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Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

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Wednesday, December 23, 2020

il grand tour di grice: impiegato 3/27

 banfi: Grice: “What I like about Banfi is that he is more ‘important’ than it seems, at least to Italians! He has written bunches, but my favourite are two: his ‘l’interpretazione’ (Banfi makes a distinction between ‘esegesi,’ ‘interpretazione’ and ‘TEORIA dell’interpretazione,’ in a slightly non-Griceian use of ‘teoria’ – and his essays on ‘eros e prassi,’ for indeed the second strand (eros e prassi) is the base for the former (interpretazione): unless you CARE, why interpret – which is indeed, a performance?!” -- Antonio Banfi seenatore della Repubblica Italiana LegislatureI, II Gruppo parlamentareComunista CircoscrizioneLombardia Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano Titolo di studioLaurea in Lettere UniversitàUniversità Humboldt di Berlino ProfessioneDocente Antonio Banfi (Vimercate) filosofo, storico della filosofia, traduttore, accademico e politico italiano. Fu sostenitore di un razionalismo aperto e antidogmatico in grado di attraversare i vari settori dell'animo umano.  A lui è intitolato il Liceo Scientifico con Sezione Classica Aggregata del suo comune natale, Vimercate.   Antonio Banfi nacque a Vimercate, in provincia di Milano, in un ambiente familiare formatosi su principi cattolici e liberali della borghesia colta lombarda, nella quale da generazioni combaciavano una moderna e positiva idea del cattolicesimo e un razionale illuminismo tecnico-scientifico. La ricca e vasta biblioteca in possesso della famiglia diventò per il giovane grande stimolo di conoscenza nei suoi studi, quando da Mantova, dove frequentava il Liceo Virgilio, ritornava a Vimercate, dove assieme alla famiglia trascorreva le vacanze estive.  Nel 1904 incominciò a frequentare i corsi universitari alla facoltà di lettere della Regia Accademia scientifico-letteraria di Milano e ottenne, dopo quattro anni, la laurea con lode, discutendo (con il relatore Francesco Novati) una monografia su Francesco da Barberino.  Incominciò a insegnare all'Istituto Cavalli-Conti di Milano e contemporaneamente proseguì con grande determinazione gli studi di filosofia (con Giuseppe Zuccante per la storia della filosofia e Piero Martinetti per la teoretica); il 29 gennaio 1910 prese la seconda laurea in filosofia, discutendo con Martinetti una tesi intitolata "Saggi critici della filosofia della contingenza", contenente tre monografie sul pensiero di Boutroux, Renouvier e Bergson.  Con la borsa di studio attribuita dall'Istituto Franchetti di Mantova ai laureati meritevoli, Banfi decise di andare in Germania e iscriversi, con il suo amico Confucio Cotti, alla facoltà di filosofia della Friedrich Wilhelms Universität di Berlino, dove strinse amicizia con il socialista Andrea Caffi. Nella primavera del 1911 ritornò in Italia e partecipò a vari concorsi, ottenendo una supplenza di Filosofia prima a Lanciano, in seguito a Urbino; per molti anni assunse diversi incarichi in varie sedi scolastiche.  Banfi conobbe una ragazza, la contessa Daria Malaguzzi Valeri, con la quale dopo poco tempo, il 4 marzo 1916, si unì in matrimonio civile nel municipio di Bologna. Durante la guerra, già riformato al servizio di leva, si dedicò con senso di servizio e scrupolosa diligenza all'insegnamento e, per la penuria di insegnanti richiamati al fronte, oltre alla sua cattedra fu costretto a ricoprire altri incarichi; solo agli inizi dell'ultimo anno venne aggregato come soldato semplice all'ufficio annonario della Prefettura di Alessandria.  Nei primi anni del dopoguerra Banfi, pur non militando nel movimento socialista, assunse in modo molto deciso posizioni di sinistra e partecipò, come iscritto alla Camera del Lavoro, all'organizzazione della cultura popolare, diventando in poco tempo una delle personalità più in vista del mondo culturale democratico alessandrino; venne nominato anche direttore della biblioteca di Alessandria, da cui fu in seguito allontanato dal nascente squadrismo fascista. Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Nel 1931 Piero Martinetti, che era stato collocato a riposo d'autorità per aver rifiutato di giurare fedeltà al fascismo, lo propose come suo successore per l'insegnamento della Storia della Filosofia all'Università degli Studi di Milano, dove, a partire dal 1941, fu maestro di Rossana Rossanda.  Diresse la rivista Studi filosofici, pubblicata dal 1940 al 1949.  Nel secondo dopoguerra, con le elezioni politiche del 1948, fu eletto per le liste del Partito comunista,nel Senato della Repubblica. Il mandato fu confermato alle successive elezioni del 1953.  Il razionalismo critico Magnifying glass icon mgx2.svg Problematicismo. Antonio Banfi può essere considerato il maestro della corrente filosofica che in Italia si è denominata Razionalismo critico e che ha avuto anche derivazioni significative nel campo della pedagogia teoretica con il Problematicismo. In sostanza, usando il concetto kantiano di ragione, Banfi la considera come la facoltà di un discernimento critico, analitico, presupposto trascendentale che sistematizza l'esperienza, i dati empirici, non pervenendo a dogmi o a sistemi di sapere chiusi e assoluti. Il principio razionale permette di cogliere e comprendere la realtà nelle sue complesse determinazioni: senza questo principio, che va assunto appunto come trascendentale, la realtà sarebbe caotica e solo contingente ed esperienziale oppure interpretata secondo la Metafisica o sistemi di pensiero chiusi e non problematici come richiesto dalla scienza e in generale dalla complessa dinamica del mondo umano e naturale. L'apertura della ragione è talmente ampia che anche le filosofie assolutizzanti vengono poste come possibilità di verità, seppur parziali ("È bene tener presente che il pensiero non pensa mai il falso in modo assoluto"). La filosofia è lo strumento indispensabile per l'analisi critica del reale, non deve tendere a un sapere assoluto, ma porsi il tema privilegiato della coscienza, purché questa coscienza sia "coscienza della relatività, della problematicità, della viva dialettica del reale". Si sfugge al relativismo possibile seguendo le orme di Socrate: l'eticità prevale quando, non potendo esistere se non come tendenza verità assoluta, le verità relative sono assunte come problema, cioè come ricerca interrogante e incessante fondante l'intero processo conoscitivo. Le conclusioni sono, come nell'ambito scientifico (la scienza è lo strumento pragmatico della ragione, la filosofia lo strumento teoretico) non false ma possibili, non solo provvisorie, ma reali. Le categorie che Banfi propone per sintetizzare la sua proposta filosofica, sono quelle di "sistematica" del sapere, fondata su un significato antidogmatico della ragione, una "sistematica" aperta per il rinnovamento critico di tutte le strutture razionali e di un umanesimo nuovo, radicale, che ponga l'uomo al centro dell'indagine razionale e nella sua realtà storico-effettuale, che forma la sua coscienza concreta nel mondo reale: dunque critica alla metafisica ma necessità della filosofia, il sapere costruttivo garanzia di libertà e concretezza. Il confronto che Banfi predilige è con gli indirizzi filosofici della prima metà del Novecento, in particolare la Fenomenologia, il neokantismo di Marburgo, il neopositivismo, l'Esistenzialismo, ma negli ultimi anni orienta sempre più il suo interesse al Marxismo, di cui condivide gli assunti fondamentali leggendoli alla luce del suo razionalismo critico, come si evince dalla raccolta postuma Saggi sul marxismo editi nel 1960.  Archivio Si segnalano tre fondi archivistici del pensatore:  "Fondo Antonio Banfi" presso la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. L'archivio, insieme con la biblioteca personale di Banfi, dopo la morte del pensatore venne donato alla provincia di Reggio Emilia insieme con la costituzione del "Centro studi Antonio Banfi”. In seguito, il Centro si trasformerà in "Istituto Banfi", con sede a Reggio Emilia. Nel , l’archivio e la biblioteca personale del filosofo sono stati depositati alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, a seguito di un accordo tra Soprintendenza Archivistica per l’Emilia-Romagna, Comune e Provincia di Reggio Emilia. La biblioteca conserva anche l'archivio di Daria Malaguzzi Valeri e l’archivio delle carte di Clelia Abate, segretaria del Fronte della Cultura e allieva di Banfi. Archivio "Antonio Banfi e Daria Malaguzzi Valeri" presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Il fondo archivistico contiene diverse centinaia di documenti conservati da Daria Malaguzzi Valeri, moglie del filosofo, e da lei usati nella stesura del libro Umanità, pubblicato nel 1967 per le Edizioni Franco di Reggio Emilia. I documenti del fondo coprono l'intero arco di vita di Antonio Banfi ma risultano particolarmente ben rappresentati gli anni giovanili; da segnalare soprattutto il ricco epistolario con la futura moglie, riferito agli anni compresi tra il 1911 e il 1916, e la corrispondenza con Piero Martinetti, durante la sua docenza presso la Regia Accademia Filosofico Letteraria di Milano e poi dal suo ritiro di Spineto. "Archivio privato familiare Antonio Banfi" conservato presso l'Università degli studi dell'Insubria. Centro Internazionale Insubrico Carlo Cattaneo e Giulio Preti, riunisce migliaia di lettere, biglietti, cartoline postali, plichi e buste, conservati in 33 raccoglitori a loro volta inseriti in 15 buste, per una consistenza di circa 1,5 mi. Gran parte dell'archivio è costituito dal carteggio tra Antonio Banfi e Daria Malaguzzi Valeri, sposatisi il 4 luglio 1916. Il rapporto epistolare con la moglie, infatti, non si limitò alla sfera affettiva e familiare, ma affronta spesso tematiche filosofiche (ad esempio, la frequentazione di G. Simmel durante il giovanile soggiorno a Berlino, nel 1909-1911, o la ricezione dell'opera e la personale conoscenza di E. Husserl) e di attualità, nella concretezza dei riferimenti a eventi e circostanze del presente e ai rapporti sociali coltivati da Banfi come pensatore, studioso, organizzatore culturale e uomo politico. Opere La filosofia e la vita spirituale, Milano, Isis, 1922. Principi di una teoria della ragione, Firenze, la Nuova Italia, 1926. Pestalozzi, Firenze, Vallecchi, 1929. Vita di Galileo Galilei, Lanciano, R. Carabba, 1930. Sommario di storia della pedagogia, Milano, A. Mondadori, 1931. I classici della pedagogia: Rousseau, Pestalozzi, Capponi, Gabelli, Gentile, Milano, Mondadori, 1932 Studi filosofici : rivista trimestrale di filosofia contemporanea, Milano, 1940-1949 Saggio sul diritto e sullo Stato, Roma, Rivista internazionale di filosofia del diritto, 1935. Per un razionalismo critico, Como, Marzorati, 1943. Lezioni di estetica raccolte Maria Antonietta Fraschini e Ida Vergani, Milano, Istit. Edit. Cisalpino, 1945. Vita dell'arte, Milano, Minuziano, 1947. Galileo Galilei, Milano, Ambrosiana, 1949. L'uomo copernicano, Milano, A. Mondadori, 1950. (con M. Dal PraG. PretiP. Rossi), La crisi dell'uso dogmatico della ragione, Milano, Bocca, 1953 La filosofia del settecento, Milano, La Goliardica, 1953. La filosofia critica di Kant, Milano, La Goliardica, 1955. La filosofia degli ultimi cinquant'anni, Milano, La Goliardica, 1957 La ricerca della realtà. v. 1, Firenze, Sansoni, 1959 La ricerca della realtà. v. 2, Firenze, Sansoni, 1959 Saggi sul marxismo, Roma, Editori Riuniti, 1960 (postumo) Filosofia dell'arte (Dino Formaggio, postumo) , Roma, Editori Riuniti, 1962 Note  "Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi, In questo senso ho scritto, richiesto da Castiglioni stesso, che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la St.[oria] d.[ella] F.[ilosofia]"; Lettera n. 108 Piero Martinetti a Adelchi Baratono, 21 dicembre 1931, in Piero Martinetti Lettere (1919-1942), Firenze, ,  107-108.  Rossanda, Rossana, La ragazza del secolo scorso, Torino, Einaudi, 2005,  52 ss.,  9788806143756.  Vedi scheda del Senato della RepubblicaI Legislatura.  Vedi scheda del Senato della RepubblicaII Legislatura.  Cit. in "Il marxismo e la libertà di pensiero", (1954), pubblicato in "Saggi sul marxismo", Editori Riuniti, 1960, pag.152  A.Banfi, La mia prospettiva filosofica, in La ricerca della realtà (1959), pag.713  Fondo Banfi Antonio, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. 3 dicembre .  Centro Internazionale Insubrico Carlo Cattaneo e Giulio Preti per la filosofia, l'epistemologia, le scienze cognitive e la scienza delle scienze tecniche, su dicom.uninsubria.it. 3 dicembre .  G. M. Bertin, Banfi, Padova, CEDAM, 1943 E. Garin, Cronache di filosofia italiana (1900-1943), Bari, Laterza,1955 G. M. Bertin, L'idea di ragione e il pensiero etico-pedagogico di Antonio Banfi, Roma, Armando, 1961. Fulvio Papi, Il pensiero di Antonio Banfi, Parenti, Firenze 1961. F. Papi, Banfi Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani,  5 (1963), Treccani. A. Erbetta, L'umanesimo critico di Antonio Banfi, Milano, Marzorati, 1978. Antonio Banfi tre generazioni dopo. Atti del convegno della Fondazione Corrente, Milano, maggio 1978 , Il Saggiatore, Milano 1980. Roselina Salemi,  banfiana, Parma, Pratiche, 1982. G. Scaramuzza, Antonio Banfi. La ragione e l'estetico, Padova, Cleup, 1984 Luciano Eletti, Il problema della persona in Antonio Banfi, La Nuova Italia, Firenze 1985. 1986. Centenario della nascita di Antonio Banfi, Reggio Emilia, Istituto Banfi, 1986. Livio Sichirollo, Attualità di Banfi, Urbino, QuattroVenti, 1986. Francesco Luciani, Incontro con Banfi, Cosenza, Presenze Editrice, 987. G. D. Neri, Crisi e costruzione della storia. Sviluppi del pensiero di Antonio Banfi, Napoli, Bibliopolis, 1988 F. Papi, Vita e filosofia. La scuola di Milano: Banfi, Cantoni, Paci, Preti, Milano, Guerrini, 1990 Paolo Valore, Trascendentale e idea di ragione. Studi sulla fenomenologia banfiana, Firenze, La Nuova Italia, 1999. G. Scaramuzza, Crisi come rinnovamento. Scritti sull'estetica della scuola di Milano, Milano, Unicopli, 2000. Francesco Luciani, Polemiche della ragione. Gramsci, Banfi, Della Volpe, Cosenza, Arti Grafiche Barbieri, 2002. Giovambattista Trebisacce, Antonio Banfi e la pedagogia, Cosenza, Jonia editrice, 2005. F. Papi, Antonio Banfi e la pedagogia, Cosenza, Jonia editrice, 2005. S. ChiodoG. Scaramuzza (a cura), Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo, Milano, Unicopli, 2007. A. Vigorelli, La nostra inquetudine. Martinetti, Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Milano, B. Mondadori, 2007 Giovambattista Trebisacce, La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo, Roma, Anicia, 2008. D. Assael, Alle origini della scuola di Milano. Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini, 2009. G. Sacaramuzza, Estetica come filosofia della musica nella scuola di Milano, Milano, CUEM, 2009. A. Di Miele, Antonio Banfi Enzo Paci. Crisi, eros, prassi, Milano, Mimesis, . M. Gisondi, Una fede filosofica. Antonio Banfi negli anni della sua formazione, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, . A. Crisanti , Banfi a Milano. L'università, l'editoria, il partito, Milano, Unicopli, .  Maria Corti Antonia Pozzi Luciano Anceschi Rossana Rossanda Pietro Bucalossi Piero Martinetti Scuola di Milano Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio Banfi  Antonio Banfi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Antonio Banfi, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Antonio Banfi, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Antonio Banfi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Antonio Banfi, .  Antonio Banfi / Antonio Banfi (altra versione), su senato.it, Senato della Repubblica.  La morte a Milano del sen. Antonio Banfi articolo del quotidiano La Stampa, 23 luglio 19577, Archivio storico. Massimo Ferrari, Piero Martinetti e Antonio Banfi, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Marcello Gisondi, La formazione intellettuale e politica di Antonio Banfi. Tesi di dottorato discussa presso l’Università Federico II di Napoli (a.a. /) "Antonio Banfi a Milano", sito della mostra allestita dal 22 maggio al 13 giugno  presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano Filosofia Università  Università Filosofo del XX secoloStorici della filosofia italianiTraduttori italiani 1886 1957 30 settembre 22 luglio Vimercate MilanoAccademici italiani del XX secoloDirettori di periodici italianiPolitici italiani del XX secoloProfessori dell'Università degli Studi di MilanoAntifascisti italianiSenatori della I legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della II legislatura della Repubblica ItalianaStudenti dell'Università Humboldt di BerlinoTraduttori all'italianoTraduttori dal franceseTraduttori dal greco all'italianoTraduttori dall'inglese all'italianoTraduttori dal latinoTraduttori dal tedesco all'italiano

 

baratono: Grice: “I like Baratono – especially his ‘stilistica italiana’ – if I were to offer an English stylistics I would not count as a philosopher – but that’s because ‘English’ is spoken by more than Englishmen, while Italian ain’t!” Grice: “Baratono thinks he is a sensist alla ‘Giovanni Locke,’ which he possibly is.” Grice: “In the typical Italian way, instead of focusing on the classics – Roman philosophy – he read sociology and psychology and came up, in a typically Italian way, with a ‘sintessi,’ ‘la psicologia del popolo’ alla Wundt.” Grice: “If Austin punned on sense and sensibility – Baratono takes ‘sensibilia’ VERY sensibly – as the basis for ‘aesthetics,’ seeing that ‘aesthetikos’ IS Ciceronian for ‘sensibile’.” – Grice: “Baratono is Griceian in his search for what he calls the ‘elementary’ – he applies ‘elementary’ to ‘fatto psichico’: judicativo e volitivo – both based on the ‘sensibile’ – or rather on probability and desirability – credibility and desirability --. His use of ‘sense’ does not quite fit the Oxonian ‘sense datum,’ since the will is involved in the sensibile – or, in his wording, it is the anima (or psyche) that searches for the corpus -- -- The compound is something like the hylemorphism – the form is sensible – and the volitive (prattica) and judicative (teoretica) components of the soul operate on this.” -- Adelchi Baratono Deputato del Regno d'Italia LegislatureXXVI Dati generali Partito politicoPartito Socialista Italiano Titolo di studiolaurea UniversitàUniversità degli Studi di Genova Adelchi Baratono (Firenze) filosofo. Fra i maggiori esponenti del Partito Socialista Italiano nel periodo fra le due guerre.  Vive sin dalla giovinezza a Genova, dove compie i suoi studi. Si laurea in filosofia col professor Alfonso Asturaro, filosofo socialista di orientamento positivista. È prima insegnante di liceo, in questa città e a Savona, e poi professore universitario, oltre che a Genova, anche a Cagliari e Milano.  Baratono si iscrive al PSI subito dopo la fondazione e nel 1910 viene eletto consigliere comunale a Savona, aderendo all'ala intransigente in forte polemica con i riformisti. Entra nella Direzione nazionale del partito nel gennaio del 1920.  Alcune battaglie politiche lo vedono emergere come figura di primo piano del socialismo italiano, come quella che Baratono porta avanti con Giacinto Menotti Serrati capeggiando la frazione comunista unitaria al Congresso di Livorno del 15 gennaio 1921. L'accettazione con riserva dei 21 punti dell'Internazionale comunista di Mosca determina la clamorosa scissione e l'uscita dei comunisti dal Partito Socialista. Sempre con Serrati presenta al congresso del 15 ottobre 1921 la mozione massimalista. Lo stesso anno diviene deputato nel 1921 per la XXVI Legislatura.  Confermato per la terza volta membro della Direzione socialista, mentre la maggioranza massimalista si orienta per la scissione dei riformisti, Baratono al Congresso di Roma del 1922 sostiene fortemente l'unità, anche per il timore dell'affermarsi delle forze fasciste. Dopo il Congresso di Roma, Baratono aderisce al Partito Socialista Unitario di Filippo Turati e Giacomo Matteotti e dal 1923 diviene un assiduo collaboratore di Critica Sociale.  Ancora attivo nel 1926, Baratono collabora alla rivista Quarto Stato di Carlo Rosselli e Pietro Nenni. Poi, con il consolidamento del regime fascista, il suo ruolo di deputato decade e si dedica esclusivamente all'insegnamento universitario e ai suoi studi filosofici.  Nel 1931 Piero Martinetti, che è stato collocato a riposo d'autorità per aver rifiutato di giurare fedeltà al Fascismo, lo propone come suo successore per l'insegnamento della Filosofia all'Università degli Studi di Milano.  Baratono torna all'attività politica all'indomani della Liberazione, con collaborazioni sull'Avanti! (diretto all'epoca dal suo ex allievo Sandro Pertini) riprendendo i suoi studi di critica marxista.  Note  «Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi, In questo senso ho scritto, richiesto da Castiglioni stesso, che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la St.[oria] d.[ella] F.[ilosofia]». Lettera n. 108, Piero Martinetti a Adelchi Baratono, 21 dicembre 1931, in Piero Martinetti Lettere (1919-1942), Firenze, ,  107-108. Fonti Vittorio Mathieu, «BARATONO, Adelchi» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 5, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1963. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Adelchi Baratono Collabora a Wikiquote Citazionio su Adelchi Baratono Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Adelchi Baratono  Adelchi Baratono, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Adelchi Baratono, su Liber Liber.  Opere di Adelchi Baratono, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Adelchi Baratono, .  Adelchi Baratono, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Filosofi italiani del XX secoloPolitici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1875 1947Nati l'8 aprile 28 settembre Firenze GenovaPolitici del Partito Socialista ItalianoDeputati della XXVI legislatura del Regno d'ItaliaStudenti dell'Università degli Studi di GenovaProfessori dell'Università degli Studi di GenovaProfessori dell'Università degli Studi di CagliariProfessori dell'Università degli Studi di Milano.

 

barba: Grice: “I like Barba, but then I like Gallipoli – and he was born and died there, at Villa Barba. His main interest was Roman philosophy, which he studied at Naples! – The Roman occupation in Southern Italy brought ‘a breath of fresh air,’ as Barba has it, to the old “Grecia Magna” tradition --.” Grice: “Barba is very clear: ‘Epigrafia filosofica latina,’ o ‘epigrafia filosofica romana’ surely ain’t Grecian!” --  Emanuele Barba (Gallipoli), filosofo. Nato in una famiglia di umili origini (entrambi i suoi genitori, Ernesto e Pasqualina Barba, erano sarti), condusse gli studi primari a Gallipoli, per poi trasferirsi all'età di 10 anni a Napoli presso gli zii, Gaetano Brundesin e Tommaso Barba (quest'ultimo presidente della Gran Corte). Qui studiò grammatica e materie letterarie nella scuola del grammatico e lessicografo Basilio Puoti. Grazie al suo eccellente profitto vinse una borsa di studio che gli permise di frequentare gratuitamente la facoltà.  Conseguì quindi la laurea in Lettere e Filosofia e successivamente in Medicina, esercitando poi a Gallipoli la professione di docente e medico. Sempre a Napoli passò a studiare medicina nel R. Collegio Medico-Cerusico e divenne Assistente alla cattedra di Anatomia. Insegnò scienze e lettere al Ginnasio di Gallipoli (oggi Liceo Quinto Ennio) e fu sovrintendente scolastico ed Assessore delegato alla Pubblica Istruzione.  Fu arrestato ed esiliato a causa delle resistenze al governo borbonico. Morì a Gallipoli il 7 dicembre 1887 e i membri dell'Associazione Democratica posero una scritta: "Nato dal popolo, Per il popolo si adoperò". A lui fu intitolato il Museo civico di Gallipoli.  Note  Anxa.itEmanuele Barba, su anxa.it. 21 aprile  13 ottobre ).  Scheda sul sito del Museo Emanuele Barba. Filosofi.

 

barbaro: Grice: “This can be confusing to Oxonians, althou we are familiar with the Hanover dynasty! Daniele Barbaro, a faitehful nephew, commented on his uncle’s, Ermolao Barbaro’s, ‘translation’ of Aristotle’s rhetoric – I shouldn’t even be saying this since it’s implicated in the title where Ermolao features as ‘interprete,’ and the ‘commentarium’ is due to Daniele.” Grice: “On top, Daniele wrote about ‘eloquenza,’ but his comments on his uncle’s vulgarization into latin of Aristotle’s vulgar-greek (koine) rhetorica – is perhaps more Griceian – since there is little conversational about Daniele Barbaro’s ‘eloquenza,’ while the rhetoric (or ‘rettorica,’ as he prefers) is ALL about ‘dialettica’ and dialogue!” --  Daniele Barbaro patriarca della Chiesa cattolica Portret van Daniele Barbaro Rijksmuseum SK-A-4011.jpeg Ritratto di Daniele Barbaro, attorno al 1561-1565, opera di Paolo Veronese, presso il Rijksmuseum di Amsterdam Template-Patriarch (Latin Rite) Interwoven with gold.svg   Incarichi ricopertiPatriarca di Aquileia (1550-1570)   Nato8 a Venezia Nominato patriarca17 dicembre 1550 da papa Giulio III Deceduto13 aprile 1570 (56 anni) a Venezia   Manuale Daniele Matteo Alvise Barbaro (Venezia), filosofio.   Daniele Barbaro ritratto da Paolo Veronese, 1562-1570 (Firenze, Palazzo Pitti)  Villa Barbaro a Maser  Pratica della perspettiva, 1569 È noto soprattutto come traduttore e commentatore del trattato De architectura di Marco Vitruvio Pollione e per il trattato La pratica della perspettiva.  Importanti furono i suoi studi sulla prospettiva e sulle applicazioni della camera oscura, dove utilizzò un diaframma per migliorare la resa dell'immagine. Uomo colto e di ampi interessi, fu amico di Andrea Palladio, Torquato Tasso e Pietro Bembo. Commissionò a Palladio Villa Barbaro a Maser e a Paolo Veronese numerose opere, tra cui due suoi ritratti.   Daniele Matteo Alvise Barbaro o Barbarus fu figlio di Francesco di Daniele Barbaro ed Elena Pisani, figlia del banchiere Alvise Pisani e Cecilia Giustinian. Suo fratello minore fu l'ambasciatore Marcantonio Barbaro. Barbaro studiò filosofia, matematica e ottica all'Padova.  Fu ambasciatore della Serenissima presso la corte di Edoardo VI a Londra, dall'agosto 1549 al febbraio 1551, e come rappresentante di Venezia al Concilio di Trento.  Nipote del patriarca di Aquileia Giovanni Grimani, fu suo coauditore nella sede patriarcale di Aquileia. Il 17 dicembre 1550 venne promosso in concistoro a patriarca "eletto" di Aquileia (coadiutore), con diritto di futura successione, ma non assunse mai la guida del patriarcato perché morì prima dello zio. All'epoca tale carica era quasi una questione di famiglia per i Barbaro, infatti furono patriarchi di Aquileia ben 4 Barbaro fra il 1491 e il 1622:  Ermolao Barbaro il Giovane, patriarca di Aquileia dal 1491 al 1493, Daniele Barbaro, patriarca di Aquileia dal 1550 al 1570, Francesco Barbaro, patriarca di Aquileia dal 1593 al 1616, Ermolao II Barbaro († 1622), patriarca di Aquileia dal 1616. Fu forse nominato cardinale in pectore da papa Pio IV nel concistoro del 26 febbraio 1561 e mai pubblicato.  Solo i Grimani, con cui erano imparentati, occuparono più volte il patriarcato (ben sei).  Partecipò a varie sedute del Concilio di Trento a partire dal 14 gennaio 1562 fino alla sua chiusura nel 1563.  Opere Tra le sue maggiori opere:  Un'edizione dei Commentarii di Aristotele Retorica del suo prozio Ermolao Barbaro il Giovane (Venezia, 1544); un'edizione dei Compendium scientiae naturalis Ermolao Barbaro il Giovane (Venezia, 1545); Una traduzione in Italiano dell'opera De architectura di Marco Vitruvio Pollione, pubblicato col titolo Dieci libri dell'architettura di M. Vitruvio (Venezia, 1556. Di essa pubblicò anche una versione in latino intitolata M. Vitruvii de architectura, (Venezia, 1567. Le illustrazioni dell'opera del Barbaro furono realizzate da Palladio. un importante trattato sulla geometria, prospettiva e scienza della pittura, La pratica della perspettiva (Venezia, 1568-69); un trattato, non pubblicato e non finito, sulla costruzione delle meridiane De Horologiis describendis libellus, Venice, Biblioteca Marciana, Cod. Lat. VIII, 42, 3097). Più tardi si scoprì che il testo del Barbaro affrontava la tecnica di strumenti come l'astrolabio, il planisfero di Juan de Rojas, il bacolo, il triquetrum, e olometro di Abel Foullon. Cronache, probabilmente riprese da Giovanni Bembo nella Cronaca Bemba. Aurea in quinquaginta Davidicos Psalmos doctorum graecorum catena interpretante Daniele Barbaro electo patriarcha Aquileiensi, Venetiis, apud Georgium de Caballis, 1569. 9 ottobre . Note  La pratica della perspettiva, 1569, consultabile online (testo italiano + tavole originali)  Giuseppe Trebbi, Barbaro Daniele, in Nuovo Liruti: dizionario biografico dei friulani. 2: l'età veneta. A-C, Forum editrice universitaria, Udine 2009374  Eubel, Hierarchia Catholica Medii et Recentoris Aevi, III39, che cita gli Acta camerarii 9, f. 37 e gli Acta vicecancellarii 8, f 7  Louis Cellauro, Daniele Barbaro and Vitruvius: the architectural theory of a Renaissance humanist and patron, Papers of the British School at Rome, 72 (2004),  293–329 Pio Paschini, Daniele Barbaro letterato e prelato veneziano del Cinquecento, Rivista di storia della chiesa in Italia, 6 (1962),  73–107. Władysław Tatarkiewicz, History of Aesthetics,  III: Modern Aesthetics, edited by D. Petsch, translated from the Polish by Chester A. Kisiel and John F. Besemeres, The Hague, Mouton, 1974. Daniele Barbaro, Pratica della perspettiva, In Venetia, appresso Camillo, & Rutilio Borgominieri fratelli, al Segno di S. Giorgio, 1569. 30 maggio . Robert Devreesse, La chaine sur les psaumes de Daniele Barbaro, in Revue Biblique,  Giovanni Mercati, Il Niceforo della Catena di Daniele Barbaro e il suo commento del Salterio, in Biblica,  26, 1945,  153-81.  Storia della fotografia Villa Barbaro Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Daniele Barbaro Collabora a Wikiquote Citazionio su Daniele Barbaro Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Daniele Barbaro  Daniele Barbaro, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Vacca, Daniele Barbaro, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Daniele Barbaro, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Giuseppe Alberigo, Daniele Barbaro, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Daniele Barbaro, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Daniele Barbaro, . David M. Cheney, Daniele Barbaro, in Catholic Hierarchy.  Daniele Barbaro, su museogalileo.itMuseo Galileo, Firenze. 21 ottobre . Daniele Barbaro (15141570), su mathematica.sns.itEdizione Nazionale Mathematica Italiana, Pisa, Centro di Ricerca Matematica Ennio De Giorgi. 21 ottobre .Salvador Miranda, Barbaro, Daniele Matteo Alvise, su fiu.eduThe Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. 21 ottobre . PredecessorePatriarca di AquileiaSuccessorePatriarchNonCardinal PioM.svg Giovanni Grimani17 dicembre 155013 aprile 1570Aloisio Giustiniani4959495 Umanisti italiani 1514 1570Nati l'8 febbraio 13 aprile Venezia VeneziaBarbaroPatriarchi di AquileiaAmbasciatori italiani

 

barbaro: Ermolao Barbaro (n. Venezia) – umanista --. Grice: “As much as Speranza LOVES Daniele Barbaro, I prefer Ermolao Barbaro; after all, he was his uncle – I mean, Ermolao was Daniele’s uncle – and therefore HE taught HIM; I mean, Ermolao, as a good philosophical uncle, taught the ‘minor’ (literally, since he was his junior) Barbaro.”  "Some like Barbaro, but Barbaro's MY man." Ermolao Barbaro detto il Vecchio (Venezia, 1410 – Venezia, 1471) è stato un umanista e vescovo cattolico italiano.  «Sendo stato uomo degnissimo, m'è paruto farne alcuna menzione nel numero di tanti singulari uomini, acciocché la fama di sì degno uomo non perisca»  (Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV[1])Ancora bambino cominciò a studiare lettere greche con Guarino Veronese, e il successo di quest'accoppiata allievo-maestro fu tale che a soli 12 anni tradusse in latino 33 favole di Esopo. Fece poi i suoi studi universitari a Padova dove si laureò nel 1425[2].  Successivamente si trasferì a Roma dove entrò al servizio della cancelleria papale. La sua carriera nella curia romana fu così fulminea che nel 1435[3] Eugenio IV lo nominò protonotario apostolico e, nel 1443, gli concesse la diocesi di Treviso. Il rapporto con il pontefice, però, si interruppe bruscamente nel 1447 quando, dopo che gli era stata promessa la nomina a vescovo di Bergamo, il papa assegnò il posto a Polidoro Foscari.  Lasciò Roma e viaggiò per l'Italia ma, dopo una serie di peregrinazioni, tornò a lavorare in curia e ci rimase fino al 1453. Si trasferì poi a Verona dove Niccolò V lo aveva designato vescovo e dove si sistemò in pianta stabile, tranne una breve parentesi a Perugia, dal 1460 al 1462, come governatore[4].  Messer Ermolao Barbaro, gentiluomo viniziano, fu fatto vescovo di Verona da papa Eugenio [sic], per le sue virtù. Ebbe notizia di ragione canonica e civile, ed ebbe universale perizia di teologia, e di questi istudi d'umanità; ed ebbe nello scrivere ottimo stile. Fu di buonissimi costumi, e nel tempo di papa Eugenio [sic] si ritornò a Verona al suo vescovado, e attese con ogni diligenza alla cura, e vi accrebbe assai e onorò e multiplicò il culto divino. Era umanissimo con ognuno. Ridusse nel suo tempo il vescovado in buonissimo ordine, così nello spirituale come nel temporale. Aveva in casa sua alcuni dotti uomini, in modo che sempre vi si disputava o ragionava di lettere; ed era la sua casa governata, come si richiede una casa d'uno degno prelato. S'egli compose (che credo di sì) non ho notizia alcuna[5].  Compose. Nulla se ne ha alle stampe trattane qualche lettera, ma più opuscoli manoscritti se ne hanno in alcune biblioteche, e fra essi la traduzione della Vita di S. Anastasio scritta da Eusebio di Cesarea[6].  Note ^ Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, ed. Barbera-Bianchi, Firenze, 1859, pag. 195 ^ Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, ed. Firenze, 1819, Vol. VI, pag. 808 ^ Società storica lombarda, Archivio storico lombardo, ser.4:v.7, 1907, pag. 323 ^ L'Umanesimo umbro: Atti del IX Convegno di studi umbri. Gubbio, 22-23 settembre, 1974, Perugia, 1977, pag. 199 ^ Vespasiano da Bisticci, cit. pag. 195 ^ Girolamo Tiraboschi, cit. pag. 808 Opere (alcune moderne edizioni italiane)  Ermolao Barbaro il Vecchio. Orationes contra poetas. Epistolae. Edizione critica a cura di Giorgio Ronconi. 16x24 cm, pp VIII+186. Firenze: Sansoni, 1972. Pubblicazioni della Facolta di Magistero dell'Universita di Padova Ermolao Barbaro il Vecchio. Aesopi Fabulae. A cura di Cristina Cocco. 22 cm, pp 186. Genova: D.AR.FI.CL.ET., 1994. Trad. italiana a fronte Hermolao Barbaro seniore interprete. Aesopi fabulae. A cura di Cristina Cocco, 25 cm, pp 155, Firenze: Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2007. Il ritorno dei classici nell'umanesimo. Edizione nazionale delle traduzioni dei testi greci in eta umanistica e rinascimentale. ISBN 9788884502506 Bibliografia Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Vol. VI, ed. Firenze, 1819. Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, ed. Barbera-Bianchi, Firenze, 1859. Pio Paschini, Tre illustri prelati del Rinascimento: Ermolao Barbaro, Adriano Castellesi, Giovanni Grimani, Roma, Facultas Theologica Pontificii Athenaei Lateranensis, 1957. Emilio Bigi, Ermolao Barbaro, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 6 luglio 2018. Voci correlate Ermolao Barbaro il Giovane Collegamenti esterni (EN) David M. Cheney, Ermolao Barbaro il Vecchio, in Catholic Hierarchy. Modifica su Wikidata Predecessore                             Vescovo di TrevisoSuccessoreBishopCoA PioM.svg Lodovico Barbo1443-1453Marino ContariniPredecessoreVescovo di VeronaSuccessoreBishopCoA PioM.svg Francesco Condulmer1453-1471Giovanni MichielControllo di autoritVIAF (EN) 27319301 · ISNI (EN) 0000 0000 6300 1394 · SBN IT\ICCU\MILV\110912 · LCCN (EN) n95090012 · GND (DE) 102417849 · BNF (FR) cb146202310 (data) · NLA (EN) 35968113 · BAV (EN) 495/27788 · WorldCat Identities (EN) lccn-n95090012 Biografie Portale Biografie Cattolicesimo Portale Cattolicesimo Treviso Portale Treviso Venezia Portale Venezia Categorie: Umanisti italianiVescovi cattolici italiani del XV secoloNati nel 1410Morti nel 1471Nati a VeneziaMorti a VeneziaBarbaroVescovi di TrevisoVescovi di VeronaTraduttori dal greco al latino[altre]

 

barbaro, ermolao – the younger – il giovane, non il vecchio --  "Speranza likes Ermolao Barbaro the Younger, but Ermolao Barbaro The Elder is MY man." -- H. P. G. Ermolao Barbaro il Giovane Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search «Egli avea profondamente meditato sopra i doveri che impone il carattere di legato a chi lo sostiene e sopra le avvertenze che devono servirgli di norma nella pratica degli affari, ónde servir con vantaggio il proprio governo e riportare onore anche da quello presso di cui risiede. Ei ne ha indicate le tracce in un pregevolissimo opuscolo[1] in cui la prudenza apparisce compagna della onestà del candore, ed è venuto a delineare in certa guisa il suo ritratto. Ma lo stesso suo merito fu a lui cagione di grave calamità.[2]»  Ermolao Barbaro cardinale di Santa Romana Chiesa Hermolaus Barbarus.jpg Ritratto di Ermolao Barbaro, opera di Theodor de Bry del 1597 Template-Cardinal.svg   Incarichi ricopertiPatriarca di Aquileia (1491-1493)   Nato21 maggio 1454 a Venezia Ordinato presbiteroin data sconosciuta Nominato patriarca6 marzo 1491 da papa Alessandro VI Consacrato patriarcain data sconosciuta Creato cardinale9 marzo 1489 da papa Innocenzo VIII (mai pubblicato) Deceduto14 giugno 1493 (39 anni) a Roma   Manuale Ermolao Barbaro detto "Il giovane" (Venezia, 21 maggio 1454 – Roma, 14 giugno 1493) è stato un umanista, patriarca cattolico e diplomatico italiano, al servizio della Repubblica di Venezia. Cominciò l'educazione elementare con il padre Zaccaria Barbaro, politico e diplomatico veneziano, poi in tenerissima età fu mandato a Verona dal prozio Ermolao Barbaro, vescovo della città e umanista di fama, per studiare lettere latine con Matteo Bosso. Nel 1462, per perfezionarsi sia in latino che in greco, passò a Roma dove ebbe come insegnanti prima Pomponio Leto e poi Teodoro Gaza. Un cursus studiorum concluso con successo: nel 1468 fu laureato poeta, a Verona, da Federico III[3].  Dal 1471 al 1473 seguì a Napoli il padre, titolare dell'ambasciata veneziana,[4] e proprio nella città partenopea, all'età di 18 anni, scrisse la sua prima opera ovvero il De Caelibatu[5]. All'età di 20 anni tradusse tutto Temistio[6], pubblicato poi, in parafrasi, nel 1481.  Tornato in Veneto il 23 agosto 1474 conseguì all'Università di Padova il dottorato in arti e il 27 ottobre 1477 quello in diritto civile e canonico.[3]. Subito dopo fu nominato titolare della cattedra di etica[3] Come professore insegnò soprattutto sulla Nicomachea di Aristotele, mettendo in guardia i suoi studenti dalle traduzioni in latino di Aristotele veicolate dall'arabo e predicando il ritorno alla traduzione diretta dal greco, proprio come faceva lui[7]. Sono infatti di quegli anni i commentari all'Etica e alla Politica (tra il 1474 e il 1476) e la traduzione della Retorica (1478).  Abbandonato l'insegnamento nel 1479, accompagnò nuovamente il padre in missione diplomatica a Roma dove rimase tra il 1480 e il 1481. Poi fu promosso, nel 1483, senatore della Repubblica di Venezia[8] e nel 1485, ma stavolta in veste ufficiale, si recò a Milano con il padre per una nuova ambasceria.   Massimiliano I d'Asburgo Il primo incarico diplomatico arrivò nell'estate del 1486 quando, insieme a Domenico Trevisano, rappresentò a Bruges la Serenissima in occasione dei festeggiamenti per l'incoronazione a Re dei Romani di Massimiliano d'Asburgo e nell'occasione fu investito cavaliere[9].  Nel 1488, dopo un'esperienza come savio di terraferma, fu finalmente nominato ambasciatore residente a Milano dove si accreditò il 23 marzo 1488 e rimase in carica fino all'11 aprile 1489. Secondo diverse fonti, venne creato cardinale in pectore da Papa Innocenzo VIII nel concistoro del 9 marzo 1483, ma non venne mai pubblicato. L'ottima gestione della legazione veneziana a Milano, in tempi davvero turbolenti come quelli della reggenza di Ludovico il Moro, gli valse un anno dopo, nell'aprile del 1490, la nomina ad ambasciatore a Roma alla corte di Innocenzo VIII. E fu qui che avvenne la catastrofe.  Il 3 marzo 1491, il giorno dopo la morte del patriarca di Aquileia Marco Barbo, Ermolao «...erasi recato all'udienza del papa, per fare istanza acciocché fosse differita la nomina del patriarca successore, finché il senato non gli e ne avesse presentato, secondo il consueto, la nomina. Ma il papa, senza punto badare a cotesta istanza, nominò lui appunto in patriarca di Aquileja; aggiungendogli, essere questa grazia una giusta ricompensa al suo sapere ed alla sua virtù. Il Barbaro in sulle prime si rifiutò dall'accettare la dignità, che il pontefice conferivagli; ma quando Innocenzo gli e lo comandò in virtù di santa ubbidienza, si vide costretto a sottomettervisi ed obbedire. Allora il papa sull'istante lo vestì del rocchetto, di cui, per darglielo, si spogliò uno dei cardinali colà presenti; e poscia in pieno concistoro fu preconizzato patriarca di questa chiesa»[10].  La procedura era rigorosamente contraria alle leggi della repubblica che vietavano ai propri ambasciatori, senza la previa autorizzazione del senato, di ricevere incarichi o nomine dai principi presso i quali erano accreditati. Allora, per giustificare la violazione procedurale, il Papa scrisse una lettera al Doge chiedendogli di confermare la nomina, ma il Consiglio dei Dieci, competente in materia, deliberò comunque che Ermolao dovesse rinunciare al patriarcato. Cosa che, dopo un po' di tira e molla, prontamente fece.   Giovanni Pico della Mirandola «Scelse, per farla più solenne, la circostanza del giovedì santo alla presenza del papa e di tutto il sacro collegio; ma il papa non la volle accettare. Né l'obbedienza sua agli ordini del senato bastò per anco a giustificarlo. Poco avveduto, non pensò di spedirne a Venezia la stessa sua dimissione al senato, ad onta dell'opposizione del pontefice; mostrandosi dal canto suo per tal guisa fedele ed obbediente alle leggi del suo governo. Più avrebbe inoltre dovuto lasciar Roma e ritornare a Venezia. Ov'egli si fosse regolato così, l'affare avrebbe cangiato di aspetto, e sarebbesi ridotta ad una semplice controversia di giurisdizione tra la corte di Roma e la repubblica di Venezia. Ma essendo rimasto in quella capitale, ad onta della fatta rinunzia, né avendone dato avviso al senato, egli fu riputato veramente colpevole in faccia alla legge, e perciò costrinse il senato ad usare verso di lui ogni misura di rigore»[11].  Come risultato di questo pasticcio fu bandito perennemente dalla repubblica e interdetto da qualsiasi ufficio pubblico e privato. Quanto al patriarcato di Aquileia, tecnicamente, ne rimase titolare ma il senato oltre ad avergli impedito, con l'esilio, di recarvisi fisicamente, ne congelò le rendite patriarcali e nominò Nicolò Donato in suo vece, anche se la nomina non fu ratificata dal papa[11]. Ne derivò una situazione di stallo, durante la quale la diocesi patriarcale fu amministrata da Giacomo Valaresso (anche Valleresso), vescovo di Capodistria, con il titolo di Governatore generale.  Rimase a Roma dove decise di dedicarsi a tempo pieno ai suoi studi. Del biennio 1491-1493, particolarmente importanti, oltre alla composizione di Orationes et Carmina in latino e alla pubblicazione delle Castigationes Plinianae (disputazioni scientifiche sulle imprecisioni e sulle invenzioni della Naturalis historia di Plinio), furono le epistole di contenuto filosofico che si scambiò con Poliziano e Pico della Mirandola che, insieme, costituirono un vero e proprio «triumvirato, a que' giorni potente e celebratissimo nelle scienze e nelle lettere»[12].  «Al terminare dell'indicato biennio fu egli sventuratamente colto dalla pestilenza che serpeggiava nell'agro romano. Giunta a Firenze la nuova del suo pericolo trafisse altamente il cuore dei due suoi celebri amici Angelo Poliziano e Giovanni Pico. Si lagnavano essi che la perdita di Ermolao seco involgeva il destino delle buone lettere, sembrando loro che in un sol uomo pericolasse l'onere delle cose romane. Il Pico anzi volle tentar di soccorrerlo, inviandogli col mezzo di suo corriere un antidoto ch'ei medesimo componeva e che credeva atto a domare il morbo pestilenziale. Ma quando arrivò a Roma l'espresso, egli era di già passato tra gli estinti»[13].  Note ^ De Legato, recuperato dal cardinal Quirini da un codice della Vaticana e stampato per la prima volta nelle annotazioni alla Deca II della sua Thiara et purpura veneta ^ Giovanni Battista Corniani, Camillo Ugoni, Stefano Ticozzi, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, Torino, 1855, Vol. II, p. 132  Contemporaries of Erasmus, op. cit. p. 91 ^ Bruno Figliuolo, Il Diplomatico E Il Trattatista: Ermolao Barbaro Ambasciatore Della Serenissima, Napoli, Guida Editori, 1999, p. 19 ^ Saverio Bettinelli, Risorgimento d'Italia negli studj, nelle arti, e ne' costumi dopo il mille, Bassano, 1786, parte I, p. 219 ^ S. Bettinelli, cit. p. 219 ^ Antonino Poppi, Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Rubbertino, 2001, p. 54 ^ Vittore Branca, La sapienza civile: Studi Sull'umanesimo a Venezia, Firenze, 1988, p. 67 ^ Eugenio Albèri, Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Firenze, 1846, Vol. VII, p. 26 ^ Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, Venezia, 1851, Vol. VIII, pp. 512-513  Giuseppe Cappelletti, op. cit. p. 516 ^ Jacopo Bernardi, Ermolao Barbaro o la scienza del pensiero dal secolo decimoquinto a noi, Venezia, 1851, p. 12 ^ I secoli della letteratura italiana, op. cit. pp. 134-135 Bibliografia Saverio Bettinelli, Risorgimento d'Italia negli studj, nelle arti, e ne' costumi dopo il mille, Bassano, 1786 Eugenio Albèri, Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Firenze, 1846 Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, Vol. VIII, Venezia, 1851 Jacopo Bernardi, Ermolao Barbaro o la scienza del pensiero dal secolo decimoquinto a noi, Venezia, 1851 Giovanni Battista Corniani, Camillo Ugoni, Stefano Ticozzi, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, Torino, 1855 Vittore Branca, La sapienza civile: Studi Sull'umanesimo a Venezia, Firenze, 1988 Bruno Figliuolo, Il Diplomatico E Il Trattatista: Ermolao Barbaro Ambasciatore Della Serenissima, Napoli, Guida Editori, 1999 Antonino Poppi, Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Rubbertino, 2001 (EN) Thomas Brian Deutscher, Contemporaries of Erasmus: A Biographical Register of the Renaissance and Reformation, University of Toronto Press, 2003 Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Ermolao Barbaro il Giovane Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ermolao Barbaro il Giovane Collegamenti esterni Ermolao Barbaro il Giovane, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Ermolao Barbaro il Giovane, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Ermolao Barbaro il Giovane, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Ermolao Barbaro il Giovane, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN) David M. Cheney, Ermolao Barbaro il Giovane, in Catholic Hierarchy. Modifica su Wikidata (EN) Salvador Miranda, BARBARO, iuniore, Ermolao, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. Ermolao Barbaro, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Emilio Bigi, BARBARO, Ermolao, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 6, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1964. Modifica su Wikidata Predecessore                                              Patriarca di Aquileia                                           Successore                                             PatriarchNonCardinal PioM.svg Marco Barbo                              7 marzo 1491 - 2 maggio 1493                                Nicolò Donà                                           Controllo di autorità                                        VIAF (EN) 54942062 · ISNI (EN) 0000 0001 2133 7866 · SBN IT\ICCU\MILV\088873 · LCCN (EN) n80137686 · GND (DE) 118657119 · BNF (FR) cb121940202 (data) · BNE (ES) XX1216846 (data) · NLA (EN) 35180637 · BAV (EN) 495/46340 · CERL cnp01329886 · WorldCat Identities (EN) lccn-n80137686 Biografie Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie Categorie: Umanisti italianiPatriarchi cattolici italianiDiplomatici italianiNati nel 1454Morti nel 1493Nati il 21 maggioMorti il 14 giugnoNati a VeneziaMorti a RomaBarbaroAmbasciatori italianiPatriarchi di AquileiaTraduttori dal greco al latino[altre]

 

 

barcellona: Grice: “Perhaps my favourite by Barcellona is “I soggetti e le norme” – vide my conversational norms – and ‘soggeto’ of course relates to ‘intersoggetivita,’ a pet concept of Italian phenomenology!” Grice: “Of course, for us British subjects (to the Queen), the idea of ‘soggeti’ cannot quite make sense! But Barcellona’s point is fascinating: the Romans did have the concept of a sub-iectum and an ob-iectum: they like a symmetrical expression formation, too! Barcellona shows that we have to speak of ‘soggetti’ to get intersoggetivita – and then the norma – a very Roman concept, which as J. L. Austin said (following John Austin), does not quite translate as ‘norm’ – “We don’t use ‘norm’ in ordinary language.””  Barcellona shows that it is ‘I soggetti’ i. e. at least a dyad that makes ‘the noi trascendentale’ adding up ‘l’io trascendentale’ with ‘il tu trascendentale’ and ‘l’altro trascendentale’ that we get the norm. Barcellona got to the idea after seeing the French film, ‘l’un et l’autre’!” --  Pietro Barcellona, deputato della Repubblica Italiana LegislatureVIII Gruppo parlamentarePCI Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano Titolo di studioLaurea in giurisprudenza ProfessioneDocente universitario Pietro Barcellona (Catania ),  filosofo. È stato docente di diritto privato e di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell'Catania. È stato membro del Consiglio superiore della magistratura.  Si laurea in Giurisprudenza nel 1959. Nel 1963 consegue la libera docenza in Diritto Civile e insegna a Messina. Dal 1976 al 1979 è componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Ha diretto il Centro per la Riforma dello Stato, fondato con Pietro Ingrao.  Nel 1979 è stato eletto deputato nelle file del Partito Comunista Italiano ed è stato membro della commissione giustizia della Camera fino al 1983 .  A causa della sua formazione teorica materialista, ha suscitato nel  molto scalpore la sua conversione raccontata nel libro Incontro con Gesù.  Docente emerito di filosofia del diritto all'Catania, è morto all'età di 77 anni la sera del 6 settembre .  Opere È autore di novantaquattro pubblicazioni. Ne seguono alcune:  Diritto privato e processo economico, Jovene Editore, 1973. L'uso alternativo del diritto, Laterza, 1973. P. Barcellona, G. Cotturri, Stato e giuristi tra crisi e riforma, De Donato, Bari, 1974. Stato e mercato tra monopolio e democrazia, De Donato, 1976. La Repubblica in trasformazione. Problemi istituzionali del caso italiano, De Donato, 1978. Oltre lo Stato sociale: economia e politica nella crisi dello Stato keynesiano, De Donato, 1981. I soggetti e le norme, Giuffrè, 1984.  978-88-14-06879-9 L'individualismo proprietario, Bollati Boringhieri, 1987.  978-88-339-0405-4 L'egoismo maturo e la follia del capitale, Bollati Boringhieri, 1988.  978-88-339-0455-9 Il Capitale come puro spirito: un fantasma si aggira per il mondo, Editori Riuniti, 1990.  978-88-3593-417-2 Il ritorno del legame sociale, Bollati Boringhieri, Lo spazio della politica. Tecnica e democrazia, Editori Riuniti, 1993. Dallo Stato sociale allo Stato immaginario. Critica della «Ragione funzionalista», Bollati Boringhieri, 1994.  978-88-339-0835-9 P. Barcellona, E. Gelpi, V. Lanternari, Laicità. Una sfida per il terzo millennio, Argo, Diritto privato società moderna, Jovene, 1996.  978-88-243-1188-5 L'individuo sociale, Costa & Nolan, 1996.  978-88-7648-217-5 Politica e passioni. Proposte per un dibattito, Bollati Boringhieri, 1997.  978-88-339-1034-5 Il declino dello Stato. Riflessioni di fine secolo sulla crisi del progetto moderno, Ed. Dedalo, 1998.  978-88-220-5301-5 Quale politica per il Terzo millennio?, Ed. Dedalo, 2000.  978-88-220-5308-4 L'individuo e la comunità, Edizioni Lavoro, Le passioni negate. Globalismo e diritti umani, Città Aperta, 2001.  978-88-8137-028-3 Le istituzioni del diritto privato contemporaneo, Jovene, 2002.  978-88-243-1444-2 Tensioni metropolitane, Città Aperta, 2002.  978-88-8137-042-9 P. Barcellona, A. Carrino, I diritti umani tra politica, filosofia e storia, A. Guida, 2003. La strategia dell'anima, Città Aperta, 2003.  978-88-8137-074-0 Diritto senza società. Dal disincanto all'indifferenza, Ed. Dedalo, 2003.  978-88-220-5338-1 P. Barcellona, R. De Giorgi, S. Natoli, Fine della storia e mondo come sistema. Tesi sulla post-modernità, Ed. Dedalo, 2003.  978-88-220-5333-6 Il suicidio dell'Europa. Dalla coscienza infelice all'edonismo cognitivo, Ed. Dedalo, 2005.  978-88-220-5347-3 Critica della ragion laica, Città Aperta, 2006.  978-88-8137-234-8 Diagnosi del presente, Bonanno, 2007.  978-88-7796-367-3 La parola perduta. Tra polis greca e cyberspazio, Ed. Dedalo, 2007.  978-88-220-5367-1 L'epoca del postumano, Città Aperta, La lotta tra diritto e giustizia, Marietti, 2008.  978-88-211-6446-0 Il furto dell'anima. La narrazione post-umana, Ed. Dedalo, 2008.  978-88-220-5375-6 L'ineludibile questione di Dio, Marietti, 2009.  978-88-211-2494-5 L'oracolo di Delfi e L'isola delle capre, Marietti,  Elogio del discorso inutile. La parola gratuita, Ed. Dedalo, . Viaggio nel Bel Paese. Tra nostalgia e speranza, Città Aperta, .  978-88-8137-424-3 Incontro con Gesù, Marietti, .  978-88-211-2501-0 Declinazioni futuro/passato. Poesie, Prova d'autore, .  978-88-6282-031-8 Il sapere affettivo, Diabasis, .  978-88-8103-754-4 Il desiderio impossibile, Prova d'autore, .  978-88-6282-057-8 Passaggio d'epoca. L'Italia al tempo della crisi, Marietti, .  978-88-211-2503-4 La speranza contro la paura, Marietti, . L'occidente tra libertà e tecnica, Saletta dell'Uva, .  978-88-6133-068-9 Parolepotere, Castelvecchi, . Sottopelle. La storia, gli affetti, Castelvecchi, .  978-88-6826-235-8 La sfida della modernità, La Scuola, .  978-88-350-3599-2 Pietro Barcellona e la pittura Una delle più grandi passioni di Pietro Barcellona, è stata senza ombra di dubbio la pittura. Comincia a dipingere all'età di 20 anni. Due sue opere si trovano in esposizione permanente presso il "Museo dei Castelli Romani". Un suo quadro fa parte della collezione permanente della Salerniana, Galleria Civica d'Arte Contemporanea "Giuseppe Perricone". Vanta diverse personali:  1959"Mostra Città di Catania"; 1997"Galleria Arte Club" di Catania, con testi critici di Manlio Sgalambro e Salvo Di Stefano; 2001"Galleria Arte Club" di Catania. Espone un nucleo di ventiquattro opere sul tema "La città della donna" con testo critico di Giuseppe Frazzetto; 2002"Tensioni metropolitane" presso "Fondazione Luigi Di Sarro" di Roma; 2002"Galleria Quadrifoglio" di Siracusa; 2002"Fondazione Filiberto Menna" di Salerno; 2003"Mitologia del quotidiano" presso "Galleria La Borgognona" di Roma, con testi in catalogo di Simonetta Lux e Domenico Guzzi; 2003"Contrasti" presso "Galleria Tornabuoni" di Firenze, con testo in catalogo di Fabio Fornaciai e dello stesso Barcellona; 2004"Museo dell'Infiorata" di Genzano; 2006"L'impossibile completezza" presso il "Museo Laboratorio di Arte Contemporanea" di Roma, Patrizia Ferri e Mario de Candia; "Il desiderio impossibile" presso "Le Ciminiere", Sala C2, di Catania, con testo critico di Mario Grasso. Saggi sull'opera di Pietro Barcellona  Su Pietro Barcellona, ovvero, riverberi del meno, Atti del Convegno di Studi su alcune opere di Pietro Barcellona, Mario Grasso. Prova d'Autore, .  978-88-6282-154-4 W. Magnoni, Persona e società: linee di etica sociale a partire da alcune provocazioni di Norberto Bobbio, Glossa Edizioni, Milano, .  978-88-7105-301-1 M. De CandiaFerri, Pietro Barcellona raccontato dai suoi amici, Gangemi, 2006.  978-88-492-0933-4 T. Greco, Modernità, diritto e legame sociale, in «Materiali per una storia della cultura giuridica», XXXI (2001), n. 2,  517–541. S. Pegorin, Emergenza Antropologica. Pietro Barcellona e la lotta in difesa dell’umano Riconoscimenti Il 29 marzo , il Comune di Misterbianco (CT) gli intitola una piazza.  Note  Pietro Barcellona, su Camera.itVIII legislatura, Parlamento italiano.  "Pietro Barcellona: Mi converto, dal Partito Comunista a Gesù Archiviato il 18 maggio  in .", Ragusa News.  l'Unità, 11 maggio 2003: "Pietro Barcellona, Il Piacere di Dipingere"//archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_2003_05.pdf/11CUL31A.PDF&query=Andrea%20carugati Archiviato il 4 marzo  in .  Corriere della Sera, 1º febbraio 2006. Omaggio a Pietro Barcellona pittore, giurista e filosofo.//archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/01/Omaggio_Pietro_Barcellona_pittore_giurista_co_10_06017.shtml  Inaugurata la piazza intitolata al prof. Pietro Barcellona | Misterbianco.COM Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Pietro Barcellona  Napolitano: Pietro Barcellona fu un protagonista in Italia. Messaggio del Colle ai funerali del giurista, ex parlamentare Pci e membro laico del Csm[collegamento interrotto] articolo pubblicato da La Sicilia, 9 settembre , sito lasicilia.it. Filosofi italiani del XX secoloFilosofi.

 

barie: Grice: “”My favourite of Barié’s is his parody of Apel: “il noi trascendentale”!” -- I like Barié; he commited suicide, which is not that rare among philosophers – same percentage than the general population – cf. Durkheim, “Le suicide: a sociological enquiry,””. Grice: “Barié tried to play with the idea of the transcendental, and he did – he applied it first to “I” (‘l’io trascendentale’). When I wrote my thing on personal identity, I preferred the pronoun ‘someone,’ to stand for ‘I’, ‘thou,’ and the allegedy THIRD ‘person,’ ‘he.’ – Barié has also edited Vico’’scienza nuova,’ and provided a ‘compendium’ of the SYSTEMATIC kind, favoured by some, of the history of philosophy, with sections on ‘roman’ philosophy (“l’epicureanismo romano,” “lo stoicism romano,”) --.”  Grice: “Perhaps the closes Barié  comes to me is in his ‘The concept of the ‘transcendental,’ since I struggled with that in “Prejudices and predilections,” where I feign to think that perhaps ‘transcendental’ is too transcendental an expression and should be replaced by ‘metaphysical,’ but my tutee, Sir Peter, being more of a Bariéian, disagreed wholeheartedly!” – Grice: “I cherish Apel’s comment on Barié: “Surely, if we are going to have ‘l’io trascendentale,’ we need at least ‘l’altro trascendentale,’ or as I prefer ‘il tu trascendentale.’” Giovanni Emanuele Barié (Milano),  filosofo. Allievo di Piero Martinetti, partendo da posizioni kantiane pervenne a una posizione da lui stesso definita neotrascendentalismo, scuola di pensiero di cui fu il fondatore. Nato il 19 ottobre 1894, si avviò agli studi di diritto che concluse solo a seguito del primo conflitto mondiale, che lo vide impegnato inizialmente come ufficiale di cavalleria e poi come aviatore. Nel 1924 ottenne la laurea in filosofia.  Inizialmente attestato su posizioni kantiane (La dottrina matematica di Kant nell'interpretazione dei matematici moderni, 1924, e La posizione gnoseologica della matematica, 1925), nel corso del suo progredire intellettuale Barié perviene a una posizione filosofica critica nei confronti della dottrina kantiana. Di questo passaggio è emblematica l'opera Oltre la Critica, del 1929, che mette in luce le difficoltà della dottrina precedentemente sostenuta.  Il periodo metafisico Oltre la critica segna il punto di svolta dell'attività filosofico-intellettuale di Barié, che comincia a sviluppare un interesse metafisico, forse dovuto all'influenza di Piero Martinetti, del quale era stato allievo. In questo senso il filosofo, nel suo primo approccio alla metafisica, si pone su un binario che era già stato di Spinoza, salvo poi rendersi conto del fatto che anche la posizione spinoziana è in realtà insufficiente per tentare di risolvere il dilemma della relazione essere-pensiero. Si ha quindi l'approdo di Barié al pensiero leibniziano, testimoniato dell'opera del 1933 La spiritualità dell'essere e Leibniz.  L'approdo al neotrascendentalismo e Il Pensiero Libero docente dal 1929, ottiene la cattedra universitaria nel 1933 spostandosi di conseguenza a Genova, Roma e infine Milano, nella cui università succede al suo maestro Martinetti nella cattedra di filosofia teoretica. Consapevole del fatto che, per quanto superata, la lezione antidogmatica di Kant non poteva essere completamente ignorata, Barié inizia una profonda revisione del proprio sistema teoretico che lo porta a diminuire drasticamente le sue pubblicazioni (di questo periodo sono il Compendio sistematico di storia della filosofia, 1937, e Descartes, 1947) e che culmina con la pubblicazione de L'io trascendentale (1948). Nel 1950 fonda l'istituto di filosofia dell'Milano con lo scopo di renderlo centro propulsivo di una discussione filosofico-culturale con le realtà filosofiche del tempo che si sarebbero confrontate con la nuova visione di Barié, adesso orientato verso una concezione di filosofia come metafisica, ossia di metafisica quale causa della realtà sensibile e del pensiero. Con lo stesso scopo nacque nel 1956 la rivista Il Pensiero.  Muore suicida il 3 dicembre 1956.  Opere La posizione gnoseologica della matematica, Torino, Bocca, 1925. Oltre la critica, Milano, Libreria editrice lombarda, 1929. La spiritualità dell'essere e Leibniz, Padova, CEDAM, 1933. Compendio sistematico di storia della filosofia, Torino, Paravia, 1937. L'io trascendentale, Milano-Messina, G. Principato, 1948. Il concetto trascendentale, (postumo), Milano, Veronelli, 1957. Note  Atti del V Congresso Internazionale di Filosofia, Napoli, 1924  riproduzione fotografica (p.1-109) da OpalLibri antichi  riproduzione fotografica (p.110-202)  Davide Assael , Giovanni Emanuele Bariè, Milano, CUEM, 2008. Davide Assael, "Il neotrascendentalismo di Giovanni Emanuele Barié", in Rivista di Storia della Filosofia, 2009; (4),  731–759. Davide Assael, Alle origini della scuola di Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Guerini e associati, Milano, 2009.  Milano Accademia scientifico-letteraria di Milano Università degli Studi di Milano Scuola di Milano  Giovanni Emanuele Barié, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Emanuele Barié, su sapere.it, De Agostini.  Giovanni Emanuele Barié, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Giovanni Emanuele Barié, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Filosofia Università  Università.

 

baricelli: Grice: “Italian philosophers can be eccentric; Baricelli started commenting Plato but his masterpiece is a philosophical tract on sweat, as experienced by the athletes Plato was familiar with!” --  Giulio Cesare Baricelli (San Marco dei Cavoti), filosofo.  Biografia Medico, chimico e filosofo di fama italiana ed europea, Giulio Cesare Barricelli- nacque a San Marco dei Cavoti nel 1574 (o 1575) e fu da molti, pure erroneamente, ritenuto originario di Benevento o di San Marco Argentano in Calabria.  Erudito e studioso di poliedriche attitudini e capacità, studiò medicina e si interessò di filosofia, tanto che ancora giovanissimo fu autore di commenti alle opere di Platone, mentre nel 1614 pubblicò l'opera in quattro libri De hydronosa natura sive de sudore umani corporis, sulla natura e la terapia della sudorazione umana, nel 1617 scrisse l’Hortulus genialis, edito a Colonia e Ginevra ove raccolse antidoti e sudi sulle intossicazioni, e successivamente diede alle stampe il Thesaurus secretorum, opera in cui sono elencate le cure ed i rimedi per svariate malattie e problematiche quotidiane.  Nel 1623 pubblicò poi un trattato sull'uso del siero del latte e del burro come medicamento, intitolato De lactis, seri, butyri facultatibus et usu, e nello stesso anno gli fu conferita la cittadinanza beneventana. Cultore di studi umanistici Barricelli scrisse anche alcuni epigrammi latini e morì in Benevento tra il 1638 ed il 1640.  A San Marco dei Cavoti, nel corso degli anni, gli vennero intitolati un antico circolo ricreativo (sec.XIX-XX), la scuola elementare (1942) ed infine la strada ove si trovava l'abitazione in cui visse, già denominata Via Pastocchia, che ospita anche un monumento in suo onore, opera dello scultore Giulio Calandro (1989).  A proposito dell'intitolazione della scuola, su espressa richiesta dell'allora commissario prefettizio Mario Jelardi, l'insigne storico Alfredo Zazo propose la seguente epigrafe che ne riassume le doti i meriti:  A GIULIO CESARE BARRICELLI CHE DEL RINASCIMENTO EBBE LO SPRITO INFORMATORE E LA VASTA ATTIVITA' PROFUSE NEL CAMPO DELLA SCIENZA MEDICA DELLE LETTERE E DELLE SPECULAZIONI FILOSOFICHE IL COMUNE DI SAN MARCO DEI CAVOTI A RICORDO ED INCITAMENTO PER LE GENERAZIONI CHE IN QUESTA SCUOLA SI EDUCANO NEL FERVORE E NELLA FEDE DEI NUOVI GRANDI, AUSPICATI DESTINI DELLA PATRIA XXVIII OTTOBRE 1942XX E.F.  Opere De hydronosa natura sive de sudore umani corporis Hortulus genialis Thesaurus secretorum De lactis, seri, butyri facultatibus et usu  Alfredo Zazo, Dizionario bio-bibliografico del Sannio, Napoli 1973 Angelo Fuschetto, Giulio Cesare Baricelli, 1989 Andrea Jelardi, Dizionario biografico dei Sammarchesi, Benevento .

 

baroncelli: Grice: “I like Baroncelli – he can be hyperbolic – “Mi manda Platone,” surely he only requested! My favourite is his ‘compassione,’ which is ‘calco’ of ‘sumpatheia’ and therefore at the core of my balance between conversational egoism and conversational altruism.” Flavio Baroncelli (Savona) filosofo  Nato e cresciuto a Savona, si laurea in filosofia all'Genova nel 1969 con relatore Romeo Crippa, di cui diventa assistente.  Insegna Storia dell'età dell'Illuminismo all'Trieste.  Dal 1977 al 1981 è di nuovo a Genova, dove tiene la cattedra di Storia della filosofia moderna.  Nel 1981 diventa ordinario all'Università della Calabria. L'anno successivo ritorna a Genova dove prende la cattedra di Filosofia morale.  Nel 1988 un grave incidente motociclistico durante una vacanza in Turchia lo allontana per qualche periodo dall'insegnamento e dalla ricerca, attività che riprende all'inizio degli anni novanta come visiting scholar all'Madison, nel Wisconsin.  Nel frattempo collabora con molti quotidiani e periodici, come La Voce di Indro Montanelli, Village, Il diario della settimana, il Secolo XIX.  Tornato a Genova, diviene molto amico del filosofo Franco Manti, segretario generale dell’Istituto Italiano di Bioetica. Riprende la vita accademica per allontanarsene a causa della malattia che lo porterà alla morte sopraggiunta nel 2007.  Il pensiero di Baroncelli ripropose un'etica planetaria alla luce del mondo globalizzato, invitando a riconsiderare i valori e le identità storiche dei gruppi umani occidentali riorientandoli a favore di un sistema di valori e di identità individuali e culturali di tipo mobile e pluralistico. Ha qualificato le varie culture come sistemi aperti in grado comunicare e di essere traslati o esportati ovunque nel mondo, nella convinzione che gli esseri umani appartengano tutti alla stessa specie e siano tutti abitanti dello stesso pianeta.  Pensiero e la ricerca Profondamente influenzato da David Hume e dallo scetticismo inglese, si è occupato in prevalenza di temi etico-politici come il razzismo, la tolleranza, il liberalismo e il politically correct.  Opere Libri Un inquietante filosofo perbeneSaggio su David Hume, La Nuova Italia, Firenze 1975 (Con Giovanni Assereto) Sulla povertà, idee leggi e progetti nell'Europa moderna, Herodote, Genova-Ivrea 1983 Il razzismo è una gaffeEccessi e virtù del "politically correct", Donzelli, Roma 1996 Viaggio al termine degli Stati UnitiPerché gli americani votano Bush e se ne vantano, Donzelli, Roma 2006 Mi manda Platone, Il Nuovo Melangolo, Genova Saggi "Giustizialismo" in Ragion Pratica, "Post-fazione" a Lysander Spooner, No treason, n°6, 1997. "Etica e razionalità. Un finto divorzio?" in Materiali per una storia della cultura giuridica, 1997,  230-260; "Il riconoscimento e i suoi sofismi" in Quaderni di Bioetica,  120-147. "Come scrivere sulla tolleranza" in Materiali per una storia della cultura giuridica, XXVIII, 1, 1988,  49-68. Note  Franco Manti per la fondazione Pubblicità progresso, su pubblicitaprogresso.org. 7 maggio  (archiviato il 7 maggio ). Franco Manti, Diversity, Otherness and the Politics of Recognition , in Nordicum-Mediterraneum,  14, n. 2, Akureyri, , Ospitato su archive.is. Citazione: To Flavio Baroncelli, a friend I met only too late, / whose lively intellect, critical sense, friendliness / and clever irony I just had time to appreciate. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Flavio Baroncelli  Info dalla pagina del Dottorato in filosofia dell'Genova. Registrazione audio[collegamento interrotto] dell'intervento a una trasmissione di Radio 3 dall'archivio RAI Trascrizione di un dibattito con gli studenti sulla tolleranza dal Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche di Rai Educational Necrologi Archiviato il 16 marzo 2007 in . di Giorgio Bertone, Vittorio Coletti, Salvatore Veca e Pietro Cheli. Altri dello scrittore Bruno Morchio e dell'amico Daniele Miggino. Sezione speciale della rivista Nordicum-Mediterraneum dedicata a Flavio Baroncelli. Pagina di Wordpress su Flavio Baroncellicon alcuni testi inediti.

 

barone: Grice: “I like Barone, but I’m not sure he likes me! You see, in Italy, there’s ‘scienze filosofiche,’ and ‘scienza’ was indeed a way to describe philosophy! But at Oxford, you have to take the great go! Lit. Hum., and I doubt Barone did! – ginnasio e liceo, as the Italians have it! Therefore, his views on ‘filosofia e linguaggio,’ never mind his rather pretentiously titled ‘logica formale,’ ‘logica trascendentale,’ ‘algebra dela logica,’ etc. have little to do with, well, Italian!” --  Francesco Barone (Torino), filosofo. Laureato in Filosofia a Torino nel 1946 come allievo di Augusto Guzzo e Nicola Abbagnano, visse a Viareggio. Professore di Filosofia teoretica all'Pisa (1957), dove fu preside della facoltà di Lettere e filosofia dal 1967 al 1968, fu poi docente di Filosofia della scienza (1987) nonché direttore dell'Istituto di Filosofia nella stessa università (1960-80). Insegnò anche Filosofia morale alla Scuola Normale Superiore di Pisa dal 1958 al 1974.  Si dedicò soprattutto a studi di storia e filosofia della scienza, pubblicando numerosi libri. Nel 1979 curò l'edizione italiana delle opere di Niccolò Copernico. Socio nazionale dell'Accademia delle scienze di Torino (dal 12 febbraio 1985), della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli, e dell'Accademia Nazionale dei Lincei, a Milano fu presidente del Centro del C.N.R. di studi del pensiero filosofico del Cinquecento e del Seicento in relazione ai problemi della scienza.  Pensiero Particolarmente interessato alla filosofia di Nicolai Hartmann, Barone ne trasse spunto per un confronto tra la dottrina realistica e quella neoidealista. La sua riflessione filosofica si sarebbe poi focalizzata sui problemi epistemologici e della filosofia della scienza.  Come pubblicista affrontò temi etico-politici sul rapporto tra individuo e società dal punto di vista della ideologia liberale e liberista.  Il tema principale delle opere di Barone riguarda la filosofia della scienza e la storia della scienza e della tecnica. Si deve a lui la prima pubblicazione in Italia di una monografia sulla filosofia neopositivistica.  Il suo pensiero si contraddistingue per lo stretto rapporto tra epistemologia e storiografia della scienza, settore, questo, in cui Barone ha preso in particolare considerazione il tema della nascita dell'astronomia moderna, da Niccolò Copernico a Keplero e Galilei.  Intorno agli anni sessanta, inoltre, Barone si è dedicato con particolare attenzione agli sviluppi culturali, epistemologici e filosofici della nascente informatica.  Opere L'ontologia di Nicolai Hartmann, Edizioni di Filosofia, Torino, 1948 Rudolf Carnap, Edizioni di Filosofia, Torino, 1953 Wittgenstein inedito, Edizioni di Filosofia, Torino, 1953 Il neopositivismo logico, Edizioni di Filosofia, Torino, 1953, 2ª ed., Laterza, Roma-Bari, 1977; 3ª ed. ivi, 1986 Assiologia e ontologia: etica ed estetica nel pensiero di N. Hartmann, Torino 1954 Leibniz e la logica formale, Edizioni di Filosofia, Torino, 1955 Nicolai Hartmann nella filosofia del Novecento, Edizioni di Filosofia, Torino, 1957 Logica formale e logica trascendentale,  I, Da Leibniz a Kant, Edizioni di Filosofia, Torino, 1957 (nuova edizione Unicopli, Milano, 1999);  II, L'algebra della logica, Edizioni di Filosofia, Torino, 1965 (nuova edizione Unicopli, Milano, 2000) Metafisica della mente e analisi del pensiero, Edizioni di Filosofia, Torino, 1958 1748: viaggio di Hume a Torino, Edizioni di Filosofia, Torino 1958 Mondo e linguaggi , Edizioni di Filosofia, Torino 1959 Determinismo e indeterminismo nella metodologia scientifica contemporanea, Edizioni di Filosofia, Torino, 1959 Concetti e teorie nella scienza empirica, Edizioni di Filosofia, Torino, 1962 Nicola Copernico, Opere (F. Barone), UTET, Torino, 1979 Immagini filosofiche della scienza, Laterza, Roma-Bari, 1983 Pensieri contro, Società Editrice Napoletana, Napoli 1983 Teoria ed osservazione nella metodologia scientifica, Guida, Napoli, 1990 Verso un nuovo rapporto tra scienza e filosofia, Centro Pannunzio, Torino, 1994 La fondazione dell'ontologia di Nicolai Hartmann (F. Barone), Fabbri, Milano, 1963 G. W. Leibniz , Scritti di logica (F. Barone), Zanichelli, Bologna, 1968, 2ª ed. Laterza, Roma-Bari, 1992 Note  Francesco Barone, Neopositivismo, in Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, 1979  Barone, Francesco, in Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Sito ufficiale, su francescobarone.it.  Francesco Barone, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Barone, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Barone, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Francesco Barone, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Barone, .  David Hume, il filosofo della non certezza di Francesco Barone, La Stampa, 26 agosto 19763. Addio a Barone il filosofo che diffidava dei paradisi in terra di Dario Antiseri, Corriere della Sera, 28 dicembre 200131, Archivio storico.

 

barone: Grice: “I like Barone; at last a priest that takes Italian humanism SERIOUSLY!” --  Giuseppe Barone (Alcamo), filosofo. Nacque ad Alcamo, nella Provincia di Trapani; dopo avere finito gli studi teologici nel Seminario Vescovile di Mazara del Vallo, fu ordinato sacerdote il 13 marzo del 1937. Frequentò, quindi, la Pontificia Università Gregoriana di Roma dove conseguì la laurea in Filosofia il 19 giugno 1946, trattando la tesi dal titolo: L'Umanesimo filosofico di Giovanni Pico della Mirandola.  Ebbe subito la nomina di Canonico della Collegiata di Alcamo, poi dal 1949 al 1956 quella di Vicario foraneo e Visitatore dei Monasteri; dal maggio 1951 fu nominato anche Canonico Onorario della cattedrale di Trapani.  Nel mese di novembre 1956 fu pure nominato Cameriere Segreto Soprannumerario di Sua Santità; fu quindi professore di lettere e filosofia del Seminario di Mazara del Vallo e, per 16 anni, delegato Vescovile alla dirigenza dell'Istituto Magistrale legalmente riconosciuto "Maria Santissima Immacolata" di Alcamo.  Per diversi anni, è stato anche Rettore della Chiesa della Sacra Famiglia e della Badia Nuova; inoltre è stato membro del Consiglio Presbiteriale diocesano e docente di Filosofia presso il Seminario Vescovile di Trapani.  Opere Monsignor Barone, personaggio dotato di cultura e di pensiero critico, ha scritto diversi importanti saggi. Questo è l'elenco delle sue opere:  Il Santuario; Alcamo, 1946-1947 La Nuova parrocchia di S.Oliva; ed. Bagolino, Alcamo, 1947 Giovanni Pico della Mirandolaprofilo biografico del celebre umanista; ed.Gastaldi, Milano-Roma, 1948 L'Umanesimo Filosofico di Giovanni Pico della MirandolaStudio del Pensiero Pichiano; ed.Gastaldi, Milano-Roma, 1948 Quattro saggi; ed. Accademia degli Studi "Ciullo", Alcamo, 1951 Donna IdealeIdeale di donna; ed. Accademia degli Studi "Ciullo", Alcamo, 1951 Didactica Magna di Comenius (traduzione italiana); ed. Principato, Milano, 1953 Scuola Libera, ed. Bagolino, Alcamo, 1955 Il Vero Maestro -Lineamenti di educazione; ed. Bagolino, Alcamo, 1956 Verità e Vita; ed. Cartografica, Alcamo, 1958 De hominis dignitate, di Giovanni Pico della Mirandola, Firenze, 1960 La Congregazione di Gesù Maria e Giuseppe nella chiesa della Sacra Famiglia di Alcamo, Accademia di studi Cielo d'Alcamo, 1969. La più bella preghiera, Alcamo, 1972 Antologia pichiana: letture filosofico-pedagogiche; ed. Virgilio, Milano, 1973 La docta pietas, di Sebastiano Bagolino erudito alcamese del sec.XVI; tip. Bosco, Alcamo, 1979 Maria fonte di Misericordia e Madre dei Miracoli Patrona di Alcamo; tip. Sarograf, Alcamo, 1984 Dialogo con gli invisibili; tip. Bosco, Alcamo, 1987 Note  trapaninostra.it,//trapaninostra.it/libri/salvatoremugno/Poesia_narrativa_saggistica/Poesia_narrativa_e_saggistica_in_provincia_di_Trapani_02.pdf  Tommaso Papa, Memorie storiche del clero di Alcamo, Alcamo, Accademia di studi Cielo d'Alcamo, 1968.  Tommaso Papa, Memorie storiche del clero di Alcamo, Alcamo, Accademia di studi Cielo d'Alcamo, 1968. trapaninostra.it,//trapaninostra.it/libri/salvatoremugno/Poesia_narrativa_saggistica/Poesia_narrativa_e_saggistica_in_provincia_di_Trapani_02.pdf. 14 giugno .  Vincenzo Regina Tommaso Papa 305357714  Identities-305357714 Biografie  Biografie Cattolicesimo  Cattolicesimo Letteratura  Letteratura Categorie: Presbiteri italianiInsegnanti italiani del XX secoloFilosofi italiani Professore1914 2004 29 aprile 22 novembred Alcamod Alcamo

 

barsio: Grice: “I like Barsio – he reminds me of G. P. Baker – there he is, Baker, succeeding me – and an American! – as tutorial fellow in philosophy at St. John’s, and dedicating his life to Witters – So when reminiscing, in my “Predilections and prejudices” about them years, I said, “God forbid that you dedicate your life to the oeuvre of a minor philosopher like Witters – it’s good to introject into a philosopher’s shoes as you attain to grasp the longitudinal unity of philosophy, but look for a non-minor pair of shoes!” – “Barsio is a radically minor philosopher – in that, he never had to grade – I always hated grading and seldom did it! – since he lived under the Gonzagas at Mantova – and he just phiosophised to the sake of the pleasure he derived from it! My favourite is his elegy to his enemy, Pomponazzi – but his satirical curriculum vitae is fantastical, but possibly true!” -- Vincenzo Barsio (Marsio) (Mantova), filosofo.. Noto anche come Vincenzo Mantovano, frequentò le corti del marchese Federico II Gonzaga e di sua moglie Isabella d'Este, alla quale pare avesse dedicato il poemetto Silvia e la corte del marchese di Castel Goffredo Aloisio Gonzaga, al quale dedicò il poema latino Alba. Entrato nell'ordine dei Carmelitani, studiò teologia a Bologna assieme al poeta mantovano Battista Spagnoli.  Opere Silvia, poemetto in tre libri, pubblicato nel 1519; Pamphilus; Alba, del 1518, dedicato al marchese Aloisio Gonzaga, signore di Castel Goffredo; Labyrintus, dedicato a Federico II Gonzaga. Note  Ireneo Affò, Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte, 1780, Parma., su books.google.it. 18 luglio .  Gaetano Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani, Milano, 1859., su books.google.it. Giuseppe Coniglio, I Gonzaga, Varese, 1973., su books.google.it.  Vincenzo Barsio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  ICCU. Vincenzo Barsio., su edit16.iccu..it.

 

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barzaghi: Grice: “Barzaghi is a genius; the Italians hate him! In his “Compendio di storia della filosofia,” there’s no mention of Cicero!” – Grice: “Barzaghi is the Italian Copleston – what is it with religious minds – cf. Kenny – that have this inclination towards the longitudinal unity of philosophy?!” – Grice: “Barzaghi just ignores the most prosperous period in Roman philosophy; not so much Romolo, but whatever happened in Rome after that infamous ‘embassy’ of Carneade, an Academian, Critolao, a peripatetic, and Diogoene di Celesia, a stoic!” --  Giuseppe Barzaghi (Monza), filosofo. Direttore della Scuola di anagogia, fondata dal cardinale Giacomo Biffi. Discepolo del filosofo Gustavo Bontadini e frate domenicano, è stato l'interlocutore privilegiato di Emanuele Severino sulla questione di Dio e del cristianesimo.   Nella sua opera Oltre Dio, Barzaghi si interroga dapprima sull’essenza del cristianesimo per giungere ad affermare la necessità, per il credente, di assumere alcune fondamentali posizioni filosofiche riguardo la vera comprensione della realtà: «Se il Cristianesimo è essenzialmente la partecipazione della vita di Dio, cioè della vita eterna, per comprenderlo occorrerà porsi dal punto di vista di Dio, cioè dell’eterno» (p. 13). Secondo Barzaghi, l’Essere assoluto «non può essere inteso come qualcosa accanto ad altre cose, e conseguentemente diviene il punto di vista rigoroso per l’ispezione del tutto» (p. 17). In questo senso, la filosofia di Emanuele Severino, che si presenta come alternativa al teismo, offre in realtà per Barzaghi il fianco a un nuovo percorso argomentativo in favore dell’esistenza di Dio (un Dio però non inteso come oggetto: da qui il titolo dell’opera, che evoca esplicitamente un’espressione di Dionigi): se ogni cosa è eterna, e tale dunque è anche il suo apparire, esso deve continuare ad apparire, eternamente, anche quando “non appare”. «Dunqueafferma il filosofo –, se tale apparire non permane nell’orizzonte dell’apparire che è la mia coscienza, perché consta l’apparire-scomparire dell’ente, deve comunque continuare ad apparire […] in modo determinatissimo, dunque alla sola scienza di Dio cui eternamente appaiono gli eterni. Non ammettere questa scienza di Dio, cioè Dio, significa ammettere che l’apparire, che è pur un non-niente, sia un niente nel momento in cui non appare più determinatamente, individualmente» (p. 24). Questa scienzachiamata nel linguaggio tomista scientia Dei visionis«ha la fisionomia dell’apparire infinito di cui parla Severino nei suoi scritti» (p. 17).  Nel pensiero barzaghiano, il punto di vista sub specie aeternitatis (dal punto di vista dell’eternità) diventa la condizione imprescindibile di tutta la riflessione teologica e filosofica. In teologia, solo questa prospettiva riesce a rendere metafisicamente plausibile l’affermazione rivelata dell’«Agnello immolato nella stessa fondazione del cosmo» di cui parla il libro dell’Apocalisse, così da poter parlare di una «inseità redentiva dell’atto creatore». Nella riflessione filosofica, poi, la prospettiva sub specie aeternitatis consente di avere uno sguardo «dialetticamente onninclusivo», per cui ogni ente rispecchia in sé l’eternità del tutto e di ogni altro ente secondo la nozione di exemplar.  Ne Il fondamento teoretico della sintesi tomista, Barzaghi propone appunto l’idea di exemplar come cardine speculativo, approfondendo e oltrepassando la proposta di S. M. Ramírez, neotomista spagnolo (1891-1967) di individuare nella “dottrina dell’ordine” la struttura più sintetica di tutto il pensiero di Tommaso d'Aquino. L’exemplar rappresenta «il minimo di complessità per muoversi nel massimo della complessità» (p. 31). Ma per compiere questa operazione di analisi, occorre esprimersi attraverso l’analogia, «riflesso logico gnoseologico dell’ordine ontologico [e] mezzo inventivo ed espressivo del conoscere» (p. 47), che acquisisce conseguentemente una notevole importanza nel pensiero di Barzaghi. Nell’esemplare (exemplar) si trova il centro della spiegazione causale, dal momento che in esso si presenta in modo simultaneo tutto l’ordine che lega le cause aristoteliche: il fine, l’agente che intende il fine, la forma implicata, e la materia che la deve accogliere. E l’esemplare trascende la mera dimensione funzionalistica: in quanto contiene tutto (compreso l’esemplante nel suo riferirsi all’esemplato), è una totalità, e possiede quindi caratteristiche di liberalità e assolutezza: è «sottratto alla dipendenza e al dominio» (p. 90). In una frase, che sintetizza bene il punto di vista anagogico della filosofia e della teologia di Barzaghi: «Dio, conoscendo se stesso, conosce tutte le possibili realizzazioni similitudinarie della propria essenza, cioè tutte le essenze create e creabili» (p. 96). Seguendo infine l’esempio specifico di Bontadini, suo maestro, egli fa risiedere nell’atto creatore intemporale la consistenza della totalità delle cose, cioè delle creature, giacché queste sono «nulla come aggiunta a Dio» (p. 98). Secondo tale prospettica dell’exemplar, si può così realizzare, senza aporie dogmatiche, la visione del Deus omnia in omnibus (Dio tutto in tutto).  Il dibattito con Severino Il primo dibattito fra Giuseppe Barzaghi ed Emanuele Severino avvenne nel 1995 nella forma di disputa tra le posizioni della teologia cattolica tomista e quelle della filosofia severiniana. Il dibattito trovò, al di là delle aspettative degli organizzatori, alcuni punti di possibile convergenza, che portarono il filosofo-teologo alla pubblicazione di Soliloqui sul divino (1997), in cui l’autore cerca per la prima volta di rileggere le intuizioni di Severino in un modo che egli definirà più tardi voler essere quello con cui Tommaso d'Aquino, filosofo e teologo cristiano, leggeva e faceva tesoro dell’insegnamento filosofico di Aristotele, filosofo pagano. Ciò rese il rapporto fra i due pensatori un dialogo di reciproca conoscenza e stima. Il 2 novembre 1999 Severino dedicò a Barzaghi un articolo sul Corriere della sera, in cui indicava il sacerdote monzese come il fautore del più interessante tentativo di riportare la sua filosofia al contesto cristiano da cui si era volontariamente staccato. In tale articolo, il filosofo ateo definiva “aperto” il dilemma sulla possibilità o meno per il cristianesimo di porsi come casa abitabile per l’uomo contemporaneo, a patto però di diradare, sull’esempio di Barzaghi, la nebbia che circonda il discorso religioso attraverso una ripulitura dei concetti a partire dal punto di vista dell’eterno. Seguirono poi altri dibattiti pubblici, come quello del 29 novembre 2001 a Milano e quello del 12 giugno  a Bologna.  Opere Libri (lista parziale) Metafisica della cultura cristiana, Bologna, ESD, 1990/1995 (2ª ed.) L’essere, la ragione, la persuasione, Bologna, ESD, 1994/1998 (2ª ed.) Diario di metafisica. Concetti e digressioni sul senso dell’essere, Bologna, ESD, 1997/ (2ª ed.) Soliloqui sul divino. Meditazioni sul segreto cristiano, Bologna, ESD, 1997 Philosophia. Il piacere di pensare, Padova, Il Poligrafo, 1999 Oltre Dio, ovvero omnia in omnibus. Pensieri su Dio, il divino, la Deità, Bologna, Barghigiani, 2000 Maestro Eckart, Cinisello Balsamo, Ed. San Paolo, 2002 Anagogia. Il Cristianesimo sub specie aeternitatis, Modena, ETC, 2002 Lo sguardo di Dio. Saggi di teologia anagogica, Siena, Cantagalli, 2003 Compendio di storia della filosofia, Bologna, ESD, 2006/ (2ª ed.) Compendio di filosofia sistematica, Bologna, ESD, 2006 La Fuga. Esercizi di filosofia, Bologna, ESD,  L’originario. La culla del mondo, Bologna, ESD,  Il fondamento teoretico della sintesi tomista. L’Exemplar, Bologna, ESD,  La maestria contagiosa. Il segreto di Tommaso d’Aquino, Bologna, ESD,  Il Riflesso, Bologna, ESD,  Lezioni di dialettica, Bologna, ESD,  Contributi e articoli (lista parziale) Il bene comune secondo S.Tommaso d’Aquino, in “Communio”  L’alterità tra mondo e Dio: la verità dell’essere e il divenire (conferenza-dibattito con Emanuele Severino), in “Divus Thomas” 3 (1998),  57-81. Ambientazione teologica del concetto di “gioia” severiniano, in I. Valent , Cura e la salvezza. Saggi dedicati a Emanuele Severino, Bergamo, Moretti & Vitali, 2000,  229-243. I fondamenti metafisici della mistica, in M. Vannini (ed.), Mistica d’oriente e occidente oggi, Milano, Paoline, 2001,  11-31. La potenza obbedienziale dell’intelletto agente come chiave di volta del rapporto fede-ragione, in “Angelicum” 2 (2003),  271-307. Articolazione teoretica della teologia trinitaria in chiave tomistica, in A. Petterlini, G. Brianese, G. Goggi , Le parole dell’Essere. Per Emanuele Severino, Milano, Bruno Mondadori, 2005,  57-74. Desiderio e abbandono. Maestro Eckhart e Tommaso d’Aquino: le due facce di un'unica metafisica, in C. Ciancio , Metafisica del desiderio, Milano, Vita e Pensiero, 2003,  173-201. Anagogia epistemica, in R. Serpa , Antropologia, metafisica, teologia. Studi in onore di Battista Mondin, filosofo, teologo, ciclista, Bologna, ESD, 2003,  33-367. L’unum argumentum di Anselmo d’Aosta e il fulcro anagogico della metafisica. Essere logici nel Logos, in T. Rossi , Figurae fidei. Strategie di ricerca nel Medioevo, Studi 2003, Roma, Angelicum University Press, 2003,  99-123. Anagogia: voce in “Enciclopedia Filosofica”, Milano, Ed. Bompiani, 2006. L’epistemologia teologica di Tommaso d’Aquino. Analisi e approfondimento, in G. GrandiL. Grion , Rivelazione e conoscenza, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2007,  43-78. L’intero antropologico. Con Gentile oltre Gentile verso una rifondazione metafisica dell’antropologia tomista. Ovvero le virtualità tomistiche del discorso filosofico sull’autocoscienza e la corporeità umana, in “Divus Thomas”. Il luogo poetico e contemplativo del sapere filosofico-teologico. L’anima del giudizio scientifico, in “Divus Thomas” 2 (2007),  186-220. Mistica cristiana come estetica assoluta, in  Mistica forum, Bologna, Lombar Key, 2008,  27-53. Fenomenologia, metafisica e anagogia, in “Divus Thomas” 2 (2008),  11-21 Il bisbiglio del “Logos” e il suo riflesso nella ragione, in “Divus Thomas” 1 (2009). Il destino sempiterno dell’Occaso. L’inseità mistica della ragione, in A. Olmi , L’eredità dell’occidente. Cristianesimo, Europa, nuovi mondi, Firenze, Nerbini, ,   La commozione come filosofia del valore. Saper nuotare negli affetti, in I. De Gennaro (ed.), Value. Sources and Readings on a Key Concept of the Globalized World, LeidenBoston, Brill, ,  349-358. L’ambiente invisibile della vita cristiana: il Fondamento, in V. Lagioia , Storie di invisibili, marginali ed esclusi, Bononia University Press, Bologna ,  19-24. Abitare teologicamente la natura. Lo sguardo metaforico di Tommaso d’Aquino, in I. De Gennaro, Sergiusz Kazmierski, Ralf Lüfter , Wirtliche Ökonomie. Philosophische und dichterische Quellen (Erster Teilband), Nordhausen, Verlag Traugott Bautz, . Teoresi e struttura. Riflessioni e approfondimenti sulla rigorizzazione bontadiniana, in “Divus Thomas” 2 () Creazione dal nulla o relazione fondativa, in S. PinnaD. Riserbato  Fenomeno & Fondamento. Ricerca dell’Assoluto. Studi in onore di Antonio Margaritti, Città del Vaticano, Ed. vaticana, ,  271-286. Anagogia e teoria del fondamento, in “Divus Thomas” 1 (),  17-47. Metafora. La trasparenza nella trasposizione, in M. RaveriL. V. Tarca (ed.), I linguaggi dell’Assoluto, Milano, Mimesis, ,  31-44. L’eternità dell’essente in teologia, in G. GoggiI. Testoni (ed.), All’alba dell’eternità”. I primi 60 anni de ‘La Struttura Originaria’, Padova, Padova University Press, , 10-11. Dibattito con E. Severino, in “Divus Thomas” . Il quadro anagogico e i segreti della musica di J. S. Bach. La Ciaccona e il Contrappunto XIV de L’Arte della Fuga, in “Divus Thomas” 2 (),  13-27. Note  A. Postorino, La scienza di Dio. Il tomismo anagogico di Giuseppe Barzaghi...  Data l'importanza dell'anagogia nel pensiero di Barzaghi, gli è stata commissionata la stesura dell'omonima voce sull'Enciclopedia filosofica (Bompiani 2006), nonché, sul versante teologico, la voce «mistica anagogica» sul Nuovo dizionario di mistica dell’Editrice vaticana.  RaiCultura: Dio e il concetto filosofico di eternità del Tutto  Dialogo tra Emanuele Severino e Giuseppe Barzaghiparte 1 e parte 2  E. Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza religiosa, Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 2 novembre 1999  Dionigi, I nomi divini (testo critico di M. Moranicommento di G. Barzaghi), Bologna, ESD, , II, 3.  All'alba dell'eternità. I primi 60 anni de 'La struttura originaria' (UniPa)  Apocalisse 13, 8  Cfr. G. Barzaghi, Lo sguardo di Dio. Nuovi saggi di teologia anagogica, Bologna, ESD, ,  157-270  Santiago María Ramírez op, De ordine placita quaedam thomistica, Salamanca, San Esteban, 1963.  G. Barzaghi, Lo sguardo di Dio. Saggi di teologia anagogica, Siena, Cantagalli, 200333.  UniPdL’eternità dell’essente  RaiScuola: Giuseppe Barzaghi. Dio e il concetto filosofico…  Si veda ad esempio: E. SeverinoG. Barzaghi, L’alterità tra mondo e Dio: la verità dell’essere e il divenire, in: “Divus Thomas” 3 (1998),  57-81.  E. Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza religiosa  Dialogo Severino-Barzaghi a Milano  Giornata di studio dello Studio filosofico domenicano di Bologna  RaiCultura. Giuseppe Barzaghi, Dio e il concetto filosofico di eternità del Tutto su raicultura.it. Interviste ai filosofi: Giuseppe Barzaghi su youtube.com.

 

barzellotti: Grice: Grice: “The good thing about Barzellotti’s treatment of Cicerone’s dialettica is that he pours in all his expterise on two fields: Italian mentality, Roman mentality – so he can understand, in a way an Englishman cannot, the way Cicerone dealt with the ‘dialectic,’ Athenian dialectic, if you wish, and turned it into a ‘Roman’ dialectic --. He of course never considers English interpreters, only German! And refutes them!” -- “You’ve got to love Barzellotti – he is critical of the idea of ‘Italian philosophy,’ but not of what he calls ‘The Oxcford school of philosophy,’ – Philosophy has no country-tag; she belongs to humanity; a DOCTRINE, or a school, may have a ‘national’ identification – And part of the problem with Italian philosophy is that there was Italian philosophy before there was Italy!” Grice: “My favourite is his tract on Cicero, who he sees as an Italian!” -- iacomo Barzellotti (filosofo)  Giacomo Barzellotti Giacomo Barzellotti philisopher. Senatore del Regno d'Italia Durata mandato22 giugno 190819 Settembre 1917 Dati generali ProfessioneDocente universitario Giacomo Barzellotti (Firenze) filosofo. Senatore del Regno d'Italia nella XXII legislatura. Allievo di Terenzio Mamiani e di Augusto Conti, entrambi filosofi spiritualisti, si professò poi seguace del Neokantismo. Si interessò soprattutto alla storia della filosofia con particolare riguardo ai problemi di psicologia artistica e religiosa. Ebbe la cattedra di Filosofia morale alle Pavia nel 1881 e di Napoli, nel 1887. Nel 1896 divenne professore di Storia della filosofia all'Roma. Fu ammesso all'Accademia nazionale dei Lincei nel 1899. Nel 1908 fu nominato senatore del Regno d'Italia.  Fu iniziato in Massoneria nella Loggia Concordia di Firenze, appartenente al Grande Oriente d'Italia.  Opere (selezione) La morale nella filosofia positiva, Firenze: M. Cellini, 1871 La rivoluzione e la letteratura in Italia: avanti e dopo gli anni 1848 e 1849, Firenze: Successori Le Monnier, 1875 La nuova scuola del Kant e la filosofia scientifica contemporanea in Germania, Roma: Tip. Barbera, 1880 David Lazzaretti di Arcidosso (detto il santo), Bologna: Zanichelli, 1884 (nuova ed. con il titolo: Monte Amiata e il suo profeta, Milano: Fratelli Treves, 1909) Santi, solitari, filosofi: saggi psicologici, 2ª ed., Bologna: Nicola Zanichelli, 1886 Studi e ritratti, Bologna: Zanichelli, 1893 Ippolito Taine, Roma : Loescher, 1895 L'opera storica della filosofia, Palermo: R. Sandron, 1918 (postumo) Note  Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 200526.  Virginia Cappelletti, Giacomo Barzellotti, in Dizionario biografico degli italiani,  7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. 20 novembre . Giacomo Barzellotti, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930, giacomo-barzellotti. 20 novembre . Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giacomo Barzellotti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giacomo Barzellotti  Giacomo Barzellotti, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giacomo Barzellotti, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Giacomo Barzellotti, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.  Opere di Giacomo Barzellotti, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giacomo Barzellotti, .  Giacomo Barzellotti, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.  Filosofia Filosofo del XIX secoloFilosofi italiani Professore1844 1917 7 luglio 19 settembre Firenze PiancastagnaioAccademici dei Lincei

 

battaglia: Grice: “You gotta like Battaglia; he plays with the Italian language in ways I cannot play in the English language; e. g. consider his philosophising ‘between being and value,’ ‘tra l’essere e il valore.’ Surely the thing is the copula: A is B, A is worth B.’  -- “A e B,” “A vale.” “A vale B.” – “We cannot say that a dollar is worth a dollar --. Stricctly, we CAN, it’s true – but the implicaturum is ‘I’m an idiot or a philosopher.” Grice: “And I can say, “Socrate e,’ i. e. Socrates is. And ‘Socrates vale,’ i.e. Socrates has value.’”  Grice: “When I did my linguistic botanising on ‘value,’ I followed Austin’s misadvice: never contrast with Anglo-Saxon, but actually ‘worth’ in Anglo-Saxon WAS a verb, and cognate with Battaglia, ‘valere.’!” Felice Battaglia.jpg Commissario della Alma Mater Studiorum Bologna Durata mandato21 aprile 19455 maggio 1945 PredecessoreGuido Guerrini (come prorettore) SuccessoreEdoardo Volterra (come prorettore) Rettore della Alma Mater Studiorum Bologna Durata mandato20 giugno 195019 giugno 1956 PredecessoreGuido Guerrini SuccessoreGiuseppe Gherardo Forni Rettore della Alma Mater Studiorum Bologna Durata mandato20 giugno 19626 maggio 1968 PredecessoreGiuseppe Gherardo Forni SuccessoreWalter Bigiavi (come facenti funzioni) Dati generali UniversitàLa Sapienza Professionegiurista Felice Battaglia (Palmi), filosofo.. In seguito al terremoto di Messina del 1908 lasciò la Calabria, trasferendosi con tutta la famiglia a Roma, dove intraprese il suo percorso di studi.  Nel 1925 conseguì la laurea in giurisprudenza presso La Sapienza, con una tesi su Marsilio da Padova che, grazie ad un concorso vinto, poté pubblicare nel 1928. Ottenuta la libera docenza di filosofia del diritto, e un contratto d'insegnamento dall'ateneo capitolino, si trasferì all'Siena, dove nel 1932 vinse la cattedra nella medesima disciplina.  Nel 1938 si spostò da Siena a Bologna, dove già teneva delle lezioni dalla fine del 1935. Nell'ateneo bolognese insegnò, contemporaneamente, filosofia morale nella Facoltà di lettere e filosofia, di cui fu preside dal 1945 al 1950, e filosofia del diritto nella Facoltà di giurisprudenza.  Negli anni Cinquanta e Sessanta, è stato più volte rettore dell'ateneo di Bologna. In questa città è morto nel 1977. Pochi anni dopo il Comune di Bologna gli ha dedicato una strada, e l'Università ha intitolato a suo nome la biblioteca del Dipartimento di filosofia. Tra i suoi allievi si segnalano Nicola Matteucci e Guglielmo Forni Rosa.  Pensiero È stato autore di numerosi saggi in diverse branche del diritto e della filosofia e, in loro connessione, sulla storia del pensiero, sia antico che moderno: tale interesse fu declinato anche in chiave pedagogica, a testimonianza dell'intensa attenzione rivolta dallo studioso calabrese alla storia quale concreta fonte dell'organizzazione sociale umana e del complesso e diffidente approdo allo spiritualismo.  Con i sostenitori attualisti dell'autonomia della categoria filosofica della politica, pensava "che occorresse lasciare alla storia tout court quanto non fosse pensiero sistematico, preservando così la storia delle dottrine da ogni contaminazione con le dialettica sociale e istituzionale".  Opere principali Per una completa  degli scritti di Battaglia, si rinvia a Franco Polato,  degli scritti di e su Felice Battaglia, Bologna, CLUEB, 1989.  Saggi di storia, filosofia e diritto L'opera di Vincenzo Cuoco e la formazione dello spirito nazionale in Italia, Bemporad, Firenze 1925. Marsilio da Padova e la filosofia politica del Medioevo, Felice Le Monnier, Firenze 1928. La crisi del diritto naturale: saggio su alcune tendenze contemporanee della filosofia del diritto in Francia, La Nuova Italia, Firenze 1929. Diritto e filosofia della pratica: saggio su alcuni problemi dell'idealismo contemporaneo, La Nuova Italia, Firenze 1932. Cristiano Thomasio filosofo e giurista, Circolo giuridico della R. Università, Siena 1936. Scritti di teoria dello stato, Giuffré, Milano 1939. Orientamenti metodologici nella storia delle dottrine politiche, Tip. Nuova, Siena 1939. Problemi metodologici nella storia delle dottrine politiche ed economiche, con A. Bertolino, Foro Italiano, Roma 1939. Corso di filosofia del diritto, 3 voll., Soc. editrice "Foro italiano", Roma 1940-1942. Il domma della personalità giuridica dello Stato, Zanichelli, Bologna 1942. Impero Chiesa e stati particolari nel pensiero di Dante, Zanichelli, Bologna 1944. Libertà ed uguaglianza nelle dichiarazioni francesi dei diritti dal 1789 al 1795: testi, lavori preparatorii, progetti parlamentari, Zanichelli, Bologna 1946. Il valore nella storia, Upeb, Bologna 1948. Il problema morale nell'esistenzialismo, Zuffi, Bologna 1949 (II ed.). Saggi sull'Utopia di Tommaso Moro, Zuffi, Bologna 1949. Cenni storici intorno al concetto di lavoro, Zuffi, Bologna 1950. Filosofia del lavoro, Zuffi, Bologna 1951. Lineamenti di storia delle dottrine politiche, Giuffré, Milano 1952 (II ed.). Morale e storia nella prospettiva spiritualistica, Zuffi, Bologna 1953. Nuovi scritti di teoria dello stato, Giuffré, Milano 1955. I valori fra la metafisica e la storia, Zanichelli, Bologna 1957. Linee sommarie di dottrina morale, Patron, Bologna 1958. I valori della pratica e l'esperienza storica, Patron, Bologna 1959. Il valore estetico, Morcelliana, Brescia 1963. Cinque saggi intorno alla sociologia, Istituto Luigi Sturzo, Roma 1969. Parva Desanctisiana, Patron, Bologna 1970. Economia, diritto, morale, Coop. libraria universitaria editoriale bolognese, Bologna 1972. Croce e i fratelli Mario e Luigi Sturzo, Longo, Ravenna 1973. Rosmini tra l'essere e i valori, Guida, Napoli 1973. Mondo storico ed escatologia, Clueb, Bologna 1997. Curatele Le carte dei diritti: dalla Magna Charta alla carta del lavoro, Sansoni, Firenze 1934. Le carte dei diritti: dalla Magna Charta alla Carta di San Francisco, Sansoni, Firenze 1936. Angelo Camillo De Meis, I problemi dello stato moderno, Zanichelli, Bologna 1947. Francesco De Sanctis, Lettere a Pasquale Villari, Einaudi, Torino 1955. Lettere di Angelo Camillo De Meis a Silvio Spaventa, Azzoguidi, Bologna 1958. Il pensiero pedagogico del Rinascimento, Sansoni, Firenze 1960. John Locke, Antologia degli scritti politici, Il Mulino, Bologna 1962.   Il pensiero di Felice Battaglia, Atti del Seminario promosso dal Dipartimento di Filosofia di Bologna (29-30 ottobre 1987), Nicola Matteucci e Alberto Pasquinelli, Bologna, CLUEB, 1989,  .  Scritti su Felice Battaglia. A cent'anni dalla nascita, Bologna, Baiesi, 2002,  .  Dal filosofo all'uomo, Atti del convegno di studi su Felice Battaglia (Palmi 12-13 maggio 1990), Giuseppe Chiofalo, Palmi, Arti Grafiche Edizioni, 1991,  . M. Ferrari, La filosofia italiana, in «Storia della Filosofia»,  XI (La filosofia contemporanea. Seconda metà del Novecento), t. I, M. Paganini, Vallardi, Milano 199830. G. Marchello , Felice Battaglia, Edizioni di Filosofia, Torino 1953. Nicola Matteucci, Felice Battaglia, filosofo della pratica, in Atti della Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, Classe di Scienze Morali, Rendiconti,  LXVI, 1977-78 (LXXII),  297–305 (ora rifuso in Id., Filosofi politici contemporanei, Il Mulino, Bologna 2001,  55–66,  88-15-07604-2). F. Polato, «BATTAGLIA, Felice» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 34, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988. A. Scerbo, Felice Battaglia: la centralità del valore giuridico, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1990. A. Anzalone, Lo abstracto y lo concreto en la Teoría del Derecho de Battaglia. Felice Battaglia y el dilema entre Croce y Gentile, Atelier, Barcelona,  (185 ). A. Anzalone, Felice Battaglia. Per una teoria giuridica tra idealismo crociano e gentiliano, Euno edizioni, Leonforte,  (290 ). A. Anzalone, Las aparentes contradicciones de la filosofía jurídica y política de Felice Battaglia, in «Studi in onore di Augusto Sinagra»,  VMiscellanea, Aracne, Roma, ,  101–121. A. Anzalone, El Estado, sus fines y su relación con el derecho. La perspectiva de Felice Battaglia, in “Lex Social (Revista jurídica de los Derechos Sociales)”, Siviglia, enero-junio ,  3 n. 1,  59–74. A. Anzalone, La integración europea como modelo para Latinoamérica según Felice Battaglia, in «Temas de Filosofía Jurídica y Política», Número 5, SFD, Córdoba, ,  11–41. Girolamo Cotroneo, Felice Battaglia e la "filosofia dei valori", in Benedetto Croce e altri ancora, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005,  173-194,  88-498-1264-7. Onorificenze Dottore honoris causanastrino per uniforme ordinariaDottore honoris causa — Universidade de São Paulo. Ufficiale dell'Ordine di Leopoldo IInastrino per uniforme ordinariaUfficiale dell'Ordine di Leopoldo II Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno (classe civile)nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno (classe civile) Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiananastrino per uniforme ordinariaGrande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana — 2 giugno 1953 Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — 2 giugno 1959 Note  Vittor Ivo Comparato, Vent'anni di storia del pensiero politico in Italia, Il pensiero politico, 1987, anno XX, n. 13.  Università degli Studi di Bologna, fondata nel sec. XI. Annuario degli Anni Accademici 1950-511951-52 (JPG), Bologna, Tipografia Compositori, 195419.  Dettaglio decorato, Presidenza della Repubblica. 27 giugno .  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Felice Battaglia  Felice Battaglia, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Felice Battaglia, .  Scheda storica dell'Bologna, su archiviostorico.unibo.it. Scheda biografica del Comune di Palmi, su comune.palmi.rc.it. Filosofia Letteratura  Letteratura Storia  Storia Categorie: Giuristi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1902 1977 23 maggio 28 marzo Palmi BolognaScrittori italiani del XX secoloStorici italiani del XX secoloRettori dell'BolognaStudenti della SapienzaRomaPersone legate all'BolognaProfessori dell'BolognaFilosofi del diritto.

 

Battista – Giovanni Battista – he assumed the name “BONOMO” Gabriele Bonomo Frate Gabriele Bonomo o Bonhomo – Giovanni Batista (Nicosia), filosofo italiano appartenente all'Ordine dei Minimi. Scrisse opere sulla trigonometria e inventò un orologio automatico.  Entrò come frate nell'Ordine dei Minimi con il nome di Gabriello e fu assegnato al convento di Santa Oliva di Palermo.  Note  Pietro Riccardi, Bibliotheca mathematica italiana dalla origine della stampa ai primi anni del secolo XIX, Editore Soliani, 1871153.  Antonio Muccioli, Le strade di Palermo, Editore Newton & Compton, 1998127. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Gabriele Bonomo  Gabriele Bonomo, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  89092338 495/98454  Identities-89092338 Biografie  Biografie:  di   biografie Categorie: Teologi italianiMatematici italiani del XVIII secoloFilosofi italiani Professore1694 1760 13 aprile 24 agosto Nicosia (Italia) PalermoMinimi

 

bausola: Grice: “I would call Basuola a Griceian – he speaks of the ‘reasons for solidarity,’ which is exactly the point I want to make, alla Kant, in ‘Aspects of reason,’ as people kept asking me for the rationale – i. e., literally, the rational basis – for conversational cooperation – People agree that conversation is rational; but my stronger thesis is that it’s cooperation which is rational. That is Bausola’s point.” “Basuola has also explored the topics of ‘inter-personal relation’ from a philosophical rather than sociological perspective – and therefore into the compromise between self-love and other-love, or freedom and responsibility --. A genius! That he also admires my latitudinal and longitudinal unity of philosophy (‘storiografia filosofica,’ as the Italians call it) is a plus, or bonus!” -- Adriano Bausola (Ovada), filosofo. Bausola nasce a Ovada, in provincia di Alessandria, il 22 dicembre 1930, da Filippo, scultore cieco di guerra ed Eugenia Bertero. Conseguita una formazione cattolica attraverso le scuole primarie delle Madri Pie, fondate da Paolo Gerolamo Franzoni, e dei Padri Scolopi, gli studi liceali lo vedono a Novi Ligure al Classico Statale "Doria" dove «la materia che veramente fu per lui una rivelazione è la filosofia».  Sceglie così la facoltà all'Università Cattolica a Milano, dopo un incontro con Padre Agostino Gemelli e Monsignor Francesco Olgiati, vincendo anche il concorso per un posto gratuito nel Collegio Augustinianum. Fra i suoi docenti emergono due figure che per lui sono «maestri di vita e di pensiero», esponenti di spicco del movimento neotomista: Gustavo Bontadini e Sofia Vanni Rovighi. Diventa così libero docente di filosofia morale nel 1962. Nel 1970 vincendo la cattedra di storia della filosofia viene chiamato alla Cattolica, dove dal 1974 al 1979 è ordinario di filosofia morale passando poi, nel 1980, ad ordinario di filosofia teoretica. È preside della facoltà di lettere e filosofia dal 1974 al 1983.  Nel 1982 è chiamato a far parte del Pontificio Consiglio della Cultura istituito da Giovanni Paolo II per il periodo 1982-1992. Nel 1983 dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ne diventa il Rettore, carica che mantiene fino al 1998.  È stato anche direttore della Rivista di filosofia neo-scolastica, ininterrottamente, dal 1971, e dal 1984 della rivista Vita e Pensiero e condirettore della Rivista Internazionale dei diritti dell'uomo. Inoltre ha diretto la sezione di filosofia moderna della collana dei Classici della Filosofia dell'Einaudi Rusconi. Ha fatto parte del Direttivo del Centro di metafisica istituito dalla Cattolica, e per esso ha co-diretto la collana di pubblicazioni Metafisica e storia della metafisica.  Tra gli altri incarichi e funzioni è stato:  Socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei nella categoria scienze filosofiche; Membro dell'Istituto LombardoAccademia di Scienze e lettere; Membro del direttivo della Società Filosofica Italiana; Vice Presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani dal 1985 al 1994; Consulente della Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica; Presidente di una delle Commissioni del Convegno ecclesiale Evangelizzazione e promozione umana a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre 1976; Moderatore di uno dei cinque ambiti del Convegno ecclesiale Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini a Loreto dal 9 al 13 aprile 1985; Uditore al Sinodo straordinario dei Vescovi indetto dal Papa per il 20º anniversario del Concilio Vaticano II; Studi Sul piano teorico, le direttive di indagine di Bausola sono soprattutto quella etica (fondazione della morale), quella antropologica (il problema della libertà; il tema della cultura e della cultura cristiana in particolare), e quelle della metafisica e della gnoseologia. I suoi interessi principali di studioso sono rivolti, sul piano storico all'idealismo e al neo-idealismo, esperto a livello internazionale di Friedrich Schelling e di Blaise Pascal i suoi studi sono rivolti anche a Franz Brentano, John Dewey e al pragmatismo, alla tematica esistenzialista. Caratteristico delle opere di Bausolalà dove si tratti dello studio di filosofi del passato, o del nostro tempoè il legame tra ricostruzione storica e ripensamento critico, secondo criteri teoretici: un orientamento volto, attraverso il dialogo con alcune delle più importanti prospettive della filosofia moderna e contemporanea, ad un ripensamento della concezione classica del sapere. La sua attività pubblicistica si è svolta sul terreno filosofico, politico-culturale, etico-religioso, e si è realizzata su giornali e su riviste di cultura.  Opere principali 1960Saggi sulla filosofia di Schelling, Milano, Vita e Pensiero 1960L'Etica di John Dewey, Milano, Vita e Pensiero 1965Filosofia e storia nel pensiero crociano, Milano, Vita e Pensiero 1965Metafisica e rivelazione nella filosofia positiva di Schelling, Milano, Vita e Pensiero 1966Etica e politica nel pensiero di Benedetto Croce, Milano, Vita e Pensiero 1968Il pensiero di Schelling 1968Conoscenza e moralità in Franz Brentano, Milano, Vita e Pensiero 1969Indagini di storia della filosofia. Da Leibniz a Moore, Milano, Vita e Pensiero 1969Lo svolgimento del pensiero di Schelling. Ricerche, Milano, Vita e Pensiero 1970Il problema del valore nella filosofia analitica, Milano, Scuole Grafiche Opera Don Calabria 1971Il problema della libertà. Introduzione a Sartre, Milano 1972Filosofia della rivelazione. Federico Guglielmo Giuseppe Schelling, 2 , Bologna, Zanichelli 1973Introduzione a Pascal, Bari, Laterza 1975Friedrich W. J. Schelling, Firenze, La Nuova Italia 1976Filosofia Morale. Lineamenti, Milano, Vita e Pensiero 1977Natura e progetto dell'uomo : riflessioni sul dibattito contemporaneo, Milano, Vita e Pensiero 1978Libertà e relazioni interpersonali : introduzione alla lettura di L'essere e il nulla, Milano, Vita e Pensiero 1978Pensieri, opuscoli, lettere di Blaise Pascal, con Remo Tapella, Milano, Rusconi 1980Libertà e responsabilità, Milano, Vita e Pensiero 1985La libertà, Brescia, La Scuola 1998Le ragioni della libertà, le ragioni della solidarietà, Milano, Vita e Pensiero 1998Fra etica e politica, Milano, Vita e Pensiero Onorificenze Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte — Roma, 2 giugno 1981 Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — 2 giugno 1985 Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Roma, 2 giugno 1988 Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magnonastrino per uniforme ordinariaCavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magno Note  Anna Maria Bausola Grillo, Adriano Bausola nei ricordi della sorella, ne Atti del convegno "Studi di Storia Ovadese", pubblicazione dedicata alla memoria di Adriano Bausola, Accademia Urbense di Ovada, 2005  Avvenire, 29 aprile 2000, su swif.uniba.it. 30.08. 22 febbraio 2007).  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Emilio Costa, Un Ovadese nel mondo della cultura italiana: Adriano Bausola, filosofo, in URBS Silva et flumen, Anno XIII n.2 giugno 2000,  71-72. Alessandro Laguzzi; Edilio Riccardini , Atti del Convegno Studi di Storia Ovadese, Ovada, Accademia Urbense, 2005,  669-672. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Adriano Bausola  Emilio Costa, Un Ovadese nel mondo della cultura italiana: Adriano Bausola, filosofo, URBS silva et flumen, trimestrale di storia locale dell'Accademia Urbense di Ovada, Anno XIII n.2 giugno 2000,  71-72 , su archiviostorico.net. Flavio Rolla, Adriano Bausola, filosofo. Ricordo dell'illustre ovadese a 10 anni dalla scomparsa, URBS silva et flumen, trimestrale di storia locale dell'Accademia Urbense di Ovada, Anno XXIII n.3-4 settembre-dicembre ,  180-191 , su accademiaurbense.it. Dal sito filosofico.net : Adriano Bausola Diego Fusaro, su filosofico.net. blogphilosophica.wordpress.com//08/31/4161/ Lorenzo Cortesi PredecessoreMagnifico Rettore dell'Università Cattolica del Sacro CuoreSuccessoreStemma UCSC.png Giuseppe Lazzati19831998Sergio Zaninelli Filosofia Università  Università Filosofo del XX secoloAccademici italiani Professore1930 2000 22 dicembre 28 aprile Ovada RomaBenemeriti della scuola, della cultura e dell'arteCavalieri di gran croce OMRICommendatori OMRIStudenti dell'Università Cattolica del Sacro CuoreRettori dell'Università Cattolica del Sacro CuoreProfessori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

 

bazzanella: Grice: “I like Bazzanella; he has a totally different background from mine, but we can communicate – I have focused on conversational communication; he specializes in televisional communication; he has used Heidegger’s concept of contamination to elucidate that of structure –.” Grice: “My favourite of his tracts must be one on ethics and topology, broadly understood, which is all that my theory of conversational helpfulness is about – Bazzanella entitles his essay, ‘il lugo dell’altro,’ playing with the strictness of his topological approach as applied to the ethos that results when ‘ego’ meets and communes with ‘alter.’”  Emiliano Bazzanella (Trieste), filosofo. Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia (2003, 2007, 2009) e a una edizione della Biennale di Architettura (2006).  Di formazione fenomenologica e allievo di Pier Aldo Rovatti, inizia la sua attività saggistica con una monografia dedicata al filosofo francese Vladimir Jankélévitch, 1994), per poi approfondire il pensiero di Heidegger, Edmund Husserl, nonché di autori francesi del secondo dopoguerra quali Jacques Derrida, Michel Foucault (1996), Jacques Lacan (1998), Maurice Merleau-Ponty, Gilles Deleuze e Félix Guattari. Dapprima delinea una “fenomenologia echologica” (dal greco échein, avere) ipotizzando che l'ontologia non sia che una “finzione” o un “dispositivo” di tipo immunologico, storicizzabile e tipico della società occidentale; successivamente elabora questa prospettiva inserendola nel contesto più ampio di una “fenomenologia del senso” e applicandola a una lettura della società dello spettacolo e dei consumi.  Esibizioni Entra in contatto con Shōzō Shimamoto del Gruppo Gutai in occasione della Biennale di Venezia del 2003 ed espone con lui a Udine (Italia) nel 2005 ("Size"). Il suo sviluppo della performance introduce nella gestualità del corpo le nuove tecnologie multimediali sulla scia delle installazioni di Tony Oursler. Alla 53. Biennale di Venezia del 2009 progetta un'installazione multimediale (Blue Zone) che inaugura una serie di opere ispirate alla "morte dell'arte": in una mostra surreale, quasi post-human, le opere degli artisti sono ricoperte da un velo, mentre in una serie di monitor sparsi negli spazi espositivi vengono riprodotti i volti degli artisti che cercano di descrivere a parole le loro opere invisibili. Alla 55. Biennale di Venezia del , invece, propone un'installazione (Overplay), inserita nel contesto di un palazzo veneziano, in cui 16 iPad riproducono in maniera casuale e differenziata delle domande generate da un software. Si tratta di un'evoluzione del progetto "Tautology" nel quale invece il programma riproduce in rete una serie infinita di pensieri filosofici.  Pensiero Dal pensiero debole al pensiero orizzontale Nei primi anni Novanta, Bazzanella declina il pensiero debole nel senso di un passaggio dalla profondità della metafisica a un'idea di superficialità di cui vede alcune tracce presenti in Husserl, Merleau-Ponty e Heidegger. In questo passaggio il "relativismo" non viene più interpretato come una manifestazione del nichilismo novecentesco, bensì come il tentativo di articolare una filosofia delle relazioni orizzontali che tende a scardinare l'impianto della logica aristotelica.  L'echologia L'echologia è un termine che Bazzanella desume nel 1999 da Deleuze a proposito del pensiero del sociologo francese Gabriel Tarde. Esso si basa sull'ipotesi che nella genesi delle Categorie di Aristotele ci siano stati movimenti contrapposti, in cui soltanto in una seconda istanza sarebbe prevalsa un'impostazione "usiologica", cioè basata sulla centralità della "sostanza". Questo passaggio è decisivo poiché segna il definitivo abbandono delle suggestioni del pensiero presocratico ponendo le basi di quello che sarebbe stato l'impianto del sapere occidentale. La lateralizzazione, dunque, dell'échein nel suo duplice significato di "avere" e di "essere in relazione" ha comportato il privilegio dell'"essere" e di un'ontologia che impone principi, gerarchie, suddivisione tra "cose" ed "oggetti". Una filosofia relazionistica deve essere pertanto echologica e decostruttiva, evidenziando come ogni costruzione di senso, prima che ontologica e fondata su "enti", sia articolata su relazioni o, come li definisce Bazzanella, su essemi.  La teoria del senso A partire da Fede, echologia, sapere (2002) e attraverso una rilettura del concetto di alétheia (verità) di Heidegger, Bazzanella sviluppa una teoria del senso secondo la quale esso non può sussistere senza un rapporto essenziale con il non-senso. In particolare ciò significa che le classiche leggi della logica (identità, non-contraddizione, terzo escluso) sono costruite sopra una superficie illogica e sono delle forme di copertura dell'àlogon. Bazzanella sostiene inoltre che queste stesse leggi logiche dipendono "mimeticamente" da relazioni essematiche esprimibili come preposizioni che istanziano delle relazioni senza relati: "in", "con", "di-", "ri-". Si tratta di un pensiero al limite della pensabilità, poiché invita a non concepire cose e oggetti, ma quelle pure relazionalità che vengono ad esempio esperite dal neonato: l'"in" esprime l'in-essere del feto nel grembo materno, il "con" esprime l'essere-con la propria madre e il suo seno, il "di-" echeggia nel dià del dia-framma rappresentato dal liquido amniotico rispetto al mondo esterno, il "ri-" allude alla ri-petizione e al carattere originariamente ossessivo del bambino che cerca sicurezza ripetendo sempre i medesimi gesti e i medesimi suoni.  La prospettiva immunologica L'impostazione relazionistica che è partita da una fenomenologia dell'orizzonte per articolarsi attraverso un'echologia e una teoria del senso, trova il suo significato ultimo nel cosiddetto "paradigma immunitario". Bazzanella lo desume dall'ultimo Foucault e, soprattutto, da Arnold Gehlen, Peter Sloterdijk e Roberto Esposito. Se l'uomo si trova heideggerianamente "gettato" nell'Altro sin dalla nascita, cioè in una serie di relazioni che violano le leggi della logica e, soprattutto, che non consentono un ancoraggio rassicurante a "cose" e oggetti permanenti, egli deve proteggersi e difendersi. Questo processo avviene però in analogia con il sistema immunitario del corpo umano, cioè l'Altro, il non-senso (o anche il "reale" come lo definisce Bazzanella traendo spunto dalla definizione di Jacques Lacan) non può essere addomesticato che attraverso l'Altro. In questo modo, il senso non avrebbe che una funzione difensiva e immunizzante e si baserebbe su una "mimesi" del reale mediata dagli essemi: il senso "imita" così il non-senso, ne è una sorta di estrusione. Questa condizione paradossale implica anche una riconsiderazione della figura filosofica di "soggetto", soprattutto alla luce del suo dispiegamento a partire dal cogito cartesiano. Il "soggetto" non coincide con un'identità, un "io" precostituito, bensì rappresenta una funzione immunologica in cui l'individuo assoggetta cose e persone, delegando le medesime ad affrontare il reale al proprio posto. Il soggetto è allora per Bazzanella un a-soggetto nel doppio senso di non-essere-soggetto e di as-soggettare.  Teoria della società e critica del tardocapitalismo La communitas rappresenta il paradigma di un processo di normotipizzazione in cui una relazione essematicail puro cum senza relati, in questo casosi trasforma in una difesa immunologica nei confronti del "fuori". Bazzanella riprende così la nozione di "dispositivo" presente in Foucault in quanto orizzonte di potere e di sapere collettivo che funge da barriera o filtro nei confronti del reale, nonché da sistema di controllo "endogeno", ossia "normalizzante" e "normativo" nello stesso tempo. La normotipia da' senso a una determinata epoca nella misura in cui riesce a bilanciare più o meno efficacemente il senso e il non-senso. Il rischio di ogni sistema di senso, infatti, è paradossalmente quello di un eccesso di senso: ciò implica infatti una psicotizzazione della comunità e, quindi, una sorta di non-senso di ritorno. Gli esempi sono ormai classici: il marxismo che declina nel leninismo per poi degenerare nello stalinismo; il nazifascismo che dai suoi presupposti socialisti diviene un totalitarismo spietato e annientante. Si tratta in entrambi i casi di un eccesso di senso, di un surplus immunitario che se inizialmente intendeva distanziare e "filtrare" il reale, comporta alfine una sorta di "divenire-reale" del senso stesso, un'insensatezza reattiva. È in tale prospettiva che il modello di senso tardocapitalistico sembra svolgere una funzione autoimmunitaria: l'uomo non ha a che fare soltanto con un processo di stretta pertinenza economica, ma con un orizzonte di senso condiviso che permea ogni aspetto dell'esistenza degli individui. Società dello spettacolo e società dei consumimomenti in cui in particolare si esplica il tardocapitalismonon sarebbero che forme "dialettiche" di reazione all'eccesso di senso dei grandi totalitarismi del Novecento. In particolare secondo Bazzanella si tratta di un bilanciamento tra un'evasione nell'immaginario (riprendendo ancora delle tematiche lacaniane) e un "ritorno al reale" che si manifesterebbe nel momento stesso del "consumo".  Note  A. Fabris, La noia, il nulla, in «aut aut», n. 270, La Nuova Italia, Firenze 199565.  2 F. Bonami (a c. di), La dittatura dello spettatore, Catalogo generale della 50. Esposizione Internazionale d'Arte. La Biennale di Venezia, Marsilio, Venezia 2003.  3 R. Storr (a c. di), Pensa con i sensi, senti con la mente, Catalogo generale della 52. Esposizione Internazionale d'Arte. La biennale di Venezia, Marsilio, Venezia 2007.  D. Birnbaum (a c. di), Fare Mondi, Catalogo generale della 53. Esposizione Internazionale d'Arte. La Biennale di Venezia, Marsilio, Venezia 2009.  M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collège de France (1977-1978), Feltrinelli, Milano 2005.  R. Esposito, Immunitas. Protezione e negazione della vita, Einaudi, Torino 2002.  R. Esposito, Communitas. Origine e destino della comunità, Einaudi, Torino 1998.  Tempo e linguaggio. Studio su Vladimir Jankélévitch, Franco Angeli, Milano 1994; Orizzonte. Passività e soggetto in Husserl e Merleau-Ponty, Guerini e associati, Milano 1995; Contaminazione. L'idea di struttura in Heidegger, Franco Angeli, Milano 1995; Spazio e potere. Heidegger, Foucault, la televisione, Mimesis, Milano 1996; Il luogo dell'Altro. Etica e topologia in Jacques Lacan, Franco Angeli, Milano 1998; Idee per un'echologia fenomenologica, Franco Angeli, Milano 1999; Echologia. Introduzione a una fenomenologia della proprietà e a una critica del pensiero ontologico, Asterios Editore, Trieste 2000; Fede, echologia, sapere, Asterios Editore, Trieste 2002; La Fabbrica, Trieste, FrancoPuzzoEditore,  Trattato di echologia, Mimesis, Milano 2004; La fabbrica, FPE Editore, Trieste 2005; Il ritornello. La questione del senso in Deleuze-Guattari, Mimesis, (Milano 2005). Il tardocapitalismo. Decorsi e patologie di una rivoluzione permanente, Asterios Editore, Trieste 2006. Etica del tardocapitalismo, Mimesis, Milano 2008. Logica e tempo, Abiblio, Trieste 2009 Autoscrittura, Asterios Editore, Trieste 2009 Religio I. Senso e fede nel tardocapitalismo, Mimesis, Milano  Religio II. La religione del soggetto, Mimesis, Milano . Indignatevi, Asterios Editore Trieste . Oltre la decrescita. Il Tapis Roulant e la società dei consumi, Asterios Editore, Trieste . Lacan. Immaginario, simbolico e reale in tre lezioni, Asterios, Trieste . Filosofie della paura. Verso la condizione post-postmoderna, Asterios Editore, Trieste . La filosofia e il suo consumo. Nuovo realismo e postmoderno, Asterios Editore, Trieste . Religio III. Logica e follia, Mimesis, Milano . Eros e Thanatos. Senso, corpo e morte nel XX Seminario di Lacan, Asterios Editore, Trieste, . Come. Linee guida per una immuno-fenomenologia, Asterios Editore, Trieste, . Il numero e il fenomeno, Asterios Editore, Trieste . Il tragico e il comico nell'epoca del grillismo e del trumpismo, Asterios Editore, Trieste . Simbolo e violenza, Asterios Editore, Trieste . Del fallimento. Simbolo e violenza II, Asterios Editore . Filosofi italiani del XX secoloFilosofi

 

beccaria, Grice: “I would call Beccaria a Griceian, but I’m not sure he would call me a Beccarian!” Grice: “His explicit, rather than implicated, Griceian ideology is in the opening chapter on “Lo stilo conversazionale’ – he notes that the implicaturum ain’t a part of the ‘sintassi’ of the ‘proposizione’ which is explicated – he adds that ‘senses’ should not be multiplied because your addressee may get YOUR sense, but trust he will lose interest if you keep multiplying – “to the risk that he won’t get your sense in the last place!” – Grice: “Like me, Beccaria was a unitarian philosopher; his tract on ‘I piaceri’ is delightful, very pleasant read!” – If Austin and us met on different grounds and pubs, Beccaria met at the caffe, and he liked it – Italians, unfortunately, only know him for his tract on guilt and punishment!” – Grice: “Most Italians don’t even  consider Beccaria an Italian philosopher but as a member of the Accademia dei Pigne, as part of the illuminismo Lombardo --.” Grice: “The philosophical panorama or landscape of Italian philosophy is much diverse than our Oxonian dialectic!” --  One of the most essential of Italian philosophersReferred to by H. P. Grice in his explorations on moral versus legal right, studied in Parma and Pavia and taught political economy in Milan. Here, he met Pietro and Alessandro Verri and other Milanese intellectuals attempting to promote political, economical, and judiciary reforms. His major work, Dei delitti e delle pene “On Crimes and Punishments,” 1764, denounces the contemporary methods in the administration of justice and the treatment f criminals. Beccaria argues that the highest good is the greatest happiness shared by the greatest number of people; hence, actions against the state are the most serious crimes. Crimes against individuals and property are less serious, and crimes endangering public harmony are the least serious. The purposes of punishment are deterrence and the protection of society. However, the employment of torture to obtain confessions is unjust and useless: it results in acquittal of the strong and the ruthless and conviction of the weak and the innocent. Beccaria also rejects the death penalty as a war of the state against the individual. He claims that the duration and certainty of the punishment, not its intensity, most strongly affect criminals. Beccaria was influenced by Montesquieu, Rousseau, and Condillac. His major work was tr. into many languages and set guidelines for revising the criminal and judicial systems of several European countries. Se dimostrerò non essere la pena di morte né utile, né necessaria, avrò vinto la causa dell’umanità.»  (da Dei delitti e delle pene) Cesare Beccaria Bonesana, marchese di Gualdrasco e di Villareggio (Milano), giurista, filosofo, economista e letterato italiano considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo italiano, figura di spicco della scuola illuministica milanese.  La sua opera principale, il trattato Dei delitti e delle pene, in cui viene condotta un'analisi politica e giuridica contro la pena di morte e la tortura sulla base del razionalismo e del pragmatismo di stampo utilitarista, è tra i testi più influenti della storia del diritto penale ed ispirò tra gli altri il codice penale voluto dal granduca Pietro Leopoldo di Toscana.  Nonno materno di Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria è considerato inoltre come uno dei padri fondatori della teoria classica del diritto penale e della criminologia di scuola liberale. Cesare Beccaria nacque a Milano (allora appartenente all'impero asburgico), figlio di Giovanni Saverio di Francesco e di Maria Visconti di Saliceto, il 15 marzo 1738. Fu educato a Parma dai gesuiti e si laureò in Giurisprudenza il 13 settembre 1758 all'Università degli Studi di Pavia. Il padre aveva sposato la Visconti in seconde nozze nel 1736, dopo essere rimasto vedovo nel 1730 di Cecilia Baldroni.  Nel 1760 Cesare sposò Teresa Blasco contro la volontà del padre, che lo costrinse a rinunciare ai diritti di primogenitura (mantenne però il titolo di marchese); da questo matrimonio ebbe quattro figli: Giulia (1762-1841), Maria (1766-1788), nata con gravi problemi neurologici e morta giovane, Giovanni Annibale nato e morto nel 1767 e Margherita anch'essa nata e morta nel 1772.  Il padre lo cacciò anche da casa dopo il matrimonio, così dovette essere ospitato da Pietro Verri, che lo mantenne anche economicamente per un periodo.  Teresa morì il 14 marzo 1774, a causa della sifilide o della tubercolosi. Beccaria, dopo appena 40 giorni di vedovanza, firmò il contratto di matrimonio con Anna dei Conti Barnaba Barbò, che sposò in seconde nozze il 4 giugno 1774, ad appena 82 giorni dalla morte della prima moglie. Da Anna Barbò ebbe un altro figlio, Giulio. l suo avvicinamento all'Illuminismo avvenne dopo la lettura delle Lettere persiane di Montesquieu e del “Contratto sociale” di Rousseau, grazie ai quali si entusiasmò per i problemi filosofici e sociali ed entrò nel cenacolo di casa Verri, dove aveva sede anche la redazione del Caffè, il più celebre giornale politico-letterario del tempo, per il quale scrisse sporadicamente. Dopo la pubblicazione di alcuni articoli di economia, nel 1764 diede alle stampe Dei delitti e delle pene, capolavoro ispirato dalle discussioni in casa Verri del problema dello stato deplorevole della giustizia penale. Inizialmente anonimo è un breve scritto contro la tortura e la pena di morte che ebbe enorme fortuna in tutta Europa e nel mondo e in particolare in Francia.  Contro le posizioni di Beccaria uscì, nel 1765 il testo Note ed osservazioni sul libro intitolato Dei delitti e delle pene di Ferdinando Facchinei. Le polemiche che ne seguirono contribuirono alla decisione di mettere il trattato di Beccaria all'Indice dei libri proibiti nel 1766, a causa della distinzione tra peccato e reato. Nel 1766 Beccaria viaggiò poi controvoglia fino a Parigi, e solo dietro l'insistenza dei fratelli Verri e dei filosofi francesi desiderosi di conoscerlo. Fu accolto per breve tempo nel circolo del barone d'Holbach. La sua giustificata gelosia per la moglie lontana e il suo carattere ombroso e scostante, fecero sì che appena possibile tornasse a Milano, lasciando solo il suo accompagnatore Alessandro Verri a proseguire il viaggio verso l'Inghilterra. Il carattere riservato e riluttante di Beccaria, tanto nelle vicende private quanto nelle pubbliche, ebbe nei fratelli Verri, e soprattutto in Pietro, un fondamentale punto di appoggio e di stimolo soprattutto quando iniziò ad interessarsi allo studio dell'economia. Come Rousseau, Beccaria era a tratti paranoico e aveva spesso sbalzi d'umore, la sua personalità era abbastanza indolente e il carattere debole, poco brillante e non portato alla vita sociale; ciò non gli impediva però di esprimere molto bene i concetti che aveva in mente, soprattutto nei suoi scritti.  Tornato a Milano nel 1768 ottenne la cattedra di Scienze Camerali (economia politica), creata per lui nelle scuole palatine di Milano e cominciò a progettare una grande opera sulla convivenza umana, mai completata.   Antonio Perego, L'Accademia dei Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso Longo (di spalle), Alessandro Verri, Giambattista Biffi, Cesare Beccaria, Luigi Lambertenghi, Pietro Verri, Giuseppe Visconti di Saliceto Entrato nell'amministrazione austriaca nel 1771, fu nominato membro del Supremo Consiglio dell'Economia, carica che ricoprì per oltre vent'anni, contribuendo alle riforme asburgiche sotto Maria Teresa e Giuseppe II. Fu criticato per questo dagli amici (tra cui Pietro Verri), che gli rimproveravano di essere diventato un burocrate. Gli studiosi, però, considerano questi giudizi ingiusti dal momento che Cesare Beccaria si dedicò ad importanti riforme, che richiedevano una notevole preparazione intellettuale, non solo amministrativa. Fra queste ci fu la riforma delle misure dello stato milanese, intrapresa prima di quella del sistema metrico decimale francese, e a cui Beccaria, insieme al fratello Annibale, dedicò quasi vent'anni della sua vita. (La riforma, notevolmente complessa, coinvolse alla fine solo il braccio milanese. La successiva riforma dei pesi non fu mai realizzata.)  Il suo rapporto con la figlia Giulia, futura madre di Alessandro Manzoni, fu conflittuale per gran parte della sua vita; ella era stata messa in collegio (nonostante Beccaria avesse spesso deprecato i collegi religiosi) subito dopo la morte della madre e lì dimenticata per quasi sei anni: suo padre non volle più sapere niente di lei per molto tempo e non la considerò mai sua figlia, bensì il frutto di una relazione extraconiugale delle numerose che la moglie aveva avuto. Beccaria non si sentiva adeguato al ruolo di padre, inoltre negò l'eredità materna alla figlia, avendo contratto dei debiti: ciò gli diede la fama di irriducibile avarizia. Giulia uscì dal collegio nel 1780, frequentando poi gli ambienti illuministi e libertini. Nel 1782 la diede in sposa al conte Pietro Manzoni, più vecchio di vent'anni di lei: il nipote Alessandro nacque nel 1785, ma pare fosse in realtà il figlio di Giovanni Verri, fratello minore di Pietro e Alessandro, e amante di Giulia. Prima della morte del padre, Giulia abbandonò il marito, nel 1792, per andare a vivere a Parigi insieme al conte Carlo Imbonati, rompendo i rapporti definitivamente col padre,  e temporaneamente anche con il figlio.  Beccaria morì a Milano il 28 novembre 1794, a causa di un ictus, all'età di 56 anni, e trovò sepoltura nel Cimitero della Mojazza, fuori Porta Comasina, in una sepoltura popolare (dove fu sepolto anche Giuseppe Parini) anziché nella tomba di famiglia. Quando tutti i resti vennero traslati nel cimitero monumentale di Milano, un secolo dopo, si perse traccia della tomba del grande giurista. Pietro Verri, con una riflessione valida ancora oggi, deplorò nei suoi scritti il fatto che i milanesi non avessero onorato abbastanza il nome di Cesare Beccaria, né da vivo né da morto, che tanta gloria aveva portato alla città. Ai funerali di Beccaria era presente anche il giovane nipote Alessandro Manzoni (che riprenderà molte delle riflessioni del nonno e di Verri nella Storia della colonna infame e nel suo capolavoro, I promessi sposi), nonché il figlio superstite ed erede, Giulio. Beccaria fu influenzato dalla lettura di Locke, Helvetius, Rousseau e, come gran parte degli illuministi milanesi, dal sensismo di Condillac. Fu influenzato anche dagli enciclopedisti, in particolare da Voltaire e Diderot. Partendo dalla classica teoria contrattualistica del diritto, derivata in parte dalla formulazione datane da Rousseau, che sostanzialmente fonda la società su un contratto sociale (nell'omonima opera) teso a salvaguardare i diritti degli individui e a garantire in questo modo l'ordine, Beccaria definì in pratica il delitto in maniera laica come una violazione del contratto, e non come offesa alla legge divina, che appartiene alla coscienza della persona e non alla sfera pubblica. La società nel suo complesso godeva pertanto di un diritto di autodifesa, da esercitare in misura proporzionata al delitto commesso (principio del proporzionalismo della pena) e secondo il principio contrattualistico per cui nessun uomo può disporre della vita di un altro (Rousseau non considerava moralmente lecito nemmeno il suicidio, in quanto non l'uomo, ma la natura, nella visione del ginevrino, aveva potere sulla propria vita, e quindi tale diritto non poteva certamente andare allo Stato, che comunque avrebbe violato un diritto individuale). Il punto di vista illuministico del Beccaria si concentra in frasi come «Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa». Ribadisce come è necessario neutralizzare l'«inutile prodigalità di supplizi» ampiamente diffusi nella società del suo tempo. La tesi umanitaria, messa in risalto da Voltaire, è parzialmente da lui accantonata, in quanto Beccaria vuole dimostrare pragmaticamente l'inutilità della tortura e della pena di morte, più che la loro ingiustizia. Egli è infatti consapevole che i legislatori sono mossi più dall'utile pratico di una legge, che da principi assoluti, di ordine religioso o filosofico. Beccaria afferma infatti che «se dimostrerò non essere la morte né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell'umanità». Beccaria quindi si inserisce nel filone utilitaristico: considera l'utile come movente e metro di valutazione di ogni azione umana.   Monumento a Cesare Beccaria, Giuseppe Grandi, Milano L'ambito della sua dottrina è quello general-preventivo, nel quale si suppone che l'uomo sia condizionabile in base alla promessa di un premio o di un castigo e, nel contempo, si ritiene che sussista fra ogni cittadino e le istituzioni una conflittualità più o meno latente. Sostiene la laicità dello Stato. Adotta come metodo d'indagine quello analitico-deduttivo (tipico della matematica) e per lui l'esperienza è da intendersi in termini fenomenici (approccio sensista).  La natura umana si svolge in una dimensione edonistico-pulsionistica, ovvero sia i singoli, sia la moltitudine, agiscono seguendo i loro sensi. In poche parole l'uomo è caratterizzato dall'edonismo. Gli individui possono essere parago dei «fluidi» messi in movimento dalla costante ricerca del piacere, intesa come fuga dal dolore. L'uomo però è una macchina intelligente capace di razionalizzare le pulsioni, in modo da consentire la vita in società; infatti certamente ogni uomo pretende di essere autonomo e insindacabile nelle sue decisioni, ma si rende conto della convenienza della vita sociale. Ma la conflittualità rimane e quindi bisogna impedire che il cittadino venga sedotto dall'idea di infrangere la legge al fine di perseguire il proprio utile a tutti i costi, pertanto il legislatore, da «abile architetto», deve predisporre sanzioni e premi in funzione preventiva; è necessario tenere sotto controllo i «fluidi», inibendo le pulsioni antisociali.  Tuttavia Beccaria sostiene che la sanzione deve essere sì idonea e sicura, a garantire la difesa sociale, ma al contempo mitigata e rispettosa della persona umana.  «Il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile, né di disfare un delitto già commesso. Può egli in un corpo politico, che, ben lungi di agire per passione, è il tranquillo moderatore delle passioni particolari, può egli albergare questa inutile crudeltà stromento del furore e del fanatismo o dei deboli tiranni? Le strida di un infelice richiamano forse dal tempo che non ritorna le azioni già consumate? Il fine dunque non è altro che d'impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali. Quelle pene dunque e quel metodo d'infliggerle deve esser prescelto che, serbata la proporzione, farà una impressione più efficace e più durevole sugli animi degli uomini, e la meno tormentosa sul corpo del reo.» «Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio»  (Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII)  Illustrazione allegorica da Dei delitti e delle pene: la giustizia personificata respinge il boia, con in mano una testa, e una spada. La pena di morte, “una guerra della nazione contro un cittadino”, è inaccettabile perché il bene della vita è indisponibile, quindi sottratto alla volontà del singolo e dello Stato. Inoltre essa:  non è un vero deterrente non è assolutamente necessaria in tempo di pace Essa non svolge un'adeguata azione intimidatoria poiché lo stesso criminale teme meno la morte di un ergastolo perpetuo o di una miserabile schiavitù: si tratta di una sofferenza definitiva contro una sofferenza ripetuta. Ai soggetti che assistono alla sua esecuzione, inoltre, essa può apparire come uno spettacolo o suscitare compassione. Nel primo caso, essa indurisce gli animi, rendendoli più inclini al delitto; nel secondo, non rafforza il senso di obbligatorietà della legge e il senso di fiducia nelle istituzioni.  Questa condizione è assai più potente dell'idea della morte e spaventa più chi la vede che chi la soffre; è quindi efficace ed intimidatoria, benché tenue. In realtà così facendo viene sostituita alla morte del corpo la morte dell'anima, il condannato viene annichilito interiormente. Tuttavia non è la punizione fine a sé stessa l'obiettivo di Beccaria, ma egli utilizza questo argomento dell'afflittività penale per convincere i governanti e i giudici, in quanto il suo fine resta eminentemente rieducativo e risarcitivo (il condannato non deve essere afflitto o torturato, ma deve riparare il danno in maniera economico-politica, come previsto da una concezione puramente utilitaristica e di giustizia anti-retributiva).  Beccaria ammette che il ricorso alla pena capitale sia necessario solo quando l'eliminazione del singolo fosse il vero ed unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti, come nel caso di chi fomenta tumulti e tensioni sociali: ma questo caso non sarebbe applicabile se non verso un individuo molto potente e solo in caso di una guerra civile. Tale motivazione fu usata, per chiedere la condanna di Luigi XVI, da Maximilien de Robespierre, il quale era inizialmente avverso alla pena capitale ma in seguito diede il via ad un uso spropositato della pena di morte e poi al Terrore; comportamenti del tutto inammissibili nel pensiero di Beccaria, che infatti prese le distanze, come molti illuministi moderati, dalla Rivoluzione francese dopo il 1793.  La tortura, “l'infame crociuolo della verità”, viene confutata da Beccaria con varie argomentazioni:  essa viola la presunzione di innocenza, dato che «un uomo non può chiamarsi reo fino alla sentenza del giudice». consiste in un'afflizione e pertanto è inaccettabile; se il delitto è certo porta alla pena stabilita dalle leggi, se è incerto non si deve tormentare un possibile innocente. non è operativa in quanto induce a false confessioni, poiché l'uomo, stremato dal dolore, arriverà ad affermare falsità al fine di porre termine alla sofferenza. è da rifiutarsi anche per motivi di umanità: l'innocente è posto in condizioni peggiori del colpevole. non porta all'emenda del soggetto, né lo purifica agli occhi della collettività. Beccaria ammette razionalmente l'afflizione della tortura nel caso di testimone reticente, cioè a chi durante il processo si ostini a non rispondere alle domande; in questo caso la tortura trova una sua giustificazione, ma egli preferisce comunque chiederne la totale abolizione, in quanto l'argomento utilitario viene in questo caso sopraffatto comunque da quello razionale (il fatto che è ingiusto applicare una pena preventiva, sproporzionata e comunque violenta).  Il carcere preventivo Beccaria mostra dubbi e raccomanda cautela nella custodia cautelare in attesa di processo, attuata negli ordinamenti penali solitamente in casi di pericolo di fuga, reiterazione o inquinamento delle prove, e alla sua epoca assolutamente discrezionale e ingiusta. «Un errore non meno comune che contrario al fine sociale, che è l'opinione della propria sicurezza, è il lasciare arbitro il magistrato esecutore delle leggi, d'imprigionare un cittadino, di togliere la libertà ad un nemico per frivoli pretesti, e il lasciare impunito un amico ad onta degl'indizi più forti di reità. La prigionia è una pena che per necessità deve, a differenza di ogni altra, precedere la dichiarazione del delitto; ma questo carattere distintivo non le toglie l'altro essenziale, cioè che la sola legge determini i casi, nei quali un uomo è degno di pena. La legge dunque accennerà gli indizi di un delitto che meritano la custodia del reo, che lo assoggettano ad un esame e ad una pena.»  Può essere necessaria, ma essendo comunque una pena contro un presunto innocente, come la tortura (concezione garantista della giustizia), non deve essere attuata tramite arbitrio di un magistrato o di un ufficiale di polizia. La carcerazione dopo cattura e prima del processo è ammessibile solo quando ci sia, oltre ogni dubbio la prova della pericolosità dell'imputato: «pubblica fama, la fuga, la stragiudiciale confessione, quella d'un compagno del delitto, le minacce e la costante inimicizia con l'offeso, il corpo del delitto, e simili indizi, sono prove bastanti per catturare un cittadino. Ma queste prove devono stabilirsi dalla legge e non dai giudici, i decreti de' quali sono sempre opposti alla libertà politica, quando non sieno proposizioni particolari di una massima generale esistente nel pubblico codice».  Le prove dovranno essere quanto più solide quanto la prigionia rischi di essere lunga o pesante: «A misura che le pene saranno moderate, che sarà tolto lo squallore e la fame dalle carceri, che la compassione e l'umanità penetreranno le porte ferrate e comanderanno agli inesorabili ed induriti ministri della giustizia, le leggi potranno contentarsi d'indizi sempre più deboli per catturare».  Egli raccomanda inoltre la piena riabilitazione per la carcerazione ingiusta: «Un uomo accusato di un delitto, carcerato ed assoluto, non dovrebbe portar seco nota alcuna d'infamia. Quanti romani accusati di gravissimi delitti, trovati poi innocenti, furono dal popolo riveriti e di magistrature onorati! Ma per qual ragione è così diverso ai tempi nostri l'esito di un innocente? perché sembra che nel presente sistema criminale, secondo l'opinione degli uomini, prevalga l'idea della forza e della prepotenza a quella della giustizia; si gettano confusi nella stessa caverna gli accusati e i convinti; perché la prigione è piuttosto un supplizio, che una custodia del reo, e perché la forza interna tutrice delle leggi è separata dalla esterna difenditrice del trono e della nazione, quando unite dovrebbono essere».  Il carattere della sanzione  Frontespizio di Scritti e lettere inediti del 1910  Cesare Beccaria, incisione da Dei delitti e delle pene Beccaria indica come la sanzione deve possedere alcuni requisiti:  la prontezza ovvero la vicinanza temporale della pena al delitto l’infallibilità ovvero vi deve essere la certezza della risposta sanzionatoria da parte delle autorità la proporzionalità con il reato (difficile da realizzare ma auspicabile) la durata, che dev'essere adeguata la pubblica esemplarità, infatti la destinataria della sanzione è la collettività, che constata la non convenienza all'infrazione essere la «minima delle possibili nelle date circostanze» Secondo Beccaria, per ottenere un'approssimativa proporzionalità pena-delitto, bisogna tener conto:  del danno subito dalla collettività del vantaggio che comporta la commissione di tale reato della tendenza dei cittadini a commettere tale reato Non dev'essere comunque una violenza gratuita, ma dev'essere dettata dalle leggi, oltre a possedere tutti i caratteri razionali citati, e sprovvista di personalismi e sentimenti irrazionali di vendetta.  La pena è oltretutto una extrema ratio, infatti si dovrebbe evitare di ricorrere ad essa quando si hanno efficaci strumenti di controllo sociale (non deve inoltre colpire le intenzioni in maniera analoga al fatto compiuto: ad esempio, l'attentato fallito non è paragonabile a uno riuscito). Per questi motivi è importante attuare degli espedienti di “prevenzione indiretta”, come ad esempio: un sistema ordinato della magistratura, la diffusione dell'istruzione nella società, il diritto premiale (premiare la virtù del cittadino, anziché punire solo la colpa), una riforma economico-sociale che migliori le condizioni di vita delle classi sociali disagiate. Beccaria si dichiara inoltre sospettoso verso il sistema delatorio (cosiddetta collaborazione di giustizia), da usare solo per prevenire delitti importanti, in quanto incoraggia il tradimento e favorisce dei criminali rei confessi dando loro l'impunità.  Per quanto riguarda l'istituto premiale nella pena già comminata, cioè le amnistie e la grazia, essi possono essere usati ma con cautela: al condannato che si comporta in maniera esemplare durante l'esecuzione della pena o in casi specifici, ma solo in caso di pene pesanti, esse possono essere concesse; suggerisce però di limitare la discrezionalità del governante e del giudice, poiché egli teme che lo strumento della clemenza venga usato per favoritismi, come nell'Antico Regime, eliminando anche pene lievi a persone che siano potenti o vicini politicamente o umanamente al sovrano: «La clemenza è la virtú del legislatore e non dell'esecutor delle leggi», scrive infatti.  Pertanto il fine della sanzione non è quello di affliggere, ma quello di impedire al reo di compiere altri delitti e di intimidire gli altri dal compierne altri, fino a parlare di "dolcezza della pena", in contrasto alla pena violenta:  «Uno dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l'infallibilità di esse. La certezza di un castigo, benché moderato farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito con la speranza dell'impunità; perché i mali, anche minimi, quando son certi, spaventano sempre gli animi umani, e la speranza, dono celeste, che sovente ci tien luogo di tutto, ne allontana sempre l'idea dei maggiori, massimamente quando l'impunità, che l'avarizia e la debolezza spesso accordano, ne aumenti la forza. L'atrocità stessa della pena fa sì che si ardisca tanto più per schivarla, quanto è grande il male a cui si va incontro; fa sì che si commettano più delitti, per fuggir la pena di uno solo.  I paesi e i tempi dei più atroci supplicii furon sempre quelli delle più sanguinose ed inumane azioni, poiché il medesimo spirito di ferocia che guidava la mano del legislatore, reggeva quella del parricida e del sicario. (...) Perché una pena ottenga il suo effetto basta che il male della pena ecceda il bene che nasce dal delitto, e in questo eccesso di male deve essere calcolata l'infallibilità della pena e la perdita del bene che il delitto produrrebbe. Tutto il di più è dunque superfluo e perciò tirannico.»  Il diritto all'autodifesa: sul porto di armi Il pensiero di Beccaria sul porto di armi, che egli riteneva un utile strumento di deterrenza del crimine, si riassume nelle seguenti citazioni:  «Falsa idea di utilità è quella che sacrifica mille vantaggi reali per un inconveniente o immaginario o di troppa conseguenza, che toglierebbe agli uomini il fuoco perché incendia e l'acqua perché annega, che non ripara ai mali che col distruggere. Le leggi che proibiscono di portare armi sono leggi di tal natura; esse non disarmano che i non inclinati né determii delitti, mentre coloro che hanno il coraggio di poter violare le leggi più sacre della umanità e le più importanti del codice, come rispetteranno le minori e le puramente arbitrarie, e delle quali tanto facili ed impuni debbon essere le contravvenzioni, e l'esecuzione esatta delle quali toglie la libertà personale, carissima all'uomo, carissima all'illuminato legislatore, e sottopone gl'innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei? Queste peggiorano la condizione degli assaliti, migliorando quella degli assalitori, non iscemano gli omicidii, ma gli accrescono, perché è maggiore la confidenza nell'assalire i disarmati che gli armati. Queste si chiamano leggi non prevenitrici ma paurose dei delitti, che nascono dalla tumultuosa impressione di alcuni fatti particolari, non dalla ragionata meditazione degl'inconvenienti ed avantaggi di un decreto universale»  Influenza Anche Ugo Foscolo rileverà nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis che "le pene crescono coi supplizi".  L'opera ed il pensiero di Beccaria, inoltre, influenzarono la codificazione del Granducato di Toscana, concretizzata nella Riforma della legislazione criminale toscana, promulgata da Pietro Leopoldo d'Asburgo nel 1787, meglio conosciuta come "Codice leopoldino" col quale la Toscana divenne il primo stato in Europa ad eliminare integralmente la pena di morte e la tortura dal proprio sistema penale.  Il filosofo utilitarista Jeremy Bentham ne riprenderà alcune idee.  Le idee del Beccaria stimolarono un dibattito (si pensi alle critiche che Kant gli mosse nella sua Metafisica dei costumi) ancora vivo e attuale oggi.  Citazioni e riferimenti  Monumento a Cesare Beccaria, Milano Nel 1837 venne realizzato un monumento a Cesare Beccaria, opera dello scultore Pompeo Marchesi, posto sulla scalinata richiniana del palazzo di Brera. Nel 1871 venne inaugurato un secondo monumento in marmo a Milano (oggi piazza Beccaria); a causa del deterioramento, nel 1913 il monumento fu sostituito da una copia in bronzo. Gli è stato dedicato un asteroide: 8935 Beccaria. Il carcere minorile di Milano è a lui intitolato. A lui è intitolato un prestigioso Liceo Classico milanese, il Ginnasio Liceo Statale Cesare Beccaria. A lui è dedicato uno dei 3 dipartimenti della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano. Opere Del disordine e de' rimedi delle monete nello Stato di Milano nell'anno 1762 (1762) Dei delitti e delle pene, München, 1764. Dei delitti e delle pene, Livorno, Marco Cortellini, 1765. Dei delitti e delle pene, Harlem [i.e. Parigi?], [s.n.], 1766. Dei delitti e delle pene, Harlem, Giovanni Claudio Molini, 1780. Ricerche intorno alla natura dello stile (1770) Elementi di economia pubblica (1804) Raccolte di articoli Gli articoli di Beccaria per Il caffè sono in: Gianni Francioni, Sergio Romagnoli  «Il Caffè» dal 1764 al 1766, Collana «Pantheon», Bollati Boringhieri Editore, 2005 Due volumi,  Genealogia Dati tratti da genealogia settecentesca della famiglia Beccaria con indicazione della discendenza di Cesare Beccaria.  Simone«attese a negozi con prosperità gli anni 1557».  Gerolamo«tesoriere di vari luoghi pii, uomo di molti trafici gli anni 1596». Sposò Isabella Busnata di Giovanni Stefano.    Galeazzo«I.C. causidico nel civile».   Francesco«cassiere generale del Banco Sant'Ambrogio sino a morte ed agente del luogo Pio della Carità». Sposò Anna Cremasca.Filippo«Successe al padre nel posto di cassiere suddetto, che poscia rinunciò e si fece sacerdote». Anastasia«Monaca in Vigevano»    Giovanni«Alla morte di suo padre ebbe un'entrata di scuti 5000 con che la trattò alla cavalleresca». Sposò Maddalena Bonesana figlia di Francesco («rimaritata nel conte Isidoro del Careto»).   Francesco«Fece aquisto de sudetti feudi di Gualdrasco e Villareggio nel vicariato di Settimo per istrumento 3 marzo 1705 rogato dal notaio Benag.a. Creato marchese nel 1711 per cesareo diploma». Sposò Francesca Paribelli di Nicolò «da Sondrio nella Valtellina».    Giovanni Saverio (1697-1782)Secondo marchese di Gualdrasco e di Villareggio. Ereditò il cognome Bonesana del prozio Cesare Bonesana. Con decreto 21 dicembre 1759 entrò a far parte del patriziato milanese. Sposò (1) nel 1730 Cecilia Baldironi (1706-1731) (2) nel 1736 Maria Visconti di Saliceto (1709-1773)  (2) CesareTerzo marchese di Gualdrasco e di Villareggio. Sposò (1) nel 1761 Teresa de Blasco (1745-1774) (2) nel 1774 Anna Barbò    (1) Giulia Sposò nel 1782 Pietro Manzoni.   (1) Anna Maria Aloisia (1766-1788)    (1) Giovanni Annibale    (2) Margherita Teresa    (2) Giulio (1775-1858)Quarto marchese di Gualdrasco e di Villareggio. Sposò nel 1821 Antonietta Curioni de Civati (1805-1866). Due figlie   (2) Francesca Cecilia (1739-1742)    (2) Cesare Antonio (1740-1742)    (2) Maddalena (n. 1747)Sposò (1) nel 1766 Giulio Cesare Isimbardi (1742 -1778) (2) nel 1778 ... Tozzi.    (2) Annibale (1748-1805)Sposò nel 1776 Marianna Vaccani (1756-1803).    (2) Francesco (1749-1856)Sposò nel 1775 Rosa Conti (vedova Fè).   Carlo (1778-1835)Sposò nel 1827 Rosa Tronconi (1800-1867)   Giacomo (1779-1854)    Filippo Mariaabate   Carlo    Teresamonaca    Chiaramonaca    Nicola Francesco (1702-1765) -Laureato in legge, membro del collegio dei giurisperiti dal 1738, fu anche giudice a Milano e a Pavia.    Giuseppe   Marianna   Ignazio   Anna MariaSposò un Cattaneo «fisico»   Gerolamo«Canonico ordinario del Duomo»   AngiolaSposò Alberto Priorino nel 1619   Note  tendente al deismo  Il nome di «marchese di Beccaria», usato talvolta nella corrispondenza, si trova in molte fonti (tra cui l'Enciclopedia Britannica) ma è errato: il titolo esatto era «marchese di Gualdrasco e di Villareggio» (cfr. Maria G. Vitali, Cesare Beccaria, 1738-1794. Progresso e discorsi di economia politica, Paris, 20059. Philippe Audegean, Introduzione, in Lione, 20099. )  John Hostettler, Cesare Beccaria: The Genius of 'On Crimes and Punishments', Hampshire, Waterside Press, 160,  978-1-904380-63-4.  Indicata come "Ortensia" in Pompeo Litta, Visconti, in Famiglie celebri italiane.  Renzo Zorzi, Cesare Beccaria. Dramma della Giustizia, Milano, 199553.  Pirrotta, art. cit  C. e M. Sambugar, D. Ermini, G. Salà, op, cit..  Emanuele Lugli, 'Cesare Beccaria e la riduzione delle misure lineari a Milano,' Nuova Informazione Bibliografica 3/, 579-602., DOI:10.1448/80865.  l'11 dicembre .  Beccaria non riposa sul Lario  F.Venturi, Settecento riformatore, Einaudi, Torino, 1969  Sambugar, Salà, Letteratura modulare,  I  Dei delitti e delle pene, capitolo XII  Cesare Beccaria, la scoperta della libertà, con Lucio Villari, Il tempo e la storia, Rai Tre  Dei delitti e delle pene, capitolo VI  Dei delitti e delle pene, Capitolo XLVII  Dei delitti e delle pene, Capitoli 38 e seguenti  Dei delitti e delle pene, capitolo 46, Delle grazie  Dei delitti e delle pene, capitolo 27  I. Kant, La metafisica dei costumi, traduzione e note di G. Vidari, revisione di N. Merker, 10ª ed., Roma-Bari, Laterza,   «Il marchese Beccaria, per un affettato sentimento umanitario, sostiene [...] la illegalità di ogni pena di morte: essa infatti non potrebbe essere contenuta nel contratto civile originario, perché allora ogni individuo del popolo avrebbe dovuto acconsentire a perdere la vita nel caso ch'egli avesse a uccidere un altro (nel popolo); ora questo consenso sarebbe impossibile perché nessuno può disporre della propria vita. Tutto ciò però non è che sofisma e snaturamento del diritto».  Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi, su Hispanic Digital Library.  Felice Calvi, Il patriziato milanese, Milano, 1875,  52-53.  Nella genealogia settecentesca è indicato un Nicolò abbate.  Pietro Verri, Scritti di argomento familiare e autobiografico, G. Barbarisi, Roma, 2003118.  Franco Arese, Il Collegio dei nobili Giureconsulti di Milano, in Archivio Storico Lombardo, 1977162.  Cesare Beccaria, Ricerche intorno alla natura dello stile, Milano, Società tipografica de' classici italiani, 1822. Cesare Beccaria, Scritti e lettere inediti, Milano, Hoepli, 1910. Cesare Beccaria, Opere, I, Firenze, Sansoni, 1958. Cesare Beccaria, Opere, II, Firenze, Sansoni, 1958. Introduzione a Beccaria, Enza Biagini, Roma-Bari,Laterza, 1992 Antoine-Marie Graziani, Fortune de Beccaria, Commentaire 2009/3 (Numéro 127).  Dei delitti e delle pene Diritti umani Ergastolo Tortura Pena capitale Del disordine e de' rimedi delle monete nello stato di Milano nel 1762 Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Cesare Beccaria Collabora a Wikiquote Citazionio su Cesare Beccaria Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cesare Beccaria  Cesare Beccaria, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cesare Beccaria, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cesare Beccaria, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Cesare Beccaria, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Cesare Beccaria, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cesare Beccaria, su Find a Grave.  Opere di Cesare Beccaria, su Liber Liber.  Opere di Cesare Beccaria / Cesare Beccaria (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Cesare Beccaria, . Audiolibri di Cesare Beccaria, su LibriVox.  Vita di C.Beccaria, su zam.it. V D M Coterie holbachiana V D M Illuministi italiani  Filosofia Letteratura  Letteratura Categorie: Giuristi italiani del XVIII secoloFilosofi italiani del XVIII secoloEconomisti italiani 1738 1794 15 marzo 28 novembre Milano MilanoFilosofi del dirittoIlluministiUtilitaristiLetterati italianiOppositori della pena di morteStudiosi di diritto penale del XVIII secoloCriminologi italianiStoria del dirittoNobili italiani del XVIII secoloStudenti dell'Università degli Studi di Pavia. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Beccaria," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Becchi: Grice: “Becchi is pretty controversial; a good reason why he is not invited to the New World for “Italian Studies”! – My favourite is his tract mocking Umberto Eco’s “Il pnedolo di Foucault,” “L’incubo di Foucault”! – But Becchi is a jurisprudential philosopher like Hart, and perhaps more than Hart did, knows what’s he’s doing! -- Paolo Becchi  -- Paolo Aureliano Becchi (Genova),  filosofo. Laureato in filosofia, si è poi trasferito in Germania dove ha collaborato come assistente alla cattedra di Filosofia e Sociologia del Diritto della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università del Saarland, e in seguito come borsista per il Deutscher Akademischer Austauschdienst (DAAD). Attualmente è Professore di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Genova. Inoltre fino al  è stato professore presso l'Lucerna. Ha prodotto circa 200 pubblicazioni su temi concernenti la filosofia del diritto, la storia della cultura giuridica e la bioetica.  Nel  si avvicina al Movimento 5 Stelle, venendo definito dalla stampa l’“ideologo del movimento” ma a gennaio del  lo abbandona criticandolo duramente e scrivendo ad aprile il libro Cinquestelle & Associati. Di recente ha focalizzato il discorso politico sulla categoria del sovranismo ed in particolare sul concetto di sovranismo debole, detto althusiano; coniugando così, istanze federaliste e sovraniste in linea con la Lega di Matteo Salvini.  I suoi interventi di natura politica sono raccolti nel suo blog. Fino alla metà del  era noto al pubblico del piccolo schermo per le interviste e i talk show in cui dibatteva.  È attualmente editorialista di Libero e de Il Sole 24 ORE, oltre ad avere un blog sul sito de Il Fatto Quotidiano.  Opere Morte cerebrale e trapianto di organi. Una questione di etica giuridica (Morcelliana, 2008) Vergeltung und Prävention. Italienische Aufklärung (Filangieri) und deutscher Idealismus (KantHegel) im Vergleich, in Archiv für Rechts- und Sozialphilosophie 88.4 (2002): 549-568. Quando finisce la vita. La morale e il diritto di fronte alla morte (Aracne, 2009) Giuristi e prìncipi. Alle origini del diritto moderno (Aracne, ) Il principio dignità umana (Morcelliana, ) Nuovi scritti corsari (Adagio Editore, ) I figli delle stelle. L'Italia in moVimento (Adagio Editore, ) Colpo di Stato permanente (Marsilio Editori, ) Apocalypse Euro con Alessandro Bianchi (Arianna Editore, ) Oltre l'Euro con Alessandro Bianchi (Arianna Editore, ) Napolitano, re nella Repubblica. Per una messa in stato d’accusa (Mimesis, ) Cinquestelle & Associati. Il MoVimento dopo Grillo (Kaos, ) Referendum costituzionale. Sì o no. Le ragioni per il no e il testo della «controriforma» (Arianna Editore, ) Come finisce una democrazia. I sistemi elettorali dal dopoguerra ad oggi (Arianna Editore, ) Italia sovrana (Sperling & Kupfer, ) (con Giuseppe Palma) Democrazia in quarantena. Come un virus ha travolto il Paese (Historica Edizioni, ) Note    Biografia sul sito Genova Archiviato il 19 marzo  in .  M5S, Grillo scomunica (di nuovo) Becchi: “Non ci rappresenta”. Lui: “Tolgo il disturbo”, ilfattoquotidiano.it,  Perché dico addio al Movimento 5 Stelle. Parla Paolo Becchi, formiche.net, 5 gennaio .  M5S, Becchi lascia il Movimento: “È diventato partito stampella di Renzi. È finito il sogno”, ilfattoquotidiano.it, 5 gennaio . 9 gennaio .  Per un’idea ‘federativa’ di Stato nazionale, in "ParadoXa", anno XI, n. 2, aprile-giugno ,  157-169.  Skytg24, Becchi: “Repubblica? Il giornale dell’orfano”. Bellasio lascia lo studio. La redazione della tv si scusa con Calabresi, ilfattoquotidiano.it, 7 giugno . 9 gennaio . Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Paolo Becchi  Blog ufficiale, su paolobecchi.wordpress.com. Opere di Paolo Becchi, .  Registrazioni di Paolo Becchi, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Filosofia Politica  Politica Filosofo del XXI secoloAccademici italiani del XXI secoloBlogger italiani 1955 16 giugno GenovaProfessori dell'LucernaProfessori dell'Università degli Studi di Genova

 

benthamian: -- semiotics -- j. Engish philosopher of ethics and political-legal theory. Born in London, he entered Queen’s, Oxford, at age 12, and after graduation entered Lincoln’s Inn to study law. He was admitted to the bar in 1767 but never practiced. He spent his life writing, advocating changes along utilitarian lines maximal happiness for everyone affected of the whole legal system, especially the criminal law. He was a strong influence in changes of the British law of evidence; in abolition of laws permitting imprisonment for indebtedness; in the belief, basic Bentham, Jeremy 79   79 reform of Parliamentary representation; in the formation of a civil service recruited by examination; and in much else. His major work published during his lifetime was An Introduction to the Principles of Morals and Legislation 1789. He became head of a “radical” group including James Mill and J. S. Mill, and founded the Westminster Review and  , London where his embalmed body still reposes in a closet. He was a friend of Catherine of Russia and John Quincy Adams, and was made a citizen of France in 1792. Pleasure, he said, is the only good, and pain the only evil: “else the words good and evil have no meaning.” He gives a list of examples of what he means by ‘pleasure’: pleasures of taste, smell, or touch; of acquiring property; of learning that one has the goodwill of others; of power; of a view of the pleasures of those one cares about. Bentham was also a psychological hedonist: pleasures and pains determine what we do. Take pain. Your state of mind may be painful now at the time just prior to action because it includes the expectation of the pain say of being burned; the present pain or the expectation of later pain  Bentham is undecided which motivates action to prevent being burned. One of a person’s pleasures, however, may be sympathetic enjoyment of the well-being of another. So it seems one can be motivated by the prospect of the happiness of another. His psychology here is not incompatible with altruistic motivation. Bentham’s critical utilitarianism lies in his claim that any action, or measure of government, ought to be taken if and only if it tends to augment the happiness of everyone affected  not at all a novel principle, historically. When “thus interpreted, the words ought, and right and wrong . . . have a meaning: when otherwise, they have none.” Bentham evidently did not mean this statement as a purely linguistic point about the actual meaning of moral terms. Neither can this principle be proved; it is a first principle from which all proofs proceed. What kind of reason, then, can he offer in its support? At one point he says that the principle of utility, at least unconsciously, governs the judgment of “every thinking man . . . unavoidably.” But his chief answer is his critique of a widely held principle that a person properly calls an act wrong if when informed of the facts he disapproves of it. Bentham cites other language as coming to the same thesis: talk of a “moral sense,” or common sense, or the understanding, or the law of nature, or right reason, or the “fitness of things.” He says that this is no principle at all, since a “principle is something that points out some external consideration, as a means of warranting and guiding the internal sentiments of approbation. . . .” The alleged principle also allows for widespread disagreement about what is moral. So far, Bentham’s proposal has not told us exactly how to determine whether an action or social measure is right or wrong. Bentham suggests a hedonic calculus: in comparing two actions under consideration, we count up the pleasures or pains each will probably produce  how intense, how long-lasting, whether near or remote, including any derivative later pleasures or pains that may be caused, and sum them up for all persons who will be affected. Evidently these directions can provide at best only approximate results. We are in no position to decide whether one pleasure for one hour is greater than another pleasure for half an hour, even when they are both pleasures of one person who can compare them. How much more when the pleasures are of different persons? Still, we can make judgments important for the theory of punishment: whether a blow in the face with no lasting damage for one person is more or less painful than fifty lashes for his assailant! Bentham has been much criticized because he thought that two pleasures are equal in value, if they are equally intense, enduring, etc. As he said, “Quantity of pleasure being equal, pushpin is as good as poetry.” It has been thought e.g., by J. S. Mill that some pleasures, especially intellectual ones, are higher and deserve to count more. But it may be replied that the so-called higher pleasures are more enduring, are less likely to be followed by satiety, and open up new horizons of enjoyment; and when these facts are taken into account, it is not clear that there is need to accord higher status to intellectual pleasures as such. A major goal of Bentham’s was to apply to the criminal law his principle of maximizing the general utility. Bentham thought there should be no punishment of an offense if it is not injurious to someone. So how much punishment should there be? The least amount the effect of which will result in a greater degree of happiness, overall. The benefit of punishment is primarily deterrence, by attaching to the thought of a given act the thought of the painful sanction  which will deter both the past and prospective lawbreakers. The punishment, then, must be severe enough to outweigh the benefit of the offense to the agent, making allowance, by addition, for the uncertainty that the punishment will actually occur. There are some harmful acts, however, that it is Bentham, Jeremy Bentham, Jeremy 80   80 not beneficial to punish. One is an act needful to produce a greater benefit, or avoid a serious evil, for the agent. Others are those which a penal prohibition could not deter: when the law is unpublished or the agent is insane or an infant. In some cases society need feel no alarm about the future actions of the agent. Thus, an act is criminal only if intentional, and the agent is excused if he acted on the basis of beliefs such that, were they true, the act would have caused no harm, unless these beliefs were culpable in the sense that they would not have been held by a person of ordinary prudence or benevolence. The propriety of punishing an act also depends somewhat on its motive, although no motive e.g., sexual desire, curiosity, wanting money, love of reputation  is bad in itself. Yet the propriety of punishment is affected by the presence of some motivations that enhance public security because it is unlikely that they  e.g., sympathetic concern or concern for reputation  will lead to bad intentional acts. When a given motive leads to a bad intention, it is usually because of the weakness of motives like sympathy, concern for avoiding punishment, or respect for law. In general, the sanction of moral criticism should take lines roughly similar to those of the ideal law. But there are some forms of behavior, e.g., imprudence or fornication, which the law is hardly suited to punish, that can be sanctioned by morality. The business of the moral philosopher is censorial: to say what the law, or morality, ought to be. To say what is the law is a different matter: what it is is the commands of the sovereign, defined as one whom the public, in general, habitually obeys. As consisting of commands, it is imperatival. The imperatives may be addressed to the public, as in “Let no one steal,” or to judges: “Let a judge sentence anyone who steals to be hanged.” It may be thought that there is a third part, an explanation, say, of what is a person’s property; but this can be absorbed in the imperatival part, since the designations of property are just imperatives about who is to be free to do what. Why should anyone obey the actual laws? Bentham’s answer is that one should do so if and only if it promises to maximize the general happiness. He eschews contract theories of political obligation: individuals now alive never contracted, and so how are they bound? He also opposes appeal to natural rights. If what are often mentioned as natural rights were taken seriously, no government could survive: it could not tax, require military service, etc. Nor does he accept appeal to “natural law,” as if, once some law is shown to be immoral, it can be said to be not really law. That would be absurd. 

 

bedeschi: Grice: “You gotta love Bedeschi – at Oxford Jurisprudence is not considered Philosophy, but in Italy, ‘filosofia politica’ is at the centre of it all – and Bedeschi knows it – this is because Italians take Hegel seriously with his ‘dialectic;’ and while I did speak profusely of the Athenian versus the Oxonian dialectic or dialexis, I skipped the Hegelian dialectic! Bedeschi doesn’t – and Hegel leads to the reset of it!” --  Giuseppe Bedeschi (Alfonsine), filosofo. Docente di storia della filosofia all'Università La Sapienza di Roma, ha insegnato all'Cagliari e all'Istituto Universitario Orientale di Napoli. Studioso di Hegel e del marxismo, ha approfondito in seguito la storia del pensiero liberale. Caporedattore dell'Enciclopedia del Novecento, direttore dell'Enciclopedia delle scienze sociali e dell'Enciclopedia dei Ragazzi, è membro del comitato scientifico della rivista "Nuova storia contemporanea" e collabora al supplemento domenicale de Il Sole 24 ORE.  Opere principali: Alienazione e feticismo nel pensiero di Marx, Bari, Laterza, Introduzione a Lukacs, Bari, Laterza, Politica e storia in Hegel, Roma-Bari, Laterza,  Introduzione a Marx, Roma-Bari, Laterza, La parabola del marxismo in Italia, Roma-Bari, Laterza, 1983 Introduzione a La scuola di Francoforte, Roma-Bari, Laterza, 1985 Storia del pensiero liberale, Roma-Bari, Laterza, 1990 Il pensiero politico di Hegel, Roma-Bari, Laterza, 1993 Il pensiero politico di Tocqueville, Roma-Bari, Laterza, 1996 La fabbrica delle ideologie: il pensiero politico nell'Italia del Novecento, Roma-Bari, Laterza, 2002 Liberalismo vero e falso, Firenze, Le lettere, 2008 Il rifiuto della modernita: saggio su Jean-Jacques Rousseau, Firenze, Le lettere,  La prima Repubblica (1946-1993). Storia di una democrazia difficile, Soveria Mannelli, Rubbettino,  Opere di Giuseppe Bedeschi, . Giuseppe Bedeschi, su Goodreads.  Registrazioni di Giuseppe Bedeschi, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Profilo su RAI Educational, su emsf.rai.it. 16 marzo  21 dicembre ). Giuseppe Bedeschi sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.it. Filosofi italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1939d Alfonsine -- BELLEO search -- BEDONI search -- BELLONI Camillo --

 

belluto: Grice: “You gotta love Belluto; he shows that the philosopher is the master of grammar – his explanation of modi of the different ‘perfect’ orations—is genial and exactly what I tried to convey in my lectures on ‘mode’: vocativo, imperativo, optativo, indicativo – That this belongs in dialettica is obvious – since all modi share the same logic, and that’s Belluto’s point!” --  Bonaventura Belluto, o Belluti (n. Catania), filosofo.  Nato da distinta e facoltosa famiglia, studiò diritto civile all'Catania. Entrato nell'Ordine dei Frati Minori Conventuali nel 1621, emise la professione religiosa l'anno successivo. A Roma studiò teologia presso il Collegio sistino di San Bonaventura dove conobbe il confratello p. Bartolomeo Mastri di Meldola del quale divenne compagno indivisibile di studio e di lavoro come reggente degli studi prima al convento di Cesena, quindi a Perugia e poi a Padov. Durante questo periodo, entrambi operarono per il rinnovamento della tradizione e per una nuova interpretazione della dottrina scotista tale da soddisfare la nuova cultura religiosa dell'epoca.  Nel 1637 Bonaventura pubblicò a Roma con la collaborazione di Bartolomeo Mastri il primo volume di filosofia scolastica, dal titolo: Disputationes in Aristotelis libros physicorum, quibus ab adversantibus... Scoti philosophia vindicatur che aveva il fine di essere diffuso nelle scuole francescane per far conoscere la filosofia di Duns Scoto difendendola dalle critiche dei tomisti e dai travisamenti operati da altri interpreti tra i quali i gesuiti.  Successivamente i due pubblicarono un piccolo trattato di logica Institutiones logicae, quae vulgo Summulas, vel logicam parvam nuncuparunt (Venezia, 1646)  Ad opera dei due teologi fu pubblicato un Cursus integer philosophiae ad mentem Scoti che riuniva le Disputationes del 1637, le Disputationes in libros de coelo et de metheoris, le Disputationes in libros de generatione et corruptione e le Disputationes in libros de anima. Il Cursus era un'opera,con fini esclusivamente didattici e divulgativi del pensiero scotista, dove mancava ogni riferimento alla cultura filosofica e scientifica contemporanea.  Nel 1641 alla fine della comune reggenza a Padova i due teologi si separarono: Bonaventura tornò a Catania dove dal 1645 al 1647 fu Ministro provinciale di Sicilia e di Malta, distinguendosi per intelligenza e saggezza di governo. . In questo periodo esercitò anche la carica di consultore e censore per l'Inquisizione.  Nell'ambito del piano di rinnovamento del pensiero di Duns Scoto oltre all'insegnamento della sua filosofia i due teologi progettarono un corso di teologia che Mastri sviluppò con il trattato De Deo in se mentre Belluto continuava negli ultimi anni di vita l'elaborazione dell'opera De Deo homine della quale fu pubblicata solo la parte riguardante le Disputationes de Incarnatione dominica ad mentem Doctoris subtilis.  Tema specifico della teologia di Belluto era quello della predestinazione di Maria: argomento questo che non apparteneva alla dottrina di Duns Scoto ma che Belluto cercò di risolvere applicando i principi del maestro nel senso che applicò «alla predestinazione della Vergine Maria la dottrina scotista della predestinazione assoluta di Cristo» .  Note  F. Costa, Il p. Bonaventura Belluto, (1603-1676). Il religioso, lo scotista, lo scrittore, Roma 1976  La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni : atti del convegno di studio, Palermo, 1-4 dicembre 2004 Diego Ciccarelli, Marisa Dora Valenza, Officina di Studi Medievali, 2006 p.172  Francesco Costa, Il primato assoluto di Cristo secondo Bonaventura Belluto, OFMConv. (+1676), in "Miscellanea francescana", Cesare Vasoli, Belluti, Bonaventura, in: Dizionario Biografico degli Italiani, volume 8 (1966) Roberto Osculati, Gli Opuscoli morali di Bonaventura Belluti . 14 ottobre .  Duns Scoto Bartolomeo Mastri V D M Francescanesimo.

 

bencivenga: Grice: You’ve got to love Bencivenga; my favourite is his little tract on ‘pleasure,’ but he has philosophised on one of Austin’s favourite concepts – that of ‘game’ – gioco – which he applies to communication and philosophy – he thinks that Austin took philosophese too seriously – ‘implicatura,’ ‘perlocution,’ – when it was all meant in fun – as a joke –“.  Emanno Bencivenga (Reggio Calabria),  filosofo. Dopo la laurea in filosofia alla Statale di Milano, Bencivenga ha lasciato presto l'Italia, trasferendosi prima in Canada per gli studi di dottorato e poi negli Stati Uniti, dove ha intrapreso la sua carriera accademica insegnando, dal 1979, all'Università della California a Irvine.  I suoi interessi di studio, nel corso del tempo, hanno riguardato la logica formale (negli anni settanta), la storia della filosofia (negli anni ottanta), l'etica, la filosofia politica.  Opere Ha pubblicato numerosi testi sulla storia della filosofia e su specifici argomenti filosofici, come logica, estetica, filosofia del linguaggio, in forma dialogica (come in Philosophy in Play and Freedom), saggistica (Looser Ends, My Kantian Ways, Exercises in Constructive Imagination), trattatistica (A Theory of Language and Mind), con scrittura aforistica (Dancing Souls) o affrontando singole figure storiche (come in The Discipline of Subjectivity, Logic and Other Nonsense, Hegel's Dialectical Logic, Ethics Vindicated).  Ha scritto inoltre diversi testi introduttivi alla filosofia e a sue tematiche, desti un pubblico più vasto, e alcuni libri di poesie.  La filosofia in trentadue favole La filosofia in trentadue favole è un saggio del 1991, ripubblicato negli Oscar Mondadori nel 1997 ( 978-88-04-48067-9). Pur potendo essere raccontato a un uditorio di bambini, il libro si pone l'obiettivo di rivolgersi al bambino presente in ogni essere umano, che lo rende capace di stupirsi e incantarsi di fronte alle domande della filosofia. Il libro è stato riedito in edizioni aumentate (a quarantadue, cinquantadue, sessantadue e ottantadue favole) nel 2007 ( 978-88-04-56628-1),  ( 978-88-04-60499-0),  e .  Giocare per forza Giocare per forza. Critica della società del divertimento è dedicato all'importanza del gioco e all'esame critico del sovvertimento di senso di cui esso è stato fatto oggetto nella società contemporanea: trasformato in industria, il divertimento ha perduto la sua naturale collocazione, quale manifestazione della sfera fantastica, ricerca libera e volontaria. Trasposto in una dimensione 'industrializzata' e organizzata, il gioco si qualifica come attività passiva e ripetitiva, espressa all'insegna di rapporti psicologici coattivi che snaturano completamente il senso dell’Homo Ludens di Johan Huizinga: il gioco del lotto e l'intrattenersi con videogame o slot machine diventano forme di subire passivo, una dimensione alla quale è precluso il manifestarsi dell'agire ludico dell'uomo attraverso l'attività fantastica della psiche umana.  In un mondo in cui domina la dimensione organizzata del divertimento, si apre all'uomo una prospettiva impoverita dell'esistenza, in cui si realizza la perdita del senso profondo del gioco, una prospettiva che l'autore considera esiziale perché, nelle sue stesse parole, «se perdiamo il gioco perdiamo la stessa umanità».  L'etica di Kant e la razionalità del bene Nel  ha pubblicato il saggio L'etica di Kant: la razionalità del bene, una riflessione sul concetto di Etica in Kant e sul fondamento logico-razionale del Bene.  L'Etica consiste nel negare la preminenza al nostro punto di vista, aprendosi all'esperienza altrui, all'ascolto di tutte le altre voci e presenze che hanno diritto a occupare un posto nella riflessione comune. Di converso, la negazione dell'etica consiste esattamente nella negazione di questo diritto, nell'impedire agli altri la partecipazione alla riflessione collettiva, la possibilità di offrire all'esperienza comune il contributo particolare della propria ragione. Questa partecipazione coinvolge ciò che si chiama l'"uso pubblico della ragione", un'espansione della dimensione privata della ragione, quest'ultima intesa come la sfera d'uso che ci è concessa, ad esempio, nell'esercizio dei compiti derivanti da necessità e ruoli della nostra vita e della nostra professione.  L'Etica è come un "fuoco immaginario", impossibile da attingere. Ma ciò che conta veramente è il percorso attraverso cui ci si muove in direzione di questo "fuoco", un cammino in grado di aprire l'uomo a nuove acquisizioni, schiudendone gli orizzonti al di fuori di pregiudizi e preconcetti.  Si pone poi il problema di come considerare l'etica in un contesto dominato dalla corruzione: l'etica non lascia spazio alla rinuncia e al cinismo, anche se spesso quest'ultimo può presentasi in forma artefatta, dissimulato da "realismo", e per questo non immediatamente riconoscibile. Riprendendo la celebre riflessione sulla «banalità del male» di Hannah Arendt (per Bencivenga, la massima interprete kantiana del XX secolo), il bene ha una logica e una ragione, un fondamento da cui non è invece sorretto il male. Quest'ultimo, infatti, trae origine proprio dalla rinuncia alle ragioni dell'etica, si insinua proprio nelle lacerazioni dell'etica lasciate aperte da questa rinuncia.  Collaborazioni giornalistiche Diversi suoi contributi sono apparsi negli anni su vari giornali italiani, come La Stampa, il Sole 24 Ore, l'Unità, ecc.  Pubblicazioni Saggistica in italiano Le logiche libere, Bollati Boringhieri 1976 Una logica nei termini singolari, Bollati Boringhieri 1980 Il primo libro di logica, Bollati Boringhieri 1984 Tre dialoghi: un invito alla pratica filosofica. Bollati Boringhieri 1988 Giochiamo con la filosofia. Arnoldo Mondadori 1990 La filosofia in trentadue favole. Arnoldo Mondadori, 1991 La filosofia in trentadue favole. Oscar Mondadori 1997 La filosofia in quarantadue favole, 2007 La filosofia in cinquantadue favole,  La filosofia in sessantadue favole,  La filosofia in ottantadue favole,  La libertà: un dialogo. Il Saggiatore 1991 Oltre la tolleranza. Feltrinelli 1992 Il metodo della follia. Il Saggiatore 1994 Filosofia: istruzioni per l'uso. Arnoldo Mondadori 1995 Giocare per forza. Critica della società del divertimento. Arnoldo Mondadori 1995 Platone amico mio. Arnoldo Mondadori 1997 Manifesto per un mondo senza lavoro, Feltrinelli 1999 Per gioco e per passione, Di Renzo 1999 La rivoluzione copernicana di Kant. Bollati Boringhieri 2000 Filosofia: nuove istruzioni per l'uso. Arnoldo Mondadori 2000 I passi falsi della scienza. Garzanti 2001, Premio Nazionale Rhegium Julii Teoria del linguaggio e della mente. Bollati Boringhieri 2001 Una rivoluzione senza futuro. Garzanti 2003 Parole che contano. Da amicizia a volontà, piccolo dizionario filosofico-politico. Arnoldo Mondadori 2004 Le due Americhe. Perché amiamo e perché detestiamo gli Usa. Arnoldo Mondadori 2005 Dio in gioco: logica e sovversione in Anselmo d'Aosta. Bollati Boringhieri 2006 Il pensiero come stile. Bruno Mondadori 2008 Anime danzanti. Aragno 2008 La dimostrazione di Dio. Come la filosofia ha cercato di capire la fede, Arnoldo Mondadori Editore 2009 L'etica di Kant: la razionalità del bene. Bruno Mondadori  La filosofia come strumento di liberazione. Raffaello Cortina  Parole in gioco. Arnoldo Mondadori  La logica dialettica di Hegel. Bruno Mondadori  Il piacere. Indagine filosofica. Laterza  Filosofia in gioco. Laterza  Filosofia chimica (con Alessandro Giuliani). Editori Riuniti  Il bene e il bello. Etica dell'immagine. Il Saggiatore  Prendiamola con filosofia. Nel tempo del terrore: un'indagine su quanto le parole mettono in gioco. Giunti  La scomparsa del pensiero. Perché non possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa. Feltrinelli  Filosofo anche tu. Siamo filosofi senza saperlo. Giunti  La stupidità del male. Storie di uomini molto cattivi. Feltrinelli . L'arte della guerra per cavarsela nella vita. Rizzoli Bur . 100 idee di cui non sapevi di aver bisogno. Rizzoli Bur . Critica della ragione digitale. Feltrinelli . Nel nome del padre e del figlio. Hoepli . Saggistica in inglese Kant's Copernican Revolution. Oxford University Press 1987 Looser Ends: The Practice of Philosophy. University of Minnesota Press 1989 The Discipline of Subjectivity: An Essay on Montaigne. Princeton University Press 1990 Logic and Other Nonsense: The Case of Anselm and His God. Princeton University Press 1993 Philosophy in Play. Hackett 1994 My Kantian Ways. University of California Press 1995 A Theory of Language and Mind. University of California Press 1997 Freedom: A Dialogue. Hackett 1997 Hegel's Dialectical Logic. Oxford University Press 2000 Exercises in Constructive Imagination. Kluwer 2001 Dancing Souls, Lexington Books 2003 Ethics Vindicated: Kant's Transcendental Legitimation of Moral Discourse, Oxford University Press 2007 Return from Exile: A Theory of Possibility, Lexington Books  Theories of the Logos, Springer  Narrativa e teatro I delitti della logica, Arnoldo Mondadori 1998 Abramo, tragedia in tre atti. Aragno  Case. Cairo  Il giorno in cui non tornarono i conti. MdS  Annibale, tragedia in tre atti. Aragno  Amori. MdS  Alessandro, tragedia in tre atti. Aragno  Ada. Lettera a mia madre. Arsenio . Poesia Panni sporchi. Garzanti 2000 Un amore da quattro soldi. Aragno 2006 Polvere e pioggia. Aragno  Poesia dei miei coglioni. Galassia Arte  Le parole della notte. Di Felice  Amore per Milla. Di Felice  Note  Profilo dal sito dell'UCI Department of Philosophy  Interventi di Ermanno Bencivenga Archiviato il 13 giugno  in . da SWIFTSito web italiano per la filosofia  premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com. 3 novembre . Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Ermanno Bencivenga  Blog ufficiale, su sites.uci.edu.  Opere di Ermanno Bencivenga, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Ermanno Bencivenga, .  Profilo dal sito dell'UCI Department of Philosophy Testi di e su Ermanno Bencivenga dal sito dell'UCI Department of Philosophy Biografia dal sito del Festivaletteratura di Mantova Filosofia Filosofo del XX secoloSaggisti italiani Professore1950 Reggio Calabria

 

BENE-Del: Tommaso Del Bene C.R. (Maruggio) filosofo. Nato da Lupo e da Perna Longo, entrò nell'ordine dei Teatini e fu professore. Lasciò importanti opere come l'Apologia del Tancredi e la Summa Theologica. A Maruggio, in sua memoria è stato intitolato l'istituto comprensivo e una via cittadina.  Opere: “Apologia del Tancredi Summa Theologica De officio S. inquisitionis circa haeresim 1 De immunitate, et iurisdictione ecclesiastica 2 Theologiae moralis Tractatus.

 

benedetto: Giovanni Benedetto da Caravaggio (Crema) filosofo. Insegnò filosofia presso l'Padova, di cui divenne in seguito rettore. È ritratto in un dipinto di Giovanni Busi detto il Cariani, allievo del Giorgione.  

 

BENINCASA:Grice: “Benincasa is a good one; my fvaourite is his ‘la svolta dell’interpretatzione,’ for that is what Boezio knew ‘hermeneias’ was! a turning point!” -- Durante la conferenza "Da Zurbaran ad oggi" tenuta a Ispra, Varese, 2009 Carmine Benincasa (Eboli), filosofo.   Carmine Benincasa (sinistra) con il presidente Sandro Pertini (centro) e Umberto Mastroianni (destra)  Carmine Benincasa studiò teologia, filosofia e giurisprudenza a Roma. Dopo aver completato tutti i suoi studi iniziò a lavorare come traduttore di testi letterari (tra altri, Hans Urs von Balthasar) per poi organizzare e curare mostre d'arte.  Dal 1978 al 1982 fu membro della Commissione Consultiva Arti Visive della Biennale di Venezia e consigliere del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali.  Fu professore di storia dell'arte presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata e di Firenze e docente di storia dell'arte presso la facoltà di Architettura dell'università La Sapienza di Roma (dal 1977 al 1994).  Scrisse testi storico-critici su vari artisti del XX secolo.  Benincasa è morto nell'estate del  a Roma, dove risiedeva.   Pubblicazioni Chiesa e storia del cardinale Emmanuel Suhard e il Concilio Vaticano IIEd. Paoline, 1967 L'interpretazione tra futuro e utopiaEd. Magma, Roma 1973 Poetica della negazione e della differenza, in Valerio MiroglioIl Giudizio UniversaleEd. Magma, Roma 1974 Sul manierismoCome dentro uno specchio, La Nuova Foglio Editrice 1975; 2° edEd. Officina, Roma Babilonia in fiammeSaggi sull'arte contemporaneaEd. Electa, Milano 1978 Architettura come dis-identitàEd. Dedalo, Bari 1978 L'altra scenaSaggi sul pensiero antico, medioevale e controrinascimentaleEd. Dedalo, 1979 AnabasiArchitettura e arte 1960/1980Ed. Dedalo, Bari 1980 Alle soglie del sapereEd. del Tornese, 1980 Joan MiróEd. 2C, Roma 1981 Oskar KokoschkaLa mia vitaEd. Marsilio, Venezia 1981 Oriente allo specchioEd. 2C, Roma 1982 Georges BraqueOpere dal 1900 al 1963Ed. Marsilio, Venezia 1982 Jackson Pollock : opere 1930-1956 (mostra, Bari, Castello Svevo) Ed. Marsilio, Venezia 1983 Verso l'altroveFogli eretici sull'arte contemporaneaEd. Electa, Milano 1983 Alvar AaltoEd. Leader, 1983 Umberto MastroianniMonumenti 1945/1946Ed. Electa, Milano 1986 Il colore e la luceL'arte contemporaneaEd. Spirali, Milano 1985 André MassonL'universo della pitturaEd. Mondatori, Milano 1989 con Alessio Paternesi, Armando Verdiglione e Alessandro Masi, "Le peintre et le temps", Spirali/Vel, 1990 con Alessandro Masi, e Pierre Restany, "Alfio Mongelli: infinito futuro", Joyce & Company, 1992 Il tutto in frammenti : arte Professore: una nuova interpretazione storica Ed. GiancarloPoliti,Milano1994Note"lacittadisalerno.it","4agosto"http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/ repubblica/1987/10/16/biennale-il- psi-fa-incetta-di-poltrone. html1http://ricerca.repubblica. it/repubblica/archivio/ repubblica/1994/02/25/artisti-rasputin-nel- mondo- dei-telefoni.html2lacittadisalerno.it/cronaca /benincasa-fece-amare-l-arte-all-italia-1.2475033#:~:text=È%20morto%20ieri%20a%20 Roma,autore%20di%20 importanti%20opere% 20letterarie.&text= Dal%78%20al%82%20 Benincasa, i%20 Beni%20Culturali%20e%20Ambientali Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Carmine Benincasa Opere di Carmine Benincasa, .  LaRepubblica_1, su ricerca.repubblica.it. Errorigiudiziari, su errorigiudiziari.com 4 agosto ). Filosofia Categorie: Critici d'arte italianiFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloTeologi italiani 1947  17 dicembre 3 agosto Eboli RomaStudenti della SapienzaRomaAccademici italianiProfessori della SapienzaRomaTraduttori dal tedesco

 

BENVENUTO: Grice: “Benvenuto is a good one; my fiavoruite is his ‘stupore e grido,’ the functionalist idea that after some sensorial input (stupor) you get the manifestation in behaviour alla Witters – the ‘grido’ – and then there’s one which is J. L. Austin’s favourite: his “a man of words and not of deeds is like a garden full of weeds,” – difficult to translate, but Benvenuto offers, ‘dicieria,’ and ‘dicitura,’ which aptly combines with ‘empiegatura, or in my more Latinate (or learned) terminology, ‘in-plicatura’!” --  Sergio Benvenuto (Napoli), filosofo. Già Primo Ricercatore presso l'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR a Roma. Professor Emeritus di Psicoanalisi presso l'Istituto Internazionale di Psicologia del Profondo di Kiev (gemellata all'Nizza). Ha fondato (nel 1995) e diretto l'European Journal of Psychoanalysis. Ha compiuto gli studi universitari all'Università Paris VIIDenis-Diderot dal 1967 al 1973, dove ha ottenuto la Maîtrise in Psicologia. Nel frattempo, ha seguito i seminari di Roland Barthes e di Jacques Lacan. In seguito ha preparato un dottorato in Psicoanalisi con Jean Laplanche all'Università Parigi 7. A Milano si è formato in psicoanalisi attraverso gli psicoanalisti della S.P.I. Elvio Fachinelli e Diego Napolitani, fondatore della Società Gruppo-Analitica Italiana.  Trasferitosi in seguito a Roma, si divide tra la ricerca in psicologia sociale al CNR, l'attività privata come psicoanalista, e il lavoro di pubblicista. È stato cofondatore e caporedattore della rivista Lettera Internazionale (fondata nel 1984) ed è tuttora assiduo collaboratore del trimestrale Lettre Internationale di Berlino, e Magyar Lettre di Budapest. Nel 1995 ha fondato a New York il semestrale Journal of European Psychoanalysis, divenuto poi EJPsy, European Journal of Psychoanalysis, che tuttora dirige. Dal  insegna psicoanalisi all'Istituto Internazionale di Psicologia del Profondo di Kiev e all'Istituto di Psicoanalisi Moderna di Mosca.  Pensiero Benché Benvenuto si sia occupato di campi in apparenza alquanto diversi tra loropsicologia sociale, filosofia del linguaggio e della politica, psicoanalisi, teoria della politicaa partire dagli anni 90 ha articolato un progetto predominante che tocca i vari campi: sostituire al primato della riflessione sulla Verità (tipico della cultura occidentale) una riflessione che punti al Reale. In questo modo egli cerca una terza via tra le due culture predominanti e in opposizione in Occidente: l'epistemologia positivista (interessata alle condizioni di verità degli enunciati) da una parte, la fenomenologia e l'ermeneutica dall'altra (interessata al disvelamento di una Verità che si dipana nella storia umana).  Egli mutua il concetto di Reale dal pensiero di Jacques Lacan, ma ne allarga il senso, includendovi tutto ciò che resta esterno (origine e resto) a ogni assetto di senso, sia esso scientifico, estetico, o etico-politico. Il Reale è quel fondo attorno a cui gira ogni teoria scientifica, ogni produzione artistica, la psicoanalisi di ciascun soggetto, ogni assetto etico, e che resta sempre in eccesso rispetto a tutti questi “discorsi”. Così, il Reale di ogni teoria scientifica è il Caos che si pone come limite e sfondo di ogni processo causale. Il Reale in psicoanalisi è il fondo pulsionale, corporeo, irriducibilmente individuale, di fronte a cui ogni interpretazione si arresta.  In Dicerie e pettegolezzi (dove articola una teoria delle leggende metropolitane) mostra come quasi tutto il nostro sapere di fatto sia costituito da leggende metropolitane, oltre le quali fa capolino la realtà dell'evento che ogni discorso sociale aggira. In Un cannibale alla nostra mensa affronta la questione del relativismo moderno, a cui oppone un “relativismo relativo”, facendo notare come ogni impostazione relativista rimanda necessariamente a qualcosa di assoluto che resta non tematizzato, presupposto e schivato. Accidia è una storia della malinconia dal Medio Evo fino a oggi: il senso e la natura che ogni epoca dà alla “depressione” rimanda a un vissuto opaco che nella storia viene interpretato diversamente.  In “Sono uno spettro, ma non lo so” analizza la cultura degli spettri e il nostro rapporto con i morti, notando come la morte “viva” tra noi proprio come istanza di Reale inassimilabile a ogni progetto di vita, ma che avvolge la costituzione di questi progetti. In particolare (ad esempio in La strategia freudiana e in Perversioni) si è dedicato a una rilettura originale della teoria di Freud, e della psicoanalisi in generale, come fondata su una metafisica precisa della “carne significante”. Il tessuto interpretativo ed esplicativo di Freud rimanda però a sua volta a qualcosa di non interpretabile né spiegabile: la pulsione come sorgente opaca e non-significante della soggettività.  Opere principali La strategia freudiana, Napoli, Liguori, 1984. "Traduzione / Tradizione" in G. Mari, a cura, Moderno Postmoderno, Feltrinelli, Milano, 1988. (con Oscar Nicolaus) La bottega dell' anima, Milano, Franco Angeli, 1990. Capire l'America, Genova, Costa & Nolan, 1995. "Le Regard de l'aveugle: Cézanne et le cubisme", Ligeia, n. 21-24, Oct. 1997-Juin 1998,  57–67. “Neapel”, Kursbuch Stadt. Stadtleben und Stadkultur an der Jahrtausendwende, Redaktion Stefan Bollmann, Stuttgart, DVA, 1999,  221–243. Dicerie e pettegolezzi, Bologna, Il Mulino, 2000. Un cannibale alla nostra mensa. Gli argomenti del relativismo nell'epoca della globalizzazione, Bari, Dedalo, 2000. Perversioni. Sessualità, etica e psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 2005. Mechta Lakana [in russo], "Aleteija", Sankt-Peterburg, 2006. Accidia. La passione dell'indifferenza, Bologna, Il Mulino, 2008. con Anthony Molino, In Freud's Tracks. Conversations from the Journal of European psychoanalysis, Washington, USA, Aronson, 2008. Lo jettatore, Milano, Mimesis, . La gelosia, Bologna, Il Mulino, . “The Monsters Next Door”, American Imago. Psychoanalysis and Human Sciences, 69, Winter , n. 4,  435–448. “Does Perversion Need the Law?”, edited by Wolfgang Müller-Funk, Ingrid Scholz-Strasser, Herman Westerink, Psychoanalysis, Monotheism and Morality. The Sigmund Freud Museum Symposia 2009-, Leuven, Leuven University Press, ,  175–184. “Alle origini del relativismo moderno”, in Michel de Montaigne, Dei cannibali, Mimesis, Milano   23–48. Confini dell'interpretazione. Freud Feyerabend Foucault, Milano, IPOC, . Sono uno spettro, ma non lo so, Milano, Mimesis, . Wittgenstein. Lo stupore e il grido, Milano, et.al,  (sergiobenvenuto.it./meditare (con Antonio Lucci) Lacan,oggi. Sette conversazioni per capire Lacan,Milano,MIMESIS, 9788857519449 La psicoanalisi e il reale. 'La negazione' di Freud, Orthotes, Napoli-Salerno,  Perversions. Sexuality, Ethics, Psychoanalysis, London, Karnac,  Godere senza limiti. Un italiano nel maggio '68 a Parigi, Milano, Mimesis,  Leggere Freud. Dall'isteria alla fine dell'analisi, Orthotes, Napoli-Salerno,   Sigmund Freud Psicoanalisi Filosofia Lacan Opere di Sergio Benvenuto, . Sergio Benvenuto, su Goodreads.  Registrazioni di Sergio Benvenuto, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  La gelosia, su cespig.it. 1º novembre  29 ottobre ). On “Melancholia” by L. von Trier, su journal-psychoanalysis.eu. Il significante, tra Saussure e Lacan, su journal-psychoanalysis.eu. Freud and Masochism, su psychomedia.it. Il progetto della psichiatria fenomenologica, su mondodomani.org. Filosofi italiani del XXI secoloScrittori italiani Professore1948 Napoli

 

BENVENUTI Grice: “A good thing about Benvenuti’s discussion of Agostino’s semiotics is that Benvenuti has a strictly philosophical background, rather than in grammar or linguistics or belles lettres, or even ‘theory of communication.’ Therefore, he INTERPRETS Augustine as *I* do!” --  Grice: “You gotta love Benvenutti. He dedicated his life to the semiotics of Agostino (who never knew he was a saint), the first Griceian. Benvenutti divides his discussion of Agostino’s semiotics in three: the semiotic triangle, the taxonomy of signs, and inferenza – For Agostino, ‘segno’ contrasts with ‘cosa.’ And a sign can signify ‘naturaliter’ (fumo, orma, volta). Or non-naturaliter – daglia animali including homo – prodotto dall’uomo – a ‘gesture’ that has to be perceived by one of the five senses – or by the senses – auditum (parola detta) – visum (segno scritto).” --. Cesare Benvenuti   Cesare Donato Benvenuti Don Cesare Donato Benvenuti (Montodine) filosofo. A partire dal 1708 ricoprì la carica di Abate Generale Lateranense. Fece stampare un'opera sulla vita di Sant'Agostino e una traduzione in italiano della Città di Dio  Biografia Cesare Benvenuti nacque dal conte Girolamo Benvenuti e dalla contessa Domitilla Scotti di Piacenza. La prima istruzione fu nella casa paterna di Crema, successivamente nelle scuole tenute dai Barnabiti. All'età di 16 anni volle seguire l'esempio dei suoi due fratelli entrando nella vita ecclesiastica prendendo l'abito della Congregazione lateranense a San Leonardo di Verona. Dopo sette anni di studi di filosofia e teologia venne nominato lettore e come tale risiedette in varie città. Nel 1708 a Roma venne dichiarato abate perpetuo privilegiato con l'incarico di presiedere alla Congregazione dei casi di coscienza e di emanare i giudizi relativi. Per questo suo incarico che esercitò per otto anni crebbe la sua fama di teologo tanto che dal cardinale Barberini lo volle accanto a sé come teologo ed esaminatore sinodale. Benvenuti fu anche postulatore della cause dei santi e si adoperò in particolare per la beatificazione del venerabile Pietro Fererio che fu beatificato da papa Benedetto XIII.  Cesare Benvenuti era anche dotato di particolari capacità diplomatiche tanto da ricevere incarichi in tal senso in Germania e a Vienna. Assieme a questi ufficii curiali Benvenuti esercitò anche le pratiche caritative della sua ordinazione sacerdotale visitando e prendendosi cura dei poveri e degli ammalati. Trasferitosi da Roma a Napoli fu colpito da apoplessia e quivi morì nel 1746.  Opere Vita del gloriosissimo padre santo Agostino, vescovo e dottore di S.ChiesaStamperia Barberina 1723 Discorso Storico-Cronologico-Critico della vita comune dei chierici de' primi sei secoli della ChiesaStamperia di Antonio de Rossi 1728 La città di Dio, opera del gran padre s. Agostino vescovo d'Ippona, tradotta nell'Idioma italianoStamperia di Antonio de Rossi 1743. Note  Fonte: Francesco Sforza Benvenuti, Storia di Crema, Volume 2, 1859 p.37 e sgg. Filosofia Filosofo del XVII secoloTeologi italiani 1669 1746 Montodine NapoliTraduttori dal latino

 

Berardi – Grice: “You gotta love Berardi, but I wonder if his background is in the classics – he has written on ‘il futuro della comunicazione,’ and coined some nice neologisms, like ‘psiconautica,’ – which is like my telementationalism, only different – and dialogued with Guattari --  While Berardi is into ‘il futuro della comunicazione,’ we at Oxford, them with a lit.hum. are usually into the PAST of communication!” -- Franco Berardi (n. Bologna), filosofo. Detto “Bifo” -- Agitatore culturale italiano. All'età di quattordici anni si iscrive alla FGCI, ma ne viene espulso tre anni più tardi per "frazionismo". Partecipa al movimento del '68 nella facoltà di lettere dell'Bologna, ove nel '67 conosce Toni Negri. Si laurea in Estetica con Luciano Anceschi e aderisce a Potere Operaio, gruppo della sinistra extraparlamentare di cui diviene figura di spicco a livello nazionale. Nel 1970 pubblica il suo primo libro, Contro il lavoro (edito da Feltrinelli). Nel 1975 fonda la rivista A/traverso, un foglio che era espressione dell'ala "creativa" del movimento bolognese del 1977; nei suoi scritti mette al centro della propria analisi il rapporto tra movimenti sociali e tecnologie comunicative.  Nel 1976 partecipa alla fondazione dell'emittente libera Radio Alice e subisce l'arresto per l'accusa di partecipazione alle Brigate Rosse, da cui viene assolto un mese dopo. Per richiederne la scarcerazione, Radio Alice organizza una festa in Piazza Maggiore, a cui partecipano oltre diecimila persone. Berardi viene scarcerato poco dopo, e diviene il leader dell'"ala creativa" della protesta studentesca bolognese del 1977. Dopo la chiusura della radio da parte della polizia, contro Berardi viene spiccato un mandato per "istigazione di odio di classe a mezzo radio", per sottrarsi all'arresto fugge da Bologna. Si rifugia a Parigi dove frequenta Félix Guattari e Michel Foucault e pubblica il libro Le Ciel est enfin tombé sur la terre (Éditions du Seuil).  Negli anni ottanta rientra brevemente in Italia e poi si trasferisce a New York dove collabora alle riviste Semiotext(e), Almanacco musica e Musica 80. Viaggia a lungo in Messico, India, Cina e Nepal. In quel periodo inizia ad occuparsi della crescita delle reti telematiche e preconizza la futura esplosione della rete quale vasto fenomeno sociale e culturale[senza fonte]. Alla fine degli anni ottanta si trasferisce in California dove pubblica alcuni saggi sul cyberpunk. Ritorna a Bologna e, in veste di protagonista, partecipa al documentario Il trasloco di Renato De Maria, prodotto dalla RAI nel 1991, incentrato sulla storia del suo appartamento. Collabora poi con varie riviste culturali fra cui Virus mutations, Cyberzone, Millepiani e varie case editrici fra cui la Castelvecchi e DeriveApprodi. Collabora, inoltre, alla stesura di testi per MediaMente, la trasmissione televisiva prodotta da RAI Educational e condotta da Carlo Massarini dedicata al mondo di Internet e delle nuove tecnologie di comunicazione.  Dal 1992 al 2004 collabora alla rivista DeriveApprodi insieme a Sergio Bianchi e altri. Dal 2000 al 2009 cura con Matteo Pasquinelli l'ambiente di rete Rekombinant. Nel 2002 fonda Orfeo Tv, la prima televisione di strada italiana. Nel 2005 un suo pamphlet che si scaglia contro le politiche sociali del nuovo sindaco di Bologna Sergio Cofferati viene ripreso con enfasi dalle testate giornalistiche nazionali. Lavora come insegnante presso l'istituto tecnico industriale Aldini Valeriani di Bologna. Pubblica regolarmente sul quotidiano Liberazione, sulla rivista alfabeta2 e sul sito Through Europe. Collabora alla rivista canadese Adbusters. Dal 2000 al 2009 ha animato la mailing-list Rekombinant con Matteo Pasquinelli.  Opere Contro il lavoro. 1970. Scrittura e movimento. Marsilio, 1974. Teoria del valore e rimozione del soggetto: critica dei fondamenti teorici del riformismo. Verona, Bertani, 1977 (curatore). Primavera '77. Roma, Stampa Alternativa, 1977. Chi ha ucciso Majakovskij. Milano, Squi/libri, 1977. (con Pierre Rival, Alain Guillerme), L'ideologia francese: contro i "nouveaux philosophes". Milano, Squi/libri, 1977. Finalmente il cielo è caduto sulla terra. Milano, Squi/libri, 1978. La barca dell'amore s'è spezzata. Milano, SugarCo, 1978 Dell'innocenza: interpretazione del '77. Bologna, Agalev, 1987. (con Franco Bolelli) Presagi. L'arte e l'immaginazione visionaria negli anni ottanta. Bologna, Agalev, 1988. Terzo dopo guerra. Bologna, A/traverso, 1989. La pantera e il rizoma. Bologna, A/traverso, 1990. con Francesca Alfano Miglietti; Franco Bolelli; Valentina Agostinis; Matteo Guarnaccia; Cesare Monti; Andrea Zanobetti. Una poetica Ariosa. Milano, ProgettoArio, 1990. con Marco Jacquemet; Robert Wright; Jaron Lanier; Félix Guattari; Valmerz, Più cyber che punk. Bologna, A/traverso, 1990. Politiche della mutazione. Milano-Bologna, Synergon, 1991. con Franco Bolelli, 60/90 dalla psichedelia alla telepatica. Milano-Bologna, Synergon, 1992. (curatore) Hip Hop rap graph gangs sullo sfondo di Los Angeles che brucia. Milano-Bologna, Synergon, 1992. Cancel & Più cyber che punk. Milano-Bologna, Synergon, 1992. Come si cura il nazi. Castelvecchi, 1993.  978-88-86232-00-5. con Franco Bolelli; Matteo Guarnaccia; Francesco Morace; Andrea Zingoni; Daniele Bolelli; Tiziana Corbella. Mitologie Felici. Milano, Mudima, 1994.  88-86072-02-3. Mutazione e cyberpunk. Immaginario e tecnologia negli scenari di fine millennio. Costa & Nolan, 1994.  978-88-7648-160-4. Lavoro zero. Castelvecchi, 1994. Neuromagma. Lavoro cognitivo e infoproduzione. Castelvecchi, 1995.  978-88-86232-49-4. Ciberfilosofia. 1995. Dell'innocenza. 1977: l'anno della premonizione. Verona, Ombre Corte, 1997.  978-88-87009-03-3. Exit. il nostro contributo all'estinzione della civiltà. Costa & Nolan, 1997.  978-88-7648-288-5. La nefasta utopia di Potere operaio. Castelvecchi, 1998.  88-8210-057-X. (curatore, con E. "Gomma" Guarneri). Alice è il diavolo. storia di una radio sovversiva, 2002. (+ CD con le registrazioni originali del 1976 e 1977), Shake edizioni. La fabbrica dell'infelicità: new economy e movimento del cognitariato. Roma, DeriveApprodi, 2001.  978-88-87423-51-8. Felix. Narrazione del mio incontro con il pensiero di Guattari, cartografia visionaria del tempo che viene. Luca Sossella Editore, 2001.  978-88-87995-16-9. (curatore, con Veronica Bridi), 1977, l'anno in cui il futuro incominciò. Fandango Libri, 2002.  978-88-87517-26-2. Un'estate all'inferno. Luca Sossella Editore, 2002.  978-88-87995-35-0. Telestreet. Macchina immaginativa non omologata. Baldini Castoldi Dalai, 2003.  978-88-8490-467-6. (con Marco Jacquemet; Giancarlo Vitali), Il sapiente, il mercante, il guerriero. Dal rifiuto del lavoro all'emergere del cognitariato. Roma, DeriveApprodi, 2004.  978-88-88738-32-1. Da Bologna (serie A) a Bologna (serie B). DeriveApprodi, 2005. Skizomedia. Trent'anni di mediattivismo. Roma, DeriveApprodi, 2006.  978-88-89969-00-7. Nel  ha collaborato al volume collettivo Europa 2.0 Prospettive ed evoluzioni del sogno europeo, edito da ombre corte, Nicola Vallinoto e Simone Vannuccini con un saggio intitolato Un'utopia senile per l'Europa. Run. Forma, vita, ricombinazione, Mimesis, 2008 L'eclissi. Dialogo precario sulla crisi della civiltà capitalistica, Manni Editori,   978-88-62663-68-7 (con Carlo Formenti), La Sollevazione. Collasso europeo e prospettive del movimento. Manni Editori, .  978-88-6266-401-1 The soul at work Semiotext(e) Los Angeles 2009, versione italiana L'anima al lavoro, DeriveApprodi,  After the future AKPress, Oakland,  The Uprising Semiotext(e) Los Angeles,  Dopo il futuro. Dal futurismo al cyberpunk. L'esaurimento della modernità, DeriveApprodi,  La nonna di Schäuble. Come il colonialismo finanziario ha distrutto il progetto europeo, Ombre corte,  HeroesSuicidio e omicidi di massa, Baldini & Castoldi,  Asma, C&P Adver Effigi,  Quarant’anni contro il lavoro, DeriveApprodi,  Il secondo avvento. Astrazione apocalisse comunismo, DeriveApprodi,  Futurabilità, Produzioni Nero, .  9788880560357 Respirare. Caos e poesia, Sossella,  Libri su Franco Berardi Nicholas Ciuferri, Franco "Bifo" Berardi in movimento. Filmografia Film Paz! (2002), regia di Renato De Maria Documentari Il trasloco (1991), regia di Renato De Maria Io non sono un moderato (2007), regia di Andrea Nobile Note  Filmato audio Alexandra Weitz, Andreas Pichler, L'eterna rivolta, su YouTube, 2006, a 0 min 47 s. 6 agosto .  Cronologia di Radio Alice, radiomarconi.com. 6 agosto .  E-text s.r.l. (http://e-text.it/), MediaMente: Franco Berardi, su mediamente.rai.it. 24 luglio  25 giugno ).  Bifo: "Con la Gelmini non insegno" Sospeso dall'insegnamento | Bologna la Repubblica.it  Cominciamo a parlare del collasso europeo, alfabeta2 n.5, dicembre , pag. 5  rekombinant@liste.rekombinant.org, su rekombinant.liste.rekombinant.narkive.com. 6 aprile .  A/traverso | Casa Editrice Etichetta Discografica | AlterAlter Erebus press & label, su Alter Erebus. 26 giugno  26 giugno ).  Félix Guattari Gilles Deleuze Movimento del '77 Radio Alice Telestreet Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Franco Berardi Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Franco Berardi Franco Berardi, su Internet Movie Database, IMDb.com. //th-rough.eu/Pagina personale di Bifo sul  Through Europe Interregno[collegamento interrotto]Hacer lo imprevisible… después del 68: Entrevista con Franco Berardi Bifo(Español) Rekombinant"Listblog" animato da Franco Berardi e Matteo Pasquinelli radioalice.orgsito web su Radio Alice Il Trasloco (scaricabile) su New Global Vision, su ngvision.org. podcast.fmlatribu.comPodcast en castellanoEntrevista con Bifo en FM La Tribu, Buenos Aires Articoli su arte e sensibilità, European School of Social Imagination San Marino; scepsi.eu. 13 agosto  27 novembre ). Interviste a Franco Beradi di Christian Brogi, su ltmd.it. Franco Berardi su Bookogs. Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Politica  Politica Categorie: Saggisti italiani del XX secoloFilosofi italiani Professore1949 2 novembre BolognaMilitanti di Potere OperaioMovimento del '77Studenti dell'BolognaFondatori di riviste italianeAttivisti italiani

 

BERNARDI – Grice: “We discussed Bernardi with Sir Peter – when we were tutoring on ‘Categoriae’ – “Surely this is not propedeutic logic! This is pure metaphysics, and even pure physics!” Bernardi held the same view! On top, I love Bernardi because he does not use ‘logica,’ which he thinks for ‘kids,’ but ‘dialettica,’ which is real philosophy!” --  Vvescovo della Chiesa cattolica Ritratto di Antonio Bernardi.jpg Template-Bishop.svg   Incarichi ricopertiVescovo di Caserta;   Mirandola Consacrato vescovo1553 Deceduto3 giugno 1565, Bologna   Manuale Antonio Bernardi (n. Mirandola), filosofo aristotelico, nominato vescovo di Caserta. Duomo di Mirandola Il Bernardi aveva compiuto gli studi presso l'Bologna avendo come maestri Ludovico Boccadiferro e Pietro Pomponazzi. Si trasferì poi a Roma presso la corte di Alessandro Farnese, dove frequentò Pietro Bembo, Giovanni Della Casa e Paolo Giovio, e si conquistò una fama di filosofo aristotelico e letterato.  Il 18 ottobre 1553 fu consacrato vescovo di Caserta. Gli ultimi anni della vita li trascorse a Parma nel monastero di San Giovanni dei Cassinesi. Fu tumulato nel Duomo di Mirandola, ma il suo sepolcro andò disperso nel 1789.  In occasione del 5º centenario della sua nascita, il 30 novembre 2002, il Centro Internazionale Giovanni Pico della Mirandola gli dedicò un convegno.  Lo scrittore Antonio Saltini ha utilizzato la figura di Antonio Bernardi come personaggio del suo romanzo storico L'assedio della Mirandola.  Opere Monomachia, dove si sostiene che il duello è legittimo secondo la ragione e la filosofia morale ma illecito sotto il punto di vista religioso. Note  Vedi Google Libri.  Duello cavalleresco.  , Antonio Bernardi della Mirandola (1502-1565). Un aristotelico umanista alla corte dei Farnese. Atti del convegno "Antonio Bernardi nel V centenario della nascita" (Mirandola, 30 novembre 2002), M. Forlivesi, Firenze, Olschki, 2009.  978-88-222-5846-5  Aristotelismo Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio Bernardi  Paola Zambelli, «BERNARDI, Antonio», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 9, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1967. Filosofia Categorie: Vescovi cattolici italiani del XVI secoloFilosofi italiani Professore1502 1565 3 giugno Mirandola Bologna

 

Bernardo: Grice: “I like Bernardo: he is a philosophical mason – but then most Italian philosophers are, as a way of NOT being Roman!” -- Giuliano Di Bernardo (n. Penne) filosofo. Massone. Gran maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1990 al 1993, ha poi fondato la Gran Loggia Regolare d'Italia. Diplomato in ragioneria e poi impiegato in banca, si laureò in Sociologia presso l'Università degli Studi di Trento. Nello stesso ateneo seguì la carriera accademica, divenendo docente ordinario di Filosofia della scienza e di Logica, nonché pro-rettore dal 1985 al 1987. È inoltre autore di nmerosi saggi e pubblicazioni sul tema della filosofia delle scienze sociali e della logica delle norme.  Fu iniziato alla massoneria nella loggia bolognese "Risorgimento-VIII agosto" nel 1961, divenendo Maestro venerabile della loggia "Zamboni-De Rolandis" nel 1972. Nello stesso anno chiese e ottenne di venire inserito tra i massoni "coperti" per ragioni di riservatezza legata alla sua professione di docente. Stessi requisiti di riservatezza ebbe la sua appartenenza al Capitolo Nazionale del rito scozzese antico e accettato.  L'11 marzo 1990 fu eletto Gran maestro del Grande Oriente d'Italia. Negli anni della sua maestranza tenne posizioni di aperto contrasto con la Chiesa cattolica, dichiarò espressamente il proprio sostegno al Partito Socialista Italiano, e dovette confrontarsi con la cosiddetta "inchiesta Cordova" (dal nome del pubblico ministero di Palmi Agostino Cordova). Al centro di polemiche anche con i vertici del GOI, Di Bernardo decise di dimettersi dalla carica di Gran maestro il 16 aprile 1993 al termine della Gran Loggia annuale a Roma alla quale si era presentato dopo aver redatto atto costitutivo e statuto di una nuova Obbedienza, la Gran Loggia Regolare d'Italia. Al vertice del GOI gli succedette il reggente Eraldo Ghinoi.  La neonata Obbedienza si regge su uno sparuto gruppo di Logge fuoriuscite dal GOI, caratterizzandosi per l'uso esclusivo del rito inglese Emulation. Otto anni dopo la fondazione, Di Bernardo viene espulso dalla GLRI; gli succede alla guida dell'Obbedienza il sociologo Fabio Venzi. Di Bernardo quindi avvia un nuovo progetto di un ordine paramassonico, denominato Dignity Order, che tuttavia non è un'Obbedienza regolare. Pur dichiarando di essere fuoriuscito dalla Massoneria, Di Bernardo da anni si presta a rilasciare interviste e dichiarazioni sull'argomento sia a giornalisti che ad organi inquirenti. Nel  ha polemizzato con il GOI dopo aver reso una dichiarazione alla Commissione Antimafia relativa a presunte rivelazioni del defunto Ettore Loizzo (vedi ). Nel settembre  il GOI ha annunciato l'intenzione di denunciare Di Bernardo per diffamazione e calunnia. Il 7 aprile  lo stesso Di Bernardo annuncia di voler a sua volta querelare il Gran Maestro del GOI Stefano Bisi per diffamazione. Il 25 novembre  la querela di Di Bernardo a carico di Bisi viene archiviata per insussistenza.  Note  Aldo Alessandro Mola, Gelli e la P2: fra cronaca e storia, Bastogi Editrice Italiana, 2008358.  Giuliano Di Bernardo, unitn.it. 28 novembre .  Il Gran Maestro: chi è Giuliano Di Bernardo, consultato il 12 giugno .  Aldo A. Mola798.  Pubblicazioni di Giuliano Di Bernardo, unitn.it. 28 novembre  18 novembre ).  1945-2005 Fra tradizione e rinnovamento: la lunga traversata del deserto dal 1945 a oggi, GOI. 28 novembre  3 dicembre ).  Aldo A. Mola,  801 e ss.  Aldo A. Mola,  807-809.  Di Bernardo fonda la nuova Grande loggia, in Corriere della Sera, 18 aprile 1993. 28 novembre  (archiviato dall'url originale in data pre 1/1/).  Sito ufficiale del Dignity Order, dignityorder.com. 12 aprile .  Aldo Alessandro Mola, Storia della massoneria italiana, Bompiani, 2001,  9788845248146.  Gran loggia regolare d'Italia Massoneria in Italia Massoneria Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Giuliano Di Bernardo  Intervista a Giuliano Di Bernardo del , su youtube.com PredecessoreGran maestro del Grande Oriente d'ItaliaSuccessoreSquare compasses.svg Armando Corona11 marzo 199016 aprile 1993Eraldo Ghinoi (reggente)PredecessoreGran maestro della Gran Loggia Regolare d'ItaliaSuccessoreSquare compasses.svg Carica inesistente19932001Fabio VenziB Filosofia Università  Università Filosofo del XX secoloFilosofi italiani Professore1939 1º marzo PenneGran maestri del Grande Oriente d'Italia

 

BERNERI Grice: ‘I like Berneri; of course we need to know more about his philosophical background and education – he represents the epitome of what Italian philosophers call ‘filosofia militante,’ but then I fought the Hun – so I was militante, too!” -- Camillo Berneri (n. Lodi) filosofo. Ucciso nel maggio 1937 insieme a Francesco Barbieri poco dopo il loro arresto da parte dei comunisti stalinisti del PSUC durante la battaglia intestina al fronte antifascista spagnolo delle giornate di maggio, avvenuta a Barcellona tra comunisti e anarchici durante la guerra civile spagnola.  Berneri nacque a Lodi da padre originario di Ronco, frazione di Corteno Golgi (nella Val Camonica, in provincia di Brescia) e da madre emiliana. Ben presto, si trasferì con la famiglia dapprima a Milano, poi a Palermo, a Forlìdove arrivò nel 1905 -, a Varallo Sesia (in provincia di Vercelli) e, infine, a Reggio nell'Emilia.  Qui, da una testimonianza di Angelo Tasca risulta che Camillo Berneri militava nella Federazione Giovanile Socialista di Reggio Emilia già dal 1912 (da "Mussolini-Psicologia di un dittatore", Camillo Berneri, Pier Carlo Masini, Milano, 1966, pag 109). Dopo essere stato membro del Comitato Centrale della Federazione Giovanile Socialista reggiana, e dopo aver collaborato all'Avanguardia (organo nazionale della FGS), nel 1915 rassegna le dimissioni dalla FGS, attraverso una lettera ai compagni, avendo maturato convinzioni anarchiche. Sarà colpito dal gesto dei compagni che, nonostante le dimissioni, vorranno che presieda un'ultima riunione della FGS a Reggio, e dal gesto del mentore Camillo Prampolini, che lo convocherà per conoscere le ragioni del suo dissenso. Berneri ricorderà sempre "i dolci ricordi del mio catecumenato socialista". Nel 1916 si trasferisce ad Arezzo dove frequenta il liceo.  Chiamato alle armi ed escluso dall'Accademia Militare di Modena per le sue idee, fu inviato al fronte nel 1918; quindi, ancora in servizio, venne confinato nell'isola di Pianosa in occasione dello sciopero generale del luglio 1919. Iniziava intanto con lo pseudonimo Camillo da Lodi la sua copiosa attività pubblicistica collaborando per anni a vari periodici libertari: da Umanità Nova a Pensiero e Volontà, da L'avvenire anarchico di Pisa a La Rivolta di Firenze e a Volontà di Ancona.  Laureatosi in filosofia, insegnò tale materia per qualche tempo a Camerino. Pronta e decisa si manifestava la sua avversione al fascismo e, dall'Umbria in particolare, egli manteneva i contatti con gli antifascisti fiorentini diffondendo il battagliero giornaletto Non mollare. Molto intensa fu in quegli anni l'attività di Berneri nell'Unione anarchica italiana. Inaspritasi la dittatura fascista, Berneri dovette espatriare clandestinamente in Francia nel maggio 1926 e lo raggiunse poco dopo la moglie con le figlie; sua moglie era Giovanna Caleffi anche lei militante anarchica così come poi le figlie Marie Louise Berneri e Giliana Berneri.  Guerra Civile Spagnola Scoppiata la guerra civile spagnola, Berneri fu tra i primi ad accorrere in Catalogna, centro dell'attività di massa libertaria esprimentesi nella Confederación Nacional del Trabajo: qui si trovò a fianco di Carlo Rosselli con tanta parte dell'antifascismo italiano e internazionale. Al di là della solidarietà militante, a Carlo Rosselli lo legava anche l'atteggiamento critico, e l'apertura mentale verso le prospettive del socialismo: in quegli anni Camillo Berneri collaborò con l'organo clandestino del movimento socialista-liberale "Giustizia e Libertà", argomentando con Rosselli sull'alternativa secca tra socialismo libertario e socialismo dispotico ("Gli anarchici e G.L.", Camillo Berneri e Carlo Rosselli, Giustizia e Libertà, 6 e 27 dicembre 1935). Furono gli ultimi mesi febbrili della sua vita: inadatto alle fatiche del fronte, si dedicò con entusiasmo all'opera formativa, al dibattito ideale e alle incombenze politiche pubblicando a Barcellona dal 9 ottobre 1936 un proprio periodico dal titolo Guerra di classe che sintetizzava la sua precisa interpretazione del conflitto in corso. In esso infatti Berneri, preoccupato per il crescente isolamento non tanto del legittimo governo repubblicano quanto delle più tipiche realizzazioni rivoluzionarie e libertarie conseguite in Catalogna, Aragona e altre regioni, si batté vigorosamente per la stretta connessione di guerra e rivoluzione ponendo agli antifascisti e ai suoi stessi compagni anarchici il dilemma: vittoria su Franco, grazie alla guerra rivoluzionaria, o disfatta. Tale la sostanza di numerosi suoi articoli e discorsi come della famosa Lettera aperta alla ministra anarchica della Sanità Federica Montseny che con altri tre anarchici era nel governo di Largo Caballero.  Molteplici, seppure inascoltati, furono anche i suoi suggerimenti politici per colpire le basi operative del fascismo proclamando l'indipendenza del Marocco, coordinare gli sforzi militari, potenziare gradualmente la socializzazione. Fu dunque quella di Berneri una funzione singolarmente impegnata che lo espose ben presto alle feroci repressioni condotte dai comunisti ormai prevalsi dopo l'avvento del governo di Juan Negrín: scomparvero così tragicamente, vittime dei massacri di massa, migliaia di combattenti antifascisti non comunisti, anarchici ma anche comunisti non stalinisti, come i miliziani del POUM. L'assassinio di Camillo Berneri, sulle cui esatte circostanze esistono diverse versioni, si colloca precisamente nella sanguinosa resa dei conti tra stalinisti e loro avversari antifascisti conosciuta come le giornate di maggio (Barcellona, maggio 1937). Il 5 maggio Berneri fu prelevato insieme con l'amico anarchico Francesco Barbieri dall'appartamento che i due condividevano con le rispettive compagne. I cadaveri dei due anarchici italiani furono ritrovati crivellati di proiettili. La moglie di Camillo Berneri allevò i figli di Antonio Cieri, anche lui caduto in Spagna. In morte di Camillo Berneri, il leader socialista Pietro Nenni scrisse: "Se l'anarchico Berneri fosse caduto su una barricata di Barcellona, combattendo contro il governo popolare, noi non avremmo niente da dire, e nella severità del suo destino ritroveremmo la severa legge della rivoluzione. Ma Berneri è stato assassinato, e noi dobbiamo dirlo" (Pietro Nenni, Nuovo Avanti, Parigi, 28 giugno 1937).  Altri scritti Tra gli scritti di Berneri ricordiamo:  Lettera aperta ai giovani socialisti di un giovane anarchico, Orvieto, 1920 I problemi della produzione comunista, Firenze, 1920 Le tre città, Firenze, 1925 Un federalista russo. Pietro Kropotkin, Roma, 1925 Mussolini normalizzatore, Zurigo, 1927 Lo spionaggio fascista all'estero, Marsiglia, 1929 Le peché original, Orléans, 1931 Nozioni di chimica antifascista, s.l., 1934 Mussolini gran actor, Valencia, 1934 L'operaiolatria, Brest, 1934 Le Juif antisémite, Paris, 1935 El delirio racista, Buenos Aires, 1935 Mussolini a la conquista de las Baleares, Barcelona, 1937 ll lavoro attraente, Ginevra, 1938 Guerre de classes en Espagne, Nîmes, 1938 Ed ancora:  Mussolini normalizzatore La donna e la garçonne (1926) Pensieri e battaglie Il cristianesimo e il lavoro (1932) Le Léonard de S. FreudCahiers Psychologiques n°1 (anche in italiano) Note  da "Mussolini-Psicologia di un dittatore", Camillo Berneri, Edizioni Azione Comune, Pier Carlo Masini, Milano, 1966, pag 115-117)  Mirella Serri, I profeti disarmati. 1945-1948, la guerra fra le due sinistre, Milano, Corbaccio, 2008.  Cfr. Nicola Fedel, Introduzione e criteri di edizione in Camillo Berneri, Lo spionaggio fascista all'estero, Nicola Fedel (prefazione di Mimmo Franzinelli), Fondazione Comandante Libero, Milano, ,  XVII-XIX  , Enciclopedia UTET. Camillo Berneri, Anarchia e società aperta, Pietro Adamo, M&B Publishing, Milano 2006. Stefano D'Errico, Anarchismo e politica. Nel problemismo e nella critica all'anarchismo del Ventesimo Secolo, il "programma minimo" dei libertari del Terzo Millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, Milano 2007. Roberto Gremmo, Bombe, soldi e anarchia: l'affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani in Spagna, Storia Ribelle, Biella 2008. Mirella Serri, I profeti disarmati. 1945-1948. La guerra tra le due sinistre, Milano, Corbaccio, 2008. Flavio Guidi, "Nostra patria è il mondo intero". Camillo Berneri e "Guerra di Classe" a Barcellona (1936-37), pubblicato dall'autore, Milano . Giampietro Berti, Giorgio Sacchetti , Un libertario in Europa. Camillo Berneri: fra totalitarismi e democrazia. Atti del convegno di studi storici, Arezzo, 5 maggio 2007, Archivio famiglia Berneri A. Chessa, Reggio Emilia . Camillo Berneri, Lo spionaggio fascista all'estero, Nicola Fedel (e prefazione di Mimmo Franzinelli), Fondazione Comandante Libero, Milano, ,  978-88-906018-9-7  Antifascismo Archivio Famiglia Berneri Guerra civile spagnola Giornate di maggio Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Camillo Berneri Collabora a Wikiquote Citazionio su Camillo Berneri Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Camillo Berneri  Camillo Berneri, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Camillo Berneri, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Camillo Berneri, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Camillo Berneri, su Liber Liber.  Opere di Camillo Berneri, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Camillo Berneri, . Camillo Berneri, su Goodreads.  Altri particolari sul sito dell'ANPI di Roma, su romacivica.net. 6 aprile 2006 31 agosto 2006). Carlo De MariaUn convegno e una nuova stagione di studi su Camillo Berneri, su storiaefuturo.com 26 luglio 2007). Socialismo LibertarioProfili biobibliografici libertari, su socialismolibertario.it. Abolizione ed estinzione dello stato (1936) Anarchismo e federalismo di Camillo Berneri, su magozine.it. V D M Antifascismo. Anarchia  Anarchia Biografie  Biografie Politica  Politica Storia  Storia Filosofo del XX secoloScrittori italiani del XX secoloAnarchici italiani 1897 1937 20 maggio 5 maggio Lodi BarcellonaAntifascisti italianiAssassinati con arma da fuocoVittime di dittature comuniste

 

BERTI: Grice: “I like Berti; of course he has philosophised on the only two philosophers worth philosophising about Plato and Aristotle – his interest is in the ‘number idea’ in Plato, the unity in Aristotle, and various other things – notably Socratic dialectic as the basis for both!” --  Grice: “I also love his courtesy: cf. Sir Peter, “Introduction to logical theory,” versus the gentle “Un invite alla filosofia,” – for philosophy needs to be invited to, rather than intro- and extro-ducted to and fro’!”  Enrico Berti (n. Valeggio sul Mincio), filosofo. Professore emerito di storia della filosofia, presidente onorario dell'Istituto internazionale di filosofia.  Laureatosi in filosofia all'Padova nel 1957, è stato allievo di Marino Gentile.  Dal 1961 al 1964 è assistente presso l'Padova. Nel 1965 diventa professore di storia della filosofia antica all'Perugia e nel 1969 di storia della filosofia nella stessa Università.  Nel 1971 si trasferisce all'Padova, dove insegna storia della filosofia. È poi docente anche nelle Ginevra, di Bruxelles, di Santa Fé (Argentina) e alla Facoltà di Teologia di Lugano.  Dal 1983 al 1986 presiede la Società Filosofica Italiana.  Nel 1987 vince il premio dell'Associazione internazionale "Federico Nietzsche" per la filosofia, nel 2005 il premio Iannone per la filosofia antica, nel 2007 il premio Santa Marinella e il premio Castiglioncello per la filosofia, nel 2009 il premio "Athene Noctua" e nel  il premio giornalistico Lucio Colletti.  Nel  è nominato "doctor honoris causa" dell'Università nazionale capodistriana di Atene e nel  Honorary Fellow dell'"Interdisciplinary Centre for Aristotle Studies" dell'Salonicco.  Pensiero Interessato particolarmente alla filosofia di Aristotele, Enrico Berti ne ha intravisto le tracce nella metafisica, nell'etica e nella politica contemporanea in particolar modo per il problema della contraddizione e della dialettica.  Berti si è poi inserito nella dibattuta questione del rapporto tra filosofia e scienza, cercando di definire la specificità della filosofia, che si fonda su una razionalità non rapportabile a quella scientifica, ma piuttosto alla dialettica e alla retorica. Su un piano più propriamente teoretico si è interessato alla possibilità di riproporre oggi una filosofia di tipo metafisico, formulando una concezione «umile« o «povera» della metafisica come consapevolezza della problematicità, e quindi dell'insufficienza, del mondo dell'esperienza, considerato nella sua totalità (comprendente scienza, storia, individuo e società).  Opere principali L'interpretazione neoumanistica della filosofia presocratica, 1959. La filosofia del primo Aristotele, Padova, Cedam, 1962; 2ª ed., Milano, Vita e Pensiero, 1997. Il "De republica" di Cicerone e il pensiero politico classico, 1963. L'unità del sapere in Aristotele, 1965. La contraddizione, 1967. Studi sulla struttura logica del discorso scientifico, 1968. Studi aristotelici, 1975 (nuova edizione ). Aristotele. Dalla dialettica alla filosofia prima, Padova, Cedam, 1977. Ragione scientifica e ragione filosofica nel pensiero moderno, Roma, La Goliardica, 1977. Profilo di Aristotele, Roma, Studium, 1979. Il bene, Brescia, La Scuola, 1983. Le vie della ragione, Bologna, Il Mulino, 1987. Contraddizione e dialettica negli antichi e nei moderni, Palermo, L'Epos, 1987. Le ragioni di Aristotele, Roma-Bari, Laterza, 1989. (in collaborazione con Franco Volpi) Storia della filosofia. Dall'antichità a oggi, Roma-Bari, Laterza, 1991. Aristotele nel Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1992. Introduzione alla metafisica, Torino, UTET, 1993. Il pensiero politico di Aristotele, Roma-Bari, Laterza, 1997. (curatore, con Cristina Rossitto) Aristotele e altri autori, Divisioni, con testo greco a fronte, coll. Il pensiero occidentale, 2005 In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia antica, Laterza, Roma-Bari 2007 Dialectique, physique et métaphysique. Études sur Aristote, Peeters, 2008. con Cristina Rossitto, Il libro primo della «Metafisica» (traduzione di Antonio Russo), Laterza, Roma-Bari 2008 Sumphilosophein. La vita nell'Accademia di Platone, Roma-Bari, Laterza, . Nuovi studi aristotelici, 4 voll., Morcelliana, 2004-. Invito alla filosofia, Brescia, La Scuola, . La ricerca della verità in filosofia, Roma, Studium, . Nel 2004 Enrico Berti ha scritto un dialogo satirico, un "falso d'autore" attribuito ad Aristotele, Eubulo o della ricchezza: dialogo perduto contro i governanti ricchi.  Traduzioni Aristotele, Metafisica, traduzione, introduzione e note di E. Berti, Collana Biblioteca Filosofica, Roma-Bari, Laterza, ,  978-88-5812-455-0. Onorificenze e riconoscimenti Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana  È membro delle seguenti accademie e istituzioni scientifiche:  Accademia nazionale dei Lincei Institut international de philosophie Istituto veneto di scienze, lettere ed arti Société européenne de culture Fédération internationale des sociétés de philosophie Pontificia accademia delle scienze Pontificia accademia di San Tommaso d'Aquino Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti Società filosofica italiana Note  festivalfilosofia, su festivalfilosofia.it 15 novembre 2008).  Enciclopedia multimediale delle Scienze filosofiche, su emsf.rai.it. 10 settembre  27 settembre ).  Biografia Enrico Berti  [collegamento interrotto], su comune.ancona.it.  Aristotele  Opere di Enrico Berti, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Enrico Berti, .  Registrazioni di Enrico Berti, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Intervista a Enrico Berti () Enrico Berti scheda nel sito dell'Padova (con l'elenco delle pubblicazion. Filosofia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani Professore1935 3 novembre Valeggio sul MincioProfessori dell'Università degli Studi di PadovaStudenti dell'Università degli Studi di PadovaProfessori dell'Università degli Studi di PerugiaAccademici dei LinceiStorici della filosofia italiani

 

BERTINARIA: Grice: “I like Bertinaria; he is, like me a philosophical cartographer – in his case, of ‘filosofia italiana’ for which he has identified ‘indole’ e this or that ‘vicenda,’ – now J. L. Austin once remarked that ‘sake’ has no denotatum – but ‘vicem’ does!” -- Francesco Bertinaria (n. Genova), filosofo. Studiò all'Pisa, si trasferì a Torino per collaborare con l'editoria Pomba. Ha curato la traduzione Abriss der Geschichte der Philosophie di Kennegieszer, professore dell'Breslavia. Si occupò anche di filosofia orientale e di filosofia italiana. Nel 1860 Bertinaria ottenne la cattedra di Filosofia della Storia all'Torino. Nel 1865 fu chiamato all'Genova. Morì a Genova nel 1892.   Opere. 1843La filosofia italiana moderna, Pomba, Torino. 1843C. L. Kannegierzer, Compendio di storia della filosofia. Tradotto dal tedesco e ampliato da F. Bertinaria, Pomba, Torino 1843, XIX-331 ; con note di F. Prudenzano, Pedone, Napoli 1854, XXIII-283 ; con discorso e note di F. Prudenzano e con giunte dello stesso intorno alla moderna filosofia scozzese e francese, Boutteaux e Aubry, Napoli 1858, XXXI-307  1846Discorso sull'indole e le vicende della filosofia italiana, Pomba, Torino 1846, 107 ; nuova ed.: Sull'indole e le vicende della filosofia italiana. Discorso, Pomba, Torino 1866, 105  1846Concetto della filosofia e delle scienze inchiuse nel dominio di essa, «Antologia italiana», 1846,  I,  332-359. Estr.: Pomba, Torino 1846. 1847Rec. di F. P. Bozzelli, Disegno di una storia delle scienze filosofiche in Italia dal Risorgimento delle lettere sin oggi, Napoli 1847, «Antologia italiana», 1847,  II,  754-767. 1849Concetto scientifico della storia, Stamp. sociale degli artisti tipografi, Torino, 24  1852Alcuni saggi filosofici, Tip. Fory e Dalmazza, Torino, 89  1857Prospetto dell'insegnamento della filosofia della storia, Stamperia dell'unione tipografico editrice, Torino, 15  1857Della teoria poetica e dell'epopea latina, Torino. 1864Dell'importanza della filosofia della storia e sue relazioni con le altre scienze.Prolusione, Torino. 1865L'antica e la nuova filosofia del diritto. Prolusione, Tip. Cavour, Torino, 46  1865Principi di biologia e di sociologia, Negro, Torino. 1866La storia della filosofia e la filosofia della storia. Prolusione, «Riv. cont.», 1866,  XLIV,  24-37. Estr.: Baglione, Torino 1866, 16  1866- Sulla formola esprimente il nuovo principio dell'enciclopedia. Lettera alla signora Emilia De Laurenti Sabelli, «Riv. cont.», 1866,  XLVII,  3-7. 1866Il positivismo e la metafisica. Discorso, «Riv. cont.», 1866,  XLVII,  161-84. Estr.: A. F. Negro, Torino 1866, 28  1867Scienza, Arte e Religione, «Gerdil», 1867,  I,  335-343, 353-362, 434-439, 455-460, 491-497, 622-626, 682-690, 791-796, 810-828. Estr.: Tip. Torinese, Torino 1867, 77  1868Dell'origine, progresso e condizione presente della filosofia civile, «Riv. bol.», II, 1868,  827-839. 1874Saggio sulla funzione ontologica della rappresentazione ideale, FSI, V, 1874,  X,  319-343. 1875Concetto del mondo civile universale, FSI, VI, 1875,  XI,  191-205. 1876La dottrina dell'evoluzione e la filosofia trascendentale. Discorso, Tip. Ferrando, Genova, 38  1877Ricerca se la separazione della Chiesa dallo Stato sia dialettica ovvero sofistica, FSI, VIII, 1877,  XV,  51-68, 153-170. Estr.: Tip. dell'Opinione, Roma 1877, 38  1877Il problema dell'incivilimento, ossia come possano essere conciliate fra loro le dottrine della civiltà nativa di Vico e della civiltà nativa di Romagnosi, FSI, VIII, 1877,  XVI,  335-359. 1877J. M. Hoene Wronski, La psicologia fisica ed iperfisica, commentata da F. Bertinaria, Unione tipografico-editrice, Torino, 128  1878Ricerca se l'odierna società civile progredisca ovvero retroceda, FSI, IX, 1878,  XVIII,  319-338. 1879L'odierno antagonismo sociale. Discorso inaugurale nella Genova, Tip. P. Martini, Genova, 35  1880Il problema critico esaminato dalla filosofia trascendente, FSI, XI, 1880,  XXII,  241-270. 1882Discorso per l'inaugurazione dei corsi filosofici e letterari nella R. Genova, Tip. P. Martini, Genova, 22  1886Idee introduttive alla storia della filosofia, RIF, I, 1886,  II,  213-235. Estr.: Tip. della R. Accademia dei Lincei, Roma 1886. 1887Determinazione dell'assoluto. Saggio di filosofia esoterica, «Giornale della Società di letture e conversazioni scientifiche di Genova», X, 1887, II sem.,  301-322. Estr.: Tip. A. Ciminago, Genova 1887, 24  1889Il problema capitale della scolastica risoluto dalla filosofia trascendente. Nota storico-critica, RIF, IV, 1889,  II,  3-23. Estr.: Tip. alle Terme Diocleziane di Giovanni Balbi, Roma 1889, 23  Scritti Bulgarini, G. B., Recensione dell'articolo del prof. F. Bertinaria apparso sulla «Rivista Italiana»: Idee introduttive alla storia della filosofia, «Rosmini», 1887,  I,  295-299. CecchiL., F. Bertinaria. Studio biografico, «Annuario della R. Genova», 1892-1893,  153-176. Estr.: P. Martini, Genova 1893. CecchiL., Francesco Bertinaria. Commemorazione, Martini, Genova 1893, 28  D'Ercole, P., Notizie biografiche del prof. F. Bertinaria, «Annuario della R. Università degli studi di Torino», 1892-1893. Estr.: Torino 1892, 9  Mamiani, T., Rec. di F. Bertinaria, La dottrina della evoluzione e la filosofia trascendente.Discorso, Genova 1876, FSI, VII, 1876,  XIII,  134-137. Mamiani T., Intorno alla sintesi ultima del sapere e dell'essere. Lettere al professore Bertinaria, FSI, XII, 1881,  XXIII,  3-28, 231-249; XIII, 1882,  XXVI,  84-95. Estr.: Roma 1882. Tolomio,  249-266. Note  Bertinaria, su dif.unige.it.  Piero Di Giovanni , Un secolo di filosofia italiana attraverso le riviste 1870-1960, FrancoAngeli,  304,  978-88-56-86938-5. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Francesco Bertinaria  Opere di Francesco Bertinaria, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Filosofo del XIX secoloSaggisti italiani del XIX secoloInsegnanti italiani Professore1816 1892 Genova

 

BERTO: Grice: “I like Berto, but then, my first unpublication is on negation and privation! Against my tutee, Sir Peter, I always took Aristotle’s tertium non datur pretty seriously, but the consequentia mirabilis I had to re-label implicature; for, as Tertulliano used to say, ‘Just because it is deaf (ab-surdum), I believe it!” --  Grice: “If Peirce (I lectured on him for years, and deem him my friend) is right that ‘dictum,’ in Roman, is cognate with Hellenic ‘deixis,’ Boezio was too hasty to translate ‘anti-phasis’ as ‘contra-dictio,’ for ‘phrasis’ is indeed Hare’s phrastic, while the dictio can be just a signal – as a spoon casting the shadow of a fork, to use Berto’s genial example!” – Grice: “Berto likes to pose the thing as an x-rhetorical question: che cosa e una contradizione, -- implicaturum: ‘if anything AT ALL!” – “He is friends with Priest, so what can you expect!? J). Francesco Berto (Venezia), filosofo. Laureatosi a Venezia con una tesi su Emanuele Severino, ha conseguito il dottorato presso la stessa università con una tesi sulla dialettica hegeliana. Dopo aver conseguito un post-doc in Filosofia teoretica all'Università degli Studi di Padova è stato Chaire d'Excellence Fellow al CNRS di Parigi, dove ha insegnato Ontologia all'École Normale Supérieure ed è stato membro dell'Istituto di Filosofia della Scienza e della Tecnica della Sorbona. È stato Research Fellow all'Institute for Advanced Study della University of Notre Dame (Indiana, USA). Ha insegnato Logica anche all'Università Ca' Foscari di Venezia e all'Università Vita-Salute San Raffaele. È stato Structural Chair of Metaphysics alla Universiteit van Amsterdam e membro del Northern Institute of Philosophy di Crispin Wright alla University of Aberdeen. Attualmente tiene la Chair of Logic and Metaphysics al dipartimento di Filosofia dell'University of St Andrews ed è Research Chair all'Institute for Logic, Language and Computation alla Universiteit van Amsterdam.  Nel 2007 ha vinto il Premio Filosofico Castiglioncello, nella sezione giovani, con il libro Teorie dell'assurdo. I rivali del Principio di Non-Contraddizione.  Nel  l'Università Ca' Foscari di Venezia gli ha assegnato il Premio Ca'Foscari alla Ricerca di 10.000 euro per giovani ricercatori.  Nel  ha ottenuto dall'AHRCResearch Council di Gran Bretagna un finanziamento di 240.000 sterline per il progetto "The Metaphysical Basis of Logic".  Nel  ha ottenuto dall'European Research Council un finanziamento di 2.000.000 di euro per il progetto "The Logic of Conceivability".  Opere in italiano Logica con i social network, Roma, Carocci,  (con M. Plebani). Che cos'è una contraddizione, Roma, Carocci,  (con L. Bottai). L'esistenza non è logica. Dal quadrato rotondo ai mondi impossibili, Roma-Bari, Laterza, . Tutti pazzi per Gödel. La guida completa al Teorema di Incompletezza, Roma-Bari, Laterza, 2008. Logica da Zero a Gödel, Roma-Bari, Laterza, 2007. Teorie dell'Assurdo. I rivali del Principio di Non-Contraddizione, Roma, Carocci, 2006. Che cos'è la dialettica hegeliana? Un'interpretazione analitica del metodo, Padova, Il Poligrafo, 2005. La Dialettica della struttura originaria, Padova, Il Poligrafo, 2003. Opere in inglese Impossible Worlds, Oxford, Oxford University Press,  (con Mark Jago). Ontology and Metaontology. A Contemporary Guide, London, Bloomsbury,  (con Matteo Plebani). Existence as a Real Property, Dordrecht, Synthèse Library, Springer, . There's Something About Gödel. The Complete Guide to the Incompleteness Theorem, Oxford, Wiley-Blackwell, 2009. How to Sell a Contradiction. The Logic and Metaphysics of inconsistency, London, King's College Publications, 2007. Interventi su riviste Ha pubblicato saggi su varie riviste,: Review of Symbolic Logic, Philosophical Studies, The Philosophical Quarterly, Mind, Proceedings of the Aristotelian Society, Journal of Philosophical Logic, Philosophia Mathematica, Minds and Machines, Synthèse, Erkenntnis, Dialectica, Logique et Analyse, American Philosophical Quarterly, Australasian Journal of Logic, Australasian Journal of Philosophy, European Journal of Philosophy, Metaphysica, The Logica Yearbook, New Waves in Philosophical Logic, The Stanford Encyclopedia of Philosophy, Epistemologia, Teoria, Il Pensiero, Sistemi intelligenti, Iride, Rivista di estetica, Dedalus, Divus Thomas, il Giornale di metafisica.  Note  Comune RosignanoLivorno, su comune.rosignano.livorno.it. 3 febbraio  19 luglio ).  Università Ca'Foscari di Venezia, su unive.it. 23 aprile  20 luglio ).  Aberdeen  Amsterdam Archiviato il 12 febbraio  in .  Aberdeen Archiviato il 9 settembre  in .  PhilPapers.org  Stanford Encyclopedia of Philosophy: Dialetheism, su plato.stanford.edu. Stanford Encyclopedia of Philosophy: Impossible Worlds, su plato.stanford.edu. Stanford Encyclopedia of Philosophy: Cellular Automata, su plato.stanford.edu. 23 aprile  23 aprile ).Filosofia Filosofo del XXI secoloLogici italianiAccademici italiani Professore1973 10 luglio VeneziaProfessori dell'Università Ca' FoscariProfessori dell'AmsterdamStudenti dell'Università Ca' Foscari Venezia

 

bi-conditional: As Grice notes, ‘if’ is the only non-commutative operator; so trust Mill to make it commutative, “if p, q, then if q, p.” Cited by Strawson after ‘if,’ but dismissed by Grice in  his list of ‘formal devices’ as ‘too obvious.’ --  the logical operator, usually written with a triple-bar sign S or a doubleheaded arrow Q, used to indicate that two propositions have the same truth-value: that either both are true or else both are false. The term also designates a proposition having this sign, or a natural language expression of it, as its main connective; e.g., P if and only if Q. The truth table for the biconditional is The biconditional is so called because its application is logically equivalent to the conjunction ‘P-conditional-Q-and-Q-conditional-P’.  According to Pears, and rightly, too, ‘if’ conversationally implicates ‘iff.’

 

black box used by Grice in his method in philosophical psychology -- a hypothetical unit specified only by functional role, in order to explain some effect or behavior. The term may refer to a single entity with an unknown structure, or unknown internal organization, which realizes some known function, or to any one of a system of such entities, whose organization and functions are inferred from the behavior of an organism or entity of which they are constituents. Within behaviorism and classical learning theory, the basic functions were taken to be generalized mechanisms governing the relationship of stimulus to response, including reinforcement, inhibition, extinction, and arousal. The organism was treated as a black box realizing these functions. Within cybernetics, though there are no simple inputoutput rules describing the organism, there is an emphasis on functional organization and feedback in controlling behavior. The components within a cybernetic system are treated as black boxes. In both cases, the details of underlying structure, mechanism, and dynamics are either unknown or regarded as unimportant. 

 

blackburn’s skull. Blackburn's "one-off predicament" of communicating without a shared language illustrates how Grice's theory can be applied to iconic signals such as the drawing of a skull to wam of danger. See his Spreading the Word. III. 112.

 

Bianco:  Grice: “I like Bianco; he optimistically thinks of ‘morale’ as a ‘scienza’ – but ‘della vita,’ which helps. I have myself explored the topic, and came with a ‘philosophy’ of life, rather!” -- Carlo Bianco (n. Cervinara), filosofo. Ha vissuto per tutta la vita nella città natale, in provincia di Avellino. La sua intensa e appassionata vita di uomo di cultura lo ha portato in giro per tutto il mondo.   Laureato in lettere, filosofia e scienze, docente di filosofia morale all'Trento, fu un seguace del pensiero di Platone e Marcuse. Fondatore della corrente del concretismo, dottrina filosofica che propugna il rispetto di ogni fede religiosa, il credo nell'aldilà e nella vita dopo la morte, ottenne nel 2004 la candidatura al premio Nobel per la letteratura dalle Accademie italiane.  Nel corso della sua carriera ricevette per tre volte il premio della Presidenza del Consiglio dei ministri: nel 1953, nel 1975 e, infine, nel 1995. Accademico di Francia, membro della Columbia Academy, nella sua lunga attività letteraria conseguì diversi diplomi e riconoscimenti. Nel 2003 vinse il premio "Elsa Morante" che gli venne consegnato da Maurizio Costanzo e Dacia Maraini. Il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino gli conferì la medaglia d'oro quale miglior ambasciatore della Campania nel mondo. Bianco, infatti, era un valente conoscitore di lingue straniere, compresi alcuni dialetti. Conosceva molti dialetti di paesi africani, che aveva avuto modo di apprendere nei suoi frequenti viaggi; aveva conseguito, inoltre, una laurea in scienze coloniali. L'Università Latina di Parigi gli conferì una laurea honoris causa in lettere.  Un saggio biografico del 2001 e una raccolta di poesie curata da Alfredo Marro, direttore del Caudino (mensile cervinarese col quale il filosofo ha a lungo collaborato), si occupano del filosofo cervinarese. Nell'autunno , Franco Martino gli dedicò una poesia dal titolo "A Carlo Bianco" nel suo libro Paese mio carissimo.  Bianco morì il 9 aprile  a 99 anni mentre stava lavorando su un testo di Tommaso d'Aquino. Il 29 ottobre  la città di Cervinara gli ha dedicato una piazza nella natia frazione dei Salomoni.  Opere Introduzione a Kant, Edizione La nuova Italia letteraria, Bergamo, 1959. Saggio di filosofia dello spirito, Editrice La Zagara, 1960. L'Uomo sui confini dell'ignoto, Edizioni centro ricerche Biopsichiche, Padova, 1966. La morale come scienza della vita, Edizioni Studi e ricerche, Catania, 1968. La morale come scienza della vita, Edizione Studi e Ricerche Catania, 1968. Tempi di Sofistica, Edizioni studi e ricerche, Catania, 1968. Pensieri, Vincenzo Ursini Editore, Catanzaro, 1990. L'uomo, l'inconoscibile, Edizioni Scientifiche Internazionale, Napoli, 1996. La vita davanti a voi, Casa Editrice Fausto Fiorentino, 1999. Note  Vedi Cervinara commemora Carlo Bianco articolo de la Repubblica, 3 settembre , Sezione Napoli, Archivio storico.  Vedi È morto Carlo Bianco avvocato e candidato al Nobel nel 2006 articolo de la Repubblica, 11 aprile , Sezione Napoli, Archivio storico.  Alfredo Marro, Un gigante del pensiero, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2001. Alfredo Marro, Biografie cervinaresi, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2004. Alfredo Marro, Frammenti di un'animapoesie scelte di Carlo Bianco, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2006. Filomena Stanzione, Carlo Bianco nella Cultura Caudina, Casa Editrice Fausto Fiorentino, Rotondi 2000.  Carlo Bianco, poeta della fede e del dolore biografia e  nel sito "carlobianco.blogspot". Filosofia Categorie: Avvocati italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloLetterati italiani 1911  25 luglio 9 aprile Cervinara Cervinara

 

bobbio: Grice: “My favourite Bobbio must be his ‘dialettica’ – he knows all about it, since he is into the Plato/Aristotle models that run most philosophy – some think there is a third model at play – but …” – “Bobbio is a good one; like me, he is a philosophical cartographer – into the longitudinal and latitudinal unity of philosophy – even if he can be picky when it comes to the longitudinal: Italian only, and uncanonical, like Cattaneo, Gramsci, Croce, … -- Especially Cattaneo!” Grice: “Bobbio – this is the philosopher, not the infantry general – is a Griceian in that ‘fiducia reciproca’ becomes an essential meta-goal; he has been involved with the dispute naturalism/positivism, and has come with some interesting points about the ‘regole del gioco’ – and whether ‘custom’ can be a ‘normative fact’!” – “All in all, his philosophy is about trying to look for an answer to what I deem the fundamental question regarding rational co-operation – His appeal to philosophical biology or zoology is interesting – Toby trusts Tibby, the squarrels, as Jack trusts Jill and vice versa – but does a ‘lupus’ trust a ‘lupus’? Hobbes, who didn’t know the first thing about zoology, philosophical or other – thought so!” Essential Italian philosopher, who’s written on Fregeian sense ‘senso,’the need for sensethe search for sense, meaning meaning.  «Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.»  (Norberto Bobbio, Invito al colloquio, in Politica e cultura, Einaudi, Torino 195515.) Norberto Bobbio (Torino) filosofo, giurista, politologo, storico e senatore a vita italiano.  Considerato «al tempo stesso il massimo teorico del diritto e il massimo filosofo [italiano] della politica […] nella seconda metà del Novecento», fu «sicuramente quello che ha lasciato il segno più profondo nella cultura filosofico-giuridica e filosofico-politica e che più generazioni di studiosi, anche di formazione assai diversa, hanno considerato come un maestro». Bobbio nacque a Torino il 18 ottobre 1909 da Luigi (medico) e Rosa Caviglia.  Una condizione familiare agiata gli permise un'infanzia serena. Il giovane Norberto scrive versi, ama Bach e la Traviata, ma svilupperà, per causa di una non ben determinata malattia infantile «la sensazione della fatica di vivere, di una permanente e invincibile stanchezza» che si aggravò con l'età, traducendosi in un taedium vitae, in un sentimento malinconico, che si rivelerà essenziale per la sua maturazione intellettuale.  Studiò prima al Ginnasio e poi al Liceo classico Massimo D'Azeglio dove conoscerà Leone Ginzburg, Vittorio Foa e Cesare Pavese, poi divenute figure di primo piano della cultura dell'Italia repubblicana. Dal 1928, come molti giovani dell'epoca, fu infine iscritto al Partito Nazionale Fascista.  La sua giovinezza, come da lui stesso descritto fu: "vissuta tra un convinto fascismo patriottico in famiglia e un altrettanto fermo antifascismo appreso nella scuola, con insegnanti noti antifascisti, come Umberto Cosmo e Zino Zini, e compagni altrettanto intransigenti antifascisti come Leone Ginzburg e Vittorio Foa".  Allievo di Gioele Solari e Luigi Einaudi, si laureò in Giurisprudenza l'11 luglio 1931 con una tesi intitolata Filosofia e dogmatica del Diritto, conseguendo una votazione di 110/110 e lode con dignità di stampa. Nel 1932 seguì un corso estivo all'Marburgo, in Germania, insieme a Renato Treves e Ludovico Geymonat, ove conoscerà le teorie di Jaspers e i valori dell'esistenzialismo. L'anno seguente, nel dicembre 1933, conseguì la laurea in Filosofia sotto la guida di Annibale Pastore con una tesi sulla fenomenologia di Husserl, riportando un voto di 110/110 e lode con dignità di stampa, e nel 1934 ottenne la libera docenza in Filosofia del diritto, che gli aprì le porte nel 1935 all'insegnamento, dapprima all'Camerino, poi all'Siena e a Padova (dal 1940 al 1948). Nel 1934 pubblicò il primo libro, L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica. Le sue frequentazioni sgradite al regime gli valsero, il 15 maggio 1935, un primo arresto a Torino, insieme agli amici del gruppo antifascista Giustizia e Libertà; fu quindi costretto, a seguito di una intimazione a presentarsi davanti alla Commissione provinciale della Prefettura per discolparsi, a inoltrare esposto a Benito Mussolini. La chiara reputazione fascista di cui godeva la famiglia gli permise però una piena riabilitazione, tanto che, pochi mesi dopo, con il richiesto intervento di Mussolini e di Gentile, ottenne la cattedra di filosofia del diritto a Camerino, che era occupata da un altro ordinario ebreo, espulso a seguito delle leggi razziali. Dopo un diniego iniziale a causa dell'arresto di tre anni prima, fu reintegrato grazie all'intervento di Emilio De Bono, amico di famiglia, mentre era presidente di commissione il cattolico e dichiarato antifascista Giuseppe Capograssi.  È in questi anni che Norberto Bobbio delineò parte degli interessi che saranno alla base della sua ricerca e dei suoi studi futuri: la filosofia del diritto, la filosofia contemporanea e gli studi sociali, uno sviluppo culturale che Bobbio vive contemporaneamente al contesto politico temporale. Un anno dopo le leggi razziali, infatti, esattamente il 3 marzo 1939, giurò fedeltà al fascismo per poter ottenere la cattedra all'Siena. E rinnovò il giuramento nel 1940, a guerra dichiarata, per prendere il posto del professor Giuseppe Capograssi, a sua volta insediatosi nel 1938 nella cattedra del professor Adolfo Ravà estromesso dall'Padova perché ebreo. Questo episodio della sua vitaspesso riportato come se Bobbio avesse preso direttamente il posto di Ravàfu poi oggetto di svariate polemiche.  Nel '42, un giovane Bobbio affermò davanti alla Società Italiana di Filosofia del Diritto che Capograssi crebbe in «quel rinascimento idealistico del XX secolo, nel nostro campo di studi iniziato, stimolato, e, quel ch'è di più, criticamente fondato da Giorgio Del Vecchio». Nel 1942 partecipò al movimento liberalsocialista fondato da Guido Calogero e Aldo Capitini e, nell'ottobre dello stesso anno, aderì al Partito d'Azione clandestino.  Nei primi mesi del 1943 respinse l'"invito" del ministro Biggini (che poco dopo redasse, su impulso di Mussolini, la costituzione della Repubblica di Salò) a partecipare a una cerimonia presso l'Padova durante la quale si sarebbe dedicata una lampada votiva da collocare al sacrario dei caduti della rivoluzione fascista nel cimitero della città.  Nel 1943 sposò Valeria Cova: dalla loro unione nacquero i figli Luigi, Andrea e Marco. Il 6 dicembre del 1943 fu arrestato a Padova per attività clandestina e rimase in carcere per tre mesi. Nel 1944 venne pubblicato il saggio La filosofia del decadentismo, nel quale criticò l'esistenzialismo e le correnti irrazionalistiche, rivendicando al contempo le esigenze della ragione illuministica.  Dopo la liberazione collaborò regolarmente con Giustizia e Libertà, quotidiano torinese del Partito d'azione, diretto da Franco Venturi. Collaborò all'attività del Centro di studi metodologici con lo scopo di favorire l'incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica, e poi con la Società Europea di Cultura.  Nel 1945 pubblicò un'antologia di scritti di Carlo Cattaneo, col titolo Stati uniti d'Italia, premettendovi uno studio, scritto tra la primavera del 1944 e quella del 1945 dove sosteneva che il federalismo come unione di stati diversi era da considerarsi superato dopo l'avvenuta unificazione nazionale.  Il federalismo a cui pensava Bobbio era quello inteso come "teorica della libertà" con una pluralità di centri di partecipazione che potessero esprimersi in forme di moderna democrazia diretta.  Nel 1948 lasciò l'incarico a Padova e venne chiamato alla cattedra di filosofia del diritto dell'Torino, annoverando corsi di notevole importanza come Teoria della scienza giuridica (1950), Teoria della norma giuridica (1958), Teoria dell'ordinamento giuridico (1960) e Il positivismo giuridico (1961).  Dal 1962 assunse l'incarico di insegnare scienza politica, che ricoprirà sino al 1971; fu tra i fondatori della odierna facoltà di Scienze politiche all'Torino insieme con Alessandro Passerin d'Entrèves, al quale subentrò nella cattedra di filosofia politica nel 1972 mantenendola fino al 1979 anche per l'insegnamento di Filosofia del diritto e Scienza politica. Dal 1973 al 1976 divenne preside della facoltà ritenendo che mentre gli incarichi accademici fossero «onerosi e senza onori» era l'insegnamento l'attività principale della sua vita: «un abito e non solo una professione».  La politica, del resto, divenne via via un tema fondamentale nel suo percorso intellettuale e accademico, e parallelamente alla pubblicazioni di carattere giuridico, aveva avviato un dibattito con gli intellettuali del tempo; nel 1955 aveva scritto Politica e cultura, considerato una delle sue pietre miliari, mentre nel 1969 era uscito il libro Saggi sulla scienza politica in Italia.  Nei venticinque anni accademici all'ombra della Mole Antonelliana, Bobbio svolse anche diversi tra corsi su Kant, Locke, lavori su Hobbes e Marx, Hans Kelsen, Carlo Cattaneo, Hegel, Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, e contribuì con una pluralità di saggi, scritti, articoli e interventi di grande rilievo che lo portarono, in seguito a diventare socio dell'Accademia dei Lincei e della British Academy. Divenuto condirettore con Nicola Abbagnano della Rivista di filosofia a partire dal '53, fu come questi socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, della quale entrò a far parte il 9 marzo dello stesso anno per essere confermato socio nazionale e residente dal 26 aprile 1960.  Significativa la collaborazione, sul tema pacifista, col filosofo e amico antifascista Aldo Capitini, le cui riflessioni comuni sfoceranno nell'opera I problemi della guerra e le vie della pace (1979). Nel 1953 partecipò alla lotta condotta dal movimento di Unità Popolare contro la legge elettorale maggioritaria e nel 1967 alla Costituente del Partito Socialista Unificato. Nel tempo delle contestazioni giovanili, Torino fu la prima città a farsi carico della protesta, e Bobbio, fautore del dialogo, non si sottrasse a un difficile confronto con gli studenti, tra i quali il suo stesso primogenito Luigi che militava all'epoca in Lotta Continua. Nel contempo, venne anche incaricato dal Ministero per la Pubblica Istruzione quale membro della Commissione tecnica per la creazione della facoltà di sociologia di Trento.   Guido Calogero e Norberto Bobbio alla Rencontres internationales de Genève (settembre 1953). Nel 1971 Bobbio fu tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli. Nel 1998 Norberto Bobbio in una lettera indirizzata ad Adriano Sofri pubblicata su La Repubblica ripudiò il tono del linguaggio utilizzato nell'appello ma senza ritrattarne l'adesione al contenuto di critica sui fatti legati a Piazza Fontana.  Il 14 febbraio 1972 scrivendo a Guido Fassò intorno al problema democratico, Bobbio si sfogava sostenendo che «questa nostra democrazia è divenuta sempre più un guscio vuoto, o meglio un paravento dietro cui si nasconde un potere sempre più corrotto, sempre più incontrollato, sempre più esorbitante [...] Democrazia di fuori, nella facciata. Ma dietro la tradizionale prepotenza dei potenti che non sono disposti a rinunciare nemmeno a un'oncia del loro potere, e lo mantengono con tutti i mezzi, prima di tutto con la corruzione [...] La democrazia non è soltanto metodo, ma è anche un ideale: è l'ideale egualitario. Dove questo ideale non ispira i governanti di un regime che si proclama democratico, la democrazia è un nome vano. Io non posso separare la democrazia formale da quella sostanziale. Ho il presentimento che dove c'è soltanto la prima un regime democratico non è destinato a durare [...] Sono molto amaro, amico mio. Ma vedo questo nostro sistema politico sfasciarsi a poco a poco [...] a causa delle sue interne, profonde, forse inarrestabili degenerazioni».[25]  A metà degli anni settanta, nel solco di un sempre più vivace impegno civile, e alle soglie di uno dei periodi più drammatici in Italia (culminato col rapimento e l'omicidio di Aldo Moro), provocò un vivace dibattito sia negando l'esistenza di una cultura fascista sia trattando estensivamente sui rapporti tra democrazia e socialismo.  L'8 maggio 1981, alla vigilia dei referendum sull'aborto, rilascia un'intervista al Corriere della Sera nella quale afferma la sua contrarietà all'interruzione della gravidanza [26]  Successivamente la sua attenzione si concentrò a favore di una "politica per la pace", con motivati distinguo a sostegno del diritto internazionale in occasione della Guerra del Golfo del 1991.  Delle venticinque lettere inedite che fanno parte della corrispondenza epistolare che Bobbio tenne con Danilo Zolo e che ora sono state rese pubbliche nel volume L'alito della libertà, a cura dello stesso Zolo, interessante quella del 25 febbraio 1991 riguardante la "Guerra del Golfo" che vide protagonisti nel gennaio del 1991 gli Stati Uniti di George Bush senior, le forze dell'ONU e vari paesi arabi alleati contro l'Iraq di Saddam Hussein che aveva invaso il Kuwait. Bobbio definì "giusta" questa guerra non rendendosi conto che quella parola «... poteva essere interpretata in modo diverso da come l'avevo intesa io... come guerra "giustificata" in quanto rispondente a un'aggressione.» Bobbio quindi si lamentò delle polemiche nate al riguardo da parte di "pacifisti da strapazzo". Il fatto che l'ONU, scrisse Bobbio, avesse autorizzato l'intervento in guerra contro l'Iraq, la rendeva "legale", in questo senso, "giusta".  Bobbio però riconobbe che l'ONU fosse stato successivamente, nel corso della guerra, messo da parte e gli "spietati bombardamenti" su Baghdad hanno fatto sì che si possa temere che «...se la pace sarà instaurata con la stessa mancanza di saggezza con cui è stata condotta la guerra, anche questa guerra sarà stata, come tante altre inutile.» Nel 1979 fu nominato professore emerito dell'Torino e nel 1984, ai sensi del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione italiana, avendo «illustrato la Patria per altissimi meriti» in campo sociale e scientifico, fu nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In quanto membro del Senato si iscrisse prima come indipendente nel gruppo socialista, poi dal 1991 al gruppo misto ed infine dal 1996 al gruppo parlamentare del Partito Democratico della Sinistra, poi divenuto dei Democratici di Sinistra.[27]   Norberto Bobbio e Natalia Ginzburg a Barolo per festeggiare gli ottant'anni di Vittorio Foa (4 ottobre 1990).[28] Nel 1994, dopo la stagione di mani pulite, e la cosiddetta fine della Prima Repubblica, venne pubblicato il saggio Destra e sinistra, i cui contenuti provocarono un notevole dibattito culturale, agitando non poco l'humus della politica italiana. Il libro toccò le cinquecentomila copie vendute in pochi mesi e venne ripubblicato l'anno successivo, riveduto e ampliato, con risposte ai critici.  A riconoscimento di un'intera vita lucidamente dedicata alle scienze del diritto, della politica, della filosofia e della società, tra dubbio e metodo, tra ethos e laicità, Bobbio ricevette lauree honoris causa da molte università, tra le quali quelle di Parigi (Nanterre), Buenos Aires, Madrid (tre, in particolare alla Complutense) e Bologna,[29] e vinse il Premio europeo Charles Veillon per la saggistica nel 1981, il Premio Balzan del 1994,[30] ed il Premio Agnelli nel 1995.  Nel 1997 pubblicò la sua autobiografia. Nel 1999 uscì una terza edizione aggiornata del suo best seller, ormai tradotto in una ventina di lingue. Nel 2001 morì la moglie Valeria, e Bobbio iniziò un graduale ritiro dalla vita pubblica, pur rimanendo in attività e curando ulteriori pubblicazioni. Fecero rumore le sue osservazioni critiche sia nei confronti di Silvio Berlusconi sia della partitopenia (ossia mancanza di partiti)[31], e le riflessioni sulla crisi della sinistra e della socialdemocrazia europea. Il 18 ottobre 2003, ricevette il "Sigillo Civico" della sua Torino "per l'impegno politico e il contributo alla riflessione storica e culturale".  Dopo avervi trascorso la maggior parte della vita, Norberto Bobbio morì a Torino il 9 gennaio 2004. Secondo le sue volontà, alcuni giorni dopo la morte, la salma venne tumulata, con una cerimonia civile strettamente privata nel cimitero di Rivalta Bormida, comune piemontese in provincia di Alessandria.[32][33] Il pensiero di Norberto Bobbio si forma nei primi decenni del Novecento in una temperie filosofica dominata dell'idealismo. Tuttavia, come molti studiosi torinesi, non abbraccia mai questa visione del mondo: dopo un primo accostamento alla fenomenologia, significativamente attestato dalle sue opere sulla filosofia di Husserl, si avvicina al filone neorazionalista e neoempirista fiorito in Europa, specialmente oltralpe in Germania ed attorno al Circolo di Vienna.  Negli anni quaranta e cinquanta Bobbio entra in contatto con la filosofia analitica di tradizione anglosassone. Compie studi di analisi del linguaggio, tracciando le prime linee di ricerca della scuola analitica italiana di filosofia del diritto, di cui è ancora oggi riconosciuto figura eminente di riferimento. Al riguardo vanno menzionati perlomeno i due saggi: Scienza del diritto e analisi del linguaggio del 1950[34] e Essere e dover essere nella scienza giuridica del 1967[35].  Dedica studi specifici a Hobbes, a Pareto e a molti filosofi e teorici della politica di cui già s'è detto. Vede nell'Illuminismo un modello di rigore e di rifiuto del dogmatismo di cui riprende l'ideale razionalistico, traducendolo anche nell'analisi del sistema democratico e parlamentare. Sino dagli anni cinquanta si occupa di temi quali la guerra e la legittimità del potere, dividendo la sua produzione tra la filosofia giuridica, la storia della filosofia e i temi di attualità politica.  Durante gli ultimi anni del fascismo, Bobbio matura la convinzione della necessità di uno Stato democratico, che sgombri il campo dal pericolo della politica ideologizzata e delle ideologie totalitarie sia di destra che di sinistra; auspica una gestione laica della politica e un approccio filosofico-culturale ad essa, che aiuti a superare la contrapposizione fra capitalismo e comunismo e a promuovere la libertà e la giustizia.  Nel saggio Quale socialismo? (1976), Bobbio critica sia la dialettica marxista sia gli obiettivi dei movimenti rivoluzionari, sostenendo che le conquiste borghesi dovevano estendersi anche alla classe dei proletari. Bobbio ritiene fallimentare solo l'esperienza marxista-leninista, mentre prevede che le istanze di giustizia rivendicate dai marxisti possano, in futuro, riaffiorare nel panorama politico.  Il pensiero di Bobbio diviene così, soprattutto tra gli intellettuali dell'area socialista, un modello esemplare, grazie al suo 'sapere impegnato', certamente «più preoccupato di seminare dubbi che di raccogliere consensi». Egli stesso riprenderà la riflessione su un tema a lui caro, quello del rapporto tra politica e cultura, proponendo, tra le pagine di Mondoperaio, una «autonomia relativa della cultura rispetto alla politica» secondo la quale «la cultura non può né deve essere ridotta integralmente alla sfera del politico».  Nel 1994 esce l'opera Destra e sinistra, nella quale Bobbio focalizza le differenze fra le due ideologie e i due indirizzi politico-sociali; la destra, secondo l'autore, è caratterizzata dalle tendenze alla disuguaglianza, al conservatorismo ed è ispirata da interessi, mentre la sinistra persegue l'uguaglianza, la trasformazione, ed è sospinta da ideali. In quest'opera, Bobbio si esprime anche in favore dei diritti animali[36].  Nell'opera L'età dei diritti (1990), Bobbio individua i diritti fondamentali che consentono lo sviluppo di una democrazia reale e di una pace giusta e duratura. Una partecipazione collettiva e non coercitiva alle decisioni comunitarie, una contrattazione delle parti, l'allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la fratellanza fra gli uomini, il rispetto degli avversari, l'alternanza senza l'ausilio della violenza, una serie di condizioni liberali, vengono indicati da Bobbio come capisaldi di una democrazia, che seppur cattiva, è preferibile ad una dittatura.  Per tutta la vita scrittore di numerosissimi articoli, anche tramite interviste, Norberto Bobbio incarna l'ideale della filosofia critica e militante che lo vede protagonista anche del Centro di studi metodologici di Torino e tra i fondatori del Centro studi Piero Gobetti di Torino che conserva la sua biblioteca e il suo archivio, «Mi ritengo un uomo del dubbio e del dialogo. Del dubbio, perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so, e quello che so metto alla prova continuamente con coloro che presumo ne sappiano più di me.»  (Norberto Bobbio, Elogio della mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano 19948.) Contrario alla figura dell'intellettuale «Profeta»[37], preferendo il ruolo del «Mediatore» impegnato «nella difficile arte del dialogo» (e ciò è anche testimoniato dal colloquio intrattenuto con i marxisti per un riesame critico del loro «dogmatismo e settarismo» che coinvolse anche Togliatti)[38][39][40], il suo atteggiamento teoretico fu segnato da una positiva «ambivalenza» fra una posizione realista e una idealista che non rifuggiva le complessità del discorso, ricorrendo sovente al paradosso. Ciò gli valse, in virtù dell'amore per il dibattito che consideri «il pro e il contro» di ogni questione[41], la qualifica di filosofo «de la indecisión» (Rafael de Asís Roig)[41][42], giacché ogni suo «ragionamento su una delle grandi domande [si concludeva] quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda».[43] Nell'ultimo libro che raccoglie saggi, scritti e testimonianze su maestri, amici ed allievi, Bobbio comincia ricordando i tre maestri Francesco Ruffini, Piero Martinetti e Tommaso Fiore. L'elenco degli amici è lungo e annovera compagni di studio come Antonino Repaci[44][45] come Renato Treves e Ludovico Geymonat e colleghi come Nicola Abbagnano, Bruno Leoni, Alessandro Passerin d'Entrèves e Giovanni Tarello. Bobbio ricorda poi gli allievi Paolo Farneti, Morris Lorenzo Ghezzi, Amedeo Giovanni Conte, Uberto Scarpelli che, come Bobbio stesso scrive, nel 1972 fu naturaliter suo successore a Torino sulla cattedra di Filosofia del diritto.  Traggono ispirazione dal pensiero di Bobbio le "lezioni Bobbio", svoltesi nel 2004, e la manifestazione "Biennale Democrazia" di Torino. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte — Roma, 2 giugno 1966.[46] Gran Croce del Merito Civilenastrino per uniforme ordinariaGran Croce del Merito Civile — Roma, 10 febbraio 1984. Laurea honoris causa in Scienze Politichenastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Scienze Politiche — Università degli Studi di Sassari, 5 maggio 1994. Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Aztecanastrino per uniforme ordinaria Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Azteca — Torino, 21 novembre 1994. Intitolazioni A Norberto Bobbio è stata intitolata la biblioteca dell'Torino, sita in Lungo Dora Siena, 100 A.  Gli è stato inoltre intitolato un istituto di istruzione superiore a Carignano, nella provincia di Torino, denominato appunto "I.I.S Norberto Bobbio".  A lui è intitolata la biblioteca civica di Rivalta Bormida, paese natale della madre Rosa Caviglia.[47]  Opere Per una più completa , si rinvia a Carlo Violi,  degli scritti di Norberto Bobbio 1934-1993, Roma-Bari, Laterza, 1995,  978-88-420-4778-0.  Norberto Bobbio, L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridicaDi Lucia, Torino, Giappichelli,  [1934],  978-88-921-0936-0. Norberto Bobbio, Scienza e tecnica del diritto, Torino, Istituto giuridico della Regia Università, 1934,  . Norberto Bobbio, L'analogia nella logica del dirittoDi Lucia, Milano, Giuffrè, 2006 [1938],  978-88-14-13218-6. Norberto Bobbio, La consuetudine come fatto normativo, introduzione di P. Grossi, Torino, Giappichelli,  [1942],  978-88-348-1745-2. Norberto Bobbio, La filosofia del decadentismo, Torino, Chiantore, 1944,  . Carlo Cattaneo e Norberto Bobbio, Stati Uniti d'Italia. Scritti sul federalismo democratico, prefazione di N. Urbinati, Roma, Donzelli,  [1945],  978-88-6036-505-7. Norberto Bobbio, Teoria della scienza giuridica, Torino, Giappichelli, 1950,  . Norberto Bobbio, Politica e cultura, introduzione e cura di F. Sbarberi, Torino, Einaudi, 2005 [1955],  978-88-06-17292-3. Norberto Bobbio, Studi sulla teoria generale del diritto, Torino, Giappichelli, 1955,  . Norberto Bobbio, Teoria della norma giuridica, Torino, Giappichelli, 1958,  . Norberto Bobbio, Teoria dell'ordinamento giuridico, Torino, Giappichelli, 1960,  . I corsi di lezione sulla norma e sull'ordinamento giuridico sono stati rifusi in Norberto Bobbio, Teoria generale del diritto, Torino, Giappichelli, 1993,  88-348-3071-7. Norberto Bobbio, Il positivismo giuridico, Lezioni di Filosofia del diritto raccolte dal dott. Nello Morra, Torino, Giappichelli, 1996 [1961],  88-348-6167-1. Norberto Bobbio, Locke e il diritto naturale, introduzione di Gaetano Pecora, Torino,  [1963],  978-88-921-0945-2. Norberto Bobbio, Da Hobbes a Marx. Saggi di storia della filosofia, 2ª ed., Napoli, Morano, 1971 [1964],  . Norberto Bobbio, Italia civile. Ritratti e testimonianze, 2ª ed., Firenze, Passigli, 1986 [1964],  978-88-368-0315-6. Norberto Bobbio, Giusnaturalismo e positivismo giuridico, prefazione di L. Ferrajoli, 4ª ed., Roma-Bari, Laterza,  [1965],  978-88-420-8668-0. Norberto Bobbio, Profilo ideologico del Novecento italiano, in Storia della letteratura italiana, 9 voll., direttori E. Cecchi e N. Sapegno,  9 (Il Novecento), Milano, Garzanti, 1965-69,  105-200,  . Ristampato come opera a sé stante, per Einaudi, nel 1986 ( 88-06-59313-7), quindi, nuovamente per Garzanti, nel 1990 ( 88-11-67410-7). Norberto Bobbio, Saggi sulla scienza politica in Italia, 2ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2005 [1969],  978-88-420-6387-2. Norberto Bobbio, Diritto e Stato nel pensiero di Emanuele Kant, lezioni raccolte dallo studente Gianni Sciorati, 2ª ed., Torino, Giappichelli, 1969 [1957],  . Norberto Bobbio, Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo, Torino, Einaudi, 1971,  . Norberto Bobbio, La teoria delle forme di governo nella storia del pensiero politico, anno accademico 1975-76, Torino, Giappichelli, 1976,  978-88-348-0525-1. Norberto Bobbio, Quale socialismo? Discussione di un'alternativa, 5ª ed., Torino, Einaudi, 1977,  . Norberto Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, 4ª ed., Bologna, Il Mulino, 2009 [1979],  978-88-15-13300-7. Norberto Bobbio, Studi hegeliani. Diritto, società civile, Stato, Torino, Einaudi, 1981,  . Norberto Bobbio, Le ideologie e il potere in crisi. Pluralismo, democrazia, socialismo, comunismo, terza via e terza forza, Firenze, Le Monnier, 1981,  88-00-84034-5. Norberto Bobbio, Il futuro della democrazia. Una difesa delle regole del gioco, Torino, Einaudi, 1984,  88-06-57547-3. Norberto Bobbio, Maestri e compagni, 3ª ed., Firenze, Passigli, 1994 [1984],  88-368-0309-1. Norberto Bobbio, Il terzo assente. Saggi e discorsi sulla pace e sulla guerra, 2ª ed., Casale Monferrato, Sonda,  [1989],  978-88-7106-007-1. Norberto Bobbio, Thomas Hobbes, Torino, Einaudi, 2004 [1989],  978-88-06-16968-8. Norberto Bobbio, L'età dei diritti, Torino, Einaudi,  [1990],  978-88-06-22343-4. Norberto Bobbio, Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea, Roma, Carocci, 2001 [1993],  88-430-1838-8. Norberto Bobbio, Elogio della mitezza e altri scritti morali, Milano, Il Saggiatore,  [1994],  978-88-428-1882-3. Norberto Bobbio, Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica, edizione del ventennale con una introduzione di M.L. Salvadori e due commenti vent'anni dopo di D. Cohn-Bendit e di M. Renzi, Roma, Donzelli,  [1994],  978-88-6843-262-1. Norberto Bobbio, Tra due repubbliche. Alle origini della democrazia italiana, con una nota storica di T. Greco, Roma, Donzelli, 1996,  978-88-7989-211-7. Norberto Bobbio, Eguaglianza e libertà, Torino, Einuadi, 2009 [1995],  978-88-06-19868-8. Norberto Bobbio, De senectute e altri scritti autobiograficiPolito, prefazione di G. Zagrebelsky, Torino, Einaudi, 2006 [1996],  978-88-06-18493-3. Norberto Bobbio, Né con Marx né contro Marx, C. Violi, Roma, Editori Riuniti,  [1997],  978-88-6473-197-1. Norberto Bobbio, Autobiografia, A. Papuzzi, 3ª ed., Roma-Bari, Laterza,  [1997],  978-88-420-5752-9. Norberto Bobbio, Teoria generale della politica, M. Bovero, Torino, Einaudi, 2009 [1999],  978-88-06-19985-2. Norberto Bobbio, Trent'anni di storia della cultura a Torino (1920-1950), introduzione di A. Papuzzi, Torino, Einaudi, 2002 [1977],  88-06-16250-0. Norberto Bobbio e Maurizio Viroli, Dialogo intorno alla repubblica, Roma-Bari, Laterza, 2003 [2001],  978-88-420-6953-9. Norberto Bobbio, Liberalismo e Democrazia, introduzione di F. Manni, Milano, Simonelli, 2006 [1985],  978-88-9320-148-3. Norberto Bobbio, Contro i nuovi dispotismi. Scritti sul berlusconismo, premessa di E. Marzo, postfazione di F. Sbarberi, Bari, Dedalo, 2008,  978-88-220-5508-8. Norberto Bobbio, Etica e politica. Scritti di impegno civile, progetto editoriale e saggio introduttivo di M. Revelli, Mondadori,  [2009],  978-88-04-63388-4. Note  Premio "Artigiano della Pace"giovanipace.sermig.org, su giovanipace.sermig.org. 3 dicembre  (archiviato dall'url originale l'8 dicembre ).  Premi e riconoscimenti a Norberto Bobbiocentenariobobbio.it, su centenariobobbio.it. 3 dicembre  12 settembre ).  Fondazione Internazionale BalzanPremiati: Norberto Bobbiobalzan.org  Hegel-Preis der Landeshauptstadt StuttgartStadt Stuttgart: Bisherige Preisträgerstuttgart.de  Luigi Ferrajoli, L'itinerario di Norberto Bobbio: dalla teoria generale del diritto alla teoria della democrazia , in Teoria politica, n. 3, 2004127. 4 luglio .  N. Bobbio, seconda tavola fuori testo.  Scrive Bobbio: «[Fui] esonerato, per mia vergogna, dalle ore di ginnastica per una malattia infantile restata, almeno per me, misteriosa». (Norberto Bobbio, De senectute, Einaudi, Torino 1996,  27, 31 e passim)  Fondo Norberto BobbioL'Inventario: Stanza studio Bobbio (SB)centrogobetti.it , su centrogobetti.it, 213-214. 4 dicembre .  N. Bobbio18.  Cesare Maffi, Massimo Bontempelli: punito da fascisti e antifascisti, in ItaliaOggi, n. 206, 1º settembre 11.  Nello Ajello, Una vita per la democrazia nel secolo delle dittature, su ricerca.repubblica.it, 10 gennaio 2004. 10 luglio  (archiviato il 10 luglio ).  Anna Pintore, RAVÀ, Adolfo Marco, in Dizionario biografico degli italiani,  86, Torino, Treccani, . 28 aprile .  A puro titolo d'esempio si veda Diego Gabutti, Norberto Bobbio non esitò a occupare la cattedra del professore ebreo Adolfo Ravà, cacciato dall'università per motivi razziali, in ItaliaOggi, 31 maggio 13. 28 aprile .  Francesco Gentile, Società italiana di filosofia del diritto (atti del XXV Congresso), La via della guerra e il problema della pace, Vincenzo Ferrari, Filosofia giuridica della guerra e della pace, Milano, Courmayeur, Franco Angeli, 21-23 settembre 2006545,  978-88-464-9578-5,  230711533. 10 luglio  (archiviato il 10 luglio ).  "Laicità e immanentismo nel pensiero di Norberto Bobbio", di Alfonso Di Giovine, in Democrazia e diritto, n. 4, 54.  Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, volume 9. Il pensiero contemporaneo: il dibattito attuale, UTET, Torino 1998361.  Norberto Bobbio, Tra due repubbliche: alle origini della democrazia italiana, Donzelli Editore, 1996 pag.149  88-7989-211-8  A ottobre del 1955 Fortini si reca in Cina in visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese con la prima delegazione italiana formata, tra gli altri, da Piero Calamandrei, Norberto Bobbio, Enrico Treccani e Cesare Musatti. Il viaggio durerà un mese e il diario della visita verrà pubblicato l'anno seguente in Asia Maggiore.  Così Fortini chiama scherzosamente Bobbio assimilandolo a Cartesio (Descartes) e al suo razionalismo  Franco Fortini, Asia Maggiore, Einaudi, Torino 1956,  121-123.  Ricordo di Norberto bobio, in Rivista di Filosofia,  XCV, n. 1, Bologna, Società Editrice Il Mulino, Aprile 2004. 13 marzo  (archiviato l'8 giugno 2004).  Proiflo biografico di Norberto Bobbio, su accademiadellescienze.it, 2005. 13 marzo  (archiviato il 13 marzo ).  N. Bobbio, decima tavola fuori testo.  "Non dobbiamo chiedere scusa per Piazza Fontana"  Guido Fassò, La democrazia in Grecia, Giuffrè Editore, Milano 1999XI.  «con l'aborto si dispone di una vita altrui». Affermava la necessità di evitare il concepimento non voluto e non gradito; e concludeva, rispondendo a Nascimbeni: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere».(in Intervista a Bobbio)  Senato della Repubblica, su senato.it.  N. Bobbio, ventesima tavola fuori testo.  Centenario Norberto Bobbio, su centenariobobbio.it 5 aprile 2009).  Premio Balzan [collegamento interrotto], su balzan.com.  I timori di Bobbio Democrazia senza partitiLa Repubblica  Ha lasciato scritto Norberto Bobbio: «Ho compiuto 90 anni il 18 ottobre. La morte dovrebbe essere vicina a dire il vero, l'ho sentita vicina tutta la vita. Non ho mai neppure lontanamente pensato di vivere così a lungo. Mi sento molto stanco, nonostante le affettuose cure di cui sono circondato, di mia moglie e dei miei figli. Mi accade spesso nella conversazione e nelle lettere di usare l'espressione 'stanchezza mortale'. L'unico rimedio alla stanchezza 'mortale' è il riposo della morte. Decido funerali civili in comune accordo con mia moglie e i miei figli. In un appunto del 10 maggio 1968 (più di trent'anni fa) trovo scritto: vorrei funerali civili. Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei padri, ma dalla Chiesa sì. Me ne sono allontanato ormai da troppo tempo per tornarvi di soppiatto all'ultima ora. Non mi considero né ateo né agnostico. Come uomo di ragione e non di fede, so di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e le varie religioni interpretano in vari modi. Alla morte si addice il raccoglimento, la commozione intima di coloro che sono più vicini, il silenzio. Breve cerimonia in casa, o, se sarà il caso, in ospedale. Nessun discorso. Non c'è nulla di più retorico e fastidioso dei discorsi funebri». (Ne La Repubblica del 10 gennaio 2004 la cronaca del funerale di Bobbio.)  Né ateo né agnostico ma lontano dalla Chiesa, in «La Repubblica», 10 gennaio 2004.  Norberto Bobbio, Scienza del diritto e analisi del linguaggio , in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, n. 2, giugno 1950,  342-367. 5 luglio .  Norberto Bobbio, Essere e dover essere nella scienza giuridica , in Rivista di filosofia, n. 3, luglio-settembre 1967,  235-262. 5 luglio .  «Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di disuguaglianza: la classe, la razza ed il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un'estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano». (da Destra e sinistra, Donzelli, Roma 1994)  N. BobbioLIV, nota 11: «È significativo che nella sua ultima lezione accademica tenuta come titolare della cattedra di Filosofia della politica a Torino il 16 maggio 1979, ‘presente’ come egli stesso ricorderà ‘il collega cui mi sentivo intellettualmente e politicamente più vicino, Alessandro Passerin d'Entrèves’, Bobbio abbia citato ‘con forza la celebre frase che subito dopo la Prima guerra mondiale, di fronte agli allievi, che pretendevano dal celebre professore un orientamento politico, Max Weber pronunciò: «La cattedra non è né per i demagoghi né per i profeti»’. (N. Bobbio, Il mestiere di vivere, il mestiere di insegnare, il mestiere di scrivere, colloquio con Pietro Polito, in “Nuova Antologia”, a. CXXXIV,  583, fasc. 2211, luglio-settembre 1999,  5-47)».  N. Abbagnano, Storia della filosofia,  IX, UTET per Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Torino 2006,  459-460, ove è detto: «Bobbio, dai primi anni Cinquanta in poi, ha ricorrentemente tallonato la sinistra marxista, provocandola con intenti costruttivi e spingendola ad un esame critico del suo persistente dogmatismo e settarismo. Il documento più importante di tali provocazioni, nel decennio in esame, è la raccolta di saggi Politica e cultura del 1955. Alcuni di questi saggi appaiono in origine sulla rivista ‘Nuovi argomenti' che [...] costituisce in quegli anni uno dei più significativi luoghi d'incontro tra area laica e quella marxista. Lì appare, nel 1954, uno dei saggi più provocatori, in senso costruttivo, [...] rivolti a quest'area (dalla quale si risponderà con gli interventi di Della Volpe e di Togliatti): quello dal titolo molto significativo Democrazia e dittatura».  Scrive Bobbio: «Pur non essendo mai stato comunista [...] [e] avendo dedicato la maggior parte degli scritti di critica politica a discutere coi comunisti su temi fondamentali come la libertà e la democrazia [...], [ho] sempre considerato i comunisti, o per lo meno i comunisti italiani, non come nemici da combattere ma come interlocutori di un dialogo sulle ragioni della sinistra». (N. Bobbio, Teoria generale della politica, Einaudi, Torino 2009618)  Sul pensiero di Bobbio circa il comunismo, si veda anche l'intervista Giancarlo Bosetti, «No, non c'è mai stato il comunismo giusto» , in l'Unità, 3 aprile 1998. Segue alla pagina successiva Archiviato il 26 agosto  in ..  N. Bobbio203.  N. BobbioXVII.  N. Bobbio, Elogio della mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano 19948.  Antonino Repaci, magistrato e uomo della Resistenza, nipote di Leonida Repaci  Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo, su beniculturali.ilc.cnr.it:8080. 19 febbraio  26 aprile ).  Sito della Presidenza della Repubblica, quirinale.it  Comune di Rivalta Bormida | La Biblioteca, su comune.rivalta.al.it. 14 luglio .   Norberto Bobbio, Giuseppe Tamburrano, Carteggio su marxismo, liberalismo, socialismo, Roma, Editori Riuniti,  978-88-359-5937-3 Pier Paolo Portinaro, Introduzione a Bobbio, Roma-Bari, Laterza, 2008,  978-88-420-8632-1. Voce "Norberto Bobbio" in , Biografie e bibliografie degli Accademici Lincei, Accademia dei Lincei, Roma 1976,  749–750 Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante. Politica e cultura nel pensiero di Norberto Bobbio, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Nunzio Dell'Erba, Norberto Bobbio l'accento sulla democrazia, in "Storia e problemi contemporanei", luglio-dicembre 1990, a. III, n. 6,  33–41. Angelo Mancarella, Norberto Bobbio e la politica della cultura. Le sfide della ragione, "Ideologia e Scienze sociali", 26, Lacaita Editore, Bari-Roma 1995 Giuseppe Gangemi, Meridione, Nordest, Federalismo. Da Salvemini alla Lega Nord, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996 Girolamo Cotroneo, Tra filosofia e politica. Un dialogo con Norberto Bobbio, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998,  978-88-7284-629-2. Silvio Paolini Merlo, Consuntivo storico e filosofico sul "Centro di Studi Metodologici" di Torino (1940-1979), Pantograf (CNR), Genova 1998 Morris Lorenzo Ghezzi, La distinción entre hechos y valores en el pensamento de Norberto Bobbio, Editorial U. Externado de Colombia, Bogotá 2007,  9789587109818 Tommaso Greco, Norberto Bobbio. Un itinerario intellettuale tra filosofia e politica, Donzelli, Roma 2000 Costanzo Preve, Le contraddizioni di Norberto Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale, CRT, Pistoia 2004 Gustavo Zagrebelsky, Massimo L. Salvadori, Riccardo Guastini, Norberto Bobbio tra diritto e politica, Laterza, Roma-Bari 2005 Marco Revelli , Norberto Bobbio maestro di democrazia e di libertà, Cittadella Editrice, Assisi 2005 Valentina Pazé , L'opera di Norberto Bobbio. Itinerari di lettura, Milano, Franco Angeli, 2005.  88-464-7037-0. Roberto Giannetti, Tra liberaldemocrazia e socialismo. Saggi sul pensiero politico di Norberto Bobbio, Plus, Pisa 2006 Antonio Punzi , Omaggio a Norberto Bobbio (1909-2004). Metodo, linguaggio, Scienza del diritto, Giuffrè, Milano 2007 Paola Agosti, Marco Revelli , Bobbio e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia nel '900, Aragno, Torino 2009 Enrico Peyretti, Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza , Claudiana, Torino () Nunzio Dell'Erba, Norberto Bobbio, in Id., Intellettuali laici nel '900 italiano", Vincenzo Grasso editore, Padova ,  235–254 Pier Paolo Portinaro, «Bobbio, Norberto» in Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Ruiz Miguel Alonso, Politica, historia y derecho en Norberto Bobbio [Fontamara ed.], . Mario G. Losano, Norberto Bobbio. Una biografia culturale, Carocci, Roma , 510   978-88-430-9269-7 Tommaso Greco, Norberto Bobbio e la storia della filosofia del diritto, in Diacronìa. Rivista di storia della filosofia del diritto, n. 2, ,  77-105,  978-88-333-9347-6. 25 marzo . Norberto Bobbio; Franco Pierandrei, Introduzione alla costituzione, Roma, Laterza, 1982,  896184660. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Norberto Bobbio Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Norberto Bobbio  Sito ufficiale, su centenariobobbio.it (archiviato dall'url originale).  Norberto Bobbio, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Norberto Bobbio / Norberto Bobbio (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Norberto Bobbio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Norberto Bobbio, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Norberto Bobbio, su Find a Grave.  Opere di Norberto Bobbio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Norberto Bobbio / Norberto Bobbio (altra versione), . Norberto Bobbio, su Goodreads.  Norberto Bobbio / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione), su senato.it, Senato della Repubblica.  Registrazioni di Norberto Bobbio, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Le opere di Norberto Bobbio (Biblioteca e Archivio "Norberto Bobbio" del Centro Studi "Piero Gobetti" di Torino), su erasmo.it. Commemorazione di Norberto Bobbio, su giornaledifilosofia.net. Epistolario Norberto BobbioDanilo Zolo Norberto Bobbio, dal sito dell'ANPIAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia (ultimo accesso del 15 ottobre 2009) I presupposti filosofici nell'opera di Norberto Bobbio di Franco Manni V D M Antifascismo (1919-1943) V D M Senatori a vita di nomina presidenziale Filosofia Politica  Politica Storia  Storia Categorie: Senatori della IX legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della X legislatura della Repubblica ItalianaSenatori dell'XI legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della XII legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della XIII legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della XIV legislatura della Repubblica ItalianaFilosofi italiani del XX secoloGiuristi italiani del XX secoloPolitologi italiani 1909 2004 18 ottobre 9 gennaio Torino TorinoSenatori a vita italianiReligione e politicaAntifascisti italianiPolitici del Partito d'AzioneBrigate Giustizia e LibertàPersone legate alla Resistenza italianaResistenza padovanaVincitori del premio BalzanTeorici dei diritti animaliPersonalità dell'agnosticismoOppositori della pena di morteProfessori dell'Università degli Studi di CamerinoProfessori dell'Università degli Studi di TorinoMembri dell'Accademia delle Scienze di TorinoRettori dell'Università degli Studi di TrentoLaureati Honoris Causa dell'BolognaFilosofi del dirittoFilosofi della politica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Bobbio," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

BOCCADIFERRO Grice: “Boccadiferro is a good one; he is what Oxonians call ‘a Renaissance man,’ and all’italiana, he has a beautiful carved grave – He was into ‘physica,’ or physics, what Lord Russell would call ‘stone-age metaphysics,’ but the Italians call ‘fisica medievale,’ and he was surely an Aristotelian – Platonic physics is a florentine, rather than a Bolognese thing – no wonder the first stadium ever in Italy started in Bologna, not Firenze, whose Accademia platonica was the place to see and be seen!” --  Ludovico Boccadiferro   Bologna: la tomba di Boccadiferro nella basilica di San Francesco Ludovico Boccadiferro (Bologna) filosofo e umanista italiano. Il suo nome latino è 'Ludovicus Buccaferrea,  Nato a Bologna nel 1482 da una illustre famiglia cittadina, dopo aver seguito le lezioni dei filosofi Alessandro Achillini dal quale derivò il suo orientamento averroistico, e forse Pietro Pomponazzi, presso lo Studio di Bologna, Ludovico Boccadiferro insegnò a sua volta filosofia nella medesima università. Nel 1525 si trasferì alla Sapienza di Roma ove ebbe modo di farsi apprezzare anche da papa Clemente VII. Alla Sapienza rimase sino al 1527 quando, a seguito del rovinoso sacco di Roma dei lanzichenecchi, tornò a Bologna per riprendere l'insegnamento che mantenne fino sua alla morte, avvenuta nella città natale a circa sessantatré anni nel 1545. È sepolto in una tomba monumentale all'interno della basilica di San Francesco a Bologna.  Scrisse diverse opere, in buona parte edite postume o mai pubblicate, sulla filosofia aristotelica.  Opere Explanatio libri I. Physicorum Aristotelis. Ex Ludouici Buccaferreae, ..., Venezia, in Academia Veneta, 1558. Noua explanatio Topicorum Aristotelis, Venezia, in Academia Veneta, 1559. Ludouici Buccaferrei Bononiensis, ... Lectiones, in quartum Meteororum Aristotelis librum, Venetiis, ex officina Francisci Senensis, 1563. Ludouici Buccaferrei Bononiensis philosophi praeclarissimi Lectiones super primum librum meteorologicorum Aristotelis, nunc recens in lucem editae. Additi etiam sunt duo indices, tum rerum, tum quaestionum copiosissimi, Venetiis, apud Ioannem Baptistam Somascum Papiensem, 1564. Domini Ludouici Buccaferrei ... Lectiones super tres libros De anima Arist. Nunc recens in lucem aeditae, cum copiosissimo indice tam rerum notabilium quam quaestionum quae in uniuerso opere continentur, Venetiis, apud Ioan. Baptistam Somascum, & fratres, 1566. Explanatio libri primi Physicorum Aristotelis. Ex Ludouici Buccaferrei, ... lectionibus excerpta. Recenti hac nostra editione quam potuit diligentissime expolita, atque elaborata, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici Buccaferrei Bononiensis ... Lectiones in Aristotelis Stagiritae libros, quos vocant Parua naturalia, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici Buccaferrei Bononiensis, ... Lectiones, in secundum, ac tertium meteororum Aristotelis libros, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici Buccaferrei Bononiensis ... In duos libros Aristotelis De generatione et corruptione doctissima commentaria. A Ioanne Carolo Saraceno nunc primùm castigata, atque diligentissimè repurgata. Necnon copiosissimo atque locupletissimo indice ab eodem nunc primùm amplificata atque illustrata, Venetiis, apud Franciscum de Franciscis Senensem, 1571. Ludouici Buccaferrei ... Lectiones super primum librum Meteorologicorum Aristotelis, duo additi etiam sunt indices, nempe rerum ac quæstiorum copiosissimi, Venetiis, apud hæredem Hieronymi Scoti, 1590. Note  Vedi Treccani.it L'Enciclopedia Italiana, riferimenti in .  Fonte Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Antonio Rotondò, «BOCCADIFERRO, Ludovico», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969. Charles H. Lohr, «The Aristotle commentaries of Ludovicus Buccaferrea», Nouvelles de la république des lettres, 1984, pp . 107-18.  Alessandro Achillini Averroè Aristotelismo Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ludovico Boccadiferro  Ludovico Boccadiferro, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Ludovico Boccadiferro, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Ludovico Boccadiferro, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Ludovico Boccadiferro, .  Ritratto di Ludovico Boccadiferro Quadreria dell'Bologna, Archivio storico. il 24 marzo . Averroismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Filosofia Filosofo Professore1482 1545 3 maggio Bologna BolognaUmanisti italiani

 

BOCCANEGRA Grice: “Boccanegra is a good one; we often laugh at Aquinas because he is a saint – but we have to recall that Aquinas never knew it – for centuries after his death he ain’t one! Boccanegra prefers to call him ‘Aquino,’ or ‘Aquinate,’ --.” Grice: “Boccanegra is like me a systematic philosopher: dalla metafisica alla etica – is that possible? Yes, what is the ‘paraidm,’ in Kuhn’s use of this tricky word? Esperienza, alla Locke! And co-experience in my conversational model!” --  Alberto Boccanegra   (n. Venezia),  filosofo.  Osvaldo Boccanegra nacque a Venezia, figlio primogenito di Antonio e Ida Camerin. Partecipò alla seconda guerra mondiale come sottotenente del Regio esercito, richiamato alle armi nel 1941. Nei giorni successivi all'armistizio di Cassibile riuscì a sottrarsi alle rappresaglie naziste e si ricongiunse all'esercito italiano a Catanzaro, dove spesso prestò servizio presso la Croce rossa.  Formazione Durante gli anni della leva trovò il tempo per dedicarsi allo studio dell'intero Organon di Aristotele. Nel 1948 ottenne il dottorato in filosofia presso l'Università Cattolica di Milano con una tesi dal titolo I primi principi in Duns Scoto. Presupposti e corollari. Nell'ateneo milanese, dove Boccanegra frequentava la cerchia dei neo-tomisti radunatisi attorno a Gustavo Bontadini, gli venne offerta la cattedra di filosofia teoretica che lui, tuttavia, rifiutò. In quegli anni scrisse e divulgò le sue idee alternative sulla rivista filosofica Vita e Pensiero. Entrò a far parte dell'Ordine Domenicano a San Domenico di Fiesole il 10 ottobre 1948 con il nome religioso di frà Alberto, che lo accompagnò di lì in poi anche in occasione della pubblicazione delle sue opere.  Il 14 ottobre 1949 entrò al Pontificio Ateneo Angelicum di Roma per lo studio delle materie filosofiche e teologiche dove nel 1953 discusse la sua tesi dottorale in filosofia (De dynamismo entis) e nel 1954 ottenne il lettorato in teologia grazie al suo Fundamenta metaphisica, tractatus de Deo secundum S. Thomam. Ordinato sacerdote a San Marco di Firenze il 25 luglio 1953 non abbandonò più il convento di San Domenico di Fiesole.  Attività filosofica, teologica e critica Boccanegra lasciò per sempre incompiuto il suo trattato dottorale in teologia, ma nel 1969 pubblicò comunque una esauriente sintesi del suo pensiero su vari numeri della rivista filosofica “Sapienza”. Fu per anni vice direttore della Commissione per la traduzione della Somma Teologica di Tommaso d'Aquino in Italiano presieduta da Tito Centi. Gli imponenti schemi riassuntivi sono consultabili nei 35 volumi editi dalle ESD di Bologna. Degne di nota furono le sue corpose introduzioni alla Summa di d'Aquino pubblicate in più edizioni a partire dal 1959.  Neotomista, è considerato da alcuni filosofo metafisico per altro tra i più rilevanti, mentre altri lo ricordano tra i teologi cattolici di spicco. La sua attività preferita tuttavia, fu l'insegnamento e la divulgazione. Negli anni settanta Professoreè professore di filosofia al Pontificio Ateneo Angelicum di Roma. Di tale corso ci restano le dispense dal titolo: Frammenti di metafisica iniziale. Per più di vent'anni ha insegnato filosofia e teologia nello Studio Teologico Accademico Bolognese e nello Studio Teologico Fiorentino.  Migliaia di pagine manoscritte sono conservate dopo la sua morte nell'archivio conventuale di San Domenico di Fiesole. Fu autore di pubblicazioni ed articoli filosofici comparsi o recensiti su riviste italiane ed internazionali.  Fu confessore ricercato soprattutto dai giovani. Nonostante una malattia che lo ha accompagnato e provato per quasi tutta la vita costringendolo a cure costanti, riusciva quotidianamente a fare escursioni per diversi chilometri. Quando negli ultimi anni le sue forze non gli permisero di continuare la ricerca, si dedicò alla preghiera costante, sia di giorno che di notte.  Saggi e pubblicazioni La beatitudine Gli atti umani (I-II, qq. 1-21), Edizioni Studio Domenicano, 1985 La prova radicale dell'esistenza di Dio e i suoi rapporti con l'antropologia, 1969 Osservazioni sul fondamento della moralità, 1975 Pluralismo teologico di «tolleranza» o di «diritto»?, 1966 Circa la relazione di G. Bontadini, 1973 La persona umana centro della metafisica tomistica, 1969 Note  Nome di battesimo.  Angelo Belloni, Biografia di Alberto Boccanegra, Ordine dei frati predicatori Domenicani, Provincia Romana di S. Caterina da Siena, luglio   Relatore Amato Masnovo.  Alberto Boccanegra, L'uomo in quanto persona centro della metafisica tomista, su “Sapienza”, numero 3-4, XXII (1969),  410-513  Alberto Boccanegra, “La Somma teologica”,  VIII, La Beatitudine; Gli Atti umani (I-II, qq.1-21)” (Prima edizione 1959, seconda 1984) Giuseppe Del Re, The cosmic dance: science discovers the mysterious harmony of the universe, Templeton Foundation Press, 2000,  1890151254. p. 62  Giuseppe Barzaghi, Diario di metafisica. Concetti e digressioni sul senso dell'essere, Volume 3, Studio Domenicano, 1997,  887094270870.  Giovanni Cavalcoli, Enrico Maria Radaelli, La questione dell'eresia in Rahner. Archiviato il 30 dicembre 2009 in ., articolo uscito su «Divinitas», anno LI, n. 3, III quadrimestre 2008.  Alberto Boccanegra, L'uomo in quanto persona centro della metafisica tomista, su "Sapienza", nn. 3-4, XXII, 1969,  410-513 Alberto Boccanegra, Il rinnovamento metodologico nell'insegnamento della filosofia, "Revue internationale de philosophie", Edizioni 87-90, 1969 L'homme et la moraleOrigine et sources de la morale thomisteÉlaboration de la théologie comme science dans l'œuvre de saint Thomas, "Revue thomiste", recensione, Volume 62, Saint-Maximin (France), École de théologie pour les missions176. "Revista nacional de cultura", recensione, Edizioni 173-178, Ministerio de Educación, Instituto Nacional de Cultura y Bellas Artes, 196653.311595467  Identities-311595467 Biografie  Biografie Cattolicesimo  Cattolicesimo Filosofo del XX secoloTeologi italiani 1920  19 ottobreMorti l'11 luglio Venezia FiesoleDomenicani italiani

 

BOCCHI: Grice: “Bocchi is a good one; and Bocchi is a good one – Gianluca Bocchi is a curator who lives in a Roman palazzo and whose expertise is ‘natura morta.’ Gianluca Bocchi is also a philosopher of science – as he calls it – My favourite piece by Bocchi is about collective thinking, -- solidarieta – Surely when I wrote ‘In defense of a dogma’ with my tutee we were being solidary with each other, and we own each sentence – collective thinking --.” Grice: “I could have called my desideratum the principle of conversational solidarity – I am thinking of course Butler in mind, and the whole bit is to see why (if at all – cf. Stalnaker) an utilitarian justification is insufficient, and we need recourse to Kant!” -- Gianluca Bocchi  «La nostra età non ha soltanto vissuto l'esperienza della relatività da ogni punto di vista. Ha fatto soprattutto l'esperienza dell'incompiutezza di ogni punto di vista. La contingenza, la singolarità e l'irripetibilità di ogni punto di vista sono condizioni indispensabili per avere accesso al mondo, per dialogare con gli altri punti di vista, per creare nuovi mondi»  «Per noi, raccogliere la sfida della complessità significa considerare la scienza una via importante per riannodare i legami con le altre tradizioni, per riscoprire con interesse i loro significati profondi, per esplorare la varietà delle esperienze cognitive, emotive, estetiche, spirituali della specie umana»  «Il nostro continente è sempre stato sede di migrazioni, di interazioni, di contrasti e di conflitti fra popoli e stirpi differenti, e questa diversità di radici è un elemento integrante dei suoi sviluppi passati e presenti.»  Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. -- Gianluca Bocchi (n. Milano), filosofo. Gianluca Bocchi È un filosofo della scienza e della storia, esperto di scienze biologiche ed evolutive, di storia globale, di storia urbana, di geopolitica, di storia delle idee, delle culture, delle lingue. Ha fra l'altro introdotto in Italia, con Mauro Ceruti, le tematiche concernenti le scienze dei sistemi complessi e la connessa epistemologia della complessità, contribuendo altresì alla loro diffusione a livello internazionale.  Pubblicazioni Disordine e costruzione. Un'interpretazione epistemologica dell'opera di Jean Piaget (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1981. Modi di pensare postdarwiniani. Saggio sul pluralismo evolutivo (con Mauro Ceruti), Bari, Dedalo, 1984. La sfida della complessità (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1985, (nuova edizione con nuova introduzione, Milano, Bruno Mondadori, 2007). Un nouveau commencement (con Edgar Morin e Mauro Ceruti), Seuil, Paris, 1991. L'Europa nell'era planetaria (con Edgar Morin e Mauro Ceruti), Milano, Sperling and Kupfer, 1991. Origini di storie (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1993,  88-07-10295-1. (tr. inglese The Narrative Universe, NJ, Hampton Press; tr. spagnola El sentido de la historia, Editorial Débate, Madrid; tr. portoghese Origens e Historias, Instituto Piaget, Lisbona). La formazione come costruzione di nuovi mondi, Roma, Formez-Censis, 1993. Solidarietà o barbarie. L'Europa delle diversità contro la pulizia etnica (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Raffaello Cortina, 1994. Le radici prime dell'Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Bruno Mondadori, 2001. Origini della scrittura. Genealogie di un'invenzione (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Bruno Mondadori, 2002. Educazione e globalizzazione (con Mauro Ceruti), Milano, Raffaello Cortina, 2004,  88-7078-865-2. Una e molteplice. Ripensare l'Europa (con Mauro Ceruti), Milano, Tropea, 2009. Le città di Berlino (con Laura Peters), Bologna, Bononia University Press, 2009. Le vie della formazione. Creatività, innovazione, complessità (con Francesco Varanini), Milano, Guerini, . L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Roma, Studium, ,  978-88-382-4323-3. Borderscaping: Imaginations and Practices of Border Making (a cura di, con Chiara Brambilla, Jussi Laine, James W. Scott), Farnham (Surrey, UK), Ashgate, . Note  Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, Origini di storie, Prefazione, Milano, Feltrinelli, 199312,  88-07-10295-1  Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, La sfida della complessità, Introduzione alla nuova edizione, Milano, Bruno Mondadori, 2007, p.XXII.  Gianluca Bocchi, L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Mille anni d'Europa, fra globale e locale, Roma, Studium, 26.  978-88-382-4323-3.  Sito ufficiale, su gianlucabocchi.it. 10 aprile  (archiviato dall'url originale l'8 settembre ). CE.R.CO, su cercounibg.it. 2 giugno  14 maggio ). Filosofia Filosofo Professore1954 19 dicembre Milano

 

bodei: Grice: “Bodei is a good one; of course he is sardo -- my favourite of his tracts is one on ‘condivisione’ and ‘beni communi’ – which is what my conversational pragmatics is all about --; he has also philosophised on the tricky Grecian concept of ‘harmony’, and the very charming Roman concept of ‘con-cordia’ – and he has explored the diagogic form of philosophy in his historical analysis of ‘la dialettica,’ – he has explored ‘ragione,’ vis-à-vis what he calls the ‘geometria delle passioni,’ and he has also shed light on the univocity or lack thereof of ‘virtu cardinali” – virtue is unitary, but some virtues are more unitary than others!” Grice: “Bodei has explored ‘coraggio,’ and other virtues.” – “In his geometry of passions, he sheds light on Plato’s convoluted idea that in my head I have the reason of a man; in my heart I have the will of a lion-like warrior, and in my gut I have the love of a multi-headed monster!” --  Essential Italian philosopher. Remo Bodei (n. Cagliari) filosofo e accademico italiano. Laureato all'Pisa, perfezionò la sua preparazione teoretica e storico-filosofica a Tubinga e Friburgo, frequentando le lezioni di Ernst Bloch ed Eugen Fink; a Heidelberg, con Karl Löwith e Dieter Henrich; poi all'Bochum. Conseguì inoltre il diploma di licenza e il diploma di perfezionamento della Scuola Normale Superiore.  Fu visiting professor presso le Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, Città del Messico, UCLA (Los Angeles) e tenne conferenze in molte università europee, americane e australiane.  Dal 1981 al 1983 fu nel comitato redazionale della rivista Laboratorio politico.  Dal 1995 collaborava con Massimo Cacciari, Massimo Donà, Giuseppe Barzaghi, Salvatore Natoli e Stefano Zamagni nell’iniziativa La filosofia nei luoghi del silenzio, un tentativo di coniugare filosofia e contemplazione nella forma del ritiro comunitario.  Dal 2006 fu docente di ruolo in Filosofia alla UCLA di Los Angeles, dopo aver a lungo insegnato Storia della filosofia ed Estetica alla Scuola Normale Superiore e all'Pisa, dove continuò a tenere, sia pur saltuariamente, qualche corso.  Era anche membro dell'Advisory Board internazionale dello IEDIstituto Europeo di Design.  Dal 13 novembre  Remo Bodei fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.  Remo Bodei è morto il 7 novembre , a 81 anni. Era marito della storica Gabriella Giglioni.  I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue.  Pensiero Si interessò a fondo della filosofia classica tedesca e dell'Idealismo, esordendo con la fondamentale monografia Sistema ed epoca in Hegel, dopo aver già tradotto in italiano l'importante Hegels Leben (Vita di Hegel) di Johann Karl Friedrich Rosenkranz. Appassionato cultore della poesia hölderliniana, all'autore dell'Hyperion dedicò saggi di notevole interesse. Con il volume Geometria delle passioni estese la sua meditazione anche a protagonisti della filosofia moderna come Cartesio, Hobbes e soprattutto Spinoza. Studioso del pensiero utopistico del Novecento, in particolare del marxismo eterodosso di Ernst Bloch e di autori 'francofortesi' come Theodor Adorno e Walter Benjamin, intervenne nella discussione sulla filosofia politica italiana, confrontandosi e dialogando in particolare con Norberto Bobbio, Michelangelo Bovero, Salvatore Veca e Nicola Badaloni. Nei suoi studi sull'estetica curò l'edizione dell'Estetica del brutto di Johann Karl Friedrich Rosenkranz e analizzò in particolare concetti centrali come le categorie del bello e del tragico. Costante la sua attenzione per Sigmund Freud e gli sviluppi della psicoanalisi, per le logiche del delirio e per fenomeni in apparenza quotidiani ma sconvolgenti come l'esperienza del déjà vu. Filosofo di una ragione laica, sulla scia di Ernst Bloch, autore di Ateismo nel cristianesimo, cercò di distillare anche nel teorico del compelle intrare, Agostino d'Ippona, le possibili linee di un "ordo amoris" capace di assicurarci quell'identità in cui, come vuole il Padre della Chiesa, saremmo noi stessi pienamente: dies septimus, nos ipsi erimus ("il settimo giorno saremo noi stessi").  Nel 1992 vinse il Premio Nazionale Letterario Pisa Sezione Saggistica.  Bodei inoltre curò la traduzione e l'edizione italiana di testi di Hegel, Karl Rosenkranz, Franz Rosenzweig, Ernst Bloch, Theodor Adorno, Siegfried Kracauer, Michel Foucault.  Molti suoi lavori hanno per oggetto lo spessore e la storia delle domande che riguardano la ricerca della felicità da parte del singolo, le indeterminate attese collettive di una vita migliore, i limiti che imprigionano l'esistenza e il sapere entro vincoli politici, domestici e ideali. Già in Scomposizioni (1987), affrontò alcuni temi della genealogia dell'uomo contemporaneo e propose la metafora della geometria variabile per indagare le strutture concettuali ed espositive che, contraendosi o espandendosi sino a noi, orientano la percezione e la formulazione di problemi. La sua analisi dell'interazione di queste configurazioni mobili proseguì in Geometria delle passioni (1991) e in Destini personali (2002) che hanno avuto rilevante successo di pubblico.  Alla divulgazione dell'amore per la filosofia dedicò alcune conferenze e un libro (Una scintilla di fuoco, 2005).  Negli ultimi tempi stava lavorando sulla storia e sulle teorie della memoria.  Citazioni «Ciascuno di noi vive nell'immaginazione altre vite, alimentate dai testi letterari e dai media. Per loro tramite tenta di porre rimedio alla limitatezza della propria esistenza. (citato in Corriere della sera, 16 gennaio 2009)»  «Malgrado i ripetuti annunci è certo che la filosofia, al pari dell'arte, non è affatto 'morta'. Essa rivive anzi a ogni stagione perché corrisponde a bisogni di senso che vengono continuamentee spesso inconsapevolmenteriformulati. A tali domande, mute o esplicite, la filosofia cerca risposte, misurando ed esplorando la deriva, la conformazione e le faglie di quei continenti simbolici su cui poggia il nostro comune pensare e sentire»  (Remo Bodei, La filosofia nel Novecento, Roma, Donzelli, 1997188) «Nel passato il progresso delle civiltà umane era relativo, sottoposto a cicli naturali di distruzioni e di rinascite, che ne spezzavano periodicamente il consolidamento e la crescita»  (Remo Bodei, Limite, Il Mulino, 66) Opere Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, Il Mulino, 1975. Riedizione ampliata con il titolo: La civetta e la talpa. Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, Il Mulino, . Hegel e Weber. Egemonia e legittimazione, (con Franco Cassano), Bari, De Donato, 1977 Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch, Napoli, Bibliopolis, 1979 (Seconda edizione ampliata, 1983). Scomposizioni. Forme dell'individuo moderno, Torino, Einaudi, 1987. Riedizione ampliata, Bologna, Il Mulino, . Hölderlin: la filosofia y lo trágico, Madrid, Visor, 1990. Ordo amoris. Conflitti terreni e felicità celeste, Bologna, Il Mulino, 1991 (Terza edizione ampliata, 2005). Geometria delle passioni. Paura, speranza e felicità: filosofia e uso politico, Milano, Feltrinelli, 1991 (Settima edizione ampliata, 2003). Le prix de la liberté, Paris, Éditions du Cerf, 1995. Le forme del bello, Bologna, Il Mulino, 1995. Seconda edizione riveduta e ampliata Bologna, Il Mulino, . La filosofia nel Novecento, Roma, Donzelli, 1997. Se la storia ha un senso, Bergamo, Moretti & Vitali, 1997. La politica e la felicità (con Luigi Franco Pizzolato), Roma, Edizioni Lavoro, 1997. Il noi diviso. Ethos e idee dell'Italia repubblicana, Torino, Einaudi, 1998. Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia, Roma-Bari, Laterza, 2000. I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo, Brescia, Morcelliana, 2001. Il dottor Freud e i nervi dell'anima. Filosofia e società a un secolo dalla nascita della psicoanalisi, Roma, Donzelli, 2001. Destini personali. L'età della colonizzazione delle coscienze, Milano, Feltrinelli, 2002. Delirio e conoscenza, Remo Bodei, in Il Vaso di Pandora, Dialoghi in psichiatria e scienze umane,  X, N. 3, 2002. Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia, Bologna, Zanichelli, 2005. Piramidi di tempo. Storie e teoria del déjà vu, Bologna, Il Mulino, 2006. Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia, Milano, Bompiani, 2008. Il sapere della follia, Modena, Fondazione Collegio San Carlo per FestivalFilosofia, 2008. Il dire la verità nella genealogia del soggetto occidentale in A.A. V.V., Foucault oggi, Milano, Feltrinelli, 2008. La vita delle cose, Roma-Bari, Laterza, 2009. Ira. La passione furente, Bologna, Il Mulino, . Beati i miti, perché avranno in eredità la terra (con Sergio Givone), Torino, Lindau, . Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri, Milano, Feltrinelli, . Limite, Bologna, Il Mulino, . Le virtù Cardinali (con Giulio Giorello, Michela Marzano e Salvatore Veca), Roma-Bari, Laterza, . Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, Bologna, Il Mulino, . Onorificenze Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.nastrino per uniforme ordinaria Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. — 1º giugno 2001. Di iniziativa del Presidente della Repubblica. Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademichenastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche immagine del nastrino non ancora presente Cittadino onorario di Siracusa, Modena, Carrara e Roccella Jonica. Note  È morto il filosofo Remo Bodei, aveva 81 anni, su fanpage.it, 7 novembre .  Repubblica 18/08/  Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.it. 7 novembre .  «Bodei Prof. Remo: Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana», sito della presidenza della repubblica. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Remo Bodei Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Remo Bodei  Remo Bodei, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Remo Bodei, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Remo Bodei, .   Pubblicazioni di Remo Bodei, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni di Remo Bodei, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Remo Bodei: Spinoza, un filosofo maledetto, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.it. Scheda del professor Bodei nel sito del Dipartimento di filosofia dell'Pisa, su fls.unipi.it. V D M Vincitori del Premio Dessì  Filosofia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1938  3 agosto 7 novembre Cagliari PisaAccademici dei LinceiAccademici italiani negli Stati Uniti d'AmericaProfessori della Scuola Normale SuperioreProfessori dell'Università della California, Los AngelesProfessori dell'PisaStudenti dell'Pisa. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Bodei," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

boezio: Grice: “Boezio is possibly my favourite Italian philosopher, only that he wasn’t really Italian – he found Vittorino’s Latin translation from the Grecian urn of Aristotle ‘rough,’ and provided a ‘newish’ one – but actually Vittorino had better intuitions about the lingo than Boezio did – and that is why Strawson preferred to tutor with the Vittorino translation – we covered all that Boezio wrote – and we never used the Patrologia edition, since we are protestant!” -- Possibly the most important Italian philosopher of all time. Grice loved Boethius“He made Aristotle intelligible at Clifton!” -- Anicius Manlius Severinus, Roman philosopher and Aristotelian translator and commentator. He was born into a wealthy patrician family in Rome and had a distinguished political career under the Ostrogothic king Theodoric before being arrested and executed on charges of treason. His logic and philosophical theology contain important contributions to the philosophy of the late classical and early medieval periods, and his translations of and commentaries on Aristotle profoundly influenced the history of philosophy, particularly in the medieval Latin West. His most famous work, The Consolation of Philosophy, composed during his imprisonment, is a moving reflection on the nature of human happiness and the problem of evil and contains classic discussions of providence, fate, chance, and the apparent incompatibility of divine foreknowledge and human free choice. He was known during his own lifetime, however, as a brilliant scholar whose knowledge of the Grecian language and ancient Grecian philosophy set him apart from his Latin contemporaries. He conceived his scholarly career as devoted to preserving and making accessible to the Latin West the great philosophical achievement of ancient Greece. To this end he announced an ambitious plan to translate into Latin and write commenbodily continuity Boethius, Anicius Manlius Severinus 91   91 taries on all of Plato and Aristotle, but it seems that he achieved this goal only for Aristotle’s Organon. His extant translations include Porphyry’s Isagoge an introduction to Aristotle’s Categories and Aristotle’s Categories, On Interpretation, Prior Analytics, Topics, and Sophistical Refutations. He wrote two commentaries on the Isagoge and On Interpretation and one on the Categories, and we have what appear to be his notes for a commentary on the Prior Analytics. His translation of the Posterior Analytics and his commentary on the Topics are lost. He also commented on Cicero’s Topica and wrote his own treatises on logic, including De syllogismis hypotheticis, De syllogismis categoricis, Introductio in categoricos syllogismos, De divisione, and De topicis differentiis, in which he elaborates and supplements Aristotelian logic. Boethius shared the common Neoplatonist view that the Platonist and Aristotelian systems could be harmonized by following Aristotle in logic and natural philosophy and Plato in metaphysics and theology. This plan for harmonization rests on a distinction between two kinds of forms: 1 forms that are conjoined with matter to constitute bodies  these, which he calls “images” imagines, correspond to the forms in Aristotle’s hylomorphic account of corporeal substances; and 2 forms that are pure and entirely separate from matter, corresponding to Plato’s ontologically separate Forms. He calls these “true forms” and “the forms themselves.” He holds that the former, “enmattered” forms depend for their being on the latter, pure forms. Boethius takes these three sorts of entities  bodies, enmattered forms, and separate forms  to be the respective objects of three different cognitive activities, which constitute the three branches of speculative philosophy. Natural philosophy is concerned with enmattered forms as enmattered, mathematics with enmattered forms considered apart from their matter though they cannot be separated from matter in actuality, and theology with the pure and separate forms. He thinks that the mental abstraction characteristic of mathematics is important for understanding the Peripatetic account of universals: the enmattered, particular forms found in sensible things can be considered as universal when they are considered apart from the matter in which they inhere though they cannot actually exist apart from matter. But he stops short of endorsing this moderately realist Aristotelian account of universals. His commitment to an ontology that includes not just Aristotelian natural forms but also Platonist Forms existing apart from matter implies a strong realist view of universals. With the exception of De fide catholica, which is a straightforward credal statement, Boethius’s theological treatises De Trinitate, Utrum Pater et Filius, Quomodo substantiae, and Contra Euthychen et Nestorium show his commitment to using logic and metaphysics, particularly the Aristotelian doctrines of the categories and predicables, to clarify and resolve issues in Christian theology. De Trinitate, e.g., includes a historically influential discussion of the Aristotelian categories and the applicability of various kinds of predicates to God. Running through these treatises is his view that predicates in the category of relation are unique by virtue of not always requiring for their applicability an ontological ground in the subjects to which they apply, a doctrine that gave rise to the common medieval distinction between so-called real and non-real relations. Regardless of the intrinsic significance of Boethius’s philosophical ideas, he stands as a monumental figure in the history of medieval philosophy rivaled in importance only by Aristotle and Augustine. Until the recovery of the works of Aristotle in the mid-twelfth century, medieval philosophers depended almost entirely on Boethius’s translations and commentaries for their knowledge of pagan ancient philosophy, and his treatises on logic continued to be influential throughout the Middle Ages. The preoccupation of early medieval philosophers with logic and with the problem of universals in particular is due largely to their having been tutored by Boethius and Boethius’s Aristotle. The theological treatises also received wide attention in the Middle Ages, giving rise to a commentary tradition extending from the ninth century through the Renaissance and shaping discussion of central theological doctrines such as the Trinity and Incarnation.  «Nulla è più fugace della forma esteriore, che appassisce e muta come i fiori di campo all'apparire dell'autunno.»  (Boezio, citato da Umberto Eco ne Il nome della rosa) Severino Boezio Boetius.png Magister officiorum del Regno Ostrogoto Durata mandatosettembre 522 – agosto 523 MonarcaTeodorico il Grande Console del Regno Ostrogoto Durata mandato510 Monarca Teodorico il Grande PredecessoreFlavio Importuno SuccessoreMagno Felice Flavio Secondino Senatore romano Durata mandato510 – settembre 524 Dati generali Professionefilosofo San Severino Boezio Fl Boetio (Flavio Boezio) - Studiolo di Federico da Montefeltro.jpg Fl Boetio (Flavio Boezio) - Studiolo di Federico da Montefeltro   Padre della Chiesa Martire    NascitaRoma, 475/477 MortePavia, 524/526 Venerato da Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi Ricorrenza23 ottobre Attributipalma Manuale Anicio Manlio Torquato Severino Boezio (in latino: Anicius Manlius Torquatus Severinus Boethius; Roma, 475/477 – Pavia, 524/526) è stato un filosofo e senatore romano.   Inter latinos aristotelis interpretes et aetate primi, et doctrina praecipui dialectica, 1547. Da BEIC, biblioteca digitale Noto come Severino Boezio, o anche solo come Boezio, con le sue opere ha avuto una profonda influenza sulla filosofia cristiana del Medioevo, tanto che alcuni lo collocarono tra i fondatori della Scolastica[1]. Fu principale collaboratore del re Teodorico, ricoprendo la carica di magister officiorum. Boezio, nel clima di rilancio della cultura che la pace rese possibile durante il regno del re goto, concepì l'ambizioso progetto di tradurre in latino le opere di Platone e di Aristotele. Teodorico, nei suoi ultimi anni, divenne sospettoso di tradimenti e congiure, e Severino venne imprigionato a Pavia e giustiziato.  Papa Leone XIII ne approvò il culto per la Chiesa in Pavia, che ne custodisce i resti nella basilica di San Pietro in Ciel d'Oro e lo festeggia il 23 ottobre[2].Discendeva da una nobile famiglia, i cui membri avevano avuto carriere prestigiose. Suo padre fu probabilmente Manlio Boezio, prefetto del pretorio d'Italia, due volte prefetto di Roma e console nel 487; probabilmente suo nonno fu il Boezio prefetto del pretorio sotto Valentiniano III, ed è verosimile che fosse imparentato col Severino console nel 461 e col Severino Iunior console nel 482. Boezio era anche imparentato con la nobile e antica gens Anicia (gens a cui apparteneva san Gregorio Magno e san Benedetto da Norcia), oltre che con lo scrittore Magno Felice Ennodio.[3] Alla morte del padre avvenuta intorno al 490, fu affidato ad una nobile famiglia romana, probabilmente quella di Quinto Aurelio Memmio Simmaco, la cui figlia Rusticiana Boezio sposerà intorno al 495; la coppia ebbe due figli, Boezio e Simmaco, che proseguirono la tradizione di famiglia di ricoprire ruoli prestigiosi diventando entrambi consoli nel 522.  L'evento fondante della vita politica di Boezio fu la vittoria (493) del re degli Ostrogoti Teodorico il Grande su Odoacre, re degli Eruli e sovrano d'Italia; fu l'inizio del regno degli Ostrogoti sull'Italia (con Ravenna come capitale e Pavia e Verona come sedi reali) e della difficile convivenza tra questi e la popolazione romana.  Boezio studiò alla scuola di Atene, retta dallo scolarca Isidoro di Alessandria, dove si insegnavano soprattutto Aristotele e Platone insieme con le quattro scienze fondamentali per la comprensione della filosofia platonica, l'aritmetica, la geometria, l'astronomia e la musica; qui conobbe forse il giovane e futuro grande commentatore di Aristotele, Simplicio. S'iniziava con lo studio della logica aristotelica, preceduta dall'introduzione, l'Isagoge, di Porfirio; è il piano che Boezio seguirà nel compito che un giorno vorrà assumersi di tradurre in latino, commentare e accordare i due pensatori greci.  Al periodo intorno al 502 si fa risalire l'inizio della sua attività letteraria e filosofica: scrisse i trattati del quadrivio, le quattro scienze fondamentali del tempo, il De institutione arithmetica, il De institutione musica e i perduti De institutione geometrica e De institutione astronomica. Qualche anno dopo tradusse dal greco in latino e commentò l'Isagoge di Porfirio, un'introduzione alle Categorie di Aristotele, che avrà un'enorme diffusione nei secoli a venire.  La sua erudizione era ben nota e apprezzata: nel 507 Teodorico lo interpellò riguardo alla richiesta ricevuta dal re burgundo Gundobado per un orologio ad acqua, e menzionò la sua conoscenza del greco e la sua opera di traduzione dal greco al latino;[4] quello stesso anno Teodorico consultò Boezio riguardo a un suonatore di lira, richiestogli dal sovrano franco Clodoveo I, in quanto era al corrente della conoscenza della teoria musicale da parte dell'erudito romano.[5]  La fama così ottenuta gli procurò il rango di patricius (già nel 507)[4] e nel 510 la nomina al consolato sine collega da parte della corte imperiale di Costantinopoli, carica biennale che gli dà diritto a un seggio permanente nel Senato romano.  Da questi anni fino al 520 tradusse e commentò le Categorie e il De interpretatione di Aristotele, scrisse il trattato teologico Contra Eutychen et Nestorium, il perduto commento ai Primi Analitici di Aristotele, un De syllogismis categoricis, un De divisione, gli Analytica posteriora, un De hypotheticis syllogismis, la traduzione, perduta, dei Topica di Aristotele e un commento ai Topica di Cicerone. Partecipò ai dibattiti teologici del tempo: intorno al 520 compose il De Trinitate, dedicato al nonno Simmaco, l'Utrum Pater et Filius et Spiritus Sanctus de divinitate substantialiter praedicentur, il Quomodo substantiae in eo quod sint bonae sint, cum non sint substantialia sint. L'interesse di Boezio e di molta parte del patriziato romano per i problemi teologici che avevano il loro centro soprattutto in Oriente, con i dibattiti sull'arianesimo, misero in allarme Teodorico, che sospettava un'intelligenza politica della classe senatoria romana con l'Impero, la cui ostilità verso i Goti ariani era sempre stata appena malcelata.  Appena terminati i De sophisticis elenchis, perduti, e i De differentiis topicis, Boezio fu chiamato alla corte di Teodorico, per discutere della non facile convivenza fra gli elementi gotici e italici della popolazione. Nel 522 i suoi due figli ebbero l'onore del consolato; in tale occasione Boezio pronunciò un panegirico in onore di Teodorico di fronte al Senato romano.[6] Nel settembre di quello stesso anno fu nominato magister officiorum, carica che tenne fino all'agosto successivo, e Boezio stesso elenca tra gli atti che compì in tale carica, come l'aver impedito ad alcuni militari ostrogoti di vessare i deboli, l'aver osteggiato la pesante tassazione che gravava sulla Campania in periodo di carestia, l'aver salvato le proprietà di Paolino, l'aver difeso da un processo ingiusto l'ex-console Albino;[7] proprio quest'ultima azione causò la caduta in disgrazia di Boezio, e la composizione della sua opera più famosa.  Era infatti accaduto che a Pavia il referendarius Cipriano aveva sequestrato alcune lettere dirette alla corte di Bisanzio, in base alle quali Cipriano accusò il nobile romano Albino di complottare ai danni di Teodorico. Boezio difese Albino, affermando che le accuse di Cipriano erano false, e che se Albino era colpevole, allora lo erano anche Boezio stesso e tutto il Senato.[8] Gli furono avanzate delle nuove accuse fondate su sue lettere, forse falsificate, nelle quali Boezio avrebbe sostenuto la necessità di «restaurare la libertà di Roma»; fu allora sostituito nella sua carica da Cassiodoro e, nel settembre 524, incarcerato a Pavia con l'accusa di praticare arti magiche; qui ebbe inizio la composizione della sua opera più nota, il De consolatione philosophiae.   La tomba di Severino Boezio nella Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. Boezio fu giudicato a Roma da un collegio di cinque senatori, estratti a sorte, presieduto dal praefectus urbi Eusebio. Questi, nell'estate del 525, notificò la sentenza di condanna a morte di Boezio, che fu ratificata da Teodorico ed eseguita presso Pavia, nell'Ager Calventianus, una località che non si è potuta identificare con certezza. Secondo alcuni studiosi, l'Ager Calventianus sarebbe da identificare con la scomparsa località di Calvenza, presso Villaregio dove, nel XIX secolo, venne scoperta una grande epigrafe del VI secolo, ora conservata nei Musei Civici di Pavia, che fu forse la lastra tombale di Boezio[9]. Lo storico bizantino Procopio racconta che, poco dopo l'esecuzione di Boezio e Simmaco, a Teodorico fu servito un pesce di sproporzionate dimensioni nella cui testa gli parve di vedere il teschio del secondo che lo fissava minaccioso. Sconvolto da ciò, Teodorico si ammalò e morì poco dopo in preda ad allucinazioni e rimorsi. Un'altra leggenda post mortem di Boezio narra che un cavallo nero si presentò da Teodorico, che volle a forza montarlo. Il cavallo, insensibile alle redini, iniziò a correre con il cavaliere incollato alla sella, finché arrivò al Vesuvio, nel cratere del quale rovesciò Teodorico.  Severino Boezio ebbe due mogli. La prima fu la poetessa siciliana Elpide, morta nel 504. La seconda fu Rusticiana.[10]  Il pensiero di Boezio Le discipline filosofiche  Boezio e l'Aritmetica in un manoscritto tedesco del XV secolo  Boezio insegna agli studenti, miniatura, 1385 Consapevole della crisi della cultura latina del suo tempo, Boezio avvertì la necessità di tramandare e conservare le conoscenze elaborate nel mondo greco. Data alla filosofia la definizione di amore della sapienza, da lui intesa come causa della realtà e perciò sufficiente a sé stessa, la filosofia, come amore di quella, è anche amore e ricerca di Dio, che è la sapienza assoluta. La filosofia è conoscenza di tre tipi di esseri. Gli intellettibili - termine tratto da Mario Vittorino - sono gli esseri immateriali, concepibili solo dall'intelletto, senza l'ausilio dei sensi, come Dio, gli angeli, le anime; il ramo della filosofia che di questi si occupa è propriamente la teologia.  Gli intelligibili sono invece gli esseri presenti nelle realtà materiali, le quali sono percepite dai sensi ma quelli sono concepibili dall'intelletto: gli intelligibili sono dunque gli intellettibili in forma materiale. La natura è infine oggetto della fisica, suddivisa in sette discipline: quelle del quadrivium - aritmetica, geometria, musica e astronomia - e del trivium - grammatica, logica e retorica. Le scienze del quadrivio sono per Boezio i quattro gradi che portano alla sapienza: il quadrivio «deve essere percorso da coloro la cui mente superiore può essere sollevata dalla sensazione naturale agli oggetti più sicuri dell'intelligenza». La prima delle discipline del quadrivio, «il principio e la madre» delle altre è, per Boezio, l'aritmetica; il De institutione arithmetica, scritta intorno al 505 e dedicata al suocero Simmaco, è ripresa dall'Introduzione all'Aritmetica di Nicomaco di Gerasa.  Nel suo De institutione musica, la cui fonte sono gli Elementi armonici di Tolomeo e un'opera perduta di Nicomaco, distingue tre generi di musica: una musica cosmica, mundana, che non è percepibile dall'uomo ma deve derivare dal movimento degli astri, dal momento che l'universo, secondo Platone, è strutturato sul modello degli accordi musicali, la cui armonia è fondata sull'equilibrio dei quattro elementi presenti in natura - acqua, aria, terra e fuoco; una musica humana, espressione della mescolanza, nell'uomo, dell'anima e del corpo e derivante dal rapporto fra l'elemento fisico e l'elemento intellettuale e pertanto percepibile con un'attività di introspezione in noi stessi; la musica ha una profonda influenza sulla vita umana: è l'armonia dell'uomo con sé stesso e di sé con il mondo. Infine, esiste naturalmente la musica pratica, strumentale, musica instrumentis constituta, ottenuta dalle vibrazioni degli strumenti e dalla voce. Le altre due opere di geometria e di astronomia, tratte dagli Elementi di Euclide e dall'Almagesto di Tolomeo, sono andate perdute.  La logica L'acquisizione delle discipline del trivium - grammatica, retorica e logica - è utile per esprimere al meglio la conoscenza che già si possiede. La logica di Boezio è in sostanza un commento della logica di Aristotele, dal momento che egli segue l'Isagoge, il commento alla logica aristotelica del neoplatonico Porfirio, che Boezio conobbe dapprima nella traduzione latina di Vittorino e poi direttamente dal testo greco di Porfirio, oltre a tradurre le Categorie e il De interpretatione di Aristotele. Le categorie, secondo Aristotele, sono i diversi significati che i termini (όροι) usati in una discussione possono assumere; un medesimo vocabolo - per esempio uomo - può significare un uomo reale, l'uomo in generale, un uomo rappresentato in una scultura; per evitare confusioni, al termine "uomo", che è una categoria sostanza, aggiungendo altre nove categorie, ossia colore, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, situazione, stato, azione e passione, un discorso, che ha per soggetto la sostanza "uomo", sarà chiaramente individuato.  Al soggetto sostanza si possono unire dei predicati, distinti da Aristotele in cinque modi diversi: il genere, la specie, la differenza, la proprietà e l'accidente. Il genere è il predicato più generale di un soggetto: al soggetto "Socrate" appartiene allora il genere "animale" e, caratterizzando più in particolare con l'indicare la specie come sottoclasse del genere, si potrà dire che Socrate è un animale di specie "uomo". Le sostanze "prime", quelle che indicano le cose, gli oggetti sensibili, esistono di per sé, secondo Aristotele, mentre il genere e la specie sono indicate da Aristotele come sostanze "seconde", e non è chiaro se esse esistano di per sé. A questo proposito «non dirò», scrive Porfirio, «riguardo ai generi e alle specie, se siano sostanze esistenti per sé, o se siano semplici pensieri; se siano realtà corporee o incorporee; se siano separate dai sensibili ovvero poste in essi. Poiché questa è impresa molto ardua, che ha bisogno di più vaste indagini».   Boezio in un manoscritto medievale. Allo stesso modo Boezio si pone il problema se i generi e le specie siano realtà esistenti di per sé, come esistono realmente i singoli individui, e se, in questo caso, siano realtà spirituali o materiali e, se materiali, esistano in unione con le realtà sensibili o se siano separate; oppure, non esistendo di per sé, se siano semplici categorie dello spirito umano che le abbia concepite per necessità di linguaggio.  La risposta di Boezio è che «Platone ritiene che i generi, le specie e gli altri universali non siano soltanto conosciuti separatamente dai corpi, ma che esistano e sussistano indipendentemente da quelli; invece Aristotele pensa che gli incorporei e gli universali sono sì oggetto di conoscenza, ma che non sussistono che nelle cose sensibili. Quale di queste opinioni sia la vera, io non ho avuto l'intenzione di decidere, perché è compito di più alta filosofia. Noi abbiamo deciso di seguire l'opinione di Aristotele, non perché l'approviamo totalmente ma perché questo libro l'Isagoge di Porfirio è scritto seguendo le Categorie di Aristotele».  Tuttavia Boezio dà una risposta al problema degli universali, prendendola da Alessandro d'Afrodisia: il pensiero umano è in grado di separare dagli oggetti sensibili nozioni astratte, come quelle di "animale" e di "uomo"; anche se il genere e la specie non potessero esistere separati dal corpo, non per questo ci è impedito di pensarli separatamente da esso. I cinque predicabili o universali, se non sono delle sostanze, come vuole Aristotele, sono allora dei concetti (intellectus): «uno stesso soggetto è universale quando lo si pensa ed è singolare quando lo si coglie con i sensi nelle cose»; platonicamente, egli riafferma così l'esistenza di oggetti propri della mente che non possono essere conosciuti sensibilmente. Boezio non riprende la teoria aristotelica dell'intelletto agente, che spiegherebbe come sia possibile al pensiero separare ciò che è unito: nel suo commento all'Isagoge questa operazione di astrazione resta inspiegata ma verrà ripresa, in diversa forma, nel De consolatione philosophiae. Sono quattro gli scritti boeziani che trattano di questioni teologiche: il Contra Eutychen et Nestorium, o De persona et duabus naturis in Christo, dedicato a un diacono Giovanni, che potrebbe essere il futuro papa Giovanni I, fu composto nel 512 come contributo al controverso dibattito sulla persona e sulla natura, umana e divina, di Cristo. Eutiche sosteneva l'esistenza in Cristo di una natura divina in una persona divina, mentre Nestorio, sostenendo l'identità di persona e natura, sosteneva che Cristo avesse avuto due nature, una divina e una umana e perciò anche due persone, una divina e una umana. Boezio si preoccupa innanzi tutto di chiarire i significati delle parole, affinché non si creino contrasti dovuti a semplici fraintendimenti.  Distingue tre diversi significati del termine «natura», natura come «predicato di tutte le cose esistenti», natura come «predicato di tutte le sostanze corporee e incorporee» e natura come «differenza specifica che dà forma a qualsiasi realtà»; definisce poi con "persona" una «sostanza individua di natura razionale» riferibile agli uomini, agli angeli e a Dio. Scrive infatti (Contra Eutychen, 2, 3): «la persona non si può mai applicare agli universali, ma soltanto ai particolari e agli individui: non esiste infatti la persona dell'uomo in genere o dell'uomo in quanto animale. Pertanto se la persona appartiene soltanto alle sostanze e soltanto a quelle razionali, se ogni natura è una sostanza, e se la persona sussiste non negli universali ma soltanto negli individui, essa si può così definire: "la sostanza individua di natura razionale"».  Ma Boezio non pretende di aver dato una parola definitiva sulla controversia: occorre che sia «il linguaggio ecclesiastico a scegliere il nome più adatto»; per quello che lo riguarda, egli dichiara di non essere «tanto vanitoso da anteporre la mia opinione a un giudizio più sicuro. Non è in noi la sorgente del bene e nelle nostre opinioni non vi è nulla che dobbiamo preferire a ogni costo; da Colui che solo è buono derivano tutte le cose veramente buone». Intorno al 518 fu composto il De hebdomadibus, o Ad eundem quomodo substantiae in eo quod sint, bonae sint, cum non sint substantialia sint, ossia In che modo le sostanze siano buone in quel che sono, pur non essendo beni sostanziali, ove Boezio distingue, nell'ente, l'essere e il «ciò che è» l'id quod est, ciòe il soggetto individuale che possiede l'essere: per Boezio «l'essere non è ancora, ma ciò che ha ricevuto la forma dell'essere, quello è e sussiste».  Stabilito che «tutto ciò che è tende al bene», si pone il problema se possano definirsi buoni gli enti finiti, la cui essenza non è la bontà; distingue allora i beni che sono tali in sé dai «beni secondi», ossia quelli che lo sono in quanto partecipano della bontà, per giungere alla conclusione che anche il «bene secondo» è buono, essendo «scaturito da quello il cui essere stesso è buono», ossia dal primo Essere che è anche e necessariamente il primo Bene. Nel De sancta Trinitate o Quomodo trinitas unus Deus, uno scritto successivo al 520, si pone il problema se a Dio, come a tutte le persone della Trinità, si applichino le categorie della logica, e se dunque siano una sostanza e se sia possibile che abbiano degli attributi; lo stesso tema, in forma sintetica, è espresso nell'Ad Johannem diaconum utrum Pater et Filius et Spiritus Sanctus de divinitate substantialiter praedicentur.  Il De consolatione philosophiae  La consolazione della filosofia, miniatura del 1485.  Boezio in prigione, miniatura, 1385. Scritta durante la carcerazione, i cinque libri del De consolatione si presentano come un dialogo nel quale la Filosofia, personificata da «una donna di aspetto oltremodo venerabile nel volto, con gli occhi sfavillanti e acuti più della normale capacità umana; di colorito vivo e d'inesausto vigore, benché tanto avanti con gli anni da non credere che potesse appartenere alla nostra epoca», dimostra che l'afflizione patita da Boezio per la sventura che lo ha colpito non ha in realtà bisogno di alcuna consolazione, rientrando nell'ordine naturale delle cose, governate dalla Provvidenza divina.  Si può dividere l'opera in due parti, una costituita dai primi due libri e l'altra dagli ultimi tre. È una distinzione che corrisponde a quanto raccomandato dallo stoico Crisippo nella cura delle afflizioni: quando l'intensità della passione è al culmine, prima di ricorrere ai rimedi più efficaci, occorre attendere che essa si attenui. Così infatti si esprime la Filosofia (I, VI, 21): «siccome non è ancora il momento per rimedi più energici, e la natura della mente è tale che, respingendo le vere opinioni, subito si riempie di errori, dai quali nasce la caligine delle perturbazioni che confonde l'intelletto, io cercherò di attenuare a poco a poco questa oscurità in modo che, rimosse le tenebre delle passioni ingannevoli, tu possa conoscere lo splendore della luce vera».  Una medicina leggera, «qualcosa di dolce e di piacevole che, penetrato al tuo interno, apra la strada a rimedi più efficaci», è la comprensione della natura della fortuna, esposta nel II libro utilizzando temi della filosofia stoica ed epicurea. La fortuna (II, I, 10 e segg.) «era sempre la stessa, quando ti lusingava e t'illudeva con le attrattive di una felicità menzognera [...] se l'apprezzi, adeguati ai suoi comportamenti, senza lamentarti. Se aborrisci la sua perfidia, disprezzala [...] ti ha lasciato colei dalla quale nessuno può essere sicuro di non essere abbandonato [...] ti sforzi di trattenere la ruota della fortuna, che gira vorticosamente? Ma, stoltissimo fra tutti i mortali, se si fermasse, non sarebbe più lei». Del resto, quello che la fortuna ci dà, saremo noi stessi a doverlo abbandonare in quell'ultimo giorno della nostra vita che (II, III, 12) «è pur sempre la morte della fortuna, anche della fortuna che dura. Che importanza credi allora che abbia, se sia tu a lasciarla morendo, o se sia lei a lasciarti, fuggendo?».  Se dunque ci rende infelice tanto il suo abbandono durante la nostra vita, quanto il fatto che, morendo, dobbiamo abbandonare i doni che quella ci ha elargito in vita, allora la nostra felicità non può consistere in quei doni effimeri, in cose mortali, e neppure nella gloria, nel potere e nella fama, ma deve essere dentro noi stessi. Si tratta allora di conoscere «l'aspetto della felicità vera», dal momento che ciascuno (III, II, 1) «per vie diverse, cerca pur sempre di giungere a un unico fine, che è quello della felicità. Tale fine consiste nel bene: ognuno, una volta che l'abbia ottenuto, non può più desiderare altro». Dimostrato che (III, IX, 2) «con le ricchezze non si ottiene l'autosufficienza, non la potenza con i regni, non con le cariche il rispetto, non con la gloria la fama, né la gioia con i piaceri», tutti beni imperfetti, occorre determinare la forma del bene perfetto, «questa perfezione della felicità».  Ora, il bene perfetto, il «Sommo Bene», è Dio, dal momento che, secondo Boezio, sviluppando una concezione neoplatonica (III, X, 8) «la ragione dimostra che Dio è buono in modo da poterci convincere che in lui vi è anche il bene perfetto. Se infatti non fosse tale, non potrebbe essere l'origine di ogni cosa; vi sarebbe altro, migliore di lui, in possesso del bene perfetto, a lui precedente e più prezioso; è chiaro che le cose perfette precedono quelle imperfette. Pertanto, per non procedere all'infinito col ragionamento, dobbiamo ammettere che il sommo Dio sia del tutto pieno del bene sommo e perfetto; ma s'era stabilito che il bene perfetto sia la vera felicità: dunque la vera felicità è posta nel sommo Dio».  Nel IV libro (I, 3) Boezio pone il problema di come «pur esistendo il buon reggitore delle cose, i mali esistano comunque ed siano impuniti [...] e non solo la virtù non venga premiata ma sia persino calpestata dai malvagi e punita al posto degli scellerati». La risposta, secondo lo schema platonico, della Filosofia, è che tutti, buoni e malvagi, tendono al bene; i buoni lo raggiungono, i malvagi non riescono a raggiungerlo per loro propria incapacità, mancanza di volonta, debolezza. Perché infatti i malvagi (IV, II, 31 - 32) «abbandonata la virtù, ricercano i vizi? Per ignoranza di ciò che è bene? Ma cosa c'è di più debole della cecità dell'ignoranza? Oppure sanno cosa cercare ma il piacere li allontana dalle retta via? Anche in questo caso si dimostrano deboli, a causa dell'intemperanza che impedisce loro di opporsi al male? oppure abbandonano il bene consapevolmente e si volgono al vizio? Ma anche così cessano di essere potenti e cessano persino di essere del tutto». Infatti il bene è l'essere e chi non raggiunge il bene è privo necessariamente dell'essere: dell'uomo ha solo la parvenza: «tu potresti chiamare cadavere un uomo morto, ma non semplicemente uomo; così, i viziosi sono malvagi ma nego che essi siano in senso assoluto».  Nel quinto e ultimo libro Boezio tratta il problema della prescienza e provvidenza divina e del libero arbitrio. Definito il caso (I, I, 18) «un evento inaspettato prodotto da cause che convergono in cose fatte per uno scopo determinato», per Boezio il concorrere e confluire di quelle cause è «il prodotto di quell'ordine che, procedendo per inevitabile connessione, discende dalla provvidenza disponendo le cose in luoghi e in tempi determinati». Il caso, dunque, non esiste in sé stesso, ma è l'evento di cui gli uomini non riescono a stabilire le cause che lo hanno determinato. È compatibile allora il libero arbitrio dell'uomo con la presenza della prescienza divina e a cosa dovrebbe servire pregare che qualcosa avvenga o meno, se già tutto è stabilito? La risposta della Filosofia è che la previdenza di Dio non dà necessità agli eventi umani: essi restano la conseguenza della libera volontà dell'uomo anche se sono previsti da Dio.  Ma questo stesso problema, così posto dall'uomo, non è nemmeno corretto. Dio è infatti eterno, nel senso che non è soggetto al tempo; per lui non esiste il passato e il futuro, ma un eterno presente; il mondo, invece, anche se non avesse avuto nascita, sarebbe perpetuo, ossia soggetto al mutamento e dunque soggetto al tempo; nel mondo esiste pertanto un passato e un futuro. La conoscenza che Dio ha delle cose non è a rigore un "vedere prima", una pre-videnza, ma una provvidenza, un vedere nell'eterno presente tanto gli eventi necessari, come sono quelli regolati dalle leggi fisiche, che gli eventi determinati dalla libera volontà dell'uomo.  La fortuna della Consolazione fu notevole per tutto il Medioevo, così da fare del suo autore una delle fonti più autorevoli del pensiero cristiano, per quanto l'opera si fondi sulle tradizioni stoiche e soprattutto neoplatoniche; essa tuttavia si manifesta come ultima autorevole affermazione della libertà del pensiero in complementarità con la fede espressa in sue altre opere, come dimostra il fatto che Boezio non abbia mai citato Cristo in un'opera di tale natura e composta a un passo dalla morte - tanto che già nel X secolo il monaco sassone Bovo di Corvey dirà, a questo riguardo, che nella Consolazione sembra che la Filosofia abbia scacciato Cristo. Allievo della scuola neoplatonica di Atene, Boezio trovò negli insegnamenti della classica tradizione neoplatonica esempi di direttiva morale pienamente sufficienti rispetto a quanto poteva trovare nel Cristianesimo, del quale, non a caso, come mostrano i suoi Opuscoli teologici, si occupò soltanto per problemi relativi unicamente alla dogmatica e mai alla morale e al destino dell'uomo.  Lo stile La De Consolatione philosophiae è un esempio di prosimetro, una composizione in cui la poesia si alterna alla prosa, secondo un modello che viene fatto risalire al filosofo cinico Menippo di Gadara nel III secolo a.C. e introdotto a Roma nel I secolo a.C. da Varrone; molto probabilmente Boezio tenne presente il De nuptiis Mercurii et Philologiae di Marziano Capella, opera di struttura analoga, composta circa un secolo prima. Boezio, nelle opere precedenti, frutto di elaborazioni teologiche, di commenti e di traduzioni, non si era preoccupato di dare dignità letteraria ai suoi scritti; nella Consolazione ha voluto affermare la propria appartenenza alla tradizione latina, con una trasparente imitazione del dialogo platonico attraverso i modelli di Cicerone e di Seneca, così da porsi, nel versante sia letterario che filosofico, come l'ultimo classico romano.  Le opere discusse A Boezio furono attribuite altre opere, come la De fide catholica o Brevis fidei christianae complexio, che sembra appartenere a quel suo allievo Giovanni nel quale si è voluto riconoscere Papa Giovanni I. Anche se ancora oggi vi è discussione sull'attribuzione a Boezio, l'impostazione catechistica dell'opera, che tratta delle verità essenziali del Cristianesimo, quali la Trinità, il peccato originale, l'Incarnazione, la Redenzione e la Creazione, porterebbero a escludere una paternità boeziana. Attribuita a Mario Vittorino la De definitione e a Domenico Gundisalvo la De unitate et uno, resta tuttora non definito l'autore della De disciplina scholarium, anch'essa attribuita a suo tempo a Boezio.  Culto La figura di Boezio fu molto stimata nel Medioevo. Le sue vicissitudini avevano molte analogie con la vita di San Paolo, ingiustamente imprigionato e martire.  Il poeta Dante Alighieri nomina Boezio nella Divina Commedia e nel Convivio, dove afferma (II, 12) di averne iniziato gli studi quando, dopo la morte di Beatrice, si era dedicato alla filosofia. Nel Paradiso di Dante, Boezio è uno degli spiriti sapienti del IV Cielo del Sole (Par., X, 124-126), che formano la prima corona di dodici spiriti in cui è presente anche san Tommaso d'Aquino.  Dal Martirologio Romano al 23 ottobre: "A Pavia, commemorazione di san Severino Boezio, martire, che, illustre per la sua cultura e i suoi scritti, mentre era rinchiuso in carcere scrisse un trattato sulla consolazione della filosofia e servì con integrità Dio fino alla morte inflittagli dal re Teodorico".  Opere Le date di composizione sono tratte da Philip Edward Phillips, "Anicius Manlius Severinus Boethius: A Chronology and Selected Annotated Bibliography", in Noel Harold Kaylor Jr., & Philip Edward Phillips, (a cura di), A Companion to Boethius in the Middle Ages, Leiden, Brill, 2012, pp. 551–589.  Opere matematiche De institutione arithmetica (c. 500) adattamento delle Introductionis Arithmeticae di Nicomaco di Gerasa (c. 160 - c. 220). De Institutione musica (c. 510), si basa su un'opera perduta di Nicomaco di Gerasa e sulla Harmonica di Tolomeo. Opere logiche A) Traduzioni dal greco Porphyrii Isagoge (traduzione dell'Isagoge di Porfirio) In Categorias Aristotelis De Interpretatione vel Periermenias Interpretatio priorum Analyticorum (due versioni) Interpretatio Topicorum Aristotelis Interpretatio Elenchorum Sophisticorum Aristotelis B) Commenti a Porfirio, Aristotele e Cicerone In Isagogen Porphyrii commenta (due versioni, la prima basata sulla traduzione di Gaio Mario Vittorino, (c. 504-505); la seconda sulla sua traduzione (507-509). In Aristotelis Categorias (c. 509-511) In librum Aristotelis de interpretatione Commentaria minora (non prima del 513) In librum Aristotelis de interpretatione Commentaria majora (c. 515-516) In Aristotelis Analytica Priora (due versioni) (c.520-523) Commentaria in Topica Ciceronis (incompleta: manca la fine del sesto libro e tutto il settimo) Opere originali De syllogismo cathegorico (505-506) De divisione (515-520?) De hypotheticis syllogismis (c. 516-522) In Ciceronis Topica (prima del 522) De topicis differentiis (prima del 523) Introductio ad syllogismos cathegoricos (c. 523) Opuscola Sacra (trattati teologici) (c. 520) De Trinitate (c. 520-521) Utrum Pater et Filius et Spiritus Sanctus de divinitate substantialiter praedicentur (Se "Padre" "Figlio" e "Spirito Santo", siano predicati sostanzialmente della Divinità) Quomodo substantiae in eo quod sint bonae sint cum non sint substantialia bona conosciuto anche col titolo De Hebodmadibus (In che modo le sostanze siano buone in quel che sono, pur non essendo beni sostanziali) De fide Catholica Contra Eutychen et Nestorium De consolatione Philosophiae (524-525). Frammenti di un trattato sulla geometria sono pubblicati in: Menso Folkerts (a cura di), Boethius' Geometrie II. Ein mathematisches Lehrbuch des Mittelalters, Wiesbaden, Franz Steiner, 1970.  Edizioni Severino Boezio, Dialectica, Venetiis, apud Iuntas, 1547. Manlii Severini Boethii Opera Omnia, Patrologiae cursus completus, Series latina, vol. 63 e 64, 1882 - 1891. Anicii Manlii Severini Boethii Opera, I-II, Turnholt 1957-1999 Anicius Manlius Severinus Boethius Torquatus, De consolatione philosophiae. Opuscula theologica, ed. C. Moreschini, editio altera, Monachii - Lipsiae, 2005 (ed. prior 2000) Traduzioni italiane Boezio Severino Delle consolazione della filosofia, Tradotto dalla Lingua Latina in Volgar Fiorentino da Benedetto Varchi, Con Annotazioni a margine e Tavola delle cose più segnalate. Si aggiunge la Vita dell'Autore..., in Venezia, MDCCLXXXV, presso Leonardo Bassaglia, Venezia, 1785.[11] La consolazione della Filosofia, traduzione di Umberto Moricca, Firenze, Salani, 1921. Philosophiae consolatio, testo con introduzione e trad. di Emanuele Rapisarda, Catania, Centro di Studi sull'antico Cristianesimo, 1961. La consolazione della filosofia, traduzione di R. Del Re, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1968. Trattato sulla divisione, traduzione di traduzione, introduzione e commento di Lorenzo Pozzi, Padova, Liviana Editrice, 1969. De hypotheticis syllogismis, testo latino, traduzione, introduzione e commento di Luca Obertello, Brescia, Paideia, 1969. La consolazione della filosofia, introduzione di Christine Mohrmann, trad. di Ovidio Dallera, Collana BUR, Milano, Rizzoli, 1970. La Consolazione della filosofia. Gli Opuscoli teologici, traduzione di A. Ribet, a cura di Luca Obertello, Collana Classici del pensiero, Milano, Rusconi, 1980, ISBN 978-88-182-2484-9. De Institutione musica, testo e traduzione di Giovanni Marzi, Roma, 1990. La consolazione della filosofia, a cura di Claudio Moreschini, Collezione Classici Latini, Torino, UTET, 1994, ISBN 978-88-020-4825-3. La consolazione di Filosofia, A cura di Maria Bettetini. Traduzione di Barbara Chitussi, note di Giovanni Catapano. Testo latino a fronte, Collana NUE, Torino, Einaudi, 2010, ISBN 978-88-061-9973-9. I valori autentici, a cura di M. Jovolella, Collana Oscar Saggezze, Milano, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-046-0023-7. La ricerca della felicità (Consolazione della Filosofia III), A cura di M. Zambon, Collana Letteratura universale.Il convivio, Venezia, Marsilio, 2011, ISBN 978-88-317-0827-2. Il De topicis differentiis di Severino Boezio, a cura di Fiorella Magnano, Palermo, Officina di Studi Medievali, 2014. Le differenze topiche. Testo latino a fronte, A cura di Fiorella Magnano, Collana Il pensiero occidentale, Milano, Bompiani, 2017, ISBN 978-88-452-9399-3. Note ^ Battista Mondin, La prima Scolastica: Boezio, Cassiodoro, Scoto Eriugena ^ Martirologio romano, citato in Severino Boezio, in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi, santiebeati.it. ^ Ennodio, Epistole, vi.6, vii.13, viii.1.  Cassiodoro, Variae, i.45. ^ Cassiodoro, Variae, ii.40. ^ De consolatione philosophiae, ii. 3.8. ^ De consolatione philosophiae, i 4.10-14. ^ Anonimo Valesiano, 14.85. ^ Il sepolcro di Boezio, su academia.edu. ^ Alessio Narbone, Bibliografia Sicola sistematica o apparato metodico alla storia letteraria della Sicilia, Volume I, 1850, p. 478. ^ Il libro contiene una iniziale dedica a ""Cosimo De' Medici Gran Duca di Toscana"", poi la ""VITA DI ANICIO MANLIO TORQUATO SEVERINO BOEZIO scritta latinamente da Giulio Marziano Rota ed ora nuovamente volgarizzata"", ed infine la traduzione in fiorentino "" volgare fiorentina"" di Benedetto Varchi che traduce in italiano anche le parti non in prosa con versi in rime alternate: ultima cosa curiosa, alla fine ci sono due ''''Inni d'ELPIDE, Matrona Siciliana Consorte di Boezio''''. Bibliografia «Anicius Manlius Severinus Boethius iunior 5», The Prosopography of the Later Roman Empire volume II, pp. 233–236 L. M. Baixauli, Boezio. La ragione teologica, Milano, 1997 Henry Chadwick, Boezio: la consolazione della musica, della logica, della teologia e della filosofia, Bologna, 1986 G. d'Onofrio, Fons scientiae. La dialettica nell'Occidente tardo antico, Napoli, 1984 A. de Libera, Il problema degli universali da Platone alla fine del Medioevo, Firenze, 1999 Anselmo Maria Frigerio, “Sulla prima scolastica medievale", Torino 1927 A. M. Frigerio, Il pensiero teologico ed etico di Severino Boezio, Torino 1929 A. M. Frigerio, Lo sviluppo filosofico della dottrina cristiana dell'alto medioevo, Torino 1935 M. T. Fumagalli Beonio Brocchieri e M. Parodi, Storia della filosofia medievale, Milano, 2005 ISBN 88-420-4857-7 F. Gastaldelli, Boezio, Roma, 1997 Aurelia Josz, Severino Boezio nel dramma della romanità: visione nella storia, Milano, Treves, 1937, SBN IT\ICCU\LO1\0365764. Bruno Maioli, Teoria dell'essere e dell'esistente e classificazione delle scienze in M. S. Boezio, Roma, Bulzoni, 1978 C. Micaelli, Dio nel pensiero di Boezio, Napoli, 1994 C. Micaelli, Studi sui trattati teologici di Boezio, Napoli, 1984 M. Milani, Boezio. L'ultimo degli antichi, Milano, 1994 Christine Mohrmann, Introduzione alla Consolazione della filosofia, BUR, 1977 Battista Mondin, La prima Scolastica: Boezio, Cassiodoro, Scoto Eriugena, Euntes docete. Commentaria Urbaniana, Roma 44 (1991) 5-30 Claudio Moreschini, Boezio e la tradizione del Neoplatonismo latino, in «Atti del Convegno Internazionale di Studi Boeziani», Roma, 1981 Claudio Moreschini, Neoplatonismo e Cristianesimo: «partecipare a Dio» secondo Boezio e Agostino, Catania, 1991 Claudio Moreschini, Varia boethiana, D'Auria M., 2003 Luca Obertello, Severino Boezio, 2 voll., Genova, 1974 Roberto Pinzani, La logica di Boezio, Milano, 2003 E. Rapisarda, La crisi spirituale di Boezio, Catania, 1953 F. Troncarelli, Boethiana Aetas. Modelli grafici e fortuna manoscritta della «Consolatio Philosophiae» tra IX e XII secolo, Firenze, 1993 Voci correlate De Institutione musica Tavola pitagorica Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Severino Boezio Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua latina dedicata a Severino Boezio Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Severino Boezio Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Severino Boezio Collegamenti esterni Severino Boezio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Severino Boezio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (EN) Severino Boezio, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Claudio Leonardi, Severino Boezio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 11, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969. 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Boezio e la questione della felicità, su donbosco-torino.it. Temi del De consolatione philosophiae e cenni biografici del filosofo, su taozen.it. Opera Omnia, su documentacatholicaomnia.eu. dal Migne, Patrologia Latina, con indici analitici. De Arte Arithmetica libri duo, su daten.digitale-sammlungen.de. Manoscritto conservato nella Biblioteca digitale di Monaco di Baviera. De institutione Musica, su imslp.org. PredecessoreConsole romanoSuccessore Flavio Importuno, sine collega510Flavio Arcadio Placido Magno Felice, Flavio Secondino V · D · M Padri e dottori della Chiesa cattolica Severino Boezio Boetius.png Magister officiorum del Regno Ostrogoto Durata mandatosettembre 522 – agosto 523 MonarcaTeodorico il Grande Console del Regno Ostrogoto Durata mandato510 MonarcaTeodorico il Grande PredecessoreFlavio Importuno SuccessoreMagno Felice Flavio Secondino Senatore romano Durata mandato510 – settembre 524 Dati generali Professionefilosofo San Severino Boezio Fl Boetio (Flavio Boezio) - Studiolo di Federico da Montefeltro.jpg Fl Boetio (Flavio Boezio) - Studiolo di Federico da Montefeltro   Padre della Chiesa Martire    NascitaRoma, 475/477 MortePavia, 524/526 Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi Ricorrenza23 ottobre Attributipalma ManualeInter latinos aristotelis interpretes et aetate primi, et doctrina praecipui dialectica, 1547. Da BEIC, biblioteca digitale. Boezio raffigurato col proprio suocero, Quinto Aurelio Memmio Simmaco, nobile e letterato romano.Controllo di autoritàVIAF (EN) 100218964 · ISNI (EN) 0000 0001 2283 4442 · SBN IT\ICCU\CFIV\082200 · Europeana agent/base/145483 · LCCN (EN) n79029805 · GND (DE) 11851282X · BNF (FR) cb14840639m (data) · BNE (ES) XX859481 (data) · ULAN (EN) 500355319 · NLA (EN) 35019855 · BAV (EN) 495/44468 · CERL cnp01316117 · NDL (EN, JA) 00434105 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79029805 Filosofia Portale Filosofia Letteratura Portale Letteratura Lingua latina Portale Lingua latina Categorie: Filosofi romaniSenatori romaniNati a RomaMorti a PaviaAniciiConsoli medievali romaniFilosofi cristianiFilosofi giustiziatiMartiri cristianiMagistri officiorumPersonaggi citati nella Divina Commedia (Paradiso)Santi romani del VI secoloTeorici della musica italianiTraduttori dal greco al latino[alter. Refs.: Boethiius, in Stanford Encyclopaedia. Luigi Speranza, "Grice e Boezio," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Bollettino della Società filosofica italiana.

 

bollettino della società filosofica italiana: the name is telling, this is a Bulletin of the Italian Philosophical Society. Oddly, there is no English Philosophical Society. Grice belonged to the OXFORD philosophical society. While there is Società filosofica at Bologna, the world’s oldest varsity, Bologna was never too strong in philosophywhen Italian philosophers preferred to teach directly to Parisians!

 

bolzano: the Italian ancestor of the philosopher – cf. Brenttano.

 

b., an intentionalist philosopher considered by most as a pre-Griceian, philosopher. He studied philosophy, mathematics, physics, and theology in Prague; received the Ph.D.; was ordained a priest 1805; was appointed to a chair in religion at Charles  in 1806; and, owing to his criticism of the Austrian constitution, was dismissed in 1819. He composed his two main works from 1823 through 1841: the Wissenschaftslehre 4 vols., 1837 and the

bonariaa church on an Italian islandGrice sailed there during his Grand Tour to Italy and Greece. He loved it! And he loved reading the Latin inscriptions and practicing the Latin he had learned at Clifton.  H. P. Grice was going to visit the River Plate with Noel Coward, but he got sick --or South American philosophy“Bonaria” was settled by Italians after the matron saint of sailors, “Bonaria,”itself settled by Ligurians, the first Italians to settle in Buenos Aires and the Argentine area of the River Plate -- the philosophy of South America, which is European in origin and constitutes a chapter in the history of Western philosophy (rather than  say, Japanesethere was a strong emigration of Japanese to Buenos Aires, but they remained mainly in the dry laundry business). Pre-Columbian (“Indian”) indigenous cultures had developed ideas about the world that have been interpreted by some scholars as philosophical, but there is no evidence that any of those ideas were incorporated into the philosophy later practiced in Latin America. It is difficult to characterize Latin American philosophy in a way applicable to all of its 500-year history. The most one can say is that, in contrast with European and Anglo-American philosophy, it has maintained a strong human and social interest, has been consistently affected by Scholastic and Catholic thought, and has significantly affected the social and political institutions in the region. South American philosophers (especially if NOT from Buenos Aires) tend to be active in the educational, political, and social lives of their countries and deeply concerned with their own cultural identity (except if they are from Buenos Aires, who have their identity well settled in Europe, as European exiles or expatriates that that they are) The history of philosophy in Latin America can be divided into four periods: colonial, independentist, positivist, and contemporary. Colonial period (c.1550–c.1750). This period was dominated by the type of Scholasticism officially practiced in the Iberian peninsula. The texts studied were those of medieval Scholastics, primarily Aquinas and Duns Scotus, and of their Iberian commentators, Vitoria, Soto, Fonseca, and, above all, Suárez. The university curriculum was modeled on that of major Iberian universities (Salamanca, Alcalá, Coimbra), and instructors produced both systematic treatises and commentaries on classical, medieval, and contemporary texts. The philosophical concerns in the colonies were those prevalent in Spain and Portugal and centered on logical and metaphysical issues inherited from the Middle Ages and on political and legal questions raised by the discovery and colonization of America. Among the former were issues involving the logic of terms and propositions and the problems of universals and individuation; among the latter were questions concerning the rights of Indians and the relations of the natives with the conquerors. The main philosophical center during the early colonial period was Mexico; Peru became important in the seventeenth century. Between 1700 and 1750 other centers developed, but by that time Scholasticism had begun to decline. The founding of the Royal and Pontifical University of Mexico in 1553 inaugurated Scholastic instruction in the New World. The first teacher of philosophy at the university was Alonso de la Vera Cruz (c.1504–84), an Augustinian and disciple of Soto. He composed several didactic treatises on La Peyrère, Isaac Latin American philosophy 483 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page 483 logic, metaphysics, and science, including Recognitio summularum (“Introductory Logic,” 1554), Dialectica resolutio (“Advanced Logic,” 1554), and Physica speculatio (“Physics,” 1557). He also wrote a theologico-legal work, the Speculum conjugiorum (“On Marriage,” 1572), concerned with the status of precolonial Indian marriages. Alonso’s works are eclectic and didactic and show the influence of Aristotle, Peter of Spain, and Vitoria in particular. Another important Scholastic figure in Mexico was the Dominican Tomás de Mercado (c.1530–75). He produced commentaries on the logical works of Peter of Spain and Aristotle and a treatise on international commerce, Summa de tratos y contratos (“On Contracts,” 1569). His other sources are Porphyry and Aquinas. Perhaps the most important figure of the period was Antonio Rubio (1548–1615), author of the most celebrated Scholastic book written in the New World, Logica mexicana (“Mexican Logic,” 1605). It underwent seven editions in Europe and became a logic textbook in Alcalá. Rubio’s sources are Aristotle, Porphyry, and Aquinas, but he presents original treatments of several logical topics. Rubio also commented on several of Aristotle’s other works. In Peru, two authors merit mention. Juan Pérez Menacho (1565–1626) was a prolific writer, but only a moral treatise, Theologia et moralis tractatus (“Treatison Theology and Morals”), and a commentary on Aquinas’s Summa theologiae remain. The Chilean-born Franciscan, Alfonso Briceño (c.1587–1669), worked in Nicaragua and Venezuela, but the center of his activities was Lima. In contrast with the Aristotelian-Thomistic flavor of the philosophy of most of his contemporaries, Briceño was a Scotistic Augustinian. This is evident in Celebriores controversias in primum sententiarum Scoti (“On Scotus’s First Book of the Sentences,” 1638) and Apologia de vita et doctrina Joannis Scotti (“Apology for John Scotus,” 1642). Although Scholasticism dominated the intellectual life of colonial Latin America, some authors were also influenced by humanism. Among the most important in Mexico were Juan de Zumárraga (c.1468–1548); the celebrated defender of the Indians, Bartolomé de Las Casas (1474–1566); Carlos Sigüenza y Góngora (1645–1700); and Sor Juana Inés de La Cruz (1651–95). The last one is a famous poet, now considered a precursor of the feminist movement. In Peru, Nicolás de Olea (1635–1705) stands out. Most of these authors were trained in Scholasticism but incorporated the concerns and ideas of humanists into their work. Independentist period (c.1750–c.1850). Just before and immediately after independence, leading Latin American intellectuals lost interest in Scholastic issues and became interested in social and political questions, although they did not completely abandon Scholastic sources. Indeed, the theories of natural law they inherited from Vitoria and Suárez played a significant role in forming their ideas. But they also absorbed non-Scholastic European authors. The rationalism of Descartes and other Continental philosophers, together with the empiricism of Locke, the social ideas of Rousseau, the ethical views of Bentham, the skepticism of Voltaire and other Encyclopedists, the political views of Condorcet and Montesquieu, the eclecticism of Cousin, and the ideology of Destutt de Tracy, all contributed to the development of liberal ideas that were a background to the independentist movement. Most of the intellectual leaders of this movement were men of action who used ideas for practical ends, and their views have limited theoretical value. They made reason a measure of legitimacy in social and governmental matters, and found the justification for revolutionary ideas in natural law. Moreover, they criticized authority; some, regarding religion as superstitious, opposed ecclesiastical power. These ideas paved the way for the later development of positivism. The period begins with the weakening hold of Scholasticism on Latin American intellectuals and the growing influence of early modern philosophy, particularly Descartes. Among the first authors to turn to modern philosophy was Juan Benito Díaz de Gamarra y Dávalos (1745–83) in Mexico who wrote Errores del entendimiento humano (“Errors of Human Understanding,” 1781) and Academias filosóficas (“Philosophical Academies,” 1774). Also in Mexico was Francisco Javier Clavijero (1731–87), author of a book on physics and a general history of Mexico. In Brazil the turn away from Scholasticism took longer. One of the first authors to show the influence of modern philosophy was Francisco de Mont’Alverne (1784– 1858) in Compêndio de filosofia (1883). These first departures from Scholasticism were followed by the more consistent efforts of those directly involved in the independentist movement. Among these were Simón Bolívar (1783–1830), leader of the rebellion against Spain in the Andean countries of South America, and the Mexicans Miguel Hidalgo y Costilla (1753– 1811), José María Morelos y Paván (1765– 1815), and José Joaquín Fernández de Lizardi Latin American philosophy Latin American philosophy 484 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page 484 (1776–1827). In Argentina, Mariano Moreno (1778–1811), Juan Crisóstomo Lafimur (d. 1823), and Diego Alcorta (d. 1808), among others, spread the liberal ideas that served as a background for independence. Positivist period (c.1850–c.1910). During this time, positivism became not only the most popular philosophy in Latin America but also the official philosophy of some countries. After 1910, however, positivism declined drastically. Latin American positivism was eclectic, influenced by a variety of thinkers, including Comte, Spencer, and Haeckel. Positivists emphasized the explicative value of empirical science while rejecting metaphysics. According to them, all knowledge is based on experience rather than theoretical speculation, and its value lies in its practical applications. Their motto, preserved on the Brazilian flag, was “Order and Progress.” This positivism left little room for freedom and values; the universe moved inexorably according to mechanistic laws. Positivism was a natural extension of the ideas of the independentists. It was, in part, a response to the needs of the newly liberated countries of Latin America. After independence, the concerns of Latin American intellectuals shifted from political liberation to order, justice, and progress. The beginning of positivism can be traced to the time when Latin America, responding to these concerns, turned to the views of French socialists such as Saint-Simon and Fourier. The Argentinians Esteban Echevarría (1805–51) and Juan Bautista Alberdi (1812–84) were influenced by them. Echevarría’s Dogma socialista (“Socialist Dogma,” 1846) combines socialist ideas with eighteenth-century rationalism and literary Romanticism, and Alberdi follows suit, although he eventually turned toward Comte. Alberdi is, moreover, the first Latin American philosopher to worry about developing a philosophy adequate to the needs of Latin America. In Ideas (1842), he stated that philosophy in Latin America should be compatible with the economic, political, and social requirements of the region. Another transitional thinker, influenced by both Scottish philosophy and British empiricism, was the Venezuelan Andrés Bello (1781–1865). A prolific writer, he is the most important Latin American philosopher of the nineteenth century. His Filosofía del entendimiento (“Philosophy of Understanding,” 1881) reduces metaphysics to psychology. Bello also developed original ideas about language and history. After 1829, he worked in Chile, where his influence was strongly felt. The generation of Latin American philosophers after Alberdi and Bello was mostly positivistic. Positivism’s heyday was the second half of the nineteenth century, but two of its most distinguished advocates, the Argentinian José Ingenieros (1877–1925) and the Cuban Enrique José Varona (1849–1933), worked well into the twentieth century. Both modified positivism in important ways. Ingenieros left room for metaphysics, which, according to him, deals in the realm of the “yet-to-be-experienced.” Among his most important books are Hacia una moral sin dogmas (“Toward a Morality without Dogmas,” 1917), where the influence of Emerson is evident, Principios de psicologia (“Principles of Psychology,” 1911), where he adopts a reductionist approach to psychology, and El hombre mediocre (“The Mediocre Man,” 1913), an inspirational book popular among Latin American youths. In Conferencias filosóficas (“Philosophical Lectures,” 1880–88), Varona went beyond the mechanistic explanations of behavior common among positivists. In Mexico the first and leading positivist was Gabino Barreda (1818–81), who reorganized Mexican education under President Juárez. An ardent follower of Comte, Barreda made positivism the basis of his educational reforms. He was followed by Justo Sierra (1848–1912), who turned toward Spencer and Darwin and away from Comte, criticizing Barreda’s dogmatism. Positivism was introduced in Brazil by Tobias Barreto (1839–89) and Silvio Romero (1851– 1914) in Pernambuco, around 1869. In 1875 Benjamin Constant (1836–91) founded the Positivist Society in Rio de Janeiro. The two most influential exponents of positivism in the country were Miguel Lemos (1854–1916) and Raimundo Teixeira Mendes (1855–1927), both orthodox followers of Comte. Positivism was more than a technical philosophy in Brazil. Its ideas spread widely, as is evident from the inclusion of positivist ideas in the first republican constitution. The most prominent Chilean positivists were José Victorino Lastarria (1817–88) and Valentín Letelier (1852–1919). More dogmatic adherents to the movement were the Lagarrigue brothers, Jorge (d. 1894), Juan Enrique (d. 1927), and Luis (d. 1953), who promoted positivism in Chile well after it had died everywhere else in Latin America. Contemporary period (c.1910–present). Contemporary Latin American philosophy began Latin American philosophy Latin American philosophy 485 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page 485 with the demise of positivism. The first part of the period was dominated by thinkers who rebelled against positivism. The principal figures, called the Founders by Francisco Romero, were Alejandro Korn (1860–1936) in Argentina, Alejandro Octavio Deústua (1849–1945) in Peru, José Vasconcelos (1882–1959) and Antonio Caso (1883–1946) in Mexico, Enrique Molina (1871– 1964) in Chile, Carlos Vaz Ferreira (1872–1958) in Uruguay, and Raimundo de Farias Brito (1862–1917) in Brazil. In spite of little evidence of interaction among these philosophers, their aims and concerns were similar. Trained as positivists, they became dissatisfied with positivism’s dogmatic intransigence, mechanistic determinism, and emphasis on pragmatic values. Deústua mounted a detailed criticism of positivistic determinism in Las ideas de orden y de libertad en la historia del pensamiento humano (“The Ideas of Order and Freedom in the History of Human Thought,” 1917–19). About the same time, Caso presented his view of man as a spiritual reality that surpasses nature in La existencia como economía, como desinterés y como caridad (“Existence as Economy, Disinterestedness, and Charity,” 1916). Following in Caso’s footsteps and inspired by Pythagoras and the Neoplatonists, Vasconcelos developed a metaphysical system with aesthetic roots in El monismo estético (“Aesthetic Monism,” 1918). An even earlier criticism of positivism is found in Vaz Ferreira’s Lógica viva (“Living Logic,” 1910), which contrasts the abstract, scientific logic favored by positivists with a logic of life based on experience, which captures reality’s dynamic character. The earliest attempt at developing an alternative to positivism, however, is found in Farias Brito. Between 1895 and 1905 he published a trilogy, Finalidade do mundo (“The World’s Goal”), in which he conceived the world as an intellectual activity which he identified with God’s thought, and thus as essentially spiritual. The intellect unites and reflects reality but the will divides it. Positivism was superseded by the Founders with the help of ideas imported first from France and later from Germany. The process began with the influence of Étienne Boutroux (1845–1921) and Bergson and of French vitalism and intuitionism, but it was cemented when Ortega y Gasset introduced into Latin America the thought of Scheler, Nicolai Hartmann, and other German philosophers during his visit to Argentina in 1916. The influence of Bergson was present in most of the founders, particularly Molina, who in 1916 wrote La filosofía de Bergson (“The Philosophy of Bergson”). Korn was exceptional in turning to Kant in his search for an alternative to positivism. In La libertad creadora (“Creative Freedom,” 1920–22), he defends a creative concept of freedom. In Axiología (“Axiology,” 1930), his most important work, he defends a subjectivist position. The impact of German philosophy, including Hegel, Marx, Schopenhauer, Nietzsche, and the neo-Kantians, and of Ortega’s philosophical perspectivism and historicism, were strongly felt in the generation after the founders. The Mexican Samuel Ramos (1897–1959), the Argentinians Francisco Romero (1891–1962) and Carlos Astrada (1894–1970), the Brazilian Alceu Amoroso Lima (1893–1982), the Peruvian José Carlos Mariátegui (1895–1930), and others followed the Founders’ course, attacking positivism and favoring, in many instances, a philosophical style that contrasted with its scientistic emphasis. The most important of these figures was Romero, whose Theory of Man (1952) developed a systematic philosophical anthropology in the context of a metaphysics of transcendence. Reality is arranged according to degrees of transcendence, the lowest of which is the physical and the highest the spiritual. The bases of Ramos’s thought are found in Ortega as well as in Scheler and N. Hartmann. Ramos appropriated Ortega’s perspectivism and set out to characterize the Mexican situation in Profile of Man and Culture in Mexico (1962). Some precedent existed for the interest in the culturally idiosyncratic in Vasconcelos’s Raza cósmica (“Cosmic Race,” 1925), but Ramos opened the doors to a philosophical awareness of Latin American culture that has been popular ever since. Ramos’s most traditional work, Hacia un nuevo humanismo (“Toward a New Humanism,” 1940), presents a philosophical anthropology of Orteguean inspiration. Astrada studied in Germany and adopted existential and phenomenological ideas in El juego existential (“The Existential Game,” 1933), while criticizing Scheler’s axiology. Later, he turned toward Hegel and Marx in Existencialismo y crisis de la filosofía (“Existentialism and the Crisis of Philosophy,” 1963). Amoroso Lima worked in the Catholic tradition and his writings show the influence of Maritain. His O espírito e o mundo (“Spirit and World,” 1936) and Idade, sexo e tempo (“Age, Sex, and Time,” 1938) present a spiritual view of human beings, which he contrasted with Marxist and existentialist views. Mariátegui is the most distinguished representative of MarxLatin American phiism in Latin America. His Siete ensayos de interpretación de la realidad peruana (“Seven Essays on the Interpretation of Peruvian Reality,” 1928) contains an important statement of social philosophy, in which he uses Marxist ideas freely to analyze the Peruvian sociopolitical situation. In the late 1930s and 1940s, as a consequence of the political upheaval created by the Spanish Civil War, a substantial group of peninsular philosophers settled in Latin America. Among the most influential were Joaquín Xirau (1895– 1946), Eduardo Nicol (b.1907), Luis Recaséns Siches (b.1903), Juan D. García Bacca (b.1901), and, perhaps most of all, José Gaos (1900–69). Gaos, like Caso, was a consummate teacher, inspiring many students. Apart from the European ideas they brought, these immigrants introduced methodologically more sophisticated ways of doing philosophy, including the practice of studying philosophical sources in the original languages. Moreover, they helped to promote Pan-American communication. The conception of hispanidad they had inherited from Unamuno and Ortega helped the process. Their influence was felt particularly by the generation born around 1910. With this generation, Latin American philosophy established itself as a professional and reputable discipline, and philosophical organizations, research centers, and journals sprang up. The core of this generation worked in the German tradition. Risieri Frondizi (Argentina, 1910–83), Eduardo García Máynez (Mexico, b.1908), Juan Llambías de Azevedo (Uruguay, 1907–72), and Miguel Reale (Brazil, b.1910) were all influenced by Scheler and N. Hartmann and concerned themselves with axiology and philosophical anthropology. Frondizi, who was also influenced by empiricist philosophy, defended a functional view of the self in Substancia y función en el problema del yo (“The Nature of the Self,” 1952) and of value as a Gestalt quality in Qué son los valores? (“What is Value?” 1958). Apart from these thinkers, there were representatives of other traditions in this generation. Following Ramos, Leopoldo Zea (Mexico, b.1912) stimulated the study of the history of ideas in Mexico and initiated a controversy that still rages concerning the identity and possibility of a truly Latin American philosophy. Representing existentialism was Vicente Ferreira da Silva (Brazil, b.1916), who did not write much but presented a vigorous criticism of what he regarded as Hegelian and Marxist subjectivism in Ensaios filosóficos (“Philosophical Essays,” 1948). Before he became interested in existentialism, he had been interested in logic, publishing the first textbook of mathematical logic written in South AmericaElementos de lógica matemática (“Elements of Mathematical Logic,” 1940). A philosopher whose interest in mathematical logic moved him away from phenomenology is Francisco Miró Quesada (Peru, b.1918). He explored rationality and eventually the perspective of analytic philosophy. Owing to the influence of Maritain, several members of this generation adopted a NeoThomistic or Scholastic approach. The main figures to do so were Oswaldo Robles (b.1904) in Mexico, Octavio Nicolás Derisi (b.1907) in Argentina, Alberto Wagner de Reyna (b.1915) in Peru, and Clarence Finlayson (1913–54) in Chile and Colombia. Even those authors who worked in this tradition addressed issues of axiology and philosophical anthropology. There was, therefore, considerable thematic unity in South American philosophy. The overall orientation was not drastically different from the preceding period. The Founders vitalism against positivism, and the following generation, with Ortega’s help, took over the process, incorporating spiritualism and the new ideas introduced by phenomenology and existentialism to continue in a similar direction. As a result, the phenomenology amd existentialism dominated philosophy in South America. To this must be added the renewed impetus of neoScholasticism. Few philosophers worked outside these philosophical currents, and those who did had no institutional power. Among these were sympathizers of philosophical analysis, and those who contributed to the continuing development of Marxism. This situation has begun to change substantially as a result of a renewed interest in Marxism, the progressive influence of Oxford analytic philosophy (with a number of philosophers from Buenos Aires studying usually under British-Council scholarships, under P. F. Strawson, D. F. Pears, H. L. A. Hart, and othersthese later founded the Buenos-Aires-based Argentine Society for Philosophical Analysis --. In Buenos Aires, English philosophy and culture in general is rated higher than others, due to the influence of the British emigration to the River-Plate areaThe pragmatics of H. P. Grice is particularly influential in that it brings a breath of fresh area to the more ritualistic approach as favoured by his nemesis, J. L. Austin --. American philosophers are uually read provided they, too, had the proper Oxonian education or background -- and the development of a new philosophical current called the philosophy of liberation. Moreover, the question raised by Zea concerning the identity and possibility of a South American philosophy remains a focus of attention and controversy. And, more recently, there has been interest in postmodernism, the theory of communicative action, deconstructionism, neopragmatism, and feminism. Socialist thought is not new to South America. In this century, Emilio Frugoni (1880–1969) in Uruguay and Mariátegui in Peru, among others, adopted a Marxist perspective, although a heterodox one. But only in the last three decades has Marxism been taken seriously in Latin American academic circles. Indeed, until recently Marxism was a marginal philosophical movement in Latin America. The popularity of the Marxist perspective has made possible its increasing institutionalization. Among its most important thinkers are Adolfo Sánchez Vázquez (Spain, b.1915), Vicente Lombardo Toledano (b.1894) and Eli de Gortari (b.1918) in Mexico, and Caio Prado Júnior (1909–86) in Brazil. In contrast to Marxism, philosophical analysis arrived late in Latin America and, owing to its technical and academic character, has not yet influenced more than a relatively small number of philosophersand also because in the milieu of Buenos Aires, the influence of French culture is considered to have much more prestige in mainstream culture than the more parochial empiricist brand coming from the British Islesunless it’s among the Friends of the Argentine Centre for English Culture. German philosophy is considered rough in contrast to the pleasing to the ear sounds of French philosophy, and Buenos Aires locals find the very sound of the long German philosophical terms a source of amusement and mirth. Since Buenos Aires habitants are Italians, it is logical that they do not have much affinity for Italian philosophy, which they think it’s too local and less extravagant than the French. There was a strong immigration of German philosophers to Buenos Aires after the end of the Second World War, too. Colonials from New Zealand, Australia, Canada, or the former colonies in North America are never as welcomed in Buenos Aires as those from the very Old World. The reason is obvious: as being New-Worlders, if they are going to be educated, it is by Older-WorldersNobody in Buenos Aires would follow a New-World philosopher or a colonial philosopherbut at most a school which originated in the Continent of Europe. The British are regarded as by nature unphilosophical and to follow a British philosopher in Buenos Aires is considered an English joke! Nonetheless, and thanks in part to its high theoretical caliber, analysis has become one of the most forceful philosophical currents in the region. The publication of journals with an analytic bent such as Crítica in Mexico, Análisis Filosófico in Argentina, and Manuscrito in Brazil, the foundation of The Sociedad Argentina de Análisis Filosófico (SADAF) in Argentina and the Sociedad Filosófica Iberoamericana (SOFIA) in Mexico, and the growth of analytic publications in high-profile journals of neutral philosophical orientation, such as Revista Latinoamericana de Filosofía, indicate that philosophical analysis is well established in at least the most European bit of the continent: the river Plate area of Buenos Aires. The main centers of analytic activity are Buenos Aires, on the River Plate, and far afterwards, the much less British-influenced centers like Mexico City, or the provincial varsity of Campinas and São Paulo in Brazil. The interests of South American philosophical analysts center on questions of pragmatics, rather than semantics, -- and are generally sympathetic to Griceian developments -- ethical and legal philosophy, the philosophy of science, and more recently cognitive science. Among its most important proponents are Genaro R. Carrio (b.1922), Gregorio Klimovsky (b.1922), and Tomas Moro Simpson (b.1929), E. A. Rabossi (b. Buenos Aires), O. N. Guariglia (b. Buenos Aires), in ArgentinaStrawson was a frequent lecturer at the Argentine Society for Philosopohical Analysis, and many other Oxonian philosophers on sabbatical leave. The Argentine Society for Philosophical Analysis, usually in conjunction with the Belgravia-based Anglo-Argentine Society organize seminars and symposiawhen an Argentine philosopher emigrates he ceases to be considered an Argentine philosopherstudents who earn their maximal degrees overseas are not counted either as Argentine philosophers by Argentine (or specifically Buenos Aires) philosophers (They called them braindrained, brainwashed!) Luis Villoro (Spain, b. 1922) in Mexico; Francisco Miró Quesada in Peru; Roberto Torretti (Chile, b.1930) in Puerto Rico; Mario Bunge (Argentina, b.1919), who emigrated to Canada; and Héctor-Neri Castañeda (Guatemala, 1924–91). The philosophy of liberation is an autochthonous Latin American movement that mixes an emphasis on Latin American intellectual independence with Catholic and Marxist ideas. The historicist perspective of Leopoldo Zea, the movement known as the theology of liberation, and some elements from the national-popular Peronist ideology prepared the ground for it. The movement started in the early 1970s with a group of Argentinian philosophers, who, owing to the military repression of 1976–83 in Argentina, went into exile in various countries of Latin America. This early diaspora created permanent splits in the movement and spread its ideas throughout the region. Although proponents of this viewpoint do not always agree on their goals, they share the notion of liberation as a fundamental concept: the liberation from the slavery imposed on Latin America by imported ideologies and the development of a genuinely autochthonous thought resulting from reflection on the South American reality. As such, their views are an extension of the thought of Ramos and others who earlier in the century initiated the discussion of the cultural identity of South America.

 

bonum: One of the four transcendentals, along with ‘unum,’ ‘pulchrum,’ and ‘verum’. Grice makes fun of Hare n “Language of Morals.” To what extent is Hare saying that to say ‘x is good’ means ‘I approve of x’? (Strictly: “To say that something is good is to recommend it”). To say " I approve of x " is in part to do the same thing as when we say " x is good " a statement of the form " X is good" strictly designates " I approve of X " and suggests " Do so as well". It should be in Part II to “Language of Morals”. Old Romans did not have an article, so for them it is unum, bonum, verum, and pulchrum. They were trying to translate the very articled Grecian things, ‘to agathon,’ ‘to alethes,’ and ‘to kallon.’ The three references given by Liddell and Scott are good ones. τὸ ἀ., the good, Epich.171.5, cf. Pl.R.506b, 508e, Arist.Metaph.1091a31, etc. The Grecian Grice is able to return to the ‘article’. Grice has an early essay on ‘the good,’ and he uses the same expression at Oxford for the Locke lectures when looking for a ‘desiderative’ equivalent to ‘the true.’ Hare had dedicated the full part of his “Language of Morals” to ‘good,’ so Grice is well aware of the centrality of the topic. He was irritated by what he called a performatory approach to the good, where ‘x is good’ =df. ‘I approve of x.’ Surely that’s a conversational implicaturum. However, in his analysis of reasoning (the demonstratumsince he uses the adverb ‘demonstrably’ as a marker of pretty much like ‘concusively,’ as applied to both credibility and desirability, we may focus on what Grice sees as ‘bonum’ as one of the ‘absolutes,’ the absolute in the desirability realm, as much as the ‘verum’ is the absolute in the credibility realm. Grice has an excellent argument regarding ‘good.’ His example is ‘cabbage,’ but also ‘sentence.’ Grice’s argument is to turn the disimpicatum into an explicitum. To know what a ‘cabbage,’ or a formula is, you need to know first what a ‘good’ cabbage is or a ‘well-formed formula,’ is. An ill-formed sentence is not deemed by Grice a sentence. This means that we define ‘x’ as ‘optimum x.’ This is not so strange, seeing that ‘optimum’ is actually the superlative of ‘bonum’ (via the comparative). It does not require very sharp eyes, but only the willingness to use the eyes one has, to see that our speech and thought are permeated with the notion of purpose; to say what a certain kind of thing is is only too frequently partly to say what it is for. This feature applies to our talk and thought of, for example, ships, shoes, sealing wax, and kings; and, possibly and perhaps most excitingly, it extends even to cabbages.“There is a range of cases in which, so far from its being the case that, typically, one first learns what it is to be a F and then, at the next stage, learns what criteria distinguish a good F from a F which is less good, or not good at all, one needs first to learn what it is to be a good F, and then subsequently to learn what degree of approximation to being a good F will qualify an item as a F; if the gap between some item x and good Fs is sufficently horrendous, x is debarred from counting as a F at all, even as a bad F.”“In the John Locke Lectures, I called a concept which exhibits this feature as a ‘value-paradeigmatic’ concept. One example of a value-paradeigmatic concept is the concept of reasoning; another, I now suggest, is that of sentence. It may well be that the existence of value-oriented concepts (¢b ¢ 2 . • • . ¢n) depends on the prior existence of pre-rational concepts ( ¢~, ¢~ . . . . ¢~), such that an item x qualifies for the application of the concept ¢ 2 if and only if x satisfies a rationally-approved form or version of the corresponding pre-rational concept ¢'. We have a (primary) example of a step in reasoning only if we have a transition of a certain rationally approved kind from one thought or utterance to another. --- bonum commune -- common good, a normative standard in Thomistic and Neo-Thomistic ethics for evaluating the justice of social, legal, and political arrangements, referring to those arrangements that promote the full flourishing of everyone in the community. Every good can be regarded as both a goal to be sought and, when achieved, a source of human fulfillment. A common good is any good sought by and/or enjoyed by two or more persons as friendship is a good common to the friends; the common good is the good of a “perfect” i.e., complete and politically organized human community  a good that is the common goal of all who promote the justice of that community, as well as the common source of fulfillment of all who share in those just arrangements. ‘Common’ is an analogical term referring to kinds and degrees of sharing ranging from mere similarity to a deep ontological communion. Thus, any good that is a genuine perfection of our common human nature is a common good, as opposed to merely idiosyncratic or illusory goods. But goods are common in a deeper sense when the degree of sharing is more than merely coincidental: two children engaged in parallel play enjoy a good in common, but they realize a common good more fully by engaging each other in one game; similarly, if each in a group watches the same good movie alone at home, they have enjoyed a good in common but they realize this good at a deeper level when they watch the movie together in a theater and discuss it afterward. In short, common good includes aggregates of private, individual goods but transcends these aggregates by the unique fulfillment afforded by mutuality, shared activity, and communion of persons. As to the sources in Thomistic ethics for this emphasis on what is deeply shared over what merely coincides, the first is Aristotle’s understanding of us as social and political animals: many aspects of human perfection, on this view, can be achieved only through shared activities in communities, especially the political community. The second is Christian Trinitarian theology, in which the single Godhead involves the mysterious communion of three divine “persons,” the very exemplar of a common good; human personhood, by analogy, is similarly perfected only in a relationship of social communion. The achievement of such intimately shared goods requires very complex and delicate arrangements of coordination to prevent the exploitation and injustice that plague shared endeavors. The establishment and maintenance of these social, legal, and political arrangements is “the” common good of a political society, because the enjoyment of all goods is so dependent upon the quality and the justice of those arrangements. The common good of the political community includes, but is not limited to, public goods: goods characterized by non-rivalry and non-excludability and which, therefore, must generally be provided by public institutions. By the principle of subsidiarity, the common good is best promoted by, in addition to the state, many lower-level non-public societies, associations, and individuals. Thus, religiously affiliated schools educating non-religious minority chilcommission common good 161   161 dren might promote the common good without being public goods.  -- bonum: Grice: “Oddly, the Italian concept for ‘lovely’ (“bello”) is a diminutive of ‘good’ – so trust the Romans to be more practical than the Greeks, for whom the kalos-agathos was a nice oxymoron – for the Roman, “He was not ‘buono,’ but he was ‘bello.’” --  good-making characteristic, a characteristic that makes whatever is intrinsically or inherently good, good. Hedonists hold that pleasure and conducing to pleasure are the sole good-making characteristics. Pluralists hold that those characteristics are only some among many other goodmaking characteristics, which include, for instance, knowledge, friendship, beauty, and acting from a sense of duty. Refs.: H. P. Grice, “E. F. Carritt on an alleged ambiguity of ‘good.’” This was called a ‘transcendental,’ and it was a favourite topic of Achillini.

 

booleian: algebra: Peirce was irritated by the spelling “Boolean” “Surely it is Booleian.” 1 an ordered triple B,†,3, where B is a set containing at least two elements and † and 3 are unary and binary operations in B such that i a 3 b % b 3 a, ii a 3 b 3 c % a 3 b 3 c, iii a 3 † a % b 3 † b, and iv a 3 b = a if and only if a 3 † b % a 3 † a; 2 the theboo-hurrah theory Boolean algebra 95   95 ory of such algebras. Such structures are modern descendants of algebras published by the mathematician G. Boole in 1847 and representing the first successful algebraic treatment of logic. Interpreting † and 3 as negation and conjunction, respectively, makes Boolean algebra a calculus of propositions. Likewise, if B % {T,F} and † and 3 are the truth-functions for negation and conjunction, then B,†,3  the truth table for those two connectives  forms a two-element Boolean algebra. Picturing a Boolean algebra is simple. B,†,3 is a full subset algebra if B is the set of all subsets of a given set and † and 3 are set complementation and intersection, respectively. Then every finite Boolean algebra is isomorphic to a full subset algebra, while every infinite Boolean algebra is isomorphic to a subalgebra of such an algebra. It is for this reason that Boolean algebra is often characterized as the calculus of classes. 

 

bootstrap: Grice certainly didn’t have a problem with meta-langauge paradoxes. Two of his maxims are self refuting and ‘sic’-ed: “be perspicuous [sic]” and “be brief (avoid unnecessary prolixity) [sic].” The principle introduced by Grice in “Prejudices and predilections; which become, the life and opinions of H. P. Grice,” to limit the power of the meta-language. The weaker your metalanguage the easier you’ll be able to pull yourself by your own bootstraps. He uses bootlaces in “Metaphysics, Philosophical Eschatology, and Plato’s Republic.”

 

border-line: case, in the logical sense, a case that falls within the “gray area” or “twilight zone” associated with a vague concept; in the pragmatic sense, a doubtful, disputed, or arguable case. These two senses are not mutually exclusive, of course. A moment of time near sunrise or sunset may be a borderline case of daytime or nighttime in the logical sense, but not in the pragmatic sense. A sufficiently freshly fertilized ovum may be a borderline case of a person in both senses. Fermat’s hypothesis, or any of a large number of other disputed mathematical propositions, may be a borderline case in the pragmatic sense but not in the logical sense. A borderline case per se in either sense need not be a limiting case or a degenerate case.

 

bosanquet: Grice: “When I wrote my ‘Negation,’ I had two sources in mind: Bosanquet and Bonatelli – he has an excellent piece on ‘Negazione’ – which he sees, as I do, within the framework of ‘psicologia razionale o metafisica’ –“ Cited by H. P. Grice. Very English philosopher (almost like Austin or Grice), the most systematic Oxford absolute idealist and, with F. H. Bradley, the leading Oxford defender of absolute idealism. Although he derived his last name from Huguenot ancestors, Bosanquet was thoroughly English. Born at Altwick and educated at Harrow and Balliol, Oxford, he was for eleven years a fellow of  University College, Oxford. The death of his father in 0 and the resulting inheritance enabled Bosanquet to leave Oxford for London and a career as a writer and social activist. While writing, he taught courses for the London Ethical Society’s Center for  Extension and donated time to the Charity Organization Society. In 5 he married his coworker in the Charity Organization Society, Helen Dendy, who was also the translator of Christoph Sigwart’s Logic. Bosanquet was professor of moral philosophy at St. Andrews from 3 to 8. He gave the Gifford Lectures in 1 and 2. Otherwise he lived in London until his death. Bosanquet’s most comprehensive work, his two-volume Gifford Lectures, The Principle of Individuality and Value and The Value and Destiny of the Individual, covers most aspects of his philosophy. In The Principle of Individuality and Value he argues that the search for truth proceeds by eliminating contradictions in experience. For Bosanquet a contradiction arises when there are incompatible interpretations of the same fact. This involves making distinctions that harmonize the incompatible interpretations in a larger body of knowledge. Bosanquet thought there was no way to arrest this process short of recognizing that all human experience forms a comprehensive whole which is reality. Bosanquet called this totality “the Absolute.” Just as conflicting interpretations of the same fact find harmonious places in the Absolute, so conflicting desires are also included. The Absolute thus satisfies all desires and provides Bosanquet’s standard for evaluating other objects. This is because in his view the value of an object is determined by its ability to satisfy desires. From this Bosanquet concluded that human beings, as fragments of the Absolute, acquire greater value as they realize themselves by partaking more fully in the Absolute. In The Value and Destiny of the Individual Bosanquet explained how human beings could do this. As finite, human beings face obstacles they cannot overcome; yet they desire the good i.e., the Absolute which for Bosanquet overcomes all obstacles and satisfies all desires. Humans can best realize a desire for the good, Bosanquet thinks, by surrendering their private desires for the sake of the good. This attitude of surrender, which Bosanquet calls the religious consciousness, relates human beings to what is permanently valuable in reality and increases their own value and satisfaction accordingly. Bosanquet’s defense of this metaphysical vision rests heavily on his first major work, Logic or the Morphology of Knowledge 8; 2d ed., 1. As the subtitle indicates, Bosanquet took the subject matter of Logic to be the structure of knowledge. Like Hegel, who was in many ways his inspiration, Bosanquet thought that the nature of knowledge was defined by structures repeated in different parts of knowledge. He called these structures forms of judgment and tried to show that simple judgments are dependent on increasingly complex ones and finally on an all-inclusive judgment that defines reality. For example, the simplest element of knowledge is a demonstrative judgment like “This is hot.” But making such a judgment presupposes understanding the contrast between ‘this’ and ‘that’. Demonstrative judgments thus depend on comparative judgments like “This is hotter than that.” Since these judgments are less dependent on other judgments, they more fully embody human knowledge. Bosanquet claimed that the series of increasingly complex judgments are not arranged in a simple linear order but develop along different branches finally uniting in disjunctive judgments that attribute to reality an exhaustive set of mutually exclusive alternatives which are themselves judgments. When one contained judgment is asserted on the basis of another, a judgment containing both is an inference. For Bosanquet inferences are mediated judgments that assert their conclusions based on grounds. When these grounds are made fully explicit in a judgment containing them, that judgment embodies the nature of inference: that one must accept the conclusion or reject the whole of knowledge. Since for Bosanquet the difference between any judgment and the reality it represents is that a judgment is composed of ideas that abstract from reality, a fully comprehensive judgment includes all aspects of reality. It is thus identical to reality. By locating all judgments within this one, Bosanquet claimed to have described the morphology of knowledge as well as to have shown that thought is identical to reality. Bosanquet removed an objection to this identification in History of Aesthetics 2, where he traces the development of the philosophy of the beautiful from its inception through absolute idealism. According to Plato and Aristotle beauty is found in imitations of reality, while in objective idealism it is reality in sensuous form. Drawing heavily on Kant, Bosanquet saw this process as an overcoming of the opposition between sense and reason by showing how a pleasurable feeling can partake of reason. He thought that absolute idealism explained this by showing that we experience objects as beautiful because their sensible qualities exhibit the unifying activity of reason. Bosanquet treated the political implications of absolute idealism in his Philosophical Theory of the State 8; 3d ed., 0, where he argues that humans achieve their ends only in communities. According to Bosanquet, all humans rationally will their own ends. Because their ends differ from moment to moment, the ends they rationally will are those that harmonize their desires at particular moments. Similarly, because the ends of different individuals overlap and conflict, what they rationally will are ends that harmonize their desires, which are the ends of humans in communities. They are willed by the general will, the realization of which is self-rule or liberty. This provides the rational ground of political obligation, since the most comprehensive system of modern life is the state, the end of which is the realization of the best life for its citizens. Refs.: H. P. Grice, “Bosanquet’s implicaturum.”

 

BOLANO – Grice: “I was born at Harborne, but there’s no volcano there- Bolano was born in Catania, and he is especially revered THERE, rather than at Oxford, because he was able to see some monuments – notably the Naumachia and the Hippodrome – before it was covered by ‘lava’ –“ –“Oddly, when he philosophised on rhetoric – he used that as a blurb – many philosophers traveled to Catania to be tutored by him – vide Salonia --. So he used the blurb of his expertise on Catania  to promote -- or rather his editor did, since he is a gentleman, and a gentleman does not promote – his work on rhetoric --.” “There are very few copies of this!” – “And Evola tired in vain – ‘in vano’ – to find one!” -- Lorenzo Bolano (n. Catania) filosofo, medico e archeologo italiano.  Assai scarse sono le notizie sulla vita di questo personaggio. Quel poco che sappiamo viene riassunto nell'opera del Mongitore: insegnò a Catania medicina per più di 20 anni a partire dal 1572, quindi nel periodo tra il 1578 e il 1590 intraprese l'insegnamento anche di filosofia alternando i due insegnamenti per tutta la carriera. Non si hanno più notizie certe su di lui dopo il 1593 anche se c'è la presenza del suo nome nei rotuli dell'Catania fino al 1613, anno probabile della sua morte.  Nel XVI secolo fu uno dei più eminenti esponenti dell'ateneo catanese: chiamato dallo storico seicentesco concittadino Giovambattista De Grossi « medicinae, anatomes ac matheseos peritissimus », acquisìo grande fama di professore e di medico. Dal 1603 per un breve periodo lo troviamo presso il Collegio dei gesuiti di Palermo come lettore di fisica e anatomia con il "favoloso stipendio di ottocento onze annue"; nel 1607 torna ad insegnare a Catania.  Fu un seguace della tradizione aristotelica rinascimentale ed un tipico esempio di medico umanista, unendo all'interesse per le indagini mediche e naturali quello per gli studi letterari, filosofici e antiquari.  Nel 1596 stampava a Messina un Opus logicum, compendio di filosofia aristotelica e frutto del suo insegnamento logico, scrisse anche di retorica e fisica ed abbiamo notizie di un'opera naturalistica sull'Etna, il Discorso di Mongibello ma l'opera cui maggiormente è legato è un Chronicon urbis Catinae, andato perduto dopo il 1693, in cui ci lascia preziose notizie e descrizioni su Catania e le sue vestigia storiche prima della catastrofica eruzione dell'Etna del 1669 che profondamente ne cambiò paesaggio, fisionomia ed urbanistica.  Il Chronicon rappresenta un raro esempio cinquecentesco di indagine archeologica diretta su Catania e rimarrà uno dei pochi lavori utili e seri sulle antichità della città etnea per tutto il Seicento. Riguarda, tra l'altro, la fondazione di Catania, l'anfiteatro romano, l'acquedotto romano, gli Archi, il tempio di Cerere, la Naumachia, l'Ippodromo. Per questi ultimi due edifici è la prima ed unica fonte a noi rimasta. Pietro Carrera e Gian Battista De Grossi attinsero direttamente dal manoscritto, traendone spunto per le loro opere e pubblicando i pochi frammenti a noi rimasti.  Eppure Bolano subì una grave umiliazione: nell'anno in cui si perdono le sue tracce, il 1613, presentatosi a chiedere l'incarico di filosofia nell'Università dove con onore insegnava da oltre quattri decenni, i filosofi ecclesiastici lo contrastarono preferendo il secolare Francesco Riccioli. Il venerando medico-archeologo riottenne l'insegnamento solo per « grazia » del viceré Pietro Giron de Osuna, una nomina, sottolinea Matteo Gaudioso, « peggiore di una sconfitta, forse la prima e ultima umiliazione del Bolano, scomparso successivamente dalla scena. Fu il suo ultimo anno di insegnamento e forse di vita ».  Note  Antonino Mongitore, Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt, pag. 5, D. Bua, 1708  Storia della filosofia in Sicilia da'tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag. 137, Vincenzo Di Giovanni, Lauriel, 1873  Archivio storico per la Sicilia orientale, pag. 293, La società, 1934  G.B. De Grossi, Catanense Decachordon..., Catanae, 1642150.  S. Correnti, La Sicilia del Cinquecento: il nazionalismo isolano, Roma, Mursia, 1980, p.172.  Storia della filosofia in Sicilia da' tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag. 138  Rivista internazionale di filosofia del diritto, Volume 38, pag. 313, Giorgio Del Vecchio, Società anonima poligrafica italiana, 1961  Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt  Osservazioni sopra la storia di Catania cavate dalla storia generale di Sicilia, Volume 3, pag. 214, Vincenzo Cordaro Clarenza Riggio, 1833  Sopra uno rudere scoperto in Catania cenni critici dell'arch. Mario Musumeci, pag. XXX, Mario Musumeci, dalla tipografia della regia Università, 1819  Guido Libertini, L’indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l’opera di Lorenzo Bolano, in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, XVIII, 1922,   105–138,  .  Edilizia pubblica e privata nelle città romane, pag. 94, Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2008  P. Carrera, Delle Memorie historiche della città di Catania, I, Catania 1639,  22, 37, 80, 112  G. B. De Grossi, Catanense Decachordon..., cit., I,  7 s.  Archivio di Stato di Palermo, Tribunale del R. Patrimonio, Memoriali,  533, f. 283. Cit. in Corrado Dollo, Modelli scientifici e filosofici nella Sicilia spagnola, Napoli, Guida, 198470.  Matteo Gaudioso, L'Catania nel secolo XVII, in  Storia della Catania dalle origini ai nostri giorni, Catania, Zuccarello e Izzi, 1934182.  Pietro Carrera, Delle Memorie historiche della città di Catania, I, Catania, 1639. Gian Battista De Grossi, Catanense Decachordon..., Catinae, 1642. Antonino Mongitore, Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt, D. Bua, 1708. Mario Musumeci, Sopra uno rudere scoperto in Catania cenni critici dell'arch. Mario Musumeci, dalla tipografia della regia Università, 1819. Vincenzo Di Giovanni, Storia della filosofia in Sicilia da'tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag. 137, Lauriel, 1873. Guido Libertini, L'indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l'opera di Lorenzo Bolano in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, n. XVIII, 1922. Giorgio Stabile, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, 1969. Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, Edilizia pubblica e privata nelle città romane, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2008.  Storia di Catania Eruzione dell'Etna del 1669  Lorenzo Bolano, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filosofia Medicina  Medicina Filosofo del XVI secoloMedici italianiArcheologi italiani 1540 Catania CataniaProfessori dell'Università degli Studi di Catania

 

BONATELLI: Grice: “Bonatelli is undoubtedly a Griceian – like me, he merges psychologia – ‘psychologia rationalis or metaphysica’ as he puts it – with logic -. He makes fun of ‘inglese,’ which by lacking inflections, disallows complex thought – He distinguishes, in ways the Oxonian really cannot – unless he is into ‘Italian studies’! – between ‘linguaggio,’ and THEN ‘’lingua.’” Grice: “Within the lingua he distinguishes a primary stage which he genially calls ‘patognomico,’ or pathognomic, as Strawson would prefer, i. e. to ‘know the emotion’ of your co-conversationalist – Italians never take ‘conoscere’ as sacred as we at Oxford take ‘know’ – He considers the copula in something like “Fido is shaggy,” there is the ‘nome’ – and within it the ‘nome aggetivo’ – this he says, and rightly so, is the stuff of ‘il filosofo delle lingue’ – and the copola which is the ‘is.’ He grants that he’ll only be concerned with lingua of ‘cepo indeuropeo,’ literally ‘indo-germanic vintage’!” – Grice: “Bonatelli is a Griceian because he is into ‘significato’ – how an utterance becomes a vehicle by which an utterer can SIGNIFY – il segno patognomico, as it were --.” Grice: “Like me, he allows for ‘utter’ to be used broadly – ‘sordomuti’ have a ‘linguaggio di gesti e moti’ as ‘signo patognomico.’” Francesco Bonatelli (n. Iseo), filosofo italiano.   Francesco Bonatelli nacque il 25 aprile 1830 ad Iseo (BS), da Filippo (n. 1789m. 1844), commissario distrettuale al servizio del governo austriaco, e da Elisabetta Bocchi.  Nel 1842, all'età di 12 anni, si trasferì a Chiari per compiere gli studi ginnasiali presso uno zio materno: il canonico Annibale Bocchi.  In questo periodo studiò con Carlo Varisco, che, in seguito, diverrà suo cognato. Il Varisco, infatti, sposò Giulia, sorella del Bobatelli e, dopo la morte di questa, convolò a seconde nozze con un'altra sorella del Bonatelli: Laura.  Dall'unione fra Carlo e Giulia nacque Bernardino Varisco, insigne filosofo anch'egli, e senatore del Regno d'Italia.  Terminato il ginnasio, proseguì gli studi a Brescia, frequentando il locale liceo, ed iniziando precocemente l'attività didattica presso il Liceo Classico Arnaldo.  Nel frattempo si rese protagonista del grande fermento politico della sua epoca.  Troviamo conferma del suo fervente patriottismo in ciò che ne scrisse Michele Rosi nel “Dizionario del Risorgimento nazionale” del 1937:  «Venuti i tempi nuovi, ebbe incarico di istruire gli ufficiali della guardia nazionale; continuando nello stesso tempo nel proprio insegnamento, cercò di suscitare nell'animo dei giovani i più fervidi sentimenti patriottici. Per questo cadde in sospetto della polizia austriaca, alla quale sfuggì (…) in Svizzera».  Rientrato in patria, nel 1849, ottenne l'abilitazione all'insegnamento della filosofia, della matematica e della fisica, che alternò tra Milano, presso l'istituto ginnasiale “Sorre”, e Chiari.  La sua prima pubblicazione, di interesse psicologico, risale al 1852, ed ha titolo “Sulla sensazione”.  Nel 1853 si unì in matrimonio con Laura Formenti.  Nel medesimo anno, venne privato del posto di lavoro per motivi politici. Per riottenere l'ammissione all'insegnamento, dovette avvalersi dell'intercessione della nobildonna e benefattrice clarense, Ottavia Bettolini, col maresciallo Josef Radetzky-  In cambio di questa concessione, avvenuta soltanto nel 1855, il governo austriaco gli impose di seguire un corso di studi superiori a Vienna, che abbandonò forzatamente soltanto qualche mese dopo, essendosi ammalato di tifo.  Fu durante questa breve esperienza che il Bonatelli venne in contatto coi maggiori esponenti della filosofia tedesca, da cui rimase profondamente influenzato.  Resta incerto se, nella capitale austriaca, conseguì o meno la laurea, come ipotizzato da alcuni autori (Giulio Alliney, “BONATELLI”, Brescia, La Scuola, 1947).  Nel 1858 insegnò presso il liceo di Mantova, dove rimase fino al Giugno '59, dopo lo scoppio della Seconda Guerra d'Indipendenza, quando quella città fu messa in stato d'assedio.  Le imprese guerresche del sovrano sabaudo, supportato da francesi e volontari garibaldini, vennero celebrate dal B. con la composizione di un carme: “Il servaggio e la liberazione”, scritto a Chiari il 13 agosto 1859, con dedica a Vittorio Emanuele II.  Successivamente, l'attività didattica del B. proseguì al liceo di Brescia (1859-60) ed al Carmine di Torino sino al 1861, anno in cui si trasferì a Bologna per insegnare filosofia teoretica, nonostante avesse appena vinto un concorso presso l'Genova che gli avrebbe permesso di ricoprire la stessa cattedra.  Nell'ateneo felsineo, il B. ebbe modo di conoscere Giosuè Carducci, che vi era professore di Letteratura Italiana.  Lo stretto legame fra i due cattedratici è testimoniato da una ventina di lettere, scritte fra il 1862 ed il 1881, conservate nell'archivio della Casa Carducci di Bologna.  Gli anni trascorsi a Bologna furono particolarmente proficui per l'elaborazione del pensiero filosofico del Bonatelli: nacque allora una delle sue opere principali, “Pensiero e conoscenza”, pubblicata nel 1864.  Nel dicembre 1867, il B. passò alla cattedra di filosofia teoretica dell'Padova; impiego che manterrà fino alla morte.  Nell'ateneo lombardo ebbe diversi incarichi, fra cui quello di insegnare filosofia della storia (dal 1878 al 1910) e di tenere per qualche anno i corsi di antropologia, pedagogia e storia della filosofia. Divenne anche preside della facoltà di lettere e filosofia.  A Padova scrisse la sua opera maggiore: “La coscienza e il meccanesimo interiore”, nel 1872.  La fama del B. iniziò negli anni '70, specialmente negli ambienti del “platonismo” legati a Terenzio Mamiani, ottenendo anche ruoli di alto prestigio al di fuori della propria attività didattica.  Fu membro del comitato di redazione del periodico “La filosofia delle scuole italiane”, fondato dal Mamiani nel ‘69; posizione che mantenne fino al 1874, quando rassegnò le proprie dimissioni in seguito alla pubblicazione di alcuni articoli del filosofo Giovanni Maria Bertini che, contenendo aspre critiche al cattolicesimo, urtavano con le sue solide convinzioni religiose. Nonostante ciò, il B. proseguì la propria collaborazione con la rivista, curandone la rubrica “Conversazioni filosofiche” dal 1870 al 1872.  Il 18 aprile 1880 fu nominato socio corrispondente nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe di Scienze morali, storiche e filologiche; mentre, il 5 febbraio 1882 divenne socio corrispondente della Reale Accademia delle Scienze di Torino, nella sezione di Scienze filosofiche.  Nell'ultimo decennio del secolo XIX pubblicò un altro saggio importante: “Percezione e pensiero”.  Bonatelli fu anche un brillante verseggiatore ed autore di alcune pregevoli opere letterarie, fra cui: il carme “In morte di Tommaso Grossi” (Milano, 1853), il poemetto “Alfredo” (Lodi, 1856), il carme precedentemente menzionato “Il servaggio e la liberazione” (Brescia, 1860) e numerose composizioni in lingua dialettale.  Il filosofo Giovanni Gentile ne lodò le doti letterarie, apprezzando la forma netta e quasi sempre precisa della sua espressione ed il linguaggio vivo ed immaginoso; affermando addirittura che gli scritti del Bonatelli potranno essere sempre cercati e letti con profitto. (G. Gentile, “La filosofia in Italia dopo il 1850”, su “La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce” n. 533, 1907).  Inoltre, non esitò ad esporre il proprio pensiero su tematiche politiche d'attualità.  Ricordiamo, a proposito, due saggi sulla possibilità di allargamento del diritto di voto: “Intorno al fondamento naturale del diritto di voto” (Padova; Tip. Rendi, 1882) ed “Intorno al diritto elettorale” (Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti; 1897).  Le sue pubblicazioni, comprese quelle di carattere filosofico, ammontano ad oltre 170 opere.  Con l'avanzare dell'età, si manifestò inevitabilmente qualche acciacco fisico, che egli accolse stoicamente, confortato da una fede sincera e tenace.  È significativo quanto scrisse al nipote Bernardino Varisco, in una lettera datata 25 Gen. 1906.  «Carissimo Dino,  l'aver io tardato a congratularmi teco della riuscita non deriva certo dall'essermene io poco rallegrato, bensì dal cumulo di noie, di pensieri, di tribolazioni che ora più che mai m'è piombato addosso e che quasi mi schiaccia. Non entro nei particolari, perché a cosa servirebbe?  […] Basta, [sia] quello che Dio vuole!». (Massimo Ferrari, “Lettere a Bernardino Varisco (18671931)”77, La Nuova Italia, Firenze, 1982).  Malgrado ciò, il filoso d'Iseo proseguì l'attività di docente ed accademico anche nei primi anni del '900, senza affatto abbandonare l'indagine speculativa, grazie ad una lucidità mentale che mai lo abbandonò, dedicando i suoi ultimi sforzi alla traduzione del primo volume dell'opera “Microcosmo” di Hermann Lotze, che sarà pubblicato postumo.  Morì il 13 maggio 1911, a Padova, all'età di 81 anni. Aveva insegnato fino a due giorni precedenti alla morte.  Le sue spoglie mortali riposano nel piccolo cimitero di Longiano (FC), dove furono traslate da Padova, negli anni '80 del secolo scorso, per volontà del nipote Gualtiero.  Pensiero Filosofo spiritualista, Pose al centro della sua speculazione l'uomo e ne difese la spiritualità contro il positivismo materialista. Sulla scia di Hermann Lotze valorizzò il sentimento e pose in esso la principale rivelazione dell'essere per mezzo del giudizio di valore.  Opere Fra le sue opere ricordiamo:  Pensiero e conoscenza, Bologna, G. Monti, 1864. La coscienza e il meccanismo interiore. Studi psicologici, Padova, Minerva, 1872. Discussioni gnoseologiche e note critiche, Venezia, Antonelli, 1885. Elementi di psicologia e logica, ad uso dei licei, Padova, Tip. F. Sacchetto, 1892. Percezione e pensiero, 3 voll., Venezia, Tip. Ferrari, 1892-1895. Comprende: 1. Percezione e pensiero, 1892; 2. La percezione interna, 1894; 3. Il pensiero, 1895. Intorno alla conoscibilità dell'io, Venezia, Officine grafiche di C. Ferrari, 1902. Studi d'epistemologia, Venezia, C. Ferrari, 1905. Sentire e conoscere, Prato, Tip. Collini, 1909. Note  G. Calogero, Enciclopedia Italiana, riferimenti in .  Francesco De Sarlo, Francesco Bonatelli, Firenze, Ufficio della «Rassegna Nazionale» 1900. Erminio Troilo, Il pensiero filosofico di Francesco Bonatelli, estratto dagli «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti» LXXXIX (1929-30), Venezia, Ferrari 1930. Davide Poggi, La coscienza e il meccanesimo interiore. Francesco Bonatelli, Roberto Ardigò e Giuseppe Zamboni, Padova, Poligrafo 2007.  978-88-7115-568-5. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Francesco Bonatelli  Guido Calogero, «BONATELLI, Francesco», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930. , «BONATELLI, Francesco», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969. Filosofia Filosofo del XIX secoloFilosofi italiani Professore1830 1911 25 aprile 13 maggio Iseo PadovaMembri dell'Accademia delle Scienze di Torino

 

BONAVINO: Grice: “In fact, Bonavino is the same – vide my ‘Personal identity’ – he changed his name when he ‘lascio l’abito,’ and teaches philosophy – his essays are slightly rationalistic – he endorsed Thomistic orthodoxy at a later point.’” --  Grice: “I love Bonavino, but not every Oxonian would – for one, he used a pseudonym, since he was a priest – we cannot imagine Copleston doing that – or Kenny! As a philosopher he was a ‘rationalist,’ and indeed, the editor of a journal called ‘Reason’ (like my Carus lectures), as a priet, he was ‘irrationalist.’ – My favourite of his tracts is his ‘storia della filosofia,’ – which concentrated on Rome (Ancient Rome, that is) and Croce --!”  Cistoforo Bonavino, noto anche con lo pseudonimo di Ausonio Franchi (n. Pegli), presbitero, scrittore, teologo e filosofo italiano.  Nacque a Pegli, in una casa che sorgeva sulla via Aurelia, successivamente demolita per la costruzione del lungomare. Nel 1838 entrò in seminario. Nel 1840, a Bobbio, entrò nella congregazione degli Oblati di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, fondata, in quella stessa città, nel 1838 dal vescovo Antonio Maria Gianelli.  La fase razionalista Il suddiacono venne accolto nella diocesi di Bobbio dal vescovo Antonio Maria Gianelli il quale lo riteneva persona dotata di ottime qualità. Venne ordinato sacerdote nel 1840, in tre feste consecutive, dallo stesso Gianelli il quale lo accolse tra i suoi Oblati, da poco fondati in Bobbio, nella sede del Santuario della Madonna dell'Aiuto. Il vescovo lo costituì poco dopo, sebbene giovanissimo, vicesuperiore.   Cornelius Jansen, padre del giansenismo  Vincenzo Gioberti In tale posizione Bonavino indusse il vescovo ad irrigidire molto la regola che aveva loro data. Egli usava con i colleghi, tutti più maturi di lui, un rigore che essi reputarono intollerabile, tanto che molti ne rimasero disgustati e parecchi se ne andarono. Qualche suo compagno notò in lui uno spirito di superbia inoltre, in una disputa teologica, Bonavino mostrò una dottrina diametralmente opposta a quella di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, tanto che il vescovo Gianelli dovette intervenire per richiamarlo, dicendogli: "se continuate in questa guisa, voi non potrete recare che gravi dispiaceri alla Chiesa e voglia Iddio che non diventiate apostata". Egli dapprima rispose positivamente al richiamo, ma poi nuovamente ritornò sulle sue posizioni.  Aveva attinto dallo spirito giansenista, tenacemente combattuto dal Gianelli e non ancora assopito, sia leggendo opere spregiudicate sia discorrendo con qualche prete ancora seguace di quella dottrina. Il vescovo lo chiamò nuovamente a sé e gli chiese paternamente se fosse vero quanto gli veniva riferito, ed egli audacemente gli rispose di sì e disse che avrebbe persistito nel suo sentimento e che non vi era alcuna speranza che si potesse ricredere. Le sue parole furono: " ... no, neppure se mi trovassi innanzi alla bocca di un cannone e mi si minacciasse di darmi fuoco!". Allora il vescovo dovette cacciarlo dalla diocesi di Bobbio, dubitando della buona riuscita del nuovo Istituto. Subì, anche, l'influenza del positivismo francese e del criticismo tedesco. Poco dopo venne espulso dalla congregazione per le sue dottrine che si allontanavano dal probabilismo alfonsiano.  A Genova aprì una scuola. Partecipò nelle lotte contro i gesuiti, collaborando alla redazione de Il gesuita moderno, e con due pubblicazioni: I Gesuiti e Autentiche prove contro i Gesuiti (1846). Visse in prima persona la rivoluzione del 1848, condividendo gli ideali risorgimentali, e stando in contatto, al punto di arrivare alle polemiche, con le figure più rappresentative di esso: Mazzini, Ferrari, Pisacane, Macchi, La Farina, Orsini e Crispi.  Nel 1849 venne sospeso a divinis per la difesa degli "errori" del suo Corso di religione alle Figlie di S. Bernardo, e lasciò il ministero sacerdotale. Da questo anno (e fino al 1889) usò lo pseudonimo di Ausonio Franchi, cioè "italiano libero".  Su consiglio del Gioberti, verso il quale era orientato politicamente, si dedicò agli studi filosofici. In questo periodo scrisse:  La filosofia delle scuole italiane (1852) Appendice alla filosofia delle scuole italiane (1853): ove giustificò la propria apostasia La religione del secolo XIX (1853) Studi religiosi e filosofici: Del sentimento (1854) Il razionalismo del popolo (1856) Trasferitosi a Torino, divenne mazziniano. Nel 1854 fondò Ragione, un bimestrale di critica religiosa, politica e sociale.  Nel 1859 si trasferì a Milano dove diresse La gente latina. Nel 1856 ottenne la cattedra di storia della filosofia dell'Pavia. Nel 1863 venne trasferito all'Accademia di Scienze e Lettere di Milano.  Massone, fu membro della Loggia "Insubria" di Rito simbolico italiano, che con altre, di numero minore rispetto alle prevalenti di Rito scozzese antico e accettato, si strinsero intorno alla Loggia madre torinese "Ausonia" e si organizzarono all'obbedienza di un "Gran Consiglio Simbolico", sorto da un'assemblea tenuta a Milano il 1-5 luglio 1864. Fu inoltre membro onorario della Loggia "Azione e Fede", di Pisa.  Il "Gran Consiglio Simbolico" ebbe sede prima a Torino e poi a Milano e con la presidenza di Ausonio Franchi, finché nel 1868 si unì al "Grande Oriente Italiano" con un atto firmato per il Gran Consiglio tra gli altri dallo stesso Ausonio Franchi, che fu strenuo e auterevole propugnatore della fusione nel nuovo Grande Oriente.  In questo periodo scrisse:  Letture della storia della filosofia moderna (1863) Lettere a N. Mameli su la teoria del giudizio (1871) Saggi di critica e polemica (1871-1872) Il ritorno al cattolicesimo Iniziò poi un periodo in cui rimise in discussione la propria attività filosofica. Ciò lo portò a scrivere L'ultima critica (1889-1893). Nei tre volumi che compongono l'opera, disse di voler essere la «confutazione di tutti i paralogismi, che mi avevano condotto al razionalismo, ed esposizione degli argomenti che mi hanno ricondotto prima alla filosofia tomistica e poi alla fede cristiana». Visse l'esperienza della conversione filosofica nel 1879 e quindi religiosa nel 1889; iniziò facendo visita al Santuario di Virgo Potens in Sestri Ponente, dove è collocata una lapide in ricordo dell'evento:  «TRA QUESTE SACRE MURA LA VERGINE POTENTE CON UN PRODIGIO DI MATERNA PIETÀ IL FIERO NEMICO D'OGNI CRISTIANA RIVELAZIONE AUSONIO FRANCHI TRAMUTAVA NELL'ANTICO PIO SACERDOTE CRISTOFORO BONAVINO RIDONANDO ALLA VERA SCIENZA E ALLA CHIESA UNO TRA I PIÙ PROFONDI PENSATORI DELLA NOSTRA ETÀ DAL VORTICE DELLA RIVOLUZIONE MISERAMENTE TRAVOLTO PERCHÉ IL RICORDO DI SÌ BEL TRIONFO DELLA POTENZA DI MARIA SI PERPETUASSE A CONFORTO E A SPERANZA DELLE FUTURE GENERAZIONI IL COMITATO LIGURE DEI CONGRESSI CATTOLICI a. M.P. MDCCCXCVI»  L'ultima critica venne da lui annunciata nel 1889 all'arcivescovo Salvatore Magnasco. Manifestò, inoltre, l'intenzione di ritirarsi nel santuario di Rho per confessarsi e riconciliarsi con la Chiesa. Il libro fu terminato nel convento carmelitano di Sant'Anna, a Genova, dove si trasferì nel 1892. Aveva un buon rapporto con i frati, anche se conduceva vita molto ritirata. Dopo il ritorno alla fede egli confidò che, anche negli anni in cui sembrava più lontano dalla Chiesa cattolica e più imbevuto di positivismo, non aveva mai abbandonato la pratica quotidiana di recitare tre Ave Maria e non era mai venuto meno al celibato sacerdotale.  Infine, nel 1893, tornò al ministero sacerdotale e riprese a celebrare la Messa.  Targhe commemorative Sulla casa natale di Pegli era apposta questa lapide, trasferita dopo la demolizione nella piazzetta della Giuggiola (attuale Vico Condino), cuore del centro storico di Pegli:  Cristoforo Bonavino nato in Pegli il 27 febbraio 1821 apostata col nome di Ausonio Franchi seppe ritrovare le vie del vero e dalla tenebra dell'errore assurgere all'eterno splendore del pensiero cristiano nel centenario della sua nascita i cittadini q.m.p.  La lapide del Bonavino nel cimitero di Pegli La lapide del cimitero di Pegli:  Cristoforo di Giovan Battista Bonavino sacerdote filosofo tra i primi dell'età nostra aveva col pseudonimo di Ausonio Franchi professato il razionalismo più aperto ma nell'opera dell'ultima critica confutò gli errori suoi riparando splendidamente il dolore inflitto alla Chiesa di Gesù. Ritiratosi in Genova presso i Padri Carmelitani di S. Anna morì santamente a 75 anni il 12 settembre 1895 benedetto dal S. P. Leone XIII e in questa sua terra natale deposto per cura della famiglia che Dio ringrazia d'averlo richiamato alla luce del vero.  Giansenismo Antonio Maria Gianelli Pegli Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Cristoforo Bonavino Collabora a Wikiquote Citazionio su Cristoforo Bonavino  Cristoforo Bonavino, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cristoforo Bonavino, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cristoforo Bonavino, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Cristoforo Bonavino / Cristoforo Bonavino (altra versione) / Cristoforo Bonavino (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Cristoforo Bonavino, . Cristoforo Bonavino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Cristoforo Bonavino "Ausonio Franchi" biografia nel sito "Pegli ieri e oggi" Simbolici famosi: Cristoforo poi Giuseppe Bonavino, detto Ausonio Franchi biografia dal punto di vista massonico nel sito "ritosimbolico.net". Filosofia Letteratura  Letteratura Risorgimento  Risorgimento Categorie: Presbiteri italianiScrittori italiani del XIX secoloTeologi italiani 1821 1895 27 febbraio 12 settembre Pegli GenovaFilosofi italiani del XIX secoloFilosofi cattoliciMassoni

 

BONCINELLI – Grice:: “Like me, he was born on an island!” Edoardo Boncinelli (Rod, Grecia – not Rodi in Puglia!i) è un genetista, filosofo e accademico italiano che, insieme ad alcuni collaboratori, ha scoperto una famiglia di geni che controllano il corretto sviluppo corporeo nell'uomo.  Nato da genitori fiorentini, ha studiato e vissuto a Firenze, laureandosi in Fisica presso l'Università degli Studi di Firenze con una tesi sperimentale di elettronica quantistica, con relatore Giuliano Toraldo di Francia. Dal 1968 al 1992 svolge continuativamente, per più di 20 anni, attività di ricerca nel campo della genetica presso l'Istituto di genetica e biofisica del CNR di Napoli, prima come borsista e poi, dal 1971, come ricercatore. Durante il lungo periodo napoletano alterna l'attività di ricerca con quella didattica, tenendo diversi corsi universitari presso la Facoltà di Scienze e la prima Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II (oggi Facoltà di Medicina della SUN). Nel 1985, proprio al CNR di Napoli, scopre, insieme con Antonio Simeone, alcuni geni omeotici nell'uomo, architetti che progettano lo sviluppo dell'organismo.  È stato direttore del laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo presso l'Istituto scientifico universitario San Raffaele e direttore di ricerca presso il Centro per lo studio della farmacologia cellulare e molecolare del CNR di Milano. È stato direttore della SISSA (Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste). Ha insegnato Fondamenti biologici della conoscenza presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il 29 gennaio  ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Scienze filosofiche presso l'Università degli Studi di Palermo.  Nel 2006 vince, con il libro L'anima della tecnica, nella sezione saggi, il quarto Premio letterario Merck Serono, premio dedicato a saggi e romanzi, pubblicati in italiano, che sviluppino un confronto ed un intreccio tra scienza e letteratura, con l'obiettivo di stimolare un interesse per la cultura scientifica, rendendola accessibile anche ai meno esperti. Appassionato grecista, Boncinelli ha pubblicato nel 2008 una raccolta di lirici greci classici: da Mimnermo ad Alcmane, da Archiloco a Saffo, per un totale di 365 liriche, una per ogni giorno dell'anno. Nel  il Corriere della Sera, in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, ha incluso le scoperte di Edoardo Boncinelli tra le 10, prodotte dal genio degli scienziati italiani, da ricordare nella storia d'Italia. Nell'opera La farfalla e la crisalide, del , si mostra scettico verso la filosofia, il ruolo che essa può possedere nel mondo moderno e la sua tanto elogiata utilità nel passato.  Opere A caccia di geni, Roma, Di Renzo, 1986.  88-86044-50-X; 2001.  88-86044-50-X I nostri geni. La natura biologica dell'uomo e le frontiere della ricerca, Torino, Einaudi, 1998.  88-06-13735-2 Il cervello, la mente e l'anima. Le straordinarie scoperte sull'intelligenza umana, Milano, Mondadori, 1999.  88-04-45841-0 Le forme della vita, Torino, Einaudi, 2000.  88-06-15195-9 La serva padrona. Fascino e potere della matematica, con Umberto Bottazzini, Milano, Raffaello Cortina, 2000.  88-7078-651-X Pensare l'invisibile. Dal DNA all'inconscio, con Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 2000.  88-452-4663-9 Prima lezione di biologia, Roma, Laterza, 2001.  88-420-6435-1 Edoardo Boncinelli, La mente che studia se stessa, prefazione in Joseph LeDoux, Il sé sinaptico. Come il nostro cervello ci fa diventare quelli che siamo, Milano, Raffaello Cortina, 2002.  88-7078-795-8 Io sono, tu sei. L'identità e la differenza negli uomini e in natura, Milano, Mondadori, 2002.  88-04-50437-4 Tempo delle cose, tempo della vita, tempo dell'anima, Roma, Laterza, 2003.  88-420-7144-7 Il posto della scienza. Realtà, miti, fantasmi, Milano, Mondadori, 2004.  88-04-52452-9 Verso l'immortalità? La scienza e il sogno di vincere il tempo, con Galeazzo Sciarretta, Milano, Raffaello Cortina, 2005.  88-7078-941-1 Sani per scelta. La scienza che ci cambia la vita, colloquio con Giangiacolo Schiavi, Milano, Corriere della Sera, 2005. L'anima della tecnica, Milano, Rizzoli, 2006.  88-17-00902-4 La magia della scienza, Milano, Archinto, 2006.  88-7768-455-0 Idee per diventare genetista. Geni, genomi ed evoluzione, Bologna, Zanichelli, 2006.  978-88-08-16802-3 Edoardo Boncinelli, Il cervello e la mente in: Rosario Conforti , La psicoanalisi tra scienze umane e neuroscienze. Storia, alleanze, conflitti, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006.  88-498-1431-3 Le forme della vita. L'evoluzione e l'origine dell'uomo (nuova edizione), Torino, Einaudi, 2006.  88-06-18290-0 Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza, Milano, Mondadori, 2007.  978-88-04-51244-8 Edoardo Boncinelli, Chi prende le mie decisioni?, prefazione in Benjamin Libet, Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza, Milano, Raffaello Cortina, 2007.  978-88-6030-085-0 Dal moscerino all'uomo: una stretta parentela, con Chiara Tonelli, Milano, Sperling e Kupfer. 2007.  978-88-6061-071-3 L'etica della vita. Siamo uomini o embrioni?, Milano, Rizzoli, 2008.  978-88-17-02005-3 L'universo e il senso della vita. Un ateo e un credente: due uomini di scienza a confronto, con George Coyne, Cinisello balsamo, San Paolo, 2008.  978-88-215-6381-2 Edoardo Boncinelli, Il fiume e le sue propaggini, introduzione in Richard Dawkins, Il fiume della vita. Che cosa è l'evoluzione, Milano, Rizzoli, 2008.  978-88-17-02060-2 Edoardo Boncinelli, Forzare il destino, prefazione in Maurizio Fea, Riparatori di destini. Dipendenze, etica e biologia, Milano, FrancoAngeli, 2008.  978-88-464-9139-8 Come nascono le idee, Roma-Bari, Laterza, 2008.  978-88-420-8661-1 Dialogo su Etica e Scienza, con Emanuele Severino, Milano, Editrice San Raffaele, 2008.  978-88-86270-57-1 I miei lirici greci. 365 giorni di poesie, Milano, Editrice San Raffaele, 2008.  978-88-86270-73-1 Che cos'è il tempo? (con cd audio), Roma, Luca Sossella Editore, 2007.  978-88-89829-31-8 Lo scimmione intelligente. Dio, natura e libertà, con Giulio Giorello, Milano, Rizzoli, 2009.  978-88-17-01721-3 Perché non possiamo non dirci darwinisti, Milano, Rizzoli, 2009.  978-88-17-03425-8 Mi ritorno in mente. Il corpo, le emozioni, la coscienza, Milano, Longanesi, .  978-88-304-2312-1 Lettera a un bambino che vivrà 100 anni. Come la scienza ci renderà (quasi) immortali, Milano, Rizzoli, .  978-88-17-04304-5 Michele Di Francesco ed Edoardo Boncinelli , Che fine ha fatto l'io?, Milano, Editrice San Raffaele, .  978-88-96603-02-4 Prefazione in Marcello Orazio Florita, L'intreccio. Neuroscienze, clinica e teoria dei sistemi dinamici complessi, Milano, FrancoAngeli, .  978-88-568-3582-3 La vita della nostra mente, Roma-Bari, Laterza, .  978-88-420-9712-9 La scienza non ha bisogno di Dio, Milano, Rizzoli, .  978-88-17-03432-6 Quel che resta dell'anima, Rizzoli, .  978-88-17-06086-8 Una sola vita non basta: storia di un incapace di genio, Milano, Rizzoli, .  978-88-17-06749-2 Alla ricerca delle leggi di Dio, Rizzoli, .  978-88-17-07481-0 Homo faber, (con Galeazzo Sciarretta), Baldini & Castoldi, ,  978-88-6852-753-2 I sette ingredienti della scienza, Indiana, ,  978-88-97404-47-7 Contro il sacro. Perché le fedi ci rendono stupidi, Rizzoli,  L'infinito in breve, Rizzoli, ,  978-88-17-09123-7 L'incanto e il disinganno, con Giulio Giorello, Guanda ,  978-88-23-51406-5 La farfalla e la crisalide, editore Raffaello Cortina ,  9788832850468 Video Edoardo Boncinelli racconta Charles Darwin. L'Uomo evoluzione di un progetto?, Gruppo Editoriale L'Espresso, . Note  Edoardo Boncinelli, in Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Suo bonno era il medico e poeta Francesco Boncinelli cfr. Edoardo Boncinelli, Rigore e sensibilità, in Marco Pinzani e Federica Giorgi , Il lascito Boncinelli, Firenze, Comune di Firenze, 200511.  Laurea honoris causa in “Scienze Filosofiche” a Edoardo Boncinelli, unipa.it.  Sandro Modeo, La playlist: SCIENZA/INVENZIONI. Dieci proposte che hanno alimentato l’immaginario e il prestigio tricolore. Il meglio del genio creativo in opere, spettacoli, scoperte indimenticabili anche all’estero, in Corriere della Sera, 16 marzo . 16 marzo .  Cosa resta alla filosofia della scienza? Breve storia di un fraintendimento, su MicroMega.  Francesco Boncinelli Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Edoardo Boncinelli  Sito ufficiale, su boncinelliedoardo.com.  Opere di Edoardo Boncinelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Edoardo Boncinelli, .  asia.it Intervista sulla sua carriera e sulle neuroscienze Sito ufficiale dell'IGB Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica Filosofia Scienza e tecnica  Scienza e tecnica Università  Università Categorie: Genetisti italianiFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1941 18 maggio RodiFilosofi della scienzaProfessori dell'Università degli Studi di Napoli Federico IIScienziati e saggisti ateiStudenti dell'Università degli Studi di Firenze

 

BONIOLO – Grice: “I like Boniolo; especially that he takes ‘antichita’ seriously – he is right on the emphasis on ‘argomentare’ but obviously the balance shoud be between epagoge and diagoge – I would like to see more diagoge! He has philosophised on other topics, too!” -- NazionalitàItalia Italia Pallacanestro Basketball pictogram.svg Carriera Squadre di club 1971-1980Petrarca Petrarca Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.   Modifica dati su Wikidata Manuale Giovanni Boniolo (Padova) è un filosofo, accademico e cestista italiano.   Cresciuto nel Petrarca Basket, a 16 anni debutta in prima squadra (1971), diventando in quell'anno il più giovane giocatore di Serie A. Giocò con il Petrarca Basket fino all'età di 24 anni (1980). Dal  al  ne è anche stato presidente.  Carriera accademica Laureato in Fisica (1981) e Filosofia (1985) all'Padova, insegna fino al 1992 "Matematica e Fisica" negli istituti superiori di Padova, pur avendo avuto contratti di insegnamento presso la LUISS di Roma e l'Padova. Professore associato (19922001) e quindi ordinario (20012008) di Logica e Filosofia della scienza all'Padova, si trasferisce poi (2008) all'Milano, dove realizza e dirige fino al  un dottorato internazionale sui fondamenti filosofici della biomedicina e sulle loro implicazioni etiche, in collaborazione con diversi istituti e fondazioni mediche milanesi. Attualmente ha le cattedre di Filosofia della scienza e Medical Humanities in un dipartimento medico dell'Ferrara.  Svolge ricerca in ambito filosofico, in particolare sulla filosofia della ricerca biomedica e della pratica clinica, nonché di etica pubblica e individuale. Si è occupato anche di filosofia della scienza e, all'inizio della carriera, di filosofia della fisica, di storia della filosofia e della fisica contemporanee. Il suo lavoro scientifico è documentato da circa 15 libri scritti e 15 curati, oltre che da circa 230 saggi pubblicati su riviste internazionali.  Ha svolto e svolge numerosi incarichi scientifici ed editoriali a livello nazionale ed europeo. Fra i vari ruoli, è Honorary Ambassador della Technische Universität München (TUM). Dal 1999 è membro dell'Accademia dei Concordi di Rovigo, di cui è attualmente Presidente.  Opere edite  Mach e Einstein. Spazio e massa gravitante, Armando Editore, 1988. Linguaggio, realtà, esperimento, Piovan Editore, 1991. Metodo e rappresentazioni del mondo. Per un'altra filosofia della scienza, Bruno Mondadori, 1999. Filosofia della scienza, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, 1999. Questioni di filosofia e di metodologia delle scienze sociali , Borla, 2000. Introduzione alla filosofia della scienza, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, 2003. Il limite e il ribelle. Etica, naturalismo, darwinismo, Cortina, 2003. Argomentare, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, 2004. Individuo e persona. Tre saggi su chi siamo, con Gabriele De Anna e Umberto Vincenti Bompiani, 2007. On Scientific Representation. From Kant to a New Philosophy of Science, Palgrave Macmillan, 2007. Strumenti per ragionare. Logica e teoria dell'argomentazione, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, . Il pulpito e la piazza. Democrazia, deliberazione e scienze della vita, Cortina, . The Art of Deliberating: Democracy, Deliberation and the Life Sciences Between History and Theory, Springer, . Le regole e il sudore. Divagazioni su sport e filosofia, Raffaello Cortina, . Strumenti per ragionare. Edizione mylab. Con eText. Con aggiornamento online, con Paolo Vidali, Pearson Italia spa, . Conoscere per vivere. Istruzioni per sopravvivere all'ignoranza. Meltemi, . Opere curate  Filosofia della fisica, Bruno Mondadori, 1997. J. von Neumann, I fondamenti matematici della meccanica quantistica, Il Poligrafo, 1998. Storia e filosofia della scienza. Un possibile scenario italiano, con Enrico Bellone, Le Scienze, 1998. La legge di natura. Analisi storico-critica di un concetto, con Mauro Dorato, McGraw Hill, 2001. The Role of Mathematics in Physical Sciences. Interdisciplinary and Philosophical Aspects, con Paolo Budinich e Majda Trobok, Springer, 2005. Laicità. Una geografia delle nostre radici, Einaudi, 2006. Evolutionary Ethics and Contemporary Biology, con Gabriele De Anna, Cambridge University Press, 2006. Filosofia e scienze della vita. Un'analisi dei fondamenti della biologia e della medicina, con Stefano Giaimo, Bruno Mondadori, 2008. Passaggi. Storia ed evoluzione del concetto di morte cerebrale, con Ignazio R. Marino e Howard R. Doyle, Il Pensiero Scientifico Editore, . Etica alle frontiere della biomedicina. Per una cittadinanza consapevole, con Paolo Maugeri, Mondadori, . Philosophy of Molecular Medicine. Foundational Issues in Research and Practice, con Marco J. Nathan, Routledge, . Ethical Counselling and Medical Decision-Making in the Era of Personalised Medicine. A Practice-Oriented Guide, con Virginia Sanchini, Springer, . Consulenza etica e decision-making clinico. Per comprendere e agire in epoca di medicina personalizzata, con Virginia Sanchini, Pearson Italia spa, . H. J. Poincaré, Opere epistemologiche.  1, Mimesis, . H. J. Poincaré, Opere epistemologiche.  2, Mimesis, . Etica alle frontiere della biomedicina. Per una cittadinanza consapevole, Seconda Edizione, Mondadori Università, . Note  Giovanni Boniolo sul Mattino di Padova del 6 gennaio , su mattinopadova.gelocal.it. 22 giugno .  Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno .  Pubblicazioni di Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno . CV di Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno .  Accademia dei Concordi, su concordi.it. 23 giugno .  Giovanni Boniolo sul Mattino di Padova del 6 gennaio , su mattinopadova.gelocal.it. 22 giugno .CV di Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno . Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno . unifueu.academia.edu, unifueu.academia.edu/GiovanniBoniolo. 12 luglio . 32022850 I0000 0001 1440 8697 88016661  cb12087484r   Identitieslccn-n88016661 Biografie  Biografie Pallacanestro  Pallacanestro Categorie: Cestisti del Basket PataviumFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del XXI secoloCestisti italiani 1956Nati l'8 agosto Padova

 

BONOMI Grice: “Bonomi is undoubtedly a Griceian – my favourite is his account of the copula – as in ‘The wrestlers are good’ – in terms of what Bonomi, after Donato, calls ‘aspetto’ – S is P, S was P, S will be P, Be P!, and so on – Most of his philosophising is Griceian, such as his explorations on what he calls ‘the ways of reference,’ ‘image’ and ‘name’ in terms of  ‘significato,’ and ‘rappresentazione,’ – he is a Griceian in that he respects ‘la struttura logica’ and leaves whatever does not fit to the implicaturum!”  Andrea Bonomi (Roma), filosofo.  Bonomi è stato professore di Filosofia del linguaggio fino all'ottobre  e direttore del Dipartimento di Filosofia (1991-1994; 1997-2000) dell'Università degli Studi di Milano.  Ha insegnato Semantica dei linguaggi naturali all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (-).  Nei primi lavori di filosofia del linguaggio (Le vie del riferimento, 1975; Universi di discorso, 1979) Bonomi ha concentrato il proprio interesse verso il ruolo che l'apparato concettuale svolge nella determinazione dei contenuti semantici grazie ai quali ci riferiamo a oggetti ed eventi del mondo circostante.  Il suo scritto teoreticamente più impegnativo (Eventi mentali, 1983) tratta invece delle modalità logiche che sono alla base delle procedure con cui, nel linguaggio, rappresentiamo i contenuti cognitivi di altri soggetti.  Bonomi si è poi occupato della struttura semantica degli universi narrativi, concentrandosi in particolare sul ruolo che hanno le cosiddette espressioni indicali nel determinare la struttura spazio-temporale di un testo letterario (Lo spirito della narrazione, 1994).  Un ultimo lavoro di semantica formale è dedicato alla struttura degli enunciati temporali (Tempo e linguaggio. Introduzione alla semantica del tempo e dell'aspetto verbale, in collaborazione con Alessandro Zucchi, 2001).  A metà strada fra realtà autobiografica e immaginazione si colloca invece la sua prima opera narrativa (Io e Mr Parky, ), nella quale si descrivono i mutamenti che intervengono nella vita di una persona che scopre di essere affetta da una patologia neurodegenerativa.  Opere Libri Andrea Bonomi, Esistenza e struttura, saggio su Merleau-Ponty, il Saggiatore, Milano, 1967. Andrea Bonomi e Gabriele Usberti, Sintassi e semantica nella grammatica trasformazionale, Milano, Il Saggiatore, 1971. Andrea Bonomi, Le vie del riferimento, Milano, Bompiani, 1975. Andrea Bonomi, Universi di discorso, Milano, Feltrinelli, 1979. Andrea Bonomi, Eventi mentali, Milano, Il Saggiatore, 1983. Andrea Bonomi, Le immagini dei nomi, Milano, Garzanti, 1987. Andrea Bonomi, Lo spirito della narrazione, Bompiani, 1994,  206,  9788845222528. Andrea Bonomi e Alessandro Zucchi, Tempo e linguaggio. Introduzione alla semantica del tempo e dell'aspetto verbale, Bruno Mondadori, 2001,  9788842494836. Andrea Bonomi, Io e Mr Parky, Bompiani, ,  9788845282270.  Franca D'Agostini, Gli analitici lo fanno meglio. Le ragioni di un successo crescente anche tra i filosofi europei e italiani cresciuti nella tradizione continentale, in La Stampa, 12 settembre .  Scuola di Milano  Pagina personale di Andrea Bonomi Filosofia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1940 RomaProfessori dell'Università degli Studi di Milano

 

BONTADINI  Grice: “I would call Bontadini a Griceian; first, he likes sports, like I do; second he is a neo-classical (as I am) and a anti-anti-metaphysicist, as I am!” --  “Se Dio non ci fosse, il mondo sarebbe contraddittorio»  (G. Bontadini, Saggio di una metafisica dell'esperienza).” Gustavo Bontadini (Milano) filosofo e accademico italiano, esponente di spicco del movimento neotomista, che ebbe presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano uno dei suoi più importanti punti di riferimento e diffusione. Fu maestro, tra gli altri, di Angelo Scola, Emanuele Severino, Giovanni Reale, Evandro Agazzi, Virgilio Melchiorre, Luigi Negri, Luisa Muraro, Carmelo Vigna, Giuseppe Barzaghi, Alessandro Cortese, Paolo Aldo Rossi, Giorgio Buccellati.  Iscrittosi presso l'Università Cattolica di Milano quando essa aveva iniziato le sue attività, ma non era ancora riconosciuta dal governo italiano, egli fu nel 1925 il terzo laureato assoluto dell'ateneo, presso il quale fu poi professore di filosofia teoretica dal 1951 al 1973.  Ha insegnato anche presso l'Urbino (1940-1950), la Statale di Milano (1944-1946), e l'Pavia (1947-1951).  Pensiero Un ritorno a Parmenide Pur rifacendosi alla metafisica classica, quella aristotelica e tomistica, Bontadini si dichiara "neoclassico" intendendo evidenziare il nuovo ruolo che quell'antica metafisica può svolgere nella filosofia contemporanea.  Egli infatti definisce se stesso come «un metafisico radicato nel cuore del pensiero moderno».  Rifacendosi alla filosofia idealistica ne apprezza soprattutto la «verità metodologica» che ha evidenziato il ruolo della coscienza, del cogito cartesiano, nel cogliere il significato dell'essere pur considerandolo come altro, diverso dalla soggettività della coscienza stessa, realizzando cioè una identità tra il soggetto e l'oggetto, tra l'intelletto e la sensibilità che riporta in luce l'antica teoria parmenidea dell'identità di Essere e Pensiero.  Un Parmenide, quello di Bontadini, che non esclude «la constatazione del divenire, da un lato, e la denuncia della sua contraddittorietà, dall'altro. Due protocolli che fanno capo rispettivamente ai due piloni del fondamento: l'esperienza e il principio di non contraddizione (primo principio). I due protocolli sono tra loro in contraddizione, e tuttavia godono entrambi del titolo di verità [...] sono verità, però, che in quanto prese nell'antinomia (antinomia dell'esperienza e del logo) si trovano a dover lottare contro un'imputazione di falsità. Giacché l'esperienza oppugna la verità del logo e il logo quella dell'esperienza».  Il sapere Una nuova concezione del sapere è alla base del pensiero di Bontadini che ne ribadisce l'origine nell'esperienza che però va intesa non più come risultato delle operazioni della ragione (razionalismo) o come ricezione passiva dei dati empirici (empirismo), ma come "presenza": mentre la gnoseologia contemporanea continua a concepirla nell'ambito di un dualismo dell'essere e del conoscere, correlando così il problema metafisico a quello del conoscere e facendo nascere la questione, di difficile soluzione, di quale correlazione possa esserci tra il pensiero e la realtà.  Ma ogni qual volta si considera ciò che si ritiene sia "al di là" del pensiero, questo inevitabilmente è nel pensiero, appartiene al pensiero stesso.  Quindi ogni esperienza come "presenza" è assoluta, perché non costruita, ed è totale, poiché ogni singolo fatto empirico fa parte di essa.  L'unità dell'esperienza Si arriva quindi alla concezione di "unità dell'esperienza" dove tra l'esperienza e il pensiero si sviluppa quel rapporto di circolarità che costituisce il sapere.  Ma secondo l'insegnamento di Parmenide l'essenza dell'esperienza è il divenire che si presenta come contraddittorio nella sua realtà di essere e di esistere inteso come opposto al non essere.  Come può il sapere allora basarsi su una struttura contraddittoria di essere e divenire?  «Il divenire si presenta cioè contraddittorio; anzi come la stessa incarnazione della contraddittorietà (l'identificarsi del positivo e del negativo), come la smentita alla suprema e immediata identità: l'essere è».  La soluzione in Dio creatore «L'ente, che è temporale in quanto empirico, è eterno in quanto divino».  La contraddizione insita nel divenire cioè può essere superata nell'esistenza di Dio creatore: «La contraddizione del divenire è superata con la dottrina della creazione, in quanto quella identificazione dell'essere e del non essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il risultato dell'azione dell'Essere», di Colui che crea dal non essere l'essere.  Ma l'essere poi non ricade, divenendo, nel nulla?  Non si può, risponde Bontadini, pensare assurdamente che l'essere sia distrutto dal nulla ma il mondo creato da Dio è diverso da Lui ma insieme coincide nella sua creazione non alterando la sua essenziale immutabilità.  La polemica con Emanuele Severino Emanuele Severino, traendo le conclusioni dalla concezione del suo maestro Bontadini nel 1964 in un saggio pubblicato su la Rivista di filosofia neo-scolastica (fasc. II) dal titolo Ritornare a Parmenide, eliminò ogni differenza tra l'immutabilità di Dio e quella del mondo soggetto al divenire per cui ogni cosa è eterna come è eterno Dio.  Rispose con toni duramente ironici Bontadini in un articolo dal titolo in greco antico Sozein ta fainomena (Salvare i fenomeni): «... io mi chiesi [...] con quale barba si trovi, nel mondo dell'essere, il mio alter ego immutabile. Giacché, da quando ero matricola venendo fino ad oggi, di barbe io ne ho cambiate molte centinaia. Ora, se poniamo che tutte sono immutabili, mi pare che non troverei abbastanza superficie sul mio corpoquello fissato per l'eternitàper fare posto a tutte».  Bontadini ribadì quindi la sua concezione del "principio di creazione" che permette di superare la contraddittorietà del divenire tramite l'azione creatrice di Dio: «in quanto quella identificazione dell'essere e del non-essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il risultato dell'azione dell'Essere (azione indiveniente dell'Essere indiveniente)».  Opere principali Saggio di una metafisica dell'esperienza, Milano, Vita e pensiero, 1938. Studi sull'idealismo. Serie prima (1923-1935), Urbino, A. Argalia, 1942. Dall'attualismo al problematicismo. Studii sulla filosofia italiana contemporanea, Brescia, La scuola, 1945. Studi sulla filosofia dell'età cartesiana, Brescia, La scuola, stampa 1947. Dal problematicismo alla metafisica. Nuovi studi sulla filosofia italiana contemporanea, Milano, Marzorati, 1952. Indagini di struttura sul gnoseologismo moderno. I. Berkeley, Leibniz, Hume, Kant, Brescia, La scuola, 1952. Il compito della metafisica, Bontadini e altri, Milano, Fratelli Bocca, 1952. Studi di filosofia moderna, Brescia, La scuola, 1966. Conversazioni di metafisica, 2 voll., Milano, Vita e pensiero, 1971. Metafisica e deellenizzazione, Milano, Vita e pensiero, 1975. Appunti di filosofia, Milano, Vita e pensiero, 1996.  88-343-3680-1 Note  G. Bontadini, Metafisica e de-ellenizzazione  G. Bontadini, Sull'aspetto dialettico della dimostrazione dell'esistenza di Dio in Conversazioni di metafisica, Milano, 1971, pag. 189.  G. Bontadini, Metafisica e deellenizzazione, pag.26  G. Bontadini, Saggio di una metafisica dell'esperienza  Espulso per le sue posizioni filosofiche dalla Cattolica di Milano, nel 1969.  Sembra qui tornare il Deus sive Natura di Spinoza  G, Bontadini, Sozein ta fainomena pag. 444  Ibidem, pag. 448  Giulio Goggi, Dal diveniente all'immutabile. Studio sul pensiero di Gustavo Bontadini, prefazione di Emanuele Severino, Venezia : Cafoscarina, 2003.  88-7543-007-1 Carmelo Vigna , Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano 2008. Paolo Pagani, L'Essere è Persona. Riflessioni su ontologia e antropologia filosofica in Gustavo Bontadini, Orthotes, Napoli-Salerno . Francesco Saccardi, Metafisica e parmenidismo. Il contributo della filosofia neoclassica, Orthotes, Napoli-Salerno . BONTADINI, Gustavo, in Enciclopedia Italiana,  3, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. BONTADINI, Gustavo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Gustavo Bontadini  Gustavo Bontadini, in Il pensiero filosofico-religioso italiano del Novecento, Associazione Italiana di Filosofia della Religione. Gustavo Bontadini, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Filosofia Filosofo del XX secoloAccademici italiani Professore1903 1990 27 marzoMorti l'11 aprile Milano MilanoProfessori dell'Università degli Studi di MilanoProfessori dell'Università degli Studi di PaviaProfessori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

 

BONTEMPELLI –Grice: “Bontempelli knows that the Romans never liked the Greek ‘symptom,’ but ‘coincidence’ seems weak: x means y if y coincides with x, or if x is a symptom of y.’ (‘those spots mean measles’ – and ‘dog’ means that there is a dog.”” -- “I suppose my favourite Bontempelli is his section on Roman philosophy in his history of philosophy series!” -- Massimo Bontempelli (Pisa), filosofo. – There is the other Massimo Bontempelli, nato a Como. Como-born Massimo Bontempelli had a son, called Massimo Bontempelli (1911-1960). Massimo Bontempello ha un cugino, nipotte di Massimo Bontempelli: Alessandro Bontempelli. Nato a Pisa, dopo il conseguimento della laurea in filosofia, Bontempelli dedica all'insegnamento negli istituti superiori, alla realizzazione di manuali scolastici di storia e filosofia e alla stesura di saggi di argomento filosofico. Storico di impostazione marxiana, e originale pensatore filosofico di orientamento neoidealista, realizza i suoi più importanti contributi imperniando lo studio dei processi storici attorno alla categoria di "modo di produzione". Tematizza con attenzione le strutture sociali entro i modi di produzione neo-litico, nomade-pastorale, prativo-campestre, antico-orientale, asiatico, africano, meso-americano, schiavistico, colonico, feudale e capitalistico, elaborando su queste basi una ri-costruzione della genesi sociale dei fenomeni filosofici. Rilevante è la sua interpretazione della figura storica di Gesù, ricostruita entro una totalità sociale a partire dalla analisi dell'economia pianificata del modo di produzione antico-orientale palestinese, sulla scorta di una prospettiva metodologica storico-scientifica nei confronti dei vangeli. Come storico della filosofia ha studiato in particolare il pensiero platonico, neo-platonico e la dialettica hegeliana. Come pensatore filosofico originale viene collocato da Costanzo Preve all'interno della corrente del neo-idealismo italiano, essendo il suo pensiero fortemente influenzato dalla Scienza della Logica hegeliana. Muove dalle profonde critiche al nichilismo contemporaneo e al relativismo anti-metafisico per approdare ad un tentativo di rifondazione onto-assiologica degli orizzonti di senso dell'esistenza umana sulla scorta di una indagine della natura trascendentale dell'uomo, alla luce di un superamento della polarità dualistica empiria/trascendenza. Si dedica alla critica serrata della sinistra politica e allo sviluppo del tema della decrescita.  Opere: “Il senso della storia antica. Itinerari e ipotesi di studio, Milano, Trevisini, “Antiche strutture sociali mediterranee,” Milano, Trevisini, “Storia e coscienza storica,” Milano, Trevisini, Per il triennio] Civiltà e strutture sociali dall'antichità al medioevo, Milano, Trevisini, Antiche civiltà e loro documenti, Milano, Trevisini, Civiltà storiche e loro documenti, Milano, Trevisini, Per il triennio] Filosofia:  Il senso dell'essere nelle culture occidental, Milano, Trevisini, Filosofia, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici PRESS, . [riedito nel  in versione aggiornata dalle edizioni Accademia Vivarium Novum] “Eraclito e noi, Milazzo, Spes,. “Percorsi di verità della dialettica antica, Milazzo, Spes, Nichilismo, verità, storia, Pistoia, CRT, Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero, con Costanzo Preve, Pistoia, CRT, La conoscenza del bene e del male, Pistoia, CRT, La disgregazione futura del capitalismo mondializzato, Pistoia, CRT, Tempo e memoria, Pistoia, CRT, Il concetto di realtà e il nichilismo contemporaneo, Pistoia, CRT, L'agonia della scuola italiana, Pistoia, CRT, Un sentiero attraverso la foresta hegeliana, Pistoia, CRT, Eraclito e noi. La modernità attraverso il prisma interpretativo eracliteo, CRT, Diciamoci la verità, "Koiné" n.6, Pistoia, CRT, Le sinistre nel capitalismo globalizzato, Pistoia, CRT, Un nuovo asse culturale per la scuola italiana, CRT, Pistoia, L'arbitrarismo della circolazione autoveicolare, Pistoia, CRT, -- very Griceian: Grice: “D. K. Lewis drew his example of the arbitrariness of a convention from Massimo Bomtempelli.” Il sintomo e la malattia. Una riflessione sull'ambiente di Bin Laden e su quello di Bush, con Carmine Fiorillo, Pistoia, CRT, -- cf. Grice: “I took the example, ‘those spots mean measle’ from Bontempelli, “Il sintomo e la malattia” – “Il sintomo” -- [ristampato nel  dalla casa editrice Petite Plaisance] Diciamoci la verità, CRT, Pistoia. Il respiro del Novecento. Percorso di storia del XX secolo. 1914-1945, Pistoia, CRT, Il mistero della sinistra, con Marino Badiale, Genova, Graphos,  La Resistenza Italiana. Dall'8 settembre al 25 aprile. Storia della guerra di liberazione, Cagliari, CUEC, La sinistra rivelata, con Marino Badiale, Bolsena, Massari, Il Sessantotto. Un anno ancora da scoprire, Cagliari, CUEC  [ristampato nel ] Civiltà occidentale, con Marino Badiale, prefazione di Franco Cardini, Genova, Il Canneto, . Marx e la decrescita, Trieste, Abiblio, . Platone e i preplatonici. Morale in Grecia, introduzione di Antonio Gargano, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici PRESS, . Un pensiero presente:  scritti su Indipendenza, Roma, IndipendenzaEditore Francesco Labonia, . Capitalismo globalizzato e scuola, Roma, Indipendenza Editore Francesco Labonia, . La sfida politica della decrescita, Roma, Aracne, . Gesù di Nazareth, Pistoia, Petite Plaisance, Saggi in opere collettanee  Il respiro del Novecento, "Koiné" n.6, Pistoia, CRT,  Metamorfosi della scuola italiana, "Koiné" n.4, Pistoia, CRT, Visioni di scuola. Buoni e cattivi maestri, "Koiné" n.5, Pistoia, CRT, Scienza, cultura, filosofia, "Koiné" n.8, Pistoia, CRT, 2002. I cattivi maestri, in I Forchettoni Rossi, Roberto Massari, Bolsena, Massari. Addio al professor Massimo Bontempelli, Il Tirreno.  Bontempelli individua, in diverse epoche, un feudalesimo ario, cinese, indiano, iranico del regno dei Parti, del Vicino Oriente islamico, del Ghana e infine il feudalesimo occidentale.   Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero (uaar.it)  Costanzo Preve, Ideologia italiana. Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia, Milano, Vangelista, 1993 (p. 201 sgg.)  Marxismo modo di produzione Costanzo Preve Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Massimo Bontempelli Opere di Massimo Bontempelli, .  Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero (uaar.it), su uaar.it. Ricordo filosofico di Massimo Bontempelli, di Luca Grecchi (Petiteplaisance.it) , su petiteplaisance.it. Per Massimo Bontempelli (alfabeta2.it), su alfabeta2.it. Un ricordo di Massimo Bontempelli, di Roberto Massari (Arianna Editrice), su ariannaeditrice.it. Un profilo di Massimo Bontempelli, di Costanzo Preve su youtube.com. Massimo Bontempelli, una vita semplice, una mente scintillante, di Fabio Bentivoglio, su ariannaeditrice.it. Le idee forti di Massimo Bontempelli, di Giulietto Chiesa (alternativa-politica.it), su alternativa-politica.it. 20 luglio  21 gennaio ). Il bene come processo possibile concreto: natura umana e ontologia sociale, di Claudio Lucchini (Università degli studi di Milano-Bicocca), su boa.unimib.it.

 

BONVECCHIO: Grice: “Bonvecchio is a good one; of course, he has philosophised on what Italian philosophers have philosophised most: ‘e amore’ – only he calls it eros --.”  “This is strange: this Italian fascination with the Hellenism: one BAD thing about the Hellenic or Grecian lingo is that they have FOUR words for ‘love’: philos, eros, agape, charitas – Cicero followed William of Ockham’s razor, ‘do nott multiply words’ – and translated them all by ‘amore’ – Now, with Bonvecchio, it’s not just, as with Tonny Bennett, just ‘amore,’ – iit’s amore ‘come simbolo’, that is, as used in communication – as per Socrates with Alcebiades – the daemon, Amore, is the metaxu – so there is a communication of Apollo and Dioniso via love – all VERY philosophical, and actually very Oxonian – vide Walter Pater!” -- Claudio Bonvecchio (Pavia), filosofo. Laureatosi in Filosofia Teoretica presso l'Pavia inizia la sua carriera accademica come borsista, contrattista e ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della stessa Università.  Dal 1987 insegna "Filosofia della Politica" nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Palermo. Nello stesso ambito dottrinale insegna nel 1990 nell'Università degli Studi di Trieste sino al 2001. Da questo stesso anno è Professore di Filosofia delle Scienze Sociali nel Corso di Laurea di Scienze della Comunicazione della Facoltà di Scienze MM. FF. NN. dell'Università degli Studi dell'Insubria dove dal 2003 diviene vicedirettore del Dipartimento di Informatica e Comunicazione.  Claudio Bonvecchio è stato iniziato alla Massoneria presso la loggia del Grande Oriente d'Italia Cardano di Pavia nel 1992, dove ha ricoperto varie cariche. Dal 6 aprile  è Grande Oratore del Grande Oriente d'Italia in seno alla Giunta guidata dal Gran Maestro Stefano Bisi, nel  è stato eletto Gran Maestro aggiunto .  Dal 5 dicembre  è componente del Cda della Fondazione Luigi Einaudi Onlus.  Opere Particolarmente dedito agli studi sulla simbologia e sulla mitologia politica ha pubblicato numerose opere su questo argomento:  Immagine del politico. Saggi su simbolo e mito politico, Cedam, Padova, 1995; Imago imperii imago mundi, Cedam, Padova, 1997; L'ombra del potere. Il lato oscuro della società: elogio del politicamente scorretto (con C. Risi), Red, Como, 1998; Il nuovo volto di Ares o il simbolico nella guerra post moderna, Cedam, Padova, 1999; La spada e la coronaStudi di Simbolica politica, Barbarossa, Milano, 1999; Gli Arconti di questo mondo. Gnosi: politica e diritto, Edizioni Trieste, Trieste, 2000; Il pensiero forte, Settimo Sigillo, Roma, 2000; Apologia dei doveri dell'uomo, Terziaria, Milano, 2002; La maschera e l'uomo, Franco Angeli, Milano, 2002, Il coraggio di essere (con Boris Luban-Plozza), Dadò, Lugano, 2002; Europa degli Eroi Europa dei mercanti. Itinerari di ribellione, Settimo Sigillo, Roma, 2004; Inquietudine e verità, Giappichelli, Torino, 2004. Dove va l'idea di Tradizione, Settimo Sigillo, Roma, 2005; Il sacro e la cavalleria, Mimesis Edizioni, Milano, 2005; Esoterismo e Massoneria, Mimesis Edizioni, Milano, 2007; I Viaggi dei Filosofi, Mimesis Edizioni, Milano, 2008; La Filosofia del Signore degli Anelli, Mimesis Edizioni, Milano, 2008; Ripensare l'identità. Per una geopolitica dell'anima europea, Settimo Sigillo, Roma, 2009; Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. Un percorso nella post-modernità, ScriptaWeb, Napoli, ; La Magia e il SacroSaggi Inattuali, Mimesis Edizioni, . Eros come simbolo, AlboVersorio, Milano, . L'orologio dell'Apocalisse. La fine del mondo e la filosofia, curatela con Erasmo Silvio Storace, AlboVersorio, Milano, . Scritti in onore Simboli, politica e potere. Scritti in onore di Claudio Bonvecchio, Paolo Bellini, Fabrizio Sciacca ed Erasmo S. Storace, AlboVersorio, Milano ,  548.  9788899029586  Note  Università dell'Insubria[collegamento interrotto]  Grande Oriente d'Italia  Convegno a Matera: Europa, Libera muratoria, cultura  Claudio Bonvecchio scheda nel sito dell'Università degli Studi dell'Insubria. Filosofia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani Professore1947 20 gennaio PaviaMassoni

 

Bordon: Grice: “Bordon is a genius; my favourite tract is his ‘ludi romani,’ in a piece he philosophised for Silvio’s figlio, whoever he is – but he also philosophised on ‘communication’ – and surely a game is a kind of communication – cf. my ‘conversation-as-game’!” --  Giulio Cesare Scaligero o della Scala, latinizzato in Julius Caesar Scaliger (Riva del Garda), filosofo. Il suo vero nome era Giulio Bordon.  Di origine italiana, trascorse in Francia parte della sua vita, e la parte più fruttuosa della sua carriera. A dispetto del suo atteggiamento arrogante e incline alla polemica, era alta la sua reputazione tra i contemporanei, che lo giudicavano così distinto nel suo sapere e talento, che, secondo Jacques Auguste de Thou, nessuno degli antichi poteva essere collocato sopra di lui, e che l'età in cui visse non presentò nessun sapiente paragonabile a lui. Nelle proprie note biografiche, Scaligero si spaccia per un discendente del casato dei Della Scala (che furono, per 150 anni, i signori di Verona) e si dice nato nell'anno 1484 a Rocca di Riva, sulle rive del Lago di Garda. Era forse figlio di Niccolò della Scala, a sua volta figlio di Guglielmo.  Quando era dodicenne, il suo protettore, l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, lo nominò tra i suoi paggi. Rimase per diciassette anni al servizio dell'imperatore, distinguendosi prima come soldato e poi come capitano. Ma non dimenticava di coltivare né le lettere, nelle quali aveva avuto come precettori alcuni tra i più eminenti studiosi del tempo, né le arti, che aveva studiato con considerevole successo sotto la direzione di Albrecht Dürer.  Partecipa alla battaglia di Ravenna Nel 1512, nella battaglia di Ravenna, in cui padre e suo fratello maggiore rimasero uccisi, mostrò grandi doti di coraggio, e in seguito ricevette i più alti onori della cavalleria dal suo imperiale cugino[non chiaro], che gli conferì con le proprie mani l'Ordine dello Speron d'oro, aumentato con il collare e l'aquila d'oro. Questa è stata l'unica ed elevatissima decorazione da lui ottenuta.  Lasciò la corte di Massimiliano I e, dopo un breve impiego presso un altro mecenate, il duca di Ferrara, decise di abbandonare la vita militare, e nel 1514 s'iscrisse come studente all'Bologna. Decise di prendere i voti, nell'aspettativa di diventare cardinale, e forse anche papa, se fosse riuscito a strappare dai veneziani il Ducato di Verona, del quale la repubblica aveva usurpato i suoi antenati. Ma, dal momento che restò secolare, abbandonò questi progetti e rimase all'università fino al 1519.  I seguenti sei anni li passò al castello di Vico Nuovo, in Piemonte, come ospite dei Della Rovere, all'inizio dividendo il suo tempo tra spedizioni militari in estate, e lo studio, principalmente della medicina e della storia naturale, in inverno, fino a che un forte attacco di gotta reumatica portò alla fine la sua carriera militare.  Diventa medico personale del vescovo di Agen Di conseguenza, da allora la sua vita divenne totalmente devota allo studio. Nel 1525 accompagnò, nel ruolo di medico personale, Antonio della Rovere, vescovo di Agen.  Pochi anni dopo la morte dello Scaligero, i nemici del figlio cominciarono a insinuare che egli non fosse un discendente della famiglia dei Della Scala, ma il figlio di Benedetto Bordone, un illustratore e maestro di liceo da Verona; che fosse stato educato a Padova, dove avrebbe ottenuto il titolo di medico; e che la storia della sua vita e delle sue avventure prima dell'arrivo ad Agen non fosse nient'altro che una trama di favole. Certamente, molte delle sue affermazioni non sono sostenute da alcun'altra prova se non le sue proprie dichiarazioni, e alcune di queste sono in contraddizione con fatti ben accertati (si veda sotto).  Trascorse quasi tutti i restanti trentadue anni della sua vita nella città di Agen, sotto la luce dei riflettori della storia contemporanea. Furono anni senza particolari vicissitudini, quasi senza incidenti; proprio in quegli anni, d'altra parte, egli raggiunse una fama così grande che dopo la sua morte, nel 1558, godeva d'una reputazione scientifica e letteraria tra le migliori in Europa. Pochi giorni dopo il suo arrivo ad Agen s'innamorò di un'incantevole orfanella di tredici anni, Andiette de Roques Lobejac. Gli amici della ragazza s'opposero al suo matrimonio con un avventuriero sconosciuto, ma nel 1528 egli aveva ottenuto tanto successo come medico che le obiezioni della famiglia furono superate, e a quarantacinqu'anni egli sposò Andiette, che era sedicenne. Il matrimonio si dimostrò un completo successo; fu seguito da ventinove anni di felicità coniugale quasi ininterrotta, e dalla nascita di quindici figli, tra i quali il famoso Giuseppe Giusto Scaligero.  Accusa di eresia Messo sotto accusa, per sospetti di eresia nel 1538, dei quali venne prosciolto dai suoi amici giudici (uno tra questi era Arnoul Le Ferron). Nello stesso periodo pubblica i suoi principali libri, che suscitano querele e critiche. Nel 1531 stampa la sua prima invettiva contro Erasmo da Rotterdam, in difesa di Cicerone e dei Ciceronianus. È un pezzo di invettiva vigorosa, che mostra, come in tutti i suoi scritti successivi, una sorprendente padronanza del latino, e una retorica brillante, anche se carica dell'abuso del volgare, che forse non inquadrava affatto la vera essenza dei ciceroniani di Erasmo.  Fu grande l'indignazione dello scrittore quando l'unica risposta che ricevette dal grande Erasmus era stata l'essere trattato con un silenzioso disprezzo (Erasmo pensava che questa sua opera fosse il lavoro di un suo nemico personale, Meander, che Erasmo credeva si nascondesse sotto lo pseudonimo di G.C.S.), e indusse Scaligero a scrivere una seconda invettiva (pubblicata nel 1536), più violenta e abusiva, con una maggiore auto-glorificazione, ma con meriti reali davvero inferiori rispetto alla prima. Questi discorsi venivano seguiti da un prodigiosa quantità di versi latini, che apparvero in volumi successivi nel 1533, 1534, 1539, 1546 e 1547; di questi, un critico amico, Mark Pattison, si sentì obbligato ad approvare il giudizio di Pierre Daniel Huet, che disse, "par ses poésies brutes et informes Scaliger a deshonoré le Parnasse" (per le sue poesie aspre e informi ha disonorato il Parnaso); nonostante questo, le numerose edizioni stampate di questi, mostrano come questi versi fossero grati non soltanto ai contemporanei, ma anche agli studiosi successivi. Un breve trattato sui versi comici De comicis dimensionibus (Lione, 1540) e un'opera De causis linguae Latinae (Ginevra, 1580), lo resero il primo grammatico latino che seguiva principi scientifici e che seguiva un metodo scientifico, e dunque, sono questi i suoi due unici lavori puramente letterari pubblicati in vita.   Frontespizio dell'edizione lionese dei Poetices libri septem (1561). I suoi Poetices libri septem (Ginevra e Lione 1561; Leyda 1581) apparirono dopo la sua morte. Con molti paradossi, con molte critiche ad altri autori che rasentano il disprezzo, e molte esibizioni di pura animosità personale (specialmente quando si riferiva a Étienne Dolet, arrivando a scrivere glosse sulla sua morte, piene di brutale malignità), eppure contenenti acute critiche basate sulla Poetica di Aristotele, "imperator noster; omnium bonarum artium dictator perpetuus", un trattato che divenne influente nella storia della critica letteraria. Come molti della sua generazione, Scaligero considerava Virgilio superiore ad Omero. La sua lode delle tragedie di Seneca il giovane sopra quelle dei greci influenzò sia Shakespeare che Pierre Corneille.  Opere filosofiche e scientifiche Ma è piuttosto come filosofo e uomo di scienza che Scaligero voleva essere giudicato. Definiva i suoi studi classici come un gradevole rilassamento da compiti più severi. Qualsiasi siano state le sue vere faccende nei suoi primi 40 anni di vita, sicuramente queste lo resero un osservatore accurato e ravvicinato, e lo avevano reso edotto di molti fenomeni curiosi e poco noti, che aveva pienamente registrato in una tra le più tenaci memorie della storia.  Il Dialogue de plantis e le Exercitationes I suoi scritti scientifici sono tutti sotto forma di commenti, e non è stato se non sino al suo settantesimo anno (con l'eccezione di un breve trattato sul De insomniis di Ippocrate) che sentì che uno qualsiasi di questi scritti fosse sufficientemente completo per essere dato alla stampa. Nel 1556 fa stampare il suo Dialogue sulle piante De plantis attribuito ad Aristotele, e nel 1557 le sue Exercitationes basata sul lavoro di Girolamo Cardano, De subtilitate.  Pubblicazioni postume: De causis plantarum e Storia degli animali Alla sua morte rimasero incompiute altre sue opere scientifiche, tra cui i commentari su Teofrasto De causis plantarum e la Storia degli animali di Aristotele, che vennero stampati postumi. Sono tutte opere contrassegnate da un dogmatismo arrogante, violenza nel linguaggio, e una costante tendenza all'auto glorificazione, stranamente combinate con autentiche conoscenze alquanto estese, accompagnate da ragionamenti acuti, corredate da osservazioni dei fatti e dei dettagli senza paragoni tra gli altri studiosi del tempo. In effetti, lui era soltanto il maggiore naturalista del Cinquecento, con tutti i limiti dell'epoca.  Anticipa il ragionamento induttivo del metodo scientifico. Non si può mettere in discussione che non abbia anticipato in qualche maniera il ragionamento induttivo del vero metodo scientifico, anche se i suoi studi di botanica non lo condussero, (come il suo contemporaneo Konrad von Gesner), a qualche forma di idea su un sistema naturale di classificazione; rigettò, inoltre, con estrema arroganza e violenza di linguaggio le scoperte di Niccolò Copernico. Rimase ancorato ai dogmi di Aristotele nella metafisica e nella storia naturale, così come a quelli di Galeno in medicina, anche se non rimase schiavo alla lettera dei loro testi o ai dettagli di entrambi. Scaligero dominava ampiamente e profondamente i loro principi, ed era capace di accorgersi quando i suoi maestri non erano coerenti con loro stessi. In molti aspetti corregge alcune dichiarazioni di Aristotele utilizzando i principi aristotelici.  Scaligero si trova in una fase del processo di evoluzione del sapere nella quale si tenta di armonizzare gli scritti dei classici con la realtà dei fatti che si riscontrano in natura, e il risultato finale è che i suoi lavori scientifici hanno un valore puramente storico. Le sue Exercitationes basate sul libro De subtilitate di Cardano (1551) è il libro che dà a Scaligero la sua notorietà come filosofo. Le numerose edizioni testimoniano la loro popularità all'epoca, e fino alla totale caduta finale delle vedute fisiche di Aristotele continuarono ad essere un libro di testo molto usato. Le Exercitationes sono rinomate per il loro sfoggio di una grande ricchezza di conoscenze enciclopediche, il vigoroso stile dell'autore nel sostenere le proprie tesi, e l'accuratezza delle sue osservazioni; allo stesso modo, come osservò Gabriel Naudé, i suoi lavori contengono più falle rispetto a quelle che lui stesso scoprì in Cardano. Charles Nisard scrive che questo suo lavoro sembra pesantemente fazioso, perché cerca di negare tutto quello che Cardano afferma e di affermare tutto quello che Cardano nega. Nonostante questo, Leibniz e Sir William Hamilton lo riconoscono come il migliore esponente della fisica e metafisica di Aristotele.  Giulio Cesare Scaligero morì nella città di Agen nel 1558.  Edizioni Iulius Caesar Scaliger, Poetices libri septem, Genevae, apud Ioannem Crispinum, 1561. Onorificenze Cavaliere dello Speron d'oronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dello Speron d'oro Note  Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Scaligeri di Verona, Torino, 1835.  Oratio pro Cicerone contra Erasmum (Parigi 1531), nel quale liquidava Erasmo come un parassita letterario, un mero correttore di bozze  In queste Scaligero analizza il corretto stile di Cicerone e indica 634 errori commessi da Lorenzo Valla e i suoi predecessori umanisti  "Imperatore nostro, dittatore perpetuo di ogni buona qualità nelle arti".  Questo articolo (in alcune parti) incorpora testi provenienti dalla Encyclopædia Britannica (Undicesima Edizione, del 1911) una pubblicazione che attualmente si trova nel public domain mondiale.Catholic Encyclopedia: Julius Caesar ScaligerCorrespondents of Scaliger Julius Caesar Scaliger was the father of Josephus Justus Scaliger (1540-1609), who maintained a vast correspondence with European humanists and scholars, whose names are listed here. Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Scaligeri di Verona, Torino, 1835.  Luca Gaurico Giuseppe Giusto Scaligero Nostradamus Della Scala Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giulio Cesare Scaligero Collabora a Wikiquote Citazionio su Giulio Cesare Scaligero Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giulio Cesare Scaligero  Giulio Cesare Scaligero, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giulio Cesare Scaligero, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giulio Cesare Scaligero, su sapere.it, De Agostini. Giulio Cesare Scaligero, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Giulio Cesare Scaligero, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Giulio Cesare Scaligero, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giulio Cesare Scaligero / Giulio Cesare Scaligero (altra versione), . Giulio Cesare Scaligero, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Filosofia Letteratura  Letteratura Rinascimento  Rinascimento Categorie: Umanisti italianiFilosofi italiani del XVI secoloMedici italiani 1484 1558 23 aprile 21 ottobre Riva del Gardad AgenPersone legate all'BolognaScrittori in lingua latinaItaliani emigrati in FranciaCavalieri dello Speron d'oroUomini universali

 

BORELLI-D

 

BORRELI- Grice: “I would call Borreli a Griceian; I never took Sraffa’s rude Neapolitan gesture too seriously, but Borelli, like Vitters, does – as he notes, a bended wrist can mean, the utterer by moving his hands this or that way IMPLICATES that p – or q; I certainly allows my ‘utter’ to cover such cases – ‘express’ – but Borreli is into the mechanics of it!” --  Giovanni Alfonso Borelli (Napoli) matematico, astronomo, fisiologo e filosofo italiano.  Borelli fu studioso poliedrico, promulgatore delle dottrine galileiane ed ebbe il merito di applicare il metodo matematico ai problemi di carattere biologico. Fu socio dell'Accademia del cimento e maestro di Marcello Malpighi e di Lorenzo Bellini.  Monumento funerario di Giovanni Alfonso Borelli. Alcuni studiosi ritengono che sia nato tra il 1598 e il 1599 da donna santagatina (Motta Sant'Agata di Reggio di Calabria).  La ricostruzione della sua biografia si basa sull'epistolario che Borelli ha tenuto con Vincenzo Viviani, Alessandro Marchetti (suo discepolo all'Pisa), Antonio Magliabechi e Marcello Malpighi. Malpighi introdurrà anche delle informazioni riguardanti Borelli nella sua autobiografia. Grazie a questi riferimenti è possibile affermare che Giovanni Alfonso Borelli nacque il 28 gennaio 1608 e fu battezzato con il nome di Giovanni Francesco Antonio. Il padre di Borelli, Miguel Alonzo, secondo il contributo dei personaggi prima menzionati, era un semplice soldato di fanteria del presidio spagnolo distaccato al Castel Nuovo di Napoli, mentre la madre era una umile popolana. Circa i suoi natali è inoltre insistita una maldicenza forse priva di fondatezza che ne attribuiva la paternità a Tommaso Campanella, a quel tempo esiliato al Castel Nuovo di Napoli. Anche l'origine napoletana è stata messa in discussione, in particolare è stata ipotizzata la nascita di Borelli a Messina, che potrebbe però essere la città natale del fratello minore.  Nel 1614 il padre di Borelli, Alonzo, fu processato, forse per aver favorito la fuga del Campanella, e fu condannato alla pena capitale, che gli fu poi commutata nell'esilio a Roma. Questo ultimo sarà il luogo dove Borelli effettuerà i suoi studi diventando anche allievo di Benedetto Castelli.  Borelli insegnò matematica prima a Messina nel 1649 e poi a Pisa nel 1656 dove fondò l'Accademia degli Investigandi. Nel 1674 si ritirò a Roma dove visse sotto la protezione di Cristina di Svezia e dove fondò nel 1677 l'Accademia dell'Esperienza conosciuta anche come Accademia di Fisica-Matematica. Sempre a Roma incontra Vitale Giordano di cui diventa amico.  Roma (1614-1635) Circa la data del trasferimento a Roma di Borelli ci sono dei dubbi. Secondo Francesco Puccinotti Borelli si sarebbe trasferito non nel 1614, ma più tardi, ovvero successivamente al conseguimento della laurea in medicina. Anche su questa laurea sono stati espressi dei dubbi, ma la si deve credere quasi certa se si considera la competenza che Borelli dimostra nelle sue opere mediche; è da considerare anche che nell'ultimo periodo della sua vita divenne medico della regina Cristina di Svezia. A Roma frequentò le lezioni di idrodinamica dell'abate Benedetto Castelli. Castelli godeva di una notevole fama e fu certamente in quell'occasione che Borelli cominciò ad appassionarsi alla fisica e, in particolare, alla meccanica classica. Chiaramente questo periodo fu decisivo per il suo indirizzo culturale in quanto gli permise di elaborare quella metodologia di pensiero grazie alla quale lascerà impresso il suo nome nella storia. Borelli infatti utilizza l'applicazione della matematica della meccanica e del metodo sperimentale, proprio della scuola galileiana, per risolvere i problemi biologici.  Messina (1635-1656) Nel 1635 Borelli fu chiamato dal senato accademico dell'Messina, grazie in parte alla raccomandazione del Castelli, al fine di occupare la nuova lettura de matematiche. L'Messina lo tenne in gran conto e gli fornì i mezzi per viaggiare e mettersi in contatto con i professori delle altre università. Grazie al suo lavoro, nel 1646, Borelli pubblicò la risoluzione di alcuni problemi geometrici di Pietro Emanuele Nel 1647-1648, scoppiò una epidemia in Sicilia che diede l'occasione a Borelli di scrivere la sua prima opera da medico. L'opera intitolata cagioni delle febbri maligne in Sicilia negli anni 1647-1648 venne pubblicata/ripubblicata a Cosenza nel 1649 in omaggio all'amico Tommaso Cornelio. La precisione con la quale Borelli trattò questo problema confermano ulteriormente che egli già in precedenza aveva raggiunto notevoli conoscenze mediche.  Pisa (1656-1667) Nella primavera del 1656 Borelli lasciò Messina al fine di occupare la cattedra di matematica all'Pisa, conferitagli dal Granduca Ferdinando II. Il 19 marzo dello stesso anno tenne la sua prima lezione pisana ma con scarso successo. Non passò molto tempo però che quegli stessi allievi dovettero ricredersi sulle qualità del maestro. Tra i suoi più illustri discepoli, merita di essere citato Alessandro Marchetti. Il soggiorno pisano si rivelò di grandissima importanza al fine di plasmare l'orientamento scientifico di Borelli, che già alla scuola del Castelli si era andato rafforzando. Per sottolineare l'importanza del soggiorno pisano è giusto considerare che il territorio di Pisa ha visto passare i più illustri medici del tempo: Andrea Vesalio nel 1543, Realdo Colombo nel 1546, Andrea Cesalpino nel 1581, Galileo Galilei infine che era stato a Pisa per conseguire il titolo di dottorato, ma poi finì per insegnare matematica. Sebbene tra i medici appena nominati Galileo possa sembrare estraneo al loro campo non bisogna escluderlo del tutto. La tradizione galileiana infatti traeva nuove risorse grazie alla fondazione dell'Accademia del Cimento che ha costituito un evento di notevole importanza per l'evoluzione del progresso scientifico. Della suddetta accademia fecero parte: Vincenzo Viviani, Carlo Roberto Dati, Alessandro Segni, Francesco Redi, Evangelista Torricelli, Antonio Oliva (di Reggio Calabria), Giovanni Alfonso Borelli. Il motto di questa accademia era: provando e riprovando, ancora conosciuto ai giorni nostri. Con l'accademia del Cimento viene dato credito al metodo sperimentale galileiano in contrapposizione al principio di autorità del metodo aristotelico. Borelli diede un contributo notevole a ogni importante esperienza dell'accademia. Giovanni Targioni Tozzetti si riferisce a lui come uno dei maggiori luminari dell'accademia.  Nel 1658 Borelli pubblicò l'opera l'Euclides restitutus, di notevole importanza matematica, successivamente si dedicò alla traduzione del Dei conici di Apollonio, voluta da principe Leopoldo. Nel 1661 Pisa si presentò come il teatro di una epidemia di febbri. Borelli studiò questo nuovo morbo e ne fece una descrizione in alcune lettere che inviò a Marcello Malpighi. Nel 1664 pubblicò il De rerum usu, completando le osservazioni anatomiche del Bellini L. con delle osservazioni fisiologiche. Sempre nel 1664 si occupò anche di astronomia, in particolare della cometa che era apparsa a dicembre di quell'anno. Nel 1666 nel Theoricae medieorum planetarum ex causis phisicis deductaem si interessò del movimento dei satelliti di Giove. Borelli, parallelamente alle esperienze di matematica e fisica, si occupò di anatomia e soprattutto di fisiologia. Queste ultime esperienze gli saranno di estremo aiuto per la successiva elaborazione del De motu animalium. Sia l'anatomia che la fisiologia compiono in questi momenti dei progressi significativi, soprattutto grazie all'applicazione del metodo sperimentale alla fisiologia (William Harvey con la dimostrazione della circolazione del sangue). In questo periodo storico l'intento principale è quello di abbandonare il cieco empirismo al fine di porre le basi di quella che sarà la medicina moderna. Sotto questi auspici nasceva, grazie anche a Borelli, un nuovo movimento, la scuola iatromeccanica che agli inizi veniva anche chiamata scuola iatromatematica. Tuttavia, già nel 1665 sorgevano i primi dissidi e le primeinimicizie tra gli accademici del Cimento; Borelli era in dissidio soprattutto con Vincenzo Viviani, per cui cominciava a maturare il convincimentodi ritornare a Messina. Il 18 marzo 1667, Borelli scrive al Principe Leopoldo e manifesta l'intenzione di lasciare Pisa adducendo il pretesto della salute. La partenza di Borelli dispiacque al Principe Leopoldo, il quale tuttavia non lo privò della sua stima. Secondo Francesco Redi, Borelli si pentì di aver lasciato Pisa. Con il ritorno a Messina si chiudeva la fase più feconda di risultati nella vita di Borelli.  Messina (1667-1674) Il ritorno di Borelli a Messina fu molto gradito dai cittadini di questa città, grazie sia al ricordo che avevano conservato e sia per la fama che Borelli aveva conquistato in Toscana. Nella città sicula, Borelli riprese l'attività di docente impegnandosi sullo studio dei fenomeni riguardanti l'astronomia e la fisiologia; nel 1669 pubblicò le Osservazioni intorno alle virtù ineguali degli occhi. Sempre nel 1669, fu incaricato dalla Royal Society di Londra per studiare l'eruzione dell'Etna. Alla descrizione dell'eruzione del vulcano fatta da Borelli si interessò anche il Principe Leopoldo.  Durante il soggiorno messinese, Borelli frequentò la casa del Visconte Ruffo, luogo nel quale, a quanto sembra, si cospirava contro il regime spagnolo. Questa attività cospiratrice culminò nella congiura del 1674 la quale, oltre a non provocare nessuna alterazione nella situazione politica, ebbe conseguenze disastrose per la cultura dell'isola. Borelli, per le sue idee e per il suo operare in nome della libertà e dell'indipendenza, fu accusato di ribellione e dovette espiare la sua colpa a Roma, un territorio non dominato dalla corona spagnola.  Roma (1674-1679) Borelli, esule e povero, raggiunse Roma nel 1674. Il poco avere che era riuscito a portare con sé gli fu derubato da un servo infedele. Malgrado queste tristi condizioni, egli non abbandonò l'attività intellettuale, anzi riprese lo studio al fine di portare a termine la sua più grande opera, il De motu animalium. Fortunatamente il Borelli incontrò a Roma la regina Cristina di Svezia, la quale avrebbe poi patrocinato la pubblicazione della sua opera capitale. A causa delle condizioni economiche in cui versava, Borelli dovette accettare l'ospitalità offertagli da B. Carlo Giovanni di Gesù nella sua casa di San Pantaleo. Il De motu animalium rappresenta il suo ultimo grande contributo per la conoscenza scientifica infatti, mentre lavorava su questa opera, fu colpito dalla malattia, probabilmente polmonite, che lo avrebbe condotto alla morte il 31 dicembre 1679. Prima di morire, Borelli, raccomandò la pubblicazione del De motu animalium a B. Carlo Giovanni di Gesù. L'edizione completa del De motu animalium porta la data: Romae idibus Augusti 1680.  Studi Fisiologia Magnifying glass icon mgx2.svg De motu animalium. L'opera più conosciuta del Borelli è il trattato De Motu Animalium (1680), uscito postumo, con il quale cercò di spiegare il movimento del corpo animale basandosi su principi meccanici, tentando di estendere all'ambito biologico il metodo di analisi geometrico-matematica elaborato da Galileo in ambito meccanico e per il quale si guadagnò il titolo di padre della iatromeccanica.  Astronomia Borelli si occupò anche di astronomia, elaborando una teoria generale sul moto dei pianeti, seppure limitatamente ai satelliti di Giove. Si suppone che la decisione di limitare lo studio a tali corpi fosse stata dettata dall'opportunità di non andare in contrasto con le teorie geocentriche imposte dalla Chiesa. Nel suo studio Theoricae mediceorum planetarum, sostiene che tutti i satelliti abbiano una naturale tendenza ad avvicinarsi a Giove, mentre la loro orbita circolare intorno ad esso li spingerebbe ad allontanarsene. Le forze contrapposte si equilibrerebbero: l'attrazione verso Giove sarebbe costante mentre la spinta contraria sarebbe inversamente proporzionale alla distanza dei satelliti da Giove. Borelli giustifica il moto delle orbite e la loro forma ellittica come una combinazione di forze tra "l'attrazione dei raggi solari" e i "raggi motori" originati da Giove.  Giovanni Alfonso Borelli, continuando i tentativi di Galileo sulla misurazione della velocità della luce, eseguì un esperimento utilizzando un sistema di specchi riflettenti sulla distanza tra Firenze e Pistoia, circa 35 km. Questo metodo fu poi ripreso dal francese Armand Hippolyte Fizeau che, nel 1849, riuscì a valutare una velocità di 283.000 km/s, molto vicino alla misura esatta.  Opere  Frontespizio di Euclides restitutus di Giovanni Alfonso Borelli (Pisa, 1658) Elenco parziale:  Cagioni delle febbri maligne in Sicilia negli anni 1647-1648. Della cagioni delle febbri maligni. (Pisa 1658) Euclides restitutus, sive prisca geometriae elementa, brevius, & facilius contexta. (Pisa 1658) De Renum usu Judicium. (Strasburgo 1664) Lettera del movimento della cometa apparsa il mese di dicembre del 1664 a Pisa. (1665) Theoricae mediceorum planetarum ex causis phisicis deductae. (Pisa 1666) De Vi Percussionis, et Motionibus Naturalibus a Gravitate Pendentibus. (Bologna 1667) (Leida 1686) Osservazioni intorno alle virtù ineguali degli occhi. (Messina 1669) Meteorologia Aetnea, seu historia et methereologia incendi Aetnei anni 1669. (Reggio Calabria 1670) De motionibus naturalibus a gravitate pendentibus. (Bologna 1670) De Motu Animalium. 1ª parte (Roma 1680) ; 2ª parte (Roma, 1681) Note  Fra i quali D. Rotundo  Derenzini T.Alcune lettere di Borelli ad Alessandro Marchetti.1959, 224-243  Gaizo M.Alcune lettere di Giovanni Alfonso Borelli, dirette una a Malpighi, le altre a Magliabechi. Napoli, 1886  Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica, 1931, 53-63.  Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica, 1931, 57-63.  Barbensi G.Borelli. Collana di vita di medici e naturalisti celebri, Trieste, 1947.  Gaizo M.L'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la scuola di Roma nel secolo XVII.1909, 152-207.  Gaizo M.L'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la scuola di Roma nel secolo XVII.1909, 275-307.  Barbensi G.Borelli. Collana di vita di medici e naturalisti celebri. Trieste, 1947.  Derenzini T.Alcune lettere di Borelli ad Alessandro Marchetti.  Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957), Pisa, 1958, 35-42.  Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957), Pisa, 1958, 43-45  Belloni L.Dal Borelli al Malpighi.1967.  Koyré A.La mécanique céleste de Giovanni Alfonso Borelli. Rivista Storica, Scientifica, 1952.  Pazzini A.La medicina nella storia, nell'arte, nel costume. 1970.  Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957), Pisa, 1958, 52-56.  Gaizo M.L'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la scuola di Roma nel secolo XVII.1909..  Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica, 1931.  J. L. E. Dreyer, Storia dell'astronomia da Talete a Keplero, traduzione di Libero Sosio, Milano, Feltrinelli, 1977.  F. Savornian, Da Leonardo a Marconi, Milano, Hoepli119.  Bernoulli J.Opera Omnia. Lausanae, (1742). Barbensi G.Borelli. Collana di vita di medici e naturalisti celebri.(1947), Trieste. Barbensi G.Di una diversa soluzione di un problema di meccanica muscolare da parte di due medici matematici. Rivista Storica, Medica, Scientifica. (1938), Siena. Baldoni N.Introduzione a Giovanni Borelli Vico.(1961), Milano. Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica (1931). Caprariis E.Considerazioni sulle vedute neurofisiologiche di Hermann Boerhaave. Caprariis E.Spunti di neurofisiologia nel De Motu Animalium di Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679). (1969-1970). Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957).(1958), Pisa. Derenzini T.Alcune lettere di Borelli ad Alessandro Marchetti. (1959). Franceschini P.L'apparato motore nello studio di Borelli e di Stenone. Rivista storica, medica, scientifica, (1951). Gaizo M. DelL'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la Scuola di Roma nel secolo XVII. Memoria della pontificia Accademia Romana dei Nuovi Lincei, (1909). Gaizo M. DelAlcune lettere di Giovanni Alfonso Borelli, dirette una a Marcello Malpighi, le altre ad Antonio Magliabechi.(1886), Napoli. Alexandre KoyréLa mécanique céleste de Giovanni Alfonso Borelli. Rivista Storica, Scientifica, (1952). Alexandre Koyré, La rivoluzione astronomica. Copernico, Keplero, Borelli.Feltrinelli.(1966), Milano. Pazzini A.La medicina nella storia, nell'arte, nel costume. (1970). Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0  Iatromeccanica Micrometro di Galileo Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Alfonso Borelli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Alfonso Borelli  Giovanni Alfonso Borelli, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Favaro, Giovanni Alfonso Borelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Alfonso Borelli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Ugo Baldini, Giovanni Alfonso Borelli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Alfonso Borelli, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland. Giovanni Alfonso Borelli, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University.  Opere di Giovanni Alfonso Borelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Alfonso Borelli, .  Stefania Montacutelli, Giovanni Alfonso Borelli, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .Astronomia  Astronomia Biografie  Biografie Matematica  Matematica Medicina  Medicina Categorie: Matematici italiani del XVII secoloAstronomi italianiFisiologi italiani 1608 1679 28 gennaio 31 dicembre Napoli RomaProfessori dell'Pisa

 

BORSA Grice: “I would call Borsa a Griceian – I mean he wrote on eloquence, as I did – and he qualified this in two ways: ‘eloquenza sacra’ and ‘in Italia’ – Like Austin, he thought that this or that ‘filosofismo academico’ (think ‘impilcatura’) was an abuse to the ‘eloquenza sacra’ in Italia – another was the use of ‘neologism’ – Friends tried to disencourage: “This or that filosofismo did have some influence on Roman poetry!” “Damn them!” – He also wrote a rather anti-pathetic ‘elogio di me stesso,’ whose chapter on ‘gli amori’ is hardly sincere!” “But I love him!” --  Matteo Borsa  Matteo Borsa (Mantova) saggista, critico letterario e filosofo italiano. Matteo Borsa nacque a Mantova nel 1751, figlio di una cugina dell'abate Saverio Bettinelli, celebre studioso che costituì sempre per Borsa un importante punto di riferimento. Dopo aver studiato a Verona presso il collegio dei Gesuiti e a Reggio Emilia nel collegio dei preti secolari, intraprese studi di medicina all'Bologna. Gli interessi del Borsa, in realtà, erano di stampo prettamente letterario e filosofico, come aveva già avuto modo di dimostrare durante gli studi dell'adolescenza. La scelta del percorso universitario fu imposta dal padre, ma il giovane ottenne comunque la laurea e pubblicò anche due testi di argomento medico, I fisiologi e Gli empirici.  Anche negli anni dell'università, Borsa non trascurò la passione per le umane lettere e per la filosofia, cui si dedicò in maniera pressoché esclusiva dal 1776, quando tornò a Mantova, trascorrendovi un'esistenza ritirata e segnata da una salute cagionevole. Nominato, forse grazie all'interessamento di Bettinelli, segretario dell'Accademia mantovana, pubblicò nel 1784 Del gusto presente in letteratura italiana, saggio scritto in risposta a un quesito posto dalla medesima Accademia. Negli anni successivi il Borsa tornerà sull'opera fino a darne alla luce un'edizione ampliata e modificata con il nuovo titolo I vizi più comuni e osservabili del corrente gusto italiano in belle lettere (1795).  La dissertazione del 1784 sosteneva essersi incarnata la corruzione del gusto in tre diversi aspetti; il « neologismo straniero », il « filosofismo enciclopedico » e la « confusione dei generi ». Nel 1785 Melchiorre Cesarotti difese posizioni opposte a quelle del Borsa nel Saggio sulla filosofia del gusto e nel Saggio sopra la lingua italiana, inserendosi in un dibattito molto acceso soprattutto nell'Italia settentrionale. L'opera dell'accademico mantovano costituì un punto di riferimento importante, come afferma Dionisotti, il quale ricorda anche che « la fortuna in Italia della parola neologismo deriva dalla dissertazione di Matteo Borsa Del gusto presente in letteratura italiana, apparsa a Venezia nel 1784 ».  Ricoprì dal 1783 l'incarico di professore di logica e metafisica nel ginnasio di Mantova e mantenne sempre uno stretto rapporto con Bettinelli, di cui sposò oltretutto una nipote. Visse poi assieme alla moglie e all'abate, dopo che il padre lo aveva cacciato di casa per « scontentezze domestiche ».  Tra le opere del Borsa vanno inoltre ricordati due saggi  problemi estetici in relazione alla musica e alla danza, argomenti cui lo studioso mantovano si era interessato nel periodo universitario. Si cimentò inoltre nella composizione di una tragedia, l'Agamennone e Clitennestra, pubblicata a Venezia nel 1786.  Opere La musica imitativa, 1781 I balli pantomimi, 1783 Del gusto presente in letteratura italiana, Venezia, Palese, 1784 Agamennone e Clitennestra, Venezia, Zatta, 1786 I vizi più comuni e osservabili del corrente gusto italiano in belle lettere, 1795 Note  C. Dionisotti, Venezia e il noviziato di Foscolo, in Appunti sui moderni, Bologna, il Mulino, 198839.  Si veda, per la biografia, E. Bigi, Nota introduttiva a Matteo Borsa, in Critici e storici della poesia e delle arti nel secondo Settecento, Milano-Napoli, 1955695.  Emilio Bigi, « Nota introduttiva » a Matteo Borsa, in Critici e storici della poesia e delle arti nel secondo Settecento (in La letteratura italiana. Storia e testi,  44, tomo IV), Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1955,  695–705. Emilio Bigi, Tra classicismo e preromanticismo: Matteo Borsa, in Poesia e critica tra fine Settecento e primo Ottocento, Milano, Cisalpino-Goliardica, 1986,  223–238.  R. Amaturo, Borsa, Matteo, DBI, su treccani.it. 100177659 I0000 0001 1827 8439 97877333  cb10263290t  CERL cnp01304847  Identitieslccn-n97877333 Biografie  Biografie:  di   biografie Categorie: Saggisti italiani del XVIII secoloCritici letterari italianiFilosofi italiani Professore1751 1798 18 gennaio Mantova Mantova

 

BOTERO: Grice: “You gotta love Botero – my favourite is not so much the one on the reason of state (the critique of the reason of state) – but his memorabilia of ‘vires’ of the ‘imperium romanum’!” -- Giovanni Botero (Bene Vagienna), filosofo. Autore del trattato Della Ragion di Stato, in dieci libri, stampato a Venezia nel 1589, e delle Relazioni universali, un trattato di geografia politica.   Della ragion di stato, 1589 Nato in una famiglia di modeste condizioni economiche, all'età di 15 anni entrò nel collegio dei Gesuiti di Palermo; fu poi in varie case dell'Italia centrale, fra cui nel Collegio Romano dove ebbe come compagno di corso Roberto Bellarmino. Pur essendo stimato quale poeta in versi in latino, forse a causa di un carattere difficile e da una tendenza alla polemica, nel 1561 dovette interrompere gli studi a Roma e fu inviato come insegnante in località periferiche (ad Amelia e a Macerata). A Roma fu al servizio del giovane cardinale Federico Borromeo, del cui cugino, san Carlo, fu stretto collaboratore a Milano nel decennio precedente, impegnato nella riforma della diocesi, una volta uscito dalla Compagnia di Gesù nel 1580.  Morì all'età di 73 anni e fu sepolto a Torino nella chiesa dei Santi Martiri, retta dai gesuiti. La città di Torino, nel 1860, gli ha dedicato una via.  L'opera di Giovanni Botero Occorre tenere presente sin dall'inizio che Giovanni Botero s'impegna nella sua nota opera dal titolo emblematico di Ragion di Statodieci agili libri di circa 300 pagine, ove rimedita le tesi esposte nel suo De Regia Sapientiain quanto ritiene essenziale combattere il machiavellismo per poter riaffermare la stretta dipendenza di ogni potere politico dalla Religione e dalla Chiesa (fu segretario di Federico Borromeo) ed approfondire gli studi sulla "Ragion di Stato", principalmente al fine di individuare un pensiero politico-guida alternativo a quello cui si riferivano le tesi dei Riformatori (quello cioè di Machiavelli e di Bodin). La controriforma, dunque, necessitava di un suo punto di riferimento in materia di scientia civilis (teoria politica), come aveva già fatto presente Monsignor Minuccio Minucci.  Il fine e, per alcuni aspetti, il metodo di Giovanni Botero può solo apparentemente e prima facie, richiamare quelli del Secretario Fiorentino [Niccolò Machiavelli]: egli infatti considera lo stato come un dominio assoluto e stabile sui popoli, e la ragion di stato secondo lui altro non è che l'insieme di tutti i metodi ("i mezi") e gli strumenti necessari e opportuni per conservare e gestire questo dominio. Ma in realtà, sia la sostanza del suo pensiero politico, che lo scopo ultimo cui esso è indirizzato, sono decisamente divergenti, tanto che egli arriva a definire "rea e falsa" la Ragion di Stato machiavelliana e giunge a sostenere che il Principe, rispettoso dei precetti religiosi, non ha bisogno di leggere né Machiavelli né Tacito.  Si comprende, allora, come la differenza principale del pensiero di Botero rispetto a quello di Machiavelli consista nell'importanza assegnata alla morale e alla religione come strumenti di governo; l'uso spregiudicato della ragion di stato (di natura machiavelliana), da parte del governante, dev'essere cioè temperato dall'applicazione di virtù, quali la moderazione e la giustizia, e dalla considerazione non solo strumentale della religione. Ciò, infatti, conferisce allo stesso quella reputazione indispensabile per ottenere obbedienza dai sudditi. Egli, peraltro, afferma che solo «...i sudditi devoti e religiosi siano sudditi ubbidienti». In questo senso Botero propone una ferma lotta alle eresie, che comportano dissidi fra i sudditi; lo stato deve essere confessionale e la ragion di stato comprende, al suo interno, la garanzia dell'ortodossia religiosa, la cui curanella divisione boteriana delle funzioni dello Statospetta alla Chiesa. Ulteriore fondamentale differenza con il pensatore fiorentino è l'importanza che Botero dà all'economia e alla demografia come parametro per la misurazione della potenza di uno Stato. Egli, invero, non fu giurista e, conseguentemente, pose l'accento sull'interesse.  Pienamente conscio dell'importanza della variabile economica, Botero prende ad esempio la Spagna, incapace di promuovere manifatture e attività commerciali, come regno dalle risorse coloniali praticamente infinite, ma destinato ad essere relegato in secondo piano da Stati più dinamici nel campo dello sviluppo e della crescita dell'agricoltura e delle attività produttive interne. Nell'ambito della polemica antieuropea, che portò, tra l'altro, a un'elaborazione del concetto di civiltà in opposizione a ciò che è barbaro o selvaggio, Botero ha tratteggiato il processo di incivilimento come passaggio dall'idolatria alla coscienza religiosa cristiana, dalla pastorizia all'agricoltura, all'attività industriale e commerciale; è un processo che richiede, inoltre, il costituirsi di governi stabili e la promulgazione di leggi certe.  Opere Della ragion di stato, Venezia, Giovanni Giolito de Ferrari, Giovanni Paolo Giolito de Ferrari, 1589. 23 giugno . Delle cause della grandezza e magnificenza delle città, 1588 Relazioni Universali, 1591-1618 (riedita con aggiunte e correzioni fino all'edizione del 1618) I Capitani, Giovan Domenico Tarino, Torino, 1607. Edizioni moderne Ragion di Stato (testo della prima edizione del 1589), Chiara Continisio, Collana Biblioteca n.23, Roma, Donzelli, 1997,  978-88-7989-315-2.Collana Virgolette n.40, Donzelli, 2009,  978-88-60-36323-7. Le Relazioni universali (voll. I-II), Alice Blythe Raviola, Torino, Nino Aragno Editore, ,  978-88-8419-722-1. Delle cause della grandezza delle città, Romain Descendre, trad. A. De Vincentiis, Collana Cliopoli.Nuova serie, Roma, Viella, ,  978-88-6728-348-4. Della Ragion di Stato (edizione definitiva del 1598 con tutte le varianti del testo del 1589), Pierre Benedittini e Romain Descendre, Collana I Millenni, Torino, Einaudi, ,  978-88-06-22594-0. Delle cause della grandezza delle città, Claudia Oreglia, con un saggio di Luigi Firpo, Collana Biblioteca, Torino, Aragno, ,  978-88-8419-779-5. Le Relazioni universali (III: Parte V), Alice Blythe Raviola, Torino, Aragno, ,  978-88-841-9924-9. I Capitani, Alice Blythe Raviola, Collana Biblioteca, Torino, Aragno, ,  978-88-841-9903-4. Note  Massimo Firpo, Le relazioni universali. Enciclopedia del mondo, in Il Sole 24 Ore-Domenica, 27 dicembre 27.  Andreatta-Baldini , Storia del pensiero politicoda Machiavelli a Kant, Torino, Utet  Federico Chabod, Storia dell'idea d'Europa  Pietro Orsi, Saggio biografico e bibliografico su Giovanni Botero, Mondovì 1882; Carlo Gioda, La vita e le opere di Giovanni Botero, Milano 1895 (il  III contiene la 5ª parte delle Relazioni universali, il cui ms. andò distrutto, nel 1904, nell'incendio della biblioteca di Torino); Ernesto Bottero, Prudenza di Stato, o maniere di governo di Giovanni Botero, Milano 1896; Alberto Breglia, A proposito di Giovanni Botero "economista", in Annali di Economia, IV, i, Milano 1928,  87-128; Friedrich Meinecke, Die Idee der Staatsräson, Berlino-Monaco 1924; Roberto Almagià, Il primo scritto italiano di Oceanografia, in Bollettino della Società geografica italiana, 1905; Alberto Magnaghi, Le Relazioni universali di Giovanni Botero, e le origini della Statistica e dell'Antropogeografia, Torino 1906; Bruno Mayer, «Botero, Giovanni», in Vittore Branca , Dizionario critica della letteratura italiana, Torino, UTET,  I,  393–403, 1973. Chiara Continisio , Della ragion di Stato. Giovanni Botero, Roma, Donzelli, 1997.  88-7989-315-7 Chiara Continisio, Giovanni Botero, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Cosimo Perrotta, Giovanni Botero, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Economia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Robertino Ghiringhelli, Giovanni Botero, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Romain Descendre, Giovanni Botero, in Enciclopedia machiavelliana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Botero Collabora a Wikiquote Citazionio su Giovanni Botero Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Botero  Giovanni Botero, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Botero / Giovanni Botero (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Botero, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Giovanni Botero, su sapere.it, De Agostini. Giovanni Botero, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Luigi Firpo, Giovanni Botero, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Giovanni Botero, .  Relationi vniuersali di Giouanni Botero Benese diuise in quattro parti, Vicenza, 1595. V D M Compagnia di Gesù Filosofia Letteratura  Letteratura Categorie: Presbiteri italianiScrittori italiani del XVI secoloScrittori italiani del XVII secoloFilosofi italiani del XVI secoloFilosofi italiani Professore1544 1617 23 giugno Bene Vagienna TorinoSaggisti italiani del XVI secoloSaggisti italiani del XVII secoloScrittori cattoliciScrittori in lingua italianaFilosofi della politica

 

BOTTA: Grice: “The most relevant of his tracts is his ‘storia della filosofia romana,’ – but he also played with Leopardi, and he is especially loved in the Piemonte as a ‘dantista’! --  Grice: ““You’ve gotta love Botta – my favourite is his tract on Alighieri as a philosopher – he applied all he had learned about philosophy at Cuneo to Aligheri – the result is overwhelming!” -- Vincenzo Botta (Cavallermaggiore) politico, accademico e scrittore italiano naturalizzato statunitense.  Vincenzo Botta nacque in Piemonte a Cavallermaggiore l'11 novembre 1818. Studiò presso la Torino e vi divenne professore di filosofia. Nel 1849 fu eletto nel Parlamento sabaudo, e nel 1850, in collaborazione con un altro deputato, Luigi Parola, fu incaricato di studiare il sistema educativo in Germania. La loro relazione sulle università e le scuole tedesche fu pubblicata quello stesso anno a spese del governo .  Nel 1853 Botta incontrò a Torino la scrittrice statunitense Anne Lynch, che si trovava in viaggio in Europa. Per rimanerle accanto, Botta si fece subito trasferire a New York con l'incarico di indagare il sistema scolastico pubblico americano. Trovò New York di suo gradimento, e vi si stabilì. Botta e Lynch si sposarono nel 1855 ed egli fu naturalizzato americano. I due formarono un collaudato sodalizio culturale. La loro casa divenne un rinomato salotto culturale, frequentato da molti dei più famosi autori, pittori e musicisti d'Europa e d'America. Mentre Anne Lynch continuò la sua attività letteraria, Botta dal 1856 al 1894 insegnò filosofia e italiano alla New York University, ricoprendo per molti anni la carica di direttore del dipartimento di lingua e letteratura italiana fino alla sua morte il 5 ottobre 1894.  Opere principali Del pubblico insegnamento in Germania. Studi, coautore Luigi Parola, Torino, Tip. G. Favale, 1851 Public instruction in Sardinia: an account of the system of education, and of the institutions of science and art in the Kingdom of Sardinia, Hartford, F.L. Brownell, 1858 A discourse on the life, character, and policy of count Cavour, New York, G. P. Putnam, 1862 Dante as philosopher, patriot, and poet, with an analysis of the Divina Commedia, its plot and episodes, New York, Scribner, 1865; nuova ed. 1886 An Historical Account of Modern Philosophy in Italy in Ueberweg's History of Philosophy from Thales to the Present Time, London, Hodder and Stoughton, 1872 Note  Questa è la data riportata in Virtual American Biographies e nella voce della Enciclopedia Italiana (riferimenti in ). Maria T. Zagrebelsky Prat nel Dizionario Biografico degli Italiani (sempre in ) lo fa nascere l'11 febbraio 1818.  Luigi Parola e Vincenzo Botta, Del pubblico insegnamento in Germania: studi, Torino, Tip. G. Favale, 1851  Virtual American Biographies, su famousamericans.net. 4 ottobre  5 ottobre ).  Vincenzo Botta, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vincenzo Botta, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Vincenzo Botta, .  Vincenzo Botta, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Virtual American Biographies 21164870 I0000 0000 8100 2825 86095818 495/109726  Identitieslccn-n86095818 Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Categorie: Politici italiani del XIX secoloPolitici statunitensi del XIX secoloAccademici italiani del XIX secoloAccademici statunitensiScrittori italiani del XIX secoloScrittori statunitensi Professore1818 1894Nati l'11 novembre 5 ottobre Cavallermaggiore New YorkItaliani emigrati negli Stati Uniti d'AmericaAccademici italiani negli Stati Uniti d'AmericaFilosofi italiani del XIX secoloDeputati della II legislatura del Regno di Sardegna

 

BOTTIROLLI: Gice: “I like Bottiroli – he is an Italianist, rather than a philosopher, but typically in the Italian fashion, he uses philosophical vocabulary – my favourite are his tracts on ‘seduzione,’ ‘desiderio,’ ‘amore,’ ‘sesso,’ which of course is all Plato’s symposium – but he has also explored not just pragmatics, but semantics and syntax – notably with his ‘rigid/flexible’ distinction – Since he is associated with les belles lettres, philosophers in Italy do not take him too seriously, though!” -- Giovanni Bottiroli (Novi Ligure) è un filosofo e professore universitario italiano.   Professore di Teoria della letteratura, da molti anni, a Bergamo. Ha insegnato Retorica e Narrazione, Teoria dell’interpretazione, Estetica, in questa Università. Inoltre, è docente all’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi applicata), diretto da Massimo Recalcati.  È direttore della rivista “Comparatismi" (rivista della Consulta del SSD “Critica letteraria e Letterature Comparate”). Dal  è Presidente della Consulta di questo settore.  Fa parte del Comitato Scientifico di “Enthymema” e di “Symbolon”, e della Direzione di “L’immagine Riflessa”. Collabora alla rivista “Segnocinema”.  Pensiero Una filosofia della flessibilità Giovanni Bottiroli ha elaborato una nuova prospettiva filosofica che si ispira alla nozione di “flessibilità”, e che egli ha indicato con diverse espressioni: ragione flessibile, pensiero della Metis, pensiero strategico.  Questa prospettiva viene esposta nella forma più ampia e sistematica in La ragione flessibile () e La prova non-ontologica ().  Dalla filosofia alla letteratura (come modo di pensare) In Teoria dello stile la letteratura viene intesa come modo di pensare e ad essere privilegiato è il suo legame con la filosofia. Il legamenon privo di conflittualitàtra letteratura e filosofia richiede di essere analizzato mediante il concetto di stile, inteso sia come invenzione linguistica sia come “stile di pensiero”. Esemplare, da questo punto di vista, è l’analisi della “Lettera rubata” di Poe, proposta da Lacan negli Scritti (1966).  La teoria della letteratura In Che cos'è la teoria della letteratura. Fondamenti e problemi, la teoria della letteratura viene intesa come una disciplina ibrida che deve attingere alle teorie del linguaggio, alle teorie del desiderio e alle teorie dell’interpretazione, ispirandosi principalmente a tre fonti: Saussure, Freud, Heidegger.  L'interpretazione dei testi come conflictual reading L’interpretazione del testo è intesa come un conflictual reading capace di lasciare emergere la pluralità degli stili, il problema dell’identità del soggetto e le dinamiche del desiderio. Il suo orizzonte sono le estetiche conflittuali, a cuiin prospettive assai diversehanno contribuito Nietzsche e Heidegger, Freud e Lacan, ma anche Bachtin. Le riflessioni su questo tema sono confluite in diversi articoli tra cui Il desiderio “effrayant” di Julien Sorel. Un “conflictual reading” per un romanzo di formazione in “Enthymema”, 21, .  Opere Libri 1975 Parodia Milano: Scheiwiller (con prefazione di Cesare Segre) 1980 La contraddizione e la differenza. Il materialismo dialettico e la semiotica di Julia Kristeva, Giappichelli, Torino 1987 Interpretazione e strategia, Guerini e associati, Milano 1987 Retorica della creatività. Per l'interpretazione e la produzione di testi, Paravia, Torino 1990 Figure di pensiero. La svolta retorica in filosofia, Paravia, Torino 1993 Retorica. L'intelligenza figurale nell'arte e nella filosofia, Bollati Boringhieri, Torino 1995 Il reggicalze. Come l'abbigliamento diventò seduzione, Gribaudo, Torino 1997 Teoria dello stile, La nuova Italia, Firenze 2001 Problemi del personaggio (curatela), Bergamo University Press, Bergamo 2002 Jacques Lacan. Arte linguaggio desiderio, Bergamo University Press, Bergamo 2005 Le incertezze del desiderio. Scritti brevi su strategia e seduzione, Ecig, Genova 2006 Che cos'è la teoria della letteratura. Fondamenti e problemi, Einaudi, Torino  La ragione flessibile. Modi d'essere e stili di pensiero, Bollati Boringhieri, Torino  La prova non-ontologica. Per una teoria del Nulla e del “non”, Mimesis, Milano-Udine Voci di Enciclopedia Enciclopedia Einaudi: Eros (1978), Piacere (1980), Pulsione (1980), Soma/Psiche (1981) (quest’articolo in collaborazione con Guido Ferraro). Enciclopedia Treccani: Letteratura e psicoanalisi, in Appendice 2000 Manuale di letteratura italiana. Storia per generi e problemi (diretta da Franco Brioschi e Costanzo Di Girolamo): Il pensiero filosofico e scientifico e La prosa della filosofia e della scienza,  IV, 1996 ( 21-58 e 945-974) Letteratura europea (P. Boitani e M. Fusillo): Letteratura e psicoanalisi,  5,  399-417, UTET, Torino  Articoli di filosofia e di teoria della letteratura (una selezione) 1990 Bachtin, la parodia del possibile, in "Strumenti critici", 63,  147-66 1994 Il comico inesistente. I regimi figurali nell’opera di Calvino in “Calvino e il comico” (L. Clerici e B. Falcetto), Marcos Y Marcos 1996 Sinistra come "bêtise". Il problema degli attriti nel "Dono” di Nabokov in "Strumenti critici” 80, 1996 2001 Il comico delle articolazioni, in BarbieriBottiroliPerissinotto “Il Comico: approcci semiotici”, Documenti di lavoro 303-304-305, Centro Internazionale di Semiotica e Linguistica, Urbino 2001,  27-39 2002 Introduzione a Flaubert, L’educazione sentimentale, Einaudi, Torino,  V-XXI 2003 Un sogno di Raskolnikov, in “Nel paese dei sogni” (V. Pietrantonio e F. Vittorini), Le Monnier, Firenze 2003,  70-84 2004 La logica del diviso in "William Wilson" in Fantastico Poe (R. Cagliero, Ombre Corte, Verona) 2007 Non sorvegliati e impuniti. Sulla funzione sociale dell’indisciplina, in Forme contemporaneee del totalitarismo (Massimo Recalcati), Bollati Boringhieri, Torino 2007 Metaphors and Modal Mixtures in Metaphors (di Stefano Arduini), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2008 L’identità modale nei romanzi di Kafka. Descrizione di un progetto di ricerca in “Cultura tedesca”, 35 2009 In principio era la bêtise, in Soggettivazione e destino. Saggi intorno al ‘Flaubert’ di Sartre (G. Farina e R. Kirchmayr), Bruno Mondadori, Milano  Ibridare, problema per artisti. Alcune tesi, in “Enthymema”, n.1,  154-163  Dalle somiglianze alle differenze di famiglia, in L’immagine riflessa, n.1-2,  181-2  L’inganno del cortile centrale. Interpretazione della “Phèdre” come testo diviso, in Ermeneutica letteraria, VIII  Introduzione a “La conversazione infinita” di M. Blanchot, Einaudi, Torino  Lost in styles. Perché nel cognitivismo non c’è abbastanza intelligenza per capire l’intelligenza figurale, in “Lo sguardo”, 17 153-193  Il perturbante è l’identità divisa. Un’interpretazione di “Der Sandmann” in Enthymema, 12,  205-229  The possibility of not coinciding with oneself: a reading of Heidegger as a modal thinker, in The Italian Psychoanalytic Annual, /10,  133-149, Cortina Editore  Le parole uccidono le cose oppure altre parole? Il linguaggio come perdita e come articolazione agonistica in Per Enza Biagini (A. Brettoni, E. Pellegrini, S. Piazzesi, D. Salvadori), Firenze University Press, Firenze  Liberatore e incatenato: le aporie di Dioniso (e del dionisiaco) da Euripide a Nietzsche in Enthymema, XIV,  51-81  Return to literature. A manifesto in favour of theory and against methodologically reactionary studies (cultural studies etc.) in “Comparatismi”, 3,  1-37  What is alive and what is dead in Jakobson. From codes to styles in Roman Jakobson, linguistica e poetica (E. Esposito, S. Sini e M. Castagneto), Ledizioni, Milano ,  213-220  Il desiderio “effrayant” di Julien Sorel. Un “conflictual reading” per un romanzo di formazione in Enthymema, 21,  134-151  Shakespeare e il teatro dell’intelligenza. Dagli errori di Bruto a quelli di René Girard in Metodo,  6, n. 1,  73-98  Il desiderio e i suoi destini: dal rapporto ai modi del rapporto, in A. Badiou, Il sesso l’amore (Federico Leoni e Silvia Lippi), Mimesis, Milano-Udine,  41-52  Sade e il desiderio di essere in “aut aut” 382 To be and not to be. Hamlet’s Identity, in Enthymema 23,  250-285  Heart of Darkness e la teoria lacaniana dei registri in Anglistica pisana, XIV, 1-2 ()  The Turn of the Screw. A tale that “turns” in Enthymema 24,  43-58 Articoli di cinema (una selezione) 2007 I registi sono alleati preziosi. Un'interpretazione di Mulholland Drive di David Lynch, in Segnocinema 144  Identità come identificazione (nei film e non negli spettatori), in “Imago”, 2  Joe, o le disavventure di una ninfomane (Nymphomaniac di Lars von Trier), in “Segnocinema” 196  Non infantilizzate, vi prego, Ingmar Bergman. Desideri senza magia in “Fanny e Alexander” in Segnocinema 214  L’arte è un lusso, la fiction una necessità. Žižek e Hitchcock, qualche anno dopo in “Segnocinema” 223-224 Recensioni Niccolò Scaffai, recensione a Che cos'è la teoria della letteratura? Fondamenti e problemi, in Allegoria, n. 55, 2007 Panella Giuseppe, recensione a Che cos'è la teoria della letteratura? Fondamenti e problemi, in Ermeneutica letteraria n. 3, 2007 Franzini Elio, recensione a La ragione flessibile, in “Enthymema”, n. IX,  412-414,  Dalmasso Gianfranco, recensione a La ragione flessibile, in “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica”, 1,  240-245,  Carmello Marco, recensione a La prova non-ontologica, in “Enthymema”, n. XXV, 703-707,  Note  Giovanni Bottiroli (database Università degli Studi di Bergamo), su www00.unibg.it.  Docenti titolari di materiaIrpa Milano, su istitutoirpa.it.  Comparatismi. Rivista della Consulta di Critica letteraria e Letterature comparate, su ledizioni.it.  Enthymema, su riviste.unimi.it.  Curriculum Vitae , su unipa.it.  Elio Franzini, La ragione flessibile di Giovanni Bottiroli, in Enthymema, n. 9.  Marco Carmello, Giovanni Bottiroli "La prova non-ontologica. Per una teoria del nulla e del 'non' ", Enthymema, n. 25.  Giuseppe Panella, A proposito di Giovanni Bottiroli, "Che cos'è la teoria della letteratura", in Ermeneutica letteraria. Rivista internazionale, n. 3.  Niccolò Scaffai, Giovanni Bottiroli"Che cos'è la teoria della letteratura. Fondamenti e problemi", in Allegoria, n. 55.  Giovanni Bottiroli, Il desiderio "effrayant" di Julien Sorel, in Enthymema, n. 21.  Letteratura e psicoanalisi, su treccani.it. giovannibottiroli.it/it///www00.unibg.it/struttura/strutturasmst.asp?rubrica=1&persona=89&nome=Giovanni&cognome=Bottiroli&titolo=Prof. 59307684 I0000 0000 8138 7227  IT\ICCU\CFIV\053603 81043256  135880033  cb144625951   XX1744209   Identitieslccn-n81043256 Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Psicologia  Psicologia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1951 24 giugno Novi Ligure

 

BOTTONI Grice: “Most Englishmen know of Bottoni because he is quoted by Burton in his “Anatomy of Melancholy,” re the imagination and reason – and how it affects melancholy.” “I call Bottoni a philosophical biologist – excretion (why?) – nutrition – surely nutrition – as part of birth – and growth – are essential requirements for a definition of ‘bios’ or life – and Bottoni knows that – as a philosopher. He studied philosophy and taught logic, like me. “De conservanda vita,” is more than a philosophy of life – it’s how the ‘essenza’ del ‘corpore dell’uomo’ is nutrition – and how the spiritus, and not just the anima, are involved. His model is functionalist, and Aristotelian, like mine!” – He also provides a philosophy of disease – which should make us wonder about whether we are endowed with a conceptual analysis of ‘health,’ a favourite term for Aristotle (‘healthy food,’ ‘healthy man,’ ‘healthy habit’). Albertino Bottoni, Noto anche come Albertinus Bottonnus o Albertinus Bottoni o Albertini Bottoni (Padova), medico e filosofo italiano.  È stato uno dei grandi medici italiani del Rinascimento. La sua formazione avvenne nella città natale, dove si laureò in medicina e filosofia.  Dal 1555 divenne professore nell'Padova, dove insegnò in successione logica, medicina teorica straordinaria, medicina pratica e medicina teorica ordinaria. Introdusse l'uso del mercurio nella cura della sifilide. Fu rivale del medico padovano Ercole Sassonia, di cui tentò d'impedirne l'insegnamento.  I suoi contributi scientifici più importanti riguardano le funzioni dirette alla conservazione dell'individuo e della specie, quindi nutrizione, crescita e generazione, che definì tria suprema naturae munera.  Opere principali De vita conservanda, Padova, Iacobum Bozzam, 1582. De morbis mulieribus libri tres, Venezia, Paulum Meietum, 1585, 1588. Methodi medicinales duae, Francoforte, 1595. De modo discurrendi circa morbos, eosdemque curandi tractatos, Francoforte, 1607.  Castiglioni A., Storia della Medicina, II, Mondadori, Milano, 1948. De Renzi S., Storia della Medicina in Italia, III, Napoli, 1845. Gliozzi G., «Albertino Bottoni», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 13, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1971. Pazzini A., Storia della Medicina, I, Società Editrice Libraria, Milano, 1947.  Albertino Bottoni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  77129132 I0000 0000 1289 4217 o161435  119627167  cb10463789b   Identitieslccn-no161435 Biografie  Biografie Medicina  Medicina Categorie: Medici italianiFilosofi italiani Professore1596 1º dicembre Padova PadovaPersone legate all'Università degli Studi di Padova

 

BOVIO: Grice: “You’ve got to love Bovio; he has a stamp, I don’t. My favourite is his piece on ‘linguaggio,’ on the implicature (plural of implicatura) of the ‘animale parlante’ – ‘un tono, una figura, …’ – But he also philosophissed fascinatingly on ‘La lotta,’ which is a bit like my model of conversation as a competitive game.” -- Giovanni Bovio (1837-1903).jpg Deputato del Regno d'Italia LegislatureXIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI Sito istituzionale Dati generali Partito politicorepubblicano Titolo di studioLaurea ProfessioneDocente universitario, Pubblicista/Giornalista Giovanni Bovio (Trani), filosofo e politico italiano, sistematizzatore dell'ideologia repubblicana e deputato al Parlamento del Regno d'Italia.   La casa natale di Giovanni Bovio a Trani Giovanni Scipione Bovio nasce a Trani da Nicola Bovio di Altamura, impiegato, e Chiara Pasquini.  Autodidatta, pubblica nel 1864 Il Verbo Novello, un poema filosofico scritto con intonazione enfatica. Fra i suoi scritti si ricordano la Filosofia del diritto, il Sommario della storia del diritto in Italia, il Genio, gli Scritti filosofici e politici, la Dottrina dei partiti in Europa, i Discorsi. Sotto il Ministero Minghetti, nel 1872, ottenne il pareggiamento della cattedra di Storia del Diritto all'Napoli e, nel 1875 consegui la libera docenza in Filosofia del diritto.  Bovio fu anche deputato alla Camera: nel 1876, con il subentrare della Sinistra costituzionale alla Destra, fu eletto nel collegio di Minervino Murge. Il suo atteggiamento, diversamente da quello dei suoi compagni che condividevano l'idea repubblicana, non fu incline all'astensionismo.  Nel 1880 Bovio sposò a Napoli Bianca Nicosia dalla quale ebbe due figli, Corso Bovio, così chiamato in onore agli italiani di Corsica sottomessi al dominio francese e Libero Bovio (1883-1942), poeta ed autore dei testi di molte celebri canzoni napoletane. Libero Bovio, a sua volta, fu il nonno dell'avvocato, giornalista e docente Libero Corso Bovio (1948-2007).  Napoli fu la sua città di adozione, dove morì il 15 aprile 1903. La città gli ha dedicato una piazza, che i napoletani continuano però a chiamare con l'antico nome di Piazza Borsa. La città di Firenze gli ha dedicato una strada. La città di Piombino gli ha intitolato la piazza sul mare più grande d'Europa, Piazza Bovio. La città di Teramo gli ha intitolato un importante viale. La città di Terni gli ha intitolato un intero quartiere che comprende tutta la zona est chiamato, appunto, Borgo Bovio.  «(Napoli) In questa casa morì povero e incontaminato Giovanni Bovio che meditando con animo libero l'Infinito e consacrando le ragioni dei popoli in pagine adamantine ravvivò d'alta luce il pensiero italico e precorse veggente la nuova età.»  (Epigrafe di Mario Rapisardi) Il pensiero  Targa in memoria di Bovio nella piazza di Napoli a lui dedicata  Passo Corese: targa, con testo attribuito a Giovanni Bovio, dedicata a Garibaldi Giovanni Bovio era sostanzialmente contrario alla monarchia. Come ideologo repubblicano, Bovio ebbe il motto "definirsi o sparire": palesò insomma ai repubblicani l'esigenza urgente di un'impostazione non confusa e non settaria, di una chiara direzione che spinse poi i repubblicani a definirsi in partito di moderno tenore.  Bovio stabilì per il Partito repubblicano nessi e prospettive nazionali ed europee.  Egli considera la monarchia come l'attuale realtà italiana. Ne segue che la repubblica è utopia, e Bovio si dichiara utopista. Nel suo pensiero la monarchia cadrà, proprio quando dovrà risolvere il problema della libertà. Serve comunque un lungo periodo perché la situazione monarchica si deteriori. Colma evidentemente di determinismo, la sua filosofia si definiva come naturalismo matematico.  Differentemente dalla teoria socialista, Bovio riteneva che il nuovo Stato a venire avrebbe avuto una "forma storica", non potendo dimensionarsi unicamente sulla base di azioni economiche. Bovio introduceva dunque una concezione formale dello Stato, che si sforzò di divulgare anche presso i ceti operai.  Fu molto considerato anche a Matera dove non si dimenticava peraltro che nella locale "scuola detta regia, fondata nel 1769 da Bernardo Tanucci, libero pensatore dei tempi suoi, quando era libertà contrastare alle pretensioni papali, fu insegnante di letteratura e di diritto Francesco Bovio, il quale intese queste dottrine nella libertà e per la libertà. Quell'insegnamento fu seme fecondo, e dalla sua scuola venne fuori la nobile schiera dei martiri del 1799, i cui militi rispondono ai nomi di Giovanni Firrao, Giambattista Torricelli, Fabio Mazzei, Liborio Cufaro, Antonio Lena-Santoro, Gennaro Passarelli, Marco Malvinni-Malvezzi". Nel 1904, a circa un anno dalla sua morte, nella "giornata più adatta" come "il fatidico XX Settembre", gli intellettuali laici materani con la loro associazione "G.B. Torricelli" tennero una solenne commemorazione "per pagare un tributo di affetto e di riverenza al Grande, che ci fu Maestro e ci amò di quell'amore di cui sono capaci soltanto gli educatori come Lui" dice un oratore. E un secondo aggiunge che "la titanica figura di quell'illustre profeticamente ci addita il sole dell'avvenire", per cui il tributo di affetto al suo carattere fiero ed onesto è tanto più doveroso "in questi tempi borgiani". Un terzo oratore, rivolgendosi al sindaco Raffaele Sarra, e nel consegnargli la lapide, lo invita ad additare "quel nome a questi onesti operai per indirizzarli sulla via della dea ragione, scuotendo così il giogo dell'oscurantismo e della superstizione, che li avvince e li abbruttisce". Promessa che il sindaco Raffaele Sarra non esita a fare, ritenendo quel marmo "un severo monito all'indirizzo di tutti coloro i quali nulla fecero e tuttora nulla fanno per strappare la nostra plebe dalla miseria, dalla ignoranza, dalla superstizione, dall'abbruttimento secolare". Per la precisione, la lapide commemorativa, scoperta quel giorno sulla facciata del palazzo di giustizia, sarà tolta negli anni '30 per iniziativa della sezione fascista (e gli incauti scalpellatori si riferiranno nell'operazione).  Bovio ebbe comunque anche l'esigenza di definirsi rispetto agli anarchici. La forma repubblicana, scrisse, è a metà strada fra la monarchia e l'anarchia, vale a dire fra l'ipertrofia dello Stato e la sua totale anarchica abolizione. Non a caso, quando l'anarchico Gaetano Bresci compì l'attentato contro Umberto I, Bovio invitò tutti gli anarchici a desistere dalla violenza. In sostanza, un'esagerazione utopistica tradotta in atti sanguinari (l'opera degli anarchici) avrebbe prodotto un rafforzamento reattivo dell'autorità costituita, allontanando proprio il momento dell'avvento della repubblica. Troviamo in lui un tentativo di superare l'idealismo della metafisica idealistica e insieme con essa l'approccio empirico del positivismo. Fondamentalmente Bovio introdusse in Italia l'eco delle nuove correnti speculative nella filosofia del diritto.  «Giovanni Bovio — cittadino di spartana austerità — fra il mercimonio affannoso dei politicanti — pensatore solitario — fra lo strepito di cozzanti dottrine — artefice possente di stile — fra la pretenziosa nullaggine dei parolai — traversò impavido — le torbide correnti del secolo — e ne uscì puro a fronte alta — con l'animo illuminato — dalla fede confortevole — nell'ascensione perpetua del pensiero umano.»  (Epigrafe di Mario Rapisardi) Bovio e la massoneria Bovio fu un membro eminente della massoneria(raggiunse il 33º ed ultimo grado del Rito scozzese antico ed accettato), così come lo erano i suoi familiari (suo padre Nicola, suo zio Scipione e suo nonno Francesco Bovio). Iniziato nella Loggia Caprera di Trani nel 1863, il 17 giugno del 1865 Giovanni Bovio ne divenne oratore. Il 30 maggio 1878, su invito della massoneria milanese, tenne a Milano la commemorazione del centenario della morte di Voltaire.  Nel maggio 1882 fu nominato membro del Grande Oriente d'Italia, di cui presiedette la Costituente del 1887. Il 17 febbraio 1889 fu eletto grande oratore, e restò in carica fino alla Costituente del 1894. Il 6 giugno 1889, in Campo dei Fiori a Roma, fu l'oratore ufficiale per l'inaugurazione del monumento a Giordano Bruno, voluto dalla massoneria romana ed eseguito da Ettore Ferrari, che sarà gran maestro del Grande Oriente d'Italia. Gran Maestro della Loggia Napoletana, nel 1896 fu candidato all'elezione di Gran Maestro nazionale.  L'8 giugno 1896, in un'interpellanza rivolta al presidente del consiglio e ministro dell'interno marchese di Rudinì a proposito dei provvedimenti che aveva annunciato contro la massoneria, Bovio disse «La massoneria è un'istituzione universale quanto l'Umanità ed antica quanto la memoria. Essa ha le sue primavere periodiche, perché da una parte custodisce le tradizioni ed il rito che la legano ai secoli, dall'altra si mette all'avanguardia di ogni pensiero e cammina con la giovinezza del mondo»  Il centenario della Rivoluzione di Altamura  Celebrazioni per il primo centenario (1899) della Rivoluzione di Altamura (con Giovanni Bovio) Giovanni Bovio partecipò alle celebrazioni del centenario della Rivoluzione di Altamura (nell'anno 1899), durante il quale fu eretto un monumento sulla piazza centrale di Altamura, che ancora oggi è presente e che fu realizzato da Arnaldo Zocchi. Il padre di Giovanni Bovio, Nicola Bovio, era di Altamura, così come lo era suo nonno Francesco Bovio, il quale insegnò diritto presso l'Università degli Studi di Altamura.  Nel suo discorso, Giovanni Bovio esaltò lo spirito degli altamurani e affermò che il concetto di libertà era stato sempre vivo nei loro cuori. Anche grazie al fervore di idee dell'antica Altamura, dotti, nobili e plebei altamurani si erano uniti tutti sotto l'idea di libertà ed erano pronti a sacrificare le loro ricchezze, i loro titoli e persino la loro vita per la libertà.  Antenati e discendenti di Giovanni Bovio Francesco Maria Bovio (anni 17501830)nonno di Giovanni Bovioprofessore di diritto e lettere presso le Regie Scuole di Matera e l'antica Università degli Studi di Altamura. Fu anche "giudice interino di pace" e massone iscritto alla loggia "Oriente di Altamura". Difese inoltre la Repubblica Napoletana, prendendo parte, nel maggio 1799, alla Rivoluzione di Altamura Nicola Boviopadre di Giovanni Boviocarbonaro (iscritto alla vendita "il Pellicano" di Trani) Scipione Boviozio di Giovanni Boviocarbonaro (iscritto alla vendita "il Pellicano" di Trani) Corso Boviofiglio di Giovanni Bovio- avvocato del foro di Napoli e successivamente docente Diritto Penale Milano Libero Bovio (18831942)figlio di Giovanni Boviopoeta e musicista Giovanni Bovio (1920-1978)nipote di Giovanni Bovioavvocato del foro di Milano  Libero Corso Bovio (1948-2007)pronipote di Giovanni Bovioavvocato, giornalista e docente Note  Matera contemporaneaCultura e società, Leonardo Sacco, 1983, Basilicata editrice  Alfonso Scirocco, BOVIO, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani,  13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971. 26 ottobre .  Gran Loggia . Massoneria e i suoi trecento anni di modernità, una mostra ricorda i massoni protagonisti del NovecentoGrande Oriente d'ItaliaSito Ufficiale, su Grande Oriente d'Italia, 4 aprile . 6 aprile  22 marzo ).  Ferdinando Cordova, Massoneria e Politica in Italia, 1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 42.  Biografia di Giovanni Bovio (con video GOI radio), su montesion.it (archiviato il 13 gennaio 2005).  Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 200547.  Copia archiviata, su comunedipignataro.it. 25 luglio  30 giugno ).  Morto l'avvocato Bovio, "principe" della difesa, in La Stampa, 14-03-1978.  Giovanni Bovio, Teatro morale dogmatico-istorico, dottrinale e predicabile, Roma, nella stamparia di Giorgio Placho presso a San Marco, 1731. Giovanni Bovio, Teatro morale dogmatico-istorico, dottrinale e predicabile. Tomo secondo, In Roma, per Filippo Zenobj stampatore, e intagliatore di n.s. Clemente XII, incontro il Seminario Romano, 1734.  Repubblicanesimo Partito Repubblicano Italiano Piazza Giovanni Bovio (Napoli) Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Bovio Collabora a Wikiquote Citazionio su Giovanni Bovio Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Bovio  Giovanni Bovio, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Opere di Giovanni Bovio, su Liber Liber.  Opere di Giovanni Bovio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Bovio, .  Giovanni Bovio, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Armando Carlini, BOVIO, Giovanni, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930, giovanni-bovio. Alfonso Scirocco, BOVIO, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani,  13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971.Filosofia Politica  Politica Categorie: Deputati della XIII legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XIV legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XV legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XVI legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XVII legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XVIII legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XIX legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XX legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XXI legislatura del Regno d'ItaliaFilosofi italiani del XIX secoloPolitici italiani Professore1837 1903 6 febbraio 15 aprile Trani NapoliRepubblicanesimoMassoniMazzinianiPolitici dell'Estrema sinistra storicaPolitici del Partito Repubblicano ItalianoStudiosi di diritto penale del XIX secolo

 

BOZZELLI: Grice: cf. tragic dialogue – Oreste a Pilade – and Enea’s Niso e Eurialo’ – Grice: “Not to mention the rape of Lucrezia, and Romolo killing Remo, and the rest of it.” -- Grice: “You’ve got to love Bozzelli; at Oxford, it would be difficult to find an English philosopher interested in English tragedy, but Bozzelli’s expertise is ‘tragedia romana’ – Ercole and the rest! Philosophically, Bozzelli speaks indeed alla Aristotle of the tragic – alla Nietzsche, too – since ‘lo tragico’ is possibly a philosophical category – On top,  if I have been called a mimetist, so is Bozzelli – ‘lo tragico’ becomes an adjective, and qualifying ‘imitation’ – Aristotle’s principle for mimesis and tragedy as meant for catharsis – with Bozzelli, it is ‘imitazione tragica.’ He wisely skips (almost) the Middle Ages and reviews ‘tragedia romana’ and how it becomes ‘tragedia italiana’!” --  Francesco Paolo Bozzelli (Manfredonia, 22 maggio 1786Napoli, 2 febbraio 1864) giurista, filosofo e politico italiano, noto per essere stato l'estensore della Costituzione del Regno delle Due Sicilie del 1848.   Dopo le scuole secondarie dagli Scolopi, Bozzelli studiò all'Napoli, dove si iscrisse nel 1806. Laureatosi in giurisprudenza, entrò nell'amministrazione statale: nel 1813 fu uditore giudiziario presso il Consiglio di Stato; e nel 1816 entrò nella sopraintendenza della Salute, dapprima come ispettore generale e poi come segretario. Nello stesso tempo Bozzelli si dedicò anche all'attività letteraria e nel 1815 pubblicò "Poesie varie" una antologia di versi scritti secondo il gusto del XVIII secolo.  L'esilio (1821-1837) Di sentimenti liberali, Bozzelli prese parte ai moti costituzionali del 1820-1821 che gli costarono dapprima la prigione e successivamente un esilio, durato oltre quindici anni, che trascorse all'estero, soprattutto in Francia. Durante l'esilio espose in numerosi saggi in lingua francese le sue concezioni politiche di liberale moderato, fautore di una monarchia costituzionale e avverso al programma democratico-radicale. Scrisse inoltre saggi filosofici di etica e di estetica.  La Costituzione del 1848 Bozzelli poté rientrare in patria solo nel 1837. La fama di grande cultura giuridica e di integrità morale acquistata durante l'esilio, garantì a Bozzelli un grande prestigio all'interno del partito liberale delle Due Sicilie. La sua popolarità divenne ancora più grande dopo un nuovo periodo di prigionia subito nel 1844 assieme a Carlo Poerio e a Mariano d'Ayala. Pertanto, dopo l'inizio dell'insurrezione siciliana (12 gennaio 1848) Bozzelli fu incaricato dal presidente Serracapriola di preparare il decreto reale, pubblicato poi il 29 gennaio 1848, che fissava i principi costituzionali. Il 30 gennaio 1848 Bozzelli fu nominato ministro degli Interni, in sostituzione di Carlo Cianciulli, con l'incarico di stendere il testo della Costituzione.  Dapprima Bozzelli era fautore, con Carlo Poerio e Mariano d'Ayala, dell'idea di ripristinare la Costituzione napoletana del 1820. Tuttavia, poco dopo si convinse della necessità di stendere carta costituzionale completamente nuova, un compito che portò a termine da solo e in soli dieci giorni (30 gennaio8 febbraio 1848). La costituzione delle Due Sicilie approntata da Bozzelli era composta di 89 articoli: ricalcava di fatto sia la Costituzione francese del 1830 (eccetto nei punti in cui si trattavano le autonomie locali) che la Costituzione belga del 1831. La Costituzione del Bozzelli venne tuttavia criticata immediatamente dai democratici perché non offriva sufficienti garanzie di libertà ai cittadini, limitava i diritti elettorali su base censuale e lasciava al Re ampi poteri discrezionali.  Epilogo Il 6 aprile 1848 Bozzelli venne escluso dal governo costituzionale di Carlo Troya per divergenze sulla politica estera (Bozzelli era contrario alla guerra contro l'Austria). Partecipò invece, come ministro degli Interni e dell'Istruzione Pubblica, al governo Spinelli costituito dopo il colpo di mano di Ferdinando II del 15 maggio 1848. Sebbene l'intento di Bozzelli fosse quello di mitigare la reazione regia e affrettare il ritorno alla legalità, venne accomunato dall'opinione pubblica nel discredito del governo delle Due Sicilie, nonostante fosse sostituito agli Interni con Giovanni Vignali per ordine dello stesso Ferdinando II (7 settembre 1848). Bozzelli si ritirò pertanto a vita privata avendo come unica fonte di reddito la pensione maturata per essere stato consigliere di Stato nel 1820. Con la conquista del Regno delle Due Sicilie (1860) il nuovo Regno d'Italia gli revocò anche questa.  Note  Supremo Magistrato e Soprintendenza Generale di Salute delle Due Sicilie, Giornale di tutti gli atti, discussioni e determinazioni della Sopraintendenza Generale e Supremo Magistrato di Sanità del Regno di Napoli. In occasione del morbo contagioso sviluppato nella città di Nola. Napoli: nella Stamperia Reale, 1816  Francesco Paolo Bozzelli, Poesie varie di Francesco Paolo Bozzelli. Napoli: da' torchi di Giovanni de Bonis, 1815; v, anche Bozzelli, F. P. (). La strega di Manfredonia. Napoli : Guida, .  Essai sur les rapports primitifs qui lient ensemble la philosophie et la morale, èar le chevalier Bozzelli, Paris: Grimbert, 1825 (on-line)  (Anonimo) Esquisse politique sur l'action des forces sociales dans les differentes espèces de gouvernement. Bruxessel, 1827  De l'influence des lois sur les moeurs et des moeurs sur les lois. Paris: Firmin Didot, 1832  De l'esprit de la comédie et de l'insuffisance du ridicule pour corriger les travers et les caractères, Paris: Firmin Didot, 1832  Della imitazione tragica presso gli antichi e presso i moderni: ricerche del cavalier Bozzelli. Lugano: Ruggia, 1837 (on-line)  Giuseppe Massari, I casi di Napoli dal 29 gennaio 1848 in poi: lettere politiche per Giuseppe Massari. Torino: Tipografia Ferrero e Franco, 1849 (on-line)  Raffaele Santoro, Comento della carta costituzionale del Regno delle Due Sicilie per l'avv. Raffaele Santoro, Napoli, 1848 (on-line)  Guido D'Agostino, Francesco Paolo Bozzelli, in Dizionario biografico degli italiani,  13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971.  Opere di Francesco Paolo Bozzelli, .  PredecessoreMinistro dell'Interno del Regno delle Due SicilieSuccessoreCoat of arms of the Kingdom of the Two Sicilies.svg Giuseppe Parisi1848Giovanni Vignali88752804 I0000 0001 0922 8675 o179239  116384344  cb11657644b  495/8679 CERL cnp01078244  Identitieslccn-no179239 Biografie  Biografie Due Sicilie  Due Sicilie Storia  Storia Categorie: Giuristi italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XIX secoloPolitici italiani Professore1786 1864 22 maggio 2 febbraio Manfredonia NapoliCostituzionalisti italianiMinistri dell'Interno delle Due SicilieLetterati italiani

 

BOZZETTI: Grice: “If Strawson is a Griceian, Bozzetti is a Rosminian – he philosophised on substance (‘il concetto di sostanza’ from the point of view of ‘gnoseologia,’ and also on ‘dialogue,’ and ‘piety,’ – he also speaks, like I do, of construction, and reconstruction, and indeed, ‘metaphysical reconstruction,’ one of my routines!” – “My fvaourite has to be his philosophy of dialogue.” -- Giuseppe Bozzetti (Borgoratto Alessandrino) presbitero, filosofo e docente italiano.  Fratello minore del pittore Cino Bozzetti era figlio di Romeo (uno dei Mille di Garibaldi, divenne colonnello e poi generale dell’Esercito Italiano) e da Edvige Griziotti De Gianani. I genitori erano originari dalla provincia di Cremona. Tutta la famiglia Bozzetti si spostò a Trapani, poi a Napoli, a Reggio Calabria, ad Ancona, a Genova e infine a Torino, seguendo le destinazioni del capofamiglia. Giuseppe scriveva delicate poesie, indirizzate ai suoi familiari.  Giuseppe Bozzetti, dopo la laurea in Giurisprudenza all'Torino, ottenuta nel 1900, entrò nell’ordine dei Rosminiani. Fu novizio al Convento rosminiano del Sacro Monte Calvario di Domodossola (dove una sala è oggi a lui dedicata) e ordinato sacerdote nel 1906. Si laureò anche in Filosofia nel 1908 e nel 1909 in Lettere classiche all'Roma La Sapienza, materia che insegnò al liceo "Mellerio-Rosmini" di Domodossola. Nel 1929 fu nominato Superiore Provinciale dei Collegi rosminiani e a Roma, il 25 marzo 1935, fu eletto Preposito Generale, cioè VII successore di Antonio Rosmini, carica che ricoprì fino alla morte. Fu libero docente di Filosofia all’Roma La Sapienza, dal 1942 al 1946. Autore di saggi filosofici e teologici, sostenne e spiegò le tesi di Antonio Rosmini, in particolare quelle esposte nella Filosofia del diritto.   Sacro Monte Calvario di Domodossola, Via Crucis Per Giuseppe Bozzetti la persona è soggetto di diritto, cioè cerca liberamente la verità e aderisce liberamente alla legge morale, su cui forma la propria coscienza e la consapevolezza di avere una destinazione eterna.  Gli scritti dei Giuseppe Bozzetti sono stati recentemente raccolti in: Giuseppe Bozzetti, Opere complete: saggi, scritti inediti, opere minori, recensioni, Michele Federico Sciacca, Milano, Marzorati, 2006.  Profili L'Accademia Roveretana degli Agiati ha pubblicato questo sintetico profilo di Giuseppe Bozzetti:  «Attratto dalla filosofia rosminiana che faceva della persona il diritto sussistente ed il fondamento della famiglia e dello Stato, ripropose la metafisica del filosofo roveretano quale unica speculazione che sapesse inquadrare il problema dell'essere personale in un'organicità ontologica più alta. Fu filosofo costruttivo, capace di far convergere, in una prospettiva anche pedagogica, molteplicità ed unità, frammentarismo e organicità. Sacerdote profondamente umano e colto (lasciò belle prose e brevi testi poetici di raffinata sensibilità ed eleganza), aperto al dialogo con tutti, guidò come superiore generale l'Istituto della carità secondo lo spirito del suo fondatore e in conformità alle esigenze dei tempi.»   Michele Federico Sciacca, Rosmini e noi (Linee di un programma): Lettera al p. Giuseppe Bozzetti; Risposta al prof. Sciacca, Domodossola, C. Antonioli, 1944,  IT\ICCU\VIA\0226448. Rinaldo Orecchia, Giuseppe Bozzetti, Milano, Giuffre, 1957,  IT\ICCU\TO0\0507687. Giovanni Pusineri , Ricordo di P. Giuseppe Bozzetti: testimonianze, onori funebri, scritti inediti, , Domodossola-Milano, Sodalitas, 1957,  IT\ICCU\LO1\0428859. Leandro Felici, Padre Giuseppe Bozzetti, Milano, Spes, 1981,  IT\ICCU\PAL\0120561. Centro di studi filosofici di Gallarate, Enciclopedia Filosofica, Firenze, G. C. Sansoni, 1968-1969,  IT\ICCU\RAV\0217501. Francesco Traniello, Giorgio Campanini, Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, Casale Monferrato, Marietti, 1981-1984,  IT\ICCU\CFI\0014528.  Cino Bozzetti Romeo Bozzetti  Giuseppe Bozzetti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Giuseppe Bozzetti, .Filosofia Religione  Religione Categorie: Presbiteri italianiFilosofi italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XX secoloInsegnanti italiani del XIX secoloInsegnanti italiani Professore1878 1956 19 settembre 27 giugno RomaProfessori della SapienzaRoma

 

Branciforte: “You’ve got to love Branciforte: my favourite is his philosophy of what he calls ‘il messaggio,’ – I do use the term when I speak of a transmitter, and an addressee, etc. – the fact that he was born where Ikkos was born help, since one would need to recover Ikkos’s message! Branciforte sees philosophy as a pilgrimage of love – ‘il peregrine dell’amore’ with his ‘canzionere’ and surely the song needs an addressee!” --  Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte. trabia: Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (n. San Vito dei Normanni), filosofo. Esponente della nobile famiglia siciliana dei Lanza di Trabia. Il suo vero nome è infatti Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte. La sua personalità eccezionale riunisce caratteristiche disparate: filosofo con una forte vena mistica, ma anche patriarca fondatore di comunità rurali e attivista nonviolento contro la guerra d'Algeria o gli armamenti nucleari.   Trabia nacque in un piccolo paese salentino, San Vito dei Normanni, nella masseria "Specchia di Mare", da famiglia antica ed illustre: il padre, Luigi Giuseppe, nato a Ginevra il 18 novembre 1857, dottore in giurisprudenza e titolare di un'azienda agricola-vitivinicola era figlio illegittimo del principe siciliano Giuseppe III Lanza di Trabia (1833-1868) e la madre, belga, era la marchesa Anna Maria Enrichetta Nauts, nata ad Anversa il I luglio 1874. Giuseppe Giovanni aveva due fratelli: Lorenzo Ercole, e Angelo Carlo, cittadino americano nel 1939 (nel 1943 partecipò allo sbarco in Sicilia). Lanza studiò al liceo Condorcet a Parigi, poi filosofia a Firenze e Pisa, dove fu allievo di Armando Carlini.  «La guerra di Abissinia già iniziava ed il mio rifiuto a parteciparvi era la cosa più evidente. E poi questa guerra non era che l’inizio: in seguito forse sarei stato ad uccidere inglesi, tedeschi e un giorno avrei avuto dinanzi alla mia baionetta Rainer Maria Rilke. No, la mia risposta era no. “Ma che cosa è che rende la guerra inevitabile?”, mi domandavo. Benché giovane avevo capito la puerilità delle risposte ordinarie, quelle che si rifanno alla nostra cattiveria, al nostro odio e al pregiudizio. Sapevo che la guerra non aveva a che fare con tutto ciò. “Certo, una dottrina esiste per opporsi alla guerra e la vedo nel Vangelo”, dicevo, “ma com’è che i cristiani non la vedono? Manca quindi un metodo, un metodo per difendersi senza offendere. Un modo nuovo, diverso, umano di risolvere i conflitti umani”. Solo in Gandhi vedevo colui che avrebbe potuto darmi una risposta ed il metodo.»  (Pagni R., Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto, p.50-51) Così Lanza del Vasto ricorda la sua decisione di partire per l'India, autofinanziandosi con la vendita a un'amica facoltosa del manoscritto della sua prima opera, Giuda. Lanza non partiva alla ricerca di spiritualità, tanto più che la conversione al cristianesimo gli impegnava pienamente l'animo:  «Ma mi ero, non senza pena, convertito alla mia propria religione, e avevo il mio da fare per meditare le Scritture ed applicarne i comandamenti. E se mi si chiedeva “siete cristiano?”, rispondevo: “Sarebbe ben prezioso dire di sì. Tento di esserlo".»  (L’Arca aveva una vigna per vela, p.11). In India, Lanza conobbe il Mahatma Gandhi, con il quale stette qualche mese, per poi recarsi in Himalaya. Durante il viaggio «conobbi le inquietudini sociali dell'India ed il suo metodo di liberazione, la non violenza, che era molto contraria al mio carattere (come del resto credo sia contraria al carattere di tutti). Nessuno è non violento per natura: siamo violenti e non proviamo vergogna a dirlo, anzi lo diciamo con un certo orgoglio. Ma ciò che non diciamo è che la vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti e la non violenza consiste nel superare questi due grandi motivi della storia umana». In India trova «un'umanità simile alla nostra quanto opposta: qualche cosa come un altro sesso.l ritorno in Europa  Lo scrittore e studioso in una delle sue comunità rurali (l'ultimo a destra) Tornato dall'India dopo ulteriori peregrinazioni in Terra Santa, Lanza comprende che la sua vocazione è di fondare una comunità rurale nonviolenta, sul modello del gandhiano ashram, la comunità autarchica ed egualitaria che per il Mahatma doveva essere la cellula della società. Gli ci volle del tempo prima di riuscire a concretizzarla attraverso la fondazione della comunità dell'Arca, che avvenne il 26 gennaio 1944. Tra le poche persone a cui gli riesce di esporre il suo progetto c'è Simone Weil, che incontra a Marsiglia. Nonostante il suo pacifismo, la Weil non nutriva molta fiducia nella nonviolenza gandhiana. Lanza gliene parlò e lei sembrò comprendere meglio. Poi parlarono della visione dell'Arca, che allora non si chiamava ancora così, ed era la prima volta che Lanza ne parlava con qualcuno: «Lei capì subito! “È un diamante bellissimo”, disse. “Sì,” risposi “è vero. Ha solo un minuscolo difetto: che non esiste”. E lei: “Ma esisterà, esisterà, perché Dio lo vuole"."Simone aveva ragione. L'ultima sede della comunità fu la Borie Noble, con circa centocinquanta persone che vivono nel modo più frugale e gioiosamente comunitario. Il nome venne quando si cominciò a parlare di “lanzismo”: «Si cominciava a parlare di Lanzisti e Lanzismo, cosa che mi fece rizzare il pelo. “Amici miei”, annunciai, “noi ci chiameremo l'Arca, quella di Noè beninteso. E noi gli animali dell'Arca.».  Negli anni successivi numerosissime iniziative nonviolente videro protagonista Lanza e i suoi compagni, che seppero attirare l'attenzione dell'opinione pubblica francese e non solo. La prima azione pubblica nonviolenta è del 1957, contro le torture e i massacri compiuti dai francesi in Algeria, e si svolge a Clichy in una casa dove aveva vissuto San Vincenzo de Paoli. L'azione fu guardata con relativo favore dalla stampa, e giunse la solidarietà di personalità come Mauriac o l'Abbé Pierre. Poi vennero le lotte contro il nucleare, la prima delle quali nel 1958: Lanza con i suoi compagni penetrano nel cancello di una centrale elettronucleare e vengono poi trascinati via dai poliziotti. Poi ancora la campagna contro i “campi di assegnazione per residenza”, sorta di campi di concentramento per gli algerini “sospetti”, e quella in favore degli obiettori di coscienza. Durante la Quaresima del 1963, tra due sessioni del Concilio Vaticano II Lanza fece un digiuno di quaranta giorni compiuto nell'attesa di una parola forte sulla pace da parte della Chiesa. Poco dopo il trentesimo giorno, il Segretario di Stato consegnò a Chanterelle, la moglie di Lanza, il testo dell'enciclica Pacem in Terris: «Dentro ci sono cose che non sono mai state dette, pagine che potrebbero essere firmate da suo marito!».  Opere: Le pèlerinage aux sources, Denoël, Parigi, traduzione italiana: Pellegrinaggio alle sorgenti, Jaca Book, Milano; Approches de la vie intérieure, Denoël, Parigi; traduzione italiana: Introduzione alla vita interiore, Jaca Book, Milano 1989; Technique de la non-violence, Denoël, Parigi 1965; traduzione italiana: Che cos'è la non violenza, Jaca Book, Milano 1979; Il canzoniere del peregrin d'amore, Jaca Book, Milano 1980; Vinôbâ, ou le nouveau pèlerinage, Denoël, Parigi 1954; traduzione italiana: Vinoba, o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980; L'Arche avait pour voilure une vigne, Denoël, Parigi 1978; traduzione italiana: L'Arca aveva una vigna per vela, Jaca Book, Milano 1980; Pour éviter la fin du monde, Rocher, Parigi; traduzione italiana: Per evitare la fine del mondo, Jaca Book, Milano 1991; Principes et préceptes du retour à l'évidence, Denoël, Parigi 1945; traduzione italiana: Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino 1988; Préface au Message Retrouvé de Louis Cattiaux, Denoël, Parigi 1956; traduzione italiana: Il Messaggio Ritrovato, Mediterranee, Roma 2002. Note  Pagni, cit.51  Lanza del Vasto, Pellegrinaggio alle sorgenti82  Gabriella Fiori, Lanza del Vasto e Simone Weil, Prospettiva Persona n° 86/,//prospettivapersona.it/editoriale/86/lanza_weil.pdf  Pagni, cit., p.58-59  L'Arca aveva una vigna per vela48  ivi99  Jacques Madaule, Chi è Lanza del Vasto Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto (Seghers, 1965) René Doumerc, Dialoghi con Lanza del Vasto (Albin Michel) Claude-Henri Roquet, Les Facettes du cristal (Conversazioni con Lanza del Vasto, Parigi 1981) Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto, sa vie, son oeuvre, son message (Saint-Jean-de-Braye 1998) Anne Fougère, Claude-Henri Rocquet: Lanza del Vasto. Pellegrino della nonviolenza, patriarca, poeta, (Paoline, Milano 2006) Antonino Drago, Paolo Trianni , La filosofia di Lanza del Vasto (Jaka Book, Milano 2008)  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua francese dedicata a Lanza del Vasto Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lanza del Vasto  L'Arche de Lanza del Vasto (sito principale) , su arche-nonviolence.eu. Comunità di St Antoine , su arche-de-st-antoine.com. Comunità dell'Arca in Italia, su xoomer.virgilio.it. Provincia di Brindisi su Lanza del Vasto. Lanza del Vasto & Ramon Llull (es), su denip.webcindario.com. 2472923 I0000 0001 2275 7061  IT\ICCU\CFIV\001261 50047299  121291928  cb11911016p   XX956618  NLA35291519 NDL (EN, JA) 00446875  Identitieslccn-n50047299 Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Filosofo del XX secoloPoeti italiani del XX secoloScrittori italiani Professore1901 1981 29 settembre 5 gennaio San Vito dei NormanniNonviolenzaLanza. vasto: essential Italian philosopherBranciforte: Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte -- Vasto: Essential Italian philosopher. Grice: “Note that he is Lanza del Vasto, but if he wants to keep the Vasto, under Vasto he goes! Even though Lanza is the aristocratic bit to it!” Lanza del Vasto   Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (San Vito dei Normanni, 29 settembre 1901Elche de la Sierra, 5 gennaio 1981) filosofo, poeta e scrittore italiano. Esponente della nobile famiglia siciliana dei Lanza di Trabia. Il suo vero nome è infatti Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte. La sua personalità eccezionale riunisce caratteristiche disparate: poeta, scrittore, filosofo, pensatore religioso con una forte vena mistica, ma anche patriarca fondatore di comunità rurali sul modello di quelle gandhiane e attivista nonviolento contro la guerra d'Algeria o gli armamenti nucleari.  Nacque in un piccolo paese salentino, San Vito dei Normanni, nella masseria "Specchia di Mare", da famiglia antica ed illustre: il padre, Luigi Giuseppe, nato a Ginevra il 18 novembre 1857, dottore in giurisprudenza e titolare di un'azienda agricola-vitivinicola era figlio illegittimo del principe siciliano Giuseppe III Lanza di Trabia (1833-1868) e la madre, belga, era la marchesa Anna Maria Enrichetta Nauts, nata ad Anversa il I luglio 1874. Giuseppe Giovanni aveva due fratelli: Lorenzo Ercole, nato nel 1903, morto a Rapallo nel 1958 e Angelo Carlo, nato nel 1904, cittadino americano nel 1939 (nel 1943 partecipò allo sbarco in Sicilia). Lanza studiò al liceo Condorcet a Parigi, poi filosofia a Firenze e Pisa, dove fu allievo di Armando Carlini.  «La guerra di Abissinia già iniziava ed il mio rifiuto a parteciparvi era la cosa più evidente. E poi questa guerra non era che l’inizio: in seguito forse sarei stato ad uccidere inglesi, tedeschi e un giorno avrei avuto dinanzi alla mia baionetta Rainer Maria Rilke. No, la mia risposta era no. “Ma che cosa è che rende la guerra inevitabile?”, mi domandavo. Benché giovane avevo capito la puerilità delle risposte ordinarie, quelle che si rifanno alla nostra cattiveria, al nostro odio e al pregiudizio. Sapevo che la guerra non aveva a che fare con tutto ciò. “Certo, una dottrina esiste per opporsi alla guerra e la vedo nel Vangelo”, dicevo, “ma com’è che i cristiani non la vedono? Manca quindi un metodo, un metodo per difendersi senza offendere. Un modo nuovo, diverso, umano di risolvere i conflitti umani”. Solo in Gandhi vedevo colui che avrebbe potuto darmi una risposta ed il metodo.»  (Pagni R., Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto, p.50-51) Così Lanza del Vasto ricorda la sua decisione di partire per l'India nell'autunno del 1936, autofinanziandosi con la vendita a un'amica facoltosa del manoscritto della sua prima opera, Giuda. Lanza non partiva alla ricerca di spiritualità, tanto più che la conversione al cristianesimo gli impegnava pienamente l'animo:  «Ma mi ero, non senza pena, convertito alla mia propria religione, e avevo il mio da fare per meditare le Scritture ed applicarne i comandamenti. E se mi si chiedeva “siete cristiano?”, rispondevo: “Sarebbe ben prezioso dire di sì. Tento di esserlo".»  (L’Arca aveva una vigna per vela, p.11) L'incontro con Gandhi In India, Lanza conobbe il Mahatma Gandhi, con il quale stette qualche mese, per poi recarsi in Himalaya. Durante il viaggio «conobbi le inquietudini sociali dell'India ed il suo metodo di liberazione, la non violenza, che era molto contraria al mio carattere (come del resto credo sia contraria al carattere di tutti). Nessuno è non violento per natura: siamo violenti e non proviamo vergogna a dirlo, anzi lo diciamo con un certo orgoglio. Ma ciò che non diciamo è che la vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti e la non violenza consiste nel superare questi due grandi motivi della storia umana». In India trova «un'umanità simile alla nostra quanto opposta: qualche cosa come un altro sesso».  Il ritorno in Europa  Lo scrittore e studioso in una delle sue comunità rurali (l'ultimo a destra) Tornato dall'India dopo ulteriori peregrinazioni in Terra Santa, Lanza comprende che la sua vocazione è di fondare una comunità rurale nonviolenta, sul modello del gandhiano ashram, la comunità autarchica ed egualitaria che per il Mahatma doveva essere la cellula della società. Gli ci volle del tempo prima di riuscire a concretizzarla attraverso la fondazione della comunità dell'Arca, che avvenne il 26 gennaio 1944. Tra le poche persone a cui gli riesce di esporre il suo progetto c'è Simone Weil, che incontra a Marsiglia, nel 1941. Nonostante il suo pacifismo, la Weil non nutriva molta fiducia nella nonviolenza gandhiana. Lanza gliene parlò e lei sembrò comprendere meglio. Poi parlarono della visione dell'Arca, che allora non si chiamava ancora così, ed era la prima volta che Lanza ne parlava con qualcuno: «Lei capì subito! “È un diamante bellissimo”, disse. “Sì,” risposi “è vero. Ha solo un minuscolo difetto: che non esiste”. E lei: “Ma esisterà, esisterà, perché Dio lo vuole”». Simone aveva ragione. L'ultima sede della comunità fu la Borie Noble, con circa centocinquanta persone che vivono nel modo più frugale e gioiosamente comunitario. Il nome venne quando si cominciò a parlare di “lanzismo”: «Si cominciava a parlare di Lanzisti e Lanzismo, cosa che mi fece rizzare il pelo. “Amici miei”, annunciai, “noi ci chiameremo l'Arca, quella di Noè beninteso. E noi gli animali dell'Arca.».  Negli anni successivi numerosissime iniziative nonviolente videro protagonista Lanza e i suoi compagni, che seppero attirare l'attenzione dell'opinione pubblica francese e non solo. La prima azione pubblica nonviolenta è del 1957, contro le torture e i massacri compiuti dai francesi in Algeria, e si svolge a Clichy in una casa dove aveva vissuto San Vincenzo de Paoli. L'azione fu guardata con relativo favore dalla stampa, e giunse la solidarietà di personalità come Mauriac o l'Abbé Pierre. Poi vennero le lotte contro il nucleare, la prima delle quali nel 1958: Lanza con i suoi compagni penetrano nel cancello di una centrale elettronucleare e vengono poi trascinati via dai poliziotti. Poi ancora la campagna contro i “campi di assegnazione per residenza”, sorta di campi di concentramento per gli algerini “sospetti”, e quella in favore degli obiettori di coscienza. Durante la Quaresima del 1963, tra due sessioni del Concilio Vaticano II Lanza fece un digiuno di quaranta giorni compiuto nell'attesa di una parola forte sulla pace da parte della Chiesa. Poco dopo il trentesimo giorno, il Segretario di Stato consegnò a Chanterelle, la moglie di Lanza, il testo dell'enciclica Pacem in Terris: «Dentro ci sono cose che non sono mai state dette, pagine che potrebbero essere firmate da suo marito!».  Opere Le pèlerinage aux sources, Denoël, Parigi 1943, traduzione italiana: Pellegrinaggio alle sorgenti, Jaca Book, Milano 1991; Approches de la vie intérieure, Denoël, Parigi 1962; traduzione italiana: Introduzione alla vita interiore, Jaca Book, Milano 1989; Technique de la non-violence, Denoël, Parigi 1965; traduzione italiana: Che cos'è la non violenza, Jaca Book, Milano 1979; Il canzoniere del peregrin d'amore, Jaca Book, Milano 1980; Vinôbâ, ou le nouveau pèlerinage, Denoël, Parigi 1954; traduzione italiana: Vinoba, o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980; L'Arche avait pour voilure une vigne, Denoël, Parigi 1978; traduzione italiana: L'Arca aveva una vigna per vela, Jaca Book, Milano 1980; Pour éviter la fin du monde, Rocher, Parigi 1971; traduzione italiana: Per evitare la fine del mondo, Jaca Book, Milano 1991; Principes et préceptes du retour à l'évidence, Denoël, Parigi 1945; traduzione italiana: Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino 1988; Préface au Message Retrouvé de Louis Cattiaux, Denoël, Parigi 1956; traduzione italiana: Il Messaggio Ritrovato, Mediterranee, Roma 2002. Note  Pagni, cit.51  Lanza del Vasto, Pellegrinaggio alle sorgenti82  Gabriella Fiori, Lanza del Vasto e Simone Weil, Prospettiva Persona n° 86/,//prospettivapersona.it/editoriale/86/lanza_weil.pdf  Pagni, cit., p.58-59  L'Arca aveva una vigna per vela48  ivi99  Jacques Madaule, Chi è Lanza del Vasto Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto (Seghers, 1965) René Doumerc, Dialoghi con Lanza del Vasto (Albin Michel) Claude-Henri Roquet, Les Facettes du cristal (Conversazioni con Lanza del Vasto, Parigi 1981) Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto, sa vie, son oeuvre, son message (Saint-Jean-de-Braye 1998) Anne Fougère, Claude-Henri Rocquet: Lanza del Vasto. Pellegrino della nonviolenza, patriarca, poeta, (Paoline, Milano 2006) Antonino Drago, Paolo Trianni , La filosofia di Lanza del Vasto (Jaka Book, Milano 2008)  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua francese dedicata a Lanza del Vasto Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lanza del Vasto  L'Arche de Lanza del Vasto (sito principale) , su arche-nonviolence.eu. Comunità di St Antoine , su arche-de-st-antoine.com. Comunità dell'Arca in Italia, su xoomer.virgilio.it. Provincia di Brindisi su Lanza del Vasto. Lanza del Vasto & Ramon Llull (es), su denip.webcindario.com. Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Filosofo del XX secoloPoeti italiani del XX secoloScrittori italiani Professore1901 1981 29 settembre 5 gennaio San Vito dei NormanniNonviolenzaLanza Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Vasto," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Brandalise –Grice: “I would say that Brandalise is a Griceian – his tutees know it! He has philosophised on keywords: communicazione, l’altro, indeed what he calls the Kantian transcendental necessity of ‘l’altro,’ and the idea of a ‘collective’ desiderio – or comunita – What is that if not my philosophy of communication?” Adone Brandalise (Pistoia) è un critico letterario, letterato e accademico italiano. Si è laureato nel 1972 con Vittore Branca con una tesi dal titolo L'opera e la critica. Esperimenti critici su testi narrativi italiani, in cui vengono sperimentati nuovi metodi critici su testi di Alessandro Manzoni e Carlo Emilio Gadda.  Professore di teoria della letteratura presso l'Padova, la sua attività di ricerca si caratterizza per il costante intreccio tra riflessione filosofica e psicoanalitica con l'interpretazione del testo letterario. I luoghi seminali della sua ricerca vanno individuati nello studio di Spinoza e Plotino, cui si dedica sin dalla giovinezza, di Hegel e dell'idealismo tedesco, oltre che nell'approfondimento risalente agli anni Settanta dell'opera di Jacques Lacan.  Promotore di numerose iniziative scientifiche, tra cui alcuni progetti di didattica e ricerca legati agli studi interculturali, ha collaborato a riviste quali "Lettere italiane", "Studi novecenteschi", "Immagine riflessa", "Il centauro" , "Filosofia politica" o "Trickster".  Tra i temi che segnano la sua ricerca vanno senz'altro segnalati alcuni molto ricorrenti: il problema della singolarità, il rapporto tra mistica ed evento soggettivo, quello tra pensiero filosofico e azione politica, quello tra poesia e pensiero. Attentissimo cultore della musica operistica e del cinema, tra gli autori che maggiormente animano la scena della sua riflessione, affidata soprattutto all'oralità, sono Platone, Leopardi, Melville, Nietzsche, Shakespeare, Luis de León, Max Ophüls e Orson Welles.  Operaismo Brandalise opera sin dal 1973 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Padova, dove anima e partecipa a partire dagli anni settanta alla costituzione di numerosi seminari e momenti di studio, anche in relazione con i dibattiti dell'operaismo. Oltre all'attività sindacale, in comunicazione con Guido Bianchini (Padova, 19261998), segna questa fase di sua riflessione politica il lavoro svolto "off air" nella direzione romana di "Il Centauro. Rivista di Filosofia e teoria politica" (1981-86), nel cui comitato direttivo operavano anche Nicola Auciello, Adriana Cavarero, Remo Bodei, Massimo Cacciari, Umberto Curi, Giuseppe Duso, Roberto Esposito, Giacomo Marramao, Giangiorgio Pasqualotto, Biagio De Giovanni (direttore) e Roberto Racinaro.  Il Centauro, rivista pubblicata dall'editore Guida, nasce in una fase storica segnata dal caso Moro, dal compromesso storico, dal teorema Calogero. L'idea dei redattori era di avviare un laboratorio politico in cui potessero intervenire intellettuali legati al PCI, anche se in modi spesso prossimi al dissenso. Tuttavia non compare nelle rievocazioni più recenti degli anni dell'operaismo il nome di Brandalise, certo per la relativa assenza di suoi interventi scritti, ma anche per il coagularsi del suo percorso politico negli anni Novanta intorno alla "nozione sintomatica" di politica invisibile e poi, nel decennio successivo, di decostituzionalizzazione.  Opere Oltranze. Simboli e concetti in letteratura, Padova, 2002 Categorie e figure. Metafore e scrittura nel pensiero politico, Padova, 2003. con E. Macola, Psicoanálisis y arte de ingenio: de Cervantes a María Zambrano, Malaga, Miguel Gomez, 2004 con E. Macola e P. Sanchez Otin, Bestiario lacaniano, Milano, Bruno Mondadori, 2007. L'immagine del territorio e i processi migratori, in M. BERTONCIN, A. PASE , Territorialità, Milano, Franco Angeli, 2007. In weiter Ferne so nah. In margine al sermone Beati Pauperes, in (G. Panno) Il silenzio degli angeli. Il ritrarsi di Dio nella mistica medievale e nelle riscritture moderne, Padova, Unipress, 2008,  157–163. Oltre la comparazione. Modi e posizioni del pensiero dopo l'intercultura, in (G. Pasqualotto), Per una filosofia interculturale,  59–69, Milano, Mimesis, 2008. Introduzione (con A. Barbieri), in (A. BarbieriMura, G. Panno), Le vie del racconto. Temi antropologici, nuclei mitici e rielaborazione letteraria nella narrazione medievale germanica e romanza, Padova, Unipress, 2008,  I-XXVIII. Il multilinguismo nella mediazione (con A. Celli, K. Rhazzali, E. Sartori), in (G. Mantovani) Intercultura e mediazione, Roma, Carocci, 2008. Postfazione, in C. Tenuta, Dal mio esilio non sarei mai tornato, io. Profili ebraici tra cultura e letteratura nell'Italia del Novecento, Roma, Aracne, 2009,  167–170  978-88-548-2376-1. con N. Fazioni , Cosa cambia con Lacan? Saperi, pratiche, poteri, in International Journal of Žižek Studies, Vol 6, n. 4, ,  1751-8229 (WC ACNP). Dentro il confine, Milano, Mimesis, .  978-88-575-5688-8 Metodi della singolarità, Milano, Mimesis, .  978-88-575-5735-9 La necessità dell'Altro: scritti in onore di Adone Brandalise, Milano, Mimesis, .  978-88-575-6349-7  Dario Gentili , La crisi del politico. Antologia di "Il Centauro", Guida (2007) Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Adone Brandalise  adonebrandalise.it: Sito dedicato all'opera e al pensiero di Adone Brandalise  Podcast degli interventi del Rpf Adone Brandalise    Biografie Letteratura  Letteratura Università  Università Categorie: Critici letterari italiani del XX secoloCritici letterari italiani del XXI secoloLetterati italianiAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1949 16 giugno Pistoia

 

bradley: One of the few English philosophers who saw philosophy, correctly, as a branch of literature! (Essay-writing, strictly). f. h., Cited by H. P. Grice in “Prolegomena,” now repr. in “Studies in the Way of Words.” Also in Grice, “Metaphysics,” in D. F. Pears, “The nature of metaphysics,” -- the most original and influential nineteenth-century British idealist. Born at Clapham, he was the fourth son of an evangelical minister. His younger brother A. C. Bradley was a well-known Shakespearean critic. From 1870 until his death Bradley was a fellow of Merton , Oxford. A kidney ailment, which first occurred in 1871, compelled him to lead a retiring life. This, combined with his forceful literary style, his love of irony, the dedication of three of his books to an unknown woman, and acclaim as the greatest British idealist since Berkeley, has lent an aura of mystery to his personal life. The aim of Bradley’s first important work, Ethical Studies 1876, is not to offer guidance for dealing with practical moral problems Bradley condemned this as casuistry, but rather to explain what makes morality as embodied in the consciousness of individuals and in social institutions possible. Bradley thought it was the fact that moral agents take morality as an end in itself which involves identifying their wills with an ideal provided in part by their stations in society and then transferring that ideal to reality through action. Bradley called this process “selfrealization.” He thought that moral agents could realize their good selves only by suppressing their bad selves, from which he concluded that morality could never be completely realized, since realizing a good self requires having a bad one. For this reason Bradley believed that the moral consciousness would develop into religious consciousness which, in his secularized version of Christianity, required dying to one’s natural self through faith in the actual existence of the moral ideal. In Ethical Studies Bradley admitted that a full defense of his ethics would require a metaphysical system, something he did not then have. Much of Bradley’s remaining work was an attempt to provide the outline of such a system by solving what he called “the great problem of the relation between thought and reality.” He first confronted this problem in The Principles of Logic3, which is his description of thought. He took thought to be embodied in judgments, which are distinguished from other mental activities by being true or false. This is made possible by the fact that their contents, which Bradley called ideas, represent reality. A problem arises because ideas are universals and so represent kinds of things, while the things themselves are all individuals. Bradley solves this problem by distinguishing between the logical and grammatical forms of a judgment and arguing that all judgments have the logical form of conditionals. They assert that universal connections between qualities obtain in reality. The qualities are universals, the connections between them are conditional, while reality is one individual whole that we have contact with in immediate experience. All judgments, in his view, are abstractions from a diverse but non-relational immediate experience. Since judgments are inescapably relational, they fail to represent accurately non-relational reality and so fail to reach truth, which is the goal of thought. From this Bradley concluded that, contrary to what some of his more Hegelian contemporaries were saying, thought is not identical to reality and is never more than partially true. Appearance and Reality 3 is Bradley’s description of reality: it is experience, all of it, all at once, blended in a harmonious way. Bradley defended this view by means of his criterion for reality. Reality, he proclaimed, does not contradict itself; anything that does is merely appearance. In Part I of Appearance and Reality Bradley relied on an infinite regress argument, now called Bradley’s regress, to contend that relations and all relational phenomena, including thought, are contradictory. They are appearance, not reality. In Part II he claimed that appearances are contradictory because they are abstracted by thought from the immediate experience of which they are a part. Appearances constitute the content of this whole, which in Bradley’s view is experience. In other words, reality is experience in its totality. Bradley called this unified, consistent all-inclusive reality “the Absolute.” Today Bradley is mainly remembered for his argument against the reality of relations, and as the philosopher who provoked Russell’s and Moore’s revolution in philosophy. He would be better remembered as a founder of twentiethcentury philosophy who based metaphysical conclusions on his account of the logical forms of judgments.  bradley’s thatness: :The investing of the content, which is in Bradleian language a `what', with self-existent reality or ‘that-ness'." Athenaeum 24 Dec. 1904’ If thought asserted the existence of any content which was not an actual or possible object of thought—certainly that assertion in my judgment would contradict itself. But the Other which I maintain, is not any such content, nor is it another separated “ what,” nor in any case do I suggest that it lies outside intelligence. Everything, all will and feeling, is an object for thought, and must be called intelligible. This is certain; but, if so, what becomes of the Other? If we fall back on the mere “ that,” thatness itself seems a distinction made by thought. And we have to face this difficulty: If the Other exists, it must be something; and if it is nothing, it certainly does not exist. There is only one way to get rid of contradiction, and that way is by dissolution. Instead of one subject distracted, we get a larger subject with distinctions, and so the tension is removed. We have at first A, which possesses the qualities c and b, inconsistent adjectives which collide; and we go on to produce harmony by making a distinction within this subject. That was really not mere A, but either a complex within A, or (rather here) a wider whole in which A is included. The real subject is A + D; and this subject contains the contradiction made harmless by division, since A is c and D is b. This is the general principle, and I will attempt here to apply it in particular. Let us suppose the reality to be X (abcdefg . . .), and that we are able only to get partial views of this reality. Let us first take such a view as “ X (ab) is b.” This (rightly or wrongly) we should probably call a true view. For the content b does plainly belong to the subject; and, further, the appearance also—in other words, the separation of b in the predicate—can partly be explained. For, answering to this separation, we postulate now another adjective in the subject: let us call it *. The “ thatness,” the psychical existence of the predicate, which at first was neglected, has now also itself been included in the subject. We may hence write the subject as X (ab*); and in this way we seem to avoid contradiction. Let us go further on the same line, and, having dealt with a truth, pass next to an error. Take the subject once more as X (abcde . . .), and let us now say “ X (ab) is d.” To be different from another is to have already transcended one’s own being; and all finite existence is thus incurably relative and ideal. Its quality falls, more or less, outside its particular “ thatness”; and, whether as the same or again as diverse, it is equally made what it is by community with others.

 

Brentano – not the Hun, but his ancestors!

 

broad: cited by H. P. Grice in “Personal identity” and “Prolegomena” (re: Benjamin on Broad on remembering). Charlie Dunbar 71, English epistemologist, metaphysician, moral philosopher, and philosopher of science. He was educated at Trinity , Cambridge, taught at several universities in Scotland, and then returned to Trinity, first as lecturer in moral science and eventually as Knightbridge Professor of Moral Philosophy. His philosophical views are in the broadly realist tradition of Moore and Russell, though with substantial influence also from his teachers at Cambridge, McTaggart and W. E. Johnson. Broad wrote voluminously and incisively on an extremely wide range of philosophical topics, including most prominently the nature of perception, a priori knowledge and concepts, the problem of induction, the mind Brentano’s thesis Broad, Charlie Dunbar 101   101 body problem, the free will problem, various topics in moral philosophy, the nature and philosophical significance of psychical research, the nature of philosophy itself, and various historical figures such as Leibniz, Kant, and McTaggart. Broad’s work in the philosophy of perception centers on the nature of sense-data or sensa, as he calls them and their relation to physical objects. He defends a rather cautious, tentative version of the causal theory of perception. With regard to a priori knowledge, Broad rejects the empiricist view that all such knowledge is of analytic propositions, claiming instead that reason can intuit necessary and universal connections between properties or characteristics; his view of concept acquisition is that while most concepts are abstracted from experience, some are a priori, though not necessarily innate. Broad holds that the rationality of inductive inference depends on a further general premise about the world, a more complicated version of the thesis that nature is uniform, which is difficult to state precisely and even more difficult to justify. Broad’s view of the mindbody problem is a version of dualism, though one that places primary emphasis on individual mental events, is much more uncertain about the existence and nature of the mind as a substance, and is quite sympathetic to epiphenomenalism. His main contribution to the free will problem consists in an elaborate analysis of the libertarian conception of freedom, which he holds to be both impossible to realize and at the same time quite possibly an essential precondition of the ordinary conception of obligation. Broad’s work in ethics is diverse and difficult to summarize, but much of it centers on the issue of whether ethical judgments are genuinely cognitive in character. Broad was one of the few philosophers to take psychical research seriously. He served as president of the Society for Psychical Research and was an occasional observer of experiments in this area. His philosophical writings on this subject, while not uncritical, are in the main sympathetic and are largely concerned to defend concepts like precognition against charges of incoherence and also to draw out their implications for more familiar philosophical issues. As regards the nature of philosophy, Broad distinguishes between “critical” and “speculative” philosophy. Critical philosophy is analysis of the basic concepts of ordinary life and of science, roughly in the tradition of Moore and Russell. A very high proportion of Broad’s own work consists of such analyses, often amazingly detailed and meticulous in character. But he is also sympathetic to the speculative attempt to arrive at an overall conception of the nature of the universe and the position of human beings therein, while at the same time expressing doubts that anything even remotely approaching demonstration is possible in such endeavors. The foregoing catalog of views reveals something of the range of Broad’s philosophical thought, but it fails to bring out what is most strikingly valuable about it. Broad’s positions on various issues do not form anything like a system he himself is reported to have said that there is nothing that answers to the description “Broad’s philosophy”. While his views are invariably subtle, thoughtful, and critically penetrating, they rarely have the sort of one-sided novelty that has come to be so highly valued in philosophy. What they do have is exceptional clarity, dialectical insight, and even-handedness. Broad’s skill at uncovering and displaying the precise shape of a philosophical issue, clarifying the relevant arguments and objections, and cataloging in detail the merits and demerits of the opposing positions has rarely been equaled. One who seeks a clear-cut resolution of an issue is likely to be impatient and disappointed with Broad’s careful, measured discussions, in which unusual effort is made to accord all positions and arguments their due. But one who seeks a comprehensive and balanced understanding of the issue in question is unlikely to find a more trustworthy guide. 

 

BRECCIA – Grice: “I like Breccia; he is, like Vitruvio, obsessed with the male human body – but also about the ‘metafisica del dialogo,’ so we can call him a Griceian!” --  Breccia nel suo studio a Roma.  Pier Augusto Breccia (Trento ), filosofo. La pittura di Breccia esplora l’essere umano con un approccio ermeneutico (nel senso della filosofia ermeneutica moderna di Jaspers, Heidegger, Gadamer) e si apre su un vasto orizzonte di temi filosofici. L’opera di Breccia include oli su tela, matite e pasteli su carta, 7 libri e numerosi saggi critici. Breccia ha esposto in personali in Europa e USA.  La famiglia paterna è originaria di Porano, un piccolo paese dell’Umbria, dove sua madre, Elsa Faini (di Trento), si era trasferita nel dopoguerra. I genitori di Pier Augusto lavoravano entrambi nel settore ospedaliero: infermiera la madre e chirurgo il padre Angelo. Quando Pier Augusto ha cinque anni, la famiglia si trasferisce a Roma, dove Breccia trascorrerà la maggior parte della sua vita. Il giovane Pier Augusto si iscrive al “Liceo classico statale Giulio Cesare” di Roma, dove matura un profondo interesse per gli studi umanistici che lo accompagnerà per il resto della vita. A 14 anni, scopre la Divina Commedia che studia di sua iniziativa affascinato dalle allegorie dantesche. Subito dopo, attratto dalla filosofia e dalla mitologia greca, traduce per l’editore Signorelli l’“Antigone” di Sofocle e il “Prometeo legato” di Eschilo. Ancora nella fase adolescenziale traduce i “Dialoghi” di Platone.  Completati gli studi liceali, nel 1961 si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e nel luglio del 1967 riceve, con il massimo dei voti, la laurea in medicina.  Professione medica Dopo la laurea consegue una specializzandosi in urologia, in chirurgia generale e successivamente in chirurgia cardiovascolare mentre comincia a far pratica al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Nel 1969, sposa Maria Antonietta Vinciguerra, nel ’70 nasce il primo figlio, Claudio e nel '71 la figlia Adriana. Nei primi anni 1970, si trasferisce a Stoccolma, dove lavora al centro di chirurgia toracica e cardiovascolarere dell'Istituto Karolinska sotto la supervisione di Viking Björk (inventore della valvola cardiaca Bjork–Shiley). Tornato all’università Cattolica di Roma e al connesso ospedale Gemelli, nel 1979 diviene professore associato. Nel corso degli anni 1970, pratica più di mille interventi a cuore aperto e pubblica circa cinquanta articoli in riviste mediche.  Il punto di svolta: dal bisturi alla matita È l’estate del 1977 quando Breccia scopre un inaspettato talento per il disegno, che nei due anni successivi diverrà il suo hobby. Soltanto nel 1979, dopo la morte di suo padre e a seguito di una profonda crisi esistenziale, il talento disegnativo trova la sua espressione creativa. La produzione artistica dei primi due anni e il pensiero filosofico da questa ispirato confluiscno nel libro "Oltreomega".  Nell’agosto del 1983, durante un periodo di produzione artistica e di mostre in Italia e all’estero (‘'Monologo corale’', ‘'Le forme concrete dell in-esistente’', ‘'La semantica del silenzio’') prende un'aspettativa dalla professione medica. Nel biennio seguente, lo stile artistico, da lui definito "ideomorfico", si delinea con maggior chiarezza, così come il pensiero filosofico, che nell’84 presenta nel libro “L’Eterno Mortale”. Nel 1985 dà le dimissioni dalla professione di chirurgo e nello stesso anno porta le sue opere a New York, presentandole in due mostre consecutive, alla Gucci Gallery e all’Arras Gallery. La strada dell’arte, si delinea rapidamente e, appena date le dimissioni, si trasferisce a New York dove trascorre la maggior parte del tempo tra il 1985 e il 1996. Durante questo periodo, espone in diverse città degli Stati Uniti (New York, Columbus, Santa Fe, Miami e Houston).  Sin dall’inizio è estremamente prolifico e l'opera dei primi dieci anni viene raccolta nel libro “Animus-Anima”, che comprende 500 immagini di sue opere. Nel 1996, torna stabilmente a Roma ed espone in diverse città italiane ed europee. Nel ‘96, pubblica "L’altro Libro", contenente opera del periodo 1991-1999 e nel 1999, scrive “Il linguaggio sospeso dell’auto-coscienza”. Nel 2002 Breccia presenta novanta opera in un’imponente personale al museo Vittoriano e nel 2004 pubblica “Introduzione alla pittura ermeneutica”, il suo manifesto artistico, al quale collabora il filosofo Elio Matassi. Negli anni seguenti, malgrado le condizioni di salute, è impegnato in numerose mostre in musei italiani ed europei.  Il 17 Novembre , due settimane dopo la chiusura della sua mostra di Trento, ha un infarto nel suo studio di Roma, viene portato al Policlinico Gemelli, e lunedì 20 novembre  muore all’età di settantaquattro anni.  Ragione e immaginazione: “lo spazio pensante” Lo spazio è l’elemento più distintivo delle opere di Breccia, che egli stesso definisce “denominatore comune della pittura ermeneutica[...] principio stesso delle nostre facoltà intellettive”.  Tuttavia, se nello spazio paradossale di Breccia la ragione si sospende e precipita di continuo, il senso di armonia ed equilibrio, che caratterizza tutta la sua opera permette all’immaginazione di entrare nello spazio senza alcun tormento.  Forme, colori e luce: dis-oggettivazione Un'altra caratteristica delle tele di Breccia è la presenza di “oggetti”, in un equilibrio generato tuttavia da forme e colori piuttosto che da una oggettiva metrica di spazio. Allo stesso tempo, tali “oggetti”, ridotti a forme/colori essenziali o addirittura trasformati in spazio stesso o “altro da sé”, sono privi di una vera oggettività e di conseguenza sono aperti ad essere letti come linguaggi, segni o, più propriamente nel senso della filosofia ermeneutica di Karl Jaspers, come “cifre”, cioè “segni” non ancora interpretati.  L’uso della luce e del chiaroscuro è parallelo a quello dello spazio e della prospettiva nella molteplicità di paradossi.  L’assenza di una fonte di luce all’interno dello spazio pittorico contribuisce a rimuovere contenuti emozionali.  In ultimo, il rapporto luce-spazio-forma crea l'ennesimo paradosso di Breccia. Se la luce è spesso associata a ciò che è comprensibile razionalmente (e.g. “luce della ragione”), nelle opere di Breccia tutto appare al contempo luminoso e misterioso.  Pittura ermeneutica Breccia ha usato il termine “pittura ermeneutica” per descrivere la sua posizione come artista nel suo Manifesto “Introduzione alla pittura ermeneutica” (2004).  Il presupposto di significabilità della cifra pittorica ermeneutica è la libertà da canoni, convenzioni, dogmi di spazio e tempo, del qui e dell’ora, che permette una verifica della significabilità dal di dentro. In tal senso, l’arte può essere un’esperienza di conoscenza, in quanto “apertura” da “un lato sull’infinita alterità dell’essere o di Dio, e dall’altro sulla personale coscienza dell’ ‘Io’ .”(Introduzione alla pittura ermeneutica, 2004).  Note  Moschini e Zitko , p.37.  Zitko , p.11.  Zitko , p.15.  Comunicare, n. 82, Università Cattolica del Sacro Cuore, .  Unomattina, RAI, Gennaio 2000.  Unomattina, Gennaio 2004.  Zitko 12.  Moschini e Zitko , p.38.  Steiner 1997.  Steiner 1991.  Moschini e Zitko , p.39.  Moschini e Zitko , p.40.  P.A. BRECCIA, Introduzione alla Pittura Ermeneutica, 2004, p.45-46  Vivaldi 1988.  Moschini Zitko, 40.  Steiner 1988.  Moschini e Zitko , 38-43.  Moschini e Zitko , 40-42.  Moschini, M. e Zitko(), "The educational path of Ideomorphism. From theory of knowledge to philosophy", Journal of Philosophy and Culture supplement, XVI-1, laNOTTOLAdiMINERVA Zitko(), "Il linguaggio della pittura ermeneutica e la Chiffer di Karl Jaspers", Dipartimento di Letteratura e Filosofia, Universita' di Pisa Steiner, R. (1988) "Profile: Pier Augusto Breccia", ART TIMES Steiner, R. (1991) "Critique: Pier Augusto Breccia at Arras Gallery, NYC", ART TIMES Steiner, R. (1997) "Pier Augusto Breccia: Another Look, NYC", ART TIMES Matassi, E. (2008) "Sur la peinture Hernéutique: Pier Augusto Breccia, “le messager d’alterité”.In: Du Nihilism à l’hermenéutique Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pier Augusto Breccia  Sito ufficiale, su pieraugustobreccia.com.  libri gratis su itunes The educational path of Ideomorphism La pittura ermeneutica, su didatticaermeneutica.it. 1º maggio  26 dicembre ). Pier Augusto Breccia: biografia, su direnzo.it. Biografie  Biografie:  di   biografie Categorie: Pittori italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloSaggisti italiani Professore1943  12 aprile 20 novembre Trento Roma

 

BRESSANI –Grice: “Strawson, being boring, likes Bressani’s arguments – alla Plato and Aristotle, but mainly Aristotle – againsts what Galileo has the cheek to call ‘filosofare’! – But I prefer Bressani’s poems, the buccoliche, and especially his lovely treaise ‘discorso in torno alla lingua,’ his little ethical treatise is charming especially if you are into what some (not I, certainly) call ‘developmental conversational pragmatics’!” -- regorio Bressani (Treviso), filosofo. Discorsi sopra le obbiezioni fatte dal Galileo alla dottrina di Aristotile, Gregorio Bressani (Treviso) filosofo italiano.  Biografia Si laureò all'Padova nel 1726 interessandosi a letteratura e filosofia. Fu aiutato da Francesco Algarotti, cui aveva inviato delle proprie opere.  Sostenne uno scolasticismo classico in opposizione alla scienza moderna di Galileo e Newton.  Opere Gregorio Bressani, Modo del filosofare introdotto dal Galilei, ragguagliato al saggio di Platone e di Aristotile, In Padova, nella Stamperia del Seminario, 1753. 2 luglio .a Gregorio Bressani, Discorsi sopra le obbiezioni fatte dal Galileo alla dottrina di Aristotile, In Padova, Angelo Comino, 1760. 2 luglio .  Gregorio Bressani, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filosofia Filosofo Professore1703 1771 3 febbraio 12 gennaio Treviso

 

BRUNI –Grice: “Bruni is a philosopher – and a Griceian one at that; he reminds me when Strawson and I used to give joint seminars on ‘De interpretation;’ our tutees found it boring but we would say, ‘lay the blame on the Stagirite.” Grice: “Boezio was possibly wrong in missing the metaphorical impicature of ‘hermeneutic,’ and give us a rather boring ‘inter-pretatio’ – which is the thing Bruni uses when dealing with Cicero – Bruni is unaware if what he is doing is ‘interpreting’ or ‘volgarizare,’ i. e. render the thing into the volgare that the volgo may appreciate! His impicature seems to be: let the classics stay classic!” –Grice: “But there is a little word that Bruni uses that is crucial, ‘recta’ – interpretation has to be ‘recta,’ as opposed to incorrect – which leads us to impilcature – is over-interpretation mis-interpretation? We think it is!” – “But since an implicaturum is cancellable, we have to be VERY careful here, as Bruni is – especially when he visited I Tatti!” --  “Leonardo Bruni.jpg Cancelliere di Firenze Durata mandato14101411 PredecessoreColuccio Salutati Durata mandato14279 marzo 1444 MonarcaCosimo de' Medici SuccessoreCarlo Marsuppini Dati generali Professionescrittore Leonardo Bruni, detto Leonardo Aretino (Arezzo), politico, scrittore e umanista italiano di Toscana, attivo soprattutto a Firenze, della cui Repubblica ricoprì la più alta carica di governo di Cancelliere nella prima metà del Quattrocento.  Noto anche come Leonardo Aretino, uomo di grande personalità, arguto e forbito parlatore dotato di grande eloquenza, si inserì nella disputa sulla questione della lingua, discussione apertasi con l'avvento della lingua volgare all'interno della lingua in usospecie in chiave letteraria a quell'epoca. Conobbe Francesco Filelfo ed ebbe come maestro Giovanni Malpaghini.   Leon Battista Alberti Nei suoi studi riscontrò fenomeni di corruzione della lingua latina dall'interno, rilevando ad esempio in Plauto le forme di assimilazione linguistica isse per ipse, oppure colonna per columna; teorizzò quindi che il latino si fosse evoluto dal proprio interno, sostenendo l'esistenza di una diglossia: oltre al latino classico, aulico, sarebbe esistito un livello inferiore, meno corretto, usato informalmente nei contesti quotidiani, da cui provengono le lingue romanze. Oppositore di questa teoria fu Flavio Biondo, il quale sosteneva invece che la causa della decadenza del latino fosse stata l'aggressione esterna dei popoli germanici. Gli studi moderni di linguistica hanno mostrato che le due teorie non sono effettivamente incompatibili e che il latino si è evoluto per ragioni sia interne sia esterne.  Nella prima metà Professoresi avevano pareri opposti in merito alla dignità del volgare; intellettuali come Coluccio Salutati e Lorenzo Valla disprezzavano il volgare perché non dotato di norme grammaticali; Leon Battista Alberti e Nicola Cusano, al contrario, si adoperarono molto per far riconoscere il volgare come lingua ricca di dignità nel panorama letterario. Leonardo Bruni concepì il dialogo Ad Petrum Paulum Histrum, nel quale dava la parola a due esponenti dell'umanesimo del periodo: Coluccio Salutati, appunto, e Niccolò Niccoli. Nella finzione letteraria, il primo asseriva che il volgare sarebbe stato degno solo se regolamentato da assiomi linguistici precisi, e si dispiaceva del fatto che Dante non avesse scritto la sua Commedia nel ben più nobile latino; il secondo proponeva una visione ancora più radicale, arrivando a giudicare tre fra i principali letterati italianiAlighieri, Petrarca e Boccacciopoco più che degli ignoranti. L'autore difendeva questi ultimi, riconoscendo la grandezza delle loro opere, invece di giudicarli in base alla lingua che usarono.  È celebre una sua epistola in cui delinea princìpi fondamentali dell'umanesimo.  È sepolto nella basilica fiorentina di Santa Croce in un monumento opera di Bernardo Rossellino.  Opere   Sopra, De primo bello punico (1471). Sotto, Historia florentini populi. Leonardo Bruni, Vita Ciceronis o Cicero novus, 1415 Aristotele, Ethica nicomachaea (traduzione dal greco), 1416-17 Leonardo Bruni, Oratio in hypocritas, 1417 Leonardo Bruni, De primo bello punico (in fiorentino) Pseudo-Aristotele, Libri oeconomici (traduzione dal greco), 1420-21 Leonardo Bruni, Commentarius de bello punico, 1421 (adattamento di Polibio) (versione digitalizzata) Leonardo Bruni, De militia, 1421 Leonardo Bruni, Commentarius rerum graecarum, data incerta Leonardo Bruni, De interpretatione recta, 1420 circa. Aristotele, Politica (traduzione dal greco) Leonardo Bruni, Commentarius rerum suo tempore gestarum, data incerta (prima edizione a stampa: 1475) Leonardo Bruni,De bello italico adversus Gothos, 1442 Leonardo Bruni, Historiae Florentini populi , 1415-1444 circaprima edizione a stampa: 1610 (versione digitalizzata). L'opera fu tradotta in fiorentino ad opera di Donato Acciaiuoli ed uscì a stampa già nel 1473 a Venezia. Note  Vedi alla voce "letteratura umanistica" in umanesimo  Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Carlo Dionisotti, «Bruni, Leonardo», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. Cesare Vasoli, «BRUNI, Leonardo, detto Leonardo Aretino», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 14, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972. James Hankins , Repertorium Brunianum, 1997. Gary Ianziti, Writing History in Renaissance Italy: Leonardo Bruni and the Uses of the Past, 0674061527, 9780674061521, Harvard University Press, .  Lingua volgare Questione della lingua Monumento funebre di Leonardo Bruni di Bernardo Rossellino, basilica di Santa Croce, Firenze (1450) Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Leonardo Bruni Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua latina dedicata a Leonardo Bruni Collabora a Wikiquote Citazionio su Leonardo Bruni Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Leonardo Bruni  Leonardo Bruni, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Leonardo Bruni, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Leonardo Bruni, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Leonardo Bruni, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Leonardo Bruni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  (DE) Leonardo Bruni, su ALCUIN, Ratisbona.  Opere di Leonardo Bruni, su Liber Liber.  Opere di Leonardo Bruni / Leonardo Bruni (altra versione) / Leonardo Bruni (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Leonardo Bruni, . Audiolibri di Leonardo Bruni, su LibriVox.    su Leonardo Bruni, su Les Archives de littérature du Moyen Âge. Leonardo Bruni, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  James Hankins, Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, su Treccani. Approfondimento (.pdf) , su classicitaliani.it. Novella di Leonardo Bruni, su google.com. Istoria fiorentina, su google.com. Vita di Cicerone, su google.com. Epistole (in latino), su google.com. V D M Dante Alighieri Filosofia Letteratura  Letteratura Categorie: Politici italiani del XV secoloScrittori italiani del XV secoloUmanisti italiani 1370 1444 1º febbraio 9 marzod Arezzo FirenzeSepolti nella basilica di Santa CroceDantisti italiani

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