PANELLA. (Benevento). Filosofo. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses
the implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of
‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo
urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential
Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante . Si è occupato
di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica
nella stessa università. È stato
presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e
membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a
studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto
volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a
Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato
due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso
da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato.
Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio
concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e
artistiche particolarmente rilevanti.
Nel 2009 ha ricevuto il premio "Sergio Leone" per la sua attività
in ambito cinematografico. Ha
collaborato con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco
Manescalchi nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella
con Franco Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze Ha fatto parte del
comitato tecnico del Premio letterario Chianti, coordinato da lui stesso e
composto da Paolo Codazzi, Lorella Rotondi ed altri. Opere” Monografie Robert Michels, Socialismo
e fascismo, Milano, Giuffré, Lettera sugli spettacoli di Rousseau, Aesthetica Edizioni,
Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, Milano Saggi, Elogio
della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica Preprints 23, Palermo.
Pubblicazioni: “Del sublime, Frosinone, DismisuraTesti, Il sublime e la prosa.
Nove proposte di analisi letteraria, Firenze, Clinamen, Zola: scrittore
sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità, Chieti,
Solfanelli, Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma della letteratura,
Firenze, Clinamen, Il sosia, il doppio, il
replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria, Bologna, Elara
Edizioni, I piaceri dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la
società dello spettacolo, Firenze, Pagnini, Il mantello dell'eretico. La
pratica dell'eresia come modello culturale, Piateda (Sondrio), CFR Edizioni
(Quaderno 1), “ L'incubo urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello
spettacolo in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani,
R. Lanfredini e S. Vitale, Firenze, Clinamen,
Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella letteratura
americana del Novecento (in collaborazione con Riccardo Gramantieri), Chieti,
Solfanelli, Il secolo che verrà.
Epistemologia, letteratura, etica in Gilles Deleuze (in collaborazione con
Silverio Zanobetti), Firenze, Clinamen,
Storia del sublime. Dallo Pseudo-Longino alle poetiche della modernità,
Firenze, Clinamen, La scrittura
memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita,
Grottaminarda, Delta, Edizioni, (libro vincitore del Premio "De
SanctisL'inedito" per la critica letteraria) Alberto Arbasino e la
"vita bassa". Indagine sull'Italia degli Ottanta in cinque mosse, in
Cahiers d'études italienneLes années quatre-vingt et le cas italien, Prove di
sublime. Letteratura e cinema in prospettiva estetica, Firenze, Clinamen, Curzio Malaparte autore teatrale e regista
cinematografico, Roma, Fermenti Editore,
Introduzione al pensiero di Vittorio Vettori. Civiltà filosofica,
poetica "etrusca" e culto di Dante, Firenze, Edizioni Polistampa, Le immagini delle parole. La scrittura alla
prova della sua rappresentazione, Firenze, Clinamen, La polifonia assoluta. Poesia, romanzo,
letteratura di viaggio di Vettori, Firenze, Edizioni della Regione
Toscana, L'estetica dello choc. La
scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia, Firenze,
Clinamen, e Tutte le ore feriscono, l'ultima
uccide, L’'estetica dell'eccesso, Firenze, Clinamen, Le maschere del doppio: tra mitologia e
letteratura Editore libri di Emil, G.
Panella, Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la prospettiva
della felicità, Firenze, Clinamen. Premio Chianti, ecco i cinque finalisti, su
premioletterariochianti. Libri. Incontro
con su met.provincia.fi.
PANUNZIO.
(Molfetta). Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio –
Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario,
in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al
suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in
seguito uno dei massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e
Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città:
«un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo
socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file
del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo
classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.
Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra
"riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schierò tra i
cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i
suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Arturo
Labriola, quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli.
Durante i suoi studi universitari il contatto con docenti come Francesco
Saverio Nitti, Napoleone Colajanni, Igino Petrone e Giuseppe Salvioli contribuì
alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso intellettuale fu
altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco Saverio Merlino, i quali
avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del marxismo.
Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato Il socialismo giuridico, in
cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista
da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente
la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un
"diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema
socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica,
solidaristica: «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che
l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel
campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata
ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale
di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi» (Sergio
Panunzio) Nel 1908 si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su
L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come
relatore Giorgio Arcoleo. Nel 1911 consegue presso lo stesso ateneo la laurea
in filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica
altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo
rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il
Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero
Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle. Il
sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e
fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico
della produzione — fu approfondita nel 1909, allorché vide la luce la sua
seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i
princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica
volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del
rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti
risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto)
che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:
«Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza
distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze
le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente
allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per
definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse
antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio
riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il
sindacalismo non è dunque antiautoritario» (Sergio Panunzio) In sostanza,
Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non
"statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura
società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto
dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da
formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale
del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale». Nel 1910, fu
poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al
sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio
paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai
sindacati contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi
familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, nel 1912,
grazie all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato,
inadeguata per mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato
— i suoi compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso
la Regia scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò
inoltre la sua importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a
frutto le sue rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte
positivistico a una concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo
Stato non più quale organo della coazione, ma quale depositario della
necessaria autorità. Il 1912 è un anno per lui importante anche perché, con la
fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta
"nazionale" del suo pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a
Casale Monferrato e un altro a Urbino, nel 1914 passò alla Regia scuola normale
"Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegnò sino al 1924, conseguendo
al contempo la libera docenza presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu
trasferita nell'ateneo bolognese). È di quegli anni — poco prima dell'entrata
dell'Italia nella Grande Guerra — l'inizio di stretti rapporti politici e
intellettuali con Benito Mussolini, direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala
rivoluzionaria del Partito Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una
regolare e intensa collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato
dal futuro capo del fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie,
eterodosse ed "eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In
questo periodo Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto
europeo poteva esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo
appoggio all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista:
«Io sono fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più
questa sarà acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in
Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi
morti delle verità astratte! (...). Alle guerre esterne dovranno succedere le
interne, le prime devono preparare le seconde, e tutte insieme la grande
luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione
ideale di queste giornate livide e paurose, macchiate di misfatti e di
infamie» (Sergio Panunzio) Quest'articolo di Panunzio, apparso sul
quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché
Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di
Mussolini, il quale si stava convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu
«debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior
Mussolini polemista». Infatti, «al momento di questa polemica, Mussolini
era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le
argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché
provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale,
furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande
passo, il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto all'interventismo»
(Francesco Perfetti) La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto
mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di
sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto
emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla
lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del «Popolo
d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in
favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di
difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una
rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi
mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni
conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da
un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di
membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara (marzo 1916), il
quale diede vita altresì al giornale «Il Fascio». Oltre all'analisi
politica e all'impegno giornalistico, Panunzio lavorò anche a una
sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto,
con le opere Il concetto della guerra giusta (1917), Principio e diritto di
nazionalità (dello stesso anno ma pubblicato solo nel 1933 in Popolo, Nazione,
Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle Nazioni (del
1918, ma pubblicati entrambi nel 1920). Nel primo saggio, egli sosteneva
l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il
mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la
creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece,
individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che
sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre
la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la
prima volta il concetto di «sindacalismo nazionale»: «La Nazione deve
circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle
corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete
organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le
nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino
storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di
classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta,
la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la
«reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra
Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale» (Sergio
Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra,
Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra
interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale
recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più
importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in questo,
Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi
produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni,
a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali;
affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da
affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era chiaramente
abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel
discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo),
riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani di
Combattimento: «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare;
vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come
cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter
votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo
programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di
costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza
sinceramente politica» (Benito Mussolini[25]) A Ferrara, Panunzio assisté
alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo
rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e
Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al
movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli
agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere
Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi
delle Réflexions sur la violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo
discorso distinguendo una violenza "morale", "razionale",
"rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione
di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza
invece gratuita e immorale[26]. Nel secondo volume, Panunzio criticava — da un
punto di vista neokantiano — il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando
intravedere tuttavia margini di sviluppo per una visione totalitaria dello
Stato[27]. A seguito dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente
creazione della Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera
di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della
Confederazione, cioè «Il Lavoro d'Italia»[28], vergando un importante articolo
sul primo numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul sindacalismo
nazionale[29]. Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di Balbo, per una
conciliazione tra Mussolini e Gabriele D'Annunzio[30], appoggiò la politica
pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un
ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo
Governo Facta — la costituzione di un governo di "pacificazione" che
riunisse fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da
Mussolini stesso[31]), scrivendo un importante articolo che individuava nel
capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese:
«Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in
contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo
non è ancora bene conosciuto. Chi scrive (...) può affermare con piena
sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata al
nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di
Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B.
Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio,
episodio. (...) Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è
vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente,
ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che
delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due
parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di
necessità e di sincerità» (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il
reincarico di Facta e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto
dall'Alleanza del Lavoro (il cosiddetto «sciopero legalitario»), il 4 agosto
Panunzio scrisse a Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei
socialisti confederali, ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti
con il PSI e reputando ormai sempre più necessaria una svolta a destra:
«Anch'io pensavo unirci con i confederali che «senza sottintesi siano per lo
Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra.
Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il
difficile, dal lato politico, viene proprio ora» (Sergio Panunzio[33]) Di
lì a breve, il fascismo salì al potere. L'impegno politico e culturale
durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista, Panunzio strinse
legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la tessera
del PNF (su iniziativa dell'amico Italo Balbo) il 5 giugno 1923, e venendo
eletto deputato nel 1924. Nello stesso anno divenne membro del Direttorio
nazionale provvisorio del PNF, che lasciò dopo neanche un mese in quanto
chiamato alla carica di sottosegretario del neonato Ministero delle
Comunicazioni (diretto al tempo da Costanzo Ciano). In questo periodo,
inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti — sulla vera natura
ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di «conservazione
rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita: «Il Fascismo non è
unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello stesso tempo —
beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e l'altra. Se mi è lecito
servirmi d'una frase che non è una frase vuota di senso, ma una concezione
dialettica, io dirò che il Fascismo è una grande «conservazione
rivoluzionaria». (...) Quel che costituisce la superba originalità della
«rivoluzione italiana», ciò che la fa grandemente superiore alla rivoluzione
francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e approfittando degli
insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la critica storica della
Rivoluzione dell'89, essa ha conservato il passato, realizzato il presente e
orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e
dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad
esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari,
giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica,
che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato,
vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della
corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un
punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua
orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato
parlamentare»» (Sergio Panunzio[34]) Partecipò inoltre attivamente al
dibattito incentrato sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti
spunti, alcuni dei quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il
"sindacato unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità
giuridica (istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una
Magistratura del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra
capitale e lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato
sindacale (poi corporativo): «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e
del Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di
approdo e lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo»
(Sergio Panunzio[35]) È di questi tempi altresì l'evoluzione del pensiero
panunziano riguardo a una concezione organicistica dello Stato, attraverso una
critica serrata dello Stato democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico,
livellatore, astratto» (sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e
cioè il suffragio universale»), che doveva portare a uno «Stato organico,
gerarchico», fondato su un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è
organizzato pesa, chi non è organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve
essere considerata, infatti, la definizione panunziana del fascismo quale
«concezione totale della vita»[37]. Tutta la riflessione teorica
politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo
volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato fascista, il quale accese grandi
dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di confrontarsi su
questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità intellettuali
come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e Carlo Curcio[38]. In virtù di
queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi
causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma
statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle
leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563
del 3 aprile 1926, che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della
Carta del Lavoro, il documento fondamentale della politica economica e sociale
fascista. Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento:
dopo aver vinto nel 1921 il concorso per un posto da professore straordinario
in filosofia del diritto presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne
ordinario e si trasferì, nel 1925, all'Università degli Studi di Perugia, di
cui fu Rettore nell'anno accademico 1926-1927. L'anno seguente fu invece
chiamato a insegnare dottrina dello Stato presso la Facoltà di Scienze
Politiche dell'Università degli Studi di Roma, cattedra che detenne sino alla
morte. Non appena insediatosi nell'ateneo romano, fu incaricato dal Duce di
organizzare, in qualità di Commissario del Governo, la neonata Facoltà Fascista
di Scienze Politiche di Perugia, che doveva essere la «Oxford italiana» e
«fascista»[40]. In tale veste, chiamò a insegnare a Perugia docenti quali Paolo
Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero Olivetti, Maurizio Maraviglia e
Francesco Coppola. Fu ancora deputato nel 1929 e nel 1934. Malgrado gli
impegni accademici, Panunzio continuò a sostenere l'edificazione
dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i
suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni
trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in
quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale,
perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo,
affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica
del Paese[41]. In questo periodo, grazie a opere teoriche
fondamentali[42], Panunzio sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero.
In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone
allo «Stato atomistico ed individualistico del liberismo»[43]. Inoltre lo Stato
fascista è caratterizzato dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa
come «unione di anime»[44], al contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente,
ateo e agnostico»[43]. Il giurista molfettese introdusse anche il concetto di
funzione corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre
canoniche: esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il
necessario fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la
creazione dello Stato corporativo[45]. Lo Stato fascista, infine, si configura
come uno Stato totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una
rivoluzione ed essendo formalmente uno "Stato
rivoluzionario"»[46]. Con l'istituzione delle corporazioni
(attraverso la Legge n. 164 del 5 febbraio 1934) e la creazione della Camera
dei Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129 del 19 gennaio 1939), Panunzio
redasse la Teoria Generale dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del
suo pensiero in materia di ordinamento sindacale corporativo: in questo, egli
sosteneva la funzione attiva e propulsiva del sindacato, al fine di evitare
un'involuzione burocratica delle corporazioni[47]; sosteneva altresì il suo
concetto di economia mista — la quale all'intervento pubblico affiancasse una
sana iniziativa privata — «ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta
all'unità, ossia unificata dallo Stato, in quanto il pluralismo economico e la
pluralità delle forme economiche sono un momento ed una determinazione organica
del monismo giuridico-politico dello Stato»[48]. Nel 1937, partecipò, con
notevole peso specifico, alla riforma del Codice di procedura civile e del
Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare, il suo contributo fu
decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e quinto (Del lavoro)
libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse dedicato al lavoro; volle
che la Carta del Lavoro fosse posta a base del codice; definì un più
circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne enfatizzava la
"funzione sociale"[49]. Nel 1939 divenne consigliere nazionale della
Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50]. Morì a Roma, in piena
guerra, l'8 ottobre 1944. L'archivio di Sergio Panunzio è stato
digitalizzato ed è attualmente disponibile alla ricerca presso la Fondazione
Ugo Spirito e Renzo De Felice in Roma[51] Opere: Il socialismo giuridico,
Libreria Moderna, Genova. La Persistenza del Diritto (Discutendo di
Sindacalismo e di Anarchismo), Editrice Abruzzese, Pescara Sindacalismo e Medio
Evo, Partenopea, Napoli Il diritto e l'autorità: contributo alla concezione
filosofica del diritto, UTET, Torino Il concetto della guerra giusta, Colitti,
Campobasso La lega delle nazioni, Taddei, Ferrara Introduzione alla Società
delle Nazioni, Taddei, Ferrara Diritto, forza e violenza: lineamenti di una
teoria della violenza, con prefazione di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna Lo stato di diritto, Taddei, Ferrara Italo Balbo, Imperia Ed., Milano Stato
nazionale e sindacati, Imperia Ed., Milano 1924. Che cos'è il fascismo, Alpes,
Milano Seconda edizione Libreria Europa . Lo Stato fascista, Cappelli, Bologna Il
sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma Il concetto della dittatura rivoluzionaria,
Forlì Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti
giuridici, Società tipografica modenese, Modena Leggi costituzionali del
Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma Popolo, Nazione, Stato (esame giuridico), La
Nuova Italia, Firenze I sindacati e l'organizzazione economica dell'impero,
Istituto Poligrafico dello Stato, Roma Sulla natura giuridica dell'Impero
italiano d'Etiopia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma L'organizzazione sindacale e l'economia
dell'Impero, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma La Camera dei fasci e delle
corporazioni, Stabilimento arti grafiche Trinacria, Roma Teoria generale dello
Stato fascista, 2ª ed. ampliata ed aggiornata, CEDAM, Padova Spagna
nazionalsindacalista, Bietti, Milano 1942. Seconda edizione Libreria Europa .
Motivi e metodo della codificazione fascista, Giuffrè, Milano. Francesco
Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con
Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», febbraio 1986. A. James Gregor, Sergio Panunzio: il
sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma, «Non c'è
dubbio che tra i molti scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del
fascismo italiano Sergio Panunzio deve essere considerato uno dei più
competenti e intellettualmente influenti».
Per Herbert Matthews era l'unico teorico fascista che potesse eguagliare
il livello e l'influenza di Giovanni Gentile: H. L. Matthews, I frutti del
fascismo, Laterza, Bari 1945. Secondo Jay Clarke, egli «fornisce con le sue
teorie una patina di legittimità rivoluzionaria alla dittatura fascista»: Jay
Clarke, Fascism and Bolshevism, in History of Modern Italy. Zeev Sternhell,
Nascita dell'ideologia fascista (1989), tr. it., Baldini e Castoldi, Milano
1993, 47-48: «Sergio Panunzio [è] il
teorico più importante del fascismo degli anni Venti, poi eclissato dall'avvento
di Gentile». Perfetti, 19877. Il socialismo giuridico, Libreria Moderna,
Genova, Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea, Napoli 1910. Giovanna Cavallari, Il positivismo nella
formazione filosofico-politica in «Schema», fasc. 1, 1985. Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista
di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Benito
Mussolini, Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le «inversioni» del
sovversivismo guerrafondaio, in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue
cause e i suoi fini, in Ver sacrum,
Taddei, Ferrara 1915, 81-89. Sergio Panunzio, I due partiti di oggi e di
domani, in «Il Popolo d'Italia», 26 febbraio 1916. Perfetti, La Lega delle nazioni, Taddei, Ferrara,
Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento», Mussolini, Diritto, forza e
violenza: lineamenti di una teoria della violenza, Cappelli, Bologna Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara, Il
settimanale era diretto dallo stesso Rossoni e annoverava, tra i collaboratori
più attivi e competenti, Armando Casalini.
Sergio Panunzio, Il sindacalismo nazionale, in «Il Lavoro d'Italia», Perfetti,
Renzo De Felice, Mussolini il fascista,
I: La conquista del potere, Einaudi, Torino 1966, 268 ss.
L'ora di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», 29 luglio 1922.
L'articolo fu ripreso, lo stesso giorno, sul «Popolo d'Italia» per espressa
volontà di Mussolini. Lettera citata in
Perfetti, 198782. Che cos'è il fascismo,
Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista Internazionale di Filosofia del
Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel problema elettorale, in «Il Resto
del Carlino», 7 dicembre 1922. Sergio
Panunzio, Idee sul Fascismo, in «Critica fascista», Loreto Di Nucci, La facoltà
fascista di Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo, in Continuità e
fratture nella storia delle università italiane dalle origini all'età
contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche Perugia, Perugia 2006. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato
fascista, Carocci, Roma, Renzo De
Felice, Mussolini il Duce, I: Gli anni
del consenso (1929-1936), Einaudi, Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria
del Littorio, Roma 1929; Il concetto della dittatura rivoluzionaria, Forlì
1930; Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti
giuridici, Società tipografica modenese, Modena 1931; Leggi costituzionali del
Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma, Perfetti,
XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera dei fasci e delle
corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando
Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista , Il Mulino,
Bologna, Laterza, Roma-Bari 1975). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il
sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma 1978; nuova
edizione ampliata, Lulu.com, . Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio
Susmel, 44 voll., La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione
sindacalista di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra
fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna 2000. Giuseppe
Parlato, Il sindacalismo fascista, II:
Dalla grande crisi alla caduta del regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti,
Il sindacalismo fascista, I: Dalle
origini alla vigilia dello Stato corporativo, Bonacci, Roma 1988. Francesco
Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con
Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», febbraio 1986. Francesco Perfetti,
Introduzione, in Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo,
Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e
corporative, Le Lettere, Firenze . Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia
fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano 1993. Fascismo Sindacalismo rivoluzionario Sindacalismo
nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo Italo Balbo James Gregor
Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio, . Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei
deputati. Sabino Cassese, Socialismo
giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo
giuridico in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno,
3-4, 1974-75, Giuffrè Editore Milano. Sito dell'Università degli Studi di Firenze
PANUNZIO.
(Ferrara). Filosofo. Grice:
“I like his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is
going to contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Ligato alle correnti conservatrici e controrivoluzionarie
italiane, figlio del più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo
rivoluzionario Sergio Panunzio. Laureatosi nel 1941 in Scienze Politiche,
lavora complessivamente 12 anni all'Università degli Studi di Roma "La
Sapienza", prima come Assistente Volontario presso la cattedra di Storia
delle Dottrine Politiche di Filosofia del Diritto e in seguito sia come
Assistente Incaricato di Diritto Costituzionale interno e comparato, sia come
Professore Incaricato per la Filosofia del Diritto ed Etica del Lavoro.
L’ostilità dell’ambiente universitario motivata dagli stretti legami storici e
politici della sua famiglia con il fascismo, gli impedisce di ottenere una
cattedra universitaria costringendolo a ripiegare sull'insegnamento nei
licei. Nel 1940 si arruola nella Regia Marina, partecipa ad operazioni di
guerra nel Mediterraneo e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine
della Corona d'Italia. Nel giugno del 1944, dopo quella che definirà "l'onta
dell’8 settembre", non volendo partecipare a uno scontro fratricida, per
protesta si autocongeda con il grado di "sottotenente di
vascello". Nel 1946 rifonda insieme al fratello Vito la storica
rivista politico-culturale di Angelo Oliviero Olivetti Pagine Libere che si
avvale della collaborazione di redattori di grande livello tra i quali
spiccano: Nino Tripodi, Giuseppe Chiarelli, Gioacchino Volpe, Alberto Asquini,
Walter Prosperetti, Luigi Ventura, Eros Vicari, Eugenio Zolli, Roberto
Cantalupo, Ernesto De Marzio, Emilio Betti e molti altri. Il gruppo di Pagine
Libere diretto dai fratelli Panunzio viene a volte liquidato come neofascista,
ma in realtà esso rimase sempre sostanzialmente estraneo e indipendente
rispetto alle tradizionali destre politiche italiane del dopoguerra, compreso
il MSI, com'è noto fortemente condizionate dall'esperienza della RSI alla quale
i firmatari del manifesto di Pagine Libere non avevano mai aderito, non
condividendone le finalità politiche. Suoi scritti appaiono anche su
L'Ultima di Adolfo Oxilia e di Papini, Carattere e su riviste specializzate in
studi filosofico-giuridici. Conclusa l'esperienza dell'Ultima, i collaboratori
della rivista intraprendono strade differenti; Panunzio (come Attilio Mordini)
si muove orasecondo il teologo Sergio Quinzio«nella direzione di un simbolismo
esoterico pieno di sacrali e regali nostalgie». Dopo un decennio passato
a insegnare materie letterarie, storiche e filosofiche nei licei, viene
chiamato a Roma dal Governo in carica presieduto da Moro, con la mansione di
addetto alla Stampa Estera presso la Presidenza del Consiglio e
contemporaneamente nominato addetto stampa al Comune di Roma. Incarichi che
ricoprirà per circa un decennio. Fonda a Roma la rivista di studi
tradizionali Metapolitica, tra le più longeve nel panorama della pubblicistica
del settore, durata ben 34 anni e nello stesso torno di tempo comincia a
pubblicare i suoi libri in una collana a cui darà il nome di "Dottrina
dello Spirito" e di cui usciranno dodici volumi. A partire dal 1968, il
concetto di metapolitica è al centro del dibattito sulle radici europee da
parte degli esponenti della Nuova Destra: i seguaci dell'opera di Panunzio
sostengono una visione cristiana, in opposizione al neopaganesimo di de
Benoist. Considerato uno dei più acuti interpreti del metafisico francese
René Guénon, Silvano Panunzio, cercò di ricondurne l'orientamento tradizionale,
iniziatico, e simbolico nell'alveo del pensiero cristiano. Insieme ad Attilio
Mordini di cui fu amico e sodale, può essere considerato come uno dei massimi
esponenti italiani del tradizionalismo novecentesco. La sua imponente
biblioteca personale e paterna è stata donata alla Fondazione Ugo Spirito che
ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. Collana di “Dottrina dello Spirito”
Contemplazione e Simbolo, “Summa iniziatica orientale-occidentale”, Volpe, Roma
Simmetria, Roma Metapolitica, “La Roma
eterna e la Nuova Gerusalemme”, Edizioni Babuino, Roma Cristianesimo Giovannèo,
“Luci di Ierosofia”, Volpe, I Classici
Cristiani, Cantagalli, Siena La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma
politico del Novecento alla svolta Metapolitica del Duemila”, Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia,
Simbolismo, Sapienza, nel Poema Sacro,
Ed. Metapolitica, Roma nuova
edizione ampliata Terra e Cielo, “Dal nostro Mondo ai Piani Superiori”, 99, Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio,
“Summa Sanctitatis” (Venti Biografie eroiche),
Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” (Venti
Biografie eroiche), Siena, Cantagalli, 2Silvano Panunzio, Metafisica del
Vangelo Eterno, Roma, Simmetria, La Coralità celeste superdivina, Ed.
Metapolitica, Roma Alleanza Trascendente
Michele Arcangelo, ATMA. Princípi. Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedenti
Storici e Agiografici del Cinquantenario, Roma, nuova edizione Scritti
remoti Il misticismo di S. Francesco e il francescanesimo dell’anima
italiana, Sophia, Roma, Difesa
dell’Aristocrazia: Il cristianesimo come Aristocrazia sociale, Pagine Libere,
Roma 1948, Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e Mazzini nel pensiero
italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico, Fratelli Bocca
Editori, Milano 1950 Tradizione, Oriente e Sacre Scritture, L’Ultima, Firenze Il
reincontro Cristianità-Islàm (due eredi dell’impero mediterraneo), Roma,
Firenze, Un pontificato simbolico e universale: dal “Defensor Civitatis” al
“Pastor Angelicus”, Conte Editore, Roma, Cattolici svegli (Tempi di
ApocalisseOriente e OccidenteEscatologia ed Ecumenismol’Ora di Giovanni), Firenze,
Verona, Cosmologia degli Antichi, Dialoghi, Roma, Ispirazione e Tradizione (Città tradizionali e
Città ispiratrici), Carattere, Verona Lo
spiritualismo storico di Luigi Sturzo (Per una rettificazione metafisica della
Sociologia), Conte, Napoli Scritti recenti Discorsi sul monachesimo e
sull’oblazione benedettina, S. Benedetto, Parma Il profetismo di Savonarola, La Pianura,
Ferrara, Prefazione alla “Beatrice di Dante” (di Gabriele Rossetti), Atanor,
Roma Approfondimenti crono-escatologici sul “Die Kirche in der
Endzeit-Apocalypse” del padre Dlustusch, Roma, Il gioannismo di Santa Caterina
da Siena e il vero volto di Giovanni, Quaderni Cateriniani, Cantagalli, SienaLe
divine negazioni dell’Orso forte (saggio critico introduttivo e traduzione del
“Saint Bernard” di René Guénon), Il Cinabro, Catania, Solo, nel mistero di Dio.
“Sinossi ascetico-mistica da tutti gli Scritti del Padre Pio” (Proemio,
Compilazione, CommentiPresentazione del Vicepostulatore, padre Gerardo Di
Flùmeri), I Classici Cristiani, Cantagalli, Siena, Il Simbolismo di Rita,
Disegno inedito della mistica rosa di Roccaporena, Thule, Palermo Le frontiere
dell’aldilà nel poema di Dante e negli aneliti di Padre Pio (Relazione al
Convegno di Spiritualità di San Giovanni Rotondo), Atti, Il mistero metafisico
di Maria “vera Dea e vera Donna”, Thule, Palermo, Laus fidei (Prefazione a “La
luce del Graal”, poema di Pietro Mirabile), Thule, Palermo, Cavalleria
terrestre e celeste di S. Antonio Taumaturgo, Cantagalli, Siena, Matilde! Vita,
morte e trasfigurazione di una Sposa Cristiana, Cantagalli, Siena, La Croce e
l’Ulivo, Canti Lirici (StelleRaggi di SoleTra Mare e CieloUltimo Quarto) Composizione
artistica; Schena Editore, Fasano, Ristampe
e nuove antologie Difesa dell’Aristocrazia (Il cristianesimo come
aristocrazia sociale), I Quaderni di Metapolitica, n. 1, Roma Scritti su René Guénon, I Quaderni di
Metapolitica, Roma Vecchie e nuove
cosmologie (Avviamento alla “Scienza dei Magi”), I Quaderni di Metapolitica, n.
3, Roma Per una rettificazione
metafisica della sociologia (Lo spiritualismo storico di Luigi Sturzo), I Quaderni
di Metapolitica, Roma Le frontiere
dell’Aldilà nel poema di Dante e negli aneliti di Padre Pio, I Quaderni di
Metapolitica, nRoma Scritti in
collaborazione Archivio Storico di “Metapolitica, Rivista del Regno
Universale, Roma “Nuovi Cieli e Nuova Terra”, Roma. Complessivamente volumi in corso di stampa. Pagine Libere
(Storica Rivista Internazionale fondata a Lugano6), Nuova Serie, Roma, L’Vltima
(Rivista di Escatologia e di Ecumenismo), Firenze, Scritti sulla stampa
estera Bibel und Cosmologie, Kairòs, Zeitschrift für Religionswis-senschaft
und Theologie, Salzburg Christus und Indien, Jesus und wir, Kairòs, Salzburg, Referate,
Bibliographie zür Symbolik, Ikonographie und Mythologie, Baden-Baden, Politik-Kriptopolitik-Metapolitik,
Zeitschrift für Ganzeisfor-schung (Philosophie, Gasellschaft, Wirtschaft), Wien
1981 Traditio et Renovatio, idem, Wien. ,
MetapoliticaHistoria cultural, Enciclopèdia Luso-Brasileira de Cultura, Ècriture et peinture, Contrelittérature,
Paris Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio a Silvano Panunzio in occasione del
centenario della nascita, Ed. Simmetria, Roma .
Inediti: Corona di Rose (Luci d’oltrevita del fiore del Carmelo).
In corso di stampa Note Olinto Dini, Percorsi di libertà, Firenze,
Polistampa, Giambattista Scirè, La democrazia alla prova, Roma, Carocci,
200525. Silvano Panunzio fu allievo di
Eugenio Zolli, cfr. Claudio C. Belinfanti, Lo strano caso di Israel Eugenio
Zolli, . Secondo Giovanni Pallanti,
Panunzio sulle pagine de L'Ultima avrebbe proposto «un'intesa teologica e
politica tra il cattolicesimo e l'islam. [...] Panunzio, combattente nella
Seconda guerra mondiale rimase chiaramente, un teorico di un fascismo mistico con lo
sguardo rivolto a Oriente». Giovanni Pallanti, "L'Ultima": scrittori,
artisti e teologi tra cattocomunismo e fascismo, Firenze, Società editrice
fiorentina, VIII. Francesco Carnelutti,
Tempo perso, Firenze, Sansoni, Sergio Quinzio, "L'Ultima" ovvero
l'ultimo sogno dello scrittore, in Prospettive libri, In Metapolítica y
filosofía, il filosofo argentino Alberto Buela Lamas afferma che Panunzio fosse
il massimo rappresentante della corrente metapolitica. AMetapolítica y
filosofía: estudio preliminar de H. Aguer, Buenos Aires, Ediciones Theoría, Bruno
Bosteels, Badiou and Politics, Durham, NC, Duke University Press. Per una
sintesi del pensiero di Panunzio: Sergio Sotgiu, Una vita contro il cattocomunismo,
in Il Giornale, Tradizionalismo (filosofia) Opere Excursus sul termine
"Metapolitica" filosofia.org.
PAOLINO. (Napoli).
Filosofo. Grice:
“In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy,
small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli,
Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto
naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al
Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due
volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla
stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta
dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi
nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu
veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni,
benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero
dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da
Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore. Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello
studio di Napoli, Torino, Giovanni Di
Simone, Girolamo Tiraboschi.
PAPI. Grice: “Papi’s
‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two
words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!”
-- essential Italian philosopher. Fulvio Papi (Trieste), filosofo. Compie gli
studi a Milano, a Stresa sul Lago Maggiore
per poi tornare a Milano fino
alla laurea. Politicamente attivo nella corrente lombardiana del PSI, segue un
percorso che lo vedrà varcare le porte del Parlamento ed assumere la
vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del
tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in
un'intervista abbandona bruscamente tutto e si dedica all'insegnamento. È
insignito nello stesso anno del titolo di Professore Emerito a Pavia e dell'Ambrogino d'oro quale cittadino
benemerito di Milano.Fonda inoltre la rivista di filosofia Oltrecorrente, che
tuttora dirige. Con Vegetti, Alessio e Fabietti,
ha curato inoltre, per l'editore Zanichelli, il manuale di filosofia per i
licei, iFilosofie e società. KARL MARX RISPONDE A SALVATORE VECA, PRENDE LE
DISTANZE DA ENGELS E RENDE OMAGGIO A FULVIO PAPI., “La parola incantaa.” Biografia
e di Papi Archiviato il 13 dicembre in . nel sito "Fondazionecorrente.org Biografia su dicom.uninsubria. Scuola di
Milano Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Profilo autobiografico in
Rivista di filosofia Oltrecorrente.
PAREYSON. (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da
genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una
tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore
Loffredo di Napoli. Compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania,
dove ebbe modo di conoscere personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si
fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo
di Solari e Guzzo, dopo aver seguito in
Germania i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso
di Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri
esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu
arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza,
insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare
anonimamente articoli. Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari
atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei
Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore
della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la fondò a Padova. Ebbe molti allievi, fra cui
Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola, Givone,
Riconda, Marconi, Massimino, Ravera,
Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale
Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i
maggiori filosofi del XX secolo, assieme
a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo
principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La
filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo.
Si dedicò anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo non più in chiave hegeliana (Fichte),
individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la
propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli
veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a
Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso
in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come
interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama
la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche
storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili
rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach,
e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel
marxismo. Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente
tre fasi: una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un
esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come
la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con
l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di
interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle
condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta
da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a
un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente
attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere
innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling
all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla
luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling,
ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si
apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica,
bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo
ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica,
negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità
del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe
affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza
è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il negativo
in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica – cosmos,
theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda sul
lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri,
Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, "Pareyson”
iDizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in
centrostu di pareyson Home.html Luciano
Regolo, A Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in
«Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia
della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio
percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della
negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf.
Grice, “ill-will” --. Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, F. Tomatis
Opere: “La filosofia dell'esistenza e Karl Jaspers, Napoli, Loffredo Editore (nuova ed., Karl Jaspers, Casale Monferrato
(AL), Marietti, Studi sull'esistenzialismo, Firenze, G.C. Sansoni, Esistenza e
persona, Torino, Edizioni Taylor, (IV ed., Genova, Il Melangolo, L'estetica dell'idealismo, Torino, Edizioni di
«Filosofia», Fichte, Torino, Edizioni di
«Filosofia», (nuova ed., Milano, Mursia,
, Estetica. Teoria della formatività, Torino, Edizioni di «Filosofia», (nuova ed., Milano, Bompiani). Teoria
dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati, Conversazioni
di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico di Dostoevskij, Torino, Einaudi,
Verità e interpretazione, Milano, Mursia, L'esperienza artistica, Milano,
Marzorati, Schelling, in Grande
antologia filosofica, Milano, Marzorati, Dostoevskij: filosofia, romanzo ed
esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in
Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg &
Sellier, Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia Editore, Filosofia della libertà, Genova, Il Melangolo,
Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le
"Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Edizioni Mursia, Milano.
Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il
Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario
Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di
Estetica, Alberto Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla
teoria dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco
Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando
Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara,
L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma,
Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice,
Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione.
L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia, , Brescia, Editrice
Morcelliana, Musaio, Interpretare la
persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo
Diego Bubbio, Piero Coda , L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza
religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli,
Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità
della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,”
Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi
Pareyson" Pubblicazioni e critica
Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito
"filosofico.net".
PARINETTO.
(Brescia). Filosofo. Grice:
“Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le streghe?” Grice:
“The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian allows for “lo
strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua opera convergono
tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del Tao Te Ching di
Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come (Eraclito, Nietzsche e
Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale, quali Deleuze e Guattari.
È considerato uno degli interpreti eterodossi del marxismo. Particolarmente
importanti sono state le sue analisi sulle persecuzioni dei movimenti ereticali
e sulla stregoneria, nella cui repressione legge il tentativo di annichilimento
di qualsiasi diversità sociale da parte del potere (non solo religioso ma anche
economico e culturale). Ha contribuito, spesso, con queste sue analisi, alla
comprensione dell'emarginazione di tutte le istanze sociali e culturali
minoritarie, non solo del passato ma anche contemporanee. Altro tema centrale
dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere contrapposto alla scienza moderna e
volto alla trasformazione dell'umano anziché del sociale. Ha anche una profonda
cultura musicale, tanto da essere stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come
recensionista. Fu anche collaboratore del periodico La Verità (organo della
federazione bresciana del PCI). È in via
di costruzione, presso la biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che
raccoglie la sua vasta produzione. Opere: “Alchimia e utopia, Pellicani”
(Mimesis); “Corpo e rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx,
Pellicani, Mimesis, Gettare Heidegger, Mimesis, I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx:
sulla religione, La nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo, Mimesis,” La
rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi,
La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia
e ragione” La Nuova Italia, Marx diverso
perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale, Ed.
Contemporanea, “Nostra signora dialettica” Pellicani, Processo e morte di Bruno: i documenti, con un
saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla
religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei
diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile.
Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le
ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Emily Dickinson,
Dietro la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti
i frammenti, Mimesis, Ludwig Feuerbach, Rime sulla morte, Mimesis, Friedrich
Hegel e Friedrich Hölderlin, Eleusis, carteggio, Mimesis, Gotthold Ephraim
Lessing, Il teatro della verità. Massoneria, Utopia, Verità, Mimesis, Angelus
Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, Lao Tzu, La via in cammino: Tao Te Ching,
Edizioni La vita Felice, Milano, Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa
Alternativa, Vedi per esempioUna polemica sulle streghe in Italia, riferimenti
in . Vedi per esempio la recensione a I
Lumi e le streghe Vedi di Renzo
Baldo Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo
Emeroteca , su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia
da nicolettapoidimani su
nicolettapoidimani. Biografia da mimesisedizioni, su mimesisedizioni. Biografia
da zam, su zam. Una polemica sulle streghe in Italia -- nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e
Insegnamento di Filosofia e Storia.
parmenide: Grice: “”A = A,”
Parmenides says,” “Le donne sono le donne,” “La guerra è la guerra.” Enough to
irritate an Italian neo-non-parmenideian“One of the most important Italian
philosophers, if only because Plato dedicated a dialogue to him!”Grice. a Grecian
philosopher, the most influential of the pre-socratics, active in Elea Roman
and modern Velia, an Ionian Grecian colony in southern Italy. He was the first
Grecian thinker who can properly be called an ontologist or metaphysician.
Plato refers to him as “venerable and awesome,” as “having magnificent depth” Theaetetus
183e 184a, and presents him in the dialogue Parmenides as a searching
critic in a fictional and dialectical
transposition of Plato’s own theory of
Forms. Nearly 150 lines of a didactic poem by Parmenides have been preserved,
assembled into about twenty fragments. The first part, “Truth,” provides the
earliest specimen in Grecian intellectual history of a sustained deductive
argument. Drawing on intuitions concerning thinking, knowing, and language,
Parmenides argues that “the real” or “what-is” or “being” to eon must be
ungenerable and imperishable, indivisible, and unchanging. According to a
Plato-inspired tradition, Parmenides held that “all is one.” But the phrase
does not occur in the fragments; Parmenides does not even speak of “the One”;
and it is possible that either a holistic One or a plurality of absolute monads
might conform to Parmenides’ deduction. Nonetheless, it is difficult to resist
the impression that the argument converges on a unique entity, which may indifferently
be referred to as Being, or the All, or the One. Parmenides embraces fully the
paradoxical consequence that the world of ordinary experience fails to qualify
as “what-is.” Nonetheless, in “Opinions,” the second part of the poem, he
expounds a dualist cosmology. It is unclear whether this is intended as candid
phenomenology a doctrine of
appearances or as an ironic foil to
“Truth.” It is noteworthy that Parmenides was probably a physician by profession.
Ancient reports to this effect are borne out by fragments from “Opinions” with
embryological themes, as well as by archaeological findings at Velia that link
the memory of Parmenides with Romanperiod remains of a medical school at that
site. Parmenides’ own attitude notwithstanding, “Opinions” recorded four major
scientific breakthroughs, some of which, doubtless, were Parmenides’ own
discoveries: that the earth is a sphere; that the two tropics and the Arctic
and Antarctic circles divide the earth into five zones; that the moon gets its
light from the sun; and that the morning star and the evening star are the same
planet. The term Eleatic School is misleading when it is used to suggest a
common doctrine supposedly held by Parmenides, Zeno of Elea, Melissus of Samos,
and anticipating Parmenides Xenophanes of Colophon. The fact is, many
philosophical groups and movements, from the middle of the fifth century
onward, were influenced, in different ways, by Parmenides, including the
“pluralists,” Empedocles, Anaxagoras, and Democritus. Parmenides’ deductions,
transformed by Zeno into a repertoire of full-blown paradoxes, provided the
model both for the eristic of the Sophists and for Socrates’ elenchus.
Moreover, the Parmenidean criteria for “whatis” lie unmistakably in the
background not only of Plato’s theory of Forms but also of salient features of
Aristotle’s system, notably, the priority of actuality over potentiality, the
unmoved mover, and the man-begets-man principle. Indeed, all philosophical and
scientific systems that posit principles of conservation of substance, of matter,
of matter-energy are inalienably the heirs to Parmenides’ deduction. Refs.: H.
P. Grice, “Negation and privation,” “Lectures on negation,” Wiggins, “Grice and
Parmenides;” Luigi Speranza, “Il
parmenideismo italiano,” Luigi Speranza,
"Grice e Parmenide," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PARISIO. (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice:
“I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come
molti umanisti ebbe una vita errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a
Corfù, ritornò in patria dove aprì una scuola. Si trasferì a Napoli dove
ottenne cariche e favori dal re di Napoli Ferrandino. Risiedette per qualche
tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposò la figlia del filosofo
Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e Venezia, tornò a
Cosenza, dove fondò l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma, invitato da papa
Leone X, vi insegnò sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che latino
nell'Archiginnasio. Rimase a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritornò definitivamente a
Cosenza. Opere:” Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis,
A. Iani Parrhasii”’ “Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae
Glareani adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano, Q. Horatii Flacci Omnia poemata cum ratione
carminum, & argumentis vbique insertis, interpretibus Acrone, Porphyrione,
Iano Parrhasio, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei
Bonfinis, &Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea
annotationes doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli
Vtinensis, atque Henrici Glareani apprime vtiles addidimus. Nicolai Perotti
Sipontini libellus de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino.
Quae omnia longe politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem
prodeunt. Index copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere
animaduersione digna visa sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli,
Claudius Claudianus, Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia
nuper impressus: in quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum
utilitatem: addita sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia:
Albertino da Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis
ex epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae:
plenae frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. A.
Ianus Parrhasius & recensuit & approbauit, Vicentiae: per Henricum
& Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii Maximi Priscorum exemplorum libri
nouem: diligenti castigatione emendati: aptissimisque figuris exculti: cum
laudatis Oliuerii ac Theophili commentariis: Hermolai Barbari: Georgii Merulae:
Mar. Antonii Sabellici: Iani Parrhasii: Raphaelis Rhegii: multorumque praeterea
nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem literarum: ad inueniendas
historias nuper excogitato: alteroque in usum grammaticorum ad uocabula
rerumque cognitionem, Impressum Venetiis: per Bartholomeum de Zanis de
Portesio, Habes in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera
nuper per Ianum Parrhasium accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:
... Eiusdem Epitome. Carmen de Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam
Ioan. Chry. de Eucha. quandam expositionem & in eandem materiam Lau. Vall.
sermonem. habes Phi. adhorationem ad Theodo. & aduersus gentes Tertul.
Apologeticum, Venetiis: arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum, Retoricae breviarium ab optimis utriusque linguae
auctoribus excerptum, Iani Parrhasii Liber de rebus per epistolam quaesitis.
Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus poetas
illustrauit libris ... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana,
Ginevra: excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri
typographus, Davide Andreotti, Storia dei cosentini, II, Napoli: Stabilimento Tipografico di
Salvatore Marchese (Google books) Ugo Lepore, «Per la biografia’ Biblion, Giuseppina
Maria Perna Mugavero, Aulo Giano Parrasio, Treviso: SIT, Francesco D'Episcopo, Fondatore dell'Accademia
Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi sui suoi natali,
in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata e diretta da
Luigi Pellegrini, Accademia Cosentina TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Italica,su italica.rai.
PARRINI. (Castel’Azzara). Filosofo. Grice:
“Italians are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini
proves they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni
scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste
filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana
"Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu
segretario nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché
Presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere
lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli
Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di
perfezionamento in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza
biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia analitica contemporanea,
dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari aspetti del pensiero
scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo, della filosofia italiana
del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova interpretazione del
positivismo logico e dei suoi rapporti con il convenzionalismo e la filosofia
kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia conferma a livello
internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori interessi vanno al
tema del realismo, alla problematica della conoscenza a priori, alla giustificazione
epistemica e alla metodologia della ricerca storico-filosofica. Nel volume
Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva filosofica cui dette il nome di
"filosofia positiva" e della quale sviluppò le implicazioni circa i
rapporti con l'ermeneutica, lo statuto epistemologico della logica e la natura
della verità. Lasciò più di un centinaio di pubblicazioni. Opere: “Linguaggio e
teoria: analisi filosofica” (La Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza
dogma: materiali per un bilancio dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why
Parrini is afraid of a dogma; Strawson and I loved them!” -- il Mulino,
Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,”” Franco Angeli, Milano); “Conoscenza
e realtà: positivism” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni della filosofia. Filosofia
in età antica, Mondadori Università, Milano); “L'empirismo logico, Carocci,
Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del Novecento. Figure, correnti,
battaglie, Guerini e associati, Milano, Fare filosofia, oggi, Carocci, Roma, .
Note "lanazione", Scheda docente presso il Dipartimento di
filosofia dell'Università degli Studi di Firenze, su philos.unifi. Paolo
Parrini in SWIFSito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba.
pascoli, alessandro.
Fisologia. Grice: “An excellent philosopher. He philosophised on the will, on
the soul, and on a functionalist approach.”
PASCOLI. (San Mauro di Romagna). Filosofo.. Considerato
il maggior filosofo decadente italiano, nonostante la sua formazione
principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo programmatico
pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e
interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare
e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva.
D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino"
presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il
ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di
ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e
civile della poesia. Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun
movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la
poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella
propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche,
tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del
positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante
tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci, e
le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero
significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e
tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per
tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio
mondo poetico e artistico. Giovanni Pascoli da bambino (ultimo a destra),
con il padre Ruggero e i fratelli Giacomo e Luigi Giovanni Pascoli nacque il 31
dicembre del 1855 a San Mauro (oggi San Mauro Pascoli in suo onore) in
provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci
figlidue dei quali morti molto piccolidi Ruggero Pascoli, amministratore
della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina
Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente
"Zvanì". Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva undici anni, il
padre fu assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a
casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse
dovute a contrasti di lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero
ignoti; nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti
sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia
La cavalla storna: il probabile mandante fu infatti un delinquente, Pietro
Cacciaguerra (al quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica
Tra San Mauro e Savignano), possidente ed esperto fattore da bestiame, che
divenne successivamente agente per conto del principe, coadiuvando
l'amministratore Achille Petri, subentrato a Ruggero Pascoli dopo il delitto. I
due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, furono Luigi
Pagliarani detto Bigéca (fervente repubblicano), e Michele
Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da
Pascoli venne scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del
padre, X agosto, la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il
padre. Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato
il volume di Rosita Boschetti Omicidio Pascoli. Il complotto frutto di ricerche
negli archivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula
l'ipotesi di uncomplotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il
trauma lasciò segni profondi nel poeta. La famiglia cominciò a perdere
gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie
impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno
successivo morirono la sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco
cardiaco (di "crepacuore", si disse), nel 1871 il fratello Luigi,
colpito da meningite, e nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da
recenti studi anche il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di
ricostituire il nucleo familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato,
forse avvelenato. Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di
assessore comunale e pare conoscesse personalmente coloro che avevano
partecipato al complotto per uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani
fratelli Pascoli (in particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal
punto alla verità sul delitto da essere minacciati di morte. Le due
sorelle Ida e Maria andarono a studiare nel collegio del convento delle monache
agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della
madre Caterina e dove rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e
Maria chiesero aiuto al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al
liceo Duni di Matera, chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di
dovere e di colpa di Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era
più occupato delle sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo
la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo
solidoe vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per
anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a
terminare il liceo e a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari,
nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino
del padre. Questo desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e
Pascoli si pronuncerà sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per
motivi principalmente umanitari. I primi studi Nel 1871, all'età di
quindici anni e dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite il 19 ottobre
dello stesso anno, Giovanni Pascoli dovette lasciare il collegio Raffaello
dei padri Scolopi di Urbino; si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo
classico Giulio Cesare. Giovanni giunse a Rimini assieme ai suoi cinque
fratelli: Giacomo (19 anni), Raffaele , Alessandro Giuseppe, (12), Ida (8),
Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù). «L'appartamento, già scelto da
Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa
nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del
pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a
Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli
terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed
il liceo al prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di
licenza a causa delle materie scientifiche. L'università e l'impegno
politico Giovanni Pascoli nel 1882 Grazie ad una borsa di studio di 600
lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca)
Pascoli si iscrisse all'Bologna, dove ebbe come docenti il poeta Giosuè
Carducci e il latinista Giovanni Battista Gandino, e diventò amico del poeta e
critico Severino Ferrari. Conosciuto Andrea Costa e avvicinatosi al movimento
anarco-socialista, cominciò, nel 1877, a tenere comizi a Forlì e a Cesena.
Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito
dell'anarchico lucano Giovanni Passannante ai danni del re Umberto I, il
giovane poeta lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a
Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di
essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa
si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla
berretta d'un cuoco, faremo una bandiera». La paternità del componimento
fuoggetto di controversie: sia la sorella Maria sia lo studioso Piero Bianconi
negarono che egli avesse scritto tale ode (Bianconi la definì «la più celebre e
citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana»). Benché non vi sia
alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, Gian Battista Lolli, vecchio
segretario della federazione socialista di Bologna e amico del Pascoli,
dichiarò di aver assistito alla lettura e attribuì al poeta la realizzazione
della lirica. Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879, per aver partecipato ad
una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro
volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante.
Durante il loro processo, il poeta urlò: «Se questi sono i malfattori,
evviva i malfattori!» Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore
gravità del reato, con sentenza del 18 novembre 1879, la Corte d'Appello rinviò
gli imputatiPascoli e Ugo Corradinidavanti al Tribunale: il processo, in cui
Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ebbe luogo il 22 dicembre, chiamato
a testimone anche il maestro Giosuè Carducci che inviò una sua dichiarazione:
"Il Pascoli non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti
denunciati". Viene assolto ma attraversa un periodo difficile, medita il
suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella
poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le
simpatie verso il movimento anarco-socialista in età giovanile, nel 1900,
quando Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, Gaetano Bresci, Pascoli
rimase amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona
la militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse
l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di
alcune liriche: «Pace, fratelli! e fate che le braccia / ch'ora o poi
tenderete ai più vicini, / non sappiano la lotta e la minaccia.» (I due
fanciulli) La docenza Dopo la laurea, conseguita nel 1882 con una tesi su
Alceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei
di Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, il poeta aveva finalmente
ritrovato la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive
all'indomani della laurea da Argenta: "Il prossimo ottobre andrò
professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il
mondo è paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio
destino". Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, fino al 1882 nel
convento di Sogliano, Pascoli riformulò il proprio progetto di vita, sentendosi
in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale
proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta il 3 luglio 1882, il
quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:
"Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera,
io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!." E
ancora da Matera il poeta scrive nell'ottobre del 1882: "Amate voi
me, che ero lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del
chiostro [...] Amate voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate
dal convento raggianti di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili
compagne delle vostre gioie e consolatrici dei vostri dolori?". Iniziato
alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento
massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un
simbolo massonico), è stato rinvenuto nel 2002. Dal 1887 al 1895 insegnò a
Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio
si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Intanto iniziò la
collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di
Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni fino al
1900. Pascoli con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben
tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col
poemetto Veianus e coi successivi Carmina. Nel 1894 fu chiamato a Roma per
collaborare con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la
conoscenza di Adolfo de Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista
Convito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi
riuniti nel volume Poemi conviviali), e di Gabriele D'Annunzio, il quale lo
stimava, anche se il rapporto tra i due poeti fu sempre complesso.
Giuliano Di Bernardo, a capo del Grande Oriente d'Italia dal '90 al '93,
nel ha esplicitamente dichiarato
l'appartenenza di Pascoli e Carducci alla massoneria, per un certo periodo
nelle logge. Il "nido" di Castelvecchio «La nube nel giorno più
nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera» (Giovanni Pascoli, La
mia sera, Canti di Castelvecchio) Divenuto professore universitario nel 1895 e
costretto dalla sua professione a lavorare in più città (Bologna, Messina e
Pisa), egli non si radicò mai in esse, preoccupandosi sempre di garantirsi una
"via di fuga" verso il proprio mondo di origine, quello agreste.
Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante appenninico opposto a
quello da cui proveniva la sua famiglia. Nel 1895 infatti si trasferì con la
sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo di Castelvecchio
nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando
(impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso di poesia latina
di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio
della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta
aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi
di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e
le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa
come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di
Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio
della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta
aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi
di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e
le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa
come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di
Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio
della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta
aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi
di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e
le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa
come una profonda ferita dopo i dieci anni di sacrifici e dedizione alle
sorelle, a causa delle qualia causa delle quali il poeta aveva di fatto più
volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il
matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che
il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito
alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli "Amori
di Zvanì" e allestita dal Museo Casa Pascoli nel , getta luce sulle
vicende amorose inedite di Pascoli, chiarendo finalmente il suo desiderio più
volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti particolari della vita
personale, emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre
biografia scritta da Maria Pascoli, poiché giudicati da lei sconvenienti o non
conosciuti. Il fidanzamento con la cugina Imelde Morri di Rimini,
all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra
infatti il reale intento del poeta. Di fronte alla disperazione di Mariù, che
non avrebbe mai accettato di sposarsi, né l'ingerenza di un'altra donna in casa
sua, Pascoli ancora una volta rinuncerà al proposito di vita coniugale.
Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come
antitesi, come contrapposizione polemica, nella poesia pascoliana: egli, in un
certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua
produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su
sé stesso, come se il poeta avesse bisogno di difenderlo da un
minacciosodisordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di
riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul
tormentato rapporto con le sorelleil "nido" familiare che ben presto
divenne "tutto il mondo" della poesia di Pascoliha scritto parole di
estrema chiarezza il poeta Mario Luzi: «Di fatto si determina nei tre che la
disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione
infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Per il Pascoli si
tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e
dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato
violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno,
quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido
edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un
altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro
con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia,
escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica il
Pascoli difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto
il resto: non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo.
Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre
dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per
renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti
della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la
natura.» ([M. Luzi, Giovanni Pascoli]) In particolare si fecero difficili
i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna,
ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie, e con il marito di Ida,
il quale nel 1910, dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da Giovanni, partì
per l'America lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Gli ultimi
anni Giovanni Pascoli fotografato nella casa di campagna a Castelvecchio
di Barga Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine
secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gettarono
progressivamente Pascoli, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento
del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza
e pessimismo ancora più marcati, che lo condussero in una fase di depressione e
nel baratro dell'alcolismo: il poeta abusava di vino e cognac, come riferisce
anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo "nido
di Castelvecchio", dopo la perdita della fede trascendente, cercata e
avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di
agnosticismo mistico, come testimonia una missiva al cappellano militare padre
Giovanni Semeria: «Io penso molto all'oscuro problema che resta... oscuro. La
fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande Morte! Oh!
sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le
religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire,
Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse». Mentre insegnava latino
e greco nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche
i volumi di analisi dantesca Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La
Mirabile Visione (1902). Nel 1906 assunse la cattedra di letteratura italiana
all'Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati
poi celebri, tra cui Aldo Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di
Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino Inno a
Roma in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta
Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di
corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono
visti come un'anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra
italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore
dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la
Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle
popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini
italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo
vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche.
Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni; sarà il suo ultimo compleanno: poco tempo
dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di
lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la
cirrosi epatica per l'abuso di alcool[26]; nellememorie della sorella viene
invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato. Il certificato di morte riporta come causa un
tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta
di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava
sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la
simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La
malattia lo porta infatti alla morte il 6 aprile 1912, un Sabato Santo vigilia
di Pasqua, nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2; la vera
causa del decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Pascoli venne sepolto
nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà
tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale
nel testamento, nonché curatrice delle opere postume. L'ultima
dimora di Giovanni Pascoli, dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2:
sul cancello si può brevi parentesi politiche della sua vita. Nel
1879 venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere; l'ulteriore senso di
ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del maestro
Carducci e al compimento degli studi con una tesi sul poeta greco Alceo.
A margine degli studi veri e propri, egli, comunque, condusse una vasta
esplorazione del mondo letterario e anche scientifico straniero, attraverso le
riviste francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in
contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi
scientifico-naturalistici di Jules Michelet, Jean-Henri Fabre e Maurice
Maeterlinck. Tali testi utilizzavano la descrizione naturalisticala vita degli
insetti soprattutto, per quell'attrazione per il microcosmo così caratteristica
del Romanticismo decadente di fine Ottocentoin chiave poetica; l'osservazione
era aggiornata sulle più recenti acquisizioni scientifiche dovute al
perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi
veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui dominava il
senso della meraviglia e della fantasia. Era un atteggiamento positivista
"romanticheggiante" che tendeva a vedere nella natura l'aspetto
pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu
anche quello per la cosiddetta "filosofia dell'inconscio" del tedesco
Karl Robert Eduard von Hartmann, l'opera che aprì quella linea di
interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella
psicanalisi freudiana. È evidente in queste letturecome in quella successiva
dell'opera dell'inglese James Sully sulla "psicologia dei
bambini"un'attrazione di Pascoli verso il "mondo piccolo" dei
fenomeni naturali e psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizzò
tutta la sua poesia. E non solo la sua. Per tutto l'Ottocento la cultura
europea aveva coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia,
dapprima, in un senso pedagogico e culturale più generico, poi, verso la fine
del secolo, con un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla
scia di Giambattista Vico e di Rousseau, avevano paragonato l'infanzia allo
stato primordiale "di natura" dell'umanità, inteso come una sorta di
età dell'oro. Verso gli anni Ottanta si cominciò, invece, ad
analizzare in modo più realistico e scientifico la psicologia dell'infanzia,
portando l'attenzione sul bambino come individuo in sé, caratterizzato da una
propria realtà di riferimento. La letteratura per l'infanzia aveva prodotto in
meno di un secolo una quantità considerevole di libri che costituirono la vera
letteratura di massa fino alla fine dell'Ottocento. Parliamo dei libri per i
bambini, come le innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di H.C. Andersen (1872), di Ruskin, Wilde, Maurice Maeterlinck; o come il
capolavoro di Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie. Oppure i libri di
avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi di Jules Verne, Kipling,
Twain, Salgari, London. libri sull'infanzia, dall'intento moralistico ed
educativo, come Senza famiglia di Malot (1878), Il piccolo Lord di F.H.
Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio”
di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la teoria
pascoliana della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica
del Fanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente culturale europeo che era
assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può
parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui egli
seppe cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in
quella grande poesia che all'Italia mancava dall'epoca di Leopardi. Per quanto
riguarda il linguaggio, Pascoli ricerca una sorta di musicalità evocativa,
accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello dei poeti maledetti
Paul Verlaine e Stéphane Mallarmé. La poesia come "nido" che
protegge dal mondo Per Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si
può giungere alla verità di ogni cosa; il poeta deveessere un poeta-fanciullo
che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta
quindi la ragione e, di conseguenza, rifiuta il Positivismo, che era
l'esaltazione della ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo.
La poesia diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o
più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte
anche un po' forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri
è costretto a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La
poesia irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non
di invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili
cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano
continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e
inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione,
che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali
del “nido”. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento
ne L'ora di Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli
ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo
cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la
campagna appare sempre più come il "paradiso perduto" dei valori
morali e culturali, la città diviene simbolo di una condizione umana maledetta
e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di
progresso puramente materiale. Questa contrapposizione può essere
interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran
parte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazioni
europee, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una
grande metropoli unificante come erano Parigi per la Francia e Londra per
l'Inghilterra. I "luoghi" poetici della"terra", del
"borgo", dell'"umile popolo" che ricorrono fino agli anni
del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del
tutto. Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio
Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli
altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899
scrisse al pittore De Witt: «C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo;
ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura,
specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a
liberarci dall'immutabile destino».[30] In questa contrapposizione tra
l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza
familiare (e agreste) si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della
mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta
dai boschi della Media Valle del Serchio, Pascoli non "uscì" più
(psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso
lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando nel 1905 di
succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo
una visione univocamente ristretta attorno ad un "centro",
rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte.
Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse
trovato nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per
costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato,
al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni
umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario
impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la
letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di
Chiabrera.[senza fonte] La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella
sua eleganza, delle strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari,
quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata
come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma
poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano
dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti
francesi e le altre avanguardie artistiche del primo Novecento proclamavano nei
confronti della spontaneità espressiva. Frontespizio di un'edizione
del discorso socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è
mossa, in favore della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione
pascoliana è ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni del 1906,
comprendenti gli inni Ad Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e
ai suoi compagni, Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez;
Poemi italici del 1911; Poemi del Risorgimento, postumi; nonché il celebre
discorso La grande Proletaria si è mossa, tenuto nel 1911 in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che
comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio (1903), nei
quali il poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia
Lucca-Aulla ("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il
"mondo" di Pascoli è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal
quale contemplare la morte come ricordo dei lutti privati. «Troppa questa
morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza
quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo,
o stolido o tragico. D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in
campagna; e non c'è visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul
verde delle selve o sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle
comunioni che passano: e non c'è suono che più si distingua sul fragor dei
fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul canto delle cicale e
degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e fioriscano intorno
all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae (diciamo cesti o stipe)
autunnali.» (Dalla Prefazione di Pascoli ai Canti di Castelvecchio) Il
poeta e il fanciullino «Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non
filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato
o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestro Giosuè Carducci, un artiere
che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un
artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta
vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col
quale agli altri trasmette l'uno e l'altra [...]» (Da Il fanciullino) Uno
dei tratti salienti per i quali Pascoli è passato alla storia della letteratura
è la cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello
scritto omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco nel 1897. In tale scritto
Pascoli, influenzato dal manuale di psicologia infantile di James Sully e da La
filosofia dell'inconscio di Eduard von Hartmann, dà una definizione
assolutamente compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia
(dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge
il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo: dei
margini di purezza e candore, che sopravvivono nell'uomo adulto; della
poesia e delle potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo
umano. Caratteristiche del fanciullino: "Rimane piccolo anche quando
noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo
squillo come di campanella". "Piange e ride senza un perché di cose,
che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte
le cose con stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di
causaeffetto, ma intuisce". "Scopre nelle cose le relazioni più
ingegnose". "Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei
propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo in simbolo". Una
rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione del lessico zoologico e
botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso cantati da Giovanni Pascoli
Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica
poetica, ma: Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di
caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni;
Comunica verità latenti agli uomini: è "Adamo", che mette nome atutto
ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che
tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della
fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire);
Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia,
quindi, è tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista
come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una
disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai
allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una
realtà ontologica. Ha scarso rilievo per Pascoli la dimensionestorica (egli
trova suoi interlocutori in Omero, Virgilio, come se non vi fossero secoli e
secoli di mezzo): la poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel
fare poesia una realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra
realtà ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario
confondersi con la realtà circostante senza cheil proprio punto di vista
personale e preciso interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di
se stesso, tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua
vicenda personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore
caratterizza la sua poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad
esempio la morte del padre viene percepita come l'esempio principe della
descrizione dell'universo, di conseguenza gli elementi autenticamente
autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male del mondo in generale.
Tuttavia, nel passo XI de "Il fanciullino", Pascoli dichiara che un
vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di
trasmettere agli altri. Per cui il poeta Pascoli rifiuta: il Classicismo,
che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che
narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il
poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia,
così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e
il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse
inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite
della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e
dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito
maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di
far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del
Carducci e del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre
parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia
d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente
innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per
simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive. La poesia
cosmica L'ammasso aperto delle Pleiadi (M45), nella costellazione del
Toro. Pascoli lo cita col nome dialettale di "Chioccetta" ne Il
gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei temi
ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana liriche
come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi Poemetti). Il
poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra sentii
nell'Universo. / Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. / E mi vidi
quaggiù piccolo e sperso / errare, tra le stelle, in una stella". Si
tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo ( La
Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto
è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il critico
Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di
avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora operante
nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul piano
intellettuale, del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o
addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più
un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di
buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno
ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia". La lingua
pascoliana Pascoli disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con
lui la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per
simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è
fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie,
allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La
disintegrazione della forma tradizionale comporta "il concepire per
immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi
(senza indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali
e suggestive; la parola circondata di silenzio. "[33] Pascoli ha rotto la
frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua. E non solo ha infranto
la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato
"il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente,
continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In una parola
egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli e il
mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali
rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro
sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di
supporto al lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e
squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro
originale mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni
Pascoli si avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di
vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui
vede negli animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da
accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla
di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere
un giorno». Opere: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana. Ad uso delle
scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la
scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha.
Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in
certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io.
Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori
latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione
morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli,
Pierro & Veraldi,); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana
(Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto
il velame. Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina,
Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole
secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron, (antologia di prose e poesie italiane per le
scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia”
(Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi
poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e
discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti, Bologna, Zanichelli, “Canzoni di
re Enzio La canzone del Carroccio, Bologna, Zanichelli, La canzone del Paradiso,
Bologna, Zanichelli, La canzone dell'Olifante, Bologna, Zanichelli, Poemi italici, Bologna, Zanichelli, La grande proletaria si è mossa. Discorso
tenuto a Barga per i nostri morti e feriti, Bologna, Zanichelli, 1 (Già pubbl.
in La tribuna) Poesie varie, Bologna, Zanichelli, Poemi del Risorgimento,
Bologna, Zanichelli; “Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi”
(Bologna, Zanichelli);Carmina, Bononiae, Zanichelli, (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma,
Bologna, Zanichelli, (dramma incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi
di altri drammi, Bologna, Zanichelli, “Antico sempre nuovo. Scritti vari di
argomento latino” (Bologna, Zanichelli); Il libro Myricae è la prima vera e
propria raccolta di poesie del Pascoli, nonché una delle più amate. Il titolo
riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV Bucolica in cui il poeta
latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono
gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque
myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui
vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura
ignota e misteriosa. Il libro crebbe per il numero delle poesie in esso
raccolte. Nel 1891, data della sua prima edizione, il libro raccoglieva
soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva
comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle
stagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili
tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano
riflessioni profonde. La descrizione realistica cela un significato più
ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale.
La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è
solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue
opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa
da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle
Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli,
mio padre"). La poesia-pensiero del profondo, in Pascoli, attinge
all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle referenze
condiviso da tutti. La produzione latina
Giovanni Pascoli fu anche autore di poesie in lingua latina e con esse vinse
per ben tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di
poesia latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione latina
accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui
banchi del collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui
vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte nel 1912. In particolare,
l'anno 1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto
Veianus e l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione
latina, vi è anche il carme alcaico Corda Fratres, composto nel 1898,
pubblicato nel 1902, inno ufficiale della Fédération internationale des
étudiants, una confraternita studentesca meglio nota come Corda Fratres[38].
Pascoli amava molto il latino, che può essere considerato la sua lingua del
cuore: il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava
in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella Maria
ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in latino, anche se la notizia
è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non
conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha
ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale
un semplice esercizio del poeta. Il Pascoli in quegli anni non era infatti
l'unico a cimentarsi nella poesia latina (Giuseppe Giacoletti, un insegnante
nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato dal Pascoli, vinse l'edizione
del Certamen del 1863 con un poemetto sulle locomotive a vapore[39]); ma
Pascoli lo fece in maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici,
sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta
in due volumi curata da Ermenegildo Pistelli col saggio di Adolfo Gandiglio. Esistono
delle traduzioni in lingua italiana delle poesie latine di Pascoli quali quella
curata da Manara Valgimigli o le traduzioni di Enzo Mandruzzato. Tuttavia la
produzione latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la
poetica del Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la
poetica del Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica
della memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce
dalle memorie, dolci e tristi, della sua infanzia: "Ditelo voi [...], se
la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in
ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui
rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è
morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la
propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico:
infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più
vicino ad una sorta di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori
antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori?
Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io
forse uno di quegli schiavi che giravano la macina al buio, affamati,
con la museruola?". Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle
epocheil poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana
contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare, contrastare,
ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del
latino. Qui interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la
poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è
l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle
cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di
estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la
propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i contadini col
vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del
Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il bilinguismo
di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere
conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la lingua che
abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il quale la
produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso interesse: per
poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti non solo del
latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del
fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori avevano
scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due differenti e
contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una
parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità moderna in una lingua
classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente
imitare gli autori classici, senza apportare alcuna novità alla letteratura
latina. Pascoli invece reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua
perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché possa essere una lingua
contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino
di Pascoli. (cfr. Alfonso Traina, Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron).
Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in diverse raccolte secondo
l'edizione del Gandiglio, tra le quali: Poemata Christiana, Liber de Poetis,
Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi favoriti del poeta:
Orazio, poeta della aurea mediocritas, che Pascoli sentiva come suo alter ego,
e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr. Thallusa, Pomponia
Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta sembra come
ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le madri del
loro ocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il bambino). I
Poemata Christiana sono da considerarsi il suo capolavoro in lingua latina. In
essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in esametri, la storia
del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del centurione che
assistette alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla penetrazione del
Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati sociali di
condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana (Pomponia
Graecina), fino al tramonto del paganesimo (Fanum Apollinis). Biblioteca
e archivio personali La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia
nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella
Biblioteca statale di Lucca[44]. A San Mauro Pascoli la sua casa natale,
oggi proprietà del Comune di San Mauro Pascoli, è sede di un museo dedicato
alla memoria del poeta. La casa natale di Giovanni Pascoli a San Mauro Pascoli
viene dichiarata Monumento nazionale. Nel , in occasione del centenario della
morte del poeta, gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la
Penisola.[47] Nel viene coniata una
moneta celebrativa da due euro con l'effige del Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli Omicidio
Pascoli. Il complotto, (Mimesis ) F.
Biondolillo, La poesia di Giovanni Pascoli, 1956, p.5 Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice
Cencetti, Giovanni Pascoli: una biografia critica, Le Lettere, G. Pascoli,
L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no:
noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno
a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e
anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà
più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e
ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha
ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai,
mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di
punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia
troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che
spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che
in parte s'è disviata in pro' di lui! (...) Non essere così ragionevole, o
Giustizia. Perdona più che puoi.—Più che posso?—Ella dice di non potere
affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da
sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare
che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di
morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore
al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in
palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia
nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»
La storia dell'I.I.S. Raffaello, su iisraffaello.gov. 30 ottobre 20 dicembre ). Domenico Bulferetti, Giovanni Pascoli.
L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese, Piero Bianconi, Pascoli, Morcelliana, Giuseppe
Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi,
Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del
Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane Pascoli.
Attraverso le ombre della giovinezza", 2007, realizzato in occasione della
mostra omonima allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli Per approfondire gli anni di ricostruzione
del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la
vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale
desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle,
senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti,
Gianfranco Miro Gori, Umberto Sereni "Giovanni Pascoli. Vita immagini
ritratti", Parma, Grafiche Step .
Il rinvenimento è opera di Gian Luigi Ruggio, Conservatore di casa
Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande Oriente d'Italia
nel giugno 2006 ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la
notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della
Sera, Filmato audio Sandro Ruotolo e
Giuliano Di Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro:
"Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage
(archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata
inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran
Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del
Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si
disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica
nelle logge, almeno per evitare un fastidio»
Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò
letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca
e latina. Le date sulle docenze
universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G.
Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli
innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro : catalogo, San Mauro
Pascoli, Comune, . Cfr. sempre Rosita
Boschetti, op. cit, pag. 28; Pascoli scrive da Matera a Raffaele la lista delle
sue spese: «65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al
casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)». Fondazione Pascoli: la vita, Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il
racconto della vita tormentata di un grande poeta Vittorino Andreoli, I segreti di casa
Pascoli, recensione qui Testo
dell'"Inno a Roma" Testo di
"Al corbezzolo" Fondazione
Pascoli: la vita, Maria Pascoli, Lungo
la vita di Giovanni Pascoli Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico
e il decadentista Archiviato il 7 aprile
in . Vittorino Andreoli, op.
cit Maria Pascoli, Lungo la vita di
Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori, Giovanni Getto, Giovanni Pascoli poeta
astrale, in "Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli".
Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi
poemetti, A. Schiaffini, G. Pascoli
disintegratore della forma poetica tradizionale, in "Omaggio a
Pascoli", G. Contini, Il linguaggio
di Pascoli, in "Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina
Solfanelli, Pascoli e gli animali da cortile, Chieti, Tabula fati, . Vegliante.
Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi. Luigi Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi,
illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe
Giacoletti, De lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi
agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, 1863 Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria
soror; edidit H. Pistelli ; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis
Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam
addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli, 1930 Giovanni Pascoli, Poesie latine; Manara
Valgimigli, Milano : A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani;
introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato,
Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della Biblioteca Statale
di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. 1º giugno . Museo di Casa Pascoli, su
polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta Ufficiale
del Regno d'Italia, Guido De Franceschi, Giovanni Pascoli : cento anni fa
moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe
Saverio Gargano, Poeti viventi italiani: Giovanni Pascoli, in "Vita
Nuova", Gargano, Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul
"Vischio" di Giovanni Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano,
Poesia italiana contemporanea, in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", Emilio Cecchi,
La poesia di Giovanni Pascoli, Napoli, Ricciardi, Benedetto Croce, Giovanni
Pascoli. Studio critico, Bari, Laterza, Giacomo Debenedetti, Statura di poeta,
in Omaggio a Giovanni Pascoli nel
centenario della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, Pascoli e il
decadentismo, in Omaggio a Giovanni
Pascoli nel centenario della nascita, Mondadori, Antonio Piromalli, La poesia
di Giovanni Pascoli, Pisa, Nistri Lischi, Gianfranco Contini, Il linguaggio di
Pascoli, in Studi pascoliani, Faenza, Lega (poi in Id., Varianti e altra linguistica,
Torino, Einaudi, Maria Pascoli, Lungo la
vita di Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori, 1961 Giuseppe Fatini, Il
D'Annunzio e il Pascoli e altri amici, Pisa, Nistri Lischi, Ottaviano
Giannangeli, Le fonti spaziali del Pascoli, in "Dimensioni", Ottaviano
Giannangeli, La metrica pascoliana, in "Dimensioni", Luigi Baldacci,
"Introduzione", in G. Pascoli, Poesie, Milano, Garzanti, 1974
Ottaviano Giannangeli, Pascoli e lo spazio, Bologna, Cappelli, Maura Del Serra,
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Debenedetti, Giovanni Pascoli: la rivoluzione inconsapevole, Milano, Garzanti,
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dell'estetismo fiorentino, Bergamo, Minerva Italica, Fabrizio Frigerio, Un
esorcismo pascoliano. Forma e funzione dell'onomatopeia e dell'allitterazione
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richiamo di Virgilio nella poesia italiana, Napoli, Edizioni Scientifiche
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Comitato per le onoranze a Giovanni Pascoli, Rimini, Maggioli, 1984 Stefano
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stile", Stefano Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba festiva, in
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poemetti" di Giovanni Pascoli", in Poesia e critica del Novecento,
Napoli, Liguori, Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta, Milano, Simonelli, Franco Lanza, Giovanni Pascoli: scritti editi ed
inediti, Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche
su "Pensieri e discorsi", Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida
Soror: tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli la più adorata sorella del
poeta della Cavalla storna, Milano, Simonelli, Giovanni Pascoli, Le Petit
Enfant trad. dall'italiano, introd. e annotato da Bertrand Levergeois (prima
edizione francese del Fanciullino in Francia), Parigi, Michel de Maule,
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"nido". Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in
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Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società Editrice Fiorentina, Pietro Montorfani e Federica Alziati ,
Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni Editore, Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore
dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e
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disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli
tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice,
Massimo Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere
canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista
Pascoliana", Jean-Charles Vegliante, Giovanni Pascoli, L'impensé la poésieChoix
de poèmes, Sesto San Giovanni, Mimésis, .
Accademia Pascoliana Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea
Giosuè Carducci Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto
Vicinelli Socialismo utopico Thallusa. Giovanni Pascoli, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pascoli, in Enciclopedia Italiana,
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specchio delle sue carte, su pascoli.archivi.beniculturali. 10 marzo . Sito
ufficiale della Fondazione Giovanni Pascoli, su fondazionepascoli. Tutte le
opere, disponibili nella biblioteca online Giuseppe Bonghi Opere di Giovanni
Pascoli, testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara
Valgimigli , Giovanni Pascoli. Poesie latine, Mondadori, Casa Pascoli, sito ufficiale del Museo Casa
Pascoli dedicato al poeta Archivio storicoBologna, su archiviostorico.unibo. Un
percorso di lettura attraverso i "Poemi conviviali" Giovanni Pascoli: ritratto ed eventi sul RAI Letteratura, su letteratura.rai. Giovanni
Pascoli e Giovanni Semeria: riferimenti bibliografici. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
PASINI. (Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro,
discendente di una famiglia originaria della val Sabbia, trasferitasi in un
primo momento a Schio e poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio
Nobile della città. A metà del Seicentopiù o meno all'epoca della morte di
Pacealcuni Pasini di Vicenza figurano tra i mercanti di seta e panni
grossi. Dopo i primi studi di grammatica a Vicenza, Pace continuò a
Padova applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascurò per
interessarsi della nuova scienzafu in contatto con Galileo Galilei e con
Giovanni Kepleroe soprattutto della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni
di Cesare Cremonini, impegnato nel commento 'mortalista' della Fisica e del De
coelo di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico di
Pietro Pomponazzi, che metteva in discussione il principio dell'immortalità
dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Fece parte dell'Accademia degli
Incogniti, una delle Accademie più attive e vivaci del Seicento veneziano e una
delle più libere della penisola. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi
attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una
serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, fu un fatto di sangue a
determinare il provvedimento giudiziario che lo condannò all'esilio: per un
futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini),
insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari, il 9 luglio 1623 nella villa
Pavaran, ora frazione di Campiglia dei Berici, Pace uccise l'avvocato Roberto
Malo e ne ferì gravemente il fratello. Nel marzo del 1624 fu condannato a cinque
anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà (fu assolto e liberat. Reintegrato
nella società vicentina, fu dvicario a Barbarano e a Orgiano, dove era già
stato agli inizi della carrier. La sua vita dovette scorrere come quella di
tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità amministrative,
passione letteraria e interessi culturali, sempre presente l'ossequio al potere
della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso dirette a podestà,
capitani e dogi. Negli ultimi anni si registrano un più stretto legame con
l'Accademia degli Incogniti e una maggiore produzione letteraria, sia sotto
l'aspetto quantitativo che qualitativo. Fece parte della corrente poetica del
marinismo, che aveva in Giovan Battista Marino il proprio modello. Pace
Pasini morì a Padova. Opere””Rime varie, et gli increduli, ouero De'
rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi” (Vicenza),
esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in metro
vario tutti di tematica amorosa e un dialogo Campo Martio ouero Le bellezze di
Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss. sig. Marco,
componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti, uscito nel
a Vicenza presso Francesco Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia
Molino Rime di Pace Pasini diuise in errori, honori, dolori, verita, &
miscugli, Vicenza, 1642 Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato
all'illustrissimo signor Dominico Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico,
racconta allegoricamente come il Sogno trasporti il podestà attraverso i cieli
sino alla via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia
Rime Marinistiche, raccolta complessiva delle sue Rime fu stampata a Vicenza;
fanno rientrare l'autore nel filone marinista dell'epoca. La Metafora. Il
Trattato e le Rime. “Trattato de' passaggi dall'vna metafora all'altra, et de
gl'innesti dell'istesse nel quale si discorre secondo l'opinione, e l'vso
de'migliori, se senza commetter diffetto, si possano vsare da' poeti, et da gli
oratori. Dedicato all'illustrissimo, et eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte”
(Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo eroticocavalleresco che
indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni feudali di provincia. La
sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione del romanzo barocco
veneto e dei narratori Incogniti, secondo una linea che intreccia avventure
cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -- è da questo romanzo che
Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I Promessi Sposi.” Giambattista
Giarolli, Vicenza nella sua toponomastica stradale, Vicenza. Quinto Marini, Copia
archiviata, su gianniroghi. Pace Pasini ne "Le Garzantine",
Letteratura Giovanni Mantese, Il Manzoni
a Vicenza. Il Cavalier perduto del vicentino Pace Pasini e i Promessi Sposi, Firenze,
Olschki editore, Quinto Marini, Pace Pasini, in Dizionario biografico degli
italiani, 81, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, .
PASSAVANTI. (Terni). Filosofo. Fu podestà della città di
Terni nonché storico locale. È stato uno dei due soli italiani ad essere
decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare sia nella Prima che nella Seconda
guerra mondiale. Ai suoi buoni auspici presso il governo viene fatta
risalire l'istituzione della Provincia di Terni. Partecipò volontario alla
Prima guerra mondiale come soldato semplice poi promosso sergente nel 4º
reggimento Genova cavalleria, in cui fu protagonista di incredibili atti di
eroismo e ferito gravemente due volte. Fu a Fiume per partecipare alla
occupazione para-militare della città tra i legionari di Gabriele
d'Annunzio. Glii venne consegnata la medaglia d'oro al valore militare in
seguito ai suoi eroismi durante il primo conflitto mondiale. Venne eletto
deputato; in seguito si laureò in giurisprudenza, lettere, scienze politiche e
scrisse alcuni importanti volumi circa la storia della sua città. Durante la
seconda guerra mondiale fu decorato con la seconda medaglia d'oro al valore
militare, in Albania. Fedele alla monarchia prese parte alla Guerra di
liberazione arruolandosi nell'Esercito Cobelligerante Italiano. Ottenne la
nomina a consigliere della Corte dei Conti per meriti scientifici, ricoprendo la
carica. Fondò poi la Ternana Opera Educatrice, ovvero una fondazione con lo
scopo di premiare laureati meritevoli e lavoratori distintisi nella
professione. Fu a lungo presidente dell'associazione nazionale arma di
cavalleria. Al momento di morire decise di donare tutto il suo fornitissimo
archivio documentale alla biblioteca di Terni. Medaglia d'oro al valor
militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro al valor militare «Da
soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio,
trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio
della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta;
sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i
primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica
situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio
comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando,
alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di
arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad
avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano,
alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito,
sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di
una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e
raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte
anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di
nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra.
Hermada, sGrappa, Medaglia d'oro al valor militarenastrino per uniforme
ordinaria Medaglia d'oro al valor militare «Mutilato e superdecorato,
volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della
Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo
della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole
valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti
nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa
dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entrò per primo in Korcia ed in Erseke,
inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente,
animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di
tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore
personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede
nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso,
del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia» Medaglia
d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'argento al
valor militare «Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito militare e
di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di combattimento,
quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente ferito, prima di
esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser condotto dal comandante
del gruppo, per riferirgli sulla situazione. Altipiano Carsico6.» Medaglia
d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'argento al
valor militare — San Giovanni di Duino, Croce al merito di guerranastrino per
uniforme ordinariaCroce al merito di guerra — Pozzuolo del Friuli, oCroce al
merito di guerranastrino per uniforme ordinariaCroce al merito di guerra — Monte
Grappa, Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca nastrino
per uniforme ordinariaMedaglia di benemerenza per i volontari della guerra
italo-austriaca Medaglia commemorativa della spedizione di Fiumenastrino per
uniforme ordinariaMedaglia commemorativa della spedizione di Fiume Grande
ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinaria Grande
ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine coloniale della
Stella d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine coloniale
della Stella d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica
italiananastrino per uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito
della Repubblica italiana — Decreto del Presidente della Repubblica Cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana nastrino per
uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana, Decreto del Presidente della Repubblica. Annotazioni
Fonti Copia archiviata, su corteconti.
SIUSA Fondazione ternana opera educatrice di Terni legislature. Camera dati/leg02/
lavori/ stenografici/ sed0719 Terni,, in
. foto di Elia Rossi Passavanti in
divisa, Santini L., Guida di Terni e del Ternano, Luigi Romersa, Uomini della
Seconda Guerra Mondiale, Murisa, Vincenzo Pirro, Elia Rossi Passavanti
nell'Italia del Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni). Arrone: Edizioni
Thyrus, Elia Rossi Passavanti, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Elia Rossi
Passavanti, su storia.camera, Camera dei deputati. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Passavanti, jacobo –
libro dei sogni.
PASSERI. (Padova). Filosofo. Grice:
“He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s
amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced
those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned
about the immortality or other of the soul!” -- genua: essential Italian
philosopher. Appartenente all'Averroismo attivo nel periodo del
Rinascimento. Figlio di Niccolò Passeri, professore a Padova. Fu egli
stesso professore nell'università patavina. Autore di commentarii ad alcune
opere di Aristotele, in particolare al De Anima e alla Fisica, tentò di
dimostrare la perfetta convergenza fra le idee di Averroè e di Simplicio sulla
dottrina dell'unità dell'intelletto.Fu insegnante e zio di Zabarella. Opere:
“Aristotelis De anima libri tres, cum Auerrois commentariis et antiqua
tralatione suae integritati restituta. His accessit eorundem librorum
Aristotelis noua traslatio, ad Graeci exemplaris veritatem, et scholarum usum
accomodata, Michaele Sophiano interprete. Adiecimus etiam Marci Antonii Passeri
Ianuae disputationem ex eius lectionibus excerptam, in qua cum de' horum de
Anima li brorum ordine, tum reliquorum naturalium serie pertractatur. Venetiis:
apud Iunctas); “Disputatio de intellectus humani immortalitate, ex
disertationibus Marci Antonii Genuae Patauini peripatetici insignis, In Monte
Regali: excudebat Leonardus Torrentinus); “Marcii Antonii Passeri, cognomento
Genuae, Patauini philosophi, sua tempestate facile principis, et in Academia
Patauina philosophiae publici professoris In tres libros Aristo. de anima
exactissimi commentarij Iacobi Pratellii Monteflorensis medici, et Ioannis
Caroli Saraceni diligentia recogniti, et repurgati. Necnon locupletissimo
indice, propter maiorem legentium facilitatem, vtilitatemque, ab eodem Ioanne
Carolo Saraceno amplificati. Venetijs: apud Gratiosum Perchacinum & socios,
A. Paladini, “La scienza animastica di Marco Antonio Genua”, Università degli
Studi di Lecce, Galatina, Congedo, Averroismo Aristotele Treccani.i tEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Passini
Pasqualini difficult to
find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.
PASQUALOTTO. (Vicenza).
Filosofo. Grice: “I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the
‘teoria dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously
as Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the
stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” –
But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria
dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the
implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may
ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””Frequenta
il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto la guida di Formaggio,
si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica tecnologica di Bense.
Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo
stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune
importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il
Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è stato cofondatore
dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Nel 1996 ha contribuito alla nascita
della rivista di filosofia orientale e comparata “Simplègadi”, animata da un
gruppo di giovani studenti universitari. Nel 1999, con Adone Brandalise, è
stato tra i promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il
quale ha insegnato Filosofia delle Culture. È stato direttore scientifico della
Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini dal 2006 al
2009. Contributo teorico Nel saggio Dall'estetica tecnologica
all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la sua avventura
intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima fase si è
formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del linguaggio, ma ha
rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda fase, si è
rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte, e in
questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era la
morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero di
Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta;
Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due
istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la
scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare
importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un
tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela
solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita ( 247-250).
Un'insoddisfazione di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la
ricerca continua di nuove possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad
approfondire lo studioiniziato già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero
esterne a quella occidentale. Il buddhismo, in particolare, ha costituito un
terreno ampio di indagine e di confronto con diversi temi o autori della
cultura europea; ma anche il pensiero taoista e l'esperienza della filosofia
indiana hanno rappresentato nel corso degli anni un importante ambito di
riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta fase del suo viaggio
intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica orientale come
meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della
scissione tra esperienza e riflessione ( 250-259). In una quinta fase,
Pasqualotto si è avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come uso critico del
pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere all’interno
dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con
la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a quella orientale,
Pasqualotto arrivò a considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto
mentale’, in base ai quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata
senza idee, così non si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già
pensato da Eihei Dōgen ( 259-262). Nella sua sesta ed ultima fase, la
riflessione di Pasqualotto ha guardato l’estetica vista con gli occhi della
filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come un
ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione
generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il
primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come
comparazione, teorizzata con rigore in Filosofia come comparazione,
distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad
ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità
di dialogo con filosofi italiani, come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti,
Giovanni Leghissa, e stranieri come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle,
François Jullien, Ram A. Mall, Ryōsuke Ōhashi, Raimon Panikkar, Georg Stenger,
Franz Wimmer. Tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni
Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia della Filosofia giapponese
contemporanea e in particolare allo studio del pensiero di Nishida Kitarō e
della Scuola di Kyoto, a cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il
tu, e poi con gli altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi
fondamentali della filosofia , accompagnati sempre da un saggio interpretativo
che è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad
altri autori, si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di
delineare temi e metodi per una filosofia interculturale che costituisce il
campo di maggior impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una
riflessione estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale.
Riassumendo gli elementi chiave del pensiero di Pasqualotto, potremmo
individuare due componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica
interminabile e quello di Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica
interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero come 'comparazione
originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre aperto', rispetto al
quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè
in un processo inesauribile di ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza'
(mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come struttura relazionale di
tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni
in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale
prevede come elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e
‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del pensiero radicato nel
presente; 2. l'aperturaconseguente alla compresenza degli elementi
precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi cruciali
dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale. Pasqualotto
precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che viene
attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a tre
variabili interdipendenti': <L’orizzonte di una filosofia
interculturale dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno
spazio illimitato pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali
che sono gli esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare
le conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive
multiculturali, sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e
la funzione della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare
nell’orizzonte della filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può
essere definita 'a tre variabili interdipendenti': due sono costituite da
pensieri o ambiti di pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un
soggetto (individuale o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di
questa modalità di rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste
autonomamente, prima, dopo o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è
importante evidenziare che il soggetto risulta sempre e necessariamente
implicato nella pratica della comparazione, al punto che tale pratica lo forma
e lo trasforma: il suo sguardo è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin
dall’inizio viene condizionato e prodotto da una serievirtualmente infinitadi
osservazioni comparative.> Fra i temi affrontati più di frequente
dalla riflessione di Pasqualotto, ricordiamo: 1. il tema dell’identità, in base
al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma poiché l’essente è
nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di infinite relazioni,
ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; 2. il tema del soggetto
che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo
ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e
disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella
trasformazione di sé e della realtà; 3. il tema del corpo, in base al quale
esso è la mente e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo;
in questo senso il tragitto di Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno
della ‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; 4. il tema del
concetto di ‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi:
ciò che è, in quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene
processualmente, concezione che deriva a Pasqualotto direttamente dalle
filosofie orientali, in particolare dal buddhismo; 5. il tema dell’illuminismo
in base al quale i limiti della ragione possono venir posti soltanto dalla
ragione stessa, come era stato già perfettamente considerato dalla Dialettica
dell'illuminismo di Horkheimer e Adorno ; 6. il tema delle pratiche filosofiche
e della pratica artigianale; 7. il tema dei diritti umani che non è solo un
tema accessorio rispetto al suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una
partita più grande, che, ai temi della ‘libertà condizionata', della natura
dell’individuo e del fenomeno della globalizzazione unisce una profonda preoccupazione per i
destini dell’umanità. A tal proposito Pasqualotto pare essere abbastanza
pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti, nella
premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise
parole: <È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia
comparata, della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale
non hanno avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno
del dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa
scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base
difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e
proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata
alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È
da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano,
almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle
discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni interdisciplinari
ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di mettere in
comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo luogoma,
dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener presenti le
ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da vicino con germi
xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi e con rigurgiti
di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa. Ci
sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e
ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa
riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora
utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale
che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più
stretto e più cupo.> Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un
atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità
dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di
mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al
punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita
psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la
preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse considerando la
marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma
insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale
sui problemi cruciali dell’esistenza. Principali pubblicazioni
Avanguardia e tecnologia. Walter Benjamin, Max Bense e i problemi dell'estetica
tecnologica, Roma, Officina; Teoria come utopia. Studi sulla Scuola di
Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkheimer), Verona, Bertani, Storia e critica
dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist.
dell'Enciclopedia Italiana, Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli,
Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco
Angeli, Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e
d'Occidente, Parma, Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle
culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Illuminismo e illuminazione: la ragione
occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma, Donzelli, 1997; Yohaku: forme
di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova, Esedra, East & West.
Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, 2003; Il Buddhismo: i
sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure di
pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, 2007;
Oltre la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza,
Colla; Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia
interculturale , Milano, Mimesis Edizioni, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra
Occidente ed Oriente: interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale
(Davide De Pretto), Milano, Mimesis Edizioni, ; Filosofia e globalizzazione,
Milano, Mimesis Edizioni, ; Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio Edizioni, .
Note G. Pasqualotto, Dall’estetica tecnologica all’estetica
interculturale, in Studi di estetica, Filosofia come comparazione in
Simplègadi. Percorsi del pensiero tra Occidente e Oriente, G. Pasqualotto,
Padova, Esedra Cfr. Maraldo, John C., Nishida Kitarō. Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida
Kitaro, L’io e il tu, Renato Andolfato, trad. it. Padova, Unipress, Nishida:
dialettica e Buddhismo, Postfazione, Nishida
Kitaro, Uno studio sul bene, Enrico Fongaro, trad. it. Torino, Boringhieri, Introduzione
al pensiero di Nishida Kitarō, INishida
Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze per la Società
filosofica di Shinano, Enrico Fongaro, trad. it. Venezia, Marsilio e G.
Pasqualotto, ivi, Buddhismo e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per
una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente.
Interviste sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano,
Mimesis, Nietzsche o dell'ermeneutica
interminabile, in , Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche,
Milano, Franco Angeli, Intercultura e globalizzazione, in , Incontri di
sguardi. Saperi e pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per
una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, East & West. Identità e
dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, G. Pasqualotto, Estetica del vuoto. Arte e
meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della
filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East
& West, Venezia, Marsilio, East
& West, Venezia, Marsilio, Interessante può essere, sotto questo aspetto,
il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta, trad. it.
Milano, Cortina, La riforma di pensiero,
G. Pasqualotto, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce Corpo. G. Pasqualotto, Illuminismo e illuminazione,
Roma, Donzelli, G. Pasqualotto, Saggezze d'Oriente e d'Occidente (come forme di
vita), in Id., Oltre la filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere,
sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di R. Sennet, nel suo L’uomo
artigiano, trad. it. Milano, Feltrinelli, G. Pasqualotto, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce
Libertà. G. Pasqualotto, Filosofia e
globalizzazione, Milano, Mimesis, . G.
Pasqualotto, Il tao della filosofia, Milano, Luni, , Premessa. I termini 'ecologico' e 'agnostico' non sono
propri dei testi di Pasqualotto, ma depositati nel suo insegnamento 'orale',
nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e conseguenze
della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica del vuoto.
Arte e meditazione nelle culture d'Oriente by Giangiorgio Pasqualotto, Revue
Bibliographique de Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno , Sentieri di mezzo tra
Occidente e Oriente. Scritti in onore dei sessant'anni di Giangiorgio
Pasqualotto, Milano-Udine, Mimesis, 2006. E. Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia
come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di
mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao,
ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di Giangiorgio
Pasqualotto, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi,
E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale fra
filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M.
Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il
multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la
filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E.
Magno , La filosofia e l'altrove: Festschrift per Giangiorgio Pasqualotto,
Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko (ed), New York: Bloomsbury Academic, F. La
Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, "Left" Scheda, su emsf.rai.
Scheda biografica sul sito di Aracne editrice Lettura del Daodejing, di G.
Pasqualotto su youtube.com. Lettura della Mandukya Upanishad, di G. Pasqualotto
su youtube.com. Mimesis Festival: Che cos’è la filosofia? di G. Pasqualotto su
youtube.com. Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pasqualotto su
youtube.com. Pensiero buddhista e filosofie occidentali, di G. Pasqualotto su
youtube.com. Il pensiero di Panikkar e la questione dei diritti umani, di G.
Pasqualotto su youtube.com. La compassione intelligente nella tradizione
buddhista, di G. Pasqualotto su youtube.com. Nirvana e Samsara, di G.
Pasqualotto su youtube.com. Intervista su Covid-19 e Libertà, di G. Pasqualotto
su youtube.com. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, di G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Per una filosofia interculturale, G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Taccuino Giapponese, di G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Alfabeto Filosofico, di G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Dieci Lezioni sul Buddhismo, di G. Pasqualotto su
books.google. Materiali su Interculturalità e Oriente di G. Pasqualotto su
archive.org. Materiali su Interculturalità e Oriente di G. Pasqualotto su
padua@research. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza.
PASTORE. (Orbassano). Filosofo. Grice:
“A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he
has a few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and
English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the
‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer to in my
reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists
six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing the
allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not
everything that is explicated is implicated, and not everything that is
implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make
an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,”
which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di
liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio di
logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di
filosofia. I suoi manoscritti sono
conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di
Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino. Opere: “Logica
formale dedotta dalla considerazione dei modelli meccanici,” “Del nuovo spirito
della scienza e della filosofia,” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e
del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Il problema della causalità, con
particolare riguardo alla teoria del metodo sperimentale,” “Il solipsismo,” “La logica del potenziamento,” “Logica
sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà
dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” ( Logicalia, Dioniso, “Introduzione
alla metafisica della poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La
Colombaria, Firenze, Leo S. Olschki, M.
Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della
fisica-matematica” Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, R. Laz., Enciclopedia ItalianaII Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, , «Pastore, Valentino Annibale» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filippo
Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore in Scienza e metodologia. Saggi
di epistemologia, Roma, Università Gregoriana, Google Libri. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
PEANO.
(Spinetta di Cuneo). Filosofo. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am
of course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian
philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also called Peano axioms, a list of
assumptions from which the integers can be defined from some initial integer,
equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The
Peano postulates for arithmetic were produced by G. Peano in 9. He took the set
N of integers with a first term 1 and an equality relation between them, and
assumed these nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality
is reflexive, symmetric, and associative, and closed over N; the successor of
any integer in N also belongs to N, and is unique; and a principle of
mathematical induction applying across the members of N, in that if 1 belongs
to some subset M of N and so does the successor of any of its members, then in
fact M % N. In some ways Peano’s formulation was not clear. He had no explicit
rules of inference, nor any guarantee of the legitimacy of inductive
definitions which Dedekind established shortly before him. Further, the four
properties attached to equality were seen to belong to the underlying “logic”
rather than to arithmetic itself; they are now detached. It was realized by
Peano himself that the postulates specified progressions rather than integers
e.g., 1, ½, ¼, 1 /8, . . . , would satisfy them, with suitable interpretations of
the properties. But his work was significant in the axiomatization of
arithmetic; still deeper foundations would lead with Russell and others to a
major role for general set theory in the foundations of mathematics. In
addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight led in the early
twentieth century to “non-standard” models of the postulates being developed in
set theory and mathematical analysis; one could go beyond the ‘. . .’ in the
sequence above and admit “further” objects, to produce valuable alternative
models of the postulates. These procedures were of great significance also to
model theory, in highlighting the property of the non-categoricity of an axiom
system. A notable case was the “non-standard analysis” of A. Robinson, where infinitesimals
were defined as arithmetical inverses of transfinite numbers without incurring
the usual perils of rigor associated with them. Fu
l'ideatore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria internazionale
derivata dalla semplificazione del latino classico. Nacque in una modesta
fattoria chiamata "Tetto Galant" presso la frazione di Spinetta di
Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima
era nato il fratello maggiore Michele e successivamente nacquero Francesco,
Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un inizio estremamente difficile (doveva
ogni mattina fare svariati chilometri prima di raggiungere la scuola), la
famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello della madre, Giuseppe Michele
Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità intellettive, lo invitò a
raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi presso il Liceo classico
Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino, divenne professore di calcolo
infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire dal 1890. Vittima della
sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare logica in un corso di
calcolo infinitesimale, fu più volte allontanato dall'insegnamento a dispetto
della sua fama internazionale, perché "più di una volta, perduto dietro ai
suoi calcoli, [..] dimenticò di presentarsi alle sessioni di esame".
Ricordi del grande matematico (e non solo della vita familiare) sono raccontati
con grazia e ammirazione nel romanzo biografico Una giovinezza inventata della
pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria,
iniziato nella loggia Alighieri di Torino guidata dal socialista Lerda. Morì nella sua casa di campagna a
Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di
matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati,
Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca,
Mario Pieri e Tommaso Boggio . Peano precisò la definizione del limite
superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la
cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale),
mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse
conforme a quanto intuitivamente si intende per curva. Da questo lavoro
partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva
secondo Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a
Tullio Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali
ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino
sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior
parte dimostrate. Come logico dette un eccezionale contributo alla logica
delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede
una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di
Peano" che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia
Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi. I contributi di Giuseppe
Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i
contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta
attenzione da Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio
tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di
analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e
anche specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la
prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto
stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio
nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo,
Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo
Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi
riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle
implicazioni critiche della nuova logica formale. Era affascinato
dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppò il "latino sine
flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai
congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua fu concepita
per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari,
applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra
quelli principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue
moderne. Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella ricerca della
chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la
definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per
esempio, il simbolo di appartenenza (es: x ∈ A) o il quantificatore esistenziale
"∃".
Tutta l'opera di Peano verte sulla ricerca della semplificazione, dello
sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto del già citato
Formulario, fino alla definizione del Latino sine flexione. La ricerca del
rigore e della semplicità portarono Peano ad acquistare una macchina per la
stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la Rivista di
Matematica (da lui diretta) e per le altre pubblicazioni. Peano raccolse una
serie di note per le tipografie relative alla stampa di testi di matematica,
uno per tutti il suo consiglio di stampare le formule su righe isolate, cosa
che ora viene data per scontata, ma che non lo era ai suoi tempi. Cavaliere
dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore della
corona L'asteroide Peano è stato
battezzato così in suo onore. Il dipartimento di Matematica di Torino è a
lui dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a
Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così
come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Opere: “Aritmetica
generale e algebra elementare” (Torino, G.B. Paravia,); “Formulario
mathematico” (Torino, Fratelli Bocca); “Calcolo differenziale e principii di
calcolo integrale” (Torino: Fratelli Bocca); “Lezioni di analisi infinitesimal”
(G. Candeletti); “Applicazioni geometriche del calcolo infinitesimale” (Torino:
Fratelli Bocca), “I principii di geometria logicamente esposti” (Torino:
Fratelli Bocca)”; “Arithmetices principia, nova methodo exposita” (Torino,
Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti” (Paravia, Torino). Dissero
di lui «Provai una grande ammirazione per Peano quando lo incontrai per la
prima volta al Congresso di Filosofia, che fu dominato dall'esattezza della sua
mente. Russell. D'Amico, Storia e storie della scuola italiana. Dalle origini
ai giorni nostri, Zanichelli, Bologna, Celebrazioni di Peano, E. Luciano e C.
Roero Torino,, Peanostoria di un matematico. Boringhieri. Peanostoria di un matematico. Boringhieri, Dipartimento
di Matematica "Giuseppe Peano": Home
Il Giorno, Festa e lacrime: "Addio Peano" Il Liceo chiude i
battenti, su Il Giorno.Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del
progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto
Museo di Storia della Scienza di Firenze. “Peano: storia di un matematico”
(Boringhieri); Lalla Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino, Einaudi, Racconta
episodi del rapporto con il prozio Giuseppe.
Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua artificiale, Matematica, Latino
sine flexion, Ugo Cassina Calcolatori ternari Maria Gramegna Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Progetto
Gutenberg. E Peano stregò Russell -- Piergiorgio Odifreddi, SWIFSito
Web Italiano per la Filosofia. Presentazione e Documentazione del Comune di
Cuneo . Refs.:
Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza,
“Peano e Grice sull’operatore ‘iota’” -- H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano
and in the vernacular,” Luigi Speranza,
"Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PECORARO. (Salerno). Filosofo. Grice:
“He must be the only philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice:
“Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal
degree without (not within) Italy!” -- Dopo studi giuridici presso la Facoltà
di Scienze Politiche, Pecoraro si laurea in Filosofia presso l´Salerno con una
tesi sul pensiero del filosofo franco-romeno Emil Cioran. Dall´inizio degli
anni novanta collabora con il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giornale
di Napoli come cronista di nera e di giudiziaria. In questi anni si avvicina ad
alcuni artisti contemporanei che gravitano intorno all´Accademia di belle arti
di Brera organizzando due Mostre a Ravello e dedicandosi al coordinamento
editoriale dei rispettivi cataloghi. Tra i partecipanti: Domenico Paladino,
Vettor Pisani (artista), Omar Galliani, Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler
Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che sarà importante in seguito, quando
i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno
riscoperti in chiave nichilista. Lascia l´Italia e, dopo aver visitato
alcuni paesi europei, giunge a Rio de Janeiro a bordo di un mercantile. Dopo il
Master, conclude il Dottorato di Ricerca in Filosofia Contemporanea a Rio di Janeiro e il Post-Dottorato (-)
grazie ad una Borsa di Studio della CAPES/PNPD. Dal è docente effettivo a Rio di Janeiro
(UNIRIO), fondatore e direttore di "Quadranti"Rivista internazionale
di filosofia contemporanea e direttore del Laboratorio di filosofia politica e
morale, finanziato dal CNPq (il CNR brasiliano, dedicato a Gerardo Marotta,
fondatore e presidente dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di
Napoli. Il percorso intellettuale Nonostante la giovane età è possibile
dividere il percorso di studi e di pensiero di Pecoraro in due momenti
distinti. Il primo, definito "attivismo filosofico", comprende
tutte le attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito
critico e filosofico in Brasile tra la fine degli anni novanta del secolo
scorso e gli anni 10 di questo secolo: la realizzazione di varie decine di
convegni e festival filosofici in diverse città del Paese; la fondazione di 4
riviste scientifiche (Analógos, Alter, Forum Krisis, Quadranti); la
divulgazione di temi e autori poco studiati (Analitici e Continentali, Filosofia
della tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del suicidio, Metafisica e Teatro,
Derrida, Vattimo, Nancy, Esposito, Zizek, Agamben); l´impegno istituzionale e
editoriale; i contatti personali o epistolari, e le sue ripercussioni nel
dibattito carioca, con alcuni dei più importanti pensatori della
contemporaneità (da Vattimo a Esposito, da Rorty a Bodei; da Givone a Volpi, da
Mattei a Ferraris; da Honneth a Larmore), ecc. Il secondo, si snoda su
due assi portanti: la transizione italo-carioca, che gira intorno a temi como
nichilismo, suicidio e filosofia negativa e il pensiero più maturo degli ultimi
anni, che si muove intorno a problemi di filosofia politica e morale. La
Filosofia negativa e l'agire dell'Io tragico-nichilista La prima fase del suo
pensiero è dedicata all´elaborazione di una filosofia disperata e negativa,
assolutamente slegata da prospettive etico-politiche (che però diventeranno
centrali nella seconda fase della sua riflessione). Si tratta di una filosofia
fondata sul nichilismo di Nietzsche e su una tradizione di autori maledetti
della filosofia e della letteratura moderna, riletti a partire dal prisma
pessimista di Emil Cioran e della sua filosofia del voyeur "esteticamente
salvifica" di un datato phatos esistenzialista, del “tutto è vano”
risultato ultimo della sua analisi filosofica del suicidio, della psicanalisi
contemporanea e dei lacci concettuali e storici tra nichilismo, nullae
negazione. Il risultato è una teoria anti-fondazionale, che poggia le sue
radici in una soggettività pessimista e malincolica, che nega qualsiasi teoria
etica, sociale e politica estremizzando così l´accusa nietzschiana-cioraniana
contro l´umanità e tutte le sue costruzioni sociali, storiche e morali. In
questo orizzonte di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica,
l´unica, eventuale, maniera di ribellarsi e resistere si concretizza,
paradossalmente, nell´appello alla responsabilità e all´azione di un Io
"tragico-nichilista". Filosofia del presente, critica della
servitù volontaria in democrazia e lotta per la trasformazione della sinistra
Negli anni 2006-2007 è possibile intravedere un cambiamento teorico e
personale. Insoddisfatto, Pecoraro dà inizio alla ricerca di un orizzonte di
senso diverso e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei
suoi precedenti fili conduttori. Interessi, letture, pubblicazioni, ricerche si
frammentano e perdono in intensità e chiarezza. È soltanto con il ritorno a Rio
di Janeiro, dopo alcuni anni trascorsi nel Nord-Est brasiliano, la regione più
povera e meno sviluppata del Paese, il rinnovato dialogo/scontro con “lo stile
carioca di vivere” sia universitario-filosofico sia sociale e in virtù degli
avvenimenti del giugno (le proteste di piazza contro il Governo), che il
pensiero di Pecoraro si arricchisce di nuove forme e di una prospettiva di
ricerca più latinoamericana. Decisive, in questa fase, sono le questioni
etico-politiche, la critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno
filosofico. In primo luogo devono essere segnalati, per l´importanza che
rivestono, i due Seminari tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di
Napoli nel (dedicato all´"Analitica
del Biopotere") e nel (su "Nietzsche
e la Biopolitica"). Nel primo, Pecoraro riformula il concetto di Biopotere
criticando la lettura di Michel Foucault usando come chiave interpretativa il
"Bios" di Roberto Esposito; nel secondo discute e mette alla prova la
sua lettura radicalmente “sistematica” dell´opera nietzschiana fondata
sull´unità di volontà di potenza, avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del
nichilismo. Oltre a questi due temi, il rigetto delle tesi relativiste/postmoderne;
lo studio delle relazioni tra massa e potere nell´era digitale; l´affermazione
di una visione essenzialista dell´essere umano nell´epoca della tecnica[30]; la
riscoperta della psicanalisi, del movimento Modernista brasiliano e lo studio
di autori come Leopoldo Zea, Slavoj Žižek, Badiou, Spinoza, Étienne de La
Boétiespingono Pecoraro all´elaborazione di un percorso teorico che, fondandosi
sulla necessità di “pensare il presente” (e non il futuro) e di una “filosofia
dell´attualità” e sulla convinzione che le categorie filosofiche post-maggio
’68 sono obsolete e dannose per spiegare e trasformare il nostro tempo, si
concentra in due diversi ambiti di ricerca in una complessa e non risolta
tensione tra aspirazioni teoretiche universalistiche e l´impegno filosofico
nella realtà e nella cultura brasiliana e latinoamericana[32]. Il
primoetico-moralesi occupa delle condizioni di possibilità di nuove forme di
soggettività nell´epoca dei "diritti di tutte le cose del mondo" e
dell´attuale "reazione alla crisi di fondamenti" dichiarata dal
pensiero del secolo XX, delineando quindi le basi di una "filosofia del
dovere" di stampo postilluminista. Il secondopolitico-sociale–
attraverso la critica del politicamente corretto e della “retorica
democratica”, la decostruzione del concetto di democrazia attraverso la ripresa
dell´idea di La Boétie di servitù volontaria, la lotta contro il “fascismo
sociale di sinistra” (e della sinistra), tende a ripensare il concetto di
Democrazia e le pratiche "democratiche" nei sistemi di potere
contemporanei e, più specificamente, si dedica all´esame delle possibilità di
una trasformazione radicale del pensiero filosofico di sinistra (e della
sinistra) e di una concezione del “Politico” in senso non tecnicista e non
"sinistroide-reazionario". Opere La filosofia del voyeur,
Salerno-Napoli, Il Sapere, Metafisica e poesia nel pensiero di Maria Zambrano,
in Atti del Convegno Metafisica, Roma. Giacomo Leopardi e María Zambrano, in
Latinidade da América Latinaenfoques filosóficos e culturais, São Paulo,
Hucitec, 2Cosa resta della Filosofia Contemporanea?, in QuadrantiRivista
Internazionale di Filosofia Contemporanea, in Ética e política contemporânea (Atti
Encontro ANPOF), ANPOF, Filosofia della
storia (latinoamericana)?, in QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia
Contemporanea, 3, Salerno-Roma, Da
justiça e da moral. Ou da resistência contemporânea diante do Tribunal dos
Direitos, in Atti del PPG-FIL, Porto Alegre, FI, O discurso
filosófico-libertário do inadequado Dr. H, in Filosofia e LiteraturaEncontros
contemporâneos, Porto Alegre, Gradiva, Caterina Coluccio , Dal sacro al
Profano, Ravello, CED, 2 ed.1996.
Caterina Coluccio , Xante Battaglia. Dall´Arcaico al Frammento, Ravello,
CED, QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia Contemporanea, su rivistaquadranti.eu.
Tra i Membri del Comitato Scientifico della Rivista Quadranti, fin dalla sua
fondazione, ricordiamo Axel Honneth, Gianni Vattimo, Roberto Esposito, Charles
Larmore, Maurizio Ferraris, Remo Bodei, Michel Wieviorka, Arnold Davidson, Ann
Stoler, Giacomo Marramao. WOLFGANG
KALTENBACHER, Un laboratorio di filosofia intitolato a Gerardo Marotta, in La
Repubblica, Sandson Rotterdan-Flávio Senra, Non-religious Christianity of
Gianni Vattimo: considerations for the contemporary religious sense, in
Religare., Luigi Ferrarese, Filosofia para iniciantes, in Portal PUC-Rio, 27
aprile 2009. 17 dicembre 20 dicembre
). Paula Araújo, Livro enfrenta o nosso
tempo e busca novos sentidos, in Portal PUC, Mauro Baladi, Um pensador para o
nosso tempo, in Prosa e Verso (O Globo), Intervista alla Casa Editrice
"Zahar", in//zahar.com.br/blog/post/entrevista-rossano-pecoraro. João Batista Farias Júnior, CONSIDERAÇÕES
ACERCA DA RELAÇÃO ENTRE NIILISMO, MODERNIDADE E TÉCNICA NA ÉTICA JONASIANA, in
Polemos, Ricardo Timm de Souza, Cioran,
a filosofia em chamas, in Portal Cioran. 17 dicembre 20 dicembre ). Cioran e
francese, su tuttocioran.com.
Rédaction, Article Emil Michel Cioran, in SetekiC´était qui?. Josè
Fernandes Pires Júnior, Suicídio: o adeus para (in) transcendência, in Rivista
Filosofia, 51 21 dicembre ). Franklin Ferreira Silva, O Niilismo, in
Cadernos do Pet-Filosofia, 3/. Paulo Jonas de Lima Piva, Cioran: uma mente
desconcertante, in Discutindo Filosofia, Flavio Pereira Senra, “Amanhã nunca
mais!”: o niilismo e o heavy metal no contexto pós-moderno, in Via Litterae Intervista alla Casa Editrice Loyola/PUC,
in//editora.vrc.puc-rio.br/cgi/Rossano Pecoraro, Vi spiego la "rivoluzione
brasiliana", in Corriere onlineItalians, 26 giugno . Rossano Pecoraro, Brasile: dopo le proteste
di massa il "jeitinho", in Corriere onlineItalians, Lucas Villa,
Niilismo Ativo e Direito na Pós-Modernidade, in Persona, 6Daniel Mariano Leiro, Ontología del
Declinar, Madrid/Buenos Aires, Editorial Biblos, Redazione IISF, Analitica del
Biopotere , in Seminari dell´IISF/ -.
Redazione IISF, Nietzsche e la Biopolitica, in Seminari dell´IISF/ -. Juliana Sant’Ana Campos, Levantado do Chão de
José Saramago e Nenhum Olhar de José Luís Peixoto: uma leitura do espaço
narrativo. , San Paulo, PUCSP (Tesi di Master) Leonardo Campos, O Homem que não
estava lá, in Plano Crítico, 23 aprile .
Redazione Ordine degli avvocati del Brasile, Bernuz e Pecoraro dialogam
sobre "As Transformações do Estado Contemporâneo", in JusBrasil. Compreender a atualidade através de Agamben.
Entrevista especial com Rossano Pecoraro (Intervista all´IHU),
in//ihu.unisinos.br/entrevistas/20360-compreender-a-atualidade-atraves-de-agamben-entrevista-especial-com-rossano-pecoraro.
PELACANI. Grice: “At Oxford, Strawson used to
confuse Pelacani with Pelacani!” -- Antonio
Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or lecturer?”) Bologna, divenne
consigliere Visconti. In questa veste si
trovò più volte coinvolto in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Fu grande commentatore di
Avicenna e Galeno. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
PELACANI (Costamezzana). Filosofo. “Dottore diabolico.” Parente
di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco
Pelacani Nato a Costamezzana, a pochi
chilometri da Parma, nulla si sa della sua vita
sino a quando frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a
Pavia dove come titolare della cattedra di magister philosophie et loyce,
delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Bossi. Ottenne una cattedra a
Bologna. Sii spostò a Padova. Fu riassunto a Pavia, ma un processo per eresia lo
costrinse a spostarsi a Padova, dove mantenne l'insegnamento. Contestò
molte regole della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi
strumenti matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare
condusse nuovi studi sull'ottica nell'opera “Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus
de ponderibus” si occupò di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de
proportionibus” una teoria matematica del vuoto che si contrapponeva alle tesi
del continuo dei fisici aristotelici. Si occupò anche del moto dei pianeti in “Theorica
planetarum” e mise in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si
potesse sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica
dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Negò quindi la
possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità
dell'anima individuale. Pelacani concepisce la natura o l'universo come un
ente ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”),
un grande eterno animale in continuo movimento dove gli esseri nascono per
generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono
alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale egli è
convinto che l'uomo debba conformarsi alla virtù per sua libera scelta e non
per fini religiosi trascendenti. Per il materialismo delle sue dottrine
Pelacani, doctor diabolicus, com'era soprannominato , fu accusato d'eresia e
condannato ma ciò non gli impedì di essere apprezzato come un grande astrologo
dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di
essere sepolto nel duomo di Parma. Gli si attribuiscono dei Commenti a
Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera Questiones super
tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G. Robolini,
Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli
scrittori e letterati Parmigiani raccolte dal Padre Ireneo Affò, Stamperia
reale [Bodoni]. Citato anche per la sua avarizia in Bartolomeo Veratti, De' matematici
italiani anteriori all'invenzione della stampa. Commentario storico Rodolfo Majocchi, Codice diplomatico
dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di
filosofia, Filippo Camerota, Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva,
Giunti Editore, La scuola francescana di Oxford Opere Le Quaestiones de anima,
Firenze, Olschki, Questiones super tractatus logice magistri Petri Hispani,
Parigi, Vrin, Quaestiones circa tractatum proportionum magistri Thome Braduardini,
Parigi, Vrin, “Questiones super perspectiva communi,” Parigi, Vrin, “Quaestiones
de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli, Morano, Firenze,
SISMEL, Edizioni del Galluzzo. The Medieval Science of Weights = (scientia de
ponderibus). Treatises ascribed to Euclid, Archimedes, Thabit ibn Qurra,
Jordanus de Nemore and Blasius of Parma, editi con Introduzione, traduzione e
note da E.t A. Moodye Marshall Clagett, Madison, The University of Wisconsin
Press (Tractatus de ponderibus). TreccaniEnciclopedie
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Refs.:
Luigi Speranza, “Pelacani, Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.”
Luigi Speranza, “L’animismo di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire,
literally.’”
PELLEGRINI. (Sonnino). Filosofo. Grice:
“I like Pellegrini: he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual
Ethica Nichomaechaea is intended for!”
-- Fu, secondo Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse
fattegli da più pontefici pareva destinato a' più grandi onori; ma che non
giunse che ad ottenere alcuni beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di
filosofia a Roma. Pubblicò il “De
affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione
in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri
decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo
di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele
sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta
comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio
dell'etica debba essere impartito prima ancora di quello della filosofia della
natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con
animo libero dalle passioni. Fu più oratore che flosofo, non pensò ad inovar
cosa alcuna, e seguì costantemente insegnando i precetti del filosofo
stagirita. Altre opera: “Oratio habita in almo Urbis Gymnasio de utilitate
moralis philosophiae, cum Ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur”
(Romae); “De Christi ad coelos ascensu” (Romae); “Oratio in obitum Torquati
Tassi poetae atque philosophi clarissimi” (Romae); G. Tiraboschi, Storia della
letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università
degli studj di Roma. Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano, Società tipografica de' classici
italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini
rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze,
Leo S. Olschki. Keywords: H. P. Grice, “Il Tasso di Pellegrini” -- Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice
sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool Library.
PENNISI. (Catania). Filosofo. Grice:
“I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and
especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have
lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor
of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a
Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both
psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the
‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky,
to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche,
Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della
cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano
prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la
relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la
laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a
Catania con una tesi dal titolo “I
presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto
la guida di Piparo. Vince il concorso
libero per ricercatore e svolge la
carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina.
Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di
Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato-- è direttore del Dipartimento di Scienze
cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside
presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in
Scienze cognitive dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del
linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico
parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due
declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il
linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei
soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza
di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di
vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato
l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La
cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le
regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di
essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che
beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente
estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto
di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In
particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la
comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è,
nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la
società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale
illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che
contraddistingue Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di
altri fenomeni socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i
fenomeni naturali che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi
migratori e la riproduzione. Opere: The Extended Theory of Cognitive
Creativity. Interdisciplinary Approaches to Performativity, Switzerland AG,
Springer-Verlag, .Darwinian Biolinguistics. Theory and History of a
Naturalistic Philosophy of Language and Pragmatics, Switzerland AG,
Springer-Verlag, . L'errore di Platone, Bologna, Società editrice il Mulino. “Il
prezzo del linguaggio,” Bologna, Società editrice il Mulino, “L’isola timida: Forme
di vita nella Sicilia che cambia,” Roma, Squilibri. Le scienze cognitive del
linguaggio, Bologna, Società editrice il Mulino, Scienze cognitive e patologie del linguaggio,
Bologna, Società editrice il Mulino, Segni di luce, Soveria Mannelli (CZ),
Rubbettino Editore,. Psicopatologia del linguaggio: storia, analisi, filosofie
della mente, Roma, Carocci editore, Le lingue mutole: le patologie del
linguaggio fra teoria e storia, Roma, NIS-Nuova Italia Scientifica, //unime/it/persona/antonio-pennisi/curriculum Psicopatologia del linguaggio, Roma, Carocci,
La tecnologia del linguaggio tra passato e presente, in Blityri, Pisa, ETS, Telmo Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci
tradirai, in Il prezzo del linguaggio, Bologna, il Mulino, L'errore di Platone.
Biopolitica, linguaggio e diritti civili in tempo di crisi, Bologna, il Mulino,
Ruggero Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in
Stanley Kubricke oltre, in Le ragioni della natura, Messina, Corisco, Franco Lo
Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco Dip.
Scienze cognitive, psic., ped. (unime), su unime.
PERA. (Lucca). Filosofo. Important Italian philosopher.
Senatore per Forza
Italia e Popolo della Libertà e Presidente del Senato nella XIV Legislatura. Il
12 novembre è stato nominato presidente
del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale
istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Diplomatosi in
ragioneria all'Istituto "F. Carrara" di Lucca nel 1962, lavora prima
alla Banca Toscana e poi alla Camera di Commercio di Lucca. Quindi decide di
studiare filosofia. Si laurea a Pisa. Incoraggiato dal suo maestro Barone,
inizia la carriera accademica come incaricato di Filosofia della scienza a
Pisa. In seguito diventa professore straordinario e ordinario di Filosofia della scienza a Pisa.
Viene presentato da Colletti al direttore editoriale della casa editrice
Laterza, Mistretta, iniziando subito una intensa attività di consulenza
editoriale per la filosofia della scienza. Con questa Casa editrice pubblica
anche i suoi primi importanti libri scientifici, allontanandosi dalle posizioni
ideologiche dell'estrema sinistra per accostarsi insieme a Lucio Colletti al
dibattito culturale allora presente nel Partito Socialista Italiano.
Iniziato alla politica dallo stesso Lucio Colletti, trasmigra con lui e altri
intellettuali nel neonato partito di Forza Italia fondato da Silvio Berlusconi.
Comincia qui una nuova fase, in cui si è distinto come saggista per l'attività
a favore di un avvicinamento della politica alla religione cattolica. Convinto
che le libertà civili e politiche, lungi dall'essere fondate sulla relatività
delle nostre conoscenze, debbano ricondursi invece alla dignità intrinseca
della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di
ciascuno, ha più volte rilevato come sia sbagliato fare del relativismo
culturale il fondamento della società liberale. Questa, secondo Pera, ha potuto
sorgere piuttosto grazie a quel terreno fertile rappresentato dai principi
della religione cristiana. Al tempo, Pera si dichiarava ateo e non credente,
venendo pertanto annoverato tra gli atei devoti. Eletto in Parlamento tra le
file di Forza Italia, ascese alla seconda carica dello Stato, la presidenza del
Senato, che ha ricoperto fino alla fine della legislatura. Pera è stato
collaboratore dei quotidiani “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “La
Stampa” e dei settimanali “L'Espresso” e “Panorama”. Studi di Filosofia
della scienza Karl Popper insieme a Melitta Mew e Marcello Pera a Kenley
(Regno Unito), nel 1986. Il filosofo Marcello Pera ha svolto un'intensa
attività di ricerca nel campo della filosofia della scienza a livello
internazionale. Il suo primo saggio filosofico di rilievo riguarda il metodo
scientifico e l'induzione. Pera ha poi concentrato i suoi studi filosofici su Popper.
Corrispondente del filosofo teorico della "società aperta", Pera è
uno dei suoi massimi studiosi. Su di lui ha scritto “La scienza su palafitte.” Prima
di scrivere il libro, pubblicò alcuni articoli divulgativi, inserendosi in un
vasto movimento critico, su "L'Espresso", dedicati ai filosofi che
avevano tentato di confutare Marx, il primo dei quali fu dedicato a Popper.
Ulteriori studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai
metodi induttivi e scientifici del Settecento: npubblicò i due saggi
"Hume, Kant e l'induzione" e "Apologia del metodo". Sviluppò
ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da
Galvani. Il testo fondamentale di Pera "La scienza su palafitte"contiene
un'analisi dettagliata delle posizioni di numerosi filosofi sul rapporto tra
scienza e filosofia, in particolare di Bacone, Hume, Kant, Popper, Kuhn, Lakatos
ed altri studiosi. Il significato del termine "scienza su palafitte"
è un ironico riferimento al fatto che, come le palafitte dell'uomo preistorico,
la scienza contemporanea (in particolare la teoria della relatività e la fisica
atomica) non sono fondate su basi solide come la roccia, ma sono soggette a
frequenti modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle,
di nuovi fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle
precedenti della fisica classica. Il saggio inizia con una celebre citazione di Popper
sull'evoluzione delle teorie scientifiche, secondo la quale la scienza non
poggerebbe su fondamenti immutabili, ma su principi che possono essere oggetto
di ulteriori analisi ed approfondimenti.. Come Popper, anche Pera ritiene che
le teorie scientifiche abbiano una validità limitata a un determinato contesto:
secondo questo orientamento le teorie scientifiche sono parzialmente
modificabili nel tempo. Fra le revisioni di sistemi scientifici studiate da
Pera vi è la rivoluzione scientifica, convenzionalmente iniziata con Niccolò
Copernico e conclusasi con l'opera di Isaac Newton, che ha reso obsolete la
fisica aristotelica e tolemaica. Sono poi analizzate le teorie
elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Alessandro
Volta e Luigi Galvani fino alle teorie fisico-matematiche di James Clerk
Maxwell. Infine, nel corso del Novecento si sono avuti rinnovamenti
significativi della fisica classica, che hanno portato alla fisica moderna con
le teorie della relatività (ristretta e generale) di Einstein e la meccanica
quantistica. Pera analizza l'evoluzione di queste teorie scientifiche in
relazione a quella del metodo scientifico, basato su procedimenti razionali ed
induttivi. Metodo scientifico ed induzione Marcello Pera ha sostenuto una
posizione intermedia fra il pensiero di Karl Popper che non accetta
l'induzione, e quella di altri filosofi che convalidano il metodo scientifico basato
sull'induzione, definito da David Hume, uno dei maggiori esponenti
dell'empirismo nel settecento. Pera condivide il contributo di Popper e degli
altri esponenti del Circolo di Vienna alla filosofia della scienza del XX
secolo, pur cercando di superare certe loro posizioni che considera troppo
radicali, rivalutando così un certo ruolo dell'induzione nella ricerca
scientifica. Sulle differenze fra la posizione di Pera e di Popper riguardo al
metodo induttivo, si veda. Altri saggi sui metodi scientifici ha dedicato
numerosi articoli su riviste specializzate a temi di Filosofia della scienza e
sul Metodo scientifico, tra cui: "Induzione, scandalo
dell'empirismo", in "Introduzione a Feigl", "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?", in "Medicina nei secoli",
"È scientifico il programma scientifico
di Marx?", in "Studium", "Principi a priori e canoni di
razionalità scientifica", in "Physis", "Le teorie come metafore e
l'induzione", in "Physis", "Inductive Method and Scientific
Discovery", in collaborazione con Grmek, Cohen, Cimino, Sulla storia della
scienza ha pubblicato: "La
rana ambigua: la controversia sull'elettricità animale tra Galvani e
Volta", il Mulino, Princeton University Press, "Scienza e
retorica", Laterza, "The Discourses of Science", The University
of Chicago Press. Attività politica Attività politica nel PSI Negli anni
ottanta e nei primi anni novanta, Marcello Pera fa parte del Partito Socialista
Italiano. A ricordo del suo periodo di vicinanza al Partito Socialista,
nel 2004 Pera si è recato ad Hammamet in visita alla tomba di Bettino Craxi,
che ha definito un "patrimonio della Repubblica", che appartiene alla
"storia della sinistra italiana". Durante la stagione di Mani Pulite,
Marcello Pera si impegnò sulla questione morale con impeto giustizialista;
espresse severe critiche alla corruzione della politica, schierandosi senza
riserve dalla parte dei magistrati di Milano. Pera si impegnò anche
nell'area laica, nel movimento referendario di Massimo Severo Giannini con la
lista Sì Referendum. Viene inoltre ingaggiato come commentatore dal quotidiano
La Stampa, per il quale tra 1992 e 1993 formula diverse critiche alla
corruzione politica in Italia e si esprime nei seguenti termini: «Come
alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e
poi una vera, radicale, impietosa epurazione. Il processo è già cominciato e
per buona parte dell'opinione pubblica già chiuso con una condanna» (La Stampa,
19 luglio 1992) «I partiti devono retrocedere e alzare le mani [...] subito e
senza le furbizie che accompagnano i rantoli della loro agonia. Questo sì
sarebbe un golpe contro la democrazia: cercare di resistere contro la volontà
popolare» (1º febbraio 1993) «Il garantismo, come ogni ideologia preconcetta, è
pernicioso» (29 marzo 1993). «I giudici devono andare avanti. Nessuno chiede
che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamento diverso dagli altri
inquisiti» (5 marzo 1993) «No e poi no, onorevole Bossi. Lei deve chiedere
scusa... I giudici fanno il loro dovere... Molti magistrati sono già stati
assassinati per aver fatto rispettare la legge... Lei mette in discussione i
fondamenti stessi dello Stato di diritto» (24 settembre 1993) *«la rivoluzione
ha regole ferree e tempi stretti» «Quei
politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non
capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno» Con Luigi Manconi nel 1995
firmò un appello per l'uso delle droghe leggere. Ancora nel 1994 Pera
dichiarò: "Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un
venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato
il povero Fellini". Senatore di Forza Italia Pera. Pera cambia
radicalmente schieramento e aderisce a Forza Italia di cui diventa coordinatore
nazionale della Convenzione per la riforma liberale. Pera, in questo periodo,
si allontana dalle precedenti posizioni giustizialiste temperandole in senso
garantista. Pera iniziò a criticare gli "eccessi" del pool di
Milano e Palermo, che arrivò a definire golpisti e invitò D'Alema a «fermare i
giudici», indicando nel garantismo una posizione intermedia fra giustizialismo
e corruzione, e proponendo la separazione delle carriere e l'obbligatorietà
dell'azione penale. Pera polemizzò inoltre con i magistrati di Milano per una
vicenda che vedeva coinvolto Paolo Berlusconi nel caso Simec, la società di
gestione della discarica di Cerro Maggiore. Alle elezioni politiche
italiane Pera viene candidato al Senato per Forza Italia nella sua Lucca, ma
viene sconfitto all'uninominale dal senatore locale, Patrizio Petrucci dei DS.
Viene poi ripescato in quota proporzionale tramite il sistema dei resti ed
eletto nel gruppo Forza Italia al Senato, ed è nominato vicepresidente del Gruppo di Forza Italia al
Senato. Assieme a Marco Boato fonda la "Convenzione per la
giustizia", un movimento politico "virtuale" che consente il
finanziamento pubblico de Il Foglio di Giuliano Ferrara. In Parlamento, Pera si
occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia: è stato ispiratore
della riforma costituzionale sul "giusto processo", approvata nella
XIII Legislatura, che ha modificato l'articolo 111 della Costituzione. La
Presidenza del Senato Il Presidente del
Senato Marcello Pera e il Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini
accolgono papa Giovanni Paolo II al Parlamento italiano, 14 novembre 2002. Nelle
elezioni politiche vince nel collegio uninominale di Lucca, l'unico della
Toscana andato al centro-destra. Viene eletto al primo scrutinio Presidente del
Senato della Repubblica, seconda carica dello Stato, che manterrà fino al 2006.
Nel suo "Discorso di insediamento al Senato della Repubblica" del 30
marzo 2001 Marcello Pera ha dichiarato: «Questo è il nucleo della
democrazia... Non è soltanto il governo del popolo, la democrazia; non è
neppure soltanto il governo delle regole o della legge: è qualcosa di più
difficile, ma anche di più esaltante. La democrazia è quel regime di governo
che permette a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le
decisioni a nome della maggioranza. Per questo la democrazia o lo strumento
della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il
confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e
criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e
convincere» In quegli anni è Presidente onorario della "Fondazione
Magna Carta". Senatore con Forza Italia e con il Popolo della
Libertà. Lasciata la presidenza del
Senato, alle elezioni politiche italiane del 2006 è rieletto senatore nella
lista di Forza Italia nel collegio della Emilia Romagna e vice-capogruppo di
Forza Italia al Senato. Al seguito della caduta del governo Prodi e delle
elezioni politiche italiane del 2008, è stato confermato al Senato come
capolista della circoscrizione Lazio per il Popolo della Libertà.
Politica locale in Toscana Marcello Pera ha partecipato anche ad alcuni temi di
politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca. Inoltre ha svolto un
ruolo attivo nell'ambito della Camera di Commercio di Lucca negli anni sessanta
e settanta e poi soprattutto nelle istituzioni dell'Pisa negli anni ottanta e
novanta. Nel 2005 Marcello Pera ha espresso alcune critiche ai rapporti fra il
Comune di Lucca e la Azienda Municipalizzata del Gas; Pera viene quindi
accusato in Consiglio comunale dall'allora sindaco Pietro Fazzi (sostenuto da
una maggioranza di centrodestra) di essersi intromesso nella gestione
amministrativa del Comune. La vicenda verteva su supposte pressioni del
senatore per la cessione di quote societarie di Gesam gas, azienda
municipalizzata per la somministrazione del gas, ad Enel gas spa. La polemica
ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Lucca e alle dimissioni
del sindaco Pietro Fazzi, successivamente espulso dal suo partito. Della
vicenda si è interessata anche la Procura di Lucca, che nel 2007 ha archiviato
il caso. A settembre Marcello Pera
insieme a Giuliano Urbani ha fondato il Comitato "Liberi Sì" per il
Referendum . Questo comitato era molto vicino alle posizioni di Scelta Civica e
Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, e raccoglieva al suo interno alcune
personalità del centrodestra come Giuliano Urbani ed Enzo Ghigo. In
dicembre il suo nome era tra i papabili
come possibile Ministro nel nuovo Governo Gentiloni. L'avvicinamento al
mondo cattolico In passato Marcello Pera si era definito un "non
credente"; Pera si è poi avvicinato al pensiero cristiano, accogliendo
l'invito di papa Benedetto XVI a vivere "come se Dio esistesse". Dice
infatti Pera in Perché dobbiamo dirci cristiani (2008): "Io suggerisco di
accettare l'esortazione che il Papa ha fatto ai non credenti: seguire la
vecchia formula di Pascal e Kant di vivere ‘come se Dio esistesse’ (velut si
Deus daretur)". La frase citata e commentata da Pera è tratta da: Immanuel
Kant, Critica della ragion pratica, trad. it. di F. Capra, riveduta da E.
Garin, Roma-Bari, Laterza. Ritiene che sia una soluzione saggia, perché rende
tutti moralmente più responsabili: "Se Dio esiste, ci sono limiti morali
alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via...".
Vedi in proposito il libro di Pera Perché dobbiamo dirci cristiani (2008), al
capitolo "Come se Dio esistesse", pagine 54-58, in cui Pera indica
due modi di avvicinarsi al cristianesimo: quello della persona fermamente
credente e quello della persona che ammira i valori del cristianesimo (come
Kant e Pascal) e che si avvicina al messaggio cristiano vivendolo dal punto di
vista etico. Per le posizioni su questa tematica Pera è considerato un
esponente del movimento neoconservatore italiano e risulta essere attualmente
il più autorevole esponente Teocon in Italia. Nel periodo di presidenza del
Senato nasce un legame intellettuale tra Pera e il cardinale Joseph Ratzinger,
il futuro pontefice Benedetto XVI: i due si trovano in sintonia sull'analisi
dei problemi dell'Europa e manifestano comuni preoccupazioni per una civiltà
occidentale minata al suo interno dal relativismo e dal
multiculturalismo. Dopo il 2000 Pera ha dedicato diversi articoli e saggi
al rapporto fra la cultura storica europea e il cattolicesimo. In generale
Marcello Pera sostiene che il denominatore culturale comune dei diversi stati
europei non deve ravvisarsi nel rinascimento o nell'illuminismo, ma nel
Cristianesimo. Pera in alcuni saggi e interviste ha indicato l'esigenza di
ricercare l'identità culturale del continente europeo nel Vangelo e negli Atti
degli Apostoli. In particolare Pera ha sostenuto che le Lettere di S.Paolo e i
racconti evangelici esprimono i concetti di eguaglianza fra gli uomini e di
solidarietà sociale, che sono oggi alla base delle Costituzioni delle nazioni
moderne e della stessa Comunità Europea. Nel 2004 Pera è autore con
l'allora cardinale Joseph Ratzinger del libro “Senza radici”, sulla questione
delle radici cristiane dell'Europa. Nel libro, che contiene le due relazioni di
Pera e Ratzinger sull'argomento e uno scambio epistolare tra i due, denuncia il
decadimento morale dell'Europa a suo dire impoverita dal rifiuto delle sue
radici cristiane e minacciata dal terrorismo islamista. Nel libro Pera scrive:
«Soffia sull'Europa un brutto vento. Si tratta dell'idea che basta aspettare e
i guai spariranno da soli, o che si può essere accondiscendenti anche con chi
ci minaccia e potremo cavarcela. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel
1938». In un'intervista rilasciata alla Stampa dopo il no irlandese al trattato
europeo, Pera identifica il Papa, sulla scia di De Maistre, come unico
riferimento possibile per il Vecchio Continente. Nel saggio Perché
dobbiamo dirci cristiani (2008) Pera condanna il relativismo e l'incertezza
culturale della società contemporanea e sviluppa il tema della vera identità
dell'Europa da ricercarsi nella forza etica e sociale del cristianesimo.
Secondo Pera, la religione cattolica non può essere una convinzione privata o
tradizionale: l'impegno del cattolico deve essere presente nella coerenza del
suo comportamento etico. Secondo Pera, il cristiano si deve impegnare in tutte
le sfere della vita civile e istituzionale, prestando la sua attenzione ai
problemi di tutti i cittadini e alla solidarietà sociale. Sul piano politico e
culturale, Marcello Pera si definisce un "conservatore liberale". Più
precisamente “conservatore sui valori da mantenere e liberale sulle riforme da
fare”. Secondo Pera “si tratta di una grande dottrina, una grande scuola, una
grande tradizione politica. Si basa soprattutto su due pilastri: attenzione e
difesa della nostra tradizione europea e occidentale, che è il riferimento da
mantenere (da ciò il conservatorismo); e custodia della nostra autonomia
individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il
nostro liberalismo)”. Opere: “Induzione e
metodo scientifico, Pisa, Editrice Tecnico Scientifica, La scienza su
palafitte, Roma-Bari, Laterza, L’induzione, Bologna, Il Mulino, Apologia del metodo,
Roma-Bari, Laterza, I modi del
progresso. Teorie e episodi della razionalita scientifica, e con Joseph Pitt,
Milano, Il Saggiatore, 1985. La rana ambigua. La controversia sull'elettricità
animale tra Galvani e Volta, Torino, Einaudi, Scienza e retorica, Roma-Bari,
Laterza, L'arte della persuasione scientifica, e con William R. Shea, Milano,
Guerini, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella. Soveria
Mannelli, Rubbettino, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam,
con Joseph Ratzinger, Milano, Mondadori, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino,
Libertà e laicità, a cura di, Siena, Cantagalli, La Martinella. Soveria
Mannelli, Rubbettino, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo,
l'Europa, l'etica, Milano, Mondadori, Alle origini del liberalismo. A proposito
di Pannunzio e Tocqueville, Torino, Centro Pannunzio, 2 Onorificenze Gran
Decorazione d'Onore in Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica
Austriaca (Austria)nastrino per uniforme ordinariaGran Decorazione d'Onore in
Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Austria) Grand'Ufficiale
dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia)nastrino per uniforme
ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia) Compagno
d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta)nastrino per uniforme
ordinariaCompagno d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta) Gran
Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia (Polonia)nastrino per
uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia
(Polonia). Gran Croce dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique
(Portogallo)nastrino per uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine dell'Infante
Dom Henrique (Portogallo) Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Santa
Sede)nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano
(Santa Sede) — Roma, Gran CroceClasse Specialedell'Ordine pro Merito Melitensi (SMOM)nastrino
per uniforme ordinariaGran CroceClasse Specialed ell'Ordine pro Merito
Melitensi (SMOM) Roma. Vedi i due saggi di Marcello Pera "Senza
Radici" e "Perché dobbiamo dirci cristiani: il liberalismo, l'Europa,
l'etica" del 2008 Marcello Veneziani
su Libero, da MarcelloPera Visiting
Fellow: Center for Philosophy of Science, University of Pittsburgh, 1984;
Visiting Fellow: The Van Leer Foundation, Gerusalemme, 1Visiting Fellow:
Department of Linguistics and Philosophy, MIT, Cambridge in Massachusetts,
1990; Visiting Fellow: Centre for the Philosophy of Natural and Social
Sciences, London School of Economics)
vedi la prefazione del saggio di Pera "Popper e la scienza su
palafitte", Laterza 1982, pag IX, in cui Pera indica: "Sono molto
grato a Sir Karl Popper per avermi privatamente precisato alcuni punti sui
quali permangono divergenze di opinione. Per altri punti ho motivi di
gratitudine verso amici e colleghi italiani e stranieri" cfr. il saggio La rana ambigua: la
controversia sull'elettricità animale fra Galvani e Volta, La scienza non
poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue teorie si
eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito su
palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma non
in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri
tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che abbiamo
trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti
e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da
sorreggere la struttura. (Karl Popper); in Pera M., "Popper e la scienza
su palafitte", Introduzione "Una epistemologia di frontiera tra
positivismo logico e anarchismo metodologico",Popper e la scienza su palafitte,
Pera sulla tomba di Craxi "Un patrimonio della Repubblica", La
Repubblica, "Campioni
d'Italia", di Gianni Barbacetto, Marco Tropea editore Pera, il ragioniere che diventò presidente Un
carattere d'acciaio per il filosofo dalle mille e mille contraddizioni, Il
Tirreno, 28 dicembre 2001 Citato in
Michele De Lucia, Siamo alla frutta, Kaos Società civile (Principi del giusto processo legge costituzionale
G.U. n. 300 del 23 dicembre 1999)
Lettera al presidente del Senato Marcello Pera in occasione del convegno
di Norcia senatoScheda di attività di
Marcello PERAXV Legislatura vedi la
fonte giornalistica "Ha offeso Pera": Forza Italia espelle il sindaco La procura chiede l'archiviazione vedi il
libro scritto in collaborazione fra M. Pera e J. Ratzinger Senza radici:
Europa, Relativismo, Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori, e anche il successivo saggio di Pera
"Introduzione a Ratzinger", vedi in particolare il libro scritto in
collaborazione fra M. Pera ed il cardinale J. Ratzinger, Senza radici: Europa,
Relativismo, Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori, e il successivo libro di
M. Pera, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica,
Milano, Mondadori, "Visto? Non sta
in piedi un'Unione senza Dio"[collegamento interrotto] il rapporto di vicinanza fra i movimenti
politici liberali europei e il cattolicesimo è sviluppato da Pera nel saggio
Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica, Milano,
Mondadori, Acta Apostolicae Sedis. Commentarium officiale, Città del Vaticano,Dal
sito web del Sovrano Militare Ordine di Malta. Archiviato l'8 dicembre in .
Marcello Pera viene insignito da Fra' Andrew Bertie Campioni d'Italia.
G. Barbacetto, Marco Tropea Editore, Siamo alla frutta. Ritratto di Marcello
Pera. M. De Lucia, Kaos Edizioni, "Tolleranza e radici cristiane secondo
Marcello Pera". F. Coniglione, in Iride. Filosofia e discussione pubblica,
"La forza dell'Occidente. Pera, Ratzinger e il relativismo della 'Vecchia
Europa'”. F. Coniglione, in Il Protagora, "Il sorriso di Crizia. Il relativismo
elitario di Pera". F. Coniglione,
in La filosofia generosa. Studi in onore di Anna Escher Di Stefano, Bonanno,
Acireale-Roma, Sito ufficiale, su marcellopera. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Senato della Repubblica. Marcello Pera, su Openpolis, Associazione
Openpolis. Registrazioni di Marcello
Pera, su RadioRadicale, Radio Radicale.
PredecessorePresidente del Senato della RepubblicaSuccessoreLogo del
Senato della Repubblica Italiana.svg Nicola Mancino. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PEREGALLI.
(Roma). Filosofo. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi
(3,4) il serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della
conoscenza. Così "i loro occhi si apriranno" e vedranno per la prima
volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del
desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle
nostre vene, diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua
rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la
esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la
fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni Se si vuole
vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si
vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la
conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve
diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la
differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della
conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio,
l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di
tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della
nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa",
sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene
corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua
fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli
anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa
poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso
e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo
del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è
il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua
purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato
in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente
solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È
un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia,
colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La
si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la
"carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre
caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua
democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce
e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa
sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare, dirigere,
comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri tortuosi, o
spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento) può ancora
trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca, sigillato, perché
non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque non deve essere
imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre guardato indietro.
Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo che in quest'epoca
falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la morte e la
fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici nitide e
sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero possibile sia
quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo una crepa, una
rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza le guerre
"intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la barbarie non è
costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il decadimento fa parte
dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un
frammento di noi. Il concetto di incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto
è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue
radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle
città, nei paesi, nelle campagne, "rovine semplici"...Cascine
abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica
dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese,
mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che
apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro
abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le
pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro
origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove
costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la
pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono
solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci
affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla
nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è
un'ansia di eternità. L'idea che tutto debba tornare a risplendere com'era.
[...] È un'epoca, questa, in cui da una parte si desidera l'infinito e
dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone e dei luoghi. Pensare
che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza tempo è una chimera che
denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione infinito. La nostra vita
è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo il futuro. Se lo
distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà più niente. La
bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina. Più che la
frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra vita e la
rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i luoghi
deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica, un
principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una
volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata
la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si
producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e
altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve
essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade.
Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli
delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve
plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose
nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua
fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la
caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso
in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo
colore, è la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo.
Parole come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La
plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i
pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare
come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti
diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi
rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve
introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano
con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che
sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura.
Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che
inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa
serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere
presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un
riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri
antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e
luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via
la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto
è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente
morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna fedelmente
nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza. L'abitare sulla
terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava della natura, e
questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni dell'uomo. Così
nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi [i luoghi diroccati e
abbandonati] immagina il loro passato, sente attraverso la pelle consumata dal
tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si deposita sulle
cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una sedia, un bicchiere
parlano del passato, delle mani che li hanno toccati, attraverso la pelle del
tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del passato si leggono tra le
crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il calore riarso del sole. Roberto Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani.
PERNIOLA.
(Asti). Filosofo. Studia filosofia con Pareyson a Torino, dove si è laureate..
Mentre stava leggendo filosofia a Torino, ha incontrato Vattimo ed Eco , che si
è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson; è stato
collegato alla all'avanguardia Internazionale Situazionista movimento fondato
da Guy Debord con il quale continuava a rapporti amichevoli. Divenne Professore
a Salerno e poi si è trasferito alla Roma. E 'stato visiting professor invitato a
università e centri di ricerca, come ad esempio l' Stanford, l' Ecole des
Hautes Etudes en Sciences Sociales (Parigi), Alberta (Canada), Kyoto (Giappone),
Sydney , Melbourne (Australia) e la
National University of Singapore . Perniola ha scritto molti libri. Ha inoltre
diretto il riviste agaragar, Clinamen, Estetica Notizie. Ha fondato Agalma.
Rivista di Studi Culturali e di Estetica , una rivista di studi ed estetica
culturali, pubblicato due volte l'anno. L'ampiezza, l'intuizione e
molti-affrontato i contributi del pensiero di Perniola gli ha fatto guadagnare
la reputazione di essere una delle figure più importanti del panorama
filosofico contemporaneo. Il suo libro Miracoli e traumi della Comunicazione. Miracoli
e traumi della comunicazione ) ha guadagnato numerosi riconoscimenti tra cui il
prestigioso Premio De Sanctis. Le sue attività ad ampio raggio coinvolti
formulare teorie filosofiche innovative, scrivere libri, l'estetica di
insegnamento, e conferenze in tutto il mondo. Ha dedicato il resto del suo
tempo ai suoi amici affini e numerosi, passando tra il suo appartamento-studio
di Roma e la sua casa di vacanza in una pittoresca cittadina dei Colli Albani,
a sud est di Roma. Il periodo iniziale della carriera di Perniola si concentra
sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nella sua prima
opera principale, Il metaromanzo ( Il metaromanzo, che è la sua tesi di
dottorato, Perniola sostiene che il romanzo moderno da Henry James a Samuel
Beckett ha un carattere autoreferenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è
soltanto su se stesso. L'obiettivo di Perniola era quello di dimostrare la
dignità filosofica di queste opere letterarie e cercare di recuperare un grave
espressione culturale. L'italiano Premio Nobel per la letteratura Eugenio
Montale lodato Perniola per questa critica originale di romanzi.
Controcultura Perniola, però, non solo hanno un'anima accademica ma anche un
anti-accademico. Quest'ultimo è esemplificato dalla sua attenzione alle espressioni culturali
alternative e trasgressive. Il suo primo lavoro importante appartenente a
questa parte anti-accademico è L'alienazione artistica ( Alienazione artistico
1971), in cui egli attinge pensiero marxista che lo ha ispirato in quel momento.
Perniola sostiene che l'alienazione non è un fallimento di arte, ma piuttosto
una condizione dell'esistenza stessa dell'arte come categoria distintiva
dell'attività umana. Il suo secondo libro I situazionisti ( I situazionisti
1972; ripubblicato con lo stesso titolo da Castelvecchi, Roma, 1998)
esemplificato il suo interesse per l'avanguardia e il lavoro di Guy Debord .
Perniola dà conto della Internazionale Situazionista movimento e post-situazionista
che durò e nel quale è stato personalmente coinvolto Ha evidenzia anche le
caratteristiche contrastanti che hanno caratterizzato i membri del movimento.
La rivista agaragar (pubblicata tra il 1971 e il 1972) continua la critica
post-situazionista della società capitalistica e della borghesia. Perniola poi
pubblicato il suo libro sullo scrittore francese George Bataille ( George
Bataille e il negativo , Milano: Feltrinelli, 1977; George Bataille e il
negativo ). Il negativo qui è concepito come il motore della storia.
Steepto Post-strutturalismo. Perniola offre alcuni dei suoi contributi
più penetranti alla filosofia continentale. In DOPO Heidegger. Filosofia e
organizzazione della cultura ( dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni
culturali sulla base di Martin Heidegger e Antonio Gramsci , Perniola
include un discorso teorico sulla organizzazione sociale. Egli, infatti,
sostiene la possibilità di stabilire un nuovo rapporto tra cultura e la società
nella civiltà occidentale. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica e la
chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state
decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il
nichilismo e il populismo che caratterizzano la società di oggi. Pensare
rituale. La sessualità, la morte, Mondo, è un volume composito in inglese che
contiene sezioni di due opere pubblicate, vale a dire La Società dei simulacri e
Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso ( Transiti. Come andare dalla
stessa per lo stesso 1985). Teoria dei simulacri di Perniola si occupa con la
logica della seduzione che è stato perseguito anche da Jean Baudrillard . Anche
se la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto.
Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali
indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. “Le
immagini sono simulazioni in che seducono e ancora fuori loro vuoto hanno
effetti”. Perniola poi illustra il ruolo di tali immagini in una vasta gamma di
contesti culturali, estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere
più adatto per catturare gli aspetti culturali della tecnologia che hanno
alterato society.Transit di oggivale a dire che vanno dallo stesso allo
stessoevita di cadere nella contrapposizione della dialettica “che avrebbe
precipitare pensare nella mistificazione della metafisica ”. Posthuman
Nel 1990 Perniola include nuovi territori nella sua ricerca filosofica. In Del
Sentire -- l'autore indaga nuovi modi di sentire che non hanno nulla a che
vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica moderna dal 17 al
20 ° secolo. Perniola sostiene che sensology ha assunto. Ciò richiede un
universo emozionale impersonale, caratterizzato dall'esperienza anonimo, in cui
tutto si rende come già sentita. L'unica alternativa è quella di tornare
indietro al mondo classico e, in particolare, alla Grecia antica. Nel volume Il
sex appeal dell'inorganico, Perniola riunisce la filosofia e la sessualità.
Sensibilità contemporanea ha trasformato i rapporti tra le cose e gli esseri
umani. Sex si estende oltre l'atto e il corpo. Un tipo organico di sessualità
viene sostituita da una sessualità neutra, inorganico e artificiale
indifferente alla bellezza, età o forma. Il lavoro di Perniola esplora il ruolo
dell'eros, il desiderio e la sessualità in esperienza odierna del estetica e
l'impatto della tecnologia. La sua è una linea di pensiero che apre nuove
prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più
sorprendente è la capacità di Perniola di coniugare una rigorosa
re-interpretazione della tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”.
Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o
qualsiasi rilascio di tensioni. Si occupa di orifizi e organi, e le forme di
auto-abbandoni che vanno contro un modello comune di reciprocità. Tuttavia,
attingendo alla tradizione kantiana, Perniola sostiene anche che i coniugi sono
cose, perché “in costanza di matrimonio ogni affida il suo / la sua intera
persona all'altra al fine di acquisire pieni diritti su tutta la persona
dell'altro”. In L'arte e la SUA ombra (Art
e la sua ombra , Londra-New York, Continuum), Perniola propone
un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha avuto una lunga storia nella
filosofia. Nell'analisi dell'arte contemporanea e del cinema, Perniola esplora
come l'arte continua a sopravvivere nonostante il mondo della comunicazione di
massa e la riproduzione. Egli sostiene che il senso dell'arte è da ricercarsi
in ombra creato, che è stato lasciato fuori dallo stabilimento arte,
comunicazione di massa, mercato e mass media. Estetica Il lavoro di
Perniola copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Ha pubblicato
Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte , ( Enigmi. Il momento
egiziana nella società e Art), in cui analizza le altre forme di sensibilità
che si svolgono tra l'uomo e le cose. Perniola sostiene che la nostra società
sta vivendo un “momento egiziana”, caratterizzata da un processo di
reificazione. Come prodotti di alta tecnologia assumono sempre proprietà
organiche, umanità si trasforma in una cosa, nel senso che essa si vede
deliberatamente come oggetto. Il volume L'estetica del Novecento ( Novecento
Estetica) fornisce un resoconto originale e la critica alle principali teorie
estetiche che hanno caratterizzato il secolo precedente. Egli traccia sei
tendenze principali che sono l'estetica della vita, la forma, la conoscenza,
azione, sentimento e cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di
Una religione universale ( la sensazione di Cattolica. La forma culturale di
una religione universale), Perniola sottolinea l'identità culturale del
cattolicesimo , piuttosto che il suo uno moralitstic e dogmatico. Egli propone
“Cattolicesimo senza l'ortodossia” e “una fede senza dogma”, che consente il
cattolicesimo ad essere percepita come un senso universale di sentimento
culturale. “Strategie Del Bello”; “Quarant'anni
di estetica italiana;” “Strategie di bellezza. Quarant'anni di Estetica
italiana analizza le principali teorie
estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Il volume di
Perniola mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e
antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto
intorno a loro. Inoltre, egli sostiene che la conoscenza e la cultura
dovrebbero continuare ad essere concessa una posizione privilegiata nelle
nostre società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli stabilimenti,
l'insolenza degli editori, la volgarità dei mass media, e il roguery
plutocratica. La filosofia dei media Ampia gamma di interessi teorici di
Perniola includono la filosofia dei media . In Contro la Comunicazione (
Contro Comunicazione 2004) analizza le origini, meccanismi, dinamiche della
comunicazione mass-media e dei suoi effetti degenerativi. Il volume Miracoli e
traumi della Comunicazione ( Miracoli e traumi della comunicazione) si occupa
degli effetti inquietanti della comunicazione dal 1960 concentrandosi su
quattro “eventi generative”. Queste sono le rivolte degli studenti nel 1968, la
rivoluzione iraniana del 1979, la caduta del muro di Berlino nel 1989, World Trade Center attacco. Ognuno di questi
episodi sono tutti trattati con sullo sfondo degli effetti miracolosi e
traumatici in cui la comunicazione mass-media hanno offuscato le differenze tra
il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle
professioni, il successo del populismo, il ruolo delle dipendenze, le
ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non
meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver
raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. finzione Perniola è
l'autore del romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta
Tiresia , che è stato trasformato in una donna. Il suo ultimo libro di
narrativa è del Terrorismo Come una delle belle arti ( al terrorismo come una
delle Belle Arti s, ) Le opere selezionate in italiano: “Il metaromanzo,”
Milano, Silva, Tiresia , Milano, Silva, L'alienazione artistica , Milano,
Mursia, Bataille e il negativo , Milano, Feltrinelli, Philosophia sexualis.
Scritti Georges Bataille , Verona, Ombre Corte, La Società dei simulacri ,
Bologna, Cappelli, DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura ,
Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso , Bologna,
Cappelli, Introduzione alla 2 edizione a cura dell'Autore, Presa diretta.
Estetica e politica . Venezia, Cluva, Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e
nell'arte , Genova, Costa & Nolan, Del Sentire , Torino, Einaudi, 1 Più che
sacro, Più che profano , Milano, Mimesis, Il sex appeal dell'inorganico ,
Torino, Einaudi L'estetica del Novecento , Bologna, Il Mulino, Disgusti. Nuove
Tendenze estetiche , Milano, Costa & Nolan, I situazionisti , Roma,
Castelvecchi, L'arte e la SUA ombra ,
Torino, Einaudi, Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione
universale , Bologna, Il Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses
a stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication
without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione , Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di
estetica, Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Milano,
Mimesis , Estetica contemporanea. Una visione globale , Bologna, . La
Società dei simulacri Nuova Edizione, Milano, Mimesis, Berlusconi o il '68
Realizzato , Milano, Mimesis, . Presa diretta. Estetica e politica. Nuova
Edizione , Milano, Mimesis, .Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi ,
Milano, Mimesis, .L'avventura situazionista. Storia critica dell'ultima
avanguardia Professore, Milano, Mimesis, .L'arte espansa , Torino, Einaudi, . 1
milioni . Del Terrorismo Come una delle belle arti , Milano, Mimesis, .Estetica
Italiana Contemporanea , Milano, Bompiani, , Le opere selezionate in inglese
Libri Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte , tradotto da Christopher
Woodall, prefazione all'edizione inglese dall'autore, Londra-New York, Verso, Pensare
rituale. La sessualità, la morte, Mondo , prefazione di Hugh J. Silverman,
introduzione e traduzione di Massimo Verdicchio, con l'introduzione
dell'autore, Amherst (USA), l'umanità Libri, 1-Arte e la sua ombra , prefazione
di Hugh J.Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Londra-New York, Continuum,
The Sex-appeal dell'inorganico , tradotto da Massimo Verdicchio, Londra-New
York, Continuum, 20th Century Estetica: Verso una teoria di sentimento ,
tradotto da Massimo Verdicchio, London-New Delhi- NEW YORK Sydney, Bloomsbury,
Di volta in volta”, Artforum , “La
differenza del Filosofica Cultura italiana”, Laurea Facoltà di Filosofia
Journal , New School for Social Research, New York, “Logica della Seduzione”, NMA , n 3, RIVISTA, “Mimetic Art”, Krisis , (Houston),“Stili di
post-politici”, differenziazione , “Venusiano Charme”, “decoro e abito da
sera”. Giovanna Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova
italiana , Evanston: Northwestern University Press, “Tra Abbigliamento e
nudità”, Zona “Al di là di
postmodernità”, Differentia “La bellezza è come un fulmine”, Walter De Maria ,
Stoccolma, Moderna Museet, “Riflessioni critiche”, Artforum ,. “Enigmi di temperamento
italiano”, Differentia ,. “Primordiale Graffiti”, Differentia ,. “Urban, più di
urbana”, Topographie , Wien, ed in Strata, Helsinki, “Emozione”,
Frederikborgmuseet,. “Rituals in Mostra”, Haim Steinbach . Catalogo a cura
della Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano, Charta, “Verso visiva filosofia”, la 6a Settimana Video
International , Genève “Burri ed Estetica”, Burri , Milano, Electa “Stile, narrativa e post-storia” (con Arthur
Danto e Demetrio Paparoni), Tema celeste , “Sex appeal dell'inorganico”, Journal of
Psychoanalysis europea ,“Un estetico del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza “Cultural
Turns all'art. Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”, RES ,. “Feeling the
Difference”, James Swearingen, Johanne Cutting-Gray, ed., Sentire la
differenza, Estetica, Politica, Morte . New York-London, Continuum, “La svolta culturale e sentimento Ritual nel
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cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione e
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Derrida”, sostanza , (Univ. Of California) “La giustapposizione giapponese”,
Rivista Europea .”, Celant, G., & Dennison, L.,Cinquanta anni di arte,
architettura, cinema, performance, fotografia e video , Milano, Skira,
“Cultural Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Filozofski Vestnik (ed. Aleš
Erjacev), Guarda anche Estetica Anti-art Internazionale Situazionista simulacro
cyberpunk fetish abbigliamento filosofia italiana La filosofia del sesso
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Mondo . New York: l'umanità Books, Questo volume contenente “Premessa” di Hugh
Silverman e il saggio di Massimo Verdicchio “Lettura Perniola Reading” è il più utile e punto di partenza per lo
studio del pensiero di Perniola disponibile in inglese. //Fondazione desanctis/index.php?option=com_content&view=article&id=80&Itemid=84
Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare
rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J.
Silverman, New York: Humanity Books, Eugenio Montale, “Entra in scena il
metaromanzo”. Il Corriere della Sera , Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola
Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo
. Bredin "L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading.
Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo . Con
una prefazione di Hugh J. Silverman, New York: Humanity Books, //notbored.org/
debord a.html I situazionisti ,
Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo “Pensare rituale. La sessualità, la morte”
(Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Sulla
influenza della nozione di simulacri vedere Robert Burch. “Il simulacro della
Morte: Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?”. Sentire la differenza,
Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte . James Swearingen & Johanne
Cutting-Gray, Ed. New York-London: Continuum, Robert Lumley. Stati di
emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori
interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la
differenza italiana e la politica della cultura", in Laurea Facoltà di
Filosofia Journal, Giovanna Borradori. Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana .
Evanston: Northwestern University Press, Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera
del Libro Massimo Verdicchio, Thinking
Ritual. La sessualità, la morte, Mondo . Con una prefazione di Hugh J.
Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, New York: Humanity Books, Hugh
Silverman, catalogo IAPL, Siracusa. Steven Shaviro, “il sex appeal della
inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/?p=440 Perniola, il
sex appeal del inorganica , Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della
teoria di Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della
inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Recensione
di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della Inorganica”, in e Critica d'arte,
Stella Sandford, “il sex appeal della inorganica: Filosofie del desiderio nel
mondo contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose
,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm ; intervista tra Sergio Contardi e Mario
Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm Prefazione di Hugh
Silverman, Arte e la sua ombra. Per l'influenza di arte e la sua ombra vedere
Farris Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della
inorganica”, The Journal of Aesthetics e Critica d'arte , Robert Sinnerbrink, “Cinema e la sua ombra:
di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film , film-philosophy /sinnerbrink.pdf
Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo . Con una
prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, New York: Humanity
Books, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte
vedere Gary Aylesworth “Retorica postmoderno ed Estetica” in
“Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy (Winter Edition 2005),
Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / archives / win 2005 / voci / post modernismo
Perniola, M., “La svolta culturale del cattolicesimo”. Laugerud, Henning,
Skinnebach, Laura Katrine. Gli strumenti di devozione. Le pratiche e oggetti di
pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo . Aarhus ulteriore lettura
Giovanna Borradori , ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana, Robert
Burch, il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la
metafisica? , Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New
York-London, Continuum, Alessandro Carrera, revisione a Disgusti , in Canada
Rassegna di letteratura comparata , Stella Sandford, il sex appeal della
inorganica: Filosofie del desiderio nel mondo moderno , in Filosofia Radical, Robert
Lumley, stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia, Londra-New York,
Verso, 1994. Mark Sink, Rassegna di Enigmi. Il momento egiziana nella società e
arte , nel New Statesman & Society , Hayden White, la differenza italiana e
la politica della cultura , in Laurea Facoltà di Filosofia Journal , New School
for Social Research, New York, 1984, n. 1. Hugh Bredin, recensione di
L'alienazione artistica di Mario Perniola, nel British Journal of Aesthetics ,
Inverno 1972. Farris Wahbeh, Rassegna di Arte e la sua ombra e il sex appeal
della Inorganica , in The Journal of Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian,
L'arte è sempre scivoloso, in Art World (USA),Paolo Bartoloni, il valore dei
valori sospensione , in Neohelicon , Christian Descamps, Mario Perniola et les
riti contemporains , in Le Monde, 4. Civiltà , Paris, La Découverte, Dell'Arti
GiorgioParrini Massimo, Catalogo dei viventi italiani Notevoli , Venezia,
Marsilio Nils Roller, simulazione in Joachin Ritter. link esterno Sito web
personale La lettera di Debord a Perniola Gary Aylesworth su Perniola Blog di Stephen
Shaviro. Recensione Il sex appeal della inorganica: una conversazione tra
Sergio Contardi e Mario Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm
) Recensione di “La sessualità, la morte, World” ( web.archive.org/web/ 20051230194426/http://
sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.htm ) Recensione di
Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” di (//film-philosophy.com/ ,il rilascio
n.2 Il corpo dell'immagine (//italiaoggi.com.br/not12/ ital_not20001205c.htm )
Agalma . Journal of Cultural Studies ed Estetica (//agalmaweb.org/ ) Blog su “Feeling Thing”
(in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Keywords: ‘seduzione’ ‘le
strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ – Luigi Speranza, “Grice
e Perniola” – The Swimming-Pool Library.
PERONE.
(Torino). Filosofo. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the party is
NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the philosophy of
Perone: his emphasis on the the intersection between modality and temporality:
‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity”
and also the implicature: what is actual is also possible” – AND his idea of an
‘interruption,’ which I take it to the rational flow of conversation!”
Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of reason and the
bowl of soul” -- important Italian philosopher.Perone, già allievo di Luigi
Pareyson, ha completato gli studi di filosofia a Torino nel 1967 con una tesi
su "La filosofia della libertà in Charles Secrétan". Per il suo
lavoro ha ricevuto il Premio Luisa Guzzo per la migliore dissertazione
filosofica dell'anno accademico. A questo è seguita una borsa di ricerca
quadriennale presso l'Università di Torino, e successivamente un posto di
assistente. All'Università di Torino, Ugo Perone è stato poi nominato
professore di Filosofia della religione -- Ordinario di filosofia teoretica
nell'Università Tor Vergata di Roma è stato successivamente chiamato alla
cattedra di filosofia morale nell'Università del Piemonte Orientale, dove è
stato anche Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dal 2005 al 2011 e
dal 2005 al 2008 delegato del Rettore per gli affari internazionali. -- titolare
presso la Humboldt Universität di Berlino della cattedra Guardini di Filosofia
della religione e della visione del mondo cattolica. La cattedra, che faceva
capo alla locale Facoltà di Teologia, è stata trasferita dall’ottobre 2019
all’Istituto Centrale di Teologia Cattolica dell'Università con il nome di
cattedra di Filosofia della religione e di storia delle idee teologiche.
Parallelamente alla carriera accademica, Ugo Perone è stato Assessore alla Cultura
del Comune di Torino dal 1993 al 2001 e dal 2001 al 2003 è stato Direttore
dell'Istituto Italiano di Cultura di Berlino (nomina di chiara fama). -- è
stato altresì Assessore alla cultura e al turismo della Provincia di
Torino. Ugo Perone è Senior Fellow del Collegium Budapest. -- è
Presidente della Società Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia e
membro del comitato direttivo della rivista Filosofia e Teologia e
dell’Archivio filosofico. È anche membro del comitato scientifico delle riviste
Giornale di metafisica e Spazio Filosofico e del Centro Studi
Filosofico-religiosi Luigi Pareyson. È fondatore e direttore della Scuola di
Alta Formazione Filosofica (SdAFF). È infine membro di diversi comitati
nazionali e internazionali nel campo della filosofia e della teologia.
Pensiero Le opere più recenti sono dedicate ad approfondire la possibile
dimensione politica di una filosofia ermeneutica (la politica è l’invenzione di
un nuovo ordine che contempera il „per me“ e il „per tutti“); la riscoperta di
una morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una
normatività più inclusiva; le tematiche della filosofia della religione con una
ridiscussione del significato della secolarizzazione; la ricchezza e la
complessità della verità che non si lascia ridurre a semplice corrispondenza,
ma include anche la responsabilità per il reale. Una metafora ha ispirato
l'intero percorso di pensiero di Perone[1], quella della lotta di Giacobbe con
l'Angelo, raccontata nel libro della Genesi. Nella notte del deserto, uno
straniero interrompe la solitudine di Giacobbe e combatte con lui in una
battaglia che non avrà né vincitori né vinti. Solo all'alba Giacobbe scopre di
essere stato ferito dall'Angelo. Ma questa ferita significa anche la
benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato
ucciso, d'ora innanzi si chiamerà Israele. Il racconto è la cifra dell'estrema
tensione che sussiste, secondo Perone, tra il finito e l'infinito, tra il
penultimo e l'ultimo[3], tra i singoli significati e il senso complessivo”. La
filosofia ha un'obbligazione morale di fedeltà al finito che la conduce a non
rinnegare mai le condizioni storiche del pensiero, ma anche a non rinunciare
alla sua vocazione a trascenderle con l'ascolto del non immediato, il lavoro e
la fatica. Riconosciuta la modernità come condizione, il pensiero non può
illudersi di potersi semplicemente installare nell'essere o nel senso, come se
tra finito e infinito non si fosse consumata una cesura[5]. E tuttavia,
ugualmente inopportuno sarebbe un appiattimento sui semplici significati
storici, dimentico dell'appello dell'essere. La necessaria protezione della
finitezza (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in
qualche modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti)[7]
non deve significare l'eliminazione di nessuno dei due contendenti. Sulla
soglia tra finito e infinito, tra storia
e ontologia, si realizza una mediazione, che non implica il superamento della
distanza, ma la sua conservazione. Al fine di preservare la «doppia eccedenza» del finito sull'infinito e di questo su
quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi, sia trasformandola in
identità, sia indebolendola fino a un punto d'indifferenza. Così, è vero,
per esempio, che la memoria non conserva che frammenti, né può pretendere di
ricordare direttamente l'intero; ma è altrettanto vero che questi frammenti non
vanno abbandonati a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la
memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una
vita, di una storia…) a dover essere ricordato.La filosofia resta ossessionata
dal tutto, ma questo tutto «non ha l'estensione della totalità, ma l'intensità
del frammento in cui ne va dell'intero» Si comprende quindi perché i primi
libri di Perone abbiano titoli doppi: Modernità e memoria, Storia e ontologia:
si tratta di dire sempre insieme due cose, secondo una dialettica dell'et-et,
dell'indugio e dell'anticipazione.Se i libri successivi individuano invece, fin
dal titolo, un unico tema (Le passioni del finito; Nonostante il soggetto; Il
presente possibile; La verità del sentimento), questo significa che il finito,
il soggetto, il presente, il sentimento vengono analizzati come soglie, come
luoghi che non possono nemmeno essere concepiti, per non dire vissuti, senza la
memoria dell'altro. Come nel caso di Giacobbe, sono luoghi che portano la
ferita inferta loro dall'altro come una benedizione. Metodo di lavoro
Perone elabora la propria filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio
in profondità – spesso svolto controcorrente rispetto alle mode culturali del
momento – della storia della filosofia e di singoli autori classici e
contemporanei, come Cartesio, Schiller, Feuerbach, Secrétan, Benjamin, in
aggiunta ad altri filosofi (in particolare, Platone, Aristotele, Hegel,
Schelling, Kierkegaard, Husserl, Heidegger, Merleau-Ponty e Lévinas), i cui
nomi costellano i suoi numerosi lavori. Parte integrante della ricerca
filosofica di Perone è altresì un confronto continuo con la teologia,
soprattutto quella di Barth, Bonhoeffer, Bultmann e Guardini, che negli anni
recenti si è esteso alla considerazione della poesia (specialmente quella di
Paul Celan), della narrativa e del teatro, intesi come aree capaci di offrire
contributi filosofici cruciali. La sua capacità di essere maestro e di
indirizzare i giovani nella ricerca filosofica è indisgiungibile dal suo modo
di praticare la filosofia. Opere:”Teologia ed esperienza religiosa” Mursia, Milano, “Storia e ontologia,” Studium,
Roma “La totalità interrotta” Mursia,
Milano, “Modernità e memoria,” Sei, Torino “In lotta con l'angelo,” SEI, Torino
(in collaborazione con G. Ferretti, A. Pastore Perone, C. Ciancio, Maurizio
Pagano); “Feuerbach,” Mursia, Milano, “Le passioni del finito,” EDB, Bologna, “Un
dialogo sulla modernità,” Rosenberg & Sellier, Torino (con C. Ciancio); “Nonostante
il soggetto,” Rosenberg & Sellier, Torino, “Il presente possibile,” Guida,
Napoli, “La verità del sentimento,” Napoli, Guida, “Filosofia e spazio
pubblico,” Il Mulino, “Ripensare il sentimento,” Cittadella Editrice,
Assisi, Le passioni del finite.” “L’essenza
della religione, gdt, 376, Queriniana, Brescia Il racconto della filosofia.
Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia. Un tema che è diventato
predominante nella produzione più recente è la riflessione etico-politica. Tra
le sue pubblicazioni sul tema si ricordano: Filosofia e spazio pubblico,
a cura di U. Perone, Il Mulino, Bologna, Das Christentum nach der
Säkularisation, in Europa ohne Gott? Auf der Suche nach unserer Identität, a
cura di Simon e Hahn, Hänssler, Holzgerlingen, Lo spazio pubblico e le sue metafore, in
Identità, differenze, conflitti, a cura di L. Ruggiu e F. Mora, Mimesis, Milano
(trad. inglese Space and its Metaphors,
in “Symposium”, vLa secolarizzazione: un bilancio, in “Annuario filosofico“,
Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Rosenberg & Sellier,
Torino. Una cospicua parte della produzione di Perone si concentra sul tema
della finitezza e sul rapporto tra filosofia e narrazione. Tra i numerosi
articoli, vanno ricordati almeno quelli dedicati al pensiero di Benjamin:
Benjamin e il tempo della memoria, in «Annuario Filosofico», Mursia, Milano 1
Memoria, tempo e storia in Walter Benjamin, in G. Ferretti, a cura di, Il tempo
della memoria, Marietti, Genova, Walter Benjamin, in Enciclopedia Filosofica,
Centro Studi Filosofici di Gallarate, vol. II, Bompiani, Milano Il rischio del
presente: Benjamin, Bonhoeffer, Celan, in L'acuto del presente. Poesia e poetiche
a metà del Novecento, a cura di C. Sandrin, Edizioni dell'Orso, Alessandria, Per
l’Enciclopedia Filosofica, Bompiani, Milano, ha curato le seguenti voci:
Ateismo, Benjamin, Futuro, Memoria, Passato, Pensiero, Presente, Riflessione,
Secrétan, Silenzio, Tempo. Ha curato e introdotto presso Rosenberg &
Sellier l'edizione dei testi degli autori della Scuola di Alta Formazione
Filosofica: Marion, Dialogo con l'amore,; D. Henrich, Metafisica e modernità, C.
Larmore, Dare ragioni, J. Searle, Coscienza,
linguaggio, società, A. Heller, Per un'antropologia della modernità, E. Severino, Volontà, destino, linguaggio.
Filosofia e storia dell'Occidente, B.
Waldenfels, Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia
responsiva, Intorno a Jean-Luc Nancy, H. Joas, Valori, società, religione. Vii
fa esplicito riferimento, tra l'altro, in Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè
l'infinito, ma più in generale l'oggetto, il mondo – non è un «limite» che il
soggetto pone a se stesso, ma «una barriera che gli è posta» e che, dunque,
«non si lascia ultimamente inglobare» dal soggetto, per quanto potente egli
sia. «Ai limiti estremi della propria estensione e della propria potenza», il
soggetto incontra la «resistenza testarda del mondo», e misura così la propria
«impotenza di infinito». Questa lotta/scontro con la barriera lascia nel
soggetto «una ferita che appartiene per sempre all'identità della coscienza»
(Nonostante il soggetto). L'Angelo può quindi essere definito «quella
misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta» (Nonostante il soggetto). Il tema della tensione tra cielo e terra è
centrale per Perone fin dal libro su Bonhoeffer: «Come dimenticare che [...] la
teologia bonhoefferiana è forse l'unica che ha osato vedere nella tensione tra
cielo e terra non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo quanto per
la terra?» (Storia e Ontologia). In
Perone è attiva un'originalissima interpretazione del rapporto tra senso e
significati: «Con significati intendo il cristallizzarsi storico di scelte
determinate, aventi in sé una ragione sufficiente. Con senso intendo una
direzione capace di unificare una molteplicità in sé dispersa di significati,
in modo da costituirli come un progetto e un'interpretazione della realtà»
(Modernità e Memoria). La definizione
della modernità come tempo della cesura risale in Perone perlomeno alla
monografia su Schiller: La totalità interrotta. Il tema è ripreso proprio in
apertura di Modernità e Memoria, dove Perone individua nella modernità l'epoca
della «cesura» (Modernità e Memoria,5): la modernità è dunque chiamata a essere
il tempo della memoria, perché «la memoria è sempre memoria della cesura»
(Modernità e Memoria,). Perone eredita da Bonhoeffer l'«uso teologico della categoria
dell'illuminismo (Storia e ontologia), e tuttavia non simpatizza per quelle
letture della modernità, dimentiche della tensione, che semplicemente pongono
«l'uomo in luogo di Dio come fonte di legittimazione», puntando tutto sulla
«continuità», anziché sulla discontinuità della storia (Modernità e
memoria,47). Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo
contemporaneo, resta fondamentale la monografia su Feuerbach: Teologia ed
esperienza religiosa in Feuerbach.
«Contro l'Essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la
minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e
incommensurabile grandezza» (Nonostante il soggetto,108). Per una trattazione sistematica del concetto
di "soglia”, che Perone svolge con particolare riferimento a Walter
Benjamin, cfr. Il presente possibile, («Il presente come soglia»). Nonostante il soggetto. Se la totalità è
interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e quasi "istantanee”
del tempo. Tuttavia, «se la memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in
essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar senso e di riscattare,
perché in essi vi scorge l'essenziale. Essa sa che non tutto può essere
salvato, ma osa credere che nella memoria salvata vi possa essere un senso
anche per ciò che è andato perduto» (Modernità e Memoria). La verità del sentimento, Nel rivalutare la
funzione filosofica dell'indugio, con riferimento ai racconti di Shahrazàd,
Perone osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la medesima strategia:
«In generale, essa non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio»,
puntando invece sulla «funzione anticipativa» (Nonostante il soggetto) Particolare
rilievo riveste a questo proposito la distinzione che Perone traccia tra
«spazio pubblico» e «spazio comune. Perone individua anzi come «rischio
immanente della democrazia» «il riassorbimento della sfera pubblica entro le
semplici logiche della sfera comune». Nella nostra attuale democrazia
incompiuta, «lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello
spazio comune» (Filosofia e spazio pubblico). E. Guglielminetti, ed.,
Interruzioni. Note sulla filosofia di Ugo Perone, il melangolo, Genovam v.
“Annuario filosofico 2015“, Mursia Milano, articoli di C. Ciancio, G. Ferretti,
N. Sclenczka, W. Gräb. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li,
su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff.
http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn. http://www.spaziofilosofico/numero-08/3250/oportet-idealismus/#more-3250,
su spaziofilosofico.
http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052, su spaziofilosofico.
Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Perone," per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PERSIO. (Matera). Filosofo. Figlio dello
scultore Altobello Persio e fratello di Ascanio Persio, linguista, Domizio e
Giulio, rispettivamente pittore e scultore, compì i primi studi a Matera dove
prese gli ordini minori. Trasferitosi a
Napoli dove divenne sacerdote, conobbe Telesio di cui diventò discepolo, e
scrisse diverse opere a difesa e chiarimento del pensiero del suo maestro. Dopo
la morte dello stesso Telesio, fece pubblicare alcuni suoi scritti minori
intitolandoli Varii de rebus naturalibus libelli. Si trasferì a Venezia, e diventò parroco a
Padova e pubblicò il Trattato dell'ingegno dell'huomo, in cui riprendeva la
teoria telesiana dello spiritus, principio spirituale, movimento, vita,
intelligenza. Si trasferì a Roma. Qui
conobbe anche Tommaso Campanella e Galileo Galilei e pubblicò un trattato di
carattere medico, “Del bever caldo,” in cui riprendeva diverse idee già
trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua
conservazione. Opere: “Digestum vetus
seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii ... praecipue autem
Antonii Persii philosophiae ... illustratus, Venezia, Franceschi, Bindoni, Bevilacqua, Zenaro, Trattato
dell'ingegno dell'huomo, Venezia, Aldo Manuzio, Liber nouarum positionum, in
Rhetoricis Dialecticis Ethicis Iure ciuili Iure pontificio Physicis, Venezia,
Iacopo Simbeni, Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis tomus primus: cum
pandectis florentini, Venezia,Franceschi; Bindoni; Bevilacqua, Zenaro. Disputationes
libri novarum positionum Antonii Persii, triduo habitae Venetiis Edidit Andreas
Alethinus, Firenze, Marescotti, Del bever caldo, costumato da gli antichi
Romani , Venezia, Ciotti, B. Telesio,
Varii de naturalibus rebus libelli ab Antonio Persio editi, Venezia, Felice
Valgrisio, Varii de naturalibus rebus libelli Note "Antonius Persius vixi annis LXIX.
mensibus VIII. diebus V. Ad plures abij anno salutis XI kalendas
Februarias", Index capitum librorum Abbatis Antonii Persii lyncei De
ratione recte philosophandi et de natura ignis, et caloris, Romae, apud I.
Mascardum Scheda «Trattato dell'ingegno dell'huomo» Libraweb.net Antonio Persio, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Antonio Persio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
PESSINA. (Napoli). Filosofo. Linceo.
Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì all'Napoli sia studi giuridici che filosofici.
Fu allievo di Galluppi, di cui curò l'edizione della "Storia della
filosofia.” Di idee liberali, fu oppositore dei Borboni, prendendo parte ai
moti.. Pubblicò il suo Manuale di diritto costituzionale che gli procurò la
persecuzione della polizia e poi il carcere. Sposò Giulia Settembrini, figlia
di Luigi Settembrini, all'epoca del matrimonio recluso nell’Isola di Santo
Stefano. Fuggì dal Regno e risiedette a Livorno, per essere nominato professore
a Bologna. Con la caduta dei Borboni,
tornò a Napoli dove fu sostituto procuratore generale. Deputato e poi Senatore
del Regno d'Italia, fu ministro dell'agricoltura, industria e commercio nel
Governo Cairoli I e ministro di grazia e
giustizia e culti nel Governo Depretis VI. Fondò la rivista giuridica Il
Filangieri con Persico. Dvenne socio dell'Accademia dei Lincei. Morì nella sua casa in via del Museo
Nazionale, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse
e morì è da allora ricordato col suo nome.
Intitolazioni Presso la sede storica dell'Università Federico II di
Napoli c'è un'aula a lui intitolata. A
lui è dedicato uno dei 229 busti di italiani illustri che ornano la passeggiata
del Pincio a Roma. Opere: “Elementi di
procedura penale,” Fra le numerose sue opere, si ricordano: “ Manuale del
diritto pubblico costituzionale, Napoli: Stabilimento poligrafico, Elementi di
procedura penale, Napoli, Nicola Jovene, Il Naturalismo e le scienze
giuridiche, discorso inaugurale letto nella Regia Napol, Napoli: Tipografia
dell'Accademia Reale delle Scienze, Elementi di diritto penale, 1, Napoli, Riccardo Marghieri, Elementi di
diritto penale, 2, Napoli, Riccardo
Marghieri, Elementi di diritto penale,
3, Napoli, Riccardo Marghieri, Manuale del diritto penale italiano,
Napoli: Eugenio Margheri, Manuale del diritto pubblico costituzionale, con
prefazione di Giorgio Arcoleo e introduzione di Ignazio Tambaro, Napoli: G.
Priore, La voce dell'Enciclopedia Italiana Emilio Albertario (vedi ) i Enrico
Pessina , Storia della filosofia di Pasquale Galluppi. A cui si aggiunge
l'elogio funebre, Milano : Gio. Silvestri, Emilio Albertario, Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enrico Pessina, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. storia.camera, Camera dei deputati. Enrico Pessina, su Senatori d'Italia, Senato
della Repubblica. Biografia Luciano Malusa, in La storiografia filosofica
in Italia nell'Ottocento, sito del Dipartimento di Filosofia dell'Genova.
Scheda sul sito del Senato., su notes9.senato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pessina” – The Swimming-Pool Library.
PETRARCA. (Arezzo). Filosofo. Grice:
“There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,”
etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal
with Blake or Shakespeare.” Considerato il precursore dell'umanesimo e
uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua
opera più celebre, il Canzoniere, patrocinato quale modello di eccellenza
stilistica da Pietro Bembo nei primi del Cinquecento. Uomo moderno,
slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del
mondo, Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in
contrapposizione alla scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica
dei classici latini. Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in
senso antropocentrico (e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca
(che ottenne la laurea poetica a Roma nel 1341) spese l'intera sua vita nella
riproposta culturale della poetica e filosofia antica e patristica attraverso
l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e
della lotta contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un
percorso di riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e
in quest'ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le
tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il
movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo,
teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione
lirica volgare dell'aretino.Francesco Petrarca nacque il 20 luglio del 1304 ad
Arezzo e da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi
fiorentini. Petracco, originario di Incisa, apparteneva alla fazione dei guelfi
bianchi e fu amico di Dante Alighieri, esiliato da Firenze nel 1302 per
l'arrivo di Carlo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale
paciere di papa Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi
neri contro quelli bianchi. La sentenza del 10 marzo 1302 emanata da Cante
Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esiliava tutti i guelfi bianchi,
compreso ser Petracco che, oltre all'oltraggio dell'esilio, fu condannato al
taglio della mano destra. Dopo Francesco, nacque prima un figlio naturale di
ser Petracco di nome Giovanni, del quale Petrarca tacerà sempre nei suoi
scritti e che diverrà monaco olivetano e morirà nel 1384; poi, nel 1307, l'amato
fratello Gherardo, futuro monaco certosino. L'infanzia raminga e
l'incontro con Dante A causa dell'esilio paterno, il giovane Francesco
trascorse l'infanzia in diversi luoghi della Toscanaprima ad Arezzo (dove la
famiglia si era rifugiata in un primo tempo), poi a Incisa e Pisadove il padre
era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. In questa città il padre,
che non aveva perso la speranza di rientrare in patria, si era riunito ai
guelfi bianchi e ai ghibellini nel 1311 per accogliere l'imperatore Arrigo VII.
Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca nella Familiares, XXI, 15
indirizzata all'amico Boccaccio, in questa città avvenne, probabilmente, il suo
unico e fugace incontro con l'amico del padre, Dante[N 1]. Tra Francia e
Italia Il soggiorno a Carpentras Tuttavia, già nel 1312 la famiglia si trasferì
a Carpentras, vicino Avignone (Francia), dove Petracco ottenne incarichi presso
la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato.
Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del
letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal
Petrarca con toni d'affetto nella Seniles, XVI, 1. Alla scuola di Convenevole,
presso la quale studiò dal 1312 al 1316, conobbe uno dei suoi più cari amici,
Guido Sette, arcivescovo di Genova dal 1358, al quale Petrarca indirizzò la
Seniles, X, 2[N 2]. Anonimo, Laura e il Poeta, Casa di Francesco
Petrarca, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico
realizzato nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo
Valdezocco. Gli studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di
Carpentras durò fino all'autunno del 1316, allorché Francesco, il fratello
Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive famiglie a
studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa
come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al
fastidio provati nei confronti della giurisprudenza[N 3], il soggiorno a
Montpellier fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette
affrontare nel corso della sua vita: la morte, a soli 38 anni, della madre
Eletta nel 1318 o 1319. Il figlio, ancora adolescente, compose il Breve
pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola metrica 1, 7), in cui
vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola
latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decise di
cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli, nel 1320, nella ben più prestigiosa
Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un precettore che
seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca, sempre più
insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli letterari felsinei,
divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del Virgilio e Bartolino
Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e iniziando quella
bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni bolognesi, al
contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli: nel 1321
scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla decapitazione
di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a ritornare
momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per riprendervi gli
studi dal 1322 al 1325, anno in cui Petrarca ritornò ad Avignone per «prendere
a prestito una grossa somma di denaro», vale a dire 200 lire bolognesi spese
presso il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari.Nel 1326 ser Petracco morì,
permettendo a Petrarca di lasciare finalmente la facoltà di diritto a Bologna e
di dedicarsi agli studi classici che sempre più lo appassionavano. Per
dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione doveva trovare una fonte di
sostentamento che gli permettesse di ottenere un qualche guadagno remunerativo:
lo trovò quale membro del seguito prima di Giacomo Colonna, arcivescovo di
Lombez; poi del fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni, dal 1330. L'essere
entrato a far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia
romana, permise a Francesco di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui
aveva bisogno per iniziare i propri studi, ma anche di estendere le sue
conoscenze in seno all'élite culturale e politica europea. Difatti, in
veste di rappresentante degli interessi dei Colonna, Petrarca compì, tra la
primavera e l'estate del 1333, un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto
dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che
contrassegnò l'intera sua agitata biografia: fu a Parigi, Gand, Liegi,
Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente importante fu la primavera/estate
del 1330 allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe Angelo Tosetti e il
musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate cui verrà dedicata la raccolta
epistolare delle Familiares. Poco dopo essere entrato a far parte del
seguito del vescovo Giovanni, Petrarca prese gli ordini sacri, divenendo
canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di
cui era investito[N 4]. Nonostante la sua condizione di religioso (è attestato
che dal 1330 il Petrarca è nella condizione di chierico[25]), ebbe comunque dei
figli nati con donne ignote, figli tra cui spiccano per importanza, nella
successiva vita del poeta, Giovanni (nato nel 1337), e Francesca (nata nel
1343)[26]. Ritratto di Laura, in un disegno conservato presso la
Biblioteca Medicea Laurenziana[27]. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma
nel Secretum, Petrarca incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa
Chiara ad Avignone, il 6 aprile del 1327 (che cadde di lunedì. Pasqua fu il 12
aprile, e il Venerdì santo il 10 aprile in quell'anno), Laura, la donna che
sarà l'amore della sua vita e che sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di
Laura ha suscitato, da parte dei critici letterari, le opinioni più diverse:
identificata da alcuni con una Laura de Noves coniugata de Sade[N 5] (morta nel
1348 a causa della peste, come la stessa Laura petrarchesca), altri invece
tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la figura
dell'alloro poetico (pianta che, per gioco etimologico, si associa al nome
femminile), suprema ambizione del letterato Petrarca[28]. L'attività
filologica La scoperta dei classici e la spiritualità patristica Come accennato
prima, Petrarca manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata
sensibilità letteraria, professando una grandissima ammirazione per l'antichità
classica. Oltre agli incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia,
importante per la nascita della sensibilità letteraria del poeta fu il padre
stesso, fervente ammiratore di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser
Petracco, come racconta Petrarca nella Seniles, XVI, 1, donò al figlio un
manoscritto contenente le opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e, nel
1325, un codice delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le
lettere di san Paolo[29]. In quello stesso anno, dimostrando la passione
sempre crescente per la Patristica, il giovane Francesco comprò un codice del
De Civitate Dei di Agostino d'Ippona e, verso il 1333, conobbe e cominciò a
frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro, dotto monaco
agostiniano e professore di teologia alla Sorbona[31]. Dionigi regalò al
giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò
ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica
agostiniana[32]. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei
Colonna, Petrarca si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici,
cominciando a visionare i codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la
Naturalis Historia di Plinio il Vecchio[33]) e, nel corso del viaggio nel Nord
Europa compiuto nel 1333, Petrarca scoprì e ricopiò il codice del Pro Archia
poeta di Cicerone e dell'apocrifa Ad equites romanos, conservati nella
Biblioteca Capitolare di Liegi[34].Oltre alla dimensione di explorator,
Petrarca cominciò a sviluppare, tra gli anni Venti e Trenta, le basi per la
nascita del metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi
delle varianti (e quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli
dagli errori dei monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i
passi mancanti per congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche,
Petrarca lavorò alla ricostruzione, da un lato, dell'Ab Urbe condita dello
storico latino Tito Livio; dall'altro, della composizione del grande codice
contenente le opere di Virgilio e che, per la sua attuale locazione, è chiamato
Virgilio ambrosiano[N 7]. Da Roma a Valchiusa: l'Africa e il De viris
illustribus Marie Alexandre Valentin Sellier, La farandole de Pétrarque
(La farandola di Petrarca), olio su tela, 1900. Sullo sfondo si può notare il
Castello di Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui Petrarca
trascorse gran parte della sua vita fino al 1351, anno in cui lasciò la
Provenza per l'Italia. Mentre portava avanti questi progetti filologici,
Petrarca cominciò a intrattenere con papa Benedetto XII (1334-1342) un rapporto
epistolare (Epistolae metricae I, 2 e 5) con cui esortava il nuovo pontefice a
ritornare a Romae continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni
Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro
richiesta di Giacomo Colonna che desiderava averlo con sé[36]. Giuntovi sul
finire di gennaio del 1337[37], nella Città Eterna Petrarca poté toccare con
mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale dell'Impero Romano,
rimanendone estasiato[38]. Rientrato in Provenza, Petrarca comprò una casa a
Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue[39], nel tentativo
di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che lentamente cominciò
a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in cui era caduto il
Papato[N 8]. Valchiusa (che durante le assenze del giovane poeta era affidata
al fattore Raymond Monet di Chermont[40]) fu anche il luogo ove Petrarca poté
concentrarsi nella sua attività letteraria e accogliere quel piccolo cenacolo
di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon, Philippe de
Cabassolle[41]) con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo colto e
della spiritualità. «Più o meno in quello stesso periodo, illustrando a
Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della sua dimora
lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti manierati che diventeranno un
luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri, amicizie scelte,
letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto vivere (Pacca,
34-35) Fu in questo periodo appartato che Petrarca, forte della sua
esperienza filologico-letteraria, incominciò a stendere le due opere che
sarebbero dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il
De viris illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare le orme
virgiliane, narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica,
incentrata sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico insuperabile
della virtù civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è un
me Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi tra il
1341 e il 1348, furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine
morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita daglione di 36
vite di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano[42].
La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i
modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi letterari e intesi a
recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella spirituale degli antichi,
diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei confini provenzali, giungendo
in Italia. Tra l'Italia e la Provenza (1341-1353) Giusto di Gand,
Francesco Petrarca, pittura, XV secolo, Galleria Nazionale delle Marche,
Urbino. L'alloro con cui Petrarca fu incoronato rivitalizzò il mito del poeta
laureato, figura che diventerà un'istituzione pubblica in Paesi quali il Regno
Unito[43]. L'incoronazione poetica Il nome di Petrarca quale uomo
eccezionalmente colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della famiglia
Colonna e dell'agostiniano Dionigi[44]. Se i primi avevano influenza presso gli
ambienti ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le Università
europee, tra le quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece conoscere il
nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il
quale fu chiamato in virtù della sua erudizione[45]. Petrarca,
approfittando della rete di conoscenze e di protettori di cui disponeva, pensò
di ottenere un riconoscimento ufficiale per la sua attività letteraria
innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione
poetica[46]. Difatti, nella Familiares, II, 4, Petrarca confidò al padre
agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per
realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi[47]. Nel contempo, il
1º settembre del 1340, la Sorbona fece sapere al Nostro l'offerta di una
incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel pomeriggio dello stesso
giorno, giunse analoga dal Senato di Roma[48]. Su consiglio di Giovanni
Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica capitale
dell'Impero romano, accettò la seconda offerta[49], accogliendo poi l'invito di
re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma
per ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di preparazione per il
fatidico incontro con il sovrano angioino durarono tra l'ottobre 1340 e i primi
giorni del 1341 se il 16 febbraio Petrarca, accompagnato dal signore di Parma
Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di ottenere
l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città partenopea a fine
febbraio, fu esaminato per tre giorni da re Roberto che, dopo averne constatato
la cultura e la preparazione poetica, acconsentì all'incoronazione a poeta in
Campidoglio per mano del senatore Orso dell'Anguillara[50]. Se conosciamo da un
lato sia il contenuto del discorso di Petrarca (la Collatio laureationis), sia
la certificazione dell'attestato di laurea da parte del Senato romano (il Privilegium
lauree domini Francisci Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per
insegnare e la cittadinanza romana)[51], la data dell'incoronazione è incerta:
tra quanto affermato da Petrarca e quanto poi testimoniato da Boccaccio, la
cerimonia d'incoronazione avvenne in un arco temporale tra l'8 e il 17 di
aprile[52]. In seguito all'incoronazione incominciò a comporre l'Africa e il De
viris illustribus.[53]Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli
compresi tra il 1341 e il 1348, furono contrassegnati da un perenne stato
d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita privata,
sia all'inesorabile disgusto verso la corruzione avignonese[55]. Subito dopo
l'incoronazione poetica, mentre Petrarca sostava a Parma, seppe della prematura
scomparsa dell'amico Giacomo Colonna (avvenuta nel settembre del 1341), notizia
che lo turbò profondamente[N 9]. Gli anni successivi non recarono conforto al
poeta laureato: da un lato le morti prima di Dionigi (31 marzo 1342[57]) e,
poi, di re Roberto (19 gennaio 1343[58]) ne accentuarono lo stato di sconforto;
dall'altro, la scelta da parte del fratello Gherardo di abbandonare la vita
mondana per diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a
riflettere sulla caducità del mondo[59]. Nell'autunno del 1342[60],
mentre Petrarca soggiornava ad Avignone, conobbe il futuro tribuno Cola di
Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore del regime democratico
instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità di ridare a Roma l'antico
status di grandezza politica che, come capitale dell'antica Roma e sede del
papato, le spettava di diritto[61]. Nel 1346 Petrarca fu nominato canonico del
Capitolo della cattedrale di Parma, mentre nel 1348 fu nominato
arcidiacono.[62] La caduta politica di Cola nel 1347, favorita specialmente
dalla famiglia Colonna, sarà la spinta decisiva da parte di Petrarca per
abbandonare i suoi antichi protettori: fu infatti in quell'anno che lasciò,
ufficialmente, l'entourage del cardinale Giovanni[63]. A fianco di queste
esperienze private, il cammino dell'intellettuale Petrarca fu invece
caratterizzato da una scoperta importantissima. Nel 1345, dopo essersi
rifugiato a Verona in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia
dell'amico Azzo da Correggio (dicembre 1344)[64], Petrarca scoprì nella
biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad
Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute[N 10]. L'importanza della scoperta
consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a
distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio
dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico
indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello
ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle
Seniles poi[65]. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum
libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita
solitaria tra il 1346 e il 1347 che furono rimaneggiati negli anni
successivi[64]. Sempre a Verona, Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro
Alighieri, figlio di Dante, con cui intrattenne rapporti cordiali[66]. La
peste nera (1348-1349) «La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani: le
nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Il 1348 fu l'anno che ci rese
miseri e soli.» (Delle cose familiari, prefazione, A Socrate [Ludwig van
Kempen], traduzione di G. Fracassetti, 1239) Dopo essersi slegato dai Colonna,
Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione.
Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse il 25 gennaio
del 1348 a Verona, località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio
dopo essere stato scacciato dai suoi domini[67], per poi giungere a Parma nel
mese di marzo, dove strinse legami con il nuovo signore della città, il signore
di Milano Luchino Visconti[68]. Fu, però, in questo periodo che iniziò a
diffondersi per l'Europa la terribile peste nera, morbo che causò la morte di
molti amici del Petrarca: i fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini[69] e
Franceschino degli Albizzi; il cardinale Giovanni Colonna e il padre di lui,
Stefano il Vecchio[70]; e quella dell'amata Laura, di cui ebbe la notizia
(avvenuta l'8 di aprile) soltanto il 19 maggio[71]. Nonostante il
dilagare del contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della
morte di molti suoi amici, Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla
perenne ricerca di un protettore. Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo estimatore
che nel 1349 lo nominò canonico del duomo di Padova. Il signore di Padova
intese in tal modo trattenere in città il poeta il quale, oltre alla
confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne una rendita annua di 200
ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe utilizzato questa abitazione
solo occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di
viaggiare, nel 1349 fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conobbe il doge
Andrea Dandolo[74].L'incontro con Giovanni Boccaccio e gli amici fiorentini
(1350) Magnifying glass icon mgx2.svgGiovanni Boccaccio § Boccaccio e Petrarca.
Nel 1350 prese la decisione di recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza
dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle richieste dei suoi
ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro. L’occasione fu di
fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per colui che diventerà
il suo principale interlocutore durante gli ultimi vent'anni di vita, Giovanni
Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida, incominciò una lenta e
progressiva conversione verso una mentalità ed un approccio più umanistico alla
letteratura, collaborando spesso con il suo venerato praeceptor in progetti
culturali di ampio respiro. Tra questi ricordiamo la riscoperta del greco
antico e la scoperta di antichi codici classici[75]. L'ultimo soggiorno
in Provenza. Tra il 1350 e il 1351, Petrarca risiedette prevalentemente a
Padova, presso Francesco I da Carrara[74]. Qui, oltre a portare avanti i
progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali iniziate prima del
1348, ricevette anche la visita di Giovanni Boccaccio (marzo 1351) in veste di
ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso
il nuovo Studium fiorentino[76]. Poco dopo, Petrarca fu spinto a rientrare ad
Avignone in seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de
Boulogne, latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli
l'incarico di segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del
pontefice, l'antico disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti
della corte pontificia (i medici del pontefice[64] e, dopo la morte di
Clemente, l'antipatia del nuovo papa Innocenzo VI[78]) indussero Petrarca a
lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione definitiva di
stabilirsi in Italia. Il periodo italiano. A Milano: la figura
dell'intellettuale umanista Targa commemorativa del soggiorno meneghino
di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica
di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana, accogliendo l'ospitale offerta di Giovanni
Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le
critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella risentita del
Boccaccio[N 11]), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio
dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e ambascerie
(a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a
Praga) all'intraprendente politica viscontea[79]. Sulla scelta di
risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo
cosmopolita proprio del Petrarca[80]. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua
patria, Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria
patria d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze
economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente
e ricco come Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui nel 1354, del successore
Galeazzo II[81], che si rallegrerebbero di avere a corte un intellettuale
celebre come Petrarca. Nonostante tale scelta discutibile agli occhi degli
amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si
ricucirono: la ripresa del rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio prima,
e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di Petrarca situata nei pressi
di Sant'Ambrogio poi, sono le prove della concordia ristabilita.
Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo lombardo Petrarca maturò e
portò a compimento quel processo di maturazione intellettuale e spirituale
iniziato pochi anni prima, passando dalla ricerca erudita e filologica alla
produzione di una letteratura filosofica fondata da un lato
sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea, dall'altra sulla necessità
di una produzione che potesse guidare l'umanità verso i principi etico-morali
filtrati attraverso il neoplatonismo agostiniano e lo stoicismo
cristianeggiante[84]. Con questa convinzione interiore, Petrarca portò avanti
gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum e il De otio
religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i posteri l'immagine
di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche nella vita quotidiana
(le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento delle Seniles)[86] le
raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari (i Triumphi e i
Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il soggiorno meneghino
Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo intitolato De remediis
utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della buona sorte), in cui si
affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la politica, le
relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Nel giugno del 1361,
per sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano per Padova, città da cui nel 1362 fuggì per lo
stesso motivo. Nonostante la fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II
Visconti rimasero sempre molto buoni, tanto che trascorse l'estate del 1369 nel
castello visconteo di Pavia in occasione di trattative diplomatiche. A Pavia
seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia Francesca, nella
chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei
Musei Civici[90]. Nel 1362, quindi, Petrarca si recò a Venezia, città dove si
trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli
concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n
cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era
allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della
prima testimonianza di un progetto di "bibliotheca
publica"[93]. La casa veneziana fu molto amata dal poeta, che ne
parla indirettamente nella Seniles, IV, 4 quando descrive, al destinatario
Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane (la lettera è datata intorno al
1364/65)[94]. Vi risiedette stabilmente fino al 1368 (tranne alcuni periodi a
Pavia e Padova) e vi ospitò Giovanni Boccaccio e Leonzio Pilato. Durante il
soggiorno veneziano, trascorso in compagnia degli amici più intimi[95], della
figlia naturale Francesca (sposatasi nel 1361 con il milanese Francescuolo da
Brossano[96]), Petrarca decise di affidare al copista Giovanni Malpaghini la
trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere[N 14]. La
tranquillità di quegli anni fu turbata, nel 1367, dall'attacco maldestro e
violento mosso alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi
averroisti che lo accusarono di ignoranza. L'episodio fu l'occasione per la stesura del
trattato De sui ipsius et multorum ignorantia, in cui Petrarca difende la
propria "ignoranza" in campo aristotelico a favore della filosofia
neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi della natura umana rispetto
alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del filosofo di
Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti alle accuse
rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città lagunare e annullare così
la donazione della sua biblioteca alla Serenissima. L'epilogo padovano e
la morte. La casa di Petrarca ad Arquà
Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai
anziano poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla
nella Seniles, XV, 5. Petrarca, dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito
dell'amico ed estimatore Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella
primavera.. È ancora visibile, in Via Dietro Duomo 26/28 a Padova, la casa
canonicale di Francesco Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al
conferimento del canonicato. Il signore di Padova donò poi, nel 1369, una casa
situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui colli Euganei, dove
poter vivere[98]. Lo stato della casa, però, era abbastanza dissestato e ci
vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo trasferimento
nella nuova dimora, avvenuta nel marzo del 1370[99]. La vita dell'anziano
Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca nel 1371[100],
si alternò prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e
quella vicina al Duomo di Padova, allietato spesso dalle visite dei suoi vecchi
amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi conosciuti nella città veneta, tra
cui si ricorda Lombardo della Seta, che dal 1367 aveva sostituito Giovanni
Malpaghini quale copista e segretario del poeta laureato[102]. In quegli anni
Petrarca si mosse dal padovano soltanto una volta quando, nell'ottobre del
1373, fu a Venezia quale paciere per il trattato di pace tra i veneziani e
Francesco da Carrara[103]: per il resto del tempo si dedicò alla revisione
delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere, attività che portò avanti
fino agli ultimi giorni di vita[79]. Colpito da una sincope, morì ad
Arquà nella notte fra il 18 e il 19 luglio del 1374, esattamente alla vigilia
del suo settantesimo compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un
testo di Virgilio, come auspicato in una lettera al Boccaccio[104]. Il frate
dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu
scelto per tenere l'orazione funebre in occasione dei funerali, che si svolsero
il 24 luglio nella chiesa di Santa Maria Assunta alla presenza di Francesco da
Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche[105]. Per
volontà testamentaria le spoglie di Petrarca furono sepolte nella chiesa
parrocchiale del paese[105], per poi essere collocate dal genero, nel 1380, in
un'arca marmorea accanto alla chiesa[106]. Le vicende dei resti del Petrarca, come
quelli di Dante, non furono tranquille. Come racconta Giovanni Canestrini in un
suo volume scritto in occasione del 500º anniversario della morte del
Petrarca «Nel 1630, e precisamente dopo la mezzanotte del 27 maggio,
questa tomba fu spezzata all'angolo di mezzodì [quindi a sud, n.d.a], e vennero
rapite alcune ossa del braccio destro. Autore del furto fu un certo Tommaso
Martinelli, frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice un'antica pergamena
dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini,
con ordine di riportare seco qualche parte dello scheletro del Petrarca. La
veneta repubblica fece riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure
del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto.»
(Canestrini2) I resti trafugati non furono mai recuperati. Nel 1843 la tomba,
che versava in stato pessimo, venne sottoposta a restauro del quale venne
incaricato lo storico patavino Pier Carlo Leoni, impietosito dallo stato
pessimo in cui il sepolcro versava. Il Leoni, però, a seguito di complicazioni
burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche politiche, fu
addirittura processato con l'accusa di "violata
sepoltura".[108] Il dilemma dei resti Il 5 aprile 2004 vennero resi
noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella tomba del poeta ad
Arquà Petrarca: il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta
ricostruito, è stato riconosciuto come femminile e quindi non pertinente. Un
frammento di pochi grammi del cranio, inviato a Tucson in Arizona ed esaminato
con il metodo del radiocarbonio, ha inoltre consentito di accertare che il
cranio femminile ritrovato nel sepolcro risale al 1207 circa. A chi sia
appartenuto e perché si trovasse nella tomba del Petrarca è ancora un mistero,
come un mistero è dove sia finito il vero cranio del poeta. Lo scheletro è
stato invece riconosciuto come autentico: esso riporta alcune costole
fratturate; Petrarca fu infatti ferito da una cavalla con un calcio al costato.
Pensiero e poetica Anonimo, Francesco Petrarca nello studium, affresco
murale, ultimo quarto del secolo XIV, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti,
Padova. Il messaggio petrarchesco Il concetto di humanitas Petrarca, fin dalla
giovinezza, manifestò sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura
a lui coeva. Come già ricordato nella sezione biografica, la sua passione per
l'agostinismo da un lato, e per i classici latini "liberati" dalle
interpretazioni allegoriche medievali dall'altro, pongono Petrarca come
l'iniziatore dell'umanesimo che, nel corso del XV secolo, si svilupperà prima
in Italia, e poi nel resto d'Europa. Nel De remediis utriusque fortune, ciò che
interessa maggiormente a Petrarca è l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità
che danno fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di
meditazione e di ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima
in tutte le sue sfaccettature. Di conseguenza, Petrarca pone al centro della
sua riflessione intellettuale l'essere umano, spostando l'attenzione
dall'assoluto teocentrismo (tipico della cultura medievale)
all'antropocentrismo moderno. Petrarca e i classici Fondamentale, nel
pensiero petrarchesco, è la riscoperta dei classici. Già conosciuti nel
Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in chiave cristiana,
che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in cui le opere
erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista come quella di
un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la
nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del politico romano
Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel Virgilio della
Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il travisamento dei
classici operato fino a quel momento, ridando loro quella patina di storicità e
di inquadramento culturale necessaria per stabilire con essi un colloquio
costante, come fece nel libro XXIV delle Familiares. «Scrivere a Cicerone o a
Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza mancanze e
contraddizioni, era per lui un modo letterariamente tangibile (e per noi assai
significativo simbolicamente) di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li
sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei.»
(Guglielmino-Grosser182) Oltre alle epistole, all'Africa e al De viris
illustribus, Petrarca operò tale riscoperta attraverso il metodo filologico da
lui ideato tra il 1325 e il 1337 e la ricostruzione dell'opera liviana e la
composizione del Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo
innovativo approccio alle fonti e alle testimonianze storico-letterarie si
avverte, anche, nell'ambito della numismatica, della quale Petrarca è ritenuto
il precursore[116].Per quanto riguarda la prima opera, Petrarca decise di
riunire le varie decadi (cioè i libri di cui l'opera è composta) allora
conosciute (I, III e IV decade) in un unico codice, l'attuale codice Harleiano
2193, conservato ora al British Museum di Londra. Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di
collazione per cinque anni, dal 1325 al 1330, grazie ad un lavoro di ricerca e
di enorme pazienza. Nel 1326, Petrarca prese la terza decade (tramandata da un
manoscritto risalente al XIII secolo[119]), correggendola e integrandola ora
con un manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo
Raterio[119], ora con una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della
Cattedrale di Chartres[120], il Parigino Latino 5690 acquistato dal vecchio
canonico Landolfo Colonna[121], contenente anche la quarta decade. Quest'ultima
fu poi corretta su di un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al
preumanista padovano Lovato Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima
decade, Petrarca poté procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero nel
1330[122]. Il Virgilio Ambrosiano L'impresa riguardante la costruzione
del Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in
vita il padre Petracco, il lavoro di collazione portò alla nascita di un codice
composto di 300 fogli manoscritti che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche,
Georgiche ed Eneide commentati dal grammatico Servio del VI secolo), al quale
furono aggiunte quattro Odi di Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di
tale manoscritto sono assai travagliate. Sottrattogli nel 1326 dagli esecutori
testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano verrà recuperato solo nel 1338,
data in cui Petrarca commissionò al celebre pittore Simone Martini una serie di
miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del Petrarca il
manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, nel 1388,
Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad
altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca
situata nel castello di Pavia. Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza ordinò al
castellano di Pavia di prestare, per 20 giorni, il manoscritto allo zio
Alessandro signore di Pesaro, poi il Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Nel
1499, Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la biblioteca Visconteo-Sforzesca
venne trasferita in Francia, dove ancora si conservano, nella Bibliothèque
nationale de France, circa 400 manoscritti provenienti da Pavia. Tuttavia il
Virgilio Ambrosiano fu sottratto al saccheggio francese da un certo Antonio di
Pirro. Sappiamo che a fine Cinquecento si trovava a Roma, ed era di proprietà
del cardinal Agostino Cusani, fu poi acquistato da Federico Borromeo per
l'Ambrosiana. L'umanesimo cristiano Magnifying
glass icon mgx2.svgUmanesimo cristiano. La religiosità petrarchesca Il messaggio
petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana,
non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo
e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi
costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto,
però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata
da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra
l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della
verità divina[127]; la seconda, la rivalutazione della tradizione morale e
filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e
non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione[128]; infine, il
rapporto "esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione
collettiva propria della Commedia dantesca[129]. Comunanza tra valori
classici e cristiani La lezione morale degli antichi è universale e valida per
ogni epoca: l'humanitas di Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in
quanto esprimono gli stessi valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà
nell'amicizia e il culto della conoscenza[130]. Sul legame spirituale tra gli
antichi e i cristiani è significativo il celebre passo della morte di Magone,
fratello di Annibale che, nell'Africa ormai morente, pronuncia un discorso sulla
vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche
terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano[132], anche se
tale discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice
porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del
lamento di Magone: Edizione dell'Africa stampata nel 1501 a
Venezia, nella stamperia di Aldo Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del
poema. «Heu qualis fortunae terminus
alte est! / Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti
gaudere loco; status iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta
levatis / est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum
fallax, et inanis gloria fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori /
dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam / Stat morti praevisa dies!
Heu sortis iniquae / natus homo in terris!» «O qual è il traguardo
dell'alta sorte! / Quanto l'anima (è) cieca davanti alle fauste imprese! Ecco
la follia dei potenti, godere delle altezze vertiginose; questo stato è esposto
ad infinite tempeste, ed è destinato a cadere chi si è innalzato a quelle
vette. O tremante sommità dei grandi onori, fallace speranza degli uomini, vana
gloria adornata da finti piaceri! O vita incerta, dedita ad una fatica
incessante, come certo è il giorno di morte, né mai previsto abbastanza! O che
sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!» (Africa, vv. 889-898)
L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso Vista del Mont
Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo carattere
fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel pensiero di
sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema
filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica,
visto come alieno dalla cura dell'anima umana[134]. A tal proposito, il
filosofo Giovanni Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la
cultura contemporanea: «La diffusione dell'averroismo, col crescente
interesse che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che
distragga pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la
sapienza necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine
eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone
alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore
attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del
singolo uomo.» (Reale16) L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo
Petrarca è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da
un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con Petrarca spingendolo ad
un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il
celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1,
inviata (seppur in modo fittizio[N 16]) a Dionigi da Borgo San Sepolcro[135].La
forte vena morale che percorre tutte le opere petrarchesche, sia latine che
volgari, tende a trasmettere un messaggio di perfezione morale: il Secretum, il
De remediis, le raccolte epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di
questa tensione etica volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la
via della virtù[136]. Tale applicazione etica negli scritti (l'oratio), però,
deve corrispondere alla vita quotidiana (la vita, appunto) se l'umanista vuole
trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio
essenziale è, per esempio, la Familiares, XXIV, 3 indirizzata a Marco Tullio
Cicerone. In essa il poeta esprime, in
un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la scelta dell'oratore romano di
essersi allontanato dall'otium letterario di Tuscolo per addentrarsi nuovamente
nell'agone politico dopo la morte di Cesare e schierarsi a fianco del giovane
Ottaviano contro Marco Antonio, tradendo così i principi etici esposti nei suoi
trattati filosofici: «Ma qual furore a danno di Antonio ti mosse?
Risponderai per avventura l'amore alla Repubblica, che dicevi caduta in fondo.
Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone (come di sì grand'uomo
stimare si converrebbe), ond'è che tanto fosti amico di Augusto? [... ] Io ti
compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. [...] Oh! quanto
era meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu
dici, non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar
tranquilla vecchiezza”. (Delle cose familiari, XXIV, 3, A M.T. Cicerone,
traduzione di G. Fracassetti, 5, 141) L'impegno "civile" del
letterato La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea una
vocazione "civile" del letterato. Tale attributo, prima ancora di
intendersi come impegno nella vita politica del tempo, dev'essere compreso
nella sua declinazione prettamente sociale, quale impegno del letterato
nell'aiutare gli uomini contemporanei a migliorarsi costantemente attraverso il
dialogo e il senso di carità nei confronti del prossimo. Oltre ai trattati
morali, scritti per questo fine, si deve però anche registrare che cosa
significasse per Petrarca, nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio
presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da
Carrara) spinse gli amici di Petrarca ad avvertirlo della minaccia che tali
regnanti avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale;
egli, però, nella famosa Epistola posteritati (Epistola ai posteri), ribadì la
sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte: Altichiero,
Ritratto di Francesco Petrarca, dal ms. lat. 6069 f della Bibliotèque Nationale
de France (Parigi), contenente il De viris illustribus[138]. «I più grandi
monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a loro, né
so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere favoriti della
mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io
molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me
fu forte l'amore della mia libertà, che da chiunque di loro avesse nome di
avversarla mi tenni studiosamente lontano.» (Ai posteri, traduzione di G.
Fracassetti, 1203) Nonostante l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola,
Petrarca rimarca il fatto che i potenti vollero averlo di fianco a sé per
questioni di prestigio, facendo sì che il poeta finisse «per non identificarsi
mai fino in fondo con le loro prese di posizioni». Il legame con le corti
signorili, scelte per motivazioni economiche e di protezione, gettò pertanto le
basi per la figura dell'intellettuale cortigiano, modello per gli uomini di
cultura nei secoli successivi[128]. Se Dante, costretto a vagare per le corti
dell'Italia centro-settentrionale, soffrì sempre per la lontananza da
Firenze[139], Petrarca fondò, con la sua scelta di vita, il modello
dell'intellettuale cosmopolita, segnando così il tramonto dell'ideologia
comunale che era stata fondamento della sensibilità dantesca prima, e che in
parte fu propria del contemporaneo Boccaccio[140]. L'otium letterario
Altra caratteristica propria dell'intellettuale petrarchesco è l'otium, vale a
dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi
romani dalle attività proprie del negotium[N 18], Petrarca la riprende
rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma
attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario
ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da
questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita
solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai
ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come
l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica
religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e
il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi
romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli
credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua
fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto
affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare
il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità: «Il Petrarca (a
parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare,
anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa
scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale
comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira
il Petrarca, si carica di valori ideali.» (Guglielmino-Grosser182)
Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi
opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel
Canzoniere, esse valgono quali nugae[N 19], cioè quale «elegante divertimento
dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai
pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria»[142].
Il volgare petrarchesco, al contrario di quello dantesco, è caratterizzato però
da un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando
le sue poesie (da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia
«aristocratica»[143], elemento che spingerà il critico letterario Gianfranco
Contini a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al
pluristilismo dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg
Influenza culturale di Dante Alighieri § Petrarca e Boccaccio. Dalle
considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra
Petrarca e Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale
incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici
"depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente
appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo
totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono
antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la
concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul
sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta
in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui Petrarca
odiasse Dante. In tale lettera, Petrarca afferma che non può odiare qualcuno
che egli conobbe appena e che affrontò con onore e sopportazione l'esilio, ma
prende le distanze dall'ideologia dantesca, esprimendo il timore di essere
"influenzato" da un così grande esempio poetico se avesse deciso di
scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo
storpiamento da parte del volgo[145]. Opere Opere latine in versi
L'Africa Magnifying glass icon mgx2.svgAfrica (Petrarca). Altichiero,
Ritratto di Francesco Petrarca (in primo piano) e di Lombardo della Seta,
particolare tratto dall'affresco rappresentante l'episodio di San Giorgio
battezza re Servio di Cirene, Oratorio di San Giorgio, 1376, Padova[146].
Scritto fra il 1339 e il 1342 e in seguito corretto e ritoccato, Africa è un
poema epico che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle gesta
di Scipione. Rimasto incompiuto, è formato da nove libri, mentre avrebbe dovuto
essere composto di 12 libri, secondo il modello dell'Eneide virgiliana[147].Il
Bucolicum carmen Magnifying glass icon mgx2.svgBucolicum carmen. Composto fra
il 1346 e il 1358 e costituito da dodici egloghe, gli argomenti spaziano fra
amore, politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è
evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle
Bucoliche. Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice
Vaticano lat. Le Epistolae metricae Magnifying glass icon mgx2.svg Epistolae
metricae. Scritte fra il 1333 e il 1361 e dedicate all'amico Barbato da
Sulmona, sono 66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre
per la maggior parte si occupano di politica, morale o di materie
letterarie[149]. I Psalmi penitentiales Scritti nel 1347, Petrarca ne
accenna nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette
preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della
Bibbia, in cui Petrarca chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono
della Misericordia divina[150]. Opere latine in prosa Petrarca, De
viris illustribus, codice autografo custodito alla Bibliothèque Nationale de
France di Parigi, classificato come MS. De viris illustribus Magnifying glass icon
mgx2.svg De viris illustribus (Petrarca). Il De viris illustribus è una
raccolta di 36 biografie di uomini illustri in prosa latina, redatta a partire
dal 1338 e dedicata a Francesco I da Carrara signore di Padova nel 1358.
Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di
personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone.
In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo
e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e
discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla vita di
Traiano[151]. I Rerum memorandarum libri Magnifying glass icon mgx2.svg
Rerum memorandarum libri. I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta
memorabili) sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione
morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri
dello scrittore latino Valerio Massimo[152]. Iniziati verso il 1343 in
Provenza, furono continuati fino al 1345, allorché Petrarca scoprì le orazioni
ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti,
furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri
e alcuni frammenti del quinto libro[153]. Il Secretum Magnifying glass
icon mgx2.svgSecretum. Petrarca, Secretum, Grootseminaire (Bruges),
tratto dal MS 113/78 fol. Ir., realizzato nel 1470 per Jan Crabble. Il Secretum
o De secreto conflictu curarum mearum è una delle opere più celebri di Petrarca
e fu composta tra il 1347 e il 1353, anche se in seguito fu riveduta.
Articolato come un dialogo immaginario in tre libri tra il poeta stesso (che si
fa chiamare semplicemente Francesco) e sant'Agostino, alla presenza di una
donna muta che simboleggia la Verità, il Secretum consiste in una sorta di
esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da
cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione,
Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e
l'amore carnale per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o
pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la
vita del Petrarca[154]. Il De vita solitaria Magnifying glass icon
mgx2.svg De vita solitaria. Il De vita Solitaria ("La vita
solitaria") è un trattato di carattere religioso e morale. Fu elaborato
nel 1346, ma venne successivamente ampliato nel 1353 e nel 1366. L'autore vi
esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di
vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita
monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito
alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di
amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice
naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di
distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in
contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza
contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia
con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il De otio
religioso Magnifying glass icon mgx2.svg De otio religioso. Redatto all'incirca
tra il 1347 e il 1356/57, il De otio religioso è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al De vita solitaria, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. .Il De remediis
utriusque fortunae Magnifying glass icon mgx2.svgDe remediis utriusque
fortunae. Il De remediis è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa
latina, redatta all'incirca tra il 1356 e il 1366, anno in cui fu diffusa.
Basata sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano
composto nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità
allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il
"Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum
memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici,
proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona
che avversa. Il De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne
della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e
superflua: «Ut ad plenum auctorum
constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti
omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara
ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine
sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non
scriptores.» «Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori
antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia,
dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo,
molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette
ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e
non i copisti.» Invectivarum contra medicum quendam libri IV Magnifying
glass icon mgx2.sv Invectivarum contra
medicum quendam libri IV. L'occasione per la scrittura di questa serie di
accuse nei confronti dei medici fu la malattia che colpì papa Clemente VI nel
1352. Nella Familiares, V, 19, Petrarca consigliava al pontefice di non fidarsi
dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti
fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti
di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu
inviata poi al Boccaccio. De sui ipsius et multorum ignorantia Magnifying glass
icon mgx2.svg De sui ipsius et multorum ignorantia. Scuola fiorentina, Il
Trionfo della Morte tratta da I Trionfi di Petrarca, XV secolo, miniatura, ms.
Palat.192, f.22r, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. L'opera, come
ricordato prima nella sezione biografica relativa al periodo veneziano, fu
scritta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro giovani aristotelici
rivolsero a Petrarca, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni
delle scienze naturali. In quest'apologia del pensiero umanistico, Petrarca
rispose come lui fosse interessato alle scienze che interessassero il benessere
dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del
nominalismo della tarda scolastica[88]. Invectiva contra cuiusdam anonimi
Galli calumnia Magnifying glass icon mgx2.svgInvectiva contra cuiusdam anonimi
Galli calumnia. Opera di carattere politico scritta nel 1373, l'invettiva era
rivolta ad un monaco e teologo francese, Jean de Hesdin, sostenitore della
necessità che la sede del Papato rimanesse ad Avignone. Per tutta risposta
Petrarca sostenne la necessità che il papa ritornasse a Roma, sua sede
diocesana e simbolo dell'antica gloria romana[64]. Epistolae Magnifying
glass icon mgx2.svgEpistole. Di grande importanza sono le epistole latine in
prosa, in quanto contribuiscono a costruire l'immagine autobiografica
idealizzata che il poeta stesso ha voluto offrire di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello ciceroniano-senecano, ricavato dalla
scoperta delle Epistulae ad Atticum compiuta da Petrarca a Verona del 1345[65],
le lettere sono disposte in ordine cronologico e raggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Ludwig van Kempen,
sotto lo pseudonimo di Socrate; le Seniles, 126 epistole in 17 libri, e
dedicate a Francesco Nelli, sotto lo pseudonimo di Simonide; le Sine nomine
(cioè "senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un
libro; e le Variae, 76 epistole, queste ultime non raggruppate dall'autore, ma
dopo la sua morte dagli amici.[158] È rimasta intenzionalmente esclusa dalle
raccolte l'epistola Posteritati (Ai posteri). Le lettere spaziano dagli anni
bolognesi sino alla fine della vita del Petrarca[159] e sono indirizzate a vari
personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares,
sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares
è celebre l'epistola IV, 1 incentrata sull'ascesa al Monte Ventoso.Opere in
volgare Francesco Petrarca, Rime, codice membranaceo ms. I 12, c. 1r.
conservato al Museo Petrarchesco Piccolomineo, Trieste, risalente ai secoli
fine XV, inizio XVI. Il particolare riporta il primo sonetto del Canzoniere. Il
Canzoniere Magnifying glass icon mgx2.svg Canzoniere (Petrarca). «Voi
ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l core /
in sul mio primo giovenile errore / quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’
sono...» (Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima
quartina della lirica d'apertura del Canzoniere) Il Canzoniere, il cui titolo
originale è Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta, è
la storia poetica della vita interiore del Petrarca vicina, per introspezione e
tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno
introduttivo: "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono"): 317
sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in
vita e rime in morte di Madonna Laura [N 20], celebrata quale donna superiore,
senza però raggiungere il livello della donna angelo della Beatrice dantesca.
Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di
alcun attributo divino nel senso teologico stilnovista-dantesco[160]. Anzi, la
storia del Canzoniere, più che la celebrazione di un amore, è il percorso di
una progressiva conversione dell'anima: si passa, infatti, dal giovanil errore
(l'amore terreno per Laura) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate
in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui Petrarca
affida la sua anima alla protezione di Maria perché trovi finalmente pietà e
riposo[N 21]. L'opera, che richiese a Petrarca quasi quarant'anni di
continue rivisitazioni stilistiche (da qui la cosiddetta limatio petrarchesca]),
prima di trovare la forma definitiva subì, secondo gli studi compiuti da
Wilkins, ben nove fasi di redazioni, di cui la prima risale al 1336-38, e
l'ultima al 1373-74, che è quella contenuta nel codice Vaticano Latino, I
Trionfi Magnifying glass icon mgx2.svgI Trionfi. I "Trionfi" (la
titolazione originale è in latino, Triumphi) sono un poemetto allegorico in
volgare toscano, in terzine dantesche, incominciato da Petrarca nel 1351,
durante il periodo milanese, e mai portato a termine. Il poema è
ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per scelta
metrica e tematica, è il legame con la Comedia): Petrarca viene visitato da
Amore, che gli mostra tutti gli uomini illustri che hanno ceduto alle passioni
del cuore (Triumphus Cupidinis). Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà
poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che
cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla
stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste,
e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la
morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi
sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata
da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il
moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della
fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta
appare il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito
per la precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di
confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate
immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e
dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus
Eternitatis). Fortuna e critica letteraria Ritratto di Leonardo
Bruni. L'età dell'umanesimo Magnifying glass icon mgx2.svgUmanesimo. Già
quand'era in vita Petrarca fu riconosciuto immediatamente quale maestro e guida
per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle discipline
umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò il seme del
suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in particolar modo a
Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa dell'umanesimo Giovanni
Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci
Petracchi de Florentia[162]), Petrarca trasmise la sua passione a Coluccio
Salutati, dal 1375 cancelliere della Repubblica di Firenze e vero trait d'union
tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva nella prima metà
del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei principali umanisti
del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del
secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo Bruni, il più notevole
rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a
consolidare la fama di Petrarca, allorché nel 1436 redasse una Vita di
Petrarca[164], seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti, Sicco
Polenton e Pier Paolo Vergerio[162]. Oltre a Firenze, i soggiorni del
poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali
locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della
classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier
Candido Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano
destinato a diventare il prototipo per tutte le corti principesche
italiane[165]; a Venezia si diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a
formare la nuova classe dirigente della Serenissima, grazie all'attività di
Leonardo Giustinian e di Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo
detto il Giovane poi[165].Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon
mgx2.svgPietro Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto
come capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e
cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto
classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già
delineando nella lirica italiana[N 23]. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della
volgar lingua del 1525, sostenne la necessità di prendere come modelli
stilistici e linguistici Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa,
scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente
accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del volgare era dunque
un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non accettava
integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non apprezzava le
discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un accattivante
mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del Canzoniere di Petrarca
non presentava difetti, per la sua assoluta selezione
linguistico-lessicale.» (Marazzini265) Gianfranco Contini, grande
estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore nel XX secolo. La proposta
bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella
vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle
Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le
tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al
Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche
dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del
Canzoniere[167]. Dal Seicento ai giorni nostri A fianco del petrarchismo,
però, si sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica
operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento, allorché letterati come
Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono polemicamente il fenomeno
dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie barocca, ostile
all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò il valore
dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente nel corso del Settecento da
Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò pienamente in auge in seno alla
temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e Francesco De Sanctis poi, nelle
loro lezioni universitarie di letteratura tenute dal primo a Pavia, e dal
secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della
produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da
Giosuè Carducci e dagli altri membri della Scuola storica compiuti tra fine
'800 e inizi '900, il secolo scorso vide, per l'area italiana, Gianfranco
Contini e Giuseppe Billanovich tra i maggiori studiosi del Petrarca.
Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon mgx2.svg Diplomatica.
Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i documenti prodotti da una
cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche estrinseche ed
intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean Mabillon nel 1681, nella storia
di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che,
inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e
dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte
della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il
loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361, infatti,
l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei documenti
imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati
stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che dichiaravano
tali terre indipendenti dall'Impero[169]. Petrarca rispose con la Seniles, XVI,
5[170] in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il tono
(il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della data
cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo diploma.
Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea poetica —
Roma, 8 aprile 1341 A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su
Mercurio[171].Note Esplicative
L'epistola, scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni
Boccaccio gli chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante,
contiene l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E
primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo,
che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»
(Delle cose familiari, XXI, 15, traduzione italiana di G. Fracassetti, 4392) La
critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è divisa:
Ariani23 e Ferroni82, nota 6 propendono per la città toscana, mentre Rico-Marcozzi
pensano a un incontro avvenuto a Genova sul finire del 1311, quando la famiglia
di ser Petracco si stava dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione
intermedia tra le due città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come
luogo effettivo dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti,
19879. Si legga il brano dell'epistola,
in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il piacevolissimo periodo
trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora impuberi partimmo in
un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per imparare grammatica
mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di piccola provincia città
capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia, quanta sicurezza, qual
pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete, qual silenzio ne'
campi!» (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G. Fracassetti, 287) Petrarca mostrò, nei confronti di tale
scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, XX, 4,
in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco Genovese che a
Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare io poteva o in
se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né sempre nella
elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a chi lo sceglie
è più acconcio preferire si deve.» (Delle cose familiari, XX, 4,
traduzione di G. Fracassetti, 4261) Come
però ricorda Wilkins16, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della
Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi
necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura
delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa. A sviluppare la tesi dell'identificazione di
Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella
Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso
sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, II, 9, traduzione
di G. Fracassetti). Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere
la vita della presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di
Noves nobile famiglia di Avignone nacque del 1307, o in su quel torno, una
fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Ai 16 gennaio del 1325 fa fatta per
man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo
Avignonese. Due anni più tardi, a' 6 di aprile del 1327 nella chiesa di S.
Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che chiamavano prima, il
Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la vide» Si legga l'episodio di come fossero stati
dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che suscitò il pianto
nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così affranto «d'una mano
porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone: "tieni, sorridendo
mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara volta la mente, e
quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle leggi".»
(Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G. Fracassetti, 2458) Il codice, dopo la morte di Petrarca (1374),
passò nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova.
Quando questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo
Visconti, anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei
duchi milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi
sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore,
il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano (1595-1631). Si veda:
Cappelli, 42-43. Da questo momento in avanti, Petrarca non
esitò a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria, come
testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre
a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che
suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso
ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia
(Ariani, 33-34). Petrarca scrisse,
riguardo alla morte del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la
prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari, IV,
12, traduzione di G. Fracassetti, 1,
537-549); la seconda, all'amico Angelo Tosetti, soprannominato Lelius
(Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti). Nella Nota alla prima
a548, Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto,
in sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni
prima della sua effettiva scomparsa.
Cappelli55. Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta
da Amaturo, ove si rievocano le figure
di intellettuali che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca
capitolare veronese (Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo
d'Alessandria, Vincenzo Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici
contenenti le lettere di Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana
che Petrarca utilizzò per la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le
orazioni ciceroniane citate; il Liber catulliano). Boccaccio esprimerà la sua indignatio nell'Epistola
X Archiviato l'11 giugno in .,
indirizzata a Francesco Petrarca, ove, grazie alla tecnica retorica dello
sdoppiamento e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come
Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il
poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti
(identificato in Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile
est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra
subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse
subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores».
Inoltre, bisogna ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno
schiaffo alla proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come
docente nello Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in
possesso dei beni paterni sequestrati nel 1301.
L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica
espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia
centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e
Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come duca dello
Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con
Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici. Durante l'epidemia di peste milanese, morì il
figlio Giovanni (Pacca219), nato nel 1337 da una relazione extraconiugale. I
rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita
Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni
(Dotti, 1987319 accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi
fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares, XXII, 7 del 1359: «Nel
1357 si separò dal figlio Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non
precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a
Milano.» (Rico-Marcozzi) Il
ravennate Giovanni Malpaghini fu presentato, nel 1364, da Donato degli Albanzani
a Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta
intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i
due uomini, durata appunto dal 1364 al 1367, si interruppe il 21 aprile di
quell'anno, quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso
l'Aretino. Per maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia di
Signorini. Petrarca, nella Seniles, XV,
5, informa il fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova
dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non
dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano
che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta
da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta
famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente
tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e
scrivendo [...].» (Lettere Senili, XV, 5, traduzione di G. Fracassetti,
2413) La lettera, datata 26 aprile 1335,
non può essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione
voluta dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era
ancora entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data
(corrispondente al Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca
l'immagine della Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più
"mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la
ricostruzione filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe
Billanovich, Petrarca e il Ventoso, in Italia medioevale e umanistica, 9, Roma, Antenore, Il ventiquattresimo libro delle Familiares è
composto da lettere indirizzate a vari personaggi dell'antichità classica. Per
Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e irraggiungibili: la costante
lettura delle loro opere fa sì che Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano
attraverso queste ultime, rendendo i rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati
scrittori classici vicini per la comunanza di sentimento. L'Otium degli antichi romani non consisteva
unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto il sostantivo di
negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo dalle attività
forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria intimità domestica
col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis, III, 1). In questo caso,
il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante dell'oratore romano.
Si veda il riassunto operato da Laidlaw,
42-52 che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina.
Per Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw, 44-47.
Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per
descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione delle
nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella
Familiares, I, 1 (Delle cose familiari, I, 1, traduzione di G. Fracassetti,
1, 239-253). Guglielmino-Grosser184. I testi sono raccolti
nel codice Vaticano Latino 3195, come ricordato da Santagata, 120-121. Bisogna ricordare che Il Canzoniere
non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il
poeta scelse con grande cura: altre rime (dette extravagantes) andarono perdute
o furono incluse in altri manoscritti (cfr. Ferroni8). L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi,
dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura)
e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della
religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186. Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica
volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si
rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che
Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come
ricorda Marazzini, 220-221: «Si delinea
una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di una
genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo realismo
della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi termini, i
quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di
combinazioni diverse [...] Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta
nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un
polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante,
quella siciliana o provenzale...»
Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era presente
nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il Petrarca
volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e dei Trionfi
uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e Martino
"de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale Francesco Petrarca, Culto
petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici la notte tra il 18 e il 19 luglio Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana, 13
dicembre . 12 febbraio . Wilkins, 5-6. Ariani21. Più specificamente
Bettarini: «Il 20 ottobre [1304], dopo essere stato accusato di aver
falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000
lire e al taglio della mano destra».
Dotti, 19879. Bettarini e Pacca4. Per informazioni biografiche, si veda la voce
Pasquini. Il ricordo di Petrarca al riguardo
è riportato in Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G. Fracassetti, 2, 465-467.
Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca
indubbiamente fra il 1312 e il '16». La
Casa del Petrarca, su arquapetrarca.com. 19 febbraio 20 febbraio ). Pacca7.
Si legga il brano della Lettere Senili, X, 2 nella traduzione di G.
Fracassetti, 286. Il brano è ricordato anche da Wilkins11. Ariani25. Wilkins11.
Rico-Marcozzi: «Nell'autunno 1320 si recò a studiare a Bologna, seguito
da un maestro privato...»; e Wilkins13, in cui si ritiene che questo maestro
avesse «l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco
parentis». Ariani26. Ariani,
27-28. Wilkins12. Dotti,
198721. Bettarini. Cappelli32.
Pacca16. Rico-Marcozzi; Ferroni4;
Wilkins17. Wilkins, 16-17; Rico-Marcozzi: «Nel marzo 1330,
Giacomo Colonna reclutò Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in
Guascogna: ne avrebbero fatto parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di
Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che
Petrarca battezzò in seguito, rispettivamente, Socrate e Lelio.» Ferroni4.
Pacca18. ..: Alinari :.., su
alinariarchives. 18 febbraio . La
distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in Ferroni, 20-21. Ariani31 ricorda che il primo
sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio
nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche. Ariani28. Dotti, 198721 specifica che questo
san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da
Napoli. Ariani35. Per maggiori approfondimenti biografici, si
veda la biografia di Moschella.
Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da
parte di D[ionigi], di una copia delle Confessiones di s. Agostino...» Billanovich166. Billanovich,
207-208, nota 2. Wilkins, 18-19 e Pacca142. Wilkins20.
Wilkins21. Rico-Marcozzi: «Nel
frattempo aveva raggiunto Roma (nel gennaio o febbraio 1337), accolto da fra Giovanni
Colonna al termine di un avventuroso viaggio, e dove nella sua prima lettera
(II 14, 15 marzo), contemplando dal Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò
la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando forma a quella
riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua decadenza che
divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo.» Pacca33.
Dotti, 198750. Dotti, 198751. Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini
illustri, Treccani. 22 febbraio 12 marzo
). Poet Laureate, The Royal Household. 22 febbraio . Ariani,
39-40: «Certo il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un
poeta che ancora non aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione
dei potenti Colonna e la rete di estimatori che aveva saputo intessere per
tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche,
la fama dell'Africa...e del De viris, le rime volgari già note...» Dello
stesso avviso anche Pacca74 e Santagata19.
Moschella: «Tra il 1337 e il 1338” D[ionigi] fece ritorno in Italia;
dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr. Petrarca, Familiares,
IV, 2), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per l'agostiniano
nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi per l'astrologia
giudiziaria e per i classici latini.»
Wilkins34: «La conoscenza dell'antica tradizione e delle due o tre
incoronazioni celebrate da singole città in tempi moderni, insieme
all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in Petrarca il
desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò dapprima il suo
pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e ne venne a
conoscenza anche qualche persona che aveva legami con l'Parigi.» Si legga il brano della lettera dove inizia
la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano: «E chi dico io, e
lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa più grande di re
Roberto?» (Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G. Fracassetti,
1494) Wilkins35. Rico-Marcozzi: «Sulla base dei contraddittori
racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello stesso giorno (il 1º
settembre 1340) questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna (IV
4), decidendo di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle
ceneri degli alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca
riteneva che l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella del poeta Stazio
(I secolo d.C) e che quindi, se vi fosse stato incoronato, sarebbe stato
direttamente un successore degli antichi poeti classici da lui tanto amati
(Pacca73). Cfr., ad esempio,
Rico-Marcozzi; Wilkins, 37-38;
Ariani40 Pacca74. Rico-Marcozzi: «L'8 e il 13 aprile sono le
date fornite da Petrarca ([Familiares], IV 6, 8), e la più probabile sembra
essere la seconda; tuttavia Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento
ufficiale, il Privilegium laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso
Petrarca, reca la data del 9.»
Lacultur, biografia di Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org. Wilkins,
90-91. Dotti, 198731: «In
Avignone egli vedeva simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e
l'intollerabile esilio di Pietro.»
Paravicini Bagliani.
Moschella. Petrucci. Wilkins, 48-49. Così Ariani41; Wilkins48 sostiene invece che
Cola sia giunto ad Avignone agli inizi del 1343. Wilkins48: «Cola si intrattenne parecchi mesi
e in quel periodo strinse amicizia con Petrarca. Cola era ancor giovane e poco
noto; ma i due uomini avevano in comune un grande entusiasmo per la Roma antica
e cristiana, una grande preoccupazione per lo stato presente della città e una
grande speranza per la restaurazione dell'antica potenza e dell'antico
splendore.» Il Mondo di Petrarca,
su internetculturale. 14 dicembre
(archiviato dall'url originale l'11 novembre ). Ariani,
45-46, il quale ricorda, a testimonianza della rottura coi Colonna,
Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr. Bucolicum carmen, 223-225). Santagata16 ricorda inoltre come i
legami tra Petrarca e il cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come
con il fratello di lui Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò
sempre il dominus.» Rico-Marcozzi. Pacca135 e Cappelli50. Dotti, 1987,
134-135. Wilkins93. Ariani46.
Troncarelli. Waley. Pacca118.
Francesco Petrarca a Padova, su padovanet. Rico-Marcozzi: «Giacomo II da Carrara,
signore di Padova, che a inizio 1349 gli fece ottenere un ulteriore e ricco
canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa nei pressi della
cattedrale». Ariani49. Una prospettiva
generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto in Rico, Branca87.
Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì ad Avignone, per scoprire
(almeno secondo quanto affermato in Familiares, XIII, 5) che gli si offriva la
segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un vescovado». Ariani50. Ferroni6. Domenico Ferraro, Petrarca a Milano. Le
ragioni di una scelta, Rinascimento : LV, 225, Firenze : L.S. Olschki, . Viscónti, Galeazzo II, su treccani. 24
febbraio . Pacca180; Amaturo87: «Ma è
fuor di dubbio che tra il poeta e i suoi nuovi signori si istituiva come un
patto di mutuo interesse: da un lato egli si avvantaggiava della posizione di
prestigio che gli offriva l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva
tacitamente a essere adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero,
né discordanti con i suoi ideali civili.» Ariani52. Cappelli36: «La riflessione petrarchesca si
indirizza sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua
circostanza concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera
capace di delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se
stesso e la cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su
tutti i terreni.» Rico-Marcozzi:
«il Secretum...composto nel 1342-43 (o, secondo studî recenti, in tre fasi
successive tra il 1347 e il 1353)».
Ferroni11. Ariani, 52-53. Cappelli38. Wilkins256.
Vicini59. Retore originario di
Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di Petrarca che di Boccaccio.
Per quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le missive
indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del Bucolicum Carmen, in cui
è chiamato con il senhal di Appenninigena. Si veda la voce biografica
Martellotti. Ugo Dotti, Petrarca civile:
alle origini dell'intellettuale moderno, Donzelli Editore, Wilkins, 220-223 espone dettagliatamente le trattative
tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il verbale del Maggior Consiglio
con cui si procedette all'approvazione della proposta petrarchesca. Per
ulteriori informazioni, si veda Gargan,
165-168. Lettere Senili, IV, 4,
traduzione di G. Fracassetti, 1, 237-239. Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio
nell'estate del 1367, quando però Petrarca si era recato momentaneamente a
Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza dell'amico,
Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di Francescuolo e di
Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città lagunare (Cfr.
Wilkins, 250-252). Rico-Marcozzi: «...all'inizio del 1366 fece
ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia Francesca maritata nel 1361 al
milanese Francescuolo da Brossano.»
Pacca, 232-233: «Ma...bisogna
dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella vigorosa affermazione
della filosofia morale sulla scienza naturale [...] Ed è questo il motivo della
sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone, Cicerone e Seneca; perché
per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita morale
dell'uomo...» Casa del Petrarca,
Arquà. Wilkins264. Ariani58.
Wilkins265. Billanovich 194767:
«[Petrarca] aveva designato con indicazioni esplicite anche per noi remoti
quale loro custode un letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per
ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima
familiarità negli ultimi anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e
filialmente soddisfatto i desideri. Così...era promosso subito a buon
segretario...» Ariani60.
Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, Dal testo
alla storia, dalla storia al testo, Paravia, settembre 20013, 88-395-3058-4. Wilkins297. La tomba del Petrarca. Canestrini5 e Dotti, 1987439. Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
64, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. Si veda Analisi Genetica dei resti
scheletrici attribuiti a Petrarca. Si
veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian del 6 aprile
2004, sulla riesumazione dei resti di Petrarca.
Ricchissima la al proposito: si
ricordino i libri citati in , tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da
Petrarca a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua
più importante, Billanovich, 1947, Petrarca letterato), uno dei maggiori
studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins. Pacca189 e Cappelli38 Garin21.
Si veda il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche
la chiave di lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale. Dotti, 1987430. Magdi A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca:
una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico italiano. Una
storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese.,
Milano, Numismatici Italiani Professionisti, ,
47-49. Billanovich 1953313. Per la datazione cronologica, cfr.
Billanovich 1953325: «Il Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il
Livio Harleiano»; e Ivi330: «Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita
eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone press'a poco tra il
1325 e il 1330...» Cappelli42.
Billanovich 1953, Billanovich Un
riassunto veloce è esposto anche da Ariani63.
Cappelli42 e Ariani62.
Cappelli, Albertini
Ottolenghi, 35-37. Albertini Ottolenghi37. Significativo il titolo del settimo capitolo
di Ariani, 113-131, Lo scavo
introspettivo. Ferroni10.
Ferroni, 10-11. Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178. Petrarca, Africa, 246-247.
Cappelli45 e Guglielmino-Grosser177.
Dotti,: «I versi vennero infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non
convenirsi alla persona cui erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di
un personaggio cristiano che di uno pagano.» Santagata27: «...il gesto di fastidio con il
quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni scolastiche ha il suo esatto
corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio logico e scientifico della
filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale orientata, con la guida
determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e l'interiorità della
coscienza...» Delle cose
familiari, IV, 1, traduzione di G. Fracassetti, 1, 481-492.
Guglielmino-Grosser172, confrontando Dante, il quale non ha trasmesso ai
posteri dati biografici della propria vita, e Petrarca, afferma che
quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di informazioni dettagliate sulla
sua vita quotidiana, vere o false che siano, mira a trasmettere di sé
un'immagine concreta». Dotti532, sulla
base della Familiares, I, 9, delinea il senso del messaggio umanistico lanciato
da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve: bisogna affaticarsi ad
ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di coloro con i quali
viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le nostre parole possiamo
giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum adiuvari posse non
ambigitur (Familiares, I, 9, 4). Il colloquio umano è dunque lo strumento
dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si congiungono gli
spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e l'indagine costante e
irreversibile sono la molla di un processo che non può aver fine se non con la
morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e la cultura ne sono
il filo conduttore.» Viaggi nel
TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale. 27 febbraio 24 giugno ). Si ricordino i celebri versi di Pd XVII,
58-60, in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la durezza dell'esilio: Tu
proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere
e 'l salir per l'altrui scale
Guglielmino-Grosser175. Guglielmino-Grosser177. Marazzini220.
Santagata34: «La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro
l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia
formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole' duecentesche...» Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il
monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco Contini. Delle cose familiari, XXI, 15, traduzione di
G. Fracassetti, 4, 390-411;
Pulsoni, 155-208 Giuseppe Pizzimentig.pizzimenti@glauco,
FONDAZIONE ZERI | CATALOGO : Opera : Altichiero , San Giorgio battezza Servio
re di Cirene, su catalogo.fondazionezeri.unibo. 29 febbraio 5 marzo ).
Si veda, per maggiori informazioni, Pacca, Per maggior informazioni, si veda il saggio
di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti
sulle Epistolae metricae. Pacca, 131-132.
Pacca, 36-45. Ferroni14. Amaturo,
117-119. Cappelli49. Ferroni,
14-15. Pacca, Santagata45.
Amaturo, Le epistolae retrodatate al 1345 furono,
secondo Santagata45, probabilmente scritte ex novo perché fossero aderenti al
progetto culturale-esistenziale idealizzato dal Petrarca. Guglielmino-Grosser185. Ferroni19. Ariani358. Dionisotti: «[Salutati] fu per trent'anni,
dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano,
unico erede di quei grandi.» Dionisotti,
1970: «Dopo lungo intervallo, probabilmente nel 1436, il B[occaccio] compose in
volgare una succinta vita di D[ante], cui fece seguire un'assai più succinta
vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti.»
Cappelli, Di Benedetto174. Si veda la voce enciclopedica curata da Praz
e Di Benedetto177. Ariani, 362-364.
Pacca, Petrarca e Bresslau, Lettere Senili, XVI, 5, traduzione di G.
Fracassetti, 2, 400-407. Petrarch, su
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Pavia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, Raffaele Amaturo, Petrarca, con due capitoli
introduttivi al Trecento di Carlo Muscetta e Francesco Tateo, 3ª ed.,
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Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe
Fracassetti, 2, Firenze, Le Monnier, Francesco
Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe
Fracassetti, 3, Firenze, Le Monnier, Lettere:
Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, 4, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca,
Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro unico,
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FlorenceCoA.svg Le tre corone fiorentine della lingua italiana Italia. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico –
Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.”
PETRONE. (Limosano). Filosofo. Grice:
“I like some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’”
Grice: “Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as
‘la nostra guerra’.” Veduta di Limosano. Linceo. Nato a Limosano, piccolo
centro dell'odierna provincia di Campobasso, dopo aver insegnato a Modena, fu
chiamato all'Ateneo napoletano. Cercò di conciliare l'oggettivismo aristotelico
con il soggettivismo kantiano. Socio
corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, collaborò con la rivista Cultura
Sociale politica letteraria, fondata da Murri, influenzando con i suoi scritti
il nascente movimento democratico cristiano, e nella rivista Il Rinnovamento si
espresse criticamente sull'enciclica di Pio X Pascendi Dominici gregis che aveva
duramente condannato il modernismo. I suoi scritti provocarono le critiche
della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica. Morì a San Giorgio a Cremano nei pressi di Napoli. Sono
intitolati al suo nome: l'Istituto Comprensivo "Igino Petrone" di
Campobasso, una via di Roma nella zona XLV Castel di Guido, (XII Municipio, ex
XVI). Nella natia Limosano viene ricordato da una via del centro storico e da
un monumento in una piazza cittadina.
Opere: “La fase recentissima della filosofia: analisi critica poggiata
sulla teoria della conoscenza, Pisa, E. Spoerri, “Il valore ed i limiti di una
psicogenesi della morale,” Roma, Tip. di G. Balbi, “I limiti del determinismo,”
Saggio del dott. Igino Petrone, Modena, G. T. Vincenzi e nipoti, Nuova ed. Urbino, Quattro venti, F. Nietzsche e L. Tolstoi: idee morali del
tempo. Conferenze lette alla Società "Pro Cultura", Napoli, L. Pierro,
Lo stato mercantile chiuso di G. Am.
Fichte e la premessa teorica del comunismo, Napoli, A. Tessitore & Figlio, Problemi
del mondo morale meditati da un idealista, Milano-Palermo-Napoli, Remo Sandron
Editore, Il diritto nel mondo dello spirito. Saggio filosofico, Milano, Libreria
Editrice Milanese, A proposito della guerra nostra, Napoli, R. Ricciardi, Etica,
a cura e con prefazione di Guido Mancini, Palermo, Remo Sandron Editore, Ascetica,
Guido Mancini, Palermo, Remo Sandron editore. F. Battaglia, Enciclopedia
Italiana, riferimenti in ."Treccani L'Enciclopedia Italiana". Murri, La vita nova, Cecchini, Roma, Edizioni
di storia e letteratura, Al Rinnovamento, periodico di studi religiosi di
orientamento cattolico-liberale, fondato a Milano e pubblicato, collaborarono
alcune tra le voci più importanti del modernismo italiano, quali Buonaiuti e Murri,
il filosofo e studioso di storia del cristianesimo Tlgher, amico e collaboratore
di Buonaiuti, e Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell and Tyrrell”). Cfr. la voce
«Rinnovamento, Il» in Enciclopedie"Treccani L'Enciclopedia
Italiana". «Avevamo già corretto le
stampe di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di
Milano (settembreottobre) pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella
sostanza si accorda pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza
della forma e nella irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende
con Igino Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito
e del senso dell'enciclica» in La Civiltà Cattolica,Ed ancora sullo stesso
periodico: «Ma peggio ancora spropositò su questo punto Petrone nel
Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica
che lo condanna.», Scheda dell'Istituto Igino Petrone. Anagrafe scuole statali.
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Fonte: SITOSistema
informativo toponomastica di Roma Capitale.
Felice Battaglia, Enciclopedia Italiana,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Jonathan Salina, Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Igino Petrone, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Associazione turistico culturale "Pro Limosano".
PEZZAROSSA. (Mantova). Filosofo. Grice:
“He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it)
on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which reminded me of Warnock,
the irishman, and his search for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe
Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Docente
di Retorica ed Eloquenza del Seminario vescovile mantovano, fu coinvolto nella
repressione austriaca che portò al martirio di Belfiore.Nacque a Formigosa,
frazione del comune di Mantova. Orfano di entrambi i genitori, studiò presso il
seminario dove, ordinato sacerdote nel 1834, sarà insegnante contemporaneamente
a Don Enrico Tazzoli con il quale condivideva idee tendenzialmente liberali e
le preoccupazioni sulle condizioni sociali disagiate create dalla sorgente
rivoluzione industriale che pure ai loro occhi rappresentava un'occasione di
progresso. La pubblicazione dei Saggi di
filosofia cristiana gli procurò guai con la Congregazione dell'Indice, all'epoca
guidata dal cardinale Angelo Mai. Partecipò attivamente ai moti. L'autorità
austriaca lo condannò al carcere. Dopo la scarcerazione fu allontanato
dall'insegnamento e da allora non pubblicò più. Le strade di Pezzarossa e Tazzoli
si divisero quando Tazzoli fu tra i leader della cospirazione anti-austriaca
mentre Pezza-Rossa non vi aderì seppure partecipò alla prima riunione
costitutiva del comitato rivoluzionario.
Opere” Critica della filosofia morale, Milano, Stamperia Reale; Spirito
della filosofia italiana. Ragionamento, Mantova, Elmucci; Saggi di filosofia
cristiana sulle tracce de' SS. padri e dottori della Chiesa, Mantova, Tip.
Caranenti. Cipolla, elenca in ordine alfabetico i venti partecipanti: Acerbi,
Borchetta,, Borelli, Castellazzo, Chiassi, Ferrari, Giacometti, Marchi, Mori Attilio,
Pezzarossa, Poma, Quintavalle, Rossettii, Sacchi, Siliprandi, Suzzara, Tassoni,
Tazzoli Enrico, Vettori, Zanucchi. Costantino Cipolla, BelfioreI comitati
insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova, Milano, FrancoAngeli,
Renato Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa in una
prospettiva filosofica, in Costantino Cipolla e Stefano Siliberti , Don Enrico
Tazzoli e il cattolicesimo sociale lombardo: Studi, Milano, FrancoAngeli
PEZZELLA. (Napoli). Grice: “I like Pezzella –
His “La memoria del possibile” would make Benjamin think twice! – and I do not
mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una tesi sul pensiero di Benjamin.
Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di ruolo, e lo rimane
fino al , anno in cui dà le sue dimissioni anticipate. Ha collaborato a un
seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito con la tutela di Marin il Doctorat
a Parigi (Grice: “a reason why which few consider him Italian!” ) e il DEA in
Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch
a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed Estetica del cinema, con affidamenti
annuali provvisori, in diverse università.. Ha tenuto, su invito, un seminario
a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista Altraparola
e collabora col Centro per la riforma dello Stato nella sede di Firenze. Il
pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di riferimento costanti del
suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza delle forme del mito all’interno
della modernità (e in tal senso si è occupato di Bachofen, iintroducendo Il
simbolismo funerario degli antichi, col sostegno del Warburg Institut di
Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità estrema lo porta a
interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e della Scuola di
Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico, apprezza
soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia degli
anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin
considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica,
che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e
letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo
spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di
vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria
culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del
cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive.
Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la
dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo
attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale
(cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico
di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la
rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al
populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro
Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione
Micheletti di Brescia. Opere:
“L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “La concezione tragica di Hölderlin” (Il
Mulino, Bologna); “Il narcisismo e la società dello spettacolo”
(manifestolibri, Roma); “Il volto di Marilyn” (manifestolibri, Roma); “La
memoria del possibile” (Jaca Book, Milano); “Estetica del cinema” Il Mulino,
Bologna. Insorgenze, Jaca Book, Milano, “Le nubi di Bor” (Zona, Arezzo); “La
voce minima. Trauma e memoria storica” (manifestolibri, Roma); “Altrenapoli” (Rosemberg
& Sellier (collana "La critica sociale"), Torino. “-I fantasmi
del moderno. Temi e figure del cinema noir” (Cattedrale, Ancona); “Il Volto
dell’Altro. Gli intellettuali ebrei e la cultura europea, numero speciale); “L’ospite
ingrato, Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere. Il cinema di Aleksandr
Sokurov, Jaca Book, Milano); “La
Repubblica dei beni comuni (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il
tempo del possibile. Attualità della Comune di Parigi, supplemento monografico
al n. 3/ de Il Ponte (con Francesco Biagi e Massimo Cappitti) Utopia e
insorgenze. Per Abensour, volume monografico della rivista Altraparola, Edizioni
Fondazione Micheletti, Brescia, (con il
gruppo di redazione di Altraparola) Alle frontiere del capitale. Comunismo
eretico e pensiero critico, Jaca Book, Milano
(con Massimo Cappitti e Pier Paolo Poggio). Refs.: Luigi Speranza:
“Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,” Villa
Grice.
FILOLAO. Italian philosopher
from Crotone in southern Italy, the first Pythagorean to write a book. The
surviving fragments of it are the earliest primary texts for Pythagoreanism,
but numerous spurious fragments have also been preserved. Philolaus’s book
begins with a cosmogony and includes astronomical, medical, and psychological
doctrines. His major innovation was to argue that the cosmos and everything in
it is a combination not just of unlimiteds what is structured and ordered, e.g.
material elements but also of limiters structural and ordering elements, e.g.
shapes. These elements are held together in a harmonia fitting together, which
comes to be in accord with perspicuous mathematical relationships, such as the
whole number ratios that correspond to the harmonic intervals e.g. octave %
phenotext Philolaus 1 : 2. He argued that secure knowledge is possible insofar
as we grasp the number in accordance with which things are put together. His
astronomical system is famous as the first to make the earth a planet. Along
with the sun, moon, fixed stars, five planets, and counter-earth thus making
the perfect number ten, the earth circles the central fire a combination of the
limiter “center” and the unlimited “fire”. Philolaus’s influence is seen in
Plato’s Philebus; he is the primary source for Aristotle’s account of
Pythagoreanism. H. P. Grice,
“Pythagoras: the written and the unwritten doctrines,” Luigi Speranza, “Grice a
Crotone, ovvero, Filolao,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PIANA.
(Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I never cease to get moved when I
read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do philosophy of
music – the Italianate warmth so strange to the coldness of Scruton!” Ha insegnato filosofia a Milano. Si è trasferito a
Pietrabianca di Sangineto in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare.
È stato allievo diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere
inedite di Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal
concetto di fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico")
influenzato particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune
indicazioni sullo strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo
online in italiano e in tedesco L'idea di uno strutturalismo
fenomenologico. Il suo pensiero è orientato verso la filosofia della
conoscenza, la filosofia della musica e i campi della percezione e
immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in particolare, Paola Basso,
Alfredo Civita, Vincenzo Costa, Elio Franzini, Carlo Serra, Paolo
Spinicci. È stato definito da Remo Bodei "uno dei più acuti e
originali filosofi italiani" (in l'Unità) e da Sergio Moravia "uno
dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia, dell'indirizzo
fenomenologico"(in Paese Sera). Secondo Stefano Cardini, Giovanni Piana
deve essere annoverato "tra i più lucidi, originali e fecondi fenomenologi
italiani" (in "L'idea di Europa e le responsabilità della
filosofia"). Fulvio Papi ha scritto di lui: "Piana ha vissuto, nel
confine tra anni Cinquanta e anni Sessanta, l'esperienza della fenomenologia di
Husserl che costituì il centro d'interesse di un grande Maestro come Enzo Paci.
Non è il caso qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non
sarebbe sbagliato sostenere che Piana, in quel gioco delle parti, che è sempre
l'apertura di un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico,
si è preso quella del fenomenologo più prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli
obbiettivi che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come
tratto distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero" (in
L'Unità). Per Marcello La Matina, Giovanni Piana va considerato come "il
più illustre filosofo della musica del nostro tempo" (in "Il
significato della musica", relazione al convegno 'Approcci
semiotico-testologici ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto
durante un convegno tenuto all'Macerata. Elio Franzini ha dichiarato
"Piana è a mio parere uno dei pensatori maggiori del dopoguerra italiano:
mai prono alle mode, sempre originale e innovativo, come dimostrano i suoi
essenziali contributi alla filosofia della musica. In sintesi un maestro in cui
si ritrovano sempre momenti di autentico pensiero". Nelle elogi
seguiti alla sua morte, Roberta De Monticelli ha descritto Giovanni Piana come
"fino a oggi il più grande e vivo maestro della fenomenologia
italiana" , mentre Stefano Cardini, nel ripercorrere le tappe che hanno
portato a Phenomenology Lab, scrive:
"lo stile filosofico di Piana rappresentava il centro di gravità attorno
al quale tendevamo a condensare gran parte di quello che di eccellente la
fenomenologia italiana aveva fatto, convinti che i suoi meriti, in Italia e
all'estero, non fossero stati ancora adeguatamente riconosciuti". Citazioni
«La vera filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre
oltre, indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo
soprassedere.In certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero
facilmente dimenticare. Giovanni Piana, Numero e figura, CUEM, Milano) «La
filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa di
profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza
che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come liberarsi dai
ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Numero e figura, CUEM,
Milano, filosofia.unimi,//filosofia.unimi/piana/index.php/filosofiadellesperienza/99-lidea-di-uno-strutturalismo-fenomenologico. web.archive.org, web.archive.org /webhttp://filosofia.
unimi/~piana/struttur /hmstrukt.htm.
phenomenologylab.eu, phenomenologylab.eu/ index.php/ 03 husserl- crisi- scienze-
europee- giovanni-piana. Intervento di
Elio Franzini al Convegno di Macerata , su filosofia.unimi. ilmanifesto/giovanni-piana-la-filosofia-tende-allelementare-e-non-ha-fretta/. L’importanza filosofica di arrivare ultimi.
Ripensando a Giovanni Piana, Phenomenology Lab, su phenomenologylab.eu. Libri Esistenza e storia negli inediti di
Husserl, Lampugnani Nigri, Milano, English translation by A. Roda, History and
Existence in Husserl's Manuscripts, in "Telos", I problemi della fenomenologia, Mondadori,
Milano, Interpretazione del
"Tractatus" di Wittgenstein, Il Saggiatore. Elementi di una dottrina
dell'esperienza, Il Saggiatore, Milano, La notte dei lampi. Quattro saggi sulla
filosofia dell'immaginazione, Guerini e Associati, Milano, Filosofia della
musica, Guerini e Associati, Milano, Mondrian e la musica, Milano, Guerini e
Associati, Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica di
Schopenhauer, Guerini e Associati, Milano, Numero e figura. Idee per una
epistemologia della ripetizione. Cuem, Milano, Album per la teoria greca della
musica, . Frammenti epistemologici, Lulu.com, . Le sue Opere complete, in
ventinove volumi, sono racchiuse nei seguenti volumi, disponibili via
Amazon: IElementi di una dottrina
dell’esperienza IIStrutturalismo
fenomenologico e psicologia della forma. La notte dei lampi. La notte dei
lampi. Le regole dell’immaginazione Filosofia
della musica VIIIntervallo e cromatismo
nella teoria della musica Alle origini
della teoria della tonalità IX Teoria
del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica di Schopenhauer X Mondrian e la musica XISaggi di filosofia della musica Problemi di teoria e di estetica musicale
Introduzione alla filosofia IInterpretazione
del “Mondo come volontà e rappresentazione” di Schopenhauer Immagini per
Schopenhauer IInterpretazione del “Tractatus”
di Wittgenstein Commenti a Wittgenstein
Commenti a Hume Pproblemi della
fenomenologia, Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo, Saggi su Husserl e
sulla fenomenologia Stralci di vita Conversazioni
sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl Fenomenologia delle sintesi
passive Numero e figura Frammenti epistemologici Barlumi per una filosofia della musica Album
per la teoria greca della musica. Album per la teoria greca della musica. Parte
seconda Archivi Internet Archivio di Giovanni Piana, incluse le Opere complete
liberamente scaricabili, su filosofia.unimi. De Musica , rivista co-fondata da
Giovanni Piana tuttora attiva., su
riviste.unimi. Spazio Filosofico , collana co-fondata da Giovanni Piana, Elio
Franzini, Paolo Spinicci, Carlo Serra., su spaziofilosofico.filosofia.unimi.
Saggi (selezione) "La fenomenologia come metodo filosofico",
Introduzione al volumeSpinicci, La visione e il linguaggio, Guerini e
Associati, Milano, English version: Phenomenology as philosophical method, disponibile
qui. "Immaginazione e poetica dello spazio", in: Metafora Mimesi
Morfogenesi Progetto, E. D'Alfonso e E. Franzini, Guerin e Associati, Milano "Considerazioni
inattuali su T. W. Adorno", "Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", in: , La percezione musicale, Guerini
e Associati, Milano, "Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni.
Riflessioni sull'arte del comporre", in: Il canto di Seikilos, Scritti per
Dino Formaggio nell'ottantesimo compleanno, Guerini e Associati, Milano I compiti di una filosofia della musica
brevemente esposti, html, De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica
Immagini per Schopenhauer, Il canto del
merlo, Versione PDF completa dei suoni. “Occorre riflettervi ancora”.
Considerazioni in margine a Fantasia e immagine di Edmund Husserl (). PDF
Leggere i poeti. Note in margine a Giovanni Pascoli ()articolo per De Musica
Traduzioni G. Lukács, Scritti di sociologia della letteratura (Milano) H M.
Enzensberger, Questioni di dettaglio (Milano) G. Lukács, Storia e coscienza di
classe (Milano) E. Husserl, Ricerche logiche (Milano) E. Husserl, Storia
critica delle idee (Milano, 1989) Siti che parlano del lavoro di Piana sull’estetica fenomenologica italiana, su swif.uniba. Fenomenologia, coscienza del
tempo e analisi musicale [collegamento
interrotto], su springerlink.com. Le variazioni antropologico-culturali dei
significati simbolici dei colori , su ledonline. Burnout e risorse in Musicoterapia
, su atelierdimusica. Nel suo Album per la teoria greca della musica, Giovanni
Piana va alle radici fenomenologiche del Cosmo antico di Stefano Cardini, LA
DISPUTA SUI COLORI di Valter Binaghi , su valterbinaghi.wordpress.com Aldo
Scimone, Lezioni sui Fondamenti della Matematica , su math.unipa. Saggio di Stefano Cardini. Giornate di studio
e Call for papers Università degli studi di Milano, Sala Crociera alta di
Giurisprudenza. Milano, 7 giugno La
scienza della felicità Una giornata in ricordo di Giovanni Piana Paolo
Spinicci: La fenomenologia dell’esperienza in Giovanni PianaConferenza concerto
a Brescia Phenomenological Reviews: Call for Papers (in inglese e altre lingue)
per la Special issue in memory of Giovanni Piana Scuola di Milano.
PICCOLOMINI.
(Siena). Filosofo. Grice:
“What Piccolomini is trying to do, but knowing, is providing what I do in from
the bizarre to the banal – a good functionalist interpretation of the rather
poor functionalist explanation by Aristotle of what the Italians call the
‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore). Filomato -- Nato dai senesi
Niccolò, dottore in diritto civile e canonico, ed Emilia Saracini, si laureò a
Siena, sviluppando un crescente interesse per la filosofia. Intraprese la
carriera accademica insegnando per tre anni all'Siena, poi a Macerata, e
all'ateneo di Perugia, Trasferitosi a Padova, gli venne assegnata la prima
cattedra straordinaria di filosofia naturale, poi ordinaria. A Padova entrò in
concorrenza con il collega Pendasio, e i due si resero partecipi di un'aspra
disputa filosofica circa l'interpretazione del terzo libro del De anima di
Aristoteleche terminò solamente con il trasferimento di Pendasio a
Bologna. Fu professore stimato e
richiesto dagli studenti, che affollavano le sue lezioni: ebbe con essi sempre
ottimi rapporti, spesso aiutandoli nella stesura di scritti filosofici o
scrivendo di proprio pugno testi da pubblicare a loro nome (è il caso dei
Peripateticarum de anima disputationum libri septem di Pietro Duodo e degli Academicarum contemplationum libri
decem di Stefano Tiepolo, Tasso, che fu suo studente, ricorda le appassionate
lezioni nel dialogo Il Costante overo de la clemenza, Lo stipendio di
Piccolomini raggiunse nel 1589 i 1 400 fiorini annui, cifra di gran lunga
superiore ai propri colleghi.
Abbandonata la professione universitaria, rientrò a Siena e si dedicò
completamente alla stesura di testi filosofici, concentrando i propri sforzi
nella formulazione di una teoria sincretica tra aristotelismo e platonismo,
atta a tentare una conciliazione tra Aristotele e Platone in ambito etico-politico. Sposato con la nobildonna senese Fulvia
Placidi, ebbe quattro figli: Niccolò, Alessandro, Caterina e Aurelia. IRicevette
un premio dall'Accademia dei Filomati, di cui era membro con il nome di Unico.
Fu sepolto nella chiesa di San Francesco.
Opere: “Universa philosophia de moribus,” Venezia, tip. Francesco De
Franceschi, Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator, Venezia,
tip. Francesco De Franceschi, Libri ad
scientiam de natura attinentes, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, Librorum
Aristotelis de ortu et interitu lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco
De Franceschi In tres libros de anima
lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, Instituzione del
principe, Compendio della scienza civile, Octavi libri naturalium
auscultationum perspicua interpretatio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, In
libros de coelo lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi,
postuma. La. Carotti, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino, Einaudi, Antonio
Malmignati, Il Tasso a Padova, Padova, Redatto in forma manoscritta (Firenze,
Biblioteca Riccardiana è stato stampato a Roma dai tipi di Sante Pieralisi. Redatto
in forma manoscritta (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conv. Soppr. (S.
Maria degli Angeli è stato stampato a
Roma dai tipi di Sante Pieralisi, Francesco Piccolomini, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Laura Carotti, Francesco Piccolomini, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Francesco Piccolomini, su open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Piccolomini, . Ferdinando Cavalli, La scienza politica in
Italia, Venezia, Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino,
Einaudi.
Pico.
(Mirandola). Filosofo. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my
man! Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote
a series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of
these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in
his “Apologia,” the pope condemns all 900 theses. Pico flees to France, but is
imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to
private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of
Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being
and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and
Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and
unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it
clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or
ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was
interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward
them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis;
and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise
is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not
directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s
philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been
placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as
an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil
pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On
the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been
interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of
creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as
The Heptaplus shows, Pico sees man as a microcosm containing elements of the
angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly
within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In
the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose
between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote
‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have
both?” Giovanni Pico della Mirandola Heraldic Crown of Spanish Count.svg Giovanni
Pico della Mirandola Pico1 Giovanni Pico della Mirandola, Galleria degli Uffizi
Conte di Mirandola e di Concordia Stemma NascitaMirandola, MorteFirenze, 1494
SepolturaConvento di San Marco, Firenze DinastiaPico PadreGianFrancesco I,
Signore di Mirandola e Conte della Concordia MadreGiulia Boiardo, Contessa di
Scandiano Religionecattolicesimo Giovanni Pico dei conti della Mirandola e
della Concordia, noto come Pico della Mirandola (Mirandola) filosofo. È
l'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia
di Pico della Mirandola, di Paul Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia)
Giovanni nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di
Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino
Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia aveva a lungo abitato il castello di
Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo e aveva ricevuto dall'imperatore Sigismondo il feudo di
Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governarono
come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della
Mirandola erano strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e
i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara,
Bologna e Forlì. Durante la sua vita Giovanni soggiornò in molte dimore. Tra
queste, quando visse a Ferrara, quella che si trovava in via del Turco gli
permetteva di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Epigrafe
che ricorda Pico della Mirandola in via del Turco a Ferrara Gli studi e
l'attività Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e
Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica e imparò molte lingue,
tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il
francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità
dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico,
Angelo Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi,
Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. A Firenze in particolare entrò a far parte
della nuova Accademia Platonica. Si recò a Parigi, ospite della Sorbona, allora
centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di cultura
come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne
celebre in tutta Europa e si diceva che avesse una memoria talmente fuori dal
comune che conosceva l'intera Divina Commedia a memoria. Fu a Roma dove
preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui
apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo.
Subì infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fuggì in Francia
dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a
Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa
Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare
la divinità di Cristo attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della
rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi
definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di
Ficino. La morte Morì per avvelenamento da arsenico mentre Firenze veniva
occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII durante la Guerra d'Italia. Fu
sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue
ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni accanto a quelle di Angelo Poliziano e
dell'amico Girolamo Benivieni. «Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali
vivremo in futuro, non nelle scuole dei grammatici, non là dove si insegna ai
ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si
tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità
del genere, ma sui principî delle cose umane e divine.» (Pico della
Mirandola) Nel novembre del , più di 500 anni dopo, uno studio coordinato del
dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche
dell'Arma dei Carabinieri di Parma e di studiosi spagnoli, britannici e
tedeschi, ha dimostrato che Pico della Mirandola fu avvelenato con
l'arsenico. Fama postuma Il volto di Giovanni Pico ricostruito con
le moderne tecniche forensi Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente
proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente numerose opere su
cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la
Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli
riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere. Tutt'oggi è
ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque
sia dotato di ottima memoria. Secondo una popolare diceria, Pico della
Mirandola avrebbe avuto una amante o una concubina segreta; tuttavia, si è
sostenuto che potrebbe aver avuto un rapporto amoroso con l'umanista Girolamo
Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo
aveva dedicato a Pico, e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola. Pico
era comunque un seguace dell'ideale dell'amor socratico, privo cioè di
contenuti erotici e passionali; anche la figura femminile ricorrente nei suoi
versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. Ascendenza
GenitoriNonniBonni Giovanni I PicoFrancesco II Pico Gianfrancesco I Pico
Caterina Bevilacqua Guglielmo BevilacquaTaddea Tarlati Giovanni PicoFeltrino
Boiardo Matteo BoiardoBernardina Lambertini.Giulia BoiardoGuiduccia da
Correggio Gherardo VI da CorreggioDottrina Marsilio Ficino, Giovanni Pico
della Mirandola e Agnolo Poliziano, ritratti da Cosimo Rosselli nella Cappella
del Miracolo del Sacramento a Firenze Il pensiero di Pico della Mirandola
si riallaccia al pensiero neoplatonico di Marsilio Ficino, senza però occuparsi
della polemica anti-aristotelica. Al contrario, egli cerca di riconciliare
aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri
elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizione misterica di
Ermete Trismegisto e della cabala. All'interno del testo delle
Conclusiones Pico si scaglia duramente contro Ficino, considerando inefficace
la sua magia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché
di un'adeguata conoscenza cabalistica. L'ideale di una filosofia
universale Il proposito di Pico, esplicitamente dichiarato ad esempio nel De
ente et uno, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale,
che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin
dall'antichità, accomunate dall'aspirazione al divino e alla sapienza, e
culminanti nel messaggio della Rivelazione cristiana. In questo suo ecumenismo
filosofico, oltre che religioso, vengono accolti non solo i teologi cristiani
ed esoterici insieme a Platone, Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere
gnostico ed ermetico proprio della filosofia greca, ma anche il pensiero
islamico, quello ebraico e appunto cabbalistico, nonché dei mistici di ogni
tempo e luogo. Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una
tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo
progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno
ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura
in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si
presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si
accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a
poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore di Girolamo
Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di
Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si
trasformerà così nell'aspirazione religiosa ad una santità e una moralità meno
generica e più attinente al suo particolare momento storico. A differenza di
Ficino, nel Pico emergono dunque nei suoi ultimi anni un maggiore senso di
irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita. La
dignità dell'uomo Ritratto di Pico della Mirandola eseguito da un anonimo
del XVII secolo: xilografia dal libro Della celestiale fisionomia, PadovaAl
centro del suo ideale di concordia universale risalta fortemente il tema della
dignità e della libertà umana. L'uomo infatti, dice Pico, è l'unica creatura
che non ha una natura predeterminata, poiché: «Già il Sommo Padre, Dio
Creatore, aveva foggiato, questa dimora
del mondo quale ci appare. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci
fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di
amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su
cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti
erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli
infimi gradi.» (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis
dignitate, 1486) Dunque, per Pico, l'uomo non ha affatto una natura determinata
in un qualche grado (alto o basso), bensì: «Stabilì finalmente l'Ottimo
Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò
che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera
di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: -non ti ho
dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna
prerogativa tua, perché tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio
ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da
me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna
barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. (Giovanni
Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate) Pico della Mirandola
afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non una natura determinata, ma
una indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in
base alla volontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale
indeterminatezza dove vuole. Pico aggiunge poi. “Non ti ho fatto né
celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e
sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto.
Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo
il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.Nell'uomo
nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di
come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro
frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se
intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto
uno spirito solo con Dio, (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis
dignitate) Giovanni Pico, quindi, sostiene che è l'uomo a «forgiare il proprio
destino», secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è
né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la «coltivazione»
di alcuni tra i «semi d'ogni sorta» che vi sono in lui. Questa visione verrà, seppur
solo in parte, ripresa nel 1600 dallo scienziato e filosofo Blaise Pascal, che
afferma che l'uomo non è né «angelo né bestia», e che la sua propria posizione
nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però,
per Pico non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la
volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque
l'uomo, per Pico, è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli
angeli, poiché può scegliere che creatura essere. La sapienza della
Cabala Raffigurazione della Cabala con l'albero della vita Il secondo
grande interesse di Pico è rivolto alla cabala, che viene da lui spiegata come
una fonte di sapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella
quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla
ragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità. «Nulla est
scientia quae nos magis certificat de divinitate Christi, quam Magia et
Cabala.» «Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità
di Cristo che la magia e la cabala.» (Giovanni Pico della Mirandola,
Novecento tesi) Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia: infatti, il
mago, per Pico, opererebbe attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta
che è oltre il visibile, e dunque, partendo dalla natura, può giungere a
conoscere tale sfera invisibile (ossia metafisica) attraverso la conoscenza
della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della
natura stessa. Critica dell'astrologia Se la magia è giudicata
positivamente da Pico della Mirandola, per quanto riguarda invece l'astrologia
egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo portò a distinguere nettamente tra
«astrologia matematica o speculativa», cioè l'astronomia, e l'«astrologia
giudiziale o divinatrice»; mentre la prima ci consente di conoscere la realtà
armonica dell'universo, e dunque è giusta, la seconda crede di poter
sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali. Partendo
dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere
cosa essere, Pico muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e
di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della
dignità e della libertà umane. Secondo Pico, questa scienza astrologica
attribuisce erroneamente ai corpi celesti il potere di influire sulle vicende
umane (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e
togliendo agli uomini la libertà di scegliere. Egli non nega che un certo
influsso vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito
nell'astrologia di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia
la forza astrale). Le vicende dell'esistenza umana sono tanto intrecciate e
complesse che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena
libertà d'arbitrio dell'uomo. Opera quae exstant omnia di Pico
della Mirandola stampata nel 1601 Il suo Disputationes adversus astrologiam
divinatricem (tale è il titolo dell'opera a cui Pico si dedicò nell'ultimo
periodo della sua vita) rimase incompiuto e come tale fu pubblicato postumo, con
il commento di Giovanni Manardo; tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi
e rielaborati da Girolamo Savonarola nel suo Trattato contra li
astrologi. Opere Ad Hermolaum de genere dicendi philosophorum, (Lettera a
Ermolao Barbaro sul modo di parlare dei filosofi), Commento sopra una canzone
d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le
cose conoscibili o Novecento conclusioni filosofiche, cabalistiche e teologiche
in ogni genere di scienze”; “Apologia, Heptaplus: de septiformi sex dierum
Geneseos enarratione, (Heptaplus: della settemplice interpretazione dei sei
giorni della Genesi), Expositiones in Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute contro l'astrologia
divinatrice”. Altre opera: “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “(Le dodici
regole” “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di
un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. Secondo alcuni
studi, a Pico della Mirandola sarebbe da attribuire anche la paternità
dell’Hypnerotomachia Poliphili (Amoroso combattimento onirico di Polifilo).
Note: Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia
Miroslav Marek, Genealogy.eu, su Pico family, Fu in particolare il cardinale
spagnolo Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali di Spagna
Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da papa Innocenzo VIII di
confutarne l'Apologia. Pico della
Mirandola "fu avvelenato", caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di
Modena, G. Gallello et al. Già all'epoca della morte si vociferò che Pico fosse
stato avvelenato (cfr. Simon Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti). Recenti indagini condotte a Ravenna
dall'équipe del professor Giorgio Gruppioni dell'Bologna avrebbero riscontrato
elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle
spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua
morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L. Garofano, S. Vinceti, G.
Gruppioni, Rizzoli, Milano. Secondo lo storico dell'arte Silvano Vicenti, il
presunto avvelenamento di Pico della Mirandola, la cui morte finora si riteneva
fosse stata causata dalla sifilide, sarebbe avvenuto ad opera della stessa mano
che due mesi prima avrebbe ucciso Angelo Poliziano, legato a Pico da grande
amicizia (Rainews: Pico della Mirandola e Poliziano assassinati con
l'arsenico) Risolto il giallo della
morte di Pico della Mirandola, Pisa, La Memoria Straordinaria di Pico della Mirandola,
articolo su Notizie. Enciclopedia
Treccani alla voce omonima. Girolamo Benivieni fece porre anche una lapide
sulle spoglie di Pico della Mirandola tumulate nella chiesa di San Marco a
Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui giace Giovanni
Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli
Antipodi. Girolamo Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi
non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispose
d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione poco visibile,
è riportato l'epitaffio: «Girolamo Benivieni per Giovanni Pico della Mirandola
e se stesso pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia
il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con
le sacr'ossa sue qui iace» Eugenio
Garin, Giovanni Pico della Mirandola: vita e dottrina, Le Monnier, Kurt Zeller,
Pico della Mirandola e l'aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, Frances
Yates Giordano Bruno e la tradizione ermetica Laterza U. Perone, C. Ciancio,
Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino Edizione Eugenio Garin, Vallecchi, Sul
richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il
Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini,
Einaudi, Torino, François Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento,
trad. it., Arkeios, Roma, Conclusiones nongentae. Le novecento tesi. Albano
Biondi, Studi pichiani, 1, FIrenze
Olschki "Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione
propria", Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma,
Pico ad esempio scriveva: «Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla
divinità del Cristo della magia e della cabala» (cit. da F. Secret, ibidem, e
in Zenit studi. Pico della Mirandola e la cabala cristiana). «Per Pico, la natura è una correlazione
misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia e
controllare tramite la magia. Pico distingue due tipi di astrologiamatematica e
divinatricee naga il valore della seconda» (G. Granata, Filosofia, Alpha Test,
Milano. Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato «in
corroborazione delle refutazione astrologice del Signor conte Joan Pico della
Mirandola» (cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento,
Guida editori, Napoli). Indizi e prove:
Giovanni Pico della Mirandola e Alberto Pio da Carpi nella genesi
dell’Hypnerotomachia Poliphili. Questo
testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza
in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di
Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Opere: Opere, Mazzali, Giovanni Pico della Mirandola, Opere.
1, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Giovanni Pico della Mirandola, Opere.
Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae,
Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, Officina S.
Bernardini, Giovanni Pico della Mirandola, Apologia. L'autodifesa di Pico di
fronte al Tribunale dell'Inquisizione, Paolo Edoardo Fornaciari, SISMEL
(Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) Edizioni del Galluzzo,
Firenze Giuseppe Barone, Antologia
Giovanni Pico della Mirandola, Virgilio Editore, Milano, Studi Dario Bellini,
La profezia di Pico della Mirandola. Oltre la cinquantesima porta, Sometti editore,
Giulio Busi, Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della
Mirandola, Aragno, Ernst Cassirer, Individuo
e cosmo nella filosofia del Rinascimento, trad. it., La Nuova Italia, Firenze. Henri-Marie
de Lubac, Pic de la Mirandole. Études et discussions, Aubier Montaigne, Parigi rad.
it. di Giuseppe Colombo, Pico della Mirandola. L'alba incompiuta del Rinascimento,
Jaca Book, Milano, Vincenzo Di Giovanni, Giovanni Pico della Mirandola nella
storia del Rinascimento e della filosofia in Italia, Palermo, Boccone del
Povero, Fabrizio Frigerio, "Il commento di Pico della Mirandola alla
Canzona d'Amore di Gerolamo Benivieni" , Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa
Fumagalli Beonio Brocchieri, Pico della Mirandola, Casale Monferrato, Edizioni
Piemme, Eugenio Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari, Thomas Gilbhard,
Paralipomena pichiana: a propos einer Pico–Bibliographie, in «Accademia. Revue
de la Société Marsile Ficin», Salvatore Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo,
Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi
pichiani", Olschki, Firenze, Alberto Sartori, Giovanni Pico Della
Mirandola, Filosofia, teologia, concordia, Edizioni Messaggero Padova, Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia,
cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola e seguaci, Saggi Marsilio,
Venezia Le fonti cabalistiche di PicoThe Great Parchment. Flavius Mithridates'
Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version, Giulio Busi, Maria
Simonetta Bondoni Pastorio, Saverio Campanini, appartenente alla collana
"The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 1, Nino
Aragno Editore, Torino; and an English Version, Saverio Campanini, in "The
Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 2, Nino Aragno
Editore, Torino Giulio Busi, "Chi non ammirerà il nostro camaleonte?"
La biblioteca cabbalistica di Giovanni Pico della Mirandola, in G. Busi,
L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Nino Aragno Editore, Torino Saverio
Campanini, Guglielmo Raimondo Moncada (alias Flavio Mitridate) traduttore di
opere cabbalistiche, in Mauro Perani , Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio
Mitridate. Un ebreo converso siciliano, Officina di Studi Medievali, Palermo Flavius
Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version,
Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un testo di Giulio Busi, in "The
Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", Nino Aragno Editore,
Torino Saverio CampaniniFour Short Kabbalistic Treatises, "The Kabbalistic
Library of Giovanni Pico della Mirandola" Fondazione Palazzo Bondoni
Pastorio, Castiglione delle Stiviere .
Cabala cristiana Marsilio Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola Umanesimo
Prisca theologia. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giovanni Pico della Mirandola,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pico
della Mirandola, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Giovanni Pico della Mirandola, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pico della Mirandola, su ALCUIN,
Ratisbona. openMLOL, Horizons Unlimited Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni
Pico della Mirandola, su picodellamirandola. Pico della Mirandola e
l'Umanesimo, su web.tiscalinet. Pico della Mirandola e la cabala cristiana, su
vrijmetselaarsgilde.eu. Pico della Mirandola nel progetto biblioteche dei
filosofi, su picus.unica. The Pico Project, su brown.edu. progetto dell'Bologna
e della Brown University per rendere completo, accessibile e leggibile il
Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità
dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org. I "Carmina" e l'"Oratio de
hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of
Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of
man," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
PICO. (Mirandola). Filosofo. Entry to be simplified. Grice:
“It is very likely that Cartesio took the idea of the malignant daemon from
Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice:
“I like Pico. Ackrill suggested that I should translate happiness as taking
‘daemon’ seriously. Pico does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct
translation of Roman ‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is
always ‘maschile,’ succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too,
as Pico was very well aware when he allowed the burning of a few male witches
at Mirandola. On the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against
Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers,
he was murdered – by his successor to the county!” “A very sad thing is that he
was murdered along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico,
succeeded him without much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Giovanni Francesco Pico della Mirandola, italian nobile e
il filosofo , il nipote di Giovanni Pico della Mirandola . Il suo nome è in
genere troncato come Gianfrancesco Pico della Mirandola . Figlio di Galeotto I
Pico , signore di Mirandola , e Bianca Maria d'Este , figlia di Niccolò III
d'Este. Come lo zio, Pico, Pico si dedica principalmente alla filosofia, ma ha
reso soggetto alla Bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et
humanæ sapientiæ e in particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis
gentium , si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Ha
scritto una biografia dettagliata di suo zio
e un altro di Savonarola , di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli
a cui la società è stata esposta, al momento, ha lanciato un avvertimento in
occasione del Concilio Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense
de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a Willibald Pirckheimer).
Morì a Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più
giovane, Alessandro. L'altro figlio Giantommaso è stato ambasciatore aClemente
VII. Mentre Pico aveva spesso sostenuto che tutte le filosofie e le religioni
hanno raggiunto una parte della verità, Pico ha detto, in effetti, che tutte le
religioni e tutte le filosofie, salva la religione Cristiana, da solisono
semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In possesso di
un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con alcuni dei
padri e con i riformatori pure. Su questo punto, era insistente. Il
cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare
dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde
attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o
estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Opere: “De studio di
Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De Providentia Dei,” “De rerum
praenotione,” “Quaestio de falsitate Astrologiae,” “Examen Vanitatis gentium
doctrinae, et veritatis Christianae disciplinae, “Libro Detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” fonti Wikisource-logo.svg Herbermann, Charles, ed. "
Giovanni Francesco Pico della Mirandola ". Enciclopedia Cattolica New
York: Robert Appleton Company. Burke, Peter.. "Stregoneria e Magia in
Italia del Rinascimento: Gianfrancesco Pico e la sua Strix, " di Sydney
Anglod, ed. The Damned Art: Saggi in letteratura di Magia, Londra. Herzig, T. "La reazione dei demoni alla sodomia:
Magia e omosessualità in Strix di Gianfrancesco Pico della Mirandola." Il
Cinquecento Journal , Kors, Alan Charles e Edward Peters. La stregoneria in Europa, Una storia
Documentario. Philadelphia: University of Pennsylvania Press (Estratti dal Pico
Strix ., Schmitt, ,CB, Pico e la sua critica di Aristotele. The Hague: Martinus
Nijhoff. Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e scetticismo" (Nutrix),
Turnhout: Brepols Publishers. Opere Progetto Gutenberg panoramica biografica
presso il Centro Internazionale di Cultura "Pico e le sua critica di
Aristotele | Charles B. Schmitt | Springer .Giovanni Francesco. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pico”. Pico. II Pico
della Mirandola. nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e
conte di Concordia in tre periodi differenti: , poi nuovamente per pochi mesi ed
infine, ma stavolta privato di Concordia, dal infine verrà assassinato dal
nipote Galeotto II Pico, suo successore definitivo. Era figlio di Galeotto I Pico e di Bianca
Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Succedette al padre nel governo dei
feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I
d'Asburgo. Ifratelli, non contenti, assediarono e bombardarono la Mirandola e
imprigionarono Pico, che fu rilasciato solo con la promessa di cessione dei
domini. Liberato, si ritirò a Roma. Contrastò la cultura classica a favore del
Cristianesimo. Scrisse una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batté inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrisse dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la
necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro
l'incompatibiltà della filosofia antica col cattolicesimo. Scrisse il “De
reformandis moribus,” che inviò a Papa Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae
gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attaccò la filosofia
arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle
possessioni demoniache. L'Examen non
attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro
Aristotele ed Aquino. Dei due pensatori,
Pico contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero
con la forza dell'intelletto di intuire le verità ultime. Al contrario, al pari
della dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia (Pico nutre una
profonda sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la
possibilità di giungere a conclusioni arbitrarie. Riprendendo alcune tesi
tipiche dello scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, Pico nega la validità
dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è
conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una rivelazione.[Morì
assassinato dal nipote Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Opere; “De
imaginatione”; “De providentia Dei”; “De rerum praenotione”; “De studio divinae
et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Examen vanitatis doctrinae
gentium, et ueritatis Christianae disciplinae,” Ioannis Pici Mirandulae Vita, “Strix,
sive de ludificatione daemonum,” Opera Omnia, “Quaestio de falsitate
astrologiae ,” Discendenza Gianfrancesco. Sosò Giovanna Carafa, signora di
Roddi, figlia di Giovanni Tommaso Carafa, conte di Maddaloni, e di Giulia
Sanseverino. Insieme ebbero I seguenti figli:[ Gian Tommaso Pico, signore di Roddi -- sposò Carlotta Orsini, figlia di Gian Giordano
Orsini, signore di Bracciano, e di Felice Della Rovere, figlia illegittima del
cardinale Giuliano Della Rovere (Giulio II. Ebbe discendenza: Girolamo Pico, signore di
Roddi. Sposò Francesca Malaspina, figlia di Cesare Malaspina, marchese di
Malgrate; Virginio Pico Giovanni Antonio Pico Maddalena Pico, sposò Agostino Tizzone, conte
di Desana. Beatrice Pico, sposò Paolo Torelli, conte di Montechiarugolo, ed
ebbero discendenza; Anna Pico, a Genova nelsposò Antoniotto II Adorno, doge di
Genova, signore di Ovada e Sale; Galeotto Pico, Caterina Pico, Cecilia Pico, monaca
clarissa con il nome di suor Maria Cornelia al monastero di Santa Cecilia di
Firenze;[1] Alberto Pico, assassinato insieme al padre da Galeotto II Pico; Giulia
Pico, a Mirandola sposò Sigismondo II Malatesta, co-signore di Rimini; Maria
Pico, Paolo Pico, co-signore di Roddi. Sposò in prime nozze Caterina, figlia di
Galeotto Ceva della Bosia di Garessio, signore di Bossolasco;[ poi sposò in
seconde nozze Costanza del Carretto, figlia di Ottaviano del Carretto, marchese
di Millesimo e conte di Cengio, e di Nicoletta Della Rovere, figlia di Stefano
Vigerio Della Rovere, patrizio di Savona. Ebbe i seguenti figli: dalla 1ª
moglie: Giovanna Pico nel posò Michele Antonio del Carretto di Lesegno,
marchese di Cravanzana; dalla 2ª moglie: Eleonora Pico, signora di Roddi e poi contessa di Roddi,
Sposò a Mantova in prime nozze Ascanio Andreasi, conte di Rivalta; poi sposò in
seconde nozze Enrico Biandrate di San Giorgio, conte di Foglizzo; illegittimo:
Marzio Pico sposò Caterina Trona, figlia di Antonio Trona, signore di Torrone e
Clarafond. Ebbe i seguenti figli: Tommaso Pico, co-signore di Roddi;illegittimo:
Paolo Pico, monaco benedettino all'Abbazia di Lucedio. Miroslav Marek,
Genealogy.eu, su Pico family, Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico
della Mirandola, Torino, J. Delumeau, Il peccato e la paura, Bologna, il
Mulino. Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico della Mirandola, Torino,
Pappalardo, L. "Gianfrancesco Pico della Mirandola: fede, immaginazione e
scetticismo". Turnhout: Brepols Publishers (= Nutrix:Voci correlate
Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di papa Giulio II Caccia alle
streghe nella Signoria della Mirandola Sovrani di Mirandola e Concordia. Schizzo
biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della
Mirandola, «Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II», Enciclopedie "Treccani L'Enciclopedia italiana".
«Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II», Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs: Luigi Speranza: “Grice, Acrkill,
Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per
Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia
-- Gianfranco Pico della Mirandola.
PIERALISI. (Jesi). Filosofo. Fece parte dei Minori Riformati di Jesi. Nei
suoi scritti, esaltò il valore della pace fra gli uomini e fra tutte le
creature. Scrisse che l'anima è presente
non solo negli esseri umani, ma anche negli animali, ai quali appunto l'anima
conferiscecome agli uominiun'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la necessità etica
di trattare gli animali con rispetto ed amore, vincendo la mancanza di
sensibilità e l'indifferenza che tradizionalmente la religione cristiana mostra
verso di essi. De anima belluarum: sopravvivenza? Una domanda, S. Rocco,
Venezia. Della filosofia razionale speculativa parte soggettiva ossia la
logica, Tipografia della Pace, Roma, La filosofia razionale pratica ovvero dei
doveri naturali, Tipografia della Pace, Roma, Sui vizi capitali
dell'insegnamento scientifico: riflessioni, Pesar.
PIEVANI.
(Gazzaniga). Filosofo. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“
Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk
about rallying to the defense of the under-dogma!” -Dopo la laurea in Filosofia
conseguita a Milano, ha condotto ricerchein
Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto la supervisione di Niles
Eldredge e di Ian Tattersall presso l'American Museum of Natural History di New
York. Grice: “Some Italians would not
consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree
without (i. e., not within) Italy!” -- Dal 2005 al è stato professore associato di Filosofia
della scienza presso la facoltà di Scienze dell'educazione e della formazione
dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ha ricoperto gli insegnamenti di
Epistemologia e di Epistemologia evolutiva.-- è stato vicedirettore del Dipartimento di
Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” e vicepresidente del corso di
laurea in Scienze dell'educazione.
Dal è Professore presso il
Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova, dove ricopre la
prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche. Presso lo stesso
Dipartimento è anche titolare degli insegnamenti di Bioetica e di Divulgazione
naturalistica. Dal è Delegato del
Rettore per la Comunicazione Istituzionale dell’Università degli Studi di
Padova. Dal è Presidente della
SIBESocietà Italiana di Biologia Evoluzionistica. È socio effettivo
dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, per la classe di Scienze,
socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino per la classe di
Scienze, socio non residente dell’Accademia Olimpica di Vicenza, per la classe
di Scienza e Tecnica. È autore di più di
230 pubblicazioni scientifiche nei campi della biologia evoluzionistica,
dell'evoluzione umana, della filosofia della biologia e della filosofia della
scienza generale. Comunicazione della
scienza Impegnato in diversi progetti internazionali di comunicazione della
scienza, dal fa parte del Comitato
Scientifico di BergamoScienza, è stato segretario del consiglio scientifico e
coordinatore del Festival della scienza di Genova, divenuta la più importante
manifestazione europea del settore. Insieme a Vittorio Bo, è stato direttore
scientifico del "Festival delle scienze di Roma" in Auditorium Parco
della Musica. Fa parte del comitato
editoriale di riviste scientifiche internazionali come Evolutionary Biology,
Evolution: Education and Outreach e Rendiconti Lincei per le Scienze Fisiche e
Naturali. Insieme a Niles Eldredge, è direttore scientifico del progetto
enciclopedico “Il futuro del pianeta” di UTET Grandi Opere. Inoltre insieme
ancora a Niles Eldredge ed a Ian Tattersall, è stato il curatore scientifico
dell'edizione italiana della mostra internazionale "Darwin
1809-2009". Insieme a Luigi Luca
Cavalli-Sforza è stato curatore del progetto espositivo internazionale “Homo
sapiens": la grande storia della diversità umana” (Roma, Palazzo delle
Esposizioni, -; Trento, -, Novara ).
Telmo Pievani è direttore di Pikaia, il
italiano dell'evoluzione, ed è stato coordinatore scientifico del Darwin
Day di Milano. Fa parte del Comitato Etico e del Comitato Scientifico della
Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze. Fa parte del Consiglio Scientifico
Internazionale del Museo delle Scienze (MUSE) di Trento. -- è stato per Padova coordinatore scientifico
dell’allestimento museale del Giardino della Biodiversità presso l'Orto
Botanico di Padova, oltre che curatore della sezione “Le piante e l’uomo”. Dal
collabora ai progetti scientifici e di comunicazione del Parco Natura
Viva di Bussolengo. È stato il Curatore
Scientifico, insieme ai Fantini, Rufo e Pimpinelli, della mostra internazionale
"DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica” (Palazzo delle
Esposizioni, Roma). Dal punto di vista editoriale, è membro del comitato
editoriale de L'Indice dei libri. -- è componente del Comitato Scientifico
Internazionale della rivista Le Scienze, edizione italiana di Scientific
American, alla quale collabora. Scrive
regolarmente per la rivista Micromega. Dal
è firma delle pagine culturali del Corriere della Sera. Dal è direttore del magazine di Padova, Il Bo
LIVE. Due volte finalista del Premio
Galileo a Padova, nel ha ricevuto la
menzione speciale della giuria del Premio Scienza e letteratura-Merck Serono,
per il saggio La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva
previsto (Cortina). Premio Adriano Vitelli Laico dell’Anno, , Torino; Premio
Internazionale di Ecologia Umana
(Abbazia di Spineto, Sarteano); Premio Capo d'Orlando per la comunicazione multimediale (Vico Equense). Insieme a Federico Taddia e alla Banda
Osiris, è autore di progetti teatrali e musicali a tema scientifico, come
“Finalmente il Finimondo!” e “Il maschio inutile” ispirato all’omonimo
libro. Opere: “Il management
dell'unicità, Guerini e associati, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi,”
Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il
velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e
idee, Milano, Cortina, Ospitato su archive.is. “Introduzione alla filosofia
della biologia” (Laterza, Roma-Bari); La teoria dell'evoluzione. Attualità di
una rivoluzione scientifica, Il Mulino, Bologna,T. Pievani-E. Capanna-C.A.
Redi, Chi ha paura di Darwin?, IBIS Edizioni, Como-Pavia, Creazione senza Dio,
Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo
all'italiana” (Milano, Bompiani, T. Pievani-Carla Castellucci); “Perdere la
libertà per Sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della Chiesa sulla
nostra vita, Milano, Chiarelettere, T. Pievani-Vittorio Girotto-Giorgio
Vallortigara, Nati per Credere, Codice Edizioni, Torino, 2008-. La vita
inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello
Cortina Editore, Milano, Introduzione a
Darwin, Roma-Bari, Laterza, La fine del
mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Il Mulino, Homo sapiens. Il cammino dell'umanità,
Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,
“Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica di
Darwin” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin
spiega proprio tutto, Torino, Einaudi,
T. Pievani-Federico Taddia, Il maschio è inutile. Un saggio quasi
filosofico, Milano, Rizzoli, Leggere l’Origine delle specie di Darwin, IBIS
Edizioni, Como-Pavia, Libertà di
migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, con Valerio Calzolaio,
Einaudi, Torino, T. Pievani-Vittorio
Marchis, Lectures , Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità
tecnologicamente modificata, con L. De Biase, Codice, Edizioni, Torino,
"Homo SapiensLe nuove storie dell'evoluzione umana", Libreria
Geografica, Homo sapiens. Le nuove
storie dell'evoluzione umana, Libreria Geografica, Imperfezione. Una storia
naturale, Milano, Raffaello Cortina, Libri per ragazzi Perché siamo parenti
delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione, con F. Taddia, Editoriale
Scienza, Trieste, ; Sulle tracce degli antenati. L’avventurosa storia
dell’umanità, Editoriale Scienza, Trieste, . Introduzioni a opere di altri
autori Telmo Pievani ha curato l'edizione italiana di opere di Richard Dawkins,
di Niles Eldredge, di Stuart Kauffman, di Ian Tattersall, di Susan Oyama, di
Kim Sterelny, di Edward Osborne Wilson, di Sean B. Carroll, di Henri Gee e di
altri filosofi della biologia ed evoluzionisti. È inoltre il curatore
dell'edizione italiana del testamento scientifico di Stephen Jay Gould (La
struttura della teoria dell'evoluzione) e dell'ottavo volume (intitolato Storia
della scienza e della tecnologia) della Storia della Cultura Italiana diretta
da Luigi Luca Cavalli-Sforza. Ha curato l'edizione italiana di una parte dei
Taccuini della Trasmutazione darwiniani, pubblicati da Laterza con il titolo
di: Charles Darwin. Taccuino Rosso, Taccuino B, Taccuino E. Note
Dietelmo PIEVANI, su accademiadellescienze. PIEVANI DIETELMO, su didattica.unipd. Filosofia
si insegna a Biologia La prima cattedra a Pievani, Il mattino di Padova, su
mattinopadova.gelocal. Bergamoscienza,
su bergamoscienza Evolution: Education and Outreach Editorial board, su
springer.com. Homo SapiensLa grande
storia della diversità umana La grande storia della diversità umana I vincitori del premio «Scienza e
letteratura», Corriere della Sera, 11 giugno. Scheda libraria di "Evoluti
e abbandonati", su einaudi. Evoluzione Charles Darwin Stephen Jay Gould
Darwin Day Padova Orto Botanico di Padova Sito ufficiale, su telmopievani.com. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Pubblicazioni di Telmo Pievani, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Il web magazine
cross-mediale dell'Padova, su ilbolive.unipd. Pikaia, il italiano dell'evoluzione, su pikaia.eu. Il
sito ufficiale della mostra DARWIN su
Darwin.
PIGLIARU.
(Orune). Filosofo. Grice:
“Pigliaru’s study of the modal code is unique – we don’t have that kind of
thing at Oxford, unless it’s from a tutee from Sardinia!” --Tra le molteplici
tematiche del suo impegno intellettuale una è di particolare interesse: la sua
interpretazione dei problemi socio-economici delle zone interne della Sardegna,
che inquadrò e tentò di spiegare nell'ambito della propria visione etico-politica Nacque a Orune, in provincia di Nuoro,
ultimo di cinque figli; i genitori, Pietro e Maria Murgia, sono due maestri
elementari, accomunati dunque dalla stessa formazione culturale e dal lavoro,
ma di provenienza sociale diversa. La famiglia di Pietro è di origine
contadina, attività marginale rispetto alla pastorizia prevalentemente
praticata in paese; nonostante le scarse disponibilità economiche, dopo le
elementari continua negli studi. Maria, la cui madre è maestra, proviene da Sassari:
ha vissuto in una realtà più aperta e si reca ad Orune, dopo il diploma, per insegnarvi.
Si sposano. Finite le elementari Antonio, che nel frattempo ha perso il padre,
lascia il paese, al quale rimase comunque sempre profondamente legato, e si
trasferisce a Sassari, presso i nonni materni, per completare gli studi
ginnasiali e liceali nel Convitto Canopoleno.
Adderì al Gruppo Universitario, dove fece le sue prime esperienze
culturali, collaborando al giornale dell'organizzazione, scrivendo soprattutto
di teatro. Coltiva le sue aspettative nella "rivoluzione fascista",
come tanti giovani della sua generazione, rifiutandone però le degenerazioni
che il regime sta subendo. Frequenta dCagliari nella Facoltà di lettere e
filosofia -- viene arrestato, accusato insieme ad altri, di gravi reati:
spionaggio, guerra civile, cospirazione politica. Condannato a 7 anni dal
Tribunale militare di Oristano, sconta 17 mesi di carcere, durante i quali
contrae la malattia che lo porterà prematuramente alla morte, per essere poi
liberato in seguito all'Amnistia Togliatti.
Ripresi gli studi, in pochi mesi supera tutti gli esami e si laurea a
Cagliari con una tesi sull'esistenzialismo in Giacomo Leopardi -- assistente
volontario alla cattedra di Filosofia del diritto dell'Sassari, diventando
assistente ordinario un anno dopo; consegue la libera docenza nella stessa
disciplina e nel 1967, vinto il concorso, è Professore di Dottrina dello Stato.
Nasce la rivista "Ichnusa", di cui fu animatore ed ispiratore. La
rivista uscì, con diverse sospensioni. Decide di darle un nuovo ruolo, meno
generalista ma più attento e teso a dar voce soprattutto alla "questione
sarda": gli editoriali, da lui redatti, vengono sempre più spesso dedicati
ai problemi della regione e la rivista si propone come laboratorio di
discussione, chiamando a raccolta un'intera generazione di giovani
intellettuali isolani impegnati per la rinascita dell'isola e per i quali
Pigliaru, in contatto con numerosi studiosi delle due università sarde di
Sassari e di Cagliari, diventa un vero e proprio maestro e ideologo. Muore a
Sassari il 27 marzo 1969 durante una seduta di emodialisi, terapia alla quale
si sottoponeva regolarmente per curare la grave insufficienza renale che lo
accompagnò per gran parte della sua vita.
Nel per i festeggiamenti dei 450
anni dell'Sassari, la sua immagine è stata apposta all'esterno del Dipartimento
di Scienze Politiche, Scienze della Comunicazione e Ingegneria
dell'Informazione dell'Ateneo. Era il padre dell'ex presidente della Regione
Sardegna, Francesco Pigliaru. Attività
Fu autore di numerosi saggi di grande spessore, considerati ancora oggi un
punto di riferimento imprescindibile per il dibattito sulla cultura sarda.
Inediti continuano ad apparire ancora adesso. Dopo un iniziale approdo alla
filosofia di Giovanni Gentile, soprattutto nelle prime, importanti opere,
Considerazioni critiche su alcuni aspetti del personalismo comunitario e
Persona umana ed ordinamento giuridico si avvicinò al personalismo storicista
di Giuseppe Capograssi, di cui accolse anche, con un'interpretazione originale,
la teoria della pluralità degli ordinamenti giuridici di Santi Romano, (specie
nel suo capolavoro di antropologia giuridica La vendetta barbaricina come
ordinamento giuridico). Successivamente sviluppò questioni del marxismo
gramsciano, in particolare in Struttura, soprastruttura e lotta per il diritto,
Gramsci e la cultura sarda e nell'incompiuto saggio su L'estinzione dello
Stato. Tra i suoi numerosi contributi sono anche da ricordare: Meditazioni sul
regime penitenziario italiano; La piazza e lo Stato; Promemoria sull'obiezione
di coscienza. È considerato uno dei più importanti antropologi giuridici
italiani e uno dei maggiori studiosi della Sardegna (Scuola antropologica di
Cagliari). A l'attività scientifica accompagnò un'intensa attività di
"didattica popolare", organizzando ad esempio numerosi corsi di
educazione per adulti e lavoratori in vari luoghi dell'isola. La sua vocazione
pedagogica emerge anche in "Scuola", periodico con molti collaboratori,
che esce nel 1954 e si rivolge ai maestri che si preparano al concorso
magistrale. Venne eletto nel Comitato regionale della Sezione sarda
dell'Associazione Italiana Biblioteche e confermato. Alla sua memoria sono
intitolate la Biblioteca di scienze sociali dell'Sassari (già denominata
Biblioteca interfacoltà per le scienze giuridiche, politiche ed economiche) e
le Biblioteche comunali di Orune e di Porto Torres. Opere: “Considerazioni critiche su alcuni
aspetti del personalismo comunitario” (Sassari); “Persona umana ed ordinamento
giuridico” (Milano); “Meditazioni sul regime penitenziario italiano” (Sassari);
“La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico’ (Milano (ora Nuoro); “La
piazza e lo Stato” (Sassari); “Sardegna, una civiltà di pietraRoma); “Struttura,
soprastruttura e lotta per il dirittoPadova, "Promemoria" sull'obiezione di coscienzaSassari);
Gramsci e la cultura sarda Roma; Il banditismo in Sardegna (Milano, e
successive edizioni Antonio Pigliaru: politica e cultura, antologia degli scritti
pubblicati sulla rivista IchnusaSassari
(Brigaglia, Mannuzzu, Melis Bassu; con scritti di: Gigi Ghirotti ... et
al.) Il rispetto dell'uomoSassari (con una nota di Antonio Delogu) Scritti sul
fascismoSassari, La lezione di CapograssiRoma) Saggi capograssianiRoma, (con introduzione di Antonio Delogu) Per un
primo giorno di scuola: lettera a una professoressaSassari, “Le parole e le
cose: alfabeto della democrazia” (Sassari. Bruno Migliorini et al., scheda sul
lemma Pigliaru, in Dizionario italiano multimediale e multilingue d'ortografia
e di pronunzia, Rai Eri, ://dizionario.rai/poplemma.aspx?lid Vedi anche qui:
Accento dei cognomi. Giuseppe
Capograssi, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Giulio Angioni, Fare, dire, sentire.
L'identico e il diverso nelle culture, Il Maestrale, Giorgio Baratta et al., Il
soldino dell'anima. Antonio Pigliaru interroga Antonio Gramsci, CUEC Francesco Casula, Letteratura e civiltà
della Sardegna, I, Dolianova, Grafica del Parteolla Editore, Sito ufficiale
dedicato ad Antonio Pigliaru, su pigliaru. "Visti da fuoriAntonio
Pigliaru", Documentario RAI, su sardegnadigitallibrary. Biblioteca di
Scienze sociali "A. Pigliaru", Sassari, su sba.uniss. 1Biblioteca
comunalePorto Torres, su comune.porto-torres.ss. di Antonio Pigliaru, su pigliaru.
PIGLIUCCI.
(Monrovia). Filosofo. Important Italian philosopher. Grice: “I would hardly
consider him an Italian philosopher! His degree in Italy is in genetics, and
then he went to the colonies!” -- Co-conduttore di “Parlando
razionalmente” e redattore capo della rivista online Scientia Salon. Pigliucci
è un deciso critico della pseudoscienza e del creazionismo ed un sostenitore
del secolarismo e della educazione scientifica. Pigliucci è nato a
Monrovia, Liberia, ma è cresciuto a Roma. Ha conseguito il dottorato in
genetica all'Università degli Studi di Ferrara, Italia. Pigliucci è stato
professore di ecologia e evoluzione all'Stony Brook compiendo ricerche sulla
plasticità fenotipica, le interazioni genotipo-ambiente, la selezione naturale
e i vincoli imposti sulla selezione naturale da parte del corredo genetico e
dello sviluppo degli organismi. Nel 1997, ha ricevuto il premio Theodosius
Dobzhansky, conferito annualmente dalla Society for the Study of Evolution
(Associazione per lo studio dell'evoluzione). Come filosofo, si è interessato
alla struttura e ai fondamenti della teoria dell'evoluzione, alla relazione tra
scienza e filosofia e alla relazione tra la scienza e la religione ed è un
sostenitore della sintesi evolutiva estesa. Pigliucci scrive regolarmente
sullo Skeptical Inquirer sui temi di negazionismo o scetticismo del cambiamento
climatico, disegno intelligente, pseudoscienza e filosofia. Ha scritto per
Philosophy Now e ha un blog intitolato "Rationally Speaking (Parlando
razionalmente)". Ha contrastato "i negazionisti dell'evoluzione"
(creazionismo della Terra Giovane e sostenitori del disegno intelligente), tra
cui i creazionisti della terra giovane Duane Gish e Kent Hovind, i sostenitori
del disegno intelligente William Dembski e Jonathan Wells, in molte
occasioni. Pensiero critico e scetticismo scientifico Michael
Shermer, Julia Galef e Massimo Pigliucci durante una registrazione dal vivo a
Northeast Conference on Science and Skepticism (Conferenza del nord-est sulla
scienza e sullo scetticismo), Pur
essendo ateo, Pigliucci non crede che la scienza richieda di essere atei, se si
ammettono due distinzioni: la distinzione tra naturalismo metodologico e
naturalismo filosofico e la distinzione tra giudizi di valore e le questioni di
fatto. Crede che molti scienziati ed insegnanti di scienze non apprezzino tali
differenze. Pigliucci ha criticato gli scrittori Nuovi Atei per aver sostenuto
quello che lui considera scientismo (sebbene escluda il filosofo Daniel Dennett
da questa accusa). In una discussione del suo libro Answers for Aristotle: How
science and philosophy can lead us to a more meaningful life (Risposte per
Aristotele: come la scienza e la filosofia possono condurci ad una vita più
ricca di significato), Pigliucci ha detto al conduttore del podcast
Skepticality, Derek Colanduno, “Aristotele era il primo pensatore antico a
prendere sul serio l'idea che hai bisogno di fatti empirici, e che hai bisogno
di un approccio basato sull'evidenza nel mondo, e che devi essere in grado di
riflettere sul significato di quei fatti....Se vuoi delle risposte a delle domande
morali, non chiedi al neurobiologo, non chiedi al biologo dell'evoluzione,
chiedi al filosofo.” Pigliucci descrive la missione degli scettici,
facendo riferimento al libro di Carl Sagan Il mondo infestato dai demoni: La
scienza e il nuovo oscurantismo dicendo “Ciò che fanno gli scettici è tenere
accesa quella candela e cercare di diffonderla il più possibile.” Pigliucci fa
parte del consiglio di NYC Skpetics e fa parte del comitato consultivo di
Secular Coalition for America (Coalizione secolare per l'America). Nel
2001, ha preso parte a un dibattito sull'esistenza di Dio con William Lane
Craig. Massimo Pigliucci ha criticato l'articolo di giornale di Papa
Francesco intitolato Un dialogo aperto con i non-credenti (An open dialogue
with non-believers). Secondo Pigliucci l'articolo assomigliava più ad un
monologo che ad un dialogo, e ha indirizzato una risposta personale a Papa
Francesco nella quale ha scritto che il papa ha solo offerto ai non-credenti
"una riaffermazione di fantasie senza fondamento riguardo a Dio e a suo
Figlio...seguite da affermazioni confuse tra il concetto d'amore e di verità,
il tutto condito da una significativa dose di revisionismo storico e negazione
degli aspetti più brutti della tua Chiesa (noterai che non ho nemmeno menzionato
la pedofilia!).” Rationally Speaking Nell'agosto 2000 Pigliucci ha
iniziato una rubrica su internet intitolata Rationally Speaking (Parlando
razionalmente). Nell'agosto 2005, la rubrica è diventata un blog, dove ha
scritto fino a marzo .Dal 1º febbraio
Pigliucci co-conduce il podcast bi-settimanale Rationally Speaking con
Juilia Galef, che ha conosciuto al Northeast Conference on Science and
Skepticism (Conferenza del nord-est sulla scienza e sullo scetticismo), Il
podcast è prodotto da New York City skeptics (Scettici della città di New
York). Il programma vede la partecipazione di ricercatori, divulgatori
scientifici ed insegnanti per presentare libri o discutere di temi di attualità
su temi di filosofia e scienza. In una puntata del , Neil deGrasse Tyson
descrisse la necessità di finanziare con denaro pubblico i programmi spaziali.
La trascrizione della puntata venne poi pubblicata nel libro Space Chronicles
(Cronache Spaziali).[28] In un altro episodio Tyson spiegò la propria opinione
sul significato di essere ateo, poi commentata in una trasmissione di NPR.[29]
Pigliucci ha poi lasciato il podcast per dedicarsi ad altri interessi. Phenotypic
evolution : a reaction norm perspective, Sunderland, Mass., Sinauer,Tales of
the Rational : Skeptical Essays About Nature and Science, Freethought Press, Phenotypic
Plasticity: Beyond Nature and Nurture , Johns Hopkins University Press, 2Denying
Evolution: Creationism, Scientism, and the Nature of Science, Sinauer, .Phenotypic
Integration: Studying the Ecology and Evolution of Complex Phenotypes, Oxford
University Press, Making Sense of Evolution: The Conceptual Foundations of
Evolutionary Biology , University of Chicago Press, Evolution: The Extended Synthesis, Nonsense on
Stilts: How to Tell Science from Bunk, University of Chicago Press, Answers for
Aristotle: How Science and Philosophy Can Lead Us to a More Meaningful Life,
Basic Books, Philosophy of
Pseudoscience: Reconsidering the Demarcation Problem, University of Chicago Press,
Is evolutionary psychology a pseudoscience?, in Skeptical Inquirer, Science and
fundamentalism, in EMBO reports, The power and perils of metaphors in science,
in Skeptical Inquirer, What is
philosophy of science good for?, in Philosophy Now, The alleged fallacies of evolutionary theory,
in Philosophy Now, Altri articoli si
possono trovare sui siti web personali (vedere "" sotto). NCurriculum
Vitae , su lehman.edu. 24 ccny.cuny.edu, ccny.cuny.edu/profiles Rationally
Speaking Podcast, su rationallyspeakingpodcast.org. Scientia Salon, su scientiasalon.wordpress.com.
Philosophy of Pseudoscience: Reconsidering the Demarcation Problem, University
of Chicago Press, The Dangers of Pseudoscience, in The New York Times, Denying
evolution: Creationism, scientism, and the nature of science, Sunderland, MA,
Sinauer Associates, Secular Coalition for America Advisory Board
Biography, su secular.org. Science and fundamentalism, in EMBO reports, Short
Bio , su lehman.edu. Massimo Pigliucci — Selected Papers, su lehman.edu. 28
novembre 5 agosto ). Society for the
Study of Evolution — Description of Awards, su evolutionsociety.org. 28
novembre 25 ottobre ). Wade, Michael J.,
The Neo-Modern Synthesis: The Confluence of New Data and Explanatory Concepts,
in BioScience, Pigliucci, Committee for Skeptical Inquiry. Denying evolution:
creationism, scientism, and the nature of science, Sunderland, Mass., Sinauer
Associates, Evolution Debate — Pigliucci vs Hovind, Richard Dawkins Foundation
for Reason and Science, CV of William Dembski, su designinference.com. Evolution
and Intelligent Design: Pigliucci vs Wells, Uncommon Knowledge, Excommunicated
by the Atheists!, su rationallyspeaking.blogspot.com. New Atheism and the
Scientistic Turn in the Atheism Movement , in Midwest Studies In Philosophy, Derek
Colanduno, Should You Answer Aristotle?, Skeptic Magazine, Richard Saunders,
The Skeptic Zone #101, su//skepticzone.tv/,
Moreland, J.P. (). Debating Christian Theism. USA: Oxford University
Press. Dear Pope, su Rationally
Speaking, 20 settembre .Welcome, everyone!, su rationallyspeaking.blogspot.nl, Massimo
Pigliucci, So long, and thanks for all the fish, su
rationallyspeaking.blogspot.nl, 20 marzo .
Todd Stiefel e Amanda K. Metskas, Julia Galef, The Humanist, 22 maggio .
Jennifer Culp, Neil DeGrasse Tyson, Great Science Writers Series, The Rosen
Publishing Group, 7Tania Lombrozo, What If Atheists Were Defined By Their Actions?,
NPR Anniversary Live Show, su Rationally Speaking, New York City Skeptics, 27Committee
for Skeptical Inquiry APlato's Footnot ePagina web di Pigliucci Rationally
Speaking blog sullo scetticismo scientifico skepticism e sull'umanismo. Pigliucci's
Rationally Speaking Podcast Massimo Pigliucci su Secular Web Philosophy &
Theory in Biology(Filosofia e Teoria in Biologia), su philosophyandtheoryinbiology.org.
Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Pigliucci," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia
PIOVANI.
(Napoli). Filosofo. Grice:
“Like Austin, and then again like me, Piovani could invent lingo. The whole
point of ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical
language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary
philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” -- Si laureò a
Napoli dove conobbe il suo maestro Capograssi. Insegnò a Trieste, Firenze e
Roma), e successivamente occupò via via le cattedre di Storia delle dottrine
politiche, Storia della filosofia morale e di Filosofia morale presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Napoli Federico
II, dove rimase fino alla propria morte, avvenuta nel 1980. Insignito di
numerosi riconoscimenti accademici, Socio Linceo. Figlio di due maestri
elementari, educato al senso dell'appartenenza nazionale e cresciuto fino ai
vent'anni sotto il fascismo, Piovani si formò a Napoli, dove, nella prima
giovinezza (come invero molte altre future figure di spicco della vita
culturale e civile italiana), prese anche parte alle attività del GUF cittadino
e scrisse su alcuni fogli del regime. La sua originale ricerca filosofica ebbe
avvio all'indomani immediato della tragica conclusione della seconda guerra
mondiale e di ciò portò i segni anche nell'elaborazione della propria
caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo
democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico
dell'attualismo, la necessità di ripensare il "modello" idealistico
della "nuova Italia" lo indusse ad un'intensa riflessione sul
significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò
per tutta la vita, troncata dalla malattia a soli 58 anni. Autore di molti
volumi (se ne conteranno più di venti al termine della sua carriera di
scrittore), che spaziano dalla filosofia del diritto al pensiero filosofico italiano,
soprattutto a quello meridionale, ricoprì incarichi nelle più importanti
accademie italiane; fu direttore, insieme a Eustachio Paolo Lamanna, della
"Collana di Filosofia" delle Edizioni Morano di Napoli, e fondatore,
presso il Cnr, del Centro di Studi Vichiani. Al suo pensiero e alla sua
"scuola" sono dedicati numerosi scritti. La "FondazionePiovani
per gli studi vichiani" ne custodisce la biblioteca e gli archivi. Pensiero filosofico Il pensiero di Pietro
Piovani è stato definito da uno dei suoi più importanti allievi, Fulvio
Tessitore, «una fenomenologia dell'individuale». Per il pensatore napoletano
l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed egoistica tendente
all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la sua natura di vivente
limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della propria azione. Nella
formazione del pensiero di Piovani concorrono elementi esistenzialistici (con
particolare simpatia per Jaspers), coniugati con motivi rosminiani, a loro
volta filtrati attraverso Capograssi, il quale pose Piovani di fronte al grande
tema dell’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento la prima monografia
Normatività e società; che utilizza anche temi della prima Azione blondeliana.
La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma, che è la
ragione dell’agire e del pensare (la logica della vita morale), fa scoprire il
tema di fondo della più matura filosofia morale piovaniana: il soggetto è un
«volente non volutosi», vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca
il proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla
constatazione di essere dato, di non essersi voluto. L’«alternativa
esistenziale» dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di
essere a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria
datità. Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita
morale, rifiuta ogni «ostinazione singolaristica» e comporta che la vita è vita
di relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del
soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria
alterità rispetto a se stesso. L’essenziale «instaurazione personalitaria»
consente la fondazione del diritto e della morale: entrambe formazioni
storiche, fondate dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in
cui si sostanzi l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile
bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti
storici. In base a tale considerazione Piovani sostiene che l'essere umano non
possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere
limitato e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti
di riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario i valori,
considerati non come assoluti ed eterni bensì prodotto della specificità
individuale. Del resto proprio i valori esaltano la responsabilità dell'azione
degli individui, che, altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento
obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque parlare, in Piovani, di un
pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e, dunque,
rispetto. Una posizione quest'ultima che sembra chiaramente riprendere il
pensiero di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il
ricorrere di questi temi, l’originale filosofia di Piovani può riassumersi
nella formula tra «esistenzialismo ripensato e storicismo rinnovato». Note
Tra questi, un numero della rivista Gerarchia, su
cuidiciannovennescriveva nel settembre del 1942, riferendosi alla
partecipazione emotiva degli italiani al conflitto con la Grecia: "Questo
modo di sentire e di interpretare gli eventi deve essere posto in luce perché
esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito a dare agli Italiani
almeno quel senso di preoccupazione della tutela e della difesa dei propri
interessi, che è il presupposto indispensabile per la formazione di una
autentica e completa coscienza imperiale":Piovani, Roma e Tirana, in
Gerarchia, Piovani, Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani,
Principi di una filosofia della morale, cap. I. Piovani, Principi di una
filosofia della morale, cap. II. Piovani “Principi di una filosofia della
morale,” F. Tessitore, PIOVANI, Pietro, in Enciclopedia filosofica di
Gallarate, Bompiani, Milano. Opere: “Normatività e società” (Napoli, Jovene); “Il
significato del principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e
trasfigurazione dell'Università” (Napoli,
Guida, (II ed. Napoli, Guida, La teodicea sociale di Rosmini, Padova, Cedam, II
ed. Brescia, Morcelliana, Linee di una
filosofia del diritto, Padova, CEDAM, “Giusnaturalismo ed etica moderna” Bari,
Laterza); “Filosofia e storia delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica
e coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi di una filosofia della morale”
(Napoli, Morano); Oggettivazione etica e assenzialismo, F. Tessitore, Napoli,
Morano); “La filosofia nuova di Vico” (F. Tessitore (Napoli, Morano); “ Per una
filosofia della morale, F. Tessitore, Milano, Bompiani (Il pensiero
Occidentale), Critica Fulvio Tessitore, Tra esistenzialismo e storicismo: la
filosofia morale di Pietro Piovani, Napoli, Morano, Fulvio Tessitore, Pietro
Piovani, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, Domenico Jervolino,
Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Piovani,
Napoli, Morano, Giuseppe Acocella, Idee per un'etica sociale. Note in margine
al pensiero di Pietro Piovani, Soveria Mannelli, Rubbettino, Paolo Amodio
, degli scritti su Pietro Piovani, Napoli,
Liguori, Giuseppe Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica in Pietro Piovani,
Napoli, Giannini, Anna Maria Nieddu, Normatività soggettività storicità: saggio
sulla filosofia della morale di Pietro Piovani, Napoli, Loffredo, Anna Maria
Nieddu , Incontri blondellani. Volontà, norma, azione in Maurice Blondel e in
Pietro Piovani, Cagliari, Editore, Adamo Perrucci, L'etica della
responsabilità. Saggio su Pietro Piovani, Napoli, Liguori, Giovanni Morrone, La
scuola napoletana di Pietro Piovani: lettura critica e informazione
bibliografica, Roma : Edizioni di Storia e Letteratura, (Sussidi eruditi) Marco M. Olivetti, «PIOVANI, Pietro» in
Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La
voce «Etica» compilata da Pietro Piovani, in Enciclopedia del Novecento, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977. Sito web del Centro di Studi
Vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di Pietro
Piovani, di Fulvio Tessitore, Il Messaggero, Pietro Piovani, di Fulvio
Tessitore, Napoli, 1982. Sito web della FondazionePiovani per gli studi
vichiani. Ebook dello Invito a Vico diPiovani, edizioni Ispf-Cnr, , in accesso
libero. Keywords: “i principi metafisici di Vico” – Luigi Speranza, “Grice e
Piovani: I principi metafisici di Vico” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza.
PIRANDELLO.
(Girgenti). Filosofo. Grice:
“Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del
Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per la sua produzione, le
tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i
più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse
novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta
drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Firma di Luigi Pirandello
MENU0:00 Voce di Pirandello mentre legge un suo prologo a Sei personaggi in
cerca d'autore (1926) Biografia «Io son figlio del Caos; e non
allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna,
che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale,
Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico
vocabolo greco "Kaos".» (Luigi Pirandello) Stefano
Pirandello, padre di Luigi, in divisa garibaldina La famiglia Magnifying glass
icon mgx2.svg Biografia del figlio cambiato. Luigi Pirandello, figlio di
Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata
condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali, nacque nel 1867 in
contrada Càvusu a Girgenti, nome di origine araba con cui era nota, fino al
1927, la città siciliana di Agrigento .Nell'imminenza del parto che doveva avvenire
a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il
padre Stefano aveva deciso di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di
campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di
chiamarsi così, era una borgata (Borgata Molo) di Girgenti (l'odierna
Agrigento). Quando nel 1853 si decise che la borgata divenisse comune
autonomo «La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della
foce di un fiume essiccato che tagliava in due la contrada chiamata "u
Càvuso" o "u Càusu" (pantalone) [...] Questo Càvuso apparteneva
metà al nuovo comune di Porto Empedocle e l'altra metà al Comune di Girgenti
[...] A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non era cosa [che si
scrivesse che qualcuno fosse nato in un paio di pantaloni] e cangiò quel
volgare "Càusu" in "Caos» Il padre, Stefano Pirandello,
aveva partecipato tra il 1860 e il 1862 alle imprese garibaldine; aveva sposato
nel 1863 Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto.
Il nonno materno di Luigi, Giovanni Battista Ricci Gramitto, era stato tra gli
esponenti di spicco della rivoluzione siciliana del 1848-49 e, escluso
dall'amnistia al ritorno del Borbone, era fuggito in esilio a Malta dove era
morto un anno dopo, nel 1850, a soli 46 anni. Il bonno paterno, Andrea
Pirandello, era stato un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere
di Genova. La famiglia di Pirandello viveva in una situazione economica agiata,
grazie al commercio e all'estrazione dello zolfo. I primi anni La
casa natale di Pirandello, in località Caos L'infanzia di Pirandello fu serena
ma, come lui stesso avrebbe raccontato nel 1935, fu caratterizzata anche dalla
difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in
modo particolare con il padre. Questo lo stimolò ad affinare le sue capacità
espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di
corrispondervi al meglio. Fin da ragazzo soffriva d'insonnia e dormiva
abitualmente solo tre ore per notte. Luigi adolescente (Agrigento,
1884) Il giovane Luigi era molto devoto alla Chiesa cattolica grazie
all'influenza che ebbe su lui una domestica di famiglia, che lo avvicinò alle
pratiche religiose, ma inculcandogli anche credenze superstiziose fino a
convincerlo della paurosa presenza degli spiriti. La chiesa e i riti della
confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad un'esperienza di
misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua esistenza. Si
allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento apparentemente di poco
conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per far vincere
un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento
inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere a che fare con
la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella
ortodossa. Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, nel
1878 fu iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante
un’estate preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In
seguito a un dissesto economico, la famiglia si trasferì a Palermo, dove il
quattordicenne Luigi frequentò il regio ginnasio Vittorio Emanuele II e dove
rimase anche dopo il rientro dei suoi, nel 1885, a Porto Empedocle. Qui si
appassionò subito alla letteratura. A soli undici anni scrisse la sua prima
opera, "Barbaro", andata perduta. Per un breve periodo, nel 1886,
aiutò il padre nel commercio dello zolfo, e poté conoscere direttamente il
mondo degli operai nelle miniere e quello dei facchini delle banchine del porto
mercantile. Iniziò i suoi studi universitari a Palermo nel 1886, per
recarsi in seguito a Roma, dove continuò i suoi studi di filologia romanza che
poi, anche a causa di un insanabile conflitto con il rettore dell'ateneo
capitolino, dovette completare, su consiglio del suo maestro Ernesto Monaci, a
Bonn (1889). A Bonn, importante centro culturale di quei tempi,
Pirandello seguì i corsi di filologia romanza ed ebbe l'opportunità di conoscere
grandi maestri come Franz Bücheler, Hermann Usener e Richard Förster. Si laureò
nel 1891 con una tesi sulla parlata agrigentina "Foni ed evoluzione
fonetica del dialetto di Girgenti" (Laute und Lautentwicklung der Mundart
von Girgenti), in cui descrisse il dialetto della sua città e quelli
dell'intera provincia, che suddivise in diverse aree linguistiche. Il tipo di
studi gli fu probabilmente di fondamentale aiuto nella stesura delle sue opere,
dato il raro grado di purezza della lingua italiana utilizzata. Nella
città tedesca alla fine di gennaio del 1890 conobbe a una festa in maschera la
giovane Jenny Schulz-Lander, della quale si innamorò e con cui andò ad abitare
nella pensione tenuta dalla madre della ragazza. A lei dedicherà i versi di Pasqua
di Gea dove la descriveva come «lucifera fanciulla, tu che il mio tutto sei e
pur, forse, sei nulla» e la ricorderà anche nei versi di Fuori di chiave:
«Fuori la neve eterna fiocca; / piano l'uscio s'apre e, un dito in bocca, /
entra scalza Jenny...» Quarant'anni dopo, Pirandello ormai famoso, durante un
soggiorno a New York ricevette un biglietto, a cui non rispose, da Jenny, che
nel frattempo era diventata scrittrice. Il matrimonio Nel 1892 Pirandello
si trasferì a Roma, dove poté mantenersi grazie agli assegni mensili inviati
dal padre. Qui conobbe Luigi Capuana che lo aiutò molto a farsi strada nel
mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali dove ebbe
modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. A Girgenti,
Pirandello sposò Maria Antonietta Portulano (18711959), figlia di un ricco
socio del padre. Questo matrimonio concordato soddisfaceva anche gli interessi
economici della famiglia di Pirandello. Nonostante ciò tra i due coniugi nacque
veramente l'amore e la passione. Grazie alla dote della moglie, la coppia
godeva di una situazione molto agiata, che permise ai due di trasferirsi a
Roma. Nel 1895, a completare l'amore tra gli sposi, nacque il primo
figlio: Stefano (1895–1972), a cui seguirono due anni dopo, Rosalia Caterina
(Lietta) (1897-1971) e nel 1899 Fausto Calogero (1899–1975). Maria
Antonietta Portulano Il crollo finanziario e la malattia della moglie Nel 1903,
un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di proprietà del
padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta, e da cui
anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li
ridusse sul lastrico. Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già
manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella era sempre più
spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle
quali o lei rientrava dai genitori in Sicilia, o Pirandello era costretto a
lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e paranoica,
che la portava a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col marito, o
che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con lui;
perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del comportamento
della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La chiamata alle
armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua situazione
mentale. Solo diversi anni dopo, nel 1919, egli, ormai disperato,
acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico.
Antonietta Portulano morirà in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla
via Nomentana, nel 1959 a 88 anni di età. La malattia della moglie portò lo
scrittore ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla
psicoanalisi di Sigmund Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad
analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia mentale.
Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso successo delle sue prime
opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso la cattedra di stilistica
all'Istituto superiore di magistero femminile (che tenne dal 1897 al 1922), lo
scrittore dovette impartire lezioni private di italiano e di tedesco,
dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Dal 1909 iniziò anche
una collaborazione con il Corriere della Sera. Il primo grande
successo Luigi Pirandello (1920) Il suo primo grande successo fu merito
del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti di veglia alla moglie
paralizzata alle gambe. Il libro fu pubblicato nel 1904 e subito tradotto in
diverse lingue. La critica non diede subito al romanzo il successo che invece
ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di
novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello. Perché
Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare il 1922, quando si dedicò
totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva rinunciato a scrivere opere
teatrali, quando l'amico Nino Martoglio gli chiese di mandare in scena nel suo
Teatro Minimo presso il Teatro Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di
Sicilia e l'Epilogo, un atto unico scritto nel 1892. Pirandello acconsentì e la
rappresentazione il 9 dicembre del 1910 dei due atti unici ebbe un discreto
successo. Tramite i buoni uffici del suo amico Martoglio anche Angelo Musco
volle cimentarsi con il teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in
siciliano Lumie di Sicilia, rappresentato con grande successo al Teatro Pacini
di Catania il 1º luglio 1915. Cominciò da questa data la collaborazione
con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per la diversità
di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel novembre del
1916 al teatro Argentina diRoma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello scriveva nel
1917 al figlio Stefano. Dalla Grande Guerra al Nobel: il successo
internazionale Magnifying glass icon mgx2.svgTeatro d'Arte di Roma. La guerra
fu un'esperienza dura per Pirandello; il figlio Stefano venne infatti
imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato, ritornò in Italia
gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la guerra, inoltre, le
condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto da rendere
inevitabile il ricovero in manicomio (1919) dove rimase, come detto, fino alla
morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico,
dedicandosi soprattutto al teatro. Nel 1925 fondò la Compagnia del Teatro
d'Arte di Roma con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta
Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo:
le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway. Nel
giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo,
come testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 1934, "per
il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale".
Degno di nota fu lo stretto rapporto con la giovane Abba, sua musa ispiratrice,
della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse
solamente in maniera platonica. Molte delle opere pirandelliane
cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema: Pirandello andava spesso ad
assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati Uniti d'America,
dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i
suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi (1935) andò a trovare, su invito,
Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa Pirandello difese con
veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i
giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi
americani.[25] Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo
Pirandello non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne
l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in
un'epoca di crisi. L'idea politica di fondo di Pirandello era legata
principalmente a questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa
nel 1915 sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali patriottici della
famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la
quale il figlio Stefano fu fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per
la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di Boemia,
presso Mauthausen. Pirandello non riuscì a far liberare il figlio malato
neppure con l'intervento del papa Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune
delle idee dei giovani Fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i
giovani si nota come l'idea politica di Pirandello era stata oscurata dalla
riflessione "umoristica". Per Pirandello, i siciliani avevano subìto
le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani: è questa l'unica idea forte
che ci presenta. Nella prima guerra mondiale, come detto, fu un
interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in
prima linea alla guerra, cosa che invece Stefano farà, arruolandosi volontario
immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che
sarà estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non aderì
subito ai Fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo espliciterà
l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. Il 28 ottobre 1923 fu
ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Il 17 settembre 1924 Pirandello chiese
l'iscrizione al PNF inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato subito
dall'agenzia Stefani: «Eccellenza, sento che questo è per me il momento
più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se
l'E.V. mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregerò come
massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con
devozione intera.]» Il telegramma arrivava in un momento di grande
difficoltà per il presidente del Consiglio dopo il ritrovamento il 16 agosto
del corpo dell'on. Giacomo Matteotti.[28][30] Per la sua adesione al
fascismo, Pirandello fu duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici
italiani fra cui il deputato liberale Giovanni Amendola che in un articolo
arrivò a dargli dell'"accattone" che voleva a tutti i costi divenir
senatore del Regno. Pirandello, pur non ritrovandosi caratterialmente con
Mussolini e molti gerarchi, che riteneva persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati alla vera arte[33],
non rinnegò mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una
profonda sfiducia nei regimi socialdemocratici (così come non si interessò mai
del marxismo, solo ne I vecchi e i giovani mostra un leggero interesse per il
socialismo), regimi nei quali sin da inizio Novecento si andavano trasformando
le democrazie liberali, che riteneva a loro volta corrotte, portando ad esempio
gli scandali dell'età giolittiana e il trasformismo; provava inoltre un deciso
disprezzo per la classe politica del tempo[31][34], che avrebbe voluto vedere,
nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso
la «massa» caotica del popolo, che andava, secondo lui, istruita e guidata da
una sorta di "monarca illuminato". Pirandello al «Théâtre Edouard
VII» per i Sei personaggi in cerca d'autore (Parigi, 1925) Nel 1925 Pirandello
fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da
Giovanni Gentile. L'adesione di Pirandello al Fascismo fu per molti imprevista
e sorprese anche i suoi più stretti amici; sostanzialmente egli, per un certo
conservatorismo che comunque aveva, guardava al Duce come riorganizzatore di
una società in disfacimento e ormai completamente disordinata. Un'altra motivazione addotta per spiegare tale
scelta politica è che il fascismo lo riconduceva a quegli ideali patriottici e
risorgimentali di cui Pirandello era convinto sostenitore, anche per le radici
garibaldine del padre. Pirandello vedeva, secondo questa tesi, nel Fascismo la
prima idea originale post-risorgimentale, che doveva rappresentare la
"forma" nuova dell'Italia destinata a divenire modello per l'Europa. Potrebbe
apparire un punto di contatto tra Pirandello e il fascism il sostenuto
relativismo filosofico di entrambi. In realtà ben diverso è il relativismo
morale fascista fondato sull'attivismo soreliano[38][39] e il relativismo
esistenziale pirandelliano che si richiama all'originario movimento
scettico-razionale europeo della fine Professoree l'inizio del XX. Pirandello
nel 1932 «Pirandello si fa interprete di un relativismo pessimistico,
angosciato, negatore di ogni certezza, del tutto incompatibile con l'ansia
attivistica o relativisticapositivadel nostro tempo[40]» Sempre nel solco
di Amendola e dei critici antifascisti vi è anche un commento più pragmatico
alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale avrebbe avuto origine nel suo
ricercare finanziamenti per la creazione della sua nuova compagnia teatrale,
che avrebbe così avuto il sostegno del regime e le relative sovvenzioni, anche
se il governo, perfino dopo il Nobel, gli preferì sempre Gabriele D'Annunzio e
Grazia Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati ideali del
regime, mentre Pirandello ebbe molta difficoltà a reperire i fondi statali, che
Mussolini spesso non voleva concedergli. In ogni caso, come detto, non furono
infrequenti suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte
di apoliticità: «Sono apolitico: mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come
tale, molto semplice e parco; se vuole potrei aggiungere casto...». Clamoroso
fu il gesto del 1927, narrato da Corrado Alvaro[41], in cui Pirandello a Roma
strappò la sua tessera del partito davanti agli occhi esterrefatti del Segretario
Nazionale.[42] Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non
si onsumerà mai. Si concluse senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro
d'Arte cominciata quattro anni prima; dopo lo scioglimento, in tacita polemica
con il regime fascista che a suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi
progetti teatrali, Pirandello si ritirò per qualche mese a Berlino insieme a
Marta Abba, primadonna della compagnia. Forse a parziale compensazione di
questo mancato sostegno, nel 1929 Pirandello fu uno dei primi 30 accademici,
nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia
d'Italia. Nel 1935, in nome dei suoi ideali patriottici, partecipò alla
raccolta dell'"oro per la patria" donando la medaglia del premio Nobel
ricevuto l'anno prima[43], cosa fatta, tra gli altri, anche dall'antifascista
Benedetto Croce, che donò la medaglia da senatore. Questa scelta di
adesione al regime è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla critica,
poiché sostanzialmente l'ideologia fascista non ebbe mai parte nella vita e
nell'opera pirandelliana, abbastanza avulse della realtà politica, così che
egli non fu in grado di vedere e giudicare le violenze fasciste; tuttavia il
contenuto idealmente anarchico, corrosivo, pessimista e quasi sempre anti-sistema
delle sue opere era guardato con sospetto da molti intellettuali e uomini
politici del PNF, che non lo consideravano una vera "arte fascista". La
critica fascista difatti non sempre esaltava le opere di Pirandello, spesso
considerandole non conformi agli ideali fascisti: vi si vedeva una certa
insistenza e considerazione di quella borghesia altolocata (che pure Pirandello
non amava particolarmente) che il fascismo formalmente condannava come corrotta
e decadente. Gli arzigogoli filosofici dei personaggi dei drammi borghesi
pirandelliani erano considerati quanto di più lontano dall'attivismo fascista. Anche
dopo l'attribuzione del Nobel parecchi lavori furono accusati dalla stampa di
regime di disfattismo tanto che anche Pirandello finì tra i "controllati
speciali" dell'OVRA. Negli ultimi anni viaggerà difatti molto, andrà in
Francia e negli Stati Uniti, quasi in un volontario esilio dal clima culturale
italiano di quegli anni.[35] Nonostante i suoi elogi al capo del governo, il
Duce farà sequestrare l'opera La favola del figlio cambiato, per alcune scene
ritenute non consone, impedendone le repliche (a Pirandello verrà imposta, per
contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio). Le
volontà testamentarie di Pirandello, infine, che negavano ogni funerale e
celebrazione dopo la morte dello scrittore, metteranno in imbarazzo i fascisti
e lo stesso Mussolini, che ordinò così alla stampa che non ci fossero troppe
celebrazioni postume sui quotidiani, ma che ne fosse data solo la notizia, come
di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino Luigi
Pirandello amava trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel
Cimino (VT) un'amena e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei
boschi del Monte Cimino. In particolare Pirandello rimase affascinato dalla
maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato nella località di
"Pian della Britta", a cui volle dedicare un'omonima poesia, che oggi
è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in tale località.
Pirandello ambientò a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e personaggi
realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone e
Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto vivo
ancora oggi il ricordo di Pirandello a cui sono dedicati monumenti, lapidi e
strade. Luigi Pirandello frequentò anche Arsoli per molti anni,
soprattutto durante i periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa
nell'allora bar Altieri in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova
nella definizione che egli stesso diede ad Arsoli chiamandola "La piccola
Parigi". La morte e il testamento Appassionato di cinematografia,
mentre assisteva a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il
fu Mattia Pascal, nel novembre 1936 si ammalò di polmonite.[47] Pirandello
aveva 69 anni, e aveva già subito due attacchi di cuore; il suo corpo, ormai
segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopportò oltre. Al medico
che tentava di curarlo, disse: «Non abbia tanta paura delle parole, professore,
questo si chiama morire»; dopo 15 giorni, la malattia si aggravò e il 10
dicembre 1936 Pirandello morì, lasciando incompiuto l'ultimo lavoro teatrale, I
giganti della montagna, opera a sfondo mitologico. Il terzo atto venne ideato e
illustrato al figlio Stefano nell'ultima notte di vita, che lo scrisse poi
sotto forma narrativa, tentandone anche una ricostruzione, onde integrare la
sceneggiatura del dramma che solitamente è però rappresentato nella forma incompiuta,
in due atti.[48] Magnifying glass icon mgx2.svgLe ceneri di Pirandello.
Per Pirandello il regime fascista avrebbe voluto esequie di Stato. Vennero
invece rispettate le sue volontà espresse nel testamento: «Carro d'infima
classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni, né parenti né amici.
Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi». Per sua volontà il
corpo, senza alcuna cerimonia, fu cremato, per evitare postume consacrazioni
cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora
greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. Successivamente,
nel 1947, Andrea Camilleri e altri quattro studenti dettero il via a un lento e
travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato
possibile lo spargimento): far seppellire le ceneri nel giardino della villa di
contrada "Caos", dove era nato. Il giurista e politico Gaspare
Ambrosini, dopo il rifiuto di un pilota statunitense di volare da Roma a
Palermo con a bordo le ceneri di un morto, trasportò l'anfora in treno, chiusa
in una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal
vescovo di Agrigento Giovanni Battista Peruzzo, contrario a un corteo con un
defunto cremato. Camilleri si recò dal vescovo, che rimase inamovibile; il
futuro scrittore propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una
bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi
e poi a bordo di una littorina, giunse ad Agrigento.[49] Dopo una cerimonia
religiosa, l'anfora con le ceneri venne estratta dalla bara e riposta nel Museo
Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino
della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, nel 1962, realizzata una
scultura monolitica di Renato Marino Mazzacurati, artista vincitore del
concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata,
le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro di rame
inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del
cemento. Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai
lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ricolmo e
riaperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario
di Pirandello stesso. Il pensiero Pirandello nel 1924 «... davanti agli
occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema
filosofico.» (L. Pirandello, dai Foglietti[51]) Pirandello si occupò di
questioni teoriche fin da giovane nonostante fosse convinto che qualunque
filosofia sarebbe fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui
prevale la "bestia", l'aspetto animalesco e irrazionale. Si
avvicinò alle teorie dello psicologo Alfred Binet sulla pluralità dell'io. Pubblicò
nel 1908 i saggi Arte e Scienza e L'umorismo caratterizzati da un'esposizione
di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso filosofico. Le due
opere sono espressione di un'unica maturazione artistica ed esistenziale che ha
coinvolto lo scrittore siciliano all'inizio del Novecento e che vede come
centrale proprio la poetica dell'umorismo.L'umorismo L'Umorismo, la prima
edizione del 1908 Nel 1908 Pirandello scrive L'umorismo, un saggio dove
confluiscono idee, brani di scritti e appunti precedenti: ad esempio sue varie
chiose e annotazioni a L'indole e il riso di Luigi Pulci di Attilio Momigliano
e parti dell'articolo Alberto Cantoni, che era apparso già nella «Nuova
Antologia» del 16 marzo 1905. Come ha osservato Daniela Marcheschi, L'umorismo
di Pirandello si inserisce «in un rigoglioso e più che secolare campo di
meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e ai primi del Novecento rappresenta,
nel nostro paese, il momento riepilogativo probabilmente più soddisfacente, per
l'epoca, di una serie di acquisizioni teoriche che la cultura internazionale
aveva chiare e consolidate da tempo. Bisognerà infatti aspettare l'importante
studio di Alberto Piccoli Genovese, Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria
del Riso come Introduzione all’Estetica, pubblicato nel 1926 presso la casa
editrice Fratelli Bocca, a Torino, per avere un saggio di ampia informazione e
documentazione, di solido spessore speculativopur nell'ispirazione idealistica
d'ascendenza crociana da cui prende le mosse: tecnicamente persuasivo, insomma,
e con ben altre fondamenta teoretiche. Peraltro, in un panorama di non rara
fossilizzazione culturale come quello dell'Italia contemporanea, va detto che
l'opera di Piccoli Genovese è stata appaiata forse soltanto dal coraggioso
volume, e di molti anni posteriore, Homo ridens. Estetica, Filologia,
Psicologia, Storia del Comico, che Paolo Santarcangeli ha dato alle stampe nel
1989 a Firenze, con l'editore Olsckhi»[52]. Nel succitato saggio
Pirandello distingue il comico dall'umoristico[53] Il primo, definito come
"avvertimento del contrario"[54], nasce dal contrasto tra l'apparenza
e la realtà. Nel saggio Pirandello ce ne fornisce un esempio: «Vedo una vecchia
signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e
poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a
ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò
che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto
un "avvertimento del contrario"» (L. Pirandello, L'umorismo,
Parte seconda[55]) L'umorismo, il "sentimento del contrario", invece
nasce da una considerazione meno superficiale della situazione: «Ma se
ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora
non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne
soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così,
nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito
molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché
appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo
avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del
contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui
la differenza tra il comico e l'umoristico» (L. Pirandello, L'umorismo,
Parte seconda[55]) Quindi, mentre il comico genera quasi immediatamente la
risata perché mostra subito la situazione evidentemente contraria a quella che
dovrebbe normalmente essere, l'umorismo nasce da una più ponderata riflessione
che genera una sorta di compassione da cui si origina un sorriso di
comprensione. Nell'umorismo c'è il senso di un comune sentimento della
fragilità umana da cui nasce un compatimento per le debolezze altrui che sono
anche le proprie. L'umorismo è meno spietato del comico che giudica in maniera
immediata. «non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci
faceva ridere adesso ci farà tutt'al più sorridere.» (Luigi Pirandello)
La poetica dell'Umorismo Pirandelliana, in realtà nasce già quando, nel 1904,
pubblica le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi a Il
Copernico di Leopardi del 1827 nelle Operette morali riprende l'ironia
letteraria di Leopardi che attribuiva la scoperta copernicana
dell'eliocentrismo alla pigrizia del Sole stanco di girare attorno ai pianeti.
Il richiamo a Copernico si ritrova poi nel saggio su L'umorismo (cap. 5 della
seconda parte), dove Pirandello vede una notazione umoristica nella
contrapposizione di due sentimenti opposti per i quali dopo la scoperta
copernicana l'uomo scopre di essere una parte infinitesimale dell'universo e
nello stesso tempo la sua capacità di compenetrarsene. La crisi dell'io
L'analisi dell'identità condotta da Pirandello lo portò a formulare la teoria
della crisi dell'io. In un articolo del 1900 scrisse: «Il nostro spirito
consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto
tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento,
così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza
dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si
manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo
con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. [...] Talché
veramente può dirsi che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per
proprio conto, nel medesimo individuo. Con gli elementi del nostro io noi
possiamo perciò comporre, costruire in noi stessi altri individui, altri esseri
con propria coscienza, con propria intelligenza, vivi e in atto.»
Paradossalmente, il solo modo per recuperare la propria identità è la follia,
tema centrale in molte opere, come l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli,
nel quale Pirandello inserisce addirittura una ricetta per la pazzia: dire
sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente verità, infischiandosene dei
riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo
comportamento porterà presto all'isolamento da parte della società e, agli
occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le convenzioni sociali e
morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e vivere nel mondo secondo
le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se stesso e gli altri senza
dover creare un personaggio, è semplicemente persona. Esemplare di tale
concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e
centomila. La "lanterninosofia" Ancora sulla crisi
dell'identità del singolo impotente con la sua razionalità di fronte al mistero
universale che lo circonda, Pirandello, all'inizio del XIII capitolo del
romanzo Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del
"lanternino", tramite il monologo che il personaggio di Anselmo
Paleari rivolge al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada
rappresenta il sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite
le illusioni di fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che
altrimenti provoca l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che
ha il triste privilegio di "sentirsi vivere". «[Il lanternino] che proietta tutto intorno a
noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera,
l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in noi,
ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo
in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il
giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé
dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione?»
(Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia verso la
fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio vuoto
spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del Paleari, con
l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo, che
tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale.[57] Il contrasto tra
vita e forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della
persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione
che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri.
Influenzato dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di
Bergson, Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la
vita sia dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di
questo flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi
tenta, inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi
riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai
riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso
alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il
perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è
impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e
forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la
sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire
alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il
"folle", che pure è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta
a liberarsi dalla maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e
vera, che resta impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la
maschera o le maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo
della raccolta delle sue opere teatrali).[58] Questa riflessione, che si
rispecchia nelle varie opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è
stata, ad opera soprattutto dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come
un sistema filosofico basato sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta
ha fatto esprimere alla critica un giudizio negativo delle ultime opere
precedenti al "teatro dei miti", accusate a volte di
"pirandellismo", cioè di riproporre sempre lo stesso schema di
lettura.[58] Luigi Pirandello (1930) Il relativismo psicologico o
conoscitivo «La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora
FrolaAh!E la seconda moglie del signor PonzaOh! E come?Sì; e per me nessuna!
nessuna!Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra!Nossignori. Per me,
io sono colei che mi si crede. (...) Ed ecco, o signori, come parla la
verità.» (Dialogo finale di Così è (se vi pare)) Dal contrasto tra la
vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si esprime in due sensi:
orizzontale, ovvero nel rapporto interpersonale, e verticale, ovvero nel
rapporto che una persona ha con se stessa. Gli uomini nascono liberi ma
il Caso interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta: l'uomo nasce
in una società precostituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo
la quale deve comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le
regole che la società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo
diverso: solo per l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma
per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per
tornare indietro, come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal.
L'uomo dunque non può capire né gli altri né tanto meno se stesso, poiché
ognuno vive portandoconsapevolmente o, più spesso, inconsapevolmenteuna
maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e
inconoscibili. Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione
narrativa nel romanzo Uno, nessuno e centomila: Uno perché ogni persona crede
di essere un individuo unico con caratteristiche particolari; Centomila perché
l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci
giudicano; Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità
diverse, invero, è come se non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non
è capace di fermarsi nel suo vero "io". L'incomunicabilità Il
relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa il pensiero di Pirandello
si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra gli uomini:
poiché ogni persona ha un proprio modo di vedere la realtà, non esiste un'unica
realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono le persone che credono di
possederla e dunque ognuno ha una propria "verità".
L'incomunicabilità produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione
dalla società e persino da se stessi, poiché proprio la crisi e frammentazione
dell'io interiore crea diversi io discordanti. Il nostro spirito consiste di
frammenti che ci fanno scoprire di essere "uno, nessuno, centomila".
I personaggi dei drammi pirandelliani, come il Vitangelo Moscarda del romanzo
Uno, nessuno e centomila e i protagonisti della commedia Sei personaggi in
cerca di autore, di conseguenza avvertono un sentimento di estraneità dalla
vita che li fanno sentire «forestieri della vita»[, nonostante la continua
ricerca di un senso dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo,
che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si
presentano al cospetto della società o delle persone più vicine. La
reazione al relativismo Reazione passiva L'uomo accetta la maschera, che lui
stesso ha messo o con cui gli altri tendono a identificarlo. Ha provato
sommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere ma, incapace di ribellarsi
o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova maschera, si
rassegna. Vive nell'infelicità, con la coscienza della frattura tra la vita che
vorrebbe vivere e quella che gli altri gli fanno vivere per come essi lo
vedono. Accetta alla fine passivamente il ruolo da recitare che gli si
attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la reazione tipica delle
persone più deboli come si può vedere nel romanzo Il fu Mattia Pascal.
Reazione ironicoumoristica Primo piano di Luigi Pirandello Il soggetto
non si rassegna alla sua maschera però accetta il suo ruolo con un
atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno esempio varie opere di
Pirandello come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La patente. Il
personaggio principale di quest'ultima opera, Rosario Chiàrchiaro, è un uomo
cupo, vestito sempre in nero che si è fatto involontariamente la nomea di
iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è rimasto senza lavoro. Il
presunto iettatore non accetta l'identità che gli altri gli hanno attribuito ma
comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che sia un
menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo avrà un
nuovo lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà pagare
per allontanarlo. La maschera rimane ma almeno se ne ricava un vantaggio.
Reazione drammatica L'uomo, accortosi del relativismo, si renderà conto che
l'immagine che aveva sempre avuto di sé non corrisponde in realtà a quella che
gli altri avevano di lui e cercherà in ogni modo di carpire questo lato
inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la maschera che gli è stata
imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela e allora se è
così che lo vuole il mondo, egli sarà quello che gli altri credono di vedere in
lui e non si fermerà nel mantenere questo suo atteggiamento sino alle ultime e
drammatiche conseguenze. Si chiuderà in una solitudine disperata che lo porta
al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale sforzo verso un obiettivo irraggiungibile
nascerà la voluta follia. La follia è infatti in Pirandello lo strumento di
contestazione per eccellenza delle forme fasulle della vita sociale, l'arma che
fa esplodere convenzioni e rituali, riducendoli all'assurdo e rivelandone
l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere, per trovare il proprio io,
è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma solo centomila
frammenti (e quindi di non essere "uno" ma "nessuno"),
accettare l'alienazione completa da se stessi. Tuttavia la società non accetta
il relativismo, e chi lo fa viene ritenuto pazzo. Esemplari sono i personaggi
dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e
centomila. Teatro Busto di Pirandello in un parco di Palermo, il "Giardino
Inglese". Il busto si trova vicino all'ingresso di via Libertà. Pirandello
divenne famoso proprio grazie al teatro che chiama teatro dello specchio,
perché in esso viene raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la
maschera dell'ipocrisia e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore
si guardi come in uno specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla
critica viene definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scriverà
moltissime opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle,
che vengono divise in base alla fase di maturazione dell'autore: Prima
faseIl teatro siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza faseIl
teatro nel teatro (metateatro) Quarta faseIl teatro dei miti Generalmente si attribuisce
l'interesse di Pirandello per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni
precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione: in
gioventù, infatti, Pirandello compose alcuni lavori teatrali, andati perduti
poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri, il copione de Gli uccelli
dell'alto). In una lettera del 4 dicembre 1887, indirizzata alla famiglia, si
legge: «Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso
penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una sensazione
strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi
si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io mi sento preso
dalla febbre, e brucio. È la vecchia passione chi mi vi trascina, e non vi entro
mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della mia mente, persone che si
agitano in un centro d'azione, non ancora fermato, uomini e donne da dramma e
da commedia, viventi nel mio cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul
palcoscenico. Spesso mi accade di non vedere e di non ascoltare quello che
veramente si rappresenta, ma di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia
mente: è una strana allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e
che potrebbe farmi ammattire dietro uno scoppio di fischi!» (Luigi
Pirandello, da una lettera ai familiari del 4 dicembre 1887) È in questa
dimensione che si parla di "teatro mentale"[63]: lo spettacolo non è
subito passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi"
che popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua
mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma e datata 7 gennaio 1888,
Pirandello sostiene che la scena italiana gli appare decaduta: «Vado
spesso in teatro, e mi diverto e me la rido in veder la scena italiana caduta
tanto in basso, e fatta sgualdrinella isterica e noiosa» (Luigi Pirandello,
da una lettera ai familiari del 7 gennaio 1888[64]) La delusione per non essere
riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal
teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.
Nel 1907 pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove
esprime le sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore
nel lavoro teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea
drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che
intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come
un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo
specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di
contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla
dimensione adultera dell'eco.” È in
questo momento che Pirandello si distacca dalla lezione positivista e,
presa diretta coscienza dell'impossibilità della rappresentazione scenica del
"vero" oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare
l'essenza delle cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio
L'Umorismo con il sentimento del contrario). Il 6 ottobre 1924 fondò la
compagnia del Teatro d'Arte di Roma con sede al Teatro Odescalchi con la
collaborazione di altri artisti: il figlio Stefano Pirandello, Orio Vergani,
Claudio Argentieri, Antonio Beltramelli, Giovani Cavicchioli, Maria Letizia
Celli, Pasquale Cantarella, Lamberto Picasso, Renzo Rendi, Massimo Bontempelli
e Giuseppe Prezzolini[66]: tra gli attori più importanti della compagnia
figurano Marta Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La
compagnia, il cui primo allestimento risale al 2 aprile 1925 con Sagra del
signore della nave dello stesso Pirandello e Gli dei della montagna di Lord
Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi degli allestimenti, che non
riuscivano ad essere coperti dagli introiti del teatro semivuoto[67]
costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede
del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti la compagnia si
produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento
definitivo, avvenuto a Viareggio nell'agosto del 1928. Prima faseTeatro
Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha
ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie
caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in
lingua siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace
di esprimere maggiore aderenza alla realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia
Roma, Teatro Metastasio, 9 dicembre 1910; [68] Il dovere del medico, Roma, Sala
Umberto, 20 giugno 1913; La ragione degli altri, Milano, Teatro Manzoni, 19
aprile 1915; Cecè, Roma, Teatro Orfeo, 14 dicembre 1915; Pensaci, Giacomino,
Roma, Teatro Nazionale, 10 luglio 1916; Liolà, Roma, Teatro Argentina, 4
novembre 1916; Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Pirandello e
Marta Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo,
avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro
umoristico. Pirandello presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo
borghese: introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i
modelli consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica
della vita al di là della maschera. Così è (se vi pare), Milano, Teatro
Olimpia, 18 giugno 1917; Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, 27
giugno 1917; La giara, Roma, Teatro Nazionale, 9 luglio 1917; Il piacere
dell'onestà, Torino, Teatro Carignano, 27 novembre 1917; La patente, Torino,
Teatro Alfieri, 23 marzo 1918 Ma non è una cosa seria, Livorno, Teatro Rossini,
22 novembre 1918; Il giuoco delle parti, Roma, Teatro Quirino, 6 dicembre 1918;
L'innesto, Milano, Teatro Manzoni, 29 gennaio 1919; L'uomo, la bestia e la
virtù, Milano, Teatro Olimpia, 2 maggio 1919; Tutto per bene, Roma, Teatro
Quirino, 2 marzo 1920; Come prima, meglio di prima, Venezia, Teatro Goldoni, 24
marzo 1920; La signora Morli, una e due, Roma, Teatro Argentina, 12 novembre
1920; Terza faseIl teatro nel teatro Nella fase del teatro nel teatro le cose
cambiano radicalmente, per Pirandello il teatro deve parlare anche agli occhi
non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di
Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per esempio essere una
casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie stanze
contemporaneamente; inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al mondo
che si trasforma sul palcoscenico. Pirandello abolisce anche il concetto
della quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico:
in questa fase, infatti, Pirandello tende a coinvolgere il pubblico che non è
più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori
sulla scena. In questo periodo Pirandello ebbe un decisivo incontro con
un grande autore teatrale italiano del XX secolo: Eduardo De Filippo.
Conseguenza, oltre alla nascita di un'amicizia che durò tre anni, fu che
l'autore napoletano sentì, come accadde in passato per quello siciliano, il
bisogno di allontanarsi dal "regionalismo" dell'arte verista pur
conservandone però le tradizioni e le influenze. Pirandello
incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo (1933) Sei personaggi in cerca
d'autore, Roma, Teatro Valle, 10 maggio 1921; Enrico IV, Milano, Teatro
Manzoni, 24 febbraio 1922; All'uscita, Roma, Teatro Argentina, 29 settembre
1922; L'imbecille, Roma, Teatro Quirino, 10 ottobre 1922; Vestire gli ignudi,
Roma, Teatro Quirino, 14 novembre 1922; L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Teatro
degli Indipendenti, 21 febbraio 1923; La vita che ti diedi, Roma, Teatro
Quirino, 12 ottobre 1923; L'altro figlio, Roma, Teatro Nazionale, 23 novembre
1923; Ciascuno a suo modo, Milano, Teatro dei Filodrammatici, 22 maggio 1924;
Sagra del signore della nave, Roma, Teatro Odescalchi, 4 aprile 1925; Diana e
la Tuda, Milano, Teatro Eden, 14 gennaio 1927; L'amica delle mogli, Roma,
Teatro Argentina, 28 aprile 1927; Bellavita, Milano, Teatro Eden, 27 maggio
1927; O di uno o di nessuno, Torino, Teatro di Torino, 4 novembre 1929; Come tu
mi vuoi, Milano, Teatro dei Filodrammatici; 18 febbraio 1930; Questa sera si
recita a soggetto, Torino, Teatro di Torino, 14 aprile 1930; Trovarsi, Napoli,
Teatro dei Fiorentini, 4 novembre 1932; Quando si è qualcuno, Buenos Aires,
Teatro Odeón, 20 settembre 1933 (in spagnolo); La favola del figlio cambiato,
Roma, Teatro Reale dell'Opera, 24 marzo 1934; Non si sa come, Roma, Teatro
Argentina, 13 dicembre 1935; Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional, 22
settembre 1931. Quarta faseIl teatro dei miti A questa fase si assegnano solo
tre opere della produzione pirandelliana. La nuova colonia Lazzaro I
giganti della montagna Romanzi Copertina de Il turno, Edizioni Madella
Pirandello scrisse sette romanzi: 1901L'esclusa, pubblicato a puntate su
La Tribuna; in volume: Milano, Fratelli Treves, Il turno, Catania, Niccolò
Giannotta, Editore. l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. 1911Suo marito,
Firenze, Edizioni Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i
romanzi, Milano, Mondadori, (1941) 1913I vecchi e i giovani, 2 volumi, Milano,
Fratelli Treves. 1925Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, R.
Bemporad & figlio. 1926Uno, nessuno e centomila, Firenze, R. Bemporad &
figlio. Novelle Le novelle erano considerate le opere più durature, ma i
critici moderni hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più
degne di essere ricordate. Fare distinzione tra i contenuti delle novelle (o i
romanzi) e le opere teatrali è difficile, in quanto molte novelle sono state
messe in opera a teatro ad esempio: Ciascuno a suo modo deriva dalla novella Si
gira...; Liolà ha il tema preso da un capitolo de Il fu Mattia Pascal; La nuova
colonia viene già presentata in Suo marito. Analizzando le novelle
possiamo renderci conto che ciò che manca veramente è una delineazione
tematica, una cornice, infatti sono presenti un crogiolo di personaggi ed
eventi. Il tempo in cui le novelle sono ambientate non è definito,
infatti alcune si svolgono nell'epoca umbertina, poi giolittiana e del
dopo-giolitti; diversamente accade nelle novelle cosiddette siciliane, nelle
quali il tempo non è fissato, ma è un tempo antico, di una società che non vuole
cambiare e che è rimasta ferma. I paesaggi delle novelle sono vari; per
quelle dette siciliane si ha spesso il tipico paesaggio rurale[69], anche se in
alcune troviamo il tema sociale del contrasto tra le generazioni dovuto
all'unità d'Italia. Altro ambiente delle novelle pirandelliane è la Roma
umbertina o giolittiana. I protagonisti sono sempre alla presa con il
male di vivere, con il caso e con la morte[70]. Non troviamo mai rappresentanti
dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini della porta
accanto: sarte, balie, professori, piccoli proprietari di negozi che hanno una
vita sconvolta dalla sorte e da drammi familiari. I personaggi ci vengono
presentati così come appaiono, è difficile trovare un'approfondita analisi
psicologica. Le fisionomie sono spesso eccentriche, per il sentimento del
contrario, hanno un carattere opposto a come si presentano. I personaggi
parlano e ragionano nel presentarsi per come essi sentono di essere, ma alla
fine saranno sempre preda del caso, che li farà apparire diversi e
cambiati. Novelle per un anno Pirandello è uno dei più grandi scrittori
di novelle, raccolte dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito l'autore
si dedicò maggiormente per tutta la sua vita, cercando di completarla, alla
raccolta Novelle per un anno, così intitolata perché il suo intento era quello
di scrivere 365 novelle, una per ogni giorno dell'anno. Arriverà a 241 nel
1922, solo postume ne usciranno ancora 15. Novelle per un anno, 15 voll.,
Firenze, Bemporad, 1922-1928; Milano, Mondadori, 1934-1937. I, Scialle nero,
Firenze, Bemporad, 1 La vita nuda, Firenze, Bemporad, 1922. III, La rallegrata,
Firenze, Bemporad, 1922. IV, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze,
Bemporad, 1923. VI, In silenzio, Firenze, Bemporad, VII, Tutt'e tre, Firenze,
Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX, Donna Mimma, Firenze,
Bemporad, 1925. X, Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio,
Firenze, Bemporad, 1928. XIII, Candelora, Firenze, Bemporad, 1928. XIV,
Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, 1934. XV, Una giornata, Milano,
Mondadori, 1937. Poesia Dal 1883 al 1912 si svolge la produzione letteraria di
Pirandello meno conosciuta dal grande pubblico, quella delle poesie che,
contrariamente alla composizione teatrale, non esprimono alcun tentativo di
rinnovamento sperimentale estetico, e seguono piuttosto le forme e i metri
tradizionali della lirica classica, pur non rimandando a nessuna delle correnti
letterarie presenti al tempo dello scrittore. Nell'antologia poetica Mal
giocondo, pubblicata a Palermo nel 1889, ma la cui prima lirica risale al 1880,
quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge uno dei temi dell'ultima
estetica pirandelliana del contrasto tra la serena classicità del mito e
l'ipocrisia e la immoralità sociale della contemporaneità. Sono presenti, come
nota lo stesso Pirandello, anche toni umoristici, specie quelli derivati dal
suo soggiorno a Roma[71]. Le raccolte di poesie sono: Mal giocondo,
Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel, 1889. Pasqua di Gea, Milano,
Libreria editrice Galli, 1891 (dedicata a Jenny Schulz-Lander, di cui si
innamorò a Bonn, con una chiara influenza della poesia di Carducci). Pier
Gudrò, 1Roma, Voghera, 1894. Elegie renane, 1889-90, Roma, Unione Cooperativa
Editrice, 1895 (il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane,
traduzione di Johann Wolfgang von Goethe, Livorno, Giusti, 1896. Zampogna,
Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 1901. Scamandro, Roma, Tipografia Roma,
1909. Fuori di chiave, Genova, Formiggini, 1912.Pirandello nel cinema
Inizialmente Pirandello non amava molto il cinema, considerato inferiore al
teatro, e questo interesse maturò lentamente, negli anni: «Il rapporto tra
Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo, conflittuale, a volte di totale
rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu certamente la curiosità per
questa nuova modalità di narrazione per immagini, che si era già strutturata
come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere il romanzo Si gira,
pubblicato una prima volta nel 1916 e poi ripubblicato nel 1925 con il titolo
Quaderni di Serafino Gubbio operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul
cinematografo è spietato sia quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per
correre a vedere su uno schermo "larve evanescenti" prodotte in
maniera meccanica e fredda, sia quando descrive il mondo della produzione
cinematografica popolato di personaggi volgari impeg confezionare prodotti
commerciali per soddisfare il palato delle masse e gli interessi degli uomini
d'affari. Nello stesso tempo la struttura stessa del racconto letterario e
l'ipotesi, da Pirandello stesso formulata, di trarne un film prefigurano
un'idea di linguaggio cinematografico di grande modernità: il film nel film. Momento
cruciale per la storia del cinema, nei primi decenni del suo sviluppo, fu
l'avvento del sonoro. Anche in questo caso ad un iniziale rifiuto seguì una
svolta significativa. In una lettera a Marta Abba, Pirandello scrisse:
"L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è
adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte: il film
parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" [72].» Pirandello
sul set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra
casa di Ugo Gracci (1918) Il crollo di Mario Gargiulo (1919) Lo scaldino di
Augusto Genina (1920) Ma non è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di
Arnaldo Frateili Il viaggio di Gennaro Righelli (1921) Il fu Mattia Pascal di
Marcel L'Herbier La canzone dell'amore
1930 di Gennaro Righelli, primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In
silenzio. Come tu mi vuoi (As You Desire Me) (1932) di George Fitzmaurice con
Greta Garbo Acciaio (1933) di Walter Ruttmann, soggetto originale di Luigi Pirandello
Il fu Mattia Pascal di Pierre Chenal , Questa è la vita di Giorgio Pàstina,
Aldo Fabrizifilm a quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il
ventaglino, La patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima (1956)
(Never say goodbye) di Jerry Hopper Liolà (1963) di Alessandro Blasetti Il
viaggio (1974) di Vittorio De Sica Enrico IV (1984) di Marco Bellocchio Kaos
(1984) di Paolo e Vittorio Taviani (adattamento da Novelle per un anno) Le due
vite di Mattia Pascal di Monicelli Tu ridi (1998) di Paolo e Vittorio Taviani
(adattamento da Novelle per un anno) La balia (1999) di Bellocchio (adattamento
da Novelle per un anno) Pirandello nell'opera lirica La favola del figlio
cambiato di Gian Francesco Malipiero, 1934 Liolà di Giuseppe Mulè, Six
Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra del Signore della
Nave di Michele Lizzi, 12 marzo 1971 Sogno (ma forse no) di Luciano Chailly,
1975 Opere Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel, 1889.
A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e Filosini,
1890. Pasqua di Gea, Milano, Libreria editrice Galli, 1891. Amori senza amore,
Roma, Bontempelli, 1894. Pier Gudrò, 1809-1892, Roma, Voghera, Elegie renane,
1889-90, Roma, Unione Cooperativa Editrice, 1895. Traduzione di Johann Wolfgang
von Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, 1896. Zampogna, Roma, Società Editrice
Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, 1902.
Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", 1-16 gennaio 1902. Quand'ero
matto.... Novelle, Torino, Streglio, 1902. Il turno, Catania, Giannotta, 1902.
Beffe della morte e della vita. Seconda serie, Firenze, Lumachi, 1903. Notizia
letteraria, in "Nuova Antologia", 16 gennaio 1904. Dante. Poema
lirico di G. A. Costanzo, in "Nuova Antologia", 1904. Bianche e nere.
Novelle, Torino, Streglio, 1904. Il fu Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia,
1904. Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves, 1906. Prefazione a Giovanni
Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, 1906. Studio
preliminare a Alberto Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia,
1906. Arte e scienza. Saggi, Roma, Modes, 1908. L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo,
Lanciano, Carabba, 1908. Scamandro, Roma, Tipografia Roma, La vita nuda.
Novelle, Milano, Treves, 1910. Suo marito, Firenze, Quattrini, Fuori di chiave,
Genova, Formiggini, 1912. Terzetti, Milano, Treves, 1912. I vecchi e i giovani,
2 volumi, Milano, Treves, 1913. Cecè. Commedia in un atto, in "La
lettura", Le due maschere, Firenze,
Quattrini, Erba del nostro orto, Milano, Studio editoriale Lombardo, La
trappola. Novelle, Milano, Treves, 1915. Se non così.... Commedia in tre atti,
in "Nuova Antologia", 1º gennaio 1916. Si gira.... Romanzo, Milano,
Treves, 1916. E domani, lunedì.... Novelle, Milano, Treves, 1917. Liolà.
Commedia campestre in tre atti, Roma, Formiggini, 1917. Se non così. Commedia
in tre atti. Con una lettera alla protagonista, Milano, Treves, 1917. Un
cavallo nella luna. Novelle, Milano, Treves, 1918. Maschere nude, Milano, Treves, Pensaci, Giacomino, Così è
(se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves, 1918. II, Il giuoco delle
parti. In tre atti, Ma non è una cosa seria. Commedia in tre atti, Milano,
Treves, Lumie di Sicilia. Commedia in un atto, Il berretto a sonagli. Commedia
in due atti, La patente. Commedia in un atto, Milano, Treves, L'innesto.
Commedia in tre atti, La ragione degli altri (ex Se non così). Commedia in tre
atti, Milano, Treves, Berecche e la
guerra, Milano, Facchi, 1919. Il carnevale dei morti. Novelle, Firenze,
Battistelli, Tu ridi. Novelle, Milano, Treves, 1920. Pena di vivere così, Roma,
Nuova libreria nazionale, Maschere nude,
31 voll., Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, Tutto per bene. Commedia in tre
atti, Firenze, Bemporad, 1920. II, Come prima meglio di prima. Commedia in tre
atti, Firenze, Bemporad, Sei personaggi in cerca d'autore. Ccommedia da fare,
Firenze, Bemporad, Enrico IV. Tragedia in tre atti, Firenze, Bemporad, 1922. V,
L'uomo, la bestia e la virtù. Apologo in tre atti, Firenze, Bemporad, 1922. VI,
La signora Morli, una e due. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Vestire
gli ignudi. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La vita che ti diedi.
Tragedia in tre atti , Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo. Commedia in due
o tre atti con intermezzi corali, Firenze, Bemporad, 1924. X, Pensaci,
Giacomino! Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Così è (se vi pare).
Parabola in tre atti, Firenze, Bemporad, 1925. XII, Sagra del signore della
nave, L'altro figlio, La giara. Commedie in un atto, Firenze, Bemporad, 1 Il
piacere dell'onestà. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Il berretto a sonagli. commedia in due atti,
Firenze, Bemporad, Il giuoco delle
parti. in tre atti, Firenze, Bemporad, Ma non è una cosa seria. commedia in tre
atti, Firenze, Bemporad, L'innesto. commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La
ragione degli altri. commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, L'imbecille,
Lumie di Sicilia, Cecè, La patente. commedie in un atto, Firenze, Bemporad, All'uscita.
Mistero profano, Il dovere del medico. Un atto, La morsa. Epilogo in un atto,
L'uomo dal fiore in bocca. Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda.
Tragedia in tre atti, Firenze, Bemporad, L'amica delle mogli. Commedia in tre atti, Firenze,
Bemporad, La nuova colonia. Mito. Prologo e tre atti, Firenze, Bemporad, Liolà.
Commedia campestre in tre atti, Firenze, Bemporad, O di uno o di nessuno.
Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Lazzaro. Mito in tre atti, Milano-Roma,
Mondadori, Questa sera si recita a soggetto, Milano-Roma, Mondadori, Come tu mi
vuoi. Tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Trovarsi. Tre atti, Milano-Roma,
Mondadori, Quando si è qualcuno. Rappresentazione in tre atti, Milano,
Mondadori, 1933. XXXI, Non si sa come. Dramma in tre atti, Milano, Mondadori,
1935. Novelle per un anno, 15 voll., Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, I,
Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata,
Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, V, La mosca, Firenze,
Bemporad, 1923. VI, In silenzio, Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze,
Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, Donna Mimma, Firenze,
Bemporad, 1925. X, Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara, Firenze,
Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, 1928. XIII, Candelora, Firenze,
Bemporad, Berecche e la guerra, Milano,
Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, 1937. Teatro dialettale siciliano, VII, 'A vilanza, Cappiddazzu paga
tuttu, con Nino Martoglio, Catania, Giannotta, 1922. Prefazione a Nino
Martoglio, Centona. Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di
alcuni componimenti inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio
operatore, Firenze, Bemporad, 1925. Uno, nessuno e centomila, Firenze,
Bemporad, 1926. Prefazione a Ezio Levi, Lope de Vega e l'Italia, Florencia,
Sansoni, 1935. Introduzione a Silvio D'Amico , Storia del teatro italiano,
Milano, Bompiani, 1936. In un momento come questo, in "Nuova
Antologia", 1º gennaio 1936. Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i
romanzi, Milano, Mondadori, Tutti i romanzi, 2 voll., Milano, A. Mondadori,
1973. Novelle per un anno, 3 voll., 6 tomi, Milano, A. Mondadori, 1985.
Maschere nude, 4 voll., Milano, A. Mondadori, 1986. Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, 1Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori, Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemmenastrino per uniforme ordinariaCavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni A Luigi Pirandello è stato dedicato l'asteroide Pirandello.
Enciclopedia Italiana Treccani alla voce "Girgenti" In Andrea Camilleri. Biografia del figlio
cambiato, Milano, Luigi Pirandello, Lettere da Palermo e da Roma, Bulzoni,
Roma, nell'introduzione Il risorgimento familiare di Luigi Pirandello. intrasformazione.com,
//intrasformazione.com/index.php /intrasformazione/article/download/21/pdf. In siti web Medicina e Insonnia. in ..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affliggeva Pirandello si
trovano in numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia
Pascal, L'uomo solo, La trappola, La giara
G. Bonghi, Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici
italiani A. Camilleri, op.cit. In effetti, Luigi Pirandello affermava in un
lettera ai familiari da Roma del 27 novembre 1887: «I professori di questa
università, nella facoltà mia, sono d’una ignoranza nauseante» (in Lettere giovanili
da Palermo e da Roma Bulzoni, Roma, Pirandello difese pubblicamente durante una
lezione un suo compagno rimproverato ingiustamente dal rettore. Marco Manotta, Luigi Pirandello, Pearson
Italia S.p.a., Da Album Pirandello, I
Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del figlio cambiato, BU «La storia di Luigi e Antonietta ... è
infatti quella di un matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per
interesse, da parte di due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la
dote che assicura ai giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e
approdati a Roma, una vita tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come
scrittore. Il matrimonio d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e
diventa "un matrimonio d'amore con la moglie ideale".» (in Anna Maria
Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e Sciascia, Avagliano Editore, Salvatore
Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Storia
3. Giancarlo Mazzacurati , Introduzione
e biografia di Pirandello, dalla Prefazione a Il fu Mattia Pascal, Einaudi tascabili Vita di Luigi Pirandello Pirandello e
la moglie Antonietta Gaspare Giudice,
Luigi Pirandello,Unione Tipografico-Editrice Torinese, Marco Manotta, Luigi
Pirandello, Ed. Pearson Paravia Bruno Mondadori, Luigi Pirandello, Stefano
Pirandello, Andrea Pirandello, Il figlio prigioniero: carteggio tra Luigi e
Stefano Pirandello durante la guerra Mondadori, Motivazione del Premio Nobel per la
Letteratura 1934 Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arcifascista non
piaceva al Duce[collegamento interrotto]
Gaetano Afeltra, "Mia cara Marta". L'amore platonico di
Pirandello Tra Pirandello e Marta Abba
ottocento lettere di emozioni Einstein e
l'invito a Pirandello. Lo scontro che nessuno vide Luciano Lucignani, Pirandello, la vita nuda,
Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale Archiviato il 24 marzo in . Pirandello chiede di entrare nei
Fasci, in "La Stampa",Francesco Sinigaglia, I volti della violenza a
teatro, Lucca, Argot edizioni67 In
realtà Pirandello non fu l'unico importante intellettuale italiano che si
iscrisse al Partito Nazionale Fascista nel pieno della vicenda Matteotti.
Giuseppe Ungaretti, ad esempio, si iscrisse al PNF appena nove giorni dopo il
funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La
Sapienza" di Roma, Ufficio storico, fasc. AS 2770, Ungaretti
Giuseppe). Documenti:Pirandello e l'adesione al fascismo Gaspare
Giudice, Luigi Pirandello, UTET Torino 1963 Pirandello e la politica, su
atuttascuola. Gina Lagorio «Troppi idioti» E Pirandello partì Pirandello,
nudità e fascismo Pirandello. Gli anni
del fascismo Archiviato il 24 marzo in
. Benito Mussolini, Nel solco delle
grandi filosofie. Relativismo e fascismo, in Il popolo d'Italia, «Le idee di
Mazzini e di Sorel influenzarono profondamente il fascismo di Mussolini e
Gentile...» (Simonetta Falasca Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Rubbettino
Editore, «...Sorel è veramente il notre
maître» (B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia II p.126) Luigi
Pirandello, Interviste a Pirandello: parole da dire, uomo, agli altri uomini,
Rubbettino Editore, 2002nota 3316
riportato da G. Giudice nel suo saggio
Prefazione alle Novelle per un anno, Milano 1956 Storie dalla storia / L'oro alla PatriaIl
Sole 24 ORE Marta Sambugar, Letteratura
italiana per moduli, 2 Incontro con l'autore: Luigi Pirandello Robert S. Dombroski, L'esistenza ubbidiente.
Letterati italiani sotto il fascismo, Guida Editori, 1984 L'Ovra a Cinecittà di Natalia ed Emanuele V.
Marino, Bollati Boringhieri, Il Post, 8 novembre I giganti della montagna, taote. l'8 novembre . «Così, in una bara in affitto, riportammo ad
Agrigento le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del
prefetto, e infine del vescovo.» In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di
Pirandello, su PirandelloWeb, 1º ottobre . 2 gennaio . Nino Borsellino, Il dio di Pirandello:
creazione e sperimentazione, Sellerio, 2004,
159e Roberto Alajmo, Le ceneri di Pirandello, ed. Drago, 2008 in Saggi poesie, scritti varii Mondadori,
Milano "I filosofi hanno il torto
di non pensare alle bestie e davanti agli occhi di una bestia crolla come un
castello di carte qualunque sistema filosofico". Daniela Marcheschi, Introduzione a Luigi
Pirandello, "L'umorismo", Milano, Oscar Mondadori, X. Nel marzo del 2009, la professoressa e critico
letterario Daniela Marcheschi ha rivelato che Pirandello aveva copiato intere
pagine del saggio da opere precedenti di Léon Dumont, poi di Alfred Binet,
Gabriel Séailles, Gaetano Negri, Giovanni Marchesini, nonché dalla Storia e
fisiologia dell'arte di Ridere di Tullo Massarani. Vedi articolo de Il
Giornale, in Caro Pirandello, ti ho beccato a copiare. Luigi Pirandello, L'umorismo e altri saggi,
Giunti Editore, 1994, p.116 Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, Il
sistema letterario Milano, Principato, Testi 8.
Claudia Sebastiana Nobili, Pirandello: guida al Fu Mattia Pascal,
Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista Sambugar, Il
pensiero pirandelliano s'inserisce in un contesto culturale in cui è presente
il concetto di "relativismo": la teoria della relatività di Einstein,
il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di Max
Planck, la filosofia del sociologo Georg Simmel che fonda il suo relativismo
sulla convinzione che non esistono leggi storiche obiettivamente valide
(http://treccani/enciclopedia/georg-simmel_(Dizionario-di-filosofia). E nelle
arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da una
rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti di
vista. Salvatore Guglielmino, Hermann
Grosser, Il sistema letterario 2000, Milano, Principato, Luigi Pirandello,
Maschere nude, Italo Zorzi e Maria Argenziano, Newton Compton Editori,
2007 Elio Providenti , Luigi Pirandello.
Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier,
Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti , Luigi
Pirandello. Epistolario familiare giovanile (18861898), Quaderni della Nuova
Antologia XXIV, Le Monnier, Firenze, 1985, pag. 26. Umberto Artioli,
L'officina segreta di Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita
da autore, repubblicaletteraria. l'8
novembre . Claudio Vicentini, Pirandello
il disagio del teatro, Saggi Marsilio, Venezia, La prima rappresentazione della commedia La morsa
si ebbe a Roma, al Teatro Metastasio, il 9 dicembre 1910, ad opera della
Compagnia del "Teatro minimo" diretta da Nino Martoglio che la mise
in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Pirandello cedendo alle
insistenze di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia fossero
rappresentate nella stessa serata. I due atti unici ebbero diverso esito presso
il pubblico, che accolse con favore La morsa, mentre non gradì Lumie di Sicilia
(in Interviste a Pirandello: "parole da dire, uomo, agli altri
uomini" di Ivan Pupo, editore Rubettino, Legato a ricordi della fanciullezza di
Pirandello. Davide Savio, Il carnevale
dei morti. Sconciature e danze macabre nella narrativa di Luigi Pirandello,
Novara, Interlinea, . «Il mio primo
libro fu una raccolta di versi, Mal giocondo, pubblicata prima della mia
partenza per la Germania. Lo noto, perché han voluto dire che il mio umorismo è
provenuto dal mio soggiorno in Germania; e non è vero; in quella prima raccolta
di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non sapevo
neppure che cosa fosse l'umorismo». (Da una sintetica autobiografia, scritta da
Pirandello probabilmente fra il 1912 e il 1913, per il periodico romano
"Le lettere", del 15 ottobre 1924)
Pirandello e il cinema di Amedeo Fago Pirandello NASA. Luigi Pirandello,
Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Luigi Pirandello, Esclusa, Milano, Fratelli
Treves,Luigi Pirandello, Fu Mattia Pascal, Milano, Fratelli Treves, I
Pirandello. La famiglia e l'epoca per immagini, Sarah Zappulla Muscarà e Enzo
Zappulla, Catania, la Cantinella, Roberto Alonge, Luigi Pirandello, Roma-Bari,
Laterza, Umberto Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Bari, Laterza, Renato
Barilli, La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, Ettore Bonora, Sulle
novelle per un anno in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia,
Nino Borsellino, Ritratto e immagini di Pirandello, Roma-Bari, Laterza, Nino
Borsellino e Walter Pedullà (diretta da), Storia generale della letteratura
italiana, XI, Il Novecento, La nascita del Moderno, 1, Milano, Motta, Fausto De
Michele e Michael Rössner , Pirandello e l'identità europea. Atti del Convegno
internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De
Castris, Storia di Pirandello, Bari, Laterza, Arnaldo Di Benedetto, Verga,
D'Annunzio, Pirandello, Torino, Fògola, 1994. Lucio Lugnani, L'infanzia felice
e altri saggi su Pirandello, Napoli, Liguori, 1986. 88-207-1477-9. Giovanni Macchia, Pirandello o
la stanza della tortura, Milano, Mondadori, 1Mirella Maugeri Salerno,
Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, Francesco Medici, Il dramma di
Lazzaro. Kahlil Gibran e Luigi Pirandello, in «Asprenas», Antonino
Pagliaro, U ciclopu, dramma satiresco di
Euripide ridotto in siciliano da Luigi Pirandello, Firenze, Le Monnier, Giuditta
Podestà, Kafka e Pirandello, in "Humanitas", Filippo Puglisi, L'arte
di Luigi Pirandello, Messina-Firenze, D'Anna, Filippo Puglisi, Pirandello e la
sua lingua, Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, Luigi Pirandello, Milano,
Mondadori, Filippo Puglisi, Pirandello e la sua opera innovatrice, Catania,
Bonanno, 1970. Carlo Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano.
D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello, Milano, Feltrinelli, Antonio
Sichera, «Ecce Homo!» Nomi, cifre e figure di Pirandello, Firenze, Olschki, Riccardo
Scrivano, La vocazione contesa. Note su Pirandello e il teatro, Roma, Bulzoni, Giorgio
Taffon, Luigi Pirandello nel gran teatro del mondo d'oggi, in Maestri
drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche, forme, invenzioni, Roma-Bari,
Editori Laterza, Gian Franco Venè, Pirandello fascista. La coscienza borghese
tra ribellione e rivoluzione, Venezia, Marsilio, 1981. Matteo Veronesi,
Pirandello, Napoli, Liguori, Claudio Vicentini, Pirandello. Il disagio del
teatro, Venezia, Marsilio, Rossano Vittori, Il trattamento cinematografico dei
'Sei personaggi', testo inedito di Luigi Pirandello, Firenze, Liberoscambio, Sarah
Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla , Pirandello e il teatro siciliano, Catania,
Maimone, Sarah Zappulla Muscarà , Narratori siciliani del secondo dopoguerra,
Catania, Maimone. Casa di Pirandello Diego Fabbri Lanterninosofia Sito
ufficiale, su pirandelloweb.com.TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Luigi
Pirandello, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Pirandello, su sapere, De Agostini.
Luigi Pirandello, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Luigi Pirandello, su The Encyclopedia of Science Fiction. Luigi Pirandello, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Pirandello, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Luigi
Pirandello, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Luigi Pirandello, su
nobelprize.org, Nobel Media AB. Luigi Pirandello, su Find a Grave. Opere di Luigi Pirandello, su Liber
Liber. Opere di Luigi Pirandello, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Luigi Pirandello, . Opere di Luigi
Pirandello, su Progetto Gutenberg. Audiolibri di Luigi Pirandello, su
LibriVox. di Luigi Pirandello, su
Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Luigi Pirandello (autore),
su Goodreads. Luigi Pirandello (personaggio), su Goodreads. italiana di Luigi Pirandello, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. Luigi Pirandello, su
Internet Movie Database, IMDb.com. Luigi Pirandello, su AllMovie, All Media
Network. Luigi Pirandello, su Internet Broadway Database, The Broadway League.Luigi
Pirandello, su filmportal.de. Centro
Nazionale Studi Pirandelliani, su cnsp. Istituto di studi pirandelliani, su
studiodiluigipirandello. Emanuele Licastro, Pirandello fra Spengler e
Wittgenstein.
PIRRO
(San Severo). Filosofo. Docente a Palermo. Ancora studente
universitario, inizia ad insegnare presso l'Istituto Roosevelt di Palermo, che
vide tra l'altro nello stesso periodo la presenza di Don Pino Puglisi. Allievo
di Spirito alla "Sapienza" di Roma, si laureò con una tesi sul pensiero
estetico di Allmayer, di cui fu relatore Plebe. Professore, ha insegnato a Perugia
accanto ad Negri. Successivamente ha insegnato snei licei, accompagnando
all'insegnamento sempre una intensa attività di ricerca. Fu studioso di Gentile,
e pubblicò il suo primo volume, L'attualismo di G. Gentile e la religione presso
l'editore Sansoni. Fra i suoi lavori si ricordano anche Filosofia e politica in
Benedetto Croce, pubblicato presso l'editore Bulzoni. Si interessò
successivamente anche alla ricerca storiografica e svolse numerosi studi di
storia locale sulla città di Terni. Esponente di spicco della vita culturale
della città umbra, ne ha studiato gli aspetti poco indagati di quella che fino
ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto
la Giunta di Gianfranco Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione del
nuovo museo archeologico della città di Terni da realizzarsi nel convento di
San Pietro, il progetto ebbe la supervisione dell'archeologo Renato
Peroni. Vincenzo Pirro nei suoi studi di storia contemporanea ha
ricostruito, prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di Giampaolo
Pansa, episodi della guerra civile nell'Umbria meridionale, tra cui
l'assassinio del sindacalista Maceo Carloni e del dirigente d'azienda Alessandro
Corradi. Nel 1989 fonda con altri studiosi locali il "Centro
Studi Storici", un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene
collegata la rivista scientifica Memoria Storica. L'obiettivo della rivista,
uscita a detta di Pirro è quello di porre fine "all'amnesia
organizzata", facendo conoscere a tutti le vicende di una città figlia non
solo dell'industrializzazione. Accanto ad un nuovo sguardo per le vicende
passate la rivista inaugura una stagione di storiografia libera da
condizionamenti ideologici e basata sull'assoluta scientificità nell'utilizzo
delle fonti. Ha suscitato critiche per la ricostruzione di alcuni episodi
di violenza avvenuti durante la resistenza antifascista nel centro Italia, critiche
che si sono particolarmente concentrate all'indomani della sua scomparsa ad
opera di storici locali, che lo hanno accusato di "revisionismo". In
realtà il lavoro effettuato da Pirro, come anche affermato da Parlato nella
prefazione di Regnum hominis, è sempre stato suffragato dalla presenza della
fonte documentale. Inoltre le vicende ricostruite, come ad esempio quella
dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non erano mai state
trattate dalla storiografia cosiddetta "ufficiale". È stato
consigliere dell'stituto per la Storia dell'Umbria Contemporanea e dell'stituto
di Cultura della Storia dell'Impresa "Franco Momigliano" e presidente
della sezione di Terni dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. È
morto all'improvviso, a causa di un infarto, nella sua casa di Terni, completando
il suo ultimo studio dedicato alla storia della Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università degli Studi di Perugia. -- è uscita l'opera postuma, intitolata
Regnum hominis, l'umanesimo di Giovanni Gentile. L'opera fa parte della collana
scientifica della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma, è stato
ritrovato un suo ulteriore scritto postumo dedicato al Risorgimento pubblicato
con la casa editrice Morphema intitolato Scritti sul Risorgimento; è uscito,
curato da Hervé Cavallera, un volume postumo dedicato alla pedagogia di Gentile
intitolato "Dopo Gentile dove va la scuola italiana". Pirro e
Hervè Cavallera al convegno sul pensiero di Giovanni Gentile presso l'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana a Roma. Il
Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la "Sala Tacito" di
Palazzo Carrara in Terni alla memoria di Pirro. L'inaugurazione della sala
"Vincenzo Pirro" si è svolta il 12 marzo e con l'occasione è stato presentato il
volume contenente il carteggio epistolare del professore intitolato "La
vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come Amore" , titolo
riferito alle omonime opere di Ugo Spirito. Il 28 Ottobre in occasione delle celebrazioni per gli
ottanta anni della fondazione del Liceo "Tacito" di Terni, viene
inaugurata, nell'atrio della scuola, una targa dedicata al prof. Vincenzo Pirro
con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre opere postume
vengono prodotte nel luglio , esce "Italia e Germania nel Novecento",
raccolta di scritti di Pirro tratti da "Nuovi Studi Politici",
rivista fondata da Salvatore Valitutti. Nel marzo esce una raccolta di memorie di scritti di
garibaldini intitolata "Correva l'anno 1867Terni e l'affrancamento di Roma
nelle memorie dei garibaldini. Nel luglio del è uscita una nuova opera di carattere
filosofico intitolata "Filosofia e Politica e Giovanni Gentile"
curata dal prof. H. A. Cavallera ed edita dalla casa editrice Aracne. La
Giunta del Comune di Terni ha deliberato la posa di una targa in memoria presso
la dimora di Pirro. La Soprintendenza
Archivistica dell'Umbria e delle Marche, dichiara l'archivio di Vincenzo Pirro
"di notevole interesse culturale" ai sensi del T.U. dei Beni
Cultural. In occasione del decennale dalla scomparsa viene scoperta,sulla casa
dove ha vissuto il professore, una targa commemorativa. In occasione del
decennale della scomparsa viene pubblicato dalla casa editrice Intermedia il
volume collettaneo Hervè A. Cavallera "L'unica via è il Pensieroscritti in
memoria di Vincenzo Pirro". Targa commemorativa di Vincenzo Pirro
posta sulla casa a Piazza Clai a Terni Opere: Opere (elenco parziale), “ Una
missiva fra Spirito e Pirro,” “L'attualismo di Gentile e la religione, Firenze,
Sansoni, Filosofia e politica in Benedetto
Croce, Roma, Bulzoni,Filosofia e politica in Giovanni Gentile, Firenze,
Sansoni, La riforma Gentile e il Fascismo, in Giornale critico della filosofia
italiana, Firenze, Sansoni, Il pensiero politico nell'idealismo italiano,
Firenze, Sansoni, 1974 La prassi come educazione nella gentiliana
interpretazione di Marx, Firenze, Sansoni, 1Cultura e politica in B. Croce,
Firenze, Sansoni, “Filosofia e politica: il problematicismo di Spirito,” Roma,
Bulzoni, “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica fascista,” Perugia,
IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone, Thyrus, Terni e la sua Provincia durante la Repubblica
Sociale, Arrone, Thyrus,Romano Ugolini e Vincenzo Pirro, Giuseppe Petroni,
dallo Stato Pontificio all'Italia unita, Edizioni scientifiche italiane, Napoli,
(V.P.) Interamna Narthiummateriali per il museo archeologico di Terni, Arrone,
Thyrus Le acque pubbliche gli acquedotti di derivazione e le utilizzazioni
idrauliche del territorio di Terni nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e
storico, Terni-Giada, ICSIM, Una scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni,
Arrone, Thyrus, Terni nell'età del Risorgimento, Arrone, Thyrus, Sull'avvenire
industriale di Terni / scritti di Luigi Campofregoso; Vincenzo Pirro Perugia:
CRACE/ICSIM, Garibaldi visto da Giovanni Gentile, Roma, Istituto per la storia
del Risorgimento Italiano, "Per
Garibaldi" (V. Pirro), Arrone, Thyrus, I Giustizieri, La Brigata Gramsci
tra Umbria e Lazio, di Marcello Marcellini, uedizioni Mursia, Vincenzo Pirro ne
scrive la prefazione. Regnum hominis, L'Umanesimo di Giovanni Gentile, Collana
Scientifica Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice, Roma, Ed, Nuova
Cultura, (pref.del Prof. Giuseppe
Parlato) Scritti sul Risorgimento (G.B. Furiozzi), Terni, Morphema Dopo Gentile dove va la scuola italiana
(Hervé Cavallera), Firenze, Le Lettere
La vita come ricercala vita come artela vita come amore (Hervé
Cavallera), Terni, Morphema Italia GermaniaSaggi
di Filosofia Politica, Amazon ed., luglio
Filosofia e Politica in Giovanni Gentile (Hervé Cavallera), Aracne,
Roma Maceo Carloni: Storia e Politica
(Danilo Sergio Pirro), Intermedia Edizioni, Orvieto, Cura di atti di convegno (parziale)
Manifesto del convegno su Giuseppe Petroni, Vincenzo PirroGiuseppe Garibaldi
nel centenario della morte, Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto
della Storia del Risorgimento Giuseppe Petroni Dallo Stato Pontificio
all'Italia unita. Convegno di Studio Terni con relatori i proff. Romano
Ugolini, Franco Della Peruta e Anna Maria Isastia Bicentenario della Rivoluzione
Francese, Terni Vincenzo Pirro , Gli arabi e noi: atti del convegno di studi su
Il nazionalismo arabo, Terni, Arrone: Thyrus (con Domenico Cialfi), La nascita
della Repubblica e gli anni della ricostruzione: mostra storico-documentaria, Bibliomediateca,
Terni, 7ricerca storico documentaria Domenico Cialfi e Vincenzo Pirro; sezione
locale della mostra in collaborazione con Archivio di Stato di Terni e
Biblioteca comunale di Terni; in collaborazione con Centro per la promozione
del libro, ISUC, Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea, Arrone,
Thyrus, Vincenzo Pirro , Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere
dell'Umbria meridionale, scritti di Auguste De Vaux et al.; Vincenzo Pirro,
Terni: CRACE/ICSIM, 2003 Vincenzo Pirro , Elia Rossi Passavanti nell'Italia del
Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni), Arrone: Edizioni Thyrus, Vincenzo
Pirro , Convegno di studi nel 4. centenario della fondazione dell'Accademia dei
Lincei (Terni), Federico Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno di
studi nel IV centenario della fondazione dell'Accademia dei Lincei: Terni,
Arrone: Edizioni Thyrus, Accademia Nazionale dei Lincei Vincenzo Pirro ,
Mazzini nella cultura italiana: atti del Convegno di studi, Terni, Arrone:
Thyrus, Andrea Giardi e Vincenzo Pirro , Pietro Antonio Magalott, erudito, giureconsulto, docente di Diritto,
Arrone: Thyrus, Stefania Magliani e Vincenzo Pirro , Per Garibaldi, Arrone:
Thyrus, Vincenzo Pirro , San Valentino patrono di Terni, atti del Convegno di
studi: Terni, Arrone: Thyrus, di Ugo Spirito La vita come arte, Sansoni,
Firenze, La vita come amore, Sansoni Firenze, La riforma della scuola, Sansoni,
Firenze, Il problema dell'unificazione
del sapere, in Dal mito alla scienza, Sansoni, Firenze, Storia della mia
ricerca, Sansoni, Firenze, Dall'attualismo al problematicismo, Sansoni, Firenze
di Giovanni Gentile La sala "Vincenzo Pirro" in Palazzo
Carrara a Terni Il concetto scientifico della pedagogia, in Scuola e Filosofia,
Sandron Palermo Proemio al “Giornale critico della filosofia italiana, a. I, n.
1,Sansoni, Firenze, Educazione e scuola laica, Vallecchi. Firenze Sistema di logica, II, Laterza, Bari La nuova scuola media,
Vallecchi, Firenze, Che cos'è il fascismo. Discorsi e polemiche, Vallecchi
Firenze, Saggi critici, Vallecchi, Firenze, Scritti pedagogici, III, Treves ,Milano-Roma, Origini e dottrina del fascismo, ed. riv. e accr., Istituto Nazionale Fascista,
Roma di Benedetto Croce Contributo alla critica di me stesso. Napoli, Conversazioni
critiche, Laterza, Bari, La letteratura della nuova Italia, ed., Laterza, Bari Cultura e vita morale,
Laterza, Bari, Etica e politica, IV ed., Laterza, Bari, Pagine sparse, I, Laterza, Bari. Vincenzo PirroUna vittima
della guerra civile: Maceo Carloni", in Memoria Storica, Ed. Thyrus,
ArroneAnno , Memoria Storica, Ed. Thyrus, Arrone, e Memoria Storica Ed. Thyrus,
Arrone, Memoria Storica, Thyrus, Arrone, Vd. Bitti. A., Venanzi M. Covino R.,
La storia rovesciata, Crace Ed. Narni A
tal proposito si legga l'articolo uscito sul Corriere dell'Umbria del 2intitolato
La difesa di mio padre. Lettera a F. Giustinelli presidente ICSIM Regnum hominis. L'umanesimo di Giovanni
Gentile, Ed. Nuova Cultura, Roma, , Contenuto nel volume L'uomo e la Storia.
Scritti in onore di T. Nanni, Ed. Thyrus, Arrone, Comunicato stampa del Comune, su comune.terni.
9Terni, una targa per Vincenzo Pirro, su umbriaON, L'Unica via è il
pensieroscritti in memoria di Vincenzo Pirro, su fondazionespirito. Dopo Gentile dove va la scuola italiana
(Hervé Cavallera), su lelettere.
Vincenzo Pirro, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
DANILO PIRRO, COMPLETA AGG. su
drive.google.com. Il lungo percorso storico del prof. PirroTernimagazine del su
ternimagazine. Sito della Fondazione Ugo
Spirito, su fondazionespirito. Comunicato stampa del sindaco di Terni in
occasione della scomparsa del prof. Pirro, su comune.terni. 2Comunicato di
Terninrete in occasione della scomparsa di Pirro, su archive.fo. Link
sull'ultima pubblicazione "Regnum hominis" [collegamento interrotto],
su nuovacultura. La recensione di "Regnum hominis" del Prof. Rodolfo
Sideri della Fondazione Ugo Spirito di Roma , su certificazionenergetica.com.
Recensione di "Regnum hominis" su Archiviostorico.info, su
archiviostorico.info. Presentazione di "Regnum hominis" presso la
Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, su igiovedi.fondazionespirito. ). "Come si falsifica la storia, il caso
di Alverino Urbani" di V. Pirro L'ospite di passaggio , la difesa di mio
padre, di Danilo Sergio Pirro, testo dell'articolo del Corriere dell'Umbria
L'ultimo discorso su youtube.com. V. Pirro Sull'avvenire industriale di Terni,
scritti di Luigi Campofregoso, introduzione , su icsim. 5V. Pirro,Rassegna
storica del Risorgimento HEGEL GEORG WILHELM FRIEDRICH; MOTI -- su
risorgimento. Sito web dedicato a Maceo Carloni, su maceocarloni. Articolo del
giornale online UmbriaOn dedicato all'inaugurazione della sala "Vincenzo
Pirro" La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore,
articolo di Danilo Sergio Pirro contenuto nell'omonimo volume commemorativo.
L'Archivio un bene culturale della città.
PIZZI.
(Milano). Filosofo. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di
Boezio’ seriously!” Laureato a Milano on una tesi sui condizionali
controfattuali, è diventato ricercatore e poi incaricato di filosofia a Calabria.
Ha lavorato a Siena, diventando Professore -- è stato titolare di un insegnamento di Logica
della Prova presso la Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Milano
Bicocca. Ha iniziato la sua attivita' di ricerca curando la traduzione di
"An Introduction to Modal Logic" di G.E.Hughes e M. J. Cresswell, che
offriva per la prima volta al pubblico italiano una panoramica completa e
aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca, ha
pubblicato due antologie con lunghe introduzioni, una dedicata alla logica del
tempo e una dedicata alla logica condizionale. A partire dalla fine degli anni
'70 ha pubblicato una serie di articoli su riviste internazionali in cui viene
introdotta una logica detta dell'implicazione consequenziale, il cui scopo e'
riformulare le basi della logica detta connessiva nel quadro della logica
modale standard. Questa traduzione linguistica consente di assiomatizzare un
certo numero di sistemi che risultano completi e decidibili mediante tableaux.
Uno sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati è stato conseguito
in due articoli scritti in collaborazione con Timothy Williamson. Altri temi di
ricerca approfonditi nel campo della logica sono stati il problema della
definizione della necessita' in termini di contingenza, l'applicazione di
quadrati e cubi aristotelici alle nozioni modali, l'approccio alla modalita' in
termini di multimodalita', cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente
come primitivi un numero arbitrariamente grande di operatori modali. Nel campo
della filosofia della scienza il tema su cui ha lavorato in modo preminente è stato
quello della teoria controfattuale della causa, a cui ha dedicato articoli e
libri desti un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria Sempre in
questo settore ha pubblicato un libro centrato sul problema della logica
dell'abduzione, un capitolo del quale è dedicato all'analisi di un caso
giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica ha poi
pubblicato un volume che contiene una discussione metodologica delle indagini
ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog.
Note Introduzione alla logica modale, Il
Saggiatore, Milano, La Logica del tempo, Boringhieri, Torino, Leggi di Natura,
Modalita', Ipotesi. Feltrinelli, Milano. V. in particolare Eventi e Cause. Una
prospettiva condizionalista, Giuffre', Milano, V. Diritto, Abduzione e Prova,
Giuffre', Milano, Ripensare Ustica, Createspace (Amazon), Implicazione logica Causalità (filosofia)
Abduzione Strage di Ustica Blog
ufficiale, su claudiopizziit.wordpress.com. Keywords: la regola di Boezio’ –
Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
PIZZORNO.
(Trieste).
Filosofo. Fu un apprezzato filosofo di fama internazionale. Compì studi a Torino, Vienna e Parigi. Assunse
la direzione del Centro di relazioni industriali della Olivetti di Ivrea.
Insegnò presso importanti università italiae: Urbino, Milano, Oxford (Nuffielde), Harvard, Teheran,
Fiesole. Oltre agli importanti studi
sulla materia sociologica condusse ricerche di sociologia economica e politica,
in special modo sulle organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla
politica italiana e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed
economici nelle società industriali. Fu insignito
di alcuni premi, tra cui la Medaglia del Presidente della Repubblica al Premio
Nazionale Letterario Pisa. Opere: “Le
classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione” (Einaudi) Lotte
operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralism, I soggetti del
pluralismo. Classi, partiti, sindacati (Bologna) Le radici della politica
assoluta (Feltrinelli3) Il potere dei giudici ("Il nocciolo", Laterza)
Il velo della diversità. Studi su razionalità e riconoscimento (Feltrinelli)
Sulla maschera (Il Mulino) Alessandro
Pizzorno, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Pubblicazioni
su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Registrazioni di
Alessandro Pizzorno, su RadioRadicale, Radio Radicale.
PLEBE.
(Alessandria). Filosofo. Grice: “I think I love Plebe: he wrote a beautiful
chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient
rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached Aristotle and modernist
logic in a genial way --.” “Seguo il verso di Orazio
“Odio la massa e me ne tengo lontano”. Solo in questo sono uomo di
destra» Si è laureato a Torino in Filosofia, poi in Filologia classica
nello stesso ateneo e infine di nuovo in Filosofia all'Innsbruck. Testimone di
nozze dell'editore Vito Laterza, grazie alla sua intercessione conobbe Croce
che lo convinse a pubblicare i suoi scritti e ne sponsorizzò l'opera. Cominciò
la sua carriera universitaria: dopo aver iniziato a Perugia come professore
incaricato di Storia della Filosofia, passò all'Palermo dove è stato docente
ordinario di storia della filosofia e direttore dell'Istituto alla Facoltà di
Lettere e Filosofia. Tra il 1970 e il 1973 insegnò anche all'Istituto ticinese
di alti studi a Lugano. Attività politica Filosofo inizialmente marxista,
nei primi anni settanta ha una clamorosa rottura con il pensiero del filosofo
tedesco (dovuta anche alla sua contestazione del Sessantotto) e viene
annoverato fra i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel
periodo; dopo una militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat,
aderisce al Movimento Sociale Italiano. Almirante lo nomina prima presidente
del Fronte Universitario d'Azione Nazionale e poi responsabile del settore
cultura dell'MSI-DN. Successivamente Plebe fu eletto senatore della Repubblica nelle
file del MSI-DN in Piemonte e rieletto nel 1976; in quell'anno il leader missino
lo include nella Rappresentanza italiana al Parlamento europeo. Nel
gennaio 1977 rompe anche con il MSI, aderendo al gruppo parlamentare
scissionista Democrazia Nazionale (ma restò indipendente dal partito DN). Non
rieletto con DN nel 1979, lascia la competizione politica attiva. Nel 1977
aveva chiesto anche l'iscrizione al Partito Radicale, ma dopo un'accesa
votazione il partito gli negò la tessera. Terminata l'esperienza
parlamentare tornò a insegnare all'Palermo. Storico della filosofia, in particolare
del pensiero greco e di Aristotele. Riavvicinatosi negli anni Novanta al
marxismo[senza fonte], negli anni 2000 Plebe è editorialista del quotidiano
Libero. Pur sposato e padre di tre figli, in un'intervista concessa a Pansa ha
dichiarato d'aver avuto esperienze omosessuali. Si definiva come un illuminista
scettico sostenitore d'un anarchismo intellettuale. Fra gli studiosi con cui ha
collaborato, egli riconosce come propri allievi Puglisi, Emanuele e Giovanni . Opere: “Hegel.
Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico:
da Aristotele a Plutarco” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera,
Spaventa, Jaja, Maturi, Gentile, e con Augusto Guzzo, Torino, SEI, Spaventa e
Vera, Torino, Edizioni di filosofia; “La nascita del comico. Nella vita e
nell'arte degli antichi greco-romani” (Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino,
Edizioni di filosofia, Processo all'estetica, Firenze, La Nuova Italia.
Heidegger e il problema kantiano, Torino, Edizioni di filosofia, Breve storia
della retorica, Milano, Nuova Accademia, La dodecafonia. Documenti e pagine
critiche, Bari, Laterza, Introduzione alla logica formale. Attraverso una
lettura logistica di Aristotele, Bari, Laterza, Discorso semiserio sul romanzo, Bari, Laterza,
Estetica, a cura di, Firenze, Sansoni, 1Storia della filosofia. Per il liceo
classico, Messina-Firenze, D'Anna, Termini della filosofia contemporanea, Roma,
Armando, La filosofia dei greci nel suo
sviluppo storico, Da Socrate ad Aristotele, Aristotele e i Peripatetici più
antichi, a cura di, Firenze, La Nuova Italia, Che cosa è l'Illuminismo, Roma, Ubaldini, Che cosa ha veramente detto Marx, Roma, Ubaldini,
Che cosa ha veramente detto Hegel, Roma,
Ubaldini, Atlante concettuale delle nuove filosofie. [Termini di denunzia,
categorie dell'anticonformismo, formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie],
Roma, Armando, L'estetica italiana dopo Croce, Padova, RADAR, Che cosa è
l'estetica sovietica, Roma, Ubaldini, Che cosa è l'espressionismo, Roma,
Ubaldini, Dizionario filosofico, Padova, RADAR, Storia del pensiero, Roma,
Ubaldini, Filosofia della reazione, Milano, Rusconi, Quel che non ha capito Carlo Marx, Milano,
Rusconi, Il libretto della Destra, Milano, Edizioni del Borghese, A che serve
la filosofia?, Palermo, Flaccovio, Un laico contro il divorzio, Roma, INSPE, La
civiltà del postcomunismo, Roma, CEN, Storia della filosofia, La filosofia
greca dal VI al IV secolo, con Gabriele Giannantoni e Pierluigi Donini, Milano,
Vallardi, Il materialismo oggi. Fisica,
biologia e filosofia oltre l'ideologia, Roma, Armando, Semiotica ed estetica, a
cura di, Roma-Baden Baden, Il libro-Field educational Italia-Agis, Leggere
Kant, Roma, Armando. Logica della poesia, Palermo, Ila Palma, Storia della filosofia,
Palermo-Sao Paulo, Ila Palma, Comprende:
Da Talete a Spinoza; Da Locke ad Adorno. Manuale di estetica, con Pietro
Emanuele, Roma, Armando, Manuale di retorica, con Pietro Emanuele, Roma-Bari,
Laterza, Storia del pensiero occidentale, con Pietro Emanuele, Roma, Armando, Contro
l'ermeneutica, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, L'euristica. Come nasce
una filosofia, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, I filosofi e il
quotidiano, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Dimenticare Marx?, Milano,
Rusconi, Dieci lezioni di politica, Milano, Rusconi, Filosofi senza filosofia,
con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Tornerà il comunismo?, Casale
Monferrato, Piemme, Manuale dell'intellettuale di successo, con Piero Violante,
Roma, Armando, Il quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti, Milano,
Biblioteca di via Senato, Il nuovo illuminista. Obiettivo libertà, Milano,
Biblioteca di via Senato, Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo
negli anni ruggenti, Palermo, Qanat, Armando Plebe, biografia su
cinquantamilagiorni (Corriere della Sera), Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe, Storia
della filosofia: Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano, Gli 80 anni
di Plebe, il filosofo trasgressivo., cinemagay, Sesso, politica e frecciate di
un bastian contrario, La Repubblica Con
Armando Plebe la destra fece un brutto “affare”, Secolo d'Italia Senato. Scheda di attività di Armando PlebeVI
Legislatura Senato. Scheda di attività
di Armando PlebeVII Legislatura
Radicali cinquantamila Patrimonio sos: in difesa dei beni culturali
e ambientali, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
POGGI.
(Sarzana). Flosofo. Nacque da una famiglia di piccoli
commercianti. Ancora adolescente, rimase colpito dalla violenza usata nei
confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che
dovettero subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo portò a
simpatizzare per quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Si
laureò in Lettere a Palermo, dove si era temporaneamente trasferito dopo la
morte del padre, discutendo una tesi su Kant e il socialismo, pubblicata l'anno
successivo con il titolo “La questione morale nel socialismo: Kant e il
socialismo.” Tornato a Sarzana si immerse nell'attività politica che lo portò
ad essere eletto nel consiglio comunale cittadino per il partito socialista. Kautsky, teorico del marxismo Si recò a Lipsia alla scuola di Wundt, fondatore
della psicologia sperimentale, dove lavorò al giornale Leipziger Volkszeitung e
dove strinse rapporti di amicizia e legami politici con i maggiori esponenti
della socialdemocrazia di quel Paese. Fra questi in primo luogo con Bebel, Kautsky e Luxemburg, personaggi che
segnarono profondamente la storia del socialismo europeo, e con i quali
mantenne rapporti epistolari. Tornato in Italia, si trasferisce a Genova
per iscriversi a quella facoltà di Giurisprudenza che gli darà una seconda
laurea e dove inizierà a collaborare a Il Lavoro di Canepa, all'Avanti!, al
Tempo di Claudio Treves, alla turatiana Critica Sociale sulla quale scriverà
per oltre cinquant'anni. Sue collaborazioni apparvero successivamente anche su La
Rivoluzione liberale di Gobetti. È in questo periodo che la polizia comincia ad
interessarsi alla sua attività politica e lo inserisce nello schedario dei
sovversivi. Inizia intanto ad insegnare nelle scuole superiori di molte
città dell'Italia centro settentrionale sempre inseguito dall'attenzione della
polizia. Sposa la sarzanese marchesina Ollandini e partecipa come delegato al Congresso
socialista di Ancona, nel corso del quale ebbe un duro scontro con il
massimalista Mussolini sul problema
della compatibilità o meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea diede
in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi mussoliniana
dell'incompatibilità. -- è capogruppo
socialista nel consiglio comunale di Sarzana, retto da una giunta socialista,
che nella giornata divenuta famosa dovette far fronte all'aggressione armata di
500 fascisti, capitanati da Dumini, decisi a sottomettere la città
"rossa". Come è noto i fascisti furono umiliati e cacciati,
lasciando una dozzina di cadaveri sul terreno, dall'unione della forza pubblica
e del popolo in armi, sotto l'egida dell'amministrazione comunale. Dopo la
marcia su Roma, Poggi, e con lui tutti gli antifascisti messisi in evidenza,
dovettero trovare rifugio all'estero o migrare in altre città. Fu privato per
un certo periodo dell'insegnamento e quando sedeva su una cattedra di filosofia
a Genova, fu denunciato al Tribunale speciale per la sua attività cospirativa
praticata con altri colleghi antifascisti. Amico di Rensi e della
consorte Laura Perucchi, era solito recarsi nelle domeniche d'inverno al
palazzo genovese di via Palestro dove i Rensi animavano un vero e proprio
salotto, arricchito dalla presenza di illustri personalità quali il poeta e
romanziere Pastorino, Buonaiuti, Sella o
Rossi, accomunati dall'opposizione al regime. In quell'occasione evitò
una dura condanna perché probabilmente Mussolini si ricordò di quel suo leale
tenace avversario e lo fece liberare, come attesta una registrazione esistente
nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale dello Stato: “scarcerato
e rilasciato in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato per
atto di clemenza di S.E. il Capo del Governo”. Non cessò però la
persecuzione nei suoi confronti da parte del fascismo ligure, soprattutto dopo
la nascita della Repubblica Sociale Italiana per cui, impedito nell'esercizio
della professione e perduto l'insegnamento, dovette adattarsi ad insegnare in
scuole private. Alla caduta del fascismo venne eletto segretario regionale del
partito socialista, ma fu nuovamente arrestato col figlio e condannato a morte,
pena poi commutata nella deportazione a Mauthausen. In realtà, a causa delle distruzioni
della guerra, ormai separato dal figlio, fu internato a Bolzano-Gries, fino a
quando riuscì a fuggire, in coincidenza con gli ultimi bombardamenti e la fine
della guerra, ritrovando ancora vivo suo figlio. Nel dopoguerra, dopo la
scissione socialista aderì al Partito Socialdemocratico per poi tornare, dopo
il distacco dai comunisti, in quello Socialista. Venne eletto con i voti dei due
partiti socialisti come membro laico della prima consigliatura del Consiglio
superiore della magistratura, e successivamente, prima illuso e poi deluso per
la mancata riunificazione dei due tronconi socialisti lasciò la politica
attiva. Poggi morì a Genova. Pubblicazioni principali Stato Chiesa Scuola,
Firenze, Bemporad, Cultura e Socialismo, Torino, Gobetti, Gesuiti contro lo
Stato Liberale, Milano, Unitas, Filosofia dell'azione. Saggi critici, Roma, Ed.
Dante Alighieri, Concetto del Diritto e dello Stato. Saggi critici, Padova, Ed.
Cedam, Piero Martinetti Vicenza, Collezione del Palladio,ora Riedizione Cosimo
Scarcella e Introduzione di Enrico De Mas, Milano, Marzorati, La preghiera
dell'uomo, Milano, Bocca,Giuseppe Meneghini, Alfredo Poggi, in Socialismo Spezzino, appunti per una storia,
Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v. Giuseppe
Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore Milano, Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova G.
Meneghini, G. Meneghini, Alfredo Poggi G. Meneghini, Alfredo Poggi, Piero Pastorino,
Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli, GiuseppeMeneghini,
"Alfredo Poggi" in Beghi, Socialismo spezzino Appunti per una storia,
Massa, Centro Studi Agostino Bronzi, .Antifascismo Fatti di Sarzana
Socialdemocrazia. Alfredo Poggi. Antifascista e uomo di cultura, da Testimoni
del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Sito istituzionale della
Città di Sarzana. Alfredo Poggi nel sito dell'ANPIAssociazione Nazionale Partigiani
d'Italia, su anpi.
POJERO.
(Palermo). Filosofo. Grice:
“Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato in the Giardino Ingelse a
Palermo – lots of Brits there!” Studiò a Napoli, quindi a Pisa, dove si laureò.
Impossibilitato a compiere grandi viaggi perché malato di angina pectoris, si
stabilì a Palermo. La villa Amato Pojero ai Giardini Inglesi divenne così luogo
di incontro di scienziati e intellettuali. Fu collaboratore della Società per
gli studi filosofici di Palermo e fondò una biblioteca filosofica che fu per
circa un trentennio punto di incontro di grandi intellettuali italiani e stranieri,
come Gentile, Vailati, Brentano, Gemelli e altri. Alla sua morte, la biblioteca
divenne parte dell'Accademia di Scienze Lettere e Arti. Di lui restano molti
quaderni di appunti, in cui si evince la sua posizione filosofica critica verso
il razionalismo, accusato di essere incapace di comprendere adeguatamente la
metafisica e la religione; tutte le scienze, al contrario, avrebbero dovuto
contribuire alla dimostrazione dell'esistenza di Dio e dell'immortalità
dell'anima. Archivio biografico
comunaleComune di Palermo, su comune.palermo. Amato Pojero, Giuseppe Dizionario
biografico degli italiani, 2, su
treccani, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
POLI. (Cremona).
Filosofo. Laureato a Bologna, insegnò a Milano. Pubblicò il Saggio di filosofia
elementare, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo. Insegnò a Padova,
di cui fu anche magnifico rettore. In seguito fu nominato direttore
generale dei ginnasi veneti e consigliere scolastico. Membro
dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, ne fu president. I suoi Saggi
di scienza politico-legali considerano il diritto un insieme di scienzain
quanto trattano dei principie di artein quanto applicazione dei principi
giuridici nella valutazione dei singoli casi. Ritiene che il diritto sia
un'espressione provvidenziale e lo distingue in naturale e in positivo. Combatté
il positivismo negli Studii di filosofia contemporanea, rivendicando la
superiorità dello spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la
scuola dei moderni filosofi naturalisti, coll'analisi dell'organologia, della
craniologia, della fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria
delle idee e de' sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli);
“Elementi di filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano);
“La scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, «Istituto Lombardo.
Rendiconti»); “Studii di filosofia contemporanea, «Istituto Lombardo.
Rendiconti», Cenni sull'opera di Simone
Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia
dell'identità, «Istituto Lombardo. Rendiconti», La filosofia dell'incosciente,
«Istituto Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere
di Baldassarre Poli, Milano, Filosofia Istituto veneto di scienze, lettere ed
arti. XML XLM? (check). in Dizionario biografico austriaco. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria.
POLITEO.
(Spalato). Filosofo. Insegnante al Liceo Santa Caterina di Venezia. È seduto nella
seconda fila dal basso con un bastone in mano. Frequentò nella natìa Spalato il
locale seminario (che fungeva anche da liceo per i non seminaristi, col nome di
Ginnasio Liceo Imperiale di Spalato), ricordando in seguito che sugli stessi
banchi aveva studiato l'amato Ugo Foscolo. Proveniva da un'antica e stimata
famiglia spalatina, ma un rovescio finanziario lo costrinse a cercare un
impiego come supplente nello stesso seminario/liceo, continuando quindi gli
studi da autodidatta -- è quindi supplente di latino, storia e geografia a
Spalato, poi nel 1853 è a Vienna per partecipare all'esame a cattedre per
insegnamento letterario nei Ginnasi del Regno Lombardo-Veneto, e dalla memoria
inviata alla commissione per la valutazione conosciamo le sue ampie letture:
Tacito, Machiavelli, Vico, Guizot, Gibbon, Schlegel, Kant, Hegel, De Maistre,
Schelling, Michelet. In tale occasione, presenta un lavoro sul poema
cavalleresco: "Che cosa l'Ariosto abbiasi più specialmente proposto col
Furioso", che viene positivamente segnalato dalla commissione. Il Politeo
viene quindi approvato per l'insegnamento per tutte le otto classi ginnasiali:
primo esempio, fino ad allora, nelle province italiane dell'Impero
Austroungarico. Nel 1854 è supplente alla cattedra di storia universale
ed austriaca presso l'Padova, ove frequenta il gruppo di studenti e docenti
dalmati, uso a riunirsi presso la casa della contessa Cattani Borelli di Vrana:
una delle famiglie più in vista nella Dalmazia austriaca. In attesa di una
prevista nomina presso un'università austriaca, ottiene una supplenza presso il
Liceo/Convitto di Santa Caterina a Venezia, Liceo Ginnasio Marco Foscarini). Richiamato a
Vienna, inutilmente attende per quasi tre anni la promessa cattedra universitaria ed infinesu
sua richiestaviene nuovamente inviato al Liceo Santa Caterina di Venezia.
Già negli anni precedenti indagato per la sua adesione ai principi liberali, a
Venezia subisce un processo con l'accusa di "poca ortodossia
religiosa". Nonostante il parere dell'allora Patriarca di Venezia Jacopo
Monico, secondo il quale bisognava "augurare (...) all'insegnamento uomini
di così alta coscienza come il Politeo", questi viene per punizione
destinato a Mantova (allora ancora sotto la sovranità austriaca, a differenza
del resto della Lombardia). Qui riprende gli studi, ed in particolare un
saggio di "Storia dell'Ideale Umano", per il quale termina e pubblica
l'introduzione nel 1862, col titolo "Genesi naturale di un'idea". Il
clero mantovano lo accusa di ateismo e di panteismo, mentre di converso qualche
positivista del tempo lo accusa di misticismo. La polizia quindi continua a
vigilarlo, ma in un rapporto d si legge che "Legato di amicizia con
persone note per la loro avversione al Governo, quali Grossi, Benzoni, Dalla
Rosa e alle famiglie D'Arco e Martinelli, egli serba condotta politica
irreprensibile ed è esemplare il suo contegno sociale e morale". Collega
del Politeo era al tempo il filosofo e pedagogista Roberto Ardigò. In
seguito alle guerre d'indipendenza, la provincia di Mantova e il Veneto vengono
annessi al Regno d'Italia ed il Politeo nel 1867 ritorna ad insegnare a
Venezia, prima presso il Liceo Marco Polo e infine di nuovonel 1870al Liceo
Foscarini e all'istituto tecnico Paolo Sarpi. In quest'ultimo anno sposa una
giovane mantovana, Maria Guadagni. Alla coppia nascerà una figlia,
prematuramente scomparsa a soli cinque anni. Negli anni successivi
Politeo lavora continuamente alla sua opera, manifestando sempre più un tratto
di fortissima autocritica che lo porterà a distruggere più volte i testi già
completati: a causa di questo impegno rifiuta l'offerta di una candidatura al
Parlamento. Su insistenza di Luigi Luzzatti partecipa al concorso per la
cattedra di filosofia morale presso l'Padova, ma l'amico Giuseppe Guerzoni lo
mette sull'avviso: le prove sono già decise e faranno di tutto per metterlo in
cattiva luce. Così accade: l'esame pubblico si chiude con un battibecco e la
candidatura di Politeo viene scartata. La sua vita da quel momento scorse
senza grandi sussulti, fra l'insegnameno e lo studio, nonché col contatto con
alcuni filosofi e pensatori del tempo, quali John Addington Symonds, Émile de
Laveleye, Ernest Renan. Muore a Venezia. Durante la sua vita il
Politeo pubblicò solamente la "Genesi naturale di un'idea", mentre una parte dei suoi scritti venne data alle
stampe da Zanichelli. Il periodare del Politeo è caratterizzato dal
rifiuto di ogni schematismo, da frammentarietà e da continue divagazioni al
limite dell'erudizione spinta: tutto ciò ne rende assai complessa la lettura,
così come una categorizzazione. In linea generale, si può dire che il
Politeo propende verso una sorta d'irrazionalismo sentimentale, che sgorga in
lui da una sincera religiosità: in questo si può collegare con alcuni pensatori
tedeschi quali Herder, Jacobi, Hamann, pur essendo la sua scaturigine di
diversa natura. Sebbene il pensiero di Politeo sembri procedere nella
concezione della natura sulle vie dello spinozismo idealistico, pure egli si
salva da questo che considera un "paradosso mostruoso" mediante l'accettazione
del Dio personale del cristianesimo, nel quale egli fermamente crede. "Il
suo Dio, pur restando il principio plastico dell'universo, non è più il Dio
astratto di Spinoza né quello di Schelling, che si disperde nel mondo ed esce
da sé con atto incomprensibile, per ritrovarsi attraverso il processo della
natura e della storia; ma il Dio degli umili che parla al cuore con tutto il
fascino della bontà e la poesia del sacrifizio . Se nella "Critica della
ragione pratica" (di Kant) l'uomo si affranca dall'ordine naturale, perché
si autodetermina come fonte delle categorie, e avendo coscienza di sé come
soggetto universale, si sente vincolato a una legge che non tiene conto della
connessione necessaria delle cose; per Politeo, al contrario, il principio
morale non è una legge di ragione, ma un principio, che avendo solidarietà con
tutti gli altri elementi della vita, scaturisce dalle profondità del
sentimento, come lo scopo dell'essere umano; e le forze intellettive e volitive
non hanno altra funzione che d'interpretare e di attuare questo impulso
interiore, questo sentimento del bene (...), il cui meccanismo e la cui origine
sono inaccessibili alla ragione" (I.Tacconi). In anni più recenti le
maggiori riflessioni sull'opera dello spalatino Giorgio Politeo sono giunte da
parte di alcuni studiosi croati. Nel tentativo di croatizzarlo, egli però viene
presentato come "Juraj Politeo". Note La voce della Enciclopedia Italiana,
riferimenti in , indica la data del. Tre articoli della studiosa Heda Festini su
Juraj Politeo. Scritti filosofici e letterari, con introduzione di Luigi Luzzatti,
Bologna, Zanichelli, Giovanni Bordiga,
Giorgio PoliteoCommemorazione, Venezia, A. Faggi, Per un filosofo dalmata,
Marzocco, Giovanni Gentile, Giorgio Politeo in Critica, Renda, Un pensatore
dalmata in Nuovo Convito, F. Tacconi, Un filosofo dalmata in Rivista dalmatica,
gennaio 1926. Ildebrando Tacconi, Giorgio Politeo, in Istria e Dalmazia. Uomini
e Tempi. Dalmazia, Udine, Del Bianco, Trminio Troilo, Un filosofo dalmata in
Bilychnis, novembre 1927. Dalmati
italiani. P.Zenoni-Politeo, in Ateneo Veneto, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
POLLASTRI.
(Firenze). Filosofo. Laureato in filosofia con una tesi sulla
filosofia della natura di Hegel, si occupa in particolare di filosofare con le
persone, campo nel quale dsvolge la libera professione, sia privatamente che in
collaborazione con amministrazioni pubbliche. Ha avuto uno sportello di
consulenza presso il quartiere 4 di Firenze e dal al ha lavorato
presso un Centro di Salute Mentale della ASL. Su questa attività ha
pubblicato l’editore Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico
cercasi, Il filosofo in azienda (, con Paolo Cervari) e per le edizioni Di
Girolamo L’uomo è ciò che pensa (con Davide Miccione). Ha inoltre scritto
diversi articoli, alcuni dei quali in lingua inglese. Tra i fondatori di
PhronesisAssociazione Italiana per la Consulenza Filosofica, ne è stato a lungo
Presidente, e continua a dirigere (assieme a Davide Miccione) l’omonima
rivista, edita da IPOC. È stato anche coordinatore della collana “Pratiche
Filosofiche” diretta da Umberto Galimberti per Apogeo e (con D. Miccione e
Stefano Zampieri) cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore IPOC.
Ha insegnato consulenza filosofica in numerose Università Italiane ed è stato
relatore in quattro International Conferences on Philosophical Practice
(Copenaghen, Siviglia, Carloforte, Leusden). Ha inoltre all’attivo ricerche in
campo tradizionalmente filosofico come L’assoluto eternamente in sé cangiante.
Interpretazione olistica del sistema hegeliano (2001, La Città del Sole),
alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz, collaborando con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Nel ha pubblicato la biografia artistica di
Riccardo Tesi, Una vita a bottoni, uscita per l’editore Squilibri. Attivo
anche in campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore (recitando in
lavori di E. Ionesco, A. Nicolaj, G. Feydeau, N. Simon) e regista (ha diretto
Sorelle Materassi di F. Storelli dal libro di A. Palazzeschi, La tettonica dei
sentimenti di Éric-Emmanuel Schmitt e Siamo momentaneamente assenti di Luigi
Squarzina). Pensiero Davide Miccione, in La Consulenza Filosofica (2007,
Xenia), definisce la teoria della consulenza filosofica di Pollastri tutt'uno,
come in Achenbach, con una più generale concezione della filosofia e del
filosofare. È all’interno di questa idea generale, che comprende una visione
della società contemporanea, degli orizzonti attuali, dei destini della
filosofia e il ruolo che il filosofo deve svolgere, che può essere inserita la
visione della consulenza filosofica dello studioso fiorentino. Il punto di
partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in
essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura
psicoterapeutica. L’idea di Pollastri sembra essere quella di chi vede in corso
un processo di trasformazione del dolore del male in una patologia
psicologicamente rilevabile e curabile: «Oggi , tanto i manuali
psicopatologici come DSM IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però
confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far
credere che ogni qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malati”e che, di
conseguenza, sia necessario un “terapeuta” che ci guarisca.» (Pollastri,
Il pensiero e la vita: guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche, 2004,
p.91) Ciò ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità
umana di comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è
sintomo e l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato,
la filosofia e la consulenza filosofica (che secondo Pollastri sembrano più
essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse) non
possono e non devono presentarsi come pensiero strategico e risolutivo. Prendere
decisioni e risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la
complessità e anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Come
giustamente sottolinea, «se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale
che la filosofia ha da offrire all’uomo del terzo millennio , ciò è
giustappunto una prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato,
l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di
efficacia.» Con questa impostazione non stupirà dunque che Pollastri veda
in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza
filosofica. Per Pollastri chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia
di fare semplicemente una psicoterapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi
sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante «può
disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della
considerazione dei problemi degli individui e della loro vita; può annullare la
capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica
porta con sé come sua assoluta specificità; può, infine, privare gli individui
e la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere
svincolata dallo strabordante e acritico dominio del produrre, del finalizzare,
e della tecnica.» L’onnipresenza del paradigma terapeutico non deve fare
sì che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con
la psicologia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è
proprio del comportamento umano che, ci ricorda Pollastri, tutti i grandi
filosofi da Platone ad Aristotele, da Montaigne a Kant, hanno sempre coltivato.
Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di
coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi all’antropologia
o alla sociologia), la psicologia va tenuta in considerazione dallo sguardo del
consulente: «Per tutti i filosofi, la psicologia è stata nient’altro che
una conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare,
porre nel giusto posto che a essa spettava entro una comprensione filosofica
del mondo. E se i “grandi filosofi” non hanno disdegnato di occuparsi anche di
psicologia , perché oggi il filosofo consulente dovrebbe temere oltremisura di
fare riferimento anche a essa?”» Posta
in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico la psicologia non è evitata, al
pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui
Pollastri colloca la sua azione e la sua riflessione implica, ancor più
radicalmente di Achenbach, una lettura della filosofia come del tutto connessa
con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra questi e il
filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore indicativo,
convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione il centro
della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra costui e
l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo: «le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare
senso, aspirare alla conoscenza,-essere, cioè philo-sophos, amante del
sapere.» (ivi p.3) Ma se l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è
propria della filosofia l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato
che non sia ulteriormente indagabile. La disciplina in questione così si mostra
propriamente nella sua attività più che nel suo corpus di conoscenze:“
«Anche la filosofia pratica, dunque, si conclude là dove produce qualcosa di
pratico per diventare altro: morale, politica, diritto.» Da questa visione
se ne deduce la inapplicabilità della filosofia in generale e più
specificatamente l’impossibilità di concepire la consulenza filosofica come una
sorta di filosofia applicata alla vita. «Il fatto è che la filosofia non
si applica, oppure è sempre applicata: essendo amore per il sapere, è infatti
qualcosa di perennemente in movimento- è un agire, un fare. E non c’è fare che
non sia fare qualcosa. Quello della filosofia è il filosofare, vale a dire il
cercare e ri-cercare, il ri-tornare sempre di nuovo sul problema, inappagati
dall’apparente soluzione, il ri-flettere incessantemente per mettere a prova le
nostre capacità di comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia,
non può essere applicato perché lo è già sempre , non potendo avvenire senza un
argomento, un tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso
agisce, produce, come tutte le attività , effetti pratici concreti.»
(ibidem) Opere L' assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione
olistica del sistema hegeliano, in Studi sul pensiero di Hegel, La Città del
Sole, Il pensiero e la vita. Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche,
Apogeo Education, Consulente filosofico cercasi, Milano, Apogeo, L’uomo è ciò che pensa. Sull’avvenire della
pratica filosofica [con Davide Miccione], Di Girolamo, Trapani, Il filosofo in
azienda. Pratiche filosofiche per le organizzazioni, Apogeo, Milano, Riccardo
Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce, Squilibri, La consulenza filosofica.
Breve storia di una disciplina atipica, in Intersezioni, Gerd Achenbach e la
fondazione della pratica filosofica, in Maieusis, La consulenza filosofica tra
saggezza e metodo, in“Intersezioni, Razionalità del sentimento e affettività
della ragione. Appunti sulle condizioni di possibilità della consulenza
filosofica, in DisciplineFilosofiche, Teoria pratica” e palle di biliardo. La
consulenza filosofica come mappatura dell’esistenza, in WalterBernardi
eDomenicoMassaro(acuradi), La cura degli altri. La filosofia come terapia
dell’anima, Universitàd egli studidi Siena, From Hegel to Improvisation. On the
Method Issue in Philosophical Consultation, in José Barrientos RastrojoEntre
Historia y Orientaciòn Filosofica, II , Sevilla, Il consulente filosofico di
quartiere, in Autaut, Analisi di Pier Aldo Rovatti, La filosofia può curare?,
in Phronesis, Prospettive politiche della pratica filosofica, in
Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e discorso filosofico,
in Itinera, 10, Note Neri Pollastri, Il pensiero e la vita, Apogeo
Education, Consulente filosofico cercasi, Apogeo, Neri Pollastri e Paolo
Cervari, Il filosofo in azienda. Pratiche filosofiche nelle organizzazioni,
Apogeo, Neri Pollastri e Davide Miccione, L'uomo è ciò che pensa: sull'avvenire
della pratica filosofica, Di Girolamo, Neri Pollastri, L'assoluto eternamente
in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano, in Studi sul
pensiero di Hegel, La Città del Sole,Riccardo Tesi. Una vita a bottoni, in A
viva voce, Squilibri, Davide Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia, Davide
Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia, Consulenza filosofica Sito internet su neripollastri. Associazione
Italiana per la Consulenza Filosofica, su phronesis-cf.com.
POMPONAZZI.
(Mantova). Flosofo. Important
Italian philosopher. an Aristotelian who taught at the universities of Padua
and Bologna. In De incantationibus “On Incantations,” he regards the world as a
system of natural causes that can explain apparently miraculous phenomena.
Human beings are subject to the natural order of the world, yet divine
predestination and human freedom are compatible De fato, “On Fate.” Furthermore,
he distinguishes between what is proved by natural reason and what is accepted
by faith, and claims that, since there are arguments for and against the
immortality of the human individual soul, this belief is to be accepted solely
on the basis of faith De immortalitate animae, “On the Immortality of the Soul,”
He defended his view of immortality in the Apologia and in the Defensorium. These
three works were reprinted as Tractatus acutissimi 1525. Pomponazzi’s work was
influential until the seventeenth century, when Aristotelianism ceased to be
the main philosophy taught at the universities. The eighteenth-century
freethinkers showed new interest in his distinction between natural reason and
faith. P.Gar. pons asinorum Latin, ‘asses’ bridge’, a methodological device
based upon Aristotle’s description of the ways in which one finds a suitable
middle term to demonstrate categorical propositions. Thus, to prove the
universal affirmative, one should consider the characters that entail the
predicate P and the characters entailed by the subject S. If we find in the two
groups of characters a common member, we can use it as a middle term in the
syllogistic proof of say ‘All S are P’. Take ‘All men are mortal’ as the
contemplated conclusion. We find that ‘organism’ is among the characters
entailing the predicate ‘mortal’ and is also found in the group of characters
entailed by the subject ‘men’, and thus it may be used in a syllogistic proof
of ‘All men are mortal’. To prove negative propositions we must, in addition,
consider characters incompatible with the predicate, or incompatible with the
subject. Finally, proofs of particular propositions require considering characters
that entail the subject. Di famiglia agiata. Si
iscrive a Padova, dove frequenta le lezioni di Francesco Securo da Nardò,
Riccobonella e Trapolino, laureandosi come Magister atrium, è professore di
filosofia nello stesso ateneo e ottiene la cattedra di filosofia naturale dopo
la morte del suo maestro Vernia, massimo esponente dell'averroismo locale, di
spirito laico e spregiudicato sino alla miscredenza. A Padova pubblica il
trattato De maximo et minimo, in polemica con le teorie di Guglielmo Heytesbury.
Passa poi a Carpi per insegnare logica alla corte di Alberto III Pio, principe
di Carpi, seguendolo nel suo esilio a Ferrara. Nel frattempo sposa a Mantova
Cornelia Dondi, dalla quale ha due figlie. Morto Vernia, e succeduto a
lui, rimane poi vedovo nel 1507 e si risposa con Ludovica di Montagnana. Chiude
lo studio di Padova nel 1509 e si trasferisce a Ferrara dove redige un commento
al De anima aristotelico. Questo avviene in seguito all'occupazione di Padova
da parte della Lega di Cambrai nella guerra con la Repubblica veneziana. Quando
Venezia rioccupa la città il mese dopo, le lezioni universitarie vengono
sospese ed egli, con altri insegnanti, lascia la città trasferendosi, come si è
visto, a Ferrara su invito di Alfonso I d'Este per insegnare nella locale
università. Chiusa anche questa nel 1510, si trasferisce a Mantova e 'Bologna.
Nuovamente vedovo, si risposa con Adriana della Scrofa. A Bologna scrive
le opere maggiori, il Tractatus de immortalitate animae, il De fato e il De
incantationibus, oltre a commenti delle opere di Aristotele, conservati grazie
agli appunti dei suoi studenti. Il Tractatus de immortalitate animae, del
1516, in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata
razionalmente, fece scandalo: attaccato da più parti, il libro è pubblicamente
bruciato a Venezia. Denunciato dall'agostiniano Ambrogio Fiandino per eresia,
la difesa del cardinale Pietro Bembo gli permette di evitare terribili
conseguenze ma è condannato da papa
Leone X a ritrattare le sue tesi. Pomponazzi non ritratta ma si difende con la
sua Apologia del 1518 e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum del 1519,
una risposta al De immortalitate animae libellus di Agostino Nifo, in cui sostiene
la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da Ardigò.
Queste controversie gli impediscono di pubblicare due opere che aveva
completato: il De naturalium effectuum causis sive de incantationibus e i Libri
quinque de fato, de libero arbitrio et de praedestinatione, pubblicati postumi
rispettivamente nel 1556 e 1557, con alcune modifiche, a Basilea, da Guglielmo
Grataroli. Evita ogni problema teologico pubblicando il De nutritione et
augmentatione, il De partibus animalium e il De sensu. Malato di calcoli
renali, stende il proprio testamento e
muore l'anno dopo. Secondo i suoi allievi Brocardo ed Strozzi egli si sarebbe suicidato. Il
De immortalitate animae Aristotele nella Scuola di Atene di Raffaello Per
Aristotele l'anima è l'atto (entelechia) primo di un corpo che ha la vita in
potenza, è la sostanza che realizza le funzioni vitali del corpo. Tre sono le
funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gli esseri vegetali,
animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale
gli esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione
intellettiva, per la quale gli esseri umani comprendono. L'intelletto è
la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere
si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto,
ossia con la verità. Aristotele distingue l'intelletto potenziale o
possibile o passivo, che è la capacità umana di intendere, dall'intelletto
attuale o attivo o agente, che è la luce intellettuale. Quest'ultimo contiene
in atto tutti gli intelligibili, e agisce sull'intelletto potenziale
comel'esempio è di Aristotelela luce mostra, mette in atto i colori che al buio
non sono visibili ma pure esistono e dunque sono in potenza: l'intelletto
agente mette in atto le verità che nell'intelletto potenziale sono soltanto in
potenza. L'intelletto agente è separato, non composto, impassibile, per sua
essenza atto…separato, esso è solo quel che è realmente, e questo solo è
immortale ed eterno. Che ne è dunque dell'anima? Nella Metafisica
Aristotele dice solo che "Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo
la dissoluzione del composto; per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad
esempio nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì
dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima
intera". L'aristotelismo a Padova si era diviso in due correnti
fondamentali, gli averroisti e gli alessandrini, seguaci questi delle
interpretazioni aristoteliche di Alessandro di Afrodisia. Averroè,
secondo una concezione influenzata dal platonismo, sosteneva l'unicità e la
trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche dell'intelletto
potenziale, che per lui non appartiene ai singoli uomini ma è unico e comune
all'intera specie umana. . La dottrina di Alessandro mantiene l'unicità
dell'intelletto agente, che egli fa coincidere con Dio, ma attribuisce a
ciascun uomo un intelletto potenziale individuale, mortale insieme con il
corpo.Aquino ritratto dal Beato Angelico Infine, va ricordato che per Tommaso
d'Aquino nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura (simpliciter)
immortale, ma per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in quanto anche
legata alle funzioni più materiali dell'essere umano. Il Trattato
dell'immortalità dell'anima, edito a Bologna il 6 novembre 1516, trae spunto da
una discussione con il domenicano Girolamo Raguseo il quale, avendo il
Pomponazzi sostenuto che la teoria di Tommaso sull'anima non si accorda con
quella aristotelica, lo aveva pregato di provare le sue affermazioni mediante
prove puramente razionali. "Fecero bene gli antichi a porre l'uomo
tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché egli, né puramente eterno né
semplicemente temporale, partecipa delle due nature e stando a metà fra loro,
può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando
il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali.
Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso
della parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi
completamente né all'intelletto e né ai piaceri del corpo." L'uomo
dunque, "è di natura non semplice ma molteplice, non determinata ma
bifronte (ancipitis), media fra il mortale e l'immortale"ref>Pietro
Pomponazzi, Trattato sull'immortalità dell'anima, Capitolo I, 5. e questa
medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e l'altra
spirituale, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della reale unità
dell'uomo: "La natura procede per gradi: i vegetali hanno un poco di
anima, gli animali hanno i sensi e una certa immaginazione…alcuni animali
arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti uomini
sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro…vi sono animali
intermedi fra la pianta e la bestia, come la spugna…della scimmia non sai se
sia uomo o bruto, analogamente l'anima intellettiva è media fra il temporale e
l'eterno." Polemizza con Averroè che ha scisso dalla naturale unità
umana il principio razionale da quello sensitivo e con Tommaso d'Aquino,
rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di intendere, uno
dipendente e un altro indipendente dalle funzioni del corpo; la dipendenza
dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi, lega
l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di morte.
È capovolta la tesi fondamentale di Tommaso: per Pomponazzi l'anima è per sé
mortale e secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario,
perché "nobilissima fra le cose materiali e al confine con le immateriali,
profuma di immortalità ma non in senso assoluto" (aliquid immortalitatis
odorat, sed non simpliciter).E ricorda che per Aristotele l'anima non è creata
da Dio, "Un uomo infatti è generato da un uomo e anche dal
sole". Riguardo al problema del rapporto fra ragione e fede, per
Pomponazzi solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare l'immortalità
dell'anima e "coloro che camminano per le vie dei credenti sono fermi e
saldi", mentre per quanto attiene i problemi etici che la mortalità
dell'anima potrebbe suscitare, afferma che per comportarsi virtuosamente non è
affatto necessario credere all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultraterrene,
perché la virtù è premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva
il principio della virtù meglio di chi la considera immortale, perché la
speranza di un premio e il terrore della pena provoca comportamenti servili
contrari alla virtù. Il Tractatus provocò clamore e polemiche alle quale
rispose nel 1518, ribadendo le sue tesi con l'Apologia, dove nel primo libro
risponde alle critiche amichevoli del suo allievo e futuro cardinale Gaspare
Contarini e negli altri due al domenicano Vincenzo Colzade e all'agostiniano
Ambrogio Fiandino. Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche
di Nifo, professore di filosofia nell'Padova. La critica dei miracoli. Il
medico mantovano Ludovico Panizza avrebbe chiesto a Pomponazzi se possono esserci
cause soprannaturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di
Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza di demoni, come sostiene la
Chiesa, anche per spiegare molti fenomeni che si sono verificati. Per
Pomponazzi "dobbiamo spiegare questi fenomeni con cause naturali, senza
ricorrere ai demoni…è ridicolo lasciare l'evidenza per cercare quello che non è
né evidente né credibile". D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce
dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare un'azione qualunque su
qualcosa di materiale: gli spiriti non possono entrare in contatto con il
nostro mondo; "in realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della
scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere
opera di santi o di maghi, com'è successo con Pietro d'Abano o con Cecco
d'Ascoli…altri, ritenuti santi dal volgo che pensava avessero rapporti con gli
angeli…erano magari dei mascalzoni…io credo che facessero tutto questo per
ingannare il prossimo". Ma, a parte casi di incomprensione o di
malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti abbiano la loro causa
nell'influsso degli astri: "È assurdo che i corpi celesti, che reggono
tutto l'universo…non possano produrre effetti che di per sé sono nulla
considerando l'insieme dell'universo". Cause naturali, comunque, secondo
la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni:
"al tempo degli idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età
successiva non c'è nulla di più venerato...ora si curano i languori con un
segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non
era giunta la Sua ora". Ogni religione ha i suoi miracoli
"quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è
logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza grandi
miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma
perché sono inconsueti e rarissimi". Nessun fenomeno ha dunque cause
non naturali: l'astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può
spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano soprannaturali che realizzare
opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace
di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da
politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come
personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Inoltre
Pomponazzi sostiene la sua tesi conducendo un discorso di questo tipo:"se
Dio ha creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe
paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi
sovrannaturali come i miracoli". Per Pomponazzi appunto l'universo è
controllato e determinato dall'agire degli astri e Dio agisce indirettamente
muovendo questi ultimi; Pomponazzi sviluppa quindi una concezione dell'universo
deterministica. Il destino dell'uomo Se tali sono le forze che governano
il mondo, se anche i fenomeni soprannaturali hanno una spiegazione
nell'esistenza di forze naturali così potenti, esiste ancora una libertà nelle
scelte individuali dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono
e dunque egli è veramente libero; l'uomo si esprime invece in un mondo dove
tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo di Alessandro di
Afrodisia, che salva la libertà umana criticando gli stoici per i quali non
esiste né contingenza né libertà umana, Pomponazzi è costretto dalla sua
concezione strettamente deterministica, ove tutto è regolato da forze naturali
superiori all'uomo, a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio: “l'argomento
è per me difficilissimo. Gli stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo
dipendere da Dio l'atto di volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto
probabile". Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il
problema del libero arbitrio e della predestinazione: "Se Dio odia ab
aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li
condanni; e questi, così odiati e reietti, è impossibile che non pecchino e non
si perdano. Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina,
e odio e bestemmia contro Dio? E questa è una posizione molto peggiore di
quella stoica. Gli stoici dicono infatti che Dio si comporta così perché la
necessità e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo il fato dipende
invece dalla cattiveria di Dio, che potrebbe fare diversamente ma non vuole,
mentre secondo gli stoici Dio fa così perché non può fare
altrimenti". Conclusioni Lo scrittore Matteo Bandello Chiamato
anche Peretto per la piccola statura, secondo Matteo Bandello (Novelle). Pietro
Pomponazzi "era un omicciolo molto piccolo, con un viso che nel vero aveva
più del giudeo che del cristiano e vestiva anco ad una certa foggia che teneva
più del rabbi che del filosofo, e andava sempre raso e toso; parlava anche in
certo modo che parea un giudeo tedesco che volesse imparar a parlar
italiano". Ma lo storico Paolo Giovio dirà che egli "esponeva
Aristotele e Averroè con voce dolce e limpidissima; il suo discorso era preciso
e pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica; quando poi
giungeva a definire e a trarre le conclusioni, era così grave e posato che gli
studenti dai loro posti potevano annotarsi le spiegazioni.” nulla tenero con
gli uomini di chiesa, "isti fratres truffaldini, domenichini,
franceschini, vel diabolini" riassumeva il suo spirito ironico e
motteggiante consigliando "alla filosofia credete fin dove vi detta la
ragione, alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con
tutta la chiesa romana, perché altrimenti farete la fine delle castagne"
ma fu serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel De fato che
"Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è
continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non
dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato
dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi,
questa la loro ricompensa". Epperò i filosofi sono per lui "come Dei
terreni, tanto lontani dagli altri come gli uomini veri lo sono dalle figure
dipinte" e lui sarebbe pronto, per amore della verità, anche a
"ritrattare quel che ho detto. Chi dice che polemizzo per il gusto di
contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere
eretico". Aristotele, Metafisica, Trattato sull'immortalità
dell'anima, Trattato sull'immortalità dell'anima. Trattato sull'immortalità
dell'anima, CAristotele, Fisica, IPietro Pomponazzi, Trattato sull'immortalità
dell'anima, Capitolo VII. Pietro
Pomponazzi, Trattato sull'immortalità dell'anima, Testi De naturalium effectuum
causis sive de incantationibus, trad. Innocenti, Firenze, La Nuova Italia, Trattato
sull'immortalità dell'anima, Vittoria Perrone Compagni, Firenze, Olschki, Il
fato, il libero arbitrio e la predestinazione in cinque libri, Vittoria Perrone
Compagni, Torino, Aragno, Tutti i trattati peripatetici, F.P. Raimondi e J.M.G.
Valverde, Milano, Bompiani, . Studi Giovanni Di Napoli, L'immortalità
dell'anima nel Rinascimento, Torino, S. E. I., Bruno Nardi, Studi su Pietro Pomponazzi,
Firenze, Le Monnier, Nicola Badaloni, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma,
Bari, Laterza, 1Giancarlo Zannier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del «De
Incantationibus» di Pomponazzi, Firenze, La Nuova Italia, Eugenio Garin,
Aristotelismo veneto e scienza moderna, Padova, Antenore, Paola Zambelli,
L'ambigua natura della magia, Milano, Il Saggiatore, Cuttini Elisa, Unità e pluralità nella tradizione
europea della filosofia pratica di Aristotele. Girolamo Savonarola, e Filippo Melantone, Soveria Mannelli (CZ),
Rubbettino, Ramberti Rita, Il problema del libero arbitrio nel pensiero di
Pietro Pomponazzi, Firenze, Olschki, Marco Sgarbi, Pietro Pomponazzi. Tra
tradizione e dissenso, Firenze, Olschki, . Pasquale Vitale,Un aristotelismo
problematico: il «De fato» di Pietro Pomponazzi, in Aristotele si dice in tanti
modi, Rivista di filosofia «Lo sguardo»,TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. PEnciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. PEnciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. PDizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro
Pomponazzi, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State
University. Opere di Pietro Pomponazzi,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Pietro Pomponazzi, Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. (latinizz. Petrus Pomponatius), in Dizionario
di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Vittoria Perrone
Compagni, Pomponazzi, Pietro, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .Craig Martin, in
Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of
Language and Information, Stanford. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi on the immortality of the
soul," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
PONTARA.
(Cles). Filosofo. Grice:
“I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem about the reduction
of the categorical to the the prudential imperative, “Se il filne giustifica i
mezzi.””Uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale. In seguito a forti dubbi sulla eticità del
servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha
sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni
all'Istituto di filosofia dell'Stoccolma. Negli anni ottanta e novanta Pontara
ha anche insegnato come professore a contratto in varie università italiane tra
cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara è uno dei fondatori della International
University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip)Università Internazionale
delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn). È
membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale
qualità è stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla
violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in
Europa (Berlino), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di
Berna, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona. Ha pubblicato
libri e saggi su una molteplicità di temi di etica pratica e teorica, metaetica
e filosofia politica. È stato uno dei primi ad introdurre in Italia la
"Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero
etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha
pubblicato in italiano, inglese e svedese, e alcuni dei suoi lavori sono stati
tradotti in spagnolo e francese. Opere:
“Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica,
politica, rivoluzione: un'introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara
, Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag, Staffanstorp, Se il fine
giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna, The Concept of Violence, Journal of
Peace Research, Voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla),
Utilitarismo, in Dizionario di politica, Utet, Torino (poi anche Tea, Milano);
Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G.
Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti,
Roma International Charity or International Justice?, in Democracy State and
Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm,
Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano, Antigone o Creonte. Etica e politica
nell'Era Atomica, Editori Riuniti, Roma, Etica e generazioni future, Laterza,
Bari, La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino, Guerre,
disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino, Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche,
Milano Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Il pensiero etico-politico di
Gandhi, introduzione a Gandhi, Moandas K. Gandhi, Teoria e pratica della
nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino Registrazioni su RadioRadicale,
Radio Radicale.
PONTE.
(Lodi).
Flosofo. D'impostazione tradizionalista.
Dopo gli studi classici e l'Università a Genova vive per un lungo
periodo a Pontremoli, in Lunigiana, dove insegna italiano e latino in istituti
della scuola media superior. Storico delle idee e del diritto religioso
arcaico, studioso di storia delle religioni e di simbolismo, fonda nel la
rivista di ispirazione «evoliana» Arthos (Quaderni di cultura e testimonianza
tradizionale) di cui è tuttora direttore. Della rivista sono esistite tre
serie: 8tuttora in corso, a cura delle Edizioni Arya di Genova). Cura l'edizione critica di un trattato
politico medievale: il Tractatus de potestate summi Pontificis di Guglielmo da
Sarzano; traduce e commenta la Relatio III di Quinto Aurelio Simmaco, rtraduce
il saggio su Tito di B. W. Jones, La Cronologia Vedica di Bal Gangadhar Tilak
(in appendice a La dimora artica dei Veda).
È stato tra i cofondatori del Movimento Tradizionale Romano. Nella sua
attività di conferenziere, ricercatore e studioso, pubblica numerosi libri ed
articoli. Collabora attivamente con le Edizioni Arya di Genova (ispirate
dall'O.I.C.L.). Selezione di opera:
Monografie “Dei e miti italici,” “Archetipi e forme della sacralità
romano-italica,” Genova, Ecig, Renato Del Ponte, “Il movimento tradizionalista
romano,” Scandiano, Sear, “La Religione dei Romani” Milano, Rusconi, Ed. Arya,
Genova .”Evola e il magico Gruppo di UR,” Borzano, SeaR, “ I Liguri: etnogenesi di un popolo,” Ecig,
Genova, Ecig Genova. Ed. Arya, Genova . “La città degli Dei.” “La tradizione di
Roma e la sua continuità,” Ecig, Genova, Renato Del Ponte, "Favete
Linguis!" Saggi sulle fondamenta del Sacro in Roma antica. Edizioni Arya,
Genova ."Ambrosiae pocula" (Calici d'ambrosia), Edizioni del Tridente,
Treviso . "Nella Terra del
Drago" note insolite di viaggio nel Regno del Bhutan, Il Tridente, La
Spezia, . Libri curati: Julius Evola, Il mondo alla rovescia, Edizioni Arya,
Genova Q. A. Simmaco, In difesa della Tradizione, Edizioni Arya, Genova Julius
Evola, Le sacre radici del potere, Edizioni Arya, Genova. ulius Evola, Scritti
sulla Massoneria volgare speculativa, Edizioni Arya, Genova Adriano Romualdi,
Lettere ad un amico, Edizioni Arya, Genova Tito Livio Patavino, Hic manebimus
optime!, Edizioni Arya, Genova. “Julius Evola: etica aria,” Edizioni Arya,
Genova. “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta, in Diritto @ Storia
“ I Lari nel sistema spazio-temporale romano” in Arthos, “Santità delle mura e
sanzione divina,” in DirittoStoria Roma e gli Indoeuropei dopo Georges Dumézil,
in Arthos, Premi Premio "Isola d'Elba" per la Religione dei Romani.
Premio "Cinque Terre riviera ligure" per I Liguri. Sono i giorni del
Premio letterario Isola d'Elba Raffaello Brignetti, su elbaoggi, Julius Evola
Via romana agli Dei Raccolta di articoli
su centrostudilaruna.
PONZIO. (San
Pietro Vernotico). Filosofo.Professore Emerito, ordinario di filosofia e teoria
dei linguaggi, a Bari. Ha contribuito come curatore e traduttore alla
diffusione in Italia e all'estero del pensiero di Pietro Ispano, Bachtin,
Lévinas, Marx, Rossi-Landi, Schaff e Sebeok. Nella sua ricerca sui segni
e sul linguaggio, di questi autori ha ripreso ciò che soprattutto li accomuna,
malgrado le loro differenze, vale a dire l'idea dell'imprescindibilità,
qualsiasi sia l'oggetto di studio, e per quanto specializzata ne sia l'analisi,
dalla vita dell'individuo umano nella concreta singolarità del suo
coinvolgimento senza alibi nel destino degli altri. Si laurea in Filosofia
a Bari, con una tesi in Filosofia teoretica, con relatore Semerari, sulla
fenomenologia della relazione interpersonale, con particolare riferimento a
Totalité et Infini di Lévinas. La sua tesi viene pubblicata ed è la prima
monografia mondiale su Lévinas -- è stato assistente ordinario di Filosofia
morale a Bari, è Professore di Filosofia nei licei e istituti magistrali di
Brindisi, Francavilla Fontana, Terlizzi, Bari -- è incaricato dell'insegnamento
di Filosofia del linguaggio a Bari. Scrive la prima monografia a livello
mondiale su Bachtin. Dopo aver fondato e diretto l'Istituto di Filosofia
del linguaggio a Bari, è stato il direttore del Dipartimento di Pratiche
Linguistiche e Analisi dei Testi di Bari.. Nell'Bari, ha insegnato:
Filosofia teoretica e Filosofia morale; Filosofia del linguaggio; Semiotica; Semiotica
del testo; Teoria della comunicazione; Linguistica; Teoria dei mass-media; Nel
, nella medesima Università, viene nominato Professore Emerito ed attualmente è
stato nominato “Cultore della Materia”. -- è coordinatore del corso di
dottorato in Teoria del Linguaggio e Scienze dei Segni, che, dal 2006, e come
indirizzo dal , fa parte della Scuola di dottorato in Scienze umane. Ha
diretto la collana “Teoria del linguaggio e della letteratura” della Dedalo
(Bari) e, con Ferruccio Rossi-Landi, la rivista Scienze umane, ed è stato
condirettore della rivista Lectures, fondata da Vito Carofiglio. Dirige la
collana “Segni di Segni” dell'Adriatica Editrice di Bari e la collana
“Antropologia dell'alterità” delle Edizioni dal Sud di Bari. Dirige inoltre la
serie gialla, dedicata a tematiche filosofico-linguistiche e semiotiche della
collana "Strumenti" delle edizioni Graphis di Bari. Con Cosimo Caputo
dirige la collana “Di-segno-in-segno” delle edizioni Manni di Lecce. Fonda
insieme a Claude Gandelman la serie annuale Athanor. Arte, Letteratura,
Semiotica, Filosofia, edita da Longo, Ravenna, di cui dirige la nuova serie, inaugurata con
l'editore Manni di Lecce e attualmente edita da Meltemi, Roma. Fa parte
del comitato scientifico della rivista Giano. Pace ambiente problemi globali,
Cuen, Napoli e del comitato scientifico di Millepiani, Mimesis, Milano.
Dirige la serie “Athanor. Semiotica, filosofia, arte, letteratura”, ora collana
delle Edizioni Mimesis, Scienze dei linguaggi e linguaggi delle scienze.
Intertestualità, interferenze, mutuazioni, Suasan Petrilli. Nelle
Edizioni Guerra (Perugia) ha pubblicato Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come LS, Linguistica generale, scrittura
letteraria e traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione
globale, A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, È del
gennaio il libro in collaborazione con
Susan Petrilli, Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio. Inoltre
fa parte della redazione della rivista “Cultura & comunicazione” edita
della stessa casa editrice. Tra gli altri suoi libri: “Man as Sign”
(Mouton De Gruyter), “Signs, Dialogue, and Ideology” (John Benjamin3), Sujet et
altérité. Sur E. Lévinas (L'Harmattan5), Introduzione a M. Bachtin (Bompiani);
Semiotics Unbounded (Toronto University Press 2005); E. Levinas, Globalisation,
and Preventive Peace (Legas ), L'écoute de l'autre (L'Harmattan 2009), A
revolusão bachtiniana (Contexto ). Tra le sue traduzioni (dal francese,
dal russo, dal latino medievale dal tedesco): Il discorso amoroso. Seminario di
Roland Barthes (Mimesis ) e Michail Bachtin e il suo circolo, Opere in collab.
con LucianoPonzio, testo russo a fronte (Bompiani, collana “Il pensiero
Occidentale” diretta da Giovanni Reale, ); Summule logicales di Pietro Ispano
(Bompiani ); Manoscritti matematici di Karl Marx (Spirali 2006). Il
pensiero Di seguito alcuni cenni ai concetti essenziali del pensiero di Augusto
Ponzio. Filosofia del linguaggio e semiotica «La filosofia come
professione, come istituzione, presuppone una filosofia propria del linguaggio,
che si esprime nella tendenza del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla
correlazione dialogica delle lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una
filosofia del linguaggio, in cui del linguaggio è da intendersi come genitivo
soggettivo: un filosofare del linguaggio, che consiste nella pluridiscorsività
dialogizzata.» (Augusto Ponzio in La filosofia del linguaggio). I campi
di studio e di ricerca di Ponzio, sono la semiotica e filosofia del linguaggio.
"Filosofia del linguaggio" è l'espressione che meglio esprime
l'orientamento dei suoi studi e come egli affronta i problemi relativi alla
semiotica dal punto di vista della filosofia del linguaggio, alla luce degli
ultimi sviluppi delle scienze dei segni, dalla linguistica alla
biosemiotica. In tal senso il suo approccio può essere più propriamente
definito come di pertinenza della semiotica generale, anche se Ponzio si occupa
di semiotica generale, in termini di critica. La semiotica generale di Ponzio,
supera l'illusoria separazione tra le discipline umanistiche, da una parte, e
quelle logico-matematiche e le scienze naturali, dall'altra, evidenziando
invece la condizione di interconnessione tra le scienze. La sua ricerca
semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un approccio
che è trasversale e interdisciplinare, o come direbbe lui stesso
"indisciplinato". Ponzio si occupa di semiotica, di linguistica
e delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della “filosofia del
linguaggio”, intendendo “del linguaggio” non come indicazione dell'oggetto
della filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la
filosofia” del linguaggio stesso, come la sua “attitudine al filosofare”.
"Filosofia del linguaggio" intesa come “filosofia del dialogo,”
apertura all'altro, disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in
crisi del monolinguismo, del monologismo, inventiva, innovazione, creatività
che nessun ordine del discorso, nessuna delimitazione dei luoghi comuni
dell'argomentare, può controllare o impedire. Genere, identità e alterità
Per Ponzio il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella
le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto
indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui
l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio
comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di
condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero;
uomo/donna; comunitario/extracomunitario; connazionale/straniero;
professore/studente. Ponzio afferma che ogni differenza-identità, ogni
differenza di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza
singolare e ogni genere, che ogni identità presuppone, in quanto basato
sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto. L'unica
differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori
identità, fuori genere, come direbbe lui “sui generis”: è l'alterità. Alterità
intesa come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui
ciascuno è insostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità
rimuove e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come
vera relazione con l'altro. Opere Monografie La relazione interpersonale,
Adriatica Editrice, Bari,) Soggetto e alterità. Da Lévinas a Lévinas, Adriatica
Ed., Bari, Soggetto e alterità. Da Lévinas a Lévinas. Con un'intervista a
Lévinas, Adriatica Editrice, Bari, Linguaggio e relazioni sociali, Adriatica
Editrice, Bari, Linguaggio e relazioni
sociali (con nuova introduzione), Bari, Graphis, Produzione linguistica e
ideologia sociale, De Donato, Bari, Produccion linguistica e ideologia social,
Corazon Editor, Madrid Jezicna proizvodnja i drustvena ideologija, Skolska
knjiga, Zagabria,Production linguistique et idéologie sociale, Editions Balzac,
Candiac (Canada) Produzione linguistica
e ideologia sociale (ampliata con nuova introduzione), Bari, Graphis, Persona umana, linguaggio e conoscenza in Adam
Schaff, Edizioni Dedalo, Bari, Filosofia del linguaggio e prassi sociale,
Milella, Lecce, Gramática transformacional e ideología política, Nueva Vision,
Buenos Aires, 1Dialettica e verità. Scienza e materialismo storico-dialettico,
Edizioni Dedalo, Bari, La semiotica in Italia. Fondamenti teorici, Edizioni
Dedalo, Bari, + antologia, Marxismo, scienza e problema dell'uomo. Con
un'intervista ad Adam Schaff, Bertani, Verona, Scuola e plurilinguismo (con
Giuseppe Mininni), Edizioni Dedalo, Bari, Michail Bachtin. Alle origini della
semiotica sovietica, Edizioni Dedalo, Bari, Segni e contraddizioni. Fra Marx e
Bachtin, Bertani, Verona, Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno, Adriatica
Editrice, Bari, Lo spreco dei
significanti. L'eros, la morte, la scrittura, (con Maria Grazia Tundo e Eugenia
Paulicelli), Adriatica Editrice, Bari, Fra linguaggio e letteratura, Adriatica
Editrice, Bari, Per parlare dei segni.
Talking About Signs (testo bilingue, trad. in inglese di Susan Petrilli; con
Massimo A. Bonfantini e Giuseppe Mininni), Adriatica, Bari, Filosofia del
linguaggio, Adriatica Editrice, Bari, Interpretazione e scrittura. Scienza dei
segni ed eccedenza letteraria, Bertani, Verona, Dialogo sui dialoghi (con
Massimo A. Bonfantini), Longo, Ravenna, Ferruccio Rossi-Landi e la filosofia del
linguaggio, Adriatica Editrice, Bari,Il filosofo e la tartaruga. Scritti (Angela
Biancofiore), Ravenna, Longo, Man as a Sign, (Susan Petrilli), Mouton de Gruyter,
BerlinoNew York, 1 Filosofia del linguaggio Segni valori ideologie, Adriatica
editrice, Bari, Dialogo e narrazione, Milella, Lecce, Tra semiotica e
letteratura. Introduzione a Michail Bachtin, Bompiani, Milano, Tra semiotica e
letteratura. Introduzione a Michail Bachtin (riveduta e ampliata con un nuovo
saggio introduttivo), Milano, Bompiani, La ricerca semiotica (con Omar
Calabrese e Susan Petrilli), Bologna, Esculapio, Signs Dialogue and Ideology,
(raccolta di saggi S. Petrilli), John Benjamins, Amsterdam Il dialogo della
menzogna (con Massimo A. Bonfantini), Roma, Stampa alternativa, Scrittura,
dialogo e alterità. Tra Bachtin e Lévinas, La Nuova Italia, Firenze, Fondamenti
di filosofia del linguaggio (con Patrizia Calefato e Susan Petrilli), Laterza,
Manuali, Roma-Bari Fondamenti di
filosofia del linguaggio (con Patrizia Calefato e Susan Petrilli), Laterza,
Manuali, Roma-Bari, Fundamentos da Filosofia da linguagem, di E F. Alves, con
una Introduzione di A. Ponzio Petrópolis (Brasile), Responsabilità e alterità
in Emmanuel Lévinas, Jaca Book, Milano, La differenza non indifferente.
Comunicazione, migrazione, guerra, Mimesis, Milano, La differenza non
indifferente. Comunicazione, migrazione, Guerra, Milano, Mimesis, El juego del
comunicar. Entre literatura y filosofía, Mercedes Arriaga Flórez, Episteme,
Valencia, Segni per parlare dei segni. Signs to talk about signs, Adriatica
Editrice, Bari, I segni dell'altro.
Eccedenza letteraria e prossimità, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Sujet
et altérité. Sur Emmanuel Lévinas, L'Harmattan, Paris, I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie
senza soggetto (con Gabriella Pranzo), Bari, Edizioni dal Sud, Comunicazione,
comunità, informazione. Comunicazione mondializzata e nuove tecnologie (con M.
A. BonfantiniCalefato, C. CaputoMazzotta, S. Petrilli, M. Refice), Manni
Editore, Lecce,I tre dialoghi della menzogna e della verità (con Massimo A.
Bonfantini e Susan Petrilli), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, La
rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea, Levante
Editori, Bari, Metodologia della formazione linguistica, Laterza, Manuali,
Roma-Bari, Che cos'è la letteratura?
Otto questioni dialogando con Carlo Alberto Augieri, Milella, Lecce, Elogio dell'infunzionale. Critica
dell'ideologia della produttività, Castelvecchi, Roma,Elogio dell'infunzionale
(riveduta e ampliata), Milano, Mimesis, Semiotica della musica. Introduzione al
linguaggio musicale (con Michele Lomuto), Graphis, Bari, La coda dell'occhio. Letture del linguaggio
letterario, Graphis, Bari, La revolución bajtiniana. El pensamiento de Bajtin y
la ideologia contemporanea, Catedra, Madrid, Signs of research on Signs (con
Susan Petrilli), fascicolo speciale di "Semiotische Berichte" (Vienna)
Basi. Significare, inventare, dialogare
(con Massimo A. Bonfantini, Cosimo Caputo, Susan Petrilli, Thomas A. Sebeok),
Lecce, Piero Manni, La comunicazione, Graphis, Bari, La comunicazione, Bari,
Graphis Fuori campo. I segni del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (con
Susan Petrilli), Mimesis, Milano, Il
sentire nella comunicazione globale (con Susan Petrilli), Meltemi, Roma, Philosophy
of Language, Art and Answerability in Mikhail Bakhtin (in collab. con Susan
Petrilli), Legas, New York, Ottawa, Toronto, Semiotica dell'io (con Thomas A.
Sebeok e Susan Petrilli) Meltemi, Roma, Thomas Sebeok and the Signs of Life (con
Thomas A. Sebeok e Susan Petrilli), Icon Books UK, Totem Books USA, Cambridge, Enunciazione
e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come LS, Edizioni Guerra,
Perugia, Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come LS, Edizioni Guerra, Perugia, I segni e la
vita la semiotica globale di Thomas A. Sebeok (con Susan Petrilli) Spirali,
Milano, Individuo umano, linguaggio e
globalizzazione nella filosofia di Adam Schaff. Con una intervista ad Adam
Schaff, Milano, Mimesis, Il linguaggio e
le lingue. Introduzione alla linguistica generale, Bari, Graphis, Il linguaggio e le lingue, Bari, Graphis Il linguaggio e le lingue, Bari, Graphis, . I
segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione globale,
Bari, Cacucci, Semioetica (con Susan
Petrilli), Roma, Meltemi, Views in Literary Semiotics (con Susan Petrilli),
Ottawa, Legas, Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione, Perugia,
Guerra, Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione (rivista e
ampliata), Perugia, Guerra, Semiotica e
dialettica, Bari, Edizioni dal Sud, La
raffigurazione letteraria (con Susan Petrilli), Milano, Mimesis, 2Semiotica
globale. Il corpo nel segno: introduzione a Thomas A. Sebeok (con Marcell
danesi e Susan Petrilli), Bari, Graphis, Testo come ipertesto e traduzione
letteraria, Rimini, Guaraldi, Reasoning with Emmanuel Lévinas (con Susan
Petrilli e Julia Ponzio). Ottawa, Legas, Semiotics Unbounded. Interpretive
Routes in the Open Network of Signs (con Susan Petrilli), Toronto, Toronto
University Press, Semiotic Animal (con Susan Petrilli e John Deely), Toronto,
Legas, Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma di ricerca
della Scuola di Bari-Lecce, (con Cosimo Caputo e Susan Petrilli), Milano,
Mimesi, Dialoghi semiotici (con Massimo A. Bonfantini e Susan Petrilli, Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane, The Dialogic Nature of Sign, Ottawa, Legas, La cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, La
cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, Fuori luogo. L'esorbitante nella
riproduzione dell'identico, Roma, Meltemi, A mente. Processi cognitivi e
formazione linguistica, Perugia, Guerra Edizioni, Semiotics Today. From Global Semiotics to
Semioethics, a Dialogic Response (con Susan Petrilli), New York, Ottawa,
Toronto, Legas, Lineamenti di semiotica
e di filosofia del linguaggio, (con Susan Petrilli), Bari, Graphis, Tre sguardi
su Auguste Dupin (con M.A. Bonfantini e B. Brunetti), Bari, Graphis, Tra Bachtin e Lévinas. Scrittura, dialogo,
alterità, Bari, Palomar, Linguaggio,
lavoro e mercato globale. Rileggendo Rossi-Landi, Milano, Mimesis, La
dissidenza cifrematica, Milano, Spirali, A revolusão bakhtiniana, San Paolo
(Brasile), Contexto, Da dove verso dove.
La parola altra nella comunicazione globale, Perugia, Edizioni Guerra, L'écoute
de l'autre, Parigi, L'Harmattan Emmanuel Levinas, Globalisation, and Preventive
Peace, Legas, Ottawa, Roland Barthes. La visione ottusa (con J. Ponzio, G.
Mininni, S. Petrilli, L. Ponzio, M. Solimini), Milano, Mimesis, Rencontres de paroles, Parigi, Alain Baudry
& Cie, Freud, l'analisi, la scrittura (con Massimo A. Bonfantini, Bruno
Brunetti), Bari, Graphis, Encontres de palavras. O outro no discurso, Pedro e
João Editores, San Carlos (Brasile), Procurando uma palavra outra, Pedro e João
Editores, San Carlos (Brasile), Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi
ed eccedenza letteraria, Pensa Multimedia, Lecce, . In altre parole, Mimesis,
Milano, . La filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari, . Curatele Di
seguito l'elenco dei libri Augusto Ponzio, salvo dove diversamente specificato.
In alcuni di questi sono presenti introduzioni, presentazioni e/o traduzioni ad
opera di Augusto Ponzio. Adam Schaff e Lucien Sève, Marxismo e umanesimo.
Per un'analisi semantica delle "Tesi su Feuerbach" di K. Marx, Edizioni
Dedalo, Bari (introduzione, trad. dal
francese e dal tedesco). Karl Marx, Manoscritti matematici, Edizioni Dedalo,
Bari (introduzione, trad. dal tedesco,
con F. Matarrese). Adam Schaff, Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari
(introduzione, trad. dal francese e dal tedesco di saggi contenuti nel II). V. N. Volosinov, Marxismo e filosofia
del linguaggio, Edizioni Dedalo, Bari, 1976 (introduzione). V. N. Volosinov,
Freudismo, Edizioni Dedalo, Bari (introduzione). Vjaceslav Ivanov, Julia
Kristeva e altri, Michail Bachtin. Semiotica, teoria della letteratura e
marxismo, Edizioni Dedalo, Bari, (introduzione). Ernst Cassirer e altri, Il
linguaggio, Bari, Edizioni Dedalo (introduzione). Marcellesi, Baggioni e altri,
Linguaggio e classi sociali. Marrismo e stalinismo, Edizioni Dedalo, Bari, (trad.
dal francese). Pavel Medvedev, Il metodo formale e la teoria della letteratura,
Edizioni Dedalo, Bari (introduzione).
Adam Schaff, L'alienazione come fenomeno sociale, Editori Riuniti, Roma, (introduzione). V. N. Volosinov, Il linguaggio
come pratica sociale. Saggi Edizioni Dedalo, Bari (introduzione). Polifonie, Adriatica Editrice, Bari Scienze
del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici,
“Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Bari”, Adriatica
Editrice, Bari, (introduzione). Scienze del
linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature. Annali del convegno
di studi omonimo, Bari, Adriatica Editrice, Bari (introduzione). Pietro Ispano,
Tractatus. Summule logicales, Adriatica Editrice, Bari, (introduzione, trad.e
dal latino). Emmanuel Lévinas, La significanza del senso, in “Idee”, (trad. dal francese). La genesi del senso,
fascicolo monografico di “Idee”, (con M. Signore e C. Caputo). Julia Kristeva,
Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione alla linguistica. Con un'intervista
di A.Ponzio a J. Kristeva, Adriatica Editrice, Bari, (introduzione, trad. dal francese). Ferruccio
Rossi-Landi, Il linguaggio come lavoro e come mercato, Bompiani, Milano,
1992(introduzione alla quarta edizione).
Bachtin e... Averincev, Benjamin, Freud, Greimas, Lévinas, Marx, Peirce,
Valéry, Yourcenar, Welby, Laterza, Bari, 1993 (introduzione; con Paolo Jachia).
Adam Schaff, Umanesimo ecumenico, Adriatica Editrice, Bari, (introduzione). Reading su Ferruccio
Rossi-Landi. Semiosi come pratica sociale, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, Napoli (introduzione; con M.
A. Bonfantini). Ferruccio Rossi-Landi, Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani
(introduzione 3ª ed.). Aristofane, Uccelli, Stampa alternativa, Bari-Roma, 1994
(versione-adattamento). Adam Schaff, Il mio ventesimo secolo, Adriatica
Editrice, Bari, Sulla traccia di Lévinas, “Idee”, (con M. Signore e C. Caputo). Emmanuel
Lévinas, Su Blanchot, Palomar, Bari (introduzione, traduzione, con F.
Fistetti). M. Bachtin, I.I. KanaevMedvedev, V.N. Volosinov, Bachtin e le sue
maschere. Il percorso bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su
Dostoevskij (introduzione, con M. De Michiel eJachia), Edizioni Dedalo, Bari, Idea
e realtà dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di
Lingue e Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione,
comunità, informazione, Manni, Lecce 1996 (introduzione). Paul Valéry, Cimitero
marino, in “Athanor”, Il Mondo/il Mare, e
in “L'immaginazione”, (Traduzione di
Paul Valéry). Michail Bachtin, Problemi dell”opera di Dostoevskij (con M. de Michiel), Edizioni dal Sud, Modugno
(Bari), 1997, (introduzione). Lisa Block de Behar, Al margine di Borges, Edizioni
dal Sud, Modugno Bari, (Traduzione di
alcune poesie di Borges, presentazione). Mijail M. Bajtin, Hacia una filosofia
del acto ético. De los borradores y otros esritos, Anthropos, Barcelona
(Commentarios con Iris Zavala). Michail Bachtin, Problemi dell'opera di
Dostoevskij Edizioni dal Sud, Bari, (presentazione, con M. De Michiel). Ferruccio
Rossi-Landi, Significato, comunicazione e parlare comune, Marsilio, Venezia,
1998 (Introduzione 3ª ed.). Michail Bachtin, La scrittura e l'umano, Saggi,
dialoghi, conversazioni, Bari Edizioni dal sud (presentazione, con di M. De
Michiel). Michail Bachtin, Per una filosofia dell'azione responsabile, Manni,
Lecce, (introduzione). Lévinas Vivant, Riflessioni sul pensiero do Emmanuel
Lévinas, Bari, Edizioni dal Sud, (Presentazione; con F. Fanizza e F. Fistetti).
Valentin N. Volosinov, Michail M. Bachtin, Marxismo e filosofia del linguaggio,
Manni, Lecce (con M. De Michiel). Giovanni Vailati, Il metodo della filosofia.
Saggi di critica del linguaggio, Ferruccio Rossi- Landi Graphis, Bari (introduzione). Adam Schaff, Disoccupazione strutturale,
“Millepiani”, Marcel Danesi, Lingua,
metafora, concetto. Vico e la linguistica cognitiva, Edizioni dal Sud, Bari,
(presentazione). Adam Schaff, Meditazioni, trad. di Loreta de Staso, Edizioni
dal Sud, Bari, (Introduzione). Emmanuel Lévinas, Dall'altro all'io, trad. it.
di J. Ponzio, Meltemi, Roma, Vita, volume di monografico Athanor. Semiotica,
Filosofia, Arte, Letteratura, n.s., 5, Meltemi, Roma. (presentazione). Michail
Bachtin. Linguaggio e scrittura, trad. di L. Ponzio, Meltemi, Roma, Pietro
Ispano. Trattato di logica. Summule logicales, Bompiani, Milano, (Introduzione
trad. dal latino) Ferruccio Rossi-Landi. Il linguaggio come lavoro e come
mercato, 5ª ediz.,Bompiani, Milano (introduzione), John Deely, Basi della
semiotica, collana “Nel segno”, diretta da Susan Petrilli e Augusto Ponzio, 2,
Bari, Giuseppe Laterza,. (Prefazione, con S. Petrilli, Mondo di Guerra, volume monografico di
Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura, n.s., 9, Roma, Meltemi,
(presentazione, con A. Catone). Rossi-Landi. Ideologia, Meltemi, Roma, 2005 (Introduzione). Michail
Bachtin, Freud e il freudismo. Studio critico, trad. L. Ponzio, Milano, Mimesis
(introduzione). Karl Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione,
Spirali, Milano, Renato Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed.
critica Leonard G. Sbrocchi, Bari, Edizioni Dedalo (presentazione).
Rossi-Landi, Metodica filosofica e scienza dei segni, Milano, Bompiani, (introduzione Rossi-Landi, Semiotica e
ideologia, Milano. Bompiani, Qohélet. Versione in idioma saletino (e trad.
italiana), Cosimo Caputo, Lecce, Milella, (introduzione 4ª ed.). Michail
Bachtin, In dialogo. Conversazioni con Victor Duvakin trad. di R. S. Cassotti,
Milano, Esi (introduzione). Athanor. Umano troppo disumano, Roma, Meltemi (introduzione)
Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche
linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia (con M. Cardona). La filosofia del
linguaggio, Bari, Edizioni Laterza, .
Susan Petrilli La filosofia del
linguaggio come arte dell'ascolto / philosophy of Language as the Art of
Listening, Sulla ricerca scientifica di Augusto Ponzio, Bari, Edizioni dal Sud,
Athanor. La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi Editore, e letture critiche, Bari, Edizioni dal Sud,Calefato
e S. Petrilli Logica, dialogica,
ideologica. I segni tra funzionalità ed eccedenza, introd., Semiosi, infunzionalità,
semiotica, Milano, Mimesis, S. Petrilli
Ideology, Logic, and Dialogue in Semioethic Perspective. in Semiotica.
Journal of the International Association for Semiotic Studies, 1Susan Petrilli,
Semiotic profile: Augusto Ponzio. A Portrait of the Semiotician and Philosopher
of Language on the Occasion of his 40th year of teaching, in Semiotix 5,
Semioticon, su semioticon.The I Questioned: Emmanuel Levinas and the critique
of Occidental reason, Subject Matters, special edition, Susan Petrilli La filosofia del linguaggio come arte
dell'ascolto / philosophy of Language as the Art of Listening, Sulla ricerca
scientifica di Augusto Ponzio, Bari, Edizioni dal Sud, saggi all'interno: Paul
Cobley, A brief note on dialogue Vincent Colapietro, In the name of that which
has been desecrated Eero Tarasti, The right to unfunctionalityexplorations in
Augusto Ponzio's philosophical semiotics Marcel Danesi, Augusto Ponzio: A brief
note on the “Italian Bakhtin” Kalevi Kull, Biosemiotic conversations: Ponzio,
Bakhtin, Kanaev, Driesch, Uexküll, Lotman Floyd Merrell, The sign's significant
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Nöth and Lucia Santaella, Otherness at the roots of cultural semiosis
Giuseppe Mininni, Identità e alterità nella dinamica della coscienza storica
Cosimo Caputo, Tutto il segnico umano è linguaggio John Deely, The primary
modeling system in animals Carlo Augieri, Per Qohélet emigrato nel Sud è la
vanità ad essere “nienzi”: “dentro” il dialetto è straniera la parola dei re
Frank Nuessel, “Virtual” Augusto Ponzio Mario Signore, Dal silenzio primordiale
al brusio della parola. Alla ricerca della parola “vissuta” José Maria Nadal,
Sobre el enunciador implícito en Augusto Ponzio Genevieve Vaughan, Giving and
receiving signs Jeff Bernard, Ferruccio Rossi-Landi and a short history of the
Rossi-Landi Network Susan Petrilli, Reading Augusto Ponzio, master of signs and
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Routledge, . Susan Petrilli, Writing, Voice, Understandig, Ottawa, Legas,
. Semiotica Filosofia del linguaggio. Sito
ufficiale, su augustoponzio.com.
Opere su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Scheda docente con estesa
. Sito dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, su uniba.
Portathere may be another!
PORTA. (Roma).
Filosofo. Nacque dall'attrice Antonella Della Porta, di origine milanese,
interprete di noti sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a
Maigret) e dal baritono Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano),
diretto da Von Karajan e in grandi compagnie con Maria Callas, Beniamino Gigli,
Tito Gobbi, Giuseppe Di Stefano, Giulietta Simionato, Renata Tebaldi, al cinema
(La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in tv (Andrea Chénier di M. Landi,
La traviata di M. Lanfranchi). Laureatosi in Filosofia negli anni
settanta con il massimo dei voti, ha incominciato a interessarsi a Giordano
Bruno, curando e traducendo alcune opere del filosofo di Nola, il De umbris
idearum (1976) e il Cantus Circaeus (1977), riprendendo poi le tematiche con il
libro Giordano Bruno. Il nolese di ghiaccio pubblicato da Bompiani. Per anni
in Rai, ha incominciato la sua lunga carriera nel servizio pubblico, prima come programmista, poi, tra gli altri
incarichi, come conduttore, giornalista professionista, editorialista del
Radiocorriere TV, vice caporedattore del TGR Lazio, caporedattore del DSE RAI
("Dipartimento Scuola Educazione", l'attuale struttura RAI Cultura).
-- è stato nominato direttore di Rai 2, incarico che ha ricoperto per un anno e
mezzo e nel 1996 è diventato il primo direttore di Rai Notte, la struttura che
curava il palinsesto notturno di Rai 1, Rai 2 e Rai 3, apparendo spesso anche
in video come conduttore di trasmissioni culturali. Essendone stato
ininterrottamente direttore per 14 anni (fino al ), La Porta è stato il più
longevo dirigente della storia della televisione pubblica italiana. È
stato solido il suo sodalizio umano e professionale con Pino Gagliardi. Ha
condotto, accanto allo scrittore Giuseppe Carlotti, il programma televisivo Rai
Ti presento Sophia, interamente dedicato alla storia della filosofia. La coppia
La PortaCarlotti si è riunita nel giugno 2008 per una nuova edizione del programma,
sempre circondata da un numero pari di persone. Tra gli altri libri pubblicati,
La Magia (1998), Coincidenze miracolose (2001), Storia della magia,e la
trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore. Nell'ottobre del
2008 è uscito Dizionario dell'inconscio e della magia, pubblicato per Sperling
& Kupfer. Il suo ultimo lavoro, Tu chiamale se vuoi coincidenze è stato
pubblicato nel da La Lepre
Edizioni. Il 5 maggio va in
pensione e lascia la Rai, per passare al circuito televisivo Cinquestelle,
dove ha condotto, insieme con Egidio Senatore, il programma Come State?,
una diretta di 4 ore, che affrontava tematiche sociali con la partecipazione,
senza filtro, delle telefonate del pubblico; in questo contesto hanno
partecipato figure autorevoli come l'allora presidente dell'INPS Antonio
Mastrapasqua e l'allora presidente dell'Agcom Corrado Calabrò. Dal 2
giugno al dicembre è stato direttore di EcoRadio, per la quale ha
condotto, sempre insieme a Egidio Senatore, la rubrica letteraria La Grande
Madre. Ha inoltre lavorato su EcoTv. È stato ospite fisso del format
radiofonico "News of the World" su Radio Manà Manà. Il 28 aprile è stato insignito della cittadinanza onoraria
dalla città di Boscoreale, (NA). Ha gestito per anni un blog su internet.
Malato da tempo, è morto. Televisione Come autore, curatore, giornalista e
conduttore radiotelevisivo si è occupato, principalmente, di tematiche
culturali e sociali. Tra i suoi programmi Rai ricordiamo: “Scuola aperta” “Tra
scuola e lavoro” “Ricerca sul mito” “Sulle orme degli antenati” “Incontri nella notte, colloqui con gli scrittori
contemporanei” “Segnali: appunti sui giovani d'oggi” "Incontri della
notte" (Rai 1-DSE), "Immagini da leggere" (Rai 3), “Novecento:
storia della letteratura italiana dal 1945 ad oggi” “Bellitalia”.Ha curato e
condotto, per Rai 2, “Casablanca” (1990), programma di aggiornamenti editoriali
che, tuttora, vanta il massimo ascolto per una rubrica letteraria. Ha condotto
lo spazio letterario della rubrica televisiva di Rai 2 “La Rete” ha curato e
condotto “Parlato semplice” per oltre 300 puntate, e ha curato e condotto gli
spazi storici della rubrica “Filo Rosso” di Gianni Bisiach per Rai 2-DSE.
Ha, inoltre, realizzato gli speciali televisivi “Giordano Bruno”, “Edgar Allan
Poe”, “Alla ricerca di Dracula” “Storia della Magia” ha curato e condotto gli
spazi filosofici de “La stanza del principe”, ha curato e condotto le 22
puntate di “Storia della cavalleria” e
il “Prix Italia” . Per il palinsesto di
Rai Notte, è stato autore e conduttore di numerosi programmi, come “Anima Good
News”, “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”, “Inconscio e MagiaPsiche”,
l'unico programma televisivo RAI dedicato alla poesia, “Guarire insieme” . È stato spesso ospite, come opinionista, nelle
rubriche letterarie e culturali di Rai 1. Insegnamento Oltre alla
produzione culturale televisiva, fin dagli anni ‘70 si è occupato di
insegnamento, in particolare del rapporto tra la filosofia antica e psicologia
junghiana, e, inoltre, del settore editoriale, come curatore ed editorialista
di numerose riviste, come “Abstracta”, e come autore di più di 30 libri. è
stato invitato da François Châtelet a tenere corsi presso il Politecnico della
Sorbona di Parigi sulla Magia e l'Arte della Memoria. -- è stato direttore
della rivista “L'informatore Librario” per la casa editrice Lucarini; è stato
direttore, per la RaiEriPantheon, della rivista “Anima Mundi”, con la
collaborazione di James Hillman, A. Guggenbhul-Craig, F. Donfrancesco, C.
Stroppa, ecc.--è stato invitato dall'Istituto di Cultura Italiana di New York
per una serie di seminari. -- è
stato docente di Filosofia antica all'Siena, presso la cattedra del Prof.
Enrico Cheli. È stato docente di Filosofia antica e Vicedirettore della Scuola
di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona,
vicedirettore della scuola di Psicanalisi di Mestre AEPSI e docente di
Filosofia per IKOSIstituto di Comunicazione Olistica Sociale di Bari. Era
vicerettore onorario dell'Università L.U.de.S. di Lugano. Riconoscimenti
Premio “Arte e Spirito” per la televisione, conferito dalla Repubblica di San
Marino nel ; Premio “Moncalieri” alla carriera nel ; Premio “La penna d'oro”,
settore spettacolo, Premio “Chianciano”
per la critica radiotelevisiva; Premio giornalistico “Magarotto”; Premio letterario
“Castiglioncello” “Cosentino” e “Cirò Marina” per l'opera Giordano Bruno.
Curiosità Iha partecipato a una puntata del gioco Soliti ignotiIdentità
nascoste di Rai 1 ove doveva essere riconosciuto tra altre 8 identità. Era un
grande tifoso della Lazio. -- è stato imitato e parodiato da Corrado Guzzanti.
Opere Introduzione e cura di Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe,
Roma, Atanor, Introduzione e cura di Giordano Bruno, Ombre delle idee, Roma,
Atanor, Itinerari magici d'Italia. Una
guida alternativa, II, Centro, con Luciano Gianfranceschi, Roma, Edizioni
Mediterranee, I grandi del mistero, e con Luciano Gianfranceschi, Firenze,
Salani, Storia della magia mediterranea,
con Andrea Forte, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento, Milano, Fiore
d'oro, Introduzione e cura di Marsilio Ficino, L'essenza dell'amore, Roma,
Atanor, Prefazione ad , Meyrink
scrittore e iniziato, Roma, Basaia, Morte di un bacio, Roma, Lucarini, I tarocchi di Giordano Bruno. Le carte della
memoria, Milano, Jaca Book, Racconti di tenebra, a cura di, Roma, Newton
Compton, Giordano Bruno. Tra magia e avventure, tra lotte e sortilegi la storia
appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato
per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo, collaborazione alle ricerche
di Anna Mirabile, Roma, Newton Compton, La battaglia della montagna bianca,
Chieti, Solfanelli, Prefazione a Richard Dalby e Rosemary Pardoe , Fantasmi.
Storie e altre storie sulle orme di M.R. James, Roma, Newton Compton, Prefazione
a Edgar Allan Poe, Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore,
Roma, Newton Compton, Testo critico a Giuliano Nucci, Misteri di pietra, Roma,
Grapperia, Curatela di , Racconti per amore, Roma, Lucarini, 1Giordano Bruno.
Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero, Milano, Bompiani, Roma
magica e misteriosa. Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla
cripta dei Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio, un viaggio affascinante
nel cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni, con Francesco Fantasia,
Roma, Newton Compton, Prefazione a Edgar Allan Poe, Tutti i racconti, La Spezia,
Melita, 1Misteri. Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del
segreto, e con Franco Scaglia, Milano, Camunia, Grandi castelli, grandi maghi,
grandi roghi, Milano, Rizzoli, Storia della magia. Grandi castelli, grandi
maghi, grandi roghi, Milano, Bompiani, Il ritorno della grande madre, Milano, Il Saggiatore,
La magia, in collaborazione con Andrea Aromatico e Stefania Quattrone,
Roma-Venezia, RAI-ERI-Marsilio, Coincidenze miracolose, Roma-Rimini, RAI-ERI-Idealibri,
Donne magiche, Roma-Rimini, RAI-ERI-Idealibri, A come anima, Milano, Pratiche, Saggio
in Valerio De Filippis, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore.
Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Gabriele la Porta intervista Ettore Bernabei,
Roma, Edizioni Eri, S come seduzione. Dizionario dell'eros e della sensualità,
Milano, Il Saggiatore, P come passioni. Dizionario delle emozioni e dell'estasi,
Milano, Tropea, Dizionario dell'inconscio e della magia, Milano, Sperling &
Kupfer, Prefazione a Michele lo Foco, L'armonia del dolore, Roma, Pagine, .Prefazione
a Dale Furutani, Agguato all'incrocio, Milano, Marcos y Marcos, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta
storie realmente accadute, Roma, La lepre, Filmografia Il mistero di Dante,
regia di Louis Nero. Biografia di
Gabriele La Porta, su Cinquantamila, EcoRadioGabriele La Porta nuovo direttore
responsabile di Ecoradio: "Qui trovo libertà autentica", su ecoradio.
Morto il conduttore Rai Gabriele La PortaTv, su Agenzia ANSA, Blog ufficiale,
su gabrielelaporta.wordpress.com. Gabriele La Porta, su Internet Movie
Database, IMDb.com. La pagina facebook
di Gabriele La Porta, su facebook.com. PredecessoreDirettore di Rai 2Successore
Franco Iseppi Carlo Freccero.
PORTA.
(Vico Equense), filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of
men and animals! The Italian way to comment on Aristotle!” -- Terzo figlio di Nardo Antonio e di una patrizia della
famiglia Spadafora, ricevette le basi della sua formazione culturale in casa,
dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e dimostrò
immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso
gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era infatti
proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il fratello
maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano di
mandamento. La famiglia aveva una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo
Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la
"villa delle Pradelle" (Vico Equense). Tra i suoi maestri vi furono
il classicista e alchimista Domenico Pizzimenti, e i filosofi e medici Donato
Antonio Altomare e Giovanni Antonio Pisano. I viaggi e l'Academia
secretorum naturae Edizione del Magiae Naturalis. Accademia dei Segreti.
Nel 1558 pubblicò la prima di varie edizioni del Magiae Naturalis, un'opera di
crittografia, il De Furtivis Literarum Notis, nel quale descrive il primo
esempio di sostituzione poligrafica cifrata con accenni al concetto di
sostituzione polialfabetica. Per quest'opera è ritenuto il maggiore crittografo
del Rinascimento. In questo periodo, quando già la sua fama si era
consolidata, presentò il suo libro sulla crittografia al re Filippo II di
Spagna e viaggiò anche in Francia e in Italia. Del 1566 è una
pubblicazione sull'Arte del ricordare, ripubblicato poi nell'originario latino
nel 1602. Della Porta aveva fondato intanto l'Academia Secretorum Naturae
(Accademia dei Segreti), per appartenere alla quale era necessario dimostrare
di aver effettuato una nuova scoperta scientifica, sconosciuta al resto
dell'umanità, nell'ambito delle Scienze naturali; l'accento veniva tuttavia
posto più sul meraviglioso che sul metodo scientifico. Conosciute già
durante il Medioevo, le «raccolte di segreti» costituivano un vero e proprio
genere letterario che aveva incontrato una straordinaria fortuna con l'avvento
della stampa a caratteri mobili. Per segreti si intendevano conoscenze arcane,
ma anche ricette, preparazione di farmaci e pozioni dagli effetti straordinari,
riguardanti argomenti di medicina, chimica, metallurgia, cosmesi, agricoltura,
caccia, ottica, costruzione di macchine, ecc. Colui che insegnava a
padroneggiarli era chiamato «professore di segreti». L'Accademia fu però
sospettata di occuparsi di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché
Della Porta venne indagato dall'Inquisizione e l'Accademia fu chiusa per ordine
papale: a Della Porta fu tuttavia concesso di continuare gli studi di scienze naturali.
Fu ospitato a Roma e quindi a Venezia e a Ferrara dal cardinale Luigi
d'Este. Illustrazione dal De humana physiognomonia (1586) Nel 1583
pubblicò il trattato Pomarium sulla coltivazione degli alberi da frutta e
l'anno seguente un Olivetum, più tardi inclusi nella sua enciclopedia
sull'agricoltura. Fisiognomica e fitognomonica. Ppubblicò presso
l'editore J. Cacchi di Vico Equense l'opera De humana physiognomonia in 4 libri
sulla fisiognomica, dedicato al cardinale Luigi d'Este, che influenzerà poi
l'opera dello svizzero Johann Kaspar Lavater. Nel 1599 presso l'editore
Tarquinio Longo di Napoli pubblicherà la seconda edizione allargata a 6 libri
con ampio rimaneggiamento della materia. Egli ritiene che «l'animo non è
impassibile rispetto ai moti del corpo e, così come il corpo, si corrompe per
le passioni». Studia con attenzione i segni delle mani (in particolare dei criminali),
convinto che tali segni non siano frutto del caso ma importanti indizi per
comprendere appieno i caratteri degli uomini. Illustrazione dal
Phytognomonica, che evidenzia l'analogia tra piante e animali. Inntanto,
stimolato dai contatti con alcuni alchimisti tra cui Oswald Croll, aveva anche
pubblicato Phytognomonica, poderoso trattato sulle proprietà dei vegetali messe
in analogia con le varie parti del corpo umano, basato sull'antica dottrina
delle segnature. L'opera, corredata da tavole illustrate, estendeva il concetto
di fisiognomica alle piante (in greco pyhtos, + gnome «opinione, sentenza» =
fitognomica) elencandole a seconda della loro localizzazione geografica.
In essa Della Porta ravvisava collegamenti occulti tra la morfologia delle
piante e quella dei minerali, degli uomini, e persino, indirettamente, degli
astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoomorfismo. Egli fu
affascinato ed entusiasta per il «gran Paracelso» e per i suoi «dottissimi
seguaci» perché la spagiria «produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro
caduti negli umani intelletti [...] Onde da solleciti investigatori de' secreti
della natura applicati a morbi, hanno ritrovati soblimi ed infiniti rimedi,
onde la medicina, così gran tempo ristretta negli angusti suoi termini, or,
allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi stupori»
(Taumatologia). La sua casa fu frequentata da Tommaso Campanella e nel
1592 rinnovò in un nuovo soggiorno a Venezia l'amicizia con Paolo Sarpi e forse
conobbe anche Giordano Bruno prima della sua incarcerazione. Da questa data per
ordine dell'inquisitore veneziano Della Porta dovette richiedere il permesso
per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontrò a Padova con Paolo Sarpi e con
Galileo. Ricevette a Napoli il nobiluomo francese Nicolas-Claude Fabri de
Peiresc. Iincontrò i Cesi e fu invitato a Praga dall'imperatore Rodolfo II, al
quale dedicò il trattato sulla Taumatologia, ora perduto. Studi
sull'ottica ed altre scienze Alambicchi per la distillazione disegnati da
Della Porta nell'omonimo trattato del 1610. Scrisse ancora di ottica (De
refractione optices), di agricoltura (Villae,), di astronomia (Coelestis
physiognomoniae del 1601), di idraulica e matematica (Pneumaticorum, del 1602),
di arte militare (De munitione, del 1606), di meteorologia (De aeris
transmutationibus, del 1609), e di chimica (De distillatione0). L'operasulla
lettura della mano (Chirofisonomia), s sarà pubblicata solo molto dopo la sua
morte nel 1677. È nel campo dell'ottica che Della Porta esercita notevoli
contributi, indagando dal punto di vista matematico le proprietà degli specchi
concavi e convessi, conducendo un minuzioso studio delle lenti su basi
matematiche e descrivendo la costruzione di ingenti apparecchi ottici, tra cui
la camera oscura ed il telescopio. Giovanni Battista Della Porta
intraprese inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di
smalti, di polveri da sparo e di cosmetici. Anche se la sua chimica non è
originale dal punto di vista teorico, i numerosi esperimenti che ci descrive
indicano un’attitudine sperimentale che lo pone fra i principali chimici
dell’epoca. I suoi studi medici sono caratterizzati principalmente dalla
ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad esempio per la memoria,
per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro l’impotenza e la
sterilità. Gli ultimi anni Frontespizio del De aeris transmutationibus
Fu invitato a far parte dell'Accademia dei Lincei, appena fondata da Federico
Cesi. Rivendicò senza troppa convinzione
una paternità sull'invenzione del telescopio, resa nota in quegli anni da
Galileo, anch'egli membro dell'Accademia. Fece forse parte anche di
un'accademia letteraria dedicata alla letteratura dialettale napoletana
(Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio), che sappiamo
attiva nel, e dell'Accademia degli Oziosi, di drammaturghi, di cui faceva parte
anche il viceré spagnolo (Pedro Fernández de Castro, conte di Lemos). Nei
suoi tardi anni raccolse esemplari rari del mondo naturale e coltivò piante
esotiche. Il suo museo privato era visitato dai viaggiatori e fu uno dei primi
esempi di Museo di storia naturale, ispirando il gesuita Athanasius Kircher a
radunare una simile collezione a Roma. Anche il fratello Gian Vincenzo aveva
raccolto una collezione di libri, marmi e statue, mentre l'altro fratello Gian
Ferrante, morto in giovane età, aveva lasciato una collezione di cristalli ed
esemplari geologici, più tardi venduta. Fu anche commediografo e scrisse
14 commedie in prosa, una tragicommedia, una tragedia e un dramma liturgico,
che divennero fonte di numerose opere del successivo XVII secolo. Sei titoli di
Della Porta erano presenti nella biblioteca di Sir Thomas Browne. Opere
Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium, Giovanni Battista Della
Porta, De humana physiognomonia, Vico Equense, Giuseppe Cacchi, Giovanni
Battista Della Porta, Phytognomonica, Napoli, Orazio Salviani, 1589. Giovanni
Battista Della Porta, Pneumaticorum libri tres, Napoli, Giovanni Giacomo
Carlino, Giovanni Battista Della Porta, De distillatione, Roma, Stamperia
Camerale, 1608. Giovanni Battista Della Porta, Della chirofisonomia, Napoli,
Antonio Bulifon,Giovanni Battista Della Porta, Le commedie, Vincenzo
Spampanato, 1, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Giovanni Battista Della Porta, Le commedie, Vincenzo Spampanato, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, 1911.
Giovanni Battista Della Porta, Humana Physiognomonia / Della Fisionomia
dell'uomo libri sei, Alfonso Paolella, Edizione Nazionale delle opere di Giovan
Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, /. Giovanni
Battista Della Porta, Ars reminiscendi, Raffaele Sirri, Edizione Nazionale
delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, 1996. Giovanni Battista Della Porta, Taumatologia e Criptologia,
Raffaele Sirri, 1, Edizione Nazionale
delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, . Giovanni Battista Della Porta, De munitione libri tres, Raffaella
De Vivo, 1, Edizione Nazionale delle
opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, .
Giovanni Battista Della Porta, Claudii Ptolomaei Magnae Constructionis Liber
primus, Raffaella De Vivo, 1, Edizione
Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, Giovanni Battista
Della Porta, Il Teatro, Raffaele Sirri,
4, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta,
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta, Coelestis
Physiognomonia e, in appendice, Della Celeste Fisonomia, Alfonso Paolella, 1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan
Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1996. Giovanni
Battista Della Porta, De aeris transmutationibus, Alfonso Paolella, 1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan
Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista
Della Porta, Villae libri XII, Luigia Laserra e Gianni Antonio Palumbo, diretti
da Francesco Tateo, Edizione Nazionale delle opere di Giovan
Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, /. Giovanni
Battista Della Porta, Elementorum Curvilineorum Libri tres, Veronica Cavagna e
Carlotta Leone, 1, Edizione Nazionale delle
opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni
Battista Della Porta, Pneumaticorum libri tres, Oreste Trabucco, 1, Edizione Nazionale delle opere di Giovan
Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista
Della Porta, De ea naturalis Physiognomoniae parte quae ad manum lineas spectat
libri duo, Oreste Trabucco, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista
della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2003. Note Per questo fu accusato di plagio da Giovan
Battista Bellaso, che era stato il primo ad aver proposto questo tipo di
cifratura dieci anni prima. Umberto Eco, Riccardo Fedriga, Storia della
filosofia. 2: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza
Edizioni Scolastiche, William Eamon, Il professore di segreti. Mistero,
medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, trad. it. di A. M. Paci,
Carocci, . Marcello Fumagalli, «Della
Porta Giovan Battista» , in Semplicisti e Stillatori: l'arte degli Aromatari,
Milano, SGS, . Gnome, su treccani. Luigi Turinese, Zoomorfismo, fisiognomica e
fitognomica: Della Porta antesignano della biotipologia in medicina, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, .
Donato Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento:
La magia naturale di Giovan Battista Della Porta, 102-103, Firenze University Press, . Alfonso Paolella, Della Porta e la
Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, .
Alfonso Paolella, La presenza di G.B. della Porta nel Carteggio Linceo,
in "Bruniana & Campanelliana", Vincenzo Spampanato , Le
commedie, 1, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Fausto Nicolini, Giovanni Battista Della Porta, in Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, giambattista-della-porta.
Carrol Brentano, Giovanni Battista Della Porta, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saverio Ricci, Giovanni
Battista Della Porta, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Giovanni Battista Della
Porta, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giovan
Battista Della Porta nell’Europa del suo tempo, Atti del Convegno di Vico
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Della Porta, su Liber Liber. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
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Progetto Gutenberg. Sito dedicato a
Giovan Battista Della Porta, su gbdellaporta. Libro digitalizzato di Ioan.
Baptista Porta neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum, De
furtivis literarum notis, vulgò De ziferis libri IIII Libro digitalizzato di
Io. Baptista Porta Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem,
De furtivis literarum notis vulgo de ziferis libri quinque: altero libro
superaucti, et quamplurimis in locis locupletati Della Porta, il mago
dell'arcana Sapienza.
PORTARIA. (Todi). Filosofo. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in
Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul
who God knews where it comes from, the Romans had spiritus, and animus anima,
which is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a
hylemorphic conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and
the ‘breath’ is the ‘forma’ -- Italian
philosophers would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! –
if it were not for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a
serous philosophical confrontation between a Platonic and an Aristotelian
conception of the soul as seen in the controversy between Aquino and Portaria!
Portaria uses the same linguistic tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or
must we speak of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less
canonical than Aquino and should interest Oxonians much, oh so much, more!” –
Unfortunately, he was from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which
many skip in their Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of
the “Canottiere del Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul
Grice – Matteo’s name is Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria
-- Appartenente all'Ordine francescano. Nacque da una delle
grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di
Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi alla fine dell'XI secolo.
Per alcuni era fratello del cardinale Bentivegna de' Bentivegni d'Acquasparta,
Vescovo di Todi: altre ricerche mettono in dubbio il rapporto di parentela fra
i due cardinali, ma l'uso da parte di entrambi del medesimo Stemma e predicato
Nobiliare denunciano, per le ferree regole araldiche, l'appartenenza alla
stessa famiglia. Lo stemma araldico è ancora oggi visibile nella tomba di
Matteo d'Acquasparta, nel Castello di Massa Martana, e negli Annali di Todi.
Entrò giovanissimo nell'ordine francescano e ben presto si dimostrò molto dotto
soprattutto in teologia, ottenendo il compimento degli studi in due delle più
grandi Università d'Europa: Parigi e Bologna. La sua fama raggiunse Roma e
diventò dapprima lector Sacri Palatii, sostituendo John Peckham, (divenuto nel
frattempo arcivescovo di Canterbury), e poi, nel 1287, ministro generale
dell'ordine francescano. Nei conflitti sulla povertà dell'Ordine, Matteo
fu uno dei principali sostenitori della corrente maggioritaria dei Francescani
(la cosiddetta Comunità, che si opponeva ai rigoristi del movimento degli
Spirituali e difendeva un'interpretazione più blanda della Regola in materia di
povertà), e approvò il possesso di beni in comune da parte dei frati. Dante lo
nomina, biasimandolo, tramite le parole di San Bonaventura, nel Paradiso in opposizione a Ubertino da Casale: «ma non
fia da Casal né d'Acquasparta,/ là onde vegnon tali alla scrittura,/ ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta.» La sua lungimiranza e sagacia politica lo
portarono ben presto a salire nella gerarchia ecclesiastica. Eletto al papato,
con il nome di Niccolò IV, il francescano Girolamo Masci di Ascoli, religioso
vicino alla grande famiglia romana dei Colonna, Matteo venne creato quasi
subito cardinale prete con il titolo di San Lorenzo in Damaso (16 maggio 1288).
Al suo posto, il capitolo francescano del 1289 scelse come ministro generale
Raymond de Gaufredi, uno Spirituale di primo piano che, nonostante appartenesse
alla corrente avversaria rispetto a quella di Matteo d'Acquasparta, fu tuttavia
eletto alla guida dell'Ordine, anche per le pressioni politiche della Casa
d'Angiò, con la quale lo stesso Raymond aveva un rapporto personale molto
stretto. A partire dal suo ingresso nel collegio cardinalizio, Matteo
cominciò ad accumulare gratificazioni e incarichi. Quando venne eletto al
soglio pontificio l'eremita Pietro da Morrone, con il nome di Celestino V,
Matteo continuò ad esercitare di fatto il generalato con molta astuzia
politico-ecclesiastica. Bonifacio VIII ritratto nella basilica di
San Paolo fuori le mura Monumento funebre di Matteo in Santa Maria in
Aracoeli Dopo le dimissioni improvvise di Celestino V, divenne una pedina
determinante nel conclave di Natale del 1294, che portò all'elezione di
Benedetto Caetani, papa Bonifacio VIII, del quale fu uno dei pochissimi amici
fidati, e per il quale assunse incarichi di grande prestigio, e talora molto
delicati, prima come responsabile della cosiddetta crociata contro i Colonna,
poi come ambasciatore in Lombardia, Firenze e quindi in Romagna. Nel
1300, il papa lo inviò a Firenze come legato apostolico, nel tentativo di
pacificare le fazioni guelfe dei Cerchi e Donati, soprattutto quando giunse
all'orecchio del pontefice la notizia che i Cerchi, più numerosi, si erano
alleati con città ghibelline come Pisa e Arezzo. Il cardinale arrivò in
città a giugno, ma se ne ripartì presto perché le fazioni non gli conferirono
alcuna delega per prendere decisioni. Recatosi a Lucca, quando i Donati fecero
una congiura rientrando in Firenze alla spicciolata dall'esilio cui erano stati
condannati (come disposto in modo equanime per i capi delle due fazioni, e per
il quale esilio erano già partiti i Cerchi), egli marciò con un esercito di
lucchesi su Firenze, palesando la sua volontà di favorire i guelfi neri.
Bloccato alle porte del territorio fiorentino, arrivò comunque in città, dove
regnava ormai il malcontento da entrambe le parti sulla sua figura. Una freccia
fu lanciata verso la sua finestra nel Palazzo vescovile, obbligandolo a
traslocare per timore nel Palazzo dei Mozzi. I Signori della città, dispiaciuti
per l'accaduto, gli offrirono spontaneamente un risarcimento pecuniario, ma
eglidopo qualche perplessitàlo rifiutò. La scena, con il cardinale che guarda i
soldi indeciso se prenderli o meno, è vividamente descritta da Dino Compagni
nella sua Cronica, essendo egli stesso presente in quanto deputato alla
consegna: «I Signori, per rimediare allo sdegno avea ricevuto, gli
presentorono fiorini nuovi. E io gliel portai in una coppa d'ariento, e dissi:
"Messere, non li dísdegnate perché siano pochi, perché sanza i consigli
palesi non si può dare più moneta". Rispose gli avea cari; e molto li
guardò, e non li volle.» (Subito dopo se ne andò dalla città. Fu vescovo
di Porto e Santa Rufina e sub-decano del Sacro Collegio. Fedele fino all'ultimo
a papa Caetani, morì a Roma e fu sepolto nella Basilica di Santa Maria in
Aracoeli, in un grandioso monumento funebre in stile gotico, ancora oggi
visibile. Note Memorie storiche di
Todi di Lorenzo Leonii, anni 1201-1207
Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso XII, vv. 124-126, testo
critico della Società dantesca, Milano Ulrico Hoepli, Per l'importante ruolo di
Matteo d'Acquasparta durante il pontificato di Bonifacio VIII vedi Agostino
Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino, Einaudi, RCS, Milano,
Per il sepolcro, che fu presumibilmente commissionato dai suoi
confratelli, si veda: Giulia Barone, Matteo d'Acquasparta, Matteo D'Acquasparta
in Dizionario Biografico Treccani
Agostino Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino, Einaudi,RCS,
Milano, 2006 Ordine francescano Altri
progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Matteo d'Acquasparta Collabora a
Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Matteo
d'Acquasparta Matteo d'Acquasparta, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Matteo d'Acquasparta / Matteo d'Acquasparta
(altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Matteo d'Acquasparta, su
sapere, De Agostini. Giulia Barone,
Matteo d'Acquasparta, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Matteo d'Acquasparta, in Catholic Encyclopedia,
Robert Appleton Company. David M. Cheney, Matteo d'Acquasparta, in Catholic
Hierarchy. Salvador Miranda, ACQUASPARTA, O.F.M., Matteo d', su fiu.eduThe
Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. 6 gennaio
. Arsenio Frugoni, Matteo d'Acquasparta, in Enciclopedia dantesca, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
PORZIO
(Napoli). Filosofo. Grice:
“His name was plain “Porta,” but in Latin that was latinised as ‘portius,’ and
then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who wants to be called
“Door”?” Dopo aver studiato a Pisa sotto
la guida di Nifo, seguì il maestro all'Napoli, guadagnandosi stima e onori da
parte degli intellettuali suoi concittadini. Scarsa in questi anni la sua
produzione, limitata ai libelli sul celibato dei preti (“De celibate”),
sull'eruzione del Monte Nuovo (De conflagratione agri puteolani) e sul
miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (De puella germanica). Lasciò
però Napoli, richiamato all'Pisa da parte del duca Cosimo I de' Medici che gli
garantì un alto stipendio e il ruolo di sopraordinario. Compose le sue opere
principali, fra cui il trattato di etica “An homo bonus, vel malus volens
fiat”e in particolare il “De mente humana,” nel quale sosteneva la mortalità
dell'anima secondo un'esegesi alessandrista di Aristotele. Proprio queste sue
dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle
sostenute da Pomponazzi nel De immortalitate animae, contribuirono a creare una
falsa leggenda biografica affermatasi dopo la sua morte, secondo la quale egli
sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono di Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile
tendenza materialista nella sua esegesi di Aristotele, evidente anche nella sua
ultima opera, il “De rerum naturalium principiis,” sua a produzione è
caratterizzata anche da interessi teologici del tutto svincolati dalla
filosofia peripatetica e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al
Pater Noster che probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della
riforma italiana. Tornò a Napoli dove sarebbe morto. Simone Porzio fu il padre
dello storico Camillo Porzio. Altri
progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a
Simone Porzio Eva Del Soldato, «Porzio,
Simone», in Il Contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Daniela Castelli, Il "De
conflagratione" di Simone Porzio: la collazione delle tre edizioni, un
volgarizzamento e il ms. Phill. dell´HRC di Austin, «Rinascimento meridionale»,
ITra aristotelismo, naturalismo e critica: Note in margine a Simone Porzio in
Critica e ragione/Critique et raison, Atti del convegno internazionale
organizzato dall'Napoli «L'Orientale», in collaborazione con l'IISF (Napoli) e
l'Université de Bourgogne (Dijon), Napoli Lorenzo Bianchi e Alberto
Postigliola, Napoli, Liguori , "De puella germanica": echi italiani
di un dibattito europeo, in La donna nel Rinascimento meridionale, Atti del
Convegno internazionale organizzato dall'Istituto Nazionale di Studi sul
Rinascimento Meridionale, Roma, Marco Santoro, Pisa-Roma, Fabrizio Serra
,"De' sensi" e il "Del sentire":: due mss. ritrovati
«Giornale critico della filosofia italiana»,L'"Epistola" sul Monte
Nuovo e l'inedito volgarizzamento di Stefano Breventano, «Archivio Storico per
le Province Napoletane», Un bilancio storiografico: il caso Simone Porzio,
«Bruniana & Campanelliana», Tra ricerca empirica e osservazione
scientifica: gli studi ittiologici di Simone Porzio, «Archives internationales
d'histoire des sciences», "De puella germanica": l’"inedia"
mirabile di una fanciulla tedesca, «Studi filosofici», «Pòrta (latinizz.
Portius o Porcius, onde l'altro cognome con cui è noto, Pòrzio) Enciclopedie on
line, sito "Treccani L'Enciclopedia italiana".
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