The Grice Club

Welcome

The Grice Club

The club for all those whose members have no (other) club.

Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

Search This Blog

Wednesday, December 23, 2020

il grand tour di grice: impiegato 26/27

 

 

ubaldi: Italian philosopher. Pietro Ubaldi (n. Foligno) filosofo. Firma di Pietro Ubaldi Nato a Foligno, vi ha vissuto sino al 1952 ad eccezione del periodo universitario, in cui ha risieduto a Roma, e nei vent'anni d'insegnamento della lingua inglese: il primo a Modica, in Sicilia, gli altri diciannove a Gubbio. Dal 1952 al 1972 si è trasferito in Brasile. Ha scritto 24 volumioltre a vari articoli e sette messaggipresentando il sistema dell'evoluzione dell'universo e considerando le leggi dell'evoluzione umana. Ha chiarito i rapporti d'involuzione ed evoluzione fra le tre dimensioni della materia, dell'energia e dello spirito, in un processo d'unificazione fra le ipotesi della scienza e i principi della fede. Nella sua visione ha cercato di spiegare il senso della vita, la funzione del dolore e la presenza del male. Candidato al premio Nobel nel 1964, all'ultimo gli fu preferito Jean-Paul Sartre. Il suo sistema filosofico fu considerato da Albert Einsteincome risulta da un carteggio"dolce e leggero" e la sua opera principale, La grande sintesi, fu giudicata da Enrico Fermi "un quadro di filosofia scientifica e antropologica etica, che oltrepassa di molto i consimili tentativi dell'ultimo secolo".   Nato in una regione influenzata dalla vicinanza con Assisi e impregnata di spiritualità francescana, iniziò la scuola nel 1891, proseguì gli studi a Roma e si laureò in Diritto nel giugno del 1910. Integrò gli studi scolastici leggendo molto, studiò inoltre pianoforte ed apprese l'inglese, il francese e il tedesco.   Pietro Ubaldi e la moglie M. Antonietta Nel 1911 viaggiò negli Stati Uniti e nel 1912 si sposò con Maria Antonietta Solfanelli, della vicina città di Matelica, dalla quale ebbe due figli: Franco, morto nella seconda guerra mondiale, e Agnese. Si occupò delle proprietà terriere sua e della moglie, che in seguito cedette in amministrazione ad altri. Nel 1927 avrebbe fatto voto di povertà e gli sarebbe apparso Cristo. L'apparizione si sarebbe ripetuta nel 1931, insieme a san Francesco di Assisi. Il giorno di Natale dello stesso anno avrebbe ricevuto il primo di numerosi "messaggi". Divenne professore di lingua e letteratura inglese, insegnando nelle scuole medie inferiori e superiori, prima a Modica, in Sicilia, e poi a Gubbio.  Tra il 1932 e il 1935, scrisse il libro La grande sintesi, nel quale espose il suo pensiero, messo all'indice nel 1939, poi riammesso da papa Giovanni XXIII. A questi anni appartengono dieci dei libri da lui scritti  A 65 anni nel 1951, dopo aver scritto dieci libri, lasciò l'insegnamento e andò in pensione. Fu invitato a fare in Brasile un giro di conferenze tra luglio e dicembre del 1951 e nel 1952 si trasferì definitivamente con la famiglia a São Vicente, presso Santos, nello stato di São Paulo, e qui scrisse altri quattordici volumi, dichiarando conclusa la sua opera nel giorno di Natale del 1971, esattamente quarant'anni dopo il primo "messaggio" ricevuto.  La sua vita può essere considerata distinta in quattro periodi ventennali, caratterizzati da un lavoro differente. Nel primo periodo (1891-1910) avrebbe cercato le risposte nella filosofia, nella religione e nella scienza senza trovarla. Il secondo periodo (1911-1930) sarebbe stato caratterizzato da una sperimentazione pratica a contatto col mondo, d'osservazione della realtà della vita. Nel terzo periodo (1931-1950) scrisse i volumi della sua opera pubblicati in italiano e nel quarto (1951-1970) la parte restante.  Pensiero Pietro Ubaldi ritiene che esiste un'unica "Sostanza", la cui essenza sarebbe il movimento e che si manifesterebbe come "materia" (statica), "energia" (dinamica) e "spirito" (vita). L'essere umano è chiamato ad evolversi ampliando la percezione della sua coscienza, che da inviduale deve farsi collettiva, per farsi poi coscienza cosmica. In tale processo viene delineato il futuro stato organico-unitario dell'umanità, generato da una nuova etica internazionale, effetto di una consapevolezza razionale e non di un emotivo pacifismo. L'uomo si inserirebbe nel fenomeno universale dell'evoluzione tramite la reincarnazione.  Considera la sua "Opera" la manifestazione del proprio destino e della propria ascesa evolutiva, proponendosi attraverso di essa di arrivare ad una conoscenza utilizzabile per risolvere i problemi della vita, in maniera consapevole e dignitosa.  La grande legge della vita, per Ubaldi, è quella dell'Amore, tale che la si dovrebbe seguire in ogni situazione: cercare ciò che unifica. Per questo fare il male significa voler andare contro la corrente del Sistema, perpetuando la separazione, produttrice di sopraffazione e violenza, sino all'autodistruzione. Fare il bene, invece, vuol dire cercare di armonizzarsi con tutto e con tutti, perseguendo quel processo di unificazione che ci riporta al centro dell'essere, che è rappresentato dalla presenza dell'ordine e della giustizia del pensiero divino. In tal senso il segreto della felicità consiste nell'inquadrarsi nell'ordine divino e la preghiera autentica consisterebbe nella docile accettazione della Legge, cooperando con la Sua azione. Così pure, il lavorare rappresenterebbe il diventare cooperatori del funzionamento organico dell'universo.  Il fine dell'esistenzasecondo Pietro Ubaldiè rappresentato dall'evoluzione. Si tratta dell'evoluzione etica, iscritta nel movimento dell'evoluzione dell'universo. L'universo viene così inteso come un'inestinguibile volontà d'amare, di creare e di affermare, in lotta col principio opposto dell'inerzia, dell'odio e della distruzione. L'etica viene concepita come dimensione ascendente, a tante dimensioni quante sono le posizioni dell'essere lungo la scala evolutiva. In tale compito evolutivo fondamentale sono gli idealiaventi la funzione di orientamento e di guida -, aventi il compito di anticipare una realtà futura da raggiungere. In questa fase evolutiva l'impegno deve essere quello della spiritualizzazione, consistente nel seguire gli ideali, che si sono configurati storicamente nelle religioni e nelle morali. Ciò può avvenire cercando di praticare la comprensione reciproca e ricercando la fratellanza universale. Si tratta di un "cammino ascensionale", frutto di libertà e volontà, attraverso le quali da un lato si struttura la nostra personalità dall'altro la vita collettiva progredisce servendosi di tali progressi.  La legge delle unità collettive rappresenta un principio evolutivo fondamentale, quello per cui tendiamo ad unioni sempre più ampie: dalla coppia alla famiglia, dalle nazioni alle unioni di popoli, sino all'unione di tutti gli esseri viventi del pianeta, pur mantenendo diversità e multiformità. Per questo, la via è quella del superamento di ogni separazione: la separazione da sé stessi, dagli altri, dal mondo. L'evoluzionismo di Ubaldi è, per tutto ciò, ben diverso da quello di Darwin: guarda all'avvenire ed intuisce oltre l'evoluzione organica già compiuta dall'essere umano. È più ampio di quello di Teilhard de Chardin, in quanto concepisce anche un processo involutivodallo spirito, attraverso l'energia, sino alla materiache motiva e sorregge la via di ritorno, evolutiva, come processo di unificazione, che dalla presenza del divino nella materia, attraverso l'energia, ascende verso la spiritualizzazione. È caratterizzato eticamente, come tensione spirituale verso il superuomo che è presente in ognuno di noi, differentemente dal superomismo di Nietzsche, sospinto dal desiderio di espandere solo le potenzialità dell'io.  La produzione della sua opera si basa sul metodo intuitivo, attraverso il quale la coscienza, facendosi umile e ricettiva, riesce a penetrare per vie interiori l'intima essenza dei fenomeni, diversamente dal metodo obiettivo che se pur ha il vantaggio di giungere a conclusioni più universali è nato senza ali, in quanto basato sulla distinzione tra l'io e il non io, tra il soggetto e l'oggetto, tra la coscienza e il mondo esteriore. I suoi scrittiseguendo le sue stesse dichiarazionisarebbero passati da una forma ispirata, collegata ad una forma di contatto telepatico con le noùri (correnti di pensiero), a livello "supercosciente", al controllo razionale dell'ispirazione ("metodo dell'intuizione razionalmente controllata"). Tale metodo avrebbe consentito di esaminare sia la "materia" che lo "spirito" nella loro armonia, unificando scienza e fede, considerate due aspetti della stessa verità. Elenco degli scritti Ciclo italiano  La grande sintesi I grandi messaggi (nell'edizione brasiliana con una vita dell'autore). La grande sintesi Le nouri ("correnti di pensiero") L'ascesi mistica. Frammenti di pensiero e di passione: La nuova civiltà del terzo millennio Problemi dell'avvenire (Il problema psicologico, filosofico, scientifico). Ascensioni umane. Dio e universo. Profezie (L'avvenire del mondo). Ciclo brasiliano  Pietro Ubaldi e Manuel Emydio Commentari (raccolta dei giudizi della stampa sui volumi precedenti). Problemi attuali. Il sistema (Genesi e struttura dell'universo). La grande battaglia. Evoluzione e Vangelo La legge di Dio La tecnica funzionale della legge di Dio Caduta e salvezza Principi di una nuova etica. La discesa degli ideali Un destino seguendo Cristo Come orientare la propria vita Cristo. Volumi pubblicati in lingua italiana Storia di un uomo, Fratelli Bocca editori, Milano 1942 Ascenzioni umane. Verso l'armonia con l'ordine cosmico, Edizioni Mediterranee, Roma 1951Cristo e la sua legge, Edizioni Mediterranee, Roma 1970 La grande sintesi. Sintesi e soluzione dei problemi della scienza e dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1980 Le noùri. Dal superumano al piano concettuale umano, Edizioni Mediterranee, Roma 1982 La nuova civiltà del terzo millennio. Verso la nuova era dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1988 Problemi dell'avvenire. La civiltà dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1990 L'ascesi mistica. Dal piano concettuale umano al superumano, Edizioni Mediterranee, Roma 2000 Dio e Universo, Edizioni Mediterranee, Roma 2002 Storia di un uomo, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) 2006 Il Sistema, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) 2007 La legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) 2008 La tecnica funzionale della legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) 2009 La discesa degli ideali, Om Edizioni, Città di Castello (Pg)  "Un destino seguendo Cristo",Om Edizioni, Città di Castello (Pg)  "Evoluzione e Vangelo", Centro Culturale Pietro Ubaldi, Foligno (Pg)   Giuseppe Arcidiacono, Pietro Ubaldi e la scienza moderna, in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000,73-78. Antony Elenjimittan, "La missione ecumenica di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 35-40. Paola Giovetti, "I grandi iniziati del nostro tempo", Rizzoli, Milano 1993. Franco Lanari , "Il pensiero di Pietro Ubaldi"Relazioni tenute nei quattro convegni dedicati a Pietro UbaldiRoma 1988-1989-1990, Ed. Mediterranee, Roma 1993. Franco Lanari  "Pietro UbaldiProfeta del terzo millennio" , Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000. Filippo Liverziani, "Pietro Ubaldi e le Nòuri", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 21-26. Ulderico Pasquale Magni, "Scienza e mistica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 69-72. Alfredo Marocchino, "Pietro Ubaldi profeta della intesi tra Metafisica e Nuova Fisica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 43-48. Luca Marzetti, La scala di Giacobbe, Perugia . Gaetano Mollo, Pietro Ubaldi biosofo dell'evoluzione umana, Ed. Mediterranee, Roma 2006. Gaetano Mollo, "La formazione dell'uomo evoluto nel pensiero di Pietro Ubaldi", in "Pedagogia e Vita", n. 4, 2005, 23-36. Gaetano Mollo, "La visione del mondo tra scienza e fede di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 49-59. Gaetano Mollo, "La visione dell'universo. La prospettiva di Pietro Ubaldi", in "Rivista di teosofia", n° 2, febbraio 2001,15-17. Gaetano Mollo, "Il rapporto tra scienza e fede. La prospettiva di Pietro Ubaldi", in "Rivista di teosofia", n° 12, dicembre 2001,10-12. Lorenzo Ostuni, Fisica e metafisica di Pietro Ubaldi in relazione all'uomo contemporaneo, in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 35-40. Riccardo Pieracci, Pietro Ubaldi e la Grande Sintesi, Ed. Mediterranee, Roma 1986. Riccardo Pieracci, "Pietro Ubaldi mistico dell'Umbria", Edizioni Eugubina, Gubbio 1973. Antonio Pieretti, "Pietro Ubaldi. La civiltà del terzo millennio", Bollettino storico della città di Foligno, XIX, 1995, 469. Carlo Splendore, "La Legge Ciclica dell'evoluzione nel pensiero di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000,79-88. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietro Ubaldi  Sito ufficiale del Centro culturale "Pietro Ubaldi" di Foligno, su pietroubaldi.com. 02-02-. Comitato del Comune di Foligno per la divulgazione del pensiero di Pietro Ubaldi, presieduto da Gaetano Mollo, su gaetanomollo.it. 02-02-. L'opera di Pietro Ubaldi, su cesnur.org. 23-10- 23 giugno )., in Massimo Introvigne, PierLuigi Zoccatelli, Le religioni in Italia (sezione "Spiritismo, parapsicologia, ricerca psichica"), sul sito Cesnur.org (Center for Studies on New Religions.Refs.: Luigi Speranza, “Ubalid e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Unicorno: essential Italian philosopher; unicorno (n.), filosofo. Giuseppe Unicorno  Abbozzo Questa voce sugli argomenti matematici italiani e filosofi italiani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di .  De l'arithmetica universale, 1598 Giuseppe Unicorno (Bergamo, 15231610) matematico, filosofo e astrologo italiano.  Fu anche musicologo e teologo.  Opere Giuseppe Unicorno, De l'arithmetica universale, In Venetia, Francesco senese De Franceschi, 1598. 14 giugno . Note  Unicorno, Giuseppe Filosofia Matematica  Matematica Categorie: Matematici italiani del XVI secoloMatematici italiani del XVII secoloFilosofi italiani del XVI secoloFilosofi italiani del XVII secoloAstrologi italiani 1523 1610 BergamoMusicologi italianiTeologi italiani

 

uncertainty: one of those negativisims by Gricecfr. ‘non-certainty’ -- v. certum. It may be held that ‘uncertain’ is wrong. Grice is certain that p. It is not the case that Grice is certain that p.

 

Umanesimo rinascimentale -- humanism: Grice distinguishes between a human and a personso he is more of a personalist than a humanism. “But the distinction is implicatural.” He was especially keen on Italian humanism.  a set of presuppositions that assigns to human beings a special position in the scheme of things. Not just a school of thought or a collection of specific beliefs or doctrines, humanism is rather a general perspective from which the world is viewed. That perspective received a gradual yet persistent articulation during different historical periods and continues to furnish a central leitmotif of Western civilization. It comes into focus when it is compared with two competing positions. On the one hand, it can be contrasted with the emphasis on the supernatural, transcendent domain, which considers humanity to be radically dependent on divine order. On the other hand, it resists the tendency to treat humanity scientifically as part of the natural order, on a par with other living organisms. Occupying the middle position, humanism discerns in human beings unique capacities and abilities, to be cultivated and celebrated for their own sake. The word ‘humanism’ came into general use only in the nineteenth century but was applied to intellectual and cultural developments in previous eras. A teacher of classical languages and literatures in Renaissance Italy was described as umanista (contrasted with legista, teacher of law), and what we today call “the humanities,” in the fifteenth century was called studia humanitatis, which stood for grammar, rhetoric, history, literature, and moral philosophy. The inspiration for these studies came from the rediscovery of ancient Greek and Latin texts; Plato’s complete works were translated for the first time, and Aristotle’s philosophy was studied in more accurate versions than those available during the Middle Ages. The unashamedly humanistic flavor of classical writings had a tremendous impact on Renaissance scholars. Here, one felt no weight of the supernatural pressing on the human mind, demanding homage and allegiance. Humanitywith all its distinct capacities, talents, worries, problems, possibilitieswas the center of interest. It has been said that medieval thinkers philosophized on their knees, but, bolstered by the new studies, they dared to stand up and to rise to full stature. Instead of devotional Church Latin, the medium of expression was the people’s own languageItalian, French, German, English. Poetical, lyrical self-expression gained momentum, affecting all areas of life. New paintings showed great interest in human form. Even while depicting religious scenes, Michelangelo celebrated the human body, investing it with instrinsic value and dignity. The details of daily lifefood, clothing, musical instrumentsas well as nature and landscapedomestic and exoticwere lovingly examined in paintings and poetry. Imagination was stirred by stories brought home by the discoverers of new lands and continents, enlarging the scope of human possibilities as exhibited in the customs and the natural environments of strange, remote peoples. The humanist mode of thinking deepened and widened its tradition with the advent of eighteenth-century thinkers. They included French philosophes like Voltaire, Diderot, and Rousseau, and other European and American figuresBentham, Hume, Lessing, Kant, Franklin, and Jefferson. Not always agreeing with one another, these thinkers nevertheless formed a family united in support of such values as freedom, equality, tolerance, secularism, and cosmopolitanism. Although they championed untrammeled use of the mind, they also wanted it to be applied in social and political reform, encouraging individual creativity and exalting the active over the contemplative life. They believed in the perfectibility of human nature, the moral sense and responsibility, and the possibility of progress. The optimistic motif of perfectibility endured in the thinking of nineteenth- and twentiethcentury humanists, even though the accelerating pace of industrialization, the growth of urban populations, and the rise in crime, nationalistic squabbles, and ideological strife leading to largescale inhumane warfare often put in question the efficacy of humanistic ideals. But even the depressing run of human experience highlighted the appeal of those ideals, reinforcing the humanistic faith in the values of endurance, nobility, intelligence, moderation, flexibility, sympathy, and love. Humanists attribute crucial importance to education, conceiving of it as an all-around development of personality and individual talents, marrying science to poetry and culture to democracy. They champion freedom of thought and opinion, the use of intelligence and pragmatic research in science and technology, and social and political systems governed by representative institutions. Believing that it is possible to live confidently without metaphysical or religious certainty and that all opinions are open to revision and correction, they see human flourishing as dependent on open communication, discussion, criticism, and unforced consensus. Refs.: H. P. Grice, “Italian humanism, Holofernes’s Mantuan, from Petrarca to Valla.”

 

unexpected examination paradox, a paradox about belief and prediction. One version is as follows: It seems that a teacher could both make, and act on, the following announcement to his class: “Sometime during the next week I will set you an examination, but at breakfast time on the day it will occur, you will have no good reason to expect that it will occur on that day.” If he announces this on Friday, could he not do what he said he would by, say, setting the examination on the following Wednesday? The paradox is that there is an argument purporting to show that there could not be an unexpected examination of this kind. For let us suppose that the teacher will carry out his threat, in both its parts; i.e., he will set an examination, and it will be unexpected. Then he cannot set the examination on Friday assuming this to be the last possible day of the week. For, by the time Friday breakfast arrives, and we know that all the previous days have been examination-free, we would have every reason to expect the examination to occur on Friday. So leaving the examination until Friday is inconsistent with setting an unexpected examination. For similar reasons, the examination cannot be held on Thursday. Given our previous conclusion that it cannot be delayed until Friday, we would know, when Thursday morning came, and the previous days had been examination-free, that it would have to be held on Thursday. So if it were held on Thursday it would not be unexpected. So it cannot be held on Thursday. Similar reasoning sup938 U   938 posedly shows that there is no day of the week on which it can be held, and so supposedly shows that the supposition that the teacher can carry out his threat must be rejected. This is paradoxical, for it seems plain that the teacher can carry out his threat. Refs.: H. P. Grice, “Grice’s book of paradoxes, with pictures and illustrations to confuse you.”

 

uniformity of natureGrice: “’uniformity’ has nothing to do with ‘form’ here!”Grice: “I once used the phrase in a tutorial with Hardie: “What do you mean by ‘of’?’ he asked” --  a state of affairs thought to be required if induction is to be justified. For example, inductively strong arguments, such as ‘The sun has risen every day in the past; therefore, the sun will rise tomorrow’, are thought to presuppose that nature is uniform in the sense that the future will resemble the past, in this case with respect to the diurnal cycle. The Scottish empiricist Hume was the first to make explicit that the uniformity of nature is a substantial assumption in inductive reasoning. Hume argued that, because the belief that the future will resemble the past cannot be grounded in experience  for the future is as yet unobserved  induction cannot be rationally justified; appeal to it in defense of induction is either question-begging or illicitly metaphysical. Francis Bacon’s “induction by enumeration” and J. S. Mill’s “five methods of experimental inquiry” presuppose that nature is uniform. Whewell appealed to the uniformity of nature in order to account for the “consilience of inductions,” the tendency of a hypothesis to explain data different from those it was originally introduced to explain. For reasons similar to Hume’s, Popper holds that our belief in the uniformity of nature is a matter of faith. Reichenbach held that although this belief cannot be justified in advance of any instance of inductive reasoning, its presupposition is vindicated by successful inductions. It has proved difficult to formulate a philosophical statement of the uniformity of nature that is both coherent and informative. It appears contradictory to say that nature is uniform in all respects, because inductive inferences always mark differences of some sort e.g., from present to future, from observed to unobserved, etc., and it seems trivial to say that nature is uniform in some respects, because any two states of nature, no matter how different, will be similar in some respect. Not all observed regularities in the world or in data are taken to support successful inductive reasoning; not all uniformities are, to use Goodman’s term, “projectible.” Philosophers of science have therefore proposed various rules of projectibility, involving such notions as simplicity and explanatory power, in an attempt to distinguish those observed patterns that support successful inductions and thus are taken to represent genuine causal relations from those that are accidental or spurious. 

 

unity in diversity, in aesthetics, the principle that the parts of the aesthetic object must cohere or hang together while at the same time being different enough to allow for the object to be complex. This principle defines an important formal requirement used in judging aesthetic objects. If an object has insufficient unity e.g., a collection of color patches with no recognizable patterns of any sort, it is chaotic or lacks harmony; it is more a collection than one object. But if it has insufficient diversity e.g., a canvas consisting entirely of one color with no internal differentiations, it is monotonous. Thus, the formal pattern desired in an aesthetic object is that of complex parts that differ significantly from each other but fit together to form one interdependent whole such that the character or meaning of the whole would be changed by the change of any part. 

 

universal instantiation: Grice: “Slightly confusing in that the universe is not a pluri-verse.” -- discussed by Grice in his System G -- also called universal quantifier elimination. 1 The argument form ‘Everything is f; therefore a is f’, and arguments of this form. 2 The rule of inference that permits one to infer that any given thing is f from the premise that everything is f. In classical logic, where all terms are taken to denote things in the domain of discourse, the rule says simply that from vA[v] one may infer A[t], the result of replacing all free occurrences of v in A[v] by the term t. If non-denoting terms are allowed, however, as in free logic, then the rule would require an auxiliary premise of the form Duu % t to ensure that t denotes something in the range of the variable v. Likewise in modal logic, which is sometimes held to contain terms that do not denote “genuine individuals” the things over which variables range, an auxiliary premise may be required. 3 In higher-order logic, the rule of inference that says that from XA[X] one may infer A[F], where F is any expression of the grammatical category e.g., n-ary predicate appropriate to that of X e.g., n-ary predicate variable.  -- universale: Grice: “Very Ciceroniannot found in Aristotle.” -- Like ‘qualia,’ which is the plural for ‘quale,’ ‘universalia’ is the plural for ‘universale.’ The totum for Grice on “all” -- This is a Gricism. It all started with arbor porphyriana. It is supposed to translate Aristotle’s “to kath’olou” (which happens to be one of the categories in Kant, “alleheit,” and which Aristotle contrasts with “to kath’ekastou,” (which Kant has as a category, SINGULARITAS. For a nominalist, any predicate is a ‘name,’ hence ‘nominalism.’ Opposite ‘realism.’ “Nominalism” is actually a momer. The opposite of realism is anti-realism. We need something like ‘universalism,’ (he who believes in the existence, not necessary ‘reality’ of a universal) and a ‘particularist,’ or ‘singularist,’ who does not. Note that the opposite of ‘particularism,’ is ‘totalism.’ (Totum et pars). Grice holds a set-theoretical approach to the universalium. Grice is willing to provide always a set-theoretical extensionalist (in terms of predicate) and an intensionalist variant in terms of property and category. Grice explicitly uses ‘X’ for utterance-type (WOW:118), implying a distinction with the utterance-token. Grice gets engaged in a metabolical debate concerning the reductive analysis of what an utterance-type means in terms of a claim to the effect that, by uttering x, an utterance-token of utterance-type X, the utterer means that p. The implicaturum is x (utterance-token). Grice is not enamoured with the type/token or token/type distinction. His thoughts on logical form are provocative. f you cannot put it in logical form, it is not worth saying. Strawson infamously reacted with a smile. Oh, no: if you CAN put it in logical form, it is not worth saying. Grice refers to the type-token distinction when he uses x for token and X for type. Since Bennett cares to call Grice a meaning-nominalist we should not care about the type X anyway. He expands on this in Retrospective Epilogue. Grice should have payed more attention to the distinction seeing that it was Ogdenian. A common mode of estimating the amount of matter in a printed book is to count the number of words. There will ordinarily be about twenty thes on a page, and, of course, they count as twenty words. In another use of the word word, however, there is but one word the in the English language; and it is impossible that this word should lie visibly on a page, or be heard in any voice. Such a Form, Peirce, as cited by Ogden and Richards, proposes to term a type. A single object such as this or that word on a single line of a single page of a single copy of a book, Peirce ventures to call a token. In order that a type may be used, it has to be embodied in a token which shall be a sign of the type, and thereby of the object the type signifies, and Grice followed suit. Refs.: Some of the sources are given under ‘abstractum.’ Also under ‘grecianism,’ since Grice was keen on exploring what Aristotle has to say about this in Categoriae, due to his joint research with Austin, Code, Friedman, and Strawson. Grice also has a specific Peirceian essay on the type-token distinction. BANC. Grice“A Ciceronian technicism, not found in Aristotle. -- (‘the altogether nice girl’) dictum de omni et nullo, also dici de omni et nullo Latin, ‘said of all and none’, two principles that were supposed by medieval logicians to underlie all valid syllogisms. Dictum de omni applies most naturally to universal affirmative propositions, maintaining that in such a proposition, whatever falls under the subject term also falls under the predicate term. Thus, in ‘Every whale is a mammal’, whatever is included under ‘whale’ is included under ‘mammal’. Dictum de nullo applies to universal negative propositions, such as ‘No whale is a lizard’, maintaining that whatever falls under the subject term does not fall under the predicate term.  SYLLOGISM. W.E.M. Diderot, Denis 171384,  philosopher, Encyclopedist, dramatist, novelist, and art critic, a champion of Enlightenment values. He is known primarily as general editor of the Encyclopedia 174773, an analytical and interpretive compendium of eighteenth-century science and technology. A friend of Rousseau and Condillac, Diderot tr. Shaftesbury’s Inquiry Concerning Virtue 1745 into . Revealing Lucretian affinities Philosophical Thoughts, 1746, he assailed Christianity in The Skeptics’ Walk 1747 and argued for a materialistic and evolutionary universe Letter on the Blind, 1749; this led to a short imprisonment. Diderot wrote mediocre bourgeois comedies; some bleak fiction The Nun, 1760; and two satirical dialogues, Rameau’s Nephew 1767 and Jacques the Fatalist 176584, his masterpieces. He innovatively theorized on drama Discourse on Dramatic Poetry, 1758 and elevated art criticism to a literary genre Salons in Grimm’s Literary Correspondence. At Catherine II’s invitation, Diderot visited Saint Petersburg in 1773 and planned the creation of a Russian . Promoting science, especially biology and chemistry, Diderot unfolded a philosophy of nature inclined toward monism. His works include physiological investigations, Letter on the Deaf and Dumb 1751 and Elements of Physiology 177480; a sensationalistic epistemology, On the Interpretation of Nature 1745; an aesthetic, Essays on Painting 1765; a materialistic philosophy of science, D’Alembert’s Dream 1769; an anthropology, Supplement to the Voyage of Bougainville 1772; and an anti-behavioristic Refutation of Helvétius’ Work “On Man” 177380.  -- universalisability: -- Grice: ‘Slightly confusing, in that the universe is not a pluri-verse” -- discussed along three dimension by Grice: applicational conceptual, and formal. -- 1 Since the 0s, the moral criterion implicit in Kant’s first formulation of the categorical imperative: “Act only on that maxim that you can at the same time will to be a universal law,” often called the principle of universality. A maxim or principle of action that satisfies this test is said to be universalizable, hence morally acceptable; one that does not is said to be not universalizable, hence contrary to duty. 2 A second sense developed in connection with the work of Hare in the 0s. For Hare, universalizability is “common to all judgments which carry descriptive meaning”; so not only normative claims moral and evaluative judgments but also empirical statements are universalizable. Although Hare describes how such universalizuniversal universalizability 940   940 ability can figure in moral argument, for Hare “offenses against . . . universalizability are logical, not moral.” Consequently, whereas for Kant not all maxims are universalizable, on Hare’s view they all are, since they all have descriptive meaning. 3 In a third sense, one that also appears in Hare, ‘universalizability’ refers to the principle of universalizability: “What is right or wrong for one person is right or wrong for any similar person in similar circumstances.” This principle is identical with what Sidgwick The Methods of Ethics called the Principle of Justice. In Generalization in Ethics 1 by M. G. Singer b.6, it is called the Generalization Principle and is said to be the formal principle presupposed in all moral reasoning and consequently the explanation for the feature alleged to hold of all moral judgments, that of being generalizable. A particular judgment of the form ‘A is right in doing x’ is said to imply that anyone relevantly similar to A would be right in doing any act of the kind x in relevantly similar circumstances. The characteristic of generalizability, of presupposing a general rule, was said to be true of normative claims, but not of all empirical or descriptive statements. The Generalization Principle GP was said to be involved in the Generalization Argument GA: “If the consequences of everyone’s doing x would be undesirable, while the consequences of no one’s doing x would not be, then no one ought to do x without a justifying reason,” a form of moral reasoning resembling, though not identical with, the categorical imperative CI. One alleged resemblance is that if the GP is involved in the GP, then it is involved in the CI, and this would help explain the moral relevance of Kant’s universalizability test. 4 A further extension of the term ‘universalizability’ appears in Alan Gewirth’s Reason and Morality 8. Gewirth formulates “the logical principle of universalizability”: “if some predicate P belongs to some subject S because S has the property Q . . . then P must also belong to all other subjects S1, S2, . . . , Sn that have Q.” The principle of universalizability “in its moral application” is then deduced from the logical principle of universalizability, and is presupposed in Gewirth’s Principle of Generic Consistency, “Act in accord with the generic rights of your recipients as well as yourself,” which is taken to provide an a priori determinate way of determining relevant similarities and differences, hence of applying the principle of universalizability. The principle of universalizability is a formal principle; universalizability in sense 1, however, is intended to be a substantive principle of morality.    -- universalisierung:   Grice: “Ironically, the Dutch so careful with their lingo, this is vague, in that the universe is not a pluriverse.” -- While Grice uses ‘universal,’ he means like Russell, the unnecessary implication of ‘every.’ Oddly, Kant does not relate this –ung with the first of his three categories under ‘quantitas,’ the universal. But surely they are related. Problem is that Kant wasn’t aware because he kept moving from the Graeco-Roman classical vocabulary to the Hun. Thus, Kant has “Allheit,” which he renders in Latinate as “Universitas,” and “Totalität,” gehört in der Kategorienlehre des Philosophen Immanuel Kant zu den reinen Verstandesbegriffen, d. h. zu den Elementen des Verstandes, welche dem Menschen bereits a priori, also unabhängig von der sinnlichen Erfahrung gegeben sind. “Allheit” wird wie Einheit und Vielheit den Kategorien der “Quantität” zugeordnet und entspricht den Einzelnen Urteilen (Urteil hier im Sinn von 'Aussage über die Wirklichkeit') in der Form „Ein S ist P“, also z. B. „Immanuel Kant ist ein Philosoph“. Sie wird von Kant definiert als „die Vielheit als Einheit betrachtet“ (KrV, B 497 f.). Siehe auch Transzendentale Analytik Weblinks. AllheitBedeutungserklärungen, Wortherkunft, Synonyme, Übersetzungen Einzelnachweise  Immanuel Kant: Kritik der reinen Vernunft. Reclam, Stuttgart 1966,  3-15-006461-9.  Peter Kunzmann, Franz-Peter Burkard, Franz Wiedmann: dtv-Atlas zur Philosophie. dtv, München 1991,  3-423-03229-4, S. 136 ff.  Zitiert nach Arnim Regenbogen, Uwe Meyer (Hrsg.): Wörterbuch der Philosophischen Begriffe. Meiner, Hamburg 2005,  3-7873-1738-4: Allheit Kategorie: Ontologie. Referred to by Grice in his “Method,”“A requisite for a maxim to enter my manual, which I call the Immanuel, is that it should be universalizable. Die Untersuchung zur »Universalisierung in der Ethik« greift eine Problematik auf, die für eine Reihe der prominentesten Ethikentwürfe der Gegenwart sowohl des deutschsprachigen wie des angelsächsischen Raumes zentral ist, nämlich ob der normative Rationalitätsanspruch, den ethische Argumentationen erheben, auf eine dem wissenschaftlichen Anspruch der deskriptiven Gesetzeswissenschaften vergleichbare Weise eingelöst werden kann, nämlich durch Verallgemeinerungs- oder Universalisierungsprinzipien. universalizability Ethics The idea that moral judgments should be universalizable can be traced to the Golden Rule and Kant’s ethics. In the twentieth century it was elaborated by Hare and became a major thesis of his prescriptivism. The principle states that all moral judgments are universalizable in the sense that if it is right for a particular person A to do an action X, then it must likewise be right to do X for any person exactly like A, or like A in the relevant respects. Furthermore, if A is right in doing X in this situation, then it must be right for A to do X in other relevantly similar situations. Hare takes this feature to be an essential feature of moral judgments. An ethical statement is the issuance of a universal prescription. Universalizability is not the same as generality, for a moral judgment can be highly specific and detailed and need not be general or simple. The universalizability principle enables Hare to avoid the charge of irrationality that is usually lodged against non-cognitivism, to which his prescriptivism belongs, and his theory is thus a great improvement on emotivism. “I have been maintaining that the meaning of the word ‘ought’ and other moral words is such that a person who uses them commits himself thereby to a universal rule. This is the thesis of universalizability.” Hare, Freedom and Reason. -- universe of discourse: Grice: “The phrase is confusing, seeing the uni-verse, is not a pluri-verse.” Tthe usually limited class of individuals under discussion, whose existence is presupposed by the discussants, and which in some sense constitutes the ultimate subject matter of the discussion. Once the universe of a discourse has been established, expressions such as ‘every object’ and ‘some object’ refer respectively to every object or to some object in the universe of discourse. The concept of universe of discourse is due to De Morgan in 1846, but the expression was coined by Boole eight years later. When a discussion is formalized in an interpreted standard first-order language, the universe of discourse is taken as the “universe” of the interpretation, i.e., as the range of values of the variables. Quine and others have emphasized that the universe of discourse represents an ontological commitment of the discussants. In a discussion in a particular science, the universe of discourse is often wider than the domain of the science, although economies of expression can be achieved by limiting the universe of discourse to the domain.

 

unstructured: Typically, Grice is more interested in the negatives: the unstructured is prior to the structured, surely. Grice: “Paget was able to structure compositionality with his hands!” -- one of those negativisms of Grice (cfr. ‘non-structured’). Surely Grice cared a hoot for French anthropological structuralism! So he has the ‘unstructured’ followed by the structured. A handwave is unstructured, meaning syntactically unstructured, and in it you have all the enigma of reason resolved. By waving his hand, U means that SUBJECT: the emissor, copula IS, predicate: A KNOWER OF THE ROUTE, or ABOUT TO LEAVE the emissor.There is a lot of structure in the soul of the emissor. So apply this to what Grice calls a ‘soul-to-soul transfer’ to which he rightly reduces communication. Even if it is n unstructured communication device, and maybe a ‘one-off’ one, to use Blackburn’s vulgarism, we would have the three types of correspondence of Grice’s Semantic Triangle obtaining. First, the psychophysical. The emissor knows the route, and he shows it. And he wants the emissee to ‘catch’ or get the emissor’s drift. It is THAT route which he knows. So the TWO psychophysical correspondences obtain. Then there are the two psychosemiotic correspondences. The emissor intends that the emissor will recognise the handwave as a signal that he, the emissor, knows the route. As for the emissee’s psychosemiotic correspondence: he better realise it is THAT routeto Banbury, surely, with bells in his shoes, as Grice’s mother would sing to him. And then we have the two semio-physical correspondences. If the emissor DOES know the route (and he is not lying, or rather, he is not mistaken about it), then that’s okay. Many people say or signal that they know because they feel ashamed to admit their ignorance. So it is very expectable, outside Oxford, to have someone waving meaning that he knows the route, when he doesn’t. This is surely non-natural, because it’s Kiparsky-non-factive. Waving the hand thereby communicating that he knows the route does not entail that he knows the route (as ‘spots’ do entail measles). From the emissee’s point of view, provided the emissor knows the route and shows it, the emissee will understand, hopefully, and feel assured that the emissor will hopefully reach the destination, Banbury, surely, safely enough.

 

uptake: used by Grice slightly different from Austin. Austin: “The performance of an illocutionary act involves the securing of uptake.” “I distinguish some senses of consequences and effects, especially three senses in which effects can come in even with illocutionary acts, viz. securing uptake, taking effect, and inviting a response.” “Comparing stating to what we have said about the illocu-  tionary act, it is an act to which, just as much as to other  illocutionary acts, it is essential to ‘secure uptake’ : the  doubt about whether I stated something if it was not  heard or understood is just the same as the doubt about  whether I warned sotto voce or protested if someone did  not take it as a protest, &c. And statements do ‘take  effect’ just as much as ‘namings’, say: if I have stated  something, then that commits me to other statements:  other statements made by me will be in order or out of  order.” Refs.: H. P. Grice, “Verstehen and uptake.”

 

urmson’s bribe: Urmson’s use of the bribe is ‘accidental.’ What Urmson is getting at is that if the briber intends the bribe acts as a cause to effect a response, even a cognitive one, in the bribe, the propositional complexum, “This is a bribe,” should not necessarily be communicated. It is amazing how Grice changed the example into one about physical action. They seem different. On the other hand, Grice would not have cared to credit Urmson had it not believed it worth knowing that the criticism arose within the Play Group (Grice admired Urmson). In his earlier “Meaning,” Grice presents his own self-criticisms to arrive at a more refined analysis. But in “Utterer’s meaning and intention,” when it comes to the SUFFICIENCY, it’s all about other people: notably Urmson and Strawson. Grice cites Stampe before Strawson, but many ignore Stampe on the basis that Strawson does not credit him, and there is no reason why he should have been aware of it. But Stampe was at Oxford at the time so this is worth noting. It has to be emphasised that the author list is under ‘sufficiency.’ Under necessity, Grice does not credit the source of the objections, so we can assume it is Grice himself, as he had presented criticisms to his own view within the same ‘Meaning.’ It is curious that Grice loved Stampe. Grice CHANGED Urmon’s example, and was unable to provide a specific scenario to Strawson’s alleged counterexample, because Strawson is vague himself. But Stampe’s, Grice left unchanged. It seems few Oxonian philosohpers of Grice’s playgroup had his analytic acumen. Consider his sophisticated account of ‘meaning.’ It’s different if you are a graduate student from the New World, and you have to prove yourself intelligent. But for Grice’s playgroup companion, only three or four joined in the analysis. The first is Urmson. The second is Strawson. The case by Urmson involved a tutee offering to buy Gardiner an expensive dinner, hoping that Gardiner will give him permission for an over-night visit to London. Gardiner knows that his tutee wants his permission. The appropriate analysans for "By offering to buy Gardiner an expensive dinner, the tuttee means that Gardiner should give him permission for an overnight stay in London" are fulfilled: (1) The tutee offers to buy Gardiner an expensive dinner with the intention of producing a certain response on the part of Gardiner (2) The tutee intends that Gardiner should recognize (know, think) that the tutee is offering to buy him an expensive dinner with the intention of producing this response; (3) The tutee intends that Gardiners recognition (thought) that the tutee has the intention mentioned in (2) should be at least part of Gardiners reason for producing the response mentioned. If in general to specify in (i) the nature of an intended response is to specify what was meant, it should be correct not only to say that by offering to buy Gardiner an expensive dinner, the tutee means that Gardiner is to give him permission for an overnight stay in London, but also to say that he meas that Gardiner should (is to) give him permission for an over-night visit to London. But in fact one would not wish to say either of these things; only that the tutee meant Gardiner to give him permission. A restriction seems to be required, and one which might serve to eliminate this range of counterexamples can be identified from a comparison of two scenarios. Grice goes into a tobacconists shop, ask for a packet of my favorite cigarettes, and when the unusually suspicious tobacconist shows that he wants to see the color of my money before he hands over the goods, I put down the price of the cigarettes on the counter. Here nothing has been meant. Alternatively, Grice goes to his regular tobacconist (from whom I also purchase other goods) for a packet of my regular brand of Players Navy Cuts, the price of which is distinctive, say 43p. Grice says nothing, but puts down 43p. The tobacconist recognizes my need, and hands over the packet. Here, I think, by putting down 43p I meant something-Namesly, that I wanted a packet of Players Navy Cuts. I have at the same time provided an inducement. The distinguishing feature of the second example seems to be that here the tobacconist recognized, and was intended to recognize, what he was intended to do from my "utterance" (my putting down the money), whereas in the first example this was not the case. Nor is it the case with respect to Urmson’s case of the tutees attempt to bribe Gardiner. So one might propose that the analysis of meaning be amended accordingly. U means something by uttering x is true if: (i) U intends, by uttering x, to induce a certain response in A (2) U intends A to recognize, at least in part from the utterance of x, that U intends to produce that response (3) U intends the fulfillment of the intention mentioned in (2) to be at least in part As reason for fulfilling the intention mentioned in (i). This copes with Urmsons counterexample to Grices proposal in the Oxford Philosophical Society talk involving the tutee attempting to bribe Gardiner.  Urmson’s super-erogation: ‘super-erogatum --. 1520s, "performance of more than duty requires," in Catholic theology, from Late Latin supererogationem (nominative supererogatio) "a payment in addition," noun of action from past participle stem of supererogare "pay or do additionally," from Latin super "above, over" (see super-) + erogare "pay out," from ex "out" (see ex-) + rogare "ask, request," apparently a figurative use of a PIE verb meaning literally "to stretch out (the hand)," from root *reg- "move in a straight line." Grice got interested in this thanks to J. O. Urmson who discussed his ‘saints and heroes’ with the Saturday morning kindergarten held by Austin -- the property of going beyond the call of duty. Supererogatory actions are sometimes equated with actions that are morally good in the sense that they are encouraged by morality but not required by it. Sometimes they are equated with morally commendable actions, i.e., actions that indicate a superior moral character. It is quite common for morally good actions to be morally commendable and vice versa, so that it is not surprising that these two kinds of supererogatory actions are not clearly distinguished even though they are quite distinct. Certain kinds of actions are not normally considered to be morally required, e.g., giving to charity, though morality certainly encourages doing them. However, if one is wealthy and gives only a small amount to charity, then, although one’s act is supererogatory in the sense of being morally good, it is not supererogatory in the sense of being morally commendable, for it does not indicate a superior moral character. Certain kinds of actions are normally morally required, e.g., keeping one’s promises. However, when the harm or risk of harm of keeping one’s promise is sufficiently great compared to the harm caused by breaking the promise to excuse breaking the promise, then keeping one’s promise counts as a supererogatory act in the sense of being morally commendable. Some versions of consequentialism claim that everyone is always morally required to act so as to bring about the best consequences. On such a theory there are no actions that are morally encouraged but not required; thus, for those holding such theories, if there are supererogatory acts, they must be morally commendable. Many versions of non-consequentialism also fail to provide for acts that are morally encouraged but not morally required; thus, if they allow for supererogatory acts, they must regard them as morally required acts done at such significant personal cost that one might be excused for not doing them. The view that all actions are either morally required, morally prohibited, or morally indifferent makes it impossible to secure a place for supererogatory acts in the sense of morally good acts. This view that there are no acts that are morally encouraged but not morally required may be the result of misleading terminology. Both Kant and Mill distinguish between duties of perfect obligation and duties of imperfect obligation, acknowledging that a duty of imperfect obligation does not specify any particular act that one is morally required to do. However, since they use the term ‘duty’ it is very easy to view all acts falling under these “duties” as being morally required. One way of avoiding the view that all morally encouraged acts are morally required is to avoid the common philosophical misuse of the term ‘duty’. One can replace ‘duties of perfect obligation’ with ‘actions required by moral rules’ and ‘duties of imperfect obligation’ with ‘actions encouraged by moral ideals’. However, a theory that includes the kinds of acts that are supererogatory in the sense of being morally good has to distinguish between that sense of ‘supererogatory’ and the sense meaning ‘morally commendable’, i.e., indicating a superior moral character in the agent. For as pointed out above, not all morally good acts are morally commendable, nor are all morally commendable acts morally good, even though a particular act may be supererogatory in both senses. urmsonianism. Urmson is possibly more English than Grice, in that ‘gris’ is Nordicbut Urmson, with such a suffix, -son, HAS to be English English! Plus, he is a charmer! Who other than Urmson would come up with a counter-example to the sufficiency of Grice’s analysis of an act of communication. In a case of bribery, the response or effect in the emittee is NOT meant to be recognised. So we need a further restriction unless we want to say that the briber means that his emittee recognise the ‘gift’ as a meta-bribe. Refs.: Urmson, “Introduction” to Austin’s Philosophical Papers, cited by Grice. Urmson, Introduction to Austin’s How to do things with words, cited by Grice. Urmson on Grice, “The Independent.” Urmson on pragmatics. Refs.: H. P. Grice, “Urmson’s supererogation,” H. P. Grice, “Urmson no saint, hero perhaps –.” H. P. Grice, “Urmson, my hero.”

 

use-mention distinction: Grice: “I once used Jevons’s coinage in a tutorial with Hardie; he said, ‘What do you mean by ‘of’?’” -- Grice: “Strictly, if you mention, you are using!” -- discussed by Grice in “Retrospective epilogue”the only use of a vehicle of communication is to communicate. two ways in which terms enter into discourse  used when they refer to or assert something, mentioned when they are exhibited for consideration of their properties as terms. If I say, “Mary is sad,” I use the name ‘Mary’ to refer to Mary so that I can predicate of her the property of being sad. But if I say, “ ‘Mary’ contains four letters,” I am mentioning Mary’s name, exhibiting it in writing or speech to predicate of that term the property of being spelled with four letters. In the first case, the sentence occurs in what Carnap refers to as the material mode; in the second, it occurs in the formal mode, and hence in a metalanguage a language used to talk about another language. Single quotation marks or similar orthographic devices are conventionally used to disambiguate mentioned from used terms. The distinction is important because there are fallacies of reasoning based on usemention confusions in the failure to observe the use mention distinction, especially when the referents of terms are themselves linguistic entities. Consider the inference: 1 Some sentences are written in English. 2 Some sentences are written in English. Here it looks as though the argument offers a counterexample to the claim that all arguments of the form ‘P, therefore P’ are circular. But either 1 asserts that some sentences are written in English, or it provides evidence in support of the conclusion in 2 by exhibiting a sentence written in English. In the first case, the sentence is used to assert the same truth in the premise as expressed in the conclusion, so that the argument remains circular. In the second case, the sentence is mentioned, and although the argument so interpreted is not circular, it is no longer strictly of the form ‘P, therefore P’, but has the significantly different form, ‘ “P” is a sentence written in English, therefore P’. 

 

usus: ad usum griceianum -- use: Grice: “I would rephrase Vitter’s adage, ‘Don’t ask for the expression meaning, as for the UTTERER’s meaning, if you have to axe at all!” -- while Grice uses ‘use,’ as Ryle once told him, ‘you should use ‘usage, too.’ Parkinson was nearby. When Warnock commissioned Parkinson to compile a couple of Oxonian essays on meaning and communication, Parkinson unearthed the old symposium by Ryle and Findlay on the matter. Typically, when Ryle reprinted it, he left Findlay out!

 

v: Winspeare’s VGrice: “Before browsing the v, one should always look for the “V” in Davide Winspeare’s genial ‘dizionario filosofico.’ The poor man move from Yorkshire to the heart of the Graeco-Roman history, and his linguistic botanising supersedes Austin’s anytime, who never left the plains!” --.

 

vacca: Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieriabout litotes and understatement --.Deputato della Repubblica Italiana LegislatureIX, X Gruppo parlamentarePCI CollegioBari Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano, Partito Democratico della Sinistra, Partito Democratico Titolo di studiolaurea in giurisprudenza e filosofia del diritto Professione docente universitario Giuseppe Vacca (Bari), filosofo. Si laureò in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia politica e giuridica di Croce. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa attività di organizzatore di cultura, culminata con l'impegno dedicato alla casa editrice De Donato tra i primi anni ’70 e il 1983. Membro del comitato centrale del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1991, è poi stato nella direzione del Partito Democratico della Sinistra. Libero docente in Storia delle dottrine politiche nel 1966, nel 1975 vinse la cattedra di tale disciplina presso l'Bari. -- è stato nel consiglio di amministrazione della RAI. Deputato per il PCI nella IX e X Legislatura nella circoscrizione elettorale Bari-Foggia. In occasione delle elezioni comunali del 1999, si è candidato a sindaco con il sostegno della coalizione di centro-sinistra, ma è stato sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha ricoperto incarichi di partito in Puglia e a livello nazionale.  Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del marxismo contemporaneo. Dal gennaio 1988 al 1999 ha diretto la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, diventandone poi Presidente fino al . Membro del Cda dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana dal 2000 al , presiede la Commissione scientifica dell’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Gli scritti di Giuseppe Vacca sono tradotti nelle principali lingue europee; la sua vasta attività di conferenziere, le opere e il suo pensiero sono ampiamente note all'estero.  Professore di Storia delle dottrine politiche nell’Bari (1968-1997), si è occupato in particolare dell'idealismo novecentesco e dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con particolare riferimento alla genesi del marxismo in Italia.  Opere Politica e filosofia in Bertrando Spaventa, Bari, Laterza, 1967. Lukàcs o Korsch?, Bari, De Donato, 1969. Marxismo e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e critica di classe. Galvano Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato, 1970. Politica e teoria nel marxismo italiano,Antologia critica, Bari, De Donato, 1972. PCI, Mezzogiorno e intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a cura di, Bari, De Donato, 1973. Saggio su Togliatti e la tradizione comunista, Bari, De Donato, 1974. Osservatorio meridionale. Temi di politica culturale tra gli anni '60 e '70, Bari, De Donato, Quale democrazia. Problemi della democrazia di transizione, Bari, De Donato, 1977. Criticità e trasformazione. Korsch teorico e politico,  Bari, Dedalo, 1978. Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di, Roma, Editori Riuniti, 1978. Comunicazioni di massa e democrazia, a cura di, Roma, Editori Riuniti, 1980. L'informazione negli anni Ottanta, Roma, Editori Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali. Dalla crisi di fine secolo ai Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra compromesso e solidarietà. La politica del PCI negli anni '70, Roma, Editori Riuniti, Gorbačëv e la sinistra europea, Roma, Editori Riuniti, Tra Italia e Europa. Politiche e cultura dell'alternativa, Milano, Angeli, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti,  Dal PCI al PDS. Intervista, Teresa Bartoli intervista Giuseppe Vacca, Bari, Delphos, 1991. Togliatti sconosciuto, Roma, l'Unità, 1994. Pensare il mondo nuovo. Verso la democrazia del XXI secolo, Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova Costituente, Milano, PasSaggi Bompiani, Vent'anni dopo. La sinistra fra mutamenti e revisioni, Torino, Einaudi, Da un secolo all'altro. Mutamenti della politica nel Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti con Gramsci. Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci,  Gramsci e il Novecento, a cura di, 2 voll., Roma, Carocci, Presente futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della Puglia, Bari, Dedalo, X. Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo reale. Cronache del decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di volontariato politico, Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e coesione sociale in Puglia, e con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità dell'Europa. Rapporto  sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale,  Il dilemma euroatlantico. Rapporto 2004 della Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2005 della Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,  I dilemmi dell'integrazione. Il futuro del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino,  Il riformismo italiano. Dalla fine della guerra fredda alle sfide future, Roma, Fazi, Gramsci tra Mussolini e Stalin, con Angelo Rossi, Roma, Fazi, cura di Antonio Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli scritti Torino, Einaudi, Studi gramsciani nel mondo.  e con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino,  Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel mondo. Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Le forme e la storia. Scritti in onore di Biagio De Giovanni, e con Marcello Montanari e Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, .  Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, .  Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita e pensieri di Antonio Gramsci.  Collana Storia, Torino, Einaudi, ,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani? La questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno, . Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e l'evoluzione del regime fascista, con David Bidussa, Milano, Feltrinelli, Togliatti e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, . P. Togliatti, La politica nel pensiero e nell'azione, Scritti e discorsi 1917-1964, G. Vacca con M. Ciliberto, Bompiani, Milano  Quel che resta di Marx, Salerno Editore, Roma,  L'Italia contesa. Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra,  Marsilio, Venezia   Giuseppe Vacca, su storia.camera.it, Camera dei deputati.

 

vaccarino: essential Italian philosopher. Grice: “I appreciate his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del pensiero,’and the idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei filosofi”)!”.  Giuseppe Vaccarino (Pace del Mela), filosofo. Figlio primogenito di Antonino Vaccarino, titolare di un importante saponificio, e di Caterina Tracuzzi. Laureato in Chimica industriale con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi di Milano, ebbe successivamente l'abilitazione alla professione di chimico.  Nel 1947 insieme con Vittorio Somenzi fondò e diresse la rivista Sigma (1947-48), pubblicata a Roma. Nel 1949 insieme con Silvio Ceccato e Vittorio Somenzi fondò la rivista Methodos, trimestrale di metodologia e di logica simbolica, pubblicazione che termina nel 1967. Fino al 1950 si occupò prevalentemente di logica ed epistemologia.  Ha pubblicato una serie di articoli sulla rivista Archimede su invito di Ludovico Geymonat. Fu abilitato alla libera docenza in Filosofia della scienza, ma assorbito dai suoi studi e da altre attività non si dedicò all'insegnamento fino al 1970. In quell'anno ebbe l'incarico di tenere il corso di Storia della filosofia antica presso l'Università degli Studi di Messina. Nel 1972 ricevette anche quello di Filosofia della scienza, che mantenne fino al 1990, anno in cui andò in pensione. Fu nominato professore associato di Filosofia della scienza, ma non ottenne mai la cattedra di ordinario.   Ha partecipato a vari congressi. In quello di Amsterdam ebbe l'occasione di conoscere Joseph Maria Bochenski e incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica della rivista Methodos. A quello di Parigi del 1949 partecipò insieme con Silvio Ceccato, Vittorio Somenzi e Ferruccio Rossi-Landi con i quali era in stretti rapporti di amicizia. Ha contribuito alla fondazione della rivista Methodologia nata per iniziativa della Società di Cultura Metodologica Operativa di Milano, presieduta da Felice Accame. Da giovane Vaccarino fu molto vicino alle vedute filosofiche dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che per dare soluzione ai problemi posti dalla tradizionale filosofia bisognava anzitutto effettuare un'indagine sul metodo scientifico onde spiegare perché è l'unico considerabile come valido.  Negli anni 1947- 1949 sviluppò in questo senso sulla rivista Sigma una teoria che chiamò della "meta conoscenza", in quanto ricondotta a una disciplina avente per oggetto la conoscenza. Successivamente si convinse che per procedere in modo effettivamente scientifico bisogna eliminare ogni apriorismo effettuando un'analisi sistematica dei significati di tutte le parole di cui ci avvaliamo e riconducendoli alle operazioni mentali e non mentali da cui sono costituiti. Sotto questo profilo i suoi interessi si incontrarono con quelli di Silvio Ceccato e della Scuola Operativa Italiana. Ma Vaccarino mantenne una posizione autonoma, ritenendo che la ricerca di base deve puntare su una semantica e non su una ricerca di tipo cibernetico, come invece sosteneva Ceccato.  Vaccarino però accettava e condivideva il concetto che bisogna occuparsi del modo come operiamo a livello mentale per descrivere i significati. Perciò respingeva vedute allora in auge, come quelle della filosofia analitica, che riconducendo i significati semplicemente all'uso che se ne fa parlando, li lasciava in analizzati assumendoli implicitamente come prius, in quanto tali, dogmatici. Si dedicò assiduamente a queste ricerche, pervenendo alla elaborazione di un metodo generale di analisi dei significati. Le sue ricerche condussero, tra l'altro, all'introduzione di una formulistica idonea alla definizione delle operazioni mentali, prospettando una sorta di Chimica della Mente. La vastità e la complessità delle sue indagini lo hanno costretto a procedere a molti ripensamenti e revisioni.  Pubblicò il volume La chimica della mente. In cui esponeva i principali risultati a cui era pervenuto. Nello stesso anno vinse il premio L'Inedito con il racconto Lo sporco, pubblicato da Marsilio. Prospettò ampliamenti e modifiche delle sue teorie nel libro Analisi dei Significati, pubblicato a Roma da Armando Armando. Pubblicò presso la CULP di Milano il volume Scienza e Semantica Costruttivista, dedicato a una critica di correnti vedute professate da filosofi della scienza.  I suoi interessi si rivolsero anche alla codificazione di una logica contenutistica in grado di fissare i criteri di compatibilità e incompatibilità tra i significati in riferimento alle loro operazioni costitutive. In tal modo la logica diviene una filiazione della semantica. La summa dei suoi lavori di semantica è stata pubblicata a Rimini nel trattato Dalle operazioni mentali alla semantica. Nella prefazione al volume Introduzione alla semantica edito da Falzea a Reggio Calabria, nel 2006 Antonino Laganà, ordinario di Filosofia presso l'Messina, lo considera l'ultimo dei grandi illuministi.  Opere: “L'errore dei filosofi, D'Anna, Messina, La chimica della mente, Carbone Editore, Messina, Analisi dei significati, Armando, Roma, Scienza e semantica costruttivista, Clup Cooperativa Libraria Universitaria del Politecnico, Milano, Introduzione alla semantica, Falzea Editore, Reggio Calabria,  Scienza e semantica, Edizioni Melquiades, Milano, Prolegomeni: dalle operazioni mentali alla semantica, Ciddo edizioni, Rimini,  "Lo sporco. Il pulito, duepunti edizioni,  Note Repubblica  Semantica Filosofia della scienza  Centro Internazionale Di Didattica Operativa onlus, su ciddo.it. Methodologia on-line, su methodologia.it.

 

vaccaro: Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of his books is ‘eteropie,’ a pun on homotopos.” Salvo Vaccaro all'anagrafe Salvatore (Palermo), filosofo. Laureato a Palermo, ha iniziato l'attività di docenza presso lo stesso ateneo prima come professore a contratto, poi come ricercatore e dal 2006 come professore associato. Attualmente è titolare del corso di Filosofia politica e supplente di Scienza politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo palermitano.  -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del ”Centro interdisciplinare in Biopolitica, Bioeconomia e Processi di Soggettivazione” (BBPS) dell'Università degli Studi di Salerno; dal 2001 al 2004 è stato vicepresidente dell'ONG palermitana CISS (Cooperazione Internazionale Sud-Sud).  I suoi ambiti di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e Benjamin della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista francese (principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di analisi da mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance e dei diritti umani.  Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il camaleonte e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, 1982. Il capitalismo regolato statualmente, curatela con Franco Riccio e Aldo Caruso, Milano, Franco Angeli.  Oltre la pace. Saggi di critica al complesso politico militare, curatela con Fabio Magno, Milano, Franco Angeli, 1987. Adorno e Foucault: congiunzione disgiuntiva, curatela con Franco Riccio, Palermo, ILA Palma, Il pensiero (check) anarchico, con Filippo Pani, Verona, Edizioni Demetra,  Il secolo deleuziano, , Milano, Mimesis Edizioni,Il pianeta unico, , Milano, Elèuthera, Anarchismo e modernità, Pisa, BFS edizioni, CruciVerba. Lessico per i libertari del XXI secolo, Milano, Zero in condotta, 2001. Globalizzazione e diritti umani, Milano, Mimesis Edizioni, Biopolitica e disciplina, Milano, Mimesis Edizioni, Lo sguardo di Foucault, curatela con Michele Cometa, Roma, Meltemi Editore, Governance e democrazia, curatela con Antonio Palumbo, Milano, Mimesis Edizioni, Vaccaro Prof. Salvatore delegato alle politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo, su Università degli Studi di Palermo.  Mimesis Edizioni: collane. Archiviato iPalermo: scheda docente., su scienzeformazione.unipa.it. Biblioteca nazionale di Firenze: catalogo autore., su opac.bncf.firenze..it.  Foucault: scheda autore., su portail-michel-foucault.org.

 

vagum: oddly, A. C. Ewing has a very early thing on ‘vagueness.’ Grice liked Ewing. There is an essay on “Clarity” which relates. Cf. Price, “Clarity is not enough” Which implicates it IS a necessity, though. Cf. “Claritywho cares?” Some days, Grice did not feel ‘Grecian,’ and would use very vernacular expressions. He thought that what Cicero calls ‘vagum’ is best rendered in Oxfordshire dialect as ‘fuzzy.’ It is not clear which of Grice’s maxim controls this. The opposite of ‘vague’ is ‘specific.’ Grice was more concerned about this in the earlier lectures where he has under the desideratum of conversational candour and the principle of conversational benevolence, and the desideratum of conversational clarity that one should be explicit, and make one’s point explicit. But under the submaxims of the conversational category of modus (‘be perspicuous [sic]), none seem to prohibit ‘vagueness’ as such: Avoid obscurity of expression.Avoid ambiguity.Be brief (avoid unnecessary prolixity).Be orderly The one he later calls a ‘tailoring principle’ ‘frame your contribution in way that facilitates a reply’, the ‘vagueness’ avoidance seems implicit. Cf. fuzzy. The indeterminacy of the field of application of an expression, in contrast to precision. For instance, the expression “young man” is vague since the point at which its appropriate application to a person begins and ends cannot be precisely defined. Vagueness should be distinguished from ambiguity, by which a term has more than one meaning. The vagueness of an expression is due to a semantic feature of the term itself, rather than to the subjective condition of its user. Vagueness gives rise to borderline cases, and propositions with vague terms lack a definite truth-value. For this reason, Frege rejected the possibility of vague concepts, although they are tolerated in recent work in vague or fuzzy logic. Various paradoxes arise due to the vagueness of words, including the ancient sorites paradox. It is because of its intrinsic vagueness that some philosophers seek to replace ordinary language with an ideal language. But ordinary language philosophers hold that this proposal creates a false promise of eliminating vagueness. Wittgenstein’s notion of family resemblance in part is a model of meaning that tolerates vagueness. As a property of expressions, vagueness extends to all sorts of cognitive representations. Some philosophers hold that there can be vagueness in things as well as in the representation of things. “A representation is vague when the relation of the representing system to the represented system is not one–one, but one–many.” Russell, Collected Papers of Bertrand Russell,  IX. Refs.: H. P. Grice, “Fuzzy impicatures, and how to unfuzz them;” H. P. Grice, “The conversational maxim of vagueness avoidance.” Oddly, Grice does not have a conversational, ‘be precise,’; but he did. In his earlier desideratum of conversational clarity, the point was to make your point preciserather than fuzzy -- vagueness, a property of an expression in virtue of which it can give rise to a “borderline case.” A borderline case is a situation in which the application of a particular expression to a name of a particular object does not generate an expression with a definite truth-value; i.e., the piece of language in question neither unequivocally applies to the object nor fails to apply. Although such a formulation leaves it open what the pieces of language might be whole sentences, individual words, names or singular terms, predicates or general terms, most discussions have focused on vague general terms and have considered other types of terms to be nonvague. Exceptions to this have called attention to the possibility of vague objects, thereby rendering vague the designation relation for singular terms. The formulation also leaves open the possible causes for the expression’s lacking a definite truth-value. If this indeterminacy is due to there being insufficient information available to determine applicability or non-applicability of the term i.e., we are convinced the term either does or does not apply, but we just do not have enough information to determine which, then this is sometimes called epistemic vagueness. It is somewhat misleading to call this vagueness, for unlike true vagueness, this epistemic vagueness disappears if more information is brought into the situation. ‘There are between 1.89 $ 106 and 1.9 $ 106 stars in the sky’ is epistemically vague but is not vague in the generally accepted sense of the term. ’Vagueness’ may also be used to characterize non-linguistic items such as concepts, memories, and objects, as well as such semilinguistic items as statements and propositions. Many of the issues involved in discussing the topic of vagueness impinge upon other philosophical topics, such as the existence of truth-value gaps  declarative sentences that are neither true nor false  and the plausibility of many-valued logic. There are other related issues such as the nature of propositions and whether they must be either true or false. We focus here on linguistic vagueness, as it manifests itself with general terms; for it is this sort of indeterminacy that defines what most researchers call vagueness, and which has led the push in some schools of thought to “eliminate vagueness” or to construct languages that do not manifest vagueness. Linguistic vagueness is sometimes confused with other linguistic phenomena: generality, ambiguity, and open texture. Statements can be general ‘Some wheelbarrows are red’, ‘All insects have antennae’ and if there is no other vagueness infecting them, they are true or false  and not borderline or vague. Terms can be general ‘person’, ‘dog’ without being vague. Those general terms apply to many different objects but are not therefore vague; and furthermore, the fact that they apply to different kinds of objects ‘person’ applies to both men and women also does not show them to be vague or ambiguous. A vague term admits of borderline cases  a completely determinate situation in which there just is no correct answer as to whether the term applies to a certain object or not  and this is not the case with generality. Ambiguous linguistic items, including structurally ambiguous sentences, also do not have this feature unless they also contain vague terms. Rather, an ambiguous sentence allows there to be a completely determinate situation in which one can simultaneously correctly affirm the sentence and also deny the sentence, depending on which of the claims allowed by the ambiguities is being affirmed or denied. Terms are considered open-textured if they are precise along some dimensions of their meaning but where other possible dimensions simply have not been considered. It would therefore not be clear what the applicability of the term would be were objects to vary along these other dimensions. Although related to vagueness, open texture is a different notion. Friedrich Waismann, who coined the term, put it this way: “Open texture . . . is something like the possibility of vagueness.” Vagueness has long been an irritant to philosophers of logic and language. Among the oldest of the puzzles associated with vagueness is the sorites ‘heap’ paradox reported by Cicero Academica 93: One grain of sand does not make a heap, and adding a grain of sand to something that is not a heap will not create a heap; there945 V   945 fore there are no heaps. This type of paradox is traditionally attributed to Zeno of Elea, who said that a single millet seed makes no sound when it falls, so a basket of millet seeds cannot make a sound when it is dumped. The term ‘sorites’ is also applied to the entire series of paradoxes that have this form, such as the falakros ‘bald man’, Diogenes Laertius, Grammatica II, 1, 45: A man with no hairs is bald, and adding one hair to a bald man results in a bald man; therefore all men are bald. The original version of these sorites paradoxes is attributed to Eubulides Diogenes Laertius II, 108: “’t it true that two are few? and also three, and also four, and so on until ten? But since two are few, ten are also few.” The linchpin in all these paradoxes is the analysis of vagueness in terms of some underlying continuum along which an imperceptible or unimportant change occurs. Almost all modern accounts of the logic of vagueness have assumed this to be the correct analysis of vagueness, and have geared their logics to deal with such vagueness. But we will see below that there are other kinds of vagueness too. The search for a solution to the sorites-type paradoxes has been the stimulus for much research into alternative semantics. Some philosophers, e.g. Frege, view vagueness as a pervasive defect of natural language and urge the adoption of an artificial language in which each predicate is completely precise, without borderline cases. Russell too thought vagueness thoroughly infected natural language, but thought it unavoidable  and indeed beneficial  for ordinary usage and discourse. Despite the occasional argument that vagueness is pragmatic rather than a semantic phenomenon, the attitude that vagueness is inextricably bound to natural language together with the philosophical logician’s self-ascribed task of formalizing natural language semantics has led modern writers to the exploration of alternative logics that might adequately characterize vagueness  i.e., that would account for our pretheoretic beliefs concerning truth, falsity, necessary truth, validity, etc., of sentences containing vague predicates. Some recent writers have also argued that vague language undermines realism, and that it shows our concepts to be “incoherent.” Long ago it was seen that the attempt to introduce a third truth-value, indeterminate, solved nothing  replacing, as it were, the sharp cutoff between a predicate’s applying and not applying with two sharp cutoffs. Similar remarks could be made against the adoption of any finitely manyvalued logic as a characterization of vagueness. In the late 0s and early 0s, fuzzy logic was introduced into the philosophic world. Actually a restatement of the Tarski-Lukasiewicz infinitevalued logics of the 0s, one of the side benefits of fuzzy logics was claimed to be an adequate logic for vagueness. In contrast to classical logic, in which there are two truth-values true and false, in fuzzy logic a sentence is allowed to take any real number between 0 and 1 as a truthvalue. Intuitively, the closer to 1 the value is, the “more true” the sentence is. The value of a negated sentence is 1 minus the value of the unnegated sentence; conjuction is viewed as a minimum function and disjunction as a maximum function. Thus, a conjunction takes the value of the “least true” conjunct, while a disjunction takes the value of the “most true” disjunct. Since vague sentences are maximally neither true nor false, they will be valued at approximately 0.5. It follows that if F is maximally vague, so is the negation -F; and so are the conjunction F & -F and the disjunction ~F 7 -F. Some theorists object to these results, but defenders of fuzzy logic have argued in favor of them. Other theorists have attempted to capture the elusive logic of vagueness by employing modal logic, having the operators AF meaning ‘F is definite’ and B F meaning ‘F is vague’. The logic generated in this way is peculiar in that A F & YPAF & AY is not a theorem. E.g., p & -p is definitely false, hence definite; hence A p & -p. Yet neither p nor -p need be definite. Technically, it is a non-Kripke-normal modal logic. Some other peculiarities are that AF Q A -F is a theorem, and that AFPBF is not. There are also puzzles about whether B FP ABF should be a theorem, and about iterated modalities in general. Modal logic treatments of vagueness have not attracted many advocates, except as a portion of a general epistemic logic i.e., modal logics might be seen as an account of so-called epistemic vagueness. A third direction that has been advocated as a logical account of vagueness has been the method of supervaluations sometimes called “supertruth”. The underlying idea here is to allow the vague predicate in a sentence to be “precisified” in an arbitrary manner. Thus, for the sentence ‘Friar Tuck is bald’, we arbitrarily choose a precise number of hairs on the head that will demarcate the bald/not-bald border. In this valuation Friar Tuck is either definitely bald or definitely not bald, and the sentence either is true or is false. Next, we alter the valuation so that there is some other bald/not-bald bordervagueness vagueness 946   946 line, etc. A sentence true in all such valuations is deemed “really true” or “supertrue”; one false in all such valuations is “really false” or “superfalse.” All others are vague. Note that, in this conception of vagueness, if F is vague, so is -F. However, unlike fuzzy logic ‘F & -F’ is not evaluated as vague  it is false in every valuation and hence is superfalse. And ‘F 7 -F’ is supertrue. These are seen by some as positive features of the method of supervaluations, and as an argument against the whole fuzzy logic enterprise. In fact there seem to be at least two distinct types of linguistic vagueness, and it is not at all clear that any of the previously mentioned logic approaches can deal with both. Without going into the details, we can just point out that the “sorites vagueness” discussed above presumes an ordering on a continuous underlying scale; and it is the indistinguishability of adjacent points on this scale that gives rise to borderline cases. But there are examples of vague terms for which there is no such scale. A classic example is ‘religion’: there are a number of factors relevant to determining whether a social practice is a religion. Having none of these properties guarantees failing to be a religion, and having all of them guarantees being one. However, there is no continuum of the sorites variety here; for example, it is easy to distinguish possessing four from possessing five of the properties, unlike the sorites case where such a change is imperceptible. In the present type of vagueness, although we can tell these different cases apart, we just do not know whether to call the practice a religion or not. Furthermore, some of the properties or combinations of properties are more important or salient in determining whether the practice is a religion than are other properties or combinations. We might call this family resemblance vagueness: there are a number of clearly distinguishable conditions of varying degrees of importance, and family resemblance vagueness is attributed to there being no definite answer to the question, How many of which conditions are necessary for the term to apply? Other examples of family resemblance vagueness are ‘schizophrenia sufferer’, ‘sexual perversion’, and the venerable ‘game’. A special subclass of family resemblance vagueness occurs when there are pairs of underlying properties that normally co-occur, but occasionally apply to different objects. Consider, e.g., ‘tributary’. When two rivers meet, one is usually considered a tributary of the other. Among the properties relevant to being a tributary rather than the main river are: relative volume of water and relative length. Normally, the shorter of the two rivers has a lesser volume, and in that case it is the tributary of the other. But occasionally the two properties do not co-occur and then there is a conflict, giving rise to a kind of vagueness we might call conflict vagueness. The term ‘tributary’ is vague because its background conditions admit of such conflicts: there are borderline cases when these two properties apply to different objects. To conclude: the fundamental philosophical problems involving vagueness are 1 to give an adequate characterization of what the phenomenon is, and 2 to characterize our ability to reason with these terms. These were the problems for the ancient philosophers, and they remain the problems for modern philosophers. Refs.: H. P. Grice, “The conversational maxim for vagueness avoidance.”

 

vaihinger: Grice once gave a seminar on Vaihinger“but thinking it would not attract that many, I titled it ‘As if.’”H. P. Grice. philosopher best known for Die Philosophie des Als Ob; tr. by C. K. Ogden as The Philosophy of “As If” in 4. A neo-Kantian, he was also influenced by Schopenhauer and Nietzsche. His commentary on Kant’s Critique of Pure Reason 2 vols., 1 is still a standard work. Vaihinger was a cofounder of both the Kant Society and Kant-Studien. The “philosophy of the as if” involves the claim that values and ideals amount only to “fictions” that serve “life” even if they are irrational. We must act “as if” they were true because they have biological utility.

 

vailati: Essential Italian philosopher. an important figure in the history of formal semantics, influenced by Peano, who in turn influenced Whitehead and Russell, and thus Grice. Giovanni Vailati (n. Crema, 2) filosofo. Vailati si laureò a Torino. Qui insegnò, dopo aver lavorato come assistente di Giuseppe Peano e Vito Volterra. Egli lasciò il suo posto universitario nel 1899 e così poté proseguire i suoi studi in modo indipendente, e si guadagnò da vivere insegnando matematica nelle scuole superiori. Durante la sua vita fu conosciuto a livello internazionale, i suoi scritti sono stati tradotti in inglese, francese, e polacco, sebbene fu in gran parte dimenticato dopo la sua morte a Roma. Non pubblicò nessun libro completo, ma lasciò circa 200 saggi e recensioni che toccano un'ampia gamma di discipline. L'opinione di Vailati nei confronti della filosofia era che essa fornisse una preparazione e gli strumenti per il lavoro scientifico. Per questa ragione, e perché la filosofia dovrebbe essere neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, strutture teoriche, ecc., il filosofo dovrebbe evitare l'uso di un linguaggio tecnico specialistico, ma dovrebbe usare il linguaggio che la filosofia adotta in quelle aree in cui è interessata. Ciò non vuol dire che il filosofo debba soltanto accettare qualunque cosa egli trovi; un termine del linguaggio ordinario potrebbe essere problematico, ma le sue carenze dovrebbero essere corrette piuttosto che sostituite con qualche nuovo termine tecnico.  Il suo pensiero sulla verità e sul significato fu influenzato da filosofi come Peirce e Mach. Egli con cautela distinse fra significato e verità: "La questione di determinare che cosa vogliamo dire quando enunciamo una data proposizione, non solo è una questione affatto distinta da quella di decidere se essa sia vera o falsa (Scritti187). Tuttavia, dopo aver deciso cosa si vuole dire, l'azione di decidere se ciò è vero o falso è cruciale. Vailati ebbe un pensiero positivista moderato, sia nella scienza che nella filosofia:  "La tattica adottata dai pragmatisti in questa loro guerra contro l'abuso delle astrazioni e delle unificazioni consiste, come è noto, nel proporre che, anche nelle questioni filosofiche, come si fa sempre in quelle scientifiche, si esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in grado di indicare quali siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera, dovrebbero, secondo lui, succedere (o esser successi), e in che cosa essi differiscano dagli altri fatti che, secondo lui, dovrebbero succedere (o essere successi) nel caso che la tesi non fosse vera." (Scritti166)  Le influenze e i contatti di Vailati furono molti e vari, e spesso fu etichettato come "l'italiano pragmatista". Egli deve molto a Peirce e William James (fu uno dei primi a distinguere i loro pensieri), ma egli subì anche l'influenza di Platone e George Berkeley (che egli vide come precursori importanti del pragmatismo), Gottfried Leibniz, Victoria Welby-Gregory, George Edward Moore, Bertrand Russell, Giuseppe Peano e Franz Brentano. Vailati corrispose con molti dei suoi contemporanei.  La prima parte della sua opera comprende scritti sulla Logica matematica; in essi focalizza l'attenzione sul suo ruolo in filosofia e distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia; la dottrina recente pone Vailati e il suo allievo Mario Calderoni nella categoria storiografica del «pragmatismo analitico» italiano.  Storia della Scienza I principali interessi storici di Vailati riguardarono la meccanica, la logica e la geometria; egli diede un importante contributo in molti campi, compreso lo studio della meccanica post-aristotelica greca, dei predecessori di Galileo, della nozione di definizione e del suo ruolo nell'opera di Platone e Euclide, delle influenze matematiche sulla logica e sull'epistemologia, e sulla geometria non-euclidea di Gerolamo Saccheri. Vailati fu particolarmente interessato ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come gli stessi problemi sono inquadrati e trattati in periodi differenti. Il suo lavoro di storico della scienza fu strettamente connesso con quello filosofico: per le due attività, infatti, utilizzò gli stessi pensieri e metodologie di fondo. Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico come differenti nell'approccio ma non nell'argomento; credeva, inoltre, che dovesse esserci cooperazione fra filosofi e scienziati nell'approfondimento degli studi storici. Egli riteneva anche che una storia completa richiedesse che si tenesse in conto anche il background sociale pertinente. Il superamento delle teorie scientifiche, grazie a nuovi risultati, non comporta la loro distruzione, perché la loro importanza aumenta proprio per il fatto di essere superate: "Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire." (Scritti4).  La posizione di Giovanni Vailati sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata critica al positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette nuovi strumenti di comprensione e anche di valutazione della scienza, come mostrano anche le vicende di Mario Calderoni (Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni, Roma, IF Press, e del matematico Giuseppe Peano, il quale vanta certe affinità con il pensiero filosofico del periodo (Guglielmo Rinzivillo, Giovanni Vailati, Storia e metodologia delle scienze in Una epistemologia senza storia, Roma, Nuova Cultura, 65 e sg. e Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Una epistemologia senza storia165 Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Villasanta, Liminamentis Editore, .  Ivor Grattan-Guinness (2000): The Search for Mathematical Roots Princeton University Press Ferruccio Rossi-Landi (1967): "Giovanni Vailati", in Paul Edwards editor The Encyclopedia of Philosophy, Collier Macmillan Giuseppe Peano (1909): In Memoriam di Giovanni Vailati, Boll. di matematica 8  206–7 Ivan Pozzoni , Cent'anni di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta, Mauro De Zan, La formazione di Giovanni Vailati, Congedo Editore, Galatina (Lecce) Logic and Pragmatism. Selected Essays by Giovanni Vailati edited by C. ArrighiCantù, M. De Zan and P. Suppes, CSLI, Stanford, California, . Gabriella Sava, La psicologia tra Vailati e Brentano, in "Il Veltro", Roma, a. LIV, n. 1-2, gennaio-aprile ,  41–59. Giuseppe Giordano, Giovanni Vailati filosofo della scienza, Firenze, Le Lettere, Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta,  Lucia Ronchetti , L'archivio Giovanni Vailati , in Quaderni di Acme, 34, Bologna, Cisalpino, Giovanni Vailati Scritti filosofici. Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Vailati, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Vailati, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Giovanni Vailati, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland.  Opere di Giovanni Vailati, su Liber Liber.  Opere di Giovanni Vailati, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Vailati, .  Centro Studi Giovanni Vailati, su giovanni-vailati.net. 28 aprile 2006 24 aprile 2006). Fondo archivistico e librario di Giovanni Vailati conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano Massimo Mugnai, Vailati, Giovanni, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vailati: la semantica filosofica," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

valent: “Some like Vitters, but Valent’s my man.”Grice. Grice: “Valent wrote the only legible introduction to Vitters’s thought!”Essential Italian philosopher. Italo Valent (Treviso), filosofo. A lungo ricercatore di filosofia teoretica e poi Professore di filosofia morale, ha insegnato Storia della filosofia moderna, Antropologia filosofica ed Ermeneutica filosofica presso il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle scienze dell'Università Ca' Foscari Venezia di cui è stato Direttore dal 2001 fino alla morte. In precedenza ha insegnato Storia della filosofia morale all'Università degli Studi di Catania. Allievo di Emanuele Severino, si è occupato di ontologia, logica dialettica, linguaggio, storia e interpretazione delle grandi categorie della filosofia occidentale. Dai primi studi sull'empirismo-scetticismo moderno (David Hume), sul pensiero italiano del Novecento e sull'analisi del linguaggio (Ludwig Wittgenstein), è giunto ad indagare attorno alla teoria della negazione e del divenire in chiave dialettica (Hegel). Sulla base di tali premesse, che orientavano verso una rilettura dei canoni e dei presupposti del rapporto ragione-follia, si è impegnato a ridisegnare, insieme con un gruppo di psichiatri e psicologi del Centro Psicosociale di Orzinuovi cresciuti nel solco dell'esperienza critica inaugurata da Franco Basaglia, un modello della psiche adeguato alla comprensione e alla cura della malattia mentale, dando vita a quello che è stato definito l'approccio dialettico-relazionale in psichiatria. Ha collaborato con il gruppo teatrale "Scena Sintetica" nella messa in scena di testi filosoficamente rilevanti (Parmenide, Eraclito, Hermann Melville, Emanuele Severino, Umberto Galimberti). Presso l'editore Moretti&Vitali, Andrea Tagliapietra, è in corso di stampa l'edizione delle sue opere in 6 volumi. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati e recensiti in Francia, Austria, Germania e Stati Uniti.  Pensiero L'opera filosofica di Italo Valent muove da un'originale riformulazione di alcune questioni legate alla filosofia di Emanuele Severino, alla tradizione neoidealistica italiana (Giovanni Gentile) ma anche neoscolastica (Gustavo Bontadini), e dipendenti dalla riconsiderazione speculativa del concetto del negativo. Descrivendo la sua formazione in poche parole Valent, si definiva «cresciuto a una scuola filosofica di ispirazione ontologica, screziata da un netto disegno dialettico e pungolata dallo scrupolo fenomenologico». Analizzando le implicazioni concettuali e pratiche della negazione così com'è stata pensata in uno dei punti più alti e rilevanti della tradizione dialettica, ovvero nelle pagine della Scienza della logica di Hegel, Valent critica l'idea intellettualistica della negazione intesa come esclusione, proponendo al contrario una negazione come inclusione e una filosofia animata dal principio di ospitalità. Il "no" della negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò che innerva il reale nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua splendida apertura alla novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il filosofo è appassionato investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia rispetto all'impianto destinale della filosofia della necessità di Severino, Valent esplora la categoria modale della possibilità, cercando di mettere in discussione sia l'opposizione frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità assoluta della positività del reale nonostante la negatività dell'irreale. L'esserci e non l'essere è, per Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la determinatezza semantica e sintattica, il plesso grammaticale e vitale che ricongiunge l'esperienza intesa come luogo dell'emergere della differenza e dell'incalzare degli eventi con la teoria della razionalità quale analisi del permanere e della necessità. Ecco che di contro all'ontologia fondamentale di Severino si fa largo l'idea di una microntologia intesa non come una “ontologia del piccolo”, bensì, piuttosto, «nel senso che non c'è nessun evento che non si disponga per virtù propria in una peculiarità di significato, nel vigore elementare e insieme metamorfico di un “qui”. Ma microntologia anche come ontologia del remoto, dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del folle: di tutto ciò che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà». Con la proposta di una microntologia Valent intendeva sottolineare l'autonomia e la resistenza del diamante della dialettica come principio di determinazione semantica fondato sulla relazione-negazione inclusiva e situato nella prospettiva strategica propria dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute nella “mistica dell'essere” e di quella totalità assoluta che, in quanto tale, appare separata e isolata, esercitando la sua imposizione distruttiva al di fuori della logica della relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico "totalitarismo" di questa idea di totalità assoluta Valent proponeva la ripresa del detto eracliteo del Panta διαpánton, ossia di quel "tutto attraverso il tutto" che è la forma radicale della illacerabile relazionalità della vita. «Solo se ogni differenza tra gli umani è un modo differente di essere il tutto», egli scrive, «allora le discriminazioni tra piccolo e grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e povero, sano e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto differenti manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e di valore)».  Opere: Verità e prassi in David Hume, Vannini, Brescia. La forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus", Francisci, Abano Terme (Padova), Invito al pensiero di Wittgenstein, Mursia, Milano (2 ed. aggiornata, Mursia, Milano 1999) Asymmetron, Quaderni de "Il Palazzo della Grande Utopia", Milano 1990 Dire di no. Filosofia Linguaggio Follia, Teda Edizioni, Castrovillari (Cosenza) 1995 Dire di no. Scritti teorici 1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo 2007 Asymmetron. Microntologie della relazione. Scritti teorici 2, in Opere di Italo Valent V, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus. Scritti su Wittgenstein 1", in Opere di Italo Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo  Sophón. Aforismi per l'anima, a c. di Graziano Valent, con un saggio di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo  Note   Opere di Italo ValentMoretti&Vitali   A. Tagliapietra, La filosofia, prima di ogni altra definizione dotta, è amore per la realtà. In ricordo di Italo Valent, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno II, N.1 Marzo-Giugno, Dire di no. Scritti teorici 1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo 200722  Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, cit., Moretti&Vitali, Bergamo 200992  Emanuele Severino Franco Basaglia.

 

valentino: essential Italian philosopher. Grice: “For Italians, it’s not so much Valentino who counds, since he really wasn’t an Italian, but the “Valentinians,”, or since the Italian philosopher loves an abstraction, “Valentinianism””! valentino: -- or as Strawson would have it, ‘valentinus,’ gnostic teacher, b. in Alexandria, where he teaches until he moved to Rome. A dualist, he constructed an elaborate cosmology in which God the Father Bythos, or Deep Unknown unites the the feminine Silence Sige and in the overflow of love produces thirty successive divine emanations or aeons constituting the Pleroma fullness of the Godhead. Each emanation is arranged hierarchically with a graded existence, becoming progressively further removed from the Father and hence less divine. The lowest emanation, Sophia wisdom, yields to passion and seeks to reach, beyond her ability, to the Father, which causes her fall. In the process, she causes the creation of the material universe wherein resides evil and the loss of divine sparks from the Pleroma. The divine elements are embodied in those humans who are the elect. Jesus Christ is an aeon close to the Father and is sent to retrieve the souls into the heavenly Pleroma. Valentinus wrote a gospel. The sect of Valentino stood out in the early church for ordaining women priests and prophetesses. Grice: “Since he lived in Rome, he was almost a Roman.” –Valentino (floruit 135-165; Phrebonis, ......) filosofo di scuola cristiano-gnostica. I seguaci della sua scuola vengono detti Valentiniani.    Valentino nacque a Phrebonis sul delta del Nilo (secondo altre fonti a Cartagine) e si trasferì in giovane età ad Alessandria d'Egitto, allora importante centro cristiano dove circolavano anche idee neoplatoniche ed allegoriche come quelle di Filone di Alessandria. Qui studiò presso un certo Teudas, che si proclamava diretto discepolo di Paolo di Tarso e che pretendeva di aver appreso da Paolo le rivelazioni segrete fatte all'apostolo direttamente dal Cristo. Questi insegnamenti esoterici sembrano essere stati poi riportati nel Vangelo secondo Filippo ed in altri scritti gnostici.  Valentino dapprima insegnò ad Alessandria d'Egitto, poi tra il 140 e il 160 circa soggiornò a Roma, dove operò come diacono sotto papa Igino, e vi rimase fino al pontificato di papa Aniceto. Secondo Tertulliano la mancata elezione a vescovo di Roma lo fece, in seguito, allontanare dalla Chiesa e intraprendere con decisione la strada gnostica che lo portò a una prima scomunica, nel 143, da parte di papa Pio I, seguita poi da molte altre. Tertulliano ne cita addirittura una post mortem fatta attorno al 175. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cipro dove fece molti proseliti e dove probabilmente morì attorno al 165. I suoi seguaci furono chiamati valentiniani.  Dottrina Gli gnostici valentiniani cercarono di risolvere l'eterno dilemma che si presenta a chi pensa a un mondo creato: se il mondo è stato creato da un Dio, da dove viene il male? Se Egli non ha creato il male come lo si può considerare unico Creatore delle cose?  Da quanto tramandatoci dai primi eresiologi cristiani si può ricostruire solo in parte la dottrina del maestro gnostico e della sua scuola, basata su una fusione sincretica di elementi neoplatonici, giudaizzanti, cristiani e gnostici di derivazione sethiana ed encratita. I frammenti di cui siamo in possesso parlano soprattutto della Redenzione operata dal Cristo e del destino privilegiato dei cosiddetti uomini spirituali, ossia tutti quelli che conservavano nel loro corpo il seme divino. Dai pochi brandelli di cui siamo in possesso è impossibile stabilire dei confini netti tra la dottrina propriamente di Valentino e quella elaborata dalla sua scuola, sicuramente molto più complessa. Le fonti dalle quali si può ricavare la dottrina della scuola valentiniana sono:  la cosiddetta Lettera dogmatica dei Valentiniani riportata da Epifanio in Panarion 31, 5-6; la Piccola notizia, riportata nell'opera di Ireneo Adversus Haereses, I 8; la Grande notizia, sempre nell'opera di Ireneo, Adversus Haereses , I I-8; una sintesi dottrinale scritta da Ippolito, Philosophumena, VI 29-36. La struttura della cosmogonia valentiniana può essere ricavata dalla Grande notizia, secondo la quale all'inizio di tutte le cose esisteva l'Essere Primo, Bythos, che dopo ere di silenzio e di contemplazione, tramite un processo di emanazione, diede vita al Pleroma (mondo divino), formato da 30 Eoni raggruppati in coppie (sizigie) maschili e femminili, in cui la parte femminile ha funzione delimitativa e formativa. Al vertice di questi Eoni si pone la coppia Abisso e Silenzio (quest'ultimo elemento femminile), coppia da cui nacquero per emanazione Intelletto e Verità. Da essi nacquero Logos e Vita, e da questi ultimi Uomo e Chiesa. Questi otto formano la cosiddetta Ogdoade. poi Logos e Vita emanarono una Decade di Eoni: Profondo e Mescolanza; Sempre giovane e Unione, Autogenerato e Piacere, Immobile e Mistione, Unigenito e Beata. Quindi la coppia Uomo e Chiesa emanò dodici Eoni (Dodecade): Paracleto e Fede, Paterno e Speranza, Materno e Carità, Sempre pensante e Intelligenza, Ecclesiastico e Beatitudine, Desiderio e Sophia. Tutti costoro concorrevano a formare il Pleroma.  L'origine del peccato e del decadimento del divino nel mondo materiale è attribuito dalla gnosi valentiniana proprio all'ultimo Eone femminile, Sophia, poiché le varie emanazioni comportarono una degradazione progressiva. Scriveva Ireneo: «Ma si fece avanti l'ultimo e più recente Eone della Dodecade emessa da Uomo e Chiesa, cioè Sophia, e subì la passione senza l'unione col suo compagno di sizigia Desiderio» (Adversus Haereses, I, II 2). La passione di cui si parla è desiderio di Sophia di conoscere e ascendere al Primo Essere, per sua natura inconoscibile. Al peccato di Sophia, che voleva spingersi fino al Primo Essere, si oppose però Limite; questi venne generato da Bythos privo della controparte femminile poiché era destinato a delimitare e a consolidare il mondo divino e non a generare per emanazione altri Eoni.  Sophia fu trattenuta e consolidata da questo: così, tornata a stento in sé e convinta che il Padre è incomprensibile, depose la sua intenzione insieme con la passione sopraggiunta a causa dello stupore e della meraviglia. (Ireneo, Adversus Haereses, I, II 2). Una volta che Limite ebbe reintegrato il mondo divino ed espulso la passione peccaminosa di Sophia dal Pleroma, l'Eone Abisso, insieme all'Eone Intelletto, emise un'altra coppia: Cristo e Spirito Santo, per portare a perfezione finale il mondo divino. Cristo fece conoscere agli altri Eoni la loro vera nascita, occorsa per successive emanazioni, principalmente ad opera di Intelletto e dell'essenza del Primo Essere; mentre Spirito Santo rivelò agli Eoni la loro sostanziale uguaglianza con quelli che compongono l'Ogdoade e così «tutti gli Eoni sono stati resi uguali per forma e volere e sono diventati tutti Intelletto, tutti Logoi, tutti Uom e tutti Cristo, e similmente gli elementi femminili tutte Verità, tutte Vita, tutte Spirito e Chiesa». A questo punto tutto il Pleroma emanò l'Eone Gesù, frutto perfetto generato da tutti gli Eoni; mentre come scorta dell'Eone furono emanati gli angeli, desti far coppia con gli uomini spirituali.  Al di fuori del mondo divino, però, Sophia detta Achamoth, la passione dell'Eone Sophia, vagava nei «luoghi dell'ombra e del vuoto» e solo l'intervento della coppia Cristo/Spirito Santo, le dette forma ma non la dotò della stessa conoscenza che aveva elargito agli altri Eoni. Questa, ormai formata, decise di ascendere al mondo divino ma poiché era ancora sporca della passione, fu fermata da Limite. Essa cadde preda del dolore, del timore e del disagio, tutte passioni generate dall'ignoranza della sua vera essenza, parte sostanza materiale (la passione dell'Eone Sophia destinata a rimanere fuori dal Pleroma), parte «aroma d'immortalità» trasmessole da Cristo/Spirito Santo. Da questi sentimenti nacque la materia, da cui si generò il mondo materiale; però:  Le sopravvenne anche un'altra disposizione, quella della conversione verso colui che l'aveva vivificata. (Ireneo, Adversus Haereses) E proprio per questo sincero sentimento di conversione l'Eone Cristo/Spirito Santo mandò l'Eone Gesù ed i suoi angeli a far conoscere a Sophia Achamoth la sua vera essenza guarendola dalle passioni (elevandola cioè ad uno stadio di conoscenza superiore). L'Eone Gesù, inoltre, prese le passioni di cui era schiava Sophia Achamoth e le trasformò in sostanza, dividendola in una parte cattiva e una in parte buona, anche se essa stessa soggetta alle passioni; questa parte nacque dal sincero sentimento di conversione di Sophia Achamot e si qualificherà come sostanza psichica. A questo punto Sophia Achamoth generò dei semi spirituali, immagine imperfetta degli angeli dell'Eone Gesù, desti rimanere nel mondo materiale finché non matureranno e potranno ricongiungersi, come elemento femminile, agli stessi angeli; poi Sophia Achamoth decise di dare forma alla sostanza che l'Eone Gesù aveva ricavato dal suo sentimento di conversione, e prima di tutto dette forma al Demiurgo:  Dicono che il Demiurgo è diventato padre e dio degli esseri esterni al Pleroma, essendo creatore di tutti gli esseri psichici e ilici. [...] Così fece sette cieli, al di sopra dei quali egli risiede. [...] i sette cieli sono intelligibili, e suppongono che siano angeli: anche il Demiurgo è un angelo, ma simile a Dio. Analogamente affermano che anche il paradiso, che è sopra il terzo cielo, è per potenza il quarto angelo e che da lui ha preso qualcosa Adamo, che è stato in esso. (Ireneo, Adversus Haereses) E ancora:  Il Demiurgo credeva di creare da sé tutte queste cose, mentre, invece, le faceva per impulso di Achamoth: così egli fece il cielo non conoscendo il cielo, plasmò l'uomo ignorando l'uomo, fece apparire la terra ignorando la terra. (Ireneo, Adversus Haereses) Infatti, il Demiurgo, spinto a sua insaputa da Sophia Achamoth crea solo l'aspetto materiale delle cose e questa, a sua volta, è spinta nella creazione dall'Eone Gesù. Dal Demiurgo nacquero anche il diavolo (detto Kosmokrator) e la sua corte di angeli malvagi.  Dopo la creazione del mondo materiale il Demiurgo creò l'uomo. Secondo il mito gnostico gli uomini creati si dividevano in tre generi, con differenti caratteristiche e differenti destini:  ilici (da Hyle) o terreni, nati dalla materia cattiva creata dalla passione di Sophia Achamoth e destinati per questo a scomparire; psichici, fatti a somiglianza del Demiurgo, ossia della stessa buona materia nata dal sentimento di conversione di Sophia Achamoth, quindi possessori dell'anima ma destid una redenzione incompleta, ovvero ad ascendere insieme al Demiurgo al regno di Sophia Achamoth, solo però quando essa sarà condotta al mondo divino e si unirà in sizigia con l'Eone perfetto Gesù; sono gli unici uomini dotati di libero arbitrio e, in virtù delle loro scelte, possono o salvarsi o dissolversi come gli ilici. pneumatici o spirituali, uomini nei quali vennero nascosti, all'insaputa del Demiurgo, i semi spirituali partoriti da Sophia Achamoth ad immagine e somiglianza degli angeli del corteo dell'Eone Gesù. Questi uomini, dotati della scintilla divina (pneuma), erano perciò desti ricongiungersi con il mondo divino indipendentemente dalle loro azioni. Da questa distinzione si può dedurre che il Demiurgo aveva insufflato l'anima solo in alcuni ilici ed allo stesso modo Sophia Achamoth aveva inserito il seme spirituale solo in alcuni psichici. In tal modo ogni uomo spirituale aveva un involucro psichico e uno materiale, mentre ogni psichico solo un involucro materiale. Secondo i valentiniani gli gnostici erano spirituali, i cristiani in generale erano psichici ed i pagani erano ilici.  La Redenzione, però, sarebbe giunta solo grazie a Gesù, inviato per portare la gnosi e la salvezza agli spirituali. Secondo i valentiniani il Demiurgo generò un Cristo di pura natura psichica non corrotto dalla materia, infatti: «È questo che è passato attraverso Maria come l'acqua passa attraverso un tubo»; allo stesso tempo Sophia Achamoth inserì in lui il seme spirituale, mentre l'Eone Gesù discese su di lui sotto forma di colomba quando ricevette il Battesimo nel Giordano. L'Eone Gesù e il seme spirituale impiantato da Sophia Achamoth, avrebbero però abbandonato il corpo del Cristo al momento della crocifissione. Secondo questa dottrina, Cristo non sarebbe veramente morto sulla croce, ma il tutto sarebbe stato un gioco di apparenze. (docetismo, dal greco dokéin (apparire) valentiniano).  Opere Delle sue opere rimangono solo pochi frammenti ricavati dagli scritti degli eresiologi cristiani: Clemente Alessandrino, Stromata,  Ippolito di Roma, Confutazioni VI 42; VI 37; Antimo, Sulla santa Chiesa, che riportano brani di lettere, omelie e poesie; sono invece attribuiti al maestro gnostico alcuni testi ritrovati a Nag Hammadi nel 1945:  Vangelo della Verità, Preghiera dell'apostolo Paolo, Trattato sulla resurrezione, Trattato tripartito, Vangelo secondo Filippo, Interpretazione della conoscenza, Esposizione valentiniana. La scuola I seguaci di Valentino studiavano i metodi per liberare il proprio pneuma. Ciò poteva avvenire sia attraverso lo studio dei testi sacri che attraverso varie cerimonie, quali la camera nuziale o la redenzione. Tra i discepoli di Valentino sono da ricordare i due alessandrini, Eracleone e Tolomeo, che Ippolito indica come rappresentanti di una scuola italica; mentre nella scuola orientale, da Ippolito contrapposta a quella italica, sono da ricordare Assionico e Ardesiane, forse corrispondente a Bardesane. A questa scuola va ricollegato anche Teodoto di Bisanzio. Ireneo racconta che nella valle del Rodano era attivo Marco, da Ireneo detto dispregiativamente "il Mago".  Anche il filosofo e teologo Origene fu molto influenzato da questa scuola. Secondo Agostino si rifacevano alla scuola valentiniana anche i Secondiniani, che "aggiungevano alle loro dottrine la pratica di azioni turpi", ed i Colorbasi, che affermavano che la vita degli uomini dipendeva da sette costellazioni. Le scuole valentiniane, comunque, si estinsero entro la fine del III secolo, assorbite o dalla chiesa o dalle scuole manichee.  Note  Nella Lettera dogmatica dei Valentiniani, un documento sicuramente molto antico e destinato solamente agli iniziati, sono citati i 30 Eoni che, salvo qualche piccola differenza, ritroviamo nelle opere di Ireneo e Ippolito.  Il primo Principio maschile è chiamato con diversi nomi: Abisso (Βυθός), per definirne l'assoluta trascendenza rispetto agli altri Eoni e Autoprodotto (Αὐτοπάτωρ), ovvero che non è stato originato da nessun altro Eone. Troviamo anche il nome Padre, appellativo di solito riferito all'Eone Intelletto, per questo il primo Eone è chiamato Pre-Padre; per estensione, infine, troviamo anche il nome Pre-Principio.  Il nome Silenzio (Σιγὴν) definisce la sua trascendenza, mentre altri nomi del principio femminile sono Pensiero (Ἒννοιαν), che esprime la qualità dell'Eone di riflessione interna e Grazia (Χάριν), ossia l'impulso che le fa generare altri Eoni.  L'Intelletto (Νοῦς), è chiamato anche Padre (Πατήρ), ma anche Uomo (Ἄνθρωπον), per sottolineare il carattere di esemplare celeste dell'uomo spirituale; ma quest'ultima variante è più frequentemente riferita al quarto Eone.  Ἀλήθεια.  Chiesa (Ἐκκλησίαν) intesa nel senso della chiesa valentiniana, formata dagli uomini spirituali.  L'Ogdoade, formata da quattro coppie di Eoni, in genere viene suddivisa in due Tetradi, composte dai primi quattro Eoni (Abisso/Silenzia e Intelletto/Verità) e dagli altri quattro (Logos/Vita e Uomo/Chiesa) (4 e 8 erano considerati numeri perfetti dai Pitagorici). Nella cosiddetta Lettera dogmatica dei Valentiniani, riportata da Epifanio, l'Ogdoade al contrario è così composta: Abisso/Silenzio, Padre/Verità; Uomo/Chiesa; Logos/Vita.  I nomi che compongono questa Decade, nella Lettera dogmatica dei Valentiniani riportata da Epifanio, generati al contrario da Logos/Vita e detti Profondo/Mescolanza, Sempre giovane/Unione, Autogenerato/Mistione, Unigenito/Unità, Immobile/Piacere, sottolineano la perfezione del mondo angelico.  Questa serie di Eoni, nella Lettera dogmatica dei Valentiniani, riportata da Epifanio, generati al contrario da Uomo/Chiesa e così detti: Paracleto/Fede, Paterno/Speranza, Materno/Carità, Sempre pensante/Intelligenza, Desiderato/Beata, Ecclesiastico/Sophia; servono, eccettuato Sophia, più che altro a formare il numero complessivo di trenta, sottolineando con i loro nomi però l'imperfezione iniziale della Chiesa degli eletti.  Ippolito riferisce che il peccato di Sophia consisté nel voler generare da sola, come l'Essere Primevo, Bythos.  Il Limite (Ὄρον), si frapponeva tra il mondo divino e quello materiale. Ireneo (Adversus Haereses I II, I), però, parlava di due Limiti: uno fra il primo Essere e gli altri Eoni, e uno fra il mondo spirituale e quello materiale. In altre fonti valentiniane è denominato Horos (Ὁροθές), ovvero Limitatore; ma anche Λυτρωτής = Redentore, in quanto purifica gli Eoni; Σταυρός = Croce, intesa come croce cosmica, concetto in parte ripreso dal Timeo di Platone, che ha la funzione di separare e segnare i confini del mondo divino; Χαριστήριος = che rende grazie; Ἄφετος = che rimette i peccati degli Eoni; Μεταγωγεύς = Guida, che rimuove la passione dal Pleroma; Καρπιστής = Emancipatore dalla passione.  Qui è elemento femminile, poiché ruah = spirito, in ebraico è di genere femminile.  Questa conoscenza, detta illuminazione (=perfezionamento), consiste in una seconda formazione degli Eoni, dapprima formati solo secondo la sostanza, ovvero emanati, mentre ora sono formati secondo la gnosi, ossia la conoscenza, apprendendo la loro vera natura diventando così sostanzialmente uguali all'Eone Intelletto e raggiungendo la perfezione.  L'Eone è detto anche Salvatore (Σωτῆρα), Cristo (Χριστός), Logos (Λόγον) e Tutto (Πάντα), poiché deriva da tutti gli Eoni.  Il nome Achamoth (in ebraico sapienza), viene utilizzato per distinguere l'Eone Sophia, ormai nel Pleroma, dalla passione della stessa Sophia, rimasta esclusa dal mondo divino. Altro nome che si ritrova nei testi è quello di Madre (Μητέρα), nel senso di madre di tutti gli uomini spirituali. Da alcuni passi di Ireneo si può ricavare che lo sdoppiamento di Sophia in due unità, una superiore e l'altra inferiore, è probabilmente da attribuire alla scuola di Valentino, e non al maestro gnostico che probabilmente aveva immaginato una sola Sophia prima nel Pleroma poi espulsa fuori.  Questo processo di formazione materiale, in parte è speculare allo stesso compiuto prima dall'Eone Cristo/Spirito Santo nei confronti degli altri Eoni; ma se il secondo processo comportava la conoscenza, qui si tratta solo di formazione, ovvero di dare a Sophia Achamoth una forma precisa. Proprio questo processo di formazione, prima secondo la sostanza poi secondo la conoscenza, com'era già intervenuto a beneficio degli Eoni del Pleroma, occorse anche per Sophia Achamoth, e infine si ripeterà nel mondo materiale quando gli uomini spirituali verranno formati anche secondo la conoscenza, ovvero scopriranno la loro essenza e potranno assurgere al mondo divino.  Qui si conclude l'opera di formazione (illuminazione), se l'Eone Cristo/Spirito Santo aveva formato Sophia Achamoth secondo la sostanza, ora l'Eone Gesù la forma secondo la gnosi (conoscenza).  Il sentimento di conversione, da cui nacque il Demiurgo, rispetto agli altri sentimenti si qualifica come disposizione positiva, quindi il Demiurgo, ovvero il Dio del Vecchio Testamento, in un certo senso ha carattere positivo anche se imperfetto. Il Demiurgo è chiamato anche Padre, Madre-Padre, poiché genera da solo senza elemento femminile, ma anche Senza-Padre, perché a crearlo è stata Sophia Achamoth. Nel Trattato Tripartito troviamo i nomi: Padre, Dio, Demiurgo, Re, Giudice, Luogo, Dimora, Legge.  Questi cieli sono detti Ebdomade.  questo concetto, per cui il diavolo è a conoscenza di Sophia Achamot mentre il Demiurgo ne è all'oscuro; probabilmente è da spiegare in riferimento all'opera di opposizione svolta dal demonio all'opera del Demiurgo, che sembra implicare una consapevole conoscenza del mondo divino.  Questo regno era l'ottavo cielo, sito tra il limite del mondo divino e il settimo cielo abitato dal Demiurgo, per questo detto Ogdade.  Per questa salvezza per natura, molti polemisti cristiani attribuirono agli gnostici comportamenti libertini e in aperto contrasto con la legge cristiana; ma nei testi di Nag Hammadi si parla quasi sempre di atteggiamenti ascetici e non libertini, forse in questo caso i polemisti hanno calcato un po' la mano, attribuendo un atteggiamento libertino che forse apparteneva solo ad una parte minoritaria degli gnostici.  Raffrontando questo passo con Excerpta ex Theodoto, la dottrina valentiniana fa presumere che già alla nascita l'Eone Gesù fosse presente nel Cristo, mentre la colomba indicherebbe solamente la perfetta formazione dell'Eone divino, presente fin dalla nascita ma ancora imperfetto. In questo modo ancora una volta è ripetuta la duplice formazione (=illuminazione), prima sostanziale, quando Maria partorisce il Cristo, e poi gnoseologica (=secondo la conoscenza), quando il Cristo riceve il Battesimo.  Karen L. King, What is Gnosticism?, Harvard University Press, A. Hilgenfeld, Die Ketzergeschichte des Urchristentums, Leipzig A.E. Brooke, The Fragments of Heracleon, Cambridge 1891. C. Barth, Die Interpretation des Neuen Testaments in der valentinianischer Gnosis, Leipzig 1911. W. Foerster, Von Valentin zsu Haerakleon, Giessen 1928. A. Orbe, En los albores de la exegésis iohannea, in «Analecta Gregoriana» Roma. A. Orbe, Los primeros herejes ante la persecución, in «Analecta Gregoriana» A. Orbe, Hacia la prima teologia de la processión del Verbo, in «Analecta Gregoriana» Roma. A. Orbe, La unción del Verbo, in «Analecta Gregoriana» CXIII, Roma. A. Orbe, La teologia del Espiritu santo, in «Analecta Gregoriana» CLVIII, Roma. H. Langerbeck, «La théologie de l'histoire dans la gnose valentinienne», in Le origini dello gnosticismo, U. Bianchi, Leiden.  E. Muhlenberg, Wieviel Erlosungen kennt der Gnostiker Haeracleon?, in «Zeitschrift fur die neutestamentliche Wissenschaft», D. Devoti, Antropologia e storia della salvezza in Eracleone, in «Memorie della Accademia delle Scienze di Torino», serie V 2, Torino 1978. The Rediscovery of Gnosticism, B. Layton, Leiden,  I. M-J. Edwards, Gnostic and Valentinians in the Church Fathers, in «Journal of Theological Studies», Testi gnostici in lingua greca e latina, Manlio Simonetti, Milano. Eresie dei primi secoli Gnosticismo Letteratura cristiana Letteratura gnostica Scuole gnostiche Storia del cristianesimo Vangeli gnostici Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Valentino Valentino, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Valentino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Dizionario delle eresie: Valentino, su eresie.com.Tertullian Adversus Valentinianos, su tertullian.org.Valentinus, su Early Christian Writings.ValentinusA Gnostic for All Seasons]autore=Stephan Hoeller, su gnosis.org. Opinioni favorevoli, da un punto di vista gnostico.Valentinus and the Valentinian Tradition, su gnosis.org.Clyde Curry Smith, Valentinus, su dacb.org.Filosofi egizianiPredicatori egizianiGnosticismo. valentinianism: Grice: “I will only explore the actdivities of the so-called “Valentinians” in Rome.” -- a form of Christian gnosticism of Alexandrian origin, founded by Valentinus in the second century and propagated by Theodotus in Eastern, and Heracleon in Western, Christianity. To every gnostic, pagan or Christian, knowledge leads to salvation from the perishable, material world. Valentinianism therefore prompted famous refutations by Tertullian Adversus Valentinianos and Irenaeus Adversus haereses. The latter accused the Valentinians of maintaining “creatio ex nihilo.” Valentinus is believed to have authored the Peri trion phuseon, the Evangelium veritatis, and the Treatise on the Resurrection. Since only a few fragments of these remain, his Neoplatonic cosmogony is accessible mainly through his opponents and critics Hippolytus, Clement of Alexandria and in the Nag Hammadi codices. To explain the origins of creation and of evil, Valentinus separated God primal Father from the Creator Demiurge and attributed the cruVaihinger, Hans Valentinianism 947   947 cial role in the processes of emanation and redemption to Sophia. Refs.: Luigi Speranza, “Valentinus e Grice,” Villa Grice.

 

Valeri: essential Italian philosopher. Grice: “I especially like his idea of anthropology, alla Kant, as the search for the subject.” “Tra se e se.” Valerio Valeri (Somma Lombardo), filosofo. Laureatosi in filosofia a Pisa, quale allievo pure della Scuola normale superiore, discutendo una tesi sul pensiero di Lévi-Strauss, con relatore  Barone, si rivolse agli studi di antropologia, conseguendo due dottorati di ricerca, uno a Pisa (Diploma di Perfezionamento) nel 1970, l'altro a Parigi, nel 1976, presso l'École Pratique des Hautes Études, con Lévi-Strauss, Louis Dumont e Marshall Sahlins.  Successivamente, a partire dal 1976, ebbe vari incarichi di insegnamento presso l'Chicago, dove rimase fino alla prematura scomparsa. Al contempo, compì ricerca sul campo soprattutto presso gli Huaulu del Seram centrale in Indonesia orientale, ma anche in Micronesia, Malaysia e Hawaii.  Le sue ricerche riguardarono molti argomenti, fra cui, i sistemi politici, la parentela e il matrimonio, la ritualità, così come l'antropologia sociale ed economica, la storia comparata degli usi e costumi dei popoli, che condusse lungo la linea di pensiero del suo maestro Lévi-Strauss. Gli è stato assegnato per i suoi studi e le sue ricerche di antropologia culturale, il premio ”Guggenheim Fellowship“ per le scienze sociali.  Fra i molti suoi lavori, ricordiamo due importanti volumi, Kingship and Sacrifice. Ritual and Society in Ancient Hawaii (1985), scritto con Marshall Sahlins, e Hunting, Identity and Morality among the Huaulu of the Moluccas. Curò pure diverse voci antropologiche per l'Enciclopedia Einaudi.  Tra le sue molte opere pubblicate postume, il volume Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto, Martha Feldman e Janet Hoskins, tradotto in italiano da Bianca Lazzaro, che può considerarsi una sua autobiografia intellettuale.  Opere principali Kingship and Sacrifice: Ritual and Society in Ancient Hawaii, The University of Chicago Press, Chicago. Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto, M. Feldman e J. Hoskins; traduzione italiana B. Lazzaro, Donzelli Editore, Roma, 1999. The Forest of Taboos: Morality, Hunting, and Identity among the Huaulu of the Moluccas, The University of Wisconsin Press, Madison, WI.  Fragments from Forests and Libraries: A Collection of Essays, Carolina Academic Press, Durham, NC. Ritual and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M. Dowdy and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, . Classical Concepts in Anthropology, edited by G. da Col and R. Stasch, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, .  S. Ghiaroni, "Società, soggetto, sacrificio. La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia", in Studi e materiali di storia delle religioni,  R. Stasch, "Obituary: Valerio Valeri,” American Anthropologist. //chronicle.uchicago.edu/980430/valerio.shtml  S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio. La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e materiali di storia delle religioni,   Dal titolo: Natura e cultura: introduzione alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A.A. Per notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle  xxvii-xix dell'opera postuma: V. Valeri, Ritual and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M. Dowdy and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, .  Rupert Stasch (Reed College, Oregon, USA), in merito alla rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore, inizia il suo necrologio (cfr. R. Stasch, "Valerio Valeri", American Anthropologist, con queste parole: «He was a scholar of great international distinction in the ethnology of Polynesia and Indonesia [...] His monographs [...] are among the most important, detailed and theoretically complex studies of sacrificie and taboo ever written.» Pubblicazioni di Valerio Valeri, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.

 

Valla: essential Italian philosopher. valla: Rome-born philosopher, teaches rhetoric in Pav a and is later secretary of Alfonso I di Naoli, and apostolic secretary in Rome under papa Nichola V. In his dialogue On Pleasure or On the True Good, Stoic and Epicurean interlocutors present their ethical views, which Valla proceeds to criticize. This dialogue is often regarded as a defense of Epicurean hedonism, because Valla equates the good with pleasure; but he claims that Italians can find pleasure only in heaven. Valla’s description of pleasure reflects the contemporary Renaissance attitude toward the joys of life and might have contributed to Valla’s reputation for hedonism. In another work, On Free Will between, Valla discusses the conflict between divine foreknowledge and human freedom and rejects Boezio’’s then predominantly accepted solution. Valla distinguishes between God’s knowledge and God’s willas in Grice’s phrase, “God willing,” “Deo volente,” -- but denies that there is a rational solution of the apparent conflict between God’s will and human freedom. As a historian, he is famous for The Donation of Constantine 1440, which denounces as spurious the famous document on which medieval jurists and theologians based the papal rights to secular power. Lorenzo Valla (n. Roma) filosofo. Si presentava anche con il nome latino Laurentius Vallensis.  Nato a Roma da genitori di origini piacentine (il padre era l'avvocato Luca della Valle), ricevette la sua prima educazione a Roma e forse a Firenze, imparando il greco da Giovanni Aurispa e da Rinuccio Aretino. Lo guidava lo zio materno Melchiorre Scribani, un giurista funzionario in Curia.  La sua prima opera, oggi perduta, fu il De comparatione Ciceronis Quintilianique ("Confronto fra Cicerone e Quintiliano"), in cui elogiò il latino di Quintiliano a scapito di quello di Cicerone, andando contro all'idea corrente e mostrando già in questo primo scritto il suo gusto per la provocazione. Quando morì lo zio, Lorenzo sperava di ottenere un impiego nella Curia pontificia; ma i due autorevoli segretari Antonio Loschi e Poggio Bracciolini, ferventi ammiratori di Cicerone, si opposero all'assunzione, con la scusa che era troppo giovane.  Grazie all'aiuto di Antonio Beccadelli, detto il Panormita, fu chiamato ad insegnare retorica a Pavia, succedendo al maestro bergamasco Gasparino Barzizza, da poco defunto. Questi anni furono fondamentali per lo sviluppo del suo pensiero; la città era infatti un vivo centro culturale e Valla poté approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando inoltre l'efficacia del procedimento di analisi critica dei testi, che lo Studio pavese applicava con rigore.  A Pavia Valla acquisì una grande reputazione con il dialogo De Voluptate ("Il piacere"), nel quale si oppone fermamente alla morale stoica e all'ascetismo medievale, sostenendo la possibilità di conciliare il Cristianesimo, ricondotto alla sua originarietà, con l'edonismo, recuperando così il senso del pensiero di Epicuro e Lucrezio, che avevano sottolineato come tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta al piacere, inteso non come istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni azione. A conclusione del dialogo, Valla sottolinea, però, come per l'uomo la suprema voluttà siano la ricerca spirituale e la fede in Dio. Si tratta di uno scritto considerevole, poiché, per la prima volta, una tendenza filosofica che era rimasta confinata nell'ambito del paganesimo trovava espressione in un'opera di livello universitario e di valore filosofico, venendo rivalutata alla luce del pensiero cristiano; le polemiche che seguirono alla pubblicazione del testo, costrinsero Valla a lasciare Pavia.  Da allora egli passò da un'università all'altra, accettando brevi incarichi e tenendo lezioni in diverse città. Durante questo periodo fece la conoscenza del re Alfonso V d'Aragona, al cui servizio entrò. Alfonso ne fece il suo segretario, lo difese dagli attacchi dei suoi nemici e lo incoraggiò ad aprire una scuola a Napoli.  Durante il pontificato di Eugenio IV, scrisse un breve testo, pubblicato solo nel 1517 e intitolato La falsa Donazione di Costantino (De falso credita et ementita Constantini donatione). In esso Valla, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostrò la falsità della Donazione di Costantino, documento apocrifo in base al quale la Chiesa giustificava la propria aspirazione al potere temporale: secondo questo documento, infatti, sarebbe stato lo stesso imperatore Costantino, trasferendo la sede dell'impero a Costantinopoli, a lasciare alla Chiesa il restante territorio dell'Impero romano (oggi la dimostrazione del Valla è universalmente accettata e lo scritto è datato all'VIII secolo o IX secolo).   «Quid, quod multo est absurdius, capit ne rerum natura, ut quis de Constantinopoli loqueretur tanquam una patriarchalium sedium, que nondum esset, nec patriarchalis nec sedes, nec urbs christiana nec sic nominata, nec condita nec ad condendum destinata? Quippe privilegium concessum est triduo, quam Constantinus esset effectus christianus, cum Byzantium adhuc erat, non Constantinopolis.» «E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli.»  (Lorenzo Valla, La falsa Donazione di Costantino, 1440) Egli dimostrò che anche la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù era un falso e, sollevando dubbi sull'autenticità di altri documenti spuri e ponendo in discussione l'utilità della vita monastica e mettendone in luce anche l'ipocrisia nel De professione religiosorum ("La professione dei religiosi"), egli suscitò l'ira delle alte gerarchie ecclesiastiche. Fu obbligato, pertanto, a comparire davanti al tribunale dell'Inquisizione, alle cui accuse riuscì a sottrarsi soltanto grazie all'intervento del re Alfonso.  Visitò nuovamente Roma, dove i suoi avversari erano ancora molti e potenti. Riuscì a salvarsi da morte certa travestendosi e fuggendo a Barcellona, da dove fece poi ritorno a Napoli. Vengono divulgati gli Elegantiarum libri sex (i sei libri sull'"eleganza" della lingua latina), pubblicati però postumi nel 1471. L'opera raccoglie una serie straordinaria di passi desunti dai più celebri scrittori latini (Publio Virgilio Marone, Cicerone, Livio), dallo studio dei quali, sostiene Valla, occorre codificare i canoni linguistici, stilistici e retorici della lingua latina. Il testo costituì la base scientifica del movimento umanista impegnato a riformare il latino cristiano sullo stile ciceroniano.  Scrisse le "Emendationes sex librorum Titi Livii" in cui discute, col suo modo di scrivere brillante e caustico, correzioni ai libri 21-26 di Tito Livio in opposizione ad altri due intellettuali della corte napoletana il Panormita ed il Facio che non avevano il suo stesso spessore filologico.  L'ultima fase Nel febbraio 1447, con la morte di papa Eugenio IV, la sua fortuna iniziò a volgere in meglio. Recatosi nuovamente a Roma, fu ricevuto dal nuovo pontefice Niccolò V; a partire dal 1450 assunse il ruolo a lui più consono di professore di retorica, ma non perse nemmeno il suo spirito caustico e iniziò a criticare nel 1449 il latino della Vulgata, facendo confronti con l'originale greco sminuendo il ruolo di traduttore di San Girolamo e giudicò spuria la corrispondenza tra Seneca e San Paolo.  Sotto papa Callisto III Valla raggiunse il culmine della carriera, divenendo segretario apostolico. Morì a Roma. Un frammento della sua tomba, contenente un ritratto dello stesso, è ora murato nel chiostro della Basilica Lateranense dove era originariamente sepolto.  È quasi impossibile farsi un'idea precisa della vita privata e del carattere di Valla, essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in contesti polemici e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di testimonianze attendibili. Egli appare comunque come persona orgogliosa, invidiosa e irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di elegante umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e violenta polemica sul potere temporale della Chiesa di Roma. Lorenzo Valla è un personaggio di eccezionale importanza non solo per la cultura italiana, ma soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo europeo. Con le sue spietate critiche alla Chiesa cattolica dell'epoca fu un precursore di Lutero, ma fu anche il promotore di molte revisioni di testi cattolici.  La sua opera si basa su una profonda padronanza della lingua latina e sulla convinzione che fosse stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del linguaggio ambiguo di molti filosofi. Valla era convinto che lo studio accurato e l'uso corretto della lingua fosse l'unico mezzo di acculturazione feconda e comunicazione efficace: la grammatica e un appropriato modo di esprimersi erano a suo modo di pensare alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della stessa formulazione intellettuale. Da questo punto di vista i suoi scritti sono tematicamente coerenti, in quanto ciascuno di essi si sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina.  Oggi, il profondo distacco storico ci permette di distinguere le opere di Lorenzo Valla essenzialmente in due filoni, quello critico e quello filologico. Sebbene avesse saputo mostrare eccezionali doti di storico negli scritti critici, questa capacità non è però riscontrabile nell'unico lavoro definito storico, cioè nella biografia di Ferdinando d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco di aneddoti.  Nel III secolo l'Impero romano iniziava a tramontare, il che si palesava non solo nell'indebolimento delle forze politiche e militari, ma anche nello sfaldamento dell'ordinamento interno e soprattutto nell'imbarbarimento della cultura. La crisi generale e l'accettazione di molte genti non italiche tra i cittadini romani provocarono un lento ma significativo allontanarsi dalla lingua latina ufficiale verso forme dialettali e meno eleganti. Si evidenziò la necessità di uno "sviluppo" della lingua che presupponeva la canonizzazione della parlata popolare e della sua semplice grammatica. Erano i primi sintomi della nascita di una nuova lingua, quella italiana, che avrebbe necessitato di un millennio per svilupparsi pienamente. Durante questa lunghissima transizione, in tutta la penisola ci fu un'enorme incertezza linguistica. Il latino classico cedeva lentamente il posto ad una mescolanza di nuovi idiomi che combattevano per la supremazia.  Gli effetti di questo periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle traduzioni che via via nascevano dal latino verso l'italiano, poché la linea di demarcazione tra le due lingue era fluttuante e nessuno dei traduttori poteva dirsi un vero esperto in materia. Valla fu il primo a stabilire un limite alla modernizzazione della lingua latina, decidendo che i cambiamenti oltre tale limite facessero già parte del processo di sviluppo della lingua italiana. In questo modo riuscì non solo a salvaguardare la purezza del latino, ma pose anche le basi per lo studio e la comprensione dell'italiano.  Lorenzo Valla si pone tra i maggiori esponenti del Quattrocento italiano e dell'umanesimo europeo, non solo per il suo costante apporto di punti di vista umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione alla cultura scolastica.  È indicativa ad esempio la sua tesi (in De Voluptate) sugli errori dello stoicismo praticato dagli asceti cristiani che non avrebbero preso in debita considerazione le leggi naturali, dunque divine; la morale consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso. Analogamente, nelle Dialecticae Disputationes Valla confuta il dogmatismo di Aristotele e la sua arida logica che non offre insegnamenti o consigli, bensì discute solo di parole senza raffrontarle con il loro significato nella vita reale. Altrettanto critico si dimostra (nelle Adnotationes in Novum Testamentum) quando usa la sua profonda padronanza del latino per provare che sono state le traduzioni maldestre di alcuni passi del Nuovo Testamento a causare incomprensioni ed eresie.  È a lui dedicata la Fondazione Lorenzo Valla, che in collaborazione con la casa editrice Mondadori, pubblica la collana Scrittori greci e latini in cui vengono proposte edizioni critiche di testi classici.  Edizioni delle opere L'arte della grammatica, Paola Casciano, Milano, Mondadori (Fondazione Lorenzo Valla), (terza edizione rinnovata) La falsa Donazione di Costantino, Gabriele Pepe, Firenze, Ponte alle Grazie, Scritti filosofici e religiosi, Giorgio Radetti, Firenze, Sansoni, (ristampa: Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009) Repastinatio dialectice et philosophie, testo latino edito da Gianni Zippel, Padova, Antenore, (due volumi) Dialectical Disputations, testo latino e traduzione inglese della Repastinatio B. P. Copenhaver and L. Nauta (I Tatti Renaissance Library), Harvard University Press,  (due volumi). Note //treccani.it/enciclopedia/lorenzo-valla_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/  britannica.com/biography/Lorenzo-Valla  E. Garin, "La letteratura degli umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno (edd.) Letteratura italiana, III, Il Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti, 1965,  198-203).  Basilica PapaleSAN GIOVANNI IN LATERANO, su vatican.va. Lodi Nauta, In Defense of Common Sense: Lorenzo Valla's Humanist Critique of Scholastic Philosophy, Harvard University Press,  Pubblicate per la prima volta nel 1505 da Erasmo da Rotterdam.  Giovanni Antonazzi, Lorenzo Valla e la polemica sulla donazione di Costantino, Roma 1985. Salvatore Camporeale, Lorenzo Valla. Umanesimo e teologia, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, 1972. Maristella de Panizza Lorch, A defense of life: Lorenzo Valla's theory of pleasure, Humanistische Bibliothek, Monaco, Wilhelm Fink, 1985. Marco Laffranchi, Dialettica e filosofia in Lorenzo Valla, Milano, Vita e Pensiero, 1999. Peter Mack, Renaissance argument. Valla and Agricola in the tradition of rhetoric and dialectic, Leiden, Brill, 1993. Girolamo Mancini, Vita di Lorenzo Valla, Firenze, G. C. Sansoni Editore, 1891 Lodi Nauta, In defense of common sense: Lorenzo Valla's Humanist critique of Scholastic philosophy, Harvard, Harvard University Press, Mariangela Regoliosi , Lorenzo Valla. La riforma della lingua e della logica (Atti del convegno del Comitato Nazionale VII centenario della nascita di Lorenzo Valla, Prato, 4-7 giugno 2008) Firenze, Edizioni Polistampa, , 2 tomi.  Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Lorenzo Valla, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Lorenzo Valla, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Lorenzo Valla, .   su Lorenzo Valla, su Les Archives de littérature du Moyen Âge. Lorenzo Valla, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Delio Cantimori, «VALLA, Lorenzo», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rita Pagnoni Sturlese, VALLA, Lorenzo, su treccani.it. in Il contributo italiano alla storia del pensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . La falsa donazione di Costantino, su classicitaliani.it. La tomba di Lorenzo Valla, su penelope.uchicago.edu.Lodi Nauta, Lorenzo Valla, in Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per la Fondazione Lorenzo Valla, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

vallauri: essential Italian philosopher. “Italians, especially noble ones, love a long surname, so this is Luigi Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep the Vallauri, that’s what he’ll go with by!”Lombardi Vallauri. Grice: “He favours animal rights, as I do.” Luigi Lombardi Vallauri  Dubbio di enciclopedicità La rilevanza enciclopedica di questa voce o sezione sugli argomenti filosofi e giuristi è stata messa in dubbio. Motivo: Voce promozionale su accademico vegano e altre idee personali di filosofia di vita e sapere, ma non si evidenziano rilevanze enciclopediche Puoi aiutare aggiungendo informazioni verificabili e non evasive sulla rilevanza, citando fonti attendibili di terze parti e partecipando alla discussione. Se ritieni la voce non enciclopedica, puoi proporne la cancellazione. Segui i suggerimenti dei progetti di riferimento 1, 2. Per interpellare gli autori della voce o il progetto usa: {{AiutoE|Luigi Lombardi Vallauri}}--~~~~ Luigi Lombardi Vallauri (Roma, 4 aprile 1936) è un filosofo e professore universitario italiano.  È stato Professore di filosofia del diritto presso l'Università Cattolica di Milano e l'Università degli Studi di Firenze. Dal  ha insegnato all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università degli Studi di Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara fama".   Nasce e cresce in contesto familiare profondamente cattolico. Nipote del predicatore gesuita Riccardo Lombardi, cugino del direttore della Sala stampa vaticana Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio Lombardi, si avvia alla formazione teologica alla Gregoriana di Roma. Nello stesso periodo consegue la laurea in Giurisprudenza col massimo dei voti presso l'Roma, suo maestro è stato Emilio Betti. Abbandonata la vocazione sacerdotale intorno a vent'anni, dopo la laurea perfeziona gli studi giuridici in Germania e vince molto presto il concorso per la Libera docenza.  Nel 1970 diviene Professore in Filosofia del diritto all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione giuridica e Filosofia del diritto avanzata. Nel 1976 ottiene la cattedra in Filosofia del diritto anche all'Università Cattolica di Milano. Dopo il collocamento a riposo insegnerà presso le Como e Sassari.  Massimo esperto di teoria dell'interpretazione giuridica, già direttore dell'Istituto per la documentazione giuridica del CNR (dal 1973 al 1977) e presidente della Società italiana di filosofia giuridica e politica (dal 1996 al 2000), è autore di una vastissima serie di saggi filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della sua ricerca, dedicato alla filosofia della religione e della spiritualità. Al saggio Nera Luce, apparso nel 2001, Lombardi Vallauri ha consegnato la sua critica serrata ai dogmi del cattolicesimo e l'approdo all'apofatismo. I suoi interessi recenti riguardano la tutela giuridica dei diritti degli animali. È vegano.  Nel 1979 Lombardi Vallauri ha fondato, e tuttora conduce, un "gruppo di meditazione" teso a esplorare le possibilità di una vita contemplativa all'altezza del sapere moderno. Il suo ultimo libroche traduce in scrittura il seguitissimo corso di meditazioni tenuto dall'autore per Radio Tre Rai nel 2004, 2005 e 2007propone una "mistica laica", ossia una mistica che prescinde da rivelazioni soprannaturali coniugando il pensiero scientifico occidentale con le tecniche di meditazione tipiche delle filosofie orientali.  Allontanamento dall'Università Cattolica Dal 1976 Lombardi Vallauri ha insegnato Filosofia del diritto presso l'Università cattolica di Milano.  Il 19 aprile 1996 tiene una conferenza a Bari e all'inizio decide di sedersi in terra, giustificandosi presso l'uditorio con la frase: «Del Dio che emoziona non mi sento di parlare seduto su una sedia, quindi, mentre parlerò di questo Dio, starò seduto in terra».  Nel 1998 è stato sospeso dall'attività didattica a causa del suo insegnamento ritenuto eterodosso rispetto alla dottrina della Chiesa Cattolica.  Fra i punti problematici secondo le autorità ecclesiastiche, un giudizio di Lombardi Vallauri sul dogma dell'inferno, da lui definito:  «incostituzionale [in quanto] nessun atto per quanto grave può meritare una pena eterna [e perché] è contraria ai princìpi più avanzati del diritto, e specificamente del diritto influenzato dal cristianesimo, una pena che in nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione del condannato.»  Il professore ha affermato in seguito:  «Quando i giudici ecclesiastici mi hanno cacciato fuori dall'Università Cattolica non riuscivano a formulare l'accusa ed io ho detto: "Ve la do io, il papa è quasi infallibile nell'errare".»  Dopo l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni, Lombardi Vallauri si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo.  Nel 2009 la Corte si è pronunciata a favore del ricorrente, ritenendo che fossero stati lesi i suoi diritti alla libertà di espressione (per il provvedimento adottato dalla Cattolica senza contraddittorio) e a un equo processo (per il rifiuto a pronunciarsi opposto dagli organi giurisdizionali amministrativi), entrambi garantiti, rispettivamente, dagli articoli 10 e 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.  Pensiero Nei suoi corsi e libri Vallauri di è occupato di varie tematiche: filosofia del diritto, critica dei riduzionismi, filosofia della mente, misticismo, buddismo, sessualità, meditazione, diritti degli animali.  Riassumeva la situazione storica attuale tramite la seguente “formula”: [E = (m+e) + i (ab) + fd + oid] -> [N.O.] -> [(N. e/ax/es)] + (I.P.)]  La prima parte è l’equazione del riduzionismo ontologico: l’essere (E) è riducibile alla somma di materia (m), energia (e) e informazione (i); l’informazione è di due specie: algoritmica (a) e biologica (b). Il riduzionismo diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta di un fattore di dominazione (fd), ossia la teoria baconiana del conoscere per dominare, e dell'organizzazione industriale del dominio (oid) portata dalla rivoluzione industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo ontologico (N.O.), ossia la scomparsa di ogni tipo di spirito (Dio angeli anima), il quale può avere due esiti antitetici: le filosofie del soggetto assoluto e quelle della morte del soggetto. L’ultima conseguenza del processo è il nichilismo etico assiologico ed esistenziale (N. E/ax/es), ossia la negazione di norme e valori oggettivi. Esso genera un vuoto, che nella nostra epoca viene occupato dall’individualismo possessivo (I.P)., ossia la credenza che gli unici beni sono ricchezza successo e potere. Occorre dunque articolare una risposta filosofica al riduzionismo, individuando quali realtà si sottraggano alle sue pretese. L’oggetto principale che sfugge alla riduzione è la mente.   Opere principali Saggio sul diritto giurisprudenziale, Milano, 1967 Amicizia, carità e diritto, Milano, 1969 (nuova edizione: 1974) Corso di filosofia del diritto, Padova, 1981 (seconda edizione: ) Cristianesimo, secolarizzazione e diritto moderno, Milano, 1981 Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela, Milano, 1990 Logos dell'essereLogos della norma, Bari, 1999 Nera luce, Firenze, 2001 Riduzionismo e oltre: Dispense di filosofia per il diritto, Padova, 2002 Trattato di Biodiritto. La questione animale, Milano,  Meditare in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze,  Scritti animali. Per l'istituzione di corsi universitari di diritto animale, Gesualdo,  Note  Sandro Magister, L'inferno? Una vergogna, L'Espresso. Guadagnucci 150.  Luigi Lombardi Vallauri, Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi universitari di diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV), Gesualdo Edizioni, ,  9788885498099.  Guadagnucci 161.  Roberto Dal Bosco, Cristo o l'India, Verona, Fede e Cultura, Guadagnucci. L. Lombardi Vallauri, Sullo scarso fondamento dei fondamentalismi, Nuovamente.org. 6 febbraio  19 giugno 2008).  Lombardi Vallauri L., Neuroni, mente, anima, algoritmo: quattro ontologie, Lettura magistrale al VI congresso della Società italiana di neuroscienze, 1996  Lorenzo Guadagnucci, Il filosofo degli animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una questione di giustizia, Milano, Terre di mezzo,  Registrazioni di Luigi Lombardi Vallauri, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Interventi e trasmissioni radiofoniche Meditare in occidenteCorso di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai.  Meditare in occidenteCorso di mistica laica (2005), ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione del 2005. Meditare in occidenteL'anima di paesaggio (2007), ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione tenuta da Vallauri dal titolo: Nonviolenza e Animali: un tema antico come le montagne e sempre più ricco di futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere Vegan,   Interviste <<Sì agli interventi che aiutano i nascituri>>, intervista di Giancarlo Perna, LIBERO, 7.03. Intervista a Luigi Lombardi Vallauri, di Valentina Grazzini, l'Unità, Firenze, 7.01. e Rassegna stampa sul "Caso Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni Maria Pace, a Repubblica, A dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri Pollastri, da Phronesis, V (2007), n. 9 Note , di Teresa Franza, Officina sedici.

 

Valletta: essential Italian philosopher. Grice: “He was a libertine from Naples. I like him. His oeuvre published in Firenze.” Giuseppe Valletta (Napoli), filosofo. Nell'infanzia studiò dapprima letteratura presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto.  Insieme a Francesco D'Andrea, fu fra i fondatori dell'Accademia degli Investiganti, che diede impulso al grande rinnovamento culturale che prese avvio negli ultimi decenni del Seicento meridionale. Nelle accese polemiche filosofico-scientifiche tra progressisti e conservatori, il Valletta insieme a Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea, Leonardo Di Capua e agli altri accademici investiganti appoggiò attivamente i progressisti.  Istituì a sue spese la cattedra di Lingua greca presso l'Napoli, affidando l'incarico di insegnamento al suo maestro ed amico Gregorio Messere, illustre grecista e filosofo dell'epoca. Curò l'edizione napoletana delle Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato toscano Francesco Redi.  Fu un grande appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne arrivò a contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo librorum et Secli Peireskius alter. Alla sua morte, grazie all'interessamento di Giambattista Vico, il fondo librario confluì nella Biblioteca dei Girolamini.  Opere: Lettera in difesa della moderna filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica.  Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Disponibile online, su books.google.com. Fausto Nicolini, Giuseppe Valletta, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Accademia degli Investiganti Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta, nipote di Giuseppe.Valletta breve scheda biografica sul sito "Francesco Redi. Scienziato e poeta alla Corte dei medici".

 

Valore: Essential Italian philosopher. Grice: “Having philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I admire Valore!” Paolo Valore (Milano) filosofo. Si occupa di metafisica, di ontologia generale e delle implicazioni ontologiche delle teorie formali. Si è interessato anche dei progetti di linguaggi artificiali e di lingue ausiliarie. Laureatosi in Filosofia nel 1997 all'Università degli Studi di Milano, nel 2000 vi ha conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su Riferimento, rappresentazione e realtà in Hilary Putnam. Dopo un anno di perfezionamento al King’s College di Londra, dal 2002 diventa ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia della Statale di Milano, dove ha insegnato Storia della filosofia contemporanea. La sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi sulla filosofia dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una prospettiva neotrascendentalista soprattutto in metafisica. Ha partecipato al gruppo fondatore della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è stato caporedattore.  A partire dal 2004, quando la Facoltà di Ingegneria industriale del Politecnico di Milano gli ha affidato un corso di "Verità e teoria della corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche sempre più teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e all'ontologia analitica. Nel 2006 organizza e cura il progetto Topics on general and formal ontology, che si è concretizzato nell'omonimo volume. Diviene quindi professore aggregato di Storia della metafisica contemporanea all'Università degli Studi di Milano, di Filosofia teoretica al Politecnico con corsi dedicati all'ontologia formale e, nel -, di Filosofia degli oggetti sociali (ontologia sociale) all'Università commerciale Luigi Bocconi di Milano.  Nel  ha fondato con Massimo Rizzardini e Federico Gobbo il giornale multilingue InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj, rivista di "studio e discussione accademica sulle tematiche dei linguaggi artificiali" ad accesso libero, di cui è direttore. È stato membro del gruppo di ricerca internazionale EUROCORES (European Collaborative Research) finanziato dall'European Science Foundation e dal  è il responsabile del progetto “Classical Paradigms and Theoretical Foundations in Contemporary Research on Formal and Material Ontology” per il programma EuroScholars USA (European Undergraduates Research Opportunities). Nel  lavora negli Stati Uniti, presso il Dipartimento di Filosofia dell'New York, su un suo progetto di ricerca di ontologia formale per il quale ha vinto una sponsorizzazione Fulbright nella categoria Fulbright Visiting Scholar. Collabora con la Rivista di storia della filosofia, è nel comitato scientifico delle riviste Materiali di estetica, Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior e Multilinguismo e società ed è direttore delle collane di filosofia "Biblioteca di Problemata" (editore LED di Milano) e "Ratio. Studi e testi di filosofia contemporanea" (editore Polimetrica di Monza).  Pubblicazioni principali Monografie Trascendentale e idea di ragione. Studio sulla fenomenologia banfiana, Firenze, La Nuova Italia, Rappresentazione, riferimento e realtà. Studio su Hilary Putnam, Torino, Thélème, L'inventario del mondo. Guida allo studio dell'ontologia, Torino, Utet, La sentenza di Isacco. Come dire la verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Fundamentals of Ontological Commitment, Berlin, de Gruyter,  Curatele Antonio Banfi, Platone. Lezioni,  (Paolo Valore), Milano, Unicopli, Paolo Valore , Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano, Led, Paolo Valore , Ars experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica, Willard Van Orman Quine, Da un punto di vista logico. Saggi logico-filosofici (edizione italiana di From a logical point of view Paolo Valore, con presentazione di Giulio Giorello e Renato Pettoello), Milano, Raffaello Cortina, Paolo Valore , Topics on General and Formal Ontology, Monza, Polimetrica, 2Paolo Valore , Materiali per lo studio dei linguaggi artificiali nel Novecento, Milano, Cuem, Simona Chiodo e Paolo Valore , Questioni di metafisica contemporanea, Milano, Il Castoro, Renato Pettoello e Paolo Valore , Willard Van Orman Quine, Milano, Franco Angeli, Pubblicato contemporaneamente anche come numero monografico della Rivista di storia della filosofia, per il centenario della nascita di Quine. Paolo Valore e Federico Gobbo , Artificial Languages. Themes in linguistics and philosophy, Monaco di iera, Grin Verlag, . Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica e filosofia dei linguaggi artificiali, come numero monografico per la prima uscita del giornale accademico multilingue InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj. Paolo Valore , Multilingualism. Language, Power, and Knowledge, Pisa, Edistudio, Dispense universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano, Cuem, Introduzione al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e sintetico, Milano. Cuem, Questioni di ontologia quineana, Milano, Cusl,  La struttura logico-analitica dell'ontologia herbartiana, Milano, Cusl,  Nuova edizione corretta e aggiornata:  Laboratorio di ontologia analitica, Milano, Cusl, Verità e teoria della corrispondenza, Milano, Cusl, Philosophy of Social Objects, Milano, Bocconi, . Bibliografie ragionate Ontologia, Milano, Unicopli, Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli "How to Consider the Twin Earth Experiment", in Acme,  "Idealizzazione della verità e coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in Iride. Filosofia e discussione pubblica,  "La 'posizione' esistenziale e il giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti inesistenti", in S. Poggi , Natura umana e individualità psichica. Scienza, filosofia e religione in Italia e Germania tra Ottocento e Novecento, Milano, Unicopli, "Sull'idea di una logica trascendentale", in Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica, n. 10, anno 4 (2005),  18-20. "Alcune note sull'attualità dell'ontologia nella filosofia contemporanea più recente", in Paolo Valore , Forma dat esse rei..., "L'interpretazione semantica del trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio Preti", in Paolo Valore , Forma dat esse rei...,  "Il mestiere antico e nuovo del filosofo", in la Repubblica, (sezione Milano). "Lógica e Ontologia no confronto entre Bertrand Russell e Hugh MacColl acerca dos objectos inexistentes", in Revista Portuguesa de Filosofia,  "Fisica e geometria come modelli di lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, in Paolo Valore , Ars experientiam...,  "General and formal ontology", in Paolo Valore , Topics on. "Some ontological remarks on The maxim of identification of indiscernibles", in Paolo Valore , Topics, Simona Chiodo e Paolo Valore, "Dall'epistolario di Giulio Preti ad Antonio Banfi", in Simona Chiodo e Gabriele Scaramuzza , Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo, Milano, Unicopli, "Due tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul costruttivismo e il nominalismo ontologico", in Elio Franzini e Marcello La Matina , Nelson Goodman, la filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet.  "Cosa c'è che non va nell'idea di una lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e Società,  "Nothing is part of everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 (): giornaledifilosofia.net Note  La rivista è consultabile sul sito specifico dell'Milano.  Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e discussione pubblica, Volume recensito da Giuliana Mancuso sulla rivista web Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura, n. 13, 9 aprile 2009 e da Elena Marazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume recensito da Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia umanità, Volume recensito da Matteo Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica,  Volume recensito da: Valeria Giardino sulla Rivista di filosofia, nnell'articolo "Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto, Luisa Morra in L'indice dei libri del mese, 2004; Francesco Armezzani su SWIF del febbraio 2005 Archiviato il 16 maggio 2006 in ..  Volume recensito dal professor Renato Corsetti sulla rivista L'esperanto. Revuo de itala esperanto-federacio, Volume recensito da Elena Marazzi sulla rivista web Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si tratta di un eBook accessibile solo con password.  Si tratta di una replica critica all'articolo di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi all'anagrafe", pubblicato su la Repubblica, (sezione Milano).  Profilo accademico su immaginidellamente.it. Elenco completo delle pubblicazioni sul sito universitario academia.edu.

 

Caluso: Valperga: essential italain philosopher. Grice: “Noble Italians love a long surname, so this is Valperge-Di-Caluso,” and so Ryle had in under the “C””.  Tommaso Valperga di Caluso   Tommaso Valperga di Caluso Tommaso Valperga di Caluso (Torino), filosofo, astronomo, fisico e matematico italiano, membro della congregazione dell'Oratorio. Discendente dai Valperga, nobile famiglia piemontese, nei primi anni della giovinezza si sentì attratto dalla carriera delle armi. A Malta, ospite del governatore dell'isola, si addestrò alla vita marinara imparando le dottrine nautiche e nel 1754 fu capitano sulle galee del re di Sardegna. Entrato poi a Napoli nella congregazione dei padri filippini fu professore di teologia.  Tornato a Torino studiò fisica e matematica sotto la guida del Beccaria, con Joseph-Louis Lagrange, Saluzzo e Cigna. Frequentatore delle riunioni culturali "sampaoline" nelle sale della casa di Gaetano Emanuele a di San Paolo ritrovò l'Alfieri, che aveva conosciuto a Lisbona nel 1772 durante un viaggio in Portogallo. Scoprì in lui il futuro poeta e tra loro nacque una profonda amicizia.  Eccelse negli studi filosofici e apprese l'inglese, il francese, lo spagnolo e l'arabo e conobbe con sicurezza il latino, il greco, il copto e l'ebraico. Nell'università degli Studi di Torino insegnò lingue orientali. Fu direttore dell'osservatorio astronomico di palazzo Madama, incarico che nel 1805 cedette al Vassalli Eandi.  Fu membro dell'Accademia delle Scienze di Torino dal 1773 e di tutte le maggiori accademie d'Europa, come pure della Massoneria.  Suo fratello Carlo Francesco fu Ambasciatore del Regno di Sardegna in Francia, Portogallo e Spagna, e Viceré di Sardegna dal 1780 al 1783.  Note  Gerardo Tocchini, "Le veglie di Torino, Joseph de Maistre", in: Storia d'Italia, Annali 25, Esoterismo, Gian Mario Cazzaniga, Einaudi, Torino. Opere (selezione)  Tommaso Valperga di Caluso (con lo pseudonimo Didymus Taurinensis), Literaturae Copticae rudimentum, Parmae, Ex regio typographaeo. Tommaso Valperga di Caluso (con lo pseudonimo Euforbo Melesigenio), La Cantica ed il Salmo 18. secondo il testo ebreo tradotti in versi da Euforbo Melesigenio, Parma, tipi bodoniani, 1800. 27 giugno . Tommaso Valperga di Caluso, Prime lezioni di gramatica Ebraica, Torino, Stamperia della corte d'Appello, 1805. 27 giugno .  Tommaso Valperga di Caluso, Thomae Valpergae inter P. Arcades Euphorbi Melesigenii latina carmina cum specimine graecorum, Augustae Taurinorum, in typographaeo supremae curiae appellationis, 1807. 27 giugno .  Tommaso Valperga di Caluso, Principes de philosophie pour des initiés aux mathématiques, Turin, Bianco,  Carlo Calcaterra, Valperga di Caluso, Tommaso, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932, valperga-di-caluso-tommaso. 12 luglio . Piero Treves, Caluso di Valperga, Tommaso, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 12 luglio . Renzo Rossotti, Le strade di Torino, Newton Compton Editori, 1995. Milena Contini, Tommaso Valperga di Caluso e l'‘Orlando Innamorato' in «Giornale storico della letteratura italiana», Milena Contini, La felicità del savio. Ricerche su Tommaso Valperga di Caluso, Alessandria, Edizioni dell'Orso, . Milena Contini, Tommaso Valperga di Caluso traduttore in piemontese dell'incipit dell'Iliade, in «Studi Piemontesi», Milena Contini, Le riflessioni di Tommaso Valperga di Caluso sulla lingua italiana, in La letteratura degli italiani. Centri e periferie, Atti del Congresso Adi, Pugnochiuso D. Cofano e S. Valerio, Foggia, Edizione del Rosone, . Milena Contini, Ugolini mors. Traduzioni latine di Inferno XXXIII, in «Dante. Rivista internazionale di studi su Dante Alighieri»,  Milena Contini, Per una poetica teatrale di Tommaso Valperga di Caluso: traduzioni ed esperimenti, in La letteratura degli italiani II. Rotte, confini, passaggi, Atti del Congresso Adi, Genova A. Beniscelli, Q. Marini, L. Surdich, DIRAS, Università degli Studi di Genova, . Milena Contini, Il corpo martoriato. L'interesse di Tommaso Valperga di Caluso per quattro atroci fatti di sangue, in Metamorfosi dei lumi 7: il corpo, l'ombra, l'eco, Clara Leri, Torino, aAccademia university press,  Milena Contini, Versione latina di Inferno XXXIII, in «Lo Stracciafoglio», . Milena Contini, Plagio dal Villebrune apposto al Petrarca: un'appassionata confutazione di “meschine, arroganti e scortesi” calunnie sull’Africa, in «Sinestesie», giugno . Milena Contini, Tommaso Valperga di Caluso (un maestro da ricordare, in «Rivista di Storia dell'Torino.” Opere di Tommaso Valperga di Caluso / Tommaso Valperga di Caluso (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso Valperga di Caluso.

 

Vanini: Essential Italian philosopher. “If you speak Italian, you should never confuse Vaninin with Vanninin.”Grice. Vanini, philosopher, a Renaissance Aristotelian who studied law and theology. He became a monk and traveled all over Europe. After abjuring, he taught and practiced medicine. He was burned at the stake by the Inquisition. His major work is four volumes of dialogues, De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis “On the Secrets of Nature, Queen and Goddess of Mortal Beings,” 1616. He was influenced by Averroes and Pietro Pomponazzi, whom he regarded as his teacher. Vanini rejects revealed religion and claims that God is immanent in nature. The world is ruled by a necessary natural order and is eternal. Like Averroes, he denies the immortality and the immateriality of the human soul. Like Pomponazzi, he denies the existence of miracles and claims that all apparently extraordinary phenomena can be shown to have natural causes and to be predetermined. Despite the absence of any original contribution, from the second half of the seventeenth century Vanini was popular as a symbol of free and atheist thought. Giulio Cesare Vanini   Medaglione di Vanini al monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori. Sotto il mento, una piccola effigie di Martin Lutero. Giulio Cesare Vanini (Taurisano), filosofo. Fra i primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Giulio Cesare Vanini nasce nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1585 a Taurisano, casale di Terra d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan Battista, uomo d'affari originario di Tresana in Toscana, ha costituito sposando una Lopez de Noguera, appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle regie dogane della Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e della Basilicata. Anche un successivo documento dell'agosto del 1612, scoperto nell'Archivio segreto vaticano, lo qualifica "pugliese", confermando il luogo di nascita ch'egli si attribuisce nelle sue opere.  Nel censimento ufficiale della popolazione del casale di Taurisano, nel 1596, figurano solo i nomi di Giovan Battista Vanini, del figlio legittimo Alessandro, nato nel 1582, e del figlio naturale Giovan Francesco. Nessun cenno della moglie e dell'altro figlio legittimo Giulio Cesare. Nel 1603 Giovan Battista Vanini viene segnalato per l'ultima volta a Taurisano: si ha motivo di ritenere che dopo questa data sia rientrato a Napoli.   Paolo Sarpi Sistemata ogni pendenza economica, nel 1603 entra nell'ordine carmelitano assumendo il nome di fra' Gabriele e si trasferisce a Padova per intraprendere gli studi di teologia presso quell'università. Giunge nelle terre della Repubblica di Venezia quando le polemiche provocate due anni prima dall'interdetto del papa Paolo V sono ancora vivacissime. Durante il soggiorno padovano entra in contatto con il gruppo capeggiato da Paolo Sarpi che, con l'appoggio dell'ambasciata inglese a Venezia, alimenta la polemica antipapale.  Giulio Cesare consegue a Napoli il titolo di dottore in utroque iure, superando nel giugno 1606 l'esame che gli consentiva di esercitare la professione di dottore nella legge civile e canonica. Come verrà descritto in documenti posteriori, egli ha assimilato una grande cultura, «parla assai bene il latino e con una grande facilità, è alto di taglia e un po' magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi vivi e fisionomia gradevole ed ingegnosa».  Nel 1606 probabilmente il padre del filosofo muore a Napoli. Giulio Cesare Vanini, divenuto maggiorenne, si fa riconoscere da un tribunale della capitale erede di Giovan Battista e tutore del fratello Alessandro. Con una serie di rogiti e procure notarili redatte a Napoli, Giulio Cesare inizia a sistemare ogni pendenza economica conseguente alla morte del padre: vende una casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi chilometri dal suo paese d'origine; nel 1607 dà mandato a uno zio materno di assolvere incarichi dello stesso tipo, incarica nel 1608 l'amico Scarciglia di recuperagli una somma e gli vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in custodia dai due fratelli.  Nel 1611 partecipa alle prediche quaresimali, attirandosi i sospetti delle autorità religiose.  La fuga in Inghilterra Nel gennaio 1612, in conseguenza dei suoi atteggiamenti antipapali, viene allontanato dal convento di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori sanzioni disciplinari, al Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del generale dell'Ordine Carmelitano, Enrico Silvio, ma l'anno dopo fugge in Inghilterra, insieme con il confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano Bologna, Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla costa del Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale della Manica e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del Primate d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni, nascondendo la loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è provato che lo stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva sotto un nome diverso da quello reale.   Francesco Bacone Nel luglio 1612, nella Chiesa londinese detta "dei Merciai" o "degli Italiani", alla presenza di un folto auditorio e del filosofo Francesco Bacone, Vanini e il suo compagno fanno una pubblica sconfessione della loro fede cattolica, abbracciando la religione anglicana. In realtà i due frati non hanno tagliato i ponti con i loro ambienti di provenienza: infatti nel 1613 Genocchi viene raggiunto da una lettera molto amichevole di un amico e confratello genovese, Gregorio Spinola.  A loro volta, le autorità cattoliche vengono subito informate di questo caso. All'inizio di agosto è il nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato vaticana che due frati veneziani non meglio identificati sono fuggiti in Inghilterra «e si sono fatti ugonotti», che un vescovo italiano sta per seguirli e che lo stesso Paolo Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per non cadere in mano dei suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i protestanti; analoga notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata dal nunzio in Fiandra al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi già al corrente dei fatti e dell'esatta identità dei due frati; sa che la fuga di Vanini, di Genocchi, di Paolo Sarpi e di un non ancora identificato vescovo italiano potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo di opposizione al Papato già operante nella Repubblica veneta al tempo dell'interdetto.  Nei mesi seguenti il nunzio Ubaldini da Parigi continua a inviare a Roma dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in Inghilterra, sulle loro predicazioni, su come sono stati accolti a corte e dalle autorità religiose, su come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo italiano. La Segreteria di Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad attivare i suoi confidenti in Inghilterra al fine di scoprire l'identità del vescovo intenzionato a rifugiarvisi; in ottobre il cardinale Ubaldini da Parigi assicura alla Segreteria di Stato tutto il suo impegno in merito all'argomento dei due frati. Nello stesso dispaccio afferma che non mancherà di informare di ogni dettaglio anche il cardinale Arrigoni, che gli ha scritto in merito per conto del Papa e della Congregazione del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella data la condotta veneziana e la successiva fuga dei due frati era già diventata argomento di discussione dell'Inquisizione Romana.  Un'altra lettera del cardinale Borghese invita il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda della fuga del vescovo in Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo francese, a far di tutto per «farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come sarebbe molto a proposito». In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al cardinale Borghese notizie dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle precedenti sui due frati, attestando la buona reputazione di cui essi godono in Inghilterra e la fiducia che possano presto essere recuperati alla Chiesa di Roma. Questa lettera viene poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana che nei primi giorni del gennaio successivo inizia di fatto a istruire il processo contro Vanini.   Il Museo di Storia Naturale dell'Oxford Nei mesi successivi si hanno varie notizie di un gran traffico di suppliche e lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite l'ambasciatore spagnolo a Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro nel Cattolicesimo. Le autorità religiose inglesi ne vengono segretamente informate e dispongono un'attenta sorveglianza nei confronti dei due frati.  Tra la fine del 1613 e l'inizio del 1614 Vanini si reca in visita all'Cambridge e poi ad Oxford; qui confida ad alcuni conoscenti la sua ormai imminente fuga dall'Inghilterra, cosicché in gennaio i due frati vengono arrestati dalla guardie dell'arcivescovo dopo una funzione religiosa nella chiesa "degli Italiani" e rinchiusi in case di alcuni servi dell'arcivescovo. Scoppia un grande scandalo e dell'episodio vengono informati il re e le massime autorità dello Stato, in quanto nelle operazioni di recupero appaiono chiaramente coinvolti agenti di nazioni straniere accreditati nelle ambasciate a Londra. Altissime personalità cattoliche da Roma seguono la vicenda e la favoriscono con grande calore.  In febbraio Genocchi, eludendo la sorveglianza e con l'aiuto di agenti stranieri, fugge dalla prigione e dall'Inghilterra; in conseguenza di ciò, Vanini viene trasferito in luogo più sicuro e rinchiuso nella Carzel publica, ovvero nella Gatehouse adiacente all'Abbazia di Westminster. Dilaga lo scandalo; volano le accuse di leggerezza nei confronti dei fautori della fuga dei due frati dall'Italia, mentre cominciano a circolare apertamente i nomi del cappellano dell'ambasciatore veneto a Londra, Girolamo Moravo, e dell'ambasciatore spagnolo quali autori del clamoroso "recupero". Dalla Curia romana si continua a seguire la vicenda e a favorirla in ogni modo.  A Londra viene intanto istruito il processo a Vanini: il frate rischia una severa punizione, non il rogo come i martiri della fede (come il carmelitano scriverà con enfasi poi nelle sue opere), ma una lunga deportazione in desolate colonie lontane, come l'arcivescovo Abbot suggerisce al re.  La fuga da Londra Tra il 10 e il 16 marzo 1614 anche Vanini riesce a evadere di prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie all'aiuto degli agenti dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da alte personalità romane e del cappellano dell'ambasciata della Repubblica Veneta, che si avvale anche dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore stesso, ma all'insaputa di questi.  Due anni dopo, durante il processo della Repubblica Veneta contro l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per aver consentito ad Abbot di sottoporre ad interrogatorio il personale dell'ambasciata, vengono alla luce anche dettagli sulla complicità della fuga di Vanini da Londra.  In aprile Vanini e Genocchi arrivano a Bruxelles e si presentano al Nunzio di Fiandra, Guido Bentivoglio, che li attende da tempo. Vengono iniziate le prime pratiche per la concessione del perdono per la fuga in Inghilterra e per l'apostasia e viene loro accordato di tornare in Italia e di vivervi in abito di prete secolare, senza più indossare l'abito religioso, ma con il vincolo dell'obbedienza al loro superiore. Forti di tali concessioni, alla fine di maggio i due frati vengono posti sulla via per Parigi, dove devono presentarsi al Nunzio di quella città, Roberto Ubaldini.  All'incirca nello stesso periodo giunge a Parigi anche l'ultimo frate "recuperato" dall'Inghilterra, fra' Nicolò da Ferrara, al secolo Camillo Marchetti. Altri due frati, invece, non ottengono il perdono dalle autorità cattoliche.   Lione, la città vecchia A Parigi, nell'estate del 1614, durante la permanenza presso la sede del Nunzio Ubaldini, Vanini si inserisce nella polemica relativa all'accettazione dei principi del Concilio di Trento in Francia, che tardava ad arrivare a causa del rifiuto di parte del clero gallicano; per orientare gli animi nella direzione voluta dalla Santa Sede, scrive i Commentari in difesa del Concilio di Trento, di cui egli poi intende avvalersi, come scrive Ubaldini ai suoi superiori in Roma, per dimostrare la sincerità del suo ritorno nella fede cattolica.  Riprende quindi la strada per l'Italia, dirigendosi a Roma, dove deve affrontare le difficili fasi finali del processo presso il tribunale dell'Inquisizione. Dimora per qualche mese a Genova, dove ritrova l'amico Genocchi e si guadagna da vivere insegnando filosofia ai figli di Scipione Doria.  Nonostante le assicurazioni ricevute, il ritorno dei frati non è del tutto tranquillo: nel gennaio 1615 Genocchi viene inaspettatamente arrestato dall'Inquisitore di Genova; a Ferrara accade lo stesso all'altro frate "recuperato", Camillo Marchetti. Vanini teme che gli accada la stessa sorte, fugge nuovamente in Francia e si dirige a Lione. Gli esiti finali delle esperienze capitate al frate genovese e a quello ferrareseche vennero rilasciati dopo un breve periodo di detenzione e restituiti alla normale vita religiosasembrano indicare che forse Vanini esagerò il pericolo insito in queste operazioni di polizia dell'Inquisizione.  In Francia' A Lione, nel giugno 1615, Vanini pubblica l'Amphitheatrum, che egli intende esibire in sua difesa alle autorità romane, come si legge in un dispaccio di Ubaldini alle autorità romane. Esso è dedicato a Francesco de Castro, ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, già collegato con la famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco s'aspetta un aiuto nell'operazione della concessione del perdono da parte delle autorità romane.   La Sorbona Poco tempo dopo, grazie anche agli appoggi acquisiti presso certi ambienti cattolici con la pubblicazione della sua opera, Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al Nunzio Ubaldini, chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità di Roma. In agosto il prelato scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare indicazioni sulla sorte dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del Segretario di Stato; Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce invece a trovare la strada e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi della nobiltà francese.  Nel 1616, in pochi mesi, Vanini completa un'altra sua opera, il De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis, ed il 20 maggio l'affida a due teologi della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione, secondo le norme del tempo vigenti in Francia; l'opera è pubblicata in settembre a Parigi. Essa è dedicata a François de Bassompierre, uomo potente alla corte di Maria de' Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo notoriamente protestante. Il lavoro vede la luce in un ambiente ricco di pubblicazioni che vengono guardate con sospetto dai rappresentanti cattolici e che provocano pesanti condanne, fino al rogo. L'opera del Vanini ottiene un immediato successo presso certi ambienti della nobiltà, popolati di giovani spiriti che guardano con interesse alle innovazioni culturali e scientifiche che vengono dall'Italia. In questo senso il De Admirandis costituisce una summa, esposta in modo vivace e brillante, del nuovo sapere; dà una risposta alle esigenze del momento di questo settore della nobiltà francese; diviene una specie di "manifesto" culturale di questi esprits forts e rappresenta per Vanini una possibilità di stabile permanenza negli ambienti vicini alla corte di Parigi.[senza fonte]  Tuttavia, pochi giorni dopo la pubblicazione dell'opera, i due teologi della Sorbona che avevano espresso la loro approvazione alla pubblicazione si presentano ai membri della Facoltà di Teologia in seduta ufficiale e li informano di aver letto, a loro tempo, certi dialoghi scritti da Vanini; di non avervi trovato allora niente che contrastasse con la fede cattolica; di averli restituiti muniti della loro approvazione alla stampa e con la condizione che il manoscritto da essi controfirmato fosse depositato presso di essi a pubblicazione avvenuta, a testimonianza della fedeltà del testo pubblicato a quello da loro approvato; che ciò non era avvenuto e che circolava invece un testo dell'opera diverso da quello approvato e contenente «alcuni errori contro la comune fede di tutti», per cui i due dottori avanzano la supplica che l'opera non circoli più con la loro approvazione e che tale richiesta venga trascritta nel libro delle Conclusioni della Facoltà stessa. La Sorbona accoglie tale richiesta che costituì di fatto un divieto di circolazione del testo.   Marco Antonio de Dominis La Facoltà di Teologia della Sorbona, però, sembra non occuparsi più dell'opera di Vanini, non prenderne più in esame l'opera, non elencarne o denunciarne, come da prassi, gli errori da emendare, né mai condanna il suo contenuto o il suo autore. Comunque, una condanna espressa dal vicario episcopale di Tolosa, Jean de Rudèle, fu sottoscritta anche dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche la Congregazione dell'Indice pronuncia una condanna il 3 luglio 1620, con la quale il De admirandis fu condannato con la formula del donec corrigatur, in base alla quale il Sotomaior collocò il Vanini nella prima classe degli autori proibiti nel suo indice del 1640. La Collectio Judiciorum de novis erroribus qui ab initio duodecimi seculi post Incarnationem Verbi, usque ad annum 1632, in Ecclesia proscripti sunt et notati, di Charles du Plessis d'Argentré, dottore della Sorbona e vescovo, edita a Parigi nel 1728, esamina le censure e le "conclusioni" espresse dalla Facoltà sino al 1632che aveva condannato l'Amphitheatrum Aeternae Sapientiae di Heinrich Khunrath e la De Republica Ecclesiastica di Marco Antonio de Dominis)non menziona invece provvedimenti contro Vanini.  Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati atti ufficiali specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità parigine, né religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti, ma solo proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori cattolici. Una condanna dell'opera di Vanini non avrebbe trovato fondate giustificazioni, né sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran parte delle teorie esposte da Vanini non costituivano una novità per la cultura francese.  Fuggito da pochi mesi dall'Inghilterra, impossibilitato a rientrare in Italia, minacciato da alcuni settori cattolici francesi, Vanini vede restringersi intorno gli spazi di movimento e ridursi le possibilità di trovare stabile sistemazione nella società francese. Ha paura che venga aperto un processo contro di lui anche a Parigi, per cui fugge dalla capitale e si nasconde in Bretagna, in una delle cui abbazie, quella di Redon, è Abate Commendatario il suo amico e protettore, Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma intervengono anche altri fattori di preoccupazione: nell'aprile 1617 viene ucciso a Parigi Concino Concini, favorito di Maria de Medici, uomo potentissimo e molto odiato in Francia. L'episodio, seguito poco dopo dall'allontanamento della regina dalla capitale con il suo odiato seguito di italiani, crea notevole turbolenza politica e suscita un vasto movimento di ostilità nei confronti degli italiani residenti a corte.  A Tolosa Nei mesi seguenti, altre cronache del tempo segnalano la presenza di un misterioso italiano, con un nome strano, in possesso di una grande cultura ma dall'incerto passato, ancora più a sud, in alcune città della Guienna e poi della Linguadoca ed infine a Tolosa. Nella particolare suddivisione politica della Francia del XVII secolo, Enrico, duca di Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo, sposato con la duchessa italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa regione e sembra poter accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque a tenersi prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso personaggio, di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che fa mostra di grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente tra i giovani e di affermazioni non sempre allineate con la morale del tempo, non passa inosservata ed attira i sospetti delle autorità, che cominciano a sorvegliarlo.  Dopo averlo ricercato per un mese, il 2 agosto 1618 le autorità tolosane lo fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo sottopongono ad interrogatorio, cercano di scoprire chi egli sia, quali siano le sue idee in materia di religione e di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano angolo della Francia meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma non riescono ad accertare nulla, né a farlo tradire.   Il convento degli Agostiniani a Tolosa Il 9 febbraio 1619 il misterioso personaggio viene improvvisamente riconosciuto colpevole e condannato al rogo. Ormai isolato, braccato, impossibilitato a chiamare a sua difesa un passato travagliatissimo e ricco di nodi mai sciolti, abbandonato dai pochi amici rimastigli fedeli perché impotenti ad organizzare una chiara strategia in sua difesa, Vanini muore di morte atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce colpevole del reato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio, condannandolo, sulla base della normativa del tempo prevista per i bestemmiatori, alla stessa pena cui erano andati incontro, in luoghi diversi ma in circostanze analoghe, certi Gilles Fremond e Jean Fontanier: gli viene tagliata la lingua, poi è strangolato e infine arso.  Subito dopo l'esecuzionerispettivamente nel maggio e nel giugno 1619furono pubblicati due anonimi che facevano esplicitamente il nome del Vanini e quindi nel misterioso italiano giustiziato viene riconosciuto Giulio Cesare Vanini, l'autore del De Admirandis, che aveva suscitato i sospetti di alcuni settori cattolici parigini nel 1616. Nello stesso 1619 comparvero le Histoires memorables di Rosset, che, con la quinta Histoire, divulgava con poche modifiche il secondo dei due citati canards. Nel luglio 1620 Joannes de Rudele, teologo e vicario generale dell'arcivescovado di Tolosa, avverte pubblicamente di aver esaminato le due opere di Vanini insieme con il padre Claudio Billy e di averle trovate «contrarie al culto e all'accettazione del vero Dio e assertrici dell'ateismo», emettendo ufficiale ordinanza di condanna e proibendone la stampa e la vendita nella diocesi di Tolosa, territorio posto sotto la sua giurisdizione. In precedenza, la Facoltà teologica della Sorbona non aveva comunicato di aver adottato analogo provvedimento.   Omaggio a Giulio Cesare Vanini nel luogo della sua morte. Opera Amphitheatrum Æternæ Providentiæ divino-magicum, christiano-physicum, necnon astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos, peripateticos et stoicos, pubblicato a Lione nel 1615. L'opera si compone di 50 esercitazioni, che mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne l'essenza, a descriverne la provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di Pitagora, di Protagora, di Cicerone, di Boezio, di Tommaso d'Aquino, degli Epicurei, di Aristotele, di Averroè, di Cardano, dei Peripatetici, degli Stoici, ecc., su questo argomento.  De Admirandis Naturæ Reginæ Deæque Mortalium Arcanis libri quattuor, stampato a Parigi nel 1616 presso l'editore Adriano Périer. Si divide in quattro libri:  un Liber Primus de Cœlo et Aëre; un Liber Secundus de Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione et Affectibus Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; per un totale di 60 dialoghi (ma in realtà solo 59, in quanto il XXXV è perduto o mai redatto), che avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un immaginario Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel corso del quale, con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra espressioni di meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui l'amico fa mostra, sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli arcani della natura regina e dea che esistono intorno e all'interno dell'uomo.  Così, in un misto di rilettura in nuova chiave critica del pensiero degli antichi e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e religiose, il protagonista del lavoro discetta sulla materia, figura, colore, forma, motore ed eternità del cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul sole, sulla luna, sugli astri; sul fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla folgore, la neve e la pioggia; sul moto e la quiete dei proiettili nell'aria; sull'impulsione delle bombarde e delle balestre; sull'aria soffiata e ventilata; sull'aria corrotta; sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei fiumi; sull'incremento del Nilo; sull'eternità e la salsedine del mare; sul fragore e sul moto delle acque; sul moto dei proiettili; sulla generazione delle isole e dei monti, nonché della causa dei terremoti; sulla genesi, radice e colore delle gemme, nonché delle macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento e la morte delle pietre; sulla forza del magnete di attrarre il ferro e sulla sua direzione verso i poli terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare ad alcuni fenomeni della vita di tutti i giorni; sul seme genitale; sulla generazione, la natura, la respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla generazione degli uccelli; sulla generazione delle api; sulla prima generazione dell'uomo; sulle macchie contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione del maschio e della femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini coperta da una larva; sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita umana; sulla vista; sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico; sugli affetti dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli; sulle sibille; sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli àuguri; sulla guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al tempo della religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria; sui sogni.  Pensiero  Girolamo Cardano «Empio osarono dirti e d'anatemi oppressero il tuo cuore e ti legarono e alle fiamme ti diedero. O uomo sacro! perché non discendesti in fiamme dal cielo, il capo a colpire ai blasfemi e la tempesta tu non invocasti che spazzasse le ceneri dei barbari dalla patria lontano e dalla terra! Ma pur colei che tu già vivo amasti, sacra Natura te morente accolse, del loro agire dimentica i nemici con te raccolse nell'antica pace.»  (Friedrich Hölderlin, Vanini, 1798) L'interpretazione naturalistica dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzichiamato dal Vanini magister meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi Philosophorum princepsaveva dato nel De incantationibus, “aureum opusculum”, è ripresa nel De admirandis naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante, Vanini fa riferimento anche al Cardano, a Giulio Cesare Scaligero e ad altri cinquecentisti.  «Dio agisce sugli esseri sublunari (cioè sugli esseri umani) servendosi dei cieli come strumento»; di qui l'origine naturale e la spiegazione razionale dei pretesi fenomeni soprannaturali, dal momento che anche l'astrologia è considerata una scienza; «l'Essere Supremo, quando incombono pericoli, dà avvertimenti agli uomini e specialmente ai sovrani, agli esempi dei quali il mondo si conforma» (De admirandis, IV, 52). Ma i reali fondamenti dei presunti fenomeni sovrannaturali sono per Vanini soprattutto la fantasia umana, capace a volte di modificare l'apparenza della realtà esterna, i fondatori delle religioni rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici impostori che impongono false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i regnanti, interessati al mantenimento di credenze religiose per meglio dominare la plebe, come insegnava già Machiavelli, il «principe degli atei» per il quale, secondo Vanini, «tutte le cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la religione».  Seguendo ancora il Pomponazzi e il Porzio nella loro interpretazione dei testi aristotelici, mutuata dai commenti di Alessandro di Afrodisia, nega l'immortalità dell'anima. Anche il cosmo aristotelico-scolastico subisce l'attacco distruttivo del Vanini: egli, analogamente a Bruno, nega la differenza peripatetica tra un mondo sublunare e un mondo celeste, affermando che entrambi sono composti della stessa materia corruttibile; scardina nell'ambito fisico e biologico il finalismo e la dottrina ilemorfica aristotelica, e, ricollegandosi all'epicureismo lucreziano, elabora una nuova descrizione dell'universo d'impianto meccanicistico-materialistico (gli organismi sono parago orologi), e concepisce una prima forma di trasformismo universale delle specie viventi; concorda con gli aristotelici sull'eternità del mondo (considerando in particolare l'aspetto temporale), ma, contro di essi, afferma il moto di rotazione terrestre e appare respingere la tesi tolemaica in favore di quella eliocentrica/copernicana.  Se il primo curatore delle sue opere, Luigi Corvaglia e lo storico Guido De Ruggiero, ingiustamente, considerarono i suoi scritti semplicemente «un centone privo di originalità e di serietà scientifica», il padre gesuita François Garasse, ben più preoccupato delle conseguenze della diffusione dei suoi scritti, li giudicò «l'opera più perniciosa che in fatto di ateismo fosse mai uscita negli ultimi cento anni». La figura e l'opera del Vanini sono state ampiamente riconsiderate e rivalutate dalla critica contemporanea, mettendo in mostra l'originalità e le intuizioni (metafisiche, fisiche, biologiche), talvolta precorritrici nei tempi, dei suoi scritti.  Visto che il Vanini nelle sue opere nasconde le sue idee, secondo un tipico espediente della cultura del suo tempo (per evitare seri conflitti con le autorità religiose e politiche costituite, conflitti che, come paradossalmente e sfortunatamente avvenne, nonostante le cautele, lo condussero infine alla morte), l'interpretazione del suo pensiero si offre a diversi piani di lettura. Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui acquisita un'immagine di miscredente e persino di ateo (il che non era). E questo perché avversario di ogni superstizione e di fede costituita(meglio un proto-agnostico), tanto da essere considerato uno dei padri del libertinismo, malgrado avesse scritto persino un'apologia del Concilio di Trento, andata perduta.  Per una sintesi sul pensiero di Vanini si deve guardare da un lato al retroterra culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento, con prevalenza di elementi dell'aristotelismo averroistico ma con forti elementi di misticismo platonico e neoplatonico. Dall'altro lato egli trae dal Cusano dei tipici elementi panteistici, simili a quelli che si ritrovano anche in Giordano Bruno, ma più materialistici. La sua visione del mondo si basa sull'eternità della materia, sulla omogeneità sostanziale cosmica, su un Dio dentro la natura come "forza" che la forma, la ordina e la dirige. Tutte le forme del vivente hanno avuto origine spontanea dalla terra stessa come loro creatrice.  Considerato ateo, Vanini nel titolo della sua prima opera pubblicata a Lione nel 1615 Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos dimostra di non esserlo. Come precursore del libertinismo vi sono invece molti elementi che lo avvicinano al pensiero dell'ignoto autore del Trattato dei tre impostori anch'egli panteista. Vanini pensa infatti che i creatori delle tre religioni monoteiste, Mosè, Gesù e Maometto, non siano altro che degli impostori.  In De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor stampato a Parigi nel 1616 vengono riprese le tesi dell'Amphiteatrum, con precisazioni e sviluppi che ne fanno il suo capolavoro e la sintesi della sua filosofia. Viene negata la creazione dal nulla e l'immortalità dell'anima, Dio è nella natura come sua forza propulsiva e vitale, entrambi sono eterni. Gli astri del cielo sono una specie di intermediari tra Dio e la Natura che sta nel mondo sublunare e di cui noi facciamo parte. La religione vera è perciò una "religione della natura" che non nega Dio ma lo considera un suo spirito-forza.  Il pensiero di Vanini è abbastanza frammentario e riflette anche la complessità della sua formazione, perché era un religioso, un naturalista, ma anche un medico e un po' un mago. Ciò che ne caratterizza la prosa è la veemenza anticlericale. Tra le cose originali del suo pensiero c'è una specie di anticipazione del darwinismo, perché, dopo un primo tempo in cui sostiene che le specie animali nascano per generazione spontanea dalla terra, in un secondo tempo (lo aveva già pensato anche Cardano) pare convinto che esse possano trasformarsi le une nelle altre e che l'uomo derivi da "animali affini all'uomo come le bertucce, i macachi e le scimmie in genere".[senza fonte]  La fortuna filosofica di Vanini Nel 1623 appaiono due opere che consacrano il mito del Vanini ateo: La doctrine curieuse des beaux esprits de ce temps..., del gesuita François Garasse e le Quaestiones celeberrimae in Genesim cum accurata explicatione..., del padre Marin Mersenne. Le due opere, però, anziché spegnere la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che evidentemente era pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle affermazioni.  In quello stesso anno il nome di Vanini viene nuovamente proiettato all'attenzione della cultura francese in occasione del clamoroso processo che viene celebrato contro il poeta Théophile de Viau: il progetto di interrogatorio che il procuratore generale del Re, Mathieu Molé, predispone con ben articolati capi d'accusa su cui interrogare il poeta, contiene impressionanti analogie con il pensiero vaniniano, cui vien fatto esplicito riferimento mentre, nel 1624, il frate Marin Mersenne torna a martellare sulla figura e sul pensiero di Vanini, analizzandone alcune affermazioni nel capitolo X del suo L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et renversee de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la Theologie, "nel quale il teologo porta il suo giudizio concernente le opere di Girolamo Cardano, e di Giordano Bruno".  Anche Leibniz, oppositore al pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente contro Vanini, considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano.   «Je n'ai pas encore vu l'apologie de Vanini, je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être lue. Les écrits de ce personnage sont bien peu de chose. Mais un imbécille comme lui, ou pour mieux dire, un fou ne méritoit pas d'être brûlé; on étoit seulement en droit de l'enfermer, afin qu'il ne séduisît personne.» «Non ho ancora visto l'apologia di Vanini, e non penso che meriti d'essere minimamente letta. Gli scritti di questo personaggio sono di ben poco valore. Ma un imbecille come lui, o per meglio dire, un pazzo, non meritava d'essere bruciato; occorreva solo rinchiuderlo, perché non traviasse nessuno.»  (Gottfried Wilhelm von Leibniz, Epist. 22, ad Kortholtum in Opera omnia, Genève 1768, tomo V321)  La Biblioteca dell'Amburgo Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla figura di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande in altri paesi europei ed affascina molti studiosi, che si avvicinano alle sue opere e ne tentano dei profili biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per la figura ed il pensiero del filosofo di Taurisano ed è soprattutto con l'opera di Charles Blount che il pensiero di Vanini entra nella cultura inglese ed acquista una dimensione europea che non abbandonerà mai più, quando diviene un elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese.  Un manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle Observations sur Lucilio Vanini redatte da Joseph Louis Dominique de Cambis, Marquis de Velleron, ma fornisce solo delle incerte notizie sul filosofo, in gran parte rettificate dagli ultimi studi. In questo stesso periodo viene effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, ad opera o su commissione di Joseph Uriot, il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca di Württemberg; attualmente essa si trova nella Württembergische Landesbibliothek di Stoccarda.  Un'altra copia manoscritta della stessa opera si trova nella Staats und Universitätbibliothek di Amburgo, a testimonianza del perdurante interesse della cultura tedesca per il pensiero di Vanini.  Nel 1730 viene data alle stampe a Londra una biografia vaniniana con un estratto delle sue opere, dal titolo The life of Lucilio (alias Julius Caesar) Vanini, burnt for atheism at Toulouse. With an abstract of his writings. L'opera, pur ricollegandosi alla consueta storiografia vaniniana francese e quindi con i soliti errori d'origine, sottopone ad un dibattito ponderato la figura ed il pensiero del filosofo, a cui riconosce qualche merito. Ma la strada per una collocazione europea di Vanini e del suo pensiero è ormai aperta. Opere letterarie Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio Caesare Vanino, Philosopho, Theologo et Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud Viduam Antonii de Harsy, ad insigne Scuti Coloniensis, 1615, (rist. fotom., Galatina, 1979). Iulii Caesaris Vanini, Neapoletani Theologi, Philosophi et Iuris utriusque Doctoris, De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor, Lutetiae, Apud Adrianum Perier, via Iacobaea, 1616, (rist. fotom., Galatina, 1985). Luigi Corvaglia, Le opere di Giulio Cesare Vanini e le loro fonti, Milano, 1933-1934, (rist. anast., Galatina, 1990). Le opere di Giulio Cesare Vanini tradotte per la prima volta in italiano, G. Porzio, Lecce, 1912. Anfiteatro dell'eterna Provvidenza, Galatina, I meravigliosi segreti della natura, regina e dea dei mortali, Galatina, 1990. Opere, Galatina, 1990. Confutazione delle religioni (traduzione del IV libro del "De Admirandis"), Anna Vasta, Catania, De Martinis & C., 1993. Tutte le Opere (testo originale latino a fronte), Francesco Paolo Raimondi e Mario Carparelli, Collana Il pensiero occidentale, Milano, Bompiani, . Note  Massimo Bucciantini, Lutero in Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE, 12 febbraio . 12 settembre  13 settembre ).  Terzapagina. Filosofia ed ecologia per il "compleanno" di Giulio Cesare Vanini, 19 gennaio   Una lettera dell'ambasciatore inglese a Venezia, Dudley Carleton, fa risalire l'episodio a nove anni prima, ovvero al 1603.  F. P. Raimondi , Giulio Cesare Vanini e il libertinismo, Atti del Convegno di Studi, Taurisano, 2830 ottobre 1999, Galatina, 2000 F. P. Raimondi , Giulio Cesare Vanini: dal tardo Rinascimento al Libertinisme érudit, Atti del Convegno di Studi, Lecce-Taurisano 2426 ottobre 1985, Galatina, G. Spini, Vaniniana, in «Rinascimento», F. De Paola, Vanini e il primo ‘600 anglo-veneto, Cutrofiano, 1979 F. De Paola, Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo Europeo, Fasano, 1998 F. De Paola, Nuovi documenti per una rilettura di Giulio Cesare Vanini, in «Bruniana & Campanelliana», D. Foucault, Un philosophe libertin dans l'Europe baroque: Giulio Cesare Vanini Paris, 2003 F. P. Raimondi, Documenti vaniniani nell'Archivio Segreto Vaticano, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», VIII (19801985), ma 1987 F. P. Raimondi, Il soggiorno vaniniano in Inghilterra alla luce di nuovi documenti spagnoli e londinesi, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F. P. Raimondi, Giulio Cesare Vanini e la Santa Inquisizione, Taurisano, 2005 F. P. Raimondi, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento. con una appendice documentaria, PisaRoma, 2005 (L'appendice contiene la più completa documentazione sulla biografia vaniniana: 192 documenti dalla nascita al rogo). M. Leopizzi, Les Sources Documentaires du Courant Libertin Français Giulio Cesare Vanini, Fasano, D. M. Fazio, Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica tedesca del Sette e Ottocento. Da Brucker a Schopehnauer, Galatina, 1995 M. T. Marcialis, Natura e uomo in Giulio Cesare Vanini, in «Giornale Critico della Filosofia Italiana»,M. T. Marcialis, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, in "Rivista di Storia della Filosofia", LXI (2006),  954-72. G. Paganini, Le Theophrastus redivivus et Vanini, in «Kairos»,  G. Papuli, Le interpretazioni di G. C. Vanini, Galatina, 1975 A. Perrino, "Giulio Cesare Vanini nel Theophrastus redivivus", in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F. P. Raimondi, Vanini e il "De tribus impostoribus", in «Ethos e Cultura», Padova, 1991 G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento italiano, Roma, 1950 (nuova edizione riveduta e ampliata, Firenze, 1983) Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III Centenario del suo Martirio, Milano, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini, in The Connecticut Magazine, articles in English and Italian, New Britain, Conn, may 1923, pag. 13 (I, 7). Cesare Teofilato Vaniniana, in La puglia letteraria, mensile di storia, Roma 31 gen 1932, pag. 1, (II, 1). Cesare Vasoli, Riflessioni sul problema Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in Europa, Milano-Napoli, 1980 Cesare Vasoli, Vanini e il suo processo per ateismo, in F. Niewohner e O. Pluta, Atheismus im Mittelalter und in der Renaissance, Wiesbaden, 1999 Vanini in Inghilterra La seguente è una lista di alcuni documenti in cui è possibile trovare riferimenti alla presenza del frate Carmelitano a Lambeth Palace a Londra (16121614).  Trascrizioni complete, riassunti e contesto di questi documenti sono disponibili per studenti e ricercatori "Vanini e il primo Seicento anglo-veneto" e in "Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo", Schena Editore, Fasano Brindisi, 1998.  Documenti LondonPublic Record OfficeState Papers -Venice Notizie sulla Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini sconfesso la sua fede cattolica e tenne vari sermoni. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9, c.(arta) 297. Petizione di due Carmelitani (Vanini e Genocchi) a Carleton, ambasciatore Inglese a Venezia, per essere accettati in Inghilterra. Venezia, inizi del 1612. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9, c.(arta) 57. Lettera di Sir Dudley Carleton a Lord Salisbury. Da Venezia, il 7 febbraio 1612. Carleton informa Lord Salisbury che due frati gli hanno chiesto permesso di rifugiarsi in Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro superiori. LondonPublic Record OfficeState Papers79 Bundle 3, c.(arta) 199 (10). Giulio Cesare Vanini a Carleton. Da Lambeth il 24 febbraio 1612. Vanini manda a Lord Carleton informazioni riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth e la buona stima di cui gode lì. LondonHistorical Manuscripts CommissionDe L'Isle and Dudley Manuscripts,  V1611-1626. Sir John Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. 15 giugno 1612 Corrispondenza tra i due statisti riguardo ad una missione segreta di John Florio, che forse accompagnò Vanini e il suo compagno a Londra. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the elder1613-1614. Thomas Albery a William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612. Albery, un mercante Inglese e corrispondente di Trumbull, agente Inglese a Bruxelles, manda informazioni sull'arrivo di Vanini e le sue esperienze a Venezia. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on the Manuscripts of the Marquess of Downshire,3, Trumbull Papers Thomas Albery a William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612. Una copia della lettera da una fonte diversa. LondonPublic Record OfficeState Papers79 Bundle 1, c.(arta) 387. Da Gregorio Spinola a Maria Ginocchio. Genova, il 13 giugno 1612. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 11, c.(arta) 125 . Isaac Wake a Sir Dudley Carleton. Londra 5 dicembre 1612, st.° novo. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 12, c.(arta) 48 . Isaac Wake a Sir Dudley Carleton. Londra 1º febbraio 1612, st.° no(vo). LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthamstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. Alfonse de S. Victors a William Trumbull Da Middolborg (Middelburg) il 3 agosto 1613. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  4, Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a William Trumbull. Middelborg. il 3 agosto 1613. LondonPublic Record OfficeState Papers Domestic Series Jac. IJohn Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Londra, 10 febbraio, 1614. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c.(arta) 101 recto e verso. Sir Dudley Carleton a Sir Thomas Lake. Da Venezia il 18 febbraio 1614. LondonPublic Record OfficeState PapersDomestic Series n. 35. Giovan Francesco Biondi a Carleton. Da Londra, il 18 febbraio 1614. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c. 127. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Da Venezia il 25 febbraio 1613, st.° vet. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. George Abbot a William Trumbull. Da Lambeth il 10 marzo, 1613 (1614). LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  IV, Trumbull Papers 1613 -1614. George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth il 10 marzo, 1613 (1614). LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c. 164. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Venezia, 11 marzo 1613 st.° vet. LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 9, c. 152. Sir Dudley Carleton a Giovan Francesco Biondi. Venezia, 14 marzo 1614. LondonPublic Record OfficeState Papers Domestic Series, Abbot a Carleton. Lambeth, 30 marzo 1613 (1614). LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 233. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia 30 aprile 1614. LondonRecord OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 154. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, 1º maggio 1614. LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 234. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, giugno 1614. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings,  IV, chapter XVII. Notes of speeches and proceedings in the House of Lords. :A.(nno) 16101621. Lunedì 16 maggio 1614. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings,  IV, chapter XVII. Notes of speeches and proceedings in the House of Lords. A.(nno) 16101621. Giovedì 19 maggio (1614). LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 16, c. 86. Dudley Carleton a Sua Signoria l'Arcivescovo di Canterbury. Venezia 3/13 giugno 1614. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. George Abbot a William Trumbull. Lambeth, 17 giugno 1614. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  IV, Trumbull Papers 1613-1614. George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth, 17 giugno 1614. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155. Istruzioni degli Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra. LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian Archives. 905. Gli Inquisitori di Stato a Gregorio Barbarigo, 22 gennaio 1616. LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian Archives. 912. Examinations for Antonio Foscarini. 22 febbraio 1616. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155, carte 84 r., 84 v., 85 r. Londra, 23 febbraio 1616. Interrogatorio di Lunardo Michelini sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155, carte 101 v. e 102 r. 25 marzo 1616. Interrogatorio di Alessandro di Giulio Forti da Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio General de Simancasfondo InglaterraLegajo 7025Libro 368 (anni 16131615); foglio privo di indicazioni. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles 15 aprile 1614. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono arrivati sani e salvi dopo la loro fuga da Londra. Archivio General de Simancasfondo InglaterraLegajo 7025Libro 368 (anni 16131615); foglio 47. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles, 27 maggio 1614. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono partiti verso l'Italia, come era stato concordato a Roma. Documenti inclusi nell'opera di Namer La seguente è la lista dei documenti inglesi inclusi nel lavoro Documents sur la vie de Jules-César Vanini de Taurisano di Ėmile Namer, che può essere considerato come un utile punto di partenza per la delineazione di una biografia di Giulio Cesare Vanini, e di cui la nuova documentazione deve essere considerata un completamento:  LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. Carleton all'Arcivescovo Abbot. 7 febbraio, 1611-12. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. l'Arcivescovo Abbot a Carleton. 8 marzo, 1611-12. LondonState Papers Domestic. James I.  68 Fol. 103. Dudley Carleton a John Chamberlain. Venezia, 29 aprile 1612. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. Sir D. Carleton all'Arcivescovo di Canterbury. 15 maggio, 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  69. Fol. 71. John Chamberlain a Lord Dudley Carleton. Londra, 17 giugno 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  70 Fol. 1. Chamberlain a Carleton. 2 luglio, 1612. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 10. Abbot a Carleton. 20 luglio, 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  70 Fol. 12. Carleton a Chamberlain. 23 luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  70 Fol. 16. l'Arcivescovo di York al conte di Suffolk. 29 luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  71 Fol. 13. Giulio Cesare Vanini a Dudley Carleton. Da Lambeth, il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  71 Fol. 14. Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac Wake. Da Lambeth il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  72 Fol. 13. John Chamberlain a Dudley Carleton. 14 gennaio 1612/13 da Londra. LondonState Papers Domestic. James I.  72 Fol. 39. l'Arcivescovo Abbot a Carleton. Lambeth 24 febbraio, 161213. LondonState Papers Domestic. James I.  72 Fol. 74. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra l'11 marzo, 161213. LondonState Papers Domestic. James I.  72 Fol. 80. Giovanni Biondi a Dudley Carleton. Da Londra il 17 marzo 1613. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 13. Carleton a Abbot. 3 settembre, 1613. LondonState Papers Domestic. James I.  75 Fol. 28. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra il 25 novembre 1613. LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 9. 2. l'Arcivescovo Abbot al vescovo di Bath. Gennaio 161314. Da Lambeth (?). LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 9. Sir Tho. Lake a Dudley Carleton. Dalla corte a Royston, 27 gennaio 161314. LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 18 v. John Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Da Londra il 3 febbraio 161314. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 1828 febbraio, 1614. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Sir Thomas Lake. 4 marzo, 161314. LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 48. l'Arcivescovo Abbot di Canterbury a Sir Dudley Carleton a Venezia. Lambeth, 16 marzo, 1613 (i. e. 14). LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 49. John Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, 17 marzo, 1613 (1614). LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 22 aprile, 1614. Archivio de Simancas, Estado,  368. Cardinale Millino a Alonso de Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, 10 settembre, 1613. Archivio de Simancas, Estado,  368. Cardinal Millino a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, 22 marzo, 1614. Archivio de Simancas, Estado,  368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 15 aprile, 1614. Archivio de Simancas, Estado,  368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 27 maggio, 1614.Vanini e l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti presenti nella corrispondenza tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le autorità vaticane, dove è possibile trovare informazioni relative alla fuga, permanenza e rientro segreto dall'Inghilterra del frate carmelitano (16121615).  Le trascrizioni complete, i sommari e le contestualizzazioni di questi documenti sono disponibili per studiosi e lettori in Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore, Fasano (Brindisi), 1998.  Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma furono informati continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi apostolici in Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di Spagna a Londra, a cominciare dalla sua fuga da Venezia nel 1612 sino al suo desiderio di rientrare nel mondo cattolico.  RomaArchivio Segreto VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 194 r. e 194 v. Ubaldini, Nunzio papale in Francia, all'Ill.mo sig.re Card.le Borghese (Segretario di Stato di Papa Paolo V) de 2 di agosto 1612 di Parigi.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Fiandra,  207, il Nuntio alla Segreteria, 16081615, foglio 439 r. e v. Bentivoglio, Nunzio papale in Fiandra, al Card. Borghese. (Bruxelles) 4 agosto 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  293A, lettere scritte al Nuntio in Francia 1609-1612, foglio 432 v. Card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 28 di agosto 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 207 v. e 208 r. Ubaldini (da Parigi) al med.(esim)o (cardinale Borghese) de 30 di agosto 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  293A, lettere scritte al Nuntio in Francia 16091612, foglio 451 v. e 452 . Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 26 di Sett.(em)bre 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 259. Ubaldini al medesimo sig.re Card.le (Borghese) de 25 d'ottobre 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  293A, lettere scritte al Nuntio in Francia 1609-1612, foglio 479 r. e 479 v . Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 24 di novembre 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 296 recto e 297. Ubaldini all'Ill.mo sig. Card.(ina)le Borghese de 20 di Dixbre 1612 .  Londra, British Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia,16101616; Add. 8726, f. 305 v. Card. Ubaldini al Card. Borghese, 20 Dec. 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 297 r. e v. Ubaldini al S.(igno)re Card.(ina)le Mellini (membro del Sant'Uffizio, il Tribunale dell'Inquisizione di Roma) di 20 di Xbre 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  71, lettere scritte al Nuntio in Francia dal Card. Borghese, 1613-1614, foglio 17 r. e v . Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma 21 gennaio 1613  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  295A, Registro di Lettere della Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano Nuntio in Francia l'anno 1613-1614, foglio 21 v. e 22 r. Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo di Foligno al Nuntio in Francia. Roma 21 Genn.° 1613.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 343 v. Ubaldini al S.(igno)re Card.(ina)le Mellini De 26 di Febraro 1613.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 375 v. e 376 . Ubaldini al med.(esim)o S.(igno)re Card.(ina)le Mellini De 23 d'aprile 1613.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 466 r. Ubaldini al Sig.re Card.(ina)le Borghese. Di Parigi li 8 d'ottobre 1613.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 56pag. 38 recto e 39. Ubaldini al med.(esim)o sig. Card.(ina)le Millini de 25 di febbraio 1614.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  71, lettere scritte al Nuntio in Francia dal Card. Borghese, 1613-1614, foglio 215 v. e 216 r. Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 24. Maggio 1614.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 56pag. 95 recto e 96. Ubaldini al sig.re Card.(ina)le Borghese degli 31 di luglio 1614. Di Parigi.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 56pag. 118 . Ubaldini al sig. Card.(ina)le Millini de 14 di o.(tto)bre 1614.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 56, foglio 246246 retro247 . Ubaldini al med.(esi)mo s.(ignor) Card.(ina)le (50) de 27 agosto 1615.  Londra, British Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua nunziatura di Francia, Card. Ubaldini al Card. Borghese, 27 Aug. 1615.  Parigi, Bibliothèque nationale de FranceDepartement des Manuscrits, Italien 866, Registro di Lettere della Nunziatura di Francia di Monsignor Ubaldini dell'anno 1615 e 1616, lettera 127. Ubaldini al S.(ignor) C.(ardinale) B.(orghese) P.(arigi) li 27 agosto 1615.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  41, Lettere del Sir. Card.le Ubaldini nella sua Nunciatura di Francia dell'anno 1615 e 1616 (Tomo VI), foglio 189 r. e v. -190 r. e v. Ubaldini al Sig.re Card.(ina)l Borghese li 27 Ag.(ost)o 1615.  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giulio Cesare Vanini Collabora a Wikiquote Citazionio su Giulio Cesare Vanini Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giulio Cesare Vanini  Giulio Cesare Vanini, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Delio Cantimori, Giulio Cesare Vanini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giulio Cesare Vanini, su sapere.it, De Agostini.  Opere di Giulio Cesare Vanini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giulio Cesare Vanini, .  L'Archivio GCV (Giulio Cesare Vanini, 1585-1619) compresi i testi online dell'Amphitheatrum e De admiandis. Francesco Paolo Raimondi, Giulio Cesare Vanini, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto di Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.”

 

Vanni: essential Italian philosopher. Firma autografa Icilio Vanni (Città della Pieve), filosofo. Iniziò la carriera accademica come docente di storia del diritto a Perugia e successivamente fu insegnante di Filosofia del diritto a Parma (1889), Bologna (1893) e Roma (1889-1903)  Tra i primi rappresentanti e fondatori del positivismo sociologico in Italia, il suo pensiero si ispira a Immanuel Kant e agli autori principali del positivismo Professoree a lui si deve anche una originale lettura "positivista" della dottrina storicistica di Giambattista Vico. Il suo è stato definito un "positivismo critico" che vuole distinguere cioè tra le scienze del diritto dalla filosofia del diritto contestando e rifiutando l'assimilazione positivista di quest'ultima con la morale e la sociologia, dottrina nata nell'ambito del positivismo, verso la quale egli ebbe un interesse particolare cercando di teorizzarne il carattere scientifico differenziandola però sia dall'evoluzionismo che dalla biologia.  Vanni considerò essenziale l'autonomia teorica della norma giuridica dai rapporti con gli aspetti storici-etnografici delle istituzioni giuridiche. Egli è convinto che la filosofia del diritto debba avere la funzione pratica di definire i fini dell'azione umana nella società. In questo modo Vanni ribadiva l'impostazione criticista kantiana del suo pensiero che acquistava toni metafisici criticati dal positivismo ortodosso che lo accusò di eclettismo. Copertina delle Lezioni di filosofia del diritto Della consuetudine nei suoi rapporti col dritto e con la legislazione, Perugia, Saggi critici sulla teoria sociologica della popolazione, Città di Castello, 1886; Prime linee di un programma critico di sociologia, Perugia, 1888; Il problema della filosofia del diritto nella filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi nostri, Verona, 1890; Gli studi di H. Sumner Maine e le dottrine della filosofia del diritto, Verona, 1892; La funzione pratica della filosofia del diritto considerata in sé ed in rapporto al socialismo contemporaneo, Bologna, 1894; La filosofia del diritto in Germania e la ricerca positiva: nota critica, Torino, 1896; Il dritto nella totalità dei suoi rapporti e la ricerca oggettiva, Roma, 1900; La teoria della conoscenza come induzione sociologica e l'esigenza critica del positivismo, Roma, 1901; Lezioni di filosofia del diritto, Bologna, 1904; Saggi di filosofia sociale e giuridica, Bologna, 1906; Saggi di filosofia sociale e giuridica: seconda parte, Bologna. Biografia in Scuola Normale Superiore di Pisa, su picus.unica.it. 3 novembre  15 giugno ).  G. Marino, Positivismo e giurisprudenza, Napoli 1896, 59-60  F.Cuculo, La prima sociologia positiva in Icilio Vanni, in A. Millefiorini , Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio, Positivismo, storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia positivistica in Italia (1880-1920), Roma 1989. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Icilio Vanni  Icilio Vanni, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere u openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere

 

Vannini: Essential Italian philosopher. “Never to be confused with the vain Vanini!”Grice.Marco Vannini (San Piero a Sieve), filosofo. Dopo gli studi al Liceo-Ginnasio Michelangiolo di Firenze, si è laureato nel 1969 in Filosofia Teoretica presso l'Firenze, discutendo una tesi sul Wittgenstein metafisico e mistico.  Ha vissuto nel Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite del priore p. Gino Ciolini. Ha frequentato lo Studio Teologico Fiorentino, ove ha conseguito il grado di Baccalaureato in Teologia nel 1980.  Ha sposato nel 1993 Sabina Moser, filosofa, studiosa di Simone Weil, ed ha due figli, Ilaria e Andrea.  Ha compiuto viaggi e soggiorni di studio in Europa e in altri continenti, a contatto con culture e religioni non cristiane: Israele, Egitto, Giordania, Turchia, India, Sri Lanka, Indonesia, Cina, Tibet.  Ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei; per un triennio Storia della Filosofia Antica nella Firenze e, nel 1998, Storia della Mistica all'Istituto di Scienze Religiose di Trento.  Ha tenuto seminari e conferenze in Università ed Accademie italiane e straniere: Genova, Trento, Ancona, Perugia, Urbino, Pavia, Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo, Chieti, Roma, Avila, Strasburgo, Berlino.  Pensiero Vannini, considerato il maggior studioso di mistica o anche il più importante studioso italiano di Meister Eckhart e della mistica cristiana, ha curato l'edizione italiana di tutte le opere, latine e tedesche, di Meister Eckhart, nonché quelle di altri autori spirituali, come Agostino, Jean Gerson, François de Fénelon, Margherita Porete (con Romana Guarnieri e Giovanna Fozzer), Giovanni Taulero, Anonimo Francofortese, Martin Lutero, Angelus Silesius (con Giovanna Fozzer), Daniel von Czepko (con Giovanna Fozzer), Sebastian Franck, Valentin Weigel, ecc.  Marco Vannini, lungo un percorso ormai di quasi mezzo secolo, è stato:  traduttore e curatore di importanti testi della mistica cristiana; critico della fenomenologia mistica, da un punto di vista teoretico e storico; filosofo della religione, e del cristianesimo in particolare, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la fede. Vannini legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto, pone lo stesso a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale presupposto impone comefuori da un'esperienza diretta di questo tiposia pressoché impossibile cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie dottrine e pratiche religiose.  Per Vannini la mistica è un sapere spirituale, inoggettivabile ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è l'identità mistica il vero e proprio criterio per discernere il vero dal falso. Tale ermeneutica costituisce una propedeutica all'inverarsi in senso mistico della religione cristiana.  Il pensiero di Vannini si basa quindi su una esperienza spirituale, unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto concetti appartenenti alla sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis theo, quali vuoto, fondo dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra distacco ed amore.  Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è fatto il vuoto nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo recettivi alla luce proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso stesso luce eterna: al vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una pienezza, una traboccante ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed inesauribile.  Il rapporto tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua esclusione, ma dialettico, di reciproca compenetrazione: la “salvezza” viene letta nei parametri teologici di una escatologia realizzata nel presente, come immanente esperienza dello spirito.  Essenziale diventa perciò il recupero della antropologia classicacorpo, anima, spiritoove l'uomo è un corpo, piccola parte dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di pensieri, sentimenti, volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello spazio, delle circostanze; ma soprattutto uno spirito universale, eterno, libero, uno nell'Uno.  L'attualità e l'originalità della posizione di Vannini ha suscitato e continua a suscitare un acceso dibattito in seno al panorama culturale italiano, filosofico e teologico: nei confronti dell'autore vari infatti sono stati i commenti, le recensioni, i contributi e gli interventi critici da parte di personalità quali (in ordine alfabetico) Gianni Baget Bozzo, Massimo Baldini, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Roberta De Monticelli, Roberto Esposito, Bruno Forte, Sergio Givone, Vito Mancuso, Armando Matteo, Giandomenico Mucci S.I., Gianfranco Ravasi, Giovanni Reale, Lucetta Scaraffia, Armando Torno, Gianni Vattimo, Franco Volpi.  La particolare rilevanza dell'opera di Vannini può trasparire anche, ad esempio, dalle seguenti affermazioni in meritocitate in ordine sparsodi alcuni dei suddetti illustri pensatori:  Sergio Givone: «...A Marco Vannini, cui siamo debitori d'un lavoro filosofico estremamente prezioso, rivolgiamo questa domanda...». Roberta De Monticelli: «A Vannini dobbiamo non soltanto edizioni impeccabili delle opere di Meister Eckhart, Margherita Porete... Angelus Silesius, Giovanni Gerson; ma anche il pensiero vigoroso e chiaro, qualunque cosa gli si posa obiettare, che la mistica è da un lato il cuore e la radice viva di ogni religione, ma dall'altro “la filosofia nel suo senso più reale e profondo”, la conoscenza e la pratica dell'essere e “la gioia dell'essere”». Massimo Cacciari: «È un grosso debito quello che la filosofia e la teologia italiana hanno accumulato in questi anni nei confronti di Marco Vannini. Grazie al suo instancabile lavoro o sotto la sua direzione il nostro Paese può oggi contare su impeccabili edizioni di Giovanni Gerson e di Angelus Silesius, di Margherita Porete e di Meister Eckhart» Giandomenico Mucci S.I.: « In questi tempi di declino dell'ontologia, Marco Vannini è certamente, in Italia, fuori dell'ambito ecclesiastico, il più illustre studioso di mistica». Giovanni Reale:«L'esperienza mistica è comunque per sua natura connessa con il religioso, come viene mostrato nel bel libro di Marco Vannini, La mistica delle religioni (Le Lettere,  389, € 20) in questi giorni in libreria. Vanniniuno dei massimi esperti in materia a livello nazionale e internazionaleanalizza in modo dettagliato questa esperienza spirituale nell'induismo, nel buddismo, nell'ebraismo, nell'islamismo e nel cristianesimo» Armando Torno: «Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di quelle opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è diventato difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova l'ultimo delizioso scritto di Marco Vannini Sulla grazia». Bruno Forte: «L'ultimo bel libro di Marco Vannini su Mistica e filosofia rivela ancora una volta la sua straordinaria competenza di storico e interprete della mistica» Al pensiero di Vannini è stato dedicato il volume di Roberto Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini.  Opere Lontano dal segno. Saggio sul cristianesimo, La Nuova Italia, Firenze, Esame della certezza, Il Cenacolo, Firenze,  Meister Eckhart. Opere tedesche, La Nuova Italia, Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale Monferrato 1983 (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello spirito, Augustinus, Palermo.  Mistica e filosofia, Piemme, Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto. L'esperienza mistica dall'Iliade a Simone Weil, Mondadori, Milano 1999 (ristampa col titolo: Storia della mistica occidentale, Oscar Mondadori ; poi Le Lettere, Firenze ). Introduzione alla mistica, Morcelliana, Brescia 2000 (trad. portoghese: Introdução à Mìstica, Edições Loyola, San Paolo del Brasile5). La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le Lettere, Firenze (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica delle grandi religioni, Mondadori, Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze ). Tesi per una riforma religiosa, Le Lettere, Firenze 2005. La religione della ragione, Bruno Mondadori, Milano 2007 (prefazione di Roberta De Monticelli). Sulla grazia, Le Lettere, Firenze 2008. Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e come menzogna, Bompiani, Milano . Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le Lettere, Firenze . Il Santo Spirito fra religione e mistica, Morcelliana Editrice, Brescia . Oltre il cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani, Milano . Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito, Rizzoli, Milano  (con Corrado Augias). Indagine sulla vita eterna, Mondadori, Milano  (con Massimo Polidoro). Introduzione a Eckhart. Profilo e testi, Le Lettere, Firenze . L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, Milano . All'ultimo papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà, il Saggiatore, Milano . Contro Lutero e il falso evangelo, Lorenzo de' Medici Press, Firenze . Il muro del paradiso. Dialoghi sulla religione per il terzo millennio, Lorenzo 'de Medici Press, . Mistica, psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze . Note  Liceo-Ginnasio Michelangiolo  Firenze  Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi, s.a., in: <Panorama> Stefano G. Azzarà, su Materialismo Storico   Bio-  Sergio Givone, Luce mistica dei moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifestoAlias, Roberta De Monticelli, L'allegria della mente: dialogando con Agostino, Milano, Bruno Mondadori, 200431-32,  9788842495024.  Marco Vannini, Mistica e filosofia, Prefazione, Firenze, Le Lettere, Giandomenico Mucci, Il pensiero di Marco Vannini, in «La Civiltà Cattolica», Giovanni Reale, Il misticismo vive in tutte le culture. Il testo di Vannini, le «Upanishad» riedite, su corriere.it. Armando Torno, Alla ricerca della Grazia nel segno di Eckhart, in «Corriere della Sera», Cultura, Bruno Forte, Mistica, l’enigma dell’Altro, in «Avvenire»Libri, 28 settembre Roberto Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini, Nerbini, Firenze   Mistica Misticismo cristiano Mistica renana Meister Eckhart Pierre Hadot Henri Le Saux Sito personale di Marco Vannini

 

Varisco: Essential Italian philosopher. Senatore del Regno d'Italia Durata mandato22 dicembre 192821 ottobre 1933 Sito istituzionale Dati generali Titolo di studioLaurea in matematica UniversitàUniversità degli Studi di Pavia ProfessioneDocente universitario Bernardino Varisco (Chiari), filosofo. Fu professore di filosofia a Roma e senator. La formazione del suo pensiero coincide con la crisi del positivismo in Italia.  Laureato in matematica nel 1873 presso l'Pavia, aveva esordito insegnando matematica dal 1874 al 1905. Pur partendo da posizioni solidamente scientifiche, Varisco avverte sollecitamente il limite di ogni conoscenza che voglia essere esclusivamente composto di ragione, e scopre insieme la concomitante componente fideistica di ogni affermazione di verità.  Questo ricorso alla fede come sentimento del soprannaturale è utilizzato da Varisco sia per affermare la preminenza della filosofia come conoscenza concreta sui processi astrattivi della scienza (I massimi problemi, del 1910), sia per approdare ad uno spiritualismo pluralistico con forti accentuazioni teistiche (Dall'uomo a Dio, pubblicato postumo nel 1939).  Opere: “Scienza e opinioni,” Roma, Dante Alighieri, I massimi problemi, Milano, Libreria Editrice Milanese, 1La patria, Roma, G. Garzoni Provenzani, Conosci te stesso, Milano, Libreria Editrice Milanese, La scuola per la vita. Scritti di educazione e di critica pedagogica raccolti da Vincenzo Cento, Milano, Isis,  Linee di filosofia critica, Roma, A. Signorelli, Discorsi politici, Roma, De Alberti, Sommario di filosofia, Roma, A. Signorelli, Dall'uomo a Dio, postumo, Enrico Castelli e Giulio Alliney, Padova, CEDAM. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia — 9 giugno 1910 Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaUfficiale dell'Ordine della Corona d'Italia — 10 giugno 1917 Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia. Opere di Bernardino Varisco, .  Bernardino Varisco, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.

 

Varrone: Grice: “I count Varrone as the first language philosopher. He woke up and realised he was speaking ‘lingua latina,’ and dedicated 36 volumes to it!” --. Grice: “’Lingua latina’ has a nice Roman ring to it. In modern Italian, the ‘t’ has become an ‘z,’ as in “Lazio,” the calico teamfrom Latium.”  varrone: Grice: “I know his Loeb edition by heart!” -- Academic,  Roman polymath, author of works on language, agriculture, history and  philosophy, as well as satires, and principal speaker in the later version of  Cicero’s "Academica" Marco Terenzio Varrone  Marco Terenzio Varrone Project Rome logo Clear.png Questore della Repubblica romana Varrocoin.jpg Nome originale Marcus Terentius Varro Nascita 116 a.C. Rieti Morte 27 a.C. Roma Gens Terentia Questura 78 a.C. in Illyricum Propretura 49 a.C. in Spagna. Marco Terenzio Varrone (in latino: Marcus Terentius Varro; Rieti), filosofo.  «Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria, sulle fasi della sua cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle sue cariche sacerdotali, sugli istituti civili e militari, sulla dislocazione dei suoi quartieri e vari punti, su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri affari, sia divini che umani.»  (Marco Tullio Cicerone, Academica Posteriora, I 9trad. A. D'Andria)  Statua di Varrone a Rieti Marco Terenzio Varrone nacque a Rieti (o in alta Sabina) nel 116 a.C.: per tale motivo è detto Reatino (attributo che lo distingue da Varrone Atacino, vissuto nello stesso periodo).   Nato da una famiglia di nobili origini, aveva rilevanti proprietà terriere in Sabinadove fu educato con disciplina e severità dai familiari -, integrate dall'acquisto di lussuose ville a Baia e fondi terrieri a Tusculum e Cassino.  A Roma compì studi avanzati presso i migliori maestri del tempo: tra gli altri, studi di grammatica presso Lucio Elio Stilone Preconino, che lo fece appassionare anche agli studi etimologici e retorici e di linguistica e filologia con Lucio Accio, a cui dedicò la sua prima opera grammaticale De antiquitate litterarum.  Come molti giovani romani, compì un viaggio in Grecia fra l'84 a.C. e l'82 a.C., dove ascoltò filosofi accademici come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui dedusse una posizione filosofica di tipo eclettico.  A differenza di molti altri eruditi del tempo, Varrone non si ritirò dalla vita politica ma, anzi, vi prese parte attivamente accostandosi agli optimates, forse anche influenzato dall'estrazione sociale. Dopo aver, infatti, percorso le prime tappe del cursus honorum (triumviro capitale nel 97 a.C., questore lo stesso anno, legato in Illiria nel 78 a.C.) fu vicino a Pompeo, per il quale ricoprì incarichi di grande importanza: fu legato e proquestore in Spagna fra il 76 a.C. e il 72 a.C. e combatté nella guerra contro i pirati difendendo la zona navale tra la Sicilia e Delo.  Allo scoppio della guerra civile nel 49 a.C. fu propretore in Spagna: in una guerra che vedeva i romani contro i romani, tentò un'incerta difesa del suo territorio che si concluse in una resa che Gaio Giulio Cesare, nei Commentarii de bello civili, definì poco gloriosa.  Dopo la disfatta dei pompeiani, si avvicinò, comunque, a Cesare, che apprezzò il Reatino soprattutto sul piano culturale, affidandogli la costituzione di due biblioteche, una di testi latini l'altra di testi greci, ma che, dopo le idi di Marzo, furono sospese.  Dopo la morte del dittatore, anzi, fu inserito nelle liste di proscrizione sia di Antonio che di Ottaviano (interessati più alle sue ricchezze che a punire i congiuranti), da cui si salvò grazie all'intervento di Fufio Caleno per poi avvicinarsi a Ottaviano a cui dedicò il De vita populi Romani volto alla divinizzazione della figura di Giulio Cesare..  Morì quasi novantenne nel 27 a.C. dopo aver scritto una produzione di oltre 620 libri, suddivisi in circa settanta opere.  Opere Magnifying glass icon mgx2.svg De re rustica (Varrone) e De lingua Latina.  Marco Terenzio Varrone Produzione e trasmissione La vasta produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo in un catalogo (incompleto, poiché sono elencati circa la metà degli scritti del reatino): in totale, le opere varroniane sono verosimilmente 74, suddivise in 620 volumi, sebbene Varrone stesso, a 77 anni, abbia riferito di aver scritto 490 libri.  Le opere varroniane, secondo l'argomento, possono essere suddivise in vari gruppi, dalle opere di erudizione, filologia e storia a quelle giuridiche e burocratiche, dalle opere di filosofia e agricoltura alle opere di poesia, di linguistica e letteratura; di retorica e diritto, con ben 15 libri De iure civili; di filosofia.  Di questa enorme produzione è pervenuta (quasi integra) solo un'opera, il De re rustica, mentre del De lingua Latina sono pervenuti solo 6 libri su 25. Probabilmente, causa del quasi completo naufragio della immane  varroniana è che, avendo compulsato tanta parte della cultura grecoromana precedente, divenne la fonte indispensabile per gli autori successivi, perdendosi, per così dire, per assimilazione.  Il filologo ed erudito Dell'attività filologica varroniana fa testimonianza il cosiddetto "canone varroniano", elaborato a partire da due opere, le Quaestiones Plautinae e il De comoediis Plautinis, in cui Varrone ripartì il corpus plautino, che includeva 130 fabulae: di queste, 21 vengono definite autentiche, 19 di origine incerta, dette "pseudo-varroniane" e le restanti spurie.  Si occupò soprattutto di antiquaria, con i 41 libri di Antiquitates, il suo capolavoro, divisi in 25 di res humanae e 16 di res divinae, fonte precipua di Agostino nel De civitate Dei: proprio da Agostino si evidenzia l'attenzione di Varrone sulla religione "civile", con una compiuta disamina su culti e tradizioni, pur con acute critiche alla teologia mitica dei poeti in nome di una theologia naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non pervenuta, De bibliothecis, presumibilmente legata alle incombenze come bibliotecario affidategli da Cesare.  La produzione a sfondo filosofico Nell'ambito filosofico, notevoli dovevano essere i Logistorici (dal greco “discorsi di storia”) un'opera in 76 libri, composta in forma di dialogo in prosa, di argomento morale e antiquario, in cui ogni libro prendeva il nome di un personaggio storico e un tema di cui il personaggio costituiva un modello, come il Marius, de fortuna o il Catus, de liberis educandis: probabilmente questi dialoghi storico-filosofici furono tra i modelli espositivi del Laelius de amicitia e del Cato Maior de senectute di Cicerone.  All'interesse filosofico e divulgativo di Varrone, probabilmente scritte lungo tutto il corso della sua parabola culturale, riconducevano le Saturae Menippeae, che prendevano come modello Menippo di Gadara, esponente della filosofia cinica (da cui il nome). Esse, scritte tra l'80 a.C. e il 46 a.C., si componevano di 150 libri, in prosa e in versi, di cui però ci rimangono circa 600 frammenti e novanta titoli, di argomento soprattutto filosofico, ma anche di critica dei costumi, morale, con rimpianti sui tempi antichi in contrasto con la corruzione del presente. Ciascuna satira recava un titolo, desunto da proverbi (Cave canem con allusione alla mordacità dei filosofi cinici) o dalla mitologia (Eumenides contro la tesi stoico-cinica per cui gli uomini sono folli, Trikàranos, il mostro a tre teste, con un mordace riferimento al primo triumvirato) ed era caratterizzata da lessico popolaresco, polimetria e, come in Menippo, uno stile tragicomico. Valerio Massimo, VII 3.  Aulo Gellio, Ce ne parla Varrone stesso in De lingua latina, Cicerone, Academica posteriora, Appiano, Guerre civili, IV 47; Varrone, De re rustica, II 10, 8 e III 12, 7.  II 17.  Svetonio, Cesare, 44, 2.  Appiano, IV 47.  Ausonio, Commemoratio professorum Burdigalensium, XX, 10.  Chronicon, ann. Aulo Gellio, II 10, 17.  Gellio, III 3, 9.  I cui frammenti sono editi nella fondamentale edizione in due volumi di B. Cardauns: Antiquitates rerum divinarum, Wiesbaden, Steiner,  Cfr. B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e prosopografico, Parma, Universita degli studi di Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese: "Da ragazzo, avevo solo una tunica modesta e una toga, calzature senza fascette, un cavallo non sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado, una tinozza".  N. Horsfall, Varrone, in Letteratura Latina Cambridge,  1, Milano, Mondadori, Cfr. M. Salanitro, Le Menippee di Varrone. Contributi esegetici e linguistici, Roma, Edizioni dell'Ateneo 1990.  Sulla satira varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW", I (1973), n. 3,  26-59.  (Per la  specifica sul De re rustica e sul De lingua Latina si rimanda alle rispettive voci)  Atti del Congresso internazionale di studi varroniani. Rieti settembre, Rieti, Centro di studi varroniani,  B. Cardauns, Marcus Terentius Varro. Einführung in sein Werk, Heidelberg, Winter, A. Cenderelli, Varroniana. Istituti e terminologia giuridica nelle opere di M. Terenzio Varrone, Milano, A. Giuffrè, 1973. H. Dahlmann, Varrone e la teoria ellenistica della lingua, Traduzione italiana di Pasqualina Vozza, Napoli, Loffredo.  F. Della Corte, Varrone, il terzo gran lume romano, Genova, Istituto universitario di Magistero (rist. Firenze, La Nuova Italia, G.A. Nelsestuen, Varro the agronomist. Political philosophy, satire and agriculture in the late Republic, Columbus, Ohio State University press, . A. Pittà, M. Terenzio Varrone. De vita populi Romani. Introduzione e commento, Pisa, Pisa University Press, . B. Riposati, M. Terenti Varronis De vita populi Romani. Fonti, esegesi, edizione critica dei frammenti, Milano, Vita e pensiero, 1939. B. Riposati, M. Terenzio Varrone. L'uomo e lo scrittore, Roma Istituto di studi romani, A. Traglia, Introduzione a: M.T. Varrone, Opere, Torino, UTET,  B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e prosopografico, Parma, Universita degli studi di Parma, Istituto di lingua e letteratura latina, 1981.  Satira menippea Biblioteche romane Antiquitates rerum humanarum et divinarum Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Marco Terenzio Varrone, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Marco Terenzio Varrone, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Marco Terenzio Varrone, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.   Opere di Marco Terenzio Varrone, su Musisque Deoque.   Opere di Marco Terenzio Varrone, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute.  Opere di Marco Terenzio Varrone, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Marco Terenzio Varrone, . Opere di Marco Terenzio Varrone, su Progetto Gutenberg. Audiolibri di Marco Terenzio Varrone, su LibriVox.   Pubblicazioni di Marco Terenzio Varrone, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  M. Ter. Varronis De lingua Latina libri qui supersunt: cum fragmentis ejusdem, Biponti, ex typographia societatis. Biblioteca degli scrittori latini con traduzione e note: Terentii Varronis quae supersunt opera, Venetiis, excudit Joseph Antonelli, 1846. (LA, FR) Les agronomes latins, Caton, Varron, Columelle, Palladius, avec la traduction en français, M. Nisard, Paris, Firmin Didot Fréres, 1856,  53 ss. Grammaticae Romanae Fragmenta, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. M. Terenti Varronis saturarum menippearum reliquiae, cur. Alexander Riese, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri.

 

Varzi: essential Italian philosopher. varzi: essential Italian philosopher. Some Italians do not consider Varzi an “Italian” philosopher in that his maximal degree was earned elsewhere! If philosophy is a branch of the belles lettres, part of Varzi’s essays belong in English literature --. He was written on ‘universal semantics.’ Achille Varzi all'Trento. Achille C. Varzi (n. Galliate) è un filosofo.  Esponente della filosofia analitica, in Italia è noto principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo contributo alla rinascita degli studi in ambito di metafisica e ontologia.   Laureatosi all'Università degli Studi di Trento con una tesi sulle logiche libere, ha conseguito il Ph.D. in filosofia presso la University of Toronto (Canada) con una dissertazione sulla semantica universale. Insegna Logica e Metafisica a Columbia, ove è stato direttore del Dipartimento di Filosofia. È nel direttivo del Journal of Philosophy e nell'esecutivo della Stanford Encyclopedia of Philosophy.-- è stato insignito della Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio Paolo Bozzi per l'Ontologia.  Dopo un periodo dedicato soprattutto allo studio dell'immagine del mondo propria del senso comune, il suo pensiero si è indirizzato progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e convenzionalista, nella convinzione che "buona parte della struttura che siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra testa, nelle nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al nostro bisogno di rappresentarla in quel modo".Autore di oltre un centinaio di pubblicazioni su volumi e riviste specializzate, in Italia Varzi è noto anche per la sua attività divulgativa (spesso in collaborazione con Roberto Casati), ispirata al principio secondo cui "la filosofia è una sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle cose quotidiane e ne mostra la meravigliosa complessità". Opere principali: Semplicemente diaboliche. 100 nuove storie filosofiche (con Roberto Casati), Laterza, . I modi dell'amicizia (con Maurizio Ferraris), Orthotes, . I colori del bene, Orthotes, . L'incertezza elettorale (con Roberto Casati), Aracne, . Le tribolazioni del filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le pene de l’Infero (con Claudio Calosi), Laterza, . Il mondo messo a fuoco, Laterza, . Il pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica (con Roberto Casati), Einaudi, Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili39 storie filosofiche (con Roberto Casati), Laterza, ed. inglese: Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Carocci. An Essay in Universal Semantics, Kluwer, Parts and Places. The Structures of Spatial Representation (con Roberto Casati), MIT Press.Theory and Problems of Logic (con John Nolt e Dennis Rohatyn), McGraw-Hill, trad. it. Logica, McGraw-Hill Italia, Holes and Other Superficialities (con Roberto Casati), MIT Press, trad. it. Buchi e altre superficialità, Garzanti, 1996. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino , Mettere a fuoco il mondo. Conversazioni sulla filosofia di Achille C. Varzi, numero speciale di IsonomiaEpistemologica,  Francesco Calemi, Achille Varzi. Logica, semantica, metafisica, AlboVersorio, Milano. Elena Casetta e Valeria Giardino.  Il mondo messo a fuoco, Laterza, 4. Dal risvolto di copertina di Semplicità insormontabili, Laterza. Altre edizioni in francese, spagnolo, portoghese, greco, cinese, giapponese, coreano, polacco, finlandese. Da questo libro è stato tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable Simplicities, per la regia di Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre Company all'edizione  del New York International Fringe Festival. Sito di Varzi presso la Columbia University, su columbia.edu. completa di Varzi, su columbia.edu.Biografia "negativa" di Varzi, su columbia.edu. Intervista ad Achille Varzi di Leonardo Caffo, Rivista italiana di filosofia analitica. Refs.:  Luigi Speranza, "Grice e Varzi: semantica filosofia," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Vasa: essential Italian philosopher. Andrea Vasa Andrea Vasa (Aggius), filosofo. Andrea VasaSocietà Filosofica ItalianaCongresso NazionaleL'Aquila. Vasa nacque ad Aggius, paese della Gallura di forte e suggestivo paesaggio e di forti vicende. Compiuti in anticipo gli studi secondari, andò a studiare Filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove si laureò nel 1936. Insegnò nel LiceoGinnasio “Arnaldo” di Brescia dal 1938 al ’43. In quell’anno dovette interrompere l’insegnamento a causa della sua partecipazione alla Resistenza con il gruppo che faceva capo a Ferruccio Parri. Alla fine della guerra riprese l’insegnamento a Milano nel Liceo Classico G. Carducci e poi nel LiceoGinnasio Alessandro Manzoni. Nel 1951 ottenne la libera docenza. Fu assistente volontario e poi incaricato di Filosofia della religione nell’Università Statale di Milano. Vincitore di un concorso a cattedre di Filosofia teoretica, fu chiamato  all’Università degli Studi di Cagliari e dopo  a quella di Firenze. Si sposò con Giuseppina Brambilla, anch’ella laureata in Filosofia alla Cattolica. Vasa rimase sempre fortemente legato al paese natale. Il Comune di Aggius ne ha conservato la memoria.  Pensiero filosofico Negli anni di formazione all’Università Cattolica, Vasa si trovò a partecipare al tentativo condotto da Gustavo Bontadini, di cui era allievo e amico, di superare la contrapposizione tra la neoscolastica e il neoidealismo italiano, comprendendo e assimilando quanto della metafisica hegeliana e cristiana era in questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese una sua via personale: abbandonò l’interesse metafisico simpatizzando per l’attualismo gentiliano per quanto esso restituiva all’uomo dignità e responsabilità, mettendone tuttavia in luce l’impossibilità di una fondazione logica. Nacquero così le indagini sulla logica di Hegel che portarono a rilevanti osservazioni critiche riguardo al neoidealismo italiano. Con l’idea che i valori immanenti costituiscono l’orizzonte trascendentale nella prassi razionale ed etica dell’uomo veniva a cadere per Vasa l’opposizione di immanenza e trascendenza.  Nella comune partecipazione alla Resistenza Vasa si legò di amicizia con Mario Dal Pra, filosofo di profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della storiografia filosofica. Tramite lui Vasa entrò in contatto con Antonio Banfi, che rappresentava la Scuola filosofica milanese dell’Università Statale. Nel confronto con il “razionalismo critico” di Banfi, che mirava a chiarire una struttura della ragione nel solco della tradizione kantiana e neokantiana, Vasa pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni struttura presupposta della ragione verso un orizzonte di possibilità non ancora prevedibili. Questo pensiero comportava l’idea della ricerca di una logica della possibilità. Si pose così quella proposta filosofica detta “trascendentalismo della prassi”, che era radicalmente critica e programmaticamente aperta, e che venne difesa da Dal Pra e da Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia» fondata (con altri) da Dal Pra nel 1946, sia nei Congressi della “Società filosofica italiana” rinata dopo lo scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il “trascendentalismo della prassi” era contrapposto al "teoricismo", inteso come il carattere di tutte le filosofie che presuppongono un principio di datità del reale e del valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il trascendentalismo della prassi non voleva essere una teoria, ma un atteggiamento pratico possibile, effettivo, che riconosceva la temporalità della prassi e ne rivendicava la libertà e la responsabillità. La proposta del trascendentalismo della prassi, che era immediatamente critica del pensiero di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile, ma che investiva tutti gli indirizzi contemporanei, fu il modo più radicale del domandarsi, in Italia, dopo la catastrofe della guerra, sul significato della filosofia e della storia della filosofia. La «Rivista di storia della filosofia» costituì il contatto con il movimento detto “neoilluminismo”, che, animato da Nicola Abbagnano, avendo come centro Torino, collegava e confrontava in convegni periodici i nuovi indirizzi metodologici e antimetafisici.  Affermatisi in Italia gli indirizzi della fenomenologia trascendentale, della filosofia analitica e del neoempirismo, Vasa, con il suo metodo, caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo “andar oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e nei corsi universitari. La sua ricerca, ora caratterizzata come “razionalismo della prassi”, continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della libertà dell'uomo. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla filosofia” a cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o di autorità universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione ingenua del mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso al nostro rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di generalizzazioni nuove, risponde al bisogno dell'uomo di costruirsi e perseguire finalità proprie.  Per influenza dell’amico Ludovico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo logico-matematico di Bertrand Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed ordinario) di Ludwig Wittgenstein; il convenzionalismo logico e linguistico che egli coglieva nel neoempirismo di Rudolf Carnap e nella discussione di Willard Van Orman Quine sull’ontologia; lo stesso svolgimento dell’epistemologia dagli inizi col Circolo di Vienna ai successivi sviluppi autocritici e “liberali”; le rivoluzioni concettuali delle scienze. Erano tutti problemi che avevano all’origine e segnalavano una crisi del fondamento. Vasa volle chiarirli leggendovi «la sollecitazione a porre fra parentesi ad aggredire o a variare all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e tempi, di atomi, masse e cause naturali». La ricerca di Vasa manteneva così l’etica dei fini umani; la logica era anche logica della speranza; la filosofia ritrovava il senso originario di “amore della saggezza”.  Opere Il problema della ragione, Bocca, Milano 1951. Ricerche sul razionalismo della prassi, Sansoni, Firenze 1957. Logica, scienza e prassi, La Nuova Italia, Firenze 1980. Logica, religione e filosofia. Saggi filosofici,  Introduzione di M. Dal Pra, Franco Angeli, Milano 1983. Logica, scienze della natura e mondo della vita. Lezioni (L. Handjaras e A. Marinotti), Franco Angeli, Milano 1986. Poeti di Aggius. Michele Andrea Tortu, Michele Pisanu (Antologia di Salvatore Lepori con prefazione, traduzione e note di A. Vasa), Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto Superiore Regionale Etnografico, Nuoro. Mario Dal Pra, Andrea Vasa, Il Trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza, Maria Grazia Sandrini, Mimesis / Centro Internazionale Insubrico, Milano . Note  In memoria di Andrea Vasa, filosofo della modernità, La Nuova Sardegna, Treccani: Vasa, Andrea  Ragione e libertà. Saggio sul pensiero di Andrea Vasa  A. Vasa, Una discussione con G. Bontadini su metafisica e filosofia, in Studi di filosofia in onore di G. Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di Vasa sono raccolti nel volume Logica, religione e filosofia (Scritti filosofiici A. Vasa, Memoria di Giovanni Gentile, in «Giornale critico della filosofia italiana», Vedi Benedetto Croce, Le cosiddette ‘riforme della filosofia’ e in particolare di quella hegeliana, (a proposito del saggio di Vasa su De Ruggiero), in «Quaderni della Critica», poi in Indagini su Hegel, Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La filosofia italiana oggi, in «Rivista critica di storia della filosofia», VSul trascendentalismo della prassi, in Il problema della filosofia oggi. Atti del XVI Congresso nazionale di Filosofia (Bologna,  promosso dalla SFI, Bocca, Roma-Milano, Vedi: saggi come l’Introduzione alla trad. di E. Husserl, L’idea della fenomenologia. Cinque lezioni, (M. Rosso), Il Saggiatore, Milano,  Logica e religione di fronte al compito di una possibile unificazione del sapere, in «Il Pensiero», L’ateismo religioso di L. Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», 1980 (Esistenza, Mito, Ermeneutica), e le lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della natura e mondo della vita  A. Vasa, Logica, scienze della natura e mondo della vita102.  La frase (di Vasa) compare nella presentazione editoriale del volume Logica, scienza e prassi  Cesare Luporini, Ettore Casari, Mario Dal Pra, Ludovico Geymonat, Amedeo Marinotti, Ricordo di Andrea Vasa. Corsi, seminari e , Luciano Handjaras e Maria Grazia Sandrini, Olschki, Firenze, Ferruccio De Natale, Storicità della filosofia e filosofia come storiografia. Un dibattito tra filosofi italiani negli anni Cinquanta, in , Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi, Razionalismo e prassi a Milano, Cisalpino-Goliardica, Milano 1983. Amedeo Marinotti, Luciano Handjaras, Maria Grazia Sandrini, Ragione e libertà. Saggi sul pensiero di Andrea Vasa, Prefazione di M. Dal Pra, Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento, Angeli, Milano, vi è raccolto il contributo già in , Ricordo di Andrea Vasa, Olschki, Firenze Carlo Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa, in «La Fortezza. Rivista di studi», Maria Grazia Sandrini, Liberalismo etico e prospettive razionalistiche nel pensiero di Andrea Vasa, in M.G. Sandrini, Etica e scienza. Saggi di filosofia, Carocci, Roma 2003. Maria Grazia Sandrini e Al., Andrea Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di Aggius. Comprende: relazioni di M.G. Sandrini, L’eredità vasiana; P.L. Lecis, Viaggio verso una meta incerta. L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F. Minazzi, La strada per Megara e l’irriducibilità della libertà umana. Il problema della ragione nel trascendentalismo della prassi di A. Vasa; E. Palombi, Sul senso dell’uomo nel pensiero di A. Vasa; alcuni brevi Scritti e testi inediti, F. Minazzi e M.G. Sandrini, in «Il Protagora», poi in volume con lo stesso titolo, Barbieri, Manduria 2008. Amedeo Marinotti, Ragione e prassi in Vasa e in Geymonat. Memoria di una discussione filosofica e di un’amicizia, in Ludovico Geymonat un maestro del Novecento. Il filosofo, il partigiano e il docente, Fabio Minazzi, Unicopli, Milano  Enrico I. Rambaldi, La formazione di Andrea Vasa, in Alberto Pala filosofo laico, appassionato delle scienze. Studi e testimonianze nel 90° dalla nascita, B. Maiorca, Cuec, Cagliari, Enrico I. Rambaldi, Da Gentile a Hegel. Trascendentalismo e antifascismo in Andrea Vasa. Con un’appendice di testi e documenti, in «Rivista di storia della filosofia».

 

vastarini: essential Italian philosopher. Francesco Vastarini (L'Aquila), filosofo. Esponente di una nota famiglia abruzzese. Fu un grande studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e decise di entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Viene citato anche come Francesco Ficetola o Francesco dell'Aquila.  Era dotato di una brillante vocazione predicatoria che lo portò sino alla corte di papa Urbano VIII. Venne pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il vescovato di Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di Fiesole, ma in entrambi i casi il Vastarini rifiutò.  Nella prima metà Professoresi prodigò per aprire una sede dei cappuccini nella sua città natale, colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non era riuscito a soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. nel 1606 acquistò un vasto terreno sul margine orientale della cinta muraria e nel 1610 vi costruì il convento e la chiesa di San Michele, ancora oggi esistenti seppur inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo.  Nella sua ultima parte di vita fu inoltre camerlengo dell'Aquila.  Note  Giacomo Di Marco, Storia del complesso architettonico, in Lucio Zazzara , Palazzo dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara, Carsa. Alfonso Dragonetti234  Frati minori cappuccini d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara di L'Aquila, su fraticappuccini.it. L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclorinasce.it. 9 giugno .  Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri aquilani, L'Aquila, Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi

 

vattimo: essential Italian philosopher. Gianni Vattimo (n. Torino), filosofo -- not one that provinicial Beaney would include in his handbooks and dictionariesVattimo’s philosophy shares quite a bit with Grice’s programme, as anyone familiar with both Vattimo and Grice may testify. Vattimo has philosophised on Heidegger and Nietzsche, and one of his essays is on the subject and the maskanother on realityThere is a volume in his honour.Gianni Vattimo  Gianteresio "Gianni" Vattimo Gianni VattimoParticipante del Foro Internacional por la Emancipación y la Igualdad (16106465993).jpg Gianni Vattimo nel  Dati generali Partito politicoPartito Comunista (dal ) In precedenza: DS (1999-2004) PdCI (2004-2009) IdV (2009-) Indipendente (-) Titolo di studioLaurea in Filosofia UniversitàUniversità degli Studi di Torino Professionefilosofo, professore universitario Gianteresio Vattimo, detto Gianni (Torino, 4 gennaio 1936), è un filosofo, accademico e politico italiano.  Tra i massimi esponenti della corrente postmoderna, è teorizzatore del pensiero debole. Nato a Torino, il padre è un poliziotto calabrese, che muore quando Gianni ha un anno e mezzo, mentre la madre è una sarta; ha una sorella di otto anni più grande. Durante la guerra si trasferisce con la famiglia in Calabria nel 1943, restandoci per due anni e ritornando a Torino nel settembre del 1945.  Studente del liceo classico Vincenzo Gioberti è attivo in quegli anni nella Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e collabora a Quartodora, rivista del movimento diretta da Michele L. Straniero. In un'intervista del , si autodefinì come un cattolico militante, influenzato dalla lettura di Jacques Maritain, Emmanuel Mounier e dei racconti di Georges Bernanos, portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo storico, l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx.  Allievo di Luigi Pareyson assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è laureato in filosofia nel 1959 a Torino. Negli anni cinquanta ha lavorato ai programmi culturali della Rai. Ha conseguito la specializzazione a Heidelberg, con Karl Löwith e Hans Georg Gadamer, di cui ha introdotto il pensiero in Italia. Nel 1964 è diventato professore incaricato e nel 1969 ordinario di estetica all'Torino, nella quale è stato preside, negli anni settanta, della facoltà di Lettere e Filosofia. Dal 1982 al 2008 è stato ordinario di filosofia teoretica presso la stessa università. In seguito è stato nominato professore emerito, titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali attività didattiche presso la suddetta università. Nel 1986 ha ideato e condotto su Raitre il programma televisivo di divulgazione filosofica La clessidra.  Ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'espresso. Attualmente dirige la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica (edita da Aracne Editrice). Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de l'Esprit. Ha svolto attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra (dal 25 aprile 1999 al 30 gennaio 2004), per i quali è stato parlamentare europeo, e nel Partito dei Comunisti Italiani --  è stato candidato da una lista civica a sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs), per combattere la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel paese, ma non è riuscito ad arrivare al secondo turno.  Il 30 marzo 2009 ha annunciato la sua candidatura a parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo eletto nella circoscrizione Nord-Ovest.  Il 21 gennaio , giorno dell'anniversario della fondazione del PCd'I, annuncia la sua adesione al Partito Comunista.  Il suo ideale politico-religioso si riassume in una forma da lui definita "comunismo cristiano" e "comunismo ermeneutico", un' ideale antidogmatico di "comunismo debole" nel pensiero e nell'essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla violenza delle industrializzazione pesante forzata e dello stalinismo in genere, così come anche alle tesi di Lenin e del terrorismo, muovendo a favore di una sinistra improntata al dialogo, alla dialettica e alla tolleranza.  Controversie Accuse di antisemitismo Vattimo è stato accusato di antisemitismo, a causa delle sue dichiarazioni sul controllo ebraico di banche, dove affermava: "Ricordiamoci che la Federal Reserve è di proprietà di Rothschild e Rockefeller" (anche se la famiglia Rockefeller non è ebrea). Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, lo accusò di antisemitismo, additando le sue dichiarazioni come "parole di odio che non aggiungono nulla di nuovo e che sono accompagnate dalla riproposizione squallida di stereotipi antisemiti". Anche Rabbi Barbara Aiello, primo rabbino donna in Italia, ha corroborato queste accuse, tacciando Vattimo di antisemitismo.  Il 9 gennaio 2009 ha rilasciato un'intervista al Corriere in cui dichiara, riguardo a Israele  «bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e portarli laggiù»  La dichiarazione, riferita ai missili Qassam con cui Hamas colpisce Israele, ha suscitato molte polemiche. Il filosofo ha tuttavia chiarito che le sue prese di posizione sono rivolte contro Israele e che non hanno nulla a che vedere con l’antisemitismo.  Sull'aggressione a Berlusconi In occasione dell'aggressione di Massimo Tartaglia a Silvio Berlusconi nel dicembre 2009, ha espresso a Radio Radicale la convinzione che quell'aggressione fosse stata una montatura; ha affermato inoltre che se l'aggressore avesse voluto veramente fare del male a Berlusconi era preferibile usare una pistola invece di una statuetta.  Pensiero Nelle sue opere Gianni Vattimo si è occupato dell'ontologia ermeneutica contemporanea, proponendone una propria interpretazione, che ha chiamato pensiero debole, in contrapposizione con le diverse forme di pensiero forte dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua dialettica, il marxismo, la fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo. Ognuno di questi movimenti si è proposto come superamento delle posizioni filosofiche precedenti e smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta l'errore, secondo Vattimo, consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non ci sono nuovi inizi, l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare "fundamenta inconcussa" che non vi possono essere. Il pensiero debole è invece un atteggiamento della postmodernità che accetta il peso dell'"errore", ossia del caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è storico e umano. È la nozione di verità a doversi modellare sulla dimensione umana, non viceversa.  Il pensiero debole Secondo Vattimo il pensiero debole è la chiave per la democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e la diffusione del pluralismo e della tolleranza. In questo senso deve essere almeno segnalata la grande e decisiva importanza che assume nel suo pensiero la nozione di nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e Heidegger e si lega a vari temi vattimiani (dall'etica, alla politica, dalla religionel'indebolimento di Dioalla teoria della comunicazione). Con le sue opere più recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la postmodernità.  Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro Pareyson e del teologo Sergio Quinzio, Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio nell'essere razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica occidentale. Di Pareyson e Quinzio, però, non condivide la visione religiosa tragica. Suggestionato dalle opere dell'antropologo francese René Girard, Vattimo legge la vicenda di Cristo come rifiuto di ogni sacrificio, anzitutto umano ed esistenziale. La kénosis (lett. "svuotamento") divina è a vantaggio della libertà e della pace umana.  Le ultime posizioni del filosofo rappresentano una svolta, sia nella sua impostazione filosofica dell'interpretazione del presente, sia nel campo dell'attività politica. Nel 2004 abbandona il partito dei Democratici di Sinistra e abbraccia il marxismo rivalutandone positivamente l'autenticità e validità dei principi progettuali, auspicando un "ritorno" al pensiero del filosofo di Treviri e a un comunismo epurato dagli sviluppi delle distorte politiche pubbliche sovietiche da superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa apparire contraddittoria con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la continuità delle nuove scelte con il processo di ricerca sul pensiero debole, pur ammettendo il cambiamento di "molte delle sue idee". È lo stesso filosofo a parlare di un "Marx indebolito", ovvero di una base ideologica capace di illustrare la vera natura del comunismo e adatta nella pratica politica a superare ogni tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo si configura quindi come una tappa dello sviluppo del pensiero debole, arricchito nella prassi da una prospettiva politica concreta.  Etica e natura Vattimo ha anche espresso posizioni ambientaliste ed in particolare a favore dei diritti degli animali. Ad esempio ha dichiarato:  «In un'epoca in cui l'umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l'inquinamento) la nostra radicale fratellanza con gli animali si presenta in una luce più immediata ed evidente.»  Da parlamentare europeo si è battuto, tra l'altro, contro la sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli animali negli allevamenti.  Vita privata Vattimo ha pubblicamente dichiarato la sua omosessualità, che concilia con la sua fede cristiana. Negli ultimi anni d'insegnamento universitario ha infatti sviluppato una concezione di Cristianesimo "secolarizzato", il quale, conseguentemente, non necessita di istituzioni ecclesiastiche, fondandosi sulla kénosis, ossia sull'abbassamento e sull'indebolimento dell'idea di Dio. Per il filosofo il non riconoscimento di un "assoluto", inteso come una verità definitiva, porterebbe ad una maggiore accettazione della diversità sociale e culturale.  Il compagno da 11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura, malato di tumore ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando nei Paesi Bassi per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui sull'aereo lo stesso Vattimo.  Ha collaborato con vari quotidiani italiani e stranieri (La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano, Clarín, El País), con editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità, politica e cultura.  Opere principali Il concetto di fare in Aristotele, Giappichelli, Torino, Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia, Torino, 1963 Ipotesi su Nietzsche, Giappichelli, Torino, 1967 Poesia e ontologia, Mursia, Milano Schleiermacher, filosofo dell'interpretazione, Mursia, Milano, Introduzione ad Heidegger, Laterza, Roma-Bari, Il soggetto e la maschera, Bompiani, Milano, 1974 Le avventure della differenza, Garzanti, Milano, 1980 Al di là del soggetto, Feltrinelli, Milano, Il pensiero debole, Feltrinelli, Milano (G. Vattimo e P. A. Rovatti) La fine della modernità, Garzanti, Milano, 1985 Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma-Bari, 1985 La società trasparente, Garzanti, Milano, Etica dell'interpretazione, Rosenberg & Sellier, Torino, 1989 Filosofia al presente, Garzanti, Milano, 1990 Oltre l'interpretazione, Laterza, Roma-Bari, 1994 Credere di credere, Garzanti, Milano, 1996 Vocazione e responsabilità del filosofo, Il Melangolo, Genova, Dialogo con Nietzsche. Saggi 1961-2000, Garzanti, Milano, 2001 Tecnica ed esistenza. Una mappa filosofica del Novecento, Bruno Mondadori, Milano, 2002 Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso, Garzanti, Milano, Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S. Zabala, Garzanti, Milano, 2003 Il socialismo ossia l'Europa, Trauben.  Il Futuro della Religione, con Richard Rorty. S. Zabala, Garzanti, Milano, Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo, con René Girard. P. Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa, 2006 Non essere Dio. Un'autobiografia a quattro mani, con Piergiorgio Paterlini, Aliberti editore, Reggio Emilia, 2006 Ecce comu. Come si ri-diventa ciò che si era, Fazi, Roma, After the Death of God, con John D. Caputo, Columbia University Press. Addio alla Verità, Meltemi, 2009 Introduzione all'estetica, Edizioni ETS, Pisa  Magnificat. Un'idea di montagna, Vivalda,  Hermeneutic Communism: From Heidegger to Marx, con Santiago Zabala, Columbia University Press,  Della realtà, Garzanti, Milano,  Ha pubblicato presso Laterza un annuario filosofico a carattere monografico (Filosofia). La sezione Filosofia 86 ha vinto il Premio Brancati nel 1987.  Critica  Vattimo a Lima, Perú. Rossano Pecoraro, Niilismo e Pós(Modernidade). Introdução ao pensamento fraco de Gianni Vattimo, Rio de Janeiro-San Paolo, PUC-Loyola ED. "Dossier Vattimo", Rossano Pecoraro, in: "Alceu". Rivista del Dip. di Comunicazione della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (disponibile on line). (2006) Davide Monaco, Gianni Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e postmodernità, Ets, Pisa 2006. (2006) Martin G. Weiss, Gianni Vattimo. Einführung. Vienna, Passagen Giovanni Giorgio, Il pensiero di Gianni Vattimo. L'emancipazione della metafisica tra dialettica ed ermeneutica, Franco Angeli, Milano, Weakening Philosophy. Essays in Honour of Gianni Vattimo, Edited by Santiago Zabala, Montréal: McGill-Queen's University Press, Numero della rivista A Parte Rei (Madrid), v. 54, dedicato a Vattimo (disponibile on line). Pensare l'attualità, cambiare il mondo, G. Chiurazzi, Bruno Mondadori, Milano. Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa  L'apertura del presente. Sull'ontologia ermeneutica di Gianni Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica, anno I, numero speciale. Mario Kopić, Gianni Vattimo Čitanka / Gianni Vattimo Reader. Zagabria, Antibarbarus. Carlos Muñoz Gutiérrez, Daniel Mariano Leiro, Víctor Samuel Rivera , Ontología del declinar. Diálogos con la hermenéutica nihilista de Gianni Vattimo, Buenos Aires, Biblos. Carlos Pairetti, Introducción al pensamiento de Gianni Vattimo: Nihilismo y hermenéutica, Córdoba, Editorial de la Universidad Católica de Córdoba. () Teresa Oñate, Daniel Leiro, Óscar Cubo, Amanda Nuñez , El compromiso del espíritu actual. Con Gianni Vattimo en Turín, Cuenca, Aldebarán. () Ricardo Milla, Vattimo y la hermenéutica política, in Isegoria (Madrid), Ricardo Milla, Emancipación de la metafísica. Hermenéutica política en Gianni Vattimo, in Perseitas (Colombia), funlam.edu.co/revistas/index.php/perseitas/article/view Brais González Arribas, Reduciendo la violencia. La hermenéutica nihilista de Gianni Vattimo. Madrid, Dykinson. Note //fondazioneveranocentini.it/images/allegati/pdf/Vattimo_Gianni.pdf  Movi100Cent'anni di Movimento Studenti di Azione Cattolica, su movi100.azionecattolica.it.  Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su publicseminar.org, 11 luglio . Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino Di Pietro. Marco Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il filosofo Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista.it, Ian Angus, Interview with Gianni Vattimo: “Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher politician slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno.it.   'Shoot those bastard Zionists': Italian scholar, su thelocal.it Corriere della Sera, 9/1/2009 -Non acquistiamo i prodotti di lì, su archiviostorico.corriere.it. Repubblica.it -Vattimo: "Non sono un antisemita. Solo anti-israeliano", su torino.repubblica.it. 3 aprile  (archiviato il 18 gennaio ).  A Radio Radicale Il delirio di Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»  Il Giornale,  In questo senso Cfr, tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade) dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San Paolo.  Da Animali quarto mondo, in , I diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica, Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo.it. Interrogazione scritta alla Commissione sul benessere degli animali, su giannivattimo.it. 4 agosto  15 maggio 2006).  Vattimo: accanimento sui gay, ma io non bacio in pubblico -- Corriere della Sera, su corriere.it.   «Il mio compagno voleva farla finita Ma morì in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere.it. Albo d'oro premio Brancati, su comune.zafferana-etnea.ct.it. Pensiero debole Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Gianni Vattimo Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gianni Vattimo  Blog ufficiale, su giannivattimo.blogspot.com.  Gianni Vattimo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Gianni Vattimo, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Gianni Vattimo, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.  Registrazioni di Gianni Vattimo, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Vattimo in Revista A parte rei, su personales.ya.com. Vattimo in una discussione sui fatti dell'11 settembre e sul Pensiero Unico (video),  su mito11settembre.it. Lezione di congedo dall'Torino di Gianni VattimoLa verità e l’evento: dal dialogo al conflitto, 14 ottobre 2008, su teologiaeliberazione.blogspot.com. Credere di credere. Genesi e significato di una conversione debole Giornale di filosofia della religione Gianni Vattimo. Un comunista postmoderno? (di Costanzo Preve) Gianni Vattimo sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.it. Rassegna in spagnolo di Ecce Comu in Isegoria.Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vattimo," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Veca: Grice: “I like Veca. Like me, he speaks of altruisn, and he has contributed to a collective volume, “Cooperare e competere.”” Essential Italian philosopher. Salvatore Veca (Roma), filosofo.  Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel dibattito culturale italiano dell'approccio alla filosofia politica derivato dall'impostazione di John Rawls, divenendo un punto di riferimento filosofico della sinistra non marxista a partire dagli anni '70 e '80, sia come teorico che come militante. La sua formazione di tipo analitico (sensibile quindi alle metodologie e alle questioni della filosofia del linguaggio e della logica), insolita rispetto alla figura del teorico politico così come tradizionalmente concepito in Italia, ha permesso alla sua riflessione di spaziare anche negli ambiti dell'epistemologia e della metafisica, indagandone le connessioni con l'ambito della filosofia morale e politica.  Ha dato un impulso decisivo, nel dibattito filosofico italiano, a temi quali il realismo, il problema della completezza nelle teorie epistemiche e politiche, la giustizia globale e la sostenibilità, accogliendo suggestioni da parte del mondo anglo-sassone rielaborate con uno stile originale.   Salvatore Veca ha studiato Filosofia all'Milano, dove si è laureato nel 1966 con una tesi in Filosofia teoretica, condotta sotto la guida di Enzo Paci e Ludovico Geymonat. Dal 1966 al 1973, è stato assistente volontario, borsista CNR e assistente incaricato presso la cattedra di Filosofia teoretica dell'Milano. --  è stato professore incaricato di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università della Calabria. -- è stato professore incaricato di Storia delle istituzioni e delle strutture sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Bologna.  Dal 1978 al 1986 è stato professore incaricato, professore incaricato stabilizzato e professore associato di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Milano. -- è stato professore straordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Firenze.  Dal 1990 al 2006 è stato Professore di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia.  Dal 1996 al 1999 è stato vicepreside della Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia. Dal 1999 al 2005 è stato preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia.  Dal 1998 al 2005 è stato membro del Comitato direttivo della Scuola Superiore IUSS di Pavia. Dal 2000 al  è stato rettore del Collegio Universitario Giasone del Maino di Pavia.  Dal 2001 al 2006 è stato direttore del Centro interdipartimentale di Studi e Ricerche in Filosofia sociale dell'Pavia. -- è stato prorettore per la didattica dell'Pavia.  Dal 2003 al 2006 è stato componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato scientifico dell’European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering presso l'Pavia. Ha fatto parte del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto italiano di scienze umane di Firenze. -- è stato vicedirettore dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Dal 2005 al  è stato coordinatore dei corsi ordinari dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Dal  al  è prorettore vicario dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Dal 2006 al  è Professore di Filosofia politica presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Conclusa la sua carriera accademica nel , Veca attualmente insegna Filosofia politica nelle Classi di Scienze umane e Scienze sociali dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Nella sua lunga carriera Veca ha tenuto seminari e cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's College), a San Paolo, all'Campinas, a'Bogotà, all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble, all'Istituto Universitario Europeo.  Carriera editoriale Salvatore Veca ha svolto un'intensa attività di consulenza e direzione editoriale.  Nel 1974 Veca ha assunto, grazie a un invito del prof. Giuseppe Del Bo, la direzione scientifica della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano. -- è stato presidente della Fondazione Feltrinelli, promuovendo lo sviluppo del suo Centro di Scienza politica. Direttore degli "Annali" della Fondazione, Veca ha impegnato l'istituzione in una ampia gamma di attività di ricerca, documentazione e pubblicazione nell'ambito della teoria politica e sociale contemporanea che perseguono lo scopo di coniugare la tradizione della ricerca storico-sociale con l'innovazione dei metodi e degli esiti della teoria normativa e descrittiva della politica. Ha coordinato le attività del Seminario annuale di Filosofia politica, promosso dalla Feltrinelli in collaborazione con il Centro Studi Politici "Paolo Farneti" di Torino e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel 2000 avvia il progetto della “Biblioteca europea” della Fondazione Feltrinelli, di cui è attualmente direttore. Nel  è stato designato Presidente onorario della Fondazione Feltrinelli ed è direttore scientifico del suo Laboratorio Expo.  Veca è inoltre stato condirettore di Aut Aut con Enzo Paci e P.A. Rovatti dal 1971 al 1973. Ha diretto la collana Readings per l'Università della Casa editrice Feltrinelli, di cui è consulente per la saggistica nel campo della filosofia e della teoria politica e sociale. -- è stato consulente della saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con Marco Mondadori, la collana Theoria.  Fa parte o ha fatto parte del comitato scientifico o di direzione di riviste quali "Rassegna italiana di sociologia", "Teoria politica", "Biblioteca della libertà", "Transizione", "Etica degli affari", "Iride", "European Journal of Philosophy", "Filosofia e questioni pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza politica", "Il Politico", "Rivista di filosofia", “Italianieuropei”. È attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè. Bimestrale di cultura e conversazione civile”.  Nel  è curatore scientifico della Carta di Milano per Expo .  Ruoli ed incarichi Fa parte del Comitato direttivo di "Politeia", Centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica diMilano, di cui è stato uno dei fondatori. È stato componente del Comitato etico dell'IstitutoEuropeo di Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto Mondino di Pavia. Ha fatto parte del Comitato scientifico della Fondazione Rosselli di Torino. -- è stato coordinatore del Comitato Scientifico della ARIF (Associazione per la ricerca e l'insegnamento della filosofia). Dal 1988 al 1992 e dal 2001 al 2005 ha fatto parte del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica italiana. È stato componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei Beni culturali e ambientali.  --  è stato presidente dell'Associazione “I quattro cavalieri” che ha promosso le attività dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”, diretto dal maestro Enrico Dindo.-- è componente del Comitato generale Premi della Fondazione Balzan “Premio” di Milano.  Dal 2006 è presidente della Fondazione Campus di Lucca. --  è stato direttore delle Scuole di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia”.  --  è stato presidente della Fondazione Paolo GrassiLa voce della culturadi Milano. Dal 2009 è Presidente del Comitato Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano. -- è membro del Comitato dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.  Dal  è socio corrispondente residente della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere. Dal  è consigliere della Fondazione del Centenario della BSI di Lugano. Dal  è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Gualtiero Marchesi.  Dal  è Accademico corrispondente non residente della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Dal  è designato dall'Pavia quale Garante dei diritti degli studenti. Dal  è presidente della Casa della Cultura di Milano.  Dal  è socio corrispondente non residente dell'Accademia delle Scienze di Torino.  Dal  è membro effettivo dell'Istituto Lombardo di Lettere e Scienze e componente del Comitato dei Garanti del FAI.  Premi Nel 1998 ha ricevuto il Premio Castiglioncellosezione di filosofiaper il libro Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto del Presidente della Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima classe, riservati ai Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il premio dell'Accademia di Carrara per il libro La filosofia politica. Ha ricevuto il premio per la filosofia “Viaggio a Siracusa” per il libro La priorità del male e l'offerta filosofica.  Nel 2009 ha ricevuto il premio “Ponte per la cultura” della Fondazione Europea Guido Venosta per il libro Etica e verità. Nel  gli è stata conferita la medaglia d'oro di benemerenza civica dal Comune di Milano.  Pensiero Nel pensiero di Veca sono individuabili tre fasi distinte.  La prima fase della sua ricerca scientifica è stata dedicata a questioni di teoria della conoscenza o di epistemologia. Nel 1969 Veca ha pubblicato il volume Fondazione e modalità in Kant e numerosi articoli su problemi di filosofia della logica, della matematica e della fisica nel pensiero di Alfred North Whitehead, Gottlob Frege, Ernst Cassirer e Willard Van Orman Quine.  Il centro di interesse scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Karl Marx in rapporto alle scienze economiche, sociali e politiche, delineando una seconda fase di ricerca i cui esiti sono formulati nel volume, Marx e la critica dell'economia politica e, soprattutto, nel Saggio sul programma scientifico di Marx. Si impegna in un programma di ricerca nell'ambito della filosofia politica influenzato dalla prospettiva della teoria normativa della politica. Dopo il libro, Le mosse della ragione, introduce nella cultura filosofica italiana la discussione sulle teorie della giustizia con il volume, La società giusta ed elabora e sviluppa la sua prospettiva teorica in Questioni di giustizia e Una filosofia pubblica. Nel 1988 Veca dedica un volume divulgativo agli esiti di questa fase della sua ricerca, L'altruismo e la morale, scritto con Francesco Alberoni.  Gli sviluppi successivi della sua ricerca, orientata al problema dei rapporti fra teoria normativa e teoria descrittiva della politica e incentrata sulla questione del pluralismo come fatto e come valore per la teoria democratica, sono rinvenibili nel saggio Libertà e eguaglianza. Una prospettiva filosofica in Progetto Ottantanove, scritto con Alberto Martinelli e Michele Salvati, nel libro Etica e politica e, in particolare, nei libri Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione e Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica.  Dal 1991 al 1996 Veca lavora alla stesura di tre meditazioni filosofiche intorno a questioni di verità, giustizia e identità, in cui estende la gamma dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori degli anni Ottanta. Sviluppando una serie di idee originariamente presentate in Questioni di vita e conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono contenuti nel libro Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche.  Pubblica, con Sebastiano Maffettone, l'antologia L'idea di giustizia da Platone a Rawls. Nel 1998 pubblica una raccolta di saggi di filosofia sociale e politica, Della lealtà civile. Saggi e messaggi nella bottiglia e un libro dedicato alla interpretazione e alla ricostruzione della teoria politica normativa di fine secolo, intitolato La filosofia politica.  Nel 2001 pubblica La penultima parola e altri enigmi. Questioni di filosofia, in cui sono approfonditi alcuni esiti di Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima parte, la questione metateorica della relazione fra l'attività filosofica e la sua storia nel tempo. Nel 2002 pubblica La bellezza e gli oppressi. Dieci lezioni sull'idea di giustizia, in cui sono presentate alcune idee di base per una teoria della giustizia globale. Nel 2004 presenta la sua prospettiva filosofica in un libro divulgativo di dialoghi con sua nipote Camilla, Il giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia.  Nel 2005 pubblica La priorità del male e l'offerta filosofica, in cui sviluppa e approfondisce le questioni di una teoria della giustizia globale e mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra l'offerta di filosofia politica e le circostanze e i soggetti di politica.  Pubblica Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni personali, in cui estende l'esame delle questioni di vita, inteso come tentativo di autoritratto, e lo connette al problema dell'eredità intellettuale, nel senso della dimensione storica del sapere filosofico.  Nel 2009 pubblica Dizionario minimo. Per la convivenza democratica, in cui esamina e discute alcuni temi fondamentali per l'interpretazione e la valutazione della forma di vita democratica, sulla base di una tesi sulla natura della libertà democratica. Pubblica inoltre Etica e verità, in cui sono raccolti cinque saggi brevi incentrati sui rapporti fra la crescita dell'impresa scientifica e i nostri criteri di giudizio etico, e Quattro lezioni sull'idea di incompletezza, in cui presenta i primi risultati di una ricerca filosofica sull'idea di incompletezza, messa a fuoco in distinti domini di applicazione, quali quello della interpretazione, della giustificazione e della dimostrazione.  Nel  pubblica L'idea di incompletezza. Quattro lezioni, in cui espone gli esiti più maturi delle sue ricerche filosofiche sul paradigma dell'incompletezza, cercando di esplicitarne la coerenza e la connessione con il paradigma dell'incertezza. Nel  pubblica L'immaginazione filosofica e altri saggi, in cui sviluppa il tema dell'immaginazione filosofica a partire dalle tesi conclusive del contributo all'idea di incompletezza e sullo sfondo di una definizione delle principali linee della propria ricerca filosofica.  Nel  pubblica Un'idea di laicità, in cui propone un argomento a favore della laicità delle istituzioni e delle scelte sociali basato su un'interpretazione della natura della libertà democratica e del fatto del pluralismo.  Nel  pubblica il pamphlet intitolato Non c'è alternativa. Falso!, in cui mette a fuoco, in una prospettiva filosofica, alcuni aspetti rilevanti della crisi economica strutturale e dei rapporti fra capitalismo e democrazia rappresentativa.  Nel  pubblica La gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche, una raccolta di saggi su temi differenti accomunati dalla prospettiva globale “degli occhi del resto d'umanità”. Nel  pubblica La barca di Neurath. Sette saggi brevi, in cui affronta questioni epistemologiche, normative e metafilosofiche sullo sfondo del paradigma dell'incertezza e dell'incompletezza.  Nel  è curatore del volume degli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo. The Many Faces of Sustanaibility, che raccoglie gli esiti più significativi della ricerca di Laboratorio Expo.  Del  è Il senso della possibilità, dove Veca, raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni nelle lezioni presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo maturato interesse per la l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, per Veca le questioni metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e mondi possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis, Armstrong) costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono le questioni normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e alla politica esposte ne L'idea di incompletezza e Dell'incertezza. In particolare, la distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe una fondazione analitica alla compatibilità tra costruttivismo e realismo filosofico, proposta in chiusura del volume, può considerarsi l'apertura di una nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di stampo prettamente metafisico, e che si ricollega peraltro all'interesse per le modalità centrale nella sua opera prima.  Opere  Fondazione e modalità in Kant. Milano, Il Saggiatore, Marx e le critiche dell'economia. Milano, Il Saggiatore, Saggio sul programma scientifico di Marx. Milano, Il Saggiatore, Le mosse della ragione. Milano, Il Saggiatore, 1980; La società giusta. Argomenti per il contrattualismo. Milano, Il Saggiatore, Crisi della democrazia e neocontrattualismo (con Norberto Bobbio e Giuliano Pontara). Roma, Riuniti, 1984; Questioni di giustizia. Parma, Pratiche, Cooperare e competere. Milano, Feltrinelli, Una filosofia pubblica. Milano, Feltrinelli,  L'Altruismo e la morale (con Francesco Alberoni). Milano, Garzanti,  Etica e politica. Milano, Garzanti, Progetto Ottantanove (con Alberto Martinelli e Michele Salvati). Milano, Il Saggiatore,Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione. Milano, Feltrinelli, Questioni di vita e conversazioni filosofiche. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica. Torino, Einaudi,  Europa Universitas. Tre saggi sull'impresa scientifica europea, (con Giulio Giorello e Tullio Regge). Milano, Feltrinelli, Filosofia, politica, società. Annali di etica pubblica, (con Sebastiano Maffettone). Roma, Donzelli,  L'Idea di giustizia da Platone a Rawls, (con Sebastiano Maffettone). Roma-Bari, Laterza, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia (con Enrico Berti). Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile. Saggi e messaggi nella bottiglia. Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi. Roma-Bari, Laterza, La filosofia politica. Roma-Bari, Laterza, La bellezza e gli oppressi. Dieci lezioni sull'idea di giustizia. Milano, Feltrinelli,  Il giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia. Milano, Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo Mosca Mondadori",  La priorità del male e l'offerta filosofica. Milano, Feltrinelli,  Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario minimo. Le parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano, Frassinelli, Quattro lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di Pitagora, Etica e verità. Saggi brevi. Milano, Giampiero Casagrande editore, collana "Attualità e studi", L'idea di incompletezza. Quattro lezioni. Milano, Feltrinelli,  Sarabanda. Oratorio in tre tempi per voce sola. Milano, Feltrinelli,  Kant. Milano, Book Time,  Tolleranza. Le virtù civili. Milano, ASMEPA,  L'immaginazione filosofica e altri saggi. Milano, Feltrinelli,    Un'idea di laicità. Bologna, il Mulino,  Ragione, giustizia, filosofia, scritti scelti di Salvatore Veca, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (con Richard J. Bernstein e Mario Ricciardi). Milano, Marsilio, . Non c'è alternativa. Falso! Roma-Bari, Laterza, . La gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche. Milano, Mursia, . La barca di Neurath. Sette saggi brevi. Pisa, Scuola Normale Superiore, . Laboratorio Expo. The Many Faces of Sustanaibility. Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, . Il giardino di Camilla. Milano, Mursia, . Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per interpretare il futuro (con Elena Pulcini e Enrico Giovannini). Bologna, Edizioni Dehoniane, . Il senso della possibilità. Sei lezioni. Milano, Feltrinelli, . Le virtù cardinali. Prudenza, temperanza, fortezza, giustizia(con Giulio Giorello e Remo Bodei). Roma, Laterza, . A proposito di Karl Marx. Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, . Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano, Casagrande, . Qualcosa di sinistra. Idee per una politica progressista. Milano, Feltrinelli, . Libertà. Roma, Treccani, . Introduzioni ad opere di altri autori Salvatore Veca ha curato, introdotto o suggerito l'edizione in lingua italiana delle opere dei seguenti autori:  John Rawls, filosofo statunitense Robert Nozick, filosofo statunitense Robert Alan Dahl, politologo statunitense David Easton, politologo canadese Thomas Nagel, filosofo statunitense Bernard Williams, filosofo britannico Derek Parfit, filosofo britannico Hilary Putnam, filosofo statunitense Michael Walzer, filosofo statunitense Isaiah Berlin, filosofo britannico Amartya Sen, economista indiano Nelson Goodman, filosofo statunitense Kenneth Arrow, economista statunitense Tom Regan, filosofo statunitense Jon Elster, sociologo norvegese John Passmore, filosofo australiano Giuliano Pontara, filosofo italiano John Dunn, politologo britannico Charles Larmore, filosofo statunitense Alasdair MacIntyre, filosofo scozzese John Harsanyi, economista ungherese Carl Gustav Hempel, matematico tedesco Bruno De Finetti, matematico italiano James Meade, economista britannico Ronald Dworkin, filosofo statunitense Robert Axelrod, politologo statunitense Barrington Moore, sociologo statunitense Stuart Hampshire, filosofo britannico Philip Pettit, filosofo statunitense Jonathan Spence, scrittore britannico  Scuola di Milano Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Salvatore Veca  Salvatore Veca, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Salvatore Veca, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Salvatore Veca, . Modifica iu Wikidata Socrate al Caffè, su socrate.apnetwork.it. Salvatore Veca. Biografia. Pavia. Centro di filosofia sociale Salvatore Veca. Scritti Pavia. Centro di filosofia sociale Salvatore Veca: la teoria della giustizia  RAI Filosofia Presentazione del volume Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore di Veca.

 

vecchio: essential Italian philosopher. Giorgio Del Vecchio  Nato1878 Bologna , Italia Morto1970 Genova , Italia EraLa filosofia del 20 ° secolo Regionefilosofia occidentale interessi principali Etica , filosofia del diritto , filosofia politica influenzato Norberto Bobbio. Giorgio Del Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto del 20esimo secolo. Tra gli altri ha influenzato le teorie di Norberto Bobbio . Egli è famoso per il suo libro giustizia. Figlio di Giulio Salvatore, Giorgio Del Vecchio è stato professore di filosofia del diritto presso l'Ferrara, Sassari,, Messina, Bologna e Roma . E 'diventato Rettore dell'Università degli Studi di Roma. Ha inizialmente aderito al fascismo, come molti filosofi del diritto in Italia (anche se lui stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella fase iniziale). Ha perso la sua cattedra per due volte e per ragioni opposte: per mano dei fascisti perché era un Ebreo per mano di antifascisti perché era accusato di simpatizzare con il fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato nell'insegnamento durante la seconda guerra mondiale, ha lavorato con il Secolo d'Italia e la rivista Pages libero (pubblicazione regia di Vito Panucci). Insieme a Nino Tripodi, Gioacchino Volpe , Alberto Asquini, Roberto Cantalupo, Ernesto De Marzio e Emilio Betti, ha fatto parte del comitato organizzatore di INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni Cinquanta e Sessanta si era opposto alla cultura marxista, la promozione di conferenze internazionali e pubblicazioni. E 'stato fondatore e direttore del giornale internazionale di Filosofia del Diritto .  E 'considerato tra i maggiori interpreti di italiano neo-kantismo. Giorgio Del Vecchio, come i suoi colleghi tedeschi, ha criticato il positivismo filosofico, affermando che il concetto di diritto non può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni giuridici.  A questo proposito, le sue convinzioni concordarono con una vertenza che si stava svolgendo in Germania tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che sembrava di ridefinire il "filosofia del diritto" a cui Del Vecchio ha attribuito questi tre compiti:  compito logica : costruire il concetto di legge; compito fenomenologica : che consiste nello studio del diritto come fenomeno sociale; compito ontologica : che esamina la natura di giustizia o "l'essenza del diritto come dovrebbe essere." I libri di Del Vecchio sono usati come libri di riferimento e di testo in molte scuole e università.  Lavori Senso giuridico, La filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di legge, Il concetto di natura e il principio di diritto, Sui principi generali della legge, Giurisprudenza,  Lezioni Filosofia del diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della Filosofia del diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul diritto. Del Vecchio, Giorgiotreccani.it "Principi generali del diritto.” Vechio: essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.”

 

vedovelli: Essentail Italian philosopher. Massimo Vedovelli (Roma), filosofo. È stato Rettore dell'Università per stranieri di Siena; dal  al  è stato assessore alla cultura del Comune di Siena. Laureato in filosofia del linguaggio presso l'Università La Sapienza di Roma è Professore di Linguistica educativa e di Semiotica presso la Facoltà di Lingua e cultura italiana dell'Università per stranieri di Siena, dove ha assunto la carica di Rettore. Precedentemente ha svolto attività di ricerca e di docenza presso l'Heidelberg, l'Università della Calabria, l'Università La Sapienza di Roma, l'Università degli studi di Pavia.  I suoi settori di ricerca si muovono nell'ambito della glottodidattica, della semiotica, della sociolinguistica e della linguistica acquisizionale. Ha introdotto in Italia il concetto di lingua immigrata. In generale, le sue ricerche si concentrano sull'insegnamento e apprendimento delle lingue in contesto migratorio.  È autore di un commento al Quadro comune europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e coautore della ricerca Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero, realizzata  sotto la guida di Tullio De Mauro. È stato il fondatore e primo direttore della CILSCertificazione di Italiano come Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca Osservatorio linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia, istituiti presso l'Università per stranieri di Siena.  Opere principali: LIP. Lessico di frequenza dell'italiano parlato, con Tullio De Mauro, Miriam Voghera, Federico Mancini, Milano, IBMEtas,  Italiano, I pubblici e le motivazioni dell'italiano diffuso tra stranieri, con Tullio De Mauro, Monica Barni e Lorenzo Miraglia, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma, Carocci,  L'italiano degli stranieri, Roma, Carocci, Lingua in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti, certificazioni di lingua straniera, Perugia, Guerra, Storia linguistica dell'emigrazione italiana nel mondo, (curatela), Roma, Carocci, .  Università per stranieri di Siena Certificazione CILS Linguistica educativa Glottodidattica Semiotica  Registrazioni di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Massimo Vedovelli.

 

vegetti: essential Italian philosopher. Mario Vegetti (Milano ) filosofo. Professore di Storia della filosofia antica a Pavia. Si laureò con una tesi sulla storiografia di Tucidide a Pavia, quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero docente e successivamente professore incaricato in Storia della filosofia antica, fu Professore di questa disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il ruolo di direttore nel Dipartimento di Filosofia della stessa università.  Fu docente presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.  Fu membro del Collegium Politicum internazionale e socio dell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, e dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.  Vegetti condivise per molti anni il lavoro intellettuale e l'impegno sociale con la moglie Silvia Finzi,  laureata in pedagogia e specializzata in psicologia clinica, psicoterapeuta per i problemi dell'infanzia, della famiglia e della scuola.  Morì nella sua casa milanese l'11 marzo , a soli quattro giorni di distanza dalla morte dell'amico e collega Diego Lanza.  Pensiero Mario Vegetti si dedicò alla storia del pensiero scientifico greco mettendo in evidenza le relazioni della scienza antica con la filosofia secondo l'insegnamento del suo maestro Ludovico Geymonat. In particolare pubblicò studi sulla medicina e sulla biologia da Ippocrate a Galeno.  Fu il primo in Italia a impartire un corso di storia della filosofia antica che prendesse in considerazione i riferimenti alla storia della scienza antica, particolarmente in ambito greco. Nella ricerca di tale profonda connessione storica fra scienze e filosofia, seguì la metodologia del suo Maestro Geymonat.  Il campo d'indagine approfondito da Vegetti consistette essenzialmente nello studio degli aspetti etici e politici della filosofia antica, in particolare del pensiero platonico, aristotelico e stoico, in rapporto con l'ambito sociale ed ideologico della cultura greco-romana.  Relativamente all'etica antica, che assimilava l'ordine stabilito dalla legge morale e politica con l'ordine naturale insito nel kósmos, l'universo ordinato, Vegetti ritenne che si configurasse per la prima volta nell'Iliade omerica proseguendo poi nella riflessione orfica-pitagorica sull'anima.  Opere Apprezzato in ambito internazionale per i suoi studi su Platone, Aristotele, Ippocrate, Galeno  e sull'etica antica ha pubblicato le seguenti opere:  Il coltello e lo stilo, Il Saggiatore, Milano, Tra Edipo e Euclide, Il Saggiatore, Milano, 1983. L'etica degli antichi, Laterza, Roma-Bari, La medicina in Platone, Il Cardo, Venezia,  La Repubblica, di Platone; traduzione e commento Mario Vegetti, Napoli, Bibliopolis, Quindici lezioni su Platone, ed. Einaudi, Platone. Repubblica. Libro 11°. Lettera XIV. Socrate incontra Marx. Lo Straniero di Treviri, ed. Guida, 2004. Guida alla lettura della Repubblica di Platone, Laterza, Roma-Bari, Un paradigma in cielo. Platone politico da Aristotele al Novecento, ed. Carocci. Ha collaborato nelle seguenti opere:  Marxismo e società antica, Feltrinelli, Milano. Oralità, scrittura, spettacolo, Boringhieri, Torino,  Il sapere degli antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza ellenistica, Bibliopolis, Napoli, 1984. (con P. Manuli) Le opere psicologiche di Galeno, Bibliopolis, Napoli, 1988. Nuove antichità, "Aut Aut", 184-5, 1981. "Dialoghi con gli antichi", Sankt Augustio. Ha tradotto  Ippocrate, Opere, M. Vegetti, UTET, Torino, II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D. Lanza e M. Vegetti, UTET, Torino, II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M. Vegetti, UTET, Torino, Platone, Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III, Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, 2 voll. "Platone, Repubblica", M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano, 2007. Ha scritto vari saggi tra cui:  Nell'ombra di Theuth. Dinamiche della scrittura in Platone, in Sapere e scrittura in Grecia, M. Detienne, Laterza, Roma- Bari, Tra il sapere e la pratica: la medicina ellenistica in Storia del sapere medico occidentale M. Grmek, Laterza, Roma-Bari.  L' idea del bene nella Repubblica di Platone, in "Discipline filosofiche", I, 1993. Passioni antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni S. Vegetti Finzi, Laterza, Roma- Bari, 1995. Con Franco Alessio, Fulvio Papi e Renato Fabietti, ha curato inoltre, per Zanichelli, il manuale di filosofia Filosofie e società, destinato ai licei.  Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai.it.  Mario Vegetti, Silvia Vegetti Finzi, Anna Lia Celli, Fare società, ed. Einaudi  Entrambi collaboratori della rivista Iride delle edizioni del Mulino. Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai.it. 6 maggio  5 marzo 2007).  Morto Mario Vegetti, filosofo studioso di Platone, su corriere.it.  G. Curci, Intervista alla prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro Vegetti, su necrologie.laprovinciapavese.gelocal.it. Enciclopedia Treccani alla voce "Galeno" Intervista Antonio Carioti, "Critico il Platone di Reale, il marxismo non c'entra", intervista di Mario Vegetti, Corriere della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Mario Vegetti, .  Pubblicazioni su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni su RadioRadicale.it, Radio Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai.it. La retorica e la persuasione, su emsf.rai.it. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici. Socrate., su emsf.rai.it. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai.it. Mario Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul  RAI filosofia, su filosofia.rai.it.

 

venanzio: Essentail Italian philosopher. Girolamo Venanzio, filosofo. Luigi Carrer. Pietose esequie per lui si celebrarono nella Basilica di San Marco, e il dolore apparve su tutti i volti, qual era in tutti i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio di Venezia gli decretò sepoltura propria ed iscrizione monumentale nel comunale cimiterio. Così quella feconda vita innanzi tempo si spense e la gloria dell'estinto ormai più non dura che nella memoria delle sue virtù e nella splendida bellezza delle sue opere. Sventura acerbissima! che privò la patria di un cospicuo decoro e tolse alla italiana letteratura di cogliere il pieno frutto dei nobili studj di un tanto scrittore, ed a questo di godere più a lungo, dopo i sofferti infortunj, il meritato riposo e e ben conseguite ricompense. (dal Comentario della vita e delle opere di Luigi Carrer, in Luigi Carrer, Poesie, Le Monnier, Firenze, 1854)  Indice 1Sulla eccellenza dei prosatori del secolo XVII 1.1Incipit 1.2 Citazioni 2 Sulla eccellenza dei prosatori del secolo XVII Incipit Chhiunque alle prime origini ed alle rarie vicende della italiana letteratura volga la mente, scorgerà dì leggieri, che ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da pregi non solo segnalati in se stessi, ma eziandio ai progressi della letteratura medesima in partìcolar modo accomodati; cosicché, mentre le altre nazioni la maggior loro gloria in un solo secolo ripongono, la nostra può a giusto diritto di molti egualmente vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo di libertà e quel senso squisito del bello che alla prima aurora della civiltà corse a risvegliare gli animi per lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri del trecento a fondare la lingua e la letteratura italiana; e tanta fu la fiamma allora accesa nei petti sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un tratto quei miracoli di sapere e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio ; ai quali tenne dietro la onorata comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei Passavanti, dei Compagni, e di parecchi illustri Volgarizzatori, dalle cui scritture la purissima vena discorre dell'italiano favellare.  Citazioni E nella eccelsa carriera, dappertutto, ed alla testa di tutti si mostra il Galileo; spirito che più che a decoro della sua patria e del suo secolo parve nato a lume ed a stupore dell'universo. Ch'egli pensò e previdde come Bacone, ma con alacrità inoltrossi pel sentiero che quegli aveva soltanto additato; dubitò come Cartesio, ma alle opinioni rivocate in dubbio non sostituì come quello vane chimere e sognate ipotesi; osservò e scoprì come Newton ; ma la progressione dei tempi riservò al filosofo inglese il vanto di dare il suo nome al grande sistema per cui l'italiano aveva in gran parte approntato i materiali. Imperciocchè dopo avere in terra stabilite le leggi della caduta dei gravi, delle velocità, delle resistenze, delle percosse, e dopo aver per così dire valutati i corpi in numero, peso e misura, colla pupilla armata del telescopio da lui forse inventato e certamente perfezionato speculò arditamente nel cielo, ed ivi con invitta forza stabilì l'impero del sole ed il nostro mondo gli rese soggetto, vide valli e monti nella luna, vide di nuove stelle risplendere il firmamento, e Giove che prima per solitaria via moveva deserto fornì d'astri seguaci, ed il vaghissimo volto di Venere a seconda dei tempi e delle vicende fece che in vari aspetti ai cupid'occhi si mostrasse: felice! chè le opere ed i trovati mostrarono quanto in lui vi fosse di divino, le sole sventure quanto di mortale. Il Dizionario della Crusca è il solo da cui e precettori e discepoli trar possano norme e soccorsi, serbiamo con ogni cura intatta la fede e la dignità di questo libro reverendo; e non feriamone l'autorità coll'arme del ridicolo. Gli alti pensieri, lo stile acconcio e severo e le scelte ed accresciute parole costituiscono le qualità distintive delle prose dei buoni scrittori del seicento; per le quali la lingua italiana giunse in quel secolo ad un vigore e ad un nerbo, che fra le splendide pompe e le floride eleganze del secolo antecedente non aveva forse saputo acquistare. (p. 349) A niuno inferiore e superiore a molti è Francesco Redi, e sia che il proprio animo manifesti nella epistolare corrispondenza, sia che della inferma salute de' suoi ammalati discorra, sia ch'espenga le sue gravissime osservazioni alla istoria naturale pertinenti, sia che si applichi ad illustrare la patria favella ed a risolverne le più sottili questioni, dagli altri di lunga mano si distingue per la spontanea leggiadria con cui le scritture condisce senza renderle affettate o leziose, per le grazie ingenue e festive di cui le sparge, pel patrimonio prezioso di schiette e adequate parole di cui le arricchisce, esoprattutto per certi ritorcimenti e per certe giudiziose piegature con cui nuovi significati e vaghezza nuova alle voci radicali sa dare.  Girolamo Venanzio, Sulla eccellenza dei prosatori del secolo XVII, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo di Treviso, Tipografia Francesco Andreola, Treviso

 

Venezia: Grice: “It’s here we should place Paolo Veneto after all we place Ockham in Ockham, and Veneto is more than Venezia, ‘oggi.’”


ventura: Essential Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.”
Gioacchino Ventura, (dei baroni) di Raulica (Palermo), filosofo. Noto  per il suo sostegno alla causa della Rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura, barone di Raulica, avvocato e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del Regno di Sicilia e di Caterina Platinelli, Gioacchino Ventura fu avviato agli studi presso il Collegio Massimo dei Gesuiti di Palermo, sua città natale. Dopo l'iniziale adesione alla Compagnia di Gesù nel 1808, quando l'organizzazione gesuita fu soppressa in Sicilia nel 1817, Ventura aderì ai teatini. Ordinato sacerdote, si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo iniziò come esponente della corrente controrivoluzionaria resa nota da autori come Félicité de Lamennais, Joseph de Maistre e Louis de Bonald.   Monumento memoriale a Gioacchino Ventura, Basilica di Sant'Andrea della Valle, Roma. Da Papa Leone XII fu nominato docente di diritto canonico all'Università "La Sapienza", e nel 1830 fu eletto Superiore Generale dei Teatini. Dopo questo incarico, Ventura intraprese l'attività di predicatore a Roma. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e prolissa, era veemente e diretta ed ottenne grande fama. A Parigi, nonostante una conoscenza non perfetta della lingua francese, Ventura riuscì quasi a rivaleggiare con il celebre predicatore domenicano Jean-Baptiste Henri Lacordaire.  Con l'elezione di Papa Pio IX al soglio pontificio, Gioacchino Ventura acquisì un ruolo politicamente prominente. Nel 1848, anno dei grandi moti europei, egli sostenne la legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana, auspicando la rifondazione del Regno di Sicilia indipendente all'interno di una confederazione italiana di Stati sovrani, e viene nominato ministro plenipotenziario e rappresentante del governo siciliano a Roma.  Nel frattempo la sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della Repubblica Romana (1849) e dell'esilio di Pio IX. Ventura rifiutò l'offerta di un seggio all'Assemblea Costituente, maoltre ad invocare la separazione tra potere temporale e spiritualericonobbe la Repubblica Romana a nome del governo rivoluzionario di Palermo. Dopo la resa della Repubblica, si trasferì in Francia, dove morì a Versailles. Opere: La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo di Dio e Salvatore del mondo Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra la passione del Nostro Signor Gesù Cristo La Madre di Dio, madre degli uomini: ovvero, Spiegazione del mistero della SS. Vergine a piè della croce Le bellezze della fede ne' misteri dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Gesù Cristo e di appartenere alla vera chiesa I disegni della divina misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore del beato Martino de Porres, terziario professo dell'ordine de'  predicatori Il potere politico cristiano: discorsi pronunciati lnella cappella imperiale delle Tuileries Saggio sul potere pubblico, o Esposizione delle leggi naturali dell'ordine sociale Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare La ragione filosofica e la ragione cattolica: ragionamenti predicati a Parigi nell'anno. La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il semi-razionalismo svelato Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento della certezza Della vera e della falsa filosofia Nuove omelie sulle donne del Vangelo Corso di filosofia cristiana: ossia, Restaurazione cristiana della filosofia Sopra una Camera di Pari nello stato pontificio: opinione La Questione Sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell'Italia Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del gabinetto di Napoli nella Questione Sicula Discorso funebre pei morti di Vienna la religione e la libertà Raccolta di elogi funebri e lettere necrologiche   Gioacchino Ventura e il pensiero politico d'ispirazione cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario internazionale, Erice, E. Guccione, Firenze. Andreu F.Gioacchino Ventura: Saggio Biografico, "Regnum Dei", Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra tradizionalismo e neotomismo, Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano: il padre Gioacchino Ventura da Raulica, in "Rassegna Storica del Risorgimento", Cultrera P., Della vita e delle opere del Rev. P.Gioacchino Ventura: ex generale dell'ordine dei Teatini, Palermo, 1877 Giurintano C., Aspetti del pensiero politico di Gioacchino Ventura nel "De jure publico ecclesiastico" in :  Studi in memoria di Gaetano Falzone, a cura del Comitato di Palermo dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Cattolici e democrazia. Ventura, Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma, Guccione E., Gioacchino Ventura alle radici della democrazia cristiana, Palermo, Guccione E., The Concept of "Revolution" in the Thought of Gioacchino Ventura, in  Selected Papers, Consortium on Revolutionary Europe 1750-1850, Florida State University, Guccione E., Un omaggio clandestino di Ventura a Lamennais, in  "Nuova Antologia", luglio-settembre, Pastori P., Gioacchino Ventura da Raulica e la rivoluzione napoletana in "Rassegna Siciliana di Storia e Cultura", Sergio Romano, La vita e il pensiero politico di padre Gioacchino Ventura, in Revue belge de philologie et d'histoire, Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Gioacchino Ventura, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Gioacchino Ventura, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gioacchino Ventura, . Gioacchino Ventura, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Biografia sul sito della Regione Siciliana. Martinucci P., Padre Gioacchino Ventura di Raulica,  Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Paolo Martinucci, Gioacchino Ventura di Raulica in Cristianità

 

vera: Essentail Italian philosopher. Senatore del Regno d'Italia LegislatureXIII Dati generali Professionefilosofo Augusto Vera (Amelia) filosofo. Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì i suoi studi alla Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò subito un immenso talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di esposizione e genuino spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre in città importanti della Francia e della Svizzera.  Il colpo di Stato di Napoleone III lo costrinse nel 1851 a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle sue idee eterodosse. Qui intraprese la stesura in francese dell'Introduzione alla filosofia di Hegel.  Tornò in Italia nel 1859, riuscendo a diventare il più geniale e originale comunicatore del pensiero hegeliano. insegnando storia della filosofia dapprima all'Accademia scientifico-letteraria di Milano, e poi dal 1861, su invito di Francesco De Sanctis, all'Napoli. In Italia continuò a intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e con gli ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Dal 1883 divenne socio nazionale dell'Accademia dei Lincei.  Fu suo fedelissimo allievo Raffaele Mariano.  Pensiero Fu durante i suoi studi con Victor Cousin a Parigi che Vera arrivò a conoscere la filosofia, risentendo fortemente dell'hegelismo allora in voga, di cui diventerà in Italia promotore indiscusso.  Si deve infatti ad Augusto Vera il risveglio in Italia dell'interesse per la filosofia idealista tedesca ed hegeliana in particolare, anche se egli godette di maggior fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria rispetto a quello esercitato ad esempio dai lavori di Bertrando Spaventa. A differenza di quest'ultimo, infatti, che reinterpretò il pensiero di Hegel in chiave critica, Vera si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina hegeliana.  Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel collegare ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione per il problema religioso: Vera interpreta l'Idea logica hegeliana in senso trascendente, come il Dio della tradizione cattolica, venendo per questo accostato in certa misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa apparire una forzatura.  Centrale è il primato dell'Idea, che si articola nella storia come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre trascendere la natura. L'Idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali, ma in maniera incosciente; solo nell'essere umano essa giunge a pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il progresso delle entità collettive di individui che sussistono come nazione.  «Finché una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa non si muove; essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi; essa prova sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa sfera, la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci spingono adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'Idea o l'Assoluto è il motore delle nazioni e dell'umanità, ovvero il principio determinante della storia.»  (Augusto Vera, da Introduzione alla filosofia della storia, cap. VII, pag. 325, Le Monnier, Firenze, 1869 ) In Francia, la sua Introduzione alla filosofia di Hegel ha influenzato, in particolare, Gustave Flaubert nella stesura di Bouvard e Pécuchet.  In Italia invece è stato determinante per aver stimolato, insieme a Bertrando Spaventa, la nascita dell'idealismo italiano di Benedetto Croce e Giovanni Gentile.  Opere La sua opera filosofica più famosa in italiano è Il problema dell'Assoluto. Si dedicò anche a tematiche giuridiche e politiche su Cavour con Libera Chiesa in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del processo di rinnovamento liberale in Italia alla mancanza, durante il suo Rinascimento, di una Riforma luterana come quella d'oltralpe.  Tesi in latino Platonis, Aristotelis et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio philosophica, Parigi 1845 Opere in francese Problème de la certitude, tesi presentata alla Faculté des Lettres, Parigi 1845 Introduction a la philosophie de Hegel, Parigi-Londra, L'hégélianisme et la philosophie, Parigi 1861 Mélanges philosophiques, Parigi Essais de philosophie hégélienne: La peine de mort. Amour et philosophie. Introduction à la philosophie de l'histoire, Parigi, Éd. Germer Baillière, coll. «Bibliothèque de philosophie contemporaine», 1864 Introduction a la philosophie de Hegel, Parigi 1864 Cavour et l'Église libre dans l'État libre, Napoli-Parigi. Traduzioni in francese Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Logique, Parigi, Hegel, Philosophie de la Nature, Parigi, Hegel, Philosophie de l'Esprit, Parigi 1869 David Friedrich Strauß, L'ancienne et la nouvelle foi, Napoli, Hegel, Philosophie de la religion, Parigi. Opere in italiano: Amore e filosofia: orazione inaugurale detta dal professore Augusto Vera nel solenne riaprimento dell'Accademia, Milano. La pena di morte, Parigi-Napoli, Prolusioni alla storia della filosofia e alla filosofia della storia, Parigi-Napoli, Ricerche sulla scienza speculativa e sperimentale a proposito delle dottrine del Calderwood e del prof. Ferrier, Parigi-Napoli 1864 Introduzione alla filosofia della storia: lezioni, Firenze 1869 Il Cavour e libera Chiesa in libero Stato, Napoli 1871 Problema dell'assoluto, Napoli 1872 Platone e l'immortalità dell'anima, Napoli.  Saggi filosofici, Napoli. Opere in inglese An inquiry into speculative and experimental science, with special reference to mr. Calderwood, Londra, Introduction to Speculative Logic and Philosophy, St Louis.  Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note  Delio Cantimori, Augusto Vera su Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani.it.  La Civiltà cattolica, Firenze, libraio Luigi Manuelli, 1881.  L'hegeliano tedesco Teodoro Sträter osservò in proposito che Augusto Vera «sembra la degna riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in Giuseppe Tortora, Le filosofie italiane dell'Ottocento, cap. 7 de "Le filosofie contemporanee", Università degli Studi Federico II di Napoli).  La rinascita hegeliana a Napoli, su eleaml.altervista.org.  Lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, cLe Monnier, Firenze, 1869.  Revue Flaubert, n° 7, 2007.  L'escatologia pitagorica nella tradizione occidentale, su ritosimbolico.net.  Girolamo Cotroneo, Filosofia e storiografia, pag. 409, Rubbettino Editore,  Karl Rosenkranz, Hegel's Naturphilosophie und die Bearbeitung derselben durch den italienischen Philosophen Augusto Vera, Berlino 1868 Raffaele Mariano, Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869 Giovanni Gentile, Augusto Vera e l'ortodossismo hegeliano, in Le origini della filosofia contemporanea in Italia,  Messina, Delio Cantimori, «VERA, Augusto», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, 1937 Armando Plebe, Spaventa e Vera, Torino, Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini, Gli hegeliani di Napoli. Augusto Vera e la corrente ortodossa, Milano, Feltrinelli, 1964 Teresa Cricelli, Augusto Vera e la filosofia hegeliana, IlTesto,   Augusto Vera, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vera, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Vera, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere diVera /Vera (altra versione), . Vera, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.  Vita e opere di Augusto Vera, su paolomalerba.it. Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze Le Monnier  in Google Libri

 

vercellone: essentail Italian philosopher, Federico Vercellone (Torino), filosofo. La ricerca filosofica di Vercellone si svolge inizialmente intorno ai temi dell'ermeneutica dell'antico nel primo Romanticismo tedesco, dell'ermeneutica filologica e dell'idea del classico[non chiaro] nella cultura romantica tedesca. Negli anni successivi, Vercellone orienta i propri studi sulle tematiche dell'ermeneutica otto-novecentesca e del nichilismo (del 1992 è la sua Introduzione al nichilismo, edito da Laterza e tradotto in tedesco da Fink). Continuando a muoversi intorno al rapporto tra estetica ed ermeneutica, il suo percorso filosofico verterà in seguito su ambiti decisivi della riflessione contemporanea:  il rapporto tra temporalità storica e coscienza estetica, la questione della "morte dell'arte" e della dispersione dell'estetico; il problema della Bellezza nel XX secolo (oggetto del volume Oltre la bellezza, Premio Castiglioncello 2009); l'eredità della morfologia filosofica e le teorie dell'immagine. Soprattutto quest'ultima linea occupa le sue ricerche più recenti, orientate sull'idea di un possibile radicamento estetico del nostro tempo.  Vercellone è Professore di Estetica presso l'Torino dal 2008 e direttore del CIM | Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Morfologia (dal 2005 al  CIRM | Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia dell'Udine) dal .  È stato Presidente dell’AISE (Associazione Italiana degli Studiosi di Estetica) a partire dal 2008 sino al  e Vice-Presidente della SIE (Società Italiana di Estetica) fino al . Collabora con La Stampa.  Saggi Identità dell'antico: l'idea del classico nella cultura tedesca del primo Ottocento, Torino, Rosenberg & Sellier, Apparenza e interpretazione, Milano, Guerini e Associati 1989. Pervasività dell’arte. Ermeneutica ed estetizzazione del mondo della vita, Milano, Guerini e Associati,  Introduzione al nichilismo (1992), Roma-Bari, Laterza, Trad. tedesca: Einführung zum Nihilismus, München, Fink, Nature del tempo. Novalis e la forma poetica del romanticismo tedesco, Milano, Guerini e Associati, Estetica dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino, Trad. portoghese: A estética do século XIX, Lisboa, Editorial Estampa, Trad. spagnola: Estetica del siglo XIX, Madrid, Machado, Storia dell’estetica moderna e contemporanea, con A. Bertinetto e G. Garelli, Bologna, Il Mulino, Morfologie del Moderno, Genova, Il Melangolo 2006. Lineamenti di storia dell’estetica. La filosofia dell’arte da Kant al XXI secolo, con A. Bertinetto e G. Garelli, Bologna, Il Mulino 2008. Oltre la bellezza, Bologna, Il Mulino, trad. spagnola: Más allá de la belleza, Madrid, Biblioteca Nueva . Trad. inglese: Beyond Beauty, New York, SUNY Press . Pensare per immagini. Tra scienza e arte, con O. Breidbach, Milano, Bruno Mondadori, Nuova ed. tedesca: Anschauung Denken. Zum Ansatz einer Morphologie des Unmittelbaren, München, Fink . Trad. inglese: Thinking and Imagination: Between Science and Art, Aurora, Davies Group . Le ragioni della forma, Milano-Udine, Mimesis . Dopo la morte dell'arte, Bologna, Il Mulino . Il futuro dell'immagine, Bologna, Il Mulino . Simboli della fine, Bologna, Il Mulino .  A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico Vercellone, Roma, Aracne . Note  M. Perniola, Estetica italiana contemporanea, Bompiani 16; P. D’Angelo, L’estetica italiana del Novecento. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E. Franzini, Immagini del moderno, in A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico Vercellone, Roma, Aracne .  G. Vattimo, L'arte è morta, anzi no: è "dopo", Repubblica, G.W. Bertram, Why does the end of art matter in general?, in A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico Vercellone.  M. Belpoliti, Tra bello e brutto non c'è più differenza, La Stampa, R. Bodei, Là dove rinasce il Bello, Il Sole 24 Ore, R. Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore, I. Mattazzi, Aprire lo sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale, Il Manifesto, 08/03/; M. Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in mezzo alle rovine, La Stampa, VERCELLONE Federico, Università degli Studi di Torino.

 

verdiglione: Essential Italian philosopher. Armando Verdiglione (Caulonia), filosofo.  Vincitore di una borsa di studio nel Collegio Augustinianum, ha studiato nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove si è laureato in Lettere con una tesi su I giganti della montagna di Pirandello. Psicoanalista formatosi con Jacques Lacan, traduttore e scrittore di saggi, pubblica in Italia con le case editrici Marsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui collabora. Per quest'ultima dirige la collana "Bordi". Nel 1977 traduce la raccolta di testi Scilicet di Lacan per Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la sua casa editrice, Spirali, pubblica testi come la traduzione del Malleus Maleficarum, Il martello delle streghe, il manuale dell'Inquisizione per la caccia alle streghe, e in seguito, sempre per le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di Giordano Bruno, come Le ombre delle idee e Cabala del cavallo pegaseo.  Traduce per Feltrinelli libri che in Francia animano il dibattito in ambito culturale, come il saggio di Luce Irigaray Speculum. L'altra donna edito da Feltrinelli nel 1977 nella traduzione di Luisa Muraro, il libro di Maud Mannoni Educazione impossibile. Conosce in Francia e introduce in Italia la nota studiosa di psicanalisi e linguaggio Julia Kristeva; incontra anche Jean Oury, fondatore assieme a Félix Guattari della clinica La borde, di cui pubblica i libri Creazione e schizofrenia, Psicosi e logica istituzionale. “Il collettivo”, Babele e la Pentecoste. La Borde e la scrittura della psicosi, La psicosi e il tempo. Traduce sempre per Feltrinelli l'edizione del libro di Jean-Joseph Goux, Freud, Marx: economia e simbolico. Negli anni Settanta fonda il Movimento Freudiano Internazionale e l'attività editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni. Con la casa editrice Spirali, Verdiglione pubblica in Italia autori come Jean Daniel, Bernard-Henri Lévy, André Glucksmann, Marek Halter, Fernando Arrabal, Alain Robbe-Grillet.  Esce in edicola il primo numero del mensile Spirali. Giornale internazionale di cultura, a cui segue l'edizione francese Spirales nel 1981 e, nel 1991, Il Secondo Rinascimento. Nel 1975 Armando Verdiglione e il Collettivo “Semiotica e psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedi differenti, il Congresso internazionale "Sessualità e politica" seguito dai media italiani e internazionali. Partecipano molte persone, tra cui filosofi, psicanalisti, medici, psichiatri, semiotici, letterati, scrittori, esponenti politici di vari paesi. Nel 1976, sempre con il Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza il congresso “La follia”, che si svolge in più sedi, tra cui il Palazzo dei Congressi e il Museo della scienza e della tecnica. Il congresso è seguito dalla stampa di vari paesi. Intanto, inventa la cifrematica, la cosiddetta scienza della parola. Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse, edizione del 1990, viene così definita la cifrematica: «Scienza della parola intesa come cifra. Teoria elaborata da Armando Verdiglione e utilizzata all'interno di esperienze di conversazione, lettura, ecc. Secondo la cifrematica ogni parola può essere analizzata secondo la sua 'logica' (idiomatica) o la sua qualità o 'cifrema' (cifratica). Cinque sono le 'logiche' (delle relazioni, stigmatica, delle funzioni, delle operazioni, delle dimensioni) e tre le 'strutture' (sintattica, frastica e pragmatica) secondo cui ogni parola può essere 'decifrata'»  Nel 1985 sono a Milano, su invito di Armando Verdiglione, prima Eugène Ionesco e in seguito Jorge Luis Borges. Nel dicembre dello stesso anno, a un'assemblea di intellettuali e lettori, Borges partecipa a un convegno organizzato da Verdiglione, portando la testimonianza della sua vita e della sua attività di poeta, documentata nel libro Una vita di poesia.  La sua Università internazionale del Secondo Rinascimento acquista dalla famiglia Borromeo la Villa di Senago e il parco, lasciati in uno stato di abbandono per oltre vent'anni. I nuovi proprietari decidono pertanto di avviare un primo importante restauro che mira alla salvaguardia stessa del bene. Il restauro si è protratto nel tempo, fedele a criteri conservativi, con la collaborazione di ingegneri, esperti, architetti, tecnici, storici e filologi che hanno lavorato, insieme, sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali ed Architettonici di Milano.  Gli anni Novanta e 2000 L'attività editoriale negli anni novanta e 2000, proseguendo quanto già avviato negli anni ottanta, si indirizza soprattutto sulla dissidenza, in particolare dissidenti e romanzieri russi. Pubblica libri di Vladimir Bukovskij, Aleksandr Zinovev, Jurij Naghibin, Vladimir Maksimov e molti altri. L'interesse per la Russia lo porta a pubblicare saggisti come Viktor Suvorov, gli ambasciatori russi in Italia Anatoly Adamishin, Karlov Jurij, il teorico della perestrojka Aleksandr Jakovlev, e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione di destra Boris Nemtsov. Oltre agli autori russi, pubblica dissidenti provenienti da tutto il pianeta, da Cuba alla Cina. In questa direzione sono stati organizzati i convegni internazionali Festival della modernità a partire dalla metà degli anni 2000 che propongono, in ciascuna edizione, diverse tematiche (scrittura, libertà, politica...).  In questi anni prosegue il lungo processo di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago, restituendo all'edificio la sua originaria bellezza e trasformandolo in un Palazzo del turismo culturale e artistico, nella sede dell'Università internazionale del Secondo Rinascimento e della casa editrice Spirali. In questi anni, la Villa è sede di congressi, di corsi, di seminari, di riunioni di enti pubblici e privati, italiani e stranieri, di un museo permanente e di un museo per grandi mostre.  Vicende giudiziarie Verdiglione ha totalizzato 10 anni e 6 mesi di carcere per reati vari.  È stato condannato a quattro anni e due mesi nel 1986 per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace. Nel 1992 dopo un patteggiamento è stato condannato a un anno e quattro mesi. Nel  è stato di nuovo condannato in primo grado a nove anni (e la moglie a sette) per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle banche e allo Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque anni. In tale occasione ha causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3 sono in capo a Intesa Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria.[25] Truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace Nel 1985 Armando Verdiglione è al centro di una serie di vicende giudiziarie ("Affaire Verdiglione") relative all'attività sua, della sua "Fondazione" e dei suoi collaboratori. Nel 1986 viene condannato a quattro anni e due mesi di reclusione per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace, condanna che passa in giudicato nel marzo del 1989[26].  Intellettuali di vari paesi (tra cui Bernard-Henri Lévy, Eugène Ionesco, Fernando Arrabal, Marek Halter, Georges-Marc Benamou, Jacques Henric, Vladimir Bukovskij, Moustapha Safouan, Iannis Xenakis, Alexadre Zinovev, Georges Mathé, Claude Lanzmann), acquistano una pagina del quotidiano francese Le Monde di domenica 11 e lunedì 12 gennaio del 1987 in cui pubblicano e sottoscrivono un appello rivolto al Presidente della Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col quale denunciano un presunto clima di "caccia alle streghe". Il caso Verdiglione secondo i firmatari mette in discussione le nozioni di diritto, giustizia e libertà di parola in Italia[27]. Jean Daniel, direttore del Nouvel Observateur, lo stesso giorno, pubblica su la Repubblica una lettera, intitolata "Difendo Verdiglione", rivolta al direttore del quotidiano[28]. In Italia il Partito Radicale organizza un incontro internazionale in piazza Montecitorio sul tema Armando Verdiglione, a cui partecipano anche importanti esponenti del "Comitato Internazionale per Armando Verdiglione", promosso dallo scrittore e giornalista Alberto Moravia, e intellettuali stranieri tra cui Eugène Ionesco, Emmanuel Lévinas, Fernando Arrabal, Vladimir Bukovskij, Bernard-Henri Lévy, Marek Halter. La Repubblica scrive che "dopo quello di Enzo Tortora ci sarà la sponsorizzazione da parte del PR del caso giudiziario di Armando Verdiglione"[30].  Dal 1987 al 1988 il programma satirico Drive In lo fa conoscere anche al grande pubblico, attraverso la parodia del "Dottor Vermilione, psicanalista santone" impersonato da Ezio Greggio. Il caso Verdiglione è anche citato in relazione al disegno di legge per l'abolizione del reato di circonvenzione d'incapace (articolo 643 del codice penale).Secondo processo.Dopo la condanna in Cassazione del 1989, la vicenda giudiziaria apertasi nel 1985 si conclude con il rinvio a giudizio per i capi di imputazione stralciati in occasione del primo procedimento giudiziario[32] e con il definitivo patteggiamento nel 1992 a una pena di un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre 3 miliardi di lire a ex allievi. Evasione fiscale () Nel giugno  si concludono le indagini della Guardia di Finanza coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano: Verdiglione viene indagato per evasione fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e appropriazione indebita. A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di Milano, due dimore storiche riconducibili al professore (tra cui la sopracitata Villa San Carlo Borromeo di Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto sequestro preventivo, pur mantenendone la disponibilità[36].  A meno di tre settimane di distanza il Tribunale del Riesame di Milano annulla i decreti di sequestro concessi dal GIP Cristina Mannocci al PM Bruna Albertini, e restituisce gli immobili alle proprietà, in quanto non sussiste l'accusa di evasione fiscale. Si tratterebbe invece di neutralità fiscale, in quanto l'IVA dovuta sarebbe sempre stata pari a zero[37] (in base alle conclusioni del giudice, sarebbero state emesse fatturazioni fittiziema regolarmente pagatetra società facenti capo a Verdiglione, allo scopo di ottenere crediti presso gli istituti finanziari, potendo esibire bilanci dai quali risultano entrate ingenti, in realtà fasulle).  La giudice Laura Marchiondelli rinvia a giudizio Armando Verdiglione per associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e truffa allo Stato. Nel dicembre  viene condannato a nove anni per i reati di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, truffa alle banche e truffa allo Stato. Nel medesimo processo vengono emesse condanne anche a carico della moglie Cristina Frua De Angeli e di due sue società, intanto fallite. Viene altresì disposta la confisca, fino ad un valore equivalente rispettivamente di 100 milioni e 10 milioni di euro, di beni come la storica dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari di parco[39].  Nel maggio , la sentenza di secondo grado conferma la prima, nonostante che Procuratore generale, nella sua requisitoria, abbia chiesto "l'annullamento della sentenza di primo grado per assoluta indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle accuse".  Nel  la condanna a cinque anni di reclusione diventa esecutiva. Controversie sul pensiero di Verdiglione e sulla cifrematica Negli anni ottanta, nel pieno delle inchieste giudiziarie, l'associazione da lui fondata viene definita setta[41] dallo psicoterapeuta infantile Claudio Foti. Analoga affermazione fu fatta nel 2006 da Patrizia Calefato, professoressa associata di sociolinguistica, che così si espresse in un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro con Armando Verdiglione organizzato all'Bari da Augusto Ponzio, Professore di filosofia del linguaggio, intitolato "La cifra del Levante"[42].  Cesare Musatti, considerato il fondatore della psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per Verdiglione[43] che etichettò come "“il magliaro di Caulonia”[44] e come "cialtrone".[45]  Armando Verdiglione ha ospitato come relatori, nell'ambito di alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo, autori come Peter Duesberg (virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e Dave Rasnick (biologo statunitense) che negano l'esistenza dell'AIDS, sostenendo che gli ammalati di tale morbo morissero in realtà sia a causa dell'assunzione di droghe sintetiche fortemente immunosoppressive sia a causa delle cure che erano loro imposte nella prima fase sperimentale, dove si ricorreva all'utilizzo di farmaci come l'AZT, originariamente sintetizzato a scopo antineoplastico e poi abbandonato per l'elevata tossicità.[46]  Libri pubblicati in Italia Voce da controllare Questa voce o sezione sull'argomento filosofi è ritenuta da controllare. Motivo: lungo elenco di testi, non essendo  una raccolta indifferenziata vanno selezionati i testi rilevanti Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Il carcere. La questione della parola, Associazione Amici di Spirali,  Urkommunismus. La paura della parola, Associazione Amici di Spirali,  La grammatica dello spirito europeo. L'androgino trinitario e la bilancia dell'orrore, Associazione Amici di Spirali,  I padroni del nulla, Associazione Amici di Spirali,  L'Operazione guru, Associazione Amici di Spirali,  La rivoluzione dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali,  Il bilancio di guerra, Associazione Amici di Spirali,  In nome del nulla. L'accusa di blasfemia, Associazione Amici di Spirali,  Il bilancio intellettuale dell'impresa (con Marco Maiocchi), Associazione Amici di Spirali,  Parola mia, Spirali,  La realtà intellettuale, Spirali,  L'Affaire fiscale ovvero il dispensario del tempo, Spirali,  Scrittori, artisti, Spirali, 2009 La libertà della parola, Spirali, 2009 La politica e la sua lingua, Spirali, 2009 La nostra salute, Spirali, Il capitale della vita, Spirali,  Master dell'art ambassador, Spirali, Master del brainworker, Spirali, Master del cifrematico, Spirali,  L'interlocutore, Spirali, Il Manifesto di cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, 2004 Artisti, Spirali, 2003 Il brainworking. La direzione intellettuale. La formazione dell'imprenditore. La ristrutturazione delle aziende, Spirali, 2003 Edipo e Cristo. La nostra saga, Spirali, 2002 La famiglia, l'impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, Spirali, Venere e Maria. La fiaba originaria (con Maria Grazia Amati e Alessandro Taglioni), Spirali, Niccolò Machiavelli, Spirali/Vel, Leonardo da Vinci, Spirali/Vel, 1993 La congiura degli idioti, Spirali/Vel, 1992 L'albero di San Vittore, Spirali, 1989 Lettera all'eccellentissima corte di appello, Spirali, 1987 Quale accusa?, Spirali, 1987 Processo alla parola, Spirali, 1986 Il giardino dell'automa, Spirali, Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli 1983, Spirali,  Dio, Spirali, La peste, Spirali, La psicanalisi questa mia avventura, Marsilio 1978, Spirali, 1997 La dissidenza freudiana, Feltrinelli 1978, Spirali, 1997 Pubblicazioni in altre lingue La dissidence freudienne, Grasset,  La psychanalyse. Cette aventure qui est la mienne, UGE 10/18, 1979 La peste. Fondations de la psychanalyse. 0., Galilée, 1981 Dieu. Fondations de la psychanalyse. 1., Grasset, La liberté que je prends, Gallimard, Manifeste de la deuxième renaissance, "Spirales", Le jardins d'automne. Fondations de la psychanalyse. 2., Carrère,  La conjuration des idiots, Grasset, 1992 La peste, Monte Avila Editores, Caracas,  Psychanalyse et sémiotique. Actes du colloque de Milan (1974), UGE, Parigi, 1974 Matière et pulsion de mort, UGE, Parigi, 1975 Sexualité et politique. Documents du congrès de Milan, UGE, Parigi, La jouissance et la loi, UGE, Parigi, Dissidence de l'inconscient et pouvoirs, UGE, Parigi, La folie, I. Actes du colloque de Milan, UGE, Parigi La folie, II. actes du colloque de Milan, UGE, Parigi, 1976 La violence, I. Actes du colloque de Milan, UGE, Parigi, 1977 La violence, II. Actes du colloque de Milan, UGE, Parigi, 1977 La sexualité dans les institutions, Payot, Parigi, 1978 Drogue et langage, Payot, Parigi,  Sexualité et pouvoir (Milan), Payot, Parigi, La folie dans la psychanalyse. Actes du colloque La folie (Milan), Payot, Parigi, La sexualité. D'où vient l'Orient? Où va l'Occident? Document du congrès de Tokyo, La deuxième renaissance, 1984, Belfond, Parigi, Antipsychiatrie und Wunschökonomie (Materialen des Kongresses), Merve Verlag, Berlin Psychoanalyse und Politik in Mailand,  Merve Verlag, Berlin Psicoanálisis y semiótica, Gedisa, Barcellona Locura y sociedad segregativa, Editorial Anagrama, Barcellona Sexualidade e poder, Edicoes Settanta, Lisbona Note  Élisabeth Roudinesco, Histoire de la psychanalyse en France,  2, Paris: Le Seuil (réédition Fayard 1994)  dal sito web italiano per la filosofia Archiviato il 10 giugno 2006 in . //ildomenicale.it/arretrati/n.28%20-%%20luglio%07.pdf intervista a Verdiglione per il Domenicale //mieilibri.it/Scienze-umane/Sociologia-e-comunicazione/Sollers-scrittore-La-dissidenza-della-scrittura_3644.html[collegamento interrotto]  Jacques Lacan e altri, Scilicet : rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di Armando Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan, trad. it. di A. Verdiglione, Il seminario XXII. R.S.I. (1974-1975), in «Ornicar?», nn. 2-5, Venezia 1978[collegamento interrotto]  Heinrich Institor (Krämer), Jakob Sprenger, Armando Verdiglione, Il martello delle streghe. La sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori, Spirali, Milano, 1984, 2° ed. Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle idee, Spirali, Milano, 1988[collegamento interrotto]  Giordano Bruno, Carlo Sini, Cabala del cavallo pegaseo, Spirali, Milano, 1998[collegamento interrotto]  Maud Mannoni, Educazione impossibile, Feltrinelli, Milano, 1974  Spirali pubblicherà le opere La rivoluzione del linguaggio poetico. L'avanguardia nell'ultimo scorcio del XIX secolo: Lautrémont e Mallarmé e Poteri dell'orrore. Saggio sull'abiezione  Félix Guattari //spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento interrotto]  Jean-Joseph Goux, Freud, Marx : economia e simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione, Milano, Feltrinelli, 1976  atti del Convegno Sessualità e politica edito da Feltrinelli[collegamento interrotto]  " 2000 partecipanti al Congresso di Psicanalisi con tema "Sessualità e Politica", svoltosi a Milano"  Gilles Anquetil, "A Milan, le sage congrès de la folie", Les Nouvelles Littéraires, Roger Dadoun, "A Milan F comme Folie", La Quinzaine littéraire, 16–31 dicembre 1976  Christian Descamps, "A Milan au congrès de psychanalyse on a débattu (vivement) de “Sexe et politique”", La Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave problemi”, dicembre 1976  Robert Maggiori, "La 'Jet Society' psychanalytique reunie a Milan", Liberation, 9 dicembre 1976  Italianistica Online » 2004 » Cifrematica: di che cosa parliamo?  Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse, Rizzoli, Milano,  Luigi Mascheroni, il Giornale, Nicola Borzi, Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione, in Il Sole 24 ORE, 29 dicembre . 27 maggio .  ARMANDO VERDIGLIONE AFFIDATO AI SERVIZI SOCIALIla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. 27 maggio .  "Pour Armando Verdiglione", Le Monde, 11 gennaio 1987  "Difendo Verdiglione", di Jean Daniel, direttore di Le Nouvel Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso verdiglione: martedi' 8 agosto, all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a partire dalle ore 11.45, incontro internazionale sul tema: "il caso verdiglione". marco pann..., su radioradicale.it.I RADICALI BOCCIANO PANNELLAla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. 27 maggio . //legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/stampati MILANO, 18 RINVII A GIUDIZIO PER LA VICENDA ' VERDIGLIONE'Repubblica.it » Ricerca  NON PROFIT, VERDIGLIONE FA LO SPONSOR E LE ASSOCIAZIONI DANNO FORFAITla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. 27 maggio .  Gianfrancesco Turano, Verdiglione spa, in Corriere Economia, Verdiglione, ovvero come sposare lo sponsor e viver felici  Corriere della Sera, su milano.corriere.it.  Archivio Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere.it. Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere.it.  Frode fiscale, 9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in Corriere della Sera. 27 maggio .  Lo psicanalista Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al ritorno in carcere, su milano.corriere.it.  sito dell'associazione diretta da Claudio Foti, 'Verdiglione fuori dall'Ateneo'la Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. IL CHIACCHIERATO VERDIGLIONEla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. cesare musattiAnalisi laica, su Analisi laica. ITALIAN GURUla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. 27 maggio .  Thomas Szaz, La battaglia della salute , Spirali, 2000,  8877705620. 30 maggio  (archiviato dall'url originale l'8 gennaio ).  «L'Aids non è contagioso in nessun modo, non si trasmette né attraverso rapporti eterosessuali né attraverso rapporti omosessuali e neanche senza rapporti, non si trasmette in nessun modo; l'Hiv è un retrovirus che, secondo Dusberg, è innocuo." "Muoiono per via della cura. È la cura, che li ammazza."».  Dizionario di cifrematica, su dizionariodicifrematica.it. 9 giugno 2009 24 maggio 2009). Sito ufficiale, su armandoverdiglione.com. TgCom: Recenti Vicende, su tgcom.mediaset.it.

 

vernia: Essential Italian philosopher. Nicoletto Vernia, conosciuto anche come Nicolò o Paolo Nicola Vernia (Chieti), filosofo. Allievo a Padova del filosofi averroisti Paolo da Pergola e Gaetano da Thiene e successore di quest'ultimo come docente di filosofia, ebbe come collega Pietro Pomponazzi e tra i suoi allievi Nifo e Pico.  Seguace dell'averroismo allora imperante nello Studio Padovano, curò un'edizione delle opere di Aristotele con il commento di Averroè (1483).  Sostenne l'unicità dell'intelletto (dottrina poi abbandonata a causa di una condanna inflittagli dal vescovo di Padova), l'autonomia della fisica rispetto alla metafisica e la superiorità della scienza della natura sulle scienze dell'uomo.  Ormai anziano si laureò in medicina nel 1496.  Le sue ceneri riposano nella chiesa dell'Ospedale Civile di Vicenza.  Opere Contra perversam Averrois opinionem de unitate intellectus et de animae felicitate De unitate intellectus et de animae felicitate Expositio in Posteriorum capitulum secundum in fine Expositio in Posteriorum librum priorem Quaestio de gravibus et levibus Quaestio de rationibus seminalibus Quaestio de unitate intellectus Quaestio in De anima  Ennio De Bellis, Nicoletto Vernia. Studi sull'aristotelismo del XV secolo, Firenze, Leo S. Olschki editore, Nicoletto Vernia, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nicoletto Vernia, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nicoletto Vernia, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University. Opere.

 

veronelli: Essential Italian philosopher. Luigi Veronelli (n. Milano), filosofo.  Viene ricordato come una delle figure centrali nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio enogastronomico italiano. Antesignano di espressioni e punti di vista che poi sono entrati nell'uso comune e protagonista di caparbie battaglie per la preservazione delle diversità nel campo della produzione agricola e alimentare, attraverso la creazione delle De.Co. (Denominazioni Comunali), le battaglie a fianco delle amministrazioni locali, l'appoggio ai produttori al dettaglio. Luigi Veronelli (al centro) assieme ad alcuni sommelier F.I.S.A.R. Era originario del quartiere Isola di Milano. In gioventù, dopo il R. Liceo Ginnasio Giuseppe Parini, compie studi di Filosofia all'Università degli Studi di Milano, diventando assistente del suo maestro Giovanni Emanuele Bariè alla cattedra di Filosofia teoretica, e si dà all'attività politica. Si professerà per tutta la vita di fede anarchica, rifacendosi anche alle ultime lezioni tenute da Benedetto Croce a Milano. Nel 1956 inizia l'esperienza di editore, pubblicando tre riviste:  I problemi del socialismo Il pensiero Il gastronomo. Sempre come editore, nel 1957 pubblica La questione sociale di Proudhon e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade; per quest'ultima viene condannato, insieme ad Alberto Manfredi (autore dei disegni, poi assolto), a tre mesi di reclusione per il reato di pornografia (l'opera di De Sade sarà poi messa al rogo nel 1958, nel cortile della procura di Varese). Negli anni ottanta subisce anche una condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi alla rivolta, con l'occupazione della stazione di Asti e dell'autostrada, per protestare contro l'indifferenza della politica per i problemi dei contadini e dei piccoli produttori. Nel 1962 diventa (e lo rimarrà per ventun'anni) collaboratore de Il Giorno.  L'attività giornalistica lo impegnerà per tutta la vita, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio, ricchi di neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo enogastronomico e no. Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno: Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca, Amica, Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama; in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di Delia Scala e di Umberto Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale nell'Italia dei Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viticoltura italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno scosso quel mondo.  L'opera La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acquaviti e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti, Il vino giusto, e la collana Guide Veronelli all'Italia piacevole. Fondamentale anche la collaborazione con Luigi Carnacina, maître e gastronomo celeberrimo e Aldo Luigi Guazzoni maître e sommelier internazionale. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina.  Fonda la seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico nazionale e contribuire ad accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine . Collabora con Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico, politico e gastronomico.  L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di Carta con Pablo Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro la globalizzazione. Negli ultimi anni dà vita insieme ad alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di Verona e il Leoncavallo di Milano, al movimento Terra e libertà/Critical wine. Sempre di questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali (De.Co.), una salvaguardia dell'origine di un prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per l'olio extra vergine d'oliva, contro le prepotenze e il monopolio delle multinazionali e le ingiustizie della legislazione per i piccoli olivicoltori.  Il pensiero politico Luigi Veronelli, di idee anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche e politiche, pubblicando anche articoli su A/Rivista Anarchica e saggi.  «Le pubblicazioni hanno subito il segno dei suoi interessi libertari, libertini, enogastronomici: Racconti, novelle e novelline di de Sade (che gli procurerà una denuncia e la condanna al rogo dei libri, tra gli ultimi roghi di libri avvenuti in Italia), le poesie di Pagliarani, la rivista Il gastronomo e quella di filosofia Il pensiero, poiinteressanteper qualche anno fu l'editore della rivista Problemi del socialismo, diretta da Lelio Basso.»  () In seguito mise un po' in disparte le questioni politico-filosofiche per concentrarsi su quelle più propriamente enogastronomiche e agricole. In A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli l'"anarchenologo" ritenendo che l'attività di Veronelli vada inquadrata in un ambito libertario e contro l'attività delle multinazionali agricole.  Gli anarchici della Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più propriamente politico di Luigi Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato "Veronelli politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro di Gianni Mura, giornalista di La Repubblica, Andrea Ferrari della Federazione Anarchica Reggiana (promotrice dell'evento biennale, ideato nella sua prima edizione insieme allo stesso Veronelli, Le cucine del popolo) e Marc Tibaldi. Dagli anarchici Veronelli è sempre stato considerato un "compagno"; Umanità Nova, giornale anarchico, in occasione dell'anniversario della sua morte, scrive:  «Come Fabrizio De André, Léo Ferré, George Brassens anche Luigi Veronelli era un libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta contro le armate schiaviste delle multinazionali.»  (Angelo Pagliaro, Umanità Nova, Premi e riconoscimenti Nel 2003 la città di Milano gli attribuisce l'Ambrogino d'oro.  Note  Rassegna stampa. Articolo di Veronelli pubblicato su A-Rivista, Lettera i giovani estremi  Ha scritto un testo su Proudhon: La questione socialePROUDHON, Veronelli, Veronelli politico  «L'ultimo dei vini artigianali sarà sempre migliore del primo dei vini industriali, perché avrà un'anima» (Luigi Veronelli in Il canto della Terra).  Il nostro anarchenologo  Un incontro inatteso  Cellula Veronelli. eronelli politico. Circolo Cucine del Popolo, su cucinedelpopolo.org.  6 anni fa l'addio a Luigi Veronelli Archiviato il 16 giugno  in .  Bosana Salsa suprema.

                                                                         

verecchia: essential Italian philosopher. Anacleto Verrecchia (Vallerotonda ) filosofoo. Si trasferì molto giovane a Torino, dove studiò, laureandosi in germanistica. Nei primi anni cinquanta trascorse un certo periodo nel parco nazionale del Gran Paradiso, considerato come il più formativo della sua vita. Lì poté contemplare in modo disinteressato i fenomeni della natura. "Ho fatto tre universitàera solito dire -: quella vera e propria, che non mi ha dato nulla o quasi; la collaborazione alle pagine dei quotidiani come elzevirista, che mi ha costretto a leggere libri che altrimenti non avrei mai letto; e infine l'università più utile in assoluto, vale a dire il soggiorno nel Gran Paradiso a contatto con la natura". Frutto di quel soggiorno è il libro che contiene la sua filosofia, potentemente aforistica. I manoscritti riaffiorati molto più tardi spiegano la tardività della sua pubblicazione, avvenuta solo nel 1997 presso Fògolasi tratta del Diario del Gran Paradiso.  Verrecchia visse poi in Germania (soprattutto a Berlino) e fu per lunghi anni addetto culturale all'Ambasciata d'Italia a Vienna; collaborò alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui Il Resto del Carlino, La Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua padronanza del tedesco, collaborò stranieri (Die Presse, Die Welt). Non parlava volentieri della sua vita privata perché, diceva,"di un filosofo o di uno scrittore ciò che interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali". Traduttore di Georg Christoph Lichtenberg, appassionato studioso di Giordano Bruno e Friedrich Nietzsche, nel suo orizzonte culturale, però, la figura che risalta di più è senz'altro quella di Arthur Schopenhauer, da lui considerato a tutti gli effetti un maestro da tradurre e continuare.  Elementi caratteristici dei suoi scritti sono l'irriducibile vena polemica e una sacra bilis, ma la sua prosa spicca anche per chiarezza ed energia. Lavorò sempre al confine tra letteratura e filosofia: difatti, i suoi libri sono ora di carattere prettamente filosofico, ora letterario. La sua prosainsieme a quella di Guido Ceronetti, Manlio Sgalambro e Sossio Giamettaè stata giudicata "la migliore prosa filosofica scritta oggi in Italia".   Testi Georg Christoph Lichtenberg: l'eretico dello spirito tedesco (Firenze: La Nuova Italia. La catastrofe di Nietzsche a Torino (Torino: Einaudi), poi: Zarathustras Ende: die Katastrophe Nietzsches in Turin (Wien: Bohlaus, poi: La tragedia di Nietzsche a Torino: la catastrofe del filosofo che sognava un superuomo al di là del bene e del male (Milano: Bompiani, poi: La catastrofe di Nietzsche a Torino (prefazione di Vittorio Sgarbi; Milano: Bompiani). Incontri viennesi (Genova: Marietti, poi: Torino: UTET, Cieli d'Italia (prefazione di Vittorio Mathieu; Milano: Spirali/Vel, Giuseppe Prezzolini: l'eretico dello spirito italiano (Torino: Fogola). Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola, e ristampa ,  Giordano Bruno: Nachtfalter des Geistes (Wien: Bohlau, poi: Giordano Bruno: la falena dello spirito (Roma: Donzelli, Rapsodia viennese: luoghi e personaggi celebri della capitale danubiana (Roma: Donzelli. Schopenhauer e la Vispa Teresa: l'Italia, le donne, le avventure (Roma: Donzelli. Vagabondaggi culturali (Torino: Fogola, La stufa dell'Anticristo. Altri vagabondaggi culturali (Torino: Fogola, ).   Batracomachia di Bayeruth. Nietzschiani contro wagneriani (nota di Diego Fusaro; Padova: il prato, Lettere Mercuriali (prefazione di Gianmario Ricchezza; Torino: Fògola, ). Il cantore filosofo. Scritti su Wagner (introduzione, note e notizia biobibliografica di Marco Lanterna; Firenze: Clinamen. Il mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche (scelta, introduzione, note e notizia biobibliografica di Marco Lanterna; Firenze: Clinamen. Saggi introduttivi, traduzioni e cure Viaggio in Italia  di Theodor Mommsen (Torino: Fogola). Libretto di consolazione di Georg Christoph Lichtenberg (Milano: Rizzoli.  Le civiltà precolombiane di Hans Dietrich Disselhoff (Milano: Bompiani,). Colloqui di Arthur Schopenhauer (Milano: Rizzoli), poi: Colloqui: il filosofo che ride (Milano: Rizzoli,  Metafisica dell'amore sessuale: l'amore inganno della natura di Arthur Schopenhauer (Milano: Rizzoli,  Sulla filosofia da Arthur Schopenhauer (Milano: TEA. Aforismi per una vita saggia di Arthur Schopenhauer (Milano: Fabbri, poi: Milano: Rizzoli, O si pensa o si crede: scritti sulla religione di Arthur Schopenhauer (Milano: Rizzoli. Lo scandaglio dell'anima: aforismi e lettere di Georg Christoph Lichtenberg (Milano: Rizzoli, Breviario spirituale di Piero Martinetti (Torino: UTET, Articoli A Bogotà c'è un erede di Montaigne. Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un rospo per finire al rogo. Tuttolibri de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni in giallo. Tuttolibri de La Stampa, 28 agosto , 5. Note  Risvolto di copertina della Rapsodia viennese.  Anacleto Verrecchia, su digilander.libero.it. 28 gennaio .  Marco Lanterna, Anacleto Verrecchia, venerando e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, critica Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, . Ugo Dotti, I vagabondaggi culturali di Anacleto Verrecchia, in rivista  (The New York Review of Books). Le case illustri, di Lisa Elena [collegamento interrotto], su archivio.lastampa.it. 2 settembre . Addio al filosofo Anacleto Verrecchia, di Luigia Sorrentino, su poesia.blog.rainews.it. L'Anticristo goloso, di M.Rota, su piemontemese.it. 

 

verri: essential Italian philosopher. Like Grice, he wrote on ‘happiness.’ Like Grice, he wrote on ‘pleasure.’ Like Grice, he was a very clubbable man. Pietro Verri-Visconti Pietro Verri ritratto tagliato.jpg Barone di Rho Stemma In carica. Predecessore Gabriele Verri Trattamento Sua Eccellenza Heraldic Crown of Spanish Count.svg Nascita Cinisello, 12 dicembre 1728 Morte Lambrate, 28 giugno 1797 Dinastia Verri Visconti Padre Gabriele Verri Madre Barbara Dati della Somaglia Consorte Marietta Castiglioni Vincenza Melzi d'Eril Figli Teresa, Alessandro (da Marietta Castiglioni) Religione cattolicesimo. Il conte Pietro Verri (n. Milano) filosofo. Considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo italiano, è altresì ritenuto il fondatore della scuola illuministica milanese. Pietro Verri nacque a Milano (allora appartenente all'impero asburgico) dal conte Gabriele, magistrato e politico conservatore e da Barbara Dati della Somaglia, membri della nobiltà milanese. Ha tre fratelli: Alessandro, Carlo e Giovanni.  Avviati gli studi nel Collegio dei gesuiti di Brera, frequenta negli anni '50 l'Accademia dei Trasformati, dove conosce tra gli altri Giuseppe Parini. Si arruola nell'esercito imperiale e prende parte brevemente alla Guerra dei Sette Anni. Fermatosi a Vienna, intraprende la redazione delle Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, pubblicate poi nel 1763, che gli varranno il primo incarico di funzionario governativo; lo stesso anno pubblica anche le Meditazioni sulla felicità. Rientrato frattanto a Milano, vi fonda, insieme al fratello Alessandro Verri e agli amici Cesare Beccaria, Alfonso Longo, Pietro Secchi, Giambattista Biffi e Luigi Porro Lambertenghi, la cosiddetta Accademia dei Pugni, iniziale nucleo redazionale del foglio periodico Il Caffè, destinato a diventare il punto di riferimento del riformismo illuministico italiano. Il Caffè inizia le sue pubblicazioni nel giugno 1764 ed esce ogni dieci giorni, fino al maggio 1766, quando viene raccolto in due volumi. Tra gli articoli più importanti di Pietro Verri per Il Caffè vanno ricordati almeno gli Elementi del commercio (volume I, foglio 3), La commedia (I, 4-5), La medicina (I, 18), Su i parolai (II, 6). Gli illuministi milanesi, e tra loro Verri, hanno rapporti epistolari anche con gli enciclopedisti francesi, tra cui Diderot, Voltaire e d'Holbach, mentre d'Alembert verrà anche a Milano per incontrare il circolo del Caffè. Parallelamente all'impresa editoriale, Verri intraprende, con alcuni dei suoi sodali, la scalata politico-amministrativa del governo viennese di Milano, allo scopo di mettere in opera le riforme propugnate nella rivista. Nel gennaio 1764 è fatto membro della Giunta per la revisione della "ferma" (appalto delle imposte ai privati) e nel 1765 del Supremo Consiglio dell'Economia. Quest'ultimo, presieduto da Gian Rinaldo Carli, altro collaboratore del Caffè, assegna a Cesare Beccaria la cattedra di Economia pubblica e ad Alfonso Longo quella di Diritto pubblico ecclesiastico nelle Scuole Palatine. Verri, Beccaria, Frisi e Secchi danno luogo alla Società patriottica milanese.   Sull'indole del piacere e del dolore, 1781 Risalgono a questi anni le Meditazioni sull'economia politica, il Discorso sull'indole del piacere e del dolore, che affronta temi che avranno grande importanza per Giacomo Leopardi, i Ricordi a mia figlia e le Osservazioni sulla tortura. Il suo è uno stile asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore.   Il monumento a Pietro Verri nel Cortile del Palazzo di Brera a Milano Con la successione di Giuseppe II al trono d'Austria (1780), gli spazi per i riformisti milanesi si riducono, e a partire dal 1786 Verri lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteggiamento sempre più critico nei confronti del figlio di Maria Teresa. Pubblica frattanto la Storia di Milano, All'arrivo di Napoleone, Verri sessantottenne prende parte, con Alfonso Longo e Luigi Lambertenghi, alla fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano. Muore durante una seduta notturna della Municipalità milanese, della quale era membro assieme a personalità come Giuseppe Parini. Le sue spoglie sono conservate nella cappella di famiglia, visibile al pubblico, che si trova a latere del Santuario della Beata Vergine del Lazzaretto, nel comune di Ornago (MB).  Il fratello minore Giovanni, secondo alcuni sarebbe il padre naturale di Alessandro Manzoni, figlio di Giulia Beccaria e nipote di Cesare.  Meriti e pensiero filosofico ed economico di Pietro Verri  Medaglione col ritratto di Pietro Verri sulla casa di Cesare Beccaria a Milano. Grazie alla sua opera come autore e come organizzatore Milano divenne il più importante centro dell'Illuminismo italiano. L'ipotesi di civiltà che scaturiva dalla figura intellettuale di Pietro Verri era forse troppo avanzata per poter essere adeguatamente raccolta dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a pieno titolo tra le espressioni più alte dell'Illuminismo italiano. Il grande merito storico di Verri consiste nel fatto di aver creato in Lombardia un grande centro di aggregazione illuminista, la rivista Il Caffè. Ciò che desta curiosità rimane il titolo con cui Pietro Verri scelse di intitolare la sua testata, dovuta al rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come luoghi dove poter intraprendere un libero e attuale dibattito culturale, politico e sociale. Con i suoi scritti sul dolore e il piacere, Verri sottoscrisse le teorie di Helvétius, nonché il sensismo di Condillac, fondando sulla ricerca della felicità e del piacere l'attività dell'uomo. L'uomo, per Verri, tendeva a sé stesso, al piacere, quindi secondo Verri l'uomo è pervaso dall'idea del dolore, e il suo piacere non è altro che una momentanea interruzione di questo dolore; questa tesi è riscontrabile anche in Schopenhauer e in Leopardi e quest'ultimo potrebbe averla derivata da quella del Verri, essendo ispirato spesso dalla filosofia sensistica settecentesca. Per Verri quindi, la vera felicità dell'uomo non è quella personale, ma è quella a cui partecipa il collettivo, quasi fosse eutimia o atarassia. Anche Kant e Nietzsche apprezzeranno questa tesi. Antonio Perego, L'Accademia dei Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso Longo (di spalle), Alessandro Verri, Giambattista Biffi, Cesare Beccaria, Luigi Lambertenghi, Pietro Verri, Giuseppe Visconti di Saliceto Per quanto riguarda la politica e l'economia, il pensiero di Pietro Verri è controverso. Per quanto riguarda l'ambito economico, negli Elementi del Commercio e nella sua più grande opera economica Meditazioni sull'economia politica, enunciò (anche, per primo, in forma matematica) le leggi di domanda e offerta, spiegò il ruolo della moneta come "merce universale", appoggiò il libero scambio e sostenne che l'equilibrio nella bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno lordo (quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere visto come precursore di Adam Smith, del marginalismo e persino di John Maynard Keynes; altri però notano come assuma atteggiamenti di difesa del concetto di proprietà privata e del mercantilismo. Egli ritiene che solo la libera concorrenza tra eguali possa distribuire la proprietà privata: tuttavia pare favorevole principalmente alla piccola proprietà, per evitare il risorgere delle disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla tortura esprime la sua contrarietà all'uso della tortura, definendo ingiusto e antistorico un modello così efferato di giurisprudenza e auspicando l'abolizione di questi metodi. Verri cominciò la stesura dell'opuscolo già nel 1760, ma non lo pubblicò per non inimicarsi, con le pesanti critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano (tribunale) presso cui si stava decidendo dell'eredità del padre.  La grande opera del collega Beccaria Dei delitti e delle pene, terminata nel 1764, prende in gran parte le mosse proprio dalle bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli de Il Caffè. Sarà proprio a causa di questo furto di idee che i due scrittori e amici arriveranno al più acceso scontro.   Ritratto del Verri Nella versione definitiva e aggiornata delle Osservazioni, che sono in conclusione un invito ai magistrati a seguire le idee illuministe invece di irrigidirsi sulle posizioni conservatrici, la dialettica di Verri è cruda e basilare: la tortura è una crudeltà, perché se la vittima è innocente, subisce sofferenze non necessarie, mentre se colpisce un colpevole presumibile rischia di martoriare il corpo di un possibile innocente. Inoltre gli accusati rinunciano nella tortura alla loro difesa naturale istintiva, e ciò viola la legge di natura.  Verri apre la sua opera con la ricostruzione del processo agli "untori" del 1630, presentandolo sia come documento dell'ignoranza di un secolo non guidato dai "Lumi", sia come emblema del modo in cui leggi sbagliate portano a evidenti ingiustizie. Questa ricostruzione fornirà la base per la Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni, che però la presenterà come testimonianza di ciò che accade quando uomini ingiusti detengono un grande potere, come all'epoca era quello del senato milanese. L'opera di Verri non arriverà mai ad avere il successo che invece ebbe Dei delitti e delle pene, vuoi perché la maggior parte delle osservazioni in essa sviluppate erano già contenute nell'opera di Beccaria, vuoi per via dello stile di Verri, dotto e di difficile comprensione, che rendeva di per sé ardua la diffusione del testo, che pure conteneva molti ulteriori spunti rispetto all'opera del collega.  Opere, scritti e discorsi. Le principali opere di Verri sono, in ordine cronologico: La Borlanda impasticciata con la concia, e trappola de sorci composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile curiosita di teste salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto, Festosamente raccolta, e fatta dare in luce dall'abitatore disabitato accademico bontempista, Adorna di varj poetici encomj, ed accresciuta di opportune annotazioni per opera di varj suoi coaccademici amici. Il Gran Zoroastro ossia Astrologiche Predizioni per l'Anno 1758, Il Mal di Milza, Diario military, Elementi del commercio, Sul tributo del sale nello Stato di Milano, Sulla grandezza e decadenza del commercio di Milano, Dialogo tra Fronimo e Simplicio (detto anche Dialogo sul disordine delle monete nello Stato di Milano, Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, Orazione panegirica sula giurisprudenza Milanese, Meditazioni sulla felicitàcf. Grice, Notes on happiness -- Bilancio del commercio dello stato di Milano, Il Caffè, Sull’innesto del vajuolo, Memorie storiche sulla economia pubblica dello Stato di Milano, Riflessioni sulle leggi vincolanti il commercio dei grani, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni, Consulta su la riforma delle monete dello Stato di Milano, Osservazioni sulla tortura, Ricordi a mia figlia, Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano Sull'indole del piacere e del dolore, Manoscritto da leggersi dalla mia cara figlia Teresa Verri per cui sola lo scrissi, Storia di Milano, Piano di organizzazione del Consiglio governativo ed istruzioni per il medesimo, Precetti di Caligola e Claudio, Memoria cronologica dei cambiamenti pubblici dello Stato di Milano, Delle nozioni tendenti alla pubblica felicità, Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri. L'Edizione Nazionale, Ministero per i beni e le attività culturali ha deciso di avallare un'Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri. Attualmente il comitato, finanziato pubblicamente, dalla Fondazione Cariplo e da Banca Intesa Sanpaolo, è presieduto da Carlo Capra e composto da una ventina di studiosi e si basa, per la stesura delle opere, sull'Archivio Verri, donato dalla Contessa Luisa Sormani Andreani Verri alla "Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico.” Note: Angolani Bartolo, Gli Scritti di argomento familiare e autobiografico di Pietro Verri, Rivista di storia della filosofia. Fascicolo 3 (Firenze : [poi] Milano : La Nuova Italia ; Franco Angeli). Carteggio di Pietro e Alessandro Verri  Cfr. Ricuperati, Giuseppe, Pietro Verri e il genere della biografia, Società e storia. Fascicolo 10, 2002 (Milano : Franco Angeli, Pietro Verri, "Il Caffè", Introduzione, I, 1  Giordanetti, Piero, a cura di, Sul piacere e sul dolore. Immanuel Kant discute Pietro Verri, Milano, Unicopli, 1998; Giordanetti, Piero: Kant, Verri e le arti belle. Sulla fortuna di Verri in Germania, in Pietro Verri e il suo tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino, Meld Shell, Susan. Kant's 'true economy of human nature': Rousseau, Count Verri, and the problem of happiness, Essays on Kant's anthropology, Cambridge University Press, Pezzei, Ivana, Kant, Verri, Nietzsche e la questione del piacere e del dolore, in Annali di Ca' Foscari  Parisi, D., Pre-classical economic thought: profitable commerce and formal constraints in the economic studies of the young Pietro Verri, Rivista internazionale di scienze sociali, Porta, Pier Luigi; Scazzieri, Roberto, Pietro Verri's political economy: commercial society, civil society, and the science of the legislator, History of political economy,  Renzo Villata, Maria Gigliola, Il processo agli untori di manzioniana memoria e la testimonianza (ovvero... due volti dell'umana giustizia), Acta Histriae Storia di Milano ::: Cronologia della vita di Pietro Verri, su storiadimilano.it. Vèrri, Pietro nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. Ricordi a mia figlia, su classicitaliani.it. CatalogoSellerio, su Sellerio. SALERNO EDITRICE. Scheda del libro: VERRI PIETRODELLE NOZIONI TENDENTI ALLA PUBBLICA FELICITÀ, su salernoeditrice.it. Pietro Verri Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classicitaliani.it. Carlo Capra, L'Edizione Nazionale delle Opere di Pietro Verri. Risultati e prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Edizione nazionale delle opere. Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti, Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti, Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e letteratura, I Discorsi e altri scritti degli anni Settanta, Giorgio Panizza, con la collaborazione di Silvia Contarini, Gianni Francioni, Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Storia di Milano, Renato Pasta, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Scritti di argomento familiare e autobiografico, Gennaro Barbarisi, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Scritti politici della maturità, Carlo Capra, Roma, Edizioni di storia e letteratura, ,Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Gigliola Di Renzo Villata, Roma, Edizioni di storia e letteratura, ,Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Pietro Verri, Caffè. 1, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro Verri, Caffè. 2, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro Verri, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni, Venezia, Giovanni Battista Pasquali, Meditazioni sulla economia politica, Livorno, Stamperia dell'Enciclopedia Livorno, Pietro Verri, Sull'indole del piacere e del dolore, In Milano, Giuseppe Marelli, Pietro Verri, Storia di Milano. 1, Milano, Società tipografica de' classici italiani, Pietro Verri, Storia di Milano. 2, Milano, Società tipografica de' classici italiani,Riedizioni Pietro Verri, Alessandro Verri, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri, F. Novati, A. Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi & figli, Giuffrè. Pietro Verri, Alessandro Verri, Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio di Pietro ed Alessandro Verri, Gianmarco Gaspari, Milano, Adelphi,  Pietro Verri, Appunti di diritto bellico, Paolo Benvenuti, riedizione aggiornata, Roma, Arnaldo Di Benedetto, Pietro Verri repubblicano: gli ultimi articoli, Tra Sette e Ottocento. Poesia, letteratura e politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, Adriano Cavanna, Da Maria Teresa a Bonaparte: il lungo viaggio di Pietro Verri, Carlo Capra, I progressi della ragione: vita di Pietro Verri, Bologna, Il Mulino, 2002. Pietro Verri, Meditazioni sulla felicità, Pavia-Como, Ibis. Pietro Verri, Discorso sull'indole del piacere e del dolore, Gianfranco Spada, Londra, Traettiana, . Pietro Verri, Diario Militar, Milano, M&B Publishing, Verri (famiglia) Alessandro Verri Carlo Verri Giovanni Verri. Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Pietro Verri, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Pietro Verri, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Pietro Verri, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Pietro Verri, su Liber Liber.  Opere di Pietro Verri, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Pietro Verri, .Opere di Pietro Verri, su Progetto Gutenberg. Pietro Verri, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Pietro Verri. Biografia e pensiero Diego Fusaro e Nicoletta Cieri, sito Filosofico.net. Cronologia della vita di Pietro Verri, Maria Castiglioni e Teresa Verri di Paolo Colussi, sito Storia di Milano. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Verri," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Viano: essential Italian philosopher. Carlo Augusto Viano (Aosta ) filosofo, storico della filosofia e accademico italiano. Laureatosi in Filosofia all'Torino con Abbagnano, in seguito ha insegnato nelle Milano e Cagliari. Ha fatto infine ritorno, in qualità di ordinario fuori ruolo di Storia della filosofia, all'ateneo torinese, di cui è stato nominato professore emerito a seguito del pensionamento. Ha fatto parte del Comitato Nazionale per la Bioetica, ed è stato membro del direttivo della Rivista di filosofia  socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di Torino.  Izgu insignito del premio Feltrinelli per la Storia dela Filosofia.  Pensiero Di formazione neoilluminista, si è occupato principalmente di storia della filosofia antica e moderna e di etica. Nel campo della filosofia è autore di importanti studi su Aristotele (La logica di Aristotele, Torino) e Locke (John Locke, Dal razionalismo all'Illuminismo, Torino, Il pensiero politico di Locke, Roma/Bari), oltre a varie opere di storia della filosofia curate in collaborazione con Pietro Rossi. Nel campo dell'etica, oltre a studi storici (L'etica, Milano, Teorie etiche contemporanee, Torino), si è dedicato a promuovere la costruzione di una bioetica laica e, soprattutto negli ultimi anni, a denunciare la timidezza dei laici di fronte alle ingerenze della Chiesa cattolica in ambito scientifico e morale.  Da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza, gli fu affidata, insieme con Pietro Rossi, la direzione di una fondamentale Storia della filosofia. Opere principali La logica di Aristotele, Torino, Ed. Taylor,John Locke, Dal razionalismo all'Illuminismo, Torino, Einaudi, L'etica, Mondadori, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, La selva delle somiglianze. Il filosofo e il medico, Torino, Einaudi, Va' pensiero: il carattere della filosofia italiana contemporanea, Torino, Einaudi (con Pietro Rossi) Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, Bologna, Il Mulino (curatore) Teorie etiche contemporanee, Torino, Bollati Boringhieri (con Pietro Rossi) Storia della filosofia, Roma/Bari, Laterza,  Il pensiero politico di Locke, Roma/Bari, Laterza, Etica pubblica, Roma/Bari, Laterza (con Pietro Rossi) Le città filosofiche. Per una geografia della cultura filosofica italiana, Bologna, Il Mulino, Le imposture degli antichi e i miracoli dei moderni, Torino, Einaudi, Laici in ginocchio, Roma/Bari, Laterza, Stagioni filosofiche. La filosofia del Novecento fra Torino e l'Italia, Bologna, Il Mulino, La scintilla di Caino. Storia della coscienza e dei suoi usi, Torino, Bollati Boringhieri. Profilo biografico su accademiadellescienze.it. Maurizio Mori , L'Torino ricorda il Prof. Carlo Augusto Viano, su Torino. Cerimonia inaugurale dell'Anno Accademico dell'Accademia Nazionale dei Lincei, su Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani.itEnciclopedie,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Carlo Augusto Viano, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Carlo Augusto Viano, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere su Goodreads.  Registrazioni su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Biografia e testi sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche Rassegna stampa sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione di "Le città filosofiche" su Recensioni Filosofiche.

 

viazzi: essential Italian philosopher. Deputato del Regno d'Italia Durata mandato Legislature Gruppo parlamentare PRI CollegioGrosseto Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Repubblicano Italiano Titolo di studiolaurea Professioneavvocato, docente. Pio Viazzi (Gavi), filosofo. Apprezzato teorico e studioso di diritto, fu eletto per i repubblicani alla Camera dei deputati per il collegio di Grosseto, subentrando ad Ettore Socci e battendo il candidato dei radicali Angelo Banti. Viazzi rimase in Parlamento per due legislature e fu succeduto dal socialista Giovanni Merloni. Pio Viazzi, su storia.camera.it, Camera dei deputati

 

vico: Essential itealian philosopher. Grice: “The Italians revere him so much that his emblem is on one of their stamps!”“It would be as having Ryle on one of ours!” vico: He is so beloved by the Italians “that they made a stamp of him.”Grice. cited by H. P. Grice, “Vico and the origin of language.” Philosopher who founded modern philosophy of history, philosophy of culture, and philosophy of mythology. He was born and lived all his life in or near Naples, where he taught eloquence. The Inquisition was a force in Naples throughout Vico’s lifetime. A turning point in his career was his loss of the concourse for a chair of civil law. Although a disappointment and an injustice, it enabled him to produce his major philosophical work. He was appointed royal historiographer by Charles of Bourbon. Vico’s major work is “La scienza nuova”  completely revised in a second, definitive version. He published three connected works on jurisprudence, under the title Universal Law; one contains a sketch of his conception of a “new science” of the historical life of nations. Vico’s principal works preceding this are On the Study Methods of Our Time, comparing the ancients with the moderns regarding human education, and On the Most Ancient Wisdom of the Italians, attacking the Cartesian conception of metaphysics. His Autobiography inaugurates the conception of modern intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is his principle that “the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is true is convertible with what is made. This principle is central in his conception of “science” scientia, scienza. A science is possible only for those subjects in which such a conversion is possible. There can be a science of mathematics, since mathematical truths are such because we make them. Analogously, there can be a science of the civil world of the historical life of nations. Since we make the things of the civil world, it is possible for us to have a science of them. As the makers of our own world, like God as the maker who makes by knowing and knows by making, we can have knowledge per caussas through causes, from within. In the natural sciences we can have only conscientia a kind of “consciousness”, not scientia, because things in nature are not made by the knower. Vico’s “new science” is a science of the principles whereby “men make history”; it is also a demonstration of “what providence has wrought in history.” All nations rise and fall in cycles within history corsi e ricorsi in a pattern governed by providence. The world of nations or, in the Augustinian phrase Vico uses, “the great city of the human race,” exhibits a pattern of three ages of “ideal eternal history” storia ideale eterna. Every nation passes through an age of gods when people think in terms of gods, an age of heroes when all virtues and institutions are formed through the personalities of heroes, and an age of humans when all sense of the divine is lost, life becomes luxurious and false, and thought becomes abstract and ineffective; then the cycle must begin again. In the first two ages all life and thought are governed by the primordial power of “imagination” fantasia and the world is ordered through the power of humans to form experience in terms of “imaginative universals” universali fantastici. These two ages are governed by “poetic wisdom” sapienza poetica. At the basis of Vico’s conception of history, society, and knowledge is a conception of mythical thought as the origin of the human world. Fantasia is the original power of the human mind through which the true and the made are converted to create the myths and gods that are at the basis of any cycle of history. Michelet was the primary supporter of Vico’s ideas in the nineteenth century; he made them the basis of his own philosophy of history. Coleridge is the principal disseminator of Vico’s views in England. James Joyce used the New Science as a substructure for Finnegans Wake, making plays on Vico’s name, beginning with one in Latin in the first sentence: “by a commodius vicus of recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought, wishing to conceive Vico as the  Hegel. Vico’s ideas have been the subject of analysis by such prominent philosophical thinkers as Horkheimer and Berlin, by anthropologists such as Edmund Leach, and by literary critics such as René Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N. Hampshire, “Vico,” in The New Yorker. Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H. P. Grice, “Vico and language.” vico --  Danesi, Marcel. Vico, Metaphor, and the Origin of Language. Bloomington: Indiana. Serious scholars of Vico as well as glottogeneticists will find much of value in this excellent monograph. Vico Studies. A provocative, well-researched argument which might find reapplication in philosophy." —Theological Book Review. Danesi returns to Vico to create a persuasive, original account of the evolution and development of language, one of the deep mysteries of human existence. The Vico’s reconstruction of the origin of language is described at length, then evaluated in light of Grice’s philosophical conversational pragmatics. Glottogenesis Vico’s Reconstruction. The New Science Basic Notions. Language and the Imagination: Vito’s Glottogenetic Scenario Vico’s Approach Reconstructing the Primal Scene After the Primal Scence. The Dawn of Communication: Iconicity and Mimesis Hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicity, and Gesture. Iconic Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percepts to Concepts The Metaphoricity Metaphor Metaphor and Concept-Formation Mentation, Narrativity, and Myth  The Sociobiological-Computationist Viewpoint:A Vichian Critique The Vichian Scenario Revisited Revisting the Genetic Perspective computationism. Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa Grice.

 

VISUM: Grice: “One has to be careful, because ‘visum’ can be ‘what is seen,’ but also ‘what is divided,’ divisum – different roots, though.” VIDERE -- how to divide the indivisible. Grice, “How to divide the indivisible.” dis- "apart" (see dis-) + -videre "to separate," which, according to de Vaan, is from PIE *(d)uid- "to separate, distinguish" (source also of Sanskrit avidhat "allotted," Old Avestan vida- "to devote oneself to"). He writes: "The original PIE verb ... (which became thematic in Latin) meant 'to divide in two, separate'. It lost initial *d- through dissimilation in front of the next dental stop, and was reinforced by dis- in Latin ...." Also compare devise. dividuum-individuum distinction, the: individuum: versus the dividuumor divisum. Cicero’s attempt to translate ‘a-tomon.’ In metaphysics, a process whereby a universal, e.g., cat, becomes instantiated in an individualalso called a particular e.g., Minina; (2) in epistemology, a process whereby a knower discerns an individual, e.g., someone discerns Minina. The double understanding of individuation raises two distinct problems: identifying the causes of metaphysical individuation, and of epistemological individuation. In both cases the causes are referred to as the principle of individuation. Attempts to settle the metaphysical and epistemological problems of individuation presuppose an understanding of the nature of individuality. Individuality has been variously interpreted as involving one or more of the following: indivisibility, difference, division within a species, identity through time, impredicability, and non-instantiability. In general, theories of individuation try to account variously for one or more of these. Individuation may apply to both substances (e.g., Minina) and their features (e.g., Minina’s fur color), generating two different sorts of theories. The theories of the metaphysical individuation of substances most often proposed identify six types of principles: a bundle of features (Russell); space and/or time (Boethius); matter (Aristotle); form (Averroes); a decharacterized, sui generis component called bare particular (Bergmann) or haecceity (Duns Scotus); and existence (Avicenna). Sometimes several principles are combined. For example, for Aquinas the principle of individuation is matter under dimensions (materia signata). Two sorts of objections are often brought against these views of the metaphysical individuation of substances. One points out that some of these theories violate the principle of acquaintance,since they identify as individuators entities for which there is no empirical evidence. The second argues that some of these theories explain the individuation of substances in terms of accidents, thus contradicting the ontological precedence of substance over accident. The two most common theories of the epistemological individuation of substances identify spatiotemporal location and/or the features of substances as their individuators; we know a thing as an individual by its location in space and time or by its features. The objections that are brought to bear against these theories are generally based on the ineffectiveness of those principles in all situations to account for the discernment of all types of individuals. The theories of the metaphysical individuation of the features of substances fall into two groups. Some identify the substance itself as the principle of individuation; others identify some feature(s) of the substance as individuator(s). Most accounts of the epistemological individuation of the features of substances are similar to these views. The most common objections to the metaphysical theories of the individuation of features attempt to show that these theories are either incomplete or circular. It is argued, e.g., that an account of the individuation of features in terms of substance is incomplete because the individuation of the substance must also be accounted for: How would one know what tree one sees, apart from its features? However, if the substance is individuated by its features, one falls into a vicious circle. Similar points are made with respect to the epistemological theories of the individuation of features. Apart from the views mentioned, some philosophers hold that individuals are individual essentially (per se), and therefore that they do not undergo individuation. Under those conditions either there is no need for a metaphysical principle of individuation (Ockham), or else the principle of individuation is identified as the individual entity itself.

 

Vieri: Essentail Italian philosopher. Francesco de' Vieri, detto Verino secondo (Firenze), filosofo. Di famiglia nobile, era nipote di Francesco de' Vieri detto Verino primo. Allo Studio di Pisa fu professore di filosofia. Come l'avo fu molto attivo nell'Accademia fiorentina. Era contestato dai colleghi per il suo vagheggiare una nuova accademia platonica improntata su Pico. Suo principale avversario era Borri.  Opere: Liber in quo a calumnijs detractorum philosophia defenditur, & eius praestantia demonstratur, Romae, Giovanni Angelo Ruffinelli, Giacomo Ruffinelli. Jill Kraye, Cambridge Translations of Renaissance Philosophical Texts: Moral and Political Philosophy, Cambridge, Francesco de' Vieri, detto il Verino secondo, IMSS Jill Kraye, Cambridge Translations of Renaissance Philosophical Texts: Moral and Political Philosophy, Cambridge University Press, Francesco de' Vieri, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. F

 

vigna: essential Italian philosopher. Carmelo Vigna (Rosolini), filosofo.  Carmelo Vigna ha studiato Filosofia all'Università Cattolica di Milano, legandosi in special modo all'insegnamento di Gustavo Bontadini e di Emanuele Severino. Con Severino si laurea nel 1963, discutendo una tesi sulla logica dell'astratto e la logica del concreto di Giovanni Gentile. Dal 1981 è Professore di Filosofia morale presso l'Università Ca’ Foscari di Venezia, ma ha insegnato anche presso l'Università Cattolica di Milano. Nel  l'Venezia lo ha nominato professore emerito. È stato, inoltre, il presidente della Società Italiana di Filosofia Morale (S.I.F.M.).  Pensiero Si è occupato inizialmente di neoidealismo italiano, di marxismo, e del pensiero di Aristotele.  Successivamente si è concentrato in maniera speciale sull'ontologia e sulla metafisica, proponendo una nuova semantizzazione dell'essere capace di risolvere le aporie del parmenidismo di Severino, che in qualche modo gravavano anche sulla speculazione di Bontadini. Questa nuova semantizzazione permette di leggere nel divenire non l'annullamento dell'essere, ma piuttosto quello dell'ente. La differenza ontologica fondamentale è proprio quella che passa tra l'essere assoluto che non diviene e l'ente finito che comincia e cessa di essere. Questa impostazione ha consentito di raffinare ulteriormente il tema della mediazione metafisica che sfrutta e compone la posizione necessaria della totalità dell'essere con la posizione della totalità molteplice e mutabile dell'esperienza.  Insieme alle analisi di metafisica si sono svolte quelle di etica fondamentale e di etica applicata (bioetica, etica pubblica, etica dell'ambiente, etica della differenza sessuale). L'etica è intesa fondamentalmente come un'etica del desiderio umano, il quale, a sua volta, è fondamentalmente desiderio di un altro desiderio, cioè poi di un altro essere umano che ci desideri e ci riconosca. L'etica viene così ricondotta alle dinamiche delle relazioni intersoggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli basilari. Il primo modello è quello regolativo per l'etica: quello in cui le soggettività si riconoscono reciprocamente come delle soggettività, e cioè come delle persone o degli esseri che pensano e desiderano in senso trascendentale. Il secondo modello è quello trasgressivo: quello in cui le soggettività confliggono e cercano di dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un oggetto o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che si colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna definisce oblativo, in cui mentre una delle due soggettività riconosce l'altra e si dispone a trattare l'altra secondo la cura e il rispetto che le convengono, l'altra soggettività non offre nessun riconoscimento e cerca di imporsi sulla soggettività riconoscente come soggettività dominante.  Questa impostazione ontoetica si caratterizza per il tentativo di fondare la regolatività etica del primo modello su argomentazioni che partono dal rilievo irrefutabile della trascendentalità umana, la quale si trova invece contraddetta in tutte le situazioni di rapporto intersoggettivo riconducibili agli altri due modelli.  Le indagini di antropologia trascendentale completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine medio che stringe e salda l'ontologia metafisica all'etica. Il concetto di persona viene inteso come sinergia del concetto di sostanza e di quello di relazione. Sostanza è classicamente quello che permane e sta in sé. Relazione, invece, è qui il rapporto intenzionale ad altro da sé. L'essere umano è una sinergia di sostanza e relazione perché è sia rapporto a se stesso sia rapporto all'altro da sé, in quanto è essenzialmente una intenzionalità trascendentale, ovverosia un orizzonte consistente di relazione all'altro da sé, secondo il corso illimitato del desiderio che lo abita.  Scritti principali La dialettica gentiliana, in “Giornale critico della filosofia italiana”, Religione e filosofia nel pensiero di Giovanni Gentile, in “Giornale critico della filosofia italiana”, Gentile interprete di Marx, in  Enciclopedia. Il pensiero di Giovanni Gentile, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e religione, CELUC, Milano Filosofia e marxismo, CELUC, Milano, Le origini del marxismo teorico in Italia. Il dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e Sorel sui rapporti tra marxismo e filosofia, Città Nuova, Roma, Antonio Gramsci. Il pensiero teorico e politico. La "questione leninista", Città Nuova, Roma (con V. Melchiorre e G. de Rosa). Invito al pensiero di Aristotele, Mursia, Milano, Sostanza e relazione. Una aporetica della persona, in L'idea di persona, V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano, L'enigma del desiderio, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (con L. Ancona e P.A. Sequeri). La politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma  (con V. Melchiorre). Il frammento e l'Intero. Indagini sul senso dell'essere e sulla stabilità del sapere,Orthotes, Napoli-Salerno, Sul trascendentale come intersoggettività originaria, in Le avventure del trascendentale, A. Rigobello, Rosenberg & Sellier, Torino, Sulla verità e sul bene, Petite Plaisance, Pistoia (con L. Grecchi). Etica del desiderio come etica del riconoscimento, Orthotes, Napoli-Salerno . Sostanza e relazione. Indagini di struttura sull'umano che ci è comune, 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno . Studi gentiliani,  Orthotes, Napoli-Salerno . Studi marxiani, Orthotes, Napoli-Salerno . Studi aristotelici, 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno . Curatele La ragione e la dialettica. Studi su Marx e della Volpe, Marsilio, Venezia, Teorie della felicità. II, Francisci, Abano Terme. La qualità dell'uomo. Filosofi e psicologi a confronto, Franco Angeli, Milano (curato insieme a G. Trentini). Dio e la ragione, Marietti, Genova. L'etica e il suo altro, Franco Angeli, Milano, Strutture del sapere filosofico, Il Cardo, Venezia  (con E. Berti, A. Masullo, L. Ruggiu, E. Severino). La libertà del bene, Vita e Pensiero, Milano, Essere giusti con l'altro, Rosenberg & Sellier, Torino. Introduzione all'etica, Vita e Pensiero, Milano,  Etica trascendentale e intersoggettività, Vita e Pensiero, Milano, Multiculturalismo e identità, Vita e Pensiero, Milano (cura insieme a S. Zamagni). La persona e i nomi dell'essere. Scritti di filosofia in onore di V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano (curato con F. Botturi e F. Totaro). Libertà, giustizia e bene in una società plurale, Vita e Pensiero, Milano. Etiche e politiche della post-modernità, Milano, Vita e Pensiero. Etica del plurale. Giustizia, riconoscimento, responsabilità, Vita e Pensiero, Milano (curato con E. Bonan). Affetti e legami, Vita e Pensiero, Milano (curato con F. Botturi). La regola d'oro come etica universale, Vita e Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo). Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano, Metafisica e violenza, Vita e Pensiero, Milano (curato con P. Bettineschi). Etica di frontiera. Nuove forme del bene e del male, Vita e Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo). Di un altro genere: etica al femminile, Vita e Pensiero, Milano  (curato con P. Ricci Sindoni). Giorgio La Pira. Un san Francesco nel Novecento, AVE, Roma (curato con E. Zambruno). Multiculturalismo e interculturalità. L'etica in questione, Vita e Pensiero, Milano  (curato con E. Bonan). Life and the Sacred, Olms, Hildesheim-Zuerich-New York  (curato con R. Alvira). La vita spettacolare. Questioni di etica, Orthotes, Napoli  (curato con R. Fanciullacci). Etica dell'economia. Idee per una critica del riduzionismo economico, Orthotes, Napoli-Salerno  (curato con A. Biasini). Differenza di genere e differenza sessuale. Un problema di etica di frontiera, Orthotes, Napoli-Salerno . Il dovere dell'ospitalità, Orthotes, Napoli-Salerno. Dell'interpretazione di Gentile offerta da Vigna discutono, fra gli altri, M. Berlanda, Gentile e l'ipoteca kantiana. Linee di formazione del primo attualismo, Vita e Pensiero, Milano e P. Bettineschi, Critica della prassi assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano, Orthotes, Napoli . Ora si vedano anche Studi gentiliani, 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno .  Cfr. gli scritti raccolti in C. Vigna, Studi marxiani, rthotes, Napoli-Salerno .  Cfr. gli scritti raccolti in C. Vigna, Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno. F. Saccardi, Semantizzazione dell'essere e inferenza metempirica, in P. Pagani , Debili postille. Lettere a Carmelo Vigna, Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del mondo. Dialogo con Emanuele Severino sulla "struttura originaria" del sapere, Mimesis, Milano-Udine, "Carmelo Vigna, invece, che pur si è formato alla scuola di Bontadini e di Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai egli ritiene che, se si accetta la semantizzazione parmenidea dell'essere, non si può evitare di estendere gli attributi dell'essere assoluto agli enti, come precisamente è avvenuto nello svolgimento del pensiero di Severino. L'errore, però, prosegue Vigna, sta proprio in questo "aver trattato la questione dell'essere come una questione di essenza". L'errore viene eliminato convincendosi che la semantizzazione dell'essere coincide con la 'relazione di essenza ed esistenza': questo è il 'tratto comune' tra tutti gli enti".  Cfr. C. Vigna, Il frammento e l'Intero,  Sulla semantizzazione dell'essere. L'eredità speculativa di Gustavo Bontadini, in Bontadini e la metafisica. Si veda inoltre G.P. Solliani, Dell'essere come essenza. Per una rivisitazione del problema a partire da Tommaso d'Aquino, in Debili postille, Il frammento e l'Intero, Cfr. anche P. Pagani, Una rivisitazione della via del divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione, la fede, in Debili postille,  Si veda poi A. Barzaghi, Percorsi di rigorizzazione della teologia naturale nella filosofia neoclassica milanese, in Rivista di filosofia neo-scolastica. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano (in nuce), in Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e sua risoluzione, in Etica trascendentale e intersoggettività,  Si veda anche il saggio di R. Fanciullacci, Dell'intersoggettività e del riconoscimento. in Debili postille, Cfr. C. Vigna, Sul trascendentale come intersoggettività originaria. Inoltre: G. Venuti, Sulla Cura d'Altri come Regola d'Oro. Lettera a perta a Carmelo Vigna, e S. Zanardo, Sul dono della differenza, in Debili postille, Per una discussione complessiva del pensiero di Vigna si vedano i saggi contenuti in P. Pagani  Debili postille. Lettere a Carmelo Vigna, Orthotes, Napoli . Sostanza e relazione. Una aporetica della persona. Si può vedere anche P. Bettineschi, Finità e infinità della soggettività. Lettera aperta a Carmelo Vigna, in P. Bettineschi, Intenzionalità e riconoscimento. Scritti di etica e antropologia trascendentale, Orthotes, Napoli ,  29-40.  Bergamofestival: l'intuizione, su youtube.com. Malato o persona?, su youtube.com. L'etica, su youtube.com. Treccani. Intervista a Carmelo Vigna: la filosofia morale, su youtube.com. Claudio Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio come orizzonte trascendentale, su mondodomani.org. Profilo di Carmelo Vigna sul sito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, su unive.it Bollettino della Società filosofica italiana  su sfi.it. Centro di Etica Generale e Applicata, su centrodietica.it. Centro Interuniversitario per gli Studi sull’Etica, su venus.unive.it. Società Italiana di Filosofia Morale, su sifm.it. Intervento su La Pira, su avvenire.it. Attualismo, problematicismo, metafisica , su filosofia.it. La politica e il sacro, su inschibboleth.org.

 

Vignoli: essential Italian philosopher. Tito Vignoli (n. Rosignano Marittimo), filosofo. Sii trasferì a Milano, dove svolse la sua attività scientifica. Docente di antropologia presso la Reale Accademia di Scienze e Lettere, divenne direttore del Museo civico di storia naturale.  I suoi scritti apparvero su Il Politecnico e sulla Rivista di filosofia scientifica. Due sue opere ebbero risonanza europea: Della legge fondamentale dell'intelligenza nel mondo animale e Mito e scienza -- quest'ultima, tradotta in lingua tedesca influenzò Aby Warburg, in inglese ("Myth and Science", New York, Appleton Publication, Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0 Elena Canadelli, In Search of Animal Intelligence: The Case of the Italian Psychologist Vignoli  in The European Yearbook of the History of Psychology. Opere di Tito Vignoli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere su Progetto Gutenberg.  E. Canadelli, Tito Vignoli. Da professore di antropologia a direttore del Museo civico d storia natural  nel sito "Milano Città delle Scienze". Elena Canadelli, La biblioteca di antropologia e biologia di Vignoli nel sito "Milano Città delle Scienze". «Tito Vignoli» in Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale Superiore di PisaUniversità degli studi di Cagliari

 

VISVM -- Grice: “The Grecian root ‘id-,’ as in Plato’s infamous ideas, is cognate with Latin, ‘visum,’ -- ideatum. Quite used by Grice. Cf. Conceptum. Sub-perceptual. Cognate with ‘eidos,’ that Grice translates as ‘forma.’ Why is an ‘eidos’ an ‘idea’ and in what sense is an idea a ‘form’? These are deep questions! idem: a key philosophical notion that encompasses linguistic, logic, and metaphysical issues, and also epistemology. Possibly the central question in philosophy. Vide the principle of ‘identity.’ amicus est tamquam alter idem,” a second selfIdenticum. Grecian ‘tautotes.’ late L. identitās (Martianus Capella, c425), peculiarly formed from ident(i)-, for L. idem ‘same’ + -tās, -tātem: see -ty.  Various suggestions have been offered as to the formation. Need was evidently felt of a noun of condition or quality from idem to express the notion of ‘sameness’, side by side with those of ‘likeness’ and ‘oneness’ expressed by similitās and ūnitās: hence the form of the suffix.  But idem had no combining stem.  Some have thought that ident(i)- was taken from the L. adv. "identidem" ‘over and over again, repeatedly’, connexion with which appears to be suggested by Du Cange's explanation of identitās as ‘quævis actio repetita’. Meyer-Lübke suggests that in the formation there was present some association between idem and id ens ‘that being’, whence "identitās" like "entitās." But assimilation to "entitās" may have been merely to avoid the solecism of *idemitās or *idemtās. sameness. However originated, "ident(i)-" (either from adverb "identidem" or an assimilation of "id ens," "id ens," that being, "id entitas" "that entity") became the combining stem of idem, and the series ūnitās, ūnicus, ūnificus, ūnificāre, was paralleled by identitās, identicus, identificus, identificāre: see identic, identific, identify above.] to  OED 3rd: identity, n. Pronunciation:  Brit./ʌɪˈdɛntᵻti/ , U.S. /aɪˈdɛn(t)ədi/ Forms:  15 idemptitie, 15 ydemptyte, 15–16 identitie, 15– identity, 16 idemptity.  Etymology: < Middle French identité, ydemtité, ydemptité, ydentité (French identité) quality or condition of being the same (a1310; 1756 in sense ‘individuality, personality’, 1801 in sense ‘distinct impression of a single person or thing presented to or perceived by others’) and its etymon post-classical Latin identitat-, identitas quality of being the same (4th cent.), condition or fact that a person or thing is itself and not something else (8th cent. in a British source), fact of being the same (from 12th cent. in British sources), continual sameness, lack of variety, monotony (from 12th cent. in British sources; 14th cent. in a continental source) < classical Latin idem same (see idem n.) + -tās (see -ty suffix1) [sameness], after post-classical Latin essentitas ‘being’ (4th cent.).The Latin word was formed to provide a translation equivalent for ancient Greek ταὐτότης (tautotes) identity. identity: identity was a key concept for Grice. Under identity, he views both identity simpliciter and personal identity. Grice advocates psychological or soul criterianism. Psychological or soul criterianism has been advocated, in one form or another, by philosophers such as Locke, Butler, Duncan-Jones, Berkeley, Gallie, Grice, Flew, Haugeland, Jones, Perry, Shoemaker and Parfit, and Quinton. What all of these theories have in common is the idea that, even if it is the case that some kind of physical states are necessary for being a person, it is the unity of consciousness which is of decisive importance for personal identity over time. In this sense, person is a term which picks out a psychological, or mental, "thing". In claiming this, all Psychological Criterianists entail the view that personal identity consists in the continuity of psychological features. It is interesting that Flew has an earlier "Selves," earlier than his essay on Locke on personal identity. The first, for Mind, criticising Jones, "The self in sensory cognition"; the second for Philosophy. Surely under the tutelage of Grice. Cf. Jones, Selves: A reply to Flew, Philosophy.  The stronger thesis asserts that there is no conceivable situation in which bodily identity would be necessary, some other conditions being always both necessary and sufficient. Grice takes it that Locke’s theory (II, 27) is an example of this latter type. To say "Grice remembers that he heard a noise", without irony or inverted commas, is to imply that Grice did hear a noise. In this respect remember is like, know, a factive. It does not follow from this, nor is it true, that each claim to remember, any more than each claim to know, is alethic or veridical; or, not everything one seems to remember is something one really remembers. So much is obvious, although Locke -- although admittedly referring only to the memory of actions, section 13 -- is forced to invoke the providence of God to deny the latter. These points have been emphasised by Flew in his discussion of Locke’s views on personal identity. In formulating Locke’ thesis, however, Flew makes a mistake; for he offers Lockes thesis in the form if Grice can remember Hardies doing such-and-such, Grice and Hardie are the same person. But this obviously will not do, even for Locke, for we constantly say things like I remember my brother Derek joining the army without implying that I and my brother are the same person. So if we are to formulate such a criterion, it looks as though we have to say something like the following. If Derek Grice remembers joining my, he is the person who did that thing. But since remembers doing means remembers himself doing, this is trivially tautologous, and moreover lends colour to Butlers famous objection that memory, so far from constituting personal identity, presupposes it.  As Butler puts it, one should really think it self-evident that consciousness of personal identity presupposes, and therefore cannot constitute, personal identity; any more than knowledge, in any other case, can constitute truth, which it presupposes. Butler then asserts that Locke’s misstep stems from his methodology. This wonderful mistake may possibly have arisen from hence; that to be endued with consciousness is inseparable from the idea of a person, or intelligent being. For this might be expressed inaccurately thus, that consciousness makes personality: and from hence it might be concluded to make personal identity. One of the points that Locke emphasizes—that persistence conditions are determined via defining kind terms—is what, according to Butler, leads Locke astray.  Butler additionally makes the point that memory is not required for personal persistence. But though present consciousness of what we at present do and feel is necessary to our being the persons we now are; yet present consciousness of past actions or feelings is not necessary to our being the same persons who performed those actions, or had those feelings. This is a point that others develop when they assert that Lockes view results in contradiction. Hence the criterion should rather run as follows. If Derek Grice claims to remember joining the army. We must then ask how such a criterion might be used.  Grices example is: I remember I smelled a smell. He needs two experiences to use same. I heard a noise and I smelled a smell.The singular defines the hearing of a noise is the object of some consciousness. The pair defines, "The hearing of a noise and the smelling of a smell are objects of the same -- cognate with self as in I hurt me self, -- consciousness. The standard form of an identity question is Is this x the same x as that x which E and in the simpler situation we are at least presented with just the materials for constructing such a question; but in the more complicated situation we are baffled even in asking the question, since both the transformed persons are equally good candidates for being its Subjects, and the question Are these two xs the same (x?) as the x which E is not a recognizable form of identity question. Thus, it might be argued, the fact that we could not speak of identity in the latter situation is no kind of proof that we could not do so in the former. Certainly it is not a proof, as Strawson points out to Grice. This is not to say that they are identical at all. The only case in which identity and exact similarity could be distinguished, as we have just seen, is that of the body, same body and exactly similar body really do mark a difference. Thus one may claim that the omission of the body takes away all content from the idea of personal identity, as Pears pointed out to Grice. Leaving aside memory, which only partially applies to the case, character and attainments are quite clearly general things. Joness character is, in a sense, a particular; just because Jones’s character refers to the instantiation of certain properties by a particular (and bodily) man, as Strawson points out to Grice (Particular and general). If in ‘Negation and privation,’ Grice tackles Aristotle, he now tackles Locke. Indeed, seeing that Grice went years later to the topic as motivated by, of all people, Haugeland, rather than perhaps the more academic milieu that Perry offers, Grice became obsessed with Hume’s sceptical doubts! Hume writes in the Appendix that when he turns his reflection on himself, Hume never can perceive this self without some one or more perceptions. Nor can Hume ever perceive any thing but the perceptions. It is the composition of these, therefore, which forms the self, Hume thinks. Hume grants that one can conceive a thinking being to have either many or few perceptions. Suppose, says Hume, the mind to be reduced even below the life of an oyster. Suppose the oyster to have only one perception, as of thirst or hunger. Consider the oyster in that situation. Does the oyster conceive any thing but merely that perception? Has the oyster any notion of, to use Gallies pretentious Aristotelian jargon, self or substance? If not, the addition of this or other perception can never give the oyster that notion. The annihilation, which this or that philosopher, including Grices first post-war tutee, Flew, supposes to  follow upon death, and which entirely destroys  the oysters self, is nothing but an extinction  of all particular perceptions; love and hatred,  pain and pleasure, thought and sensation. These therefore must be the same with self; since the one cannot survive the other. Is self the same with substance? If it be, how can that question have place, concerning the subsistence of self, under a change of substance? If they be distinct, what is the difference betwixt them? For his part, Hume claims, he has a notion of neither, when conceived distinct from this or that particular perception. However extraordinary Hume’s conclusion may seem,   it need not surprise us. Most philosophers, such as Locke, seems inclined to think, that personal identity arises from consciousness. But consciousness is nothing but a reflected thought or perception, Hume suggests. This is Grices quandary about personal identity and its implicatura. Some philosophers have taken Grice as trying to provide an exegesis of Locke. However, their approaches surely differ. What works for Grice may not work for Locke. For Grice it is analytically true that it is not the case that Person1 and Person may have the same experience. Grice explicitly states that he thinks that his logical-construction theory is a modification of Locke’s theory. Grice does not seem terribly interested to find why it may not, even if the York-based Locke Society might! Rather than introjecting into Lockes shoes, Grices strategy seems to dismiss Locke, shoes and all. Specifically, it not clear to Grice what Lockes answer in the Essay would be to Grices question about this or that I utterance that he sets his analysis with. Admittedly, Grice does quote, albeit briefly, directly from Lockes Essay. As far as any intelligent being can repeat the idea of any past action with the same consciousness it had of it at first, and with the same consciousness it has of any present action, Locke claims, so far the being is the same personal self. Grice tackles Lockes claim with four objections. These are important to consider since Grice sees as improving on Locke. A first objection concerns icircularity, with which Grice easily disposes by following Hume and appealing to the experience of memory or introspection. A second objection is Reid’s alleged counterexample about the long-term memory of the admiral who cannot remember that he was flogged as a boy. Grice dismisses this as involving too long-term of a memory. A third objection concerns Locke’s vagueness about the aboutness of consciousness, a point made by Hume in the Appendix. A fourth objection concerns again circularity, this time in Locke’s use of same in the definiens ‒ cf. Wiggins, Sameness and substance. It’s extraordinary that Wiggins is philosophising on anything Griceian. Grice is concerned with the implicaturum involved in the use of the first person singular. I will be fighting soon. Grice means in body and soul. The utterance also indicates that this is Grices pre-war days at Oxford. No wonder his choice of an example. What else could he have in his soul? The topic of personal identity, which label Hume and Austin found pretentious, and preferred to talk about the illocutionary force of I, has a special Oxonian pedigree, perhaps as motivated by Humes challenge, that Grice has occasion to study and explore for his M. A. Lit. Hum. with Locke’s Essay as mandatory reading. Locke, a philosopher with whom Oxford identifies most, infamously defends this memory-based account of I. Up in Scotland, Reid reads it and concocts this alleged counter-example. Hume, or Home, if you must, enjoys it. In fact, while in the Mind essay he is not too specific about Hume, Grice will, due mainly to his joint investigations with Haugeland, approach, introjecting into the shoes of Hume ‒ who is idolised in The New World ‒ in ways he does not introject into Lockes. But Grices quandary is Hume’s quandary, too. In his own approach to I, the Cartesian ego, made transcendental and apperceptive by Kant, Grice updates the time-honoured empiricist mnemonic analysis by Locke. The first update is in style. Grice embraces, as he does with negation, a logical construction, alla Russell, via Broad, of this or that “I” (first-person) utterance, ending up with an analysis of a “someone,” third-person, less informative, utterance. Grices immediate source is Gallie’s essay on self and substance in Mind. Mind is still a review of psychology and philosophy, so poor Grice has not much choice. In fact, Grice is being heterodoxical or heretic enough to use Broad’s taxonomy, straight from the other place of I utterances. The logical-construction theory is a third proposal, next to the Bradleyian idealist pure-ego theory and the misleading covert-description theory. Grice deals with the Reids alleged counterexample of the brave officer. Suppose, Reid says, and Grice quotes verbatim, a brave officer to have been flogged when a boy at school, for robbing an orchard, to have taken a standard from the enemy in his first campaign, and to have been made a general in advanced life. Suppose also, which must be admitted to be possible, that when he2 took the standard, he2 was conscious of his having been flogged at school, and that, when made a general, hewas conscious of his2 taking the standard, but had absolutely lost the consciousness of his1 flogging. These things being supposed, it follows, from Lockes doctrine, that he1 who is flogged at school is the same person as himwho later takes the standard, and that he2 who later takes the standard is the same person as himwho is still later made a general. When it follows, if there be any truth in logic, that the general is the same person with him1 who is flogged at school. But the general’s consciousness does emphatically not reach so far back as his1 flogging. Therefore, according to Locke’s doctrine, he3 is emphatically not the same person as him1 who is flogged. Therefore, we can say about the general that he3 is, and at the same time, that he3 is not the same person as him1 who was flogged at school. Grice, wholl later add a temporal suffix to =t yielding, by transitivity. The flogged boy =t1 the brave officer. And the brave officer =t2 the admiral. But the admiral ≠t3 the flogged boy. In Mind, Grice tackles the basic analysans, and comes up with a rather elaborate analysans for a simple I or Someone statement. Grice just turns to a generic affirmative variant of the utterance he had used in Negation. It is now someone, viz. I, who hears that the bell tolls. It is the affirmative counterpart of the focus of his earlier essay on negation, I do not hear that the bell tolls. Grice dismisses what, in the other place, was referred to as privileged-access, and the indexicality of I, an approach that will be made popular by Perry, who however reprints Grices essay in his influential collection for the University of California Press. By allowing for someone, viz. I, Grice seems to be relying on a piece of reasoning which hell later, in his first Locke lecture, refer to as too good. I hear that the bell tolls; therefore, someone hears that the bell tolls. Grice attempts to reduce this or that I utterance (Someone, viz. I, hears that the bell tolls) is in terms of a chain or sequence of mnemonic states. It poses a few quandaries itself. While quoting from this or that recent philosopher such as Gallie and Broad, it is a good thing that Grice has occasion to go back to, or revisit, Locke and contest this or that infamous and alleged counterexample presented by Reid and Hume. Grice adds a methodological note to his proposed logical-construction theory of personal identity. There is some intricacy of his reductive analysis, indeed logical construction, for an apparently simple and harmless utterance (cf. his earlier essay on I do not hear that the bell tolls). But this intricacy does not prove the analysis wrong. Only that Grice is too subtle. If the reductive analysis of not is in terms of each state which I am experiencing is incompatible with phi), that should not be a minus, or drawback, but a plus, and an advantage in terms of philosophical progress. The same holds here in terms of the concept of a temporary state. Much later, Grice reconsiders, or revisits, indeed, Broads remark and re-titles his approach as the (or a) logical-construction theory of personal identity. And, with Haugeland, Grice re-considers Humes own vagaries, or quandary, with personal identity. Unlike the more conservative Locke that Grice favours in the pages of Mind, eliminationist Hume sees ‘I’ as a conceptual muddle, indeed a metaphysical chimæra. Hume presses the point for an empiricist verificationist account of I. For, as Russell would rhetorically ask, ‘What can be more direct that the experience of myself?’ The Hume Society should take notice of Grices simplification of Hume’s implicaturum on I, if The Locke Society won’t. As a matter of fact, Grice calls one of his metaphysical construction routines the Humeian projection, so it is not too adventurous to think that Grice considers I  as an intuitive concept that needs to be metaphysically re-constructed and be given a legitimate Fregeian sense. Why that label for a construction routine? Grice calls this metaphysical construction routine Humeian projection, since the mind (or soul) as it were, spreads over its objects. But, by mind, Hume does not necessarily mean the I. Cf. The minds I. Grice is especially concerned with the poverty and weaknesses of Humes criticism to Lockes account of personal identity. Grice opts to revisit the Lockeian memory-based of this or that someone, viz. I utterance that Hume rather regards as vague, and confusing. Unlike Humes, neither Lockes nor Grices reductive analysis of personal identity is reductionist and eliminationist. The reductive-reductionist distinction Grice draws in Retrospective epilogue as he responds to Rountree-Jack on this or that alleged wrong on meaning that. It is only natural that Grice would be sympathetic to Locke. Grice explores these issues with Haugeland mainly at seminars. One may wonder why Grice spends so much time in a philosopher such as Hume, with whom he agreed almost on nothing! The answer is Humes influence in the Third World that forced Grice to focus on this or that philosopher. Surely Locke is less popular in the New World than Hume is. One supposes Grice is trying to save Hume at the implicaturum level, at least. The phrase or term of art, logical construction is Russells and Broads, but Grice loved it. Rational reconstruction is not too dissimilar. Grice prefers Russells and Broads more conservative label. This is more than a terminological point. If Hume is right and there is NO intuitive concept behind I, one cannot strictly re-construct it, only construct it. Ultimately, Grice shows that, if only at the implicaturum level, we are able to provide an analysandum for this or that someone, viz. I utterance without using I, by implicating only this or that mnemonic concept, which belongs, naturally, as his theory of negation does, in a theory of philosophical psychology, and again a lower branch of it, dealing with memory. The topic of personal identity unites various interests of Grice. The first is identity “=” simpliciter. Instead of talking of the meaning of I, as, say, Anscombe would, Grice sticks to the traditional category, or keyword, for this, i. e. the theory-laden, personal identity, or even personal sameness. Personal identity is a type of identity, but personal adds something to it. Surely Hume was stretching person a bit when using the example of a soul with a life lower than an oyster. Since Grice follows Aristotles De Anima, he enjoys Hume’s choice, though. It may be argued that personal adds Locke’s consciousness, and rational agency. Grice plays with the body-soul distinction. I, viz someone or somebody, fell from the stairs, perhaps differs from I will be fighting soon. This or that someone, viz. I utterance may be purely bodily. Grice would think that the idea that his soul fell from the stairs sounds, as it would to Berkeley, harsh. But then theres this or that one may be mixed utterance. Someone, viz. I, plays cricket, where surely your bodily mechanisms require some sort of control by the soul. Finally, this or that may be purely souly ‒ the one Grice ends up analysing, Someone, viz. I, hear that the bell tolls. At the time of his Mind essay, Grice may have been unaware of the complications that the concept of a person may bring as attached in adjective form to identity. Ayer did, and Strawson and Wiggins will, and Grice learns much from Strawson. Since Parfit, this has become a common-place topic for analysis at Oxford. A person as a complexum of a body-soul spatio-temporal continuant substance. Ultimately, Grice finds a theoretical counterpart here. A P may become a human, which Grice understands physiologically. That is not enough. A P must aspire, via meteousis, to become a person. Thus, person becomes a technical term in Grices grand metaphysical scheme of things. Someone, viz. I, hear that the bell is tolls is analysed as  ≡df, or if and only if, a hearing that the bell tolls is a part of a total temporary tn souly state S1 which is one in a s. such that any state Sn,  given this or that condition, contains as a part a memory Mn of the experience of hearing that the bell tolls, which is a component in some pre-sequent t1n item, or contains an experience of hearing that the bell tolls a memory M of which would, given this or that condition, occur as a component in some sub-sequent t2&gt;tn item, there being no sub-set of items which is independent of the rest. Grice simplifies the reductive analysans. Someone, viz. I, hears that the bell tolls iff a hearing that the bell tolls is a component in an item of an interlocking s. with emphasis on lock, s. of this or that memorable and memorative total temporary tn state S1. Is Grice’s Personal identity ever referred to in the Oxonian philosophical literature? Indeeed. Parfit mentions, which makes it especially memorable and memorative. P. Edwards includes a reference to Grices Mind essay in the entry for Personal identity, as a reference to Grice et al on Met. , is referenced in Edwardss encyclopædia entry for metaphysics. Grice does not attribute privileged access or incorrigibility to I or the first person. He always hastens to add that I can always be substituted, salva veritate (if baffling your addressee A) by someone or other, if not some-body or other, a colloquialism Grice especially detested. Grices agency-based approach requires that. I am rational provided thou art, too. If, by explicitly saying he is a Lockeian, Grice surely does not wish us to see him as trying to be original, or the first to consider this or that problem about I; i.e. someone. Still, Grice is the philosopher who explores most deeply the reductive analysis of I, i.e. someone. Grice needs the reductive analysis because human agency (philosophically, rather than psychologically interpreted) is key for his approach to things. By uttering The bell tolls, U means that someone, viz. himself, hears that the bell tolls, or even, by uttering I, hear, viz. someone hears, that the bell tolls, U means that the experience of a hearing that the bell tolls is a component in a total temporary state which is a member of a s. such that each member would, given certain conditions, contain as an component one memory of an experience which is a component in a pre-sequent member, or contains as a component some experience a memory of which would, given certain conditions, occur as a component in a post-sequent member; there being no sub-set of members which is independent of the rest. Thanks, the addressee might reply. I didnt know that! The reductive bit to Grices analysis needs to be emphasised. For Grice, a person, and consequently, a someone, viz. I utterance, is, simpliciter, a logical construction out of this or that Humeian experience. Whereas in Russell, as Broad notes, a logical construction of this or that philosophical concept, in this case personal identity, or cf. Grices earlier reductive analysis of not, is thought of as an improved, rationally reconstructed conception. Neither Russell nor Broad need maintain that the logical construction preserves the original meaning of the analysandum someone, viz. I, hears that the bell tolls, or I do not hear that the bell tolls ‒ hence their paradox of reductionist analysis. This change of Subjects does not apply to Grice. Grice emphatically intends to be make explicit, if rationally reconstructed (if that is not an improvement) through reductive (if not reductionist) analysis, the concept Grice already claims to have. One particular development to consider is within Grices play group, that of Quinton. Grice and Quinton seem to have been the only two philosophers in Austins play group who showed any interest on someone, viz. I. Or not. The fact that Quinton entitles his thing “The soul” did not help. Note that Woozley was at the time editing Reid on “Identity,” Cf. Duncan-Jones on mans mortality. Note that Quintons immediate trigger is Shoemaker. Grice writes that he is not “merely a series of perceptions,” for he is “conscious of a permanent self, an I who experiences these perceptions and who is now identical with the I who experienced perceptions yesterday.” So, leaving aside that he is using I with the third person verb, but surely this is no use-mention fallacy, it is this puzzle that provoked his thoughts on temporal-relative “=” later on. As Grice notes, Butler argued that consciousness of experience can contribute to identity but not define it. Grice will use Butler in his elaboration of conversational benevolence versus conversational self-interest. Better than Quinton, it is better to consider Flew in Philosophy, 96, on Locke and the problem of personal identity, obviously suggested as a term paper by Grice! Wiggins cites Flew. Flew actually notes that Berkeley saw Lockes problem earlier than Reid, which concerns the transitiveness of =. Recall that Wigginss tutor at Oxford was a tutee by Grice, Ackrill. identity, the relation each thing bears just to itself. Formally, a % b Q EF(Fa P Fb); informally, the identity of a and b implies and is implied by their sharing of all their properties. Read from left to right, this biconditional asserts the indiscernibility of identicals; from right to left, the identity of indiscernibles. The indiscernibility of identicals is not to be confused with a metalinguistic principle to the effect that if a and b are names of the same object, then each may be substituted for the other in a sentence without change of truth-value: that may be false, depending on the semantics of the language under discussion. Similarly, the identity of indiscernibles is not the claim that if a and b can be exchanged in all sentential contexts without affecting truth-value, then they name the same object. For such intersubstitutability may arise when the language in question simply lacks predicates that could discriminate between the referents of a and b. In short, the identity of things is not a relation among names. Identity proper is numerical identity, to be distinguished from exact similarity (qualitative identity). Intuitively, two exactly similar objects are “copies” of each other; still they are two, hence not identical. One way to express this is via the notions of extrinsic and intrinsic properties: exactly similar objects differ in respect of the former only. But we can best explain ‘instrinsic property’ by saying that a thing’s intrinsic properties are those it shares with its copies. These notions appear virtually interdefinable. (Note that the concept of an extrinsic property must be relativized to a class or kind of things. Not being in San Francisco is an extrinsic property of persons but arguably an intrinsic property of cities.) While qualitative identity is a familiar notion, its theoretical utility is unclear. The absolute notion of qualitative identity should, however, be distinguished from an unproblematic relative notion: if some list of salient properties is fixed in a given context (say, in mechanics or normative ethics), then the exactly similar things, relative to that context, are those that agree on the properties listed. Both the identity of indiscernibles and (less frequently) the indiscernibility of identicals are sometimes called Leibniz’s law. Neither attribution is apt. Although Leibniz would have accepted the former principle, his distinctive claim was the impossibility of exactly similar objects: numerically distinct individuals cannot even share all intrinsic properties. Moreover, this was not, for him, simply a law of identity but rather an application of his principle of sufficient reason. And the indiscernibility of identicals is part of a universal understanding of identity. What distinguishes Leibniz is the prominence of identity statements in his metaphysics and logical theory. Although identity remains a clear and basic logical notion, identity questions about problematic kinds of objects raise difficulties. One example is the identification of properties, particularly in contexts involving reduction. Although we know what identity is, the notion of a property is unclear enough to pose systematic obstacles to the evaluation of theoretically significant identity statements involving properties. Other difficulties involve personal identity or the possible identification of numbers and sets in the foundations of mathematics. In these cases, the identity questions simply inheritand provide vivid ways of formulatingthe difficulties pertaining to such concepts as person, property, or number; no rethinking of the identity concept itself is indicated. But puzzles about the relation of an ordinary material body to its constituent matter may suggest that the logician’s analysis of identity does not cleanly capture our everyday notion(s). Consider a bronze statue. Although the statue may seem to be nothing besides its matter, reflection on change over time suggests a distinction. The statue may be melted down, hence destroyed, while the bronze persists, perhaps simply as a mass or perhaps as a new statue formed from the same bronze. Alternatively, the statue may persist even as some of its bronze is dissolved in acid. So the statue seems to be one thing and the bronze another. Yet what is the bronze besides a statue? Surely we do not have two statues (or statuelike objects) in one place? Some authors feel that variants of the identity relation may permit a perspicuous description of the relation of statue and bronze: (1) tensed identity: Assume a class of timebound propertiesroughly, properties an object can have at a time regardless of what properties it has at other times. (E.g., a statue’s shape, location, or elegance.) Then a % t b provided a and b share all timebound properties at time t. Thus, the statue and the bronze may be identical at time t 1 but not at t 2. (2) relative identity: a and b may be identical relative to one concept (or predicate) but not to another. Thus, the statue may be held to be the same lump of matter as the bronze but not the same object of art. identity identity 415 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:39 AM Page 415 In each case, only detailed study will show whether the variant notion can at once offer a natural description of change and qualify as a viable identity concept. (Strong doubts arise about (2).) But it seems likely that our everyday talk of identity has a richness and ambiguity that escapes formal characterization.  identity, ‘is’ of. See IS. identity, psychophysical. See PHYSICALISM. identity, theoretical. See PHILOSOPHY OF MIND. identity of indiscernibles, any of a family of principles, important members of which include the following: (1) If objects a and b have all properties in common, then a and b are identical. (2) If objects a and b have all their qualitative properties in common, then a and b are identical. (3) If objects a and b have all their non-relational qualitative properties in common, then a and b are identical. Two questions regarding these principles are raised: Which, if any, are true? If any are true, are they necessarily true? Discussions of the identity of indiscernibles typically restrict the scope of the principle to concrete objects. Although the notions of qualitative and non-relational properties play a prominent role in these discussions, they are notoriously difficult to define. Intuitively, a qualitative property is one that can be instantiated by more than one object and does not involve being related to another particular object. It does not follow that all qualitative properties are non-relational, since some relational properties, such as being on top of a brown desk, do not involve being related to some particular object. (1) is generally regarded as necessarily true but trivial, since if a and b have all properties in common then a has the property of being identical with b and b has the property of being identical with a. Hence, most discussions focus on (2) and (3). (3) is generally regarded as, at best, a contingent truth since it appears possible to conceive of two distinct red balls of the same size, shade of color, and composition. Some have argued that elementary scientific particles, such as electrons, are counterexamples to even the contingent truth of (3). (2) appears defensible as a contingent truth since, in the actual world, objects such as the red balls and the electrons differ in their relational qualitative properties. It has been argued, however, that (2) is not a necessary truth since it is possible to conceive of a world consisting of only the two red balls. In such a world, any qualitative relational property possessed by one ball is also possessed by the other. Defenders of the necessary truth of (2) have argued that a careful examination of such counterexamples reveals hidden qualitative properties that differentiate the objects. Grice learned about idem, ipsum and simile via his High Church maternal grandfather. “What an iota can do!”Under visum we should have: ideo-motor actionthe idea of ‘ideo-‘ is cognate with Latin ‘visum’”Grice.  a theory of the will according to which “every representation of a movement awakens in some degree the actual movement which is its object” (William James). Proposed by physiologist W. B. Carpenter, and taught by Lotze and Renouvier, ideo-motor action was developed by James. He rejected the regnant analysis of voluntary behavior, which held that will operates by reinstating “feelings of innervation” (Wundt) in the efferent nerves. Deploying introspection and physiology, James showed that feelings of innervation do not exist. James advanced ideo-motor action as the psychological basis of volition: actions tend to occur automatically when thought, unless inhibited by a contrary idea. Will consists in fixing attention on a desired idea until it dominates consciousness, the execution of movement following automatically. James also rejected Bain’s associationist thesis that pleasure or pain is the necessary spring of action, since according to ideo-motor theory thought of an action by itself produces it. James’s analysis became dogma, but was effectively attacked by psychologist E. L. Thorndike (1874– 1949), who proposed in its place the behavioristic doctrine that ideas have no power to cause behavior, and argued that belief in ideo-motor action amounted to belief in sympathetic magic. Thus did will leave the vocabulary of psychology. Refs.: The main references covering identity simpliciter are in “Vacuous Names,” and his joint work on metaphysics with G. Myro. The main references relating to the second group, of personal identity, are his “Mind” essay, an essay on ‘the logical-construction theory of personal identity,’ and a second set of essays on Hume’s quandary, The H. P. Grice Papers, BANC.

No comments:

Post a Comment