FIORE. (Celico).
Filosofo. Grice: “If you are thinking that Fiore is the source for the
Cistercians, you are wrong – actually Fiore WAS a Cisctercian until he wasn’t
one! Pretty much like St. John’s!” -- da Floris, Italian philosopher, the
founder the order of Ciscercian order of San Giovanni in Fiore (vide, Grice,
“St. John’s and the Cistercians”). He devoted the rest of his life to
meditation and the recording of his prophetic visions. In his major works Liber
concordiae Novi ac Veteri Testamenti,: Expositio in Apocalypsim and Psalterium
decem chordarum. Da Floris illustrates
the deep meaning of history as he perceived it in his visions. History develops
in coexisting patterns of twos and threes. The two testaments represent history
as divided in two phases ending in the First and Second Advent, respectively.
History progresses also through stages corresponding to the Holy Trinity. The
age of the Father is that of the law; the age of the Son is that of grace,
ending approximately in 1260; the age of the Spirit will produce a
spiritualized church. Some monastic orders like the Franciscans and Dominicans
saw themselves as already belonging to this final era of spirituality and
interpreted Joachim’s prophecies as suggesting the overthrow of the
contemporary ecclesiastical institutions. Some of his views were condemned by
the Lateran Council. Gioacchino
da Fiore Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
«… E lucemi dallato, il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico
dotato» (Dante Alighieri, Paradiso, Canto XII, vv. 140-141) Gioacchino da
Fiore Joachim of Flora.jpg. Filosofo. NascitaCelico, 1130 MortePietrafitta, 30
marzo 1202 BeatificazioneNuncupato Santuario principaleAbbazia Florense Manuale
Gioacchino da Fiore (Celico, 1130 circa – Pietrafitta) è stato un abate,
teologo e scrittore italiano. È venerato come beato da parte dei florensi e dei
gesuiti bollandisti, anche se non c'è mai stata una beatificazione ufficiale da
parte della Chiesa cattolica. Le condizioni economiche della
famiglia di Gioacchino erano agiate; il padre Mauro, infatti, era tabulario o
notaio. In passato si era ritenuto che la famiglia avesse origini ebraiche,
forse per spiegare l'atteggiamento benevolo di Gioacchino nei confronti
dell'Ebraismo. Gioacchino nacque a Celico; la sua casa natale viene
collocata storicamente dove sorge attualmente la chiesa dell'Assunta, edificata
sicuramente prima del 1421 sul perimetro della casa natale dell'abate
Gioacchino. Ricevette le prime nozioni di educazione scolastica nella vicina
Cosenza. Ben presto fu mandato dal padre a lavorare, sempre a Cosenza, presso
l'ufficio del Giustiziere della Calabria. A causa di contrasti insorti sul
posto di lavoro, andò a lavorare presso i Tribunali di Cosenza. In seguito il
padre riuscì a fargli ottenere un posto presso la corte normanna a Palermo,
dove lavorò prima a diretto contatto con il capo della zecca, poi con i notai
Santoro e Pellegrino e infine presso il Cancelliere di Palermo, arcivescovo
Stefano di Perche. Entrato in disaccordo anche con Stefano, si allontanò
definitivamente dalla corte reale di Palermo per compiere un viaggio in
Terrasanta. Gli inizi Forse nel corso di questo viaggio maturò un profondo
distacco dal mondo materiale per dedicarsi allo studio delle Sacre Scritture.
Al ritorno in patria Gioacchino si ritirò dapprima in una grotta nei pressi di
un monastero posto sulle falde del monte Etna, poi tornò con un suo compagno a
Guarassano, nei pressi di Cosenza. Qui fu riconosciuto e costretto ad
incontrare il padre, che lo aveva dato per disperso. Al padre confessò di aver
smesso di lavorare per il re normanno per servire il Re dei Re (cioè "il
Signore Dio nostro") Visse per circa un anno presso l'abbazia di
Santa Maria della Sambucina, da cui si allontanò per andare a predicare
dall'altra parte della valle, vivendo nei pressi del guado Gaudianelli del
torrente Surdo, vicino a Rende. Poiché al tempo la predicazione di un
laico non era ben accetta, Gioacchino compì un viaggio fino a Catanzaro, dove
il vescovo locale lo ordinò sacerdote. Durante il tragitto da Rende a Catanzaro
si fermò nel monastero di Santa Maria di Corazzo, dove incontrò il monaco Greco
che lo pose davanti alla parabola dei talenti, rimproverandolo di non mettere a
frutto le sue doti. Tornò a predicare nuovamente a Rende, con l'abito di
sacerdote. Poco tempo dopo vestì l'abito monastico, entrando nel monastero di
Santa Maria di Corazzo. Questa abbazia benedettina, guidata dal beato
Colombano, aspirava a seguire la regola cistercense. Elezione ad abate
Secondo le fonti più accreditate, nel 1177 Giovanni Bonasso venne eletto abate
di Santa Maria di Corazzo, ma rinunciò, scappando dapprima nel monastero della
Sambucina, poi nel monastero del legno della croce di Acri. Gioacchino non
ambiva a diventare abate, ma a studiare le Sacre Scritture. Gli uomini più
potenti di quel tempo, riunitisi con lui a Sambucina, lo convinsero ad
accettare la carica di abate di quel monastero, all'epoca poverissimo. A
Corazzo l'abate Gioacchino cominciò a scrivere la prima delle sue opere, La
Genealogia, impiegando come suoi scribi frate Giovanni e frate Nicola.
Teologo e scrittore In qualità di abate compì un viaggio all'abbazia di Casamari.
Durante questo periodo incontrò il papa Lucio III, che gli concesse la licentia
scribendi. Con l'aiuto degli scribi Giovanni, Nicola e Luca, iniziò già a
Casamari la stesura delle sue opere principali: la Concordia tra il vecchio e
il nuovo testamento e l'Esposizione dell'Apocalisse. In quello stesso periodo
Gioacchino interpretò innanzi al papa una profezia ignota, trovata tra le carte
del defunto cardinale Matteo d'Angers. Da qui scaturì l'incoraggiamento del
pontefice Lucio III a scrivere le sue opere. Nel 1186-1187 si recò a
Verona, dove incontrò il papa Urbano III. Al ritorno si ritirò a Pietralata,
una località sconosciuta, abbandonando definitivamente la guida dell'abbazia di
Corazzo. I suoi monaci non tolleravano il suo girovagare e lo stare sempre
distante dall'abbazia e pertanto fecero una petizione per risolvere la
questione presso la Curia romana. A seguito di ciò, nel 1188 ottenne
l'affiliazione dell'abbazia di Corazzo all'abbazia di Fossanova e il papa
Clemente III lo prosciolse dai doveri abbaziali, autorizzandolo a continuare a
scrivere. Pietralata e protomonastero di Fiore Vetere Magnifying glass
icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Abbazia Florense. A Pietralata,
presumibilmente una contrada nei pressi di Marzi-Rogliano, da lui ribattezzata
Petra Olei, cominciarono a pervenire molti seguaci. Il primo fu Raniero da
Ponza, che in seguito fu legato apostolico in Francia e Spagna sotto papa
Innocenzo III. Pietralata divenne presto un luogo incapace di ospitare la
moltitudine di gente che accorreva a sentire Gioacchino; pertanto nell'autunno
del 1188 Gioacchino salì in Sila alla ricerca di un territorio che si potesse
abitare. Dopo varie perlustrazioni, si fermò nel luogo oggi denominato Jure
Vetere Sottano, attualmente nel comune di San Giovanni in Fiore. A sei mesi di
distanza dalla perlustrazione, abbandonò Pietralata e si trasferì con i suoi
discepoli in Sila sul luogo prescelto. Pietralata è un luogo avvolto nel
mistero e ancora oggi non identificato con sufficienti certezze. Dopo sei
mesi dal trasferimento, il re Guglielmo il Buono morì e gli subentrò sul trono
normanno Tancredi, già conte di Lecce. Furono proprio i funzionari di Tancredi
a contestare a Gioacchino l'insediamento in Sila, per cui l'abate dovette
recarsi a Palermo (primavera 1191) per discutere con il nuovo re. Dopo un
complesso confronto tra i due, durante il quale Tancredi propose all'abate di
trasferirsi presso l'abbazia della Matina «allora in stato di grave declino»
(proposta rifiutata in maniera decisa da Gioacchino), gli fu concesso di
restare in Sila[3], nel luogo prescelto, facendogli dono di un vasto tenimento
posto nelle adiacenze, aggiungendo 300 pecore e 30 some di grano per il
sostentamento della comunità religiosa. Da qui in avanti cominciò a costruire
il protomonastero di Fiore Vetere. Nel 1194, dopo la morte di Tancredi,
subentrò nel regno Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, il quale concesse
a Gioacchino un vasto tenimento in Sila e privilegi sovrani su tutta la
Calabria. La Congregazione florense Magnifying glass icon mgx2.svgLo
stesso argomento in dettaglio: Ordine florense e Florensi. In questo periodo,
dopo il diploma concesso da Enrico VI, Gioacchino fondò i monasteri di
Bonoligno e Tassitano e acquisì altri monasteri già italo-greci. Forte del patrimonio
terriero ed ecclesiale acquisito, Gioacchino si recò a Roma ricevendo da papa
Celestino III l'approvazione della Congregazione florense e dei suoi istituti
il 25 agosto del 1196. I florensi continuarono a colonizzare il
territorio assegnato e, affinché Fiore venisse articolato secondo lo schema
della Tav. XII, misero a coltura i territori di Bonolegno e di Faradomus,
facendosi aiutare molto probabilmente da gruppi di laici che condividevano il
progetto del novus ordo. Pertanto, con le acque del fiume Garga, attraverso il
canale cosiddetto badiale, fecondarono dapprima Bonolegno e poi Faradomus. Da
qui insorsero delle liti con i monaci greci del monastero dei tre fanciulli,
ubicato in prossimità di Caccuri, che contestarono ai florensi l'occupazione di
territori che secondo loro detenevano da tempi immemorabili. I poveri florensi
furono bastonati, malmenati e gli edifici in costruzione distrutti. Tuttavia
l'azione di costruzione dell'insediamento non si fermò, fintanto che l'abate
rimase in vita. Gioacchino morì il 30 marzo 1202 presso Canale di
Pietrafitta[4] e fu seppellito nel monastero florense di San Martino di Canale.
Il suoi resti furono traslati nell'abbazia di San Giovanni in Fiore verso il
1226, quando la grande chiesa era ancora in costruzione. L'abate Matteo Vitari,
successore di Gioacchino, continuò l'opera ampliando le fondazioni florensi;
nel periodo del suo abbaziato, l'ordine florense vantava oltre cento
filiazioni, tra abbazie, monasteri e chiese, ognuna dotata di ampi
tenimenti-tenute e possedimenti vari, sparsi in Calabria, Puglia, Campania,
Lazio, Toscana e rendite che provenivano anche dalle lontane terre di
Inghilterra, Galles e Irlanda. I grandi benefattori dell'abate Gioacchino
e dell'Ordine florense La Congregazione florense prima e l'Ordine florense poi ebbero
molti benefattori; fra i tanti vale la pena ricordare: Signore di
Oliveti: diede a Gioacchino la possibilità di vivere nel ritiro di Pietralata.
Tancredi il Normanno: concesse a Gioacchino il Locum Floris, il Tenimentum Silae,
300 pecore e 112,5 quintali di grano annui. Enrico VI di Svevia: concesse a
Gioacchino il Tenimentum Floris e tanti privilegi imperiali. Gilberto, vescovo
di Cerenzia: concesse il tenimento Montemarco con la relativa abbazia e
filiazioni dipendenti. Celestino III: riconobbe la Congregazione florense e i
suoi istituti religiosi. Costanza d'Altavilla: ratificò a Gioacchino tutti i
beni posseduti dal Monasterio Sancti Johanni de Flore. Umfredo Colino e Simone
de Mamistra, Giustiziere Regio della Calabria: concessero a Gioacchino la
tenuta di Caput Album (capo Arvo). Ugolino, cardinale prete di S. Lorenzo in
Lucina, Legato Apostolico in Sicilia: concesse a Gioacchino la tenuta Albetum
in Caput Gratium (Albeto di Capo Crati). Federico II di Svevia: concesse a
Gioacchino le tenute Caput Album e Caput Gratis. Andrea, arcivescovo di
Cosenza: concesse a Gioacchino la chiesa di San Martino di Jove in Canale
(Pietrafitta). Stefano, vescovo di Tropea, Gattegrima e Simone de Mamistra
(Giustiziere Regio della Calabria), signori di Fiumefreddo: concessero a
Giacchino la chiesa di Santa Domenica, con tutte le sue dipendenze, compreso i
tenimenti Flumen Frigidum e Barbaro. Culto Gioacchino da Fiore con
l'aureola, affresco della fine del sec. XVI, cattedrale di Santa Severina I
seguaci di Gioacchino, subito dopo la sua morte, raccolsero la biografia, le
opere e le testimonianze dei miracoli ottenuti per sua intercessione per
proporne la canonizzazione. Questo primo tentativo probabilmente abortì a
seguito delle disposizioni del Concilio Lateranense IV, che nel 1215 dichiarò
eretiche alcune frasi contro Pietro Lombardo contenute in un libello
accreditato ingiustamente a Gioacchino da Fiore. Tuttavia la seconda
Costituzione Conciliare sull'errore dell'abate Gioacchino dichiarò anche:
"Con ciò, però, non vogliamo gettare un'ombra sul monastero di Fiore, in
cui lo stesso Gioacchino è stato maestro, poiché ivi l'insegnamento è regolare
e la disciplina salutare. Tanto più che lo stesso Gioacchino ci ha inviato
tutti i suoi scritti perché fossero approvati o corretti secondo il giudizio
della Sede apostolica. Ciò egli fece con una lettera, da lui dettata e
sottoscritta di proprio pugno, nella quale egli confessa senza tentennamenti di
tenere quella fede che ritiene la chiesa di Roma, madre e maestra, per volontà
di Dio, di tutti i fedeli" (Cost. 2). Dante Alighieri, nella Divina
Commedia, inserisce Gioacchino da Fiore nel paradiso (canto XII, versi
139-141), tra la schiera dei beati sapienti, corrispondenti agli odierni
dottori della Chiesa, accanto ai santi Bonaventura da Bagnoregio, Rabano Mauro
e Tommaso d'Aquino. Da ciò si desume il chiaro giudizio di Dante, emesso 110
anni circa dopo la morte dell'abate calabrese. Un secondo tentativo
d'avvio della canonizzazione fu compiuto dall'abate Pietro del monastero
florense, che si recò ad Avignone per portare al Sommo Pontefice tutta la
documentazione relativa alle grazie e ai miracoli ottenuti tramite l'abate
Gioacchino, sia durante la sua vita sia dopo la sua morte. È risaputo che
i cistercensi venerarono come beato l'abate Gioacchino, elaborandone perfino
l'antifona per il 29 maggio. Si ritiene che ciò sia avvenuto quando i florensi
furono fatti confluire nella Congregazione cistercense calabro lucana. I
gesuiti bollandisti nel loro calendario liturgico e nel loro messale avevano
incluso l'abate Gioacchino come beato, fissando per lui nell'anno due festività
celebrative. Il vescovo di Cosenza, Gennaro Sanfelice, denunciò
all'Inquisizione i monaci cistercensi di San Giovanni in Fiore poiché tenevano
continuamente accesa una lampada sull'altare vicino al sepolcro dell'abate
Gioacchino. Tale denuncia causò una serie di problemi relativi al culto e alle
reliquie. All'approssimarsi dell'VIII centenario della morte dell'abate
Gioacchino, il 25 giugno 2001 l'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano iniziò
nuovamente l'iter per la canonizzazione. Ad oggi risulta conclusa la fase
diocesana. Postulatore della Causa è stato nominato il don Enzo Gabrieli.
Opere Dialogi de prescientia Dei Gioacchino, esortato da papa Lucio III,
mise per iscritto la sua originale interpretazione delle Sacre Scritture. Le
sue opere principali sono: Concordia Novi ac Veteris Testamenti Expositio
in Apocalypsim Psalterium decem chordarum A queste vanno aggiunte:
Adversus Iudaeos- edizione Adversus Iudeos, Fonti per la storia d'Italia 95,
Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo Roma, Apocalypsis Nova De
Articulis Fidei - edizione De articulis fidei, Fonti per la storia d'Italia 78,
Roma, Tipografia del Senato, 1936. URL consultato il 30 aprile 2015. De
prophetia ignota De Septem Sigillis Dialogi de Praescientia Dei et de
praedestinatione electorum - edizione Dialogi de prescientia Dei et
predestinatione electorum, Fonti per la storia dell'Italia medievale. Antiquitates
4, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo Roma, Enchiridion super
Apocalypsim Epistulae Inteligentia super calathis ad abbatem Gaufridum
Testamentum Universis Christi fidelibus Exhortatorium Iudeorum Genealogia Liber
Figurarum (scoperto da Leone Tondelli) Poemata duo (Visio admirandae historiae,
Hymnus de patria coelesti) Prefatio in Apocalypsim Professio fidei Quaestio de
Maria Magdalena Sermones Soliloquium Tractatus super quattuor Evangelia -
edizione Tractatus super quatuor evangelia, Fonti per la storia d'Italia 67,
Torino, Bottega d'Erasmo. Tractatus in expositionem et regulae beati Benedicti
Ultimis Tribulationibus Sono inoltre conosciuti: Testi apocrifi: Liber
contra Lombardum Super Hieremiam Praemissiones e Super Esaiam De oneribus prophetarum
Expositio super Sibillas e Merlino Vaticinia de Summis Pontificibus (di dubbia
provenienza) Altri manoscritti vari, chiamati Opuscoli. Le intuizioni di
Gioacchino da Fiore Secondo Gian Luca Potestà nella sua recensione a Refrigerio
dei Santi, Gioacchino da Fiore, "segna comunque una svolta nella coscienza
escatologica medievale, in quanto è il primo a rompere il "tabù
agostiniano" riguardo ad Apocalisse 20 e ad avanzare, in modo cauto ma
netto l'idea che la ligatio Sathane per annos mille vada riferita al tempo
imminente di pace terrena, situato fra la prossima venuta dell'Anticristo e le
persecuzioni finali di Gog e Magog." Sulla stessa linea si pone Robert E.
Lerner che evidenza come il teorema di Sant'Agostino, della suddivisione della
storia in tre periodi: Ante legem, sub lege, sub gratia, viene rivisto da
Gioacchino che introduce nel dramma il quarto atto: Itaque tempus ante legem,
secundum sub lege, tertium sub evangelio, quartum sub spiritali
intellectu", dimostrando così la sua straordinaria originalità
interpretativa delle Sacre Scritture. Gioacchino da Fiore tra le tante
ebbe tre interessanti e originali intuizioni. Ha cercato e provato che
esistono diverse forme di concordia tra l'Antico e il Nuovo Testamento, il
primo indissolubilmente legato al periodo del Padre, il secondo
indissolubilmente legato al periodo del Figlio. Da questo concetto, noto come
modello "binario della teologia della storia", data la piena
proporzionalità da lui riscontrata, intuisce la possibilità di "proiettare
con fiducia il corso della storia cristiana oltre l'età apostolica sino al
presente, e da qui verso il futuro." (Lerner) Sulla base di questo sistema
di concordanza tra i due Testamenti, attraverso lo studio accurato delle
Scritture, ritiene di poter scrutare nel futuro, assicurando che i due
Testamenti assicuravano le medesime certezze. Dopo di che passa ad interpretare
l'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento, e anche qui ritrova a suo
modo di dire la continuità dell'intera storia della chiesa, passata, presente e
futura. Gioacchino ha sempre sostenuto a chiare lettere di essere un interprete
ispirato della Scrittura, piuttosto che un profeta, egli, infatti, rifuggì dal
rappresentare il tempo finale con parole diverse da quelle direttamente tratte dalla
Scrittura. Da questo concetto binario, Gioacchino elabora un "modello
ternario", connesso strettamente alla santissima Trinità, dimostrandolo
con alcuni concetti fondamentali attraverso l'analisi teologico-iconografica
delle lettere "ALFA" e "OMEGA". Dallo sviluppo di queste
due concezioni basilari Gioacchino approdò allo sviluppo dei concetti riferiti
alle "tre Età della Storia terrena", sostenendo che se c'era stato il
tempo in cui ha operato prevalentemente il Padre e il tempo in cui ha operato
prevalentemente il Figlio, allora doveva esserci anche un tempo in cui opererà
prevalentemente lo Spirito Santo, che procede da Padre e dal Figlio. La
scansione del tempo che l'abate di Fiore elabora si basa sulle tre epoche
fondamentali: Età del Padre: corrispondente alle narrazioni dell'Antico
Testamento, estesa nel tempo che va da Adamo ad Ozia, re di Giuda (784-746);
Età del Figlio: rappresentata dal Vangelo e compresa dall'avvento di Gesù,
estesa nel tempo che va da Ozia fino al 1260; Età dello Spirito Santo: estesa
nel tempo che va dal 1260 fino alla fine del "millennio sabbatico",
ovvero quel periodo in cui l'umanità attraverso una vita vissuta in un clima di
purezza e libertà avrebbe goduto di una maggiore grazia. In questa età, una
nuova Chiesa tutta spirituale, tollerante, libera, ecumenica, prende il posto
della vecchia Chiesa dogmatica, gerarchica, troppo materiale.[6] L'età dello
Spirito ricomprende le età precedenti in un regno dove i conflitti sono
pacificati, le guerre eliminate e l'uomo rigenerato dallo svelamento dei
misteri e s-secondo alcune interpretazioni- il ricongiungimento di cristiani ed
ebrei, fino ad ora divisi dalla parziale illuminazione di Antico e Nuovo
Testamento. Con tale teorema Gioacchino estende il tempo della storia, proponendo
la dilazione del tempo della salvezza. Gioacchino elabora pertanto, prima il
modello dell'albero dei due avventi, poi i tre alberi, quello sviluppato
nell'età del Padre, quello sviluppato nell'età del Figlio e quello che si
svilupperà nell'età dello Spirito Santo. Gioacchino crede di vivere nella fase
finale di una sesta età, cui ne seguirà una settima e ultima, tutta
intrastorica, fatta dell'incremento dei doni dello Spirito fino al compimento
del sabato eterno, stagione della pienezza della grazia donata. Nell'età dello
Spirito l'etica non ha più il carattere punitivo e rigido dell'età del Padre:
il disvelamento è una progressiva apertura verso un Dio benevolente,
essenzialmente Amore, in cui si muove da una Padre dell'Antico Testamento, che
è giudice/Dio guerriero/padrone dell'uomo e della natura severo-vendicativo e
misterioso/trascendente, al Figlio che dona la vita per la salvezza dell'uomo
mostrandosi come Amore e Verità, allo Spirito che completa questa dimensione
rivelata. L'inesorabilità della storia, secondo Gioacchino, è data da un
ossessionante computo delle generazioni, che a volte valgono un'estensione di
tempo a volte no. Con questo meccanismo complesso elabora una sorta di
"linea del tempo", che va dalla "Genesi" al "Giudizio
Universale". I due capi segnano i confini estremi della storia della
salvezza che si sviluppa all'interno di questa linea del tempo. Gioacchino si
chiede quanto è lunga questa linea del tempo e a quale punto di questa linea
egli si trova, quindi da qui sviluppa una serie di calcoli e combinazioni
teologiche del tutto originali. Robert E. Lerner sostiene che "Nella sua
visione, ciò poteva essere conseguito soltanto con lo studio il più
approfondito della Scrittura ed egli si sentiva fiducioso che, mediante nuove
strategie di lettura, sarebbe stato in grado di portare alla luce messaggi
predittivi della Scrittura, che sino ad allora erano rimasti segreti."
Tutta la sua attività ha finito per qualificarlo come un ambizioso pensatore
cristiano, ricercatore irrefrenabile di parallelismi, allusioni e predizioni.
Il filosofo Giovanni Giraldi sottolinea invece l'aspetto in cui Gioacchino da
Fiore parla di Età dello Spirito riferendosi esplicitamente ad un ordo
spiritualis monachorum, una sorta di chiesa privilegiata di monaci - spiriti
superiori - in seno alla Chiesa di Cristo, e quindi non una chiesa
alternativa[7]. Nel suo Monasterium delinea una struttura sociale,
ovviamente a carattere teologico, ma dove gli umani trovano la loro
collocazione non in base al potere o al denaro o alla discendenza, ma in base
alle loro tendenze, al loro carattere e al loro stato (persone contemplative,
persone attive, persone dedite alla famiglia, anziani e deboli di salute,
studiosi etc) e sotto la pacifica guida di un abate. Il Monasterium ipotizza
una riforma radicale e una ristrutturazione che mette in crisi l'organizzazione
della chiesa che condanna pubblicamente le sue idee e le sue opere nel concilio
Lateranense del 1215: per l'affermazione di un disvelamento progressivo di Dio
in tre epoche che mette in crisi l'idea dell'Unità delle Tre Persone divine,
per la teoria di fondo secondo cui la verità non si esaurisce col
cristianesimo, ma occorre un altro evento che ripari la storia, permettendo
agli uomini di godere di un'età di perfezione. Monasterium All'interno
dei suoi ossessionanti calcoli cronosofici e millenaristi Gioacchino da Fiore
elabora anche uno schema di vita religiosa per il tempo futuro, quello dello
Spirito, riassunto nella tavola XII del Liber Figurarum. Esso descrive una congregazione
religiosa, raggruppata in un insediamento denominato Monasterium, formata da
persone con diversa spiritualità, raggruppate sapientemente in sette
oratori[1]: Oratorio della Santa Madre di Dio e della Santa Gerusalemme:
in tale oratorio si trova l'abate Oratorio di San Giovanni Evangelista:
dedicato alla vita contemplativa Oratorio di San Pietro: dedicato agli anziani
o ai deboli di salute, lavori manuali leggeri Oratorio di San Paolo: dedicato
allo studio Oratorio di San Stefano: dedicato a chi ha inclinazione per la vita
attiva Oratorio di San Giovanni Battista: per sacerdoti e clerici Oratorio del
santo patriarca Abramo: per laici coniugati e le loro famiglie Al Monasterium
potevano quindi partecipare laici coniugati e non, clero secolare e conventuale,
monaci spirituali. Tutti vivono sotto la guida di un unico abate che presiede
l'istituto religioso, disponendo e regolando, per i gruppi e per ognuno, una
sorta di scala d'accesso al Paradiso, da conquistare vivendo nella comunità.
L'insediamento religioso è strutturato a modello di nuova Gerusalemme terrena
con schema somigliante alla Gerusalemme dei cieli. Il Monasterium gioachimita
delinea diversi aspetti comportamentali e sociali che rispettati saranno utili
a varcare la porta d'accesso alla vita eterna. Il passaggio da un oratorio ad
un altro si conquista glorificando il Padre eterno, ognuno per le proprie
possibilità e a seconda del grado spirituale concesso ad ogni singolo individuo
da Dio. Il progresso spirituale non è precluso a nessuno, per cui tutti possono
aspirare ad accedere al Paradiso. Il modello proposto dal Monasterium
rappresentò una rivoluzione per due aspetti: esso affranca ampi strati
della società sia dalla feudalità ecclesiastica sia da quella "baronale";
esso coinvolgeva tutti i modelli religiosi integrando nel Monasterium perfino i
laici, che al tempo erano ai margini della vita religiosa e della società
civile. Questo modello monastico fu quindi osteggiato anche all'interno della
chiesa del XIII secolo. Diffusione del pensiero gioachimita Concilio
Lateranense e prime reazioni La complessa e innovativa teologia della storia
generò tensioni, specialmente nella scuola teologica di Parigi, storicamente a
lui avversa. Nel 1215, il Concilio Lateranense IV dichiarò eretiche alcune
frasi contro Pietro Lombardo di un'opera sulla Trinità falsamente attribuita a
Gioacchino. Da questo equivoco se ne generarono altri, fintantoché lo stesso
Papa Innocenzo III con bolla del 2 dicembre 1216 informa il vescovo di Lucca di
non infamare l'abate Gioacchino, giacché l'Abate è considerato dalla Curia
Romana un vero Cattolico (eum virum catholicum reputamus). Con parole dello
stesso tenore si espresse Papa Onorio III con la Bolla del 5 dicembre 1220 con
cui dà mandato all'arcivescovo di Cosenza (Luca Campano) di difendere i Monaci
Florensi dalle false accuse rivolte al loro fondatore. Neo Gioachimiti e
il Gioachimismo Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio:
Gioachimismo. Nei secoli, il pensiero di Gioacchino da Fiore è stato studiato,
divulgato e diffuso. Si possono distinguere due gruppi di studiosi: i
gioachiniani e gioachimiti, che hanno rispettato fedelmente le opere
originarie; gli pseudo gioachimiti o gioachimisti, che hanno recepito solo in
parte le tesi proposte, spesso aggiungendo teoremi teologici estranei al
pensiero originario. Tra i più grandi sostenitori dell'abate calabrese furono
certamente i monaci florensi che ne seguirono la dottrina e l'esempio, ma egli
suscitò interesse anche presso alcuni monaci cistercensi tra i quali:
Luca Campano: il primo dei seguaci eloquenti, egli fu scriba dell'abate
nell'abbazia di Casamari, poi abate della Sambucina e infine Arcivescovo di
Cosenza; a lui si ascrive una “vita” di Gioacchino Raniero Da Ponza: monaco
vissuto a stretto contatto con Gioacchino, come “socio”, a Pietralata e a
Fiore, tra il 1188 e il 1195; egli fu poi nominato da Papa Innocenzo III legato
Apostolico in Francia meridionale e Spagna e in quelle terre diffuse la
teologia di Gioacchino da Fiore, spargendo in quelle terre diversi semi che
germineranno nel corso del secolo XIII. l'abate Matteo da Fiore de la Tuscia,
che fu il suo primo successore e guidò la Congregazione Florense, finché non fu
eletto arcivescovo di Cerenzia. Egli ebbe il merito di far copiare, ricopiare,
ovvero duplicare tante volte tutte le opere di Gioacchino per diffonderle nei
principali centri religiosi della penisola italiana e in tutta Europa. Se le
opere di Gioacchino da Fiore sono giunte fino ai nostri giorni gran merito va all'abate
Matteo da Fiore e agli scriba e amanuensi florensi che si adoperarono in questo
immane lavoro di copiatura e duplicazione. La teologia di Gioacchino grazie a
questi tre uomini si diffuse rapidamente, specialmente presso i Francescani
spirituali francesi e italiani in vario modo. Tra questi: Il provenzale
Ugo de Digne, Giovanni da Parma, discepolo di Ugo e Gerardo di Borgo San
Donnino, discepolo a sua volta di Giovanni da Parma, che si fece promotore del
concetto relativo al Vangelo Eterno; scomunicato per eresia, fu condannato al
carcere a vita Tra gli altri, si avvicinarono al pensiero di Gioacchino:
Salimbene de Adam da Parma, l'inglese Ruggero Bacone, la suora dell'ordine
delle Umiliate Guglielma la Boema, la consorella Maifreda da Pirovano e il teologo
laico di questo gruppo milanese Andrea Saramita, il francescano francese Pietro
di Giovanni Olivi (1248-1298), che influenzò Giovanni di Rupescissa (Jean de
Rochetaillade) (1300/1310-1366) e Giovanni di Bassigny. il provenzale Raymond
Geoffroi, Ministro generale francescano. Ubertino da Casale, immortalato nelle
pagine di Dante, era insieme a Pietro di Giovanni Olivi in Santa Croce a
Firenze, il pesarese Angelo Clareno, riconosciuto fondatore dei Fraticelli
della vita povera, e i seguaci di quest'ultimo, amico di Ubertino da casale.
Michele da Cesena e Jacopone da Todi, l'eclettico spagnolo Arnaldo de Villanova,
Francesco d'Appignano (Francesco della Marchia) (1285-90- dopo il 1344),
l'inglese Guglielmo di Ockham, il francese Jean de Jandun (Giovanni di Janduno)
(ca.1280-1328), Marsilio da Padova, Bernard Délicieux, Gentile da Foligno,
priore generale degli agostiniani nel 1332. Michele Berti da Calci. Papa
Celestino V, Cola di Rienzo, il sassone Federico di Brunswick, lo spagnolo Francesc
Eiximenis, Nicola di Buldesdorf (?- 1446), Girolamo Savonarola (1452-1498)
Certo quest'elenco è solo una piccola parte di un numero molto più folto di
uomini colti che sono stati influenzati dalla sua teologia. Nonostante
molti francescani spirituali abbiano subito condanne e reclusioni come filo
gioachimiti o ritenuti tali, l'influenza di Gioacchino nell'ordine dei
fraticelli d'Assisi rimase viva, sia nella prima fase sia nei periodi
successivi. La prova più eclatante è la presenza di Gioacchino nell'arte
medievale: Nell'apparato scultoreo e figurativo del Duomo di Assisi,
Nella Divina Commedia Gioacchino e le sue idee vengono citate direttamente o
indirettamente diverse volte Paradiso, Canto XII, la struttura urbanistica che
i francescani dettero alle prime fondazioni americane, quali Puebla de Los
Angeles, Veracruz, Los Angeles, ecc. la struttura compositiva elaborata da
Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina, secondo lo studio di H. W.
Pfeiffer S.J. Anche nella Chiesa cattolica contemporanea, specialmente dopo il
Concilio Vaticano II, diversi osservatori individuano il fiorire della ecclesia
spiritualis di concezione gioachimita. Secondo l'analisi accurata di
Henri-Marie de Lubac, teologo gesuita e poi cardinale, fra questi protagonisti
della storia recente influenzati dal gioachimismo abbiamo[8]: papa Giovanni
XXIII con la sua invocazione a <<una nuova Pentecoste», contrapponendo lo
«spirito» del Concilio alla sua «lettera» e nuova Chiesa «spirituale» al posto
di quella vecchia «carnale»; la <<Chiesa dei poveri>> del cardinale
Giacomo Lercaro e del suo teologo don Giuseppe Dossetti, la corrente
intellettuale dominante nel cattolicesimo italiano della seconda metà del
secolo XX; Ignazio Silone su papa Celestino V, «figlio degli Abruzzi e di un
cattolicesimo popolare impregnato di gioachimismo»; la "teologia della
speranza" del gesuita Michel de Certeau e del protestante Jürgen Moltmann,
ispirate dalle concezioni escatologiche di Ernst Bloch. Barack Obama fece del
pensiero di Gioacchino da Fiore, un punto di riferimento: il presidente degli
Stati Uniti d'America Barack Obama, nella stesura della sua tesi di laurea, lo
citò a più riprese durante la sua campagna elettorale per le presidenziali[9],
che definisce come "maestro della civilta' contemporanea" e
"ispiratore di un mondo più giusto", usato non come citazione
generica ma con specifico riferimento al moto "change we can",
<<per indicare la necessità di un cambiamento radicale della
storia.[...], citando il portabandiera di una società più giusta, e pensando all'apertura
di un'epoca straordinaria, in cui lo spirito riuscirà a cambiare il cuore degli
uomini>> Centro Internazionale Studi Gioachimiti Magnifying glass icon
mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Centro Internazionale di Studi
Gioachimiti. Il Centro Internazionale Studi Gioachimiti cura l'edizione critica
delle opere scritte da Gioacchino da Fiore, conservate in diversi codici
manoscritti sparsi in diversi luoghi del mondo. Esso opera attraverso un
Comitato Scientifico Internazionale e un Comitato Editoriale Internazionale e
promuove ogni cinque anni un Congresso Internazionale di Studi a tema, relativo
a Gioacchino dal Fiore e al Gioachimismo. A cadenza annuale stampa la rivista
Florensia che contiene studi connessi a Gioacchino e al Gioachimismo.
Causa di Beatificazione e celebrazioni dell'VIII centenario della morte Nel
2001 l'arcivescovo di Cosenza-Bisignano Giuseppe Agostino ha riaperto il
processo di canonizzazione. Nello stesso anno il Ministero per i Beni e le
Attività Culturali ha istituito il Comitato per le celebrazioni dell'VIII
centenario della morte dell'Abate Gioacchino da Fiore per promuovere la
conoscenza di Gioacchino e del suo pensiero. Il programma fu redatto da Cosimo
Damiano Fonseca, Professore di Storia Medioevale all'Università degli Studi di
Bari, Accademico dei Lincei e direttore del Comitato scientifico del Centro
Internazionale Studi Gioachimiti. Il comitato che ha agito, ha promosso tre
congressi: il primo itinerante da Roma a San Giovanni in Fiore, passando
per Casamari, Fossanova, Anagni, Cosenza, Luzzi e Pietrafitta, il secondo a
Bari, il terzo a Palermo. Il Comitato per le Celebrazioni ha anche promosso
l'edizione della raccolta dei Codici Gioachimiti, l'Atlante delle Fondazioni
Florensi, un libro sulle vicende dell'Ordine Florense, un altro relativo ai
Vaticini, conservati presso la biblioteca del duomo di Monreale.
Gioacchino da Fiore e il Carattere Meridiano del Movimento Francescano in
Calabria Editor il testo Luca Parisoli Note ^ Gustavo Valente "Chiese
conventi confraternite e congreghe di Celico e Minnito" Frama Sud ^
Pasquale Lopetrone, La Domus che dicitur mater omnia, soveria Mannelli,
Rubbettino, 2006. ^ Il tempo dell'apocalisse, Lopetrone, San Martino di Giove a
Canale di Pietrafitta-restauri, San Giovanni in Fiore, Pubblisfera, Gioacchino
da Fiore - Manuale di storia della filosofia medievale ^ S. Magister,
Riletture. Su Gioacchino da Fiore non tramonta mai il sole, chiesa.espressonline.it,
Filmato audio Giovanni Giraldi, Giovanni Giraldi: dialogo con De Lubac su
Gioacchino Da Fiore, su YouTube, H. De Lubac, Posterità spirituale di
Gioacchino da Fiore, II. Da Saint-Simon ai nostri giorni", Jaca Book,
Milano, L'eretico obamita-Il profeta democratico si ispira a Gioacchino da
Fiore, mistico medioevale Con la sua idea (fraintesa) del paradiso in terra
aveva irretito la modernità, su il Foglio, di Mattia Ferraresi USA: DON BAGET
BOZZO, INTERESSANTE CHE OBAMA CITI GIOACCHINO DA FIORE-una finezza culturale
che vorrei capire meglio, di don Gianni Baget Bozzo, a Adnkronos, Roma. Bibliografia:
Gioacchino da Fiore, Sull'Apocalisse, (a cura di Andrea Tagliapietra),
Feltrinelli, Milano, Gioacchino da Fiore, Introduzione all'Apocalisse,
(prefazione di Kurt-Victor Selge, traduzione di Gian Luca Potestà), Viella,
Roma, 1996. Gioacchino da Fiore, Commento ad una profezia ignota, (a cura di
Matthias Kaup, traduzione di Gian Luca Potestà), Viella, Roma, 1999. Gioacchino
da Fiore, Trattato sui quattro vangeli, (a cura Gian Luca Potestà, traduzione
di Letizia Pellegrini), Viella, Roma, 1999. Gioacchino da Fiore, Dialoghi sulla
prescienza divina e predestinazione degli eletti, (a cura di Gian Luca
Potestà), Viella, Roma, 2001. Gioacchino da Fiore, Il Salterio a dieci corde,
(a cura di Fabio Troncarelli), Viella, Roma, Gioacchino da Fiore, Sermoni, (a
cura di Valeria de Fraja), Viella, Roma, 2007. Gioacchino da Fiore, I sette
sigilli/De septem sigillis, (a cura di J.E. Wannenmacher, traduzione di Alfredo
Gatto), con un saggio di Andrea Tagliapietra, Mimesis, Milano, Studi Antonio
Maria Adorisio, La “leggenda” del santo di Fiore / Beati Ioachimi abbatis
miracula, Vechiarelli, Manziana, 1989. Ernesto Buonaiuti, Gioacchino da Fiore:
i tempi, la vita, il messaggio, Collezione meridionale, Roma, Carmelo Ciccia,
Dante e Gioachino da Fiore, in “La sonda”, Roma, dicembre 1970; poi incluso nel
libro dello stesso autore Impressioni e commenti, Virgilio, Milano, Carmelo
Ciccia, Dante e Gioacchino da Fiore, con postfazione di Giorgio Ronconi,
Pellegrini, Cosenza, 1997. Carmelo Ciccia, La santità di Gioacchino da Fiore
(Par. XII), in Allegorie e simboli nel Purgatorio e altri studi su Dante,
Pellegrini, Cosenza, Carmelo Ciccia, Saggi su Dante e altri scrittori:
Gioacchino da Fiore..., Pellegrini, Cosenza, Luigi Costanzo, Il profeta
calabrese, Direzione della Nuova Antologia, Roma, Antonio Crocco, Gioacchino da
Fiore e il gioachimismo, Liguori, Napoli, Francesco D'Elia, Gioacchino da Fiore
un maestro della civiltà europea- antologia dei testi gioachimiti tradotti e
commentati-, Rubbettino, Soveria Mannelli, Valeria de Fraja (a cura di),
Atlante delle fondazioni Florensi, vol. II, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli, 2006. Valeria de Fraja, Oltre Cîteaux. Gioacchino da Fiore e l'ordine
florense, Viella, Pietro De Leo, Gioacchino da Fiore: aspetti inediti della
vita e delle opere, Rubbettino, Soveria Mannelli, Henri de Lubac, La posterità
spirituale di Gioacchino da Fiore, Jaca Book, Milano, Francesco Foberti,
Gioacchino da Fiore, Sansoni, Firenze, 1934. Enzo Gabrieli, Una Fiamma che
brilla ancora, La Fama sanctitatis dell'Abate Gioacchino, Comet Editor Press,
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Leipzig-Berlin, Herbert Grundmann, Gioacchino da Fiore. Vita e opere, a cura di
G. L. Potestà, traduzione di S. Sorrentino, Viella, 1997. Pasquale Lopetrone,
Monastero di San Giovanni in Fiore-Repertorio del cartulario, S. Giovanni in
Fiore, Edizioni Pubblisfera, 1999. Pasquale Lopetrone, La cripta
dell’archicenobio florense: strutture originarie e superfetazioni storiche, in
«Florensia», Bollettino del Centro Internazionale Studi Gioachimiti, Comunicazioni
al 5º Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti – San Giovanni in Fiore-
Settembre 1999, Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clarvaux e Innocenzo III»,
Edizioni Dedalo, Bari, Pasquale Lopetrone, La chiesa abbaziale florense di San
Giovanni in Fiore, Librare, Pasquale Lopetrone, La localizzazione del
protomonastero di Fiore. Cronaca dell’attività ricognitiva in «Florensia»,
Bollettino del Centro Internazionale Studi Gioachimiti, Pasquale Lopetrone, Il
proto monastero florense di Fiore, origine, fondazione, vita, distruzione,
ritrovamento, in «Abate Gioacchino» Organo trimestrale per la causa di
canonizzazione del Servo di Dio Gioacchino da Fiore, Tipografia grafica cosentina,
Cosenza, Pasquale Lopetrone, La «Domus que dicitur mater omnium» - Genesi
architettonica del proto Tempio del Monasterium florense, in (a cura di) C. D.
Fonseca, D. Rubis, F. Sogliano, Jure Vetere. Ricerche archeologiche nella prima
fondazione monastica di Gioacchino da Fiore, Rubettino, Soveria Mannelli, Pasquale
Lopetrone (a cura di), Atlante delle fondazioni Florensi, vol. I, Rubbettino Editore,
Soveria Mannelli, P. Lopetrone, L’architettura florense delle origini, in AA.
VV., Gioacchino da Fiore, Librare, S. Giov. in F. Pasquale Lopetrone, La chiesa
dell’archicenobio florense di San Giovanni in Fiore- Cronologia, in «Abate
Gioacchino» Organo trimestrale per la causa di canonizzazione del Servo di Dio
Gioacchino da Fiore, Tipografia grafica cosentina, Cosenza, Pasquale Lopetrone,
Il modello della Chiesa Florense sangiovannese, in (a cura di) C. D. Fonseca, I
Luoghi di Gioacchino da Fiore- Atti del primo Convegno internazionale di
studio- Casamari, Fossanova, Carlopoli-Corazzo, Luzzi-Sambucina, Celico, Pietrafitta-
Canale, San Giovanni in Fiore, Cosenza, Viella, Roma, Pasquale Lopetrone, Il
Cristo fotoforo florense Pubblisfera, San Giovanni in Fiore, Pasquale Lopetrone
L'effigie dell'abate Gioacchino da Fiore, in VIVARIUM - Rivista di Scienze
Teologiche- Anno XX- n.3, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore (Cs) Pasquale
Lopetrone, San Martino di Giove a Canale di Pietrafitta-restauri, Pubblisfera,
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Alfredo Prisco, Nuove scoperte sulle figure, sulle parole e sulle pietre di
Gioacchino da Fiore, Pubblisfera 2013 Franco Prosperi, Gioacchino da Fiore e le
sculture del Duomo di Assisi, Dimensione Grafica Editrice, 2003. Marjorie
Reeves e Warwick Gould, Gioacchino da Fiore e il mito dell'evangelo eterno
nella cultura europea, Viella, 2000. Matthias Riedl (ed.), A Companion to
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nella Trinità e pensiero teologico della storia in Gioacchino da Fiore;
presentazione di Gianfranco Ravasi, postfazione di Piero Coda, Libreria
editrice vaticana, Città del Vaticano, Andrea Tagliapietra, Gioacchino da Fiore
e la filosofia, il Prato, Saonara, Leone Tondelli, Il libro delle figure
dell'abate Gioachino da Fiore, 2 voll. (in collaborazione con Marjorie E.
Reeves e Beatrice Hirsch-Reich), S.E.I., Torino, 1953 (1ª edizione 1940). Fabio
Troncarelli, Il ricordo del futuro-Gioacchino da Fiore e il gioachimismo
attraverso la storia, Adda Editore, 2006. Voci correlate Ordine Florense
Abbazia Florense Ernesto Buonaiuti Herbert Grundmann Leone Tondelli Antonio
Piromalli Gioachimismo Giovanni apostolo ed evangelista Riforma spirituale
medioevale. Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
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Fiore (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Gioacchino da Fiore, su Open Library, Internet Archive. Bibliografia su
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Luigi Speranza, “Grice e Fiore: implicature” – The Swimming-Pool Library.
FiormonteDomenico
FIORENTINO. (Sambiase). Filosofo. Grice: “I like Fiorentino; for one, he influenced Gentile –
Fiorentino managed to write two important tracts: a systematic ‘manuale’, of
‘elementi di filosofia’ with a section on semantics, communication, and
language – his view of the latitudinal history of philosophy – and a ‘storia
della filosofia,’ again seen as a manual, literally handbook! Both very clear
and to the right audience!” Figlio di Gennaro, chimico e farmacista, e da
Saveria Sinopoli. Fu educato da Giorgio e Bruno Sinopoli, rispettivamente zio e
fratello di sua madre, entrambi sacerdoti, e venne influenzato dal pensiero e
dagli scritti di Capocasale e Galluppi. Studia filosofia a Nicastro, sotto
Marco e Crecca, insigni filosofi e latinisti. Trascorre il suo tempo libero nel
caffè letterario "Cherry Plum", luogo d'élite che attira gli
filosofi. Iniziò a farsi conoscere tra i coetanei di Sambiase, costruendosi una
discreta reputazione. Si trasferì a Catanzaro dove intraprese gli studi di
giurisprudenza. Sarebbe probabilmente divenuto un avvocato se la filosofia non
fosse stata la sua innata passione. All'indomani dell'ignominosa resa del
generale Ghio e dei suoi dodicimila soldati borbonici a Soveria Mannelli,
nell'incontrare Garibaldi a Maida, Fiorentino gli si avvicinò per congratularsi
del successo ottenuto gridando: «Viva l'annessione, vogliamo
l'annessione!» Dopo l'Unità d'Italia, venne nominato, con decreto regio,
professore di filosofia a Spoleto. La sua fama di intellettuale e filosofo
aveva varcato i confini della sua natia regione. Si iniziato in
Massoneria, nella Loggia Felsinea di Bologna. Da Spoleto presto passa a
Maddaloni, dove approfondì sempre più i suoi studi. Pubblica Il “panteismo” di Bruno.
Rivedeva molto di sé nel carattere e nel martirio di Bruno. La stessa affinità
che, sia pure in chiave politica, ritrova Gioberti, grande statista. Il saggio
su Bruno gli valse la cattedra a Bologna che era stata di Spaventa. Si occupa della
storia della filosofia romana, contemporaneamente si interessò dell'epoca
risorgimentale mettendo in risalto filosofi pocco conosciuti, quale A B C D ed
E. Scrosse “La filosofia romana”; Pomponazzi; e “Scritti varii”. Seguì l'opera
su Telesio data alle stampe in Firenze. Si trasferì a Napoli e Pisa. A
Pisa pubblica “Elementi di filosofia” e il Manuale di Storia della
Filosofia. Di lui risaltava lo stile incisivo e spigliato. Fonda il
Giornale Napoletano. con le sue prefazione e note, pubblicò "Poesie Liriche
edite ed inedite di Tansillo" (Domenico Morano, Napoli). Altre opere: “Volgarizzazione
dell'Itinerario della mente a Dio di S. Bonaventura, dei Libri del Maestro,
Dell'immortalità dell'anima e Del libero arbitrio di S. Aurelio Agostino, del
Proslogio di Anselmo d’Aosta, Messina, Sul panteismo di Giordano Bruno”
(Napoli); Saggio storico sulla filosofia greca” (Firenze); “Pomponazzi, studi
storici sulla scuola bolognese e padovana del secolo XVI” (Firenze); “Telesio,
ossia studi storici sull'Idea della Natura nel Risorgimento [Rinascimento]
italiano” (Firenze); “La filosofia contemporanea in Italia, Napoli, Scritti
vari di letteratura, poesia e critica, Napoli); “Elementi di filosofia,
Napoli); “Della vita e opere di Grazia, Napoli); “Manuale di storia della
filosofia, Napoli); “Il Risorgimento filosofico nel Quattrocento, Napoli, L. Lo
Bianco, Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, G.
Galati, Interpretazione dell'opera, in «Archivio storico della filosofia
italiana», G. Oldrini, “La cultura filosofica napoletana dell'Ottocento”
(Bari); Di Giovanni, A cento anni dalla nascita dell'idealismo italiano, in
«Bollettino della Società Filosofica Italiana», Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Il contributo italiano alla sFilosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Formazione
del linguaggio. Il linguaggio e la prerogativa umana. Tra tutti gli animali
l’uomo solo parla : e poiché l’uomo solo è forsia (li'u^wujqko aito (Vi ntoli
ia'ciiz a, è naturale che tra cotesti due fatti |uU£li^tJtp si) cercato di
trovare un nesso necessario. Ammessa questa mutua connessione, la domanda che
naturalmente ne deriva, è questa. L’uomo parla perchè ragiona? o, al rovescio,
ragiona perchè parla? Teoria K tradizionalistica sull’origine del linguaggio e
sua critica. Le due opposte sentenze hanno trovato sostenitori. Una scuola detta
de’ tradizionalisti non solo ha ammesso la necessità della parola per pensare,
ma, com’era inevitabile, ha riconosciuto necessaria la rivelazione divina per
la origine del linguaggio umano. Il corollario e perfettamente logico. Se
l’uomo non può inventar nulla senza pensare; e se, per pensare, c’è (i)
[Principale rappresentante moderno del tradizionalismo è il francese visconte
Luigi de Bonald). Jrr*“ ilwlWuii) 6 JL^XÒru) di mestieri la parola, il
linguaggio non poteva più derivare dall’uomo; e quindi a lui doveva essere
stato rivelato da Dio. Una difficoltà molto ovvia non è stata però tenuta in
conto. Come si fa a capire il linguaggio, se non è opera nostra, e se al suono
esteriore non risponde nell’animo nostro il pensiero associatovi? Perchè il
cavallo, il cane, benché odano il suono delle parole, non ne comprendono il
significato! Gioberti, che rinfresca il tradizionalismo, cerca di evitare questo
scoglio, distinguendo il pensiero p rimitivo, intuitivo, che precede il
linguaggio, dal pensiero riflesso, che gli tien dietro e lo presuppone. Il
linguaggio, per Gioberti, non è il fattore delle idee, ma l’istrumento indispensabile,
perchè esse siano ripensate. Poiché però le idee nell’intuito mancano di
distinzione, anche lui dovette sostenere la rivelazione per l’origine del
linguaggio umano. Senza entrare in risposte astruse, noi opponiamo a questa
dottrina un fatto molto comune. Poiché l’intuito delle idee è sempre presente,
e poiché il suono del linguaggio colpisce il bambino fin dal suo primo nascere,
perchè questi noi comprende subito, nò subito parla? Dati i due co-efficienti,
l’intuito dell’idea e il suono esterno della parola, l’intelligenza dovrebbe
immantinenti balzar fuora; ed intanto non è così, e ci vuole un lavoro lento ed
assiduo, prima d’ intendere il valore del linguaggio. A (oM^Y^O l*< Tt.cC))
Teoria r azionale y. Lasciando dunque la mistica spiegazione di una rivelazione
divina, la quale s’impiglierebbe in altre difficoltà, a spiegare, p. es., come
Iddio, puro spirito, possa sensibilmente parlare, veniamo alla spiegazione
umana . Linguaggio e universali. L’uomo parla soltanto q uando è capace di idee
generali. Perciò noi abbiamo a<mr>v fatto seguire alla formazione di
queste la formazione del linguaggio , che n 7 è la conseguenza. Come l’individuo
è chiuso in sè ed irrelativo, così JL^ la sensazione, che vi corrisponde, è
muta. Il linguaggio è comuni chevolezza tra spirito e spirito, e ciò che v ? ha
T di comune tra loro è, e non può essere altro, che l’universale. 1***^*» (s) I
nomi. L’universale ha però diversi gradi, e sul primo formarsi non esprime
altro che limi rappresentazione comune a più individui percepit i. In questo si
fonda l’imposizione dei nomi, che si desume sempre da quella proprietà che più
ha colpito l’immaginazione di un mainili <U*^fvTcj. popolo. Così, p. es.,
guardando il mare, imo può { rimanere più scosso dalla sua mobilità, un altro
dalla nr ] sua ampiezza , un altro dal suo colore ; e da ciascuna di queste
proprietà può imporgli un nome diverso. Le altre note rimangono in seconda
linea. Fermarsi sopra di una nota, a preferenza di un’altra , dipende poi dal
diverso genio del popolo che si crea il linguaggio. Perciò non senza ragione la
filologia moderna s’ingegna d’indovinare le concezioni nascenti devòlversi
popoli dalle radici delle parole primitive. Il con questo metodo, riscontrando
talune parole sanscrite, greche e latine, che si trovano le stesse, appresso
tre rami di una sola razza, dimostra a che grado di civiltà essi fossero
pervenuti prima di sparpagliarsi per varie ragioni. Comune, p. es., è la parola
che significa il umo. Dunque, prima di dividersi, questi popoli avevano appreso
ad estrarre il succo dalle uve. (A^tVvJ — Vc^fi IktcrrtsblC?
<&Jt*/fl'n'tT tZjÉXjjrtmu Z Ain . f"r2rH^-££ RaA^ L ^ia^AA*-****
t^x<^ 7 r •<!T- J e /e altre parti del discorso. L’imposizione de’ nomi
costituisce però la materia greggia di una lingua; e corrisponde appunto alla
virtù rappresentativa dello spirito. L’attività dello spirito stesso è *signi-ficata*
dal verbo, che è perciò l’elemento organico, e dalla cui più perfetta
determinazione dipende la perfezione maggiore di una lingua. Le altre
particelle, — preposizioni, congiunzioni, avverbi, — esprimono l’elemento formale
e categorico del pensiero. Esprimono astrattamente le relazioni di cui sono capaci
tanto gli oggetti, quanto l’attività medesima del nostro pensiero. [ >*<0
non x 3) Radici e flessioni. Nel nome e nel verbo si distingue la
rappresentazione originaria da quelle determinazioni che dip oi, nel processo del
linguaggio, le si sogliono aggiungere; c’è quindi in entrambi la radice e la
flessione. Quando la lingua è sul nascere, il nome ed il verbo sono e spressi
da un mono-sillabo, che rinchiude, come in un germe, la rappresentazione primitiva
di una cosa o di un’azione . Quando poi si comincia a distinguere meglio le
determinazioni che scampagnano .* o la cosa o Fazione, allora le varie
modificazioni della 1 radice primitiva esprimono i numeri , i generi, i casi,
le persone, il tempo; e tali flessioni si dicono declinazioni - 1 — : ^ — . — V
i i ... ., coniugazioni , secondo che modificano il nome o il 7 verbo. Di
questi due elementi fondamentali del nostro linguaggio, il verbo va congiunto
con la categoria di tempo, il nome no. La ragione di tal divario è questa, che.
, il verbo esprime l’azione , la quale senza il tempo non si potrebbe
classificare con precisione; laddove il porne , esprimendo il soggetto o
l’oggetto de l’azione, stessa, *signi-fica* qualcosa di iienjnuignte, e si
circoscrive piuttosto con le relazioni spaziali. Nelle lingue più ricche,
difatti, tra i casi, che esprimono le diverse modificazioni de’nomi, si suole
trovare quello che i grammatici chiamano locative, e indica il luogo dove la
cosa si trova. Quanto più numerose e sottili sono le flessioni che fissano le
varie sfumature dell’azione , tanto più ricca e più precisa è una lingua;
quanto più fine sono le gradazioni dell’azione, che lo spirito può cogliere, e
rivelare nel linguaggio; tanto è maggiore l’attitudine artistica e scientifica.
Dove, invece, si arriva appena a significare 1’azione in una forma rozza, e
quasi direi all’ingrosso, quivi manca il genio artistico e la speculazione. La
perfezione dell’organismo sintattico rivela la potenza creatrice ed inventiva
di un popolo. La lingua greca mostra l’eccellenza di quella coltissima nazione:
e criterio di quella eccellenza è la compiuta forma del verbo, che in quella
lingua basta ad esprimere ogni più delicata e fuggevol forma del pensiero. Le
particelle. Condizione primissima del filosofare è una lingua la quale jgossa
astrarre, e fissare le relazioni in sfe, ed indipendentemente dai proprii
termini. Quindi le particelle, che diciamo preposizioni, congiunzioni ed
avverbii, e che sono come le giunture del linguaggio, diventano un aiuto potentissimo,
anzi un istrumento indispensabile della speculazione. Per esse noi pensiamo le
relazioni di tempo e di spazio, di causa e di effetto, di mezzo e di fine, e
simili, non solo in quanto si trovano, dirò così, incorporate coi termini fra
cui tramezzano; ma le pensiamo sci o lte da ogni rappresentazione e come
concetti puri. Il dove, il quando, il di, il da, il per, esprimono il luogo, il
tempo, la proprietà, la provenienza, il mezzo, come categorie a se , che noi
applichiamo ai nomi ed ai verbi, producendo così l’organismo del *period*. L’abbondanza
di tali particelle è parimenti indizio della perfezione di una lingua.
pajth'cfiiU'- i) C’ è dunque nella lingua tre gradi. C’è la ra ppresentazione
della cosa o dell’azione, espressa dalla nuda radice. C’è la rappresentazione
determinata per mezzo de’ concetti puri, espressa dalla flessione; e ci sono
infine i concetti puri, in s&J astratti da ogni rappresentazione, e sono le
particelle invariabili. 4. Sviluppo delle lingue .I linguaggi barbari e rozzi (
si arrestano alle prime, alle radici mono-sillabiche, alle semplici rappresentazioni;
o, tutto al più, riescono a con-glutinarle insieme. Le lingue sviluppate hanno
flessioni; hanno cioè nomi e verbi perfettamente determinati; e Analmente hanno
un ricco corredo di part i cell e^signiflcabrici delle relazioni universali. Delle
particelle, di cui parliamo, due lingue hanno forse maggior copia, la greca fra
le antiche, la tedesca fra le moderne; onde Xmo viene la loro maggiore
attitudine a *sig-nificare* i concetti speculativi. Gli elementi delle lingue
secondo M, Miiller. In conformità alle osservazioni da noi riferite finora,
giova allegare l’autorità di Max ]\IiUl er J ), il quale, dopo sottili
indagini, conclude, che tutte le lingue, senza eccezione di sorta, passate pel
crogiuolo della grammatical comparata, sono risultate composte di due elementi (Max
Miiller, Letture sulla scienza del linguaggio , e Nuove letture, trad. in ital.
da Nerucci]. costitutivi; di radici *attributive*, " cioè , e radici *dimostrative*.
Le radici attributive servono a *sig-nificare* una meidesima qualità primitiva,
che si attribuisce ad un qualche essere. Le radici dimostrative, invece,
servono ad esprimere una determinazione meramente formale. Lq j flessioni, consistenti
nelle declinazioni de’ nomi, e nelle coniugazioni de’ verbi, nascono dalla
unione organica delle due differenti specie di radici in una sola parola. Di
modo che, anche filologicamente, apparirebbe manifesta la distinzione
originaria di un *elemento attributivo* e di un *elemento dimostrativo* nella
lingua ; che corrisponderebbero al contenuto (o materia) il primo, ed alla *forma*
del pensiero il secondo. La compenetrazione di questi due elementi primitivi
non è uguale in tutte le famiglie delle lingue che si parlano. è perfetta, e
perciò a mala pena discernibile nelle lingue ariane; è imperfetta, e perciò più
facilmente riconoscibile, nelle lingue semitiche. Apprendimento delle lingue .
— Altra è la funzione, che si richiede a formare la lingua; altra è quella
dello impararla, formata che sia; benché le due funzioni abbiano, e debbano
avere, alcunché di comune. Prevale rimmaginazione produttiva nella formazione
primitiva dei linguaggi; prevale la ri-produttiva nella loro apprensione. Il
bambino che nasce in una società progredita non deve far altro, che assimilarsi
il linguaggio materno così coin 7 è stato tramandato. Egli impiega in questo
lavoro assimilativo i primi cinque anni della sua fanciullezza, durante il qual
tempo impara più, come diceva Gian Paolo), che non in altrettanti anni eli
accademia. La sua mente vergine e robusta si arricchisce ben presto di quel
tesoro tradizionale, eh’ ei si appropria e fa suo, riponendolo nella fresca e
tenace memoria. L’apprendimento delle lingue, già si facile in questa prima età,
si va poi di mano in mano rendendo malagevole, perchè la memoria con gli anni
si affievolisce, e diviene men facile a ricevere, e men fedele nel ritenere. ly
[Gian Paolo Riehter, grande scrittore umorista, tedesco] .Francesco
Fiorentino. Keywords: idealismo, l’idea di natura in Talesio, panteismo di
Bruno, filosofo maiore, filosofo minore, Aosta, Agostino, filosofia roma
antica, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fiorentino” – The Swimming-Pool
Library.
FIORETTI. (Mercatale). Filosofo. – Grice:: “I like Fioretti; thought-provoking;
he says Plato should never have chosen ‘dialogue’ as a philosophical genre, and
he is right; in my long tutorial life at Oxford I NEVER asked a tutee to write
a dialogue for me! If Plato were the standard, that’s what we’d do!” Autore di
“Pro-Ginnasmo” (pro-ginnasio, ginnasio – cf. Deutsche progrymnasium), un'ampia
raccolta di note critiche su autori di varie epoche, dai greci e latini agli
scrittori italiani del XVI secolo, da cui emergono la straordinaria versatilità
e ricchezza interessi dell'autore. Come moralista, scrisse “Osservazioni di creanze
e Esercizi morali. Critico acerrimo di Aristotele ed Ariosto, ed altri autori
classici. È stato anche co-fondatore degl’Apatisti. Ha una vita indisciplinata.
Il conte Giovanni Bardi, il feudatario di Vernio, lo ammonì ad una vita più
contenuta. Ma ha risposto alle minacce con una satira che raggiunse le mani del
conte, che immediatamente ordinò l'arresto di Fioretti. Ma Fioretti accorto
fuggì, e i partigiani del conte trovarono solo un'iscrizione nella casa del
prete che recita: Resurrexit, non est hic.
Infatti, si era rifugiato a Firenze, dove, nel tempo, cambiò
completamente stile di vita. Si dedicò alla filosofia. Rimase nel Palazzo di
Oriuolo e cambia anche il nome diventando Udeno Nisieli, che significa "di
nessuno, ad eccezione di Dio".
Pubblica numerosi saggi. Si dimostra diligente filologo e critico
critico. Il suo capolavoro è la raccolta di poesie “Proginnasmi” (cf. ginnasio,
pro-ginnasio, Deutsche pro-gymnasium), contenente critiche ai poeti romani. E
stato dimenticato dalla letteratura nel tempo, forse perché era eccessivamente
franco. Al suo pseudonimo era solito
aggiungere la qualifica di "accademico apatita", come ad indicare la
mancanza di passione nelle sue considerazioni poetiche. La totale imparzialità
dei suoi giudizi era una condizione essenziale per sentirsi membro di questa
accademia immaginaria, che più tardi, con la generosità di Coltellini, si
concretizzò con l'obiettivo di riunire filosofi con abitudini salutari e
politici impegnati. Lasciò come ela sua
biblioteca e i suoi scritti alla Chiesa di San Basilio. Altre opere: “Polifemo
Briaco” Proginnasmi poetici” (Firenze, appresso Zanobi Pignoni, Firenze, nella
Stamperia di Zanobi Pignoni), definita come "un'opera di grande
erudizione, che pesa i meriti dei grandi scrittori dell'universo, e rivela i
più singolari artifici della Poetica". Esercizi morali, Rimario e
Sillabario, Firenze, per Zanobi Pignoni. Raffaello Ramat, La critica ariostesca,
Firenze, e anche in Walter Binni, Storia della critica ariostesca, Lucca,
Tiraboschi. Luca, Scheda Biografica su
Centro Ricerche Pratesi, Carmine Jannaco e Martino Capucci, Storia letteraria
d'Italia: Il Seicento. Gian Vittorio
Rossi, Pinacotheca, Colonia, Giulio Negri, Istoria degli scrittori fiorentini”
(Ferrara, per Bernardino Pomatelli); Giovanni Mario Crescimbeni, Comentarij...,
Venezia Giovanni Mario Crescimbeni, L'Istoria della volgar poesia, Venezia;
Giovanni Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, Venezia, Giusto Fontanini, “Della
eloquenza italiana” (Roma Domenico Moreni,
storico-ragionata della Toscana ..., I, Firenze Giovan Battista
Corniani, I secoli della Letteratura italiana dopo il suo Risorgimento
Commentario di G. B. Corniani, S. Ticozzi, II, Milano, Francesco Inghirami,
Storia della Toscana, Biografia, Fiesole, Ciro Trabalza, La critica letteraria,
Milano, Umberto Cosmo, Le polemiche letterarie, la Crusca e Dante, in Con Dante
attraverso il Seicento, Bari, Benedetto Croce, Storia dell'età barocca, Bari, Walter
Binni, Storia della critica ariostesca, Lucca Raffaello Ramat, La critica ariostesca,
Firenze, Franco Croce, La discussione sull'Adone, in La Rassegna della
letteratura italiana, Letteratura italiana (Marzorati), I minori, Milano Carmine
Jannaco, Martino Capucci, Il Seicento, MilanoPio Rajna, Le fonti dell'Orlando furioso,
Firenze, Gianfranco Formichetti, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Anton
Angelo de Cavanis e Marcantonio de Cavanis, “Il giovane istruito nella
cognizione dei libri” Venezia, per Giuseppe Picotti, Girolamo Tiraboschi,
Storia della letteratura italiana, 8,
Roma, per Luigi Perego Salvioni Stampator Vaticano, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Antonio Belloni, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Benedetto
Fioretti, noto anche come Udeno Nisiely e Fracastoro. Keywords. Refs.: Oriuolo,
progrinnasio, ginnasio, tre tipi di ginnasio: paides, 12-14, nuoi, 15-18, 18+
efebi --. Terme – ginnasio e terme – giocchi nudi – nudita atletica – nudita
eroica. Luigi Speranza, “Grice e Fioretti” – The Swimming-Pool Library.
FISICHELLA. (Catania). Filosofo. Grice: “I
love Fisichella; for one, he was a nobleman; for another, he died during
Messina’s earthquake – leaving unfinished quite a few essays – he philosophised
on both ‘nature’ and ‘convention,’ and the rationalist basis of his theory of
contract is Griceian in nature, even if he fills it with charming Roman
detail!” Appartenente alla nobile famiglia siciliana dei Fisichella, fu autore
di famose saggi. Fu responsabile della Biblioteca Civica di Catania. Insegna a
Messina. Morì vittima del terremoto di Messina. Altre opere: “Roma e il Mondo”
(Eugenio Coco); “Pena temporaria, pena perpetua”; “Il concetto d’ “obbligazione
naturale””; “Il concetto del divorzio secondo la filosofia di Enrico VIII”
(Carmelo de Stefano); “Matrimonio, questione di stato – la legge di
matrimonio”. Fu nominato "bibliotecario onorario" Federico De
Roberto, che scrisse in uno scrittoio a schiena d'asino ancora conservato molte
pagine del suo romanzo I Viceré. Francesco
Fisichella. Keywords: “del contratto” – giocco come contratto – wrestling as a
contract, fencing as a contract, contract bridge as a contract -- pena
temporaria, pena perpetua, divorzio, matrimonio, stato, legge, devere naturale,
obbligazione naturale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fisichella” – The
Swimming-Pool Library.
flew
FLORIDI. (Roma). Filosofo. Grice: “’To inform’
was first used by some Roman! It surely ain’t Grecian!” -- Eessential Italian
philosopher. He has explored aspects of Grice’s use of the expression ‘inform,’
‘mis-inform,’ in terms of ‘factivity.’ Insegna a 'Ferrara. Conosciuto per
il suo lavoro in due aree di ricerca filosofica: la filosofia dell'informazione
e l'etica informatica. Si laurea a a Roma. Insegna a Bari e
Ferrara. Conosciuto per i suoi studi sulla tradizione scettica (scetticismo),
ma principalmente per il suo lavoro di fondazione della filosofia
dell'informazione e dell'etica informatica, due campi che ha contribuito a
costituire. Fondatore un gruppo di ricerca interdipartimentale sulla filosofia
dell'informazione. Durante la laurea a Roma, studiato da classicista e da
storico della filosofia. Si è interessato di filosofia della logica ed
epistemologia. Si è quindi occupato di diversi argomenti filosofici
tradizionali, alla ricerca di una nuova metodologia, con l'obiettivo di
riuscire ad avvicinarsi ai problemi contemporanei in una prospettiva che fosse
efficace dal punto di vista euristico e potesse allo stesso tempo anche
costituire un arricchimento intellettuale nell'affrontare le questioni
filosofiche dei nostri giorni. Molto presto, inizia a distanziarsi da quello
che Grice chiama la filosofia analitica “classica”. Secondo Floridi, il
movimento analitico ha perso la sua spinta iniziale ed era ormai un paradigma
sempre più debole, scolasticizzato – “specialmente ad Oxford!” --. Per questo
motivo, ha concentrato i suoi interessi su una nuova fondazione dell'epistemologia.
Anda alla ricerca di un concetto di "conoscenza” “indipendente-dal-soggetto",
vicino a ciò che oggi definisce informazione semantica. è necessario
sviluppare una filosofia costruzionista, all'interno della quale il design, la
creazione di modelli e le implementazioni sostituiscano analisi frivole e esami
cavillosi (e.g. sull’uso di ‘informare,’ ‘disinformare,’ ecc.) In questo modo,
la filosofia ha la speranza di non chiudersi in un angolo sempre più angusto,
fatto di ricerche griceiane auto-sufficienti e che interessano solo a sé
stesse, e di riacquistare un punto di vista più ampio sui problemi che sono
realmente determinanti nella vita umana fuori di Oxford! Così, lentamente, è
giunto a prendere in considerazione la filosofia dell'informazione, una nuova
area di ricerca emersa dalla svolta computazionale, avvicinandola da due
prospettive, quella puramente teorica della semantica, pragmatica, sintassi,
semiotica, logica e dell'epistemologia, e quella più tecnica dell'informatica,
in particolare dell'etica, della teoria dell'informazione di Shannon -- e della
humanities computing. Il filosofo ha bisogno di acquisire conoscenze di
IT necessarie per fare uso del computer in maniera efficace. Anche il filosofo
posse essere interessato ad acquisire le conoscenze di sfondo indispensabili
per la comprensione critica dell’era digitale e dunque iniziare a lavorare
sulla branca della filosofia che si va formando, proprio la Filosofia
dell'informazione, che si augura un giorno possa diventare parte integrante
della cosiddetta “philosophia prima,” o prote philosophia della sua fase
romana!. Da allora, Philosophy of Computing and Information è diventata il suo
maggiore interesse di ricerca. In PI, sostiene che ci sia bisogno di un
concetto più ampio di elaborazione e di “flusso” causale dell'informazione –
alla Dretske -- che includa la computazione, ma non solo. Questa prospettiva
fornisce una cornice teorica molto efficace all'interno della quale inserire e
dare significato alle differenti linee di ricerca. Il secondo vantaggio è la
prospettiva diacronica, che permette di inquadrare lo sviluppo della filosofia
nel tempo. PI fornisce infatti un punto di vista molto più ampio e profondo su
ciò che la filosofia avrebbe cercato di fatto di realizzare nel corso dei
secoli. Altre opere: “InfosferaFilosofia e Etica dell'informazione” (Torino:
Giappichelli Editore); “La quarta rivoluzione, Milano: Raffaello Cortina
Editore); “Pensare l'infosfera” (Milano: Raffaello Cortina Editore); “Il verde
e il blu” (Milano: Raffaello Cortina Editore, OII: digital ethicslab. oii.ox.ac.uk,//digital
ethicslab.oIEG philosophy of information.net/ pdf/auto.pdf the newatlantis.com/publications/why-information-matters Onlife openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Luciano Floridi, .Oxford Institute, su oii.ox.ac.uk. Home page e
articoli online, su philosophyofinformation.net. Intervista e lezione durante
l'IoE talks (Internet of EverythingRoma ) La lecture su "Intelligenza artificiale,
dobbiamo preoccuparci?" presso il Centro Nexa del Politecnico di Torino
Biografia e intervista su Rai Media Mente, su media mente rai. Biografia e
intervista per l'American Philosophical Association , Cervelli in Fuga, Roma, Accenti. Keywords: Dretske,
knowing, causing, cervello in fuga; modal disimplicature, “I’m telling you”,
“for your information” submodes of the indicative mode, ‘exhibitive’ and
‘protreptic’ -- influence, inform. Conversation as rational cooperation –
‘false’ “information” no information!” -- Refs.: Luigi Speranza,
"Informazione ed implicatura: Grice e Floridi," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
FONNESU. (Milano). Filosofo. Grice: “I
like Fonnesu; especially, on inter-subjectivity: “I cooperate with you; you
cooperate with me” – or rather, “I co-operate with thee; thou cooperates with
me! We cooperate!” -- Luca Fonnesu (Milano),
filosofo. Professore di filosofia a Pavia.
Fonnesu si è laureato in Filosofia a Firenze con Cesa, dove ha poi conseguito
il titolo di dottore di ricerca in Filosofia. Prima di conseguire la laurea, borsista della
Fondazione Robert E. Schmidt di Heidelberg. Borsista del Deutscher Akademischer
Austauschdienst svolgendo la sua attività di ricerca presso il Leibniz Archiv
di Hannover. Borsista ‘post-doc' a Firenze. Ricercatore a Pisa. Insegna a
Pavia. È inoltre socio dell'Associazione di cultura e politica "il
Mulino", membro della Leibniz-Gesellschaft, della Fichte-Gesellschaft,
della Società italiana di studi kantiani, della Hegel-Vereinigung, della
Società italiana di filosofia analitica e del Comitato editoriale di
"Studi settecenteschi". Il professor Fonnesu è inoltre il
coordinatore del Corso di dottorato di ricerca in Filosofia a Pavia, fa parte
del Consiglio scientifico di Verifiche e del Comitato direttivo della
"Rivista di filosofia". Temi di ricerca I principali temi di
ricerca dell'attività accademica del professor Fonnesu possono essere
sostanzialmente ricondotti alla filosofia morale e alla filosofia classica
tedesca. Per quanto concerne la filosofia classica tedesca tra Kant e Hegel si
è concentrato sulle strutture concettuali, le fonti e la ricezione nella tradizione
filosofica approfondendo inoltre la presenza dell'etica kantiana nel dibattito
contemporaneo. Ha poi studiato il dibattito sulla teodicea nella tradizione
filosofica, l'illuminismo europeo, la tradizione analitica e le altre
tradizioni nell'etica contemporanea. In quest'ultimo ambito ha sviluppato in
modo particolare la tematica del libero arbitrio e della responsabilità nella
filosofia moderna e contemporanea. è un esperto di storia dell'etica.
Altre opere: “Antropologia e idealismo. La destinazione dell'uomo nell'etica di
Fichte” (Roma-Bari, Laterza); “Dovere, Scandicci, La Nuova Italia); “Storia
dell'etica: da Kant alla filosofia analitica” (Roma, Carocci); “Per una
moralità concreta: studi sulla filosofia classica tedesca” (Bologna, Il
Mulino); “Fichte, Fondamento del diritto naturale secondo i principi della
dottrina della scienza” (Roma-Bari, Laterza); “Diritto naturale e filosofia
classica tedesca” (Pisa, Pacini); “La verità. Scienza, filosofia, società”
(Bologna, Il Mulino); “Etica e mondo in
Kant” (Bologna, il Mulino); “Le ragioni della filosofia” (Firenze, Le Monnier);
“Diritto, lavoro e "Stände": il modello di società di Fichte, in
"Materiali per una storia della cultura giuridica", Rousseau e la
filosofia come "médecine du monde". A proposito di un saggio recente,
in "Intersezioni", Ragione pratica e “ragione empirica” in Kant, in
"Annali filosofia, Firenze", “Weber e l'etica” ("Iride"); Le
edizioni kantiane e la riflessione "Sul senso interno", "Studi
kantiani”; “Sullo stato degli studi fichtiani” (“Cultura e scuola"); “La
società concreta: considerazioni su Fichte e Hegel” ("Daimon. Revista de
filosofia", Murcia); “Sul pensiero di Luporini, in "Giornale critico
della filosofia italiana"); “Kant, Leibniz e la "Aufklärung": ottimismo
e teo-dicea, in Kant e la filosofia della religione (N. Pirillo, Brescia,
Morcelliana); “L'ideale dell'estinzione dello Stato in Fichte” ("Rivista
di storia della filosofia"); “Sul concetto di felicità in Hegel” in Fede e
sapere. Hegel, R. Bonito Oliva e G. Cantillo (Milano, Guerini); “Metamorfosi
della libertà nel ‘Sistema di Etica' di Fichte” (“Giornale critico della
filosofia italiana”); “Sui doveri verso se stessi”; “A partire da Kant”; “La
libertà e la sua realizzazione nella filosofia di Fichte, in G. Duso G. Rametta,
La libertà nella filosofia classica tedesca. Politica e filosofia tra Kant,
Fichte, Schelling e Hegel” (Milano, Angeli); “Sulla 'seconda natura' in
Fichte”, in R. Bonito Oliva G. Cantillo Natura e cultura, Napoli, Guida); “Preti
e le tradizioni etiche, in Parrini L. M. Scarantino, “Preti” (Milano, Guerini);
“Errori dell'ontologia. Percorsi della meta-etica tra Russell e Mackie”; in L.
Ceri S. F. Magni, Le ragioni dell'etica, Pisa, ETS, Rousseau tra filosofia e
botanica. Una nota, in M. Ferrari , I bambini di una volta. Problemi di metodo.
Studi per Egle Becchi, Milano, Franco Angeli, Presentazione, in R. M. Hare,
Scegliere un'etica, Bologna, il Mulino, Presentazione, in Foot, La natura del
bene, Bologna, il Mulino, Sulla morale kantiana, in C. La Rocca, Leggere Kant.
Dimensioni della filosofia critica” (Pisa, ETS); Presentazione, in Foot, Virtù
e vizi, Bologna, il Mulino, Etica e concezione etica del mondo in Albert Schweitzer,
Humanitas, Punto di vista morale e moralità, in “Il ponte”, Cesare Luporini, Maria
Moneti). Comandi e consigli nella filosofia pratica moderna, in S. Bacin ,
Etiche antiche, etiche moderne. Temi in discussione, Bologna, Il Mulino); “Harry
Frankfurt, in “Rivista di filosofia”, Etica, in L'universo kantiano, S. Besoli,
C. La Rocca e R. Martinelli (Macerata, Quodlibet); “Kant e l'etica analitica” in
Continenti filosofici. La filosofia analitica e le altre tradizioni, M. De Caro
e S. Poggi (Roma, Carocci); Fichte critico di Kant: moralità e religione nel
‘Saggio di una critica di ogni rivelazione', in Critica della ragione e forme
dell'esperienza, L. Amoroso, A. Ferrarin e C. La Rocca (Pisa, ETS Edizioni);
“La felicità e il suo tramonto: dall'illuminismo all'idealismo, in “Filosofia
politica”, Libertà e responsabilità: dall'utilitarismo classico al dibattito
contemporaneo, in M. De Caro, M. Mori, E. Spinelli, Il libero arbitrio (Roma,
Carocci); “Genealogie della responsabilità, in Quando siamo responsabili?
Neuroscienze, etica e diritto, M. De Caro, A. Lavazza e G. Sartori, Torino,
Codice. Luca Fonnesu. Keywords: free will, Kant, freedom, free, practical
reason, the good, meta-ethics, Mackie, Hare, Fichte, Hegel, happiness in
Aristotle, Kant, and Hegel, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fonnesu” – The
Swimming-Pool Library.
FORNERO. (Vigone). Filosofo. Grice: “I like Fornero; he surely understands
the longitudinal unity of philosophy; ‘filosofare is con-filosofare,’ I love
that: philosophy as philosophy of conversation – witness Socrates and
Alcebiades.” Si è occupato di ambiti disciplinari
diversi, che vanno dalla storia della filosofia alla bioetica, dalla laicità al
diritto. Ha compiuto studi filosofici a Torino. Si laurea con una tesi
sull'esistenzialismo italiano. Dopo aver insegnato per alcuni anni, in seguito
ha svolto un'attività di libero scrittore, curando, su incarico di Abbagnano,
una serie di aggiornamenti della sua celebre storia della di filosofia. In un
secondo momento a conferma del fatto che egli non è soltanto uno storico della
filosofia, bensì un filosofo dai molteplici interessi si è dedicato allo studio
della bio-etica, della laicità e del diritto, con saggi che hanno suscitato
ampi dibattiti e che costituiscono dei contributi importanti su queste
tematiche. Abbagnano aveva pubblicato un Compendio di storia della filosofia
per i licei che, dopo un periodo di notevole diffusione, alla fine degli anni
settanta era quasi sparito dalla scuola. Da ciò la necessità di una profonda
revisione dell'opera, che decise di affidare a Fornero. Nasceva così
l'Abbagnano-Fornero, che, anche grazie ai continui aggiornamenti e ampliamenti,
è tuttora il manuale di filosofia più diffuso. Fra le sue numerose edizioni e
versioni ricordiamo: “Filosofi e filosofie nella storia”; “Protagonisti e testi
della filosofia”; “Itinerari della filosofia”; “La filosofia”; “La ricerca del
pensiero”; “Percorsi di filosofia”; “L'ideale e il reale”; “Con-Filosofare” e “I
nodi del pensiero.” In questi lavori segue e sviluppa in modo creativo
l'impostazione metodologica di Abbagnano, mirando a un modo di fare storia
della filosofia che si qualifica per un'informazione accurata, una profonda
empatia con le tematiche trattate e l'astensione da valutazioni ideologiche e
di parte. Ha inoltre condiretto alcune collane di destinazione liceale e
universitaria: “i Sentieri della filosofia” e i Sentieri della pedagogia di
Paravia e, “I fili del pensiero” di Bruno Mondadori. Fra le grandi storie della
filosofia quella pubblicata da Abbagnano presso la Utetil cosiddetto Abbagnano
grande, uscito in prima edizione costituisce un'opera di riferimento
fondamentale, che è stata universalmente apprezzata. Dopo la morte di Abbagnano,
è uscito, sempre presso Utet, un quarto volume di questa storia, dedicato al
pensiero contemporaneo. Anche in questo caso, era stato lo stesso Abbagnano a
incaricare Fornero di proseguire il suo lavoro, che si interrompeva con
l'esistenzialismo e presentava solo un ultimo, sintetico capitolo su alcuni
degli sviluppi più recenti. In questo nuovo volume, Fornero punta a una
ricostruzione chiara e scientifica al tempo stesso. Una ricostruzione che,
basandosi su una conoscenza diretta (o "di prima mano") degli autori
trattati, si caratterizza per obiettività e rispetto delle posizioni di cui dà
conto, evitando valutazioni teoretiche che non spettano allo storico. Al pari
del suo maestro, Fornero insiste sull'autonomia della filosofia, che non si può
dissolvere nelle scienze umane, nella politica o in altre discipline. Ma gli impetuosi
sviluppi della filosofia novecente non erano esauriti in quel volume. Di
conseguenza, pubblica un secondo tomo del volume quarto della Storia della
filosofia. Con questo contributo l'opera si configura finalmente come una
trattazione esauriente dell'intera storia della filosofia dell’Europa
occidentale. Abbagnano pubblica presso la Utet la prima edizione del
Dizionario di filosofia, un vastissimo elenco di lemmi tematici affrontati con
grande attenzione allo sviluppo concettuale e con straordinaria capacità di
sintesi. Ne curava una riedizione ampliata. Il Dizionario restaun punto fermo
della storiografia filosofica, ma iniziava ormai a mostrare dei limiti
cronologici. Così, ha provveduto, co-adiuvato da un gruppo di specialisti
da lui coordinato e diretto, a redigerne una nuova edizione.
L'impostazione di fondo voluta da Abbagnano è conservata, cosicché vengono
escluse le voci biografiche a favore dei lemmi concettuali. Sono centinaia le
voci aggiornate, mantenendo la separazione fra il contributo originale di
Abbagnano e l'aggiornamento, e le nuove voci inserite. L'opera continua così a
proporsi come uno dei più ampi strumenti di consultazione. Pubblica presso
Bruno Mondadori Le filosofie del Novecento, una delle più ampie e sistematiche
ricostruzioni storiche del pensiero contemporaneo. L'opera muove dal
pensiero nietzschiano inteso come crocevia della modernità e presenta una serie
di capitoli che danno conto, seguendo un'organizzazione tematica, di tutti i
principali autori e filoni della riflessione filosofica contemporanea: dalle
grandi correnti del primo Novecento (neo-positivismo, positivism logico,
neo-empirismo, filosofia analitica, filosofia analitica del linguaggio
ordinario, neocriticismo, spiritualismo, neoidealismo, pragmatismo), al
marxismo e all'esistenzialismo in tutte le loro declinazioni, per giungere alle
più recenti formulazioni dello strutturalismo, del postmodernismo, dell'epistemologia,
della teologia, dell'ermeneutica e delle teorie politiche ed etiche. Forte
degli studi storiografici ormai accumulati e sempre in linea con i sopraccitati
presupposti metodologici, pubblica, presso Bruno Mondadori, “Bioetica cattolica
e bioetica laica”. Si concentra sulle posizioni della bioetica cattolica
ufficiale e su quelle della bioetica laica. Attraverso uno studio analitico e
puntiglioso dei testi e a un metodo improntato a una sostanziale imparzialità, giunge
a definire alcuni punti nodali che a suo avviso oppongono strutturalmente la
bio-etica cattolica e quella laica (sebbene non manchino posizioni intermedie e
alternative). Punti che si sintetizzano nella tesi cattolica della
indisponibilità della vita e nella tesi laica della disponibilità della
vita. Da un punto di vista contenutistico Fevita di prendere posizione a
favore dell'uno o dell'altro modello. Tuttavia, il suo contributo produce una
notevole chiarificazione delle posizioni in campo e ha il merito di porre
empateticamente sotto gli occhi del lettore le strutture teoriche e concettuali
che stanno alla base dei due "paradigmi"merito che gli è stato
riconosciuto da Vattimo, che ha parlato di «rispettosa capacità di ascolto», e
da Possenti, che parla di «giustizia intellettuale nel descrivere le varie
posizioni in gioco». Questo saggio ha originato un ampio dibattito, sia
negli studi specialistici, sia nel mondo dell'informazione (come testimoniano
le recensioni e i numerosi interventi apparsi sui quotidiani). Dibattito
continuato sia in “Laicità debole e laicità forte” sia in “Laici e cattolici in
bioetica: storia e teoria di un confront”. Quest'ultimo saggio completa il
trittico. In esso si dà conto della nuova fase del dibattito sui concetti di
bio-etica cattolica e laica e si offre una serie di chiarificazioni e
ampliamenti storico-concettuali, fra cui spicca l'approfondimento della nozione
di "paradigma" che, partendo da Kuhn ma andando al di là di Kuhn,
applica in modo originale alla bioetica. Fra le novità del volume vi è l’ammissione,
da parte di alcuni autorevoli studiosi cattolici, dell'esistenza di una
diversità paradigmatica fra la bioetica di matrice cattolica e la bio-etica di
matrice laica. Diversità di cui si auspica da molte parti il superamento con
una serie di ipotesi ampiamente documentate nel saggio -, ma che di fatto
esiste e condiziona, sia sul piano teorico sia sul piano pratico, la vita
odierna. Gli studi sulla bioetica hanno trovato una continuazione e uno
sviluppo nel lavoro di Luca Lo Sapio Bioetica cattolica e bioetica laica
nell'era di papa Francesco. Che cosa è cambiato? (Utet, Milano ) in cui
l'autore affronta il tema delle ripercussioni bio-etiche del pontificato di
Bergoglio, mettendone in luce i tratti di novità e continuità rispetto al
passato. Il saggio è preceduto da un saggio di Fornero, in cui offre una
sintesi aggiornata delle sue idee circa i paradigmi della bio-morale cattolica
e laica. Alcune delle questioni poste in Bioetica cattolica e bioetica
laica toccano il generale argomento della laicità. Tant'è che Laicità debole e
laicità forte prosegue l'analisi in questa direzione, oltrepassando l'ambito
limitato della bio-etica, pur continuando a usarlo come campo esemplare di
indagine. Ragionando in termini teorici e non solo storici, elabora una
prospettiva filosofica sulla laicità che muove dalla distinzione analitica fra
due diverse accezioni del concetto di "laicità": una larga e una
ristretta. Distinzione che ritiene indispensabile per fare ordine e chiarezza
intorno al concetto in questione e per giustificare, senza i consueti
riduzionismi, i diversi modi con cui ci si può definire "laico” (English:
lay). In senso largo la laicità allude a una serie di atteggiamenti metodici
(autonomia discorsiva, libero confronto delle idee, pluralismo, ecc.) che, in
virtù del loro carattere procedurale, possono essere fatti propri da chiunque,
a prescindere dal fatto di essere credenti o meno (tant'è che oggi, nell'ambito
di questa accezione di “laico”, si parla comunemente di "laico
credente" e di "laico non credenti"). In senso stretto, il
‘laico’ allude invece a quella determinata visione del mondo che è propria di
coloro che non si limitano a seguire i sopraccitati criteri metodici, ma che
pensano e vivono a prescindere da Dio e dall'adesione a un determinato credo
religioso (tant'è, che oggi, nell'ambito di questa accezione del laico, si
parla comunemente di “credenti e laici” o, in Italia, di “cattolici e
laici”). Per denominare l'accezione larga, usa l'espressione "laico
debole", mentre per denominare l'accezione ristretta adopera l'espressione
"laico forte", avvertendo che in questo contesto “debole” e “forte” non
hanno il significato ordinario e valutativo di "meno consistente" o
"più consistente", ma un significato tecnico e descrittivo, allusivo
di un minore o maggiore grado di radicalità. In altri termini, il laico in
senso largo è denominata "debole" poiché possiede una valenza
essenzialmente formale o *metodologica*, mentre il laico in senso stretto è
denominato "forte" poiché possiede una valenza di tipo materiale o *sostanziale*
(in quanto allusiva della visione del mondo propria di un non credente).
L'originalità consiste quindi nel ritenere legittimi entrambi i significati
(teorici e storici) del concetto di "laico" e nell'aver insistito più
di ogni altro studioso in Italia sul fatto che non si deve
"censurare" l'accezione ristretta o “forte” del concetto (cf. Grice
on ‘weak’ and ‘strong’ – the ‘strong’ theorist, the weak theorist). Insistenza
che non gli impedisce di evidenziare come il laico proprio dello Stato italiano
pluralista e democratico coincida con il laico debole o largo, ossia con quella
capace di ospitare in sé tutte le visioni del mondo, sia quelle di matrice
religiosa sia quelle di matrice agnostica o atea. -- è vivamente persuaso
del valore e della necessità della filosofia. Da ciò il suo costante impegno ad
argomentare con chiarezza questa tesi, mediante una proposta la cui peculiarità
consiste nel ritenere che, prima di chiedersi (come si fa solitamente) se la
filosofia sia utile o meno, bisogna chiedersi se da essa si possa prescindere o
meno, ossia se sia davvero possibile, per l'uomo, vivere senza filosofare. Su
questo punto non ha dubbi: la filosofia è un'esigenza che sgorga dalla vita
stessa e dalle sue ineludibili domande, al punto che l'uomo, come non può fare
a meno di respirare e pensare, così non può fare a meno di fare filosofia.
Queste considerazioni vengono più organicamente sviluppate in “Utilità della
filosofia”. Tra filosofia e diritto: indisponibilità e disponibilità della
vita. è uscito per i tipi di Utet un nuovo volume, forse il più importante
della sua produzione saggistica dal titolo Indisponibilità e disponibilità
della vita: una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e
dell'eutanasia volontaria. Si tratta di una vasta indagine filosofico giuridica
che approfondisce con chiarezza una
delle dicotomie fondamentali della cultura contemporanea, quella tra
indisponibilità e disponibilità della propria vita. E ciò non solo sul piano
storico-descrittivo (nel cui ambito offre comunque una documentazione
amplissima che va dalla filosofia alla bioetica, dal diritto alla giurisprudenza
italiana) ma anche e soprattutto su quello teorico-propositivo. Esaminando
a vario titolo questo binomio e mostrandone le rilevanti concretizzazioni
giuridiche e penalistiche, l'opera approfondisce il tema del "diritto di
morire", che viene definito come il diritto di congedarsi volontariamente
dalla propria vita e studiato nelle sue tipologie più note (suicidio, rifiuto
delle cure e morte assistita). Nella parte centrale del saggio si mette
organicamente a fuoco il nesso fra il diritto di vivere e il diritto di morire,
inteso, quest'ultimo, come il versante negativo del diritto di vivere. Su
questa base,perviene a prendere apertamente posizione a favore della morte
medicalmente assistita, che viene originalmente configurata come un nuovo e
peculiare "diritto di libertà" giuridicamente articolato. Insiste
sulla "inaggirabilità" della filosofia anche in ambito giuridico,
soprattutto in rapporto alle complesse e cruciali questioni del fine
vita. La filosofia contemporanea, IV*, Utet, Torino, Storia della
filosofia, La filosofia contemporanea, IV**, Utet, Torino, Dizionario di
filosofia, Utet, Torino, Le filosofie del Novecento, B. Mondadori, Milano, Opere
su bioetica, laicità e diritto Bioetica cattolica e bioetica laica, B.
Mondadori, Milano, Laicità debole e laicità forte, B. Mondadori, Milano, Laici
e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto (in collaborazione con
M. Mori), Le Lettere, Firenze Indisponibilità
e disponibilità della vita: una difesa filosofico giuridica del suicidio
assistito e dell'eutanasia volontaria, Utet, Torino . Articoli e interventi su
bioetica e laicità Un passo in avanti. Risposte a Mordacci e Corbellini, in
Vale ancora la contrapposizione tra bioetica cattolica e bioetica laica?,
«Politeia», Due significati irrinunciabili di laicità, in La laicità vista dai laici, E. D'Orazio,
EgeaUniversità Bocconi Editori, Milano, Etsi non daretur, laicità e bioetica da
Scarpelli a Lecaldano, in Eugenio Lecaldano. L'etica, la storia della filosofia
e l'impegno civileDonatelli e M. Mori, Le Lettere, Firenze, Bioetica, laicità e
"bioetica laica", in Diritto, Bioetica e Laicità. Commenti a Bioetica
tra "morali" e diritto diBorsellino, «Politeia», Non esiste solo la
"bioetica cattolica". Nota sui rapporti fra i valdesi e la bioetica,
«Bioetica. Rivista interdisciplinare», Il "maggior bio-eticista
cattolico". Considerazioni sul paradigma bioetico di Sgreccia e sulle sue
peculiarità e differenze rispetto ad altri modelli bioetici di matrice
cattolica, in Vita, ragione, dialogo. Scritti in onore di Elio Sgreccia,
Cantagalli, Siena,Risposte ai critici, in Il dibattito su bioetica laica e
bioetica cattolica. Commenti a Laici e cattolici in bioetica di G. Fornero e M.
Mori, «Politeia»,Scarpelli e il tema della laicità, in L’eredità di Uberto
ScarpelliBorsellinoS. SalardiM. Saporiti, Giappichelli, Torino , Voce Laicità,
in Enciclopedia di bioetica e scienza giuridica, diretta da E. SgrecciaA.
Tarantino, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Bioetica cattolica e
bioetica laica: tra passato e presente, in L. Lo Sapio, Bioetica cattolica e
bioetica laica nell'era di papa Francesco. Che cosa è cambiato?, con un saggio
di G. Fornero, UTET, Milano, Magistero bioetico cattolico e bioetica
laico-secolare: tra passato e futuro, in
Bioetica tra passato e futuro. Da van Potter alla società 5.0, E.
LargheroM. Lombardi Ricci, Edizioni Effatà, Cantalupa (TO), Manuali Filosofi e
filosofie nella storia, Paravia, Torino, Protagonisti e testi della filosofia,
Paravia, Torino, Itinerari di filosofia, Paravia, Torino 2002 La filosofia,
Paravia, Torino, La ricerca del pensiero, Paravia, Torino Percorsi della filosofia, Paravia,
Torino L'ideale e il reale, Paravia,
Torino Con-Filosofare, Paravia,
Torino I nodi del pensiero, Paravia,
Torino. «La Stampa», 2 «Avvenire», Filosofia, bioetica, laicità e diritto. Sito
ufficiale, su giovannifornero.net. Giovanni Fornero. SWIF Sito web italiano per
la filosofia, su swif.uniba. Giovanni Fornero. Keywords. “Che cosa e la
filosofia analitica? Ryle, Wisdom, Strawson, Austin, Grice.” Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Fornero” – The Swimming-Pool Library.
FORMAGGIO. (Milano). Filosofo.
Grice: “I like Formaggio; for one, he philosophised on aesthetics – estetica
filosofica, he calls it – along phenomenological lines – on the other, he took
very seriously the idea of Latin ‘ars’ – and concludes that an ‘artificium’ is
meant as ‘communicative’.” Inizia a lavorare in fabbrica quando trova impiego
alla Brown Boveri di Milano. Ben presto però la sua indole portata allo studio,
supportata da una vivace intelligenza, lo spronò a iscriversi alle scuole
serali. Quest'esperienza, che accomunava lo studio al lavoro, dura ma anche
formativa (nel frattempo aveva cambiato lavoro, passando alle Orologerie Binda
per avere più tempo libero da dedicare allo studio), acuì sempre più la sua
sensibilità verso i problemi sociali, che costituiranno in seguito, anche
quando diventerà professore a Milano e Pavia, il soggetto prevalente del suo
percorso culturale, sia filosofico che umano. Venne trasferito a Motta
Visconti. Pur insegnando, proseguì gli studi a Milano, dove si laurea, relatore
Banfi, con “L’arte come comunicazione. Fenomenologia dell'arte” o “rapporto tra
arte e tecnica nelle estetiche europee contemporanee, avveniristica per quei
tempi, incentrata com'era sul tema della “tecnica” artistica. Nei primi anni del dopoguerra, dopo aver
partecipato attivamente alla lotta partigiana, entra a far parte
dell'Università Statale di Milano come assistente alla cattedra di Estetica.
Collabora anche alla rivista Studi filosofici e pubblica alcuni saggi, come “Fenomenologia
della tecnica artistica”, riprendendo e ampliando la sua tesi di laurea. In virtù
di questo saggio, si aggiudica l'incarico alla cattedra di Estetica di
Pavia. Si trasferì in Veneto, dopo aver vinto il concorso a cattedra a Padova,
in un periodo molto difficile per tutto il mondo accademico italiano e in modo
particolare per quello di Padova a causa delle forti tensioni causate dalla
rivolta studentesca prima, e dal nascente terrorismo armato poi, assumendo
dapprima l'incarico di preside della Facoltà di Magistero e poi quella di
pro-rettore. Ricoprì la cattedra a Milano, della quale fu poi professore
emerito. Gli allievi pubblicarono un libro in suo onore Il canto di Seikilos.
Scritti per Dino Formaggio. Gli fu conferito il premio Lion d'Or International
1996 nell'arena romana di Nîmes per le pubblicazioni di filosofia e il suo
impegno civile. A Teolo, comune della provincia di Padova, gli è stato dedicato
il Museo di arte contemporanea, la cui nascita è stata resa possibile da alcune
donazioni all'ente effettuate grazie al suo interessamento, e la cui collezione
comprende opere di autori del XIX e Professore quali Dino Lanaro, Aligi Sassu,
Medardo Rosso e Renato Birolli. Il Fondo librario Dino Formaggio è stato
donato dagli eredi alla Biblioteca di Filosofia di Milano nel ed è costituito dalla consistente biblioteca
filosofica di studio (oltre 2200 volumi). Il fondo è stato recentemente
catalogato ed è ora disponibile alla consultazione e in parte, al prestito.
Tutti i volumi sono stati associati al possessore, riportano lo stato della
copia e segnalano la presenza di note, commenti, dediche, firme autografe. Sono
in fase di catalogazione i periodici. Potete trovare le notizie bibliografiche
di tutti i testi della ricca biblioteca nel Catalogo di Ateneo. Altre opere: “Fenomenologia
della tecnica artistica” (tecnica tecnica arte artistico); Piero della
Francesca; Il Barocco in Italia; L'idea di artisticità – arte artistico
artisticita – tecnica tecnicista, tecnicisticita; Arte; La morte dell'arte e
dell'estetica; Van Gogh in cammino; I giorni dell'arte; Problemi di estetica; “Separatezza
e dominio; Filosofi dell'arte del Novecento; Il canto di Seikilos. Scritti per
Dino Formaggio, Guerini, Milano. Pierluigi
Panza, Padre dell'Estetica Fenomenologica italiana, in Corriere della Sera, Museo
di Arte Contemporanea "Dino Formaggio" di Teolo, Introduzione al
Museo, su//comune.teolo.pd. Scuola di Milano Museo di arte contemporanea Dino
Formaggio. "Arte ed
Emozioni"Intervista a Dino Formaggio, su emsf.rai. 3 Museo d'arte
contemporanea Dino Formaggio, su turismopadova. "Filosofo dell'arte e maestro
di vita" di Vladimiro Elvieri, Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani Elio Franzini, Ricordo, Davide Eugenio Daturi,
"Il perché e il come dell'arte: l'estetica di Dino Formaggio", sito
della mostra bibliografico-documentaria Milano. Dino Formaggio. Keywords:
natura, arte, artistico, tecnica, l’arte come comunicazione, segno della
natura, segno dell’arte, segno naturale, segno artificiale – artificiale –
segno di natura, segno di arte, ‘phuseos’ ‘theseos’ – per natura, per positione
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Formaggio” – The Swimming-Pool Library.
FRACASTORO. (Verona).
Filosofo. Grice: “I love Fracastoro; for one, I love a physician, since I came
to know quite a few – at Richmond!” “Grice: “I love Fracastoro; he
philosophised on mainly three topics: the ‘soul’ – in a philosophical dialogue
entitled after him, Fracastoro; on poetics, in a dialogue which he named after
his poet friend Navagero; and third, on ‘intellezione,’ in a dialogue which he
named after another friend, one Torre, “Torrius,” – Grice: “The fact that
Gerolamo, or Girolamo, is still at Verona, is fascinatingly charming!” Considerato
uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Insegna logica a Padova. Fu
archiatra di Paolo III, al quale dedica “Homocentrica”. A lui è dedicato il
cratere Fracastoro presente sulla Luna. Fondatori della patologia (teoria del
patire). Fu il primo ad ipotizzare e verificare che una infezione e dovuta a un
germe portatore di una malattia, con la capacità di moltiplicarsi nel corpo
dell’organismo e di contagiare altri attraverso la respirazione o altre forme
di contatto. “Sifilide, ossia sul “mal francese,” sotto forma di poemetto in
esametri e il trattato "Sul contagio e sulle malattie contagiose.” Il
trattato è all'origine della patologia, o teoria del patire. Fu il primo a
scoprire che le code cometarie si presentano sempre lungo la direzione del
Sole, ma in verso opposto ad esso. Descrisse uno strumento in funzione astronomica,
poi realizzato da Galilei: il cannocchiale. Scrisse tre dialoghi filosofici:
Naugerius sive de Poetica (dialogo di estetica), Turrius sive de Intellectione
e l'incompiuto Fracastorius sive de Anima.
Fracastoro, con il nome di Giroldano, viene incontrato da Dago,
personaggio di un fumetto argentino creato da Robin Wood e Alberto Salinas, in
una delle sue avventure, per la precisione nel n. 10 anno XIV del mensile,
proprio mentre Girolamo interroga una prostituta in cerca di informazioni per il
suo poema sulla sifilide. Una leggenda
sul Fracastoro fa parte della storia popolare veronese. Una sua statua è posta
su un arco alla fine di via Fogge, che da nord si innesta in Piazza dei Signori
(comunemente detta anche Piazza Dante). La statua rappresenta la sua figura
intera con in mano il mondo, che il popolo del tempo ha ribattezzato la bala de
Fracastoro, dove bala è il termine dialettale che indica palla. In quella
strada vi era il passaggio per il vecchio tribunale da parte di giudici e avvocati
ed era vicina a tutti i palazzi del potere di quel tempo. La bala è legata ad
una profezia: cadrà sulla testa del primo galantuomo che passerà sotto. Finora
non è mai successo. Il popolo di Verona usa questa storia per sbeffeggiare gli
uomini del potere. Enrico Peruzzi, Dizionario Biografico degli Italiani, Ettore
Bonora, Il "Naugerius" del Fracastoro, Milano,Garzanti, Storia della
Letteratura italiana, Dal Piaz Giorgio, Padova e la Scuola Veneta nello
sviluppo e nel progresso delle Scienze geologiche. Mem. R. Ist. Geologia Univ.
Padova, Dal Piaz Giorgio, Cenni sulla vita e le opere di carattere geologico di
Antonio Valleri senior. In: “Il metodo sperimentale in Biologia da Valleri ad
oggi”, Simposio nel III Centenario della nascita di Antonio Valleri, Univ.
Studi Padova e Acc. Patavina Sci. Lett. Arti, Questo testo proviene in parte
dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del
Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Girolamo
Fracastoro, Patavii, excudebat Josephus Cominus, Opere, Venetiis, apud Iuntas, Homocentrica,
Venetiis, Sifilide Tiziano, Ritratto di Girolamo Fracastoro. Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enrico Peruzzi,
«FRACASTORO, Girolamo», in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Fracastoro. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Fracastoro” – The Swimming-Pool Library.
FRANCESCO. (Diano Marina).
Filosofo. Grice: “I like Francesco; for one, he philosoophised, like I do, on
“I” and “We” – ‘first person’, ‘personal identity,’ and so on!” Insegna a
Milano e Pavia. Collabora alla pagina culturale del Sole 24 Ore, è stato
presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica e presidente della European
Society for Analytic Philosophy. Altre opere: “La mente” (Mondadori, Milano .
Che fine ha fatto l'io?” (Editrice San Raffaele, Milano); “La mente” (Carocci,
Roma); “La coscienza” (Laterza, Roma Bar); “L'io e i suoi sé: identità della
persona e smente” (Cortina, Milano); “La mente” (Nuova Italia Scientifica,
Roma); “Il Realismo Analitico” (Guerini e associati, Milano); “Russell”
(Laterza, RomaBari); “Il soggeto communica al altro soggeto di un oggetto:
senso e riferimento” (Edizioni Unicopli, Milano); “Sgnificato e riferimento”
(Edizioni Unicopli, Milano). Rettore dello Iuss di Pavia. Michele Di Francesco.
Keywords: unicorno, unicornis, adj. later noun, nome sustantivo, nome aggetivo,
nome proprio, nome commune – unicorn – Meinong, Grice, “Vacuous Names”, vacuous
descriptions, Priest, Read, persona, an Etruscan concept, the grammar of
‘referring’ – the grammar of ‘senso’, the grammar of ‘significato’ -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Francesco” – The Swimming-Pool Library.
FRANCHINI. (Napoli). Filosofo.
Grice: “I like Franchini; for one, he wrote on the ‘metaphysics of love;’ for
another, he wrote on ‘historical reason’: I collect reasons, pure reason,
practical reason, communicative reason, historical reason…” -- Figlio di Vincenzo
e Anna Scalera, si laurea sotto le armi: visse una drammatica esperienza
bellica che lasciò un segno per la vita. Studia all’Istituto Italiano di Studi
Storici, fondato da Croce a Napoli, dove ha tenuto in seguito conferenze e
lezioni. Insegna a Messina e Napoli. Fonda la Hegel-Internationale Vereinigung,
è stato socio delle Accademie napoletane nella Società nazionale di Scienze,
Lettere e Arti e dell’Istituto Lombardo di Milano. Intensa è la sua attività di
pubblicista e di scrittore. Collaborò nell’immediato dopoguerra a giornali come
“La Voce”, “L’Azione”, “Il Giornale”, e in seguito al “Mattino” di Napoli, al
“Tempo” di Roma e alla “Gazzetta di Parma”. Scrisse sul “Mondo” di Mario
Pannunzio, contribuì assiduamente alla “Rivista di Studi Crociani”. Diresse la
nuova serie filosofica della rivista “Criterio”, fondata a Firenze da Ragghianti.
Sin da adolescente frequenta la casa di Croce, scoprendone via via la lezione
di alta umanità e di profondo significato etico-politico. Une alla vocazione
filosofica la militanza politica in nome dei valori della liberal-democrazia.
Partecipa attivamente a “Nord e Sud” di Compagna e alla “Realtà del Mezzogiorno”
di Macera. Cultore delle arti visive, di cinema e di teatro, di musica e di
poesia, si cimenta tra l’altro nella scrittura di 99 Aforismi, antologizzati
nel volume degli “Scrittori italiani di aforismi”. Redasse nel preziose “Note
biografiche di Croce”, raccolte dalla viva voce del filosofo, che furono
oggetto di alcune trasmissioni radio-foniche. La sua vasta biblioteca è a
Napoli. Il nocciolo della sua filosofia sta nel tema del “giudizio”, storico,
politico, prospettico. Alla lezione di Croce, che considera un classico della
storia delle idee, si e costantemente ispirato, riconoscendogli il merito, per
lo più sottaciuto, di aver calato il pensiero nel vivo dell’esperienza storica.
In “Esperienza dello storicismo” distingue, in continuità ideale con gli studi
di Antoni, lo storicismo di matrice vichiano-crociana dal “Historismus” tedesco,
prevalentemente filologico, nella convinzione peraltro che la filosofia dello “spirito”
non fosse una pura e semplice ripresa dell’idealismo hegeliano. Indaga il
nucleo logico della filosofia di Croce individuando, nel nesso delle categorie
conoscitive (teoretica, aletica) e pratiche (buletica, volitiva), l’*uni*-cità or
‘aequi-vocalita’ della dialettica, di opposti e distinti. Fu tra i primi a
confrontarsi con le nuove correnti della fenomenologia, dell’esistenzialismo,
del neo-positivismo e la filosofia analica del linguaggio ordinario, segnalando
nel tema del ‘nulla’ lo scacco definitivo del sistema, insieme con il bisogno
di qualificare l’ ‘irrazionale’ (il pre-razionale), che è il vasto mondo della
non filosofia. Elabora una esaustiva storia del concetto di “dia-lettica” dai
Greco-Romani ai contemporanei (Le Origini della dialettica), approdando infine
alla forma moderna della filosofia nel passaggio dalla “metafisica teologica” alla
metodologia della storia. Ha appreso da Hegel che la dialettica *è* la logica
della filosofia, distinta dalla scienza. Alla tradizione del criticismo
kantiano collega il concetto di “giudizio”, in special modo nella forma della
riflessione estetico-teleologica della terza Critica. Gli si aprirono nel
frattempo squarci significativi sul fattore esistenziale e storico del “non
essere ancora” (il potenziale, l’attuale, il divenire) che lo indusse ad
analizare il concetto di “progresso” tra la crisi del ideale dell’ illuminismo
e la dimensione etico-politica del giudizio “prospettico” – il pre-spettico, lo
spettico, il prospettico -- tra passato, divenire, e avvenire. Il futuro è in
qualche modo pre-vedibile nella prospettiva individuale di chi è chiamato ad
agire in una situazione in sviluppo. Altra cosa sono l’astratta profezia,
l’oracolo, le prassi scientifica, la scommessa (the bet), il “caso” -- che sono
forme di pre-visioni utili, finanche necessarie, ma non trascendentale (Pre-visione).
Proclama il diritto alla filosofia, la lotta per il diritto all’esercizio della
ragione contro il sofisma che limita la libertà, per ridare dignità alla ri-vendicazione
dei diritti umani (Il diritto alla filosofia). Tratta sul rapporto di filosofia
e scienza, riconoscendo a ogni sapere una funzione paritaria nella differenza
della materia e della forma. Non ha punti di partenza né approdi finali, ma
poggia sulla spontaneità creatrice del vitale nel quale Croce, in perenne confronto
critico con Hegel, indica l’origine della dialettica e una scoperta di alta
Eticità. Nell’Utile, da Croce elevato al livello dello spirito, indaga gli
aspetti ineludibili di buona parte della vita umana (la volontà, la passione,
la classificazione), per una comprensione ad ampio raggio del senso del
terrestre. Altre opere: “Critica della ragione storica” (Giannini,
Napoli); “Storicismo” (Giannini, Napoli); “Metafisica e storia” (Giannini,
Napoli); “La linea ed il circolo -- Il progresso: storia di un’idea – storia
lineale, storia ciclica -- La Nuova Accademia, Milano; L’idea di progresso.
Teoria e storia, Giannini, Napoli, “La dia-lettica e la co-loquenza”, Giannini,
Napoli, La materia della filosofia, Giannini, Napoli, Teoria della previsione,
ESI, Napoli; seconda Giannini, Napoli, “Croce interprete di Hegel” Giannini,
Napoli); “Il concetto di storia in Croce, Morano, Napoli; E.S.I., Napoli, Renata
Viti Cavaliere La logica della filosofia, Giannini, Napoli); “Il sofisma e la
libertà” Giannini, Napoli, “Autobiografia minima, Bulzoni, Roma, Interpretazioni.
Da Bruno a Jaspers, Giannini, Napoli “Consenso e dissenso” (Sansoni, Firenze); Intervista
su Croce, A. Fratta, SEN, Napoli, Il diritto alla filosofia, SEN, Napoli, Critica
delle crisi: filosofia, scienze, rivoluzioni” (Cadmo, Roma); “Il progresso
della filosofia, Storia della filosofia con testi e ricerche, Ferraro Napoli, Eutanasia
dei principii logici, Loffredo, Napoli); “Il potere e l’ipotesi. Tappe di una
filosofia delle funzioni, Morano, Napoli, Pensieri sul “Mondo”, R. Viti
Cavaliere, C. Gily, R. Melillo, presentazione di G. Cotroneo, Luciano, Napoli);
“Teoria della previsione, G. Cotroneo e G. Gembillo, Armando Siciliano,
Messina, Le origini della dialettica, F. Rizzo, Rubbettino, Soveria Mannelli,
Scritti su “Criterio”, Introduzione, testi e indici R. Viti Cavaliere e R.
Peluso, Scripta Web, Napoli. "Dizionario Biografico", su
treccani. quartotempoblog, Biografia di
Carmen Moscariello Quarto Tempo, altervista.org. critica M. Biscione,
Interpreti di Croce, Giannini, Napoli G. Gembillo, Un itinerario filosofico, La
Nuova Cultura, Napoli Coppolino, La “scuola” crociana, La Nuova Cultura,
Napoli, V. Mathieu, Storia della filosofia: La filosofia del Novecento, Le
Monnier, Firenze, G. M. Pagano, “Storicismo e azione” (Cadmo, Roma); G.
Cantillo, Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti, Napoli, E. Paolozzi, il
valore dei dettagli, in L'identità liberale di una società in trasformazione,
Napoli, La tradizione critica della filosofia. G. Cantillo e R. Viti Cavaliere,
Loffredo, Napoli, R. Viti Cavaliere, Postfazione, La teoria della storia di Croce,
Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Viti Cavaliere, Profilo in Ead., “Il
giudizio e la regola” (Loffredo, Napoli); “Il diritto alla filosofia, G.
Cotroneo e R. Viti Cavaliere, Rubbettino, Soveria Mannelli R. Viti Cavaliere, Una scelta di lettere di
Carlo Antoni in "Logos", Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
//store.rubbettinoeditore/raffaello-franchini/ Fondo Franchini, Università
“L’Orientale” di Napoli. Raffaello Franchini. Keywords: vitale, avvenire,
divenire, storia, historismus, ragione storica, spirito, dialettica, opposti,
l’opposto, il distinto, aequi-vocalita della dialettica – dialettica come
metodo della filosofia, non della scienza; prospettico, prespetico, spetico,
giudizio, l’utile, storia ciclica, storia lineale, filosofia analitica,
historimus philologicus, critica della ragione storica; Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Franchini” – The Swimming-Pool Library.
FRANCI. (Ferrara). Filosofo. Grice: “I like Franci; for one, he
philosophises and calls his thing ‘studi linguistici,’ for another, he teaches
in a varsity older than mine!” Insegna a Bologna. i suoi interessi si sono
concentrati principalmente sullo studio delle molteplici manifestazioni della
spiritualità. Dopo essersi laureato a Bologna con Heilmann, ha poi compiuto
studi di perfezionamento a Roma sotto la supervisione di Tucci. Direttore del
Dipartimento di Studi Linguistici, presidente dell'Accademia delle Scienze e
direttore della Biblioteca di Discipline Umanistiche presso l'Bologna. È stato
inoltre Accademico effettivo dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di
Bologna; Socio ordinario dell'Istituto Italiano per il Medio ed Estremo
Oriente, Roma; Membro dell'European Society for Asian Philosophy, Nottingham, Socio
Onorario e membro del Comitato Scientifico dell'Associazione Italia-India;
Consigliere dell'Associazione Italiana di Studi Sanscriti; Vicepresidente del
Centro di Documentazione e Iniziativa per la Pace «Giovanni Favilli»; Membro
del Comitato Direttivo del Centro Studi, Iniziative e Informazioni «Amilcar
Cabral»; Membro del Coordinamento nazionale per l'insegnamento delle culture
afro-asiatiche nella scuola secondaria; Direttore della collana «Studi e testi
orientali». Ha inoltre insegnato presso le Calcutta per tre anni nei primi anni
sessanta e di Firenze. Insegna: Sanscrito
Lingue Arie Moderne dell'India Storia dell'India Moderna e Contemporanea
Filosofie, Religioni e Storia dell'India e dell'Asia Centrale. Gli interessi di
Franci si rivolgano principalmente all'India classica e, in particolare, allo
studio del pensiero mistico (bhakti) e dell'Advaita Vedānta shankariano. Egli
non ha mancato comunque di approfondirne anche gli aspetti moderni e
contemporanei: il ruolo dell'induismo
nell'India d'oggi; problematiche relative alla questione linguistica, con
particolare attenzione alle letterature in bengali e in inglese; studi sul
pensiero classico nell'India d'oggi e i pensatori moderni in generale come
Aurobindo. Altre opere: L'Upadesasahasri (Gadyabhaga) di Sankara: contributo
allo studio del Kevaladvaita” (Bologna); “Recenti sviluppi delle questioni linguistiche
indiane, Bologna); “Alcuni problemi e tendenze della filosofia comparata”
(Bologna); “Yoga ed esicasmo, Trapani, “Saggi indologici, Bologna, La Bhakti:
l'amore di Dio nell'induismo, Fossano); “Studi sul pensiero indiano, Bologna, Piero
Martinetti e "Il sistema Sankhya", Contributi alla storia
dell'orientalismo, Giorgio Renato Franci, Bologna, Luigi Heilmann linguista, indologo,
umanista, Bologna, La benedizione di Babele: contributi alla storia degli studi
orientali e linguistici, e delle presenze orientali, a Bologna, Bologna, L'induismo,
Bologna, Il Mulino, Induismo, prefazione di Gianfranco Ravasifotografie di
Andrea Pistolesi, Milano, Touring Club Italiano, Il Buddhismo, Bologna, Il
Mulino, Yoga, Bologna, Il Mulino, Filosofia indiana Induismo, Treccani
L'Enciclopedia italiana". Giorgio Renato Franci. Keywords: Staal, Grice on
Indian Philosophy – ‘the Indian philosophical culture” “The Western European
philosophical culture” -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Franci” – The
Swimming-Pool Library.
FRANCIA. (Firenze). Filosofo. Grice: “Francia is a good one; for
one, he philosophised on ‘not’: “il rifiuto.”” Grice: “Italians use rifiute and
confute – as we do!” – Grice: “Ryle used to say, to provoke Popper, that ‘to
refute’ is pretentious, when “to deny” does!” Figlio
del generale e geografo Orazio e di Gina Mazzoni, dopo gli studi liceali si
laurea Firenze con Carrara, di cui diviene. Insegna a Firenze. Al contempo,
svolse attività di ricerca all'Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri, diretto
da Vasco Ronchi. Lavora presso il centro di ricerca ottica della Ducati di
Bologna fino al 1951 quando divennne professore straordinario di onde
elettromagnetiche all'Firenze, quindi ordinario della stessa disciplina nel
1954 all'Istituto Nazionale di Ottica (Arcetri), dopo due anni di ricerca e di
insegnamento all'Rochester. Passa all'Firenze, come ordinario di ottica su una
cattedra appositamente creata per lui. Contemporaneamente, collaborò con
l'Istituto di ricerca sulle microonde del CNR di Firenze, fondato da Nello
Carrara. Fonda e diresse sia l'Istituto di ricerca sulle onde
elettromagnetiche, oggi Istituto di Fisica Applicata del CNR, che l'Istituto di
Elettronica Quantistica (sempre del CNR). Ordinario di fisica superiore presso
l'Firenze rimanendovi fino al 1991, anno del pensionamento, quindi ebbe la nomina
a professore emerito. Altresì presidente della Società italiana di fisica
dal 1968 al 1973, della International Commission for Optics della Società italiana
di logica e filosofia della scienza, del Forum per i problemi della pace e
della guerra e della Scuola di musica di Fiesole, oltre l'ambito scientifico
Torando di Francia ebbe vasti interessi culturali, occupandosi
approfonditamente tra l'altro di filosofia della scienza. Socio nazionale
dell'Accademia Nazionale dei Lincei, era anche un appassionato dantista.
Era padre dell'architetto Cristiano Toraldo di Francia. Si occupa
variamente di fisica matematica, di ottica, di microonde, di laser, di meccanica
quantistica, di elettrodinamica, di fondamenti della fisica, di epistemologia,
di informatica. Tra i suoi contributi principali sono da ricordare, nel campo
dell'ottica, la formulazione del concetto di super-risoluzione (Toraldo
filters) e del principio dell'interferenza inversa (prodromico alla nozione di
olografia), nonché la dimostrazione sperimentale dell'esistenza delle onde
evanescenti (evanescent waves). I suoi contributi più recenti hanno
riguardato la didattica della fisica, la divulgazione della filosofia della
scienza e i rapporti tra scienza e società nonché tra cultura scientifica e
cultura umanistica. Tra l'altro, in collaborazione ha curato e tradotto in
italiano il noto trattato La fisica di Feynman, opera didattica di Richard
Feynman. Altre opere: Fisica per architetti, Edizioni Universitarie, Firenze);
“Onde elettromagnetiche, Zanichelli, Bologna); “Radiazione, Istituto di Fisica,
Università degli Studi di Firenze, Firenze, “Diffrazione” (Einaudi, Torino);
“Il fotone e l’elettrone”; Istituto di Fisica, Università degli Studi di
Firenze, Firenze, “L’accelerazione della particella” Istituto di Fisica,
Università degli Studi di Firenze, Firenze); “Elettrodinamica e radiazione” Istituto
di Fisica, Università degli Studi di Firenze, Firenze. “Il metodo geometrico ed
il metodo aritmetico della fisica” Istituto di Fisica, Università degli Studi
di Firenze, Firenze, “Radiazione”, Istituto di Fisica, Università degli Studi
di Firenze, Firenze, “Il fisico (Einaudi, Torino); “Il fisico” (Guaraldi, Firenze-Rimini,
Il rifiuto. Considerazioni semiserie di un fisico sul mondo di oggi e di
domani, Einaudi, Torino, Problemi dei fondamenti della fisica, Scuola
Internazionale di Fisica, Varenna sul Lago di Como, Società Italiana di Fisica,
Editrice Compositori, Bologna, Le teorie fisiche. Un'analisi formale (Bollati
Boringhieri, Torino); “L'amico di Platone. L'uomo nell'era scientifica”
(Vallecchi, Firenze); “Le cose e i loro nomi” (Laterza, Roma-Bari); Fisica per il licei” (La Nuova Italia,
Firenze); “La grande avventura della scienza, Istituto di Fisica, Università
degli Studi di Firenze, Firenze, “La scimmia allo specchio. Osservarsi per conoscere”
(Laterza, Roma-Bari); “Un universo troppo semplice. La visione storica e la
visione scientifica del mondo, Feltrinelli, Milano); “Tempo, cambiamento,
invarianza” (Einaudi, Torino, Dialoghi di fine secolo. Ragionamenti sulla
scienza e dintorni” (Giunti, Firenze); “Ex absurdo. Riflessioni di un fisico
ottuagenario, Feltrinelli, Milano); “In fin dei conti, Di Renzo Editore, Roma);
“Il pianeta assediato. Conversazione di fine millennio” Le lettere, Firenze, Nascita
di un uomo moderno, Edizioni CNSL, Recanati, Introduzione alla filosofia della
scienza” (Laterza, Roma-Bari, Metodi matematici della fisica, Edizioni IFAC,
Firenze, . Elettrodinamica e teoria della radiazione (Renzo Vallauri e Daniela
Mugnai), Edizioni IFAC, Firenze. Per le notizie biografiche qui riportate, ci
si riferisce a R. Pratesi, L. Ronchi Abbozzo, "Breve nota sul contributo
scientifico di Giuliano Toraldo di Francia", Quaderni della Società
Italiana di Elettromagnetismo, cfr. anche
aif/fisico/biografia-giuliano-toraldo-di-francia/ Elenco dei Professori di Firenze Archiviato, Florence, Italian
Physical Society, Editrice Compositori, Bologna, R. Pratesi, L. Ronchi Abbozzo,
"Breve nota sul contributo “ ", Quaderni della Società Italiana di
Elettromagnetismo, E. Castellani,
"Nodi d'invarianti: l'eredità", scienziato umanista, Le Scienze, E. Agazzi, "Ricordo", Epistemologia,
Breve nota sul contributo, su elettromagnetismo. Piero Angela, Dialoghi di fine
secolo: ragionamenti sulla scienza e dintorni, Giunti Editore, In ricordo, Riccardo Pratesi, Società italiana
di fisica. Giuliano Toraldo di Francia. Keywords: ex absurdo; scientific realism,
philosophy of physics, foundations of the phystics; geometry and arithmetics as
the methods in physics; observation and perception, ‘what the eye no longer
sees’ – ‘we see with our eyes”; Eddington’s two tables – teoria relativistica,
theory of relativity – theory of the absolute. Particella, relativita,
assoluto/relativo – relative-assoluto – Galilei – H. P. Grice’s discussion of
the ‘relative-absolute’ distinction vis-à-vis R. M. Hare (‘there are no
absolute values’) as cited by colonial philosopher J. L. Mackie in ‘Inventing
right and wrong’ ‘absolute value’ ‘relative value’ -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Francia” – The
Swimming-Pool Library.
FRANZINI. (Milano). Filosofo. Grice:
“I like Franzini; for one, he philosophised on aesthetics and passions
(‘passioni’). Sir Geoffrey [Warnock] and I philosophised on the former, if not
the latter!” Si laurea con Giovanni Piana e Dino Formaggio. Insegna a Milano e l'Udine.
Studia Husserl e la fenomenologia, nonché della filosofia francese, ha indagato
sul fronte storico e teoretico alcuni temi cruciali dell'estetica, quali la “creazione”;
“simbolo” (‘to throw two things together, so that the recipient compares
them!); “immagine”; “experienza estetica
inter-soggetiva”. Sulla scorta di una ricognizione della genesi settecentesca
dell' “estetica”, vista quest'ultima come punto di incontro tra doxa ed
episteme, fra sentimento e ragione, fra il noetico e l’estetico, -- “La noetica
di Grice” -- indaga lo statuto dell’estetica e della noetica, approfondendo il
valore volitivo/giudicativo (noetico, contenuto, p) della dimensione pre-categoriale
dell'esperienza (l’estetico). Questo percorso trovato una sintesi che mira alla
definizione di una "fenomenologia del noetico”, no dell’estetico; ossia di
una ‘noesi’ che sappia de-cifrare la ricchezza simbolica dell’estetico –
rappresentazione, immagine. Altre opere: “Dall’estetico al noetico” (Milano,
Unicopli); “Sul bello naturale” (Milano, Guanda); “Il bello naturale creato di
Dio (phusei); il bello ART-ificiale creato dall’ART-ista Vinci (thesei – ex
positione)” (Milano, Unicopli); La figura del diavolo, il discorso del diavolo”
(Milano, Mimesis); “In principio erat verbum” Favola: dal mito al logos
(Milano, Guerini); “In-scriptum, De-scriptum, ex-criptum – (Milano, Cuem); “Le
leggi del cielo, l’estetico e il patico (Milano, Guerini); “Metafora, mimesi,
morfo-genesi, progetto. Architettitura filosofica (Milano, Guerini). La
Fenomenologia” (Milano); “Differenze nello spirito romano” (Milano, Edizioni
dell'Arco); “Mondo possibile: l’interpretazione dell’espressione comunicativa
(Milano, Guerini); “Il senso, il sensibile, il sentimentale, l’ingenuo”
(Milano, Mondadori); “Il senso, sentire, sentimento” (Milano, Bruno Mondadori);
“Percezione e immagine” (Milano, Il Castoro), “Piacere, dispiacere, Gusto e
disgusto” (Milano, Nike); “Fenomenologia pura, fenomenologia impura,
fenomenologia mista – il misto, il puro, l’impuro (Einaudi, Torino); “Cezanne a
Liguria”; “Fenomenologia del noetico: Al di là dell'immagine” (Milano, Cortina);
“Il teatro, la festa e la rivoluzione. Su Rousseau e gli enciclopedisti, Palermo,
Aesthetica; "Estetica del bello, noetica del brutto, Palermo, Aesthetica, Immagine
e verita: e vero che il sole si ferma) (Milano, Il Castoro); “L’estetico dell’espressione
comunicativa” (Firenze, Le Monnier); “L’unicita della ragione; La cosedetta
“altra ragione” – il buletico e il creditum: sensibilità, immaginazione, forma
naturale, forma artificiale, forma create dall’art-ista, Milano, Il Castoro);
Il simbolico e il noetico (to throw to things to be compared, say an Italian
flag, and the love of country); Simbolo:
figura, materia, e forma – simbolo materiale – forma noetica – hyle-morphismo”
(Milano, Il Saggiatore); “La lume dell’altre ragione” (Milano, Bruno Mondadori);
La rappresentazione dello spazio – spatium (Milano, Mimesis); ntroduzione
all'estetica, Bologna, Il Mulino); “Arte, bello e interpretazione della natura”
(Milano, Mimesis); Non sparate sull'umanista. La sfida della valutazione (Milano,
Guerini e Associati); “Filosofia della crisi” (Milano, Guerini e
Associati, pre-moderno, Moderno e
postmoderno. Un bilancio, Milano, Raffaello Cortina Editore, ti dà il
benvenuto, su eliofranzini. L'estetica aujourd'hui. Conversazione» Il rasoio di
Occam MicroMega Estetica, filosofia,
vita quotidiana. Conversazione in MicroMega, su unimi Entra in carica oggi, il
rettore su unimi, contiene l'articolo Il
nuovo rettore della Università Statale di Milano prevede di mantenere a Città
Studi un polo di dipartimenti scientifici
Edmund Husserl Fenomenologia Scuola di Milano Elio Franzini. Keywords: Sibley, Strawson,
‘Bounds of Sense” -- simbolo, rappresentazione, immagine, noetico, estetico,
natura, bello, forma, materia, arte. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Franzini” –
The Swimming-Pool Library.
Frixione. (Genova). Filosofo. Grice:
“The Grecians were pretty clear – and Cicero followed suit – surely if I say
‘He made it,’ there is no implicature that he is a poet, even if ‘poeien’ is
strictly, ‘make’!” -- Grice: “Poetry is a good place to apply the idea of
implicature, as in Donne – Nowell-Smith’s favourite obscure poet, and Blake –
mine!” –Insegna a Salerno, Milano, Genova. I suoi interessi di ricerca
includono il linguaggio. Le sue ricerche riguardano il ruolo delle forme di
ragionamento non monotòno nell'ambito e il rapporto tra l’illusione del
perceptum ed il ragionar invalido. Si è anche occupato di modelli di
rappresentazione. È noto anche per la sua attività di poeta d'avanguardia
(segnalata, tra gli altri, da Sanguineti) e per aver fondato e fatto parte del
“Gruppo ‘93”. Altre opere: “Il Significato” FrancoAngeli); “La Funzione e la computabilità”
(Carocci); “Come Ragioniamo, Laterza Editore, Lista delle pubblicazioni da DBLP
Computer Science Bibliography, Universität Trier; Diottrie, Piero Manni,
Ologrammi, Editrice Zona, Insegnamenti Scuola di Scienze Umanistiche, Uiversità
di Genova.. Guida dello Studente, Corso
di Laurea in Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Governing
Boards of the Italian Association of Cognitive Sciences. A Cognitive
Architecture for Artificial Vision., in Artificial Intelligence, Elsevier. Francesco
Prisco, Sanguineti: «La letteratura è un gioco che può ancora scandalizzare»,
in Il Sole 24 Ore, Angelo Petrella, GRUPPO 93. L'antologia poetica Angelo
Petrella, in Editrice Zona, . Marcello
Frixione scheda nel sito Genova, Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia,
Come ragioniamo recensione di Dario Scognamiglio, ReF Recensioni Filosofiche. Marcello
Frixione. Keywords: poetry, Ezra Pound, Alighieri, “speranza, tela” – Tesauro –
Folco -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Frixione” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza.
Frontino (catalogued by
it.wiki under “filosofi romani”and ‘scrittori romani’
Frontone
FROSINI. (Catania). Filosofo.
Grice: “I like Frosini; only in Italy a professor of jurisprudence – the
Italian H. L. A. Hart – would care to provide a theatrical ‘reduction’ of a
Sicilian ‘romanzo’! Genial – He has also written on Risorgimento families!” -- «Il progresso tecnologico è la nuova
democrazia di massa» (Vittorio Frosini in'intervistaalla trasmissione RAI
Mediamente ). Considerato il padre dell'Informatica in Italia, si devono a lui
le prime riflessioni generali sulle implicazioni esistenti tra diritto,
tecnologie e attività giudiziarie. Laureatosi alla a Pisa in filosofia e
studia a Catania. Studia la regolamentazione dell'informatica; ha presieduto
l'Associazione Italiana di Diritto dell'Informatica e di Giuritecnica e
l'Istituto di Teoria dell'interpretazione e di informatica giuridica presso la
Facoltà di Giurisprudenza dell'Roma "La Sapienza". Teorico di un
"umanesimo tecnologico" attento ai diritti civili, ha avviato una
ricostruzione sistematica dei problemi dell'informatica consapevole delle
diverse implicazioni economiche e sociali della regolamentazione giuridica. Nel
confronto costante tra diritto e tecnologie, il progresso produce una
evoluzione sociale continua che si riflette nel campo giuridico ed economico
come nei miglioramenti qualitativi dei diversi rapporti con le istituzioni,
favorendo un continuo e immediato confronto fra amministratori e amministrati
entro un rapporto diretto a carattere orizzontale, mentre prima era a carattere
“verticale” e così il cittadino diventa veramente attore della vita civile e
non più suddito. Di qui il profilarsi di una nuova democrazia di massa in cui si
realizza con apparente paradosso una nuova forma di libertà individuale, un
accrescimento della socialità umana che si è allargata sull'ampio orizzonte del
nuovo circuito delle informazioni, un potenziamento, dunque, dell'energia
intellettuale ed operativa del singolo vivente nella comunità». L'opera
centrale di Vittorio Frosini, Professore ed emerito di filosofia del diritto e
di informatica giuridica è indubbiamente “La struttura del diritto”. Il saggio
ebbe immediati riconoscimenti e una notevole fortuna in Italia dove ebbe
sei riedizioni pressoché inalterate. Quale suo autore ricevette un premio
dall'Accademia Nazionale dei Lincei dalle mani del Presidente della Repubblica
Italiana, Antonio Segni. Frosini è peraltro autore di saggi fondamentali
sul rapporto tra tecnologia e diritto quali: “Cibernetica: diritto e
società”; “Informatica, diritto e società” (Milano); “Giuffrè Il giurista e le
tecnologie dell'informazione” (Roma, Bulzoni); “La democrazia nel XXI secolo)”
(Roma, Ideazione ed.; , Macerata, Liberilibri); “La lettera e lo spirito della
legge” (Milano): Giuffrè Teoria e tecnica dei diritti umani” (Napoli, Edizioni
scientifiche Italiane; “Fondamentali sono anche i suoi scritti sulla rivista Informatica
e Diritto: “L'automazione elettronica nella giurisprudenza e nell'Amministrazione
Pubblica”; “La giuritecnica: problemi e proposte”; “Giustizia e informatica”; “La
protezione della riservatezza nella società informatica”; “L'esperienza OCSE
nel potenziamento degli scambi tecnologici connessi alla gestione delle
informazioni”; “L'informatica nella società contemporanea; “Riflessioni sui
contratti d'informatica”; “Il giurista nella società dell'informazione Riconoscimenti
A Vittorio Frosini sono dedicati: il premio nazionale di informatica
giuridica "Vittorio Frosini" della rivista Il diritto
dell'informazione e dell'informatica; la collezione di strumenti di calcolo e
di elaborazione automatica dei dati, utilizzati presso l'Istituto di Teoria
dell'Interpretazione e di Informatica Giuridica dell'Università "La Sapienza"
di Roma. MediaMente: "Il progresso tecnologico e ‘la nuova democrazia di
massa’", su mediamente.rai. "Net freedoms: i diritti di libertà in rete"
Dibattito sul diritto dell'informazione e dell'informatica | RadioRadicale Cfr. Frosini in una lucida testimonianza su
Università, Normale e Collegio Mussolini, Raimondo Cubeddu e Giuseppe
Cavera. Sabino Cassese, Vittorio Frosini
e lo spirito della legge, Il Sole; Frosini, La democrazia nel XXI secolo,
Macerata, Liberi libri, . Fondazione
Piero Calamandrei, Roberto Russano, degli scritti, Milano, A. Giuffrè, Vittorio
Frosini, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. La ‘morfogenesi dell’ordinamento giuridico’
in Vittorio Frosini, in "L'Ircocervo. Rivista elettronica italiana di
metodologia giuridica, teoria generale del diritto e dottrina dello stato"
Genesi filosofica e struttura giuridica della Società dell'informazione,
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, su edizioniesi. Vittorio Frosini.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Frosini” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza.
FUSARO. (Torino). Filosofo. Grice: “I like Fusaro –
he philosophised on a critique of conversational reason!” Diplomato al liceo Alfieri
di Torino, si laurea con “Marx” a Torino. Studia a Milano. Insegna Gramsci a
Harvard. Insegna a Milano. Cura “La
ragion populista” su Casa Pound. Membro del Risorgimento Meridionale per l'Italia.
Fonda Vox Italia. Si considera allievo
di Hegel e Marx. Tra gli italiani predilige Gramsci e Gentile. Tra i moderni
cita Spinoza, Fichte e Heidegger, con un'attenzione costante per le origini
romani della filosofia. Si occupa inoltre di storia della filosofia. Tra gli
filosofi studiati ci sono Koselleck, Blumenberg, oltre ai già citati Marx,
Hegel, Gramsci, Gentile, Spinoza e Fichte.
Tratta Marx nell'ottica dell'idealismo, accostando alla critica del
sistema capitalistico elementi dalla tradizione del comunitarismo e del
sovranismo. Segue le orme di Preve. Altre opere: “Speranza: un saggio
filosofico” (Il Prato); “La farmacia di Epicuro: la filosofia come terapia” (Il
Prato). “L’atomismo di Lucrezio: alle radici del materialismo” (Il Prato); “La
schiavitù salariata” (Il Prato); “Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero
rivoluzionario” – cfr. “Bentornato Grice! Rinascita della prammatica” (Bompiani);
“Essere senza tempo: il concetto filosofico d’accelerazione” (Bompiani); “Minima
mercatalia: il capitalismo” (Bompiani); “L'orizzonte in movimento. Modernità e
futuro in Koselleck, Il Mulino); Coraggio, Cortina); “Idealismo e prassi in Gentile”
(Il Melangolo); “Rivolta, dissidenza, scissione” (Barney); “Il futuro è nostro:
filosofia dell'azione” (Bompiani); “Stato commerciale chiuso” (Il Melangolo); “Essere-nel-mondo
e passione” (Feltrinelli); “Europa e capitalismo. Per riaprire il futuro”
(Mimesis); “Peccato nei Grundzüge” (Il Melangolo); “Altrimenti: il dissenso
conversazionale” Einaudi, “Coscienza del precariato” Bompiani “L’ordine
dell’amore” (Rizzoli); Processo alla Rivoluzione (Il Ponte Vecchio); “Marx
idealista: una lettura eretica del materialismo storico” Mimesis); “La notte del
mondo: arte e technica in Heidegger” tecnocapitalismo, UTET, Glebalizzazione.
La lotta di classe al tempo del populismo” (Rizzoli); “Il naturalismo di
Lucrezio” (Bompiani, Marx); “Il Lavoro salariato e capitale, Bompiani, Marx,
Forme di produzione pre-capitalistiche, Bompiani, Marx Friedrich Engels, Manifesto e princìpi
del comunismo, Bompiani, Marx Friedrich Engels, Ideologia” Bompiani, Johann
Gottlieb Fichte, “Missione del dotto, Bompiani); “L’epicureismo romano –
piacere” AlboVersorio, ESE, su uniese. Arriva al Teatro GiordanoFoggia ZON, in
Foggia ZON Curriculum Harvard, Department of Romance Languages, Rai Filosofia,
Diego Fusaro presenta Filosofico.net, su Il
di RAI Cultura dedicato alla filosofia. Diego Fusaro, Il Fatto
Quotidiano, su Il Fatto Quotidiano. 17 febbraio . Diego FusaroL'Interesse Nazionale, su diegofusaro.com. Passa dal marxismo 2.0 alla rivista più
vicina ai cattolici conservatori di CL, in Giornalettismo, Chiude Tempi,
licenziamento immediato per redazione e dipendenti, in L’Huffington Post, La
conversione del filosofo comunista: scriverà per la rivista di estrema destra,
su libero quotidiano, Author at Radio Radio, su Radio Radio. 14 marzo . Perché le turbo-stupidaggini di Fusaro non
fanno ridere ma sono pericolose, su The Vision, Gioia Tauro risultati elezioni
comunali , su corriere. Foligno, ecco l’eventuale giunta M5s: Assessore in
pectore alla cultura, su umbria Comunali Area ITALIA Regione UMBRIA Provincia
PERUGIA Comune FOLIGNO, elezionistorico,
"Valori di destra, idee di sinistra". Fusaro a bomba: nuovo
movimento ultra-sovranista, è l'anti-Salvini?, su libero quotidiano. Il
filosofo che difende il governo del cambiamento. E sogna la guerra tra popolo
ed élite, in Tiscali Notizie, Fusaro, Il capitale: un trionfo dell'idealismo
tedesco, Consorzio Festival filosofia, Il filosofo populista Panorama, in Panorama,
In memoria di Preve. Anti-europeismo
Euro-scetticismo, Meridionalismo, protezionismo, questione meridionale
Revisionismo del marxismo, revisionismo del Risorgimento, socialismo nazionale,
teoria del ferro di cavallo, sovranismo diegofusaro.com. YouTube. openMLOL, HorizonsRadio
Radicale. Filosofico.net La filosofia e
i suoi eroi. Diego Fusaro. Keywords: Lucrezio, italianita, romanita, Gramsci,
Gentile, arte, technica, filosofia della storia, peccato. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Fursaro: l’implicatura” – The Swimming-Pool Library.
FUSCHI. (Cesena). Filosofo. – Grice:
“I like Fuschi, and so does Eco, Rota, and Carlini! Fuschi opposes Aquina’s
truths and turns them into mistakes – since they involve things about the past
– where the apostles kept property – it’s all pretty unverifiable, -- still
Fuschi was thoroughly heretic!” – Grice: “Fuschi is the Italians’ Ockham!” -- Michele da Cesena Affresco di Andrea di
Buonaiuto nel Cappellone degli Spagnoli di Firenze. Al centro c'è papa
Innocenzo VI; in primo piano, tre ecclesiastici che discutono: Guglielmo da
Ockham, Michele da Cesena e l'arcivescovo di Pisa Simone Saltarelli.
Rispettivamente alla destra e alla sinistra del papa vi sono Egidio Albornoz e
Carlo IV di Lussemburgo. Di grande rilievo nelle vicende politiche ed
ecclesiastiche, noto soprattutto per essere stato ministro generale dell'Ordine
francescano. Dopo avere studiato a Parigi, venne eletto alla più alta
carica dell'Ordine francescano durante il capitolo generale tenuto a Napoli.
Durante quel capitolo vennero anche approvate le rinnovate Costituzioni
dell'Ordine, note (per essere state preparate da un gruppo di frati ad Assisi)
come Constitutiones Assisienses. Si distinse subito per una decisa
persecuzione nei confronti degli “spirituali, sostenitori dell'assoluta povertà
di Gesù Cristo e della necessità di una altrettanto rigorosa povertà
dell'ordine francescano. In questa opera di repressione, e appoggiato da
Giovanni XXII. Con le lettere bollate Sancta Romana e Gloriosam Ecclesiam Giovanni
XXII riprova e scomunicava tutti gli spirituali. Si voleva così chiudere il
"caso" della frattura tra gli spirituali e il resto dell'Ordine
francescano (la cosiddetta "comunità"), sospingendo i primi
nell’eresia e nella marginalità. Incalzati dalla persecuzione, Ubertino da
Casale e Angelo Clareno, i maggiori esponenti della corrente spirituale,
dovettero lasciare l'Ordine. A Marsiglia, per la prima volta erano stati bruciati
sul rogo quattro spirituali. Tuttavia, anche i rapporti tra Michele e
Giovanni XXII si deteriorarono. Il papa, infatti, aveva riaperto il dibattito a
proposito della povertà di Cristo, e finì per abolire (con la lettera bollata
Inter nonnullos) la "finzione" giuridica, in vigore fin dal tempo di Niccolò
III (regolamentata con lettera bollata Exiit qui seminat), secondo la quale i francescani
non possedevano nulla né come singoli, né come conventi, né come Ordine, ma era
la Santa Sede a detenere la proprietà di tutti i loro beni che poi venivano
gestiti per mezzo di procuratori. Durante il capitolo di Perugia i Francescani
difesero le loro tesi sulla povertà di Cristo e degli Apostoli, come singoli e
in comune. Il manifesto francescano di Perugia (più precisamente, due lettere
encicliche scritte dal Capitolo e indirizzate a tutti i frati) venne però
condannato dal papa. Ormai lo scontro tra Fuschi e Giovanni XXII era irreversibile.
Il ministro generale venne convocato dal papa ad Avignone e sospeso dalla sua
carica. Venne confermato dai Francescani alla carica di ministro generale nel
capitolo di Bologna. Giovanni XXII gli impose una residenza forzata ad
Avignone, ma fuggì con un piccolo gruppo di frati, tra i quali Occam e Bonagrazia
da Bergamo. I fuggitivi si imbarcarono nel porto di Aigues-Mortes e raggiunsero
a Pisa il campo di Ludovico il aro, candidato al trono del Sacro Romano
Impero. Il papa depose Fuschi dal suo ruolo di ministro generale con la
lettera bollata Cum Michaël de Caesena. Con la lettera bollata Dudum ad nostri,
Fuschi, Occam, e venivano scomunicati. Tale condanna venne rinnovata con la
lettera bollata Quia vir reprobus Michaël de Caesena. Durante il capitolo
generale convocato a Parigi venne eletto ministro generale Oddone. Una parte comunque
minoritaria dell'ordine francescano rimase fedele a Fuschi, rifiutando di
riconoscere l'autorità d’Oddone e del papa stesso, ritenuto eretico e quindi
ipso facto decaduto (nel suo scontro con il papa per la successione al trono imperiale,
Ludovico il aro face eleggere papa Rainalducci da Corbara con il nome di
Niccolò V. Esponente, con Occam e Marsilio da Padova, del gruppo di
intellettuali schierati sul fronte ghibellino e protetti da Ludovico il aro,
Fuschi visse alla corte. Nomina Occam suo successore e vicario, affidandogli il
sigillo dell'Ordine che era ancora in suo possesso. M. Niccoli nella
Enciclopedia Italiana, », C. Dolcini nel Dizionario Biografico degli Italiani
riporta. L’ultimo appello di M. fu pubblicato a Monaco e non si hanno notizie
su di lui. Altre opere: “Appellatio monacensis, Armando Carlini, Fra Michelino
e la sua eresia, prefazione di Renato Serra, Bologna, Nicola Zanichelli, Cattività
avignonese Disputa sulla povertà apostolica, “Il nome della rosa”; Ordine
francescano Riforma spirituale medioevale. TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Michele da Cesena e michelisti, -- michelismo e tomismo -- la voce nel
Dizionario del pensiero cristiano alternativo, sito Eresie Medioevo ereticale:
la disputa sulla povertà, su mondi medievali.net. Predecessore Ministro
generale dell'Ordine dei Frati MinoriSuccessoreFrancescocoa.png Alessandro
Bonini Gerardo Odonis Francescanesimo Disputa sulla povertà apostolica Filosofia.
Michele Fuschi. Keywords: “Occam
excommunicated” -- Modified Occam’s Razor”, “Cristo e povero” --
italiani eretici, tomismo, michelismo – Occam scommunicato. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Fuschi” – The Swimming-Pool Library.
Gaetani
(Martano).
Filosofo. Grice: “I like Gaetani, for one, he is a duke – and kept beautiful
gardens at Martano – he philosophised on the ‘ottocento’, as any philosopher
from the Novecento would!” Figlio di Carlo, conte di Castelmola, e Giuseppina
Chiriatti. La famiglia Gaetani annovera oltre al ramo dei Castelmola, anche
quello dei Laurenzana, di cui si ricorda il Barone Di Laurenzana, esponente del
movimento radicale. L'insegna araldica dei Castelmola è costituita da uno scudo
forgiato di due strisce blu ondeggianti che lo attraversano in senso
trasversale. I Gaetani, prima Caetani, vantarono alcuni papi, tra cui Bonifacio
VIII. Il padre, Carlo, avvocato, fu
ripetutamente eletto tra le file dei radicali nel Consiglio comunale di Napoli.
Da Napoli attiene, fino a tutta la Grande Guerra, alla cura del patrimonio
fondiario in Martano, acquisito dal matrimonio con Chiriatti. Questa infatti si
era trasferita a Napoli dopo l'uccisione del facoltosissimo padre Paolo,
nell'ambito di una torbida vicenda che vide infine coinvolta la madre di lei,
Maria Fortunato, quale mandante, assieme al prete Mariano, dato che i due erano
in tresca. Diviso il patrimonio tra le due figlie Giuseppina e Paolina
Chiriatti, e la madre stessa, vennero iniziati i lavori di costruzione del
palazzo Chiriatti-Gaetani. A Palazzo Chiriatti-Gaetani la famiglia venne a dimorare
mentre man mano la gestione delle fortune familiari passava in capo a Gaetani,
che si impegna in un'ardua opera di bonifica e di razionalizzazione colturale,
culminata con l'acquisto di diversi macchinari ad alta tecnologia. E però
proprio il malfunzionamento dell'attrezzatura finalizzata all'estrazione
dell'acqua dai pozzi, bene capitale nelle aride campagne della zona, a
determinare l'infiacchimento del capitale di famiglia e il progressivo
indebitamento verso il Banco di Napoli, che culmina con la fine del
fascismo. Frattanto Gaetani, che si fregiava del titolo di duca, a
seguito del matrimonio con la duchessa d'Ascoli, Leopoldina, si dedica alla
filosofia, mentre, del resto, ebbe a ricoprire la carica di Provveditore a
Potenza. La sua filosofia e ispirata dalla Francia, della che fu un grande
amatore, nonostante il fascismo e nonostante la sua adesione al regime, che ad
un certo punto ne impedì la circolazione in Italia. Crociano, segue lo schema
tracciato dal maestro, mentre l'ultimo ricordo della natia Martano fu un canto
dedicato alle tradizioni grike, di cui raccomandava appassionatamente la
conservazione e il culto. Nei giorni
furenti che precedettero il Referendum istituzionale appoggiò in pubblici
comizi la Monarchia, e per questo pagò dazio dovendosi allontanare all'indomani
del voto e rifugiarsi in Napoli, tutto teso negli studi letterari. Altre opere: Villon (Napoli); “Un carteggio
inedito di F. Bozzelli (S. Gaetani, F.Bozzelli), L'Aquila, Masseria, Martano
(Lecce); “Un bilancio letterario” (Roma); “Per onorare un maestro: il Torraca,
Napoli); “Catullo” (Roma); L'Ottocento” (Napoli); La bancarotta del rosso: commedia
in tre atti, Lecce); Per la venuta del Duce” (Lecce); “Bernardo Bellincioni,
Galatina (Lecce); “Il benedettino-cistercense d. Mauro cassoni nel Tempio,
nella scuola, negli studi: ), Leccel “Ricordi di Benedetto Croce, Napoli); Vicende
tipi e figure del Casino dell'Unione, Napoli); Napoli ieri e oggi: passeggiate e
ricordi, Milano-Napoli); Apud Neapolim..., Napoli); Fonti storiche e letterarie
intorno ai martiri di Otranto, Napoli.
Martano Caetani. Salvatore Gaetani. Keywords: l’implicatura di croce --
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gaetani” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza.
Gagliardi.
(Marino).
Filosofo. Grice: “I like Gagliardi;
I spent some time with medics at Richmond, talking Greek! Anyhow, Gagliardi
shows why the Angles prefer physician – since ‘medicare’ is such a trick!” –
Grice: “Philosophically interesting bit is that Gagliardi applies ‘medico’ and
qualifies it with ‘morale’!” –Nacque a Marino, feudo dei Colonna, nell'area dei
Colli Albani, come riferisce lMoroni nel suo Dizionario di erudizione, e come
riferito dallo stesso Gagliardi nel in "L'idea del vero medico fisico e
morale formato secondo li documenti ed operazioni di Ippocrate" (Roma). In
effetti, il cognome Gagliardi esiste all'epoca a Marino ed è tuttora
tramandato. Fu impegnato in ricerche morfologiche, microscopiche ed anatomo-patologiche
a proposito delle ossa, compiendo importanti scoperte in questo campo: in “Anatomia
delle ossa illustrata con le nuove scoperte", Roma) descrisse per primo la
struttura lamellare delle ossa. Inoltre effettua alcuni esami e ricerche
comparative tra le ossa umane e quelle del vitello. Descrisse probabilmente per
primo un caso di tubercolosi ossea. La sua opera fu piuttosto lodata, e l'
“Anatomia” fu ristampato. Fece importanti studi sul "mal di petto". Filosofa
sull'educazione morale. Diede anche ammonimenti contro i guaritori ciarlatani e
fornì alcuni suggerimenti deontologici.
Abitava nel rione Sant'Angelo, presso via delle Botteghe Oscure. In
questa strada un suo servo fu ucciso misteriosamente nottetempo. Durante le
villeggiature dei papi presso la Villa Pontificia di Castel Gandolfo Gagliardi
ha il privilegio di offrire la frutta al papa. Alessandro VIII gli conferì un
titolo nobiliare, ma non sappiamo quale.
I suoi lavori, conservati nelle maggiori biblioteche di Roma, rivestono
un particolare interesse se anche duecento anni dopo la loro scrittura, il
vice-direttore dell'Ospedale San Martino di Genova, Arata, diede alle stampe
una lettera inedita del Gagliardi sull'itterizia. Si ha svolto un proficuo lavoro
di ricerca su Gagliardi, scoprendo anche una firma del medico in margine ad un
saggio discusso all'Università La Sapienza.
Altre opere: “L'infermo istruito nelle scuole” (Roma); “Consigli
preventivi e curativi in tempo di contagio dati in forma di dialogo” (Roma); “Relazione
de' Mali di Petto che corrono presentemente nell'Archiospedale di Santo Spirito
in Sassia” (Roma); “L'educazione morale” (Roma). “Come sopra l'influenza
catarrale che presentemente regna in Roma e Stato ecclesiastico” (Roma). Note: Si
veda l'annotazione di “Due baiocchi” in "Castelli Romani", Bossi,
Dell'Istoria d'Italia antica, Enciclopedia TreccaniGagliardi, Domenico, Luciano
Sterpellone, I protagonisti della medicina, Girolamo Tiraboschi, Storia della
letteratura italiana, Lucarelli,
Domenico Gagliardi, Giornale de'
letterati d'Italia, Guillermo Olagüe de Ros, La "Relazione de' Male di
Petto" en el ambiente anatomo-clínico romano, in Dynamis: Acta hispanica
ad medicinae scientiarumque historiam illustrandam, Gaetano Moroni, Dizionario
di erudizione storico-ecclesiastica, Venezia, Tipografia Emiliani, Antonia
Lucarelli, Memorie marinesi, 1ª ed., Marino, Biblioteca di interesse locale
"Girolamo Torquati", Ordinamento universitario dello Stato Pontificio
Tubercolosi ossea Domenico Gagliardi, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Domenico Gagliardi.
Keywords: “a dull (if at a certain level adequate) answer to the fundamental
question about the conversational categoric imperative”; moralia, etica, mos,
ethos – Grice on morality – morals – educazione – “We learn not to tell lies
from our parents” Hardie, Ethica Nichomachaea, la formazione del carattere. “Empirical fact we’ve learned since childhood
and it would be difficult to diverge from the practice” – “This is a dull
empirical.” -- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Gagliardi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Galetti Enea?
Galilei (Pisa). Filosofo.
Galileo Galilei. Grice: “His father was, like mine, a musician.” – “La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che
continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si
può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i
caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i
caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali
mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi
vanamente per un oscuro laberinto”. Personaggio chiave della rivoluzione
scientifica, per aver esplicitamente introdotto il metodo scientifico (detto
anche "metodo galileiano" o "metodo sperimentale"), il suo
nome è associato a importanti contributi in fisica e in astronomia. Di primaria
importanza fu anche il ruolo svolto nella rivoluzione astronomica, con il
sostegno al sistema eliocentrico e alla teoria copernicana. I suoi principali
contributi al pensiero filosofico derivano dall'introduzione del metodo
sperimentale nell'indagine scientifica grazie a cui la scienza abbandonava, per
la prima volta, quella posizione metafisica che fino ad allora predominava, per
acquisire una nuova, autonoma prospettiva, sia realistica che empiristica,
volta a privilegiare, attraverso il metodo sperimentale, più la categoria della
quantità (attraverso la determinazione matematica delle leggi della natura) che
quella della qualità (frutto della passata tradizione indirizzata solo alla
ricerca dell'essenza degli enti) per elaborare ora una descrizione razionale
oggettiva[N 6] della realtà fenomenica. Sospettato di eresia e accusato di
voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture,
Galilei fu processato e condannato dal Sant'Uffizio, nonché costretto, il 22
giugno 1633, all'abiura delle sue concezioni astronomiche e al confino nella
propria villa di Arcetri. Nel corso dei secoli il valore delle opere di Galilei
venne gradualmente accettato dalla Chiesa, e 359 anni dopo, il 31 ottobre 1992,
papa Giovanni Paolo II, alla sessione plenaria della Pontificia accademia delle
scienze, riconobbe "gli errori commessi" sulla base delle conclusioni
dei lavori cui pervenne un'apposita commissione di studio da lui istituita nel
1981, riabilitando Galilei. La casa natale di Galilei Abitazione
all'800 Abitazione in via Giusti Dal libretto di battesimo di Galileo
riportante come luogo "in Chapella di S.to Andrea", si credeva fino
alla fine dell'800 che Galileo potesse essere nato vicino alla cappella di
Sant'Andrea in Kinseca nella fortezza San Gallo, il che presumeva che il padre
Vincenzo fosse un militare. In seguito fu identificata casa Ammannati, vicino
alla Chiesa di Sant'Andrea Forisportam, come la vera casa natale. Nacque a
Pisa, figlio di Vincenzo Galilei e di Giulia Ammannati. Gli Ammannati,
originari del territorio di Pistoia e di Pescia, vantavano importanti origini; Vincenzo
Galilei invece apparteneva ad una casata più umile, per quanto i suoi antenati
facessero parte della buona borghesia fiorentina. Vincenzo era nato a Santa
Maria a Monte, quando ormai la sua famiglia era decaduta ed egli, musicista di
valore, dovette trasferirsi a Pisa unendo all'esercizio dell'arte della musica,
per necessità di maggiori guadagni, la professione del commercio. La
famiglia di Vincenzo e di Giulia, contava oltre Galileo: Michelangelo Galilei,
che fu musicista presso il granduca di Baviera, Benedetto Galilei, morto in
fasce. Dopo un tentativo fallito di inserire Galileo tra i quaranta studenti
toscani che venivano accolti gratuitamente in un convitto di Pisa, fu ospitato
"senza spese" da Tebaldi, doganiere della città di Pisa, padrino di
battesimo di Michelangelo Galilei, e tanto amico di Vincenzo da provvedere alle
necessità della famiglia durante le sue lunghe assenze per lavoro. A Pisa,
Galilei conobbe Bartolomea Ammannati che curava la casa del rimasto vedovo
Tebaldi il quale, nonostante la forte differenza d'età, la sposò, probabilmente
per metter fine alle malignità, imbarazzanti per la famiglia Galilei, che si
facevano sul conto della giovane nipote. Successivamente fece i suoi primi
studi a Firenze, prima col padre, poi con un maestro di dialettica e infine
nella scuola del convento di Santa Maria di Vallombrosa, dove vestì l'abito di
novizio. Vincenzo iscrisse il figlio a Pisa con l'intenzione di fargli studiare
medicina, per fargli ripercorrere la tradizione del suo glorioso antenato
Galileo Bonaiuti e soprattutto per fargli intraprendere una carriera che poteva
procurare lucrosi guadagni. Nonostante il suo interesse per i progressi
sperimentali di quegli anni, la sua attenzione fu presto attratta dalla semiotica,
la logica, e la matematica – lo studio del segno -- che comincia a studiare
dall'estate del 1583, sfruttando l'occasione della conoscenza fatta a Firenze
di Ostilio Ricci da Fermo, un seguace della scuola matematica di Tartaglia. Caratteristica
del Ricci era l'impostazione che egli dava all'insegnamento della matematica:
non di una scienza astratta o formale, ma di una disciplina materiale che
servisse a risolvere i problemi pratici legati alla meccanica e alle tecniche
ingegneristiche. Fu, infatti, la linea di studio "Tartaglia-Ricci"
(prosecutrice, a sua volta, della tradizione facente capo ad Archimede) a
insegnare a Galileo l'importanza della precisione nell'osservazione dei dati e
il lato ‘prammatico’ della ricerca scientifica. È probabile che a Pisa abbia
seguito anche i corsi di filosofia naturale (fisica) tenuti dall'aristotelico
Bonamici. Durante la sua permanenza a Pisa arriva alla sua prima, personale
scoperta, che chiama l' “iso-cronismo” nelle oscillazioni di un pendolo.
Rinuncia a proseguire gli studi di medicina e anda a Firenze, dove approfondì i
suoi nuovi interessi, occupandosi di meccanica e di idraulica. Trova una
soluzione al "problema della corona" di Gerone inventando uno
strumento per la determinazione idrostatica del peso specifico dei “corpi”. L'influsso di Archimede e dell'insegnamento
del Ricci si rileva anche nei suoi studi sul centro di gravità dei solidi.
Cerca intanto una regolare sistemazione economica: oltre a impartire lezioni
private a Firenze e a Siena, andò a Roma a richiedere una raccomandazione per
entrare nello Studio di Bologna a Clavius, ma inutilmente, perché a Bologna gli
preferirono alla cattedra Magini. Su invito dell'Accademia Fiorentina tenne due
Lezioni circa la figura, sito e grandezza dell'Inferno, difendendo le ipotesi
già formulate da Manetti sulla
topografia dell'Inferno. Galilei si rivolse allora a Monte, matematico
conosciuto tramite uno scambio epistolare su questioni matematiche. Monte e fondamentale
nell'aiutare Galilei a progredire nella carriera universitaria, quando,
superando l'inimicizia di Giovanni de' Medici, un figlio naturale di Cosimo de'
Medici, lo raccoma al fratello cardinale Francesco Maria Del Monte, che a sua
volta parlò con il potente Duca di Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la
sua protezione, ebbe un contratto triennale per una cattedra a Pisa, dove
espose chiaramente il suo programma, procurandosi subito una certa ostilità
nell'ambiente accademico di formazione aristotelica. Il metodo che sigue e
quello di far dipendere quel che si dice da quel che si è detto, senza mai
supporre come vero quello che si deve spiegare. Questo metodo me l'hanno
insegnato i miei matematici, mentre non è abbastanza osservato da certi
filosofi quando insegnano elementi fisici. Per conseguenza quelli che imparano,
non sanno mai le cose dalle loro cause, ma le credono solamente per fede, cioè
perché le ha dette Aristotele. Se poi sarà vero quello che ha detto Aristotele,
sono pochi quelli che indagano; basta loro essere ritenuti più dotti perché
hanno per le mani maggior numero di testi aristotelici [...] che una tesi sia
contraria all'opinione di molti, non m'importa affatto, purché corrisponda alla
esperienza e alla ragione”. Frutto dell'insegnamento pisano è “De motu
antiquiora”, che raccoglie una serie di lezioni nelle quali egli cerca di dar
conto del problema del movimento. Base delle sue ricerche è il trattato,
pubblicato a Torino, “Diversarum speculationum mathematicarum liber d
Benedetti, uno dei fisici sostenitori della teoria dell'impeto come causa del
moto violento. Benché non si sapesse definire la natura dell’impeto impresso a
un corpo, questa teoria, elaborata da Filopono e poi sostenuta dai fisici parigini,
pur non essendo in grado di risolvere il problema, si opponeva alla
tradizionale spiegazione aristotelica del movimento come prodotto del mezzo nel
quale il corpo animato stesso si muove. A Pisa Galilei non si limitò alle
sole occupazioni scientifiche: risalgono infatti a questo periodo le sue “Considerazioni
sul Tasso” che avrebbero avuto un seguito con le Postille all'Ariosto. Si tratta
di note sparse su fogli e annotazioni a margine nelle pagine dei suoi volumi
della Gerusalemme e dell'Orlando furioso dove, mentre rimprovera al Tasso la
scarsezza della fantasia e la monotonia lenta dell'immagine e del verso, ciò
che ama nell'Ariosto non è solo lo svariare dei bei sogni, il mutar rapido
delle situazioni, la viva elasticità del ritmo, ma l'equilibrio armonico di
questo, la coerenza dell'immagine l'unità organica – pur nella varietà – del
fantasma poetico. La morte del padre lo lasciando l'onere di mantenere tutta la
famiglia: per il matrimonio della sorella Virginia, dovette provvedere alla
dote, contraendo dei debiti, così come avrebbe poi dovuto fare per le nozze
della sorella Livia con Galletti, e altri denari avrebbe dovuto spendere per
soccorrere le necessità della numerosa famiglia del fratello Michelangelo. Del
Monte intervenne ad aiutare nuovamente, raccomandandolo al prestigioso Studio
di Padova, dove era ancora vacante una catedra dopo la morte di Moleti. Le
autorità della Repubblica di Venezia emanarono il decreto di nomina, con un
contratto, prorogabile, di quattro anni e con uno stipendio di 180 fiorini l'anno.
Tenne a Padova il discorso introduttivo e dopo pochi giorni cominciò un corso
destinato ad avere un grande seguito presso gli studenti. Vi sarebbe restato
per diciotto anni, che avrebbe definito «li diciotto anni migliori di tutta la
mia età. Arriva a Venezia solo pochi mesi dopo l'arresto di Bruno a
Venezia. Nel dinamico ambiente di Padova (risultato anche del clima di relativa
tolleranza religiosa garantito dalla Repubblica veneziana), intrattenne rapporti cordiali anche con
personalità di orientamento filosofico lontano dal suo, come Cremonini,
filosofo rigorosamente aristotelico. Frequenta anche i circoli colti e gli ambienti
senatoriali di Venezia, dove strinse amicizia con Sagredo, che Galilei rese
protagonista del suo Dialogo sopra i massimi sistemi, e Sarpi, esperto di
semiotica. È contenuta proprio nella lettera
al frate servita la formulazione della legge sulla caduta dei gravi. Gli
spazii passati dal moto naturale esser in proportione doppia dei tempi, e per
conseguenza gli spazii passati in tempi eguali esser come ab unitate, et le
altre cose. Et il principio è questo: che il mobile naturale vadia crescendo di
velocità con quella proportione che si discosta dal principio del suo moto.
Galileo tiene a Padova lezioni di meccanica: il suo “Trattato di meccaniche” dovrebbe
essere il risultato dei suoi corsi, che avevano avuto origine dalle “Questioni
meccaniche” di Aristotele. A Padova Galileo attrezza con l'aiuto di un
artigiano che abitava nella sua stessa casa, una officina nella quale eseguiva
esperimenti e fabbricava strumenti che vendeva per arrotondare lo stipendio.
Perla macchina per portare l'acqua a livelli più alti ottenne dal Senato veneto
un brevetto ventennale per la sua utilizzazione pubblica. Da anche lezioni
private e ottenne aumenti di stipendio: dai 320 fiorini percepiti annualmente
passa ai 1.000. Una nuova stella fu
osservata d’Altobelli, il quale ne informò Galilei. Luminosissima, fu osservata
successivamente anche da Keplero, che ne fece oggetto di uno studio, il De Stella
nova in pede Serpentarii. Su quel fenomeno astronomico Galileo tenne tre
lezioni, il cui testo non ci è noto, ma contro le sue argomentazioni scrisse un
opuscolo Lorenzini, sedicente aristotelico originario di Montepulciano,su
suggerimento di Cremonini, e intervenne a sua volta con un opuscolo anche
Capra. Interpreta il fenomeno della ‘nuova stella’ come prova della mutabilità
dei cieli, sulla base del fatto che, non presentando la "nuova
stella" alcun cambiamento di parallasse, essa dovesse trovarsi oltre
l'orbita della Luna. A favore della tesi si pubblica “Dialogo de Cecco di
Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la Stella Nuova. Ronchitti difende la
validità del metodo della parallasse per determinare la distanza minima di cose
accessibili all'osservatore solo visivamente, quali sono gli astri. Rimane
incerta l'attribuzione del dialogo, se cioè sia opera dello stesso Galilei o di
Spinelli. Compose due trattati sulla fortificazione, la Breve introduzione
all'architettura militare e il Trattato di fortificazione. Fabbricò un compasso,
che descrisse in “Le operazioni del compasso geometrico et militare” (Padova). Il
compasso era strumento già noto e, in forme e per usi diversi, già utilizzato,
né Galileo pretese di attribuirsi particolari meriti per la sua invenzione; ma
Capra lo accusa di aver plagiato una sua precedente invenzione. Ribalta le
accuse di Capra, ottenendone la condanna da parte dei Riformatori dello Studio
padovano e pubblicò una Difesa contro alle calunnie et imposture di Baldessar
Capra milanese, dove ritorna anche sulla precedente questione della nuova
stella. L'apparizione della nuova stella crea grande sconcerto nella società e
Galileo non disdegna di approfittare del momento per elaborare, su commissione,
oroscopi personali, al prezzo di 60 lire venete. Peraltro, e messo sotto accusa
dall'Inquisizione di Padova a seguito di una denuncia di un suo ex-collaboratore,
che lo aveva accusato precisamente di aver effettuato oroscopi e di aver
sostenuto che gli astri determinano le scelte dell'uomo. Il procedimento, però,
fu energicamente bloccato dal Senato della Repubblica veneta e il dossier
dell'istruttoria venne insabbiato, così che di esso non giunse mai alcuna
notizia all'Inquisizione romana, ossia al Sant'Uffizio. Il caso venne
probabilmente abbandonato anche perché Galileo si era occupato di astrologia
natale e non di astrologia pro-gnostica o previsionale. La sua fama come
autore di oroscopi gli portò richieste, e senza dubbio pagamenti più
sostanziosi, da parte di cardinali, principi e patrizi, compresi Sagredo,
Morosini e qualcuno che si interessava a Sarpi. Scambia lettere con Gualterotti,
e, nei casi più difficili, con Brenzoni. Tra i temi natali calcolati e
interpretati figurano quelli delle sue due figlie, Virginia e Livia, e il suo
proprio, calcolato tre volte. Il fatto che si dedicasse a questa attività anche
quando non era pagato per farlo suggerisce che egli vi attribuisse un qualche
valore. Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che
credono in quello che vedono. (if you see that p, because you want that p). Non
sembra che, nella polemica sulla "nuova stella", Galilei si fosse già
pubblicamente pronunciato a favore della teoria elio-centrica di Copernico. Si
ritiene che egli, pur intimamente convinto copernicano, pensasse di non
disporre ancora di prove sufficientemente forti da ottenere invincibilmente
l'assenso della universalità dei filosofi. Tuttavia, espressa privatamente la
propria adesione al copernicanesimo a Keplero – che aveva pubblicato il suo
Prodromus dissertationum cosmographicarum scriveva. Ho già scritto molte
argomentazioni e molte confutazioni degli argomenti avversi, ma finora non ho
osato pubblicarle, spaventato dal destino dello stesso Copernico, nostro
maestro. Questi timori, però, svaniranno proprio grazie al cannocchiale, che
Galileo punterà per la prima volta verso il cielo. Di ottica si erano occupati
già Porta nella sua Magia naturalis e nel De refractione e Keplero negli Ad
Vitellionem paralipomena, opere dalle quali era possibile pervenire alla costruzione
del cannocchiale. Lo strumento fu costruito indipendentemente da Lippershey, un
ottico tedesco naturalizzato olandese. Galileo decise allora di preparare un
tubo di piombo, applicandovi all'estremità due lenti, ambedue con una faccia
piena e con l’altra sfericamente concava nella prima lente e convessa nella
seconda. Quindi, accostando l’occhio alla lente concava, percepii l’astro
abbastanza grande e vicino, in quanto essi apparivano tre volte più prossimi e
nove volte maggiori di quel che risultavano guardati con la sola vista
naturale. Presenta l'apparecchio come sua costruzione al governo di Venezia
che, apprezzando l'invenzione, gli raddoppiò lo stipendio e gli offrì un
contratto vitalizio d'insegnamento. L'invenzione, la riscoperta e la
ricostruzione del cannocchiale non è un episodio che possa destare grande
ammirazione. La novità sta nel fatto che Galileo è il primo a portare questo
strumento, usandolo in maniera prettamente logica e concependolo come un
potenziamento del sentire – il vedere. La grandezza di Galileo nei riguardi del
cannocchiale è stata proprio questa. Supera tutta una serie di ostacoli
concettuali (cf. Galileo sees that the star is nice +> without a telescope –
I could see the cow from the window) -- utilizzando suddetto strumento per
rafforzare le proprie tesi. Grazie al cannocchiale, Galileo propone una
nuova visione del mondo celeste. Giunge alla conclusione che, alle stelle
visibili ad occhio nudo, si aggiungono altre innumerevoli stelle mai scorte
prima d’ora. L'Universo, dunque, diventa più grande; Non c’è differenza di
natura fra la Terra e la Luna. Galileo arreca così un duro colpo alla visione
aristotelico-tolemaica geo-centrica del mondo, sostenendo che la superficie
della Luna non è affatto liscia e levigata bensì ruvida, rocciosa e costellata
di ingenti prominenze. Quindi, tra gli astri, almeno la Luna non possiede i caratteri
di assoluta perfezione che ad essa erano attribuiti dalla tradizione. Inoltre,
la Luna si muove, e allora perché non dovrebbe muoversi anche la Terra che è
simile dal punto di vista della costituzione? Vengono scoperti i un satellite
di Giove, che Galileo denomina “la stelle medicea”. Questa consapevolezza l’offre
l'insperata visione in cielo di un modello più piccolo dell'universo
copernicano. Le scoperte furono pubblicate nel Sidereus Nuncius, una copia del
quale Galileo invia a Cosimo II, insieme con un esemplare del suo cannocchiale
e la dedica dei quattro satelliti, battezzati da Galileo in un primo tempo
Cosmica Sidera e successivamente Medicea Sidera («pianeti medicei»). È evidente
l'intenzione di Galileo di guadagnarsi la gratitudine della Casa medicea, molto
probabilmente non soltanto ai fini del suo intento di ritornare a Firenze, ma
anche per ottenere un'influente protezione in vista della presentazione, di
fronte al pubblico degli studiosi, di quelle novità, che certo non avrebbero
mancato di sollevare polemiche. Chiede a Vinta, Primo Segretario di Cosimo
II, di essere assunto allo Studio di Pisa, precisando. Quanto al titolo et
pretesto del mio servizio, io desidererei, oltre al nome di Matematico, che S.
A. ci aggiugnesse quello di “filosofo”, professando io di havere studiato più
anni in filosofia, che mesi in matematica pura. Il governo fiorentino comunica
a Galileo l'avvenuta assunzione come «Matematico primario dello Studio di Pisa
et di” “Filosofo” del Ser.mo Gran Duca, senz'obbligo di leggere e di risiedere
né nello Studio né nella città di Pisa, et con lo stipendio di mille scudi
l'anno, moneta fiorentin. Galileo firma il contratto e raggiunse Firenze.
Qui giunto si premura di regalare a Ferdinando, figlio del granduca Cosimo, la
migliore lente ottica che aveva realizzato nel suo laboratorio organizzato
quando era a Padova dove, con l'aiuto dei mastri vetrai di Murano confezionava
occhialetti sempre più perfetti e in tale quantità da esportarli, come fece con
il cannocchiale mandato all'elettore di Colonia il quale a sua volta lo prestò
a Keplero che ne fece buon uso e che, grato, concluse la sua opera Narratio de
observatis a se quattuor Jovis satellitibus erronibus, così scrivendo. “Vicisti
Galilaee” -- riconoscendo la verità delle scoperte di Galilei. Ferdinando ruppe
la lente. Galilei gli regala qualcosa di meno fragile: una calamita armata, cioè
fasciata da una lamina di ferro, opportunamente posizionata, che ne aumenta la
forza d'attrazione in modo tale che, pur pesando solo sei once, il magnete sollevava
quindici libbre di ferro lavorato in forma di sepolcro. In occasione del trasferimento
a Firenze lascia la sua convivente, la veneziana Marina Gamba, conosciuta a
Padova, dalla quale aveva avuto tre figli: Virginia e Livia, mai legittimate, e
Vincenzio, che riconobbe. Affida a Firenze la figlia Livia alla nonna, con la
quale già convive l'altra figlia Virginia, e lascia Vincenzio a Padova alle
cure della madre e poi, dopo la morte di questa, a Bartoluzzi. In seguito,
resasi difficile la convivenza delle due bambine con Ammannati, Galileo fece
entrare le figlie nel convento di San Matteo, ad Arcetri (Firenze), costringendole
a prendere i voti non appena compiuti i rituali sedici anni. Virginia assunse
il nome di suor Maria Celeste, e Livia quello di suor Arcangela, e mentre
Virginia Galilei si rassegna alla sua condizione e rimase in contatto
epistolare con il padre, Livia non accetta mai l'imposizione. La pubblicazione
del Sidereus Nuncius suscita apprezzamenti ma anche diverse polemiche. Oltre
all'accusa di essersi impossessato, con il cannocchiale, di una scoperta che
non gli apparteneva, fu messa in dubbio anche la realtà di quanto egli asseriva
di aver scoperto. Sia Cremonini, sia Magini, che sarebbe l'ispiratore del
libello “Brevissima peregrinatio contra Nuncium Sidereum” da Horký, pur
accogliendo l'invito di Galilei a guardare attraverso il telescopio che egli
aveva costruito, ritennero di *non* vedere alcun supposto satellite di
Giove. Solo più tardi Magini si ricredette e con lui anche Clavius, che aveva
ritenuto che i satelliti di Giove individuati da Galilei fossero soltanto un'”illusione”
prodotta non direttamente dal corpo di Galileo mai dalla lente del telescopio.
Quest’obiezione e difficilmente confutabile. Conseguente sia alla bassa qualità
del sistema ottico del primo telescopio, sia all'ipotesi che la lente potessero
deformer la vision natural all’occhio nudo. Un appoggio molto importante fu
dato a Galileo da Keplero, che, dopo un iniziale scetticismo e una volta
costruito un telescopio sufficientemente efficiente, verifica l'esistenza
effettiva dei satelliti di Giove, pubblicando a Francoforte la “Narratio de
observatis a se quattuor Jovis satellitibus erronibus quos Galilaeus Galilaeus
mathematicus florentinus jure inventionis Medicaea sidera nuncupavit”. Poiché i
gesuiti del Collegio Romano sono considerati tra le maggiori autorità
scientifiche del tempo, si recò a Roma per presentare le sue scoperte. Fu
accolto con tutti gli onori da Paolo V e da Cesi, che lo iscrisse nei Lincei.
Galileo scrive a Vinta che i gesuiti avendo finalmente conosciuta la verità dei
nuovi Pianeti Medicei, ne hanno fatte da due mesi in qua continue osservazioni,
le quali vanno proseguendo; e le aviamo “riscontrate con le mie” e si
rispondano giustissime. Però, a quel tempo non sapeva ancora che l'entusiasmo
con il quale anda diffondendo e difendendo le proprie scoperte e teorie suscita
resistenze e sospetti precisamente in ambito ecclesiastico. Bellarmino
incarica i matematici vaticani di approntargli una relazione sulle nuove
scoperte fatte da un valente matematico per mezo d'un istrumento chiamato
cannone overo ochiale e la Congregazione del Santo Uffizio precauzionalmente
chiese all'Inquisizione di Padova se fosse mai stato aperto, in sede locale,
qualche procedimento a carico di Galilei. Evidentemente, la Curia Romana
comincia già a intravedere quali conseguenze avrebbero potuto avere questi singolari
sviluppi della filosofia sulla concezione generale del mondo e quindi, indirettamente,
sui sacri principi del cristanensimo. Scrisse il Discorso intorno alle cose che
stanno in su l'acqua, o che in quella si muovono, nel quale appoggiandosi alla
teoria di Archimede dimostra, contro Aristotele, che i corpi galleggiano o
affondano nell'acqua a seconda del loro peso specifico non della loro forma,
provocando la polemica risposta del Discorso apologetico d'intorno al Discorso
di Galileo Galilei di Colombe. Al Pitti, presenti il granduca, la granduchessa
Cristina e Barberini, allora suo grande ammiratore, diede una pubblica
dimostrazione sperimentale dell'assunto, confutando definitivamente
Colombe. Galilei accenna anche alle macchie solari, che sosteniene di
aver già osservate a Padova, senza però darne notizia: scrisse ancora, l'Istoria
e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti, pubblicata a Roma
dall'Accademia dei Lincei, in risposta a tre lettere di Scheiner che, indirizzate
a Welser, duumviro di Augusta, mecenate delle scienze e amico dei Gesuiti dei
quali era banchiere. A parte la questione della priorità della scoperta, Scheiner
sosteneva erroneamente che le macchie consistevano in sciami di astri rotanti
intorno al Sole, mentre Galileo le considerava materia fluida appartenente alla
superficie del Sole e ruotante intorno ad esso proprio a causa della rotazione
stessa della stella. L'osservazione delle macchie consentì, quindi, a
Galileo la determinazione del periodo di rotazione del Sole e la dimostrazione
che il cielo e la terra non erano due mondi radicalmente diversi, il primo solo
perfezione e immutabilità e il secondo tutto variabile e imperfetto. Infatti,
ribadì a Federico Cesi la sua visione copernicana scrivendo come il Sole si
rivolgesse «in sé stesso in un mese lunare con rivoluzione simile all'altre de
i pianeti, cioè da ponente verso levante intorno a i poli dell'eclittica: la
quale novità dubito che voglia essere il funerale o più tosto l'estremo e
ultimo giudizio della pseudofilosofia, essendosi già veduti segni nelle stelle,
nella luna e nel sole; e sto aspettando di veder scaturire gran cose dal
Peripato per mantenimento della immutabilità de i cieli, la quale non so dove
potrà esser salvata e celata». Anche l'osservazione del moto di rotazione del
Sole e dei pianeti era molto importante: rendeva meno inverosimile la rotazione
terrestre, a causa della quale la velocità di un punto all'equatore sarebbe di
circa 1700 km/h anche se la Terra fosse immobile nello spazio. La scoperta
delle fasi di Venere e di Mercurio, osservate da Galileo, non era compatibile
col modello geocentrico di Tolomeo, ma solo con quello geo-eliocentrico di
Tycho Brahe, che Galileo non prese mai in considerazione, e con quello
eliocentrico di Copernico. Galileo, scrivendo a Giuliano de' Medici il 1º
gennaio 1611, affermava che «Venere necessarissimamente si volge intorno al
sole, come anche Mercurio e tutti li altri pianeti, cosa ben creduta da tutti i
Pittagorici, Copernico, Keplero e me, ma non sensatamente[N 36] provata, come
ora in Venere e in Mercurio». Difese il modello eliocentrico e chiarì la sua
concezione della scienza in quattro lettere private, note come "lettere
copernicane" e indirizzate a padre Benedetto Castelli, due a monsignor
Pietro Dini, una alla granduchessa madre Cristina di Lorena. L'horror
vacui Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Vuoto
(filosofia). Secondo la dottrina aristotelica in natura il vuoto non esiste
poiché ogni corpo terreno o celeste occupa uno spazio che fa parte del corpo
stesso. Senza corpo non c'è spazio e senza spazio non esiste corpo. Sostiene
Aristotele che "la natura rifugge il vuoto" (natura abhorret a
vacuo), e perciò lo riempie costantemente; ogni gas o liquido tenta sempre di
riempire ogni spazio, evitando di lasciarne porzioni vuote. Un'eccezione però a
questa teoria era l'esperienza per la quale si osservava che l'acqua aspirata
in un tubo non lo riempiva del tutto ma ne rimaneva inspiegabilmente una parte
che si riteneva fosse del tutto vuota e perciò dovesse essere colmata dalla
Natura; ma questo non si verificava. Galilei rispondendo a una lettera
inviatagli nel 1630 da un cittadino ligure Giovan Battista Baliani confermò
questo fenomeno sostenendo che «la ripugnanza del vuoto da parte della Natura»
può essere vinta, ma parzialmente, e che, anzi, «lui stesso ha provato che è
impossibile far salire l’acqua per aspirazione per un dislivello superiore a 18
braccia, circa 10 metri e mezzo. Galilei quindi crede che l'horror vacui sia
limitato e non si chiede se in effetti il fenomeno fosse collegato al peso
dell'aria, come dimostrerà Evangelista Torricelli. La disputa con la
Chiesa Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Disputa
tra Galileo Galilei e la Chiesa. La denuncia del domenicano Tommaso Caccini. Il
cardinale Roberto Bellarmino Il 21 dicembre 1614, dal pulpito di Santa Maria
Novella a Firenze il frate domenicano Tommaso Caccini lanciava contro certi
matematici moderni, e in particolare contro Galileo, l'accusa di contraddire le
Sacre Scritture con le loro concezioni astronomiche ispirate alle teorie
copernicane. Giunto a Roma, il 20 marzo 1615, Caccini denunciò Galileo in
quanto sostenitore del moto della Terra intorno al Sole. Intanto a Napoli era
stato pubblicato il libro del teologo carmelitano Paolo Antonio Foscarini, la
Lettera sopra l'opinione de' Pittagorici e del Copernico, dedicata a Galileo, a
Keplero e a tutti gli accademici dei Lincei, che intendeva accordare i passi
biblici con la teoria copernicana interpretandoli «in modo tale che non gli
contradicano affatto». Bellarmino, già giudice nel processo di Giordano Bruno,
tuttavia affermava che sarebbe stato possibile reinterpretare i passi della
Scrittura che contraddicevano l'eliocentrismo solo in presenza di una vera
dimostrazione di esso e, non accettando le argomentazioni di Galileo,
aggiungeva che finora non gliene era stata mostrata nessuna, e sosteneva che
comunque, in caso di dubbio, si dovessero preferire le sacre scritture.
L'anno dopo il Foscarini verrà, per breve tempo, incarcerato e la sua Lettera
proibita. Intanto il Sant'Uffizio stabilì, il 25 novembre 1615, di procedere
all'esame delle Lettere sulle macchie solari e Galileo decise di venire a Roma
per difendersi personalmente, appoggiato dal granduca Cosimo: «Viene a Roma il
Galileo matematico» – scriveva Cosimo II al cardinale Scipione Borghese – «et
viene spontaneamente per dar conto di sé di alcune imputazioni, o più tosto
calunnie, che gli sono state apposte da' suoi emuli». Il papa ordinò a
Bellarmino di convocare Galileo e di ammonirlo di abbandonare la suddetta
opinione; e se si fosse rifiutato di obbedire, il Padre Commissario, davanti a
un notaio e a testimoni, di fargli precetto di abbandonare del tutto quella
dottrina e di non insegnarla, non difenderla e non trattarla». Il cardinale
Bellarmino diede comunque a Galileo una dichiarazione in cui venivano negate
abiure ma in cui si ribadiva la proibizione di sostenere le tesi copernicane:
forse gli onori e le cortesie ricevute malgrado tutto, fecero cadere Galileo
nell'illusione che a lui fosse permesso quello che ad altri era vietato. Comparvero
nel cielo tre comete, fatto che attirò l'attenzione e stimolò gli studi degli
astronomi di tutta Europa. Fra essi il gesuita Orazio Grassi, matematico del
Collegio Romano, tenne con successo una lezione che ebbe vasta eco, la
Disputatio astronomica de tribus cometis anni MDCXVIII: con essa, sulla base di
alcune osservazioni dirette e di un procedimento logico-scolastico, egli
sosteneva l'ipotesi che le comete fossero corpi situati oltre al «cielo della Luna»
e la utilizzava per avvalorare il modello di Tycho Brahe, secondo il quale la
Terra è posta al centro dell'universo, con gli altri pianeti in orbita invece
intorno al Sole, contro l'ipotesi eliocentrica. Galilei decise di
replicare per difendere la validità del modello copernicano. Rispose in modo
indiretto, attraverso lo scritto Discorso delle comete di un suo amico e
discepolo, Mario Guiducci, ma in cui la mano del maestro era probabilmente
presente. Nella sua replica Guiducci sosteneva erroneamente che le comete non
erano oggetti celesti, ma puri effetti ottici prodotti dalla luce solare su
vapori elevatisi dalla Terra, ma indicava anche le contraddizioni del
ragionamento di Grassi e le sue erronee deduzioni dalle osservazioni delle
comete con il cannocchiale. Il gesuita rispose con uno scritto intitolato Libra
astronomica ac philosophica, firmato con lo pseudonimo anagrammatico di Lotario
Sarsi, attaccava direttamente Galilei e il copernicanesimo. Galilei a
questo punto rispose direttamente: fu pronto il trattato Il Saggiatore. Scritto
in forma di lettera, fu approvato dagli accademici dei Lincei e stampato a
Roma. Dopo la morte di papa Gregorio XV, con il nome di Urbano VIII saliva al
soglio pontificioBarberini, da anni amico ed estimatore di Galileo. Questo convinse
erroneamente Galileo che risorge la speranza, quella speranza che era ormai
quasi del tutto sepolta. Siamo sul punto di assistere al ritorno del prezioso
sapere dal lungo esilio a cui era stato costrett, come scritto al nipote del
papa Francesco Barberini. Galileo resenta una teoria rivelatasi
successivamente erronea delle comete come apparenze dovute ai raggi solari. In
effetti, la formazione della chioma e della coda delle comete, dipendono
dall'esposizione e dalla direzione delle radiazioni solari, dunque Galilei non
aveva tutti i torti e Grassi ragione, il quale essendo avverso alla teoria
copernicana, non poteva che avere un'idea sui generis dei corpi celesti. La
differenza tra le argomentazioni di Grassi e quella di Galileo era tuttavia
soprattutto di metodo, in quanto il secondo basava i propri ragionamenti sulle
esperienze. Galileo scrisse infatti la celebre metafora secondo la quale la
filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto
innanzi a gli occhi “(io dico l'universo)” mettendosi in contrasto con Grassi
che si richiamava all'autorità dei maestri del passato e di Aristotele per
l'accertamento della verità sulle questioni naturali. Giunse a Roma per
rendere omaggio al papa e strappargli la concessione della tolleranza della
Chiesa nei confronti del sistema copernicano, ma nelle sei udienze concessegli
da Urbano VIII non ottenne da questi alcun impegno preciso in tal senso. Senza
nessuna assicurazione ma con il vago incoraggiamento che gli veniva dall'esser
stato onorato da papa Urbano – che concesse una pensione al figlio Vincenzio –
Galileo ritenne di poter rispondere finalmente, nel settembre del 1624, alla
Disputatio di Francesco Ingoli. Reso formale omaggio all'ortodossia cattolica,
nella sua risposta Galileo dovrà confutare le argomentazioni anticopernicane
dell'Ingoli senza proporre quel modello astronomico, né rispondere alle
argomentazioni teologiche. Nella Lettera Galileo enuncia per la prima volta
quello che sarà chiamato il principio della relatività galileiana: alla comune
obiezione portata dai sostenitori della immobilità della Terra, consistente
nell'osservazione che i gravi cadono perpendicolarmente sulla superficie
terrestre, anziché obliquamente, come apparentemente dovrebbe avvenire se la
Terra si muovesse, Galileo risponde portando l'esperienza della nave nella
quale, sia essa in movimento uniforme o sia ferma, i fenomeni di caduta o, in
generale, dei moti dei corpi in essa contenuti, si verificano esattamente nello
stesso modo, perché «il moto universale della nave, essendo comunicato all'aria
ed a tutte quelle cose che in essa vengono contenute, e non essendo contrario
alla naturale inclinazione di quelle, in loro indelebilmente si
conserva».[65] Dialogo Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento
in dettaglio: Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Galilei comincia
il suo nuovo lavoro, un Dialogo che, confrontando le diverse opinioni degli
interlocutori, gli avrebbe consentito di esporre le varie teorie correnti sulla
cosmologia, e dunque anche quella copernicana, senza mostrare di impegnarsi
personalmente a favore di nessuna di esse. Ragioni di salute e familiari
prolungarono la stesura dell'opera. Dovette prendersi cura della numerosa
famiglia del fratello Michelangelo, mentre il figlio Vincenzio, laureatosi in
legge a Pisa si sposa con Sestilia Bocchineri, sorella di Geri Bocchineri, uno
dei segretari del duca Ferdinando, e di Alessandra. Per esaudire il desiderio
della figlia Maria Celeste, monaca ad Arcetri, di averlo più vicino, affitta
vicino al convento il villino «Il Gioiello». Dopo non poche vicissitudini per
ottenere l'imprimatur ecclesiastico, l'opera venne pubblicata. Nel
Dialogo i due massimi sistemi messi a confronto sono quello geo-centrico e quello
elio-centrico. Tre sono i protagonisti: due sono personaggi reali, amici di
Galileo, Salviati e Sagredo, nello cui palazzo si fingono tenute la
conversazione. Il terzo protagonista è ‘Simplicio,’ un commentatore di
Aristotele, oltre a sottintendere il suo semplicismo scientifico. Simplicio è
il sostenitore del sistema geo-centrico, mentre l'opposizione elio-centrica è
sostenuta da Salviati e Sagredo. Il Dialogo ricevette molti elogi, ma si
diffusero le voci di una proibizione. Riccardi scrive ad Egidi che per ordine
del Papa il “Dialogo” non doveva più essere diffuso. Gli chiedeva di
rintracciare le copie già vendute e di sequestrarle. Il Papa adirato accusa
Galileo di aver raggirato i ministri che avevano autorizzato la pubblicazione.
L’Inquisizione romana sollecita quella fiorentina perché notificasse a Galileo
l'ordine di comparire a Roma entro il mese di ottobre davanti al Commissario
generale del Sant'Uffizio. Galileo, in parte perché malato, in parte perché
spera che la questione potesse aggiustarsi in qualche modo senza l'apertura del
processo, ritarda per tre mesi la partenza; di fronte alla minacciosa
insistenza del Sant'Uffizio, parte per Roma in lettiga. Il processo
comincia con il primo interrogatorio di Galileo, al quale Maculano contesta di
aver ricevuto un precetto con il quale Bellarmino gli avrebbe intimato di abbandonare
la teoria elio-centrica, di non sostenerla in nessun modo e di non insegnarla. Nell'interrogatorio
Galileo nega di aver avuto conoscenza del precetto e sostenne di non ricordare
che nella dichiarazione di Bellarmino vi fossero le parole “quovis modo” (in
qualsiasi modo) e “nec docere” (non insegnare). Incalzato dall'inquisitore,
Galileo non solo ammise di non avere detto cosa alcuna del sodetto precetto, ma
anzi arriva a sostenere che nel detto Dialogo mostra il contrario di detta
opinione del Copernico, e che le ragioni di Copernico sono invalide e non
concludenti. Concluso il primo interrogatorio, Galileo fu trattenuto, pur sotto
strettissima sorveglianza, in tre stanze del palazzo dell'Inquisizione, con
ampia e libera facoltà di passeggiare. Il giorno successivo all'ultimo
interrogatorio, nella sala capitolare del convento domenicano di Santa Maria
sopra Minerva, presente e inginocchiato Galileo, fu emessa la sentenza dai inquisitori
generali contro l'eretica pravità, nella quale si riassume la lunga vicenda del
contrasto fra Galileo e il cristanesimo, cominciata con lo scritto Delle
macchie solari e l'opposizione dei cristiani al modello Copernicano. Nella
sentenza si sostiene poi che il documento fosse un'effettiva ammonizione a non
difendere o insegnare la teoria copernicana. Imposta l'abiura con cuor
sincero e fede non finta e proibito il Dialogo, e condannato al carcere formale
ad arbitrio nostro e alla pena salutare della recita settimanale dei sette
salmi penitenziali per tre anni, riservandosi l'Inquisizione di moderare, mutare
o levar in tutto o parte le pene e le penitenze. Se la leggenda della frase di
Galileo, «E pur si muove», pronunciata appena dopo l'abiura, serve a suggerire
la sua intatta convinzione della validità del modello copernicano, la conclusione
del processo segna la sconfitta del suo programma di diffusione della filosofia,
fondata sull'osservazione rigorosa dei fatti e sulla loro verifica sperimentale
– contro il cristenesimo che produce esperienze come fatte e rispondenti al suo
bisogno senza averle mai né fatte né osservate – e contro i pregiudizi del
senso comune, che spesso induce a ritenere reale qualunque apparenza: una
filosofia che insegna a non aver più fiducia nell'autorità, nella tradizione e
nel senso commune e che vuole insegnare a pensare. La sentenza di condanna
prevedeva un periodo di carcere a discrezione del Sant'Uffizio e l'obbligo di
recitare per tre anni, una volta alla settimana, i salmi penitenziali. Il
rigore letterale fu mitigato nei fatti. La prigionia consistette nel soggiorno
coatto per cinque mesi presso Palazzo Niccolini, a Trinità dei Monti e di qui,
in Palazzo Piccolomini a Siena. Quanto ai salmi penitenziali, Galileo incarica
di recitarli, con il consenso della Chiesa, la figlia Livia, suora di clausura.
Piccolomini favore Galileo, permettendogli di incontrare personalità della
città e di dibattere questioni scientifiche. A seguito di una lettera che
denunci l'operato, il Sant'Uffizio provvide, accogliendo una stessa richiesta
avanzata in precedenza da Galilei, a confinarlo nell'isolata villa del
Gioiello, che possede nella campagna di Arcetri. Si l’intima di stare da solo,
di non chiamare ne di ricevere alcuno, per il tempo ad arbitrio di Sua Santita.
Solo i familiari poaaono fargli visita, dietro preventiva autorizzazione: anche
per questo motivo gli fu particolarmente dolorosa la morte di Livia. Poté
tuttavia mantenere corrispondenza con amici ed estimatori: a Diodati consolandosi
delle sue sventure che l'invidia e la malignità “mi hanno machinato contro” con
la considerazione che l'infamia ricade sopra i traditori e i costituiti nel più
sublime grado dell'ignoranza. Da Diodati seppe della versione in latino che Bernegger
anda facendo a Strasburgo del suo Dialogo e gli riferì di Rocco, purissimo
peripatetico, e remotissimo dall'intender nulla di filosofia che scrive a
Venezia mordacità e contumelie contro di lui. Questa, e altre lettere,
dimostrano quanto poco Galileo avesse rinnegato le proprie convinzioni
copernicane. Dopo il processo scrive e pubblica “Discorsi e dimostrazioni
matematiche intorno a due nuove scienze attinenti la mecanica e i moti locali”,
organizzato come un dialogo che si svolge in quattro giornate fra i tre
medesimi protagonisti del precedente Dialogo dei massimi sistemi: Sagredo,
Salviati e Simplicio. Nella prima giornata si tratta della resistenza dei
materiali. La diversa resistenza deve essere legata alla struttura della
particolare materia e Galileo, pur senza pretendere di pervenire a una
spiegazione del problema, affronta l'interpretazione atomistica di Democrito,
considerandola un'ipotesi capace di rendere conto di fenomeni fisici. In
particolare, la possibilità dell'esistenza del vuoto – prevista da Democrito –
viene ritenuta una seria ipotesi scientifica e nel vuoto – ossia
nell'inesistenza di un qualunque mezzo in grado di opporre resistenza – Galileo
sostiene giustamente che tutte le cose discendeno con eguale velocità, in
opposizione con Aristotele che ritiene l'impossibilità concettuale di un moto
in un vuoto. Dopo aver trattato della statica e della leva nella seconda
giornata, nella terza e nella quarta si occupa della dinamica, stabilendo le
leggi del moto uniforme, del moto naturalmente accelerato e del moto
uniformemente accelerato e delle oscillazioni del pendolo. Intraprende
corrispondenza con Bocchineri. La famiglia Bocchineri di Prato aveva dato una
giovane, di nome Sestilia, sorella di Alessandra, per moglie al figlio di Galilei,
Vincenzio. Quando Galilei incontra Bocchineri, questa è una donna che si
è affinata e ha coltivato la sua intelligenza, sposa di Buonamici, un
importante diplomatico che diventerà buon amico di Galilei. Bocchineri e
Galilei si scambiano numerosi inviti per incontrarsi e Galilei non manca di
elogiare l'intelligenza di Bocchineri dato che sì rare si trovano donne che
tanto sensatamente discorrino come ella fa. Con la cecità e l'aggravarsi delle
condizioni di salute è costretto talvolta a rifiutare gli invite NON *SOLO* per
le molte indisposizioni che mi tengono oppresso in questa mia gravissima età,
ma perché son ritenuto ancora in carcere, per quelle cause che benissimo son
note. L'ultima lettera mandata di
"non volontaria brevità". «Vide / sotto l'etereo padiglion rotarsi /
più mondi, e il Sole irradïarli immoto, onde all'Anglo che tanta ala vi stese /
sgombrò primo le vie del firmamento. E tumulato nella Basilica di Santa Croce a
Firenze. Il Cristenesimo mantenne la sorveglianza anche nei confronti degli
allievi. Quando i seguaci diedero vita al Cimento, esso intervenne presso il Granduca,
e il Cimento e sciolto. Convinto della correttezza della cosmologia
copernicana, Galileo era ben consapevole che essa fosse ritenuta in contraddizione
con il testo cristiano che sostenevano invece una concezione geocentrica dell'universo.
Il cristanesimo considera le Sacre Scritture ispirate dallo Spirito Santo, la
teoria eliocentrica poteva essere accettata, fino a prova contraria, soltanto
come semplice ipotesi (“ex supposition”) o modello matematico, senza alcuna
attinenza con la reale posizione dei corpi celesti. Proprio a questa condizione
il “De revolutionibus orbium coelestium” di Copernico non e condannato dalle
autorità ecclesiastiche e menzionato nell'Indice dei libri proibiti. Galileo si
inserì nel dibattito sul rapporto fra scienza e fede con la lettera a Castelli.
Difese il modello copernicano sostenendo che esistono *due* verità
necessariamente non in contraddizione o in conflitto fra loro. La Bibbia è
certamente un testo sacro di ispirazione divina e dello Spirito Santo, ma
comunque scritto in un preciso momento storico con lo scopo di orientare il
lettore verso la comprensione della vera religione. Per questa ragione, come
già avevano sostenuto molti esegeti tra i quali *Lutero* e Keplero, i fatti
della Bibbia sono stati necessariamente scritti in modo tale da poter essere
compresi anche dagli antichi e dalla gente comune. Occorre quindi discernere,
come già sostenuto da Agostino, il messaggio propriamente basato nella fede
dalla descrizione, storicamente connotata ed inevitabilmente narrativa e
didascalica, di fatti, episodi e personaggi. Dal che seguita, che qualunque
volta alcuno, nell'esporla, volesse fermarsi sempre nel nudo suono litterale, splicito,
potrebbe, errando esso, far apparire nelle Scritture non solo contraddizioni e
proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora. Poi che
sarebbe necessario dare a Dio e piedi e mani e occhi, e non meno affetti di un
corpora quasi-umanio, come d'ira, di pentimento, d'odio ed anco tal volta la
dimenticanza delle cose passate e l'ignoranza delle future.” Lettera alla granduchessa
di Toscana. Il noto episodio biblico della richiesta di Giosuè a Dio di fermare
il Sole per prolungare il giorno era usato in ambito ecclesiastico a sostegno
del sistema geo-centrico. Galileo sostenne invece che in quel modo il giorno
non si sarebbe allungato, in quanto nel sistema geo-centrio la rotazione diurna (giorno/notte)
non dipende dal Sole, ma dalla rotazione del Primum Mobile. La Bibbia deve
essere re-interpretata e bisogna “alterar” il “senso” delle parole, e dire che
quando la Scrittura dice che Dio ferma il Sole, voleva dire che ferma 'l primo
mobile, ma che, per accomodarsi alla capacità di quei che sono a fatica idonei
a intender il nascere e 'l tramontar del Sole, lo Spirito Santo dice al
contrario di quel che avrebbe detto parlando a uomini sensati. Nel sistema
elio-centrico la rotazione del Sole sul proprio asse provoca sia la rivoluzione
della Terra attorno al Sole, sia la rotazione diurna (giorno/notte) della Terra
attorno all'asse terrestre. Quindi l'episodio biblico ci mostra manifestamente
la falsità e impossibilità del mondano sistema aristotelico e Tolemaico, e
all'incontro benissimo s'accomoda co 'l Copernicano.. Infatti se Dio avesse
fermato il Sole assecondando la richiesta di Giosuè, ne avrebbe necessariamente
bloccato la rotazione assiale (unico suo movimento previsto nel sistema
copernicano), provocando di conseguenza - secondo Galileo - l'arresto sia della
(ininfluente) rivoluzione annuale, sia della rotazione terrestre diurna
prolungando quindi la durata del giorno. A questo proposito, è interessante la
critica proposta da Koestler, in cui sostiene che Galileo sape meglio di
chiunque altro che se la terra si fermasse bruscamente, montagne, case, città,
crollerebbero come un castello di carte. Il più ignorante dei frati, senza
sapere nulla del momento di inerzia, sape benissimo quel che succedeva quando i
cavalli e la carrozza frenavano di colpo o quando una nave finiva contro gli
scogli. Se si interpreta la Bibbia secondo Tolomeo, il brusco arresto del Sole
non aveva effetti fisici degni di nota e il miracolo rimaneva credibile al pari
di qualsiasi altro miracolo. In base all'interpretazione di Galileo, Giosuè
avrebbe distrutto non soltanto gli Amorrei, ma la terra intera! Sperando di far
passare queste sciocchezze penose, Galileo rivela il suo disprezzo per gli
avversari. Fece analoghe considerazioni in lettere a Dini, le quali destarono
preoccupazione negli ambienti conservatori per le idee innovative, il carattere
polemico e l'ardimento coi quali Galilei sostene che alcuni passi della Bibbia
dovessero venir re-interpretati alla luce del sistema copernicano. Le Sacre Scritture
si occupano di Dio. La filosofia naturale, che fa indagini sulla Natura si fondarsi
su «sensate esperienze» e «necessarie dimostrazioni». La Bibbia e la Natura non
possono contraddirsi perché derivano entrambe da Dio. Di conseguenza, in caso
di discordia apparente, non sarà la scienza a dover fare un passo indietro,
bensì gli interpreti del testo sacro che dovranno cercare al di là del “significato”
splicito superficiale (explicatura). Le Sacre Scritture sono conforme soltanto
"al comun modo del volgo", ossia si adatta non già alle competenze
degli "intendenti", ma ai limiti conoscitivi dell'uomo comune,
velando così con una sorta di “allegoria” il “senso più profondo” di un
enunciato.. Se il “messaggio” “letterale” diverge da un enunciato del filosofo
naturale, non lo può mai il suo “contenuto” "recondito" e più
autentico, ricavabile dall'interpretazione delle Sacre Scriture oltre i suoi “significato”
più epidermico. Circa il rapporto tra filosofia e la rivelazione, celebre è la
sua frase: «intesi da persona ecclesiastica costituita in eminentissimo grado,
l'*intenzione* dello Spirito Santo essere d'*in-segn-arci* come si vadia al
cielo, e non come vadia il cielo», usualmente attribuita Baronio. Si noti che,
applicando tale criterio, Galileo non avrebbe potuto usare il passo biblico di
Giosuè per cercare di dimostrare un presunto accordo tra testo sacro e sistema
copernicano o la supposta contraddizione tra la Bibbia e il modello tolemaico.
Deriva invece proprio da tale criterio la teoria di Galileo secondo la quale
esistono *due* sorgenti di *conoscenza* che sono in grado di rivelare la stessa
verità che proviene da Dio. Il primo è le
Sancte Scritture, scritte dal spirito santo in termini comprensibili al
"volgo", che ha essenzialmente valore salvifico e di redenzione
dell'anima, e richiede quindi un'attenta inter-pretazione delle affermazioni
relative ai fenomeni naturali che in essa sono descritti. Il secondo è questo
grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico
l'universo), scritto in simboli», che va letto (decifrato) secondo la ragione
(non la fede) e non va pos-posto alle Sancte Scriture ma, per essere *ben* o
corretamente interpretato, deve essere studiato con gli strumenti di cui Dio –
nostro genitore -- ci ha dotati: sentire, il giudicare, il discorrire. Nella
disputa filosofica di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalla
autorità di luoghi delle Sancte Scritture, ma dall’esperienza sensata (a posteriori)
e dalla di-mostrazioni necessaria (dall’assiomi, a priori): perché, procedendo
di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la Natura – la fisi dei grecchi
--, quella come ‘dettatura’ (dictature – dettato ed impiegato) dello Spirito
Santo, e questa ‘dettatura’ come osservantissima esecutrice de gli ordini di
Dio, nostro genitore.” La filosofia – regina scientiarum – La ‘materia’ della
filosofia la rende d'importanza primaria (metafisica come filosofia prima,
filosofia naturale come filosofia seconda. La flosofia non pretendere di pronunciare
giudizi su una verità specifica (la porta e chiusa). Al contrario, se una certa
esperienza non si accorda con un assioma, allora e quest’assioma che deve
essere ri-letti alla luce della experienza. Non vi può essere, in definitiva,
dis-accordo tra ragione ed experienza, essendo, per definizione, entrambe vere.
Ma, in caso di *apparente* contraddizione su un fenomeno naturale, occorre
modificare l'interpretazione dell’assioma per adeguarla all’esperienza.
Aristotele – con il suo geo-centrimo -- non differe sostanzialmente da Galileo.
Aristotele ammetteva la necessità di rivedere l'interpretazione
dell’esperienza. Ma nel caso del sistema elio-centrico, Bellarmino sostenne,
ragionevolmente, che non vi fossero una prova conclusive a suo favore. Dico che
quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo (o
nostro sistema pianetario) e la terra nel terzo cielo, e che il sole (elio) non
circonda la terra (gea), ma la terra circonda il sole, allhora bisogneria andar
con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più
tosto dire che “non l'intendiamo” – cf. Grice on metaphor and ‘My neighbour’s
three-year old is an adult”), che dire che sia “falso” (‘You’re the cream in my
coffee”, “My neighbour’s three-year old understands Russell’s Theory of Types”)
quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia tal dimostratione, fin che
non mi sia mostrata. L’ esperienzia di visione – osservazione -- con gli
strumenti allora disponibili, della parallasse stellare (che si sarebbe dovuta
riscontrare come l’effetto dello spostamento della Terra rispetto al cielo
delle stelle fisse) costituiva invece evidenza contraria alla teoria elio-centrica.
In tale contesto, Aristotele ammetteva quindi che si parlasse di una teoria o
ipotesi o modello elio-centrico solo “ex suppositione” (come ipotesi matematica
geometrica o aritmetica). La difesa di Galileo ex professo (con cognizione di
causa e competenza, di proposito e intenzionalmente) della teoria geo-centrica
quale “reale” descrizione fisica del sistema solare e delle orbite dei pianete
si scontrò quindi, inevitabilmente, con la posizione ufficiale d’Aristotele.
Tale contrapposizione sfociò nel processo a Galilei, che si concluse con la
condanna per veemente sospetto di eresia" e l'abiura forzata delle sue
concezioni astronomiche. RiAl di là dal giudizio storico, giuridico e
morale sulla condanna a Galilei, le questioni di carattere epistemologico filosofico
e di “ermeneutica” che furono al centro del processo sono state oggetto di
riflessione da parte di Grice.
che spesso ha citato la
vicenda di Galileo per esemplificare, talora in termini volutamente
paradossali, il suo pensiero in merito a tali questioni. Contro Feyerabend,
sostenitore di un'anarchia epistemologica, Grice sostenne che Aristotele si
attenne alla ragione più che Galilei, e prese in considerazione anche le
conseguenze etiche e sociali della teoria elio-centrica. La sentenza
aristotelica contro Galilei e razionale e giusta, e solo per motivi di
opportunità politica se ne può legittimare la revision. Questa provocazione sarà
poi ripresa da Ratzinger, dando luogo a contestazioni da parte dell'opinione
pubblica. Ma il vero scopo per cui Grice espresso tale provocatoria
affermazione e "solo mostrare la contraddizione di coloro che approvano
l’eliocentrismo di Galileo e condannano il geo-centrismo aristotelico, ma poi
verso il lavoro dei loro contemporanei sono rigorosi come lo erano
gl’aristotelichi ai tempi di Galileo. Nel corso dei secoli che seguirono,
l’aristotelismo modifica la propria posizione nei confronti di Galilei. Il Sant'Uffizio
concesse l'erezione di un mausoleo in suo onore nella chiesa di Santa Croce in
Firenze. Benedetto XIV olse dall'Indice i libri che insegnavano il moto della
Terra (“e pur si muove”) con ciò ufficializzando quanto già di fatto aveva
fatto Alessandro VII con il ritiro di un dicreto. La definitiva
autorizzazione all'”in-segna-mento” del moto della terra e dell'immobilità del
sole arriva con un decreto della Sacra Congregazione dell'inquisizione
approvato da Pio VII. Particolarmente significativo risulta il contributo
di Newman, a pochi anni dalla abilitazione dell'insegnamento dell'eliocentrismo
e quando le teorie di Newton sulla gravitazione risultavano ormai affermate e
provate sperimentalmente. Newman riassume il rapporto dell'elio-centrismo con Aristotele.
«Quando il sistema copernicano comincia a diffondersi, quale aristotelico non
sarebbe stato tentato dall'inquietudine, o almeno dal timore dello scandalo,
per l'apparente contraddizione che esso implicava con una certa autorevole tradizione?
Generalmente si accetta che la terra e immobile e che il sole, fissato in un
solido firmamento, ruota intorno alla terra. Dopo un po' di tempo, tuttavia, e
un'analisi completa, si scoprì che Aristotele non aveva deciso quasi niente su
questioni come questa e che la scienza fisica poteva muoversi in questa sfera
di pensiero quasi a piacere, senza timore di scontrarsi con l’adagio, “Master dixit””.
Newman compie della vicenda Galileo come conferma, e non negazione, di
Aristotele. E certamente un fatto molto significativo, considerando con quanta
ampiezza e quanto a lungo fosse stata sostenuta dai aristotelichi una certa
interpretazione di questa affermazione fisica geo-centrica, che Aristotele non
l'abbia formalmente riconosciuta (la teoria del geocentrismo, ndr). Guardando
alla questione da un punto di vista umano, e inevitabile che essa dovesse far
propria quell'opinione. Ma ora, accertando la nostra posizione rispetto
all’esperienza, troviamo che malgrado gli abbondanti commenti che fin
dall'inizio essa ha sempre fatto su Aristotele, com'è suo compito e suo diritto
fare, tuttavia, è sempre stata indotta a spiegare formalmente Aristotele o a dar
loro un senso di autorità che l’esperienza può mettere in discussione. Paolo VI
fece avviare la revisione del processo e con l'intento di porre una parola
definitiva riguardo a queste polemicheGiovanni Paolo II auspicò che fosse
intrapresa una ricerca interdisciplinare sui difficili rapporti di Galileo con
la Chiesa e istituì una Commissione per lo studio della controversia
tolemaico-copernicana nella quale il caso Galilei si inserisce. Il papa ammise,
nel discorso in cui annuncia l'istituzione della commissione, che"Galileo
ebbe molto a soffrire, non possiamo nasconderlo, da parte di uomini
aristotelichi. Si cancella la condanna e chiarì la sua interpretazione sulla
questione teologica scientifica galileiana riconoscendo che la condanna di Galilei
fu dovuta all'ostinazione di entrambe le parti nel non voler considerare le
rispettive teorie come semplici ipotesi non comprovate sperimentalmente e,
d'altra parte, alla mancanza di perspicacia, ovvero di intelligenza e
lungimiranza, dei filosofi aristotelichi che lo condannarono, incapaci di
riflettere sui propri criteri di interpretazione di Aristotele e responsabili
di aver inflitto molte sofferenze a Galilei. Come dichiara Giovanni Paolo II, come
la maggior parte dei suoi avversari aristotelichi, Galileo non fa distinzione
tra quello che è l'approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione
sulla natura, di ordine “filosofico”, che esso generalmente richiama. È per
questo che Galilei rifiutò il suggerimento che gli era stato dato di presentare
come un'ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse
confermato da prove irrefutabili. Era quella, peraltro, un'esigenza del metodo
sperimentale di cui egli fu l’iniziatore. Il problema che si posero dunque i
aristotelichi era quello della compatibilità dell'eliocentrismo e Aristotele.
Così l’esperienza, con i suoi metodi e la libertà di ricerca che essi
suppongono, obbligava gl’aristotelichi ad interrogarsi sui loro criteri di
interpretazione di Aristotele. La maggior parte non seppe farlo. Il giudizio
pastorale che richiedeva la teoria copernicana e difficile da esprimere nella
misura in cui il geocentrismo sembrava far parte dell’insegnamento stesso
d’Aristotele. Sarebbe stato necessario contemporaneamente vincere delle abitudini
di pensiero e inventare una pedagogia capace di illuminare il popolo. La storia
del pensiero scientifico del Medioevo e del Rinascimento, che si comincia ora a
comprendere un po' meglio, si può dividere in due periodi, o meglio, perché
l'ordine cronologico corrisponde solo molto approssimativamente a questa
divisione, si può dividere, grosso modo, in tre fasi o epoche, corrispondenti
successivamente a tre differenti correnti di pensiero: prima la fisica
aristotelica; poi la fisica dell'impetus, iniziata, come ogni altra cosa, dai
Greci ed elaborata dalla corrente dei Nominalisti; e infine la fisica
galileiana. Fra le maggiori scoperte che Galilei fece guidato dagli
esperimenti, si annoverano un primo approccio fisico alla relatività, poi noto
come “relatività galileiana”, la scoperta delle quattro lune principali di
Giove, dette appunto “satelliti galileiani” (Io, Europa, “Ganimede” e
Callisto), il principio di inerzia, seppur parzialmente. Compì anche
studi sul moto di caduta dei gravi e riflettendo sui moti lungo i piani
inclinati scoprì il problema del "tempo minimo" nella caduta dei corpi
materiali, e studia varie traiettorie, tra cui la spirale paraboloide e la
cicloide. Nell'ambito delle sue ricerche di matematica – geometria ed
aritmetica -- si avvicinò alle proprietà dell'infinito introducendo un celebre
paradosso di Galileo. Galilei incoraggiò Cavalieri a sviluppare le idee del
maestro e di altri sulla geometria con il metodo degli indivisibili, per
determinare aree e volumi: questo metodo rappresentò una tappa fondamentale per
l'elaborazione del calcolo infinitesimale. Quando Galilei fece rotolare le
sue sfere su di un piano inclinato con un peso scelto da lui stesso, e
Torricelli fece sopportare all’aria un peso che egli stesso sapeva già uguale a
quello di una colonna d’acqua conosciuta fu una rivelazione luminosa per tutti
gli investigatori della natura. Essi compresero che la ragione vede solo ciò
che lei stessa produce secondo il proprio disegno, e che essa deve costringere
la natura a rispondere alle sue domande; e non lasciarsi guidare da lei, per
dir così, colle redini; perché altrimenti le nostre osservazioni, fatte a caso
e senza un disegno prestabilito, non metterebbero capo a una legge necessaria. Galilei
fu uno dei protagonisti della fondazione del metodo scientifico espresso con
linguaggio matematico e pose l'esperimento come strumento a base dell'indagine
sulle leggi della natura, in contrasto con Aristotele e la sua analisi
qualitativa del cosmo. Hanno sin qui la maggior parte dei filosofi creduto che
la superficie della luna fosse pulita tersa e assolutissimamente sferica, e se
qualcuno disse di credere, che ella fusse aspra e muntuosa fu reputato parlare
più presto favolusamente, che filosoficamente. Ora io questa istessa lunare asserisco
il primo, non più per immaginazione, ma per sensata esperienza e necessaria
dimostrazione, che egli è di superficie piena di innumerevoli cavità ed
eminenze, tanto rilevate che di gran lunga superano le terrene montuosità. Già
nella lettera a Welser a proposito della polemica sulle macchie solari, Galilei
si domandava che cosa l'uomo nella sua ricerca vuole arrivare a
conoscere. «O noi vogliamo specolando tentar di penetrar l'essenza vera
ed intrinseca delle sustanze naturali; o noi vogliamo contentarci di venir in
notizia d'alcune loro affezioni» Ed ancora: per conoscenza intendiamo
l'arrivare a cogliere i principi primi dei fenomeni o come questi si
sviluppano? «Il tentar l'essenza, l'ho per impresa non meno impossibile e
per fatica non men vana nelle prossime sustanze elementari che nelle
remotissime e celesti: e a me pare essere egualmente ignaro della sustanza
della Terra che della Luna, delle nubi elementari che delle macchie del Sole;
né veggo che nell'intender queste sostanze vicine aviamo altro vantaggio che la
copia de' particolari, ma tutti egualmente ignoti, per i quali andiamo vagando,
trapassando con pochissimo o niuno acquisto dall'uno all'altro. La ricerca dei
principi primi essenziali comporta dunque una serie infinita di domande poiché
ogni risposta fa nascere una nuova domanda: se noi ci chiedessimo quale sia la
sostanza delle nuvole, una prima risposta sarebbe che è il vapore acqueo ma poi
dovremo chiederci che cos'è questo fenomeno e dovremo rispondere che è acqua,
per chiederci subito dopo che cos'è l'acqua, rispondendo che è quel fluido che
scorre nei fiumi ma questa «notizia dell'acqua» è soltanto «più vicina e
dependente da più sensi», più ricca di informazioni particolari diverse, ma non
ci porta certo la conoscenza della sostanza delle nuvole, della quale sappiamo
esattamente quanto prima. Ma se invece vogliamo capire le «affezioni», le
caratteristiche particolari dei corpi, potremo conoscerle sia in quei corpi che
sono da noi distanti, come le nuvole, sia in quelli più vicini, come l'acqua. Occorre
dunque intendere in modo diverso lo studio della natura. «Alcuni severi
difensori di ogni minuzia peripatetica», educati nel culto di Aristotele,
credono che «il filosofare non sia né possa esser altro che un far gran pratica
sopra i testi di Aristotele» che portano come unica prova delle loro teorie. E
non volendo «mai sollevar gli occhi da quelle carte» rifiutano di leggere
«questo gran libro del mondo» (cioè dall'osservare direttamente i fenomeni),
come se «fosse scritto dalla natura per non esser letto da altri che da
Aristotele, e che gli occhi suoi avessero a vedere per tutta la sua posterità.
Invece i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra
un mondo di carta.A fondamento del metodo scientifico quindi ci sono il rifiuto
dell'essenzialismo e la decisione di cogliere solo l'aspetto quantitativo dei
fenomeni nella convinzione di poterli tradurre tramite la misurazione in numeri
così che si abbia una conoscenza di tipo matematico, l'unica perfetta per
l'uomo che la raggiunge gradatamente tramite il ragionamento così da eguagliare
lo stesso perfetto conoscere divino che la possiede interamente e
intuitivamente. Però...quanto alla verità di che ci danno cognizione le
dimostrazioni matematiche, ella è l'istessa che conosce la sapienza divina. Il
metodo galileiano si dovrà comporre quindi di due aspetti principali: sensata
esperienza, ovvero l'esperimento distinto dalla comune osservazione della
natura, che deve infatti seguire a un'attenta formulazione teorica, ovvero a
ipotesi (metodo ipotetico-sperimentale) che siano in grado di guidare
l'esperienza in modo che essa non fornisca risultati arbitrari. Galileo non
ottenne la legge di caduta dei gravi dalla mera osservazione, altrimenti ne
avrebbe dedotto che un corpo cade più rapidamente tanto più è pesante (un sasso
nell'aria arriva prima a terra di una piuma per via dell'attrito). Studiò
invece il moto dei corpi in caduta controllandolo con un piano inclinato,
costruendo cioè un esperimento che gli permettesse di ottenere risultati più
precisi. Anche l'esperimento mentale può essere un utile strumento di
dimostrazione e permise a Galileo di confutare le dottrine aristoteliche sul
moto. necessaria dimostrazione, ovvero un'analisi matematica e rigorosa dei risultati
dell'esperienza, che sia in grado di trarre da questa risultati universali e
ogni conseguenza in modo necessario e non opinabile espressi dalla legge
scientifica. In questo modo Galileo concluse che tutti i corpi nel vuoto
precipitano con una velocità proporzionale al tempo di caduta, anche se
chiaramente non aveva effettuato esperimenti considerando tutti i possibili
corpi con differenti forme e materiali. La dimostrazione va ulteriormente
verificata, con ulteriori esperienze, ovvero il cosiddetto cimento che è
l'esperimento concreto con cui va sempre verificato l'esito di ogni
formulazione teorica. Sintetizzando la natura del metodo galileiano, Rodolfo
Mondolfo infine aggiunge che: «Il vincolo stabilito da Galileo tra
osservazione e dimostrazione le esperienze fatte mediante i sensi e le
dimostrazioni logico-matematiche della loro necessità – era un vincolo
reciproco, non unilaterale: né le esperienze sensibili dell’ osservazione
potevano valere scientificamente senza la relativa dimostrazione della loro
necessità, né la dimostrazione logica e matematica poteva raggiungere la sua
"assoluta certezza oggettiva" come quella della natura senza
appoggiarsi all’ esperienza nel suo punto di partenza e senza trovare la sua
conferma in essa nel suo punto d’ arrivo. È questa l'originalità del metodo
galileiano: avere collegato esperienza e ragione, induzione e deduzione,
osservazione esatta dei fenomeni e elaborazione di ipotesi e questo, non
astrattamente ma, con lo studio di fenomeni reali e con l'uso di appositi
strumenti tecnici. La terminologia scientifica in Galilei Fondamentale è
stato il contributo di Galileo al linguaggio scientifico, sia in campo
matematico, sia, in particolare, nel campo della fisica. Ancora oggi in questa
disciplina molto del linguaggio settoriale in uso deriva da specifiche scelte
dello scienziato pisano. In particolare, negli scritti di Galileo molte parole
sono tratte dal linguaggio comune e vengono sottoposte ad una
"tecnificazione", cioè l'attribuzione ad esse di un significato
specifico e nuovo (una forma, quindi, di neologismo semantico). È il caso di
"forza" (seppur non in senso newtoniano), "velocità",
"momento", "impeto", "fulcro", "molla"
(intendendo lo strumento meccanico ma anche la "forza elastica"),
"strofinamento", "terminatore", "nastro". Un
esempio del modo in cui Galileo nomina gli oggetti geometrici è in un brano dei
Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze: «Voglio
che ci immaginiamo esser levato via l'emisferio, lasciando però il cono e
quello che rimarrà del cilindro, il quale, dalla figura che riterrà simile a
una scodella, chiameremo pure scodella. Come si vede, nel testo ad una
terminologia specialistica ("emisferio", "cono",
"cilindro") si accompagna l'uso di un termine che denota un oggetto
della vita quotidiana, cioè "scodella". Galilei è ricordato nella
storia anche per le sue riflessioni sui fondamenti e sugli strumenti
dell'analisi scientifica della natura. Celebre la sua metafora riportata nel
Saggiatore, dove la matematica viene definita come il linguaggio (o la
semiotica, o i ‘signi’ – il segno -- in cui è scritto libro della natura:
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta
aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se
prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è
scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli,
cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a
intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un
oscuro laberinto. In questo brano Galilei mette in collegamento le parole
"matematica", "filosofia" e "universo", dando
così inizio a una lunga disputa fra i filosofi della scienza in merito a come
egli concepisse e mettesse in relazione fra loro questi termini. Ad esempio,
quello che qui Galileo chiama "universo" si dovrebbe intendere,
modernamente, come "realtà fisica" o "mondo fisico" in
quanto Galileo si riferisce al mondo materiale conoscibile matematicamente.
Quindi non solo alla globalità dell'universo inteso come insieme delle
galassie, ma anche di qualsiasi sua parte o sottoinsieme inanimato. Il termine
"natura" includerebbe invece anche il mondo biologico, escluso
dall'indagine galileiana della realtà fisica. Per quanto riguarda
l'universo propriamente detto, Galilei, seppur nell'indecisione, sembra
propendere per la tesi che sia infinito: «Grandissima mi par l’inezia di
coloro che vorrebbero che Iddio avesse fatto l’universo più proporzionato alla
piccola capacità del loro discorso che all’immensa, anzi infinita, sua potenza»
Egli non prende una posizione netta sulla questione della finitezza o infinità
dell'universo; tuttavia, come sostiene Rossi, «c'è una sola ragione che lo
inclina verso la tesi dell'infinità: è più facile riferire l'incomprensibilità
all'incomprensibile infinito che al finito che non è comprensibile». Ma Galilei
non prende mai esplicitamente in considerazione, forse per prudenza, la
dottrina di Giordano Bruno di un universo illimitato e infinito, senza un
centro e costituito di infiniti mondi tra i quali Terra e Sole che non hanno
alcuna preminenza cosmogonica. Lo scienziato pisano non partecipa al dibattito
sulla finitezza o infinità dell'universo e afferma che a suo parere la
questione è insolubile. Se appare propendere per l'ipotesi della infinitezza lo
fa con motivazioni filosofiche in quanto, sostiene, l'infinito è oggetto di
incomprensibilità mentre ciò che è finito rientra nei limiti del comprensibile.
Il rapporto fra la matematica di Galileo e la sua filosofia della natura, il
ruolo della deduzione rispetto all'induzione nelle sue ricerche, sono stati
riportati da molti filosofi al confronto fra aristotelici e platonici, al
recupero dell'antica tradizione greca con la concezione archimedea o anche
all'inizio dello sviluppo nel XVII secolo del metodo sperimentale. La
questione è stata così ben espressa dal filosofo medievalista Moody. Quali sono
i fondamenti filosofici della fisica di Galileo e quindi della scienza moderna
in genere? Galileo è sostanzialmente un platonico, un aristotelico o nessuno
dei due? Si limitò, come sostiene Duhem, a rilevare e perfezionare una scienza
meccanica che aveva avuto origine nel Medioevo cristiano e i cui principi
fondamentali erano stati scoperti e formulati da Buridano, da Nicola Oresme e
dagli altri esponenti della cosiddetta "fisica dell’ impetus" del XIV
secolo? Oppure, come sostengono Cassirer e Koyré, voltò le spalle a questa
tradizione dopo averla brevemente processata nella sua dinamica pisana e
ripartì ispirandosi ad Archimede e Platone? Le controversie più recenti su
Galileo sono consistite in larga misura in un dibattito circa il valore
fondamentale e l’ influsso storico che su di lui avevano esercitato le
tradizioni filosofiche, platoniche e aristoteliche, scolastiche e antiscolastiche.
Galileo viveva in un'epoca in cui le idee del platonismo si erano diffuse
nuovamente in tutta Europa e in Italia e probabilmente anche per questa ragione
i simboli della matematica vengono da lui identificati con entità geometriche e
non con numeri. L'uso dell'algebra derivato dal mondo arabo nel dimostrare
relazioni geometriche era invece ancora insufficientemente sviluppato ed è solo
con Leibniz e Isaac Newton che il calcolo differenziale divenne la base dello
studio della meccanica classica. Galileo infatti nel mostrare la legge di
caduta dei gravi si servì di relazioni e similitudini geometriche. Da una
parte, per alcuni filosofi come Alexandre Koyré, Ernst Cassirer, Edwin Arthur
Burtt (1892–1989), la sperimentazione fu certamente importante negli studi di
Galileo e giocò anche un ruolo positivo nello sviluppo della scienza moderna.
La sperimentazione stessa, come studio sistematico della natura, richiede un
linguaggio con cui formulare domande e interpretare le risposte ottenute. La
ricerca di questo linguaggio era un problema che aveva interessato i filosofi
sin dai tempi di Platone e Aristotele, in particolare rispetto al ruolo non
banale della matematica nello studio delle scienze della natura. Galilei si
affida a esatte e perfette figure geometriche che però non possono mai essere
riscontrate nel mondo reale, se non al massimo come rozza
approssimazione. Oggi la matematica nella fisica moderna è utilizzata per
costruire modelli del mondo reale, ma ai tempi di Galileo questo tipo di
approccio non era affatto scontato. Secondo Koyré, per Galileo il linguaggio
della matematica gli permette di formulare domande a priori prima ancora di
confrontarsi con l'esperienza, e così facendo orienta la stessa ricerca delle
caratteristiche della natura attraverso gli esperimenti. Da questo punto di
vista, Galileo seguirebbe quindi la tradizione platonica e pitagorica, dove la
teoria matematica precede l'esperienza e non si applica al mondo sensibile ma
ne esprime la sua intima natura. La visione aristotelica Altri studiosi di
Galilei, come Stillman Drake, Pierre Duhem, John Herman Randall Jr., hanno
invece sottolineato la novità del pensiero di Galileo rispetto alla filosofia
platonica classica. Nella metafora del Saggiatore la matematica è un linguaggio
e non è direttamente definita né come l'universo né come la filosofia, ma è
piuttosto uno strumento per analizzare il mondo sensibile che era invece visto
dai platonici come illusorio. Il linguaggio sarebbe il fulcro della metafora di
Galileo, ma l'universo stesso è il vero obbiettivo delle sue ricerche. In
questo modo secondo Drake, Galileo si allontanerebbe definitivamente dalla
concezione e dalla filosofia platonica per accostarsi invece alla filosofia aristotelica
per cui ogni realtà deve avere in sé stessa le leggi del proprio costituirsi. La
sintesi tra platonismo e aristotelismo Secondo Eugenio Garin Galileo invece,
con il suo metodo sperimentale, vuole identificare nel fatto osservato
"aristotelicamente" una necessità intrinseca, espressa
matematicamente, dovuta al suo legame con la causa divina "platonica"
che lo produce facendolo "vivere". Alla radice di gran parte della
nuova scienza, da Leonardo a Galileo, accanto al desiderio tutto rinascimentale
di non lasciare intentata via alcuna, è viva la certezza che il sapere ha
aperta innanzi a sé la possibilità di una salda cognizione. Se noi
ripercorriamo la Teologia platonica, vi troviamo al centro questa tesi,
largamente e minutamente discussa nel libro secondo: alla mente di Dio sono
presenti tutte le essenze; la divina volontà, che poteva non creare, ha
manifestato la sua generosità col dare concreta e mondana realizzazione alle
eterne idee facendole vivere. La fecondità del concetto di creazione si rivela
nel dono della vita che Dio ha dato, e poteva non dare. Ma la volontà non tocca
quel mondo razionale che costituisce l'eterna ragione divina, il verbo divino,
cui dunque si conforma e si adegua questo mondo il quale, platonicamente,
rispecchia l'ideale razionalità per il tramite dell'intermediario matematico:
"numero, pondere et mensura". La mente umana, raggio del Verbo
divino, è nelle sue radici impiantata essa pure in Dio; è in Dio partecipe in
qualche modo dell'assoluta certezza. La scienza nasce così per il
corrispondersi di questa struttura razionale del mondo, impiantata nell'eterna
sapienza divina, e della mente umana partecipe di questa luce divina di
ragione. Studi sul moto La descrizione quantitativa del movimento
Rappresentazione dell'evoluzione moderna dei diagrammi utilizzati da Galileo
nello studio del moto. Ad ogni punto di una linea corrisponde un tempo e una
velocità (segmento giallo che termina con un punto blu). L'area gialla della
figura così ottenuta corrisponde quindi allo spazio totale percorso nell'intervallo
di tempo (t2-t1). Dilthey vede Keplero e Galilei come le massime espressioni
nel loro tempo di "pensieri calcolatori" che si disponevano a
risolvere, tramite lo studio delle leggi del movimento, le esigenze della
moderna società borghese: «Il lavoro degli opifici urbani, i problemi
sorti dall’invenzione della polvere da sparo e dalla tecnica delle
fortificazioni, i bisogni della navigazione relativamente ad apertura di
canali, a costruzione e armamento di navi, avevano fatto della meccanica la
scienza preferita del tempo. Specialmente in Italia, nei Paesi Bassi e in
Inghilterra, questi bisogni erano assai vivaci, e provocarono la ripresa e
continuazione degli studi di statica degli antichi e le prime ricerche nel
nuovo campo della dinamica, specialmente per opera di Leonardo, del Benedetti e
dell'Ubaldi. Galilei fu infatti uno dei protagonisti del superamento della
descrizione aristotelica della natura del moto. Già nel medioevo alcuni autori,
come Giovanni Filopono nel VI secolo, avevano osservato contraddizioni nelle
leggi aristoteliche, ma fu Galileo a proporre una valida alternativa basata su
osservazioni sperimentali. Diversamente da Aristotele, per il quale esistono
due moti "naturali", cioè spontanei, dipendenti dalla sostanza dei
corpi, uno diretto verso il basso, tipico dei corpi di terra e d'acqua, e uno
verso l'alto, tipico dei corpi d'aria e di fuoco, per Galileo qualunque corpo
tende a cadere verso il basso nella direzione del centro della Terra. Se vi
sono corpi che salgono verso l'alto è perché il mezzo nel quale si trovano,
avendo una densità maggiore, li spinge in alto, secondo il noto principio già
espresso da Archimede: la legge sulla caduta dei gravi di Galileo, prescindendo
dal mezzo, è pertanto valida per tutti i corpi, qualunque sia la loro
natura. Per raggiungere questo risultato, uno dei primi problemi che
Galileo e i suoi contemporanei dovettero risolvere fu quello di trovare gli
strumenti adatti a descrivere quantitativamente il moto. Ricorrendo alla matematica,
il problema era quello di capire come trattare eventi dinamici, come la caduta
dei corpi, con figure geometriche o numeri che in quanto tali sono
assolutamente statici e sono privi di alcun moto. Per superare la fisica
aristotelica, che considerava il moto in termini qualitativi e non matematici,
come allontanamento e successivo ritorno al luogo naturale, bisognava dunque
prima sviluppare gli strumenti della geometria e in particolare del calcolo
differenziale, come fecero successivamente fra gli altri Newton, Leibniz e
Cartesio. Galileo riuscì a risolvere il problema nello studio del moto dei
corpi accelerati disegnando una linea ed associando ad ogni punto un tempo e un
segmento ortogonale proporzionale alla velocità. In questo modo costruì il prototipo
del diagramma velocità-tempo e lo spazio percorso da un corpo è semplicemente
uguale all'area della figura geometrica costruita. I suoi studi e le sue
ricerche sul moto dei corpi aprirono inoltre la via alla moderna balistica. Sulla
base degli studi sul moto, di esperimenti mentali e delle osservazioni
astronomiche, Galileo intuì che è possibile descrivere sia gli eventi che
accadono sulla Terra che quelli celesti con un unico insieme di leggi. Superò
quindi in questo modo anche la divisione fra mondo sublunare e sovralunare
della tradizione aristotelica (per la quale il secondo è governato da leggi
diverse da quelle terrestri e da moti circolari perfettamente sferici, ritenuti
impossibili nel mondo sublunare). Il principio d'inerzia e il moto circolare
Sfera sul piano inclinato Studiando il piano inclinato, Galilei si occupò
dell'origine del moto dei corpi e del ruolo degli attriti; scoprì un fenomeno
che è conseguenza diretta della conservazione dell'energia meccanica e porta a
considerare l'esistenza del moto inerziale (che avviene senza l'applicazione di
una forza esterna). Ebbe così l'intuizione del principio di inerzia, poi
inserito da Isaac Newton nei principi della dinamica: un corpo, in assenza
d'attrito, permane in moto rettilineo uniforme (in quiete se v=0) fino a quando
forze esterne agiscono su di esso. Il concetto di energia non era invece
presente nella fisica del Seicento e solo con lo sviluppo, oltre un secolo più
tardi, della meccanica classica si arriverà ad una precisa formulazione di tale
concetto. Galileo pose due piani inclinati dello stesso angolo di base θ,
uno di fronte all'altro, ad una distanza arbitraria x. Facendo scendere una
sfera da un'altezza h1 per un tratto l1 di quello a SN notò che la sfera,
arrivata sul piano orizzontale tra i due piani inclinati, continua il suo moto
rettilineo fino alla base del piano inclinato di DX. A quel punto, in assenza
d'attrito, la sfera risale il piano inclinato di DX per un tratto l2 = l1 e si
ferma alla stessa altezza (h2 = h1) di partenza. In termini attuali, la
conservazione dell'energia meccanica impone che l'iniziale energia potenziale
Ep = mgh1 della sfera si trasformi - man mano che la sfera discende il primo
piano inclinato (SN) - in energia cinetica Ec = (1/2) mv2 sino alla sua base,
dove vale mgh1 = (1/2) mvmax2. La sfera si muove quindi sul piano orizzontale
coprendo la distanza x tra i piani inclinati con velocità costante vmax, fino
alla base del secondo piano inclinato (DX). Risale poi il piano inclinato di
DX, perdendo progressivamente energia cinetica che si trasforma nuovamente in
energia potenziale, fino a un valore massimo uguale a quello iniziale (Ep =
mgh2 = mgh1), al quale corrisponde velocità finale nulla (v2 = 0).
Rappresentazione dell'esperimento di Galileo sul principio d'inerzia. Si
immagini ora di diminuire l'angolo θ2 del piano inclinato di DX (θ2 < θ1),e
di ripetere l'esperimento. Per riuscire a risalire - come impone il principio
di conservazione dell'energia - alla medesima quota h2 di prima, la sfera dovrà
ora percorrere un tratto l2 più lungo sul piano inclinato di DX. Se si riduce
progressivamente l'angolo θ2, si vedrà che ogni volta aumenta la lunghezza l2
del tratto percorso dalla sfera, per risalire all'altezza h2. Se si porta
infine l'angolo θ2 ad essere nullo (θ2 = 0°), si è di fatto eliminato il piano
inclinato di DX. Facendo ora scendere la sfera dall'altezza h1 del piano
inclinato di SN, essa continuerà a muoversi indefinitamente sul piano
orizzontale con velocità vmax (principio d'inerzia) in quanto, per l'assenza
del piano inclinato di DX, non potrà mai risalire all'altezza h2 (come
prevederebbe il principio di conservazione dell'energia meccanica). Si
immagini infine di spianare montagne, riempire valli e costruire ponti, in modo
da realizzare un percorso rettilineo assolutamente piano, uniforme e senza
attriti. Una volta iniziato il moto inerziale della sfera che scende da un
piano inclinato con velocità costante vmax, questa continuerà a muoversi lungo
tale percorso rettilineo fino a fare il giro completo della Terra, e
ricominciare quindi indisturbata il proprio cammino. Ecco realizzato un
(ideale) moto inerziale perpetuo, che avviene lungo un'orbita circolare,
coincidente con la circonferenza terrestre. Partendo da questo
"esperimento ideale", Galileo sembrerebbe erroneamente ritenere che
tutti i moti inerziali debbano essere moti circolari. Probabilmente per questo
motivo considerò, per i moti planetari da lui (arbitrariamente) ritenuti
inerziali, sempre e solo orbite circolari, rifiutando invece le orbite
ellittiche dimostrate da Keplero. Dunque, ad essere rigorosi, non pare essere
corretto quanto afferma Newton nei "Principia" - fuorviando così
innumerevoli studiosi - e cioè che Galilei avrebbe anticipato i suoi primi due
principi della dinamica. Misura dell'accelerazione di gravità
File:Isocronismo.webm Spiegazione del funzionamento dell'isocronismo nella
caduta dei gravi lungo una spirale su un paraboloide. Galileo riuscì a
determinare il valore che egli credeva costante dell'accelerazione di gravità g
alla superficie terrestre, cioè della grandezza che regola il moto dei corpi
che cadono verso il centro della Terra, studiando la caduta di sfere ben
levigate lungo un piano inclinato, anch'esso ben levigato. Poiché il moto della
sfera dipende dall'angolo di inclinazione del piano, con semplici misure ad
angoli differenti riuscì a ottenere un valore di g solamente di poco inferiore
a quello esatto per Padova (g = 9,8065855 m/s²), nonostante gli errori
sistematici, dovuti all'attrito che non poteva essere completamente
eliminato. Detta a l'accelerazione della sfera lungo il piano inclinato,
la sua relazione con g risulta essere a = g sin θ per cui, dalla misura
sperimentale di a, si risale al valore dell'accelerazione di gravità g. Il
piano inclinato permette di ridurre a piacimento il valore dell'accelerazione
(a < g), facilitandone la misura. Ad esempio, se θ = 6°, allora sin θ =
0,104528 e quindi a = 1,025 m/s². Tale valore è meglio determinabile, con una
strumentazione rudimentale, rispetto a quello dell'accelerazione di gravità (g
= 9,81 m/s²) misurato direttamente con la caduta verticale di un oggetto
pesante. Misura della velocità della luce Guidato dalla similitudine con il
suono, Galileo fu il primo a tentare di misurare la velocità della luce. La sua
idea fu quella di portarsi su una collina con una lanterna coperta da un drappo
e quindi toglierlo lanciando così un segnale luminoso ad un assistente posto su
un'altra collina ad un chilometro e mezzo di distanza: questi non appena avesse
visto il segnale, avrebbe quindi alzato a sua volta il drappo della sua
lanterna e Galileo vedendo la luce avrebbe potuto registrare l'intervallo di
tempo impiegato dal segnale luminoso per giungere all'altra collina e tornare
indietro.Una misura precisa di questo tempo avrebbe consentito di misurare la
velocità della luce ma il tentativo fu infruttuoso data l'impossibilità per
Galilei di avere uno strumento così avanzato che potesse misurare i
centomillesimi di secondo che la luce impiega per percorrere una distanza di
pochi chilometri. La prima stima della velocità della luce fu opera, nel
1676, dell'astronomo danese Rømer basata su misure astronomiche. Apparati
sperimentali e di misura Termometro di Galileo, in un'elaborazione
successiva. Gli apparati sperimentali furono fondamentali nello sviluppo delle
teorie scientifiche di Galileo, che costruì diversi strumenti di misura
originalmente o rielaborandoli sulla base di idee preesistenti. In ambito
astronomico costruì da sé alcuni esemplari di cannocchiale, provvisti di
micrometro per misurare quanto distasse una luna dal suo pianeta. Per studiare
le macchie solari, proiettò con l'elioscopio l'immagine del Sole su un foglio
di carta per poterla osservare in sicurezza senza danni alla vista. Ideò anche
il giovilabio, simile all'astrolabio, per determinare la longitudine usando le
eclissi dei satelliti di Giove. Per studiare il moto dei corpi si servì invece
del piano inclinato con il pendolo per misurare intervalli temporali. Riprese
anche un rudimentale modello di termometro, basato sulla dilatazione dell'aria
al variare della temperatura. Il pendolo Schema di un pendolo Galileo
scoprì nel 1583 l'isocronismo delle piccole oscillazioni di un pendolo; secondo
la leggenda l'idea gli sarebbe venuta mentre osservava le oscillazioni di una
lampada allora sospesa nella navata centrale del Duomo di Pisa, oggi custodita
nel vicino Camposanto Monumentale, nella Cappella Aulla. Questo strumento è
semplicemente composto da un grave, come una sfera metallica, legato ad un filo
sottile e inestensibile. Galileo osservò che il tempo di oscillazione di un
pendolo è indipendente dalla massa del grave e anche dall'ampiezza
dell'oscillazione, se questa è piccola. Scoprì anche che il periodo di
oscillazione {\displaystyle T}T dipende solo dalla lunghezza del filo
{\displaystyle l}l:[135] {\displaystyle T=2\pi {\sqrt {\frac
{l}{g}}}}T=2\pi {\sqrt {\frac {l}{g}}} dove {\displaystyle g}g è
l'accelerazione di gravità. Se ad esempio il pendolo ha {\displaystyle
l=1m}{\displaystyle l=1m}, l'oscillazione che porta il grave da un estremo
all'altro e poi di nuovo indietro ha un periodo {\displaystyle
T=2,0064s}{\displaystyle T=2,0064s} (avendo assunto per {\displaystyle g}g il
valore medio {\displaystyle 9,80665}{\displaystyle 9,80665}). Galileo sfruttò
questa proprietà del pendolo per usarlo come strumento di misura di intervalli
temporali. La bilancia idrostatica Galileo nel 1586, all'età di 22 anni quando
era ancora in attesa dell'incarico universitario a Pisa, perfezionò la bilancia
idrostatica di Archimede e descrisse il suo dispositivo nella sua prima opera
in volgare, La Bilancetta, che circolò manoscritta, ma fu stampata postuma
«Per fabricar dunque la bilancia, piglisi un regolo lungo almeno due braccia, e
quanto più sarà lungo più sarà esatto l'istrumento; e dividasi nel mezo, dove
si ponga il perpendicolo [il fulcro]; poi si aggiustino le braccia che stiano
nell'equilibrio, con l'assottigliare quello che pesasse di più; e sopra l'uno
delle braccia si notino i termini dove ritornano i contrapesi de i metalli
semplici quando saranno pesati nell'acqua, avvertendo di pesare i metalli più
puri che si trovino. Viene anche descritto come si ottiene il peso specifico PS
di un corpo rispetto all'acqua: {\displaystyle P_{S}={\frac {\operatorname
{peso\;in\;aria} }{\operatorname {peso\;in\;aria} -\operatorname
{peso\;in\;acqua} }}}{\displaystyle P_{S}={\frac {\operatorname
{peso\;in\;aria} }{\operatorname {peso\;in\;aria} -\operatorname
{peso\;in\;acqua} }}}. Ne La Bilancetta si trovano poi due tavole che riportano
trentanove pesi specifici di metalli preziosi e genuini, determinati
sperimentalmente da Galileo con precisione confrontabile con i valori moderni. Il
compasso proporzionale Una descrizione dell'uso del compasso
proporzionale fornita da Galileo Galilei. Il compasso proporzionale era uno
strumento utilizzato fin dal medioevo per eseguire operazioni anche algebriche
per via geometrica, perfezionato da Galileo ed in grado di estrarre la radice
quadrata, costruire poligoni e calcolare aree e volumi. Fu utilizzato con
successo in campo militare dagli artiglieri per calcolare le traiettorie dei
proiettili. Galilei e l'arte Letteratura Gli interessi letterari di Galilei
Durante il periodo pisano Galileo non si limitò alle sole occupazioni scientifiche:
risalgono infatti a questi anni le sue Considerazioni sul Tasso che avranno un
seguito con le Postille all'Ariosto. Si tratta di note sparse su fogli e
annotazioni a margine nelle pagine dei suoi volumi della Gerusalemme liberata e
dell'Orlando furioso dove, mentre rimprovera al Tasso «la scarsezza della
fantasia e la monotonia lenta dell'immagine e del verso, ciò che ama
nell'Ariosto non è solo lo svariare dei bei sogni, il mutar rapido delle
situazioni, la viva elasticità del ritmo, ma l'equilibrio armonico di questo,
la coerenza dell'immagine l'unità organica – pur nella varietà – del fantasma
poetico. Galilei scrittore. D'altro più non si cura fuorché d'essere
inteso» (Giuseppe Parini) «Uno stile tutto cose e tutto pensiero, scevro
di ogni pretensione e di ogni maniera, in quella forma diretta e propria in che
è l'ultima perfezione della prosa.» (Francesco De Sanctis, Storia della
Letteratura Italiana) Dal punto di vista letterario, Il Saggiatore è
considerata l'opera in cui si fondono maggiormente il suo amore per la scienza,
per la verità e la sua arguzia di polemista. Tuttavia, anche nel Dialogo sopra
i due massimi sistemi del mondo si apprezzano pagine di notevole livello per
qualità della scrittura, vivacità della lingua, ricchezza narrativa e
descrittiva. Infine Italo Calvino affermò che, a suo parere, Galilei è stato il
maggior scrittore di prosa in lingua italiana, fonte di ispirazione persino per
Leopardi. L'uso della lingua volgare L'uso del volgare servì a Galileo per un
duplice scopo. Da una parte era finalizzato all'intento divulgativo dell'opera:
Galileo intendeva rivolgersi non solo ai dotti e agli intellettuali ma anche a
classi meno colte, come i tecnici che non conoscevano il latino ma che potevano
comunque comprendere le sue teorie. Dall'altro si contrappone al latino della
Chiesa e delle diverse Accademie che si basavano sul principio di auctoritas,
rispettivamente biblico ed aristotelico. Si viene a delineare una rottura con
la tradizione precedente anche per quanto riguarda la terminologia: Galileo, a
differenza dei suoi predecessori, non trae spunti dal latino o dal greco per
coniare nuovi termini ma li riprende, modificandone l'accezione, dalla lingua
volgare. Galileo, inoltre, dimostrò atteggiamenti diversi nei confronti delle
terminologie esistenti: terminologia meccanica: cauto accoglimento;
terminologia astronomica: non respinge i vocaboli che l'uso abbia già accolto o
tenda ad accogliere. Li utilizza, però, come strumenti, insistendo sul loro
valore convenzionale ("le parole o imposizioni di nomi servono alla
verità, ma non si devono sostituire a essa). Lo scienziato poi segnala gli
errori che nascono quando il nome travisa la realtà fisica o che nascono dalla
suggestione esercitata dagli usi comuni di un vocabolo sul significato figurato
assunto come termine scientifico; per evitare questi errori, egli fissa
esattamente il significato dei singoli vocaboli: sono preceduti o seguiti da
una descrizione; terminologia peripapetica: rifiuto totale che si manifesta con
la sua messa in ridicolo, servendosene come puri suoni in un gioco di
alternanze e rime. Arti figurative «L'Accademia e Compagnia dell'Arte del
Disegno fu fondata da Cosimo I de' Medici nel 1563, su suggerimento di Giorgio
Vasari, con l'intento di rinnovare e favorire lo sviluppo della prima
corporazione di artisti costituitasi dall'antica compagnia di San Luca. Annoverò
tra i primi accademici personalità come Buonarroti, Bartolomeo Ammannati,
Agnolo Bronzino, Francesco da Sangallo. Per secoli l'Accademia rappresentò il
più naturale e prestigioso centro di aggregazione per gli artisti operanti a
Firenze e, al tempo stesso, favorì il rapporto fra scienza e arte. Essa
prevedeva l'insegnamento della geometria euclidea e della matematica e
pubbliche dissezioni dovevano preparare al disegno. Anche uno scienziato come
Galileo Galilei fu nominato membro dell'Accademia fiorentina delle Arti del
Disegno. Galileo, infatti, prese pure parte alle complesse vicende riguardanti
le arti figurative del suo periodo, soprattutto la ritrattistica, approfondendo
la prospettiva manieristica ed entrando in contatto con illustri artisti
dell'epoca (come il Cigoli), nonché influenzando in modo consistente, con le
sue scoperte astronomiche, la corrente naturalistica. Superiorità della pittura
sulla scultura Per Galileo nell'arte figurativa, come nella poesia e nella
musica, vale l'emozione che si riesce a trasmettere, a prescindere da una
descrizione analitica della realtà. Ritiene inoltre che tanto più dissimili
sono i mezzi usati per rendere un soggetto dal soggetto stesso, tanto maggiore
l'abilità dell'artista. Perciocché quanto più i mezzi, co' quali si imita, son
lontani dalle cose da imitarsi, tanto più l'imitazione è maravigliosa.” Ludovico
Cardi, detto il Cigoli, fiorentino, fu pittore al tempo di Galileo; ad un certo
punto della sua vita, per difendere il suo operato, chiese aiuto al suo amico
Galileo: doveva, infatti, difendersi dagli attacchi di quanti ritenevano la
scultura superiore alla pittura, in quanto ha il dono della tridimensionalità,
a discapito della pittura semplicemente bidimensionale. Galileo rispose con una
lettera. Egli fornisce una distinzione tra valori ottici e tattili, che diventa
anche giudizio di valore sulle tecniche scultoree e pittoriche: la statua, con
le sue tre dimensioni, inganna il senso del tatto, mentre la pittura, in due
dimensioni, inganna il senso della vista. Galilei attribuisce quindi al pittore
una maggiore capacità espressiva che non allo scultore poiché il primo, tramite
la vista, è in grado di produrre emozioni meglio di quanto faccia il secondo
mediante il tatto. “A quello poi che dicono gli scultori, che la natura fa
gli uomini di scultura e non di pittura, rispondo che ella gli fa non meno
dipinti che scolpiti, perché ella gli scolpe e gli colora.” Il padre di Galileo
era un musicista (liutista e compositore) e teorico musicale molto noto ai suoi
tempi. Galileo fornì un contributo fondamentale alla comprensione dei fenomeni
acustici, studiando in modo scientifico l'importanza dei fenomeni oscillatori
nella produzione della musica. Scoprì anche la relazione che intercorre fra la
lunghezza di una corda in vibrazione e la frequenza del suono emessa. Nella
lettera a Lodovico Cardi, Galileo scrive: «Non ammireremmo noi un musico,
il quale cantando e rappresentandoci le querele e le passioni d'un amante ci
muovesse a compassionarlo, molto più che se piangendo ciò facesse? ... E molto
più lo ammireremmo, se tacendo, col solo strumento, con crudezze et accenti
patetici musicali, ciò facesse...» (Opere XI) mettendo sullo stesso piano
la musica vocale e quella strumentale, dato che nell'arte sono importanti solo
le emozioni che si riescono a trasmettere. Dediche Banconota da 2.000
lire con la raffigurazione di Galileo 2 euro commemorativi italiani per
il 450º anniversario della nascita di Galileo Galilei A Galileo sono stati
dedicati innumerevoli tipi di oggetti ed enti, naturali o creati
dall'uomo: la Galileo Regio, una regione della superficie del satellite
Ganimede; l'asteroide 697 Galilea; una sonda spaziale, la Galileo; un sistema
di posizionamento spaziale, il sistema Galileo; il gal (unità di
accelerazione); il Telescopio Nazionale Galileo (TNG), situato sull'isola di La
Palma (Spagna); l'aeroporto internazionale "Galileo Galilei" di Pisa;
un gruppo musicale giapponese, Galileo Galilei; un album degli Haggard dal
titolo "Eppur si muove"; una canzone scritta e interpretata dal
cantautore pugliese Caparezza intitolata "Il dito medio di Galileo";
il sottomarino Galileo Galilei; una nave da guerra italiana, la Galileo
Galilei; la banconota da 2.000 lire; una canzone Messer Galileo cantata da
Edoardo Pachera durante la 52ª edizione dello Zecchino d'Oro; una società,
produttrice di strumenti scientifici, ottici ed astronomici e denominata
Officine Galileo; una moneta commemorativa da 2 euro nel 2014 per il 450º
anniversario della sua nascita; un supercomputer di potenza di calcolo pari a
circa 1 PetaFlop, installato presso il consorzio interuniversitario CINECA e
classificato per diverso tempo fra le prime 500 strutture di calcolo al mondo;
una cattedra di storia della scienza dell'Università di Padova, detta appunto
cattedra galileiana, istituita per Enrico Bellone a cui poi successe William R.
Shea che la resse fino al 2011, più la Scuola Galileiana di Studi Superiori
della stessa università, nonché l'Accademia galileiana di scienze, lettere ed
arti di Padova. Galileo Day Galileo Galilei viene ricordato con celebrazioni
presso istituzioni locali il 15 febbraio, il Galileo Day, giorno della sua
nascita. Altre opere: La bilancetta (postuma), Tractatio de praecognitionibus
et precognitis and Tractatio de demonstration. Le mecaniche, Le operazioni del
compasso geometrico et militare, Sidereus Nuncius, Discorso intorno alle cose che stanno in su
l'acqua, Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti
(pubblicato dall'Accademia dei Lincei), 1613 (su archive.org, BEIC) Discorso
sopra il flusso e il reflusso del mare, Roma, Il Discorso delle Comete, Il
Saggiatore, Roma, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Firenze, Due
nuove scienze, Leida, Trattato della sfera, Roma 1656 (su BEIC) Lettere Lettera
al Padre Benedetto Castelli, Lettera a Madama Cristina di Lorena, Lettera a Pietro
Dini, Edizione nazionale Opere di Galileo Galilei, Edizione Nazionale, a cura
di Antonio Favaro, Firenze, G. Barbera, Le opere di Galileo Galilei. Edizione
nazionale sotto gli auspicii di Sua Maestà il Re d'Italia. Firenze, Tipografia di G. Barbera, Le opere di
Galileo Galilei, Edizione Nazionale, Appendice, Firenze, Giunti, 2013 ss. in
quattro volumi: Vol. 1: Iconografia galileiana, a cura di F. Tognoni, Carteggio,
a cura di M. Camerota e P. Ruffo, con la collaborazione di M. Bucciantini, Testi,
a cura di A. Battistini, M. Camerota, G. Ernst, R. Gatto, M. Helbing e P.
Ruffo, Documenti, a cura di M. Camerota e P. Ruffo (Edizione digitale delle
Opere Letteratura e teatro Vita di Galileo è il titolo di un'opera teatrale di Brecht
in più versioni, a partire dalla prima risalente agli anni 1938-39. Gli ultimi
anni di Galileo Galilei è il titolo di un'opera teatrale giovanile di Ippolito
Nievo. Galileo è uno spettacolo teatrale del 2010 di Francesco Niccolini e
Marco Paolini. Film Galileo Galilei è un cortometraggio sullo scienziato
pisano. Galileo è un film di Cavani. Galileo si chiama anche il film di Joseph
Losey tratto dal dramma Vita di Galileo di Bertolt Brecht. Per testuali parole
di Puccianti, Galileo fu veramente cultore e propugnatore della Natural
Filosofia: in effetti egli fu matematico, astronomo, fondatore della Fisica nel
senso attuale di questa parola; e queste varie discipline considerò sempre e
trattò come intimamente connesse tra loro, e insieme ad altri studi vari, come
diversi aspetti e atteggiamenti di una stessa attività dello spirito: filosofo
dunque, anche perché portò su questa attività la riflessione e la critica; ma
non incurante delle conseguenze o, come ora si direbbe, delle applicazioni
pratiche. I problemi più importanti e centrali lo impegnarono per tutta la
durata della sua vita scientifica, non con continua opera su ciascuno di essi,
ma con ritorni successivi sempre più approfonditi e più generali, e in fine
risolutivi» (da: Luigi Puccianti, Storia della fisica, Firenze, Felice Le Monnier,
Fondamentali furono inoltre le sue idee e riflessioni critiche sui concetti
fondamentali della meccanica, in particolare quelle sul movimento. Tralasciando
l'ambito prettamente filosofico, dopo la morte di Archimede, il tema del
movimento cessò di essere oggetto di analisi quantitativa e discussione formale
allorché Gerardo di Bruxelles, vissuto nella seconda metà del XII secolo, nel
suo Liber de motu riprese la definizione di velocità, già peraltro considerata
dal matematico del III secolo a.C. Autolico di Pitane, avvicinandosi alla
moderna definizione di velocità media come rapporto fra due quantità non
omogenee quali la distanza e il tempo (cfr. Gerard of Brussels, "The
Reduction of Curvilinear Velocities to Uniform Rectilinear Velocities",
edito da Clagett, in Grant, A Source Book in Medieval Science, Cambridge (MA),
Harvard University Press, e Mazur,
Zeno's Paradox. Unraveling the Ancient Mystery Behind the Science of Space and
Time, New York/London, Plume/Penguin Books, Ltd., Achille e la tartaruga. Il
paradosso del moto da Zenone a Einstein, a cura di Claudio Piga, Milano, Il
Saggiatore, Grazie al perfezionamento del telescopio, che gli permise di
effettuare notevoli studi e osservazioni astronomiche, fra cui quella delle
macchie solari, la prima descrizione della superficie lunare, la scoperta dei
satelliti di Giove, delle fasi di Venere e della composizione stellare della
Via Lattea. Per maggiori notizie, si veda: Luigi Ferioli, Appunti di ottica
astronomica, Milano, Editore Ulrico Hoepli, Cfr. pure Vasco Ronchi, Storia
della luce, IBologna, Nicola Zanichelli Editore, Dal punto di vista storico,
un'ipotesi autenticamente "eliocentrica" fu quella di Aristarco di
Samo, poi sostenuta e dimostrata da Seleuco di Seleucia. Il modello copernicano
invece, contrariamente a quanto generalmente ritenuto, è "eliostatico"
ma non "eliocentrico" (vedi nota seguente). Il sistema di Keplero,
poi, non è né "eliocentrico" (il Sole occupa infatti uno dei fuochi
dell'orbita ellittica di ciascun pianeta che gli ruota attorno) né
"eliostatico" (a causa del moto di rotazione del Sole attorno al
proprio asse). La descrizione newtoniana del sistema solare, infine, eredita le
caratteristiche cinematiche (i.e., orbite ellittiche e moto rotatorio del Sole)
di quella kepleriana ma spiega causalmente, tramite la forza di gravitazione
universale, la dinamica planetaria. ^ A proposito del modello copernicano: «È
da notare che, sebbene il Sole sia immobile, tutto il sistema [solare] non
ruota intorno ad esso, ma intorno al centro dell'orbita della Terra, la quale
conserva ancora un ruolo particolare nell'Universo. Si tratta cioè, più che di
un sistema eliocentrico, di un sistema eliostatico.» (da G. Bonera, Dal sistema
tolemaico alla rivoluzione copernicana, E non più soggettiva, come era stata
fino ad allora condotta. ^ Secondo Giorgio Del Guerra, nella casa sita al n. 24
dell'attuale via Giusti in Pisa (G. Del Guerra, La casa dove, in Pisa, nacque
Galileo Galilei, Pisa, Tipografia Comunale. Verosimilmente, Galileo non dovette
avere buoni rapporti con la madre se non ricorda mai gli anni della sua
infanzia come un periodo felice. Il fratello Michelangelo ebbe occasione di
scrivere a questo proposito a Galileo, quasi augurandosene l'ormai imminente
dipartita: «[...] di nostra madre intendo, con non poca meraviglia, che sia
ancora così terribile, ma poiché è così discaduta, ce ne sarà per poco, sì che
finiranno le lite.» Un Tommaso Ammannati fu fatto cardinale da Clemente VII nel
1385, mentre il fratello Bonfazio Ammannati ottenne la porpora da uno dei
successori di Clemente, l'antipapa Benedetto XIII; quanto a Giacomo Ammannati
Piccolomini, cardinal, fu umanista, continuatore dei Commentarii di Pio II e
autore di una Vita dei papi che è andata perduta. ^ Si ricorda un Tommaso
Bonaiuti, che fece parte del governo di Firenze dopo la cacciata del Duca di
Atene e un Galileo Bonaiuti, medico noto al suo tempo e gonfaloniere di
giustizia, il cui sepolcro nella Basilica di Santa Croce divenne la tomba dei
suoi discendenti; a partire da Galileo Bonaiuti, il cognome della famiglia
cambiò in Galilei. ^ Così scriveva Muzio Tedaldi a Vincenzo Galilei: «per la
vostra ho inteso quanto havete concluso con il vostro figliuolo [Galileo]; et
come, volendo cercar di introdurlo qua in Sapienza, vi ritarda il non esser la
Bartolomea maritata, anzi vi guasta ogni buon pensiero; et che desiderate che
la si mariti, e quanto prima. Le considerationi vostre son buone, et io non ho
mancato né manco di far quell'opera che si ricerca; ma sino a qui son venuti
tutti partiti, per non dir obbrobriosi, poco aproposito per lei… Per
concludere, ardisco di dire che credo che la Bartolomea sia così casta come
qual si vogli pudica fanciulla; ma le lingue non si possono tenere; pure io
crederrò, con l'aiuto che do loro, di levar via tutti questi romori et farli
supire; per il che a quel tempo potrete facilmente mandare il vostro Galileo a
studio; et se non harete la Sapienza, harete la casa mia al vostro piacere,
senza spesa nessuna, et così vi offero et prometto, ricordandovi che le novelle
son come le ciriegie; però è bene credere quel che si vede, e non quel che si
sente, parlando di queste cose basse.» Obbligatoriamente l'iscrizione doveva
avvenire per gli studenti toscani in quell'Università. Chi voleva andare in
un'altra Università avrebbe dovuto pagare una multa di 500 scudi stabilita da
un editto granducale per scoraggiare la frequenza in un ateneo diverso da
quello pisano (In: A. Righini, Op. cit.). ^ Lo testimonierebbe la coincidenza
di argomentazioni esistente tra gli Juvenilia, gli appunti di fisica abbozzati
da Galileo in questo periodo, e i dieci libri del De motu del Bonamico. (In:
Storia sociale e culturale d'Italia, La cultura filosofica e scientifica, La
filosofia e le scienze dell'Uomo, La storia delle scienze, Milano, Bramante
Editrice, Ne descrive i dettagli nel breve trattato La bilancetta, circolato
prima fra i suoi conoscenti e pubblicato postumo nel 1644 (Annibale Bottana,
Galileo e la bilancetta: un momento fondamentale nella storia dell'idrostatica
e del peso specifico, Firenze, Leo S. Olschki Editore). Studi riportati nel
Theoremata circa centrum gravitatis solidorum, pubblicato in appendice ai
Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla
meccanica e ai moti locali. ^ Galileo sottopose a Clavius una sua
insoddisfacente dimostrazione della determinazione del baricentro dei solidi.
(Lettera a Clavius). Giovanni de Medici aveva progettato una draga per il porto
di Livorno. Su questo progetto il granduca Ferdinando aveva chiesto una
consulenza a Galilei che dopo aver visto il modellino affermò che non avrebbe
funzionato. Giovanni de Medici volle comunque costruire la draga che in effetti
non funzionò. (Giovan Battista de Nelli, Vita e commercio letterario di Galileo
Galilei, Losanna, con tale Benedetto Landucci che Galilei raccomandò a Cristina
di Lorena riuscendo a fargli ottenere nel 1609 il posto di pesatore al saggio;
il lavoro, consistente nel pesare gli argenti che venivano venduti, procurava
un guadagno di circa 60 fiorini. Lettera a Cristina di Lorena (Ed. Naz., Vol.
X, Lettera N., Alla dote per la sorella Livia avrebbe dovuto contribuire anche
il fratello Michelangelo. (Lettera a Michelangelo Galilei, Michelangelo ... fu
versatissimo nella musica e la esercitò per professione; essendo stato buon
liutista non v'è dubbio che fosse allievo egli pure di suo padre Vincenzo. visse
in Polonia al servizio di un conte palatino; nel 1610 era a Monaco di Baviera
ove insegnava musica, e in una lettera datata del 16 agosto di quell'anno, egli
pregava il fratello Galileo, di acquistargli grosse corde di Firenze per suo
bisogno et dei suoi scolari...» (Dizionario universale dei musicisti, Milano,
Casa Editrice Sonzogno). Le spese per i viaggi in Polonia e Germania furono
sostenute da Galileo. Michelangelo appena sistematosi in Germania volle
sposarsi con Anna Chiara Bandinelli e, anziché saldare il debito per la dote
che aveva con il cognato Galletti, spese tutto il denaro che aveva in un
lussuoso ricevimento nuziale. ^ «Mi dispiace ancora di veder che V.S. non sia
trattata second'i meriti suoi, e molto più mi dispiace che ella non habbi buona
speranza. Et s'ella vorrà andar a Venetia questa state, io l'invito a passar di
qua, che non mancarò dal canto mio di far ogni opera per aiutarla e servirla;
chè certo io non la posso veder in questo modo. Le mie forze sono deboli, ma,
come saranno, io le spenderò tutte in suo servitio. (Lettera di Guidobaldo Del Monte a Galilei.
In: Ed. Naz., Vol. X, Lettera N. 35, Ancora vivente, Galileo fu ritratto da
alcuni dei più famosi pittori del suo tempo, come Santi di Tito, Caravaggio,
Domenico Tintoretto, Giovan Battista Caccini, Francesco Villamena, Ottavio
Leoni, Domenico Passignano, Joachim von Sandrart e Claude Mellan. I due
ritratti più famosi, visibili alla Galleria Palatina di Firenze e agli Uffizi
sono invece di Justus Suttermans che rappresenta Galileo ormai anziano come
simbolo del filosofo conoscitore della natura. ( In "Portale
Galileo") ^ Per moto «naturale» s'intende quello di un grave, ossia di un
corpo in caduta libera, diversamente dal moto «violento», che è quello di un
corpo che sia soggetto ad un «impeto». ^ L'esatta formulazione della legge è
stata data da Galileo nel successivo De motu accelerato: «Motum aequabiliter,
seu uniformiter, acceleratum dico illum, qui, a quiete recedens, temporibus
aequalibus aequalia celeritatis momenta sibi superaddit», ove l'accelerazione
di gravità è indicata essere direttamente proporzionale al tempo e non allo spazio.
(Ed. Naz.) ^ Con lettera da Verona, l'Altobelli riferiva a Galileo, senza dar
credito, che la stella, «quasi un arancio mezzo maturo», sarebbe stata
osservata. In verità, dietro Antonio Lorenzini (da non confondere col vescovo
Antonio Lorenzini) si celava il Cremonini; cfr. Uberto Motta, Antonio
Querenghi. Un letterato padovano nella Roma del tardo Rinascimento,
Pubblicazioni dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Vita e
Pensiero, «Nacque in Padova intorno al 1580. Poco più che ventenne professò i
voti nell’Ordine Benedettino, e nei primi anni del secolo XVII si trovava nel
monastero di S. Giustina di Padova, legato in molta intimità col Castelli,
insieme col quale fu discepolo di Galileo, prendendo le parti del Maestro nelle
questioni relative alla stella nuova dell’ottobre 1604.» (Da Museo Galileo). Usus
et fabrica circini cuiusdam proportionis, per quem omnia fere tum Euclidis, tum
mathematicorum omnium problemata facili negotio resolvuntur, opera & studio
Balthesaris Capræ nobilis Mediolanensis explicata. (In: Patauij, apud Petrum
Paulum Tozzium, 1607) ^ Alcuni calcoli astrologici, anche risalenti al periodo
fiorentino, furono conservati da Galileo e compaiono nel volume 19 dell'Opera
omnia (sezione "Astrologica nonnulla", pp. 205-220). Da notare che
per lo più si tratta di calcoli del tema natale, solo in qualche caso accompagnati
da interpretazioni o pronostici. ^ È stata ritrovata una lista della spesa dove
Galilei, insieme a ceci, farro, zucchero, ecc., ordinava di acquistare anche
pezzi di specchio, ferro da spianare e quanto di utile per il suo laboratorio
ottico. (Da una nota di una lettera di Ottavio Brenzoni conservata nella Biblioteca Centrale di
Firenze) ^ Espressione tradizionalmente attribuita da scrittori cristiani
all'imperatore pagano Flavio Claudio Giuliano che in punto di morte avrebbe
riconosciuto la vittoria del Cristianesimo: «Hai vinto o Galileo» riferendosi a
Gesù nativo della Galilea. ^ Il comportamento di Galileo è stato variamente
giudicato: vi è chi sostiene che egli le chiuse in convento perché «doveva
pensare a una loro sistemazione definitiva, cosa non facile perché, data la
nascita illegittima, non era probabile un futuro matrimonio» (come se egli non
potesse legittimarle, come fece con il figlio Vincenzio e come se una
monacazione coatta fosse preferibile a un matrimonio non prestigioso; cfr.
Sofia Vanni Rovighi, Storia della filosofia moderna e contemporanea. Dalla
rivoluzione scientifica a Hegel, Brescia, Editrice La Scuola), mentre altri
ritengono che «alla base di tutto stava il desiderio di Galileo di trovare per
esse una sistemazione che non rischiasse di procurargli in futuro alcun nuovo
carico [...] tutto ciò nascondeva un profondo, sostanziale egoismo» (cfr.
Ludovico Geymonat,). ^ «quel mirare per quegli occhiali m'imbalordiscon la
testa», avrebbe detto Cremonini secondo la testimonianza di Paolo Gualdo. (Da
una lettera del Gualdo a Galilei. Scheiner pubblicò ancora sull'argomento il De
maculis solaribus et stellis circa Iovem errantibus. La priorità della scoperta
andrebbe all'olandese Johannes Fabricius, che pubblicò a Wittenberg, il De
Maculis in Sole observatis, et apparente earum cum Sole conversione. Cioè con i
sensi, con l'osservazione diretta. ^ «Egli pensava infatti che una colonna
d’acqua troppo alta tendeva a spezzarsi sotto l’azione del suo stesso peso,
così come si spezza una fune di materiale poco resistente quando, fissata in
alto, viene tirata dal basso. Fu quindi proprio questa analogia fondata
sull’esperienza osservativa a portare il Galilei fuori strada.» (in IL VUOTO – Elisa
Garagnani – Isis Archimede). Salmi che la figlia di Galileo, suor Maria
Celeste, s'incaricò di recitare, con il consenso della Chiesa. Baretti, in una
sua ricostruzione, avrebbe fatto nascere la leggenda di un Galilei che una
volta alzatosi in piedi, colpì la terra e mormorò: "E pur si muove!"
(In Giuseppe Baretti, The Italian Library). Tale frase non è contenuta in alcun
documento contemporaneo, ma nel tempo fu ritenuta veritiera, probabilmente per
il suo valore suggestivo, a tal punto che Berthold Brecht la riporta in
"Vita di Galileo", opera teatrale dedicata allo scienziato pisano
alla quale egli si dedicò a lungo. ^ In Paschini è riportato che: «secondo le
norme del Sant'Offizio» questa condizione «era equiparata ad una prigionia per
quanto egli facesse per ottenere la liberazione. Si ebbe il timore probabilmente
ch'egli riprendesse a fare propaganda delle sue idee e che un perdono potesse
significare che il Sant'Offizio si fosse ricreduto a proposito di esse» (cfr.
pure Alceste Santini, "Galileo Galilei", L'Unità). Conceditur
habitatio in eius rure, modo tamen ibi in solitudine stet, nec evocet eo aut
venientes illuc recipiat ad collocutiones, et hoc per tempus arbitrio Suae
Sanctitatis.» (Ed. Naz.) ^ A Galileo era infatti proibito stampare qualunque
opera in un paese cattolico. ^ Fonti di questa corrispondenza si trovano in:
Paolo Scandaletti, Galilei privato, Udine, Gaspari editore, Antonio Favaro,
Amici e corrispondenti di Galileo Galilei, Alessandra Bocchineri, Venezia,
Pubblicazioni del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Valerio Del
Nero, Galileo Galilei e il suo tempo, Milano, Simonelli Editore, A. Righini,
Galileo: tra scienza, fede e politica, Bologna, Editrice Compositori, 2008, p.
150 e sgg.; Geymonat, Giorgio Abetti, Amici e nemici di Galileo, Milano,
Bompiani, Banfi, «Galileo fu invitato
alla villa di S.Gaudenzio, sulle colline di Sofignano, alla fine di luglio del
1630, ospite di Giovanni Francesco Buonamici, che con lo scienziato vantava una
parentela da parte della moglie Alessandra Bocchineri: la sorella di lei, Sestilia,
aveva sposato a Prato l'anno prima il figlio di Galileo, Vincenzo.» (In Comune
di Vaiano) Fu permessa a Galilei l'assistenza del giovane allievo Vincenzo
Viviani e, dall'ottobre 1641, anche di Evangelista Torricelli. ^ «La prego a
condonare questa mia non volontaria brevità alla gravezza del male; e le bacio
con affetto cordialissimo le mani, come fo anche al Signor Cavaliere suo
Consorte.» (In Le Opere di Galileo Galilei, a cura di Eugenio Albèri, Firenze,
Società Editrice Fiorentina, 1848, p. 368) Anfossi pubblicava–anonimamente–in
Roma un libro in cui le leggi di Keplero e di Newton erano presentate come
«cose che non meritano la menoma attenzione» e si chiedeva come mai «tanti
uomini santi» ispirati dallo Spirito Santo, «ci han detto ottanta e più volte
che il Sole si muove senza dirci una volta sola che è immobile e fermo?»
(Sebastiano Timpanaro, Scritti di storia e critica della scienza, Firenze, G.C.
Sansoni, L'edizione curata da Favaro si basava sulle copie allora disponibili,
perché l'originale non era stato ritrovato (Avvertimento. Il manoscritto
originale è stato scoperto nell'agosto 2018 e pubblicato come appendice a
Michele Camerota, Franco Giudice, Salvatore Ricciardi, "The reapparance of
Galileo's original letter to Benedetto Castelli". L'effetto di parallasse
stellare, che dimostra la rivoluzione della Terra attorno al Sole, sarà
misurato da Friedrich Wilhelm Bessel solo nel 1838. Per il testo della
condanna, vedi: Sentenza di condanna di Galileo Galilei, su it.wikisource.org. Per
il testo dell'abiura, vedi: Abiura di Galileo Galileisu it.wikisource.org. ^
Questa frase è stata citata in un intervento molto criticato di Joseph
Ratzinger (cfr. "La crisi della fede nella scienza" in Svolta per
l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimenti, Roma, Edizioni
Paoline. Ratzinger aggiunge da parte sua che: «Sarebbe assurdo costruire sulla
base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a
partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale
affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. Qui ho
voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio
della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica.» ^ Già
chiaramente indicati nella Lettera a Madama Cristina di Lorena granduchessa di
Toscana. L'Accademia del Cimento, fra le più antiche associazioni scientifiche
al mondo, fu la prima a riconoscere ufficialmente, in Europa, il metodo
sperimentale galileano. Fu fondata a Firenze da alcuni allievi di Galileo,
Evangelista Torricelli e Vincenzo Viviani. Si lasci alla storiografia
stabilire, caso fosse mai possibile, se Galileo concepisse il moto inerziale
unicamente come circolare [...] o se ammettesse anche la possibilità in natura
della prosecuzione indefinita del moto rettilineo, anche perché in Galileo non
si può sensatamente parlare di formulazione del principio d'inerzia come se
fossimo nell'ambito della moderna fisica newtoniana, ma solo di alcune
considerazioni preliminari al principio della relatività del moto.» Portale
Galileo, su portalegalileo.museogalileo.it.Testi non compresi nella prima
edizione dell'Edizione Nazionale curata da Antonio Favaro, ma in quella curata
da William F. Edwards e Mario G. Helbing, con Introduzione, Note e Commenti di
William A. Wallace, per Le opere di Galileo Galilei. Edizione Nazionale,
Appendice al Volume III: Testi, Firenze, G.C. Giunti. Bibliografiche
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delle idee dai concetti iniziali alla relatività e ai quanti, Torino, Editore
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ottobre apparse. Con un breve giudicio delli suoi significati, In Padova, nella
stamparia di Lorenzo Pasquati, 1605. ^ Antonio Favaro, "Galileo Galilei ed
il «Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la Stella Nuova».
Studi e ricerche", Atti del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed
arti, Enciclopedia Treccani alla voce "Ronchitti, Cecco di" ^ Difesa
di Galileo Galilei nobile fiorentino, lettore delle matematiche nello studio di
Padova, contro alle calunnie & imposture di Baldessar Capra milanese,
usategli sì nella «Considerazione astronomica sopra la Nuova Stella del
MDCIIII» come (& assai più) nel pubblicare nuovamente come sua invenzione
la fabrica & gli usi del compasso geometrico & militare sotto il titolo
di «Usus & fabrica circini cuiusdam proportionis & c.» (In: Venetia,
presso Tomaso Baglioni). ^ Antonio Favaro, "Galileo astrologo secondo
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Galileo Galilei Cannocchiali di Galileo Casa di Galileo Galilei Domus
Galilaeana Fisica Galilei (famiglia) Isocronismo La favola dei suoni Meccanica
Metodo scientifico Micrometro di Galileo Museo Galileo Niccolò Copernico
Ostilio Ricci Processo a Galileo Galilei Relatività galileiana Rivoluzione
astronomica Rivoluzione scientifica Termometro galileiano Trasformazione
galileiana Villa Il Gioiello Vincenzo Galilei Virginia Galilei Vita privata di
Galileo Galilei. Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
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sito dell'Accademia, su adcrusca.it.Fondo "Antonio Favaro", su
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illaboratoriodigalileogalilei.it. Galileo Galilei. Keywords: “the sun rises in
the east” “the sun sets in the west” “you’re the cream in my coffee”
‘disimplicature’ -- esperienza, observazione, visione, nature, aristotele,
filosofia naturale, fisis, natura, interpretazione, semiotica, segno naturale, Refs: Luigi
Speranza, “Galileo, Grice e il saggiatore,” The Swimming-Pool Library, Villa
Grice.
Galimberti. (Monza). Filosofo. Grice: “I
like Galimberti: he has philosophised on amore, amicus, amicizia – all topics
of my interest – while I am into vyse, he is into the seven capital vyses! He
also has spoken about speech: the ‘parole nomade,’ and the ‘equivoci’ of the
‘anima.’ – In general his philosophy is about nihilism and the idea of man in
the age of ‘techne’ (ars).” Il suo maggior contributo
riguarda lo studio del inconscio e il simbolo (contractio), inteso come la base
primeva e più autentica dell’uomo – ‘logica simbolica’. Nasce a Monza, la
mamma maestra di elementari e il padre deceduto. Le necessità della famiglia l’obbligano
a lavorare. Frequenta le scuole superiori in seminario. Terminati gli studi
liceali classici, si iscrive al corso di
laurea in Filosofia a Milano. Si laurea quindi
con Emanuele Severino con lode, con “La logica di Jaspers”. Fra i suoi maestri,
anche Bontadini. Studia fenomenologia del corpo con Borgna a Novara. Insegna a
Monza e Venezia. Studia con Trevi.“E se "filo-sofo" non volesse dire
"amante del sagio" ma "saagio dell'amore", così come
"teo-logo" vuol dire dotto *su* Dio e non ‘parola di Dio’, o come
"metro-logo" vuol dire scienzato delle misure e non misura della
scienza?” “Perché per la forma greca ‘filo-sofo’ questa *inversione* della
morfologia nella implicatura? Perché il filosofo greco si struttura come un
logico che formalizza il reale, sottraendosi al mondo della vita, per
rinchiudersi nell’academia, dove, tra iniziati, si trasmette da maestro a
discepolo quesso che lo face un ‘sagio,” e che non ha nessun impatto
sull'esistenza e sul modo di condurla. E per questo cheda Socrate, che indica
come la sua condotta "l'esercizio di morte", ad Heidegger, che tanto
insiste sull' “essere-per-la-morte”, il filosofo si e innamorato più del saper
morire che del saper vivere. Al centro della
sua riflessione sta il corpori degli uomini, che, in un mondo sempre più
dominato dalla tecnica, si sentono un "mezzo" nell'"universo dei
mezzi", riuscendogli sempre più difficile trovare e dare un senso alla sua
vita, alla sua esistenza. Si deve trovare un senso al radicale disagio, alla tragicità
del suo esistere, anche attraverso il recupero dell'ideale antico greco-romano,
evitando mitologie. Il suo maggior contributo consiste nel porre la
dimensione del simbolo (coniactum – the idea is that you throw two things
together so that the recipient may compare them, one becomes the ‘symbol’ –
coniactum – of the other – cf. Grice on Peirce on symbol) alla base primordiale
della ragione conversazionale, che ha inteso ordinare il simbolo (mito, no
logos) – dunque l’ambilavenza delle cose ma non l’equivalenza generale di
significati. Il simbolo (coniactum) è il sustratto pre-razionale. Rappresenta
un caos originario che ragione tenta di arginare. Siamo razionali (apolineo)
per difenderci dal simbolo dionisiaco. Il concetto fondamentale del simbolo non
è l’equi-valenza generale, ma l’ambi-valenza. Riprende Freud e Jung, fondendone
con Nietzsche, Severino e Heidegger. Importante è stato il costante riferimento
a Husserl e Jaspers. Il filosofo cerca la “comprensione” (verstaendnis – cf..
Grice on ‘understand’ – ‘understanding,’ literally, slang for a leg) e non la
spiegazione (verklaerung) del comportamento umano. La psicologia filosofica o
rationale (l’anima di Aristotele) non può operare una trasposizione tout-court
dei metodi e dei modelli concettuali delle scienze naturali perché, così
facendo, l'uomo verrebbe ridotto a mero evento naturale, fisico, come ha luogo,
per esempio, in psichiatria. Contrario, poi, al dualismo di Cartesio,
Galimberti ha anche fatto riferimento al metodo fenomenologico e al
funzionalismo per consentire altresì, alla psicologia filosofica o rationale,
la comprensione e la descrizione fenomenologica di quelle strette relazioni che
intercedono fra nostri corpori assieme al significato che queste relazioni
comportano. E e tutto ciò lo porterà ad abolire, di conseguenza, ogni
distinzione concettuale fra ”salute“ e ”malattia.” Insiste sull'inconsistenza
della contrapposizione tutta occidentale fra scienza e fede – fiducia -- individuando
come questa seconda – la fiducia, cf. English ‘trust,’ truth’ -- sia in realtà
l'elemento fondativo dell'intera coscienza occidentale, all'interno anche della
scienza e della tecnica. Scienza e fede non dovrebbero mai confliggere, è
importante che nessuna delle due invada il campo dell'altra. Tematizza
innanzitutto il passo della Genesi in cui Adamo è definito "dominatore
della Terra, sui pesci dei mari e sugli uccelli del cielo", collocando
l'uomo in una posizione privilegiata rispetto agli animali e la Natura in sé e
legittimandolo a operare su di essi per alimentare la propria esistenza. In
quanto il progresso è l'affermazione di questo primato umano, la tecnica (Greco
techne, Latino, ars) è indubbiamente l'ipostasi che sigilla costantemente
quest'affermazione sull'indifferenza naturale. La coscienza della techne (Latin
‘ars’) tecnica è formulata come una risposta alle fatiche naturali, si
appellerebbe, dunque, a una condizione strutturale di eminenza consegnata da
Dio e propugnata dalla persistenza di un animale sui generis. Riconosce
la cristianità come il carattere di una scansione temporale che identifica il
passato come spazio del peccato, il presente dell'espiazione, il futuro della
redenzione e salvezza. Questo semplice modello triadico ha una ricorrenza quasi
ossessiva nelle forme occidentali, fra le quali la medicina (malattia,
diagnosi, cura), psicoanalisi (disturbo, terapia, guarigione), scienza
(ignoranza, sperimentazione, scoperta). La triade è il "coefficiente
a-storico" necessario a profilare la possibilità di un progresso, che si
esercita eminentemente nello scenario tecnico. Qui, l'uomo che soccombe alle
fatiche naturali della sopravvivenza, del parto e del lavoro (così come
minacciato nella Bibbia) ha modo di riscattare la propria difficoltà attraverso
mezzi che ne purificano endemicamente l'opera, al costo di un esaurimento delle
risorse naturali. Ma, in fondo, la loro esistenza è preposta a questo. Non
si definisce né "credente" (in senso cattolico) né
"non-credente", ma "greco-romano", nel senso di colui che
vuole recuperare la visione del mondo della civiltà greco-romana, in modo
nietzschiano e heideggeriano (si veda anche Il detto di Anassimandro, un noto
saggio di Heidegger sul pensiero greco arcaico), fondendola però con la pur
antitetica visione cristiana: la morte e la vita vanno pertanto prese sul
serio, e non minimizzate pensando a un'altra vita ultraterrena. La ragione è
importante perché, come nel detto "Conosci te stesso", fornisce
all'uomo il senso del proprio limite. Approfondisce molto la tematica del
concetto di tempo e del suo rapporto con l'uomo. La sua indagine evidenzia come
nell'età degli antichi – eta greco-romana, eta classica -- non si pensasse al
tempo come lineare ed escatologico, tanto meno vi era associata l'idea di
progresso. Essi concepivano l'essere come kyklos (tempo ciclico, l’eterno
ritorno di Nietzsche), come un ciclo in cui ogni evento è destinato a
ripetersi. Nella filosofia greco-romana antica era impensabile che l'uomo
potesse esercitare un controllo sul cosmo, o di imporre su di esso i propri
fini. La dimensione dell'uomo era inserita armonicamente all'interno dei cicli
naturali che si susseguivano necessariamente e senza alcuno scopo. Nel ciclo
infatti il fine (in greco telos) viene a coincidere con la fine e la forza propulsiva
(in greco energheia, actus) porta all'attuazione dell’ergon, l'opera, ciò che è
compiuto. Il ciclo si manifesta dunque con l'esplicitarsi
dell'implicito.Il seme diventerà frutto solo alla fine del ciclo di crescita e
maturazione stagionale, e il frutto coinciderà con il fine del seme, con il
dispiegarsi completo dell'energia e delle potenzialità implicitamente contenute
in esso. Nel ciclo, in cui tutto si ripete, non si dà progresso: di conseguenza
divengono fondamentali la memoria dei cicli passati e quindi la parola dei
vecchi, deposito di esperienza, e l'educazione, come trasmissione della memoria
e dell'esperienza passata. Tuttavia, l'uomo è da sempre tentato di conciliare
il tempo ciclico della natura con il tempo umano, che è un tempo “scopico” (dal
greco skopein, che indica un guardare mirato). Con questa operazione l'uomo
vuole reintrodurre scopi umani nel tempo naturale, naturalmente privo di scopi.
Emerge qui dunque la necessità propriamente umana di progettarsi, cioè di
gettarsi-fuori di sé verso un obiettivo, cercando di dotare di senso la propria
esistenza. Questa tendenza tuttavia, può armonizzarsi con il “kyklos” solo se
l'uomo vive con la consapevolezza tragica di non poter oltrepassare i limiti
posti dalla natura, primo tra tutti la sua mortalità. In caso contrario, egli
si macchierà di hybris (superbia), la tracotanza, l'unico vero peccato riconosciuto
dalla saggezza greco-romana.In termini esemplificativi, il cacciatore esercita
il suo guardare mirato nel bosco (skopos) e solo in questo tempo progettuale e
nella compresenza di mezzi e fini, il suo arco diventa strumento e la lepre
l'obiettivo. Si tratta di un tempo lineare che si muove tra due estremi: i
mezzi e i fini (la ragione come phronesis or prudentia).V'è tuttavia un elemento
che si inserisce tra questi termini, impossibile da controllare, ovvero il kairos,
il tempo opportuno, che è anche imprevedibilità, e che può determinare o meno
l'incontro tra mezzi e fini. Non è dunque nelle possibilità dell'uomo il
tessere il proprio destino. Egli deve saper cogliere il kairos, la circostanza
favorevole, e in essa espandere sé stesso. Questo equilibrio tra tempo
naturale, umano e del kairos è stato sconvolto dall'uomo nell'età della
tecnica: obiettivo di quest'ultima è infatti quello di ridurre fino ad
annullare la distanza tra mezzi e scopi (in cui si inseriva il kairos,
l'imprevedibile) per realizzare così un controllo e un dominio assoluti sul
mondo, che da cosmo a cui accordarsi è divenuto natura da dominare, e per
portare a compimento una tirannia completa del tempo umano. Con l'età della
tecnica abbiamo scatenato il Prometeo che gli dèi avevano incatenato,
determinando il trionfo del potere della techne sulla necessità (in greco
ananke) della natura, fino alla paradossale situazione in cui la tecnica non è
più strumento nelle mani dell'uomo ma è l'uomo a trovarsi nella condizione
di mero ingranaggio, funzionario inconsapevole dell'apparato tecnico. Riflettendo
sulle modalità in cui l'uomo abita il mondo, approfondisce il concetto di
‘corpori.’ Studiando genealogicamente il concetto di corpo dal periodo romano
antico – quale e la etimologia di corpo? Quella di Platone e terribile: soma
sema -- mette in contrasto le diverse
modalità in cui esso è stato osservato. I corpori – corpus romano, pl. corpora
– corpore -- sono visto come organismi da sanare per la scienza, come forza
lavoro da impiegare per l'economia (body-abled man), come carne da redimere per
la religione, come inconscio (id) da liberare per la psicoanalisi, come
supporto di segni (semiotica corporale – la semiotica dei corpi) -- da trasmettere
per la sociologia – un segno e un medio fisico – l’immagine e percipita per un
corpo – un corpo mittente – un corpo che recive il messagio – semiotica fisica.
L'uomo e capace di cappire significatum ambi-valente (uno senso Fregeiano e una
implicatura – “He is a fine friend +> He is a scoundrel). Questo
significatum ambivalente e fluttuante e quello che il corpo ha da sempre
assunto. Questa ambivalenza del segno fra corpo 1 e corpo 2 nasce dal suo
sottrarsi all'uni-vocità (or aequi-vocita – or aequi-segno) di una teoria
psicologica categorizzante, concedendosi invece una “con-fusione” de un codex
di senso fregiano e un codex di implicatura, con i quali i corpori sono costituito.
Per salvarsi di un panico creato da questa ambivalenza (significatum fregeano,
significatum griceianum), si sigue il principio d'identità, collocando i
corpori di volta in volta sotto un equi-valente generico che gli garantisse uni-vocità
o aequi-vocita (quando l’implicatura e cancellata). Cogliendo lo sfondo in cui
i corpori si mostrano, si evidenzia la legge fondamentale che lo governa,
ovvero lo “scambio” (o ‘con-versazione’) simbolica – il simbolo e il
significatum griceiano -- in cui tutto è re-versibile e non vi è demarcazione
tra significati – questo che Grice chiama la ‘indeterminazione disgiontiva
infinita: il corpo significa che p1 o p2 o p3 o … L'ambivalenza del segno è una
legge inclusiva per cui ciò che è, è sì sé stesso (principio d’identita), ma anche
altro da sé (principio della negazione – diaphoron). In questo modo i corpori conservano la sua
oscillazione simbolica tra vita e morte: oscillazione che non posse eliminarsi
tracciando una violenta disgiunzione tra vita e morte, tra ciò che è (l’ente,
il ‘being’ di Grice) e ciò che non è (vide Grice, “Negazione e privazione).Proposito
conclusive è quello non tanto di emancipare o liberare i corpori dalla
restrizione impostagli dal senso apolineo fregeiano (che non avrebbe altro
effetto che confermare i limiti in cui i due corpori sono reclusi), bensì
quello di restituire i corpori alla sua originaria innocenza. Si è sempre
schierato su posizioni fortemente anticapitaliste, esprimendosi e professandosi
inequivocabilmente comunista. è stato ufficialmente richiamato da Venezia a
volersi attenere alle corrette regole di citazione degli scritti di altri
autori. Questo per aver riportato alcuni brani di altri autori senza citarli
in. Tutto ha avuto inizio quando in seguito a un articolo de Il Giornale è emerso
che aveva copiato "una decina di brani" di Sissa per un saggio. Ha
ammesso di aver violato il diritto d'autore riservandosi di riparare al danno. Ciò
non ha comunque soddisfatto Sissa perché “quello non chiedere scusa, piuttosto
un cercare delle scuse, un patetico arrampicarsi sugli specchi. Con il passare
del tempo sono emersi altri precedenti analoghi. Infatti anche per il saggio su
Heidegger, copia Zingari. I due arrivarono a un accordo che prevedeva
l'ammissione da parte di Galimberti dell'indebita appropriazione intellettuale
nelle successive edizioni del libro e da parte di Zingari l'impegno "a non
tornare più sulla questione". Oltre a Sissa e Zingari sono stati copiati
testi di Cresti, Natoli e Bradatan. Per difendersi, dice che "in ogni ri-elaborazione
però, c'è uno scatto di novità". L'inchiesta giornalistica de Il Giornale ha
accertato che due dei saggi, presentati al concorso a Venezia erano stati
copiati da altri autori. La commissione giudicante composta all'epoca non si
accorse del fatto. Il rettore ha detto che "non ho, ora come ora, estremi
per sollecitare il ministero, deve essere un professore del raggruppamento a
farlo. Di mio posso dire che in ambito umanistico si producono troppi testi e
che questo è uno dei fattori che causano l'impossibilità di fare controlli
accurati. Nello specifico, secondo me dovrebbe essere Galimberti, nel suo
interesse, a chiedere la convocazione di un giurì o comunque a rispondere e a
specificare le sue posizioni.”Nel giugno
la rivista L'indice dei libri del mese ha pubblicato nel proprio sito un
lungo articolo su altri copia-incolla. In particolare il saggio sul mito è
stato indicato come costituito al 75% da un "riciclaggio" di suoi
scritti precedenti, per il restante 25%, una ristesura di intere frasi e paragrafi,
presi da altri autori, quasi identici agli originali. Le accuse mosse a
Galimberti sono poi diventate un saggio, “La mistificazione intellettuale
(Coniglio Editore, ), in Bucci, elenca i nomi dei pensatori da cui avrebbe
tratto parti di testi senza citare la fonte. Vattimo ha dichiarato al Corriere
della Sera: «si scrive anche a distanza d'anni dalla lettura; la spiegazione è
plausibile. Lui cita l'autore la prima volta; poi ci mette quelle frasi che
ricorda anche senza virgolettarle. Il sapere umanistico è retorico. Noi si
lavora su altri testi, si commenta. Platone e Aristotele sono stati
saccheggiati da tutti. Nella filosofia è tutto un glossare. C'è chi copia dagli
altri e chi da sé stesso».Altre opere: ROMA SERMO ROMANVM -- Milano, Mursia). Agire
(Milano, Apogeo); Amore. Assisi,
Cittadella Editrice, .Tra il dire e il fare. – dire e una forma di fare -- Il viandante della filosofia, con Marco
Alloni, Roma, Aliberti, .Parole d'ordine, Milano, Apogeo, . Amore. Milano, AlboVersorio. Amante, amato,
amico --” Napoli-Nocera Inferiore (SA), Orthotes, . “Il bello” Napoli-Nocera Inferiore (SA), Orthotes,
. Eros e follia, Mariapia Greco, Lecce, Milella Editore. Fenomenologia del corpo,
Milano, Feltrinelli – cf. Grice on ‘body’ – in “Personal Identity” “I fell from
the stairs” -- Dall'inconscio al simbolo, Milano, Feltrinelli, 2“Equivoci” (Milano,
Feltrinelli); Parole nomadi, Milano, Feltrinelli; I vizi capitali e i nuovi
vizi, Milano, Feltrinelli. Amore, Milano, Feltrinelli. Treccani. Umberto
Galimberti. Keywords: Why did the Romans need to distinguish between ‘amatus’
and ‘amicus’? -- amore, follia, Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Galimberti” – The Swimming-Pool Library.
Galli. (Carru). Filosofo.
Celestino Galli. Interesting philosopher. Not to be confused with Galli.
Galli. (Montecarotto). Filosofo. Compiute gli
studi classici con assoluta regolarità, si iscrive alla Facoltà di Filosofia a Roma,
dove ha come maestri, tra gli altri,
Varisco e Barzellotti. Da Varisco apprende il rigore del metodo negli
studi filosofici. Da Barzelotti aprende la passione per le ricerche storiche e
le vaste esplorazioni letterarie. Si laurea sotto Barzellotti con il massimo
dei voti dopo aver discusso “Kant e Rosmini” (Lapi, Citta di Castello); Insegna
a Senigallia, Bologna, e Firenze. In “I principii della scuola, con particolare
riguardo alla scuola elementare” (Il Risveglio Scolastico, Milano). Insegna a
Cagliari e Torino. Figura centrale della filosofia italiana, Galli esordisce
con una ricerca sullo sviluppo della filosofia kantiana e quella di Rosmini;
temi che non solo non si stanca mai di ampliare ma affina in ulteriori indagini.
Esegue vaste indagini sulla storia della filosofia. Socrate, Platone,
Aristotele, Cartesio, Bruno, Leibniz, e Renouvier. «L'uno e i molti” (Chiantore, Torino)
certifica la teoria. Gli procura l'interesse di larga parte del mondo
filosofico italiano per le conclusioni sui rapporti tra il sentimento e la
reflessivita. Ampie le discussioni, e talora vivacissime, su autori
contemporanei, dai quali esige rigore, chiarezza e intransigenza speculativa.
Organo di polemiche e di interventi nella vita della cultura italiana
contemporanea è «Il Saggiatore», da lui fondata, Privo di ambizioni mondane,
sempre affabile, ama la compagnia delle persone colte e la conversazione delle
anime semplici, destinate al bene e alla verità. Confida soprattutto nella
scuola, veicolo ideale per dare alle generazioni nuove volontà, serietà,
cultura adeguata ai tempi. Una scuola che studia, senza divagare e che sappia
attingere costantemente alle fonti del sapere, ama ripetere. Grazie al suo
ininterrotto lavoro di studioso, il mondo accademico italiano ha beneficiato di
un numero impressionante di sue pubblicazioni, fatto di saggi, manuali per le
scuole, opuscoli e articoli per riviste specializzate. Si dedica all'arte e
alla religione, completando, in questa maniera, il panorama delle sue indagini.
La Scuola media statale di Montecarotto ha aggiunto all'intestazione il nome di
"Gallo Galli". Altre opere: La
filosofia teoretica dei manuali, Oderisi, Gubbio, Dialettica dello spirito”
(I., Oderisi, Gubbio); “Lineamenti di filosofia, Azzoguidi, Bologna; La
dimostrazione dell'esistenza del mondo esterno e il valore pratico delle
qualità sensibili secondo Cartesio, Oderisi, Gubbio); Renouvier. II. La legge
del numero, D. Alighieri, Milano, Le prove dell'esistenza di Dio in Cartesio
(Valdes, Cagliari); :La dottrina cartesiana del metodo, D. Alighieri, Milano);
“La filosofia di Leibniz: Facoltà di Magistero, Torino, Statuto, Torino); “Studi
cartesiani, Chiantore, Torino); “Cartesio, Chiantore, Torino, “Dall'essere alla
coscienza, Chiantore, Torino); “L’idealismo” (Gheroni, Torino); “PComenio,
Gheroni, Torino); “La Filosofia greca: I sofisti, Socrate, Platone. Torino.
Facoltà di Magistero. heroni, Torino, Leibniz, Cedam, Padova); “Carlini ed
altri studi; da Talete al "Menone" di Platone; il problema di
Cartesio, per la fondazione di un vero e concreto immanentismo, Gheroni,
Torino, Corso di storia della Filosofia: Aristotele, Gheroni, Torino, Da Talete
al menone di Platone, Gheroni, Torino, Tre studi di filosofia: pensiero ed
esperienza, sulla persona, su Dio e sull'immortalità, Gheroni, Torino Socrate
ed alcuni dialoghi platonici: Apologia, Convito, Lachete, Eutifrone, Liside, Jone,
Giappichelli, Torino, Linee fondamentali d'una filosofia dello spirito, Bottega
d'Erasmo, Torino, L'idea di materia e di scienza fisica da Talete a Galileo,
Giappichelli, Torino, L'uomo nell'assoluto, Giappichelli, Torino, La vita e il
pensiero di Giordano Bruno, Marzorati, Milano Sguardo sulla filosofia di
Aristotele, Pergamena, Milano, Platone, Pergamena, Milano 1974. Di carattere
pedagogico Filosofia (Oderisi, Gubbio). Idealismo, spiritualismo ed
esistenzialità nella metafisica in Galli; Cartesio, in Italia. Dizionario
Biografico degli Italiani, Volume 51, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Persée. Portail de revues en
sciences humaines et sociales, su persee.fr. There is another Galli, who also
did philosophical studies – but his brother was more famous, the author of
Tabula philological. Gallo Galli. Keywords: l’uno e i molti, unum et multa –
the one and the many – Plato – Aristotle – Parmenides’s aporia – D. F. Pears,
“Universals” in Flew. Rosmini, Bruno, Carlini, idealismo, idealismo critico,
dialettica dello spirito, Renouvier. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Galli” –
The Swimming-Pool Library.
GALLUPPI. (Tropea). Filosofo. “Gallupi is a
great one; and much can be philosophised about his philosophy of the ‘parola
come segno del pensiero’” – Grice: “On top, he was a Baron!” -- Eessential
Italian philosopher. Figlio del barone Vincenzo e della nobildonna Lucrezia Galluppi,
entrambi della stessa famiglia Galluppi, una delle antiche famiglie patrizie di
Tropea. Dopo lo studio della lingua latina, apprese filosofia sotto
Ruffa. Trasferitosi a Santa Lucia del Mela, compì il corso elementare di
filosofia e presso il Seminario vescovile della cittadina peloritana.
Intraprese dunque lo studio a Napoli sotto Conforti. Sposa Barbara
d'Aquino, da cui ebbe quattordici figli, otto maschi e sei femmine.
Trascorreva le giornate di libertà nella residenza privata di famiglia, cioè
Palazzo Galluppi, sulla Strada Provinziale a Caria, frazione di Drapia, alla
biblioteca o al giardino. Pubblicò a Napoli “Sull'analisi e la sintesi”.
Durante i moti aderì alla causa liberale sostenendo la riforma costituzionale
dello Stato e protestando quindi contro l'intervento repressivo degli
Austriaci. Si riavvicina alla monarchia. Insegna Filosofia a Napoli. Membro
dell'Accademia Sebezia e dell'Accademia Pontaniana di Napoli, dell'Accademia
degli Affatigati di Tropea, di quella del Crotalo di Catanzaro e della
Florimentana di Monteleone. Il suo merito maggiore consiste nell'avere introdotto
in Italia Kant. Le Lettere filosofiche furono definite il primo saggio in
Italia di una storia della filosofia. A Pasquale Galluppi sono dedicati
il Convitto nazionale, il Liceo Classico di Catanzaro e il Liceo Classico di
Tropea. A Tropea, la sua città natale, è attivo il Centro studi
Galluppiani, associazione culturale dedita alla ripubblicazione dell'opera
omnia del filosofo e che di recente ha decretato l'ampliamento dei fini
statutari, fino ad accogliere e curare altre interessanti iniziative di un
certo spessore culturale. Periodicamente, il Centro organizza il
Congresso degli Studi Galluppiani, importante appuntamento di respiro
nazionale, animato da studiosi e saggisti provenienti da tutta Italia.
L'attuale presidente è Luciano Meligrana. Altre personalità di notevole
importanza nella storia del Centro studi Galluppiani sono stati Pugliese e Cane,
filosofo, appassionatissimo studioso dell'opera di Galluppi. Una vera
dedizione, la sua che non è mai venuta meno fino alla fine della sua vita.
Organizzatore infaticabile di seminari, simposi e conferenze, ha cercato di far
conoscere il pensiero del Galluppi, favorendo la pubblicazione dell'opera
inedita "La Filosofia della Matematica" la cui edizione lo ha visto
anche quale curatore. Su Galluppi ha pubblicato numerosi saggi ed articoli in
quotidiani e riviste specializzate. Altre opere: “Memoria apologetica”
(Napoli, Vincenzo Mozzola-Vocola); “Grice, ovvero, Sull'analisi e la sintesi”
(Napoli, Verriento); “La conoscenza, o sia analisi distinta del pensiere umano,
con un esame delle più importanti questioni dell'Ideologia, del Kantismo e
della Filosofia trascendentale” (Napoli, Sangiacomo); “Filosofia” (Messina,
Pappalardo); “Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia, relativamente
a' principii della conoscenza umana da Cartesio insino a Kant inclusivamente” (Messina,
Pappalardo); “Logica”; “Metafisica” (Firenze, Tipografia della Speranza); “La
volontà” (Napoli, Giachetti); “Storia della filosofia” (Napoli); “Opera
compresa in nove capitoli a cui si aggiunge l ‘Elogio funebre scritto da Errico
Pessina, autore del Quadro storico dei sistemi filosofici” (Milano, Gio.
Silvestri); “Autobiografia”, “Scritti”
(Milano, Dumolard); La filosofia del Galluppi e le sue relazioni col
Kantismo, (Napoli, Morano); “Lettere filosofiche” (Bonafede, Palermo); “Epistolario
Lettere private. Inedite e rare, Franco Ottonello, Milano, Franco Angeli
("Filosofia e scienza nell'età moderna" Collana a cura della Sezione
di Milano dell'Istituto per la storia della filosofia. Dizionario biografico
degli italiani. Pasquale Galluppi. “Galluppi errs in calling natural
semiotics, ‘il linguaggio dell natura,’ since no tongue is involved!” But we
can forgive him for that since he genially realizes, unlike King Alfred, that
one can use ‘dire’, ‘con questo moto del ditto, egli dice al compagno che vada
da B in C” Segno figurato, motto dei bracci quando imito il moto de pesare para
figurar paragonare. – Grice: “Gallupi’s scheme is a complex, and much better
than Locke. He notes that ‘natural’ can apply to ‘sign’, and it is a natural
fact that men will start using ‘natural’ signs in an artificial way – this he
calls ‘natural sign’ – in that it is already an utterer making the gesture, as
when he sneezes, intentionally. Galluppi has always in mind the dyad, what he
calls il ‘compagno’ – so he plays with fifty variants on a theme. A makes a
gesture – with the finger, with the arm --. Galluppi speaks of the ‘proposizione’
being communicated even in these cases – a ‘grido’ is equivalent to the
proposizione that the compagno is to ‘turn his attention towards the utterer’ –
In the ‘natural’ sign, as used in communication, we are already in the realm of
the artificial – only a black cloud naturally means rain – Galluppi hardly
dwells on a ‘grido’ signifying pain in a natural way. He notes that we
progress. And he keeps looking for the reasons in the utterer and the addressee
for all this. So like me, he looks for a motivational rationale – a ‘semantic’
freedom – or ‘prammatica’ as he would say. Since he is an illuminista, he is
only concerned about this in terms of a minimal taxonomy of signs. So between
the signs used in communication he distinguishes three types: the imitative,
the indicative (different criteria) and the figured sign – not figurative –
‘segno figurato’ – when a lot of pantomime takes place. It is only THEN that he
explores the arbitrariness: one loses one’s compagno, and utters, “Where are
you?” – so since this worked, they agree that ‘Where are you’ will mean, “I
lost you – where are you?” --. And then we have a full lingo – or semiosis. He
rightly thinks that his is an improvement over Lucrezio!” Keywords: gesto, grido, gemito, moto del
ditto, dolore, causa del dolore, circustanza, segno naturale, segno istituito, segno
commune (istituito per la comprensione mutua), segno arbitrario, segno
artificiale, segno imitative, segno indicatore, segno figurato, segno
analogico, segno figurativo -- gesto della mano, lo sguardo, communicare,
sentire, volere. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Galluppi," per Il
Club Anglo-Italiano,The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Galvano. (Torino).
Filosofo. Grice: “I like Galvano; he has philosophised on aesthetics, on
‘spirit and blood,’ and on polytheism, citing Sallust!” Frequenta la scuola a
via Galliari, animata da Casorati. Fonda
L'Unione Culturale di Torino. Promuove
il “Movimento Arte Concreta” – cf. Arte Astratta – Insegna all’Accademia Albertina.
Dizionario Biografico degli Italiani.Albino Galvano. Keywords: Gallupi, Peirce,
Grice. By uttering x (gestus), U means that p” gesto, gestus, Grice’s use of
gesture. il concreto, l’astratto. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Galvano: implicatura concreta”– The Swimming-Pool
Library. Luigi Speranza, “Grice e Galvano:
Gangale (Cirò Marina). Filosofo. Grice: “I
like Gangale; the fact that I taught for years in front of the martyrs memorial
helps!” Porta a termine gli a San Demetrio Corone. Si iscrive alla facoltà di
Filosofia di Firenze. Si laurea con “La logica della probabilita”. Iniziato in
Massoneria, nella Gran Loggia d'Italia .
Porta avanti la difesa dell’idioletto e del dialetto. Opere "Rivoluzione Protestante"
(Torino, Gobetti); “Calvino (Roma, Doxa); “Apocalissi della cultura arabresca”
(Roma, Doxa); “Il Protestantesimo in Italia” (Roma, Doxa); “Il dio straniero” (Milano,
Doxa); “Giacomo della Marca” (Napoli); “Salve regina”; “Fragmenta ethnologica
arberesca medio-calabra, Soveria Mannelli, Rubbettino. “L’arbërisht: l’utopia. Giuseppe
Gangale. Giuseppe Tommaso Saverio Domenico Gangale. Keywords: idiolect,
dialect, ethno-lect, idio-letto, dia-letto, ethno-letto. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Gangale: dall’idioletto al dia-letto” – The Swimming-Pool Library.
Garbo. (Firenze). Filosofo. Grice: “I like
Garbo; for one I like Firenze, for another I like a Renaissance man – I’m one!”
Grice: “Garbo is extremely interesting at a time when physis did mean ‘nature’
– the physicist and the physician were the natural philosophers! At Oxford
Transnatural philosophy was created against Natural Philosophy,” – Grice:
“Garbo made the greatest comment on “Love unrequited” by G&S – by focusing
on a ditty by Cavalcanti – Boccaccio loved the pretentious prose by Garbo on
‘eros,’ ‘amore,’ and ‘cupidus.’ –“ Studia sotto Alderotti
a Bologna. Figlio di Bono, medico e chirurgo. Sotto
il consiglio del padre, fu allievo a Bologna di Alderotti, suo cognato, poi uno
dei più importanti rappresentanti di un riorientamento della filosofia, all che
Garbo diede un contributo importante. Studia sotto Alderotti per un breve
period. Torna presso la casa paterna a Firenze a seguito della guerra tra Bologna
e Ferrara e fu iscritto, a fianco del padre, nella gilda di Firenze di medici e
farmacisti. Le condizioni politiche migliorate gli consentirono di riprendere i
suoi studi e si laurea, successivamente si sposta a Bologna, dove insegna.
Quando Orsini scomunicò Bologna e, quindi, escluse i
cittadini bolognesi dal frequentare lo studio generale, fu, ancora una volta,
costretto a lasciare Bologna. Si transferice a Siena, con l'insolitamente alto
stipendio di 90 fiorini d'oro come "dotore del chomune di Siena". Saltuariamente
si recasse a Bologna nonostante la scomunica. E
fu a Bologna che completa il suo commento su una parte del libro IV del Canon
di Avicenna, tanto da guadagnare il soprannome di "espositore.” Torna a
Bologna, inizia la sua “Dilucidatorium totius pratice scientie” un commento sul
Libro I del Canon. Insegna a Padova, a causa del "propter malum statum
civitatis Paduae" (come afferma nel suo commento ad Avicenna), riprese a
peregrinare tra un'università e l'altra (anche se è un percorso poco chiaro, a
causa delle scarse informazioni fornite dai biografi e dell'assenza dei documenti).
Torna a Firenze e completa Dilucidarium. Sulla scia dell'esodo della Facoltà di
Filosofia da Bologna a Siena, venne nuovamente nominato dal Comune di Siena,
questa volta con uno stipendio annuo esorbitante di 350 fiorini d'oro, più 100
fiorini, perché teneva letture a casa sua, la sera. Lavora al suo commento al
trattamento con piante medicinali nel libro II di Avicenna, Canon, cioè
"l'Expositio super canones generales de virtutibus medicamentorum
simplicium secundi canonis Avicennae", che complete dopo il ritorno a Firenze.
Commenta sul “Donna mi prega” di Cavalcanti. Questo commento è conservato in un
manoscritto di Boccaccio ed è stata tradotta in una versione in lingua “volgare”. A causa dell'invidia dei suoi colleghi di
Bologna, fu accusato di essersi appropriato del commento a Galeno di
Torrigiani. Le lezioni riscuotevano molto successo, allora i suoi
colleghi, invidiosi, dettero il compito a un allievo che viveva con il medico
di spiarlo; quest'ultimo scoprì che prepara le sue lezioni basandosi sul
comment a Galeno di Torrigiani, che conserva segretamente. Il plagio e reso
pubblico, addiruttura Cecco D'Ascoli ne fece scherno con i suoi allievi, e
Garbo e costretto a allontanarsi da Bologna. Sia Tiraboschi che Colle notarono
delle incongruenze cronologiche della vicenda. Torrigiani
e co-etaneo e collega del medico alla scuola di Aldreotti, e successivamente si
fece certosino in tarda età e solo da quel momento, o dopo la sua morte,
avrebbe potuto prendere i suoi scritti. L'episodio,
probabilmente, indica l'atmosfera ostile – tossica -- in cui era immerso Garbo
a Bologna, per questo è plausibile che decidesse di accettare l'offerta di Padova,
che dopo la crisi causata dalla guerra contro Enrico VII, cerca insegnanti di
fama. Tornato a Firenze, incontra Mussato in preda a un malanno, che
probabilmente aveva conosciuto in precedenza a Padova e che era a Firenze in
veste di ambasciatore di Padova. A Firenze, la sua stima di filosofo si riprese
dai colpi bassi inflitti dai bolognesi; mostra un ritratto cordiale, sapiente
ma non scontroso, con un atteggiamento affidabile e umano, che cercava di
capire i segreti della natura e molto disponibile, questa era la maniera in cui
appariva ai fiorentini. Descritto come una persona arguta in episodi riportati
da Petrarca, che non conosceva direttamente, ma che aveva avuto contatti con Garbo.
Pesso un cimitero, rispose a dei vecchi che lo volevano schernire con queste
parole. La disputa è ingiusta, qui: infatti voi siete più coraggiosi perché
siete a casa vostra. (Rerum memorandum libri, risposta simile a quella di Cavalcanti
nel Decameròn. Un altro episodio, invece, fu la volta in cui un uomo prende in
giro il suo piccolo cavallo dicendogli: "e gli insegni a camminare, ma
dove hai imparato quest'arte?", e Garbo rispose: "A casa
tua". Quanto torna scrisse le "Recollectiones in Hippocratem de
natura foetus" (Venezia), con la "Expositio super capitula de generatione
embryonis" di Tommaso Del Garbo, suo figlio, e la "Expositio in
Avicennae capitulum de generatione embrionis" di Torre. Il trattato di
Garbo mostra quanto fosse dipendente dall'astrologia araba. Distingue
l'anatomia dalla fisiologia. Indaga la causa delle malattie ereditarie, dicendo
che dipendono da un vizio organico del cuore, dal quale ha origine lo spirito
che il seme del padre trasmette al nascituro. Tratta anche di argomenti molto
discussi dai filosofi del secolo, come la trasmissione dell'intelligenza tra
generazioni, dell'origine del calore animale e della nascita di piante e
animali per “fermentazione.” Dice nell'Expositio che torna a Firenze non per la
crisi di Siena, ma per altri motivi di cui non si hanno documentazioni. Per
Tiraboschi e Colle, Garbo non sarebbe mai uscito dall'Italia, mentre De Sade
dice che ad Avignone avrebbe incontrato Ascoli.
Quest'ultimo è il motivo della grave colpa di cui Garbo, insieme al figlio, fu
macchiato dopo il plagio già nominato. Ascoli venne allontanato da Bologna e
sospeso dall'insegnamento poiché accusato di eresia, successivamente giunse a
Firenze con la fama di mago e negromante, al servizio del duca Carlo di
Calabria. Ascoli scrisse "Commentarii in Sphaeram Mundi Ioannis de
Sacrobosco", che si ritiene fosse trattato che egli porta sul rogo,
trattato che fu aspramente criticato da Garbo che gravemente accesi di rabbia e
d'odio contro di lui, perché invidiosi che d'Ascoli fosse preferito come medico
dal duca Carlo. I. Garbo accusa Ascoli di fronte al vescovo d'Aversa e
successivamente lo denuncia all'inquisizione. Questo spinse il duca di Calabria
ad allontanare Ascoli dalla sua corte e dopo fu arrestato dall'inquisitore
Bonfantini. L’accusa era di essere "alieno dal vero dogma della
fede". Ascoli fu bruciato sul rogo. E evidente la responsabilità di Garbo
in questa condanna, per invidia e non per motivi religiosi. Garbo muore poco dopo l'esecuzione d’Ascoli. Questo, dice
Grice, e causato da un incantesimo di vendetta lanciato da Ascoli. Altre
opere: La figura di Del Garbo campeggia se non come il più grande filosofo di
Firenze, sicuramente come quello più nominato, sia nel bene che nel male, a
prescindere dal valore che possono avere le sue opere a livello della storia
della filosofia, infatti rappresenta, nell'opinione comune, il tipo ideale di
filosofo, sia con i suoi pregi, che con i suoi difetti. Tra le opere che
sicuramente possiamo attribuirgli ci sono ricettari, commenti e trattati. Tra i vari, ci sono
i "Super IV Fen primi Avicennae praeclarissima commentaria, quae
Dilucidatorium totius practicae generalis medicinalis scientiae noncupatur"
(Venezia), dedicati agli studenti bolognesi che l'avevano seguito a Siena;
"Chirurgia cum tractatu eiusdem de ponderibus et mensuris nec non de
emplastris et unguentis" (Ferrara) insieme ad un trattato sulla lebbra di
Gentile da Foligno e uno sulle giunture ossee di Gentile da Firenze, ampio
commento ad Avicenna, Abū l-Qāsim az-Zahrāwī e ar-Rāzī. In questo e in altri
testi, rileva molte inesattezze di Avicenna e parla con tono di ammirazione dei
antichi greco-romani. Altre opere invece non sono state stampate: "De
militia complexionis diversae"; una "quaestio" sulla flebotomia
secondo Ugo da Siena (Bergamo, Biblioteca civica) "Recolectiones super cirurgia
Avicennae" (Modena, Bibl. Estense); Tractatus podagre (San Candido, Bibl.
della Collegiata). E non va dimenticato il commento alla canzone "Donna mi
prega" di Cavalcanti: "Scriptum super cantilena Guidonis de
Cavalcantibus" ("De natura et motu amoris venereis cantio cum
enarratione Dini de Garbo", Venezia, introvabile). Il commento riguardo a
“Donna mi prega” considera l'amore (eros) da un punto di vista strittamente patologico,
come passione, e anche se a volte tende a sovrapporsi a “Donna mi prega”,
esponendo le idee sull'amore di se stesso (“amore proprio”) che quelle di
Cavalcanti, resta un importante document. Suddivide
il testo in tre parti. Nella prima parte, Garbo dimostra quante e che sono le
cose, che dello amore si dicono. Nella seconda parte, Garbo filosofa di quelle,
che esser ne determina. Nella terza parte, la chiusa, Garbo dimostra la
sufficienza di quelle cose, ch'egli ha dette. Nella seconda parte, la più
importante, si segue la dimostrazione sulle *otto* caratteristiche dell'amore: I)
dove si produce (nell’appetito sensitivo); II) chi lo genera? la disposizione
naturale del corpo dell’amante – per non fare menzione digli influssi di Marte
su Venere. III) quale virtù ha l’amore, dato che è passione d'appetito? Nulla.
IV) Quale e l’effetto dell’amore? La
morte che impedisce le operazioni della virtù vegetativa; V) quale e l’essenza
dell’amore? E una passione naturale. VI). Che alterazione provoca? Infermità,
malinconia, morte. VII) Che spinge a filosofare sull’amore, dato che non si può
celare la passione? Lo spirito platonico. VIII) Se l'amore (o strittamente,
l’amare) si dimostri via il sentire? Si. È evidente che parli come filosofo
aristotelico. Per Garbo, l'amore è una malattia, una passione dell'appetito
sensitivo, che può causare a sua volta molte altre malattie, e per questo va
curata, con la dimenticanza e l'allontanamento, l'"accidente fero" di
Cavalcanti è il maligno influsso di Marte, in congiunzione col Toro e la Bilancia,
quando si trova nella casa di Venere. Altre opere: “Dynus super quarta
Fen primi cum tabula” (Venezia: Lucas Antonius Giunta Florentinus); “Expositio
super tertia, quarta, et parte quintae fen IV. libri Avicennae” (Venezia:
Johann Hamann für Andreas Torresanus); “Dilucidatorium totius pratice
medicinalis scientie Expositio super canones generales de virtutibus
medicamentorum simplicium secundi canonis Avicennae (Venezia); “Recollectiones in
Hippocratem de natura foetus; “Dilucidatorium Avicennae (Ferrara) Expositio
super parte quintae Fen quarti Canonis Avicennae (Ferrara, André Beaufort); “Super
IV Fen primi Avicennae praeclarissima commentaria, quae Dilucidatorium totius
practicae generalis medicinalis scientiae noncupatur (Venezia); Chirurgia cum
tractatu eiusdem de ponderibus et mensuris nec non de emplastris et unguentis
(Ferrariae); “De militia complexionis diversae; di cui un saggio è pubblicato
da Puccinotti; Recolectiones super cirurgia Avicennae (Modena, Bibl. Estense); De
generatione embrionis; Dizionario biografico degli italiani. Aldrobrandino Del
Garbo. Keywords: appetitus, appetitus sensitives – spiegatura dell’amore in
termine aristotelichi – amare, sentire, il patico – fornicazione –
latino/volgare – Boccaccio – Petrarca – Alighieri – Cavalcanti --. de militia
complexionis diverae, eros, amore, malattia, Aristotele, passione, ragione,
appetite sensitive, amore, sentire – re-cognosenza da parte dell’amato
dell’amore dell’amante – via senso? Marte – self-love, other-love, amore
proprio, amore a se stesso, amore all’altro. Refs.: Luigi Speranza, “Garbo e Grice:
amore, passione, implicatura” – The Swimming-Pool Library.
Gargani. (Filosofo). Genova. Grice: “I
like Gargani; many of his essays are pretty interesting: he’s written on the
‘sense’ of ‘true,’ and on the ‘endless phrase,’ – la frasse infinita – which
according to Griceian principles, must rely on implicature, since it involves a
communicational impossibility!” -- «È un fatto che gli uomini hanno prodotto
assai più cose di quanto siano propensi ad ammettere; ma ciò che essi hanno
eretto nella forma di costruzioni concettuali elevate e sublimi, come se
fossero separate dal caso e dal disordine, corrisponde ad un uso che essi hanno
fatto della propria vita.” Aldo Giorgio Gargani (Genova), filosofo. Si laurea a
Pisa sotto Barone.
Collaborando con Lepschy, allora
professore all'University College di Londra, e conducendo le sue ricerche al
Queen's sotto la guida di Geordie McGuinness.
È stato il massimo studioso italiano di Vitters, e ha contribuito alla
diffusione della filosofia di D. F. Pears. I suoi ambiti di studio sono stati
prevalentemente la filosofia del linguaggio, l'estetica, l'epistemologia, e la
psicoanalisi. Di particolare interesse è anche il suo tentativo di una
scrittura filosofica narrativa, come in Sguardo e destino” (Laterza,
Roma-Bari); “L'altra storia” (il Saggiatore, Milano); Il testo del tempo”
(Laterza, Roma-Bari). Altre opere:
“Esperienza in Vitters” (Le Monnier, Firenze); “Hobbes” (Einaudi, Torino);
“Vitters” (Laterza, Roma-Bari); “Il sapere senza fondamenti. La condotta
intellettuale come strutturazione dell'esperienza commune” (Einaudi, Torino );
“Vitters a Cambridge” (Stampatori Editore, Torino); “Kafka” (Guida, Napoli);
“Lo stupore e il caso” (Laterza, Roma-Bari); “La frase infinita” (Laterza, Roma-Bari); “Il
coraggio di essere” (Laterza, Roma-Bari); “Stili di analisi” (Feltrinelli,
Milano); “L'organizzazione condivisa. Comunicazione, invenzione, etica”
(Guerini, Milano); “Il pensiero raccontato” (Laterza, Roma-Bari); “Una donna a
Milano” (Marsilio, Venezia); “Il filtro creative” (Laterza, Roma-Bari); “Dalla
verità al senso della verità” (Plus, Pisa); “Mondi intermedi e complessità”
(Ets, Pisa); “Il gesto” (Cortina, Milano); “La filosofia della cura” (ASMEPA
Edizioni, Bentivoglio); “L'arte di esistere contro i fatti” (Lamantica
Edizioni, Brescia); “Crisi della ragione. Nuovi modelli nel rapporto tra sapere
e attività umane” (Einaudi, Torino). Altri contributi Relazione d'aiuto,
sintonia comunicativa e organizzazione sociale, in Il vaso di Pandora, Dialoghi
in psichiatria e scienze umane, Fondazionalismo e antifondazionalismo, Relativismo
e nuovi paradigmi filosofici, Inquietudine, empatia, identità e narrazione
(Pordenone). Aldo Giorgio Gargani. Keywords. scambio, organisazzione condivisa
– communicazione – implicatura come condivisa – empatia – d. f. pears --.
Mcguinness -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gargani” – The Swimming-Pool
Library.
Garin.
(Rieti). Filosofo. Grice: “Garin is a serious student of what we may call the
longitudinal, rather than latitudinal, unity of Italian philosophy! If ever
there is one!” -- Italian philosopher,
author of a very rich, “La cultura filosofica del rinascimento italiano.” And
“L’umanesimo italiano”Grice was Lit. Hum. Oxon, so he knew. Linceo. Studia sotto Limentani. Frequenta il Liceo classico
Galileo. Si laurea sotto Limentani. Vari studi sull'Illuminismo che confluiranno
nel volume sui moralisti inglesi. Subito dopo la laurea sostenne e vinse il
concorso per insegnare nei licei, cosa che continuò a fare fino a quando vinse
la cattedra da ordinario all'università. Tra i commissari del concorso liceale
c'era Guzzo, una figura che costituirà un punto di riferimento per Garin quanto
meno fino ai primi anni del dopoguerra. I suoi riferimenti culturali non erano
costituiti da intellettuali e politici come Gramsci, ma da filosofi di matrice
spiritualista e cattolica come Lavelle,
Senne, Castelli Gattinara di Zubiena, Michele Federico Sciacca e lo
stesso Guzzo. Iscritto al Partito Nazionaledal 1931, pronuncia al Lyceum di
Firenze una commemorazione a Gentile. Una svolta nelle prospettiva politica,
filosofica e storiografica (le tre cose non vanno separate) si ha con l'uscita
dei Quaderni del carcere di Gramsci, che hanno fortemente influenzato la sua
filosofia nel costante riferimento alla concretezza del pensiero, e con la
pubblicazione delle Cronache di filosofia italiana”, fortemente sollecitato da
Laterza. Storico della filosofia molto legato al rigore filologico e al lavoro
sui testi, rifiuta la definizione di filosofo; è tuttavia considerabile tale
proprio in virtù delle sue polemiche anti-speculative e come influente teorico
della storiografia filosofica. Insegna a Firenze. Si ttrasferì a Pisa a causa dei perduranti disordini della
rivolta studentesca iniziata nel '68, di cui non condivideva le modalità di
lotta e che considerava espressione di astratto rivoluzionarismo. La sua
infaticabile avidità di letture filosofiche lo rese consigliere prezioso. L’Accademia
dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la Filosofia. Altre
opere: “Giovanni Pico della Mirandola. Vita e dottrina”; “Gli illuministi
inglesi. I Moralisti; “Il Rinascimento italiano”; “L'Umanesimo italiano”;
“Medioevo e Rinascimento”; “Cronache di filosofia italiana”; “L'educazione in
Europa”; “La filosofia come sapere storico”; “La filosofia nel Rinascimento
italiano”; “La cultura italiana tra Ottocento e Novecento”; “Scienza e vita
civile nel Rinascimento italiano”; “Storia della filosofia italiana”; “Dal
Rinascimento all'Illuminismo” “Filosofi
italiani”; “ Rinascite e rivoluzioni”; “Lo zodiaco della vita”; “Tra due
secoli”; “Cartesio”; “L’Ermetismo del Rinascimento”; “Gli editori italiani tra
Ottocento e Novecento”; “La cultura del Rinascimento”. Ciò non toglie che
l'importanza della interpretazione del Rinascimento che Garin ci dà nei suoi
scritti e ci documenta nelle sue edizioni, pubblicazioni, finissime traduzioni
di testi umanistici di ogni tipo (filosofico, politico, critico, letterario)
possa essere, senza iperbole, confrontata con l'importanza della evocazione del
Burckhardt» in Cantimori, Studi di storia, Torino, Einaudi, la Repubblica, Mecacci
L., La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Adelphi, Milano, su
lincei. Fondo Eugenio Garin, Il percorso storiografico di un maestro, Firenze,
Le Lettere, Marino Biondi, Dopo il diluvio. Eugenio Garin, l'ombra di Gentile e
i bilanci della filosofia, in Un secolo fiorentino, Arezzo, Helicon, ,Olivia
Catanorchi e Valentina Lepri , Dal Rinascimento all'Illuminismo (Atti del
convegno Firenze), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, . Michele Ciliberto,
Eugenio Garin. Un intellettuale nel Novecento, RomaBari, Laterza, . Raffaele
Liucci, Quelle ombre sul delitto Gentile in "Treccani Magazine", La
Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Adelphi, Milano, "Il
Gramsci di Eugenio Garin", in Archetipi del Novecento. Filosofia della
prassi e filosofia della realtà, Napoli, Bibliopolis, Umanesimo e umanesimi.
Saggio introduttivo alla storiografia di Garin, Milano, FrancoAngeli, TreccaniEnciclopedie
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Garin, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Opere di Eugenio Garin, .
Eugenio Garin. Keywords: cicerone come umanista – umanesimo e unamenismi
– garin, umanista del Novecento – umanisti e il ritorno dei filosofi antichi –
umanesimo, ovvero, il primo secolo del rinascimento – il ritorno dei filosofi
antichi – retorica umanista – castelli e garin -- le griceianisme est un
humanism!” humus, human, homo sapiens, homo sapiens sapiens, human vs. person,
sapientia, persona -- human, umano, umanesimo – filosofia romana -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Garin – umano, troppo umano – The Swimming-Pool
Library.
garron
garroni. (Roma). Filosofo. Grice: “I like Garroni; he writes very
Griceianly: on lying, on Pinocchio, on semiotics, on Kant – ‘quasi-Kant’ --,
and on sense perception (‘senso e paradosso’, ‘immagine, figura,
communicazione’). Inizia la sua attività in Rai, dove era entrato per un invito
di Gualainsieme come intervistatore e autore di trasmissioni sulla filosofia.
Affianca a questo lavoro l'opera intellettuale di critica e di riflessione
sull'estetica, grazie anche alla sua frequentazione del mondo artistico
dell'epoca anni cinquanta, redigendo anche presentazioni e cataloghi
d'arte. Insegna a Roma. Pur essendosi tenuto fino a quel momento ai
margini della vita accademica, con “La crisi semantica dell’arte” (Roma,
Officina), insegna estetica. Porta un rinnovamento dell'estetica italiana dopo
Croce, culminante in una innovativa traduzione della Critica della facoltà di
giudizio di Kant tesa a sottolinearne la co-appartenenza di tematiche estetiche
(l’estetico) ed epistemologiche (il noetico). Cura Arnheim, Macherey, Mannoni,
Lukács, Brandi, Dufrenne, akobson e del Circolo linguistico di Praga e
collaborato alla rivista Rassegna di filosofia, alle riviste cinematografiche
Cinema Nuovo e Filmcritica e alla Enciclopedia Einaudi.Cura Benedetto,
Bottari, Melis, Fieschi, Vacchi, Greco
ecc. L’estetica è una "filosofia non speciale" il cui compito
non deve limitarsi allo studio delle espressioni artistiche ("il
bello", “l’arte” e “la natura”), ma è finalizzato ad una visione e ad una
"costruzione" del mondo fondata sull'esperienza del “senso” (il
sensibile, sentire, sensate). Ciò che va rivendicata è la portata iudicativa (e
non solo volitiva) delle riflessioni kantiane, che trascendono lo stato empirico
delle scienze e vivono operanti nel
meglio degli indirizzi novecenteschi, magari di ciò inconsapevoli. (L’orizzonte
di senso). Altre opere: “Il mito negative” (Roma, Officina); “Semiotica ed
estetica. L'eterogeneità del linguaggio e il linguaggio cinematografico” (Bari,
Laterza); “Progetto di semiotica: il concetto di messagio” (Roma-Bari,
Laterza); “Pinocchio uno e bino” (Roma-Bari, Laterza); “Estetica ed
epistemologia. Riflessioni sulla "Critica del Giudizio"” (Roma,
Bulzoni); “Ricognizione della semiotica” (Roma, Officina); “Estetica e
linguistica” (Bologna, Il Mulino); “Senso e paradosso. L'estetica, filosofia
non speciale” (Roma-Bari, Laterza); “Estetica. Uno sguardo-attraverso” (Milano,
Garzanti); “Sul mentare e il mentire” (Castrovillari, Teda); “Altro dall'arte. Saggi
di estetica” (Roma-Bari, Laterza); “Senso e storia dell'estetica: studi offerti
a Emilio Garroni” (Pietro Montani, Parma, Pratiche Editrice);
"Interpretare", in Il testo letterario. Istruzioni per l'uso,
Roma-Bari, Laterza); “Critica della facoltà di giudizio” (Torino, Einaudi);
“Immagine e figura” (Roma-Bari, Laterza); “Scritti sul cinema: pubblicati dalla
rivista "Filmcritica"; Edoardo Bruno e Alessia Cervini, Torino,
Aragno, Creatività, introduzione di Paolo Virno, Macerata, Quodlibet); “La
macchia gialla’ (Milano, Lerici, Dissonanzen quartett. Una storia” (Parma,
Pratiche); “Racconti morali, o Della vicinanza e della lontananza, Roma, Editori
riuniti); “Sulla morte e sull'arte: racconti morali, Parma, Pratiche); Lettere
alla TV”, Monteleone, Storia della Radio e della Televisione italiana,
Marsilio; Una puntata del 1961, tratta da Rai Teche, del programma TV "Arti
e Scienze", in cui Garroni parla del Bauhaus e intervista Zevi e Gropius Presentazione della mostra dell'Autoritratto;
Articolo de La Repubblica; Intervista che riassume la nozione di estetica come
"filosofia non speciale". L'intervista fa parte dell'Enciclopedia
multimediale delle scienze filosofiche. Treccani
L'Enciclopedia italiana". Legalità / Creatività.: Garroni legge Kant di
Romeo Bufalo, in Studi di estetica, Bologna. Emilio Garroni. Keywords: Freges
Sinn – Germanic ‘sinn’ *not* via Latin cognate ‘sentire’ -- senso, senso
fregeiano – senso freegan – “Fregean sense” – Do not multiply senses -- mentire/mentare/meinen/mean -- messagio,
message, semiotic – sender, recipient, message, emittente, mittente,
recipiente, message, emission, utterance, emitire, to utter – to ‘out’ -- ‘to ex-press’ ---- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Garroni” – The Swimming-Pool Library.
Gatti. (Napoli). Filosofo. Grice: “I like Gatti. Gatti is a
good’un; for one, he philosophised on Aristotle’s Poetics, something we hardly
do at Oxford! And many other things, too!!” -- Nato di Stanislao e Marianna De
Nigro. Studia a Napoli sotto Puoti ed ebbe, come colleghi, Cusani e Sanctis.
Collabora a “Il concetto di progresso.”
E a “Filosofia,” il baluardo del hegelianismo a Napoli. Le
fondamenta del suo pensiero sono da ritrovarsi nell'eclettismo di Cousin, sul
quale scrisse “Di una risposta di Cousin ad alcuni dubbi intorno alla sua
filosofia.” Sostiene che vi sia un fondo di verità comune a tutte le scuole
filosofiche e reputa indispensabile fonderle in un'unica sintesi. Abbandona la
filosofia cousiniana avvicinandosi in maniera decisa all'Idealismo tedesco. Dall’idealismo
nasce la convinzione secondo la quale lo sviluppo interiore della coscienza e
l'evolversi della storia provengono entrambe da un principio comune: la legge
universale della ragione. Influenzato da Hegel e da Schelling, considera la
filosofia attuabile solo all'interno della realtà storica in quanto è la
scienza generale di tutto l'esistente. Si indirizza verso l'estetismo in “L’arte.”
Critica la dottrina aristotelica secondo la quale l'arte è una riproduzione (mimesi)
della natura, contrapponendole la filosofia hegeliana che ritiene l'arte
riproduzione (mimesi) del sovra-sensibile, delle idee, del noetico.
(“L’estetico e mimesi del noetico). In “Della filosofia in Italia” si sofferma
sul pensiero e la cultura italiani contestualizzandoli nella filosofia europea.
Esauritosi il periodo florido della diffusione della scuola hegeliana, la
rivista del Gatti andò incontro ad un lento declino e fallì anche nella
creazione di una nuova testata editoriale chiamata Rivista napoletana di
politica, letteratura, scienze, arti e commercio. Altre opere: “Della fenomenologia”; “Fichte e
il concetto di scienza; “La filosofia della storia in Grecia”;“Filosofia”. Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. treccani. Stanislao Gatti. Keywords: Vico, Filosofia
Italiana, Scritti filosofici – implicature italiane – il vico di Gatti -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Gatti” – The Swimming-Pool Library.
Gelli. (Firenze). Filosofo. Grice:
“I like Gelli; he is a difficult philosopher, in a typical Italian fashion,
mixing semiotics, philosophy, philology, and literature! His reflections on
Adam’s tongue (lingua adamitica) is genial – and he proposes a distinction,
which I often ignored, as Austin did, between ‘sweet language’ (lingua dolce,
qua expression, or materia) and ‘content’ (forma) – The issue was central for
Italians: Tuscan Italian was THE lingua because it was the sweetest – at least
to Florence-born Gelli’s ears!” “Ricordati un poco di Matteo Palmieri, che era
tuo vicino, che fece sempre lo speziale, e non di manco s'acquistò tante
lettere ch'e' fu mandato da' Fiorentini per imbasciadore al Re di Napoli; la
quale degnità gli fu data solamente per vedere una cosa sì rara, che in un uomo
di sì bassa condizione, cadessono così nobili concetti di dare opera agli
studi, senza lasciare il suo esercizio; e mi ricorda avere inteso che quel re
ebbe a dire: pensa quel che sono a Firenze i medici, se gli speziali vi son
così fatti.”. Figlio di Carlo, un agiato mercante di vini originario di
Peretola e trasferitosi a Firenze col fratello, nacque in San Paolo. Esercita per tutta la vita il mestiere di
calzolaio e studia filosofia da amateur – cf. Grice, “Gioccatore di cricket
amateur e filosofo profesionale” -- Discepolo di Francini, Verini, 3 Ficino e
poeta di ispirazione savonaroliana, e vicino alla filosofia piagnona, participa,
anche se in disparte, alle riunioni dell'Accademia, agli Orti Oricellari.
Fedele a Cosimo I, ricopre cariche pubbliche di scarso rilievo, dapprima in
qualità di magistrato delle arti, poi come membro del collegio dei dodici
Buonomini, organo consuntivo del governo mediceo. Membro degli Umidi. Ne
approva la trasformazione in Accademia Fiorentina l'anno successivo e ne fu
console. Ivi tenne la sua prima lezione, commentando un passo sulla lingua di
Adamo, tratto dal canto XXVI del Paradiso di Dante. Tenne saltuariamente
lezioni su Dante e Petrarca. Le sue opere più famose sono I capricci del
bottaio, ragionamenti fra un bottaio e la propria anima (inserito nel primo
indice dei libri proibiti) e La Circe, un dialogo fra Ulisse e i propri
compagni trasformati in animali. Tra le tesi sostenute nelle sue opere vi sono
quelle della discendenza diretta da Noè dei fondatori di Firenze, dovuta
probabilmente all'influenza sul Gelli degli “Antiquitatum variarum volumina
XVII”; un falso confezionato da Annio da Viterbo, e quella della superiorità
della lingua fiorentina sulle altre. ---
nominato da Cosimo I lettore ordinario della Commedia presso l'Accademia e
recita nove letture dantesche, pubblicate con cadenza annuale, che ebbero
grande influenza sugli interpreti di Dante durante tutto il Cinquecento fiorentino.
Altre opere: “L'apparato et feste nelle nozze dello Illustrissimo Signor Duca
di Firenze et della Duchessa sua Consorte”; “Egloga per il felicissimo giorno 9
di gennaio nel quale lo Eccellentissimo Signor Cosimo fu fatto Duca di
Firenze”; “La sporta” “Dell'origine di Firenze”; “I capricci del bottaio”; “La
Circe”; “Ragionamento sopra la difficultà di mettere in regole la nostra
lingua”; “Lo errore”; “Polifila”; “Lezioni pubblicate”; “Il Gello sopra un
luogo di Dante, nel XVI canto del Purgatorio della creazione dell'anima
rationale”; “La prima lettione di Gelli fatta da lui l'anno, sopra un luogo di
Dante nel XXVI capitol del Paradiso”; “Il Gello sopra un sonetto di M. Franc.
Petrarca”; “Il Gello sopra que'due Sonetti del Petrarcha che Lodano il ritratto
Della Sua M. Laura” “Il Gello sopra ‘Donna mi viene spesso nella mente’ di M.
F. Petrarca, Tutte le lettioni di Gelli, fatte da lui nell'Accademia
Fiorentina, Letture sopra la Commedia di Dante, Delmo Maestri, Opere di Giovan
Battista Gelli, UTET, Claudio Mutini, I dialoghi morali di Giambattista Gelli
in "Storia generale della letteratura italiana V", Federico Motta
Editore, Delmo Maestri, op. cit. Claudio
Mutini, op. cit. Giovan Battista Gelli,
Dialoghi, Scrittori d'Italia 240, Bari, Laterza, F. Reina , Delle opere di G.
B. Gelli, Società tipografica de' classici italiani, B. Gamba, , G. B. Gelli,
La Circe, Venezia, Tip. d'Alvisopoli, G. B. Gelli, La Circe e i Capricci del
Bottaio (Milano, Silvestri); A. Gelli , Opere di G. B. Gelli, Firenze, Le
Monnier, C. Negroni , “Lezioni petrarchesche” (Bologna, Romagnoli); C. Negroni
, Letture edite e inedite di sopra la Commedia di Dante, Firenze, Bocca, A.
Fabre , La Circe di G. B. Gelli, Torino, Tip. Salesiana, M. Barbi, “Trattatello
dell'origine di Firenze” di Giambattista Gelli (nozze Gigliotti-Michelagnoli),
Firenze, Tip. Carnesecchi, A. Ugolini, Le opere di Giambattista Gelli, Pisa,
Tip. Mariotti, C. Bonardi, Giovan Battista Gelli e le sue opere, Città di Castello,
Tip. Lapi, A. Ugolini , G. B. Gelli, Scritti scelti, Milano, Vallardi, U.
Fresco, G. Battista Gelli. I Capricci del Bottaio, Udine, Tip. Del Bianco. M.
Bontempelli , G. B. Gelli. La Circe e i Capricci del Bottaio, Istituto
editoriale italiano, I. Sanesi ,Opere di G. B. Gelli (Torino, UTET, R. Tissoni
, G. B. Gelli, Dialoghi, Bari, Laterza, A. Corona Alesina , G. B. Gelli, Opere,
Napoli, Fulvio Rossi, Bonora, “Retorica e invenzione” (Milano, Rizzoli); A.
Montù, “Gelliana”. Dizionario biografico degli italiani. Giovan Battista Gelli.
Keywords: lingua, linguaggio, Grice on English, idiolect, dialect, Language,
---. Noe – origine della lingua, la lingua di Adamo – la lingua fiorentina -- Accademia
agli Orti Oricellari; Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gelli” – The
Swimming-Pool Library.
Gemmis. (Terlizzi). Filosofo. Grice:
“I love Gemmis.” Grice: “Gemmis is a good example of how an Italian philosopher
differs from a philosophy don at Oxford – ‘don’ is derogatory; whereas de’
Gemmis is a barone! – And he writes about ‘reason,’ ‘ragione’ – with Abate
Genovesi --; unlike a ‘don’ at Oxford who would over-do reason to keep a post
at his college!” – Grice: “In them days, Italian illuminists took reason very
seriously, and possibly ‘light,’ too!” Ferrante de Gemmis (Terlizzi), filosofo.
Figlio del Barone di Castel Foce Tommaso de Gemmis e di Francesca Bruni dei
baroni di Cannavalle, fu fratello di Gioacchino, rettore dell'Altamura, di
Giuseppe de Gemmis, Presidente della Regia Camera della Sommaria, e di Giovanni
Andrea, Consigliere della Suprema Corte di Giustizia. Si trasferì in Napoli affidato al prozio, il
potente Ministro Ferrante Maddalena, dove studia dai più prestigiosi
precettori. Fu allievo di Genovesi, di cui divenne amico e con cui mantenne una
cospicua corrispondenza epistolare raccolta nelle Lettere familiari del celebre
illuminista. Si laurea a Napoli, il ministro Maddalena lo introdusse negli
ambienti più esclusivi della corte partenopea istituendolo erede universale con
la clausola di aggiungere il suo cognome, obbligo mai rispettato dai
discendenti. Morto il pro-zio, e nominato dal sovrano giudice a Cava de'
Tirreni e fu malvisto a corte poiché rinunzia alla carica per ritirarsi a
Terlizzi, per stare vicino al padre malato. Qui si dedica ai suoi studi di
filosofia e da vita ad una fervida attività culturale rivelandosi l'esponente
primario dell'illuminismo. Istituì una Accademia, vero e proprio cenacolo
culturale con scopo di ricerca scientifica e di attuazione pratica di
conoscenze in campo agricolo. Purtroppo, non ottenendo l'approvazione Reale
perché sospetto centro di idee liberali, l'Accademia dovette chiudere, ma gli
incontri culturali proseguirono ufficiosamente per anni grazie anche all'incoraggiamento
epistolare di Genovesi. Sposa Caterina Lioyi, di nobile famiglia di orientamento
massonico. Fu governatore de promosse il riscatto della città dal diritto di
molitura che aveva la duchessa di Giovinazzo donna Eleonora Giudice. Fonda il
Conservatorio delle Orfanelle a la scuola pubblica con reale approvazione. Fu
inoltre incaricato da Ferdinando I di Borbone al riordinamento
dell'amministrazione della Città, che fu divisa in tre ceti in base ai ranghi.
Ebbe sette figli, tra cui Tommaso de Gemmis Maddalena, capitano dei R. R.
eserciti e governatore militare di Terlizzi; Elisabetta, moglie di Giuseppe de
Samuele Cagnazzi, fratello del celebre Luca de Samuele Cagnazzi; Cecilia,
sposatasi con Pietro Lupis e Giuseppe, sposato a Donna Maria de Introna, dalla
cui discendenza avrà origine il ramo di Gennaro de Gemmis. De Gemmis scrisse
numerose opere letterarie e filosofiche, che volle pubblicate anonime per
modestia e che oggi sono andate perdute, salvo “Tavole cronologiche della
Storia Universale” (Napoli, Samperia della Soc. Letteraria e tipografica).
Gaetano Valente Feudalesimo e feudatari Terlizzi nel Settecento, Molfetta,
Mezzina, 2Cabreo de Gemmis, Biblioteca Provinciale "de Gemmis", Bari
Ruggiero Di Castiglione, La Massoneria nelle Due Sicilie e i «fratelli» meridionali
del '700 , Gangemi Editore, Roma. Ferrante de Gemmis. Keyowords: tavola
cronologica della storia universal. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gemmis” –
The Swimming-Pool Library.
Genovese. (Napoli). Filosofo. Grice:
“I like Genovese; for one, he has explored the philosophy of ‘vincoli,’ which
is all that my theory of communication is about!” Grice: “Genovese has explored
the etymology of ‘tribe,’ as originating with Romolo!” Gricce: “Genovese has
punned on Kant’s silly ‘pure reason,’ surely what Kant meant was a pure
critique of reason – since ‘pure’ is hardly synonymous with ‘theoretical,’
which the treatise is all about! When Kant goes on to write Part II, he
qualifies ‘reason,’ as ‘practical,’ HARDLY impure!” – Studia a Pisa e Parigi
sotto Foucault al Collège de France. Interessato alla teoria dei sistemi, entra
in contatto con Luhmann. La teoria sociologica costituirà da allora una parte
importante della sua riflessione. Membro della Fondazione per la critica
sociale, fa parte della redazione della rivista La società degli individui e
lascia la redazione di Il Ponte per contrasti sulla direzione della
rivista. Formatosi in una prospettiva hegelo-marxista vicina alla Scuola
di Francoforte, se ne allontana progressivamente (come si può osservare già in
“Dell’ideologia inconsapevole. attraverso Schopenhauer, Nietzsche, Adorno”
(Napoli, Liguori), assumendo sempre più nettamente una postura
scettico-relativista con un’attenzione alle scienze sociali e, in esse, alla
funzione, appunto relativistica, svolta dall’antropologia culturale. Indicativo
di questo passaggio è l’articolo su “Hume e la filosofia antropologica” in “Tra
scetticismo e nichilismo” (Pisa, Ets), in cui nel contempo si nota l’interesse
per la teoria dei sistemi. La forma
compiuta dell’evoluzione della sua filosofia si trova in “La tribù
occidentale”, “Per una nuova teoria critica” (Torino, Bollati Boringhieri), e :Un
illuminismo autocritico. La tribù occidentale e il caos planetario” (Torino,
Rosenberg e Sellier), in cui, nella presa di distanze dalla soluzione di
Habermas (v. Speranza, “Grice e Habermas”), si profila una logica
dell’ibridazione e del paradosso come fuoriuscita dalla dialettica di marca
hegeliana. Questa linea è approfondita,
in senso più strettamente politico con il rilancio di un’idea di socialismo,
nel successivo “Convivenza difficile” (Milano, Feltrinelli), “L’Occidente tra declino
e utopia” (Milano, Feltrinelli), e soprattutto, facendo i conti finali con la
teoria dei sistemi, nel “Trattato dei vincoli. Conoscenza, comunicazione,
potere” (Napoli, Cronopio), a tutt’oggi
la sua opera teoricamente più significativa. Si è dedicato in modo particolare
ai temi politici e civili con “Che cos’è il berlusconismo” (Roma, Manifesto); “Il
destino dell’intellettuale” (Roma, Manifesto), “Totalitarismi e populismi”
(Roma, Manifesto) -- tutti pubblicati dalla casa editrice Manifesto di Roma, e
intervenendo regolarmente in rete nel sito “Le parole e le cose” e in quello
della rivista Il Ponte. I suoi interessi estetico-letterari si esprimono
dapprima con “Teoria di Lulu. L’immagine femminile e la scena intersoggettiva”
– keywords: scena intersoggetiva – (Napoli, Liguori), in cui, nel rivisitare il
mitico personaggio teatrale, e poi anche filmico, creato da Wedekind, affronta
il tema della cosiddetta lotta dei sessi, ripreso con un romanzo breve in forma
epistolare (“L’anti-eros”, Firenze, Ponte alle Grazie) in cui sono presenti sia
una chiara vena satirica sia il tentativo di fare filosofia in altro modo, in
una vaga ispirazione kierkegaardiana. Seguono i libri di viaggio, o
apparentemente tali nella miscela di finzione narrativa e saggismo, Falso
diario e Tango italiano (Torino, Bollati Boringhieri); “L’Occidente (“Roma,
Manifestolibri), e ancora quello che probabilmente è il suo libro più sofferto,
insieme documento di una crisi e stravolta autobiografia visionaria, “Ci sono
le fate a Stoccolma. Dal diario dell'esilio mentale” (Reggio Emilia, Diabasis).
Altre opere: “Modi di attribuzione” (
Napoli, Liguori); “Figure del paradosso” (Napoli, Liguori); “Critica della
ragione impure” (Milano, Bruno Mondadori); “Gli attrezzi del filosofo” (Roma,
Manifesto). “L'idea, o forse dovrei dire il gesto, mi sembra felice: invece di
scrivere un saggio su x (ideologico, politico, storico) scrivere di sé come
turista a disagio che vorrebbe scrivere un libro su x», G. Bollati a R.
Genovese, leGiulio Bollati. Lo studioso, l'editore, Torino, Bollati
Boringhieri, A. Tricomi, La Repubblica delle Lettere, Macerata, Quodlibet. “Genovese
è quasi costretto non semplicemente ad alternare, ma addirittura a sovrapporre,
ad arricchire l'uno con le peculiarità degli altri, e infine a rendere, più che
reversibili, indistinguibili, registri argomentativi e stilistici tra loro
assai diversi. Ci sono le fate a Stoccolma diventa perciò il libro di un filosofo, senza che mai si possano individuare
luoghi del testo in cui una delle anime che lo ispirano prenda nettamente il
sopravvento». Rino Genovese. Keywords: attribution, self-ascription,
ascription, labelling, power, language, illuminism, critical illuminism,
critical theory, critica della ragione impura; tribu occidentale; Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Genovese” – The Swimming-Pool Library.
Genovesi. (Castiglione del
Genovese). Filosofo. Grice: “I like Genovesi.” Grice: “Genovesi is a good’un –
he reminds me of Oxford – his treatise on logic he called ‘per gli giovenetti,’
which is, as Piaget would say, as it would.” Grice: “Genovesi reminds me of
Strawson, or rather of myself teaching logic to Strawson back in that infamous
term of 1938!” – Grice: “I like Genovesi; I don’t think Socrates taught logic
to Alcebiades; he couldn’t teach since the ‘dialogue’ is hardly the way to do
it; and then Socrates did not teach logic to Plato; Plato did not teach logic
to Aristotle, since the dialogue is not the way to go – so it is possibly
Aristotle who first ‘taught’ logic to Alexander – this would indicate that he
felt the need to change the form from silly dialogical exchanges to actual
propositions that Alexander could swallow – “Sign” is what stands for something
– a word is the sign of an idea – the idea is the sign for a thing.” – and so
on. “Some things imply others; others IMPLICATE others.” – Grice: “Genovesi has
an interesting bunch of things to say about logic, but then any writer of a
‘tractatulus’ in logic would: so he explores the natural/conventional
distinction as applied to signs, and then the affirmation and negation, and
pragmatic concerns with obscurity and ambiguity – and sophismata – and complex
‘causal’ propositions, -- quite a genius – and if a palaeo-Griceian, if I may
myself say so!” Figlio di Salvatore, calzolaio e piccolo imprenditore, e di
Adriana Alfinito di San Mango. Il padre lo indirizza in tenera età verso gli
studi. E affidato agli insegnamenti di Niccolò Genovese, un congiunto, medico
tornato da Napoli, il quale lo istruì in filosofia peripatetica per due anni e
in quella cartesiana per un anno. Nel corso degli studi filosofici, si innamora
di Angela Dragone. Questo amore non trovò l'approvazione del severissimo
genitore il quale condusse immediatamente il figlio a Buccino, dove abitavano
alcuni parenti, presso il convento dei Padri Agostiniani dove seguì gli
insegnamenti filosofici di Abbamonte, appassionandosi al latino di Catone e
Varrone. Insegna retorica a Salerno dove incontra Doti, dal quale riceve lezioni
di perfezionamento nel latino.Si trasferì a Napoli, dove intraprese dapprima la
carriera forense, che lasciò presto. Fonda una scuola privata di metafisica e
teologia. A Napoli fu in contatto con Vico e ottenne la cattedra di metafisica.
Alcune sue posizione contenute in “Elementa Metaphysicae” furono dai suoi
nemici considerate eretiche, e dovette servirsi dell'intervento dell'arcivescovo
di Taranto Celestino Galiani, e di Benedetto XIV per conservare l'abito talare.
In seguito a queste denunce lascia l'insegnamento della metafisica a Napoli,
per passare all'etica, cattedra che era stata tenuta in passato da Vico.
L'evoluzione dalla metafisica- all'etica prosegue con il passaggio all' “economia”
quando si compì la trasformazione 'da metafisico a mercante', come egli stesso
ebbe a scrivere nella sua autobiografia. Insegna'commercio e meccanica, con
fondi privati da Intieri, la prima cattedra di economia di cui si abbia traccia
in Europa, se non consideriamo cattedre di economia quelle istituite negli anni
venti Professorei n Prussia nell'ambito della tradizione camerale. Il suo
lavoro come economista è stato quello più fecondo, tanto che Genovesi divenne
un autore fondamentale. Si diffondevano in quel tempo i primi accenni di
rivolta allo spirito e al costume della Contro-Riforma: gli spunti di polemica
antigesuitica e anticlericale, la ripresa della lotta in difesa dell'autonomia
di un sato laico contro ogni interferenza del cattolicesimo, ai primi elementi
di una teoria delle monarchie illuminate e del regime paternalistico, nonché,
sul piano letterario, l'avvento di una poetica e di una critica più aperte e
coraggiose. In pratica, fu l'inizio della vera rivoluzione culturale che
si attuò nella seconda metà del Settecento sotto il segno dell'Illuminismo
caratterizzata dalla necessità di trasformare integralmente i cardini dciviltà
in tutte le sue manifestazioni. In questo ambito, la filosofia politica di
Genovesi e decisamente di tipo riformatore, un anglofilo sotto spoglie francesi.
Nella sua filosofia, persegue un compromesso tra idealismo ed empirismo,
cercando ad ogni costo di salvare gli essenziali valori religiosi della filosofia
cristiana. Riceve l'influenza del nuovo panorama culturale italiano, con
la voglia di cercare con studi ed esperimenti il concetto della pubblica
felicità, consistente nel far uscire l'uomo dallo stato di "oscurità"
(Illuminismo, che in Francia era già in atto: Les Lumières). Prese coscienza
della decadenza culturale, materiale e spirituale dopo il periodo d'oro del
Napoletano e, quindi, si rese conto della necessità di intervenire per
riportare le arti, il commercio e l'agricoltura a nuovi splendori. “Io,
che era cominciato a tediarmi di questi intrighi teologici e che cominciava ad
avere in orrore studi si turbolenti, e spesso sanguinosi, feci di più: mi
ripresi i miei manoscritti, e deliberai permanentemente di non pensare più a
queste materie.» Per tale motivo, abbandona la metafisica e si dedica all’economia
affermando tra le altre cose, che l’economia deve servire ai governi per
alimentare la ricchezza e la potenza del stato. Ritiene che per favorire il
benessere “sociale” sia necessario promuovere la cultura e la civiltà, per
questo motivo è il primo cattedratico ad impartire le sue lezioni in italiano.
Docente di economia politica, occupa una cattedra istituita appositamente per lui
di “commercio e meccanica” a Napoli da Intieri. Soggiorna più volte nel palazzo
proprio di Intieri a Massaquano per lunghi periodi dove si rifugiava per
trovare "la musa ispiratrice" e lì infatti scrisse alcune sue
opere. Sostiene che anche le donne e i contadini abbiano diritti alla
cultura poiché questa è uno strumento fondamentale per realizzare l'ordine e
l'economia nelle famiglie, e di conseguenza nella società, è inoltre importante
anche l'educazione degli uomini e in particolar modo lo sviluppo delle arti e
delle scienze, contrapponendosi all'idea di Rousseau per il quale il progresso
costituisce la fonte di tutti i mali. Denuncia anche la presenza di un numero
eccessivo di persone che vivono esclusivamente di rendita e affronta tematiche
importanti come problemi di debito pubblico, inflazione e circolazione monetaria.
Il suo pensiero economico è espresso in Lezioni di commercio o sia di economia
civile e considerate una delle prime
opere di filosofia economica. Cerca, così, di indicare la via per alcune
riforme fondamentali: dell'istruzione, dell'agricoltura, della proprietà
fondiaria, del protezionismo governativo su commerci e industrie. Tenne
sempre le sue lezioni in italiano grazie alla sua passione per il civile: viene
ricordato per essere stato il primo docente a esprimersi in italiano durante i
suoi corsi e per essere stato tra i primi a scrivere trattati di metafisica e
di logica in italiano. Così operò, anche e soprattutto, per diffondere lo
studio dell'Economia e delle scienze nel popolo: in questo atteggiamento
Genovesi è ancora una volta in piena continuità con gli umanisti, giudicando
anche questo un mezzo di incivilimento. Altre opera: Lezioni di commercio (Milano,
Fondazione Mansutti). Altre opera: Elementa metaphysicae mathematicum in morem
adornata, Napoli; Elementorum artis logicae-criticae libri quinque Gli elementi
dell'arto logico-critica, Venezia) Meditazioni filosofiche; Lettere
filosofiche; Lettere Accademiche;
Memorie Autobiografiche; Lezioni di commercio o sia d'economia civile; Della
diceosina o sia della Filosofia del Giusto e dell'Onesto; Delle Scienze
Metafisiche per li giovanetti 1767; Altre opere da ricordare sono La logica per
i giovanetti, Istituzioni di Metafisica per Principianti e Lettere familiari,
che testimoniano l'intensa corrispondenza epistolare tra l'abate e il letterato
dell'epoca Ferrante de Gemmis, uno dei pochi testimoni dell'illuminismo
pugliese. Corpaci, F., Antonio Genovesi; note sul pensiero politico,
Giuffrè, Peter Jones , Reception of David Hume in Europe, Continuum, Palatano,
Rosario; Genovesi, Antonio. Antonio Genovesi: teoria del commercio, LUISS
University Press, .Antonio Genovesi, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 10 maggio . Lucio Villari, Il pensiero economico di Antonio
Genovesi, Le Monnier, Chines, Loredana. Su alcuni aspetti linguistici degli
scritti di Genovesi, Pensiero politico, Davide Alessandra, Antonio Genovesi:
uno dei padri dell'illuminismo meridionale, su historiaiuris.com, . M.
Bonomelli (a cura di, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione,
Fondazione Mansutti, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di
F. Mansutti. Milano: Electa, Luigino Bruni, Voce "Antonio Genovesi"
in Il Pensiero Economico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
Treccani. Luigino Bruni e Stefano
Zamagni, Economia civile, Il Mulino, Bologna, . A. M. Fusco, Antonio Genovesi e
il suo mercantilismo "rinnovato", in A. M. Fusco, Visite in soffitta.
Saggi di storia del pensiero economico, Napoli, Editoriale Scientifica, Giuseppe
Galasso, Il pensiero religioso di Antonio Genovesi, Rivista storica italiana, G.
Genovese, Contro le "Penelopi della filosofia". Note sulle Lettere
accademiche di Antonio Genovesi, L'acropoli, G. Genovese, Tra Vico e Rousseau:
le autobiografie di Antonio Genovesi, L'acropoli, D. Ippolito, Antonio Genovesi
lettore di Beccaria, Materiali per una storia della cultura giuridica, C.
Passetti, Una fragile armonia: felicità e sapere nel pensiero di Antonio
Genovesi, Rivista storica italiana, M.L.Perna, Eluggero Pii e l'edizione delle
opere di Antonio Genovesi Dialoghi e altri scritti. Intorno alle Lezioni di
Commercio, Il pensiero politico: rivista di storia delle idee politiche e
sociali, A. M. Rao, Etica e commercio: i Dialoghi di Antonio Genovesi
nell'edizione di Eluggero Pii, Il pensiero politico: rivista di storia delle
idee politiche e sociali, Wolfgang
Rother, Antonio Genovesi, in Johannes Rohbeck, Wolfgang Rother : Grundriss der
Geschichte der Philosophie, Die Philosophie des 18. Jahrhunderts, Italien.
Schwabe, Basel, Rosario Villari, Antonio Genovesi e la ricerca delle forze
motrici dello sviluppo sociale, «Studi Storici», E. Zagari, Il metodo, il
progetto e il contributo analitico di Antonio Genovesi, Studi economici, 2V.
Gleijeses, Napoli nostra e le sue storie, Società Editrice Napoletana, Napoli,
Pietro Napoli Signorelli, Treccani, Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Antonio
Genovesi, sConferenza Episcopale Italiana.
Opere di Antonio Genovesi / Antonio Genovesi (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Antonio Genovesi, . Luigino Bruni, Genovesi, Antonio, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Economia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Saverio Ricci, Genovesi,
Antonio, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . 13 novembre . Corrado Barbagallo,
Antonio Genovesi, Estratto da: Rassegna Storica Salernitana. Antonio Genovesi.
Keywords: critica della ragione economica, scambio conversazionale --. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genovesi: critica della ragione economica” -- per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Gentile.
(Castelvetrano).
Filosofo. Grice: “Do not multiply the senses of ‘state’ (normative,
prerogative) beyond necessity.” Grice: “It’s difficult to assess the philosophy
of Gentile; he is a Peirceian, like me –. He ie into ‘conventional sign’ and
‘natural sign’ – and considers intersubjectivity as a way to suprass the type
of Berkeleyan idealism – his tradition is Plathegel, mine is Ariskant!” Grice:
“The roots of Gentile’s philosophy are in Hegel’s logic, as are Bradley’s,
Bosanquet, and Collingwood’s! – and Croce’s!” -- idealist philosopher. He
taught philosophy at Pisa. Gentile rejects Hegel’s dialectics as the process of
an objectified thought. Gentile’s actualism or actual idealism claims that only
the pure act of thinking or the transcendental subject can undergo a
dialectical process. All reality, such as nature, God, good, and evil, is
immanent in the dialectics of the transcendental subject, which is distinct
from the empirical subject. Among his major works are “La teoria generale dello
spirito come atto puro” and “Sistema di logica come teoria del conoscere.”
Gentile sees conversation is a concerted act that overcomes the apparent
difficulties of inter-subjectivity and realizes a unity within two
transcendental subjects. Actualism was pretty influential. With Croce’s
historicism, it influenced two Oxonian idealists discussed by H. P. Grice:
Bernard Bosanquet and R. G. Collingwood (vide: H. P. Grice, “Metaphysics,” in
D. F. Pears, The Nature of Metaphysics, London, Macmillan). Insieme a Croce uno dei maggiori esponenti del idealismo,
nonché un importante protagonista della cultura, fonda L’Istituto dell'Enciclopedia
Italiana e artifice della riforma della pubblica istruzione (Riforma Gentile). La
sua filosofia è detta attualismo. Inoltre fu figura di spicco del
fascismo italiano. In seguito alla sua adesione alla Repubblica Sociale
Italiana, fu assassinato durante la seconda guerra mondiale da alcuni
partigiani comunisti dei GAP. «Era un omone che ispirava grande simpatia;
con la pancia incontenibile, i bei capelli brizzolati sopra un faccione rosso
acceso, di carnale cordialità. Tutto fuorché un filosofo: così mi apparve,
benché fossi pieno di entusiasmo per i suoi Discorsi di religione, freschi di
lettura. Bonario, familiare (paternalista), mi fece l'impressione di un
vigoroso massaro siciliano, che fonda la sua autorità sull'indiscusso ruolo di
patriarca” (Geno Pampaloni, Fedele alle amicizie. Figlio di Giovanni e Teresa
Curti. Frequenta il ginnasio/liceo "Ximenes" a Trapani. Vince quindi
il concorso per posti di interno di Pisa, dove si iscrive alla facoltà di
lettere e filosofia. A Pisa ha come maestri, tra gli altri, Ancona, professore
di letteratura, legato al metodo storico e al positivismo e di idee liberali, Crivellucci,
professore di storia, e Jaja, hegeliano seguace di Spaventa, che influirono
molto su Gentile. Dopo la laurea, con massimo dei voti e ottenimento del
diritto di pubblicazione della tesi, ed un corso di perfezionamento a Firenze, ottiene
una cattedra in filosofia presso il convitto nazionale Pagano di Campobasso. Si
sposta a Napoli. Sposa Erminia Nudi, conosciuta a Campobasso: dal loro
matrimonio nasceranno Federico Gentile, i gemelli Gaetano Gentile e Giovanni
Gentile junior, Giuseppe Gentile, e Tonino Gentile Ottiene la libera docenza in
filosofia teoretica. Ottiene poi la cattedra a Palermo, dove frequenta il
circolo di Pojero e fonda “Nuovi Doveri.” A Pisa e Roma. Insegna a Palermo, Pisa,
Roma e Milano. Durante gli studi a Pisa incontra Croce con cui intratterrà un
carteggio continuo. Uniti dall'idealismo (su cui avevano comunque idee
diverse), contrastarono assieme il positivismo e le degenerazioni dell'università
italiana. Insieme fondano “La Critica” al
rinnovamento della cultura italiana. L'attualismo ha configurazione sistematica.
Divenne membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione. All'inizio
della prima guerra mondiale, tra i dubbi della non belligeranza, si schiera a
favore della guerra come conclusione del Risorgimento. Rivela a sé stesso la
passione politica che gli stava dentro e assunse una dimensione che non era più
soltanto quella del filosofo che parla “ex cathedra”, ma quella dell'"intellettuale" militante,
che si rivela al pubblico. Partecipa attivamente al dibattito politico e
culturale. E tra i firmatari del manifesto del “Gruppo Nazionale Liberale”, che,
insieme ad altri gruppi nazionalisti e di ex combattenti forma l' “Alleanza” per
le elezioni politiche, il cui programma politico prevede la rivendicazione di
uno stato forte, anche se provvisto di larghe autonomie regionali e comunali,
capace di combattere la metastasi burocratica, il protezionismo, le aperture
democratiche alla Nitti, rivelatosi «inetto a tutelare i supremi interessi
della Nazione, incapace di cogliere e tanto meno interpretare i sentimenti più
schietti e nobili». Fonda il “Giornale critico della filosofia
italiana”. Diviene consigliere comunale
al Municipio di Roma, mentre l'anno successivo viene nominato anche assessore
supplente alla X Ripartizione, A. B. A., ovvero alle “Antichità” e alle “Belle
Arti”, sempre del Municipio di Roma. Diviene socio dell'Accademia dei
Lincei. Gentile non mostra particolare interesse nel confronto del
fascismo. Fu solo allora che prese posizione in merito, dichiarando di vedere
in Mussolini un difensore di un “liberalismo” risorgimentale nel quale si
riconosce.“Mi son dovuto persuadere che il ‘liberalismo’, com'io l'intendo e
come lo intendeno gli uomini della gloriosa destra che guida l'Italia del
Risorgimento, il liberalismo della libertà nella legge, e perciò nello stato
forte, e nello stato concepito come una realtà etica, non è oggi rappresentato
in Italia dai ‘liberali’, che sono più o meno apertamente contro di Lei, ma per
l'appunto, da Lei.” (Lettera a Mussolini). All'insediamento del regime viene
nominato ministro della Pubblica Istruzione, attuando La Riforma Gentile,
fortemente innovativa rispetto alla precedente riforma basata sulla legge
Casati di più di sessant'anni prima! Diviene senatore del Regno. Si iscrive al
Partito Nazionale con l'intento di fornire un programma ideologico e culturale.
Dopo la crisi Matteotti, date le dimissioni da ministro, Gentile viene chiamato
a presiedere la Commissione dei Quindici per il progetto di riforma dello
Statuto Albertino (poi divenuta dei Diciotto per la riforma dell'ordinamento
giuridico dello stato). Resta fascista e pubblica il “Manifesto degli
intellettuali” in cui vede la filosofia come un possibile motore della rigenerazione
degli italiani e tenta di collegarlo direttamente al Risorgimento. Questo
manifesto sancisce l'allontanamento di Gentile da Croce, che gli risponde con
un tipico “contro-manifesto”. Promuove la nascita dell'Istituto di Cultura. Per
le numerose cariche, esercita un forte influsso sulla cultura italiana, specialmente
nel settore filosofico. È imembro dell'Istituto Treccani. A Gentile si devono
in gran parte il livello culturale e l'ampiezza della visione dell'Enciclopedia
Italiana. Invita infatti a collaborare alla nuova impresa 3.266 filosofi di
diverso orientamento, poiché nell'opera si deve coinvolgere tutta la cultura
italiana, compresi molti studiosi notoriamente anti-fascisti, che ebbero spesso
da tale lavoro il loro unico sostentamento. Riesce in tal modo a mantenere una
sostanziale autonomia, nella redazione dell'Enciclopedia Italiana, dalle interferenze
del regime. È coinvolto nell'istituzione del Giuramento di fedeltà al regime che
causerà l'allontanamento di alcuni dall'Università. Inaugura a Genova
l'Istituto mazziniano. Fonda il Centro nazionale di studi manzoniani. Fonda la Domus
Galilaeana a Pisa. Non mancano comunque i dissensi col regime. In
particolare, la sua filosofia subisce un duro colpo alla firma dei Patti
Lateranensi tra il cattolicesimo e lo stato. Sebbene riconosca il cattolicesimo
come una forma della spiritualità , ritiene di non poter accettare uno stato
NON laico. Questo evento segna una svolta nel suo impegno politico militante, è
inoltre contrario all'insegnamento del cattolicesimo nel ginnasio e nel liceo.
Il Sant'Uffizio mette all'”Indice” le sue opere a causa del loro
riconoscimento, nel solco dell'idealismo, del cattolicesimo come una mera
"forma dello spirito” -- totalmente inferiore alla filosofia: ‘theologia
ancilla philosophiae.” “La mia religione, in cui vi sono anche alcune velate
critiche al cattolicesimo e ispirata da Alighieri, Gioberti e Manzoni.” Degna
di nota anche la sua difesa di Bruno, il filosofo eretico condannato al rogo
dall'Inquisizione, al quale dedica una apologia, impegnandosi anche presso
Mussolini perché la statua di Bruno in Campo de' Fiori e opera dello scultore
anticlericale Ettore Ferrarinon fosse rimossa, come richiesto da alcuni
cattolici. Comincia una lunga polemica contro Vecchi, che Gentile accusa
di “inquinare la cultura”.“Roma non ebbe mai un'idea che fosse esclusiva e
negatrice.”“Roma accolse sempre e fuse nel suo seno, idee e forze, costumi e
popoli.” “Così poté attuare il suo programma di fare dell'urbe, l'orbe.” “La Roma
antica volgendosi con accogliente simpatia e pronta e conciliatrice intelligenza
a ogni persona a ogni forma di vivere civile, niente ritenendo alieno da sé che
fosse umano.”“Sono i popoli – come i longobardi! -- piccoli e di scarse riserve
quelli che si chiudono gelosamente in se stessi in un nazionalismo schivo e
sterile.”In La mia religione dichiara di essere credente nello stato laico –
‘stato no laico e una contradictio in terminis’ -- Nel Discorso del
Campidoglio esorta all'unità. Si ritira a Troghi, dove filosofa su la “Genesi e
struttura della società” nel nel quale teorizza su la politica dell’umanesimo. Considera
“Genesi e struttura della societa” il coronamento dei suoi studi speculativi
tanto che mostrando il manoscritto, scherzando disse. "I vostri amici possono
uccidermi ora se vogliono.”“Il mia missione nella vita è compietata.”La caduta
di Mussolini non preoccupa particolarmente Gentile che intese il tutto come un
avvicendamento al governo. Inoltre la nomina nel primo governo Badoglio di
alcuni ministri che precedentemente erano stati suoi collaboratori lo conforta.
In particolare la amicizia con Severi spinse Gentile ad inviargli una lettera
di auguri per la nomina e a sottoporgli alcune questioni rimaste in sospeso con
il governo precedente. Severi rispose a Gentile lanciandogli un duro e
inatteso attacco. Travisandone volontariamente i contenuti evitando però di
renderli noti avvalorò l'idea che Gentile gli si fosse proposto come
consigliere ponendolo quindi in obbligo a respingerne la proposta. Gentile
replica a Severi e rassegna le dimissioni da Pisa. Gentile respinse in un primo
tempo la proposta di Biggini di entrare al Governo, dopo un incontro con Mussolini
sul lago di Garda si convinse ad aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Divenne
presidente della Reale Accademia d'Italia, con l'obiettivo di riformare L’Accademia
dei Lincei che fu assorbita dall'Accademia. “Venne qui tempo fa un amico a
cercarmi, ed io dissi francamente i motivi politici per cui desideravo restare
in disparte.”“Ma egli mi assicurò che io potevo benissimo restare in disparate.”“Ma
dovevo fare una visita al mio amico che desidera vedermi ed era addolorato di
certe manifestazioni recenti, ostili alla mia persona.”“Negare questa visita
non era possibile.”“Feci comodamente il viaggio con Fortunato.”“Ebbi un
colloquio di quasi due ore, che fu commoventissimo.”“Dissi tutto il mio
pensiero, feci molte osservazioni, di cui comincio a vedere qualche benefico
aspetto”“Credo di aver fatto molto bene all’Italia.”“Non mi chiese nulla, non
mi fece offerta.”“Il colloquio fu a quattr'occhi.”“La nomina fu poi combinata
col ministro amico e portata qui da me da un Direttore generale.”“Non
accettarla sarebbe stata suprema vigliaccheria e demolizione di tutta la mia
vita.”Sostenne la chiamata alle armi e la coscrizione militare dei giovani
nell'esercito della RSI, auspicando il ri-pristino dell'unità nazionale sotto
la guida ancora una volta di Mussolini. Intanto il figlio, Federico
Gentile, capitano d'artiglieria del Regio Esercito, era stato internato dai
tedeschi in un campo di prigionia a Leopoli in condizioni particolarmente
severe.Federico Gentile e l'unico ufficiale italiano del campo a non ricevere
la posta di ritorno. Federico Gentile aveva aderito alla RSI, ma non aveva
accettato l'arruolamento nell'Esercito Nazionale Repubblicano, preferendo tornare
in Italia da civile.Gentile elogia pubblicamente al "Condottiero della
grande Germania", e lodando l'alleanza italiana con le Potenze dell'Asse.Pochi
giorni dopo, Federico Gentile, venne trasferito in un campo meno duro.Infine, gli
fu permesso il ritorno. Per il suo appoggio dichiarato alla leva per la difesa
della RSI, riceve diverse missive contenenti
minacce di morte. In una in particolare era riportato: "Tu sei
responsabile dell'assassinio dei cinque". L'accusa era riferita alla
fucilazione di cinque renitenti alla leva rastrellati dai militi della R. S. I.
-- fucilazione orchestrata da Carità, che detesta Gentile, ricambiato. Ha
infatti minacciato di denunciare le eccessive violenze del suo reparto allo
stesso Mussolini.Gentile non e assolutamente collegato con tale evento. Il
governo repubblicano gli offre quindi una scorta armata che però Gentile
declina.“Non sono così importante, ma poi se hanno delle accuse da muovermi sono
sempre disponibile.”Considerato in ambito resistenziale come il filosofo del regime,
apologo della repressione e di un regime ostaggio di un esercito occupante, e ucciso
isulla soglia di Villa di Montalto al Salviatino, da gappisti di ispirazione comunista.
Il commando si apposta circa nei pressi della villa.Appena giunse in auto, il
gappista Fanciullacci si avvicina, tenendo sotto braccio un libro di filosofia
– “Apperance and Reality,” di Bradley -- per nascondere la rivoltella e farsi
così credere un filosofo.Abbassa il vetro per prestare ascolto.E subito
raggiunto dai colpi della rivoltella. Fuggito il gappista in bicicletta,
l'autista si diresse all'ospedale Careggi per trasferirvi il filosofo
moribondo.Gentile, colpito direttamente al cuore e in pieno petto, in breve
spira.Fu un episodio che divise lo stesso fronte di resistenza e che è al
centro di polemiche non sopite, venendo infatti già all'epoca disapprovato dal
CLN toscano con la sola esclusione del Partito Comunista, che ri-vendicò l'esecuzione.
Fu sepolto nella basilica di Santa Croce, il foscoliano tempio dell'itale
glorie. Dopo l'attentato, le autorità della R. S. I., dopo aver sospettato all'inizio lo stesso
Mario Carità promisero mezzo milione di lire in cambio di informazioni su
Fanciulacci.Venne disposto l'arresto di cinque, indicati da come i mandanti
morali.Grazie al diretto intervento della famiglia, gli arrestati sono rimessi
in libertà. All'interno di Santa Croce si inaugura un convegno di studi
gentiliani. La filosofia di Gentile fu da lui denominata “attualismo” o idealismo
attuale.L'unica vera realtà è un “atto” puro del «pensiero che pensa», cioè
l'auto-coscienza, in cui si manifesta lo spirito che comprende tutto l'esistente.Solo
quello che si realizza tramite lo spirito rappresenta la realtà in cui il
filosofo si riconosce. Il Pensiero è attività perenne in cui all'origine non
c'è distinzione tra “soggetto” e “oggetto” – dunque l’intersoggetivita e un
pseudo-problema. Avversa pertanto ogni dualismo rivendicando il monismo e l'unità
di natura (corpo, materia) e spirito (anima, forma) (monismo).Al'interno, assieme
al primato, la auto-coscienza è vista come “sintesi” della tesi del soggeto e
l’antitesi dell’oggetto.Questo e un atto in cui il primo, la tesi, il soggetto,
pone se stesso e pone il secondo (auto-concetto).In ciò consiste l'”autoctisi”
–Non hanno quindi senso un orientamento solo spiritualista o solo materialista
(naturalista).Non ha senso la divisione netta tra spirito (l’astratto) e
materia (astrazzione) del platonismo, in quanto la realtà è Una.Qui è evidente
l'influsso dell’aristotelismo (hyle-morphe) e il panteismo rinascimentale e
anche dell’ “immanentismo” (contro il transcendentalismo) più che
dell'hegelismo.Di Hegel, a differenza di Croce, che era fautore di uno
storicismo assoluto (o idealismo storicista), per cui tutta la realtà è “storia”
e non “atto” in senso aristotelico (energeia/dunamis – actus – cf. Grice, “What
is actual”), non apprezza tanto l'orizzonte storicista, quanto l'impianto
idealistico relativo alla auto-coscienza.La auto-coscienza è considerata il fondamento
del reale. Anche vi è un errore in Hegel nella formulazione della “dialettica”.
Ma questo non consiste unicamente, come afferma Croce. Croce infatti sostiene che
"tutto è Spirito". La critica di Croce non è sufficiente.Gentile
sostiene che Hegel confunde la dialettica del “implicare” (‘impiegare”) (che ha
individuato correttamente) con la dialettica dell’ “implicatum” ‘empiegato’. Lascia
forti residui della dialettica dell’impiegato,cioè quella del determinato e
delle scienze. Gentile inoltre non accetta la “dialettica dei distinti” (A
distinto da B) che Croce, in base al adagio che "non ogni negazione è
opposizione") introduce posto accanto alla “dialettica degli opposti"
(A opposto B). Infatti Gentile ritiene la
‘dialettica dei distinti’ un'aggiunta arbitraria, che snatura la dialettica
propria.Questa invece si esplica in un “atto” in cui utilizza la dialettica (A
opposto B, sintesi C) in un atto puro.Questa dialettica si esplica quindi nel
rapporto dell’impiegare e l’impiegato.Recuperando La Dottrina della scienza di
Fichte, Gentile afferma che lo spirito (anima, forma) è fondante in quanto
unità di autocoscienza, atto; l'atto puro –, è il principio e la forma della
realtà diveniente, non esistente (Gott im Werden – dall’divenire all’essere). La
dialettica dell'atto puro e l’opposizione tra la soggettività (il soggeto)
rappresentata dall'espressione --
intention-based semantics -- (tesi) e l'oggettività (oggeto) – cf.
inter-soggetivo -- rappresentata dal positivism scientism. (antitesi), cui fa
da soluzione nell’atto puro (sintesi). L'atto puro si fonda sull'opposizione
della «logica del pensiero pensante» e la «logica del pensiero pensato” – cfr.
implicans – implicatum. impiegatore – impiegante – impiegato --. La prima è una
dialettica materiale– implicans/impiegante --, la seconda una logica formale –
l’impiegato --.Gentile dedica la sua attenzione al tema della soggettività
dell'espressione nel vivere del spirito. Se da un lato l'espressione è il
prodotto di un sentimento soggettivo o una intenzione, dall'altro l’espressione
è un atto puro “sintetico” – “composito” -- non analitico – or divisso -- che
coglie tutti i momenti della vita dello spirito, acquistando dunque alcuni
caratteri del questo che Grice chiama il discorso razionale o la conversazione
come cooperazione razionale. Sviluppando fino in fondo la filosofia di
Spaventa, la filosofia dell’atto puro, per il quale la realtà esiste solo
nell'atto puro che pensa la realta.è stato interpretato come un idealismo
soggettivo (una forma di soggettivismo – o intersoggetivismo), sebbene Gentile
tende a respingere tale definizione, non essendo quell'atto preceduto né dal “soggetto”
né tantomeno dall'”oggetto” -- bensì coincidente con l'Idea stessa, e a
differenza di Fichte, in cui l'Infinito (come aveva già affermato Hegel) è un
"cattivo infinito" è in realtà immanente (non trascendente) all'esperienza,
proprio perché l’atto puro e creatore d una esperienza (datum). Gentile e un
ideologo del regime.La filosofia politica di Gentile è fortemente attivista e attualista (cioè
trasponte l'attualismo del atto puro nel campo veramente inter-soggetivo dello
scambio sociale.La politica coniughi «prassi e pensiero» (lo pratico e lo
speculative) che sia insieme «una azione a cui è immanente una ‘dottrina’
condivisa.’”Essendo insoddisfatto di fronte alla realtà, in Gentile troviamo il
primato del futuro, l’utopia, l’ideale regolativo. Ma, allo stesso tempo, un
recupero della concezione romantica illuminsita di una Ragione intesa come
Spirito universale che tutto pervade, avversa al materialismo e alla ragione
meramente strumentale mezzo-fine. In questo, l’analogia con Grice e obvia. Per
Gentile, ad esempio, il «modo generale di concepire la vita» proprio della sua dottrina
è di tipo «spiritualistico». La dottrina non è la sola qualificazione politica
che dà dello speculative.Gentile infatti e un ‘liberale’ -- nonostante sembri
respingere quasi in toto il ‘liberalismo ottocentesco’ ne La dottrina del
regime.Difatti la sua concezione politica riprende la concezione di Hege di un
stato etico o morale -- per cui ‘libero’ (free) non è primariamente l'individuo
o persona atomisticamente e materialisticamente inteso, ma soltanto lo stato stesso
nel suo processo storico. Un individuo e ‘libero’ se esplica la sua moralità nella
forma istituzionale di suo stato libero -- come chiarisce nella 'Enciclopedia
italiana. L'individuo esprime la sua libertà individuale personale solo
all'interno di un stato libero ("libertà nella legge" – lo giuridico
-- ), con ciò a dire in un contesto istituzionale organizzato (positivismo
kelseniano). Un esempio di questa concezione lo si può trovare nella destra
storica, la quale governa l'Unità d'Italia.Impone un governo autoritario (concezione
ereditata poi dalla sinistra storica di Crispi) che riusce a moderare
l'individualità dei singoli, quella che Gentile definisce come la spinta alla
disgregazione.Questo modello di governo forte è giusto (lo giuridico) in quanto,
per definizione, un stato libero e un stato etico, definito alla Mazzini come
"stato educatore". Se Gentile voglia uno stato totalitario vero e
proprio è questione invece incerta.Di certo nella sua fase prettamente del
regime, Gentile fa riferimento a un ‘stato totale", l'organismo che
accoglie tutto in sé.Con il regime si può avere vero "liberalismo" in
quanto riporta al valore primigenio del Risorgimento. Gentile dimostra un forte
approccio storicistico, secondo il quale il regime trade la sua legittimazione
dalla storia, sarebbe appunto una vera fase storica, non una mera mistica o
dottrina o ideologia. Il Risorgimento non e olo un'operazione politica, ma un
"atto di fede".Il campione di suddetto atto di fede e Mazzini:
anti-illuminista e romantico, anti-francese, spiritualista e nemico dei
principi materialistici. Lo stato giolittiano rappresenta invece un tradimento
dei valori risorgimentali.Per rompere questo “status quo” degenerativo del
processo italiano e necessario una rivoluzione. Porta un nuovo assetto, ma
anche statale, perché va a colmare una lacuna che vige nel sistema del stato. Insiste
molto sulla novità di questa rivoluzione. è un modo nuovo di concepire una nazione,
ha una consapevolezza mistica di ciò che sta compiendo. Un duce viene perciò
dipinto come un vero eroe idealistico. La missione della rivoluzione è quella
di creare l'Uomo nuovo: un uomo di fede, spirituale, anti-materialista, volto a
grandi imprese. Questo nuovo tipo di uomo e anti-tetico al carattere che Giolitti
tentò di imprimere a una nazione e che connota l'Italia come una nazione scettica,
mediocre e furbastra. In quanto ideologo, Gentile sostiene che la dottrina
revoluzionaria si deve istituzionalizzare: ciò avverrà nei fatti attraverso
l'istituzione del Gran Consiglio. La dottrina si deve inoltre far assorbire
dall'italianità (e non il contrario). Il fine è che nella società italiana non
vi siano più contra-dizioni, nessuna differenza tra cultura italiana e cultura
della dottrina. Bisogna arrivare ad una comunità omogenea e compatta anche in
ambito lavorativo. Attraverso
l'istituzione della cooperative e la corporazione,
la quale deve sanare la frattura sindacati-datori di lavoro tramite la
collaborazione o cooperazione di classe. Anche qua Gentile riprende le teorie di
Mazzini, oltre che il distributismo. Il corporativismo (di cui le estreme
realizzazioni saranno la democrazia organica e la “socializzazione” dell'economia,
progettate nella R. S. I.) permette di giungere ad uno stato di fatto in cui i
problemi economici si risolveranno all'interno della corporazione stessa, senza
provocare fratture all'interno della società, ed evitando una lotta di classe
(classe bassa, casse media, classe alta) grazie alla “terza via” della
dottrina. Gentile sostenne, opponendosi all'ala estrema e intransigente l'idea
una riconciliazione, la più ampia possibile, di tutti gli italiani.Pur
riconoscendosi nella R. S. I., invita pubblicamente il “popolo sano” ad
ascoltare “la voce della Patria”, esortandolo alla pacificazione e ad evitare
una “lotta fratricida", di cui comunque non vedrà la fine. Il gentilismo
fu una delle cinque correnti culturali del regime, assieme alla sinistra
"rivoluzionario" di Malaparte, Maccari, Bottai, e Marinetti; la
dottrina clericale; la mistica di Giani, Arnaldo, e Mussolini; e il neo-ghibellinismo
pagano di Evola. Per l'idealista Gentile, a differenza di Croce, che ritene il
Marxismo solo "passione politica", causata da uno sdegno morale a
causa delle ingiustizie sociali, il marxismo è una filosofia della storia
derivata da Hegel. Gentile afferma infatti che la concezione materialistica
della storia è costruita da Marx sostituendo la Materia -- la struttura
economica -- allo Spirito. Per Hegel lo Spirito è l'essenza di tutta la realtà,
che comprende la materia (all'interno della Filosofia della natura), come
momento del suo sviluppo.Secondo Marx invece, avendo scambiato il relativo con
l'assoluto, si finisce con l'attribuire a un mero momento (la materia, cioè, il
fatto economico) la funzione dell'Assoluto che per Hegel si sviluppa
dialetticamente ed è determinato a priori rendendo così determinato a priori
l'empirico: la struttura economica. Nonostante che la filosofia della storia
marxiana sia pertanto una errata filosofia della storia hegeliana
"rovesciata", però la filosofia di Marx possiede ugualmente un
pregio: è una "filosofia della prassi". Nelle Tesi su Feuerbach, che
Gentile cura, il "Moro" infatti critica il materialismo volgare.Questo
concepisce metafisicamente l'oggetto come dato e il soggetto come mero ricettore
dell'essenza-oggetto. Nonostante ciò, secondo Gentile, Marx, attribuisce alla “prassi”,
considerata come attività sensibile umana, la funzione di far derivare a torto
il pensiero medesimo.I filosofo di Treviri infatti considera il pensiero una
forma derivata dell'attività sensitiva e non un atto che ponga l'oggetto. Gentile
sostiene invece (contro Marx e il Marxismo) come sia l'atto del pensiero ,come
atto puro a porre l'oggetto, e quindi, in ultima istanza, a crearlo.Gentile
riflette a lungo sulla funzione pedagogica e unisce la pedagogia con la
filosofia, avviando una rifondazione in senso idealistico della prima,
negandone i nessi con la psicologia e con l'etica. L'educazione deve essere
intesa come un attuarsi, uno svolgersi dello spirito stesso che realizza così
la propria autonomia. L'insegnamento è spirito in atto, di cui non si possono
fissare le fasi o prescrivere il metodo.Il metodo è il maestro o tutore, il
quale non deve attenersi ad alcuna didattica programmata ma affrontare questo
compito sulla scorta delle proprie risorse interiori. Programmare la didattica
sarebbe come cristallizzare il fuoco creatore e diveniente dello spirito che è
alla base dell'educazione. Al maestro o tutore è richiesta una vasta cultura e
null'altro.Il metodo verrà da sé, perché il metodo risiede nella Cultura stessa
che si forma continuamente da sé nel suo processo infinito di creazione e
ri-creazione.Il dualismo scolaro-maestro (tutore/tutee) deve risolversi in
unità – il dialogo socratico -- attraverso la comune partecipazione alla vita
dello spirito che tramite la cultura muove l'educatore (tutore) verso
l'educando (tutee – Gentile qui usa una forma romana, ‘educando’ – cfr.
‘implicandum’ -- e lo riassorbe nell'universalità dell'atto spirituale. «Il
maestro è il sacerdote, l'interprete, il ministro dell'essere divino, dello
spirito». Il maestro incarna lo spirito stesso, l'allievo (l’educando, il
tutee, lo scolareo) deve allora entrare in sintonia nell'ascolto col maestro,
proprio per partecipare anche lui dell'attuarsi dello spirito, per farsi libero
ed autonomo, e in questa relazione arriva ad auto-educarsi (auto-diddatica),
facendo del tutto propri i grandi contenuti presentati.Questi concetti ispirano
la riforma scolastica attuata da Gentile in veste di ministro della Pubblica
istruzione, anche se solo una parte furono applicati secondo i suoi desideri.
Altri principi della filosofia di Gentile presenti nella riforma scolastica
sono in particolare la concezione della scuola come membro fondamentale dello stato
(viene infatti istituito un esame di stato che sancisce la fine di ogni ciclo
scolastico, anche se gli studi sono effettuati in un istituto privato) e il
predominio delle discipline del gruppo umanistico-filologico.Gentile fu
ministro della pubblica istruzione e mise in atto la sua riforma scolastica, e
definita da Mussolini "la più riformante delle riforme", in
sostituzione della vecchia legge Casati. Essa era fortemente meritocratica e
censitaria; dal punto di vista strutturale Gentile individua l'organizzazione
della scuola secondo un ordinamento gerarchico e centralistico. Una scuola di
tipo piramidale, cioè pensata e dedicata ai migliori e rigidamente suddivisa a
livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo ‘professionale’
per il popolo. I gradi più elevati erano riservati agli alunni più meritevoli,
o comunque a quelli appartenenti ai ceti più abbienti. Furono istituite borse
di studio perché gli studenti dotati di famiglia povera potessero proseguire
gli studi (cf. Grice, a “Midlands scholarship boy bound to Corpus!”). La logica
e messa in secondo piano, poiché e una materia priva di valore universale, che ha la sua importanza
solo a livello ‘professionale’.Difatti Giovanni Gentile, a differenza di Croce
che sosteneva l'assoluta preponderanza sociale delle materie classiche sulla
scienza, pur criticando gli eccessi del positivismo e considerando anch'egli le
materie letterarie come superiori, intrattenne anche rapporti, improntati al
dialogo, con matematici e fisici italiani (come Majorana, collaboratore di
Enrico Fermi nel gruppo dei "ragazzi di via Panisperna", che divenne
anche amico del figlio Giovanni Gentile jr., coetaneo del Majorana) e cercò di
instaurare un confronto costruttivo con il scientism.L'”obbligo” scolastico fu
innalzato a 14 anni e fu istituita la scuola elementare da sei ai dieci anni.
L'allievo che termina la scuola elementare ha la possibilità di scegliere tra
il ginnasio/liceo classico e la scuola scientifica oppure un istituto tecnico.Solo
il ginnasio-liceo permette l'accesso alla faculta di filosofia nella universita
di Bologna.In questo modo però viene mantenuta una profonda divisione tra classi
– l’elite, la classe alta, la classe media, e la classe basssa (questo vincolo
fu rimosso completamente).
Ciò anda incontro alla visione
patriarcale del Duce.Anche Gentile nel complesso mostrò posizioni poco
ricettive verso il femminismo ("il femminismo è morto" dirà), sebbene
più sfumate, sostenendo che i licei dovessero formare i "futuri capi"
guerrieri.Nel triennio dell'istruzione classica viene poi introdotta, in
sostituzione, la filosofia, adatta alla elite o classe dominanti e alla futura
classe dirigente, ma non al popolo minuto. Gentile è un filosofo della
secolarizzazione e della risoluzione della trascendenza in prassi in ciò
accomunato a Marx -, determinante addirittura per lo stesso comunismo italiano
attraverso la ripresa che ne fece Gramsci. Da sottolineare che già sulla
rivista L'Ordine Nuovo, Gobetti nota sche Gentile «format la cultura filosofica
italiana.”. Di tutt'altro avviso Sasso, secondo il quale a dover essere
rivalutata non è affatto la disastrosa prassi politica di Gentile, la cui «passionale»
adesione alla dottrina «fu filosofica, forse, a parole ma nelle cose no». Ciò
che merita ancora di essere studiato, sostiene Sasso, è invece «la filosofia
dell'atto in atto», e tra essa «e la dottrina non c'è, né ci può essere, alcun
nesso». La filosofia di Gentile e la «fascistizzazione dell'attualismo» e
pertanto una «deformazione dell'idealismo”. Al di là della sua appartenenza politica,
si attribuisce comunque a Gentile un notevole spessore filosofico. Gentile fu
fascista e pagò con la vita la sua fedeltà alla dottrina. Ma fu anche profondo
pensatore. Lo riconobbero, nel primo dopoguerra, persino Gramsci e Togliatti. Per
approfondire gli studi sull'opera di Gentile e create l' “Istituto di studi
gentiliani” e la "Fondazione Giovanni Gentile" a Roma. La filosofia
gentiliana è stimata anche dal Severino, che ravvisandovi una condivisione del
sostrato filosofico tecno-scientifico del nostro tempo la considera uno dei
tratti più decisivi della cultura mondiale. Gentile e certamente un romantico,
forse l'ultima più vigorosa figura del Romanticismo europeo.Gli venne dedicato
un francobollo delle Poste italiane, unico tra le personalità di primo piano
del regime ad avere questa celebrazione da parte della Repubblica
Italiana. L'assassinio di Gentile fu una carognata ingiusta e vigliacca.
Gentile non era fascista. Che gli antifascisti furono dei acasotto perché uccisero
un grande e inerme filosofo mentre non ebbero il coraggio di sminare i ponti di
Firenze che i tedeschi avevano minato.Cavaliere di gran croce insignito del
gran cordone dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme
ordinaria Cavaliere di gran croce insignito del gran cordone dell'ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere di gran croce insignito del gran cordone
dell'ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
gran croce insignito del gran cordone dell'ordine della Corona d'Italia, Cavaliere
di II classe dell'Ordine dell'Aquila Tedesca (Germania nazista)nastrino per
uniforme ordinaria Cavaliere di II classe dell'Ordine dell'Aquila Tedesca
(Germania). “L'atto del pensare come atto puro; La riforma della dialettica hegeliana”
(Firenze, Sansoni); La filosofia della guerra; Teoria generale dello spirito
come atto puro, Firenze, Sansoni); I fondamenti della filosofia del diritto; “Sistema
di logica come teoria del conoscere; Guerra e fede (raccolta di articoli
scritti durante la guerra) Dopo la vittoria (raccolta di articoli scritti
durante la guerra) Discorsi di religione; Il modernismo e i rapporti tra
religione e filosofia; Frammenti di storia della filosofia”; “La filosofia
dell'arte”; “Introduzione alla filosofia”; “Genesi e struttura della società” “L'attualismo
V. Cicero e con introduzione di E. Severino, Bompiani, Milano Di carattere storiografico Delle commedie di
Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca”; “Rosmini e Gioberti”; “Marx”; “Dal
Genovesi al Galluppi”; “Telesio; “Studi vichiani” “Le origini della filosofia
contemporanea in Italia”; “Il tramonto della cultura siciliana; Giordano Bruno
e il pensiero del Rinascimento; Frammenti di estetica e letteratura; La cultura
piemontese; Gino Capponi e la cultura toscana del secolo XIX; Studi sul
Rinascimento; I profeti del Risorgimento italiano: Mazzini e Gioberti; Bertrando
Spaventa; Manzoni e Leopardi; Economia ed etica; Giovanni Gentile un filosofo
scomodo; L'insegnamento della filosofia nei licei; Scuola e filosofia; Sommario
di pedagogia come scienza filosofica” “I problemi della scolastica e il
pensiero italiano; Il problema scolastico del dopoguerra; La riforma dell'educazione,
Bari, Laterza); Educazione e scuola laica; La nuova scuola media; La riforma
della scuola in Italia; “Manifesto degli intellettuali”; Che cos'è la cultura?
Origini e dottrina”; “La mia religione”; “Discorso agli Italiani”; “Essenza” la
prima parte si trova nella Civiltà Fascista, Torino U.T.E.T.: la prima e la
seconda si trovano in l’Essenza del Fascismo, Libreria del Littorio, Roma; un'altra
opera in cui si trova questo testo è in Origini e dottrina del fascismo,
istituto nazionale fascista di cultura, Roma; altro testo in cui si trova si
intitola Lo stato etico corporativo). La filosofia del fascismo (Origini e
dottrina del fascismo; si trova in Politica e Cultura, oppure lo si può trovare
le libro intitolato L’Identità” un altro libro in cui si trova si chiama,
Italia d’oggi, edizioni de Il libro italiano del mondo, Roma); Che cosa è il
fascismo-discorsi e polemiche (Firenze, Vallecchi). Fascismo al governo della
scuola; Giovanni Gentile Scritti per il Corriere. Note Vi è chi attribuisce al neoidealismo di
Gentile e Croce il motivo che avrebbe posto l'istruzione scientifica in un
ruolo subordinato rispetto a quella filosofico letteraria ( L'Italia della
scienza negata, in Il Sole; altri invece respingono questa interpretazione,
ricordando che durante l'egemonia gentiliana nacquero numerosi enti scientifici
( Croce e Gentile amici della scienza, in Corriere della Sera. 10 giugno
.). Cit. di Geno Pampaloni tratta da
Nicola Abbagnano, Ricordi di un filosofo, Marcello Staglieno, Milano, Rizzoli. Manifesto
cit. in Eugenio Di Rienzo, Storia d'Italia e identità nazionale. Dalla Grande
Guerra alla Repubblica, Firenze, Le Lettere, Cfr. Vito de Luca, Un consigliere
comunale di nome Giovanni Gentile. Attività amministrativa a Roma e linguaggio
politico, "Nuova Storia contemporanea", Dello stesso autore,cfr.
"Giovanni Gentile. Al di là di destra e sinistra. Il linguaggio politico
del filosofo, dell'assessore e del ministro", Chieti, Solfanelli, ,Scheda
senatore GENTILE Giovanni Paolo Simoncelli41. Amedeo Benedetti,
"L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca", Biblioteche
Oggi, Milano, Testo qui Ripubblicato nel
1991 come Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento, ed. Le Lettere, collana
La nuova meridiana. S. saggi cult. cont.
Giordano Bruno. LE VICENDE DELLA STATUA
«De Vecchi, Cesare Maria», Treccani Paolo Simoncelli207. La scelta di campo, Marco Bertoncini,
Giovanni Gentile, la razza e le bufale, l'Opinione, 30 marzo Paolo Mieli, Gentile criticò in pubblico
l'antisemitismo del regime. Uno sforzo vano
Paolo Simoncelli43. Paolo
Simoncelli40. Paolo Simoncelli34. Francesco Perfetti, Assassinio di un
filosofo; "Giovanni Gentile" di Gabriele Turi; Giovanni Gentile in
“Il Contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia”Treccani Francesco Perfetti, Assassinio di un
filosofo23. Francesco Perfetti,
Assassinio di un filosofo24. Francesco Perfetti, Assassinio di un
filosofo, Luciano Canfora, La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile,
Palermo, Sellerio, Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo26. Vittorio Vettori, Giovanni Gentile, Editrice
Italiana, Roma, Simonetta Fiori, dirigere la casa editrice Sansoni esecondo la
testimonianza dell'ex interermania.html Io, italiano prigioniero in Germania,
in La Repubblica, Antonio Carioti, Quando Gentile s'inchinò a Hitler per
salvare il figlio, in Corriere della Sera, Renzo Baschera, "Chiese la
grazia per molti partigiani ma non riuscì a salvarsi", "Historia",
Raffaello Uboldi, Vigliacchi perché li uccidete?, Storia Illustrata; Arnoldo
Mondadori Editore, Milano56: "Gentile, sdegnato, ha minacciato di
denunciarlo a Mussolini" Elio Chianesi,
La Benvenuti non volle mai raccontare i precisi particolari, dal suo punto di
vista: «Questa è una cosa che non dirò mai. Perché potrei fare rovesciare tutte
le cose. Perché non è come è stato detto. Come è andata l’azione dei Gap io non
lo voglio dire. Me l’hanno chiesto in tanti ma non l’ho rivelato mai a
nessuno». Vedi un intervento della Benvenuti anche in M. C. Carratù (). Paolo Paoletti, "Il Delitto
Gentile" esecutori e mandanti, Ed. Le Lettere, L'omicidio raccontato da
Giuseppe Martini "Paolo" uno dei due esecutori
materiali"...Sicuramente (Fanciullacci l'altro esecutore) gli chiese se
era il professore e subito dopo gli sparammo insieme dalla stessa parte, non
attraverso i due finestrini posteriori..."
Resistenza: "Angela", la ragazza col fiore rosso Antonio Carioti, Sanguinetti venne a dirmi
che Gentile doveva morire, in Corriere della Sera, «Per fare in modo che i gappisti incaricati
dell'agguato potessero riconoscerlo, alcuni giorni prima li accompagnai presso
l'Accademia d'Italia della Rsi, che lui dirigeva. Mentre usciva lo indicai ai
partigiani, poi lui mi scorse e mi salutò. Provai un terribile
imbarazzo.» (Teresa Mattei)
Luciano Canfora, "Giovanni Gentile nella RSI" in La Repubblica
Sociale Italiana Poggio, Annali della Fondazione Luigi Micheletti, Brescia, Antonio
Carioti, Sanguinetti venne a dirmi che Gentile doveva morire, sul Corriere
della Sera,: "L'omicidio di Gentile, anziano e inerme, suscitò una forte
impressione e fu disapprovato dal CLN toscano, con l'astensione dei comunisti.
Tristano Codignola, esponente del Partito d'Azione, scrisse un articolo per
dissociarsi." Maria Cristina
Carratù, E dopo 70 anni nuovi scenari dietro l'esecuzione di Giovanni Gentile,
La Repubblica, 24 aprile Renzo
Baschera, "Chiese la grazia per molti partigiani ma non riuscì a
salvarsi", articolo su "Historia", Ecco le carte che assolvono
l'archeologo Romano302. Gabriele Turi, "Giovanni Gentile" Così
Gaetano Gentile ricordò il suo intervento presso la prefettura: «Quella sera
stessa, per desiderio di mia Madre, io mi recai dal capo della Provincia e gli
parlai della voce [di rappresaglie] diffusasi in città, esprimendogli la ferma
e calda preghiera di mia Madre che quel proposito, se effettivamente esisteva,
venisse abbandonato e anzi gli arrestati rilasciati. Dissi anche, naturalmente,
come a me sembrasse in fondo superfluo dover esprimere tale preghiera proprio
in quella stanza in cui ancora quella mattina la voce di mio Padre si era
levata a deplorare la tragica inutilità di un metodo, dal quale non poteva
seguire che il ripetersi indefinito di una crudele successione di attentati e
rappresaglie. Era ovvio poi che, indipendentemente dalla eventuale
giustificazione politica o militare di atti simili, nulla del genere poteva
aver luogo in occasione della morte di mio Padre, alla quale si doveva da parte
del Governo e delle autorità fiorentine questo gesto di rispetto delle sue
convinzioni e del suo costante atteggiamento».
Firenze: due consiglieri, via tomba Giovanni Gentile da Santa Croce, su
liberoquotidiano. 15 novembre 16
novembre ). «Attualismo», Enciclopedia
Treccani Diego Fusaro , Giovanni Gentile
Sull'importanza della riforma della dialettica idealista di matrice
hegeliana in Gentile, si veda quest'intervista a Gennaro Sasso. L'intervista è
compresa nell'Enciclopedia Multimediale delle Scienza Filosofiche. Bruno Minozzi, Saggio di una teoria
dell'essere come presenza pura, Il Mulino, Gentile quindi contestava a Fichte
la trascendenza dell'Io assoluto rispetto al non-io, e di restare così in un
dualismo,che non viene mai superato dall'attualità del pensiero, ma solo da un
agire pratico dilatato all'infinito ("cattivo infinito"), fermo alla
contrapposizione fra teoria e prassi, per la quale Fichte «s'irretisce in un
idealismo soggettivo in cui invano l'Io si sforza di uscire da sé» (Discorsi di
religione, Firenze, Sansoni). Giovanni Gentile, Benito Mussolini, La
dottrina del fascismo. Nicola Abbagnano,
Ricordi di un filosofo, Marcello Staglieno, Nella Napoli nobilissima, Milano,
Rizzoli, Vito de Luca, Giovanni Gentile e il liberalismo, Mussolini, Gioacchino
Volpe, Giovanni Gentile, Fascismo, Enciclopedia Italiana. Augusto Del
Noce, L'idea del Risorgimento come categoria filosofica in Giovanni Gentile, in
"Giornale Critico della Filosofia Italiana", G. Belardelli, Il
fascismo e Giuseppe Mazzini Giovanni Gentile, Manifesto degli
intellettuali fascisti Giovanni Gentile,
"Ricostruire" in Corriere della Sera, Cfr. Libertà e liberalismo
("Conferenza tenuta all'Università di
Bologna"), in Scritti Politici, tratti da Politica e Cultura H.A.
Cavallera, Firenze, Le Lettere, Il pensiero pedagogico di Giovanni
Gentile La riforma Gentile, su pbmstoria. Si veda anche ne Il fascismo al
governo della scuola, in Annali, Milano, Istituto Giangiacomo Feltrinelli, «[Boffi:] Qual è il criterio su cui si è
fondata Vostra Eccellenza nella limitazione delle iscrizioni? — Gentile: Questa
limitazione non c'è nella scuola complementare come non ci sarà nella scuola
d'arte e nelle scuole professionali; essa è propria delle scuole di cultura e
risponde alla necessità di mantenere alto il livello di dette scuole
chiudendole ai deboli e agli incapaci; dipende anche dalla riduzione del numero
degli scolari nelle singole classi fatta per evidenti ragioni didattiche,
quelle stesse che hanno consigliato l'abolizione delle classi aggiunte; ma
soprattutto dalla necessità di consigliare agli italiani un diverso indirizzo
nella loro attività. Noi abbiamo troppi ed inutili, quando non son
valenti, professionisti, ed abbiamo invece molto bisogno di industriali, di
commercianti, di artieri, di minuti professionisti, che portino nella
esplicazione delle loro arti e dei loro mestieri quello spirito fine della
Nazione che finora li ha spinti a disertare le scuole industriali, commerciali
e professionali per seguire la scuola umanistica.» ( R.Sandron, Il fascismo
al governo della scuola, iscorsi e interviste, Ferruccio E. Boffi, Giuseppe
Spadafora, Giovanni Gentile: la pedagogia, la scuola: atti del Convegno di
pedagogia e altri studi, Armando Editore, 1997261. Enrico Galavotti, La filosofia italiana e il
neoidealismo di Croce e Gentile, Homolaicus.
Il mistero di Ettore Majorana Eleonora Guglielman, Dalla scuola
per signorine alla scuola delle padrone: il Liceo femminile della riforma
Gentile e i suoi precedenti storici, in Da un secolo all'altro. Contributi per
una "storia dell'insegnamento della storia" (M. Guspini), Roma,
Anicia, Una parte del lavoro è stata in precedenza pubblicata, con alcune
varianti, sulla rivista "Scuola e Città" con il titolo Il liceo
femminile Manacorda D'Amico, Katia Romagnoli , Donne, la Resistenza
"taciuta". L'esclusione delle donne nella società fascista G. Gentile, La donna nella coscienza moderna,
in La donna e il fanciullo. Due conferenze, Firenze, Sansoni, De Grazia, Le
donne nel regime fascista, G.
Ricuperati, La scuola italiana e il fascismo, Bologna, Consorzio Provinciale
Pubblica Lettura, De Grazia, Le donne nel regime Giovanni Gentile, La riforma
della scuola in Italia, Milano citata in: Manacorda Le omissioni, qui tra
parentesi tonde, sono nel testo di Manacorda. Noce, Gentile. Per una
interpretazione filosofica della storia contemporanea, Bologna, il Mulino, Giovanni Bedeschi, Il ritorno del maestro, sta
in Il Sole 24 ore Domenica, 1Gennaro Sasso, Le due Italie di Giovanni Gentile,
Bologna, il Mulino, Martin Beckstein,
Giovanni Gentile und die 'Faschistisierung' des Aktualismus. Zur Deformation
einer idealistischen Philosophie, in «Acta Universitatis Reginaehradecensis, Humanistica
I» Filosofia: A Firenze Convegno Studi Gentiliani Fondazione Gentile | Dipartimento di Filosofia
| SapienzaRoma Liberiamo la filosofia di Giovanni Gentile dalla faziosità del
'900 Emanuele Severino: Ecco perché la
giovane Italia sta andando in malora, da Il Fatto Quotidiano È Gentile il profeta della civiltà
tecnica. «I nemici di Giovanni Gentile»,
puntata de Il tempo e la storia, documentario Rai Emanuele Severino, dalla quarta di copertina
de L'attualismo, Milano, Giunti, Nicola
Abbagnano, Ricordi di un filosofo, Nella Napoli nobilissima, Milano, Rizzoli,
"La partigiana Fallaci fa a pezzi l'antifascismo", pubblicato da Il
Giornale. Monografie principali Armando Carlini, Studi gentiliani, VIII di Giovanni Gentile, la vita e il
pensiero a cura della Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi filosofici,
Firenze, Sansoni, Aldo Lo Schiavo, Introduzione a Gentile, Bari, Laterza, Sergio
Romano, Giovanni Gentile. La filosofia al potere, Milano, Bompiani, Luciano
Canfora, La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile, Palermo, Sellerio,Augusto
del Noce, Giovanni Gentile. Per una interpretazione transpolitica della storia
contemporanea, Bologna, Il Mulino, Hervé A. Cavallera, Immagine e costruzione
del reale nel pensiero di Giovanni Gentile, Roma, Fondazione Ugo Spirito, Gennaro
Sasso, Filosofia e idealismo. IIGiovanni Gentile, Napoli, Bibliopolis, Hervé A.
Cavallera, Riflessione e azione formativa: l'attualismo di Giovanni Gentile,
Roma, Fondazione Ugo Spirito, Giorgio Brianese, Invito al pensiero di Gentile,
Milano, Mursia, Gennaro Sasso, Le due Italie di Giovanni Gentile, Bologna, il
Mulino, 1998 Gennaro Sasso, La potenza e l'atto. Due saggi su Giovanni Gentile,
Firenze, La Nuova Italia, 1998 Hervé a. Cavallera, Giovanni Gentile. L’essere e
il divenire, SEAM, Roma, Paolo Mieli, Una rilettura liberale di Giovanni
Gentile, da "Le storie, la storia", Milano, Rizzoli, Daniela Coli, Giovanni Gentile, il Mulino, Sergio
Romano, Giovanni Gentile, un filosofo al potere negli anni del regime, Milano,
Rizzoli, Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo. Anatomia di un omicidio
politico, Firenze, Le Lettere, Gabriele Turi, Giovanni Gentile. Una biografia,
Torino, UTET, Hervé A. Cavallera, Ethos, Eros e Tanathos in Giovanni Gentile,
Pensa Multimedia, Lecce, Hervé A. Cavallera, L’immagine del fascismo in
Giovanni Gentile, Pensa MultiMedia, Lecce, Marcello Mustè, La filosofia
dell'idealismo italiano, Roma, Carocci, Alessandra Tarquini, Il Gentile dei
fascisti. Gentiliani e antigentiliani nel regime fascista, Bologna, il Mulino,
2009 Davide Spanio, Gentile, Roma, Carocci, . Paolo Bettineschi, Critica della
prassi assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano, Napoli, Orthotes, . Paolo
Simoncelli, "Non credo neanch'io alla razza". Gentile e i colleghi
ebrei, Firenze, Le Lettere, . Luciano Mecacci, La Ghirlanda fiorentina e la
morte di Giovanni Gentile, Milano, Adelphi,
A. James Gregor, Giovanni Gentile: Il filosofo del fascismo, Pensa,
Lecce, Guido Pescosolido, Ancora sulla
morte di Giovanni Gentile. A proposito di un recente volume, in Nuova Rivista
Storica, Carmelo Vigna, Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno . Valentina Gaspardo,
Giovanni Gentile e la sfida liberale, AM Edizioni, Vigonza (PD) . Altri
studi Charles Alunni, Giovanni Gentile
ou l'interminable traduction d'une politique de la pensée, Paris, Lignes, Michel
Surya, Les Extrême-droites en France et en Europe Charles Alunni, Ansichten auf
Italien oder der umstrittene Historismus, in Streuung und Bindung über Orte und
Sprachen der Philosophie, Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, 1987 Charles Alunni, Heidegger, la piste italienne,
Paris, in Libération, (en collaboration avec Catherine Paoletti pour
l'interview de Ernesto Grassi), Charles Alunni, Giovanni GentileMartin
Heidegger. Note sur un point de (non) ‘traduction’, Paris, Cahier nº 6 du
Collège International de Philosophie, Éd. Osiris Charles Alunni,
Archéobibliographie. Eugenio Garin, Paris, Préfaces, Charles Alunni, Giovanni
Gentile, Ernesto Grassi & Bertrando Spaventa, Paris, Dictionnaire des
Auteurs Laffont-Bompiani, Robert Laffont Charles Alunni, Attualità, attuosità
(le vocabulaire italien de l'actualité-réalité) Paris, Vocabulaire européen des
philosophies. Dictionnaire des intraduisibles, [dir. Barbara Cassin], Le
Seuil-Robert, Antonio Cammarana,
Proposizioni sulla filosofia di Giovanni Gentile, prefazione del Sen. Armando
Plebe, Roma, Gruppo parlamentare MSI-DN, Senato della Repubblica, Pagine,
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Antonio Cammarana, Teorica della
reazione dialettica: filosofia del postcomunismo, Roma, Gruppo parlamentare
MSI-DN, Senato della Repubblica, Pagine, Biblioteca Nazionale Centrale di
Firenze, Nicola D'Amico, Un libro per Eva. Il difficile cammino dell'istruzione
della donna in Italia: la storia, le protagoniste, Milano, Franco Angeli, Vito
de Luca, Un consigliere comunale di nome Giovanni Gentile. Attività
amministrativa a Roma e linguaggio politico in "Nuova Storia
Contemporanea", Vito de Luca, "Giovanni Gentile. Al di là di destra e
sinistra. Il linguaggio politico del filosofo, dell'assessore e del ministro",
Chieti, Solfanelli, . Antonio Fede, Giovanni Gentile tra attualità e
attualismo, Pagine Alessandro Ialenti, La Logica come Teoria del conoscere in
Gentile. Un'opera anticipatrice di istanze postmoderne?, Dialegesthai. Rivista
telematica di filosofia, Mario Alighiero Manacorda, Storia dell'educazione,
Roma, Newton & Compton, Vittore Marchi, La filosofia morale e giuridica di
Giovanni Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Myra E.
Moss, Il filosofo fascista di Mussolini. Giovanni Gentile rivisitato, Armando
Editore, Antonio Giovanni Pesce, La fenomenologia della coscienza in Giovanni
Gentile, in Quaderni Leif, Antonio Giovanni Pesce, L'interiorità
intersoggettiva dell'attualismo. Il personalismo di Giovanni Gentile, Roma,
Aracne, . Antonio Giovanni Pesce, La filosofia della nuova Italia. Il progetto
etico-politico del giovane Gentile, Viagrande, Algra, . Vincenzo Pirro, Regnum
hominisl'umanesimo di Giovanni Gentile, Roma, Nuova Cultura, Vincenzo Pirro, Dopo Gentile dove va la
scuola italiana, Firenze, Le Lettere Vincenzo
Pirro, Filosofia e Politica in Giovanni Gentile, Roma, Aracne, . Rossana Adele
Rossi, La presenza e l'ombra. La pedagogia del giovane Gentile, Roma, Anicia,
Giovanni Rota, Intellettuali, dittatura, razzismo di Stato, Milano, Franco
Angeli, 2008 Primo Siena, Gentile. la critica alla democrazia, Volpe editore,
1966 Primo Siena, Giovanni Gentile. Un italiano nelle intemperie,
Solfanelli, Michele Tringali,
L'attualismo è sempre attuale. Saggio su Giovanni Gentile nel 130° della
nascita, Vittorio Vettori, Giovanni Gentile, Roma, Editrice Italiana, Marcello
Veneziani , Giovanni GentilePensare l'Italia, Le Lettere, Firenze, Attualismo (filosofia) Fascismo Idealismo
italiano Manifesto degli intellettuali fascisti Riforma Gentile Uccisione di
Giovanni Gentile Ugo Spirito, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Gentile, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Gentile, in Dizionario di storia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Giovanni Gentile, su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Giovanni Gentile, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Gentile, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. HGiovanni Gentile.
Keywords: Reale Accademia d’Italia -- Refs.: Luigi Speranza, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice – Luigi Speranza, “Grice e Gentile: implicatura
conversazionale” -- Conversation and inter-subjectivity. – Villa Speranza.
Gentile (Trieste). Filosofo. Grice:
“I love Gentile; like me, he is interested in Aristotle’s immotum motor, and
the idea of number in Plato – but he extends his views to all the rest of
philosophy of language; if Vitters wrote a ‘trattato,’ so did Gentile!” – Si
laurea a Pisa sotto Carlini. Insegna a Mantova, Vigevano, Padova e Trieste. Fonda
il Bollettino filosofico. Considerato il fondatore della "scuola
padovana" di metafisica neo-aristotelica.
Altre opera: “La dottrina platonica delle idee numeri e Aristotele” (Pisa
: Tip. Pacini-Mariotti); “I fondamenti metafisici della morale di Seneca”
(Milano : Vita e pensiero); “La metafisica presofistica; con un'appendice su Il
valore classico della metafisica antica, Padova : CEDAM); “La politica di
Platone, Padova : CEDAM); Institutio : sommario storico di filosofia
dell'educazione, Verona : La Scaligera); “Umanesimo e tecnica, Verona : Arti
grafiche Chiamenti); “Bacone, Brescia : La Scuola); “Didattica : testo ad uso
degli istituti magistrali e dei giovani maestri, Milano : Marzorati); “Filosofia
e umanesimo, Brescia : La scuola); “Il problema della filosofia moderna,
Brescia : La scuola); “Come si pone il problema metafisico, Padova : Liviana); I
grandi moralisti, Torino : Edizioni Radio Italiana); “La riforma silenziosa
della scuola : il completamento dell'istruzione primaria ma inferiore, Bologna
: G. Malipiero); “Se e come è possibile la storia della filosofia, Padova :
Liviana); “Storia della filosofia ( I : Periodo antico e medioevale; II : Dal Rinascimento fino a Kant; III : La filosofia contemporanea), Padova :
RADAR); Saggi di una nuova storia della filosofia, Padova : CEDAM); Breve
trattato di filosofia, Padova : CEDAM). Dizionario biografico degli italiani. Marino
Gentile. Keywords: storia della filosofia period antico – filosofia romana -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Gentile” – The Swimming-Pool Library.
Gentili. (Valnontone).
Filosofo. Grice: “I love Gentile, and Austin and Ryle do too – he is a
classicist – from central Italy therefore he FEELS Roman – he has explored the
beginnings of philosophical thinking in Lazio, as opposed to the old schools of
Velia, Crotone, and Agrigento --.” Si laurea
a Roma sotto Mercati e Perrotta. Isegna a Urbino. Fonda Il Centro di
studi sulla metrica latina. Figlio di Attilio e Giuseppina Cicciarelli. Frequent
il Liceo Classico "Ovidio" di Sulmona. Studia a Roma sotto Romagnoli,
laureandosi sotto Mercati con “Un Studio critico intorno alla storia di Agatia
e alla sua tradizione manoscritta”. Insegna a Roma, al Liceo Classico
"Virgilio" di Roma. Quando Perrotta si avvicendò a Romagnoli a Roma,
Gentili ne fu subito conquistato e Perrotta lo volle come assistente.
Dal suo maestro Gentili apprese l'arte
della filologia e la passione per la metrica latina (“Metrica e ritmica”). Influenza
significativamente gli allora giovani della filologica latina capitolina, tra
cui Rossi e Privitera che ricorda come quelle "lezioni non avevano il tono
pacato delle lezioni ex cathedra. Come docente, Gentili era bifronte. Si può, anzi,
dire che bifronte fosse sempre; secondo i casi poteva essere flessibile o
intransigente, giocoso o severo" . Le sue erano esercitazioni, erano seminari.
Bbasava l'insegnamento sulle sue ricerche. Gli anni '50 non sono facili, sono anni di
studio intensi e febbrili per lo studioso che culmineranno, insieme ai volumi
sulla metrica, con una serie di lavori sui lirici: oltre alla già ricordata
antologia Polinnia, il saggio Bacchilide. Studi e l'edizione di Ancreonte, Insegna
a Lecce dove ebbe modo di frequentare Prato insieme al quale divenne coautore
della teubneriana edizione dei Poetae elegiaci.La svolta decisiva, tuttavia, fu
rappresentata dalla chiamata a Urbino dove nello stesso anno venne inaugurata
la Facoltà di Lettere grazie all'impegno di Bo. Cura la Medea di Seneca
(Istituto Nazionale del Dramma Antico, Mazara del Vallo). Altre opere: “Lo
spettacolo nel mondo antico, Roma, Bulzoni); “Storia e biografia nel pensiero
antico” Bari-Roma, Laterza. Cfr. Bruno Gentili, Eric R. Dodds mentitore? “La
idea della comunicazione nella tradizione classica" Treccani, Bruno
Gentili. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gentili” – The Swimming-Pool
Library.
Gerratana. (Scicli). Filosofo.
Grice: “I like Gerratana; for one, he translated Rousseau, and I have been
called a contractualist, if not like Grice [G. R. Grice].” Grice: “Gerratana
carefully edited Pintor’s oeuvre.” – Grice: “I like Gerratana; they – Italian
philosophers, generally -- philosophise on the working people – operaio --; at
Oxford we usually do not!” Partecipa alla resistenza a Roma, nelle file dei
GAP, legandosi a Salinari e Pintor, conosciuto al corso allievi ufficiali di
Salerno, e ricordato in “Sangue d'Europa.” Prende parte alla ricostruzione del
PCI romano e si laurea a Roma. Insegna a Salerno e Siena. Studioso sobrio e
rigoroso del marxismo, cura Labriola e Gramsci. La sua edizione, con
un'accurata ricostruzione cronologica, archiviò definitivamente l'edizione
tematica. Gerratana mette in luce lo stile "frammentario" e
"antidogmatico" di Gramsci. Altre opera: “L'eresia di Rousseau, Roma,
Editori Riuniti), Il marxismo, Roma, Editori Riuniti); “Labriola di fronte al
socialismo giuridico, Milano, Giuffrè editore); “Gramsci. Problemi di metodo,
Roma, Editori Riuniti); “Quaderni dal carcere. Treccani L'Enciclopedia
italiana". Biografia di Gerratana nel sito dell'ANPI Associazione
Nazionale Partigiani d'Italia. Valentino Gerratana. Keywords. Rousseu, Grice on
social justice, Gramsci, Labriola, Grice’s ontological Marxism, eresia di
roussea, labriola a fronte del socialismo, il metodo di gramsci – gappismo – G.
A. P. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gerratana” – The Swimming-Pool Library.
Geymonat. (Torino). Filosofo. Grice:
“I like Geymonat – he calls himself a neo-rationalist, like Canova – whereas I
go for the real thing! Plato!” – Grice: “Geymonat has explored the origin of
infinity in the triangle of Tartaglia.” – Grice: “Geymonat has explored what he
calls ‘the images of man’ – Grice: “Geymonat has a curious essay on darkness
(‘tenebre’) – and a longer essay on ‘reason.’ – Grice: “Like me, Geymonat has
explored the philosophy of probability – from Latin ‘probare’ – and he was an
anti-fascista1” –Figlio di Giovanni Battista, un geometra liberale di origini
valdesi, e da Teresa Scarfiotti. Frequenta la scuola privata del Divin Cuore e
poi l'Istituto Sociale, un liceo classico torinese gestito dai gesuiti, dal
quale fu espulso l'ultimo anno di corso a causa di un tema su Giovanna d'Arco
non in linea con l'ortodossia e così conseguì la maturità nel Liceo classico
Cavour. Si laurea a Torino con “Il problema della conoscenza nel positivism”
sotto Pastore e sotto Fubini lcon “Sul teorema di Picard per le funzioni
trascendenti intere”. La sua scelta di unire, nella sua ricerca, filosofia e
logica, tenute separate in Italia dall'imperante cultura idealistica del tempo,
quella gentiliana che, con la sua riforma della scuola, privilegia la cultura
umanistica, e quella crociana, con la sua concezione svalutativa della scienza,
creatrice, ad avviso del filosofo abruzzese, di un “pseudo-concetto”, mostra
l'apertura europea delle prospettive di ricerca intravista allora da Geymonat e
la sua estraneità al provincialismo culturale italiano. Un rifiuto che egli
estese anche alla politica del regime allora dominante. Assistente di Analisi
algebrica nell'Torino ma avversario del fascismo, rifiutò l'iscrizione al
partito fascistacio è di prendere la cosiddetta tessera del pane vedendosi così
preclusa la possibilità di una carrier statale. Si avvicinò altresì a Martinetti, non tanto per comunanza di
prospettive filosofiche quanto per averlo riconosciuto un esempio di impegno
civile e morale, essendo stato tra i pochissimi filosofi a rifiutare il
giuramento di fedeltà al Fascismo. Come Ayer. Anda in Vienna per approfondire
la dottrina del Circolo di Schlick, e
pubblica “La filosofia della natura”
e “Nuovi indirizzi della filosofia.” e iscritto clandestinamente
al Partito comunista, si guadagna da vivere insegnando matematica nella scuola
privata «Giacomo Leopardi» di Torino, dove Pavese insegna italiano. Con il nome
di battaglia Luca fu partigiano in Piemonte nella 105ª Brigata Carlo Pisacane
e, dopo la Liberazione, assessore comunista al Comune di Torino, quando, vinto
il concorso a cattedra, e nominato professore a Cagliari. Insegna a Pavia e
Milano. Fonda il Centro di studi metodologici a Torino. Ebbe uno stile di
pensiero razionalista ateo. La sua filosofia può essere inquadrata nel filone
del neopositivismo (ebbe diversi contatti con il Circolo di Vienna), da lui ri-elaborato
nell'ottica del marxismo! Nell'evoluzione della sua filosofia, si possono
tracciare due fasi. Nella prima fase, approfondisce temi tipici del
positivismo. Nella seconda fase, si sforza di analizzare la realtà oggettiva ed
a questo scopo utilizza concetti caratteristici del materialismo
dialettico. Interpreta la concezione della matematica di Galilei come un strumento
d'interpretazione della realtà. Approfondisce alcuni temi teorici come quello
della causalità, il fondamento della probabilità, il continuo, l’intuizione,
centrali nell'epistemologia. Politicamente fu vicino inizialmente al Partito
Comunista Italiano, da cui si allontanò poi per aderire a Democrazia Proletaria
e successivamente ai movimenti che diedero vita al Partito della Rifondazione
Comunista. Nel corso di questo viaggio politico ha partecipato alla Fondazione,
a Roma, dell'Associazione Culturale Marxista e collabora nella rivista Marxismo
Oggi (editore Teti). Ha compiuto alcune ricerche sul teorema di Picard e
sul teorema di Carathéodory per le funzioni armoniche. In “Neo-razionalismo”,
spiega che un'indagine efficace della realtà, e svolta solamente tramite lo
strumento della ragione. Per fare questo,
propose di scarnificare la razionalità di ogni verità e da ogni sistema di
riferimento assoluti. Il neoilluminismo, capeggiato da Abbagnano e coinvolgente
numerosi altri filosofi italiani, rappresentò per Geymonat il suo corso del neo-razionalismo,
che avrebbe dovuto accogliere i metodi e i risultati della scienza, perseguendo
un duplice obiettivo: ummanizare la scienza e concretizzare la filosofia – e
l'utilizare un'impostazione storicistica al posto di quella metafisica. Per
storicismo, intese l'analisi storica della struttura di un modello scientifico. Pur
condividendo inizialmente l'anti-idealismo di Popper, sostenne che vi era la più
manifesta e totale incompatibilità tra il marxismo e l'epistemologia
popperiana. Alle sue accuse di essere il filosofo ufficiale
dell'anti-comunismo, reo di difendere i regimi liberali, Popper gli rispose: “I
nostri intellettuali dicono che vivono in un inferno, mentre di fatto questo
mondo non è stato, fin da Babilonia, mai così vicino al paradiso come lo è ora
il mondo occidentale. Per contrasto, in Unione Sovietica, si dice alla gente
che vivono in paradiso, e tanti lo credono e sono moderatamente contenti; è
questo, credo, l'unico aspetto per il quale la società sovietica è migliore
della non-sovietica. Si deve a Geymonat l'introduzione in Italia di Kuhn.
Altre opera: “Il problema della conoscenza nel positivismo” (Torino, Bocca); La
nuova filosofia della natura in Germania, Torino, Bocca, “Per un nuovo
razionalismo, Torino, Chiantore, Neo-razionalismo. Torino, Einaudi, Galileo
Galilei, Collana Piccola Biblioteca Scientifica, Torino, Einaudi, La filosofia
della scienza, Feltrinelli, Milano); Filosofia nella storia della civiltà, con
Renato Tisato, Garzanti, Milano, Storia della filosofia, Garzanti, Milano, Il materialismo
dialettico, Editori Riuniti, Roma, Scienza e realismo, Feltrinelli, Milano); “Paradossi
e rivoluzioni. scienza e politica, Giulio Giorello e Marco Mondadori, Il
Saggiatore, Milano, La probabilita, con Feltrinelli, Milano, Kuhn e Popper,
Dedalo, Bari. Lineamenti di filosofia della scienza, Mondadori, Milan); “Le
ragioni della scienza” (Laterza, Roma-Bari, La libertà, Rusconi, Milano, La
società come milizia, Minazzi, I sentimenti, Rusconi, Milano, Filosofia,
scienza e verità, Rusconi, Milano, La Vienna dei paradossi. Controversie
filosofiche e scientifiche nel Wiener Kreis, Mario Quaranta, Il poligrafo,
Padova, Dialoghi sulla pace e la libertà, cCuen, Napoli, La ragione, con
Minazzi e Sini, Piemme, Casale Monferrato, Attualità del Marxismo. Quaderni di
Città Futura, Ancona); “Storia e filosofia dell'analisi infinitesimale, Bollati
Boringhieri, Torino. Emanuele Vinassa de Regny, «Corrado Mangione: breve storia
di una lunga amicizia», «AppendiceL'Associazone Culturale Marxista», in
Attualità del Marxismo. Filosofia e dintorni, Intellettuali non fate ideologia.
L'Occidente non è quest'inferno, Dario Antiseri, articolo su «Il Mattino di
Padova», lincei. Geymonat Mario Quaranta, Geymonat filosofo della contraddizione,
Sapere, Padova, Mangione , Scienza e filosofia. Saggi in onore di Geymonat,
Garzanti, Milano, Pasini, Rolando , Il neo-illuminismo italiano. Cronache di
filosofia, Il Saggiatore, Milano, Minazzi, Scienza e filosofia in Italia negli
anni Trenta: il contributo di Persico, Abbagnano e Geymonat. Norberto Bobbio,
Ricordo, "Rivista di Filosofia" Silvio Paolini Merlo, Consuntivo
storico e filosofico sul "Centro di Studi Metodologici" di Torino, Pantograf
(Cnr), Genova, Minazzi, “La passione
della ragione” Thélema Edizioni Milano-Mendrisio, Mario Quaranta, Una ragione
inquieta, Seam, Formello, Minazzi , Filosofia, scienza e vita civile inGeymonat,
La Città del Sole, Napoli, Fabio Minazzi, Contestare e creare. La lezione
epistemologico-civile di Geymonat, La Città del Sole, Napoli, Silvio Paolini
Merlo, Nuove prospettive sul "Centro di Studi Metodologici" di
Torino, in «Bollettino della Società Filosofica Italiana», Bruno Maiorca ,Scritti
sardi. Saggi, Cagliari, Minazzi , Ludovico Geymonat, un Maestro del Novecento.
Il filosofo, Edizioni Unicopli, Milano, Pietro Rossi, Avventure e disavventure
della filosofia. Saggi sul pensiero italiano del Novecento, il Mulino, Bologna,
Minazzi, Geymonat epistemologo, Mimesis Edizioni, Milano Positivismo logico Circolo di Vienna Scuola
di Milano. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Geymonat,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Massimo Mugnai, Scienza e filosofia:
Geymonat e Preti, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Articoli della stampa
italiana su L. Geymonat, dal Sito Web Italiano per la Filosofia L'eredità
intellettuale di Ludovico Geymonat (C.Preve). Ludovico Geymonat. Keywords: temperament
romano – concretto – pratico – Catone – il trionfo di Catone con la lingua
latina – la gioventu romana entusiasta con Carneade – I Scipioni ellenisane –
la gioventu delle megliore familie – grand tour a Grecia! -- il teorema di
Picard, il teorema di Caratheodory per le funzione armoniche. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Geymonat” – The Swimming-Pool Library.
Ghersi: iphilosopher --
curator of The Swimming-Pool Library at Villa Grice, Liguria, Italia. Ghersi
has an interest in Grice’s philosophybut finds Strawson pretty enjoyable, too!Theere’s
something about the Oxonian nonsensical philosophical humour that Ghersi
appreciates like none other. Ghersi often makes candid fun of some of Grice’s
inventions, such as that of the conversational “common-ground status”!Ghersi
enjoys the full-time paradoxes of the bald king of France. Ghersi’s favourite
humorist is J. K. Jerome, but also enjoys Wodehouse.And finds Dodgson just
fascinatingThe Swimming-Pool Library is mainly organised along Ghersis’s
personal tastes, as a personal library should!Ghersi is not particularly
appreciative of poetry, but will enjoy the ballad set to piano! Ghersi’s
favourite genre is drama, since “it is so clear in implicature.” Grice is a
frequent contributor to cultural circles and societies and a host like none
otherVilla SperanzaSperanza appreciates Ghersi’s talent to infuse enthusiasm in
all type of endeavours --. Keywords: love, soul, life, inghilterra. Refs.:
Ghersi e GriceGrice e Watson --. Refs. BANC MSS 90/135c. Vide Speranza.Vide
SperanzaVide SperanzaVide Speranza.
Ghezzi. (Milano). Filosofo. Grice:
“I love Ghezzi: he has explored ‘turdus,’ as in ‘sturdy,’ ‘drunk as a thrush’ –
but also a count who was condemned by the church; he has explored the history
of masonry – in Italy it started in Calabria – from a semiotic point of view,
‘il segno del compassso,’ – and he has explored on Ayax’s ‘nichilismo razioale’
– among many other topics – also an ‘epistemology of willing’ – epissttemologia
della volonta --.” Grice: “Typically of Italian philosophers, he has explored
Italian history, ‘ceneri del diritto,’
and a confrontation between people and ‘stato’. Si laurea a Milano sotto Bobbio
con “La Filosofia del Diritto.” Gran Maestro Onorario del Grande Oriente
d'Italia. Marginalità e Società, ell'Università
degli Studi dell'Insubria (sede di Como). Sociologia della Devianza. Studia il
positivism giuridico dal punto di vista del concetto di diritto. Affrontato il
tema del pluralismo dei valori e degli ordinamenti giuridici, del federalismo, criminalità,
devianza, marginalità e pluralismo nell'ambito della Sociologia del Diritto
Penale, sulla giustizia e sulla legittimità degli ordinamenti giuridici, con
particolare riferimento alla figura del "deviante giuridico",
introducendo i concetti che porteranno alle teorie della "divergenza”
sociale, marginalità, Si rileva essersi principalmente dedicato al tema del
nichilismo giuridico, proponendo una visione nichilista, definite come
“l’assenza del valore” -- del tutto neutra circa la potenzialità “regolatrice”
e la potenzialita ordinatrice di una norma. L’approfondimento del nihilismo assiologico
o valuativo risulta essersi svolto attraverso il confronto con filosofi
contemporanei di questo ambito, tra cui Ferrari, Severino, e Giorello. Scetticismo.
La Rivoluzione del Diritto come Estetica, in estensione del suo libro Il Diritto
come Estetica. Nel volume è stata inclusa, come Appendice, una Raccolta di diversi
saggi di filosofi contenenti riflessioni ed approfondimenti interamente
riferiti a Ghezzi. Altre opera: “Socialismo e sociologia giuridica:
"Centro lombardo studi socialisti, Milano, “Devianza tra fatto e valore
nella sociologia del diritto” (Giuffrè, Milano); “Federalismo, I e II, Patera Palermo Editore, Diversità e pluralismo. La sociologia del
diritto penale nello studio di devianza e criminalità, Raffaello Cortina,
Milano, “Il segno del compasso. La massoneria e i suoi persecutori attraverso
simboli, idee, fatti e processi, Mimesis, Milano. “Le Ceneri del Diritto. La
dissoluzione dello Stato democratico in Italia, Mimesis, Milano . Le lacrime di
Hiram. Autobiografia incompleta di un Libero Muratore, Edizioni della
Confraternita Sufi Jerrahi Halveti in Italia, Milano “La Scienza del dubbio.
Volti e temi di sociologia del diritto, Mimesis, Milano Federalismo laico e democratico, Mimesis,
Milano; “I tordi ubriachi” Un viaggio iniziatico, Mimesis, Milano , Sociologia giuridica del lavoro, Mimesis,
Milano , Il Diritto come Estetica. Epistemologia della conoscenza e della
volontà: il nichilismo/nihilismo del dubbio, Mimesis, Milano Della vita e della
morte. Vulnerant omnes ultima necat, Mimesis, Milano; “Nichilismo razionale e
mistico. Indicazioni per il nuovo mondo, Mimesis, Milano); “Stranieri, ospiti,
alieni, alienati e pluralismo culturale” (Mimesis, Milano); “Nichilismo come
valore senza valori, Mimesis, Milano); “Abusi di stato: Risarcimento del danno
al cittadino, Mimesis, Milano); In ricordo di Riccardo Bauer, di Ghezzi e Arduino,
C.R.E.A., Milano; “Educare alla democrazia e alla pace. Bauer. Scritti scelti, L.I.D.U.,
edizioni Raccolto, Alle origini
dell'Umanitaria, Ghezzi e Canavero Raccolta Edizioni-Umanitaria, L'immagine
pubblica della Magistratura italiana, di Ghezzi Giuffrè, Milano Curatele . “Etica
contro politica”; Morris L. Ghezzi, edizione Iesi, Ferrari, Ghezzi,‘’Diritto,
cultura e libertà. Atti del convegno in memoria di Renato Treves’’ (Milan),
Giuffrè, Milano, Studi preliminari di sociologia del dirittoTheodor Geiger,
Morris L. Ghezzi, Nicoletta Bersier Ladavac e Michele Marzulli, traduzioni di
Leonie Schröder, Mimesis, Milano); “Criminologia” (Mimesis, Milan). Pubblica
amministrazione. Diritto penale. Criminalità organizzata, Osservatorio
permanente sulla criminalità organizzata, Carola Parano, Giuffrè Editore, Stefano
Carluccio, In ricordo di Morris Ghezzi, anima della Società Umanitaria, su
CriticaSociale.net. 1 Dei delitti e delle pene. Rivista dell'Agenzia del
territorio, L'Agenzia, rif. Archivio Università degli Studi dell’Insubria. Cura
“Studi preliminari di sociologia del diritto” (Mimesis, Milano); “Socialismo e sociologia
giuridica: introduzione Arduino, Centro lombardo studi socialisti); La scienza
del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto, Legge di Hume e tesi
giusnaturalistica: un’antitesi teorica nel pensiero di Norberto Bobbio , su
dialettica e filosofia. Etica contro
politica, di Elias Diaz, Ghezzi, edizione Iesi,
L' immigrato extracomunitario non marginale. Una ricerca empirica sul
territorio Milanese, in ‘’Marginalità e Società’ Berzano, Renzo Gallini,
Giovani E “Violenza: Comportamenti Collettivi in Area Metropolitana, Ananke, con
richiamo ad art. Di Ghezzi in “Marginalità e Società, II”. Le ceneri del diritto. La dissoluzione dello
Stato democratico in Italia, Mimesis, Milano, al Ghezzi fa riferimento Rosario
Minna in Crimini associati, norme penali e politica del diritto: aspetti
storici, Giuffrè Editore, Morris L. Ghezzi, Federalismo Laico e Democratico,
Mimesis, Milano Arturo Colombo, Franco Della Peruta “et al.”, in Carlo
Cattaneo: i temi e le sfide, Ed. Casagrande, Milano, Con riferimento al
Federalismo del Ghezzi: “mentre ci sarà chicome Ghezzi pur con tagli molto
diversi, collegherà la prospettiva degli Stati Uniti d'Europa con l’altra
formula cattaneana degli Stati Uniti d’Italia.»
Edmondo Bruti Liberati in "PostfazionePotere e Giustizia",
richiama Morris L. Ghezzi 3 in: Governo dei giudici. La Magistratura tra
diritto e politica, E. Bruti Liberati et al., Ed. Feltrinelli, Berzano,
Gallini, cita di Ghezzi “Alle origini della labelling theory e del concetto di
devianza”, da Marginalità e società, Ghezzi e Simonetta Balboni, Mimesis,
Milano , Cirus Rinaldi fa suo il concetto di Devianza di Ghezzi. “come sostiene
Ghezzi essa svolge un ruolo euristico [empirico] non solo nella spiegazione di
fenomeni di stigmatizzazione di intere categorie, ma anche penetrando
nella marginalizzazione, che agisce all’interno delle categorie” in Devianze e
crimine. Antologia ragionata di teorie classiche e contemporanee, Cirus Rinaldi
e Pietro Saitta, PM edizioni, Scrive M. Marzulli, BRÜCKE als sein Ordinamento
sociale come ponte tra tradizione e futuro nella descrizione del diritto come
estetica, in Ermeneutica del "Ponte". Materiali per una ricerca,
Silvio Bolognini, Mimesis, Ferrari, in Ciò che resta. Le ultime parole diGhezzi,
in Sociologia del Diritto, Fascicolo gennaio , ed. F. Angeli, Emanuele Severino, nel capitolo 4 di Dispute
sulla verità e la morte (Rizzoli) prende a riferimento un libro di Ghezzi (Il
Diritto come Estetica) e s’intrattiene lungamente sul pensiero
dell’autore. Giulio Giorello si
intrattiene sul testo del Ghezzi (“Il Diritto come Estetica”), lo commenta, ne
riporta il pensiero, secondo cui « "la morale non è altro che una forma
dell’estetica"» e ricorda la figura "nihilista" dell'autore. Da
"Introduzione" di Giorello, Piacere, Diritto e Burocrazia. In ricordo
di Morris Ghezzi, inGhezzi. Ciò che resta. La rivoluzione del diritto come
estetica, Furio S. Ghezzi e Simonetta Balboni, Mimesis, Milano, Il Diritto come
Estetica. Epistemologia della conoscenza e della volontà: il nichilismo/nihilismo
del dubbio, Ghezzi. Ciò che resta. La rivoluzione del diritto come estetica
(Domenico Mazzullo, ‘’Prefazione’’, “Appendice“: saggi di: Isabella Merzagora,
Riflessioni di una criminologa prestata alla filosofia del diritto, Claudia
Roxana Dorado, El devenir del derecho: reflexiones acerca de las concepciones
jurídicas de Ghezzi, Il futuro del
diritto: riflessioni sulle concezioni giuridiche di Ghezzi, Metodo di ricerca sul rischio sociale, Marco A. Quiroz Vitale, Esistenzialismo e Nihilismo come confini
aperti del Giurispositivismo; Enrico Damiani di Vergata Franzetti, Il Diritto
come Estetica, Emanuele Severino,
Dispute sulla verità e la morte, Rizzoli, Ghezzi. Ciò che resta. La rivoluzione
del diritto come estetica, Simonetta Balboni e Furio S. Ghezzi, Mimesis, Milano
, “Prefazione” di Domenico Mazzullo, “Introduzione” di Giulio Giorello, In
“Appendice” saggi di: Isabella Merzagora, Claudia Roxana Dorado, Marco A.
Quiroz Vitale, Damiani di Vergata Franzetti. Michele Marzulli, "BRÜCKE als
sein” Ordinamento sociale come ponte tra tradizione e futuro nella descrizione
del diritto come estetica." in Ermeneutica del "Ponte".
Materiali per una ricerca, Silvio Bolognini, Mimesis , Vincenzo Ferrari, Ciò che resta. Le ultime
parole diGhezzi, in Sociologia del Diritto, Fascicolo, ed. F. Angeli, Cirus
Rinaldi e Pietro Saitta (a cura) in Devianze e crimine, Antologia ragionata di
teorie classiche e contemporanee, a cura di, PM edizioni, ,Rosario Minna,
Crimini associati, norme penali e politica del diritto: aspetti storici,
Giuffrè Editore, Sociologia del diritto
Filosofia del diritto Criminologia Morris
Lorenzo Ghezzi. Morris L. Ghezzi. Keywords: “drunk as a thrush/newt” turdus
ubriacus – sturdy – I turdi -- nihilism about values, Mackie, Inventing right
and wrong, Hare, emotivism, Grice, The conception of value, valitum – valore –
axiology -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ghezzi: l’implicatura del tordo” –
The Swimming-Pool Library.
Ghisleri. (Cascina Sant’Alberto).
Filosofo. Grice: “Whereas to many, Ghisleri’s best work is that on Ancient Rome
and counter-revolution, I treasure the details: ‘the pen is like a sword’ –
‘the pen and the sword.’ “The pen is my sword.’ Note that the first is a mere
simile – as used by Ghisleri, but his executor turns it into a metaphor just by
eliding the ‘like’ (“come”). Grice: “I like Ghisleri – a typical Italian
philosopher; wrote on geography, on ‘la penna d’oca,” and a fabulous history of
Roman philosophy!” -- “He was into
politics, too!” L'Italia non è studiata, non è conosciuta dagli italiani.
Dobbiamo rifare la nostra educazione politica e civile sulla base di una nuova
e più razionale conoscenza del nostro paese. Dobbiamo studiare l'Italia regione
per regione nella natura del suolo, nella sua topografia, ne' suoi prodotti
nelle sue industrie, ne' suoi dialetti, nelle sue tradizioni, nelle sue varie
necessità politiche e sociali.” Fonda La Società dei Liberi Pensatori (L’'Associazione
Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno") di chiare simpatie
democratiche e repubblicane. Iniziato in Massoneria, l'anno seguente entrò
nella Loggia "Pontida" di Bergamo e nel 1906 fu affiliato alla Loggia
"Carlo Cattaneo" di Milano.
Ghisleri diede alle stampe una nuova rivista mensile, Cuore e critica,
rivolta all'educazione civile e agli studi sociali ed espressione di
un'avanguardia intellettuale impegnata nella costruzione di una coscienza
repubblicana e progressista. Sorta a Savona, la redazione della rivista si
trasferì a Bergamo, in coincidenza con il trasferimento del Ghislèri al Sarpi
di quella città. Si dedica con assiduità agli studi di geografia e di
cartografia, che aveva cominciato a coltivare quando insegnava a Matera. Allora
si era sentito mortificato nel constatare che nelle scuole italiane venivano
adottati atlanti stranieri, assai carenti nel trattare la geografia storica
dell'Italia. Dopo aver pubblicato il “Piccolo manuale di geografia storica”
(Bergamo) volle perciò cimentarsi in un'impresa che non era mai stata tentata:
la realizzazione di un testo-atlante che desse il dovuto rilievo all'evoluzione
storico-geografica dell'Italia. Al progetto fu interessato lo stabilimento
"Fratelli Cattaneo di Bergamo" che, grazie al successo delle
iniziative editoriali promosse da Ghisleri, si trasformò in Istituto italiano
d'arti grafiche e s'impose nel settore della cartografia. Ghisleri concepì il
suo atlante in modo da offrire per una stessa regione molteplici carte e
cartine con le denominazioni e le divisioni topografiche proprie di ogni epoca.
L'apparizione dell'atlante fu salutata dalle lodi di esperti e studiosi, ma
suscitò anche riserve di parte del mondo accademico, che rimproverava al
Ghisleri superficialità e la commistione tra la geografia fisica e la storia
dei popoli, delle civiltà, delle esplorazioni, dei commerci. Commistione del
resto ricercata dal Ghisleri che, in polemica con il tradizionale approccio
alla geografia e senza sentirsi condizionato dai limiti angusti dei programmi
scolastici di allora, perseguiva metodi nuovi nello studio e nell'insegnamento
della materia. Tenne la cattedra di filosofia nel Liceo di Lugano. Giornalista,
fu direttore di «La geografia per tutti» e «Le comunicazioni di un collega».Di
idee mazziniane, recepite soprattutto nella versione che ne proponeva Saffi, in
campo politico fu vicino ai movimenti rivoluzionari e collabora con Gaudenzi
alla fondazione del Partito Repubblicano Italiano. Tuttavia Ghisleri non fu un
ideologo sistematico: una sistematizzazione del suo pensiero è soprattutto
opera di Conti. Diresse la rivista
Preludio di stampo filosofico positivista e progressista. Diresse L'Italia del
popolo. Al Congresso del Partito
Repubblicano, tenuto a Forlì, intervenne con una relazione su La questione
meridionale e la sua logica soluzione. Demofonti, La riforma nell'Italia del
primo Novecento: gruppi e riviste di ispirazione evangelica, Roma, Edizioni di
Storia e Letteratura, Vittorio Gnocchini, L’Italia dei Liberi Muratori,
Milano-Roma, Mimesis-Erasmo. Altre opera: “La Scapigliatura democratica:
carteggi” ( Pier Carlo Masini,Milano), L'archivio di Ghisleri fu ritrovato da
Pier Carlo Masini ed è depositato presso la Domus Mazziniana di Pisa.
Democrazia come civiltà. Il carteggio Ghisleri-Conti , Antonluigi Aiazzi,
Libreria Politica Moderna, Firenze, Tripolitania e Cirenaica dai più remoti
tempi sino al presente, Emporium, novembre, Tripolitania e Cirenaica, dal
Mediterraneo al Sahara, monografia storico-geografica, Società Editoriale
Italiana, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, Le meraviglie del globo
esplorato e le zone non ancora conosciute Letture geografiche Società Editoriale
Italiana, Milano, Bagdad e la Mesopotamia nel passato e nell'avvenire,
Emporium, giugno, Lombroso nella vita intima, Emporium, luglio 1917 L'ultima
colonia africana della Germania, Emporium, Atlante scolastico di Geografia
moderna astronomica-fisica-antropologica,Istituto Italiano d'Arti Grafiche,
Bergamo (a cura dei professori Magg. G.Roggero, G.Ricchieri, A.Ghisleri) Saffi.
La vita, gli studi, l'apostolato, Libreria politica moderna, Roma, La questione
meridionale nella soluzione del problema italiano, Libreria politica moderna,
Roma, “Testo-atlante di geografia storica generale e d'Italia in particolare,
espressamente compilato per le scuole italiane conforme ai loro programmi- I
Mondo Antico; II Storia Romana; Fratelli Cattaneo e poi Istituto di Arti
Grafiche, Bergamo. Medio Evo, Evo Moderno e contemporaneo Atlante d'Africa,
Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, Antipode, a Radical Journal of
Geography, Berardi, Verso un nuovo Risorgimento. Il Carteggio tra Ghisleri e
Belloni, Acireale-Roma, Bonanno, Dizionario biografico degli italiani, L'Italia risorgimentale di Ghisleri, Milano,
Angeli, Aroldo Benini, Vita e tempi di Ghisleri, con appendice bibliografica,
Manduria, Lacaita, Tomasi, Scuola e liberta in Arcangelo Ghisleri: con una
scelta di lettere inedite dell'archivio Ghisleri, Pisa, Nistri-Lischi, Ghisleri:
mente e carattere: L'Italia e la rivoluzione italiana, Milano, Sandron Editore,
Treccani. Arcangelo Ghisleri, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Opere di Arcangelo Ghisleri, su Liber
Liber. Opere di Arcangelo Ghisleri, su
openMLOL, Horizons Arcangelo Ghisleri. Keywords. tavola I, tavola II, tavola
III, -storia romana, eta romana – classe V ginnasiale -- storia romana e
filosofia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ghisleri: storia romana e filosofia”–
The Swimming-Pool Library.
Giacchè. (Perugia).
Filosofo. Grice: “I like Giacché; for one, he philosophises on theatre, which
any Sheldonian should appreciate!” Grice: “Giacché is what I would call a
philosophical anthropologist.” Grice:”Giacché has an ability with language:
“l’altre vision dell’altro,” for example – difficult to translate, but genial
nonetheless, or perhaps genial because uneasily translatable!” – “He has
philosophised on spectator and participant, which is conversational in tone –
there’s no monologue, but dialogue --.” “He has criticised authoritarian types
of performances like traditional teaching which he has compared to religion!”
Insegna a Perugia. Si occupa di varie problematiche socio-culturali quali
condizione giovanile, devianza, comunicazione di massa, solitudine abitativa,
politica culturale. Opere: Una nuova solitudine. Vivere soli fra integrazione e
liberazione, Roma, Lo spettatore partecipante. Contributi per un'antropologia
del teatro, Guerini e Associati, Milano, Carmelo Bene. Antropologia di una
macchina attoriale, Bompiani, L'altra visione dell'altro. Una equazione fra
antropologia e teatro, Ancora del Mediterraneo, Napoli, Ci fu una volta la
sinistra. Ovvero il silenzio dei post-comunisti, Edizioni dell'asino,
Roma, Piergiorgio Giacchè. Keywords:
Clifton, religion and education, ego et tu. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giacchè:
A Cliftonian implicature” – The Swimming-Pool Library.
Giacomo. (Avola). Filosofo. Studia
estetica. Il rapporto tra estetica e figura, immagine, rappresentazione. Si
laurea sotto Garroni. Insegna a Parma e Roma. Fonda la Società Italiana
d'Estetica. Nell'affrontare il concetto di ‘immagine’ è necessario rifiutare sia
l'interpretazione che vede una'immagine come lo specchio di una cosa
(“Fido”-Fido). E necessario rifiutare anche quella interpretazione del concetto
di ‘imagine’ che la considera esclusivamente come un segno significante di se
stesso. Il concetto di ‘rap-presentazione’ implica qualcosa che si mostra e nel
manifestarsi resta ‘altro' dalla ‘percivibilita’ della rappresentazione stessa.
Così, nel ‘presentare’ se stessa, una immagine manifesta l'altro del
perceptible, del rappresentabil. Quell'altro che si rivela nel perceptibile,
nascondendosi a esso. Ed è proprio così che una immagine si fa un ‘icono’ di
quello che e altro il perceptibile. Afferma la tendenziale perdita di ‘figurativita’
di una immagine e del continuare a sussistere dell'immagine stessa. Una
immagine, infatti, è una segno e insieme una non-segno. E il paradosso di una
“irrealta reale”. Si riferisce al tentativo di scindere la natura ancipite
dell'immagine negli elementi che la compongono. Da una parte in un “readymade”
(come l’urinale di Duchamp), nel quale la dimensione rap-presentativa si
dissolve in una dimensione puramente PRE-sentativa, e dall'altra in una pura
immagine soggetiva, dotata di un debole supporto materiale. Una immagine e una
meta-immgine: l’immagine di una immagine (homuncular regressus ad infinitum of
Griceian theories of representation, according to Cummings, but not Grice!). Di
questo modo, una immagine non e neppure propriamente immagini quanto piuttosto una
‘simul-azioni’, simile allo imperceptibile, un “simul-acro”. Non a caso una immagine, in quanto ri-produzione
(doppia) ha uno scarso valore di immagine, giacché quello a cui tende è l’assumere
dell’ ‘aspetto’ di una cosa. L’immagine
perde così quella connessione di ‘trasparenza’ o ‘opacità’ che caratterizza una
immagine autentica. Di qui, appunto, la questione di realizzare una immagine
vera e propria. Troviamo il superamento della dimensione epifanica che è
propria dell'icona, dove appunto il perceptibile è il luogo di mani-festazione
di la cosa impercetibile – l’Assoluto di Bradley. Emerge una concezione
dell'immagine che, nella consapevolezza dell'impossibilità di ogni pretesa di
esaurire ‘il reale’ e insieme di ‘manifestare’ l'Assoluto, può essere
interrogata come testimonianza di quanto non si lascia ‘tradurre’ (translation)
in immagine: testimoniare, infatti, è raccontare ciò che è impossibile
raccontare del tutto. In questo modo, la testimonianza fa tutt'uno *non* con la
memoria in quanto conformità con l'accaduto, ma con l’immemoriale -- qualcosa
che non possiamo né ricordare né dimenticare, che non è “dicibile” né
“indicibile”. Insomma, il testimone “parla” (spiega, dispiega) soltanto a
partire da l’impossibilità concettuale di spiegare o dispiegare. Che l'immagine
valga allora come testimonianza significa che il tentativo di dire l'indicibile
(spiegare l’inspiegabile) è un compito infinito. La questione dell'immagine è
una questione di fidanza, di etica. In una immagine, non essendoci alcuna
compiutezza, non si dà alcuna redenzione né alcuna pacificazione nel confronto
col reale. Analissare l’immagine come testimonianza equivale a vedere
l’immagine come il luogo di una tensione sempre irrisolta tra memoria e oblio, e
quindi come l'espressione del dover essere (il possibile) del senso in un
orizzonte, come l’attuale. quale sempre di più sia il mondo che l'arte sembrano
essere abbando il NON-senso. Altre opera: “Dalla logica all'estetica”
(Parma, Pratiche); “Icona” “L’immagine tra presentazione e rappresentazione” (Palermo,
Centro internazionale studi di estetica); Estetica e letteratura. Il grande
romanzo tra Ottocento e Novecento, Roma-Bari, Laterza. Introduzione a Paul
Klee, Roma-Bari, Laterza, "Ripensare le immagini", Mimesis,
Milano, "Volti della memoria", Mimesis, Milano,
Narrazione e testimonianza. Quattro scrittori italiani del Novecento, Milano,
Mimesis, "Malevic. Pittura e filosofia dall'Astrattismo al
Minimalismo", Carocci, Roma, Fuori dagli schemi. Estetica e figura
dal Novecento a oggi, Laterza, Roma-Bari, "Arte e modernità. Una
guida filosofica", Carocci, Roma, "Una pittura filosofica: l'informale",
Mimesis, Milano, "F. Nietzsche. L'eterno ritorno", Alboversorio,
Milano, Media e divulgazione Art
and Perspicuous Perception in Wittgenstein’s Philosophical Reflection, L’immagine-tempo
da Warburg a Benjamin e Adorno. Il saggio più importante per il rapporto tra
estetica e letteratura è Estetica e letteratura. Il grande romanzo tra
Ottocento e Novecento, Laterza, Cf. "Dalla logica all'estetica”, "Alle
origini dell'opera d'arte contemporanea" “Astrazione e astrazioni”, "La questione dell'aura tra Benjamin e
Adorno", Rivista di Estetica, “Volti della memoria”. Giuseppe Di Giacomo.
Keywords: aura; ‘impiegatura como spiegatura dell’inspiegabile” -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Giacomo: impiegatura come spiegatura dell’inspiegabile” –
The Swimming-Pool Library.
Giamnetti
Gia
GIAMETTA. (Frattamaggiore).
Filosofo. Grice: “Giammetta is a
good’un, but you gotta be an Italian to appreciate him fully, or at least have
gone to Clifton, as I did!” -- Grice: Giametta’s
philosophy is full of Italianateness: ‘il volo d’Icaro,’ and then there’s his
‘Croceian heterodoxies,’ and most Italianate of all, the Dantean reference to
Nisso, Chiron, and Folo in the “Inferno”! Sublime!” Cura Nietzsche a Firenze. Ha
scritto saggi di critica "eterodossa" su Croce. Cura Cesare. È anche
romanziere, estraneo a scuole o correnti, con storie dalla forte valenza
filosofica e morale; attitudine
stilistica: la prosa di Giametta pare quella di un centauro: sorprendente
incontro di letteratura e filosofia. Nella
"Trilogia dell'essenzialismo" (composta da “Il Bue squartato” -- L'oro prezioso dell'essere e Cortocircuiti),
elabora un proprio sistema di filosofia erede del naturalismo rinascimentale.
L’Essenzialismo è una nuova filosofia, fondata esclusivamente sulla natura,
intesa nei suoi due aspetti, sia come “naturans” (cf. Grice, implicans,
implicaturus) sia come “naturata” (cf.
Grice implicatum, implicatura, implicaturus, implicata). Grice: “The problem:
‘is ‘naturare’ a good verb?’ --. L’essenzialismo descrive la condizione umana
come determinata dalla combinazione di due elementi eterogenei: dall’essenza di
tutto ciò che esiste, che è divina, e dalle condizioni di esistenza, che sono
spesso fin troppo diaboliche, a cui sono sottoposte tutte le creature. Il con-temperamento
di questi due elementi (essenza ed esistenza), diverso in ogni individuo,
spiega le ragioni per cui si afferma o si nega la vita, si è ottimisti o
pessimisti...". Alter opera: “Oltre
il nichilismo” (Tempi moderni, Napoli); “Poeta e filosofo” (Garzanti, Milano); Palomar,
Han, Candaule e altri. Scritti di critica letteraria, Palomar, Bari Nietzsche e
i suoi interpreti. – cfr. ‘Grice interprete di se stesso” – “Erminio; o, della
fede. Dialogo con Nietzsche di un suo interprete. Spirali, Milano); “Saggi
nietzschiani” (La Città del Sole, Napoli); “Croce” (Bibliopolis, Napoli); “Il mondo”
(Palomar, Bari); “Madonna con bambina e altri racconti morali, BUR, Milano);
“Commento allo Zarathustra” Mondadori Bruno, Milano); “Filosofia come dinamita”
BUR, Milano), “Croce, il pazzo” (La Città del Sole, Napoli); “Eterodossie
crociane” (Bibliopolis, Napoli); “La caduta di Icaro” (Il Prato, Padova); Introduzione
a Nietzsche. Opera per opera, BUR, Milano, Il bue squartato e altri macelli. La
dolce filosofia, Mursia, Milano . L'oro dell'essere. Saggi filosofici, Mursia,
Milano . Cortocircuito e implicatura -- Mursia, Milano . Adelphoe, Unicopli,
Milano . Il dio lontano, Castelvecchi, Roma); “Tre centauri, Saletta dell'Uva,
Napoli . Filosofi, Saletta dell'Uva, Napoli . Una vacanza attiva, Olio Officina,
Milano . Grandi problemi risolti in piccoli spazi. Codicillo
dell'essenzialismo; Bompiani, Milano . Colli, Montinari e Nietzsche, BookTime,
Milano . Capricci napoletani. Pagine di diario (Marco Lanterna), OlioOfficina,
Milano; “Il colpo di timpano, Saletta dell'Uva, Napoli); “Dio impassibile” (Babbomorto,
Imola . Contromano, BookTime, Milano. Il bue squartato e altri macelli, Mursia,
Milano . La passione della conoscenza. Pensa
Multimedia, Lecce, . Marco Lanterna, Le grandi oscurità della filosofia risolte
in lampeggianti parole. Marco Lanterna, Contributo alla critica di Sossio (in
Giametta, Capricci napoletani, OlioOfficina, Milano ). Friedrich Nietzsche Arthur Schopenhauer
Giorgio Colli Mazzino Montinari. Sossio Giametta. Keywords: l’implicatura di
Croce – eterodossie crociane – Cosi parlo Zoroaster; cosi
implico!”—cortocircuito e implicature, la pazzia di Croce, il pazzo di Croce –
la caduta di Icaro? No, il vuolo di Icaro! – Colli e Montanari! -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Giametta: cortocircuito ed implicatura” – The
Swimming-Pool Library.
Giandomenico.
(Carunchio). Filosofo. Grice: “I like Giandomenico; he makes
excellent commentary on Bernard’s controversial, deterministic idea of life –
from amoeba to man, in Russell’s words --.” Grice: “Surely this has connections
with my method in philosophical psychology, from the banal to the bizarre,
which actually starts with philosophical BIO-logy!” Grice: “Giandomenico shows
that while Bernard never thought he had to provide a ‘conceptual analysis’ of
‘vivente,’ he does propose this or that criterio: for one he tries to prove
that self-nourishment cannot be the criterion – but I’m not sure what the
positive he poes, if any!” Si laurea con Corsano all’istituto di filosofia di Bari.Insegna
a Brindis, Lecce, Foggia, e Bari. Studia l'insegnamento di Filosofia nei Licei. Studia filosofia della
comunicazione. Fonda il Laboratorio di Epistemologia Informatica e il Centro per
la Metodologia della Sperimentazione. Studia pragmatica computazionale e
Informatica umanistica. Membro della Società Filosofica Italiana. Si occupato della
storia della fisiologia, la storia sdell’informatica, l’informatica pragmatica,
teoria della comunicazione, teoria dell’implicatura conversazionale, e teoria
del segno. Pubblicato uno studio su Tommasi, che aderì alla sperimentazione. Ha
trattato il contributo scientifico di Pende. Analizza i fondamenti
dell'informatica nei suoi rapporti con le teorie filosofiche, mettendo in
evidenza le strutture epistemiche reciprocamente significative. “Filosofia ed
informatica”, Inoltre, ha sperimentato applicazioni delle tecnologie informatiche
nella ricerca umanistica. Le ricerche condotte nell'ambito
dell'informatica linguistica si sono proposte l'analisi
linguistico-computazionale. L'obiettivo è stato quello di andare al di là del
livello “lessicografico” – il filosofese – o terminologia filosofica, como
‘implicatura’ -- e di implementare una rete sintattica automatica con l'ausilio
di software dedicati. Il primo progetto ha riguardato l'analisi della
conversazione nel “Dialogo sopra i due massimi sistemi” di Galileo. Usando un
software, creato dal Laboratorio di Epistemologia Informatica di Bari, ricava
un “vocabolario” (filosofese, terminologia filosofica, vocabolario filosofico)
galileiano, procedere ad una prima valutazione dello stile ed avviare l'analisi
“semantica” di un “concetto” utilizzato da Galileo. Ha raccolto, infine, questi
spunti in una riflessione sui linguaggi dell'artificiale, intersecati con
quelli della vita, sulle nuove tecnologie della comunicazione e sull'etica.
Altre opera: “Tommasi, filosofo, Bari, Adriatica; “Filosofia e sperimento”
Bari, Adriatica; “Scienza, filosofia, letteratura, Verona, Bertani; “
Introduzione a Charcot, Fasano, Schena); “Epistemologia informatica, Bologna,
Transeuropa); “ Filosofia e informatica. Bari: G. Laterza); “L'uomo e la
macchina trent'anni dopo: Filosofia e informatica, Società Filosofica Italiana,
Bari, G. Laterza); “Dall'offerta formativa alla creazione di un nuovo lavoro:
la laurea umanistica” in Convegno per il corso "Informatica umanistica”
BARI: G. Laterza); “Laboratori di psicologia tra passato e futuro, Lecce, Pensa
Multimedia); “La prosa di Galileo: la lingua la retorica la storia, Lecce, Argo);
“La filosofia come strumento di dialogo tra le culture, Bari, Mario Adda Editore);
La Società Filosofica Italiana, Roma, Armando, . Note M. Triggiani, Cultura, un fronte unico.
Università e Comune per una rete dei contenitori, in Gazzetta del Mezzogiorno,
3 A.L., Dopo la laurea faccio il master in orecchiette, in Specchio.
Supplemento di La Stampa, F. Di Trocchio, Dall'archivio al futuro, in
L'Espresso,de Ceglia, l. Dibattista, Semi di storia della scienza. Milano, Franco Angeli, Mauro Di Giandomenico.
Keywords: “How Pirots Karulise Elatically” – pirots karulise elatically –
pirots karulise – ‘implicazione’ – aperture semantica -- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Giandomenico: l’implicatura conversazionale: ‘Pirots karulise
elatically; therefore, pirots karulise!” – The Swimming-Pool Library.
Giamnetti
Giani.
(Muggia). Filosofo. rice: “It’s hard for me to judge Giani’s
philosophy because I fought against the Italians during the so-called ‘second
world war,’ so-called!” Grice: “But I would be willing to expand: if Giani
developed what he aptly called a ‘mystique’ – so did we at Oxford – Churchill
surely held his ‘mystique.’ Of course the Italian, being more scholastic, had
to call it ‘scuola di mistica,’ – and the idea was that of an all-male chivalry
order – aptly set at Milan!” Fonda la corrente filosofica nota come
"Mistica". Partì come volontario di guerra e morì sul fronte. Dopo
aver frequentato il Liceo ginnasio Dante Alighieri di Trieste si trasferì a
Milano, dove si iscrisse a Milano e quindi ai Gruppi Universitari, laureandosi.
Anticipa l'imminente apertura della scuola sul foglio dei Gruppi Universitari,
"Libro e moschetto" della Scuola di Mistica. Ne divenne direttore,
carica che lasciò alla fine dell'anno seguente dopo aver scritto il suo ampio
discorso da tenersi a Roma in occasione dellaI iunione della Società Italiana
per il Progresso delle Scienze che coincideva anche con il decennale della
Marcia su Roma in cui enuncia i principi della nuova scuola. Su impulso
di Giani si comincia inoltre a pubblicare i Quaderni della scuola di
mistica. Poche settimane dopo la riunionesi dimise da direttore con una
lettera inviata a Mussolini, per contrasti interni con il segretario politico dei
Gruppi Universitari. Imputa le dimissioni al mancato trasferimento della Scuola
nella vecchia sede de Il Popolo d'Italia chiamato anche "Il covo" La
richiesta di entrare in possesso de "Il Covo" puntava ad ottenere il
possesso di uno degli ambienti più importanti dell'immaginario fascista.
Continua quindi a collaborare con diversi quotidiani come "Il Popolo
d'Italia" e "Gerarchia". "Lineamenti sull'ordinamento
sociale dello Stato" gli fece ottenere la libera docenza e e quindi la
cattedra di Storia a Pavia ma parte volontario per la guerra d'Etiopia
arruolandosi col grado di capomanipolo della Milizia Volontaria per la
Sicurezza Nazionale nel CXXVIII Battaglione"Vercelli".
Rientrato in Italia, riassunse la guida della scuola, qui in occasione della
chiusura dell'anno scolastico nell'aula della casa del Fascio di Milano.
Rientrato in Italia riassunse la carica di direttore della "Scuola di
Mistica" lanciando due importanti iniziative, rilancia la pubblicazione
della serie di "Quaderni" che affrontavano differenti problematiche e
sempre per sua iniziativa fu creata nell'ambito della scuola la rivista
mensile, Dottrina che divenne l'organo ufficiale della Scuola, in cui pubblica il "Decalogo dell'italiano nuovo”. Si
dedica inoltre al giornalismo diventando direttore a Varese di "Cronaca
prealpina" e collaborando a diverse testate, tra cui Tempo (Direttore:
Alfredo Acito). Dalle pagine di "Cronaca prealpina" prese parte alla
campagna fondata sui propri convincimenti del ‘spirito’ contrapposto al
"biologico" La Cronaca
prealpina dopo la nomina di Giani a direttore arriva a quadruplicare la tiratura.
L'incontro a Roma con Mussolini in cui si decise la cessione del
"Covo" ai "mistici" della Scuola. Su impulso di Giani, con
una cerimonia presieduta di Starace, la sede ufficiale della Scuola di Mistica
si spostò nel medesimo edificio che ospitò ai suoi primordi il giornale Il
Popolo d'Italia, chiamato "il Covo". Il "Covo" negli anni era
stato trasformato in una galleria. La palazzina e proclamata monumento nazionale
con tanto di guardia d'onore svolta da
squadristi e combattenti. Per esplicita decisione di Mussolini, fu ufficialmente
consegnata ai mistici della scuola. L'evento fu vissuto come una autentica
consacrazione dei insegnanti riuniti intorno a Giani. In realtà la consegna era
già stata disposta come risulta da un foglio d'ordini del PNF e in
quell'occasione il consiglio direttivo era stato ricevuto a Roma da Mussolini.
Mussolini li aveva spro continuare nella loro attività. A Milano, in
occasione del decennale dalla fondazione della scuola, organizzò il
"Convegno nazionale di mistica" che nelle sue intenzioni avrebbe
dovuto essere il primo della serie. Obiettivo che sfumò a causa dell'entrata in
guerra. L'incontro vide oltre 500 partecipanti ed ebbe l'adesione della maggior
parte degli filosofi dell'epoca. Come gran parte dei "mistici",
partecipa nuovamente come volontario alla seconda guerra mondiale, conflitto
nel quale vedeva il presagio di una rivoluzione in vista di una nuova
era. Inquadrato nell'11º reggimento alpini prese parte alla battaglia
delle Alpi Occidentali contro la Francia e venendo decorato con la medaglia
d’argento al valor militare.Terminata la campagna di Francia in seguito
all'armistizio tornò alla vita civile ma incominciata nel frattempo la guerra
in nord Africa richiese più volte di partire volontario senza ottenere
soddisfazione. Alla fine ottenne di partire
come corrispondente di guerra de Il Popolo d'Italia, della Cronaca
prealpina e de L'Illustrazione Italiana presso i reparti della Regia
aeronautica. Per quest'ultima realizza anche diversi servizi fotografici. All'attività
di giornalista affiance anche quella di militare prendendo parte ad alcune
azioni e ottenendo una medaglia di bronzo al valor militare. E richiamato in
Italia dove riassunse la guida de "La cronaca prealpina".Nuovamente
incorporato nell'11º reggimento alpini riparte infine come volontario per la
campagna di Grecia, dove cadde sul fronte greco-albanese nella battaglia per la
conquista della Punta Nord del Mali Scindeli. Si offre volontario per una pericolosa
missione che prevede la conquista di una munita postazione greca. L'attacco
ebbe inizialmente successo con la conquista della posizione ma riorganizzatisi
i greci condussero un contrattacco. Nello scontro cadde. Il periodico
L'Illustrazione Italiana scrisse, senza riportare dove o come avrebbe potuto
registrare tali parole, che l'ufficiale greco che lo aveva colpito a morte
avrebbe raccontato che nello scontro Giani gli si era parato davanti "come
un dio o un demone". Il corpo di Giani andò disperso e gli altri
assaltatori che avevano preso parte all'attacco dovettero ritirarsi rapidamente
incalzati dai soldati greci. Fu pochi giorni dopo incaricato delle ricerche Carati
che era anche vice-direttore della Scuola di mistica. Le ricerche a causa della
perdurante situazione di guerra furono nulle, e riuscì solo ad individuare il
luogo in cui era caduto. In quell'occasione, richiesta un'udienza al
Duce, chiese che potessero partire per l'Albania il cognato Guido Giani e il
fratello Aldo Sampietro. Questi ultimi rinvennero la salma sepolta in maniera
anonima in territorio greco. Di qui la salma fu translata nel piccolo cimitero
militare di Klisura. Mussolini fu preso come principale punto di
riferimento dalla Scuola di Mistica. Elabora un discorso programmatico in cui
enuncia i principi fondanti della Scuola e della Mistica fascista. Compito
nostro deve essere soltanto quello di coordinare, interpretare ed elaborare il
pensiero del Duce. Ecco perché è sorta una Scuola di mistica ed ecco il suo
compito: elaborare e precisare i nuovi valori che sono nell'opera del Duce. (Giani in La marcia sul mondo). Inizialmente i
principi esposti da Giani facevano parte di un discorso più ampio da tenersi a
Roma in occasione di una riunione della Società Italiana per il Progresso delle
Scienze. L'ampio discorso fu poi pubblicato nella serie dei
"Quaderni" voluti da Giani con il titolo "La marcia sul mondo
della Civiltà". Si impone un ritorno alle origini, ovvero al movimentismo
rivoluzionario, riallacciandosi idealmente all'esperienza delle prime squadre
d'azione e degli arditi della Grande Guerra quindi, secondo Veneziani "una
più radicale rivoluzione coniugata al recupero di una più integralistica
tradizione". Ma più che legati agli enunciati politici del manifesto di
sansepolcro i mistici di quella esperienza esaltavano soprattutto la lotta contro
la borghesia affaristica del primo dopoguerra. La mistica si considera rappresentante
proprio di questo mondo ispirato dall'amore di patria e posta a guardia della
rivoluzione permanente e in contrasto con gli opportunisti e i
trasformisti. Individuava nell'epoca contemporanea *quattro* principali
mistiche, destinate ad apportare in un primo tempo dei benefici ma poi a
fallire: liberale, democratica, socialista e comunista. Liberalismo,
democrazia, socialismo e comunismo sono le quattro mistiche dominanti nella
societa. Il bilanciolo abbiamo già visto è per tutte negativo. Il liberalismo
porta all'anarchia. La democrazia porta all'instabilità politica e sociale. Il
socialism porta alla otta civile. Il comunismo porta alla vita primitiva. Queste
quattro mistiche sono pertanto anti-storiche. A fronte di esse l'unica mistica
in grado di superare tali crisi era quella come sviluppato nel capitolo intitolato
"La marcia ideale" la cui conoscenza e diffusione presso le masse era
compito della élite. Medaglia d'argento al valor militarenastrino per uniforme
ordinariaMedaglia d'argento al valor militare «Volontario nella guerra d'Africa
ove prese parte volontario a diverse pattuglie esploratori, chiese ed ottenne
di essere anche in quest guerra assegnato ad un reparto combattente. Destinato
all'11º alpini volontario a due azioni del battaglione Bolzano chiese di
partecipare alla ardita discesa di due compagnie del battaglione Trento
effettuata in una valle occupata dal nemico e avanzò con la prima pattuglia
sotto intenso bombardamento, sprezzante del grave pericolo di sorprese e di
accerchiamento nemico, esempio trascinante a ufficiali e soldati, e prova di
dedizione alla patria, di alta fede e di valore.» Medaglia di bronzo al valor
militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia di bronzo al valor militare
«Corrispondente di guerra presso una squadra aerea disimpegnava il suo
particolare e delicato servizio con alto senso di responsabilità. Spesso
presente sugli aeroporti più avanzati e maggiormente battuti dall'offesa nemica
allo scopo di rendersi conto di ogni particolare, partecipava volontariamente a
difficili e rischiose missioni di guerra, dando sicura prova anche nelle più
critiche circostanze di sereno sprezzo del pericolo e completa dedizione al
dovere.» Medaglia d'oro al valor militarenastrino per uniforme ordinaria Medaglia
d'oro al valor militare «Volontariamente, come aveva fatto altre volte,
assumeva il comando di una forte pattuglia ardita, alla quale era stato
affidato il compimento di una rischiosa impresa. Affrontato da forze superiori,
con grande ardimento le assaltava a bombe a mano, facendo prigioniero un
ufficiale. Accerchiato, disponeva con calma e superba decisione gli uomini alla
resistenza. Rimasto privo di munizioni, si lanciava alla testa dei pochi
superstiti, alla baionetta, per svincolarsi. Mentre in piedi lanciava l'ultima
bomba a mano ed incitava gli arditi col suo eroico esempio, al grido di:
«Avanti Bolzano! Viva l'Italia», veniva mortalmente ferito. Magnifico esempio
di dedizione al dovere, di altissimo valore e di amor di Patria.» — Punta
NordMali Scindeli (Fronte greco), 14 marzo 1941. Opere: “La via della
gloria, anni 20 La marcia sul mondo della Civiltà Fascista, Lineamenti su
l'ordinamento sociale dello Stato, Giuffré ed. La mistica come dottrina. Perché
siamo, A. Nicola. Perché siamo mistici. Mistica della rivoluzione. Antologia di
scritti, Il Cinabro, Longo, “I vincitori
della guerra perduta” (sezione su Giani), Edizioni Settimo sigillo, Roma.Carini,
Giani e la scuola di mistica fascista,
Mursia, Antonellis, Come doveva essere il perfetto, su storia
illustrate,Antonellis, Come doveva essere il perfetto, su storia illustrate, Tomas
Carini nella prefazione su Giani, La
marcia sul mondo, Novantico Editore, Pinerolo,Carini, Giani e la scuola di mistica, Mursia,Tomas
Carini, Giani e la scuola di mistica, Mursia, Carini, Giani e la scuola di
mistica fascista, Mursia, Tomas Carini nella prefazione su Giani, La marcia sul
mondo, Novantico Editore, Pinerolo,Grandi, Gli eroi, Giani e la Scuola di mistica,
Cfr. a tale proposito le ricerche di Enzo Laforgia, una cui sommaria sintesi è
nel sito varesenews Archiviato. Tomas Carini nella prefazione su Niccolò Giani,
La marcia sul mondo, Novantico Editore, Pinerolo, Il saggio, edito da Dottrina
Fascista, riporta in forma integra la conferenza inaugurale tenuta da Giani per
l'inaugurazione del corso per maestri della Scuola di Mistica. Cfr. a tale
proposito le ricerche di Enzo Laforgia in Aldo Grandi, Gli eroi di Mussolini,
BUR, Milano, Antonellis, Come doveva essere il perfetto, su storia illustrate, Veneziani,
La rivoluzione conservatrice in Italia, Sugarcoedizioni, Varese, Longo, Gli eroi
della guerra perduta, edizioni settimo sigillo, Roma, L'Illustrazione italiana, Grandi, Gli eroi di
Mussolini. Niccolò Giani e la Scuola di mistica fascista, cAldo Grandi, Gli
eroi di Mussolini. Niccolò Giani e la Scuola di mistica fascista, cNiccolò Giani,
La marcia sul mondo, Novantico Editore, Pinerolo, , Tomas Carini nella
prefazione su Niccolò Giani, La marcia sul mondo, Novantico Editore, Pinerolo,Marcello
Veneziani, La rivoluzione conservatrice in Italia, Sugarcoedizioni, Varese, Giani,
La marcia sul mondo, Novantico Editore, Pinerolo, , Tomas Carini nella
prefazione su Giani, La marcia sul mondo, Novantico Editore, Pinerolo, Tomas
Carini nella prefazione su Giani, La marcia sul mondo, Novantico Editore,
Pinerolo, Tomas Carini, Giani e la
Scuola di mistica, prefazione di Marcello Veneziani, Mursia, Milano, Grandi,
Gli eroi di Mussolini. Giani e la Scuola di mistica, BUR Biblioteca Univ.
Rizzoli, RaidoSpeciale Scuola di Mistica, Raido, Roma, Arnaldo M., Coscienza e dovere
Niccolò Giani. Keywords: mistico, il mistico – la mistica del liberalismo – la
mistica del comunismo – la mistica della democrazia – la mistica del socialismo
– filosofia politica – dottrina liberale – dottrina comunista – dottrina
democratica – dottrina socialista --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giani” –
The Swimming-Pool Library.
Giani.
(Torino). Filosofo. Grice: “I love Giani; for one, he was less
fanatic than Nietzsche, even if it is Nietzsche’s fanaticism that attracts
Strawson! For one Giani is more careful: if ‘music’ comes from the muses, which
are Apollonian, why has Nietzsche to emphasise in a piece of bad rhetoric, that
tragedy has its birth in the ‘spirit’ of “music” – surely Nietzsche means
‘Dionysian,’ but there’s no ‘music’ in Dionysus, only noise! Trust an Italian
to correct Nietzsche on that point!” --
Appartene ad una famiglia dell'alta borghesia torinese con spiccate
inclinazioni per la musica e per l'arte: lo zio Giuseppe (Cerano
d'Intelvi) fu pittore piuttosto noto, docente all'Accademia Albertina, così
come il figlio di lui Giovanni (Torino). Si dedica al violino e condusse
contemporaneamente gli studi fino alla
laurea. Si interessa inoltre al fermento filosofico di fine Ottocento, a Spencer,
ma soprattutto Nietzsche: di Così parlò Zarathustra eavrebbe in seguito dato
una traduzione, a partire dalla seconda edizione italiana (Torino, Bocca). Si
appassiona, inoltre, al teatro musicale di Wagner, così come altri intellettuali
torinesi, e lo difende. Risale la fondazione, per opera sua e dell'amico
editore Bocca, della Rivista musicale italiana, in cui inizialmente hanno parte
preponderante gli scritti di Giani, soprattutto recensioni sul teatro musicale
contemporaneo e note sui testi poetici da musicare, anche se va probabilmente
ascritto a Giani anche l'editoriale programmatico del primo numero, all'interno
di una rivista che si propone di ospitare scritti musicologici ispirati al
metodo positivistico diffuso tra i due secoli, pur restando aperta all'apporto
di altre correnti filosofiche quali quelle dell'idealismo. In “Per l'arte
aristocratica”, dimostra le doti di polemista che lo avrebbero accompagnato per
tutta la vita: in esso si confuta un giudizio di Torchi e si afferma che la
cosiddetta "arte per l'arte" non solo non è immorale, ma è anzi la
naturale evoluzione e conclusione dello sviluppo storico di questa
manifestazione dello spirito umano. Dedica un saggio al “Nerone” di Boito,
che egli da allora considerò incondizionatamente un maestro: al tempo Boito
aveva reso pubblico il solo testo del Nerone, che venne accolto molto
vivacemente e con alterna fortuna dall'ambiente letterario italiano. La
posizione intorno al Nerone è singolare e indicativa di quali fossero i
requisiti che la cerchia di Giani e Bocca ricercava nell'opera musicale. Questa
tragedia farebbe parte del novero delle tragedie vere, quelle in cui ritmo,
suono della parola, gesto, musica concorrono alla creazione di un che di
superiore. Tuttavia, quando la musica del Nerone fu resa nota postuma, dichiara
una certa delusione. Uomo dalla cultura enciclopedica, versato con competenza
anche negli studi di letteratura, Giani cura L'estetica di Leopardi. Vede inLeopardi
il luogo in cui le immagini della sua poesia si comporrebbero in un universo
etico ed estetico coerente. All'interno della storia della critica leopardiana,
pare avvicinabile ora alla posizione di Croce, di distinzione tra il momento
della poesia e il momento della riflessione, ora a quelle positivistiche.
Singolarmente,parla di musica e dell'analogia tra il ruolo del coro greco e il
ruolo del coro nelle Operette morali solo nella conclusione, benché in termini
acuti. Avrebbe contribuito ad un ulteriore campo degli studi letterari,
quello della musica nel mondo antico. Apparve “Gli spiriti della musica nella
tragedia” -- Fin dal saggio, si richiama alla nota opera di Nietzsche, “La
nascita della tragedia dallo spirito della musica”. Giani non condivide
l'opinione di Nietzsche secondo cui il razionalismo del teatro di Euripide
avrebbe spento la portata dionisiaca della tragedia. La tragedia di Euripide
permane ad un livello musicale altissimo. Per affermare questo ricostruisce il
ruolo della musica nei testi tragici sulla base delle fonti antiche,
dedicandosi alle singole parti e forme musicali dei drammi, sempre attento a
sottolineare la valenza estetica complessiva della tragedia o melodramma, ma
nel contempo senza trascurare le posizioni metodologiche della scuola
filologica. Fino ad allora non aveva stretto profondi legami con i
musicisti coevi (eccettuato Boito), si avvicina sempre più alle compositori.
Saluta con favore Bastianelli e Pizzetti, approvandone principalmente le
posizioni estetiche e la ricerca di una certa spiritualità nella music, tipica
dei due esponenti del circolo fiorentino della Voce, ma prese le distanze ben
presto dalle loro prove compositive, in particolare dai drammi musicali di Pizzetti,
che non parvero a opere d'arte totalmente compiute. Un legame creativo e
biografico molto più stretto strinse con Ghedini, anche per via delle comuni
frequentazioni torinesi: per Ghedini, che sta ancora cercando una personale
posizione estetica e anda raggiungendo progressivamente le conquiste di stile e
di linguaggio che lo avrebbero reso famoso, Giani valse come una sorta di
pigmalione, suggerendo testi da musicare per le liriche e esaminando con occhio
critico le composizioni di Ghedini. Giani stesso fu librettista. Ridusse
L'Intrusa di Maeterlinck, musicata da Ghedini ma mai rappresentata, e scrisse
Esther per Pannain.Verso il termine della sua vita, divenne molto noto in tutta
Italia per i suoi scritti di radicale confutazione di Croce. Non era
particolarmente ostile all'idealismo di Croce, anzi considerava la teoria
dell'arte come intuizione una delle chiavi per la valutazione della creatività
anche musicale e teatrale. Tuttavia, a mano a mano che l'estetica di Croce
veniva sistematizzata dal suo stesso autore, ma soprattutto da alcuni suoi
pedestri seguaci mal tollerati dal nostro, attaccò tale concezione con il
bellicoso pseudonimo di Luigi Pagano in La fionda di Davide, criticando che in
essa non vi fosse posto per il lato tecnico e materiale della creazione e che
addirittura la stessa musica non fosse stata debitamente considerata da Croce
al medesimo livello delle altre arti che diedero lustro al passato
italiano. Il posto di Giani nella storia della musicografia è tutto
particolare.Pestalozza vi ha addirittura visto un predecessore della
“fenomenologia musicale.”In realtà, ad un attento esame quantitativo dei suoi
scritti, pare essersi dedicato assai poco a questa o quella musica in
particolare, mentre il suo contributo fu assolutamente preponderante nei temi
di estetica musicale.Fu una voce originale, fuori dal coro, che inizialmente
difese il dramma di Wagner, quindi auspice fermamente all'interno dei testi
musicati dai compositori qualità come la purezza e la letterarietà, infine spronò,
pur da lontano, i compositori ad una libertà adogmatica e ad una ricerca
continua di stile e di linguaggio, rendendoli attenti alla peculiarità della
musica, che doveva essere cosa che egli ripete spessissimo nei suoi scrittila
"figuratrice dell'invisibile", cioè l'elemento che dà corpo alle
sensazioni, alle suggestioni, alle fantasie suscitate dai testi musicati e non
immediatamente in essi esplicate. Una posizione la sua che può essere
paragonata a quella del "critico-artista" teorizzata da Wilde, che
Giani ben conosceva: un "critico-artista" nel senso di ri-creatore
dei percorsi attraverso cui la composizione è venuta alla luce, e ignoti al
compositore stesso, ma nei quali quest'ultimo riesce a identificarsi una volta
che il critico li rivela a lui e al mondo. Dispose per testamento che i
suoi libri venissero donati "ad una biblioteca di piccola Città preferibilmente
Pinerolo" e proprio presso la Biblioteca Civica "Camillo
Alliaudi" di Pinerolo ora si trovano, presso il Fondo che prese il suo
nome. Altre opera: “Per l'arte aristocratica (in proposito di uno studio
di Luigi Torchi), in “Rivista Musicale Italiana”, Il “Nerone” di Arrigo Boito,
in “Rivista Musicale Italiana”, L'estetica di Leopardi, Torino, Bocca, con lo
pseudonimo di Anticlo: Gli spiriti della musica nella tragedia greca, in
“Rivista Musicale Italiana”,Milano, Bottega di Poesia, L'amore nel Canzoniere
di Francesco Petrarca, Torino, Bocca, con lo pseudonimo di Luigi Pagano:
La fionda di Davide. Saggi critici (Boito, Pizzetti, Croce), Torino, Bocca.Dizionario
Biografico degli Italiani Cesare Botto Micca, in morte di Romualdo Giani, in
“Rivista Musicale Italiana”, Annibale Pastore, In memoria,, in “Rivista Musicale
Italiana”, Massimiliano Vajro, “Rivista Musicale Italiana”, Luigi Pestalozza,
Introduzione a «La Rassegna Musicale». Antologia, Luigi Pestalozza, Milano,
Feltrinelli, Guido M. Gatti, Torino musicale del passato, in «Nuova Rivista
Musicale Italiana». Guglielmo Berutto, Il Piemonte e la musica, Torino, in
proprio, ad vocem. Stefano Baldi, “Fotografare l'anima” -- Romualdo Giani e
Giorgio Federico Ghedini, in “Bollettino della Società Storica Pinerolese”, Paolo
Cavallo ,La vita, il fondo musicale, le collaborazioni musicologiche e gli
interessi letterari, Pinerolo, Società Storica Pinerolese, . Con contributi di
Casagrande, Baldi, Betta, Cavallo,
Balbo, Fenoglio.Romualdo Giani. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Giani” – The Swimming-Pool Library.
Giannantoni.
(Perugia).
Filosofo. Grice: “I love Giannantoni; for one, he believes, with me, that there
is Athenian dialectic, Roman dialectic, Florentine dialectic and Oxonian
dialectic; like me, he has explored mostly ‘Athenian dialectic,’ and he has
noted that its birth (‘nascita’) is in the ‘dialogo socratico,’ so it should
surprise nobody that I have based my philosophy on the facts of conversation!” Si
laurea a Roma sotto Calogero. In “Il dialogo di Socrate e la dialettica di
Platone” attribuisce a Socrate una concezione molto laica della divinità e
della religiosità («Religiosità, che Socrate, il quale era certamente una
personalità religiosa, intendeva in modo del tutto diverso da come comunemente
era sentita a quell'epoca»). La sua dottrina storico-filosofica si fonda sul
principio che ogni seria riflessione filosofica si debba basare su un'accurata
e rigorosa ricerca filologica delle fonti. Questo spiega l'enorme dispiego di tempo
dedicato all'elaborare la sua opera monumentale, “Reliche di Socrate” (“Socratis
et Socraticorum reliquiae”). Giannantoni ha sempre seguito il criterio di Croce
e Gramsci, secondo cui l'esposizione di un filosofo debba avvenire tramite
l'esame storico cronologico (unita longitudinale) delle sue opere, allo scopo
di prendere consapevolezza dell'evoluzione della dottrina e di separare da
questa ogni sovrapposizione interpretativa personale non adeguatamente basata
sulle fonti. Convinto dell'onestà
intellettuale come valore fondamentale cui deve rifarsi ogni interprete della
storia della filosofia, capace perciò di rinunciare di fronte alla
ricostruzione filologica dei testi anche alle proprie più profonde convinzioni
personali. Traccia un profilo “ideale” dello «storico autentico» della
filosofia, che ha il «dovere di farsi filologo rigoroso per avvicinarsi il più
possibile al mondo del filosofo da lui studiato», ben sapendo che ciò «non
basta ancora se non è accompagnato da una sensibilità filosofica e da una
consapevolezza teoretica e storica insieme. Di qui conclude il fascino di una
ricerca che, rendendoci consapevoli di una grande quantità di problemi
altrimenti inavvertiti, termina in un autentico arricchimento spirituale. Il
suo insegnamento è stato caratterizzato dalla volontà di essere semplice e
chiaro nell'espressione del pensiero considerando questo un dovere morale
dell'intellettuale nei confronti degli altri studiosi. Anche allo scopo di realizzare una scrittura
filosofica quanto più scientificamente precisa, ha compiuto studi approfonditi
sulla logica di Aristotele e sulla storia della semantica filosofica (teoria
del segno). Nella sua vita e nella
dottrina si è sempre impegnato nel mettere in pratica l'insegnamento socratico,
così come fece il suo maestro Calogero: insegnando la conversazione basatio
sulla regola d’oro: il rispetto verso il co-conversazionalista. Cura I Presocratici
di Diels e Kranz. Altre opere Aristotele: la metafisica / G. Giannantoni, W.
Kullmann, E. Lledò.[Roma] : Rai Trade, [1 DVD, Aristotele teoretico.Roma:
Istituto della enciclopedia italiana, Aristotele teoretico, interviste a
Gabriele Giannantoni, Andreas Kamp, Wolfang Kullmann, Emilio Lledó. Che cosa ha
veramente detto Socrate / G. Giannantoni.Roma: Ubaldini, Cirenaici: raccolta delle
fonti antiche e studio introduttivo / Gabriele Giannantoni.Firenze: Sansoni, Considerazioni
su un convegno militante / Epicureismo romano:
atti del Congresso internazionale: Napoli, Gabriele Giannantoni e Marcello Gigante.Napoli:
Bibliopolis, Epicuro: opere, frammenti, testimonianze sulla sua vita / Ettore
Bignone; introduzione di Gabriele Giannantoni.Bari: Laterza, La filosofia greca
dal 6. al 4. secolo / Armando Plebe, Pierluigi Donini].Milano: Vallardi;
Padova: Piccin, Le filosofie e le scienze contemporanee, Torino: Loescher, Le
filosofie e le scienze contemporanee, schede di laboratorio Francesco
Aronadio.Nuova ed.Torino: Loescher, I fondamenti della logica di Aristotele /
Guido Calogero; nuova edizione con appendici integrative di G. Giannantoni e G.
Sillitti. Firenze: La nuova Italia, Le forme classiche / Torino: Loescher, “Volpe
/ Gabriele Giannantoni.Roma: Editori riuniti, Socrate. Tutte le testimonianze:
Da Aristotfane e Senofonte ai Padri cristiani; Bari: Laterza, Aristotele.
Opere; introduzione e indice dei nomi, Roma; Bari: Laterza, Epicuro. Opere,
frammenti, testimonianze sulla sua vita; Bignone; .Bari: Laterza, I
presocratici: testimonianze e frammenti / Bari: Laterza, Profilo di storia
della filosofia, Torino: Loescher. La razionalità moderna, Torino: Loescher, Socratis
et Socraticorum Reliquiae. Collegit, disposuit, apparatibus notisque instruxit
G. Giannantoni, 2090, quattro volumi,
Bibliopolis 1991. Note Anthropine
Sophia. Studi di filologia e storiografia filosofica in memoria di Gabriele Giannantoni;
Introduzione di Francesco Adorno: per Gabriele Giannantoni: un dialogo, Editore
Bibliopolis (collana Elenchos), 2009
Deputati della V, VI, VII legislatura.
Op.cit. Bruno Centrone, ed.Bibliopolis, Enciclopedia Treccani, Bruno
Centrone, Bibliopolis , Edizioni di filosofia, ILIESI CNR La traduzione dei Presocratici da parte di
Giannantoni è stata criticata da Giovanni Reale nell'introduzione alla sua
nuova traduzione dei Presocratici del 2006, critiche riportate in due
articoli-intervista comparsi sul "Corriere della Sera" nei quali Giannantoni, di formazione gramsciana veniva
accusato come curatore della "vecchia" edizione laterziana di avervi
perpetrato «una certa manomissione del sapere filosofico», in ossequio
all'ideologia e all’egemonia culturale marxista. Interpretazioni del pensiero
di Socrate#Socrate: l'interpretazione di Giannantoni Guido Calogero La teoria sul
pensiero greco arcaico. Gabriele Giannantoni. Keywords: Epicuro a Roma -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Giannantoni” – The Swimming-Pool Library.
Giannetti.
(Albiano
di Magra). Filosofo. Grice: “I like Giannetti; for one, he is the only
philosopher I know whose first name is ‘Pascasio.’ He taught at Pisa, but not
in the tower – Oddly, while he is from Tuscany, there is a street (‘via’) in La
Spezia named after him!” – Grice: “His logic was considered heretic, at least
by the duke, who diligently expelled him from any obligation of teaching!” –
Insegna a Pisa. Quando lascio la cattedra, gli successe Grandi. Di formazione galileiana,
fu un acceso nemico dei Gesuiti. Sollecitato da Grandi, che lo aveva anche
introdotto a Newton, cura Galilei (Firenze). Rimosso da Pisa da Cosimo III de'
Medici, vi fece rientro alla morte di quest'ultimo. NC. Preti, Dizionario Biografico degli
Italiani, Memorie storiche d'illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica
e moderna Lunigiana, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 54, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pascasio Giannetti. Keywords: implicature
corpuscolare, Isaaco Newton, Galilei, Grandi, Giannetti -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Giannetti: implicatura corpuscolare – The Swimming-Pool
Library.
Giannetta search – another
time?
GIANNONE. (Ischitella).
Filosofo. Grice: “Giannone is an interesting philosopher. He philosophised on
the ‘citta terrena,’ which is a back-fromation from ‘celestial city,’ and by
which he meant Rome! – Then he compared men – in their collectivity, to apes,
even if ingenious ones!” “Non solo i
corpi, ma, quel che è più, anche le anime, i cuori e gli spiriti de' sudditi si
sottoposero a' suoi piedi e strinse fra ceppi e catene.” Esponente di spicco
dell'Illuinismo italiano, discendente da una famiglia di avvocati (anche se il
padre era uno speziale), lasciò il paese natale per intraprendere gli studi a
Napoli. Si laurea entrando ben presto in contatto con filosofi vicini a
Vico. Fu praticante presso Argento, che disponeva di una vasta biblioteca, la
frequentazione della quale fu essenziale per la sua formazione. I suoi
interessi non si limitarono soltanto al diritto ed alla filosofia,
appassionandosi anche agli studi storici e dedicandosi alla stesura della sua
opera storica più conosciuta Dell'istoria civile del regno di Napoli, che gli
causò tuttavia numerosi problemi con la Chiesa per il suo contenuto.
Costretto a riparare a Vienna, ottenne protezione e sovvenzioni da Carlo VI, il
che gli permise di proseguire indisturbato i suoi studi filosofici. Il
suo tentativo di rientrare in patria fu ostacolato dalla Chiesa, nonostante i
buoni uffici dell'arcivescovo di Napoli recatosi a Vienna per convincerlo a
tornare a Napoli. Fu costretto a trasferirsi a Venezia dove, apprezzatissimo
dall'ambiente culturale della città, rifiutò sia la cattedra a Padova, sia un
posto di consulente giuridico presso la Serenissima. Il governo della
Repubblica lo espulse, dopo averlo sottoposto a stretti controlli spionistici,
per questioni inerenti alle sue idee sul diritto marittimo e nonostante la sua
autodifesa con il trattato Lettera intorno al dominio del Mare Adriatico.
Dopo aver vagato per l'Italia (Ferrara, Modena, Milano e Torino), giunse a Ginevra,
dove compose un altro lavoro dal forte sapore anticlericale “Il Triregno: il
regno terreno, il regno celeste, e il regno papale, che gli costò nuovamente la
persecuzione delle alte sfere ecclesiastiche culminate con la sua cattura in un
villaggio della Savoia, ove fu attirato con un tranello. Rimasto nelle prigioni
sabaude, fu costretto a firmare un atto di abiura che non gli valse tuttavia la
libertà. Fu tenuto prigioniero nella fortezza di Ceva, dove scrisse alcuni dei
suoi componimenti più famosi. Trasferito alla prigione del mastio della
Cittadella di Torino. +“Dell'istoria civile del regno di Napoli” ebbe enorme
fortuna mentre la Chiesa ne avversò le tesi ponendola all'Indice dei libri
proibiti, comminando al filosofo una scomunica la quale obbligava Giannone a
riparare all'estero. I temi trattati nell'Istoria, sviluppati su precisi
riferimenti giuridici, forniscono una lucida descrizione dello stato di degrado
civile del Regno di Napoli, attribuendone le cause all'influenza preponderante
della Curia romana. Auspica in primis con quest'opera, «il rischiaramento delle
nostre leggi patrie e dei nostri propri istituti e costumi». Nel
Triregno, opera aspramente avversata anch'essa dagli ambienti ecclesiastici, presenta
la religione secondo un prospetto evolutivo: la Chiesa, col suo "regno
papale", si contrappone al "regno terreno" degli Ebrei ma anche
a quello "celeste" idealizzato dal Cristianesimo e il superamento del
male, che lo Stato Pontificio così incarna, si realizzerà soltanto attraverso
un cambiamento di rotta deciso, mediante ulteriore consapevolezza individuale
raggiunta dall'uomo nel corso della sua vicenda Storica. Indi teorizza uno
Stato laico capace di sottomettere l'istituzione papale, anche mediante
un'espropriazione dei beni materiali del clero. La Chiesa porta avanti una
forma di negazione di quella libertà individuale che deve essere posta come
fondamento giuridico e sociale. Al filosofo sono intestati vari istituti
scolastici, tra cui lo storico Liceo classico Pietro Giannone di Caserta,
quello di Benevento, quello di Foggia, e quello di San Marco in Lamis. Nel Capitolo settimo della Storia della
colonna infame, Manzoni dedica al Giannone ampio spazio elencandone i
numerosissimi plagi e gli errori che anche Voltaire gli rimprovera. Inizia
paragonandolo a Muratori e indicandolo come "scrittore più rinomato di
lui" , poi aggiunge un lungo elenco (e raffronto) delle opere plagiate e
degli autori, tra cui Nani, Sarpi, Parrino, Bufferio, Costanzo e Summonte:
"...e chissà quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire
chi ne facesse ricerca". E conclude che se non si sa se fosse "pigrizia
o sterilità di mente", fu certo "raro il coraggio". Altre
opera: Autobiografia: i suoi tempi, la sua prigionia, appendici, note e
documenti inediti, Augusto Pierantoni, Roma, E. Perino, I discorsi storici
sopra gli Annali di Tito Livio, Apologia dei teologi scolastici Istoria del
pontificato di Gregorio Magno, “L'Ape ingegnosa” “Istoria civile del Regno di
Napoli. 1, Napoli, Giovanni Gravier); Pietro Giannone, Istoria civile del Regno
di Napoli. 2, Napoli, Giovanni Gravier, Pietro Giannone, Istoria civile del
Regno di Napoli. 3, Napoli, Giovanni Gravier, Pietro Giannone, Istoria civile
del Regno di Napoli. 4, Napoli, Giovanni Gravier, Pietro Giannone, Istoria
civile del Regno di Napoli. 5, Napoli, Giovanni Gravier, aprile . Note
Pietro Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, Capolago,
Tipografia Elvetica, l Ibidem, note da 80 a 89 Fausto Nicolini, La fortuna di Pietro
Giannone: ricerche bibliografiche, Bari, Laterza, Marini, Il giannonismo (Bari,
Laterza). Vigezzi, PGiannone riformatore e storico. Milano, Feltrinelli, 1Giannoniana:
autografi, manoscritti e documenti della fortuna di Giannone, Sergio Bertelli,
Milano-Napoli, Ricciardi, Giuseppe Ricuperati, L'esperienza civile e religiosa
di Giannone., Milano-Napoli, Ricciardi, Mannarino, Le mille favole degli
antichi. Ebraismo e cultura europea nel pensiero religioso di Giannone,
Firenze, Le Lettere, Giuseppe Ricuperati, La città terrena di Pietro Giannone:
un itinerario tra crisi della coscienza europea e illuminismo radicale,
Firenze, Olschki, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vita scritta da lui medesimo, Feltrinelli, testo in versione digitale
della Biblioteca Italiana, 2003.//filosofico.net/giannone.htm. Pietro Giannone.
Keywords: autobiografia, ego-grafia – Vico, Giannone, Genovesi – Liguria –
commento su Livio – regno terreno, regno celeste, regno papale --. Storia di
roma antica -- giannonismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giannone” – The
Swimming-Pool Library.
GIOBERTI. (Torino). Filosofo. Grice:
“I like Gioberti; he published ‘Del bene, del bello,’ suggesting they are
etymologically connected, and they are: BONUS alternates with BENE in Roman,
and the dimintuvie, BENETULUS, gives ‘bellus’ – So the Roman implicature is
that the ‘bello’ is a ‘little’ ‘bene’ – or gracious, comfortable, and
proportionate, rather than having to do with ‘bene’ itself. – “like bene” – and
affectionate diminutive, one hopes!” – Laureato, e parzialmente influenzato da
Mazzini, lo scopo principale della sua vita divenne l'unificazione dell'Italia
sotto un unico regime: la sua emancipazione, non solo dai signori stranieri, ma
anche da concetti reputati alieni al suo genio e sprezzanti del primato morale
e civile degli italiani. Questo primato era associato alla supremazia del Papa,
anche se inteso in un modo più letterario che politico. Carlo Alberto di
Savoia lo nomina suo cappellano. La sua popolarità e l'influenza in campo
privato, tuttavia, erano ragioni sufficienti per il partito della corona per
costringerlo all'esilio; non era uno di loro e non poteva dipendervi. Sapendo
questo, si ritirò dal suo incarico ma fu arrestato con l'accusa di complotto e bandito
dal Regno sabaudo senza processo. Andò a Parigi e Bruxelles per insegnare
filosofia. Nonostante ciò, trovò il tempo per filosofare con particolare
riferimento al suo paese e alla sua posizione. Essendo stata dichiarata
un'amnistia da Carlo Alberto, divenne
libero di tornare in patria. Al suo ritorno a Torino, fu ricevuto con il più
grande entusiasmo. Rifiutò la dignità di senatore che Carlo Alberto gli aveva
offerto, preferendo rappresentare la sua città natale nella Camera dei
deputati, della quale fu presto eletto presidente. Cadde il governo. Il
re nominò Gioberti nuovo presidente del Consiglio. Il suo governo terminò. Con
la salita al trono di Vittorio Emanuele II lla sua vita politica giunse alla
fine. Ebbe un posto nel consiglio dei ministri, anche se senza portafoglio, ma
un diverbio irriconciliabile non tardò a maturare. Fu allontanato da Torino con
l'affidamento di una missione diplomatica a Parigi, da cui non fece più
ritorno. Rifiutò la pensione che gli era stata offerta e ogni promozione ecclesiastica,
visse in povertà e passò il resto dei suoi giorni a Bruxelles, dove si trasferì
dedicandosi agli studi filosofici. I primi due licei istituiti a Torino celebrarono
uno l'opera diplomatica di Cavour (il Liceo classico Cavour) e l'altro il pensiero,
anche politico, di Gioberti (il Liceo classico Vincenzo Gioberti). Gli
scritti sono più importanti della sua carriera politica; come le speculazioni
di Rosmini-Serbati, contro cui scrisse, sono state definite l'ultima propaggine
del pensiero medievale. Anche il sistema di Gioberti, conosciuto come “ontologismo”,
più nello specifico nelle sue più importanti opere iniziali, non è connesso con
le moderne scuole di pensiero. Mostra un'armonia con la fede che spinse Victor
Cousin a sostenere che la filosofia italiana era ancora fra i lacci della
teologia e che Gioberti non e un filosofo. Il metodo per lui è uno
strumento sintetico, soggettivo e psicologico. Ricostruisce, come afferma,
l'ontologia e comincia con la formula ideale, per cui l'Ens crea l'esistente ex
nihilo. Dio è l'unico ente Ens. Tutto il resto sono pure esistenze. Dio è
l'origine di tutta la conoscenza umana (le idee), che è una e diciamo che si
rispecchia in Dio stesso. È intuita direttamente dalla ragione, ma per essere
utile vi si deve riflettere, e questo avviene tramite i mezzi del linguaggio.
Una conoscenza dell'ente e delle esistenze (concrete, non astratte) e le loro
relazioni reciproche, sono necessarie per l'inizio della filosofia.
Gioberti è, da un certo punto di vista, un platonico. Identifica la religione
con la civiltà e nel suo trattato Del primato morale e civile degli Italiani
giunge alla conclusione che la chiesa è l'asse su cui il benessere della vita
umana si fonda. In questo afferma che l'idea della supremazia dell'Italia,
apportata dalla restaurazione del papato come dominio morale, è fondata sulla
religione e sull'opinione pubblica. Tale opera e la base teorica del neoguelfismo.
In “Rinnovamento e Protologia” si dice che abbia spostato il suo campo
sull'influenza degli eventi. La sua prima opera aveva una ragione
personale per la sua esistenza. Un amico, avendo molti dubbi e sfortune per la
realtà della rivelazione e della vita futura, lo ispirò alla stesura de “La teorica
del sovrannaturale”. Dopo questa, sono
passati in rapida successione dei trattati filosofici. La “Teorica” è seguita
dalla “Filosofia”, dove afferma le ragioni per richiedere un nuovo metodo e una
nuova terminologia. Qui riporta la dottrina per cui la religione è la diretta
espressione dell'idea in questa vita ed è un unicum con la vera civiltà nella
storia. La Civiltà è una tendenza alla perfezione mediata e condizionata, alla
quale la religione è il completamento finale se portato a termine. È la fine
del secondo ciclo espresso dalla seconda formula, l'ente redime gli
esistenti. I saggi “Del bello” e “Del buono hanno” seguito
l'introduzione. Del primato morale e civile degl'Italiani e Prolegomeni sulla
stessa e a breve trionfante esposizione dei Gesuiti, Il Gesuita moderno,
pubblicato clandestinamente a Losanna da Bonamici, ha senza dubbio accelerato
il trasferimento di ruolo dalle mani religiose a quelle civili. È stata la
popolarità di queste opere semi-politiche, aumentata da altri articoli politici
occasionali e dal suo Rinnovamento civile d'Italia, che lo ha portato ad essere
acclamato con entusiasmo al ritorno nel suo paese natio. Tutte queste opere
sono state perfettamente ortodosse e hanno contribuito ad attirare l'attenzione
del clero liberale nel movimento che è sfociato, sin dai suoi tempi, nell'unificazione
italiana. I Gesuiti, tuttavia, si sono raduttorno al Papa più fermamente dopo
il suo ritorno a Roma e alla fine gli scritti di Gioberti furono messi
all'indice. I resti delle sue opere, specialmente “La filosofia della
rivelazione” e la Prolologia espongono i suoi punti di vista maturi in molte
parti. Tutti gli scritti giobertiani, tra cui quelli lasciati nei manoscritti,
sono stati pubblicati daMassari (Torino). Il Ministero dei beni culturali ha
affidato la redazione dell'edizione nazionale all'Istituto di Studi Filosofici
"Enrico Castelli", presso l'Università La Sapienza di Roma. Altre
opera: Prolegomeni del Primato morale e civile degli italiani, Enrico Castelli;
Primato morale e civile degli italiani, Ugo Redanò; Introduzione allo studio
della filosofia, Alessandro Cortese; Teorica del sovrannaturale, Alessandro
Cortese; Del rinnovamento civile d'Italia; Vincenzo Gioberti, Del rinnovamento civile
d'Italia, Del rinnovamento civile d'Italia, Scrittori d'Italia Bari, Laterza. Cfr.
lettera di V. Gioberti a G. Leopardi in
Scritti vari inediti di Giacomo Leopardi dalle carte napoletane, Firenze,
Successori Le Monnier. Gioberti visse in Rue des marais S. Germain, hotel du
Pont des Arts n° 3. In lingua latina:
"dal nulla", vedi anche la locuzione Ex nihilo nihil fit di Lucrezio.
Antonio, su Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Istituto Castelli-Roma in . Anteprima
disponibile su Anteprima della II
edizione disponibile su books.google. Giuseppe
Massari, Vita di Gioberti, Firenze, Antonio Rosmini Serbati, Gioberti e il
panteismo, Milano, Spaventa, La Filosofia di Gioberti, Napoli, Achille Mauri,
Della vita e delle opere di Gioberti, Genova, Giuseppe Prisco, Gioberti e
l'ontologismo, Napoli, Pietro Luciani, Gioberti e la filosofia nuova italiana,
Napoli, Domenico Berti, Di Gioberti,
Firenze, Giorgio Rumi, Gioberti, Bologna, Il mulino, Mario Sancipriano, Gioberti: progetti etico-politici nel Risorgimento,
Roma, Studium, Francesco Traniello, Da
Gioberti a Moro: percorsi di una cultura politica, Milano, Angeli, Gianluca
Cuozzo, Rivelazione ed ermeneutica. Un'interpretazione di Gioberti, Milano,
Mursia, Mustè, La scienza ideale. Filosofia e politica in Gioberti, Soveria
Mannelli, Rubbettino, Mustè, Il governo federativo, Roma, Gangemi, Alessio
Leggiero, Il Gioberti Frainteso. Sulle tracce della condanna, Roma, Aracne, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vincenzo Gioberti. Keywords: estetico, il bello, metessi, implicatura
metessica – mimesi – Plato on mimesis and metexis, protologia, ontologismo, statua
all’aperto, Milano -- Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Gioberti,"
per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia
GIOIA. (Piacenza). Filosofo. Grice:
“I joked with the maxim, ‘be polite’ – surely it’s difficult to make that
universalisable into the conversational categoric imperative (‘be helpful
conversationally) – but apparently Italians are less Kantian than I thought!”
-- Grice: “I love Gioia; he is like me, an economist when it comes to
pragmatics – see my principle of ECONOMY of rational effort; I studied
thoroughly his fascinating account about the origin of language, before I
ventured with my pritological progressions!” Dopo gli studi nel Collegio
Alberoni veste l'abito talare, mantenendo tuttavia un orientamento di pensiero
tutt'altro che ortodosso tanto in filosofia, per l'influenza dell'utilitarismo
di JBentham, dell'empirismo di Locke e
del sensismo di Condillac, quanto in teologia per l'influenza del pensiero
di Giansenio. Il suo interesse si rivolge ben presto anche alle questioni
politiche. Vince il concorso bandito dalla Società di Pubblica Istruzione di
Milano sul tema "Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità
d'Italia", alla quale partecipano 52 concorrenti. La sua dissertazione, in
cui sostiene la tesi di un'Italia libera, repubblicana, retta da istituzioni
democratiche e basata su comuni elementi geografici, linguistici, storici e
culturali, prefigura, come la maggioranza di quelle presentate, l'unità
italiana, benché questa tesi non sia gradita ai francesi che in quel periodo
occupano il nord Italia. La notizia del premio ricevuto gli giunge però in
carcere. Nel frattempo è stato arrestato con l'accusa di aver celebrato a scopo
di lucro più di una messa al giorno, anche se sono in realtà le sue idee
politiche giacobine a renderlo inviso all'autorità. Viene scarcerato grazie,
forse, alle pressioni di Bonaparte, e ripara a Milano. Il Trattato di
Campoformio, con la cessione di Venezia ad Austria da parte della Francia in
cambio del riconoscimento austriaco della Repubblica Cisalpina, lo spinge però
ben presto a diventare oppositore della Francia. Dopo aver rinunciato al
sacerdozio, si impegna nella professione giornalistica fonda "Il Giornale
filosofico politico", stroncato dalla rigida censura austriaca per le
posizioni sempre più apertamente patriottiche che Gioja vi sostiene. Dalle
colonne del "Giornale Filosofico Politico" scrive una lettera aperta
al duca Ferdinando d'Asburgo-Este, in cui denuncia i danni patiti in carcere. Bonaparte
viene sconfitto dalle truppe austriache nella Battaglia di Novi Ligure e Gioia
viene arrestato nuovamente dagli austriaci, per essere scarcerato in seguito
alla vittoria francese a Marengo. Viene nominato storiografo della
Repubblica Cisalpina: l'anno successivo pubblica "Sul commercio de'
commestibili e caro prezzo del vitto" , ispirato dai tumulti per il
rincaro del pane, e "Il Nuovo Galateo". Viene rimosso dalla carica
per le polemiche seguite alla pubblicazione e alla difesa del suo trattato
"Teoria civile e penale del divorzio, ossia necessità, cause, nuova
maniera d'organizzarla" L'apprezzamento per i suoi solidi e
realistici studi di economia e di statistica, ai quali sono prevalentemente
rivolti il suo interesse e la sua attività, gli valgono però la nomina alla direzione
del nascente Ufficio di Statistica: in questa veste inizia una febbrile
attività fatta di studi corredati da tabelle, quadri sinottici, raffronti
demografici, causa di nuove ed accese polemiche e della rimozione
dall'incarico. Tale attività gli rese uno dei primi studiosi ad applicare i
concetti di Statistica alla gestione economica dei conti pubblici (ad esempio
per le tasse, gabelle, e così via). Grazie alle sue conoscenze statistiche
ed economiche elabora concetti fortemente innovativi per l’epoca che ne fanno
il precursore del moderno dibattito giuridico in materia di risarcimento del
danno alla persona con una concezione che supera la questione
patrimoniale. Notissima in medicina legale la sua regola del calzolaio,
che anticipa il concetto di riduzione della capacità lavorativa
specifica: "...un calzolaio, per esempio, eseguisce due scarpe e un
quarto al giorno; voi avete indebolito la sua mano che non riesce più che a
fare una scarpa; voi gli dovete dare il valore di una fattura di una scarpa e
un quarto moltiplicato per il numero dei giorni che gli restano di vita, meno i
giorni festivi.." . E ancora, seppur meno noti, concetti
come: "Ne' casi d'indebolimento o distruzione di forze industri,
considerando il soddisfacimento come uguale al lucro giornaliero diminuito
o distrutto, moltiplicato per la rimanente vita utile dell'offeso, noi restiamo
molto al di sotto del valore reale, giacché una forza umana può essere
riguardata come Mezzo di sussistenza Mezzo di godimento Mezzo di bellezza Mezzo
di difesa Filosofia della Statistica (libro originale) “Rendendo
paralitico, per es., l'altrui braccio destro o la mano, voi togliete al musico
il mezzo con cui si procura il vitto divertendo gli altri, al proprietario il
mezzo con cui si sottrae alla noia divertendo se stesso, alla donna il mezzo
con cui gestisce e porge con grazia, a chiunque il mezzo con cui si
schernisce da mali eventuali difendendosi". Si tratta di principi
rivoluzionari per l’epoca, forse frutto di quel particolare mix di cultura che
deriva dalla sua formazione che inizia da sacerdote e approda a concezioni
rivoluzionarie; è il primo che riesce a prefigurare nell’uomo non solo una
sorta di macchina che produce reddito, ma anche un soggetto che attraverso
il lavoro realizza la propria personalità. In Italia oltre un secolo e
mezzo dopo, negli anni ’80 del novecento, in sede giuridica inizierà il
dibattito sul superamento del risarcimento del mero danno patrimoniale per
tener conto degli aspetti relazionali e dinamici della persona riassunti nel
concetto di danno biologico. Sul filone di queste tematiche gli veniva
intestata a Pisa un'ssociazione scientifica medico giuridica che raccoglie
giuristi, medici legali e assicuratori. Il "Nuovo Galateo"
Testo fondamentale nella storia dei Galatei, il "Nuovo Galateo" di
Gioja fu scritto per contribuire alla civilizzazione del popolo della
Repubblica Cisalpina. Il testo conosce ben tre edizioni. La prima si sofferma
in particolar modo sulla definizione laica di "pulitezza" – cf.
Grice, ‘be polite’ -- intesa come ramo della civilizzazione, arte di modellare
la persona e le azioni, i sentimenti, i discorsi in modo da rendere gli altri
contenti di noi e di loro stessi. È divisa in tre parti: "Pulitezza
dell'uomo privato", "Pulitezza dell'uomo cittadino",
"Pulitezza dell'uomo di mondo". Nella seconda edizione, Gioja
ridimensiona il concetto di "pulitezza" come l'arte di modellare la
persona, le azioni, i sentimenti, i discorsi in modo da procurarsi l'altrui
stima ed affezione. La vecchia ripartizione è sostituita da: "Pulitezza
Generale", "Pulitezza Particolare", "Pulitezza
Speciale". Nella terza edizione risale, a differenza dell'edizioni
precedenti, enfatizza l'importanza del concetto di "ragione sociale",
considerato dall'autore il fondamento etico del galateo che avrebbe portato
felicità e pace sociale mediante le buone maniere. Fu membro della Loggia
massonica "Reale Amalia Agusta" di Brescia, che prese il nome dalla
moglie del principe Eugenio di Beauharnais, primo Gran Maestro del Grande
Oriente d'Italia. A lui è intestata la loggia N. 1114 di Piacenza
all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia. Crollato il dominio napoleonica, Gioja
produce le sue opere maggiori: il "Nuovo prospetto delle scienze economiche”;
il trattato "Del Merito e delle Ricompense"; "Sulle manifatture
nazionali"; "L'ideologia". Gli ultimi tre libri vengono messi
all'Indice e il suo fecondo lavoro è interrotto da un nuovo arresto per aver
cospirato contro l'Austria partecipando alla setta carbonara dei
"Federati". Dopo quest'ultima peripezia, nonostante i sospetti
da parte del governo austriaco, ha finalmente davanti a sé qualche anno di
serenità e compone la sua ultima opera, "La filosofia della statistica.” Nel
cimitero della Mojazza fra tante ossa ignorate dormono senza fasto di mausoleo
le ceneri di Melchiorre Gioia. Prende il suo nome il Liceo Classico di Piacenza. Rosmini,
suo avversario in politica come in religione, lo accusò di pretendere di
proporre un codice morale, fondato su principi palesemente opportunistici, mentre
con disinvoltura richiedeva sussidi e regali dai titolari del potere politico
per elogiarne le benemerenze nelle proprie pubblicazioni periodiche, e lo
dichiara pubblicamente un "ciarlatano". Altre opera: Del merito
e delle ricompense, 2, Filadelfia, s.n.,
Riflessioni sulla rivoluzione. Scritti politici, Nuovo Galateo, Il Nuovo
prospetto delle scienze economiche, Distribuzione delle ricchezze, Milano,
presso Gio. Pirotta in santa Radegonda, Melchiorre Gioia, Produzione delle
ricchezze, 2, Milano, presso Gio. Pirotta
in santa Radegonda, Consumo delle ricchezze, Milano, presso Gio. Pirotta in
santa Radegonda, Melchiorre Gioia, Azione governativa sulla produzione,
distribuzione, consumo delle ricchezze,
2, Milano, presso Gio. Pirotta in santa Radegonda, Sulle manifatture
nazionali, Dell'ingiuria, dei danni, del
soddisfacimento e relative basi di stima avanti i tribunali civili.
L’Ideologia. Filosofia della statistica. Note: Francesca Sofia nel Dizionario
Biografico degli Italiani. Ettore Rota
nella Enciclopedia Italiana, Cfr. Solmi, L'idea dell'unità italiana nell'età di
Napoleone in Rassegna storica del Risorgimento, Fonte: Francesca Sofia,
Dizionario Biografico degli Italiani, rTreccani L'Enciclopedia Italiana,
riferimenti in . Vittorio Gnocchini,
L'Italia dei Liberi Muratori,Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, Ignazio Cantù,
Milano, nei tempi antico, di mezzo e moderno: Studiato nelle sue vie;
passeggiate storiche, Antonio Saltini, Maria Teresa Salomoni, Stefano Rossi,
Via Emilia. Percorsi inusuali fra i comuni dell'antica strada consolare , Il
Sole, Barucci, Il pensiero economico di Gioia, Milano, Giuffre, Manlio
Paganella, Alle origini dell'unità d'Italia: il progetto politico-costituzionale
di Gioia, Milano, Ares,Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Nicola Pionetti, Melchiorre Gioia: il progetto politico per un'Italia
unita e repubblicana, Piacenza, EdizioniLir, . Luisa Tasca, Galatei. Buone
maniere e cultura borghese nell'Italia dell'Ottocento, Firenze, Le Lettere, Gioia
(metropolitana di Milano). Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. MEnciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Melchiorre
Gioia, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Melchiorre Gioia, Melchiorre Gioja. Keywords: galateo, pulitezza, Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Gioia” – The Swimming-Pool Library.
GIORELLO. (Milano). Filosofo. – Grice: “I like Giorello: he philosophises on
evil and good – the devil wrestles with the angel – but also on Mickey Mouse
that he calls ‘topolino’ – “la filosofia del topolino” – and perhaps ore
exotically for us Oxonians, on ‘la filosofia di Tex,’ a ‘fiumetto’ of 1948!”
–Si laurea a Milano sotto Geymonat). Insegna a Milano. Membro de la Società
Italiana di Logica” e de la Societa Italiana di Filosofia della Scienza. Giorello
divise i suoi interessi tra lo studio di critica e crescita della conoscenza
con particolare riferimento alle discipline fisico-matematiche e l'analisi dei
vari modelli di convivenza politica. Dalle sue prime ricerche in filosofia e
storia della matematica, i suoi interessi si erano poi ampliati verso le
tematiche del cambiamento scientifico e delle relazioni tra scienza, etica e
politica. La sua visione politica e di stampo liberal democratico e si ispira,
tra gli altri, a Mill. Si occupa anche di storia della scienza in
particolare le dispute novecentesche sul "metodo"e di storia delle
matematiche (“Lo spettro e il libertino”). Cura “Sulla libertà” di Mill. Ateo,
filosofa in “Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo.” Altre opere: Opere
Filosofia della matematica, Milano, L’nfinito, Milano, UNICOPLI, Lo spettro e
il libertino. Teologia, matematica, libero pensiero, Milano, A. Mondadori, Le ragioni della scienza, Roma-Bari, Laterza,Filosofia
della scienza, Milano, Jaca Book, Le stanze della ricerca, Milano, Mazzotta, Europa
universitas. sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, La filosofia
della scienza, Milano, R.C.S. libri & grandi opere, Quale Dio per la
sinistra? Note su democrazia e violenza, Milano, UNICOPLI, La filosofia della
scienza, Roma-Bari, Laterza, “Lo specchio del reame: riflessioni sulla
comunicazione: Longo, Epistemologia applicata. Percorsi filosofici, e Milano,
CUEM, I volti del tempo, e Milano, Bompiani,
Prometeo, Ulisse, Gilgameš. Figure del mito, Milano, Cortina, Di nessuna chiesa. La libertà del laico,
Milano, Cortina, Dove fede e ragione si incontrano?, con Bruno Forte, Cinisello
Balsamo, San Paolo, La libertà della vita, Milano, Cortina, Il decalogo. I dieci comandamenti commentati
dai filosofi, II, Non nominare il nome di Dio invano, Milano, Albo Versorio, Giulio
Giorello relatore al convegno internazionale "Science for Peace",
Milano, La scienza tra le nuvole. Da Pippo Newton a Mr Fantastic, Milano,
Cortina, Kos. Rivista di medicina, cultura e scienze umane, 4: Dio, Patria e Famiglia, Milano, Editrice
San Raffaele, Libertà. Un manifesto per credenti e non credenti, Milano, Bompiani,
Il peso politico della Chiesa, Cinisello
Balsamo, San Paolo, Viaggio intorno all'Evoluzione, Mascella, Zikkurat Edizioni
& Lab, Harsanyi visto da Giorello, Milano, Luiss University press, Lo
scimmione intelligente. Dio, natura e libertà, Milano, Rizzoli, Ricerca e
carità. Due voci a confronto su scienza e solidarietà, Milano, Editrice San
Raffaele, Introduzione a Apostolos
Doxiadis e Christos H. Papadimitriou, Logicomix, Parma, Guanda, Lussuria. La passione della conoscenza,
Bologna, Il Mulino, . Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo, Milano, Longanesi,
. Il tradimento. In politica, in amore e non solo, Milano, Longanesi, . Premio
Nazionale Rhegium Julii Saggistica. La filosofia di Topolino, Parma, Guanda,
. Noi che abbiamo l'animo libero. Quando
Amleto incontra Cleopatra, Milano, Longanesi, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giulio
Giorello. Keywords, implicatura speculativa – specchio e il reame: la communicazione
-- “il fantasma e il desiderio” “lo spettro e il libertino” “lo specchio del
reame” – “il libertino” “lo scimmione intelligente” -- -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Giorello” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
GIORGI. (Cavallino).
Filosofo. Si laurea a Perugia con Givone con “L’estetico” --. studia con Seppilli
e Arcangeli Studia etnomusicologia della “Grecìa salentina”, rivalutando i
brani in "grico". Altre opere: “Pizzica e rinascita”, La Gazzetta del
Mezzogiorno”. Cura “La danza delle spade e la tarantella. Insegna a Lecce. “Le
strade che portano al Subasio passando dal Salento” (Ed. Del Grifo, Lecce), “Tarantismo
e rinascita: i riti musicali e coreutici della pizzica-pizzica e della
tarantella” (Lecce, Argo); “La danza delle spade e la tarantella: saggio
musicologico, etnografico e archeologico sui riti di medicina” (Argo, Lecce). “Pizzica-Pizzica,
la musica della rinascita. La tarantella del tarantismo e la sua resurrezione:
struttura musicale, stato dell'arte e neotarantismo” (Lecce, Pensa MultiMedia);
“L'estetica della tarantella: pizzica, mito e ritmo, Congedo Editore, Galatina);
“Pizzica e tarantismo: la carne del mito dall'etnomusicologia all'estetica
musicale, Galatina, Edit Santoro); “Il tarantismo come mito: dagli errori di De
Martino alla rivalutazione del pensiero mitico, Galatina, Congedo); “Il mito
del tarantismo: dalla terra del rimorso alla terra della rinascita, Galatina,
Congedo); “I poeti del vino, Galatina, Congedo); “La pizzica, la taranta e il
vino: il pensiero armonico, Galatina, Congedo, “La rinascita della pizzica,
Galatina, Congedo); Husserl e la Krisis,
3ª in “Segni e comprensione”, Milano); Il francescanesimo tra idealità e
storicità, 3ª in “Segni e comprensione”, Porzincula (S.Maria degli Angeli); “Il
canto popolare salentino, in Convegno Di Studi Demologici Salentini, Copertino.
F. Noviello e D. Severino, Capone, Cavallino Pierpaolo De Giorgi, Il tarantismo
secondo Schneider: nuove prospettive di ricerca, in , Quarant'anni dopo De
Martino: il tarantismo, Atti del Convegno, Galatina, La iatromusica carne del
mito: la pizzica pizzica tra etnomusicologia ed estetica musicale, in , Mito e
tarantismo Pellegrino, Pensa MultiMedia, Lecce, La pizzica pizzica immensa
risorsa culturale del Sud, in , Terra salentina: i Sud e le loro arti,
materiali del Convegno di Arnesano, La Stamperia, Leverano, Pierpaolo De
Giorgi, “Il ritorno di Dioniso” a proposito di un libro diPellegrino, in “Segni
e comprensione”, Fra aborigeni e tarantismo, in , Settimana di promozione culturale
pugliese C. Minichiello, Pensa MultiMedia, Lecce, Le tradizioni popolari nei
disegni di Nino Severino, greco, Copertino, Diario di bordo, in , La czarda e
il vento: antologia di autori salentini, G. Conte, Congedo Pierpaolo De Giorgi,
Poesia sintetica, in , Il cuore di Amleto: testi, grafiche e fotografie di
autori contemporanei salentini e ungheresi, nota introduttiva di G. Conte,
traduzioni di F. Baranyi e A. Menenti, Veszprém, Pierpaolo De Giorgi, I fogli, in
“L'Immaginazione”; Chiedendo e schiodando, La vita amico è l'arte dell'incontro
e Maestà delle volte, in Omaggio al Salento, Torgraf, Galatina, In marcia di
pace verso Assisi e Trilogia del molto e ben comunicare, in Omaggio a Maglie cuore del Salento, Torgraf,
Galatina, Fantastica pizzica, in , Salentopoesia, festival nazionale di poesia
con musica e danza, Gallipoli, Conte, Lecce, Gheriglio in disegno e preghiera,
in , Salentopoesia, festival nazionale
di poesia con musica e danza, Lecce, 5Conte, Lecce, Isola nel Trasimeno, in , Salentopoesia, festival
nazionale di poesia con musica e danza, Monteroni, Conte, Lecce, Pierpaolo De
Giorgi, S'è cambiato il mondo? e Leggeri Cieli da Leggere, in Luigi Marzo:
mostra di pittura, Spello, catalogo, Spello, Lascio un cielo di luce cinica, in
Sulle ali di Pegaso senza mai cadere. Marzo: mostra di pittura, Città della Pieve,
Tipografia Pievese, Città della Pieve 1998. Discografia Album Fantastica
Pizzica (MCDiscoexpress) Pizzica e Trance (MCDiscoexpress) Pizzica e Rinascita
(CDSorriso) Il tempo della taranta: pizzica d'autore (CDDrim) 5Pizzica grica:
to paleo cerò (CDPlanet Music Studio) Pizzica e RinascitaRistampa (CDC&M) Taranta
Taranta (CDIrma records). Pierpaolo De Giorgi. Keywords: il ritorno di Dioniso;
mito. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giorgi” – The Swimming-Pool Library.
GIORGI. (Vernole). Filosofo. Grice: “Giorgi discovered a phenomenon I often
overlooked: meta-trust: ‘la fiducia nella fiducia e, alla Parsons, la fiducia
di ego con alter, e alter con ego. Grice: “I love Giorgi, for various reasons;
unlike Sir Geoffrey Warnock, or me, who base our Kantian-type morality on
trust, Giorgi recognises a very apt distinction between trust and ‘meta-trust’
– fiduccia nella fiduccia: fiduccia nell’altro!” Insegna a Salento. Si laurea a
Roma con “il giuridico e il deontico” – Fonda il Centro Studi sul Rischio a Lecce.
Studia i sistemi sociali. Altre opera: “Sociologia del diritto” Manuale di
diritto del lavoro e legislazione sociale” “Azione e imputazione” “La società”;
“Diritto e legittimazione” “Mondi della società” o, con Stefano Magnolo” “Filosofia
del diritto” “Futuri passati” Raffaele De Giorgi. Keywords. il giuridico, il
deontico, imputazione, azione, fiduzia nella fiducia. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Giorgi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
GIOVANNI. (Napoli). Filosofo. Grice: “The Italians love ‘divenire’ as in
‘being and becoming’ – but if I say Mary is becoming a princess, ain’t Mary
being?” Grice: “I like Giovanni; only in Italy, you write an essay on Marx on
cooperation and on Kelsen; and then of course an Italian philosopher HAS to
philosophise on Vico: ‘divvenire della ragione,’ Giovanni calls what I would
call a critique of conversational reason!” Ha aderito successivamente alla Rosa
nel Pugno. Simpatizzò per la monarchia e
l'11 giugno 1946 fu tra coloro che presero parte agli scontri che causarono la
strage di via Medina; in seguito avrebbe spiegato la sua partecipazione con
queste parole: “Già leggevo Hegel ero monarchico perché credevo all'unita dello
Stato.” “Scappai quando la situazione s'incanaglì». Si laurea a Napoli con la
tesi “Vico: natura e ius.” Insegna a Bari.
Direttore di “Il Centauro. Rivista di filosofia". Altre opere: “L'esperienza
come oggettivazione: alle origini della scienza”; “La teoria delle classi
sociali nel Capitale di Marx”; “Hegel e il tempo storico della società borghese”;
“Marx e la costituzione della praxis”; “Marx dopo Marx” (cf. Luigi Speranza, “Grice dopo Grice.”
Impilcature: Not Grice! --; “La nottola di Minerva”; “Dopo il comunismo”; “L'ambigua
potenza dell'Europa”; “Da un secolo all'altro: politica e istituzioni”; “La
filosofia e l'Europa”; “Sul partito democratico. Opinioni a confronto”; “A
destra tutta. Dove si è persa la sinistra?” “Elogio della sovranità politica,
Editoriale scientifica, “Le Forme e la storia. Scritti in onore di Giovanni, Napoli,
Bibliopolis, La parabola di Giovanni.
Biagio di Giovanni. Keywords: essere/divenire – dall’essere al divenire -- divenire
della ragione conversazionale: Vico, Hegel, Marx, nottola di Minerva; monarchia
– stato -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giovanni: il divennire della ragione
conversazionale” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
GIRALDI. (Ventimiglia).
Filosofo. Grice: “Only a Ligurian philosopher would philosophise on Hegel’s
real logic and lobsters!” -- Grice: Grice: “One good thing about Giraldi is
that he is from Ventimiglia and moved to Noli – the most charming corners of
Italy!” – Grice: “Giraldi calls his position ‘romatnic essentialism;’ having
born in Ventmiglia he would, wouldn’t he?”“I like Giraldi; nobody in England
would dare write “The son of Peter Pan,” but Giraldi, otherwise known as the
author of ‘Essenzialismo,’ did write ‘Il figlio di Pinocchio’”! Il padre di
Giovanni Giraldi, originario di Dolceacqua e di estrazione contadina, dopo il
servizio militare riuscì la scalata del successo al Casinò di Monte Carlo,
affermandosi anche come uomo di grande saggezza e religiosità. La madre invece
era originaria di Ventimiglia, dove Giraldi stesso nacque e trascorse la sua
infanzia. Sebbene la famiglia fosse benestante, egli soffriva per la grande
conflittualità interna, continuamente vessato dalla sorella maggiore che non
esitava ad usare violenza nei suoi confronti, mentre la madre non faceva parola
con il padre di quanto assisteva. Racconta che in questo periodo riusciva a
trovare pace solo in chiesa. Con una
bugia astuta riuscì a scappare di casa, entrando in un collegio, dunque l'anno
successivo si trasferì in un altro collegio di Roma, ove tuttavia non riuscì a
trovare la tranquillità sperata. Riuscì a compiere studi classici a Roma,
iscrivendosi poi all'Università. Non frequenta le lezioni delle materie
filosofiche curricolari, ma studia per conto proprio. Tuttavia sigue abbastanza
regolarmente le lezioni di Ponzo, anche se non era materia d'esame. Si laurea e
presta servizio militare durante la seconda guerra mondiale. Si laurea in
filosofia discutendo molto animatamente la tesi con Spirito, il quale ironizzò sulle sue pretese
di "fare una nuova filosofia". Insegna a Milano. Partendo dalla
teoria gentiliana, che vede in tutto una “mediazione”, e da quella di Consentino,
che sostiene al contrario la totale "immediatezza", afferma che anche
l'atto puro, in quanto nuovo e spontaneo, non può che nascere senza alcuna
mediazione, quindi è l'equivalente dell'immediatezza, o del sentire puro. Pertanto
prova a risolvere le contraddizioni di entrambe le posizioni in una sintesi
hegeliana che possa superare sia il “divenirismo,” sia il coscienzialismo
antidivenirista. La soluzione è che l'immediatezza sarebbe sostanziata di
mediazione, e viceversa.L'immediatezza è così colma di mediazione, perché senza
di essa sarebbe cieca e una mediazione senza una immediatezza sarebbe nulla.
Inoltre, per avere una identità distinguibile, si dovrebbe avere già dentro di
sé quanto necessario per identificarsi e per distinguersi. In Etica del sentiment, ancorando il
principio morale proprio alla sfera sentimentale, si focalizza sul sentimento
di libertà e propone nuove argomentazioni alla tesi di derivazione stoica del
sentirsi responsabili, pur entro un tutto già dato. In Gnoseologia del
Sentimento, parte proprio dalla
posizione del Consentino per ripercorrere gli itinerari di una filosofia
dell'essere indiveniente e per affrontare gli aspetti dinamici e volontaristici
dell'Io. In Filosofia giuridica espone la concezione di diritto naturale quale
sentimento fondamentale giuridico, condizione trascendentale di ogni diritto
positive. Pertanto il diritto naturale non sarebbe un codice sovrapponibile ad
altri codici, ma la precondizione che permette alle leggi positive di essere
leggi e non atti religiosi, estetici, scientifici o di altro tipo. Si occupa anche
della riflessione su temi politici. L'opera Storiografia come rettorica tende
ad inquadrare l'unitarietà artistica e scientifica della ricostruzione storica,
coerentemente con la tesi di Cicerone della historia opus oratorum maxime e con
quella aristotelica dell'entimema, in altre parole quel sillogismo retorico che
si differenzia da quello della necessità. In Epistemologia invoca una
"demitizzazione" anche delle teorie cosmologiche e scientifiche più
accreditate (l'evoluzionismo, la teoria del Big Bang, la meccanica quantistica),
poiché tenderebbero pure esse a cadere in paralogismi e contraddizioni logiche,
nonostante gli apprezzabili sforzi a riferirsi alla filosofia da parte di
alcuni notevoli scienziati. Ad esempio nota che anche i migliori epistemologi
che irridono il concetto di sostanza, di fatto, riferiscono i dati sperimentali
ad una sottintesa sostanza soggiacente. In numerose opere dedicate alla
religione, analizzata nelle molteplici forme di spiritualità, avanza la tesi
che il proprium della religione sia la soteriologia, quindi non tanto il
contenuto di una dottrina, ma la speranza di salvazione dal negativo della vita
e della morte. Il principio cardine diventa dunque la speranza, e non più la
fede, che viene ricondotta ad un ruolo funzionale alla realizzazione della salvezza. L'analisi della religiosità tenta perciò di
emanciparsi dagli usuali preconcetti filosofici: se alla religione è stato
assegnato per oggetto l'uomo immediatamente e Dio mediatamente, alla teologia
Dio si dà immediatamente e l'uomo mediatamente. Altresì in Immortalità
dell'anima mostra come sia improponibile lo sforzo di svincolare l'unità del
Pensiero con la determinazione individualizzata della persona. Il Dizionario di
Estetica e Linguistica generale, con alcune integrazioni filologiche presenti in
alcune successive pubblicazioni, alcune in Sistematica, si distingue anche per
l'attenzione dedicata all'estetica e sulle concezioni dei primitivi "di
ieri e di oggi". La proposta
avanzata per una filosofia della scelta e decisione si apre con una riflessione
sul dogmatismo e l'agnosticismo, dalle quali l'autore vuole prendere le
distanza. Non si considera dogmatico, perché il suo metodo gli consente di
aderire ad un'idea solamente dopo la caduta di ogni riserva, ma ciò non lo
porta neppure ad approdare ad una concezione scettica né agnostica, in quanto
la non possibilità di dimostrare (ad esempio l'immortalità, la vita
ultraterrena o l'esistenza di Dio) non equivale ad affermare la loro non
esistenza. Tra le numerose acquisizioni
che lo difenderebbero dalle accuse incrociate di scetticismo e agnosticismo
enumera la consapevolezza di un patrimonio di verità circa le possibilità di
pensiero; la ricchezza dell'atto di conoscenza anche nelle forme meno
esplicate; l'emancipazione dalla divisione del conoscere in intuizioni e
concetto, sensazione e concetto; la pretestuosità di coloro che esigono una
purezza del conoscere senza inquinamenti sentimentali; le aporie di una scienza
oggettivante e insieme soggettivante al massimo e dell'arte che, mentre il
mondo odierno nega il reale, si riferisce continuamente ad essa,
particolarmente nella negazione. Non
potendosi dare una irruzione nel trascendente, è tuttavia possibile affermare
la vasta pregnanza del trascendentale, in altre parole di un terreno comune per
l'esperienza e il pensiero. Si considera pertanto idealista, nel senso che non
esiste pensiero senza pensiero, spirito senza spirito, “ideato” (significato) senza
“ideante” (significans). Tuttavia, differentemente dalle posizioni di Gentili,
non crede che affatto il pensiero sia liquido, tutt'altro; proprio perché
l'idea diventa comune, e in essa il Pensiero trova la sua pace, occorre una
verità fondamentalmente ferma, non mobilizzabile. Da questi presupposti sorge
così una debita attenzione per la scelta e la decisione. Distinguendo le scelte apparenti, che sono
totalmente arbitrarie, da quelle reali, quando al termine dell'analisi si opera
con un atto di buona volontà, una decisione autentica ci si trova di fronte ad
un bivio metafisico: impossibilità di afferrare la realtà dei tre nominati
reali (Dio, Anima e Mondo) e impossibilità di negarli. Sorge appunto la
decisione autentica, cui si arriva solamente secondo una corretta formulazione
di intenti e seguendo una fine immanente ad ogni forma di scelta. Aristotelicamente
e anche kantianamente la causa finale riveste una primaria importanza. Se ogni
uomo sceglie per sé, nessuna scelta avrebbe una portata teoretica di cogenza,
ma aprirebbe le vie della libertà vera, dalla quale ne derivano conseguenze
radicali e speculazioni abissali a partire da una decisione, che può essere
quella dell'anima unica immortale, o quella del pensiero che viene ad essere
dopo la materia, o la non esistenza di Dio. Ciò permetterebbe anche di evitare
il depauperamento culturale, con una rivitalizzazione delle esperienze antiche. La decisione personale propende per una
concezione dell'anima unitaria, di stampo aristotelico. Se l'immortalità
naturale di tomistica memoria è da lui considerata "la più materialistica,
e più grezza", preferisce pensare ad una immortalità conseguita, oppure
chiesta a Chi può donarla e concessa a chi la chiede. Sul mondo reale fisico
resta una indecisione, ma propende verso un residuo di natura mentale, una
sorta di noumeno mentale sulla scia di Kant e Galluppi oltre il grande telone
dei fenomeni. In questo caso però occorrerebbe rapportarlo ad una mente divina,
perché parlare di mondo senza Dio non avrebbe connotazioni filosofiche. Infine,
riguardo l'esistenza di Dio, punto in cui la scelta diviene decisione pura,
egli tende a negare la validità delle dimostrazioni, pur scorgendo in esse una
bella prova della potenza della mente umana. La conclusione non è però la non
esistenza di Dio, ma la non dimostrazione della sua esistenza. Chi ammette l'esistenza di Dio, tuttavia,
deve assumere la radicalità di tale affermazione "guardando il mondo dagli
occhi di Dio" e non facendo etsi deus non daretur. Chi prendesse la scelta
teistica dovrebbe tacersi per sempre e rinunciare ad intenderlo. Giraldi mette
in risalto anche la Volontà, definendola potenza fattiva dell'Idea, e
constatandone il carattere generativo-spermatico, per collocare in una
prospettiva differente il vitalismo dell'élan vital bergsoniano e della Wille
di Schopenhauer. Questo permette di pensare l'Idea non solo quale conoscenza
filosofica, ma anche negli aspetti attivi, vitali e di sentimento. Ad essere
eroicamente divini non sono pertanto solo i pochi giunti al massime vette di
autocoscienza teoretica, ma anche gli umili che vivono inconsapevoli della propria
dignità divina, folgoranti però di una autocoscienza morale. Bàrel Dal punto di vista poetico, l'opera
principale di Giovanni Giraldi è il Bàrel, iniziato negli anni trenta e sorto
dall'ispirazione di un progetto di Papini esposto nell'autobiografia Un uomo
finito per un poema apocalittico, mai scritto. Altri spunti furono la lettura
di Lord of the World di Robert Hugh Benson e dell'Apocalisse. Il primo dei tre volumi di cui si compone il
Bàrel, terminato in versi nel 1937, fu presentato a Eugenio Giovannetti de Il
Giornale d'Italia, che propose come titolo Il Dio Eroico. Gli anni seguenti,
segnati dalla Seconda Guerra Mondiale, furono l'occasione per trasporlo in
prosa. Questa versione, appena terminata la guerra, fu proposta a vari editori
ma che per una serie di sfortunate coincidenzeMondadori non disponeva della
carta, e dopo alcuni anni, quando la carta è disponibile, cambia idea sulla
pubblicazione; la casa editrice Api di Mazzucchelli nel frattempo fallìl'idea
di pubblicazione venne temporaneamente accantonata. Nel frattempo alcuni versi
furono pubblicati frammentariamente. Il 1964 fu l'anno del riordino delle due
versioni in un unico libro che contenesse sia versi, sia prosa, in uno spiccato
pluristilismo sperimentale. La pubblicazione avverrà, in tre libri, tra gli
anni sessanta e gli anni settanta sotto lo pseudonimo I. Tanarda e poi in
raccolte unitarie successive. Il tema è
insolito e il contenuto, con riferimenti religiosi e culturali di ogni tipo,
non è di semplice accessibilità. Se il primo libro può essere collocato in un
momento simbolico dell'arte, il secondo è classico e il terzo romantico, nei
canoni dell'estetica hegeliana. Nel primo, Apocalisse grande, il protagonista
Bàrel sovrappone le passioni alle idee; nel secondo, La cerca di Barel, ritorna
in proporzioni umane e nel terzo, La morte degli dèi, scende negli abissi
vertiginosi del Pensiero, che la poesia tenta di inseguire. È stato tradotto
anche in lingua francese dalla poetessa e latinista Geneviève Immè dell'Pau.
Altre opera: “Organon Philosophicum”, Ironia, morale, educazione, Editrice
Gheroni, Torino, “Etica del sentiment” Edizioni di "Filosofia
dell'Unicità", Gnoseologia del sentimento, Pergamena Editrice, La
filosofia giuridica, Edizioni di "Filosofia dell'Unicità", Milano “Filosofia
della religione”. Lezioni accademiche, Edizioni di "Filosofia
dell'Unicità", Epistemologia. Una nostra riforma della Logica Hegeliana,
Pergamena Editrice, La Metafisica. Pergamena Editrice, Iesous Eléutheros. La
liberazione di Gesù: lettera sistematica ai miei figli, Pergamena Editrice, Dizionario di Estetica, Pergamena Editrice,
Studi successivi anel periodico Sistematica. Res Publica. Educazione civica,
Pergamena Editrice, Res Publica. Teoria dell'Ineguaglianza, Pergamena Editrice,
Nel Pleròma. Da Dio alla Materia, Pergamena Editrice, Storiografia come
rettorica. Autobiografia come filosofia, Pergamena Editrice, Memoriale
Ambrosiano e Memoriale Italico, Pergamena Editrice, Dio, Pergamena Editrice, Estetica
della Musica, Pergamena Editrice, scon Colloquia Edizioni. Meditazioni Hegeliane,
Pergamena Editrice, Meditazioni Platoniche, Pergamena Editrice, Capitoli sulla
Scienza Moderna, Pergamena Editrice, L'immortalità dell'anima, Pergamena
Editrice, Ricerche filosofiche La filosofia del sentimento di A. Consentino, in
Quaderni, Milano, Rabelais e l'educazione del principe, Edizioni Viola, Milano;
ora in Paideia grande. Un mistico bergamasco: Sisto Cucchi, Secomandi, Amiel
Morale, Il Saggiatore, Torino,
L'educazione dei ciechi, Armando Editore, Roma, Società e Stato da Spedalieri a
Marx, Pergamena Editrice, L'estetica
italiana nella prima metà del secolo XX : figure e problemi., Nistri-Lischi,
Pisa, Storia della pedagogia, Armando Editore, Roma "le edizioni successive alla X sono state
scempiate da interventi dell'Editoreriporta Giraldi in Sistematica). Il
pensiero politico tra Ottocento e Novecento, Pergamena Editrice, Adolfo
Ferrière. Psicologia, attivismo, religione, Armando Editore, Roma, Giuseppe
Lomabardo Radice tra poesia e pedagogia, Armando Editore, Roma, Gentile.
Filosofo dell'educazione Pensatore politico Riformatore della Scuola, Armando
Editore, Roma Raffaello Lambruschini. Armando Editore, Roma, Silvio Tissi
filosofo dell'ironia, Pergamena Editrice, Moralistica francese, Pergamena
Editrice, Saggi su Francesco di Sales, il Quietismo, La Rochefoucault, Prevost.
Filosofi teoretici e Morali, Pergamena Editrice, saggi su Condillac, Senancour,
Rensi, Hume, Camus, Barié, Galli, Lazzarini, Castelli, Capitini. Gramsci e
altri miti, Pergamena Editrice, Storia della filosofia, Trevisini Editore,
Milano L'Italia nella dittatura e nella non democrazia, Pergamena Editrice, Paideia
Grande, Pergamena Editrice, Rabelais, Rosmini, Boncompagni, Gentile. Storia del
Liberalismo nel sec. XX, Pergamena Editrice, Riviste Moltissimi saggi e studi
di politica, religione, filosofia, filologia e critica sono stati pubblicati
nelle seguenti riviste fondate da Giraldi stesso: L'Idea Liberale, Sistematica, attiva sino al .
Filologia Giovanni Michele Alberto Carrara, De fato et fortuna. Giovanni
Giraldi, Tipografia A. Ronda, Milano, Studi sul Rinascimento, Pergamena Editrice, Saggi
su: Seneca e la filologia; Petrarca viaggiatore; Leonardo scrittore; Le fonti
del Pontano lirico; Gli errori di Dante in un poema umanistico inedito; Il
Rinaldo di T. Tasso; Il T. Tasso corregge il Floridante; Rime inedite di Cecco
d'Ascoli. G. M. A. Carrara, I, Giovanni
Giraldi, Pergamena Editrice,G. M. A. Carrara,
II, Armiranda. Inedito umanistico, Giovanni Giraldi, Pergamena Editrice,
Commedia inedita, testo latino e traduzione G. M. A. Carrara, III, De choreis Musarum, Pergamena Editrice,
1984. Testo sistematico latino. Segue un Saggio monografico sull'umanista. G.
M. A. Carrara, IV, Sermones
objurgatorii, Pergamena Editrice, Sui tragici greci. Da mio diario filologico,
Pergamena Editrice, Filologia. Teoria e saggi, Pergamena Editrice. Su Dante con
verità, Pergamena Editrice, Il Manzoni, in Sistematica, Pergamena Editrice, Gesù,
Pergamena Editrice, . Poesia e prosa d'arte Collana dei "Tredici". La
Scala, novelle e poesie; Casa Editrice Mutarsio, Torino Bàrel. I. Apocalisse
grande, La cerca di Bàrel, La morte degli dèi; Pergamena Editrice.
Hendecasyllabi aliaque scripta, Pergamena Editrice, L'aragosta. Romanzo Ligure,
Pergamena Editrice, Il figlio di Pinocchio, Pergamena Editrice, Fratelli
Frilli, Il dono delle Muse. Cento novelle,
Pergamena Editrice, Quadri Intemelii, Pergamena Editrice, Miniature. Codex aureus,
Codex recens. Codex quadraticus, Pergamena Editrice, Cento tavole, alcune con
testi latini parzialmente editi in Hendecasyllabi. Il Codex recens presenta
soggetti del Bàrel; il Codex aureus è a soggetto libero e vario; il Codex
quadraticus comprende le figure degli scacchi. Con rubriche annesse che
spiegano tempi, temi, tecniche. Pergamene Musa latina, Pergamena Editrice, Il ramo d'oro, Pergamena Editrice, Scritti in
Italiano, Latino, Francese, Romanesco, Biblico. Profili di gente nel mio tempo,
Pergamena Editrice, 1993. Splendido novellare, Pergamena Editrice, Cento
racconti e novelle. Musis amicus, Pergamena Editrice, Versi e prose in Latino.
Mimì o E tutto è amore, Pergamena Editrice, Sorridono i gigli. Liriche e
restauro filologico di Saffo, Pergamena Editrice, Tevere amico, Pergamena
Editrice, Pedagogia e Filosofia esposte nel dialetto Romanesco da un popolano
di Trastevere. Paradiso, Pergamena Editrice, Faust mediterraneo, Pergamena
Editrice, Atlantidos persis, Pergamena Editrice, François Villon, Il
Testamento, traduzione e saggio critico Giovanni Giraldi, Pergamena Editrice, Amitiés
françaises, Pergamena Editrice, Nel Sublime, Pergamena Editrice, Il mio
Ponente, Pergamena Editrice, . Letture belle, Pergamena Editrice, . Piero
Pastorino, Pinocchio, un figlio nato da una bugia, in La Repubblica, sez.
Genova. «Giraldi, nato a Ventimiglia,
docente universitario a Milano di Storia generale della filosofia, è stato
ripetutamente consulente all'Accademia di Svezia per il conferimento dei Nobel
per la letteratura. Ha al suo attivo un dizionario di estetica e linguistica,
una storia della pedagogia e ha scritto novelle raccolte in due volumi. Vive a
Noli, di cui è cittadino onorario.». Piotr
Zygulski, È morto Giraldi, filosofo liberale, in Termometro Politico Giraldi37.
Giraldi43. Pierre-Philippe Druet,
Giovanni Giraldi, Silvio Tissi, filosofo dell'ironia, Revue Philosophique de
Louvain, John Dudley, Giovanni Giraldi,
Sui tragici greci. Dal mio diario filologico, Revue Philosophique de Louvain, Giraldi,
Giovanni, Da "Autobiografia come filosofia" (Milano) e pagine
integrative in Sistematica, Milano, Pergamena, Angelo Grimaldi, Illuministi
inglesi e francesi, in Disegno storico del costituzionalismo moderno, Roma,
Armando, Giancarlo Ottaviani, La scuola del Risorgimento. Cinquant'anni della
scuola italiana 1860-1910, Roma, Armando, Giovanni Semerano, La favola
dell'indoeuropeo, Milano, Paravia Bruno Mondadori. Giovanni Battista Giraldi.
Keywords. essenzialismo, essenzialismo romantico, storia della filosofia
romana, etica del sentimento, autobiografia come filosofia, mio ponente, filosofia
ligure, ‘l’aragosta’ – romanzo ligure -- Riviera di ponente -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Girardi” – The Swimming-Pool Library.
GIRGENTI. (Girgenti). Filosofo. Grice:
Ritter thinks Girgenti is related to the Velia – and Pareto to the Crotone – so
it’s amazing that Bruto never liked those three Greeks of the Athenian embassy
seeing that most pre-Platonic philosophy came from Magna Grecia, that is,
Italy! Some must have remained in the genes!” -- Grice: “I like Girgenti;
obviously Mussolini didn’t!” Grice: “I love Girgenti – he philosophised in
verse, not prosa – rhyme being unexistant, it was all about the metre – he
talks of ‘amicizia,’ which is none other than Love that unites all things! And
then he fell in the Etna!” “Mussolini thought it was rude of the Girgentians to
call their land ‘Girgenti,’ so he formulated a self-referential ‘decretto’:
“From now on, Girgentians shall be called Agrigentians.’” Peano objected: “Your
decree is self-contradictory or invokes a vicious regressus ad infiniutum!” --
filosofo italiano. Siceliota. Nacque da una famiglia
antica, nobile e ricca di Girgenti.Come suo padre Metone, che ebbe un ruolo importante
nell'allontanamento del tiranno Trasideo, egli partecipò alla vita politica
della città, schierandosi dalla parte dei democratici e contribuendo al
rovesciamento dell'oligarchia formatasi all'indomani della fine della
tirannide, un governo chiamato dei "Mille". La tradizione gli attribuisce uno spirito severo
verso gli aristocratici. Dai suoi nemici fu poi esiliato nel Peloponneso. Tra i
suoi discepoli vi fu anche Gorgia. Successivamente Empedocle abolì anche
l'assemblea dei Mille, costituita per la durata di tre anni, sì che non solo
appartenne ai ricchi, ma anche a quelli che avevano sentimenti democratici. Anche Timeo nell'undicesimo e nel dodicesimo
libro - spesso infatti fa menzione di lui - dice che Empedocle sembra aver
avuto pensieri contrari al suo atteggiamento politico. E cita quel luogo dove
appare vanitoso ed egoista. Dice infatti: 'Salve: io tra di voi dio immortale,
non più mortale mi aggiro'. Etc. Nel tempo in cui dimorava in Olimpia, era
ritenuto degno di maggiore attenzione, sì che di nessun altro nelle
conversazioni si faceva una menzione pari a quella di Empedocle. In un tempo
posteriore, quando Girgenti era in balìa delle contese civili, si opposero al
suo ritorno i discendenti dei suoi nemici; onde si rifugiò nel Peloponneso ed
ivi morì. Si iscrisse alla Scuola di Crotone, divenendo allievo di Telauge, il
figlio di Pitagora. Seguì la dieta pitagorica e rifiutò i sacrifici cruenti. Secondo
la leggenda, dopo una vittoria olimpica alla corsa dei carri, per attenersi
all'usanza secondo cui il vincitore doveva sacrificare un bue, ne fece
fabbricare uno di mirra, incenso ed aromi, e lo distribuì secondo la
tradizione. Secondo altri seguì gli insegnamenti di Brontino e di
Epicarpo. La sua oratoria brillante, la sua conoscenza approfondita della
natura, e la reputazione dei suoi poteri meravigliosi, tra cui la guarigione
delle malattie, e il poter scongiurare le epidemie, hanno prodotto molti miti e
storie che circondano il suo nome. coppiata una pestilenza fra gli abitanti di
Selinunte per il fetore derivante dal vicino fiume, sì che essi stessi perivano
e le donne soffrivano nel partorire, pensò allora di portare in quel luogo a
proprie spese le acque di altri due fiumi di quelli vicini. Con questa mistione
le acque divennero dolci. Così cessa la pestilenza e mentre i Selinuntini
banchettavano presso il fiume, apparve Empedocle; essi balzarono, gli si
prostrarono e lo pregarono come un dio. Volle poi confermare quest'opinione di
sé e si lanciò nel fuoco. Si diceva che fosse un mago e capace di controllare
le tempeste, e lui stesso, nella sua famosa poesia Le purificazioni sembra
avesse affermato di avere miracolosi poteri, compresa la distruzione del male, e
il controllo di vento e pioggia. I sicelioti lo veneravano come profeta e
gli attribuivano numerosi miracoli. Le numerose testimonianze che
riguardano la sua biografia sono alquanto discordanti e non consentono di
attribuire un'identità precisa alla sua figura. A conferma di ciò sono le
numerose leggende sul suo conto. I suoi amici e discepoli raccontano ad esempio
che alla morte, essendo amato dagli dèi, fu assunto in cielo. Mentre Eraclide
Pontico, Luciano di Samosata e Diogene Laerzio sostengono che si suicidò gettandosi
nel cratere dell'Etna. Il vulcano avrebbe eruttato, dopo qualche istante, uno
dei suoi famosi sandali di bronzo.In realtà non sappiamo neanche se sia morto
in patria o forse nel Peloponneso. Si afferma che visse fino all'età di 109. Una
biografia di Empedocle scritta da Xanto, suo contemporaneo, è andata perduta. A
Empedocle la tradizione attribuisce numerose opere, fra cui anche alcuni
trattati – sulla medicina, sulla politica e sulle guerre persiane – e tragedie.
A noi sono giunti però solo frammenti dei due poemi: “Sulla natura” e “Purificazioni”.
Di “Sulla natura”, di carattere cosmologico e naturalistico, sono rimasti circa
400 frammenti. Delle “Purificazione”, di carattere teologico e mistico, abbiamo
poco meno di un centinaio. Il timore di Girgenti appare fin dalle prime righe
di “Sulla natura”. “O dèi, stornate dalla mia lingua follia di argomenti,
e da sante labbra fate sgorgare una limpida sorgente, e a te, musa agognata, o
vergine dalle candide braccia, io mi rivolgo. Ciò che spetta agli effimeri
ascoltare, tu porta, guidando avanti il carro ben governato dell'amore devoto.
Ma non ti turbi il cogliere fiori di nobile gloria fra i mortali con un
discorso, ricolmo di santità, che sia ardimentoso; e allora tu giunga leggera
alla vetta della saggezza. La filosofia di Empedocle si presenta come un
tentativo di combinazione sintetica delle precedenti dottrine ioniche,
pitagoriche, eraclitee e parmenidee. Distingue la realtà che ci circonda,
mutevole, dagli Quattro elementi primi, immutabili, che la compongono. Chiama
tali elementi "radici", non nate ed eternamente uguali e afferma che sono in tutto solo quattro,
associando ognuno di essi a un particolare dio, sulla base di concezioni
orfiche e misteriche proprie dei riti iniziatici allora in uso presso la
Sicilia. I quattro elementi (e i rispettivi dèi associati) dunque sono:
fuoco (Giove), aria (sua moglie, Era), terra (Edoneo), ed acqua (Nesti). L'unione
delle quattro radici (Giove-Era-Edoneo-Nesti) determina la nascita di una cosa.
Si tratta perciò dell’ *apparente* nascita di una cosa, dal momento che
l'Essere (le quattro radici) non si crea. “Ma un'altra cosa ti dirò: non vi è
nascita di nessuna cosa. Solo c'è mescolanza.” In questo modo, i primi principi si empiono
così dell'essenza e del soffio vitale del potere divino. In Empedocle, Amore (Φιλότης)
e la «natura divina che tutto unisce e genera la vita. Are, o Marte, e il dio
del conflitto. Per Empedocle, l'uomo, essendo di origine divina, raggiunge la vera
felicità che quando si riune alla compagnia di Deo. Accanto alle quattro
"radici", e motore del loro divenire nei molteplici cose della
realtà, si pongono due ulteriori principi: Amore ed Odio (Discordia, Contesa). Amore
ha la caratteristica di "legare", "congiungere",
"avvincere" («Amore che avvince.” L’Odio ha la qualità di
"separare", "dividere" mediante la
"contesa". Così Amore
nel suo stato di completezza è lo Sfero, immobile, uguale a se stesso e
infinito. Amore è Dio e le quattro "radici" le sue
"membra", e quando Odio distrugge lo Sfero, tutte, l'una dopo
l'altra, fremevano le membra del dio. Infatti sotto l'azione dell'Odio, presente
alla periferia dello Sfero, le quattro radici si separano dallo Sfero perfetto
e beante, dando origine al cosmo e alle sue creature viventi. Prima bi-sessuate
e poi sotto l'azione determinante di Odio, si differenziano ulteriormente in
maschi e non-maschi, e ancora in esseri mostruosi e infine in membra isolate. Alla
fine di questo ciclo, Amore riprende l'iniziativa e dalle membra isolate,
nascono esseri mostruosi e a loro volta maschi e non-maschi, poi esseri bi-sessuati
che finiscono per riunirsi, con le quattro radici che li compongono, nello
Sfero. Nelle Purificazioni, sostiene la metempsicosi, affermando l'esistenza di
una legge di natura che fa scontare agli uomini le proprie colpe attraverso una
serie continua di nascite, tramite cui l'anima, di origine divina, trasmigra da
un essere vivente all'altro. In questo poema gli esseri viventi, parti
costitutive dello Sfero di Amore divengono dèmoni errando nel cosmo. “È
vaticinio della Necessità, antico decreto degli dèi ed eterno, suggellato da
vasti giuramenti: se qualcuno criminosamente contamina le sue mani con un
delitto o se qualcuno per la Contes abbia peccato giurando un falso giuramento,
i demoni che hanno avuto in sorte una vita longeva, tre volte diecimila
stagioni lontano dai beati vadano errando nascendo sotto ogni forma di creatura
mortale nel corso del tempo mutando i penosi sentieri della vita. L'impeto
dell'etere invero li spinge nel mare, il mare li rigetta sul suolo terrestre,
la terra nei raggi del sole splendente, che a sua volta li getta nei vortici
dell'etere: ogni elemento li accoglie da un altro, ma tutti li odiano. Anch'io
sono uno di questi, esule dal dio e vagante per aver dato fiducia alla furente
Contesa.” L'Amore non interviene nella storia delle peregrinazioni del demone decaduto?
Con ogni probabilità, è l'Amore stesso che ci parla in questo frammento.
L'"io" dei due ultimi versi è l'autore del poema. Ma è anche, se
andiamo più a fondo, l'Amore. I demoni esiliati lontano dagli dèi saranno
allora dei frammenti espulsi dalla massa centrale dell'Amore e condannati a
errare tra i corpi cosmici sotto l'influenza separatrice del suo nemico, la
Discordia. Quando le parti dell'Amore che sono i demoni si riuniscono
nell'unità immobile della sfera, il mondo stesso diviene un essere vivente. Sotto l'influenza di Amore il mondo stesso si
trasforma in dio. Questa concezione conduce al rifiuto assoluto dei sacrifici,
poiché in ogni essere vivente vi è un'anima umana, che sta compiendo il suo
ciclo di reincarnazione. Se nel corso di questo ciclo l'anima si è comportata
secondo giustizia, al termine potrà tornare nella sua condizione divina. Dal
che, come Pitagora, anche a Empedocle ripugnano i sacrifici animali e
l'alimentazione carnea. “Onde, uccidendoli e nutrendoci delle loro carni,
commetteremo ingiustizia ed empietà, come se uccidessimo dei consanguinei; di
qui la loro esortazione ad astenersi dagli esseri animali e la loro
affermazione che commettono ingiustizia quegli uomini «che arrossano l'altare
con il caldo sangue dei beati», ed Empedocle dice in qualche luogo: Non
cesserete dall'uccisione che ha un'eco funesta? Non vedete che vi divorate
reciprocamente per la cecità della mente?” “Il padre sollevato l'amato figlio,
che ha mutato aspetto, lo immola pregando, grande stolto! e sono in imbarazzo
coloro che sacrificano l'implorante; ma quello sordo ai clamori dopo averlo
immolato prepara l'infausto banchetto nella casa. E allo stesso modo il figlio
prendendo il padre e i fanciulli la madre dopo averne strappata la vita mangiano
le loro carni.” Rispetto alla sua precedente opera vi sono delle contraddizioni
che è stato difficile per i suoi esegeti conciliare. Ad esempio, ad una visione
naturalistica del poema Sulla natura si contrappone la teoria della
reincarnazione delle Purificazioni: nel primo scritto l'anima è anche detta
mortale, mentre è definita immortale nel secondo. C'è chi ha spiegato tali
incongruenze con la versatilità di Empedocle, scienziato e profeta al tempo
stesso, medico e taumaturgo. C'è invece chi ha ipotizzato una paternità diversa
delle due opera. Uno dei busti ritrovati nella Villa dei Papiri a Ercolano,
identificato dapprima come Eraclito, solo più recentemente con Empedocle. Lo
stile di Empedocle viene lodato dagli antichi. “Dicantur ei quos physikoús
Graeci nominant eidem poetae, quoniam Empedocles physicus egregium poema
fecerit» «Siano pure detti poeti anche coloro che i greci chiamano fisici,
dal momento che il fisico Empedocle scrisse un poema egregio» (Cicerone,
De Oratore 1, 217) «padre della retorica» (Aristotele fr. 1, 9, 65)
Lucrezio (De rerum natura 727 ss.) lo prende addirittura come modello.
Renan lo definisce «uomo di multiforme ingegno, mezzo Newton e mezzo
Cagliostro» Gli viene intitolato il Regio Liceo Classico di Girgenti, dove studiarono,
fra gli altri, Pirandello e Camilleri. Secondo le discordanti fonti sulla
vita di Empedocle la cronologia andrebbe fissata tra il 484-1 e il 424-1.Cfr.
Gabriele Giannantoni, I presocratici. Roma-Bari). Secondo Bignone (“Empedocle”,
Torino) Empedocle sarebbe vissuto tra il 492 a.C. e il 432 a.C. Anche Robin
ritiene che la sua vita sembra sia scorsa tra il primo decennio del secolo V e
il 430 circa. Schiefsky ritiene che Empedocle sia nato nel 490 a.C. e morto nel
430 a.C. Platone, Parmenide, 127 B
Platone, Parmenide, 127 C.
Diogene Laerzio, VIII. 51 Diogene
Laerzio, VIII. 73. Timeo, ap. Diogene
Laerzio, VIII. 64, comp. 65, 66.
Aristotele ap. Diogene Laerzio, VIII. 63; cfr. Timeo, ap. Diogene
Laerzio, 66, 76. Diogene Laerzio, VIII,
66, 67. Mannucci, La cena di Pitagora,
Carocci editore. Satiro, ap. Diogene Laerzio, VIII. 78; Timeo, ap. Diogene
Laerzio, 67. Diogene Laerzio, VIII. 60,
70, 69. Plutarco, de Curios. Princ.,
Adv. Colote, Plinio, HN XXXVI. 27, e altri.
Così nella letteratura antica, come riferisce Bertrand Russel nella sua
Storia della filosofia occidentale, citando un poeta anonimo: «Grande Empedocle
che, l'anima ardente, saltò in Etna, ed è stato arrostito intero». Diogene Laerzio, VIII. 67, 69, 70, 71;
Orazio, ad Pison. 464, ecc. Ippoboto riferisce che egli, levatosi, si diresse
all'Etna e, giunto ai crateri di fuoco, vi si lanciò e scomparve, volendo
confermare la fama che correva intorno a lui, che era diventato dio.
Successivamente fu riconosciuta la verità, poiché uno dei suoi calzari fu
rilanciato in alto. Infatti, egli era solito usare calzari di bronzo.”
(Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, 8.68-69). Cfr. anche Eraclide Pontico, fr.
83 Wehrli. “E questo tutto abbrustolito chi è? - Empedocle. Si può sapere
perché ti gettasti nel cratere dell'Etna? Per un eccesso di malinconia. No: per
orgoglio, per sparire dal mondo e farti credere un dio. Ma il fuoco rigettò una
scarpa e il trucco fu scoperto. (Luciano di Samosata, I dialoghi). Timeo ci
attesta esser lui finito di morte naturale. Dicono alcuni che trovandosi egli
in Messina a cagion di una festa sia ivi caduto da un carro, e rottasi la
coscia, sia morto. Credono altri che in mare naufragasse: altri che si fosse strangolato
da sé. Scinà, Memorie sulla vita e filosofia d'Empedocle gergentino, GERENTI –
no GIRGENTI -- ed. Lo Bianco, Palermo – empedocle gergentino -- Apollonio, ap.
Diogene Laerzio, VIII. 52, comp. 74, 73.
Wolfgang Haase, 2, Principat ; 36, Philosophie, Wissenschaften, Technik
6, Philosophie (Doxographica [Forts.]), ed. Walter de Gruyter, Franco Volpi,
Dizionario delle opere filosofiche, Bruno Mondadori). Jori, Empedocle in
Dizionario delle opere filosofiche, Milano, Bruno Mondadori. Avverte infatti il
Jaeger. Dobbiamo guardarci dal prendere per pura metafora poetica l'espressione
della religiosità che lo trattiene dal seguire sino in fondo i predecessori
troppo sicuri di sé.” Cardin, Empedocle, in Enciclopedia filosofica, Milano, Bompiani,
Reale, Storia della filosofia greca e romana, vol.1 p.213 D-K 31 B 7.
D-K 31 B 17 Kingsley, Misteri e
magia nella filosofia antica. Empedocle e la tradizione pitagorica, Il Saggiatore,
In corrispondenza con le quattro primarie anti-tesi del caldo (fuoco), del freddo
(aria), dell'asciutto (terra), e dell'umido (acqua). Le quattro radici di
Empedocle risultano essere poi i quattro elementi di Aristotele e Tolomeo. Edoneo è un appellativo proprio del dio degli inferi
Ade, cfr. in tal senso Esiodo Teogonia, 913; o anche inno omerico A
Demetra. Forse si riferisce a Persefone;
per una dotta riflessione su questo nome, certamente un teonimo poco
conosciuto, si rimanda a Gallavotti in Empedocle, Poema fisico e lustrale,
Milano, Mondadori/Lorenzo Valla. Secondo Empedocle (B 62; 63) i due sessi (maschi,
non-maschi) furono determinati dalla separazione di creature "di natura
integra", che si erano a loro volta evolute da forma di vita più
primitive. Un papiro di recente ritrovamento, contenente aforismi di Empedocle,
ha consentito tuttavia di integrare le due versioni, portando a ritenerle
complementari. Le due opere, quindi, farebbero forse parte di uno stesso
trattato o poema filosofico. In tempi più recenti, è stata avanzata l'ipotesi
che si tratti di Empedocle gergentino. Tale proposta trova conforto sia nella
notizia di Diogene Laerzio in merito alla folta chioma del personaggio sia alla
specifica collocazione del bronzo all'interno della villa dove faceva pendant
con il bronzo raffigurante Pitagora (inv. 5607), che fu suo maestro» (Museo
archeologico Nazionale di Napoli. “Sulle
origini”. Ne conservavamo trecentocinquanta versi.”Martin ha consegnato
complessivi settantaquattro esametri dei quali venticinque coincidono con
quelli già posseduti. “Ma da ogni parte
è uguale a se stesso, e ovunque senza confini, lo sfero rotondo che gioisce di
avvolgente solitudine.» (Empedocle, D-K 31 B 28, Poema fisico e Lustrale,
Milano, Mondadori, 1975. Tonelli, Empedocle di Agrigento. Frammenti e
testimonianze. “Origini,” “Purificazioni,” con i frammenti del papiro di
Strasburgo” (Milano: Bompiani). Bignone, Empedocle. Studio critico, traduzione
e commento delle Testimonianze e dei Frammenti, ristampa, Roma, L'Erma di
Bretschneider, [Torino: Bocca]. Colli, Empedocle, Pisa, La Goliardica, Traglia,
“Studi sulla lingua di Empedocle” Bari, Adriatica, Bodrero, “Il principio
dell’amore nella filosofia d’ Empedocle” Roma, G. Bretschneider, La lingua di
Empedocle, Bari, Levante, Volpi, Empedocle: i suoi misteri rivelati in una
biblioteca, 13 novembre 1996. Empedocle
di Agrigento (PDF), su Università di Milano,1.
Filosofi: Empedocle, scoperto papiro a Strasburgo. Per gli studiosi è
l'unica testimonianza diretta, Strasburgo, Adnkronos, Grice: “If people
call William of Ockham, Surrey, Occam, I shall call Empedocles of Agrigentum
Agrigentum, or Agrigento simpliciter in the vulgar.” Vide “Italic
Griceians”While in the New World, ‘Grecian philosophy’ is believed to have
happened ‘in Greece,’ Grice was amused that ‘most happened in Italy!’ Empedocle
da Girgenti – Keywords: Girgenti -- Refs.: Luigi
Speranza, "Grice ed Empedocle," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
GIRGENTI. (Palermo). Filosofo.
Grice: “I love Girgenti for many reasons! For one, he has edited Boezio ‘as he
is’! – then he has elaborated on Socratic irony, a concept that needs some
elucidation, if ever one did! Also, he has edited the ‘logica retorica’ of
Cicero, which is welcome!”Frequenta gli studi classici a Palermo, sotto
Brighina, Franchina, Armetta, Mirabelli e Puglisi) e poi si è trasferito a
Milano sotto Bontadini, Bausola, Melchiorre e Giussani. Si laurea sotto Reale
con “Platonismo e Cristianesimo in San Giustino Martire” – Studia “Porfirio tra
henologia e ontologia riproponendo la questione degli universali come origine
del "pensiero forte". Insegna a Milano I suoi studi sono concentrati sul
rapporto tra filosofia greco-romana e Cristianesimo, e in particolare nell'influenza
che il platonismo ha esercitato sui Padri della Chiesa. Per analizzare questo
tema, applica due categorie ermeneutiche: la "storia del’effetto" e
la "fusione dell’orizzonte”. Secondo la storia dell’effeto, la Patristica latina
deve essere considerata una fase importante della storia del platonismo antico,
che fa da tramite rispetto alla filosofia medioevale. Secondo la fusione
dell’orizzonte, il rapporto tra platonismo e Cristianesimo deve essere
analizzato superando due opposte posizioni: la "praeparatio
evangelica" di Eusebio di Cesarea, secondo cui la filosofia pre-cristiana
sarebbe stata di per sé una preparazione al Cristianesimo e la
"Ellenizzazione del cristianesimo" di Adolf von Harnack, secondo cui
nell'incontro con la filosofia, il Cristianesimo avrebbe smarrito la vocazione
originaria (e dovrebbe pertanto “de-“ellenizzarsi, de-filosofarsi). Una
posizione mediana potrebbe contribuire a superare le rigidità del cristianesimo
cattolico e le chiusure del cristianesimo protestante non-cattolico. Altre
opera: “Porfirio: catalogo ragionato” (Vita e Pensiero, Milano); “Giustino
Martire, il primo cristiano platonico” Vita e Pensiero, Milano); “Porfirio,
Vita e Pensiero, Milano); Porfirio, Laterza, Roma-Bari; “Platone, G. Girgenti,
Rusconi, Milano, Incontri con Gadamer, G. Girgenti, Bompiani, Milano “Platone” G.
Girgenti, Bompiani, Milano; Atene e Gerusalemme. Una fusione di orizzonti, Il
Prato, Padova ; Il bue squartato e altri macelli. La dolce filosofia,
libro-intervista con Sossio Giametta, Mursia, Milano. G. Giorello, Corriere
della Sera, 1ºScheda biografica, curriculum e
nel sito dell'Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr. Giuseppe
Girgenti. Keywords: Giustino martire. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Girgenti”
– The Swimming-Pool Library.
GIROTTI. (Adria). Filosofo. Grice:
“I like Girotti; for one, he has explored the idea of ‘beauty,’ which Sibley
should, but did not!” Si laurea a Padova, sotto Santinello e Berti. Pubblica
“Filosofia” (La Scuola, Brescia). Pubblica: “Gouhier e la sua storia storica
della filosofia” (Unipress, Padova). “Comunicazione filosofica” “Società
Filosofica Italiana.” Altre opera: Aristotele, dal platonismo all’autonomia,
Polaris, Faenza, La filosofia di Schopenhauer, Polaris, Faenza; “Modelli di
razionalità nella filosofia”, Sapere, Padova; Discorso sui metodi, Pensa,
Lecce; Medioevo vs oggi: tra tabula rasa e innatismo, Sapere, Padova; Riforma
Gelmini e filosofia Sapere, Padova; Essere e volere, Pensa multimedia, Lecce; Siamo
completamente liberi di volere ciò che vogliamo?, Il Giardino dei Pensieri,
Bologna; Aristotele, Diogene Multimedia, Bologna . Hegel, Diogene Multimedia,
Bologna . Schopenhauer, Diogene Multimedia, Bologna; Bellezza e responsabilità,
Diogene Multimedia, Bologna . Kant, Diogene Multimedia, Bologna; Cercasi anima
disperatamente, Diogene Multimedia, Bologna; Giovanni Gentile; Diogene
Multimedia, Bologna; Il fico proibito dell’Eden e la giustificazione del male,
Diogene Multimedia, Bologna; Un viaggio intorno all’io: Da Atene a Delfi
dialogando, Diogene Multimedia, Bologna; Sul permesso di morire, Diogene
Multimedia, Bologna; Comunità di ricerca, Gouhier in Enciclopedia Filosofica
Bompiani, La collana si chiama Briciole
di Filosofia “una storia storica che si fermi all’esibizione dei dati diventa
semplice una ‘cronaca’; infatti, nel momento in cui si espone la filosofia di
Grice, per poter abbracciare l'oggettività si dovrebbe rimanere all’interno di
un'asettica descrizione, quella che Girotti definisce como “fenomenologia dello
spirito metafisico.”Girotti distingue “la fenomenologia” (come metodo) e “lo
spirito metafisico” (come oggetto). Seguendo il metodo della fenomenologia, il
filosofo-storiografo sarebbe invitato a fermarsi alla lettura del dato per descrivere
ciò che esso mostra. Seguendo “lo spirito metafisico”, il filosofo- storiografo
ritroverebbe l'”oggetto” (topico) della sua ricerca, cioè il “fatto
spirituale.” È su questo “fatto
spirituale” che Girotti refina Gouhier in quanto trova che Gouhier, quando ha
messo le vesti dello “storico” della “storia storica” della filosofia, sia
scivolato in una loro descrizione bergsoniana, ammessa anche da Gouhier. Cf.
Grice on the longitudinal history of philosophy. “We should treat those who are
dead and great as if they were great and living – it’s a matter of introjecting
into his shoes, or sandals!” -- “La distillazione filosofica” Armando Girotti.
Keywords: storia storica, non filosofica – unita longitudinale – longamiranza,
distillizione filosofica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Girotti” – The
Swimming-Pool Library.
GIUDICE. (Napoli). Filosofo. Grice:
Grice: “Giudice amply proves my trust in the worth of the longitudinal unity of
philosophy, for Giudice has unearthed some philosophical minutiae in Bruno –
like his tract to Sir Philip Sidney on ‘Atteone,’ which are jewels of
implicature!” -- “For Italian philosophy, Bruno is interesting: it’s not all
saints like Aquinas; they had hereetics, too – and usually the heretics had a
better philosophical background – into what the Italians called the lovely
‘hermetic tradition’ – we used to have one at Oxford in pre-lib days!” -- Grice:
“If I am a Griceian, Giudice is a Brunoian – the Italians prefer ‘brunista’ or
‘bruniano,’ but I follow Katz is respecting the full surname – if it is
‘bruno,’ you add things, you don’t substract things!” Essential
Italian philosopherwho has studied in depth the origin of philosophy in the
Eleatic school. Guido del Giudice (Napoli),
filosofo. Si laurea a Napoli e studia Bruno e la filosofia del rinascimento. Fonda
la Societa Giordano Bruno.
Altre opera: “Bruno” (Marotta
e Cafiero Editori, Napoli); “La coincidenza degli opposti” (Di Renzo Editore,
Roma); “Bruno, Rabelais e Apollonio di Tiana, Di Renzo Editore, Roma); “Due
Orazioni. Oratio Valedictoria e Oratio Consolatoria, Di Renzo Editore, Roma, “La
disputa di Cambrai. Camoeracensis acrotismus, Di Renzo Editore, Roma); “Il Dio
dei Geometri” quattro dialoghi, Di Renzo Editore, Roma); “Somma dei termini
metafisici”; “Tra alchimisti e Rosacroce, Di Renzo Editore,Roma, “Io dirò la
verità. Intervista a Giordano Bruno, Di Renzo Editore, Roma, “Contro i
matematici, Di Renzo Editore, Roma, “Il profeta dell'universo finite” – “Epistole
latine, Fondazione Mario Luzi, . Scintille d'infinito” (Di Renzo Editore, Refs.: Luigi Speranza,
"Grice, del Giudice, e la filosofia greco-romana," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Guido
del Giudice. Keywords: universe finite, infinito, geometrici, alchimisti,
matematici – rinascimento – scintilla d’infinito” -- Refs: Luigi Speranza, “Grice e Giudice:
implicatura e scintilla” – The Swimming-Pool Library.
GIUDICE. (Lucera). Filosofo. Grice:
“Riccardo del Giudice is a philosopher; he wrote an essay on Telesio.” Allievo e collaboratore di Gentile, si laurea
in filosofia, rivelando i suoi vasti e solidi interessi culturali, che, insieme
ad una rara volontà di studio e ad una seria attività politica formarono il suo
principale merito. Apprezzato per le doti oratorie e l'accuratezza nella
scrittura, fu parlamentare di chiara fama nella
Camera dei Deputati. Di profonda ed esemplare preparazione filosofica.
Insegna a Roma. Riccardo Del Giudice. Keywords: Telesio. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Giudice: l’implicatura di Telesio” -- The Swimming-Pool Library.
GIUDICE. (Antillo). Filosofo. Grice: “Giudice has written an essay that
poses a conceptual query for Austin’s conceptual query. It’s “Sull pudore” –
“But do we have that in ordinary language?”” – Grice: “Giudice has also written
on more standard forms of philosophy of language, and Nietzsche.” Dopo aver
espletato studi classici si laurea con la tesi “Ideologia e Sociologia” --
Ricercatore all'Istituto di Filosofia di Messina. Direttore della collana
"Filosofia Teoretica". Altre opera: La Nuova Filosofia, Messina,
Sortino editore, “Il discorso filosofico” “Gli echi del corpo” Verona, Edizioni
del Paniere, “Il lessico di Nietzsche” Roma, Armando, Nietzscheana. Esercizi di
lettura, Messina, Alfa, “Il tribunale filosofico” di Heine, Nietzsche e i simboli
delle cose più alte, Fedeltà alla terra, Profili della contemporaneità,
Cosenza, Pellegrini Editore, “Stare insieme” Cosenza, Pellegrini Editore, La filosofia
del finito, Cosenza, Pellegrini Editore, Nietzsche e gli echi del corpo,
Cosenza, Pellegrini Editore, Il Corpo e l'espressione, Cosenza, Pellegrini Editore,
Scritti di filosofia ed etica, Cosenza, Pellegrini Editore, Emozioni e
cognitività in Nietzsche. Un approccio fisiologico, Cosenza, Pellegrini
Editore, Sul pudore -- Sul pudore e sull'osceno, Cosenza, Pellegrini Editore, Breve
documento sulla "nuova filosofia", Cosenza, Pellegrini Editore, , Scritti
di filosofia ed etica, Cosenza, Pellegrini Editore, Su Messina e altri scritti,
Cosenza, Pellegrini Editore, Morelli,
Puoi fidarti di te, Milano, Edizioni Mondadori, Battaglia, Storia e cultura in Popper,
Cosenza, L. Pellegrino, Battaglia, Guicciardini tra scienza etica e politica,
Cosenza, L. Pellegrino, , varie Giovanni
Coglitore, Kant: cristianesimo come impegno morale, in Il contributo, L'Espresso, Studi etno-antropologici e
sociologici, . Santi Lo Giudice. Keywords: corpo, espressione, pudore, osceno
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Giudice: corpi ed espressioni” – The Swimming-Pool Library.
Giuliano – Grice: “When I
think Giuliano, I think Donizetti – and Poliuto’s lions!” -- Flavio Claudio
Giuliano (in latino: Flavius Claudius Iulianus; Costantinopoli), filosofo. L’ultimo
sovrano dichiaratamente pagano, che tentò, senza successo, di riformare e di
restaurare la religione romana dopo che essa era caduta in decadenza di fronte
alla diffusione del cristianesimo.
GIUSSANI. (Desio). Filosofo. Grice:
“I like Giussiani; of course at Oxford he would be a no-no, being a Catholic;
but he understands the pragmatics of conversation!” Ricevette la prima introduzione
dalla madre Angelina Gelosa, operaia tessile; il padre Beniamino, disegnatore e
intagliatore, era un socialista. Entra nel seminario diocesano San Pietro
Martire di Seveso dove frequenta i primi quattro anni di ginnasio. Si trasferì
a Venegono Inferiore, nella sede principale del seminario dove frequenta l'ultimo
anno di ginnasio, i tre anni del liceo e dove svolse i successivi studi di
filosofia. Ebbe come docenti, fra gli altri, Colombo, Corti, Carlo, e Figini.
In quella sede conobbe i compagni di studio Manfredini e Biffi. Si interessò di
Leopardi e delle chiese ortodosse. Il 26 maggio 1945 Giussani,
ventitreenne, ricevette l'ordinazione sacerdotale dal cardinale Ildefonso
Schuster. Dopo l'ordinazione, rimase nel seminario di Venegono come
insegnante e si specializzò nello studio della teologia orientale (specie sugli
slavofili), della teologia protestante e della motivazione razionale
dell'adesione alla Chiesa. Lascia l'insegnamento in seminario per quello
nelle scuole superiori. Inizia l'insegnamento della religione nelle scuole
superiori a Milano dove fu suo alunno Giorello. Le riunioni di suoi studenti si
tennero con il nome di Gioventù Studentesca (GS), che fonda insieme a Ricci e
che fece parte dell'Azione Cattolica. Inizia anche un'attività
pubblicistica volta a porre attenzione sulla questione educativa. Redasse la
voce "Educazione" per l'Enciclopedia Cattolica. Sotto Colombo continuò gli studi di teologia
protestante per i quali soggiornò per cinque mesi negli Stati Uniti. Ottenne la
cattedra di Introduzione alla Teologia a Milano. :Lo Spirito Santo ha suscitato
nella Chiesa, attraverso di lui, un Movimento, il vostro, che testimoniasse la
bellezza di essere cristiani in un'epoca in cui andava diffondendosi l'opinione
che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere. Giussani
s'impegnò allora a ridestare nei giovani l'amore verso Cristo "Via, Verità
e Vita", ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei
desideri più profondi del cuore dell'uomo, e che Cristo non ci salva a dispetto
della nostra umanità, ma attraverso di essa. Il movimento da lui creato prese
il nome di Comunione e Liberazione; ne assunse la guida presiedendone il
consiglio generale. Il Pontificio Consiglio per i Laici riconobbe la
Fraternità di Comunione e Liberazione e Giussani ne guidò la Diaconia
Centrale. Contribuì alla costituzione della Fondazione Banco Alimentare.
Fra le sue numerose opere vi è la trilogia del Per Corso, redatta a partire
dagli appunti delle lezioni di religione che aveva tenuto negli anni cinquanta
al liceo Berchet e in seguito all'Università Cattolica. L'opera, pubblicata in
successive edizioni prima da Jaca e poi da Rizzoli, è composta da “Il senso
religioso, All'origine della pretesa cristiana e Perché la Chiesa. Propone la
concezione della fede e dell'esperienza cristiana come incontro con Cristo
attraverso la Chiesa cattolica. La fede è un «riconoscere una Presenza» ed
occupa ogni singolo spazio della vita individuale (i rapporti umani, l'esperienza
lavorativa, la vita sociale e politica). Da ciò nasce anche una critica alla
ragione illuminista. L'idea della ragione come principale strumento offerto
all'uomo nel rapporto con la realtà e della fede come metodo di conoscenza sono
le premesse metodologiche per un'analisi dell'esperienza religiosa. Dopo
la morte, sono stati dedicati a Giussani: Desio: nel paese natale di
Giussani, la piazza retrostante il municipio e un monumento opera di Cristina
Mariani a Milano: parcoGiussani, in predenza parco Solari Trivolzio: il
piazzale adibito all'accoglienza delle auto dei pellegrini alla chiesa
parrocchiale che ospita le spoglie di San Riccardo Pampuri. Finale Ligure:
l'ultimo tratto del sentiero che porta all'antica chiesa di San Lorenzo di
Varigotti: lì si tennero alcuni dei primi incontri di Comunione e Liberazione,
che ancora si chiamava Gioventù Studentesca Castronno (VA): un largo presso la
rotatoria all'uscita dell'Autostrada dei laghi. Ascoli Piceno: la scuola
primaria e dell'infanzia "Giussani". Portofino: la piazzetta del faro
Kampala (Uganda): la scuola secondaria Giussani Pozzolengo: il parco comunale
adiacente al castello San Leo: un basso-rilievo in bronzo, opera dell'artista
riminese Ceccarellia, sulla facciata del convento di Sant'Igne Rimini: la
rotonda davanti al Palacongressi, nei pressi dell'area della demolita Fiera
dove si sono svolte le prime edizioni del Meeting per l'amicizia fra i popoli Chiavari:
un tratto del lungoporto Verona: i giardini presso ponte Garibaldi a Borgo
Trento Cinisello Balsamo: un largo urbano nei pressi del comune Segrate: il
centro sportivo della frazione di Redecesio Strade comunali sono state
intitolate a don Giussani a Cagliari, Morrovalle, Rapallo, Treviglio, Mestre,
ecc. La maggior parte delle opere deriva dalla trascrizione di dialoghi,
conversazioni e lezioni svolte in pubblico durante raduni, convegni, esercizi
spirituali. I suoi libri sono stati pubblicati dall'editore milanese Jaca. Rizzoli
ha iniziato a rieditare i testi di Giussani in nuove edizioni aggiornate dotate
spesso di un nuovo apparato di note e di nuovi contenuti editoriali e a volte
con titoli diversi. Rizzoli ha anche pubblicato le opere inedited e volumi
antologici di conversazioni precedentemente disponibili sotto forma di
fascicoli pro manuscripto o di redazionali per varie riviste. Volumi di inediti
o di riedizioni di testi sono poi usciti
anche per altri editori, tra i quali Marietti,
San Paolo, SEI, Piemme e Messaggero di Sant'Antonio. Trascrizioni di
conversazioni e lezioni nel corso di incontri con i responsabili di Comunione e
Liberazione, di esercizi spirituali e di incontri con appartenenti ai Memores
Domini sono state di norma pubblicate come inserti redazionali o allegate come
fascicoletti nelle riviste Tracce (precedentemente nota come CL-Littere
Communionis, organo ufficiale del movimento), Il Sabato e 30 giorni nella
Chiesa e nel mondo. Un gran numero di questi testi è stato poi pubblicato in
volumi antologici. -- è iniziata la catalogazione sistematica dei testi e
degli scritti di Giussani. Giussani Scritti, curato dalla Fraternità di
Comunione e Liberazione, inizia la pubblicazione di schede riassuntive dei
testi. Ha diretto la collana editoriale I libri dello spirito cristiano per la
Biblioteca Universale Rizzoli. La collana e poi sostituita da un'analoga
iniziativa sotto il nome di Biblioteca della spirito cristiano, ha pubblicato titoli
scelti fra quelli che più hanno segnato l'esperienza di Giussani e di Comunione
e Liberazione. Ha diretto la collana discografica Spirto gentil, CD musicali di
«introduzione alla musica» con allegato un booklet di norma contenente una nota
introduttiva di Giussani, una scheda storica sui compositori o sui musicisti e
una guida all'ascolto. Altre opere: “Il senso religioso: all'origine della
pretesa cristiana, Perché la Chiesa e Il rischio educativo. “Il senso
religioso, Jaca, Reinhold Niebuhr, Jaca Book, Teologia protestante, La Scuola
Cattolica, Jaca Book, Marietti, “L'impegno del cristiano nel mondo, con Hans
Urs von Balthasar, Jaca Book, Tracce di esperienza e appunti di metodo
cristiano, Jaca Book, Dalla liturgia vissuta: una testimonianza, Jaca, San
Paolo, Il rischio educativo, Jaca, SEI, Rizzoli, Tracce d'esperienza cristiana,
Jaca Book, Decisione per l'esistenza, Jaca Book, L'alleanza, Jaca Book, Il
senso della nascita, colloquio con Testori, BUR Rizzoli, Moralità: memoria e
desiderio, Jaca, Alla ricerca del volto umano, Jaca Book, Rizzoli, Pregare,
illustrazioni di Marina Molino, Jaca Book, La fede e le sue immagini,
illustrazioni di Marina Molino, Jaca Book, La coscienza religiosa nell'uomo
moderno, Jaca, Il senso religioso, PerCorso,
Jaca Book, Rizzoli, All'origine della pretesa Cristiana, Jaca Book, Rizzoli, Perché
la Chiesa, Jaca, Rizzoli, Un avvenimento di vita, cioè una storia, EDITIl
Sabato L'avvenimento cristiano, BUR Rizzoli, Il senso di Dio e l'uomo moderno,
BUR Rizzoli, Si può vivere così?, BUR Rizzoli, Rizzoli Il PerCorso, Jaca,
Opere: Jaca Book, Il tempo e il tempio, BUR Rizzoli, Realtà e giovinezza: la
sfida, SEI; Rizzoli, . Il cammino al vero è un'esperienza, SEI, Rizzoli, Le mie
letture, Rizzoli, Si può (veramente?!) vivere così?, BUR Rizzoli, Porta la
speranza, Marietti Riconoscere una presenza, San Paolo, Lettere di fede e di
amicizia a Majo, San Paolo, Generare tracce nella storia del mondo, con Alberto
e Prades, Rizzoli, L'uomo e il suo destino, Marietti Scuola di Religione, SEI, L'io,
il potere, le opere, Marietti Tutta la terra desidera il Tuo volto, San Paolo, Che
cos'è l'uomo perché te ne curi?, San Paolo, Avvenimento di libertà, Marietti L'opera
del movimento. La Fraternità di Comunione e Liberazione, San Paolo, Il miracolo
dell'ospitalità, Piemme,Il Santo Rosario, San Paolo, Egli solo è. Via Crucis,
San Paolo, La libertà di Dio, Marietti, Come si diventa cristiani, Marietti La
familiarità con Cristo, San Paolo, Vivere intensamente il reale, Editrice La
Scuola, . Spirto gentil, BUR Rizzoli, . Cristo compagnia di Dio all'uomo,
Edizioni Messaggero Padova, Collana Quasi Tischreden "Tu" (o dell'amicizia),
BUR Rizzoli, Vivendo nella carne, BUR Rizzoli, L'attrattiva Gesù, BUR Rizzoli, L'auto-coscienza
del cosmo, BUR Rizzoli, Affezione e dimora, BUR Rizzoli, Dal temperamento un
metodo, BUR Rizzoli, Una presenza che cambia, BUR Rizzoli, Collana L'Equipe
Dall'utopia alla presenza BUR Rizzoli, Certi
di alcune grandi cose, BUR Rizzoli, Uomini senza patria BUR Rizzoli, Qui e ora BUR
Rizzoli, “L'io rinasce in un incontro” BUR Rizzoli, Ciò che abbiamo di più
caro, BUR Rizzoli, Un evento reale nella vita dell'uomo BUR Rizzoli, In cammino
BUR Rizzoli, Collana Cristianesimo alla prova Una strana compagnia, BUR
Rizzoli, La convenienza umana della fede, BUR Rizzoli, La verità nasce dalla
carne, BUR Rizzoli, Un avvenimento nella vita dell'uomo, BUR Rizzoli, Interviste Comunione e Liberazione.
Interviste Robi Ronza, Milano, Jaca Book, Un caffè in compagnia. Conversazioni
sul presente e sul destino, colloqui conFarina, Milano, Rizzoli. Il fondatore: Comunione
e Liberazione. Camisasca "C’altro Sessantotto", da
"L'Osservatore Romano" ORIGINE, in Banco Alimentare, Elemedia
S.p.A.Area Internet, Il mistero di don Giussani. Rivelato dai suoi scritti, su
chiesa.espresso.repubblica. Oggi l'addio a don GiussaniIl Tirreno, in
ArchivioIl Tirreno.Società Coop. Edit. Nuovo MondoVia Porpora, Milano Tracce
N.10,«Cristo è veramente tutto, è il compiersi dell’umano», su tracce. Repubblica
» politica » Milano, i funerali di Don Giussani, su repubblica Milano,
profanata la tomba di don Giussani, Corriere della Sera su corriere. Chiesta
l'apertura della causa di beatificazione e canonizzazione, in Tracce, Società
Coop. Edit. Nuovo Mondo, Passo avanti verso la beatificazione di don Giussani,
in Tempi, Società Coop. Edit. Nuovo Mondo, Savorana, Don Luigi Giussani,
fondatore di CL, nominato monsignore, in Avvenire, Don Giussani: vince il
premio della cultura cattolica, in Adnkronos, Mia giovinezza, in Tracce, Coop.
Editoriale Nuovo Mondo, Premio Isimbardi Città metropolitana di Milano.Tettamanzi,
La famiglia a scuola, in Tracce, Coop. Editoriale Nuovo Mondo, La Festa dello
StatutoEdizione Sigilli longobardi, su Consiglio Regionale della Lombardia. Desio,
rinasce il monumento per don Giussani a dieci anni dalla scomparsa, in Il
Cottadino, Il parco Solari sarà dedicato
a Giussani, in Il Giornale, Tornielli, Don Giussani nel solco di San Pampuri,
in La Provincia Pavese, Finale: intitolazione strada a Giussani, in Savona News, Castronno, intitolata a Don Giussani la
nuova rotonda, in Varese News, 2Emidio Cagnucci, al musicista ascolano
intitolata una scuola, in il Quotidiano,Francesca Nacini, Don Giussani «faro»
di Portofino, in Il Giornale, Uganda. La Luigi Giussani High School inaugurata
a Kampala tra i canti delle donne del Meeting Point, su AVSI, 16 febbraio . 30
gennaio (archiviato il 30 gennaio
). Pozzolengo, raid vandalici nei
parchi, in qui Brescia, Un bassorilievo per don Giussani a San Leo, in Rimini
Today, Rotatoria del Palacongressi dedicata a Don Luigi Giussani, in Altarimini,
Chiavari, lungoporto don Giussani per il fondatore di Cl, in Il Secolo XIX, In
Borgo Trento giardini intitolati al fondatore di CL, in Verona Notte, Melati,
Jaca Book. Santa editrice della rivoluzione, in Il Venerdì di Repubblica,
Gruppo Editoriale L'Espresso SpA, Le opere di Comunione e Liberazione. Chi siamo, su Giussani
Scritti, Fraternità di Comunione e Liberazione. Collana I libri dello spirito cristiano, Comunione
e Liberazione. Collana musicale Spirto gentil, di Comunione e Liberazione. Bosco,
Giussani, Torino, Elledici, Guy Bedouelle; Graziano Borgonovo; Olivier Clément;
Antonio Olinto; Julien Ries, Gli uomini vivi si incontrano: scritti per
Giussani, Milano, Jaca Book, Camisasca, Comunione e Liberazione: Le origini Cinisello
Balsamo, Edizioni San Paolo, Massimo Camisasca, Comunione e Liberazione: La
ripresa, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo,Elisa Buzzi , Scola, Un pensiero
sorgivo, Marietti DPerillo , Caro Giussani. Dieci anni di lettere a un padre, Piemme,
Camisasca, Comunione e Liberazione: Il riconoscimento, Appendice, Cinisello
Balsamo, Edizioni San Paolo, Farina, Giussani. Vita di un amico, Piemme, Farina, Maestri. Incontri e dialoghi sul senso
della vita, Piemme, Ceglie, Giussani. Una religione per l'uomo, 1ª ed., Cantagalli,
AGamba , Allargare la ragione, Vita e Pensiero, Massimo Camisasca, Giussani. La
sua esperienza dell'uomo e di Dio,Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo,Savorana,
Vita di don Giussani, 1ª ed., Milano, Rizzoli Editore, Savorana , Un'attrattiva
che muove, 1ª ed., Milano, BUR Saggi, Scholz-Zappa, Giussani e Guardini. Una lettura
originale, Milano, Jaca Book, Marta Busani, Gioventù studentesca. Storia di un
movimento cattolico dalla ricostruzione alla contestazione, 1ª ed., Roma,
Edizioni Studium, Massimo Camisasca, L'avventura di Gioventù Studentesca, fotografie
di Elio Ciol, Milano, Mondadori Electa, G. Paximadi, E. Prato, R. Roux e A.
Tombolini , Giussani. Il percorso teologico e l'apertura ecumenica, Siena, Edizioni
Cantagalli Eupress FTL. Scritti di
Giussani, su Giussani Scritti, Fraternità di Comunione e Liberazione. Giussani
su Comunione e Liberazione, Fraternità di Comunione e Liberazione. Luigi
Giovanni Giussani. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giussani” – The
Swimming-Pool Library.
GIUSSO. (Napoli). Filosofo. Grice:
“I like Giusso: he has explored philosophers from his country like Leopardi and
Bruno, and tdhe whole ‘tradizione ermetica nella filosofia italiana,’ but also
French – Bergson – and especially “Dutch,” i. e. Deutsche or tedesca –
Spengler, and Nietsche – All very Italian!” Nato in una famiglia aristocratica,
dal conte Antonio Giusso e da Maria Imperiali d'Afflitto. La sua maturazione
culturale avvenne in un terreno fertile, costituito da un ambiente familiare
che aveva contribuito allo sviluppo non solo culturale della città (il nonno,
Girolamo Giusso, uno dei fondatori del quartiere Bagnoli, ne era stato sindaco).
Si laurea in filosofia a Napoli sotto Aliotta. Seguì con passione l'attualismo
gentiliano e proprio il suo carattere passionale lo portò anche nel campo filosofico
ad un tipo di critica "scenografica", così come fu definita. Le sue
"frizioni" con Croce, inizialmente orientate su temi politici,
presero più tardi una forma "sotterranea", genericamente orientata
contro l'idealism. Giusso si richiamava al fatalismo di Leopardi, al demiurgo
di Nietzsche, allo storicismo di Dilthey, al nichilismo dello Spengler: e a
causa di quest'ultimo, oltre che per la sua interpretazione della Scienza nuova
vichiana (che si attirò una severa recensione dello stesso Croce, Giusso fu
criticato dall'ambiente crociano. Giusso critico e storico delle idee
s'identificava con la visione della vita di autori che sentiva a lui vicini per
temperamento ed interessi come Bruno, Vico (dall'analisi degli scritti del
quale nacque l'infastidita reazione di Croce), Giacomo, Bacchelli, Barilli,
Papini, Soffici, Palazzeschi, Borgese, Gozzano, che molto ispirò la sua
composizione poetica Don Giovanni ammalato. I suoi Tafferugli a Montecavallo
meriterebbero forse di essere più conosciuti. Tra le due guerre, egli partecipò
all'atmosfera culturale della Napoli segnata dal cenacolo di Croce, da cui
molto presto si distaccò (comeTilgher, che egli difese e mostrò di apprezzare)
assumendo posizioni "eretiche" e ispirandosi piuttosto a un ideale di
vitalismo romantico che risulta evidente dai numerosi autori e dalle molte
opere cui dedicò la sua attenzione: in particolare in una fase iniziale, Spengler
e Nietzsche. Intelligenza precoce, prima
di intraprendere l'insegnamento universitario che lo avrebbe allontanato da
Napoli portandolo ad insegnare Filosofia a Bologna, Pisa, e Cagliari, Giusso
avviò una copiosa pubblicazione di articoli, collaborando con numerosi
quotidiani icome Il Popolo d'Italia, Il Secolo, Il Mattino, Il Resto del
Carlino, ed ancora il Giornale, Il Tempo, Il Messaggero, La Gazzetta di
Sicilia, La Stampa ed altri ancora.
Giornali questi dove fu autore di elzeviri, volti alla diffusione dei
più diversi aspetti della cultura europea e alla conoscenza dei suoi principali
esponenti, soprattutto scrittori. Nel dopoguerra, superati i miti
dell'irrazionalismo e dell'energia vitalistica, si riavvicinò alla fede
Cristiana. Era sua intenzione realizzare una revisione del pensiero italiano
dal Rinascimento all'età barocca, approfondendo in particolare lo studio e
l'interpretazione dell'umanesimo, inteso come vasto tentativo sincretistico
volto a ravvicinare la filosofia della Roma antica e quello cristiano. In chiave revisionista rispetto alla
tradizione laica si era avvicinato anche alla figura di Bruno. Di ritorno da un
viaggio nella sua adorata Spagna morì a A Napoli gli venne intitolata una
strada. Opere: “Le dittature
democratiche dell'Italia” Milano, Alpes, Leopardi, Stendhal, Nietzsche, Napoli,
Guida, Tre profili: Dostojewsky, Freud, Ortega y Gasset, Napoli, A. Guida, Idealismo
e prospettivismo, Napoli, A. Guida, Leopardi e le sue due ideologie, Firenze,
Sansoni, Spengler, Roma, società anonima La nuova antologia, Cadenze di
Sigismondo nella Torre, Modena, Guanda, G. B. Vico fra l'Umanesimo e l'Occasionalismo,
Roma, Perrella, Wilhelm Dilthey e la
filosofia come visione della vita, Napoli, R. Ricciardi, Elegie del torso della
saggezza mutilata, Milano, Corbaccio, Il viandante e le statue: saggi sulla
letteratura contemporanea, Roma, Cremonese, Nietzsche, Milano, Fratelli Bocca, Lo
storicismo, Milano, F.lli Bocca, Gioberti, Milano, A. Garzanti, Bergson, Milano,
Bocca, L'anima e il cosmo, Milano,
Bocca, “La tradizione ermetica nella
filosofia italiana, Milano, Ed. F.lli Bocca, Due scritti sul nazionalsocialismo,
Roma, Settimo Sigillo, Quaderno, Napoli, Università degli Studi Suor Orsola
Benincasa, . Tafferugli a Montecavallo, La Finestra editrice, Lavis, L. Giusso, Il fascismo e Benedetto Croce, "Gerarchia",
"La Critica", rist. in Nuove
pagine sparse, Panteismo e magia in G. Bruno / Sassari, Scienze e filosofia in
G. Bruno, Napoli Roma,Enciclopedia Italiana III Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Fabrizio Intonti, «GIUSSO, Lorenzo» in Dizionario Biografico degli
Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002. Necrologio in Corriere
della sera, La Fiera letteraria, Giornale di metafisica,F. Bruno, L. G., in
Italia che scrive, Filiasi Carcano, in Logos, IE. Falqui, Di noi contemporanei,
Firenze 1940, ad indicem; G. Villaroel, Gente di ieri e di oggi, Bologna, ad
indicem; L. Fiumi, Giunta a Parnaso, Bergamo 1954, ad indicem; G. Artieri,
Romantico napoletano, in Il Tempo, R. Maran, L. G. e la ricerca d'un sistema,
in Sophia, A. Spaini, Ricordo di L. G., in Il Messaggero, 1° febbr. 1960; G.
Toffanin, G. e Ortega, in Nuova Antologia, Boni Fellini, G. dieci anni dopo, in
L'Osservatore politico letterario, Diz. della letteratura mondiale dLorenzo
Giusso, in Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani, Lorenzo
Giusso. Keywords: il vico di giusso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Giusso” –
The Swimming-Pool Library.
GIVONE. (Buronzo). Filosofo. Grice: “I like Givone, especially his two
essays on ‘eros’: ‘eros and ethos’ and the more controversial, ‘eros and knowledge.’
Si laurea
Torino sotto Pareyson. Insegnato a Perugia, Torino e Firenze. Alcuni suoi
lavori riguardano la poetica e l’estetica all’ombra del nichilismo. Da questa
riflessione nasce anche la sua ricerca sulla “Storia naturale del nulla” -- e sulle implicazioni sullo tragico. In sua
estetica e forte è ancora il richiamo filosofico. Il malinconico, ‘l’ibrido --
Altre opere: La storia della filosofia secondo Kant” (Milano, Mursia); “Hybris
e Malinconia: Studi sulle poetiche del Novecento, Milano, Mursia); “William
Blake. Arte e religione, Milano, Mursia, “Ermeneutica e romanticismo, Milano,
Mursia, Dostoevskij e la filosofia, Roma-Bari, Laterza, Storia dell'estetica,
Roma-Bari, Laterza, Disincanto del mondo e il tragico, Milano, Il Saggiatore, La questione romantica, Roma-Bari, Laterza, Storia
del nulla, Roma-Bari, Laterza, Favola delle cose ultime, Torino, Einaudi, Eros/ethos,
Torino, Einaudi, Nel nome di un dio barbaro, Torino, Einaudi, Prima lezione di estetica, Roma-Bari, Laterza,
Il bibliotecario di Leibniz. Torino, Einaudi, Non c'è più tempo, Torino, Einaudi, Premio Metafisica
della peste. Colpa e destino, Torino, Einaudi, .Luce d'addio. Dialoghi
dell'amore ferito, Firenze, Olschki, Sull'infinito, il Mulino, Pantragismo Treccani.
Grice: “I like Givone; he philosophises on ‘eros,’ but fails to notice that for
Butler there’s self-love and other love; instead, Givone prefers to contrast
‘eros’ with ‘ethos’!” “His ramblings on Phanes are fun, though!” -- Sergio
Givone. Keywords: phanes. eros/ethos; storia naturale dell nulla, unelongated
history of negation; Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Givone” – The Swimming-Pool Library.
GOBETTI. (Torino). Filosofo. Grice:
“Italian philosophy is political in a way pinko Oxonian one ain’t: Gobetti is
the exception that DISproves the rule!” -- “Lo Stato non professa un'etica, ma
esercita un'azione politica.” (La Rivoluzione Liberale.) Considerato un
degno erede della tradizione filosofico-politica post-illuminista e liberale
che aveva guidato molte delle migliori menti dell'Italia dal Risorgimento fino
a poco tempo prima, purtuttavia di stampo profondamente sociale e sensibile
alle istanze del socialismo e di conseguenza alle rivendicazioni del movimento
operaio, fondò e diresse le riviste Energie Nove, La Rivoluzione liberale e Il
Baretti, dando fondamentali contributi alla vita politica e culturale, prima
che le sue condizioni di salute, aggravate dalle aggressioni subite, ne
provocassero la morte prematura a nemmeno 25 anni durante l'esilio francese. Gaetano
Salvemini «Era alto e sottile, disdegnava l'eleganza della persona, portava
occhiali a stanghetta, da modesto studioso: i lunghi capelli arruffati dai
riflessi rossi gli ombreggiavano la fronte. (Levi, in «Introduzione agli
Scritti politici di Gobetti»,). Figlio unico di Giovanni Battista, commerciante,
e di Angela Canuto, una «piccola donna bruna e tonda, gentile e modesta, capace
tuttavia non solo di grande abnegazione per il figlio unico che adorava, ma
anche di strenuo lavoro e di sagace giudizio». I suoi genitori, originari
entrambi di Andezeno, avevano aperto nel capoluogo piemontese una drogheria nella
centrale via XX Settembre. “Mio padre e mia madre avevano un piccolo commercio.
Lavoravano diciotto ore al giorno. Il mio avvenire era il loro pensiero
dominante. L'impegno del loro lavoro era di arricchire permettersi e
permettermi una vita dignitosa. In quanto a me pensavano di dovermi dare
un'istruzione, quella che essi non avevano potuto avere.” Dopo gli studi
elementari presso la scuola Giacinto Pacchiotti, s'iscrive al ginnasio Cesare
Balbo: scrive di sé di quegli anni, in terza persona, che «gli pesava
un'amarezza, uno sconforto, che nei ragazzi di dodici anni segnano inquietudini
fruttuose. Si vedeva troppo poco stimato, troppo solo, troppo malsicuro del
domani. Aveva dei dubbi strani sulle sue stesse attitudini. Un'adolescenza che
s'ispirava a motivi così integrali doveva dargli una tragica forza. Trasferitosi
poi presso il liceo classicoVincenzo Gioberti, dove conosce Prospero, sua
futura moglie, ha per professori Cosmo e Giuliano, un gentiliano che collabora
alla rivista L'Unità Salvemini. Questi
gli ispira quei sentimenti di patriottismo e di interventismo democratico che
sono propri del Salvemini, spingendolo ad anticipare di un anno l'esame di
maturità per poter così andare, libero da impegni, volontario nella prima
guerra mondiale. Luigi Einaudi La guerra è ormai conclusa s'iscrive a Torino,
la stessa che egli aveva già frequentato, ancora liceale, per seguirvi alcuni
corsi di filosofia. Tra i suoi insegnanti vi sono Einaudi, da cui «rafforza il
suo primitivo, spontaneo anti-statalismo, in cui s'incontrano liberalismo,
liberismo e quello stesso libertarismo che gli è congeniale --, Farinelli,
Mosca, Prato, Ruffini e Solari, con il quale sosterrà la tesi di laurea, “La
filosofia politica di VAlfieri. Non solo: a settembre aveva scritto
all'amica Ada di aver deciso di fondare un periodico che s'occuperà di filosofia,
questioni sociali è fatto di soli giovani si tratta di opera di intensificazione
di cultura e di azione e tutti i giovani devono aiutarla. Esce il primo numero
del quindicinale “Energie Nove” nel quale scrive di voler «ortare una fresca
onda di spiritualità nella gretta cultura di oggi non c'è mai momento inopportuno
per lavorare seriamente. Ispirata alle
idee liberali di Einaudi, è vicina all'Unità di Salvemini, del quale riporta,
nel secondo numero, l'aspra critica alla classe dirigente. L'Italia ha vinto.
Ma se avesse avuto una classe dirigente meno incolta, più consapevole delle sue
tradizioni e dei suoi doveri, meno avida moralmente, l'Italia avrebbe vinto
assai prima e assai meglio. È finita o sta per finire una guerra. Ne comincia
un'altra. Più lunga, più aspra, più spietata. L'altra «guerra più lunga e
spietata è quella della riforma del Paese, una riforma che dev'essere, nelle sue
intenzioni Gobetti, innanzi tutto culturale e morale, e per la quale occorre
serietà e intensità al lavoro secondo i motivi di quellidealismo militante che
ha animato La Voce di Prezzolini, altro nume ispiratorei. Era doveroso
partecipare in prima persona al dibattito politico e intellettuale
contemporaneo. Levi, in «Introduzione agli Scritti politici di Piero Gobetti. Sospende
la pubblicazione della rivista per poter partecipare, a Firenze, al I Congresso
degli Unitari, i sostenitori della rivista di Salvemini, della quale egli è fondatore
e rappresentante del Gruppo torinese. Può così conoscere di
persona l'intellettuale pugliese e ne è entusiasta. “Salvemini è un
genio.” “Me lo immaginavo proprio così. L'uomo che sviscerale questioni, che la
fa smettere agli importuni e ti presenta tutte le soluzioni in due minuti,
definitive.” “Un'altra persona di cui sono entusiasta è Prezzolini, franco, semplice,
pratico.” “Editore propriamente come lo pensavo io.” “L'editore più
intelligente d'Italia.” A seguito del Congresso, gli Unitari fondano la Lega
democratica per il rinnovamento della politica nazionale, una formazione
politica che non riuscirà nemmeno a presentarsi alle elezioni e avrà vita
breve. Alle elezioni politiche dell'anno seguente, Salvemini si candiderà con
successoin una formazione di ex-combattenti. Salvemini deve aver compreso
le qualità di Gobetti se arriva a offrirgli la direzione de L'Unità, una proposta
che però, lascia cadere. Non si sente pronto per tanto impegno, come scrive nel
suo diario: “Com'è vasta la cultura che devo conquistare!” E non basta
conquistare il vecchio. Sono giovane e devo anche produrre, creare quel po' che
si può creare. Ho tutta la vita davanti per sedermi in campagna, davanti al
camino, a mangiare pane e noci. Ho una responsabilità. Devo espormi in prima
persona. Perciò faccio la rivista. Voglio impormi nel lavoro». E s'impone un
piano di studi. “Gentile, ciò che non conosco ancora, rileggerò Croce avvierò
lo studio del Marxismo. Per ora non mi preme. Basta che mi formi un'idea
generale di Marx e della critica marxista (Sorel, Labriola, ecc.). “D'altra
parte studio il bolscevismo, minutamente». Un suo grande ispiratore fu
certamente il socialista Jaurès. Il primo numero di Energie Nove
Queste note sembrano riflettere anche la polemica che, appena riprese le
pubblicazioni, Energie Nove aveva avuto con L'Ordine Nuovo al tempo
sprezzantemente definito dallo stesso Gobetti un «giornaletto torinese di
propaganda» di Togliatti, che aveva accusato Gobetti di idealismo astratto, e
di Gramsci, che aveva definito velleitaria la Lega democratica, un ricettario
per cucinare la lepre alla cacciatora senza la leper. Ora ivi è il segno di
un'inquietudine nuova, provocatagli dall'esperienza della rivoluzione russa e
dallo sviluppo del movimento operaio, molto attivo a Torino. Pubblica due
numeri unici sul socialismo, conosce personalmente Gramsci, stimandolo e
venendone apprezzato, del quale pubblica un articolo, studia il russo con la
fidanzata Ada insieme curano “Il figlio dell'uomo” di Andreev, pubblicato dall'editore
Sonzogno ed scrive, criticando la politica sviluppata da d'Annunzio in forma di
retorica, che la politica oggi deve essere realizzata come forma di educazione.
La simpatia che io provo per Trotzchi [sic] e Lenin sta nel fatto che essi in
un certo modo sono riusciti a realizzare questo valore. Sebbene restio a
sposarla (emblematica fu la risposta «Grazie, non fumo…»), nella considerazione
del rapporto con la fidanzata si rivela anche la sua profonda maturità e
serietà morale: Ho dovuto rifarmi un senso morale, un senso della vita forte a
sedici anni, in gran parte a diciassette, e siccome me lo son fatto pensando a
lei, gliene sarò grato sempre. Una fanciulla come io la sognavo sola poteva
darmi un senso immediato di elevazione. Ho creduto in lei e la amo tanto perché
mi fa credere ancora adesso. La rivista Energie Nove cessa le pubblicazioni. Sentivo
bisogno di maggiore raccoglimento e pensavo una elaborazione politica
assolutamente nuova, le cui linee mi apparvero di fatto nel settembre al tempo dell'occupazione
delle fabbriche. Devo la mia rinnovazione dell'esperienza salveminiana al
movimento dei comunisti torinesi da una parte (vivi di un concreto spirito
marxista) e dall'altra agli studi sul Risorgimento e sulla rivoluzione russa
che ero venuto compiendo in quel tempo», e in giugno si consuma anche il
distacco con la Lega democratica degli amici di Salvemini. Continua le
traduzioni dal russo ed intraprende quelle dal francese dei modernisti Blondel
e Laberthonnière lo studio sulla filosofia di quest'ultimo gli è suggerito da Solarie
cerca di rintracciare le radici del Risorgimento italiano studiando la cultura
piemontese del Sette-Ottocento. Io seguo con simpatia gli sforzi degli
operai che realmente costruiscono un ordine nuovo. Non sento in me la forza di
seguirli nell'opera loro, almeno per ora. Ma mi par di vedere che a poco a poco
si chiarisca e si imposti la più grande battaglia del secolo. Allora il mio
posto sarebbe dalla parte che ha più religiosità e spirito di sacrificio.
(Piero Gobetti, lettera ad Ada Prospero). Quando, ai primi di settembre, la
FIAT e le altre maggiori fabbriche torinesi sono occupate dagli operai, Gobetti
scrive: Qui siamo in piena rivoluzione. Io seguo con simpatia gli sforzi degli
operai che realmente costruiscono un mondo nuovo il mio posto sarebbe
necessariamente dalla parte che ha più religiosità e volontà di sacrificio. La
rivoluzione si pone oggi in tutto il suo carattere religioso. Si tratta di un
vero e proprio grande tentativo di realizzare non il collettivismo ma una
organizzazione del lavoro in cui gli operai o almeno i migliori di essi siano
quel che sono oggi gli industriali». Si tratta, a suo avviso, di una
rivoluzione che se non rinnoverà gli uomini, e perciò neanche la nazione, potrà
almeno rinnovare lo Stato, creando una nuova classe dirigente: «si può
rinnovare lo Stato solo se la nazione ha in sé certe energie (come ora appunto
accade) che improvvisamente da oscure si fanno chiare e acquistano possibilità
e volontà di espansione». La presa di distanza dall'azione politica di
Salveminila sua ammirazione personale nei suoi confronti resterà comunque
intattaè ora piena: gli rimprovera, come scriverà pochi anni dopo, diintendere
l'azione politica unicamente come «una questione di morale e di educazione»: il
suo «moralismo solenne, mentre costituisce il suo più intimo fascino, appare il
segreto delle sue debolezze, La sua concezione razionalista si risolve in
un'azione di illuminismo e di propagandismo, che può riuscire utile a una
società di cultura, non a un partito». Prosegue i suoi studi sul
Risorgimento e sulla Russia, terminando in ottobre La Russia dei Soviet: è la
volontà di comprendere funzioni e limiti di due esperienze rivoluzionarie, al
cui centro è sempre il problema della formazione della classe politica che
diriga un Paese e dei suoi rapporti con la popolazione. Ne conclude che il
Risorgimento non può considerarsi un'esperienza rivoluzionaria, dal momento che
i dirigenti politici che espresse rimasero estranei rispetto al popolo,
diversamente dalla rivoluzione sovietica che, a suo avviso, ha espresso
dirigenti come Lenin e Trotskij, che non sono soltanto dei bolscevichi, ma
«uomini d'azioni che hanno destato un popolo e gli vanno ricreando un'anima» e,
del resto, la creazione dal basso di un nuovo Stato, nel quale il popolo abbia
fiducia proprio in quanto avvertito come opera propria, «è essenzialmente
un'affermazione di liberalismo» Sono concetti ripresi in un articolo
pubblicato su L'Educazione nazionale, il Discorso ai collaboratori di Energie
Nove, nel quale individua nel movimento operaio un «valore nazionale»: la
novità, venuta dalla Russia e che sembra farsi strada anche in Italia, consiste
nel fatto che «il popolo diventa Stato. Nessun pregiudizio del nostro passato
ci può impedire la visione del miracolo. Questo non avrebbero fatto i liberali,
questo non possono fare dei marxisti. Il movimento operaio è un'affermazione
che ha trasceso tutte le premesse. È il primo movimento laico d'Italia. È la
libertà che s'instaura». Il suo avvicinamento alle posizioni dei giovani
comunisti dell'Ordine Nuovo ha anche il concreto effetto di una collaborazione
e Gobetti diventa il critico teatrale della rivista. A luglio, a Torino, deve
assolvere gli obblighi di leva: «la vita militare è la consacrazione di tutti
gli egoismi e di tutte le meschinità la meccanicità pervade ogni forma di vita;
tutto si riduce a elemento, a vegetazione. La caserma è l'antitesi del
pensiero. Esce il primo numero della sua nuova rivista settimanale, La
Rivoluzione liberale, in cui collaboreranno spesso anche Fortunato, Gramsci e Sturzo:
l'obiettivo, come indicato nell'Avviso ai lettori, è pur sempre quello di
Energie Nove, ossia di formare una classe politica nuova ma, ora si aggiunge,
che sia cosciente delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del
popolo alla vita dello Stato. E poiché l'Unità di Salvemini ha cessato le pubblicazioni,
La Rivoluzione Liberale intende proseguire quegli sforzi di riorganizzazione
morale che nell'Unità si avvertirono. E nel Manifesto inaugurale espone il
programma della rivista. La Rivoluzione Liberale pone come base storica di
giudizio una visione integrale e rigorosa del nostro Risorgimento; contro
l'astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti esamina i problemi presenti
nella loro genesi e nelle loro relazioni con gli elementi tradizionali della
vita italiana; e inverando le formule empirico-tradizionaliste del liberismo
classico all'inglese, afferma una coscienza moderna dello Stato, che prenda in
considerazione anche i più sottili, ma non di certo trascurabili, trapassamenti
dialettici della storia. Vi pubblica la Storia dei comunisti torinesi scritta
da un liberale e a maggio dedica un numero intero all'emergente movimento
fascista. Il mese successivo consegue la laurea e, l'anno seguente, pubblicherà
la sua tesi sull'Alfieri. E vivamente colpito dagli scritti del patriota e
federalista italiano Cattaneo, del quale è uscita in quei giorni un'antologia
curata da Salvemini, che egli incontra a Torino. Su Cattaneo ci siamo intesi,
egli è assai vicino alle idee che gli ho espresso. Su Cattaneo scrive un
articolo sull'Ordine Nuovo sono i giorni della devastazione fascista della sede
della rivista comunista firmandosi Giuseppe Baretti: rappresentante della
critica del processo unitario risorgimentale, Cattaneo fu emarginato dalla
classe dirigente moderata. Eppure Cattaneo avversò non l'unità, ma l'illusione
di risolvere con il mito dell'unità tutti i problemi che invece si potevano
intendere soltanto nella loro specifica realtà autonoma, regionale senza
atteggiarsi a profeta, senza l'enfasi dell'apostolo, capì che il fondare una
nazione non era impresa di letterati entusiasti, cercò nelle tradizioni un
linguaggio di serietà, un ammaestramento di cautela. E lo condannarono alla solitudine
e all'impopolarità, e diedero a lui, uomo positivo e realista, un ufficio di
Cassandra, predicante al deserto. Favorito dall'inerzia dei Savoia e dalla
complicità dei dirigenti liberali, il fascismo procede alla conquista del
potere e Gobetti non s'illude che con esso si possa venire a compromessi e lo
si possa acquistare alla causa democratica. Scrive L'elogio della ghigliottina:
bisogna sperare «che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che
ci sia chi abbia il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le
posizioni fino in fondo. Chiediamo le frustate, perché qualcuno si svegli,
chiediamo il boia, perché si possa veder chiaro» e che «noi siamo come la dura
scorza di una noce: proteggeremo i nostri ideali dalla sopraffazione con tutte
le nostre forze e fin quando possibile». Sposa Prospero: vanno ad abitare
nella sua casa natale di via XX Settembre 60, che diviene anche la sede della
casa editrice che egli fonda, col suo nome: la Gobetti editore, che
pubblicherà, in poco più di due anni, oltre cento titoli. In qualità d'editore,
Gobetti porta in Italia, traducendoli, alcuni dei libri e degli autori simbolo
del pensiero liberale classico, come Mill. È tra i primi a pubblicare i libri di Einaudi
ed è lui a pubblicare la prima edizione di Ossi di seppia, una delle più famose
raccolte di poesia di Montale. I libri editi furono in molti casi dati alle
fiamme o comunque distrutti sotto il fascismo e, per questo motivo, sono in
molti casi introvabili, come il volume dedicato al socialista Matteotti, di cui
esistono pochissime copie. Tutti i suoi libri riportano in copertina un
motto liberale, scritto in greco antico in modo circolare, che recita
testualmente "Cosa ho a che fare io con gli schiavi?". Gobetti e Prospero
si trasferiranno poi in via Fabro 6, attuale sede del Centro di studi a lui
intitolato. E arrestato perché sospetto di appartenenza a gruppi sovversivi che
complottano contro lo Stato. Rilasciato cinque giorni dopo, subisce un nuovo
arresto , provocando un'interrogazione parlamentare alla quale il governo
risponde che era stato redattore dell'Ordine Nuovo di Torino, giornale anti-nazionale;
la rivista che egli dirige, conduce da tempo una campagna contro le istituzioni
e il governo fascista; il prefetto si è perciò sentito in diritto di far
operare una perquisizione e il fermo di Gobetti per misure di ordine
pubblico». Gobetti replica con una lettera ai giornali, ribadendo la sua
funzione di oppositore del fascismo, e aggiunge, nei libri stampati dalle sue
edizioni, il motto «Che ho a che fare io con gli schiavi?». Dopo aver preso le
distanze dal Prezzolini, che ha scelto il disimpegno di fronte al fascismo,
rinnega anche il suo originario gentilismo. Gentile è incapace di dar ragione
di ogni fatto politico, nel suo semplicismo pratico la filosofia gentiliana
mostra caratteristicamente i suoi limiti e la nessuna aderenza al reale. Le
tematiche liberali maggiormente sentite trovano una prima e ultima sistemazione
in La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia, frutto
maturo delle esperienze giornalistiche precedenti, dato alle stampe. L'opera è
divisa in quattro parti: L'eredità del Risorgimento, La lotta politica in
Italia, La critica liberale, Il fascismo. La fretta con cui vuol dare alle
stampe questo saggio di lucida analisi politica gli impedisce di curare bene le
parti marginali. Così succede che "L'eredità del Risorgimento"
venga solo abbozzata: «Il problema italiano non è di autorità, ma di autonomia:
l'assenza di una vita libera fu attraverso i secoli l'ostacolo fondamentale per
la creazione di una classe dirigente, per il formarsi di un'attività economica
moderna e di una classe tecnica progredita. Un Risorgimento calato dall'alto,
che di popolare non aveva nulla. La sfida era riempire di liberalità le
istituzioni liberali formalmente create. Nel primo dopoguerra assiste a
qualcosa di assolutamente nuovo: la nascita dei partiti di massa (Partito
Popolare Italiano e Partito Comunista d’Italia saranno una prima versione dei
due partiti più importanti della cosiddetta Prima Repubblica. Ma questo non
basta. Per anni la lotta politica non riuscì a dare la misura della lotta
sociale. Una cosa erano le questioni politiche, un'altra le esigenze sociali,
ma queste «non possono essere separate dalla politica al pari di come un felino
astuto non si ciberà del formaggio ma ne farà da esca per il topo». La seconda
parte si divide in sei capitoli. Ciascun capitolo è un fattore della lotta
politica: sono presenti liberali e democratici, popolari (sviluppate le figure
di Toniolo, Meda e Sturzo), socialisti, comunisti (grande spazio dato a Antonio
Gramsci), nazionalisti (emblematico il pensiero di Alfredo Rocco) e repubblicani. La
terza parte è il cuore pulsante del saggio: una proposta concreta per fare
politica senza dimenticare la società. La lotta di classe è per Gobetti
strumento di formazione di una nuova élite, una via di rinnovamento popolare.
Insomma, la lotta politica deve essere lotta sociale. In politica
ecclesiastica, si rifà alla pregiudiziale cavouriana della laicità, come
necessità da mantenere (cosa che verrà invece negata dai Patti Lateranensi).
Per la discussione sulle modalità d'elezione, è convinto fautore della proporzionale. Il
collegio uni-nominale aveva corrotto il rappresentante in tribuno. Solo
con la proporzionale gli interessi si organizzano, così che l'economia venga
elaborata dalla politica. Di grandissima attualità è la parte dedicata al
problema dei contribuenti. Il contribuente italiano paga bestemmiando lo Stato.
Non ha coscienza di esercitare, pagando, una vera e propria funzione sovrana.
L'imposta gli è imposta. Una rivoluzione di contribuenti in Italia in queste
condizioni non è possibile per la semplice ragione che non esistono
contribuenti. Era quindi necessario per lui raggiungere una maggiore maturità
economica e sociale. Il popolo doveva comprendere l'importanza di contribuire
nello Stato, e imparare il valore dell'onestà. Per questo richiama attenzione
sul problema scolastico. In un mondo fatto per grossa parte da analfabeti o
semi--analfabeti, la questione era fondamentale. Manca un numero sufficiente di
maestri, perciò si sarebbe dovuto mobilitare chiunque in grado di saper
insegnare (anche preti, massoni, bolscevichi e così via). La questione
non evita di trattare l'aspetto economico. Contro il parassitismo pensa che
fosse utile tagliare stipendi e investimenti, così da distinguere la vocazione
all'insegnamento dalla vocazione al parassitare. In politica estera prospetta
un ruolo importante per l'Italia a Versailles. E convinto della possibilità di
ottenere un buon accordo attraverso una mediazione. Nella quarta ed ultima
parte vi è una rapida esposizione del perché si oppone con ogni mezzo al
fascismo. Si è detto che per l'autore la lotta sociale deve essere portata in
Parlamento e dar vita a una lotta politica efficiente ed efficace. Mussolini
invece fece in modo da soffocare la lotta politica, quando questa più di ogni
altra cosa era necessaria all'Italia. Così il Duce e «l'eroe rappresentativo di
questa stanchezza e di questa aspirazione di riposo» che si esplicava nel
tacito consenso della popolazione allo sradicamento di ogni lotta politica
nella nazione. In modo profetico, da esperto conoscitore del pensiero di Hegel
qual era, prevede e mette in guardia delle conseguenze della concessione del
potere a Mussolini secondo le dinamiche della dialettica “servo-signore”
ipotizzando una guerra civile imminente. Il saggio è fortemente militante.
Nella nota a conclusion, è chiaro: cerca collaboratori, non lettori. vuole la "rivoluzione
liberale", cioè un nuovo liberalismo; nutre una forte avversione per il
fascismo, anche perché non è qualcosa di nuovo ma, anzi, il risultato ottenuto
da coloro che hanno governato l'Italia: è quindi una condanna della vecchia
classe dirigente liberale. Il fascismo nasce dall'invadenza del
cattolicesimo e dalla demagogia dell'Italia liberale: Fascismo come
autobiografia della nazione, il fascismo è, insomma, solo l'incancrenirsi dei
mali tradizionali della società italiana. La società tradizionale italiana
re-agisce sostenendo una forza conservatrice come quella del fascismo, anche se
in realtà qualcosa di buono nell'Italia del primo dopo-guerra vi era stato: il
proletariato (soprattutto quello torinese) che tenta di assumere su di sé la
responsabilità di mutare lo stato delle cose. La borghesia ha perso ogni
funzione propositiva. La borghersia è una classe parassitaria che si è adagiata
e aspetta tutto dallo Stato. Si blocca così ogni istanza di rinnovamento. La
funzione liberale e libertaria è assunta dal proletariato. Le considerazioni
politiche di risentono della sua opinione sulla storia italiana, in “Risorgimento
senza eroi” Gobetti descrive questo periodo come un'epopea patriottarda di cui
simbolo è Mazzini (tante parole, pochi fatti): al Risorgimento sono mancati il
pragmatismo e il realismo. Ci sono due eroi nel Risorgimento e sono Cattaneo
e Cavour, due figure assai distanti tra loro ma accomunabili per il loro
pragmatismo: Cattaneo gli piace a per la sua volontà di operare, per la capacità
di propugnare istanze pragmatiche e vuote di retorica. Cavour è uomo che media
per raggiungere degli obiettivi, ha mire di lungo periodo. Il Risorgimento di
Cattaneo è sconfitto, ma non quello di Cavour. Entrambi, però, hanno instillato
nella società italiana lo spirito della competizione e l'ideale di assunzione
di responsabilità. La società italiana si regge su ruoli e cariche già
predefiniti, è statica e stagnante: il proletariato, però, si ribella a ciò,
rifugge situazioni già prestabilite per costruire una società nuova in cui
ciascuno sarà libero di esprimersi. La persecuzione, l'esilio e la morte.
Si reca in Francia, a Parigi e poi a Palermo, per incontrare alcuni amici
conosciuti durante il recente viaggio di nozze. I suoi spostamenti sono seguiti
dalla polizia italiana e, Mussolini telegrafa al prefetto di Torino, Palmieri:
“Mi si riferisce che noto Gobetti sia stato recentemente a Parigi e che oggi
sia a Palermo. Prego informarmi e vigilare per rendere nuovamente difficile
vita questo insulso oppositore di governo.” Il prefetto obbedisce. Viene
percosso, la sua abitazione perquisita e le sue carte sequestrate. Come scrive
a Lussu, la polizia sospetta che egli intrattenga rapporti in Italia e
all'estero per organizzare le forze antif-asciste. È il giorno che precede
la scomparsa di Matteotti, il cui corpo verrà ritrovato solo in agosto, ma
subito si ha la certezza che si tratti di un omicidio perpetrato da sicari
fascisti. Ne traccia un profile. Non ostenta presunzioni teoriche: dichiara
candidamente di non aver tempo per risolvere i problemi filosofici perché
doveva studiare i bilanci e rivedere i conti degli amministratori socialisti vide
nascere nel Polesine il movimento fascista come schiavismo agrario, come
cortigianeria servile degli spostati verso chi li paga; come medievale crudeltà
e torbido oscurantismo Sente che per
combattere utilmente il fascismo nel campo politico occorre opporgli esempi di
dignità con resistenza tenace. Farne una questione di carattere, di
intransigenza, di rigorismo. Auspica, dalle colonne della sua rivista, la
formazione di "Gruppi della Rivoluzione Liberale", formati da uomini
di tutti i partiti anti-fascisti, che combattano il fascismo, questo fenomeno
politico che trae i motivi del suo successo e della sua conservazione dalla
creazione di «un esercito di parassiti dello Stato». Occorre, a questo scopo,
formare un'economia moderna con un'industria libera da ogni protezionism e da
ogni paternalismo di Stato e con una classe proletaria politicamente intransigente
aiutare i partiti seri e moderni a liberarsi dei costumi giolittiani. La guerra
al fascismo è questione di maturità storica, politica, economica. Questi
articoli e quello in cui accusa il deputato fascista, grande invalido di
guerra, Delcroix, di manovre parlamentari definite aborti morali, provocano il
sequestro della rivista ed una violenta aggressione da parte di uno squadrone
fascista. Persino un articolo di Fiore contro il criminale fascista Dumini,
apparso su La Rivoluzione Liberale, fornisce il pretesto al prefetto di Torino
di sequestrare la rivista. Con Fiore e conDorso pubblica un Appello ai
meridionali e con il Saluto all'altro Parlamento appoggia l'iniziativa
aventiniana, dalla quale si aspetta un'opposizione intransigente e un esempio
di rinnovamento dei costumi parlamentari italiani. Fonda una nuova
rivista, Il Baretti, alla quale collaborano, tra gli altri, Monti, Sapegno,
Croce e Montale. Come La Rivoluzione Liberale è dedicata a temi
storico-politici, così la nuova rivista vuole essere riservata alla critica
letteraria e all'estetica. Il riferimento a Baretti, letterato italiano vissuto
a lungo all'estero, e alla sua Frusta letteraria, esempio di polemica vivace e
irriverente, sottintende, scrive nel numero d'esordio, «una volontà di coerenza
con le tradizioni di battaglia contro culture e letterature costrette nei
limiti della provincia, chiuse dalle frontiere di dogmi angusti e di piccole
patrie». In ossequio alle direttive mussoliniane, proseguono i sequestri
della sua rivista. Rimedieremo ai sequestri rifacendo l'edizione, scrive
Gobetti e anche quel numero viene sequestrato con il pretesto di scritti
diffamatori dei poteri dello Stato e tendenti a screditare le forze nazionali.
Cura La Libertà di Mill, con la prefazione di Einaudi, il quale scrive che quando,
per fiaccare la voce dei ribelli, si assevera dai dominatori la unanimità del
consenso, giova rileggere i grandi libri sulla libertà. Anche produrre citazioni
di scrittori del passato che non collimino col pensiero del Regime può essere
tendenzioso e perciò provocare il sequestro della rivista. E arrestato Salvemini,
che ha pubblicato sul foglio clandestino Non Mollare l'articolo Mussolini il
mandante. Altri sequestri de La Rivoluzione Liberale avvengono. Un periodo di
serenità per Piero e la moglie Ada che aspetta un bambino è rappresentato da un
viaggio a Parigi e a Londra. A Parigi pensa di stabilire una sua casa editrice:
«Credo che solo da Parigi, solo in francese, solo con la solidarietà dello
spirito francese un italiano possa fare con utilità un'opera pratica di
intelligenza europea. S'intende senza chauvinisme francese. D'altra parte,
intende ancora rimanere in Italia. Rimarrò in Italia fino all'ultimo. Sono
deciso a non fare l'esule. A metà agosto
fanno ritorno a Torino e è nuovamente vittima dei pestaggi squadristi, ma è
ancora intenzionato a rimanere in Italia. Bisogna amare l'Italia con orgoglio
di europei e con l'austera passione dell'esule in patria, scrive nell'articolo
Lettera a Parigi, per capire con quale serena tristezza e inesorabile volontà
di sacrificio noi viviamo nella presente realtà fascista. Le nostre malattie e
le nostre crisi di coscienza non possiamo curarle che noi. Dobbiamo trovare da
soli la nostra giustizia. E questa è la nostra dignità di anti-fascisti. Per
essere europei dobbiamo su questo argomento sembrare, comunque la parola ci
disgusti, nazionalisti. Poiché i
ripetuti sequestri a nulla hanno valso, e che il periodico in parola, sotto
l'aspetto di critiche e di discussioni politiche, economiche, morali e
religiose, che vorrebbero assurgere ad affermazioni e sviluppi di principi
dottrinari, mira in realtà, con irriverenti richiami, alla menomazione delle
Istituzioni Monarchiche, della Chiesa, dei Poteri dello Stato, danneggiando il
prestigio nazionale, e nel complesso può dar motivo a reazioni pericolose per
l'ordine pubblico, persistendo in violazioni sempre più gravi ai vigenti
decreti sulla stampa», il prefetto d'Adamo diffida «il Direttore responsabile
del periodico La Rivoluzione Liberale, ai sensi e per gli effetti di cui all'art.” ad
adeguarsi alle direttive del Regime e poiché l'8 novembre la rivista disattende
l'ordine, il prefetto ingiunge la cessazione definitiva delle pubblicazioni e
la soppressione della stessa casa editrice per attività nettamente anti-nazionale.
D'ora in avanti sarò palesatamente costretto all'infelice dissenso. La libertà
d'opinione è stata soppressa come una rete che viene sradicata: senza
possibilità di dialogare sono destinato ad essere sopraffatto. A cosa serve
più, ora, fare finta? Gobetti, che ora soffre anche di scompensi cardiaci,
provocati o aggravati dalle violenze subite, pensa di lasciare l'Italia per
proseguire in Francia l'attività editoriale. Nasce a Torino il figlio Paolo, che
durante la seconda guerra mondiale diventerà partigiano e poi giornalista per
l'Unità, oltreché storico del cinema. Scrive una lettera a Fortunato. Parto per
Parigi dove farò l'editore francese, ossia il mio mestiere che in Italia mi è
interdetto. A Parigi non intendo fare del libellismo, o della polemica
spicciola come i granduchi spodestati di Russia; vorrei fare un'opera di cultura,
nel senso del liberalismo europeo e della democrazia moderna. Parte da solo per
Parigi. Alla stazione di Genova viene a salutarlo Montale. Si ammala di una bronchite, che
esacerba gravemente i suoi problemi cardiaci. Trasportato in una clinica di
Neuilly-sur-Seine, vi muore assistito da Fausto, Nitti, Prezzolini e Emery. È
sepolto nel cimitero parigino di Père-Lachaise. Opere: “La filosofia
politica di Alfieri” (Torino, Gobetti); “La frusta teatrale, Milano, Corbaccio,
Felice Casorati. Pittore, Torino, Gobetti, “Dal bolscevismo al fascismo. Note
di cultura politica” (Torino, Gobetti); Il teatro di Enrico Pea, in Enrico Pea,
Rosa di Sion, Torino, Gobetti, Matteotti, Torino, Gobetti, Postfazione di Marco
Scavino, Edizioni di Storia e Letteratura, col titolo Per Matteotti. Un
ritratto, Il Melangolo, Genova, “La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta
politica in Italia, Bologna, Cappelli,
Opere edite e inedited; “Risorgimento senza eroi” “Piemonte nel
Risorgimento, Torino, Edizioni del Baretti, Paradosso dello spirito russo, Torino,
Edizioni del Baretti, Opera critica “Arte, religione, filosofia, Torino,
Baretti, ITeatro, letteratura, storia, Torino, Baretti, Scritti attuali, Roma, Capriotti, 1945.
Coscienza liberale e classe operaia, Paolo Spriano, Torino, Einaudi,Opere
complete di Piero Gobetti I, Scritti politici, Paolo Spriano, Torino, Einaudi, Scritti storici, letterari e filosofici, Spriano,
Torino, Einaudi,III, Critica teatrale,
Guazzotti e Gobetti, Torino, Einaudi, L'editore ideale. Frammenti autobiografici
con iconografia, Franco Antonicelli, Milano, All'insegna del pesce d'oro, Energie
nove, Torino, Bottega d'Erasmo, Il Baretti, Torino, Bottega d'Erasmo, Lettere
dalla Sicilia, nota di Giovanna Finocchiaro Chimirri, introduzione di Nicola
Sapegno, Palermo, Nuova editrice meridionale, Nella tua breve esistenza. Lettere on Ada
Gobetti, Ersilia Alessandrone Perona, Collana NUE Torino, Einaudi, Nuova ed.
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“Grice e Gobetti” – The Swimming-Pool Library.
Gobbo -- Federico Gobbo – esperantista
-- He has collaborated with philosophers.
GONELLA. (Bari). Grice: “Like
Foucault, and a few English philosophers who explored the conceptual
intricacies of the ‘justification’ of punishment, Gonnella’s oeuvre is
brilliant!” Opere: “Il diritto (non) ci salverà, Il Manifesto, Detenuti stranieri in Italia. Norme, numeri e
diritti, Editoriale Scientifica, . Carceri. I confini della dignità, Jacabook,
. La tortura in Italia, Derive Approdi, . Jailhouse Rock, cento musicisti
dietro le sbarre, Arcana, . Il carcere spiegato ai ragazzi, Il Manifesto libri,
. Patrie galere, Carocci, Sviluppo urbano e criminalità a Roma, Sinnos, Il collasso delle carceri italiane. Sotto la
lente degli ispettori europei, Sapere Consiglio d'Europa, Bisogna aver visto.
Il carcere nella riflessione degli antifascisti, Edizioni dell’Asino, . I
paradossi del diritto. Scritti in omaggio a Resta, Roma TrE-Press, Giustizia e carceri secondo papa Francesco, Jaca
Book, . Onorare gli impegni. L'Italia e le norme contro la tortura, Sinnos, Inchiesta
sulle carceri italiane, Carocci, Il Carcere trasparente. Primo rapporto
nazionale sulle condizioni di detenzione, Castelvecchi, Patrizio Gonnella. Keyword:
sanction, punishment. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Gonella” – The
Swimming-Pool Library.
GORETTI. (Torino). Filosofo. Si laurea a Torino sotto Solari. Fequenta
Milano, dove incontra Martinetti. Segretario delCongresso Nazionale di
Filosofia, organizzato dalla Società filosofica italiana. Il Congresso è sciolto
dalle autorità dopo appena due giorni. Firmano la lettera di protesta
indirizzata al rettore Luigi Mangiagalli, nel quale si "protesta in nome
della libertà degli studi e della tradizione italiana contro un atto di
violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica.” Al momento
del giuramento di fedeltà, necessario per entrare nella carriera universitaria
o per proseguirla, si rifiuta e resta così al di fuori della carriera
accademica; svolge attività professionale a Milano, e collabora alla
"Rivista di filosofia" (anche quale componente del comitato
direttivo). Frequenta Palazzo Fossati in Via Ciro Menotti a Milano. In
prossimità della morte, Martinetti lascia la sua biblioteca privata in legato a
Ruffini, Solari e Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi
eredi alla "Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica
" di Torino; oggi nel palazzo presso la Biblioteca della Facoltà di Filosofia. Goretti
è riammesso nel mondo universitario e assume per concorso la cattedra di
Filosofia del diritto; insegna all'Ferrara fino alla morte. Il Comune di
Ferrara ha intitolato una via a Cesare Goretti,
"filosofopatriota". L'animale come soggetto di diritto
Prolifico filosofo del diritto, autore di scritti su Kant, Sorel, Bradley, cura
Špir, Bradley, Green), a Goretti si deve il primo intervento che qualifica
l'animale come “soggetto di diritto”. Martinetti pubblica “L’animo del
animale” in cui aveva sottolineato che il animale possede intelletto e
coscienza e, in generale, un animo, come emergeva dagli lo studio dello “atteggiamento, gesto, la
fisionomia.” Questo animo e vita animale è “forse estremamente diversa e
lontana” da quella del homo sapiens” ma “ha anch'essa la carattere della
coscienza e non può essere ridotta ad un semplice meccanismo fisiologico. Goretti
va oltre, fino ad affermare che l’ animalee vero e proprio un “*soggetto*
(“soggetoodi diritto” e che l'animale ha una “coscienza giuridica” e una
percezione del giuridico. In tal modo, anticipa tematiche proprie della
bioetica e dell'etologia. Nonostante l'originalità e l'innovatività delle posizioni
assunte, il suo manifesto non ha avuto fortuna ed è stato del tutto trascurato
dal dibattito animalista e negli studi di etologia. Come non possiamo
negare all'animale in modo sia pure crepuscolare l'uso della categoria della
causalità, così non possiamo escludere che l'animale partecipando al nostro
mondo non abbia un senso di quello che può essere la proprietà e l'obbligazione.
Casi innumerevoli dimostrano come un cane e custode geloso della proprietà del
suo padrone e come ne compartecipa all'uso. Dve operare in esso questa visione
della realtà esteriore come cosa propria, che nell’homo sapinens arriva alle
costruzioni raffinate dei giuristi. È assurdo pensare che l'animale che rende
un servizio al suo padrone che lo mantiene agisca soltanto istintivamente. Deve
pure sentire in sé in modo sensibile questo rapporto di servizi resi e
scambiati – cf. Grice, lo scambio conversazionale --. Naturalmente l'animale
non potrà arrivare al concetto di ciò che è la proprietà e l'obbligazione.
Basta che dimostri di fare uso di questi principî che in lui operano ancora in
modo osensibile.» (“ L’animale quale soggetto – e soggeto di diritto”). Nella
filosofia del diritto si individuano tre teorie dell'"istituzionalità nel
giuridico": istitutismo: teoria del diritto quale insieme di istitutito e
concepito come una sorta di azione co-ordinata, costituente un equilibrio
tipico e costante di finalità che si fissa in un complesso di mezzi, una
costruzione. Per l istituzionalismo la istituzione (Romano, Hauriou).
neo-istituzionalismo: il diritto è rappresentato da un “fatto” istituzionale
(McCormick, Weinberger). Altre opera: “Il carattere formale della filosofia
giuridica” (Casa Editrice Isis, Milano); “Il sentimento giuridico” (Casa
Editrice "Il Solco", Città di Castello); “Sorel” (Athena, Milano); “I
fondamenti del diritto, Libreria Editrice Lombarda, Milano); “Il liberalismo
giuridico” (Tip. Editrice L. Di Pirola, Milano); “La norma giuridica e l’atto
giuridico” (Tip. G. Bianciardi, Lodi); “L’istituto giuridico” (Tip. G.
Bianciardi, Lodi); “Normatività giuridica” (CEDAM, Padova);
“Green”, in A. C. Bradley,
Thomas Green Hill, Etica, Bocca, Torino); La filosofia politica di Spinoza,
"Rivista di filosofia", L'animale, soggetto, e soggeto di diritto,
"Rivista di filosofia", Recensione di Schmitt, Die Diktatur. Von den
Anfängen des modernen Souveränitätsgedankens bis zum proletarischen
Klassenkampf, Duncher & Humblot, München-Leipzig, "Rivista di
Filosofia", Recensione di R. Smend,
Verfassung und Verfassungsrecht, "Rivista di Filosofia", Introduzione
a A. Spir, La giustizia, Libreria Editrice Lombarda, Milano, Il saggio politico
sulla costituzione del Württenberg, "Rivista di filosofia", “Sul
valore della distinzione tra legge e norma, "Rivista di filosofia", La
filosofia pratica W. Schuppe, "Rivista di filosofia", “F. H. Bradley, "Rivista di
filosofia", IBrentano e la conoscenza etica, "Rivista di
filosofia", L'idea di patria, "Rivista di filosofia", L'idealismo
rappresentativo diHamelin, "Rivista di filosofia", Recensione di P+Calamandrei,
Elogio dei giudici scritto da un avvocato, in "Rivista di filosofia",
La metafisica della conoscenza in Green, "Rivista di filosofia", Il dolore nel pessimismo di A. Spir, "Rivista
di filosofia", Il valore dell'individualità, "Rivista di
filosofia", Dal Saint-Simon al neo-saintsimonismo, "Rivista di
filosofia", Diritti e doveri giuridici in relazione alla norma giuridica,
"Archivio della Cultura italiana", L'istituzione dell'eforato in
Sparta, "Archivio della Cultura italiana", “La valutazione tecnica
della realtà, "Archivio della Cultura italiana", Martinetti, "Archivio
della Cultura italiana", L'impiego delle categorie o dei concetti puri ed
il valore della co-azione e inter-azione -- e dei postulati nella filosofia
giuridica kantiana, "Annali della Ferrara", Recensione diCandian, Avvocatura, Milano, in
"Annali della Ferrara", Il liberalismo, "Rivista internazionale
di filosofia del diritto", L’istituzione in senso tecnico ed l’istituto
giuridico nel realismo di Romano, "Annali della Ferrara", Il valore delle massime di equità,
"Scritti giuridici in onore di Carnelutti", I, Filosofia e teoria generale del diritto,
Cedam, Padova, L'umanesimo critico di France, "Rivista di filosofia del
diritto", Recensione di Erzbach, "Rivista trimestrale di diritto e
procedura civile", Rileggendo il Filomusi Guelfi, "Rivista
internazionale di filosofia del diritto", La filosofia di Martinetti,
"Memorie dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Classe di
Scienze Morali", Bologna, Alcune considerazioni critiche sul diritto
sociale, "Annali della Ferrara", Scienze Giuridiche. Il valore dell'acquisto ideale nella
filosofia giuridica di Kant, "Rivista di filosofia del diritto", Sulla
sociologia della diada e del gruppo sociale”. "Scritti di sociologia e
politica in onore di Sturzo", Zanichelli, Bologna, Isu luigisturzo. Scritti su Cesare Goretti
Gioele Solari, Recensione di C. Goretti, I fondamenti del diritto, in "Rivista
di filosofia", Norberto Bobbio, Cesare Goretti in "Rivista
internazionale di filosofia del diritto", Giulio Bruni Roccia, Filosofia e
realizzazione spirituale in Cesare Goretti, in "Rivista internazionale di
filosofia del diritto", Orecchia, voce “Goretti” della Enciclopedia
filosofica, Venezia-Roma, Istituto per
la Collaborazione culturale, Goretti, in Orecchia, Maestri italiani di
filosofia del diritto, Bulzoni editore, Roma, Castignone, I diritti animali: la
prospettiva utilitaristica, "Materiali per una storia della cultura
giuridica", D'Agostino, I diritti degli animali, "Rivista
internazionale di filosofia del diritto", Pocar, Gli animali non umani,
Laterza, Roma-Bari, Martinetti, Pietà verso gli animali (Alessandro Di Chiara),
Il melangolo, Genova, Lucia, Goretti e la bioetica e l'etologia, "Annuario
di itinerari filosofici", "Piacere, dolore, senso", Mimesis,
Milano, Lorini, Atti giuridici istituzionali, in Lorini (cur.), L’atto giuridico,
Adriatica, Bari, Paolo Di Lucia, Filosofia del diritto, Raffaello Cortina
Editore, Milano); Colombo, La filosofia come soteriologia: l'avventura spirituale
e intellettuale di Martinetti, Vita e Pensiero, Milano, Carlo Galli, Schmitt
nella cultura italiana. Storia, bilancio, prospettive di una presenza problematica,
"Storicamente", , n. 6 testo online, su storicamente.org. Giuseppe
Lorini, Due a priori del diritto: l'a priori del giuridico in Cesare Goretti vs
l'a priori giuridico in Adolf Reinach, in Francesca De Vecchi (cur.),
Fenomenologia del diritto. Adolf Reinach, Mimesis, Milano, Attilio Pisanò, Diritti deumanizzati:
animali, ambiente, generazioni future, specie umana, Giuffrè, Milano, Lettera, Martinetti
e Goretti a Luigi Mangiagalli in Martinetti Lettere Firenze, Massimo Mori,
Rivista di filosofia, -- "Segni e comprensione", sBrixia Sacra.
Memorie storiche della Diocesi di Brescia, Solari, Fossati, Necrologio, "Rivista di
filosofia", Colombo, La filosofia come soteriologia: l'avventura
spirituale e intellettuale di Piero Martinetti, Vita e Pensiero, Milano, Luigi
FossatiArchivi del Garda, in Archivi del Garda. Paolo Di Lucia, Filosofia del
diritto, Raffaello Cortina editore, Milano, Attilio Pisanò, Diritti
deumanizzati: animali, ambiente, generazioni future, specie umana, Giuffrè,
Milano, Piero Martinetti, La psiche degli animali in Saggi e discorsi, Paravia,
Torino, ore in Pietà verso gli animali (Alessandro De Chiara), Il Melangolo,
Genova); “L'animale come soggetto di diritto, in Rivista di filosofia, per
estratto in Paolo Di Lucia, Filosofia del diritto, Raffaello Cortina editore,
Milano, Paolo Di Lucia, Filosofia del diritto, Raffaello Cortina editore,
Milano, Attilio Pisanò, Diritti deumanizzati: animali, ambiente, generazioni
future, specie umana, Giuffrè, Milano, Istitutismo è un neologismo coniato da
Pietro Piovani, Mobilità, sistematicità, istituzionalità della lingua e del
diritto, Giuffré, Milano, cfr. Giuseppe Lorini, Dimensioni giuridiche
dell'istituzionale, Cedam, Padova, Lorini, “La dimensione giuridica
dell'istituzionale, Cedam, Padova, 2Cosa resta dell'istituzionalismo giuridico,
“L'ircocervo”, Lorenzo Passerini Glazel,
“Tetracotomomia dell’ istituzionale” in René-Georges Renard, "Saggi in
ricordo di Tanzi", Giuffré, Milano, Massimo Brutti, Alcuni usi del
concetto di struttura nella conoscenza giuridica, "Quaderni fiorentini per
la storia del pensiero giuridico moderno", McCormick/Weinberger, Il
diritto come istituzione, M. La Torre, Milano, M. Torre, “Norma,
l’istituzionale, il valore: Per una teoria istituzionalistica del diritto,
Bari. Cesare Goretti. Grice: “I like Goretti: I rather casually referred to
‘the institution of a decision’ as the end of a conversational exchange –
notably involving buletic conversational moves; Goretti makes a whole system
out of this. His example is his conversation with his dog: ‘Surely my dog knows
that he is providing me a service – guarding my territory – and he is rightly
deemed as a ‘subject’ in my exchange with him – as we ‘institute a decision’
that there is a reciprocity involved.” Keywords: “the institution of decisions”
-- l’istituzionale, A. C. Bradley, La massima d’equita; “segni e comprensione”
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Goretti” – The Swimming-Pool Library.
GORI. (Roma). Filosofo. Grice: “My favourite Gori are “L’eroe e la
falce” and “Il mantello d’Arlecchino” – nothing can be italianita with that!”. Opere: “Il mantello
di Arlecchino (Roma); “Il libbro rosso de la guera” (Roma); “Le bruttezze della
Divina Commedia” (Alatri); “Le bellezze della Divina Commedia” (Milano);
“Estetica dell'irrazionale” (Milano); Il mulino della luna (Milano);
L'irrazionale, in due volumi: Filosofia ed estetica. Sistema di una nuova
scienza del bello; “Il bello” -- L'eroe e la falce. Scorcio architettonico di
letteratura europea dalle origini ai nostri giorni (1924); Cagliostro (Milano);
Il teatro contemporaneo e le sue correnti caratteristiche di pensiero e di vita
nelle varie nazioni (Torino-Milano-Roma); L'oca azzurra (Roma); Il grande amore
(Firenze); Scenografia. La tradizione e la rivoluzione contemporanea (Roma); Il
grottesco nell'arte e nella letteratura (Milano). P.D. Giovanelli, Gino Gori. L'irrazionale e il
teatro, Roma, Bulzoni, U. Piscopo, Gino Gori, in E. Godoli , Dizionario del
futurismo, Firenze, U. Piscopo, Gori,
Gino, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Gino Gori. Keywords: bello, eroe, falce, irrazionale, mantello
dell’arlecchino – bellezza -- Gori.
Refs: Luigi Speranza, “Grice e Gori” – The Swimming-Pool Library.
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