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Monday, June 28, 2021

Grice e Caramella

 Nato a Genova il 22 giugno 1902 da Eleucadio e da Francesca Delfò, segui gli studi classici nella città natale. Ancora liceale, nel maggio del 1919, cominciò a collaborare a Energie nuove di P. Gobetti, con il quale aveva preso contatto epistolare fin dal 17 dic. 1918, dicendosi lettore entusiasta del periodico e seguace della dottrina filosofica crociana. Il Gobetti, ormai orientato verso interessi più specificamente politici, affidò al giovane C. la trattazione sulla rivista dei temi filosofici. Dal luglio 1921, su segnalazione del Gobetti, Giuseppe Lombardo Radice cominciò ad accogliere i suoi scritti su L'Educazione nazionale.  In linea con l'orientamento pedagogico idealistico del Lombardo Radice, fin dall'inizio degli anni Venti il C. prese le distanze dal positivismo pedagogico con un contributo (Studi sul positivismo pedagogico, Firenze 1921), nato proprio da un suggerimento del pedagogista siciliano che nel dicembre 1919 glielo aveva proposto come tema di studio.  È qui osteggiato un pensiero ispirato agli schemi dell'evoluzionismo deterministico e del positivismo scientifico; in particolare e avversato il meccanicismo naturalistico biologicoevolutivo (Spencer e Ardigò), cui viene opposta la concezione umanistica dell'educazione di un Angiulli, di un Siciliani, di un Gabelli. Un'idea di fondo anima le critiche del C.: è inutile ogni speculazione teoretica che non sappia apportare nuove indicazioni pedagogiche per il miglioramento delle condizioni di vita umana, sociale e pratica.  Nello stesso orizzonte critico degli Studi si muovono Le scuole di Lenin (Firenze 1921), La pedagogia di Vincenzo Gioberti (ibid. 1922) e la Guida bibliografica della pedagogia, specialmente italiana e recente (ibid. 1923), che faceva seguito alla Bibliografia ragionata della pedagogia (Milano 1921) scritta in collaborazione con il Lombardo Radice.  Nutrito di idee democratiche, che gli facevano ritenere inadeguato per l'obiettivo della costruzione di una "nuova Italia" il vecchio quadro politico postunitario, il C. si impegnò politicamente partecipando alla costituzione a Genova di un gruppo democratico di sinistra, che aveva tra i leader Arturo Codignola. Dal 1920 collaborò sia all'Arduo, sia al quotidiano socialriformista Il Lavoro.  In particolare, tipico dei gruppo di pedagogisti che, in certo qual modo, si ponevano nell'ambito del pensiero gentiliano (verso cui anche il C. veniva avvicinandosi sulla scia del Lombardo Radice, sia pure su posizioni autonome), è il tema dell'educazione come strumento di realizzazione di una coscienza democratico-nazionale. Da qui, anche per l'influsso delle idee gobettiane, l'attenta considerazione di quanto veniva fatto in quel campo in Unione Sovietica, all'indomani della rivoluzione bolscevica. In Le scuole di Lenin l'ammirazione con cui il C. guardava al piano scolastico educativo diretto da Lunačarskij era determinata in concreto dalla considerazione che si trattava di una rivoluzione culturale unica nella storia dell'umanitàl tesa all'elevazione delle classi inferiori per farle partecipare alla guida della società; la critica più forte, propria della formazione laico-democratica del C., stava nella denuncia del carattere dogmatico delle idee del Lunačarskij, quando questi sosteneva che la sua scuola del lavoro non era disgiungibile dal sistema sociale comunista e dal controllo politico del partito (pp. 106- 110).  Conseguita la laurea in filosofia nel 1923, nel 1924 il C. ottenne presso l'università di Genova la libera docenza in storia della filosofia e vinse il concorso per le grandi sedi per la cattedra di filosofia, pedagogia ed economia negli istituti magistrali, ottenendo come sede Genova. Frattanto la collaborazione con il Gobetti, che più che un sodalizio intellettuale aveva costituito un formativo comune impegno politico-sociale all'insegna del programma di democrazia liberale, lo portò in breve tempo allo scontro con il fascismo ormai trionfante. Dell'ottobre 1925 è la diffida dei prefetto di Torino contro la Rivoluzione liberale (alla quale il C. collaborava dal febbraio 1922) e i suoi redattori. La conferma di questo impegno politico e intellettuale, il C. la offrì ulteriormente curando la pubblicazione postuma di Risorgimento senza eroi (Torino 1926) del Gobetti e continuando a far uscire IlBaretti fino al 1928, pur orientando la rivista sempre più verso temi letterari e filosofici onde evitare scontri ancora più aspri con il regime. Nel 1926, grazie al Croce, che ormai era divenuto per lui - come per tanti altri antifascisti - "maestro di libertà", assunse la direzione della collana "Scrittori d'Italia" edita da Laterza. Nel maggio di quell'anno fu costretto a rinunciare alla collaborazione all'Enciclopedia Italiana, a cui era stato invitato dal Gentile, per gli atttacchi mossigli dalla stampa di regime.  Il dissenso dalla politica del fascismo ne provoco l'arresto il 21 apr. 1928; rinchiuso prima nelle carceri. di Marassi a Genova e quindi trasferito a S. Vittore a Milano, fu scarcerato il 6 luglio dello stesso anno. Il 16 genn. 1929 venne sospeso dall'insegnamento e dalla libera docenza. Le accuse - come si legge in una lettera al Croce del 5 febbr. 1929 (in Il Dialogo, 1980) - erano tra l'altro di aver collaborato "al giornale socialistoide-democratico Il Lavoro" di Genova e di aver avuto rapporti con l'associazione antifascista Giovane Italia, insomma di essere "in una condizione di incompatibilità con le direttive generali del governo". Scagionato anche grazie all'intervento del Croce, il C. fu riammesso all'insegnamento il 9 aprile e la libera docenza gli fu restituita con d. m. del 21 giugno 1929. Venne però destinato all'istituto magistrale di Messina, dove prese servizio dal 16 settembre.  Dall'ottobre di quell'anno ottenne l'incarico di filosofia e storia della filosofia e di pedagogia presso il magistero dell'università di Messina. Mantenne questi incarichi finché, nel 1933, vincitore di più concorsi, fu chiamato a coprire la cattedra di pedagogia nell'università di Catania. Nel 1935 passò alla cattedra di filosofia teoretica (che terrà fino al 1950), conseguendo nel 1936 l'ordinariato.  Furono questi anni di studio intenso. Pur nel crocianesimo di base, si intravvede in Religione, teosofia, filosofia (Messina 1931) e in Senso comune. Teoria e pratica (Bari 1933) lo sforzo di plasmare un proprio e originale impianto teoretico.  In dialogo con i principali pensatori dell'idealismo tedesco e italiano, il C. si misura particolarmente con la crociana logica dei distinti. L'indagine si muove sul terreno dell'attività teoretico-pratica dello Spirito. Particolarmente Religione, teosofia, filosofia rappresenta questo tentativo compiuto dal C. per una revisione del sistema idealistico: vi è fatta emergere l'esigenza di un pensiero spirituale più attento da una parte alla concretezza dell'uomo e dall'altra alla ineffabilità di Dio. Perseguendo tale assunto, nella ricerca di un ordine della verità oltre la logica e la nozione di storia del Croce, il C. ripercorre in Senso comune le tappe storiche del pensiero occidentale, ricostruendo la genesi della dualità dello Spirito nella filosofia greca e poi seguendola nel suo sviluppo e nel suo problematicizzarsi nel pensiero moderno. La concezione della filosofia come educazione e storia, la stretta connessione tra la filosofia e la sua storia pongono il C. medianamente tra il Croce e il Gentile, e tuttavia nel senso di una sicura indipendenza dal loro pensiero. La sua posizione teoretica può essere così schematizzata: la teoresi è fondamentalmente caratterizzata dalla dialettica dei distinti, mentre la prassi genera lo scontro tra gli opposti; la sintesi dei distinti non è un tertium quid da essi distinto, ma consiste nella loro stessa inscindibile relazione. La loro circolarità consente, come riaffermerà in Ideologia (Catania 1942), di guardare alla pratica come alla realizzazione della teoria, così che si può parlare e di un finalismo teoretico della pratica e di un finalismo pratico della teoria.  All'approfondimento critico dei neoidealismo italiano, il C. affianca l'approfondimento del rapporto tra ricerca filosofica e fede religiosa. Egli mantiene costante il dialogo tra filosofia, scienza e fede nelle trattazioni della piena maturità: Ideologia (Catania 1942), Metalogica: filosofia dell'esperienza (ibid. 1945), Metafisica vichiana (Palermo 1961), in cui è auspicata la possibilità della sopravvivenza del problema metafisico nell'orizzonte di una metafisica rinnovata, Conoscenza e metafisica (ibid. 1966).  In quest'ultima opera è affrontato il rapporto verità-conoscere, con l'intento di delimitare i confini del sapere scientifico e di affermare razionalmente la capacità di intelligere la realtà della rivelazione. Qui la religione, anziché risolversi nella filosofia, colloca il proprio progresso in intima unità con il progresso della filosofia stessa: da un lato è esclusa la riduzione della religione ad atteggiamento pratico; dall'altro, le è conferita una distinta funzione teoretica. La piena adesione del C. allo spiritualismo cristiano, dunque, fa si che sia elusa la riduzione della filosofia a metodologia, senza dover rinunciare alla fondamentale esigenza di criticità, e che l'interesse si concentri su quelle istanze spiritualistiche, invero in lui presenti dagli anni giovanili sia come atteggiamento di vita - lo si evince dalle Lettere dal carcere del 1928 - sia come ricerca originale di pensiero. In tal senso, l'adesione allo spiritualismo cristiano va dunque letta più nella prospettiva della continuità, dinamica e perciò trasformantesi e trasformante, che in quella della svolta.  Durante la sua lunga e proficua attività accademica, il C. ricoprì numerose cariche, tra cui quella di preside della facoltà di lettere e filosofia dell'università di Catania (1943-45); fu presidente di sezione del British Council di Catania (1944-50) e presidente di sezione della Società filosofica italiana a Catania (1947-50) e a Palermo (1951-72); fu anche presidente di sezione dell'Associazione pedagogica italiana. A Palermo si era stabilito definitivamente allorché venne chiamato prima alla cattedra di pedagogia (1950-52) e poi a quella di filosofia teoretica (1952-72) presso la facoltà di lettere e filosofia.  Il C. morì a Palermo il 26 genn. 1972.  Opere: Per un elenco completo si rinvia a Bibliografia degli scritti di S. C., a cura di T. Caramella, in Miscellanea di studi filosofici in memoria di S. C. (suppl. n. 7 degli Atti dell'Accad. di scienze lettere e arti di Palermo), Palermo 1974, pp. 371-414. Oltre alle opere citate ci limitiamo a ricordare qui: E. Bergson, Milano 1925; Antologia vichiana, Messina 1930; Breve storia della pedagogia, ibid. 1932; La filosofia di Plotino e il neoplatonismo, Catania 1940; Autocritica, in Filosofi italiani contemporanei, a cura di M. F. Sciacca, Milano 1946, pp. 225-233; L'Enciclopedia di Hegel, Padova 1947; La filosofia dello Stato nel Risorgimento, Napoli 1947; Introduzione a Kant, Palermo 1956; La pedagogia tedesca in Italia, Roma 1964; Pedagogia. Saggio di voci nuove, ibid. 1967.  Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1061, fasc. 21865. Per l'epistolario del C. contributi in: Lettere dal carcere di S. C., in Giornale di metafisica, XXX (1975), pp. 26-38; Carteggio con Croce e Gobetti, in Il Dialogo, XVI (1980), pp.63-I16; Carteggio Lombardo Radice-S. C., a cura di T. Caramella, Genova 1983. Vedi inoltre: M.F. Sciacca, Profilo di S. C., in Annali della facoltà di magistero della università di Palermo, 1971-72, pp. 5-15; P. Di Vona, Religione e filosofia nel pensiero giovanile di S. C., ibid., pp. 16-33; F. Conigliaro, Verità e dialogo nel pensiero di S. C., in Il Dialogo, VIII (1972), pp. 56-65; A. Guzzo, S. C., in Filosofia, XXIII (1972), pp. 165-167; M. F. Sciacca, Il pensiero di S. C., in Atti dell'Accad. di scienze lettere e arti di Palermo, XXXII (1971 -73), n. 2, pp. 11-24; A. Sofia, Il dialogo di S. C. con gli uomini d'oggi, in Labor, XIV (1973), pp. 81-93; F. Cafaro, Commemoraz. di S. C., in Nuova Riv. pedagogica, XXIII (1973), pp. 17-26; P. Piovani, La dialettica del vero e del certo nella "metafisica vichiana" di S. C., in Miscellanea di scritti filosofici in memoria di S. C., Palermo 1974, pp. 251 -262; M. Ganci, S. C., ibid., pp. 361-366; M. A. Raschini, Commemoraz. del prof. S. C., in Giornale di metafisica, XXIX (1974), pp. 465-472; F. Brancato, S. C.: senso fine e significato della storia, Trapani 1974; V. Mathieu, Filosofia contemporanea, Firenze 1978, pp. 8-10; P. Prini, La ontologia storico-dialettica di S. C., in Theorein, VIII (1979), pp. I-II; L. Pareyson, Inizi e caratteri del pensiero di S. C., in Giornale di metafisica, n. s., I (1979), pp. 305-330; M. Corselli, La vita dello spirito nella filosofia di S. C., in Labor, XXI (1980), pp. 157163; M. A. Raschini, Storiografia e metafisica nella interpretazione vichiana di S. C., in Filosofia oggi, V (1982), pp. 267-278; M. Corselli, La figura di S. C. nel periodo giovanile (1915-1921), in Labor, XXV (1984), pp. 71-79; G. M. Sciacca, S. C. filosofo, pedagogista, educatore, in Pegaso. Annali della facoltà di magistero della università di Palermo, 1983-84, pp. 9-22.

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