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Wednesday, December 23, 2020

il grand tour di grice: impiegato 15/27

 

 

ERNESTO DE MARTINO, su filosofico.net. 19 luglio .  Giulio Angioni, Una scuola antropologica sarda?, in Giulio Angioni et al. (Luciano Marrocu, Francesco Bachis, Valeria Deplano), La Sardegna contemporanea. Idee, luoghi, processi culturali, Roma, Donzelli, Ernesto De Martino, cap.VI “Antropologia e marxismo” par. “Marxismo e religione”, in La fine del mondoContributo all’analisi delle apocalissi culturali, Einaudi, Ernesto de Martino, Il folklore progressivo, in l’Unita’, 28 giugno 1956.  Amalia Signorelli, Ernesto De MartinoTeoria antropologica e metodologia della ricerca, L'asino d'oro ed., , pag.89.  Il mondo magico, 1973ª ed., Torino, (1948)93.  Ernesto de Martino, La Fine del Mondo, Einaudi, Torino, 1977.  Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. 9 agosto .  Giulio Angioni, Fare dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il Maestrale, Giulio Angioni, Una scuola antropologica sarda?, in Luciano Marrocu, Francesco Bachis, Valeria Deplano , La Sardegna contemporanea. Idee, luoghi, processi culturali, Roma, Donzelli, Mauro Baldonato e Bruno Callieri, Soglie dell'impensabile. Apocalissi e salvezza in Ernesto de Martino, Rivista sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute mentale. Fascicolo 2, 2005 (Torino : [poi] Milano : Centro Scientifico Editore ; Franco Angeli, 2005). Roberto Beneduce e Simona Taliani , Ernesto De Martino. Un'etnopsichiatria della crisi e del riscatto, "aut aut",Sergio Fabio Berardini, Ethos Presenza Storia. La ricerca filosofica di Ernesto De Martino, Università degli Studi di Trento, Trento  Giordana Charuty, Ernesto de Martino. Le precedenti vite di un antropologo, FrancoAngeli, Milano,  Placido Cherchi e Maria Cherchi, Ernesto De Martino: dalla crisi della presenza alla comunità umana, Napoli, Liguori, 1987. Placido Cherchi, Il peso dell'ombra: l'etnocentrismo critico di Ernesto De Martino e il problema dell'autocoscienza culturale, Napoli, Liguori, Placido Cherchi, Il signore del limite: tre variazioni critiche su Ernesto De Martino, Napoli, Liguori, 1994. Stefano De Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario intellettuale di Ernesto de Martino, Napoli, d'If, Riccardo Di Donato , La Contraddizione felice?: Ernesto De Martino e gli altri, ETS, Pisa, 1990. Muzi Epifani, La fuga. Opera teatrale dedicata a Ernesto de Martino, Roma, 1976, riedita da La mongolfiera edizioni e spettacoli, Doria di Cassano allo Ionio, . Fabrizio M. Ferrari (). Ernesto de Martino on Religion. The Crisis and the Presence[collegamento interrotto]. London and Oakville: Equinox. Clara Gallini e Francesco Faeta , I viaggi nel Sud di Ernesto de Martino, fotografie di Arturo Zavattini, Franco Pinna, e Ando Gilardi, Bollati Boringhieri, collana «Nuova Cultura», Franco La Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari 2000. Vittorio Lanternari, DE MARTINO, Ernesto, Dizionario Biografico degli ItalianiVolume 38 (1990), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, DE MARTINO, Ernesto, Enciclopedia ItalianaIV Appendice (1978), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Marcello Massenzio, Ernesto De Martino e l'antropologia, in Il Contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia (), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Arnaldo Momigliano, Recensione a "La terra del rimorso", in Rivista storica italiana (ora in Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico,  Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1969) Gennaro Sasso, Ernesto De Martino fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, 2001 Paolo Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne, . Clara Zanardi, Sul filo della presenza. Ernesto De Martino fra filosofia e antropologia. Unicopli edizioni, . Marco Tabacchini, Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in de Martino, in Giovanni Leghissa, Enrico Manera , Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma . Aurelio Rigoli, Magia ed etnostoria, Boringhieri, Torino, 1978.  Benedetto Croce Vittorio Lanternari Claude Lévi-Strauss Diego Carpitella Tarantismo Carlo Tullio Altan Alberto Mario Cirese Giulio Angioni Antropologia culturale Placido Cherchi Scuola antropologica di Cagliari Antonio Gramsci Storia delle religioni Etnologia Pizzica Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Ernesto de Martino Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ernesto de Martino  Ernesto de Martino, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Mariannita Lospinoso, DE MARTINO, Ernesto, in Enciclopedia Italiana, IV Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1978.  Vittorio Lanternari, DE MARTINO, Ernesto, in Dizionario biografico degli italiani,  38, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1990.  Ernesto de Martino, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Opere di Ernesto de Martino, .  Marcello Massenzio, Ernesto De Martino e l'antropologia, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Recensione a Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria. Recensione a Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo. Ernesto de MartinoPagina autore LiberCensor.net  di Ernesto de Martino (formato pdf) Istituto Ernesto De Martino, su iedm.it. Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su smsdemartino.noblogs.org. 2 settembre  10 gennaio ). Interpretazioni dell'apocalisse: le tre edizioni de LA FINE DEL MONDO di Ernesto de Martino, su L’analisi e la classe Ernesto de Martino, "Intorno a una storia del mondo popolare subalterno",1949 su Academia.edu.

 

masci: Grice: “But perhaps more interesting that his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice: “Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” – or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and belief) , and further, ‘conosecenza and pensiero’ , knowledge and thought. Deputato del Regno d'Italia LegislatureXIX, XX Senatore del Regno d'Italia LegislatureXXIV Dati generali Titolo di studioLaurea in scienze giuridiche e politiche amministrative ProfessioneDocente universitario, filosofo. Filippo Masci (Francavilla al Mare), filosofo. Senatore del Regno italiano. Nato in una famiglia della borghesia abruzzese, perse il padre Guglielmo all'età di 4 anni. Frequentò il collegio Giambattista Vico di Chieti e, completati gli studi liceali, fu allievo del professor Mola, che gli insegnò filosofia, scienze e matematica. Iniziò nel 1862 gli studi di giurisprudenza all'Napoli, dove si laureò nel 1866, ed in seguito studiò scienze politico-amministrative. Cominciò ad approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da Bertrando Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant e Hegel.  Nel 1875 ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia presso il liceo di Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu consegnata nel 1879 a Pisa. Inoltre sempre nel 1875 venne nominato vincitore di un concorso della Reale Accademia delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica della ragion pura. Nel 1882 divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e, l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Nel 1883 abbandonò l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore all'Napoli.  Nel 1893 ottenne la carica di rettore dell'Napoli e nel 1894 di consigliere comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera politica fu eletto deputato dal collegio di Ortona al Mare per la XIX legislatura (1895-1897) e fu un sostenitore di Gabriele D'Annunzio. Nel 1913 entrò nel Senato del Regno, dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione pubblica. Sosteneva la maggiore importanza della formazione classica rispetto a quella tecnica o scientifica nelle scuole secondarie.   Liceo scientifico "Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di lettere ed arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei, membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre istituzioni culturali. Nel 1918 presso l'Accademia dei Lincei difese l'importanza di Kant e Fichte in contrasto con le parole di Luigi Luzzati che li aveva criticati per essere filosofi tedeschi. Dopo la morte avvenuta il 7 dicembre 1922, fu eretto un busto commemorativo a Francavilla al Mare e nel 1923 il neonato liceo scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore.  Vita privata Nel corso della sua carriera di insegnante conobbe Edoardo Scarfoglio e Gabriele D'Annunzio, che continuò a frequentare negli anni successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Bertrardo Spaventa. Nel 1888 sposò una lontana parente di sua madre, entrambe appartenenti alla famiglia Tattoni di Bellante. Dal matrimonio nacquero tre figli.  Il pensiero Poco prima di morire pubblicò Pensiero e conoscenza, in cui sono racchiusi gli aspetti più importanti del suo pensiero, che oggi è poco studiato. Ebbe molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia, pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti italiani del neokantismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni filosofiche di Spaventa, sia l'affermato positivismo di Roberto Ardigò, che escludeva ogni possibile principio "a priori" della conoscenza. La ripresa della filosofia di Immanuel Kant fu segnata dalla convinzione che fosse sbagliato ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma anche dal tentativo di studiare la genesi psicologica delle categorie di Kant e quindi negare la loro formulazione numericamente rigida. Nel Materialismo psicofisico cercò di dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psicofisica della realtà, ma i suoi lavori furono criticati da Giovanni Gentile, anche a causa della mancata adesione al neoidealismo.  Opere “Le forme dell'intuizione,”Del Vecchio, Chieti 1881. “Le teorie sulla formazione naturale dell'istinto”Memoria letta alla R. Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Tipografia della Regia Università, “Il materialismo psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli  Intellettualismo e pragmatismo, “Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza”  -- “I like the latest bit, where he discusses the reciprocity of the faculties” – Grice.)  Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca Editori, Torino Onorificenze Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaUfficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note  Schede di personalità abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo. 15 luglio  23 agosto ).  Storia del liceo F. Masci e biografia, Liceo F. Masci. 15 luglio  28 settembre 2007).  Discorso di commiato per la morte di Filippo Masci, su notes9.senato.it. 15 luglio .  Alfonso Pietrangeli, Filippo Masci e il suo neocriticismo, Cedam, Padova 1962. Luigi Gentile, Filippo Masci : dal criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs, Chieti 2003. Giuseppe Landolfi Petrone, MASCI, Filippo, in Dizionario biografico degli italiani,  71, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2008. 26 agosto . ATreccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filippo Masci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Filippo Masci, su Liber Liber.  Opere di Filippo Masci, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Filippo Masci, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Filippo Masci, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.

 

masi: Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its end – il fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of reason not from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi: “Il potere della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” --  Grice: “It’s amazing Masi was implicating the same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’ – I love it!” -- Giuseppe Masi (Firenze), filosofo. È stato professore incaricato di Storia della filosofia antica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Giuseppe Masi nacque a Firenze il 4 aprile 1915, da Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Bologna, vi si laureò con lode nel 1937, con una tesi sul diritto di famiglia negli Statuti Bolognesi. Tra il 1937 e il 1938 assolse agli obblighi di leva e nel 1939 fu trattenuto alle armi in base alle disposizioni di emergenza del periodo. Congedato, riprese gli studi iscrivendosi alla Facoltà di Filosofia dell'Bologna, dove conseguì, nel 1941, la laurea con lode, discutendo col prof. Felice Battaglia la tesi: Individuo, società, famiglia nel pensiero di Antonio Rosmini. La tesi gli valse l'ammissione, con borsa di studio, al corso biennale di perfezionamento in Filosofia scolastica all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo il primo anno, fu richiamato alle armi nel periodo bellico, dall'8 ottobre del 1942 fino all'armistizio dell'8 settembre 1943. Ottenuto il congedo definitivo, fu nominato assistente volontario alla cattedra di Filosofia morale dell'Bologna, dal 1945 al 1957, svolgendo numerosi corsi di letture e di esercitazioni per gli studenti, soprattutto su argomenti di filosofia moderna e contemporanea. Nel 1954 si è sposato con Anna Bergamini, con cui rimarrà insieme fino alla sua scomparsa nel 1998. Nel 1955 ha conseguito la libera docenza in Filosofia teoretica. Dal 1956 al 1962 è nominato e riconfermato professore incaricato di Storia della filosofia presso la Facoltà di Magistero dell'Bologna. Nel 1964 è nominato professore incaricato di Storia della filosofia antica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. A partire dall'anno accademico 1972-73 è professore incaricato stabilizzato di Storia della filosofia antica. Ivi svolse, negli anni seguenti, corsi monografici su Aristotele, accompagnati da corsi istituzionali e seminariali di storia della filosofia greca in generale. Manterrà questa nomina per oltre un ventennio, fino al pensionamento. È stato anche per numerosi anni Professore di Storia e Filosofia in diversi licei di Bologna e provincia.  Interessi La sua vita è stata caratterizzata da molteplici pubblicazioni sia di materia scientifica che letteraria, nonché da collaborazioni a numerose riviste filosofiche (Rivista di filosofia neo-scolastica, Giornale di Metafisica), volumi collettivi, riviste di novelle (Zenith, Excelsior). In particolare, i suoi romanzi, le sue novelle scritte fin dall'età giovanile e le sue raccolte di poesie sono stati pubblicati con lo pseudonimo Alfredo Grimaldi. Ha partecipato ai principali convegni e congressi, come quelli del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Si è occupato anche di estetica cinematografica in una serie di saggi, pubblicati nella rivista Bianco e Nero, del Centro Sperimentale di Cinematografia.  Tra le numerose passioni e interessi che hanno caratterizzato la sua vita vanno inoltre ricordati:  La passione per l'arte e la storia dell'arte, che lo hanno condotto nel corso della sua vita a collezionare numerose opere d'arte, oggi presenti nella donazione alla Pinacoteca comunale di Pieve di Cento  I numerosi viaggi, che lo hanno portato in quasi tutto il mondo, con particolare interesse per l'Egitto e la sua storia antica.  Giudizi sulle opere "L'interesse storiografico che muove il Masi alla ricostruzione del pensiero di Kierkegaard da un profondo e originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto metafisico di "analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A. si propone di illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un profilo strettamente storiografico, il Masi approda, attraverso un'attenta rilettura delle "opere edificanti" di Kierkegaard, ad un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi comuni della critica.." (A. BABOLIN).  "Nel linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo "platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole denotare l'immobilità astorica, il suo permanere in un'assoluta identità con sé medesima al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una tradizione ermeneutica del pensiero platonico. Uno degli aspetti più rilevanti del volume del Masi risiede appunto nello sforzo operato a demitizzare una tale ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale dell'Occidente" (A. BABOLIN).  "Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale" (Fabio Tombari). Opere: “Esistenza,”  Bologna; “La verità,” Bologna, “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano, “La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie kierkegaardiane,” Padova, “Il potere della ragione,”  Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna, “L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano “Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele,” Genova: Casa Editrice – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being” -- Tilgher “Lo spiritualismo egiziano” antico. Il pensiero religioso egiziano classico, Bologna: CLUEB, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero occidentale, Bologna: CLUEB, Lo spiritualismo cristiano antico. Dalle origini a Calcedonia, Bologna: CLUEB, Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo spiritualismo indiano. Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: CLUEB Lo spirito magico. Saggi sul pensiero primitive, Bologna: CLUEB Studi sul pensiero antico e dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna: CLUEB, Il concetto di cultura,  Bologna: CLUEB Platone, Il Timeo, riduzione, traduzione, introduzione e commento,” Bologna: CLUEB, “Dell'eternità, e altri argomenti,’ Bologna: CLUEB Narrativa Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. Scritti con lo pseudonimo Sirio Stella:  L'esile ombra, Torino: Casa Editrice A.B.C. Scritti con lo pseudonimo Alfredo Grimaldi:  Le zitelle,  Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto Siamese,  Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze: Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli Editore L'ignoto. Il sogno,  Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri Il sogno, Roma: Gabrieli Editore Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze: L'Autore Libri Poesia Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova: L'Edicola Poesie con lo pseudonimo Alfredo Grimaldi:  La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana EditricePremio Montediana di poesia, A. BABOLIN, rec. a Disperazione e speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.",  A. BABOLIN, rec. a il potere della ragione, in: "Riv. di Fil. Neosc.", F. TOMBARI, rec. a Le zitelle, Milano: Todariana Editrice  Nunzio Incardona.

 

massarenti: Grice: “His dictionary of non-common ideas I would give to Austin on his birthday; he would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like Massarenti: he can be provocative. I like his study on what he calls a ‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic is good – since that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My wife is in the kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when I have truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still goddamn logic – I haven’t lied! True but misleading – aka god-dman logic!” Armando Massarenti (Eboli), filosofo.  Dal 12 giugno  è responsabile del supplemento culturale Il Sole-24 Ore-Domenica, dove si occupa, dal 1986, di storia e filosofia della scienza, filosofia morale e politica, etica applicata, e dove tiene la rubrica Filosofia minima.   Armando Massarenti vive a Milano, dove dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore.  Nel 1991 ha scritto, con Antonio Da Re, L'etica da applicare. Nel 1996 ha redatto, insieme a Carlo Flamigni, Maurizio Mori e Angelo Maria Petroni, il Manifesto di bioetica laica, che ha suscitato un vasto dibattito.[senza fonte] È stato membro dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione Einaudi di Roma e dal  fa parte del Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi, presieduto da Giuliano Amato. Dal 1999 è direttore della rivista Etica ed economia (Nemetria).  Ha curato e introdotto diversi volumi di argomento filosofico-scientifico, come L'ingranaggio della libertà di David Friedman (Liberilibri, Macerata 1997), la Storia dell'astronomia di Giacomo Leopardi (La vita felice, Milano 1997), Rifare la filosofia di John Dewey (Donzelli, Roma 1998).  Per Feltrinelli ha curato e introdotto il volume Laicismo indiano (Milano, 1998), una raccolta di saggi del Premio Nobel per l'economia 1998 Amartya Sen.  Ha curato il numero monografico della Rivista di Estetica dedicato al dibattito su "Analitici e continentali" (1998) e, con Vittorio Possenti, il volume Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Soveria Mannelli, 2001)  Per Il Sole 24 ORE ha curato la collana I Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della storia del pensiero, da Socrate a Wittgenstein, per i quali ha anche scritto le prefazioni, 2006-2007, confluite ne Il filosofo tascabile). Nel  è in corso di pubblicazione una serie analoga dedicata ai grandi della scienza.  Nel 2006 ha scritto Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima per il quale gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello 2007 e il premio di saggistica "Città delle Rose" 2007. Il lancio del nano è anche oggetto di un esperimento didattico, promosso dalla Società Filosofica Italiana (Sfi), attraverso il quale viene proposto un modo nuovo di motivare gli studenti allo studio della filosofia e alla capacità di argomentare in proprio. Dal libro è stato tratto anche uno spettacolo teatrale, per la regia di Claudio Longhi (prodotto da Mimesis).  Con Gilberto Corbellini e Pino Donghi ha curato e in parte scritto il volume Bi(bli)oetica. Istruzioni per l'uso (Einaudi, 2006), un dizionario di bioetica sui generis, dal quale il regista Luca Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in scena a Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi invernali 2006.  Nel 2008 ha scritto Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali, recensito, tra gli altri, da Elena Cattaneo sulla rivista Nature.  Nel 2009 ha scritto Il filosofo tascabile. Dai presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in miniatura. In contemporanea è uscito Stramaledettamente logico. Esercizi filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari, 2009) una raccolta di saggi su cinema e filosofia (di Claudia Bianchi, Roberto Casati, Achille Varzi, Nicla Vassallo) di cui ha scritto introduzione e saggio conclusivo.  Ha insegnato come professore a contratto nelle Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per Mondadori Università la collana "Scienza e filosofia".  Fa parte delle giurie di due premi per la divulgazione scientifica: il Premio Giovanni Maria Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello (Padova), e il premio letterario Merck Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano opera prima.  Per la sua attività giornalistica e pubblicistica ha vinto diversi premi: nel 1993 il Premio Dondi per la Storia della Scienza, delle tecniche e dell'Industria (Padova); nel 2000 il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica (Pisa); nel 2007 il Premio Mente e Cervello (Torino); nel  il premio Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; nel  il Premio Città di Como.  Opere: “L'etica da applicare: una morale per prendere decisioni,” Milano, Il Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,” Parma, Guanda, Staminalia. “Le cellule” etiche e i nemici della ricerca, Parma, Guanda,  “Il filosofo tascabile” “dai presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda, .“Filosofia, sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del pensiero” Firenze, D'Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda, .“Istruzioni per rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano, Guanda, .“La buona logica.” Imparare a pensare, con Paolo Legrenzi, Milano, Cortina, “.Metti l'amore sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gli altri,”Milano, Mondadori, Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Armando Massarenti / Armando Massarenti (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Armando Massarenti, .  Registrazioni di Armando Massarenti, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima, su italialibri.net. 31 dicembre . Armando Massarenti: tangenti e moralità, su filosofia.rai.it.

 

Massari – Bernardo Massari -- calabro -- Barlaam: -- Grice: “Should it be under B – Barlam, or under Calabro, or ander Seminara, like Occam?” -- di Seminara, O.S.B.I. vescovo della Chiesa cattolica Barlaam, Carrying a Should.jpg Template-Bishop.svg   Incarichi ricopertiVescovo di Gerace   Nato1290 Nominato vescovo2 ottobre 1342 da papa Clemente VI Deceduto1º giugno 1348   Manuale  San Gregorio Palamas, uomo con il quale Barlaam tenne un'accesa disputa teologica Barlaam di Seminara, detto anche Barlaam Calabro (Seminara), filosofo. Scrisse, anche, di aritmetica, musica e acustica. Fu uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio uno dei padri dell'Umanesimo.  Barlaam studiò e fu ordinato sacerdote nel Monastero greco ortodosso di S. Elia de Capasino (attuale Cubasina) in Galatro, Calabria, per poi lasciare la regione alla volta di Bisanzio (approssimativamente nel 1326 o 1327), dove completò la sua istruzione.  Pare che il suo successo come filosofo (un suo trattato sull'etica stoica è preservato) fu ragione di gelosia da parte dell'umanista bizantino Niceforo Gregorio. Nel 1333, nell'ambito delle trattative per la riunificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a Barlaam venne affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppò le sue critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra la teologia scolastica e la contemplazione mistica.  Barlaam fu protagonista di una violenta polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci dell'Athos e del loro sostenitore Gregorio Palamas. Il dibattito divenne sempre più acceso fino a culminare in un concilio generale nel 1341 alla fine del quale Barlaam venne costretto a sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo.   Epigrafe a Gerace, Barlaam maestro greco e latino di Petrarca e Boccaccio. Nel 1339 fu inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti europee ad una crociata contro i turchi. In quell'occasione costruì delle relazioni e una rete di amicizie su cui poté fare conto quando, in seguito alla decisione conciliare, decise di lasciare Bisanzio e aderire alla Chiesa d'Occidente. Nel 1342 ad Avignone conobbe Francesco Petrarca, a cui iniziò ad insegnare il greco. Il Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi di Gerace, così Barlaam fu nominato vescovo di Gerace da papa Clemente VI il 2 ottobre dello stesso 1342. La bolla relativa alla sua elezione al vescovato di Gerace riporta: "Monachus monasteri Sancti Heliae de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum".  Barlaam fu maestro di greco e latino di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio che diede un importante contributo, attraverso la riscoperta dei testi greci, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo svilupperà il movimento umanista. È proprio l'umanista Giannozzo Manetti il primo a menzionare Barlaam nella sua biografia del Petrarca.  Nel 1346 Barlaam venne inviato in missione diplomatica dal Papa in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso.  Fece ritorno ad Avignone dove morì il 1º giugno 1348.  Opere Si occupò anche di matematica lasciandoci una Logistica in lingua greca in cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni sessagesimali. L'opera fu pubblicata a Strasburgo nel 1592 e a Parigi nel 1600, insieme ad una sua traduzione in latino.   Domenico Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. Claudio Nanni Editore (Maggio ). Salvatore Impellizzeri, BARLAAM Calabro, Dizionario Biografico degli ItalianiVolume 6 (1964), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Silvio Giuseppe Mercati, BARLAAM Calabro, Enciclopedia Italiana (1930), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Barlaam di Seminara Collabora a Wikiquote Citazionio su Barlaam di Seminara Barlaam di Seminara, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Barlaam di Seminara, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  (DE) Barlaam di Seminara, su ALCUIN, Ratisbona. Opere di Barlaam di Seminara, .  PredecessoreVescovo di GeraceSuccessoreBishopCoA PioM.svg Nicola2 ottobre 13421º giugno 1348Simone Atomano, O.S.B.I. 79416263 I0000 0001 1072 713X 89623070  11924909X  cb13549924x   XX4851227  495/28399 CERL cnp00404963  Identitieslccn-n89623070 Biografie  Biografie Bisanzio  Bisanzio Cattolicesimo  Cattolicesimo Medioevo  Medioevo Categorie: Matematici bizantiniFilosofi.

 

 

 

 

mastri – Grice: “One interesting fascinating bit about Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!” Grice: “Mastri has a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice: “I love Mastri – of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll focus on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the square of opposition, and modal, too – what he says about nomen, verbum, propositio, copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth, is all relevant – especially seeing that his “Institutiones logicae” is just one of his outputs: he made intensive commentaries on Aristotle’s whole organon, and more importantly, also his metaphysics and his theory of the soul – so Mastri certainly knows what he is talking about!” -- Grice: “He was a logician, and so, according to the Bartlett, am I!” --  Bartolomeo mastri (Meldola), filosofo. Opere: “Disputationes in octo libros Physicorum Aristotelis,” typis Ludovici Grignani, Romae. “Disputationes in Organum Aristotelis,” typis Marci Ginami, Venetiis “Disputationes in libros De celo et Metheoris,” typis Marci Ginami, Venetiis “Disputationes in libros De generatione et corruptione,”typis Marci Ginami, Venetiis “Disputationes in Aristotelis Stagiritæ libros De anima,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes in Aristotelis Stagiritæ libros Physicorum,”typis Marci Ginammi, Venetiis 1644 (2ª ediz.).“ Institutiones logicæ, quas vulgo summulas, vel logicam parvam, nuncupant,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes in Organum Aristotelis,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes in XII Aristotelis stagiritæ libros Metaphysicorum,”typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes in libros De coelo et Metheoris, typis Marci Ginammi, Venetiis “Scotus et scotistæ Bellutus et Mastrius expurgati a probrosis querelis ferchianis,” apud Franciscum Succium thypographum cameralem, Ferrariæ “Disputationes in libros De generatione et corruptione,typis Marci Ginammi, Venetiis “Disputationes theologicæ in primum librum Sententiarum, apud Iohannes Iacobum Hertz, Venetiis “Disputationes theologicæ in secundum librum Sententiarum, apud Franciscum Stortum, Venetiis “Disputationes theologicæ in tertium librum Sententiarum, apud Valvasensem, Venetiis “Disputationes theologicæ in quartum librum Sententiarum, apud Valvasensem, Venetiis “Theologia moralis ad mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata, apud Ioannem Iacobum Herz, Venetiis“Disputationes in Aristotelis Stagiritæ libros De anima, sumptibus Francisci Brogiolli, Venetiis “Theologia moralis,” Edizioni  Theologia moralis, Milano, Fondazione Mansutti).  Bartolomeo Mastri, Philosophiae ad mentem Scoti,  1, Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo Mastri, Philosophiae ad mentem Scoti,  2, Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo Mastri, Philosophiae ad mentem Scoti,  3, Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo Mastri, Philosophiae ad mentem Scoti,  4, Venetiis, Nicolò Pezzana, Bartolomeo Mastri, Theologia moralis, Venetiis, Giovanni Giacomo Hertz.  Bonaventure Crowley, The Life and Works of Bartholomew Mastrius, O.F.M. Conv. 1602-1673, in Franciscan Studies,  8, n. 2, 1948,  97-152, JSTOR 41974294. Claus A. Andersen, Metaphysik im Barockscotismus. Untersuchungen zum Metaphysikwerk des Bartholomaeus Mastrius. Mit Dokumentation der Metaphysik in der scotistischen Tradition ca. 1620-1750. Benjamins (Bochumer Studien zur Philosophie 57): Amsterdam / Philadelphia .  978-90-272-1467-6. Paolo Falzone, Bartolomeo Mastri, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 31 luglio . Marco Forlivesi, Scotistarum princeps. Bartolomeo Mastri (1602-1673) e il suo tempo, Centro Studi Antoniani, Padova 2002. Marco Forlivesi, Bartolomeo Mastri da Meldola (1602-1673) "riformatore" dell'Accademia degli Imperfetti, Accademia degli Imperfetti, Meldola 2002. . Marco Forlivesi , "Rem in seipsa cernere". Saggi sul pensiero filosofico di Bartolomeo Mastri (1602-1673), Il Poligrafo, Padova 2006. Daniel Heider, Universals in Second Scholasticism. A comparative study with focus on the theories of Francisco Suárez S.J. (1548-1617), João Poinsot O.P. (1589-1644) and Bartolomeo Mastri da Meldola O.F.M. Conv. (1602-1673)/Bonaventura Belluto O.F.M. Conv. (1600-1676), Philadelphia, John Benjamins, . Tullio Faustino Ossanna, Bartolomeo Mastri (1602-1673) O.F.M. conv. Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma 2002. Paul Richard Blum e Olivier Boulnois, La métaphysique comme théologie naturelle: Bartolomeo Mastri, in Les Études philosophiques, n. 1, 2002,  31-47, JSTOR 20849450. Fondazione Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, 214.  Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bartolomeo Mastri  Bartolomeo Mastrio, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Bartolomeo Mastri, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Bartolomeo Mastri / Bartolomeo Mastri (altra versione), . Gregory Cleary, Bartolomeo Mastri, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.

 

massolo: Grice: “If I had to decide on my favourite Massolo, that would be his ‘historicity of metaphysics,’ way before when I was venturing with Strawson and Pears to lecture the erudite audience of the BBC third programme on the topic!” -- Arturo Massolo (Palermo), filosofo. Dopo aver intrapreso gli studi presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II, si laurea all’Palermo nel 1934, con una tesi dal titolo Il problema dell’individuo nella filosofia di Antonio Rosmini, con Vito Fazio-Allmayer. Giovanissimo, fu autore di alcuni volumi di poesia.  In seguito ad un periodo di docenza nei licei di Perugia, Catanzaro e Livorno, Arturo Massolo ha insegnato dal 1945 al 1960 all’Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" e dal 1961 al 1966 all'Pisa.  Il suo pensiero, la sua attività e i suoi scritti hanno influenzato importanti figure del dibattito filosofico del secondo Novecento, come Cesare Luporini, Nicola Badaloni, Livio Sichirollo, Pasquale Salvucci, Gian Mario Cazzaniga, Massimo Barale, Remo Bodei, Domenico Losurdo.  Gli scambi epistolari avuti con numerosi intellettuali (tra cui spiccano i nomi di Giovanni Gentile, Ugo Spirito, Carlo Bo, Franco Fortini, Luigi Russo, Aldo Capitini, Eric Weil) mostrano l’alta considerazione di cui Massolo godeva all’interno del panorama culturale del secondo dopoguerra.  Nel 1945 partecipò alla fondazione della rivista Società, entrando tuttavia nel comitato di redazione soltanto nel 1958. La rivista, nel primo anno della sua uscita, ospitò tre importanti saggi di Massolo: Esistenzialismo e borghesismo (1945), La hegeliana dialettica della quantità (1945), L’essere e la qualità in Hegel (1945).  Nell’ultimo periodo della sua vita, ideò e fondò la collana «Socrates» dell’editore Vallecchi, con la quale pubblicò tre volumi: Filosofia e politica di Eric Weil, Vita di Hegel di Karl Rosenkranz e Dialettica e speranza di Ernst Bloch.  Arturo Massolo morì improvvisamente a Pisa nel 1966.  Pensiero I suoi studi su Hegel, inclini a valorizzare la filosofia della storia e la dimensione realistica del filosofo tedesco, contrastano tanto la lettura del neoidealismo italiano (Croce e Gentile) quanto quella di Galvano Della Volpe. Nell’ambito della sua riflessione Massolo ha posto le basi teoriche per una nuova ed originale rilettura del rapporto Hegel-Marx, tanto da essere considerato da alcuni interpreti l’avviatore dell’hegelo-marxismo in Italia.  I suoi interessi teoretici si sono rivolti principalmente alla filosofia classica tedesca da Kant ad Hegel, della quale ha studiato, per più di un decennio, i principali momenti storico-teorici.  In antitesi all’esegesi del neoidealismo italiano, che tendeva ad attribuire alle filosofie di Fichte, Schelling ed Hegel il superamento della finitezza umana che Kant aveva posto a fondamento della sua filosofia, Massolo ha proceduto alla rilettura della genesi dell’idealismo tedesco con l’idea che esso abbia storicizzato i dualismi kantiani in un processo che si compie nella Fenomenologia dello spirito di Hegel.  Nelle fasi più mature della sua riflessione ha tematizzato in vari saggi la problematica della scissione della coscienza comune (Filosofia e coscienza comune, oggi, 1953), l’idea della completa politicizzazione del filosofare (Politicità del filosofo, 1954; Frammento etico-politico, 1958), ed il problema della storia della filosofia con particolare riferimento al ruolo della «coscienza riflettente» del filosofo, nonché al rapporto dialettico tra Pensiero e Realtà nella «città-storia» (La storia della filosofia come problema, 1955).  Nell’ultimo periodo della sua vicenda intellettuale si è dedicato alla questione della dialettica intesa come dialogo, ovvero quell’elemento dialettico-razionale mediante il quale è possibile conciliare le differenti rappresentazioni dell’oggetto storico-sociale e le contraddizioni all’interno della comunità.  Tramite queste riflessioni, che lo hanno condotto a porsi in diretta polemica con Nietzsche ed Heidegger, Massolo ha contrastato l’idea del sapere come visione solitaria del singolo ed ha concettualizzato l’idea del sapere come processo essenzialmente dialogico e comunicativo (La storia della filosofia e il suo significato, 1961).  Opere:“Mattutino,” versi, con prefazione di Vito Mercadante, Palermo, A. Trimarchi, “Il libro dell'adolescenza,” poema, con introduzione di Federico De Maria, Palermo, “Convivio; storicità della metafisica,”Firenze, Le Monnier, “Introduzione alla analitica kantiana,”Firenze, Sansoni, “Fichte,” Firenze, Sansoni, “Schelling,”Firenze, Sansoni, “Prime ricerche di Hegel” («Pubblicazioni dell’Urbino», serie di Lettere e Filosofia, X), Urbino, “La storia della filosofia come problema” -- ed altri saggi, Firenze, Vallecchi, “Logica hegeliana”  Pasquale Salvucci, Firenze, Giunti-Bemporad, “Della propedeutica filosofica” e altre pagine sparse, Urbino, Montefeltro, Sergio Landucci, Arturo Massolo, "Belfagor, Remo Bodei, Arturo Massolo, "Critica storica", Studi in onore di Arturo Massolo, Livio Sichirollo, Urbino, Argalia, Nicola Badaloni, Ricordo di Arturo Massolo, "Giornale critico della filosofia italiana", degli scritti di Arturo Massolo, Alberto Burgio, Urbino, QuattroVenti, “Il filosofo e la città: studi su Arturo Massolo, Nicola De Domenico e Gianni Puglisi, Venezia, Marsilio,  Opere di Arturo Massolo.”

 

mastrofini: Grice: “I like Mastrofini; for one, he found how old Roman evolves into what we may call new Roman, or Italian!” – Grice: “And of course as a philosopher, he focused on the philosophical terminology – it takes a PHILOSOPHER to translate a philosophical text!” – Grice: “What I like about Mastrofini” is that he mostly kept with the cognates. La Crusca adores him!” -- marco mastrofini (Monte Compatri), filosofo. --- è noto soprattutto per il volume “Le discussioni sull'usura” in cui sostenne che non è reato far fruttare il danaro e che né la Sacra Scrittura, né i Vangeli, né la tradizione ecclesiastica vietavano di ottenere un giusto interesse per danaro dato a prestito. Questo diede luogo a molte discussioni ma anche apprezzamenti lusinghieri da economisti dell'epoca e dall'opinione pubblica.  In precedenza aveva scritto un'opera di economia finanziaria, il Piano per riparare la moneta erosa relativa all'inflazione nello Stato Pontificio, opera largamente utilizzata per la riforma finanziaria dello Stato, intrapresa da Pio VII.   L'edificio del Collegio Romano ove  insegnò. Venne nominato professore di filosofia a Frascatii. Nel pieno della crisi della Repubblica Romana, si trasferì a Roma dove venne nominato professore di eloquenza presso il Collegio Romano. Tornò a a Frascati. Si trasferì definitivamente a Roma dove assume la carica di Consultore della "Nuova Congregazione cardinalizia per gli affari totius orbis".  Produce le traduzioni dei capolavori di Lucio Anneo Giulio Floro, “Sulle cose romane,” e di Lucio Ampelio, “Sulle cose memorabili del mondo e degli imperi.” Traduce “Le Antichità romane” di Dionigi di Alicarnasso.  Venne pubblicato “Teoria e prospetto; ossia, dipinto critico dei verbi italiani coniugati, specialmente degli anomali o mal noti nelle cadenze,” opera che portò un grande contributo allo studio dell'italiano, utilizzata dall'Accademia della Crusca nella revisione del dizionario della lingua italiana. Pubblicò “Della maniera di misurare le lesioni enormi nei contratti e uno studio sulla patria potestà e filiazione, che ebbe larga eco nei circoli giuridici romani, essendo allora in corso una causa di riconoscimento di paternità per successione tra i Torlonia e i Cesarini.   Piazza di Monte Citorio. Nell'edificio dove abitava e morì, in piazza di Monte Citorio n. 121, il Comune di Roma appose una lapide con il seguente ricordo:  «Abitò in questa casa e vi morì Marco Mastrofini che dotto in filologia, teologo e filosofo assai più grande che celebrato fissò le incerte leggi dei verbi investigò felicemente con l’uso della ragione i misteri della scienza divina S.P.Q.R.»  Venne sepolto a Monte Compatri presso il Convento di San Silvestro.  Opere:
“Dissertazione filosofica,”Roma “Piano per riparare la moneta erosa,”Roma, “Ritratti poetici, storici, critici dei personaggi più famosi nell'antico e nuovo Testamento, Lucio Anneo Floro, “Sulle cose romane”, Roma, Lucio Ampelio, “Sulle cose memorabili del mondo e degli imperi”, Roma, Dionigi di Alicarnasso “Le Antichità romane”, Roma, “Dizionario dei verbi italiani,” Roma, “Metaphisica sublimior de Deo triun et uno,” Roma, Appiano “Storia delle guerre civili dei Romani", Roma, Arriano “La Storia”, Roma, ristampata da Sonzongo con il titolo “Delle cose d'Italia” “Le usure,” Roma, “Amplissimi frutti da raccogliere sul calendario gregoriano,” Roma, “L'anima umana e i suoi stati,” Roma,  “Teorica dei nomi,” Roma, “Teorica e prospetto de' verbi italiani conjgeniti,”Roma,  Riconoscimenti La città natale ha dedicato al suo nome la Biblioteca comunale, situata sul colle di Borgo Ghetto, inaugurata nel 2003 e una piazza cittadina. Roma Capitale gli ha intitolato una via nella zona di Monte Mario.  Biblioteca Comunale Monte Compatri in "Sistema bibliotecario. Provincia di Roma".  Istituzione del 15 settembre 1956. Sito. Sistema informativo toponomastica di Roma Capitale.  Donato Tamblè, «MASTROFINI, Marco», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 72, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2008.  Marco Mastrofini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Marco Mastrofini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Marco Mastrofini.

 

masullo: Deputato della Repubblica Italiana Legislature VI Gruppo parlamentare MistoCircoscrizione Campania CollegioNapoli Incarichi parlamentari Componente della Commissione Istruzione e Belle Arti Componente della Commissione parlamentare per il parere al governo sulle norme delegate in materia di stato giuridico del personale della scuola Sito istituzionale Senatore della Repubblica Italiana LegislatureVII, XII, XIII Gruppo parlamentarePCI, Progressisti, DS CircoscrizioneCampania CollegioNapoli I (VII Legislatura), Boscotrecase-Nola (XII e XIII Leg.) Incarichi parlamentari Membro della Commissione per la biblioteca (XIII Leg.) Membro della Commissione Istruzione pubblica e beni culturali (XIII Leg.) Membro della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (XIII Leg.) Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPCI (1972-1991) PDS Titolo di studio laurea in Filosofia e Giurisprudenza Professioneavvocato e docente universitario. -- Aldo Masullo (Avellino), filosofo. Laureato in Filosofia e in Giurisprudenza, è stato dal 1955 libero docente e dal 1967 Professore di filosofia teoretica. Successivamente, ha insegnato filosofia morale presso l'Napoli.  Ha trascorso vari periodi di ricerca e di insegnamento in Germania.  Dal 1984 al 1990 è stato direttore del Dipartimento di Filosofia dell'Napoli.  È stato socio dell'Accademia Pontaniana, della Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti di Napoli e dell'Accademia Pugliese delle Scienze.  È stato insignito della medaglia d'oro del Ministero per la Pubblica Istruzione.  Candidato nelle liste del Partito Comunista Italiano prima e in quelle dei Democratici di Sinistra poi, dal 1972 al 1976 ha ricoperto la carica di Deputato, mentre dal 1976 al 1979 e dal 1994 al 2001 è stato Senatore della Repubblica.  È scomparso il 24 aprile ; aveva compiuto 97 anni a Pasqua, il 12 dello stesso mese. È stato attivo e operoso fino all'ultimo, e ha rilasciato la sua ultima intervista il 5 aprile del .  La formazione Trascorre i primi dieci anni della sua vita a Torino. Nel 1933 si trasferisce con la propria famiglia a Nola (NA), dove compie gli studi superiori frequentando il liceo classico statale Giosuè Carducci.  Masullo tra il 1940 e il 1944 frequenta il corso di laurea in Filosofia all'Napoli. Si laurea con Emilia Nobile discutendo una tesi sul filosofo francese Julien Benda. L'Napoli era dominata prevalentemente dal pensiero di Benedetto Croce; esistevano comunque altri personaggi capaci di una riflessione autonoma e originale come fu Antonio Aliotta che con il suo sperimentalismo offrì importanti stimoli al giovane Masullo.  Masullo tra il 1945 e il 1947 prende una seconda laurea in Giurisprudenza con una tesi in Filosofia del diritto. Esercita la professione di avvocato penalista tra il 1947 e il 1951. Nel frattempo studia l'esistenzialismo che andava diffondendosi in Italia. Nello stesso periodo è assistente volontario alle cattedre di filosofia e tiene seminari per Emilia Nobile, Antonio Aliotta, Guido Della Valle.  Masullo compie la sua formazione filosofica a Napoli soprattutto con Cleto Carbonara. Carbonara era impegnato attraverso i suoi studi di estetica a ripensare l'attualismo gentiliano. La sua posizione prende il nome di materialismo critico. Tra il 1953 e il 1957, attraverso il confronto con Carbonara, Masullo si addestra al rigore concettuale e inizia ad elaborare una propria posizione originale.  Nella formazione e nella costruzione della prospettiva filosofica di Masullo si combinano diverse componenti. Il neoidealismo, crociano e gentiliano, lo sperimentalismo di Antonio Aliotta, e, tra idealismo e materialismo, il materialismo critico di Cleto Carbonara.  Masullo però, mosso dalle proprie inquietudini e dalle impressioni suscitate dai tragici eventi bellici, studia anche l'esistenzialismo e lo spiritualismo. Infine il bisogno di comprendere l'uomo concreto e le sue reali tribolazioni lo conducono ad avvicinarsi alla fenomenologia.  Il soggiorno di studio a Friburgo del 1957-58 gli consente di approfondire lo studio della fenomenologia e di conoscere il pensiero del neurologo e filosofo tedesco Viktor von Weizsäcker, il quale aveva introdotto nel linguaggio filosofico e scientifico il concetto di «patico».  Esistenzialismo, spiritualismo, idealismo e fenomenologia sono correnti di pensiero variamente intrecciate tra di loro. Ciò che attraversa trasversalmente questi movimenti di pensiero è la radicale problematizzazione del rapporto tra pensiero e vita, tra il pensiero e il suo negativo, ciò che pensiero non è.  Il pensiero Intuizione e discorso (1955) è un testo in cui, avvalendosi degli stimoli che provenivano dalla epistemologia, Masullo si confronta con l'idealismo attualistico e storicistico per riflettere sul carattere “difettivo” della coscienza e sul suo rapporto con la conoscenza.  Masullo in Intuizione e discorso sostiene che i poli del fatto e dell'idea, del senso e della coscienza, della vita e delle forme dello spirito sono legati da un vincolo dialettico. Voler ridurre l'uno all'altro conduce ad un idealismo soggettivistico o ad un empirismo cieco alle dimensioni dello spirito. Bisogna comprendere le modalità del vincolo che lega spirito e corpo. Il pensiero che voglia essere critico, cioè che non voglia ingannarsi, deve riconoscere che esso si fonda su processi biologici e fisiologici che gli sono irriducibili.  Nel 1957-58 Masullo approfondisce in Germania lo studio della fenomenologia, ancora poco diffusa in Italia. A Friburgo frequenta i circoli husserliani capeggiati dall'allievo di Husserl Eugen Fink e conosce l'opera del neurologo e filosofo Viktor Von Weizsacker del quale Masullo svilupperà il concetto di "patico". Masullo stesso, tornato in Italia, traduce e commenta alcuni testi di Husserl in un piccolo libriccino ormai introvabile (Logica, psicologia, filosofia. Un'introduzione alla fenomenologia, Napoli, Il Tripode, 1961) il cui contenuto in parte è poi confluito nel successivo truttura, soggetto, prassi.  Masullo considera Husserl un grande esploratore della coscienza. Husserl cerca di dare un fondamento filosofico alle scienze positive indagando il modo in cui la coscienza costituisce il mondo che la scienza prende ad oggetto delle proprie particolari ricerche. Masullo però, elaborando gli stimoli dell'antropologia medica di Weizsacker, lavora al passaggio dalla fenomenologia alla patosofia.  Struttura, soggetto, prassi (1962, 1994) è il testo che documenta il rinnovamento della ricerca di Masullo. Egli fa riferimento alle scienze positive per mostrare che la coscienza è qualcosa di vivo e concreto e non è «intellettualisticamente sofisticata», trasparente a sé stessa, come vorrebbero le filosofie speculative le quali riducono la vita psichica alla vita cosciente e non tengono conto o minimizzano il peso della dimensione psichica inconscia, svalutata come qualcosa di filosoficamente irrilevante.  S. Non è possibile una conoscenza diretta, per introspezione/riflessionecome vorrebbero le filosofie speculativedi ciò che pensiero non è. Il pensiero come esperienza intersoggettiva, sociale (lo Spirito, il Soggetto) può conoscere i suoi prodotti, i pensieri, il pensato, ma non può conoscersi come processo, esperienza del pensare, atto, tempo, «paticità» (cioè il pensare come esperienza soggettiva, esistenza). D'altronde il pensiero come processo non può essere conosciuto neanche per inferenza da parte delle scienze positivo-sperimentali. Queste possono misurare i processi, ma non possono misurarne i vissuti.  Lo scacco, il limite della conoscenza è l'apertura alla prassi e all'etica: riconoscere il nesso operativo tra senso e significato, crisi e ordine, «patico» e cognitivo, corpo e mente.  Masullo poi analizza i grandi modelli idealistici e fenomenologici della soggettività. In particolare, seguendo un'indicazione di Fichte, sviluppa la tesi secondo la quale il fondamento dell'uomo, cioè la condizione per la quale l'uomo assume i caratteri della soggettività (libertà, storia, ricerca, progetto, autodeterminazione) è l'intersoggettività. Di questo fondamento Masullo analizza le modalità di funzionamento.  Masullo, con i suoi studi sulla «intersoggettività» e il «fondamento» degli anni sessanta e settanta (Lezioni sull'intersoggettività. Fichte e Husserl, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1963; La storia e la morte, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1964; La comunità come fondamento. Fichte, Husserl, Sartre, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1965; Il senso del fondamento, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1967, 2007; Antimetafisica del fondamento, Napoli, Guida, 1971), analizza le «operazioni nascoste» in base alle quali si costituisce l'io e in base alle quali si costituisce l'oggettività del mondo e individua nella originaria struttura intersoggettiva il fondamento del mondo umano. Il fondamento è la comunità, ma essa funzionalmente rimane nascosta all'io per permettergli di istituirsi ed operare, come ben spiega nell'importante saggio Il fondamento perduto (1984), in cui rielabora e sviluppa spunti presenti negli ultimi capitoli di Il senso del fondamento (1967) e raccoglie in modo compiuto i risultati teoretici di due decenni di ricerche intorno al tema della comunità-intersoggettività come fondamento. Masullo pubblica inoltre il testo Fichte. L'intersoggettività e l'originario (1986), in cui riprende e aggiorna il saggio su Fichte contenuto in La comunità come fondamento. Fichte, Husserl, Sartre (1965).  Nel 1980 pubblica Metafisica. Storia di un'idea. Il capitolo finale, Il sentimento metafisico, è l'indicazione del passaggio a una nuova fase del pensiero di Masullo, una fase in cui il tema dell'intersoggettività lascia il posto alla esplorazione delle dimensioni del vissuto del soggetto, quindi lascia il posto ai temi della paticità, del senso, del tempo.  In effetti anche i suoi corsi universitari di quegli anni rivelano questo momento di transizione. Negli anni ottanta i corsi universitari di Masullo sono dedicati in parte ancora al tema dell'intersoggettività (1981/82 e 1985/86) ma vengono trattati anche i temi caratteristici della seconda stagione della sua riflessione: nel corso universitario del 1982/83 Masullo tratta della “difettività del soggetto”; nel corso del 1984/85 invece si occupa di “comprensione del tempo e interpretazione morale”; fino ad arrivare ai corsi dei primi anni novanta (Masullo termina il proprio insegnamento alla metà del 1995) definitivamente centrati su “i patemi della ragione e l'inter-esse etico” (vedi il corso del 1993/94).  Nei successivi studi su «tempo», «senso», «paticità» (Filosofie del soggetto e diritto del senso, Genova, Marietti, 1990; Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva della salvezza, Roma, Donzelli, 1995; Paticità e indifferenza, Genova, Il Melangolo, 2003) Masullo sostiene che il pensiero critico, nella sua incapacità di pensare il passaggio, il processo, la trasformazione, il cambiamento (come egli aveva sostenuto fin dal 1955 in La problematica del continuo in Aristotele e Zenone di Elea, seppure solo sul piano logico) è incapace anche di pensare la soggettività, la quale è una forma particolare di cambiamento, è tempo, prodursi delle differenze all'interno di un campo strutturato, fortemente centralizzato, l'organismo umano, portatore della coscienza di sé.  In questi studi degli anni ottanta e novanta Masullo considera le modalità affettive e psicobiologiche dell'esser soggetto. Filosofie del soggetto e diritto del senso (1990) raccoglie cinque saggi pubblicati tra il 1982 e il 1989, nei quali Masullo si confronta con Kant, Hegel, Dilthey, Heidegger e Merleau-Ponty, i quali storicamente hanno posto il tema della soggettività non riconoscendo però la differenza tra «significato» e «senso». Masullo rivendica il «diritto del senso» ad essere riconosciuto nella sua radicale e irriducibile diversità dal significato.  Molto più rilevante nella costruzione della sua prospettiva filosofica è invece il saggio intitolato Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva della salvezza (1995), nel quale Masullo illustra la sua concezione della frammentazione della soggettività a partire da alcune considerazioni sui concetti di esperienza e di tempo. I lessici delle lingue europee antiche e moderne consentono di distinguere la dimensione orizzontale dell'esperienza propriamente detta (έμττεŀρία, experientia, Erfahrung) la quale ha un carattere prevalentemente cognitivo rispetto alla dimensione verticale dell'esperienza meno propriamente detta (πάθος, affectio, Erlebnis), cioè il vissuto, il quale ha invece un carattere affettivo anziché cognitivo. Da una parte abbiamo il giudizio su ciò che abbiamo provato, dall'altra abbiamo il provare come avvertimento immediato dell'accadermi di qualcosa.  Ciò introduce a un'ulteriore precisazione filologica che riguarda la differenza tra il cambiamento e il tempo. Il tempo non è il cambiamento. Il cambiamento è il continuo prodursi delle differenze nell'organizzazione delle forme della vita. Il tempo è l'avvertimento interiore di questo cambiamento, cioè l'avvertimento di sé attraverso il cambiamento.  L'uomo, a differenza degli altri viventi, è intrinsecamente tempo. Egli istituisce il tempo nel senso che mette in relazione i cambiamenti a dei sistemi oggettivi di riferimento, ma ancor più radicalmente l'uomo è tempo in quanto avverte i cambiamenti del mondo esterno solo in relazione al proprio modificarsi. Questo avvertimento, il «senso», è l'indice della soggettività. L'avvertimento della perdita, il senso del cambiamento, in una parola il tempo, accende l'allucinazione del sé, scatena il desiderio di permanenza.  Parallelamente alla esplorazione della soggettività, in Il tempo e la grazia Masullo segue gli sviluppi di un'emergente epistemologia caratterizzata anch'essa dalla contingenza e irreversibilità del tempo fisico così come la cosmogenetica ce lo illustra. Il versante umanistico e quello scientifico convergono nel disegnare un'antropologia la cui etica non è più la moderna e rassicurante etica reattiva che salva la società con le sue formulazioni sull'ordine del mondo.  L'etica che Masullo vede in prospettiva scaturire da questo nuovo contesto è un'etica attiva che salva il tempo, cioè il soggetto, dal vivere la perdita prodotta dal cambiamento come «disgrazia», mutilazione. La perdita è un momento necessario nella vita di un essere, l'umano, che non semplicemente cambia, ma si rinnova e costruisce intenzionalmente il proprio futuro.  Una volta riconosciuto il diritto del senso ad essere inteso nella sua irriducibilità al cognitivo (1990); una volta esplorato il campo del senso-tempo-patico alla luce della psicanalisi, della letteratura e della filologia; una volta riconosciute le epocali trasformazioni degli scenari epistemologici, antropologici ed etici (1995), Masullo nel testo del 2003, Paticità e indifferenza, si chiede quale può essere ancora, in questo nuovo contesto, il ruolo della filosofia. La filosofia è «saper assaporare i sapori della vita, gustare a fondo i sensi vissuti, … elevare i sensi sensibili a sensi ideali e cogliere nei sensi ideali la possibilità dei sensibili, è la “sapienza del patico” ovvero, se si ricalca interamente l'etimo greco, è la “patosofia”».  Da un pensiero così articolato derivano alcune indicazioni e cautele etico-pedagogiche. Essendo l'uomo intrinsecamente temporale, essendo la temporalità umana irreversibile, l'uomo non può essere fatto oggetto di conoscenza come un qualsiasi ente. Masullo distingue la conoscenza dalla cura. Egli inoltre distingue le esperienze (che sono comunicabili e sono i materiali sui quali si costruisce la conoscenza) dai vissuti (che sono invece costitutivamente «incomunicativi» in quanto riguardano l'immediatezza del sentire individuale che non è mai trasparente neanche all'individuo stesso che li vive). La conoscenza è la dimensione orizzontale dell'esistenza. Essa guarda alla universalità. Mentre la cura ne è la dimensione verticale. Essa invece guarda alla unicità-identità, ai vissuti da assaporare e da sublimare in valori da condividere.  Mentre la ricerca di Masullo prosegue in questi anni curvando verso nuove direzioni, pubblica alcuni nuovi libri. Nel 2005 scrive Filosofia morale per una collana di libri che illustrano ciascuno il nucleo delle varie discipline filosofiche. In effetti Filosofia morale non è un elenco di temi, personaggi, concetti ma un percorso molto personale all'interno delle questioni e dei nodi fondanti della disciplina: la specificità della filosofia morale e la distinzione tra morale ed etica; il bene quale orientamento dell'azione umana; il soggetto della vita morale, la persona; il dovere, la responsabilità e il vincolo che ci lega agli altri.  Nel 2008 invece scrive, intervistato dal giornalista de Il Mattino, Claudio Scamardella, Napoli siccome immobile. Scamardella, in uno degli ennesimi momenti difficili per la città di Napoli, cerca la figura di un saggio, di un'autorità morale capace di interpretare il presente e prefigurare il futuro di questa città malata. Trova questa figura in Aldo Masullo, filosofo ma anche protagonista della vita civile e politica della città con concrete iniziative quali, nel 2006, gli incontri con i giovani e la popolazione nell'ambito del “Manifesto per salvare Napoli”. Il libro è un lungo dialogo sulle tante debolezze della città presente che si conclude con un'analisi delle risorse che danno speranza nel futuro.  Masullo nel  ha pubblicato La libertà e le occasioni, che sviluppa il tema del suo ultimo seminario all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli.  L'impegno politico Negli anni sessanta e settanta la contestazione studentesca segnalava il bisogno di rinnovamento dell'università italiana. Masullo, per i caratteri originali del proprio insegnamento, è considerato dagli studenti uno dei professori progressisti. Egli in quegli anni (1972-1976) fu eletto deputato come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, ed in seguito  come senatore, si occupò sempre dei problemi del sistema scolastico. Inoltre come parlamentare europeo lavorò al fianco di Nilde Iotti nella Commissione legale.  All'inizio degli anni ottanta alcuni importanti provvedimenti modificano l'organizzazione didattica e gestionale dell'università (vengono istituiti i dottorati di ricerca, riordinate le scuole di specializzazione, creati i Dipartimenti). Terminato l'impegno parlamentare Masullo dirige per due mandati il nuovo Dipartimento di Studi Filosofici dell'Napoli intitolato ad Antonio Aliotta. Anche attraverso questo incarico egli incide sulle direzioni della ricerca filosofica a Napoli.  Masullo si mette di nuovo al servizio della politica quando dopo la crisi politica e sociale degli anni ottanta, agli inizi degli anni novanta si verifica un generale risveglio della coscienza collettiva. A livello locale egli dapprima anima per oltre un anno, a partire dal 1991, le “Assise di Palazzo Marigliano”, un movimento che si opponeva al progetto NeoNapoli previsto dal preliminare di Piano Regolatore.l, del quale ottenne il rigetto, suggerendo la demolizione e il rifacimento integrale dei Quartieri Spagnoli. Forte della popolarità acquistata con questa esperienza è capolista del PDS nelle elezioni amministrative del giugno 1992 e poi, nel marzo del 1993, protagonista a Napoli della innovativa esperienza della "giunta del sindaco".  A livello di politica nazionale Masullo dal 1994 al 2001 è di nuovo impegnato per due legislature al Senato. Egli è membro della Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi e, come negli anni settanta, della Commissione per l'istruzione pubblica e i beni culturali in anni nei quali i provvedimenti relativi a istruzione, università e ricerca sono numerosi e importanti. Amante dei libri e della cultura dei bambini, lo spessore del Maestro filosofo emerge inoltre quando in aula si discutono disegni di legge relativi a temi quali l'ergastolo o la procreazione assistita.  Opere: “Intuizione e discorso,” – Grice: “Good connection.” Napoli, Libreria scientifica editrice, “La problematica del continuo,” – Grice: “Excellent philosophical problem.” Napoli, Libreria scientifica editrice,  “Struttura soggetto prassi,”Napoli, Libreria scientifica editrice, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane,  “La comunità come fondamento,” Grice: “Masullo’s first attempt at a conceptual analysis of the inter-subjective; but it takes a philosopher to understand that that is what stands behind ‘community,’ or ‘population,’ as I prefer, or the conversational dyad.” Napoli, Libreria scientifica editrice,  “Anti-metafisica del fondamento” Napoli, Guida editori, “L'inte-rsoggettività” Napoli, Guida editori, “Filosofie del soggetto e diritto del senso,” Genova, Marietti,  “Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva della salvezza,” Roma, Donzelli,  “Metafisica: storia di un'idea,” – Grice: “Perhaps Aristotle never had an idea; after all ‘ta meta ta physica’ is later and means: “the stuff the master wrote after the ‘physika’!” Roma, Donzelli, “La potenza della scissione.”Letture hegeliane, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, “Gografia e storia dell'idea di libertà,” Reggio Calabria, Falzea. – cfr. Grice: “The history of ‘free’ is hardly a ‘natural history’!” “Paticità e indifferenza,” Genova, Il Nuovo Melangolo, -- Grice: “Masullo’s concept of ‘pathos’ is essential – while you may have self-pathos, the implicaure is that there is ‘empathy.’” “Inter-soggettività” Giuseppe Cantillo e Chiara de Luzenberger, Napoli, Editoriale Scientifica,  “Filosofia morale,” Roma, Editori Riuniti, “Scienza e coscienza” – Grice: “This pun is only possible in Italian: conscious and science are less of a parallel word formation!” “tra parola e silenzio” Grice: “This is my reading between the lines – i. e. the implicature” atti del convegno (Monte Compatri, 2003), Pietro Ciaravolo, Roma, Aracne Editrice, “Il senso del fondamento,” Napoli, Libreria scientifica editrice, Giuseppe Cantillo e Chiara de Luzenberger, Napoli, Editoriale scientifica, Napoli, siccome immobile. Aldo Masullo intervistato da Claudio Scamardella, Napoli, Guida,  La libertà e le occasioni, Milano, Jaca Book,  I linguaggi della follia e i passi della salvezza. Il lavoro psichiatrico di Sergio Piro, in Sergio Piro. Maestri e allievi, Napoli, Editoriale Scientifica, . Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Roma, 2 giugno 1986 Cittadinanza Onoraria della Città di Napolinastrino per uniforme ordinariaCittadinanza Onoraria della Città di Napoli — Napoli, 8 giugno  Note  PIERLUIGI PANZA, Morto Aldo Masullo, Napoli perde il filosofo della coscienza, su Corriere della Sera, 24 aprile . 2 maggio .  Addio Aldo Masullo, la grazia della filosofia e della politica, su rainews.it, Napoli, 25 aprile, Addio Aldo Masullo, la grazia della filosofia e della politica, su ansa.it, 25 aprile .  Rossella Avella, Morto Aldo Masullo: chi era il più grande filosofo della seconda metà del ‘900 (VIDEO), su interris.it, 25 aprile .  Presidenza della Repubblicadettaglio del conferimento dell'onorificenza  Conferimento della Cittadinanza Onoraria della Città di Napoli ad Aldo Masullo Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Aldo Masullo Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Aldo Masullo  Sito ufficiale, su aldomasullo.com 1º maggio ).  Aldo Masullo, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Aldo Masullo / Aldo Masullo (altra versione) / Aldo Masullo (altra versione), su senato.it, Senato della Repubblica.  Registrazioni di Aldo Masullo, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Intervista al filosofo Aldo Masullo di Aniello Fioccola, Web Magazine dell'Università degli Studi di Napoli l'Orientale.

 

matassi: Grice: “I like Matassi; but then I like football – I was the football team captain at Corpus – and aesthesis, the seductor seduced – “la condizione desiderante” indeed!” --  Elio Matassi (San Benedetto del Tronto), filosofo. Allievo di Garroni, è stato Professore di Filosofia morale, coordinatore scientifico della sezione Filosofia, Comunicazione, Storia e Scienze del Linguaggio del Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell'Università Roma Tre; in precedenza era stato direttore del Dipartimento di Filosofia (2006-). Si è occupato anche di Estetica musicale.  È stato Presidente della Società Filosofica Romana e ha fatto parte del comitato direttivo nazionale della SFI (Società Filosofica Italiana).  È stato nel comitato d'onore della Fondazione Amadeus. Presidente dell’Accademia Estetica Internazionale di Rapallo, responsabile della sezione filosofica del Consiglio scientifico del Centro italo-tedesco di Villa Sciarra (Roma), membro della giunta del CAFIS dell'Università Roma Tre. È stato anche membro del Comitato scientifico della Fondazione Résonnance dell'Losanna.  Ha diretto la collana Musica e Filosofia per la Mimesis Edizioni di Milano e quella su I Dilemmi dell'Etica per la casa editrice Epos di Palermo. Ha tenuto un blog sul "Fatto quotidiano" sui temi che legano la filosofia alle dimensioni del contemporaneo. Ha collaborato con la rubrica Ricercare, dedicata alla filosofia della musica, al mensile Amadeus e al mensile Stilos. È stato direttore della collana Italiana per Orthotes Editrice (Napoli). È stato anche membro del comitato scientifico-direttivo delle seguenti riviste: Colloquium philosophicum, Paradigmi,Quaderni di estetica e di critica, Bollettino di studi sartriani, Filosofia e questioni pubbliche, Links, Lettera Internazionale, Phasis, Itinerari, Prospettiva Persona, Metabolè, Babel online, Civitas et Humanitas. Annali di cultura etico-politica. Per quanto concerne il settore estetico-musicale è presente nel comitato direttivo della rivista internazionale Ad Parnassum. A Journal of Eighteenth-and Nineteenth-Century Instrumental Music, di Hortus Musicus, Civiltà musicale, Orpheus, Itamar. Revista de Investigación Musical: Territorios para el Arte.  Ha ricoperto la presidenza di giuria per il Premio Frascati Filosofia dal 2009.  Menzione speciale della giuria all'VIII premio internazionale di saggistica “Salvatore Valitutti”, ottobre 2001, per Bloch e la musica (2001)  È stato uno dei principali collezionisti al mondo di incisioni relative alle esecuzioni delle sinfonie e della liederistica di Gustav Mahler (circa mille tra vinili e compact disc).  Pensiero Si è occupato di filosofia tedesca dell'Ottocento e del Novecento, in particolare del pensiero di Hegel, delle scuole hegeliane, del Neocriticismo tedesco, del marxismo occidentale e della scuola di Francoforte. Il suo primo lavoro (1977) è stato dedicato alle Vorlesungen hegeliane di filosofia del diritto e all'interpretazione fornitane da Eduard Gans. Nel lavoro successivo, del 1979, si è occupato del pensiero del giovane György Lukács, in particolare dal 1907 al 1918, utilizzando per la prima volta il celebre manoscritto "Dostoevskij" si è poi occupato del filosofo frisone Frans Hemsterhuis, l'autore della celebre Lettera sui Desideri, tradotta in tedesco da Johann Gottfried Herder e del dialogo Alessio o dell'età dell'oro, tradotto in tedesco da Friedrich Heinrich Jacobi.  Le sue più recenti ricerche hanno riguardato la filosofia della musica moderna e contemporanea e in particolare su quella di Ernst Bloch, di Walter Benjamin e di Theodor Adorno, fino ad elaborare un'originale filosofia dell'ascolto, le cui suggestioni si possono rintracciare nella teoria musicale moderna di Ernst Kurth, elaborata nei Fondamenti del contrappunto lineare. In tale prospettiva di ricerca, filosofia della musica e filosofia dell'ascolto sono strettamente compenetrate, fino a diventare il paradigma di una rivoluzione formativa che mette al centro del sistema educativo contemporaneo la musica nella sua declinazione storico-teorica come in quella pratica.  All'interno di tale prospettiva svolge un ruolo centrale Wolfgang Amadeus Mozart, il "più ascoltante tra gli ascoltanti" come lo definì Martin Heidegger.  Opere: Le Vorlesungen-Nachschriften hegeliane di filosofia del diritto, Roma, Sansoni, Il giovane Lukàcs. Saggio e sistema, Napoli, Guida, Hemsterhuis. Istanza critica e filosofia della storia, Napoli, Guida, Eredità hegeliane, Napoli, Morano, “Terra, Natura, Storia,” Soveria Mannelli, Rubettino, “Bloch e la musica,” Salerno, Fondazione Filiberto Menna, Marte editore, Musica, Napoli, Guida, 2004 (traduzione francese in corso) “La bellezza,” Soveria Mannelli, Rubettino, Th. W. Adorno: l'estetica. L'etica (insieme a Elena Tavani), Donzelli, Roma, L'idea di musica assoluta, Nietzsche e Benjamin, Rapallo, Il ramo, “La condizione desiderante. Le seduzioni dell'estetico”- Il nuovo melangolo, Genova; Filosofia dell'ascolto, Rapallo, Il ramo,  Il giovane Lukàcs. Saggio e sistema, ristampa con una nuova introduzione, Milano, Mimesis Edizioni, . La Pausa del Calcio, Rapallo, Il ramo . “Pensare il calcio,” Rapallo, Il Ramo . Escucha y comunidad: desde el "Fragmento filosofico-politico (W. Benjamin) a la "Investigaciones filosoficas sobre las situaciones musicales" (G. Anders), ITAMAR,  Sur l'échange pervers entre thèodicée et anthropoligie. LA RÈGLE DU JEU, El espiritu faustiano y la musica. ITAMAR, Kierkegaard, el Don Juan de Mozart y el demoniaco. MUSICAL CARPET: PHILOSOPHIE OF THE HISTORY OF MUSIC CONTRA THE SOCIOLOGY OF MUSIC. AD PARNASSUM, HESSE UND DIE "NEUPYTAGIRUSCHE MUSIKLEHRE". HERMANN-HESSE-JAHRBUCH,   Adaemonic/Daemonic Spirit of Music: E.T.A. Hoffmann's Review of Beethoven's Fifth Symphomy and the Apology of Instrumental Music in W.H. Wackenroder. AD PARNASSUM,  INSTRUMENTAL MUSIC IN W.H. WACKERONDER. AD PARNASSUM,  "Musical Concepts":Philosophy of the History of Music 'contra' the Sociology of Music. In: Instrumental Music and the Industrial Revolution.   Ernst Kurth als moderner Klassiker: die Philosophie des Zuhoerens. In: Klassische Moderne. WÜRZBURG:Koenigshausen & Neumann Georg Lukàcs und das Jahr 1968 in der italienischen Kultur. In: RUDIGER DANNEMANN A CURA DI. Lukàcs und 1968. Eine Spurensuche. Vladimir Jankélévitch et l'écoute mortelle. In: En dialogue avec Vladimir Jankélévitch.  978-2-7116-4363-9 Hesse und die neupythagoreische Musiklehre. In: Hermann-Hesse-Jahrbuch, Band 3 L'esthétique musical en tant que philosophie, in  In: ELIO MATASSI. Perspectives de l'esthétique musicale entre théorie et histoire. PARIS:L'Harmattan, L'Ineffable et l'utopique comme dimension de l'écoute: Jankelévitch et Bloch  Vladimir Jankélévitch. L'empreinte du passeur, sous la direction du Francoise Schwab et Jean-Marc Rovièr. In: ELIO MATASSI. Vladimir Jankélévitch. L'empreinte du passeur, sous la direction du Francoise Schwab et Jean-Marc Rovièr. CERISY-LA SALLE:EDITION LE MANUSCRIT BEAUTY AND TEMPORALITY IN HEMSTERHUIS'S LETTRE SUR LA SCULPTURE. In: MELICA C. CURATORE. HEMSTERHUIS: A EUROPEAN PHILOSOPHER REDISCOVERED. NAPOLI:Vivarium, Die Musikphilosophie bei W. Benjamin und G.ANDERS. In: . Theologie und Politik a c. di B.Witte. BERLINO:Eric Schmidt Verlag,  Sur la peinture Hernéutique: Pier Augusto Breccia, "le messager d'alterité", in Pier Augusto Breccia "Le langage chiffré dell'Etre". In: Du Nihilism à l'hermenéutique ÉCOUTE MUSICALE ET PLAISIR ESTHÉTIQUE CHEZ ERNST BLOCH. In: D'HUBERT DAMISCH. Y VOIR MIEUX, Y REGARDER DE PLUS PRES.  UNICOPARIS: Éditions rue d'Ulm;  Hemsterhuis FranciscusLettera sulla scultura; a c. di Elio Matassi. Palermo: Aesthetica, Trauerspiel und Oper bei Walter Benjamin. In: Klang und Musik bei Walter Benjamin, hrsg. von Tobias Robert Klein, Wilhelm Fink, Muenchen , Funktion der Kunst und absoluter Idealismus bei Hegel, in "Kunst-Religion-Politik", Alain Patrick Olivier, Elizabeth Weisser-Lohmann, Fink, Muenchen, Sur la peinture Hernéutique: Pier Augusto Breccia, “le messager d’alterité”, in Pier Augusto Breccia “Le langage chiffré dell’Etre”. In: Du Nihilism à l’hermenéutique Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Elio Matassi  Francesca Iannelli, Elio Matassi über Musik und Philosophie, in "Musik und Aesthetik", Convegno su "La bellezza", presso il Centro di Studi Rosminiani di Stresa, Elio Matassi Musica e Creatività[collegamento interrotto] Intervista a Rai Notte "La musica assoluta" Inconscio e Magia Intervento al Teatro dell'Opera di Roma il  5 maggio  Intervento al seminario di formazione del PD Le parole e le cose dei democratici Pisa, Palazzo dei Congressi [collegamento interrotto] Intervento alla Summer School della Fondazione Italiani-Europei, sui rapporti tra democrazia e capitalismo,  Commento al concerto jazz di Massimo Donà, "Tutti in gioco", Porto Civitanova, 6 settembre 2009  Bloch e la musica. Utopia a misura d'uomo. Intervista al prof. Elio Matassi  Prefazione a Ernst Bloch, Ornamenti, Arte, filosofia, letteratura, Micaela Latini, Armando, Roma, La pausa del calcioElio Matassi su RAI Filosofia, su filosofia.rai.it. Il Potere e la Gloria. Juventus e InterElio Matassi su Il Fatto Quotidiano, su ilfattoquotidiano.it. Micaela Latini, intervista a Elio Matassi su Amare, ieri, di G. Anders, rivista on-line «SWIF-Recensioni filosofiche»,  Micaela Latini, Doppia risonanza sul mondo (a proposito di "Musica" di Elio Matassi, Napoli), “Il Manifesto”, Carlo Serra, Recensione a "Musica", di Elio Matass. Cf. “La palestra di Platone.”

 

matera: Grice: “Only in Southern Italy is a philosopher also responsible for the astrological edification of the city’s cathedral!” -- Alano da Matera (Matera), filosofo. Alano fu uno dei più grandi studiosi e divulgatori di Astrologia occidentale e filosofia dell'epoca. Insegnò dapprima a Matera, e successivamente a Napoli.  Visse nel periodo in cui la Contea materana era dominio degli Angioini e su richiesta di  Filippo IV detto "il bello", il re di Napoli Carlo II d'Angiò, detto "lo zoppo", inviò Alano a Parigi. Lì fu docente presso l'Università e divenne noto come Dottore universale, profondamente versato in filosofia. In quegli anni infatti astronomia e astrologia venivano collegate poiché si credeva che gli astri potessero esercitare un influsso sulle azioni umane.  Nei periodi di soggiorno a Matera, abitava, secondo Verricelli nella contrada di Lo Lapillo tra il castello et il puzzo dove sorge l’acqua della fontana hera la sua vigna con una casuccia di pietre, piccola, mal fatta casa propria di filosofo quale oggidì si chiama la vigna et casa di Alano. Si trattava della collina dove poi fu edificato il Castello Tramontano. In quella casetta il grande studioso passava intere notti ad osservare il cielo e gli astri con strumenti rudimentali.  Di Alano  è il motto latino presente nel “Glora mundis”: La goccia perfora la pietra non colpendola due volte con forza, bensì colpendola continuamente, così tu trai profitto studiando non due volte ma continuamente. È l'esortazione con cui invita a raddoppiare impegno e curiosità sulla strada della conoscenza.  Secondo alcuni, il perfetto orientamento delle facciate della Cattedrale di Matera e del suo campanile lungo i punti cardinali si deve alle osservazioni astronomiche di Alano.  A Matera una strada, trasversale di via Nazionale, tra le vie Salvemini e Di Vittorio, è dedicata ad Alano. Giustino Fortunato, Badie, feudi e baroni della Valle di Vitalba, Volume 3, ed. P. Lacaita, 1968178  Personaggi della storia materana, Altrimedia Edizioni 1999, per i Quaderni della Biblioteca provinciale di Matera  Marcello Morelli, Storia di Matera, ed. F. lli Montemurro, 1963, p.164  Francesco Paolo Volpe, Memorie storiche di Matera, ed. Atesa, 1818 p.61   'Dizionario corografico del Reame di Napoli, ed. Civelli, 1852 p.587  Biografie dei personaggi illustri di Matera, sassiweb.it. 12 luglio  7 gennaio ).  Antonio Giampietro, Personaggi della storia materana[collegamento interrotto], Matera, Altrimedia Edizioni.

 

mathieu: Grice: “There are various things I love about Mathieu: his idea of the ‘uomo, animale ermeneutico’ is genial – and true!” Grice: “Mathieu rightly focuses on Kant’s problems with emergentism, i.e. the fact that life (or ‘vivente’) cannot be reduced. I love that.” Grice: “Mathieu has emphasised the irreductionism alla Bergson. I like that.” Grice: “Mathieu makes an apt analogy between Goedel’s work for alethic systems – that they cannot self-reflect, and deontic systems --.” Vittorio Mathieu (Varazze), filosofo. Dopo il liceo, si iscrisse a orino. Si laureò con Guzzo, filosofo rappresentante dello spiritualismo ced autore di importanti studi su  Kant (un filosofo che sarebbe stato centrale nella vita intellettuale di Mathieu).  Libero docente nella filosofia, è stato professore incaricato, e  Professore di filosofia teoretica a Trieste. Primo vincitore del concorso di Storia della filosofia, è stato ordinario di filosofia fino al ruolo di professore emerito di filosofia morale a Torino -- è stato membro del Comitato del CNR;  è stato membro e poi vicepresidente del Consiglio esecutivo dell'UNESCO (Parigi). È stato membro del Comitato Nazionale di Bioetic; è socio dell'Accademia dei Lincei e membro del Comitato Premi della Fondazione Balzan.  Ha fondato con Berlusconi,  Colletti ed altri il movimento politico Forza Italia. Si è candidato al Senato della Repubblica nel collegio di Settimo Torinese: sostenuto dal centro-destra (ma non dalla Lega Nord), ottenne il 33,2% e venne sconfitto dal rappresentante dell'Ulivo, Tapparo.  Con il sindaco di Brindisi Mennitti ha dato vita alla Fondazione Ideazione, per il cui quotidiano ha curato una rubrica fino alla chiusura della testata. Nel luglio  (in connessione con la sua carica di presidente del collegio dei probiviri del PdL che è chiamato a giudicare l'operato dei finiani di Generazione Italia) diversi organi di stampa riprendono la voce, già circolante da tempo, di una sua adesione all'”Opus Dei.” A tale proposito sono giunte alla redazione del Corriere della Sera che aveva pubblicato la notizia le smentite sia dell'Opus Dei che dell'interessato. Ha offerto contributi significativi in almeno quattro ambiti della ricerca filosofica:  la filosofia della scienza; la storia della filosofia; l'estetica; la filosofia civile. Ha indagato i limiti interni ed i limiti esterni della scienza. Tale indagine ha avuto due filosofi del passato come suoi principali punti di riferimento: Kant e Bergson. Ha infatti ripreso e sviluppato le ricerche di Kant sui limiti interni della scienza e sulla sua fondazione. A tale riguardo pubblicò il saggio "Limitazione qualitativa della conoscenza umana" a cui fece seguito, "L'oggettività nella scienza e nella filosofia".  Seguendo Bergson, ha valorizzato anche altre forme della conoscenza e della espressività umane non riducibili alla cienza, ma non per questo ad esse opposte. Ha infatti sempre ritenuto che la realtà, e segnatamente la realtà umana, non possa essere esaurita dalla scienza, e richieda invece una costante attività interpretativa.. L'uomo, dunque, è chiamato ad essere scienziato della natura ed ermeneuta della cultura. Sarebbe però riduttivo non ricordare che i suoi contributi alla filosofia della scienza riguardano una pluralità estremamente diversificata di temi. Ad esempio, sono ddue studi pionieristici sull'applicabilità del teorema di Gödel al diritto. Gödel aveva scoperto che non si può dimostrare la coerenza di un sistema all'interno del sistema stesso; Mathieu ritiene che, almeno analogicamente, la scoperta di Gödel possa applicarsi al problema della fondazione di un sistema deontico. Uun'autorità non può legittimarsi da sola in modo formale e, dunque, anche il diritto richiede fondamenti esterni (etici, non emici): l'efficacia e la giustizia. Ha realizzato alcune traduzioni fondamentali. E forse il suo contributo maggiore alla storia della filosofia è consistito proprio in un'opera che combina traduzione e ricostruzione critica, ovvero l'opus postumum di Kant. Tale opera affronta questioni teoriche tutt'oggi aperte (soprattutto nella fisica e nella biologia teoriche), come il problema della forma degli oggetti solidi o il problema del “vivente,” cioè il problema della vita in quanto tale e non ridotta a semplice. Ha curato poi le edizioni di opere di Leibniz: si è trattato di un ampio lavoro che si è raccolto in "Scritti politici e di diritto naturale" "Leibniz e des Bosses" "Saggi filosofici e lettere" e "Saggi di teodicea: sulla bontà di Dio, sulla libertà dell'uomo, sull'origine del male.” La sua estetica, pur nella varietà dei temi trattati, rimanda ad una problematica essenzialmente ontologica: lo svelarsi dell'ente. Cioè, l'opera d'arte è heideggerianamente concepita come il modo attraverso cui gli uomini possono cogliere il passaggio dal nulla all'essere.  Di estetica è "Goethe e il suo diavolo custode", edito per i tipi di Adelphi. Al centro di questa ricerca vi è la figura di Mefistofele, analizzata in tutta la sua profondità e capacità genealogica.  Nei suoi volumi sull'estetica della musica sviluppa la tesi affascinante che ascoltare la musica è un ascoltare il silenzio. Grande è la potenza significante di ciò che non significa nulla, perché è il nulla a far emergere l'essere delle cose. E la musica e la luce si situano proprio in questo iato insuperabile fra l'essere e il nulla. Entro i suoi molteplici contributi alla filosofia civile, si staglia netta, per importanza e originalità, una triade di saggi edicati a quello che potremmo chiamare "stato spirituale dell'Occidente". Si tratta di opere scritte in un periodo dunque estremamente critico per l'Italia, ma che mantengono ancora una grande attualità. Fa percepire al lettore il pericolo valoriale in cui è venuto a trovarsi l'Occidente e pone in essere una critica serrata alle ideologie totalitarie o nichiliste. In questo senso, vi è un'aria di famiglia con i lavori di quei filosofii come Horkheimerche ha prospettato i rischi di un'eclisse dell'individuo nella società tecnologica di massa.  Note  un articolo sul Corriere della Sera  rettifica sul Corriere della Sera  smentita sul Corriere della Sera  Bergson, Torino, 1954; La filosofia trascendentale e l'Opus postumum di Kant, Torino, 1958; Leibniz e Des Bosses, Torino, 1960; L'oggettività nella scienza e nella filosofia contemporanea, Torino, 1960; Il problema dell'esperienza, Trieste, 1963; Dio nel "Libro d'ore" di R. M. Rilke, Olschki, 1968; Dialettica della libertà, Napoli, 1970; La speranza nella rivoluzione, Milano, 1972; Vincenzo Filippone-Thaulero, Salerno 1973; Temi e problemi della filosofia contemporanea, Roma, 1977; (opera frutto di una serie di lezioni alla Radio Svizzera Italiana) Perché punire, Milano, 1980; Cancro in Occidente, Milano, 1983; La voce, la musica, il demoniaco. Con un saggio sull'interpretazione musicale, Spirali, 1983; Filosofia del denaro, Roma, 1985; Elzeviri swiftiani, Spirali, 1986; La mia prospettiva filosofica, Barone Francesco; Mathieu Vittorio; Melchiorre Virgilio, Gregoriana Libreria Editrice, 1988; Gioco e lavoro, Spirali, 1989; La speranza nella rivoluzione, Spirali, 1992; Il problema del nazionalismo, Mathieu Vittorio; Cotta Sergio, Japadre, 1992; Perché leggere Plotino, Rusconi Libri, 1992; L'opus postumum di Kant, Bibliopolis, 1992; Tipologia dei sistemi e origine della loro unità, Accademia dei Lincei, 1994; Orfeo e il suo canto. Scritti (1952-1993), Zamorani, 1996; Il nulla, la musica, la luce, Spirali, 1996; Il problema della fedeltà ermeneutica, Mathieu Vittorio; Paoletti Laura, Armando Editore, 1998; Per una cultura dell'essere, Armando Editore, 1998; L'uomo animale ermeneutico, Giappichelli, 2001; Le radici classiche dell'Europa, Spirali, 2002; Goethe e il suo diavolo custode, Adelphi, 2002; Privacy e dignità dell'uomo. Una teoria della persona, Giappichelli, 2004; Come leggere Plotino, Bompiani, 2004; Perché punire. Il collasso della giustizia penale, Liberilibri, 2008; Introduzione a Leibniz, Laterza, 2008; In tre giorni, Mursia, ; La filosofia, Marcovalerio, .  Immanuel Kant Henri Bergson Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Vittorio Mathieu  Rubrica di Vittorio Mathieu sul quotidiano online Ideazione, su ideazione.com. Articolo del fatto quotidiano, su ilfattoquotidiano.it. 3 agosto  1º agosto ). Chiarimento del portavoce dell'Opus Dei sulla non appartenenza di Vittorio Mathieu alla Prelatura dell'Opus Dei, su archiviostorico.corriere.it.

 

maturi: Grice: “There are two main things I love about Maturi, and I hate it when philosophers just dismiss him as an ‘Italian,’ or worse, ‘Neapolitan’ Hegelian – as when they refer to me as a member of the Oxford school of ordinary language philosophy! The first is his typically Neapolitan-hegelian school account of what he calls ‘autocoscienza recognoscitiva,’ which is something I do take for granted in my conversational theory of inter-ratiationality; the second is his elaboration of what he calls the passage from the non-human animal to the ‘human-animal’ in a sort of pirotological passage.” Grice: “What I like about him is that he considers each ‘stage’ as just as fundamental as the other; which implicates that actually the ‘higher’ stage has a ‘foundation’ on the previous one. Here ‘foundational’ makes perfect sense; and it gives Maturi an excuse to rather pompously label the concept: ‘forma fondamentali’ of the ‘vita.’ It’s exactly like my soul progression, -- which I explore in ‘Philosophy of Life.’” It is not surprising that Gentile loved Maturi and forwarded his “Introduction to philosophy.” sebastiano maturi (Amorosi), filosofo. Docente prima nei licei e poi nell'Napoli. Dopo i primi studi nella cittadina natale, si trasferì a Napoli ove conseguì la licenza liceale. La frequentazione di Bertrando Spaventa e di Augusto Vera, lo introdusse alla filosofia hegeliana  destinata ad esercitare nel suo pensiero un'influenza duratura.  Laureatosi in giurisprudenza nel 1866, tre anni dopo vinse un concorso per uditore giudiziario .  Ottenuta l'abilitazione, insegnò filosofia nei licei di varie città . Nel 1891, conseguita la libera docenza, tenne corsi di filosofia hegeliana nell'Napoli fino al 1894, quando ritornò all'insegnamento liceale presso l'istituto Umberto I della città partenopea. Dal 1898 iniziò una corrispondenza con Croce e Gentile, i maggiori esponenti dell'idealismo italiano, ai quali fu legato da un rapporto di amicizia.  Opere: “Soluzione del problema fondamentale della filosofia” – Grice: “He implicates there is one. Cf. Strawson, Solution to the problem of the king of France’s hair loss.” “La filosofia di Giordano Bruno.” Grice: “Italians seem to have a predilection for philosophers who were burned.” “L'ideale del pensiero umano; ossia, la esistenza assoluta di Dio.” Grice: “For Kant, and my friend D. F. Pears, existence is not a predicate, for another of my friends, J. F. Thomson, it is!”  “Uno sguardo generale sulle forme fondamentali della vita.” Grice: “The key concept is ‘forma fondamentale’ as applied to ‘vita.’ --  Grice: “My favourite is his description of the ‘forma fondamentale’ of the ‘vita’ of the non-human animal to the ‘forma fondamentale’ of the ‘vita’ of the human animal.” L'idea di Hegel. Grice: “When I told Hardie that I was reading “The idea of Hegel,” he said, ‘what do you mean, ‘of’?” “For Maturi, it’s the same, and it is delightful to see that he can quote Hegel in ‘Deutsche’ without caring to translate! Them was the days when European languages counted!” La filosofia e la metafisica” Grice: “The ‘and’ is aequivocal: cf. Durrell, “My family and the animals.”“Principî di filosofia” (apparently by Spaventa – Maturi has an introduction to philosophy). Grice: “I must confess that I love the word principle, but again, Hardie would say, what do you mean ‘of’ – my principle of conversational helpfulness – or when I speak of the principle of conversational self-love and the complementary principle of conversational benevolence,” I’m not sure who I apply it to! The conversationalist like me, I s’ppose.”  “Una relazione scolastica.”

Grice: “He doesn’t mean Russell.” “But what he means is a syllabus which is illustrative of Neapolitan Hegelianism!” G.L. Petrone, in Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Mario Dal Pra, Il pensiero di Sebastiano Maturi, Milano, Bocca, 1943. Augusto Guzzo, Maturi, Brescia, Morcelliana, 1946. Antonio Gisondi, Forme dell'Assoluto. Idealismo e filosofia tra Maturi, Croce e Gentile, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002. Giletta Giovanni, "Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi", Benevento, ed. Natan, .  Hegelismo Idealismo Neoidealismo italiano Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Sebastiano Maturi  Guido Calogero, «MATURI, Sebastiano» in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934. Giuseppe Landolfi Petrone, «MATURI, Sebastiano» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 72, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

maturi: Grice: “People sometimes asks me how my intentionalist approach can be applied to history. I always respond: Read Maturi!” Grice: “Maturi’s ‘Interpretazioni,’ thus in plural, ‘del risorgimento’ is a classic --.” Grice:: “Even in London, the risorgimento had at least two interpretations! One in Woolwich, and another one elsewhere! And there is possibly a gender distinction too with “Speranza,” Wilde’s mother, being somewhat fanatic about it!” -- Walter Maturi (Napoli), filosofo. Compì la sua formazione culturale a Napoli dove si laureò con Schipa, uno dei firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce. Del suo maestro, per la lezione di rigore che gli aveva impartito, Maturi conservò un commosso ricordo ed ebbe modo di esprimere pubblicamente la sua gratitudine in occasione della morte di Schipa, pronunciandone il necrologio. Seguì con attenzione ed interesse, ma anche con spirito critico, le lezioni di Croce conseguendo una laurea in filosofia con Gentile con una tesi su Maistre.  Impostato sulla lezione crociana è il saggio “La crisi della storiografia politica italiana” a cui seguì quello dedicato a Gli studi di storia moderna e contemporanea, inserito nel primo dei due volumi dell'opera del “La vita intellettuale italiana.” Il suo primo lavoro Il concordato del 1818 tra la Santa Sede e le Due Sicilie pubblicato fu giudicato positivamente dalla critica s di Omodeo che lo recensì ne La Critica. Frequentò la Scuola storica per l'età moderna e contemporanea diretta da Volpe e fu segretario e bibliotecario dell'Istituto storico per l'età moderna e contemporanea.  Fu collaboratore dell'Enciclopedia italiana per la quale scrisse numerose voci tra le quali quella dedicata al "Risorgimento" ispirata alle sue idee liberali.  A causa di questo episodio, nonostante il suo disinteresse per la vita politica attiva, fu allontanato dall'Istituto storico per l'età moderna e contemporanea.  Nelle sue opere di storia politica i suoi punti di riferimento furono Croce, Meinecke, Salvemini, e Volpe.  Dapprima come incaricato di Storia del Risorgimento e poi come ordinario tenne le sue lezioni a Pisa dove ebbe modo di scrivere numerose opere come alcune importanti voci nel IV volume del Dizionario di politica a cura del Partito nazionale fascista, il saggio Partiti politici e correnti di pensiero nel Risorgimento, e l'accurata biografia Il principe di Canosa. I corsi di storia della storiografia tenuti a Pisa furono continuati a Torino quando ebbe la cattedra di Storia del Risorgimento e quella di Storia delle dottrine politiche che occupò sino alla sua inaspettata scomparsa.  Le sue lezioni di quest'ultimo periodo furono raccolte nell'opera postuma Interpretazioni del Risorgimento considerata di primaria importanza dagli storici.  Opere Interpretazioni del Risorgimento , coll. Biblioteca di cultura storica Einaudi. Note   XXIX dell'Enciclopedia italiana, 1936  Accademia delle scienze di Torino Archiviato il 27 settembre 2007 in .   In memoria di Walter Maturi, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Roma 1962.  Interpretazioni storiografiche del Risorgimento  Walter Maturi, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Walter Maturi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

maurizi: Grice: “I like Maurizi; of course his ‘vendetta di Bacco’ makes sense only in the context of Nietzsche’s rather recherché dichotomy!” – Grice: “His idea of the ‘suspected ‘I’’ is good, but he is not, as I was, having in mind Reid, but Freud!” --  Marco Maurizi (Roma), filosofo. Si è laureato in filosofia della storia presso l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" e ha conseguito il dottorato di ricerca nella medesima università discutendo una tesi su Cusano e il concetto di non altro da cui è nato il volume La nostalgia del totalmente non altro. Cusano e la genesi della modernità (Rubbettino, 2007). Dopo un periodo di formazione in Germania attualmente svolge la sua attività di ricerca presso l'Università degli Studi di Bergamo. Ha pubblicato le sue ricerche su alcune prestigiose riviste come la Rivista di filosofia neo-scolastica, il Journal of Critical Animal Studies, Dialegesthai, Alfabeta2, Lettera Internazionale, e collaborando, inoltre, con i quotidiani Liberazione e L'Osservatore Romano. Ha poi partecipato alla stesura del secondo volume di L'Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico (Jaca Book, ) ed è il traduttore e curatore dell'edizione italiana di Georg Lukács, Coscienza di classe e storia. Codismo e dialettica, Alegre, Roma 2007, di Ralph Acampora, Fenomenologia della Compassione, Edizioni Sonda, Casale Monferrato, , e ha tradotto, con G. Dalmasso, J. Derrida, Teoria e prassi. Corso dell'École Normale Supérieure 1975-1976, Jaca Book, Milano, . Ha contribuito alla fondazione delle riviste scientifiche "Liberazioni" e Animal Studies. Rivista italiana di antispecismo.  Pensiero Maurizi ha suddiviso i suoi interessi di ricerca tra la filosofia dialettica (Cusano, Hegel, Marx, Adorno), la teoria critica della società e le implicazioni politiche di una visione "sociale" dell'antispecismo a partire da una rielaborazione del pensiero della scuola di Francoforte. Tanto le sue ricerche su Adorno, quanto quelle su Cusano si incentrano sul tentativo di porre in evidenza il tema della storicità dell'umano non in termini di un astratto e formale "essere-nel-tempo", quanto più propriamente nel vedere nell'essere storico, in tutta la sua determinatezza, l'irriducibile istanza di verità dell'umano stesso: l'essere storico è in tal senso irriducibile ad ogni ontologia dell'essere temporale seppure ciò non porti necessariamente ad un relativismo storicista. Prendendo spunto dalla lettura critico-negativa di Hegel portata avanti da Adorno, infatti, Maurizi sostiene la leggibilità e razionalità della storia come segno del dominio, l'universale storico non come traccia di un positivo che si farebbe strada attraverso il negativo delle vicende umane, bensì come questo stesso negativo che informa di sé la civiltà, imprimendo ad essa la direttrice di un progresso della razionalità strumentale che è l'antitesi della redenzione. La sua rilettura del pensiero della filosofia di Francoforte ha così costituito un punto di partenza per una ridefinizione dell'opposizione natura/cultura e lo ha portato ad estendere la critica ai meccanismi di dominio anche al controllo e allo sfruttamento del non umano, e più in generale della Natura. Il suo pensiero riguardo alla filosofia antispecista è in continuità con quello espresso dal sociologo David Nibert ed in netta opposizione all'utilitarismo di Peter Singer criticato da Maurizi come un antispecista metafisico. Un punto centrale nell'argomentazione filosofica di Marco Maurizi, che rende originale il suo lavoro rispetto a quello degli altri teorici dei diritti animali, riguarda l'interpretazione in termini storico-sociali dello specismo. Ogni attività intellettuale «antispecista», secondo Maurizi, consiste quindi essenzialmente nel fare propria questa scelta di campo: sottolineare come la questione animale sia un aspetto irrinunciabile di ogni ipotesi di trasformazione dell'esistente. Secondo Maurizi l'antispecismo è dunque essenzialmente politico  e non possiamo affrontare, come fanno Peter Singer o Tom Regan, la questione animale da una prospettiva astrattamente morale. All'attività di filosofo, Maurizi ha così affiancato quella di attivista per i diritti animali, intrecciando l'attività speculativa con quella politica; risultato di questa attività è il libro Al di là della Natura: gli animali, il capitale e la libertà (Novalogos, ). Maurizi è stato inoltre fondatore delle riviste di critica antispecista Liberazioni e Animal Studies, della rivista online Asinus Novus che prende il nome dal suo breve testo Asinus Novus: lettere dal carcere dell'umanità (Ortica, ). Nel  l'associazione Per Animalia Veritas raccoglie alcuni suoi scritti che rappresentano un sunto aggiornato del suo pensiero sulla filosofia antispecista: Cos'è l'antispecismo politico (Per Animalia Veritas, ). Sulla scia delle riflessioni adorniane, Maurizi ha anche lavorato sulla filosofia della musica e la teoria critica musicale. Le sue teorie sull'antispecismo politico sono abbondantemente discusse nel libro di Lorenzo Guadagnucci Restiamo Animali: vivere vegan è una questione di giustizia (Terre di Mezzo, ), da Matthias Rude Antispeziesismus. Die Befreiung von Mensch und Tier in der Tierrechtsbewegung und der Linken (Schmetterling, Stuttgart ) e altri autori della scena antispecista di lingua tedesca. Opere:“Il tempo del non-identico,” Jaca Book, “La nostalgia del totalmente non altro” -- Cusano e la genesi della modernità, Rubettino, “Al di là della Natura: gli animali, il capitale e la libertà,” Novalogos, “Asinus Novus: lettere dal carcere dell'umanità,” Ortica, “Cos'è l'anti-specismo politico?” Per animalia veritas, “L'io sospeso: l'immaginario tra psicanalisi e sociologia, Jaca Book, .Grice: “This reminds me of my fantasies on ‘I’ – “The suspected I’ is a genial phrase!” -- “Chimere e passaggi” Cinque attraversamenti del pensiero di Adorno, Mimesis, “Altra specie di politica, Mimesis, “Musica per il pensiero. Filosofia del progressive” -- Mincione, “La vendetta di Dioniso” --  la musica contemporanea da Schönberg ai Nirvana, Jaca Book, “Quanto lucente la tua in-esistenza” --- L'Ottobre, il Sessantotto e il socialismo che viene, Jaca Book, . Note  Intervento di M. Maurizi su questi temi per la Casa della Cultura di Milano: youtube.com/watch?v=ZNfJrRx-7fo  Intervista a Marco Maurizi su questo tema a cura del collettivo Tierrechtsgruppe Zürich (Zurigo)://tierrechtsgruppe-zh.ch/?p=1344  M. Maurizi La genesi dell'ideologia specista in Liberazioni://liberazioni.org/articoli/MauriziM-04.htm Archiviato il 16 aprile  in .  M. Maurizi Per una cultura antispecista in Asinus Novus: rivista di antispecismo e filosofia: Copia archiviata, su asinusnovus.wordpress.com. 21 maggio  31 luglio ).  Intervento M. Maurizi per il primo convegno nazionale antispecista: youtube.com/watch?v=JwZiW4ngrag  Intervista a M. Maurizi e L. Caffo sulle nuove prospettive dell'animalismo: youtube.com/watch?v=2rI70YSXCKI  Testo recensito da L. Pigliucci per la rivista "Lo Straniero" di Aprile : Copia archiviata, su asinusnovus.wordpress.com. 21 maggio  10 maggio ).  Intervista di F. Pullia sul quotidiano "Notizie Radicali" del 19/03/: Copia archiviata, su notizie.radicali.it. 21 maggio  24 febbraio ).  Una recensione del testo: Copia archiviata, su asinusnovus.wordpress.com. 27 agosto  29 agosto ).  B. Le GocM. Maurizi, Musica per il pensiero. Filosofia del progressive italiano, Mincione, Roma .  Antispecismo Diritti degli animali Scuola di Francoforte Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Marco Maurizi  Asinus Novus. Antispecismo e Filosofia, su asinusnovus.net. Animal Studies. Rivista Italiana di Antispecismo, su rivistaanimalstudies.wordpress.com.

 

mazzantini: Grice: “Luigi Spearnza tells me that if England has New England, where my daughter lives, Italia should have Nuova Italia – all over the place! But especially in what he calls “Bonaria”!” -- Grice: “I guess we have enough Italian philosophers born in Italy to care for those bother in New Italy!” -- Carlo Mazzantini (Reconquista) filosofo. Nato in Argentina da genitori italiani, fu ufficiale nell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale, subito dopo si laureò a'Torino in filosofia, sotto la guida del conte Juvalta e sostenendo una tesi su  “La speranza dell'immortalità.” Insegnò dapprima in scuole cattoliche torinesi, per poi divenire docente incaricato nel 1937 presso l'ateneo del capoluogo piemontese; divenuto professore di ruolo di storia della filosofia nel 1942 presso l'Cagliari, dal 1949 insegnò all'Genova, e dal 1959 fu nuovamente a Torino.  Fra i suoi più celebri allievi, Augusto del Noce. Studioso di Martin Heidegger, dedicò ampi studi al rapporto fra Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Fu socio corrispondente, dal 1953, dell'Accademia delle Scienze di Torino.  Opere principali La speranza nell'immortalità, Torino, Paravia, 1923. La lotta per l'evidenza. Studi di metafisica e gnoseologia, Roma, Studium, 1929. Il problema delle verità necessarie e la sintesi a priori del Kant, Torino, Edizioni de L'erma, 1935. Filosofia perenne e personalità filosofiche, Padova, Cedam, 1942. Il tempo. Studio filosofico, Como, E. Cavalleri, 1942. La filosofia nel filosofare umano. Storia del pensiero antico, Torino; Roma, Marietti, 1949. Filosofia e storia della filosofia, Firenze, [s.n.], 1955. Il problema filosofico del libero arbitrio nelle controversie teologiche del secolo XIII, Torino, S. Gheroni, 1962 La filosofia di G. Scoto Eriugena, Corso di storia della filosofia medioevale, Torino, Tirrenia, 1964. L'etica di Kant e di Schopenhauer, Torino, Tirrenia, 1965. Il tempo e quattro saggi su Heidegger, Parma, Studium Parmense, 1969. Note  Il ragguaglio dell'attività culturale e artistica dei cattolici in Italia, Libreria Editrice Fiorentina, 1930380.  Carlo Mazzantini, in Filosofia,  22, Edizioni di "Filosofia", 1971522.  L. Bagetto, Il pensiero della possibilità: la filosofia torinese come storia della filosofia, Paravia, 1995152.  Giornale di metafisica,  22, Società Editrice Internazionale, 1972152.  Accademia delle Scienze di Torino  «Mazzantini, Carlo» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Prospettive del pluralismo filosofico. Spunti di indagine nel confronto tra Erminio Juvalta e Carlo Mazzantini di Andrea Paris, 2 febbraio 2006, in Il giornale di filosofia.

 

mazzarella:  Grice: “I love Mazzarella’s ‘necessary word’ – not precisely what I was thinking when philosophising about conversation, but for Mazzarella, the conversational motivation is to HELP in the most authentic fashion – Compared to his ‘parola necessaria,’ my principle of conversational helpfulness, while based in part in the desideratum of conversational benevolence, looks pretty lame!” -- Grice: “I like Mazzarella. The fuss he makes in translating Heidegger, whom I have elsewhere called ‘the greatest living philosopher’ – he was living then –.” Grice: “Mazzarella, who is relying on somebody else’s translation, is especially focused on Heidegger’s Latinate ‘fakt.’ From ‘Fakt,’ Heidegger gets an abstract noun. But he also uses the Germanic for ‘deed.’ Relying on the cognateness of ‘fakt’ with ‘fatto’ – cognate itself with ‘effetto,’ Mazarella agrees that the translation goes from ‘factivity’ to ‘effectivity.’ And it should inspire all philosophers into seeing how similar these two concepts are – if indeed two concepts they are, seeing that they come from the same Roman root! But Mazzarella would know that – you wouldn’t!” -- Deputato della Repubblica Italiana LegislatureXVI CircoscrizioneXIX (Campania 1) Incarichi parlamentari Membro della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Democratico ProfessioneOrdinario di Filosofia Teoretica nell’Napoli “Federico II”. Eugenio Mazzarella (Napoli), filosofo. Professore di filosofia teoretica presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, è tra i principali interpreti italiani del pensiero di Martin Heidegger. Deputato al Parlamento nella XVI Legislatura per il Partito Democratico.  Dopo essersi laureato presso l'Università degli Studi di Napoli “Federico II” con Aldo Masullo, inizia la sua attività di ricerca come borsista DAAD in Germania, e successivamente presso l'Salerno. In seguito è professore incaricato di Estetica presso l'Università dell'Aquila. Dopo essere stato professore associato di Filosofia Teoretica presso l'Catania e di Filosofia della storia presso l'Napoli “Federico II”, diventa professore straordinario di Storia della filosofia presso la Facoltà di Magistero dell'Salerno e dal 1993 Professore di Filosofia Teoretica presso l'Napoli “Federico II”. Dal 1995 al 2005 dirige il Dottorato di Ricerca in “Scienze Filosofiche” dell'Napoli “Federico II” e dal 1999 al 2005 cura la programmazione e le relazioni internazionali per la Facoltà di Lettere e Filosofia, di cui è Preside dal 2005 al 2008. Nel 2008 viene eletto deputato del Parlamento italiano, divenendo componente della VII Commissione Cultura della Camera.  Opere In una delle sue opere principali, Tecnica e Metafisica. Saggio su Heidegger, Mazzarella indaga i processi decostruttivo-ermeneutici sottintesi all'heideggeriana storia della metafisica occidentale, fino a formulare un'ipotesi "ecologica"(in senso originario, come pensiero relativo all'abitare dell'uomo) relativa alle interpretazioni del "logos" eracliteo e della categoria aristotelica della "physis" riscontrate nei saggi successivi alla cosiddetta "svolta" del pensiero di Heidegger.  In Vie d'uscita. L'identità umana come programma stazionario metafisico, le aporie di una metafisica del fondamento sono affiancate alla dimensione tecnica della contemporaneità, intesa storicisticamente come epoca del compimento del nichilismo. Centrale diventa l'idea di un "essere-alla-vita", categoria che richiama in modo lampante l'"essere-nel-mondo" di heideggeriana memoria; le questioni teoretiche vengono così ridotte a questioni etiche riguardanti un'ontologia minima, ove la filosofia prima si trasformi in filosofia seconda, lasciando il posto ad un programma metafisico-antropologico di custodia e mantenimento della e nella propria epoca. L'essere-alla-vita necessita di intendere la cultura come “endiadi di natura e storia, ma in questa endiadi natura prima ancora che storia”.  Pensare e credere. Tre scritti cristiani rappresenta un altro orizzonte del pensiero di Mazzarella; il rapporto tra religione rivelata e filosofia si gioca sullo sfondo di una prospettiva storicista di matrice diltheyana, sebbene non siano esenti dalla riflessione Hegel, Schelling e la teologia dialettica contemporanea. Interessante è la prospettiva di una religione come "integrazione" e apertura all'amore fraterno, configurato nel concetto di "agape".  I suoi scritti sono in ogni caso contrassegnati, com'è tipico della recente scuola di pensiero napoletana, sorta sulla scia delle dottrine di Benedetto Croce, da una ripresa di temi propri dello storicismo (Nietzsche e la storia. Storicità e ontologia della vita).  In un dialogo costante con i teologi più liberali e moderni, quale ad es. Bruno Forte, Mazzarella si è occupato specificamente dei temi della bioetica, coniugando il tema della tutela della vita alla ripresa del concetto di sacralità (Sacralità e vita).  In Opera media ha inoltre messo in luce un talento poetico non indifferente, che gli è valso l'apprezzamento della critica e diversi riconoscimenti. Ha composto quattro raccolte di poesie, e pubblicato singoli componimenti in diverse antologie. Nel 1974 è stato finalista al Premio di poesia “Città di Vita”, Firenze, e nel 1999 ha vinto il Premio Speciale “La finestra” al Premio Nazionale di poesia “Alessandro Tanzi” per il volume Un mondo ordinato.  Opere  “Tecnica e metafisica” -- saggio su Heidegger, Guida, Napoli, Nietzsche e la storia: storicità e ontologia della vita,” Guida, Napoli, “Storia metafisica ontologia” Per una storia della metafisica tra otto e novecento, Morano, Napoli, -- Grice: “What Mazzarella is proposing is what I did for the BBC: a history of metaphysics; philosophical tutees are too accustomed to ‘history of philosophy,’ but surely each branch requires a separate history! “storia della metafisica” does just that!” – “storia della semantica” hardly sounds as sexy, and “storia della pragmatica” sounds repugnantly academese!” --   “Ermeneutica dell'effettività” -- Prospettive ontiche dell'ontologia heideggeriana, Guida, Napoli, -- Grice: “Note that Mazzarella is exploring the ‘effectivity,’ not the ‘affectivity’ – ex-fecto, not ad-fecto – “Filosofia e teologia” --  di fronte a Cristo, Cronopio, Napoli, “Sacralità” -- e vita, Quale etica per la bio-etica?, Guida, Napoli, Heidegger oggi, E. Mazzarella, Il Mulino, Bologna, “Pensare e credere” -- Tre scritti cristiani, Morcelliana, Brescia, “Vie d'uscita. L'identità umana come programma stazionario metafisico,” Il melangolo, Genova, Opera media. Poesie, Il melangolo, Genova, Lirica e filosofia, Morcelliana, Brescia, Vita Politica Valori. Sensibilità individuali e sentire comunitario, Guida, Napoli, “Anima madre,” ArtstudioPaparo, Napoli, “L'uomo che deve rimanere,” Quodlibet, Macerata, . S. Venezia , Nota bio-bibliografica, in P. Amato, M. T. Catena, N. Russo , L'ethos teoretico. Scritti in onore di Eugenio Mazzarella265, Napoli, Guida, . Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Eugenio Mazzarella  Archivio degli articoli di Eugenio Mazzarella nel sito "ilsussidario.net". Curriculum vitae, pubblicazioni e attività di ricerca nel sito dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, su docenti.unina.it.

 

mazzei: Grice: “Not every philosopher has a city, ‘Colle,’ named after him!” -- Grice: “I like Mazzei; he is hardly a philosopher, but the Italians consider among the ‘filosofi italiani,’ – there is a good wine, “Mazzei,” since Mazzei, when travelling to the Americas, transplanted a grape from his paese – the descendants still grow it! In oltre, he was influential in the ‘risorgimento’!” -- essential Italian philosopher. Ritratto. Filippo Mazzei, conosciuto anche come Philip Mazzei e talvolta erroneamente citato con la storpiatura del cognome come Philip Mazzie (Poggio a Caiano), filosofo. Massone e cadetto di una nobile famiglia toscana di viticoltori, probabilmente risalente all'XI secolo e ancora esistente nel XXI secolo, fu personaggio energico ed eclettico, illuminista, promulgatore delle libertà individuali, dei diritti civili e della tolleranza religiosa. Visse una vita avventurosa e movimentata, con alterne fortune economiche.  Sebbene sia sconosciuto al grande pubblico, partecipò attivamente alla guerra d'indipendenza americana come agente mediatore all'acquisto di armi per la Virginia, ed è ritenuto dagli storici uno dei padri della Dichiarazione d'Indipendenza americana, in quanto intimo amico dei primi cinque presidenti statunitensi: George Washington, John Adams, James Madison, James Monroe e soprattutto Thomas Jefferson, di cui fu ispiratore, vicino di casa, socio in affari e con cui rimase in contatto epistolare fino alla morte.  Iniziato alla Massoneria, fu poi spettatore privilegiato della rivoluzione francese.  La sua figura storica è riemersa alla fine Professoregrazie all'infittirsi degli studi accademici in occasione del bicentenario della rivoluzione americana, fino ad essere onorato in occasione del 250º anniversario della sua nascita nel 1980 con un'emissione filatelica congiunta speciale delle poste italiane e statunitensi.   Dopo gli studi compiuti tra Prato e Firenze, nel 1752, in seguito a dissapori con il fratello maggiore Jacopo sulla gestione del patrimonio familiare, si stabilì a Pisa e poi a Livorno, intraprendendo con successo l'attività di medico. Dopo solo due anni lasciò la città e si trasferì a Smirne (Turchia) come chirurgo a seguito di un medico locale.  Nel 1754 giunse a Londra dove, dopo un iniziale periodo irto di difficoltà economiche che lo vide arrangiarsi con l'insegnamento dell'italiano, riuscì nel corso dei tre lustri successivi ad arricchirsi con il commercio dei prodotti mediterranei, principalmente del vino, inserendosi lentamente nei salotti dell'alta borghesia londinese.  Una breve parentesi italiana si concluse con un precipitoso ritorno in Inghilterra, a seguito di una denuncia al tribunale dell’Inquisizione per “importazione di libri proibiti”. L'illuminismo e le idee di libertà religiosa che animavano il Mazzei, ben tollerate nella Londra di fine XVIII secolo, erano ancora tabù nella realtà italiana.  La Rivoluzione americana In questi circoli londinesi Filippo Mazzei conobbe Benjamin Franklin e Thomas Adams, che da lì a pochi anni sarebbero stati tra i protagonisti della rivoluzione americana.  Le colonie americane si autogovernavano, perlomeno sulle questioni locali, tramite assemblee di delegati liberamente eletti dai capifamiglia, e l'ordinamento giuridico era ispirato al meglio della legislazione inglese, che pure in quegli anni era probabilmente la più avanzata, garantista e liberale che esistesse.  Invitato dagli amici d'oltreoceano, spinto sia dalla curiosità dell'inedita forma di governo, ma soprattutto dalla disponibilità di terre e quindi dalla prospettiva di impiantare nel nuovo mondo coltivazioni mediterranee, nel 1773 Mazzei si trasferì in Virginia, con al seguito un gruppo di agricoltori toscani. A lui si unirono anche una vedova Maria Martin, che egli sposò nel 1778, e l'amico Carlo Bellini che tra il 1779 e il 1803 sarebbe divenuto il primo insegnante di italiano in un'università americana, il College of William and Mary in Virginia.  Inizialmente diretto in altro sito, Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per incontrare Thomas Jefferson, con il quale già intratteneva rapporti epistolari e vantava amicizie comuni, e fu da lui convinto a trattenersi in loco, arrivando a cedere circa 0,75 km² della sua tenuta in favore dell'italiano. Da questa cessione nacque la tenuta di Colle (il nome deriva da Colle di Val d'Elsa, perché il Mazzei aveva preso ad esempio la campagna attorno alla città toscana), successivamente ampliata. Lo univa a Jefferson un sodalizio commerciale, con il primo impianto di una vigna nella colonia della Virginia, ma soprattutto un sodalizio intellettuale, frutto di una comune visione politica e di ideali condivisi, che si sarebbe protratto per oltre 40 anni.  Il livello delle frequentazioni americane trascinò velocemente Mazzei, arrivato con mere intenzioni imprenditoriali, nella vita politica della ribollente colonia della Virginia. Fu autore di veementi libelli contro l'opprimente dominazione inglese, inneggianti alla libertà ed all'uguaglianza. Alcuni di questi scritti furono tradotti in inglese dallo stesso Jefferson, che rimase influenzato da tali ideali, tanto da ritrovare successivamente alcune frasi di Mazzei trasposte nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.  Eletto speaker dell'assemblea parrocchiale dopo solo sei mesi dal suo arrivo in Virginia, ebbe modo di esporre le sue idee sulla libertà religiosa e politica a un vasto oratorio, composto anche di persone umili e ignoranti, che lo ascoltavano assorte. Un suo scritto, Instructions of the Freeholders of Albemarle County to their Delegates in Convention, redatto come istruzioni per i delegati della contea di Albemarle alla convenzione autoconvocatasi dopo lo scioglimento forzato dell'assemblea della Virginia imposto dal governatore inglese, fu utilizzato da Jefferson come bozza per il primo tentativo di scrittura della costituzione dello Stato della Virginia.  La sua affermazione politica seguiva di pari passo i rovesci economici, perché il clima e il terreno della Virginia non si erano dimostrati particolarmente graditi a vite e olivo, e nel 1774 un'eccezionale gelata aveva distrutto buona parte delle stentate coltivazioni impiantate con tanta fatica.  Naturalizzato cittadino della Virginia, volontario delle prime ore nella guerra d'indipendenza americana, nel 1778 fu inviato in Europa da Jefferson e Madison per cercare prestiti, acquistareo meglio, contrabbandarearmi e ottenere informazioni politiche e militari utili alla nascente nazione.  In questo periodo scrisse articoli, fece interventi pubblici e cercò di avviare rapporti commerciali e politici tra gli Stati europei e la Virginia. Per tali servizi fu ufficialmente retribuito dallo Stato dell Virginia dal 1779 al 1784.  Rientrato in Virginia nel 1783, con suo grande disappunto non fu nominato console. Ricevette I'incarico di amministratore della contea di Albemarle, ma solo due anni dopo nel 1785 lasciò per l'ultima volta il suolo americano, mantenendo comunque contatti epistolari con molti di quelli che sono definiti “padri della patria” statunitensi e in particolare con Jefferson, che ebbe modo di reincontrare successivamente a Parigi. Sua moglie rimase fino alla sua morte nel 1788 alla tenuta del Colle, che Mazzei nel 1783 aveva donato alla figliastra, Margherita Maria Martini e al di lei marito, il francese Justin Pierre Plumard, Comte De Rieux.  La Rivoluzione francese e le vicende europee  Targa a Pisa, sulla casa in cui morì Filippo Mazzei A Parigi, nel 1788 pubblicò una voluminosa opera in quattro volumi Recherches historiques et politiques sur les États-Unis de l'Amérique Septentrionale. Si trattava della prima storia della rivoluzione americana pubblicata in francese. L'opera è tuttora una preziosa fonte di informazioni sul movimento che innescò la rivoluzione americana.  Il successo del libro e la notorietà delle sue idee, uniti alla costante attività di propaganda a favore dei neonati Stati Uniti d'America, lo fece venire in contatto con re Stanislao Augusto di Polonia, illuminato sovrano liberale, di cui divenne prima consigliere e poi rappresentante a Parigi.  Da questa posizione privilegiata poté seguire la rivoluzione francese, di cui condannò la deriva giacobina. Preso atto della rovina economica, nel 1791 si trasferì a Varsavia, assumendo la cittadinanza polacca e contribuendo alla stesura della costituzione.  Dopo un anno passato a Varsavia, a seguito della spartizione della Polonia nel 1792 rientrò definitivamente in Toscana, stabilendosi a Pisa. Lì nel 1796 sposò Antonina Tonini, da cui ebbe una figlia, Elisabetta, nel 1798.  Il disincantato Mazzei, nel 1799 oramai settantenne, fu testimone dell'arrivo delle truppe repubblicane francesi a Pisa e poi della loro cacciata, e fu coinvolto pur senza danni nei successivi processi intentati dal bargello ai liberali pisani che si riunivano durante la breve occupazione al Caffè dell'Ussero sul lungarno.  Ultimi anni Mazzei visse quietamente altri 17 anni, dedicandosi ai propri studi di orticoltura e limitandosi a frequentare una ristretta cerchia di salotti praticati da giovani liberali, di cui era ispiratore. Nel 1802, in conseguenza del dissolvimento della Polonia operata da Russia e Prussia nel 1795, lo zar Alessandro I si accollò i debiti della corte polacca e Mazzei poté fruire di un vitalizio. Mazzei rimase sempre nostalgico della Virginia e dei suoi amici americani, che ne auspicavano il ritorno e con i quali mai interruppe il contatto epistolare. Nonostante i ripetuti progetti di un viaggio in America, Mazzei non fu mai capace di affrontare questa nuova avventura. Ebbe modo di assistere all'ascesa e alla caduta di Napoleone Bonaparte e scrisse le proprie memorie, pubblicate nel 1848, oltre trent'anni dopo la sua morte a Pisa nel 1816.  Opere: “Stanislao Re di Polonia,” Roma: Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, “Ricerche storiche  sull’America,” Firenze, Ponte alle Grazie, “Memorie” Gino Capponi, Lugano, Tip. della Svizzera Italiana, “Del commercio della seta fatto in Inghilterra dalla Compagnia delle Indie Orientali” Silvano Gelli, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, “Le istruzioni per i delegati alla convenzione maggio-settembre” Firenze, Morgana, Opere di suor Margherita Marchione “Scelta di scritti e lettere,”“Agente di Virginia durante la rivoluzione Americana”“Agente del Re di Polonia durante la Rivoluzione Francese”“La vita avventurosa di Filippo Mazzei (bilingue ingleseitaliano), University Press of America, Lanham, MD, 1995, 235 In lingua inglese Philip Mazzei: My Life and Wanderings, ed. Margherita Marchione American Institute of Italian Studies, Morristown, NJ, 1980, 437 Traduzione in lingua inglese dell'autobiografia di Mazzei Philip Mazzei: Selected Writings and Correspondence:  IVirginia's Agent during the American Revolution, XLVIII, 585;  IIAgent for the King of Poland during the French Revolution, 802;  IIIWorld Citizen, 623 Cassa di Risparmi e Depositi, Prato, 1983. Marchione Margherita: Philip Mazzei: Jefferson's "Zealous Whig", American Institute of Italian Studies, Morristown, NJ, 1975, 352 Marchione Margherita: The Adventurous Life of Philip MazzeiLa vita avventurosa di Filippo Mazzei (bilingue ingleseitaliano), University Press of America, Lanham, MD, 1995, 235 Marchione Margherita:The Constitutional Society of 1784, Center for Mazzei Studies, Morristown, NJ, 1984, 49 Marchione Margherita, Philip Mazzei: World Citizen (Jefferson's "Zealous Whig"), University Press of America, Lanham, MD, 1994, 158 Curiosità Broom icon.svg Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare. Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni all'interno dei paragrafi della voce e rimuovendo quelle inappropriate. A inizio degli anni 2000, fra alcuni intellettuali toscani appassionati della figura di Mazzei, è circolata la speculazione che Mazzei potrebbe aver ispirato persino la bandiera statunitense, adottata dal Congresso nel 1777, un anno dopo la Dichiarazione d'Indipendenza. La suggestione nasce dall'importanza che l'alternanza dei colori rosso e bianco ha nell'araldica toscana e non solo e di cui un esempio famoso è l'insegna di Ugo di Toscana. Mazzei potrebbe forse aver discusso anche di araldica con gli altri patrioti americani, ma le radici storiche della bandiera americana sono, in realtà, nella Grand Union Flag.  In ricordo di Mazzei è stato istituito il premio The Bridge. La cerimonia è stata istituita dall'American University of Rome, per celebrare un toscano che insieme ai padri costituenti degli Stati Uniti d'America diede vita alla stesura della dichiarazione d'indipendenza. Sua era la frase: «Tutti gli uomini sono per natura liberi ed indipendenti».  Note  Paolo Russo, Nasce a Firenze un museo che racconta la massoneria, in La Repubblica, Firenze, 27 febbraio . 28 novembre  (archiviato il 3 marzo )., Riferito al primo museo dedicato alla storia della Massoneria in Italia.  Washington D.C. Italian Genealogy Club, su geocities.com 1º gennaio 2008).  Thomas Jefferson Encyclopedia  Premio Filippo Mazzei.  In lingua italiana , Dalla Toscana all'America: il contributo di Filippo Mazzei, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 2004. Becattini Massimo, Filippo Mazzei mercante italiano a Londra (1756-1772), Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 1997. Bolognesi Andrea, Corsetti Luigi, Di Stadio Luigi: Filippo Mazzei mostra di cimeli e scritti, catalogo della mostra a cura di, Poggio a Caiano, palazzo Comunale, 3-25 luglio 1996, Comune di Poggio a Caiano, 1996. 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Schiavo, Giovanni Ermenegildo: Philip Mazzei: one of America's founding fathers, New York: Vigo Press, 1951  Abolizionismo Rivoluzione americana Rivoluzione francese Benjamin Franklin Patrick Henry Thomas Jefferson George Mason James Monroe William Paca Stanisław August Poniatowski Padri fondatori degli Stati Uniti d'America Italoamericani Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Filippo Mazzei Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Filippo Mazzei  Filippo Mazzei, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filippo Mazzei, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filippo Mazzei, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Filippo Mazzei, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filippo Mazzei, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Filippo Mazzei, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Filippo Mazzei, .   Pubblicazioni di Filippo Mazzei, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Thomas Jefferson, Filippo Mazzei e Francis Vigo (video), su youtube.com. Thomas Jefferson Encyclopedia, su monticello.org. Il circolo Filippo Mazzei Pisa, su circolofilippomazzei.net. Filippo Mazzei, chi era costui?, su mltoscana.blogspot.com. Clan Libertario Toscano Filippo Mazzei, su mltoscana.blogspot.com. Il circolo Filippo Mazzei, su geocities.com 1º gennaio 2008). Carteggio Thomas JeffersonMazzei, su princeton.edu. 25 giugno 2007 22 aprile ). 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mazzini: Grice: “Of course it is difficult for an Italian philosopher to approach the philosophy of Mazzini cooly; it would be like me approaching the philosophy of Horatio Nelson!” – Grice: “I’ve found ‘Il pensiero filosofico di Giuseppe Mazzini’ quite helpful – the equivalent would be the pretentious sounding, “The philosophical thought of Sir Winston Churchill,’ say!” --  Grice: “Luigi Speranza loves to cherish the fact that an old street in Woolwich, of all places, is named after him, in a way ‘Speranza,’ just because Garibaldi visited!” Grice: “Luigi Speranza also cherishes the fact that Lady Wilde preferred ‘Speranza’ just to defend Mazzini!” -- Giuseppe Mazzini (Genova), filosofo. Esponente di punta del patriottismo risorgimentale, le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano; le condanne subite in diversi tribunali d'Italia lo costrinsero però alla latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.Mazzini nacque a Genova, allora capoluogo dell'omonimo dipartimento francese costituito il 13 giugno del 1805 da parte del regime di Napoleone Bonaparte, il 22 giugno del 1805, terzogenito dei quattro figli (tre femmine ed un maschio). Il padre, Giacomo Mazzini (1767-1848), fu medico e docente universitario d'anatomia originario di Chiavari, una cittadina del Tigullio (all'epoca capoluogo del dipartimento francese degli Appennini, successivamente parte della provincia di Genova), figura politicamente attiva nella scena pubblica locale, sia durante l'epoca della precedente Repubblica Ligure, sia, in tempi successivi, dell'Impero napoleonico. Alla madre, Maria Drago (1774-1852), una fervente giansenista originaria di Pegli (un comune autonomo, accorpato nel comune di Genova nel 1926), Mazzini fu molto legato per tutta la vita. Affettuosamente chiamato "Pippo" dalla famiglia, una volta terminati gli studi superiori presso il cittadino Liceo classico Cristoforo Colombo, a 18 anni si iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Genova, come voleva suo padre, mastando a un racconto della madrevi rinunciò dopo essere svenuto al primo esperimento di necroscopia.   La casa di Giuseppe Mazzini a Genova in cui oggi si trovano l'Istituto Mazziniano e il museo del Risorgimento Si iscrisse allora a giurisprudenza, dove si segnalò per la sua ribellione ai regolamenti di stampo religioso che imponevano di andare a messa e di confessarsi; a 25 anni fu arrestato perché, proprio in chiesa, si rifiutò di lasciare il posto ai cadetti del Collegio Reale d'Austria. Lo appassionava la letteratura: si innamorò delle letture di Goethe, Shakespeare e Ugo Foscolo (pur senza condividerne la filosofia materialista), restando così colpito dalle Ultime lettere di Jacopo Ortis da volersi vestire sempre di nero, in segno di lutto per la patria oppressa.  La passione per la letteratura, insieme a quella per la musica (era un abile suonatore di chitarra), la ebbe per tutta la vita: oltre agli autori citati, lesse Dante, Schiller, Alfieri, i grandi poeti romantici come Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, Keats, Wordsworth, Coleridge e i narratori come Alexandre Dumas padre e le sorelle Brontë. Nel 1821 ebbe il suo trauma rivelatore: al passaggio a Genova dei Federati piemontesi reduci dal loro tentativo di rivolta, nel giovane Mazzini si affacciò per la prima volta il pensiero «che si poteva, e quindi si doveva, lottare per la libertà della Patria».  Cominciò ad esercitare la professione nello studio di un avvocato, ma l'attività che lo impegnava era quella di giornalista presso l'Indicatore genovese, sul quale Mazzini iniziò a pubblicare recensioni di libri patriottici; la censura lasciò fare per un po', ma poi soppresse il giornale. Nel 1826 scrisse il primo saggio letterario, Dell'amor patrio di Dante, pubblicato poi nel 1837. Il 6 aprile del 1827 ottenne la laurea in diritto civile e in diritto canonico (in utroque iure). Nello stesso anno entrò nella carboneria, della quale divenne segretario in Valtellina.  Attività cospirativa «Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini.»  (Klemens von Metternich, Memorie ed. Bonacci, 1991)  La casa di Mazzini in Laystall Street a Londra, dove abitò per molto tempo Per la sua attività cospirativa fu arrestato su ordine di Carlo Felice di Savoia e detenuto a Savona nella Fortezza del Priamar per un breve periodo, tra il novembre 1830 e il gennaio 1831. Durante la detenzione ideò e formulò il programma di un nuovo movimento politico chiamato Giovine Italia che, dopo essere stato liberato per mancanza di prove, presentò e organizzò nel 1831 a Marsiglia in Francia dove fu costretto a rifugiarsi in esilio.  I motti dell'associazione erano Dio e popolo e Unione, Forza e Libertà e il suo scopo era l'unione degli stati italiani in un'unica repubblica con un governo centrale quale sola condizione possibile per la liberazione del popolo italiano dagli invasori stranieri. Il progetto federalista infatti, secondo Mazzini, poiché senza unità non c'è forza, avrebbe fatto dell'Italia una nazione debole, naturalmente destinata a essere soggetta ai potenti stati unitari a lei vicini; il federalismo inoltre avrebbe reso inefficace il progetto risorgimentale, facendo rinascere quelle rivalità municipali, ancora vive, che avevano caratterizzato la peggiore storia dell'Italia medioevale.   La sentenza di condanna a morte del 1833 L'obiettivo repubblicano e unitario avrebbe dovuto essere raggiunto con un'insurrezione popolare condotta attraverso una guerra per bande. Durante l'esilio in Francia, Mazzini ebbe una relazione con la nobildonna mazziniana e repubblicana Giuditta Bellerio Sidoli, vedova di Giovanni Sidoli, giovane e ricco patriota di Montecchio Emilia che aveva sposato all'età di 16 anni. Giuditta aveva condiviso con il marito la fede politica che, portandolo a cospirare contro la corte estense, aveva costretto la coppia a esiliare in Svizzera. Nel 1829 Giovanni, colpito da una grave malattia polmonare, morì a Montpellier.  Poiché la vedova non aveva ricevuto alcuna condanna, ritornò a Reggio Emilia presso la famiglia del marito con i suoi quattro figli: Maria, Elvira, Corinna e Achille. Dopo il fallimento dei moti del 1831 Giuditta dovette fuggire in Francia dove conobbe Mazzini a cui si legò sentimentalmente. Nel 1832 nacque Joseph Démosthène Adolphe Aristide Bellerio Sidoli detto Adolphe (secondo Bruno Gatta, quasi sicuramente figlio di Mazzini) che, lasciato dalla madre in affidamento, morì a soli tre anni nel 1835.  Dopo il vano tentativo del 1831 di portare dalla parte liberale il nuovo re Carlo Alberto di Savoia con la celebre lettera firmata "un italiano", il 26 ottobre 1833, insieme a Pasquale Berghini e Domenico Barberis, Mazzini fu condannato in contumacia a "morte ignominiosa" dal Consiglio Divisionario di Guerra, presieduto dal maggior generale Saluzzo Lamanta. La condanna venne poi revocata nel 1848, quando Carlo Alberto decise di concedere un'amnistia generale.   Notizia dell'arresto di Giuseppe Mazzini, Gazzetta piemontese del 16 agosto 1870 Rifugiatosi nel 1834 nella cittadina svizzera di Grenchen, nel canton Soletta, vi rimase sino a quando fu arrestato dalla polizia cantonale che gli ingiunse di lasciare la Confederazione entro 24 ore. Per impedirne l'allontanamento l'assemblea dei cittadini di Grenchen conferì al giovane profugo la cittadinanza con 122 voti a favore e 22 contrari, invalidata però dal governo cantonale. Mazzini, nascostosi nel frattempo, fu scoperto e dovette lasciare la Svizzera assieme ad altri esuli, tra i quali Agostino e Giovanni Ruffini.  Nel 1837 cominciò il lungo soggiorno a Londra (che, con alcune interruzioni, come nel 1849, durò fino al 1868), dove Mazzini raccolse attorno a sé esuli italiani e persone favorevoli al repubblicanesimo in Italia, dedicandosi, per vivere, all'attività di insegnante dei figli degli italiani; qui conobbe e frequentò anche diverse personalità inglesi, tra cui Mary Shelley (vedova del poeta P.B. Shelley), Anne Isabella Milbanke (vedova di Lord Byron, idolo di gioventù di Mazzini), il filosofo ed economista John Stuart Mill, Thomas Carlyle e sua moglie Jane Welsh, lo scrittore Charles Dickens, che finanziò la sua scuola. Il poeta decadente Algernon Swinburne gli dedicò Ode a Mazzini. Nello stesso quartiere di Mazzini visse anche Karl Marx.  Durante il soggiorno londinese Mazzini ebbe una lunga relazione di amicizia con la famiglia Craufurd, documentata da copiosa corrispondenza epistolare dal 1850 al 1872. Sempre a Londra ebbe rapporti con la famiglia di William Henry Ashurst e con il genero di questi, il politico britannico James Stansfeld, la cui consorte Caroline Ashurst Stansfeld era sostenitrice della società "Society of the Friends of Italy". Per la causa dell'unificazione italiana Mazzini collaborò anche con il secolarista George Holyoake.  Fondò poi altri movimenti politici per la liberazione e l'unificazione di vari stati europei: la Giovine Germania, la Giovine Polonia e infine la Giovine Europa. Quest'ultima, fondata nell'aprile 1834 a Berna in accordo con altri rivoluzionari stranieri, aveva tra i suoi principi ispiratori la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. In questa occasione Mazzini estese dunque il desiderio di libertà del popolo italiano (che si sarebbe attuato con la repubblica) a tutte le nazioni europee. L'associazione rivoluzionaria europea aveva come scopo specifico l'agire dal basso in modo comune e, usando strumenti insurrezionali e democratici, realizzare nei singoli stati una coscienza nazionale e rivoluzionaria. Sulla scia della Giovine Europa Mazzini nel 1866 fonda anche l'Alleanza Repubblicana Universale.  Il movimento della Giovine Europa ebbe anche un forte ruolo di promozione dei diritti della donna, come testimonia l'opera di numerose mazziniane, tra cui la citata Bellerio Sidoli, ma anche Cristina Trivulzio di Belgiojoso e Giorgina Saffi, la moglie di Aurelio Saffi, uno dei più stretti collaboratori di Mazzini e suo erede per quanto riguarda il mazzinianesimo politico. Mazzini continuò a perseguire il suo obiettivo dall'esilio e tra le avversità con inflessibile costanza, convinto che questo fosse il destino dell'Italia e che nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Tuttavia, nonostante la sua perseveranza, l'importanza delle sue azioni fu più ideologica che pratica.  Dopo il fallimento dei moti del 1848, durante i quali Mazzini era stato a capo della breve Repubblica Romana insieme ad Aurelio Saffi e Carlo Armellini, i nazionalisti italiani cominciarono a vedere nel re del Regno di Sardegna e nel suo Primo Ministro Camillo Benso conte di Cavour le guide del movimento di riunificazione. Ciò volle dire separare l'unificazione dell'Italia dalla riforma sociale e politica invocata da Mazzini. Cavour fu abile nello stringere un'alleanza con la Francia e nel condurre una serie di guerre che portarono alla nascita dello stato italiano tra il 1859 e il 1861, ma la natura politica della nuova compagine statale era ben lontana dalla repubblica mazziniana.  A Londra, nel 1850, per reagire alla caduta della Repubblica Romana e in continuità con essa, Mazzini fondò il Comitato Centrale Democratico Europeo e il Comitato Nazionale Italiano, lanciando il Prestito Nazionale Italiano, le cui cartelle portavano appunto lo stemma della Repubblica romana del 1849 e l'intitolazione del prestito «diretto unicamente ad affrettare l'indipendenza e l'unità d'Italia». A garanzia del prestito le cartelle recavano la firma degli ex triumviri Mazzini, Saffi e, in assenza dell'irreperibile Armellini, Mattia Montecchi. La diffusione delle cartelle nel Lombardo-Veneto ebbe come immediata conseguenza la ripresa dell'attività cospirativa e rivoluzionaria, soprattutto a Mantova..  Dopo l'Unità e ultimi anni Il 25 febbraio 1866 Messina fu chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al nuovo parlamento di Firenze. Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma non poté fare campagna elettorale perché esule a Londra. Pendevano sul suo capo due condanne a morte: una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857 (il 19 novembre 1857, in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga condanna a morte era stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in un attentato contro Napoleone III. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga messe di voti (446). Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera annullava l'elezione in virtù delle condanne precedenti.   Il letto di morte di Mazzini, distrutto dagli aerei degli Stati Uniti durante il bombardamento di Pisa del 1943  Maschera mortuaria di Mazzini, gesso, Domus Mazziniana, Pisa Due mesi dopo gli elettori del secondo collegio di Messina tornarono alle urne: vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova discussione, il 18 giugno riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene rieletto una terza volta; dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida. Mazzini, tuttavia, anche nel caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise di rifiutare la carica per non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino, la costituzione dei monarchi sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e continuò a lottare per gli ideali repubblicani.  Nel 1868 lasciò Londra e si stabilì in Svizzera, a Lugano. Due anni dopo furono amnistiate le due condanne a morte inflitte al tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi poté rientrare in Italia e, una volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione di moti popolari in appoggio alla conquista dello Stato Pontificio. L'11 agosto partì in nave per la Sicilia, ma il 14, all'arrivo nel porto di Palermo, fu tratto in arresto (la quarta volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare di Gaeta.  Nel febbraio 1871, partito da Basilea e in viaggio nel passo del San Gottardo, conobbe in una carrozza Friedrich Nietzsche, allora poco conosciuto filologo e docente. Questo incontro sarà testimoniato dallo stesso Nietzsche anni dopo.  Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare in Italia sotto il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a John Brown[25]) a Pisa, il 7 febbraio del 1872. Qui, malato già da tempo, visse nascosto nell'abitazione di Pellegrino Rosselli, antenato dei fratelli Rosselli e zio della moglie di Ernesto Nathan, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10 marzo dello stesso anno, quando la polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente.  Traversie della salma  Mazzini morente, Silvestro Lega La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, commuovendo l'Italia; il suo corpo fu imbalsamato dallo scienziato Paolo Gorini, appositamente fatto accorrere da Lodi su incarico di Agostino Bertani: Gorini disinfettò la salma per permettere l'esposizione. Una folla immensa partecipò ai funerali, svoltisi nella città toscana il pomeriggio del 14 marzo, accompagnando il feretro al treno in partenza per Genova, dove venne sepolto al Cimitero monumentale di Staglieno.  Le esequie furono accompagnate dalla musica della storica Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo. Successivamente Gorini ricominciò a lavorare sul corpo di Mazzini, onde pietrificarlo secondo la sua tecnica di mummificazione; terminò il lavoro qualche anno dopo. Nel 1946 avvenne la ricognizione della mummia, che fu sistemata ed esposta al pubblico in occasione della nascita della Repubblica Italiana[26]: da allora riposa nuovamente nel sarcofago del mausoleo.  Mausoleo Benché sia incerta l'affiliazione di Mazzini alla Massoneria fu l'associazione stessa a commissionare il mausoleo all'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso che lo realizzò in stile neoclassico adornandolo con alcuni simboli massonici.  Il sepolcro reca all'esterno la scritta "Giuseppe Mazzini" e all'interno sono presenti numerose bandiere tricolori repubblicane e iscrizioni lasciate da gruppi mazziniani o da personalità come Carducci,[27]. Sulla lapide è scolpita la scritta "Giuseppe Mazzini. Un Italiano"[28], che era la firma da lui apposta nella lettera a Carlo Alberto, e l'epitaffio: «Il corpo a Genova, il nome ai secoli, l'anima all'umanità»  Affiliazione massonica Testimonianze di alcuni personaggi storici e una corrispondenza dello stesso Mazzini, citati nell'opera dello studioso Luigi Polo Friz[29] fanno ritenere che verosimilmente Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi dell'epoca, come Garibaldi, non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche se questa ha ripreso molti degli ideali mazziniani, simili ai suoi.  La principale obbedienza italiana, l'unica attiva all'epoca di Mazzini in Italia, il Grande Oriente d'Italia, afferma l'impossibilità di provare l'appartenenza di Mazzini, che pure ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai alla vita dell'associazione, occupato com'era nella causa della "sua" società segreta, la Giovine Italia. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la Carboneria fu presto distinta dalla massoneria.[30]  Indro Montanelli afferma invece che probabilmente Mazzini fu massone[31]. Dello stesso parere è Massimo Della Campa, che in una "Nota su Mazzini" fa riferimento al libro dell'ex-Gran Maestro del grande Oriente d'Italia Giordano Gamberini, Mille volti di massoni (Ed. Erasmo, Roma, 1976), che a p. 119 scrive a proposito di Mazzini: «Iniziato nel 1834 a Genova , secondo G. Fazzari e F. Borsari (Luce e concordia, 1° giugno 1886, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto del S. C. di Palermo il 18 giugno 1866 ricevette l'aumento di luce al 33° grado e la qualifica di membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d'Italia di Genova. Scrivendo a Logge, Corpi rituali e Fratelli usò sempre i segni massonici. [...] Nessun contemporaneo mise mai in dubbio l'appartenenza di Mazzini alla Massoneria.»  Mazzini stesso sembrerebbe però smentire la sua partecipazione all'associazione in una lettera del 12 giugno 1867 al massone Federico Campanella, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato di Palermo, in cui, restituendogli le carte che questi gli aveva fatto recapitare scriveva:  «La Massoneria accettando da anni e anni ogni uomo, senza dichiarazioni d'opinioni politiche, s'è fatta assolutamente inutile a ogni scopo nazionale. Per farne qualche cosa bisognerebbe prima una misura d'eliminazione ed una di revisione delle file, poi una formula nazionale o politica per l'iniziazione... Chi vuol intendere intenda[32].»Pensiero politico «La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo»  (Giuseppe Mazzini, Ai giovani d'Italia) Per comprendere a pieno la dottrina politica di Mazzini bisogna rifarsi al pensiero religioso che ispira il periodo della Restaurazione seguito alla caduta dell'impero napoleonico.[33]  Idee diffuse in Europa all'epoca di Mazzini Nuova concezione romantica della storia  Foto di Giuseppe Mazzini dal Fondo Comandini, Biblioteca Malatestiana Nasceva allora una nuova concezione della storia[34] che smentiva quella degli illuministi basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la ragione. Le vicende della Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del Terrore e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che, mirando alla realizzazione di un'Europa al di sopra delle singole nazioni, aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di nazionalità.  Secondo questa visione romantica dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia; esisterebbe dunque una Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.[35] Da questa concezione romantica della storia, intesa come opera della volontà divina si promanano due visioni contrapposte: una è la prospettiva reazionaria che vede nell'intervento di Dio nella storia una sorta di avvento di un'apocalisse che metta fine alla storia degli uomini.  Napoleone I è stato, con le sue continue guerre, l'Anticristo di questa apocalisse: Dio segnerà la fine della storia malvagia e falsamente progressiva e allora agli uomini non rimarrà che volgersi al passato per preservare e conservare quanto di buono era stato realizzato. Si cercherà dunque in ogni modo di cancellare tutto ciò che è accaduto dalla Rivoluzione a Napoleone restaurando il passato.  La concezione reazionaria contro cui Mazzini combatté strenuamente assume un aspetto politico-religioso che troviamo nel pensiero di François-René de Chateaubriand che nel Génie du christianisme (Genio del Cristianesimo) attaccava le dottrine illuministiche prendendo le difese del cristianesimo e soprattutto nell'ideologia mistica teocratica di Joseph de Maistre, che arriva nell'opera Du pape (Il papa) (1819) al punto di auspicare un ritorno dell'alleanza tra il trono e l'altare riproponendo il modello delle comunità medioevali protette dalla religione tradizionale contro le insidie del liberalismo e del razionalismo.[36]  Un'altra prospettiva, che nasce paradossalmente dalla stessa concezione della storia guidata dalla divinità, è quella che potremo definire liberale che vede nell'azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro presunzione di creatori di storia. È questa una visione provvidenziale, dinamica della storia che troviamo in Saint Simon con la concezione di un nuovo cristianesimo per una nuova società o in Lamennais che vede nel cattolicesimo una forza rigeneratrice della vita sociale. Una concezione progressiva quindi che è presente in Italia nell'opera letteraria di Alessandro Manzoni e nel pensiero politico di Gioberti con il progetto neoguelfo e nell'ideologia mazziniana.  Concezione mazziniana «Costituire [...] l'Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana»  (G. Mazzini, Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia) Magnifying glass icon mgx2.svgMazzinianesimo. Dio e popolo «Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere come partito religioso. L'elemento religioso è universale, immortale: universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela nella propria origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda l'associazione. Iniziatori d'un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l'unità morale, il cattolicismo Umanitario[37][38]»   Monumento a Giuseppe Mazzini sull'Aventino a Roma Il pensiero politico mazziniano deve dunque essere collocato in questa temperie di romanticismo politico-religioso che dominò in Europa dopo la rivoluzione del 1830 ma che era già presente nei contrasti al Congresso di Vienna tra gli ideologi che proponevano un puro e semplice ritorno al passato prerivoluzionario e i cosiddetti politici che pensavano che bisognasse operare un compromesso con l'età trascorsa.  Alcuni storici hanno fatto risalire la concezione religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente giansenista (almeno fino agli anni '40 fa spesso riferimenti biblici ed evangelici[38]) o ad una vicinanza ideale col protestantesimo e le chiese riformate ma, secondo altri, la visione religiosa di Mazzini non coinciderebbe con quella di nessuna religione rivelata.[39]  Il personale concetto mazziniano di Dio, che per alcuni tratti è avvicinabile al deismo settecentesco, con evidenti influssi della religiosità civica e preromantica di Rousseau, per altri versi al Dio panteistico degli stoici, è alla base di una religiosità che tuttavia esige la laicità dello Stato (questo nonostante la dichiarata contraddizione poiché se, come egli crede, politica e religione coincidono, non avrebbe senso separare la sua concezione teologica da quella politica)[40] e l'assenza di intermediari tra Dio e il popolo: per ciò e per il ruolo avuto nella storia umana e italiana, Mazzini definì il Papato "la base d'ogni autorità tirannica".[41]  Un altro influsso sulla concezione religiosa mazziniana è stato visto nella considerazione che egli ebbe per la religione civile di ispirazione romana e per l'ammirazione verso la "Prima Roma", antica e pagana, che passando per la Seconda (cristiana e medievale), avrebbe preparato il campo alla Terza Roma futura; un mito questo, romantico-neoclassico, che sarà fatto proprio da Carducci e poi dal fascismo, con il filosofo Berto Ricci (1905-1941), e dalla massoneria con l'esoterista Arturo Reghini (1878-1946)[42][43][44] e avvicina il mazzinianesimo anche al culto massonico del Grande Architetto dell'Universo.  In realtà Mazzini rifiuta non solo l'ateismo (è questa una delle divisioni ideologico-teoriche che egli ebbe con altri repubblicani come Pisacane[45]) e il materialismo («...L'ateismo, il materialismo non hanno, sopprimendo Dio, una legge morale superiore per tutti e sorgente del Dovere per tutti...»[46]), ma anche il trascendente, in favore dell'immanente: egli crede nella reincarnazione[47], per poter migliorare di continuo il mondo e migliorare sé stessi. Una concezione questa tratta probabilmente da Platone o dalle religioni orientali come l'induismo e il buddismo, religioni alle quali Mazzini si era interessato.[48]  Giuseppe Mazzini e Gioacchino da Fiore Come altri patrioti, letterati[49], rivoluzionari delle società segrete francesi, inglesi e italiane Mazzini vide nell'abate calabrese Gioacchino da Fiore (circa 1130-1202), l'autore di una profezia riguardante l'avvento della Terza Età o Età dello Spirito Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che sarebbe rinata, libera dalle dominazioni straniere[50], come la nazione che avrebbe esercitato un primato sulle altre per la presenza della Chiesa cattolica: tema questo poi ripreso da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale e civile degli Italiani.  Mazzini ebbe grande interesse per Gioacchino tanto da volergli dedicare un trattato rimasto inedito Joachino, appunti per uno studio storico sull'abate Gioacchino[51], che considerava un suo precursore per gli ideali sociali e politici da realizzare tramite un'unità spirituale e storica.  Religione civile La sua è stata anche definita una religione civile dove la politica svolgeva il ruolo della fede[52] e dove la divinità si incarna in modo panteista nell'Universo e nell'Umanità stessa, che attua la Legge che nel Progresso si rivela.[38] Egli afferma di credere «che Dio è Dio, e l'Umanità è il suo Profeta»[40], che «il Popolo» è «immagine di Dio sulla terra»[40] e vi è «un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il nostro mondo è raggio e l'Universo una incarnazione».[38] Per lui non conta che la sua intima credenza sia razionale o no, come il Dio di Voltaire e Newton che è invocato come la causa prima dell'ordine naturale, poiché «Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste, perché noi esistiamo» anche se, specifica, «l'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi».[40]  Mazzini era altresì convinto che fosse ormai presente nella storia un nuovo ordinamento divino nel quale la lotta per raggiungere l'unità nazionale assumeva un significato provvidenziale. «Operare nel mondo significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva, riconoscere ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio».[53] Per questo bisogna «mettere al centro della propria vita il dovere, senza speranza di premio, senza calcoli di utilità».[53] Quello di Mazzini era un progetto politico, ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta, nessuna avversità avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di fede, l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta non provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in ordine stabile.».[53]  La storia dell'umanità dunque sarebbe una progressiva rivelazione della Provvidenza divina che, di tappa in tappa, si dirige verso la meta predisposta da Dio.  Esaurito il compito del Cristianesimo, chiusasi l'era della Rivoluzione francese ora occorreva che i popoli prendessero l'iniziativa per «procedere concordi verso la meta fissata al progresso umano».[53] Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti devono attuare la missione che Dio ha loro affidato e che attraverso la formazione ed educazione del popolo stesso, reso consapevole della sua missione, si realizzerà attraverso due fasi: Patria e Umanità.  Patria e umanità  Targa in onore di Mazzini sulla casa londinese Senza una patria libera nessun popolo può realizzarsi né compiere la missione che Dio gli ha affidato; il secondo obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei liberi popoli sulla base della comune civiltà europea attraverso quello che Mazzini chiama il banchetto delle Nazioni sorelle. Un obiettivo dunque ben diverso da quella confederazione europea immaginata da Napoleone dove la Francia avrebbe esercitato il suo primato egemonico di Grande Nation.  La futura unità europea non si realizzerà attraverso una gara di nazionalismi ma attraverso una nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova libertà. Il processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi prima di tutto attraverso l'affermazione delle nazionalità oppresse, come quelle facenti parte dell'Impero asburgico, e poi anche di quelle che non avevano ancora raggiunto la loro unità nazionale.  Iniziativa italiana In questo processo unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire, conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità: la redenzione nazionale italiana apparirà improvvisa come una creazione divina al di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale politico diplomatico di tipo cavouriano. L'iniziativa italiana che avverrà sulla base della fraternità tra i popoli e non rivendicando alcuna egemonia, come aveva fatto la Francia, consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta che porterà alla sconfitta delle due colonne portanti della reazione, di quella politica dell'Impero Asburgico e di quella spirituale della Chiesa cattolica. Raggiunti gli obiettivi primari dell'unità e della Repubblica attraverso l'educazione e l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di Pensiero ed azione, l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre più vasta per la creazione di una terza civiltà formata dall'associazione di liberi popoli.  Funzione della politica  Il mausoleo di Giuseppe Mazzini nel cimitero monumentale di Staglieno, realizzato dall'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso (1849-1899) La politica è scontro tra libertà e dispotismo e tra queste due forze non è possibile trovare un compromesso: si sta svolgendo una guerra di principi che non ammette transazioni; Mazzini esorta la popolazione a non accontentarsi delle riforme che erano degli accomodamenti gestiti dall'alto: non radicavano, cioè, nello spirito del tempo quella libertà e quell'uguaglianza di cui il popolo aveva bisogno.  La logica della politica è logica di democrazia e libertà, non accettabili dalle forze reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca rottura rivoluzionaria: alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta (che non può più sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non possono più accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione deve portare alla Repubblica, la quale garantirà l'istruzione popolare.  La rivoluzione, che è anche pedagogico strumento di formazione di virtù personali e collettive, deve iniziare per ondate, accendendo focolai di rivolta che incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la rivoluzione si dovrà costituire un potere dittatoriale (inteso come potere straordinario alla maniera dell'Antica Roma, non come tirannide) che gestisca temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al popolo non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto, il prima possibile.  La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e doveri, mentre la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui diritti individuali: fermandosi ai diritti dell'individuo aveva dato vita ad una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo il bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo.[54] Mazzini non crede nell'eguaglianza predicata dal marxismo e al sogno della proprietà comune sostituisce il principio dell'associazionismo, che è comunque un superamento dell'egoismo individuale.Questione sociale Mazzini affrontò la questione sociale negli scritti più tardi, ad esempio nei Doveri dell'uomo (1860). Egli rifiuta il marxismo, convinto com'è che per spingere il popolo alla rivoluzione sia prioritario indicargli l'obiettivo dell'unità, della repubblica e della democrazia. Mazzini fu tra i primi a considerare la grave questione sociale presente che era soprattutto in Italia la questione contadina, come gli indicava Carlo Pisacane,[55] ma egli pensava che questa dovesse essere affrontata e risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo scontro delle classi, ma con una loro collaborazione (interclassismo), da raggiungersi però organizzando l'associazionismo e il mutualismo fra gli operai, il soggetto più debole.   Foto di Mazzini Un programma il suo di solidarietà nazionale che se non contemplava l'autonomia culturale e politica del proletariato non si rivolse solo al ceto medio cittadino, agli intellettuali, agli studenti, fra i quali raccolse i consensi più ampi, ma anche agli artigiani e ai settori più consapevoli dei propri diritti fra gli operai.  Mazzini criticò il marxismo e fu da Karl Marx biasimato per gli aspetti dottrinali idealistici e per gli atteggiamenti profetici che egli assumeva nel suo ruolo di educatore religioso e politico del popolo. Marx, risentito per gli attacchi di Mazzini al comunismo, da lui definito col termine inglese «dictatorship» (cioè «dittatura»), lo definì in alcuni articoli «teopompo» (cioè «inviato di Dio») e «papa della chiesa democratica», dandogli anche sprezzantemente del «vecchio somaro» e paragonandolo a Pietro l'Eremita. Forte sarà il contrasto tra Marx e l'inviato personale di Mazzini (oltre che con Garibaldi che ne prese le difese) alla Prima Internazionale.[56][57]  Mazzini criticava i socialisti per il proclamato internazionalismo dei loro tempi, venato di anarchismo e di forte negazionismo, per l'attenzione da essi rivolta verso gli interessi di una sola classe: il proletariato. Inoltre egli definiva arbitrario e impossibile a pretendere l'abolizione della proprietà privata: così si sarebbe dato un colpo mortale all'economia che non avrebbe premiato più i migliori. La critica maggiore era rivolta contro il rischio che le ideologie socialiste estremistiche portassero a un totalitarismo: egli previde con lungimiranza quello che avverrà con la Rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia, cioè la formazione di una nuova classe di padroni politici e lo schiacciamento dell'individuo nella macchina industriale del socialismo reale.[58]  Da queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che portò alla Comune di Parigi del 1871. Mentre per Marx e Michail Bakunin quello della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato accentratore borghese realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al concetto di Stato-nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia. Per salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini punta su una forma di lavoro cooperativo: l'operaio dovrà guardare oltre una lotta basata solo sul salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia sociale con elementi di «piena responsabilità e proprietà sull'impresa».  Mazzini puntava sul superamento in senso sociale e democratico del capitalismo imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie distribuzioniste sia le teorie che esaltano il valore dell'associazione fra i produttori. In Doveri dell'uomo scrisse: «Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla. Bisogna richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro possa produrla.[59]»  La sua influenza sulla prima fase del movimento operaio fu per questo molto importante e anche il fascismo, in particolare la sua corrente repubblicana e socializzatrice, si ispirerà al pensiero economico mazziniano come terza via corporativa tra il modello capitalista e quello marxista.  Cospirazioni e fallimento dei moti mazziniani  Mazzini in una fotografia con autografo scattata da Domenico Lama I moti mazziniani, ispirati ad un'ideologia repubblicana e antimonarchica furono considerati sovversivi e quindi perseguiti da tutte le monarchie italiane dell'epoca. Per i governi costituiti i mazziniani altro non erano che terroristi e come tali furono sempre condannati.  «Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda»  (Massimo d'Azeglio, Degli ultimi casi di Romagna) Giovine Italia (1831) «Su queste classi [...] così fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei giovani presso i quali l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare che non esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a mettere in pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla sventura.»  (Camillo Benso conte di Cavour[60]) Magnifying glass icon mgx2.svg Giovine Italia.  Busto di Mazzini a Central Park a New York Nel 1831 Mazzini si trovava a Marsiglia in esilio dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in Piemonte a causa della sua affiliazione alla Carboneria. Non potendosi provare la sua colpevolezza infatti la polizia sabauda lo costrinse a scegliere tra il confino in un paesino del Piemonte e l'esilio. Mazzini preferì affrontare l'esilio e nel febbraio del 1831 passò in Svizzera, da qui a Lione e infine a Marsiglia. Qui entrò in contatto con i gruppi di Filippo Buonarroti e col movimento sainsimoniano allora diffuso in Francia.  Con questi si avviò un'analisi del fallimento dei moti nei ducati e nelle Legazioni pontificie del 1831. Si concordò sul fatto che le sette carbonare avevano fallito innanzitutto per la contraddittorietà dei loro programmi e per l'eterogeneità delle classi che ne facevano parte. Non si era riusciti poi a mettere in atto un collegamento più ampio delle insurrezioni per le ristrettezze provinciali dei progetti politici, com'era accaduto nei moti di Torino del 1821 quand'era fallito ogni tentativo di collegamento con i fratelli lombardi. Infine bisognava desistere, come nel 1821, dal ricercare l'appoggio dei principi e, come nei moti del '30-31, dei francesi.  Con la fondazione della Giovine Italia nel 1831 il movimento insurrezionale andava organizzato su precisi obiettivi politici: indipendenza, unità, libertà. Occorreva poi una grande mobilitazione popolare poiché la liberazione italiana non si poteva conseguire attraverso l'azione di pochi settari ma con la partecipazione delle masse. Rinunciare infine ad ogni concorso esterno per la rivoluzione: «La Giovine Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l'ora e il carattere dell'insurrezione».[61]   La bandiera della Giovine Italia Gli strumenti per raggiungere queste mete erano l'educazione e l'insurrezione. Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse il più possibile il carattere di segretezza, conservando quanto necessario a difendersi dalle polizie, ma acquistasse quello di società di propaganda, un'«associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno»[62]anche attraverso il giornale La Giovine Italia, fondato nel 1832del messaggio politico della indipendenza, dell'unità e della repubblica.  Negli anni 1833 e 1834, durante il periodo dei processi in Piemonte e il fallimento della spedizione di Savoia, l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo solo nel 1838 in Inghilterra. Dieci anni dopo, il 5 maggio 1848, l'associazione fu definitivamente sciolta da Mazzini, che fondò al suo posto l'Associazione Nazionale Italiana.  Fallimento del moto in Savoia (1833) Entusiastiche adesioni al programma della Giovane Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in Liguria, in Piemonte, in Emilia e in Toscana che si misero subito alla prova organizzando negli anni 1833 e 1834 una serie di insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a morte. Nel 1833 organizza il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari Chambéry, Torino, Alessandria e Genova dove contava vaste adesioni nell'ambiente militare.  Prima ancora che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda a causa di una rissa avvenuta fra i soldati in Savoia, scoprì e arrestò molti dei congiurati, che furono duramente perseguiti poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui fedeltà Carlo Alberto aveva fondato la sicurezza del suo potere. Fra i condannati figuravano i fratelli Giovanni e Jacopo Ruffini, amico personale di Mazzini e capo della Giovine Italia di Genova, l'avvocato Andrea Vochieri e l'abate torinese Vincenzo Gioberti. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono condan morte, fra questi anche il Vochieri, mentre Jacopo Ruffini pur di non tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la fuga.  Tentativo d'invasione della Savoia e moto di Genova (1834) Magnifying glass icon mgx2.svgInvasione della Savoia del 3 febbraio 1834.  L'incontro di Mazzini con Giuseppe Garibaldi nella sede della Giovine Italia Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a Ginevra, quando assieme ad altri italiani e alcuni polacchi, organizzava un'azione militare contro lo stato dei Savoia. A capo della rivolta aveva messo il generale Gerolamo Ramorino, che aveva già preso parte ai moti del 1821, questa scelta però si rivelò un fallimento, perché il Ramorino si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando il 2 febbraio 1834, si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia, ormai allertata da tempo, disperse i volontari con molta facilità.  Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a Genova, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione però, non trovò nessuno, e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per l'America del Sud dove continuerà a combattere per la libertà dei popoli.  Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con Ramorino, fu espulso dalla Svizzera e dovette cercare rifugio in Inghilterra. Lì continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza gli italiani a mantenere il desiderio di unità e indipendenza. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto, dopo questi eventi la linea politica di Carlo Alberto mutò, temendo che reazioni eccessive potessero diventare pericolose per la monarchia.  Tempesta del dubbio (1836) «La vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla, se non virilmente o in modo che rechi testimonianza della propria credenza.»  (Giuseppe Mazzini, lettera di risposta ad Angelo Usiglio, Londra, 1837) Altri tentativi pure falliti si ebbero a Palermo, in Abruzzo, nella Lombardia austriaca, in Toscana. Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di sangue pagato fecero attraversare a Mazzini quella che egli chiamò la tempesta del dubbio, una fase di depressione, in cui, come in gioventù, come ricorda nelle Note autobiografiche, pensò anche al suicidio, da cui uscì religiosamente convinto ancora una volta della validità dei propri ideali politici e morali. Dall'esilio di Londra (1837), dopo essere stato espulso dalla Svizzera, riprese quindi il suo apostolato insurrezionale. Nello stesso periodo esce il saggio La filosofia della musica sulla rivista L'italiano pubblicata a Parigi.Fratelli Bandiera (1844) Magnifying glass icon mgx2.svgFratelli Bandiera.  Esecuzione dei fratelli Bandiera a Cosenza Nobili, figli dell'ammiraglio Francesco Bandiera e, a loro volta, ufficiali della Marina da guerra austriaca, aderirono alle idee mazziniane e fondarono una loro società segreta, l'Esperia[63] e con essa tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel Sud Italia.  Il 13 giugno 1844, i fratelli Emilio e Attilio Bandiera partirono da Corfù (dove avevano una base allestita con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della Calabria seguiti da 17 compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro Boccheciampe. Il 15 marzo dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia dello scoppio di una rivolta a Cosenza che essi credevano condotta nel nome di Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione patriottica ma era già stata domata dall'esercito borbonico.  Il 16 giugno 1844 quando sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino a Crotone, appresero che la rivolta era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso alcuna ribellione all'autorità del re. Il Boccheciampe, appresa la notizia che non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia di Crotone per denunciare i compagni. I due fratelli vollero lo stesso continuare l'impresa e partirono per la Sila.  Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da comuni cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a Cosenza, dove i fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone di Rovito il 25 luglio 1844.  Il re Ferdinando II ringraziò la popolazione locale per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose. «Mazzini, colpito da tanta fermezza e da tanta sventura, restò commosso da quell'efferata barbarie e celebrò la memoria di quei martiri in un opuscolo uscito a Parigi nel 1845».[64] Mazzini vedendo nel loro sacrificio la realizzazione dei propri ideali così scriveva in un opuscolo a loro dedicato: «Il martirio non è sterile mai. Il martirio per un'Idea è la più alta formula che l'Io umano possa raggiungere per esprimere la propria missione; e quando un giusto sorge di mezzo a' suoi fratelli giacenti ed esclamaecco: questo è il vero, e io, morendo, l'adorouno spirito di nuova vita si trasfonde per tutta l'umanità [...]. I sagrificati di Cosenza hanno insegnato a noi tutti che l'uomo deve vivere e morire per le proprie credenze: hanno provato al mondo che gl'Italiani sanno morire: hanno convalidato per tutta l'Europa l'opinione che una Italia sarà. [...] Voi potete uccidere pochi uomini, ma non l'Idea. l'Idea è immortale[65]»  Repubblica Romana (1849) Magnifying glass icon mgx2.svgRepubblica Romana (1849).  Bandiera della Repubblica Romana Dopo i moti del 1848-49, Mazzini fu a capo, con Aurelio Saffi e Carlo Armellini della Repubblica Romana, soppressa dalla reazione francese nel 1849. Fu l'ultima rivolta a cui Mazzini prese parte direttamente.  Moto di Milano (1853) e sollevazione in Valtellina (1854) Magnifying glass icon mgx2.svgRivolta di Milano (1853). Ispirato al mazzinianesimo e alle ideologie socialiste fu il moto di Milano del 1853, a cui tuttavia Mazzini non prese parte, e che fallì; analoga sorte ebbe la rivolta in Valtellina dell'anno seguente. Nel moto milanese si mise in luce Felice Orsini, che di lì a poco avrebbe rotto con Mazzini e organizzato l'attentato a Napoleone III, fermamente condannato dal genovese poiché risoltosi in una strage di cittadini innocenti.  Spedizione di Sapri (1857) Magnifying glass icon mgx2.svgSpedizione di Sapri.  Carlo Pisacane Il piano originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere un focolaio di rivolta in Sicilia dove era molto diffuso il malcontento contro i Borboni, e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente invece si pensò più opportuno partendo dal porto di Genova di sbarcare a Ponza per liberare alcuni prigionieri politici lì rinchiusi, per rinforzare le file della spedizione e infine dirigersi a Sapri, che posta al confine tra Campania e Basilicata, era ritenuta un punto strategico ideale per attendere dei rinforzi e marciare su Napoli.  Il 25 giugno 1857 Carlo Pisacane s'imbarcò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della Società Rubattino, diretto a Tunisi. Il 26 giugno sbarcò a Ponza dove, sventolando il tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono a Sapri, ma non trovarono ad accoglierli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi furono affrontati dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche avevano per tempo annunziato lo sbarco di una banda di ergastolani evasi dall'isola di Ponza.  Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e consegi gendarmi. Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti, riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla popolazione: perirono in 83; Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del 1858. Condan morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo.  Senso dell'impresa Pur essendo quella di Sapri un'impresa tipicamente mazziniana, condotta «senza speranza di premio», in effetti essa rispondeva alle idee politiche di Pisacane che si era allontanato dalla dottrina del Maestro per accostarsi a un socialismo libertario espresso dalla formula "Libertà e associazione". Contrariamente a Mazzini che riguardo alla questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo dopo aver risolto il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per arrivare ad una rivoluzione patriottica unitaria e nazionale occorresse prima risolvere la questione contadina che era quella della riforma agraria. Come lasciò scritto nel suo testamento politico in appendice al Saggio sulla rivoluzione, «profonda mia convinzione di essere la propaganda dell'idea una chimera e l'istruzione popolare un'assurdità. Le idee nascono dai fatti e non questi da quelle, ed il popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando sarà libero».  Vicino agli ideali mazziniani era Pisacane invece quando aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la rivolta fallisse «ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell'animo di questi cari e generosi amici... che se il nostro sacrificio non apporta alcun bene all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero immolarsi al suo avvenire»[66]. La spedizione fallita ebbe in effetti il merito di riproporre all'opinione pubblica italiana la questione napoletana, la liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno borbonico che il politico inglese William Ewart Gladstone definiva «negazione di Dio eretta a sistema di governo». Infine il tentativo di Pisacane sembrava riproporre la possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione al problema italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di Vittorio Emanuele II uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare la soluzione diplomatico militare dell'unità italiana.  Appoggio a Garibaldi e ultimi tentativi Mazzini appoggiò moralmente la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, che egli considerava una valida opposizione a Cavour. Dopo l'Unità riprese la lotta repubblicana, ma le persecuzioni della polizia sabauda e le condizioni di salute limitarono i suoi ultimi tentativi.  Controversie  Stampa raffigurante Mazzini con l'epitaffio della tomba a Staglieno Conflitto con Cavour Giuseppe Mazzini, che dopo la sua attività cospirativa degli anni 1827-1830 fu esiliato dal governo piemontese a Ginevra, fu uno strenuo oppositore della guerra di Crimea, che costò un'ingente perdita di soldati al regno sardo. Egli rivolse un appello ai militari in partenza per il conflitto: «Quindicimila tra voi stanno per essere deportati in Crimea. Non uno forse tra voi rivedrà la propria famiglia. Voi non avrete onore di battaglie. Morrete, senza gloria, senza aureola, di splendidi fatti da tramandarsi per voi, conforto ultimo ai vostri cari. Morrete per colpa di governi e capi stranieri. Per servire un falso disegno straniero, l'ossa vostre biancheggeranno calpestate dal cavallo del cosacco, su terre lontane, né alcuno dei vostri potrà raccoglierle e piangervi sopra. Per questo io vi chiamo, col dolore dell'anima, "deportati".»  (Giuseppe Mazzini[67]) Quando nel 1858, Napoleone III scampò all'attentato teso da Felice Orsini e Giovanni Andrea Pieri, il governo di Torino incolpò Mazzini (Cavour lo avrebbe definito "il capo di un'orda di fanatici assassini"[68] oltreché "un nemico pericoloso quanto l'Austria"),[69] poiché i due attentatori avevano militato nel suo Partito d'Azione. Secondo Denis Mack Smith, Cavour aveva in passato finanziato i due rivoluzionari a causa della loro rottura con Mazzini e, dopo l'attentato a Napoleone III e la conseguente condanna dei due, alla vedova di Orsini fu assicurata una pensione.[70]  Cavour al riguardo fece anche pressioni politiche sulla magistratura per far giudicare e condannare la stampa radicale.[71] Egli, inoltre, favorì l'agenzia Stefani con fondi segreti sebbene lo Statuto vietasse privilegi e monopoli ai privati.[72] Così l'agenzia Stefani, forte delle solide relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista Gigi Di Fiore, un fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico nel Regno di Sardegna.[73] Mazzini, intanto, oltre ad aver condannato il gesto di Orsini e Pieri, espose un attacco nei confronti del primo ministro, pubblicato sul giornale Italia del popolo: «Voi avete inaugurato in Piemonte un fatale dualismo, avete corrotto la nostra gioventù, sostituendo una politica di menzogne e di artifici alla serena politica di colui che desidera risorgere. Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unità nazionale, voi l'ingrandimento territoriale»  (Giuseppe Mazzini[74])Timori di Mazzini per la cessione della Sardegna  Estratto di articolo di giornale inglese Mazzini temeva che Cavour, dopo la cessione della Savoia e di Nizza, potesse cedere anche la Sardegna, una delle cosiddette “tre Irlande”,[75][76] sulla base di altri supposti accordi segreti di Cavour con la Francia, in cambio di una definitiva unificazione italiana, accordi che preoccupavano anche l’Inghilterra, la quale era intervenuta presso Cavour per avere rassicurazioni sul fatto che non sarebbe stato ceduto altro territorio italiano alla Francia: «Il 22 maggio 1860, Lord John Russell commentava a Sir James Hudson, in Torino, di dire al Conte di Cavour, che il Governo inglese, informato di un disegno per la cessione della Sardegna alla Francia, protestava e chiedeva promessa formale di non cedere territorio italiano. Il dispaccio era comunicato il 26 a Cavour.»  (da Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma, 1884,  XIII,[77]) Riguardo alla cessione della Sardegna alla Francia, Mazzini affermava anche: «[...] [L]'opposizione minacciosa dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo praticamente impossibile.»  (da Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma, 1884,  XIII) Alcune affermazioni di Giovanni Battista Tuveri, esponente del cattolicesimo federalista, deputato per due volte al Parlamento Subalpino e amico di Mazzini, confermano la possibilità di accordi segreti relativi alla cessione della Sardegna alla Francia per una definitiva unificazione del resto della penisola: «Vicino a Mazzini ed a Cattaneo, ma con una propria originalità di pensiero, il Tuveri fu sempre fedele alle sue convinzioni federaliste o, in mancanza di meglio, autonomiste, né esitò ad impegnarsi nell'azione pratica quando nel 1860-61 circolò insistente la voce che Cavour, dopo Nizza e la Savoia, intendesse cedere alla Francia anche la Sardegna.[78]»  Anche il giornale britannico "The Illustrated London News" del 27 luglio 1861 citava l'inopportunità di cedere la Sardegna alla Francia, commento che aveva suscitato reazioni nella stampa francese e fatto suggerire altre ipotesi.[79]  Ruolo storico di Mazzini  Mazzini nel 1846 Mazzini suscitò «continuamente energie, affascinò per quarant'anni ogni ondata di gioventù [...] e intanto gli anziani gli sfuggivano».[80] Quasi tutti i grandi personaggi del Risorgimento aderirono al mazzinianesimo ma pochi vi restarono. Il contenuto religioso profetico del pensiero del Maestro, in un certo modo rivelatore di una nuova fede, imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti non aveva «la duttilità e la mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare razionalmente le forze». Per questo occorreva una capacità di compromesso politico propria dell'uomo di governo come fu Cavour; «[i]l compito di Mazzini fu invece quello di creare l'"animus"». Quando sembrava che il problema italiano non avesse via d'uscita «ecco per opera sua la gioventù italiana sacrificarsi in una suprema protesta. I sacrifici parevano sterili», ma invece risvegliavano l'opinione pubblica italiana e europea. La tragedia della Giovine Italia «impose il problema italiano a una sempre più vasta sfera d'Italiani: che reagì sì con un programma più moderato ma infine entrò in azione e quegli stessi ex mazziniani che avevano rinnegato il Maestro aderendo al moderatismo riformista alla fine dovettero abbandonare ogni progetto federalista e acconsentire all'entusiasmo popolare suscitato dalle idee mazziniane di un riordinamento unitario italiano».[81]  Le idee politiche di Mazzini furono alla base della nascita del Partito Repubblicano Italiano nel 1895. Tramite la Costituzione della Repubblica Romana, ispirata al mazzinianesimo e considerata un modello per molto tempo, fu uno dei pensatori le cui idee furono alla base della Costituzione Italiana del 1948. Inoltre ebbe una grande influenza anche fuori dall'Italia: politici occidentali come Thomas Woodrow Wilson (con i suoi Quattordici Punti) e David Lloyd George e molti leader post-coloniali tra i quali Gandhi, Golda Meir, David Ben-Gurion, Nehru e Sun Yat-sen consideravano Mazzini il proprio maestro e il testo mazziniano Dei doveri dell'uomo come la propria "Bibbia" morale, etica e politica.[82]  Mazzini conteso tra fascismo e antifascismo  Mazzini sul letto di morte L'eredità ideale e politica del pensiero di Giuseppe Mazzini è stata a lungo oggetto di dibattito tra opposte interpretazioni, in particolare durante il Fascismo e la Resistenza. Già nel settembre 1922, prima dell'avvento del fascismo, il cinquantenario della sua morte fu celebrato con una serie di francobolli. In seguito, nel Ventennio fascista Mazzini fu oggetto di citazioni in libri, articoli, discorsi, fino al punto d'essere considerato una sorta di precursore del regime di Mussolini.[83]. Secondo un appunto diaristico (intitolato "Ripresa mazziniana") di Giuseppe Bottai, però, l'utilizzo che ne fece Mussolini fu sempre strumentale[84].  La popolarità di Mazzini durante il periodo fascista è dovuta anche ai numerosi repubblicani che confluirono nei Fasci di combattimento, iniziando il loro percorso di avvicinamento a Mussolini durante la battaglia interventista, soprattutto nelle aree dove maggiore era la presenza del PRI, cioè in Romagna e nelle Marche. Nel 1917, sulle pagine de L'Iniziativa, l'organo di stampa del PRI, si guardava a Mussolini come al «magnifico bardo del nostro interventismo».[85]  Particolare fu il caso di Bologna, città in cui i repubblicani Pietro Nenni, Guido e Mario Bergamo presero parte attivamente nel 1919 alla fondazione del primo Fascio di combattimento emiliano per poi abbandonarlo poco dopo diventando avversari del fascismo. Tra i più famosi repubblicani che aderirono al fascismo vi furono Italo Balbo (che si era laureato con una tesi su "Il pensiero economico e sociale di Mazzini" e del quale lo storico Claudio Segrè ha scritto: «Balbo, prima di aderire al Fascismo nel '21, esitò a lasciare i repubblicani fino all'ultimo momento e considerò la possibilità di mantenere la doppia iscrizione»[86]), Curzio Malaparte e Berto Ricci, che nel fascismo vedeva la perfetta sintesi fra «la Monarchia di Dante e il Concilio di Mazzini».[87]  L'intellettuale mazziniano Delio Cantimori, nella prima fase del suo percorso politico che lo portò prima ad aderire al fascismo poi al comunismo, considerava il fascismo «compimento della rivoluzione nazionale iniziatasi con il Risorgimento, che doveva riuscire dove il processo risorgimentale e il cinquantennio successivo avevano fallito: nell'inserimento e nell'integrazione delle masse nello stato nazionale, nella creazione di una più vera democrazia, ben diversa dal "parlamentarismo" e lontana dall'"affarismo", dal "particolarismo", dall'"inerzia" che avevano caratterizzato l'Italia liberale».[88]. Inizialmente la tesi delle origini risorgimentali del fascismo fu fatta propria anche dai comunisti: nel 1931 Palmiro Togliatti, polemizzando con il movimento Giustizia e Libertà e il suo fondatore Carlo Rosselli, in un articolo su Lo Stato operaio criticò il Risorgimento e indicò in Mazzini un precursore del fascismo[89]: «La tradizione del Risorgimento vive quindi nel fascismo, ed è stata da esso sviluppata fino all'estremo. Mazzini, se fosse vivo, plaudirebbe alle dottrine corporative, né ripudierebbe i discorsi di Mussolini su "la funzione dell'Italia nel mondo". La rivoluzione antifascista non potrà essere che una rivoluzione "contro il Risorgimento", contro la sua ideologia, contro la sua politica, contro la soluzione che esso ha dato al problema della unità dello Stato e a tutti i problemi della vita nazionale[90].»  La stessa posizione fu assunta nel 1933 da Giorgio Amendola, durante il confino a Ponza, nel primo di due corsi sul Risorgimento tenuti per i confinati, per poi rivedere tale impostazione nel secondo corso, dopo la svolta unitaria del 1934 (che segnò l'inizio della politica del fronte popolare con la conclusione di un "patto d'unità d'azione" con i socialisti), allorché insistette sulle origini risorgimentali del movimento operaio[91].  I fascisti, inoltre, rivendicavano una continuità con il pensiero mazziniano anche riguardo l'idea di patria, la concezione spirituale della vita, l'importanza dell'educazione di massa come strumento per creare un "uomo nuovo" e una dottrina economica ispirata alla collaborazione tra le classi sociali.[92] Lo storico Massimo Baioni scrive a proposito della contemporanea celebrazione nel 1932 del 50º anniversario della morte di Garibaldi e del decennale della Marcia su Roma: «Le principali manifestazioni del 1932 sembravano confermare il nesso tra il bisogno di presentare il fascismo come erede delle migliori tradizioni nazionali e la volontà non meno forte ad enfatizzarne le componenti moderne, che avrebbero dovuto distinguerlo come originale esperimento politico e sociale».[93]  Negli anni della Resistenza (1944-1945) la situazione si complica maggiormente: il fascismo della Repubblica Sociale Italiana "intensificò naturalmente i richiami a Mazzini: ad esempio la data del giuramento della Guardia nazionale repubblicana venne fissata il 9 febbraio, giorno della proclamazione, quasi un secolo prima, della Repubblica romana che aveva avuto alla sua testa il «triumviro» Mazzini",[94][95] ma anche gli antifascisti, in particolare i partigiani di Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli, iniziano a richiamarsi sempre più apertamente al rivoluzionario genovese. Proprio Rosselli scrisse nel 1931 ad uno studioso inglese: «Agiamo nello spirito di Mazzini, e sentiamo profondamente la continuità ideale fra la lotta dei nostri antenati per la libertà e quella di oggi».[96]  A seguito della caduta del fascismo e dell'armistizio di Cassibile, a partire dal 1943 la lotta contro il nazifascismo vide la partecipazione dei repubblicani (il cui partito era stato sciolto dal Regime nel 1926) anche attraverso la formazione di proprie unità partigiane denominate Brigate Mazzini.[97] Anche un comandante partigiano, proposto per la medaglia d'oro al valor militare, Manrico Ducceschi, ispirò la sua azione all'ideologia mazziniana adottando in onore di Mazzini il nome di battaglia di "Pippo", lo stesso pseudonimo usato dal patriota genovese.[98]  Opere Atto di fratellanza della Giovane Europa (1834), in Giuseppe Mazzini, Edizione nazionale degli scritti., Imola, s.e., 1908,  4, pag. 3. Dei doveri dell'uomo Fede ed avvenire Editore Mursia  Doveri dell'Uomo  Editori Riuniti university pressRoma  978-88-6473-039-4 Pensieri sulla democrazia in Europa, trad. Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, ,  978-88-07-82176-9 Andrea Tugnoli , La pittura moderna in Italia, Bologna, CLUEB, Antologia di scritti Dal Risorgimento all'Europa Mursia  9788842548447 Periodici diretti da Giuseppe Mazzini L'apostolato popolare Il nuovo conciliatore L'educatore Le Proscrit. Journal de la République Universelle Il tribunoNote  La Civiltà cattolica, Volume 2; Volume 18, La Civiltà Cattolica, 1901 p. 264.  «La politica acquista pathos religioso, e sempre più col procedere del secolo... la nazione diventa patria: e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale sacra.» in F. Chabod, L'idea di nazione, Laterza, Bari 1967  Da Dei doveri dell'uomoFede e avvenire, Paolo Rossi, Mursia, Milano 1965-1984  L'uomo nuovo in Indro Montanelli, L'Italia giacobina e carbonara, Rizzoli, Milano 1972  Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe  Citato nell'Edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini a cura della Commissione per l'edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini, Cooperativa tipografico-editrice P. Galeati, 1926; per la citazione vedi anche: Memoriale Mazzini-Domus Mazziniana; Introduzione a Jessie White Mario, Vita di Giuseppe Mazzini su Castelvecchi Editore; Giuseppe Santonastaso, Edgar Quinet e la religione della libertà, pag. 156, edizioni Dedalo, 1968; Francesco Felis, Italia unità o disunità? Interrogativi sul federalismo, Armando editore, , pag. 7.  Comune di Savona  Liguria magazine Archiviato il 25 gennaio  in .  Gilles Pécout, Il lungo Risorgimento: la nascita dell'Italia contemporanea (1770-1922), Pearson Italia S.p.a., 1999 p. 101  Patria, nazione e stato tra unità e federalismo. Mazzini, Cattaneo e Tuveri, CUEC, University Press-Ricerche storiche, 2007  88-8467-381-X  La tesi del figlio sicuramente di Mazzini è sostenuta in Bruno Gatta, Mazzini una vita per un sogno, Guida Editori, Il dubbio invece che si trattasse veramente di un figlio di Mazzini è espresso in Luigi Ambrosoli (Giuseppe Mazzini: una vita per l'unità d'Italia, ed. P. Lacaita, 1993): «Ma proprio il ritardo con cui venne comunicata a Mazzini la notizia della morte di Adolphe fa sorgere qualche dubbio sulla supposizione, per le altre ragioni accennate ben fondata, che si trattasse di suo figlio». Dubbi simili vengono riportati in Salvo Mastellone, Mazzini e la "Giovine Italia", 1831-1834, Volume 2, Domus Mazziniana, 1960 («D'altra parte, è da aggiungere che nelle lettere inedite a Ollivier, che pubblichiamo, Mazzini, pur parlando di Giuditta come della propria amica, se accenna ad Adolphe come figlio di Giuditta, non allude al bambino come proprio figlio: ...»)  Domenico Barberis, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Mazzini a Londra  È l'autrice del romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818. Curò le edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e filosofo. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin.  Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe  Miranda Seymour, Mary Shelley, capitolo 32  Giuseppe Mazzini, il cospiratore senza segreti  Lettere di Mazzini ad Aurelio Saffi e alla famiglia CraufordGiuseppe MazzatintiSoc. Ed. Dante Alighieri1906  Politica e storiaFilippo Buonarroti e altri studidi Pia Onnis RosaEdizioni di storia e letteraturaRoma 1971pag. 467   Mazzini «pavese» e l'Unità d'Europa  Quando Mazzini scatenò il patatrac sognando la Repubblica  MAZZINI, GIUSEPPE, su pbmstoria.it. 17 luglio  1º agosto ).  Legnago a Giuseppe Mazzini, Grafiche Stella, S. Pietro di Legnago (Verona) 200551.  Giacomo Scarpelli, La scimmia, l'uomo e il superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni  Pensiero di Mazzini, brigantaggio.net  1946: la Repubblica nasce nel nome di Mazzini, su pri.it. 20 giugno  7 gennaio ).  Carducci scrisse una famosa lirica intitolata Mazzini i cui versi finali sono rimasti nella storia: «E un popol morto dietro a lui si mise. / Esule antico, al ciel mite e severo / Leva ora il volto che giammai non rise, /Tu solpensandoo ideal, sei vero».  La stessa semplice scritta volle Giovanni Spadolini, politico e storico repubblicano, sulla propria tomba a Firenze  Luigi Polo Friz, La massoneria italiana nel decennio post unitario: Lodovico Frapolli, Franco Angeli, 1998 p.151 e sgg.  Storia della Massoneria in Italia. L'influenza di Giuseppe Mazzini nella Massoneria Italiana Archiviato il 7 gennaio  in .  La stanza di MontanelliL' unità d' Italia e la Massoneria  Giuseppe Mazzini massone?  A.Desideri, Storia e storiografia, II, pag. 333, Ed. D'Anna, Messina-Firenze 1997  «Gli sconvolgimenti operati dalla Rivoluzione francese avevano fatto dubitare a molti uomini della razionalità della storia, così altamente proclamata nel secolo precedente. L'unica alternativa allo scetticismo parve allora la fede in una forza arcana operante provvidenzialmente nella storia» in A. Desideri, Ibidem  «S'identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico». Adolfo Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, pag. 24, Napoli, 1955  «Così il genere umano è in gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente libertà generale. e senza il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore, rigeneratore, conquistatore, perfezionante.» (cfr. J. De Maistre, Il Papa, trad. di T. Casini, Firenze 1926)  G. Mazzini, Fede e avvenire, At the University Press, 1921 p.51  G. Mazzini, Fede e avvenire  «Egli aveva una visione utopica, romantica e anche sincretistica della religione, che egli considerava come il contributo, in termini di princìpi universali, delle varie confessioni e fedi alla storia collettiva.» Senato.it Archiviato il 12 aprile 2008 in .  Doveri dell'uomo, II  G. Mazzini, Dei doveri dell'uomo  Fusatoshi Fujisawa, La terza Roma. Dal Risorgimento al Fascismo, Tokyo, 2001.  Mazzini il patriota scomodo  Arturo Reghini a metà strada tra fascismo e massoneria  «Noi dissentivamo su diversi punti: sulle idee religiose, ch'ei non guardava, errore comune al più, se non attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche dell'oggi; sul cosiddetto socialismo, che riducevasi a una mera questione di parole dacché i sistemi esclusivi, assurdi, immorali delle sétte francesi erano ad uno ad uno da lui respinti e sulla vasta idea sociale fatta oggimai inseparabile in tutte le menti d'Europa dal moto politico io andava forse più in là di lui: sopra una o due cose delle minori spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero. Ma il differire di tempo in tempo sui modi d'antivedere l'avvenire non ci toglieva d'essere intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedi» (Giuseppe Mazzini su Carlo Pisacane)  Lettera a Ernesto Forte Londra 23 gennaio 1867  «Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni dell'anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina, op. cit., pag. 70); «La vita d'un'anima è sacra, in ogni suo periodo: nel periodo terreno come negli altri che seguiranno; bensì, ogni periodo dev'esser preparazione all'altro, ogni sviluppo temporale deve giovare allo sviluppo continuo ascendente della vita immortale che Dio trasfuse in ciascuno di noi e nella umanità complessiva che cresce con l'opera di ciascuno di noi» (Dei doveri dell'uomo, II).  Leggeva Dumas e i testi buddisti Il volto inaspettato di Mazzini  Il Foscolo, che scriveva di aver visto da giovinetto a Venezia un "libercolo" attribuito a Gioacchino, in cui erano indicati i papi futuri, affermava che la fama dell'abate era "santissima" fin dalla fine del sec. XVI, tanto che il filosofo francese Montaigne, desiderava di poter vedere questa "meraviglia": «le livre de Joachim Abbé Calabrois, qui prédisait tous les papes futurs, leurs noms et formes»  G. da Fiore, Concordia Veteris et Novi testamenti, VI, 16  Bianca Rosa, Gli appunti manoscritti di Giuseppe Mazzini, Impronta, Torino 1977  Roland Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, con postfazione di Sauro Mattarelli, Roma-Bari, Laterza, 2000  A.Omodeo, Introduzione a G. Mazzini, Scritti scelti, Mondadori, Milano 1934  Mattarelli, Sauro, "Duties and rights in the thought of Giuseppe Mazzini" in Journal of Modern Italian Studies, 13, no. 4 (December 2008): 480-485.  «L'Italia trionferà quando il contadino cambierà spontaneamente la marra con il fucile». in C. Pisacane, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale Economica, Milano 1956  Mazzini: comunismo vuol dire dittatura  Il "Manifesto" di Marx? Scritto contro Mazzini  Doveri dell'uomo, capitolo XI, punto 3°  G. Mazzini, Doveri dell'uomo, cap.XI (in Andrea Baravelli, L'Italia liberale, ArchetipoLibri,  p.114  A. Gacino-Canina, Economisti del Risorgimento, Torino, UTET, 1953.  G. Mazzini, Istruzione generale per gli affiliati nella Giovine Italia in Scritti editi e inediti, II, Imola, 1907.  G. Mazzini, op. cit.  Nome col quale i greci indicavano l'Italia antica  Luigi Stefanoni, Giuseppe Mazzini: notizie storiche ..., Presso L'Editore Carlo Barbini, 186388  Giuseppe Mazzini, Ricordi dei fratelli Bandiera e dei loro compagni di martirio in Cosenza il 25 luglio 1844: Documentati colla loro corrispondenza, Dai torchi della Signora Lacombe, 1845  C. Pisacane op. cit.  "Volantino pubblicato su "Italia del popolo", 25 febbraio 1855  Giancarlo De Cataldo, Chi ha paura di Mazzini?, in lastampa.it. 17 settembre  27 settembre ).  Denis Mack Smith, Mazzini, Rizzoli, Milano, 1993, pag. 158  Denis Mack Smith, op. cit., pag. 173  Denis Mack Smith, Gigi Di Fiore, Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento, Milano, Gigi Di Fiore, op. cit., pag. 62.  Alberto Cappa, Cavour, G. Laterza & figli, 1932, pag. 249.  definizione di Cavour riportata da The Morning Post nº 26.878 del 9 febbraio 1860 “We have three Irelands, in Sardinia, Genoa and Savoy  La terza IrlandaGli scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini, Carlo Cattaneo, Giuseppe Mazzini, Francesco Cheratzu, 8pagg. MazziniLa SardegnaTip. A. DebatteLivorno1896pagg. 5,6,7  Risorgimento Rassegna The Illustrated London News 27 luglio 1861nº 1100 pag. 76  In Armando Saitta, Antologia di critica storica, Volume 3, Laterza, 1964167  Le citazioni sono tratte da A. Omodeo, Introduzione a Giuseppe Mazzini, Scritti scelti, Mondatori, Milano, 1934.  Giuseppe Mazzini (Diego Fusaro)  Paolo Benedetti“Mazzini in Camicia nera”edito nel volume XXII 2007 della Fondazione 'Ugo La Malfa'  Dal diario di Giuseppe Bottai alla data del 14 ottobre 1943: «Spesso, all'uscita dei cento e più volumi dell'edizione nazionale [degli scritti di Mazzini], ho trovato il Duce, a palazzo Venezia, immerso nelle folte pagine. O meglio, v'immergeva, a ferire di pugnale, il suo metallico tagliacarte: e ne tirava fuori brandelli di Mazzini. A quando a quando il brandello antifrancese, anti-illuminista, antinglese, antisocialista, etc. etc. Brandelli, mai tutt'intero, nella sua viva, molteplice e pur varia personalità» (p. VII)": Luzzatto, Sergio, Riprese mazziniane, Mestiere di storico: rivista della Società italiana per lo studio della storia contemporanea: III, 2, 70 (Roma: Viella, ).  Paolo Benedetti"Mazzini nell'ideologia del fascismo"  Giovanni Belardelli, «Camerata Mazzini, presente!» Gentile, Balbo, Rocco, Bottai: tutti i fascisti tentarono di arruolarlo, Corriere della Sera, 11 luglio 200841.  "Manifesto realista" pubblicato sulla rivista L'Universale del 10 gennaio 1933  Cromohs 1997PerticiMazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943) III Archiviato il 7 gennaio  in . Roberto Pertici, Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo: L'itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943), Cromohs, n. 2-1997.  La memoria e le interpretazioni del Risorgimento, Guerra e fascism  da 150anni.it.  Palmiro Togliatti, Sul movimento di «Giustizia e Libertà», in Lo Stato operaio 1927-1939, antologia F. Ferri, Roma, Editori Riuniti, 1964, I,  472-473.  Michele Fatica, Amendola, Giorgio, in Dizionario biografico degli italiani,  34, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988.  Paolo Mieli, "L'Italia impossibile di Giuseppe Mazzini unfallito di genio", Corriere della Sera, 11 marzo ,  42-43.  Massimo Baioni, Il Risorgimento in camicia nera, Carocci, Roma 2006.  Corriere della Sera in Arianna editrice  Mario RagionieriSalò e l'Italia nella guerra civile, Ibiskos Editrice, 2005  Paolo Mieli, art. cit.  Giuseppe Mazzini, in Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Associazione Nazionale Partigiani d'Italia  Giuseppe Mazzini, Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, 20 voll., Aurelio Saffi e di Ernesto Nathan, Roma, Giuseppe Mazzini, Lettere di Giuseppe Mazzini ad Aurelio Saffi e alla famiglia Craufurd, Società Editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati & c., Roma 1905. Giuseppe Mazzini, Pensieri sulla democrazia in Europa, trad. a curadi Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, Vittore Marchi, Ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini, in Dio e Popolo, Stabilimento tipografico fratelli Marchi, Camerino 1911. 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Giuseppe Mazzini, I sistemi e la democrazia. PensieriCon una Appendice su La religione di Mazziniscelta di pagine dall'Opuscolo Dal Concilio a Dio, Vincenzo Gueglio (note al testo, repertorio dei nomi e saggio introduttivo) Milano, Greco & Greco, Giuseppe Mazziniverifiche e incontriAtti del Convegno Nazionale di Studi, Genova, gennaio 2006, Gammarò editori  Tufarulo,G,M.- L'Iniziatore, l'iniziato, Dio e popolo. La tempesta mazziniana nella rivoluzione del pensiero ottocentesco. Cultura e Prospettive, , nº6. Filmografia Viva l'Italia di Roberto Rossellini (1961). Film incentrato sulla spedizione dei Mille. Giuseppe Mazzini, sceneggiato RAI, regia di Pino Passalacqua (1972). Il generale (miniserie televisiva), sceneggiato RAI, regia di Luigi Magni (1987). Mazzini è interpretato da Flavio Bucci. Noi credevamo di Mario Martone (). Mazzini è interpretato da Toni Servillo. Anita Garibaldi, miniserie di Rai 1 (); interpretato da Alessandro Lombardo. L'alba della libertà, cortometraggio, regia di Emanuela Morozzi ().  Associazione Mazziniana Italiana Domus Mazziniana Doveri dell'uomo Mazzinianesimo Monumento a Giuseppe Mazzini (Firenze) Museo del Risorgimento e istituto mazziniano Pensieri sulla democrazia in Europa Risorgimento.  Giuseppe Mazzini, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Mazzini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Mazzini, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Giuseppe Mazzini, su sapere.it, De Agostini.  (IT, DE, FR) Giuseppe Mazzini, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. 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Pagine mazziniane: "il pensiero e l'azione", dal sito della Biblioteca Nazionale di Napoli, su vecchiosito.bnnonline.it. Domus Mazziniana di Pisa, su domusmazziniana.it. Associazione Mazziniana Italiana, su associazionemazziniana.it. Scritti Prose politiche (1848) Cenni e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia del 1848 (1850) Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini. Celebrazioni mazziniane mazzini2005.it. PredecessoreTriumviro della Repubblica RomanaSuccessoreFlag of the Roman Republic (19th century).svg Aurelio Saliceti29 marzo 18491º luglio 1849Aurelio Saliceti.

 

mazzoni: Grice: “Mazzoni is important on various fronts: he loves Dante, or Alighieri as Strawson calls him – his library in organised alphabetically; the other front I forget!” -- jacopo mazzoni (Cesena), filosofo. Compì i suoi studi di lettere a Bologna e quelli di filosofia a Padova. Membro dell'Accademia della Crusca, fu tra i preferiti del papa Gregorio XIII che lo avrebbe voluto prelato; Mazzoni preferì proseguire nella carriera universitaria. Dapprima fu all'Macerata, ed in seguito a Pisa, dove ebbe la cattedra di filosofia dal novembre 1588 al 1597. Nella città della torre pendente, conobbe un giovane insegnante di matematica, Galileo Galilei, con il quale instaurò ottimi rapporti. Nel 1597 fu invitato ad insegnare all'Università La Sapienza di Roma. Benché avesse da poco preso questa cattedra, seguì il cardinale Pietro Aldobrandini nei suoi incarichi a Ferrara ed in seguito a Venezia. Ammalatosi sulla strada del ritorno, si recò nella sua Cesena, dove si spense il 10 aprile 1598.  Opere Difesa della Commedia di Dante Grazie alla sua preparazione letteraria, giunse alla notorietà per il suo tomo Difesa della Commedia di Dante, pubblicato a Bologna inizialmente nel 1572 sotto lo pseudonimo di Donato Roffia e poi l'anno successivo sotto il suo vero nome, in cui criticò aspramente Leonardo Salviati. Nel testo egli risponde ad alcune contestazioni fatte alle sue elucubrazioni sul sommo poeta Dante Alighieri. Parimenti nel libro si occupa anche di argomentazioni pertinenti alla filosofia ed alla poetica.  In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia Interessato anche all'astronomia, Mazzoni espone le sue teorie in quello che risulta il suo testo più importante ovvero In universam Platonis et Aristotelis philosophiam preludia pubblicato nel 1597. In questo libro egli sostiene il sistema geocentrico aristotelico contro la sempre più diffusa e apprezzata teoria copernicana eliocentrica. Questo volume è divenuto molto noto poiché Galileo Galilei, dopo averlo letto, gli inviò una lettera, datata 30 maggio 1597, nella quale difendeva Copernico e le sue teorie. Questa missiva rappresenta la più antica testimonianza dell'adesione alla teoria eliocentrica di Galileo Galilei.  Note  Jacopo Mazzoni, Prefazione, in Mario Rossi , Discorso di Giacopo Mazzoni in difesa della "Commedia" del divino poeta Dante, S. Lapi, 18986. 16 luglio . Opere: “Discorso de' dittongi,” Cesena, appresso Bartolomeo Rauerio, “Discorso in difesa della Comedia del divino. poeta contro il discorso di Castravilla, Cesena, per Bartolomeo Rauerij, “De triplici hominum vita, activa nempè, contemplativa, et religiosa methodi tres, quaestionibus quinque millibus, centum et nonagintaseptem distinctae. In quibus omnes Platonis, et Aristotelis, multae vero aliorum Graecorum et Latinorum in universo scientiarum orbe discordiae componuntur, Caesenae, Rauerius, “Della difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette libri, Cesena, appresso Bartolomeo Rauerij, Della difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette libri,  Cesena, Verdoni, “Discorso intorno alla Risposta e alle Opposizioni fattegli dal sig. Patricio, pertenente alla storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo poeta della Pleiade, Cesena, B. Raverio. “Ragioni delle cose dette, e d'alcune autorità citate da Iacopo Mazzoni nel Discorso della storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo, Cesena, per Bartolomeo Rauerij, “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia, Venetiis, Guerilius. Bernard Weinberg, A History of Literary Criticism in the Italian Renaissance, Toronto, University of Toronto Press, 1961.Allan H. Gilbert, Literary Criticism: Plato to Dryden, Detroit, Wayne State University Press, 1962.Baxter Hathaway, Marvels and Commonplaces: Renaissance Literary Criticism, New York, Random House, 1968.Hazard Adams, Critical Theory Since Plato, New York, Harcourt Brace Jovanovich, Inc., 1971.Giacopo Mazzoni, On the Defense of the Comedy of Dante: Introduction and summary, traduzione di Robert L. Montgomery, Tallahassee, University Presses of Florida, 1983.Vincent B. Leitch , From On the Defense of the Comedy of Dante, in The Norton Anthology of Theory and Criticism, New York, W. W. Norton and Company, 2001,  302–323.Vincent B. Leitch , Giacopo Mazzoni, in The Norton Anthology of Theory and Criticism, New York, W. W. Norton and Company, Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Toffanin, Jacopo Mazzoni, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Jacopo Mazzoni, su sapere.it, De Agostini.  Davide Dalmas, Jacopo Mazzoni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Jacopo Mazzoni, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.  Opere di Jacopo Mazzoni, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Jacopo Mazzoni, .  Arnaldo Di Benedetto, Iacopo Mazzoni, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.Hugh Chisholm , Mazzoni, Giacomo, in Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge University Press, 1911. (RU) Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron, Маццони, Джакомо.

 

medigo: Elia del Medigo (Candia, Creta), filosofo. Grice: “While born in Creta, italians consider him under ‘filosofi italiani’!” -- Nato sotto il nome di Elijah Mi-Qandia o Elijah mi-Qandia ben Moshe del Medigo, chiamato anche nei manoscritti come Elia Delmedigo o Elia Ben Moshe del Medigo. Ebbe una disputa con Minz, sostenuto dal talmudista Mizrachi.  Fu conosciuto dai suoi contemporanei come Helias Hebreus Cretensis o Elia Del Medigo di Candia. Mentre gli studenti non ebrei di Delmedigo possono averlo classificato come un Averroista, chiaramente vedeva se stesso come un seguace di Maimonide. Era chiaramente un convinto seguace delle dottrine di Averroè, anche quelle più radicali: unità dell'intelletto, eternità del mondo, autonomia della ragione dai confini della religione rivelata.  Nato a Candia, nell'isola di Creta, (all'epoca facente parte della Repubblica di Venezia), dove la sua famiglia era emigrata dalla Germania, ha trascorso dieci anni a Roma e a Padova nel nord Italia, tornando a Creta alla fine della sua vita.  È ricordato per una serie di traduzioni, commentari su Averroè (Ibn Rushd in arabo) (in particolare un commento di Substantia Orbis di Averroè del 1485), per la sua influenza su molti neoplatonici italiani del primo Rinascimento (soprattutto Giovanni Pico della Mirandola) e per il suo trattato sulla filosofia ebraica, Sefer Beḥinat ha-Dat (esame della religione), pubblicato molti anni dopo la sua morte, nel 1629.  Biografia Del Medigo ha avuto un'educazione religiosa tradizionale a Candia, dimostrando notevole ampiezza di vedute. Oltre alla scuola rabbinica, ha studiato filosofia e aveva una buona conoscenza di italiano, greco, così come latino ed ebraico. È probabile che abbia studiato medicina, e potrebbe essere stato con quella intenzione che originariamente si recò a Padova, dove l'Università era il più importante centro per la filosofia aristotelica tradizionale in Italia. Dal 1480 era a Venezia, dove scrisse Quaestio utrum mundus sit effectus, e si mantenne formando classi di filosofia aristotelica, frequentato dai figli di famiglie ricche e importanti.  Si trasferì a Perugia e insegnato a classi l'"aristotelismo radicale", cioè, pesantemente interpretati con le idee di Averroè e altri commentatori islamici. Del Medigo è divenne abbastanza noto come il maggiore "Averroista" in Italia. Mentre a Perugia, incontrò Pico della Mirandola e scrisse due pamphlet per lui.  Un altro studente importante di del Medigo di a quel tempo era Domenico Grimani, veneziano, che poi divenne il cardinale della Basilica di San Marco. Grimani si dimostrò essere un mecenate generoso e, con il suo incoraggiamento, del Medigo scrisse diversi manoscritti che ricevettero ampia diffusione tra i filosofi italiani.  Rimase in stretto contatto con Pico della Mirandola, in viaggio verso Firenze, il sito dell'Accademia Platonica di Marsilio Ficino, per dare lezioni e per tradurre manoscritti dall'ebraico al latino per Pico, anche se i due filosofi non collaborarono mai su uno specifico lavoro.  Alla fine, però, Del Medigo non era cabalista, e divenne disinteressato con la direzione sincretica che Pico e i suoi colleghi stavano prendendo, in una tendenza a combinare i concetti di magia, ermetismo e la Kabbalah con Platone e il neoplatonismo.  Oltre alla sua crescente delusione per Pico, era un po' screditato dal contraccolpo della prigionia di Pico e dall'interdizione da parte del Vaticano delle sue 900 tesi. Inoltre erano sorte tensioni tra del Medigo e la comunità ebraica italiana per i suoi interessi intellettuali laici e le sue amicizie con studiosi cristiani. Come conseguenza delle difficoltà finanziarie vissute sulla scia dello sfavore per Pico della Mirandola, del Medigo decise di lasciare l'Italia per sempre. Tornò a Creta, dove visse gli ultimi anni della sua vita. Durante questo periodo, del Medigo tornò al pensiero ebraico, scrivendo il Sefer Bechinat Ha-dath per i suoi studenti, in cui ha chiarito il suo disaccordo con le teorie magiche e cabalistiche che hanno ispirato l'Orazione sulla dignità dell'uomo di Pico, ed esposto la sua convinzione che un essere umano non può aspirare a diventare un dio, e che l'ebraismo richiede che un uomo deve "lottare per la razionalità, sobrietà e la realizzazione dei [suoi] limiti umani."  Delmedigo argomentò contro l'antichità della Kabbalah, rilevando che non era nota per i saggi del Talmud, per i Gheonim o per Rashi. Egli negò anche che Rabbi Shimon bar Yochai sia stato l'autore dello Zohar, dal momento che l'opera cita chi ha vissuto dopo la morte di Rabbi Shimon bar Yohai. Inoltre, egli attaccò gli allegoristi esoterici tra filosofi ebrei. In un'altra sezione del suo lavoro Delmedigo discusse il ragionamento intellettuale sottostante i comandamenti della Torah (ta'amei ha-mitzvot).  Nella cultura di massa Elia del Medigo è probabile che sia l'ispirazione per il personaggio Giuda del Medigo, nel "The Secret Book of Grazia dei Rossi" (libro segreto di Grazia dei Rossi) di Jacqueline Park. Note  Joseph Solomon Delmedigo, Matzref la-Chokmah3b; idem, Elim29; Mizrachchi, Responsa, nr. 56.  Stanford Encyclopedia of Philosophy article on del Medigo --  'geni', titolo onorifico attribuito ai capi delle accademie ebraiche dal sesto fino all'undicesimo secolo in Babilonia, Siria e Palestina; brillante studioso ebreo... Jewish Encyclopedia, articolo su -- AverroeismJacob Ross Stanford Encyclopedia of Philosophy article on del Medigo -- Elijah DelmedigoPaul Oskar Kristeller, Eight Philosophers of the Italian Renaissance. Stanford University Press (Stanford California, 1964.)Sefer Behinat Hadat of Elijah Del-Medigo, (critical edition) with introduction, notes and commentary by Jacob Joshua Ross, Tel-Aviv: Chaim Rosenberg School of Jewish Studies, 1984 Giovanni Licata, La via della ragione. Elia del Medigo e l'averroismo di Spinoza, Eum, Macerata, ,  1–422,  978-88-6056-352-1. Il libro contiene testo in ebraico e traduzione in italiano del "Sefer Beḥinat ha-Dat" di Elia del MedigoThe Medieval WorldEurope 1100-1350 by Friedrich Heer.David Geffen: Insights into the Life and Thought of Elijah Medigo Based on His Published and Unpublished Works. In: Proceedings of the American Academy for Jewish Research. 41/42 (1973–1974), S. 69-86. (online su Abonnenten)Jacob S. Levinger: DELMEDIGO, ELIJAH BEN MOSES ABBA. in: Encyclopaedia Judaica, 2' edizione, Vol 5, Detroit / New York u.a. 2007,  978-0-02-865933-6, S. 542–543  Ermeneutica talmudica Esegesi ebraica Responsa ebraici Storia degli ebrei in Italia Talmud Eruditi bizantini nel Rinascimento  Sienasito italiano Ashkenaziti Biografia di Elia del Medigo, sul Dizionario biografico degli italianiEnciclopedia Treccani Online Richard Gottheil, Isaac BroydéElia del Medigo, in Jewish Encyclopedia, New York, Funk & Wagnalls, 1901-1906.Cfr. rispettivo articolo s.v. "DELMEDIGO, ELIJAH CRETENSIS BEN MOSES ABBA", con la  di cui sopra.

 

meis: Grice: “I agree with Meis’s naturalism; he proposes a three-stage development: vegetal, animal, man – his naturalism has a Hegelian side to it, while man is more old fashioned, more Kantian!” -- Deputato del Regno di Napoli Durata mandato 1848-1849 Circoscrizione Abruzzo Citra Collegio Chieti Deputato del Regno d'Italia Durata mandato18611 867 LegislatureVIII, IX Sito istituzionale Dati generali Titolo di studio Laurea in Medicina e chirurgia ProfessioneDocente universitario, Medico chirurgo. Angelo Camillo De Meis (Bucchianico), filosofo. Figlio di un medico aderente alla carboneria e di ideali mazziniani, nacque a Bucchianico, dove compì i primi studi: li proseguì presso il Regio collegio di Chieti e poi a Napoli, dove fu allievo dei letterati Basilio Puoti e Francesco De Sanctis, Spaventa e Ramaglia. Si laureò e nel 1841 divenne socio dell'Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui diventerà presidente nel 1848; fu poi medico aggiunto dell'Ospedale degli Incurabili e aprì una scuola privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia, fisiologia e scienze naturali. Fu poi rettore del Collegio Medico di Napoli.  Dopo la promulgazione della costituzione nel Regno di Napoli, venne eletto deputato per la circoscrizione Abruzzo Citra: sostenne la protesta di Pasquale Stanislao Mancini contro la repressione operata dalle truppe borboniche contro i manifestanti del 15 maggio e l'accusa di tradimento al re.  Fu quindi costretto all'esilio: dopo un soggiorno a Genova e a Torino, si stabilì a Parigi. Esercitò gratuitamente la professione di medico per gli esuli e gli emigrati italiani; insegnò antropologia all'università ed entrò in contatto con il mondo scientifico parigino, diventando assistente di  Bernard e ottenendo da Trousseau l'incarico di insegnare semeiotica. Strinse anche un proficuo rapporto con Cousin. Rientrò in Italia,  prima a Torino e poi a Modena, dove insegnò.  Tornò a Napoli e divenne assistente di De Sanctis, ministro dell'istruzione nel governo provvisorio, e venne eletto Membro straordinario del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione.  Fu deputato al Parlamento del Regno d'Italia dal 1861 al 1867, sedendo tra i ministeriali.   Busto di Angelo Camillo De Meis al Pincio (Roma) Non si sa né dove né quando fu iniziato in Massoneria, è certo tuttavia che nel 1867 fu membro della Loggia Felsinea di Bologna. Fu professore di Storia della medicina presso l'Bologna, dove morì.  Il suo naturalismo lo spinse a cercare un fondamento filosofico-spirituale alle scienze della natura, che egli trovò nell'idealismo di Hegel. Fu anche amico intimo e collega di Siciliani, del quale condivise in parte la speculazione intorno al positivismo.  Venne citato, di passaggio, nel romanzo di Luigi Pirandello Il fu Mattia Pascal.  Fu costruito il nuovo palazzo della Biblioteca provinciale di Chieti, in piazza Tempietti romani, dedicata a De Meis.  Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, De Meis Angelo Camillo, su treccani.it.  Il protagonista del romanzo infatti ascolta casualmente, durante un viaggio in treno, una conversazione fra due eruditi, e dato che è uscita la notizia della sua morte, sceglie come proprio nuovo cognome "Meis", traendolo da "De Meis". Il nome sarà "Adriano", udito dal fu Mattia nella stessa conversazione, che attribuiva a Camillo De Meis la tesi che due statue nella città di Peneade rappresentassero Cristo e la Veronica (colei che si sostiene abbia asciugato il viso di Gesù durante il calvario). In queste pagine del romanzo pirandelliano (capitolo VII), Mattia Pascal prova uno straordinario senso di ebbrezza legato alla propria libertà.  F. Tessitore, «DE MEIS, Angelo Camillo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 38, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1990. R. Colapietra, Angelo Camillo De Meis politico “militante”, Napoli, Guida Editori, 1993. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Angelo Camillo De Meis  Angelo Camillo De Meis, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Angelo Camillo De Meis, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Angelo Camillo De Meis, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Angelo Camillo De Meis, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Angelo Camillo De Meis, .  Angelo Camillo De Meis, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Angelo Camillo De Meis di Giacomo de Crecchio, in Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale Superiore di PisaCagliari. «De Meis, Angelo Camillo » in L'Unificazione, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

melandri: Grice: “One of the ten items he lists in his ‘Contro lo simbolico’ is ‘lo simbolico’ itself!” -- Grice: “Melandri takes analogy more seriously than I did – I do list ‘analogy’ as part of what I call ‘philosophical eschatology – the third branch of metaphysics, along with ontology and category study.” Grice: “Melandri focuses on the Graeco-Roman tradition of analogy, which he pairs with two other concepts: proportion, and symmetry – re-interpreting mainly Aquino’s reading of the Aristotelian tradition in a semiotic approach.” Grice: “Melandri also takes Kant seriously on this.” Grice: “If an Italian philosopher wrote ‘contro la comunicazione,’ another wrote ‘contro il simbolico’!” --  Grice: “He has studied Buehler; I like that!” --  Enzo Melandri (Genova), filosofo. Laureatosi a 'Bologna, è lettore a Kiel in Germania. Ha poi insegnato filosofia in diversi atenei italiani (Lecce, Trieste e Bologna). Parallelamente all'attività universitaria, ha collaborato a lungofin dalla fine degli anni cinquantacon la casa editrice Il Mulino e alla rivista omonima, per le quali ha svolto attività di consulenza, con traduzioni e curatele di alcuni volumi, pubblicando con essa alcuni dei suoi lavori più significativi. I suoi volumi più importanti vertono sulla fenomenologia di Husserl, sul concetto di analogia e sul principio di simmetria. Tra le sue curatele, anche presso altre case editrici (Cappelli, Faenza, Laterza, Ponte alle Grazie, Giuffrè, Pitagora ecc.), ci sono studi che vanno dalla scienza politica di Gerhard Ritter e di Jürgen Habermas, alla fenomenologia di Alfred Schütz, dalla logica di Irving Marmer Copilowski e dalla filosofia del linguaggio di Ernst Hoffmann o dai paradossi di Bernard Bolzano (e poi la storia della logica di Heinrich Scholz), agli studi di metodologia scientifica di Arthur Pap, a quelli di psicologia della percezione di Alexius Meinong o di Christian von Ehrenfels, e dall'estetica di Eduard Trier alla «metaforologia» di Hans Blumenberg ecc.  Ha istituito un gruppo interdisciplinare di studi su Gottfried Leibniz, in seguito affiliato col nome di «Sodalitas Leibnitiana» alla Leibniz-Gesellschaft di Hannover. Ha anche collaborato attivamente alle attività del «Centro di studi per la filosofia mitteleuropea» (con sede a Trento); partecipando  alla realizzazione di «Topoi», rivista internazionale di filosofia. Sempre in quegli anni ha dato vita agli «Annali dell'Istituto di discipline filosofiche dell'Bologna», poi trasformatisia nella rivista semestrale «Discipline filosofiche», ancora attiva e di cui è stato il primo direttore.  Tra i suoi testi, spicca per centralità di pensiero “La linea e il circolo,” definito da Giorgio Agamben "un capolavoro della filosofia europea del Novecento".  Il filo conduttore di tutta la riflessione di Melandri è il rapporto tra pensiero logico e pensiero analogico. Mentre il primo tende a svilupparsi mediante un concetto d'identità elementare, legato alla "discontinuità" del principio di non contraddizione, il secondo si fonda invece sul principio di continuità, legato alla figura oppositiva della contrarietà, che ammette una transizione tra gli opposti. Ora, queste due forme di pensiero non sono affatto inconciliabili, ma complementari, in quanto fondate non su strutture assiomatiche, ma su una diversa direzione costitutiva dell'esperienza. Questa diversità prospettica si realizza, secondo Melandri, nella fenomenologia husserliana, di cui egli tende a evidenziare l'«empirismo radicale» connesso alle strutture costitutivo-trascendentali della soggettività e ben distinto, dunque, da quell'idealismo entro cui troppo spesso si è voluto rubricare l'atteggiamento fenomenologico. In ultima istanzacongiungendo istanze aristoteliche e husserlianeMelandri assume una concezione dell'essere fondamentalmente equivoca, nell'ambito della quale l'intenzionalità si presenta, al tempo stesso, come principio formale logico e funtore operativo analogico. Inoltre, Melandri espone questi contenuti filosofici attraverso un metodo d'indagine e d'insegnamento del tutto particolare, che viene così descritto dal suo  allievo, Stefano Besoli, filosofo a Bologna: «A lezione, si può dire che Melandri non parlasse, ma pensasse ad alta voce [...] dando l'illusione, quantomai benefica ed essenzialmente terapeutica, di pensare insieme con lui. Si aveva l'impressione di assistere, dunque, a un pensiero in corso d'opera, e più propriamente ciò che accadeva era un'esperienza di pensiero condivisa, giacché la condivisione era appunto la condizione stessa della buona riuscita di tale esperienza».  Opere: “I paradossi dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico,” poi come introduzione aBolzano, I paradossi dell'infinito, Cappelli, Bologna. “Logica ed esperienza,” “La scienza come criterio storiografico,” “Alcune note in margine all'«Organon» aristotelico; “Considerazioni critiche sui «syncategorematica»,” in "Lingua e stile", “Esistenzialismo,” “Logica e Logistica”  Enciclopedia “Filosofia,” Giulio Preti, Feltrinelli, Milano. Lewin: la psicologia come scienza galileiana,  poi in Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali; “Foucault: l'epistemologia delle scienze umane", in «Lingua e stile». “E corretto l'uso dell'analogia nel diritto? ("Zoon Politikon. Bolk e l'antropogenesi", in «Che Fare»,  “La linea e il circol: studio logico-filosofico sull'analogia,” Bologna: il Mulino  rist. Macerata: Quodlibet, (prefazione diAgamben, appendice di  Besoli e Brigati,  Salvatore Limongi. Nota in margine all'«episteme» di Foucault» in "Lingua e stile", :La realtà e l'immagine,” (in Hans Barth, Verità e ideologia); Sulla crisi attuale della filosofia, in "Il Mulino", Pour une analyse des langages mixtes, in "Versus",  L'analogia, la proporzione, la simmetria, Isedi, Milano. I generi letterari e la loro origine, in "Lingua e stile", ora Quodlibet, Macerata, “L'inconscio e la dialettica,” Bologna: Cappelli, rist. come "Freud: L'inconscio e la dialettica", in Id.,Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna: Pitagora;  rist. L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet . “Bühler. La crisi della psicologia come introduzione a una nuova teoria linguistica”, in “Anima ed esattezza. Letteratura e scienza nella cultura austriaca,” Marietti: Casale Monferrato, rist. in Id., Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna: Pitagora, Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Pitagora, BolognaAppendice. Matematica e logica in psicologia: applicazione propria (determinante) o impropria (analogico-riflettente), -- APPLICAZIONE DETERMINANTE vs. APPLICAZIONE ANALOGICO-RIFLETTENTE --.  (Claudio Muti). in Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Pitagora, Bologna, rist. in Id., L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet, "Per una filologia del sublime", in "Studi di estetica", (Grice: “I like that; surely there must be an ordinary unpompous way to say or mean ‘sublime’” – “Go thorugh the dictionary!” -- La novità degli ultimi tremila anni, in "Il Mulino", "Faenza" e Marisa Vescovo, L’oblio affligge la memoria; La comunicazione e la retorica, Contro il simbolico.Dieci lezioni di filosofia, -- Grice: “The ten ‘concepts’ he chooses are less important than the generic remarks he makes about the whole ten.” Grice: “While in his study on ‘analogia, proporzione, simmetria,’ he is semiotic, in this one he is thoroughly hermeneutic!” -- Quodlibet, Macerata, postfazione di Guidetti) Sul concetto di descrizione nella psicologia fenomenologica, in "Intersezioni", Su quel che è dato, (Grice: “A good analysis of a phrase I overuse, ‘datum,’ as per sense-datum’! in "Il Verri", Le «Ricerche logiche» di Husserl: introduzione e commento alla prima ricerca,  Il Mulino, Bologna,  "Su quel che c'è, e quel che immaginiamo che ci sia (o della principale equivocazione del termine 'rappresentazione')", in «Discipline filosofiche», "Il problema della comunicazione", in «Paradigmi», "Tempo e temporalità nell'orizzonte fenomenologico", in «Discipline filosofiche», . "La crisi dei grandi sistemi e l'avvento della filosofia esistenziale"  in “Questo nostro tempo. Studi e riflessioni sull'evolversi della nostra epoca, Bologna:  "Filosofia come critica della conoscenza e impegno interdisciplinare"  in "Tratti".  S. Besoli, Il percorso intellettuale di Enzo Melandri, in Studi su Enzo Melandri, Faenza, Agamben, Giorgio, "Archeologia di un'archeologia", in E. Melandri, La linea e il circolo. Studio logico-filosofico sull'analogia, Macerata: Quodlibet, Agamben, Giorgio, "Al di là dei generi letterari", in E. Melandri, I generi letterari e la loro origine, Macerata: Quodlibet ,  7–14. Ambrosetti, Massimo, Enzo Melandri sugli stoici, Roma: Aracne . Ambrosetti, Massimo, "Una lettura melandriana di Epitteto", in "dianoia", Besoli, Stefano, "Il percorso fenomenologico di Enzo Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa, Roberta Lanfredini (cur.), La fenomenologia in Italia. Autori, scuole, tradizioni, Roma: Inschibboleth , trad. en. "The Phenomenological Path of Enzo Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa, Roberta Lanfredini (eds), Phenomenology in Italy. Contributions to Phenomenology, Cham: Springer ,  Besoli, Stefano e Franco Paris (cur.), Studi su Enzo Melandri. Atti della giornata di studi. Faenza, 22 maggio 1996, Faenza: Polaris 2000. Bonfanti, Angelo, Le forme dell'analogia. Studi sulla filosofia di Enzo Melandri, Roma: Aracne . Cimatti, Felice, "Postfazione: Psicoanalisi e rivoluzione", in E. Melandri, L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet  sinistrainrete.info/cultura/12714-felice-cimatti-psicanalisi-e-rivoluzione.html Lagna, Marco e Paulo Fernando Lévano, "Contro l’isomorfismo. Il rapporto soggetto-oggetto secondo Enzo Melandri, in «Philosophy Kitchen», VI, 4 (),  104–16. Matteuzzi, Maurizio, "Prefazione", in Massimo Ambrosetti, Enzo Melandri sugli stoici, Roma: Aracne ,  Palombini, Lorenzo, "Dal chiasma ontologico al chiasma trascendentale. Forme di razionalità nel pensiero di Enzo Melandri", in «Philosophy Kitchen», Possati, Luca M., La ripetizione creatrice. Melandri, Derrida e lo spazio dell'analogia, Milano-Udine: Mimesis . Sini, Carlo, "Lo schematismo figurale", in Stefano Besoli e Franco Paris (cur.), Studi su Enzo Melandri, Faenza: Polaris   Solerio, Alessia, "Enzo Melandri: Through the Looking-Glass", in Attilio Bruzzone e Paolo Vignola (cur.), Margini della filosofia contemporanea, Napoli-Salerno: Orthotes. Le opere di Enzo Melandri edite da Quodlibet, che ne ha annunciato l'edizione completa. Discipline Filosofiche, rivista semestrale di filosofia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melandri,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

 

melchiorre: Grice: “I like Melchiorre; while I refer to bodily identity in my “Mind” essay, Melchiorre has dedicated a whole treatise to ‘the body’ – he has also explored semiotic aspects and come up with nice oxymora: ‘nome indicibile,’ ‘immaginazione simbolica,’ ‘essere e parola.’”. Grice: “Melchiorre’s first explorations on the concept of body is Strawsonian – corpore e persona -. What led Melchiorre to this reflection is what he calls a meta-critique of love – Socrates did his critique of love in the Symposium, and Phaedrus – Melchiorre analyses this from a body-theoretical perspective.” Virgilio Guido Dante Melchiorre (Chieti), filosofo. Dopo essere stato ammesso al Collegio Augustinianum, inizia a frequentare la Facoltà di Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laurea nel 1953.  Terminati gli studi, nel medesimo ateneo ha iniziato la carriera accademica come assistente volontario di Filosofia della storia, per poi insegnare Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Venezia.  Richiamato alla Cattolica di Milano, ha ricoperto in qualità di Professore la cattedra di Filosofia morale, per poi insegnare Filosofia teoretica. Dal 1967 al 1995 ha diretto, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica, la Scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali.  Nel 2008 è stato nominato professore emerito dell'Università Cattolica di Milano.  È sposato con Clelia Bamfi e ha tre figli, Luca, Pietro e Giovanna.  Opere: “Arte ed esistenza,” Firenze “Il metodo di Mounier,” Milano, “Il sapere storico,” Brescia, “La coscienza utopica,” Milano; “L'immaginazione simbolica,” Bologna, ”Metacritica dell'eros,” II ed. Milano, “Ideologia, utopia, religione,” Milano, “Essere e parola,” Milano, IV ed. “Corpo e persona,” Genova, “Studi su Kierkegaard,” II ed. Genova, “Analogia e analisi trascendentale: linee per una nuova lettura di Kant,” Milano, “Figure del sapere, Milano, “La via analogica,” Milano, “Creazione, creatività, ermeneutica,” Brescia, “I segni della storia,” Ghezzano La Fontina, “Al di là dell'ultimo,” Milano, “Sulla speranza,” Brescia, “Ethica,” Genova, “Dialettica del senso. Percorsi di fenomenologia ontologica,” Milano, “Qohelet, o la serenità del vivere,” Brescia, “Essere persona,” Milano, “Breviario di metafisica,” Brescia, “Il nome indicibile,” Milano, Profilo di Virgilio Melchiorre nel sito dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Recensione del volume Essere persona. Natura e struttura di Armando Rigobello, in Acta Philosophica, Rivista internazionale di filosofia. Unità e pluralità del vero: filosofie, religioni, culture. I diversi volti della verità Relazione del prof. Melchiorre al 65º Convegno del Centro Studi FilosoficiGallarate , video integrale nel sito CattedraRosmini.org. Virgilio Melchiorre, Rai EducationalEnciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche.

 

melli: Grice: “I like Melli; you see, Italians feel that Marc’aurelio is theirs, so Melli puts his soul in his essay on Marc’aurelio, while his essay on Socrates is rather neutral! For us at Oxford, both Mar’Aurelio and ‘Socrate’ are just as furrin; Locke ain’t!” -- giuseppe melli, filosofo italiano.  Opere  La filosofia di Schopenauer, Felice Tocco, Firenze, Il professor Felice Tocco, Firenze,Commemorazione di Pasquale Villari, Firenze,  La filosofia greca da Epicuro ai Neoplatonici, Firenze, Socrate, Lanciano.

 

mercuriale: Grice: “At Corpus, as it had been at Clifton, cricket featured as my priority, -- philosophy came second!” -- girolamo mercuriale o mercuriali (Forlì), filosofo. Celebre per avere per primo teorizzato l'uso della ginnastica su base medica. Suoi sono anche il primo trattato sulle malattie cutanee e un'importante opera, forse la prima mai scritta, di pediatria.  Ritratto raffigurato in "De arte gymnastica.” Dopo aver studiato a Bologna ed aver conseguito la laurea a Padova, dove ebbe modo di conoscere Trincavella, seguì a Roma Farnese. A causa della sua fama, infatti, i forlivesi lo inviarono come legato presso Pio IV. Pare aver composto il suo celeberrimo trattato sulla ginnastica.  Fu poi professore in entrambe le università dove aveva studiato. A Padova, in particolare trascorse un periodo molto fecondo, in cui scrisse ben dodici libri, alcuni dei quali basati sugli appunti presi dagli studenti durante le lezioni. Si recò poi a Pisa, dove divenne tutore di Ferdinando I de' Medici e poté godere di una certa fama. Curò anche altre importanti personalità del suo tempo, tra cui Massimiliano II, che lo nominò cavaliere e conte palatino. Merita di essere citato un famoso episodio che lo vede convocato a Venezia insieme a molti altri medici illustri, consultati per decifrare una misteriosa epidemia che colpiva la città. Escluse fin dall'inizio un caso di peste, in quanto solo una minima percentuale della popolazione si era ammalata e il contagio restava comunque molto limitato. Dopo una settimana però la malattia ebbe un decorso impressionante, colpendo un terzo della popolazione veneziana tra cui anche alcuni familiari del medico stesso. Sorprendentemente però tale evento non ebbe gravi conseguenze sulla sua carriera che, anzi, durante lezioni che tenne a proposito della peste, continuò a difendere la sua posizione riguardo allo sfortunato caso veneziano. Fece restaurare una cappella dell'Abbazia di San Mercuriale di Forlì, trasformandola in cappella di famiglia, da allora nota come "cappella Mercuriali", dove egli stesso venne sepolto. Ai monaci di San Mercuriale, lasciò in eredità la sua biblioteca, purché essi si impegnassero a tenere tre lezioni settimanali di filosofia. Ricevuti i libri, i monaci, per custodirli e renderli fruibili a tutti, aprirono una biblioteca pubblica. A celebrazione ed a ricordo di Mercuriali, fu murata nella cappella una lapide, tuttora esistente, con le seguenti parole: “Questo marmo ricorda ai posteri che i c forlivesi commemorando presso la sua tomba GIROLAMO MERCURIALI riaffermavano il connubio eterno nei secoli tra la scienza e la fede.  Opere : Frontespizio del De arte gymnastica. “De morbis muliebribus” Cultore dell'opera ippocratica (“Censura et dispositio operum Hippocratis,”-- in cui discusse in modo critico le opere del medico), fu autore di “De arte gymnastica,”  la prima opera moderna che consideri scientificamente il rapporto tra l'educazione fisica e la salute, ma anche un testo sulla storia dell'attività ginnica. Oltre a questo originale argomento scrisse opere di pediatria, di balneoterapia, di malattie della pelle, di tossicologia. Fra i suoi numerosi discepoli si segnala Bauhin.  Alcune altre sue opere sono: “De morbis cutaneis,” il primo trattato sulle malattie della pelle, “De morbis puerorum,” “De compositione medicamentorum,” De morbis muliebribus, Venezia, De venenis et morbis venenosis De decoratione De morbis ocularum et aurium Nomothelasmus seu ratio lactandi infantes Note  Roy Porter , Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), The Wellcome Institute for the History of Medicine, London118  Roy Porter 118  Citato in M. Landi, Credere, dubitare, conoscere Geronimo Mercuriali, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.  De Hieronymi Mercuriale vita et scriptis Victorius Ciarrocchi, LatinitasOpus Fundatum in Civitate Vaticana. Sito ufficiale della Santa Sede Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), Roy Porter , The Wellcome Institute for the History of Medicine, London Dictionary of medical biography; Volume 4, M-R, W.F. Bynum and Helen Bynum, Greenwood press, London Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0  De arte gymnastica Pediatria Dermatologia Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Girolamo Mercuriale Collabora a Wikiquote Citazionio su Girolamo Mercuriale Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Girolamo Mercuriale  Girolamo Mercuriale, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Agostino Palmerini, Girolamo Mercuriale, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Ongaro, Girolamo Mercuriale, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Girolamo Mercuriale, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Girolamo Mercuriale / Girolamo Mercuriale (altra versione), . Girolamo Mercuriale, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. H. P. Grice, “Me and the demijohns,” Luigi Speranza, “Ginnasia,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.

 

merker: Grice: “My favourite of his books is ‘storia della filosofia ai fumetti.” -- Grice: “The fact that he found Italian words for all that Kant says in “Metafisica dei costume” is admirable!” -- Grice: “I love Merker, and for many reasons; he has philosophised on what makes me an Englishman: my blood, or the fact that I was born in Harrborne?” Grice: “I love Merker: he uses metaphors aptly like ‘il filo d’Arianna’ to refer to what I pompously call ‘the general theory of context.’ -- Nicolao Merker (Trento), filosofo. Si laurea in Filosofia all'Messina. Trascorse un periodo di ricerche in Germania negli anni 1954-'55. Allievo di Galvano Della Volpe, diviene libero docente di Storia della Filosofia e docente incaricato di Storia delle dottrine politiche all'Messina. Dal 1972 è docente ordinario di Storia della Filosofia nello stesso ateneo. Dal 1974 è ordinario all'Università La Sapienza di Roma alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e poi alla facoltà di Filosofia.  Ha curato edizioni italiane di classici dell'età della Riforma, dell'Illuminismo e dell'idealismo tedeschi, nonché di Marx, Engels e dell'austromarxismo. Dopo essersi occupato dei problemi lasciati aperti dalla Seconda guerra mondiale, si è occupato dell'idea di nazione, dell'ideologia colonialista e infine del fenomeno populista. Da ricordare la sua opera di divulgazione della storia della filosofia. Inoltre egli ha scritto ben trenta voci per l'enciclopedia filosofica della Bompiani, fra cui le più importanti sono su Heinrich Heine, Thomas Mann, Stefan Zweig.  Opere: “Le origini della logica,” Milano, Feltrinelli, “L'illuminismo,: Bari, Laterza, “Lessing e il suo tempo, con altri, Cremona, Libreria del Convegno, Marxismo e storia delle idee, Roma, Editori Riuniti,  Storia della filosofia, La filosofia moderna. Il Settecento, Milano, Vallardi, Alle origini dell'ideologia tedesca. Rivoluzione e utopia nel giacobinismo, Roma-Bari, Laterza, 1Storia della filosofia, Roma, Editori Riuniti, 1Storia delle filosofie, Firenze, Giunti Marzocco, Marx, Roma, Editori Riuniti, Johann Benjamin Erhard, in L'albero della Rivoluzione. Le interpretazioni della rivoluzione francese, Torino, Einaudi, La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Editori Riuniti,  Introduzione a Lessing, Roma-Bari, Laterza, Il socialismo vietato. Miraggi e delusioni da Kautsky agli austromarxisti, Roma-Bari, Laterza, Storia della filosofia moderna e contemporanea, Roma, Editori Riuniti, “Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione, Roma, Editori Riuniti, Atlante storico della filosofia, Roma, Editori Riuniti,  Europa oltre i mari. Il mito della missione di civiltà, Roma, Editori Riuniti, Filosofie del populismo, Roma-Bari, Laterza, Karl Marx. Vita e opere, Roma-Bari, Laterza, . Il nazionalsocialismo. Storia di un'ideologia, Roma, Carocci, .La guerra di Dio. Religione e nazionalismo nella Grande Guerra, Roma, Carocci, La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Editori Riuniti, Curatele Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Estetica, trad. di Nicolao Merker e Nicola Vaccaro, Milano, Feltrinelli, Torino, Einaudi,  Immanuel Kant, La metafisica dei costume (Grice: “My favourite Kant, by far!”), Bari, Laterza,  Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Rapporto dello scetticismo con la filosofia, Bari, Laterza, Paracelso, Scritti etico-politici, Bari, Laterza,. György Lukács, Scritti politici giovanili, Trad. Paolo Manganaro e Nicolao Merker, Bari, Laterza,  Johann Gottfried Herder, James Burnett, Lord Monboddo, Linguaggio e società, Nicolao Merker e L. Formigari, Roma-Bari, Laterza, Gotthold Ephraim Lessing, Religione, storia e società, Messina, La Libra, Immanuel Kant, Lo Stato di diritto, Roma, Editori Riuniti, Georg Forster, Rivoluzione borghese ed emancipazione umana, Roma, Editori Riuniti, Wilhelm von Humboldt, Stato, società e storia, Roma, Editori Riuniti, Karl Marx, Friedrich Engels, Opere, Mario Cingoli e Nicolao Merker, Roma, Editori Riuniti, Roma, Editori Riuniti Scritti economici di Karl Marx. Roma, Editori Riuniti, Scritti economici di Karl Marx. Roma, Editori Riuniti, Johann Gottlieb Fichte, Lo Stato di tutto il popolo, Roma, Editori Riuniti, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Il dominio della politica, Roma, Editori Riuniti, Lia Formigari, La scimmia e le stelle, Roma, Editori Riuniti, Barnaba Maj, Il mestiere dell'intellettuale, Roma, Editori Riuniti, Immanuel Kant, Stato di diritto e società civile, Roma, Editori Riuniti, Johann Gottlieb Fichte, La missione del dotto, Roma, Editori Riuniti, Marx, un secolo, Roma, Editori Riuniti, Immanuel Kant, Per la pace perpetua. Un progetto filosofico e altri scritti, Roma, Editori Riuniti, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Detti memorabili di un filosofo, Roma, Editori Riuniti,  Karl Marx, Friedrich Engels, La sacra famiglia, Roma, Editori Riuniti, Karl Marx, Friedrich Engels, La concezione materialistica della storia, Roma, Editori Riuniti, Immanuel Kant, Che cos'è l'illuminismo?, Roma, Editori Riuniti, Gotthold Ephraim Lessing, La religione dell'umanità, Roma-Bari, Laterza,, Georg Forster, Viaggio intorno al mondo, Roma-Bari, Laterza, Friedrich Engels, Viandante socialista, Soveria Mannelli, Rubbettino, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Dizionario delle idee, Roma, Editori Riuniti, Richard Osborne, Storia della filosofia a fumetti, Roma, Editori Riuniti, Otto Bauer, La questione nazionale, Roma, Editori Riuniti. Note  La discreta classe delle idee. E’ morto Nicolao Merker, articolo del 18 febbraio  sul sito di Rifondazione Comunista  Il contesto è il filo d'Arianna. Studi in onore di Nicolao Merker, Stefano Gensini, Raffaella Petrilli, Luigi Punzo, Pisa, ETS, 2009.  978-88-467-2337-6. Tommaso Valentini, “Ideologia della nazione” e “populismo etnico”. Le riflessioni storico-filosofiche di Nicolao Merker, in Raffaele Chiarelli , Il populismo tra storia, politica e diritto, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli , Curriculum vitae , su uniurb.it.

 

messere: Gregorio Messere, indicato anche come Missere o Messerio (Torre Santa Susanna), filosofo. Ricevuti i primi rudimenti del sapere dai chierici locali, i suoi genitori (Pietro Messere e Teodora Di Leo), sebbene non agiati, decisero di fargli frequentare il seminario di Oria, assecondando così il suo vivo desiderio di intraprendere la carriera ecclesiastica, qui dimostrò sin da subito una profonda passione per lo studio. All'età di 24 anni, fu ordinato sacerdote per poi ritornare al paese natìo, dove divenne un maestro di grande dottrina. Da autodidatta si applicò allo studio della filosofia, della matematica, della storia ecclesiastica e civile, nonché anche alla musica e al canto. Incolpato dell'omicidio di un giovane chierico, fu messo in prigione nelle carceri del Vescovo di Oria, dove rimase rinchiuso per sette anni, tuttavia non si lasciò mai abbattere dallo sconforto; anzi, procuratosi alcuni libri, il Messere si applicò allo studio della lingua greca, per la quale già aveva dimostrato una forte predisposizione. Dopo un lungo e dibattuto processo, la sentenza finale lo dichiarò innocente e assolto da qualsiasi reato. Risentito con i suoi concittadini per averlo ingiustamente ritenuto reo, dichiarò che il suo paese mai più lo avrebbe rivisto. Fu così che Gregorio Messere partì per Napoli, dove rimase fino alla morte. Nella città partenopea ebbe modo di affinare e approfondire la sua cultura, divenendo un personaggio di rilievo nel mondo intellettuale napoletano del tempo. La grande conoscenza della lingua greca gli conferì grande notorietà nonché una cattedra di Lettura Greca, che mantenne fino all'anno della morte, presso l'Università degli studi di Napoli. Tale cattedra, soppressa probabilmente nel 1627, era stata nuovamente istituita nel 1681 a spese di Giuseppe Valletta, filosofo, letterato e giureconsulto dell'epoca ed amico del Messere. Valletta aveva una profonda stima per il Messere, il quale fu assiduo frequentatore della sua casa non solo quale insegnante dei suoi figli e nipoti, ma anche perché divenuta luogo di riunioni dei più eruditi intellettuali del tempo. Fra i suoi molti allievi che assistevano alle sue lezioni, ne ebbe alcuni divenuti celebri, si annoverano Gennaro d’Andrea, Antonio Barra, Gregorio Caloprese, Gianvincenzo Gravina, lo stesso Giuseppe Valletta, Niccolò Capasso, Andrea Mazzarella da Cerreto, Matteo Egizio, Tommaso Donzelli ed altri. Morì nel 1708, ai suoi funerali parteciparono tutti i professori dell'Università e altri illustri personaggi; fu sepolto nella cappella dove riposano le ceneri del letterato Giovanni Pontano. Giambattista Vico, noto filosofo suo amico, gli dedicò un breve madrigale dal titolo Ghirlanda di timo per Argeo Caraconasio.  Gregorio Messere e il contesto culturale meridionale di fine Seicento Il mondo culturale napoletano della seconda metà del '600 fu caratterizzato da importanti innovazioni a livello filosofico, scientifico, civile e politico. Tale fervore culturale aprì la strada alla nascita di un numero notevole di accademie, che divennero luoghi di discussione aperta e di diffusione di nuove idee filosofiche e scientifiche. A Napoli le principali accademie del tempo furono soprattutto quella degli Investiganti e quella di Medinaceli. Che il Messere sia stato membro autorevole di entrambe le accademie e frequentatore di circoli e salotti letterari napoletani è testimoniato da non pochi documenti, tra cui manoscritti e altri a stampa conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli; le sue lezioni ebbero un così folto seguito di giovani tanto da far suscitare invidie fra i letterati fanatici dell'erudizione i quali, a furia di schernirlo per la sua ellenofilia, diffusero in Napoli addirittura la moda letteraria della macchietta dello pseudogrecista, satireggiata pure dal Vico nella terza Orazione inaugurale. Fu anche tra i primi membri dell'Arcadia fondata dal Crescimbeni e dal Gravina, ove gli fu attribuito il nome pastorale greco di Argeo Coraconasio, “dalle campagne dell'isola Coraconaso”. Nel 1703 fu fondata a Napoli la Colonia “Sebezia” dell'Arcadia e anche qui il Messere fu tra i primi iscritti.  L'aver ripristinato l'insegnamento della lingua greca in Napoli valse al Messere non solo il titolo di “ristoratore della greca erudizione”, ma contribuì alla ripresa dello studio di Omero, influenzandone il pensiero poetico e filosofico del tempo. Notevole fu l'influenza che egli ebbe sulla formazione del pensiero del Gravina. Essenziale nella vita culturale di Gregorio Messere fu anche l'amicizia con Giuseppe Valletta, suo allievo. La conoscenza che Gregorio Messere aveva della filosofia fu ugualmente vasta tanto che gli valse l'appellativo di “novello Socrate” e quando si riferivano a lui veniva anche chiamato il “Socrate dei nostri tempi”.  Non fu solo un insigne grecista, ma anche un poeta. Compose infatti circa 60 componimenti, tra distici, tetrastici, serenate, sonetti, madrigali ed epigrammi in italiano, utilizzando talvolta uno stile che il Lombardo definisce “stile mezzano e semplice”, di carattere pastorale. Un suo epigramma è contenuto in una lettera che Canale inviò al Magliabechi. Non mancò di scrivere componimenti di carattere burlesco e giocoso, in cui contrapponeva l'immediatezza della satira e del dialetto alla ricercatezza esasperata della poesia del Seicento. Si esercitò soprattutto nell'Accademia di Medinacoeli, dove era uso chiudere la seduta accademica con la recitazione di componimenti poetici. Compose finanche versi che celebravano importanti eventi del regno; tra i più salienti, si ricordano quelli contenuti nel volume scritto in occasione della recuperata salute di Carlo II. Da ricordare sono anche gli emblemata contenuti nel volume scritto per i funerali di D. Caterina d'Aragona, e a cui si ispirò Vico in occasione dei funerali di due uomini illustri  Tra le tante collaborazioni con letterati del suo tempo, degna di nota è quella che ebbe con Vico per la pubblicazione di un volume in occasione del genetliaco di Filippo V, tre sono i componimenti contenuti in esso. Fu anche collaboratore di una Miscellanea dal titolo Vari componimenti in lode dell'eccellentissimo signore d. Francesco Benavides conte di S. Stefano. Fatta eccezione per alcuni componimenti inseriti in Miscellanee poetico-celebrative, del Messere non esistono opere a stampa. E a ciò ne dà spiegazione il Lombardo quando afferma che egli fu uomo umile e schivo tutto dedito all'educazione dei giovani più che ai propri interessi personali, anzi la sua modestia fu tale che pensò bene di distruggere i propri scritti.  Le lezioni accademiche di cui si dispone sono quelle che  tenne nell'Accademia istituita a Palazzo Reale dal viceré duca di Medinaceli. I codici delle lezioni sono conservati attualmente presso la Biblioteca di Napoli. Due di queste lezioni trattano di poesia. Qui argomenta sulla funzione e natura della poesia, dei suoi rapporti con la storia nonché sul problema delle origini della poesia stessa. Tre altre lezioni sono di carattere storico, esattamente: due sulla vita di Nerva e una sulla vita di Decio. Il codice napoletano contiene anche un Discorso vario in cui sono presenti motivi autobiografici e una lezione sull'origine delle maschere. L'Accademia di Medinaceli non ebbe lunga vita e, nonostante la sua chiusura avvenuta a causa di rivolgimento politico, continuò ad essere personaggio illustre nel panorama intellettuale e culturale napoletano, come dimostra il fatto di essere annoverato tra i primi membri dell'Arcadia sotto la custodia Crescimbeni e successivamente della colonia napoletana “Sebezia”.  Note  Storia della litteratura italiana  Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli  Le vite degli Arcadi illustri scritte da diversi autori, e pubblicate d'ordine delle generale adunanza da Giovanni Mario Crescimbeni, parte seconda, Roma 1710,  47-59 (biografia scritta da Gaetano Lombardo). Clementina Cantillo, Filosofia, poesia e vita civile in Gregorio Messere: un contributo alla storia del pensiero meridionale tra '600 e '700, Morano, Napoli 1996. Angelo De Prezzo, Storia delle origini di Torre Santa Susanna, Tiemme, Manduria 1997. Imma Ascione, Seminarium doctrinarum: l'Napoli nei documenti del '700, 1690-1734, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1997. Fabrizio Lomonaco, Gregorio Messere, la poesia e l'impegno civile tra Gravina e Vico, in "Diritto e Cultura", VIII (1998), 1,  167-173. Lezioni dell'Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli: Napoli 1698-1701, Michele Rak, Napoli, Istituto italiano per gli studi filosofici.

 

micalori: Grice: “I took my ideas on longitude and latitude from Micalori” -- Grice: “By calling it ‘sfera,’ Micalori’s statement ENTAILS rather than implicates that the Romans were wrong.” Giacomo Micalori, filosofo. Professore a Urbino.  Opere Giacomo Micalori, Della sfera mondiale, In Urbino, Marco Antonio Mazzantini, Giacomo Micalori, Antapocrisi, In Roma, Francesco Roma Cavalli, 1635.

 

miccoli: Grice: “Miccoli is a great philosopher – and surgeon – My favourites are his ‘Corpo dicibile,’ which trades on my idea of what it means to ‘say’ something; and his ‘Homo loquens,’ a play on Aristotle’s ‘zoon logikon,’ but which Aristotle would find otiose: man is the ‘vivente’ that speaks, or the ‘animal’ that speaks. To say that it is the ‘homo’ that speaks relies on Darwin’s classifications and phyla of homo sapiens sapiens and the rest!” -- Paolo Miccoli, filosofo. La divertente commedia umana Incipit Chi si accinge alla lettura dell' Elogio della follia di Erasmo farebbe bene a non dimenticare taluni antecedenti biografici dell'autore che spiegano meglio l'ironia bonaria dell'opuscolo. Li richiamiamo. Geer Geertsz, latinizzato secondo il costume degli umanisti in Desiderio Erasmo, nacque a Rotterdam (Olanda) nel 1466 (o, secondo altri, nel 1469), figlio di illegittimo coniugio. La famiglia paterna, in auge nella borghesia di Gouda, come apprendiamo dallo stesso Erasmo, si oppose alle nozze riparatrici del figlio, costringendolo, con inganno, a far intraprendere la carriera ecclesiastica al malcapitato giovanotto.  Citazioni Come umanista Erasmo si sente apparentato alla società dalla duttile forza della parola che ne saggia criticamente le valenze in termini di ironia, sarcasmo, gioco allusivo, bonarietà lungimirante, tolleranza magnanima, moralismo contenuto. (p. 8) Fin dalla dedica dell'opuscolo a Tommaso Moro si arguisce che l'autore non vuol propinare sapientia austera e compassata, ma buon senso brioso che permei di sé la vita quotidiana della gente, fosse anche dell'imperatore Marco Aurelio che sul letto di morte, lui filosofo, esclama, a un certo momento: «Sentenzio me cacavi!»... (p. 8) La sapienza dei dotti è tanto altezzosa quanto sterile, diversamente dal buon senso che cambia in meglio l'esistenza non sofisticata. (p. 8) Sotto la penna dell'insigne umanista olandese si fronteggiano al femminile Sapientia e Stultitia: la prima, per voler essere austera ad ogni costo, diventa stolta; la seconda, in quanto «forza vitale irrazionale e creatrice», si palesa veramente saggia alla resa dei conti. (p. 8) L' Elogio della follia conserva un fascino di imperitura attualità. Lo si desume dall'analisi di Histoire de la Folie, dove Michel Foucault evidenzia il confine sfumato tra ragione e sragione in epoca di alta tecnologia, e altresì dalle invettive di Nietzsche contro lo smunto bibliotecario, lo stitico correttore di bozze, il pallido burocrate stipendiato, emblemi tutti del moderno «uomo alessandrino». (p. 11) Explicit Erasmo conosce e cita perfino pagine della Bibbia a riprova della bontà dei doni che Follia concede ai mortali. Un modo questo, di prendere in giro anzitempo la presunzione dispotica delle società economicistiche che intendono mantenere sotto loro tutela il cittadino «minorenne» sempre bisognoso di dande e mordacchie. Gli autori classici sono, tra l'altro, spiriti lungimiranti. A tali società alienanti di oggi e di domani William Blake, con spirito erasmiano, potrebbe ripetere: «esuberanza è bellezza».  [Paolo Miccoli, La divertente commedia umana, introduzione a Erasmo da Rotterdam, Elogio della Follia, TEN, 2002.  88-9289-712-5]  Introduzione a "Vita di Gesù" Incipit Il contesto storico culturale della Vita di Gesù La recente edizione storico-critica delle Opere complete di Hegel consente di far chiarezza sulle discussioni e congetture che hanno tenuto a lungo il campo nella letteratura hegeliana a proposito dei cosiddetti «Scritti teologici giovanili», la cui indole cronologica vengono ora sancite su base filologica e critica più accorta. Più che ai titoli apposti da Herman Nohl ai vari frammenti e più che alle congetture sulla data probabile di tali scritti, è più fruttuoso rifarsi agli anni di formazione filosofica e teologica di Hegel nello Stift di Tubinga (1788-93) e reperire nel curriculum studiorum le ascendenze prossime che hanno influenzato maggiormente l'autore in una speculiare lettura dei quattro Evangelisti, da cui desume Das Leben Jesu (1795).  Citazioni Gli interessi culturali di Hegel, negli anni tubinghesi, sono prevalentemente filosofici, incentivati dalla lettura di Rousseau, Jacobi, Lessing, Kant, Fichte su temi sociopolitici ed etico-religiosi. (p. VII) Hegel, studioso di filosofia, si sente chiamato a lumeggiare «spiritualmente» la situazione storica del suo tempo e a porre le premesse di carattere razionale per l'avvento di un «ordine uguale di tutti gli spiriti». (p. X) Il lettore del Leben Jesu si accorge subito di trovarsi di fronte a una forma di scrittura audace, che desacralizza e sdivinizza la persona di Gesù, riducendolo a maestro di morale sublime. (XI) [Paolo Miccoli, introduzione a Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Vita di Gesù (Das Leben Jesu), traduzione di Anselmo Aportone, TEN 1993

 

miccolis: Grice: “Miccolis reminds me of G. P. Baker, who dedicated most of his life to Witters! Miccolis to Labriola.” stefano miccolis (Corato), filosofo. Considerato uno dei massimi studiosi di Labriola.  Si trasferì a Perugia per gli studi universitari, laureandosi in filosofia a pieni voti con una tesi dal titolo «Il pensiero politico crociano e la genesi del liberalismo». Abilitatosi cum laude all'insegnamento di storia e filosofia, professore in vari licei della provincia, occupò una cattedra stabile presso l'Istituto tecnico per geometri a Perugia, accostando l'insegnamento di estetica all'Accademia di belle arti "Pietro Vannucci". Divenne responsabile del settore culturale del PCI per la regione Umbria; ma, preso dagli studî e dall'insegnamento, lasciò l'incarico, comunque seguendo sempre le vicende politiche con attenzione e passione. La sua è stata una formazione liberale: considerava suoi padri spirituali Labriola, Croce,Gobetti. Dalla fine degli anni Settanta la sua vita sarà rivolta allo studio del filosofo cassinese Labriola, da Miccolis ritenuto «un buon punto per capire la storia d'Italia». Nascerà quindi il Carteggio labrioliano, in cinque volumi, presentato da Cesa all'Accademia dei Lincei, edito per gli auspici e con il contributo dell'Istituto italiano per gli studi storici e dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" e favorito dalla consultazione, nel frattempo divenuta possibile, delle carte Labriola del Fondo Dal Pane, acquistato dalla Società napoletana di storia patria. Su tale monumentale lavoro è stato scritto: «un evento letterario, probabilmente l'acquisizione più importante tra le fonti della cultura italiana postunitaria; e, di più, senza esagerazione, si presenta come un capolavoro ecdotico, per accuratezza filologica ed esaustività del commento. Miccolis era certo divenuto col tempo l'esperto più sicuro della impervia grafia del suo autore, della quale conosceva ogni piega e ogni anomalia, dei contesti politici e culturali in cui Labriola si muoveva, […] della spezzettata, dispersa e contorta  labrioliana, difficile da padroneggiare: si era anche impadronito, in base a una sensibilità linguistica non comune, del "vocabolario" dell'Autore in tutte le sue sfumature, ed era perciò in grado di respingere o di dubitare di attribuzioni di testi, datazioni improbabili, letture sghembe». Miccolis scrisse inoltre sistematicamente per varie riviste (Rivista di storia della filosofia, il Giornale critico della filosofia italiana, Belfagor, Critica storica, Nuovi studi politici, etc.); numerosi sono i suoi saggi e notevoli gli ulteriori apporti documentari alla  labrioliana. Collaborò intensamente con l'Istituto italiano per gli studi storici e la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce: aveva il compito di revisionare i carteggi crociani, e sotto il suo controllo passavano i volumi dell'Edizione nazionale delle opere di Croce. È stato anche uno dei principali animatori dell'Edizione nazionale delle opere di Labriola, per la quale aveva contribuito a definire il piano editoriale, i criteri metodologici, e il problema del rapporto tra l'opera edita di Labriola e il fondo manoscritto della Società napoletana di storia patria.  Adnkronos, Filosofi, E' morto Miccolis, massimo studioso di Antonio Labriolia, Bari, Alessandro SAVORELLI, Rivista di storia della filosofia, , fasc. 2. Opere principali A. Labriola, Il carteggio di Antonio Labriola conservato nel Fondo Dal Pane, S. Miccolis, «Archivio storico per le provincie napoletane»,  «Con la Sua calligrafia che mi ricorda i papiri greci...». La filologia, la guerra, la Crusca nel carteggio di Croce con Pistelli e Teresa Lodi, a c. di S. Miccolis e A. Savorelli, in Gli archivi della memoria, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 1996,  91–126, (rist. in Gli archivi della memoria e il Carteggio Salvemini-Pistelli, a c. di R. Pintaudi, Firenze, Biblioteca Medicea Lauenziana, Polistampa, A. Labriola, La politica italiana nel 1871-1872. Corrispondenze alle « Basler Nachrichten », S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 1998 A. Labriola, Carteggio, S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 2000-2006 S. Miccolis, Labriola, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, A. Labriola, L'università e la libertà della scienza, S. Miccolis, Torino, Aragno, 2007. A. Labriola, Giordano Bruno. Scritti editi ed inediti (1888-1900), S. Miccolis e A. Savorelli, Napoli, Bibliopolis, 2008 S. Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Milano, UNICOPLI,  S. Miccolis, Gli scritti politici di Antonio Labriola editi da Stefano Miccolis, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Napoli, Bibliopolis,   G. Bucci, Stefano Miccolis, il ricordo a un anno dalla morte, "Corato live", 10 dicembre  W. Gianinazzi, M. Prat, In memoriam Stefano Miccolis (1945-2009), "Mil neuf cent", n° 28, 201. A. Savorelli, Stefano Miccolis, «Rivista di storia della filosofia», fasc. 2., a. LXV, ,  355–359 . A. Meschiari, Stefano Miccolis studioso di Antonio Labriola, «Rivista di storia della filosofia».

 

mieli: Grice: “Speranza has studied this; he calls it ‘Dorothea Oxoniensis,’ and indeed it is a joint endeavour with C. R. Stevenson – who *knows*!” -- «Spero che la lettura di questo libro favorisca la liberazione del desiderio gay presso coloro che lo reprimono e aiuti quegli omosessuali manifesti, che sono ancora schiavi del sentimento di colpevolezza indotto dalla persecuzione sociale, a liberarsi della falsa colpa»  (Elementi di critica omosessuale. Mario Mieli (Milano), filosofo. Attivista e scrittore italiano, teorico degli studi di genere. È considerato uno dei fondatori del movimento omosessuale italiano, nonché uno tra i massimi teorici del pensiero nell'attivismo omosessuale italiano. Legato al marxismo rivoluzionario, è noto soprattutto come eponimo del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e per il suo saggio Elementi di critica omosessuale pubblicato nella sua prima edizione da Einaudi nel 1977.  Mario Mieli nacque a Milano nel 1952, penultimo dei sette figli di Walter Mieli e di Liderica Salina. Il padre, ebreo e originario di Alessandria d'Egitto, viveva a Milano dalla metà degli anni venti e aveva fondato con successo un'azienda di filati, divenuta in seguito una delle più importanti nella torcitura e nella lavorazione della seta. La madre, milanese, era insegnante di lingue.  Sposati dal 1936, durante la seconda guerra mondiale i coniugi Mieli erano sfollati a Lora, frazione di Como. Mario crebbe in questa cittadina, pur mantenendo forti legami con Milano dove il padre continuava a lavorare e a risiedere.  Il giovane Mario si stabilì definitivamente nel capoluogo lombardo quando si iscrisse al liceo classico Giuseppe Parini, raggiunto due anni dopo dalla sorella minore Paola, alla quale fu sempre molto legato. Già in questi anni diede dimostrazione della sua viva intelligenza e dichiarò la propria omosessualità. Secondo quanto testimoniato dal compagno Milo De Angelis, nel 1969 fondò un circolo di poesia che divenne anche un luogo di incontro per omosessuali. Fu pienamente coinvolto nella contestazione ed evocò questo periodo nel suo romanzo autobiografico Il risveglio dei faraoni.  A causa della sua miopia fu esonerato dal servizio militare e nel 1971, alla fine del liceo, si trasferì a Londra per perfezionare l'inglese, come già avevano fatto altri suoi familiari. Qui frequentò il "Gay Liberation Front" venendo a contatto con l'attivismo omosessuale nella sua fase più intensa, subito dopo i moti di Stonewall. Tornato in Italia nel 1971, a soli 19 anni fu, insieme ad Angelo Pezzana, tra i soci fondatori del celebre Fuori! a Torino, prima associazione italiana del movimento di liberazione omosessuale italiano.  Convinto assertore di una rivoluzione gay in chiave marxista, nel 1974 si allontanò dal Fuori! insieme a tutta la cellula milanese dell'associazione quando questa si legò al Partito Radicale.  Nello stesso anno fondò a Milano i Collettivi Omosessuali Milanesi e nel 1976 i Collettivi parteciparono al Festival del proletariato giovanile di Parco Lambro, dove Mieli lanciò dal palco lo slogan Lotta dura, Contronatura!. Si laureò in filosofia morale con una tesi, poi pubblicata con modifiche, da Einaudi nel 1977 con il titolo di Elementi di critica omosessuale e che divenne un fondamento delle teorie di genere in Italia e, in misura minore, all'estero, venendo tradotto e pubblicato in inglese nel 1980 con il titolo Homosexuality and liberation: elements of a gay critique ed in spagnolo con il titolo Elementos de crítica homosexual nel 1979 dall'editrice Anagrama. Elementi fu uno dei testi base dei collettivi autonomi gay.  Mario Mieli fu uno dei primi a contestare apertamente le categorie di genere vestendosi quasi sempre con abiti femminili. Nel frattempo si dedicava al teatro, destando scandalo nella mentalità dell'epoca con opere come lo spettacolo La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì! (1976). Dava volutamente scandalo anche per il modo in cui si presentava, utilizzò anche immagini e ruoli per portare avanti la propria battaglia dei diritti individuali inalienabili. Nel corso della sua esistenza, cercò di superare i limiti, fece uso di droghe e si dette a pratiche sempre più estreme, inclusa la coprofagia.  Nel 1974, durante un viaggio a Londra, Mieli, vicino già all'antipsichiatria, iniziò a interessarsi di psicoanalisi; in dicembre fu nuovamente arrestato, quando, seminudo e in preda a una crisi psichica, fu fermato nell'aeroporto di Heathrow, in cerca di un poliziotto con cui avere un rapporto sessuale. Prima venne incarcerato, poi messo nella sezione psichiatrica del Marlborough Day hospital, assistito dai familiari venuti dall'Italia in attesa del processo.  Venne ricondotto a Milano, dopo la condanna a pagare una multa, e ricoverato in una clinica psichiatrica per un mese. Una volta dimesso, su consiglio del suo psicoanalista Giovanni Carlo Zapparoli, i genitori gli diedero un appartamento autonomo. L'anno seguente viaggiò ad Amsterdam e di nuovo a Londra e si laureò con lode in filosofia. Poco dopo lasciò l'appartamento che gli avevano trovato e interruppe la terapia psichiatrica.  Al V congresso del Fuori!, che sancì la sua rottura col movimento e con Angelo Pezzana, Mieli prese la parola, si dichiarò transessuale e parlò della sua esperienza di malattia mentale («sono stato definito uno schizofrenico paranoide, sono stato in ospedale, in manicomio per questo motivo») e di omosessualità. Dopo questo periodo si dedicò alla stesura degli Elementi di critica omosessuale.  Negli ultimi anni di vita si dedicò all'esoterismo e all'alchimia, abbastanza isolato dal resto del movimento omosessuale, e lavorando al romanzo Il risveglio dei faraoni, pubblicato postumo nel 1994.  Morì suicida infilando la testa nel forno della sua abitazione di Milano nel 1983 all'età di soli 30 anni, dopo un lungo periodo di depressione. Tra i motivi del suo gesto estremo fu l'ostruzionismo che il padre, influente industriale milanese, aveva fatto per impedire la pubblicazione della sua ultima opera, Il risveglio dei faraoni, ritenendolo troppo autobiografico e lesivo dell'onore famigliare. A lui è intitolato il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli sorto a Roma nello stesso anno della morte.  Il pensiero Il transessualismo universale Il pensiero di Mario Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un certo tipo di società che, attraverso quella che Mieli chiamava "educastrazione", costringe a considerare l'eterosessualità come "normalità" e tutto il resto come perversione. Per transessualità Mieli non intende quello che si intende oggi nella comune accezione del termine, ma l'innata tendenza polimorfa e "perversa" dell'uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo.  La liberazione omosessuale in chiave marxista Mieli fu tra i primi studiosi ed attivisti del Movimento di Liberazione Omosessuale Italiano, accanto a Ferruccio Castellano, Massimo Consoli, Elio Modugno e Angelo Pezzana. Tutti partivano dalla certezza che la liberazione dall'ancestrale omofobia dovesse fondarsi sulla consapevolezza della propria identità, censurata fin dalla nascita dalla cultura dominante, da loro ritenuta antropologicamente sessuofoba e pervicacemente omofoba.  Da queste basi partivano per abbattere la discriminazione plurisecolare nei confronti di chi non si identificava nella sessualità assiomaticamente definita come naturale e normale. Mieli abbracciò immediatamente il marxismo, cercando di rimodularlo sulle istanze della lotta di liberazione ed emancipazione omosessuale e ritenendo la società capitalista intrinsecamente omofoba. Rilettura della psicanalisi Negli Elementi di critica omosessuale, Mieli volle rielaborare alcuni degli spunti teorici della teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ne aveva fatto Herbert Marcuse. Marcuse, infatti, in opere come Eros e civiltà (1955) e L'uomo a una dimensione (1964), aveva voluto fondere marxismo e psicanalisi. Fu proprio Freud, infatti, a sostenere che l'orientamento sessuale poteva prendere qualsiasi "direzione", riconducendo "eterosessualità" e "omosessualità" a semplici varianti della sessualità umana in senso lato. Una non escluderebbe l'altra, e anzi, in potenza, tutti saremmo pluri-sessuali, "polimorfi" o, più semplicemente, bi-sessuali.  In base a questa riflessione, Mieli riteneva che si dovesse denunciare come assurda e inconsistente l'opposizione ideologica "eterosessuale" vs "omosessuale", essendo viziato il principio stesso di "mono-sessualità". A questa prospettiva unilaterale, che riteneva incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, Mieli ha preferito opporre un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Per Mieli era tragicamente ridicola «la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da "donna" [...]. Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia».  Tim Dean, psicoanalista dell'Buffalo, che redasse l'appendice dell'edizione Feltrinelli di Elementi di critica omosessuale, afferma: «Nel processo politico di ristrutturazione della società (...) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia» e «ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi (...) In questa comunicazione alla Bataille di forme materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie».  A questa rivoluzione sociale sono di ostacolo determinati elementi, ritenuti da Mieli come «pregiudizi di certa canaglia reazionaria» che, trasmessi con l'educazione, hanno la colpa di «trasformare troppo precocemente il bambino in adulto eterosessuale».  Il tema della pedofilia Da provocatore dei "benpensanti", quale è stato tutta la breve vita, facendo esplicitamente riferimento a Freud, Mieli affrontò a modo suo anche il tema della sessualità infantile, per questo andando incontro a forti critiche. I bambini, secondo il pensiero di Mieli, potevano "liberarsi" dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro "perversità poliforme" grazie ad adulti consapevoli di quanto sopra asserito: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto» (Francesco Ascoli)»  (Elementi di critica omosessuale). Nella nota 88 si legge:  «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi» (Elementi di critica omosessuale). Il tema dell'alterazione psichica, della follia Mieli faceva uso di sostanze stupefacenti, attraverso le quali mirava a superare lo stato di normalità in cui riteneva le persone intrappolate. Riteneva che nevrosi, follia, paranoia, delirio e, soprattutto, la schizofrenia, al pari dell'omosessualità fossero caratteristiche latenti in tutti gli esseri umani e, con riferimento a Jung, che tali condizioni permettessero «la (ri)scoperta di quella parte di noi che Jung definirebbe “Anima” oppure “Animus”». In riferimento all'omosessualità, considerava che potesse essere una porta verso il lato inesplorato della personalità, in analogia con la follia: «La paura dell’omosessualità che distingue l’homo normalis è anche terrore della “follia” (terrore di se stesso, del proprio profondo). Così, la liberazione omosessuale si pone davvero come ponte verso una dimensione decisamente altra: i francesi, che chiamano folles le checche, non esagerano».  Opere: “Comune futura,” “Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino, Elementi di critica omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano,  Elementi di critica omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano,  Towards a Gay Communism,  Londra,  Towards a Gay Communism, Pluto Press, Londra, “Il risveglio dei faraoni,” preservato da Marc de' Pasquali e Umberto Pasti, Cooperativa Colibri, Milano, “Il risveglio dei faraoni,” Alfonso Sarrio Solidago, dR Edizioni, Milano,  “Oro, eros e armonia,” Gianpaolo Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce, Oro, eros e armonia, Gianpaolo Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce,  “E adesso,” Silvia De Laude, Edizioni Clichy,  Teatro La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì!, Film “Gli anni amari, regia di Andrea Adriatico.. Note  Tommaso Giartosio, Perché non possiamo non dirci: letteratura, omosessualità, mondo, Feltrinelli Editore, 2004,  9788807103681. 19 settembre .  Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli Editore, 1999,  9788807815591. 19 settembre .  Laura Schettini, Mario Mieli, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . 23 dicembre .  Mario Mieli, Ideologia. Progetto omosessuale rivoluzionario, in Elementi di critica omosessuale  MIELI, Mario di Laura SchettiniDizionario Biografico degli Italiani, in Treccani, . 18 settembre .  Trascrizione del suo intervento in 5º congresso nazionale del “Fuori!”, in Fuori!, V, 1976, 16,  16 s. //francobuffoni.it/files/pdf/gp_leonardi_mieli.pdf  Mieli, artista contro la violenza, in La Stampa, 16 marzo 1983. 5 marzo .  Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Einaudi, 1977  Mario Mieli. Elementi di critica omosessuale. Milano, Einaudi, 1977.  Mario Mieli, estremo e dimenticato. Storia di un intellettuale provocatore., in Treccani Il tascabile, . 18 settembre .  Mieli, Mario., Mieli, Paola. e Rossi Barilli, Gianni., Elementi di critica omosessuale, ,  9788807890307,  1035454798. 20 settembre .  Mieli, Mario,, Towards a gay communism elements of a homosexual critique, Pluto Press, ,  9781786800534,  1036773076. 20 settembre .  Mario Mieli, Il risveglio dei Faraoni, in Alfonso Sarrio Solidago , PRIDE, Milano, dR Edizioni, ,  302,  978-1717985057. 20 settembre  20 settembre ).  Silvestri, Gianpaolo, 1952-, L'ultimo Mario Mieli : Oro Eros Armonia : contributi di Ivan Cattaneo e Antonio Veneziani, 2 ed. riveduta e corretta, Libreria Croce, ,  9788864021591,  955245519. 20 settembre .  De Laude, Silvia,, Mario Mieli : e adesso,  9788867991884,  958364206. 20 settembre .  Angelo Pezzana . La politica del corpo. Roma, Savelli, 1976. Elio Modugno. La mistificazione eterosessuale. Milano, Kaos. Stefano Casi. L'omosessualità e il suo doppio: il teatro di Mario Mieli. Rivista di sessuologia (numero speciale L'omosessualità fra identità e desiderio, XVI, 2, aprile-giugno 1992. Francesco Gnerre. L'eroe negato. Milano, Baldini e Castoldi, 2000. Marco Philopat, Lumi di punk: la scena italiana raccontata dai protagonisti, Milano, Agenzia X, 2006. Concetta D'Angeli, Teatro Talento Tenacia... Mario Mieli, in "Atti&Sipari" n. 3, ottobre 2008.  Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli Fuori! LGBT Marc de' Pasquali Movimento di liberazione omosessuale Omosessualità Queer Storia dell'omosessualità in Italia Studi di genere Teoria queer Transessualismo Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Mario Mieli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mario Mieli  Biografia, in italiano, su culturagay.it. Chi era Mario Mieli (articolo sul  gay.tv), su gay.tv 12 maggio 2009). Circolo di cultura omosessuale "Mario Mieli", su mariomieli.org. 22386233 Biografie  Biografie LGBT  LGBT Letteratura  Letteratura Categorie: Attivisti italianiScrittori italiani Professore1952 1983 21 maggio 12 marzo Milano MilanoAttivisti per i diritti delle persone LGBT in ItaliaStudi di genereTeoria queerMorti per suicidioPedofiliaTrans*PederastiaPersone che hanno fatto coming outNecrofilia

 

miraglia: Grice: “Miraglia is the type of philosopher beloved by the Oxford hegelians; but then he is a Neapolitan Hegelian!” Grice: “I always found Kant easier, but there’s nothing like a ‘filosofia del diritto’ in Kant! And Hegel’s ethics itself, compared to Kant’s is mighty more complex – that’s why I taught Kant!” --  Senatore del Regno d'Italia Dati generali Professione docente universitario.. Luigi Miraglia (Reggio), filosofo. Senatore del Regno nella XXI Legislatura.  Si laureò all'Napoli, dopodiché insegnò filosofia del diritto nella stessa università, ed economia politica alla Scuola superiore di agricoltura di Portici.  Seguì una corrente di pensiero eclettica, ad esso contemporanea, che mirava all'integrazione di pratiche giuridiche ed ispirazioni filosofiche. Fu sindaco di Napoli dal 30 novembre del 1901 fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta due anni dopo.  Pubblcazioni: Tra le più famose si ricordano: “Condizioni storiche e scientifiche del diritto di preda (Napoli); “I principî fondamentali dei diversi sistemi di filosofia del diritto e la dottrina etico-giuridica di Hegel (Napoli); “Filosofia del diritto,” Napoli. Nella sua biografia ufficiale per la Treccani è nato a Reggio nell'Emilia, mentre nella sua scheda storico-professionale sul sito del Senato si riporta a Reggio di Calabria  Giuseppe Ermini, MIRAGLIA, Luigi, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934, luigi-miraglia. 31 ottobre .  Luigi Miraglia (latinista) Sindaci di Napoli Senatori della XXI legislatura del Regno d'Italia  Luigi Miraglia, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Luigi Miraglia, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Luigi Miraglia, .  Luigi Miraglia, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.

 

misefari: Bruno Misèfari al confino di Ponza, nei primi anni trenta Bruno Misefari conosciuto anche con lo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi (Palizzi), filosofo. All'anagrafe Bruno Vincenzo Francesco Attilio Misefari, era fratello di Enzo (politico calabrese del P.C.I., storico e poeta), di Ottavio (calciatore reggino tra i più conosciuti nei primi anni del secolo; giocò nella Reggina e nel Messina) e di Florindo (biologo, attivista della Lega Sovversiva Studentesca e del gruppo "Bruno Filippi").  Dopo aver frequentato la scuola elementare del piccolo paese di nascita in provincia di Reggio Calabria, a undici anni si trasferì con lo zio proprio a Reggio Calabria. Già da adolescente, influenzato dalle frequentazioni di socialisti e anarchici in casa dello zio, partecipò attivamente alla fondazione e allo sviluppo di un circolo giovanile socialista (intitolato ad A. Babel, rivoluzionario tedesco dell'Ottocento). Iniziò a collaborare al giornale Il Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, firmando gli articoli come "Lo studente". Collaborò nello stesso periodo a Il Riscatto, periodico socialista-anarchico stampato a Messina; e con Il Libertario, stampato a La Spezia e diretto da Pasquale Binazzi. Il 5 marzo 1912, a causa della sua attività antimilitarista esercitata all'interno del Circolo contro la Guerra italo-turca, fu arrestato e condannato a due mesi e mezzo di carcere per «istigazione alla pubblica disobbedienza».  Fu nei due anni successivi che Bruno si convertì dal socialismo all'anarchia. Ciò avvenne soprattutto con la frequentazione da parte di Giuseppe Berti, suo professore di fisica presso l'"Istituto Tecnico Raffaele Piria".  Nel 1912 si trasferì a Napoli e si iscrisse al Politecnico, dopo avere studiato fisica e matematica alle superiori, e anche per non dispiacere al padre, proseguì tali studi. Pesò inoltre su questa decisione il fatto che in quegli anni, dopo la tragica distruzione della città di Reggio Calabria a causa del terremoto del 1908, il lavoro che garantiva le maggiori certezze era proprio quello dell'ingegnere. Nondimeno continuò per proprio conto gli studi a lui prediletti: politica, filosofia, letteratura, come aveva fatto fino ad allora. A Napoli si fece subito avanti nell'ambiente anarchico. Il movimento a Napoli contava allora di un centinaio di aderenti.  Nel 1915 si rifiutò di partecipare al corso allievi ufficiali a Benevento e fu condannato a quattro mesi di carcere militare. Diserterà una seconda volta il 28 settembre 1916, trovando rifugio nella campagna del beneventano in casa di un contadino. Tornato a Reggio Calabria, il 5 marzo 1916 interruppe una manifestazione interventista nella centrale Piazza Garibaldi, salendo sul palco e pronunciando un discorso antimilitarista. Venne per questo motivo arrestato e condotto presso il carcere militare di Acireale; sette mesi dopo venne trasferito presso quello di Benevento. Da lì riuscì ad evadere grazie alla complicità di un amico secondino. Fu tuttavia intercettato alla frontiera del confine svizzero; ancora incarcerato, riuscì nuovamente nella fuga nel giugno del 1917.  Il 19 giugno 1917 toccò il territorio svizzero, ma i gendarmi lo condussero al carcere di Lugano. Giunte dalla Calabria le informazioni su di lui, essendo un uomo politico, dopo quindici giorni fu lasciato libero con la facoltà di scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, dove sapeva di potere rintracciare Francesco Misiano, suo caro amico e noto esponente politico socialista, anche lui accusato di diserzione. A Zurigo trovò ospitalità presso la famiglia Zanolli, dove si innamorò della giovane Pia, che diventerà sua compagna di vita.  Durante il periodo di esilio in Svizzera, Bruno svolgeva attività politica tenendo i contatti con Luigi Bertoni e con altri gruppi anarchici elvetici, collaborando anche al giornale: Il Risveglio Comunista Anarchico. Svolse una serie di conferenze in varie città della Svizzera. Bruno si autoannunciava con un suo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi. A Zurigo frequenta la Cooperativa socialista di Militaerstrasse 36 e la libreria internazionale di Zwinglistrasse gestita dai disertori Giuseppe Monnanni, Francesco Ghezzi e Enrico Arrigoni; in questi ambienti conosce anche Angelica Balabanoff.  Il 16 maggio 1918 venne arrestato per un complotto inventato dalla polizia. Fu incolpato innocentemente con l'accusa di avere fomentato una rivolta nella città e di «aver fabbricato bombe a scopo rivoluzionario». Con lui furono arrestati diversi attivisti politici, tra i quali lo stesso Francesco Misiano (che fu poi rilasciato perché socialista e non anarchico). Rimase in carcere per sette mesi, e venne poi espulso dalla Svizzera nel luglio 1919. Grazie ad un regolare passaporto per la Germania, ottenuto per ragioni di studio, si recò a Stoccarda. Lì entrò in contatto con Clara Zetkin (che gli rilascia una lunga intervista sul movimento rivoluzionario in Germania) e Vincenzo Ferrer. Nell'ottobre nel 1919 poté rientrare in patria, in seguito all'amnistia promulgata dal governo Nitti. Nel dicembre del 1919 è a Napoli e poi a Reggio Calabria.  Anni ventiIl ritorno in Italia Il 1920 fu un periodo intenso per la vita militante di Bruno Misefari. A Napoli partecipò come oratore a molte manifestazioni, si prodigò a favore dei suoi compagni colpiti dalla repressione, denunciò le provocazioni della polizia; tenne numerose conferenze e comizi. Con il dentista anarchico Giuseppe Imondi, stampò alcuni numeri del giornale: L'Anarchia. In autunno fu chiamato a Taranto a svolgere il compito di segretario propagandista presso la locale Camera del Lavoro Sindacale. Tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921 ebbe stretti contatti con Errico Malatesta, Camillo Berneri, Pasquale Binazzi, Armando Borghi, Giuseppe Di Vittorio e altri esponenti dell'anarchismo e del sovversivismo italiano. Nel 1921 si impegnò su più fronti per la campagna a favore degli anarchici Sacco e Vanzetti. Nello stesso periodo (1920-21) fu corrispondente di: Umanità Nova, settimanale anarchico diretto da Errico Malatesta e collaborò al periodico: L'Avvenire Anarchico di Pisa. Continuò i suoi studi a Napoli con qualche salto a Reggio Calabria con la sua compagna Pia Zanolli, che sposò. Si laureò a Napoli. Successivamente si iscrisse anche alla facoltà di filosofia.  Nonostante l'avvento del fascismo, fondò un giornale libertario, “L'Amico del popolo,” che però dopo il quarto numero fu soppresso dalle autorità. Nel primo numero del giornale,scrisse un editoriale dal titolo “Chi sono e cosa vogliono gli anarchici.” Lo scritto è l'espressione del suo pensiero libertario:  «L'anarchismo è una tendenza naturale, che si trova nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle concezioni autoritarie, e nel movimento progressivo dell'umanità e perciò non può essere una utopia.»  Da esperto di geologia, progettò per primo in Calabria l'industria del vetro e fondò a Villa S.Giovanni, la prima vetreria in Calabria (Società Vetraria Calabrese). In quegli stessi anni subì però persecuzioni continue da parte del regime. Fu cancellato dall'Albo di categoria e non poté più firmare progetti. Gli venne mossa l'accusa di avere «attentato ai poteri dello Stato, per il proposito di uccidere il re e Mussolini». Fu prosciolto dopo venticinque giorni di carcere. La polizia ravvisò in un discorso di commemorazione durante il funerale di un amico (tra l'altro un industriale fascista, Zagarella) un'ispirazione anarchica e pertanto lo propose per l'assegnazione al confino. Fu arrestato, in carcere si sposò con Pia Zanolli, fu inviato per il confino, prigioniero a Ponza. Tuttavia sembra che tale provvedimento fosse stato determinato da altri motivi. Misefari, che era ingegnere minerario, si era attivamente impegnato nello sfruttamento su larga scala di giacimenti di quarzo, materia prima per l'industria vetraria, che fino a quell'epoca dipendeva, in gran parte, dai silicati stranieri.  Assunto come direttore tecnico della Società Vetraria Calabrese (di cui era stato finanziatore e Presidente il succitato Zagarella) egli si era dovuto ben presto scontrare con l'assenteismo e l'inettitudine del consiglio di amministrazione che si schierò contro di lui con l'intenzione di eliminarlo in qualsiasi modo, ricorrendo anche ad espedienti politici. Giustizia e Libertà, in un articolo anonimo ddal titolo «Politica e affarismo. Il caso di un ingegnere libertario», attribuisce la causa del confino alle manovre dei suoi ex soci. Durante il confino stringe amicizia con Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, il quale lo affilia alla Massoneria.  L'amnistia del decennale del fascismo lo liberò dal confino dopo due anni. Ma tornato in Calabria vide il vuoto intorno a sé; scrive infatti a sua moglie: "Amnistiato sì, però a quale prezzo: la salute sconquassata, senza un soldo, senza prospettive per l'avvenire". Gli viene diagnosticata l'esistenza di un tumore alla testa. Va e viene con la moglie da Zurigo a Reggio Calabria. Riesce a trovare il capitale necessario per l'impianto di uno stabilimento per lo sfruttamento della silice a Davoli (in provincia di Catanzaro).  Le sue condizioni di salute peggiorano a causa del tumore. Perde conoscenza, viene ricoverato in stato gravissimo nella clinica romana del Senatore Giuseppe Bastianelli, e lì si spense la sera stessa. Ancora ragazzo, studente, cominciò a ribellarsi contro l'ingiustizia del mondo che lo circondava: Palizzi Superiore, un paese tra i monti dove il castello feudale dei signori locali dominava la valle, dove si ammucchiavano piccole e povere case desolate di contadini. E si ribellò a quel mondo, costruito secondo quell'immagine topografica che portava impresso nella memoria: sopra, chi comanda e non lavora, sotto, chi subisce e lavora. E ancora ragazzo cominciò a sognare un mondo in cui quella gerarchia fosse sovvertita prima, distrutta poi. Poteva scegliere di ispirarsi al socialismo marxistico o al socialismo libertario. Del primo apprezzava l'analisi dell'antagonismo tra le classi, ma mostrava perplessità circa i mezzi proposti dalla diagnosi marxistica per fronteggiare il pericolo di una rivincita dell'avversario di classe. Inclinò perciò verso il socialismo libertario.  «Nel comunismo libertario io sarò ancora anarchico? Certo. Ma non di meno sono oggi un amante del comunismo. L'anarchismo è la tendenza alla perfetta felicità umana. esso dunque è, e sarà sempre, ideale di rivolta, individuale o collettivo, oggi come domani.»  (Bruno MisefariTaccuino personale) La scelta della diserzione fu coerente con il suo obiettivo di combattere non la guerra degli stati, ma a fianco degli oppressi di tutto il mondo contro il loro nemico, tenendo alta la bandiera dell'internazionalismo. Pur sottoposto senza tregua alla persecuzione della polizia e all'inquisizione della magistratura, fu sempre al suo posto accanto a coloro che lavoravano e soffrivano. Come ogni rivoluzionario sincero e coerente, pagò col carcere e col confino la sua fede in un ideale.  Chi sono gli anarchici. SecondoMisefari, essere anarchici voleva dire per prima cosa proclamare, contro ogni violenza, l'inviolabilità della vita umana. Inoltre significava lottare per l'abolizione della proprietà privata e a favore della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Proprio per questo gli anarchici sono, di fondo, dei socialisti. A questo esperimento di vita sociale andava affiancata la lotta contro lo Stato, che ne impediva la realizzazione. E la lotta contro lo Stato non poteva essere vittoriosa se non con la rivoluzione. Dunque gli anarchici sono socialisti, antistatali e rivoluzionari. Elemento fondamentale della lotta, secondo Misefari, era l'allargamento di essa alla sfera internazionale. È comunque una lotta che non si fa violenta. Misefari è fortemente pacifista, contrario all'uso della forza e della violenza armata. L'anarchico è inoltre antireligioso: la religione infatti è considerata "fattore di abbrutimento per l'umanità".  Antimilitarismo Per Misefari la guerra è pura barbarie, speculazione capitalistica consumata in nome dello Stato.  «L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana.»  Religione La religione è considerata come un anestetico delle facoltà critiche della mente umana. Sarebbe proprio la religione a imprigionare le energie morali dell'uomo, a inebetire lo spirito critico e di riflessione. Perciò i popoli più religiosi sarebbero i meno progrediti e i più afflitti dalla tirannia, mentre, laddove la religione sparisce, lì è florida la libertà e il benessere.  «È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male.»  È forte nel pensiero di Misefari la volontà di sottolineare l'uguaglianza sociale tra uomo e donna. In anni difficili e lontani dalle battaglie del femminismo di metà Novecento, egli afferma che la donna nobilita e abbellisce la condizione di vita umana. È dovere della donna lottare per risollevarsi da una condizione di inferiorità, che è tale in virtù di un "delitto sociale" e non dovuta a leggi di natura.  «Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali!»  Misefari vive di sogni, di ideali. Nella sua concezione non esiste un artista, che sia poeta, filosofo, persino scienziato, che si sia mai messo al servizio della menzogna. Se tutti potevano essere vili, un artista non poteva.  «Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria.»  Poesia composta da Misefari:  FALCO RIBELLE  «Un giovane falco che drizza il libero volo Ne l'alto, ove sono i fulgori di soli immortali Un giovane falco ribelle o piccoli, io sono. Mi spinge ne' campi ignorati, un acre desio Di sante ideali battaglie, di luce e di gloria. Mi splende nell'occhio la speme di certe vittoria, Mi parla nel core la voce sinfonica, dolce D'un caro sublime Pensiero, ch'è Bene ed Amore. Ho giovini l'ale e robuste, o venti, o cicloni, O fulmini immani feroci, vi lancio la sfida. Voi soli potete pugnare col giovine falco, Chè Luce, chè Forza, chè Vita multanime siete. Ma voi, piccoli, no. Coi vermi guazzate nel fango, Dal fango mirate del falco il libero volo.»  Frammenti «Prima di pensare di rivoluzionare le masse, bisogna essere sicuri di aver rivoluzionato noi stessi»  «Ogni uomo è figlio dell'educazione e della istruzione che riceve da fanciullo»  «Gli Anarchici non seguono le leggi fatte dagli uominiquelle non li riguardanoseguono invece le leggi della natura»  «Prima l'educazione del cuore, poi l'educazione della mente»  «Socialismo vuol dire uguaglianza, vuol dire libertà. Ma l'uguaglianza non può essere senza libertà; come la libertà non può essere senza l'uguaglianza: dunque socialismo e anarchia sono due termini dello stesso binomio, sono i due inseparabili fattori della redenzione proletaria.»  «Quando la giustizia non sarà la durda infame delle tirannidi, quando l'amore non sarà deriso, quando il ferro non sarà legge e l'oro non sarà dio, quando la libertà sarà religione e sola nobiltà il lavoro, allora, solo allora, il mio rifiuto della guerra sarà benedetto.»  «M'è questa notte eterna assai men grave del dì che mi mostrò viltà dei forti e pecorilità di plebi schiave. Lungi da quì il pianto: sto ben coi morti!»  (epitaffio) Opere complete Bruno Misefari, Schiaffi e carezze, Roma, Morara, 1969. Bruno Misefari, Diario di un disertore, La Nuova Italia, 1973., Entrambi i testi sono stati pubblicati postumi sotto lo pseudonimo Furio Sbarnemi.  Le schede biografiche di alcuni esponenti anarchici calabresi, A/Rivista Anarchica, febbraio . 2 marzo .  Antonioli, p.190.  Antonioli, p.191.  E. Misefari.  Antonioli, p.192.  Pia Zanolli era nata a Belluno il 21 ottobre 1896. Dopo il matrimonio con Misefari, fu iscritta nell'albo dei sovversivi pericolosi, venendo poi arrestata col marito a Domodossola nel dicembre 1919. (cfr.: A/Rivista Anarchica)  Chi sono e cosa vogliono gli anarchici, ed. settembre .  Antonioli, p.193.  Pia Zanolli, L'Anarchico di Calabria, Roma, La Nuova Italia, 1972. Bruno Misefari, Utopia? No, Pia Zanolli, Roma, ALBA Centro Stampa, 1976. Enzo Misefari, Bruno, biografia di un fratello, Milano, Zero in condotta, 1989. Maurizio Antonioli, Gianpietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso, Dizionario biografico degli anarchici italianiVolume 2, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2004,  88-86389-87-6. Bruno Misefari, Schiaffi, Carezze e altro, Pino Vermiglio, Laureana di Borrello, Ogginoi, 2009. Furio Sbarnemi, Diario di un disertore, Camerano (AN), Gwynplaine, ,  978-88-95574-14-1. Bruno Misefari, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Bruno Misefari, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Bruno Misefari, su Liber Liber.  Opere di Bruno Misefari, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Bruno Misefari, . Archivio Bruno Misefari presso l'International Institute of Social History di Amsterdam, su iisg.amsterdam, 04-02-. Fondo Bruno Misefari presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, su fondazionebasso.it. 04-02-. Gli anarchici contro il fascismo, celebre articolo di Giorgio Sacchetti.

 

modio: Grice: “Only in Italy a philosopher writes a treatise on a river – although the Isis would not be out of place for some Magdalenite!” – Grice: “His convito is a jewel!” -- frontespizio interno della sua opera più nota, “Il Convito.” Giovanni Battista Modio (talvolta anche noto coi nomi Gio. Battista Modio e Giovambattista Modio, nella versione latinizzata Iohannis Baptista Madius oppure Io. Baptista Madius; (Santa Severina), filosofo. Fu tra i primi seguaci di Neri.  Originario di Santa Severina, borgo collinare della Calabria Ulteriore, fu avviato agli studi di filosofia presso l'Archiginnasio di Napoli; in seguito passò a Roma, dove si avviò agli studi divenendo allievo di Fusconi. Iniziò a frequentare gli ambienti accademici, dove entrò in contatto con alcuni dei maggiori esponenti di spicco di quell'epoca come Molza e olomei.  Pubblicò la sua prima opera letteraria più famosa dal titolo Il convito, overo del peso della moglie, un dialogo diegetico ambientato a Roma durante il carnevale della città capitolina, in cui viene trattato il tema delle corna durante un convivio presieduto dall'allora vescovo di Piacenza Trivulzio e a cui parteciparono anche Gambara, Marmitta, Benci, Selvago, Raineri e Cesario.  Fu altresì grande estimatore degli scritti di Piccolomini.  Durante la stesura in lingua volgare di un Operetta de’ Sogni, si ammalò di febbre altissima; si spense dopo qualche giorno a Roma, nella tenuta di palazzo Ricci in via Giulia.  Opere:“Il convito,” Roma, per Valerio, e Luigi Dorici fratelli Bressani, “Il Tevere, dove si ragiona in generale della natura di tutte le acque, et in particolare di quella del fiume di Roma,” Roma, appresso a Vincenzo Luchini, “Origine del proverbio che si suol dire "anzi corna che croci", Roma, A. degli Antonii,” Jacopone da Todi, I Cantici del beato Iacopone da Todi, con diligenza ristampati, con la gionta di alcuni discorsi sopra di essi. Et con la vita sua nuovamente posta in luce, Giovanni Battista Modio, Roma, appresso Hi Salviano. Prospetto autore, su edit16.iccu..it. 7 dicembre .  Modio, Il Tevere, cit., c. 45r  Anno di pubblicazione della medesima opera. Gennaro Cassiani, Giovanni Battista Modio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

moiso: Grice: “I like Moiso; I would think my two favourite of his treatises is one on the ‘filosofia della mitologia’ (think Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on ‘nature and her forms’ – having built my career on the natural/non-natural distinction, it cannot but fascinate me!” Francesco Moiso (Torino), filosofo. Esperto di storia della filosofia e della scienza di fama internazionale, ha insegnato nelle Torino, Macerata e Milano (1991-2001). Le sue ricerche hanno riguardato la filosofia post-kantiana, con particolare attenzione al pensiero di Salomon Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su Kant, Fichte, Schelling e Hegel, Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il concetto di esperienza ed esperimento nel Romanticismo, la filosofia di Nietzsche nel suo rapporto con le scienze, il pensiero di Ernst Mach e di Ortega y Gasset. È stato membro della Schelling Kommission per l'edizione critica delle opere di Friedrich Wilhelm Joseph Schelling. Ha partecipato alla Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche di Rai Educational con due interventi sulla La filosofia della natura tedesca e sulla "Scienza specialistica e visione della natura nell’età goethiana". Presso l'Udine è stato istituito il CIRM Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia “Francesco Moiso”. Opere: Fondamentali, tra le altre opere, per la ricerca filosofico-scientifica le 210 pagine dedicate a “Magnetismus, Elektrizität, Galvanismus, in F.W.J. Schelling, Historisch-kritische Ausgabe. Ergänzungsband zu Werke Band 5. bis 9: Wissenschaftshistorischer Bericht zu Schellings naturphilosophischen Schriften,” Stuttgart, Frommann-Holzboog, e le oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana,” in “Il problema del vivente tra Settecento e Ottocento: aspetti filosofici, biologici e medici,” – Grice: “Interesting idea, ‘il vivente’ – we don’t have that thing in English, ‘a loose liver’ --. V Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Caratteristica degli suoi studi è la connessione tra ricerca storico-filosofica e impianto teoretico, fatto particolarmente evidente nel volume su Schelling. “La filosofia di Salomone Maimon,” Milano, Mursia, “Natura e cultura,” Milano, Mursia, “Vita natura libertà,” Milano, Mursia, “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana, in II problema del vivente tra Settecento e Ottocento. Aspetti filosofici, biologici e medici, V Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,” “Magnetismus, Elektrizität, Galvanismus, in F.W.J. Schelling, Historisch-kritische Ausgabe. Ergänzungsband zu Werke Band 5. bis 9. Wissenschaftshistorischer Bericht zu Schellings naturphilosophischen Schriften, Stuttgart, Frommann-Holzboog,” Nietzsche e le scienze, Milano, Cuem, -- Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e scienza,” Milano, Cuem, “La natura e le sue forme,” Cornelia Diekamp, Milano, Mimesis, “La filosofia della mitologia,” Matteo Vincenzo d'Alfonso, Milano, Mimesis. Schellings Elektrizitätslehre in: Heckmann, Reinhard; Krings, Hermann; Meyer, Rudolf W. (Hg.): Natur und Subjetivität. Zur Auseinandersetzung mit der Naturphilosophie des jungen Schelling, Stuttgart, Die Hegelsche Theorie der Physik und der Chemie in ihrer Beziehung zu Schellings Naturphilosophie, in Hegels Philosophie der Natur, hrsg. von R.-P. Horstmann und M.J. Petry. Stuttgart, “Il nulla e l'assoluto” La Wissenschaftslehre e Philosophie und Religion, in "Annuario Filosofico", “Teleologia dopo Kant,” In: Giudizio e interpretazione in Kant. atti del Convegno Internazionale per il II Centenario della Critica del Giudizio (Macerata, Genova, Idee in Schelling, in IDEA VI Colloquio Internazionale Roma, M. Fattori e M. Bianchi, Olschki ed, Firenze, Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini e Associati, Introduzione. Le Ricerche: una svolta nel pensiero di Schelling?, in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini e Associati, “Dio come persona,” in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini e Associati, De Candolle et Goethe. Botanique et Philosophie de la Nature entre la France et l'Allemagne, in Sciences et techniques en perspective, Kants naturphilosophisches Erbe bei Schelling und von Arnim, In "Fessellos durch die Systeme". frühromantisches Naturdenken im Umfeld von Arnim, Ritter und Schelling, StuttgartBad Cannstatt, La Naturphilosophie e i paradossi dell'infinito, in: "Romanticismo e modernità", Torino, La scoperta dell’osso intermascellare e la questione del tipo osteologico, in G. Giorello, A. Grieco (eds.), Goethe scienziato,  Torino, Einaudi, Schelling: il romano antico nella filosofia dell'arte, in "Rivista di estetica", Torino, Arnims Kraftlehre, in: "Frische Jugend, reich an Hoffen"Der junge Arnim. Zernikower Kolloquium der Internationalen Arnim-Gesellschaft, Tübingen Ortega y Gasset pensatore e narratore dell'Europa(Milano, 1Gargnano del Garda, Milano: Cisalpino (Acme / Quaderni; 48) E ho visto le idee addirittura con gli occhi, in: Goethe: la natura e le sue forme (Atti del Convegno Arte, scienza e natura in Goethe; Torino), Milano, Mimesis, Cornelia Diekamp,  Experientia/experimentum nel Romanticismo, in M. Veneziani (ed.), Experientia, Firenze: Olschki, L'albero della malattia. Motivi della medicina in età romantica, in Atti della sofferenza. Atti del seminario di studi. Udine,C. Casale e G. Garelli, Itinerari,  La percezione del fenomeno originario e la sua descrizione, in: Arte, scienza e natura in Goethe. Torino, R. Pettoello, Francesco Moiso, In memoriam, "Acme",D'Alfonso, Matteo V., In guisa di introduzione. L'interpretazione moisiana della "filosofia della luce" di Fichte, in "Rivista di storia della filosofia,” Marco Ivaldo, La fichtiana dottrina della scienza 1805 e l'interpretazione di Francesco Moiso, In memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", N. 19 (2003) Paul Ziche, "Un terzo più alto, la loro sintesi comune". Teorie della mediazione in Schelling, In memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", N. 19 (2003) Stefano Poggi, Dopo Schelling, dopo Goethe. Francesco Moiso lettore di Mach, in In memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", N. 19 (2003) Federico Vercellone, Da Goethe a Nietzsche. Francesco Moiso tra morfologia ed ermeneutica, in In memoria di Francesco Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", N. 19 (2003) P. Giordanetti, "Francesco Moiso interprete di Kant", in Rivista di storia della filosofia, n. 2-3, 2004,  559-578. Gian Franco Frigo, Natura della forma e storicità della sua comprensione, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005, Dietrich von Engelhardt, La responsabilità dell'uomo per la natura nel pensiero degli scienziati romantici intorno al 1800, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  29-48 Flavio Cuniberto, Corpo e mistero, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  49-52 Matteo Vincenzo d'Alfonso, I corsi di Francesco Moiso: una lezione di ricerca, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  53.62 Piero Giordanetti, Francesco Moiso e il kantismo di Nietzsche, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  63-68 Luca Guzzardi, Tra filosofia della natura e morfologia dei saperi: un ruolo per l'enciclopedismo, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005, 69-80. Federica Viganò, Morfologia e filosofia: la filosofia della natura come "tropica" del reale, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  81-94 Andrea Potestio (Tesi di laurea su Lo Schelling di Heidegger), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  95-98. Alessandro Mainardi (Tesi di laurea su L'estetica pittorica di Caspar David Friedrich), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  99-102. Alessio Cazzaniga (Tesi di laurea su La filosofia dell'evoluzione di Miguel de Unamuno), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, 2005,  103 ss., La natura osservata e compresa: saggi in memoria di Francesco Moiso, Federica Viganò, Milano, Guerini, 2005 N. Moro, In ricordo di Francesco Moiso, in "Rivista di Storia della Filosofia", 2 (),  391-392. Joerg Jantzen, In memoriam: Francesco Moiso verstorben In ricordo di Francesco Moiso. Università degli Studi di Milano, Sala Crociera Alta, 16 novembre   Francesco Moiso, La rivoluzione di Lavoisier, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Francesco Moiso, Goethe e la natura, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Francesco Moiso, Goethe poeta e scienziato, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Francesco Moiso, La riculturalizzazione della scienza, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche PHILOSOPHIEIN DER MITTE EUROPÄISCHER KULTUR Die Philosophie des Deutschen Idealismus im europäischen Vergleich: Entstehung, Rezeption, Wechselwirkung und heutige Wege und Ziele der Forschung Socrates–Erasmus Intensivprogramm 19992002 Schelling. Edition und Archiv Scheda biografica sul sito delle edizioni Mimesis Citazioni di opere di Francesco Moiso su Google Scholar Citazioni di Francesco Moiso su Google Citazioni di Francesco Moiso sul sito della Bayerische Akademie der WissenschaftenSchellingEdition und Archiv.

 

moleschott: Grice: “We have enough Italy-born Italian philosophers to include a Dutch-born one!” -- Jacopo Moleschott Dr. Jacob Moleschott Senatore del Regno d'Italia LegislatureXIII Dati generali UniversitàFreiherr-vom-Stein-Gymnasium Professionefisiologo e filosofo Jakob Moleschott (Hertogenbosch), filosofo. Naturalizzato italiano. Fu senatore del regno d'Italia nella XIII legislatura.   Jacobus Albertus Willebrordus Moleschott nasce a Hertogenbosch il 9 agosto del 1822, di famiglia agiata e di confessione cattolica. Moleschott vive la sua infanzia circondato da giardini in cui ama osservare composizioni floreali di ogni genere, dedicandosi alla lettura generalmente durante le ore serali. A quattro anni è perfettamente in grado di leggere, a otto anni il suo cuore di olandese si è già acceso agli interessi della rivoluzione belga del 1830. Il padre, anch'egli dottore, figlio di un importante farmacista, è dedito all'attività professionale dedicandosi all'educazione del figlio nella biblioteca privata di famiglia durante la sera. Jacob Moleschott si trasferisce a Kleve per frequentare il liceo ginnasio. Contrariamente a quanto si dice di lui, Moleschott non si considera un ragazzo prodigio, l'allora quindicenne futuro dottore si dedica incessantemente agli studi classici e umanistici, approfondendo la conoscenza della lingua latina e tedesca. Sotto la guida del Prof. Fleischer viene educato soprattutto ai classici romani; spesso accompagna il professore in lunghe passeggiate che hanno come scopo di discussione argomenti prettamente filosofici. Colpito fortemente dalle parole del professore: «Non reputo nessuno al di sopra e al di sotto di me.» comincia a seguire una dottrina liberale che è ben lontana dall'insegnamento teologico materno. Dopo la laurea in medicina conseguita ad Heidelberg nel 1845 egli vi ritorna nel 1847 come docente di fisiologia. Interessato fin da giovane anche alla filosofia, pubblica nel 1852 l'opera scientifico-filosofica dal titolo Der Kreislauf des Lebens: Physiologische Antworten auf Liebig's chemische Briefe (ed. Zabern, Mainz, 1852) tradotto in italiano con Circolazione della vita: risposte fisiologiche alle lettere sulla chimica di Liebig e poi semplificato in Il circolo della vita. Costruisce un rapporto di amicizia con i suoi professori contribuendo a diverse scoperte importanti, quale l'utilizzo di sostanze organiche della terra da parte delle piante, oscurando la teoria del dr. Liebig che aveva ipotizzato il contrario. Sostiene l'esame di abilitazione professionale a Leida e inizia l'esercizio della professione medica a Utrecht. Nonostante fosse tornato in patria, Moleschott è dell'idea che i Paesi Bassi avrebbero dovuto cominciare ad affiancarsi all'idea tedesca d'insegnamento della medicina, cercando di apprendere da essa i segreti e le meraviglie del sistema di ricerca dell'"oltre Reno". Non ha mai visto realizzare il suo sogno, disgustato soprattutto dal nepotismo che nei Paesi Bassi ormai va sviluppandosi sempre di più. Nonostante gli avessero proposto il ruolo di lettore per la medicina legale decide di abbandonare i Paesi Bassi, ritenendo:  «Questa disciplina non avrebbe mai potuto attrarmi, neppure se fossi rimasto volentieri a Utrecht. Essa obbliga i suoi cultori a esercitarla senza dedicarsi ad alcuna investigazione, senz'altre vedute».  Senza indugiare Moleschott si trasferisce nuovamente a Heidelberg dove gli viene offerta prima la possibilità d'insegnare anatomia comparata, poi la cattedra di chimica fisiologica. Durante tutto il suo periodo tedesco Moleschott tende ad accrescere sempre di più la sua conoscenza riguardo alla filosofia, essendo altresì sicuro che, insieme alla medicina, formano un bipolo inscindibile; solamente espandendo la conoscenza in entrambi i campi si può giungere a un miglioramento della conoscenza. L'Heidelberg è ricca di laboratori occupati per la ricerca in altri campi, Moleschott è solito tenere saltuariamente lezioni di chimica applicata alla fisiologia in casa sua, dove era riuscito ad allestire un piccolo laboratorio, fornendosi degli attrezzi necessari a piccole sperimentazioni e dimostrazioni. Durante la sua permanenza a Heidelberg scrive Le lettere fisiologiche, dove tratta dai temi di fisiologia e chimica, ai temi sul materialismo. Essendo i temi materialisti di spiccata crudezza, ripresi nel libro da lui scritto, Circolazioni della vita, Moleschott fu presto allontanato dall'università con l'accusa di fuorviare le menti giovani e portarle ad un'accettazione inconfutabile della non esistenza di Dio. Nonostante le risposte contrarie all'accusa di studenti che seguono attentamente il corso, con rammarico il "medico materialista" lascia la Germania e si trasferisce in Svizzera, subentrando al prof. Karl Ludwig come insegnante di fisiologia presso l'Zurigo. L'ormai trentenne Moleschott sbalordisce il pubblico zurighese con i suoi trattati di fisiologia meccanica, guadagnandosi un rapporto di amicizia, e di stima incondizionata, con il professore di lettere Francesco De Sanctis che lo definirà: «...autonomo e bastante a se stesso, che ha nella natura i suoi fini e i suoi mezzi le leggi del suo sviluppo, della sua grandezza e della sua decadenza come uomo e come società».  Non attribuisce a Moleschott la parola materialista; il medico credeva ciecamente nell'esistenza dello spirito nell'uomo, rimarcando però un'assenza di nesso tra spirito e Dio. Nel 1860 gli viene offerta la cattedra di fisiologia all'Torino: egli accetta e si trasferisce quindi in questa città, dove insegna dal 1861 al 1870. Diventato cittadino italiano, egli associa all'attività accademica quella politica. Passa poi ad insegnare all'Roma e diventa senatore del regno nel 1876.  Fu membro della Massoneria.  Muore nella capitale nel maggio 1893.  Il pensiero materialista Durante tutto il periodo dello sviluppo industriale, che ha interessato l'Europa intorno ai primi decenni del secondo Ottocento, Jakob Moleschott è stato considerato il teorico dello sviluppo tecnologico in ambito scientifico. Molte furono le critiche avanzate al fisiologo olandese, il quale, secondo Liebig, dopo i primi consensi in ambito fisiologico, mosse l'accusa di "dilettantismo" a quest'ultimo, appoggiato da moltissimi prestigiosi ricercatori dell'epoca. Secondo Lange, l'atteggiamento degli oppositori di Moleschott si riferisce all'attitudine mentale di quest'ultimo nel campo della ricerca; utilizzando le sue parole:  «Se i risultati della ricerca potessero essere interpretati solo dagli inventori […] si metterebbe in pericolo il concatenamento sistematico delle scienze e della cultura superiore dello spirito in generale. […] Colui che percorre attentamente tutto il dominio delle scienze della natura per farsi un'idea dell'insieme, apprezzerà spesso l'importanza di un fatto isolato meglio di colui che lo ha scoperto.»  Moleschott venne, dunque, considerato più un cultore della scienza medica che uno scienziato. Uomo di scienza, medico e, in particolare, fisiologo, Moleschott possiede anche una mente filosofica. Egli stesso dirà «La fisiologia, intesa come fisica e chimica applicate alla biologia, è per se stessa scienza filosofica, atta a consentire una concezione unitaria della natura» (J. Moleschott, Circolazione della vita). La materia è dunque scientificamente conosciuta nella sua essenza: essa è eterna e dotata di forze e questa forza è presente sia in ambito fisico, che chimico, che biologico. La cosiddetta forza vitale non è assolutamente immateriale per Moleschott, anzi, egli la considera proprietà della materia, un prodotto di conversioni tra altre forze materiali. La conversione e riconversione di tali forme di forza crea dinamicità intrinseca, ovvero la vita, ed essa è perennemente continua e incessantemente in circolazione. Differente è nel modo in cui colpisce gli esseri viventi e esseri non viventi: i primi acquisiscono irritabilità, psichicità, sensazione, movimento, i secondi invece acquisiscono essenzialmente fisicità e chimismo. Il principio fondamentale su cui si basa la teoria materialista del celebre fisiologo si trova nella perenne metamorfosi: ovvero la perenne trasformazione non solo nel campo della chimica, del magnetismo, dell'elettricità, della cinematica e della dinamica, ma anche attraverso l'azione della coppia nascita-morte. Nel pensiero di Moleschott il ricambio organico consiste in un vai e vieni bilanciato tra nascita e morte, quindi, tra vita e non vita. Vita e morte sono due modi di essere materiali in continuo e reciproco scambio; «...la vita si rigenera attraverso la morte, che è garanzia della vita» (J. Moleschott, Circolazione della vita). Tutto ciò viene spiegato attraverso un semplice processo; in natura gli organismi in decomposizione fecondano il terreno e questo a sua volta produce e nutre nuovi organismi. Nonostante la forte tendenza al pensiero materialista utilizza nei suoi libri un'intonazione tutt'altro che distaccata, quasi romantica. La natura è il luogo della circolazione della materia e quindi della vita, entrambe vi circolano animandola, e la loro eterna circolazione è considerata l'anima del mondo. Elementi triadici sono compresenti nella teoria del materialismo di Moleschott. La grande triade materialistaforma, composizione e funzionee della conoscenza scientificachimica, fisica, morfologia, fisiologia- sono fra loro strettamente integrate. Anima del mondo, ciclicità, polarità, triadismi, metamorfosi sono tutti moduli operanti del nucleo teorico del "materialismo scientifico".  Opere Kritische Betrachtung von Liebig's Theorie der Pflanzenernährung, mit besonderer Angabe der empirisch constatirten Thatsachen, Harlem, Erben F. Bohn, 1845. Die Physiologie der Nahrungsmittel. Ein Handbuch der Diätetik, Darmstadt, C.W. Leske, 1850. Physiologie des Stoffwechsels in Pflanzen und Thieren, Erlangen, F. Enke, 1851. Licht und Leben. Rede beim Antritt des öffentlichen Lehramts zur Erforschung der Natur des Menschen an der Züricher Hochschule, Frankfurt a. M., Meidinger, 1856. Physiologisches Skizzenbuch, Gießen, Roth, 1860. Pathologie und Physiologie. Vortrag bei der Wiedereröffnung der Vorlesungen über Physiologie an der Turiner Hochschule am 2. Dezember 1865 gehalten, Gießen, Roth, 1866. La circolazione della vita, traduzione di Cesare Lombroso, Milano, G. Brigola, 1869. Dell'alimentazione. Trattato popolare, traduzione di Giuseppe Bellucci, Milano, Treves, 1871. Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, Frankfurt a. M., Meidinger, 1857-1892. Per gli amici miei. Ricordi autobiografici, traduzione di Elsa Patrizi-Moleschott, Palermo, Milano, R. Sandron, 1902. Note  G. Cosmacini, Il medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott13.  G. Cosmacini, Il medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott35.  J. Moleschott, Circolazione della vita.  G. Cosmacini, Il medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott61.  Aldo A. Mola,Storia della Massoneria in Italia dal 1717 al , Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 160.  A. Lange, Storia del materialismo.  G. Cosmacini, Il medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott156.  Marcel Desittere, Un carteggio privato della famiglia Moleschott conservato a Bologna, in «Filologia critica», XXVIII, fasc. 1 (2003),  96-113. Giorgio Cosmacini, Il medico materialista. Vita e pensiero di Jakob Moleschott, RomaBari, Laterza, 2005. Alessandra Gissi, MOLESCHOTT, Jacob, in Dizionario biografico degli italiani,  75, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . 2 novembre .  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Jacob Moleschott Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Jacob Moleschott  Jacob Moleschott, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Jacob Moleschott, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  (IT, DE, FR) Jacob Moleschott, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Jacob Moleschott, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Jacob Moleschott, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Jacob Moleschott, .  Jacob Moleschott, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.  Fondo speciale Jacob Moleschott. Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, su badigit.comune.bologna.it. Scheda sul sito dell'Accademia delle Scienze di Torino, su torinoscienza.it.

 

mondin: Mondin: “Trust an Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve been called a systematic philosopher, too!” Grice: “At Oxford, we are very familiar with angels – but only Mondin takes angeologia seriously! Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!” battista mondin (Monte di Malo), filosofo. Dottore di Filosofia e Religione a Harvard. È stato decano della Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Mondin membro della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei suoi studi, le principali figure di riferimento sono state Tommaso d'Aquino e Paul Tillich, da cui ha tratto l'ideale di un accordo e di un mutuo sostegno tra filosofia e teologia.  Opere: Etica, Etica e politica, Filosofia, Antropologia filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di Aquino e i suoi interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia filosofica e filosofia della cultura e dell'educazione Epistemologia e cosmologia Logica, semantica e gnoseologia Ontologia e metafisica Storia della metafisica, Storia della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica, metafisica, analogia in Aquino; History of mediaeval philosophy, Storia della filosofia medievale Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale Il sistema filosofico di Aquino Corso di storia della filosofia, Corso di storia della filosofia, Corso di storia della filosofia, L'uomo: chi è? Introduzione alla filosofia. Problemi, sistemi, filosofi La filosofia dell'essere di Aquino Teologia Maria madre della Chiesa. Piccolo trattato di mariologia “Il ritorno degli angeli” -- trattato di angelologia, Roma, Pro Sanctitate, Ospitato su archive.is. Dizionario storico e teologico delle missioni Dizionario enciclopedico del pensiero di Aquino,  Essere cristiani oggi. Guida al cristianesimo Il problema di Dio. Filosofia della religione e teologia filosofica La cristologia di Aquino. Origine, dottrine principali, attualità Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia, Gli abitanti del cielo Gesù Cristo salvatore dell'uomo La chiesa sacramento d'amore La trinità mistero d'amore Dizionario dei teologi Introduzione alla teologia Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica Scienze umane e teologia Cultura, marxismo e cristianesimo I teologi della liberazione, “Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi” Filosofia e cristianesimo I teologi della speranza I grandi teologi Professore  I grandi teologi Professore  I teologi della morte di Dio Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Software Filosofia della cultura e dei valori Le realtà ultime e la speranza cristiana Religione Nuovo dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti Commento al Corpus Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli) The Popes of the modern Ages. From Pius IX to John Paul II La chiesa primizia del regno. Trattato di ecclesiologia Mito e religioni. Introduzione alla mitologia religiosa e alle nuove religioni L'uomo secondo il disegno di Dio. Trattato di antropologia teologica Preesistenza, sopravvivenza, reincarnazione Teologie della prassi L'eresia del nostro secolo Società Storia dell'antropologia filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un progetto impossibile? Philosophical anthropology Una nuova cultura per una nuova società. Note  In ricordo di padre Battista Mondin.  Un tomista ed "oltre" del XX secolo: Battista Mondin di Pierino Montini, Congresso tomista internazionale, Roma 2003, nel sito "E- Aquinas" Studium thomisticum virtuale. Filosofia Filosofo del XX secoloTeologi italiani 1926  29 luglio 29 gennaio Parma

 

montani: pietro montani (Teramo), filosofo. Allievo di Emilio Garroni, è Professore di Estetica alla Sapienza Roma, è stato Directeur d'Études Associé presso all'EHESS di Parigi e ha insegnato Estetica al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. La sua ricerca si concentra oggi principalmente sui temi di filosofia della tecnica.  Allievo di Emilio Garroni, per Montani l'estetica non va considerata come filosofia dell'arte, ma come una teoria della sensibilità umana, che ha la peculiarità di essere aperta agli stimoli del mondo esterno. La riflessione di Montani si snoda in diversi passaggi e attraverso il confronto con alcuni dei protagonisti della filosofia, della linguistica, della semiotica e della teoria del cinema del Novecento, avendo sempre come punto di riferimento la filosofia critica di Kant.  Pensiero Ermeneutica e filosofia critica Nel 1985 Montani pubblica Il debito del linguaggio, in cui, partendo dal confronto con le teorie strutturaliste, in particolare quelle di Roman Jakobson e Jan Mukarovsky, mostra come la questione del significato del testo poetico non possa essere risolta mediante l'individuazione del codice linguistico o semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica della significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito da Montani in Estetica ed ermeneutica. In questo testo Montani, prendendo le mosse dalla filosofia critica kantiana, propone di ripensare la veritànel senso heideggeriano della a-letheia, del dis-velamento dell'essere come una situazione ermeneutica strettamente legata all'effettiva esperienza del soggetto, seguendo la rilettura della filosofia di Heidegger proposta da Hans Georg Gadamer.  Il cinema sovietico La formazione e il pensiero di Montani sono stati segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per due autori sovietici: Dziga Vertov e Sergej Michajlovič Ėjzenštejn. Di entrambi ha curato l'edizione italiana degli scritti.  Verso una teoria dell'immaginazione Nel testo L'immaginazione narrativa (Guerini 1999) Montani coniuga l'interesse per il cinema con quello più strettamente filosofico per il tema dell'immaginazione. Montani propone di considerare l'immaginazione nei termini in cui, in Tempo e racconto, Paul Ricœur parla della narrazione, ovvero come di un processo di “rifigurazione” dell'esperienza del tempo da parte dell'uomo. Per Ricoeur la narrazione ha il potere di far fare al lettore esperienza di un tempo propriamente umano. Montani fa propria la tesi di Ricoeur, applicandola però, all'ambito della narrazione cinematografica. Montani ritiene che il territorio dell'immaginazione in cui lavora il cinema sia quello dell'intreccio tra finzione e testimonianza, tra la costruzione dell'intreccio narrativo e la documentazione del reale. La trasformazione dell'esperienza del tempo avviene, così, ad un livello più profondo e creativo.  Tecnica ed estetica Con Bioestetica si inaugura la fase più recente del pensiero di Montani, dedicata all'approfondimento del rapporto tra tecnica e estetica. Attraverso il paradigma della bioestetica Montani propone di leggere i fenomeni di biopotere che caratterizzano l'epoca contemporanea a partire dalla loro natura innanzitutto tecnica ed estetica, cioè a partire dal fatto che la sensibilità dell'essere umano viene sempre più orientata ed organizzata tecnicamente. Il biopotere consiste proprio nella capacità di canalizzare la sensibilità umana. In L'immaginazione intermediale Montani prende in analisi i modi in cui il cinema risponde alle forme di anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla spettacolarizzazione della politica emersa in seguito all'attentato delle Torri Gemelle, Montani introduce il concetto di "autenticazione dell'immagine", che non consiste nell'accertamento del referente fattuale dell'immagine (il vero, il reale) ma nella rigenerazione di un orizzonte di senso condiviso, la capacità di riferimento dell'esperienza e del linguaggio, in un'epoca caratterizzata da crescenti fenomeni di “indifferenza referenziale” La riflessione sul rapporto tra estetica e tecnica continua in Tecnologie della sensibilità, in cui viene teorizzata l'esistenza di una terza funzione dell'immaginazione: accanto a quella produttiva e riproduttiva vi è una funzione interattiva. L'immaginazione interattiva diventa il paradigma attraverso cui leggere l'epoca contemporanea, attraversata profondamente da fenomeni dell'interattività digitale e dalla proliferazione di ambienti virtuali  -- Opere: -- “Il debito del linguaggio: il problema dell'auto-riflessività nel segno, nel testo e nel discorso,” – Grice: “There is the ‘debito’ and there is the ‘credito’ or ‘price’ of semiosis, too!” -- Marsilio, Venezia; -- Grice: “Actually, Montani uses ‘aesthetic self-reflection,’ using ‘aesthetic’ etymologically, as per what he calls ‘ermeneutica sensibile’ --  Fuori campo: studi sul cinema e l'estetica, Quattroventi, Urbino; Estetica ed ermeneutica: senso, contingenza, verità, Laterza, Roma-Bari;  L'immaginazione narrativa: il racconto del cinema oltre i confini dello spazio letterario, Guerini e associati, Milano; Arte e verità dall'antichità alla filosofia contemporanea: un'introduzione all'estetica, Laterza, Roma-Bari; L'estetica contemporanea: il destino delle arti nella tarda modernià,  Carocci, Roma; Lo stato dell'arte: l'esperienza estetica nell'era della tecnica, M. Carboni e P. Montani, Laterza, Roma-Bari; Bioestetica: senso comune, tecnica e arte nell'età della globalizzazione, Carocci, Roma; L'immaginazione intermediale: perlustrare, rifigurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza, Roma-Bari;  Tecnologie della sensibilità. Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. -- Note  P. Montani, Il senso, Rai Scuola, su raiscuola.rai.it.  I percorsi dell'immaginazione. Studi in onore di Pietro Montani., Pellegrini, .  Rinaldo Censi, Cine-occhi e cine-pugni: due modi di intendere il cinema, su Nazione Indiana, 10 febbraio . 26 aprile .  L'immaginazione estatica. Estetica, tecnica e biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 luglio .  Alessandra Campo, Biopolitica come an-estetizzazione. Il significato estetico della biopolitica, su sintesidialettica.it. 2 luglio .  P. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, ,  7-9.  P. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, ,  21-24.  Anna Li Vigni, Gli occhiali per immaginare, Il Sole 24 Ore. 2 luglio .  La vita immersa nell’estetica del virtuale, su ilmanifesto.it.

 

montinari: Grice: “If I were asked to identify the main difference between the Italian philosopher and the Oxonian philosopher is that the Italian philosopher takes Nietzsche seriously! But then he lived at Torino!” -- Mazzino Montinari   Karl-Heinz Hahn / Mazzino Montinari: Friedrich Nietzsche: Ecce Homo, Faksimileausgabe, Lipsia / Wiesbaden 1985. «Nelle istituzioni esistenti, sostenute da immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci, allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della ragione.»  Mazzino Montinari (Lucca), filosofo. È considerato uno dei massimi editori e interpreti dell'opera di Friedrich Nietzsche. Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal titolo La volontà di potenza e che le cinque diverse compilazioni che la sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di Nietzsche.  Magnifying glass icon mgx2.svgElisabeth Förster-Nietzsche § Nietzsche-Archiv.  Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all'Pisa, presso la quale si laureò nel 1949 con una tesi di filosofia della storia sui movimenti ereticali a Lucca.  Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista italiano, presso il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Nel 1953, mentre visitava la Germania Est per motivi di ricerca, fu testimone della rivolta del '53. Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del 1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito. Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del socialismo. Tra il 1950 ed il 1957 collaborò con le Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore dell'omonima libreria in Roma.  Alla fine degli anni 1950, con Giorgio Colli, iniziò a preparare una traduzione italiana delle opere di Nietzsche. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e manoscritti in Weimar, Colli e Montinari decisero di iniziarne una nuova edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in italiano da Adelphi, in francese da Éditions Gallimard (Parigi), in tedesco da Walter de Gruyter e in olandese da Sun (tradotta da Michel van Nieuwstadt). Per questo lavoro fu preziosa l'abilità di Montinari nel decifrare la scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel momento trascritta solo da "Peter Gast“ (pseudonimo di Heinrich Köselitz).   La prima pagina del manoscritto di Ecce Homo. Nel 1972 fondò la rivista internazionale Nietzsche-Studien di cui fu coeditore fino alla morte. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti di Nietzsche, Montinari diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e filosofica, inserendo Nietzsche nel contesto del proprio tempo.  Opere : “Che cosa ha veramente detto Nietzsche”  Roma, Ubaldini, ripubblicato come  “Che cosa ha detto Nietzsche,” [Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word and should be avoided!” -- Giuliano Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche, Roma, Editori Riuniti,  Nietzsche lessen. Curatele: edizioni critiche Johann Wolfgang Goethe, Teoria della Natura, raccolta di testi e trad. M. Montinari, Torino, Boringhieri, 1958; Milano, SE,  Friedrich Nietzsche, Lettere a Erwin Rohde, M. Montinari, Torino, Boringhieri, Friedrich Nietzsche, Opere, M. Montinari, Giorgio Colli, trad. di M. Montinari, L. Amoroso et all., Milano, Adelphi,  Friedrich Nietzsche, Il caso Wagner: Crepuscolo degli idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti postumi, 1887-1888, Sossio Giametta, Ferruccio Masini, M. Montinari, Giorgio Colli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1975 Friedrich Nietzsche, Ecce homo; Ditirambi di Dioniso; Nietzsche contra Wagner; Poesie e scelta di frammenti postumi (1888-1889), Roberto Calasso e M. Montinari, Giorgio Colli, Milano, A. Mondadori, 1977 Friedrich Nietzsche, Schopenhauer come educatore, M. Montinari e Giorgio Colli, Milano, Adelphi, Epistolario di Friedrich Nietzsche, María Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi,  [curatela, postumo] Friedrich Nietzsche, Scritti giovanili,  Giorgio Colli, Mario Carpitella, M. Montinari, trad. di Mario Carpitella, Milano, Adelphi, Arthur Schopenhauer, La vista e i colori-Carteggio con Goethe, M. Montinari, Abscondita, 2002  In lingua tedesca Friedrich Nietzsche, Werke: kritische Gesamtausgabe, Giorgio Colli, M. Montinari, Wolfgang Müller-Lauter, Walter de Gruyter,  Nietzsche Briefwechsel: Kritische Gesamtausgabe, Giorgio Colli, Norbert Miller, M. Montinari, Annemarie Pieper, Renate Müller-Buck, collaboratore Norbert Miller Annemarie Pieper, Renate Müller-Buck, Walter de Gruyter, Friedrich Nietzsche, Sämtliche Werke: Kritische Studienausgabe in 15 Bänden, Giorgio Colli e M. Montinari, Walter de Gruyter, Nietzsche-studien: Internationales Jahrbuch Für Die Nietzsche-Forschung, di M. Montinari, Friedrich Nietzsche, Wolfgang Müller-Lauter, Heinz Wenzel, Walter de Gruyter,  Heinrich Heine, Späte Prosa, 1847-1856: Säkularausgabe, Hans Böhm, M. Montinari, Helmut Brandt, Akademie-Verlag, 1988 [Originale disponibile presso la University of California] In lingua slovacca Zarathusztra az Ím ígyen szólva Zarathusztra előtt, di M. Montinari, Ildikó Várnagy, Gábor Romhányi Török . Note  Nota introduttiva a Genealogia della morale (di Friedrich Nietzsche), pagg. XIX-XX.  Mazzino Montinari, "La Volonté de puissance" n'existe pas, Editions de l'Eclat,  Nietzsche e Van Gogh, due cardini del pensiero occidentale moderno di Mirko Bettozzi (Liberaldemocaratici.it), su liberaldemocratici.it. 27 ottobre 2008 5 marzo ).  «Tant qu'il ne fut pas possible aux chercheurs les plus sérieux d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche, on savait seulement de façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas comme telle (...) Nous souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits, soit celui du retour à Nietzsche.» (Gilles Deleuze)  Aveva infatti ottenuto una borsa di studio della Scuola Normale Superiore a Francoforte sul Meno.  Rinascita OnLine  Che era stato il suo maestro negli anni 1940.  Sito ufficiale  Walter de Gruyter GmbH & Co. K, su degruyter.com. 19 ottobre 2008 23 agosto 2008).  Cenni biografici  Nietzsche-Studien  Slovak Library Full Record,  di ricerca su cataloghi e raccolte di biblioteche slovacche[collegamento interrotto]  Giuliano Campioni, «MONTINARI, Mazzino», Dizionario Biografico degli ItalianiVolume 76 (), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Giuliano Campioni, Mazzino Montinari in den Jahren 1943 bis 1963, in "Nietzsche-Studien", Giuliano Campioni,"Die Kunst, gut zu lesen". Mazzino Montinari und das Handwerk des Philologen, in "Nietzsche-Studien", B Giuliana Lanata, Esercizi di memoria, Bari, Levante Editori, 1989 (notizie su M. M. nell'articolo su Giorgio Colli anche a proposito dell'Enciclopedia di autori classici, Editore Boringhieri, progettata e diretta da Colli e a cui M.M.collaborò) Paolo D’Iorio (éd.), Mazzino Montinari. L'arte di leggere Nietzsche, Firenze, Ponte alle grazie, 1992,  95. Giuliano Campioni, Leggere Nietzsche. Alle origini dell'edizione critica Colli-Montinari. Con lettere e testi inediti, Pisa ETS 1992, Mazzino Montinari: l'arte di leggere Nietzsche Paolo D'Iorio, Pubblicato da Ponte alle grazie, Studi germanici — Di Istituto italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni dell'Ateneo, 2001, Originale disponibile presso la l'Università della Virginia — Sezione 1, pag. 7 "Mazzino Montinari, Nietzsche", di Francesca Tuca Giuliano Campioni, Da Lucca a Weimar: Mazzino Montinari e Nietzsche in Nietzsche. Edizioni e interpretazioni, Maria Cristina Fornari, ETS, Pisa Giuliano Campioni,Die "ideelle Bibliothek Nietzsches". Von Charles Andler zu Mazzino Montinari in Zur unterirdischen Wirkung von Dynamit (Nietzsche), Michael Knoche, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden 2006 Giuliano Campioni,“Der Karren unserer Arbeit”. Sechzehn Briefe von Mazzino Montinari an Delio Cantimori, in «Nietzsche-Studien», 36, 2007  Gilles Deleuze Nietzsche-Archiv Pensiero di Schopenhauer Roberto Roscani Torino#Filosofi Giuliano Campioni, Mazzino Montinari, in Dizionario biografico degli italiani,  76, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Opere di Mazzino Montinari, .  Centro interdipartimentale di studi Colli-Montinari su Nietzsche e la Cultura Europea — Pisa, Lecce, Padova e Firenze (Centronietzsche.net), su centronietzsche.net.

 

moramarco: Grice: “Unlike Moramarco, what most people know about massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice: “Moramarco analyses massoneria aa a philosophical cult, talking about ‘brotherly link’ ‘vincolo fraterno’ – he has unearthed a few fascinating details about massoneria in Italy -- michele moramarco (Reggio nell'Emilia), filosofo. Esponente italiano della Massoneria tradizionale e assertore di una sintesi religiosa tra Mazdeismo e Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia di Altamura, di ascendenze latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante il dominio dei Farnese. Studioso di Massoneria, ha scritto la Nuova Enciclopedia Massonica in tre volumi (1989-1995, seconda ed. 1997), importante testo di ricerca massonologica. Un suo precedente volume, La Massoneria ieri e oggi (1977), fu tra i primi, sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del regime sovietico, che aveva proscritto le Logge.  Iniziato nel Grande Oriente d'Italia il 10 dicembre 1975, divenne Maestro Venerabile della Loggia Intelletto e Amore n. 723, e nel 1986 ricevette la decorazione all'Ordine di Giordano Bruno, conferita a quanti si distinguono nello studio e nella diffusione degli ideali massonici.  Nel 1983 fu il coordinatore scientifico del Convegno Internazionale 250 anni di Massoneria in Italia, al quale parteciparono studiosi quali Paolo Ungari, Alessandro Bausani, Aldo A. Mola, Alberto Basso, Fabio Roversi Monaco, Paolo Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima risposta pubblica, da parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani, alle degenerazioni della P2.  Nello stesso anno, in qualità di Garante d'Amicizia tra il Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa, richiese, d'accordo con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge sudafricane, peraltro già avviate in tale direzione dal 1977 (quando un gruppo di Liberi Muratori della Massoneria Prince Hall era stato ammesso nella Loggia "De Goede Hoop" di Cape Town), abrogassero l'apartheid, scelta che esse fecero, qualificandosi tra le prime associazioni bianche a superare la segregazione razziale.  Nel 1992 uscì dal Grande Oriente d'Italia, rigettandone il laicismo, per ravvivare i nuclei massonici di impronta cristiana e spiritualista, che assunsero la denominazione Real Ordine degli Antichi Liberi e Accettati Muratori (A.D. 926). Su tale concezione della Massoneria ha scritto La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (), un testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della devozione alla Vergine Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della divina Sophia, nella genesi della spiritualità massonica.  Ha ricostruito le vicende della Gran Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di Liberi Muratori in Italia, nel volume Piazza del Gesù (1944-1968). Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana (1992), contribuendo in seguito alla realizzazione di programmi tematici per varie emittenti televisive, tra le quali Rossija 24 (), Reteconomy () e È TV Rete7.  Ha conseguito il 33º grado del Rito scozzese antico ed accettato e il VII del Rito filosofico italiano, che nel secondo decennio del Novecento vide tra le sue fila i neopitagorici Arturo Reghini e Amedeo Rocco Armentano.  Nel 1986 ha fondato in Italia l'Antico Rito Noachita su patente ricevuta presso il British Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia "Heliopolis" di Londra.  Ha realizzato una colonna sonora per i rituali massonici, dal titolo Masonic Ritual Rhapsody.  Il 28 giugno 2003, presso la Loggia "Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro nell'Independent Order of Odd Fellows.  Già attivo con Joseph L. Gentili (1946-2008), editore del newsletter Brooklyn Universalist Christian, in un progetto di restaurazione della Chiesa Universalista d'America, contro la deriva liberal di quel movimento, ha ricevuto il navjote zoroastriano nel 2003. Nel volume Il Mazdeismo Universale propone una visione eclettica di tale religione, collegando ad essa elementi del misticismo ebraico, del dualismo platonico e cristiano, del buddhismo Mahāyāna, e riconoscendo in Gesù il saoshyant (divino soccorritore, messia) profetizzato dall'antica religione iranica, in una prospettiva teologica di tipo mazdeo-cristiano, intorno alla quale si è formata una Fraternità Mazdea Cristiana.  Si è avvicinato alle correnti latitudinaria e mistica dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di Charles Loyson, confluendo in una comunità religiosa di orientamento eclettico , ove ha potuto conservare la doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale gruppo, che nel gennaio  ha assunto la denominazione Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata Universalista, è un oblato di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che, ispirandosi alle tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del Cristianesimo celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia, o di soccorso fraterno" anche nei riguardi di animali e piante.  Laureatosi cum laude in Filosofia presso l'Bologna nel 1977, con una tesi sul pensatore indiano Sri Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista Giorgio Renato Franci), nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in Training autogeno e Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida di Luigi Peresson.  Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo nei libri La celeste dottrina noachita (1994) e I Magi eterni (), di fenomenologia del sacro ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in Psicologia del morire (1991). Ha scritto negli anni 1973-1975 sulle esperienze di autogestione dei lavoratori nel mondo e sui rapporti tra socialismo e religione per Azione nonviolenta, la rivista fondata da Aldo Capitini. Con il saggio Per una rifondazione del Socialismo partecipò al simposio "Marxismo e nonviolenza" (Firenze, 1975) nel quale intervennero, tra gli altri, Norberto Bobbio e Roger Garaudy.  Dal 1971 è un sostenitore della lingua ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al gruppo esperantista bolognese "Achille Tellini 1912".  In ambito narrativo, ha scritto Diario californiano (1981) e Torbida dea (2007).  Si è occupato di storia dello spettacolo, scrivendo I mitici Gufi (2001), sul celebre quartetto di cabaret degli anni sessanta, e partecipando all'allestimento del programma Gufologia per Rai Sat (2002); con l'ex "Gufo" Roberto Brivio ha collaborato sia nella riproposta del repertorio del gruppo in teatri e circoli culturali, sia nella realizzazione di un laboratorio teatrale e musicale che vide attivamente coinvolti numerosi alunni portatori di disabilità, presso l'Istituto medio superiore in cui insegnò psicologia dal 1994 al 2009.  Ha inciso quattro CD, Allucinazioni amorose (meno due), Gesbitando, Come al crepuscolo l'acacia e Existenz, che contengono sue canzoni e brevi suites strumentali, ricevendo il plauso, tra gli altri, di critici come Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica & Parole) e Salvatore Esposito (Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi, Ernesto Bassignano, Giorgio Conte e dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu Ito.  Nel dicembre  è stato chiamato da Luisa Melis, figlia e continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron della RCA Italiana, a far parte della giuria del Premio De André (XVI, XVII e XVIII edizione).  Opere:“La Massoneria” (De Vecchi, Milano), “La Massoneria: cronaca, realtà, idee (De Vecchi, Milano), “Per una rifondazione del socialismo, in : Marxismo e nonviolenza (Lanterna, Genova), “La Libera Muratoria” (SugarCo, Milano). Masonstvo v proshlom i nashtoiashchem (Progress, Moskva 1990), “La Massoneria. Il vincolo fraterno che gioca con la storia” (seconda ed., Giunti, Firenze) Diario californiano (Bastogi, Foggia) Grande Dizionario Enciclopedico UTET (quarta ed., Torino) (voci: Antroposofia, Besant, Cagliostro, Radiestesia, ecc.) L'ultima tappa di Henry Corbin, in Contributi alla storia dell'Orientalismo, G.R. Franci (Clueb, Bologna) “250 anni di Massoneria in Italia” (Bastogi, Foggia) Nuova Enciclopedia Massonica (Ce.S.A.S., Reggio E.; seconda ed.: Bastogi, Foggia) Psicologia del morire, in  I nuovi ultimi (Francisci, Abano Terme) Piazza del Gesù. “Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana” (Ce.SA.S. Reggio Emllia) Sette Lodi Massoniche alla Beata Vergine Maria (Real Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia 1992) La celeste dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio E.) I mitici Gufi (Edishow, Reggio Emilia 2001) Torbida dea. Psicostoria d'amore, fantomi & zelosia (Bastogi, Foggia) Il Mazdeismo Universale. Una chiave esoterica alla dottrina di Zarathushtra (Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra Zarathushtra e Gesù (con Graziano Moramarco) (Om Edizioni, Bologna ) La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (Om Edizioni, Bologna ) Massoneria. Simboli, cultura, storia (consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti del Mistero/Giunti-De Vecchi, Firenze ) Introduzione alla Libera Muratoria (Il Settenario, Bologna ) Musica Allucinazioni amorose (meno due) (cd) (Bastogi Music Italia) Masonic Ritual Rhapsody (cd) (Bastogi Music Italia 2008) Gesbitando (cd, con Andrea Ascolini) (Bastogi Music Italia ) Come al crepuscolo l'acacia (cd) (Heristal Entertainment, Roma ) Existenz (cd) (Heristal Entertainment, Roma ). Note  Aplogruppo I-Z63, subclade L 1242  A. A. Mola, Un valido impulso per una Massoneria "à parts entières", in 250 anni di Massoneria in Italia,  11-13; F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) (2008) (v. )  Una breve rassegna di testi fondamentali sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da Massimo Introvigne. Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore, p.1 inserto domenicale, 29 aprile 1990 e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, 6 ottobre 1990,  97-98.  Il volume fu pubblicato nel 1990, anno della dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice Progress (v.  e )  V. Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo delle logge e dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, 26 giugno 1983, p.5  Grand Lodge of South Africa  Il Corriere della Sera dedicò un lungo articolo allo "scisma" (v. ). Del Real Ordine A.L.A.M. si è occupato anche il centro di ricerca Cesnur, diretto dal noto storico e sociologo delle religioni Massimo Introvigne, v.//cesnur.org/religioni_italia/a/appendice_02.htm. Il termine Real non aveva alcun riferimento alla storia italiana, ma si richiamava alla leggenda, contenuta negli Antichi doveri, secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue proto-costituzioni dal re Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan) nel 926 d.C.; recentemente il Real Ordine ha assunto la denominazione di Unione Cristiana dei Liberi Muratori  Rito filosofico italiano  Antico Rito Noachita  Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music Italia, 2008. youtube.com/watch?v=rSs04kpA36U. A questa esperienza è collegata la sua iscrizione alla SIAE come autore musicale  Del percorso che lo ha condotto verso la visione di Zoroastro (Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay, Parsiana, così come il quotidiano torinese La Stampa (v. ).  v. mazdeanchristian.wordpress.com/  latitudinarismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. v. riformatiuniversalisti.wordpress.com// In questa comunità si ritrovano, su vari temi, idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo, dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen (1838-1884). Frequenti e significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di Louis Claude de Saint-Martin (1743-1803) e alla "religione aperta"o della "compresenza dei morti e dei viventi"elaborata da Aldo Capitini (1899-1968)  Giulio Stracciati  Shinobu Ito  E. Albertoni, Tante fedi, nessun dogma (recensione della Nuova Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore, 29 aprile 1990 I, inserto culturale domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili (Corriere della Sera, 19 gennaio 199316) S. Esposito , Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza Mazdea CristianaIntervista con Michele Moramarco (in Secreta Magazine n°3/4 marzo-Aprile ,  21–29) S. Esposito , Gesbitando: intervista con Michele Moramarco (Blogfoolk, 4, ) F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) (Bastogi, Foggia 2008) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est. Così parlò Zoroastro (La Stampa, Torino, 21 novembre 200633) S. Sari, Unico e plurimo al contempo, Dio secondo gli Zoroastriani [intervista a M.M.](Libero, 25 novembre 200613) G. Giovacchini, Cultura e spiritualità della Massoneria italiana nella seconda metà del '900 [prefazione di Michele Moramarco] (Tiphereth, Acireale-Roma )  Zoroastrismo Universalismo Massoneria Rosacroce Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Michele Moramarco Collabora a Wikiquote Citazionio su Michele Moramarco Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Michele Moramarco  Sito ufficiale, su michelemoramarco.it.  blog del Real Ordine A.L.A.M., su realordine.wordpress.com. Pagina sul sito di Heristal Entertainment, su heristal.eu. blog degli anglicani latitudinari, su riformatiepiscopali.wordpress.com.

 

moravia: Grice: “I like Moravia: he has philosophised on what makes us ‘human,’ (“il pungolo dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is sublime – and he has played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the universi di senso with which I cannot but agree! – provided we don’t multiply them ad infinitum!” --  Grice: “I like Moravia’s idea of ‘la ragione nascosta’ – you have indeed to seek and thou shalt find!” -- “Il Nietzsche che prediligo è il Nietzsche terreno, umano, presente nel tempo. È il Nietzsche intrepido esploratore del sottosuolo dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il Nietzsche che fertilmente e sofferentemente (non narcisisticamente) vive e pensa il nichilismo: ma per andare oltre il nichilismo. È soprattutto il Nietzsche cheneo-illuminista forse malgrado luivuole conoscere, capire, dare un (nuovo) senso alle cose.” Sergio Moravia (Bologna), filosofo. È Professore di Storia della Filosofia all'Università degli studi di Firenze.  Allievo di Eugenio Garin, si è formato in ambiente fiorentino conseguendovi la laurea in filosofia nel 1962 con tesi su Gian Domenico Romagnosi. Professore incaricato dal 1969, è poi diventato, nel 1975, ordinario di Storia della Filosofia all'Firenze.  Nel corso della sua carriera, si è interessato particolarmente dell'illuminismo francese e del pensiero del Novecento, della storia e dell'epistemologia delle scienze umane, con particolare attenzione all'antropologia, la filosofia della mente e l'esistenzialismo. I suoi studi e le sue ricerche hanno aperto nuove prospettive interdisciplinari fra pensiero filosofico e scienze umane.  Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte verso l'opera e il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale, nel 1976, pubblicò già una celebre antologia dal titolo La distruzione delle certezze e, nel 1985, una raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano. Proprio un nuovo modo di avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo tedesco lo hanno reso uno dei suoi interpreti più originali e più discussi.  Grazie ai suoi studi e contributi filosofici, è stato visiting professor presso l'Università della California a Berkeley, l'Università del Connecticut a Storrs e il Center for the Humanities della Wesleyan University.  Conferenziere presso altre sedi universitarie americane (fra le quali, Harvard, UCLA, Boston) ed europee (Francia, Belgio, Germania), è cofondatore della “Società italiana degli studi sul XVIII secolo”, nonché membro del Comitato direttivo delle Riviste filosofiche “Iride” e “Paradigmi”. Collabora ai giornali Corriere della Sera, Quotidiano nazionale, La Repubblica.  Opere:“Il tramonto dell'Illuminismo. Filosofia e politica,” Laterza, Roma-Bari, “ La ragione nascosta.” Scienza e filosofia nel pensiero di Claude Lévi-Strauss, G.C. Sansoni, Firenze, La scienza dell'uomo nel Settecento, Laterza, Roma-Bari, L’antropologia strutturale, G.C. Sansoni, Firenze, Introduzione a Sartre, Laterza, Roma-Bari, La teoria critica della società, G.C. Sansoni, Firenze, Il pensiero degli idéologues. Scienza e filosofia, La Nuova Italia, Firenze, “La distruzione delle certezze. Raccolta antologica di scritti nietzschiani, La Nuova Italia, Firenze, 1Linguaggio, scuola e società (con T. De Mauro e R.A. Santoni), -- not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze,  Filosofia e scienze umane nell'età dei Lumi, G.C. Sansoni, Firenze, Pensiero e civiltà, Le Monnier, Firenze, “Il ragazzo selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e psichiatria nei testi di Itard, Pinel e dell'anonimo della "Décade", Laterza, Roma-Bari (prima edizione, Itinerario nietzscheano, Guida, Napoli, Educazione e pensiero, Le Monnier, Firenze, Filosofia: storia e testi, Le Monnier, Firenze, L'enigma della mente. Il mind-body problem nel pensiero contemporaneo, Laterza, Roma-Bari, Compendio di filosofia,  Le Monnier, Firenze, L'enigma dell'esistenza. Soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto, Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita. Modi d'essere, sofferenze, terapie dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis Edizioni, Milano, Ragione strutturale e universi di senso. Saggio sul pensiero di Claude Lévi-Strauss, Le Lettere, Firenze, “La Massoneria. La storia, gli uomini, le idee (con Z. Ciuffoletti), Mondadori, Milano, Firenze e il Neo-Umanesimo. Arte, cultura, comunicazione multimediale all'alba del Terzo Millennio, Le Lettere, Firenze, Lo strutturalismo, Le Lettere, Firenze, Sigmund Freud. Filosofia e psicoanalisi, raccolta antologica di scritti freudiani, UTET, Torino. "Il pensiero", in: L'universo del corpo, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma,  "Filosofia della mente e realtà psichica", in: C. Genovese , La realtà psichica, Edizioni Borla, Roma, "L'esistenza e il male", in:  "Mysterium iniquitatis", Gregoriana Editrice, Padova  "Il "Mind-Body Problem" e l'interpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in:  La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane, Le Monnier, Firenze, "Lettura Magistrale" al VI Convegno Nazionale Dalla riabilitazione psicosociale alla promozione della salute mentale (Montecatini, novembre), "S.I.R.F. News", "Mente, soggetto, esperienza nel mondo", in: P.F. Firrao , La filosofia italiana in discussione (Atti del Convegno Verso il 2000. La filosofia italiana in discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze), Bruno Mondadori, Milano, "Sujet, existence, contexte", in:  Le médecin philosophe aux prises avec la maladie mentale, Etudes de Lettres, Lausanne (CH), "Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", in:  Giovani e adulti: prove di ascolto (Atti del Convegno omonimo), Sansepolcro (AR), "La filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione epistemologica tra Sette e Ottocento", in: G. Santato , Letteratura italiana e cultura europea tra illuminismo e romanticismo, Atti dell'omonimo Convegno Internazionale di Studi, Dipartimento di Italianistica, Padova, 2000, Droz, Genève CH), 2003,  65–79; "Libertà, finitudine, impegno. Genesi e significato della responsabilità nel mondo moderno", in: V. Malagola Anziani , Giustizia e responsabilità (Atti del Convegno omonimo, Firenze, 24 novembre 2001), Dott. A. Giuffré Editore, Milano, 2003,   "Dal soggetto alla relazione", Maieutica, V"Demitizzazione e devalorizzazione. La crisi della 'forma famiglia' nella società contemporanea", in: Interazioni, "Illuminismo e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto. Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", Studi sulla formazione, "Considerazioni sulla guerra giusta", Hiram,  "La filosofia, la conoscenza dell'umano, il dialogo col pensiero religioso", Hiram, "A filosofia, o conhecimento do humano, o dialogo como pensamento religioso", Acácia [Brasil],   "Esistenza e felicità", Hiram, "L'Occidente e la pace. Luci e ombre all'alba del terzo millennio", Hiram,"La filosofia e il suo 'altro'. La riflessione metafilosofica di Adorno in 'Dialettica negativa'", Iride,  "L'uomo: una storia infinita", in:  Per una scienza dell'umano, Arezzo,  "Il mind-body problem e l'interpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in: L. Lenzi , Neurofisiologia e teorie della mente, Vita & Pensiero, Milano, "La scoperta settecentesca dell'inconscio, l'ambiguità del freudismo e il lavoro della psicoanalisi sull'«animale malato»", Atti del Convegno "Metapsicologia oggi", tenutosi a Napoli il 24 ottobre 2003, e pubblicati in: O. Pozzi, S. Thanopulos , Metapsicologia oggi, La Biblioteca Edizioni, Bari, "Un mondo negato. L'assolutizzazione del corpo nella psico-umanologia contemporanea", Hermeneutica, fascicolo speciale intitolato Corpo e persona, "Complessità, pluralità, confini", in: Dal coordinatore al coordinamento, Atti del III Seminario sui Coordinatori pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi Sociali Provincia Bologna, Bologna, Bruno Maiorca, Filosofi italiani contemporanei. Parlano i protagonisti, Bari, Nuova biblioteca Dedalo,  su sapere.it, De Agostini.   Pubblicazioni di Sergio Moravia, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni  su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Registrazione video intervista effettuata durante la Gran Loggia 2008 del GOI dal titolo "Tu sei mio fratello" del 4 aprile 2008., su youtube.com. Registrazione video della Lectio Magistralis "Al di qua del bene e del maleNietzsche esploratore dell'umano" all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia su tv.unimore.it. Registrazione audio della tavola rotonda del GOI "Pedagogia delle libertàLibertà civili" su radioradicale.it. Registrazione video del convegno del GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla politica e dalla religione" dsu radioradicale.it. Registrazione audio della tavola rotonda della Comunità Oasi "Significato e funzione della pena, della punizione e della penitenza nella promozione umana e sociale" del 14 giugno 1998, su radioradicale.it. Registrazione video dell'intervento "Catturati dall'effimero?" all'interno del "42º Convegno Giovanile alla Cittadella di Assisi" del 29 dicembre 1987, su arcoiris.

 

 

mordacci: Grice: “I like Mordacci – in a way, like I did with J. L. Mackie, Mordacci opposes both ‘assolutismo’ and ‘relativismo’ – and tries to ‘construct’ an ‘inter-personal’ reason out of a full-fledged personal reason. Whereas it would seem that we enjoin the principle of conversational helpfulness out of altruism, there is this balance between conversational self-love and conversational other-love; and we only ‘respect’ the other that respects us as ‘pesonal;’ against Apel, the logic of the inter-personal reduces, in a complex way, to the logic of the personal; without it, we would be annihilating the autonomy of the will.” Grice: “I like Mordacci’s emphasis on reason for normativity – interpersonal reason, as he calls it!” -- Roberto Mordacci (Milano), filosofo. È preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele dove è Professore di Filosofia Morale.  È Direttore del Centro Internazionale di Ricerca per la Cultura e la Politica Europea.  Laurea in filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Dottorato in bioetica presso l'Università degli Studi di Genova. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento presso la Scuola di Medicina e Scienze Umane dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele (1990-2000) Dal 2000 ha insegnato presso l'Università Vita-Salute San Raffaele, prima presso la Facoltà di Psicologia e dal 2002 presso la Facoltà di Filosofia che ha contribuito a fondare insieme con Massimo Cacciari, Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Andrea Moro. Ha contribuito a progetti di ricerca ed è stato membro del Consiglio d'Europa per l'insegnamento della bioetica. Dal  è preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, essendo stato rieletto nel giugno  per il secondo mandato.  Dal 2007 al  è stato membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Dal  al  è stato membro del Comitato Scientifico per EXPO  come delegato del Rettore dell'Università Vita-Salute San Raffele.  Dal  è membro della Commissione per l'Etica della Ricerca e la Bioetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del Consiglio Direttiva della Società Italiana di Filosofia Morale (SIFM).  Nel  ha fondato l'International Research Centre for European Culture and Politics (IRCECP) del quale è Direttore.  Temi di ricerca Si è dedicato in particolar modo dei temi: "Etica e ragioni morali", "Etica pubblica e rispetto", "Neuroetica". Attraverso l'indagine delle "ragioni morali" e dell'"identità personale" e ispirandosi alla filosofia kantiana, propone una forma di "personalismo critico" in base alla quale il fondamento dell'esperienza morale viene individuato nella ricerca, che ognuno compie, delle "buone ragioni" che danno forma alla propria individualità personale attraverso l'agire. Riconoscere ogni persona come autrice della propria identità fonda un'etica del rispetto delle persone in quanto a ogni individuo viene riconosciuto il diritto e il dovere di esprimere le proprie abilità e costruire la propria personalità.  Si è inoltre occupato di bioetica essendo anche stato coordinatore del progetto Bioetica della genetica: questioni morali e giuridiche negli impieghi clinici, biomedici e sociali della genetica umana del Miur (FIRB,2009-).  Tra i suoi interessi più recenti, la disciplina della Film and Philosophy: la riflessione su come i film possono fare filosofia e se possono argomentare vere e proprie tesi filosofiche. In questo contesto ha dato vita al Laboratorio di Filosofia e Cinema presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, conduce il sabato pomeriggio la rubrica "Al cinema col Filosofo" su TgCom24 (stagioni - e -) e la rubrica "Imparare ad amare i film" all'interno di Cinematografo Estate () su Rai 1.  Riviste È membro del comitato scientifico dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero), dell'Annuario di Filosofia (ed. Mimesis) e della rivista online Etica & Politica.  Dalla sua fondazione (febbraio ) è membro del Comitato Scientifico della rivista scientifica The Future of Science and Ethics, a cura del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi.  Attività teatrale Romeo e Giulietta: nascita e tragedia dell'io moderno, Eloisa e Abelardo: passione e negazione, Occidente, o identità fragile: Paul Auster e le Follie di Brooklyn, analisi filosofiche con letture sceniche, ciclo "Aperitivi con Sophia", Teatro Franco Parenti, marzo-aprile 2009 La violenza e l'ingiustiziaGorgia, ciclo "Filosofi a teatro" Roberto Mordacci, Teatro Franco Parenti, dicembre 2009 L'individuo, la libertà e il perdono. Hegel legge Dostoevskij, lettura scenica di Roberto Mordacci e Jean Sorel, ciclo l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler, maggio 2006 L'isola della verità. Divagazioni fotografiche e filosofiche, lettura scenica di Roberto Mordacci, Anna Traini e Maria Grazia Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo, Padiglione P03-Expo Milano  (Rho-Fiera), 14 liglio  Kant e il mare, lettura scenica di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto  Opere:“Bio-etica della sperimentazione,” FrancoAngeli, Milano; “Salute e bioetica,” Einaudi, Milano; Ethics and Genetics. A workbook for practitioners and students, Bergham Books, New York 2003, con G. de Wert, R. ter Meulen e M. Tallacchini. “Una introduzione alle teorie morali,” Feltrinelli, Milano,  La vita etica e le buone ragioni, Bruno Mondadori, Milano, “Ragioni personali, ragione inter-personali: Saggio sulla normatività morale,” Carocci, Milano, Elogio dell'Immoralista, Bruno Mondadori, Milano; Rispetto, Raffaello Cortina, Milano . Bioetica, Bruno Mondadori, Milano . L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello Balsamo . Al cinema con il filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori, Milano . La condizione neomoderna, Einaudi, Torino, . Ritorno a utopia, Laterza, Bari, . Note  Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr.it. 1º agosto  19 ottobre ).  Governo.it/bioetica , su governo.it.  Roberto Mordacci, su Le Università per Expo, 17 ottobre . 14 giugno  17 giugno ).  Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica | Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr.it. 14 giugno .  Organi della società | SIFM, su sifm.it. 14 giugno .  Intervista a L'accento di Socrate, su laccentodisocrate.it.  Rai 1, Cinematografo estate, su rai.tv.  Scienza e etica: in uscita la nuova rivista della Fondazione Veronesi, su Fondazione Umberto Veronesi. 14 giugno .  Chi siamo | FUTURE OF SCIENCE AND ETHICS, su scienceandethics.fondazioneveronesi.it. 14 giugno .  Feeding the Mind: Expo-Bicocca Conversation Hour, su unimib.it. 14 giugno  9 agosto ).  Lettura scenica de "I Sensi del Mare", su//elbareport.it. 14 giugno .  PearsonImparare sempre [collegamento interrotto], su pearson.it. 1º agosto .  BioeticaMordacci RobertoeBookMondadori BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs.it. 1º agosto .  UNIVERSO FILOSOFIAL'etica è per le personeEdizioni San Paolo, su edizionisanpaolo.it. 1º agosto .  AL CINEMA CON IL FILOSOFO. 1º agosto  21 luglio ).  Riflessioni sul senso della vita intervista di Ivo Nardi, sito "Riflessioni.it", settembre . Ci vuole più rispetto intervista a Roberto Mordacci, Famiglia Cristiana, 9 ottobre . Ma l'etica non è un'intrusa, intervista a Roberto Mordacci, Avvenire, 6 giugno  Ora smettiamola di parlare inglese, intervista a Roberto Mordacci, Il Giornale.

 

mordecai: Isacco ben Mordecai  Isacco ben Mordecai, conosciuto come Maestro Gaio (......), filosofo. Fu il primo ebreo ad essere nominato archiatra papale: fu al servizio di Papa Niccolò IV e/o Papa Bonifacio VIII, alla fine del XIII secolo.  Gaio fu tenuto in grande considerazione da altri medici suoi contemporanei, come ad esempio Hillel ben Samuel da Verona. Da Forlì, costui scrisse a Gajo due lunghe lettere (si veda "Ḥemdah Genuzah,"  18–22) sulla disputa relativa all'accettazione delle dottrine di Mosè Maimonide, per indurlo ad accettarle. Isacco ben Mordecai in effetti seguì con interesse le nuove idee.   Grätz, Geschichte. 3d ed., vii. 160, 165; Vogelstein and Rieger, Geschichte der Juden in Rom, i. 252-254  «Gajo, Maestro (Isaac ben Mordecai)» la scheda nella Jewish Encyclopedia. Biografie  Biografie Medicina  Medicina Categorie: Medici italianiFilosofi italiani del XIV secoloMedici medievaliFilosofi medievaliStoria dell'ebraismoEbrei italiani

 

Communicatum: Grice: “Only in Italy, a philosopher would write an essay, ‘Contro la communicazione’. His point being that what’s hidden and secret is best!” -- meaning, the conventional, common, or standard sense of an expression, construction, or sentence in a given language, or of a non-linguistic signal or symbol. Literal meaning is the non-figurative, strict meaning an expression or sentence has in a language by virtue of the dictionary meaning of its words and the import of its syntactic constructions. Synonymy is sameness of literal meaning: ‘prestidigitator’ means ‘expert at sleight of hand’. It is said that meaning is what a good translation preserves, and this may or may not be literal: in French ‘Où sont les neiges d’antan?’ literally means ‘Where are the snows of yesteryear?’ and figuratively means ‘nothing lasts’. Signal-types and symbols have non-linguistic conventional meaning: the white flag means truce; the lion means St. Mark. In another sense, meaning is what a person intends to communicate by a particular utteranceutterer’s meaning, as Grice called it, or speaker’s meaning, in Stephen Schiffer’s term. A speaker’s meaning may or may not coincide with the literal meaning of what is uttered, and it may be non-linguistic. Non-literal: in saying “we will soon be in our tropical paradise,” Jane meant that they would soon be in Antarctica. Literal: in saying “that’s deciduous,” she meant that the tree loses its leaves every year. Non-linguistic: by shrugging, she meant that she agreed. The literal meaning of a sentence typically does not determine exactly what a speaker says in making a literal utterance: the meaning of ‘she is praising me’ leaves open what John says in uttering it, e.g. that Jane praises John at 12:00 p.m., Dec. 21, 1991. A not uncommonbut theoretically loadedway of accommodating this is to count the context-specific things that speakers say as propositions, entities that can be expressed in different languages and that are (on certain theories) the content of what is said, believed, desired, and so on. On that assumption, a sentence’s literal meaning is a context-independent rule, or function, that determines a certain proposition (the content of what the speaker says) given the context of utterance. David Kaplan has called such a rule or function a sentence’s “character.” A sentence’s literal meaning also includes its potential for performing certain illocutionary acts, in J. L. Austin’s term. The meaning of an imperative sentence determines what orders, requests, and the like can literally be expressed: ‘sit down there’ can be uttered literally by Jane to request (or order or urge) John to sit down at 11:59 a.m. on a certain bench in Santa Monica. Thus a sentence’s literal meaning involves both its character and a constraint on illocutionary acts: it maps contexts onto illocutionary acts that have (something like) determinate propositional contents. A context includes the identity of speaker, hearer, time of utterance, and also aspects of the speaker’s intentions. In ethics the distinction has flourished between the expressive or emotive meaning of a word or sentence and its cognitive meaning. The emotive meaning of an utterance or a term is the attitude it expresses, the pejorative meaning of ‘chiseler’, say. An emotivist in ethics, e.g. C. L. Stevenson, cited by Grice in “Meaning” for the Oxford Philosophical Society, holds that the literal meaning of ‘it is good’ is identical with its emotive meaning, the positive attitude it expresses. On Hare’s theory, the literal meaning of ‘ought’ is its prescriptive meaning, the imperative force it gives to certain sentences that contain it. Such “noncognitivist” theories can allow that a term like ‘good’ also has non-literal descriptive meaning, implying nonevaluative properties of an object. By contrast, cognitivists take the literal meaning of an ethical term to be its cognitive meaning: ‘good’ stands for an objective property, and in asserting “it is good” one literally expresses, not an attitude, but a true or false judgment. ’Cognitive meaning’ serves as well as any other term to capture what has been central in the theory of meaning beyond ethics, the “factual” element in meaning that remains when we abstract from its illocutionary and emotive aspects. It is what is shared by ‘there will be an eclipse tomorrow’ and ‘will there be an eclipse tomorrow?’. This common element is often identified with a proposition (or a “character”), but, once again, that is theoretically loaded. Although cognitive meaning has been the preoccupation of the theory of meaning in the twentieth century, it is difficult to define precisely in non-theoretical terms. Suppose we say that the cognitive meaning of a sentence is ‘that aspect of its meaning which is capable of being true or false’: there are non-truth-conditional theories of meaning (see below) on which this would not capture the essentials. Suppose we say it is ‘what is capable of being asserted’: an emotivist might allow that one can assert that a thing is good. Still many philosophers have taken for granted that they know cognitive meaning (under that name or not) well enough to theorize about what it consists in, and it is the focus of what follows. The oldest theories of meaning in modern philosophy are the seventeenth-to-nineteenth-century idea theory (also called the ideational theory) and image theory of meaning, according to which the meaning of words in public language derives from the ideas or mental images that words are used to express. As for what constitutes the representational properties of ideas, Descartes held it to be a basic property of the mind, inexplicable, and Locke a matter of resemblance (in some sense) between ideas and things. Contemporary analytic philosophy speaks more of propositional attitudesthoughts, beliefs, intentionsthan of ideas and images; and it speaks of the contents of such attitudes: if Jane believes that there are lions in Africa, that belief has as its content that there are lions in Africa. Virtually all philosophers agree that propositional attitudes have some crucial connection with meaning. A fundamental element of a theory of meaning is where it locates the basis of meaning, in thought, in individual speech, or in social practices. (i) Meaning may be held to derive entirely from the content of thoughts or propositional attitudes, that mental content itself being constituted independently of public linguistic meaning. (‘Constituted independently of’ does not imply ‘unshaped by’.) (ii) It may be held that the contents of beliefs and communicative intentions themselves derive in part from the meaning of overt speech, or even from social practices. Then meaning would be jointly constituted by both individual psychological and social linguistic facts. Theories of the first sort include those in the style of Grice, according to which sentences’ meanings are determined by practices or implicit conventions that govern what speakers mean when they use the relevant words and constructions. The emissor’s meaning is explained in terms of certain propositional attitudes, namely the emissor’s intentions to produce certain effects in his emissee. To mean that it is raining and that the emissee is to close the door is to utter or to do something (not necessarily linguistic) with the intention (very roughly) of getting one’s emissee to believe that it is raining and go and close the door. Theories of the emissor’s meaning have been elaborated at Oxford by H. P. Grice (originally in a lecture to the Oxford Philosophical Society, inspired in part by Ogden and Richards’s The Meaning of Meaning‘meaning’ was not considered a curricular topic in the Lit. Hum. programme he belonge in) and by Schiffer. David Lewis has proposed that linguistic meaning is constituted by implicit conventions that systematically associate sentences with speakers’ beliefs rather than with communicative intentions. The contents of thought might be held to be constitutive of linguistic meaning independently of communication. Russell, and Wittgenstein in his early writings, wrote about meaning as if the key thing is the propositional content of the belief or thought that a sentence (somehow) expresses; they apparently regarded this as holding on an individual basis and not essentially as deriving from communication intentions or social practices. And Chomsky speaks of the point of language as being “the free expression of thought.” Such views suggest that ‘linguistic meaning’ may stand for two properties, one involving communication intentions and practices, the other more intimately related to thinking and conceiving. By contrast, the content of propositional attitudes and the meaning of overt speech might be regarded as coordinate facts neither of which can obtain independently: to interpret other people one must assign both content to their beliefs/intentions and meaning to their utterances. This is explicit in Davidson’s truth-conditional theory (see below); perhaps it is present also in the post-Wittgensteinian notion of meaning as assertability conditionse.g., in the writings of Dummett. On still other accounts, linguistic meaning is essentially social. Wittgenstein is interpreted by Kripke as holding in his later writings that social rules are essential to meaning, on the grounds that they alone explain the normative aspect of meaning, explain the fact that an expression’s meaning determines that some uses are correct or others incorrect. Another way in which meaning may be essentially social is Putnam’s “division of linguistic labor”: the meanings of some terms, say in botany or cabinetmaking, are set for the rest of us by specialists. The point might extend to quite non-technical words, like ‘red’: a person’s use of it may be socially deferential, in that the rule which determines what ‘red’ means in his mouth is determined, not by his individual usage, but by the usage of some social group to which he semantically defers. This has been argued by Tyler Burge to imply that the contents of thoughts themselves are in part a matter of social facts. Let us suppose there is a language L that contains no indexical terms, such as ‘now’, ‘I’, or demonstrative pronouns, but contains only proper names, common nouns, adjectives, verbs, adverbs, logical words. (No natural language is like this; but the supposition simplifies what follows.) Theories of meaning differ considerably in how they would specify the meaning of a sentence S of L. Here are the main contenders. (i) Specify S’s truth conditions: S is true if and only if some swans are black. (ii) Specify the proposition that S expresses: S means (the proposition) that some swans are black. (iii) Specify S’s assertability conditions: S is assertable if and only if blackswan-sightings occur or black-swan-reports come in, etc. (iv) Translate S into that sentence of our language which has the same use as S or the same conceptual role. Certain theories, especially those that specify meanings in ways (i) and (ii), take the compositionality of meaning as basic. Here is an elementary fact: a sentence’s meaning is a function of the meanings of its component words and constructions, and as a result we can utter and understand new sentencesold words and constructions, new sentences. Frege’s theory of Bedeutung or reference, especially his use of the notions of function and object, is about compositionality. In the Tractatus, Wittgenstein explains compositionality in his picture theory of meaning and theory of truth-functions. According to Wittgenstein, a sentence or proposition is a picture of a (possible) state of affairs; terms correspond to non-linguistic elements, and those terms’ arrangements in sentences have the same form as arrangements of elements in the states of affairs the sentences stand for. The leading truth-conditional theory of meaning is the one advocated by Davidson, drawing on the work of Tarski. Tarski showed that, for certain formalized languages, we can construct a finite set of rules that entails, for each sentence S of the infinitely many sentences of such a language, something of the form ‘S is true if and only if . . .’. Those finitely statable rules, which taken together are sometimes called a truth theory of the language, might entail ‘ “(x) (Rx P Bx)” is true if and only if every raven is black’. They would do this by having separately assigned interpretations to ‘R’, ‘B’, ‘P’, and ‘(x)’. Truth conditions are compositionally determined in analogous ways for sentences, however complex. Davidson proposes that Tarski’s device is applicable to natural languages and that it explains, moreover, what meaning is, given the following setting. Interpretation involves a principle of charity: interpreting a person N means making the best possible sense of N, and this means assigning meanings so as to maximize the overall truth of N’s utterances. A systematic interpretation of N’s language can be taken to be a Tarski-style truth theory that (roughly) maximizes the truth of N’s utterances. If such a truth theory implies that a sentence S is true in N’s language if and only if some swans are black, then that tells us the meaning of S in N’s language. A propositional theory of meaning would accommodate compositionality thus: a finite set of rules, which govern the terms and constructions of L, assigns (derivatively) a proposition (putting aside ambiguity) to each sentence S of L by virtue of S’s terms and constructions. If L contains indexicals, then such rules assign to each sentence not a fully specific proposition but a ‘character’ in the above sense. Propositions may be conceived in two ways: (a) as sets of possible circumstances or “worlds”then ‘Hesperus is hot’ in English is assigned the set of possible worlds in which Hesperus is hot; and (b) as structured combinations of elementsthen ‘Hesperus is hot’ is assigned a certain ordered pair of elements ‹M1,M2(. There are two theories about M1 and M2. They may be the senses of ‘Hesperus’ and ‘(is) hot’, and then the ordered pair is a “Fregean” proposition. They may be the references of ‘Hesperus’ and ‘(is) hot’, and then the ordered pair is a “Russellian” proposition. This difference reflects a fundamental dispute in twentieth-century philosophy of language. The connotation or sense of a term is its “mode of presentation,” the way it presents its denotation or reference. Terms with the same reference or denotation may present their references differently and so differ in sense or connotation. This is unproblematic for complex terms like ‘the capital of Italy’ and ‘the city on the Tiber’, which refer to Rome via different connotations. Controversy arises over simple terms, such as proper names and common nouns. Frege distinguished sense and reference for all expressions; the proper names ‘Phosphorus’ and ‘Hesperus’ express descriptive senses according to how we understand them[that bright starlike object visible before dawn in the eastern sky . . .], [that bright starlike object visible after sunset in the western sky . . .]; and they refer to Venus by virtue of those senses. Russell held that ordinary proper names, such as ‘Romulus’, abbreviate definite descriptions, and in this respect his view resembles Frege’s. But Russell also held that, for those simple terms (not ‘Romulus’) into which statements are analyzable, sense and reference are not distinct, and meanings are “Russellian” propositions. (But Russell’s view of their constituents differs from present-day views.) Kripke rejected the “Frege-Russell” view of ordinary proper names, arguing that the reference of a proper name is determined, not by a descriptive condition, but typically by a causal chain that links name and referencein the case of ‘Hesperus’ a partially perceptual relation perhaps, in the case of ‘Aristotle’ a causal-historical relation. A proper name is rather a rigid designator: any sentence of the form ‘Aristotle is . . . ‘ expresses a proposition that is true in a given possible world (or set of circumstances) if and only if our (actual) Aristotle satisfies, in that world, the condition ‘ . . . ‘. The “Frege-Russell” view by contrast incorporates in the proposition, not the actual referent, but a descriptive condition connotated by ‘Aristotle’ (the author of the Metaphysics, or the like), so that the name’s reference differs in different worlds even when the descriptive connotation is constant. (Someone else could have written the Metaphysics.) Some recent philosophers have taken the rigid designator view to motivate the stark thesis that meanings are Russellian propositions (or characters that map contexts onto such propositions): in the above proposition/meaning ‹M1,M2(, M1 is simply the referentthe planet Venusitself. This would be a referential theory of meaning, one that equates meaning with reference. But we must emphasize that the rigid designator view does not directly entail a referential theory of meaning. What about the meanings of predicates? What sort of entity is M2 above? Putnam and Kripke also argue an anti-descriptive point about natural kind terms, predicates like ‘(is) gold’, ‘(is a) tiger’, ‘(is) hot’. These are not equivalent to descriptions’gold’ does not mean ‘metal that is yellow, malleable, etc.’but are rigid designators of underlying natural kinds whose identities are discovered by science. On a referential theory of meanings as Russellian propositions, the meaning of ‘gold’ is then a natural kind. (A complication arises: the property or kind that ‘widow’ stands for seems a good candidate for being the sense or connotation of ‘widow’, for what one understands by it. The distinction between Russellian and Fregean propositions is not then firm at every point.) On the standard sense-theory of meanings as Fregean propositions, M1 and M2 are pure descriptive senses. But a certain “neo-Fregean” view, suggested but not held by Gareth Evans, would count M1 and M2 as object-dependent senses. For example, ‘Hesperus’ and ‘Phosphorus’ would rigidly designate the same object but have distinct senses that cannot be specified without mention of that object. Note that, if proper names or natural kind terms have meanings of either sort, their meanings vary from speaker to speaker. A propositional account of meaning (or the corresponding account of “character”) may be part of a broader theory of meaning; for example: a Grice-type theory involving implicit conventions; (b) a theory that meaning derives from an intimate connection of language and thought; (c) a theory that invokes a principle of charity or the like in interpreting an individual’s speech; (d) a social theory on which meaning cannot derive entirely from the independently constituted contents of individuals’ thoughts or uses. A central tradition in twentieth-century theory of meaning identifies meaning with factors other than propositions (in the foregoing senses) and truth-conditions. The meaning of a sentence is what one understands by it; and understanding a sentence is knowing how to use itknowing how to verify it and when to assert it, or being able to think with it and to use it in inferences and practical reasoning. There are competing theories here. In the 1930s, proponents of logical positivism held a verification theory of meaning, whereby a sentence’s or statement’s meaning consists in the conditions under which it can be verified, certified as acceptable. This was motivated by the positivists’ empiricism together with their view of truth as a metaphysical or non-empirical notion. A descendant of verificationism is the thesis, influenced by the later Wittgenstein, that the meaning of a sentence consists in its assertability conditions, the circumstances under which one is justified in asserting the sentence. If justification and truth can diverge, as they appear to, then a meaning meaning sentence’s assertability conditions can be distinct from (what non-verificationists see as) its truth conditions. Dummett has argued that assertability conditions are the basis of meaning and that truth-conditional semantics rests on a mistake (and hence also propositional semantics in sense [a] above). A problem with assertability theories is that, as is generally acknowledged, compositional theories of the assertability conditions of sentences are not easily constructed. A conceptual role theory of meaning (also called conceptual role semantics) typically presupposes that we think in a language of thought (an idea championed by Fodor), a system of internal states structured like a language that may or may not be closely related to one’s natural language. The conceptual role of a term is a matter of how thoughts that contain the term are dispositionally related to other thoughts, to sensory states, and to behavior. Hartry Field has pointed out that our Fregean intuitions about ‘Hesperus’ and ‘Phosphorus’ are explained by those terms’ having distinct conceptual roles, without appeal to Fregean descriptive senses or the like, and that this is compatible with those terms’ rigidly designating the same object. This combination can be articulated in two ways. Gilbert Harman proposes that meaning is “wide” conceptual role, so that conceptual role incorporates not just inferential factors, etc., but also Kripke-Putnam external reference relations. But there are also two-factor theories of meaning, as proposed by Field among others, which recognize two strata of meaning, one corresponding to how a person understands a termits narrow conceptual role, the other involving references, Russellian propositions, or truth-conditions. As the language-of-thought view indicates, some concerns about meaning have been taken over by theories of the content of thoughts or propositional attitudes. A distinction is often made between the narrow content of a thought and its wide content. If psychological explanation invokes only “what is in the head,” and if thought contents are essential to psychological explanation, there must be narrow content. Theories have appealed to the “syntax” or conceptual roles or “characters” of internal sentences, as well as to images and stereotypes. A thought’s wide content may then be regarded (as motivated by the Kripke-Putnam arguments) as a Russellian proposition. The naturalistic reference-relations that determine the elements of such propositions are the focus of causal, “informational” and “teleological” theories by Fodor, Dretske, and Ruth Millikan. Assertability theories and conceptual role theories have been called use theories of meaning in a broad sense that marks a contrast with truthconditional theories. On a use theory in this broad sense, understanding meaning consists in knowing how to use a term or sentence, or being disposed to use a term or sentence in response to certain external or conceptual factors. But ‘use theory’ also refers to the doctrine of the later writings of Wittgenstein, by whom theories of meaning that abstract from the very large variety of interpersonal uses of language are declared a philosopher’s mistake. The meanings of terms and sentences are a matter of the language games in which they play roles; these are too various to have a common structure that can be captured in a philosopher’s theory of meaning. Conceptual role theories tend toward meaning holism, the thesis that a term’s meaning cannot be abstracted from the entirety of its conceptual connections. On a holistic view any belief or inferential connection involving a term is as much a candidate for determining its meaning as any other. This could be avoided by affirming the analytic–synthetic distinction, according to which some of a term’s conceptual connections are constitutive of its meaning and others only incidental. (‘Bachelors are unmarried’ versus ‘Bachelors have a tax advantage’.) But many philosophers follow Quine in his skepticism about that distinction. The implications of holism are drastic, for it strictly implies that different people’s words cannot mean the same. In the philosophy of science, meaning holism has been held to imply the incommensurability of theories, according to which a scientific theory that replaces an earlier theory cannot be held to contradict it and hence not to correct or to improve on itfor the two theories’ apparently common terms would be equivocal. Remedies might include, again, maintaining some sort of analytic–synthetic distinction for scientific terms, or holding that conceptual role theories and hence holism itself, as Field proposes, hold only intrapersonally, while taking interpersonal and intertheoretic meaning comparisons to be referential and truth-conditional. Even this, however, leads to difficult questions about the interpretation of scientific theories. A radical position, associated with Quine, identifies the meaning of a theory as a whole with its empirical meaning, that is, the set of actual and possible sensory or perceptual situations that would count as verifying the theory as a whole. This can be seen as a successor to the verificationist theory, with theory replacing statement or sentence. Articulations of meaning internal to a theory would then be spurious, as would virtually all ordinary intuitions about meaning. This fits well Quine’s skepticism about meaning, his thesis of the indeterminacy of translation, according to which no objective facts distinguish a favored translation of another language into ours from every apparently incorrect translation. Many constructive theories of meaning may be seen as replies to this and other skepticisms about the objective status of semantic facts. Refs.: H. P. Grice, “Meaning,” H. P. Grice, “Utterer’s meaning and intentions,” H. P. Grice, “Utterer’s meaning, sentence-meaning, and word-meaning,” H. P. Grice, “Meaning revisited.”

 

H. P. Grice’s postulate of conversational helpfulness.

 

H. P. Grice’s postulate of conversational co-operation. Grice loved to botanise linguistically on ‘desideratum,’ ‘objective,’ ‘postulate,’ ‘principle.’ “My favourite seems to be ‘postulate.’” -- postŭlo , āvi, ātum, 1, v. a. posco, Which Lewis and Short render as I.to ask, demand, require, request, desire (syn.: posco, flagito, peto); constr. with aliquid, aliquid ab aliquo, aliquem aliquid, with ut (ne), de, with inf., or absol. I. In gen.: “incipiunt postulare, poscere, minari,” Cic. Verr. 2, 3, 34, § 78: “nemo inventus est tam audax, qui posceret, nemo tam impudens qui postularet ut venderet,” id. ib. 2, 4, 20, § 44; cf. Liv. 2, 45; 3, 19: “tametsi causa postulat, tamen quia postulat, non flagitat, praeteribo,” Cic. Quint. 3, 13: “postulabat autem magis quam petebat, ut, etc.,” Curt. 4, 1, 8: “dehinc postulo, sive aequom est, te oro, ut, etc.,” Ter. And. 1, 2, 19: “ita volo itaque postulo ut fiat,” id. ib. 3, 3, 18; Plaut. Aul. 4, 10, 27: “suom jus postulat,” Ter. Ad. 2, 1, 47; cf.: “aequom postulat, da veniam,” id. And. 5, 3, 30; and: “quid est? num iniquom postulo?” id. Phorm. 2, 3, 64: “nunc hic dies alios mores postulat,” id. And. 1, 2, 18: “fidem publicam,” Cic. Att. 2, 24, 2: “istud, quod postulas,” id. Rep. 1, 20, 33; id. Lael. 2, 9: “ad senatum venire auxilium postulatum,” Caes. B. G. 1, 31: “deliberandi sibi unum diem postulavit,” Cic. N. D. 1, 22, 60; cf.: “noctem sibi ad deliberandum postulavit,” id. Sest. 34, 74: “postulo abs te, ut, etc.,” Plaut. Capt. 5, 1, 18: “postulatur a te jam diu vel flagitatur potius historia,” Cic. Leg. 1, 5: “quom maxime abs te postulo atque oro, ut, etc.,” Ter. And. 5, 1, 4; and: “quidvis ab amico postulare,” Cic. Lael. 10, 35; cf. in pass.: “cum aliquid ab amicis postularetur,” id. ib.: “orationes a me duas postulas,” id. Att. 2, 7, 1: “quod principes civitatum a me postulassent,” id. Fam. 3, 8, 5; cf. infra the passages with an object-clause.—With ut (ne): “quodam modo postulat, ut, etc.,” Cic. Att. 10, 4, 2: “postulatum est, ut Bibuli sententia divideretur,” id. Fam. 1, 2, 1 (for other examples with ut, v. supra): “legatos ad Bocchum mittit postulatum, ne sine causā hostis populo Romano fieret,” Sall. J. 83, 1.—With subj. alone: “qui postularent, eos qui sibi Galliaeque bellum intulissent, sibi dederent,” Caes. B. G. 4, 16, 3.—With de: “sapientes homines a senatu de foedere postulaverunt,” Cic. Balb. 15, 34: “Ariovistus legatos ad eum mittit, quod antea de colloquio postulasset, id per se fieri licere,” Caes. B. G. 1, 42.—With inf., freq. to be rendered, to wish, like, want: qui lepide postulat alterum frustrari, Enn. ap. Gell. 18, 2, 7 (Sat. 32 Vahl.): “hic postulat se Romae absolvi, qui, etc.,” Cic. Verr. 2, 3, 60, § 138: “o facinus impudicum! quam liberam esse oporteat, servire postulare,” Plaut. Rud. 2, 3, 62; id. Men. 2, 3, 88: “me ducere istis dictis postulas?” Ter. And. 4, 1, 20; id. Eun. 1, 1, 16: “(lupinum) ne spargi quidem postulat decidens sponte,” Plin. 18, 14, 36, § 135: “si me tibi praemandere postulas,” Gell. 4, 1, 11.—With a double object: quas (sollicitudines) levare tua te prudentia postulat, demands of you, Luccei. ap. Cic. Fam. 5, 14, 2. —With nom. and inf.: “qui postulat deus credi,” Curt. 6, 11, 24.— II. In partic., in jurid. lang. A. To summon, arraign before a court, to prosecute, accuse, impeach (syn.: accuso, insimulo); constr. class. usu. with de and abl., post-Aug. also with gen.): “Gabinium tres adhuc factiones postulant: L. Lentulus, qui jam de majestate postulavit,” Cic. Q. Fr. 3, 1, 5, § 15: “aliquem apud praetorem de pecuniis repetundis,” id. Cornel. Fragm. 1: “aliquem repetundis,” Tac. A. 3, 38: “aliquem majestatis,” id. ib. 1, 74: “aliquem repetundarum,” Suet. Caes. 4: aliquem aliquā lege, Cael. ap. Cic. Fam. 8, 12, 3: “aliquem ex aliquā causā reum,” Plin. 33, 2, 8, § 33: “aliquem impietatis reum,” Plin. Ep. 7, 33, 7: “aliquem injuriarum,” Suet. Aug. 56 fin.: “aliquem capitis,” Dig. 46, 1, 53: “qui (infames) postulare prohibentur,” Paul. Sent. 1, 2, 1.— B. To demand a writ or leave to prosecute, from the prætor or other magistrate: “postulare est desiderium suum vel amici sui in jure apud eum qui jurisdictioni praeest exponere vel alterius desiderio contradicere, etc.,” Dig. 3, 1, 1; cf. “this whole section: De postulando: in aliquem delationem nominis postulare,” Cic. Div. in Caecil. 20, 64: “postulare servos in quaestionem,” id. Rosc. Am. 28, 77: “quaestionem,” Liv. 2, 29, 5.— C. For the usual expostulare, to complain of one: “quom patrem adeas postulatum,” Plaut. Bacch. 3, 3, 38 (but in id. Mil. 2, 6, 35, the correct read. is expostulare; v. Ritschl ad h. l.).—* D. Postulare votum (lit. to ask a desire, i. e.), to vow, A Flor. init.— E. Of the seller, to demand a price, ask (post-class. for posco): “pro eis (libris) trecentos Philippeos postulasse,” Lact. 1, 6, 10; cf.: “accipe victori populus quod postulat aurum,” Juv. 7, 243. — III. Transf., of things. A. To contain, measure: “jugerum sex modios seminis postulat,” Col. 2, 9, 17.— B. To need, require: “cepina magis frequenter subactam postulat terram,” Col. 11, 3, 56.—Hence, po-stŭlātum , i, n.; usually in plur.: po-stŭlāta , ōrum, a demand, request (class.): “intolerabilia postulata,” Cic. Fam. 12, 4, 1; id. Phil. 12, 12, 28: deferre postulata alicujus ad aliquem, Caes. B. C. 1, 9: “cognoscere de postulatis alicujus,” id. B. G. 4, 11 fin.: “postulata facere,” Nep. Alcib. 8, 4.

 

Mechanism. A monster. But on p. 286 of WoW he speaks of mechanism, and psychological mechanism. Or rather of this or that psychological mechanism to be BENEFICIAL for a mouse that wants to eat a piece of cheese. He uses it twice, and it’s the OPERATION of the mechanism which is beneficial. So a psychophysical correspondence is desirable for the psychological mechanism to operate in a way that is beneficial for the sentient creature. Later in that essay he now applies ‘mechanism’ to communication, and he speak of a ‘communication mechanism’ being beneficial. In particular he is having in mind Davidson’s transcendental argument for the truth of the transmitted beliefs. “If all our transfers involved mistaken beliefs, it is not clear that the communication mechanism would be beneficial for the institution of ‘shared experience.’” Refs.: H. P. Grice, “My twelve labours.” mechanistic explanation, a kind of explanation countenanced by views that range from the extreme position that all natural phenomena can be explained entirely in terms of masses in motion of the sort postulated in Newtonian mechanics, to little more than a commitment to naturalistic explanations. Mechanism in its extreme form is clearly false because numerous physical phenomena of the most ordinary sort cannot be explained entirely in terms of masses in motion. Mechanics is only one small part of physics. Historically, explanations were designated as mechanistic to indicate that they included no reference to final causes or vital forces. In this weak sense, all present-day scientific explanations are mechanistic. The adequacy of mechanistic explanation is usually raised in connection with living creatures, especially those capable of deliberate action. For example, chromosomes lining up opposite their partners in preparation for meiosis looks like anything but a purely mechanical process, and yet the more we discover about the process, the more mechanistic it turns out to be. The mechanisms responsible for meiosis arose through variation and selection and cannot be totally understood without reference to the evolutionary process, but meiosis as it takes place at any one time appears to be a purely mechanistic physicochemical meaning, conceptual role theory of mechanistic explanation process. Intentional behavior is the phenomenon that is most resistant to explanation entirely in physicochemical terms. The problem is not that we do not know enough about the functioning of the central nervous system but that no matter how it turns out to work, we will be disinclined to explain human action entirely in terms of physicochemical processes. The justification for this disinclination tends to turn on what we mean when we describe people as behaving intentionally. Even so, we may simply be mistaken to ascribe more to human action than can be explained in terms of purely physicochemical processes. Refs.: H. P. Grice, “Mechanism.” Grice: “It is interesting that ‘mechanism’ is of course cognate with ‘mechanic,’ as Monti points out in his essay on the fascination machines have had on philosohpers (“I filosofi e le macchine.”).

 

meliorism: the view that the world is neither completely good nor completely bad, and that incremental progress or regress depend on human actions. By creative intelligence and education we can improve the environment and social conditions. The position is first attributed to George Eliot and William James. Whitehead suggested that meliorism applies to God, who can both improve the world and draw sustenance from human efforts to improve the world.

 

Velia -- Melissus: Grecian philosopher, traditionally classified as a member of the Eleatic School. He was also famous as the victorious commander in a preemptive attack by the Samians on an Athenian naval force. Like Parmenides who must have influenced Melissus, even though there is no evidence the two ever metMelissus argues that “what-is” or “the real” cannot come into being out of nothing, cannot perish into nothing, is homogeneous, and is unchanging. Indeed, he argues explicitly (whereas Parmenides only implies) that there is only one such entity, that there is no void, and that even spatial rearrangement (metakosmesis) must be ruled out. But unlike Parmenides, Melissus deduces that what-is is temporally infinite (in significant contrast to Parmenides, regardless as to whether the latter held that what-is exists strictly in the “now” or that it exists non-temporally). Moreover, Melissus argues that what-is is spatially infinite (whereas Parmenides spoke of “bounds” and compared what-is to a well-made ball). Significantly, Melissus repeatedly speaks of “the One.” It is, then, in Melissus, more than in Parmenides or in Zeno, that we find the emphasis on monism. In a corollary to his main argument, Melissus argues that “if there were many things,” each would have to beper impossibileexactly like “the One.” This remark has been interpreted as issuing the challenge that was taken up by the atomists. But it is more reasonable to read it as a philosophical strategist’s preemptive strike: Melissus anticipates the move made in the pluralist systems of the second half of the fifth century, viz., positing a plurality of eternal and unchanging elements that undergo only spatial rearrangement.

 

Memoratum -- Grice’s memoryGrice on temporary mnemonic state. Grice remembers. Grice reminisces. "someone hears a noise"  iff  "a (past) hearing of a nose is an elemnent in a total temporary state which is a member of a series of total temporary statess such that every member of the series would, given certain conditions, contain as al element a MEMORY of some EXPERIENCE which is an element in some previous member OR  contains as an element some experience a memory of which would, given certain conditions, occur as an element in some subsequent member;  there being no subject of members which is independent from all the rest." The retention of, or the capacity to retain, past experience or previously acquired information. There are two main philosophical questions about memory: (1) In what does memory consist? and (2) What constitutes knowing a fact on the basis of memory? Not all memory is remembering facts: there is remembering one’s perceiving or feeling or acting in a certain waywhich, while it entails remembering the fact that one did experience in that way, must be more than that. And not all remembering of facts is knowledge of facts: an extremely hesitant attempt to remember an address, if one gets it right, counts as remembering the address even if one is too uncertain for this to count as knowing it. (1) Answers to the first question agree on some obvious points: that memory requires (a) a present and (b) a past state of, or event in, the subject, and (c) the right sort of internal and causal relations between the two. Also, we must distinguish between memory states (remembering for many years the name of one’s first-grade teacher) and memory occurrences (recalling the name when asked). A memory state is usually taken to be a disposition to display an appropriate memory occurrence given a suitable stimulus. But philosophers disagree about further specifics. On one theory (held by many empiricists from Hume to Russell, among others, but now largely discredited), occurrent memory consists in images of past experience (which have a special quality marking them as memory images) and that memory of facts is read off such image memory. This overlooks the point that people commonly remember facts without remembering when or how they learned them. A more sophisticated theory of factual memory (popular nowadays) holds that an occurrent memory of a fact requires, besides a past learning of it, (i) some sort of present mental representation of it (perhaps a linguistic one) and (ii) continuous storage between then and now of a representation of it. But condition (i) may not be conceptually necessary: a disposition to dial the right number when one wants to call home constitutes remembering the number (provided it is appropriately linked causally to past learning of the number) and manifesting that disposition is occurrently remembering the fact as to what the number is even if one does not in the process mentally represent that fact. Condition (ii) may also be too strong: it seems at least conceptually possible that a causal link sufficient for memory should be secured by a relation that does not involve anything continuous between the relevant past and present occurrences (in The Analysis of Mind, Russell countenanced this possibility and called it “mnemic causation”). (2) What must be added to remembering that p to get a case of knowing it because one remembers it? We saw that one must not be uncertain that p. Must one also have grounds for trusting one’s memory impression (its seeming to one that one remembers) that p? How could one have such grounds except by knowing them on the basis of memory? The facts one can know not on the basis of memory are limited at most to what one presently perceives and what one presently finds self-evident. If no memory belief qualifies as knowledge unless it is supported by memory knowledge of the reliability of one’s memory, then the process of qualifying as memory knowledge cannot succeed: there would be an endless chain, or loop, of factsthis belief is memory knowledge if and only if this other belief is, which is if and only if this other one is, and so onwhich never becomes a set that entails that any belief is memory knowledge. On the basis of such reasoning a skeptic might deny the possibility of memory knowledge. We may avoid this consequence without going to the lax extreme of allowing that any correct memory impression is knowledge; we can impose the (frequently satisfied) requirement that one not have reasons specific to the particular case for believing that one’s memory impression might be unreliable. Finally, remembering that p becomes memory knowledge that p only if one believes that p because it seems to one that one remembers it. One might remember that p and confidently believe that p, but if one has no memory impression of having previously learned it, or one has such an impression but does not trust it and believes that p only for other reasons (or no reason), then one should not be counted as knowing that p on the basis of memory. Refs.: H. P. Grice, “Memory and personal identity.” H. P. Grice, “Benjamin on Broad on ‘remembering’”

 

mentatum – Grice: “The problem with Roman ‘mentatum’ is that it hardly includd the ‘volitum,’ since this is a late Roman invention! And we need a parst participle that covers both the volitional and the judicative – ‘mentatum’ usually would be interpreted to cover only the second – since one need not be aware of one’s willing – Grice: “The Romans made this clear when they saw the ‘mens’ (translating ‘nous’) as  a PART in their tri-partite division of the soul (or anima). Anglo-Saxon ghost can only confuse things, as does ‘spirit,’ which best translates ‘psyche,’ though. The anima has to do with ‘animation,’ and is aimed at explaining the motus corporis; rather than anything too mental about it! -- mens rea versus mens castaactus reus versus actus castus -- One of the two main prerequisites, along with “actus reus” for prima facie liability to criminal punishment in the English legal systems. To be punishable in such systems, one must not only have performed a legally prohibited action, such as killing another human being; one must have done so with a culpable state of mind, or mens rea. Such culpable mental states are of three kinds: they are either motivational states of purpose, cognitive states of belief, or the non-mental state of negligence. To illustrate each of these with respect to the act of killing: a killer may kill either having another’s death as ultimate purpose, or as mediate purpose on the way to achieving some further, ultimate end. Alternatively, the killer may act believing to a practical certainty that his act will result in another’s death, even though such death is an unwanted side effect, or he may believe that there is a substantial and unjustified risk that his act will cause another’s death. The actor may also be only negligent, which is to take an unreasonable risk of another’s death even if the actor is not aware either of such risk or of the lack of justification for taking it. Mens rea usually does not have to do with any awareness by the actor that the act done is either morally wrong or legally prohibited. Neither does mens rea have to do with any emotional state of guilt or remorse, either while one is acting or afterward. Sometimes in its older usages the term is taken to include the absence of excuses as well as the mental states necessary for prima facie liability; in such a usage, the requirement is helpfully labeled “general mens rea,” and the requirement above discussed is labeled “special mens rea.” “Mentalese”Grice on ‘modest mentalism’ -- the language of thought (the title of an essay by Fodor) or of “brain writing” (a term of Dennett’s); specifically, a languagelike medium of representation in which the contents of mental events are supposedly expressed or recorded. (The term was probably coined by Wilfrid Sellars, with whose views it was first associated.) If what one believes are propositions, then it is tempting to propose that believing something is having the Mentalese expression of that proposition somehow written in the relevant place in one’s mind or brain. Thinking a thought, at least on those occasions when we think “wordlessly” (without formulating our thoughts in sentences or phrases composed of words of a public language), thus appears to be a matter of creating a short-lived Mentalese expression in a special arena or work space in the mind. In a further application of the concept, the process of coming to understand a sentence of natural language can be viewed as one of translating the sentence into Mentalese. It has often been argued that this view of understanding only postpones the difficult questions of meaning, for it leaves unanswered the question of how Mentalese expressions come to have the meanings they do. There have been frequent attempts to develop versions of the hypothesis that mental activity is conducted in Mentalese, and just as frequent criticisms of these attempts. Some critics deny there is anything properly called representation in the mind or brain at all; others claim that the system of representation used by the brain is not enough like a natural language to be called a language. Even among defenders of Mentalese, it has seldom been claimed that all brains “speak” the same Mentalese.  mentalism: Cfr. ‘psychism,’ animism.’ ‘spiritualism,’ cfr. Grice’s modest mentalism; any theory that posits explicitly mental events and processes, where ‘mental’ means exhibiting intentionality, not necessarily being immaterial or non-physical. A mentalistic theory is couched in terms of belief, desire, thinking, feeling, hoping, etc. A scrupulously non-mentalistic theory would be couched entirely in extensional terms: it would refer only to behavior or to neurophysiological states and events. The attack on mentalism by behaviorists was led by B. F. Skinner, whose criticisms did not all depend on the assumption that mentalists were dualists, and the subsequent rise of cognitive science has restored a sort of mentalism (a “thoroughly modern mentalism,” as Fodor has called it) that is explicitly materialistic. Refs.: H. P. Grice, “Myro’s modest mentalism. mentatum: Grice prefers psi-transmission. He knows that ‘mentatum’ sounds too much like ‘mind,’ and the mind is part of the ‘rational soul,’ not even encompassing the rational pratical soul. If perhaps Grice was unhappy about the artificial flavour to saying that a word is a sign, Grice surely should have checked with all the Grecian-Roman cognates of mean, as in his favourite memorative-memorable distinction, and the many Grecian realisations, or with Old Roman mentire and mentare. Lewis and Short have “mentĭor,” f. mentire, L and S note, is prob. from root men-, whence mens and memini, q. v. The original meaning, they say, is to invent,  hence, but alla Umberto Eco with sign, mentire comes to mean in later use what Grice (if not the Grecians) holds is the opposite of mean. Short and Lewis render mentire as to lie, cheat, deceive, etc., to pretend, to declare falsely: mentior nisi or si mentior, a form of asseveration, I am a liar, if, etc.: But also, animistically (modest mentalism?) of things, as endowed with a mind. L and S go on: to deceive, impose upon, to deceive ones self, mistake, to lie or speak falsely about, to assert falsely, make a false promise about; to feign, counterfeit, imitate a shape, nature, etc.: to devise a falsehood,  to assume falsely,  to promise falsely, to invent, feign, of a poetical fiction: “ita mentitur (sc. Homerus),  Trop., of inanim. grammatical Subjects, as in Semel fac illud, mentitur tua quod subinde tussis, Do what your cough keeps falsely promising, i. e. die, Mart. 5, 39, 6. Do what your cough means! =imp. die!; hence, mentĭens,  a fallacy, sophism: quomodo mentientem, quem ψευδόμενον vocant, dissolvas;” mentītus, imitated, counterfeit, feigned (poet.): “mentita tela;” For “mentior,” indeed, there is a Griceian implicaturum involving rational control. The rendition of mentire as to lie stems from a figurative shift from to be mindful, or inventive, to have second thoughts" to "to lie, conjure up". But Grice would also have a look at cognate “memini,” since this is also cognate with “mind,” “mens,” and covers subtler instances of mean, as in Latinate, “mention,” as in Grices “use-mention” distinction. mĕmĭni, cognate with "mean" and German "meinen," to think = Grecian ὑπομένειν, await (cf. Schiffer, "remnants of meaning," if I think, I hesitate, and therefore re-main, cf. Grecian μεν- in μένω, Μέντωρ; μαν- in μαίνομαι, μάντις; μνᾶ- in μιμνήσκω, etc.; cf.: maneo, or manere, as in remain. The idea, as Schiffer well knows or means, being that if you think, you hesitate, and therefore, wait and remain], moneo, reminiscor [cf. reminiscence], mens, Minerva, etc. which L and S render as “to remember, recollect, to think of, be mindful of a thing; not to have forgotten a person or thing, to bear in mind (syn.: reminiscor, recordor).” Surely with a relative clause, and to make mention of, to mention a thing, either in speaking or writing (rare but class.). Hence. mĕmĭnens, mindful And then Grice would have a look at moneo, as in adMONish, also cognate is “mŏnĕo,” monere, causative from the root "men;" whence memini, q. v., mens (mind), mentio (mention); lit. to cause to think, to re-mind, put in mind of, bring to ones recollection; to admonish, advise, warn, instruct, teach (syn.: hortor, suadeo, doceo). L and S are Griceian if not Grecian when they note that ‘monere’ can be used "without the accessory notion [implicaturum or entanglement, that is] of reminding or admonishing, in gen., to teach, instruct, tell, inform, point out; also, to announce, predict, foretell, even if also to punish, chastise (only in Tacitus): “puerili verbere moneri.” And surely, since he loved to re-minisced, Grice would have allowed to just earlier on just minisced. Short and Lewis indeed have rĕmĭniscor, which, as they point out, features the root men; whence mens, memini; and which they compare to comminiscere, v. comminiscor, to recall to mind, recollect, remember (syn. recordor), often used by the Old Romans  with with Grices beloved that-clause, for sure. For what is the good of reminiscing or comminiscing, if you cannot reminisce that Austin always reminded Grice that skipping the dictionary was his big mistake! If Grice uses mention, cognate with mean, he loved commenting Aristotle. And commentare is, again, cognate with mean. As opposed to the development of the root in Grecian, or English, in Roman the root for mens is quite represented in many Latinate cognates. But a Roman, if not a Grecian, would perhaps be puzzled by a Grice claiming, by intuition, to retrieve the necessary and sufficient conditions for the use of this or that expression. When the Roman is told that the Griceian did it for fun, he understands, and joins in the fun! Indeed, hardly a natural kind in the architecture of the world, but one that fascinated Grice and the Grecian philosophers before him! Communication.

 

Totum-pars distinction: mereologicum:: The mereological implicaturum. Grice. "In a burst of inspiration, Leśniewski coins "mereology" on a Tuesday evening in March 1927, from the Grecian "μέρος," Polish for "part." From Leśniewski's Journal -- translation from the Polish by Grice: "Dear Anne, I have just coined a word. MEREOLOGY. I want to refer to a FORMA, not informal as in Husserl, which is in German, anyway (his section, "On the whole and the parts") theory of part-whole. I hope you love it! Love, L. --- "Leśniewski's tutee, another Pole, Alfred Tarski, in his Appendix E to Woodger oversimplified, out of envey's Leśniewski's formalism." "But then more loyal tutees (and tutees of tutees) of Lesniewski elaborated this "Polish mereology." "For a good selection of the literature on Polish mereology, see Srzednicki and Rickey (1984). For a survey of Polish mereology, see Simons (1987). Since 1980 or so, however, research on Polish mereology has been almost entirely historical in nature." Which is just as well. The theory of the totum and the pars. -- parts. Typically, a mereological theory employs notions such as the following: “proper part,” “mproper part,” “overlapping” (having a part in common), disjoint (not overlapping), mereological product (the “intersection” of overlapping objects), mereological sum (a collection of parts), mereological difference, the universal sum, mereological complement, and atom (that which has no proper parts). A formal mereology is an axiomatic system. Goodman’s “Calculus of Individuals” is compatible with Nominalism, i.e., no reference is made to sets, properties, or any other abstract entity. Goodman hopes that his mereology, with its many parallels to set theory, may provide an alternative to set theory as a foundation for mathematics. Fundamental and controversial implications of Goodman’s theories include their extensionality and collectivism. An extensional theory implies that for any individuals, x and y, x % y provided x and y have the same proper parts. One reason extensionality is controversial is that it rules out an object’s acquiring or losing a part, and therefore is inconsistent with commonsense beliefs such as that a car has a new tire or that a table has lost a sliver of wood. A second reason for controversy is that extensionality is incompatible with the belief that a statue and the piece of bronze of which it is made have the same parts and yet are diverse objects. Collectivism implies that any individuals, no matter how scattered, have a mereological sum or constitute an object. Moreover, according to collectivism, assembling or disassembling parts does not affect the existence of things, i.e., nothing is created or destroyed by assembly or disassembly, respectively. Thus, collectivism is incompatible with commonsense beliefs such as that when a watch is disassembled, it is destroyed, or that when certain parts are assembled, a watch is created. Because the aforementioned formal theories shun modality, they lack the resources to express the thesis that a whole has each of its parts necessarily. This thesis of mereological essentialism has recently been defended by Roderick Chisholm.

 

meritum, a meritarian is one who asserts the relevance of individual merit, as an independent justificatory condition, in attempts to design social structures or distribute goods. ‘Meritarianism’ is a recently coined term in social and political philosophy, closely related to ‘meritocracy’, and used to identify a range of related concerns that supplement or oppose egalitarian, utilitarian, and contractarian principles and principles based on entitlement, right, interest, and need, among others. For example, one can have a pressing need for an Olympic medal but not merit it; one can have the money to buy a masterpiece but not be worthy of it; one can have the right to a certain benefit but not deserve it. Meritarians assert that considerations of desert are always relevant and sometimes decisive in such cases. What counts as merit, and how important should it be in moral, social, and political decisions? Answers to these questions serve to distinguish one meritarian from another, and sometimes to blur the distinctions between the meritarian position and others. Merit may refer to any of these: comparative rank, capacities, abilities, effort, intention, or achievement. Moreover, there is a relevance condition to be met: to say that highest honors in a race should go to the most deserving is presumably to say that the honors should go to those with the relevant sort of meritspeed, e.g., rather than grace. Further, meritarians may differ about the strength of the merit principle, and how various political or social structures should be influenced by it.  meritocracy, in ordinary usage, a system in which advancement is based on ability and achievement, or one in which leadership roles are held by talented achievers. The term may also refer to an elite group of talented achievers. In philosophical usage, the term’s meaning is similar: a meritocracy is a scheme of social organization in which essential offices, and perhaps careers and jobs of all sorts are (a) open only to those who have the relevant qualifications for successful performance in them, or (b) awarded only to the candidates who are likely to perform the best, or (c) managed so that people advance in and retain their offices and jobs solely on the basis of the quality of their performance in them, or (d) all of the above.

 

merton: merton holds a portrait of H. P. Grice. And the association is closer. Grice was sometime Harmsworth Scholar at Merton. It was at Merton he got the acquaintance with S. Watson, later historian at St. John’s. Merton is the see of the Sub-Faculty of Philosophy. What does that mean? It means that the Lit. Hum. covers more than philosophy. Grice was Lit. Hum. (Phil.), which means that his focus was on this ‘sub-faculty.’ The faculty itself is for Lit. Hum. in general, and it is not held anywhere specifically. Grice loved Ryle’s games with this:: “Oxford is a universale, with St. John’s being a particulare which can become your sense-datum.’

 

Ordine -- Sub-positum, materialis. Grice: “A system of communication has to be sophisticated to allow for ‘order.’ This is what the Romans meant by ‘suppositio materialis,’ but I’m sure someone in Greece had thought about it, too!” Grice: “The idea of the suppositio materialis may be viewed semiotically as applying to ANY system of signs, though – The transmissor, if rational, should always be allowd to refer to the sign as ‘matter,’ not ‘form,’ and lead to the divergence of sub-positium into ‘mterialis’ and ‘formalis’. -- object-language/meta-language distinction, the: Grice: “The use of ‘object’ in ‘object-language’ is utterly inappropriate and coined by someone who had no idea of philosophy!”And ‘meta-language’ is a horrible hybrid.” “Meta-logic,” or “meta-semantic,” may do better, as opposed to ‘logic’ or ‘seemantic’ simpliciter.  meta-language: versus object-languagewhere Russell actually means thing-language (German: meta-sprache und ding-sprache). In formal semantics, a language used to describe another language (the object language). The object language may be either a natural language or a formal language. The goal of a formal semantic theory is to provide an axiomatic or otherwise systematic theory of meaning for the object language. The metalanguage is used to specify the object language’s symbols and formation rules, which determine its grammatical sentences or well-formed formulas, and to assign meanings or interpretations to these sentences or formulas. For example, in an extensional semantics, the metalanguage is used to assign denotations to the singular terms, extensions to the general terms, and truth conditions to sentences. The standard format for assigning truth conditions, as in Tarski’s formulation of his “semantical conception of truth,” is a T-sentence, which takes the form ‘S is true if and only if p.’ Davidson adapted this format to the purposes of his truth-theoretic account of meaning. Examples of T-sentences, with English as the metalanguage, are ‘ “La neige est blanche” is true if and only if snow is white’, where the object langauge is French and the homophonic (Davidson) ‘“Snow is white” is true if and only if snow is white’, where the object language is English as well. Although for formal purposes the distinction between metalanguage and object language must be maintained, in practice one can use a langauge to talk about expressions in the very same language. One can, in Carnap’s terms, shift 4065m-r.qxd 08/02/1999 7:42 AM Page 560 from the material mode to the formal mode, e.g. from ‘Every veterinarian is an animal doctor’ to ‘ “Veterinarian” means “animal doctor”.’ This shift is important in discussions of synonymy and of the analytic–synthetic distinction. Carnap’s distinction corresponds to the use–mention distinction. We are speaking in the formal modewe are mentioning a linguistic expressionwhen we ascribe a property to a word or other expression type, such as its spelling, pronunciation, meaning, or grammatical category, or when we speak of an expression token as misspelled, mispronounced, or misused. We are speaking in the material mode when we say “Reims is hard to find” but in the formal mode when we say “ ‘Reims’ is hard to pronounce.”

 

Trvium versus quadrivium -- riviality: Grice: “Austin once confessed that he felt it was unworthy of a philosopher to spend his time on trivialities, but what was he to do?”

 

trans-sub-stans -- metaosiosis cited by Grice, one of his metaphysical routines. transubstantiation, change of one substance into another. Aristotelian metaphysics distinguishes between substances and the accidents that inhere in them; thus, Socrates is a substance and being snub-nosed is one of his accidents. The Roman Catholic and Eastern Orthodox churches appeal to transubstantiation to explain how Jesus Christ becomes really present in the Eucharist when the consecration takes place: the whole substances of the bread and wine are transformed into the body and blood of Christ, but the accidents of the bread and wine such as their shape, color, and taste persist after the transformation. This seems to commit its adherents to holding that these persisting accidents subsequently either inhere in Christ or do not inhere in any substance. Luther proposed an alternative explanation in terms of consubstantiation that avoids this hard choice: the substances of the bread and wine coexist in the Eucharist with the body and blood of Christ after the consecration; they are united but each remains unchanged. P.L.Q. transvaluation of values.

 

Metaphilosophy: Grice, “I shall distinguish: philosophy, metaphilosophy, and Austin’s favourite, para-philosophy” -- the theory of the nature of philosophy, especially its goals, methods, and fundamental assumptions. First-order philosophical inquiry includes such disciplines as epistemology, ontology, ethics, and value theory. It thus constitutes the main activity of philosophers, past and present. The philosophical study of firstorder philosophical inquiry raises philosophical inquiry to a higher order. Such higher-order inquiry is metaphilosophy. The first-order philosophical discipline of (e.g.) epistemology has the nature of knowledge as its main focus, but that discipline can itself be the focus of higher-order philosophical inquiry. The latter focus yields a species of metaphilosophy called metaepistemology. Two other prominent species are metaethics and metaontology. Each such branch of metaphilosophy studies the goals, methods, and fundamental assumptions of a first-order philosophical discipline. Typical metaphilosophical topics include (a) the conditions under which a claim is philosophical rather than non-philosophical, and (b) the conditions under which a first-order philosophical claim is either meaningful, true, or warranted. Metaepistemology, e.g., pursues not the nature of knowledge directly, but rather the conditions under which claims are genuinely epistemological and the conditions under which epistemological claims are either meaningful, or true, or warranted. The distinction between philosophy and metaphilosophy has an analogue in the familiar distinction between mathematics and metamathematics. Questions about the autonomy, objectivity, relativity, and modal status of philosophical claims arise in metaphilosophy. Questions about autonomy concern the relationship of philosophy to such disciplines as those constituting the natural and social sciences. For instance, is philosophy methodologically independent of the natural sciences? Questions about objectivity and relativity concern the kind of truth and warrant available to philosophical claims. For instance, are philosophical truths characteristically, or ever, made true by mind-independent phenomena in the way that typical claims of the natural sciences supposedly are? Or, are philosophical truths unavoidably conventional, being fully determined by (and thus altogether relative to) linguistic conventions? Are they analytic rather than synthetic truths, and is knowledge of them a priori rather than a posteriori? Questions about modal status consider whether philosophical claims are necessary rather than contingent. Are philosophical claims necessarily true or false, in contrast to the contingent claims of the natural sciences? The foregoing questions identify major areas of controversy in contemporary metaphilosophy.

 

Translaturum -- metaphoricum implicaturum: Grice made a dictionary of figures of rhetoricfrom A to Z.

 

accumulation: Grice, “As its name implies, this is the utterer accumulating arguments in a concise forceful manner.”

 

adnomination: Grice: As the name implies, this is the repetition of words with the same root word.

 

alliteration: Grice: “As the name implies, this is a device, where a series of words in a row have the same first consonant sound. It was quite used by my ancestorsthey called it ‘head-rhyme.’” Example: "She sells sea shells by the sea shore".

 

Adynaton: Grice: “This is almost like Hyperbole, as in the ditty, “Every nice girl loves a sailor.” It is an extreme exaggeration used to make a point. It is like the opposite of "understatement". Example: "I've told you a million times."

 

anacoluthon: Grice, as the name implies, this is a Transposition of clauses to achieve an unnatural (or non-natural) order in a sentence. “Join them, if you can’t beat’em.”

 

anadiplosis: Repetition of a word at the end of a clause and then at the beginning of its succeeding clause. anaphora: Repetition of the same word or set of words in a paragraph.

 

anastrophe: Grice: As the name implies this Changing the object, subject and verb order in a clause, as in “Me loves she,” as uttered by Tarzan.

 

anti-climax: It is when a specific point, expectations are raised, everything is built-up and then suddenly something boring or disappointing happens. Example: "People, pets, batteries, ... all are dead."

 

anthimeria: Transformation of a word of a certain word class to another word class.

 

antimetabole: A sentence consisting of the repetition of words in successive clauses, but in reverse order.

 

antirrhesis: Disproving an opponent's argument. antistrophe: Repetition of the same word or group of words in a paragraph in the end of sentences. antithesis: Juxtaposition of opposing or contrasting ideas.

 

aphorismus: Statement that calls into question the definition of a word. aposiopesis: Breaking off or pausing speech for dramatic or emotional effect. apposition: Placing of two statements side by side, in which the second defines the first. assonance: Repetition of vowel sounds: "Smooth move!" or "Please leave!" or "That's the fact Jack!"

 

asteismus: Mocking answer or humorous answer that plays on a word.

 

asterismos: Beginning a segment of speech with an exclamation of a word. asyndeton: Omission of conjunctions between related clauses. cacophony: Words producing a harsh sound. cataphora: Co-reference of one expression with another expression which follows it, in which the latter defines the first. (example: If you need one, there's a towel in the top drawer.) classification: Linking a proper noun and a common noun with an article chiasmus: Two or more clauses are related to each other through a reversal of structures in order to make a larger point climax: Arrangement of words in order of descending to ascending order. commoratio: Repetition of an idea, re-worded conduplicatio: Repetition of a key word conversion (word formation): An unaltered transformation of a word of one word class into another word class consonance: Repetition of consonant sounds, most commonly within a short passage of verse correlative verse: Matching items in two sequences diacope: Repetition of a word or phrase with one or two intervening words dubitatio: Expressing doubt and uncertainty about oneself dystmesis: A synonym for tmesis ellipsis: Omission of words elision: Omission of one or more letters in speech, making it colloquial enallage: Wording ignoring grammatical rules or conventions enjambment: Incomplete sentences at the end of lines in poetry enthymeme: An informal syllogism epanalepsis: Ending sentences with their beginning. epanodos: Word repetition. epistrophe: (also known as antistrophe) Repetition of the same word or group of words at the end of successive clauses. The counterpart of anaphora epizeuxis: Repetition of a single word, with no other words in between euphony: Opposite of cacophonyi.e. pleasant-sounding half rhyme: Partially rhyming words hendiadys: Use of two nouns to express an idea when it normally would consist of an adjective and a noun hendiatris: Use of three nouns to express one idea homeoptoton: ending the last parts of words with the same syllable or letter. homographs: Words we write identically but which have a differing meaning homoioteleuton: Multiple words with the same ending homonyms: Words that are identical with each other in pronunciation and spelling, but different in meaning homophones: Words that are identical with each other in pronunciation, but different in meaning homeoteleuton: Words with the same ending hypallage: A transferred epithet from a conventional choice of wording.hyperbaton: Two ordinary associated words are detached. The term may also be used more generally for all different figures of speech which transpose natural word order in sentences. hyperbole: Exaggeration of a statement hypozeuxis: Every clause having its own independent subject and predicate hysteron proteron: The inversion of the usual temporal or causal order between two elements isocolon: Use of parallel structures of the same length in successive clauses internal rhyme: Using two or more rhyming words in the same sentence kenning: Using a compound word neologism to form a metonym litotes derived from a Greek word meaning "simple", is a figure of speech which employs an understatement by using double negatives or, in other words, positive statement is expressed by negating its opposite expressions. Examples: "not too bad" for "very good" is an understatement as well as a double negative statement that confirms a positive idea by negating the opposite. Similarly, saying "She is not a beauty queen," means "She is ugly" or saying "I am not as young as I used to be" in order to avoid saying "I am old". Litotes, therefore, is an intentional use of understatement that renders an ironical effect. merism: Referring to a whole by enumerating some of its parts mimesis: Imitation of a person's speech or writing onomatopoeia: Word that imitates a real sound (e.g. tick-tock or boom) paradiastole: Repetition of the disjunctive pair "neither" and "nor" parallelism: The use of similar structures in two or more clauses paraprosdokian: Unexpected ending or truncation of a clause paremvolia: Interference of speak by speakingparenthesis: A parenthetical entry paroemion: Alliteration in which every word in a sentence or phrase begins with the same letter parrhesia: Speaking openly or boldly, in a situation where it is unexpected (e.g. politics) pleonasm: The use of more words than are needed to express meaning polyptoton: Repetition of words derived from the same root polysyndeton: Close repetition of conjunctions pun: When a word or phrase is used in two (or more) different senses rhythm: A synonym for parallelism sibilance: Repetition of letter 's', it is a form of consonance sine dicendo: An inherently superfluous statement, the truth value of which can easily be taken for granted. When held under scrutiny, it becomes readily apparent that the statement has not in fact added any new or useful information to the conversation (e.g. 'It's always in the last place you look.') solecism: Trespassing grammatical and syntactical rules spoonerism: Switching place of syllables within two words in a sentence yielding amusement superlative: Declaring something the best within its class i.e. the ugliest, the most precious synathroesmus: Agglomeration of adjectives to describe something or someone syncope: Omission of parts of a word or phrase symploce: Simultaneous use of anaphora and epistrophe: the repetition of the same word or group of words at the beginning and the end of successive clauses synchysis: Words that are intentionally scattered to create perplexment synesis: Agreement of words according to the sense, and not the grammatical form synecdoche: Referring to a part by its whole or vice versa synonymia: Use of two or more synonyms in the same clause or sentence tautology: Redundancy due to superfluous qualification; saying the same thing twice tmesis: Insertions of content within a compound word zeugma: The using of one verb for two or more actions Tropes accismus: expressing the want of something by denying it allegory: A metaphoric narrative in which the literal elements indirectly reveal a parallel story of symbolic or abstract significance.allusion: Covert reference to another work of literature or art ambiguity: Phrasing which can have two meanings anacoenosis: Posing a question to an audience, often with the implication that it shares a common interest with the speaker analogy: A comparison anapodoton: Leaving a common known saying unfinished antanaclasis: A form of pun in which a word is repeated in two different senses. anthimeria: A substitution of one part of speech for another, such as noun for a verb and vice versa. anthropomorphism: Ascribing human characteristics to something that is not human, such as an animal or a god (see zoomorphism) antimetabole: Repetition of words in successive clauses, but in switched order antiphrasis: A name or a phrase used ironically. antistasis: Repetition of a word in a different sense. antonomasia: Substitution of a proper name for a phrase or vice versa a: Briefly phrased, easily memorable statement of a truth or opinion, an adage apologia: Justifying one's actions aporia: Faked or sincere puzzled questioning apophasis: (Invoking) an idea by denying its (invocation) appositive: Insertion of a parenthetical entry apostrophe: Directing the attention away from the audience to an absent third party, often in the form of a personified abstraction or inanimate object. archaism: Use of an obsolete, archaic word (a word used in olden language, e.g. Shakespeare's language) auxesis: Form of hyperbole, in which a more important-sounding word is used in place of a more descriptive term bathos: Pompous speech with a ludicrously mundane worded anti-climax burlesque metaphor: An amusing, overstated or grotesque comparison or example. catachresis: Blatant misuse of words or phrases. cataphora: Repetition of a cohesive device at the end categoria: Candidly revealing an opponent's weakness cliché: Overused phrase or theme circumlocution: Talking around a topic by substituting or adding words, as in euphemism or periphrasis congeries: Accumulation of synonymous or different words or phrases together forming a single message correctio: Linguistic device used for correcting one's mistakes, a form of which is epanorthosis dehortatio: discouraging advice given with seeming sagacity denominatio: Another word for metonymy diatyposis: The act of giving counsel double negative: Grammar construction that can be used as an expression and it is the repetition of negative words dirimens copulatio: Balances one statement with a contrary, qualifying statement distinctio: Defining or specifying the meaning of a word or phrase you use dysphemism: Substitution of a harsher, more offensive, or more disagreeable term for another. Opposite of euphemism dubitatio: Expressing doubt over one's ability to hold speeches, or doubt over other ability ekphrasis: Lively describing something you see, often a painting epanorthosis: Immediate and emphatic self-correction, often following a slip of the tongue encomium: A speech consisting of praise; a eulogy enumeratio: A sort of amplification and accumulation in which specific aspects are added up to make a point epicrisis: Mentioning a saying and then commenting on it epiplexis: Rhetorical question displaying disapproval or debunks epitrope: Initially pretending to agree with an opposing debater or invite one to do something erotema: Synonym for rhetorical question erotesis: Rhetorical question asked in confident expectation of a negative answer euphemism: Substitution of a less offensive or more agreeable term for another grandiloquence: Pompous speech exclamation: A loud calling or crying out humour: Provoking laughter and providing amusement hyperbaton: Words that naturally belong together separated from each other for emphasis or effect hyperbole: Use of exaggerated terms for emphasis hypocatastasis: An implication or declaration of resemblance that does not directly name both terms hypophora: Answering one's own rhetorical question at length hysteron proteron: Reversal of anticipated order of events; a form of hyperbaton innuendo: Having a hidden meaning in a sentence that makes sense whether it is detected or not inversion: A reversal of normal word order, especially the placement of a verb ahead of the subject (subject-verb inversion). irony: Use of word in a way that conveys a meaning opposite to its usual meaning. litotes: Emphasizing the magnitude of a statement by denying its opposite malapropism: Using a word through confusion with a word that sounds similar meiosis: Use of understatement, usually to diminish the importance of something memento verbum: Word at the top of the tongue, recordabantur merism: Referring to a whole by enumerating some of its parts metalepsis: Figurative speech is used in a new context metaphor: An implied comparison between two things, attributing the properties of one thing to another that it does not literally possess. metonymy: A thing or concept is called not by its own name but rather by the name of something associated in meaning with that thing or concept neologism: The use of a word or term that has recently been created, or has been in use for a short time. Opposite of archaism non sequitur: Statement that bears no relationship to the context preceding occupatio see apophasis: Mentioning something by reportedly not mentioning it onomatopoeia: Words that sound like their meaning oxymoron: Using two terms together, that normally contradict each other par'hyponoian: Replacing in a phrase or text a second part, that would have been logically expected. parable: Extended metaphor told as an anecdote to illustrate or teach a moral lesson paradiastole: Extenuating a vice in order to flatter or soothe paradox: Use of apparently contradictory ideas to point out some underlying truth paraprosdokian: Phrase in which the latter part causes a rethinking or reframing of the beginning paralipsis: Drawing attention to something while pretending to pass it over parody: Humouristic imitation paronomasia: Pun, in which similar-sounding words but words having a different meaning are used pathetic fallacy: Ascribing human conduct and feelings to nature periphrasis: A synonym for circumlocution personification/prosopopoeia/anthropomorphism: Attributing or applying human qualities to inanimate objects, animals, or natural phenomena pleonasm: The use of more words than is necessary for clear expression praeteritio: Another word for paralipsis procatalepsis: Refuting anticipated objections as part of the main argument proslepsis: Extreme form of paralipsis in which the speaker provides great detail while feigning to pass over a topic prothesis: Adding a syllable to the beginning of a word proverb: Succinct or pithy, often metaphorical, expression of wisdom commonly believed to be true pun: Play on words that will have two meanings rhetorical question: Asking a question as a way of asserting something. Asking a question which already has the answer hidden in it. Or asking a question not for the sake of getting an answer but for asserting something (or as in a poem for creating a poetic effect) satire: Humoristic criticism of society sensory detail imagery: sight, sound, taste, touch, smell sesquipedalianism: use of long and obscure words simile: Comparison between two things using like or as snowclone: Alteration of cliché or phrasal template style: how information is presented superlative: Saying that something is the best of something or has the most of some quality, e.g. the ugliest, the most precious etc. syllepsis: The use of a word in its figurative and literal sense at the same time or a single word used in relation to two other parts of a sentence although the word grammatically or logically applies to only one syncatabasis (condescension, accommodation): adaptation of style to the level of the audience synchoresis: A concession made for the purpose of retorting with greater force. synecdoche: Form of metonymy, referring to a part by its whole, or a whole by its part synesthesia: Description of one kind of sense impression by using words that normally describe another. tautology: Superfluous repetition of the same sense in different words Example: The children gathered in a round circle transferred epithet: A synonym for hypallage. truism: a self-evident statement tricolon diminuens: Combination of three elements, each decreasing in size tricolon crescens: Combination of three elements, each increasing in size verbal paradox: Paradox specified to language verba ex ore: Taking the words out of someone’s mouth, speaking of what the interlocutor wanted to say. verbum volitans: A word that floats in the air, on which everyone is thinking and is just about to be imposed. zeugma: Use of a single verb to describe two or more actions zoomorphism: Applying animal characteristics to humans or gods. Refs. Holdcroft: “Grice on indirect communication,” Journal of Rhetoric.”

 

Fallacia -- Grice compilied a “Fallaciae: A to Z.” Formal fallacies Main article: Formal fallacy A formal fallacy is an error in logic that can be seen in the argument's form. All formal fallacies are specific types of non sequitur.  Appeal to probabilitya statement that takes something for granted because it would probably be the case (or might be the case). Argument from fallacy (also known as the fallacy fallacy)the assumption that if an argument for some conclusion is fallacious, then the conclusion is false. Base rate fallacymaking a probability judgment based on conditional probabilities, without taking into account the effect of prior probabilities. Conjunction fallacythe assumption that an outcome simultaneously satisfying multiple conditions is more probable than an outcome satisfying a single one of them. Masked-man fallacy (illicit substitution of identicals)the substitution of identical designators in a true statement can lead to a false one. Propositional fallacies A propositional fallacy is an error in logic that concerns compound propositions. For a compound proposition to be true, the truth values of its constituent parts must satisfy the relevant logical connectives that occur in it (most commonly: [and], [or], [not], [only if], [if and only if]). The following fallacies involve inferences whose correctness is not guaranteed by the behavior of those logical connectives and are not logically guaranteed to yield true conclusions. Types of propositional fallacies:  Affirming a disjunctconcluding that one disjunct of a logical disjunction must be false because the other disjunct is true; A or B; A, therefore not B. Affirming the consequentthe antecedent in an indicative conditional is claimed to be true because the consequent is true; if A, then B; B, therefore A. Denying the antecedentthe consequent in an indicative conditional is claimed to be false because the antecedent is false; if A, then B; not A, therefore not B. Quantification fallacies A quantification fallacy is an error in logic where the quantifiers of the premises are in contradiction to the quantifier of the conclusion. Types of quantification fallacies:  Existential fallacyan argument that has a universal premise and a particular conclusion. Formal syllogistic fallacies Syllogistic fallacieslogical fallacies that occur in syllogisms.  Affirmative conclusion from a negative premise (illicit negative)a categorical syllogism has a positive conclusion, but at least one negative premise. Fallacy of exclusive premisesa categorical syllogism that is invalid because both of its premises are negative. Fallacy of four terms (quaternio terminorum)a categorical syllogism that has four terms. Illicit majora categorical syllogism that is invalid because its major term is not distributed in the major premise but distributed in the conclusion. Illicit minora categorical syllogism that is invalid because its minor term is not distributed in the minor premise but distributed in the conclusion. Negative conclusion from affirmative premises (illicit affirmative)a categorical syllogism has a negative conclusion but affirmative premises. Fallacy of the undistributed middlethe middle term in a categorical syllogism is not distributed. Modal fallacyconfusing possibility with necessity. Modal scope fallacya degree of unwarranted necessity is placed in the conclusion. Informal fallacies Main article: Informal fallacy Informal fallaciesarguments that are logically unsound for lack of well-grounded premises.  Argument to moderation (false compromise, middle ground, fallacy of the mean, argumentum ad temperantiam)assuming that the compromise between two positions is always correct. Continuum fallacy (fallacy of the beard, line-drawing fallacy, sorites fallacy, fallacy of the heap, bald man fallacy)improperly rejecting a claim for being imprecise. Correlative-based fallacies Suppressed correlativea correlative is redefined so that one alternative is made impossible (e.g., "I'm not fat because I'm thinner than him"). Definist fallacydefining a term used in an argument in a biased manner. The person making the argument expects the listener will accept the provided definition, making the argument difficult to refute. Divine fallacy (argument from incredulity)arguing that, because something is so incredible or amazing, it must be the result of superior, divine, alien or paranormal agency. Double countingcounting events or occurrences more than once in probabilistic reasoning, which leads to the sum of the probabilities of all cases exceeding unity. Equivocationusing a term with more than one meaning in a statement without specifying which meaning is intended. Ambiguous middle termusing a middle term with multiple meanings. Definitional retreatchanging the meaning of a word when an objection is raised. Motte-and-bailey fallacyconflating two positions with similar properties, one modest and easy to defend (the "motte") and one more controversial (the "bailey"). The arguer first states the controversial position, but when challenged, states that they are advancing the modest position.[25] Fallacy of accentchanging the meaning of a statement by not specifying on which word emphasis falls. Persuasive definitionpurporting to use the "true" or "commonly accepted" meaning of a term while, in reality, using an uncommon or altered definition. (cf. the if-by-whiskey fallacy) Ecological fallacyinferences about the nature of specific individuals are based solely upon aggregate statistics collected for the group to which those individuals belong.[26] Etymological fallacyreasoning that the original or historical meaning of a word or phrase is necessarily similar to its actual present-day usage.[27] Fallacy of compositionassuming that something true of part of a whole must also be true of the whole.[28] Fallacy of divisionassuming that something true of a thing must also be true of all or some of its parts.[29] False attributionan advocate appeals to an irrelevant, unqualified, unidentified, biased or fabricated source in support of an argument. Fallacy of quoting out of context (contextotomy, contextomy; quotation mining)refers to the selective excerpting of words from their original context in a way that distorts the source's intended meaning.[30] False authority (single authority)using an expert of dubious credentials or using only one opinion to sell a product or idea. Related to the appeal to authority. False dilemma (false dichotomy, fallacy of bifurcation, black-or-white fallacy)two alternative statements are held to be the only possible options when in reality there are more.[31] False equivalencedescribing two or more statements as virtually equal when they are not. Feedback fallacybelieving in the objectivity of an evaluation to be used as the basis for improvement without verifying that the source of the evaluation is a disinterested party.[32] Historian's fallacyassuming that decision makers of the past had identical information as those subsequently analyzing the decision.[33] This should not to be confused with presentism, in which present-day ideas and perspectives are anachronistically projected into the past. Historical fallacya set of considerations is thought to hold good only because a completed process is read into the content of the process which conditions this completed result.[34] Baconian fallacyusing pieces of historical evidence without the aid of specific methods, hypotheses, or theories in an attempt to make a general truth about the past. Commits historians "to the pursuit of an impossible object by an impracticable method".[35] Homunculus fallacyusing a "middle-man" for explanation; this sometimes leads to regressive middle-men. It explains a concept in terms of the concept itself without explaining its real nature (e.g.: explaining thought as something produced by a little thinkera homunculusinside the head simply identifies an intermediary actor and does not explain the product or process of thinking).[36] Inflation of conflictarguing that, if experts in a field of knowledge disagree on a certain point within that field, no conclusion can be reached or that the legitimacy of that field of knowledge is questionable.[37] If-by-whiskeyan argument that supports both sides of an issue by using terms that are selectively emotionally sensitive. Incomplete comparisoninsufficient information is provided to make a complete comparison. Inconsistent comparisondifferent methods of comparison are used, leaving a false impression of the whole comparison. Intentionality fallacythe insistence that the ultimate meaning of an expression must be consistent with the intention of the person from whom the communication originated (e.g. a work of fiction that is widely received as a blatant allegory must necessarily not be regarded as such if the author intended it not to be so.)[38] Lump of labour fallacythe misconception that there is a fixed amount of work to be done within an economy, which can be distributed to create more or fewer jobs.[39] Kettle logicusing multiple, jointly inconsistent arguments to defend a position.[dubiousdiscuss] Ludic fallacythe belief that the outcomes of non-regulated random occurrences can be encapsulated by a statistic; a failure to take into account that unknown unknowns have a role in determining the probability of events taking place.[40] McNamara fallacy (quantitative fallacy)making a decision based only on quantitative observations, discounting all other considerations. Mind projection fallacysubjective judgments are "projected" to be inherent properties of an object, rather than being related to personal perceptions of that object. Moralistic fallacyinferring factual conclusions from purely evaluative premises in violation of fact–value distinction. For instance, inferring is from ought is an instance of moralistic fallacy. Moralistic fallacy is the inverse of naturalistic fallacy defined below. Moving the goalposts (raising the bar)argument in which evidence presented in response to a specific claim is dismissed and some other (often greater) evidence is demanded. Nirvana fallacy (perfect-solution fallacy)solutions to problems are rejected because they are not perfect. Proof by assertiona proposition is repeatedly restated regardless of contradiction; sometimes confused with argument from repetition (argumentum ad infinitum, argumentum ad nauseam) Prosecutor's fallacya low probability of false matches does not mean a low probability of some false match being found. Proving too muchan argument that results in an overly-generalized conclusion (e.g.: arguing that drinking alcohol is bad because in some instances it has led to spousal or child abuse). Psychologist's fallacyan observer presupposes the objectivity of their own perspective when analyzing a behavioral event. Referential fallacy[41]assuming all words refer to existing things and that the meaning of words reside within the things they refer to, as opposed to words possibly referring to no real object or that the meaning of words often comes from how they are used. Reification (concretism, hypostatization, or the fallacy of misplaced concreteness)treating an abstract belief or hypothetical construct as if it were a concrete, real event or physical entity (e.g.: saying that evolution selects which traits are passed on to future generations; evolution is not a conscious entity with agency). Retrospective determinismthe argument that because an event has occurred under some circumstance, the circumstance must have made its occurrence inevitable. Slippery slope (thin edge of the wedge, camel's nose)asserting that a proposed. relatively small, first action will inevitably lead to a chain of related events resulting in a significant and negative event and, therefore, should not be permitted.[42] Special pleadingthe arguer attempts to cite something as an exemption to a generally accepted rule or principle without justifying the exemption (e.g.: a defendant who murdered his parents asks for leniency because he is now an orphan). Improper premise Begging the question (petitio principii)using the conclusion of the argument in support of itself in a premise (e.g.: saying that smoking cigarettes is deadly because cigarettes can kill you; something that kills is deadly).[43][44][45] Loaded labelwhile not inherently fallacious, use of evocative terms to support a conclusion is a type of begging the question fallacy. When fallaciously used, the term's connotations are relied on to sway the argument towards a particular conclusion. For example, an organic foods advertisement that says "Organic foods are safe and healthy foods grown without any pesticides, herbicides, or other unhealthy additives." Use of the term "unhealthy additives" is used as support for the idea that the product is safe.[46] Circular reasoning (circulus in demonstrando)the reasoner begins with what he or she is trying to end up with (e.g.: all bachelors are unmarried males). Fallacy of many questions (complex question, fallacy of presuppositions, loaded question, plurium interrogationum)someone asks a question that presupposes something that has not been proven or accepted by all the people involved. This fallacy is often used rhetorically so that the question limits direct replies to those that serve the questioner's agenda. Faulty generalizations Faulty generalizationreach a conclusion from weak premises. Unlike fallacies of relevance, in fallacies of defective induction, the premises are related to the conclusions yet only weakly support the conclusions. A faulty generalization is thus produced.  Accidentan exception to a generalization is ignored.[47] No true Scotsmanmakes a generalization true by changing the generalization to exclude a counterexample.[48] Cherry picking (suppressed evidence, incomplete evidence)act of pointing at individual cases or data that seem to confirm a particular position, while ignoring a significant portion of related cases or data that may contradict that position.[49] Survivorship biasa small number of successes of a given process are actively promoted while completely ignoring a large number of failures False analogyan argument by analogy in which the analogy is poorly suited.[50] Hasty generalization (fallacy of insufficient statistics, fallacy of insufficient sample, fallacy of the lonely fact, hasty induction, secundum quid, converse accident, jumping to conclusions)basing a broad conclusion on a small sample or the making of a determination without all of the information required to do so.[51] Inductive fallacyA more general name to some fallacies, such as hasty generalization. It happens when a conclusion is made of premises that lightly support it. Misleading vividnessinvolves describing an occurrence in vivid detail, even if it is an exceptional occurrence, to convince someone that it is a problem; this also relies on the appeal to emotion fallacy. Overwhelming exceptionan accurate generalization that comes with qualifications that eliminate so many cases that what remains is much less impressive than the initial statement might have led one to assume.[52] Thought-terminating clichéa commonly used phrase, sometimes passing as folk wisdom, used to quell cognitive dissonance, conceal lack of forethought, move on to other topics, etc.but in any case, to end the debate with a cliché rather than a point. Questionable cause Questionable cause is a general type of error with many variants. Its primary basis is the confusion of association with causation, either by inappropriately deducing (or rejecting) causation or a broader failure to properly investigate the cause of an observed effect.  Cum hoc ergo propter hoc (Latin for "with this, therefore because of this"; correlation implies causation; faulty cause/effect, coincidental correlation, correlation without causation)a faulty assumption that, because there is a correlation between two variables, one caused the other.[53] Post hoc ergo propter hoc (Latin for "after this, therefore because of this"; temporal sequence implies causation)X happened, then Y happened; therefore X caused Y.[54] Wrong direction (reverse causation)cause and effect are reversed. The cause is said to be the effect and vice versa.[55] The consequence of the phenomenon is claimed to be its root cause. Ignoring a common cause Fallacy of the single cause (causal oversimplification[56])it is assumed that there is one, simple cause of an outcome when in reality it may have been caused by a number of only jointly sufficient causes. Furtive fallacyoutcomes are asserted to have been caused by the malfeasance of decision makers. Gambler's fallacythe incorrect belief that separate, independent events can affect the likelihood of another random event. If a fair coin lands on heads 10 times in a row, the belief that it is "due to the number of times it had previously landed on tails" is incorrect.[57] Inverse gambler's fallacy Magical thinkingfallacious attribution of causal relationships between actions and events. In anthropology, it refers primarily to cultural beliefs that ritual, prayer, sacrifice, and taboos will produce specific supernatural consequences. In psychology, it refers to an irrational belief that thoughts by themselves can affect the world or that thinking something corresponds with doing it. Regression fallacyascribes cause where none exists. The flaw is failing to account for natural fluctuations. It is frequently a special kind of post hoc fallacy. Relevance fallacies Appeal to the stone (argumentum ad lapidem)dismissing a claim as absurd without demonstrating proof for its absurdity.[58] Argument from ignorance (appeal to ignorance, argumentum ad ignorantiam)assuming that a claim is true because it has not been or cannot be proven false, or vice versa.[59] Argument from incredulity (appeal to common sense)"I cannot imagine how this could be true; therefore, it must be false."[60] Argument from repetition (argumentum ad nauseam, argumentum ad infinitum)repeating an argument until nobody cares to discuss it any more;[61][62] sometimes confused with proof by assertion Argument from silence (argumentum ex silentio)assuming that a claim is true based on the absence of textual or spoken evidence from an authoritative source, or vice versa.[63] Ignoratio elenchi (irrelevant conclusion, missing the point)an argument that may in itself be valid, but does not address the issue in question.[64] Red herring fallacies A red herring fallacy, one of the main subtypes of fallacies of relevance, is an error in logic where a proposition is, or is intended to be, misleading in order to make irrelevant or false inferences. In the general case any logical inference based on fake arguments, intended to replace the lack of real arguments or to replace implicitly the subject of the discussion.[65][66]  Red herringintroducing a second argument in response to the first argument that is irrelevant and draws attention away from the original topic (e.g.: saying “If you want to complain about the dishes I leave in the sink, what about the dirty clothes you leave in the bathroom?”).[67] See also irrelevant conclusion.  Ad hominemattacking the arguer instead of the argument. (N.b., "ad hominem" can also refer to the dialectical strategy of arguing on the basis of the opponent's own commitments. This type of ad hominem is not a fallacy.) Circumstantial ad hominemstating that the arguer's personal situation or perceived benefit from advancing a conclusion means that their conclusion is wrong.[68] Poisoning the wella subtype of ad hominem presenting adverse information about a target person with the intention of discrediting everything that the target person says.[69] Appeal to motivedismissing an idea by questioning the motives of its proposer. Kafka-trappinga sophistical and unfalsifiable form of argument that attempts to overcome an opponent by inducing a sense of guilt and using the opponent's denial of guilt as further evidence of guilt.[70] Tone policingfocusing on emotion behind (or resulting from) a message rather than the message itself as a discrediting tactic. Traitorous critic fallacy (ergo decedo, 'thus leave')a critic's perceived affiliation is portrayed as the underlying reason for the criticism and the critic is asked to stay away from the issue altogether. Easily confused with the association fallacy ("guilt by association") below. Appeal to authority (argument from authority, argumentum ad verecundiam)an assertion is deemed true because of the position or authority of the person asserting it.[71][72] Appeal to accomplishmentan assertion is deemed true or false based on the accomplishments of the proposer. This may often also have elements of appeal to emotion (see below). Courtier's replya criticism is dismissed by claiming that the critic lacks sufficient knowledge, credentials, or training to credibly comment on the subject matter. Appeal to consequences (argumentum ad consequentiam)the conclusion is supported by a premise that asserts positive or negative consequences from some course of action in an attempt to distract from the initial discussion.[73] Appeal to emotionan argument is made due to the manipulation of emotions, rather than the use of valid reasoning.[74] Appeal to fearan argument is made by increasing fear and prejudice towards the opposing side[75] Appeal to flatteryan argument is made due to the use of flattery to gather support.[76] Appeal to pity (argumentum ad misericordiam)an argument attempts to induce pity to sway opponents.[77] Appeal to ridiculean argument is made by presenting the opponent's argument in a way that makes it appear ridiculous (or, arguing or implying that because it is ridiculous it must be untrue).[78] Appeal to spitean argument is made through exploiting people's bitterness or spite towards an opposing party.[79] Judgmental languageinsulting or pejorative language to influence the audience's judgment. Pooh-poohdismissing an argument perceived unworthy of serious consideration.[80] Wishful thinkinga decision is made according to what might be pleasing to imagine, rather than according to evidence or reason.[81] Appeal to naturejudgment is based solely on whether the subject of judgment is 'natural' or 'unnatural'.[82] (Sometimes also called the "naturalistic fallacy", but is not to be confused with the other fallacies by that name.) Appeal to novelty (argumentum novitatis, argumentum ad antiquitatis)a proposal is claimed to be superior or better solely because it is new or modern.[83] Appeal to poverty (argumentum ad Lazarum)supporting a conclusion because the arguer is poor (or refuting because the arguer is wealthy). (Opposite of appeal to wealth.)[84] Appeal to tradition (argumentum ad antiquitatem)a conclusion supported solely because it has long been held to be true.[85] Appeal to wealth (argumentum ad crumenam)supporting a conclusion because the arguer is wealthy (or refuting because the arguer is poor).[86] (Sometimes taken together with the appeal to poverty as a general appeal to the arguer's financial situation.) Argumentum ad baculum (appeal to the stick, appeal to force, appeal to threat)an argument made through coercion or threats of force to support position.[87] Argumentum ad populum (appeal to widespread belief, bandwagon argument, appeal to the majority, appeal to the people)a proposition is claimed to be true or good solely because a majority or many people believe it to be so.[88] Association fallacy (guilt by association and honor by association)arguing that because two things share (or are implied to share) some property, they are the same.[89] Ipse dixit (bare assertion fallacy)a claim that is presented as true without support, as self-evidently true, or as dogmatically true. This fallacy relies on the implied expertise of the speaker or on an unstated truism.[90][91] Bulverism (psychogenetic fallacy)inferring why an argument is being used, associating it to some psychological reason, then assuming it is invalid as a result. The assumption that if the origin of an idea comes from a biased mind, then the idea itself must also be a falsehood.[37] Chronological snobberya thesis is deemed incorrect because it was commonly held when something else, known to be false, was also commonly held.[92][93] Fallacy of relative privation (also known as "appeal to worse problems" or "not as bad as")dismissing an argument or complaint due to what are perceived to be more important problems. First World problems are a subset of this fallacy.[94][95] Genetic fallacya conclusion is suggested based solely on something or someone's origin rather than its current meaning or context.[96] I'm entitled to my opiniona person discredits any opposition by claiming that they are entitled to their opinion. Moralistic fallacyinferring factual conclusions from evaluative premises, in violation of fact-value distinction; e.g. making statements about what is, on the basis of claims about what ought to be. This is the inverse of the naturalistic fallacy. Naturalistic fallacyinferring evaluative conclusions from purely factual premises[97][98] in violation of fact-value distinction. Naturalistic fallacy (sometimes confused with appeal to nature) is the inverse of moralistic fallacy. Is–ought fallacy[99]statements about what is, on the basis of claims about what ought to be. Naturalistic fallacy fallacy[100] (anti-naturalistic fallacy)[101]inferring an impossibility to infer any instance of ought from is from the general invalidity of is-ought fallacy, mentioned above. For instance, is {\displaystyle P\lor \neg P}P \lor \neg P does imply ought {\displaystyle P\lor \neg P}P \lor \neg P for any proposition {\displaystyle P}P, although the naturalistic fallacy fallacy would falsely declare such an inference invalid. Naturalistic fallacy fallacy is a type of argument from fallacy. Straw man fallacymisrepresenting an opponent's argument by broadening or narrowing the scope of a premise and refuting a weaker version (e.g.: saying “You tell us that A is the right thing to do, but the real reason you want us to do A is that you would personally profit from it).[102] Texas sharpshooter fallacyimproperly asserting a cause to explain a cluster of data.[103] Tu quoque ('you too'appeal to hypocrisy, whataboutism)the argument states that a certain position is false or wrong or should be disregarded because its proponent fails to act consistently in accordance with that position.[104] Two wrongs make a rightoccurs when it is assumed that if one wrong is committed, another wrong will rectify it.[105] Vacuous trutha claim that is technically true but meaningless, in the form of claiming that no A in B has C, when there is no A in B. For example, claiming that no mobile phones in the room are on when there are no mobile phones in the room at all.

 

Translaturum: the translaturum is the x that translates, what is translated is the translatum – the abstract feminine if you prefer it to the neuter singular, is translature. TRANS-LATUM – Grice: “Cicero is right: metaphor sounds too barbaric to a Roman ear, and ‘meta’ is trans, and phor is latum, so ‘translature’ is what I call a conversational implicature in the guise of a metaphor – as in legislature!” -- metaphorical implicaturum -- Grice, “You’re the cream in my coffee”“You’re the salt in my stew”“You’re the starch in my collar”“You’re the lace in my shoe.” metaphor, a figure of speech (or a trope) in which a word or phrase that literally denotes one thing is used to denote another, thereby implicitly comparing the two things. In the normal use of the sentence ‘The Mississippi is a river’, ‘river’ is used literallyor as some would prefer to say, used in its literal sense. By contrast, if one assertively uttered “Time is a river,” one would be using ‘river’ metaphoricallyor be using it in a metaphorical sense. Metaphor has been a topic of philosophical discussion since Aristotle; in fact, it has almost certainly been more discussed by philosophers than all the other tropes together. Two themes are prominent in the discussions up to the nineteenth century. One is that metaphors, along with all the other tropes, are decorations of speech; hence the phrase ‘figures of speech’. Metaphors are adornments or figurations. They do not contribute to the cognitive meaning of the discourse; instead they lend it color, vividness, emotional impact, etc. Thus it was characteristic of the Enlightenment and proto-Enlightenment philosophersHobbes and Locke are good examplesto insist that though philosophers may sometimes have good reason to communicate their thought with metaphors, they themselves should do their thinking entirely without metaphors. The other theme prominent in discussions of metaphor up to the nineteenth century is that metaphors are, so far as their cognitive force is concerned, elliptical similes. The cognitive force of ‘Time is a river’, when ‘river’ in that sentence is used metaphorically, is the same as ‘Time is like a river’. What characterizes almost all theories of metaphor from the time of the Romantics up through our own century is the rejection of both these traditional themes. Metaphorsso it has been arguedare not cognitively dispensable decorations. They contribute to the cognitive meaning of our discourse; and they are indispensable, not only to religious discourse, but to ordinary, and even scientific, discourse, not to mention poetic. Nietzsche, indeed, went so far as to argue that all speech is metaphorical. And though no consensus has yet emerged on how and what metaphors contribute to meaning, nor how we recognize what they contribute, nearconsensus has emerged on the thesis that they do not work as elliptical similes. Refs.: H. P. Grice, “Why it is not the case that you’re the cream in my coffee.” H. P. Grice, “One figure of rhetoric too many.” “Metanonymy.”

 

Ariskant -- Aristkantian metaphysical deduction: cf. the transcendental club. or argument. transcendental argument Metaphysics, epistemology An argument that starts from some accepted experience or fact to prove that there must be something which is beyond experience but which is a necessary condition for making the accepted experience or fact possible. The goal of a transcendental argument is to establish the transcendental dialectic truth of this precondition. If there is something X of which Y is a necessary condition, then Y must be true. This form of argument became prominent in Kant’s Critique of Pure Reason, where he argued that the existence of some fundamental a priori concepts, namely the categories, and of space and time as pure forms of sensibility, are necessary to make experience possible. In contemporary philosophy, transcendental arguments are widely proposed as a way of refuting skepticism. Wittgenstein used this form of argument to reject the possibility of a private language that only the speaker could understand. Peter Strawson employs a transcendental argument to prove the perception-independent existence of material particulars and to reject a skeptical attitude toward the existence of other minds. There is disagreement about the kind of necessity involved in transcendental arguments, and Barry Stroud has raised important questions about the possibility of transcendental arguments succeeding. “A transcendental argument attempts to prove q by proving it is part of any correct explanation of p, by proving it a precondition of p’s possibility.” Nozick Philosophical Explanations transcendental deduction Metaphysics, epistemology, ethics, aesthetics For Kant, the argument to prove that certain a priori concepts are legitimately, universally, necessarily, and exclusively applicable to objects of experience. Kant employed this form of argument to establish the legitimacy of space and time as the forms of intuition, of the claims of the moral law in the Critique of Practical Reason, and of the claims of the aesthetic judgment of taste in the Critique of Judgement. However, the most influential example of this form of argument appeared in the Critique of Pure Reason as the transcendental deduction of the categories. The metaphysical deduction set out the origin and character of the categories, and the task of the transcendental deduction was to demonstrate that these a priori concepts do apply to objects of experience and hence to prove the objective validity of the categories. The strategy of the proof is to show that objects can be thought of only by means of the categories. In sensibility, objects are subject to the forms of space and time. In understanding, experienced objects must stand under the conditions of the transcendental unity of apperception. Because these conditions require the determination of objects by the pure concepts of the understanding, there can be no experience that is not subject to the categories. The categories, therefore, are justified in their application to appearances as conditions of the possibility of experience. In the second edition of the Critique of Pure Reason (1787), Kant extensively rewrote the transcendental deduction, although he held that the result remained the same. The first version emphasized the subjective unity of consciousness, while the second version stressed the objective character of the unity, and it is therefore possible to distinguish between a subjective and objective deduction. The second version was meant to clarify the argument, but remained extremely difficult to interpret and assess. The presence of the two versions of this fundamental argument makes interpretation even more demanding. Generally speaking, European philosophers prefer the subjective version, while Anglo-American philosophers prefer the objective version. The transcendental deduction of the categories was a revolutionary development in modern philosophy. It was the main device by which Kant sought to overcome the errors and limitations of both rationalism and empiricism and propelled philosophy into a new phase. “The explanation of the manner in which concepts can thus relate a priori to objects I entitle their transcendental deduction.” Kant, Critique of Pure Reason. metaphysical realism, in the widest sense, the view that (a) there are real objects (usually the view is concerned with spatiotemporal objects), (b) they exist independently of our experience or our knowledge of them, and (c) they have properties and enter into relations independently of the concepts with which we understand them or of the language with which we describe them. Anti-realism is any view that rejects one or more of these three theses, though if (a) is rejected the rejection of (b) and (c) follows trivially. (If it merely denies the existence of material things, then its traditional name is ‘idealism.’) Metaphysical realism, in all of its three parts, is shared by common sense, the sciences, and most philosophers. The chief objection to it is that we can form no conception of real objects, as understood by it, since any such conception must rest on the concepts we already have and on our language and experience. To accept the objection seems to imply that we can have no knowledge of real objects as they are in themselves, and that truth must not be understood as correspondence to such objects. But this itself has an even farther reaching consequence: either (i) we should accept the seemingly absurd view that there are no real objects (since the objection equally well applies to minds and their states, to concepts and words, to properties and relations, to experiences, etc.), for we should hardly believe in the reality of something of which we can form no conception at all; or (ii) we must face the seemingly hopeless task of a drastic change in what we mean by ‘reality’, ‘concept’, ‘experience’, ‘knowledge’, ‘truth’, and much else. On the other hand, the objection may be held to reduce to a mere tautology, amounting to ‘We (can) know reality only as we (can) know it’, and then it may be argued that no substantive thesis, which anti-realism claims to be, is derivable from a mere tautology. Yet even if the objection is a tautology, it serves to force us to avoid a simplistic view of our cognitive relationship to the world. In discussions of universals, metaphysical realism is the view that there are universals, and usually is contrasted with nominalism. But this either precludes a standard third alternative, namely conceptualism, or simply presupposes that concepts are general words (adjectives, common nouns, verbs) or uses of such words. If this presupposition is accepted, then indeed conceptualism would be the same as nominalism, but this should be argued, not legislated verbally. Traditional conceptualism holds that concepts are particular mental entities, or at least mental dispositions, that serve the classificatory function that universals have been supposed to serve and also explain the classificatory function that general words undoubtedly also serve. -- metaphysics, most generally, the philosophical investigation of the nature, constitution, and structure of reality. It is broader in scope than science, e.g., physics and even cosmology (the science of the nature, structure, and origin of the universe as a whole), since one of its traditional concerns is the existence of non-physical entities, e.g., God. It is also more fundamental, since it investigates questions science does not address but the answers to which it presupposes. Are there, for instance, physical objects at all, and does every event have a cause? So understood, metaphysics was rejected by positivism on the ground that its statements are “cognitively meaningless” since they are not empirically verifiable. More recent philosophers, such as Quine, reject metaphysics on the ground that science alone provides genuine knowledge. In The Metaphysics of Logical Positivism (1954), Bergmann argued that logical positivism, and any view such as Quine’s, presupposes a metaphysical theory. And the positivists’ criterion of cognitive meaning was never formulated in a way satisfactory even to them. A successor of the positivist attitude toward metaphysics is Grice’s tutee at St. John’sfor his Logic Paper for the PPE -- P. F. Strawson’s preference (especially in Individuals: an essay in descriptive metaphysics) for what he calls descriptive metaphysics, which is “content to describe the actual structure of our thought about the world,” as contrasted with revisionary metaphysics, which is “concerned to produce a better structure.” The view, sometimes considered scientific (but an assumption rather than an argued theory), that all that there is, is spatiotemporal (a part of “nature”) and is knowable only through the methods of the sciences, is itself a metaphysics, namely metaphysical naturalism (not to be confused with natural philosophy). It is not part of science itself. In its most general sense, metaphysics may seem to coincide with philosophy as a whole, since anything philosophy investigates is presumably a part of reality, e.g., knowledge, values, and valid reasoning. But it is useful to reserve the investigation of such more specific topics for distinct branches of philosophy, e.g., epistemology, ethics, aesthetics, and logic, since they raise problems peculiar to themselves. Perhaps the most familiar question in metaphysics is whether there are only material entitiesmaterialismor only mental entities, i.e., minds and their statesidealismor bothdualism. Here ‘entity’ has its broadest sense: anything real. More specific questions of metaphysics concern the existence and nature of certain individualsalso called particulars(e.g., God), or certain properties (e.g., are there properties that nothing exemplifies?) or relations (e.g., is there a relation of causation that is a necessary connection rather than a mere regular conjunction between events?). The nature of space and time is another important example of such a more specific topic. Are space and time peculiar individuals that “contain” ordinary individuals, or are they just systems of relations between individual things, such as being (spatially) higher or (temporally) prior. Whatever the answer, space and time are what render a world out of the totality of entities that are parts of it. Since on any account of knowledge, our knowledge of the world is extremely limited, concerning both its spatial and temporal dimensions and its inner constitution, we must allow for an indefinite number of possible ways the world may be, might have been, or will be. And this thought gives rise to the idea of an indefinite number of possible worlds. This idea is useful in making vivid our understanding of the nature of necessary truth (a necessarily true proposition is one that is true in all possible worlds) and thus is commonly employed in modal logic. But the idea can also make possible worlds seem real, a highly controversial doctrine. The notion of a spatiotemporal world is commonly that employed in discussions of the socalled issue of realism versus anti-realism, although this issue has also been raised with respect to universals, values, and numbers, which are not usually considered spatiotemporal. While there is no clear sense in asserting that nothing is real, there seems to be a clear sense in asserting that there is no spatiotemporal world, especially if it is added that there are minds and their ideas. This was Berkeley’s view. But contemporary philosophers who raise questions about the reality of the spatiotemporal world are not comfortable with Berkeleyan minds and ideas and usually just somewhat vaguely speak of “ourselves” and our “representations.” The latter are themselves often understood as material (states of our brains), a clearly inconsistent position for anyone denying the reality of the spatiotemporal world. Usually, the contemporary anti-realist does not actually deny it but rather adopts a view resembling Kant’s transcendental idealism. Our only conception of the world, the anti-realist would argue, rests on our perceptual and conceptual faculties, including our language. But then what reason do we have to think that this conception is true, that it corresponds to the world as the world is in itself? Had our faculties and language been different, surely we would have had very different conceptions of the world. And very different conceptions of it are possible even in terms of our present faculties, as seems to be shown by the fact that very different scientific theories can be supported by exactly the same data. So far, we do not have anti-realism proper. But it is only a short step to it: if our conception of an independent spatiotemporal world is necessarily subjective, then we have no good reason for supposing that there is such a world, especially since it seems selfcontradictory to speak of a conception that is independent of our conceptual faculties. It is clear that this question, like almost all the questions of general metaphysics, is at least in part epistemological. Metaphysics can also be understood in a more definite sense, suggested by Aristotle’s notion (in his Metaphysics, the title of which was given by an early editor of his works, not by Aristotle himself) of “first philosophy,” namely, the study of being qua being, i.e., of the most general and necessary characteristics that anything must have in order to count as a being, an entity (ens). Sometimes ‘ontology’ is used in this sense, but this is by no means common practice, ‘ontology’ being often used as a synonym of ‘metaphysics’. Examples of criteria (each of which is a major topic in metaphysics) that anything must meet in order to count as a being, an entity, are the following. (A) Every entity must be either an individual thing (e.g., Socrates and this book), or a property (e.g., Socrates’ color and the shape of this book), or a relation (e.g., marriage and the distance between two cities), or an event (e.g., Socrates’ death), or a state of affairs (e.g., Socrates’ having died), or a set (e.g., the set of Greek philosophers). These kinds of entities are usually called categories, and metaphysics is very much concerned with the question whether these are the only categories, or whether there are others, or whether some of them are not ultimate because they are reducible to others (e.g., events to states of affairs, or individual things to temporal series of events). (B) The existence, or being, of a thing is what makes it an entity. (C) Whatever has identity and is distinct from everything else is an entity. (D) The nature of the “connection” between an entity and its properties and relations is what makes it an entity. Every entity must have properties and perhaps must enter into relations with at least some other entities. (E) Every entity must be logically self-consistent. It is noteworthy that after announcing his project of first philosophy, Aristotle immediately embarked on a defense of the law of non-contradiction. Concerning (A) we may ask (i) whether at least some individual things (particulars) are substances, in the Aristotelian sense, i.e., enduring through time and changes in their properties and relations, or whether all individual things are momentary. In that case, the individuals of common sense (e.g., this book) are really temporal series of momentary individuals, perhaps events such as the book’s being on a table at a specific instant. We may also ask (ii) whether any entity has essential properties, i.e., properties without which it would not exist, or whether all properties are accidental, in the sense that the entity could exist even if it lost the property in question. We may ask (iii) whether properties and relations are particulars or universals, e.g., whether the color of this page and the color of the next page, which (let us assume) are exactly alike, are two distinct entities, each with its separate spatial location, or whether they are identical and thus one entity that is exemplified by, perhaps even located in, the two pages. Concerning (B), we may ask whether existence is itself a property. If it is, how is it to be understood, and if it is not, how are we to understand ‘x exists’ and ‘x does not exist’, which seem crucial to everyday and scientific discourse, just as the thoughts they express seem crucial to everyday and scientific thinking? Should we countenance, as Meinong did, objects having no existence, e.g. golden mountains, even though we can talk and think about them? We can talk and think about a golden mountain and even claim that it is true that the mountain is golden, while knowing all along that what we are thinking and talking about does not exist. If we do not construe non-existent objects as something, then we are committed to the somewhat startling view that everything exists. Concerning (C) we may ask how to construe informative identity statements, such as, to use Frege’s example, ‘The Evening Star is identical with the Morning Star’. This contrasts with trivial and perhaps degenerate statements, such as ‘The Evening Star is identical with the Evening Star’, which are almost never made in ordinary or scientific discourse. The former are essential to any coherent, systematic cognition (even to everyday recognition of persons and places). Yet they are puzzling. We cannot say that they assert of two things that they are one, even though ordinary language suggests precisely this. Neither can we just say that they assert that a certain thing is identical with itself, for this view would be obviously false if the statements are informative. The fact that Frege’s example includes definite descriptions (‘the Evening Star’, ‘the Morning Star’) is irrelevant, contrary to Russell’s view. Informative identity statements can also have as their subject terms proper names and even demonstrative pronouns (e.g., ‘Hesperus is identical with Phosphorus’ and ‘This [the shape of this page] is identical with that [the shape of the next page]’), the reference of which is established not by description but ostensively, perhaps by actual pointing. Concerning (D) we can ask about the nature of the relationship, usually called instantiation or exemplification, between an entity and its properties and relations. Surely, there is such a relationship. But it can hardly be like an ordinary relation such as marriage that connects things of the same kind. And we can ask what is the connection between that relation and the entities it relates, e.g., the individual thing on one hand and its properties and relations on the other. Raising this question seems to lead to an infinite regress, as Bradley held; for the supposed connection is yet another relation to be connected with something else. But how do we avoid the regress? Surely, an individual thing and its properties and relations are not unrelated items. They have a certain unity. But what is its character? Moreover, we can hardly identify the individual thing except by reference to its properties and relations. Yet if we say, as some have, that it is nothing but a bundle of its properties and relations, could there not be another bundle of exactly the same properties and relations, yet distinct from the first one? (This question concerns the so-called problem of individuation, as well as the principle of the identity of indiscernibles.) If an individual is something other than its properties and relations (e.g., what has been called a bare particular), it would seem to be unobservable and thus perhaps unknowable. Concerning (E), virtually no philosopher has questioned the law of non-contradiction. But there are important questions about its status. Is it merely a linguistic convention? Some have held this, but it seems quite implausible. Is the law of non-contradiction a deep truth about being qua being? If it is, (E) connects closely with (B) and (C), for we can think of the concepts of self-consistency, identity, and existence as the most fundamental metaphysical concepts. They are also fundamental to logic, but logic, even if ultimately grounded in metaphysics, has a rich additional subject matter (sometimes merging with that of mathematics) and therefore is properly regarded as a separate branch of philosophy. The word ‘metaphysics’ has also been used in at least two other senses: first, the investigation of entities and states of affairs “transcending” human experience, in particular, the existence of God, the immortality of the soul, and the freedom of the will (this was Kant’s conception of the sort of metaphysics that, according to him, required “critique”); and second, the investigation of any alleged supernatural or occult phenomena, such as ghosts and telekinesis. The first sense is properly philosophical, though seldom occurring today. The second is strictly popular, since the relevant supernatural phenomena are most questionable on both philosophical and scientific grounds. They should not be confused with the subject matter of philosophical theology, which may be thought of as part of metaphysics in the general philosophical sense, though it was included by Aristotle in the subject matter of metaphysics in his sense of the study of being qua being. Refs.: H. P. Grice and P. F. Strawson, “Seminars on Aristotle’s Categoriae,” Oxford.

 

metaphysical wisdom: J. London-born philosopher, cited by H. P. Grice in his third programme lecture on Metaphysics. “Wisdom used to say that metaphysics is nonsense, but INTERESTING nonsense.” Some more “contemporary” accounts of “metaphysics” sound, on the face of it at least, very different from either of these.   Consider, for example, from the OTHER place, John Wisdom's description of a metaphysical, shall we say, ‘statement’I prefer ‘utterance’ or pronouncement!  Wisdom says that a metaphysical, shall we say, ‘proposition’ is, characteristically, a sort of illuminating falsehood, a pointed paradox, which uses what Wisdom calls ‘ordinary language’ in a disturbing, baffling, and even shocking way, but not otiosely, but in order to make your tutee aware of a hidden difference or a hidden resemblance between this thing and that thinga difference and a resemblance hidden by our ordinary ways of “talking.”  The metaphysician renders what is clear, obscure.  And the metaphysician MUST retort to some EXTRA-ordinary language, as Wisdom calls it!    Of course, to be fair to Wisdom and the OTHER place, Wisdom does not claim this to be a complete characterisation, nor perhaps a literally correct one.   Since Wisdom loves a figure of speech and a figure of thought!  Perhaps what Wisdom claims should *itself* be seen as an illuminating paradox, a meta-meta-physical one!  In any case, its relation to Aristotle's, or, closer to us, F. H. Bradley's, account of the matter is not obvious, is it?  But perhaps a relation CAN be established.   Certainly not every metaphysical statement is a paradox serving to call attention to an usually unnoticed difference or resemblance.   For many a metaphysical statement is so obscure (or unperspicuous, as I prefer) that it takes long training, usually at Oxford, before the metaphysician’s meaning can be grasped.  A paradox, such as Socrates’s, must operate with this or that familiar concept.  For the essence of a paradox is that it administers a shock, and you cannot shock your tutee when he is standing on such unfamiliar ground that he has no particular expectations.   Nevertheless there IS a connection between “metaphysics” and Wisdom's kind of paradox.   He is not speaking otiosely!  Suppose we consider the paradox:  i. Everyone is really always alone.   Considered by itself, it is no more than an epigram -- rather a flat one about the human condition.   The implicaturum, via hyperbole, is “I am being witty.”  The pronouncement (i)  might be said, at least, to minimise the difference between “being BY oneself” and “being WITH other people,” Heidegger’s “Mit-Sein.”  But now consider the pronouncement (i), not simply by itself, but surrounded and supported by a certain kind of “metaphysical” argument: by a “metaphysical” argument to the effect that what passes for “knowledge” of the other's mental or psychological process is, at best, an unverifiable conjecture, since the mind (or soul) and the body are totally distinct things, and the working of the mind (or soul, as Aristotle would prefer, ‘psyche’) is always withdrawn behind the screen of its bodily manifestations, as Witters would have it. (Not in vain Wisdom calls himself or hisself a disciple of Witters!)   When this solitude-affirming paradox, (i) is seen in the context of a general theory about the soul and the body and the possibilities and limits of so-called “knowledge” (as in “Knowledge of other minds,” to use Wisdom’s fashionable sobriquet), when it is seen as embodying such a “metaphysical” theory, indeed the paradox BECOMES clearly a “metaphysical” statement.   But the fact that the statement or proposition is most clearly seen as “metaphysical” in such a setting does not mean that there is no “metaphysics” at all in it when it is deprived of the setting. (Cf. my “The general theory of context.”). An utterance like  (ii) Everyone is alone.  invites us to change, for a moment at least and in one respect, our ordinary way of looking at and talking about things, and hints (or the metaphysician implicates rather) that the changed view the tutee gets is the truer, the profounder, view.   Cf. Cook Wilson, “What we know we know,” as delighting this air marshal. Refs.: H. P. Grice, “Metaphysics,” in D. F. Pears, “The nature of metaphysics: the Third-Programme Lectures for 1953.”

 

Totum-pars -- Holosholism -- Methodus -- methodological holism, also called metaphysical holism, the thesis that with respect to some system there is explanatory emergence, i.e., the laws of the more complex situations in the system are not deducible by way of any composition laws or laws of coexistence from the laws of the simpler or simplest situation(s). Explanatory emergence may exist in a system for any of the following reasons: that at some more complex level a variable interacts that does not do so at simpler levels, that a property of the “whole” interacts with properties of the “parts,” that the relevant variables interact by different laws at more complex levels owing to the complexity of the levels, or (the limiting case) that strict lawfulness breaks down at some more complex level. Thus, explanatory emergence does not presuppose descriptive emergence, the thesis that there are properties of “wholes” (or more complex situations) that cannot be defined through the properties of the “parts” (or simpler situations). The opposite of methodological holism is methodological individualism, also called explanatory reductionism, according to which all laws of the “whole” (or more complex situations) can be deduced from a combination of the laws of the simpler or simplest situation(s) and either some composition laws or laws of coexistence (depending on whether or not there is descriptive emergence). Methodological individualists need not deny that there may be significant lawful connections among properties of the “whole,” but must insist that all such properties are either definable through, or connected by laws of coexistence with, properties of the “parts.”

 

michelstaedter: Grice: “It’s difficult to grasp Michelsteadter’s implicature: his study on ‘persuasion’ is brilliant – he was a close reader of Plato, and he uses figurative language, as ‘il giovane divino.’ My favourite is his account of the persuasive rhetoric of Cicero.” Grice: “Michelsteadter plays with the etymology of persuasion, which is cognate with ‘suave,’ as it should – sweet talk, we should say – which I could make into a maxim which would not be strictly ‘conversational’ unless under the category of modus – ‘be sweet’ –But the sweetness applies in general to my framework: the emissor aims to be sweet if he is going to try to influence the other, and will be influenced by a sweeter co-emissor.”  essential Italian philosopher. Carlo Michelstaedter   Carlo Michelstaedter in un suo autoritratto. Carlo Raimondo Michelstaedter (anche Michelstädter) (Gorizia), filosofo. Michelstaedter nasce a Gorizia, ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia di origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente, per rispetto borghese: egli è, anzi, un laico, un «tipico rappresentante della mentalità materialistica dell'Ottocento». L'ebraismo non sembra quindi incidere molto sulla formazione culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato cabalista. Tra gli altri membri della famiglia è da ricordare Carolina Luzzatto, prima donna italiana ad aver diretto un quotidiano.  Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino il giovane Michelstaedter ha i primi approcci con la speculazione filosofica. A iniziarlo sono il suo professore di filosofia, Richard von Schubert-Soldern, fautore del solipsismo gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e l'amico Enrico Mreule, ex compagno di classe, che gli fa conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resterà traccia soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Nino Paternolli, oltre a Schopenhauer, leggerà e discuterà, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca, Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen.  Conclusi nel 1905 gli studi ginnasiali, Carlo progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica dell'Vienna. Ma l'anima è giàper dirla con Leopardi«nel primo giovanil tumulto» verso un altrove ch'egli non riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di Lettere dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, città in cui vivrà per quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Gaetano Chiavacci, futuro curatore delle sue Opere, e Vladimiro Arangio-Ruiz, in seguito noto filosofo accademico. Continua a ritrarre, fra tratto espressionistico e schizzo caricaturale, la varia umanità in cui s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni di drammi teatrali. Nel 1909 un evento luttuoso segna la sua vita: la morte, per suicidio, del fratello Gino (di dieci anni più vecchio), emigrato a New York. Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia Baraden. Nell'ottobre dello stesso anno l'amico Enrico Mreule parte per l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di passaggio del testimone: Carlo si fa consegnare da Rico la pistola che portava sempre con sé.  Tra il 1909 e il 1910, completati gli esami, ritorna a Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli dal docente di letteratura greca, Girolamo Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febbrile: oltre alla Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale, mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta; vede solo la sorella e il cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi «non avrebbe fatto il professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare», forse a Pirano o a Grado.  Il 17 ottobre 1910, dopo un diverbio con la madre, impugna la pistola lasciatagli da Enrico Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio della tesi aveva disegnato una "fiorentina", una lampada ad olio, e aggiunto in greco: apesbésthen, «io mi spensi».  Amici e parenti pubblicarono le sue opere e raccolsero i suoi scritti, ora alla Biblioteca Civica di Gorizia.  Michelstaedter è sepolto nel cimitero ebraico di Valdirose (Rožna Dolina), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di metri dal confine con l'Italia.  Pensiero  Una foto di Carlo Michelstaedter Magnifying glass icon mgx2.svgLa Persuasione e la Rettorica. La breve vita di Michelstaedter scorrecome risulta dall'Epistolarioall'insegna di una volontà di vivere continuamente illuminata dal desiderio di un altrimenti e di un altrove metafisico che fa di lui, già in giovane età, un impulsivo, un irrequieto esploratore di linguaggi e di mezzi espressivi, capace di spaziare dalla pittura alla poesia passando per le ripide vette della filosofia. Nell'apologo dell'aerostato incluso ne La Persuasione e la Rettorica, l'essenza del pensiero occidentale, la rettorica, viene fatta risalire da Michelstaedter a un "parricidio": quello di Aristotele nei confronti di Platone. Questi, nella metafora costruita da Michelstaedter, escogita un mechánema, una macchina volante per abbandonare il "peso" del mondo e giungere all'Assoluto. Maestro e discepoli riescono a librarsi negli alti spazi del cielo, ma restano a metà strada, fra una mera contemplazione dell'essere e del tempo e la nostalgia della terra e delle cure mondane. A riportarli sulla terra ci pensa allora un discepolo più scaltro e intraprendente degli altri, Aristotele, il quale, tradendo il maestro, fa scendere il mechánema restituendo così a tutti «la gioia d'aver la terra sicura sotto i piedi» (La persuasione e la rettorica115). Questa nostalgia del mondo intelligibile platonico fa quindi di Michelstaedter un discepolo di Schopenhauer, più che di Nietzsche.  La costituzione della metafisica è per lui una storia di "rettorici" tradimenti, la vicenda di una verità dai grandi "persuasi" tanto proclamata agli uomini quanto da questi disattesa e inascoltata. «Quanto io dico», scrive Michelstaedter ne La persuasione e la rettorica, «è stato detto tante volte e con tale forza che pare impossibile che il mondo abbia ancor continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle parole. Lo dissero ai Greci Parmenide, Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li trattò da naturalisti inesperti; lo disse Socrate, ma ci fabbricarono su 4 sistemi... lo disse Cristo, e ci fabbricarono su la Chiesa». La persuasione è la visione propria di chi ha compreso la tragicità della finitezza e ad essa vuol tener fermo, senza ricorrere a quegli «empiastri»i kallopísmata órphnes, gli «ornamenti dell'oscurità»che possano lenire il dolore scatenato da tale consapevolezza. L'essere è finitezza che si rivela solo nella dimensione tragica di una presenza abbacinante, ma gli uomini rigettano questa tragica consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel divertissement. Persuaso è chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi nelle cose o nei luoghi comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et nunc del proprio esserci, ma riesce «a consistere nell'ultimo presente», abbandonando quelle illusioni di sicurezza e di conforto che avviluppano chi vive abbagliato dalle illusioni create dal potere, dalla cultura, dalle dottrine filosofiche, politiche, sociali, religiose. È questa «la via preparata» dalla quale a tutti fa comodo non discostarsi troppo; è questo restare perennemente attaccati alla vitala philopsychìaa far sì che la "rettorica" trionfi sempre. La vita, soffocata dalla ricerca dei piaceri, della potenza, finanche dalla presunzione filosofica di possedere la via e quindi la vita stessa, non vive, perché in ogni istante ciascuno rimane avvolto dalle cure per ciò che non è ancora o dal rimpianto per ciò che non è più, mancando sempre l'attimo decisivo, quello che i greci chiamavano kairós, il tempo propizio. Perciò nella vita facciamo esperienza della morte, di quella «morte nella vita» cantataquasi una danse macabrenel Canto delle crisalidi: «Noi col filo / col filo della vita / nostra sorte / filammo a questa morte».  Il pensiero di Michelstaedter procede di conseguenza, per liberare il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso violente contrapposizioni concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte, piacere-dolore), senza alcun tentativo di mediazione dialettica. Michelstaedter respinge, con un gesto iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica della persuasione e della salute, in quanto «la via della persuasione non è corsa da 'omnibus', non ha segni, indicazioni che si possano comunicare, studiare, ripetere. Ma ognuno ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio dolore l'indice, ognuno deve nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è solo e non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che questa indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato». La salvezza individuale è possibile solo in una singolarità irripetibile, irriducibile, concentrata in sé.  Il solipsismo di Michelstaedter è perciò radicale: non ci sono vie, non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel deserto dell'esistenza è «il primo e l'ultimo», crocefisso al legno della propria sufficienza e schiacciato dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo è negatività assoluta, al pensiero non resta che negare questa stessa negatività rifiutando i dati dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la conoscenza conoscerai, poiché il tuo chiedere ottenebra la tua vita». Si tratta di una sentenza di sapore quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la figura dell'amico descrivendolo come «il Buddha dell'occidente».  Produzione artistica La produzione poetica e quella pittorica di Michelstaedter possono essere considerate un prolungamento e un completamento di questo sentimento tragico e mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere l'inesprimibile, di dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni codificato e perciò già da sempre istituito retoricamente, così nel segno pittorico, nello schizzo rapido e scherzoso come nel ritratto composto e meditato, traluce l'impossibilità di giungere a quella che Parmenide chiamava «la ben rotonda verità»: non siamo giocati solo dalle parole, ma anche dalle immagini di una realtà fatta di colori e di forme che ci sfuggono nella loro immediatezza e alterità, «come chi vuol veder sul muro l'ombra del proprio profilo, in ciò appunto la distrugge». Anche l'arte e la poesia, come la retorica filosofica, si rivelano infine per quello che sono: fragili orpelli di cui si orna l'oscurità dell'essere e che ogni linguaggio escogitato dall'uomo sarà sempre impotente a esprimere.  Opere Opere, G. Chiavacci, Sansoni, Firenze, Scritti scolastici, Sergio Campailla, Gorizia, Opera grafica e pittorica, Sergio Campailla, Gorizia, Il dialogo della salute e altri dialoghi, Sergio Campailla, Adelphi, Milano Poesie, Sergio Campailla, Adelphi, Milano, La Persuasione e la Rettorica, Vladimiro Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova, edizione critica Sergio Campailla, Adelphi, Milano poi, con le Appendici critiche, ivi,). Epistolario, Sergio Campailla, Adelphi, Milano nuova edizione riveduta e ampliata, ivi,  Parmenide ed Eraclito. Empedocle, SE, Milano, L'anima ignuda nell'isola dei beati. Scritti su Platone, David Micheletti, Diabasis, Reggio Emilia,  Dialogo della salute. E altri scritti sul senso dell'esistenza, a cura e con un saggio introduttivo di G. Brianese, Mimesis, Milano, La melodia del giovane divino, Sergio Campailla, Adelphi, Milano  La persuasione e la rettorica, edizione critica, A. Comincini, Joker, . Note  P. Michelstaedter-Winteler, Appunti per una biografia di Carlo Michelstaedter  Michelstaedter si riferisce, nell'Epistolario, al bonno Isacco Samuele Reggio, 1784-1855, confondendolo con il padre di questo, Abram Vita Reggio  S.Campailla, Il segreto di Nadia B., Marsilio, . Da articoli di cronaca americani dell'epoca, si apprende che il suicidio avvenne con un colpo di pistola alla tempia destra.  La persuasione e la rettorica35  La persuasione e la rettorica89  Poesie54  La persuasione e la rettorica104  Opere781  C. Magris, Un altro mare95  Il dialogo della salute,  63-64  Biografie e studi critici Acciani Antonia, Il maestro del deserto. Carlo Michelstaedter, Progedit, Bari 2005. Arbo Alessandro, Carlo Michelstaedter, Studio Tesi, Pordenone 1996 (Civiltà della memoria 20). 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migliio:Grice: “Berlin, who thought was a philosopher, ended up lecturing on the history of ideas, i. .e. ideology – Miglio defines ideology so simply that would put Berlin to shame: an ideology is what politicians propagate to reach or buy consensus!” --  essential Italian philosopher. Gianfranco Miglio  Gianfranco Miglio Gianfranco Miglio 1960s.jpg Senatore della Repubblica Italiana Durata mandato23 aprile 199229 maggio 2001 LegislatureXI, XII, XIII Gruppo parlamentare. Lega Nord (1992-1994), Misto (1994-2001) Coalizione. PdL (1994), PpL (1996) CircoscrizioneLombardia Collegio. Como Sito istituzionale Dati generali Partito politicoDC (1943-1959) LN (1992-1994) PF (1994-2001) Titolo di studio laurea in giurisprudenza UniversitàUniversità Cattolica del Sacro Cuore Professionedocente universitario Gianfranco Miglio (Como), filosofo. Sostenitore della trasformazione dello Stato italiano in senso federale o, addirittura, confederale, fra gli anni ottanta e i novanta è considerato l'ideologo della Lega Lombarda, in rappresentanza della quale fu anche senatore, prima di "rompere" con Umberto Bossi dando vita alla breve stagione del Partito Federalista.   Polo scolastico "Gianfranco Miglio" ad Adro. Costituzionalista e scienziato della politica, fu senatore della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.  Ha insegnato presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà di Scienze politiche dal 1959 al 1989. È stato allievo di Alessandro Passerin d'Entrèves e Giorgio Balladore Pallieri, sotto la cui docenza si è formato sui classici del pensiero giuridico e politologico.  Colpito da ictus nel 2000, non si riprese e morì ottantatreenne nella sua stessa città natale, Como, circa un anno dopo. Il funerale si tenne a Domaso, sul Lago di Como, comune d'origine del padre e sede di una villa nella quale il professore si rifugiava spesso; in seguito Miglio è stato tumulato nel locale cimitero, a fianco dei membri della sua famiglia.   Laureatosi in Giurisprudenza all'Università Cattolica nel 1940 con una tesi sulle Origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche nell'età moderna, evitò l'arruolamento per la Seconda guerra mondiale a causa di un difetto uditivo congenito, e poté divenire assistente volontario alla cattedra di Storia delle dottrine politiche, che d'Entreves tenne sino alla fine degli anni quaranta nella medesima università.  Libero docente nel 1948, Miglio si dedicò negli anni cinquanta allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai quattro volumi del Deutsche Genossenschaftsrecht che Otto Von Gierke scrisse tra il 1869 e il 1913, ai saggi di storia amministrativa di Otto Hintze, alcuni dei quali, negli anni seguenti, vennero tradotti in italiano dal suo allievo e ferrato germanista Pierangelo Schiera (O. Hintze, Stato e società, Zanichelli 1980).  Fu di quegli anni l'incontro del giovane Miglio con l'immensa produzione scientifica di Max Weber: il professore comasco fu uno dei primi ad aver studiato a fondo Economia e Società, l'opera più importante del sociologo tedesco che era stata completamente trascurata in Italia.  Sviluppo del lavoro scientifico Miglio storico dell'amministrazione Alla fine degli anni cinquanta, Miglio fondò con il giurista Feliciano Benvenuti l'ISAP Milano (Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la carica di vicedirettore. In un saggio memorabile intitolato Le origini della scienza dell'amministrazione (1957), il professore comasco descriveva con elegante chiarezza le radici storiche della disciplina. L'interesse per il campo dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle politiche pianificatrici che gli stati andavano conducendo per l'incremento della crescita economica.  La Fondazione italiana per la storia amministrativa Ben presto Miglio sentì tuttavia l'esigenza di studiare in modo più sistematico la storia dei poteri pubblici europei e, negli anni sessanta, costituì la Fondazione italiana per la storia amministrativa: un istituto le cui ricerche vennero condotte con rigoroso metodo scientifico. A tal proposito, il professore aveva appositamente preparato per i collaboratori della fondazione uno schema di istruzioni divenuto famoso per chiarezza e organicità. In realtà, fondando la F.I.S.A. Miglio si era posto l'ambizioso obiettivo di scrivere una storia costituzionale che prendesse in esame le amministrazioni pubbliche esistite in luoghi e tempi diversi: in tal modo egli sarebbe riuscito a tracciare una vera e propria tipologia delle istituzioni dal medioevo all'età contemporanea, al cui interno sarebbero stati indicati i tratti distintivi o, viceversa, gli elementi comuni di ogni potere pubblico. Ma v'era un'altra ragione che aveva indotto Miglio a studiare i poteri pubblici in un'ottica, come scriveva lui stesso, analogico-comparativa. Servendosi di un metodo scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà del Novecento, il professore comasco intendeva definire l'evoluzione storica dello stato moderno, storicizzando in tal modo le stesse istituzioni contemporanee.  Gli Acta italica La fondazione pubblicava tre collezioni: gli Acta italica, l'Archivio (diviso in due collane: la prima riguardante ricerche e opere strumentali, la seconda dedicata alle opere dei maggiori storici dell'amministrazione) e gli Annali. Tra i più autorevoli lavori storici pubblicati nell'Archivio, si ricordano il volume sui comuni italiani di Walter Goetz e il famoso saggio di Pietro Vaccari sulla territorialità del contado medievale. Nella prima serie alcuni giovani studiosi poterono invece pubblicare le loro ricerche di storia delle istituzioni: Gabriella Rossetti, allieva dello storico Cinzio Violante, vi diede alle stampe un approfondito studio sulla società e sulle istituzioni nella Cologno Monzese dell'Alto Medioevo; Adriana Petracchi pubblicò la prima parte di un'interessante ricerca sullo sviluppo storico dell'istituto dell'intendente nella Francia dell'ancien régime; occorre inoltre ricordare il poderoso volume di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco e sull'assolutismo nei maggiori stati germanici. Su tutt'altro piano si poneva invece la collezione della F.I.S.A. denominata Acta italica: al suo interno dovevano essere pubblicati i documenti relativi all'amministrazione pubblica degli stati italiani preunitari: è probabile che l'ispirazione per quest'ultima serie fosse venuta a Miglio dallo studio delle opere di Hintze: verso la fine del XIX secolo, lo storico tedesco aveva infatti scritto alcuni saggi sull'amministrazione prussiana pubblicandoli negli Acta borussica, un'autorevole collana che raccoglieva le fonti storiche dello stato degli Hohenzollern.  L'edizione dei lavori della commissione Giulini Tra i volumi degli Acta italica, occorre ricordare l'edizione dei lavori della Commissione Giulini curata da Nicola Raponi nel 1962, uno studio cui Miglio tenne molto e di cui si servì, molti anni dopo, per la stesura del celebre saggio su Vocazione e destino dei lombardi (in  La Lombardia moderna, Electa 1989, ripubblicato in G. Miglio, Io, Bossi e la Lega, Mondadori 1994). La commissionei cui lavori avevano avuto luogo a Torino dal 10 al 26 maggio 1859 sotto la presidenza del nobile milanese Cesare Giulini della Portaaveva il compito di elaborare progetti di legge che sarebbero entrati in vigore in Lombardia nel periodo immediatamente successivo alla guerra. Cavour, che in quegli anni ricopriva la carica di primo ministro, voleva che il governo, nel sancire l'annessione dei nuovi territori al Piemonte di Vittorio Emanuele, mantenesse separati gli ordinamenti amministrativi delle due regioni, lasciando che in Lombardia continuassero a sussistere una parte delle istituzioni austriache esistenti.  Il saggio Le contraddizioni dello stato unitario Nel saggio magistrale Le contraddizioni dello stato unitario (1969) scritto in occasione del convegno per il centenario delle leggi di unificazione, Miglio prese in esame gli effetti devastanti che l'accentramento amministrativo aveva provocato nel sistema politico italiano. La classe politica italiana non fu capace di elaborare un ordinamento amministrativo che consentisse allo stato di governare adeguatamente un territorio esteso dalle Alpi alla Sicilia. Ricorrendo a una felice similitudine, il professore scrisse che la scelta di estendere le norme piemontesi a tutta Italia fu come "far indossare a un gigante il vestito di un nano". Secondo Miglio, i nostri "padri della patria", spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze fortunose in cui era avvenuta l'unificazione, preferirono conservare ottusamente gli istituti piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza degli italiani ad essere governati da istituzioni che, oltre ad essere percepite come "straniere", si rivelarono palesemente inefficienti.  Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato fondamentale; il professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato formalmente unito dalle norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso ancora per molti anni: le leggi, che il Parlamento emanava dalle Alpi alla Sicilia, venivano infatti interpretate in cento modi diversi nelle regioni storiche in cui il Paese continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente articolato. Era il federalismo che, negato alla radice dalla classe politica liberal-nazionale in nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi in forme evidenti di "criptofederalismo".[senza fonte]  Miglio e Otto Brunner Furono inoltre fondamentali, nella formazione del professor Miglio, i lavori dello storico austriaco Otto Brunner: di questo eminente studioso di storia medievale Miglio non solo fece tradurre svariati saggi (O.Brunner, Per una nuova storia costituzionale e sociale, Vita e Pensiero 1970), ma promosse anche la pubblicazione dell'opera monumentale Land und Herrschaft: in questo lavorouscito per la prima volta nel 1939Brunner aveva preso in esame la costituzione materiale degli ordinamenti medievali, ponendo in evidenza i numerosi elementi di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e quella moderna, soprattutto nel modo di concepire il diritto.  La traduzione di Land und Herrschaft, affidata inizialmente alle cure di Emilio Bussi, sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli anni sessanta. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne invece portato a compimento solo nei primi anni ottanta dagli allievi Pierangelo Schiera e Giuliana Nobili. Pubblicato da Giuffré con il titolo di "Terra e potere", il capolavoro di Brunner apparve nel 1983 negli Arcana imperii, la collana di scienza della politica di cui Miglio era divenuto direttore nei primi anni Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi recati alla scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e giuristi tedeschi: Lorenz Von Stein e Rudolf Gneist.  La chiusura della FISA Negli anni Settanta la F.I.S.A. dovette chiudere i battenti per mancanza di fondi. Il professor Miglio, ricordando a distanza di tempo la fine di quell'autorevole collana di storia delle istituzioni, ne espose le ragioni con un breve commento: "Malgrado la sua efficienza, la F.I.S.A. ebbe vita breve: gli enti che provvedevano al suo finanziamento, non scorgendo l'utilità "politica" immediata della sua attività, strinsero i cordoni della borsa".  Miglio scienziato della politica e costituzionalista Negli anni ottanta, il degenerarsi del clima politico in Italia indusse il professor Miglio ad occuparsi di riforme istituzionali; egli intendeva contribuire in tal modo alla modernizzazione del paese. Fu così che, nel 1983, raggruppando un gruppo di esperti di diritto costituzionale e amministrativo stese un organico progetto di riforma limitato alla seconda parte della costituzione. Ne uscirono due volumi che, pubblicati nella collana Arcana imperii, vennero completamente trascurati dalla classe politica democristiana e socialista. Tra le proposte più interessanti avanzate dal "Gruppo di Milano"così venne definito il pool di professori coordinati da Migliov'era il rafforzamento del governo guidato da un primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto con l'istituzione di un senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco, ed infine l'elezione diretta del primo ministro da tenersi contemporaneamente a quella per la camera dei deputati.  Secondo il gruppo di Milano, queste e numerose altre riforme avrebbero garantito all'Italia una maggiore stabilità politica, cancellando lo strapotere dei partiti e salvaguardando la separazione dei poteri propria di uno stato di diritto. Diversamente dalla F.I.S.A., la collana Arcana imperii era incentrata esclusivamente sullo studio scientifico dei comportamenti politici. Il citato volume di Brunner costituì pertanto un'eccezione perché, come si è avuto modo di accennare, esso doveva essere pubblicato negli eleganti volumi della F.I.S.A. già negli anni sessanta. All'interno della collana Arcana imperii vennero invece inseriti saggi e contributi di psicologia politica, di etologia, di teoria politica, di economia, di sociologia e di storia.  Miglio intendeva costituire un vero e proprio laboratorio dove lo scienziato della politica, servendosi dei risultati portati alla disciplina dalle diverse scienze sperimentali, fosse in grado di conseguire una formazione scientifica che si ponesse all'avanguardia; dal 1983 al 1995 vi vennero pubblicati più di trenta volumi. Si ricordano, tra gli altri: lo studio di Lorenzo Ornaghi sulla dottrina della corporazione nel ventennio fascista, l'edizione degli scritti schmittiani su Thomas Hobbes, la pubblicazioneinterrottadi alcune opere di Lorenz Von Stein, il trattato di diritto costituzionale del tedesco Rudolph Smend. Degni di nota anche gli scritti degli economisti Ludwig Von Mises e Friedrich Von Hayek. I volumi, di squisita fattura, non poterono tuttavia eguagliare l'elegante veste tipografica di quelli pubblicati dalla F.I.S.A., ed un identico destino parve accomunare le due collane: anche in questo caso, Miglio fu infatti costretto a sospendere le pubblicazioni.  Miglio e Lorenz Von Stein Alla formazione del pensiero politico di Gianfranco Miglio contribuirono le opere sociologiche di Lorenz Von Stein e i saggi di Carl Schmitt sulle categorie del politico. Secondo Stein, in ogni comunità sono presenti due realtà irriducibili: lo stato e la società. La società è il terreno della libera iniziativa, ove gli uomini forti vincono sui deboli e tentano di stabilizzare le loro posizioni attraverso l'ordinamento giuridico; lo stato è invece il luogo ove regna il principio di uguaglianza. Per Stein esso non può che identificarsi con la monarchia: il re è infatti l'unica autorità in grado di intervenire a sostegno dei più deboli. Già a partire dalla seconda metà del Settecento i monarchi, attraverso il potere di ordinanza, erano stati in grado di modificare le costituzioni giuridiche cetuali all'interno dei loro territori, una politica ch'essi avevano potuto condurre in porto non senza grosse difficoltà, a vantaggio del bene comune: questo era accaduto soprattutto in Austria, in Prussia e in Sassonia, ma anche nella Lombardia austriaca e nel Granducato di Toscana.  È probabile che Stein, quando sosteneva che il ruolo dello stato dovesse controbilanciare quello della società, avesse in mente il riformismo illuminato delle grandi monarchie assolute di fine Settecento (la Prussia di Federico II, l'Austria di Giuseppe II). In realtà, le sue dottrine sociologiche si ponevano all'interno dello stato liberale e partivano dal presupposto che la monarchia, lungi dall'essere un potere assoluto, dovesse comunque fare i conti con il potere della società attestato nei parlamenti. Secondo Stein ogni comunità prospera solo quando stato e società sono in equilibrio, ugualmente vitali ed operanti. Anche il professor Miglio credeva che ogni comunità fosse dominata da due realtà irriducibili ma, a differenza di Lorenz Von Stein, egli non le identificava nello stato e nella società: Non lo stato, perché è una realtà storica inserita nel tempo e, come tutte le creature e specie viventi, destinata a decadere,a scomparire ed essere sostituita da altre forme di aggregazione politica; non la società perché Stein la considerava in un'ottica esclusivamente economico-giuridica e l'aveva tenuta artificiosamente separata dall'altra realtà, lo stato.  Miglio e Carl Schmitt Tornando alla formazione di Miglio, fu senza dubbio decisivo l'incontro con l'eminente giurista tedesco Carl Schmitt, le cui opere erano state in gran parte trascurate dagli intellettuali italiani. L'aiuto che Schmitt aveva finito per prestare al regime hitleriano, in particolare nel sostenere la legalità delle leggi razziali in un sistema di diritto internazionale, furono più che sufficienti per oscurare in Italia la sua imponente produzione scientifica. In realtà, i rapporti di Schmitt con il nazismo furono di breve durata: nella seconda metà degli anni trenta, il giurista di Plettenberg aveva preso definitivamente le distanze da Hitler.[senza fonte] Di Schmitt il professor Miglio apprezzò gli studi di scienza politica e di diritto internazionale: nel 1972 curò assieme a Schiera l'edizione italiana di alcuni saggi pubblicati dal Mulino con il titolo Le categorie del politico. Nella prefazione al volume, il professore si soffermò sui decisivi contributi portati da Schmitt alla scienza politologica.  L'antologia destò scalpore nel mondo accademico. Norberto Bobbio sostenne che, con quegli scritti, Miglio aveva "destabilizzato la sinistra italiana". È dall'incontro con la grande produzione scientifica di Carl Schmitt che Miglio riuscì quindi a "fabbricarsi" gli strumenti per costruire una parte importante del suo modello sociologico. Nel Begriff des Politischen, Schmitt aveva infatti scoperto che l'essenza del politico è fondata sul conflitto tra amico e nemico: è uno scontro all'ultimo sangue perché la guerra politica porta normalmente all'eliminazione fisica dell'avversario. Non a caso il giurista tedesco sostenne che l'esempio più emblematico di scontro politico fosse la guerra civile (Bürgerkrieg) tra fazioni partigiane: qui il tasso di conflittualità tra amico e nemico è sempre stato altissimo. Chi ha gli stessi amici non può che avere gli stessi nemici del proprio compagno di lotta. Si crea in altre parole un clima di solidarietà tra i membri del gruppo che è decisivo nella guerra contro i nemici. Il rapporto politico è sempre esclusivo, volto a marcare l'identità del gruppo in opposizione a quella degli altri.  Schmitt aveva inoltre scoperto che l'avvento dello stato moderno aveva portato a due risultati di eccezionale portata storica. Primo: la fine delle guerre civili all'interno del territorio (le faide e le guerre confessionali del XVI-XVII secolo) con l'annientamento del ruolo politico detenuto sino a quel momento dalle fazioni in lotta (dai partiti confessionali ai ceti). Da quel momento i sovrani furono i supremi garanti dell'ordine all'interno degli stati, territori sempre più estesi ch'essi governarono servendosi di un apparato amministrativo regolato dal diritto. Il secondo grande risultato fu per certi versi una conseguenza del primo: l'avvento dello stato moderno portò nello stesso periodo all'erezione di un sistema di diritto internazionale (ius publicum europeum) assolutamente vincolante per i paesi che vi aderirono. Anche in questo caso, il tasso di politicità (cioè l'aggressività delle parti in lotta, gli stati) venne fortemente limitato: le guerre legittime, intraprese solo dagli stati, vennero condotte da quel momento in base alle regole dello ius publicum europaeum. Si trattava quindi di conflitti a basso tasso di politicità, non foss'altro perché la vittoria di una delle parti in lotta non poteva portare in alcun modo all'annientamento dell'avversario, il cui diritto di esistenza era tutelato dal diritto e accettato da tutti gli stati.  La crisi dello ius publicum europaeum, divenuta palese alla fine della Prima guerra mondiale e acuitasi ulteriormente con lo scoppio delle guerre partigiane nei decenni successivi, resero palese a Schmitt la fine della regle de droit su cui si era fondato l'universo giuridico occidentale nei rapporti internazionali tra stati sovrani. La guerra civile e, in modo particolare, l'estrema politicizzazione avvenuta durante le guerre mondiali con la criminalizzazione degli avversari persuasero Schmitt che la fine dello ius publicum europaeum era ormai compiuta. In questo, il giurista tedesco vide soprattutto il fallimento della civiltà giuridica occidentale nel suo supremo tentativo di fondare i rapporti umani unicamente sulle basi del diritto.  Anche Miglio prese atto della fine dello ius publicum europaeum ma, a differenza di Schmitt, non credette che tale processo segnasse la fine del diritto e la vittoria definitiva delle leggi aggressive della politica. Fondando il suo originale modello sociologico, egli sostenne che tutte le comunità umane si sono sempre rette su due tipi di rapporti: l'obbligazione politica e il contratto-scambio. Ai suoi occhi, lo stato (moderno) era stato un autentico capolavoro perché, apportando un contributo decisivo alla sua costituzione, i giuristi dell'età moderna erano riusciti a regolare la politica inserendola in un compiuto sistema di norme fondato sulla razionalità del diritto, sull'impersonalità del comando e sui concetti di contratto e rappresentanza: tutti elementi appartenenti alla sfera del contratto/scambio.  Secondo il professore, il crollo dello ius publicum europeum aveva però messo in crisi la stessa impalcatura su cui si reggeva lo stato, che ora dimostrava tutta la sua storicità. Diversamente da Schmitt, che era rimasto legato all'idea dell'organizzazione statale, Miglio sosteneva che la civiltà occidentale, soprattutto dopo il 1989, stesse attraversando una fase di transizione al termine della quale lo stato verrà probabilmente sostituito da altre forme di comunità ove obbligazione politica e contratto/scambio si reggeranno in un nuovo equilibrio.  La fine dello stato e il ritorno al medioevo Con il crollo del muro di Berlino (1989), il professore ritenne che lo stato moderno fosse giunto al capolinea. Il progresso tecnologico e, in modo particolare, il più alto livello di ricchezza cui erano giunti i paesi occidentali lo convinsero che negli anni successivi sarebbero avvenuti cambiamenti di portata radicale, tali da coinvolgere anche la costituzione (Verfassung) degli ordinamenti politici. Secondo Miglio, lo stato avrà in futuro crescenti difficoltà nel garantire servizi efficienti alla popolazione. Ciascun cittadino, vedendo accresciuto il proprio tenore di vita in forza dell'economia di mercato, sarà infatti portato ad avere sempre meno fiducia nei lenti meccanismi della burocrazia pubblica, ch'egli riterrà inadeguata a soddisfare i suoi standard di vita.  L'elevata produttività dei paesi avanzati e la vittoria definitiva dell'economia di mercato su quella pubblica porterà in altri termini a nuove forme di aggregazione politica al cui interno i cittadini saranno desti contare in misura molto maggiore rispetto a quanto non lo siano oggi nei vasti stati in cui si trovano inseriti. Secondo il professore gli stati democratici, ancora fondati su istituti rappresentativi risalenti all'Ottocento, non riusciranno più a provvedere agli interessi della civiltà tecnologica del secolo XXI. Con il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si creano in altri termini le premesse perché la politica cessi di ricoprire un ruolo primario nelle comunità umane e venga invece subordinata agli interessi concreti dei cittadini, legati alla logica di mercato.  La fine degli stati moderni porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non diversamente da quanto avveniva nel medioevo. Di qui l'appello a riscoprire i sistemi politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico medievale costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar modo, delle libere città germaniche.  Il professore studiò a fondo gli antichi sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, gli ordinamenti elvetici d'antico regime, la Repubblica delle Province Unite e, da ultimo, gli Stati Uniti tra il 1776 e il 1787. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva precisamente nel ruolo che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla società nelle sue articolazioni corporative e territoriali. Miglio dedicò i suoi ultimi anni allo studio approfondito di questi temi, progettando di scrivere un volume intitolato l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città. Il libro è rimasto incompiuto per la morte del professore.  L'impegno politico diretto e il federalismo Nel 1943, a 25 anni, Miglio si iscrisse alla neonata Democrazia Cristiana, che lasciò nel 1959, quando divenne preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Miglio rimase comunque legato culturalmente alla DC fino al 1968. Il 27 aprile 1945, nell'immediato domani della Liberazione, fu tra i fondatori, a Como, del movimento federalista “Il Cisalpino”, con altri docenti dell'Università Cattolica di Milano. Ispirato alle idee di Carlo Cattaneo, il programma del “Cisalpino” prevedeva la suddivisione del territorio italiano su base cantonale, secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi macroregioni (Nord, Centro e Sud).  Nel 1971 il suo nome venne proposto per il conferimento del titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ma una volta informato del fatto rifiutò di accettare l'onorificenza, che venne annullata con un successivo Decreto presidenziale l'anno seguente. Nel 1990 Miglio si avvicinò alla Lega Nord. Eletto nel 1992 al Senato della Repubblica come indipendente nelle liste della Lega Nord-Lega Lombarda (da allora a Miglio fu attribuito l'appellativo lombardo di Profesùr), per quattro anni (dal 1990 al 1994) lavorò per il partito con l'intento di farne un'autentica forza di cambiamento.  In questo periodo elaborò un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del Nord o Padania, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale). Questa architettura costituzionale prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del paese.  I puntisalienti del progetto, esposti nel Decalogo di Assago del 1993, vennero fatti propri dalla Lega Nord solo marginalmente: il segretario federale, Umberto Bossi, preferì infatti seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali. Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo le elezioni politiche del 1994, dove fu rieletto al Senato, quando il professore si disse non d'accordo sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo governo Berlusconi. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo posto.  Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. ( [...] ) Se Miglio vorrà lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone». Il giorno dopo, 16 maggio 1994, in aperto dissidio con Umberto Bossi, Miglio lascia la Lega Nord dicendo di Bossi: «Spero proprio di non rivederlo più. ( [...] ) . Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo exploit è stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in cui Bossi non sarà più segretario».  Nonostante ciò, moltissimi militanti e sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per il professore e per le sue teorie. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo Giancarlo Pagliarini, Francesco Speroni e il presidente della Libera compagnia padana Gilberto Oneto, al quale il professore era particolarmente legato. In particolare Miglio fu in stretti rapporti con l'ex deputato leghista Luigi Negri, col quale fondò il Partito Federalista. Nel 1996 fu eletto ancora una volta al Senato, nel collegio di Como per il Polo per le Libertà, iscrivendosi al gruppo misto.  Negli anni in cui la Lega si spostò su posizioni indipendentiste (1996-1999), il professore si riavvicinò alla linea del partito, sostenendo a più riprese la piena legittimità del diritto di secessione della Padania dall'Italia come sottospecie del più antico diritto di resistenza medievale.  Miglio e la mafia Nella sua originale riflessione sul contrasto tra i regimi giuridici "freddi" e "caldi" Miglio sostenne la necessità di sviluppare, all'interno delle diverse società e culture, ordini giuridici in grado di rispondere alle specifiche esigenze. In maniera provocatoria, egli giunse a dichiararsi favorevole al «mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate». La sua riflessione puntava a cogliere quali fossero le ragioni profonde alla base di mafia, camorra e 'ndrangheta (insieme a ciò che genera il consenso attorno a queste organizzazioni criminali), perché solo istituzioni che sono in sintonia con la comunitànel caso specifico, che non dimentichino la centralità del rapporto personale piuttosto che impersonale nella società meridionalepossono creare una vera alternativa al presente.  Opere: “La controversia sui limiti del commercio neutrale: ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle genti,” Milano, Ispi, “La crisi dell'universalismo politico medioevale e la formazione ideologica del particolarismo statuale moderno,” in: "Pubbl. Fac. giurispr. Univ. Padova", “La struttura ideologica della monarchia greca arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta antica, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “Le origini della scienza dell'amministrazione, Milano, Giuffrè,  “L'unità fondamentale di svolgimento dell'esperienza politica occidentale, in: "Rivista internazionale di scienze sociali", “I cattolici di fronte all'unità d'Italia, in: "Vita e pensiero", “L'amministrazione nella dinamica storica, in: Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica, Storia Amministrazione Costituzione, n. 12, Bologna, Il Mulino, Le trasformazioni dell'attuale regime politico, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “ Il ruolo del partito nella trasformazione del tipo di ordinamento politico vigente. Il punto di vista della scienza della politica, Milano, La nuova Europa editrice, L'unificazione amministrativa e i suoi protagonisti, Vicenza, Neri Pozza, La trasformazione delle università e l'iniziativa privata, in: Atti del I Convegno su: Università: problemi e proposte, promosso dal Rotary Club di Milano-Centro Una Costituzione in "corto circuito", in: "Prospettive nel mondo", Ricominciare dalla montagna. Tre rapporti sul governo dell'area alpina nell'avanzata eta industriale, Milano, Giuffrè,  La Valtellina. Un modello possibile di integrazione economica e sociale, Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Utopia e realtà della Costituzione, in "Prospettive del mondo", Posizione del problema. Ciclo storico e innovazione scientifico-tecnologica. Il caso della tarda antichità, in Tecnologia, economia e società nel mondo romano. Atti del Convegno di Como, Como, Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato, in Stato e senso dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale dell'Università cattolica, Pescara, Milano, Vita e pensiero, Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del ciclo politico, in: Umberto Curi , Della guerra, Venezia, Arsenale, Una repubblica migliore per gli italiani. Verso una nuova costituzione, Milano, Giuffrè,  Le contraddizioni interne del sistema parlamentare-integrale, in: "Rivista italiana di Scienza Politica", Considerazioni sulle responsabilità, in: "Synesis, periodico dell'Associazione italiana centri culturali", Le regolarità della politica. Scritti scelti raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano, Giuffrè,  Il nerbo e le briglie del potere. Scritti brevi di critica politica, Milano, Edizioni del Sole 24 ore, Una Costituzione per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica, Roma-Bari, Laterza, Per un'Italia federale, Milano, Il Sole 24 ore, Come cambiare. Le mie riforme, Milano, A. Mondadori, Italia 1996. Così è andata a finire, con "Il Gruppo del lunedì", Collezione Frecce, Milano, A. Mondadori, ed. Oscar Saggi, Disobbedienza civile,  Milano, A. Mondadori, Io, Bossi e la Lega. Diario segreto dei miei quattro anni sul Carroccio, Milano, A. Mondadori, Come cambiare. Le mie riforme per la nuova Italia, Milano, A. Mondadori, Modello di Costituzione Federale per gli italiani, Milano, Fondazione per un'Italia Federale, Federalismi falsi e degenerati, Milano, Sperling & Kupfer, Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera, Milano, A. Mondadori, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?, con Marcello Veneziani, Firenze, Le Lettere, Le barche a remi del Lario. Da trasporto, da guerra, da pesca, e da diporto, con Massimo Gozzi e Gian Alberto Zanoletti, Milano, Leonardo arte,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, Vicenza, Neri Pozza, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino. Nuova edizione, pref. di Roberto Formigoni, postf. di Sergio Romano, Varese, Edizioni Lativa, 2001. , Gianfranco Miglio: un uomo libero, coll. Quaderni Padani, nn. 37-38, La Libera Compagnia Padana, Novara, 2002. , Un Miglio alla libertà, audiolibro, coll. Laissez Parler, Treviglio, La Libera Compagnia PadanaLeonardo Facco Editore, 2005. , Gianfranco Miglio: gli articoli, coll. Quaderni Padani, nn. 64-65, La Libera Compagnia Padana, Novara, 2006. , Gianfranco Miglio: le interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, pref. di Roberto Formigoni, coll. I libri di LiberoMiglio n. 1, Firenze, Editoriale Libero, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?, con Marcello Veneziani, intr. di Marco Ferrazzoli, coll. I libri di LiberoMiglio n. 2, Firenze, Editoriale Libero, Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera, coll. I libri di LiberoMiglio n. 4, Firenze, Editoriale Libero, Disobbedienza civile, coll. I libri di LiberoMiglio n. 5, Firenze, Editoriale Libero, La controversia sui limiti del commercio neutrale fra Giovanni Maria Lampredi e Ferdinando Galiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Torino, Aragno,  Gianfranco Miglio: scritti brevi, interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Lezioni di politica. 1. Storia delle dottrine politiche. 2. Scienza della politica, Bologna, Il Mulino, Davide G. Bianchi e Alessandro Vitale, Bologna, Il Mulino,Discorsi parlamentari, con un saggio di Claudio Bonvecchio, Senato della Repubblica, Archivio storico, Bologna, Il Mulino,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati, . 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Miletusians, or Ionian Miletusians, or Milesians, the pre-Socratic philosophers of Miletus, a Grecian city-state on the Ionian coast of Asia Minor. Thales, Anaximander, and Anaximenes produced the earliest philosophies, stressing an “arche” or material source from which the cosmos and all things in it were generated: water for Thales, and then there’s air, fire, and earththe fifth Grice called the ‘quintessentia.’

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