‘vita.’ It’s exactly like my soul
progression, -- which I explore in ‘Philosophy of Life.’” It is not surprising
that Gentile loved Maturi and forwarded his “Introduction to philosophy.” sebastiano
maturi (Amorosi), filosofo. Docente prima nei licei e poi nell'Napoli. Dopo i
primi studi nella cittadina natale, si trasferì a Napoli ove conseguì la
licenza liceale. La frequentazione di Bertrando Spaventa e di Augusto Vera, lo
introdusse alla filosofia hegeliana
destinata ad esercitare nel suo pensiero un'influenza duratura. Laureatosi in giurisprudenza nel 1866, tre
anni dopo vinse un concorso per uditore giudiziario . Ottenuta l'abilitazione, insegnò filosofia
nei licei di varie città . Nel 1891, conseguita la libera docenza, tenne corsi
di filosofia hegeliana nell'Napoli fino al 1894, quando ritornò all'insegnamento
liceale presso l'istituto Umberto I della città partenopea. Dal 1898 iniziò una
corrispondenza con Croce e Gentile, i maggiori esponenti dell'idealismo
italiano, ai quali fu legato da un rapporto di amicizia. Opere: “Soluzione del problema fondamentale
della filosofia” – Grice: “He implicates there is one. Cf. Strawson, Solution
to the problem of the king of France’s hair loss.” “La filosofia di Giordano
Bruno.” Grice: “Italians seem to have a predilection for philosophers who were
burned.” “L'ideale del pensiero umano; ossia, la esistenza assoluta di Dio.” Grice:
“For Kant, and my friend D. F. Pears, existence is not a predicate, for another
of my friends, J. F. Thomson, it is!” “Uno
sguardo generale sulle forme fondamentali della vita.” Grice: “The key concept
is ‘forma fondamentale’ as applied to ‘vita.’ -- Grice: “My favourite is his description of
the ‘forma fondamentale’ of the ‘vita’ of the non-human animal to the ‘forma
fondamentale’ of the ‘vita’ of the human animal.” L'idea di Hegel. Grice: “When
I told Hardie that I was reading “The idea of Hegel,” he said, ‘what do you
mean, ‘of’?” “For Maturi, it’s the same, and it is delightful to see that he
can quote Hegel in ‘Deutsche’ without caring to translate! Them was the days
when European languages counted!” La filosofia e la metafisica” Grice: “The
‘and’ is aequivocal: cf. Durrell, “My family and the animals.”“Principî di
filosofia” (apparently by Spaventa – Maturi has an introduction to philosophy).
Grice: “I must confess that I love the word principle, but again, Hardie would
say, what do you mean ‘of’ – my principle of conversational helpfulness – or
when I speak of the principle of conversational self-love and the complementary
principle of conversational benevolence,” I’m not sure who I apply it to! The
conversationalist like me, I s’ppose.” “Una
relazione scolastica.”
Grice: “He doesn’t mean
Russell.” “But what he means is a syllabus which is illustrative of Neapolitan
Hegelianism!” G.L. Petrone, in Dizionario Biografico degli Italiani,
riferimenti in . Mario Dal Pra, Il
pensiero di Sebastiano Maturi, Milano, Bocca, 1943. Augusto Guzzo, Maturi,
Brescia, Morcelliana, 1946. Antonio Gisondi, Forme dell'Assoluto. Idealismo e
filosofia tra Maturi, Croce e Gentile, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002.
Giletta Giovanni, "Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su
Sebastiano Maturi", Benevento, ed. Natan, . Hegelismo Idealismo Neoidealismo italiano
Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a
Sebastiano Maturi Guido Calogero,
«MATURI, Sebastiano» in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, 1934. Giuseppe Landolfi Petrone, «MATURI, Sebastiano» in Dizionario
Biografico degli Italiani, Volume 72, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
maturi: Grice: “People sometimes asks me how my intentionalist approach
can be applied to history. I always respond: Read Maturi!” Grice: “Maturi’s
‘Interpretazioni,’ thus in plural, ‘del risorgimento’ is a classic --.” Grice::
“Even in London, the risorgimento had at least two interpretations! One in
Woolwich, and another one elsewhere! And there is possibly a gender distinction
too with “Speranza,” Wilde’s mother, being somewhat fanatic about it!” -- Walter
Maturi (Napoli), filosofo. Compì la sua formazione culturale a Napoli dove si
laureò con Schipa, uno dei firmatari del manifesto degli intellettuali
antifascisti redatto da Croce. Del suo maestro, per la lezione di rigore che
gli aveva impartito, Maturi conservò un commosso ricordo ed ebbe modo di
esprimere pubblicamente la sua gratitudine in occasione della morte di Schipa,
pronunciandone il necrologio. Seguì con attenzione ed interesse, ma anche con
spirito critico, le lezioni di Croce conseguendo una laurea in filosofia con Gentile
con una tesi su Maistre. Impostato sulla lezione crociana è il saggio “La
crisi della storiografia politica italiana” a cui seguì quello dedicato a Gli
studi di storia moderna e contemporanea, inserito nel primo dei due volumi dell'opera
del “La vita intellettuale italiana.” Il suo primo lavoro Il concordato del
1818 tra la Santa Sede e le Due Sicilie pubblicato fu giudicato positivamente
dalla critica s di Omodeo che lo recensì ne La Critica. Frequentò la Scuola
storica per l'età moderna e contemporanea diretta da Volpe e fu segretario e
bibliotecario dell'Istituto storico per l'età moderna e contemporanea. Fu
collaboratore dell'Enciclopedia italiana per la quale scrisse numerose voci tra
le quali quella dedicata al "Risorgimento" ispirata alle sue idee
liberali. A causa di questo episodio, nonostante il suo disinteresse per la
vita politica attiva, fu allontanato dall'Istituto storico per l'età moderna e
contemporanea. Nelle sue opere di storia politica i suoi punti di
riferimento furono Croce, Meinecke, Salvemini, e Volpe. Dapprima come
incaricato di Storia del Risorgimento e poi come ordinario tenne le sue lezioni
a Pisa dove ebbe modo di scrivere numerose opere come alcune importanti voci
nel IV volume del Dizionario di politica a cura del Partito nazionale fascista,
il saggio Partiti politici e correnti di pensiero nel Risorgimento, e l'accurata
biografia Il principe di Canosa. I corsi di storia della storiografia tenuti a
Pisa furono continuati a Torino quando ebbe la cattedra di Storia del
Risorgimento e quella di Storia delle dottrine politiche che occupò sino alla
sua inaspettata scomparsa. Le sue lezioni di quest'ultimo periodo furono
raccolte nell'opera postuma Interpretazioni del Risorgimento considerata di
primaria importanza dagli storici. Opere Interpretazioni del Risorgimento
, coll. Biblioteca di cultura storica Einaudi. Note XXIX dell'Enciclopedia italiana, 1936 Accademia delle scienze di Torino Archiviato
il 27 settembre 2007 in . In memoria di
Walter Maturi, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Roma
1962. Interpretazioni storiografiche del
Risorgimento Walter Maturi, in
Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Walter Maturi, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
maurizi: Grice: “I like Maurizi; of course his ‘vendetta di Bacco’ makes
sense only in the context of Nietzsche’s rather recherché dichotomy!” – Grice:
“His idea of the ‘suspected ‘I’’ is good, but he is not, as I was, having in
mind Reid, but Freud!” -- Marco Maurizi
(Roma), filosofo. Si è laureato in filosofia della storia presso l'Università
degli Studi di Roma "Tor Vergata" e ha conseguito il dottorato di
ricerca nella medesima università discutendo una tesi su Cusano e il concetto
di non altro da cui è nato il volume La nostalgia del totalmente non altro.
Cusano e la genesi della modernità (Rubbettino, 2007). Dopo un periodo di
formazione in Germania attualmente svolge la sua attività di ricerca presso
l'Università degli Studi di Bergamo. Ha pubblicato le sue ricerche su alcune
prestigiose riviste come la Rivista di filosofia neo-scolastica, il Journal of
Critical Animal Studies, Dialegesthai, Alfabeta2, Lettera Internazionale, e
collaborando, inoltre, con i quotidiani Liberazione e L'Osservatore Romano. Ha
poi partecipato alla stesura del secondo volume di L'Altronovecento. Comunismo
eretico e pensiero critico (Jaca Book, ) ed è il traduttore e curatore
dell'edizione italiana di Georg Lukács, Coscienza di classe e storia. Codismo e
dialettica, Alegre, Roma 2007, di Ralph Acampora, Fenomenologia della
Compassione, Edizioni Sonda, Casale Monferrato, , e ha tradotto, con G.
Dalmasso, J. Derrida, Teoria e prassi. Corso dell'École Normale Supérieure
1975-1976, Jaca Book, Milano, . Ha contribuito alla fondazione delle riviste scientifiche
"Liberazioni" e Animal Studies. Rivista italiana di
antispecismo. Pensiero Maurizi ha suddiviso i suoi interessi di ricerca
tra la filosofia dialettica (Cusano, Hegel, Marx, Adorno), la teoria critica
della società e le implicazioni politiche di una visione "sociale"
dell'antispecismo a partire da una rielaborazione del pensiero della scuola di
Francoforte. Tanto le sue ricerche su Adorno, quanto quelle su Cusano si
incentrano sul tentativo di porre in evidenza il tema della storicità
dell'umano non in termini di un astratto e formale
"essere-nel-tempo", quanto più propriamente nel vedere nell'essere
storico, in tutta la sua determinatezza, l'irriducibile istanza di verità
dell'umano stesso: l'essere storico è in tal senso irriducibile ad ogni ontologia
dell'essere temporale seppure ciò non porti necessariamente ad un relativismo
storicista. Prendendo spunto dalla lettura critico-negativa di Hegel portata
avanti da Adorno, infatti, Maurizi sostiene la leggibilità e razionalità della
storia come segno del dominio, l'universale storico non come traccia di un
positivo che si farebbe strada attraverso il negativo delle vicende umane,
bensì come questo stesso negativo che informa di sé la civiltà, imprimendo ad
essa la direttrice di un progresso della razionalità strumentale che è
l'antitesi della redenzione. La sua rilettura del pensiero della filosofia di
Francoforte ha così costituito un punto di partenza per una ridefinizione
dell'opposizione natura/cultura e lo ha portato ad estendere la critica ai meccanismi
di dominio anche al controllo e allo sfruttamento del non umano, e più in
generale della Natura. Il suo pensiero riguardo alla filosofia antispecista è
in continuità con quello espresso dal sociologo David Nibert ed in netta
opposizione all'utilitarismo di Peter Singer criticato da Maurizi come un
antispecista metafisico. Un punto centrale nell'argomentazione filosofica di
Marco Maurizi, che rende originale il suo lavoro rispetto a quello degli altri
teorici dei diritti animali, riguarda l'interpretazione in termini
storico-sociali dello specismo. Ogni attività intellettuale «antispecista»,
secondo Maurizi, consiste quindi essenzialmente nel fare propria questa scelta
di campo: sottolineare come la questione animale sia un aspetto irrinunciabile di
ogni ipotesi di trasformazione dell'esistente. Secondo Maurizi l'antispecismo è
dunque essenzialmente politico e non
possiamo affrontare, come fanno Peter Singer o Tom Regan, la questione animale
da una prospettiva astrattamente morale. All'attività di filosofo, Maurizi ha
così affiancato quella di attivista per i diritti animali, intrecciando
l'attività speculativa con quella politica; risultato di questa attività è il
libro Al di là della Natura: gli animali, il capitale e la libertà (Novalogos,
). Maurizi è stato inoltre fondatore delle riviste di critica antispecista
Liberazioni e Animal Studies, della rivista online Asinus Novus che prende il
nome dal suo breve testo Asinus Novus: lettere dal carcere dell'umanità
(Ortica, ). Nel l'associazione Per Animalia
Veritas raccoglie alcuni suoi scritti che rappresentano un sunto aggiornato del
suo pensiero sulla filosofia antispecista: Cos'è l'antispecismo politico (Per
Animalia Veritas, ). Sulla scia delle riflessioni adorniane, Maurizi ha anche
lavorato sulla filosofia della musica e la teoria critica musicale. Le sue
teorie sull'antispecismo politico sono abbondantemente discusse nel libro di
Lorenzo Guadagnucci Restiamo Animali: vivere vegan è una questione di giustizia
(Terre di Mezzo, ), da Matthias Rude Antispeziesismus. Die Befreiung von Mensch
und Tier in der Tierrechtsbewegung und der Linken (Schmetterling, Stuttgart ) e
altri autori della scena antispecista di lingua tedesca. Opere:“Il tempo
del non-identico,” Jaca Book, “La nostalgia del totalmente non altro” -- Cusano
e la genesi della modernità, Rubettino, “Al di là della Natura: gli animali, il
capitale e la libertà,” Novalogos, “Asinus Novus: lettere dal carcere
dell'umanità,” Ortica, “Cos'è l'anti-specismo politico?” Per animalia veritas,
“L'io sospeso: l'immaginario tra psicanalisi e sociologia, Jaca Book, .Grice:
“This reminds me of my fantasies on ‘I’ – “The suspected I’ is a genial
phrase!” -- “Chimere e passaggi” Cinque attraversamenti del pensiero di Adorno,
Mimesis, “Altra specie di politica, Mimesis, “Musica per il pensiero. Filosofia
del progressive” -- Mincione, “La vendetta di Dioniso” -- la musica contemporanea da Schönberg ai
Nirvana, Jaca Book, “Quanto lucente la tua in-esistenza” --- L'Ottobre, il
Sessantotto e il socialismo che viene, Jaca Book, . Note Intervento di M. Maurizi su questi temi per
la Casa della Cultura di Milano: youtube.com/watch?v=ZNfJrRx-7fo Intervista a Marco Maurizi su questo tema a
cura del collettivo Tierrechtsgruppe Zürich (Zurigo)://tierrechtsgruppe-zh.ch/?p=1344 M. Maurizi La genesi dell'ideologia specista
in Liberazioni://liberazioni.org/articoli/MauriziM-04.htm Archiviato il 16
aprile in . M. Maurizi Per una cultura antispecista in
Asinus Novus: rivista di antispecismo e filosofia: Copia archiviata, su
asinusnovus.wordpress.com. 21 maggio 31
luglio ). Intervento M. Maurizi per il
primo convegno nazionale antispecista: youtube.com/watch?v=JwZiW4ngrag Intervista a M. Maurizi e L. Caffo sulle
nuove prospettive dell'animalismo: youtube.com/watch?v=2rI70YSXCKI Testo recensito da L. Pigliucci per la
rivista "Lo Straniero" di Aprile : Copia archiviata, su
asinusnovus.wordpress.com. 21 maggio 10
maggio ). Intervista di F. Pullia sul
quotidiano "Notizie Radicali" del 19/03/: Copia archiviata, su
notizie.radicali.it. 21 maggio 24
febbraio ). Una recensione del testo:
Copia archiviata, su asinusnovus.wordpress.com. 27 agosto 29 agosto ).
B. Le GocM. Maurizi, Musica per il pensiero. Filosofia del progressive
italiano, Mincione, Roma . Antispecismo
Diritti degli animali Scuola di Francoforte Altri progetti Collabora a
Wikiquote Citazionio su Marco Maurizi
Asinus Novus. Antispecismo e Filosofia, su asinusnovus.net. Animal
Studies. Rivista Italiana di Antispecismo, su rivistaanimalstudies.wordpress.com.
mazzantini: Grice: “Luigi Spearnza tells me that if
England has New England, where my daughter lives, Italia should have Nuova
Italia – all over the place! But especially in what he calls “Bonaria”!” --
Grice: “I guess we have enough Italian philosophers born in Italy to care for
those bother in New Italy!” -- Carlo Mazzantini (Reconquista) filosofo. Nato in
Argentina da genitori italiani, fu ufficiale nell'esercito italiano durante la
prima guerra mondiale, subito dopo si laureò a'Torino in filosofia, sotto la
guida del conte Juvalta e sostenendo una tesi su “La speranza dell'immortalità.” Insegnò
dapprima in scuole cattoliche torinesi, per poi divenire docente incaricato nel
1937 presso l'ateneo del capoluogo piemontese; divenuto professore di ruolo di
storia della filosofia nel 1942 presso l'Cagliari, dal 1949 insegnò all'Genova,
e dal 1959 fu nuovamente a Torino. Fra i
suoi più celebri allievi, Augusto del Noce. Studioso di Martin Heidegger,
dedicò ampi studi al rapporto fra Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Fu socio
corrispondente, dal 1953, dell'Accademia delle Scienze di Torino. Opere principali La speranza
nell'immortalità, Torino, Paravia, 1923. La lotta per l'evidenza. Studi di
metafisica e gnoseologia, Roma, Studium, 1929. Il problema delle verità
necessarie e la sintesi a priori del Kant, Torino, Edizioni de L'erma, 1935.
Filosofia perenne e personalità filosofiche, Padova, Cedam, 1942. Il tempo.
Studio filosofico, Como, E. Cavalleri, 1942. La filosofia nel filosofare umano.
Storia del pensiero antico, Torino; Roma, Marietti, 1949. Filosofia e storia
della filosofia, Firenze, [s.n.], 1955. Il problema filosofico del libero
arbitrio nelle controversie teologiche del secolo XIII, Torino, S. Gheroni,
1962 La filosofia di G. Scoto Eriugena, Corso di storia della filosofia
medioevale, Torino, Tirrenia, 1964. L'etica di Kant e di Schopenhauer, Torino,
Tirrenia, 1965. Il tempo e quattro saggi su Heidegger, Parma, Studium Parmense,
1969. Note Il ragguaglio dell'attività
culturale e artistica dei cattolici in Italia, Libreria Editrice Fiorentina,
1930380. Carlo Mazzantini, in
Filosofia, 22, Edizioni di
"Filosofia", 1971522. L.
Bagetto, Il pensiero della possibilità: la filosofia torinese come storia della
filosofia, Paravia, 1995152. Giornale di
metafisica, 22, Società Editrice
Internazionale, 1972152. Accademia delle
Scienze di Torino «Mazzantini, Carlo» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Prospettive
del pluralismo filosofico. Spunti di indagine nel confronto tra Erminio Juvalta
e Carlo Mazzantini di Andrea Paris, 2 febbraio 2006, in Il giornale di
filosofia.
mazzarella: Grice: “I love Mazzarella’s ‘necessary
word’ – not precisely what I was thinking when philosophising about
conversation, but for Mazzarella, the conversational motivation is to HELP in
the most authentic fashion – Compared to his ‘parola necessaria,’ my principle
of conversational helpfulness, while based in part in the desideratum of
conversational benevolence, looks pretty lame!” -- Grice: “I like Mazzarella.
The fuss he makes in translating Heidegger, whom I have elsewhere called ‘the
greatest living philosopher’ – he was living then –.” Grice: “Mazzarella, who
is relying on somebody else’s translation, is especially focused on Heidegger’s
Latinate ‘fakt.’ From ‘Fakt,’ Heidegger gets an abstract noun. But he also uses
the Germanic for ‘deed.’ Relying on the cognateness of ‘fakt’ with ‘fatto’ –
cognate itself with ‘effetto,’ Mazarella agrees that the translation goes from
‘factivity’ to ‘effectivity.’ And it should inspire all philosophers into
seeing how similar these two concepts are – if indeed two concepts they are,
seeing that they come from the same Roman root! But Mazzarella would know that
– you wouldn’t!” -- Deputato della Repubblica Italiana LegislatureXVI
CircoscrizioneXIX (Campania 1) Incarichi parlamentari Membro della VII
Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) Sito istituzionale Dati generali
Partito politicoPartito Democratico ProfessioneOrdinario di Filosofia Teoretica
nell’Napoli “Federico II”. Eugenio Mazzarella (Napoli), filosofo. Professore di
filosofia teoretica presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, è
tra i principali interpreti italiani del pensiero di Martin Heidegger. Deputato
al Parlamento nella XVI Legislatura per il Partito Democratico. Dopo essersi laureato presso l'Università
degli Studi di Napoli “Federico II” con Aldo Masullo, inizia la sua attività di
ricerca come borsista DAAD in Germania, e successivamente presso l'Salerno. In
seguito è professore incaricato di Estetica presso l'Università dell'Aquila.
Dopo essere stato professore associato di Filosofia Teoretica presso l'Catania
e di Filosofia della storia presso l'Napoli “Federico II”, diventa professore
straordinario di Storia della filosofia presso la Facoltà di Magistero
dell'Salerno e dal 1993 Professore di Filosofia Teoretica presso l'Napoli
“Federico II”. Dal 1995 al 2005 dirige il Dottorato di Ricerca in “Scienze
Filosofiche” dell'Napoli “Federico II” e dal 1999 al 2005 cura la programmazione
e le relazioni internazionali per la Facoltà di Lettere e Filosofia, di cui è
Preside dal 2005 al 2008. Nel 2008 viene eletto deputato del Parlamento
italiano, divenendo componente della VII Commissione Cultura della Camera. Opere In una delle sue opere principali,
Tecnica e Metafisica. Saggio su Heidegger, Mazzarella indaga i processi
decostruttivo-ermeneutici sottintesi all'heideggeriana storia della metafisica
occidentale, fino a formulare un'ipotesi "ecologica"(in senso
originario, come pensiero relativo all'abitare dell'uomo) relativa alle
interpretazioni del "logos" eracliteo e della categoria aristotelica
della "physis" riscontrate nei saggi successivi alla cosiddetta
"svolta" del pensiero di Heidegger.
In Vie d'uscita. L'identità umana come programma stazionario metafisico,
le aporie di una metafisica del fondamento sono affiancate alla dimensione
tecnica della contemporaneità, intesa storicisticamente come epoca del
compimento del nichilismo. Centrale diventa l'idea di un "essere-alla-vita",
categoria che richiama in modo lampante l'"essere-nel-mondo" di
heideggeriana memoria; le questioni teoretiche vengono così ridotte a questioni
etiche riguardanti un'ontologia minima, ove la filosofia prima si trasformi in
filosofia seconda, lasciando il posto ad un programma metafisico-antropologico
di custodia e mantenimento della e nella propria epoca. L'essere-alla-vita
necessita di intendere la cultura come “endiadi di natura e storia, ma in
questa endiadi natura prima ancora che storia”.
Pensare e credere. Tre scritti cristiani rappresenta un altro orizzonte
del pensiero di Mazzarella; il rapporto tra religione rivelata e filosofia si
gioca sullo sfondo di una prospettiva storicista di matrice diltheyana, sebbene
non siano esenti dalla riflessione Hegel, Schelling e la teologia dialettica
contemporanea. Interessante è la prospettiva di una religione come
"integrazione" e apertura all'amore fraterno, configurato nel
concetto di "agape". I suoi scritti
sono in ogni caso contrassegnati, com'è tipico della recente scuola di pensiero
napoletana, sorta sulla scia delle dottrine di Benedetto Croce, da una ripresa
di temi propri dello storicismo (Nietzsche e la storia. Storicità e ontologia
della vita). In un dialogo costante con
i teologi più liberali e moderni, quale ad es. Bruno Forte, Mazzarella si è
occupato specificamente dei temi della bioetica, coniugando il tema della
tutela della vita alla ripresa del concetto di sacralità (Sacralità e
vita). In Opera media ha inoltre messo
in luce un talento poetico non indifferente, che gli è valso l'apprezzamento
della critica e diversi riconoscimenti. Ha composto quattro raccolte di poesie,
e pubblicato singoli componimenti in diverse antologie. Nel 1974 è stato
finalista al Premio di poesia “Città di Vita”, Firenze, e nel 1999 ha vinto il
Premio Speciale “La finestra” al Premio Nazionale di poesia “Alessandro Tanzi”
per il volume Un mondo ordinato. Opere “Tecnica e metafisica” -- saggio su Heidegger,
Guida, Napoli, Nietzsche e la storia: storicità e ontologia della vita,” Guida,
Napoli, “Storia metafisica ontologia” Per una storia della metafisica tra otto
e novecento, Morano, Napoli, -- Grice: “What Mazzarella is proposing is what I
did for the BBC: a history of metaphysics; philosophical tutees are too
accustomed to ‘history of philosophy,’ but surely each branch requires a
separate history! “storia della metafisica” does just that!” – “storia della
semantica” hardly sounds as sexy, and “storia della pragmatica” sounds
repugnantly academese!” -- “Ermeneutica
dell'effettività” -- Prospettive ontiche dell'ontologia heideggeriana, Guida,
Napoli, -- Grice: “Note that Mazzarella is exploring the ‘effectivity,’ not the
‘affectivity’ – ex-fecto, not ad-fecto – “Filosofia e teologia” -- di fronte a Cristo, Cronopio, Napoli, “Sacralità”
-- e vita, Quale etica per la bio-etica?, Guida, Napoli, Heidegger oggi, E.
Mazzarella, Il Mulino, Bologna, “Pensare e credere” -- Tre scritti cristiani,
Morcelliana, Brescia, “Vie d'uscita. L'identità umana come programma
stazionario metafisico,” Il melangolo, Genova, Opera media. Poesie, Il melangolo,
Genova, Lirica e filosofia, Morcelliana, Brescia, Vita Politica Valori.
Sensibilità individuali e sentire comunitario, Guida, Napoli, “Anima madre,”
ArtstudioPaparo, Napoli, “L'uomo che deve rimanere,” Quodlibet, Macerata, . S.
Venezia , Nota bio-bibliografica, in P. Amato, M. T. Catena, N. Russo , L'ethos
teoretico. Scritti in onore di Eugenio Mazzarella265, Napoli, Guida, . Altri
progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Eugenio Mazzarella Archivio degli articoli di Eugenio Mazzarella
nel sito "ilsussidario.net". Curriculum vitae, pubblicazioni e
attività di ricerca nel sito dell'Università degli Studi di Napoli Federico II,
su docenti.unina.it.
mazzei: Grice: “Not every philosopher has a
city, ‘Colle,’ named after him!” -- Grice: “I like Mazzei; he is hardly a
philosopher, but the Italians consider among the ‘filosofi italiani,’ – there
is a good wine, “Mazzei,” since Mazzei, when travelling to the Americas,
transplanted a grape from his paese – the descendants still grow it! In oltre,
he was influential in the ‘risorgimento’!” -- essential Italian philosopher. Ritratto.
Filippo Mazzei, conosciuto anche come Philip Mazzei e talvolta erroneamente
citato con la storpiatura del cognome come Philip Mazzie (Poggio a Caiano),
filosofo. Massone e cadetto di una nobile famiglia toscana di viticoltori,
probabilmente risalente all'XI secolo e ancora esistente nel XXI secolo, fu
personaggio energico ed eclettico, illuminista, promulgatore delle libertà
individuali, dei diritti civili e della tolleranza religiosa. Visse una vita
avventurosa e movimentata, con alterne fortune economiche. Sebbene sia
sconosciuto al grande pubblico, partecipò attivamente alla guerra
d'indipendenza americana come agente mediatore all'acquisto di armi per la
Virginia, ed è ritenuto dagli storici uno dei padri della Dichiarazione
d'Indipendenza americana, in quanto intimo amico dei primi cinque presidenti
statunitensi: George Washington, John Adams, James Madison, James Monroe e
soprattutto Thomas Jefferson, di cui fu ispiratore, vicino di casa, socio in
affari e con cui rimase in contatto epistolare fino alla morte. Iniziato
alla Massoneria, fu poi spettatore privilegiato della rivoluzione
francese. La sua figura storica è riemersa alla fine Professoregrazie
all'infittirsi degli studi accademici in occasione del bicentenario della
rivoluzione americana, fino ad essere onorato in occasione del 250º
anniversario della sua nascita nel 1980 con un'emissione filatelica congiunta
speciale delle poste italiane e statunitensi. Dopo gli studi
compiuti tra Prato e Firenze, nel 1752, in seguito a dissapori con il fratello
maggiore Jacopo sulla gestione del patrimonio familiare, si stabilì a Pisa e
poi a Livorno, intraprendendo con successo l'attività di medico. Dopo solo due
anni lasciò la città e si trasferì a Smirne (Turchia) come chirurgo a seguito
di un medico locale. Nel 1754 giunse a Londra dove, dopo un iniziale
periodo irto di difficoltà economiche che lo vide arrangiarsi con
l'insegnamento dell'italiano, riuscì nel corso dei tre lustri successivi ad
arricchirsi con il commercio dei prodotti mediterranei, principalmente del
vino, inserendosi lentamente nei salotti dell'alta borghesia londinese.
Una breve parentesi italiana si concluse con un precipitoso ritorno in
Inghilterra, a seguito di una denuncia al tribunale dell’Inquisizione per
“importazione di libri proibiti”. L'illuminismo e le idee di libertà religiosa
che animavano il Mazzei, ben tollerate nella Londra di fine XVIII secolo, erano
ancora tabù nella realtà italiana. La Rivoluzione americana In questi
circoli londinesi Filippo Mazzei conobbe Benjamin Franklin e Thomas Adams, che
da lì a pochi anni sarebbero stati tra i protagonisti della rivoluzione americana.
Le colonie americane si autogovernavano, perlomeno sulle questioni locali,
tramite assemblee di delegati liberamente eletti dai capifamiglia, e
l'ordinamento giuridico era ispirato al meglio della legislazione inglese, che
pure in quegli anni era probabilmente la più avanzata, garantista e liberale
che esistesse. Invitato dagli amici d'oltreoceano, spinto sia dalla
curiosità dell'inedita forma di governo, ma soprattutto dalla disponibilità di
terre e quindi dalla prospettiva di impiantare nel nuovo mondo coltivazioni
mediterranee, nel 1773 Mazzei si trasferì in Virginia, con al seguito un gruppo
di agricoltori toscani. A lui si unirono anche una vedova Maria Martin, che
egli sposò nel 1778, e l'amico Carlo Bellini che tra il 1779 e il
1803 sarebbe divenuto il primo insegnante di italiano in un'università
americana, il College of William and Mary in Virginia. Inizialmente
diretto in altro sito, Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per
incontrare Thomas Jefferson, con il quale già intratteneva rapporti epistolari
e vantava amicizie comuni, e fu da lui convinto a trattenersi in loco,
arrivando a cedere circa 0,75 km² della sua tenuta in favore dell'italiano. Da
questa cessione nacque la tenuta di Colle (il nome deriva da Colle di Val
d'Elsa, perché il Mazzei aveva preso ad esempio la campagna attorno alla città
toscana), successivamente ampliata. Lo univa a Jefferson un sodalizio
commerciale, con il primo impianto di una vigna nella colonia della Virginia,
ma soprattutto un sodalizio intellettuale, frutto di una comune visione
politica e di ideali condivisi, che si sarebbe protratto per oltre 40
anni. Il livello delle frequentazioni americane trascinò velocemente
Mazzei, arrivato con mere intenzioni imprenditoriali, nella vita politica della
ribollente colonia della Virginia. Fu autore di veementi libelli contro
l'opprimente dominazione inglese, inneggianti alla libertà ed all'uguaglianza.
Alcuni di questi scritti furono tradotti in inglese dallo stesso Jefferson, che
rimase influenzato da tali ideali, tanto da ritrovare successivamente alcune
frasi di Mazzei trasposte nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti
d'America. Eletto speaker dell'assemblea parrocchiale dopo solo sei mesi
dal suo arrivo in Virginia, ebbe modo di esporre le sue idee sulla libertà
religiosa e politica a un vasto oratorio, composto anche di persone umili e
ignoranti, che lo ascoltavano assorte. Un suo scritto, Instructions of the
Freeholders of Albemarle County to their Delegates in Convention, redatto come
istruzioni per i delegati della contea di Albemarle alla convenzione
autoconvocatasi dopo lo scioglimento forzato dell'assemblea della Virginia
imposto dal governatore inglese, fu utilizzato da Jefferson come bozza per il
primo tentativo di scrittura della costituzione dello Stato della
Virginia. La sua affermazione politica seguiva di pari passo i rovesci
economici, perché il clima e il terreno della Virginia non si erano dimostrati
particolarmente graditi a vite e olivo, e nel 1774 un'eccezionale gelata aveva
distrutto buona parte delle stentate coltivazioni impiantate con tanta
fatica. Naturalizzato cittadino della Virginia, volontario delle prime
ore nella guerra d'indipendenza americana, nel 1778 fu inviato in Europa da
Jefferson e Madison per cercare prestiti, acquistareo meglio,
contrabbandarearmi e ottenere informazioni politiche e militari utili alla
nascente nazione. In questo periodo scrisse articoli, fece interventi
pubblici e cercò di avviare rapporti commerciali e politici tra gli Stati
europei e la Virginia. Per tali servizi fu ufficialmente retribuito dallo Stato
dell Virginia dal 1779 al 1784. Rientrato in Virginia nel 1783, con suo
grande disappunto non fu nominato console. Ricevette I'incarico di
amministratore della contea di Albemarle, ma solo due anni dopo nel 1785 lasciò
per l'ultima volta il suolo americano, mantenendo comunque contatti epistolari
con molti di quelli che sono definiti “padri della patria” statunitensi e in
particolare con Jefferson, che ebbe modo di reincontrare successivamente a
Parigi. Sua moglie rimase fino alla sua morte nel 1788 alla tenuta del Colle,
che Mazzei nel 1783 aveva donato alla figliastra, Margherita Maria Martini e al
di lei marito, il francese Justin Pierre Plumard, Comte De Rieux. La
Rivoluzione francese e le vicende europee Targa a Pisa, sulla casa in cui
morì Filippo Mazzei A Parigi, nel 1788 pubblicò una voluminosa opera in quattro
volumi Recherches historiques et politiques sur les États-Unis de l'Amérique
Septentrionale. Si trattava della prima storia della rivoluzione americana
pubblicata in francese. L'opera è tuttora una preziosa fonte di informazioni
sul movimento che innescò la rivoluzione americana. Il successo del libro
e la notorietà delle sue idee, uniti alla costante attività di propaganda a favore
dei neonati Stati Uniti d'America, lo fece venire in contatto con re Stanislao
Augusto di Polonia, illuminato sovrano liberale, di cui divenne prima
consigliere e poi rappresentante a Parigi. Da questa posizione
privilegiata poté seguire la rivoluzione francese, di cui condannò la deriva
giacobina. Preso atto della rovina economica, nel 1791 si trasferì a Varsavia,
assumendo la cittadinanza polacca e contribuendo alla stesura della
costituzione. Dopo un anno passato a Varsavia, a seguito della spartizione
della Polonia nel 1792 rientrò definitivamente in Toscana, stabilendosi a Pisa.
Lì nel 1796 sposò Antonina Tonini, da cui ebbe una figlia, Elisabetta, nel
1798. Il disincantato Mazzei, nel 1799 oramai settantenne, fu testimone
dell'arrivo delle truppe repubblicane francesi a Pisa e poi della loro
cacciata, e fu coinvolto pur senza danni nei successivi processi intentati dal
bargello ai liberali pisani che si riunivano durante la breve occupazione al
Caffè dell'Ussero sul lungarno. Ultimi anni Mazzei visse quietamente
altri 17 anni, dedicandosi ai propri studi di orticoltura e limitandosi a
frequentare una ristretta cerchia di salotti praticati da giovani liberali, di
cui era ispiratore. Nel 1802, in conseguenza del dissolvimento della Polonia
operata da Russia e Prussia nel 1795, lo zar Alessandro I si accollò i debiti
della corte polacca e Mazzei poté fruire di un vitalizio. Mazzei rimase sempre
nostalgico della Virginia e dei suoi amici americani, che ne auspicavano il
ritorno e con i quali mai interruppe il contatto epistolare. Nonostante i
ripetuti progetti di un viaggio in America, Mazzei non fu mai capace di
affrontare questa nuova avventura. Ebbe modo di assistere all'ascesa e alla
caduta di Napoleone Bonaparte e scrisse le proprie memorie, pubblicate nel
1848, oltre trent'anni dopo la sua morte a Pisa nel 1816. Opere: “Stanislao
Re di Polonia,” Roma: Istituto storico italiano per l'età moderna e
contemporanea, “Ricerche storiche
sull’America,” Firenze, Ponte alle Grazie, “Memorie” Gino Capponi,
Lugano, Tip. della Svizzera Italiana, “Del commercio della seta fatto in
Inghilterra dalla Compagnia delle Indie Orientali” Silvano Gelli, Poggio a
Caiano, Comune di Poggio a Caiano, “Le istruzioni per i delegati alla
convenzione maggio-settembre” Firenze, Morgana, Opere di suor Margherita
Marchione “Scelta di scritti e lettere,”“Agente di Virginia durante la
rivoluzione Americana”“Agente del Re di Polonia durante la Rivoluzione
Francese”“La vita avventurosa di Filippo Mazzei (bilingue ingleseitaliano),
University Press of America, Lanham, MD, 1995, 235 In lingua inglese Philip
Mazzei: My Life and Wanderings, ed. Margherita Marchione American Institute of
Italian Studies, Morristown, NJ, 1980, 437 Traduzione in lingua inglese
dell'autobiografia di Mazzei Philip Mazzei: Selected Writings and
Correspondence: IVirginia's Agent during
the American Revolution, XLVIII, 585;
IIAgent for the King of Poland during the French Revolution, 802; IIIWorld Citizen, 623 Cassa di Risparmi e
Depositi, Prato, 1983. Marchione Margherita: Philip Mazzei: Jefferson's
"Zealous Whig", American Institute of Italian Studies, Morristown,
NJ, 1975, 352 Marchione Margherita: The Adventurous Life of Philip MazzeiLa
vita avventurosa di Filippo Mazzei (bilingue ingleseitaliano), University Press
of America, Lanham, MD, 1995, 235 Marchione Margherita:The Constitutional
Society of 1784, Center for Mazzei Studies, Morristown, NJ, 1984, 49 Marchione
Margherita, Philip Mazzei: World Citizen (Jefferson's "Zealous
Whig"), University Press of America, Lanham, MD, 1994, 158 Curiosità Broom
icon.svg Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare. Contribuisci a
migliorarla integrando se possibile le informazioni all'interno dei paragrafi
della voce e rimuovendo quelle inappropriate. A inizio degli anni 2000, fra
alcuni intellettuali toscani appassionati della figura di Mazzei, è circolata
la speculazione che Mazzei potrebbe aver ispirato persino la bandiera
statunitense, adottata dal Congresso nel 1777, un anno dopo la Dichiarazione
d'Indipendenza. La suggestione nasce dall'importanza che l'alternanza dei
colori rosso e bianco ha nell'araldica toscana e non solo e di cui un esempio
famoso è l'insegna di Ugo di Toscana. Mazzei potrebbe forse aver discusso anche
di araldica con gli altri patrioti americani, ma le radici storiche della
bandiera americana sono, in realtà, nella Grand Union Flag. In ricordo di
Mazzei è stato istituito il premio The Bridge. La cerimonia è stata istituita
dall'American University of Rome, per celebrare un toscano che insieme ai padri
costituenti degli Stati Uniti d'America diede vita alla stesura della
dichiarazione d'indipendenza. Sua era la frase: «Tutti gli uomini sono per
natura liberi ed indipendenti». Note
Paolo Russo, Nasce a Firenze un museo che racconta la massoneria, in La
Repubblica, Firenze, 27 febbraio . 28 novembre
(archiviato il 3 marzo )., Riferito al primo museo dedicato alla storia
della Massoneria in Italia. Washington
D.C. Italian Genealogy Club, su geocities.com 1º gennaio 2008). Thomas Jefferson
Encyclopedia Premio Filippo Mazzei. In lingua italiana , Dalla Toscana
all'America: il contributo di Filippo Mazzei, Poggio a Caiano, Comune di Poggio
a Caiano, 2004. Becattini Massimo, Filippo Mazzei mercante italiano a Londra
(1756-1772), Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 1997. Bolognesi
Andrea, Corsetti Luigi, Di Stadio Luigi: Filippo Mazzei mostra di cimeli e
scritti, catalogo della mostra a cura di, Poggio a Caiano, palazzo Comunale,
3-25 luglio 1996, Comune di Poggio a Caiano, 1996. Camajani Guelfo Guelfi,
Filippo Mazzei: un illustre toscano del Settecento: medico, agricoltore,
scrittore, giornalista, diplomatico, Firenze, Associazione Internazionale
Toscani nel Mondo, 1976. Ciampini Raffaele, Lettere di Filippo Mazzei alla
corte di Polonia (1788-1792), Bologna: N. Zanichelli, 1937. Corsetti Luigi,
Gradi Renzo: su Filippo Mazzei
Avventuriero della Libertà a cura di, con scritti di Margherita Marchione e
Edoardo Tortarolo, Poggio a Caiano, C.I.C. Filippo MazzeiAssociazione Culturale
"Ardengo Soffici", 1993. Di Stadio Luigi, Filippo Mazzei tra pubblico
e privato. Raccolta di documenti inediti, a cura di, Poggio a Caiano,
Biblioteca Comunale di Poggio a Caiano, 1996. Fazzini Gianni, "Il
gentiluomo dei tre mondi", Roma: Gaffi, 2008. Gerosa Guido, Il fiorentino
che fece l'America. Vita e avventure di Filippo Mazzei 1730-1916, Milano,
SugarCo Edizioni, 1990. Gradi Renzo, Un bastimento carico di Roba bestie e
uomini in un manoscritto inedito di Filippo Mazzei, Poggio a Caiano, Comune di
Poggio a Caiano, 1991. Gradi Renzo, Parigi: luglio 1789. Scritti e memorie del
fiorentino Filippo Mazzei, Comune di Poggio a Caiano, 1989. Gullace Giovanni,
Figure dimenticate dell'indipendenza americana, Filippo Mazzei e Francesco
Vigo, Roma: Il Veltro Editrice, 1977. Masini Giancarlo, Gori Iacopo, L'America
fu concepita a Firenze, Firenze: Bonechi, 1998 Tognetti Burigana Sara, Tra
riformismo illuminato e dispotismo napoleonico; esperienze del "cittadino
americano" Filippo Mazzei, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 1965.
Tortarolo Edoardo, Illuminismo e Rivoluzioni. Biografia politica di Filippo
Mazzei, Milano, Angeli, 1986. Witold Łukaszewicz, Filippo Mazzei, Giuseppe
Mazzini; saggi sui rapporti italo-polacchi, Wroclaw, Zakład Narodowy im.
Ossolińskich, 1970. In lingua inglese Biaggi, Mario: An Appreciation of Philip
Mazzeian Unsung American Patriot, in CONGRESSIONAL RECORD Washington, D.C.,
September 12, 1984 Conover Hunt-Jones: Dolley and the "great little
Madison", Washington, D.C., 1977 Di Grazia, Marco: Philip Mazzei, a hero
of American independence. Illustrations and cover Marcello Mangiantini,
translation Miranda MacPhail Tuscan Regional Government, Poggio a Caiano.
nessuna data, circa 1990, 52p Gaines, William H.: Virginia History in Documents
1621-1788, Virginia State Library, Richmond, 1974 Garlick, Richard Jr: Philip
Mazzei, Friend of Jefferson: His Life and letters, Baltimore-London-Paris, The
Johns Hopkins Press-Humphrey Nilfort Oxford University PressSociété d'Editions
Les Belles Lettres, 1933 Garlick, Richard Jr: Italy and the Italians in
Washington's time, New York Arno Press, 1975, 1933 Guzzetta, Charles: Mazzei in
America, in DREAM STREETSTHE BIG BOOK OF ITALIAN AMERICAN CULTURE, Lawrence
DiStasi editor, Harper & Row, New York, 1989 Kennedy, John F.: A Nation of
Immigrants, Harper & Row, New York, 1964 Lippucci, Mary Theresa: The
correspondence between Thomas Jefferson and Philip Mazzei, 1779-1815. Malone,
Dumas (editor): Dictionary of American Biography, VI, Charles Scribner's Sons, New York, 1933
Marraro, Howard R.: An Unpublished Jefferson Letter to Mazzei, Italica, 35, No. 2 (Jun., 1958), 83–87 Marraro, Howard R.: Jefferson Letters
Concerning the Settlement of Mazzei's Virginia Estate, The Mississippi Valley
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1943), 235–242 Marraro, Howard R.:
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America's founding fathers, New York: Vigo Press, 1951 Abolizionismo Rivoluzione americana
Rivoluzione francese Benjamin Franklin Patrick Henry Thomas Jefferson George
Mason James Monroe William Paca Stanisław August Poniatowski Padri fondatori
degli Stati Uniti d'America Italoamericani Dichiarazione d'indipendenza degli
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degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filippo Mazzei, su
siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Filippo Mazzei, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Filippo Mazzei,
. Pubblicazioni di Filippo Mazzei, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Thomas Jefferson, Filippo
Mazzei e Francis Vigo (video), su youtube.com. Thomas Jefferson Encyclopedia,
su monticello.org. Il circolo Filippo Mazzei Pisa, su circolofilippomazzei.net.
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Toscano Filippo Mazzei, su mltoscana.blogspot.com. Il circolo Filippo Mazzei, su
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i liberali pisani del 1799, su idr.unipi.it. Monticello the home of Thomas
Jefferson, su monticello.org. 25 giugno 2007 23 ottobre 2005). Famous
Americans, su famousamericans.net. Philip Mazzei at the library of Congress, su
memory.loc.gov. Another Site about P.Mazzei and other famous Italian American,
su clevelandmemory.org. 25 giugno 2007 1º settembre 2005). Filippo Mazzei,
Thomas Jefferson e gli scultori carraresi per la costruzione del Campidoglio
degli Stati Uniti (di Nicola Guerra)
[collegamento interrotto], su farefuturofondazione.it. Premio Filippo
Mazzei, su premiofilippomazzei.com. Sito dal quale è possibile scaricare il
libro Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino Filippo Mazzei
in formato *.pdf, su books.google.com. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Mazzei," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
mazzini: Grice: “Of course
it is difficult for an Italian philosopher to approach the philosophy of
Mazzini cooly; it would be like me approaching the philosophy of Horatio
Nelson!” – Grice: “I’ve found ‘Il pensiero filosofico di Giuseppe Mazzini’
quite helpful – the equivalent would be the pretentious sounding, “The
philosophical thought of Sir Winston Churchill,’ say!” -- Grice: “Luigi Speranza loves to cherish the
fact that an old street in Woolwich, of all places, is named after him, in a
way ‘Speranza,’ just because Garibaldi visited!” Grice: “Luigi Speranza also
cherishes the fact that Lady Wilde preferred ‘Speranza’ just to defend
Mazzini!” -- Giuseppe Mazzini (Genova), filosofo. Esponente
di punta del patriottismo risorgimentale, le sue idee e la sua azione politica
contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano;
le condanne subite in diversi tribunali d'Italia lo costrinsero però alla
latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza
nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della
democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.Mazzini nacque a
Genova, allora capoluogo dell'omonimo dipartimento francese costituito il 13
giugno del 1805 da parte del regime di Napoleone Bonaparte, il 22 giugno del
1805, terzogenito dei quattro figli (tre femmine ed un maschio). Il padre,
Giacomo Mazzini (1767-1848), fu medico e docente universitario d'anatomia
originario di Chiavari, una cittadina del Tigullio (all'epoca capoluogo del
dipartimento francese degli Appennini, successivamente parte della provincia di
Genova), figura politicamente attiva nella scena pubblica locale, sia durante
l'epoca della precedente Repubblica Ligure, sia, in tempi successivi, dell'Impero
napoleonico. Alla madre, Maria Drago (1774-1852), una fervente giansenista
originaria di Pegli (un comune autonomo, accorpato nel comune di Genova nel
1926), Mazzini fu molto legato per tutta la vita. Affettuosamente chiamato
"Pippo" dalla famiglia, una volta terminati gli studi superiori
presso il cittadino Liceo classico Cristoforo Colombo, a 18 anni si iscrisse
alla facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Genova, come voleva suo
padre, mastando a un racconto della madrevi rinunciò dopo essere svenuto al
primo esperimento di necroscopia. La casa di Giuseppe Mazzini a
Genova in cui oggi si trovano l'Istituto Mazziniano e il museo del Risorgimento
Si iscrisse allora a giurisprudenza, dove si segnalò per la sua ribellione ai
regolamenti di stampo religioso che imponevano di andare a messa e di
confessarsi; a 25 anni fu arrestato perché, proprio in chiesa, si rifiutò di
lasciare il posto ai cadetti del Collegio Reale d'Austria. Lo appassionava la
letteratura: si innamorò delle letture di Goethe, Shakespeare e Ugo Foscolo
(pur senza condividerne la filosofia materialista), restando così colpito dalle
Ultime lettere di Jacopo Ortis da volersi vestire sempre di nero, in segno di
lutto per la patria oppressa. La passione per la letteratura, insieme a
quella per la musica (era un abile suonatore di chitarra), la ebbe per tutta la
vita: oltre agli autori citati, lesse Dante, Schiller, Alfieri, i grandi poeti
romantici come Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, Keats, Wordsworth, Coleridge e
i narratori come Alexandre Dumas padre e le sorelle Brontë. Nel 1821 ebbe il
suo trauma rivelatore: al passaggio a Genova dei Federati piemontesi reduci dal
loro tentativo di rivolta, nel giovane Mazzini si affacciò per la prima volta
il pensiero «che si poteva, e quindi si doveva, lottare per la libertà della
Patria». Cominciò ad esercitare la professione nello studio di un
avvocato, ma l'attività che lo impegnava era quella di giornalista presso
l'Indicatore genovese, sul quale Mazzini iniziò a pubblicare recensioni di
libri patriottici; la censura lasciò fare per un po', ma poi soppresse il
giornale. Nel 1826 scrisse il primo saggio letterario, Dell'amor patrio di
Dante, pubblicato poi nel 1837. Il 6 aprile del 1827 ottenne la laurea in
diritto civile e in diritto canonico (in utroque iure). Nello stesso anno entrò
nella carboneria, della quale divenne segretario in Valtellina. Attività
cospirativa «Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a
mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori
fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la
tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un
commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini.»
(Klemens von Metternich, Memorie ed. Bonacci, 1991) La casa di Mazzini in
Laystall Street a Londra, dove abitò per molto tempo Per la sua attività
cospirativa fu arrestato su ordine di Carlo Felice di Savoia e detenuto a
Savona nella Fortezza del Priamar per un breve periodo, tra il novembre 1830 e
il gennaio 1831. Durante la detenzione ideò e formulò il programma di un nuovo
movimento politico chiamato Giovine Italia che, dopo essere stato liberato per
mancanza di prove, presentò e organizzò nel 1831 a Marsiglia in Francia dove fu
costretto a rifugiarsi in esilio. I motti dell'associazione erano Dio e
popolo e Unione, Forza e Libertà e il suo scopo era l'unione degli stati
italiani in un'unica repubblica con un governo centrale quale sola condizione
possibile per la liberazione del popolo italiano dagli invasori stranieri. Il
progetto federalista infatti, secondo Mazzini, poiché senza unità non c'è
forza, avrebbe fatto dell'Italia una nazione debole, naturalmente destinata a
essere soggetta ai potenti stati unitari a lei vicini; il federalismo inoltre
avrebbe reso inefficace il progetto risorgimentale, facendo rinascere quelle
rivalità municipali, ancora vive, che avevano caratterizzato la peggiore storia
dell'Italia medioevale. La sentenza di condanna a morte del 1833
L'obiettivo repubblicano e unitario avrebbe dovuto essere raggiunto con
un'insurrezione popolare condotta attraverso una guerra per bande. Durante
l'esilio in Francia, Mazzini ebbe una relazione con la nobildonna mazziniana e
repubblicana Giuditta Bellerio Sidoli, vedova di Giovanni Sidoli, giovane e
ricco patriota di Montecchio Emilia che aveva sposato all'età di 16 anni.
Giuditta aveva condiviso con il marito la fede politica che, portandolo a
cospirare contro la corte estense, aveva costretto la coppia a esiliare in
Svizzera. Nel 1829 Giovanni, colpito da una grave malattia polmonare, morì a
Montpellier. Poiché la vedova non aveva ricevuto alcuna condanna, ritornò
a Reggio Emilia presso la famiglia del marito con i suoi quattro figli: Maria,
Elvira, Corinna e Achille. Dopo il fallimento dei moti del 1831 Giuditta
dovette fuggire in Francia dove conobbe Mazzini a cui si legò sentimentalmente.
Nel 1832 nacque Joseph Démosthène Adolphe Aristide Bellerio Sidoli detto
Adolphe (secondo Bruno Gatta, quasi sicuramente figlio di Mazzini) che,
lasciato dalla madre in affidamento, morì a soli tre anni nel 1835. Dopo
il vano tentativo del 1831 di portare dalla parte liberale il nuovo re Carlo
Alberto di Savoia con la celebre lettera firmata "un italiano", il 26
ottobre 1833, insieme a Pasquale Berghini e Domenico Barberis, Mazzini fu
condannato in contumacia a "morte ignominiosa" dal Consiglio
Divisionario di Guerra, presieduto dal maggior generale Saluzzo Lamanta. La
condanna venne poi revocata nel 1848, quando Carlo Alberto decise di concedere
un'amnistia generale. Notizia dell'arresto di Giuseppe Mazzini,
Gazzetta piemontese del 16 agosto 1870 Rifugiatosi nel 1834 nella cittadina
svizzera di Grenchen, nel canton Soletta, vi rimase sino a quando fu arrestato
dalla polizia cantonale che gli ingiunse di lasciare la Confederazione entro 24
ore. Per impedirne l'allontanamento l'assemblea dei cittadini di Grenchen
conferì al giovane profugo la cittadinanza con 122 voti a favore e 22 contrari,
invalidata però dal governo cantonale. Mazzini, nascostosi nel frattempo, fu
scoperto e dovette lasciare la Svizzera assieme ad altri esuli, tra i quali
Agostino e Giovanni Ruffini. Nel 1837 cominciò il lungo soggiorno a
Londra (che, con alcune interruzioni, come nel 1849, durò fino al 1868), dove
Mazzini raccolse attorno a sé esuli italiani e persone favorevoli al
repubblicanesimo in Italia, dedicandosi, per vivere, all'attività di insegnante
dei figli degli italiani; qui conobbe e frequentò anche diverse personalità
inglesi, tra cui Mary Shelley (vedova del poeta P.B. Shelley), Anne Isabella
Milbanke (vedova di Lord Byron, idolo di gioventù di Mazzini), il filosofo ed
economista John Stuart Mill, Thomas Carlyle e sua moglie Jane Welsh, lo
scrittore Charles Dickens, che finanziò la sua scuola. Il poeta decadente
Algernon Swinburne gli dedicò Ode a Mazzini. Nello stesso quartiere di Mazzini
visse anche Karl Marx. Durante il soggiorno londinese Mazzini ebbe una
lunga relazione di amicizia con la famiglia Craufurd, documentata da copiosa
corrispondenza epistolare dal 1850 al 1872. Sempre a Londra ebbe rapporti con
la famiglia di William Henry Ashurst e con il genero di questi, il politico
britannico James Stansfeld, la cui consorte Caroline Ashurst Stansfeld era sostenitrice
della società "Society of the Friends of Italy". Per la causa
dell'unificazione italiana Mazzini collaborò anche con il secolarista George
Holyoake. Fondò poi altri movimenti politici per la liberazione e
l'unificazione di vari stati europei: la Giovine Germania, la Giovine Polonia e
infine la Giovine Europa. Quest'ultima, fondata nell'aprile 1834 a Berna in
accordo con altri rivoluzionari stranieri, aveva tra i suoi principi ispiratori
la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. In questa occasione Mazzini estese
dunque il desiderio di libertà del popolo italiano (che si sarebbe attuato con
la repubblica) a tutte le nazioni europee. L'associazione rivoluzionaria
europea aveva come scopo specifico l'agire dal basso in modo comune e, usando
strumenti insurrezionali e democratici, realizzare nei singoli stati una
coscienza nazionale e rivoluzionaria. Sulla scia della Giovine Europa Mazzini
nel 1866 fonda anche l'Alleanza Repubblicana Universale. Il movimento
della Giovine Europa ebbe anche un forte ruolo di promozione dei diritti della
donna, come testimonia l'opera di numerose mazziniane, tra cui la citata
Bellerio Sidoli, ma anche Cristina Trivulzio di Belgiojoso e Giorgina Saffi, la
moglie di Aurelio Saffi, uno dei più stretti collaboratori di Mazzini e suo
erede per quanto riguarda il mazzinianesimo politico. Mazzini continuò a
perseguire il suo obiettivo dall'esilio e tra le avversità con inflessibile
costanza, convinto che questo fosse il destino dell'Italia e che nessuno
avrebbe potuto cambiarlo. Tuttavia, nonostante la sua perseveranza,
l'importanza delle sue azioni fu più ideologica che pratica. Dopo il
fallimento dei moti del 1848, durante i quali Mazzini era stato a capo della
breve Repubblica Romana insieme ad Aurelio Saffi e Carlo Armellini, i
nazionalisti italiani cominciarono a vedere nel re del Regno di Sardegna e nel
suo Primo Ministro Camillo Benso conte di Cavour le guide del movimento di
riunificazione. Ciò volle dire separare l'unificazione dell'Italia dalla
riforma sociale e politica invocata da Mazzini. Cavour fu abile nello stringere
un'alleanza con la Francia e nel condurre una serie di guerre che portarono
alla nascita dello stato italiano tra il 1859 e il 1861, ma la natura politica
della nuova compagine statale era ben lontana dalla repubblica
mazziniana. A Londra, nel 1850, per reagire alla caduta della Repubblica
Romana e in continuità con essa, Mazzini fondò il Comitato Centrale Democratico
Europeo e il Comitato Nazionale Italiano, lanciando il Prestito Nazionale Italiano,
le cui cartelle portavano appunto lo stemma della Repubblica romana del 1849 e
l'intitolazione del prestito «diretto unicamente ad affrettare l'indipendenza e
l'unità d'Italia». A garanzia del prestito le cartelle recavano la firma degli
ex triumviri Mazzini, Saffi e, in assenza dell'irreperibile Armellini, Mattia
Montecchi. La diffusione delle cartelle nel Lombardo-Veneto ebbe come immediata
conseguenza la ripresa dell'attività cospirativa e rivoluzionaria, soprattutto
a Mantova.. Dopo l'Unità e ultimi anni Il 25 febbraio 1866 Messina fu
chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al nuovo parlamento di Firenze.
Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma non poté fare campagna
elettorale perché esule a Londra. Pendevano sul suo capo due condanne a morte:
una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857 (il 19 novembre 1857,
in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga condanna a morte era
stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in un attentato contro
Napoleone III. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga messe di voti (446).
Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera annullava l'elezione in
virtù delle condanne precedenti. Il letto di morte di Mazzini,
distrutto dagli aerei degli Stati Uniti durante il bombardamento di Pisa del
1943 Maschera mortuaria di Mazzini, gesso, Domus Mazziniana, Pisa Due
mesi dopo gli elettori del secondo collegio di Messina tornarono alle urne:
vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova discussione, il 18 giugno
riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene rieletto una terza volta;
dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida. Mazzini, tuttavia, anche nel
caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise di rifiutare la carica per
non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino, la costituzione dei monarchi
sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e continuò a lottare per gli
ideali repubblicani. Nel 1868 lasciò Londra e si stabilì in Svizzera, a
Lugano. Due anni dopo furono amnistiate le due condanne a morte inflitte al
tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi poté rientrare in Italia e, una
volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione di moti popolari in appoggio
alla conquista dello Stato Pontificio. L'11 agosto partì in nave per la Sicilia,
ma il 14, all'arrivo nel porto di Palermo, fu tratto in arresto (la quarta
volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare di Gaeta. Nel
febbraio 1871, partito da Basilea e in viaggio nel passo del San Gottardo,
conobbe in una carrozza Friedrich Nietzsche, allora poco conosciuto filologo e
docente. Questo incontro sarà testimoniato dallo stesso Nietzsche anni
dopo. Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare in Italia sotto
il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a John Brown[25]) a Pisa,
il 7 febbraio del 1872. Qui, malato già da tempo, visse nascosto
nell'abitazione di Pellegrino Rosselli, antenato dei fratelli Rosselli e zio
della moglie di Ernesto Nathan, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10
marzo dello stesso anno, quando la polizia stava ormai per arrestarlo
nuovamente. Traversie della salma Mazzini morente, Silvestro Lega
La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, commuovendo l'Italia; il suo
corpo fu imbalsamato dallo scienziato Paolo Gorini, appositamente fatto
accorrere da Lodi su incarico di Agostino Bertani: Gorini disinfettò la salma
per permettere l'esposizione. Una folla immensa partecipò ai funerali, svoltisi
nella città toscana il pomeriggio del 14 marzo, accompagnando il feretro al
treno in partenza per Genova, dove venne sepolto al Cimitero monumentale di
Staglieno. Le esequie furono accompagnate dalla musica della storica
Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo. Successivamente Gorini ricominciò a
lavorare sul corpo di Mazzini, onde pietrificarlo secondo la sua tecnica di
mummificazione; terminò il lavoro qualche anno dopo. Nel 1946 avvenne la
ricognizione della mummia, che fu sistemata ed esposta al pubblico in occasione
della nascita della Repubblica Italiana[26]: da allora riposa nuovamente nel
sarcofago del mausoleo. Mausoleo Benché sia incerta l'affiliazione di
Mazzini alla Massoneria fu l'associazione stessa a commissionare il mausoleo
all'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso che lo realizzò in stile
neoclassico adornandolo con alcuni simboli massonici. Il sepolcro reca
all'esterno la scritta "Giuseppe Mazzini" e all'interno sono presenti
numerose bandiere tricolori repubblicane e iscrizioni lasciate da gruppi
mazziniani o da personalità come Carducci,[27]. Sulla lapide è scolpita la
scritta "Giuseppe Mazzini. Un Italiano"[28], che era la firma da lui
apposta nella lettera a Carlo Alberto, e l'epitaffio: «Il corpo a Genova, il
nome ai secoli, l'anima all'umanità» Affiliazione massonica Testimonianze
di alcuni personaggi storici e una corrispondenza dello stesso Mazzini, citati
nell'opera dello studioso Luigi Polo Friz[29] fanno ritenere che verosimilmente
Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi dell'epoca, come Garibaldi,
non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche se questa ha ripreso molti
degli ideali mazziniani, simili ai suoi. La principale obbedienza
italiana, l'unica attiva all'epoca di Mazzini in Italia, il Grande Oriente
d'Italia, afferma l'impossibilità di provare l'appartenenza di Mazzini, che pure
ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai alla vita
dell'associazione, occupato com'era nella causa della "sua" società
segreta, la Giovine Italia. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la Carboneria
fu presto distinta dalla massoneria.[30] Indro Montanelli afferma invece
che probabilmente Mazzini fu massone[31]. Dello stesso parere è Massimo Della
Campa, che in una "Nota su Mazzini" fa riferimento al libro
dell'ex-Gran Maestro del grande Oriente d'Italia Giordano Gamberini, Mille
volti di massoni (Ed. Erasmo, Roma, 1976), che a p. 119 scrive a proposito di
Mazzini: «Iniziato nel 1834 a Genova , secondo G. Fazzari e F. Borsari (Luce e
concordia, 1° giugno 1886, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal
Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in
Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto
del S. C. di Palermo il 18 giugno 1866 ricevette l'aumento di luce al 33° grado
e la qualifica di membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro
onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d'Italia di Genova. Scrivendo a
Logge, Corpi rituali e Fratelli usò sempre i segni massonici. [...] Nessun
contemporaneo mise mai in dubbio l'appartenenza di Mazzini alla Massoneria.»
Mazzini stesso sembrerebbe però smentire la sua partecipazione all'associazione
in una lettera del 12 giugno 1867 al massone Federico Campanella, Sovrano Gran
Commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato di
Palermo, in cui, restituendogli le carte che questi gli aveva fatto recapitare
scriveva: «La Massoneria accettando da anni e anni ogni uomo, senza
dichiarazioni d'opinioni politiche, s'è fatta assolutamente inutile a ogni
scopo nazionale. Per farne qualche cosa bisognerebbe prima una misura
d'eliminazione ed una di revisione delle file, poi una formula nazionale o
politica per l'iniziazione... Chi vuol intendere intenda[32].»Pensiero politico
«La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo» (Giuseppe Mazzini, Ai
giovani d'Italia) Per comprendere a pieno la dottrina politica di Mazzini
bisogna rifarsi al pensiero religioso che ispira il periodo della Restaurazione
seguito alla caduta dell'impero napoleonico.[33] Idee diffuse in Europa
all'epoca di Mazzini Nuova concezione romantica della storia Foto di
Giuseppe Mazzini dal Fondo Comandini, Biblioteca Malatestiana Nasceva allora
una nuova concezione della storia[34] che smentiva quella degli illuministi
basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la ragione.
Le vicende della Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano
dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che
s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti
tramontato nelle stragi del Terrore e il sogno di libertà nella tirannide
napoleonica che, mirando alla realizzazione di un'Europa al di sopra delle
singole nazioni, aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli
proprio in nome del loro sentimento di nazionalità. Secondo questa
visione romantica dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che
agisce nella storia; esisterebbe dunque una Provvidenza divina che s'incarica
di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini si propongono di
conseguire con la loro meschina ragione.[35] Da questa concezione romantica
della storia, intesa come opera della volontà divina si promanano due visioni
contrapposte: una è la prospettiva reazionaria che vede nell'intervento di Dio
nella storia una sorta di avvento di un'apocalisse che metta fine alla storia
degli uomini. Napoleone I è stato, con le sue continue guerre,
l'Anticristo di questa apocalisse: Dio segnerà la fine della storia malvagia e
falsamente progressiva e allora agli uomini non rimarrà che volgersi al passato
per preservare e conservare quanto di buono era stato realizzato. Si cercherà
dunque in ogni modo di cancellare tutto ciò che è accaduto dalla Rivoluzione a
Napoleone restaurando il passato. La concezione reazionaria contro cui
Mazzini combatté strenuamente assume un aspetto politico-religioso che troviamo
nel pensiero di François-René de Chateaubriand che nel Génie du christianisme
(Genio del Cristianesimo) attaccava le dottrine illuministiche prendendo le
difese del cristianesimo e soprattutto nell'ideologia mistica teocratica di
Joseph de Maistre, che arriva nell'opera Du pape (Il papa) (1819) al punto di
auspicare un ritorno dell'alleanza tra il trono e l'altare riproponendo il
modello delle comunità medioevali protette dalla religione tradizionale contro
le insidie del liberalismo e del razionalismo.[36] Un'altra prospettiva,
che nasce paradossalmente dalla stessa concezione della storia guidata dalla
divinità, è quella che potremo definire liberale che vede nell'azione divina
una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei
tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli
uomini la loro presunzione di creatori di storia. È questa una visione
provvidenziale, dinamica della storia che troviamo in Saint Simon con la
concezione di un nuovo cristianesimo per una nuova società o in Lamennais che
vede nel cattolicesimo una forza rigeneratrice della vita sociale. Una
concezione progressiva quindi che è presente in Italia nell'opera letteraria di
Alessandro Manzoni e nel pensiero politico di Gioberti con il progetto
neoguelfo e nell'ideologia mazziniana. Concezione mazziniana «Costituire
[...] l'Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana» (G.
Mazzini, Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia) Magnifying
glass icon mgx2.svgMazzinianesimo. Dio e popolo «Noi cademmo come partito
politico. Dobbiamo risorgere come partito religioso. L'elemento religioso è
universale, immortale: universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne
serba impronta, e lo rivela nella propria origine o nel fine che si propone.
Per esso si fonda l'associazione. Iniziatori d'un nuovo mondo, noi dobbiamo
fondare l'unità morale, il cattolicismo Umanitario[37][38]»
Monumento a Giuseppe Mazzini sull'Aventino a Roma Il pensiero politico
mazziniano deve dunque essere collocato in questa temperie di romanticismo
politico-religioso che dominò in Europa dopo la rivoluzione del 1830 ma che era
già presente nei contrasti al Congresso di Vienna tra gli ideologi che
proponevano un puro e semplice ritorno al passato prerivoluzionario e i
cosiddetti politici che pensavano che bisognasse operare un compromesso con
l'età trascorsa. Alcuni storici hanno fatto risalire la concezione
religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente giansenista
(almeno fino agli anni '40 fa spesso riferimenti biblici ed evangelici[38]) o
ad una vicinanza ideale col protestantesimo e le chiese riformate ma, secondo
altri, la visione religiosa di Mazzini non coinciderebbe con quella di nessuna
religione rivelata.[39] Il personale concetto mazziniano di Dio, che per
alcuni tratti è avvicinabile al deismo settecentesco, con evidenti influssi
della religiosità civica e preromantica di Rousseau, per altri versi al Dio
panteistico degli stoici, è alla base di una religiosità che tuttavia esige la
laicità dello Stato (questo nonostante la dichiarata contraddizione poiché se,
come egli crede, politica e religione coincidono, non avrebbe senso separare la
sua concezione teologica da quella politica)[40] e l'assenza di intermediari tra
Dio e il popolo: per ciò e per il ruolo avuto nella storia umana e italiana,
Mazzini definì il Papato "la base d'ogni autorità
tirannica".[41] Un altro influsso sulla concezione religiosa
mazziniana è stato visto nella considerazione che egli ebbe per la religione
civile di ispirazione romana e per l'ammirazione verso la "Prima
Roma", antica e pagana, che passando per la Seconda (cristiana e
medievale), avrebbe preparato il campo alla Terza Roma futura; un mito questo,
romantico-neoclassico, che sarà fatto proprio da Carducci e poi dal fascismo,
con il filosofo Berto Ricci (1905-1941), e dalla massoneria con l'esoterista
Arturo Reghini (1878-1946)[42][43][44] e avvicina il mazzinianesimo anche al
culto massonico del Grande Architetto dell'Universo. In realtà Mazzini
rifiuta non solo l'ateismo (è questa una delle divisioni ideologico-teoriche
che egli ebbe con altri repubblicani come Pisacane[45]) e il materialismo
(«...L'ateismo, il materialismo non hanno, sopprimendo Dio, una legge morale
superiore per tutti e sorgente del Dovere per tutti...»[46]), ma anche il
trascendente, in favore dell'immanente: egli crede nella reincarnazione[47],
per poter migliorare di continuo il mondo e migliorare sé stessi. Una
concezione questa tratta probabilmente da Platone o dalle religioni orientali
come l'induismo e il buddismo, religioni alle quali Mazzini si era
interessato.[48] Giuseppe Mazzini e Gioacchino da Fiore Come altri
patrioti, letterati[49], rivoluzionari delle società segrete francesi, inglesi
e italiane Mazzini vide nell'abate calabrese Gioacchino da Fiore (circa
1130-1202), l'autore di una profezia riguardante l'avvento della Terza Età o
Età dello Spirito Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che sarebbe
rinata, libera dalle dominazioni straniere[50], come la nazione che avrebbe
esercitato un primato sulle altre per la presenza della Chiesa cattolica: tema
questo poi ripreso da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale e civile degli
Italiani. Mazzini ebbe grande interesse per Gioacchino tanto da volergli
dedicare un trattato rimasto inedito Joachino, appunti per uno studio storico
sull'abate Gioacchino[51], che considerava un suo precursore per gli ideali
sociali e politici da realizzare tramite un'unità spirituale e storica.
Religione civile La sua è stata anche definita una religione civile dove la
politica svolgeva il ruolo della fede[52] e dove la divinità si incarna in modo
panteista nell'Universo e nell'Umanità stessa, che attua la Legge che nel
Progresso si rivela.[38] Egli afferma di credere «che Dio è Dio, e l'Umanità è
il suo Profeta»[40], che «il Popolo» è «immagine di Dio sulla terra»[40] e vi è
«un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il
nostro mondo è raggio e l'Universo una incarnazione».[38] Per lui non conta che
la sua intima credenza sia razionale o no, come il Dio di Voltaire e Newton che
è invocato come la causa prima dell'ordine naturale, poiché «Dio esiste. Noi
non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come
negarlo, follia. Dio esiste, perché noi esistiamo» anche se, specifica,
«l'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei
suoi moti e delle sue leggi».[40] Mazzini era altresì convinto che fosse
ormai presente nella storia un nuovo ordinamento divino nel quale la lotta per
raggiungere l'unità nazionale assumeva un significato provvidenziale. «Operare
nel mondo significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva,
riconoscere ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio».[53]
Per questo bisogna «mettere al centro della propria vita il dovere, senza
speranza di premio, senza calcoli di utilità».[53] Quello di Mazzini era un
progetto politico, ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta,
nessuna avversità avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di
fede, l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta
non provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in
ordine stabile.».[53] La storia dell'umanità dunque sarebbe una
progressiva rivelazione della Provvidenza divina che, di tappa in tappa, si
dirige verso la meta predisposta da Dio. Esaurito il compito del
Cristianesimo, chiusasi l'era della Rivoluzione francese ora occorreva che i popoli
prendessero l'iniziativa per «procedere concordi verso la meta fissata al
progresso umano».[53] Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti
devono attuare la missione che Dio ha loro affidato e che attraverso la
formazione ed educazione del popolo stesso, reso consapevole della sua
missione, si realizzerà attraverso due fasi: Patria e Umanità. Patria e
umanità Targa in onore di Mazzini sulla casa londinese Senza una patria
libera nessun popolo può realizzarsi né compiere la missione che Dio gli ha affidato;
il secondo obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei
liberi popoli sulla base della comune civiltà europea attraverso quello che
Mazzini chiama il banchetto delle Nazioni sorelle. Un obiettivo dunque ben
diverso da quella confederazione europea immaginata da Napoleone dove la
Francia avrebbe esercitato il suo primato egemonico di Grande Nation. La
futura unità europea non si realizzerà attraverso una gara di nazionalismi ma
attraverso una nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova
libertà. Il processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi
prima di tutto attraverso l'affermazione delle nazionalità oppresse, come
quelle facenti parte dell'Impero asburgico, e poi anche di quelle che non avevano
ancora raggiunto la loro unità nazionale. Iniziativa italiana In questo
processo unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di
riaprire, conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo
dell'Umanità: la redenzione nazionale italiana apparirà improvvisa come una
creazione divina al di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale
politico diplomatico di tipo cavouriano. L'iniziativa italiana che avverrà
sulla base della fraternità tra i popoli e non rivendicando alcuna egemonia,
come aveva fatto la Francia, consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta
che porterà alla sconfitta delle due colonne portanti della reazione, di quella
politica dell'Impero Asburgico e di quella spirituale della Chiesa cattolica.
Raggiunti gli obiettivi primari dell'unità e della Repubblica attraverso
l'educazione e l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di Pensiero ed
azione, l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre
più vasta per la creazione di una terza civiltà formata dall'associazione di
liberi popoli. Funzione della politica Il mausoleo di Giuseppe
Mazzini nel cimitero monumentale di Staglieno, realizzato dall'architetto
mazziniano Gaetano Vittorino Grasso (1849-1899) La politica è scontro tra libertà
e dispotismo e tra queste due forze non è possibile trovare un
compromesso: si sta svolgendo una guerra di principi che non ammette
transazioni; Mazzini esorta la popolazione a non accontentarsi delle riforme
che erano degli accomodamenti gestiti dall'alto: non radicavano, cioè, nello
spirito del tempo quella libertà e quell'uguaglianza di cui il popolo aveva
bisogno. La logica della politica è logica di democrazia e libertà, non
accettabili dalle forze reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca
rottura rivoluzionaria: alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta
(che non può più sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non
possono più accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione
deve portare alla Repubblica, la quale garantirà l'istruzione popolare.
La rivoluzione, che è anche pedagogico strumento di formazione di virtù
personali e collettive, deve iniziare per ondate, accendendo focolai di rivolta
che incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la
rivoluzione si dovrà costituire un potere dittatoriale (inteso come potere
straordinario alla maniera dell'Antica Roma, non come tirannide) che gestisca
temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al popolo
non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto, il prima possibile.
La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa pubblica, ad essere
buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno strumento di organizzazione
rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e doveri, mentre la Rivoluzione
Francese si è concentrata esclusivamente sui diritti individuali: fermandosi ai
diritti dell'individuo aveva dato vita ad una società egoista; l'utile per una
società non va mai considerato secondo il bene di un singolo soggetto ma
secondo il bene collettivo.[54] Mazzini non crede nell'eguaglianza predicata
dal marxismo e al sogno della proprietà comune sostituisce il principio
dell'associazionismo, che è comunque un superamento dell'egoismo individuale.Questione
sociale Mazzini affrontò la questione sociale negli scritti più tardi, ad
esempio nei Doveri dell'uomo (1860). Egli rifiuta il marxismo, convinto com'è
che per spingere il popolo alla rivoluzione sia prioritario indicargli
l'obiettivo dell'unità, della repubblica e della democrazia. Mazzini fu tra i
primi a considerare la grave questione sociale presente che era soprattutto in
Italia la questione contadina, come gli indicava Carlo Pisacane,[55] ma egli
pensava che questa dovesse essere affrontata e risolta solo dopo il
raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo scontro delle classi,
ma con una loro collaborazione (interclassismo), da raggiungersi però
organizzando l'associazionismo e il mutualismo fra gli operai, il soggetto più debole.
Foto di Mazzini Un programma il suo di solidarietà nazionale che se non
contemplava l'autonomia culturale e politica del proletariato non si rivolse
solo al ceto medio cittadino, agli intellettuali, agli studenti, fra i quali
raccolse i consensi più ampi, ma anche agli artigiani e ai settori più
consapevoli dei propri diritti fra gli operai. Mazzini criticò il
marxismo e fu da Karl Marx biasimato per gli aspetti dottrinali idealistici e
per gli atteggiamenti profetici che egli assumeva nel suo ruolo di educatore
religioso e politico del popolo. Marx, risentito per gli attacchi di Mazzini al
comunismo, da lui definito col termine inglese «dictatorship» (cioè
«dittatura»), lo definì in alcuni articoli «teopompo» (cioè «inviato di Dio») e
«papa della chiesa democratica», dandogli anche sprezzantemente del «vecchio
somaro» e paragonandolo a Pietro l'Eremita. Forte sarà il contrasto tra Marx e
l'inviato personale di Mazzini (oltre che con Garibaldi che ne prese le difese)
alla Prima Internazionale.[56][57] Mazzini criticava i socialisti per il
proclamato internazionalismo dei loro tempi, venato di anarchismo e di forte
negazionismo, per l'attenzione da essi rivolta verso gli interessi di una sola
classe: il proletariato. Inoltre egli definiva arbitrario e impossibile a
pretendere l'abolizione della proprietà privata: così si sarebbe dato un colpo
mortale all'economia che non avrebbe premiato più i migliori. La critica
maggiore era rivolta contro il rischio che le ideologie socialiste
estremistiche portassero a un totalitarismo: egli previde con lungimiranza
quello che avverrà con la Rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia, cioè la
formazione di una nuova classe di padroni politici e lo schiacciamento
dell'individuo nella macchina industriale del socialismo reale.[58] Da
queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che
portò alla Comune di Parigi del 1871. Mentre per Marx e Michail Bakunin quello
della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato accentratore
borghese realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al
concetto di Stato-nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa
la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia. Per
salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini
punta su una forma di lavoro cooperativo: l'operaio dovrà guardare oltre una
lotta basata solo sul salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia
sociale con elementi di «piena responsabilità e proprietà sull'impresa».
Mazzini puntava sul superamento in senso sociale e democratico del capitalismo
imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie distribuzioniste
sia le teorie che esaltano il valore dell'associazione fra i produttori. In Doveri
dell'uomo scrisse: «Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi;
bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla. Bisogna richiamarla
al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro possa
produrla.[59]» La sua influenza sulla prima fase del movimento operaio fu
per questo molto importante e anche il fascismo, in particolare la sua corrente
repubblicana e socializzatrice, si ispirerà al pensiero economico mazziniano
come terza via corporativa tra il modello capitalista e quello marxista.
Cospirazioni e fallimento dei moti mazziniani Mazzini in una fotografia
con autografo scattata da Domenico Lama I moti mazziniani, ispirati ad
un'ideologia repubblicana e antimonarchica furono considerati sovversivi e
quindi perseguiti da tutte le monarchie italiane dell'epoca. Per i governi
costituiti i mazziniani altro non erano che terroristi e come tali furono
sempre condannati. «Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era
pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine fatte
sino a quel giorno, senza capo né coda» (Massimo d'Azeglio, Degli ultimi
casi di Romagna) Giovine Italia (1831) «Su queste classi [...] così fortemente
interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine sovversive della
Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei giovani presso i quali
l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine assorbite nell'atmosfera
eccitante della scuola, si può affermare che non esiste in Italia se non un
piccolissimo numero di persone seriamente disposte a mettere in pratica i
principi esaltati di una setta inasprita dalla sventura.» (Camillo Benso
conte di Cavour[60]) Magnifying glass icon mgx2.svg Giovine Italia. Busto
di Mazzini a Central Park a New York Nel 1831 Mazzini si trovava a Marsiglia in
esilio dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in Piemonte a causa
della sua affiliazione alla Carboneria. Non potendosi provare la sua
colpevolezza infatti la polizia sabauda lo costrinse a scegliere tra il confino
in un paesino del Piemonte e l'esilio. Mazzini preferì affrontare l'esilio e
nel febbraio del 1831 passò in Svizzera, da qui a Lione e infine a Marsiglia.
Qui entrò in contatto con i gruppi di Filippo Buonarroti e col movimento
sainsimoniano allora diffuso in Francia. Con questi si avviò un'analisi
del fallimento dei moti nei ducati e nelle Legazioni pontificie del 1831. Si
concordò sul fatto che le sette carbonare avevano fallito innanzitutto per la
contraddittorietà dei loro programmi e per l'eterogeneità delle classi che ne
facevano parte. Non si era riusciti poi a mettere in atto un collegamento più
ampio delle insurrezioni per le ristrettezze provinciali dei progetti politici,
com'era accaduto nei moti di Torino del 1821 quand'era fallito ogni tentativo
di collegamento con i fratelli lombardi. Infine bisognava desistere, come nel
1821, dal ricercare l'appoggio dei principi e, come nei moti del '30-31, dei
francesi. Con la fondazione della Giovine Italia nel 1831 il movimento
insurrezionale andava organizzato su precisi obiettivi politici: indipendenza,
unità, libertà. Occorreva poi una grande mobilitazione popolare poiché la
liberazione italiana non si poteva conseguire attraverso l'azione di pochi
settari ma con la partecipazione delle masse. Rinunciare infine ad ogni
concorso esterno per la rivoluzione: «La Giovine Italia è decisa a giovarsi
degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l'ora e il carattere
dell'insurrezione».[61] La bandiera della Giovine Italia Gli
strumenti per raggiungere queste mete erano l'educazione e l'insurrezione.
Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse il più possibile il carattere
di segretezza, conservando quanto necessario a difendersi dalle polizie, ma
acquistasse quello di società di propaganda, un'«associazione tendente
anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel
giorno e dopo quel giorno»[62]anche attraverso il giornale La Giovine Italia,
fondato nel 1832del messaggio politico della indipendenza, dell'unità e della
repubblica. Negli anni 1833 e 1834, durante il periodo dei processi in
Piemonte e il fallimento della spedizione di Savoia, l'associazione scomparve
per quattro anni, ricomparendo solo nel 1838 in Inghilterra. Dieci anni dopo,
il 5 maggio 1848, l'associazione fu definitivamente sciolta da Mazzini, che
fondò al suo posto l'Associazione Nazionale Italiana. Fallimento del moto
in Savoia (1833) Entusiastiche adesioni al programma della Giovane Italia si
ebbero soprattutto tra i giovani in Liguria, in Piemonte, in Emilia e in
Toscana che si misero subito alla prova organizzando negli anni 1833 e 1834 una
serie di insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a
morte. Nel 1833 organizza il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come
focolai rivoluzionari Chambéry, Torino, Alessandria e Genova dove contava vaste
adesioni nell'ambiente militare. Prima ancora che l'insurrezione
iniziasse la polizia sabauda a causa di una rissa avvenuta fra i soldati in
Savoia, scoprì e arrestò molti dei congiurati, che furono duramente perseguiti
poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui fedeltà Carlo Alberto aveva
fondato la sicurezza del suo potere. Fra i condannati figuravano i fratelli
Giovanni e Jacopo Ruffini, amico personale di Mazzini e capo della Giovine
Italia di Genova, l'avvocato Andrea Vochieri e l'abate torinese Vincenzo
Gioberti. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono
condan morte, fra questi anche il Vochieri, mentre Jacopo Ruffini pur di non
tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la
fuga. Tentativo d'invasione della Savoia e moto di Genova (1834) Magnifying
glass icon mgx2.svgInvasione della Savoia del 3 febbraio 1834. L'incontro
di Mazzini con Giuseppe Garibaldi nella sede della Giovine Italia Il fallimento
del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che
il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a Ginevra, quando assieme ad altri
italiani e alcuni polacchi, organizzava un'azione militare contro lo stato dei Savoia.
A capo della rivolta aveva messo il generale Gerolamo Ramorino, che aveva già
preso parte ai moti del 1821, questa scelta però si rivelò un fallimento,
perché il Ramorino si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e di
conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando il 2
febbraio 1834, si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia,
la polizia, ormai allertata da tempo, disperse i volontari con molta
facilità. Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a Genova, sotto
la guida di Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra
sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse
sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione però, non trovò nessuno,
e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla
condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per
l'America del Sud dove continuerà a combattere per la libertà dei popoli.
Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con
Ramorino, fu espulso dalla Svizzera e dovette cercare rifugio in Inghilterra.
Lì continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e
scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza gli italiani a mantenere il
desiderio di unità e indipendenza. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto,
dopo questi eventi la linea politica di Carlo Alberto mutò, temendo che
reazioni eccessive potessero diventare pericolose per la monarchia.
Tempesta del dubbio (1836) «La vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun
uomo di non gettarla, se non virilmente o in modo che rechi testimonianza della
propria credenza.» (Giuseppe Mazzini, lettera di risposta ad Angelo
Usiglio, Londra, 1837) Altri tentativi pure falliti si ebbero a Palermo, in
Abruzzo, nella Lombardia austriaca, in Toscana. Il fallimento di tanti generosi
sforzi e l'altissimo prezzo di sangue pagato fecero attraversare a Mazzini
quella che egli chiamò la tempesta del dubbio, una fase di depressione, in cui,
come in gioventù, come ricorda nelle Note autobiografiche, pensò anche al
suicidio, da cui uscì religiosamente convinto ancora una volta della validità
dei propri ideali politici e morali. Dall'esilio di Londra (1837), dopo essere
stato espulso dalla Svizzera, riprese quindi il suo apostolato insurrezionale.
Nello stesso periodo esce il saggio La filosofia della musica sulla rivista
L'italiano pubblicata a Parigi.Fratelli Bandiera (1844) Magnifying glass icon
mgx2.svgFratelli Bandiera. Esecuzione dei fratelli Bandiera a Cosenza
Nobili, figli dell'ammiraglio Francesco Bandiera e, a loro volta, ufficiali
della Marina da guerra austriaca, aderirono alle idee mazziniane e fondarono
una loro società segreta, l'Esperia[63] e con essa tentarono di effettuare una
sollevazione popolare nel Sud Italia. Il 13 giugno 1844, i fratelli
Emilio e Attilio Bandiera partirono da Corfù (dove avevano una base allestita
con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della Calabria seguiti da 17
compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro
Boccheciampe. Il 15 marzo dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia
dello scoppio di una rivolta a Cosenza che essi credevano condotta nel nome di
Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione
patriottica ma era già stata domata dall'esercito borbonico. Il 16 giugno
1844 quando sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino a Crotone, appresero
che la rivolta era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso
alcuna ribellione all'autorità del re. Il Boccheciampe, appresa la notizia che
non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia
di Crotone per denunciare i compagni. I due fratelli vollero lo stesso
continuare l'impresa e partirono per la Sila. Subito iniziarono le
ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da
comuni cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a
fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore
dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a Cosenza, dove i
fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone di Rovito
il 25 luglio 1844. Il re Ferdinando II ringraziò la popolazione locale
per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo
medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose. «Mazzini, colpito da tanta
fermezza e da tanta sventura, restò commosso da quell'efferata barbarie e
celebrò la memoria di quei martiri in un opuscolo uscito a Parigi nel
1845».[64] Mazzini vedendo nel loro sacrificio la realizzazione dei propri
ideali così scriveva in un opuscolo a loro dedicato: «Il martirio non è sterile
mai. Il martirio per un'Idea è la più alta formula che l'Io umano possa
raggiungere per esprimere la propria missione; e quando un giusto sorge di
mezzo a' suoi fratelli giacenti ed esclamaecco: questo è il vero, e io,
morendo, l'adorouno spirito di nuova vita si trasfonde per tutta l'umanità
[...]. I sagrificati di Cosenza hanno insegnato a noi tutti che l'uomo deve
vivere e morire per le proprie credenze: hanno provato al mondo che gl'Italiani
sanno morire: hanno convalidato per tutta l'Europa l'opinione che una Italia
sarà. [...] Voi potete uccidere pochi uomini, ma non l'Idea. l'Idea è
immortale[65]» Repubblica Romana (1849) Magnifying glass icon mgx2.svgRepubblica
Romana (1849). Bandiera della Repubblica Romana Dopo i moti del 1848-49,
Mazzini fu a capo, con Aurelio Saffi e Carlo Armellini della Repubblica Romana,
soppressa dalla reazione francese nel 1849. Fu l'ultima rivolta a cui Mazzini
prese parte direttamente. Moto di Milano (1853) e sollevazione in
Valtellina (1854) Magnifying glass icon mgx2.svgRivolta di Milano (1853).
Ispirato al mazzinianesimo e alle ideologie socialiste fu il moto di Milano del
1853, a cui tuttavia Mazzini non prese parte, e che fallì; analoga sorte ebbe
la rivolta in Valtellina dell'anno seguente. Nel moto milanese si mise in luce
Felice Orsini, che di lì a poco avrebbe rotto con Mazzini e organizzato l'attentato
a Napoleone III, fermamente condannato dal genovese poiché risoltosi in una
strage di cittadini innocenti. Spedizione di Sapri (1857) Magnifying
glass icon mgx2.svgSpedizione di Sapri. Carlo Pisacane Il piano
originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere
un focolaio di rivolta in Sicilia dove era molto diffuso il malcontento contro
i Borboni, e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente
invece si pensò più opportuno partendo dal porto di Genova di sbarcare a Ponza
per liberare alcuni prigionieri politici lì rinchiusi, per rinforzare le file
della spedizione e infine dirigersi a Sapri, che posta al confine tra Campania
e Basilicata, era ritenuta un punto strategico ideale per attendere dei rinforzi
e marciare su Napoli. Il 25 giugno 1857 Carlo Pisacane s'imbarcò con
altri ventiquattro sovversivi, tra cui Giovanni Nicotera e Giovan Battista
Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della Società Rubattino, diretto a
Tunisi. Il 26 giugno sbarcò a Ponza dove, sventolando il tricolore, riuscì
agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici
per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il
28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al
presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono a Sapri, ma non trovarono
ad accoglierli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi furono
affrontati dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche avevano
per tempo annunziato lo sbarco di una banda di ergastolani evasi dall'isola di
Ponza. Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di loro furono
massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e
consegi gendarmi. Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti,
riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla popolazione:
perirono in 83; Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre
quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del 1858.
Condan morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo.
Senso dell'impresa Pur essendo quella di Sapri un'impresa tipicamente
mazziniana, condotta «senza speranza di premio», in effetti essa rispondeva
alle idee politiche di Pisacane che si era allontanato dalla dottrina del
Maestro per accostarsi a un socialismo libertario espresso dalla formula
"Libertà e associazione". Contrariamente a Mazzini che riguardo alla
questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo dopo aver risolto
il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per arrivare ad una
rivoluzione patriottica unitaria e nazionale occorresse prima risolvere la
questione contadina che era quella della riforma agraria. Come lasciò scritto
nel suo testamento politico in appendice al Saggio sulla rivoluzione, «profonda
mia convinzione di essere la propaganda dell'idea una chimera e l'istruzione
popolare un'assurdità. Le idee nascono dai fatti e non questi da quelle, ed il
popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando
sarà libero». Vicino agli ideali mazziniani era Pisacane invece quando
aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la rivolta fallisse «ogni mia
ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell'animo di questi
cari e generosi amici... che se il nostro sacrificio non apporta alcun bene
all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero
immolarsi al suo avvenire»[66]. La spedizione fallita ebbe in effetti il merito
di riproporre all'opinione pubblica italiana la questione napoletana, la
liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno borbonico che il
politico inglese William Ewart Gladstone definiva «negazione di Dio eretta a
sistema di governo». Infine il tentativo di Pisacane sembrava riproporre la
possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione al problema
italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di Vittorio
Emanuele II uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare la
soluzione diplomatico militare dell'unità italiana. Appoggio a Garibaldi
e ultimi tentativi Mazzini appoggiò moralmente la spedizione dei Mille di
Giuseppe Garibaldi, che egli considerava una valida opposizione a Cavour. Dopo
l'Unità riprese la lotta repubblicana, ma le persecuzioni della polizia sabauda
e le condizioni di salute limitarono i suoi ultimi tentativi.
Controversie Stampa raffigurante Mazzini con l'epitaffio della tomba a
Staglieno Conflitto con Cavour Giuseppe Mazzini, che dopo la sua attività
cospirativa degli anni 1827-1830 fu esiliato dal governo piemontese a Ginevra,
fu uno strenuo oppositore della guerra di Crimea, che costò un'ingente perdita
di soldati al regno sardo. Egli rivolse un appello ai militari in partenza per
il conflitto: «Quindicimila tra voi stanno per essere deportati in Crimea. Non
uno forse tra voi rivedrà la propria famiglia. Voi non avrete onore di
battaglie. Morrete, senza gloria, senza aureola, di splendidi fatti da
tramandarsi per voi, conforto ultimo ai vostri cari. Morrete per colpa di
governi e capi stranieri. Per servire un falso disegno straniero, l'ossa vostre
biancheggeranno calpestate dal cavallo del cosacco, su terre lontane, né alcuno
dei vostri potrà raccoglierle e piangervi sopra. Per questo io vi chiamo, col
dolore dell'anima, "deportati".» (Giuseppe Mazzini[67]) Quando
nel 1858, Napoleone III scampò all'attentato teso da Felice Orsini e Giovanni
Andrea Pieri, il governo di Torino incolpò Mazzini (Cavour lo avrebbe definito "il
capo di un'orda di fanatici assassini"[68] oltreché "un nemico
pericoloso quanto l'Austria"),[69] poiché i due attentatori avevano
militato nel suo Partito d'Azione. Secondo Denis Mack Smith, Cavour aveva in
passato finanziato i due rivoluzionari a causa della loro rottura con Mazzini
e, dopo l'attentato a Napoleone III e la conseguente condanna dei due, alla
vedova di Orsini fu assicurata una pensione.[70] Cavour al riguardo fece
anche pressioni politiche sulla magistratura per far giudicare e condannare la
stampa radicale.[71] Egli, inoltre, favorì l'agenzia Stefani con fondi segreti
sebbene lo Statuto vietasse privilegi e monopoli ai privati.[72] Così l'agenzia
Stefani, forte delle solide relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista
Gigi Di Fiore, un fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico
nel Regno di Sardegna.[73] Mazzini, intanto, oltre ad aver condannato il gesto
di Orsini e Pieri, espose un attacco nei confronti del primo ministro,
pubblicato sul giornale Italia del popolo: «Voi avete inaugurato in Piemonte un
fatale dualismo, avete corrotto la nostra gioventù, sostituendo una politica di
menzogne e di artifici alla serena politica di colui che desidera risorgere.
Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi
la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unità
nazionale, voi l'ingrandimento territoriale» (Giuseppe Mazzini[74])Timori
di Mazzini per la cessione della Sardegna Estratto di articolo di
giornale inglese Mazzini temeva che Cavour, dopo la cessione della Savoia e di
Nizza, potesse cedere anche la Sardegna, una delle cosiddette “tre
Irlande”,[75][76] sulla base di altri supposti accordi segreti di Cavour con la
Francia, in cambio di una definitiva unificazione italiana, accordi che
preoccupavano anche l’Inghilterra, la quale era intervenuta presso Cavour per
avere rassicurazioni sul fatto che non sarebbe stato ceduto altro territorio
italiano alla Francia: «Il 22 maggio 1860, Lord John Russell commentava a Sir
James Hudson, in Torino, di dire al Conte di Cavour, che il Governo inglese,
informato di un disegno per la cessione della Sardegna alla Francia, protestava
e chiedeva promessa formale di non cedere territorio italiano. Il dispaccio era
comunicato il 26 a Cavour.» (da Scritti editi e inediti di Giuseppe
Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini,
Roma, 1884, XIII,[77]) Riguardo alla
cessione della Sardegna alla Francia, Mazzini affermava anche: «[...]
[L]'opposizione minacciosa dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo
praticamente impossibile.» (da Scritti editi ed inediti di Giuseppe
Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini,
Roma, 1884, XIII) Alcune affermazioni di
Giovanni Battista Tuveri, esponente del cattolicesimo federalista, deputato per
due volte al Parlamento Subalpino e amico di Mazzini, confermano la possibilità
di accordi segreti relativi alla cessione della Sardegna alla Francia per una
definitiva unificazione del resto della penisola: «Vicino a Mazzini ed a
Cattaneo, ma con una propria originalità di pensiero, il Tuveri fu sempre
fedele alle sue convinzioni federaliste o, in mancanza di meglio, autonomiste,
né esitò ad impegnarsi nell'azione pratica quando nel 1860-61 circolò
insistente la voce che Cavour, dopo Nizza e la Savoia, intendesse cedere alla
Francia anche la Sardegna.[78]» Anche il giornale britannico "The
Illustrated London News" del 27 luglio 1861 citava l'inopportunità di
cedere la Sardegna alla Francia, commento che aveva suscitato reazioni nella
stampa francese e fatto suggerire altre ipotesi.[79] Ruolo storico di
Mazzini Mazzini nel 1846 Mazzini suscitò «continuamente energie,
affascinò per quarant'anni ogni ondata di gioventù [...] e intanto gli anziani
gli sfuggivano».[80] Quasi tutti i grandi personaggi del Risorgimento aderirono
al mazzinianesimo ma pochi vi restarono. Il contenuto religioso profetico del
pensiero del Maestro, in un certo modo rivelatore di una nuova fede,
imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti non aveva «la duttilità e la
mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare razionalmente le forze». Per
questo occorreva una capacità di compromesso politico propria dell'uomo di
governo come fu Cavour; «[i]l compito di Mazzini fu invece quello di creare
l'"animus"». Quando sembrava che il problema italiano non avesse via
d'uscita «ecco per opera sua la gioventù italiana sacrificarsi in una suprema
protesta. I sacrifici parevano sterili», ma invece risvegliavano l'opinione pubblica
italiana e europea. La tragedia della Giovine Italia «impose il problema
italiano a una sempre più vasta sfera d'Italiani: che reagì sì con un programma
più moderato ma infine entrò in azione e quegli stessi ex mazziniani che
avevano rinnegato il Maestro aderendo al moderatismo riformista alla fine
dovettero abbandonare ogni progetto federalista e acconsentire all'entusiasmo
popolare suscitato dalle idee mazziniane di un riordinamento unitario
italiano».[81] Le idee politiche di Mazzini furono alla base della nascita
del Partito Repubblicano Italiano nel 1895. Tramite la Costituzione della
Repubblica Romana, ispirata al mazzinianesimo e considerata un modello per
molto tempo, fu uno dei pensatori le cui idee furono alla base della
Costituzione Italiana del 1948. Inoltre ebbe una grande influenza anche fuori
dall'Italia: politici occidentali come Thomas Woodrow Wilson (con i suoi
Quattordici Punti) e David Lloyd George e molti leader post-coloniali tra i
quali Gandhi, Golda Meir, David Ben-Gurion, Nehru e Sun Yat-sen consideravano
Mazzini il proprio maestro e il testo mazziniano Dei doveri dell'uomo come la
propria "Bibbia" morale, etica e politica.[82] Mazzini conteso
tra fascismo e antifascismo Mazzini sul letto di morte L'eredità ideale e
politica del pensiero di Giuseppe Mazzini è stata a lungo oggetto di dibattito
tra opposte interpretazioni, in particolare durante il Fascismo e la
Resistenza. Già nel settembre 1922, prima dell'avvento del fascismo, il
cinquantenario della sua morte fu celebrato con una serie di francobolli. In
seguito, nel Ventennio fascista Mazzini fu oggetto di citazioni in libri,
articoli, discorsi, fino al punto d'essere considerato una sorta di precursore
del regime di Mussolini.[83]. Secondo un appunto diaristico (intitolato
"Ripresa mazziniana") di Giuseppe Bottai, però, l'utilizzo che ne
fece Mussolini fu sempre strumentale[84]. La popolarità di Mazzini
durante il periodo fascista è dovuta anche ai numerosi repubblicani che
confluirono nei Fasci di combattimento, iniziando il loro percorso di
avvicinamento a Mussolini durante la battaglia interventista, soprattutto nelle
aree dove maggiore era la presenza del PRI, cioè in Romagna e nelle Marche. Nel
1917, sulle pagine de L'Iniziativa, l'organo di stampa del PRI, si guardava a
Mussolini come al «magnifico bardo del nostro interventismo».[85]
Particolare fu il caso di Bologna, città in cui i repubblicani Pietro Nenni,
Guido e Mario Bergamo presero parte attivamente nel 1919 alla fondazione del
primo Fascio di combattimento emiliano per poi abbandonarlo poco dopo
diventando avversari del fascismo. Tra i più famosi repubblicani che aderirono
al fascismo vi furono Italo Balbo (che si era laureato con una tesi su "Il
pensiero economico e sociale di Mazzini" e del quale lo storico Claudio
Segrè ha scritto: «Balbo, prima di aderire al Fascismo nel '21, esitò a
lasciare i repubblicani fino all'ultimo momento e considerò la possibilità di
mantenere la doppia iscrizione»[86]), Curzio Malaparte e Berto Ricci, che nel
fascismo vedeva la perfetta sintesi fra «la Monarchia di Dante e il Concilio di
Mazzini».[87] L'intellettuale mazziniano Delio Cantimori, nella prima
fase del suo percorso politico che lo portò prima ad aderire al fascismo poi al
comunismo, considerava il fascismo «compimento della rivoluzione nazionale
iniziatasi con il Risorgimento, che doveva riuscire dove il processo
risorgimentale e il cinquantennio successivo avevano fallito: nell'inserimento
e nell'integrazione delle masse nello stato nazionale, nella creazione di una
più vera democrazia, ben diversa dal "parlamentarismo" e lontana
dall'"affarismo", dal "particolarismo",
dall'"inerzia" che avevano caratterizzato l'Italia liberale».[88].
Inizialmente la tesi delle origini risorgimentali del fascismo fu fatta propria
anche dai comunisti: nel 1931 Palmiro Togliatti, polemizzando con il movimento
Giustizia e Libertà e il suo fondatore Carlo Rosselli, in un articolo su Lo
Stato operaio criticò il Risorgimento e indicò in Mazzini un precursore del
fascismo[89]: «La tradizione del Risorgimento vive quindi nel fascismo, ed è
stata da esso sviluppata fino all'estremo. Mazzini, se fosse vivo, plaudirebbe
alle dottrine corporative, né ripudierebbe i discorsi di Mussolini su "la
funzione dell'Italia nel mondo". La rivoluzione antifascista non potrà
essere che una rivoluzione "contro il Risorgimento", contro la sua
ideologia, contro la sua politica, contro la soluzione che esso ha dato al
problema della unità dello Stato e a tutti i problemi della vita
nazionale[90].» La stessa posizione fu assunta nel 1933 da Giorgio
Amendola, durante il confino a Ponza, nel primo di due corsi sul Risorgimento
tenuti per i confinati, per poi rivedere tale impostazione nel secondo corso,
dopo la svolta unitaria del 1934 (che segnò l'inizio della politica del fronte
popolare con la conclusione di un "patto d'unità d'azione" con i
socialisti), allorché insistette sulle origini risorgimentali del movimento
operaio[91]. I fascisti, inoltre, rivendicavano una continuità con il
pensiero mazziniano anche riguardo l'idea di patria, la concezione spirituale
della vita, l'importanza dell'educazione di massa come strumento per creare un
"uomo nuovo" e una dottrina economica ispirata alla collaborazione
tra le classi sociali.[92] Lo storico Massimo Baioni scrive a proposito della
contemporanea celebrazione nel 1932 del 50º anniversario della morte di
Garibaldi e del decennale della Marcia su Roma: «Le principali manifestazioni
del 1932 sembravano confermare il nesso tra il bisogno di presentare il
fascismo come erede delle migliori tradizioni nazionali e la volontà non meno
forte ad enfatizzarne le componenti moderne, che avrebbero dovuto distinguerlo
come originale esperimento politico e sociale».[93] Negli anni della
Resistenza (1944-1945) la situazione si complica maggiormente: il fascismo
della Repubblica Sociale Italiana "intensificò naturalmente i richiami a
Mazzini: ad esempio la data del giuramento della Guardia nazionale repubblicana
venne fissata il 9 febbraio, giorno della proclamazione, quasi un secolo prima,
della Repubblica romana che aveva avuto alla sua testa il «triumviro»
Mazzini",[94][95] ma anche gli antifascisti, in particolare i partigiani
di Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli, iniziano a richiamarsi sempre più
apertamente al rivoluzionario genovese. Proprio Rosselli scrisse nel 1931 ad
uno studioso inglese: «Agiamo nello spirito di Mazzini, e sentiamo
profondamente la continuità ideale fra la lotta dei nostri antenati per la
libertà e quella di oggi».[96] A seguito della caduta del fascismo e dell'armistizio
di Cassibile, a partire dal 1943 la lotta contro il nazifascismo vide la
partecipazione dei repubblicani (il cui partito era stato sciolto dal Regime
nel 1926) anche attraverso la formazione di proprie unità partigiane denominate
Brigate Mazzini.[97] Anche un comandante partigiano, proposto per la medaglia
d'oro al valor militare, Manrico Ducceschi, ispirò la sua azione all'ideologia
mazziniana adottando in onore di Mazzini il nome di battaglia di
"Pippo", lo stesso pseudonimo usato dal patriota genovese.[98]
Opere Atto di fratellanza della Giovane Europa (1834), in Giuseppe Mazzini,
Edizione nazionale degli scritti., Imola, s.e., 1908, 4, pag. 3. Dei doveri dell'uomo Fede ed
avvenire Editore Mursia Doveri
dell'Uomo Editori Riuniti university
pressRoma 978-88-6473-039-4 Pensieri
sulla democrazia in Europa, trad. Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, , 978-88-07-82176-9 Andrea Tugnoli , La pittura
moderna in Italia, Bologna, CLUEB, Antologia di scritti Dal Risorgimento
all'Europa Mursia 9788842548447
Periodici diretti da Giuseppe Mazzini L'apostolato popolare Il nuovo
conciliatore L'educatore Le Proscrit. Journal de la République Universelle Il
tribunoNote La Civiltà cattolica, Volume
2; Volume 18, La Civiltà Cattolica, 1901 p. 264. «La politica acquista
pathos religioso, e sempre più col procedere del secolo... la nazione diventa
patria: e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come
tale sacra.» in F. Chabod, L'idea di nazione, Laterza, Bari 1967 Da Dei doveri dell'uomoFede e avvenire, Paolo
Rossi, Mursia, Milano 1965-1984 L'uomo nuovo in Indro Montanelli,
L'Italia giacobina e carbonara, Rizzoli, Milano 1972 Susanne Schmid, Michael Rossington, The
Reception of P.B. Shelley in Europe
Citato nell'Edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini a cura
della Commissione per l'edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini,
Cooperativa tipografico-editrice P. Galeati, 1926; per la citazione vedi anche:
Memoriale Mazzini-Domus Mazziniana; Introduzione a Jessie White Mario, Vita di
Giuseppe Mazzini su Castelvecchi Editore; Giuseppe Santonastaso, Edgar Quinet e
la religione della libertà, pag. 156, edizioni Dedalo, 1968; Francesco Felis,
Italia unità o disunità? Interrogativi sul federalismo, Armando editore, , pag.
7. Comune di Savona Liguria magazine Archiviato il 25
gennaio in . Gilles Pécout, Il lungo Risorgimento: la
nascita dell'Italia contemporanea (1770-1922), Pearson Italia S.p.a., 1999 p.
101 Patria, nazione e stato tra unità e
federalismo. Mazzini, Cattaneo e Tuveri, CUEC, University Press-Ricerche
storiche, 2007 88-8467-381-X La tesi del figlio sicuramente di Mazzini è
sostenuta in Bruno Gatta, Mazzini una vita per un sogno, Guida Editori, Il
dubbio invece che si trattasse veramente di un figlio di Mazzini è espresso in
Luigi Ambrosoli (Giuseppe Mazzini: una vita per l'unità d'Italia, ed. P.
Lacaita, 1993): «Ma proprio il ritardo con cui venne comunicata a Mazzini la
notizia della morte di Adolphe fa sorgere qualche dubbio sulla supposizione,
per le altre ragioni accennate ben fondata, che si trattasse di suo figlio».
Dubbi simili vengono riportati in Salvo Mastellone, Mazzini e la "Giovine
Italia", 1831-1834, Volume 2, Domus Mazziniana, 1960 («D'altra parte, è da
aggiungere che nelle lettere inedite a Ollivier, che pubblichiamo, Mazzini, pur
parlando di Giuditta come della propria amica, se accenna ad Adolphe come
figlio di Giuditta, non allude al bambino come proprio figlio: ...») Domenico Barberis, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Mazzini a Londra È l'autrice del romanzo gotico Frankenstein
(Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818. Curò le
edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e
filosofo. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del
femminismo, e del filosofo e politico William Godwin. Susanne Schmid, Michael Rossington, The
Reception of P.B. Shelley in Europe
Miranda Seymour, Mary Shelley, capitolo 32 Giuseppe Mazzini, il cospiratore senza
segreti Lettere di Mazzini ad Aurelio
Saffi e alla famiglia CraufordGiuseppe MazzatintiSoc. Ed. Dante
Alighieri1906 Politica e storiaFilippo
Buonarroti e altri studidi Pia Onnis RosaEdizioni di storia e letteraturaRoma
1971pag. 467 Mazzini «pavese» e l'Unità
d'Europa Quando Mazzini scatenò il
patatrac sognando la Repubblica MAZZINI,
GIUSEPPE, su pbmstoria.it. 17 luglio 1º
agosto ). Legnago a Giuseppe Mazzini,
Grafiche Stella, S. Pietro di Legnago (Verona) 200551. Giacomo Scarpelli, La scimmia, l'uomo e il
superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni
Pensiero di Mazzini, brigantaggio.net
1946: la Repubblica nasce nel nome di Mazzini, su pri.it. 20 giugno 7 gennaio ).
Carducci scrisse una famosa lirica intitolata Mazzini i cui versi finali
sono rimasti nella storia: «E un popol morto dietro a lui si mise. / Esule
antico, al ciel mite e severo / Leva ora il volto che giammai non rise, /Tu
solpensandoo ideal, sei vero». La stessa
semplice scritta volle Giovanni Spadolini, politico e storico repubblicano,
sulla propria tomba a Firenze Luigi Polo
Friz, La massoneria italiana nel decennio post unitario: Lodovico Frapolli,
Franco Angeli, 1998 p.151 e sgg. Storia
della Massoneria in Italia. L'influenza di Giuseppe Mazzini nella Massoneria
Italiana Archiviato il 7 gennaio in
. La stanza di MontanelliL' unità d'
Italia e la Massoneria Giuseppe Mazzini
massone? A.Desideri, Storia e
storiografia, II, pag. 333, Ed. D'Anna, Messina-Firenze 1997 «Gli sconvolgimenti operati dalla Rivoluzione
francese avevano fatto dubitare a molti uomini della razionalità della storia,
così altamente proclamata nel secolo precedente. L'unica alternativa allo
scetticismo parve allora la fede in una forza arcana operante
provvidenzialmente nella storia» in A. Desideri, Ibidem «S'identificò la storia della civiltà con la
storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle
monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua
sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto
è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e
il raziocino logico». Adolfo Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, pag. 24,
Napoli, 1955 «Così il genere umano è in
gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che
soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente libertà generale. e senza
il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore,
rigeneratore, conquistatore, perfezionante.» (cfr. J. De Maistre, Il Papa,
trad. di T. Casini, Firenze 1926) G.
Mazzini, Fede e avvenire, At the University Press, 1921 p.51 G. Mazzini,
Fede e avvenire «Egli aveva una visione
utopica, romantica e anche sincretistica della religione, che egli considerava
come il contributo, in termini di princìpi universali, delle varie confessioni
e fedi alla storia collettiva.» Senato.it Archiviato il 12 aprile 2008 in
. Doveri dell'uomo, II G. Mazzini,
Dei doveri dell'uomo Fusatoshi Fujisawa,
La terza Roma. Dal Risorgimento al Fascismo, Tokyo, 2001. Mazzini il patriota scomodo Arturo Reghini a metà strada tra fascismo e
massoneria «Noi dissentivamo su diversi
punti: sulle idee religiose, ch'ei non guardava, errore comune al più, se non
attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche dell'oggi; sul cosiddetto
socialismo, che riducevasi a una mera questione di parole dacché i sistemi
esclusivi, assurdi, immorali delle sétte francesi erano ad uno ad uno da lui
respinti e sulla vasta idea sociale fatta oggimai inseparabile in tutte le
menti d'Europa dal moto politico io andava forse più in là di lui: sopra una o
due cose delle minori spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora
sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero. Ma il
differire di tempo in tempo sui modi d'antivedere l'avvenire non ci toglieva
d'essere intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedi» (Giuseppe
Mazzini su Carlo Pisacane) Lettera a
Ernesto Forte Londra 23 gennaio 1867
«Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni dell'anima, di
vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un
miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina, op. cit., pag. 70); «La vita
d'un'anima è sacra, in ogni suo periodo: nel periodo terreno come negli altri
che seguiranno; bensì, ogni periodo dev'esser preparazione all'altro, ogni
sviluppo temporale deve giovare allo sviluppo continuo ascendente della vita
immortale che Dio trasfuse in ciascuno di noi e nella umanità complessiva che cresce
con l'opera di ciascuno di noi» (Dei doveri dell'uomo, II). Leggeva Dumas e i testi buddisti Il volto
inaspettato di Mazzini Il Foscolo, che
scriveva di aver visto da giovinetto a Venezia un "libercolo"
attribuito a Gioacchino, in cui erano indicati i papi futuri, affermava che la
fama dell'abate era "santissima" fin dalla fine del sec. XVI, tanto
che il filosofo francese Montaigne, desiderava di poter vedere questa
"meraviglia": «le livre de Joachim Abbé Calabrois, qui prédisait tous
les papes futurs, leurs noms et formes»
G. da Fiore, Concordia Veteris et Novi testamenti, VI, 16 Bianca Rosa, Gli appunti manoscritti di
Giuseppe Mazzini, Impronta, Torino 1977
Roland Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, con
postfazione di Sauro Mattarelli, Roma-Bari, Laterza, 2000 A.Omodeo,
Introduzione a G. Mazzini, Scritti scelti, Mondadori, Milano 1934 Mattarelli, Sauro, "Duties and rights in
the thought of Giuseppe Mazzini" in Journal of Modern Italian Studies, 13,
no. 4 (December 2008): 480-485.
«L'Italia trionferà quando il contadino cambierà spontaneamente la marra
con il fucile». in C. Pisacane, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale
Economica, Milano 1956 Mazzini:
comunismo vuol dire dittatura Il
"Manifesto" di Marx? Scritto contro Mazzini Doveri dell'uomo, capitolo XI, punto 3° G. Mazzini, Doveri dell'uomo, cap.XI (in
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1907. G. Mazzini, op. cit. Nome col quale i greci indicavano l'Italia
antica Luigi Stefanoni, Giuseppe
Mazzini: notizie storiche ..., Presso L'Editore Carlo Barbini, 186388 Giuseppe Mazzini, Ricordi dei fratelli
Bandiera e dei loro compagni di martirio in Cosenza il 25 luglio 1844:
Documentati colla loro corrispondenza, Dai torchi della Signora Lacombe,
1845 C. Pisacane op. cit. "Volantino pubblicato su "Italia
del popolo", 25 febbraio 1855
Giancarlo De Cataldo, Chi ha paura di Mazzini?, in lastampa.it. 17
settembre 27 settembre ). Denis Mack Smith, Mazzini, Rizzoli, Milano,
1993, pag. 158 Denis Mack Smith, op.
cit., pag. 173 Denis Mack Smith, Gigi Di
Fiore, Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento,
Milano, Gigi Di Fiore, op. cit., pag. 62.
Alberto Cappa, Cavour, G. Laterza & figli, 1932, pag. 249. definizione di Cavour riportata da The
Morning Post nº 26.878 del 9 febbraio 1860 “We have three Irelands, in
Sardinia, Genoa and Savoy La terza
IrlandaGli scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini, Carlo
Cattaneo, Giuseppe Mazzini, Francesco Cheratzu, 8pagg. MazziniLa SardegnaTip.
A. DebatteLivorno1896pagg. 5,6,7
Risorgimento Rassegna The Illustrated London News 27 luglio 1861nº 1100
pag. 76 In Armando Saitta, Antologia di
critica storica, Volume 3, Laterza, 1964167
Le citazioni sono tratte da A. Omodeo, Introduzione a Giuseppe Mazzini,
Scritti scelti, Mondatori, Milano, 1934.
Giuseppe Mazzini (Diego Fusaro)
Paolo Benedetti“Mazzini in Camicia nera”edito nel volume XXII 2007 della
Fondazione 'Ugo La Malfa' Dal diario di
Giuseppe Bottai alla data del 14 ottobre 1943: «Spesso, all'uscita dei cento e
più volumi dell'edizione nazionale [degli scritti di Mazzini], ho trovato il
Duce, a palazzo Venezia, immerso nelle folte pagine. O meglio, v'immergeva, a
ferire di pugnale, il suo metallico tagliacarte: e ne tirava fuori brandelli di
Mazzini. A quando a quando il brandello antifrancese, anti-illuminista,
antinglese, antisocialista, etc. etc. Brandelli, mai tutt'intero, nella sua
viva, molteplice e pur varia personalità» (p. VII)": Luzzatto, Sergio,
Riprese mazziniane, Mestiere di storico: rivista della Società italiana per lo
studio della storia contemporanea: III, 2, 70 (Roma: Viella, ). Paolo Benedetti"Mazzini nell'ideologia
del fascismo" Giovanni Belardelli,
«Camerata Mazzini, presente!» Gentile, Balbo, Rocco, Bottai: tutti i fascisti
tentarono di arruolarlo, Corriere della Sera, 11 luglio 200841. "Manifesto realista" pubblicato
sulla rivista L'Universale del 10 gennaio 1933
Cromohs 1997PerticiMazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario politico
di Delio Cantimori (1919-1943) III Archiviato il 7 gennaio in . Roberto Pertici, Mazzinianesimo,
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Mazziniscelta di pagine dall'Opuscolo Dal Concilio a Dio, Vincenzo Gueglio
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sulla spedizione dei Mille. Giuseppe Mazzini, sceneggiato RAI, regia di Pino
Passalacqua (1972). Il generale (miniserie televisiva), sceneggiato RAI, regia
di Luigi Magni (1987). Mazzini è interpretato da Flavio Bucci. Noi credevamo di
Mario Martone (). Mazzini è interpretato da Toni Servillo. Anita Garibaldi,
miniserie di Rai 1 (); interpretato da Alessandro Lombardo. L'alba della
libertà, cortometraggio, regia di Emanuela Morozzi (). Associazione Mazziniana Italiana Domus
Mazziniana Doveri dell'uomo Mazzinianesimo Monumento a Giuseppe Mazzini
(Firenze) Museo del Risorgimento e istituto mazziniano Pensieri sulla democrazia
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Scritti Prose politiche (1848) Cenni e documenti intorno all'insurrezione
lombarda e alla guerra regia del 1848 (1850) Scritti editi e inediti di
Giuseppe Mazzini. Celebrazioni mazziniane mazzini2005.it. PredecessoreTriumviro
della Repubblica RomanaSuccessoreFlag of the Roman Republic (19th century).svg
Aurelio Saliceti29 marzo 18491º luglio 1849Aurelio Saliceti.
mazzoni: Grice: “Mazzoni is important on various fronts: he loves Dante,
or Alighieri as Strawson calls him – his library in organised alphabetically;
the other front I forget!” -- jacopo mazzoni (Cesena), filosofo. Compì i suoi
studi di lettere a Bologna e quelli di filosofia a Padova. Membro
dell'Accademia della Crusca, fu tra i preferiti del papa Gregorio XIII che lo
avrebbe voluto prelato; Mazzoni preferì proseguire nella carriera
universitaria. Dapprima fu all'Macerata, ed in seguito a Pisa, dove ebbe la
cattedra di filosofia dal novembre 1588 al 1597. Nella città della torre
pendente, conobbe un giovane insegnante di matematica, Galileo Galilei, con il
quale instaurò ottimi rapporti. Nel 1597 fu invitato ad insegnare
all'Università La Sapienza di Roma. Benché avesse da poco preso questa
cattedra, seguì il cardinale Pietro Aldobrandini nei suoi incarichi a Ferrara
ed in seguito a Venezia. Ammalatosi sulla strada del ritorno, si recò nella sua
Cesena, dove si spense il 10 aprile 1598.
Opere Difesa della Commedia di Dante Grazie alla sua preparazione
letteraria, giunse alla notorietà per il suo tomo Difesa della Commedia di
Dante, pubblicato a Bologna inizialmente nel 1572 sotto lo pseudonimo di Donato
Roffia e poi l'anno successivo sotto il suo vero nome, in cui criticò
aspramente Leonardo Salviati. Nel testo egli risponde ad alcune contestazioni
fatte alle sue elucubrazioni sul sommo poeta Dante Alighieri. Parimenti nel
libro si occupa anche di argomentazioni pertinenti alla filosofia ed alla
poetica. In universam Platonis et
Aristotelis philosophiam praeludia Interessato anche all'astronomia, Mazzoni
espone le sue teorie in quello che risulta il suo testo più importante ovvero
In universam Platonis et Aristotelis philosophiam preludia pubblicato nel 1597.
In questo libro egli sostiene il sistema geocentrico aristotelico contro la
sempre più diffusa e apprezzata teoria copernicana eliocentrica. Questo volume
è divenuto molto noto poiché Galileo Galilei, dopo averlo letto, gli inviò una
lettera, datata 30 maggio 1597, nella quale difendeva Copernico e le sue
teorie. Questa missiva rappresenta la più antica testimonianza dell'adesione
alla teoria eliocentrica di Galileo Galilei.
Note Jacopo Mazzoni, Prefazione,
in Mario Rossi , Discorso di Giacopo Mazzoni in difesa della
"Commedia" del divino poeta Dante, S. Lapi, 18986. 16 luglio . Opere:
“Discorso de' dittongi,” Cesena, appresso Bartolomeo Rauerio, “Discorso in
difesa della Comedia del divino. poeta contro il discorso di Castravilla, Cesena,
per Bartolomeo Rauerij, “De triplici hominum vita, activa nempè, contemplativa,
et religiosa methodi tres, quaestionibus quinque millibus, centum et
nonagintaseptem distinctae. In quibus omnes Platonis, et Aristotelis, multae
vero aliorum Graecorum et Latinorum in universo scientiarum orbe discordiae componuntur,
Caesenae, Rauerius, “Della difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette
libri, Cesena, appresso Bartolomeo Rauerij, Della difesa della Comedia di Dante.
Distinta in sette libri, Cesena,
Verdoni, “Discorso intorno alla Risposta e alle Opposizioni fattegli dal sig. Patricio,
pertenente alla storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo poeta della
Pleiade, Cesena, B. Raverio. “Ragioni delle cose dette, e d'alcune autorità
citate da Iacopo Mazzoni nel Discorso della storia del poema Dafni, o Litiersa
di Sositeo, Cesena, per Bartolomeo Rauerij, “In universam Platonis et
Aristotelis philosophiam praeludia, Venetiis, Guerilius. Bernard Weinberg, A
History of Literary Criticism in the Italian Renaissance, Toronto, University
of Toronto Press, 1961.Allan H. Gilbert, Literary Criticism: Plato to Dryden,
Detroit, Wayne State University Press, 1962.Baxter Hathaway, Marvels and
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1968.Hazard Adams, Critical Theory Since Plato, New York, Harcourt Brace
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1911. (RU) Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron, Маццони, Джакомо.
medigo: Elia del Medigo (Candia, Creta), filosofo. Grice: “While born in
Creta, italians consider him under ‘filosofi italiani’!” -- Nato sotto il nome
di Elijah Mi-Qandia o Elijah mi-Qandia ben Moshe del Medigo, chiamato anche nei
manoscritti come Elia Delmedigo o Elia Ben Moshe del Medigo. Ebbe una disputa
con Minz, sostenuto dal talmudista Mizrachi.
Fu conosciuto dai suoi contemporanei come Helias Hebreus Cretensis o Elia
Del Medigo di Candia. Mentre gli studenti non ebrei di Delmedigo possono averlo
classificato come un Averroista, chiaramente vedeva se stesso come un seguace
di Maimonide. Era chiaramente un convinto seguace delle dottrine di Averroè,
anche quelle più radicali: unità dell'intelletto, eternità del mondo, autonomia
della ragione dai confini della religione rivelata. Nato a Candia, nell'isola di Creta,
(all'epoca facente parte della Repubblica di Venezia), dove la sua famiglia era
emigrata dalla Germania, ha trascorso dieci anni a Roma e a Padova nel nord
Italia, tornando a Creta alla fine della sua vita. È ricordato per una serie di traduzioni,
commentari su Averroè (Ibn Rushd in arabo) (in particolare un commento di
Substantia Orbis di Averroè del 1485), per la sua influenza su molti
neoplatonici italiani del primo Rinascimento (soprattutto Giovanni Pico della
Mirandola) e per il suo trattato sulla filosofia ebraica, Sefer Beḥinat ha-Dat
(esame della religione), pubblicato molti anni dopo la sua morte, nel
1629. Biografia Del Medigo ha avuto
un'educazione religiosa tradizionale a Candia, dimostrando notevole ampiezza di
vedute. Oltre alla scuola rabbinica, ha studiato filosofia e aveva una buona
conoscenza di italiano, greco, così come latino ed ebraico. È probabile che
abbia studiato medicina, e potrebbe essere stato con quella intenzione che
originariamente si recò a Padova, dove l'Università era il più importante
centro per la filosofia aristotelica tradizionale in Italia. Dal 1480 era a
Venezia, dove scrisse Quaestio utrum mundus sit effectus, e si mantenne
formando classi di filosofia aristotelica, frequentato dai figli di famiglie
ricche e importanti. Si trasferì a
Perugia e insegnato a classi l'"aristotelismo radicale", cioè,
pesantemente interpretati con le idee di Averroè e altri commentatori islamici.
Del Medigo è divenne abbastanza noto come il maggiore "Averroista" in
Italia. Mentre a Perugia, incontrò Pico della Mirandola e scrisse due pamphlet
per lui. Un altro studente importante di
del Medigo di a quel tempo era Domenico Grimani, veneziano, che poi divenne il
cardinale della Basilica di San Marco. Grimani si dimostrò essere un mecenate
generoso e, con il suo incoraggiamento, del Medigo scrisse diversi manoscritti
che ricevettero ampia diffusione tra i filosofi italiani. Rimase in stretto contatto con Pico della
Mirandola, in viaggio verso Firenze, il sito dell'Accademia Platonica di
Marsilio Ficino, per dare lezioni e per tradurre manoscritti dall'ebraico al
latino per Pico, anche se i due filosofi non collaborarono mai su uno specifico
lavoro. Alla fine, però, Del Medigo non
era cabalista, e divenne disinteressato con la direzione sincretica che Pico e
i suoi colleghi stavano prendendo, in una tendenza a combinare i concetti di
magia, ermetismo e la Kabbalah con Platone e il neoplatonismo. Oltre alla sua crescente delusione per Pico,
era un po' screditato dal contraccolpo della prigionia di Pico e
dall'interdizione da parte del Vaticano delle sue 900 tesi. Inoltre erano sorte
tensioni tra del Medigo e la comunità ebraica italiana per i suoi interessi
intellettuali laici e le sue amicizie con studiosi cristiani. Come conseguenza
delle difficoltà finanziarie vissute sulla scia dello sfavore per Pico della
Mirandola, del Medigo decise di lasciare l'Italia per sempre. Tornò a Creta,
dove visse gli ultimi anni della sua vita. Durante questo periodo, del Medigo
tornò al pensiero ebraico, scrivendo il Sefer Bechinat Ha-dath per i suoi
studenti, in cui ha chiarito il suo disaccordo con le teorie magiche e
cabalistiche che hanno ispirato l'Orazione sulla dignità dell'uomo di Pico, ed
esposto la sua convinzione che un essere umano non può aspirare a diventare un
dio, e che l'ebraismo richiede che un uomo deve "lottare per la
razionalità, sobrietà e la realizzazione dei [suoi] limiti umani." Delmedigo argomentò contro l'antichità della
Kabbalah, rilevando che non era nota per i saggi del Talmud, per i Gheonim o
per Rashi. Egli negò anche che Rabbi Shimon bar Yochai sia stato l'autore dello
Zohar, dal momento che l'opera cita chi ha vissuto dopo la morte di Rabbi
Shimon bar Yohai. Inoltre, egli attaccò gli allegoristi esoterici tra filosofi
ebrei. In un'altra sezione del suo lavoro Delmedigo discusse il ragionamento
intellettuale sottostante i comandamenti della Torah (ta'amei ha-mitzvot). Nella cultura di massa Elia del Medigo è
probabile che sia l'ispirazione per il personaggio Giuda del Medigo, nel
"The Secret Book of Grazia dei Rossi" (libro segreto di Grazia dei
Rossi) di Jacqueline Park. Note Joseph
Solomon Delmedigo, Matzref la-Chokmah3b; idem, Elim29; Mizrachchi, Responsa,
nr. 56. Stanford Encyclopedia of
Philosophy article on del Medigo --
'geni', titolo onorifico attribuito ai capi delle accademie ebraiche dal
sesto fino all'undicesimo secolo in Babilonia, Siria e Palestina; brillante
studioso ebreo... Jewish Encyclopedia, articolo su -- AverroeismJacob Ross
Stanford Encyclopedia of Philosophy article on del Medigo -- Elijah
DelmedigoPaul Oskar Kristeller, Eight Philosophers of the Italian Renaissance.
Stanford University Press (Stanford California, 1964.)Sefer Behinat Hadat of
Elijah Del-Medigo, (critical edition) with introduction, notes and commentary
by Jacob Joshua Ross, Tel-Aviv: Chaim Rosenberg School of Jewish Studies, 1984
Giovanni Licata, La via della ragione. Elia del Medigo e l'averroismo di
Spinoza, Eum, Macerata, , 1–422, 978-88-6056-352-1. Il libro contiene testo in
ebraico e traduzione in italiano del "Sefer Beḥinat ha-Dat" di Elia
del MedigoThe Medieval WorldEurope 1100-1350 by Friedrich Heer.David Geffen:
Insights into the Life and Thought of Elijah Medigo Based on His Published and
Unpublished Works. In: Proceedings of the American Academy for Jewish Research.
41/42 (1973–1974), S. 69-86. (online su Abonnenten)Jacob S. Levinger:
DELMEDIGO, ELIJAH BEN MOSES ABBA. in: Encyclopaedia Judaica, 2' edizione, Vol 5,
Detroit / New York u.a. 2007,
978-0-02-865933-6, S. 542–543
Ermeneutica talmudica Esegesi ebraica Responsa ebraici Storia degli
ebrei in Italia Talmud Eruditi bizantini nel Rinascimento Sienasito italiano Ashkenaziti Biografia di
Elia del Medigo, sul Dizionario biografico degli italianiEnciclopedia Treccani
Online Richard Gottheil, Isaac BroydéElia del Medigo, in Jewish Encyclopedia,
New York, Funk & Wagnalls, 1901-1906.Cfr. rispettivo articolo s.v.
"DELMEDIGO, ELIJAH CRETENSIS BEN MOSES ABBA", con la di cui sopra.
meis: Grice: “I agree with Meis’s naturalism; he proposes a
three-stage development: vegetal, animal, man – his naturalism has a Hegelian
side to it, while man is more old fashioned, more Kantian!” -- Deputato del
Regno di Napoli Durata mandato 1848-1849 Circoscrizione Abruzzo Citra Collegio Chieti
Deputato del Regno d'Italia Durata mandato18611 867 LegislatureVIII, IX Sito
istituzionale Dati generali Titolo di studio Laurea in Medicina e chirurgia
ProfessioneDocente universitario, Medico chirurgo. Angelo Camillo De Meis
(Bucchianico), filosofo. Figlio di un medico aderente alla carboneria e di
ideali mazziniani, nacque a Bucchianico, dove compì i primi studi: li proseguì
presso il Regio collegio di Chieti e poi a Napoli, dove fu allievo dei
letterati Basilio Puoti e Francesco De Sanctis, Spaventa e Ramaglia. Si laureò e
nel 1841 divenne socio dell'Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui
diventerà presidente nel 1848; fu poi medico aggiunto dell'Ospedale degli Incurabili
e aprì una scuola privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia,
fisiologia e scienze naturali. Fu poi rettore del Collegio Medico di
Napoli. Dopo la promulgazione della
costituzione nel Regno di Napoli, venne eletto deputato per la circoscrizione
Abruzzo Citra: sostenne la protesta di Pasquale Stanislao Mancini contro la
repressione operata dalle truppe borboniche contro i manifestanti del 15 maggio
e l'accusa di tradimento al re. Fu quindi
costretto all'esilio: dopo un soggiorno a Genova e a Torino, si stabilì a
Parigi. Esercitò gratuitamente la professione di medico per gli esuli e gli
emigrati italiani; insegnò antropologia all'università ed entrò in contatto con
il mondo scientifico parigino, diventando assistente di Bernard e ottenendo da Trousseau l'incarico
di insegnare semeiotica. Strinse anche un proficuo rapporto con Cousin. Rientrò
in Italia, prima a Torino e poi a
Modena, dove insegnò. Tornò a Napoli e divenne
assistente di De Sanctis, ministro dell'istruzione nel governo provvisorio, e
venne eletto Membro straordinario del Consiglio Superiore della Pubblica
istruzione. Fu deputato al Parlamento
del Regno d'Italia dal 1861 al 1867, sedendo tra i ministeriali. Busto di Angelo Camillo De Meis al Pincio
(Roma) Non si sa né dove né quando fu iniziato in Massoneria, è certo tuttavia
che nel 1867 fu membro della Loggia Felsinea di Bologna. Fu professore di
Storia della medicina presso l'Bologna, dove morì. Il suo naturalismo lo spinse a cercare un
fondamento filosofico-spirituale alle scienze della natura, che egli trovò
nell'idealismo di Hegel. Fu anche amico intimo e collega di Siciliani, del
quale condivise in parte la speculazione intorno al positivismo. Venne citato, di passaggio, nel romanzo di
Luigi Pirandello Il fu Mattia Pascal. Fu
costruito il nuovo palazzo della Biblioteca provinciale di Chieti, in piazza
Tempietti romani, dedicata a De Meis.
Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, De
Meis Angelo Camillo, su treccani.it. Il
protagonista del romanzo infatti ascolta casualmente, durante un viaggio in
treno, una conversazione fra due eruditi, e dato che è uscita la notizia della
sua morte, sceglie come proprio nuovo cognome "Meis", traendolo da
"De Meis". Il nome sarà "Adriano", udito dal fu Mattia
nella stessa conversazione, che attribuiva a Camillo De Meis la tesi che due
statue nella città di Peneade rappresentassero Cristo e la Veronica (colei che
si sostiene abbia asciugato il viso di Gesù durante il calvario). In queste
pagine del romanzo pirandelliano (capitolo VII), Mattia Pascal prova uno
straordinario senso di ebbrezza legato alla propria libertà. F. Tessitore, «DE MEIS, Angelo Camillo» in
Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 38, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1990. R. Colapietra, Angelo Camillo De Meis
politico “militante”, Napoli, Guida Editori, 1993. Altri progetti Collabora a
Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Angelo Camillo De
Meis Angelo Camillo De Meis, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Angelo Camillo De Meis, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Angelo Camillo De Meis, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Angelo Camillo De Meis, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Angelo Camillo De Meis, .
Angelo Camillo De Meis, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Angelo Camillo De Meis di Giacomo de
Crecchio, in Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale Superiore di
PisaCagliari. «De Meis, Angelo Camillo » in L'Unificazione, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
melandri: Grice: “One of the ten items he lists in his ‘Contro lo
simbolico’ is ‘lo simbolico’ itself!” -- Grice: “Melandri takes analogy more
seriously than I did – I do list ‘analogy’ as part of what I call
‘philosophical eschatology – the third branch of metaphysics, along with
ontology and category study.” Grice: “Melandri focuses on the Graeco-Roman
tradition of analogy, which he pairs with two other concepts: proportion, and
symmetry – re-interpreting mainly Aquino’s reading of the Aristotelian
tradition in a semiotic approach.” Grice: “Melandri also takes Kant seriously
on this.” Grice: “If an Italian philosopher wrote ‘contro la comunicazione,’
another wrote ‘contro il simbolico’!” --
Grice: “He has studied Buehler; I like that!” -- Enzo Melandri (Genova), filosofo. Laureatosi a
'Bologna, è lettore a Kiel in Germania. Ha poi insegnato filosofia in diversi
atenei italiani (Lecce, Trieste e Bologna). Parallelamente all'attività
universitaria, ha collaborato a lungofin dalla fine degli anni cinquantacon la
casa editrice Il Mulino e alla rivista omonima, per le quali ha svolto attività
di consulenza, con traduzioni e curatele di alcuni volumi, pubblicando con essa
alcuni dei suoi lavori più significativi. I suoi volumi più importanti vertono
sulla fenomenologia di Husserl, sul concetto di analogia e sul principio di
simmetria. Tra le sue curatele, anche presso altre case editrici (Cappelli,
Faenza, Laterza, Ponte alle Grazie, Giuffrè, Pitagora ecc.), ci sono studi che
vanno dalla scienza politica di Gerhard Ritter e di Jürgen Habermas, alla
fenomenologia di Alfred Schütz, dalla logica di Irving Marmer Copilowski e
dalla filosofia del linguaggio di Ernst Hoffmann o dai paradossi di Bernard
Bolzano (e poi la storia della logica di Heinrich Scholz), agli studi di
metodologia scientifica di Arthur Pap, a quelli di psicologia della percezione
di Alexius Meinong o di Christian von Ehrenfels, e dall'estetica di Eduard
Trier alla «metaforologia» di Hans Blumenberg ecc. Ha istituito un gruppo interdisciplinare di
studi su Gottfried Leibniz, in seguito affiliato col nome di «Sodalitas
Leibnitiana» alla Leibniz-Gesellschaft di Hannover. Ha anche collaborato attivamente
alle attività del «Centro di studi per la filosofia mitteleuropea» (con sede a
Trento); partecipando alla realizzazione
di «Topoi», rivista internazionale di filosofia. Sempre in quegli anni ha dato
vita agli «Annali dell'Istituto di discipline filosofiche dell'Bologna», poi
trasformatisia nella rivista semestrale «Discipline filosofiche», ancora attiva
e di cui è stato il primo direttore. Tra
i suoi testi, spicca per centralità di pensiero “La linea e il circolo,” definito
da Giorgio Agamben "un capolavoro della filosofia europea del
Novecento". Il filo conduttore di
tutta la riflessione di Melandri è il rapporto tra pensiero logico e pensiero
analogico. Mentre il primo tende a svilupparsi mediante un concetto d'identità
elementare, legato alla "discontinuità" del principio di non
contraddizione, il secondo si fonda invece sul principio di continuità, legato
alla figura oppositiva della contrarietà, che ammette una transizione tra gli
opposti. Ora, queste due forme di pensiero non sono affatto inconciliabili, ma
complementari, in quanto fondate non su strutture assiomatiche, ma su una
diversa direzione costitutiva dell'esperienza. Questa diversità prospettica si
realizza, secondo Melandri, nella fenomenologia husserliana, di cui egli tende
a evidenziare l'«empirismo radicale» connesso alle strutture
costitutivo-trascendentali della soggettività e ben distinto, dunque, da
quell'idealismo entro cui troppo spesso si è voluto rubricare l'atteggiamento
fenomenologico. In ultima istanzacongiungendo istanze aristoteliche e
husserlianeMelandri assume una concezione dell'essere fondamentalmente
equivoca, nell'ambito della quale l'intenzionalità si presenta, al tempo
stesso, come principio formale logico e funtore operativo analogico. Inoltre,
Melandri espone questi contenuti filosofici attraverso un metodo d'indagine e
d'insegnamento del tutto particolare, che viene così descritto dal suo allievo, Stefano Besoli, filosofo a Bologna:
«A lezione, si può dire che Melandri non parlasse, ma pensasse ad alta voce
[...] dando l'illusione, quantomai benefica ed essenzialmente terapeutica, di
pensare insieme con lui. Si aveva l'impressione di assistere, dunque, a un
pensiero in corso d'opera, e più propriamente ciò che accadeva era
un'esperienza di pensiero condivisa, giacché la condivisione era appunto la
condizione stessa della buona riuscita di tale esperienza». Opere: “I paradossi dell'infinito nell'orizzonte
fenomenologico,” poi come introduzione aBolzano, I paradossi dell'infinito,
Cappelli, Bologna. “Logica ed esperienza,” “La scienza come criterio
storiografico,” “Alcune note in margine all'«Organon» aristotelico; “Considerazioni
critiche sui «syncategorematica»,” in "Lingua e stile", “Esistenzialismo,”
“Logica e Logistica” Enciclopedia “Filosofia,”
Giulio Preti, Feltrinelli, Milano. Lewin: la psicologia come scienza
galileiana, poi in Sette variazioni in
tema di psicologia e scienze sociali; “Foucault: l'epistemologia delle scienze
umane", in «Lingua e stile». “E corretto l'uso dell'analogia nel diritto?
("Zoon Politikon. Bolk e l'antropogenesi", in «Che Fare», “La linea e il circol: studio
logico-filosofico sull'analogia,” Bologna: il Mulino rist. Macerata: Quodlibet, (prefazione
diAgamben, appendice di Besoli e Brigati, Salvatore Limongi. Nota in margine all'«episteme»
di Foucault» in "Lingua e stile", :La realtà e l'immagine,” (in Hans
Barth, Verità e ideologia); Sulla crisi attuale della filosofia, in "Il
Mulino", Pour une analyse des langages mixtes, in "Versus", L'analogia, la proporzione, la simmetria,
Isedi, Milano. I generi letterari e la loro origine, in "Lingua e
stile", ora Quodlibet, Macerata, “L'inconscio e la dialettica,” Bologna:
Cappelli, rist. come "Freud: L'inconscio e la dialettica", in
Id.,Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna:
Pitagora; rist. L'inconscio e la
dialettica, Macerata: Quodlibet . “Bühler. La crisi della psicologia come
introduzione a una nuova teoria linguistica”, in “Anima ed esattezza.
Letteratura e scienza nella cultura austriaca,” Marietti: Casale Monferrato, rist.
in Id., Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna:
Pitagora, Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Pitagora,
BolognaAppendice. Matematica e logica in psicologia: applicazione propria
(determinante) o impropria (analogico-riflettente), -- APPLICAZIONE
DETERMINANTE vs. APPLICAZIONE ANALOGICO-RIFLETTENTE --. (Claudio Muti). in Sette variazioni in tema
di psicologia e scienze sociali, Pitagora, Bologna, rist. in Id., L'inconscio e
la dialettica, Macerata: Quodlibet, "Per una filologia del sublime",
in "Studi di estetica", (Grice: “I like that; surely there must be an
ordinary unpompous way to say or mean ‘sublime’” – “Go thorugh the dictionary!”
-- La novità degli ultimi tremila anni, in "Il Mulino",
"Faenza" e Marisa Vescovo, L’oblio affligge la memoria; La comunicazione
e la retorica, Contro il simbolico.Dieci lezioni di filosofia, -- Grice: “The
ten ‘concepts’ he chooses are less important than the generic remarks he makes
about the whole ten.” Grice: “While in his study on ‘analogia, proporzione,
simmetria,’ he is semiotic, in this one he is thoroughly hermeneutic!” -- Quodlibet,
Macerata, postfazione di Guidetti) Sul concetto di descrizione nella psicologia
fenomenologica, in "Intersezioni", Su quel che è dato, (Grice: “A
good analysis of a phrase I overuse, ‘datum,’ as per sense-datum’! in "Il
Verri", Le «Ricerche logiche» di Husserl: introduzione e commento alla
prima ricerca, Il Mulino, Bologna, "Su quel che c'è, e quel che immaginiamo
che ci sia (o della principale equivocazione del termine
'rappresentazione')", in «Discipline filosofiche», "Il problema della
comunicazione", in «Paradigmi», "Tempo e temporalità nell'orizzonte
fenomenologico", in «Discipline filosofiche», . "La crisi dei grandi
sistemi e l'avvento della filosofia esistenziale" in “Questo nostro tempo. Studi e riflessioni
sull'evolversi della nostra epoca, Bologna: "Filosofia come critica della conoscenza
e impegno interdisciplinare" in
"Tratti". S. Besoli, Il
percorso intellettuale di Enzo Melandri, in Studi su Enzo Melandri, Faenza, Agamben,
Giorgio, "Archeologia di un'archeologia", in E. Melandri, La linea e
il circolo. Studio logico-filosofico sull'analogia, Macerata: Quodlibet, Agamben,
Giorgio, "Al di là dei generi letterari", in E. Melandri, I generi
letterari e la loro origine, Macerata: Quodlibet , 7–14. Ambrosetti, Massimo, Enzo Melandri
sugli stoici, Roma: Aracne . Ambrosetti, Massimo, "Una lettura melandriana
di Epitteto", in "dianoia", Besoli, Stefano, "Il percorso
fenomenologico di Enzo Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa,
Roberta Lanfredini (cur.), La fenomenologia in Italia. Autori, scuole,
tradizioni, Roma: Inschibboleth , trad. en. "The Phenomenological Path of
Enzo Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa, Roberta Lanfredini
(eds), Phenomenology in Italy. Contributions to Phenomenology, Cham: Springer
, Besoli, Stefano e Franco Paris (cur.),
Studi su Enzo Melandri. Atti della giornata di studi. Faenza, 22 maggio 1996,
Faenza: Polaris 2000. Bonfanti, Angelo, Le forme dell'analogia. Studi sulla
filosofia di Enzo Melandri, Roma: Aracne . Cimatti, Felice, "Postfazione:
Psicoanalisi e rivoluzione", in E. Melandri, L'inconscio e la dialettica,
Macerata: Quodlibet sinistrainrete.info/cultura/12714-felice-cimatti-psicanalisi-e-rivoluzione.html
Lagna, Marco e Paulo Fernando Lévano, "Contro l’isomorfismo. Il rapporto
soggetto-oggetto secondo Enzo Melandri, in «Philosophy Kitchen», VI, 4 (), 104–16. Matteuzzi, Maurizio,
"Prefazione", in Massimo Ambrosetti, Enzo Melandri sugli stoici,
Roma: Aracne , Palombini, Lorenzo,
"Dal chiasma ontologico al chiasma trascendentale. Forme di razionalità
nel pensiero di Enzo Melandri", in «Philosophy Kitchen», Possati, Luca M.,
La ripetizione creatrice. Melandri, Derrida e lo spazio dell'analogia,
Milano-Udine: Mimesis . Sini, Carlo, "Lo schematismo figurale", in
Stefano Besoli e Franco Paris (cur.), Studi su Enzo Melandri, Faenza: Polaris Solerio, Alessia, "Enzo Melandri: Through
the Looking-Glass", in Attilio Bruzzone e Paolo Vignola (cur.), Margini
della filosofia contemporanea, Napoli-Salerno: Orthotes. Le opere di Enzo
Melandri edite da Quodlibet, che ne ha annunciato l'edizione completa.
Discipline Filosofiche, rivista semestrale di filosofia. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Melandri,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
melchiorre: Grice: “I like Melchiorre; while I refer
to bodily identity in my “Mind” essay, Melchiorre has dedicated a whole
treatise to ‘the body’ – he has also explored semiotic aspects and come up with
nice oxymora: ‘nome indicibile,’ ‘immaginazione simbolica,’ ‘essere e parola.’”.
Grice: “Melchiorre’s first explorations on the concept of body is Strawsonian –
corpore e persona -. What led Melchiorre to this reflection is what he calls a
meta-critique of love – Socrates did his critique of love in the Symposium, and
Phaedrus – Melchiorre analyses this from a body-theoretical perspective.” Virgilio
Guido Dante Melchiorre (Chieti), filosofo. Dopo essere stato ammesso al
Collegio Augustinianum, inizia a frequentare la Facoltà di Filosofia
all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laurea nel 1953. Terminati gli studi, nel medesimo ateneo ha
iniziato la carriera accademica come assistente volontario di Filosofia della
storia, per poi insegnare Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Venezia. Richiamato alla
Cattolica di Milano, ha ricoperto in qualità di Professore la cattedra di
Filosofia morale, per poi insegnare Filosofia teoretica. Dal 1967 al 1995 ha
diretto, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica, la
Scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali. Nel 2008 è stato nominato professore emerito
dell'Università Cattolica di Milano. È
sposato con Clelia Bamfi e ha tre figli, Luca, Pietro e Giovanna. Opere: “Arte ed esistenza,” Firenze “Il
metodo di Mounier,” Milano, “Il sapere storico,” Brescia, “La coscienza
utopica,” Milano; “L'immaginazione simbolica,” Bologna, ”Metacritica
dell'eros,” II ed. Milano, “Ideologia, utopia, religione,” Milano, “Essere e
parola,” Milano, IV ed. “Corpo e persona,” Genova, “Studi su Kierkegaard,” II
ed. Genova, “Analogia e analisi trascendentale: linee per una nuova lettura di
Kant,” Milano, “Figure del sapere, Milano, “La via analogica,” Milano, “Creazione,
creatività, ermeneutica,” Brescia, “I segni della storia,” Ghezzano La Fontina,
“Al di là dell'ultimo,” Milano, “Sulla speranza,” Brescia, “Ethica,” Genova, “Dialettica
del senso. Percorsi di fenomenologia ontologica,” Milano, “Qohelet, o la
serenità del vivere,” Brescia, “Essere persona,” Milano, “Breviario di
metafisica,” Brescia, “Il nome indicibile,” Milano, Profilo di Virgilio
Melchiorre nel sito dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Recensione del
volume Essere persona. Natura e struttura di Armando Rigobello, in Acta
Philosophica, Rivista internazionale di filosofia. Unità e pluralità del vero:
filosofie, religioni, culture. I diversi volti della verità Relazione del prof.
Melchiorre al 65º Convegno del Centro Studi FilosoficiGallarate , video
integrale nel sito CattedraRosmini.org. Virgilio Melchiorre, Rai
EducationalEnciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche.
melli: Grice: “I like Melli; you see, Italians feel that Marc’aurelio
is theirs, so Melli puts his soul in his essay on Marc’aurelio, while his essay
on Socrates is rather neutral! For us at Oxford, both Mar’Aurelio and ‘Socrate’
are just as furrin; Locke ain’t!” -- giuseppe melli, filosofo italiano. Opere
La filosofia di Schopenauer, Felice Tocco, Firenze, Il professor Felice
Tocco, Firenze,Commemorazione di Pasquale Villari, Firenze, La filosofia greca da Epicuro ai Neoplatonici,
Firenze, Socrate, Lanciano.
mercuriale: Grice: “At
Corpus, as it had been at Clifton, cricket featured as my priority, --
philosophy came second!” -- girolamo mercuriale o mercuriali (Forlì), filosofo. Celebre
per avere per primo teorizzato l'uso della ginnastica su base medica. Suoi sono
anche il primo trattato sulle malattie cutanee e un'importante opera, forse la
prima mai scritta, di pediatria. Ritratto
raffigurato in "De arte gymnastica.” Dopo aver studiato a Bologna ed aver
conseguito la laurea a Padova, dove ebbe modo di conoscere Trincavella, seguì a
Roma Farnese. A causa della sua fama, infatti, i forlivesi lo inviarono come
legato presso Pio IV. Pare aver composto il suo celeberrimo trattato sulla
ginnastica. Fu poi professore in
entrambe le università dove aveva studiato. A Padova, in particolare trascorse
un periodo molto fecondo, in cui scrisse ben dodici libri, alcuni dei quali
basati sugli appunti presi dagli studenti durante le lezioni. Si recò poi a
Pisa, dove divenne tutore di Ferdinando I de' Medici e poté godere di una certa
fama. Curò anche altre importanti personalità del suo tempo, tra cui
Massimiliano II, che lo nominò cavaliere e conte palatino. Merita di essere
citato un famoso episodio che lo vede convocato a Venezia insieme a molti altri
medici illustri, consultati per decifrare una misteriosa epidemia che colpiva
la città. Escluse fin dall'inizio un caso di peste, in quanto solo una minima
percentuale della popolazione si era ammalata e il contagio restava comunque
molto limitato. Dopo una settimana però la malattia ebbe un decorso
impressionante, colpendo un terzo della popolazione veneziana tra cui anche
alcuni familiari del medico stesso. Sorprendentemente però tale evento non ebbe
gravi conseguenze sulla sua carriera che, anzi, durante lezioni che tenne a
proposito della peste, continuò a difendere la sua posizione riguardo allo
sfortunato caso veneziano. Fece restaurare una cappella dell'Abbazia di San
Mercuriale di Forlì, trasformandola in cappella di famiglia, da allora nota
come "cappella Mercuriali", dove egli stesso venne sepolto. Ai monaci
di San Mercuriale, lasciò in eredità la sua biblioteca, purché essi si
impegnassero a tenere tre lezioni settimanali di filosofia. Ricevuti i libri, i
monaci, per custodirli e renderli fruibili a tutti, aprirono una biblioteca
pubblica. A celebrazione ed a ricordo di Mercuriali, fu murata nella cappella
una lapide, tuttora esistente, con le seguenti parole: “Questo marmo ricorda ai
posteri che i c forlivesi commemorando presso la sua tomba GIROLAMO MERCURIALI
riaffermavano il connubio eterno nei secoli tra la scienza e la fede. Opere : Frontespizio del De arte gymnastica.
“De morbis muliebribus” Cultore dell'opera ippocratica (“Censura et dispositio
operum Hippocratis,”-- in cui discusse in modo critico le opere del medico), fu
autore di “De arte gymnastica,” la prima
opera moderna che consideri scientificamente il rapporto tra l'educazione
fisica e la salute, ma anche un testo sulla storia dell'attività ginnica. Oltre
a questo originale argomento scrisse opere di pediatria, di balneoterapia, di
malattie della pelle, di tossicologia. Fra i suoi numerosi discepoli si segnala
Bauhin. Alcune altre sue opere sono: “De
morbis cutaneis,” il primo trattato sulle malattie della pelle, “De morbis
puerorum,” “De compositione medicamentorum,” De morbis muliebribus, Venezia, De
venenis et morbis venenosis De decoratione De morbis ocularum et aurium
Nomothelasmus seu ratio lactandi infantes Note
Roy Porter , Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle
Scienze Naturali (Liber Amicorum), The Wellcome Institute for the History of
Medicine, London118 Roy Porter 118 Citato in M. Landi, Credere, dubitare,
conoscere Geronimo Mercuriali, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia
Press, 1913. De Hieronymi Mercuriale
vita et scriptis Victorius Ciarrocchi, LatinitasOpus Fundatum in Civitate
Vaticana. Sito ufficiale della Santa Sede Dizionario Biografico della Storia
della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), Roy Porter , The
Wellcome Institute for the History of Medicine, London Dictionary of medical biography;
Volume 4, M-R, W.F. Bynum and Helen Bynum, Greenwood press, London Questo testo
proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in
Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di
Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0 De arte gymnastica Pediatria Dermatologia
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Mercuriale, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Agostino Palmerini, Girolamo
Mercuriale, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Ongaro, Girolamo Mercuriale, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Girolamo Mercuriale, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Girolamo Mercuriale / Girolamo Mercuriale
(altra versione), . Girolamo Mercuriale, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. H. P. Grice, “Me and the demijohns,” Luigi Speranza,
“Ginnasia,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
merker: Grice: “My favourite of his books is ‘storia della filosofia ai
fumetti.” -- Grice: “The fact that he found Italian words for all that Kant
says in “Metafisica dei costume” is admirable!” -- Grice: “I love Merker, and
for many reasons; he has philosophised on what makes me an Englishman: my
blood, or the fact that I was born in Harrborne?” Grice: “I love Merker: he
uses metaphors aptly like ‘il filo d’Arianna’ to refer to what I pompously call
‘the general theory of context.’ -- Nicolao Merker (Trento), filosofo. Si
laurea in Filosofia all'Messina. Trascorse un periodo di ricerche in Germania
negli anni 1954-'55. Allievo di Galvano Della Volpe, diviene libero docente di
Storia della Filosofia e docente incaricato di Storia delle dottrine politiche
all'Messina. Dal 1972 è docente ordinario di Storia della Filosofia nello
stesso ateneo. Dal 1974 è ordinario all'Università La Sapienza di Roma alla
Facoltà di Lettere e Filosofia, e poi alla facoltà di Filosofia. Ha curato edizioni italiane di classici
dell'età della Riforma, dell'Illuminismo e dell'idealismo tedeschi, nonché di
Marx, Engels e dell'austromarxismo. Dopo essersi occupato dei problemi lasciati
aperti dalla Seconda guerra mondiale, si è occupato dell'idea di nazione,
dell'ideologia colonialista e infine del fenomeno populista. Da ricordare la
sua opera di divulgazione della storia della filosofia. Inoltre egli ha scritto
ben trenta voci per l'enciclopedia filosofica della Bompiani, fra cui le più
importanti sono su Heinrich Heine, Thomas Mann, Stefan Zweig. Opere: “Le origini della logica,” Milano,
Feltrinelli, “L'illuminismo,: Bari, Laterza, “Lessing e il suo tempo, con
altri, Cremona, Libreria del Convegno, Marxismo e storia delle idee, Roma,
Editori Riuniti, Storia della filosofia,
La filosofia moderna. Il Settecento, Milano, Vallardi, Alle origini
dell'ideologia tedesca. Rivoluzione e utopia nel giacobinismo, Roma-Bari,
Laterza, 1Storia della filosofia, Roma, Editori Riuniti, 1Storia delle
filosofie, Firenze, Giunti Marzocco, Marx, Roma, Editori Riuniti, Johann
Benjamin Erhard, in L'albero della Rivoluzione. Le interpretazioni della
rivoluzione francese, Torino, Einaudi, La Germania. Storia di una cultura da
Lutero a Weimar, Roma, Editori Riuniti, Introduzione a Lessing, Roma-Bari, Laterza, Il
socialismo vietato. Miraggi e delusioni da Kautsky agli austromarxisti,
Roma-Bari, Laterza, Storia della filosofia moderna e contemporanea, Roma,
Editori Riuniti, “Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione, Roma,
Editori Riuniti, Atlante storico della filosofia, Roma, Editori Riuniti, Europa oltre i mari. Il mito della missione di
civiltà, Roma, Editori Riuniti, Filosofie del populismo, Roma-Bari, Laterza, Karl
Marx. Vita e opere, Roma-Bari, Laterza, . Il nazionalsocialismo. Storia di
un'ideologia, Roma, Carocci, .La guerra di Dio. Religione e nazionalismo nella
Grande Guerra, Roma, Carocci, La Germania. Storia di una cultura da Lutero a
Weimar, Roma, Editori Riuniti, Curatele Georg Wilhelm Friedrich Hegel,
Estetica, trad. di Nicolao Merker e Nicola Vaccaro, Milano, Feltrinelli,
Torino, Einaudi, Immanuel Kant, La
metafisica dei costume (Grice: “My favourite Kant, by far!”), Bari,
Laterza, Georg Wilhelm Friedrich Hegel,
Rapporto dello scetticismo con la filosofia, Bari, Laterza, Paracelso, Scritti
etico-politici, Bari, Laterza,. György Lukács, Scritti politici giovanili, Trad.
Paolo Manganaro e Nicolao Merker, Bari, Laterza, Johann Gottfried Herder, James Burnett, Lord
Monboddo, Linguaggio e società, Nicolao Merker e L. Formigari, Roma-Bari,
Laterza, Gotthold Ephraim Lessing, Religione, storia e società, Messina, La
Libra, Immanuel Kant, Lo Stato di diritto, Roma, Editori Riuniti, Georg
Forster, Rivoluzione borghese ed emancipazione umana, Roma, Editori Riuniti, Wilhelm
von Humboldt, Stato, società e storia, Roma, Editori Riuniti, Karl Marx, Friedrich
Engels, Opere, Mario Cingoli e Nicolao Merker, Roma, Editori Riuniti, Roma,
Editori Riuniti Scritti economici di Karl Marx. Roma, Editori Riuniti, Scritti
economici di Karl Marx. Roma, Editori Riuniti, Johann Gottlieb Fichte, Lo Stato
di tutto il popolo, Roma, Editori Riuniti, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Il
dominio della politica, Roma, Editori Riuniti, Lia Formigari, La scimmia e le
stelle, Roma, Editori Riuniti, Barnaba Maj, Il mestiere dell'intellettuale,
Roma, Editori Riuniti, Immanuel Kant, Stato di diritto e società civile, Roma,
Editori Riuniti, Johann Gottlieb Fichte, La missione del dotto, Roma, Editori Riuniti,
Marx, un secolo, Roma, Editori Riuniti, Immanuel Kant, Per la pace perpetua. Un
progetto filosofico e altri scritti, Roma, Editori Riuniti, Georg Wilhelm
Friedrich Hegel, Detti memorabili di un filosofo, Roma, Editori Riuniti, Karl Marx, Friedrich Engels, La sacra famiglia,
Roma, Editori Riuniti, Karl Marx, Friedrich Engels, La concezione
materialistica della storia, Roma, Editori Riuniti, Immanuel Kant, Che cos'è
l'illuminismo?, Roma, Editori Riuniti, Gotthold Ephraim Lessing, La religione
dell'umanità, Roma-Bari, Laterza,, Georg Forster, Viaggio intorno al mondo,
Roma-Bari, Laterza, Friedrich Engels, Viandante socialista, Soveria Mannelli,
Rubbettino, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Dizionario delle idee, Roma, Editori
Riuniti, Richard Osborne, Storia della filosofia a fumetti, Roma, Editori
Riuniti, Otto Bauer, La questione nazionale, Roma, Editori Riuniti. Note La discreta classe delle idee. E’ morto
Nicolao Merker, articolo del 18 febbraio
sul sito di Rifondazione Comunista
Il contesto è il filo d'Arianna. Studi in onore di Nicolao Merker,
Stefano Gensini, Raffaella Petrilli, Luigi Punzo, Pisa, ETS, 2009. 978-88-467-2337-6. Tommaso Valentini,
“Ideologia della nazione” e “populismo etnico”. Le riflessioni
storico-filosofiche di Nicolao Merker, in Raffaele Chiarelli , Il populismo tra
storia, politica e diritto, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli , Curriculum
vitae , su uniurb.it.
messere: Gregorio
Messere, indicato anche come Missere o Messerio (Torre Santa Susanna),
filosofo. Ricevuti i primi rudimenti del sapere dai chierici locali, i suoi
genitori (Pietro Messere e Teodora Di Leo), sebbene non agiati, decisero di
fargli frequentare il seminario di Oria, assecondando così il suo vivo
desiderio di intraprendere la carriera ecclesiastica, qui dimostrò sin da subito
una profonda passione per lo studio. All'età di 24 anni, fu ordinato sacerdote
per poi ritornare al paese natìo, dove divenne un maestro di grande dottrina.
Da autodidatta si applicò allo studio della filosofia, della matematica, della
storia ecclesiastica e civile, nonché anche alla musica e al canto. Incolpato
dell'omicidio di un giovane chierico, fu messo in prigione nelle carceri del
Vescovo di Oria, dove rimase rinchiuso per sette anni, tuttavia non si lasciò
mai abbattere dallo sconforto; anzi, procuratosi alcuni libri, il Messere si
applicò allo studio della lingua greca, per la quale già aveva dimostrato una
forte predisposizione. Dopo un lungo e dibattuto processo, la sentenza finale
lo dichiarò innocente e assolto da qualsiasi reato. Risentito con i suoi
concittadini per averlo ingiustamente ritenuto reo, dichiarò che il suo paese
mai più lo avrebbe rivisto. Fu così che Gregorio Messere partì per Napoli, dove
rimase fino alla morte. Nella città partenopea ebbe modo di affinare e
approfondire la sua cultura, divenendo un personaggio di rilievo nel mondo
intellettuale napoletano del tempo. La grande conoscenza della lingua greca gli
conferì grande notorietà nonché una cattedra di Lettura Greca, che mantenne
fino all'anno della morte, presso l'Università degli studi di Napoli. Tale
cattedra, soppressa probabilmente nel 1627, era stata nuovamente istituita nel
1681 a spese di Giuseppe Valletta, filosofo, letterato e giureconsulto
dell'epoca ed amico del Messere. Valletta aveva una profonda stima per il Messere,
il quale fu assiduo frequentatore della sua casa non solo quale insegnante dei
suoi figli e nipoti, ma anche perché divenuta luogo di riunioni dei più eruditi
intellettuali del tempo. Fra i suoi molti allievi che assistevano alle sue
lezioni, ne ebbe alcuni divenuti celebri, si annoverano Gennaro d’Andrea,
Antonio Barra, Gregorio Caloprese, Gianvincenzo Gravina, lo stesso Giuseppe
Valletta, Niccolò Capasso, Andrea Mazzarella da Cerreto, Matteo Egizio, Tommaso
Donzelli ed altri. Morì nel 1708, ai suoi funerali parteciparono tutti i
professori dell'Università e altri illustri personaggi; fu sepolto nella
cappella dove riposano le ceneri del letterato Giovanni Pontano. Giambattista
Vico, noto filosofo suo amico, gli dedicò un breve madrigale dal titolo Ghirlanda
di timo per Argeo Caraconasio. Gregorio
Messere e il contesto culturale meridionale di fine Seicento Il mondo culturale
napoletano della seconda metà del '600 fu caratterizzato da importanti
innovazioni a livello filosofico, scientifico, civile e politico. Tale fervore
culturale aprì la strada alla nascita di un numero notevole di accademie, che
divennero luoghi di discussione aperta e di diffusione di nuove idee
filosofiche e scientifiche. A Napoli le principali accademie del tempo furono
soprattutto quella degli Investiganti e quella di Medinaceli. Che il Messere
sia stato membro autorevole di entrambe le accademie e frequentatore di circoli
e salotti letterari napoletani è testimoniato da non pochi documenti, tra cui
manoscritti e altri a stampa conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli;
le sue lezioni ebbero un così folto seguito di giovani tanto da far suscitare
invidie fra i letterati fanatici dell'erudizione i quali, a furia di schernirlo
per la sua ellenofilia, diffusero in Napoli addirittura la moda letteraria
della macchietta dello pseudogrecista, satireggiata pure dal Vico nella terza
Orazione inaugurale. Fu anche tra i primi membri dell'Arcadia fondata dal
Crescimbeni e dal Gravina, ove gli fu attribuito il nome pastorale greco di Argeo
Coraconasio, “dalle campagne dell'isola Coraconaso”. Nel 1703 fu fondata a
Napoli la Colonia “Sebezia” dell'Arcadia e anche qui il Messere fu tra i primi
iscritti. L'aver ripristinato
l'insegnamento della lingua greca in Napoli valse al Messere non solo il titolo
di “ristoratore della greca erudizione”, ma contribuì alla ripresa dello studio
di Omero, influenzandone il pensiero poetico e filosofico del tempo. Notevole
fu l'influenza che egli ebbe sulla formazione del pensiero del Gravina.
Essenziale nella vita culturale di Gregorio Messere fu anche l'amicizia con
Giuseppe Valletta, suo allievo. La conoscenza che Gregorio Messere aveva della
filosofia fu ugualmente vasta tanto che gli valse l'appellativo di “novello
Socrate” e quando si riferivano a lui veniva anche chiamato il “Socrate dei
nostri tempi”. Non fu solo un insigne
grecista, ma anche un poeta. Compose infatti circa 60 componimenti, tra
distici, tetrastici, serenate, sonetti, madrigali ed epigrammi in italiano,
utilizzando talvolta uno stile che il Lombardo definisce “stile mezzano e
semplice”, di carattere pastorale. Un suo epigramma è contenuto in una lettera
che Canale inviò al Magliabechi. Non mancò di scrivere componimenti di
carattere burlesco e giocoso, in cui contrapponeva l'immediatezza della satira
e del dialetto alla ricercatezza esasperata della poesia del Seicento. Si
esercitò soprattutto nell'Accademia di Medinacoeli, dove era uso chiudere la
seduta accademica con la recitazione di componimenti poetici. Compose finanche
versi che celebravano importanti eventi del regno; tra i più salienti, si ricordano
quelli contenuti nel volume scritto in occasione della recuperata salute di
Carlo II. Da ricordare sono anche gli emblemata contenuti nel volume scritto
per i funerali di D. Caterina d'Aragona, e a cui si ispirò Vico in occasione
dei funerali di due uomini illustri Tra
le tante collaborazioni con letterati del suo tempo, degna di nota è quella che
ebbe con Vico per la pubblicazione di un volume in occasione del genetliaco di
Filippo V, tre sono i componimenti contenuti in esso. Fu anche collaboratore di
una Miscellanea dal titolo Vari componimenti in lode dell'eccellentissimo
signore d. Francesco Benavides conte di S. Stefano. Fatta eccezione per alcuni
componimenti inseriti in Miscellanee poetico-celebrative, del Messere non
esistono opere a stampa. E a ciò ne dà spiegazione il Lombardo quando afferma
che egli fu uomo umile e schivo tutto dedito all'educazione dei giovani più che
ai propri interessi personali, anzi la sua modestia fu tale che pensò bene di
distruggere i propri scritti. Le lezioni
accademiche di cui si dispone sono quelle che tenne nell'Accademia istituita a Palazzo Reale
dal viceré duca di Medinaceli. I codici delle lezioni sono conservati
attualmente presso la Biblioteca di Napoli. Due di queste lezioni trattano di
poesia. Qui argomenta sulla funzione e natura della poesia, dei suoi rapporti
con la storia nonché sul problema delle origini della poesia stessa. Tre altre
lezioni sono di carattere storico, esattamente: due sulla vita di Nerva e una
sulla vita di Decio. Il codice napoletano contiene anche un Discorso vario in
cui sono presenti motivi autobiografici e una lezione sull'origine delle
maschere. L'Accademia di Medinaceli non ebbe lunga vita e, nonostante la sua
chiusura avvenuta a causa di rivolgimento politico, continuò ad essere
personaggio illustre nel panorama intellettuale e culturale napoletano, come
dimostra il fatto di essere annoverato tra i primi membri dell'Arcadia sotto la
custodia Crescimbeni e successivamente della colonia napoletana “Sebezia”. Note
Storia della litteratura italiana
Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli Le vite degli Arcadi illustri scritte da
diversi autori, e pubblicate d'ordine delle generale adunanza da Giovanni Mario
Crescimbeni, parte seconda, Roma 1710,
47-59 (biografia scritta da Gaetano Lombardo). Clementina Cantillo,
Filosofia, poesia e vita civile in Gregorio Messere: un contributo alla storia
del pensiero meridionale tra '600 e '700, Morano, Napoli 1996. Angelo De
Prezzo, Storia delle origini di Torre Santa Susanna, Tiemme, Manduria 1997.
Imma Ascione, Seminarium doctrinarum: l'Napoli nei documenti del '700,
1690-1734, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1997. Fabrizio Lomonaco,
Gregorio Messere, la poesia e l'impegno civile tra Gravina e Vico, in
"Diritto e Cultura", VIII (1998), 1,
167-173. Lezioni dell'Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli:
Napoli 1698-1701, Michele Rak, Napoli, Istituto italiano per gli studi
filosofici.
micalori: Grice: “I took my ideas on longitude and latitude from Micalori”
-- Grice: “By calling it ‘sfera,’ Micalori’s statement ENTAILS rather than
implicates that the Romans were wrong.” Giacomo Micalori, filosofo. Professore a
Urbino. Opere Giacomo Micalori, Della sfera
mondiale, In Urbino, Marco Antonio Mazzantini, Giacomo Micalori, Antapocrisi,
In Roma, Francesco Roma Cavalli, 1635.
miccoli: Grice: “Miccoli is a great philosopher – and surgeon –
My favourites are his ‘Corpo dicibile,’ which trades on my idea of what it
means to ‘say’ something; and his ‘Homo loquens,’ a play on Aristotle’s ‘zoon
logikon,’ but which Aristotle would find otiose: man is the ‘vivente’ that
speaks, or the ‘animal’ that speaks. To say that it is the ‘homo’ that speaks
relies on Darwin’s classifications and phyla of homo sapiens sapiens and the
rest!” -- Paolo Miccoli, filosofo. La
divertente commedia umana Incipit Chi si accinge alla lettura dell' Elogio
della follia di Erasmo farebbe bene a non dimenticare taluni antecedenti
biografici dell'autore che spiegano meglio l'ironia bonaria dell'opuscolo. Li
richiamiamo. Geer Geertsz, latinizzato secondo il costume degli umanisti in
Desiderio Erasmo, nacque a Rotterdam (Olanda) nel 1466 (o, secondo altri, nel
1469), figlio di illegittimo coniugio. La famiglia paterna, in auge nella
borghesia di Gouda, come apprendiamo dallo stesso Erasmo, si oppose alle nozze
riparatrici del figlio, costringendolo, con inganno, a far intraprendere la
carriera ecclesiastica al malcapitato giovanotto. Citazioni Come umanista Erasmo si sente
apparentato alla società dalla duttile forza della parola che ne saggia
criticamente le valenze in termini di ironia, sarcasmo, gioco allusivo,
bonarietà lungimirante, tolleranza magnanima, moralismo contenuto. (p. 8) Fin
dalla dedica dell'opuscolo a Tommaso Moro si arguisce che l'autore non vuol
propinare sapientia austera e compassata, ma buon senso brioso che permei di sé
la vita quotidiana della gente, fosse anche dell'imperatore Marco Aurelio che
sul letto di morte, lui filosofo, esclama, a un certo momento: «Sentenzio me
cacavi!»... (p. 8) La sapienza dei dotti è tanto altezzosa quanto sterile,
diversamente dal buon senso che cambia in meglio l'esistenza non sofisticata.
(p. 8) Sotto la penna dell'insigne umanista olandese si fronteggiano al
femminile Sapientia e Stultitia: la prima, per voler essere austera ad ogni
costo, diventa stolta; la seconda, in quanto «forza vitale irrazionale e
creatrice», si palesa veramente saggia alla resa dei conti. (p. 8) L' Elogio
della follia conserva un fascino di imperitura attualità. Lo si desume
dall'analisi di Histoire de la Folie, dove Michel Foucault evidenzia il confine
sfumato tra ragione e sragione in epoca di alta tecnologia, e altresì dalle
invettive di Nietzsche contro lo smunto bibliotecario, lo stitico correttore di
bozze, il pallido burocrate stipendiato, emblemi tutti del moderno «uomo
alessandrino». (p. 11) Explicit Erasmo conosce e cita perfino pagine della
Bibbia a riprova della bontà dei doni che Follia concede ai mortali. Un modo
questo, di prendere in giro anzitempo la presunzione dispotica delle società
economicistiche che intendono mantenere sotto loro tutela il cittadino
«minorenne» sempre bisognoso di dande e mordacchie. Gli autori classici sono,
tra l'altro, spiriti lungimiranti. A tali società alienanti di oggi e di domani
William Blake, con spirito erasmiano, potrebbe ripetere: «esuberanza è
bellezza». [Paolo Miccoli, La divertente
commedia umana, introduzione a Erasmo da Rotterdam, Elogio della Follia, TEN,
2002. 88-9289-712-5] Introduzione a "Vita di Gesù"
Incipit Il contesto storico culturale della Vita di Gesù La recente edizione
storico-critica delle Opere complete di Hegel consente di far chiarezza sulle
discussioni e congetture che hanno tenuto a lungo il campo nella letteratura
hegeliana a proposito dei cosiddetti «Scritti teologici giovanili», la cui
indole cronologica vengono ora sancite su base filologica e critica più
accorta. Più che ai titoli apposti da Herman Nohl ai vari frammenti e più che
alle congetture sulla data probabile di tali scritti, è più fruttuoso rifarsi
agli anni di formazione filosofica e teologica di Hegel nello Stift di Tubinga
(1788-93) e reperire nel curriculum studiorum le ascendenze prossime che hanno
influenzato maggiormente l'autore in una speculiare lettura dei quattro
Evangelisti, da cui desume Das Leben Jesu (1795). Citazioni Gli interessi culturali di Hegel,
negli anni tubinghesi, sono prevalentemente filosofici, incentivati dalla lettura
di Rousseau, Jacobi, Lessing, Kant, Fichte su temi sociopolitici ed
etico-religiosi. (p. VII) Hegel, studioso di filosofia, si sente chiamato a
lumeggiare «spiritualmente» la situazione storica del suo tempo e a porre le
premesse di carattere razionale per l'avvento di un «ordine uguale di tutti gli
spiriti». (p. X) Il lettore del Leben Jesu si accorge subito di trovarsi di
fronte a una forma di scrittura audace, che desacralizza e sdivinizza la
persona di Gesù, riducendolo a maestro di morale sublime. (XI) [Paolo Miccoli,
introduzione a Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Vita di Gesù (Das Leben Jesu),
traduzione di Anselmo Aportone, TEN 1993
miccolis: Grice: “Miccolis
reminds me of G. P. Baker, who dedicated most of his life to Witters! Miccolis
to Labriola.” stefano miccolis (Corato),
filosofo. Considerato uno dei massimi studiosi di Labriola. Si trasferì a Perugia per gli studi
universitari, laureandosi in filosofia a pieni voti con una tesi dal titolo «Il
pensiero politico crociano e la genesi del liberalismo». Abilitatosi cum laude
all'insegnamento di storia e filosofia, professore in vari licei della
provincia, occupò una cattedra stabile presso l'Istituto tecnico per geometri a
Perugia, accostando l'insegnamento di estetica all'Accademia di belle arti
"Pietro Vannucci". Divenne responsabile del settore culturale del PCI
per la regione Umbria; ma, preso dagli studî e dall'insegnamento, lasciò
l'incarico, comunque seguendo sempre le vicende politiche con attenzione e
passione. La sua è stata una formazione liberale: considerava suoi padri
spirituali Labriola, Croce,Gobetti. Dalla fine degli anni Settanta la sua vita
sarà rivolta allo studio del filosofo cassinese Labriola, da Miccolis ritenuto
«un buon punto per capire la storia d'Italia». Nascerà quindi il Carteggio
labrioliano, in cinque volumi, presentato da Cesa all'Accademia dei Lincei,
edito per gli auspici e con il contributo dell'Istituto italiano per gli studi
storici e dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" e
favorito dalla consultazione, nel frattempo divenuta possibile, delle carte
Labriola del Fondo Dal Pane, acquistato dalla Società napoletana di storia
patria. Su tale monumentale lavoro è stato scritto: «un evento letterario,
probabilmente l'acquisizione più importante tra le fonti della cultura italiana
postunitaria; e, di più, senza esagerazione, si presenta come un capolavoro
ecdotico, per accuratezza filologica ed esaustività del commento. Miccolis era
certo divenuto col tempo l'esperto più sicuro della impervia grafia del suo
autore, della quale conosceva ogni piega e ogni anomalia, dei contesti politici
e culturali in cui Labriola si muoveva, […] della spezzettata, dispersa e
contorta labrioliana, difficile da
padroneggiare: si era anche impadronito, in base a una sensibilità linguistica
non comune, del "vocabolario" dell'Autore in tutte le sue sfumature,
ed era perciò in grado di respingere o di dubitare di attribuzioni di testi,
datazioni improbabili, letture sghembe». Miccolis scrisse inoltre
sistematicamente per varie riviste (Rivista di storia della filosofia, il
Giornale critico della filosofia italiana, Belfagor, Critica storica, Nuovi
studi politici, etc.); numerosi sono i suoi saggi e notevoli gli ulteriori
apporti documentari alla labrioliana. Collaborò
intensamente con l'Istituto italiano per gli studi storici e la Fondazione
Biblioteca Benedetto Croce: aveva il compito di revisionare i carteggi
crociani, e sotto il suo controllo passavano i volumi dell'Edizione nazionale
delle opere di Croce. È stato anche uno dei principali animatori dell'Edizione
nazionale delle opere di Labriola, per la quale aveva contribuito a definire il
piano editoriale, i criteri metodologici, e il problema del rapporto tra
l'opera edita di Labriola e il fondo manoscritto della Società napoletana di
storia patria. Adnkronos, Filosofi, E'
morto Miccolis, massimo studioso di Antonio Labriolia, Bari, Alessandro
SAVORELLI, Rivista di storia della filosofia, , fasc. 2. Opere principali A.
Labriola, Il carteggio di Antonio Labriola conservato nel Fondo Dal Pane, S. Miccolis,
«Archivio storico per le provincie napoletane», «Con la Sua calligrafia che mi ricorda i
papiri greci...». La filologia, la guerra, la Crusca nel carteggio di Croce con
Pistelli e Teresa Lodi, a c. di S. Miccolis e A. Savorelli, in Gli archivi della
memoria, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 1996, 91–126, (rist. in Gli archivi della memoria e
il Carteggio Salvemini-Pistelli, a c. di R. Pintaudi, Firenze, Biblioteca
Medicea Lauenziana, Polistampa, A. Labriola, La politica italiana nel 1871-1872.
Corrispondenze alle « Basler Nachrichten », S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis,
1998 A. Labriola, Carteggio, S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 2000-2006 S.
Miccolis, Labriola, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, A.
Labriola, L'università e la libertà della scienza, S. Miccolis, Torino, Aragno,
2007. A. Labriola, Giordano Bruno. Scritti editi ed inediti (1888-1900), S.
Miccolis e A. Savorelli, Napoli, Bibliopolis, 2008 S. Miccolis, Antonio
Labriola. Saggi per una biografia politica, A. Savorelli e Stefania Miccolis,
Milano, UNICOPLI, S. Miccolis, Gli
scritti politici di Antonio Labriola editi da Stefano Miccolis, A. Savorelli e
Stefania Miccolis, Napoli, Bibliopolis,
G. Bucci, Stefano Miccolis, il ricordo a un anno dalla morte,
"Corato live", 10 dicembre W.
Gianinazzi, M. Prat, In memoriam Stefano Miccolis (1945-2009), "Mil neuf
cent", n° 28, 201. A. Savorelli, Stefano Miccolis, «Rivista di storia
della filosofia», fasc. 2., a. LXV, ,
355–359 . A. Meschiari, Stefano Miccolis studioso di Antonio Labriola,
«Rivista di storia della filosofia».
mieli: Grice: “Speranza has studied this; he calls it ‘Dorothea
Oxoniensis,’ and indeed it is a joint endeavour with C. R. Stevenson – who
*knows*!” -- «Spero che la lettura di questo libro favorisca la liberazione del
desiderio gay presso coloro che lo reprimono e aiuti quegli omosessuali
manifesti, che sono ancora schiavi del sentimento di colpevolezza indotto dalla
persecuzione sociale, a liberarsi della falsa colpa» (Elementi di critica
omosessuale. Mario Mieli (Milano), filosofo. Attivista e scrittore italiano,
teorico degli studi di genere. È considerato uno dei fondatori del movimento
omosessuale italiano, nonché uno tra i massimi teorici del pensiero
nell'attivismo omosessuale italiano. Legato al marxismo rivoluzionario, è noto
soprattutto come eponimo del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e per
il suo saggio Elementi di critica omosessuale pubblicato nella sua prima
edizione da Einaudi nel 1977. Mario Mieli nacque a Milano nel 1952,
penultimo dei sette figli di Walter Mieli e di Liderica Salina. Il padre, ebreo
e originario di Alessandria d'Egitto, viveva a Milano dalla metà degli anni
venti e aveva fondato con successo un'azienda di filati, divenuta in seguito
una delle più importanti nella torcitura e nella lavorazione della seta. La
madre, milanese, era insegnante di lingue. Sposati dal 1936, durante la
seconda guerra mondiale i coniugi Mieli erano sfollati a Lora, frazione di Como.
Mario crebbe in questa cittadina, pur mantenendo forti legami con Milano dove
il padre continuava a lavorare e a risiedere. Il giovane Mario si stabilì
definitivamente nel capoluogo lombardo quando si iscrisse al liceo classico
Giuseppe Parini, raggiunto due anni dopo dalla sorella minore Paola, alla quale
fu sempre molto legato. Già in questi anni diede dimostrazione della sua viva
intelligenza e dichiarò la propria omosessualità. Secondo quanto testimoniato
dal compagno Milo De Angelis, nel 1969 fondò un circolo di poesia che divenne
anche un luogo di incontro per omosessuali. Fu pienamente coinvolto nella
contestazione ed evocò questo periodo nel suo romanzo autobiografico Il
risveglio dei faraoni. A causa della sua miopia fu esonerato dal servizio
militare e nel 1971, alla fine del liceo, si trasferì a Londra per perfezionare
l'inglese, come già avevano fatto altri suoi familiari. Qui frequentò il
"Gay Liberation Front" venendo a contatto con l'attivismo omosessuale
nella sua fase più intensa, subito dopo i moti di Stonewall. Tornato in Italia
nel 1971, a soli 19 anni fu, insieme ad Angelo Pezzana, tra i soci fondatori
del celebre Fuori! a Torino, prima associazione italiana del movimento di
liberazione omosessuale italiano. Convinto assertore di una rivoluzione
gay in chiave marxista, nel 1974 si allontanò dal Fuori! insieme a tutta la
cellula milanese dell'associazione quando questa si legò al Partito
Radicale. Nello stesso anno fondò a Milano i Collettivi Omosessuali
Milanesi e nel 1976 i Collettivi parteciparono al Festival del proletariato
giovanile di Parco Lambro, dove Mieli lanciò dal palco lo slogan Lotta dura,
Contronatura!. Si laureò in filosofia morale con una tesi, poi pubblicata con
modifiche, da Einaudi nel 1977 con il titolo di Elementi di critica omosessuale
e che divenne un fondamento delle teorie di genere in Italia e, in misura
minore, all'estero, venendo tradotto e pubblicato in inglese nel 1980 con il
titolo Homosexuality and liberation: elements of a gay critique ed in spagnolo
con il titolo Elementos de crítica homosexual nel 1979 dall'editrice Anagrama.
Elementi fu uno dei testi base dei collettivi autonomi gay. Mario Mieli
fu uno dei primi a contestare apertamente le categorie di genere vestendosi
quasi sempre con abiti femminili. Nel frattempo si dedicava al teatro, destando
scandalo nella mentalità dell'epoca con opere come lo spettacolo La Traviata
Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì! (1976). Dava volutamente scandalo anche
per il modo in cui si presentava, utilizzò anche immagini e ruoli per portare
avanti la propria battaglia dei diritti individuali inalienabili. Nel corso
della sua esistenza, cercò di superare i limiti, fece uso di droghe e si dette
a pratiche sempre più estreme, inclusa la coprofagia. Nel 1974, durante
un viaggio a Londra, Mieli, vicino già all'antipsichiatria, iniziò a
interessarsi di psicoanalisi; in dicembre fu nuovamente arrestato, quando,
seminudo e in preda a una crisi psichica, fu fermato nell'aeroporto di
Heathrow, in cerca di un poliziotto con cui avere un rapporto sessuale. Prima
venne incarcerato, poi messo nella sezione psichiatrica del Marlborough Day
hospital, assistito dai familiari venuti dall'Italia in attesa del
processo. Venne ricondotto a Milano, dopo la condanna a pagare una multa,
e ricoverato in una clinica psichiatrica per un mese. Una volta dimesso, su
consiglio del suo psicoanalista Giovanni Carlo Zapparoli, i genitori gli
diedero un appartamento autonomo. L'anno seguente viaggiò ad Amsterdam e di
nuovo a Londra e si laureò con lode in filosofia. Poco dopo lasciò
l'appartamento che gli avevano trovato e interruppe la terapia
psichiatrica. Al V congresso del Fuori!, che sancì la sua rottura col
movimento e con Angelo Pezzana, Mieli prese la parola, si dichiarò transessuale
e parlò della sua esperienza di malattia mentale («sono stato definito uno
schizofrenico paranoide, sono stato in ospedale, in manicomio per questo
motivo») e di omosessualità. Dopo questo periodo si dedicò alla stesura degli
Elementi di critica omosessuale. Negli ultimi anni di vita si dedicò
all'esoterismo e all'alchimia, abbastanza isolato dal resto del movimento
omosessuale, e lavorando al romanzo Il risveglio dei faraoni, pubblicato
postumo nel 1994. Morì suicida infilando la testa nel forno della sua abitazione
di Milano nel 1983 all'età di soli 30 anni, dopo un lungo periodo di
depressione. Tra i motivi del suo gesto estremo fu l'ostruzionismo che il
padre, influente industriale milanese, aveva fatto per impedire la
pubblicazione della sua ultima opera, Il risveglio dei faraoni, ritenendolo
troppo autobiografico e lesivo dell'onore famigliare. A lui è intitolato il
Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli sorto a Roma nello stesso anno della
morte. Il pensiero Il transessualismo universale Il pensiero di Mario
Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se
non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un certo tipo di società che,
attraverso quella che Mieli chiamava "educastrazione", costringe a
considerare l'eterosessualità come "normalità" e tutto il resto come
perversione. Per transessualità Mieli non intende quello che si intende oggi
nella comune accezione del termine, ma l'innata tendenza polimorfa e
"perversa" dell'uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze
dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo.
La liberazione omosessuale in chiave marxista Mieli fu tra i primi studiosi ed
attivisti del Movimento di Liberazione Omosessuale Italiano, accanto a
Ferruccio Castellano, Massimo Consoli, Elio Modugno e Angelo Pezzana. Tutti
partivano dalla certezza che la liberazione dall'ancestrale omofobia dovesse
fondarsi sulla consapevolezza della propria identità, censurata fin dalla
nascita dalla cultura dominante, da loro ritenuta antropologicamente sessuofoba
e pervicacemente omofoba. Da queste basi partivano per abbattere la
discriminazione plurisecolare nei confronti di chi non si identificava nella
sessualità assiomaticamente definita come naturale e normale. Mieli abbracciò
immediatamente il marxismo, cercando di rimodularlo sulle istanze della lotta
di liberazione ed emancipazione omosessuale e ritenendo la società capitalista
intrinsecamente omofoba. Rilettura della psicanalisi Negli Elementi di
critica omosessuale, Mieli volle rielaborare alcuni degli spunti teorici della
teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura che, tra gli anni
Cinquanta e Sessanta, ne aveva fatto Herbert Marcuse. Marcuse, infatti, in
opere come Eros e civiltà (1955) e L'uomo a una dimensione (1964), aveva voluto
fondere marxismo e psicanalisi. Fu proprio Freud, infatti, a sostenere che
l'orientamento sessuale poteva prendere qualsiasi "direzione",
riconducendo "eterosessualità" e "omosessualità" a semplici
varianti della sessualità umana in senso lato. Una non escluderebbe l'altra, e
anzi, in potenza, tutti saremmo pluri-sessuali, "polimorfi" o, più
semplicemente, bi-sessuali. In base a questa riflessione, Mieli riteneva
che si dovesse denunciare come assurda e inconsistente l'opposizione ideologica
"eterosessuale" vs "omosessuale", essendo viziato il
principio stesso di "mono-sessualità". A questa prospettiva
unilaterale, che riteneva incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica
della dimensione sessuale, Mieli ha preferito opporre un principio di eros
libero, molteplice e polimorfo. Per Mieli era tragicamente ridicola «la
stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o
da "donna" [...]. Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra,
tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in
faccia». Tim Dean, psicoanalista dell'Buffalo, che redasse l'appendice
dell'edizione Feltrinelli di Elementi di critica omosessuale, afferma: «Nel
processo politico di ristrutturazione della società (...) Mieli non esita a
includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e
la coprofagia» e «ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come
riscoperta dei corpi (...) In questa comunicazione alla Bataille di forme
materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie
multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi
arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando
"democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma
anche tra le specie». A questa rivoluzione sociale sono di ostacolo
determinati elementi, ritenuti da Mieli come «pregiudizi di certa canaglia
reazionaria» che, trasmessi con l'educazione, hanno la colpa di «trasformare
troppo precocemente il bambino in adulto eterosessuale». Il tema della
pedofilia Da provocatore dei "benpensanti", quale è stato tutta la
breve vita, facendo esplicitamente riferimento a Freud, Mieli affrontò a modo
suo anche il tema della sessualità infantile, per questo andando incontro a
forti critiche. I bambini, secondo il pensiero di Mieli, potevano
"liberarsi" dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della
loro "perversità poliforme" grazie ad adulti consapevoli di quanto
sopra asserito: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non
tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero.
Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente
rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia
aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro.
Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi
amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza,
educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società
repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il
periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una
«vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata
verso il feto» (Francesco Ascoli)» (Elementi di critica omosessuale). Nella
nota 88 si legge: «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli
adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e
bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati
come sinonimi» (Elementi di critica omosessuale). Il tema dell'alterazione
psichica, della follia Mieli faceva uso di sostanze stupefacenti, attraverso le
quali mirava a superare lo stato di normalità in cui riteneva le persone
intrappolate. Riteneva che nevrosi, follia, paranoia, delirio e, soprattutto,
la schizofrenia, al pari dell'omosessualità fossero caratteristiche latenti in
tutti gli esseri umani e, con riferimento a Jung, che tali condizioni
permettessero «la (ri)scoperta di quella parte di noi che Jung definirebbe
“Anima” oppure “Animus”». In riferimento all'omosessualità, considerava che
potesse essere una porta verso il lato inesplorato della personalità, in
analogia con la follia: «La paura dell’omosessualità che distingue l’homo
normalis è anche terrore della “follia” (terrore di se stesso, del proprio
profondo). Così, la liberazione omosessuale si pone davvero come ponte verso
una dimensione decisamente altra: i francesi, che chiamano folles le checche,
non esagerano». Opere: “Comune futura,” “Elementi di critica omosessuale,
Einaudi, Torino, Elementi di critica omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli,
Feltrinelli, Milano, Elementi di critica
omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano, Towards a Gay Communism, Londra,
Towards a Gay Communism, Pluto Press, Londra, “Il risveglio dei
faraoni,” preservato da Marc de' Pasquali e Umberto Pasti, Cooperativa Colibri,
Milano, “Il risveglio dei faraoni,” Alfonso Sarrio Solidago, dR Edizioni,
Milano, “Oro, eros e armonia,” Gianpaolo
Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce, Oro, eros e armonia, Gianpaolo
Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce,
“E adesso,” Silvia De Laude, Edizioni Clichy, Teatro La Traviata Norma. Ovvero:
Vaffanculo... ebbene sì!, Film “Gli anni amari, regia di Andrea Adriatico.. Note Tommaso Giartosio, Perché non possiamo non
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Talento Tenacia... Mario Mieli, in "Atti&Sipari" n. 3, ottobre
2008. Circolo di cultura omosessuale
Mario Mieli Fuori! LGBT Marc de' Pasquali Movimento di liberazione omosessuale
Omosessualità Queer Storia dell'omosessualità in Italia Studi di genere Teoria
queer Transessualismo Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Mario
Mieli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri
file su Mario Mieli Biografia, in
italiano, su culturagay.it. Chi era Mario Mieli (articolo sul gay.tv), su gay.tv 12 maggio 2009). Circolo
di cultura omosessuale "Mario Mieli", su mariomieli.org. 22386233 Biografie Biografie LGBT LGBT Letteratura Letteratura Categorie: Attivisti
italianiScrittori italiani Professore1952 1983 21 maggio 12 marzo Milano
MilanoAttivisti per i diritti delle persone LGBT in ItaliaStudi di genereTeoria
queerMorti per suicidioPedofiliaTrans*PederastiaPersone che hanno fatto coming
outNecrofilia
miraglia: Grice: “Miraglia is
the type of philosopher beloved by the Oxford hegelians; but then he is a
Neapolitan Hegelian!” Grice: “I always found Kant easier, but there’s nothing
like a ‘filosofia del diritto’ in Kant! And Hegel’s ethics itself, compared to
Kant’s is mighty more complex – that’s why I taught Kant!” -- Senatore
del Regno d'Italia Dati generali Professione docente universitario.. Luigi
Miraglia (Reggio), filosofo. Senatore del Regno nella XXI Legislatura. Si laureò all'Napoli, dopodiché insegnò
filosofia del diritto nella stessa università, ed economia politica alla Scuola
superiore di agricoltura di Portici.
Seguì una corrente di pensiero eclettica, ad esso contemporanea, che
mirava all'integrazione di pratiche giuridiche ed ispirazioni filosofiche. Fu
sindaco di Napoli dal 30 novembre del 1901 fino al giorno della sua scomparsa,
avvenuta due anni dopo. Pubblcazioni: Tra
le più famose si ricordano: “Condizioni storiche e scientifiche del diritto di
preda (Napoli); “I principî fondamentali dei diversi sistemi di filosofia del
diritto e la dottrina etico-giuridica di Hegel (Napoli); “Filosofia del diritto,”
Napoli. Nella sua biografia ufficiale per la Treccani è nato a Reggio
nell'Emilia, mentre nella sua scheda storico-professionale sul sito del Senato
si riporta a Reggio di Calabria Giuseppe
Ermini, MIRAGLIA, Luigi, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1934, luigi-miraglia. 31 ottobre . Luigi Miraglia (latinista) Sindaci di Napoli
Senatori della XXI legislatura del Regno d'Italia Luigi Miraglia, su Treccani.itEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Luigi Miraglia, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Luigi Miraglia, . Luigi Miraglia, su Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica.
misefari: Bruno
Misèfari al confino di Ponza, nei primi anni trenta Bruno Misefari conosciuto
anche con lo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi (Palizzi), filosofo. All'anagrafe
Bruno Vincenzo Francesco Attilio Misefari, era fratello di Enzo (politico
calabrese del P.C.I., storico e poeta), di Ottavio (calciatore reggino tra i
più conosciuti nei primi anni del secolo; giocò nella Reggina e nel Messina) e
di Florindo (biologo, attivista della Lega Sovversiva Studentesca e del gruppo
"Bruno Filippi"). Dopo aver frequentato la scuola elementare
del piccolo paese di nascita in provincia di Reggio Calabria, a undici anni si
trasferì con lo zio proprio a Reggio Calabria. Già da adolescente, influenzato
dalle frequentazioni di socialisti e anarchici in casa dello zio, partecipò
attivamente alla fondazione e allo sviluppo di un circolo giovanile socialista
(intitolato ad A. Babel, rivoluzionario tedesco dell'Ottocento). Iniziò a
collaborare al giornale Il Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio
Calabria, firmando gli articoli come "Lo studente". Collaborò nello
stesso periodo a Il Riscatto, periodico socialista-anarchico stampato a
Messina; e con Il Libertario, stampato a La Spezia e diretto da Pasquale
Binazzi. Il 5 marzo 1912, a causa della sua attività antimilitarista esercitata
all'interno del Circolo contro la Guerra italo-turca, fu arrestato e condannato
a due mesi e mezzo di carcere per «istigazione alla pubblica
disobbedienza». Fu nei due anni successivi che Bruno si convertì dal
socialismo all'anarchia. Ciò avvenne soprattutto con la frequentazione da parte
di Giuseppe Berti, suo professore di fisica presso l'"Istituto Tecnico
Raffaele Piria". Nel 1912 si trasferì a Napoli e si iscrisse al Politecnico,
dopo avere studiato fisica e matematica alle superiori, e anche per non
dispiacere al padre, proseguì tali studi. Pesò inoltre su questa decisione il
fatto che in quegli anni, dopo la tragica distruzione della città di Reggio
Calabria a causa del terremoto del 1908, il lavoro che garantiva le maggiori
certezze era proprio quello dell'ingegnere. Nondimeno continuò per proprio
conto gli studi a lui prediletti: politica, filosofia, letteratura, come aveva
fatto fino ad allora. A Napoli si fece subito avanti nell'ambiente anarchico.
Il movimento a Napoli contava allora di un centinaio di aderenti. Nel
1915 si rifiutò di partecipare al corso allievi ufficiali a Benevento e fu
condannato a quattro mesi di carcere militare. Diserterà una seconda volta il
28 settembre 1916, trovando rifugio nella campagna del beneventano in casa di
un contadino. Tornato a Reggio Calabria, il 5 marzo 1916 interruppe una
manifestazione interventista nella centrale Piazza Garibaldi, salendo sul palco
e pronunciando un discorso antimilitarista. Venne per questo motivo arrestato e
condotto presso il carcere militare di Acireale; sette mesi dopo venne
trasferito presso quello di Benevento. Da lì riuscì ad evadere grazie alla
complicità di un amico secondino. Fu tuttavia intercettato alla frontiera del
confine svizzero; ancora incarcerato, riuscì nuovamente nella fuga nel giugno
del 1917. Il 19 giugno 1917 toccò il territorio svizzero, ma i gendarmi
lo condussero al carcere di Lugano. Giunte dalla Calabria le informazioni su di
lui, essendo un uomo politico, dopo quindici giorni fu lasciato libero con la
facoltà di scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, dove sapeva
di potere rintracciare Francesco Misiano, suo caro amico e noto esponente
politico socialista, anche lui accusato di diserzione. A Zurigo trovò
ospitalità presso la famiglia Zanolli, dove si innamorò della giovane Pia, che
diventerà sua compagna di vita. Durante il periodo di esilio in Svizzera,
Bruno svolgeva attività politica tenendo i contatti con Luigi Bertoni e con
altri gruppi anarchici elvetici, collaborando anche al giornale: Il Risveglio
Comunista Anarchico. Svolse una serie di conferenze in varie città della
Svizzera. Bruno si autoannunciava con un suo pseudonimo anagrammatico Furio
Sbarnemi. A Zurigo frequenta la Cooperativa socialista di Militaerstrasse 36 e
la libreria internazionale di Zwinglistrasse gestita dai disertori Giuseppe
Monnanni, Francesco Ghezzi e Enrico Arrigoni; in questi ambienti conosce anche
Angelica Balabanoff. Il 16 maggio 1918 venne arrestato per un complotto
inventato dalla polizia. Fu incolpato innocentemente con l'accusa di avere
fomentato una rivolta nella città e di «aver fabbricato bombe a scopo
rivoluzionario». Con lui furono arrestati diversi attivisti politici, tra i
quali lo stesso Francesco Misiano (che fu poi rilasciato perché socialista e
non anarchico). Rimase in carcere per sette mesi, e venne poi espulso dalla
Svizzera nel luglio 1919. Grazie ad un regolare passaporto per la Germania,
ottenuto per ragioni di studio, si recò a Stoccarda. Lì entrò in contatto con
Clara Zetkin (che gli rilascia una lunga intervista sul movimento
rivoluzionario in Germania) e Vincenzo Ferrer. Nell'ottobre nel 1919 poté
rientrare in patria, in seguito all'amnistia promulgata dal governo Nitti. Nel
dicembre del 1919 è a Napoli e poi a Reggio Calabria. Anni ventiIl
ritorno in Italia Il 1920 fu un periodo intenso per la vita militante di Bruno
Misefari. A Napoli partecipò come oratore a molte manifestazioni, si prodigò a
favore dei suoi compagni colpiti dalla repressione, denunciò le provocazioni
della polizia; tenne numerose conferenze e comizi. Con il dentista anarchico
Giuseppe Imondi, stampò alcuni numeri del giornale: L'Anarchia. In autunno fu
chiamato a Taranto a svolgere il compito di segretario propagandista presso la
locale Camera del Lavoro Sindacale. Tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921
ebbe stretti contatti con Errico Malatesta, Camillo Berneri, Pasquale Binazzi,
Armando Borghi, Giuseppe Di Vittorio e altri esponenti dell'anarchismo e del
sovversivismo italiano. Nel 1921 si impegnò su più fronti per la campagna a
favore degli anarchici Sacco e Vanzetti. Nello stesso periodo (1920-21) fu
corrispondente di: Umanità Nova, settimanale anarchico diretto da Errico
Malatesta e collaborò al periodico: L'Avvenire Anarchico di Pisa. Continuò
i suoi studi a Napoli con qualche salto a Reggio Calabria con la sua compagna
Pia Zanolli, che sposò. Si laureò a Napoli. Successivamente si iscrisse anche
alla facoltà di filosofia. Nonostante l'avvento del fascismo, fondò un
giornale libertario, “L'Amico del popolo,” che però dopo il quarto numero fu
soppresso dalle autorità. Nel primo numero del giornale,scrisse un editoriale
dal titolo “Chi sono e cosa vogliono gli anarchici.” Lo scritto è l'espressione
del suo pensiero libertario: «L'anarchismo è una tendenza naturale, che
si trova nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle concezioni
autoritarie, e nel movimento progressivo dell'umanità e perciò non può essere
una utopia.» Da esperto di geologia, progettò per primo in Calabria
l'industria del vetro e fondò a Villa S.Giovanni, la prima vetreria in Calabria
(Società Vetraria Calabrese). In quegli stessi anni subì però persecuzioni
continue da parte del regime. Fu cancellato dall'Albo di categoria e non poté
più firmare progetti. Gli venne mossa l'accusa di avere «attentato ai poteri
dello Stato, per il proposito di uccidere il re e Mussolini». Fu prosciolto
dopo venticinque giorni di carcere. La polizia ravvisò in un discorso di commemorazione
durante il funerale di un amico (tra l'altro un industriale fascista, Zagarella)
un'ispirazione anarchica e pertanto lo propose per l'assegnazione al confino. Fu
arrestato, in carcere si sposò con Pia Zanolli, fu inviato per il confino, prigioniero
a Ponza. Tuttavia sembra che tale provvedimento fosse stato determinato da
altri motivi. Misefari, che era ingegnere minerario, si era attivamente
impegnato nello sfruttamento su larga scala di giacimenti di quarzo, materia
prima per l'industria vetraria, che fino a quell'epoca dipendeva, in gran
parte, dai silicati stranieri. Assunto come direttore tecnico della
Società Vetraria Calabrese (di cui era stato finanziatore e Presidente il
succitato Zagarella) egli si era dovuto ben presto scontrare con l'assenteismo
e l'inettitudine del consiglio di amministrazione che si schierò contro di lui
con l'intenzione di eliminarlo in qualsiasi modo, ricorrendo anche ad
espedienti politici. Giustizia e Libertà, in un articolo anonimo ddal titolo
«Politica e affarismo. Il caso di un ingegnere libertario», attribuisce la
causa del confino alle manovre dei suoi ex soci. Durante il confino stringe
amicizia con Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, il quale lo
affilia alla Massoneria. L'amnistia del decennale del fascismo lo liberò
dal confino dopo due anni. Ma tornato in Calabria vide il vuoto intorno a
sé; scrive infatti a sua moglie: "Amnistiato sì, però a quale prezzo: la
salute sconquassata, senza un soldo, senza prospettive per l'avvenire". Gli
viene diagnosticata l'esistenza di un tumore alla testa. Va e viene con la
moglie da Zurigo a Reggio Calabria. Riesce a trovare il capitale necessario per
l'impianto di uno stabilimento per lo sfruttamento della silice a Davoli (in
provincia di Catanzaro). Le sue condizioni di salute peggiorano a causa
del tumore. Perde conoscenza, viene ricoverato in stato gravissimo nella
clinica romana del Senatore Giuseppe Bastianelli, e lì si spense la sera stessa. Ancora
ragazzo, studente, cominciò a ribellarsi contro l'ingiustizia del mondo che lo
circondava: Palizzi Superiore, un paese tra i monti dove il castello feudale
dei signori locali dominava la valle, dove si ammucchiavano piccole e povere
case desolate di contadini. E si ribellò a quel mondo, costruito secondo
quell'immagine topografica che portava impresso nella memoria: sopra, chi
comanda e non lavora, sotto, chi subisce e lavora. E ancora ragazzo cominciò a
sognare un mondo in cui quella gerarchia fosse sovvertita prima, distrutta poi.
Poteva scegliere di ispirarsi al socialismo marxistico o al socialismo
libertario. Del primo apprezzava l'analisi dell'antagonismo tra le classi, ma
mostrava perplessità circa i mezzi proposti dalla diagnosi marxistica per
fronteggiare il pericolo di una rivincita dell'avversario di classe. Inclinò
perciò verso il socialismo libertario. «Nel comunismo libertario io sarò
ancora anarchico? Certo. Ma non di meno sono oggi un amante del comunismo.
L'anarchismo è la tendenza alla perfetta felicità umana. esso dunque è, e sarà
sempre, ideale di rivolta, individuale o collettivo, oggi come domani.»
(Bruno MisefariTaccuino personale) La scelta della diserzione fu coerente con
il suo obiettivo di combattere non la guerra degli stati, ma a fianco degli
oppressi di tutto il mondo contro il loro nemico, tenendo alta la bandiera
dell'internazionalismo. Pur sottoposto senza tregua alla persecuzione della
polizia e all'inquisizione della magistratura, fu sempre al suo posto accanto a
coloro che lavoravano e soffrivano. Come ogni rivoluzionario sincero e
coerente, pagò col carcere e col confino la sua fede in un ideale. Chi
sono gli anarchici. SecondoMisefari, essere anarchici voleva dire per prima
cosa proclamare, contro ogni violenza, l'inviolabilità della vita umana.
Inoltre significava lottare per l'abolizione della proprietà privata e a favore
della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Proprio per questo
gli anarchici sono, di fondo, dei socialisti. A questo esperimento di vita
sociale andava affiancata la lotta contro lo Stato, che ne impediva la
realizzazione. E la lotta contro lo Stato non poteva essere vittoriosa se non
con la rivoluzione. Dunque gli anarchici sono socialisti, antistatali e
rivoluzionari. Elemento fondamentale della lotta, secondo Misefari, era l'allargamento
di essa alla sfera internazionale. È comunque una lotta che non si fa violenta.
Misefari è fortemente pacifista, contrario all'uso della forza e della violenza
armata. L'anarchico è inoltre antireligioso: la religione infatti è considerata
"fattore di abbrutimento per l'umanità". Antimilitarismo Per
Misefari la guerra è pura barbarie, speculazione capitalistica consumata in
nome dello Stato. «L'esistenza del militarismo è la dimostrazione
migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di
barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare
l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si
rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è
sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una
accolita di belve in veste umana.» Religione La religione è considerata
come un anestetico delle facoltà critiche della mente umana. Sarebbe proprio la
religione a imprigionare le energie morali dell'uomo, a inebetire lo spirito
critico e di riflessione. Perciò i popoli più religiosi sarebbero i meno
progrediti e i più afflitti dalla tirannia, mentre, laddove la religione
sparisce, lì è florida la libertà e il benessere. «È il più solido puntello
del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più
temibile alleato dell'ignoranza e del male.» È forte nel pensiero di
Misefari la volontà di sottolineare l'uguaglianza sociale tra uomo e donna. In
anni difficili e lontani dalle battaglie del femminismo di metà Novecento, egli
afferma che la donna nobilita e abbellisce la condizione di vita umana. È
dovere della donna lottare per risollevarsi da una condizione di inferiorità,
che è tale in virtù di un "delitto sociale" e non dovuta a leggi di
natura. «Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo
uguali!» Misefari vive di sogni, di ideali. Nella sua concezione non
esiste un artista, che sia poeta, filosofo, persino scienziato, che si sia mai
messo al servizio della menzogna. Se tutti potevano essere vili, un artista non
poteva. «Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione,
che lavori per conservare lo status quo della società, non è un artista: è un
morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli,
perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria.» Poesia composta da Misefari:
FALCO RIBELLE «Un giovane falco che drizza il libero volo Ne l'alto, ove
sono i fulgori di soli immortali Un giovane falco ribelle o piccoli, io sono.
Mi spinge ne' campi ignorati, un acre desio Di sante ideali battaglie, di luce
e di gloria. Mi splende nell'occhio la speme di certe vittoria, Mi parla nel
core la voce sinfonica, dolce D'un caro sublime Pensiero, ch'è Bene ed Amore.
Ho giovini l'ale e robuste, o venti, o cicloni, O fulmini immani feroci, vi
lancio la sfida. Voi soli potete pugnare col giovine falco, Chè Luce, chè
Forza, chè Vita multanime siete. Ma voi, piccoli, no. Coi vermi guazzate nel
fango, Dal fango mirate del falco il libero volo.» Frammenti «Prima di
pensare di rivoluzionare le masse, bisogna essere sicuri di aver rivoluzionato
noi stessi» «Ogni uomo è figlio dell'educazione e della istruzione che
riceve da fanciullo» «Gli Anarchici non seguono le leggi fatte dagli uominiquelle
non li riguardanoseguono invece le leggi della natura» «Prima
l'educazione del cuore, poi l'educazione della mente» «Socialismo vuol
dire uguaglianza, vuol dire libertà. Ma l'uguaglianza non può essere senza
libertà; come la libertà non può essere senza l'uguaglianza: dunque socialismo
e anarchia sono due termini dello stesso binomio, sono i due inseparabili
fattori della redenzione proletaria.» «Quando la giustizia non sarà la
durda infame delle tirannidi, quando l'amore non sarà deriso, quando il ferro
non sarà legge e l'oro non sarà dio, quando la libertà sarà religione e sola
nobiltà il lavoro, allora, solo allora, il mio rifiuto della guerra sarà
benedetto.» «M'è questa notte eterna assai men grave del dì che mi mostrò
viltà dei forti e pecorilità di plebi schiave. Lungi da quì il pianto: sto ben
coi morti!» (epitaffio) Opere complete Bruno Misefari, Schiaffi e
carezze, Roma, Morara, 1969. Bruno Misefari, Diario di un disertore, La Nuova
Italia, 1973., Entrambi i testi sono stati pubblicati postumi sotto lo
pseudonimo Furio Sbarnemi. Le schede biografiche di alcuni esponenti
anarchici calabresi, A/Rivista Anarchica, febbraio . 2 marzo . Antonioli, p.190. Antonioli,
p.191. E. Misefari. Antonioli, p.192. Pia Zanolli era nata a Belluno il 21 ottobre
1896. Dopo il matrimonio con Misefari, fu iscritta nell'albo dei sovversivi
pericolosi, venendo poi arrestata col marito a Domodossola nel dicembre 1919.
(cfr.: A/Rivista Anarchica) Chi sono e
cosa vogliono gli anarchici, ed. settembre . Antonioli, p.193. Pia Zanolli, L'Anarchico di Calabria, Roma,
La Nuova Italia, 1972. Bruno Misefari, Utopia? No, Pia Zanolli, Roma, ALBA
Centro Stampa, 1976. Enzo Misefari, Bruno, biografia di un fratello, Milano,
Zero in condotta, 1989. Maurizio Antonioli, Gianpietro Berti, Santi Fedele,
Pasquale Luso, Dizionario biografico degli anarchici italianiVolume 2, Pisa,
Biblioteca Franco Serantini, 2004,
88-86389-87-6. Bruno Misefari, Schiaffi, Carezze e altro, Pino Vermiglio,
Laureana di Borrello, Ogginoi, 2009. Furio Sbarnemi, Diario di un disertore,
Camerano (AN), Gwynplaine, ,
978-88-95574-14-1. Bruno Misefari, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Bruno Misefari, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato
per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere di Bruno Misefari, su Liber Liber.
Opere di Bruno Misefari, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Bruno Misefari, . Archivio Bruno Misefari presso l'International Institute of
Social History di Amsterdam, su iisg.amsterdam, 04-02-. Fondo Bruno Misefari
presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, su fondazionebasso.it.
04-02-. Gli anarchici contro il fascismo, celebre articolo di Giorgio
Sacchetti.
modio: Grice: “Only in Italy a
philosopher writes a treatise on a river – although the Isis would not be out
of place for some Magdalenite!” – Grice: “His convito is a jewel!” -- frontespizio
interno della sua opera più nota, “Il Convito.” Giovanni Battista Modio
(talvolta anche noto coi nomi Gio. Battista Modio e Giovambattista Modio, nella
versione latinizzata Iohannis Baptista Madius oppure Io. Baptista Madius; (Santa
Severina), filosofo. Fu tra i primi seguaci di Neri. Originario di Santa Severina, borgo collinare
della Calabria Ulteriore, fu avviato agli studi di filosofia presso
l'Archiginnasio di Napoli; in seguito passò a Roma, dove si avviò agli studi
divenendo allievo di Fusconi. Iniziò a frequentare gli ambienti accademici,
dove entrò in contatto con alcuni dei maggiori esponenti di spicco di quell'epoca
come Molza e olomei. Pubblicò la sua
prima opera letteraria più famosa dal titolo Il convito, overo del peso della
moglie, un dialogo diegetico ambientato a Roma durante il carnevale della città
capitolina, in cui viene trattato il tema delle corna durante un convivio
presieduto dall'allora vescovo di Piacenza Trivulzio e a cui parteciparono
anche Gambara, Marmitta, Benci, Selvago, Raineri e Cesario. Fu altresì grande estimatore degli scritti di
Piccolomini. Durante la stesura in
lingua volgare di un Operetta de’ Sogni, si ammalò di febbre altissima; si
spense dopo qualche giorno a Roma, nella tenuta di palazzo Ricci in via
Giulia. Opere:“Il convito,” Roma, per
Valerio, e Luigi Dorici fratelli Bressani, “Il Tevere, dove si ragiona in
generale della natura di tutte le acque, et in particolare di quella del fiume
di Roma,” Roma, appresso a Vincenzo Luchini, “Origine del proverbio che si suol
dire "anzi corna che croci", Roma, A. degli Antonii,” Jacopone da
Todi, I Cantici del beato Iacopone da Todi, con diligenza ristampati, con la
gionta di alcuni discorsi sopra di essi. Et con la vita sua nuovamente posta in
luce, Giovanni Battista Modio, Roma, appresso Hi Salviano. Prospetto autore, su
edit16.iccu..it. 7 dicembre . Modio, Il
Tevere, cit., c. 45r Anno di
pubblicazione della medesima opera. Gennaro Cassiani, Giovanni Battista Modio,
in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
moiso: Grice: “I like
Moiso; I would think my two favourite of his treatises is one on the ‘filosofia
della mitologia’ (think Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on
‘nature and her forms’ – having built my career on the natural/non-natural
distinction, it cannot but fascinate me!”
Francesco Moiso (Torino), filosofo. Esperto di
storia della filosofia e della scienza di fama internazionale, ha insegnato
nelle Torino, Macerata e Milano (1991-2001). Le sue ricerche hanno riguardato
la filosofia post-kantiana, con particolare attenzione al pensiero di Salomon
Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su Kant, Fichte, Schelling e Hegel,
Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il concetto di esperienza ed
esperimento nel Romanticismo, la filosofia di Nietzsche nel suo rapporto con le
scienze, il pensiero di Ernst Mach e di Ortega y Gasset. È stato membro della
Schelling Kommission per l'edizione critica delle opere di Friedrich Wilhelm
Joseph Schelling. Ha partecipato alla Enciclopedia Multimediale delle Scienze
Filosofiche di Rai Educational con due interventi sulla La filosofia della
natura tedesca e sulla "Scienza specialistica e visione della natura
nell’età goethiana". Presso l'Udine è stato istituito il CIRM Centro
Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia “Francesco Moiso”. Opere:
Fondamentali, tra le altre opere, per la ricerca filosofico-scientifica le 210
pagine dedicate a “Magnetismus, Elektrizität, Galvanismus, in F.W.J. Schelling,
Historisch-kritische Ausgabe. Ergänzungsband zu Werke Band 5. bis 9: Wissenschaftshistorischer
Bericht zu Schellings naturphilosophischen Schriften,” Stuttgart, Frommann-Holzboog,
e le oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed epigenesi nell'età
goethiana,” in “Il problema del vivente tra Settecento e Ottocento: aspetti filosofici,
biologici e medici,” – Grice: “Interesting idea, ‘il vivente’ – we don’t have
that thing in English, ‘a loose liver’ --. V Verra, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana. Caratteristica degli suoi studi è la connessione tra
ricerca storico-filosofica e impianto teoretico, fatto particolarmente evidente
nel volume su Schelling. “La filosofia di Salomone Maimon,” Milano,
Mursia, “Natura e cultura,” Milano, Mursia, “Vita natura libertà,” Milano,
Mursia, “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana, in II problema del
vivente tra Settecento e Ottocento. Aspetti filosofici, biologici e medici, V
Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,” “Magnetismus, Elektrizität,
Galvanismus, in F.W.J. Schelling, Historisch-kritische Ausgabe. Ergänzungsband
zu Werke Band 5. bis 9. Wissenschaftshistorischer Bericht zu Schellings
naturphilosophischen Schriften, Stuttgart, Frommann-Holzboog,” Nietzsche e le
scienze, Milano, Cuem, -- Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e scienza,”
Milano, Cuem, “La natura e le sue forme,” Cornelia Diekamp, Milano, Mimesis, “La
filosofia della mitologia,” Matteo Vincenzo d'Alfonso, Milano, Mimesis. Schellings
Elektrizitätslehre in: Heckmann, Reinhard; Krings, Hermann; Meyer, Rudolf W.
(Hg.): Natur und Subjetivität. Zur Auseinandersetzung mit der Naturphilosophie
des jungen Schelling, Stuttgart, Die Hegelsche Theorie der Physik und der
Chemie in ihrer Beziehung zu Schellings Naturphilosophie, in Hegels Philosophie
der Natur, hrsg. von R.-P. Horstmann und M.J. Petry. Stuttgart, “Il nulla e
l'assoluto” La Wissenschaftslehre e Philosophie und Religion, in "Annuario
Filosofico", “Teleologia dopo Kant,” In: Giudizio e interpretazione in
Kant. atti del Convegno Internazionale per il II Centenario della Critica del
Giudizio (Macerata, Genova, Idee in Schelling, in IDEA VI Colloquio
Internazionale Roma, M. Fattori e M. Bianchi, Olschki ed, Firenze, Schelling,
"Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che
vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F.
Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini e Associati, Introduzione. Le Ricerche: una
svolta nel pensiero di Schelling?, in Schelling, "Ricerche filosofiche
sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi",
Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò,
Milano, Guerini e Associati, “Dio come persona,” in Schelling, "Ricerche
filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono
connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e
F, Viganò, Milano, Guerini e Associati, De Candolle et Goethe. Botanique et
Philosophie de la Nature entre la France et l'Allemagne, in Sciences et
techniques en perspective, Kants naturphilosophisches Erbe bei Schelling und
von Arnim, In "Fessellos durch die Systeme". frühromantisches
Naturdenken im Umfeld von Arnim, Ritter und Schelling, StuttgartBad Cannstatt, La
Naturphilosophie e i paradossi dell'infinito, in: "Romanticismo e modernità",
Torino, La scoperta dell’osso intermascellare e la questione del tipo
osteologico, in G. Giorello, A. Grieco (eds.), Goethe scienziato, Torino, Einaudi, Schelling: il romano antico
nella filosofia dell'arte, in "Rivista di estetica", Torino, Arnims
Kraftlehre, in: "Frische Jugend, reich an Hoffen"Der junge Arnim. Zernikower
Kolloquium der Internationalen Arnim-Gesellschaft, Tübingen Ortega y Gasset
pensatore e narratore dell'Europa(Milano, 1Gargnano del Garda, Milano:
Cisalpino (Acme / Quaderni; 48) E ho visto le idee addirittura con gli occhi,
in: Goethe: la natura e le sue forme (Atti del Convegno Arte, scienza e natura
in Goethe; Torino), Milano, Mimesis, Cornelia Diekamp, Experientia/experimentum nel Romanticismo, in
M. Veneziani (ed.), Experientia, Firenze: Olschki, L'albero della malattia.
Motivi della medicina in età romantica, in Atti della sofferenza. Atti del
seminario di studi. Udine,C. Casale e G. Garelli, Itinerari, La percezione del fenomeno originario e la sua
descrizione, in: Arte, scienza e natura in Goethe. Torino, R. Pettoello,
Francesco Moiso, In memoriam, "Acme",D'Alfonso, Matteo V., In guisa
di introduzione. L'interpretazione moisiana della "filosofia della
luce" di Fichte, in "Rivista di storia della filosofia,” Marco
Ivaldo, La fichtiana dottrina della scienza 1805 e l'interpretazione di Francesco
Moiso, In memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in
"Annuario Filosofico", N. 19 (2003) Paul Ziche, "Un terzo più
alto, la loro sintesi comune". Teorie della mediazione in Schelling, In
memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario
Filosofico", N. 19 (2003) Stefano Poggi, Dopo Schelling, dopo Goethe.
Francesco Moiso lettore di Mach, in In memoria di Francesco Moiso. La filosofia
della natura, in "Annuario Filosofico", N. 19 (2003) Federico Vercellone,
Da Goethe a Nietzsche. Francesco Moiso tra morfologia ed ermeneutica, in In
memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario
Filosofico", N. 19 (2003) P. Giordanetti, "Francesco Moiso interprete
di Kant", in Rivista di storia della filosofia, n. 2-3, 2004, 559-578. Gian Franco Frigo, Natura della
forma e storicità della sua comprensione, in Francesco Moiso: testimonianze di
colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005, Dietrich von Engelhardt, La
responsabilità dell'uomo per la natura nel pensiero degli scienziati romantici
intorno al 1800, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi,
Torino, Trauben, 2005, 29-48 Flavio
Cuniberto, Corpo e mistero, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e
allievi, Torino, Trauben, 2005, 49-52
Matteo Vincenzo d'Alfonso, I corsi di Francesco Moiso: una lezione di ricerca,
in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben,
2005, 53.62 Piero Giordanetti, Francesco
Moiso e il kantismo di Nietzsche, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi
e allievi, Torino, Trauben, 2005, 63-68
Luca Guzzardi, Tra filosofia della natura e morfologia dei saperi: un ruolo per
l'enciclopedismo, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi,
Torino, Trauben, 2005, 69-80. Federica Viganò, Morfologia e filosofia: la
filosofia della natura come "tropica" del reale, in Francesco Moiso:
testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005, 81-94 Andrea Potestio (Tesi di laurea su Lo
Schelling di Heidegger), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e
allievi, Torino, Trauben, 2005, 95-98.
Alessandro Mainardi (Tesi di laurea su L'estetica pittorica di Caspar David
Friedrich), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino,
Trauben, 2005, 99-102. Alessio Cazzaniga
(Tesi di laurea su La filosofia dell'evoluzione di Miguel de Unamuno), in
Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben,
2005, 103 ss., La natura osservata e
compresa: saggi in memoria di Francesco Moiso, Federica Viganò, Milano, Guerini,
2005 N. Moro, In ricordo di Francesco Moiso, in "Rivista di Storia della
Filosofia", 2 (), 391-392. Joerg
Jantzen, In memoriam: Francesco Moiso verstorben In ricordo di Francesco Moiso.
Università degli Studi di Milano, Sala Crociera Alta, 16 novembre Francesco Moiso, La rivoluzione di Lavoisier,
in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Francesco Moiso, Goethe
e la natura, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Francesco
Moiso, Goethe poeta e scienziato, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze
Filosofiche Francesco Moiso, La riculturalizzazione della scienza, in
Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche PHILOSOPHIEIN DER MITTE
EUROPÄISCHER KULTUR Die Philosophie des Deutschen Idealismus im europäischen
Vergleich: Entstehung, Rezeption, Wechselwirkung und heutige Wege und Ziele der
Forschung Socrates–Erasmus Intensivprogramm 19992002 Schelling. Edition und
Archiv Scheda biografica sul sito delle edizioni Mimesis Citazioni di opere di
Francesco Moiso su Google Scholar Citazioni di Francesco Moiso su Google
Citazioni di Francesco Moiso sul sito della Bayerische Akademie der
WissenschaftenSchellingEdition und Archiv.
moleschott: Grice: “We have
enough Italy-born Italian philosophers to include a Dutch-born one!” -- Jacopo
Moleschott Dr. Jacob Moleschott Senatore del Regno d'Italia LegislatureXIII
Dati generali UniversitàFreiherr-vom-Stein-Gymnasium Professionefisiologo e
filosofo Jakob Moleschott (Hertogenbosch), filosofo. Naturalizzato italiano. Fu
senatore del regno d'Italia nella XIII legislatura. Jacobus
Albertus Willebrordus Moleschott nasce a Hertogenbosch il 9 agosto del 1822, di
famiglia agiata e di confessione cattolica. Moleschott vive la sua infanzia
circondato da giardini in cui ama osservare composizioni floreali di ogni
genere, dedicandosi alla lettura generalmente durante le ore serali. A quattro
anni è perfettamente in grado di leggere, a otto anni il suo cuore di olandese
si è già acceso agli interessi della rivoluzione belga del 1830. Il padre, anch'egli
dottore, figlio di un importante farmacista, è dedito all'attività
professionale dedicandosi all'educazione del figlio nella biblioteca privata di
famiglia durante la sera. Jacob Moleschott si trasferisce a Kleve per
frequentare il liceo ginnasio. Contrariamente a quanto si dice di lui,
Moleschott non si considera un ragazzo prodigio, l'allora quindicenne futuro
dottore si dedica incessantemente agli studi classici e umanistici,
approfondendo la conoscenza della lingua latina e tedesca. Sotto la guida del
Prof. Fleischer viene educato soprattutto ai classici romani; spesso accompagna
il professore in lunghe passeggiate che hanno come scopo di discussione
argomenti prettamente filosofici. Colpito fortemente dalle parole del
professore: «Non reputo nessuno al di sopra e al di sotto di me.» comincia a
seguire una dottrina liberale che è ben lontana dall'insegnamento teologico
materno. Dopo la laurea in medicina conseguita ad Heidelberg nel 1845 egli vi
ritorna nel 1847 come docente di fisiologia. Interessato fin da giovane anche
alla filosofia, pubblica nel 1852 l'opera scientifico-filosofica dal titolo Der
Kreislauf des Lebens: Physiologische Antworten auf Liebig's chemische Briefe
(ed. Zabern, Mainz, 1852) tradotto in italiano con Circolazione della vita:
risposte fisiologiche alle lettere sulla chimica di Liebig e poi semplificato
in Il circolo della vita. Costruisce un rapporto di amicizia con i suoi
professori contribuendo a diverse scoperte importanti, quale l'utilizzo di
sostanze organiche della terra da parte delle piante, oscurando la teoria del
dr. Liebig che aveva ipotizzato il contrario. Sostiene l'esame di abilitazione
professionale a Leida e inizia l'esercizio della professione medica a Utrecht.
Nonostante fosse tornato in patria, Moleschott è dell'idea che i Paesi Bassi
avrebbero dovuto cominciare ad affiancarsi all'idea tedesca d'insegnamento
della medicina, cercando di apprendere da essa i segreti e le meraviglie del
sistema di ricerca dell'"oltre Reno". Non ha mai visto realizzare il
suo sogno, disgustato soprattutto dal nepotismo che nei Paesi Bassi ormai va
sviluppandosi sempre di più. Nonostante gli avessero proposto il ruolo di
lettore per la medicina legale decide di abbandonare i Paesi Bassi,
ritenendo: «Questa disciplina non avrebbe mai potuto attrarmi, neppure se
fossi rimasto volentieri a Utrecht. Essa obbliga i suoi cultori a esercitarla
senza dedicarsi ad alcuna investigazione, senz'altre vedute». Senza
indugiare Moleschott si trasferisce nuovamente a Heidelberg dove gli viene offerta
prima la possibilità d'insegnare anatomia comparata, poi la cattedra di chimica
fisiologica. Durante tutto il suo periodo tedesco Moleschott tende ad
accrescere sempre di più la sua conoscenza riguardo alla filosofia, essendo
altresì sicuro che, insieme alla medicina, formano un bipolo inscindibile;
solamente espandendo la conoscenza in entrambi i campi si può giungere a un
miglioramento della conoscenza. L'Heidelberg è ricca di laboratori occupati per
la ricerca in altri campi, Moleschott è solito tenere saltuariamente lezioni di
chimica applicata alla fisiologia in casa sua, dove era riuscito ad allestire
un piccolo laboratorio, fornendosi degli attrezzi necessari a piccole
sperimentazioni e dimostrazioni. Durante la sua permanenza a Heidelberg scrive
Le lettere fisiologiche, dove tratta dai temi di fisiologia e chimica, ai temi
sul materialismo. Essendo i temi materialisti di spiccata crudezza, ripresi nel
libro da lui scritto, Circolazioni della vita, Moleschott fu presto allontanato
dall'università con l'accusa di fuorviare le menti giovani e portarle ad
un'accettazione inconfutabile della non esistenza di Dio. Nonostante le
risposte contrarie all'accusa di studenti che seguono attentamente il corso,
con rammarico il "medico materialista" lascia la Germania e si
trasferisce in Svizzera, subentrando al prof. Karl Ludwig come insegnante di
fisiologia presso l'Zurigo. L'ormai trentenne Moleschott sbalordisce il
pubblico zurighese con i suoi trattati di fisiologia meccanica, guadagnandosi
un rapporto di amicizia, e di stima incondizionata, con il professore di
lettere Francesco De Sanctis che lo definirà: «...autonomo e bastante a se
stesso, che ha nella natura i suoi fini e i suoi mezzi le leggi del suo
sviluppo, della sua grandezza e della sua decadenza come uomo e come
società». Non attribuisce a Moleschott la parola materialista; il medico
credeva ciecamente nell'esistenza dello spirito nell'uomo, rimarcando però
un'assenza di nesso tra spirito e Dio. Nel 1860 gli viene offerta la cattedra
di fisiologia all'Torino: egli accetta e si trasferisce quindi in questa città,
dove insegna dal 1861 al 1870. Diventato cittadino italiano, egli associa
all'attività accademica quella politica. Passa poi ad insegnare all'Roma e
diventa senatore del regno nel 1876. Fu membro della Massoneria.
Muore nella capitale nel maggio 1893. Il pensiero materialista Durante
tutto il periodo dello sviluppo industriale, che ha interessato l'Europa
intorno ai primi decenni del secondo Ottocento, Jakob Moleschott è stato
considerato il teorico dello sviluppo tecnologico in ambito scientifico. Molte
furono le critiche avanzate al fisiologo olandese, il quale, secondo Liebig,
dopo i primi consensi in ambito fisiologico, mosse l'accusa di
"dilettantismo" a quest'ultimo, appoggiato da moltissimi prestigiosi
ricercatori dell'epoca. Secondo Lange, l'atteggiamento degli oppositori di
Moleschott si riferisce all'attitudine mentale di quest'ultimo nel campo della
ricerca; utilizzando le sue parole: «Se i risultati della ricerca potessero
essere interpretati solo dagli inventori […] si metterebbe in pericolo il
concatenamento sistematico delle scienze e della cultura superiore dello
spirito in generale. […] Colui che percorre attentamente tutto il dominio delle
scienze della natura per farsi un'idea dell'insieme, apprezzerà spesso
l'importanza di un fatto isolato meglio di colui che lo ha scoperto.»
Moleschott venne, dunque, considerato più un cultore della scienza medica che
uno scienziato. Uomo di scienza, medico e, in particolare, fisiologo,
Moleschott possiede anche una mente filosofica. Egli stesso dirà «La
fisiologia, intesa come fisica e chimica applicate alla biologia, è per se
stessa scienza filosofica, atta a consentire una concezione unitaria della
natura» (J. Moleschott, Circolazione della vita). La materia è dunque
scientificamente conosciuta nella sua essenza: essa è eterna e dotata di forze
e questa forza è presente sia in ambito fisico, che chimico, che biologico. La
cosiddetta forza vitale non è assolutamente immateriale per Moleschott, anzi,
egli la considera proprietà della materia, un prodotto di conversioni tra altre
forze materiali. La conversione e riconversione di tali forme di forza crea
dinamicità intrinseca, ovvero la vita, ed essa è perennemente continua e
incessantemente in circolazione. Differente è nel modo in cui colpisce gli
esseri viventi e esseri non viventi: i primi acquisiscono irritabilità,
psichicità, sensazione, movimento, i secondi invece acquisiscono essenzialmente
fisicità e chimismo. Il principio fondamentale su cui si basa la teoria
materialista del celebre fisiologo si trova nella perenne metamorfosi: ovvero
la perenne trasformazione non solo nel campo della chimica, del magnetismo,
dell'elettricità, della cinematica e della dinamica, ma anche attraverso
l'azione della coppia nascita-morte. Nel pensiero di Moleschott il ricambio
organico consiste in un vai e vieni bilanciato tra nascita e morte, quindi, tra
vita e non vita. Vita e morte sono due modi di essere materiali in continuo e
reciproco scambio; «...la vita si rigenera attraverso la morte, che è garanzia
della vita» (J. Moleschott, Circolazione della vita). Tutto ciò viene spiegato
attraverso un semplice processo; in natura gli organismi in decomposizione
fecondano il terreno e questo a sua volta produce e nutre nuovi organismi.
Nonostante la forte tendenza al pensiero materialista utilizza nei suoi libri
un'intonazione tutt'altro che distaccata, quasi romantica. La natura è il luogo
della circolazione della materia e quindi della vita, entrambe vi circolano
animandola, e la loro eterna circolazione è considerata l'anima del mondo.
Elementi triadici sono compresenti nella teoria del materialismo di Moleschott.
La grande triade materialistaforma, composizione e funzionee della conoscenza
scientificachimica, fisica, morfologia, fisiologia- sono fra loro strettamente
integrate. Anima del mondo, ciclicità, polarità, triadismi, metamorfosi sono
tutti moduli operanti del nucleo teorico del "materialismo
scientifico". Opere Kritische Betrachtung von Liebig's Theorie der
Pflanzenernährung, mit besonderer Angabe der empirisch constatirten Thatsachen,
Harlem, Erben F. Bohn, 1845. Die Physiologie der Nahrungsmittel. Ein Handbuch
der Diätetik, Darmstadt, C.W. Leske, 1850. Physiologie des Stoffwechsels in Pflanzen
und Thieren, Erlangen, F. Enke, 1851. Licht und Leben. Rede beim Antritt des
öffentlichen Lehramts zur Erforschung der Natur des Menschen an der Züricher
Hochschule, Frankfurt a. M., Meidinger, 1856. Physiologisches Skizzenbuch,
Gießen, Roth, 1860. Pathologie und Physiologie. Vortrag bei der Wiedereröffnung
der Vorlesungen über Physiologie an der Turiner Hochschule am 2. Dezember 1865
gehalten, Gießen, Roth, 1866. La circolazione della vita, traduzione di Cesare
Lombroso, Milano, G. Brigola, 1869. Dell'alimentazione. Trattato popolare,
traduzione di Giuseppe Bellucci, Milano, Treves, 1871. Untersuchungen zur
Naturlehre des Menschen und der Thiere, Frankfurt a. M., Meidinger, 1857-1892.
Per gli amici miei. Ricordi autobiografici, traduzione di Elsa Patrizi-Moleschott,
Palermo, Milano, R. Sandron, 1902. Note
G. Cosmacini, Il medico materialista. Vita e pensiero di Jakob
Moleschott13. G. Cosmacini, Il medico
materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott35. J. Moleschott, Circolazione della vita. G. Cosmacini, Il medico materialista. Vita e
pensiero di Jakob Moleschott61. Aldo A.
Mola,Storia della Massoneria in Italia dal 1717 al , Bompiani/Giunti,
Firenze-Milano, 160. A. Lange, Storia
del materialismo. G. Cosmacini, Il
medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott156. Marcel Desittere, Un carteggio privato della
famiglia Moleschott conservato a Bologna, in «Filologia critica», XXVIII, fasc.
1 (2003), 96-113. Giorgio Cosmacini, Il
medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott, RomaBari, Laterza,
2005. Alessandra Gissi, MOLESCHOTT, Jacob, in Dizionario biografico degli
italiani, 75, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . 2 novembre .
Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina
dedicata a Jacob Moleschott Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons
contiene immagini o altri file su Jacob Moleschott Jacob Moleschott, su Treccani.itEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Jacob Moleschott, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. (IT, DE, FR) Jacob Moleschott,
su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Jacob Moleschott, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di Jacob Moleschott, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Jacob Moleschott, . Jacob Moleschott, su Senatori d'Italia,
Senato della Repubblica. Fondo speciale
Jacob Moleschott. Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, su badigit.comune.bologna.it.
Scheda sul sito dell'Accademia delle Scienze di Torino, su torinoscienza.it.
mondin: Mondin: “Trust an
Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve been called a systematic
philosopher, too!” Grice: “At
Oxford, we are very familiar with angels – but only Mondin takes angeologia
seriously! Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!” battista mondin
(Monte di Malo), filosofo. Dottore di Filosofia e Religione a Harvard. È stato
decano della Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di
Roma. Mondin membro della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei suoi
studi, le principali figure di riferimento sono state Tommaso d'Aquino e Paul
Tillich, da cui ha tratto l'ideale di un accordo e di un mutuo sostegno tra
filosofia e teologia. Opere: Etica, Etica e politica, Filosofia, Antropologia
filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di Aquino e i suoi
interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia filosofica e
filosofia della cultura e dell'educazione Epistemologia e cosmologia Logica,
semantica e gnoseologia Ontologia e metafisica Storia della metafisica, Storia
della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica, metafisica, analogia
in Aquino; History of mediaeval philosophy, Storia della filosofia medievale
Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale Il sistema filosofico
di Aquino Corso di storia della filosofia, Corso di storia della filosofia, Corso
di storia della filosofia, L'uomo: chi è? Introduzione alla filosofia.
Problemi, sistemi, filosofi La filosofia dell'essere di Aquino Teologia Maria
madre della Chiesa. Piccolo trattato di mariologia “Il ritorno degli angeli” --
trattato di angelologia, Roma, Pro Sanctitate, Ospitato su archive.is.
Dizionario storico e teologico delle missioni Dizionario enciclopedico del
pensiero di Aquino, Essere cristiani
oggi. Guida al cristianesimo Il problema di Dio. Filosofia della religione e
teologia filosofica La cristologia di Aquino. Origine, dottrine principali,
attualità Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia
Storia della teologia, Gli abitanti del cielo Gesù Cristo salvatore dell'uomo
La chiesa sacramento d'amore La trinità mistero d'amore Dizionario dei teologi
Introduzione alla teologia Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica Scienze
umane e teologia Cultura, marxismo e cristianesimo I teologi della liberazione,
“Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi” Filosofia e
cristianesimo I teologi della speranza I grandi teologi Professore I grandi teologi Professore I teologi della morte di Dio Dizionario
enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Software Filosofia della cultura
e dei valori Le realtà ultime e la speranza cristiana Religione Nuovo
dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti Commento al Corpus
Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli) The Popes of the
modern Ages. From Pius IX to John Paul II La chiesa primizia del regno.
Trattato di ecclesiologia Mito e religioni. Introduzione alla mitologia
religiosa e alle nuove religioni L'uomo secondo il disegno di Dio. Trattato di
antropologia teologica Preesistenza, sopravvivenza, reincarnazione Teologie
della prassi L'eresia del nostro secolo Società Storia dell'antropologia
filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un progetto impossibile? Philosophical
anthropology Una nuova cultura per una nuova società. Note In ricordo di padre Battista Mondin. Un tomista ed "oltre" del XX secolo:
Battista Mondin di Pierino Montini, Congresso tomista internazionale, Roma
2003, nel sito "E- Aquinas" Studium thomisticum virtuale. Filosofia Filosofo
del XX secoloTeologi italiani 1926 29
luglio 29 gennaio Parma
montani: pietro montani (Teramo),
filosofo. Allievo di Emilio Garroni, è Professore di Estetica alla Sapienza
Roma, è stato Directeur d'Études Associé presso all'EHESS di Parigi e ha
insegnato Estetica al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. La sua
ricerca si concentra oggi principalmente sui temi di filosofia della tecnica.
Allievo di Emilio Garroni, per Montani l'estetica non va considerata come
filosofia dell'arte, ma come una teoria della sensibilità umana, che ha la
peculiarità di essere aperta agli stimoli del mondo esterno. La riflessione di
Montani si snoda in diversi passaggi e attraverso il confronto con alcuni dei
protagonisti della filosofia, della linguistica, della semiotica e della teoria
del cinema del Novecento, avendo sempre come punto di riferimento la filosofia
critica di Kant. Pensiero Ermeneutica e filosofia critica Nel 1985
Montani pubblica Il debito del linguaggio, in cui, partendo dal confronto con
le teorie strutturaliste, in particolare quelle di Roman Jakobson e Jan
Mukarovsky, mostra come la questione del significato del testo poetico non
possa essere risolta mediante l'individuazione del codice linguistico o
semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica della
significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito da Montani in
Estetica ed ermeneutica. In questo testo Montani, prendendo le mosse dalla
filosofia critica kantiana, propone di ripensare la veritànel senso
heideggeriano della a-letheia, del dis-velamento dell'essere come una
situazione ermeneutica strettamente legata all'effettiva esperienza del
soggetto, seguendo la rilettura della filosofia di Heidegger proposta da Hans
Georg Gadamer. Il cinema sovietico La formazione e il pensiero di Montani
sono stati segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per due
autori sovietici: Dziga Vertov e Sergej Michajlovič Ėjzenštejn. Di entrambi ha
curato l'edizione italiana degli scritti. Verso una teoria
dell'immaginazione Nel testo L'immaginazione narrativa (Guerini 1999) Montani
coniuga l'interesse per il cinema con quello più strettamente filosofico per il
tema dell'immaginazione. Montani propone di considerare l'immaginazione nei
termini in cui, in Tempo e racconto, Paul Ricœur parla della narrazione, ovvero
come di un processo di “rifigurazione” dell'esperienza del tempo da parte
dell'uomo. Per Ricoeur la narrazione ha il potere di far fare al lettore
esperienza di un tempo propriamente umano. Montani fa propria la tesi di
Ricoeur, applicandola però, all'ambito della narrazione cinematografica.
Montani ritiene che il territorio dell'immaginazione in cui lavora il cinema
sia quello dell'intreccio tra finzione e testimonianza, tra la costruzione
dell'intreccio narrativo e la documentazione del reale. La trasformazione
dell'esperienza del tempo avviene, così, ad un livello più profondo e
creativo. Tecnica ed estetica Con Bioestetica si inaugura la fase più
recente del pensiero di Montani, dedicata all'approfondimento del rapporto tra
tecnica e estetica. Attraverso il paradigma della bioestetica Montani propone
di leggere i fenomeni di biopotere che caratterizzano l'epoca contemporanea a
partire dalla loro natura innanzitutto tecnica ed estetica, cioè a partire dal
fatto che la sensibilità dell'essere umano viene sempre più orientata ed
organizzata tecnicamente. Il biopotere consiste proprio nella capacità di
canalizzare la sensibilità umana. In L'immaginazione intermediale Montani
prende in analisi i modi in cui il cinema risponde alle forme di
anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla spettacolarizzazione della politica
emersa in seguito all'attentato delle Torri Gemelle, Montani introduce il
concetto di "autenticazione dell'immagine", che non consiste
nell'accertamento del referente fattuale dell'immagine (il vero, il reale) ma
nella rigenerazione di un orizzonte di senso condiviso, la capacità di riferimento
dell'esperienza e del linguaggio, in un'epoca caratterizzata da crescenti
fenomeni di “indifferenza referenziale” La riflessione sul rapporto tra
estetica e tecnica continua in Tecnologie della sensibilità, in cui viene
teorizzata l'esistenza di una terza funzione dell'immaginazione: accanto a
quella produttiva e riproduttiva vi è una funzione interattiva. L'immaginazione
interattiva diventa il paradigma attraverso cui leggere l'epoca contemporanea,
attraversata profondamente da fenomeni dell'interattività digitale e dalla
proliferazione di ambienti virtuali -- Opere: -- “Il debito del
linguaggio: il problema dell'auto-riflessività nel segno, nel testo e nel
discorso,” – Grice: “There is the ‘debito’ and there is the ‘credito’ or
‘price’ of semiosis, too!” -- Marsilio, Venezia; -- Grice: “Actually, Montani
uses ‘aesthetic self-reflection,’ using ‘aesthetic’ etymologically, as per what
he calls ‘ermeneutica sensibile’ -- Fuori campo: studi sul cinema e l'estetica,
Quattroventi, Urbino; Estetica ed ermeneutica: senso, contingenza, verità,
Laterza, Roma-Bari; L'immaginazione
narrativa: il racconto del cinema oltre i confini dello spazio letterario, Guerini
e associati, Milano; Arte e verità dall'antichità alla filosofia contemporanea:
un'introduzione all'estetica, Laterza, Roma-Bari; L'estetica contemporanea: il
destino delle arti nella tarda modernià,
Carocci, Roma; Lo stato dell'arte: l'esperienza estetica nell'era della
tecnica, M. Carboni e P. Montani, Laterza, Roma-Bari; Bioestetica: senso
comune, tecnica e arte nell'età della globalizzazione, Carocci, Roma; L'immaginazione
intermediale: perlustrare, rifigurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza,
Roma-Bari; Tecnologie della sensibilità.
Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. -- Note P. Montani, Il senso, Rai Scuola, su
raiscuola.rai.it. I percorsi
dell'immaginazione. Studi in onore di Pietro Montani., Pellegrini, . Rinaldo Censi, Cine-occhi e cine-pugni: due
modi di intendere il cinema, su Nazione Indiana, 10 febbraio . 26 aprile . L'immaginazione estatica. Estetica, tecnica e
biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 luglio . Alessandra Campo, Biopolitica come
an-estetizzazione. Il significato estetico della biopolitica, su
sintesidialettica.it. 2 luglio . P.
Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, , 7-9.
P. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, , 21-24.
Anna Li Vigni, Gli occhiali per immaginare, Il Sole 24 Ore. 2 luglio
. La vita immersa nell’estetica del
virtuale, su ilmanifesto.it.
montinari: Grice: “If I were
asked to identify the main difference between the Italian philosopher and the
Oxonian philosopher is that the Italian philosopher takes Nietzsche seriously!
But then he lived at Torino!” -- Mazzino Montinari
Karl-Heinz Hahn / Mazzino Montinari: Friedrich Nietzsche: Ecce Homo,
Faksimileausgabe, Lipsia / Wiesbaden 1985. «Nelle istituzioni esistenti,
sostenute da immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e
mercificata ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni
tentativo di lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora
aiutarci, allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della
ragione.» Mazzino Montinari (Lucca), filosofo. È considerato uno dei
massimi editori e interpreti dell'opera di Friedrich Nietzsche. Ha
definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal titolo
La volontà di potenza e che le cinque diverse compilazioni che la sorella del
filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo titolo sono
testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di Nietzsche. Magnifying
glass icon mgx2.svgElisabeth Förster-Nietzsche § Nietzsche-Archiv. Si era
formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all'Pisa, presso la quale si
laureò nel 1949 con una tesi di filosofia della storia sui movimenti ereticali
a Lucca. Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista
italiano, presso il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco.
Nel 1953, mentre visitava la Germania Est per motivi di ricerca, fu testimone
della rivolta del '53. Successivamente, in seguito alla repressione della
Rivoluzione ungherese del 1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla
carriera nel partito. Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase
fedele agli ideali del socialismo. Tra il 1950 ed il 1957 collaborò con le
Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore dell'omonima libreria in
Roma. Alla fine degli anni 1950, con Giorgio Colli, iniziò a preparare una
traduzione italiana delle opere di Nietzsche. Dopo averne rivisto la raccolta
di opere e manoscritti in Weimar, Colli e Montinari decisero di iniziarne una
nuova edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu
pubblicata in italiano da Adelphi, in francese da Éditions Gallimard (Parigi),
in tedesco da Walter de Gruyter e in olandese da Sun (tradotta da Michel van
Nieuwstadt). Per questo lavoro fu preziosa l'abilità di Montinari nel decifrare
la scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel
momento trascritta solo da "Peter Gast“ (pseudonimo di Heinrich
Köselitz). La prima pagina del manoscritto di Ecce Homo. Nel 1972
fondò la rivista internazionale Nietzsche-Studien di cui fu coeditore fino alla
morte. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti di Nietzsche, Montinari
diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e filosofica, inserendo
Nietzsche nel contesto del proprio tempo. Opere : “Che cosa ha veramente
detto Nietzsche” Roma, Ubaldini,
ripubblicato come “Che cosa ha detto Nietzsche,”
[Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word and should be
avoided!” -- Giuliano Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche, Roma, Editori
Riuniti, Nietzsche lessen. Curatele:
edizioni critiche Johann Wolfgang Goethe, Teoria della Natura, raccolta di
testi e trad. M. Montinari, Torino, Boringhieri, 1958; Milano, SE, Friedrich Nietzsche, Lettere a Erwin Rohde,
M. Montinari, Torino, Boringhieri, Friedrich Nietzsche, Opere, M. Montinari,
Giorgio Colli, trad. di M. Montinari, L. Amoroso et all., Milano, Adelphi, Friedrich Nietzsche, Il caso Wagner:
Crepuscolo degli idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti postumi, 1887-1888,
Sossio Giametta, Ferruccio Masini, M. Montinari, Giorgio Colli, Milano, Arnoldo
Mondadori Editore, 1975 Friedrich Nietzsche, Ecce homo; Ditirambi di Dioniso;
Nietzsche contra Wagner; Poesie e scelta di frammenti postumi (1888-1889),
Roberto Calasso e M. Montinari, Giorgio Colli, Milano, A. Mondadori, 1977
Friedrich Nietzsche, Schopenhauer come educatore, M. Montinari e Giorgio Colli,
Milano, Adelphi, Epistolario di Friedrich Nietzsche, María Ludovica Pampaloni
Fama, Milano, Adelphi, [curatela,
postumo] Friedrich Nietzsche, Scritti giovanili, Giorgio Colli, Mario Carpitella, M. Montinari,
trad. di Mario Carpitella, Milano, Adelphi, Arthur Schopenhauer, La vista e i
colori-Carteggio con Goethe, M. Montinari, Abscondita, 2002 In lingua tedesca Friedrich Nietzsche, Werke:
kritische Gesamtausgabe, Giorgio Colli, M. Montinari, Wolfgang Müller-Lauter,
Walter de Gruyter, Nietzsche
Briefwechsel: Kritische Gesamtausgabe, Giorgio Colli, Norbert Miller, M.
Montinari, Annemarie Pieper, Renate Müller-Buck, collaboratore Norbert Miller
Annemarie Pieper, Renate Müller-Buck, Walter de Gruyter, Friedrich Nietzsche,
Sämtliche Werke: Kritische Studienausgabe in 15 Bänden, Giorgio Colli e M. Montinari,
Walter de Gruyter, Nietzsche-studien: Internationales Jahrbuch Für Die
Nietzsche-Forschung, di M. Montinari, Friedrich Nietzsche, Wolfgang
Müller-Lauter, Heinz Wenzel, Walter de Gruyter, Heinrich Heine, Späte Prosa, 1847-1856:
Säkularausgabe, Hans Böhm, M. Montinari, Helmut Brandt, Akademie-Verlag, 1988
[Originale disponibile presso la University of California] In lingua slovacca
Zarathusztra az Ím ígyen szólva Zarathusztra előtt, di M. Montinari, Ildikó
Várnagy, Gábor Romhányi Török . Note
Nota introduttiva a Genealogia della morale (di Friedrich Nietzsche),
pagg. XIX-XX. Mazzino Montinari,
"La Volonté de puissance" n'existe pas, Editions de l'Eclat, Nietzsche e Van Gogh, due cardini del pensiero
occidentale moderno di Mirko Bettozzi (Liberaldemocaratici.it), su
liberaldemocratici.it. 27 ottobre 2008 5 marzo ). «Tant qu'il ne fut pas possible aux
chercheurs les plus sérieux d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche,
on savait seulement de façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas
comme telle (...) Nous souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits,
soit celui du retour à Nietzsche.» (Gilles Deleuze) Aveva infatti ottenuto una borsa di studio
della Scuola Normale Superiore a Francoforte sul Meno. Rinascita OnLine Che era stato il suo maestro negli anni
1940. Sito ufficiale Walter de Gruyter GmbH & Co. K, su
degruyter.com. 19 ottobre 2008 23 agosto 2008).
Cenni biografici
Nietzsche-Studien Slovak Library
Full Record, di ricerca su cataloghi e
raccolte di biblioteche slovacche[collegamento interrotto] Giuliano Campioni, «MONTINARI, Mazzino»,
Dizionario Biografico degli ItalianiVolume 76 (), Istituto dell'Enciclopedia
italiana Treccani Giuliano Campioni, Mazzino Montinari in den Jahren 1943 bis
1963, in "Nietzsche-Studien", Giuliano Campioni,"Die Kunst, gut
zu lesen". Mazzino Montinari und das Handwerk des Philologen, in
"Nietzsche-Studien", B Giuliana Lanata, Esercizi di memoria, Bari,
Levante Editori, 1989 (notizie su M. M. nell'articolo su Giorgio Colli anche a
proposito dell'Enciclopedia di autori classici, Editore Boringhieri, progettata
e diretta da Colli e a cui M.M.collaborò) Paolo D’Iorio (éd.), Mazzino
Montinari. L'arte di leggere Nietzsche, Firenze, Ponte alle grazie, 1992, 95. Giuliano Campioni, Leggere Nietzsche.
Alle origini dell'edizione critica Colli-Montinari. Con lettere e testi
inediti, Pisa ETS 1992, Mazzino Montinari: l'arte di leggere Nietzsche Paolo
D'Iorio, Pubblicato da Ponte alle grazie, Studi germanici — Di Istituto
italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni dell'Ateneo, 2001,
Originale disponibile presso la l'Università della Virginia — Sezione 1, pag. 7
"Mazzino Montinari, Nietzsche", di Francesca Tuca Giuliano Campioni,
Da Lucca a Weimar: Mazzino Montinari e Nietzsche in Nietzsche. Edizioni e
interpretazioni, Maria Cristina Fornari, ETS, Pisa Giuliano Campioni,Die
"ideelle Bibliothek Nietzsches". Von Charles Andler zu Mazzino
Montinari in Zur unterirdischen Wirkung von Dynamit (Nietzsche), Michael
Knoche, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden 2006 Giuliano Campioni,“Der Karren unserer
Arbeit”. Sechzehn Briefe von Mazzino Montinari an Delio Cantimori, in
«Nietzsche-Studien», 36, 2007 Gilles
Deleuze Nietzsche-Archiv Pensiero di Schopenhauer Roberto Roscani
Torino#Filosofi Giuliano Campioni, Mazzino Montinari, in Dizionario biografico
degli italiani, 76, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Opere di Mazzino Montinari, . Centro interdipartimentale di studi
Colli-Montinari su Nietzsche e la Cultura Europea — Pisa, Lecce, Padova e
Firenze (Centronietzsche.net), su centronietzsche.net.
moramarco: Grice: “Unlike
Moramarco, what most people know about massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice:
“Moramarco analyses massoneria aa a philosophical cult, talking about
‘brotherly link’ ‘vincolo fraterno’ – he has unearthed a few fascinating
details about massoneria in Italy -- michele moramarco
(Reggio nell'Emilia), filosofo. Esponente italiano della Massoneria
tradizionale e assertore di una sintesi religiosa tra Mazdeismo e
Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia di Altamura, di ascendenze
latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante il dominio dei Farnese. Studioso
di Massoneria, ha scritto la Nuova Enciclopedia Massonica in tre volumi
(1989-1995, seconda ed. 1997), importante testo di ricerca massonologica. Un
suo precedente volume, La Massoneria ieri e oggi (1977), fu tra i primi,
sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del regime sovietico, che
aveva proscritto le Logge. Iniziato nel Grande Oriente d'Italia il 10
dicembre 1975, divenne Maestro Venerabile della Loggia Intelletto e Amore n.
723, e nel 1986 ricevette la decorazione all'Ordine di Giordano Bruno,
conferita a quanti si distinguono nello studio e nella diffusione degli ideali
massonici. Nel 1983 fu il coordinatore scientifico del Convegno Internazionale
250 anni di Massoneria in Italia, al quale parteciparono studiosi quali Paolo
Ungari, Alessandro Bausani, Aldo A. Mola, Alberto Basso, Fabio Roversi Monaco,
Paolo Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima risposta pubblica, da
parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani, alle degenerazioni
della P2. Nello stesso anno, in qualità di Garante d'Amicizia tra il
Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa, richiese, d'accordo
con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge sudafricane, peraltro
già avviate in tale direzione dal 1977 (quando un gruppo di Liberi Muratori
della Massoneria Prince Hall era stato ammesso nella Loggia "De Goede
Hoop" di Cape Town), abrogassero l'apartheid, scelta che esse fecero, qualificandosi
tra le prime associazioni bianche a superare la segregazione razziale.
Nel 1992 uscì dal Grande Oriente d'Italia, rigettandone il laicismo, per
ravvivare i nuclei massonici di impronta cristiana e spiritualista, che
assunsero la denominazione Real Ordine degli Antichi Liberi e Accettati
Muratori (A.D. 926). Su tale concezione della Massoneria ha scritto La via
massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (), un
testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della devozione alla Vergine
Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della divina Sophia, nella
genesi della spiritualità massonica. Ha ricostruito le vicende della Gran
Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di Liberi Muratori in
Italia, nel volume Piazza del Gesù (1944-1968). Documenti rari e inediti della
tradizione massonica italiana (1992), contribuendo in seguito alla
realizzazione di programmi tematici per varie emittenti televisive, tra le
quali Rossija 24 (), Reteconomy () e È TV Rete7. Ha conseguito il 33º
grado del Rito scozzese antico ed accettato e il VII del Rito filosofico
italiano, che nel secondo decennio del Novecento vide tra le sue fila i
neopitagorici Arturo Reghini e Amedeo Rocco Armentano. Nel 1986 ha
fondato in Italia l'Antico Rito Noachita su patente ricevuta presso il British
Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia "Heliopolis" di
Londra. Ha realizzato una colonna sonora per i rituali massonici, dal
titolo Masonic Ritual Rhapsody. Il 28 giugno 2003, presso la Loggia
"Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro
nell'Independent Order of Odd Fellows. Già attivo con Joseph L. Gentili
(1946-2008), editore del newsletter Brooklyn Universalist Christian, in un
progetto di restaurazione della Chiesa Universalista d'America, contro la
deriva liberal di quel movimento, ha ricevuto il navjote zoroastriano nel 2003.
Nel volume Il Mazdeismo Universale propone una visione eclettica di tale
religione, collegando ad essa elementi del misticismo ebraico, del dualismo platonico
e cristiano, del buddhismo Mahāyāna, e riconoscendo in Gesù il saoshyant
(divino soccorritore, messia) profetizzato dall'antica religione iranica, in
una prospettiva teologica di tipo mazdeo-cristiano, intorno alla quale si è
formata una Fraternità Mazdea Cristiana. Si è avvicinato alle correnti
latitudinaria e mistica dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di Charles
Loyson, confluendo in una comunità religiosa di orientamento eclettico , ove ha
potuto conservare la doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale
gruppo, che nel gennaio ha assunto la
denominazione Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata
Universalista, è un oblato di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che,
ispirandosi alle tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del
Cristianesimo celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia,
o di soccorso fraterno" anche nei riguardi di animali e piante.
Laureatosi cum laude in Filosofia presso l'Bologna nel 1977, con una tesi sul
pensatore indiano Sri Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista
Giorgio Renato Franci), nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in
Training autogeno e Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida
di Luigi Peresson. Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo
nei libri La celeste dottrina noachita (1994) e I Magi eterni (), di
fenomenologia del sacro ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in
Psicologia del morire (1991). Ha scritto negli anni 1973-1975 sulle esperienze
di autogestione dei lavoratori nel mondo e sui rapporti tra socialismo e
religione per Azione nonviolenta, la rivista fondata da Aldo Capitini. Con il
saggio Per una rifondazione del Socialismo partecipò al simposio "Marxismo
e nonviolenza" (Firenze, 1975) nel quale intervennero, tra gli altri,
Norberto Bobbio e Roger Garaudy. Dal 1971 è un sostenitore della lingua
ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al gruppo esperantista
bolognese "Achille Tellini 1912". In ambito narrativo, ha scritto
Diario californiano (1981) e Torbida dea (2007). Si è occupato di storia
dello spettacolo, scrivendo I mitici Gufi (2001), sul celebre quartetto di
cabaret degli anni sessanta, e partecipando all'allestimento del programma
Gufologia per Rai Sat (2002); con l'ex "Gufo" Roberto Brivio ha
collaborato sia nella riproposta del repertorio del gruppo in teatri e circoli
culturali, sia nella realizzazione di un laboratorio teatrale e musicale che
vide attivamente coinvolti numerosi alunni portatori di disabilità, presso
l'Istituto medio superiore in cui insegnò psicologia dal 1994 al
2009. Ha inciso quattro CD, Allucinazioni amorose (meno due), Gesbitando,
Come al crepuscolo l'acacia e Existenz, che contengono sue canzoni e brevi
suites strumentali, ricevendo il plauso, tra gli altri, di critici come
Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica & Parole) e Salvatore Esposito
(Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi, Ernesto Bassignano, Giorgio Conte e
dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu Ito. Nel dicembre è stato chiamato da Luisa Melis, figlia e
continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron della RCA Italiana, a far
parte della giuria del Premio De André (XVI, XVII e XVIII edizione). Opere:“La
Massoneria” (De Vecchi, Milano), “La Massoneria: cronaca, realtà, idee (De
Vecchi, Milano), “Per una rifondazione del socialismo, in : Marxismo e nonviolenza
(Lanterna, Genova), “La Libera Muratoria” (SugarCo, Milano). Masonstvo v
proshlom i nashtoiashchem (Progress, Moskva 1990), “La Massoneria. Il vincolo fraterno
che gioca con la storia” (seconda ed., Giunti, Firenze) Diario californiano
(Bastogi, Foggia) Grande Dizionario Enciclopedico UTET (quarta ed., Torino)
(voci: Antroposofia, Besant, Cagliostro, Radiestesia, ecc.) L'ultima tappa di
Henry Corbin, in Contributi alla storia dell'Orientalismo, G.R. Franci (Clueb,
Bologna) “250 anni di Massoneria in Italia” (Bastogi, Foggia) Nuova
Enciclopedia Massonica (Ce.S.A.S., Reggio E.; seconda ed.: Bastogi, Foggia)
Psicologia del morire, in I nuovi ultimi
(Francisci, Abano Terme) Piazza del Gesù. “Documenti rari e inediti della
tradizione massonica italiana” (Ce.SA.S. Reggio Emllia) Sette Lodi Massoniche
alla Beata Vergine Maria (Real Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia 1992) La celeste
dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio E.) I mitici Gufi (Edishow, Reggio Emilia
2001) Torbida dea. Psicostoria d'amore, fantomi & zelosia (Bastogi, Foggia)
Il Mazdeismo Universale. Una chiave esoterica alla dottrina di Zarathushtra
(Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra Zarathushtra e Gesù (con Graziano
Moramarco) (Om Edizioni, Bologna ) La via massonica. Dal manoscritto Graham al
risveglio noachide e cristiano (Om Edizioni, Bologna ) Massoneria. Simboli,
cultura, storia (consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti del Mistero/Giunti-De
Vecchi, Firenze ) Introduzione alla Libera Muratoria (Il Settenario, Bologna )
Musica Allucinazioni amorose (meno due) (cd) (Bastogi Music Italia) Masonic
Ritual Rhapsody (cd) (Bastogi Music Italia 2008) Gesbitando (cd, con Andrea
Ascolini) (Bastogi Music Italia ) Come al crepuscolo l'acacia (cd) (Heristal
Entertainment, Roma ) Existenz (cd) (Heristal Entertainment, Roma ). Note Aplogruppo I-Z63, subclade L 1242 A. A. Mola, Un valido impulso per una
Massoneria "à parts entières", in 250 anni di Massoneria in Italia, 11-13; F. Ferrari, La Massoneria verso il
futuro (una conversazione con Michele Moramarco) (2008) (v. ) Una breve rassegna di testi fondamentali
sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da Massimo Introvigne.
Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore, p.1 inserto
domenicale, 29 aprile 1990 e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, 6 ottobre
1990, 97-98. Il volume fu pubblicato nel 1990, anno della
dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice Progress (v. e ) V.
Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo delle logge e
dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, 26 giugno 1983,
p.5 Grand Lodge of South Africa Il Corriere della Sera dedicò un lungo
articolo allo "scisma" (v. ). Del Real Ordine A.L.A.M. si è occupato
anche il centro di ricerca Cesnur, diretto dal noto storico e sociologo delle
religioni Massimo Introvigne,
v.//cesnur.org/religioni_italia/a/appendice_02.htm. Il termine Real non aveva
alcun riferimento alla storia italiana, ma si richiamava alla leggenda,
contenuta negli Antichi doveri, secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue
proto-costituzioni dal re Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan) nel 926 d.C.;
recentemente il Real Ordine ha assunto la denominazione di Unione Cristiana dei
Liberi Muratori Rito filosofico
italiano Antico Rito Noachita Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music
Italia, 2008. youtube.com/watch?v=rSs04kpA36U. A questa esperienza è collegata
la sua iscrizione alla SIAE come autore musicale Del percorso che lo ha condotto verso la
visione di Zoroastro (Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay,
Parsiana, così come il quotidiano torinese La Stampa (v. ). v. mazdeanchristian.wordpress.com/ latitudinarismo, in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. v.
riformatiuniversalisti.wordpress.com// In questa comunità si ritrovano, su vari
temi, idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo,
dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano
del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen (1838-1884). Frequenti e
significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di Louis Claude de
Saint-Martin (1743-1803) e alla "religione aperta"o della
"compresenza dei morti e dei viventi"elaborata da Aldo Capitini
(1899-1968) Giulio Stracciati Shinobu Ito
E. Albertoni, Tante fedi, nessun dogma (recensione della Nuova
Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore, 29 aprile 1990 I, inserto culturale
domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili (Corriere della Sera, 19
gennaio 199316) S. Esposito , Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza Mazdea
CristianaIntervista con Michele Moramarco (in Secreta Magazine n°3/4
marzo-Aprile , 21–29) S. Esposito ,
Gesbitando: intervista con Michele Moramarco (Blogfoolk, 4, ) F. Ferrari, La
Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) (Bastogi,
Foggia 2008) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est. Così parlò Zoroastro (La
Stampa, Torino, 21 novembre 200633) S. Sari, Unico e plurimo al contempo, Dio secondo
gli Zoroastriani [intervista a M.M.](Libero, 25 novembre 200613) G.
Giovacchini, Cultura e spiritualità della Massoneria italiana nella seconda
metà del '900 [prefazione di Michele Moramarco] (Tiphereth, Acireale-Roma ) Zoroastrismo Universalismo Massoneria
Rosacroce Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina
dedicata a Michele Moramarco Collabora a Wikiquote Citazionio su Michele
Moramarco Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o
altri file su Michele Moramarco Sito
ufficiale, su michelemoramarco.it. blog
del Real Ordine A.L.A.M., su realordine.wordpress.com. Pagina sul sito di
Heristal Entertainment, su heristal.eu. blog degli anglicani latitudinari, su
riformatiepiscopali.wordpress.com.
moravia: Grice: “I like
Moravia: he has philosophised on what makes us ‘human,’ (“il pungolo
dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is sublime – and he has
played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the universi di senso with
which I cannot but agree! – provided we don’t multiply them ad infinitum!” -- Grice: “I like Moravia’s idea of ‘la ragione
nascosta’ – you have indeed to seek and thou shalt find!” -- “Il Nietzsche che
prediligo è il Nietzsche terreno, umano, presente nel tempo. È il Nietzsche
intrepido esploratore del sottosuolo dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il
Nietzsche che fertilmente e sofferentemente (non narcisisticamente) vive e
pensa il nichilismo: ma per andare oltre il nichilismo. È soprattutto il
Nietzsche cheneo-illuminista forse malgrado luivuole conoscere, capire, dare un
(nuovo) senso alle cose.” Sergio Moravia (Bologna), filosofo. È Professore di
Storia della Filosofia all'Università degli studi di Firenze. Allievo di Eugenio Garin, si è formato in
ambiente fiorentino conseguendovi la laurea in filosofia nel 1962 con tesi su
Gian Domenico Romagnosi. Professore incaricato dal 1969, è poi diventato, nel
1975, ordinario di Storia della Filosofia all'Firenze. Nel corso della sua carriera, si è
interessato particolarmente dell'illuminismo francese e del pensiero del
Novecento, della storia e dell'epistemologia delle scienze umane, con
particolare attenzione all'antropologia, la filosofia della mente e
l'esistenzialismo. I suoi studi e le sue ricerche hanno aperto nuove
prospettive interdisciplinari fra pensiero filosofico e scienze umane. Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte
verso l'opera e il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale,
nel 1976, pubblicò già una celebre antologia dal titolo La distruzione delle
certezze e, nel 1985, una raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano.
Proprio un nuovo modo di avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo
tedesco lo hanno reso uno dei suoi interpreti più originali e più discussi. Grazie ai suoi studi e contributi filosofici,
è stato visiting professor presso l'Università della California a Berkeley,
l'Università del Connecticut a Storrs e il Center for the Humanities della
Wesleyan University. Conferenziere
presso altre sedi universitarie americane (fra le quali, Harvard, UCLA, Boston)
ed europee (Francia, Belgio, Germania), è cofondatore della “Società italiana
degli studi sul XVIII secolo”, nonché membro del Comitato direttivo delle
Riviste filosofiche “Iride” e “Paradigmi”. Collabora ai giornali Corriere della
Sera, Quotidiano nazionale, La Repubblica.
Opere:“Il tramonto dell'Illuminismo. Filosofia e politica,” Laterza,
Roma-Bari, “ La ragione nascosta.” Scienza e filosofia nel pensiero di Claude
Lévi-Strauss, G.C. Sansoni, Firenze, La scienza dell'uomo nel Settecento,
Laterza, Roma-Bari, L’antropologia strutturale, G.C. Sansoni, Firenze, Introduzione
a Sartre, Laterza, Roma-Bari, La teoria critica della società, G.C. Sansoni,
Firenze, Il pensiero degli idéologues. Scienza e filosofia, La Nuova Italia,
Firenze, “La distruzione delle certezze. Raccolta antologica di scritti
nietzschiani, La Nuova Italia, Firenze, 1Linguaggio, scuola e società (con T.
De Mauro e R.A. Santoni), -- not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze, Filosofia e scienze umane nell'età dei Lumi,
G.C. Sansoni, Firenze, Pensiero e civiltà, Le Monnier, Firenze, “Il ragazzo
selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e psichiatria nei testi di Itard, Pinel e
dell'anonimo della "Décade", Laterza, Roma-Bari (prima edizione, Itinerario
nietzscheano, Guida, Napoli, Educazione e pensiero, Le Monnier, Firenze,
Filosofia: storia e testi, Le Monnier, Firenze, L'enigma della mente. Il
mind-body problem nel pensiero contemporaneo, Laterza, Roma-Bari, Compendio di
filosofia, Le Monnier, Firenze, L'enigma
dell'esistenza. Soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto,
Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita. Modi d'essere, sofferenze, terapie
dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia
dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis Edizioni, Milano, Ragione
strutturale e universi di senso. Saggio sul pensiero di Claude Lévi-Strauss, Le
Lettere, Firenze, “La Massoneria. La storia, gli uomini, le idee (con Z.
Ciuffoletti), Mondadori, Milano, Firenze e il Neo-Umanesimo. Arte, cultura,
comunicazione multimediale all'alba del Terzo Millennio, Le Lettere, Firenze,
Lo strutturalismo, Le Lettere, Firenze, Sigmund Freud. Filosofia e
psicoanalisi, raccolta antologica di scritti freudiani, UTET, Torino. "Il
pensiero", in: L'universo del corpo, Istituto della Enciclopedia Italiana,
Roma, "Filosofia della mente e
realtà psichica", in: C. Genovese , La realtà psichica, Edizioni Borla,
Roma, "L'esistenza e il male", in:
"Mysterium iniquitatis", Gregoriana Editrice, Padova "Il "Mind-Body Problem" e
l'interpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in: La questione del soggetto tra filosofia e
scienze umane, Le Monnier, Firenze, "Lettura Magistrale" al VI
Convegno Nazionale Dalla riabilitazione psicosociale alla promozione della
salute mentale (Montecatini, novembre), "S.I.R.F. News", "Mente,
soggetto, esperienza nel mondo", in: P.F. Firrao , La filosofia italiana
in discussione (Atti del Convegno Verso il 2000. La filosofia italiana in
discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze), Bruno Mondadori, Milano,
"Sujet, existence, contexte", in:
Le médecin philosophe aux prises avec la maladie mentale, Etudes de
Lettres, Lausanne (CH), "Crisi della cultura e relazioni generazionali nel
mondo contemporaneo", in: Giovani e
adulti: prove di ascolto (Atti del Convegno omonimo), Sansepolcro (AR), "La
filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione epistemologica tra
Sette e Ottocento", in: G. Santato , Letteratura italiana e cultura
europea tra illuminismo e romanticismo, Atti dell'omonimo Convegno
Internazionale di Studi, Dipartimento di Italianistica, Padova, 2000, Droz,
Genève CH), 2003, 65–79; "Libertà,
finitudine, impegno. Genesi e significato della responsabilità nel mondo
moderno", in: V. Malagola Anziani , Giustizia e responsabilità (Atti del
Convegno omonimo, Firenze, 24 novembre 2001), Dott. A. Giuffré Editore, Milano,
2003, "Dal soggetto alla relazione",
Maieutica, V"Demitizzazione e devalorizzazione. La crisi della 'forma
famiglia' nella società contemporanea", in: Interazioni, "Illuminismo
e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto. Crisi della cultura e
relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", Studi sulla formazione, "Considerazioni
sulla guerra giusta", Hiram, "La filosofia, la conoscenza dell'umano,
il dialogo col pensiero religioso", Hiram, "A filosofia, o
conhecimento do humano, o dialogo como pensamento religioso", Acácia
[Brasil], "Esistenza e felicità", Hiram, "L'Occidente
e la pace. Luci e ombre all'alba del terzo millennio", Hiram,"La
filosofia e il suo 'altro'. La riflessione metafilosofica di Adorno in
'Dialettica negativa'", Iride, "L'uomo: una storia infinita",
in: Per una scienza dell'umano, Arezzo, "Il mind-body problem e l'interpretazione
personologico-esistenziale dell'uomo", in: L. Lenzi , Neurofisiologia e
teorie della mente, Vita & Pensiero, Milano, "La scoperta
settecentesca dell'inconscio, l'ambiguità del freudismo e il lavoro della
psicoanalisi sull'«animale malato»", Atti del Convegno
"Metapsicologia oggi", tenutosi a Napoli il 24 ottobre 2003, e
pubblicati in: O. Pozzi, S. Thanopulos , Metapsicologia oggi, La Biblioteca
Edizioni, Bari, "Un mondo negato. L'assolutizzazione del corpo nella
psico-umanologia contemporanea", Hermeneutica, fascicolo speciale intitolato
Corpo e persona, "Complessità, pluralità, confini", in: Dal
coordinatore al coordinamento, Atti del III Seminario sui Coordinatori
pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi Sociali Provincia Bologna,
Bologna, Bruno Maiorca, Filosofi italiani contemporanei. Parlano i
protagonisti, Bari, Nuova biblioteca Dedalo, su sapere.it, De Agostini. Pubblicazioni di Sergio Moravia, su Persée,
Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Registrazioni su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Registrazione video intervista effettuata
durante la Gran Loggia 2008 del GOI dal titolo "Tu sei mio fratello"
del 4 aprile 2008., su youtube.com. Registrazione video della Lectio Magistralis
"Al di qua del bene e del maleNietzsche esploratore dell'umano"
all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia su tv.unimore.it.
Registrazione audio della tavola rotonda del GOI "Pedagogia delle
libertàLibertà civili" su radioradicale.it. Registrazione video del
convegno del GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla
politica e dalla religione" dsu radioradicale.it. Registrazione audio
della tavola rotonda della Comunità Oasi "Significato e funzione della
pena, della punizione e della penitenza nella promozione umana e sociale"
del 14 giugno 1998, su radioradicale.it. Registrazione video dell'intervento
"Catturati dall'effimero?" all'interno del "42º Convegno
Giovanile alla Cittadella di Assisi" del 29 dicembre 1987, su arcoiris.
mordacci: Grice: “I like
Mordacci – in a way, like I did with J. L. Mackie, Mordacci opposes both
‘assolutismo’ and ‘relativismo’ – and tries to ‘construct’ an ‘inter-personal’
reason out of a full-fledged personal reason. Whereas it would seem that we
enjoin the principle of conversational helpfulness out of altruism, there is
this balance between conversational self-love and conversational other-love;
and we only ‘respect’ the other that respects us as ‘pesonal;’ against Apel,
the logic of the inter-personal reduces, in a complex way, to the logic of the
personal; without it, we would be annihilating the autonomy of the will.” Grice:
“I like Mordacci’s emphasis on reason for normativity – interpersonal reason,
as he calls it!” -- Roberto Mordacci (Milano),
filosofo. È preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San
Raffaele dove è Professore di Filosofia Morale. È Direttore del Centro
Internazionale di Ricerca per la Cultura e la Politica Europea. Laurea in
filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Dottorato in
bioetica presso l'Università degli Studi di Genova. Ha svolto attività di
ricerca e insegnamento presso la Scuola di Medicina e Scienze Umane
dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele (1990-2000) Dal 2000 ha insegnato
presso l'Università Vita-Salute San Raffaele, prima presso la Facoltà di
Psicologia e dal 2002 presso la Facoltà di Filosofia che ha contribuito a
fondare insieme con Massimo Cacciari, Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco,
Andrea Moro. Ha contribuito a progetti di ricerca ed è stato membro del
Consiglio d'Europa per l'insegnamento della bioetica. Dal è preside della Facoltà di Filosofia
dell'Università Vita-Salute San Raffaele, essendo stato rieletto nel
giugno per il secondo mandato. Dal
2007 al è stato membro del Comitato
Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze per la Vita della
Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dal al è
stato membro del Comitato Scientifico per EXPO
come delegato del Rettore dell'Università Vita-Salute San Raffele.
Dal è membro della Commissione per
l'Etica della Ricerca e la Bioetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche
(CNR) e del Consiglio Direttiva della Società Italiana di Filosofia Morale (SIFM).
Nel ha fondato l'International Research
Centre for European Culture and Politics (IRCECP) del quale è Direttore.
Temi di ricerca Si è dedicato in particolar modo dei temi: "Etica e
ragioni morali", "Etica pubblica e rispetto",
"Neuroetica". Attraverso l'indagine delle "ragioni morali"
e dell'"identità personale" e ispirandosi alla filosofia kantiana,
propone una forma di "personalismo critico" in base alla quale il
fondamento dell'esperienza morale viene individuato nella ricerca, che ognuno
compie, delle "buone ragioni" che danno forma alla propria
individualità personale attraverso l'agire. Riconoscere ogni persona come
autrice della propria identità fonda un'etica del rispetto delle persone in
quanto a ogni individuo viene riconosciuto il diritto e il dovere di esprimere
le proprie abilità e costruire la propria personalità. Si è inoltre
occupato di bioetica essendo anche stato coordinatore del progetto Bioetica
della genetica: questioni morali e giuridiche negli impieghi clinici, biomedici
e sociali della genetica umana del Miur (FIRB,2009-). Tra i suoi
interessi più recenti, la disciplina della Film and Philosophy: la riflessione
su come i film possono fare filosofia e se possono argomentare vere e proprie
tesi filosofiche. In questo contesto ha dato vita al Laboratorio di Filosofia e
Cinema presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele,
conduce il sabato pomeriggio la rubrica "Al cinema col Filosofo" su
TgCom24 (stagioni - e -) e la rubrica "Imparare ad amare i film"
all'interno di Cinematografo Estate () su Rai 1. Riviste È membro del
comitato scientifico dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero),
dell'Annuario di Filosofia (ed. Mimesis) e della rivista online Etica &
Politica. Dalla sua fondazione (febbraio ) è membro del Comitato Scientifico
della rivista scientifica The Future of Science and Ethics, a cura del Comitato
Etico della Fondazione Umberto Veronesi. Attività teatrale Romeo e
Giulietta: nascita e tragedia dell'io moderno, Eloisa e Abelardo: passione e
negazione, Occidente, o identità fragile: Paul Auster e le Follie di Brooklyn,
analisi filosofiche con letture sceniche, ciclo "Aperitivi con
Sophia", Teatro Franco Parenti, marzo-aprile 2009 La violenza e
l'ingiustiziaGorgia, ciclo "Filosofi a teatro" Roberto Mordacci,
Teatro Franco Parenti, dicembre 2009 L'individuo, la libertà e il perdono.
Hegel legge Dostoevskij, lettura scenica di Roberto Mordacci e Jean Sorel,
ciclo l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler, maggio 2006 L'isola della
verità. Divagazioni fotografiche e filosofiche, lettura scenica di Roberto
Mordacci, Anna Traini e Maria Grazia Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo,
Padiglione P03-Expo Milano (Rho-Fiera),
14 liglio Kant e il mare, lettura scenica
di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto
Opere:“Bio-etica della sperimentazione,” FrancoAngeli, Milano; “Salute e
bioetica,” Einaudi, Milano; Ethics and Genetics. A workbook for practitioners
and students, Bergham Books, New York 2003, con G. de Wert, R. ter Meulen e M.
Tallacchini. “Una introduzione alle teorie morali,” Feltrinelli, Milano, La vita etica e le buone ragioni, Bruno
Mondadori, Milano, “Ragioni personali, ragione inter-personali: Saggio sulla
normatività morale,” Carocci, Milano, Elogio dell'Immoralista, Bruno Mondadori,
Milano; Rispetto, Raffaello Cortina, Milano . Bioetica, Bruno Mondadori, Milano
. L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello Balsamo . Al cinema con il
filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori, Milano . La condizione
neomoderna, Einaudi, Torino, . Ritorno a utopia, Laterza, Bari, . Note Università Vita-Salute San Raffaele, su
unisr.it. 1º agosto 19 ottobre ). Governo.it/bioetica , su governo.it. Roberto Mordacci, su Le Università per Expo,
17 ottobre . 14 giugno 17 giugno ). Commissione per l’Etica della Ricerca e la
Bioetica | Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr.it. 14 giugno . Organi della società | SIFM, su sifm.it. 14
giugno . Intervista a L'accento di
Socrate, su laccentodisocrate.it. Rai 1,
Cinematografo estate, su rai.tv. Scienza
e etica: in uscita la nuova rivista della Fondazione Veronesi, su Fondazione
Umberto Veronesi. 14 giugno . Chi siamo
| FUTURE OF SCIENCE AND ETHICS, su scienceandethics.fondazioneveronesi.it. 14
giugno . Feeding the Mind: Expo-Bicocca
Conversation Hour, su unimib.it. 14 giugno
9 agosto ). Lettura scenica de
"I Sensi del Mare", su//elbareport.it. 14 giugno .
PearsonImparare sempre [collegamento interrotto], su pearson.it. 1º agosto
. BioeticaMordacci RobertoeBookMondadori
BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs.it. 1º agosto . UNIVERSO FILOSOFIAL'etica è per le
personeEdizioni San Paolo, su edizionisanpaolo.it. 1º agosto . AL CINEMA CON IL FILOSOFO. 1º agosto 21 luglio ).
Riflessioni sul senso della vita intervista di Ivo Nardi, sito
"Riflessioni.it", settembre . Ci vuole più rispetto intervista a
Roberto Mordacci, Famiglia Cristiana, 9 ottobre . Ma l'etica non è un'intrusa,
intervista a Roberto Mordacci, Avvenire, 6 giugno Ora smettiamola di parlare inglese,
intervista a Roberto Mordacci, Il Giornale.
mordecai: Isacco ben
Mordecai Isacco ben Mordecai, conosciuto
come Maestro Gaio (......), filosofo. Fu il primo ebreo ad essere nominato
archiatra papale: fu al servizio di Papa Niccolò IV e/o Papa Bonifacio VIII,
alla fine del XIII secolo. Gaio fu
tenuto in grande considerazione da altri medici suoi contemporanei, come ad
esempio Hillel ben Samuel da Verona. Da Forlì, costui scrisse a Gajo due lunghe
lettere (si veda "Ḥemdah Genuzah,"
18–22) sulla disputa relativa all'accettazione delle dottrine di Mosè
Maimonide, per indurlo ad accettarle. Isacco ben Mordecai in effetti seguì con
interesse le nuove idee. Grätz,
Geschichte. 3d ed., vii. 160, 165; Vogelstein and Rieger, Geschichte der Juden
in Rom, i. 252-254 «Gajo, Maestro (Isaac
ben Mordecai)» la scheda nella Jewish Encyclopedia. Biografie Biografie Medicina Medicina Categorie: Medici italianiFilosofi
italiani del XIV secoloMedici medievaliFilosofi medievaliStoria
dell'ebraismoEbrei italiani
Communicatum: Grice: “Only in Italy, a
philosopher would write an essay, ‘Contro la communicazione’. His point being
that what’s hidden and secret is best!” -- meaning, the conventional, common,
or standard sense of an expression, construction, or sentence in a given
language, or of a non-linguistic signal or symbol. Literal meaning is the non-figurative,
strict meaning an expression or sentence has in a language by virtue of the
dictionary meaning of its words and the import of its syntactic constructions.
Synonymy is sameness of literal meaning: ‘prestidigitator’ means ‘expert at
sleight of hand’. It is said that meaning is what a good translation preserves,
and this may or may not be literal: in French ‘Où sont les neiges d’antan?’
literally means ‘Where are the snows of yesteryear?’ and figuratively means
‘nothing lasts’. Signal-types and symbols have non-linguistic conventional
meaning: the white flag means truce; the lion means St. Mark. In another sense,
meaning is what a person intends to communicate by a particular
utteranceutterer’s meaning, as Grice called it, or speaker’s meaning, in
Stephen Schiffer’s term. A speaker’s meaning may or may not coincide with the
literal meaning of what is uttered, and it may be non-linguistic. Non-literal:
in saying “we will soon be in our tropical paradise,” Jane meant that they
would soon be in Antarctica. Literal: in saying “that’s deciduous,” she meant
that the tree loses its leaves every year. Non-linguistic: by shrugging, she
meant that she agreed. The literal meaning of a sentence typically does not
determine exactly what a speaker says in making a literal utterance: the
meaning of ‘she is praising me’ leaves open what John says in uttering it, e.g.
that Jane praises John at 12:00 p.m., Dec. 21, 1991. A not uncommonbut
theoretically loadedway of accommodating this is to count the context-specific things
that speakers say as propositions, entities that can be expressed in different
languages and that are (on certain theories) the content of what is said,
believed, desired, and so on. On that assumption, a sentence’s literal meaning
is a context-independent rule, or function, that determines a certain
proposition (the content of what the speaker says) given the context of
utterance. David Kaplan has called such a rule or function a sentence’s
“character.” A sentence’s literal meaning also includes its potential for
performing certain illocutionary acts, in J. L. Austin’s term. The meaning of
an imperative sentence determines what orders, requests, and the like can
literally be expressed: ‘sit down there’ can be uttered literally by Jane to
request (or order or urge) John to sit down at 11:59 a.m. on a certain bench in
Santa Monica. Thus a sentence’s literal meaning involves both its character and
a constraint on illocutionary acts: it maps contexts onto illocutionary acts
that have (something like) determinate propositional contents. A context
includes the identity of speaker, hearer, time of utterance, and also aspects
of the speaker’s intentions. In ethics the distinction has flourished between
the expressive or emotive meaning of a word or sentence and its cognitive
meaning. The emotive meaning of an utterance or a term is the attitude it
expresses, the pejorative meaning of ‘chiseler’, say. An emotivist in ethics,
e.g. C. L. Stevenson, cited by Grice in “Meaning” for the Oxford Philosophical
Society, holds that the literal meaning of ‘it is good’ is identical with its
emotive meaning, the positive attitude it expresses. On Hare’s theory, the
literal meaning of ‘ought’ is its prescriptive meaning, the imperative force it
gives to certain sentences that contain it. Such “noncognitivist” theories can
allow that a term like ‘good’ also has non-literal descriptive meaning,
implying nonevaluative properties of an object. By contrast, cognitivists take
the literal meaning of an ethical term to be its cognitive meaning: ‘good’
stands for an objective property, and in asserting “it is good” one literally
expresses, not an attitude, but a true or false judgment. ’Cognitive meaning’
serves as well as any other term to capture what has been central in the theory
of meaning beyond ethics, the “factual” element in meaning that remains when we
abstract from its illocutionary and emotive aspects. It is what is shared by
‘there will be an eclipse tomorrow’ and ‘will there be an eclipse tomorrow?’.
This common element is often identified with a proposition (or a “character”),
but, once again, that is theoretically loaded. Although cognitive meaning has
been the preoccupation of the theory of meaning in the twentieth century, it is
difficult to define precisely in non-theoretical terms. Suppose we say that the
cognitive meaning of a sentence is ‘that aspect of its meaning which is capable
of being true or false’: there are non-truth-conditional theories of meaning
(see below) on which this would not capture the essentials. Suppose we say it
is ‘what is capable of being asserted’: an emotivist might allow that one can
assert that a thing is good. Still many philosophers have taken for granted
that they know cognitive meaning (under that name or not) well enough to
theorize about what it consists in, and it is the focus of what follows. The
oldest theories of meaning in modern philosophy are the
seventeenth-to-nineteenth-century idea theory (also called the ideational
theory) and image theory of meaning, according to which the meaning of words in
public language derives from the ideas or mental images that words are used to
express. As for what constitutes the representational properties of ideas,
Descartes held it to be a basic property of the mind, inexplicable, and Locke a
matter of resemblance (in some sense) between ideas and things. Contemporary
analytic philosophy speaks more of propositional attitudesthoughts, beliefs,
intentionsthan of ideas and images; and it speaks of the contents of such
attitudes: if Jane believes that there are lions in Africa, that belief has as
its content that there are lions in Africa. Virtually all philosophers agree
that propositional attitudes have some crucial connection with meaning. A
fundamental element of a theory of meaning is where it locates the basis of
meaning, in thought, in individual speech, or in social practices. (i) Meaning
may be held to derive entirely from the content of thoughts or propositional
attitudes, that mental content itself being constituted independently of public
linguistic meaning. (‘Constituted independently of’ does not imply ‘unshaped
by’.) (ii) It may be held that the contents of beliefs and communicative
intentions themselves derive in part from the meaning of overt speech, or even
from social practices. Then meaning would be jointly constituted by both
individual psychological and social linguistic facts. Theories of the first
sort include those in the style of Grice, according to which sentences’
meanings are determined by practices or implicit conventions that govern what
speakers mean when they use the relevant words and constructions. The emissor’s
meaning is explained in terms of certain propositional attitudes, namely the
emissor’s intentions to produce certain effects in his emissee. To mean that it
is raining and that the emissee is to close the door is to utter or to do
something (not necessarily linguistic) with the intention (very roughly) of
getting one’s emissee to believe that it is raining and go and close the door.
Theories of the emissor’s meaning have been elaborated at Oxford by H. P. Grice
(originally in a lecture to the Oxford Philosophical Society, inspired in part
by Ogden and Richards’s The Meaning of Meaning‘meaning’ was not considered a
curricular topic in the Lit. Hum. programme he belonge in) and by Schiffer.
David Lewis has proposed that linguistic meaning is constituted by implicit
conventions that systematically associate sentences with speakers’ beliefs
rather than with communicative intentions. The contents of thought might be held
to be constitutive of linguistic meaning independently of communication.
Russell, and Wittgenstein in his early writings, wrote about meaning as if the
key thing is the propositional content of the belief or thought that a sentence
(somehow) expresses; they apparently regarded this as holding on an individual
basis and not essentially as deriving from communication intentions or social
practices. And Chomsky speaks of the point of language as being “the free
expression of thought.” Such views suggest that ‘linguistic meaning’ may stand
for two properties, one involving communication intentions and practices, the
other more intimately related to thinking and conceiving. By contrast, the
content of propositional attitudes and the meaning of overt speech might be
regarded as coordinate facts neither of which can obtain independently: to
interpret other people one must assign both content to their beliefs/intentions
and meaning to their utterances. This is explicit in Davidson’s
truth-conditional theory (see below); perhaps it is present also in the
post-Wittgensteinian notion of meaning as assertability conditionse.g., in the
writings of Dummett. On still other accounts, linguistic meaning is essentially
social. Wittgenstein is interpreted by Kripke as holding in his later writings
that social rules are essential to meaning, on the grounds that they alone
explain the normative aspect of meaning, explain the fact that an expression’s
meaning determines that some uses are correct or others incorrect. Another way
in which meaning may be essentially social is Putnam’s “division of linguistic
labor”: the meanings of some terms, say in botany or cabinetmaking, are set for
the rest of us by specialists. The point might extend to quite non-technical
words, like ‘red’: a person’s use of it may be socially deferential, in that
the rule which determines what ‘red’ means in his mouth is determined, not by
his individual usage, but by the usage of some social group to which he
semantically defers. This has been argued by Tyler Burge to imply that the
contents of thoughts themselves are in part a matter of social facts. Let us
suppose there is a language L that contains no indexical terms, such as ‘now’,
‘I’, or demonstrative pronouns, but contains only proper names, common nouns,
adjectives, verbs, adverbs, logical words. (No natural language is like this;
but the supposition simplifies what follows.) Theories of meaning differ
considerably in how they would specify the meaning of a sentence S of L. Here
are the main contenders. (i) Specify S’s truth conditions: S is true if and
only if some swans are black. (ii) Specify the proposition that S expresses: S
means (the proposition) that some swans are black. (iii) Specify S’s
assertability conditions: S is assertable if and only if blackswan-sightings
occur or black-swan-reports come in, etc. (iv) Translate S into that sentence
of our language which has the same use as S or the same conceptual role.
Certain theories, especially those that specify meanings in ways (i) and (ii),
take the compositionality of meaning as basic. Here is an elementary fact: a
sentence’s meaning is a function of the meanings of its component words and
constructions, and as a result we can utter and understand new sentencesold
words and constructions, new sentences. Frege’s theory of Bedeutung or
reference, especially his use of the notions of function and object, is about
compositionality. In the Tractatus, Wittgenstein explains compositionality in
his picture theory of meaning and theory of truth-functions. According to
Wittgenstein, a sentence or proposition is a picture of a (possible) state of
affairs; terms correspond to non-linguistic elements, and those terms’
arrangements in sentences have the same form as arrangements of elements in the
states of affairs the sentences stand for. The leading truth-conditional theory
of meaning is the one advocated by Davidson, drawing on the work of Tarski.
Tarski showed that, for certain formalized languages, we can construct a finite
set of rules that entails, for each sentence S of the infinitely many sentences
of such a language, something of the form ‘S is true if and only if . . .’.
Those finitely statable rules, which taken together are sometimes called a
truth theory of the language, might entail ‘ “(x) (Rx P Bx)” is true if and
only if every raven is black’. They would do this by having separately assigned
interpretations to ‘R’, ‘B’, ‘P’, and ‘(x)’. Truth conditions are
compositionally determined in analogous ways for sentences, however complex.
Davidson proposes that Tarski’s device is applicable to natural languages and
that it explains, moreover, what meaning is, given the following setting.
Interpretation involves a principle of charity: interpreting a person N means
making the best possible sense of N, and this means assigning meanings so as to
maximize the overall truth of N’s utterances. A systematic interpretation of
N’s language can be taken to be a Tarski-style truth theory that (roughly)
maximizes the truth of N’s utterances. If such a truth theory implies that a
sentence S is true in N’s language if and only if some swans are black, then
that tells us the meaning of S in N’s language. A propositional theory of
meaning would accommodate compositionality thus: a finite set of rules, which
govern the terms and constructions of L, assigns (derivatively) a proposition
(putting aside ambiguity) to each sentence S of L by virtue of S’s terms and
constructions. If L contains indexicals, then such rules assign to each
sentence not a fully specific proposition but a ‘character’ in the above sense.
Propositions may be conceived in two ways: (a) as sets of possible
circumstances or “worlds”then ‘Hesperus is hot’ in English is assigned the set
of possible worlds in which Hesperus is hot; and (b) as structured combinations
of elementsthen ‘Hesperus is hot’ is assigned a certain ordered pair of
elements ‹M1,M2(. There are two theories about M1 and M2. They may be the
senses of ‘Hesperus’ and ‘(is) hot’, and then the ordered pair is a “Fregean”
proposition. They may be the references of ‘Hesperus’ and ‘(is) hot’, and then
the ordered pair is a “Russellian” proposition. This difference reflects a
fundamental dispute in twentieth-century philosophy of language. The
connotation or sense of a term is its “mode of presentation,” the way it
presents its denotation or reference. Terms with the same reference or
denotation may present their references differently and so differ in sense or
connotation. This is unproblematic for complex terms like ‘the capital of
Italy’ and ‘the city on the Tiber’, which refer to Rome via different
connotations. Controversy arises over simple terms, such as proper names and
common nouns. Frege distinguished sense and reference for all expressions; the
proper names ‘Phosphorus’ and ‘Hesperus’ express descriptive senses according
to how we understand them[that bright starlike object visible before dawn in
the eastern sky . . .], [that bright starlike object visible after sunset in
the western sky . . .]; and they refer to Venus by virtue of those senses. Russell
held that ordinary proper names, such as ‘Romulus’, abbreviate definite
descriptions, and in this respect his view resembles Frege’s. But Russell also
held that, for those simple terms (not ‘Romulus’) into which statements are
analyzable, sense and reference are not distinct, and meanings are “Russellian”
propositions. (But Russell’s view of their constituents differs from
present-day views.) Kripke rejected the “Frege-Russell” view of ordinary proper
names, arguing that the reference of a proper name is determined, not by a
descriptive condition, but typically by a causal chain that links name and
referencein the case of ‘Hesperus’ a partially perceptual relation perhaps, in
the case of ‘Aristotle’ a causal-historical relation. A proper name is rather a
rigid designator: any sentence of the form ‘Aristotle is . . . ‘ expresses a
proposition that is true in a given possible world (or set of circumstances) if
and only if our (actual) Aristotle satisfies, in that world, the condition ‘ .
. . ‘. The “Frege-Russell” view by contrast incorporates in the proposition,
not the actual referent, but a descriptive condition connotated by ‘Aristotle’
(the author of the Metaphysics, or the like), so that the name’s reference
differs in different worlds even when the descriptive connotation is constant.
(Someone else could have written the Metaphysics.) Some recent philosophers
have taken the rigid designator view to motivate the stark thesis that meanings
are Russellian propositions (or characters that map contexts onto such
propositions): in the above proposition/meaning ‹M1,M2(, M1 is simply the
referentthe planet Venusitself. This would be a referential theory of meaning,
one that equates meaning with reference. But we must emphasize that the rigid
designator view does not directly entail a referential theory of meaning. What
about the meanings of predicates? What sort of entity is M2 above? Putnam and
Kripke also argue an anti-descriptive point about natural kind terms,
predicates like ‘(is) gold’, ‘(is a) tiger’, ‘(is) hot’. These are not
equivalent to descriptions’gold’ does not mean ‘metal that is yellow,
malleable, etc.’but are rigid designators of underlying natural kinds whose
identities are discovered by science. On a referential theory of meanings as
Russellian propositions, the meaning of ‘gold’ is then a natural kind. (A
complication arises: the property or kind that ‘widow’ stands for seems a good
candidate for being the sense or connotation of ‘widow’, for what one
understands by it. The distinction between Russellian and Fregean propositions
is not then firm at every point.) On the standard sense-theory of meanings as
Fregean propositions, M1 and M2 are pure descriptive senses. But a certain
“neo-Fregean” view, suggested but not held by Gareth Evans, would count M1 and
M2 as object-dependent senses. For example, ‘Hesperus’ and ‘Phosphorus’ would
rigidly designate the same object but have distinct senses that cannot be
specified without mention of that object. Note that, if proper names or natural
kind terms have meanings of either sort, their meanings vary from speaker to
speaker. A propositional account of meaning (or the corresponding account of
“character”) may be part of a broader theory of meaning; for example: a
Grice-type theory involving implicit conventions; (b) a theory that meaning
derives from an intimate connection of language and thought; (c) a theory that
invokes a principle of charity or the like in interpreting an individual’s
speech; (d) a social theory on which meaning cannot derive entirely from the
independently constituted contents of individuals’ thoughts or uses. A central
tradition in twentieth-century theory of meaning identifies meaning with
factors other than propositions (in the foregoing senses) and truth-conditions.
The meaning of a sentence is what one understands by it; and understanding a
sentence is knowing how to use itknowing how to verify it and when to assert
it, or being able to think with it and to use it in inferences and practical
reasoning. There are competing theories here. In the 1930s, proponents of
logical positivism held a verification theory of meaning, whereby a sentence’s
or statement’s meaning consists in the conditions under which it can be
verified, certified as acceptable. This was motivated by the positivists’
empiricism together with their view of truth as a metaphysical or non-empirical
notion. A descendant of verificationism is the thesis, influenced by the later
Wittgenstein, that the meaning of a sentence consists in its assertability
conditions, the circumstances under which one is justified in asserting the
sentence. If justification and truth can diverge, as they appear to, then a
meaning meaning sentence’s assertability conditions can be distinct from (what
non-verificationists see as) its truth conditions. Dummett has argued that
assertability conditions are the basis of meaning and that truth-conditional
semantics rests on a mistake (and hence also propositional semantics in sense
[a] above). A problem with assertability theories is that, as is generally
acknowledged, compositional theories of the assertability conditions of
sentences are not easily constructed. A conceptual role theory of meaning (also
called conceptual role semantics) typically presupposes that we think in a
language of thought (an idea championed by Fodor), a system of internal states
structured like a language that may or may not be closely related to one’s
natural language. The conceptual role of a term is a matter of how thoughts
that contain the term are dispositionally related to other thoughts, to sensory
states, and to behavior. Hartry Field has pointed out that our Fregean
intuitions about ‘Hesperus’ and ‘Phosphorus’ are explained by those terms’
having distinct conceptual roles, without appeal to Fregean descriptive senses
or the like, and that this is compatible with those terms’ rigidly designating
the same object. This combination can be articulated in two ways. Gilbert
Harman proposes that meaning is “wide” conceptual role, so that conceptual role
incorporates not just inferential factors, etc., but also Kripke-Putnam
external reference relations. But there are also two-factor theories of
meaning, as proposed by Field among others, which recognize two strata of
meaning, one corresponding to how a person understands a termits narrow
conceptual role, the other involving references, Russellian propositions, or
truth-conditions. As the language-of-thought view indicates, some concerns
about meaning have been taken over by theories of the content of thoughts or
propositional attitudes. A distinction is often made between the narrow content
of a thought and its wide content. If psychological explanation invokes only
“what is in the head,” and if thought contents are essential to psychological
explanation, there must be narrow content. Theories have appealed to the
“syntax” or conceptual roles or “characters” of internal sentences, as well as
to images and stereotypes. A thought’s wide content may then be regarded (as
motivated by the Kripke-Putnam arguments) as a Russellian proposition. The
naturalistic reference-relations that determine the elements of such
propositions are the focus of causal, “informational” and “teleological”
theories by Fodor, Dretske, and Ruth Millikan. Assertability theories and
conceptual role theories have been called use theories of meaning in a broad
sense that marks a contrast with truthconditional theories. On a use theory in
this broad sense, understanding meaning consists in knowing how to use a term
or sentence, or being disposed to use a term or sentence in response to certain
external or conceptual factors. But ‘use theory’ also refers to the doctrine of
the later writings of Wittgenstein, by whom theories of meaning that abstract
from the very large variety of interpersonal uses of language are declared a
philosopher’s mistake. The meanings of terms and sentences are a matter of the
language games in which they play roles; these are too various to have a common
structure that can be captured in a philosopher’s theory of meaning. Conceptual
role theories tend toward meaning holism, the thesis that a term’s meaning
cannot be abstracted from the entirety of its conceptual connections. On a
holistic view any belief or inferential connection involving a term is as much
a candidate for determining its meaning as any other. This could be avoided by
affirming the analytic–synthetic distinction, according to which some of a
term’s conceptual connections are constitutive of its meaning and others only
incidental. (‘Bachelors are unmarried’ versus ‘Bachelors have a tax
advantage’.) But many philosophers follow Quine in his skepticism about that
distinction. The implications of holism are drastic, for it strictly implies
that different people’s words cannot mean the same. In the philosophy of
science, meaning holism has been held to imply the incommensurability of
theories, according to which a scientific theory that replaces an earlier
theory cannot be held to contradict it and hence not to correct or to improve
on itfor the two theories’ apparently common terms would be equivocal. Remedies
might include, again, maintaining some sort of analytic–synthetic distinction
for scientific terms, or holding that conceptual role theories and hence holism
itself, as Field proposes, hold only intrapersonally, while taking interpersonal
and intertheoretic meaning comparisons to be referential and truth-conditional.
Even this, however, leads to difficult questions about the interpretation of
scientific theories. A radical position, associated with Quine, identifies the
meaning of a theory as a whole with its empirical meaning, that is, the set of
actual and possible sensory or perceptual situations that would count as
verifying the theory as a whole. This can be seen as a successor to the
verificationist theory, with theory replacing statement or sentence.
Articulations of meaning internal to a theory would then be spurious, as would
virtually all ordinary intuitions about meaning. This fits well Quine’s
skepticism about meaning, his thesis of the indeterminacy of translation, according
to which no objective facts distinguish a favored translation of another
language into ours from every apparently incorrect translation. Many
constructive theories of meaning may be seen as replies to this and other
skepticisms about the objective status of semantic facts. Refs.: H. P. Grice,
“Meaning,” H. P. Grice, “Utterer’s meaning and intentions,” H. P. Grice,
“Utterer’s meaning, sentence-meaning, and word-meaning,” H. P. Grice, “Meaning
revisited.”
H. P. Grice’s postulate of conversational
helpfulness.
H. P. Grice’s postulate of conversational
co-operation. Grice loved to botanise linguistically on ‘desideratum,’
‘objective,’ ‘postulate,’ ‘principle.’ “My favourite seems to be ‘postulate.’”
-- postŭlo , āvi, ātum, 1, v. a. posco, Which Lewis
and Short render as I.to ask, demand, require, request, desire (syn.: posco,
flagito, peto); constr. with aliquid, aliquid ab aliquo, aliquem aliquid, with
ut (ne), de, with inf., or absol. I. In gen.: “incipiunt postulare, poscere, minari,”
Cic. Verr. 2, 3, 34, § 78: “nemo inventus est tam audax, qui posceret, nemo tam
impudens qui postularet ut venderet,” id. ib. 2, 4, 20, § 44; cf. Liv. 2, 45;
3, 19: “tametsi causa postulat, tamen quia postulat, non flagitat, praeteribo,”
Cic. Quint. 3, 13: “postulabat autem magis quam petebat, ut, etc.,” Curt. 4, 1,
8: “dehinc postulo, sive aequom est, te oro, ut, etc.,” Ter. And. 1, 2, 19:
“ita volo itaque postulo ut fiat,” id. ib. 3, 3, 18; Plaut. Aul. 4, 10, 27:
“suom jus postulat,” Ter. Ad. 2, 1, 47; cf.: “aequom postulat, da veniam,” id.
And. 5, 3, 30; and: “quid est? num iniquom postulo?” id. Phorm. 2, 3, 64: “nunc
hic dies alios mores postulat,” id. And. 1, 2, 18: “fidem publicam,” Cic. Att.
2, 24, 2: “istud, quod postulas,” id. Rep. 1, 20, 33; id. Lael. 2, 9: “ad
senatum venire auxilium postulatum,” Caes. B. G. 1, 31: “deliberandi sibi unum
diem postulavit,” Cic. N. D. 1, 22, 60; cf.: “noctem sibi ad deliberandum
postulavit,” id. Sest. 34, 74: “postulo abs te, ut, etc.,” Plaut. Capt. 5, 1,
18: “postulatur a te jam diu vel flagitatur potius historia,” Cic. Leg. 1, 5:
“quom maxime abs te postulo atque oro, ut, etc.,” Ter. And. 5, 1, 4; and:
“quidvis ab amico postulare,” Cic. Lael. 10, 35; cf. in pass.: “cum aliquid ab
amicis postularetur,” id. ib.: “orationes a me duas postulas,” id. Att. 2, 7,
1: “quod principes civitatum a me postulassent,” id. Fam. 3, 8, 5; cf. infra
the passages with an object-clause.—With ut (ne): “quodam modo postulat, ut,
etc.,” Cic. Att. 10, 4, 2: “postulatum est, ut Bibuli sententia divideretur,”
id. Fam. 1, 2, 1 (for other examples with ut, v. supra): “legatos ad Bocchum
mittit postulatum, ne sine causā hostis populo Romano fieret,” Sall. J. 83,
1.—With subj. alone: “qui postularent, eos qui sibi Galliaeque bellum intulissent,
sibi dederent,” Caes. B. G. 4, 16, 3.—With de: “sapientes homines a senatu de
foedere postulaverunt,” Cic. Balb. 15, 34: “Ariovistus legatos ad eum mittit,
quod antea de colloquio postulasset, id per se fieri licere,” Caes. B. G. 1,
42.—With inf., freq. to be rendered, to wish, like, want: qui lepide postulat
alterum frustrari, Enn. ap. Gell. 18, 2, 7 (Sat. 32 Vahl.): “hic postulat se
Romae absolvi, qui, etc.,” Cic. Verr. 2, 3, 60, § 138: “o facinus impudicum!
quam liberam esse oporteat, servire postulare,” Plaut. Rud. 2, 3, 62; id. Men.
2, 3, 88: “me ducere istis dictis postulas?” Ter. And. 4, 1, 20; id. Eun. 1, 1,
16: “(lupinum) ne spargi quidem postulat decidens sponte,” Plin. 18, 14, 36, §
135: “si me tibi praemandere postulas,” Gell. 4, 1, 11.—With a double object:
quas (sollicitudines) levare tua te prudentia postulat, demands of you, Luccei.
ap. Cic. Fam. 5, 14, 2. —With nom. and inf.: “qui postulat deus credi,” Curt.
6, 11, 24.— II. In partic., in jurid. lang. A. To summon, arraign before a court,
to prosecute, accuse, impeach (syn.: accuso, insimulo); constr. class. usu.
with de and abl., post-Aug. also with gen.): “Gabinium tres adhuc factiones
postulant: L. Lentulus, qui jam de majestate postulavit,” Cic. Q. Fr. 3, 1, 5,
§ 15: “aliquem apud praetorem de pecuniis repetundis,” id. Cornel. Fragm. 1:
“aliquem repetundis,” Tac. A. 3, 38: “aliquem majestatis,” id. ib. 1, 74:
“aliquem repetundarum,” Suet. Caes. 4: aliquem aliquā lege, Cael. ap. Cic. Fam.
8, 12, 3: “aliquem ex aliquā causā reum,” Plin. 33, 2, 8, § 33: “aliquem
impietatis reum,” Plin. Ep. 7, 33, 7: “aliquem injuriarum,” Suet. Aug. 56 fin.:
“aliquem capitis,” Dig. 46, 1, 53: “qui (infames) postulare prohibentur,” Paul.
Sent. 1, 2, 1.— B. To demand a writ or leave to prosecute, from the prætor or
other magistrate: “postulare est desiderium suum vel amici sui in jure apud eum
qui jurisdictioni praeest exponere vel alterius desiderio contradicere, etc.,”
Dig. 3, 1, 1; cf. “this whole section: De postulando: in aliquem delationem
nominis postulare,” Cic. Div. in Caecil. 20, 64: “postulare servos in
quaestionem,” id. Rosc. Am. 28, 77: “quaestionem,” Liv. 2, 29, 5.— C. For the
usual expostulare, to complain of one: “quom patrem adeas postulatum,” Plaut.
Bacch. 3, 3, 38 (but in id. Mil. 2, 6, 35, the correct read. is expostulare; v.
Ritschl ad h. l.).—* D. Postulare votum (lit. to ask a desire, i. e.), to vow,
A Flor. init.— E. Of the seller, to demand a price, ask (post-class. for
posco): “pro eis (libris) trecentos Philippeos postulasse,” Lact. 1, 6, 10;
cf.: “accipe victori populus quod postulat aurum,” Juv. 7, 243. — III. Transf.,
of things. A. To contain, measure: “jugerum sex modios seminis postulat,” Col.
2, 9, 17.— B. To need, require: “cepina magis frequenter subactam postulat
terram,” Col. 11, 3, 56.—Hence, po-stŭlātum , i, n.; usually in plur.:
po-stŭlāta , ōrum, a demand, request (class.): “intolerabilia postulata,” Cic.
Fam. 12, 4, 1; id. Phil. 12, 12, 28: deferre postulata alicujus ad aliquem,
Caes. B. C. 1, 9: “cognoscere de postulatis alicujus,” id. B. G. 4, 11 fin.:
“postulata facere,” Nep. Alcib. 8, 4.
Mechanism.
A monster. But on p. 286 of WoW he speaks of mechanism, and psychological
mechanism. Or rather of this or that psychological mechanism to be BENEFICIAL
for a mouse that wants to eat a piece of cheese. He uses it twice, and it’s the
OPERATION of the mechanism which is beneficial. So a psychophysical
correspondence is desirable for the psychological mechanism to operate in a way
that is beneficial for the sentient creature. Later in that essay he now
applies ‘mechanism’ to communication, and he speak of a ‘communication
mechanism’ being beneficial. In particular he is having in mind Davidson’s
transcendental argument for the truth of the transmitted beliefs. “If all our
transfers involved mistaken beliefs, it is not clear that the communication
mechanism would be beneficial for the institution of ‘shared experience.’”
Refs.: H. P. Grice, “My twelve labours.” mechanistic
explanation, a kind of explanation countenanced by views that range from the
extreme position that all natural phenomena can be explained entirely in terms
of masses in motion of the sort postulated in Newtonian mechanics, to little
more than a commitment to naturalistic explanations. Mechanism in its extreme form
is clearly false because numerous physical phenomena of the most ordinary sort
cannot be explained entirely in terms of masses in motion. Mechanics is only
one small part of physics. Historically, explanations were designated as
mechanistic to indicate that they included no reference to final causes or
vital forces. In this weak sense, all present-day scientific explanations are
mechanistic. The adequacy of mechanistic explanation is usually raised in
connection with living creatures, especially those capable of deliberate
action. For example, chromosomes lining up opposite their partners in
preparation for meiosis looks like anything but a purely mechanical process,
and yet the more we discover about the process, the more mechanistic it turns
out to be. The mechanisms responsible for meiosis arose through variation and
selection and cannot be totally understood without reference to the
evolutionary process, but meiosis as it takes place at any one time appears to
be a purely mechanistic physicochemical meaning, conceptual role theory of
mechanistic explanation process. Intentional behavior is the phenomenon that is
most resistant to explanation entirely in physicochemical terms. The problem is
not that we do not know enough about the functioning of the central nervous
system but that no matter how it turns out to work, we will be disinclined to
explain human action entirely in terms of physicochemical processes. The
justification for this disinclination tends to turn on what we mean when we
describe people as behaving intentionally. Even so, we may simply be mistaken
to ascribe more to human action than can be explained in terms of purely
physicochemical processes. Refs.: H. P. Grice, “Mechanism.” Grice: “It is
interesting that ‘mechanism’ is of course cognate with ‘mechanic,’ as Monti
points out in his essay on the fascination machines have had on philosohpers
(“I filosofi e le macchine.”).
meliorism: the view that the
world is neither completely good nor completely bad, and that incremental
progress or regress depend on human actions. By creative intelligence and
education we can improve the environment and social conditions. The position is
first attributed to George Eliot and William James. Whitehead suggested that
meliorism applies to God, who can both improve the world and draw sustenance
from human efforts to improve the world.
Velia
-- Melissus:
Grecian philosopher, traditionally classified as a member of the Eleatic
School. He was also famous as the victorious commander in a preemptive attack
by the Samians on an Athenian naval force. Like Parmenides who must have
influenced Melissus, even though there is no evidence the two ever metMelissus
argues that “what-is” or “the real” cannot come into being out of nothing,
cannot perish into nothing, is homogeneous, and is unchanging. Indeed, he
argues explicitly (whereas Parmenides only implies) that there is only one such
entity, that there is no void, and that even spatial rearrangement
(metakosmesis) must be ruled out. But unlike Parmenides, Melissus deduces that
what-is is temporally infinite (in significant contrast to Parmenides,
regardless as to whether the latter held that what-is exists strictly in the
“now” or that it exists non-temporally). Moreover, Melissus argues that what-is
is spatially infinite (whereas Parmenides spoke of “bounds” and compared
what-is to a well-made ball). Significantly, Melissus repeatedly speaks of “the
One.” It is, then, in Melissus, more than in Parmenides or in Zeno, that we
find the emphasis on monism. In a corollary to his main argument, Melissus
argues that “if there were many things,” each would have to beper
impossibileexactly like “the One.” This remark has been interpreted as issuing
the challenge that was taken up by the atomists. But it is more reasonable to
read it as a philosophical strategist’s preemptive strike: Melissus anticipates
the move made in the pluralist systems of the second half of the fifth century,
viz., positing a plurality of eternal and unchanging elements that undergo only
spatial rearrangement.
Memoratum
-- Grice’s memoryGrice
on temporary mnemonic state. Grice remembers. Grice reminisces. "someone hears a noise" iff "a
(past) hearing of a nose is an elemnent in a total temporary state which is a
member of a series of total temporary statess such that every member of the
series would, given certain conditions, contain as al element a MEMORY of some
EXPERIENCE which is an element in some previous member OR contains as an
element some experience a memory of which would, given certain conditions,
occur as an element in some subsequent member; there being no subject of
members which is independent from all the rest." The retention of,
or the capacity to retain, past experience or previously acquired information.
There are two main philosophical questions about memory: (1) In what does
memory consist? and (2) What constitutes knowing a fact on the basis of memory?
Not all memory is remembering facts: there is remembering one’s perceiving or
feeling or acting in a certain waywhich, while it entails remembering the fact
that one did experience in that way, must be more than that. And not all
remembering of facts is knowledge of facts: an extremely hesitant attempt to
remember an address, if one gets it right, counts as remembering the address
even if one is too uncertain for this to count as knowing it. (1) Answers to
the first question agree on some obvious points: that memory requires (a) a
present and (b) a past state of, or event in, the subject, and (c) the right
sort of internal and causal relations between the two. Also, we must
distinguish between memory states (remembering for many years the name of one’s
first-grade teacher) and memory occurrences (recalling the name when asked). A
memory state is usually taken to be a disposition to display an appropriate
memory occurrence given a suitable stimulus. But philosophers disagree about
further specifics. On one theory (held by many empiricists from Hume to
Russell, among others, but now largely discredited), occurrent memory consists
in images of past experience (which have a special quality marking them as
memory images) and that memory of facts is read off such image memory. This overlooks
the point that people commonly remember facts without remembering when or how
they learned them. A more sophisticated theory of factual memory (popular
nowadays) holds that an occurrent memory of a fact requires, besides a past
learning of it, (i) some sort of present mental representation of it (perhaps a
linguistic one) and (ii) continuous storage between then and now of a
representation of it. But condition (i) may not be conceptually necessary: a
disposition to dial the right number when one wants to call home constitutes
remembering the number (provided it is appropriately linked causally to past
learning of the number) and manifesting that disposition is occurrently
remembering the fact as to what the number is even if one does not in the process
mentally represent that fact. Condition (ii) may also be too strong: it seems
at least conceptually possible that a causal link sufficient for memory should
be secured by a relation that does not involve anything continuous between the
relevant past and present occurrences (in The Analysis of Mind, Russell
countenanced this possibility and called it “mnemic causation”). (2) What must
be added to remembering that p to get a case of knowing it because one
remembers it? We saw that one must not be uncertain that p. Must one also have
grounds for trusting one’s memory impression (its seeming to one that one
remembers) that p? How could one have such grounds except by knowing them on
the basis of memory? The facts one can know not on the basis of memory are limited
at most to what one presently perceives and what one presently finds
self-evident. If no memory belief qualifies as knowledge unless it is supported
by memory knowledge of the reliability of one’s memory, then the process of
qualifying as memory knowledge cannot succeed: there would be an endless chain,
or loop, of factsthis belief is memory knowledge if and only if this other
belief is, which is if and only if this other one is, and so onwhich never
becomes a set that entails that any belief is memory knowledge. On the basis of
such reasoning a skeptic might deny the possibility of memory knowledge. We may
avoid this consequence without going to the lax extreme of allowing that any
correct memory impression is knowledge; we can impose the (frequently satisfied)
requirement that one not have reasons specific to the particular case for
believing that one’s memory impression might be unreliable. Finally,
remembering that p becomes memory knowledge that p only if one believes that p
because it seems to one that one remembers it. One might remember that p and
confidently believe that p, but if one has no memory impression of having
previously learned it, or one has such an impression but does not trust it and
believes that p only for other reasons (or no reason), then one should not be
counted as knowing that p on the basis of memory. Refs.: H. P. Grice, “Memory
and personal identity.” H. P. Grice, “Benjamin on Broad on ‘remembering’”
mentatum – Grice: “The problem with Roman
‘mentatum’ is that it hardly includd the ‘volitum,’ since this is a late Roman
invention! And we need a parst participle that covers both the volitional and
the judicative – ‘mentatum’ usually would be interpreted to cover only the
second – since one need not be aware of one’s willing – Grice: “The Romans made
this clear when they saw the ‘mens’ (translating ‘nous’) as a PART in their tri-partite division of the
soul (or anima). Anglo-Saxon ghost can only confuse things, as does ‘spirit,’
which best translates ‘psyche,’ though. The anima has to do with ‘animation,’
and is aimed at explaining the motus corporis; rather than anything too mental
about it! -- mens rea versus mens castaactus reus versus actus castus -- One of
the two main prerequisites, along with “actus reus” for prima facie liability
to criminal punishment in the English legal systems. To be punishable in such
systems, one must not only have performed a legally prohibited action, such as
killing another human being; one must have done so with a culpable state of
mind, or mens rea. Such culpable mental states are of three kinds: they are
either motivational states of purpose, cognitive states of belief, or the
non-mental state of negligence. To illustrate each of these with respect to the
act of killing: a killer may kill either having another’s death as ultimate
purpose, or as mediate purpose on the way to achieving some further, ultimate
end. Alternatively, the killer may act believing to a practical certainty that
his act will result in another’s death, even though such death is an unwanted
side effect, or he may believe that there is a substantial and unjustified risk
that his act will cause another’s death. The actor may also be only negligent,
which is to take an unreasonable risk of another’s death even if the actor is
not aware either of such risk or of the lack of justification for taking it.
Mens rea usually does not have to do with any awareness by the actor that the
act done is either morally wrong or legally prohibited. Neither does mens rea
have to do with any emotional state of guilt or remorse, either while one is
acting or afterward. Sometimes in its older usages the term is taken to include
the absence of excuses as well as the mental states necessary for prima facie
liability; in such a usage, the requirement is helpfully labeled “general mens
rea,” and the requirement above discussed is labeled “special mens rea.” “Mentalese”Grice on ‘modest mentalism’ -- the
language of thought (the title of an essay by Fodor) or of “brain writing” (a
term of Dennett’s); specifically, a languagelike medium of representation in
which the contents of mental events are supposedly expressed or recorded. (The
term was probably coined by Wilfrid Sellars, with whose views it was first
associated.) If what one believes are propositions, then it is tempting to
propose that believing something is having the Mentalese expression of that
proposition somehow written in the relevant place in one’s mind or brain.
Thinking a thought, at least on those occasions when we think “wordlessly”
(without formulating our thoughts in sentences or phrases composed of words of
a public language), thus appears to be a matter of creating a short-lived
Mentalese expression in a special arena or work space in the mind. In a further
application of the concept, the process of coming to understand a sentence of
natural language can be viewed as one of translating the sentence into
Mentalese. It has often been argued that this view of understanding only
postpones the difficult questions of meaning, for it leaves unanswered the
question of how Mentalese expressions come to have the meanings they do. There
have been frequent attempts to develop versions of the hypothesis that mental
activity is conducted in Mentalese, and just as frequent criticisms of these
attempts. Some critics deny there is anything properly called representation in
the mind or brain at all; others claim that the system of representation used
by the brain is not enough like a natural language to be called a language.
Even among defenders of Mentalese, it has seldom been claimed that all brains
“speak” the same Mentalese. mentalism: Cfr. ‘psychism,’ animism.’ ‘spiritualism,’
cfr. Grice’s modest mentalism; any theory that posits explicitly mental events
and processes, where ‘mental’ means exhibiting intentionality, not necessarily
being immaterial or non-physical. A mentalistic theory is couched in terms of
belief, desire, thinking, feeling, hoping, etc. A scrupulously non-mentalistic
theory would be couched entirely in extensional terms: it would refer only to
behavior or to neurophysiological states and events. The attack on mentalism by
behaviorists was led by B. F. Skinner, whose criticisms did not all depend on
the assumption that mentalists were dualists, and the subsequent rise of
cognitive science has restored a sort of mentalism (a “thoroughly modern
mentalism,” as Fodor has called it) that is explicitly materialistic. Refs.: H.
P. Grice, “Myro’s modest mentalism. mentatum: Grice prefers psi-transmission. He knows that ‘mentatum’
sounds too much like ‘mind,’ and the mind is part of the ‘rational soul,’ not
even encompassing the rational pratical soul. If perhaps Grice was unhappy
about the artificial flavour to saying that a word is a sign, Grice surely
should have checked with all the Grecian-Roman cognates of mean, as in his
favourite memorative-memorable distinction, and the many Grecian realisations,
or with Old Roman mentire and mentare. Lewis and Short have “mentĭor,”
f. mentire, L and S note, is prob. from root men-, whence mens and memini, q.
v. The original meaning, they say, is to invent, hence, but alla Umberto
Eco with sign, mentire comes to mean in later use what Grice (if not the
Grecians) holds is the opposite of mean. Short and Lewis render mentire as to
lie, cheat, deceive, etc., to pretend, to declare falsely: mentior nisi or si
mentior, a form of asseveration, I am a liar, if, etc.: But also, animistically
(modest mentalism?) of things, as endowed with a mind. L and S go on: to
deceive, impose upon, to deceive ones self, mistake, to lie or speak falsely
about, to assert falsely, make a false promise about; to feign, counterfeit,
imitate a shape, nature, etc.: to devise a falsehood, to assume
falsely, to promise falsely, to invent, feign, of a poetical fiction:
“ita mentitur (sc. Homerus), Trop., of inanim. grammatical Subjects, as
in Semel fac illud, mentitur tua quod subinde tussis, Do what your cough keeps
falsely promising, i. e. die, Mart. 5, 39, 6. Do what your cough means! =imp.
die!; hence, mentĭens, a fallacy, sophism: quomodo mentientem, quem
ψευδόμενον vocant, dissolvas;” mentītus, imitated, counterfeit, feigned
(poet.): “mentita tela;” For “mentior,” indeed, there is a Griceian implicaturum
involving rational control. The rendition of mentire as to lie stems from a
figurative shift from to be mindful, or inventive, to have second
thoughts" to "to lie, conjure up". But Grice would also have a
look at cognate “memini,” since this is also cognate with “mind,” “mens,” and
covers subtler instances of mean, as in Latinate, “mention,” as in Grices
“use-mention” distinction. mĕmĭni, cognate with "mean" and German
"meinen," to think = Grecian ὑπομένειν, await (cf. Schiffer, "remnants
of meaning," if I think, I hesitate, and therefore re-main, cf. Grecian
μεν- in μένω, Μέντωρ; μαν- in μαίνομαι, μάντις; μνᾶ- in μιμνήσκω, etc.; cf.:
maneo, or manere, as in remain. The idea, as Schiffer well knows or means,
being that if you think, you hesitate, and therefore, wait and remain], moneo,
reminiscor [cf. reminiscence], mens, Minerva, etc. which L and S render
as “to remember, recollect, to think of, be mindful of a
thing; not to have forgotten a person or thing, to bear in
mind (syn.: reminiscor, recordor).” Surely with a relative clause,
and to make mention of, to mention a thing, either in speaking or
writing (rare but class.). Hence. mĕmĭnens, mindful And then Grice would
have a look at moneo, as in adMONish, also cognate is “mŏnĕo,” monere, causative
from the root "men;" whence memini, q. v., mens (mind), mentio
(mention); lit. to cause to think, to re-mind, put in mind of, bring to ones
recollection; to admonish, advise, warn, instruct, teach (syn.: hortor, suadeo,
doceo). L and S are Griceian if not Grecian when they note that ‘monere’
can be used "without the accessory notion [implicaturum or entanglement,
that is] of reminding or admonishing, in gen., to teach, instruct, tell,
inform, point out; also, to announce, predict, foretell, even if
also to punish, chastise (only
in Tacitus): “puerili verbere moneri.” And surely, since he loved to
re-minisced, Grice would have allowed to just earlier on just minisced. Short
and Lewis indeed have rĕmĭniscor, which, as they point out, features the root
men; whence mens, memini; and which they compare to comminiscere, v.
comminiscor, to recall to mind, recollect, remember (syn. recordor), often used
by the Old Romans with with Grices beloved that-clause, for
sure. For what is the good of reminiscing or comminiscing, if you cannot
reminisce that Austin always reminded Grice that skipping the dictionary was
his big mistake! If Grice uses mention, cognate with mean, he loved commenting
Aristotle. And commentare is, again, cognate with mean. As opposed to the
development of the root in Grecian, or English, in Roman the root for mens is
quite represented in many Latinate cognates. But a Roman, if not a Grecian,
would perhaps be puzzled by a Grice claiming, by intuition, to retrieve the
necessary and sufficient conditions for the use of this or that expression.
When the Roman is told that the Griceian did it for fun, he understands, and
joins in the fun! Indeed, hardly a natural kind in the architecture of the
world, but one that fascinated Grice and the Grecian philosophers before him!
Communication.
Totum-pars distinction: mereologicum:: The
mereological implicaturum. Grice.
"In a burst of inspiration, Leśniewski coins "mereology" on a
Tuesday evening in March 1927, from the Grecian "μέρος," Polish for
"part."
From Leśniewski's
Journal -- translation from the Polish by Grice: "Dear Anne, I have just coined a
word. MEREOLOGY. I want to refer to a FORMA, not
informal as in Husserl, which is in German, anyway (his section, "On the
whole and the parts") theory of part-whole. I hope you love it! Love, L. --- "Leśniewski's tutee, another Pole, Alfred Tarski, in his
Appendix E to Woodger oversimplified, out of envey's Leśniewski's
formalism." "But then more loyal tutees (and tutees of tutees) of
Lesniewski elaborated this "Polish mereology." "For a good selection of the literature on
Polish mereology, see Srzednicki and Rickey (1984). For a survey of Polish
mereology, see Simons (1987). Since 1980 or so, however, research on Polish
mereology has been almost entirely historical in nature." Which is just as well. The theory of the
totum and the pars. -- parts. Typically, a mereological theory employs notions
such as the following: “proper part,” “mproper part,” “overlapping” (having a
part in common), disjoint (not overlapping), mereological product (the
“intersection” of overlapping objects), mereological sum (a collection of
parts), mereological difference, the universal sum, mereological complement,
and atom (that which has no proper parts). A formal mereology is an axiomatic
system. Goodman’s “Calculus of Individuals” is compatible with Nominalism,
i.e., no reference is made to sets, properties, or any other abstract entity.
Goodman hopes that his mereology, with its many parallels to set theory, may provide
an alternative to set theory as a foundation for mathematics. Fundamental and
controversial implications of Goodman’s theories include their extensionality
and collectivism. An extensional theory implies that for any individuals, x and
y, x % y provided x and y have the same proper parts. One reason extensionality
is controversial is that it rules out an object’s acquiring or losing a part,
and therefore is inconsistent with commonsense beliefs such as that a car has a
new tire or that a table has lost a sliver of wood. A second reason for
controversy is that extensionality is incompatible with the belief that a
statue and the piece of bronze of which it is made have the same parts and yet
are diverse objects. Collectivism implies that any individuals, no matter how
scattered, have a mereological sum or constitute an object. Moreover, according
to collectivism, assembling or disassembling parts does not affect the
existence of things, i.e., nothing is created or destroyed by assembly or
disassembly, respectively. Thus, collectivism is incompatible with commonsense
beliefs such as that when a watch is disassembled, it is destroyed, or that
when certain parts are assembled, a watch is created. Because the
aforementioned formal theories shun modality, they lack the resources to
express the thesis that a whole has each of its parts necessarily. This thesis
of mereological essentialism has recently been defended by Roderick Chisholm.
meritum, a meritarian is one who asserts
the relevance of individual merit, as an independent justificatory condition,
in attempts to design social structures or distribute goods. ‘Meritarianism’ is
a recently coined term in social and political philosophy, closely related to
‘meritocracy’, and used to identify a range of related concerns that supplement
or oppose egalitarian, utilitarian, and contractarian principles and principles
based on entitlement, right, interest, and need, among others. For example, one
can have a pressing need for an Olympic medal but not merit it; one can have
the money to buy a masterpiece but not be worthy of it; one can have the right
to a certain benefit but not deserve it. Meritarians assert that considerations
of desert are always relevant and sometimes decisive in such cases. What counts
as merit, and how important should it be in moral, social, and political
decisions? Answers to these questions serve to distinguish one meritarian from
another, and sometimes to blur the distinctions between the meritarian position
and others. Merit may refer to any of these: comparative rank, capacities,
abilities, effort, intention, or achievement. Moreover, there is a relevance
condition to be met: to say that highest honors in a race should go to the most
deserving is presumably to say that the honors should go to those with the
relevant sort of meritspeed, e.g., rather than grace. Further, meritarians may
differ about the strength of the merit principle, and how various political or
social structures should be influenced by it. meritocracy, in ordinary usage, a
system in which advancement is based on ability and achievement, or one in
which leadership roles are held by talented achievers. The term may also refer
to an elite group of talented achievers. In philosophical usage, the term’s
meaning is similar: a meritocracy is a scheme of social organization in which
essential offices, and perhaps careers and jobs of all sorts are (a) open only
to those who have the relevant qualifications for successful performance in
them, or (b) awarded only to the candidates who are likely to perform the best,
or (c) managed so that people advance in and retain their offices and jobs
solely on the basis of the quality of their performance in them, or (d) all of
the above.
merton: merton holds a portrait of H. P. Grice. And the
association is closer. Grice was sometime Harmsworth Scholar at Merton. It was
at Merton he got the acquaintance with S. Watson, later historian at St.
John’s. Merton is the see of the Sub-Faculty of Philosophy. What does that mean?
It means that the Lit. Hum. covers more than philosophy. Grice was Lit. Hum.
(Phil.), which means that his focus was on this ‘sub-faculty.’ The faculty
itself is for Lit. Hum. in general, and it is not held anywhere specifically.
Grice loved Ryle’s games with this:: “Oxford is a universale, with St. John’s
being a particulare which can become your sense-datum.’
Ordine -- Sub-positum, materialis. Grice:
“A system of communication has to be sophisticated to allow for ‘order.’ This
is what the Romans meant by ‘suppositio materialis,’ but I’m sure someone in
Greece had thought about it, too!” Grice: “The idea of the suppositio
materialis may be viewed semiotically as applying to ANY system of signs,
though – The transmissor, if rational, should always be allowd to refer to the
sign as ‘matter,’ not ‘form,’ and lead to the divergence of sub-positium into
‘mterialis’ and ‘formalis’. -- object-language/meta-language distinction, the:
Grice: “The use of ‘object’ in ‘object-language’ is utterly inappropriate and
coined by someone who had no idea of philosophy!”And ‘meta-language’ is a
horrible hybrid.” “Meta-logic,” or “meta-semantic,” may do better, as opposed
to ‘logic’ or ‘seemantic’ simpliciter. meta-language:
versus object-languagewhere Russell actually means thing-language (German:
meta-sprache und ding-sprache). In formal semantics, a language used to
describe another language (the object language). The object language may be
either a natural language or a formal language. The goal of a formal semantic
theory is to provide an axiomatic or otherwise systematic theory of meaning for
the object language. The metalanguage is used to specify the object language’s
symbols and formation rules, which determine its grammatical sentences or
well-formed formulas, and to assign meanings or interpretations to these
sentences or formulas. For example, in an extensional semantics, the
metalanguage is used to assign denotations to the singular terms, extensions to
the general terms, and truth conditions to sentences. The standard format for
assigning truth conditions, as in Tarski’s formulation of his “semantical
conception of truth,” is a T-sentence, which takes the form ‘S is true if and
only if p.’ Davidson adapted this format to the purposes of his truth-theoretic
account of meaning. Examples of T-sentences, with English as the metalanguage,
are ‘ “La neige est blanche” is true if and only if snow is white’, where the
object langauge is French and the homophonic (Davidson) ‘“Snow is white” is
true if and only if snow is white’, where the object language is English as
well. Although for formal purposes the distinction between metalanguage and
object language must be maintained, in practice one can use a langauge to talk
about expressions in the very same language. One can, in Carnap’s terms, shift
4065m-r.qxd 08/02/1999 7:42 AM Page 560 from the material mode to the formal
mode, e.g. from ‘Every veterinarian is an animal doctor’ to ‘ “Veterinarian”
means “animal doctor”.’ This shift is important in discussions of synonymy and
of the analytic–synthetic distinction. Carnap’s distinction corresponds to the
use–mention distinction. We are speaking in the formal modewe are mentioning a
linguistic expressionwhen we ascribe a property to a word or other expression
type, such as its spelling, pronunciation, meaning, or grammatical category, or
when we speak of an expression token as misspelled, mispronounced, or misused.
We are speaking in the material mode when we say “Reims is hard to find” but in
the formal mode when we say “ ‘Reims’ is hard to pronounce.”
Trvium versus quadrivium -- riviality:
Grice: “Austin once confessed that he felt it was unworthy of a philosopher to
spend his time on trivialities, but what was he to do?”
trans-sub-stans
-- metaosiosis cited by Grice, one of
his metaphysical routines. transubstantiation, change of one substance into
another. Aristotelian metaphysics distinguishes between substances and the
accidents that inhere in them; thus, Socrates is a substance and being
snub-nosed is one of his accidents. The Roman Catholic and Eastern Orthodox
churches appeal to transubstantiation to explain how Jesus Christ becomes
really present in the Eucharist when the consecration takes place: the whole
substances of the bread and wine are transformed into the body and blood of
Christ, but the accidents of the bread and wine such as their shape, color, and
taste persist after the transformation. This seems to commit its adherents to
holding that these persisting accidents subsequently either inhere in Christ or
do not inhere in any substance. Luther proposed an alternative explanation in
terms of consubstantiation that avoids this hard choice: the substances of the
bread and wine coexist in the Eucharist with the body and blood of Christ after
the consecration; they are united but each remains unchanged. P.L.Q.
transvaluation of values.
Metaphilosophy: Grice, “I shall
distinguish: philosophy, metaphilosophy, and Austin’s favourite,
para-philosophy” -- the theory of the nature of philosophy, especially its
goals, methods, and fundamental assumptions. First-order philosophical inquiry
includes such disciplines as epistemology, ontology, ethics, and value theory.
It thus constitutes the main activity of philosophers, past and present. The
philosophical study of firstorder philosophical inquiry raises philosophical
inquiry to a higher order. Such higher-order inquiry is metaphilosophy. The
first-order philosophical discipline of (e.g.) epistemology has the nature of
knowledge as its main focus, but that discipline can itself be the focus of
higher-order philosophical inquiry. The latter focus yields a species of
metaphilosophy called metaepistemology. Two other prominent species are
metaethics and metaontology. Each such branch of metaphilosophy studies the
goals, methods, and fundamental assumptions of a first-order philosophical
discipline. Typical metaphilosophical topics include (a) the conditions under
which a claim is philosophical rather than non-philosophical, and (b) the
conditions under which a first-order philosophical claim is either meaningful,
true, or warranted. Metaepistemology, e.g., pursues not the nature of knowledge
directly, but rather the conditions under which claims are genuinely
epistemological and the conditions under which epistemological claims are
either meaningful, or true, or warranted. The distinction between philosophy
and metaphilosophy has an analogue in the familiar distinction between
mathematics and metamathematics. Questions about the autonomy, objectivity,
relativity, and modal status of philosophical claims arise in metaphilosophy.
Questions about autonomy concern the relationship of philosophy to such
disciplines as those constituting the natural and social sciences. For
instance, is philosophy methodologically independent of the natural sciences?
Questions about objectivity and relativity concern the kind of truth and
warrant available to philosophical claims. For instance, are philosophical
truths characteristically, or ever, made true by mind-independent phenomena in
the way that typical claims of the natural sciences supposedly are? Or, are
philosophical truths unavoidably conventional, being fully determined by (and
thus altogether relative to) linguistic conventions? Are they analytic rather
than synthetic truths, and is knowledge of them a priori rather than a
posteriori? Questions about modal status consider whether philosophical claims
are necessary rather than contingent. Are philosophical claims necessarily true
or false, in contrast to the contingent claims of the natural sciences? The
foregoing questions identify major areas of controversy in contemporary
metaphilosophy.
Translaturum -- metaphoricum implicaturum:
Grice made a dictionary of figures of rhetoricfrom A to Z.
accumulation: Grice, “As its
name implies, this is the utterer accumulating arguments in a concise forceful
manner.”
adnomination: Grice: As the
name implies, this is the repetition of words with the same root word.
alliteration: Grice: “As the
name implies, this is a device, where a series of words in a row have the same
first consonant sound. It was quite used by my ancestorsthey called it
‘head-rhyme.’” Example: "She sells sea shells by the sea shore".
Adynaton: Grice: “This is
almost like Hyperbole, as in the ditty, “Every nice girl loves a sailor.” It is
an extreme exaggeration used to make a point. It is like the opposite of
"understatement". Example: "I've told you a million times."
anacoluthon: Grice, as the
name implies, this is a Transposition of clauses to achieve an unnatural (or non-natural)
order in a sentence. “Join them, if you can’t beat’em.”
anadiplosis: Repetition of a
word at the end of a clause and then at the beginning of its succeeding clause.
anaphora: Repetition of the same word or set of words in a paragraph.
anastrophe: Grice: As the name
implies this Changing the object, subject and verb order in a clause, as in “Me
loves she,” as uttered by Tarzan.
anti-climax: It is when a
specific point, expectations are raised, everything is built-up and then
suddenly something boring or disappointing happens. Example: "People,
pets, batteries, ... all are dead."
anthimeria: Transformation of
a word of a certain word class to another word class.
antimetabole: A sentence
consisting of the repetition of words in successive clauses, but in reverse
order.
antirrhesis: Disproving an
opponent's argument. antistrophe: Repetition of the same word or group of words
in a paragraph in the end of sentences. antithesis: Juxtaposition of opposing
or contrasting ideas.
aphorismus: Statement that
calls into question the definition of a word. aposiopesis: Breaking off or
pausing speech for dramatic or emotional effect. apposition: Placing of two
statements side by side, in which the second defines the first. assonance:
Repetition of vowel sounds: "Smooth move!" or "Please
leave!" or "That's the fact Jack!"
asteismus: Mocking answer or
humorous answer that plays on a word.
asterismos: Beginning a
segment of speech with an exclamation of a word. asyndeton: Omission of
conjunctions between related clauses. cacophony: Words producing a harsh sound.
cataphora: Co-reference of one expression with another expression which follows
it, in which the latter defines the first. (example: If you need one, there's a
towel in the top drawer.) classification: Linking a proper noun and a common
noun with an article chiasmus: Two or more clauses are related to each other
through a reversal of structures in order to make a larger point climax:
Arrangement of words in order of descending to ascending order. commoratio:
Repetition of an idea, re-worded conduplicatio: Repetition of a key word
conversion (word formation): An unaltered transformation of a word of one word
class into another word class consonance: Repetition of consonant sounds, most
commonly within a short passage of verse correlative verse: Matching items in
two sequences diacope: Repetition of a word or phrase with one or two
intervening words dubitatio: Expressing doubt and uncertainty about oneself
dystmesis: A synonym for tmesis ellipsis: Omission of words elision: Omission
of one or more letters in speech, making it colloquial enallage: Wording
ignoring grammatical rules or conventions enjambment: Incomplete sentences at
the end of lines in poetry enthymeme: An informal syllogism epanalepsis: Ending
sentences with their beginning. epanodos: Word repetition. epistrophe: (also
known as antistrophe) Repetition of the same word or group of words at the end
of successive clauses. The counterpart of anaphora epizeuxis: Repetition of a
single word, with no other words in between euphony: Opposite of cacophonyi.e.
pleasant-sounding half rhyme: Partially rhyming words hendiadys: Use of two
nouns to express an idea when it normally would consist of an adjective and a
noun hendiatris: Use of three nouns to express one idea homeoptoton: ending the
last parts of words with the same syllable or letter. homographs: Words we
write identically but which have a differing meaning homoioteleuton: Multiple
words with the same ending homonyms: Words that are identical with each other
in pronunciation and spelling, but different in meaning homophones: Words that
are identical with each other in pronunciation, but different in meaning
homeoteleuton: Words with the same ending hypallage: A transferred epithet from
a conventional choice of wording.hyperbaton: Two ordinary associated words are
detached. The term may also be used more generally for all different figures of
speech which transpose natural word order in sentences. hyperbole: Exaggeration
of a statement hypozeuxis: Every clause having its own independent subject and
predicate hysteron proteron: The inversion of the usual temporal or causal
order between two elements isocolon: Use of parallel structures of the same
length in successive clauses internal rhyme: Using two or more rhyming words in
the same sentence kenning: Using a compound word neologism to form a metonym
litotes derived from a Greek word meaning "simple", is a figure of
speech which employs an understatement by using double negatives or, in other words,
positive statement is expressed by negating its opposite expressions. Examples:
"not too bad" for "very good" is an understatement as well
as a double negative statement that confirms a positive idea by negating the
opposite. Similarly, saying "She is not a beauty queen," means
"She is ugly" or saying "I am not as young as I used to be"
in order to avoid saying "I am old". Litotes, therefore, is an
intentional use of understatement that renders an ironical effect. merism:
Referring to a whole by enumerating some of its parts mimesis: Imitation of a
person's speech or writing onomatopoeia: Word that imitates a real sound (e.g.
tick-tock or boom) paradiastole: Repetition of the disjunctive pair
"neither" and "nor" parallelism: The use of similar
structures in two or more clauses paraprosdokian: Unexpected ending or
truncation of a clause paremvolia: Interference of speak by speakingparenthesis:
A parenthetical entry paroemion: Alliteration in which every word in a sentence
or phrase begins with the same letter parrhesia: Speaking openly or boldly, in
a situation where it is unexpected (e.g. politics) pleonasm: The use of more
words than are needed to express meaning polyptoton: Repetition of words
derived from the same root polysyndeton: Close repetition of conjunctions pun:
When a word or phrase is used in two (or more) different senses rhythm: A
synonym for parallelism sibilance: Repetition of letter 's', it is a form of
consonance sine dicendo: An inherently superfluous statement, the truth value
of which can easily be taken for granted. When held under scrutiny, it becomes
readily apparent that the statement has not in fact added any new or useful
information to the conversation (e.g. 'It's always in the last place you
look.') solecism: Trespassing grammatical and syntactical rules spoonerism:
Switching place of syllables within two words in a sentence yielding amusement
superlative: Declaring something the best within its class i.e. the ugliest,
the most precious synathroesmus: Agglomeration of adjectives to describe
something or someone syncope: Omission of parts of a word or phrase symploce:
Simultaneous use of anaphora and epistrophe: the repetition of the same word or
group of words at the beginning and the end of successive clauses synchysis:
Words that are intentionally scattered to create perplexment synesis: Agreement
of words according to the sense, and not the grammatical form synecdoche:
Referring to a part by its whole or vice versa synonymia: Use of two or more
synonyms in the same clause or sentence tautology: Redundancy due to
superfluous qualification; saying the same thing twice tmesis: Insertions of
content within a compound word zeugma: The using of one verb for two or more
actions Tropes accismus: expressing the want of something by denying it
allegory: A metaphoric narrative in which the literal elements indirectly
reveal a parallel story of symbolic or abstract significance.allusion: Covert
reference to another work of literature or art ambiguity: Phrasing which can
have two meanings anacoenosis: Posing a question to an audience, often with the
implication that it shares a common interest with the speaker analogy: A
comparison anapodoton: Leaving a common known saying unfinished antanaclasis: A
form of pun in which a word is repeated in two different senses. anthimeria: A
substitution of one part of speech for another, such as noun for a verb and
vice versa. anthropomorphism: Ascribing human characteristics to something that
is not human, such as an animal or a god (see zoomorphism) antimetabole:
Repetition of words in successive clauses, but in switched order antiphrasis: A
name or a phrase used ironically. antistasis: Repetition of a word in a
different sense. antonomasia: Substitution of a proper name for a phrase or
vice versa a: Briefly phrased, easily memorable statement of a truth or
opinion, an adage apologia: Justifying one's actions aporia: Faked or sincere
puzzled questioning apophasis: (Invoking) an idea by denying its (invocation)
appositive: Insertion of a parenthetical entry apostrophe: Directing the
attention away from the audience to an absent third party, often in the form of
a personified abstraction or inanimate object. archaism: Use of an obsolete,
archaic word (a word used in olden language, e.g. Shakespeare's language)
auxesis: Form of hyperbole, in which a more important-sounding word is used in
place of a more descriptive term bathos: Pompous speech with a ludicrously
mundane worded anti-climax burlesque metaphor: An amusing, overstated or
grotesque comparison or example. catachresis: Blatant misuse of words or
phrases. cataphora: Repetition of a cohesive device at the end categoria:
Candidly revealing an opponent's weakness cliché: Overused phrase or theme
circumlocution: Talking around a topic by substituting or adding words, as in
euphemism or periphrasis congeries: Accumulation of synonymous or different
words or phrases together forming a single message correctio: Linguistic device
used for correcting one's mistakes, a form of which is epanorthosis dehortatio:
discouraging advice given with seeming sagacity denominatio: Another word for
metonymy diatyposis: The act of giving counsel double negative: Grammar
construction that can be used as an expression and it is the repetition of
negative words dirimens copulatio: Balances one statement with a contrary,
qualifying statement distinctio: Defining or specifying the meaning of a word
or phrase you use dysphemism: Substitution of a harsher, more offensive, or
more disagreeable term for another. Opposite of euphemism dubitatio: Expressing
doubt over one's ability to hold speeches, or doubt over other ability
ekphrasis: Lively describing something you see, often a painting epanorthosis:
Immediate and emphatic self-correction, often following a slip of the tongue
encomium: A speech consisting of praise; a eulogy enumeratio: A sort of
amplification and accumulation in which specific aspects are added up to make a
point epicrisis: Mentioning a saying and then commenting on it epiplexis:
Rhetorical question displaying disapproval or debunks epitrope: Initially
pretending to agree with an opposing debater or invite one to do something
erotema: Synonym for rhetorical question erotesis: Rhetorical question asked in
confident expectation of a negative answer euphemism: Substitution of a less
offensive or more agreeable term for another grandiloquence: Pompous speech
exclamation: A loud calling or crying out humour: Provoking laughter and
providing amusement hyperbaton: Words that naturally belong together separated
from each other for emphasis or effect hyperbole: Use of exaggerated terms for
emphasis hypocatastasis: An implication or declaration of resemblance that does
not directly name both terms hypophora: Answering one's own rhetorical question
at length hysteron proteron: Reversal of anticipated order of events; a form of
hyperbaton innuendo: Having a hidden meaning in a sentence that makes sense
whether it is detected or not inversion: A reversal of normal word order,
especially the placement of a verb ahead of the subject (subject-verb
inversion). irony: Use of word in a way that conveys a meaning opposite to its
usual meaning. litotes: Emphasizing the magnitude of a statement by denying its
opposite malapropism: Using a word through confusion with a word that sounds
similar meiosis: Use of understatement, usually to diminish the importance of
something memento verbum: Word at the top of the tongue, recordabantur merism:
Referring to a whole by enumerating some of its parts metalepsis: Figurative
speech is used in a new context metaphor: An implied comparison between two
things, attributing the properties of one thing to another that it does not
literally possess. metonymy: A thing or concept is called not by its own name
but rather by the name of something associated in meaning with that thing or
concept neologism: The use of a word or term that has recently been created, or
has been in use for a short time. Opposite of archaism non sequitur: Statement
that bears no relationship to the context preceding occupatio see apophasis: Mentioning
something by reportedly not mentioning it onomatopoeia: Words that sound like
their meaning oxymoron: Using two terms together, that normally contradict each
other par'hyponoian: Replacing in a phrase or text a second part, that would
have been logically expected. parable: Extended metaphor told as an anecdote to
illustrate or teach a moral lesson paradiastole: Extenuating a vice in order to
flatter or soothe paradox: Use of apparently contradictory ideas to point out
some underlying truth paraprosdokian: Phrase in which the latter part causes a
rethinking or reframing of the beginning paralipsis: Drawing attention to
something while pretending to pass it over parody: Humouristic imitation
paronomasia: Pun, in which similar-sounding words but words having a different
meaning are used pathetic fallacy: Ascribing human conduct and feelings to
nature periphrasis: A synonym for circumlocution
personification/prosopopoeia/anthropomorphism: Attributing or applying human
qualities to inanimate objects, animals, or natural phenomena pleonasm: The use
of more words than is necessary for clear expression praeteritio: Another word
for paralipsis procatalepsis: Refuting anticipated objections as part of the
main argument proslepsis: Extreme form of paralipsis in which the speaker
provides great detail while feigning to pass over a topic prothesis: Adding a
syllable to the beginning of a word proverb: Succinct or pithy, often
metaphorical, expression of wisdom commonly believed to be true pun: Play on
words that will have two meanings rhetorical question: Asking a question as a
way of asserting something. Asking a question which already has the answer
hidden in it. Or asking a question not for the sake of getting an answer but
for asserting something (or as in a poem for creating a poetic effect) satire:
Humoristic criticism of society sensory detail imagery: sight, sound, taste,
touch, smell sesquipedalianism: use of long and obscure words simile:
Comparison between two things using like or as snowclone: Alteration of cliché
or phrasal template style: how information is presented superlative: Saying
that something is the best of something or has the most of some quality, e.g.
the ugliest, the most precious etc. syllepsis: The use of a word in its
figurative and literal sense at the same time or a single word used in relation
to two other parts of a sentence although the word grammatically or logically
applies to only one syncatabasis (condescension, accommodation): adaptation of
style to the level of the audience synchoresis: A concession made for the
purpose of retorting with greater force. synecdoche: Form of metonymy,
referring to a part by its whole, or a whole by its part synesthesia:
Description of one kind of sense impression by using words that normally describe
another. tautology: Superfluous repetition of the same sense in different words
Example: The children gathered in a round circle transferred epithet: A synonym
for hypallage. truism: a self-evident statement tricolon diminuens: Combination
of three elements, each decreasing in size tricolon crescens: Combination of
three elements, each increasing in size verbal paradox: Paradox specified to
language verba ex ore: Taking the words out of someone’s mouth, speaking of
what the interlocutor wanted to say. verbum volitans: A word that floats in the
air, on which everyone is thinking and is just about to be imposed. zeugma: Use
of a single verb to describe two or more actions zoomorphism: Applying animal
characteristics to humans or gods. Refs. Holdcroft: “Grice on indirect
communication,” Journal of Rhetoric.”
Fallacia -- Grice compilied a
“Fallaciae: A to Z.” Formal fallacies Main article: Formal fallacy A formal
fallacy is an error in logic that can be seen in the argument's form. All
formal fallacies are specific types of non sequitur. Appeal to
probabilitya statement that takes something for granted because it would
probably be the case (or might be the case). Argument from fallacy (also known
as the fallacy fallacy)the assumption that if an argument for some conclusion
is fallacious, then the conclusion is false. Base rate fallacymaking a
probability judgment based on conditional probabilities, without taking into
account the effect of prior probabilities. Conjunction fallacythe assumption
that an outcome simultaneously satisfying multiple conditions is more probable
than an outcome satisfying a single one of them. Masked-man fallacy (illicit
substitution of identicals)the substitution of identical designators in a true
statement can lead to a false one. Propositional fallacies A propositional
fallacy is an error in logic that concerns compound propositions. For a
compound proposition to be true, the truth values of its constituent parts must
satisfy the relevant logical connectives that occur in it (most commonly:
[and], [or], [not], [only if], [if and only if]). The following fallacies
involve inferences whose correctness is not guaranteed by the behavior of those
logical connectives and are not logically guaranteed to yield true conclusions.
Types of propositional fallacies: Affirming a disjunctconcluding that one
disjunct of a logical disjunction must be false because the other disjunct is
true; A or B; A, therefore not B. Affirming the consequentthe antecedent in an
indicative conditional is claimed to be true because the consequent is true; if
A, then B; B, therefore A. Denying the antecedentthe consequent in an
indicative conditional is claimed to be false because the antecedent is false;
if A, then B; not A, therefore not B. Quantification fallacies A quantification
fallacy is an error in logic where the quantifiers of the premises are in
contradiction to the quantifier of the conclusion. Types of quantification
fallacies: Existential fallacyan argument that has a universal premise
and a particular conclusion. Formal syllogistic fallacies Syllogistic
fallacieslogical fallacies that occur in syllogisms. Affirmative
conclusion from a negative premise (illicit negative)a categorical syllogism
has a positive conclusion, but at least one negative premise. Fallacy of
exclusive premisesa categorical syllogism that is invalid because both of its
premises are negative. Fallacy of four terms (quaternio terminorum)a
categorical syllogism that has four terms. Illicit majora categorical syllogism
that is invalid because its major term is not distributed in the major premise
but distributed in the conclusion. Illicit minora categorical syllogism that is
invalid because its minor term is not distributed in the minor premise but
distributed in the conclusion. Negative conclusion from affirmative premises
(illicit affirmative)a categorical syllogism has a negative conclusion but
affirmative premises. Fallacy of the undistributed middlethe middle term in a
categorical syllogism is not distributed. Modal fallacyconfusing possibility
with necessity. Modal scope fallacya degree of unwarranted necessity is placed
in the conclusion. Informal fallacies Main article: Informal fallacy Informal
fallaciesarguments that are logically unsound for lack of well-grounded
premises. Argument to moderation (false compromise, middle ground,
fallacy of the mean, argumentum ad temperantiam)assuming that the compromise
between two positions is always correct. Continuum fallacy (fallacy of the
beard, line-drawing fallacy, sorites fallacy, fallacy of the heap, bald man
fallacy)improperly rejecting a claim for being imprecise. Correlative-based fallacies
Suppressed correlativea correlative is redefined so that one alternative is
made impossible (e.g., "I'm not fat because I'm thinner than him").
Definist fallacydefining a term used in an argument in a biased manner. The
person making the argument expects the listener will accept the provided
definition, making the argument difficult to refute. Divine fallacy (argument
from incredulity)arguing that, because something is so incredible or amazing,
it must be the result of superior, divine, alien or paranormal agency. Double
countingcounting events or occurrences more than once in probabilistic
reasoning, which leads to the sum of the probabilities of all cases exceeding
unity. Equivocationusing a term with more than one meaning in a statement
without specifying which meaning is intended. Ambiguous middle termusing a
middle term with multiple meanings. Definitional retreatchanging the meaning of
a word when an objection is raised. Motte-and-bailey fallacyconflating two
positions with similar properties, one modest and easy to defend (the
"motte") and one more controversial (the "bailey"). The
arguer first states the controversial position, but when challenged, states
that they are advancing the modest position.[25] Fallacy of accentchanging the
meaning of a statement by not specifying on which word emphasis falls.
Persuasive definitionpurporting to use the "true" or "commonly
accepted" meaning of a term while, in reality, using an uncommon or
altered definition. (cf. the if-by-whiskey fallacy) Ecological fallacyinferences
about the nature of specific individuals are based solely upon aggregate
statistics collected for the group to which those individuals belong.[26]
Etymological fallacyreasoning that the original or historical meaning of a word
or phrase is necessarily similar to its actual present-day usage.[27] Fallacy
of compositionassuming that something true of part of a whole must also be true
of the whole.[28] Fallacy of divisionassuming that something true of a thing
must also be true of all or some of its parts.[29] False attributionan advocate
appeals to an irrelevant, unqualified, unidentified, biased or fabricated
source in support of an argument. Fallacy of quoting out of context
(contextotomy, contextomy; quotation mining)refers to the selective excerpting
of words from their original context in a way that distorts the source's
intended meaning.[30] False authority (single authority)using an expert of
dubious credentials or using only one opinion to sell a product or idea.
Related to the appeal to authority. False dilemma (false dichotomy, fallacy of
bifurcation, black-or-white fallacy)two alternative statements are held to be
the only possible options when in reality there are more.[31] False
equivalencedescribing two or more statements as virtually equal when they are
not. Feedback fallacybelieving in the objectivity of an evaluation to be used
as the basis for improvement without verifying that the source of the
evaluation is a disinterested party.[32] Historian's fallacyassuming that
decision makers of the past had identical information as those subsequently
analyzing the decision.[33] This should not to be confused with presentism, in
which present-day ideas and perspectives are anachronistically projected into
the past. Historical fallacya set of considerations is thought to hold good
only because a completed process is read into the content of the process which
conditions this completed result.[34] Baconian fallacyusing pieces of
historical evidence without the aid of specific methods, hypotheses, or
theories in an attempt to make a general truth about the past. Commits
historians "to the pursuit of an impossible object by an impracticable
method".[35] Homunculus fallacyusing a "middle-man" for
explanation; this sometimes leads to regressive middle-men. It explains a
concept in terms of the concept itself without explaining its real nature
(e.g.: explaining thought as something produced by a little thinkera
homunculusinside the head simply identifies an intermediary actor and does not
explain the product or process of thinking).[36] Inflation of conflictarguing
that, if experts in a field of knowledge disagree on a certain point within
that field, no conclusion can be reached or that the legitimacy of that field
of knowledge is questionable.[37] If-by-whiskeyan argument that supports both
sides of an issue by using terms that are selectively emotionally sensitive.
Incomplete comparisoninsufficient information is provided to make a complete
comparison. Inconsistent comparisondifferent methods of comparison are used,
leaving a false impression of the whole comparison. Intentionality fallacythe
insistence that the ultimate meaning of an expression must be consistent with
the intention of the person from whom the communication originated (e.g. a work
of fiction that is widely received as a blatant allegory must necessarily not
be regarded as such if the author intended it not to be so.)[38] Lump of labour
fallacythe misconception that there is a fixed amount of work to be done within
an economy, which can be distributed to create more or fewer jobs.[39] Kettle
logicusing multiple, jointly inconsistent arguments to defend a
position.[dubiousdiscuss] Ludic fallacythe belief that the outcomes of
non-regulated random occurrences can be encapsulated by a statistic; a failure
to take into account that unknown unknowns have a role in determining the
probability of events taking place.[40] McNamara fallacy (quantitative
fallacy)making a decision based only on quantitative observations, discounting
all other considerations. Mind projection fallacysubjective judgments are
"projected" to be inherent properties of an object, rather than being
related to personal perceptions of that object. Moralistic fallacyinferring
factual conclusions from purely evaluative premises in violation of fact–value
distinction. For instance, inferring is from ought is an instance of moralistic
fallacy. Moralistic fallacy is the inverse of naturalistic fallacy defined
below. Moving the goalposts (raising the bar)argument in which evidence presented
in response to a specific claim is dismissed and some other (often greater)
evidence is demanded. Nirvana fallacy (perfect-solution fallacy)solutions to
problems are rejected because they are not perfect. Proof by assertiona
proposition is repeatedly restated regardless of contradiction; sometimes
confused with argument from repetition (argumentum ad infinitum, argumentum ad
nauseam) Prosecutor's fallacya low probability of false matches does not mean a
low probability of some false match being found. Proving too muchan argument
that results in an overly-generalized conclusion (e.g.: arguing that drinking
alcohol is bad because in some instances it has led to spousal or child abuse).
Psychologist's fallacyan observer presupposes the objectivity of their own
perspective when analyzing a behavioral event. Referential fallacy[41]assuming
all words refer to existing things and that the meaning of words reside within
the things they refer to, as opposed to words possibly referring to no real
object or that the meaning of words often comes from how they are used.
Reification (concretism, hypostatization, or the fallacy of misplaced
concreteness)treating an abstract belief or hypothetical construct as if it
were a concrete, real event or physical entity (e.g.: saying that evolution
selects which traits are passed on to future generations; evolution is not a
conscious entity with agency). Retrospective determinismthe argument that
because an event has occurred under some circumstance, the circumstance must
have made its occurrence inevitable. Slippery slope (thin edge of the wedge,
camel's nose)asserting that a proposed. relatively small, first action will
inevitably lead to a chain of related events resulting in a significant and
negative event and, therefore, should not be permitted.[42] Special pleadingthe
arguer attempts to cite something as an exemption to a generally accepted rule
or principle without justifying the exemption (e.g.: a defendant who murdered
his parents asks for leniency because he is now an orphan). Improper premise
Begging the question (petitio principii)using the conclusion of the argument in
support of itself in a premise (e.g.: saying that smoking cigarettes is deadly
because cigarettes can kill you; something that kills is deadly).[43][44][45]
Loaded labelwhile not inherently fallacious, use of evocative terms to support
a conclusion is a type of begging the question fallacy. When fallaciously used,
the term's connotations are relied on to sway the argument towards a particular
conclusion. For example, an organic foods advertisement that says "Organic
foods are safe and healthy foods grown without any pesticides, herbicides, or
other unhealthy additives." Use of the term "unhealthy
additives" is used as support for the idea that the product is safe.[46]
Circular reasoning (circulus in demonstrando)the reasoner begins with what he
or she is trying to end up with (e.g.: all bachelors are unmarried males).
Fallacy of many questions (complex question, fallacy of presuppositions, loaded
question, plurium interrogationum)someone asks a question that presupposes
something that has not been proven or accepted by all the people involved. This
fallacy is often used rhetorically so that the question limits direct replies
to those that serve the questioner's agenda. Faulty generalizations Faulty
generalizationreach a conclusion from weak premises. Unlike fallacies of
relevance, in fallacies of defective induction, the premises are related to the
conclusions yet only weakly support the conclusions. A faulty generalization is
thus produced. Accidentan exception to a generalization is ignored.[47]
No true Scotsmanmakes a generalization true by changing the generalization to
exclude a counterexample.[48] Cherry picking (suppressed evidence, incomplete evidence)act
of pointing at individual cases or data that seem to confirm a particular
position, while ignoring a significant portion of related cases or data that
may contradict that position.[49] Survivorship biasa small number of successes
of a given process are actively promoted while completely ignoring a large
number of failures False analogyan argument by analogy in which the analogy is
poorly suited.[50] Hasty generalization (fallacy of insufficient statistics,
fallacy of insufficient sample, fallacy of the lonely fact, hasty induction,
secundum quid, converse accident, jumping to conclusions)basing a broad
conclusion on a small sample or the making of a determination without all of
the information required to do so.[51] Inductive fallacyA more general name to
some fallacies, such as hasty generalization. It happens when a conclusion is
made of premises that lightly support it. Misleading vividnessinvolves
describing an occurrence in vivid detail, even if it is an exceptional
occurrence, to convince someone that it is a problem; this also relies on the
appeal to emotion fallacy. Overwhelming exceptionan accurate generalization
that comes with qualifications that eliminate so many cases that what remains
is much less impressive than the initial statement might have led one to
assume.[52] Thought-terminating clichéa commonly used phrase, sometimes passing
as folk wisdom, used to quell cognitive dissonance, conceal lack of
forethought, move on to other topics, etc.but in any case, to end the debate
with a cliché rather than a point. Questionable cause Questionable cause is a
general type of error with many variants. Its primary basis is the confusion of
association with causation, either by inappropriately deducing (or rejecting)
causation or a broader failure to properly investigate the cause of an observed
effect. Cum hoc ergo propter hoc (Latin for "with this, therefore
because of this"; correlation implies causation; faulty cause/effect,
coincidental correlation, correlation without causation)a faulty assumption
that, because there is a correlation between two variables, one caused the
other.[53] Post hoc ergo propter hoc (Latin for "after this, therefore
because of this"; temporal sequence implies causation)X happened, then Y
happened; therefore X caused Y.[54] Wrong direction (reverse causation)cause
and effect are reversed. The cause is said to be the effect and vice versa.[55]
The consequence of the phenomenon is claimed to be its root cause. Ignoring a
common cause Fallacy of the single cause (causal oversimplification[56])it is
assumed that there is one, simple cause of an outcome when in reality it may
have been caused by a number of only jointly sufficient causes. Furtive
fallacyoutcomes are asserted to have been caused by the malfeasance of decision
makers. Gambler's fallacythe incorrect belief that separate, independent events
can affect the likelihood of another random event. If a fair coin lands on
heads 10 times in a row, the belief that it is "due to the number of times
it had previously landed on tails" is incorrect.[57] Inverse gambler's
fallacy Magical thinkingfallacious attribution of causal relationships between
actions and events. In anthropology, it refers primarily to cultural beliefs
that ritual, prayer, sacrifice, and taboos will produce specific supernatural
consequences. In psychology, it refers to an irrational belief that thoughts by
themselves can affect the world or that thinking something corresponds with
doing it. Regression fallacyascribes cause where none exists. The flaw is
failing to account for natural fluctuations. It is frequently a special kind of
post hoc fallacy. Relevance fallacies Appeal to the stone (argumentum ad
lapidem)dismissing a claim as absurd without demonstrating proof for its
absurdity.[58] Argument from ignorance (appeal to ignorance, argumentum ad
ignorantiam)assuming that a claim is true because it has not been or cannot be
proven false, or vice versa.[59] Argument from incredulity (appeal to common
sense)"I cannot imagine how this could be true; therefore, it must be
false."[60] Argument from repetition (argumentum ad nauseam, argumentum ad
infinitum)repeating an argument until nobody cares to discuss it any
more;[61][62] sometimes confused with proof by assertion Argument from silence
(argumentum ex silentio)assuming that a claim is true based on the absence of
textual or spoken evidence from an authoritative source, or vice versa.[63]
Ignoratio elenchi (irrelevant conclusion, missing the point)an argument that
may in itself be valid, but does not address the issue in question.[64] Red
herring fallacies A red herring fallacy, one of the main subtypes of fallacies
of relevance, is an error in logic where a proposition is, or is intended to
be, misleading in order to make irrelevant or false inferences. In the general
case any logical inference based on fake arguments, intended to replace the
lack of real arguments or to replace implicitly the subject of the
discussion.[65][66] Red herringintroducing a second argument in response
to the first argument that is irrelevant and draws attention away from the
original topic (e.g.: saying “If you want to complain about the dishes I leave
in the sink, what about the dirty clothes you leave in the bathroom?”).[67] See
also irrelevant conclusion. Ad hominemattacking the arguer instead of the
argument. (N.b., "ad hominem" can also refer to the dialectical
strategy of arguing on the basis of the opponent's own commitments. This type
of ad hominem is not a fallacy.) Circumstantial ad hominemstating that the
arguer's personal situation or perceived benefit from advancing a conclusion
means that their conclusion is wrong.[68] Poisoning the wella subtype of ad
hominem presenting adverse information about a target person with the intention
of discrediting everything that the target person says.[69] Appeal to
motivedismissing an idea by questioning the motives of its proposer.
Kafka-trappinga sophistical and unfalsifiable form of argument that attempts to
overcome an opponent by inducing a sense of guilt and using the opponent's denial
of guilt as further evidence of guilt.[70] Tone policingfocusing on emotion
behind (or resulting from) a message rather than the message itself as a
discrediting tactic. Traitorous critic fallacy (ergo decedo, 'thus leave')a
critic's perceived affiliation is portrayed as the underlying reason for the
criticism and the critic is asked to stay away from the issue altogether.
Easily confused with the association fallacy ("guilt by association")
below. Appeal to authority (argument from authority, argumentum ad
verecundiam)an assertion is deemed true because of the position or authority of
the person asserting it.[71][72] Appeal to accomplishmentan assertion is deemed
true or false based on the accomplishments of the proposer. This may often also
have elements of appeal to emotion (see below). Courtier's replya criticism is
dismissed by claiming that the critic lacks sufficient knowledge, credentials,
or training to credibly comment on the subject matter. Appeal to consequences
(argumentum ad consequentiam)the conclusion is supported by a premise that
asserts positive or negative consequences from some course of action in an
attempt to distract from the initial discussion.[73] Appeal to emotionan
argument is made due to the manipulation of emotions, rather than the use of
valid reasoning.[74] Appeal to fearan argument is made by increasing fear and
prejudice towards the opposing side[75] Appeal to flatteryan argument is made
due to the use of flattery to gather support.[76] Appeal to pity (argumentum ad
misericordiam)an argument attempts to induce pity to sway opponents.[77] Appeal
to ridiculean argument is made by presenting the opponent's argument in a way
that makes it appear ridiculous (or, arguing or implying that because it is
ridiculous it must be untrue).[78] Appeal to spitean argument is made through
exploiting people's bitterness or spite towards an opposing party.[79]
Judgmental languageinsulting or pejorative language to influence the audience's
judgment. Pooh-poohdismissing an argument perceived unworthy of serious
consideration.[80] Wishful thinkinga decision is made according to what might
be pleasing to imagine, rather than according to evidence or reason.[81] Appeal
to naturejudgment is based solely on whether the subject of judgment is
'natural' or 'unnatural'.[82] (Sometimes also called the "naturalistic
fallacy", but is not to be confused with the other fallacies by that
name.) Appeal to novelty (argumentum novitatis, argumentum ad antiquitatis)a
proposal is claimed to be superior or better solely because it is new or
modern.[83] Appeal to poverty (argumentum ad Lazarum)supporting a conclusion
because the arguer is poor (or refuting because the arguer is wealthy).
(Opposite of appeal to wealth.)[84] Appeal to tradition (argumentum ad
antiquitatem)a conclusion supported solely because it has long been held to be
true.[85] Appeal to wealth (argumentum ad crumenam)supporting a conclusion
because the arguer is wealthy (or refuting because the arguer is poor).[86]
(Sometimes taken together with the appeal to poverty as a general appeal to the
arguer's financial situation.) Argumentum ad baculum (appeal to the stick,
appeal to force, appeal to threat)an argument made through coercion or threats
of force to support position.[87] Argumentum ad populum (appeal to widespread
belief, bandwagon argument, appeal to the majority, appeal to the people)a
proposition is claimed to be true or good solely because a majority or many
people believe it to be so.[88] Association fallacy (guilt by association and
honor by association)arguing that because two things share (or are implied to
share) some property, they are the same.[89] Ipse dixit (bare assertion
fallacy)a claim that is presented as true without support, as self-evidently
true, or as dogmatically true. This fallacy relies on the implied expertise of
the speaker or on an unstated truism.[90][91] Bulverism (psychogenetic
fallacy)inferring why an argument is being used, associating it to some
psychological reason, then assuming it is invalid as a result. The assumption
that if the origin of an idea comes from a biased mind, then the idea itself
must also be a falsehood.[37] Chronological snobberya thesis is deemed
incorrect because it was commonly held when something else, known to be false,
was also commonly held.[92][93] Fallacy of relative privation (also known as
"appeal to worse problems" or "not as bad as")dismissing an
argument or complaint due to what are perceived to be more important problems.
First World problems are a subset of this fallacy.[94][95] Genetic fallacya
conclusion is suggested based solely on something or someone's origin rather
than its current meaning or context.[96] I'm entitled to my opiniona person
discredits any opposition by claiming that they are entitled to their opinion.
Moralistic fallacyinferring factual conclusions from evaluative premises, in
violation of fact-value distinction; e.g. making statements about what is, on
the basis of claims about what ought to be. This is the inverse of the
naturalistic fallacy. Naturalistic fallacyinferring evaluative conclusions from
purely factual premises[97][98] in violation of fact-value distinction.
Naturalistic fallacy (sometimes confused with appeal to nature) is the inverse
of moralistic fallacy. Is–ought fallacy[99]statements about what is, on the
basis of claims about what ought to be. Naturalistic fallacy fallacy[100]
(anti-naturalistic fallacy)[101]inferring an impossibility to infer any
instance of ought from is from the general invalidity of is-ought fallacy,
mentioned above. For instance, is {\displaystyle P\lor \neg P}P \lor \neg P
does imply ought {\displaystyle P\lor \neg P}P \lor \neg P for any proposition
{\displaystyle P}P, although the naturalistic fallacy fallacy would falsely
declare such an inference invalid. Naturalistic fallacy fallacy is a type of
argument from fallacy. Straw man fallacymisrepresenting an opponent's argument
by broadening or narrowing the scope of a premise and refuting a weaker version
(e.g.: saying “You tell us that A is the right thing to do, but the real reason
you want us to do A is that you would personally profit from it).[102] Texas
sharpshooter fallacyimproperly asserting a cause to explain a cluster of
data.[103] Tu quoque ('you too'appeal to hypocrisy, whataboutism)the argument
states that a certain position is false or wrong or should be disregarded
because its proponent fails to act consistently in accordance with that
position.[104] Two wrongs make a rightoccurs when it is assumed that if one
wrong is committed, another wrong will rectify it.[105] Vacuous trutha claim
that is technically true but meaningless, in the form of claiming that no A in
B has C, when there is no A in B. For example, claiming that no mobile phones
in the room are on when there are no mobile phones in the room at all.
Translaturum: the translaturum is the x
that translates, what is translated is the translatum – the abstract feminine
if you prefer it to the neuter singular, is translature. TRANS-LATUM – Grice:
“Cicero is right: metaphor sounds too barbaric to a Roman ear, and ‘meta’ is
trans, and phor is latum, so ‘translature’ is what I call a conversational
implicature in the guise of a metaphor – as in legislature!” -- metaphorical
implicaturum -- Grice, “You’re the cream in my coffee”“You’re the salt in my
stew”“You’re the starch in my collar”“You’re the lace in my shoe.” metaphor, a
figure of speech (or a trope) in which a word or phrase that literally denotes
one thing is used to denote another, thereby implicitly comparing the two
things. In the normal use of the sentence ‘The Mississippi is a river’, ‘river’
is used literallyor as some would prefer to say, used in its literal sense. By
contrast, if one assertively uttered “Time is a river,” one would be using
‘river’ metaphoricallyor be using it in a metaphorical sense. Metaphor has been
a topic of philosophical discussion since Aristotle; in fact, it has almost
certainly been more discussed by philosophers than all the other tropes
together. Two themes are prominent in the discussions up to the nineteenth
century. One is that metaphors, along with all the other tropes, are
decorations of speech; hence the phrase ‘figures of speech’. Metaphors are
adornments or figurations. They do not contribute to the cognitive meaning of
the discourse; instead they lend it color, vividness, emotional impact, etc.
Thus it was characteristic of the Enlightenment and proto-Enlightenment
philosophersHobbes and Locke are good examplesto insist that though
philosophers may sometimes have good reason to communicate their thought with
metaphors, they themselves should do their thinking entirely without metaphors.
The other theme prominent in discussions of metaphor up to the nineteenth
century is that metaphors are, so far as their cognitive force is concerned,
elliptical similes. The cognitive force of ‘Time is a river’, when ‘river’ in
that sentence is used metaphorically, is the same as ‘Time is like a river’.
What characterizes almost all theories of metaphor from the time of the
Romantics up through our own century is the rejection of both these traditional
themes. Metaphorsso it has been arguedare not cognitively dispensable
decorations. They contribute to the cognitive meaning of our discourse; and
they are indispensable, not only to religious discourse, but to ordinary, and
even scientific, discourse, not to mention poetic. Nietzsche, indeed, went so
far as to argue that all speech is metaphorical. And though no consensus has
yet emerged on how and what metaphors contribute to meaning, nor how we
recognize what they contribute, nearconsensus has emerged on the thesis that
they do not work as elliptical similes. Refs.: H. P. Grice, “Why it is not the
case that you’re the cream in my coffee.” H. P. Grice, “One figure of rhetoric
too many.” “Metanonymy.”
Ariskant
-- Aristkantian metaphysical deduction: cf. the transcendental club. or
argument. transcendental argument Metaphysics,
epistemology An argument that starts from some accepted experience or fact to
prove that there must be something which is beyond experience but which is a
necessary condition for making the accepted experience or fact possible. The
goal of a transcendental argument is to establish the transcendental dialectic truth of this precondition.
If there is something X of which Y is a necessary condition, then Y must be
true. This form of argument became prominent in Kant’s Critique of Pure Reason,
where he argued that the existence of some fundamental a priori concepts,
namely the categories, and of space and time as pure forms of sensibility, are
necessary to make experience possible. In contemporary philosophy,
transcendental arguments are widely proposed as a way of refuting skepticism.
Wittgenstein used this form of argument to reject the possibility of a private
language that only the speaker could understand. Peter Strawson employs a
transcendental argument to prove the perception-independent existence of
material particulars and to reject a skeptical attitude toward the existence of
other minds. There is disagreement about the kind of necessity involved in
transcendental arguments, and Barry Stroud has raised important questions about
the possibility of transcendental arguments succeeding. “A transcendental
argument attempts to prove q by proving it is part of any correct explanation
of p, by proving it a precondition of p’s possibility.” Nozick Philosophical
Explanations transcendental deduction Metaphysics, epistemology, ethics,
aesthetics For Kant, the argument to prove that certain a priori concepts are
legitimately, universally, necessarily, and exclusively applicable to objects
of experience. Kant employed this form of argument to establish the legitimacy
of space and time as the forms of intuition, of the claims of the moral law in
the Critique of Practical Reason, and of the claims of the aesthetic judgment
of taste in the Critique of Judgement. However, the most influential example of
this form of argument appeared in the Critique of Pure Reason as the
transcendental deduction of the categories. The metaphysical deduction set out
the origin and character of the categories, and the task of the transcendental
deduction was to demonstrate that these a priori concepts do apply to objects
of experience and hence to prove the objective validity of the categories. The
strategy of the proof is to show that objects can be thought of only by means
of the categories. In sensibility, objects are subject to the forms of space
and time. In understanding, experienced
objects must stand under the conditions of the transcendental unity of
apperception. Because these conditions require the determination of objects by
the pure concepts of the understanding, there can be no experience that is not
subject to the categories. The categories, therefore, are justified in their
application to appearances as conditions of the possibility of experience. In
the second edition of the Critique of Pure Reason (1787), Kant extensively
rewrote the transcendental deduction, although he held that the result remained
the same. The first version emphasized the subjective unity of consciousness,
while the second version stressed the objective character of the unity, and it
is therefore possible to distinguish between a subjective and objective
deduction. The second version was meant to clarify the argument, but remained
extremely difficult to interpret and assess. The presence of the two versions
of this fundamental argument makes interpretation even more demanding.
Generally speaking, European philosophers prefer the subjective version, while
Anglo-American philosophers prefer the objective version. The transcendental
deduction of the categories was a revolutionary development in modern
philosophy. It was the main device by which Kant sought to overcome the errors
and limitations of both rationalism and empiricism and propelled philosophy
into a new phase. “The explanation of the manner in which concepts can thus
relate a priori to objects I entitle their transcendental deduction.” Kant,
Critique of Pure Reason. metaphysical realism, in the widest sense, the view
that (a) there are real objects (usually the view is concerned with
spatiotemporal objects), (b) they exist independently of our experience or our
knowledge of them, and (c) they have properties and enter into relations
independently of the concepts with which we understand them or of the language
with which we describe them. Anti-realism is any view that rejects one or more
of these three theses, though if (a) is rejected the rejection of (b) and (c)
follows trivially. (If it merely denies the existence of material things, then
its traditional name is ‘idealism.’) Metaphysical realism, in all of its three
parts, is shared by common sense, the sciences, and most philosophers. The
chief objection to it is that we can form no conception of real objects, as
understood by it, since any such conception must rest on the concepts we
already have and on our language and experience. To accept the objection seems
to imply that we can have no knowledge of real objects as they are in
themselves, and that truth must not be understood as correspondence to such
objects. But this itself has an even farther reaching consequence: either (i)
we should accept the seemingly absurd view that there are no real objects
(since the objection equally well applies to minds and their states, to
concepts and words, to properties and relations, to experiences, etc.), for we
should hardly believe in the reality of something of which we can form no
conception at all; or (ii) we must face the seemingly hopeless task of a
drastic change in what we mean by ‘reality’, ‘concept’, ‘experience’,
‘knowledge’, ‘truth’, and much else. On the other hand, the objection may be
held to reduce to a mere tautology, amounting to ‘We (can) know reality only as
we (can) know it’, and then it may be argued that no substantive thesis, which
anti-realism claims to be, is derivable from a mere tautology. Yet even if the
objection is a tautology, it serves to force us to avoid a simplistic view of
our cognitive relationship to the world. In discussions of universals,
metaphysical realism is the view that there are universals, and usually is
contrasted with nominalism. But this either precludes a standard third
alternative, namely conceptualism, or simply presupposes that concepts are
general words (adjectives, common nouns, verbs) or uses of such words. If this
presupposition is accepted, then indeed conceptualism would be the same as
nominalism, but this should be argued, not legislated verbally. Traditional
conceptualism holds that concepts are particular mental entities, or at least
mental dispositions, that serve the classificatory function that universals
have been supposed to serve and also explain the classificatory function that
general words undoubtedly also serve. -- metaphysics, most generally, the
philosophical investigation of the nature, constitution, and structure of
reality. It is broader in scope than science, e.g., physics and even cosmology
(the science of the nature, structure, and origin of the universe as a whole),
since one of its traditional concerns is the existence of non-physical
entities, e.g., God. It is also more fundamental, since it investigates
questions science does not address but the answers to which it presupposes. Are
there, for instance, physical objects at all, and does every event have a
cause? So understood, metaphysics was rejected by positivism on the ground that
its statements are “cognitively meaningless” since they are not empirically
verifiable. More recent philosophers, such as Quine, reject metaphysics on the
ground that science alone provides genuine knowledge. In The Metaphysics of
Logical Positivism (1954), Bergmann argued that logical positivism, and any
view such as Quine’s, presupposes a metaphysical theory. And the positivists’
criterion of cognitive meaning was never formulated in a way satisfactory even
to them. A successor of the positivist attitude toward metaphysics is Grice’s
tutee at St. John’sfor his Logic Paper for the PPE -- P. F. Strawson’s
preference (especially in Individuals: an essay in descriptive metaphysics) for
what he calls descriptive metaphysics, which is “content to describe the actual
structure of our thought about the world,” as contrasted with revisionary
metaphysics, which is “concerned to produce a better structure.” The view,
sometimes considered scientific (but an assumption rather than an argued
theory), that all that there is, is spatiotemporal (a part of “nature”) and is
knowable only through the methods of the sciences, is itself a metaphysics,
namely metaphysical naturalism (not to be confused with natural philosophy). It
is not part of science itself. In its most general sense, metaphysics may seem
to coincide with philosophy as a whole, since anything philosophy investigates
is presumably a part of reality, e.g., knowledge, values, and valid reasoning.
But it is useful to reserve the investigation of such more specific topics for
distinct branches of philosophy, e.g., epistemology, ethics, aesthetics, and
logic, since they raise problems peculiar to themselves. Perhaps the most
familiar question in metaphysics is whether there are only material
entitiesmaterialismor only mental entities, i.e., minds and their
statesidealismor bothdualism. Here ‘entity’ has its broadest sense: anything real.
More specific questions of metaphysics concern the existence and nature of
certain individualsalso called particulars(e.g., God), or certain properties
(e.g., are there properties that nothing exemplifies?) or relations (e.g., is
there a relation of causation that is a necessary connection rather than a mere
regular conjunction between events?). The nature of space and time is another
important example of such a more specific topic. Are space and time peculiar
individuals that “contain” ordinary individuals, or are they just systems of
relations between individual things, such as being (spatially) higher or
(temporally) prior. Whatever the answer, space and time are what render a world
out of the totality of entities that are parts of it. Since on any account of
knowledge, our knowledge of the world is extremely limited, concerning both its
spatial and temporal dimensions and its inner constitution, we must allow for
an indefinite number of possible ways the world may be, might have been, or
will be. And this thought gives rise to the idea of an indefinite number of
possible worlds. This idea is useful in making vivid our understanding of the
nature of necessary truth (a necessarily true proposition is one that is true
in all possible worlds) and thus is commonly employed in modal logic. But the
idea can also make possible worlds seem real, a highly controversial doctrine.
The notion of a spatiotemporal world is commonly that employed in discussions
of the socalled issue of realism versus anti-realism, although this issue has
also been raised with respect to universals, values, and numbers, which are not
usually considered spatiotemporal. While there is no clear sense in asserting
that nothing is real, there seems to be a clear sense in asserting that there is
no spatiotemporal world, especially if it is added that there are minds and
their ideas. This was Berkeley’s view. But contemporary philosophers who raise
questions about the reality of the spatiotemporal world are not comfortable
with Berkeleyan minds and ideas and usually just somewhat vaguely speak of
“ourselves” and our “representations.” The latter are themselves often
understood as material (states of our brains), a clearly inconsistent position
for anyone denying the reality of the spatiotemporal world. Usually, the
contemporary anti-realist does not actually deny it but rather adopts a view
resembling Kant’s transcendental idealism. Our only conception of the world,
the anti-realist would argue, rests on our perceptual and conceptual faculties,
including our language. But then what reason do we have to think that this
conception is true, that it corresponds to the world as the world is in itself?
Had our faculties and language been different, surely we would have had very
different conceptions of the world. And very different conceptions of it are
possible even in terms of our present faculties, as seems to be shown by the
fact that very different scientific theories can be supported by exactly the
same data. So far, we do not have anti-realism proper. But it is only a short
step to it: if our conception of an independent spatiotemporal world is
necessarily subjective, then we have no good reason for supposing that there is
such a world, especially since it seems selfcontradictory to speak of a conception
that is independent of our conceptual faculties. It is clear that this
question, like almost all the questions of general metaphysics, is at least in
part epistemological. Metaphysics can also be understood in a more definite
sense, suggested by Aristotle’s notion (in his Metaphysics, the title of which
was given by an early editor of his works, not by Aristotle himself) of “first
philosophy,” namely, the study of being qua being, i.e., of the most general
and necessary characteristics that anything must have in order to count as a
being, an entity (ens). Sometimes ‘ontology’ is used in this sense, but this is
by no means common practice, ‘ontology’ being often used as a synonym of
‘metaphysics’. Examples of criteria (each of which is a major topic in metaphysics)
that anything must meet in order to count as a being, an entity, are the
following. (A) Every entity must be either an individual thing (e.g., Socrates
and this book), or a property (e.g., Socrates’ color and the shape of this
book), or a relation (e.g., marriage and the distance between two cities), or
an event (e.g., Socrates’ death), or a state of affairs (e.g., Socrates’ having
died), or a set (e.g., the set of Greek philosophers). These kinds of entities
are usually called categories, and metaphysics is very much concerned with the
question whether these are the only categories, or whether there are others, or
whether some of them are not ultimate because they are reducible to others
(e.g., events to states of affairs, or individual things to temporal series of
events). (B) The existence, or being, of a thing is what makes it an entity.
(C) Whatever has identity and is distinct from everything else is an entity.
(D) The nature of the “connection” between an entity and its properties and relations
is what makes it an entity. Every entity must have properties and perhaps must
enter into relations with at least some other entities. (E) Every entity must
be logically self-consistent. It is noteworthy that after announcing his
project of first philosophy, Aristotle immediately embarked on a defense of the
law of non-contradiction. Concerning (A) we may ask (i) whether at least some
individual things (particulars) are substances, in the Aristotelian sense,
i.e., enduring through time and changes in their properties and relations, or
whether all individual things are momentary. In that case, the individuals of
common sense (e.g., this book) are really temporal series of momentary
individuals, perhaps events such as the book’s being on a table at a specific
instant. We may also ask (ii) whether any entity has essential properties,
i.e., properties without which it would not exist, or whether all properties
are accidental, in the sense that the entity could exist even if it lost the
property in question. We may ask (iii) whether properties and relations are
particulars or universals, e.g., whether the color of this page and the color
of the next page, which (let us assume) are exactly alike, are two distinct
entities, each with its separate spatial location, or whether they are
identical and thus one entity that is exemplified by, perhaps even located in,
the two pages. Concerning (B), we may ask whether existence is itself a
property. If it is, how is it to be understood, and if it is not, how are we to
understand ‘x exists’ and ‘x does not exist’, which seem crucial to everyday
and scientific discourse, just as the thoughts they express seem crucial to
everyday and scientific thinking? Should we countenance, as Meinong did,
objects having no existence, e.g. golden mountains, even though we can talk and
think about them? We can talk and think about a golden mountain and even claim
that it is true that the mountain is golden, while knowing all along that what
we are thinking and talking about does not exist. If we do not construe
non-existent objects as something, then we are committed to the somewhat
startling view that everything exists. Concerning (C) we may ask how to
construe informative identity statements, such as, to use Frege’s example, ‘The
Evening Star is identical with the Morning Star’. This contrasts with trivial
and perhaps degenerate statements, such as ‘The Evening Star is identical with
the Evening Star’, which are almost never made in ordinary or scientific
discourse. The former are essential to any coherent, systematic cognition (even
to everyday recognition of persons and places). Yet they are puzzling. We
cannot say that they assert of two things that they are one, even though
ordinary language suggests precisely this. Neither can we just say that they
assert that a certain thing is identical with itself, for this view would be
obviously false if the statements are informative. The fact that Frege’s
example includes definite descriptions (‘the Evening Star’, ‘the Morning Star’)
is irrelevant, contrary to Russell’s view. Informative identity statements can
also have as their subject terms proper names and even demonstrative pronouns
(e.g., ‘Hesperus is identical with Phosphorus’ and ‘This [the shape of this
page] is identical with that [the shape of the next page]’), the reference of
which is established not by description but ostensively, perhaps by actual
pointing. Concerning (D) we can ask about the nature of the relationship,
usually called instantiation or exemplification, between an entity and its
properties and relations. Surely, there is such a relationship. But it can
hardly be like an ordinary relation such as marriage that connects things of
the same kind. And we can ask what is the connection between that relation and
the entities it relates, e.g., the individual thing on one hand and its
properties and relations on the other. Raising this question seems to lead to
an infinite regress, as Bradley held; for the supposed connection is yet
another relation to be connected with something else. But how do we avoid the
regress? Surely, an individual thing and its properties and relations are not
unrelated items. They have a certain unity. But what is its character?
Moreover, we can hardly identify the individual thing except by reference to its
properties and relations. Yet if we say, as some have, that it is nothing but a
bundle of its properties and relations, could there not be another bundle of
exactly the same properties and relations, yet distinct from the first one?
(This question concerns the so-called problem of individuation, as well as the
principle of the identity of indiscernibles.) If an individual is something
other than its properties and relations (e.g., what has been called a bare
particular), it would seem to be unobservable and thus perhaps unknowable.
Concerning (E), virtually no philosopher has questioned the law of
non-contradiction. But there are important questions about its status. Is it
merely a linguistic convention? Some have held this, but it seems quite
implausible. Is the law of non-contradiction a deep truth about being qua
being? If it is, (E) connects closely with (B) and (C), for we can think of the
concepts of self-consistency, identity, and existence as the most fundamental
metaphysical concepts. They are also fundamental to logic, but logic, even if
ultimately grounded in metaphysics, has a rich additional subject matter
(sometimes merging with that of mathematics) and therefore is properly regarded
as a separate branch of philosophy. The word ‘metaphysics’ has also been used
in at least two other senses: first, the investigation of entities and states
of affairs “transcending” human experience, in particular, the existence of
God, the immortality of the soul, and the freedom of the will (this was Kant’s
conception of the sort of metaphysics that, according to him, required
“critique”); and second, the investigation of any alleged supernatural or
occult phenomena, such as ghosts and telekinesis. The first sense is properly
philosophical, though seldom occurring today. The second is strictly popular,
since the relevant supernatural phenomena are most questionable on both
philosophical and scientific grounds. They should not be confused with the
subject matter of philosophical theology, which may be thought of as part of
metaphysics in the general philosophical sense, though it was included by
Aristotle in the subject matter of metaphysics in his sense of the study of
being qua being. Refs.: H. P. Grice and P. F. Strawson, “Seminars on
Aristotle’s Categoriae,” Oxford.
metaphysical wisdom: J. London-born philosopher, cited by H. P. Grice in his
third programme lecture on Metaphysics. “Wisdom used to say that metaphysics is
nonsense, but INTERESTING nonsense.” Some more “contemporary” accounts of
“metaphysics” sound, on the face of it at least, very different from either of
these. Consider, for example, from the
OTHER place, John Wisdom's description of a metaphysical, shall we say,
‘statement’I prefer ‘utterance’ or pronouncement! Wisdom says that a metaphysical, shall we
say, ‘proposition’ is, characteristically, a sort of illuminating falsehood, a
pointed paradox, which uses what Wisdom calls ‘ordinary language’ in a
disturbing, baffling, and even shocking way, but not otiosely, but in order to
make your tutee aware of a hidden difference or a hidden resemblance between
this thing and that thinga difference and a resemblance hidden by our ordinary
ways of “talking.” The metaphysician
renders what is clear, obscure. And the
metaphysician MUST retort to some EXTRA-ordinary language, as Wisdom calls
it! Of course, to be fair to Wisdom
and the OTHER place, Wisdom does not claim this to be a complete
characterisation, nor perhaps a literally correct one. Since Wisdom loves a figure of speech and a
figure of thought! Perhaps what Wisdom
claims should *itself* be seen as an illuminating paradox, a meta-meta-physical
one! In any case, its relation to
Aristotle's, or, closer to us, F. H. Bradley's, account of the matter is not
obvious, is it? But perhaps a relation
CAN be established. Certainly not every
metaphysical statement is a paradox serving to call attention to an usually
unnoticed difference or resemblance.
For many a metaphysical statement is so obscure (or unperspicuous, as I
prefer) that it takes long training, usually at Oxford, before the
metaphysician’s meaning can be grasped.
A paradox, such as Socrates’s, must operate with this or that familiar
concept. For the essence of a paradox is
that it administers a shock, and you cannot shock your tutee when he is
standing on such unfamiliar ground that he has no particular expectations. Nevertheless there IS a connection between
“metaphysics” and Wisdom's kind of paradox.
He is not speaking otiosely!
Suppose we consider the paradox:
i. Everyone is really always alone.
Considered by itself, it is no more than an epigram -- rather a flat one
about the human condition. The implicaturum,
via hyperbole, is “I am being witty.”
The pronouncement (i) might be
said, at least, to minimise the difference between “being BY oneself” and
“being WITH other people,” Heidegger’s “Mit-Sein.” But now consider the pronouncement (i), not
simply by itself, but surrounded and supported by a certain kind of
“metaphysical” argument: by a “metaphysical” argument to the effect that what
passes for “knowledge” of the other's mental or psychological process is, at
best, an unverifiable conjecture, since the mind (or soul) and the body are
totally distinct things, and the working of the mind (or soul, as Aristotle
would prefer, ‘psyche’) is always withdrawn behind the screen of its bodily
manifestations, as Witters would have it. (Not in vain Wisdom calls himself or
hisself a disciple of Witters!) When
this solitude-affirming paradox, (i) is seen in the context of a general theory
about the soul and the body and the possibilities and limits of so-called
“knowledge” (as in “Knowledge of other minds,” to use Wisdom’s fashionable
sobriquet), when it is seen as embodying such a “metaphysical” theory, indeed
the paradox BECOMES clearly a “metaphysical” statement. But the fact that the statement or
proposition is most clearly seen as “metaphysical” in such a setting does not
mean that there is no “metaphysics” at all in it when it is deprived of the
setting. (Cf. my “The general theory of context.”). An utterance like (ii) Everyone is alone. invites us to change, for a moment at least
and in one respect, our ordinary way of looking at and talking about things,
and hints (or the metaphysician implicates rather) that the changed view the
tutee gets is the truer, the profounder, view.
Cf. Cook Wilson, “What we know we know,” as delighting this air marshal.
Refs.: H. P. Grice, “Metaphysics,” in D. F. Pears, “The nature of metaphysics:
the Third-Programme Lectures for 1953.”
Totum-pars -- Holosholism -- Methodus -- methodological
holism, also called metaphysical holism, the thesis that with respect to some
system there is explanatory emergence, i.e., the laws of the more complex
situations in the system are not deducible by way of any composition laws or
laws of coexistence from the laws of the simpler or simplest situation(s).
Explanatory emergence may exist in a system for any of the following reasons:
that at some more complex level a variable interacts that does not do so at
simpler levels, that a property of the “whole” interacts with properties of the
“parts,” that the relevant variables interact by different laws at more complex
levels owing to the complexity of the levels, or (the limiting case) that
strict lawfulness breaks down at some more complex level. Thus, explanatory
emergence does not presuppose descriptive emergence, the thesis that there are
properties of “wholes” (or more complex situations) that cannot be defined
through the properties of the “parts” (or simpler situations). The opposite of
methodological holism is methodological individualism, also called explanatory
reductionism, according to which all laws of the “whole” (or more complex
situations) can be deduced from a combination of the laws of the simpler or simplest
situation(s) and either some composition laws or laws of coexistence (depending
on whether or not there is descriptive emergence). Methodological
individualists need not deny that there may be significant lawful connections
among properties of the “whole,” but must insist that all such properties are
either definable through, or connected by laws of coexistence with, properties
of the “parts.”
michelstaedter: Grice: “It’s
difficult to grasp Michelsteadter’s implicature: his study on ‘persuasion’ is
brilliant – he was a close reader of Plato, and he uses figurative language, as
‘il giovane divino.’ My favourite is his account of the persuasive rhetoric of
Cicero.” Grice: “Michelsteadter plays with the etymology of persuasion, which
is cognate with ‘suave,’ as it should – sweet talk, we should say – which I
could make into a maxim which would not be strictly ‘conversational’ unless
under the category of modus – ‘be sweet’ –But the sweetness applies in general
to my framework: the emissor aims to be sweet if he is going to try to
influence the other, and will be influenced by a sweeter co-emissor.” essential Italian philosopher. Carlo Michelstaedter Carlo Michelstaedter in un suo
autoritratto. Carlo Raimondo Michelstaedter (anche Michelstädter) (Gorizia),
filosofo. Michelstaedter nasce a Gorizia, ultimo di quattro figli, da un'agiata
famiglia di origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano
delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano.
È un uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle
usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente, per rispetto borghese: egli
è, anzi, un laico, un «tipico rappresentante della mentalità materialistica
dell'Ottocento». L'ebraismo non sembra quindi incidere molto sulla formazione
culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di
avere un antenato cabalista. Tra gli altri membri della famiglia è da ricordare
Carolina Luzzatto, prima donna italiana ad aver diretto un quotidiano.
Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung
asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino il giovane Michelstaedter
ha i primi approcci con la speculazione filosofica. A iniziarlo sono il suo
professore di filosofia, Richard von Schubert-Soldern, fautore del solipsismo
gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del
soggetto; e l'amico Enrico Mreule, ex compagno di classe, che gli fa conoscere
Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resterà traccia soprattutto ne
La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Nino Paternolli, oltre a
Schopenhauer, leggerà e discuterà, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i
presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca,
Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen. Conclusi nel 1905 gli studi
ginnasiali, Carlo progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona
l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica dell'Vienna. Ma l'anima è giàper
dirla con Leopardi«nel primo giovanil tumulto» verso un altrove ch'egli non
riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di
Lettere dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, città in cui vivrà per
quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Gaetano Chiavacci, futuro
curatore delle sue Opere, e Vladimiro Arangio-Ruiz, in seguito noto filosofo
accademico. Continua a ritrarre, fra tratto espressionistico e schizzo
caricaturale, la varia umanità in cui s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei
periodi di vacanza al mare e in montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi
ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle
recensioni di drammi teatrali. Nel 1909 un evento luttuoso segna la sua vita:
la morte, per suicidio, del fratello Gino (di dieci anni più vecchio), emigrato
a New York. Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia
Baraden. Nell'ottobre dello stesso anno l'amico Enrico Mreule parte per
l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di
passaggio del testimone: Carlo si fa consegnare da Rico la pistola che portava
sempre con sé. Tra il 1909 e il 1910, completati gli esami, ritorna a
Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli dal docente di
letteratura greca, Girolamo Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di
retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febbrile: oltre alla
Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra
cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale,
mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta; vede solo la sorella e il
cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi «non avrebbe fatto il
professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare», forse a Pirano o a
Grado. Il 17 ottobre 1910, dopo un diverbio con la madre, impugna la
pistola lasciatagli da Enrico Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio
della tesi aveva disegnato una "fiorentina", una lampada ad olio, e
aggiunto in greco: apesbésthen, «io mi spensi». Amici e parenti
pubblicarono le sue opere e raccolsero i suoi scritti, ora alla Biblioteca
Civica di Gorizia. Michelstaedter è sepolto nel cimitero ebraico di
Valdirose (Rožna Dolina), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche
centinaia di metri dal confine con l'Italia. Pensiero Una foto di
Carlo Michelstaedter Magnifying glass icon mgx2.svgLa Persuasione e la
Rettorica. La breve vita di Michelstaedter scorrecome risulta dall'Epistolarioall'insegna
di una volontà di vivere continuamente illuminata dal desiderio di un
altrimenti e di un altrove metafisico che fa di lui, già in giovane età, un
impulsivo, un irrequieto esploratore di linguaggi e di mezzi espressivi, capace
di spaziare dalla pittura alla poesia passando per le ripide vette della
filosofia. Nell'apologo dell'aerostato incluso ne La Persuasione e la
Rettorica, l'essenza del pensiero occidentale, la rettorica, viene fatta
risalire da Michelstaedter a un "parricidio": quello di Aristotele
nei confronti di Platone. Questi, nella metafora costruita da Michelstaedter,
escogita un mechánema, una macchina volante per abbandonare il "peso"
del mondo e giungere all'Assoluto. Maestro e discepoli riescono a librarsi negli
alti spazi del cielo, ma restano a metà strada, fra una mera contemplazione
dell'essere e del tempo e la nostalgia della terra e delle cure mondane. A
riportarli sulla terra ci pensa allora un discepolo più scaltro e
intraprendente degli altri, Aristotele, il quale, tradendo il maestro, fa
scendere il mechánema restituendo così a tutti «la gioia d'aver la terra sicura
sotto i piedi» (La persuasione e la rettorica115). Questa nostalgia del mondo
intelligibile platonico fa quindi di Michelstaedter un discepolo di Schopenhauer,
più che di Nietzsche. La costituzione della metafisica è per lui una
storia di "rettorici" tradimenti, la vicenda di una verità dai grandi
"persuasi" tanto proclamata agli uomini quanto da questi disattesa e
inascoltata. «Quanto io dico», scrive Michelstaedter ne La persuasione e la
rettorica, «è stato detto tante volte e con tale forza che pare impossibile che
il mondo abbia ancor continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle
parole. Lo dissero ai Greci Parmenide, Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li
trattò da naturalisti inesperti; lo disse Socrate, ma ci fabbricarono su 4
sistemi... lo disse Cristo, e ci fabbricarono su la Chiesa». La persuasione è
la visione propria di chi ha compreso la tragicità della finitezza e ad essa
vuol tener fermo, senza ricorrere a quegli «empiastri»i kallopísmata órphnes,
gli «ornamenti dell'oscurità»che possano lenire il dolore scatenato da tale
consapevolezza. L'essere è finitezza che si rivela solo nella dimensione
tragica di una presenza abbacinante, ma gli uomini rigettano questa tragica
consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel divertissement. Persuaso è
chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi nelle cose o nei luoghi
comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et nunc del proprio esserci,
ma riesce «a consistere nell'ultimo presente», abbandonando quelle illusioni di
sicurezza e di conforto che avviluppano chi vive abbagliato dalle illusioni
create dal potere, dalla cultura, dalle dottrine filosofiche, politiche,
sociali, religiose. È questa «la via preparata» dalla quale a tutti fa comodo
non discostarsi troppo; è questo restare perennemente attaccati alla vitala
philopsychìaa far sì che la "rettorica" trionfi sempre. La vita,
soffocata dalla ricerca dei piaceri, della potenza, finanche dalla presunzione
filosofica di possedere la via e quindi la vita stessa, non vive, perché in
ogni istante ciascuno rimane avvolto dalle cure per ciò che non è ancora o dal
rimpianto per ciò che non è più, mancando sempre l'attimo decisivo, quello che
i greci chiamavano kairós, il tempo propizio. Perciò nella vita facciamo
esperienza della morte, di quella «morte nella vita» cantataquasi una danse
macabrenel Canto delle crisalidi: «Noi col filo / col filo della vita / nostra
sorte / filammo a questa morte». Il pensiero di Michelstaedter procede di
conseguenza, per liberare il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso
violente contrapposizioni concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte,
piacere-dolore), senza alcun tentativo di mediazione dialettica. Michelstaedter
respinge, con un gesto iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica
della persuasione e della salute, in quanto «la via della persuasione non è
corsa da 'omnibus', non ha segni, indicazioni che si possano comunicare,
studiare, ripetere. Ma ognuno ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio
dolore l'indice, ognuno deve nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è
solo e non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che
questa indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato». La
salvezza individuale è possibile solo in una singolarità irripetibile,
irriducibile, concentrata in sé. Il solipsismo di Michelstaedter è perciò
radicale: non ci sono vie, non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel
deserto dell'esistenza è «il primo e l'ultimo», crocefisso al legno della
propria sufficienza e schiacciato dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo
è negatività assoluta, al pensiero non resta che negare questa stessa
negatività rifiutando i dati dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la
conoscenza conoscerai, poiché il tuo chiedere ottenebra la tua vita». Si tratta
di una sentenza di sapore quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la
figura dell'amico descrivendolo come «il Buddha dell'occidente».
Produzione artistica La produzione poetica e quella pittorica di Michelstaedter
possono essere considerate un prolungamento e un completamento di questo
sentimento tragico e mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere
l'inesprimibile, di dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni
codificato e perciò già da sempre istituito retoricamente, così nel segno
pittorico, nello schizzo rapido e scherzoso come nel ritratto composto e
meditato, traluce l'impossibilità di giungere a quella che Parmenide chiamava
«la ben rotonda verità»: non siamo giocati solo dalle parole, ma anche dalle
immagini di una realtà fatta di colori e di forme che ci sfuggono nella loro
immediatezza e alterità, «come chi vuol veder sul muro l'ombra del proprio
profilo, in ciò appunto la distrugge». Anche l'arte e la poesia, come la
retorica filosofica, si rivelano infine per quello che sono: fragili orpelli di
cui si orna l'oscurità dell'essere e che ogni linguaggio escogitato dall'uomo
sarà sempre impotente a esprimere. Opere Opere, G. Chiavacci, Sansoni,
Firenze, Scritti scolastici, Sergio Campailla, Gorizia, Opera grafica e
pittorica, Sergio Campailla, Gorizia, Il dialogo della salute e altri dialoghi,
Sergio Campailla, Adelphi, Milano Poesie, Sergio Campailla, Adelphi, Milano, La
Persuasione e la Rettorica, Vladimiro Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova, edizione
critica Sergio Campailla, Adelphi, Milano poi, con le Appendici critiche, ivi,).
Epistolario, Sergio Campailla, Adelphi, Milano nuova edizione riveduta e
ampliata, ivi, Parmenide ed Eraclito. Empedocle,
SE, Milano, L'anima ignuda nell'isola dei beati. Scritti su Platone, David
Micheletti, Diabasis, Reggio Emilia, Dialogo della salute. E altri scritti sul
senso dell'esistenza, a cura e con un saggio introduttivo di G. Brianese,
Mimesis, Milano, La melodia del giovane divino, Sergio Campailla, Adelphi,
Milano La persuasione e la rettorica,
edizione critica, A. Comincini, Joker, . Note
P. Michelstaedter-Winteler, Appunti per una biografia di Carlo
Michelstaedter Michelstaedter si
riferisce, nell'Epistolario, al bonno Isacco Samuele Reggio, 1784-1855,
confondendolo con il padre di questo, Abram Vita Reggio S.Campailla, Il segreto di Nadia B.,
Marsilio, . Da articoli di cronaca americani dell'epoca, si apprende che il
suicidio avvenne con un colpo di pistola alla tempia destra. La persuasione e la rettorica35 La persuasione e la rettorica89 Poesie54
La persuasione e la rettorica104
Opere781 C. Magris, Un altro
mare95 Il dialogo della salute, 63-64
Biografie e studi critici Acciani Antonia, Il maestro del deserto. Carlo
Michelstaedter, Progedit, Bari 2005. Arbo Alessandro, Carlo Michelstaedter,
Studio Tesi, Pordenone 1996 (Civiltà della memoria 20). Arbo Alessandro,
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Novecento, NeoClassica, Roma, Giuseppe Auteri, Metafisica dell'inganno,
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Michelstaedter, Slataper, Stuparich, Otto/Novecento, Azzate 1992. Giorgio
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(PD), Francisci 1985; nuova edizione riveduta e ampliata, Milano, Mimesis, .
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Michelstaedter, Liguori editore, 2006 [Archivio di Storia della Cultura, XIX] Roberta Visone, La via alla persuasione
come deviazione dalla noluntas, in Carlo
Michelstaedter. L'Essere come Azione, Erasmo Silvio Storace, AlboVersorio, 2007
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biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. (DE) Carlo Michelstaedter (XML), in
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di Carlo Michelstaedter, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica,
Fantascienza.com. Sito dedicato a
Michelstaedter, su michelstaedter.beniculturali.it. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Michelstaedter: retorica
e persuasione," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia.
migliio:Grice: “Berlin, who thought was a
philosopher, ended up lecturing on the history of ideas, i. .e. ideology –
Miglio defines ideology so simply that would put Berlin to shame: an ideology
is what politicians propagate to reach or buy consensus!” -- essential Italian philosopher. Gianfranco
Miglio Gianfranco Miglio Gianfranco
Miglio 1960s.jpg Senatore della Repubblica Italiana Durata mandato23 aprile 199229
maggio 2001 LegislatureXI, XII, XIII Gruppo parlamentare. Lega Nord (1992-1994),
Misto (1994-2001) Coalizione. PdL (1994), PpL (1996) CircoscrizioneLombardia
Collegio. Como Sito istituzionale Dati generali Partito politicoDC (1943-1959)
LN (1992-1994) PF (1994-2001) Titolo di studio laurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità Cattolica del Sacro Cuore Professionedocente universitario
Gianfranco Miglio (Como), filosofo. Sostenitore della trasformazione dello
Stato italiano in senso federale o, addirittura, confederale, fra gli anni
ottanta e i novanta è considerato l'ideologo della Lega Lombarda, in
rappresentanza della quale fu anche senatore, prima di "rompere" con
Umberto Bossi dando vita alla breve stagione del Partito Federalista.
Polo scolastico "Gianfranco Miglio" ad Adro. Costituzionalista
e scienziato della politica, fu senatore della Repubblica Italiana nella XI,
XII e XIII legislatura. Ha insegnato presso l'Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà di Scienze politiche dal
1959 al 1989. È stato allievo di Alessandro Passerin d'Entrèves e Giorgio
Balladore Pallieri, sotto la cui docenza si è formato sui classici del pensiero
giuridico e politologico. Colpito da ictus nel 2000, non si riprese e
morì ottantatreenne nella sua stessa città natale, Como, circa un anno dopo. Il
funerale si tenne a Domaso, sul Lago di Como, comune d'origine del padre e sede
di una villa nella quale il professore si rifugiava spesso; in seguito Miglio è
stato tumulato nel locale cimitero, a fianco dei membri della sua
famiglia. Laureatosi in Giurisprudenza all'Università Cattolica nel
1940 con una tesi sulle Origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche
internazionali pubbliche nell'età moderna, evitò l'arruolamento per la
Seconda guerra mondiale a causa di un difetto uditivo congenito, e poté
divenire assistente volontario alla cattedra di Storia delle dottrine
politiche, che d'Entreves tenne sino alla fine degli anni quaranta nella
medesima università. Libero docente nel 1948, Miglio si dedicò negli anni
cinquanta allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi:
dai quattro volumi del Deutsche Genossenschaftsrecht che Otto Von Gierke
scrisse tra il 1869 e il 1913, ai saggi di storia amministrativa di Otto
Hintze, alcuni dei quali, negli anni seguenti, vennero tradotti in italiano dal
suo allievo e ferrato germanista Pierangelo Schiera (O. Hintze, Stato e
società, Zanichelli 1980). Fu di quegli anni l'incontro del giovane
Miglio con l'immensa produzione scientifica di Max Weber: il professore comasco
fu uno dei primi ad aver studiato a fondo Economia e Società, l'opera più
importante del sociologo tedesco che era stata completamente trascurata in
Italia. Sviluppo del lavoro scientifico Miglio storico dell'amministrazione
Alla fine degli anni cinquanta, Miglio fondò con il giurista Feliciano
Benvenuti l'ISAP Milano (Istituto per la Scienza dell'Amministrazione
Pubblica), ente pubblico partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui
ricopri per alcuni anni la carica di vicedirettore. In un saggio memorabile
intitolato Le origini della scienza dell'amministrazione (1957), il professore
comasco descriveva con elegante chiarezza le radici storiche della disciplina.
L'interesse per il campo dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle
politiche pianificatrici che gli stati andavano conducendo per l'incremento
della crescita economica. La Fondazione italiana per la storia
amministrativa Ben presto Miglio sentì tuttavia l'esigenza di studiare in modo
più sistematico la storia dei poteri pubblici europei e, negli anni sessanta,
costituì la Fondazione italiana per la storia amministrativa: un istituto le
cui ricerche vennero condotte con rigoroso metodo scientifico. A tal proposito,
il professore aveva appositamente preparato per i collaboratori della
fondazione uno schema di istruzioni divenuto famoso per chiarezza e organicità.
In realtà, fondando la F.I.S.A. Miglio si era posto l'ambizioso obiettivo di
scrivere una storia costituzionale che prendesse in esame le amministrazioni
pubbliche esistite in luoghi e tempi diversi: in tal modo egli sarebbe riuscito
a tracciare una vera e propria tipologia delle istituzioni dal medioevo all'età
contemporanea, al cui interno sarebbero stati indicati i tratti distintivi o,
viceversa, gli elementi comuni di ogni potere pubblico. Ma v'era un'altra
ragione che aveva indotto Miglio a studiare i poteri pubblici in un'ottica,
come scriveva lui stesso, analogico-comparativa. Servendosi di un metodo
scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà del
Novecento, il professore comasco intendeva definire l'evoluzione storica dello
stato moderno, storicizzando in tal modo le stesse istituzioni
contemporanee. Gli Acta italica La fondazione pubblicava tre collezioni:
gli Acta italica, l'Archivio (diviso in due collane: la prima riguardante
ricerche e opere strumentali, la seconda dedicata alle opere dei maggiori
storici dell'amministrazione) e gli Annali. Tra i più autorevoli lavori storici
pubblicati nell'Archivio, si ricordano il volume sui comuni italiani di Walter
Goetz e il famoso saggio di Pietro Vaccari sulla territorialità del contado
medievale. Nella prima serie alcuni giovani studiosi poterono invece pubblicare
le loro ricerche di storia delle istituzioni: Gabriella Rossetti, allieva dello
storico Cinzio Violante, vi diede alle stampe un approfondito studio sulla
società e sulle istituzioni nella Cologno Monzese dell'Alto Medioevo; Adriana
Petracchi pubblicò la prima parte di un'interessante ricerca sullo sviluppo
storico dell'istituto dell'intendente nella Francia dell'ancien régime; occorre
inoltre ricordare il poderoso volume di Pierangelo Schiera sul cameralismo
tedesco e sull'assolutismo nei maggiori stati germanici. Su tutt'altro piano si
poneva invece la collezione della F.I.S.A. denominata Acta italica: al suo
interno dovevano essere pubblicati i documenti relativi all'amministrazione
pubblica degli stati italiani preunitari: è probabile che l'ispirazione per
quest'ultima serie fosse venuta a Miglio dallo studio delle opere di
Hintze: verso la fine del XIX secolo, lo storico tedesco aveva infatti scritto
alcuni saggi sull'amministrazione prussiana pubblicandoli negli Acta borussica,
un'autorevole collana che raccoglieva le fonti storiche dello stato degli
Hohenzollern. L'edizione dei lavori della commissione Giulini Tra i
volumi degli Acta italica, occorre ricordare l'edizione dei lavori della
Commissione Giulini curata da Nicola Raponi nel 1962, uno studio cui Miglio
tenne molto e di cui si servì, molti anni dopo, per la stesura del celebre
saggio su Vocazione e destino dei lombardi (in
La Lombardia moderna, Electa 1989, ripubblicato in G. Miglio, Io, Bossi
e la Lega, Mondadori 1994). La commissionei cui lavori avevano avuto luogo a
Torino dal 10 al 26 maggio 1859 sotto la presidenza del nobile milanese Cesare
Giulini della Portaaveva il compito di elaborare progetti di legge che
sarebbero entrati in vigore in Lombardia nel periodo immediatamente successivo
alla guerra. Cavour, che in quegli anni ricopriva la carica di primo ministro,
voleva che il governo, nel sancire l'annessione dei nuovi territori al Piemonte
di Vittorio Emanuele, mantenesse separati gli ordinamenti amministrativi delle
due regioni, lasciando che in Lombardia continuassero a sussistere una parte delle
istituzioni austriache esistenti. Il saggio Le contraddizioni dello stato
unitario Nel saggio magistrale Le contraddizioni dello stato unitario (1969)
scritto in occasione del convegno per il centenario delle leggi di
unificazione, Miglio prese in esame gli effetti devastanti che l'accentramento
amministrativo aveva provocato nel sistema politico italiano. La classe
politica italiana non fu capace di elaborare un ordinamento amministrativo che
consentisse allo stato di governare adeguatamente un territorio esteso dalle
Alpi alla Sicilia. Ricorrendo a una felice similitudine, il professore scrisse
che la scelta di estendere le norme piemontesi a tutta Italia fu come "far
indossare a un gigante il vestito di un nano". Secondo Miglio, i nostri "padri
della patria", spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze
fortunose in cui era avvenuta l'unificazione, preferirono conservare
ottusamente gli istituti piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza
degli italiani ad essere governati da istituzioni che, oltre ad essere
percepite come "straniere", si rivelarono palesemente
inefficienti. Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato
fondamentale; il professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato
formalmente unito dalle norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso
ancora per molti anni: le leggi, che il Parlamento emanava dalle Alpi alla
Sicilia, venivano infatti interpretate in cento modi diversi nelle regioni
storiche in cui il Paese continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente
articolato. Era il federalismo che, negato alla radice dalla classe politica
liberal-nazionale in nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi
in forme evidenti di "criptofederalismo".[senza fonte] Miglio e
Otto Brunner Furono inoltre fondamentali, nella formazione del professor
Miglio, i lavori dello storico austriaco Otto Brunner: di questo eminente
studioso di storia medievale Miglio non solo fece tradurre svariati saggi
(O.Brunner, Per una nuova storia costituzionale e sociale, Vita e Pensiero
1970), ma promosse anche la pubblicazione dell'opera monumentale Land und
Herrschaft: in questo lavorouscito per la prima volta nel 1939Brunner aveva
preso in esame la costituzione materiale degli ordinamenti medievali, ponendo in
evidenza i numerosi elementi di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e
quella moderna, soprattutto nel modo di concepire il diritto. La
traduzione di Land und Herrschaft, affidata inizialmente alle cure di Emilio
Bussi, sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli
anni sessanta. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne invece portato a
compimento solo nei primi anni ottanta dagli allievi Pierangelo Schiera e
Giuliana Nobili. Pubblicato da Giuffré con il titolo di "Terra e
potere", il capolavoro di Brunner apparve nel 1983 negli Arcana imperii,
la collana di scienza della politica di cui Miglio era divenuto direttore nei
primi anni Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi
recati alla scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e
giuristi tedeschi: Lorenz Von Stein e Rudolf Gneist. La chiusura della
FISA Negli anni Settanta la F.I.S.A. dovette chiudere i battenti per
mancanza di fondi. Il professor Miglio, ricordando a distanza di tempo la fine
di quell'autorevole collana di storia delle istituzioni, ne espose le ragioni
con un breve commento: "Malgrado la sua efficienza, la F.I.S.A. ebbe vita
breve: gli enti che provvedevano al suo finanziamento, non scorgendo l'utilità "politica"
immediata della sua attività, strinsero i cordoni della borsa".
Miglio scienziato della politica e costituzionalista Negli anni ottanta, il
degenerarsi del clima politico in Italia indusse il professor Miglio ad
occuparsi di riforme istituzionali; egli intendeva contribuire in tal modo alla
modernizzazione del paese. Fu così che, nel 1983, raggruppando un gruppo di
esperti di diritto costituzionale e amministrativo stese un organico progetto
di riforma limitato alla seconda parte della costituzione. Ne uscirono due
volumi che, pubblicati nella collana Arcana imperii, vennero completamente
trascurati dalla classe politica democristiana e socialista. Tra le proposte
più interessanti avanzate dal "Gruppo di Milano"così venne definito
il pool di professori coordinati da Migliov'era il rafforzamento del governo
guidato da un primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del
bicameralismo perfetto con l'istituzione di un senato delle regioni sul modello
del Bundesrat tedesco, ed infine l'elezione diretta del primo ministro da
tenersi contemporaneamente a quella per la camera dei deputati. Secondo
il gruppo di Milano, queste e numerose altre riforme avrebbero garantito
all'Italia una maggiore stabilità politica, cancellando lo strapotere dei
partiti e salvaguardando la separazione dei poteri propria di uno stato di
diritto. Diversamente dalla F.I.S.A., la collana Arcana imperii era incentrata
esclusivamente sullo studio scientifico dei comportamenti politici. Il citato
volume di Brunner costituì pertanto un'eccezione perché, come si è avuto
modo di accennare, esso doveva essere pubblicato negli eleganti volumi della
F.I.S.A. già negli anni sessanta. All'interno della collana Arcana imperii
vennero invece inseriti saggi e contributi di psicologia politica, di etologia,
di teoria politica, di economia, di sociologia e di storia. Miglio
intendeva costituire un vero e proprio laboratorio dove lo scienziato della
politica, servendosi dei risultati portati alla disciplina dalle diverse
scienze sperimentali, fosse in grado di conseguire una formazione scientifica
che si ponesse all'avanguardia; dal 1983 al 1995 vi vennero pubblicati più di
trenta volumi. Si ricordano, tra gli altri: lo studio di Lorenzo Ornaghi sulla
dottrina della corporazione nel ventennio fascista, l'edizione degli scritti
schmittiani su Thomas Hobbes, la pubblicazioneinterrottadi alcune opere di
Lorenz Von Stein, il trattato di diritto costituzionale del tedesco Rudolph
Smend. Degni di nota anche gli scritti degli economisti Ludwig Von Mises e Friedrich
Von Hayek. I volumi, di squisita fattura, non poterono tuttavia eguagliare
l'elegante veste tipografica di quelli pubblicati dalla F.I.S.A., ed un
identico destino parve accomunare le due collane: anche in questo caso, Miglio
fu infatti costretto a sospendere le pubblicazioni. Miglio e Lorenz Von
Stein Alla formazione del pensiero politico di Gianfranco Miglio contribuirono
le opere sociologiche di Lorenz Von Stein e i saggi di Carl Schmitt sulle
categorie del politico. Secondo Stein, in ogni comunità sono presenti due
realtà irriducibili: lo stato e la società. La società è il terreno della
libera iniziativa, ove gli uomini forti vincono sui deboli e tentano di
stabilizzare le loro posizioni attraverso l'ordinamento giuridico; lo stato è
invece il luogo ove regna il principio di uguaglianza. Per Stein esso non può
che identificarsi con la monarchia: il re è infatti l'unica autorità in grado
di intervenire a sostegno dei più deboli. Già a partire dalla seconda metà del
Settecento i monarchi, attraverso il potere di ordinanza, erano stati in grado
di modificare le costituzioni giuridiche cetuali all'interno dei loro
territori, una politica ch'essi avevano potuto condurre in porto non senza
grosse difficoltà, a vantaggio del bene comune: questo era accaduto soprattutto
in Austria, in Prussia e in Sassonia, ma anche nella Lombardia austriaca e nel
Granducato di Toscana. È probabile che Stein, quando sosteneva che il
ruolo dello stato dovesse controbilanciare quello della società, avesse in
mente il riformismo illuminato delle grandi monarchie assolute di fine
Settecento (la Prussia di Federico II, l'Austria di Giuseppe II). In realtà, le
sue dottrine sociologiche si ponevano all'interno dello stato liberale e
partivano dal presupposto che la monarchia, lungi dall'essere un potere
assoluto, dovesse comunque fare i conti con il potere della società attestato
nei parlamenti. Secondo Stein ogni comunità prospera solo quando stato e
società sono in equilibrio, ugualmente vitali ed operanti. Anche il professor
Miglio credeva che ogni comunità fosse dominata da due realtà irriducibili ma,
a differenza di Lorenz Von Stein, egli non le identificava nello stato e nella
società: Non lo stato, perché è una realtà storica inserita nel tempo e, come
tutte le creature e specie viventi, destinata a decadere,a scomparire ed essere
sostituita da altre forme di aggregazione politica; non la società perché Stein
la considerava in un'ottica esclusivamente economico-giuridica e l'aveva tenuta
artificiosamente separata dall'altra realtà, lo stato. Miglio e Carl
Schmitt Tornando alla formazione di Miglio, fu senza dubbio decisivo l'incontro
con l'eminente giurista tedesco Carl Schmitt, le cui opere erano state in gran
parte trascurate dagli intellettuali italiani. L'aiuto che Schmitt aveva finito
per prestare al regime hitleriano, in particolare nel sostenere la legalità
delle leggi razziali in un sistema di diritto internazionale, furono più che
sufficienti per oscurare in Italia la sua imponente produzione scientifica. In
realtà, i rapporti di Schmitt con il nazismo furono di breve durata: nella
seconda metà degli anni trenta, il giurista di Plettenberg aveva preso
definitivamente le distanze da Hitler.[senza fonte] Di Schmitt il professor
Miglio apprezzò gli studi di scienza politica e di diritto internazionale: nel
1972 curò assieme a Schiera l'edizione italiana di alcuni saggi pubblicati dal
Mulino con il titolo Le categorie del politico. Nella prefazione al volume, il
professore si soffermò sui decisivi contributi portati da Schmitt alla scienza
politologica. L'antologia destò scalpore nel mondo accademico. Norberto
Bobbio sostenne che, con quegli scritti, Miglio aveva "destabilizzato la
sinistra italiana". È dall'incontro con la grande produzione scientifica
di Carl Schmitt che Miglio riuscì quindi a "fabbricarsi" gli
strumenti per costruire una parte importante del suo modello sociologico. Nel
Begriff des Politischen, Schmitt aveva infatti scoperto che l'essenza del
politico è fondata sul conflitto tra amico e nemico: è uno scontro all'ultimo
sangue perché la guerra politica porta normalmente all'eliminazione fisica
dell'avversario. Non a caso il giurista tedesco sostenne che l'esempio più
emblematico di scontro politico fosse la guerra civile (Bürgerkrieg) tra
fazioni partigiane: qui il tasso di conflittualità tra amico e nemico è sempre
stato altissimo. Chi ha gli stessi amici non può che avere gli stessi nemici
del proprio compagno di lotta. Si crea in altre parole un clima di solidarietà
tra i membri del gruppo che è decisivo nella guerra contro i nemici. Il
rapporto politico è sempre esclusivo, volto a marcare l'identità del gruppo in
opposizione a quella degli altri. Schmitt aveva inoltre scoperto che
l'avvento dello stato moderno aveva portato a due risultati di eccezionale portata
storica. Primo: la fine delle guerre civili all'interno del territorio (le
faide e le guerre confessionali del XVI-XVII secolo) con l'annientamento del
ruolo politico detenuto sino a quel momento dalle fazioni in lotta (dai partiti
confessionali ai ceti). Da quel momento i sovrani furono i supremi garanti
dell'ordine all'interno degli stati, territori sempre più estesi ch'essi
governarono servendosi di un apparato amministrativo regolato dal diritto. Il
secondo grande risultato fu per certi versi una conseguenza del primo:
l'avvento dello stato moderno portò nello stesso periodo all'erezione di un
sistema di diritto internazionale (ius publicum europeum) assolutamente
vincolante per i paesi che vi aderirono. Anche in questo caso, il tasso di
politicità (cioè l'aggressività delle parti in lotta, gli stati) venne
fortemente limitato: le guerre legittime, intraprese solo dagli stati, vennero
condotte da quel momento in base alle regole dello ius publicum europaeum. Si
trattava quindi di conflitti a basso tasso di politicità, non foss'altro perché
la vittoria di una delle parti in lotta non poteva portare in alcun modo
all'annientamento dell'avversario, il cui diritto di esistenza era tutelato dal
diritto e accettato da tutti gli stati. La crisi dello ius publicum
europaeum, divenuta palese alla fine della Prima guerra mondiale e acuitasi
ulteriormente con lo scoppio delle guerre partigiane nei decenni successivi,
resero palese a Schmitt la fine della regle de droit su cui si era fondato
l'universo giuridico occidentale nei rapporti internazionali tra stati sovrani.
La guerra civile e, in modo particolare, l'estrema politicizzazione avvenuta
durante le guerre mondiali con la criminalizzazione degli avversari persuasero
Schmitt che la fine dello ius publicum europaeum era ormai compiuta. In questo,
il giurista tedesco vide soprattutto il fallimento della civiltà giuridica
occidentale nel suo supremo tentativo di fondare i rapporti umani unicamente
sulle basi del diritto. Anche Miglio prese atto della fine dello ius
publicum europaeum ma, a differenza di Schmitt, non credette che tale processo
segnasse la fine del diritto e la vittoria definitiva delle leggi aggressive
della politica. Fondando il suo originale modello sociologico,
egli sostenne che tutte le comunità umane si sono sempre rette su due tipi
di rapporti: l'obbligazione politica e il contratto-scambio. Ai suoi occhi, lo
stato (moderno) era stato un autentico capolavoro perché, apportando un
contributo decisivo alla sua costituzione, i giuristi dell'età moderna erano
riusciti a regolare la politica inserendola in un compiuto sistema di norme
fondato sulla razionalità del diritto, sull'impersonalità del comando e sui
concetti di contratto e rappresentanza: tutti elementi appartenenti alla sfera
del contratto/scambio. Secondo il professore, il crollo dello ius
publicum europeum aveva però messo in crisi la stessa impalcatura su cui si
reggeva lo stato, che ora dimostrava tutta la sua storicità. Diversamente da
Schmitt, che era rimasto legato all'idea dell'organizzazione statale, Miglio
sosteneva che la civiltà occidentale, soprattutto dopo il 1989, stesse
attraversando una fase di transizione al termine della quale lo stato verrà
probabilmente sostituito da altre forme di comunità ove obbligazione politica e
contratto/scambio si reggeranno in un nuovo equilibrio. La fine dello
stato e il ritorno al medioevo Con il crollo del muro di Berlino (1989), il
professore ritenne che lo stato moderno fosse giunto al capolinea. Il progresso
tecnologico e, in modo particolare, il più alto livello di ricchezza cui erano
giunti i paesi occidentali lo convinsero che negli anni successivi sarebbero
avvenuti cambiamenti di portata radicale, tali da coinvolgere anche la
costituzione (Verfassung) degli ordinamenti politici. Secondo Miglio, lo stato
avrà in futuro crescenti difficoltà nel garantire servizi efficienti alla
popolazione. Ciascun cittadino, vedendo accresciuto il proprio tenore di
vita in forza dell'economia di mercato, sarà infatti portato ad avere sempre meno
fiducia nei lenti meccanismi della burocrazia pubblica, ch'egli riterrà
inadeguata a soddisfare i suoi standard di vita. L'elevata produttività
dei paesi avanzati e la vittoria definitiva dell'economia di mercato su quella
pubblica porterà in altri termini a nuove forme di aggregazione politica al cui
interno i cittadini saranno desti contare in misura molto maggiore rispetto a
quanto non lo siano oggi nei vasti stati in cui si trovano inseriti. Secondo il
professore gli stati democratici, ancora fondati su istituti rappresentativi
risalenti all'Ottocento, non riusciranno più a provvedere agli interessi della
civiltà tecnologica del secolo XXI. Con il crollo del muro di Berlino e la fine
della guerra fredda, si creano in altri termini le premesse perché la politica
cessi di ricoprire un ruolo primario nelle comunità umane e venga invece
subordinata agli interessi concreti dei cittadini, legati alla logica di
mercato. La fine degli stati moderni porterà secondo Miglio alla
costituzione di comunità neofederali dominate non più dal rapporto politico di
comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del contratto e della mediazione
continua tra centri di potere diversi: sono i nuovi gruppi in cui sarà
articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di potere politico ed
economico al cui interno saranno inseriti gruppi di cittadini accomunati dagli
stessi interessi. Secondo il professore, il mondo sarà costituito da una
società pluricentrica, ove le associazioni territoriali e categoriali vedranno
riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non diversamente da quanto
avveniva nel medioevo. Di qui l'appello a riscoprire i sistemi politici
anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico medievale costituito
dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar modo, delle libere
città germaniche. Il professore studiò a fondo gli antichi sistemi
federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le repubbliche urbane
dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, gli ordinamenti elvetici
d'antico regime, la Repubblica delle Province Unite e, da ultimo, gli Stati
Uniti tra il 1776 e il 1787. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva
precisamente nel ruolo che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla
società nelle sue articolazioni corporative e territoriali. Miglio dedicò i
suoi ultimi anni allo studio approfondito di questi temi, progettando di
scrivere un volume intitolato l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città.
Il libro è rimasto incompiuto per la morte del professore. L'impegno
politico diretto e il federalismo Nel 1943, a 25 anni, Miglio si iscrisse alla
neonata Democrazia Cristiana, che lasciò nel 1959, quando divenne preside della
Facoltà di Scienze politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano; Miglio rimase comunque legato culturalmente alla DC fino al 1968. Il 27
aprile 1945, nell'immediato domani della Liberazione, fu tra i fondatori, a
Como, del movimento federalista “Il Cisalpino”, con altri docenti
dell'Università Cattolica di Milano. Ispirato alle idee di Carlo Cattaneo, il
programma del “Cisalpino” prevedeva la suddivisione del territorio italiano su
base cantonale, secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi
macroregioni (Nord, Centro e Sud). Nel 1971 il suo nome venne proposto
per il conferimento del titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della
Repubblica Italiana, ma una volta informato del fatto rifiutò di accettare
l'onorificenza, che venne annullata con un successivo Decreto presidenziale
l'anno seguente. Nel 1990 Miglio si avvicinò alla Lega Nord. Eletto nel 1992 al
Senato della Repubblica come indipendente nelle liste della Lega Nord-Lega
Lombarda (da allora a Miglio fu attribuito l'appellativo lombardo di Profesùr),
per quattro anni (dal 1990 al 1994) lavorò per il partito con l'intento di
farne un'autentica forza di cambiamento. In questo periodo elaborò un
progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato
all'autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del Nord o Padania,
del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a
statuto speciale). Questa architettura costituzionale prevedeva l'elezione di
un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un
rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente
federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali,
avrebbe rappresentato l'unità del paese. I puntisalienti del progetto,
esposti nel Decalogo di Assago del 1993, vennero fatti propri dalla Lega Nord
solo marginalmente: il segretario federale, Umberto Bossi, preferì infatti
seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale che mirasse
al rafforzamento delle autonomie regionali. Il dissenso di Miglio, iniziato al
congresso leghista di Assago, si acuì dopo le elezioni politiche del 1994, dove
fu rieletto al Senato, quando il professore si disse non d'accordo sia ad
allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo governo Berlusconi.
Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme
istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo posto. Bossi
reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché non è
diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura.
Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la pregiudiziale di
Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme
istituzionali a lui non lo davano. ( [...] ) Se Miglio vorrà lasciare la strada
della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel
'90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di
consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo
un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di
poltrone». Il giorno dopo, 16 maggio 1994, in aperto dissidio con Umberto
Bossi, Miglio lascia la Lega Nord dicendo di Bossi: «Spero proprio di non
rivederlo più. ( [...] ) . Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla
conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo exploit è stato di essere
riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in
cui Bossi non sarà più segretario». Nonostante ciò, moltissimi militanti
e sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per
il professore e per le sue teorie. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque
vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo Giancarlo Pagliarini, Francesco
Speroni e il presidente della Libera compagnia padana Gilberto Oneto, al quale
il professore era particolarmente legato. In particolare Miglio fu in stretti
rapporti con l'ex deputato leghista Luigi Negri, col quale fondò il Partito
Federalista. Nel 1996 fu eletto ancora una volta al Senato, nel collegio di
Como per il Polo per le Libertà, iscrivendosi al gruppo misto. Negli anni
in cui la Lega si spostò su posizioni indipendentiste (1996-1999), il
professore si riavvicinò alla linea del partito, sostenendo a più riprese la
piena legittimità del diritto di secessione della Padania dall'Italia come
sottospecie del più antico diritto di resistenza medievale. Miglio e la
mafia Nella sua originale riflessione sul contrasto tra i regimi giuridici
"freddi" e "caldi" Miglio sostenne la necessità di sviluppare,
all'interno delle diverse società e culture, ordini giuridici in grado di
rispondere alle specifiche esigenze. In maniera provocatoria, egli giunse a
dichiararsi favorevole al «mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta.
Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che
cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre
il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un
clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire
dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere
costituzionalizzate». La sua riflessione puntava a cogliere quali fossero le
ragioni profonde alla base di mafia, camorra e 'ndrangheta (insieme a ciò che
genera il consenso attorno a queste organizzazioni criminali), perché solo
istituzioni che sono in sintonia con la comunitànel caso specifico, che non
dimentichino la centralità del rapporto personale piuttosto che impersonale
nella società meridionalepossono creare una vera alternativa al presente.
Opere: “La controversia sui limiti del commercio neutrale: ricerche sulla
genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle genti,” Milano,
Ispi, “La crisi dell'universalismo politico medioevale e la formazione
ideologica del particolarismo statuale moderno,” in: "Pubbl. Fac. giurispr.
Univ. Padova", “La struttura ideologica della monarchia greca arcaica ed
il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta antica, in:
"Jus. Rivista di scienze giuridiche", “Le origini della scienza
dell'amministrazione, Milano, Giuffrè, “L'unità
fondamentale di svolgimento dell'esperienza politica occidentale, in:
"Rivista internazionale di scienze sociali", “I cattolici di fronte
all'unità d'Italia, in: "Vita e pensiero", “L'amministrazione nella
dinamica storica, in: Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica,
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trasformazioni dell'attuale regime politico, in: "Jus. Rivista di scienze
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ordinamento politico vigente. Il punto di vista della scienza della politica,
Milano, La nuova Europa editrice, L'unificazione amministrativa e i suoi
protagonisti, Vicenza, Neri Pozza, La trasformazione delle università e
l'iniziativa privata, in: Atti del I Convegno su: Università: problemi e
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"corto circuito", in: "Prospettive nel mondo", Ricominciare
dalla montagna. Tre rapporti sul governo dell'area alpina nell'avanzata eta industriale,
Milano, Giuffrè, La Valtellina. Un
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Credito Valtellinese, Utopia e realtà della Costituzione, in "Prospettive
del mondo", Posizione del problema. Ciclo storico e innovazione
scientifico-tecnologica. Il caso della tarda antichità, in Tecnologia, economia
e società nel mondo romano. Atti del Convegno di Como, Como, Genesi e
trasformazioni del termine-concetto Stato, in Stato e senso dello Stato oggi in
Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale dell'Università cattolica,
Pescara, Milano, Vita e pensiero, Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale
sulle regolarità del ciclo politico, in: Umberto Curi , Della guerra, Venezia,
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interne del sistema parlamentare-integrale, in: "Rivista italiana di
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della politica. Scritti scelti raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano,
Giuffrè, Il nerbo e le briglie del
potere. Scritti brevi di critica politica, Milano, Edizioni del Sole 24 ore, Una
Costituzione per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica,
Roma-Bari, Laterza, Per un'Italia federale, Milano, Il Sole 24 ore, Come
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con "Il Gruppo del lunedì", Collezione Frecce, Milano, A. Mondadori, ed.
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A. Mondadori, Io, Bossi e la Lega. Diario segreto dei miei quattro anni sul
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italiani, Milano, Fondazione per un'Italia Federale, Federalismi falsi e
degenerati, Milano, Sperling & Kupfer, Federalismo e secessione. Un
dialogo, con Augusto Antonio Barbera, Milano, A. Mondadori, Padania, Italia. Lo
stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?, con Marcello
Veneziani, Firenze, Le Lettere, Le barche a remi del Lario. Da trasporto, da
guerra, da pesca, e da diporto, con Massimo Gozzi e Gian Alberto Zanoletti,
Milano, Leonardo arte, L'Asino di
Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro
destino, Vicenza, Neri Pozza, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con
l'ultima occasione di cambiare il loro destino. Nuova edizione, pref. di
Roberto Formigoni, postf. di Sergio Romano, Varese, Edizioni Lativa, 2001. ,
Gianfranco Miglio: un uomo libero, coll. Quaderni Padani, nn. 37-38, La Libera
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coll. Laissez Parler, Treviglio, La Libera Compagnia PadanaLeonardo Facco
Editore, 2005. , Gianfranco Miglio: gli articoli, coll. Quaderni Padani, nn.
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interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese
con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, pref. di Roberto Formigoni,
coll. I libri di LiberoMiglio n. 1, Firenze, Editoriale Libero, Padania,
Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?, con
Marcello Veneziani, intr. di Marco Ferrazzoli, coll. I libri di LiberoMiglio n.
2, Firenze, Editoriale Libero, Federalismo e secessione. Un dialogo, con
Augusto Antonio Barbera, coll. I libri di LiberoMiglio n. 4, Firenze, Editoriale
Libero, Disobbedienza civile, coll. I libri di LiberoMiglio n. 5, Firenze, Editoriale
Libero, La controversia sui limiti del commercio neutrale fra Giovanni Maria
Lampredi e Ferdinando Galiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Torino, Aragno, Gianfranco Miglio: scritti brevi, interviste,
coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Lezioni di politica.
1. Storia delle dottrine politiche. 2. Scienza della politica, Bologna, Il
Mulino, Davide G. Bianchi e Alessandro Vitale, Bologna, Il Mulino,Discorsi
parlamentari, con un saggio di Claudio Bonvecchio, Senato della Repubblica,
Archivio storico, Bologna, Il Mulino, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese
con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, coll. Opere scelte di
Gianfranco Miglio, Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati, . Considerazioni
retrospettive e altri scritti, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, Stefano
Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati,
Lo scienziato della politica, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, a
cura e con intr. di Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati, .Guerra,
pace, diritto, con un saggio di Massimo Cacciari, La Nuova Guerra,
[S.l.Milano], Editrice La Scuola, 1 Scritti politici, Luigi Marco Bassani,
pref. di Giuseppe Valditara, coll. I libri del Federalismo, Roma, Pagine, Modello
di Costituzione Federale per gli italiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Andrea
Spallino, Torino, G. Giappichelli Editore, La Padania e le grandi regioni, in:
Innocenzo Gasparini, L'unità economico-sociale della Padania. In appendice:
Guido Fanti, Gianfranco Miglio, con intr. e Stefano Bruno Galli, Fano,
Associazione Gilberto OnetoIl Cerchio, .Carl Schmitt. Saggi, Damiano Palano,
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Mondays”
Miletusians, or Ionian Miletusians, or Milesians,
the pre-Socratic philosophers of Miletus, a Grecian city-state on the Ionian
coast of Asia Minor. Thales, Anaximander, and Anaximenes produced the earliest philosophies,
stressing an “arche” or material source from which the cosmos and all things in
it were generated: water for Thales, and then there’s air, fire, and earththe
fifth Grice called the ‘quintessentia.’
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