SARNO. (Napoli). Filosofo. Sconosciuto durante la sua vita,
interprete originale di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, fu riscoperto da
Francesco Flora. Si hanno poche notizie sulla sua vita, riportate da Croce nel
volume Pensiero e Poesia. Collaborò al Giornale critico della filosofia
italiana con saggi su Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Giambattista Vico.
Tradusse per la Casa editrice Giuseppe Laterza e figli, l'opera di Georges
Sorel, Considerazioni sulla violenza. Si suicidò con un colpo di rivoltella. Si
interessò a Giordano Bruno e Tommaso Campanella. Avrebbe trascorso la sua vita
in incognito, se non per l'interesse di Croce e Flora. Croce stesso curò
l'edizione di alcuni scritti di Sarno con il titolo Pensiero e poesia, a cui
Flora fece seguire una seconda edizione dal titolo Filosofia poetica, aggiungendovi
testi esclusi da Croce e con un'antologia critica in appendice. La riscoperta di Sarno è dovuta a Perniola: «“Il suo punto di partenzaegli scriveè
l’opposizione tra un sentimento sempre identico a se stesso, essenzialmente
interiore (sensus sui) ed un sentire esteriore, che si tramuta nelle cose di
cui ha esperienza, che si presta e si dona tutt’intero alle cose, affinché esse
vivano in lui”.» (M. Perniola, Enigmi.
Il momento egizio nella società e nell’arte) Una collezione dei testi più
significativi che erano già inclusi nell'edizionde sono stati pubblicati sotto
il titolo Filosofia del sentire. A. Marroni. Opere: Pensiero e poesia, B.
Croce, Laterza, Bari, Filosofia poetica, F. Flora, Laterza, Bari,Filosofia del
sentire, A. Marroni, Pescara, Tracce. Traduzioni Giorgio Sorel, Considerazioni sulla
violenza, tradotte da Sarno, con introduzione di Benedetto Croce, Bari, Giuseppe
Laterza e figli, M. Perniola, Enigmi. Il momento egizio nella società e
nell'arte, Costa & Nolan, Genova, A. Marroni, Sarno filosofo del “farsi
altro” in A. Sarno, Filosofia del sentire, A. Marroni, Tracce, PescaraD'Angelo,
L'estetica italiana del Novecento, Laterza, Bari, A. Marroni, Antonio Sarno e
la passione per il presente in Filosofie dell'intensità. Quattro maestri
occulti del pensiero italiano contemporaneo, Mimesis, Milano, A. Marroni,
"Antonio Sarno e i carmina in foliis volitantia" in Agalma, Filosofia
del sentire, su lett.unitn. Giornale Critico di Filosofia Italiana, su
lelettere.
SARPI. (Venezia). Filosofo. Very
important Italian philosopher. Definito da Girolamo Fabrici
d'Acquapendente come «Oracolo del secolo». Autore della celebre Istoria del
Concilio tridentino, subito messa all'Indice, fu fermo oppositore del
centralismo monarchico della Chiesa cattolica, difendendo le prerogative della
Repubblica veneziana, colpita dall'interdetto emanato da Paolo V. Rifiutò di
presentarsi di fronte all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e subì
un grave attentato che si sospettò essere stato organizzato dalla Curia romana,
"agnosco stilum Curiae romanae", che negò tuttavia ogni responsabilità.
L'infanzia «[ ... ] era una ritiratezza in sé medesimo, un sembiante sempre
penseroso, e più tosto malinconico che serio, un silenzio quasi continuato anco
co' coetanei, una quiete totale, senza alcun di quei giuochi, a' quali pare che
la natura stessa ineschi i fanciulli, acciò che col moto corroborino la
complessione: cosa notabile che mai fosse veduto in alcuno. Poi, così servò in
tutta la sua vita, et all'occasioni diceva non poter capir il gusto e
trattenimento di chi giuoca, se non fosse affetto d'avarizia. Un'alienazione da
ogni gusto, nissuna avidità de' cibi, de' quali si nutriva così poco, che
restava meraviglia come stasse vivo» (F. Micanzio, Vita di padre Paolo). Istoria
del Concilio tridentino, Nell'anno in cui proseguivano le sedute del Concilio
di Trento, Carlo V era in guerra con i prìncipi protestanti tedeschi e il
Parlamento inglese adottava un Libro di preghiere d'ispirazione luterana,
Pietro, questo il nome secolare del Sarpi, nacque a Venezia da Francesco di
Pietro Sarpi, di famiglia di lontane origini friulane (precisamente di San Vito
al Tagliamento) e mercante a Venezia eppure, scrive il biografo Micanzio, per
la sua indole violenta «più dedito all'armi ch'alla mercatura»; la madre,
veneziana, «d'aspetto umile e mite», si chiamava Isabella Morelli. Rimasta
vedova, fu accolta con Pietro e l'altra figlia Elisabetta nella casa del
fratello Ambrosio Morelli, prete della collegiata di Sant'Ermagora. Con
lo zio, «uomo d'antica severità di costumi, molto erudito nelle lettere
d'umanità [...] addottrinando nella grammatica e retorica molti fanciulli della
nobiltà», fece i primi studi, imparando presto e con facilità. A dodici anni,
nel 1564, anno dell'istituzione, dopo la chiusura del Concilio, dell'Indice dei
libri proibititra i tanti, vi finirono il Talmud e il Corano, il De Monarchia
di Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio, Machiavelli ed Erasmopassò
alla scuola del padre Giovanni Maria Capella, teologo cremonese dell'Ordine dei
Servi di Maria, seguace delle dottrine di Giovanni Duns Scoto, il quale gli
insegnò logica, filosofia e teologia, finché il ragazzo fece così rapidi
progressi che «il maestro istesso confessava non aver più che insegnargli». Con
altri maestri veneziani apprese la matematica, la lingua greca e
l'ebraica. «Con la familiarità e co' studii entrò Pietro anco in
desiderio di ricevere l'abito de' servi, o perché gli paresse vita conforme
alla sua inclinazione ritirata e contemplativa, o perché vi fosse allettato dal
suo maestro», malgrado l'opposizione della madre e dello zio Ambrogio che lo
voleva prete nella sua chiesa, il 24 novembre 1566 entrò nel monastero
veneziano dei servi di Maria. A Mantova Qui continuò ancora a studiare
con il Capella, rimanendo alieno dalle distrazioni proprie della sua età finché
nel 1567, in occasione della riunione a Mantova del capitolo generale
dell'Ordine servita, fu mandato in quella città «ad onorar il congresso e far
vedere che gl'ordini non sono oziosi, ma spendono il tempo in sante e lodevoli
operazioni», difendendo «318 delle più difficili proposizioni della sacra
teologia e della filosofia naturale. Il qual carico con che felicità lo
sostenesse e con che giubilo e stupore di quella venerabile corona, si può
dall'evento argomentare». Convento e chiesa di San Barnaba a
Mantova Essersi così distinto a soli quindici anni gli valse la nomina a
teologo da parte del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga«prencipe di grandissimo
ingegno, così profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si discerneva
qual fosse maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di tutte le
scienze et arti, sino nella musica»mentre il vescovo Gregorio Boldrino gli
affidò la cattedra di «teologia positiva di casi di coscienza e delli sacri
canoni». Stabilito nel convento di San Barnaba, perfezionò la conoscenza della
lingua ebraica e iniziò, col puntiglio consueto, ad applicarsi agli studi
storici. Fu certo a motivo di quest'interesse che a Mantova frequentò
Camillo Olivo, già segretario di Ercole Gonzaga, cardinale e legato pontificio
nelle ultime sessioni del concilio di Trento, la cui caduta in disgrazia presso
Pio IV coinvolse anche l'Olivo che fu dagli «inquisitori molto travagliato, col
tenerlo longamente in carcere dopo la morte del cardinale suo signore», ma che
ora, dopo la morte del pontefice, «viveva privatamente in Mantova. Il gusto
principale che riceveva fra Paolo in conversare con lui era perché lo trovava
d'una moderazione singolare, erudito, e che, per esser stato col cardinale a
Trento, aveva avuto gran maneggio in quelle azioni e sapeva tutte le
particolarità de' negozii più secreti, et aveva anco molte memorie,
nell'intendere le quali fra Paolo riceveva molto piacere». Erano gli anni
in cui in Italia continuava con vigore la repressione inquisitoriale di Pio V:
Pietro Carnesecchi venne decapitato, gli ebrei furono espulsi dallo Stato
pontificiotranne che da Roma e da Ancona, nei ghetti delle quali vennero
costretti a risiederee fu impiccato
l'umanista Aonio Paleario; il papa scomunicò Elisabetta d'Inghilterra nel 1570,
organizzò la Lega contro i turchi nel 1571, ottenendo la vittoria navale di
Lepanto e a Parigi, a migliaia di ugonotti furono massacrati: in quest'anno
Sarpi fece la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita.
Anche di lui l'Inquisizione si occupò per la prima volta a seguito della
denuncia di un confratello, un tale Claudio, che lo accusò di sostenere che dal
primo capitolo del Genesi non si può ricavare l'articolo di fede della Trinità:
ma, poiché effettivamente di Trinità divina non vi è traccia nel Vecchio
Testamento, l'Inquisizione gli diede ragione, archiviando il caso. Il
ritorno a Venezia Dopo aver ricevuto nel convento mantovano il titolo di
baccelliere, nel 1574 fu invitato a Milano da Carlo Borromeo il quale, dopo
aver ottenuto dalle autorità spagnole, contro la volontà del Senato, il
riconoscimento del tribunale e della polizia diocesana, aveva avviato un
processo di riforma del clero. L'anno successivo ottenne di essere trasferito
nel convento dell'Ordine servita di Venezia, dove fu incaricato
dell'insegnamento della filosofia e continuò i suoi studi scientifici. Nella
grande epidemia di peste, che imperversò a Venezia, facendo 50.000 vittimetra le quali Tiziano fra'
Paolo rimase immune dal contagio, ma perdette la madre. Dopo essersi
addottorato in teologia nell'Padova, venne nominato reggente del convento di
Venezia e, l'anno dopo, priore della provincia veneta. Quello stesso anno, durante
il Capitolo generale tenutosi a Parma, nel quale venne rieletto priore generale
Giacomo Tavanti, tenne una dissertazione di fronte ai cardinali protettori
dell'Ordine, Alessandro Farnese e Giulio Antonio Santori. Sarpi fu uno dei tre
«saggi», insieme con Cirillo Franco e Alessandro Giani, incaricati di preparare
una riforma della regola: «il carico suo speziale fu d'accommodare quella parte
che toccava i sacri canoni, le riforme del concilio di Trento, allora nuove, e
la forma de' giudizii [...] quella parte tutta ove si tratta de' giudizii
accommodatamente allo stato claustrale [...] Lasciò in questo carico in Roma
fama di gran sapere e di molta prudenza, non solo nelle corti de' due cardinali
suddetti, co' quali, per ordine contenuto in un breve apostolico di Gregorio
XIII, conveniva conferire tutte le leggi che si facevano, ma anco fu necessario
molte volte trattar col pontefice medesimo. Sbrigato da quale peso ritornò al
suo governo». Nel giugno del 1585 si tenne a Bologna il nuovo Capitolo dell'Ordine
servita e Sarpi viene eletto procuratore generale, «la suprema dignità di quell'ordine
dopo il generale il carico porta seco di difender in Roma tutte le liti e
controversie che vengono promosse in tutta la religione» Dovette pertanto
trasferirsi a Roma dove conobbe e «prese strettissima familiarità col padre
Bellarmino poi cardinale, e durò l'amicizia sin al fine della vita», grazie al
quale forse poté prendere visione di diversa documentazione relativa alle
istruzioni date ai legati pontifici durante il Concilio di Trento. Conobbe
anche il dottor Navarro, teologo spagnolo difensore dell'arcivescovo di Toledo,
Bartolomé Carranza, accusato di eresia, il gesuita Nicolás Alfonso de Bobadilla
e il cardinale Castagna, che fu poi papa Urbano VII. Ebbe occasione di passare
a Napoli per presiedere Capitoli e «conversare con quel famoso ingegno Giovanni
Battista della Porta, il quale, anco nelle sue opere mandate in luce, fa
onorata menzione del padre Paolo come di non ordinario personaggio».
Scaduto il periodo di carica a procuratore generale dell'Ordine servita, Sarpi
ritornò a Venezia, frequentandovi i circoli intellettuali che si riunivano
nella bottega di Bernardo Sechini e nella casa del nobile veneziano Andrea
Morosini, dove conobbe anche Giordano Bruno, mentre a Padova frequentava la
casa di Gian Vincenzo Pinelli, «il ricetto delle muse e l'academia di tutte le
virtù in quei tempi», dove poté incontrare Galileo e forse ancora il Bruno, il
quale s'intrattenne a Padova più di tre mesi, poco prima di essere arrestato a
Venezia nel maggio del 1592. Seconda denuncia all'Inquisizione
Ottavio Leoni (?): papa Paolo V Nel 1594 si dovette scegliere il nuovo generale
dell'Ordine servita, e fra i due principali candidati, Lelio Baglioni e
Gabriele Dardano, Sarpi si espresse a favore del primo. Il rancore spinse il
Dardano a denunciare Paolo Sarpi al Sant'Uffizio, accusandolo di negare
efficacia allo Spirito Santo, di avere rapporti sospetti con ebrei veneziani e
allegando una lettera che fra' Paolo gli scrisse anni prima da Roma, nella
quale erano contenute «alcune parole in discredito della corte, come che in
quella si venisse alle dignità con male arti, e di tenerne esso poco conto,
anzi abominarla». Sarpi, senza nemmeno essere chiamato a Roma per
discolparsi, fu subito prosciolto da ogni accusa ma il cardinale di Santa
Severina, Giulio Antonio Santori, protettore dell'Ordine e capo del
Sant'Uffizio, «mostrò però implacabile indignazione al padre» utilizzando tutta
la sua autorità per escludere gli amici del frate «dalli gradi et onori con
maniere così strane e fini così bassi, ch'io non ardisco poner i casi che mi
sono stati dati in nota, perché troppo gran scandalo arrecherebbono al
mondo». Sarpi continuò i suoi studi mentre non cessavano le rivalità
nell'Ordine servita, del quale venne eletto priore, Montorsoli, che morì tre anni dopo,
succedendogli così, Dardano, accanito avversario del Sarpi. Questi, deciso a
uscire dall'Ordine per sottrarsi all'inimicizia dalla quale si sentiva
circondato, cercò invano di ottenere un vescovato, prima a Caorle e poi a Nona,
in Dalmazia, che però gli vennero rifiutati a causa delle negative informazioni
che di lui il Dardano e Ludovico Gagliardi, preposito della casa veneziana dei
gesuiti, diedero al papa: essi avrebbero «sentito mormorare alle volte che egli
con alcuni facci una scoletta piena d'errori». Non solo: nel Capitolo, il
Dardano accusò padre Paolo di portare «una berretta in capo contra una forma
che sino sotto Gregorio XIV disse esser proscritta; che portasse le pianelle
incavate alla francese, allegando falsamente esserci decreto contrario, con
privazioni divote; che nel fine della messa non recitasse lo Salve Regina». Ma
Sarpi fu assolto anche da queste accuse. L'interdetto del papa contro
Venezia Rivendicazioni sulla non validità dell'Interdetto, Venezia, La
Repubblica veneziana, stretta a nord dall'Impero, in Italia dalla prevalenza
spagnola e papale, in Oriente dalla potenza turca, era ormai avviata a quel
lungo declino politico ed economico che avrà la sua sanzione alla fine del
Settecento. Alla prudente politica dei vecchi patrizi, rasseglla compromissione
con l'Impero e il papato, si sostituì quella degli innovatori, i cosiddetti
«Giovani», decisi a sottrarre la Serenissima all'invadenza ecclesiastica
nell'interno e a rilanciarne le fortune commerciali nell'Adriatico, compromesse
dal controllo dei porti esercitato dallo Stato pontificio e dalle azioni degli
Uscocchi, i pirati cristiani croati appoggiati dall'Impero. Iil Senato
veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti da ecclesiastici, di
monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza autorizzazione preventiva della
Signoria; il 26 marzo 1605 un'altra legge proibiva l'alienazione di beni
immobili dai laici agli ecclesiastici, già proprietari, pur essendo solo un
centesimo della popolazione, di quasi la metà dei beni fondiari della
Repubblica, e limitava le competenze del foro ecclesiastico, prevedendo il
deferimento ai tribunali civili degli ecclesiastici responsabili di reati di
particolare gravità. Avvenne che il canonico vicentino Scipione Saraceno,
colpevole di molestie a una nobile parente, e l'aristocratico abate di Nervesa,
Brandolini, reo di omicidi e di stupri, fossero incarcerati. Paolo V emanò due
brevi richiedenti l'abrogazione delle due leggi e la consegna al nunzio
pontificio dei due ecclesiastici, affinché secondo il diritto canonico fossero
giudicati da un tribunale ecclesiastico. Il nuovo doge Leonardo Donà fece
esaminare i due brevi da giuristi e teologi, fra i quali il Sarpi, affinché
trovassero modo di controbattere alle richieste della Santa Sede. Il 28 gennaio
venne nominato teologo canonista proprio il Sarpi e lo stesso giorno il suo
scritto: Consiglio in difesa di due ordinazioni della Serenissima Repubblica,
venne inviato al Papa. Il Sarpi difese le ragioni della Repubblica con numerosi
scritti: sono di questi mesi la Scrittura sopra la forza e validità delle
scomuniche, il Consiglio sul giudicar le colpe di persone ecclesiastiche, la
Scrittura intorno all'appellazione al concilio, la Scrittura sull'alienazione
dei beni laici agli ecclesiastici e altri ancora, poi raccolti nella sua
successiva Istoria dell'interdetto. In quell'opera è contenuta anche la
traduzione in italiano, fatta dal Sarpi stesso, del trattato di Jean Gerson
sulla validità della scomunica, che fu attaccato dal cardinale Bellarmino, al
quale fra' Paolo rispose allora con l'Apologia per le opposizioni del cardinale
Bellarmino. Mentre il frate servita Fulgenzio Micanziosuo futuro
biografoiniziava a collaborare con Paolo Sarpi, dopo che il 17 aprile Paolo V
aveva scomunicato il Consiglio veneziano e fulminato con l'interdetto lo Stato
veneto, Venezia pubblicò il Protesto del monitorio del pontefice, scritto
ancora da Sarpi, nel quale il breve papale Superioribus mensibus è definito
«nullo e di nessun valore», mentre impedì la pubblicazione della bolla
pontificia. Rubens; il cardinale Joyeuse incorona Maria de' Medici.
Obbedendo alle disposizioni del papa, i gesuiti rifiutarono di celebrare le
messe a Venezia e la Repubblica reagì espellendoli insieme con cappuccini e
teatini: «partirono la sera alle doi di notte, ciascuno con un Cristo al collo,
per mostrare che Cristo partiva con loro. Concorse moltitudine di populo e
quando il preposto, che ultimo entrò in barca, dimandò la benedizione al
vicario patriarcale [si levò una voce in tutto il populo, che in lingua
veneziana gridò loro dicendo "Andé in malora!" [A Roma si sperava che
l'interdetto provocasse una sollevazione contro i governanti veneziani ma «li
gesuiti scacciati, li cappuccini e teatini licenziati, nissun altro ordine
partì, li divini uffizi erano celebrati secondo il consueto il senato era
unitissimo nelle deliberazioni e le città e populi si conservarono quietissimi
nell'obbedienza» Venezia era alleata, in funzione anti-spagnola, con la
Francia, ed era in buoni rapporti con l'Inghilterra e con la Turchia.
Fingendosi veneziani, il 10 agosto soldati spagnoli, per provocare la rottura
delle relazioni turco-veneziane, sbarcarono a Durazzo, saccheggiandola, ma la provocazione
fu facilmente scoperta e i turchi offrirono a Venezia l'appoggio della loro
flotta contro il papa e la Spagna. L'Inquisizione intimò a Sarpi di presentarsi
a Roma per giustificare le molte cose «temerarie, calunniose, scandalose,
sediziose, scismatiche, erronee ed eretiche» contenute nei suoi scritti ma il
frate naturalmente si rifiutò. Invano il papache aveva scomunicato Sarpi e
Micanziosi dichiarava favorevole a portare guerra a Venezia: la sua unica
alleata, la Spagna, minacciata da Francia, Inghilterra e Turchia, non poteva
sostenerla in quest'impresa e si giunse così alle trattative diplomatiche,
favorite dalla mediazione del cardinale francese François de Joyeuse. Venezia
rilasciò i due ecclesiastici incarcerati e ritirò il suo Protesto al papa in
cambio della revoca dell'interdetto, mentre le leggi promulgate dal Senato
veneziano restarono in vigore e i gesuiti non poterono rientrare nella
Repubblica. Gli attentati In quel tempo Sarpi ricevette la visita
dell'ex-luterano ed erudito tedesco Kaspar Schoppe, molto intimo dei segreti
affari della Curia romana, il quale gli confidò che «il papa, come gran
prencipe, ha longhe le mani, e che per tenersi da lui gravemente offeso non
poteva succedergli se non male, e che se sino a quell'ora avesse voluto farlo
ammazzare, non gli mancavano mezzi. Ma che il pensiero del papa era averlo vivo
nelle mani e farlo levare sin a Venezia e condurlo a Roma, offerendosi egli,
quando volesse, di trattare la sua riconciliazione, e con qual onore avesse
saputo desiderare; asserendo d'aver in carico anco molte trattazioni co'
prencipi alemanni protestanti e la loro conversione». Monumento a Sarpi a
Venezia, in Campo Santa Fosca, presso il luogo dell'attentato Lo Schoppe,
ambiguo provocatore, intendeva convincere il frate a mettersi nelle mani
dell'Inquisizione come miglior partito che il Sarpi potesse prendere, tanto
«parvero strane le due proposte di far ammazzare o prender vivo il padre», ma i
disegni omicidi erano reali: «circa le 23 ore, ritornando il padre al suo convento
di San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte del ponte verso le fondamenta,
fu assaltato da cinque assassini, parte facendo scorta e parte l'essecuzione, e
restò l'innocente padre ferito di tre stilettate, due nel collo et una nella
faccia, ch'entrava all'orecchia destra et usciva per apunto a quella vallicella
ch'è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l'assassino cavar fuori
lo stillo per aver passato l'osso, il quale restò piantato e molto
storto». I sicari, fuggendo, trovarono rifugio nella casa del nunzio
pontificio e la sera s'imbarcarono per Ravenna, da dove proseguirono per Ancona
e di qui raggiunsero Roma. Si conoscono i loro nomi: l'esecutore materiale
dell'attentato fu Rodolfo Poma, già mercante veneziano, poi trasferitosi a
Napoli e di qui a Roma, dove divenne intimo del cardinale segretario di Stato
Scipione Caffarelli-Borghese e dello stesso Paolo V. Fu coadiuvato da tre
uomini d'arme, tali Alessandro Parrasio, Giovanni da Firenze e Pasquale da
Bitonto, mentre «la spia, o guida, fu un prete, Michiel Viti bergamasco, solito
offiziare in Santa Trinità di Venezia, che non lasciò dubitare quanti mesi
precedessero questo bel effetto prima che fosse mandato alla luce; poi che
questo prete la quadragesima antecedente, sotto specie d'aver gusto delle
predicazioni del padre maestro Fulgenzio, andava ogni mattina in convento de'
servi alla porta del pulpito, che risponde alla parte di dentro, e cortesemente
trattava con lui, ricercandolo anco di qualche dubbio di coscienza. E continuò
di poi sempre a salutarlo et anco andar in convento a visitarlo, parlandogli
sempre di cose spettanti all'anima». Il pugnale non aveva tuttavia leso organi
vitali e il Sarpi riuscì a sopravvivere; il noto chirurgo Girolamo Fabrici
d'Acquapendente, che l'operò, disse di non aver mai medicato una ferita più
strana, rispondendo allora Sarpi con la famosa espressione: «eppure il mondo
vuole che sia data stilo Romanae Curiae». Le conseguenze furono la rottura
della mascella e vistose cicatrici nel volto. Il 27 ottobre 1607 il Senato,
dichiarando il Sarpi «persona di prestante dottrina, di gran valore e virtù»,
gli concede una casa in piazza San Marco ove possa risiedere con il Micanzio e
altri frati, e una sovvenzione affinché possa acquistare una barca e provvedere
alla sua sicurezza personale. Sarpi rifiutò la casa ma si servì da allora di
una barca che gli evitasse i pericolosi tragitti a piedi per le calli veneziane.
Poco più di un anno dopo, fu sventato un secondo attentato, ordito, sembra su
mandato del cardinale Lanfranco Margotti, da due frati serviti, Giovanni
Francesco da Perugia e Antonio da Viterbo, i quali, fatta una copia della
chiave della camera di Sarpi, «volevano secretamente introdurre nel monasterio
due o più sicarii e la notte trucidare l'innocente padre». La corrispondenza
europea e la morte Sarpi inizia a corrispondere con personalità soprattutto di
fede calvinista o gallicana: fra questi ultimi, Jacques Leschassier e Jacques
Gillot, che pubblicò gli Actes du concile
de Trente, dimostrando le pressioni papali sui vescovi riuniti a concilio, e
fra gli altri l'italiano Francesco Castrino, i francesi Jean Hotman de
Villiers, Isaac Casaubon, Jacques-Auguste de Thou, Philippe Duplessis-Mornay, i
tedeschi Achatius e Christoph von Dohna. Attraverso il dialogo diretto con gli
intellettuali europei, Sarpi acquisì «quella straordinaria ampiezza di
orizzonti e di interessi, quella solida conoscenza dei problemi dello stato
moderno», che gli permise di «arricchire la sua cultura storica, giuridica e scientifica»
e lo condusse «a incidere sulla sua posizione religiosa, ad approfondirne la
crisi, risolvendola poi con l'accoglimento di nuove prospettive e di nuove
idealità; spalancandogli un mondo nuovo, che gli faceva sentire più soffocante,
più viziata, la vita italiana». Incontrò a Venezia Bedell, che riferì di lui e
del Micanzio come essi fossero «completamente dalla nostra parte nella sostanza
della religione» e, Cristoph von Dohna, inviato dal principe tedesco Cristiano
I di Anhalt-Bernburg, e il pastore ginevrino Giovanni Diodati, per valutare la
possibilità di introdurre a Venezia la Riforma. La traduzione in lingua
italiana, fatta da quest'ultimo, del Nuovo Testamento, viene diffusa a Venezia
proprio in questo periodo. Altre polemiche suscitano, le prediche
quaresimali di Fulgenzio Micanzio che vengono interpretate a Roma come un
attacco alla fede cattolica. Sarpi è anche preoccupato per la tregua stipulata
tra la Spagna e i Paesi Bassi, perché vede in essa un indebolimento di questi
ultimi «che, o prima o dopo, resteranno sopraffatti dalle arti spagnole»,
mentre gli spagnoli ne potrebbero trarre beneficio anche in vista del loro
dominio in Italia. Sarpi sperava in un'alleanza generale di Francia,
Inghilterra, principi protestanti, Paesi Bassi, Savoia e Venezia che portasse
alla guerra contro l'Impero cattolico ispano-tedesco e cancellasse il dominio
papale e spagnolo in Italia: «Se sarà guerra in Italia, va bene per la
religione; e questo Roma teme; l'Inquisizione cesserà e l'Evangelio avrà corso».
E andrà bene anche per le libertà civili di Venezia: qui, anche se «il giogo
ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente d'Italia, in quella parte
nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che negli altri luoghi.
Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata dall'Inquisizione. Dove
si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica alcuna di disonore, se
bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato dalla Chiesa romana sia
lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con vituperio. Si ammalò
gravemente, e morì il 15 gennaio. Secondo la versione ufficiale, sebbene
sfinito, volle alzarsi per il mattutino, come al solito, e celebrare la Messa.
La mattina del 12 gennaio, fatto chiamare il priore del convento, lo pregò che
lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che gli portasse il Viatico.
Gli consegnò tutte le cose concesse a suo uso. Si fece vestire, si confessò e
passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e da Fra Marco i
Salmi e la Passione di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli fu quindi
amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. Fu visitato
dal medico che gli disse che aveva poche ore di vita. Egli, sorridendo,
rispose: Sia benedetto Dio! A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto
faremo bene anche quest'ultima azione (quella di morire). Fu udito ripetere più
volte, con soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama!. Secondo alcuni le
sue ultime parole sarebbero state: Esto perpetua, riferendosi a Venezia (v.
Bianchi-Giovini, Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno
apparire più vicino al culto protestante. Sarpi nella storia della
letteratura e della scienza Figura assai complessa di pensatore, Sarpi occupa
indubbiamente un posto di primo piano nella storia della letteratura e della
scienza. Fu uno dei più grandi scrittori del suo secolo. «La sua prosa
(è) una delle più maschie ed efficaci di tutta la letteratura nostra, che non
conosce lenocini né fronzoli, che scolpisce le figure con raro risalto, che ha
un magnifico potere rievocatore allorché descrive dispute e contrasti, ch'è
impareggiabile nel sarcasmo, tutto contenuto in un'unica espressione, tre o
quattro parole» (Arturo Carlo Jemolo.) Giovanni Papini, parlando della Istoria
del Concilio di Trento, l'ha definita: «un modello di lucidità
narrativa... e di prosa semplice, esatta e rapida (Scritti filosofici
inediti3)» Nel campo delle scienze poi ha lasciato orme indelebili in
vari campi: nella filosofia, nella matematica, nell'ottica, nell'astronomia,
nella medicina ecc. Galileo Galilei fu suo grande amico, e non disdegnò di
appellarlo: Mio Maestro. Dinanzi al primo avvertimento a Galilei, Sarpi (che
non visse abbastanza a lungo per assistere alla condanna dscrisse: «Verrà
il giorno, e ne sono quasi certo, che gli uomini, da studi resi migliori,
deploreranno la disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa a sì grande
uomo.» Sarpi scoperse, per primo, la dilatabilità della pupilla sotto
l'azione della luce e le valvole delle vene (Enciclopedia Treccani). I suoi
biografi parlano anche di scoperte nel campo dell'anatomia, dell'ottica, ecc.
L'invenzione del telescopiodice Bianchi-Gioviniil Galilei la dovette per certo
ai lumi somministratigli dal Sarpi, se pure questi non ne fu il primo
inventore, come pensano alcuni (v.74). Sopra la sua sapienza matematica si
citava l'autorevole giudizio di Galileo Galilei (Papini). Robertson non ha
stentato ad appellare Sarpi il più grande dei veneziani. Daniel Georg Morhof ha
appellato Sarpi la Fenice del suo tempo. Galileo Galilei non esitò a
dire: Paolo de' Servi del quale posso senza iperbole alcuna affermare che niuno
l'avanza in Europa in cognizione di queste scienze (matematiche) (contro alle
calunnie ed imposture di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, II.. La teoria di
Galileo delle maree, successivamente dimostratasi erronea, riprende idee di
Sarpi, esposte nei Pensieri naturali, metafisici e matematici (in particolare
nei pensieri). Giovanni Battista Della Porta, dopo aver dichiarato di
avere appreso alcune cose da Fra Paolo, lo proclamò splendore ed ornamento non
solo della città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo. (Magia
naturalis). Il cardinale Domenico
Passionei definì il Sarpi dottissimo oltre ogni espressione (cfr. Opuscoli Un
busto regalato alla città di Udine dai Mazziniani italiani emigrati in
Argentina. In uno studio il cui intento era quello di misurare il Q.I. di 300
personaggi famosi. Sarpi si posizionò al quinto posto, al pari del più noto
matematico Pascal (cit. "The Early Mental Traits of Three Hundred
Geniuses" di Catharine M. Cox, in "Genetic Studies of Genius" di
Lewis M. Terman. Copyright 1926, Stanford University Press). Sarpi e la
Chiesa Il Sarpi alla grande intelligenza unì anchecome riconosciutagli da
tuttiun'esemplare integrità di vita. Arturo Carlo Jemolo, dopo essersi rivolto
varie domande intorno alla sua ortodossia, ha dato questa risposta: «Gli
elementi ci mancano per una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare
l'alone di mistero che circonda Fra Paolo.Questo non c'impedisce di ammirare
l'uomo e l'opera.” (Arturo Carlo Jemolo. Fondamentalmente lo scontro di Paolo
Sarpi con la Curia romana fu legato ad un progetto politico volto a contenere
il potere della Chiesa in ambito esclusivamente spirituale e a promuovere
un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica antimperiale e fortemente
antispagnola. Per questo intrattenne contatti con i riformati (Lettere ai
protestanti). Inoltre la sua visione della Chiesa era un vago ritorno verso la
chiesa primitiva: egli quindi era indotto a condannare il potere temporale, il
processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del papa sul Concilio.
Nelil Sarpi strinse amicizia con Marcantonio de Dominis, arcivescovo di
Spalato, che tendeva all'apostasia. Quest'ultimo npubblicò a Londra, senza il
consenso dell'autore, la sua Istoria del Concilio Tridentino, che costituisce
il suo capolavoro storico ed offre la prima imponente ricostruzione del
Concilio di Trento. L’opera fu condannata dalla Congregazione dell'Indice e
quindi posta all'Indice dei libri proibiti. Furono intercettate dal nunzio
pontificio a Parigi mons. Roberto Ubaldini «compromettenti carteggi di Sarpi
con l'ambasciatore veneziano Antonio Foscarini e con l'ugonotto Francesco
Castrino; carteggi ben presto inviati a Roma per essere messi a disposizione
del Sant'Uffizio, ma anche da utilizzare per far ammettere una buona volta al
governo veneziano quanto da tempo da Roma si veniva denunciando, che quel
frate, che si proclamava più cattolico del Papa e come tale difeso
ufficialmente dai responsabili politici veneziani, altri non era che un
protestante, al servizio delle forze ereticali europee: dunque infedele e
ipocrita. Una taccia di ipocrisia che non darà tregua alla figura sarpiana
lungo i secoli, come stanno a provare innumerevoli esempi, dal dotto curiale
Girolamo Aleandro, che ricevuta da Nicolas de Peiresc la sarpiana Istoria
dell'Interdetto appena edita rispondeva all'illustre erudito francese con fare
perentorio che quel fra Paolo servita era nero ministro del Diavolo che
si dice esser padre delle menzogna, se ben egli veramente non credeva né nel
Diavolo né in Dio, al prelato friulano
Giusto Fontanini con la sua velenosa Storia arcana della vita di Fra Paolo
Sarpi servita, al celebre cardinal Domenico Passionei, che credeva di avere le
carte per dimostrare che l'idea del frate furfante era di introdurre il
calvinismo in Venezia, come ancora ricordava nel secolo scorso il dotto
cardinale Angelo Mercati.»[32] Un parere analogo si trova anche nella
recente Storia della Chiesa di Hertling e Angiolino Bulla, dove Sarpi viene
definito: «un ipocrita che fino all'ultimo fece la parte del religioso, sebbene
nel suo intimo si fosse da tempo allontanato dalla Chiesa.». Opere: “Trattato
dell'interdetto di Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente pubblicato,
Apologia per le opposizioni fatte dal cardinale Bellarmino ai trattati et
risolutioni di G. Gersone sopra la validità delle scomuniche, 1606.
Considerationi sopra le censure della santità del papa Paolo V contra la
Serenissima Repubblica di Venezia, Istoria del Concilio Tridentino, Il trattato dell'immunità delle chiese (De
iure asylorum), Discorso dell'origine, forma, leggi ed uso dell'Uffizio
dell'Inquisizione nella città e dominio di Venezia, Trattato delle materie beneficiarie,
Opinione di Servita, come debba governarsi la Repubblica Veneziana per havere
il perpetuo dominio, Venezia, La storiografia recente attribuisce lo scritto al
patriziato veneziano medesimo. Edizioni Scritti giurisdizionalistici, Istoria
del Concilio Tridentino, Istoria del Concilio tridentino, In Geneua, Pierre
Aubert, Istoria del Concilio Tridentino, Pagnoni Editore, Milano, Gambarin ,
Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giovanni
Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia, 2, Bari,
Laterza, Giovanni Gambarin , Istoria del Concilio tridentino, Scrittori d'Italia
Bari, Laterza, Istoria del Concilio Tridentino, testo critico di Giovanni Gambarin,
introduzione di Renzo Pecchioli, Collana Biblioteca, Sansoni, Firenze, II ed. Lettere
inedite di Fra Paolo Sarpi a Simone Contarini ambasciatore veneto in Roma,,
pubblicate dagli autografi, Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione
veneta di storia patria. Serie 4, Miscellanea 12, Venezia, Fratelli Visentini, Pagine
scelte, Arturo Carlo Jemolo, Vallecchi, Firenze, Lettere ai protestanti,
Scrittori d'Italia, 1, Bari, Laterza, Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Antologia degli scritti politici e storici. Francesco T. Roffarè,
CEDAM, Padova, Istoria dell'Interdetto e
altri scritti editi e inediti, Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto,
Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia,
Bari, Laterza, Istoria dell'interdetto, Scrittori d'Italia Bari, Laterza, Romano
Amerio , Scritti filosofici e teologici, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Pensieri
naturali, metafisici e matematici. Manoscritto dell'iride e del caloreArte di
ben pensarePensieri medico-moraliPensieri sulla religioneFabulaeMassime e altri
scritti. Edizione integrale commentata Luisa Cozzi e Libero Sosio, Ricciardi,
Milano-Napoli, 1Scritti giurisdizionalistici, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Lettere ai Gallicani, Boris Ulianich, Wiesbaden, F. Steiner, La Repubblica di Venezia la casa d'Austria e
gli Uscocchi, Bari, Laterza, Scritti scelti: Istoria dell'Interdetto, Consulti,
Lettere, Giovanni Da Pozzo, Collezione di Classici Italiani, UTET, Torino, Storici,
Politici, e Moralisti del Seicento, Luisa e Gaetano Cozzi, Collana La Letteratura
Italiana. Storia e Testi, Milano-Napoli,
Ricciardi, Istoria del Concilio Tridentino. Seguita dalla «Vita del padre
Paolo» di Fulgenzio Micanzio. Corrado Vivanti, Collana NUE nEinaudi, Torino, Collana
Piccola Biblioteca. Nuova Serie, Einaudi, Torino, Pensieri. Gaetano e Cozzi, Collana Classici
Ricciardi, Torino, Considerazioni sopra le censure di papa Paolo V contro la
Repubblica di Venezia e altri scritti sull'Interdetto, Gaetano e Luisa Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Lettere a Gallicani e Protestanti,
Relazione dello Stato della Relazione, Trattato delle Materie Beneficiarie. Cozzi,
Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Gli ultimi consulti. Gaetano e
Luisa Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dai «Consulti», il
carteggio con l'ambasciatore inglese sir Dudley Carleston. Gaetano e Luisa
Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dal «Trattato di pace et
accomodamento» e altri scritti sulla pace d'Italia. Gaetano e Luisa Cozzi,
Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Consulti, Corrado Pin, Pisa-Roma,
Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Letteratura e vita civile. Paolo Sarpi,
Collana I Classici del Pensiero Italiano n. 23, Edizione speciale per Il Sole
24 Ore, Milano, Della potestà de'
prencipi, Nina Cannizzaro, Collana I Giorni, Marsilio, Venezia, Scritti
filosofici inediti. Tratti da un manoscritto della Marciana G. Papini, Collana
Cultura dell'anima, Rocco Carabba, Editore Lanciano (ristampa anastatica), Manoscritti Consulti: incipit III17, XVII
secolo, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, Consulti: XVII secolo, Milano, Biblioteca Nazionale
Braidense, Fondo manoscritti, Consulti: explicit, XVII secolo, Milano,
Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, O. Ceretti, Cinque pugnali
non bastarono a troncare la sua parola, in «Historia», Touring club italiano,
Touring Editore, F. Micanzio, Vita del padre Paolo, in «Istoria del Concilio
tridentino», Torino F. Micanzio, Micanzio, F. Micanzio, F. Micanzio, Ibidem F. Micanzio, F. Micanzio, cF. Micanzio, F. Micanzio, F. Micanzio, c F. Micanzio, cF.
Micanzio, Scriveva tra l'altro Sarpi nella lettera: «E che volete ch'io speri
in Roma, ove li soli ruffiani, cenedi et altri ministri di piaceri o di
guadagni hanno ventura?». I cenedi sono i giovani che si prostituiscono F. Micanzio, cit. G, Cozzi, Sarpi, Opere, F. Micanzio, Sarpi, Istoria dell'interdetto e
altri scritti editi e inediti, F. Micanzio, cdove stilo può significare sia
stile che stiletto Ivi G. Cozzi, Lettere a Groslot de l'Isle, in
«Lettere ai protestanti», Lettera a Francesco Castrino, in «Lettere ai
protestanti», Citato in C. Rizza, Peiresc e l'Italia, Torino, Giappichelli, Corrado
Pin, Paolo Sarpi senza maschera: l'avvio della lotta politica dopo
l'Interdetto, in Marie Viallon , Paolo Sarpi. Politique et religion en Europe,
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spettanti alla vita ed agli studj del sommo filosofo e giureconsulto f. Paolo
Servita, Losanna, presso M. Mic. Bousquet e Comp., F. Griselini, Del genio di
f. Paolo Sarpi in ogni facolta scientifica e nelle dottrine ortodosse tendenti
alla difesa dell'originario diritto de' sovrani né loro rispettivi dominj ad
intento che colle leggi dell'ordine vi rifiorisca la pubblica prosperita,
Venezia, Basaglia, 1785Zerletti, Storia arcana della vita di Fra Paolo Sarpi
servita scritta da Fontanini, arcivescovo d'Ancira in partibus e documenti
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digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Per l'epistolario di Paolo
Sarpi, consultare il : correspondance-sarpi.univ-st-etienne.fr (Marie Viallon,
dir.). Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Sarpi," per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
SASSO (Roma). Filosofo. Studia a Roma. Ha conseguito la laurea discutendo una
tesi sul pensiero di Niccolò Machiavelli avendo come relatore Carlo Antoni e
correlatore Federico Chabod. Durante gli anni universitari seguì le lezioni di
Pantaleo Carabellese, Guido De Ruggiero, Luigi Scaravelli, Bruno Nardi,
Raffaele Pettazzoni, Natalino Sapegno, Giuseppe Gabetti, Gennaro Perrotta e
Gaetano De Sanctis. Borsista
all'Istituto italiano per gli Studi Storici, ha insegnato Storia delle dottrine
politiche all'Urbino e successivamente Storia delle dottrine politiche, Storia
della filosofia, e Filosofia teoretica
all'Università "La Sapienza" di Roma, di cui è stato nominato
professore emerito. Direttore dal 1986 al
dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli fondato da Croce,
lo è anche della storica rivista di filosofia, storia e letteratura "La
Cultura.” I I suoi studi hanno riguardato soprattutto l'idealismo italiano (in
particolare l'opera di Benedetto Croce), le opere politiche e storiografiche di
Niccolò Machiavelli e per quanto riguarda la sua riflessione più propriamente
teoretica, le problematiche di ontologia fondamentale. È inoltre autore di
sette libri e innumerevoli saggi danteschi. Si è inoltre occupato di Platone,
Polibio, Lucrezio, Guicciardini, Shakespeare e Thomas Mann. È presidente della "Fondazione Giovanni
Gentile" , presidente dell'"Edizione nazionale delle Opere di
Benedetto Croce" e socio nazionale dell'Accademia dei Lincei. Scritti Machiavelli e Cesare Borgia. Storia
di un giudizio, Roma, Edizioni dell'Ateneo, Studi su Machiavelli, Napoli,
Morano, Passato e presente nella storia della filosofia, Bari, Laterza, 1967.
Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli, Morano, Il progresso e la morte. Saggi su Lucrezio,
Bologna, Il Mulino, L'illusione della dialettica. Profilo di Carlo Antoni, Roma,
Edizioni dell'Ateneo, Per Francesco Guicciardini. Quattro studi, Istituto
Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1984. Essere e negazione, Napoli,
Morano, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, Milano-Napoli, Ricciardi, Tramonto
di un mito. L'idea di "progresso" fra Otto e Novecento, 2ª ed.
ampliata Bologna, Il Mulino, Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di
Benedetto Croce, Bologna, Il Mulino, L'essere e le differenze. Sul "Sofista"
di Platone, Bologna, Il Mulino, 1991. Variazioni sulla storia di una rivista
italiana: "La Cultura"; Il Mulino, Machiavelli, Bologna, Il Mulino, Comprende: I, Il pensiero politico, 3ª ed. ampliata [1ª ed.
Napoli, IISS, Bologna, Il Mulino, Premio Viareggio di Saggistica, La
storiografia. La fedeltà e l'esperimento, F. Scarpelli, F.S. Trincia e M.
Visentin interrogano Gennaro Sasso, Bologna, Il Mulino,Filosofia e
idealismo, Napoli, Bibliopolis, Comprende:
Croce, Gentile, Ruggiero, Calogero, Scaravelli, Paralipomeni, Secondi paralipomeni,
Ultimi paralipomeni, Tempo, evento, divenire, Bologna, Il Mulino, La potenza e
l'atto. Due saggi su Giovanni Gentile, Firenze, La Nuova Italia, Le due Italie di Giovanni Gentile, Bologna, Il
Mulino, La verità, l'opinione, Bologna, Il Mulino, Ernesto De Martino fra
religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, . Il guardiano della storiografia.
Profilo di Federico Chabod e altri saggi, 2ª ed. ampliata Bologna, Il Mulino [Napoli,
Guida, 1ª ed. del Profilo di Federico Chabod, Bari, Laterza, Dante.
L'imperatore e Aristotele, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Fondamento
e giudizio. Un duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis, 2004. Il principio, le
cose, Torino, Aragno, Delio Cantimori.
Filosofia e storiografia, Pisa, Edizioni della Scuola Normale Superiore, Dante,
Guido e Francesca, Roma, Viella, Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis,
Discorsi di Palazzo Filomarino, raccolti da M. Herling, premessa di N. Irti,
Napoli, IISS, Il logo, la morte, Napoli, Bibliopolis, . Ulisse e il desiderio. Il canto XXVI
dell'Inferno, Roma, Viella, . La voce dei ricordi, Napoli, Bibliopolis, .
Storiografia e decadenza, Roma, Viella, . I corrotti e gli inetti.
Conversazioni su Machiavelli, con A. Gnoli, Milano, Bompiani, . Allegoria e
simbolo, Torino, Aragno, . La lingua, la Bibbia, la storia. Su "De vulgari
eloquentia" I, Roma, Viella, Su
Machiavelli. Ultimi scritti, Roma, Carocci, . Croce. Storia d'Italia e storia
d'Europa, Napoli, Bibliopolis, [raccolto
in questo volume: La 'Storia d'Italia' di Bendetto Croce. Cinquant'anni dopo,
Napoli, Bibliopolis. "Forti cose a pensar mettere in versi". Studi su
Dante, Torino, Aragno, Purgatorio e Antipurgatorio. Un'indagine dantesca, Roma,
Viella, . Croce e le letterature e altri saggi, Napoli, Bibliopolis, .
Biografia e storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella, . Note il MulinoRivisteLa Cultura, su mulino. Fondazione
Gentile | Dipartimento di Filosofia | SapienzaRoma. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su
premioletterarioviareggiorepaci. Croce in un recente libro di Gennaro Sasso.
Dibattito, Il Cannocchiale, [interventi di: G. Arnaldi, G. Calabrò, A.
Jannazzo, G, Sasso, V. Stella, F. Valentini, M. Visentin]. G. Arnaldi, Gennaro
Sasso. Uno specialista di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere
di storico, il Mulino, IISS-Napoli , A. Bellocci, Verità e doxa: la questione
dello "sguardo" e della "relazione" ne Il logo, la morte di
Gennaro Sasso, filosofia-italiana.net. A. Bellocci, Laicismo della verità,
della doxa e tolleranza in Gennaro Sasso, Leussein, A. Bellocci,
L'impossibilità della differenza e i paradossi dell'identità nel pensiero di
Gennaro Sasso, Archivio di filosofia, A. Bellocci, Il problema della 'non'
relazione ne Il principio, le cose di Gennaro Sasso, Giornale critico della
filosofia italiana, A. Bellocci, La verità, l'opinione di Gennaro Sasso. Lo
''specchio'' della verità e l'''eterna opinione'' metafisica, Filosofia
italiana, R. Berutti, Annotazioni
critiche sull'"essere" ovvero sul "non essere essere" del
discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia nella riflessione di
Gennaro Sasso, Pólemos, M. Capati,
Gennaro Sasso, Paragone. Letteratura, M. Cardenas, L'autonoema. Il giudizio tra
attualismo e neoeleatismo, Filosofia italiana, C. Cesa, Gennaro Sasso interprete di Gentile,
Archivio di storia della cultura, A. De Vicentiis, Storiografia e pensiero
politico nelle "Istorie fiorentine" di Machiavelli: l'interpretazione
di Gennaro Sasso, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, F.
Fronterotta, L'essere e le differenze. In margine a un libro di G. Sasso sul
Sofista di Platone, Novecento, M. HerlingM. Reale , Storia, filosofia e
letteratura. Studi in onore di Gennaro Sasso, Bibliopolis, Napoli, G. Inglese, Machiavelli: una storia del suo
pensiero politico, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e
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Filosofici di Gallarate), Milano, S. Maschietti, Dire l'incontrovertibile.
Intorno all'analisi filosofica di Gennaro Sasso, Giornale di filosofia, su
giornale di filosofia.net. F. Mignini, Essere e negazione. Per un recente
volume di Gennaro Sasso, Giornale critico della filosofia italiana, Marcello
Mustè, "Crisi" e "critica" dello storicismo. Filosofia e
storiografia nel pensiero di Gennaro Sasso, Novecento, Marcello Mustè,
Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Gennaro Sasso, Filosofia
italiana, X N. Parise, Sulla relazione. Gennaro Sasso critico della metafisica,
Luigi Passerino Editore, Gaeta . N. Parise, Figure della scissione. A proposito
di Allegoria e simbolo di Gennaro Sasso, filosofia, N. Parise, Gennaro Sasso e l'aporia del
nulla, Filosofia italiana, G. Perazzoli, Il concetto di laicità e la filosofia,
in G. Perazzoli, Miligi , Laicità e filosofia, Mimesis, Milano Udine, Pietroforte,
Problema del nulla e principio di non contraddizione. Intorno a "Essere e
negazione" di Gennaro Sasso, Novecento, J. Salina, Neoparmenidismo e teorie della
verità, Filosofia italiana, F. Scarpelli , Nulla, anamnesi, riflessività.
Intervista a Gennaro Sasso su alcuni temi del libro Essere e negazione
(raccolta da Scarpelli, Trincia, M. Visentin), Il Cannocchiale, F. Tessitore,
Gennaro Sasso interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Studi
su Benedetto Croce, il Mulino, IISS-Napoli , F. Vander, Critica della filosofia italiana
contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una contrapposizione,
Marietti, Genova-Milano, M. Visentin, Tempo e giudizio. Spunti da un recente
"Profilo di Carlo Antoni", La Cultura,M. Visentin, Sull'identità e
sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del volume di Gennaro Sasso
"Le due Italie di Giovanni Gentile", Giornale critico della filosofia
italiana, M. Visentin, Il neo-parmenidismo italiano. Considerazioni intorno al
volume di G. Sasso: 'La verità, l'opinione', in Id., Il neoparmenidismo italiano.
II. Dal neoidealismo al neoparmenidismo, Bibliopolis, Napoli, M. Visentin,
Aletheia e doxa oltre Parmenide, in Id., Onto-Logica. Scritti sull'essere e il
senso della verità, Bibliopolis, Napoi, M. Zanetti, Critiche al divenire. Tra
Sasso e Severino, Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo specchio di Perseo, Chaos
KosmosLibri ed eventi, ojs/index.php babelonline search authors view firstName
Sara&middle Name last Name Zurletti affiliation country Gennaro Sasso, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Gennaro Sasso, . Gennaro Sasso, su Goodreads.
Registrazioni di Gennaro Sasso, su Radio Radicale, Radio Radicale. Gennaro Sasso, Progresso, in Enciclopedia del
Novecento, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Gennaro Sasso, Giovanni Gentile, in Dizionario
biografico degli italiani, 53, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Gennaro Sasso, «Giambattista Vico e il
simbolo», «Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di
Scienze morali, storiche e filologiche», sGennaro Sasso, costituzione mista,
Benedetto Croce, Dante, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, eternità
del mondo, Francesco De Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia
machiavelliana, G. Sasso, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma .
Gennaro Sasso, Dalla concordia discors alla polemica: filosofia e psicologia di
una vicenda, Ripensando la Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in
Croce e Gentile, la cultura italiana e europea, M. Ciliberto, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana Treccani, Roma.
SAVA.
(Belpasso). Filosofo. Lavorò per 15
anni come medico e gli venne conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine
dei SS.Maurizio e Lazzaro su proposta del Ministero dell'Agricoltura; collaborò
inoltre alla quarta e quinta edizione della Nuova Enciclopedia Popolare
Italiana. Il suo libro Sui pregi e
Doveri dei medici, pubblicato, Gli è
stato dedicato il libro Roberto SavaLa vita e l'opera di Agostino
Prezzavento. Dopo la morte, il paese
natale di Belpasso, ha dedicato al suo ricordo la biblioteca comunale,
istituita; è intitolato al suo nome, inoltre, un premio di laurea. Note
British and foreign medical review: or quarterly journal of .. Repertorio
di libri e pubblicazioni su adamoli
Biblioteca comunale Roberto Sava su lineaamica Biblioteca comunale su comunebelpasso Alba Dicembre Speciale Archiviato il 9
ottobre in . su l'Alba..
SCALA. (Noto). Filosofo. Insieme a Molet, fu uno dei due
studiosi che parteciparono alla commissione dei cinque dotti creata da papa
Gregorio XIII per la riforma del calendario . Chiamato da Padova per insegnare
matematica, fu costretto a rifiutare per le sue precarie condizioni di salute .
Morì, infatti, giovanissimo a soli ventinove anni. Pubblicazioni L'Efemeridi del mag.co et
eccel.te sig. Gioseppe Scala Siciliano, per anni dodici, le quali cominciano
dall'anno di Christo nostro Sig. &
finiscono nel fine di dicembre dell'anno. Alle quali sono aggiunti i canoni, ò
introduttioni dell'efemeridi dell'eccell. sig. Gioseppe Moleto matematico et
dal detto signor Gioseppe Scala ridotto all'uso delle presenti efemeridi, In
Venetia: appresso i Giunti. Ephemerides Iosephi Scalae Siculi Noetini art. et
med. doc. ad annos duodecim, incipientes ab anno Domini. Vnà cum introductionibus
ephemeridum excel. d. Iosephi Moletii mathematici. Ab eodem d. Iosepho Scala,
ad vsum suarum, restitutis. Venetiis: Lucantonio Giunta il giovane. Col suo
nome è oggi chiamato il Gruppo Astrofili di Noto Santi Correnti, Quello che la Sicilia ha dato
all'Italia e al mondo. Vedi Giuseppe Emanuele Ortolani, Biografia degli uomini
illustri di Sicilia ornata de' loro rispettivi ritratti, Tomo II, Napoli, Corrado
Spataro, L'astronomo netino Giuseppe Scala jr. e la "nuova scienza"
del Cinquecento. Calendario gregoriano.
SCALFARI.
(Civitavecchia). Filosofo. Considerato, anche dai suoi
"avversari", uno dei più grandi giornalisti italiani Professorecontribuì,
con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la
Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la
politica. La sua ispirazione politica è socialista liberale, azionista e
radicale. Punti forti dei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione
morale, la filosofia. Si iscrive al Liceo Mamiani di Roma, ma è a Sanremo
(dove la famiglia, di origini calabresi, si era trasferita temporaneamente,
essendo il padre direttore artistico del Casinò) che completerà gli studi
liceali, al liceo classico G.D. Cassini, avendo come compagno di banco Italo
Calvino. Nel 1950 si sposa con la figlia del giornalista Giulio De
Benedetti, Simonetta, morta nel 2006. Dalla fine degli anni settanta
Scalfari è sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di
redazione de L'Espresso (e poi di Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa
della moglie Simonetta. Eugenio Scalfari è ateo. Esordi
giornalistici durante il fascismo Tra le prime esperienze giornalistiche di
Scalfari c'è Roma Fascista, organo ufficiale del GUF (Gruppo Universitario
Fascista), mentre era studente di giurisprudenza. Negli anni successivi
Scalfari continua a collaborare con riviste e periodici legati al fascismo,
come NuovoOccidente, diretto dall'ex squadrista e fascista cattolico Giuseppe
Attilio Fanelli. Nel 1942 Scalfari sarà nominato caporedattore di Roma
Fascista. All'inizio del 1943 scrive una serie di corsivi non firmati
sulla prima pagina di Roma Fascista in cui lancia generiche accuse verso
speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla
costruzione dell'EUR. Questi articoli portarono alla sua espulsione dai GUF per
opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF. Di fronte al gerarca,
intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari aveva ammesso
come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Il gerarca accusò poi il
giovane di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il ero
strappandogli le mostrine dalla divisa del partito. Carriera
giornalistica nel dopoguerra Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra
in contatto con il neonato Partito Liberale Italiano, conoscendo giornalisti
importanti nell'ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del
Lavoro, diventa collaboratore, prima a Il Mondo e poi a L'Europeo, di due
personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo
Benedetti. Ricorderà poi, con orgoglio, di essere stato licenziato dalla BNL
per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione.
Nel 1955 partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso
anno nasce il settimanale L'Espresso: Scalfari è direttore amministrativo e
scrive articoli di economia. Nel 1963 somma la carica di direttore
responsabile de L'Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale
arriva in cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo
giornalistico si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari continuò
a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa. Eugenio
Scalfari nella foto da deputato Sempre nel 1967 Scalfari pubblica insieme a
Lino Jannuzzi l'inchiesta sul SIFAR che fa conoscere il tentativo di colpo di
Stato chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querela e i due
giornalisti vengonocondannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione,
malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio
Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il
governo ponesse il segreto di Stato. Scalfari e Jannuzzi evitano il
carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista
Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come
indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene
senatore. Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che
in quella di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato.
Dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de
L'Espresso. Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il
commissario Luigi Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette che "quella firma
era stata un errore". In quegli anni critica accanitamente le
manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison,
appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona nel suo
scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è
indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe
Turani nel 1974, Razza padrona. Fondazione e direzione de la Repubblica
Nel 1976, dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a
Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto
azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle
edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo
L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del
giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in
pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale
giornale italiano per tiratura. L'assetto proprietario registra negli
anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso
di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi
in occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore,
finito con il "lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto
che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo
della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per averelusione, malgrado
la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che
era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse
il segreto di Stato. Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie
all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle
elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente,
nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore.
Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella
di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato
fino al 1972. Nel 1968, dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la
direzione de L'Espresso. Sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro
il commissario Luigi Calabresi. Nel , dopo 45 anni, ammette che "quella
firma era stata un errore". In quegli anni critica accanitamente le
manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando
spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona nel suo scontro con
Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è indirizzato
il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani nel
1974, Razza padrona. Fondazione e direzione de la Repubblica Nel 1976,
dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro
Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata,
Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14
gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la
Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il
quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata
imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per
tiratura. L'assetto proprietario registra negli anni ottanta
consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De
Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in
occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore,
finito con il "lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto
che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo
della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per avereun pronunciamento
favorevole nella disputa con De Benedetti per il controllo della Mondadori:
tale accordo fu fortemente voluto da Giulio Andreotti, grazie
all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di Scalfari,
"Repubblica" apre il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo
due anni verrà in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani
pulite". Scalfari nel
Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari
s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo
della questione morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra
rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con
l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente
estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate
all'intellettualità laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune
sue importanti iniziative, tutte sostenute per il tramite di "Repubblica":
sponsorizza il "governo del Presidente", candidandovi il governatore
della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già negli anni ottanta; indica al
presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano Giuliano Amato come viatico per
la sua scelta a premier nel 1992; apprezza Guido Rossi come commissario delle
aziende travolte nel turbine di Tangentopoli. Il 27 gennaio 1994 incomincia,
dapprima in solitaria, la sua ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi .
Sconfitto Vittorio Sgarbi, è il primo a percepire e ad avvertire il pubblico
circa la potenziale pericolosità di Beppe Grillo -- è il primo a preconizzare una possibile,
futura alleanza fra Matteo Renzi e Matteo Salvini . Ritiro dalla
direzione de la Repubblica Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della
sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore, dopo
che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a Carlo De
Benedetti; gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale,
poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale.
I suoi editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da
essere soprannominatianche per la loro lunghezza"la messa cantata della
domenica" Cura altresì una rubrica su L'Espresso (Il vetro soffiato). Il 6
luglio 2007, sul Venerdì di Repubblica (il magazine settimanale che esce dal
1987), annuncia di voler abbandonare dopo l'estate la sua storica rubrica
Scalfari risponde, ringraziando i lettori per l'affetto ricevuto e gli stimoli
da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli subentra Michele Serra. Su
RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni giovedì, un programma dal
titolo La Scalfittura, in cui Scalfari teneva colloqui politici con Giovanni
Floris. Controversie Nel e nel ,
le sue "interviste" con papa Francesco hanno causato per due volte la
smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole
attribuite da Scalfari al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto
virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", senza
aver preso appunti o registrato durante i colloqui, sostenendo che quello era
stato il suo metodo di lavoro per quasi cinquant'anni. il Vaticano ha smentito
un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della
pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando he il Papa avesse
rilasciato un’intervista a Scalfari e sostenendo che il contenuto dell’articolo
fosse il frutto di una sua ricostruzione. Ciononostante, Papa Francesco continua
periodicamente a concedere interviste esclusive a Scalfari. Premi ed
onorificenze Scalfari ha ricevuto varie onorificenze. A livello giornalistico
ha vinto nel 1988 il Premio Internazionale Trento per "Una vita dedicata
al giornalismo", nel 1996il "Premio Ischia" alla carriera, nel
1998 il Premio Guidarello al giornalismo d'autore e, di recente, il Premio Saint-Vincent
-- è stato nominato Cavaliere di gran croce dal presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro mentre nel 1999 ha ricevuto una delle più prestigiose
onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legione
d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). È cittadino onorario di
Velletri, città in cui risiede. Ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Vinci e
gli è stata conferita la cittadinanza benemerita di Sanremo. Nel vince il prestigioso Premio Viareggio
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino
per uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana — Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica
italiananastrino per uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito
della Repubblica italiana —Ufficiale della Legion d'onorenastrino per uniforme
ordinariaUfficiale della Legion d'onore Cittadinanza onoraria di Vibo Valentia,
Velletri e Vinci. Cittadinanza benemerita
di Sanremo. Opere:” Petrolio in gabbia” (Bari, Laterza), “I padroni della città”
(Bari, Laterza); “Le baronie elettriche” (Bari, Laterza, Rapporto sul
neocapitalismo in Italia, Bari, Laterza, Il potere economico in URSS, Bari, Laterza,
Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza, L'autunno della
Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass, Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della
repubblica, con Francesco Rosi, Bologna, Cappelli, Razza padrona. Storia della
borghesia di Stato, con Giuseppe Turani, Milano, Feltrinelli, Interviste ai
potenti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Come andremo a incominciare?, con
Enzo Biagi, Milano, Rizzoli, L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano,
Mondadori, La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla
«Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Collana Super ET, Torino, Einaudi,
Incontro con Io, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, , Denis
Diderot, Il sogno di d'Alembert seguito da Il sogno di una rosa di Eugenio
Scalfari, Collana La memoria, Palermo, Sellerio, I ed. accresciuta, nuova
Introduzione di E. Scalfari, Palermo, Sellerio, , Alla ricerca della morale perduta,
Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, Il labirinto, Milano,
Rizzoli, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Attualità dell'Illuminismo, a
cura di, Roma-Bari, Laterza, La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, Collana ET
Scrittori, Torino, Einaudi, Articoli,
Roma, la Repubblica, Dibattito
sul laicismo, E. Scalfari, Roma, La Biblioteca di Repubblica, L'uomo che non credeva in Dio, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi, Per l'alto mare aperto. La modernità e il
pensiero danzante, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Scuote l'anima mia
Eros, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, ,Enrico Berlinguer, La questione
morale. La storica intervista di Eugenio Scalfari, Reggio Emilia, Aliberti,
.ed. ampliata, Prefazione di Luca Telese, Aliberti, . Vito Mancuso-E. Scalfari,
Conversazioni con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, La
passione dell'etica. Scritti, Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori,
Papa Francesco-E. Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti, Torino,
Einaudi, L'amore, la sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della
vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, , Racconto autobigrafico, Collana
Passaggi, Torino, Einaudi, L'allegria, il pianto, la vita, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi, L'ora del blu, Torino Einaudi, Il Dio unico e la
società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria
Martini, Torino, Einaudi, liberoquotidiano, libero quotidiano news commenti-e-opinioni
vittorio_feltri_eugenio_scalfari_ritratto fuoriclasse_re giornalisti diversi.html.
ilfoglio, il foglio uffa news benvenuti al-grand-hotel-scalfari-splendida-vista
sul secolo-di-carta- la7, la7/dimartedi/video/da-montanelli-e-scalfari-ho-imparato-che-bisogna-scrivere-per-farsi-capire-marco-travaglio
Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Mimesis, , diviso in quattro
capitoli: la Politica, l'Arte, la Religione, la Filosofia. Scheda sul
storico della Camera dei deputati, su storia.camera. Sull'amicizia tra
Scalfari e Calvino leggiamo: "Caro Eugenio, le tue lettere sono come
manate sulla schiena e io ne ho bisogno di manate sulla schiena, specie di
questi tempi."(...) Mi viene l'acquolina in bocca pensando alle ghiotte
discussioni che faremo quando ci ritroveremo insieme", cfr. Angelo Cannatà
"Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis, Paolo Guzzanti, Guzzanti vs De Benedetti.
Faccia a faccia fra un gran editore e un giornalista scomodo, Aliberti
editore, Cfr. Corriere della Sera, La Repubblica : Gli 80 anni di Eugenio Scalfari,
su repubblica. Mirella Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due
volte, Milano, Corbaccio, 2Ero giovane, fascista e felice, intervista a Eugenio
Scalfari apparsa su Il Foglio, pasqualericcio. Nel corso dell'inchiesta
Scalfari riferisce di un colloquio avuto col generale Aurigo: "Mi disse
che gli ordini (le disposizioni relative al 'Piano Solo') contemplavano anche
l'ipotesi di una eventuale resistenza da parte del prefetto (gli ordini
dicevano che bisognava mettere il prefetto, qualora avesse resistito a questa
iniziativa dei carabinieri, in condizioni di non nuocere". Fonte: Angelo
Cannatà, "Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis, 42. Eugenio Scalfari / Deputati / Camera dei
deputati storico, su storia.camera. 20 marzo
(archiviato il 25 aprile ). Il
commissario Calabresi e quella firma, su repubblica. Fabio Tamburini, Un siciliano a Milano,
Longanesi, da ultimo citato da Ferruccio de Bortoli su corriere della sera attacchi-corriere_
Franco Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano,
Cairo, e Alberto Mazzuca, Penne al
vetriolo, Bologna, Minerva, Nei cui
confronti Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti dicono che Scalfari ebbe un
"innamoramento", in seguito non più condiviso dallo stesso editore
della Repubblica che ormai non lo considerava "un grande politico":
intervista alla Stampa del 10 gennaio 200823.
Scrive Scalfari: Gelli è Belfagor, il messaggero del diavolo; ma il diavolo,
cioè Belzebù, chi è? ("Belzebù è, in una certa misura, lo stesso partito
socialista, elemento importante di quel quadro politico e di quella
inamovibilità". Fonte: Eugenio Scalfari e il suo tempo, di Angelo Cannatà,
Mimesis, 61. L'articolo di Scalfari, Caro Craxi tu lo sai chi è Belzebù, è
apparso su Repubblica repubblica, repubblica 2004/a sezioni/politica festaforza
coccode coccode.html. 5 marzo
(archiviato il 21 agosto ). la7,
la7/le-invasioni-barbariche/video/lintervista-a-eugenio-scalfari Voto Renzi
perché l'avversario è Grillo, su youtube.com.
youtube.com, youtube Rep, su rep.repubblica. Ezio Mauro dal pulpito di Repubblica officia
la democrazia e aspira a diventare papa, Panorama. Il Post Archiviato il 25
dicembre in ., 22 novembre "Le interviste vanno comunque
reinterpretate", su youtube.com. ll
Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco,
su ilpost. 31 marzo (archiviato il 1º
aprile ). Il Vaticano smentisce Eugenio
Scalfari che fa dire al Papa che l'inferno non esiste, su ilmessaggero. 31
marzo (archiviato il 31 marzo ). Rep, su rep.repubblica. 1º marzo . Premio Viareggio , su repubblica (archiviato
il 25 agosto ). Dettaglio Sito web del
Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale. Sito web del Quirinale: dettaglio
decorato., su quirinale. 29 giugno
(archiviato il 24 settembre ).
Claudio Mauri, Il cittadino Scalfari, prefazione di Ruggero Guarini, Milano,
SugarCo, 1Giancarlo Perna, Eugenio Scalfari, una vita per il potere, Milano,
Leonardo Editore, Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo,
Milano-Udine, Mimesis, ,
978-88-575-0027-0. Francesco Bucci, Eugenio Scalfari. L'intellettuale
dilettante, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Giampaolo Pansa, La
Repubblica di Barbapapà, Milano, Rcs Libri,
Giovanni Valentini, La Repubblica tradita, Roma, PaperFirst, Franco
Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo Editore,
. 978-88-6052-740-0. Alberto Mazzuca,
Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica, Bologna,
Minerva, La Repubblica TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Eugenio Scalfari, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Eugenio Scalfari, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Eugenio Scalfari, . Eugenio Scalfari, su storia.camera, Camera
dei deputati. Registrazioni di Eugenio
Scalfari, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Dati personali e incarichi nella V legislatura, Camera dei deputati. 27
luglio 2008. PredecessoreDirettore de L'EspressoSuccessore Arrigo Benedetti9
giugno 196324 marzo 1968Gianni Corbi PredecessoreDirettore de la RepubblicaSuccessore
nessuno. Ezio Mauro.
SCARANO. (Brindisi). Filosofo. Studia a Bologna, andò poi a
Padova e a Venezia. Il Senato della Serenissima lo chiamò alla cattedra di
filosofia lasciata da Aldo Manuzio il Giovane.
Molto apprezzato dai contemporanei, fu tra i fondatori dell'Accademia
Veneziana, con Giambattista Leoni veneziano, Vincenzo Giliani romano, Pompeo
Limpio da Bari, Giovanni Contarini veneziano, Teodoro Angelucci da Belforte,
Fabio Paolini udinese, Guido Casoni da Serravalle e Giampaolo Gallucci da
Salò. Scrisse il trattato Scenophylax
(Venezia), nel quale tratta della convenienza di restituire alla tragedia e
alla commedia la lingua latina.
Pasquale Camassa, Brindisini illustri, Brindisi, Alberto Del Sordo,
Ritratti brindisini, presentazione di Aldo Vallone Bari.
SCARAVELLI. (Firenze). Filosofo. Iscritto alla facoltà di medicina
dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, dopo aver quasi completato gli
studi e aver servito come ufficiale medico nella Prima guerra mondiale, cambiò
ateneo e facoltà al scegliendo il corso
di laurea in filosofia a Pisa, dove si laureò con lode con Carlini. Insegnò in
licei italiani e stranieri e negli Istituti italiani di cultura di Atene,
Bruxelles, Zagabria e Lisbona. Ottenuta quell'anno la docenza in Filosofia
teoretica a'Pisa, vi insegnò con qualche incarico temporaneo alla Scuola
normale superiore e all'Università "La Sapienza" di Roma. Nell'ultimo
anno della sua vita ottenne il trasferimento all'Firenze, dove però non
insegnerà mai, per una grave depressione che l'avrebbe condotto di lì a poco al
suicidio. Era sposato e aveva due figli.
Profondo conoscitore di Kant, approfondì nei suoi studi (pubblicati con
molta riluttanza e quasi solo per esigenze concorsuali) in particolare i temi
relativi ai rapporti tra la filosofia kantiana e la fisica moderna, i problemi
relativi alla Critica del Giudizio ed anche i temi dell'idealismo. Biblioteca personale I suoi libri,
doll'Università La Sapienza dai suoi eredi, sono oggi conservati in uno
specifico fondo alla "Villa Mirafiori", dove ha sede la Biblioteca di
filosofia Opere principali: Critica del
capire, Firenze, Sansoni, Saggio sulla categoria kantiana della realta,
Firenze, Le Monnier, La prima meditazione di Cartesio, Firenze, La Nuova
Italia, Osservazioni sulla Critica del giudizio, Pisa, Scuola Normale
Superiore, Opere, Mario Corsi, 3(Critica
del capire e altri scritti, Scritti kantiani, L'analitica trascendentale:
scritti inediti su Kant), Firenze, La nuova Italia. La Biblioteca di Luigi
Scaravelli, su bibliotecafilosofia.uniroma1. 2L' attualità di Scaravelli,
Edoardo Mirri, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Mauro Visentin, Le
categorie e la realtà: saggi su Luigi Scaravelli, Firenze, Le lettere, Gennaro
Sasso, Filosofia e idealismo, IDe Ruggiero, Calogero, Scaravelli, Napoli,
Bibliopolis, Il pensiero di Luigi Scaravelli: la storia come problema e come
metodo, atti del Convegno svoltosi presso l'Accademia d'Ungheria in Roma col titolo di Il problema del giudizio storico
e Luigi Scaravelli, Mario Corsi, Soveria Mannelli, Rubbettino, Scaravelli
pensatore europeo, M. Biscuso e G. Gembillo, Messina, Siciliano, Gennaro Sasso,
Scaravelli e il giudizio, in Filosofia e idealismo. Secondi paralipomeni, Napoli,
Bibliopolis, S. Palermo, Tra critica e
metafisica. Luigi Scaravelli lettore di Kant, Pisa, Edizioni ETS, Luigi Scaravelli, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Luigi Scaravelli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Massimiliano
Biscuso, Profilo di Luigi Scaravelli, su bibliotecafilosofia.uniroma1. La completa dei suoi scritti, su
giornaledifilosofia.net.
SCARPELLI. (Vicenza). Filosofo. Studioso di analisi
del linguaggio, è stato uno dei fondatori della cosiddetta scuola analitica
italiana di filosofia del diritto assieme a Bobbio. È stato, insieme allo
stesso Bobbio e a Giovanni Tarello, uno dei massimi esponenti della filosofia
del diritto analitica italiana del Novecento, insegnando in varie università
italiane anche Teoria generale del diritto, dottrine dello Stato, Filosofia
morale e Filosofia della politica ed occupandosi costantemente, per l'intera
vita, di problemi di etica e politica. Il pensiero filosofico-giuridico
scarpelliano può essere raccolto attorno a due grandi temi: la semiotica del
linguaggio prescrittivo e il metodo giuridico. Scarpelli contribuisce in misura
fondamentale alla cosiddetta svolta prescrittivistica in campo semiotico ed è
fautore di una giustificazione etico-politica del positivismo giuridico. Oltre
ad approfondire lo studio del metodo del ragionamento morale, si è impegnato
attivamente in relazione a questioni di etica e bioetica quali per esempio
l'aborto e l'eutanasia. Ha compiuto inoltre studi sulla democrazia e i concetti
di libertà politica e di partecipazione politica. Da una famiglia di
origine pugliese trasferitasi poi in Lucchesia; il padre è magistrato. Dopo
avere frequentato il liceo, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza presso
l'Università degli Studi di Torino. La formazione di Scarpelli è all'insegna
del pensiero filosofico idealistico allora dominante in Italia e fondata, tra
gli altri, sui testi di Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Durante gli anni
universitari, desta l'interesse di Scarpelli in particolare il pensiero di
Mario Allara, maestro della scuola civilistica torinese, e la filosofia del
diritto. Segue le lezioni del corso di Filosofia del diritto di Norberto
Bobbio, che ha l'incarico per quell'anno di ricoprire la cattedra di Gioele
Solari. Sotto la guida del filosofo e giurista italiano Solari, Scarpelli si
laurea nel 1946 discutendo una tesi sul tema della persona nella filosofia giuridica
moderna. Già in questo lavorolo ricorda Bobbio, molti anni più tardi, nel
ritratto dell'allievoScarpelli rivela un orientamento critico verso le versioni
organicistiche della filosofia al tempo in auge. Si laurea anchein
Scienze politiche sempre sotto la guida di Solari. Risale a questo anno la
pubblicazione nella Rivista del diritto commerciale di una breve nota
intitolata Scienza giuridica e analisi del linguaggio; in questa nota Scarpelli
precorre il celebre saggio di Norberto Bobbio che porta lo stesso titolo e che
è considerato il manifesto della scuola analitica italiana di filosofia del
diritto. Scarpelli, sino da giovanissimo, prende le distanze dalle correnti
filosofiche idealistiche, organicistiche ed attualistiche accreditate sul
continente per accostarsi al positivismo logico e, più in generale, alla
filosofia analitica e agli studi di semiotica. È tra i primi a proporne una
applicazione in campo giuridico e ad evidenziare la rilevanza della analisi del
linguaggio per la teoria e la dogmatica giuridica. Appena dopo la laurea,
diviene assistente volontario di Bobbio; in seguito, in qualità di assistente
incaricato, collabora con Bobbio alla preparazione di due seminari, uno sulla
giustizia nel materialismo storico e l'altro sulla interpretazione giuridica.
La giustizia e il marxismo sono temi a cui Scarpelli dedica il primo libro
intitolato Esistenzialismo e marxismo, il quale reca come sottotitolo Saggio
sulla giustizia. Nonostante alcuni cambiamenti intervenuti nel corso degli
anni, nel libro si rintracciano alcuni motivi del pensiero scarpelliano che lo
stesso Scarpelli riconosce di non avere mai abbandonato: anzitutto, l'idea che
la filosofia debba proporsi come forma di pensiero mondano, legato
esclusivamente a ciò che gli uomini sono e fanno al mondo, e l'idea della
scelta e dell'impegno come basi della esistenza di ciascun uomo. La
magistratura Risultato vincitore del concorso per l'accesso in magistratura,
lascia la carriera universitaria con qualche rimpianto; ne è testimonianza la
corrispondenza epistolare col maestro Norberto Bobbio. Durante gli anni di
magistratura, i rapporti con l'università non si interrompono però
completamente: consegue la libera docenza in Filosofia del diritto presso la
Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano; nei due anni
successivi svolge corsi liberi nella stessa disciplina e svolge su incarico il
corso di dottrina dello Stato al fianco di Renato Treves. Godendo di una borsa
Rockefeller, ottenuta soprattutto grazie ad Alessandro Passerin d'Entrèves, per
un anno si dedica ininterrottamente allo studio ponendo le basi di una delle
sue opere principali: il Contributo alla semantica del linguaggio normativo,
pubblicato nel 1959. Scarpelli esercita la professione di magistrato a Milano
fino al anno in cui lascia definitivamente la carica per ritornare a tempo
pieno all'insegnamento universitario. Tiene per incarico il corso di
Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza di Perugia, professore straordinario di Filosofia del
diritto presso la medesima Facoltà; al compimentodel triennio, è Professore
sempre a Perugia. Professore di Filosofia morale nella Facoltà di Lettere e
filosofia del diritto dell'Università degli Studi di Pavia, presso la cui
Facoltà di Giurisprudenza tiene anche le lezioni di Filosofia del diritto alla
morte di Bruno Leoni avvenuta nel 1967. Succedendo a Bobbio, è titolare
della cattedra di Filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza di
Torino. Mantiene l'incarico fino a quando si trasferisce accanto a Treves
all'Università degli Studi di Milano ricoprendo la cattedra di Filosofia del
diritto di cui è già titolare. Promuove il dottorato in Filosofia analitica e
teoria generale del diritto; ancora oggi attivo, tale dottorato è uno dei tre
curricula che compongono l'attuale dottorato in a Milano. Durante gli anni di
docenza, oltre ai corsi di Filosofia del diritto e Filosofia morale, Scarpelli
insegna su incarico Teoria generale del diritto, Filosofia della politica e
Analisi del linguaggio politico. Lavora appassionatamente e alacremente a
un'opera sistematica rimasta incompiuta: si tratta di un trattato di teoria
generale del diritto di cui resta solo la struttura del lavoro, dettagliata
fino alla scansione dei paragrafi. A tale opera Scarpelli pensa per lunghi
anni, almeno dieci, come dimostra quanto egli scrive nel saggio intitolato La
teoria generale del diritto: prospettive per un trattato; eccettuate le
anticipazioni presenti in questo lavoro e in altri saggi successivi, tra le
carte rimaste di Scarpelli, non v'è alcuna parte di testo scritta di pugno dal
filosofo. Come attestano gli allievi, il modo di lavorare di Scarpelli avrebbe
portato ad una stesura unitaria a partire dalle citazioni e dai riferimenti
raccolti e ordi corso degli anni. Ad oggi, questa mole di documenti resta
l'ultima testimonianza del lavoro di Scarpelli, la traccia degli ultimi
sviluppi del suo pensiero di filosofo del diritto e studioso di analisi del
linguaggio. Scarpelli muore a Milano, all'età di sessantanove anni. Tra
gli scritti pubblicati postumi e ancora incompiuti, si ricorda soprattutto il
testo di una conferenza mai tenuta intitolato La mia meta-etica e la mia
esperienza etica in cui Scarpelli esplicita le due problematiche che hanno
dominato la sua ricerca meta-etica: quella della razionalità interna dell'etica
e quella della sua fondazione. L'attività scientifica Scarpelli ricopre
numerose cariche in istituzioni dedite alla ricerca e partecipa a numerosi
convegni, incontri di studio e simposi di rilievo nazionale ed internazionale.
È stato membro del Centro di studi metodologici di Torino e dello Institut
international de philosophie politique; è stato socio corrispondente
dell'Accademia delle scienze di Torino e socio dell'Istituto Lombardo
Accademia delle scienze e delle lettere.Direttore dell'Istituto per la Scienza
per la amministrazione pubblica. Ha fatto parte dei consigli direttivi della
Rivista internazionale di filosofia del diritto e di Sociologia del diritto. Entra
a far parte del comitato di redazione della Rivista di filosofia di cui cura
numeri monografici dedicati al concetto di libertà, alla logica deontica e alla
bioetica. È stato condirettore della collana Diritto e cultura moderna e
direttore della collana Luoghi critici per le edizioni di Comunità. Presidente
della Società italiana di filosofia giuridica e politica è stato vicepresidente
del Comitato nazionale di bioetica ed è stato nominato presidente onorario
della Società italiana di filosofia analitica. Contribuisce alla nascita,
dovuta all'iniziativa soprattutto di Ludovico Geymonat, del Centro Studi
metodologici di Torino. In qualità di affiliato, riceve il compito di fare una
relazione sulla Enciclopedia delle scienze unificate; lavoro a cui fanno
seguito negli anni Cinquanta alcuni contributi sulla analisi del linguaggio
così come concepita dal movimento del positivismo logico. In questi anni
Scarpelli si avvicina sempre di più alla filosofia anglosassone e in
particolare agli studi oxoniensi sul linguaggio della morale e della politica,
partecipando anche ad incontri di studio ad Oxford. Seguendo inizialmente
le ricerche di Morris, è fra i protagonisti della cosiddetta svolta linguistica
della filosofia italiana. Si deve a lui l'introduzione nel nostro Paese del
pensiero e delle opere del filosofo della morale Hare e del filosofo della
politica Oppenheim. Ad ambedue i
filosofi, Scarpelli dedica alcuni lavori; sono da ricordare anzitutto le note,
che in realtà sono ampi saggi di analisi del linguaggio normativo e contributi
di meta-etica, ai due libri di Hare: The Language of Morals e Freedom and
Reason. Con Oppenheim, Bobbio e Passerin d'Entreves, Scarpelli intraprende un
vivace dibattito sul concetto di libertà politica che porta alla stesura di
vari lavori; tra essi, si può ricordare anzitutto il saggio dal titolo Libertà
come fatto e come valore del 1965 ed il volume, curato da Passerin d'Entreves,
La libertà politica. Si devono a Scarpelli i primi studi in Italia sulla
analisi del linguaggio giuridico in cui v'è una sistematica applicazione degli
strumenti della semiotica ai suoi tre livelli: la sintattica (lo studio dei
rapporti tra i segni), la semantica (lo studio dei rapporti tra i segni e i
significati), la pragmatica (lo studio dei rapporti tra i segni e i loro
utenti). Tutta la speculazione e la produzione scientifica di Scarpelli è basata
sulla tesi della grande distinzione tra linguaggio descrittivo e linguaggio
prescrittivo; ma negli anni si evolve progressivamente il livello a cui è
individuato il tratto differenziale tra l'uno e l'altro, individuato dapprima
sul piano pragmatico e poi sul piano semantico. L'esposizione compiuta del
pensiero scarpelliano sulla significanza del linguaggio prescrittivo si ha
nell'opera del Semantica, morale e diritto, trasfusa nella voce Semantica
giuridica dello stesso anno. L'idea che il linguaggio prescrittivo (le norme, i
comandi, gli ordini, le preghiere, ecc.) abbiano significato trae origine dalla
distinzione tra il principio di significanza e il principio di verificazione.
Alcuni spunti in tal senso sono rintracciabili già nel Contributo alla semantica
del linguaggio normativo il cui nucleo concettuale ancora vicino al positivismo
logico sta nell'intuizione che gli enunciati normativi, quantunque non possano
essere verificati o falsificati, debbano nondimeno riferirsi alla realtà.
Questa idea è alla base anche del libro Cos'è il positivismo giuridico in cui
Scarpelli propone una giustificazione etico-politica del positivismo giuridico,
criticando sia la versione bobbiana del positivismo giuridico come approach sia
la versione proposta da Herbert L. A. Hart. Fonti Le indicazioni sulla
produzione scientifica di Uberto Scarpelli più ampie, seppur non complete, si
rintracciano al momento nei seguenti contributi: Riccardo Guastini, Variazioni
su temi di Scarpelli. Con un'appendice bibliografica, in «Materiali per una
storia della cultura giuridica italiana», Xdegli scritti di Uberto Scarpelli.
Nota Bibliografica, in Filosofia analitica Donatelli e Luciano Floridi, Lithos
editrice, Roma, (con anche l'indicazione delle note sul “Monitore dei
Tribunali” e degli articoli comparsi su alcuni giornali, quotidiani e
periodici: “L'Opinione”, “Panorama”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Mondo economico”);
Mario Jori, Uberto Scarpelli, giurista e filosofo, in «Rivista internazionale
di filosofia del diritto», Norberto Bobbio, La mia Italia, Polito, Passigli
Editori, Firenze, nelle pagine dedicate
al ritratto di Uberto Scarpelli155 ss.; Uberto Scarpelli. Semantica del
linguaggio normativo, in Amedeo Giovanni Conte, Paolo Di Lucia, Luigi
Ferrajoli, Mario Jori, Filosofia del diritto, (Paolo Di Lucia), Raffaello
Cortina Editore, Milano, Félix Morales, "La filosofía del Derecho de
Uberto Scarpelli. Análisis del lenguaje normativo y positivismo jurídico",
Universidad de Alicante. La presente non
è completa e non contempla i numerosissimi scritti e note apparsi sui giornali,
quotidiani e periodici. Esistenzialismo e marxismo. Saggio sulla
giustizia, Taylor, Torino, Filosofia analitica e giurisprudenza, Istituto editoriale
Cisalpino, Milano, Il problema della definizione e il concetto di diritto,
Istituto editoriale Cisalpino, Milano, Contributo alla semantica del linguaggio
normativo, Accademia delle Scienze, Torino, (nuova edizione con introduzione e
Anna Pintore, Giuffrè, Milano, Filosofia
analitica, norme e valori, Comunità, Milano, Validità, legittimità, effettività
del diritto, e positivismo giuridico, Cluep, Perugia, ciclostilato Cos'è il
positivismo giuridico, Comunità, Milano, (nuova edizione con introduzione di
Alfonso Catania e Mario Jori, ESI, Napoli) Diritto e analisi del linguaggio,
Uberto Scarpelli, Comunità, Milano, Letture filosofiche e politiche.
Introduzione agli studi politici, Uberto Scarpelli, Cisalpino-Goliardica,
Milano, Hobbes. Linguaggio e leggi naturali. Il tempo e la pena, Giuffrè,
Milano, L'etica senza verità, Il Mulino, Bologna, La teoria generale del
diritto. Problemi e tendenze attuali. Studi dedicati a Norberto Bobbio, Uberto
Scarpelli, Comunità, Milano, Il linguaggio del diritto, Uberto Scarpelli e
Paolo Di Lucia, prefazione di Mario Jori, Led, Milano, Bioetica Laica, Maurizio
Mori, Baldini e Castoldi, Milano, Saggi Scienza del diritto e analisi del
linguaggio, Rivista del diritto commerciale, Dissertazione (check) per la
libera docenza, Giurisprudenza italiana, L'Unità della scienza nella “International Encyclopedia
of Unified Science”, Rivista di filosofia, Il giudice e la legge, Occidente.
Rivista mensile (saggio compreso nel fascicolo speciale dedicato a Il potere
giurisdizionale nello stato moderno e in particolare nella costituzione
italiana, Uberto Scarpelli) Liberalismo e democrazia nella Costituzione
italiana, Occidente. Rivista bimestrale di studi politici, Elementi di analisi
della proposizione giuridica, Jus, (riedito in Atti del congresso di studi
metodologici promosso dal Centro di Studi metodologici, Ramella, Torino, Diritto
naturale vigente, Occidente. Rivista bimestrale di studi politici, Alcuni
problemi della teoria analitica del valore nel libro “Elementi di filosofia
analitica” di Arthur Pap, Rivista di filosofia, Linguaggio valutativo e prescrittivo, Jus, La
Filosofia di Giovanni Gentile e le critiche di Gioele Solari, in Studi in
memoria di Gioele Solari, Ramella, Torino, Responsabilità del magistrato,
Occidente. Rivista bimestrale di studi politici, Behaviourism, positivismo
logico e fascismo, Rivista bimestrale di cultura e di politica, Gli Stati Uniti
e “il grande cambiamento”, Rivista bimestrale di cultura e di politica, Etica e
linguaggio, Rivista di filosofia, Società e natura nel pensiero di Hans Kelsen,
Rivista internazionale di filosofia del diritto, Osservazioni sul concetto di
segno nel pensiero di Charles Morris, Rivista di filosofia, La natura della
analisi del linguaggio, Rivista di filosofia, La natura della metodologia
giuridica, Rivista internazionale di filosofia del diritto (incluso anche in
Filosofia e scienza del diritto. Atti del II Congresso nazionale di filosofia
del diritto, Giuffrè, Milano, La «Filosofia del diritto» di Widar Cesarini
Sforza, Rivista di diritto civile, I compiti della filosofia del diritto, in La
ricerca filosofica nella coscienza delle nuove generazioni, Carlo Arata e
altri, Il Mulino, Bologna, I fondamenti e il metodo della analisi del linguaggio,
in Il pensiero contemporaneo. Filosofia, epistemologia, logica, Ferruccio
Rossi-Landi, Comunità, Milano,Retribuzione (voce), Enciclopedia Filosofica, IV,
Sansoni, Firenze, La définition en droit, Logique et Analyse,ss. poi tradotto
come La definizione nel diritto, Jus, 4, Imperativi e asserzioni (Grice: “Or is
it indicatives and imperatives?”) Rivista di filosofia, La libertà, la
democrazia e il magistrato, Monitore dei Tribunali, Relazione, in Dibattito bolognese sui valori,
Augusto Guzzo e Uberto Scarpelli, Edizioni di Filosofia, Torino, Libertà, ragione e giustizia, Rivista di
filosofia, Marxismo, sociologia neopositivistica e lotta delle classi, Quaderni
di Sociologia, Il permesso, il dovere e la completezza degli ordinamenti
normativi (a proposito di un libro di Amedeo G. Conte), Rivista trimestrale di
diritto e procedura civile, La dimensione normativa della libertà, Rivista di
filosofia, 1Positivismo logico e società contemporanea, Rivista di filosofia, Libertà come fatto e come valore, (coautori
Noberto Bobbio, Alessandro Passerin d'Entreves e Felix Oppenheim), Rivista di
filosofia, Illuminismo e legislazione, La Magistratura, Le “proposizioni
giuridiche” come precetti reiterati, Rivista internazionale di filosofia del
diritto, Risposta di Uberto Scarpelli, in Quaderni della Rivista “Il politico”.
Tavola rotonda sul positivismo giuridico (Pavia), Milano, Giuffrè, L'educazione
del giurista, Rivista di diritto processuale, Semantica giuridica, voce del
Novissimo digesto italiano, XVI, UTET, Torino, . (Semantica, morale e diritto,
Giappichelli, Torino) Problemi e idee circa l'insegnamento del dirittoGruppo di
lavoro per il diritto G. Pugliese, in Le scienze dell'uomo e la riforma universitaria,
Laterza, Bari, I magistrati e le tre
democrazie, Rivista di diritto processuale, Le argomentazioni dei giudici:
prospettive di analisi, Il Foro italiano, suppl. ai Quaderni. Serie II. La
formazione extralegislativa del diritto nell'esperienza italiana. Atti delle
giornate di studio di Ancona, “Moore in Italia,” (cf. Luigi Speranza, “Grice in
Italia”), Rivista di filosofia, La
«grande divisione» e la filosofia della politica, introduzione a Felix
Oppenheim, Etica e filosofia politica, Il Mulino, Bologna, Il metodo giuridico, Rivista di diritto
processuale (riedito come voce della
Enciclopedia Feltrinelli-Fisher. Diritto 2, Giuliano Crifò, Feltrinelli, Milano.)
Dovere morale, obbligo giuridico, impegno politico, Rivista di filosofia, ss.
(riedito in Studi sassaresi, Giuffrè, Milano) Impegno politico e conoscenza
sociologica, Quaderni di Sociologia, Il diritto nella società industriale: una
strategia di accostamento, Rivista di diritto processuale. (edito anche in Il
diritto della società industriale. Obbligazione politica e libertà di
coscienza. Atti del IX Convegno nazionale della Società italiana di Filosofia
giuridica e politica (Pergia), Giuffrè, Milano, Prefazione a Dagobert D. Runes,
Dizionario di filosofia, Mondadori, Milano, La facoltà di scienze politiche di
Milano e il potere negativo, Politica del diritto, Intervento in Autonomia e
diritto di resistenza, Studi sassaresi, Giuffrè, Milano, Insegnamento del
diritto, filosofia del diritto e società in trasformazione, Rivista trimestrale
di diritto pubblico, (riedito in L'educazione giuridica, Libreria Universitaria,
Perugia, Per una sociologia del diritto
come scienza, Sociologia del diritto (riedito in La sociologia del diritto: un
dibattito, Giuffrè, Milano, e in Diritto e trasformazione sociale, Laterza,
Bari, La conoscenza sociologica, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio e
ragione, in Atti delConvegno Nazionale di Filosofia (Pavia), Società filosofica
italiana, Roma, Democrazie e competenze,
Amministrare, Giuffrè, Milano, Introduzione. La Filosofia. La filosofia
dell'etica. La filosofia del diritto di indirizzo analitico in Italia e
Introduzione all'analisi delle argomentazioni dei giudici, in Diritto e analisi
del linguaggio, Uberto Scarpelli, Milano, Comunità, 1Lawrence M. Friedman e il
sistema giuridico, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio e ragione, Rivista
di filosofia, Intervento al convegno del PSI di Milano, in I socialisti e la
cultura. Materiali e contributi per una politica culturale alternativa,
Marsilio, Venezia, Le condizioni metagiuridiche della partecipazione, Atti del
XXII Convegno di Studi di Scienza dell'amministrazione, Giuffrè, Milano Le “entità strane dette norme” ed i guastini
di Guastini, Sociologia del diritto, Santi Romano, teorico conservatore,
teorico progressista, in Le dottrine giuridiche di oggi e l'insegnamento di
Santi Romano, Paolo Biscaretti di Ruffìa, Giuffrè, Milano, Intervento in La partecipazione popolare nella
Costituzione repubblicana: prevenzione sociale e controllo della criminalità.
Atti del convegno di Senigallia, Giustizia e Costituzione, Intervento nella
presentazione di Luciano Gallino, Dizionario di sociologia, in Milano, Sala del
Grechetto, pubblicata in UTETPanorama di Lettere e Scienze, Thomas Hobbes e
l'obbligazione politica come obbligazione in coscienza, in Studi in onore di
Enrico Tullio Liebman, IV, Giuffrè, Milano, Idea dell'università e diritto allo
studio, in Atti del Convegno su Il diritto allo studio nel quadro dei rapporti
fra Università e Regione, Quaderni della Regione Lombardia, Teoria formale o teoria strutturale del
diritto. Per la dissoluzione della metafora formalistica, in Studi in onore di
C. Grassetti, Giuffrè, Milano, La partecipazione politica, Sociologia del
diritto, La meta-etica e la sua rilevanza etica, Rivista di filosofia, Intervento in Giudici separati? Magistratura,
società e istituzioni negli anni '80. Atti del I Convegno Emilio Alessandrini
(Senigallia), Giustizia e Costituzione, La critica analitica a Kelsen, Rivista
di filosofia (riedito in Hans Kelsen nella cultura filosofico-giuridica del
novecento, Carlo Roehrssen, Istituto delle Enciclopedia italiana, Roma) La
responsabilità politica, XIII Congresso nazionale della Società Italiana di
Filosofia giuridica e politica. Pavia, Giuffrè, Milano, Responsabilità politica
o virtù repubblicana, in Garanzie processuali o responsabilità del giudice, Franco
Angeli, Milano, Riflessioni sulla responsabilità politica. Responsabilità,
libertà, visione dell'uomo, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Interventi
(pubblicati senza essere rivisti dall'autore) nella giornata di studi su Le
ragioni della libertà: degenerazione dello stato burocratico e risposte
neoliberali per l'Italia, Einaudinotiziecircolare ai soci della Fondazione Einaudi,
Il tempo e la pena, in Piacere e felicità: fortuna e declino. Atti del 3º
Convegno di studiosi di Filosofia morale (Chiavari-S. Margherita Ligure), Romeo
Crippa, Liviana Editrice, Padova, Filosofia e diritto, in La cultura filosofica
italiana nelle sue relazioni con altri campi del sapere. Atti del convegno di
Anacapri, Guida Editori, Napoli, Bruno
Leoni e l'analisi del linguaggio, Il politico. Rivista italiana di Scienze
politiche, La democrazia e il segreto,
in Il segreto nella realtà giuridica italiana. Atti del convegno nazionale,
Roma, Cedam, Padova, La teoria generale del diritto: prospettive per un
trattato, in La teoria generale del diritto. Problemi e tendenze attuali. Studi
dedicati a Noberto Bobbio, Uberto Scarpelli, Comunità, Milano, L'interpretazione premesse alla teoria
dell'interpretazione giuridica, in Società norme e valori. Studi in onore di
Renato Treves, Uberto Scarpelli e Vincenzo Tomeo, Giuffrè, Milano, Auctoritas
non veritas facit legem, in Linguaggio persuasione verità: atti del Congresso
nazionale di filosofia tenutosi in Verona, Cedam, Padova (anche in Rivista di filosofia, Intervento in Il Welfare State possibile.
Saggi e interventi di Francesco Barone, Uberto Scarpelli, prefazione di Enrico
Mattei, Le Monnier, 1 Scienze dell'uomo e potere sull'uomo: oltre la libertà e
la dignità, in Baudrillard e altri, Sapere e potere, I, Viviana Conti, Multhipla
edizioni, Milano, Un filosofo a disagio, Bollettino della Società Filosofica
italiana. Nuova Serie, Voci: Diritto, Interpretazione, Istituzione, Norma,
Validità, in Gli strumenti del sapere contemporaneo, I, Le discipline e II, I
concetti, UTET, Torino, Le porte della stalla, Quadrimestre. Rivista di diritto
privato, Gli orizzonti della giustificazione, Rivista di filosofia (poi in
Etica e diritto, Letizia Gianformaggio e Eugenio Lecaldano, Laterza, Roma-Bari.)
Scienza, sapere, sapienza, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Di
alcune difficoltà culturali e di una tentazione perversa inerenti ai “diritti
degli animali”, in “I diritti degli animali”. Atti del convegno nazionale
Genova, Silvana Castignone e Luisella Battaglia, Centro di Bioetica, Genova, La
filosofia nella Facoltà di Giurisprudenza, Rivista di filosofia,La bioetica.
Alla ricerca dei principi, in Biblioteca della libertà, Un modello di ragione
giuridica: il diritto reale razionale, Faralli e Pattaro, Giuffrè, Milano, Dalla
legge al codice, dal codice ai principi, Atti dell'Accademia delle Scienze di
Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche,(Rivista di
filosofia). La Camera di consiglio come scuola, Quadrimestre. Rivista di
diritto privato, Cosmo e universo, in Corpo e cosmo nell'esperienza morale.
Atti del Convegno tra studiosi di Filosofia morale (Pietrasanta), Romeo Crippa,
Padeia Editrice, Brescia, Eutanasia.
Intervista al Prof. Uberto Scarpelli, Hospital, Il concetto di libertà politica nel pensiero
di Alessandro Passerin d'Entreves, Rivista internazionale di filosofia del
diritto, Amministrazione della giustizia, rapporti umani e funzioni del
diritto, in Amministrazione della giustizia e rapporti umani. Atti del Convegno
di Sassari, Maggioli, Rimini, Beccaria e l'Italia civile, L'Indice penale, Classi
logiche e discriminazione fra i sessi, Lavoro e diritto, Hobbes e lo stato
totalitario, Bollettino della Società Filosofica italiana. Nuova Serie (intervento
nella Tavola Rotonda su Attualità e presenza di Hobbes, in Hobbes oggi, Andrea
Napoli, FrancoAngeli, Milano, Introduzione ai lavori in Interpretazione e
decisione. Diritto ed economia. Atti del XVI Congresso nazionale della Società
italiana di Filosofia giuridica e politica (Padova), Francesco Gentile,
Giuffrè, Milano, Intervento in Diritto di sciopero, autonomia collettiva ed
intervento del legislatore (Viareggio), Rivista giuridica del lavoro e della
previdenza sociale, Il diritto pubblico italiano di Santi Romano, Materiali per
una storia della cultura giuridica, Il
positivismo giuridico rivisitato, Rivista di filosofia, La bioetica: alla ricerca dei principi, in
Studi in memoria di Giovanni Ambrosetti, I, Giuffrè, Milano, Bioetica:
prospettive e principi fondamentali, in La bioetica. Questioni morali e
politiche per il futuro dell'uomo, Convegno, Roma, Bibliotechne, Milano, I
compiti dell'etica laica nella cultura italiana di oggi, Notizie di Politeia, Relazione
su Stevenson, ‘Ethics and Language', in
Il neoilluminismo italiano. Cronache di filosofia, Pasini e Rolando, Il
Saggiatore, Milano, Diritti positivi,
diritti naturali: un'analisi semiotica, in Diritti umani e civiltà giuridica.
Atti del convegno organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università
degli Studi di Perugia, Savino Caprioli e Ferdinando Treggiari, Stabilimento
Tipografico Pliniana Perugia, Etica della libertà, Bioetica. Rivista interdisciplinare,
Filosofia del diritto, in La Filosofia, Le filosofie speciali, diretta da Pietro Rossi,
Torino, UTET, Il linguaggio giuridico: un ideale illuministico, in Nomografia.
Linguaggio e redazione delle leggi. Contributi al seminario promosso dalla
Banca d'Italia e dalla prima cattedra di filosofia del diritto dell'Milano, Paolo
Di Lucia, Giuffrè, Milano, La mia meta-etica e la mia esperienza etica, in
Scritti per Uberto Scarpelli, Letizia Gianformaggio e Mario Jori, Giuffrè,
Milano,Il linguaggio e la politica dei giuristi, Notizie di Politeia, Sui
compiti della filosofia del diritto, Notizie di Politeia, Formanti,
dattiloscritto inedito. Note a sentenza, note bibliografiche, recensioni e
schede libro Nota a sentenza del Tribunale di Milano, 2soc. Acc. Compra Vendita
immobili S.A.C.V.I. c. Della Beffa, su Locazione di coseLocazione di immobili
urbaniProroga ecc., in Giurisprudenza, Nota a sentenzaDegli effetti dell'abolizione
del commissariato alloggi e di una possibile applicazione dell'azione surrogatoria,
Il Foro Padano, Note bibliografiche a Renato Scognamiglio, Contributo alla
teoria del negozio giuridico, Jovene, Napoli, Carattere della prestazione e
carattere dell'interesse, Rivista del diritto commerciale, Tacita riconduzione
e novazione, Rivista del diritto commerciale, Il cosiddetto conflitto tra
diritti personali di godimento e l'art. 1380 del codice civile, Rivista
trimestrale di diritto e procedura civile, Recensione a Sturzo, I discorsi politici,
Roma,in Quaderni di Sociologia, Recensione a Bellezza, L'esistenzialismo
positivo di Giovanni Gentile, Firenze, Rivista di filosofia, Nuovi libri. Piovesan,
Analisi filosofica e fenomenologia linguistica, Padova, Morality and the
Language of Conduct, (eds. Castaneda e Nakhnikian), Detroit, in Rivista di filosofia,
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Lumia, Empirismo logico e positivismo giuridico, Milano, in Rivista di
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logic of commands, London, , in Rivista di filosofia, Nuovi libri:
Pasquinelli, Nuovi principi di epistemologia, Milano, in Rivista di
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History of Rationalist Thought, London, 1966, in Rivista di filosofia, Recensione
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italiane: Saggio di bibliografia , Milano, in Rivista di filosofia, Recensione a Amato,
Logica simbolica e diritto, Milano, in Rivista di filosofia, Nuovi libri: in Rivista
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RaphaelBritish Moralists. Oxford, Vax, L'empirisme logique, Paris, n Rivista di
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sistema penale, Milano, in L'Indice
Penale, Note La filosofía del Derecho de
Uberto Scarpelli , rua.ua.es.
SCIACCA. (Messina). Filosofo. Allievo e assistente a Palermo di
Renda, volse il suo interesse verso la filosofia kantiana, tema a cui dedicò un
primo lavoro, La funzione della libertà nella formazione del sistema kantiano a
cui fece seguito, nel 1963, il saggio L'idea della libertà. Fondamento della
coscienza etico-politica, che riproduceva, in appendice, la memoria del
1945. Professore Emerito di Storia della
filosofia presso la Facoltà di Lettere dell'Palermo, è stato presidente della
Società filosofica italiana Autore di numerosi saggi, il filosofo si è espresso
attraverso una ricca . Opere; Filosofi che si confessano, Guido D'Anna editore,
Messina, Il fondamento della sterēsis
nella "Filosofia dell'azione", Accademia di Scienze, Lettere ed Arti,
Palermo, Il concetto di tiranno, dai greci a Coluccio Salutati, U. Manfredi
editore Palermo, 1953; La visione della vita nell'Umanesimo e Coluccio
Salutati, Palermo Politica e vita spirituale, ed. Palumbo, Palermo, Gli Dei in
Protagora, ed. Palumbo, Esistenza e realtà in Husserl, ed. Palumbo, Palermo,
Esistenza e realtà, Palermo, L'Idea della libertà in Kant. Fondamento della
coscienza etico-politica, ed. Palumbo, Palermo, Scetticismo cristiano, ed.
Palumbo, Palermo, Ritorno alla saggezza, ed. Palumbo, Palermo, L'uomo senza
Adamo, ed. Palumbo6; Sapere e alienazione, ed. Palumbo, Palermo, 1 Il Segno,
quel Segno, ed. Cappelli, Bologna. Pubblicato l'anno dopo in "Reale
accademia di lettere scienze e arti", «La filosofia per cambiare il
mondo», La Repubblica. Alessandro De
Bono, Giuseppe Maria Sciacca. La vita e la filosofia, Alessandria della Rocca,
M.K.N.,Caterina Genna, «Antonio Renda e Giuseppe Maria Sciacca: due testimoni
della tradizione neokantiana», in Piero di Giovanni, Le avanguardie della
filosofia italiana nel XX secolo, FrancoAngeli, "Bollettino quadrimestrale
della Società Filosofica Italiana", Piero Di Giovanni, L'opera e il
pensiero di Giuseppe Maria Sciacca M. , Scritti di Giuseppe Maria Sciacca Armando Plebe Piero Di Giovanni
SCIACCA
(Giarre). Filosofo. «La filosofia non asciuga lacrime né dispensa
sorrisi, ma dice la sua parola sulla "verità" delle lacrime e dei
sorrisi.» Dopo gli studi liceali classici si trasferì a Napoli, nella cui
università si laureò in filosofia, con Antonio Aliotta. Cominciò quindi, dopo
aver conseguito la libera docenza in filosofia, la carriera universitaria a
Napoli, come assistente incaricato di storia della filosofia antica e
collaborando come condirettore alla rivista Logos fondata e diretta da Aliotta.
Fondò la rivista Il Giornale di Metafisica. Molto intenso fu il suo rapporto
filosofico e di stima reciproca con Giovanni Gentile, un sodalizio iniziato nel
1933 e testimoniato dalla fitta corrispondenza tra i due filosofi, da cui però
ben presto Sciacca si allontanò, in particolare dal filone di pensiero
idealistico, per condurre la sua propria ricerca filosofica in modo più ampio,
tanto da condurlo a studiare per un certo periodo, grazie alle sue conoscenze
pure in campo teologico, sia la corrente del misticismo cristiano che quella
dello spiritualismo cristiano. Conseguì
l'ordinariato ncon cattedra all'Pavia, quindi insegnò, dal 1947 alla morte
prematura, filosofia teoretica presso l'Genova, che in seguito gli intitolò il
proprio Dipartimento di Studi sulla Storia del Pensiero Europeo. Dal 1959 al
1974, ricoprì anche la carica di presidente dell'Accademia di studi
italo-tedeschi di Merano. A Genova morì. Storico della filosofia, studioso e
profondo conoscitore del pensiero del sacerdote e filosofo Antonio Rosmini,
promotore della fondazione del "Centro Internazionale di Studi
Rosminiani" di Stresa nel 1966, Sciacca è una delle principali figure
dello spiritualismo filosofico del Novecento, a cui pervenne dopo i primi
interessi per l'attualismo gentiliano ed i successivi, più impegnativi studi
sullo spiritualismo cristiano, anche interpretandolo in modo originale,
delineando un particolare percorso di continuità che, connettendo la metafisica
classica al pensiero filosofico moderno, perviene a concepire un'apertura del
soggetto personalecome creaturaverso l'attualità assoluta dell'Essere
(«filosofia dell'integralità»). La sua memoria è ricordata principalmente
attraverso le opere dei suoi due allievi, Maria Adelaide Raschini e Pier Paolo
Ottonello, entrambi docenti dell'ateneo genovese. È sepolto presso il Sacro Monte di
Domodossola, casa madre dei rosminiani, dove infatti riposano le spoglie di
molti membri appartenuti alla congregazione. S. AgostinoMorcelliana, Brescia. L'Anima
Morcelliana, Brescia. La filosofia morale di Antonio Rosmini Fratelli Bocca,
Torino. Atto ed essere Fratelli Bocca, Torino. Interpretazioni rosminiane
Marzorati, Milano. Come si vince a WaterlooMarzorati, Milano. La filosofia e la
scienza nel loro sviluppo storico. Per i licei scientificiCremonese, Roma.
PlatoneMarzorati, Milano.Filosofia e antifilosofia Marzorati, Milano. La Chiesa
e la civiltà moderna Marzorati, Milano. Pagine di critica letteraria Marzorati,
Milano. L'oscuramento dell'intelligenza Marzorati, Milano. Studi sulla
filosofia antica. Con un'appendice sulla filosofia medioevale Marzorati,
Milano. Ontologia triadica e trinitaria. Discorso metafisico-teologico
Marzorati, Milano. L'Insegnamento della filosofia: atti del II Convegno di
studi, Messina, maggio Editrice peloritana, Messina. Reflexiones inactuales
sobre el historicismo hegeliano Fundación Universitaria Española, Madrid. Ontologia
triadica e trinitariaL'Epos, Palermo. Atto ed essereL'Epos, Palermo. Il magnifico oggiL'Epos, Palermo. In Spirito e
VeritàL'Epos, Palermo. La
clessidraL'Epos, Palermo. L'ora di Cristo L'Epos, Palermo. La principale fonte
biografica qui seguita è: Pier Paolo Ottonello, "Sciacca, Michele
Federico", Dizionario Biografico degli Italiani, Cfr. CSFG-Centro di Studi Filosofici di
Gallarate, Dizionario dei Filosofi, Firenze, G.C. Sansoni Editore, 1 Pier Paolo
Ottonello, "Sciacca, Michele Federico", Dizionario Biografico degli
Italiani, CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei
Filosofi, Firenze, G.C. Sansoni Editore, Michele Schiavone, L'idealismo di M.F.
Sciacca come sviluppo del rosminianismo, Stresa (VB), Edizioni Rosminiane
Sodalitas, Antimo Negri, Michele Federico Sciacca: dall'attualismo alla
filosofia dell'integralità, Forlì, Edizioni di Ethica, Emilio Pignologni, Genesi e sviluppo del
rosminianesimo nel pensiero di Michele F. Sciacca, Milano, Marzorati, La
filosofia di M.F. Sciacca, Bologna, Quaderni del Giornale di Metafisica, Michele
Federico Sciacca, Stresa (VB), Estratti della Rivista Rosminiana, Maria
Adelaide Raschini, Incontrare Sciacca, Venezia, Marsilio Editori, Pier Paolo
Ottonello, Sciacca. L'anticonformismo costruttivo, Venezia, Marsilio Editori,
2000. Alessandra Modugno, Heidegger e Sciacca. Essere, persona, libertà, tempo,
Venezia, Marsilio Editori, H.M. Ortiz, "Muerte e inmortalidad" de
Sciacca, Firenze, Leo S. Olschki Editore, . Michele Shiavone, L'idealismo di
M.F. Sciacca come sviluppo del rosminianesimo , Collana di studi filosofici
rosminiani (n. 14), Domodossola (NO) ; Milano, Sodalitas, Ospitato su Bontadini
e la metafisica. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Michele
Federico Sciacca, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Pubblicazioni di Michele Federico Sciacca,
su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Sito dedicato alla vita ed
alle opere di M.F. Sciacca, su fondazionesciacca. Profilo biografico, su
pensierofilosoficoreligiosoitaliano.org.
SCUPOLI. (Otranto). Filosofo. Very
important Italian philosopher. Ricevette come nome di battesimo
Francesco. Entrò nell'ordine dei teatini quasi quarantenne, nel 1569, per
ricevere gli ordini sacri in soli otto anni. Fu discepolo di sant'Andrea
Avellino, appartenente al suo stesso ordine. Al 1585 risale l'accusa di
violazione della regola, per cui fu arrestato per un anno e sospeso a divinis.
Per la sua assoluzione dovette attendere quasi la morte; intanto, sopportò l'ingiusta
accusa e la pena conseguente con umiltà e umanità. Il combattimento spirituale
«"Con l’orazione porrai la spada in
mano a Dio, perché combatta e vinca per te." La preghiera è dunque l’arma
di tutte le vittorie. Essa è la debolezza di Dio e la forza dell’uomo perché il
cuore del Padre non sa negare nulla di buono ai suoi figli.» (Padre Lino
Pedron. Opere: Il combattimento
spirituale, come afferma V. Gambi nell'introduzione all'opera delle ed. Paoline
del 1960, è un trattato di strategia spirituale che come altre opere e vicino
alla spiritualità ignaziana conduce l'anima a una perfezione tutta interiore.
L'opera indica cinque mezzi per raggiungere la perfezione spirituale: 1.
Sfiducia in sé 2. pienissima confidenza in Dio 3. combattimento e uso metodico
delle facoltà per correggere i propri difetti, quindi per trionfare del demonio
e per conquistare le virtù 4. preghiera e meditazione 5. comunione. Spiritualità Imitazione di Cristo A Testo del
Combattimento spirituale, su monasterovirtuale. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Scupoli," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
STABILE.
(Sapri). Filosofo. Laureatosi
a Napoli con una tesi sulla filosofia dei valori, divenne ricercatore a Salerno.
Pubblicò saggi su Eugène Dupréel, sulla scuola di Budapest, su Montaigne e
sulla Heller apparsi su "Prassi e teoria", "Aut Aut",
"Studi di filosofia politica e diritto", "il Centauro",
"Ombre rosse", riviste tra le più prestigiose nel panorama della
pubblicistica filosofica italiana; collaborò inoltre, con Schiera, alla
direzione della collana di testi e studi "Relox" della casa editrice
Bibliopolis di Napoli.. Salerno dedicò un convegno di studi alla sua memoria:
"La saggezza moderna. Temi e problemi dell'opera di Pierre Charron". Biblioteca personale Il fondo, acquisito
nella seconda metà degli anni Ottanta, rappresenta solo una piccola porzione
della biblioteca di Stabile, infatti la consistenza attuale si aggira intorno
ai 650 volumi altri libri sono in possesso del Dipartimento di Filosofia a Salerno.
Le edizioni presenti nel fondo coprono un arco di tempo che va dal 1925 al
1984. Tuttavia la consistenza maggiore ricopre gli anni Settanta, periodo
intorno a cui si è formata la personalità scientifica di Stabile. I libri del
fondo sottolineano l'interesse verso la critica marxista e la scuola di
Budapest (moltissimi i volumi degli Editori Riuniti). Degni di attenzione
alcuni esemplari caratteristici degli anni Settanta, come ad esempio quelli
della collana "I gabbiani" del Saggiatore o ancora la collana quasi
completa degli "Opuscoli marxisti" (poi "Opuscoli") della
Feltrinelli, i volumi della collana "Biblioteca di nuova cultura"
della Mazzotta, e quelli della "Scienza nuova" della Dedalo: collane
radicalmente trasformate nei successivi anni o sostituite da altre; talora nate
solamente per offrire testi economici che rispondessero ai bisogni di una
maggiore diffusione culturale. Sono presenti anche dei volumetti allegati a
periodici di partito (PCI e PSI) e le pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia
dell'Salerno. Pubblicazioni
Monografie Valore morale e società nel
pensiero di Eugène Dupréel, Salerno, Università degli studi di Salerno, Facoltà
di magistero, Soggetti e bisogni : saggi su Agnes Heller e la teoria dei
bisogni, Firenze, La Nuova Italia, Monografie in collaborazione e Vittorio Dini e Giampiero Stabile, Saggezza e
prudenza : studi per la ricostruzione di un'antropologia in prima età moderna,
Napoli, Liguori, Pierre Charron, Piccolo trattato sulla saggezza, Napoli,
Bibliopolis, Articoli di riviste
Umanesimo e rivoluzione nel pensiero di Agnés Heller, in «Prassi e
teoria : rivista di filosofia della cultura», Vittorio Dini e Domenico Taranto
, La saggezza moderna: temi e problemi dell'opera di Pierre Charron : atti del
Convegno di studi in memoria di Giampiero Stabile, Napoli, Edizioni scientifiche
italiane, Vittorio Dini e Domenico Taranto , La saggezza moderna: temi e
problemi dell’opera di Pierre Charron : atti del Convegno di studi in memoria
di Giampiero Stabile, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Pierre Charron
Storia della filosofia Università degli Studi di Salerno Giampiero Stabile in SHARE Catalogue Fondo
Stabile in ARiEL Discovery tool di Ateneo dell'Salerno. Most likely a replica
from now on: sttabile: Giampiero Stabile
(Sapri), filosofo. Laureatosi a Napoli con una tesi sulla filosofia europea dei
valori, divenne ricercatore di Storia della Filosofia all'Salerno. Già in
giovanissima età pubblicò saggi su Eugène Dupréel, sulla scuola di Budapest, su
Montaigne e sulla Heller apparsi su "Prassi e teoria", "Aut
Aut", "Studi di filosofia politica e diritto", "il
Centauro", "Ombre rosse", riviste tra le più prestigiose nel
panorama della pubblicistica filosofica italiana; collaborò inoltre, con
Pierangelo Schiera, alla direzione della collana di testi e studi
"Relox" della casa editrice Bibliopolis di Napoli.. Nel 1985
l'Salerno dedicò un convegno di studi alla sua memoria: "La saggezza
moderna. Temi e problemi dell'opera di Pierre Charron". Biblioteca personale Il fondo, acquisito
nella seconda metà degli anni Ottanta, rappresenta solo una piccola porzione
della biblioteca privata di Giampiero Stabile, infatti la consistenza attuale
si aggira intorno ai 650 volumi altri libri sono in possesso del Dipartimento
di Filosofia dell'Salerno. Le edizioni presenti nel fondo coprono un arco di
tempo che va dal 1925 al 1984. Tuttavia la consistenza maggiore ricopre gli
anni Settanta, periodo intorno a cui si è formata la personalità scientifica di
Giampiero Stabile. I libri del fondo sottolineano l'interesse verso la critica
marxista e la scuola di Budapest (moltissimi i volumi degli Editori Riuniti).
Degni di attenzione alcuni esemplari caratteristici degli anni Settanta, come
ad esempio quelli della collana "I gabbiani" del Saggiatore o ancora
la collana quasi completa degli "Opuscoli marxisti" (poi
"Opuscoli") della Feltrinelli, i volumi della collana
"Biblioteca di nuova cultura" della Mazzotta, e quelli della
"Scienza nuova" della Dedalo: collane radicalmente trasformate nei
successivi anni o sostituite da altre; talora nate solamente per offrire testi
economici che rispondessero ai bisogni di una maggiore diffusione culturale.
Sono presenti anche dei volumetti allegati a periodici di partito (PCI e PSI) e
le pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia dell'Salerno. Pubblicazioni Monografie Valore morale e società nel pensiero di
Eugène Dupréel, Salerno, Università degli studi di Salerno, Facoltà di
magistero, 1976, 116Soggetti e bisogni : saggi su Agnes Heller e la teoria dei
bisogni, Firenze, La Nuova Italia, Monografie in collaborazione e Vittorio Dini e Giampiero Stabile, Saggezza e
prudenza : studi per la ricostruzione di un'antropologia in prima età moderna,
Napoli, Liguori, Pierre Charron, Piccolo
trattato sulla saggezza, Napoli, Bibliopolis, 1985, 130Articoli di riviste Umanesimo e rivoluzione nel pensiero di Agnés
Heller, in «Prassi e teoria : rivista di filosofia della cultura», Vittorio
Dini e Domenico Taranto , La saggezza moderna: temi e problemi dell'opera di
Pierre Charron : atti del Convegno di studi in memoria di Giampiero Stabile,
Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Vittorio Dini e Domenico Taranto , La
saggezza moderna: temi e problemi dell’opera di Pierre Charron : atti del
Convegno di studi in memoria di Giampiero Stabile, Napoli, Edizioni scientifiche
italiane, Pierre Charron Storia della filosofia Università degli Studi di
Salerno Giampiero Stabile in SHARE
Catalogue Fondo Stabile in ARiEL Discovery tool di Ateneo dell'Salerno
Filosofia Università Università.
STEFANINI.
Grice: “Italians are
obsessed with personalismo, I am with interpersonalismo!” “L’essere è
personale.” “Tutto ciò che non è personale nell’essere rientra nella
produttività della persona, come mezzo di manifestazione della persona e di
*comunicazione* o conversazione *tra* due persone,” “La mia prospettiva
filosofica). Luigi Stefanini (Treviso), filosofo. Secondogenito di quattro
fratelli, in una famiglia cattolica il cui padre Giovanni gestisce una
tintoria, mentre la madre Lucia de Mori, diplomata maestra elementare, si
dedica interamente alla casa e la cura dei suoi figli. -- è attivo nelle associazioni e nei movimenti
cattolici del trevigiano, iscrivendosi a Gioventù Cattolica dove assumerà
presto l'incarico di presidente diocesano. Qui maturerà la vocazione di
educatore, seguendo, in particolare, gli insegnamenti contenuti nell'enciclica
Rerum Novarum di Leone XIII. Opera pure nel sindacato cattolico dei
lavoratori. Dopo il diploma presso il
Liceo Classico Antonio Canova, dove ha fra gli altri Paolo Rotta come
insegnante di storia e filosofia, nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di
Lettere e Filosofia dell'Padova. Nell'ateneo patavino, la corrente del
positivismo è tra le più seguite, ma in controtendenza Stefanini decide di
scrivere la propria tesi su Maurice Blondel, esponendovi le proprie critiche
sull'opera del filosofo francese, avendo Antonio Aliotta come relatore, con cui
si laurea in filosofia nel 1914. Nel periodo di studi padovano, inizia a
frequentare anche il circolo universitario cattolico di Giacomo Zanella e,
subito dopo la laurea, inizia a insegnare nelle scuole pubbliche. Mentre completa gli studi universitari,
inizia già a respirarsi aria di guerra in Italia, ma come molti giovani
cattolici, pur favorevole ad una posizione di neutralità nei confronti della
guerra, viene comunque chiamato alle armi nel 1915. Terminato il conflitto,
uscendone con il grado di capitano e una croce al merito di guerra, nel 1919
consegue pure una seconda laurea in lettere all'Padova, con una tesi sul
pensiero estetico di Gian Vincenzo Gravina, nonché riprende l'insegnamento
nelle scuole. Nel 1920 è eletto
consigliere del Comune di Treviso ma, nel 1921, la violenza dello squadrismo fascista
investe anche il trevigiano. Stefanini si oppone con fermezza a tale ideologia,
evidenziando l'inconciliabilità di cristianesimo e fascismo, dimettendosi e
dedicandosi completamente all'insegnamento, che ora è la sua occupazione
principale e che condurrà sempre secondo una pedagogia ispirata ai principi
cristiani, costantemente attento e sensibile sia ai bisogni che agli interessi
degli studenti. Nello stesso periodo, si dedica con scrupolo alla stesura di
apprezzati testi didattici di storia e filosofia, nonché di pedagogia secondo
un indirizzo cristiano. Conseguita la
libera docenza in pedagogia nel 1925, nello stesso anno ottiene, per incarico,
l'insegnamento di questa disciplina all'Padova, nonché si sposa con Maria
Javicoli, da cui avrà tre figli, Elena, Paolo e Lucia. In quegli anni, oltre ad
iscriversi al Partito Nazionale Fascista, affianca l'insegnamento nelle scuole
pubbliche a quello universitario fino al 1936 quando, vinto l'ordinariato, ha
una cattedra di storia della filosofia alla Facoltà di Magistero dell'Messina
che tiene fino al 1938 quando si trasferisce a Padova, alla cattedra di
pedagogia, quindi a quella di storia della filosofia nel 1940 che terrà fino
alla morte prematura, nel 1956. Al contempo, tiene per incarico l'insegnamento
di estetica a Padova e quello di pedagogia all'Venezia, nonché sarà preside
della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo patavino nel triennio
1941-43. Nel dopoguerra, riabilitato
alla propria cattedra e all'insegnamento universitario, si dedica prevalentemente
allo studio e la ricerca, ma partecipando anche alla riorganizzazione della
filosofia cattolica italiana, in particolare promuovendo incontri, convegni e
riunioni all'Istituto Aloisianum dei padri gesuiti di Gallarate, che diventerà
poi il Centro di studi filosofici di Gallarate, per primo diretto da Carlo
Gianon. Socio corrispondente
dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, nonché socio effettivo
dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, ricevette il premio della
R. Accademia d'Italia nel 1933 per le discipline filosofiche, e il premio
Marzotto per la filosofia nel 1953, nonché fu membro dei consigli direttivi
della Società filosofica italiana e del Centro Studi filosofici di Gallarate.
Nel 1956 ha poi fondato a Padova la Rivista di estetica, della quale ha potuto
dirigere solo il primo fascicolo dell'annata 1956, e a cui gli subentrerà Luigi
Pareyson. Fra i suoi allievi, ricordiamo Armando Rigobello, Giovanni
Santinello, Ezio Riondato, Giovanni M. Pozzo.
Gli saranno intitolate delle scuole medie statali di Treviso e Padova,
nonché l'ex Istituto magistrale di Mestre.
Attività e pensiero Stefanini è stato uno dei più importanti filosofi
italiani di ispirazione cristiana, nonché uno dei maggiori rappresentati dello
spiritualismo cristiano. Partendo sempre dalla filosofia cristiana, ha
riesaminato storicamente e criticamente diverse correnti del pensiero
filosofico, fra cui lo storicismo, la filosofia dell'azione, il neoidealismo,
la fenomenologia, l'esistenzialismo, lungo il corso della storia della
filosofia, dagli antichi (fra i quali Platone, Sant'Agostino, Bonaventura, San
Tommaso), fino ai moderni (Vincenzo Gioberti, Maurice Blondel, Antonio Rosmini
ed altri), sulla scia della sua prima formazione giovanile incentrata su uno
stretto connubio fra prospettiva storica e dimensione teoretica. Interessato pure all'estetica, su cui ha
scritto molti lavori, il contributo più importante dello Stefanini è frutto
della sua costante riflessione su personalismo e spiritualismo, grazie alla
quale il rapporto soggetto-oggetto viene interpretato in termini di alterità,
di altro da sé, prospettivaquestache permetterà di concepire il singolo
individuo come membro di una comunità. Questo rapporto soggetto-oggetto, da un
tale punto di vista, sarà concepito come il momento fondante di ogni comunità
di esseri umani in relazione fra loro. Le più importanti problematiche connesse
a questi principi di base, saranno poi affrontate dallo Stefanini nelle due
opere fondamentali Metafisica della persona” – cf. Strawson, “The concept of a
person” -- e Personalismo sociale, o interpersonalismo. Strettamente connesse a
queste tematiche filosofiche, poi, sono quelle didattico-pedagogiche aperte e
portate avanti dallo Stefanini pressoché durante l'intero suo periodo di
attività, dai primi anni formativi fino agli ultimi della maturità, in continuo
ripensamento e progressiva rivisitazione.
Per quanto concerne poi la sua vasta produzione scientifica, ricordiamo
solo che, nel periodo compreso fra il 1940 e il 1950, dà alle stampe le
seguenti, notevoli pubblicazioni: “L'esistenzialismo di M. Heidegger,”
“Spiritualismo Cristiano,” Gioberti (1947), Il dramma filosofico della Germania
(1948), Metafisica della persona ed altri saggi (1950), Esistenzialismo ateo ed
esistenzialismo teistico (1952), Personalismo sociale (1952), Estetica (1953),
Trattato di estetica (1955); viene pubblicata postuma poi la raccolta di
scritti intitolata Personalismo filosofico. Ci riferiamo principalmente a:
Gregorio Piaia, "Stefanini, Luigi", in Dizionario Biografico degli Italiani,
Volume 94, Anno . Si veda pure: Laura Corrieri, Luigi Stefanini, un pensiero
attuale, Edizioni Prometheus, Milano, 2002.
Citando sue testuali parole, «[...] l'opera del Blondel è più arte che
filosofia. I passaggi più ardui superati con immagini ardite, anziché con
logiche dimostrazioni; affermate le più inconciliabili antitesi affinché queste
rendano vivo e tragico il contrasto; i mezzi dialettici atti più a trascinare
che a convincere: tutto ciò ci conferma pienamente nella nostra interpretazione.
L'opera del Blondel è, più che una dottrina filosofica, un romanzo psicologico
che descrive le esitazioni e le incertezze, le vane pretese e le supreme
aspirazioni dell'umana volontà, che alfine si appaga e riposa in Dio. Per ciò
che al di là del filosofo si riesca ad afferrare l'uomo, al di là del sistema
si riesca ad afferrare il programma generoso del credente, la filosofia
dell'azione può essere efficacemente educativa, può esercitare nella coscienza
contemporanea l'influsso salutare che essa si era proposta» (da Luigi
Stefanini, L'Azione. Saggio critico sulla filosofia di M. Blondel, Padova,
1914). Cfr. Laura Corrieri, cit. Il quale, a sua volta, prende le mosse dalle
concezioni personalistiche mounieriane e giobertiane; cfr. Gregorio Piaia, cit.
Opere principal: Il problema della conoscenza in Cartesio e Gioberti, Torino,
Sei, Il problema religioso in Platone e S. Bonaventura. Sommario storico e
critica di testi, Torino, Sei, 1926. Idealismo cristiano, Padova, R. Zannoni
Editore, 1931. Platone, 2 voll., Padova, Cedam, 1932-35 (ristampa: Istituto di
Filosofia, Padova, 1991). Il problema estetico in Platone, Torino, Sei, Imaginismo
come problema filosofico, I, Padova,
Cedam, Problemi attuali d'arte, Padova, Cedam, 1La Chiesa Cattolica, Milano-Messina,
Principato, Vincenzo Gioberti. Vita e pensiero, Milano, F.lli Bocca, Metafisica dell'arte e altri saggi, Padova,
Editoria Liviana, La mia prospettiva filosofica, Treviso, Edizioni Canova (prima
edizione del 1950). Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo teistico.
Esposizione e critica costruttiva, Padova, Cedam, 1Itinéraires métaphysiques,
trad. par J. Chaix-Ruiy, Paris, Aubier, Estetica, Roma, Edizioni Studium, Trattato
di Estetica, I: L'arte nella sua
autonomia e nel suo processo, Brescia, Editrice Morcelliana, 1960 (prima
edizione del 1955). Personalismo educativo, Roma, F.lli Bocca, 1955. Per
l'elenco completo degli scritti di Stefanini si rimanda alla relativa pagina
online curata dalla Fondazione "Luigi Stefanini". Dialettica dell'immagine. Studi
sull'imaginismo di Luigi Stefanini, a cura dell'Associazione filosofica
trevigiana, Genova, 1991. Luciano Caimi, Educazione e persona in Luigi
Stefanini, Editrice La Scuola, Brescia, 1985. Glory Cappello, Luigi Stefanini.
Dalle opere e dal carteggio del suo archivio, Europrint, Treviso, 2006. Per una
antropologia in Luigi Stefanini: metafisica, personalismo, umanesimo, Glory
Cappello, Edizioni R. Pagotto, Padova, . Michele Lasala, Una ragione vivente.
L'immagine e l'ulteriore, in Frammenti
di filosofia contemporanea, I.v.a.n. Project, Limina Mentis Editore, Villasanta
(MB), , XXI. Matteo De Boni, Le ragioni
dell’esistenza. Esistenzialismo e ragione in Luigi Stefanini, Mimesis Edizioni,
Milano-Udine, , Armando Rigobello , Scritti in onore di Luigi Stefanini, Liviana
editrice, Padova, Sul pensiero di Luigi Stefanini, in Rivista Rosminiana, Luigi
Stefanini, su treccani. STEFANINI, Luigi, in Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, luigi-stefanini. Fondazione Luigi
Stefanini, su fondazionestefanini.
STELLA
(Sernaglia della Battaglia). Filosofo. Grice: “What is it with Italian philosoophers that they are all
into what at Oxford we would call jurisprudence?” Grice: “It seems like all
Italian philosophers are like Italian versions of H. L. A. Hart!”. Dopo aver
frequentato il liceo presso il Collegio di Treviso si iscrisse a Milano, dove
vinse una borsa di studio presso il Collegio Augustinianum e fu allievo di Crespi.
Divenne professore, dapprima a Catania, e, successivamente, a Milano. I suoi
studi si diressero, dapprima, su alcune tipologie di reati, successivamente
sugli elementi strutturali del reato. Il
suo contributo scientifico più noto, presso gli operatori del diritto penale e
la comunità accademica, è “Leggi scientifiche e spiegazione causale nel diritto
penale,” monografia in cui ricostruisce
il problema del nesso di causalità penale prospettando il criterio della
sussunzione sotto leggi scientifiche come strumento per la soluzione di casi
dubbi. Solo mediante una legge scientifica di copertura, atta a spiegare il
rapporto fra condotta del presunto autore del reato ed evento dannoso, sarà
possibile formulare un giudizio di responsabilità penale. Ad es. solo dopo aver dimostrato, sulla base
di una legge scientifica, che l'ingestione di determinati farmaci determina
malformazioni del feto, sarà possibile imputare alla ditta produttrice il reato
di lesioni gravissime (colpose o dolose). In difetto di una dimostrazione
scientifica, non potrà formularsi alcuna imputazione penale. Propose che la
regola di giudizio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" trovasse
applicazione anche nel processo penale italiano. Dapprima avversato da parte
della dottrina processual penalistica, il principio venne accoltoin tema di
nesso causaledalla corte suprema di cassazione, anche a Sezioni Unite. Oggi è
norma codicistica. ADiresse riviste giuridiche di diritto penale e fu fra i
curatori di raccolte normative di largo successo presso la comunità
forense. Nei successivi decenni gli
interessi scientifici si volsero alla
teoria generale del diritto ed alla filosofia del diritto, mediante
pubblicazione di scritti maggiormente agili rispetto alle monografie ed ai
saggi penalistici, rivolti ad un pubblico relativamente più vasto. Esercitò la
professione di avvocato, partecipando, in qualità di difensore di alcuni
imputati, al processo del Petrolchimico di Porto Marghera, dove fece
applicazione, a livello pratico, delle teorie relative alla causalità scientifica. Principali pubblicazioni: “L'alterazione di
stato mediante falsità, Milano, “ La descrizione dell'evento,”Milano, “Leggi
scientifiche e spiegazione causale nel diritto penale,” Milano, “Giustizia e modernità,
Milano,” “I saperi del giudice,” Milano,
“ll giudice corpuscolariano,” Milano, “La giustizia e le ingiustizie,” Bologna.
Note Addio A Federico Stella, il
«galantumo del diritto» di Paolo Biondani, Corriere della Sera, 1Archivio
storico. Il centro di ricerca Federico
Stella biografia e . Università Cattolica del Sacro Cuore. Most likely a replica
from now on: stella:
Federico Stella (Sernaglia della Battaglia), filosofo. È stato inoltre
Professore di Diritto penale e filosofo del diritto. Nato a Sernaglia della
Battaglia, piccolo centro in provincia di Treviso, dopo aver frequentato il
liceo presso il Collegio Vescovile Pio X di Treviso si iscrisse all'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove vinse una borsa di studio presso il
Collegio Augustinianum e fu allievo di Alberto Crespi. Divenne professore di
diritto penale nel 1970, dapprima nell'Università degli Studi di Catania, e,
successivamente, presso l'Università Cattolica di Milano, dove insegnò fino
alla propria scomparsa, avvenuta nel 2006.
Causalità e leggi scientifiche I suoi studi si diressero, dapprima, su
alcune tipologie di reati, successivamente sugli elementi strutturali del
reato. Il suo contributo scientifico più
noto, presso gli operatori del diritto penale e la comunità accademica, è Leggi
scientifiche e spiegazione causale nel diritto penale, monografia in cui Stella ricostruisce il
problema del nesso di causalità penale prospettando il criterio della
sussunzione sotto leggi scientifiche come strumento per la soluzione di casi
dubbi: solo mediante una legge scientifica di copertura, atta a spiegare il
rapporto fra condotta del presunto autore del reato ed evento dannoso, sarà
possibile formulare un giudizio di responsabilità penale. Ad es. solo dopo aver dimostrato, sulla base
di una legge scientifica, che l'ingestione di determinati farmaci determina
malformazioni del feto, sarà possibile imputare alla ditta produttrice il reato
di lesioni gravissime (colpose o dolose). In difetto di una dimostrazione
scientifica, non potrà formularsi alcuna imputazione penale. Propose, attraverso i suoi scritti e le sue
lezioni, che la regola di giudizio dell'"oltre ogni ragionevole
dubbio" trovasse applicazione anche nel processo penale italiano. Dapprima
avversato da parte della Dottrina processual penalistica, il principio venne
accoltoin tema di nesso causaledalla Corte suprema di cassazione, anche a
Sezioni Unite; oggi è norma codicistica.
Attività ulteriori Diresse riviste giuridiche di diritto penale e fu fra
i curatori di raccolte normative di largo successo presso la comunità forense. Nei successivi decenni gli interessi
scientifici di Stella si volsero alla teoria generale del diritto ed alla
filosofia del diritto, mediante pubblicazione di scritti maggiormente agili
rispetto alle monografie ed ai saggi penalistici, rivolti ad un pubblico
relativamente più vasto. Esercitò la
professione di avvocato, partecipando, in qualità di difensore di alcuni
imputati, al processo del Petrolchimico di Porto Marghera, dove fece
applicazione, a livello pratico, delle teorie relative alla causalità
scientifica. Principali pubblicazioni
L'alterazione di stato mediante falsità, Milano, La descrizione dell'evento,
Milano. Leggi scientifiche e spiegazione causale nel diritto penale, Milano,
seconda edizione Giustizia e modernità, Milano, 3ª ed. I saperi del giudice,
Milano, ll giudice corpuscolariano, Milano, La giustizia e le ingiustizie,
Bologna, Addio A Federico Stella, il «galantumo del diritto» di Paolo Biondani,
Corriere della Sera, Archivio storico.
Il centro di ricerca Federico Stella biografia.
STELLINI.
(Cividale). Filosofo. La
sua fama è dovuta soprattutto a “De ortu et progressu morum.” La sua concezione morale è di stampo
aristotelico e sotto alcuni aspetti può essere considerato uno dei precursori
della sociologia. A lui è stato dedicato il liceo classico di Udine e che nella
sua biblioteca contiene gli scritti autografi di Stellini. Enciclopedia
Treccani, su treccani. Dizionario biografico friulano, su friul.net.
STERLICH. (Chieti). Filosofo. Figlio del marchese
Rinaldo De Sterlich (di famiglia originaria dei paesi di lingua tedesca) e
della marchesina aquilana Margherita Alfieri, studiò a Napoli nel Collegio dei
Nobili, gestito dalla Compagnia di Gesù. Fu proprio questa esperienza che lo
portò a concepire la sua profonda ostilità verso i Gesuiti, che fu uno dei
tratti caratteristici del suo pensiero filosofico. All'età di vent'anni tornò a
Chieti e sposò Giuditta Castiglione (di famiglia aristocratica di Penne) da cui
ebbe una numerosa prole (una ventina di figli di cui solo una decina
sopravvissero ai primi anni mentre gli altri si spensero in tenera età). La
cura della famiglia e dei beni ereditati dal padre (di cui era l'unico figlio
maschio) lo portarono a dover compromettere le sue aspirazioni letterarie. Ma
la cultura rimase sempre la sua prima passione e, alla metà del secolo XVIII,
per superare l'isolamento culturale che gli veniva imposto dal dover vivere a
Chieti, cominciò a costituire la sua personale biblioteca. Questa crebbe in
misura esponenziale di anno in anno, tanto che nel 1776 contava 12.000 volumi,
divenendo così una delle migliori biblioteche del Regno. L'intento di de
Sterlich era di mettere la stessa a disposizione della città di Chieti per la
sua crescita culturale. Sfortunatamente il suo desiderio fu reso vano
dall'incuria di chi gestì la stessa dopo la sua morte. Cospicue parti di quella
grande biblioteca sono stati individuate in tutta Italia: nella Biblioteca
Provinciale «G. D'Annunzio» di Pescara, nella Biblioteca Provinciale «A.C. De
Meis» di Chieti, nella Biblioteca Nazionale di Napoli, etc. Sarebbe molto
riduttivo considerare de Sterlich come solo un collezionista di libri. Egli li
raccoglieva per elaborarli e per creare le sue riflessioni e i suoi pensieri.
De Sterlich si rivela così aggiornatissimo sui dibattiti culturali europei del
Settecento ed è tra i primi italiani a leggere e commentare le opere di
Montesquieu, Rousseau, Voltaire, e di altri illuministi europei. Di questa
partecipazione alla cultura illuministica europea ne è testimonianza un copioso
scambio di lettere con altri intellettuali (Antonio Genovesi, Giovanni Antonio
Battarra, Giovanni Lami, Giovanni Bianchi, Gaspare de Torres) dell'epoca.
Questo ricco carteggio è un documento prezioso per delineare il passaggio in
Italia alla cultura illuministica e rappresenta l'impronta da lui lasciata nel
panorama culturale del Settecento Italiano. Romualdo de Sterlich lasciò anche
alcune testimonianze scritte del suo pensiero: due Dialoghi di Fra' Cipolla e
la Nanna. In essi trova largo spazio la sua antipatia per i Gesuiti. Tramite la
solida amicizia con Giovanni Lami, de Sterlich entrò a far parte dell'Accademia
della Crusca e dell'Accademia dei Georgofili. Romualdo de Sterlich si spense a
Chieti e fu sepolto nella Chiesa di S. Francesco di Paola. Cepparrone Luigi,
L'illuminismo europeo nell'epistolario di Romualdo De Sterlich, Sestante Ed.,
Collana Bergamo University Press. Il
sito dell'Istituto Tecnico Statale Commerciale e per Programmatori “R. de
Sterlich”Chieti Scalo, su desterlich.ch.
STEUCO.
(Gubbio). Filosofo. Della
famiglia Steuchi o Stucchi. Acuto esegeta dei testi biblici e profondo
conoscitore delle lingue latina, greca ed ebraica, si oppose tenacemente alla
riforma protestante e prese parte al Concilio di Trento. Entrò nella
congregazione dell'Ordine dei Canonici Agostiniani di San Salvatore di Bologna,
poi nel monastero di San Secondo, a Gubbio, mutando il suo nome di battesimo Guido
in Agostino. Andò al Monastero di Bologna, ove frequentò i corsi di ebraico e
retorica presso l'Università bolognese. Fu inviato dalla sua congregazione al
Monastero di Sant'Antonio di Castello a Venezia, dove, per l'ampia conoscenza
dei linguaggi biblici e l'acume filologico, gli fu affidata la biblioteca del
monastero, donata ai canonici dal cardinal Domenico Grimani, della quale una
buona parte del patrimonio librario era appartenuto a Pico della
Mirandola. Steuco scrisse una serie di
opere polemiche contro Lutero ed Erasmo, accusandoli di fomentare la rivolta
contro la Chiesa. Questi lavori rivelano il solido sostegno che Steuco dà alle
tradizioni e alle pratiche della Chiesa, difendendo risolutamente l'autorità
papale. Parte della sua produzione risalente a questo periodo include un
intenso lavoro filologico sull'Antico Testamento, culminato con la
pubblicazione del Veteris testamenti ad Hebraicam veritatem recognitio, per la
composizione del quale egli si basò su manoscritti ebraici e greci, tratti
della biblioteca Grimani, utili a correggere il testo della traduzione latina
redatta da San Gerolamo. Nel revisionare e spiegare il testo, egli mai deviò
dal significato letterale e storico.
Contemporanea a questo lavoro di esegesi biblica fu la composizione di
un'opera d'impianto enciclopedico che egli scrisse in questo periodo, al quale
diede il nome di Cosmopœia. Le sue opere polemiche ed esegetiche destarono
l'attenzione favoravole di Papa Paolo III, e questi ordinò Steuco vescovo di
Kissamos, nell'isola di Creta, e bibliotecario della collezione papale di
manoscritti e stampe del Vaticano. Si recò a Lucca con Paolo III e l'imperatore
Carlo V. Quantunque mai fosse andato a visitare il suo vescovado a Creta,
Steuco adempì attivamente con scrupolo il suo ruolo di bibliotecario del
Vaticano fino alla sua morte Nel
frattempo a Roma redasse i Commenti al Vecchio Testamento riguardanti i Salmi
di Giacobbe, aiutando ad annotare e correggere i testi di parte della Vulgata
alla luce degli originali ebraici. A questo periodo risale la composizione
della celeberrima opera De perenni philosophia libri X, dedicata a Paolo III,
nella quale egli tenta di mostrare che molte delle idee esposte dai saggi,
poeti e filosofi dell'Antichità (ad es. Orfeo, Talete, Pitagora, Parmenide,
Platone, Aristotele, Plutarco, Numenio, i neoplatonici, l'ebreo Filone, nonché
opere come gli Oracoli caldaici, gli Oracoli sibillini, i trattati ermetici e i
frammenti teosofici) erano essenzialmente in armonia con la sostanza delle
dottrine della fede cattolica. Questo lavoro contiene una polemica indiretta a
margine, poiché Steuco elaborò un numero di questi argomenti per sostenere molte
posizioni teologiche recentemente poste in questione in Italia da riformatori e
critici della fede cattolica traditionale.
Come umanista egli ebbe un profondo interesse per le rovine della Roma
antica, e nell'operare un rinnovamento urbano dell'Urbe. A tal proposito, degne
d'essere menzionate, sono una serie di brevi orazioni in cui raccomandò
espressamente a Paolo III di risistemare l'acquedotto conosciuto come Aqua
Virgo, in modo da supplire adeguatamente il fabbisogno di acqua fresca per la
città di Roma. Steuco fu mandato da papa
Paolo III a presenziare il Concilio di Trento, che doveva celebrarsi a Bologna,
affidandogli il compito di sostenere l'autorità e le prerogative papali. Morì mentre
si trovava a Venezia per problemi di salute, e dove cercava di ristabilirsi
durante un periodo di sospensione del Concilio. .e sue ossa furono traslate
nell'Eremo di Sant'Ambrogio a Gubbio. De perenni philosophia libri IX, Basileæ,
per Nicolaum Bryling et Sebastianum Francken, Concilio di Trento Esegesi
biblica Ermetismo (filosofia) Teosofia di Tubinga, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Ricciotti, Agostino Steuco,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Lavenia, Agostino Steuco, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Agostino Steuco, su open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere, Michael Ott, Agostino Steuco, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Agostino Steuco, in Catholic
Hierarchy. Hugh Chisholm, Steuco, Agostino, in Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge
University Press. Associazione Centro Culturale Leone XIII, su leonexiii.org.
Canonici Regolari Lateranensi di Gubbio, su bibliotecasteuco.
senone: cf. senofane,
parmenide -- Velia -- (or as Strawson would prefer, Zeno). "Senone
*loved* his native Velia. Vivid evidence of the
cultural impact of Senone's arguments in Italia is to be found in the interior
of a red-figure drinking cup (Roma, Villa Giulia, inv. 3591) discovered in the
Etrurian city of Falerii. It depicts a heroic figure racing nimbly ahead
of a large tortoise and has every appearance of being the first known
‘response’ to the Achilles (or Mercurio, Ermete) paradox. “Was ‘Senone’ BORN
in Velia?”that is the question!”Grice. Italian
philosopher, as as such, or as Grice prefers, ‘senone’ -- Zenos paradoxes.
“Since Elea is in Italy, we can say Zeno is Italian.”H. P. Grice. “Linguistic
puzzles, in nature.” H. P. Grice. four
paradoxes relating to space and motion attributed to Zeno of Elea fifth century
B.C.: the racetrack, Achilles and the tortoise, the stadium, and the arrow.
Zeno’s work is known to us through secondary sources, in particular Aristotle.
The racetrack paradox. If a runner is to reach the end of the track, he must
first complete an infinite number of different journeys: getting to the
midpoint, then to the point midway between the midpoint and the end, then to
the point midway between this one and the end, and so on. But it is logically
impossible for someone to complete an infinite series of journeys. Therefore
the runner cannot reach the end of the track. Since it is irrelevant to the
argument how far the end of the track is
it could be a foot or an inch or a micron away this argument, if sound, shows that all
motion is impossible. Moving to any point will involve an infinite number of
journeys, and an infinite number of journeys cannot be completed. The paradox
of Achilles and the tortoise. Achilles can run much faster than the tortoise,
so when a race is arranged between them the tortoise is given a lead. Zeno
argued that Achilles can never catch up with the tortoise no matter how fast he
runs and no matter how long the race goes on. For the first thing Achilles has
to do is to get to the place from which the tortoise started. But the tortoise,
though slow, is unflagging: while Achilles was occupied in making up his
handicap, the tortoise has advanced a little farther. So the next thing
Achilles has to do is to get to the new place the tortoise occupies. While he
is doing this, the tortoise will have gone a little farther still. However
small the gap that remains, it will take Achilles some time to cross it, and in
that time the tortoise will have created another gap. So however fast Achilles
runs, all that the tortoise has to do, in order not to be beaten, is not to
stop. The stadium paradox. Imagine three equal cubes, A, B, and C, with sides
all of length l, arranged in a line stretching away from one. A is moved
perpendicularly out of line to the right by a distance equal to l. At the same
time, and at the same rate, C is moved perpendicularly out of line to the left
by a distance equal to l. The time it takes A to travel l/2 relative to B
equals the time it takes A to travel to l relative to C. So, in Aristotle’s
words, “it follows, Zeno thinks, that half the time equals its double” Physics
259b35. The arrow paradox. At any instant of time, the flying arrow “occupies a
space equal to itself.” That is, the arrow at an instant cannot be moving, for
motion takes a period of time, and a temporal instant is conceived as a point,
not itself having duration. It follows that the arrow is at rest at every
instant, and so does not move. What goes for arrows goes for everything:
nothing moves. Scholars disagree about what Zeno himself took his paradoxes to
show. There is no evidence that he offered any “solutions” to them. One view is
that they were part of a program to establish that multiplicity is an illusion,
and that reality is a seamless whole. The argument could be reconstructed like
this: if you allow that reality can be successively divided into parts, you
find yourself with these insupportable paradoxes; so you must think of reality
as a single indivisible One. Refs.: H.
P. Grice, “Zeno’s sophisma;” Luigi Speranza,
"Senone e Grice," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Selvatico-Estense?
SEMERARI (Taranto). Filosofo. Grice:
“Wheereas it would be considered in bad taste at Oxford, the Italians pun on
names – and there is an essay on the ‘seme’ of ‘semerari’ Witty!” -- Grice:
“Perhaps Semerari is right and the philosopher MUST metaphorise. What better
title to an essay on Calabellse than ‘La sabbia e la roccia”?” -- Grice: “I
like Semerari: His ‘principio del dialogo in Socrate” is reprinted in his
invaluable collection on “Dialogo.”” – Grice: “In a way, we may say that
Calogero, Semerari, and myself, belong to the school of the philosophy of
conversation – not to mention Apel!”. Laureato aa Roma, dove fu allievo di
Carabellese, fu poi professore di filosofia a Bari --(a lui è dedicata la
biblioteca del dipartimento). Con Paci
ha collaborato «aut aut», di cui era in redazione. Collaborò anche a «Critica
storica», «Giornale critico della filosofia italiana», «Clizia», «Historica», «
Rivista internazionale di filosofia del diritto», «Rivista di filosofia», «Il
pensiero», «Archivio di filosofia» e altre riviste specialistiche. Fondò la
rivista «Paradigmi», e ne fu il direttore.
Si è dedicato per lo più a Spinoza, a Schelling, alla fenomenologia di
Husserl e Merleau-Ponty e al materialismo storico di Marx. Opere: “I problemi dello spinozismo,” Vecchi,
Trani, “Storia e storicismo: saggio sul problema della storia nella filosofia
Carabellése,” Vecchi, Trani; “Storicismo e ontologismo critico,” Lacaita,
Manduria, Dialogo, storia, valori: studi di filosofia.” Ciranna, Siracusa; Interpretazione di Schelling, Libreria
scientifica, Napoli; “L'esistenzialismo
italiano,” (Grice: “This reminds me of parochial Warnock and his “English
philosophy,” or Sorley for that matter!”) -- Cressati, Bari; “Questioni di
etica contemporanea,” Adriatica, Bari; Responsabilità e comunità umana.
Ricerche etiche, Lacaita, Manduria; La filosofia come relazione, Quaderni di
cultura, Sapri; Ferruccio De Natale, Guerini e Associati, Milano Scienza nuova
e ragione, Lacaita, Manduria; Furio Semerari, premessa di Carlo Sini, Guerini e
Associati, Milano Da Schelling a Merleau-Ponty. Studi sulla filosofia contemporanea,
Cappelli, Bologna; La lotta per la
scienza, Silva, Milano; Francesco Valerio, premessa di Fulvio Papi, Guerini e
Associati, Milano, Spinoza, Marzorati, Milano; Esperienze del pensiero moderno,
Argalia, Urbino; La filosofia dell'esistenza in Kant, Adriatica, Bar; Introduzione a Schelling, Laterza, Bari Filosofia
e potere, Dedalo, Bari Civiltà dei mezzi, civiltà dei fini. Per un razionalismo
filosofico-politico, Bertani, Verona; La
scienza come problema: dai modelli teorici alla produzione di tecnologie, De
Donato, Bari; Insecuritas. Tecniche e paradigmi della salvezza, Spirali,
Milano; La sabbia e la roccia. L'ontologia critica di Pantaleo Carabellése,
Dedalo, Bar; Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria e
didattica, Dedalo, Bari (a cura di, con
Vito Carofiglio) Jean-Paul Sartre. Teoria, scrittura, impegno, Edizioni del
Sud, Bari; Novecento filosofico italiano. Situazioni e problemi, Guida, Napoli;
Skepsis. Studi husserliani (con Ferruccio De Natale), Dedalo, Bari; Filosofia.
Lezioni preliminari, Guerini e Associati, Milano Confronti con Heidegger,
Dedalo, Bari prefazione a Edmund Husserl, La filosofia come scienza rigorosa,
Laterza, Bari, Frammenti di diario; l'anno di Istanbul, Schena, Fasano. “La
cosa stessa.” Seminari fenomenologici, Dedalo, Bari; Schelling, Lettere
filosofiche su dommatismo e criticismo e Nuova deduzione del diritto naturale ,
Laterza, Bari. Pensiero e narrazioni. Modelli di storiografia filosofica,
Dedalo, Bari; Frammenti di diario; l'anno del Messico, Schena, Fasano; Fenomenologia
delle relazioni, Palomar, Bari; Ragione e storia. Studi in memoria di Giuseppe
Semerari, Francesco Tateo, Schena, Fasano; Dalla materia alla coscienza. Studi su
Schelling in ricordo di Giuseppe Semerari, Carlo Tatasciore, Guerini, Milano; ‘La
certezza incerta” Scritti su Giuseppe Semerari con due inediti dell'autore,
Furio Semerari, Guerini, Milano; Augusto Ponzio, Il significato della filosofia
per Giuseppe Semerari, in "BariSera", Luciano Niro, Giuseppe
Semerari. Il problema morale, Atheneum, Firenze, Julia Ponzio e Filippo
Silvestri, Il seme umanissimo della filosofia. Sul pensiero di Giuseppe
Semerari, Mimesis, Milano Giuseppe Semerari, in TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
SEMMOLA. (Napoli). Filosofo. Grice: “I find it
difficult to sea if Semmola endorses formalism or informalism in his monumental
“Logica.”” Grice: “While Ayer never liked it, metaphysics is very popular in Italy,
as Semmola’s monumental “Metafisica” testifies.” Grice: “It’s good to see
philosophy as an institution, in the Italian way of using this word, as per
Semmola, “Istituzione di Filosofia.” Fu senatore del Regno d'Italia nella XVI legislature.
(check). Figlio di Giovanni Semmola uno dei più grandi esponenti della scuola napoletana,
Mariano fu docente e poi Segretario del Parlamento del Regno d'Italia; partecipò
ai moti di Marigliano. Ha scritto, tra l'altro, “Istituzioni di Filosofia,”
“Logica,” “Metafisica” (presso la Biblioteca Nazionale di Napoli). Questo è l'epitaffio sul monumento a lui
dedicato e sito nel Recinto o Quadrilatero degli Uomini Illustri del Cimitero
Monumentale di Napoli-Poggioreale:
«Mente divinatrice ardente spirito investigatore Che nello studio della
natura morbosa dell'uomo Produsse miracoli di arte e di scienza Scolare e
presto emulo del suo gran più ai giovann Conchiuse alla novità delle dottrine
una sapienza antica Procacciandosi fama in patria e fuori Di sommo maestro in
medicina Ne rifulse lo ingegno incomparabile Dalla cattedra nell'università
napoletana Nelle accademie e negli ospedali Nei consessi legislativi e nei
congressi scientifici Nella parola negli scritti Membro della commissione
legislativa riunita in Firenze. Principale autore di un codice sanitario
italiano Inviato unico plenipotenziario Alla conferenza sanitaria
internazionale di Vienna il 1874 Fu deputato e poi senatore nel patrio
parlamento Onorato due volte di medaglia d'oro Dal proprio governo per le cure
ai colerosi Da quello del Brasile per la guarigione del suo imperatore Socio di
gran numero di accademie italiane e straniere Insignito di molti tra i maggiori
gradi cavallereschi. Morì nella fede
catolica avita Questo marmo per voce del
comune Si fa eco della pubblica solenne onoranza cittadina Le spoglie mortali
riposano nella cappella mortuaria di famiglia Ove le vollero la vedova ed i
figliuoli A rendere vieppiù paghi La loro pietà ed il riconoscente affetto.Grand'Ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaGrand'Ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italia Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e
Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro Onorificenze straniere Gran Croce dell'Ordine di Isabella la
Cattolica (Spagna)nastrino per uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine di
Isabella la Cattolica (Spagna) Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine
dell'Immacolata Concezione di Vila Viçosa (Portogallo )nastrino per uniforme ordinariaCavaliere
di Gran Croce dell'Ordine dell'Immacolata Concezione di Vila Viçosa
(Portogallo) Commendatore di Numero dell'Ordine di Carlo III (Spagna)nastrino
per uniforme ordinariaCommendatore di Numero dell'Ordine di Carlo III (Spagna)
Commendatore di I classe dell'Ordine della Stella Polare (Svezia)nastrino per
uniforme ordinariaCommendatore di I classe dell'Ordine della Stella Polare
(Svezia) Grand'Ufficiale dell'Ordine di Nichan Iftikar (Tunisia)nastrino per
uniforme ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine di Nichan Iftikar (Tunisia)
Commendatore dell'Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero austro-ungarico)nastrino
per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero
austro-ungarico) Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)nastrino
per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) Opere
di Mariano Semmola, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Mariano Semmola, su storia.camera, Camera dei
deputati. Mariano Semmola, su Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica.
SERRA
(Dipignano). Filosofo. Considerato
il primo filosofo dell’economia politica in Italia, e uno dei primi in Europa.
A Serra va «il merito di avere composto per primo un trattato scientifico,
seppure non sistematico, sui principi e sulla politica economica». Breve
trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove
non sono miniere Poco si conosce della sua vita: laureato probabilmente in
utroque, nelSerra fu imprigionato nelle carceri della Vicarìa di Napoli forse a
causa della sua partecipazione al complotto architettato da Tommaso Campanella
per liberare la Calabria dalla dominazione spagnola, ma più probabilmente
dietro accusa di falso monetario. Mentre era in carcere compose il Breve
trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove
non sono miniere e lo dedicò al viceré Pedro Fernández de Castro y Andrade,
conte de Lemos, che aveva già conosciuto e di cui sperava l'aiuto. Il 6
settembreriuscì a farsi ricevere dal nuovo viceré, Pedro Téllez-Girón, III duca
di Osuna, per proporgli un programma di riforme utili al Regno, ma l'incontro
fu infruttuoso e Serra fu rimandato nelle carceri della Vicarìa, dove
probabilmente morì. Essendo molto gravi all'inizio Professorele
condizioni finanziarie del Regno di Napoli (esausto il tesoro pubblico e
l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per
sottrarvisi), Marc'Antonio De Santis (Discorsi) aveva proposto di limitare
l'esportazione della moneta e di abbassare i tassi di cambio con le piazze
estere. La polemica con De Santis è alla base del Breve Trattato di Antonio
Serra, che dimostra con esempi tratti dalla storia antica e contemporanea
l'inutilità e anzi il danno di questi presunti rimedi, e da ciò trae occasione
per spiegare le vere cause della prosperità delle nazioni. Serra comincia
analizzando le cause della scarsità di moneta nel Regno di Napoli e i fattori
che avrebbero potuto invertire questa tendenza economica. Egli fu il primo ad
analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia commerciale sia per i
beni visibili che per quelli invisibili (i servizi e i movimenti di capitali).
Ha spiegato come la scarsità di moneta nel Regno di Napoli fosse causata dal
deficit della bilancia dei pagamenti. Utilizzando le sue scoperte fu in grado
di respingere l'idea, all'epoca più diffusa, per cui la scarsità di denaro era
dovuta al tasso di cambio. La soluzione prospettata al problema era indicata
nella promozione attiva delle esportazioni. L'opera segna il distacco dalle
concezioni moralistiche scolastiche per passare ad una visione laica ed è
assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Benedetto Croce la definì
"lampada di vita". Sua influenza nella storia del pensiero
economico Fu l'abate Ferdinando Galiani a riscoprire l'opera, tessendone un
elogio nella nota XXIX del suo celebre trattato Della Moneta. "Chiunque
leggerà questo trattato" scrive Galiani "resterà sicuramente sorpreso
ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale ignoranza della scienza economica
avesse il suo autore chiare e giuste le idee della materia di cui scrisse e
quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali e de soli rimedi
efficaci." Galiani paragona Serra al francese Jean-François Melon e
all'inglese John Locke, considerandolo superiore a loro per avere vissuto molti
anni prima in un'epoca di ignoranza della scienza economica. Serra, che
in vita era stato del tutto trascurato e per secoli, tranne appunto
quell'elogio di Galiani, completamente dimenticato, dopo molto tempo è stato
finalmente riscoperto. L'opera di Serra ed il suo breve trattato figurano con
molta evidenza nei lavori dell'economista norvegese Erik Reinert. Note
Friedrich List, National system of political economy, J.B. Lippincott &
Co., Joseph Alois Schumpeter, Luca Addante, Cosenza e i cosentini: un volo
lungo tre millenni, Rubbettino Editore, Francesco Martelloni, Regno di Napoli e
Terra d'Otranto al tempo di Masaniello. Aspetti economici e sociali di una
"crisi", in C. Perrotta , La scienza è una curiosità. Scritti in
onore di Umberto Cerroni, Manni Editori, Rodolfo Benini, Benedetto Croce,
Storia del Regno di Napoli, Editori Laterza. «Avendo ottenuto di parlare al
viceré duca di Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, fu udito,
presenti i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto « ciarle e
chiacchiere senz'altro concludere », fu rimandato al suo carcere.». Anna Casella, Marc'Antonio De Santis, in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Manuel Serra Moret, Diccionario Económico de Nuestro Tiempo, su
eumed.net, Theodore A. Sumberg. Oreste
Parise, Antonio Serra e il suo tempo. Vita e pensiero del primo economista moderno,
, Ecra, Breve trattato delle cause che
possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere, Volume
1, Antonio Serra, Destefanis, Illuministi Italiani, Tomo VI Della Moneta, Opere
di Ferdinando Galiani, Milano-Napoli, Edward Elgar Publishing, Ferdinando
Galiani, Della moneta, Napoli, Francesco Saverio Salfi, Elogio di Antonio Serra
primo scrittore di economia civile, in Luca Addante, Patriottismo e libertà.
L'Elogio di Antonio Serra di Francesco Salfi, Cosenza, Pietro Custodi, Notizie
degli autori contenuti nel presente volume: Serra, in Scrittori classici
italiani di economia politica, Parte antica, I, Milano, Giuseppe Pecchio,
Storia della economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai
giornali del governo di Don Pietro Girone duca d'Ossuna viceré di Napoli
scritti da Francesco Zazzera, in
Archivio storico italiano, Giacomo Savarese, Trattato di economia politica, I,
Napoli, Francesco Ferrara, Prefazione, in Trattati italiani del secolo XVIII,
Torino, Lodovico Bianchini, Della scienza del ben vivere sociale e della
economia pubblica e degli Stati, Napoli, Davide Andreotti, Storia dei
cosentini, II, Napoli, Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle
Calabrie, II, Cosenza; Tommaso Fornari, Studii sopra Antonio Serra e
Marc'Antonio De Santis, Pavia 1879; Luigi Amabile, Fra Tommaso Antonio
Serra (economista) Antonio Serra
(Dipignano, metà XVI secoloNapoli, primi anni XVII secolo) economista e
filosofo italiano della scuola mercantilista. Serra è considerato il primo
scrittore di economia politica in Italia, e uno dei primi in Europa. A Serra va
«il merito di avere composto per primo un trattato scientifico, seppure non
sistematico, sui principi e sulla politica economica». Breve trattato delle cause che possono far
abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere Poco si conosce
della sua vita: laureato probabilmente in utroque, fu imprigionato nelle
carceri della Vicarìa di Napoli forse a causa della sua partecipazione al
complotto architettato da Tommaso Campanella per liberare la Calabria dalla
dominazione spagnola, ma più probabilmente dietro accusa di falso
monetario. Mentre era in carcere compose il Breve trattato delle cause
che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere e lo
dedicò al viceré Pedro Fernández de Castro y Andrade, conte de Lemos, che aveva
già conosciuto e di cui sperava l'aiuto. Riuscì a farsi ricevere dal nuovo
viceré, Pedro Téllez-Girón, III duca di Osuna, per proporgli un programma di
riforme utili al Regno, ma l'incontro fu infruttuoso e Serra fu rimandato nelle
carceri della Vicarìa, dove probabilmente morì. Essendo molto gravi
all'inizio Professorele condizioni finanziarie del Regno di Napoli (esausto il
tesoro pubblico e l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a
lasciare la città per sottrarvisi), Marc'Antonio De Santis (Discorsi) aveva
proposto di limitare l'esportazione della moneta e di abbassare i tassi di
cambio con le piazze estere. La polemica con De Santis è alla base del Breve
Trattato di Antonio Serra, che dimostra con esempi tratti dalla storia antica e
contemporanea l'inutilità e anzi il danno di questi presunti rimedi, e da ciò
trae occasione per spiegare le vere cause della prosperità delle nazioni.
Serra comincia analizzando le cause della scarsità di moneta nel Regno di
Napoli e i fattori che avrebbero potuto invertire questa tendenza economica.
Egli fu il primo ad analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia
commerciale sia per i beni visibili che per quelli invisibili (i servizi e i
movimenti di capitali). Ha spiegato come la scarsità di moneta nel Regno di
Napoli fosse causata dal deficit della bilancia dei pagamenti. Utilizzando le
sue scoperte fu in grado di respingere l'idea, all'epoca più diffusa, per cui
la scarsità di denaro era dovuta al tasso di cambio. La soluzione prospettata
al problema era indicata nella promozione attiva delle esportazioni. L'opera
segna il distacco dalle concezioni moralistiche scolastiche per passare ad una
visione laica ed è assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Benedetto
Croce la definì "lampada di vita". Sua influenza nella storia
del pensiero economico Fu l'abate Ferdinando Galiani a riscoprire l'opera,
tessendone un elogio nella nota XXIX del suo celebre trattato Della Moneta.
"Chiunque leggerà questo trattato" scrive Galiani "resterà
sicuramente sorpreso ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale
ignoranza della scienza economica avesse il suo autore chiare e giuste le idee
della materia di cui scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de
nostri mali e de soli rimedi efficaci." Galiani paragona Serra al francese
Jean-François Melon e all'inglese John Locke, considerandolo superiore a loro
per avere vissuto molti anni prima in un'epoca di ignoranza della scienza
economica. Serra, che in vita era stato del tutto trascurato e per secoli,
tranne appunto quell'elogio di Galiani, completamente dimenticato, dopo molto
tempo è stato finalmente riscoperto. L'opera di Serra ed il suo breve trattato
figurano con molta evidenza nei lavori dell'economista norvegese Erik
Reinert. Note Friedrich List, National system of political economy, J. B.
Lippincott & Co., Joseph Alois Schumpeter, Luca Addante, Cosenza e i
cosentini: un volo lungo tre millenni, Rubbettino Editore, Francesco
Martelloni, Regno di Napoli e Terra d'Otranto al tempo di Masaniello. Aspetti
economici e sociali di una "crisi", in C. Perrotta , La scienza è una
curiosità. Scritti in onore di Umberto Cerroni, Manni Editori, Rodolfo Benini, Benedetto
Croce, Storia del Regno di Napoli, Editori Laterza. «Avendo ottenuto di parlare
al viceré duca di Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, fu udito,
presenti i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto « ciarle e
chiacchiere senz'altro concludere », fu rimandato al suo carcere.». Anna Casella, Marc'Antonio De Santis, in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Manuel Serra Moret, Diccionario Económico de Nuestro Tiempo, su
eumed.net, Theodore A. Sumberg, Oreste Parise, Antonio Serra e il suo tempo.
Vita e pensiero del primo economista moderno, , Ecra, Breve trattato delle cause che possono far
abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere, Volume 1, Antonio
Serra, Destefanis, Illuministi Italiani,
Tomo VI Della Moneta, Opere di Ferdinando Galiani, Milano-Napoli, Ferdinando Galiani,
Della moneta, Napoli, Francesco Saverio
Salfi, Elogio di Antonio Serra primo scrittore di economia civile in Luca Addante, Patriottismo e libertà.
L'Elogio di Antonio Serra di Francesco Salfi, Cosenza, Pietro Custodi, Notizie
degli autori contenuti nel presente volume: Serra, in Scrittori classici
italiani di economia politica, Parte antica, I, Milano Giuseppe Pecchio, Storia
della economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai giornali del
governo di Don Pietro Girone duca d'Ossuna viceré di Napoli scritti da
Francesco Zazzera in Archivio storico italiano, Giacomo Savarese, Trattato di
economia politica, I, Napoli; Francesco Ferrara, Prefazione, in Trattati
italiani del secolo XVIII, Torino; Lodovico Bianchini, Della scienza del ben
vivere sociale e della economia pubblica e degli Stati, Napoli, Davide
Andreotti, Storia dei cosentini, II, Napoli, Luigi Accattatis, Le biografie
degli uomini illustri delle Calabrie, II, Cosenza, Tommaso Fornari, Studii
sopra Antonio Serra e Marc'Antonio De Santis, Pavia; Luigi Amabile, Fra Tommaso
ampanella. La sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia, INapoli, Antonio
De Viti de Marco, Le teorie economiche di Antonio Serra, in Memorie del R.
Istituto lombardo di scienze e lettere, classe di lettere e scienze storiche e morali,
Rodolfo Benini, Sulle dottrine economiche di Serra Appunti critici, in Giornale
degli economisti, Economisti del Cinque
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Mercantilismo Storia del pensiero economico Altri progetti Collabora a
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dell'Enciclopedia Italiana. Luca
Addante, Antonio Serra, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro Roncaglia,
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Istituto dell'Enciclopedia Italiana
SETTALA.
(Milano). Filosofo. Nacque da Francesco Settala e da Giulia Ripa, figlia
del giureconsulto pavese Giovanni Francesco Ripa. Studiò nel collegio dei
Gesuiti di Brera e si laureò a Pavia. Due anni dopo ottenne la prima cattedra
straordinaria di Medicina a Pavia; ma vi rinunciò poco tempo dopo per svolgere
l'attività medica a Milano. Ebbe tuttavia le cattedre di politica e di morale
nelle Scuole canobiane di Milano e l'incarico di protofisico generale dello
stato di Milano. Si prodigò in occasione delle epidemie di peste che si svilupparono
a Milano e la famosa peste dei I promessi sposi. Manzoni lo nomina ne I
promessi sposi, una prima volta quando
parla del figlio, Senatore Settala, medico, membro, insieme ad Alessandro
Tadino del tribunale della sanità ai tempi della vicenda di Renzo e Lucia; e
una seconda volta nel capitolo XXXI, allorché è tra i primi ad accorgersi che
la "strana malattia" che si stava diffondendo nella zona lecchese,
era la peste. Fra le sue opere si ricordano la traduzione latina, con commento,
dei libri ippocratici “De aëribus, aquis et locis” (“In librum Hippocratis Coi
de aeribus, aquis, locis, commentarii V. Appositus est Graecus Hippocratis
contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus, ... Cum indice rerum et
verborum locupletissimo, Coloniae: Ioan. Baptistae Ciotti Senensis aere) e dei
Problemata di Aristotele (“Commentariorum in Aristotelis problemata” - Tomus
I-II, Francoforte sul Meno: apud haeredes Andreae Wecheli, Claudium Marnium,
& Ioannem Aubrium). “In Librum Hippocratis Coi de aeribus, aquis,
locis Commentarii V. appositus est graecus Hippocratis contextus ... restitutus
et ... emendatus, una cum nova eiusdem in Latinum versione, Colonia, Giovanni
Battista Ciotti”; “Ludovici Septalii Patricii Mediolanensis Commentariorum in
Aristotelis Problemata, septem primas sectiones continens, ab eodem Latine
factas” (1, Francoforte, Apud Claudium Marnium & heredes Ioannis Aubrii); “Ludovici
Septalii Patricii Mediolanensis Commentariorum in Aristotelis Problemata,
secundam heptadem continens, ab eodem Latine factam” (Francoforte, Apud
Claudium Marnium & heredes Ioannis Aubrii); “Animaduersionum, &
cautionum medicarum libri septem. Quorum materiam sequens pagina indicabit, Mediolani:
apud Io. Bapt. Bidell); “De peste, & pestiferis affectibus. Libri quinque.,
(Mediolani: apud Ioannem Baptistam Bidellium); “De peste et pestiferis
affectibus, Ludouici Septalij patrici et medici Mediolanensis); “De ratione
instituendae, & gubernandae familiae. Libri quinque. Senator F. edidit,
& Iulio Aresio Senatus Mediolanensis principi dicauit, Mediolani: apud Io.
Baptistam Bidellium, 1626 Della ragion di stato libri sette. Di Lodouico
Settala. All'illustrissimo, & eccellentissimo signore Don Emanuelle de
Fonseca e Zugniga, Milano: appresso Gio. Battista Bidelli, “Cura locale de'
tumori pestilentiali, che sono il bubone, l'antrace, o carboncolo, & i
furoncoli. Contenente tutto quello, che si ha da fare esteriormente nellquesti
mali. Tolta dal libro della cura della peste. Del signor profisico, Milano: per
Giouan Battista Bidelli, “Preseruatione dalla peste scritta dal sig.
protomedico Settala, Brescia: per Bartholomeo Fontana, “Commentaria in
Aristotelis Problemata” Lugduni, Sumptibus Claudi Landry, Antidotario romano
latino, et volgare tradotto da Hippolito Cesarelli romano. Con l'aggionta
dell'elettione de semplici, e prattica delle compositioni. E di due trattati,
vno della teriaca romana, ... l'altro della teriaca egittia. Aggiontoui in
questa vltima impressione le auertenze, & osseruationi appartenenti alla
compositione de medicamenti del sig. Lodovico Settala, Milano: per Gio.
Battista Bidelli, Auertenze, et osseruationi appartenenti al curar le ferite,
tradotte dall'ottavo libro delle osseruationi del signor Ludouico Settala, da
Alessandro Tadino, Milano: per Gio. Pietro Cardi, Breue compendio per curare
ogni sorte de tumori esterni, & cutanee turpitudini, raccolto dalle
osseruationi fisice, & chirurgice nelli vltimi anni fatte dal sig. Lodouico
Settala medico collegiato ,,, d'Alessandro Tadino medico collegiato, Milano:
per Lodouico Monza: ad instan. di Altobello Pisani, Ludovici Septalii
mediolanensis, Opera de ratione familiae cum instituendae, tum gubernandae
libri V et De ratione status libris VII, Editio nova, Ulmae: prostat apud Jo.
Frid. Gaum, CERL Thesaurus, «Ripa, Giovanni Francesco” Giuseppe Ferrario,
Statistica medica di Milano: dal secolo XV fino ai nostri giorni, Milano, Guglielmini
e Redaelli, Belloni, Carlo Borromeo e la Storia della Medicina, in San Carlo e
il suo tempo: atti del convegno internazionale nel IV centenario della morte (Milano).
Edizioni di Storia e Letteratura, Bartolomeo Corte, Notizie istoriche intorno a
medici scrittori milanesi, Milano, Filippo Argelati, Bibliotheca scriptorum
mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui
in metropoli Insubriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt, II, Mediolani, Paolo
Sangiorgio, Cenni storici sulle due Pavia e di Milano e notizie intorno ai più celebri
medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze sino all’anno.
Opera postuma, F. Longhena, Milano, Salvatore De Renzi, Storia della medicina
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di Ludovico Settala. Cenni, Milano, Pietro Capparoni, Profili biobibliografici
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Settala: un intellettuale barocco fra scienza e arte, su enbach.eu.
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Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Mellerio, Ludovico Settala, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, openMLOL,
Horizons Unlimited srl.
SEVERINO.
(Brescia). Filosofo.È
considerato da parte della critica come uno dei più grandi filosofi italiani
del '900 e uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Il suo pensiero
filosofico intende collocarsi oltre tutta la storia della filosofia occidentale
che secondo Severino è permeata dal Nichilismo. Il padre era un militare
di carriera siciliano originario di Mineo trasferitosi a Brescia, mentre la
madre era una bresciana di Bovegno in alta Val Trompia. Si laureò a Pavia come alunno dell'Almo Collegio Borromeo,
discutendo una tesi su Heidegger e la metafisica, sotto la supervisione di Bontadini.
L'anno successivo ottenne la libera docenza in filosofia teoretica. Insegnò a Milano.
I libri pubblicati in quegli anni entrarono in forte conflitto con la dottrina
ufficiale della Chiesa cattolica, suscitando vivaci discussioni all'interno
dell'Università Cattolica e nella Congregazione per la dottrina della fede
(l'ex Sant'Uffizio). Dopo un lungo e accurato esame (condotto da Cornelio
Fabro) la Chiesa proclamò ufficialmente nel 1969 l'insanabile opposizione tra
il pensiero di Severino e il cristianesimo. Lasciata l'Università
Cattolica, Severino venne chiamato all'Università Ca' Foscari Venezia, dove fu
tra i fondatori della Facoltà di lettere e filosofia, nella quale hanno
insegnato o insegnano alcuni dei suoi allievi (Umberto Galimberti, Carmelo
Vigna, Luigi Ruggiu, Salvatore Natoli, Italo Valent). Dal 1970 fu Professore di
Filosofia teoretica, diresse l'Istituto di filosofia (diventato poi
Dipartimento di Filosofia e Teoria delle scienze e, oggi, Dipartimento di
Filosofia e Beni Culturali) fino al 1989 e insegnò anche logica, storia della
filosofia moderna e contemporanea e sociologia. Cominciò una serie di
pubblici colloqui col teologo tomista Giuseppe Barzaghi in cui pareva aprirsi
lo spiraglio di una riconsiderazione della possibilità cristiana. Nel
2005 l'Università Ca' Foscari Venezia lo proclamò Professore emerito; insegnò
Ontologia fondamentale presso la Facoltà di Filosofia dell'Università
Vita-Salute San Raffaele di Milano; fu Accademico dei Lincei e Cavaliere di
gran croce, inoltre collaborò per alcuni decenni[senza fonte] con il Corriere
della Sera e dal 1974 per pochi anni[senza fonte] con Bresciaoggi. Il 23
dicembre il Consiglio comunale di
Bovegno gli conferì la cittadinanza onoraria con la seguente motivazione:
"Discendente per parte di madre da antica famiglia bovegnese, ha
contribuito con la sua opera in maniera rilevante al pensiero filosofico
occidentale contemporaneo, sulle orme degli antichi filosofi greci. Nella sua
autobiografia ha espresso il suo legame con la terra avìta di Bòvegno che onorata,
lo vuole annoverare tra i suoi concittadini più illustri". È morto a
Brescia il 17 gennaio dopo una lunga
malattia. Politica e società Severino ha spesso criticato sia il
capitalismo sia il comunismo, fonti dell'heideggeriana "vita
inautentica" in quanto espressioni di "dominio della tecnica"
(come d'altronde il fascismo), ma anche la sinistra in quanto "non è più
socialdemocrazia", rilasciando anche dichiarazioni sul suo punto di vista
sul passato e sull'avvenire dell'Italia: «Le spiegazioni della crisi del nostro
tempo rimangono molto in superficie anche quando vogliono andare in profondità.
Il fenomeno di fondo, che non viene adeguatamente affrontato, è l'abbandono,
nel mondo, dei valori della tradizione occidentale; e questo mentre le
forme della modernità dell'Occidente si sono affermate dovunque. Un abbandono
che si porta via ogni forma di assolutoe innanzitutto Dio.(...) Muore, dicevo,
ogni forma di assolutezza e di assolutismo, dunque anche quella forma di
assoluto che è lo Stato moderno, che detienedice Weber"il monopolio
legittimo della violenza". Questo grande turbine che si porta via tutte le
forme della tradizione è guidato dalla tecnica modernaed è irresistibile nella
misura in cui ascolta la voce che proviene dal sottosuolo del pensiero filosofico
del nostro tempo. Il turbine travolge anche le strutture statuali. Investe
innanzitutto le forme più deboli di Stato. La trasformazione epocale di cui
parlo non è indolore: il vecchio ordine non intende morire, ma è sempre più
incapace di funzionare, soprattutto in Paesi come l'Italia. E il nuovo ordine
non ha ancora preso le redini. È la fase più pericolosa (non solo per
l'Italia).» e criticando "l'assolutismo cattolico e comunista",
oltre che tacciando la magistratura di "ingenuità", poiché processando
una classe politica a fondo ha rivelato la contiguità anche con la criminalità
organizzata, figlia della guerra fredda e, secondo Severino,
impossibile da debellare integralmente in pochi anni senza debellare lo Stato
stesso, causando notevoli problemi. «L'Italia è uno Stato acerbo. Ha 150
anni su per giù. Ma soprattutto ha alle proprie spalle una storia di
frazionamento politico-economico-sociale, dove si sono imposte forze che hanno
avuto nel mondo un peso ben maggiore di quello dell'Italia unita..
Sull'evasione fiscale: Una tara storica, come prima le dicevo. L'evasione
fiscale è un furto ai danni di tutti. Se c'è da costruire una strada io devo
metterci anche la parte degli evasori. Certo, molti artigiani e piccoli
imprenditori, se non evadessero, fallirebbero. Tutti sanno queste cose. Però
conosco anche tanti cattolici ai quali molti uomini di Chiesa facevano capire
che se non avessero ritenuto "giusto" pagare le tasse dello Stato,
avrebbero fatto bene a non pagarle. Questo Papa, da buon pastore, sta cercando
di cambiare le cose. Ma non vorrei che si perdesse di vista che la
"corruzione" di fondo è l'"evasione" del mondo dal passato
dell'Occidente.» Critiche Oltre alle citate critiche cattoliche, Martin
Heidegger parlando con Cornelio Fabro a Roma ebbe a dire a proposito di
"Ritornare a Parmenide rmenide" di Severino: "Severino ha
immobilizzato il mio Dasein!" Già da molto prima prima, alcuni appunti di
lavoro heideggeriani testimoniano come Martin Heidegger seguisse il
giovanissimo Severino (da uno studio di Francesco Alfieri e Friedrich von
Herrmann). Severino è stato criticato dal matematico e logico Piergiorgio
Odifreddi, in risposta a un giudizio critico dello stesso Severino su un'opera
di Odifreddi, ovvero l'introduzione scritta per l'edizione italiana di L'ABC
della relatività di Bertrand Russell, dove venivano citati alcuni filosofi (tra
cui Severino stesso, Heidegger, Croce e Deleuze), secondo Severino in maniera
non congrua e "alla rinfusa"; il matematico ha accusato invece Severino
di non considerare l'importanza della scienza (come già fecero i neoidealisti,
come Croce e Gentile), a differenza di grandi filosofi del passato che avevano
studiato a fondo alcune teorie (facendo l'esempio di Kant, Nietzsche e
Cartesio, matematico lui stesso). Nel dialogo tra Severino e Alessandro Di
Chiara, Oltre l'uomo e oltre Dio (2002) la filosofia della necessità si
contrappone alla filosofia della libertà. Pensiero Nei suoi scritti fa
spesso riferimento a pensatori come Parmenide, Eraclito, Aristotele, Hegel,
Nietzsche, Leopardi, Heidegger e Gentile. Secondo Severino il pensiero di
Giacomo Leopardi, Nietzsche e di Giovanni Gentile è l'apice della follia del
nichilismo. Severino considera questi tre filosofi come i tre più grandi geni
che hanno portato all'estremo la concezione greca del Nulla ovvero l'entrare e
l'uscire degli enti dal Nulla. L'eternità di tutti gli essenti Severino
affronta l'antico problema radicalizzato da Platone e Aristotele e ripreso poi
in epoca moderna da Heidegger: il problema dell'essere. Per Severino, tutte le
filosofie costituitesi precedentemente sono caratterizzate da un errore di
fondo: la fede nel senso greco del divenire. Sin dagli antichi
greci, infatti, un ente (ovvero un qualcosa che è) viene considerato come
proveniente dal nulla, dotato temporaneamente di esistenza e successivamente
ritornante nel nulla. Rifacendosi al pensiero di Parmenide, Severino è
stato definito come fondatore di un neoparmenidismo, di cui sarebbe l'unico
esponente, peraltro criticato in senso anti-metafisico da Gennaro Sasso e da
Mauro Visentin, i quali sostengono, rovesciando la sua tesi, come,
contrariamente all'opinione diffusa, in Parmenide esista invece un deciso
rifiuto della metafisica.. Severino, riflettendo sull'opposizione assoluta
tra essere e non-essere, dato che tra i due termini non vi è nulla in comune,
ritiene evidente che l'essere non può non rimanere costantemente uguale a se
stesso, evitando di rimanere alterato dall'altro da sé. Anzi, essendo l'essere
la totalità di ciò che esiste, non può esserci altro al di fuori di esso dotato
di esistenza (Severino rifiuta, quindi, il concetto di differenza ontologica
così come è stato avanzato da Heidegger). Per Severino, quindi,
tutta la storia della filosofia occidentale è basata sull'errata
convinzione che l'essere possa diventare un nulla, sebbene alcuni filosofi,
come Schopenhauer, abbiano tentato di negare tale assunto. Ma, mentre
Parmenide tentava di risolvere il conflitto tra il divenire e l'immutabilità
dell'essere affermando l'illusorietà del divenire (negando l'esistenza delle
cose del mondo e cadendo quindi in un'aporia), Severino sceglie una via
differente, portando il suo pensiero a delle tesi estreme. Dato che
l'essere è, e non può mai diventare un nulla, «ogni essente è eterno». Ogni
cosa, ogni pensiero, ogni attimo sono eterni. Il divenire temporale non può,
quindi, che rappresentare l'apparire successivo degli eterni stati dell'essere,
così come i fotogrammi di una pellicola si susseguono sino a formare lo
svolgimento completo di un film. Gli enti entrano ed escono da quello che
Severino chiama "cerchio dell'apparire". Ciò significa che, quando un
ente esce dal cerchio dell'apparire, non diviene un nulla, ma si sottrae
semplicemente alla vista: dunque, le cose esistono anche quando scompaiono
ovvero non si vedono ("vedere senza vedere", dice Donato Sperduto in
una tragicommedia sul pensiero severiniano). Riprendendo la metafora di
Plotino, afferma che il divenire degli enti è come lo scorrere degli oggetti
sulla superficie di uno specchio. Le cose, infatti, esistono prima di entrare
nel campo visivo dello specchio e ovviamente continuano ad esistere anche dopo
esserne uscite. Non solo Plotino, ma anche Agostino di Ippona, con un'immagine
simile, definì il tempo come immagine mobile dell'Eterno. Nel pensiero di
Severino, tuttavia, l'eternità non è limitata a un Dio che dà e toglie la vita
agli Enti, facendoli entrare e uscire dallo specchio (senza che nulla esista
prima e dopo), ma si estende anche a tutti gli enti che nel divenire si
manifestano. Dimostrazione dell'eternità di tutti gli essenti Magnifying
glass icon mgx2.svg Divenire § Severino.
La dimostrazione severiniana dell'eternità di tutti gli essenti, si basa
sostanzialmente sul principio di non contraddizione, ma non nella versione che
ne dà Aristotele nel De Interpretatione. In essa anzi "il discorso del
tramonto del senso dell'essere...trova la sua formulazione più rigorosa e più
esplicita". Bisogna invece "ritornare a Parmenide", correggernecon
Platonel'esito aporetico, dimostrando che l'evidenza fenomenica non è in
contrasto col principio di non contraddizione, ma scoprendo anche che il
divenire così come Platone lo pensa, come uscire dal nulla e ritornare nel
nulla, non appare affatto, non è affatto "evidente". Di qui si
potrà proseguire su una via (quella indicata da Parmenide, il "sentiero
del giorno") ben diversa da quella imboccata con Platone dal pensiero
occidentale. Consideriamo la proposizione parmenidea: "...è infatti
l'essere, il nulla non è": tale proposizione esprime l'opposizione
"assoluta" tra i termini "essere" e "non essere";
pertanto ogni essente, in quanto ent-e, è assolutamente opposto al nulla e non
ci può essere né un tempo né uno stato in cui un ente non sia, come pensa
invece il principio di non contraddizione aristotelico: "è necessario che
l'essere sia, quando è, e che il non-essere non sia, quando non è".
Quest'enunciato esprime il pensiero di un tempo, una condizione, in cui l'ente
è nulla, in cui essere=nulla. Questa impossibile ed impensabile contraddizione
costituisce la "follia essenziale" in cui cresce e sta, senza esserne
consapevole, tutto il pensiero occidentale. Infatti il pensiero
occidentale pensa sì, consapevolmente, l'ente come essere, ma insieme come diveniente
(pensa cioè che esca dal nulla e ritorni nel nulla). Ad esso sfugge invece che
ciò equivale a pensare l'ente come nulla; e questo è il nichilismo più proprio,
la follia che si annida nell'inconscio della filosofia, della scienza e della
tecnica. La differenza ontologica Per Heidegger, l'essere non è un ente
tra gli enti. Esso rappresenta piuttosto l'apparire ontologico degli enti, e
per questo motivo viene definito un transcendens rispetto all'ente. Severino
rigetta la concezione heideggeriana, affermando che la totalità dell'essere è
costituita dalla totalità degli enti. La vera differenza ontologica è quindi
per Severino quella che si costituisce tra l'essere (l'ente) diveniente e
quello immutabile. L'essere che appare e scompare non è lo stesso essere
immutabile, ma è anch'esso eterno. Entrambi esistono, ma in differenti
dimensioni. L'essere come fondamento è una struttura eterna e non soggetta ad
alcun mutamento. Tutto è avvolto (fino alla morte) dal nichilismo Un po'
tutti i filosofi che l'hanno avuto sottomano hanno inteso il nichilismo come
allontanamento dalla verità, e l'hanno dunque declinato a seconda dell'idea di
verità a cui stavano pensando. Nella prospettiva severiniana dell'eternità di
tutte le cose, il nichilismo è dunque il credere che le cose siano mortali,
ovvero che l'essere possa non essere,ed uscire e rientrare nel nulla, ovvero
credere nel divenire delle cose. Credere infatti che le cose escano dal nulla e
vi ritornino equivale ad identificare l'essere con il nulla: quindi si parla di
pura "follia". Al di fuori della follia appare l'eternità di ogni
cosa e di ogni evento. Al di fuori del nichilismo il sopraggiungere dell'ente è
il comparire o lo sparire dell'eterno. Il divenire dell'essere è un'opinione
senza verità. L'Occidente non domina il mondo casualmente o perché ha una
possibilità offensiva superiore; ma, al contrario, ha una possibilità offensiva
superiore perché domina il mondo che crede nelle sue stesse imprescindibili
idee guida (scienza, potenza, tecnica, salvezza, ecc.) e quindi in una cultura
che ritiene più avanzatae dove dunque l'avanzamento non è una virtù morale, ma
la capacità di capire e fare più cose per sopravvivere all'imprevedibilità
dell'esistenza. Nichilismo, morte e destino Severino ritiene che la
filosofia abbia sempre cercato riparo contro il terrore che scaturisce
dall'imprevedibilità dell'esistenza perché innanzitutto si è sempre creduto
nell'evidenza del divenire degli enti, del loro uscire dal nulla e rientrarvi.
Anche le grandi forme di epistème come quelle di Aristotele ed Hegel, che
tendono a dare un ordine ed una configurazione prestabiliti all'esistenza, si
muovono sullo stesso terreno. L'intera storia dell'Occidente è quindi per
Severino storia del nichilismo. La radicale distruzione dell'epistème operata
da parte della filosofia contemporanea e la rapida ascesa della scienza moderna
ai vertici del sapere sono conseguenze inevitabili di questa forma di pensiero
(la civiltà della tecnica è, infatti, la forma estrema di volontà di potenza).
Secondo la logica severiniana, tutto ciò che appare appare in maniera
necessaria ed il progressivo manifestarsi degli eterni non segue, quindi, una
sequenza casuale. Ciò significa che la libertà dell'uomo non esiste, ma appare
all'interno di quell'essente (anch'esso eterno) che è il nichilismo
dell'Occidente. Ed è proprio all'interno dell'Occidente che appare il
"mortale" come noi lo conosciamo. Ma, per Severino, l'Occidente
è destinato al tramonto, per fare spazio al Destino della verità, la verità che
testimonia la follia della fede nel divenire. Solo all'interno del Destino
della verità la morte acquista un significato inaudito: in realtà la morte è la
persuasione dell'assentarsi dell'eterno. Dio e il Superdio Da quanto
detto precedentemente appare chiaro come nel pensiero di Severino non ci sia
posto per il Dio comunemente inteso; da qui il contrasto insanabile con la
Chiesa Cattolica. Nel corso della storia della filosofia, e nel pensiero
della Chiesa cattolica in particolare, l'affermazione dell'esistenza di qualcosa
di immutabile (tra cui Dio in tutti i diversi modi nei quali filosofia e
religione lo hanno concepito) è sempre stata fatta partendo dal presupposto che
il divenire non significhi necessariamente la nascita dal nulla e il tornare
nel nulla delle cose che in esso si presentano. Quest'affermazione è, inoltre,
sempre avvenuta con l'intento di risolvere le varie contraddizioni che quel
presupposto implica e di inventare un "rimedio" per
l'"angoscia" che il pensiero dell'annientamento provoca. Questo
genere di immutabilità è, quindi, di segno diverso da quella che compete agli
enti sulla base dell'impossibilità assoluta che qualcosa si annulli. Per questo
motivo è impossibile che esista un Dio come è stato pensato dalla religione e
dalla filosofia. A maggior ragione è impossibile per Severino che esista il Dio
del cristianesimo, che è tradizionalmente concepito come dotato della capacità
di creare gli enti dal nulla e di mantenerli in esistenza grazie alla sua
libera volontà (altrettanto libero potrebbe essere, per Dio,
l'"annichilimento"diverso dal concetto fisico di annichilazione -, e
cioè la volontà di far cessare la durata della loro esistenza per farli
ritornare nel nulla). Essendo ogni ente eterno, non può esserci né
creazione né annientamento, e quindi neanche un Dio comunemente inteso. Alla
luce del "Destino della verità", ogni ente, anche il più
insignificante, acquista un significato inaudito. L'uomo si porta quindi
radicalmente al di là del superuomo e della volontà di potenza: l'uomo è un "superdio",
ben più grande del Dio della tradizione religiosa. L'inconciliabilità fra la
dottrina dell'Essere di Severino e il Tomismo è stata sostenuta da Cornelio
Fabro.[26] Il teologo e frate domenicano tomista Giuseppe Barzaghi, con
cui Severino ha più volte dialogato pubblicamente, ha mostrato la possibilità
di utilizzare le intuizioni severiniane sull'eternità dell'essente proprio per
affermare l'esistenza di Dio e ricondurre il pensiero del filosofo all'alveo
cristiano da cui si è staccato (entrambi sono stati alunni, all'Università
Cattolica, del filosofo cattolico e apologeta Gustavo Bontadini). Severino, pur
non rivedendo pubblicamente il suo punto di vista sull'esistenza di Dio, ha
apprezzato ed elogiato la proposta di padre Barzaghi. Necessità dell'oltrepassamento
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precisamente. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Con il libro La
Gloria, Severino giunge, tra le altre cose, alla dimostrazione necessaria
dell'esistenza degli "altri". Quando Cartesio infatti scopre che la
carta vincente della scienza è la conferma delle ipotesi da parte
dell'"esperienza", e cioè da parte della "presenza certa a
me" da parte delle cose, si apre il problema della fondazione
dell'esistenza appunto di altre dimensioni che come la mia accolgono l'accadere
del mondo, ma che a differenza della mia non sono apparenti, non sono cioè da
me "visibili". I fallimenti dei tentativi di soluzione a tale problema
(eminentemente proposti ad opera della fenomenologia, sì che questo problema fu
certamente uno dei più cogenti all'interno del discorso filosofico di Husserl),
a cominciare da quello di Cartesio, si determineranno essenzialmente per
l'assenza del senso autentico dell'essente e del senso
dell'"oltrepassamento"."L'oltrepassamento dell'attualità nella
costellazione infinita di cerchi finiti dell'apparire del Destino" è
necessità dell'esistenza di un altro apparire finito, diverso da quello attuale.
Nella Gloria, Severino perviene alla fondazione del senso autentico
dell'"oltrepassamento", dopo aver stabilito nelle opere precedenti
che il divenire autentico (cioè non nichilistico) non è il crearsi e
l'annullarsi dell'essente, ma il comparire e lo sparire di ciò che è
eterno. Ma è in questa sede innanzitutto fondamentale precisare, a
partire da considerazioni svolte dallo stesso Severino in Destino della
Necessità ( che le cose della "terra" (termine con il quale Severino
designa la dimensione degli essenti che via via appaionoe che, per contro, il
nichilismo pensa come fuoriuscenti dal nulla ed al nulla ritornanti)
"incominciano" ad apparire (il loro apparire esce cioè dall'ombra del
non-apparire ed entra nel cerchio dell'apparire). Con "cerchio dell'apparire"
si intende, qui, la totalità degli enti che appaiono: è, cioè, l'apparire in
quanto ha come contenuto tutto ciò che appare (ossia è l'apparire
"trascendentale"); l'apparire delle cose della terra, quell'apparire
incominciante di cui sopra, è, perciò, la relazione tra il cerchio
dell'apparire (l'apparire trascendentale) e una parte del suo contenuto.
È altrettanto fondamentale precisare che l'incominciare della terra (a sua
volta eterna), non aggiunge alcunché al Tutto eternoche è, con Parmenide,
appunto "non incompiuto" [ouk ateleuteton], "non
manchevole" [oulon achineton] (Parmenide, fr. 8, vv 38, 33, 38). Anche
l'incominciante apparire, difatti, è eterno: il suo incominciare è il suo
entrare nel cerchio dell'apparire. Entrandovi, naturalmente, apparema questo
apparire dell'entrare è lo stesso entrare, ossia è quello stesso di cui si dice
che, eterno, entra nel cerchio dell'apparire. E, così come ogni ente, anche
l'appartenenza della terra al cerchio dell'apparire è eterna. L'eterna
appartenenza al cerchio dell'apparire entra nel cerchio eterno dell'apparire.
Entrandovi, appare, e quest'ultimo apparire è lo stesso apparire incominciante
in cui consiste l'incominciante appartenenza della terra al cerchio
dell'apparire. L'apparire incominciante è cioè apparire di sé stesso (e di
tutte le altre cose che incominciano ad apparire), ed è questa autoriflessione
dell'apparire incominciante ciò che entra nel cerchio dell'apparire e
incomincia a far parte del contenuto di questo cerchio. Ma ogni essente
che incomincia ad apparire (ogni oltrepassante) è destinato ad essere
oltrepassato: diventerebbe, altrimenti, condizione indispensabile dell'apparire
degli essenti e quindi originarietà che sarebbe dovuta apparire già da sempre.
Un oltrepassante che sia non oltrepassabile è impossibile, perché altrimenti
esso dovrebbe iniziare ad appartenere allo "Sfondo" (e Severino
intende, con questo termine, quel complesso di significati, o "costanti
persintattiche"costanti sintattiche di ogni significato –, senza i quali
non apparirebbe nulla, motivo per cui non possono non essere sempre presenti.
Tra questi ad esempio vi sono i significati «essere» e «nulla»[27]. Inoltre, la
serie progressiva degli essenti che via via appaiono è necessariamente finita;
infatti, se in direzione del passato fosse estensibile all'infinito, ci
vorrebbe un percorso infinito, e quindi mai concluso, per giungere al momento
attuale. C'è quindi un primo passo compiuto dalla terra. La totalità
attuale di ciò che è destinato ad apparire è, per quanto sopra esposto,
necessariamente oltrepassata. Ma in che senso? Essa non è, difatti,
oltrepassata dall'apparire infinitogiacché l'apparire infinito (l'infinito
oltrepassarsi da parte delle forme proprie dell'apparire finitodove la Gloria
è, per Severino, proprio questo infinito dispiegarsi) non è un
oltrepassamento incominciante, ma è l'oltrepassamento già da sempre ed
eternamente compiuto della totalità del finito. La totalità attuale
dell'incominciante è, dunque, necessariamente oltrepassata da un incomincianteil
quale non può apparire attualmente, ma è tuttavia necessario che appaia (in
quanto l'incominciare è incominciare ad apparire), e che quindi è necessario
che appaia sopraggiungendo in un cerchio diverso, altro, dal cerchio originario
dell'apparire. La totalità simpliciter degli
essenti-che-sono-degli-oltrepassanti (la totalità dell'oltrepassante, cioè, che
include come parte la totalità attuale dell'oltrepassante) non può essere a sua
volta oltrepassata, perché ciò che la oltrepasserebbe sarebbe un oltrepassante non
incluso nella totalità dell'oltrepassante; e se l'oltrepassante (cioè
l'incominciante) che oltrepassa la totalità degli oltrepassanti non fosse a sua
volta oltrepassato, esso sarebbe quel contenuto impossibile che è, appunto (per
quanto sopra esposto), l'incominciante non-oltrepassabile. Poiché la
terra oltrepassa anche l'attualità dell'apparire del cerchio originario,
sopraggiungendo in un cerchio diverso, il contenuto incominciante che appare
nel cerchio originario dell'apparire attuale, è oltrepassato (infinitamente) in
due direzioni: (a) In quanto contenuto incominciante, esso è oltrepassato
lungo il dispiegamento infinito del contenuto attuale del cerchio originario
(o, per utilizzare il lessico severiniano, lungo la Gloria del dispiegamento
infinito della terra che si inoltra nel cerchio originario). Ma non è in quanto
tale contenuto è attuale che esso viene oltrepassato lungo il dispiegamento
infinito del contenuto attuale. (b) In quanto contenuto attuale (in
quanto, cioè, alla sua attualità) il contenuto incominciante è oltrepassato
invece in un altro cerchioe in un'infinità di altri cerchi dell'apparire.
L'oltrepassante-incominciante, qui, entra nell'apparire non attuale. Anche
questa seconda direzione dell'oltrepassamento è un dispiegamento infinito nella
Gloria, ma, appunto, nella gloria che consiste nell'infinito sopraggiungere,
nel cerchio originario, della costellazione infinita degli altri cerchi. La
gloria è l'unità di queste due dimensioni. La dimensione dell'essente,
che incomincia cioè ad apparire nel cerchio originario, è necessariamente
oltrepassata da un'altra dimensione dell'essente (perché l'incominciante non
può incominciare ad appartenere all'essenza dello Sfondo, non incominciante e
non tramontante, del cerchio originario); ma anche l'attualità dell'essente che
incomincia ad apparireossia anche l'apparire (che, in quanto tale, è apparire
attuale) dell'essente che incomincia ad apparireincomincia ad apparire, sì che
(per lo stesso motivo) è necessariamente oltrepassata in un altro cerchio
dell'apparire; e anche la sintesi tra l'attualità del cerchio originario e
l'attualità in sé dell'altro cerchio incomincia ad apparire nel cerchio
originario, quando in esso incomincia ad apparire ciò che ne oltrepassa
l'attualità; e dunque (per lo stesso motivo) tale sintesi è oltrepassata in un
terzo cerchio (e, cioè, l'attualità in sé dell'altro cerchio non è oltrepassata
solo nel cerchio originario, ma necessariamente in un terzo cerchio)e così
all'infinito. In definitiva, l'oltrepassamento dell'attualità di un
cerchio non avviene solo lungo la dimensione "verticale" del singolo
cerchio, ma anche lungoquella "orizzontale" della costellazione di
cerchi del Destino. L'oltrepassamento hegeliano, invece, conserva "idealmente",
cioè astrattamente, ciò che oltrepassa, e non realmente, determinandone la
distruzione. In un contesto siffatto è fondata l'impossibilità dell'esistenza
degli "altri", perché l'altro, che è il mio oltrepassante,
determinerebbe il mio superamento, e mi consegnerebbe ad una dimensione
puramente ideale. Infatti nel sistema hegeliano l'esistenza degli altri
significa l'esistenza di soggetti empirici, sensibili, che è quindi comunque
interna all'esistenza produttiva dell'unico "Io". Il nichilismo
è un essente che incomincia ad apparire, ed è quindi destinato ad essere
oltrepassato. L'essente che oltrepassa il nichilismo è l'essente che porta al
tramonto l'isolamento del senso delle cose dalla verità. Il nichilismo è,
infatti, pensare e vivere le cose come nulla in quanto delle cose non appare il
legame alla struttura originaria della verità, e quindi non appare l'eternità.
L'essente, o la dimensione di essenti, che porta al tramonto l'isolamento del
senso delle cose dalla verità è la "Gloria" (cioè la manifestazione)
della verità stessa. L'ampiezza dell'isolamento non coinvolge solo il legame
tra i singoli essenti e la verità, ma anche il legame tra gli infiniti cerchi
dell'apparire, il loro passato e il futuro del percorso che la terra è
destinata a compiere in essi. Nella Gloria non si è Dio, perché Dio crea ed
annienta le cose anche e soprattutto quando ama; e dunque appartiene al regno
dell'errore perché l'amore è volontà e la volontà è voler alterare il senso
proprio ed eterno, cancellarne l'identità. Dio è, quindi, infinitamente meno
della più umbratile tra le cose vere. Tutto è oltre Dioe oltre ogni forma di
mortalità, compresa la vita umana come credenza nel poter creare e annientare
gli essenti. Opere: “La struttura originaria” (Brescia, La Scuola; Nuova
ediz. riveduta, Introduzione del Milano, Adelphi); “Fichte” (Brescia, La
Scuola, poi in Fondamento della contraddizione, n.5, Milano, Adelphi, Filosofia della prassi,
Milano, Vita e Pensiero, Milano,
Adelphi, “Ritornare a Parmenide” in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi
in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Ritornare a
Parmenide. Poscritto, in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi in Essenza
del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Essenza del nichilismo.
Saggi, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Gli abitatori del tempo. Cristianesimo,
marxismo, tecnica (Roma, Armando,
Téchne); “Le radici della violenza” (Milano, Rusconi, IMilano, Rizzoli);
“Legge e caso, Piccola Biblioteca Milano, Adelphi,); “Destino della necessità.
Κατὰ τὸ χρεών, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi); “A Cesare e a Dio” (Milano,
Rizzoli, La strada, Milano, Rizzoli); “La filosofia antica, Milano, Rizzoli); “La
filosofia moderna, Milano, Rizzoli, “ Il parricidio mancato,Collana Saggi. Milano,
Adelphi, La filosofia contemporanea. Da Schopenhauer a Wittgenstein, Milano,
Rizzoli, Traduzione e interpretazione
dell'«Orestea» di Eschilo, Milano, Rizzoli, La tendenza fondamentale del nostro tempo, Milano,
Adelphi, “Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo, Biblioteca Filosofica
n.6, Milano, Adelphi); “Antologia filosofica dai Greci al nostro tempo, Milano,
Rizzoli); “La filosofia futura, Milano, Rizzoli); “Il nulla e la poesia. Alla
fine dell'età della tecnica: Leopardi, Milano, Rizzoli); “Filosofia. Lo sviluppo
storico e le fonti” (Firenze, Sansoni); “Oltre il linguaggio” (Collana Saggi.
Nuova serie n.7, Milano, Adelphi); “La guerra” (Milano, Rizzoli); “La bilancia.
Pensieri sul nostro tempo, Milano, Rizzoli); “Il declino del capitalismo” (Milano,
Rizzoli); “Sortite. Piccoli scritti sui rimedi (e la gioia), Milano, Rizzoli);
“Heidegger e la metafisica, Collezione Scritti di E. Severino n.4, Milano,
Adelphi); “Pensieri sul Cristianesimo, Milano, Rizzoli); “Tautótēs, Biblioteca
Filosofica n.13, Milano, Adelphi, La
filosofia dai Greci al nostro tempo” (Milano, Rizzoli); “La follia dell'angelo:
conversazioni intorno alla filosofia” (Ines Testoni, Milano, Rizzoli, Milano,
Mimesis); “Cosa arcana e stupenda. L'Occidente e Leopardi” (Milano, Rizzoli); “Il
destino della tecnica, Milano, Rizzoli); “La buona fede” (Milano, Rizzoli); “L'anello
del ritorno, Biblioteca Filosofica n.18, Milano, Adelphi); “Crisi della
tradizione occidentale” ( Milano, Marinotti); “La legna e la cenere.
Discussioni sul significato dell'esistenza” (Milano, Rizzoli); “Il mio scontro
con la Chiesa, Milano, Rizzoli); “La Gloria. ἄσσα οὐκ ἔλπονται: risoluzione di
«destino della necessità», Biblioteca Filosofica n.20, Milano, Adelphi, Oltre
l'uomo e oltre Dio,con Alessandro Di Chiara (interventi di Carlo Angelino),
Genova, il melangolo, Lezioni sulla politica. I Greci e la tendenza
fondamentale del nostro tempo, Milano, Marinotti, Tecnica e architettura,
Milano, Raffaello Cortina Editore, Dall'Islam a Prometeo, Milano, Rizzoli, Fondamento
della contraddizione, Milano, Adelphi, . Nascere. E altri problemi della
coscienza religiosa, Milano, Rizzoli, Milano, BUR, . Sull'embrione, Milano, Rizzoli,
Il muro di pietra. Sul tramonto della tradizione filosofica, Milano, Rizzoli, 2Ricordati
di santificare le feste, con Vincenzo Vitiello, Milano, AlboVersorio, (con CD audio). L'identità della follia.
Lezioni veneziane, Giorgio Brianese, Giulio Goggi, Ines Testoni, Milano,
Rizzoli, Oltrepassare, Biblioteca Filosofica n.25, Milano, Adelphi, Dialogo su
Etica e Scienza, con Edoardo Boncinelli, Milano, Editrice San Raffaele, Immortalità e destino, Milano, Rizzoli, La
buona fede. Sui fondamenti della morale, Milano, Rizzoli, 2008. Volontà, fede e
destino, Davide Grossi, con un saggio di Massimo Donà, Milano-Udine, Mimesis, (con due CD audio). L'etica del capitalismo e
lo spirito della tecnica, con un saggio inedito sulla pena di morte, Milano,
AlboVersorio, La ragione, la fede, Milano, AlboVersorio, L'identità del destino. Lezioni veneziane,
Milano, Rizzoli, Il diverso come icona del male, Torino, Bollati Boringhieri, Democrazia, tecnica, capitalismo, Brescia,
Morcelliana, Discussioni intorno al
senso della verità, Pisa, Edizioni ETS, La guerra e il mortale, Luca Taddio,
con un saggio di G. Brianese, Milano-Udine, Mimesis, (con due CD audio). Macigni e spirito di
gravità. Riflessione sullo stato attuale del mondo, Milano, Rizzoli, . L'intima
mano, Biblioteca Filosofica n.28, Milano, Adelphi, . Volontà, destino,
linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente, Ugo Perone, Torino, Rosenberg
& Sellier, Istituzioni di filosofia, Brescia, Morcelliana. [dispense
del corso tenuto nel 1968 all'Università Cattolica di Milano] Il mio ricordo
degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli, ; Milano, BUR, . La bilancia.
Pensieri sul nostro tempo, Milano, BUR, Del bello, Milano, Mimesis, , La morte e la terra, Biblioteca Filosofica
n.30, Milano, Adelphi, . Capitalismo senza futuro, Rizzoli, Milano, . Educare
al pensiero, Sara Bignotti, Brescia, Editrice La Scuola, . Pòlemos, Nicoletta
Cusano, Milano, Mimesis, Intorno al senso del nulla, Saggi. Nuova serie n.70,
Milano, Adelphi, . L'etica del capitalismo e lo spirito della tecnica. Con un
saggio inedito sulla pena di morte, Milano, AlboVersorio, . La potenza
dell'errare. Sulla storia dell'Occidente, Milano, Rizzoli, . Il morire tra
ragione e fede, con Angelo Scola, Venezia, Marcianum Press, . Parliamo della
stessa realtà? Per un dialogo tra Oriente ed Occidente, con Raimon Panikkar,
Milano, Jaca Book, . Sul divenire. Dialogo con Biagio De Giovanni, Modena,
Mucchi, . Piazza della Loggia. Una strage politica, I. Bertoletti, Brescia,
Morcelliana, . In viaggio con Leopardi. La partita sul destino dell'uomo,
Milano, Rizzoli, . Dike, Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi, . Cervello,
mente, anima, Brescia, Morcelliana, Storia, Gioia, Biblioteca Filosofica n.36,
Milano, Adelphi, .Il tramonto della politica. Considerazioni sul futuro del
mondo, Milano, Rizzoli, L'essere e l'apparire. Una disputa, con Gustavo
Bontadini, Brescia, Morcelliana, Dell'essere e del possibile, con Vincenzo
Vitiello, Milano, Mimesis, . Dispute
sulla verità e la morte, Milano, Rizzoli, Lezioni milanesi. Il nichilismo e la
terra (-), Nicoletta Cusano, Milano, Mimesis, Testimoniando il destino,
Biblioteca Filosofica n.39, Milano, Adelphi, Ontologia e violenza. Lezioni milanesi (-),
Nicoletta Cusano, Milano, Mimesis, Curatele Aristotele, I principi del divenire.
Libro primo della Fisica, trad., introd. e commento di E. Severino, Brescia, La
Scuola, Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e
dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della
scuola della cultura e dell'arte — Roma, Cavaliere di gran croce dell'Ordine al
merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del
Presidente della Repubblica» — Roma, mmagine del nastrino non ancora presente
Cittadinanza onoraria del Comune di Bovegno — Bovegno. Mauro Bonazzi, Morto il
filosofo Emanuele Severino, su Corriere della Sera, Addio Severino, filosofo
dell'eternoMorto a Brescia il 17 gennaio, solo il 21 la notizia, su ansa E.
Severino, Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli, È morto Emanuele Severino, l'ultimo filosofo
parmenideo, su la Repubblica, Scianca,
Addio a Emanuele Severino: ecco chi era il grande filosofo dell'essere, su Il
Primato Nazionale, Bovegno, il filosofo
Severino cittadino onorario, su giornaledibrescia «L'esperimento di Barzaghi è importante e va
seguito con attenzione. [...] Immerso nell'alienazione, il cristianesimo è come
una casa invisibile di cui qualcuno dice, indicando un banco di nebbia:
"Là c'è una casa". Che cosa si riuscirebbe a vedere se la nebbia
(l'alienazione) diradasse? Forse una casa. Ma forse nulla. Nel primo caso,
[...] il cristianesimo avrebbe ancora qualcosa da dire, e di grande» (E.
Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza religiosa). «Rigoroso fino alla fine. Solo un po' più
triste», in Bresciaoggi, Emanuele
Severino, il tributo si celebrerà a Palazzo Loggia, in Bresciaoggi, Silvia
Truzzi, Emanuele Severino, l'intervista: "Ecco perché la giovane Italia va
in malora", su il Fatto Quotidiano, Piergiorgio Odifreddi, LA SCIENZA SOTTO
TIRO, su la Repubblica, Diego Fusaro e Daniele Didero, Emanuele Severino, su
Filosofico.net. Gianluca Miligi et al., "Sguardo su Emanuele
Severino" , su filosofia.). il cui
"pensiero poetante", titolo di un saggio di Antonio Prete, che
riprende la metafora di Heidegger su Friedrich Hölderlin, è stato analizzato da
Severino cf. La Guerra , « [...] occorre riconoscere che le sue
posizioni, qualunque sia il giudizio che si pensa di dover dare su di esse, non
sembrano aver avuto, perlomeno fino ad ora, un vero e proprio seguito tra
coloro che si occupano professionalmente di filosofia.» (Cfr. Mauro Visentin,
Il neoparmenidismo italiano. Le premesse storiche e filosofiche, Napoli,
Bibliopolis) Neoparmenidismo, su filosofia. «Se noi potessimo mai non essere, già adesso
non saremmo. La prova più certa della nostra immortalità è il fatto che noi ora
siamo. Perché ciò dimostra che su di noi il tempo non può nulla: in quanto è
già trascorso un tempo infinito. È del tutto impensabile che qualcosa che è
esistito una volta, per un momento, con tutta la forza della realtà, dopo un
tempo infinito possa non esistere: la contraddizione è troppo grossa. Su questo
si fondano la dottrina cristiana del ritorno di tutte le cose, quella induista
della creazione del mondoche si ripete continuamente a opera di Brahma, e dogmi
analoghi di Platone e altri filosofi.» (A. Schopenhauer) D. Sperduto, Vedere senza vedere ovvero
Il crepuscolo della morte, Prefazione di E. Severino, Schena ed., Fasano di
Brindisi, "Ritornare a Parmenide", in Essenza del Nichilismo,
Brescia, Aristotele, Liber de Interpretatione, 1 "...essenza del
nichilismo" ... follia estrema ed estremamente nascosta: la persuasione
che gli esse nti, in quanto tali, escano dal loro non essere e vi
ritornino: la persuasione che vi sia un tempo in cui l'essente (prima di essere
e dopo il suo essere) sia nulla, che il non niente sia niente: la persuasione
che è il culmine in cui si mantiene l'intera storia dell'Occidente."La
morte e la terra21 E. Severino, Pensieri sul cristianesimo, su
books.google. 7 settembre (archiviato il
17 settembre ). E. Severino, Destino
della necessità, Milano, Adelphi, L'alienazione dell'Occidente: osservazioni
sul pensiero di Emanuele Severino, ed. Quadrivium, Genova, Cfr. Severino E., La
struttura originaria, Milano, Adelphi, Sito web del Quirinale: dettaglio
decorato. Sito web del Quirinale:
dettaglio decorato. Amadori F., Il
libero arbitrio: Schopenhauer e Severino, in "Filosofia" Antonelli
A., Verità, nichilismo, prassi. Saggio sul pensiero di Emanuele Severino, Roma,
Armando, Berto F., La dialettica della struttura originaria, Padova, Il
Poligrafo, Crapanzano G.E., L'immutabilità del diveniente. Saggio sul pensiero
di Emanuele Severino, Roma, Gruppo Albatros Il Filo, Cusano N., Capire
Severino. La risoluzione dell'aporetica del nulla, Prefazione di Emanuele
Severino, Milano, Mimesis Edizioni, . Cusano N., Emanuele Severino. Oltre il
nichilismo, Prefazione di Emanuele Severino, Brescia, Morcelliana, . Dal Sasso
A., Dal divenire all'oltrepassare. La differenza ontologica nel pensiero di
Emanuele Severino, Prefazione di Giorgio Brianese, Roma, Aracne, Dal Sasso A.,
Creatio ex nihilo. Le origini del pensiero di Emanuele Severino tra attualismo
e metafisica, Prefazione di Emanuele Severino, Milano, Mimesis Edizioni, . De
Giovanni B., Disputa sul divenire. Gentile e Severino, Napoli, Editoriale
Scientifica, . De Paoli M., Furor Logicus. L'eternità nel pensiero di Emanuele
Severino, Milano, Franco Angeli, Donà M., Aporia del fondamento, Napoli, Città
del Sole, nuova edizione ampliata: Milano, Mimesis Edizioni, Fabro C., L'alienazione
dell'Occidente. Osservazioni sul pensiero di Emanuele Severino, Genova,
Quadrivium, Goggi G., Al cuore del destino. Scritti sul pensiero di Emanuele
Severino, Milano, Mimesis Edizioni, . Goggi, G., Emanuele Severino, Città del
Vaticano, Lateran University Press, . Greyer C.-F., Der Nihilismus, Europa und
eine neue Ontologie. Emanuele Severinos Analyse über das 'Wesen des
Nihilismus', Franziskanische Studien,Hoffmann T. S., 'Alles ist voll von Sein'.
Emanuele Severinos Rückgriff auf Parmenides und die Überwindung des Nihilismus,
Wiener Jahrbücher für Philosophie, Hoffmann T. S., Philosophie in Italien. Eine
Einführung in 20 Porträts, Wiesbaden, Marix Verlag, Magliulo, N., Cacciari e
Severino. Quaestiones disputatae, Milano-Udine, Mimesis, . Mauceri, L., La
hybris originaria. Massimo Cacciari ed Emanuele Severino, Napoli-Salerno,
Orthotes Editrice, . Messinese L., L'apparire del mondo. Dialogo con Emanuele
Severino sulla “struttura originaria” del sapere, Milano, Mimesis, 2Messinese
L., Il paradiso della verità. Incontro con il pensiero di Emanuele Severino,
Pisa, ETS, . Messinese L., Stanze della metafisica. Heidegger, Löwith, Carlini,
Bontadini, Severino, Brescia, Morcelliana, . Messinese L., Né laico, né
cattolico. Severino, la Chiesa, la filosofia, Bari, Dedalo, . Petterlini A.,
Brianese G. e Goggi G. , Le parole dell'Essere. Per Emanuele Severino, Milano,
Mondadori, Poma P., Necessità del divenire. Una critica a Emanuele Severino,
Pisa, ETS, . Saccardi F., Metafisica e parmenidismo. Il contributo della
filosofia neoclassica, Napoli-Salerno, Orthotes, . Scilironi C., Ontologia e
storia nel pensiero di Emanuele Severino, Abano Terme (RM), Francisci, Scurati
M., Pensare l'identità. Da Schelling a Severino, Milano, Alboversorio, Simionato
M., Nulla e negazione. L'aporia del nulla dopo Emanuele Severino, Prefazione di
Emanuele Severino, Pisa, Edizioni Plus (Pisa University Press), . Soncini U.,
Il senso del fondamento in Hegel e Severino, Genova, Marietti, Spanio D. , Il
destino dell'essere. Dialogo con Emanuele Severino, Brescia, Morcelliana, .
Sperduto D., Vedere senza vedere ovvero Il crepuscolo della morte, Prefazione
di E. Severino, Fasano di Brindisi (BR), Schena Editore, Sperduto D., Maestri
futili? Gabriele D'Annunzio, Carlo Levi, Cesare Pavese, Emanuele Severino,
Roma, Aracne, Sperduto D., Il divenire dell'eterno. Su Emanuele Severino (e
Dante), Prefazione di L. Messinese, Roma, Aracne, . Testoni I. , Emanuele
Severino, La follia dell'angelo, Milano, Mimesis, Tarca L.V., Verità,
alienazione e metafisica. Rilettura critica della proposta filosofica di
Emanuele Severino, Treviso, Mevio Washington, Valent I. , Cura e salvezza.
Saggi dedicati a Emanuele Severino, Bergamo, Moretti & Vitali, Visentin
M., Tra struttura e problema. Note intorno al pensiero di E. Severino, Venezia,
Marsilio [ora in Il neoparmenidismo italiano, IDal neoidealismo al
neoparmenidismo, Napoli, Bibliopolis, Metafisica Ontologia Episteme Nichilismo
Giacomo Leopardi Friedrich Nietzsche Parmenide Martin Heidegger Rasoio di Occam
Italo Valent Umberto Galimberti. Sito ufficiale, su emanueleseverino. Emanuele Severino, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Emanuele Severino, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Emanuele Severino, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Emanuele Severino, . Emanuele Severino, su
Goodreads. Registrazioni di Emanuele
Severino, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Vi racconto il mio scontro con la Chiesa Cattolica, su ricerca.repubblica.
Rassegna stampa di e su Severino, su lgxserver.uniba. Rassegna stampa di e su
Severino, su lgxserver.uniba. Video intervista a Emanuele Severino, su asia.,
sito ASIA, Associazione spazio interiore ambiente Emanuele Severino, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. pensiero di
Emanuele Severino, su emanueleseverino.com. Vasco Ursini.
SFORZA.
(Forli). Filosofo. Direttore
del Resto del Carlino e docente alla SapienzaRoma dal 1939, fu autore di
importanti opere di filosofia del diritto quali Il concetto, il diritto e la giurisprudenza
naturale, Filosofia del diritto e filosofia della storia, Idee e problemi di
filosofia giuridica, ecc. Widar Cesarini Sforza, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. PredecessoreDirettore de il Resto del
CarlinoSuccessore Tomaso Monicelli
SGALAMBRO (Lentini). Filosofo. important
Italian philosopher. La sua opera filosofica è stata definita di orientamento
nichilista, definizione spesso respinta da Sgalambro stesso, ma talvolta anche
accettata, e si può piuttosto definire un'originale sintesi tra la filosofia
della vita di Arthur Schopenhauer e il materialismo e pessimismo di Giuseppe
Rensi, con le influenze dell'esistenzialismo sui generis di Emil Cioran, di
alcuni temi della scolastica e della "teologia empia" e naturalistica
di Vanini e Mauthner. Sgalambro è noto anche per la collaborazione con il
cantautore Franco Battiato, delle cui canzoni fu autore dei testi tra il 1995 e
il . Manlio Sgalambro nacque a Lentini, da una famiglia benestante (il
padre era un farmacista). Ha sempre osservato un riserbo quasi
"conventuale" nella sua vita privata, fornendo tuttavia alcuni
elementi biografici nelle sue interviste o presentazioni. Dopo l'infanzia
trascorsa a Lentini, si trasferisce a Catania, dove rimane per tutta la vita.
Nel 1947 si iscrive all'Università degli studi di Catania:
«All'università decisi di non iscrivermi in Filosofia perché la coltivavo già
autonomamente. Mi piaceva il diritto penale e per questo scelsi la facoltà di
Giurisprudenza.” Inoltre non si trovava d'accordo con la cultura filosofica
dominante allora nelle accademie, troppo legata all'idealismo di Croce e
Gentile: «Erano loro che occupavano tutto lo spazio culturale, ma io non
mi ritrovavo affatto in quei sistemi complessi e completi, dove ogni cosa era
già stata incasellata. Per me pensare era una destructio piuttosto che una
costructio: ero uno che notava le rovine, piuttosto che la bellezza. Questo era
un po' scomodo, e non certamente accademico.» Si sposa, e dal matrimonio
nascono cinque figli (Elena, Simona, Riccardo, Irene, Elisa). Il reddito che
proveniva da un agrumeto (lasciatogli in eredità dal padre) non basta più, così
sceglie di integrarlo compilando tesi di laurea e facendo supplenze nelle
scuole: «Il matrimonio è un momento, come dice Hegel, in cui «la realtà
determinata entra in un individuo». Dunque il matrimonio non coincide
semplicemente con l'amore per una persona, ma con la durata: ecco dove sta
l'essenza, quasi teologica, del matrimonio.» Sgalambro era dichiaratamente
ateo anche se credeva nella reincarnazione, come ricordato anche dall'amico
Battiato, e ha avuto un funerale religioso. Da molti anni viveva da solo nella
sua casa catanese. La produzione filosofica «Che non ci sia niente di
peggiore del mondo, non si deve dimostrare.» (La conoscenza del peggio)
Sgalambro ripeteva spesso che non possedeva titoli né lauree «per i biglietti
da visita» e quindi come sia riuscito a diventare uno scrittore di filosofiai
cui libri sono tradotti in francese, tedesco e spagnoloera «un mistero» che
egli stesso stentava a spiegarsi. Il suo primo contatto con un'opera
filosofica avviene nel periodo dell'adolescenza, quando legge La formazione
naturale nel fatto del sistema solare di Roberto Ardigò nella biblioteca di un
parente. Seguono i Principi di psicologia di William James, le Ricerche logiche
di Husserl (un'opera che ritornerà più volte nella sua riflessione), e,
soprattutto, Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer.
L'incontro con il pensatore tedesco spinge Sgalambro ad un interesse sempre
crescente per la cultura nordeuropea, che sfocerà poi nella scoperta di Kant,
Hegel, Friedrich Nietzsche, e Kierkegaard, a cui dedica i suoi primi
saggi. Inizia a collaborare alla rivista catanese Prisma (diretta da Grassi):
il primo scritto è Paralipomeni all'irrazionalismo, dove, influenzato da Rensi,
sviluppa un attacco all'idealismo crociano allora in piena egemonia. Egli si
ispira anche all'ironia di Karl Kraus di cui ama lo stile aforistico ("Se
Karl Kraus avesse scritto Il Capitale lo avrebbe fatto in tre
righe"). Assieme a Sebastiano Addamo, scrive per il periodico
Incidenze (fondato da Antonio Corsano): il primo articolo è Crepuscolo e notte
(che viene ristampato nel ), un breve saggio di "esistenzialismo
negativo", ispirato ad Heidegger e Céline. Frattanto inizia a scrivere
anche per la rivista Tempo presente (diretta da Nicola Chiaromonte ed Ignazio
Silone). Alla fine degli anni settanta decide di organizzare il suo
pensiero in un'opera sistematica: a 55 anni Sgalambro manda il suo primo libro,
La morte del sole, con un biglietto di due righe alla casa editrice Adelphi; al
proposito dirà: «E lì è rimasto due anni. Ma siccome io sono fatto in
questo modo, non ho chiesto niente. Poi è arrivata una telefonata a mia moglie.
Mi chiedevano di andare a Milano, per prendere contatto con l'editore. Roberto
Calasso mi disse che quel libro non era maturo, era marcio: ed era esattamente
così”Negli anni seguenti, con lo stesso editore, pubblica anche: Trattato dell'empietà,
Anatol, Del pensare breve, Dialogo teologico, Dell'indifferenza in materia di
società, La consolazione, Trattato dell'età, De mundo pessimo, La conoscenza
del peggio, Del delitto, e Della misantropia. Spesso viene avvicinato alla
corrente nichilista; talvolta ha respinto la definizione, mentre altre volte
l'ha accettata, nel senso di un nichilismo attivo e demolitore, non passivo e
chiuso: «Indubbiamente questa visione è nell'intimo di me stesso. Per un
nichilista le coseil Papa, Mussolini, un vaso di terracottasi equivalgono.
Questo non significa che non si ha il senso di ciò che vale: significa
piuttosto che si prova a romperlo come si può, per esempio con il martello del
pensare.» Intanto, all'inizio degli anni novanta, con alcuni amici avvia
una piccola attività editoriale a Catania: nasce così la De Martinis.
All'interno di questa casa editrice, Sgalambro si occupa di saggistica,
pubblicando un paio di propri testi (Dialogo sul comunismo e Contro la musica)
e ristampando alcune opere di Giulio Cesare Vanini e di Julien Benda. Suscita
polemiche una sua intervista a Francesco Battistini sulla mafia, dove critica
anche Leonardo Sciascia e il mito dell'antimafia "militante" (che tra
l'altro fu criticata da Sciascia stesso negli ultimi anni di vita): «L'immagine
della Sicilia… C'è, come no? Ma cercarla in faccende di Cuffaro e di Gabanelli
è come cercare un tesoro fra le spine dei fichi d'India. Cercare che cosa, poi?
La griglia mafiosa è una gabbia. È chiaro che ha ragione la Gabanelli e che
Cuffaro vuole cancellare a suo modo la mafia, con un tratto di parole. Ma
contesto che la mafiosità sia una chiave di conoscenza... Non cambio idea. La
mafia è un concetto astratto. E gli astratti si distruggono con la logica, non
con la polizia... La polizia può arrestare la mafia. Eliminarla, mai. Quello
che importa è la Mafia maiuscola, concetto generale e perciò indistruttibile...
La mafia in sé non mi fa venire in mente nulla. Come la patria, i morti di
Solferino. Cose vetuste. Leonardo Sciascia era lo scrittore sociale, un maestro
di scuola che voleva insegnarci le buone maniere sociali. Ma rivisitarlo oggi è
come rileggere Silvio Pellico. La sua funzione si è esaurita... La mafia è
l'unica economia reale di quest'isola... Ci sono fenomeni della storia, ricchezze
che non si possono fare con le mani pulite. Qui la ricchezza è sempre stata
fondiaria, senza investimenti... La ricchezza è per sua natura sporca... Basta
col gioco della spartizione: è mafioso o no? Domande da periodo di lotte
religiose: è luterano o cattolico? In Sicilia sono arrivati anche i laici, per
fortuna.» Definisce poi Claudio Fava "quel piagnone",
affermando che "i famosi Cavalieri", soprannome dato dal padre di
Fava a quattro imprenditori catanesi considerati collusi con Cosa nostra,
«erano l'unica economia possibile» per la città. Nel è tornato in maniera sarcastica
sull'argomento: «Considero la Sicilia come un fenomeno estetico e non ne
cambierei nulla. In questo senso potrei dire che mi considero un mafioso…». Era
stato attaccato dal sociologo Franco Ferrarotti che lo definì "un
neo-reazionario" e di "intolleranza aristocratica e silenzio sulla
mafia". Alla sua isola ha dedicato l'opera Teoria della
Sicilia: «Là dove domina l'elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni
isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell'isola è segnata da
questa certezza. Un'isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si
sorregge sui flutti, sull'instabile. Per ogni isola vale la metafora della
nave: vi incombe il naufragio.» Oltre ai saggi per Adelphi, ha pubblicato
per Bompiani Teoria della canzone, Variazioni e capricci morali, e due raccolte
di poesie, Nietzsche (frammenti di una biografia per versi e voce) e Marcisce
anche il pensiero (frammenti di un poema) (), dedicato all'ultima mezz'ora di
vita di Immanuel Kant, nonché L'impiegato di Filosofia, nel quale ironicamente
afferma di aver rinunciato alla filosofia ritrovandosi più filosofo che mai,
curioso libretto stampato in un museo della stampa con caratteri mobili, edito
da La Pietra Infinita. Infine, ha pubblicato con Il Girasole: Del metodo
ipocondriaco, Quaternario (racconto parigino), la raccolta di poesie Nell'anno
della pecora di ferro, la pièce teatrale L'illusion comique () e Dal ciclo
della vita (, postumo). Le collaborazioni con Franco Battiato ed altri
«La matematica è il tribunale del mondo. Il numero è ordine e disciplina. Ciò
con cui si indica lo scopo della scienza, tradisce col termine la cosa.
L'ordine, già il termine ha qualcosa di bieco, che sa di polizia, adombra negli
adepti le forze dell'ordine cosmico, i riti cosmici. L'autentico sentimento
scientifico è impotente davanti all'universo. L'inflazione che caccia nelle
mani dell'individuo, in un gesto solo, miliardi di marchi, lasciandolo più
miserabile di prima, dimostra punto per punto che il denaro è un'allucinazione
collettiva» (La morte del sole, frasi recitate da Franco Battiato in 23
coppie di cromosomi) Nel 1993 avviene l'incontro con Franco Battiato, del tutto
casualmente, perché presentavano insieme un volume di poesie dell'amico comune
Angelo Scandurra. Dopo pochi giorni da quell'incontro, Battiato gli chiede un
appuntamento per proporgli di scrivere il libretto dell'opera Il cavaliere
dell'intelletto: «Un anno fa non ci conoscevamo neppure. Da allora non abbiamo
fatto altro che lavorare insieme. Lui sarà anche un filosofo, ma per me è un
talento che mi stimola e arricchisce. Mi sembra impossibile, oggi, tornare a
scrivere i testi delle mie cose.» (Battiato) «In mezzo a tutto questo, mi
capitò tra i piedi Franco Battiato. Per un certo verso direi che è stato uno di
quegli incontri che ti portano fuori strada, ma questa è una percezione che ho
avuto molto tardi. A volte trovo che è come se tutto quel tempo io lo abbia
perduto: la questione starebbe nel vedere se sia possibile recuperarlo…»
Sgalambro a Conegliano Sgalambro accetta e risponde ironicamente
all'invito di Battiato chiedendogli di scrivere insieme un disco di musica pop.
Tra Sgalambro e Battiato si sviluppa un sodalizio artistico e umano, anche se
non sempre facile: «Anche perché io non sono un grande seguace dell'amicizia.
Con Battiato abbiamo avuto lunghe liti, che duravano parecchio. Poi uno dei
due, in genere lui, telefonava e il rapporto riprendeva. Tutti i litigi erano
per un rigo da cambiare in una canzone: io non accettavo le esigenze della
musica e per lui questo era costoso. Il suo impegno in politica? Non ho mai
capito come si sia potuto lasciare tentare, tutti i giorni ho cercato di
convincerlo a levarsi, solo ora per fortuna sta tornando in se stesso.» Collabora
a quasi tutti i progetti di Franco Battiato, per cui scrive: i libretti
delle opere Il cavaliere dell'intelletto (su Federico II di Svevia), Socrate
impazzito, Gli Schopenhauer e Telesio (su Bernardino Telesio), e del balletto
Campi magnetici; i testi di svariati album musicali (L'ombrello e la macchina
da cucire, L'imboscata, Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto,
Apriti sesamo) e vari inediti, presenti ad esempio nell'album Fleurs; le
sceneggiature dei film Perduto amor, Musikanten (sugli ultimi anni della vita
di Beethoven) e Niente è come sembra, del programma televisivo Bitte, keine
Réclame e del documentario Auguri don Gesualdo (su Gesualdo Bufalino). Benché
affermasse che la canzone era per lui "una distrazione", dal 1998
scrive testi di canzoni anche per Patty Pravo (Emma), Alice (Come un sigillo,
Eri con me), Fiorella Mannoia (Il movimento del dare), Carmen Consoli (Marie ti
amiamo), Milva (Non conosco nessun Patrizio), Adriano Celentano (Facciamo finta
che sia vero) e Ornella Vanoni (Aurora). Dopo essere intervenuto anche ai
concerti di Battiato, nel 2000 si cimenta lui stesso con la musica e pubblica
il singolo La mer, contenente la cover del celebre brano di Charles
Trenet. In una rappresentazione de L'histoire du soldat di Igor'
Stravinskij interpretò la voce narrante, con Franco Battiato nella parte del
soldato e Giovanni Lindo Ferretti in quella del Diavolo. Nel 2001
pubblica l'album Fun club, prodotto da Franco Battiato e Saro Cosentino, che
contiene «evergreen» del calibro di La vie en rose (di Piaf) e Moon river (di
Henry Mancini), ma anche l'ironica Me gustas tú (di Manu Chao): «Un
alleggerimento che considero doveroso. Dobbiamo sgravare la gente dal peso del
vivere, invece che dare pane e brioches. Questa volta, mi sono sgravato
anch'io. E poi, la musica leggera ha questo di bello, che in tre minuti si può
dire quanto in un libro di 400 pagine o in un'opera completa a teatro.»
(Manlio Sgalambro). Dà la voce all'aereo DC-9 Itavia nell'opera Ultimo volo di
Pippo Pollina sulla strage di Ustica. Nel 2009 pubblica il singolo La
canzone della galassia, contenente la cover di The galaxy song (tratto da Il
senso della vita dei Monty Python), cantata assieme al gruppo sardo-inglese
Mab. Torna dopo 40 anni ad esibirsi in un pub di Catania, assieme al
filosofo Salvatore Massimo Fazio e il curatore del suo sito Alessio Cantarella.
Finita l'esibizione alla presenza di Pippo Russo e Franco Battiato, seguì il
concerto delle Lilies on Mars, band formata da due ex componenti del gruppo MAB
(Masia e Cristofalo), band che si era esibita con Battiato nella canzone Il
vuoto, su testo di Sgalambro. Partecipazioni dirette alle opere di
Battiato Canzoni In Di passaggio (da L'imboscata) recita in greco antico: (EL)
«Ταὐτὸ τενὶ ζῶν καὶ τεθνηκὸς καὶ ἐγρηγορὸς καὶ καθεῦδον καὶ νέον καὶ γηραιόν'
τάδε γὰρ μεταπεσόντα ἐκεινά ἐστι κἀκεῖνα πάλιν ταῦτα.» «La stessa cosa
sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio:
questi infatti mutando son quelli e quelli mutando son questi.»
(Eraclito, Frammenti, 88) Interviene recitando in Shakleton, dall'album
Gommalacca. In Invito al viaggio (da Fleurs) recita: «Ti invito al viaggio in
quel paese che ti somiglia tanto. I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
hanno per il mio spirito l'incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati.
Laggiù, tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà; il mondo s'addormenta in
una calda luce di giacinto e d'oro; dormono pigramente i vascelli vagabondi,
arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi desideri.» (Charles
Baudelaire, I fiori del male) In Corpi in movimento (da Campi magnetici)
recita: «Se io, come miei punti, penso quali si vogliano sistemi di cose, per
esempio, il sistema: amore, legge, spazzacamino… e poi non faccio altro che
assumere tutti i miei assiomi come relazioni tra tali cose, allora le mie
proposizioni, per esempio, il teorema di Pitagora, valgono anche per queste
cose.» (David Hilbert, Lettera a Frege) Partecipa a quasi tutti i tour di
Franco Battiato: Nel tour del '97 recita versi in latino sul brano di
Battiato Areknames (da Pollution), ribattezzato per l'occasione Canzone
chimica: «Bacterium flourescens liquefaciens, Bacterium histolyticum, Bacterium
mesentericum, Bacterium sporagenes, Bacterium putrificus…» (Canzone chimica)
Esegue una nuova versionecon il testo riadattato in chiave filosoficadi Accetta
il consiglio (tratto da The Big Kahuna), che viene pubblicato l'anno dopo
nell'album live Last Summer Dance. Canta due brevi strofe dei suoi versi nella
canzone La porta dello spavento supremo, dall'album Dieci stratagemmi di
Battiato: «Quello che c'è / ciò che verrà / ciò che siamo stati / e comunque
andrà /tutto si dissolverà (...) Sulle scogliere fissavo il mare / che
biancheggiava nell'oscurità / tutto si dissolverà.» (La porta dello
spavento supremo/Il sogno, testo di Manlio Sgalambro e Carlotta Wieck) Opere
Libri Manlio Sgalambro, La morte del sole, Milano, Adelphi, Trattato dell'empietà,
Milano, Adelphi, Manlio Sgalambro, Vom Tod der Sonne (edizione tedesca de La
morte del sole), traduzione di Dora Winkler, Monaco (Germania), Hanser, Del
metodo ipocondriaco, Valverde (CT), Il Girasole, Anatol, Milano, Adelphi, Manlio
Sgalambro, Anatol (edizione francese), traduzione di Dominique Bouveret,
Saulxures (Francia), Circé, Del pensare breve, Milano, Adelphi, Manlio
Sgalambro, Dialogo teologico, Milano, Adelphi, Contro la musica. (Sull'ethos
dell'ascolto), Catania, De Martinis, Dell'indifferenza in materia di società,
Milano, Adelphi, Del pensare breve), traduzione di Carole Walter, Saulxures
(Francia), Circé, Dialogo sul comunismo, Catania, De Martinis, Manlio
Sgalambro, La consolazione, Milano, Adelphi, La morte del sole (seconda edizione),
Milano, Adelphi, Manlio Sgalambro, Teoria della canzone, Milano, Bompiani, s
(contiene l'edizione francese di Dialogo teologico), traduzione di Carole
Walter, Saulxures (Francia), Circé, Manlio Sgalambro, Nietzsche. (Frammenti di
una biografia per versi e voce), Bompiani, Milano, Poesie (edizione a tiratura
limitata di 72 esemplari numerati), Antonio Contiero, Reggio Emilia, La Pietra
Infinita, Trattato dell'età. Una lezione di metafisica, Milano, Adelphi, Manlio
Sgalambro-Davide Benati, Segrete (edizione a tiratura limitata di 30 esemplari
numerati), Antonio Contiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Trattato
dell'età), traduzione di Dominique Férault, Parigi (Francia), Payot, Opus
postumissimum. (Frammento di un poema), Silvia BatistiRossella Lisi, Firenze,
Giubbe Rosse, Manlio Sgalambro, Dolore e poesia (edizione a tiratura limitata
di 32 esemplari numerati), Antonio Contiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita,
De mundo pessimo (contiene Contro la musica. (Sull'ethos dell'ascolto) e
Dialogo sul comunismo), Milano, Adelphi, Trattato dell'empietà (seconda
edizione), Milano, Adelphi, Quaternario. Racconto parigino, Valverde (CT), Il Girasole,
Nietzsche. Frammenti di una biografia per versi e voce (seconda edizione),
Milano, Bompiani, La conoscenza del peggio, Milano, Adelphi, Del delitto,
Milano, Adelphi, La consolazione, L'impiegato di filosofia (edizione a tiratura
limitata di 100 esemplari numerati), Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Crepuscolo
e notte, Messina, Mesogea, Nell'anno della pecora di ferro, Valverde (CT), Il
Girasole, Marcisce anche il pensiero.
Frammenti di un poema (seconda edizione di Opus postumissimum. (Frammento di un
poema)), Milano, Bompiani, Della misantropia, Milano, Adelphi, Teoria della canzone (seconda edizione con
una nuova introduzione dell'autore), Milano, Bompiani, Manlio Sgalambro, L'illusion comique,
Valverde (CT), Il Girasole, Manlio
Sgalambro, Variazioni e capricci morali, Milano, Bompiani, Dal ciclo della vita, Valverde (CT), Il
Girasole, Devozione allo spazio in
Giuseppe Raciti, Dello spazio, Catania, CUECM, Sciascia e le aporie del fare in
Sciascia. Scrittura e verità, Palermo, Flaccovio, Manlio Sgalambro, Carpe veritatem
in Schopenhauer, La filosofia delle università, Milano, Adelphi, Empedocle o della fine del ciclo cosmico in
Antonio Di Grado, Grandi siciliani. Tre millenni di civiltà, v. 1, Catania, Maimone,
Gentile o del pensare in Antonio Di Grado, Grandi siciliani. Tre millenni di
civiltà, v. 2, Catania, Maimone, Post scriptum in Pietro Barcellona, Lo spazio
della politica. Tecnica e democrazia, Roma, Riuniti, Manlio Sgalambro,
postfazione in Julien Benda, Saggio di un discorso coerente sui rapporti tra
Dio e il mondo, Catania, De Martinis, Rensi in Giuseppe Rensi, La filosofia
dell'autorità, Catania, De Martinis, quarta di copertina Manlio Sgalambro,
prefazione in Angelo Scandurra, Trigonometria di ragni, Milano, All'Insegna del
Pesce d'Oro, Manlio Sgalambro, La malattia dello spazio in Insulæ. L'arte
dell'esilio, Genova, Costa & Nolan, Manlio Sgalambro, Vanini e
l'empietà in Giulio Cesare Vanini, Confutazione delle religioni, Catania, De
Martinis, Manlio Sgalambro, Breve introduzione in Giuseppe Tornatore, Una pura
formalità, Catania, De Martinis, Piccola glossa al “Trattato della
concupiscenza” in Jacques Bénigne Bossuet, Trattato della concupiscenza, Catania,
De Martinis, Manlio Sgalambro, postfazione in Ernst JüngerKlaus Ulrich
Leistikov, Mantrana. Un gioco, Catania, De Martinis, Gentile e il tedio del
pensare in Giovanni Gentile, L'atto del pensare come atto puro, Catania, De
Martinis, Manlio Sgalambro, Il bene non può fondarsi su un Dio omicida in Carlo
Maria Martini Umberto Eco, In cosa crede chi non crede?, Roma, Liberal, Sciascia
e le aporie del fare in Leonardo Sciascia. La memoria, il futuro, Matteo
Collura, Milano, Bompiani, prefazione in Tommaso Ottonieri, Elegia sanremese,
Milano, Bompiani, Manlio Sgalambro, La morale di un cavallo in Ottavio
Cappellani, La morale del cavallo, Scordia (CT), Nadir, Manlio Sgalambro,
Prefazione in Maurizio Cosentino, I sistemi morali, Catania, Boemi, postfazione
in Domenico Trischitta, Daniela Rocca. Il miraggio in celluloide, Catania,
Boemi, Manlio Sgalambro, Piccole note in margine a Salvo Basso in Salvo Basso,
Dui, Catania, Prova d'Autore, Il fabbricante di chiavi in Mariacatena De
LeoLuigi Ingaliso, Nell'antro del filosofo. Dialogo, , Catania, Prova d'Autore,
postfazione in Alessandro Pumo, Il destino del corpo. L'uomo e le nuove
frontiere della scienza medica, Palermo, Nuova Ipsa, Manlio Sgalambro,
Sodalizio in Franco Battiato. L'alba dentro l'imbrunire (allegato a Franco
Battiato. Parole e canzoni), Vincenzo Mollica, Torino, Einaudi, 2004V Manlio
Sgalambro, Del vecchio in Riccardo MondoLuigi Turinese, Caro Hillman…
Venticinque scambi epistolari con James Hillman, Torino, Bollati Boringhieri, Manlio
Sgalambro, prefazione in Anna Vasta, I malnati, Porretta Terme (BO), I Quaderni
del Battello Ebbro, seconda di copertina, Lettera a un giovane poeta in Luca
Farruggio, Bugie estatiche, Roma, Il Filo, prefazione in Toni Contiero,
Galleria Buenos Aires, Reggio Emilia, Aliberti, Manlio Sgalambro, Teoria della
Sicilia in Guido Guidi Guerrera, Battiato. Another link, Baiso (RE),
Verdechiaro, Manlio Sgalambro, Nota introduttiva in Michele Falzone, Franco
Battiato. La Sicilia che profuma d'oriente, Palermo, Flaccovio, Manlio Sgalambro, Una nota in Franco Battiato,
In fondo sono contento di aver fatto la mia conoscenza (allegato a Niente è
come sembra), Milano, Bompiani, Manlio Sgalambro, Nadia Boulanger e l'ethos
della musica in Bruno Monsaingeon, Incontro con Nadia Boulanger, Palermo,
rueBallu, prefazione in Arnold de Vos, Il giardino persiano, Fanna (PN),
Samuele, Manlio Sgalambro, prefazione in Angelo Scandurra, Quadreria dei poeti
passanti, Milano, Bompiani, seconda di copertina Manlio Sgalambro, Sull'idea di
nazione in Catania. Non vi sarà facile, si può fare, lo facciamo. La città, le
regole, la cultura, Catania, ANCE, Manlio Sgalambro, Dicerie in Franco
Battiato, Don Gesualdo (allegato a Auguri don Gesualdo), Milano, Bompiani, Manlio
Sgalambro, postfazione in Carlo Guarrera, Occhi aperti spalancati, Messina,
Mesogea, Manlio Sgalambro, Nota critica in Anna Vasta, Di un fantasma e di mari,
Catania, Prova d'Autore, Nota in Georges Bataille, W.C., Antonio Contiero, Massa,
Transeuropa, Massa,prefazione in Giampaolo Bellucci, Un grappolo di rose appese
al sole, Villafranca Lunigiana (MS), Cicorivolta, Manlio Sgalambro, prefazione
in Selenia Bellavia, Pourparler, Catania, Prova d'Autore, Manlio Sgalambro,
Apologia del teologo in Fabio Presutti, Deleuze e Sgalambro: dell'espressione
avversa, Catania, Prova d'Autore, ,Breve riflessione in Massimiliano Scuriatti,
Mico è tornato coi baffi, Milano, Bietti, Manlio Sgalambro, Presentazione in
Armando Rotoletti, Circoli di conversazione a Biancavilla, Modugno (BA), Arti
Grafiche Favia, Il senso della bellezza in Franco Battiato, Jonia me genuit.
Discografia leggera, discografia classica, filmografia, pittura, Firenze, Della
Bezuga, Moralità plutarchee in Domenico Trischitta, Catania, Il Garufi, 109
Manlio Sgalambro, La città dei morti in Luigi Spina, Monumentale. Un viaggio
fotografico all'interno del gran camposanto di Messina, Milano, Electa, prefazione
in Ghesia Bellavia, Fermo immagine, Catania, Il Garufi, Sulla mia morte in
Franco Battiato, Attraversando il bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani,
Album Manlio Sgalambro, Fun club, Milano, Sony, 2001 Singoli Manlio Sgalambro,
La mer, Milano, Sony,Manlio Sgalambro, Me gustas tú, Milano, Sony, feat. Mab,
La canzone della galassia, Milano, Sony, Collaborazioni Album testi (L'ombrello
e la macchina da cucire, Breve invito a rinviare il suicidio, Piccolo pub,
Fornicazione, Gesualdo da Venosa, Moto browniano, Tao, Un vecchio cameriere,
L'esistenza di Dio) in Franco Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire,
Milano, EMI, testi (Di passaggio, Strani giorni, La cura, Ein Tag aus dem Leben
des kleinen Johannes, Amata solitudine, Splendide previsioni, Ecco com'è che va
il mondo, Segunda-feira, Memorie di Giulia, Serial killer) e voce (Di
passaggio) in Franco Battiato, L'imboscata, Milano, Polygram, voce (Canzone chimica) in Franco Battiato,
L'imboscata live tour (registrazione video di un concerto), Milano, Polygram, testo
(Emma Bovary) in Patty Pravo, Notti, guai e libertà, Milano, Sony, testi (Shock
in my town, Auto da fé, Casta diva, Il ballo del potere, La preda, Il mantello
e la spiga, È stato molto bello, Quello che fu, Vite parallele, Shackleton) e
voce (Shackleton) in Franco Battiato, Gommalacca, Milano, Polygram, testi
(Medievale, Invito al viaggio) e voce (Invito al viaggio) in Franco Battiato,
Fleurs. Esempi affini di scritture e simili, Milano, Universal, 1999 testi
(Running against the grain, Bist du bei mir, La quiete dopo un addio,
Personalità empirica, Il cammino interminabile, Lontananze d'azzurro,
Sarcofagia, Scherzo in minore, Il potere del canto) e voce (Personalità
empirica) in Franco Battiato, Ferro battuto, Milano, Sony, testo (Invasione di
campo) in Invasioni, New Scientist, 2001
testo (Come un sigillo) in Franco Battiato, Fleurs 3 (album), Milano, Sony, voce
(Non dimenticar le mie parole) in Franco Battiato, Colonna sonora di Perduto
amor (colonna sonora del film), Milano, Sony, voce (Shackleton, Accetta il
consiglio) in Franco Battiato, Last summer dance (registrazione audio di un
concerto), Milano, Sony, testi (Tra sesso e castità, Le aquile non volano a
stormi, Ermeneutica, Fortezza Bastiani, Odore di polvere da sparo, I'm that,
Conforto alla vita, 23 coppie di cromosomi, Apparenza e realtà, La porta dello
spavento supremo) e voce (La porta dello spavento supremo) in Franco Battiato,
Dieci stratagemmi. Attraversare il mare per ingannare il cielo, Milano, Sony,
2004 voce (La porta dello spavento supremo) in Franco Battiato, Un soffio al
cuore di natura elettrica (registrazione audio e video di un concerto), Milano,
Sony, testi (Il vuoto, I giorni della monotonia, Aspettando l'estate, Niente è
come sembra, Tiepido aprile, The game is over, Io chi sono?, Stati di gioia) e
dell'adattamento in italiano di Era l'inizio della primavera (da Aleksej
Nikolaevič Tolstoj, It was in the early days of spring) in Franco Battiato, Il
vuoto, Milano, Universal, testo (Maori legend) in Lilies on Mars, Lilies on
Mars, testo (Il movimento del dare) in Fiorella Mannoia, Il movimento del dare,
Milano, Sony, testi (Tutto l'universo obbedisce all'amore, Tibet) e
dell'adattamento in italiano di Del suo veloce volo (da Antony Hegarthy,
Frankenstein) in Franco Battiato, Fleurs 2, Universal, testo (Marie ti amiamo)
in Carmen Consoli, Elettra, Milano, Universal, 2009 testi (Inneres Auge, 'U cuntu)
e voce ('U cuntu) in Franco Battiato, Inneres Auge. Il tutto è più della somma
delle sue parti, Milano, Universal, testo (Non conosco nessun Patrizio!) in
Milva, Non conosco nessun Patrizio!, Milano, Universal, testo (Facciamo finta che sia vero) in
Adriano Celentano, Facciamo finta che sia vero, Milano, Universal, testo (Eri con me) in Alice, Samsara, Arecibo, testi (Un irresistibile richiamo, Testamento,
Quand'ero giovane, Eri con me, Passacaglia, La polvere del branco, Caliti
junku, Aurora, Il serpente, Apriti sesamo) in Franco Battiato, Apriti sesamo,
Milano, Universal, Singoli testi (Strani
giorni, Decline and fall of the Roman empire) in Franco Battiato, Strani
giorni, Milano, Polygram, testo in Patty Pravo, Emma Bovary, Milano, Sony, 1998
testi (Shock in my town, Stage door) in Franco Battiato, Shock in my town,
Milano, Polygram, 1998 testi (Il ballo del potere, Stage door, Emma,
L'incantesimo) in Franco Battiato, Il ballo del potere, Milano, Polygram, testi
(Running against the grain, Sarcofagia, In trance) in Franco Battiato, Running
against the grain, Milano, Sony, 2001 testo in Franco Battiato, Il vuoto,
Milano, Universal, testo in Franco Battiato feat. Carmen Consoli, Tutto
l'universo obbedisce all'amore, Milano, Universal, testo in Franco Battiato, Inneres Auge, Milano,
Universal, testo in Franco Battiato, Passacaglia, Milano, Universal, Opere teatrali testi in Franco Battiato, Il
cavaliere dell'intelletto, inedito (prima rappresentazione: Palermo, testi e
attore in Martin Kleist, Socrate impazzito, inedito (prima rappresentazione:
Catania) testi e attore in Franco Battiato, Gli Schopenhauer, inedito (prima
rappresentazione: Fano (PU), 8 agosto 1998) attore in Igor' Fëdorovič
Stravinskij, L'histoire du soldat, inedito, 1999 (prima rappresentazione: Roma,
libretto e voce (Corpi in movimento, La
mer) in Franco Battiato, Campi magnetici. I numeri non si possono amare,
Milano, Sony, (prima rappresentazione: Firenze) voce (Volare è un'arte, Negli
abissi, Pratica di mare, A tu per tu con il Mig, Verso Bologna, Simulacro) in
Pippo Pollina, Ultimo volo. Orazione civile per Ustica, Bologna, Storie di
Note, 2007 (prima rappresentazione: Bologna) attore in Manlio SgalambroRosalba
BentivoglioCarlo Guarrera, Frammenti per versi e voce, inedito (prima
rappresentazione: Catania, testi in Battiato, Telesio. Opera in due atti e un
epilogo, Milano, Sony, (prima
rappresentazione: Cosenza, 7 maggio ) Film sceneggiatura e attore (Martino
Alliata) in Franco Battiato, Perduto amor, Giarre (CT), L'Ottava, sceneggiatura
e attore (nobile senese) in Franco Battiato, Musikanten, Giarre (CT), L'Ottava,
sceneggiatura in Franco Battiato, Niente è come sembra, Milano, Bompiani, Documentari
intervento in Daniele Consoli, La verità sul caso del signor Ciprì e Maresco,
Zelig, intervento in Franco Battiato, Auguri don Gesualdo, Milano,
Bompiani, intervento in Massimiliano
Perrotta, Sicilia di sabbia, Movie Factory,
intervento in Franco Battiato, Attraversando il bardo. Sguardi
sull'aldilà, Milano, Bompiani, Videoclip
attore inBattiato, L'ombrello e la macchina da cucire, attore in Franco
Battiato, Di passaggio, attore in Franco Battiato, Strani giorni, attore in
Franco Battiato, Shock in my town, attore in Franco Battiato, Running against
the grain, attore in Franco Battiato, Bist du bei mir, attore in Franco
Battiato, Ermeneutica, attore in Battiato, La porta dello spavento supremo, attore
in Franco Battiato, Il vuoto, attore in Franco Battiato, Inneres Auge, Programmi
televisivi Franco Battiato, Bitte, keine Réclame, Libri Francesco Saverio Niso, Comunità dello
sguardo. Halbwachs, Sgalambro, Cordero, Torino, Giappichelli, 2001 Mariacatena
De LeoLuigi Ingaliso, Nell'antro del filosofo. Dialogo con Manlio Sgalambro,
Catania, Prova d'Autore, Lina Passione, La notte e il tempo. Divagazioni su
Franco Battiato, Manlio Sgalambro e… altro, Catania, CUECM, Alessandro Max
Cantello, Sgalambro speaks. Uno scherzo mimetico che possa introdurre ad una
filosofia, Mas Club, Manlio Sgalambro.
L'ultimo chierico, Rita Fulco, Messina, Mesogea, Caro misantropo. Saggi e testimonianze per
Manlio Sgalambro, Antonio CarulliFrancesco Iannello, Napoli, La Scuola di
Pitagora, Salvatore Massimo Fazio,
Regressione suicida. Dell'abbandono disperato di Emil Cioran e Manlio
Sgalambro, Barrafranca , Bonfirraro,
Manlio Sgalambro. Breve invito all'opera, Davide Miccione, Caltagirone
(CT), Lettere da Qalat, Antonio Carulli,
Introduzione a Sgalambro, Genova, Il Melangolo,
Patrizia TrovatoAntonio CarulliPiercarlo NecchiManuel Pérez Cornejo, La
piccola verità. Quattro saggi su Manlio Sgalambro, Milano, Mimesis, Saggi Sergio Zavoli, Le ombre della sera in
Di questo passo. Cinquecento domande per capire dove andiamo, Torino, Nuova ERI,
Calogero Rizzo, De consolatione theologie in Massimo Iiritano, Sergio Quinzio.
Profezie di un'esistenza, Soveria Mannelli (CZ), Rubettino, Armando Matteo,
Manlio Sgalambro: il dovere dell'empietà in Della fede dei laici. Il
cristianesimo di fronte alla mentalità postmoderna, Soveria Mannelli (CZ), Rubettino,
Stefano Lanuzza, Il filosofo insulare in Erranze in Sicilia, Napoli, Guida, Pino
Aprile, La morte del sole in Giù al sud. Perché i terroni salveranno l'Italia,
Segrate (MI), Piemme, Marco Risadelli, Note su “Dell'indifferenza in materia di
società” di Manlio Sgalambro in Alessandra MallamoAngelo Nizza, Polisofia,
Roma, Nuova Cultura, , Giuseppe Raciti,
Until the end of the world. Sgalambro lettore di Spengler in Per la critica
della notte. Saggio sul “Tramonto dell’Occidente” di Oswald Spengler, Milano,
Mimesis, Articoli Enrico Arosio, Ora Sgalambro il mondo in L'Espresso, Stefano
Lanuzza, Il pensiero ipocondriaco in Il Ponte, Gerd Bergfleth, Finis mundi.
Manlio Sgalambro und der Weltuntergang in Der Pfahl. Jahrbuch aus dem
Niemandsland zwischen Kunst und Wissenschaft, Alberto Corda, Profilo di Manlio
Sgalambro, filosofo “irregolare” in Arenaria, Giuseppe Raciti, Sgalambro
maestro “cattivo” per elezione in Ideazione, Ferdinando Raffaele, Intorno alla
creatività filosofica. A colloquio con il filosofo Manlio Sgalambro in Parolalibera,
Francesco Saverio Nisio, Sgalambro, l'unico che canta. Mille sguardi, II in
Democrazia e diritto. Guerra e individuo, Marcello Faletra, Dialogo, Cyberzone Fabio
Presutti, Manlio Sgalambro, Giorgio Agamben: on metaphysical suspension of
language and the destiny of its inorganic re-absorption in Italica, Concetta
Bonini, Manlio Sgalambro. Il cavaliere dell'intelletto in Freetime. Sicilia, Marcello Faletra, La pistola di
Sgalambro, in//peppinoimpastato.com/visualizza.asp
Marcello Faletra, L'azzardo del pensiero o il filosofo della crudeltà:Cyberzone
Faletra, In ricordo, Artribune, Tesi di laurea Salvatore Massimo Fazio, Cioran
e Sgalambro: un confronto, Università degli Studi di Catania, Fatima Scaglione,
BattiatoSgalambro. Tra musica e filosofia, Università degli Studi di Palermo, Cecilia
Comparoni, L'impossibilità di essere consolati. L'itinerario tragico, Università
degli Studi di Genova, a.a. - Filmografia Guido Cionini, Manlio Sgalambro. Il
consolatore, ineditoGuido Cionini, Another side of Sgalambro, inedito (2008)
Marcello Faletra, Mario Bellone, Manlio Sgalambro. Del pensare breve, inedito
() Note Franco Battiato su Storia della
musica Articolo su Repubblica, adesso il
filosofo diventa crooner Intervista a
Battiato e SgalambroYouTube Intervista a
Manlio Sgalambro: Il filosofo rock che dà del “lei” a Battiato livesicilia |
elena giordano Manlio Sgalambro, l'ultima intervista "Teoria della canzone", Bompiani, e
la prefazione a "La filosofia delle università", Adelphi Sgalambro, il ricordo commosso di Cacciari:
“Con lui incontro straordinario”Video Il Fatto Quotidiano TV, su tv.ilfattoquotidiano). “A un tratto ci si accorge di quella cosa che
chiamiamo pensare”: Addio a Sgalambro. La sua ultima intervista. cfr. "De mundo pessimo",
"Frammenti di storia dell'empietismo", "Trattato
dell'empietà" Adelphi GAP Speciali. Manlio SgalambroUn viaggio oltre
il luogo commune Rai Scuola Mariacatena De Leo & Ingaliso, Nell'antro del filosofo: dialogo con
Manlio Sgalambro (Prova d'autore È morto Manlio Sgalambro, il filosofo di
Franco Battiato, radiomusik, Franco Battiato choc a Napoli: «Sento la fine
vicina, meglio cogliere il giorno». Sgalambro, il filosofo che cantò il
nichilismo Giovanni Tesio, "In ginocchio davanti a Nietzsche",
TuttoLibri, "La conoscenza del
peggio", Adelphi La scrittura
aforistica di Manlio Sgalambro |
Intervista a Manlio Sgalambro:: LaRecherche Paralipomeni all'irrazionalismo Archiviato il
7 marzo in . Giorgio Calcagno, Sgalambro: il filosofo è
uno spione (da La Stampa Francesco Battistini, Sgalambro: Sciascia addio, non
servi più, Corriere della Sera. Carlo Formenti, Ferrarotti accusa: «Sgalambro
neoreazionario», in “Corriere della Sera”, Liliana Madeo, Battiato: note per un filosofo
(da La Stampa). Marinella Venegoni, Così
Sgalambro canta la sua filosofia (da La Stampa dSito ufficiale, su
sgalambro.altervista.org. Manlio Sgalambro, su AllMusic, All Media Network.
Manlio Sgalambro, su Discogs, Zink Media. Manlio Sgalambro, su MusicBrainz,
MetaBrainz Foundation. Manlio Sgalambro, su Internet Movie Database,
IMDb.com. Manlio Sgalambro. Il filosofo
cantante maestro dell'ironia: "Sono un uomo felice di stare su
quest'Isola", in la Repubblica, Incontro in Le conversazioni di Perelandra. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Sgalamabro," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
SICILIANI. (Galatina). Filosofo.
Figlio di un commerciante di pelli, dopo gli studi nel seminario di Otranto
frequentò il Collegio gesuitico di Lecce e, il Collegio medico-cerusico di
Napoli, dal quale fuggì dopo essere stato segnalato alla polizia borbonica a
causa delle sue simpatie liberali. A
Pisa si laureò sotto la guida di Studiati, stringendo inoltre un proficuo
rapporto di collaborazione con lo iatrofilosofo Puccinotti, che influì molto
sui suoi studi filosofici. Sempre in Toscana strinse rapporti di profonda
amicizia con personalità importanti e influenti della cultura dell'Ottocento,
quali: Silvestro Centofanti, Filippo Pacini, Gino Capponi, Maurizio Bufalini e
altri. Seguendo la sua vocazione,
orientò i propri studi verso le discipline filosofiche e ottenne, nel 1862, la
cattedra di Filosofia speculativa e morale nel Regio liceo "Dante
Alighieri" di Firenze, dove insegnò fino al 1867. A Firenze sposò, nel
1864, la letterata e filantropa Cesira Pozzolini, nipote del senatore Vincenzo Malenchini e
appartenente a una famiglia di forte fede unitaria e liberale (la madre,
Gesualda Malenchini, ispettrice nelle scuole femminili di Firenze e fondatrice
di una scuola rurale gratuita per i figli dei contadini del piccolo centro di
Bivigliano, era stata la prima donna ad aver portato a Firenze il tricolore nei
moti del 1848 e il fratello Giorgio Pozzolini aveva combattuto nelle maggiori
battaglie risorgimentali affiancando Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio). Da questa
unione nacque il console Vito Siciliani conte di Morreale. In questo periodo fu
iniziato in massoneria nella loggia fiorentina "La Concordia.” Fu nominato
professore straordinario di filosofia teoretica a Bologna dal ministro Cesare
Correnti e incaricato dell'insegnamento di pedagogia. Nel 1879, poi, divenne
docente ordinario della stessa disciplina sempre nell'Ateneo felsineo. A
Bologna tenne anche il secondo corso italiano di sociologia teoretica. Qui,
inoltre, strinse amicizia col poeta Giosuè Carducci, anch'egli accademico a
Bologna ed entrò in contatto con Francesco Fiorentino e Bertrando Spaventa. Co-direttore
della "Rivista bolognese di scienze, lettere, arti e scuole" con
Francesco Fiorentino, Cesare Albicini ed Enrico Panzacchi. Ne abbandonò la
direzione per divergenze maturate in seno alla direzione generate,
probabilmente, dall'impostazione (eclettica) che Siciliani intendeva dare alla
Rivista e che contrastava con l'indirizzo idealistico voluto da
Fiorentino. A Bologna istituì un centro
di studi pedagogici, contribuendo all'elevazione della pedagogia al rango di
scienza. Fu un convinto assertore della valorizzazione della persona e perciò
la sua azione educativa, per giungere alla conquista della libertà e del
carattere morale da parte del soggetto da educare, prevedeva l'intervento della
famiglia e della società. Altro suo pensiero fondamentale fu il principio
dell'autodidattica che, pur non escludendo l'azione dell'educatore, mette in
primo piano il protagonismo del soggetto da educare. Alla sua morte, avvenuta
nel 1885, ricevette onoranze e attestati di stima da parte di molti studiosi
europei e americani, mentre in Italia la sua fama fu oscurata da giudizi negativi,
espressi anzitutto da Giovanni Gentile che vedeva in lui un'espressione (benché
autonoma) della scuola positivistica . Di recente è stata rivalutata
l'influenza vichiana sul suo pensiero. A
lui è dedicata la Biblioteca civica di Galatina, nella quale è conservato il
"Fondo Siciliani" la raccolta, cioè, dei libri appartenuti al
pensatore e dolla biblioteca dalla moglie Cesira Pozzolini. A Pietro Siciliani
è dedicato anche il Liceo Socio-Psicopedagogico di Lecce. È sepolto nel
Cimitero delle Porte Sante di Firenze.
Il pensiero filosofico Di formazione giobertiana, Siciliani si accostò
al pensiero di Vico già negli anni fiorentini, tentando di inaugurare una
filosofia mediana (detta della "terza via") che individuasse una
sintesi tra opposte e differenti discipline. Dal suo punto di vista, infatti,
ogni pensiero contiene del buono e delle esagerazioni. Metodo del pensiero
"mediano" sarà, dunque, quello di salvare ciò che c'è di buono di una
scuola di pensiero per rigettarne le astrattezze e le esagerazioni. Con lo scritto La Critica nella filosofia
zoologica del XIX secolo, approdò nel più ampio dibattito europeo, ricevendo
apprezzamenti e pareri favorevoli dai più illustri scienziati internazionali.
Nel frattempo approfondì e diede il suo contributo speculativo alle nuove
discipline che in quegli anni muovevano alla ricerca di un'identità
epistemologica: la sociologia (Socialismo, darwinismo e sociologia moderna; Teorie
sociali e socialismo) e la psicologia (Prolegomeni alla moderna psicogenia, tradotta
in francese da Alessandro Herzen con il titolo Prolègoménes a la psychogénie
moderne). I Congressi Pedagogici. Il ministro
Francesco De Sanctis conferì a Siciliani la presidenza di vari congressi
pedagogici che si tennero a Firenze, Venezia, Genova, Milano, e Siciliani presiedette la prima sezione
dell'XI Congresso pedagogico romano. Queste esperienze lo portarono a un
approfondimento sempre maggiore della pedagogia, alla quale egli contribuì a
conferire un indirizzo scientifico, positivista e ampiamente laico (si vedano
le sue opere Rivoluzione e pedagogia moderna, La scienza nell'educazione). Opere: “Introduzione alla filosofia delle
scienze naturali e storiche (Firenze1); “Il metodo numerico e la statistica in
medicina (Firenze); “Della legge storica” (Firenze); “Della libertà ed unità
organica dell'insegnamento filosofico” (Firenze); Della fisiologia e delle
lezioni fisiologiche sperimentali” (Pisa);” Su la storia della medicina” (Firenze); “I principi metafisici di G. B.
Vico” (Firenze); “Il triumvirato: Dante, Galileo e Vico (Firenze); Ai popoli
salentini e al gonfalone di Galatina un saluto e un augurio (Firenze); “Del
criterio filosofico nell'arte di scrivere e negli studi critici storici e
bibliografici (Bologna); Critica del positivismo (Bologna); Sulle fonti
storiche della filosofia positiva in Italia”; 1-Galileo (Bologna) Gli hegeliani
in Italia (Bologna); La condanna del positivismo (Bologna); Della pedagogia
positiva e della scienza dell'educazione in Italia (Bologna); Su la scienza
dell'educazione (Bologna, 1870); Sul rinnovamento della filosofia positiva in
Italia (Firenze); La critica sulla filosofia zoologica del sec. XIX (Napoli);
Prolegomeni alla moderna psicogenia (Bologna); Socialismo, darwinismo e sociologia
moderna (Bologna); La scienza dell'educazione nelle scuole italiane come
antitesi alla pedagogia ortodossa (Bologna); Teorie sociali e socialismo
(Firenze); Dei massimi problemi della pedagogia (Roma); Su l'insegnamento
religioso secondo i dettami della filosofia
scientifica (Firenze); Riforma nello insegnamento della pedagogia (Torino);
Della pedagogia scientifica (Milano); Rivoluzione e pedagogia moderna (Torino);
Storia critica delle teorie sociali (Bologna); Fra vescovi e cardinali (Roma);
Rivoluzione e pedagogia (Torino); La scienza nell'educazione secondo i principi
della sociologia moderna (Bologna); Rinnovamento e filosofia internazionale
(Bologna); La nuova biologia (Milano) Le questioni contemporanee e la libertà
morale nell'ordine giuridico (Bologna). G. Calogero, nella Enciclopedia
Italiana, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo,
Milano-Roma, Giovanni Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in
Italia Guido Calogero, «SICILIANI, Pietro» in Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giovanni Invitto e Nicola Paparella ,
Rileggere Pietro Siciliani, Lecce, Capone Editore, Galatinesi illustri, Guida
Biografica, Galatina, TorGraf Galatina, Pietro Siciliani, Carteggio familiar, Francesco
Luceri, Centro Studi Salentini, Lecce, Pietro Siciliani e Cesira Pozzolini. Filosofia
e Letteratura (Atti del Convegno Nazionale. Galatina, Francesco Luceri con
prefazione di Fulvio Tessitore, Centro Studi Salentini, Lecce. Enciclopedie on
line, sito "Treccani L'Enciclopedia italiana". «http:// aspi.unimib/index.php?id=1591»,
la voce in Archivio Storico della Psicologia Italiana. Keywords: “i principi
metafisici di Vico”
SIGNA (Signa). Filosofo. Fu professore di
retorica (“ars dictaminis”) a Bologna e Padova. Visse in varie città,
spostandosi ad Ancona, Venezia, Bologna, Padova, e Firenze. Tra le opere più significative si ricordano
una storia dell'assedio di Ancona (unico suo lavoro di tipo storico), il “Boncompagno”;
“Rethorica novissima”; “Scacchi e il “Libellus de malo senectutis et senis nel
quale, con spirito arguto, prende in giro le affermazioni di Cicerone che
idealizzavano la vecchiaia” -- Il suo “Liber de obsidione Ancone” pubblicato
dall'editore Zanichelli, è stato ristampato in edizione italiana (“L'assedio di
Ancona” dall'editore Viella di Roma. Il
breve trattato di epistolo-grafia amorosa, la “Rota Veneris,” è stato
pubblicato dalla Salerno Editrice. Opere: “Liber de amicitia”; “Ysagoge
Boncompagnus; “Tractatus virtutum”; “Rhetorica novissima”; Libellus de malo
senectutis et senis Palma Oliva Cedrum Mirra Quinque tabulae salutationum”;
“Rota veneris”; “Liber de obsidione Ancone Bonus Socius e Civis Bononiae,
Fonti, Boncompagno da Signa, Paolo Garbini, Roma, Salerno Editrice, Gabrielli,
Le epistole di Cola di Rienzo e l'epistolografia medievale, in Archivio della
Società romana di storia patria,Gaudenzi, Sulla cronologia delle opere dei
dettatori bolognesi da Buoncompagno a Bene da Lucca, in Bullettino
dell'Istituto storico italiano, Giuseppe Manacorda, Storia della scuola in
Italia, II, Palermo Francesco Tateo, Boncompagno da Signa, in Enciclopedia
dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Boncompagno da Signa, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Di Capua, Boncompagno da Signa, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Boncompagno da Signa, su sapere, De Agostini.
Virgilio Pini, Boncompagno da Signa, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Boncompagno da Signa, su ALCUIN,
Ratisbona. Opere su openMLOL, Horizons
Unlimited srl., su Steven M. Wight: Boncompagno's charter doctrine (Bologna),
in: Medieval Diplomatic and the 'ars dictandi', Scrineum. Keywords: “ars
dictaminis” – o rettorica --
SIMIONI
(Venezia). Fiosofo. Tra i
principali studiosi di Pirandello, iniziò la sua attività politica militando
nelle file del Movimento giovanile socialista. Tuttavia venne espulso dal
partito per indegnità morale (circostanza questa che sarà da lui negata
successivamente). Collaborò con l’United States Information Service). In
seguito si trasferì a Monaco di iera per approfondire gli studi di latino e
teologia, per poi ritornare a Milano all'inizio del Sessantotto. Leader di un
collettivo operai-studenti, mentre lavorava alla Arnoldo Mondadori Editore,
fondò il "collettivo politico metropolitano" milanese. Il gruppo, che teorizzava lo scontro aperto,
viene considerato il progenitore delle Brigate Rosse. Insieme a circa settanta
persone, tra cui componenti del collettivo ed elementi cattolici del dissenso,
partecipò al convegno di Chiavari nella sala Marchesani, adiacente la pensione
"Stella Maris", nel quale un gruppo di partecipanti guidati da Curcio
dichiarò la propria adesione ad una visione politica. La data di questo
convegno viene da taluni considerata come la data di nascita delle Brigate
Rosse; altri affermano che la formazione di lotta armata sia nata con il
convegno di Pecorile (Reggio Emilia). L'ultima attività, prima di passare alla
completa clandestinità sul territorio italiano, Simioni la compì all'inizio
degli anni settanta come redattore (assieme a Mulinaris e Curcio) di alcuni
numeri della rivista "Sinistra proletaria", l'ultimo dei quali
riporta in copertina uno sfondo rosso con disegnato al centro un cerchio nero
attorniante le sagome di quattordici mitra. Trasferitosi in Francia, fondò a
Parigiassieme a Duccio Berio e Vanni Mulinarisla scuola di lingue Hyperion, la
quale secondo alcuni ebbe la funzione di una vera centrale internazionale del
terrorismo. Si afferma che fu anche il capo del Superclan, organizzazione nata
da una costola delle BR. A Parigi
Simioni si inserì nella vita cittadina, ricominciando a frequentare gli
ambienti cattolici progressisti e divenendo vicepresidente della "Fondazione
Abbé Pierre". E proprio quale accompagnatore dell'Abbé Pierre, venne
ricevuto da papa Giovanni Paolo II in udienza privata. Successivamente si
avvicinò al buddhismo tibetano. Qui inoltre conobbe una donna da cui in seguito
ebbe un figlio che si trasferì in Italia. Simioni si appartò nella campagna di
Truinas, nella Drôme, dove gestì un B&B insieme alla sua compagna fino alla
morte, avvenuta nell'ottobre all'età di
74 anni. Craxi, alludendo alla esistenza
di un "grande vecchio" delle Brigate rosse (l'eminenza grigia
ipotizzata da alcuni che dall'estero avrebbe guidato, come un burattinaio,
molte delle azioni terroristiche sul suolo italiano), dichiarò che costui
poteva essere cercato «tra quei personaggi che avevano cominciato a fare
politica con noi e poi sono scomparsi, magari sono a Parigi a lavorare per il
partito armato», frase che venne da molti ritenuto indicasse come "grande
vecchio" proprio Simioni. L'organizzazione di sinistra extraparlamentare
Lotta Continua lo accusò di essere un confidente della polizia e in contatto
con i servizi segreti.. All'inizio degli
anni novanta, durante la fase iniziale di Mani pulite, Simioni fu nuovamente
accusato da Silvano Larini di essere il "grande vecchio", accuse
respinte da Simioni che le ritenne parte di un'azione contro Bettino Craxi,
vista la comune militanza nel Movimento giovanile socialista. Valerio Lucarelli
L'istituto francese Hyperion era realmente una scuola di lingue o la stanza di
compensazione di diversi servizi segreti?
Antonio Ferrari, In teleselezione dalla Francia gli ordini ai terroristi
italiani? Corriere della Sera Entrambi gli edifici sono proprietà della
curia Il convegno di Pecorile in
AnnidiPiombo.wordpress Il "nucleo
storico" delle BR Sylviane Stein
L'abbé Pierre: un sacré destin L'Express E morto Simioni, il misterioso grande
vecchio, in la Tribuna di Treviso,
Stefano Fratini, Hyperion: scuola di lingue chiacchierata, -ANSA,
repubblica/cronaca/ 10/27/news/caso_moro_il_bierre_franceschini_moretti_una_spia_
riduttivo_si_sentiva_lenin_- Corrado Simioni, Dalla lotta armata al buddhismo ,
in Critica Sociale, Anni di piombo Superclan Hyperion (Parigi) Venezia Anni di
piombo
SIMONI
(Lucca). Filosofo. La
formazione Girolamo Cardano Simone Simoni. Nacque da Polissena, donna di
una famiglia originaria di Vimercate, e da Giovanni Simoni, un modesto mercante
lucchese di seta, la cui famiglia era originaria di Vagli, in Garfagnana. Ebbe
anche due fratelli, Cesare e Lodovico, che intrapresero il mestiere delle
armi. A Lucca studiò umanità con Antonio Bendinelli e Aonio Paleario, due
umanisti in «odore di eresia»il Paleario finì sul rogo a Roma iniziò gli studi
universitari. Sostenuto economicamente dal padre, che per farlo studiare
dovette vendere alcune proprietà, e poi anche dal patrizio veneziano Lazzaro
Mocenigo, peregrinò nei maggiori Studi d'Italia: prima a Bologna, poi a Pavia,
a Ferrara, a Padova, a Napoli, ancora a Bologna e finalmente si laureò a Padova
in filosofia. Diversi ma tutti autorevoli i suoi professori: da Vincenzo Maggi
a Girolamo Cardano, da Niccolò Boldoni ad Antonio Musa Brasavola. La sua
formazione era di stampo aristotelico-averroistico, come s'insegnava nello
Studio padovano, con una forte esigenza razionalistica che aveva riflessi nel
campo religioso, tale da mettere in dubbio l'immortalità dell'anima e a creare
sospetti di eresia tra i professori e gli studenti di quella Università. Con
questa preparazione, Simoni fece ritorno a Lucca, dove fu tra i fondatori del
Collegio medico, esercitò la professione medica e sembra aver scritto i suoi
primi saggi di argomento filosofico. Nall'infanzia del Simoni, Lucca
aveva vissuto un periodo concitato di aperti conflitti sociali e poi di
tentativi di riforme politiche e religiose, portate avanti dal gonfaloniere Francesco
Burlamacchi e dal circolo di intellettuali riuniti intorno a Pietro Martire
Vermigli, priore di San Frediano. Quando Simoni era ritornato a Lucca, quella
fervida attività era già stata spenta dalla reazione cattolica guidata dal
vescovo inquisitore Guidiccioni, ma certo quelle idee di Riforma
circolavano ancora sotterraneamente in città, e forse lo stesso Simoni le aveva
già raccolte durante i suoi trascorsi nelle diverse Università da lui frequentate.
Sta di fatto che Simoni fu chiamato dalle autorità lucchesi a dare spiegazioni
sulle proprie opinioni religiose: per tutta risposta il nostro medico, «non
fidandosi troppo delle sue forze», cercò la salvezza con la fuga: «munito solo
di un cavallo e dei propri risparmi, dopo aver preso commiato dalla famiglia,
fuggì, accompagnato da un servitore, alla volta di Ginevra». Negli atti
ufficiali della Repubblica di Lucca, la sua condanna per eresia risulta
formalizzata. A Ginevra, patria del calvinismo, si era formata da decenni una
numerosa colonia di emigrati italiani per motivi religiosi, e tra questi non
pochi erano i lucchesi. La comunità italiana era inserita in una propria chiesa
e Simoni vi ebbe l'incarico di catechista; ottenuta la cittadinza ginevrina,
sposò Angela Cattani, figlia di Francesco, un concittadino da tempo stabilitosi
a Ginevra, e ne ebbe una figlia. Preso a benvolere dall'influente teologo
Teodoro di Beza, ottenne di insegnare filosofia all'Accademia di Ginevra: un
incarico dapprima senza compenso, poi retribuito insieme con la nomina a Professore.
Anche il padre Giovanni si stabilì a Ginevra: in quello stesso periodo gli
venne aumentato lo stipendio, ottenne un alloggio gratuito e, nel successivo
febbraio, nell'Accademia fu istituita appositamente per lui la cattedra di
medicina. A Ginevrà pubblicò i primi libri. Presso l'editore Jean Crespin
apparve il suo In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub
sensum cadunt commentarius unus: è il commento al De sensu et sensibilibus di
Aristotele. In esso Simoni distingue dapprima le verità di fede dalle verità
filosoficheuna premessa tipica dell'aristotelismo padovanoma poi cerca di
dimostrare che la ragione, indagando la natura, può giungere a Dio, rivelando
le verità di fede. In tal modo, Simoni sostiene che anche le questioni teologiche
hanno natura razionale e, qualora sorgano contrasti, la ragione è in grado di
comporli, indicando la via da seguire per una corretta interpretazione: una
conseguenza, seppure non esplicita nel commento del Simoni, della prevalenza
della ragione sulla fede, è che il dogmaespressione della tradizionale
subordinazione della ragione alla fedenon ha motivo di esistere. La
sede del Concistoro di Ginevra Il suo aristotelismo che poco concede alla
teologia cristiana si conferma con i successivi commenti all'Etica Nicomachea e
al De anima, mentre dal 1567 Simoni condusse una lunga e dura polemica contro
il medico e filosofo Jacob Schegk. Questi, proprio all'opposto del Simoni,
usava argomenti tratti dalla teologia scolastica per dimostrare la realtà della
teoria, allora caldeggiata in ambienti luterani, della ubiquità del corpo di
Cristo. Simoni rispondeva con argomenti di carattere fisico dimostrando
l'irrealtà di tale assunto: un solo corpo fisico non può che occupare, nello
stesso tempo, un unico spazio determinato e anche Cristo, in vita, fu soggetto
alla legge naturale. Dopo la morte, egli aveva mantenuto soltanto una natura
divina, e non è sostenibile l'idea che Dio possa mutare le leggi naturali: ente
perfetto e primo motore immobilecome l'aveva delineato AristoteleDio agisce
sulla natura unicamente attraverso la sua perfezione che indirizza al bene gli
esseri naturali. Il suo carattere collerico e l'alta considerazione che
egli aveva di sé lo portò a una lite clamorosa con Niccolò Balbani, un altro lucchese,
catechista della comunità italiana. Durante il matrimonio della figlia di
questi, Simoni lo coprì d'insulti, con grave scandalo delle autorità di
Ginevra, che fecero imprigionare Simoni e lo espulsero dall'Accademia. A nulla
valsero le scuse presentate dal Simoni: è del resto probabile che la
severità del Consiglio e del Concistoro ginevrino fosse motivata anche dalla
freddezza e dallo spirito d'indipendenza dimostrato dal medico lucchese, che
pure si dichiarava calvinista, in materia di religione. Tuttavia Teodoro di
Beza gli mantenne ancora la sua amicizia e lo fornì di una lettera di
raccomandazione con la quale, Simone Simoni lasciò temporaneamente a Ginevra la
moglie e la figlia per dirigersi alla volta di Parigi. A Parigi
Parigi: cortile del Collège Royal, oggi Collège de France Nella capitale
francese Simoni ottenne una buona accoglienza: i calvinistiqui chiamati
ugonottierano ancora tollerati e le lusinghiere referenze gli fecero ottenere
una cattedra di filosofia al Collège Royal, dove le sue lezioni ottennero
subito un grande concorso di pubblico. Come scrisse al Beza il 22 settembre
1567, alle sue lezioni assistevano sei o settecento «huomini barbati, dottori,
professori, et altri di robba lunga, preti, frati, giesuiti et altra simil razza
d'uomini». Si ebbe le congratulazioni di Pietro Ramo, che volle incontrarlo e
lo chiamò «felicissimum et praestantissimum ingenium italicum», non però quelle
del collega Jacques Charpentier, che temeva che il Simoni fosse stato mandato
da Ginevra «per turbare questa scuola». Sapeva che la sua permanenza a
Parigi era precaria: «il nome di Ginevra mi nuoce più che il nome di ugonotto»,
né poteva valere molto la protezione del cardinale Odet de Coligny, passato al
calvinismo. Simoni riferiva di aver rifiutato offerte sostanziose da parte
cattolica per insegnare in loro collegi, a prezzo di una sua conversione, e di
attendersi un prossimo editto che avrebbe affrontato il problema della
convivenza tra cattolici e ugonotti. Un editto effettivamente ci fu, emanato
da Carlo IX alla fine dell'anno, con il quale si proibiva ai protestanti
l'insegnamento pubblico. Così, perduti anche i suoi libri che gli furono
sequestrati, Simoni fu costretto ad abbandonare la Francia. In
Germania Cranach: Augusto di Sassonia Si apriva un nuovo periodo di
difficoltà per il Simoni, cui morirono la moglie Angela e il fratello Lodovico.
Non potendo insegnare a Ginevra, cercò di ottenere un incarico a Zurigo e a
Basilea, sollecitando in tal senso altri emigrati italiani come l'editore
Perna e l'umanista Celio Curione, ma invano. I sospetti di antitrinitarismo che
gravavano sul suo conto, da quando, aveva fatto visita nel carcere di Berna
all'«eretico» Valentino Gentile poco prima che questi venisse giustiziato, e il
recente scandalo provocato a Ginevra non agevolavano il suo inserimento nelle
élite intellettuali delle città svizzere. Ottenne bensì una
raccomandazione dal Bullinger per un posto di insegnante a Heidelberg, ma anche
qui rimase poco tempo: la sua amicizia con l'antitrinitario Thomas Erastus, il
suo aristotelismo senza compromessidal nulla, nulla si crea, sostenne in una
pubblica lezione, cosicché anche Cristo era stato creato da Dio Padree il suo
carattere spigoloso gli alienarono ogni simpatia e Simoni dovette riprendere la
via di Basilea. Finalmente, nel 1569, ottenne una cattedra straordinaria
di filosofia all'Lipsia. Se Simoni poteva fregiarsi della stima dell'elettore
di Sassonia Augusto I, non eguale considerazione ottenne dai suoi colleghi, che
fecero gruppo a sé e lo isolarono. Simoni non si perse d'animo: molto popolare
tra gli studenti per la vivacità delle sue lezioni e lo spirito critico che infondeva
negli allievi, fondò, all'interno dell'Università, un'accademia sul modello
umanistico italiano, battezzandola «Academia Acutorum», Accademia degli
Acuti. Di questa istituzione entrò a far parte un gruppo di suoi
studenti: «Le discussioni dovevano vertere sulla interpretazione di passi
aristotelici. Notevole la mancanza di ogni precetto di osservanza religiosa in
senso specifico. I giovani così raggruppati intorno al Simoni dettero ben
presto dello spirito critico e dell'idea di esser superiori agli altri, che il
vivace professore aveva finito per insinuare nei loro animi. Pasquinate anonime
contro un professore, e il giorno dopo, un litigio clamoroso tra questo e il
Simoni, iniziarono una serie di incidenti che ebbero termine con la
soppressione dell'Accademia». La soppressione dell'Accademia, decisa dal
Senato universitario, testimonia i difficili rapporti intercorrenti tra
l'Università e il Simoni, che per altro in città era reputato «ospite illustre,
professionista affermato e ricercato, uomo di mondo e di cultura dalla
posizione prestigiosa, che godeva della stima e del rispetto dei suoi
concittadini, e la cui fama oltrepassavala frontiera del paese che gli dava
ospitalità». Egli, infatti, oltre a insegnare filosofia e ad avere allievi
anche illustri, come i prìncipi lituani Radziwiłł, esercitava la professione
medica, vantando clienti di riguardo, e si era risposato con una nobile del
luogo, Magdalena von Hülsen. La «De vera nobilitate» Pubblicò il suo
scritto filosofico più originale, la De vera nobilitate, dedicata all'Elettore
di Sassonia. La vera nobiltà è la virtù dell'anima umana, la quale è intesa
aristotelicamente come forma del corpo: la virtù dell'anima è perciò
strettamente legata alla particolare costituzione del corpo, trasmessa
nell'individuo di generazione in generazione dal seme del genitore, che
costituisce la causa efficiente del singolo essere. Non per nulla da «genere»
deriva «generoso», e se pure «non tutti i nobili sono generosi, chi è generoso
è considerato nobile». Le differenze sociali tra gli individui e le
conformazioni dei loro corpi sono egualmente corrispondenti per necessità naturale,
secondo Simoni: «la natura vuole infatti fare diversamente i corpi dei liberi
da quelli dei servi, questi robusti e con deformità necessarie al loro
particolare utilizzo, quelli diritti e belli, perché non desti tali fatiche, ma
alla vita civile», anche se non mancano eccezioni alla regola. Certamente
l'educazione ricevuta svolge una funzione per la formazione dell'uomo, ma resta
inferiore a quella naturale: di due giovani, di diversa estrazione sociale ma
educati allo stesso modo, il nobile risulterà alla fine meglio formato, in
quanto la natura lo ha costituito di una «materia» superiore. L'educazione ha
lo stesso effetto della medicina: fa recuperare la propria condizione di
salute, ma non può migliorarla oltre il limite fissato dalla natura. Viene
da sé che le famiglie nobili diano lustro alla nazione, formando l'élite della
società civile sotto l'aspetto culturale e politico. Questo però non avviene in
tutte le nazioni, ma soltanto in quelle di antica civiltàin sostanza, in gran
parte delle società europeementre presso i barbari non può esistere nobiltà:
«essi sono giustamente detti servi per natura e in quanto servi, non portano in
loro nessuna virtù, essendo nati per servire sotto una tirannia e non in un
regio e civile governo». Le virtù dei nobili non possono consistere
nell'accumulare ricchezze, ma esse sono ugualmente attive e pratiche: sono le
virtù civili del politico, che si occupa del benessere dei cittadini, quelle
del medico, che si occupa della salute degli individui, del fisiologo, che studia
la natura e infine del metafisico, che studia le cose divine. Queste ultime,
insieme alla virtù della contemplazione, è però meglio riservarle nella vita
che ci attende dopo la morte, quando quei problemi saranno facilmente risolti:
«queste cose sono irrise dai politici, tra i quali (non tra gli angeli) si
discute di nobiltà». Nel frattempo, è opportuno «dedicarsi alle cose di questo
mondo ed essere utili alla società degli uomini: si loda Socrate il quale,
trascurate le altre parti della filosofia, coltivò quella sola che era più
adatta ai costumi degli uomini e alle istituzioni civili». Che la vera
nobiltà si debba esprimere nell'attività pratica e civile è ribadito più volte
dal Simoni: «la nobiltà spunta fuori dalla società civile, non dalla solitudine»,
e le virtù spirituali, come quelle mostrate dai mistici e dai
contemplativi, non sono virtù nobili proprie dell'essere umano. Queste virtù
tipicamente cristiane discendono direttamente da Dio e perciò non derivano da
generazione naturale, non sono frutto della carne e del sangueil fondamento
della vera nobiltàe non essendo ereditarie non possono essere considerate virtù
nobili. Naturalmente, ai non nobili non
possono essere affidati incarichi di responsabilità nel governo della società,
ma al più solo l'esercizio di magistrature minori. Derivando dal sangue la
nobiltà, non si può diventare autenticamente nobili attraverso conferimenti
onorifici, anche se concessi da un sovrano mentre, al contrario, un autentico
nobile non può essere privato della fama e dell'onore, perché in lui opera
sempre «quella forza e quell'efficacia naturale ricevuta dai suoi antenati». Conflitti
accademici e religiosi Lipsia: l'attuale Accademia delle Scienze Dopo
questa applicazione dei principi aristotelici al vivere civile e al governo
dello Stato, che deve essere affidato a chi per natura fa parte degli ottimati,
Simoni si dedicò a trattare temi propriamente medici. Apparve a Lipsia il suo
De partibus animalium, ove descrive la conformazione del feto, la De vera ac indubitata
ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium humoralium, l'Artificiosa curandae pestis methodus, cui
seguì l'anno dopo una Synopsis brevissima novae theoriae de humoralium febrium
natura: temi di drammatica attualità, a Lipsia, investita da un'epidemia di
peste. Simoni aveva ottenuto il permesso di esercitare la professione
medica all'interno dell'Università, pur senza ottenere, oltre quella
straordinaria di filosofia, anche una cattedra di medicina. Presentò
all'Elettore una proposta di riforma universitaria. S'indicava la necessità di
una maggiore cura nell'assunzione dei professori, che dovevano dimostrare non
solo di possedere la necessaria scienza, ma anche capacità didattiche. Dovevano
anche essere obbligati a tenere un maggior numero di lezionis'imponevano multe
ai professori inadempientimentre la durata dell'anno accademico veniva
prolungata. Particolare cura dedicava il Simoni all'insegnamento della
medicina. Dovevano tenere lezioni cinque professori, tra i quali un chirurgo
che avrebbe tenuto esercitazioni di anatomia e fatto dimostrazioni pratiche di
cura delle diverse affezioni. La qualità dell'insegnamento teorico andava
migliorata: Simoni riteneva che corressero troppe affermazioni dogmatiche, che
sarebbero dovute essere verificate dalla pratica e dal rigore della
dimostrazione dialettica. A questo proposito egli opinava che avrebbe giovato
un'accurata conoscenza delle opere di Aristotele. Non mancavano poi
critiche severe sull'attuale andamento dell'Lipsia: i rettori erano scelti
grazie alle loro aderenze, si promuovevano studenti immeritevoli, vi era scarsa
pulizia, la farmacia universitaria era mal tenuta. Tali proposte e simili
critiche non potevano che alimentare ancor più l'ostilità dei colleghi. Egli
non sembrava preoccuparsene: la stima dell'Elettore Augusto si manteneva
immutata, se nel 1579 lo fece nominare Professore di filosofia e lo promosse a suo
primo medico personale. Avvenne tuttavia che, su sollecitazione della chiesa
luterana, la quale aveva preparato una confessione di fede che in particolare
tutti funzionari e gli impiegati, a vario titolo, dello Stato avrebbero dovuto
firmare, l'Elettore pretese tale sottoscrizione anche dal professor Simoni,
ottenendone un netto rifiuto. Racconta lo stesso Simoni che, avendo
«rifiutato costantemente di sottoscrivere quella che i teologi sassoni
denominarono Formula di Concordia, il Principe Elettore rivolse il suo sdegno
contro di me». Al che il Simoni «decise di andarsene e, nonostante l'Elettore
cercasse d'impedirlo, diede l'ultimo saluto a quelle popolazioni». A Praga: la
conversione al cattolicesimo Praga: portici medievali Si trasferì a
Praga, dove venne assunto quale medico personale dell'imperatore Rodolfo II.
Tale incarico e il carattere cattolico dell'Impero di cui era ora suddito
rendeva necessario un chiarimento sulle sue posizioni religiose, poiché era
nota la rottura avvenuta a Ginevra con i calvinisti e a Lipsia con i luterani.
Simoni si adeguò facilmente alla nuova situazione e nel febbraio del 1582 abiurò
pubblicamente le passate convinzioni, ritrattò quanto nei suoi scritti poteva
esservi di «eretico» e abbracciò formalmente il cattolicesimo. Si trattò di una
scelta di convenienza, seppure comprensibile nel clima torbido delle
persecuzioni e dell'intolleranza. Lo scrisse lui stesso all'amico Nicolas
Selnecker, un teologo luterano: «Confesso di aver abiurato, anche se non avrei
voluto farlo neppure a costo del mio sangue. Di tale mio atto altri comunque
sono i responsabili. In nessun altro modo avrei potuto infatti salvare la mia
vita, quella di mia moglie e dei miei figli che speravo di poter condurre con
me»la moglie morì poco dopo e i tre figli rimasero affidati a Lipsia al nonno
materno«io, un italiano perseguitato a causa della religione luterana, dichiarato
nemico della patria, esposto per decreto del Senato all'agguato di sicari». E
ricordò la sorte di chi non si era piegato a compromessi: «io che vidi con
questi occhi il Paleologo, esule per causa di religione, condotto su richiesta
del legato pontificio dalla Moravia a Vienna, e di qui trascinato in catene a
Roma (si sente dire che ormai è stato crudelmente arso sul rogo), io che ero
circondato da ogni parte da infinite difficoltà e pericoli di ogni genere, che
cosa avrei dovuto fare?». Questa lettera non venne agli occhi dei gesuiti, che
vantarono il successo ottenuto con la presunta conversione del medico famoso,
il quale avrebbe promessoa dir lorodi collaborare nella lotta agli eretici. La
loro soddisfazione non dovette però durare a lungo, o forse essi stessi
credettero poco alla conversione del Simoni, se lo storico gesuita Francesco
Sacchini già nel 1620 poteva qualificarlo di «miserabile uomo che in disprezzo
di ogni religione sprofondò nell'empietà», mentre tra i protestanti il Beza,
alla notizia della sua conversione, commentò di essere sempre stato convinto
che l'unico Dio di Simoni fosse in realtà Aristotele. e Jakob Monau, dopo aver
ricordato i suoi continui trascorsi«da cattolico si è fatto calvinista, da
calvinista antitrinitario, da antitrinitario luterano, e ora di nuovo
papista»lo tratteggiò da «uomo profano ed empio, come indicano sia i suoi
costumi, sia i suoi discorsi, sia tutta la sua vita». Forse Simoni stesso sentì
di essere circondato da un clima di diffidenza se non di disprezzo, perché
solo dopo poco più di un anno, alla fine del 1582, prese la risoluzione di
lasciare le terre dell'Impero per trasferirsi in Polonia. In Polonia
Sembra che sia stato un altro italiano, Nicola Buccella, medico personale del
re István Báthory, a raccomandarlo come medico della corte di Cracovia.
Buccella, di fede anabattista, godeva di notevole considerazione, né la sua
fama di eretico gli aveva pregiudicato l'esercizio della professione in quella
Polonia che era ancora un paese tollerante. Il prestigioso incarico e la fama
stessa di cui da tempo godeva aprì al Simoni le porte della migliore società
polacca, e egli sposava Magdalena Krzyźanowska, giovane figlia di Joachim
Krzyźanowski, nobile borgomastro della capitale. Il castello reale
di Grodno Riprese a pubblicare alcuni libri: la Disputatio de putredine è una
confutazione, sulla scorta di Aristotele, delle teorie del medico svizzero,
nonché teologo, Thomas Erastus, mentre la Historia aegritudinis ac mortis
magnifici et generosi domini a Niemsta è una relazione sulla morte del
borgomastro di Varsavia Jerzy Niemsta, che era stato suo paziente. Sulla
malattia di quest'ultimo tornò nel Simonius supplex, insieme con una delle
solite polemiche che lo videro ora opporsi al medico di Piombino Marcello
Squarcialupi. Una nuova svolta nella vita del Simoni si verificò con la
malattia e la morte del re Stefano. Il 7 dicembre 1586 il Báthory si sentì male
nel suo castello di Grodno, e nel consulto tenuto dal Buccella e dal Simoni
emersero serie divergenze: il primo giudicò molto grave le condizioni del re,
mentre Simoni ritenne che non ci fosse nessun pericolo. Due giorni dopo le
condizioni di Stefano Báthory si aggravarono e i due medici si trovarono
d'accordo nell'imporre un salasso al re ma in contrasto sulla dieta: Simoni era
favorevole a fargli bere del vino, che il Buccella intendeva invece proibire.
Nemmeno nella diagnosi si trovarono d'accordo: per il Buccella, il sovrano
soffriva di asma, per Simoni, di epilessia. L'11 dicembre sopravvenne una
nuova grave crisi e il re perse conoscenza. Pur giudicando molto gravi le sue
condizioni di salute, Simoni rassicurò i circostanti, perché, a suo dire, non
c'era ancora pericolo di morte: aveva appena pronunziato queste parole che il
re spirava. Simoni lasciò il castello e non volle assistere all'autopsia,
sostenendo che fosse inutile, poiché l'epilessia «ab infernis partibus ducit
originem» e non lascia tracce nel cadavere. Coordinata dal Buccella, l'autopsia
fu effettuata il 14 dicembre dal chirurgo tedesco Johann Zigulitz, che accertò
una grave alterazione dei due reni. La ricognizione dello scheletro di Stefano
Báthory, confermò che la morte avvenne per degenerazione renale, uremia e
calcolosi. Cracovia: chiesa di San Francesco Simoni pubblicò a sua difesa lo
Stephani primi sanitas, vita medica, aegritudo, mors, che fu violentemente
contestato dal De morbo et obitu serenissimi magni Stephani, scritto dal
segretario reale Giorgio Chiakor su ispirazione del Buccella. La polemica
proseguì a lungo, coinvolgendo altri amici del Buccella, e degenerando in
insulti e attacchi sulle convinzioni religiose dei due protagonisti: contro
Simoni, tra gli altri, fu indirizzato l'opuscolo Simonis Simoni lucensis,
primum romani, tum calviniani, deinde lutherani, denuo romani, semper autem
athei summa religio. Alla fine, il nuovo re Sigismondo III, nell'aprile del
1588, riconfermò Buccella nella carica di medico curante, escludendo Simoni da
ogni incarico di corte. Da allora, le notizie su Simoni si fanno scarse.
Pur senza avere incarichi ufficiali, mantenne una ricca clientela e godette
della considerazione dello stesso imperatore Rodolfo, dei principi Radziwiłł,
del vescovo di Olomouc Jan Pavlowski e dei gesuiti, dai quali si fece
rilasciare nel 1600 un salvacondotto per rientrare in Italia e recarsi a Roma.
Precauzione necessaria, con i suoi trascorsi: una precauzione maggiore fu però
quella di rinunciare al viaggio. La sua vita agitata ebbe così fine a Cracovia
nel 1602, vecchio di settant'anni, come lo ricordava la lapide posta dalla
moglie Magdalena sulla sua tomba nella chiesa cattolica di San Francesco.
Quella lapide, e la sua tomba, non esistono più. La data di nascita si deduce
dalla lapide sepolcrale, poi andata distrutta in un incendio, posta nella
chiesa di San Francesco, a Cracovia, nella quale era scritto che il Simoni
«ultimum diem clausit III non. aprilis A. D. 1602» aIl testo della lapide è in
S. Ciampi, Viaggio in Polonia, Queste notizie biografiche si apprendono dallo
scritto del Simoni, Scopae, quibus verritur confutatio, ..., G1b-G3b. Per
secoli gli storici locali discussero del luogo di nascita del medico
toscano. M. Verdigi, Simone Simoni, filosofo
e medico nel '500, C. Madonia, Simone
Simoni da Lucca, C. Lucchesini, Opere, Come scrive egli stesso: S. Simoni, “Synopsis
brevissima ...” C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, G. Tommasi, “Sommario della storia di Lucca”; A.
Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese nel
secolo A. Fabris, “Il rapporto tra filosofia e teologia in Simoni” n M. Verdigi,
Simone Simoni, S. Simoni a Teodoro di
Beza, in A. Pascal, Da Lucca a Ginevra, e in M. Verdigi, Simone Simoni, cS.
Simoni a Teodoro di Beza, in M. Verdigi, Simone Simoni, c D. C. Madonia, Simone
Simoni, F. Pierro, La vita errabonda di
uno spirito eternamente inquieto. Simone Simoni, S. Simoni, Simonius supplex
..., in C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, M. Firpo, Alcuni documenti sulla
conversione al cattolicesimo dell'eretico lucchese Simone Simoni ,Il Paleologo
fu decapitato in carcere e il cadavere
fu arso pubblicamente a Roma, in Campo de' Fiori. M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione
al cattolicesimo dell'eretico lucchese Simone Simoni, F. Sacchini, Historia Societatis Jesu, citato
in M. Verdigi, Simone Simoni, T. di Beza, lettera a Rudolph Gwalther, in A.
Pascal, Da Lucca a Ginevra, J. Monau, lettera a Johannes Crato, in D. Caccamo, “Eretici
italiani” Pierro, La vita errabonda di uno spirito eternamente inquieto. Simone
Simoni, C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, Cfr. n. 1. Opere: “In librum
Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub sensum cadunt
commentarius unus” (Genevae, apud Joannem Crispinum); “Commentariorum in Ethica
Aristotelis ad Nicomachum, liber primus” (Genevae, apud Ioannem Crispinum); “Interpretatio
eorum quae continentur in praefatione Simonis Simonij Lucensis, Doct. Med.
& Phil. cuidam libello affixa, cuius inscriptio est: Declaratio eorum quae
in libello D. D. Iacobi Schegkii, & c.” (Genevae, apud Ioannem Crispinum);
“Phisiologorum omnium principiis Aristotelis De anima libri tres” (Lipsiae,
Ernst Võgelin); Antischegkianorum liber unus, in quo ad obiecta Schegkii
respondetur, vetera etiam nonnulla, dialectica & phisiologica praesertim,
errata eiusdem, male defensa & excusata inculcantur, novaque quam plurima
peiora prioribus deteguntur, Basileae, apud Petrum Pernam, Responsum ad
elegantissimam illam modestissimamque praephationem Jacobi Schegkii, cui
titulum fecit Prodromus antisimonii” “Ad amicum quendam epistola, in qua vere
ostenditur, quid causae fuerit, quod responsum illud, quo maledicus, &
multis erroribus refertus Iacobi Schegkij doctoris & professoris
Tubingensis liber plene refellitur, nondum in lucem prodierit, Parisiis, in
vico Jacobaeo; “De vera nobilitate” (Lipsiae, Ioannes Rhamba excudebat, De
partibus animalium, proprie vocatis Solidis, atque obiter de prima foetus
conformatione, Lipsiae, Iohannes Rhamba excudebat, De vera ac indubitata
ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium humoralium,
Lipsiae, apud haeredes Jacobi Bervaldi, Artificiosa curandae pestis methodus,
libellis duobus comprehensa, Lipsiae, apud Ioannes Steinmann Synopsis brevissima novae theoriae de
humoralium frebrium natura, periodis, signis, et curatione, cuius paulo post
copiosissima et accuratissima consequentur hypomnemata; annexa eiusdem autoris
brevi de humorum differentiis dissertatione. Accessit eiusdem Simonis examen
sententiae a Brunone Seidelio latae de iis, quae Jubertus ad axplicandam in
paradoxis suis disputavit, Basileae, per Petrum Pernam, Historia aegritudinis
ac mortis magnifici et generosi domini a Niemsta, Cracoviae, in officina
Lazari, Disputatio de putredine, Cracoviae, in officina typographica Lazari Commentariola
medica et phisica ad aliquot scripta cuiusdam Camillomarcelli Squarcialupi nunc
medicum agentis in Transilvania, Vilnae, per Iohannem Kartzanum Velicef, Simonius
supplex ad incomparabilem virum, praeclarisque suis facinoribus de universa
Republica literaria egregie meritum Marcellocamillum quendam Squarcilupum
Thuscum Plumbinensem triumphantem: pars prima; “Pars altera: in qua de
peripneumoniae nothae dignitione curationeque in domino a Niemista, de subiecto
febris, de rabie canis, de starnutamento, de infecundis nuptiis agitur” (Cracoviae,
Alexiius Rodecius, D. Stephani primi Polonorum regis magnique Lithuaniae ducis
vita medica, aegritudo, mors, Nyssae, Reinheckelii, Responsum ad epistolam
cuiusdam Georgij Chiakor Ungari, de morte Stephani primi, Responsum ad Refutationem scripti de sanitate,
victu medico, aegritudine, obitu, D. Stephani Polonorum regis, Olomutii, Scopae,
quibus verritur confutatio, quam advocati Nicolai Buccellae Itali chirurgi
anabaptistae innumeris mendaciorum, calumniarum, errorumque purgamentis
infartam postremo emiserunt, Olomutii, typis Friderice Milichtaler, Appendix
scoparum in Nicolaum Buccellam, Francesco Sacchini, Historiae Societatis Iesu
Pars Secunda, Antverpiae, Ex officina filiorum Martini Nutii, Sebastiano
Ciampi, Viaggio in Polonia, Firenze, presso Giuseppe Galletti, Cesare Lucchesini,
Opere edite e inedite, Lucca, tipografia Giusti, Girolamo Tommasi, Sommario
della storia di Lucca, Firenze, G.Vieusseaux, Arturo Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi
sull'emigrazione religiosa lucchese nel secolo XVI, in «Rivista storica italiana»,
Delio Cantimori, Un italiano contemporaneo di Bruno a Lipsia, in «Studi
Germanici», Francesco Pierro, La vita errabonda di uno spirito eternamente
inquieto. Simone Simoni, in «Minerva Medica», Torino, Domenico Caccamo, Eretici
italiani in Moravia, Polonia, Transilvania, Firenze, Sansoni Massimo Firpo,
Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo dell'eretico lucchese
Simone Simoni, in «Annali della Scuola normale superiore di Pisa», Madonia, Simone Simoni da Lucca, in
«Rinascimento»,Firenze, Sansoni, Claudio Madonia, Il soggiorno di Simone Simoni
in Polonia, in «Studi e ricerche II», Verdigi, Simone Simoni, filosofo e medico
nel '500, Lucca, Maria Pacini Fazzi editore, G. Tiraboschi su Simone Simoni, in
«Biblioteca modenese», Modena, S. Ciampi,
Viaggio in Polonia, su books.google. C. Lucchesini, Della storia letteraria del
Ducato lucchese, su books.google. G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca, su books.google. S. Simoni, Antischegkianorum
liber unus, su books.google. S. Simoni, De vera nobilitate, su books.google. S.
Simoni, Artificiosa curandae pestis methodus.
SINI
(Bologna). Filosofo. Grice:
“I like Sini; especially his “I segni dell’anima,” since this is, in a
nutshell, what my philosophy has been all about: the signs of the soul!” Ha
studiato a Milano con Barié e Paci, con il quale si è laureato in Filosofia,
diventandone in seguito assistente. Dopo aver conseguito la libera docenza, ha
insegnato Filosofia ad Aquila. -- è stato chiamato a ricoprire la cattedra di
Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Milano, dove ha
anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. Membro per
molti anni del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, del Direttivo Nazionale
della Società Filosofica Italiana e dell'Institut International de Philosophie
di Parigi, è socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
dell'Istituto lombardo di scienze e lettere e dell'Archivio Husserl di Lovanio.
Insignito nel 1985 per una sua opera del Premio della Presidenza del Consiglio dello
Stato italiano, ha ricevuto nel 2002 la Croce d'onore di I Classe per la
Scienza e l'Arte dallo Stato austriaco. Ha collaborato per oltre un decennio
alle pagine culturali del Corriere della Sera e collabora tuttora con la Rai,
con la Radiotelevisione svizzera, con vari settimanali e testate
giornalistiche. Dirige per AlboVersorio la collana "Pragmata" ed è
membro del comitato scientifico del festival La Festa della Filosofia. Il 7
dicembre viene premiato dal Comune di
Milano con l'Ambrogino d'oro. Pensiero
Ermeneutica Sini è stato tra i primi a segnalare all'attenzione del pubblico
italiano l'importanza dell'opera di Charles Sanders Peirce, e ha proposto un
filone di ricerca sulla convergenza teoretica dei percorsi filosofici di Peirce
e Heidegger sul filo dell'ermeneutica benché la sua formazione didattica fosse
di orientamento prevalentemente fenomenologico.
Il tema della scrittura e successivi sviluppi La sua proposta teoretica
si è in seguito concentrata sul tema della scrittura e sulla centralità
dell'alfabeto greco come forma logica del pensiero occidentale. In particolare,
in Figure dell'enciclopedia filosofica, Sini rende conto della radicalità del
gesto istitutivo platonico e della nascita della filosofia in modo da
illuminare la genealogia della nostra civiltà e le figure del suo destino.
Questa pubblicazione si misura con nodi problematici e profondi della nostra
cultura. Viene mostrata la verità del gesto filosofico di Platone nel tratto
tecnologico della parola alfabetica che trasforma la relazione al mondo in
"cosità". La pratica del concetto, infatti, in-forma il paradigma
dell'oggettività e traduce le “sterminate antichità” dell'umano all'interno
dell'ambito cronotopico della visione logica elaborata dalla scansione alfabetica
del mondo (con la conseguente nascita del tempo e del sapere storico). All'educazione mitologica dell'uomo si
sostituisce l'educazione psichica dell'anima nella rimozione delle qualità
sensibili della vita vissuta. Prima operazione di ingegneria genetica che comporta
sia la nascita del soggetto morale nella paideia del bio-politico (come
Nietzsche aveva intuito) sia il conseguente destino nichilista rivelato
dall'epoca contemporanea intesa come “epoca del disincanto”, secondo la nota
definizione diWeber. Ma l'intreccio, che dalla preistoria conduce ai nostri
giorni, rinvia al desiderio e all'iscrizione originaria che danza nelle figure
della sessualità e della morte. La soglia così dischiusa, annunciata dalla
verità analogica dell'evento mimato nella generazione, permette il passaggio
del movente desiderante nel “desiderio di vita eterna”. Platone e la logica
disgiuntiva hegeliana rappresentano i due poli più rilevanti di questa
consapevolezza lancinante. Addirittura, tutta la filosofia platonica è
probabilmente da pensare come la domanda più alta e profonda che sia mai stata
posta alla sapienza dionisiaca. E così,
dagli ominidi alla società dell'informazione (sul filo delle pratiche che ne
circoscrivono le traiettorie) la trama del senso transita dai “signa” ai “segni”,
disegnando le coordinate del nostro tempo e il predominio della visione
scientifica e delle sue figure che dileguano la consistenza oggettuale
dell'oggettività, profilando nel rituale pubblico del potere finanziario, e
nella conseguente imposizione dell'universalità oggettiva, un paradosso
costitutivo che nasconde nuove e positive opportunità ancora tutte da scoprire
(e attualmente mascherate dalla deleteria mercificazione imperante). Delineando
nuove occasioni di senso, le Figure dell'enciclopedia invitano a “sognare più
vero”, vale a dire ad abitare la conoscenza filosofica nell'esercizio
dell'evento del significato nella concretezza delle sue pratiche. Ethos di una
nuova scrittura della soggezione del mortale al desiderio, nell'apertura al
transito della vita eterna. Ha approfondito la questione del logos e della
tecnica facendo, sulla scia dei lavori precedenti, del primo (ragione e parola)
il fondamento ultimo, della seconda l'essenza. Una posizione di rilievo e in
controtendenza all´interno del panorama di questa specifica area della filosofia
contemporanea. Opere: “I Greci e noi,” con
Giovanni Emanuele Barié (Nuova Accademia di Belle Arti Editrice, Milano), “Whitehead
e la funzione della filosofia” (Marsilio Ed., Padova) Introduzione alla
fenomenologia come scienza (Lampugnani Nigri, Milano) Storia della filosofa (Morano
editore, Napoli 1 Il pragmatismo (Laterza, Roma-Bari) Semiotica e filosofia:
segno e linguaggio in Peirce, Nietzsche, Heidegger e Foucault (Il Mulino,
Bologna, “Passare il segno” (Il Saggiatore, Milano) Kinesis. Saggio d'interpretazione
(Spirali, Milano) Metodo e filosofia (Unicopli, Milano 1986) Il silenzio e la
parola (Marietti, Genova) I Segni dell'anima (Laterza, Bari) Immagini di
verità. Dal segno al simbolo (Spirali, Milano Il simbolo e l'uomo (Egea, Milano)
L'espressione e il profondo (Lanfranchi, Milano) Etica della scrittura (Il
Saggiatore, Milano, Mimesis, Milano) Pensare il progetto (Tranchida, Milano)
Filosofia teoretica (Jaca Book, Milano) Variazioni sul foglio-mondo. Peirce,
Wittgenstein, la scrittura, con Rossella Fabbrichesi Leo (Hestia, Como)
L'incanto del ritmo (Tranchida, Milano Filosofia e scrittura (Laterza,
Roma-Bari) Scrivere il silenzio: Wittgenstein e il problema del linguaggio
(Egea, Milano) Teoria e pratica del foglio-mondo (Laterza, Roma-Bari) Gli
abiti, le pratiche, i saperi (Jaca Book, Milano) Scrivere il fenomeno:
fenomenologia e pratica del sapere (Morano, Napoli) Ragione (Clueb, Bologna)
Idoli della conoscenza (Cortina, Milano La libertà, la finanza, la
comunicazione[collegamento interrotto] (Spirali, Milano) La scrittura e il
debito: conflitto tra culture e antropologia (Jaca Book, Milano) Il comico e la
vita (Jaca book, Milano) Figure dell'enciclopedia filosofica. Transito verità
(Jaca Book, Milano), L'analogia della parola: filosofia e metafisica; La mente e il corpo: filosofia e psicologia; Origine
del significato: filosofia ed etologia; La virtù politica: filosofia e
antropologia; Raccontare il mondo: filosofia e cosmologia; Le arti dinamiche:
filosofia e pedagogia La materia delle
cose: filosofia e scienza dei materiali (Cuem, Milano) Archivio Spinoza. La
verità e la vita (Ed. Ghibli, Milano) Del viver bene: filosofia ed economia
(Cuem, Milano) Distanza un segno: filosofia e semiotica (Cuem, Milano) Il gioco
del silenzio (Mondadori, Milano); “Il segreto di Alicia” (AlboVersorio, Milano);
“Eracle al bivio: semiotica e filosofia” (Bollati Boringhieri, Torino); “Da
parte a parte. Apologia del relativo (Ed. ETS, Pisa) L'uomo, la macchina, l'automa: lavoro
e conoscenza tra futuro prossimo e passato remoto (Bollati Boringhieri, Torino)
L'Eros dionisiaco (AlboVersorio, Milano, ) Figure d'Occidente. Platone, Nietzsche
e Heidegger” (AlboVersorio, Milano); La nascita di Eros (Albo Versorio, Milano,
); “Scrivere il silenzio: Wittgenstein e il problema del linguaggio
(Castelvecchi, Roma ) Spinoza (Book Time, Milano ) Critica Enrico Redaelli, Il
nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa Il filosofo e le pratiche. In dialogo con Sini
(E.Redaelli, BrovelliCrippa, Valle, Redaelli), Milano, CUEM. Vincenzo Comerci,
Filosofia e mondo. Il confronto di Sini, Milano, Mimesis. Cristiano, La filosofia di Sini. Semiotica ed
ermeneutica (Milano, Mimesis) Collana
Pragmata, in AlboVersorio, Cfr. Copia archiviata, su unimi). Logos e techne, tecnologia e filosofia, su
youtube.com. SiniNoema (canale ufficiale), su YouTube. Treccani Enciclopedie o Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl.Registrazioni di Carlo Sini, su RadioRadicale, Radio
Radicale. Nòema la rivista online di
filosofia diretta da Rossella Fabbrichesi e Carlo Sini, su riviste.unimi.
Archivio Carlo Sini il luogo ove i materiali relativi ai passati corsi universitari
del prof. Sini ed altro ancora, su archiviocarlosini. Lectio Magistralis di
Carlo Sini su La Différance di Jacques Derrida, Arcoiris TV, Riflessioni sul
Senso della Vita. Intervista a Carlo Sini, di Ivo Nardi, giugno , sito
Riflessioni Collana PragmataAlboVersorio, su alboversorio.wordpress.com.
SIRACUSA.
(Siracusa). Filosofo. Grice:
“We know William was from Ockham but we call him Ockham; similarly, Alcaldino
was from Siracusa, so we should call him Siracusa!” -- Vissuto vicino alla
corte degli Hohenstaufen. Sebbene non vi siano certezze sull'esatto anno
di nascita di Alcadino, a parere di un suo biografo, egli sarebbe nato a
Siracusa attorno all'anno 1160. Suo padre, Garsino Siracusano, lo mandò a
studiare a Salerno, presso la celebre Scuola Medica Salernitana. Dopo gli studi
in lettere, Alcadino si cimentò in quelli di filosofia, raccogliendo attorno a
sé una serie di seguaci. Quindi, in seguito alla conclusione del corso regolare
degli studi, il siracusano fu scelto per fare da insegnante in medicina e
filosofia presso la stessa scuola salernitana. Divenuto uno dei più
stimati medici della scuola, Alcadino fu chiamato alla corte di Enrico VI di
Svevia, che nel frattempo era entrato in possesso del Regno di Sicilia, e fu
assunto come medico ordinario del sovrano. Dopo la morte di Enrico, il medico
siracusano servì il di lui figlio, Federico II, che lo rese degno di confidenza
e apprezzamento. Oltre alle ordinarie attività legate alla sua professione,
Alcadino si occupò anche di poesia. Scrisse forse un trattato in versi sui bagni
minerali di Pozzuoli, il De Balneis Puteolanis (che però alcuni autori
attribuiscono a Pietro da Eboli). In quest'opera vengono descritti con
precisione il luogo, le qualità e le virtù dei suddetti bagni. Alcadino scrisse
inoltre due opere nelle quali celebrava le gesta di Enrico VI e Federico
II. Secondo lo storico Antonio Mongitore, Alcadino di Siracusa morì
all'età di 52 anni, quindi si presume verso il 1212 circa. Opere: De
Balneis Puteolanis, De Triumphis Henrici Imperatoris De His Quae a Friderico II
Imperatore Praeclare ac Fortifer Gesta Sunt Note Pasquale Panvini di S.
Caterina Salvatore De Renzi. Pasquale
Panvini di S. Caterina, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, Giuseppe
Emanuele Ortolani, Tomo I, Napoli, Salvatore De Renzi, Storia documentata della
scuola medica di Salerno, Napoli.
SIRENIO.
(Brescia), filosofo. Professore
di metafisica a Bologna. “De fato” (Venetiis, Giordano Ziletti).
SOAVE.
(Lugano). Filosofo. Per
qualche tempo maestro di Manzoni, fu il più efficace divulgatore del sensismo
italiano. Lapide commemorativa di Soave all'Pavia. Nacque da
Giuseppe Soave e Clara Herrik. La sua numerosa famiglia versava in ristrettezze
economiche, ma egli riuscì ad iniziare gli studi presso l'istituto di S.
Antonio e, a soli sedici anni, lasciò Lugano per recarsi a Milano dove, nel
1760, prese i voti nella congregazione dei padri Somaschi. Trasferitosi a
Pavia, presso il collegio di San Majolo, iniziò gli studi filosofici e nel 1761
fu inviato a Roma al collegio Clementino, che era il più importante della
congregazione dei padri Somaschi, per completare gli studi teologici. In questo
periodo si dedicò anche allo studio delle lingue greca, inglese, francese,
tedesca e spagnola. Nel 1765 pubblicò le sue traduzioni delle Bucoliche e
delle Georgiche di Virgilio, cui aggiunse un poemetto sul modo di tradurre e il
volgarizzamento di un sermone di San Basilio Magno. Fu richiamato in seguito
alla Scuola dei Paggi di Parma, dal direttore Francesco Venini, a leggere Belle
lettere ed a insegnare Poesia latina. Qui rimase fino al 1768 quando Guillaume
du Tillot promosse la riforma dell'Università, affidandogli la cattedra di
Poesia. Nel 1770 preparò l'Antologia Latina, per dare agli allievi i
migliori esempi di oratoria e di poetica. Ed è proprio in questo momento che
prese corpo nel Soave l'idea della Gramatica ragionata, in seguito stampata a
Parma nel 1771. L'attività del Soave a Parma finì nel 1772. Tornò così a
Milano, dove il conte Carlo Firmian, governatore austriaco della Lombardia, gli
affidò, la cattedra di Filosofia a Brera. Oubblicò la versione italiana delle
Ricerche intorno all'istituzione naturale di una società e di una lingua e
all'influenza dell'una e dell'altra su le umani cognizioni, dissertazione
presentata per rispondere al quesito, posto dall'Accademia Reale delle Scienze
e delle Lettere di Berlino: "Supponendo degli esseri umani lasciati alle
loro facoltà naturali, sarebbero essi in grado di inventare il linguaggio? E
con quali mezzi potrebbero giungere a questa invenzione?". Seguendo
una delle classiche questioni filosofiche dibattute nel Sei-Settecento,
pubblicò le Riflessioni intorno all'istituzione di una lingua universale, nelle
quali Soave teorizzava la formazione di un linguaggio che consentisse a tutti
gli uomini di comunicare tra loro, anche se alla fine si dichiarava scettico
circa la possibilità di introdurre ex novo una lingua universalmente valida,
preferendo l'adozione del francese, che a suo dire svolgeva il ruolo di lingua
colta universale, un tempo esclusiva del latino. Nel 1775 tradusse in
italiano il compendio dei saggi di John Locke Saggio filosofico sull'umano
intelletto e la Guida dell'intelletto alla ricerca della verità. A quest'ultimo
saggio Soave aggiunse, oltre alle consuete annotazioni, anche un'appendice
didascalica, sul Metodo che dee tenersi per trovare la verità e per insegnarla
ad altrui. Questo commento è ricco di implicazioni, per cogliere il carattere
del suo approccio pedagogico. Infatti Soave era soprattutto interessato a dare
un'immediata traduzione del pensiero di Locke, nei termini di un discorso
didattico ed in particolare a trarre indicazioni per la soluzione del problema
di come comporre "buoni libri elementari". Inoltre, sempre
nell'appendice, Soave riprende, da un punto di vista prevalentemente didattico,
la questione, per lui fondamentale, di come introdurre i giovani ai primi
principi della scienza, suggerendo che il rigore del metodo analitico, il solo
valido sul piano conoscitivo, venga attenuato ne' libri elementari. Avvertendo la
necessità di superare tutti quegli ostacoli, che si frapponevano in Europa alla
libera circolazione delle idee e al continuo e fecondo scambio su un terreno
scientifico, letterario e filosofico, Soave fondò nel 1775, con la
collaborazione di Carlo Amoretti, il periodico Scelta di opuscoli interessanti
tradotti da varie lingue che sarebbe durato fino al 1803, anche se con il nome
di Opuscoli scelti. In essi Soave, oltre all'opera di traduzione, pubblicò
anche alcuni saggi che testimoniavano il suo eclettismo, tipico dell'epoca. Collaborò
con altri studiosi alla realizzazione di una serie di opuscoli (trentasei in
tutto), di vario argomento (soprattutto traduzioni), nei quali inserì alcune
sue opere. Nel 1782 scrisse le Novelle morali, alle quali se ne aggiunsero
altre, tra il 1784 e il 1786. La loro edizione definitiva risulterà una delle
opere più apprezzate ed utilizzata a lungo nelle scuole per l'educazione dei
giovani. Ottenne la cattedra di Logica e Metafisica a Brera, alla quale venne
incorporata in seguito quella di Etica. Gli anni dal 1786 al 1792 segnarono il
momento più intenso della partecipazione di Soave al movimento illuministico e
riformatore. In seguito all'editto di Giuseppe II sulla riforma delle
scuola in Lombardia, Soave venne incaricato di rinnovare le scuole elementari e
di preparare alcuni testi scolastici. Per svolgere questo gravoso compito venne
nominato membro della Delegazione delle scuole normali, istituita alle
dipendenze della giunta delle Pie Fondazioni, e si recò ad osservare il metodo
normale, seguito dalle scuole di Rovereto, Trento e Bolzano. Soave avrebbe
dovuto innanzitutto fornire una nuova traduzione del Libro del metodo,
confrontando quella poco corretta e quindi incapace di servire da codice che
era giunta alla delegazione. In seguito a queste sue ricognizioni,
sia territoriali che letterarie, Soave scrisse il Compendio del metodo delle
scuole normali ad uso delle scuole della Lombardia austriaca, rivolto in
particolare alla formazione dei maestri e contenente i principi educativi del
metodo normale, riveduti da lui stesso. A questo libro sono legate
indissolubilmente anche: Traduzione del Regolamento generale delle scuole
normali, principali e comuni, che era stato emanato da Maria Teresa d'Austria e
redatto da Giovanni Ignazio Felbiger, cui Soave aggiunse in un'Appendice Quanto
è compreso nel libro del metodo relativamente allo stesso regolamento e inoltre
la traduzione di Soave delle Leggi scolastiche da osservarsi nelle Reali scuole
normali della Lombardia austriaca. Fu il fondatore e la mente della prima
Scuola normale italiana, inaugurata a Brera. Tentò anche di recarsi in Francia,
tuttavia le notizie sulla Rivoluzione che nel frattempo era scoppiata lo
convinsero a restare in Italia dove si dedicò a studi filosofici. Stampò le
Istituzioni di logica, etica e metafisica, opera pensata per lo studio nei
licei e nelle università e, dall'edizione, vi aggiunse gli Opuscoli
metafisici. Le truppe di Buonaparte occuparono Milano e Soave si rifugiò a
Lugano, poiché nel 1793 aveva scritto, sotto lo pseudonimo di Glice Ceresiano,
un opuscolo contro gli ideali rivoluzionari, intitolato Vera idea della
rivoluzione di Francia, lettera di Glice Ceresiano ad un amico. Ebbe qualche
incarico di supplenza nel collegio di Sant'Antonio e tra i suoi allievi ci fu
un giovanissimo Alessandro Manzoni. Frontespizio dell'Abecedario Il
principe di Angri lo invitò a Napoli, per istruire il suo unico figlio, ma, nel
1799, con l'occupazione francese della città, Soave tentò dapprima la fuga in
Sicilia e in seguito visse seminascosto, fino a che non gli venne restituita,
da parte del governo provvisorio austriaco, la cattedra di Filosofia a Brera.
Tuttavia il ritorno dei Francesi gliela
tolse definitivamente e Soave si dedicò agli studi ed alle traduzioni. Con la
proclamazione della Repubblica Italiana, fu nominato direttore del Collegio
nazionale di Modena, al fine di ridare prestigio ad un istituto educativo di
antica data, e gli fu affidata la cattedra di Analisi delle idee. Sempre nello
stesso anno fu nominato tra i primi 30 membri dell'Istituto Nazionale. Fece
parte della classe di Scienze morali e politiche e si occupò in particolare
della Metafisica e dell'Etica. Attirò numerose critiche, per la
pubblicazione dell'opera La filosofia di Kant esposta ed esaminata, nella quale
tentava di confutare il filosofo tedesco. Nello stesso anno, non riuscendo ad
ottenere risultati a Modena, ottenne la cattedra di Analisi delle idee
all'Università degli Studi di Pavia. Fu membro della Società Italiana delle
Scienze e collaborò alla realizzazione della collana dei "Classici
Italiani", voluta dal governo. Negli ultimi anni scrisse La
mitologia ossia esposizione delle favole e descrizioni dei riti religiosi dei
gentili..., con l'aggiunta d'un transunto delle Metamorfosi d'Ovidio e la
Storia del popolo ebreo compendiata, ad uso delle scuole. Nel 1804 pubblicò la
Memoria sopra il progetto di Elementi di ideologia di Antoine-Louis-Claude
Destutt de Tracy e l'Esame dei principi metafisici della Zoonomia di Erasmus
Darwin, cercando di contrastarne le teorie, in un estremo tentativo di difesa
delle ideali acquisizioni dell'Illuminismo da ogni novità che le minacciasse,
segno del carattere ormai "moderato e timido" del suo empirismo,
governato dal desiderio di un compromesso tra quella parte d'Illuminismo volta
ad aspirazioni razionalistiche, alla crescita dell'identità di un
suddito-cittadino e allo sviluppo di forme economiche più moderne, e lo
sviluppo della religiosità all'interno di forme canoniche, come occasione di
crescita culturale e di consapevolezza di comportamentiː un tentativo che si
rivelerà alquanto fragile ed arduo. Ormai la sua consapevolezza critica ed il
suo rigore scientifico stavano venendo meno. Nel 1805 si accinse a
riordinare ed a risistemare le sue opere, al fine di preparare alcuni libri
sull'istruzione per l'Istituto Nazionale, ma la morte lo colse il 17 gennaio
1806 nella casa della sua congregazione, la Colombina, presso Pavia.
Note Francesco Soave, in Dizionario
storico della Svizzera. Cfr. la
riedizione moderna, con ampio saggio introduttivo: F. Soave, Gramatica
ragionata della lingua italiana, S. Fornara, Pescara, Libreria dell'Università
Editrice, Giuseppina Benassati e Lauro Rossi , L'Italia nella Rivoluzione, Casalecchio
di reno, Grafis, Angelo Grossi, L. Gianella, Francesco Soave. Vita e scritti
scelti, Lugano, Giovanni Orelli, La Svizzera italiana, in Alberto Asor Rosa ,
Letteratura italiana. Storia e geografia. L'età contemporanea, Claudio
Marazzini e Simone Fornara , Francesco Soave e la grammatica del Settecento,
Atti del convegno di Vercelli (21 marzo 2002), Alessandria, Edizioni dell'Orso.
Marina Roggero, La voie italienne vers l'alphabet avant 1860, Histoire de
l'éducation, Sensismo. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Francesco Soave, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Francesco Soave, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della
Svizzera. Francesco Soave, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Soave, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Opere di Francesco
Soave, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Soave.
SOLARI
(Albino), Filosofo. Frequentò
in gioventù il prestigioso Collegio San Francesco di Lodi retto dai Padri
Barnabiti per poi proseguire gli studi all'Università degli Studi di Messina,
da dove poi si trasferì presso l'Università degli Studi di Torino: si formò nel
Laboratorio di Economia Politica di Salvatore Cognetti de Martiis, per poi
scegliere la filosofia del diritto sotto la guida di Giuseppe Carle. Fu anche
membro di una tra le istituzioni culturali più prestigiose a livello nazionale:
l'Accademia Nazionale dei Lincei, nel 1946. Fautore di un idealismo
sociale e studioso di Mario Pagano, fu un esponente della scuola di filosofia
del diritto dell'Torino, dove tenne questa cattedra dal 1917, quando succedette
a Carle, al 1948, anno in cui fu sostituito da Norberto Bobbio. Ebbe tra i suoi
allievi lo stesso Bobbio, Renato Treves, Uberto Scarpelli, Piero Gobetti,
Alessandro Passerin d'Entrèves, Luigi Pareyson, Luigi Firpo, Giorgio Colli,
Bruno Leoni, Mario Einaudi e Cesare Goretti. Per tutta la vita si dedicò
esclusivamente all'insegnamento universitario, rifiutando qualsiasi incarico pubblico
(non diventò nemmeno preside della sua facoltà); le cattedre da lui ricoperte
sono state nelle Messina (nel 1915), di Cagliari (1922), e di Torino (dal 1918
al 1948). Prestò il giuramento di fedeltà al fascismo nel 1931.
Opere: La scuola del diritto naturale
nelle dottrine etico-giuridiche La scuola del diritto naturale nelle dottrine
etico-giuridiche dei secoli XVII e XVIII, Torino, Fratelli Bocca. L'idea individuale e l'idea sociale nel
diritto privato, 1Lezioni di filosofia del diritto: anno accademico, Giuseppe
Carle e Gioele Solari, raccolte dagli studenti Giuseppe Bruno e Francesca
Guasco, Editore La cooperativa dispense dell'A.T.U., Torino, 1912. Filosofia
del diritto privato, 1930. Lezioni di filosofia del diritto, Studi storici
della filosofia del diritto, Giappichelli, Torino Intitolazioni L'Torino gli ha
intitolato una biblioteca interdipartimentale. Il comune di Bergamo gli ha
intitolato un giardino pubblico e una via. Il comune di Albino gli ha
intitolato una via. Note Simonetta
Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica, Lezioni
di filosofia del diritto: anno accademico, Giuseppe Carle e Gioele Solari,
raccolte dagli studenti Giuseppe Bruno e Francesca Guasco, Editore La
cooperativa dispense dell'A.T.U., Torino, Studi storici di filosofia del diritto,
Giappichelli, Torino, Gioele Solari nella cultura del suo tempo, FrancoAngeli,
Milano, Alberto Contu, Questione sarda e filosofia del diritto in Gioele
Solari, con un saggio di Norberto Bobbio, Giappichelli, Torino, Davide Cugini,
Commemorazione di Gioele Solari, Torinese, Albino, 1952. Francesco D'Agostino ,
Il problema del diritto e dello Stato nella filosofia del diritto di Giorgio
Guglielmo Federico Hegel, G. Giappichelli Editore, Torino, Luigi Firpo , La
filosofia politica, 2 voll., Laterza, Bari. TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Gioele Solari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Gioele Solari, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Gioele
Solari, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Gioele Solari, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Gioele Solari, .
Solari, Gioele, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
SOLERI (Pagliero di San Damiano Macra). Filosofo..
Nato in un piccolo centro della provincia di Cuneo, studiò all'Università
Cattolica di Milano, fu ordinato sacerdote nel 1934 e terminò gli studi nel
1940. Ebbe come maestro Francesco Olgiati, uno dei fondatori dell'Università
Cattolica del Sacro Cuore. Lavorò a più di 100 scritti fra cui Il problema
metafisico del male (del 1952) e Inevitabilità e decisività del problema
teologico. È intitolato al suo nome l'Istituto di istruzione superiore "G.
Soleri" di Saluzzo, ove il sacerdote insegnò e fu preside. Opere: La
proprietà, S.E.I. Torino (II ed. riveduta); Telesio, La Scuola, Brescia; Lucrezio,
La Scuola, Brescia; Marco Aurelio, La Scuola, Brescia; L'immortalità dell'anima
in Aristotele, S.E.I., Torino; Economia e morale, Borla, Torino, Il problema metafisico del male in “Sapienza”,
Essere, atto, valore in , Il problema del valore, Morcelliana, Brescia, Incisività
e decisività del problema teologico, in “Studia Patavina”, Orizzonte della
metafisica aristotelica. Sito dell'Istituto Soleri. Heinz Happ, Hyle: Studien zum aristotelischen
Materie-Begriff, Walter de Gruyter, Riccardo Pozzo, The impact of Aristotelianism
on modern philosophy, CUA Press, Dao Ettore, La figura e l'opera di Giacomo
Soleri. Saggio di ricerca, Saluzzo, Per iniziativa del Comitato per le onoranze
a Giacomo Soleri dell'Istituto magistrale statale
SOMENZI
(Redondesco). Filosofo. Ufficiale
meteorologo dell'Aeronautica, dopo aver partecipato alla Resistenza, lavorò
all'ufficio studi dello Stato maggiore. Si divise tra la carriera militare
e quella accademica, optando infine per la cattedra di filosofia a Roma. Tra i
suoi allievi vi fu Cordeschi. Pensiero Partendo da un interesse per l'operazionismo
di Bridgman, diresse i suoi studi teorici alla cibernetica e fu tra i primi in
Italia a interessarsi di intelligenza artificiale e a studiare i rapporti
mente-cervello e mente-macchina. Opere principali: Scritti italiani di
filosofia della scienza, Milano, Fratelli Bocca, I fondamenti filosofici della
meccanica quantistica, Milano, Fratelli Bocca, L' operazionismo in fisica, Milano,
Edizioni di Comunità, La scienza nel suo sviluppo storico, Torino, ERI, La filosofia degli automi, Vittorio Somenzi
con Roberto Cordeschi, Torino, Boringhieri, (prima edizione, a cura del solo Somenzi,
Boringhieri) Tra fisica e filosofia. Roberto Donolato, Abano Terme, Piovan. La
materia pensante, Milano, CLUP CittàStudi. Fonte: A. Rainone, Enciclopedia
Italiana, riferimenti in. Saggi in onore di Vittorio Somenzi, Roma, Union
Printing, Vittorio Somenzii: antologia e testimonianze, Mantova, Fondazione
Banca agricola mantovana, Cibernetica Intelligenza artificiale Antonio Rainone, «Somenzi, Vittorio» la voce
nella Enciclopedia ItalianaVI Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vittorio Somenzi, un maestro del domandare, di Claudio Del Bello, da
Giano, n. 45, sito "Metodologia online". Vittorio Somenzi filosofo al
servizio della scienza, necrologio di Sandro Modeo, Corriere della Sera, Archivio
storico.
SORDI (Centenaro di Ferriere). Filosofo. Terzo
di otto figli (7 maschi e 1 femmina) di Agostino Sordi e Giovanna Taschieri, si
fece religioso nella Compagnia di Gesù e ben quattro dei suoi fratelli
seguirono il suo esempio. Entrò nel seminario di Piacenza, dove frequentò
le classi ginnasiali. Vinse il concorso per l'ammissione al Collegio Alberoni
di Piacenza, dove rimase fino al 1813, quando fu costretto a lasciare per
motivi di salute. Rientrò in seminario e, sotto la guida del canonico Vincenzo Buzzetti,
approfondì il pensiero di San Tommaso la cui filosofia era andata in disuso
(s’insegnava la filosofia del secolo: Sarti, Soave, Draghetti, Condillac,
Wolfe, Storkenau). Nel 1816, a 23 anni, divenne sacerdote ed entrò nella
Compagnia di Gesù appena ricostituita, fece il noviziato nella Casa di
Sant'Ambrogio a Genova, dove incontrò padre Luigi Taparelli D'Azeglio che
attraverso i colloqui con il Sordi conobbe e stimò la filosofia di San Tommaso,
di cui prima aveva sentito parlare con disprezzo e incominciò a rivedere la sua
formazione filosofica. Nel 1819 divenne insegnante di filosofia nel
Collegio di Ferrara e passò a Reggio Emilia come insegnante di logica,
metafisica ed etica e con la carica di prefetto della biblioteca civica. A
Reggio Emilia si distinse e acquistò stima e fama tanto che il padre Generale
della Compagnia Luigi Fortis lo propone al padre Pavani, provinciale d'Italia,
come professore di logica nel Collegio Romano. Il Pavani, però pregò il padre
Generale di desistere dal suo proposito per motivi di opportunità “si leverebbe
un gran rumore tra i professori del Collegio Romano … tanta è la prevenzione
contro il padre Sordi perché tomista.” Dal 1829 al 1834 venne mandato a
Modena, al collegio San Bartolomeo, come professore di logica, metafisica ed
etica. Qui, ispirandosi ai rivolgimenti culminati con la cattura di Ciro
Menotti, pubblicò l'opuscolo “Catechismo delle rivoluzioni”. In questi anni
strinse amicizia con il gesuita Giuseppe Pecci. Attraverso quest'amicizia padre
Serafino potrà esercitare il suo influsso anche su suo fratello, cardinale
Gioacchino Pecci che, divenuto poi Papa, con l'Enciclica Aeterni Patris
proporrà a tutte le scuole cattoliche le dottrine di San Tommaso
d'Aquino. Venne inviato a Forlì e poi a Spoleto dove insegnò teologia
morale. Nel 1836 venne nominato Rettore del Collegio di Orvieto. Nel 1840
ritornò a Modena come Rettore; carica che esercitò per tre anni, e poi rimase
ancora a Modena come Ministro e Padre Spirituale degli alunni. Nel 1846
fu nominato Rettore del Collegio San Pietro di Piacenza, dove già dal 1839 era
stato aperto anche l'AloisianumIstituto di formazione filosofica per giovani
gesuiti dell'area Lombardo Veneta. Nel 1848, padre Serafino era ancora a
Piacenza, quando il Collegio venne preso d'assalto dai rivoluzionari:
“Scoppiarono allora alte grida diAbbasso i gesuiti. Morte ai gesuiti. Mortee
qui aggiungevano i nomi or dell'uno or dell'altro Padre del collegio.” Così si
legge nel racconto di padre Lombardini, testimone oculare degli avvenimenti.
Nel 1851 ilGenerale Jan Roothaan lo chiamò a Roma, desideroso di vedere finito
un testo di filosofia che padre Serafino doveva realizzare insieme a padre
Carminati. Fu nominato Preposto della Provincia Romana fino al 1856. Padre
Serafino governò quella Provincia con rara prudenza e grande spirito di
bontà. Nel 1859 passò al Collegio degli scrittori della Civiltà Cattolica
con l'incarico di scrittore e padre spirituale della comunità. Contribuì in
questi tre anni al fiorire della rivista componendo con padre Taparelli una
serie di articoli. Fu chiamato all'Aloisianum di Verona come Prefetto
degli studi dei giovani religiosi che qui studiavano filosofia. A Verona cessò
di vivere per malattia cardiaca il 17 maggio 1865. Pensiero Padre
Serafino Sordi fu uno dei più insigni rappresentanti del neotomismo, il
movimento di rinnovamento della filosofia di San Tommaso, che, partito dal
seminario di Piacenza con il canonico Vincenzo Buzzetti, si diffuse in tutta
l'Italia tramite i fratelli Serafino e Domenico Sordi, alunni dello stesso
Buzzetti. I due fratelli, entrati nella Compagnia di Gesù, vi portarono il
rinnovamento tomista, cioè le grandi idee di San Tommaso studiate e sviluppate
ai fini di rispondere agli interrogativi più profondi dell'uomo moderno. L'azione
di padre Serafino in favore del neotomismo fu particolarmente efficace per gli
incarichi prestigiosi a lui affidati, per il suo insegnamento presso numerosi
Collegi dove i suoi scritti di filosofia, trascritti, venivano usati come
testo; inoltre molte delle persone da lui avviate allo studio di San Tommaso
sono state i protagonisti del rinnovamento tomista e i diretti collaboratori
nella preparazione dell'enciclica "Aeterni Patris" in cui il papa
Leone XIII esorta a rimettere in uso la sacra dottrina di San Tommaso e a
propagarla il più largamente possibile. Il fratello di Serafino, padre Domenico
Sordi, diffuse il tomismo nella provincia napoletana, dove operò in varie città
(Napoli, Lecce, Maglie, Salerno, Sora, Arpino, Andria). Al Collegio Massimo di Napoli
fu collaboratore diLuigi Taparelli D'Azeglio promuovendo la diffusione
della filosofia di San Tommaso fra gli alunni, alcuni dei quali furono
protagonisti del rinnovamento della cultura cattolica dell'800; fra questi va
ricordatoCarlo Maria Curci cofondatore della rivista “La Civiltà Cattolica”,
che descrive il suo insegnante con dovizia di particolari nelle sue “Memorie”
eMatteo Liberatore, cofondatore del periodico “Scienza e Fede”, redattore di
“La Civiltà Cattolica” e uno degli estensori dell'enciclica Rerum Novarum di
Leone XIII. Opere: Appendice al capitolo XII del Catechismo del senso
comune” del RorbacherL'Amico d'Italia
XI, 1827, (manoscritto originale presso la biblioteca universitaria di
Genova). Theses ex universa Philosophia, Parma Catechismo delle RivoluzioniModena, Soliani. Lettere
intorno al Nuovo saggio sull'origine delle idee dell'Abate Antonio Rosmini
SerbatiModena, Vincenzo Rossi 1843, 104
I primi elementi del sistema di V. Gioberti dialogizzati tra lui e un lettore
dell'opera sua –Bergamo, Natali 1849, Allocuzione di N. S Papa Pio IX- del 20
aprile 1849, con in fine esposizione della materia a modo di catechismo, del
prof S. S.Roma, Tip. Apostolica I misteri di Demofilo per S. S. Professore di
filosofiaTorino Castellazzo e De Gaudenzi, Circolare del R.Provinciale Serafino
Sordi ai Superiori della Provincia Romana –Roma, Civ. Cattolica. De studio
Theologiae in nostra societate –Roma, Civ. Cattolica, Recensione all'opuscolo di Giacomo Oddo
“l'Indipendenza, il Cattolicesimo e l'Italia, Milano 1859” Roma, Civ, Cattolica
La libertà al tribunale della ragioneRoma, Civ. Cattolica. Se per essere
indipendenti abbisogna che il Papa abbia il potere temporale. Di un sacerdote
cattolicoRoma Civ. Cattolica. Il movimento nazionale, istruzione popolare in
occasione di un opuscolo pubblicato nell'Umbria da un preteso prete galantuomoRoma
Civ. Cattolica, opuscolo di 48 Il
Sillabo di S. S. Pio Papa IX esposto in forma di catechismo dalSerafino Sordi
della Compagnia di GesùVerona, Vigentini e Franchini (pubblicato dopo la sua morte) Opere
attribuite a Serafino Sordi Saggio intorno alla dialettica e alla religione di
Vincenzo GiobertiPiacenza, Tedeschi. Una proposta al Clero Italiano.
Ragionamenti sul Gesuita ModernoTorino, Castellazzo e De Gaudenzi 1849, 7 La scomunica: Nel Messaggero di Modena, Lettera
sull'Austria, Bergamo, Dottrine di S. Alfonso dei Liquori difese contro le
impugnazioni del Sig. Abate RosminiMonza 1850 Opere diSerafino Sordi pubblicate
nel 1900 Ontologia, pubblicata daDezza nel 1941 Theologia naturalis, pubblicata
daDezza nel 1945 Manuale di logica classica, pubblicato da D. Pesce nel 1967
Opere inedite riportate daDezza nel libro “Alle origini del Neotomismo” Ethica
generalis et specialis Psicologia Trattato sull'origine delle idee
Dissertazione sulla materia e sulla forma Dissertazione sull'evidenza
Osservazioni intorno alla filosofia a noi prescritta da S. Ignazio Esortazioni
al clero (presso don BalleriniPC) Note Dezza, Alle origini del
Neotomismo30 Dezza, I neotomisti italiani del XIX secolo, 2-3 E.
Silva, Ferriere, cenni storici21 R.
Comandini, Nuovi contributi alla conoscenza del canonico Vincenzo Buzzetti e
dei discepoli cresciuti alla sua scuola Saggio sulla rinascita del Tomismo,Dezza,
I neotomisti italiani del XIX secolo.Dezza, Alle origini del Neotomismo, Breve
storia della Provincia veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai
giorni nostri La chiesa di S. Pietro in
PiacenzaStudi per il IV cent. dalla fond. TEP139 Breve storia della Provincia Veneta della
Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai giorni nostri A. M. D. G C.
Cenacchi, Tomismo e Neotomismo a FerraraLiber. Edit. Vaticana La Civiltà
Cattolica, R. Comandini, Nuovi contributi alla conoscenza del canonico Vincenzo
Buzzetti e dei discepoli cresciuti alla sua scuola Saggio sulla rinascita del
Tomismo nel sec. XIXLibr. Edit. Vaticana 1974 F. Cordani, Una grande cultura
piacentina dimenticata, PC Ed. Berti C. M. Curci, Memorie del Padre Curci, G.
Barbera Editore, FI C. M. Cornoldi, Memorie Autobiografiche (Archivio
Aloisianum) F. Dante, Storia della Civiltà Cattolica Ed. Studium Roma.Dezza,
Alle origini del Neotomismo, MI.Dezza, I neotomisti italiani del XIX secolo,
Bocca ed. MI. La chiesa di S. Pietro in
PiacenzaStudi per il IV cent. dalla fond. TEP, 1987 F. Giarelli, Storia di
Piacenza dalle origini ai nostri giorni,
II Ed. Porta PC 1889 L. Ferrari, I fratelli Sordi e il Neotomismo in
Italia in il filosofo canonico V. Buzzetti nel centenario della morte, PC G.
Martina, La Chiesa nell'età dell'assolutismo, del liberismo, del totalitarismo,
Morcelliana BS. U. Padovani, Importanza della critica filosofica di S. Sordi a
V. Gilbert, in Riv. Di Filosofia Neoscolastica, MI 1933 ed. Vita e Pensiero A.
MONTI, "La Compagnia di Gesù nel territorio della Provincia Torinese,
Chieri 1914, 5 volumi Giovanni Paolo II, enciclica Fides et Ratio 1998 S.
Panareo, L'istruzione in terra d'Otranto sotto i Borboni, B. Perazzoli, Studi
sul Rosminianesimo nell'Ottocento, Ed. Rosminiane Sodalitas, L. Pozzi, S: Sordi
filosofo neotomista, Studia Patavina Riv. Di Filos.e Teologia. V. Rolandetti, Da Buzzetti all'Aeterni Patris
Conv. Intern. Tomistico, Trento 1990 V. Rolandetti, Vincenzo Buzzetti teologo,
Libr. Ed. Vat. 1974. E. Silva, Ferriere, cenni storici, UTEP, PC 1966 D. Sordi,
Pochi e brevi cenni sulla vita menata nel secolo da P.S.Sordi, man. Inedito G.
Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico Sordi alla
diffusione del neotomismo nella cultura cattolica dell'800, PC , (vedi )
serafinosordi.altervista.org G. Tononi, Condizioni della Chiesa nei ducati parmensi.
M. Volpe, I Gesuiti nel Napoletano Aeterni
Patris Aloisianum Carlo Maria Curci Collegio Alberoni Compagnia di Gesù Jan
Roothaan La Civiltà Cattolica Luigi Taparelli d'Azeglio Matteo Liberatore
Neotomismo Serafino Sordi, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Serafino Sordi. G. Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e
Domenico Sordi alla diffusione del neotomismo nella cultura cattolica dell’800,
PC su serafinosordi. altervista.org. books.google/books?hl=it&id =-G3PUnY3zbEC&q=taparelli+d%27azeglio+e+il+rinnovamento+della+scolastica
La Civiltà Cattolica 1927IlTaparelli d'Azeglio e il rinnovamento della
Scolastica al Collegio Romano]
books.google/books?hl=it&id=KcRveZ1rpnwC&q=intorno+alle+origini+del+rinnovamento+tomista+in+italia
La Civiltà Cattolica1928Intorno alle origini del rinnovamento tomistico in
ItaliaIl P.Taparelli e ilSordi parte prima –pagg. 215-229) (parte secondapagg. books.google/books?id=_y_qxX2vxrEC&pg=PA229&lpg=%20LA+
CIVILTA+CATTOLICA+%C2%AC-+1929#v=onepage&q&f=false La Civiltà
Cattolica1929La rinascita del tomismo a Napoli nel 1830 (parte primaI
collaboratori del Taparelli pagg. 229-244)(parte secondaIl peripato in azione
pagg. 422-433)
books.google/books?id=7dtNAAAAMAAJ&pg=PA318-IA1&l#v=onepage&q&f=false
La Civiltà Cattolica1980Il contributo della Compagnia di Gesù alla preparazione
dell'enciclica “Aeterni Patris.”
SORIA. (Sant'Andrea a Lama). Filosofo. Nato
forse a Pisa, e non a Livorno come sostenuto da alcuni autori, da Enrico e da
Maria Elisabetta delle Sedie da Calci, la famiglia paterna risiedeva da tempo a
Sant'Ilario in Campo, nell'isola d'Elba ed era probabilmente di origine
spagnola. Giovanni Gualberto De Soria fu un filosofo appartenente alla corrente
del sensismo, insegnò all'Pisa, combatté il cartesianesimo ed esaltò Galileo
Galilei. Nel 1741 scrisse l'opera
Rationalis Philosophiae Institutiones.
Dal 1742 al 1746 fu direttore della Biblioteca universitaria di
Pisa. Nel 1766 pubblicò a Pisa la
Raccolta di opuscoli filosofici, e filologici.
Il primo tomo di tale opera comprende Della Immaterialità delle Nature
Intelligenti, Della Potenza che ha lo Spirito Umano di determinar se medesimo
chiamata Libertà, Il virtuoso Regime del proprio Corpo è un Bene indispensabile
per la Felicità della Vita e Della natural dipendenza della Salute Corporea
dall'Ilarità dello Spirito. Il secondo tomo comprende Della Simpatia e un
Dialogo tra un Cav. Francese, e un Italiano, seguiti dall’Esame del Giudizio di
Monsieur Du Fresnoy circa Michelangelo. Nel terzo si trovano Sulle Metamorfosi
degl'Insetti e Degl'Influssi Celesti, seguiti da una Dissertazione Accademica
sull'Innesto e da La Teoria de' Fosfori, e de' loro divarj. Giovanni Gualberto De Soria fu allievo di
Luigi Guido Grandi, e segnò il passaggio della scuola galileiana verso
l'Illuminismo. De Soria individuò, "nello sviluppo economico il centro
dell'interesse dell'attività politica".
È sepolto nella chiesa di Sant'Andrea a Lama, in provincia di Pisa,
paese di origine della madre. Note Il cognome è attestato anche come Soria. Ugo
Baldini, De Soria, Giovanni Gualberto, in "Dizionario biografico degli
italiani", Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, De Soria (o Soria)
è attestato anche a Livorno ed è appartenuto a una nota famiglia ebraica locale
di origine sefardita, proveniente dalla Spagna o Portogallo Cfr. Renzo Toaff,
La nazione ebrea a Livorno e a Pisa L.S.
Olschki, Firenze, Gualberto De Soria, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Gualberto De Soria, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Giovanni Gualberto De Soria / Giovanni Gualberto De Soria (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Gualberto De Soria.
SORRENTINO. (Carbonara di Nola). Flosofo. Docente di
filosofia a Salerno. È tra i massimi
esperti italiani del filosofo e teologo tedesco Friedrich Schleiermacher, ma
oltre alle letture di carattere teologico-religioso, è anche ideatore di una
filosofia autonoma ed originale. Sorrentino è infatti convinto che si debba
ricercare una connessione tra le varie forme di sapere, spesso rinchiuse
nell'ambito dei propri specialismi e pertanto sterili. Dopo un periodo di studio passato in Italia
(Milano, Napoli) e l'estero (Tubinga, Heidelberg) si laurea in Filosofia presso
l'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Consegue la laurea
in teologia presso la facoltà teologica "San Luigi" di Napoli è
ricercatore a Salerno. Rceve una borsa di formazione a Gottinga, a Kiel e a
Monaco. Nel 1980 diviene ricercatore
confermato a Salerno e dal 1995/96 è docente, tuttora in ruolo, di Filosofia
della religione preso la medesima università.
Pensiero Il pensiero di Sorrentino si sviluppa soprattutto intorno a
tematiche come il dibattito sulla religione, inteso nel senso di una
problematizzazione e di una tematizzazione del religioso nella società moderna
e contemporanea, a partire dal tardo Illuminismo fin ai giorni nostri.
Sorrentino cerca di inquadrare il pensiero filosofico relativo all'etica e alla
religione. Da qui parte il tentativo di una tematizzazione filosofica della
dimensione simbolica. Il motore della ricerca è il tentativo di giungere ad una
forma di connessione dei saperi che possa superare le difficoltà e le
incomprensioni del mondo contemporaneo, non solo in ambito filosofico. Opere: Monografie (selezione) La teologia
della secolarizzazione in Dietrich Bonhoeffer, Chiesa, mondo e storia nel
pensiero del secolo XIX, Schleiermacher e la filosofia della religione, Ermeneutica
e filosofia trascendentale, Filosofia ed esperienza religiosa, Realtà del senso
e universo religioso. Per un approccio trascendentale al fenomeno religioso, Traduzioni
(selezione) F. Schleiermacher, La dottrina della fede, F. Schleiermacher, Il
valore della vita, F. Schleiermacher, Dialettica, Volumi (selezione)
Schleiermacher's Philosophy and the philosophical Tradition, Barth in
discussione, Obbedire al tempo. L'attesa nel pensiero filosofico, politico
ereligioso di Simone Weil, La dialettica nella cultura romantica, con Terrence
N. Tice Religione e religioni a partire dai “Discorsi” di Schleiermacher,Il
prisma della rivelazione. Una nozione alla prova di religioni e saperi, L'eredità
dell'Illuminismo e la critica della religione, Diversità e rapporto tra
culture, Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto tra le religioni, Nichilismo
e questione del senso, Teologia naturale e teologia filosofica, La libertà in
discussione, Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto fra le religioni,
con Francesco Saverio Festa, La persona come paradigma di senso. Dibattito
sull'eredità di Mounier, con Giuseppe Limone, La teologia politica in discussione, con Hagar
Spano, Università degli Studi di Salerno, su unisa. Giornale di filosofia della
religione, su aifr.
sozzini: -- Socinianism, NELLA PRIMA METÀ DEL SEDICESIMO SECOLO NACQUERO IN QUESTA CASA LELIO E
FAUSTO SOZZINI LETTERATI INSIGNI FILOSOFI SOMMI DELLA LIBERTÀ DI PENSIERO
STRENUI PROPUGNATORI ______ CONTRO IL SOPRANNATURALE VINDICI DELLA UMANA
RAGIONE FONDARONO LA CELEBRE SCUOLA SOCINIANA PRECORRENDO DI TRE SECOLI LE
DOTTRINE DEL MODERNO RAZIONALISMO. I LIBERALI SENESI AMMIRATORI REVERENTI
QUESTA MEMORIA POSERO 1879 a movement originating in the sixteenth
century from the work of reformer
Laelius Socinus “Sozzini” and his nephew Faustus Socinus. Born in Siena of a patrician family, Sozzini
is widely read. Influenced by the evangelical movement, Sozzini makes contact
with noted Protestant reformers, including Calvin and Melanchthon, some of whom
questioned his orthodoxy. In response, Sozzini writes a confession of faith,
one of a small number of his writings to have survived. After his death,
Sozzini’s oeuvre was carried on by his nephew, Faustus, whose writings
including “On the Authority of Scripture,” “On the Savior Jesus Christ,” and “On Predestination,” expressed heterodox
views. Sozzini believed that Christ’s nature is entirely human, that the souls does
not possess immortality by nature though there is selective resurrection for
believers, that invocation of Christ in prayer is permissible but not required,
and he argues, like Grice, Pears, and Thomson, against predestination. After
publication of his writings, Sozzini is invited
to Transylvania and Poland to engage in a dispute within the Reformed churches
there. He decides to make his permanent residence in Poland, which, through his
tireless efforts, became the center of the Socinian movement. The most
important document of this movement was the Racovian Catechism, published
shortly after Faustus’s death. The Minor church of Poland, centered at Racov,
became the focal point of the movement. Its academy attracted hundreds of
students and its publishing house produced books in many languages defending
Socinian ideas. Socinianism, as represented by the Racovian Catechism and other
writings collected by Faustus’s disciples, involves the views of Laelius and
especially Faustus Socinus, aligned with the anti-Trinitarian views of the
Polish Minor church.. It accepts Christ’s message as the definitive revelation
of God, but regards Christ as human, not divine; rejects the natural
immortality of the soul, but argues for the selective resurrection of the faithful;
rejects the doctrine of the Trinity; emphasizes human free will against
predestinationism; defends pacifism and the separation of church and state; and
argues that reason not creeds, dogmatic
tradition, or church authority must be
the final interpreter of Scripture. Its view of God is temporalistic: God’s
eternity is existence at all times, not timelessness, and God knows future free
actions only when they occur. In these respects, the Socinian view of God
anticipates aspects of modern process theology. Socinianism was suppressed in
Poland in 1658, but it had already spread to other European countries,
including Holland where it appealed to followers of Arminius and England, where
it influenced the Cambridge Platonists, Locke, and other philosophers, as well
as scientists like Newton. In England, it also influenced and was closely
associated with the development of Unitarianism. H. P. Grice, “Sozzini, rationalism, and moi.”
Sotione, teacher of Seneca. In glossary to Roman
philosophers, in “Roman philosophers.”
SPADARO.
(Messina), Filosofo. Laureato in Filosofia a Messina,
entra subito dopo nel noviziato della Compagnia di Gesù. Insegna lettere a Roma
per 2 anni dal 1991 al 1993. Il 21 dicembre 1996 riceve l'ordinazione
presbiterale e il 24 maggio 2007 pronuncia i voti solenni nella Compagnia di
Gesù. Consegue la licenza in Teologia Fondamentale, il diploma in Comunicazioni
Sociali, il dottorato di ricerca in Teologia presso la Pontificia Università
Gregoriana di Roma. Completa la sua formazione negli Stati Uniti, nella Provincia
dei gesuiti di Chicago. Comincia a scrivere per la rivista La Civiltà Cattolica
e dal 1998 entra a far parte in maniera stabile della redazione. Si occupa
soprattutto di teoria della letteratura e di critica letteraria, in particolare
legata ad autori contemporanei italiani (tra questi, Cesare Pavese, Alda
Merini, Giorgio Bassani, Mario Luzi, Pier Vittorio Tondelli) e scrittori
statunitensi (dai classici come Emily Dickinson, Walt Withman, Flannery
O'Connor e Jack London ai contemporanei come Jack Kerouac, Raymond Carver). Tra
le materie che tratta vi sono anche la musica (Bruce Springsteen, Tom Waits,
Nick Drake, Nick Cave), l'arte contemporanea (Mark Rothko, Edward Hopper, Andy
Warhol, J.-M. Basquiat), il cinema e le nuove tecnologie della comunicazione e
il loro impatto sul modo di vivere e pensare (in particolare su , Second Life,
sulla lettura digitale, sui vari social networks, sulla filosofia Hacker o
sulla Cyberteologia). Ha fondato
BombaCarta, un progetto culturale che coordina iniziative di scrittura
creativa, produzione video e lettura anche su internet. È curatore della
collana di poesia L'Oblò delle edizioni Ancora. Insegna presso il Centro
Interdisciplinare di Comunicazione Sociale (CICS) della Pontificia Università
Gregoriana -- è a capo del comitato
scientifico "La sfida e l'esperienza" che raccoglie docenti e manager
interessati ai temi della spiritualità e dell'innovazione. Dal 2004 al 2009
viene incaricato di coordinare le attività culturali della Compagnia di Gesù in
Italia. Sabato 24 febbraio 2007 è il relatore principale al primo evento
organizzato dai Gesuiti sulla musica rock nel quale riabilita la dignità
musicale (non liturgica) del genere nel suo complesso, limitandone la condanna
alla valutazione di rari e singoli casi.
Padre Antonio Spadaro davanti alla raccolta completa di La Civiltà Cattolica.
Diviene Rettore della Comunità dei gesuiti de La Civiltà Cattolica. Il 6
settembre è annunciata la sua nomina a
direttore della rivista.. Nel numero del 1º ottobre della rivista è apparso il suo articolo di
presentazione nella nuova veste di direttore.
La sua attività in Rete è legata, oltre alla presenza nei social
network, anche allun sito personale e di due blog: uno dedicato alla
CyberTeologia e uno dedicato alla scrittrice statunitense Flannery
O'Connor. Il 10 dicembre , papa
Benedetto XVI lo nomina consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e il
29 dicembre anche consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali. Nel gennaio ha ricevuto a
Caserta il prestigioso premio "Le Buone NotizieCivitas Casertana",
uno dei più importanti premi di giornalismo italiani, unico nel suo genere a
livello internazionale. Ad agosto incontra più volte papa Francesco per conto
de La Civiltà Cattolica e di altre 15 riviste della Compagnia di Gesù. Il
contenuto delle conversazioni è stato pubblicato sotto forma di intervista a
settembre ed ampiamente ripreso dalla
stampa internazionale. L'articolo di La
Civiltà Cattolica. Spadaro ha dedicato un articolo a . L'articolo analizza il
significato di nel contesto culturale
italiano, ne analizza la storia, e ne mette in evidenza pregi e limiti. La sua conclusione è: «Dalla descrizione e dalle valutazioni
compiute comprendiamo bene come
rappresenti un sogno illuminista di descrivere il mondo, che però si
scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile,
mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi
collaboratori. Nello stesso tempo questa «utopia» rovescia il sogno
dell'enciclopedia tradizionale, intesa come costruzione autorevole, organica e
integrata del sapere. Infatti è come un
organismo vivente: cresce (al ritmo del 7% ogni mese), si "ammala", è
sottoposta a composizioni e scomposizioni interne, ad accrescimenti e riduzioni
continue. Ma soprattutto nasconde
un'altra utopia, a suo modo, ambigua: la democrazia assoluta del sapere e la
collaborazione delle intelligenze molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza
collettiva. Questa utopia potrebbe nascondere una nuova forma di "torre di
Babele", che ha il suo tallone di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma
anche nel relativismo.» Concede
un'intervista a Wikinotizie-Wiki@Home, pubblicata con il titolo Antonio
Spadaro: intervista al gesuita 2.0, nella quale commenta l'articolo e spazia
sulle tematiche inerenti e il mondo
della rete internet. Pubblicazioni
Tracce profonde. Il viaggio tra il reale e l'immaginario, Roma, Città Nuova, Radio
on. Tra le colonne sonore degli anni ‘90, Napoli, Giannini, 1996 (in collab.
con E. Crasto). Lo sguardo presente. Una lettura teologica di “Breve film
sull'amore di K. Kieslowski”, Rimini, Guaraldi, Del volume esiste anche una
versione elettronica. Pier Vittorio Tondelli. Attraversare l'attesa, Reggio
Emilia, Diabasis, “Laboratorio Under 25″. Tondelli e la nuova narrativa
italiana, Reggio Emilia, Diabasis, 2000. [Il volume è apparso anche come
pubblicazione digitale a puntate settimanali sul sito di RaiLibro della Radio
Televisione Italiana]. Carver. Un'acuta sensazione d'attesa, Padova, Messaggero
di Sant'Antonio Editrice, A che cosa
«serve» la letteratura?, Leumann (To)-Roma, ElleDiCiLa Civiltà Cattolica, [Premio Capri per la sezione Letteratura e
Premio Crotone sezione Giovane critici italiani] Lontano dentro se stessi.
L'attesa di salvezza in Pier Vittorio Tondelli, Milano, Jaca Book, Connessioni.
Nuove forme della cultura al tempo di internet, Bologna, Pardes [qui intervista sul libro a Radio Vaticana] La
grazia della parola. Karl Rahner e la poesia, Milano, Jaca Book, Nella melodia
della terra. La poesia di Karol Wojtyla, Milano, Jaca Book, Abitare nella possibilità. L'esperienza della
letteratura, I, Milano, Jaca Book,
L'altro fuoco. L'esperienza della letteratura,
II, Milano, Jaca Book, Alla ricerca del lupo. Genio, tensioni, vanità,
Bologna, Pardes, 2009. Nell'ombra accesa. Breviario poetico di Natale, Milano,
Ancora, . Web 2.0 Reti di relazione, Milano, Paoline, . Svolta di respiro.
Spiritualità della vita contemporanea, Milano, Vita & Pensiero, .
Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Milano, Vita &
Pensiero, . Curatele Chris Cappell, Lasciami correre via, Padova, Messaggero,
2001. François Varillon, Traversate di un credente, Milano, Jaca Book, 2008.
Rowan Williams, La dodicesima notte, Milano, Ancora, Gerard Manley Hopkins, La freschezza più cara.
Poesie scelte, Milano, Rizzoli, Whitman, Canto una vita immensa, Milano,
Ancora, Un Dio sempre più grande. Pregare con i gesuiti, Milano, Ancora, .
Note Antonio Spadaro, Antonio
Spadarobio, su antoniospadaro.net. Antonio Spadaro, Antonio Spadarobio, su laciviltacattolica.
Antonio Spadaro, Antonio SpadaroSaggi su "La Civiltà Cattolica", su antoniospadaro.net.
Antonio Spadaro, BombaCarta, su bombacarta.com. accesso=16 agosto . Antonio Spadaro, L'OblòAncora, su ancoralibri.
Orazio La Rocca, I gesuiti benedicono il rock: "La musica di Springsteen
& Co parla all'anima", Repubblica. Padre Antonio Spadaro nuovo
direttore di Civiltà Cattolica: cogliere pienamente la sfida digitale, su
oecumene.radiovaticana.org. Antonio Spadaro, Antonio Spadarosocial networks, su
antoniospadaro.net. Antonio Spadaro, Antonio Spadaro, su antoniospadaro.net. Antonio
Spadaro, Cyberteologia, su cyberteologia. accesso=16 agosto . Antonio Spadaro, Flannery O'Connor, su
flanneryoconnor. accesso=16 agosto .
Nomina di consultori del Pontificio Consiglio della Cultura, su
press.catholica.va. Rinunce e nomine, su Bollettino della Santa Sede,
Bollettino della Santa Sede. Su La
Civiltà Cattolica la mia intervista a Papa Francesco, su cyberteologia, Antonio
Spadaro, Intervista a papa Francesco , in La Civiltà Cattolica, Copia archiviata,
su laciviltacattolica7)., La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro: intervista al
gesuita, Opere di Antonio Spadaro. Registrazioni di Antonio Spadaro, su
RadioRadicale, Radio Radicale. Antonio
Spadaro: Cyberteologia, sul RAI
Filosofia, su filosofia.rai.
SPARTI
(Roma). Filosofo. È professore
a Siena, Pisa, e l'Università della Svizzera italiana. In passato ha insegnato
a Milano e l'Bologna. È cofondatore e membro del comitato di direzione della
rivista Studi culturali. Collabora a
numerose riviste scientifiche ("Iride", "Paradigmi",
"Rivista di estetica", "Rassegna italiana di sociologia",
"Intersezioni"). Dagli anni 2000 Sparti ha concentrato la sua
attenzione sull'estetica dell'improvvisazione.
Riconoscimenti "Research Fellow" della fondazione Humboldt
presso la Johann Wolfgang Goethe-Universität. "Fellow" del Collegium
Budapest-Institute For Advanced Study, in Ungheria. Note USIDati personali: Davide Sparti . Opere principali: “Se un leone potesse
parlare. Indagine sul comprendere e lo spiegare” (Firenze, Sansoni); “Sopprimere
la lontananza uccide” “Davidson e la teoria dell'interpretazione” (Firenze,
Nuova Italia) “Epistemologia delle scienze sociali” Roma, Nuova Italia
Scientifica); “Soggetti al tempo. Identità personale fra analisi filosofica e
costruzione sociale” ( Milano, Feltrinelli); “Identità e coscienza” (Bologna,
Il Mulino); “Wittgenstein politico, (saggi di J. Bouveresse, S. Cavell, D.
Davidson, B. Williams, ed altri, introdotti e trascelti da D. Sparti), Milano,
Feltrinelli. “Epistemologia delle scienze sociali” (Bologna, Mulino);
“L'importanza di essere umani: Etica del riconoscimento” (Milano, Feltrinelli);
“Suoni inauditi. L'improvvisazione nel jazz e nella vita quotidiana” (Bologna,
Il Mulino); “Musica in nero. Il campo discorsivo del jazz, Torino, Bollati); “Il
corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz, Bologna, Il Mulino); “L'identità
incompiuta. Paradossi dell'improvvisazione musicale, Bologna, Il Mulino Sul tango. L'improvvisazione intima, Bologna,
Il Mulin.
SPAVENTA.
(Bomba). Filosofo. Fratello
maggiore del patriota Silvio Spaventa, Bnacque da un'agiata famiglia borghese.
Sua madre, Maria Anna Croce, fu pro-zia di Croce.Studiò a Chieti ottenuto l'incarico di docente di matematica, si
trasferì col fratello a Montecassino. La sua formazione continuò a Napoli, dove
si dedicò anche allo studio del tedesco; fu infatti tra i primi a studiare i
filosofi tedesci in tedesco – Grice: “Which is the right thing to do – and
which Ryle, or Strawson, for that matter – are unable to!” Si avvicinò ai circoli liberali e a pensatori
come Colecchi e Antonio Tari. Fondò una scuola o academia di filosofia; inoltre
partecipò alla redazione de Il Nazionale, il giornale fondato e diretto dal
fratello Silvio. Dopo l'abrogazione della Costituzione da parte di
Ferdinando II, fu costretto a lasciare Napoli per trasferirsi prima a Firenze,
quindi a Torino, dove divenne giornalista scrivendo su giornali e riviste
piemontesi: Il Progresso, Il Cimento, Il Piemonte, Rivista Contemporanea. È nel
periodo torinese che Spaventa si avvicinò al pensiero di Hegel ed elaborò il
proprio sistema filosofico e il pensiero politico: pubblicò, tra l'altro, una
serie di saggi in cui polemizzava con La Civiltà Cattolica, rifiutando l'idea
di religione come passo necessario per lo sviluppo umano. Egli in tal
modo condivise con altri esuli napoletani gli stessi fermenti patriottici e
liberali che avevano nell'idealismo hegeliano il loro motivo ispiratore.
«[...] In Napoli, sin dal 1843 l'idea hegeliana penetrò nelle menti de' cultori
della scienza, i quali mossi come da santo amore si affratellavano, e con la
voce e con gli scritti la predicavano. Né i sospetti già desti della polizia,
né le minacce e le persecuzioni valsero ad infievolire la fede in questi arditi
difensori della indipendenza del pensiero; i numerosi studenti raccolti da
tutti i punti del Regno nella grande capitale disertavano le cattedre, ed
accorrevano in folla ad ascoltare la nuova parola. Era un bisogno irresistibile
ed universale, che li spingeva ad un ignoto e splendido avvenire, all'unità
organica dei diversi rami della cognizione umana; ifilosofi, partecipavano al
general movimento, ed ambivano soprattutto, come gli antichi italiani, di
essere veri filosofi. Chi può ridire la gioia, le speranze, l’entusiasmo
di quel tempo? Chi può ridire l’affetto col quale si amavano i maestri e gli
allievi, e insieme procedevano alla ricerca della verità? Era un culto, una
religione ideale, nella quale si mostravano degni nepoti dell'infelice
Nolano.» Studii sopra la filosofia di Hegel, Torino, «Rivista Italiana».
Ottenne la cattedra di Filosofia a Modena, poi quella di Storia della Filosofia
presso l'Bologna e Napoli. Tenne le lezioni in cui espose le sue teorie sul
rapporto di circolarità tra pensiero italiano ed europeo. Scopo di questa
interpretazione era quello di liberare la cultura filosofica italiana dal suo
provincialismo, attraverso la diffusione nella penisola dell'idealismo tedesco,
in particolare hegeliano. Fu anche deputato del Regno d'Italia per tre
legislature: fu sostenitore di una politica laica e legata ad un forte senso
dello Stato, considerato come sorgente dei princìpi e dei valori ispiratori di
un armonioso sviluppo civile, da cui gli individui e la comunità devono trarre
l'alimento necessario per una crescita «ordinata e corretta». Dottrina
Secondo Gentile, il pensiero di Bertrando Spaventa poggia su tre cardini fondamentali:
la tesi della «circolazione europea del pensiero italiano» che dimostri il
percorso dinamico della filosofia moderna attraverso l'Europa e il suo ritorno
in Italia dove aveva avuto origine; la riforma della dialettica hegeliana, per
salvare l'identità di essere e pensiero escludendo ogni presupposto «oggettivo»
esterno al pensare; il recupero dell'aspetto pratico nel processo conoscitivo
che eviti la caduta in un «astratto idealismo». La circolazione del pensiero
europeo La tesi spaventiana della circolazione del pensiero europeo si articola
in due passaggi: l'affermazione che la filosofia italiana del
Rinascimento, connotata dal naturalismo e dall'immanentismo, ha precorso la
filosofia moderna, giungendo attraverso Spinoza agli idealisti tedeschi Fichte,
Schelling, Hegel. il ritorno in Italia della filosofia moderna, con la
riappropriazione dei filoni spiritualistici europei da parte di Rosmini e
Gioberti. Mentre per la critica tradizionale la filosofia italiana era
caratterizzata dalla sua ininterrotta fedeltà alla linea platonico-cristiana,
lo Spaventa cercò di dimostrare, con gli studi dedicati al pensiero del
Rinascimento, che la filosofia moderna, laica e idealistica, generalmente
associata alla Riforma luterana, in realtà era nata in Italia, pur essendosi
arrestata poi a causa della Controriforma, per conoscere il suo massimo
sviluppo in Germania: egli interpretò con chiave di lettura hegeliana questo
progressivo passaggio dello Spirito filosofico dall'Italia all'Europa, e il suo
successivo ritorno, sottolineando la continuità del razionalismo di Cartesio
col principio innatistico di Tommaso Campanella della cognitio abdita,
dell'empirismo di John Locke con la campanelliana cognitio illata («nozione
acquisita»), dell'immanentismo di Baruch Spinoza col panteismo di Giordano
Bruno, del criticismo di Immanuel Kant con la «metafisica della mente» di Vico,
mentre poi Pasquale Galluppi e Antonio Rosmini si sarebbero riappropriati
inconsciamente di quello stesso spirito permeato dal kantismo, come Vincenzo
Gioberti di quello dell'idealismo tedesco. «Ripigliare il sacro filo
della nostra tradizione filosofica, ravvivare la coscienza del nostro libero
pensiero nello studio dei nostri maggiori filosofi, ricercare nelle filosofie
delle altre nazioni i germi ricevuti dai primi padri della nostra filosofia e
poi ritornati fra noi in forma nuova e più spiegata di sistema, comprendere
questa circolazione del pensiero italiano, della quale in gran parte noi
avevamo smarrito il sentimento, riconoscere questo ritorno del nostro pensiero
a sé stesso nel grande intuito speculativo del nostro ultimo filosofo [Hegel],
sapere insomma che cosa noi fummo, che cosa siamo e che cosa
dobbiamo essere nel movimento della filosofìa moderna, non come membri
isolati e scissi dalla vita universale dei popoli, nè come avvinti al carro
trionfale d'un popolo particolare, ma come nazione libera ed eguale nella
comunità delle nazioni: tale, o signori, è stato sempre il desiderio e
l'occupazione della mia vita.» (Bertrando Spaventa, Prolusione alle
lezioni di Storia della filosofia nell'Bologna, Modena, Regia Tipografia
Governativa, 1860) Uno dei propositi di Spaventa, giustificato dalla stessa
tesi della circolazione del pensiero europeo, era il tentativo di far uscire
gli intellettuali italiani dal provincialismo stagnante in cui versavano,
apportando loro gli elementi più innovativi del pensiero idealistico
d'oltralpe, per dare un fondamento filosofico-culturale al processo
rivoluzionario dell'unificazione nazionale. La rivoluzione storica da attuare,
per Spaventa, non era il programma neoguelfo del Primato morale e civile di
Gioberti che ripudiava in blocco la filosofia moderna, ma andava intesa
hegelianamente come «storia della libertà», nella quale lo spiritualismo non
significava un'involuzione, bensì un riallineamento alle nazioni più
avanzate. «Son molti ancora in Italia i quali tacciano di astratta e
oscura la filosofia alemanna e, reputandola contraria alla natura speculativa
dell'ingegno italiano, si accontentano di una maniera di sapere che non ha
nessuna connessione con la nostra tradizione filosofica; è un perpetuo
oltraggio alla memoria de' nostri sommi ed infelici pensatori, e la principal
cagione del decadimento della scienza tra noi. Costoro dimenticano la storia
del pensiero italiano, della quale furono gli eroi e martiri i nostri filosofi;
non ricordano i roghi di Giordano Bruno e di Giulio Vanini, la lunga prigionia
di Tommaso Campanella, e l'umile pietra che, nel tempio de' Gerolomini in
Napoli, ricopre le ceneri di Giovambattista Vico, ultima luce del nostro mondo
intellettuale. [...] Non i nostri filosofi degli ultimi duecento anni, ma
Spinoza, Kant, Fichte, Schelling ed Hegel, sono stati i veri discepoli di
Bruno, di Vanini, di Campanella, di Vico, ed altri illustri.» (Principii
di Filosofia). Spaventa non si limitò a recepire passivamente l'hegelismo, ma
diede avvio ad una sua profonda revisione, introducendovi temi originali che
cercò di riprendere dalla tradizione autoctona italiana. In particolare,
cercò di rispondere alle critiche di Trendelenburg, il quale non vedeva come
dal primo momento della Logica hegeliana, quello dell'Essere puro e
indeterminato, potesse scaturire il divenire dialettico del pensiero, se non
tramite un'indebita intromissione dal di fuori. Per dimostrare l'identità
dell'essere col pensare, e quindi che l'Idea è intrinseca alla realtà storica,
avente come scopo la libertà, Spaventa sostenne l'esigenza di «mentalizzare» o
«kantianizzare» la logica di Hegel, unificando quest'ultima con la fenomenologia,
cioè col percorso conoscitivo del singolo individuo umano, che diventa
progressivamente autocosciente di avere in se stesso, nella propria mente,
tutta la realtà assoluta logicamente articolata. Egli riformava così la
dialettica hegeliana nell'ottica di Kant e Fichte, ritenendo prevalente l'atto
soggettivo della coscienza trascendentale rispetto ad ogni presupposto
oggettivistico, valorizzando inoltre il momento finale dello Spirito rispetto
alle fasi precedenti della Logica e della Natura, situate fuori
dall'autocoscienza. È la Mente la protagonista di ogni originaria
produzione. In maniera simile a Kuno Fischer, infatti, la deduzione
hegeliana, che dalla contrapposizione di essere e nulla faceva scaturire il
divenire, venne intesa da Spaventa in senso kantiano e fichtiano dando il
primato alla sintesi unificatrice del divenire: è il pensare, nel suo perenne
fluire, che dà luogo all'essere, il quale, originariamente indeterminato e
perciò im-pensabile, si rivela un non-essere, essendo posto all'interno del
pensare stesso. Per questo primato assegnato all'atto del pensare, Spaventa
farà da apripista all'idealismo attuale di Gentile. Prassi e concretezza
nel processo conoscitivo Per contrastare l'avanzata del positivismo che era
penetrato in Italia dopo la raggiunta unità nazionale, di fronte all'esaurirsi
delle spinte ideali che avevano caratterizzato il Risorgimento, Spaventa si
impegnò nella valorizzazione dell'aspetto pratico del processo conoscitivo, per
evitare la caduta in un «astratto idealismo, che non cura né pregia il sapere
sperimentale». In particolare riprese da Vico una concezione pratica e
storica della metafisica dell'Assoluto, intendendo l'autocoscienza
hegeliana (quale Begierde, cioè «appetizione») come Umanità, ovvero impeto
che agisce nel soggetto umano. Analogamente Spaventa poteva sostenere,
nel tracciare la storia spirituale d'Italia, che è il soggetto umano a dare
concretezza e coscienza di sè al processo storico. La Riforma della modernità
che aveva abolito i vecchi principi della filosofia scolastica si basava per
l'appunto sull'immanenza di Dio e sulla capacità della coscienza umana di
autodeterminarsi e di accedere direttamente all'Infinito, come già avevano
enunciato Bruno e Campanella. Il riconoscimento del valore infinito dell'uomo
ebbe ripercussioni anche sulla concezione etico-politica di Spaventa,
stimolando studi e interessi sulla filosofia hegeliana del diritto.
Permase in Spaventa una viva concezione etica dello Stato, che lo indusse a
rinvenire nell'idealismo hegeliano la sintesi tra la corrente
post-illuministica, basata sull'arbitrio individuale e su una concezione
meramente contrattualistica dello Stato, ed il cattolicesimo liberale, fondato
viceversa sull'arbitrio divino e sull'aderenza dogmatico-confessionale al
principio d'autorità. Il liberalismo di Spaventa rigettava l'individualismo che
privilegiava l'interesse del singolo portandolo a servirsi dell'organismo
universale per i propri fini, distruggendo la società. Allo Stato spetta dunque
la funzione "pedagogica" di promuovere gli interessi di tutti,
tutelando la famiglia, in cui si forma l'individuo, e al contempo la società
civile. «La famiglia e la società civile hanno la loro verità nello
stato. Dove lo stato non è altro che famiglia (stato patriarcale), o una
istituzione di pubblica sicurezza (polizia), non solo lo stato non è il vero
stato, ma né la famiglia né la società civile esistono nella loro vera forma.
Lo stato è l'unità del principio della famiglia e del principio della società
civile (della naturalità umana e del libero volere, del diritto e della
moralità). Non è una semplice associazione fondata mediante il libero arbitrio,
il patto etc, né una associazione puramente naturale. È tutto ciò insieme.
[...] È assoluta soggettività etica degli individui. Assoluta, perché è
sostanza; soggettività, perché è saputa e voluta dagli individui liberamente
come la loro stessa essenza (etica) e universalità. Dove manca tale sapere e
volere, lo stato non è libera soggettività, e l'individuo non ha vero valore
(individualismo moderno). In altri termini: è la sostanza nazionale, conscia
veramente e realmente di se medesima; lo spirito di un popolo (come tale, come
spirito etico) nella sua vera e perfetta esistenza.» (Bertrando Spaventa,
Studi sull'etica hegeliana, 1869) Poiché il potere stesso dello Stato può
essere utilizzato da un individuo o da una classe in vista dei suoi interessi
di parte, Spaventa accetta il modello costituzionale, sebbene non privo di
conflitti tra particolarità e universalità, nel quale «la personalità dello
Stato sia elevata sopra le lotte sociali». Ripudiando l'astratto
cosmopolitismo, lo Stato va dunque inteso come l'immanenza di Dio,
dell'universalità dello Spirito calato nella concretezza della «nazionalità»
dei popoli, tutti uguali «fratelli dell'umana famiglia». Fortuna «È con
Spaventa soprattutto che la filosofia in Italia cessa d'essere esercitazione
accademica e vacua speculazione, si avvia a diventare organica visione del
mondo, da cui derivi e consegua una morale, si avvia cioè a diventare religione
laica, dando inizio a quel largo movimento di distacco di intellettuali dalla
Chiesa cattolica.» (Gaetano Arfé, L'hegelismo napoletano e Spaventa, in
«Società», Firenze, Bertrando Spaventa fu uno dei maggiori teorici che si sforzarono
dare un un'impronta ideale e spirituale al percorso risorgimentale verso
l'unità d'Italia, non limitata all'ambito accademico, come riconobbero in
seguito storici e studiosi del Risorgimento. «Con Spaventa e De Sanctis
era giunta al culmine quella motivazione politica nazionale che fu la
caratteristica in forza della quale il movimento sorto a Napoli superò i limiti
di un episodio regionale. [...] Da noi, al contrario che in Inghilterra (e in
Francia), l'hegelismo non è stato solo un movimento accademico, di professori,
ma elemento della vita civile della nazione nel momento culminante del suo
Risorgimento.» (Sergio Landucci, L'hegelismo in Italia nell'età del
Risorgimento, in «Studi storici», Roma, L'opera di Spaventa influenzerà
profondamente, attraverso la mediazione di Donato Jaja, anche l'idealismo
italiano di Giovanni Gentile, il quale portò a termine il lavoro di
«kantianizzazione» o «mentalizzazione» di Hegel avviato da Spaventa,
trasformando la sua dottrina in un compiuto «attualismo», o filosofia
dell'atto, basata cioè sul perenne dinamismo dell'atto del pensiero.
Gentile curò inoltre nel 1908 la pubblicazione della spaventiana Prolusione e
introduzione alle lezioni di filosofia nella Napoli, rinominandola
significativamente La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia
europea, ritenendola un'opera di carattere non solamente storiografico, ma
soprattutto fenomenologico, in cui cioè lo Spirito del Pensiero Italiano
esprimeva la sua ritrovata coscienza di sè e delle sue relazioni con la storia
d'Europa. Gentile si confrontò ampiamente con Spaventa nella propria
Riforma della dialettica hegeliana, oltre a raccogliere e sistemare alcuni suoi
scritti inediti (tra cui un Frammento del 1881 giudicato uno snodo importante
verso la genesi del proprio attualismo) contribuendo alla riscoperta e alla
rinascita degli studi intorno alla dottrina spaventiana. Anche
l'idealista Croce, che dopo la morte dei genitori andò a vivere da Silvio
Spaventa, seguì le lezioni di Bertrando, apprezzandone soprattutto lo spirito
profondamente liberale. Altri scolari, o allievi della scuola hegeliana
del filosofo abruzzese furono Fiorentino, Maturi, Jaja, Masci, Tocco,
Labriola, Alfonso. Nuovi studi sono sorti in occasione del bicentenario della
nascita di Spaventa e De Sanctis, entrambi
1817. Opere: “La filosofia di Kant e la sua relazione colla filosofia
italiana” Unione Tipografica-editrice, Torino, “Principii di filosofia” Stabilimento
Tip. Ghio, Napoli, “Studi sull'etica di Hegel” Stamperia della Regia
Università, Napoli “La filosofia di Gioberti” Tip. del Tasso, Napoli, “Saggi
critici di filosofia, politica e religione” Tip. Giordano Bruno, Roma. “La
dottrina della conoscenza di Bruno” Stamperia della Regia Università, Napoli. “Principi
di etica” Pierro, Napoli. “La filosofia italiana nelle sue relazioni con la
filosofia europea” G. Gentile, Laterza, Bari. “Logica e metafisica” G. Gentile,
Laterza, Bari. Opere, G. Gentile, raccolte e aggiornate da Italo Cubeddu e
Simona Giannantoni, "Classici della Filosofia", Sansoni, Firenze. Opere,
saggio introduttivo, prefazioni, note e apparati di Francesco Valagussa,
postfazione di Vincenzo Vitiello, Bompiani, Milano. Quattro articoli sulla
filosofia tedesca (Kant, Fichte, Schelling, Hegel), Giuseppe Landolfi Petrone,
Il Prato, Edizione critica delle Opere
psicologiche inedite Domenico D'Orsi: Lezioni di antropologia, Psiche e
metafisica Elementi di psicologia
speculativa, Sulle psicopatie in generale. Note
Cit. in B. Spaventa, Antologia degli scritti, G. Vacca, pag. 17, Bari,
Laterza. Piero Di Giovanni, Giovanni Gentile: la filosofia italiana tra
idealismo e anti-idealismo, FrancoAngeli, Gentile e Spaventa, su treccani. Bertrando Spaventa, su treccani.
Bertrando Spaventa: il contributo italiano alla storia del pensiero, su
treccani. «In quel tempo, che gli
Austriaci — "i Tedeschi" dicevano generalmente in Italia — dimoravano
non solo nelle contrade lombarde e venete, ma anche in Toscana, io non avevo il
coraggio di dire: filosofia tedesca» (nota di B. Spaventa). Principii di Filosofia, Napoli, Ghio. Le
tradizioni filosofiche nell'Italia unita, di Giovanni Rota. Ugo e
Annamaria Perone, Giovanni Ferretti, Claudio Ciancio, Storia del pensiero
filosofico, Torino, SEI, Cit. di
Giovanni Gentile in Della vita e degli scritti di Bertrando Spaventa,
prefazione a Bertrando Spaventa, Scritti filosofici, pag. CVII, Napoli, A.
Morano & figlio, Fernanda Gallo, Gli hegeliani di Napoli e il Risorgimento,
in LEA, «Lingue e letterature d'Oriente e d'Occidente», n. 6, Firenze
University Press, . Spaventa fu autore
in proposito anche di saggi psicologici come Sulle psicopatie in generale, o La legge del più forte, in cui si
confrontava tra l'altro col darwinismo.
Studi sull'etica hegeliana, Napoli, Stamperia della R. Università, Il
concetto di «nazionalità» segnava in Spaventa un superamento della filosofia
hegeliana della storia basata sul susseguirsi di popoli-guida (cfr. Giovanni
Pugliese Carratelli, Storia e civiltà della Campania: l'Ottocento, Napoli,
Electa, Bertrando Spaventa, Studii sopra
la filosofia di Hegel, cit. in Unificazione nazionale ed egemonia culturale, G.
Vacca, Bari, Laterza, Eugenio Garin, La fortuna nella filosofia italiana,
in L'opera e l’eredità di Hegel, Bari, Laterza, Italo Cubeddu, Da Spaventa a
Gentile: Kant e il neoidealismo, in "La tradizione kantiana in
Italia", Atti del convegno della Società filosofica italiana, Messina,
Edizioni G.B.M., La raccolta gentiliana delle opere di Spaventa venne riedita in
tre volumi curati da Italo Cubeddu e Simona Giannantoni, ristampati da
Francesco Valagussa e Vincenzo Vitiello in un unico tomo. Bertrando Spaventa: tra coscienza nazionale e
filosofia europea, su treccani. Giovanni
Gentile, Bertrando Spaventa, Firenze, Vallecchi, Giuseppe Vacca, Politica e
filosofia in Bertrando Spaventa, Bari, Laterza, Renato Bartot, L'hegelismo di Bertrando Spaventa,
Firenze, Olschki, Italo Cubeddu, Bertrando Spaventa. Edizioni e studi, Firenze,
Sansoni, Teresa Serra, Bertrando Spaventa: etica e politica, Roma, Bulzoni, Raffaello
Franchini , Bertrando Spaventa. Dalla scienza della logica alla logica della
scienza, Napoli, Pironti, Eugenio Garin, Filosofia e politica in Bertrando
Spaventa, G. Tognon, Napoli, Bibliopolis, Eugenio Garin, Bertrando Spaventa,
Napoli, Bibliopolis, Luigi Gentile,
Coscienza Nazionale e pensiero europeo in Bertrando Spaventa, Chieti, Ed.
NOUBS, Gaetano Origo, Da Bruno a Spaventa. Perpetuazione e difesa della
filosofia italica, Roma, Bibliosofica, Alessandro Savorelli, «Spaventa,
Bertrando» in Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Attualismo Hegelismo Idealismo italiano Idealismo tedesco TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Bertrando Spaventa, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Bertrando Spaventa, in
Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Alessandro Savorelli, Bertrando Spaventa, in
Dizionario biografico degli italiani,
93, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Opere di Bertrando Spaventa, su Liber
Liber. Opere di Bertrando Spaventa, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Bertrando Spaventa, . Opere di
Bertrando Spaventa, su Progetto Gutenberg.
Bertrando Spaventa, su storia.camera, Camera dei deputati. Archivi di Teatro Napoli, Foto di Bertrando
Spaventa [collegamento interrotto], su cir.campania.beniculturali. 17 luglio .
Diego Fusaro, Bertrando Spaventa (sottotitolo: Il far intendere Hegel all'Italia,
vorrebbe dire rifare l'Italia), su filosofico.net. 2 Silvio e Bertrando
Spaventa dal sito del comune di Bomba Gentile e Spaventa, su treccani. Scritti
filosofici di Bertrando Spaventa, G. Gentile (TXT), su archive.org. Gli
hegeliani di Napoli e il Risorgimento, su fupress.net. su Bertrando Spaventa,
su treccani.
SPEDALIERI
(Bronte). Fiosofo. Figlio
Vincenzo e da Antonina Dinaro, studiò nell'Oratorio di S. Filippo Neri di
Bronte e dnel seminario di Monreale dove insegnò filosofia. Alcune sue tesi,
considerate eretiche a Palermo, furono invece approvate e stampate a Roma con
il titolo di Propositionum theologicarum specimen. Trasferitosi a Roma, entrò a
far parte dell'Arcadia con il nome di Melanzio Alcioneo. Pio VI gli diede
il titolo di beneficiato della Basilica Vaticanache comportava una modesta
rendita mensilee l'incaricò di scrivere la storia del prosciugamento dell'Agro
pontino, che non riuscì a terminare e fu stampata soltanto col titolo De'
Bonificamenti delle terre pontine. NContro l'Enciclopedia degli illuministi,
uscì la sua Analisi dell'Esame critico del signor Nicola Fréret sulle prove del
Cristianesimo e il Ragionamento sopra
l'arte di governare e il Ragionamento sulla influenza della Religione Cristiana
nella società civile. Scrisse la Confutazione dell'esame critico del cristianesimo
fatto dal signor Eduardo Gibbon, contro la famosa opera del Gibbon sulla storia
dell'Impero romano, la cui caduta veniva imputata dallo storico inglese
all'influenza negativa della religione cristiana. Opere: Dei diritti
dell'uomo libri VI Busto di Spedalieri nella Biblioteca Nazionale di Roma
Nell'opera più importante Dei diritti dell'uomo, pubblicata a Roma ma, per
volontà del papa, con la falsa indicazione di Assisi, Spedalieri si rifece alle
concezioni rousseauiane relativamente alla dottrina del contratto sociale come
origine della società, ma contestandone la tesi di un originario stato di
natura a cui occorrerebbe tornare, perché soltanto all'interno della società
civile l'uomo può realizzare i suoi bisogni di felicità e di perfezione.
Scrive infatti che «Lo stato, a cui è destinato l'uomo dalla natura, è la
Società Civile: ciò fu dimostrato; e vuol dire, che l'uomo non può rinunziare,
generalmente parlando, alla Società Civile senza opporsi alla sua propria
natura. È parte essenziale della costituzione sociale il Principato [...] il
Popolo non ha diritto di disfare il Principato». Se la forma migliore di
governo è, secondo lo Spedalieri, il principato, e al principe il popolo affida
«le tre facoltà di giudicare, di decretare e di eseguire», il popolo non può
togliergli «il Principato a suo beneplacito, cioè quando gli pare, per motivi
leggieri, senza motivi», perché violerebbe il patto sottoscritto, a meno che il
principe non violi la condizione essenziale del contratto stipulato, il do ut
facias, a meno che egli non faccia ciò che si era impegnato a fare in cambio
della proprietà del principato: ossia, custodire «i diritti naturali di
ciascuno» e dirigere «tutte le operazioni del Principato alla felicità de'
sudditi». Questa è la base del contratto, e se invece il principe
«prendesse a distruggere i diritti naturali di ognuno, a sostituire il
capriccio alle leggi, e ad immergere nella miseria i poveri sudditi, il
contratto resterebbe sciolto da sé». Lo scioglimento del contratto non significa
che il popolo eserciti per proprio conto il governo, ma che debba «investirne
un altro con auspici migliori». Ma chi deciderà che il contratto
stabilito con il principe sia nullo? Intanto, osserva Spedalieri, che «il
contratto siasi sciolto già da sé stesso, si dee legalmente dichiarare. Prima
della quale dichiarazione a niuno è permesso di sottrarsi dall'ubbidienza del
Principe. E il diritto di far tale dichiarazione non appartiene a verun
privato, né alla unione di alcuni, né anco alla moltitudine». Solo un corpo che
rappresenti tutti i sudditi può dichiarare lo scioglimento del patto con il
principe: questo «vero corpo» sarà formato da «tutti i Magistrati, tutti gli
Ordini de' Cittadini, le persone illuminate, probe, e non soggette all'impeto del
momento [...] ogni colta Nazione nella Costituzione fondamentale, che dà a sé
stessa, e che inerisce nel contratto che fa con la persona che vuole innalzare
al Principato, e che questa giura di mantenere, sempre, forma un corpo o sia un
Collegio, per così dire, immortale, che rappresenti permanentemente tutti
gl'individui. Laonde basta che la dichiarazione si faccia da questo corpo, per
esser legale». Pietro Tamburini Qualora il principe resista e
voglia mantenere il potere non più riconosciutogli, comportandosi così da
tiranno, il «Corpo della Nazione»mai però un singolo cittadinopotrà
legittimamente giungere fino all'estrema soluzione di condannarlo a
morte. Spedalieri si mostrò avverso sia al dispotismo illuminato, che
rifiutava tanto il principio della sovranità popolare quanto il primato della
religione nel governo dello Stato, sia i princìpi laici della Rivoluzione
francese. La garanzia di assicurare i diritti fondamentali dell'uomo è data,
secondo lo Spedalieri, dalla religione cristiana che ha come princìpi
essenziali l'amore e la carità verso il prossimo. Spedalieri polemizzò
anche contro i giansenisti che accusò di "giacobinismo" e di
"spirito sovvertitore dei troni". Gli rispose con asprezza il teologo
e giurista Pietro Tamburini nello scritto Lettere teologico politiche sulla
presente situazione delle cose ecclesiastiche. Il riconoscimento che la
sovranità derivi dal popolo e che questi, attraverso i suoi delegati, possa
giungere a rovesciarne il potere, procurarono allo Spedalieri violente critiche
e inimicizie da parte dei circoli reazionari e in parte anche moderati, e al
libro, che ebbe alla sua uscita una notevole diffusione, il divieto di
pubblicazione in tutta Europa; soltanto nella seconda metà dell'Ottocento esso
poté nuovamente circolare, anche se in Italia, mutato il clima politico e
culturale dopo i primi decenni del Novecento, venne nuovamente ignorato.
La morte improvvisa di Nicola Spedalieri fece nascere la diceria che il decesso
fosse avvenuto per avvelenamento. Note
Ludovico Geymonat e Renato Tisato, «Il pensiero filosofico-pedagogico
italiano, Filosofi e pedagogisti estranei all'illuminismo». In : Ludovico
Geymonat , Storia del pensiero filosofico e scientifico, III (Il Settecento), Milano, Garzanti, Gaetano
Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani: o come
che sia aventi relazione all'Italia. Milano : Coi torchi di L. di Giacomo Pirola,
N. Nicolini, op. cit.. C. Giurintano,
Società e Stato in Nicola Spedalieri, Palermo 1998 A. Pisanò, Una teoria comunitaria
dei diritti umani: i diritti dell'uomo di Nicola Spedalieri, Milano. Opere di
Nicola Spedalieri, . Nicola Spedalieri, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. Biografia, opere e
commenti su bronteinsieme Nicola Nicolini, Nicola Spedalieri, in Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere digitalizzate
Analisi dell'Esame critico del signor Nicola Frèret sulle prove del
cristianesimo Ragionamento sopra l'arte di governare Ragionamento sulla
influenza della religione cristiana nella società civile Confutazione
dell'esame critico del cristianesimo fatto dal signor Eduardo GibbonI parte
Confutazione dell'esame critico del cristianesimo fatto dal signor Eduardo
GibbonII parte De' diritti dell'uomo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Spadalieri sul contratto conversazionale.” H. P. Grice, “A critique to
conversational quasi-contrastualism.”
Speranza -- Speranza, Ugo -- Speranza,
Alessandro -- Speranza, Ettore -- Speranza, Gianni -- Speranza, Paola --
Speranza, Anna-Maria -- Speranza-Ghersi –Ghersi-Speranza, Anna-Maria -- Speranza lui speranza: luigi della --. Italian
philosopher, attracted, for some reason, to H. P. Grice. Speranza knows St.
John’s very well. He is the author of “Dorothea Oxoniensis.” He is a member of a
number of cultivated Anglo-Italian societies, like H. P. Grice’s Playgroup. He
is the custodian of Villa Grice, not far from Villa Speranza. He works at the
Swimming-Pool Library. Cuisine is one of his hobbiesgrisottoa alla ligure, his
specialty. He can be reached via H. P. Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Vita ed
opinion di Luigi Speranza,” par Luigi Speranza. A. M. Ghersi Speranzavide
Ghersi-Speranza. Ghersi is a collaborator of Speranza. Grice: “It’s easy enough
to list Speranza’s publications.” Speranza, like Mill, was fortunate to belong
to a literary familyand he would read Descartes’s Meditations, which drew him
to philosophy. His studies in logic drew him to semanticsHis first love was
Oxonian analysis as summarised in Hartnack’s essay on ‘contemporary’
philosophy. One of Speranza’s earliest essays is on Plato’s Cratylus, relying
mainly on Cassierer, but also drawing from Austin’s Philosophical Papesr.
Spearnza’s idea is that “ … mean …” is a dyadic relation and what’s behind
Plato’s theory of forms. This was Speranza’s contribution to a seminar in
ancient philosophy. For his contribution on medieaval philosophy, Speranza drew
on the modistae, and the Patrologia Latina for the use of ‘intentio’ in various
writers, up to AquinoSperanza finds it fascinating that the earliest modistae
do find a conceptual link between the ‘intentio’ and the ‘significatio.’ For a
seminar on scepticism, Speranza contributed with a paper on Gricedrawing on
Sextus Empiricus and Bar-Hillel. It relates to Grice’s problem with the
conversational category of fortitude. Speranza concludes that a phenomenalist
account is possible, but there are two other options: ‘silence’ (“not to
participate in the conversational game”) or the utterance of non-alethic
utterances, such as questions and commands. For a seminar on political
philosophy, Speranza contributed with an essay on ‘Contractualism’ from
Rousseau onwards --. For a seminar on phenomenology and the social sciences,
Speranza contributed with an essay on ‘The conversational unit,’ the idea that
the emic approach is preferable to the etic approach. For a seminar on
argumentation theory on Habermas, Speranza contributed with a “German Grice,”
the idea of a ‘strategy’ is a momer. Grice is into co-operative proceduresand
those who provide taxonomies of rationality should be made aware of this. For
“The Carrollian,” Speranza contributed with “Humpty Dumpty’s Impenetrability.”
The idea that Davidson is right and Alice does not mean that there is a
knock-down argument, or that she should change the topiche draws on Grice’s
collaborator at Oxford, D. F. Pears, for his insights on “Intention and
belief.” At the request of the editor of a bibliographical bulletin, M. Costa,
Speranza contributed with reviews of oeuvre by R. M. Hare (“Sub-atomic
particles of logic”), J. F. Thomson (“if and If”) and work on the English
philosopher H. P. Grice (J. Baker, etc.). His review on Way of Words spramg
from the same project, and it is an ‘invitation.’ For a congress of philosophy,
Speranza presented “On the way of conversation,” playing on Grice’s “way of
words”“Surely there’s more than words to conversation.” Speranza focuses on
what Grice amusingly calls a ‘minro problem,’ that of expression
meaningSperanza’s example: “How do you find Bologna?” “I haven’t been mugged
yet” was inspired by a remark of an attendant to the conference. For a congress
on conversational reasoning, Speranza contributed with “First time at Bologna?”
providing twenty five possible answers“first time in the region, actually.”
Etc. Speranza, following Grice, refers to this sort of reasoning as a sort of
‘brooding’to ‘brood’ is to ‘reason’ in a calculated fashion. As an invitation
project, Speranza collaborated with “Rational face to rational face: a study in
conversational pragmatics from a Griceian perspective.” In his essay
“Post-modernist Grice,” he deals with the unary and dyadic connectors. For a
congress on “Current Issues,” Speranza presented his “The feast of reason,”
three steps in the critique of conversational reason. The first step is empirical,
the second is quasi-contractualist, and the third is rational, undersood weakly
and strongly. For an essay on relativism, Speranza presented an essay on ‘The
cunning of conversational reason.’ Speranza maintains Grice’s jocular
references to Kantthe Conversational Immanuel. For an essay on desirability,
Speranza explored the issues connected with mise-en-abyme and
self-reflectionsome of these were published. There is published correspondence
with members of what Speranza calls the Grice Club. Refs.: The H. P. Grice
Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California,
Berkeley. Speranza, villaThe Swimming-Pool LibraryH. P. Grice’s Play Group,
Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e la storia della filosofia italiana.” Speranza
has done crucial research on Griceianism, unearthing some documents by O.Wood,
J. O. Urmson,H. Nowell-Smith, and many many others – not just H. P. Grice. Vide:
The Grice Papers, BANC, MSS.
SPERONI-DEGLI-ALVAROTTI
(Padova). Filosofo. Nacque
nell'antica famiglia padovana Speroni degli Alvarotti nel palazzo di famiglia
in contrà Sant'Anna. Il padre Bernardino fu archiatra di Leone X, la madre
Lucia era esponente dei Contarini. Bambino prodigio negli studi, divenne
professore di semiotica a Padova a soli diciotto anni. Dopo pochi anni di
insegnamento però decise di approfondire gli studi a Bologna, da Pomponazzi. Alla
morte di Pompoazzi, ritornò a Padova dove insegnò per altri tre anni, fino al
decesso del padre; dopo di ciò dovette occuparsi attivamente della sua
famiglia. A questo periodo risale la composizione dei dialoghi che
verranno pubblicati dall'amico Barbaro con il titolo di Dialogi: sono il “Dialogo
d'amore”, “ Della dignità delle donne”; “Del tempo di partorire delle donne” e
“Della cura famigliare”; due dialoghi lucianei “Della usura” e “Della
Discordia”, seguiti da quello “Delle lingue” e da “Della retorica” e infine
quello “Delle laudi del Catajo, villa della S. Beatrice Pia degli Obici e
quello Intitolato Panico e Bichi. Questi dialoghi sono le opere più note di
Speroni, nonostante siano stati pubblicati a sua insaputa e non siano mai stati
riconosciuti, e hanno avuto decine di ristampe nel corso del Cinquecento.
A questo periodo risale anche la composizione del “Dialogo della vita attiva e
contemplativa” che non venne però inserito nei Dialogi per motivi tuttora
sconosciuti. Membro dell'Accademia degli Infiammati e amico di Tasso si
occupò della revisione della Gerusalemme liberata. Fu autore della Canace,
pubblicata a Venezia, tragedia che darà
seguito a un'accesa polemica tra l'autore e Giambattista Giraldi Cinzio.
In seguito intervenne anche nella polemica tra lo stesso Cinzio e Pigna a
proposito dell'”Orlando furioso” e del romanzo come genere letterario. Si
trasferì a Roma dove divenne amico di Caro. Tornato a Padova compose i “Discorsi
Su Alighier”, “Sull'Eneide”; “Sull'Orlando furioso” e il “Dialogo della
istoria.” Fu fautore di un classicismo ancor più estremo di quello del
vicentino Trissino, cui rimproverava di aver tratto dalla storia e non dalla
mitologia il soggetto della sua Sofonisba. Conformemente all'uso greco e,
naturalmente, nel pieno rispetto delle unità aristoteliche, si ispirò alle
Heroides ovidiane per la Canace. Fu sepolto nella Cattedrale di Padova
negli avelli degli Alvarotti. Nell'andito della porta settentrionale gli venne
in seguito eretto un monumento ad opera di Girolamo Campagna.
Sperone Speroni. OOpere di M. Sperone Speroni-degli-Alvarotti tratte da'
mss. originali, Marco Forcellini, Venezia, Occhi, Sperone Speroni, in
Trattatisti del Cinquecento, Mario Pozzi, Milano-Napoli, Ricciardi, Francesco
Cammarosano, La vita e le opere di Sperone Speroni, Empoli, Tipografia R.
Noccioli; Francesco Bruni, Sperone Speroni e l'Accademia degli Infiammati, in «
Filologia e letteratura », Francesco Bruni, Sistemi critici e strutture
narrative (Ricerche sulla cultura fiorentina del Rinascimento), Napoli,
Liguori, Amelia Fano, Notizie storiche
sulla famiglia e particolarmente sul padre e sui fratelli di Sperone Speroni
degli Alvarotti, in « Atti e memorie dell'Accademia di Padova », Padova,
Tipografica G.B. Randi, Amelia Fano, Sperone Speroni, Saggio sulla vita e sulle
opere, I, La vita, Padova, Fratelli Drucker, Piero Floriani, I gentiluomini
letterati. Il dialogo culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori; Adelin
Charles Fiorato, Jean-Louis Fournel, Il “camaleonte” e il “cuoco”. Sperone
Speroni e la critica del romanzo, in « Schifanoia », Stefano Jossa,
Rappresentazione e scrittura. La crisi delle forme poetiche rinascimentali,
Napoli, Vivarium, Stefano Jossa, Verso
il barocco. Sperone Speroni e Borromeo (tra retorica e mistica), in « Aprosiana
», Mario Pozzi, Le lettere familiari di
Sperone Speroni, in « Giornale storico della letteratura italiana » Pozzi, La
critica fiorentina fra Bembo e Speroni: Varchi, Lenzoni, Borghini, in M. Pozzi,
Ai confini della letteratura. Aspetti e momenti di storia della letteratura
italiana, Alessandria, Edizioni dell'Orso, Sperone Speroni, volume monografico
di « Filologia veneta », Padova, Editoriale Programma, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Camillo Guerrieri Crocetti, Sperone Speroni, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sperone
Speroni, su sapere, De Agostini. Luca
Piantoni, Sperone Speroni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Sperone Speroni, su Liber Liber. Opere
di Sperone Speroni, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Sperone
Speroni, . Audiolibri di Sperone Speroni, su LibriVox. Michele Messina, Sperone Speroni, in
Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords: “Dialogo
della lingua”--
SPINELLI (Morano Calabro). Filosofo. Figlio del principe
di Scalea, marchese di Misuraca e barone di Morano, dal quale ereditò i titoli,
e di Anna Beatrice Carafa, dei principi di Belvedere. Fu allievo di Caloprese. Divulgò la filosofia razionalista, difese
alcuni colleghi, anche loro seguaci di Cartesio, accusati di ateismo, ed ebbe
un'accesa polemica con Doria sull'origine dello spinozismo, in merito alla
quale scrisse una opera critica. Opere: “Riflessioni sulle principali materie
della prima filosofia fatte all'occasione di esaminare la prima parte di un
libro intitolato: Discorsi Critici Filosofici intorno alla Filosofia degli
Antichi e de' Moderni &c. di Paolo Matti Doria [...]” (Stamperia di Felice
Mosca, Napoli); “De origine mali dissertation”; “De bono dissertation” Dizionario
di filosofia, riferimenti in . Alfonso
Mirto, "Nota sul pensiero di Francesco Maria Spinelli", in Calabria
letteraria, 31, 1983, nn. 7-9, 74-76.
Fabrizio Lomonaco , Francesco Maria Spinelli, Vita, e studj scritta da lui
medesimo in una Lettera, Il Melangolo, Genova 2007. Alfonso Mirto, Spinelli
Francesco Maria in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, , ad vocem. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio
su Francesco Maria Spinelli Francesco
Maria Spinelli, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Francesco Maria Spinelli, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Francesco Maria Spinelli. Keywords: bonum, ‘il bono’ the good.
SPINELLI-DI-LAURINO
(Laurino). Filosofo. Duca
di Aquara e di Laurino, appartenente alla nobile famiglia napoletana degli
Spinelli. Figlio unico dell’ottavo duca di Laurino, e di Giovanna
Caracciolo, figlia di Ottavio, terzo Principe di Forino, ereditò i titoli
paterni. Sposò in prime nozze Beatrice Caterina Pinto y Mendoza, terza
Principessa di Montacuto, figlia ed erede del principe Gregorio. Sposò in
seconde nozze Donna Ottavia Tuttavilla, figlia di Vincenzo II, sesto duca di Calabritto.
Allievo di Vico, si formò al Collegio Clementino a Roma e poi all'Accademia di
Loreto. Ritornato a Napoli, divenne amico di vari illuministi napoletani, quali
Filangieri e FeGaliani. Fu autore di varie opere di stampo illuministico,
in particolare nei campi della storia e dell'economia. La sua opera più
importante, le “Riflessioni politiche sopra alcuni punti della scienza della
moneta,” rappresenta uno dei primi tentativi di metodo geometrico applicato
all'economia. In questo opuscolo, si oppone alle teorie monetarie di Broggia.
Il duca fece attivamente parte della massoneria napoletana, all'epoca diretta
dal principe di Sansevero, Raimondo di Sangro. Fu nominato cavalerie del
Real Ordine di San Gennaro. A Napoli, fece ristrutturare il palazzo di famiglia,
il palazzo Spinelli di Laurino, trasformandolo in una delle più suggestive
realizzazioni del Settecento napoletano. Morì a Napoli e venne sepolto nella
cappella di famiglia nella chiesa di Santa Caterina a Formiello. Opere:
“Degli Affetti umani” (Napoli, Stamperia Muziana); “Riflessioni politiche sopra
alcuni punti della scienza della moneta” (Napoli); “Saggio di tavola
cronologica de' principi e più ragguardevoli ufficiali che anno signoreggiato,
e retto le provincie, che ora compongono il regno di Napoli” (Napoli, stamperia
di Giuseppe Di Bisogni); “Della nobiltà, dalle stampe del Porsile”; “Lettera
nella quale si dimostra non esser nota di falsità, che nel diploma di
fondazione della chiesa di Bagnara si ritrovi l'anno 1085 segnato
coll'indizione sesta correndo l'ottava del computo volgare, s.d. Troiano Spinelli, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
SPIRITO.
(Arezzo). Filosofo. Allievo di Gentile. Fu firmatario del Manifesto
degli intellettuali fascisti e, nel periodo fascista, tra i teorici del Corporativismo.
Ebbe cattedre di insegnamento in diverse Università tra cui Pisa, Messina,
Genova e Roma. Alla Sapienza di Roma fu ordinario di Filosofia. Era, allora,
tra i principali filosofi dell'Ateneo Romano, insieme con Antoni, allievo di
Croce, Calogero, filosofo del "dialogo" (Cf. Grice – “dialogo” vs.
“conversazione”) -- e Bruno Nardi grande studioso di filosofia dantesca e
medievale. Rinomate erano non tanto le sue lezioni quanto i suoi pomeriggi di
discussione del giovedì. Tre ore, non di lezione, ma di discussione serrata su
un problema filosofico; uno soltanto per un intero anno accademico. Il 1951, ad
esempio, fu dedicato al concetto di sogno. Ai giovedì di Ugo Spiritonell'aula
grande dell'Istituto di Filosofiaintervenivano tante e diverse persone: gli
studenti, i numerosi assistenti e inoltre partecipanti di varie età convinzioni
e provenienze. Spirito ascoltava tutti, rilanciava la discussione e guidava la
discussione verso nuove prospettive interpretative. Ugo Spirito in quegli anni pubblicava opere
particolarmente connesse a quei giovedì. Tra le altre: il Problematicismo, La
Vita come Ricerca, La Vita come Amore, Cattolicesimo e Comunismo, fino
all'ultima, autobiografica Vita di un Incosciente. Volendo indicare un tratto
distintivo del pensiero di Spirito, si può affermare che esso consisteva nella
curiosità e nel rispetto per qualsiasi posizione. Non esisteva per lui una
parola definitiva, ma la ricerca della verità doveva essere portata sempre
ulteriormente avanti. In questo senso
vanno interpretate le sue riflessioni che spaziano dai campi della speculazione
filosofica, al giuridico, al sociale fino all'economico. Dopo la morte del
filosofo è stata costituita la Fondazione Ugo Spirito. È sepolto al Cimitero
del Verano, a fianco del cosiddetto "Crocione". Individuo, Stato e Corporativismo Tra i vari
livelli di ricerca, spicca nel pensiero di Ugo Spirito la riflessione sulle
strutture dello Stato. Allontanandosi nettamente dal pensiero di matrice
liberale, il filosofo aretino non vede alcuna contrapposizione tra la figura
dell'individuo e quella dello Stato. Con un passo oltre questa interpretazione,
che giudica disorganica e arbitraria, Spirito vede al contrario lo Stato come
figura entro cui l'individuo viene progressivamente a realizzarsi. Il binomio
Stato/individuo diventa così un'equazione, in cui il secondo termine viene a
risolversi e quindi realizzarsi pienamente nel primo, che si caratterizza
"non [come] una semplice sovrastruttura disciplinatrice, ma come un organismo
che esprime un'unica volontà e compone tutti i dissidi
individualistici". In questo senso,
l'unica via percorribile nella realizzazione di tale modello è la via
corporativa in cui lo Stato, che da Stato di individui diventa Stato di
produttori, rappresenta il luogo in cui interesse pubblico ed interesse privato
vengono a coincidere, poiché, per dirla con Gentile, in esso non viene (e non
deve venire) "annulla[ta] quella sorgente di vita economica e morale che è
l'individuo". La concezione
elaborata da Spirito è stata definita immanenza dell'individuo nello Stato,
volta alla mobilitazione degli individui nelle e per le strutture create dallo
Stato stesso. Economia Se nell'accezione
di Spirito l'economia è politica e se ne deve garantire la subordinazione alle
scelte sociali, in questo senso va inquadrato il ruolo che assegna allo Stato
in termini di intervento pubblico. Ben lungi dal prospettare una situazione
paragonabile al collettivismo, il filosofo è lontano anche dagli eccessi
disorganici che imputava ai sistemi liberali. Il funzionario di Stato, che in
prospettiva doveva andare a sostituire il capitalista privato, era giudicato da
Spirito: «non come un agente del collettivismo o del capitalismo statale (che
sappiamo cosa produsse col sovietismo), ma un semplice delegato tecnico, che si
fa garante di una diversa realtà: assicurare socialmente, oggi il controllo
della produzione, domani la stessa proprietà dei mezzi produttivi.» (Luca Leonello Rimbotti, dalla prefazione a
Pareto. Di Ugo Spirito, Settimo Sigillo, Roma, 2000, pag. 8) Opere: “Storia del
diritto penale italiano, Il nuovo diritto penale, Critica dell'economia liberale, “L'idealismo
italiano e i suoi critici” – Grice: “A delightfull read, especially for us
Oxonians, since he manages to quote extensively from the Proceedings of the
Aristotelian Society, seeing that Ryle hated idealism!” -- I fondamenti dell'economia
corporativa, Capitalismo e corporativismo, Scienza e filosofia, La vita come
ricerca, Rubbettino, Dall'economia liberale al corporativismo, La vita come
arte, Il problematicismo, La vita come amore, Critica della democrazia, Rubbettino, Il comunismo, Dall'attualismo al
problematicismo, Memorie di un incosciente, Rusconi, Milano, Vilfredo Pareto,
Cadmo Editore, Roma, Critica della democrazia, Luni Ed., Milano-Trento, Il corporativismo: dall'economia liberale al
corporativismo; i fondamenti dell'economia corporativa; capitalismo e
corporativismo, raccolta di saggi, Rubbettino,Maria Laura Rodotà , Passeggiando
in bicicletta; Bighellonando dentro il Verano, Corriere della Sera, Lino di
Stefano, Ugo Spirito. Filosofo, Giurista, Economista, Giovanni Volpe editore,
Roma 1Giovanni Gentile, Individuo e Stato, "Books Received.", Economist
[Londra, Inghilterra], Antimo Negri, Dal corporativismo comunista all'umanesimo
scientifico. Itinerario teoretico di Ugo Spirito, Manduria, Lacaita, Franco
Tamassia , L'opera di Ugo Spirito, Roma, Atti del Convegno Internazionale Il
pensiero di Ugo Spirito, Roma, Antonio Russo, Positivismo e idealismo in Ugo
Spirito, Roma, Fondazione Ugo Spirito, Giovanni Dessì, Spirito. Filosofia e rivoluzione,
Milano, Luni, 1Antonio Russo, Ugo Spirito. Dal positivismo all'antiscienza, Milano,
Guerini e Associati, Hervé A. Cavallera, Spirito: la ricerca dell'incontrovertibile,
Formello, SEAM, Danilo Breschi, Spirito del Novecento. Il secolo di Ugo Spirito
dal fascismo alla contestazione, Rubbettino,
Antonio Cammarana, Proposizioni sulla filosofia di Giovanni Gentile,
prefazione del senatore Armando Plebe, Roma, Gruppo parlamentare MSI-DN, Senato
della Repubblica, Pagine, Biblioteca
Nazionale Centrale di Firenze, Antonio Cammarana, Teorica della reazione
dialettica: filosofia del postcomunismo, Roma, Gruppo parlamentare MSI-DN,
Senato della Repubblica,, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Vincenzo
Pirro, Ricordo di Ugo Spirito, in "Nuovi Studi Politici" Ed. Bulzoni,
Roma, Alessandra Tarquini, Ugo Spirito, in Il contributo italiano alla storia
del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Marcello Mustè,
Ugo Spirito, in Enciclopedia machiavelliana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Paolo Bettineschi, L'esperienza storica e l'intrascendibilità del
conoscere. Sul sapere di non sapere, in Rivista di filosofia neo-scolastica, , Problematicismo
Corporativismo Fascismo Corporazione proprietaria. TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Ugo Spirito, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vito A. Bellezza, Ugo Spirito,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ugo Spirito, in Dizionario di storia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Alessandra Tarquini, Ugo Spirito, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Ugo Spirito, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Ugo Spirito, su Find a
Grave. Opere di Ugo Spirito, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Ugo Spirito, . Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, su
fondazionespirito. Spirito, Ugo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
Calogero: Filosofo del dialogo.
SPISANI. (Ferrara), Filosofo. Studioso di solito
indicato tra i filosofi della scienza, si laurea a Padova con una tesi di sull'attualismo
italiano. In seguito collabora a Urbino. A Bologna fonda la rivista “Rassegna
di Logica” e il Centro superiore di
logica e scienze comparate, che aveva nel comitato direttivo Popper e Ricœur.
In una lettera Carnap critica una sua decisione di non pubblicare un'opera.
Morì suicida. Ha scritto varie opere, tra le quali: “Neutralizzazione dello
spazio per sintesi produttiva”; “Endo-metria e universo del discorso” e “Teoria
generale dei numeri relativi, legati alla logica e alla matematica trascendentale.
Nella prefazione si dice che: "C'è una relazione divisoria che ipotizza il
valore “M,” numero logico trans-infinito all'origine della neutralizzazione
dello spazio transfinito. Aleph ({\displaystyle \aleph }\aleph ) va verso
successivi aumenti.” “Ma è la relatività dei numeri (allora espressa nel
calcolo per valori di posizione) che ne individua la direzione
inversa." Spisani pubblica un altro
libro, di taglio più divulgativo, “Introduzione alla teoria dei numeri
relativi.” Qui spiega le sue scoperte in forma di dialogo; tra gli
interlocutori (check) la misteriosa figura della piovra Clipso. Il suo lavoro è stato citato da Smith nel suo
saggio sui limiti della metafisica. Il pensiero di Spisani è ripreso da Bruno
Gallo, fondatore della logo-fenica.
Opere: “Natura e spirito nell'idealismo attuale” (Milano, Fabbri); “Neutralizzazione
dello spazio per sintesi produttiva, presentazione” (Bologna, Cappelli); “Il
numero nell'istanza ontologica del rapporto d'identità” (Imola, Galeati); “Logica
ed esperienza” (Milano, Marzorati); “Logica della contestazione” (Bologna,
Cappelli, (check thi: ); “ Implicazione, endometria, universo del discorso”
(Bologna); “Teoria generale dei numeri relativi con ingresso dei numeri
moltiplicatori e divisor” (Bologna); “Introduzione alla teoria generale dei
numeri relative” (Bologna, Centro superiore di logica e scienze comparate,
Sezione di analisi matematica). Dal catalogo ACNP Franco Spisani, “Teoria Generale dei numeri
relative” (Bologna, pubblicato a cura del Centro superiore di logica e scienze
comparate; la lista dei direttori di ricerca è sulla quarta di copertina. «Dear professor Spisani, I am astonished that
you insist on your decision not to publish your essay. It is essential that you
make your number theory known; and I have already emphasized the importance of
the presentation of multipliers and divisors. Don't have any doubts. You have
my total support. With best wishes, Rudolf Carnap». (“Teoria Generale dei
numeri relative” -- La lettera è in una pagina non numerata tra pag. 14 e pag.
15.) L'ha vegliato prima di suicidarsi,
la Repubblica La teoria generale dei
numeri relativi, Franco Spisani. Sulla
storia della pubblicazione della Teoria generale, importanti ricerche erano già
pronte nel 1963; allora, dice l'autore, "ne discussi con Carnap. Carnap
avevo sottoposto i risultati dell'indagine. Carnap spiegai anche le ragioni
che, al momento, mi inducevano a non diffonderne le conclusioni. Carnap rispose
che quella scelta gli sembrava affatto ingiustificata: l'operas crises non
poteva rimanere nel silenzio. Tuttavia non cambiai parere. Non avrei
pubblicato, e glielo confermai." Smith, Essay on ultimate questions: critical
discussion of the limits of contemporary philosophical inquiry, Avebury, Dai
numeri naturali ai numeri relativi, moltiplicatori e divisori di Bruno Gallo, “Un
uomo genial”, necrologio pubblicato da la Nuova Ferrara, L'ha vegliato prima di
suicidarsi, di Carlo Gulotta, la Repubblica, sezione Bologna, Archivio.
SRAFFA. (an Italian noble -- vitters, and Grice -- L.cited by H. P. Grice, “Some like Vitters,
but Moore’s MY man.” Vienna-born philosopher trained as an enginner at
Manchester. Typically referred to Wittgenstein in the style of English
schoolboy slang of the time as, “Witters,” pronounced “Vitters.”“I heard Austin
said once: ‘Some like Witters, but Moore’s MY man.’ Austin would open the
“Philosophical Investigations,” and say, “Let’s see what Witters has to say
about this.” Everybody ended up loving Witters at the playgroup.” Witters’s
oeuvre was translated first into English by C. K. Ogden. There are interesting
twists. Refs.: H. P. Grice, “Vitters.” Grice was sadly discomforted when one of
his best friends at Oxford, D. F. Pears, dedicated so much effort to the unveiling
of the mysteries of ‘Vitters.’ ‘Vitters’ was all in the air in Grice’s inner
circle. Strawson had written a review of Philosophical Investigations. Austin
was always mocking ‘Vitters,’ and there are other connections. For Grice, the
most important is that remark in “Philosohpical Investigations,” which he never
cared to check ‘in the Hun,’ about a horse not being seen ‘as a horse.’ But in
“Prolegomena” he mentions Vitters in other contexts, too, and in “Causal
Theory,” almost anonymouslybut usually with regard to the ‘seeing as’ puzzle.
Grice would also rely on Witters’s now knowing how to use ‘know’ or vice versa.
In “Method” Grice quotes verbatim: ‘No psyche without the manifestation the
ascription of psyche is meant to explain,” and also to the effect that most
‘-etic’ talk of behaviour is already ‘-emic,’ via internal perspective, or just
pervaded with intentionalism. One of the most original and challenging
philosophical writers of the twentieth century. Born in Vienna into an
assimilated family of Jewish extraction, he went to England as a student and
eventually became a protégé of Russell’s at Cambridge. He returned to Austria
at the beginning of The Great War I, but went back to Cambridge in 8 and taught
there as a fellow and professor. Despite spending much of his professional life
in England, Vitters never lost contact with his Austrian background, and his
writings combine in a unique way ideas derived from both the insular and the
continental European tradition. His thought is strongly marked by a deep
skepticism about philosophy, but he retained the conviction that there was
something important to be rescued from the traditional enterprise. In his Blue
Book 8 he referred to his own work as “one of the heirs of the subject that
used to be called philosophy.” What strikes readers first when they look at
Vitters’s writings is the peculiar form of their composition. They are
generally made up of short individual notes that are most often numbered in
sequence and, in the more finished writings, evidently selected and arranged
with the greatest care. Those notes range from fairly technical discussions on
matters of logic, the mind, meaning, understanding, acting, seeing,
mathematics, and knowledge, to aphoristic observations about ethics, culture, art,
and the meaning of life. Because of their wide-ranging character, their unusual
perspective on things, and their often intriguing style, Vitters’s writings
have proved to appeal to both professional philosophers and those interested in
philosophy in a more general way. The writings as well as his unusual life and
personality have already produced a large body of interpretive literature. But
given his uncompromising stand, it is questionable whether his thought will
ever be fully integrated into academic philosophy. It is more likely that, like
Pascal and Nietzsche, he will remain an uneasy presence in philosophy. From an
early date onward Vitters was greatly influenced by the idea that philosophical
problems can be resolved by paying attention to the working of language a thought he may have gained from Fritz
Mauthner’s Beiträge zu einer Kritik der Sprache 102. Vitters’s affinity to
Mauthner is, indeed, evident in all phases of his philosophical development,
though it is particularly noticeable in his later thinking.Until recently it
has been common to divide Vitters’s work into two sharply distinct phases,
separated by a prolonged period of dormancy. According to this schema the early
“Tractarian” period is that of the Tractatus Logico-Philosophicus 1, which
Vitters wrote in the trenches of World War I, and the later period that of the
Philosophical Investigations 3, which he composed between 6 and 8. But the
division of his work into these two periods has proved misleading. First, in
spite of obvious changes in his thinking, Vitters remained throughout skeptical
toward traditional philosophy and persisted in channeling philosophical
questioning in a new direction. Second, the common view fails to account for
the fact that even between 0 and 8, when Vitters abstained from actual work in
philosophy, he read widely in philosophical and semiphilosophical authors, and
between 8 and 6 he renewed his interest in philosophical work and wrote
copiously on philosophical matters. The posthumous publication of texts such as
The Blue and Brown Books, Philosophical Grammar, Philosophical Remarks, and
Conversations with the Vienna Circle has led to acknowledgment of a middle
period in Vitters’s development, in which he explored a large number of
philosophical issues and viewpoints a
period that served as a transition between the early and the late work. Early
period. As the son of a greatly successful industrialist and engineer, Vitters
first studied engineering in Berlin and Manchester, and traces of that early
training are evident throughout his writing. But his interest shifted soon to
pure mathematics and the foundations of mathematics, and in pursuing questions
about them he became acquainted with Russell and Frege and their work. The two
men had a profound and lasting effect on Vitters even when he later came to
criticize and reject their ideas. That influence is particularly noticeable in
the Tractatus, which can be read as an attempt to reconcile Russell’s atomism
with Frege’s apriorism. But the book is at the same time moved by quite
different and non-technical concerns. For even before turning to systematic
philosophy Vitters had been profoundly moved by Schopenhauer’s thought as it is
spelled out in The World as Will and Representation, and while he was serving as
a soldier in World War I, he renewed his interest in Schopenhauer’s
metaphysical, ethical, aesthetic, and mystical outlook. The resulting
confluence of ideas is evident in the Tractatus Logico-Philosophicus and gives
the book its peculiar character. Composed in a dauntingly severe and compressed
style, the book attempts to show that traditional philosophy rests entirely on
a misunderstanding of “the logic of our language.” Following in Frege’s and
Russell’s footsteps, Vitters argued that every meaningful sentence must have a
precise logical structure. That structure may, however, be hidden beneath the
clothing of the grammatical appearance of the sentence and may therefore
require the most detailed analysis in order to be made evident. Such analysis,
Vitters was convinced, would establish that every meaningful sentence is either
a truth-functional composite of another simpler sentence or an atomic sentence
consisting of a concatenation of simple names. He argued further that every
atomic sentence is a logical picture of a possible state of affairs, which
must, as a result, have exactly the same formal structure as the atomic
sentence that depicts it. He employed this “picture theory of meaning” as it is usually called to derive conclusions about the nature of the
world from his observations about the structure of the atomic sentences. He
postulated, in particular, that the world must itself have a precise logical
structure, even though we may not be able to determine it completely. He also
held that the world consists primarily of facts, corresponding to the true
atomic sentences, rather than of things, and that those facts, in turn, are
concatenations of simple objects, corresponding to the simple names of which
the atomic sentences are composed. Because he derived these metaphysical
conclusions from his view of the nature of language, Vitters did not consider
it essential to describe what those simple objects, their concatenations, and
the facts consisting of them are actually like. As a result, there has been a
great deal of uncertainty and disagreement among interpreters about their
character. The propositions of the Tractatus are for the most part concerned
with spelling out Vitters’s account of the logical structure of language and
the world and these parts of the book have understandably been of most interest
to philosophers who are primarily concerned with questions of symbolic logic
and its applications. But for Vitters himself the most important part of the
book consisted of the negative conclusions about philosophy that he reaches at
the end of his text: in particular, that all sentences that are not atomic
pictures of concatenations of objects or truth-functional composites of such
are strictly speaking meaningless. Among these he included all the propositions
of ethics and aesthetics, all propositions dealing with the meaning of life,
all propositions of logic, indeed all philosophical propositions, and finally
all the propositions of the Tractatus itself. These are all strictly
meaningless; they aim at saying something important, but what they try to
express in words can only show itself. As a result Vitters concluded that
anyone who understood what the Tractatus was saying would finally discard its
propositions as senseless, that she would throw away the ladder after climbing
up on it. Someone who reached such a state would have no more temptation to
pronounce philosophical propositions. She would see the world rightly and would
then also recognize that the only strictly meaningful propositions are those of
natural science; but those could never touch what was really important in human
life, the mystical. That would have to be contemplated in silence. For “whereof
one cannot speak, thereof one must be silent,” as the last proposition of the
Tractatus declared. Middle period. It was only natural that Vitters should not
embark on an academic career after he had completed that work. Instead he
trained to be a school teacher and taught primary school for a number of years
in the mountains of lower Austria. In the mid-0s he also built a house for his
sister; this can be seen as an attempt to give visual expression to the
logical, aesthetic, and ethical ideas of the Tractatus. In those years he
developed a number of interests seminal for his later development. His school
experience drew his attention to the way in which children learn language and
to the whole process of enculturation. He also developed an interest in
psychology and read Freud and others. Though he remained hostile to Freud’s
theoretical explanations of his psychoanalytic work, he was fascinated with the
analytic practice itself and later came to speak of his own work as therapeutic
in character. In this period of dormancy Vitters also became acquainted with
the members of the Vienna Circle, who had adopted his Tractatus as one of their
key texts. For a while he even accepted the positivist principle of meaning
advocated by the members of that Circle, according to which the meaning of a
sentence is the method of its verification. This he would later modify into the
more generous claim that the meaning of a sentence is its use. Vitters’s most
decisive step in his middle period was to abandon the belief of the Tractatus
that meaningful sentences must have a precise hidden logical structure and the
accompanying belief that this structure corresponds to the logical structure of
the facts depicted by those sentences. The Tractatus had, indeed, proceeded on
the assumption that all the different symbolic devices that can describe the
world must be constructed according to the same underlying logic. In a sense,
there was then only one meaningful language in the Tractatus, and from it one
was supposed to be able to read off the logical structure of the world. In the
middle period Vitters concluded that this doctrine constituted a piece of
unwarranted metaphysics and that the Tractatus was itself flawed by what it had
tried to combat, i.e., the misunderstanding of the logic of language. Where he
had previously held it possible to ground metaphysics on logic, he now argued
that metaphysics leads the philosopher into complete darkness. Turning his
attention back to language he concluded that almost everything he had said
about it in the Tractatus had been in error. There were, in fact, many
different languages with many different structures that could meet quite
different specific needs. Language was not strictly held together by logical
structure, but consisted, in fact, of a multiplicity of simpler substructures
or language games. Sentences could not be taken to be logical pictures of facts
and the simple components of sentences did not all function as names of simple
objects. These new reflections on language served Vitters, in the first place,
as an aid to thinking about the nature of the human mind, and specifically
about the relation between private experience and the physical world. Against
the existence of a Cartesian mental substance, he argued that the word ‘I’ did
not serve as a name of anything, but occurred in expressions meant to draw
attention to a particular body. For a while, at least, he also thought he could
explain the difference between private experience and the physical world in
terms of the existence of two languages, a primary language of experience and a
secondary language of physics. This duallanguage view, which is evident in both
the Philosophical Remarks and The Blue Book, Vitters was to give up later in
favor of the assumption that our grasp of inner phenomena is dependent on the
existence of outer criteria. From the mid-0s onward he also renewed his
interest in the philosophy of mathematics. In contrast to Frege and Russell, he
argued strenuously that no part of mathematics is reducible purely to logic.
Instead he set out to describe mathematics as part of our natural history and
as consisting of a number of diverse language games. He also insisted that the
meaning of those games depended on the uses to which the mathematical formulas
were put. Applying the principle of verification to mathematics, he held that
the meaning of a mathematical formula lies in its proof. These remarks on the
philosophy of mathematics have remained among Vitters’s most controversial and
least explored writings. Later period. Vitters’s middle period was
characterized by intensive philosophical work on a broad but quickly changing
front. By 6, however, his thinking was finally ready to settle down once again
into a steadier pattern, and he now began to elaborate the views for which he
became most famous. Where he had constructed his earlier work around the logic
devised by Frege and Russell, he now concerned himself mainly with the actual
working of ordinary language. This brought him close to the tradition of
British common sense philosophy that Moore had revived and made him one of the
godfathers of the ordinary language philosophy that was to flourish in Oxford
in the 0s. In the Philosophical Investigations Vitters emphasized that there
are countless different uses of what we call “symbols,” “words,” and
“sentences.” The task of philosophy is to gain a perspicuous view of those
multiple uses and thereby to dissolve philosophical and metaphysical puzzles.
These puzzles were the result of insufficient attention to the working of
language and could be resolved only by carefully retracing the linguistic steps
by which they had been reached. Vitters thus came to think of philosophy as a
descriptive, analytic, and ultimately therapeutic practice. In the
Investigations he set out to show how common philosophical views about meaning
including the logical atomism of the Tractatus, about the nature of concepts,
about logical necessity, about rule-following, and about the mindbody problem
were all the product of an insufficient grasp of how language works. In one of
the most influential passages of the book he argued that concept words do not
denote sharply circumscribed concepts, but are meant to mark family
resemblances between the things labeled with the concept. He also held that
logical necessity results from linguistic convention and that rules cannot
determine their own applications, that rule-following presupposes the existence
of regular practices. Furthermore, the words of our language have meaning only
insofar as there exist public criteria for their correct application. As a
consequence, he argued, there cannot be a completely private language, i.e., a
language that in principle can be used only to speak about one’s own inner
experience. This private language argument has caused much discussion.
Interpreters have disagreed not only over the structure of the argument and
where it occurs in Vitters’s text, but also over the question whether he meant
to say that language is necessarily social. Because he said that to speak of
inner experiences there must be external and publicly available criteria, he
has often been taken to be advocating a logical behaviorism, but nowhere does
he, in fact, deny the existence of inner states. What he says is merely that
our understanding of someone’s pain is connected to the existence of natural
and linguistic expressions of pain. In the Philosophical Investigations Vitters
repeatedly draws attention to the fact that language must be learned. This
learning, he says, is fundamentally a process of inculcation and drill. In
learning a language the child is initiated in a form of life. In Vitters’s
later work the notion of form of life serves to identify the whole complex of
natural and cultural circumstances presupposed by our language and by a
particular understanding of the world. He elaborated those ideas in notes on
which he worked between 8 and his death in 1 and which are now published under
the title On Certainty. He insisted in them that every belief is always part of
a system of beliefs that together constitute a worldview. All confirmation and
disconfirmation of a belief presuppose such a system and are internal to the
system. For all this he was not advocating a relativism, but a naturalism that
assumes that the world ultimately determines which language games can be
played. Vitters’s final notes vividly illustrate the continuity of his basic
concerns throughout all the changes his thinking went through. For they reveal
once more how he remained skeptical about all philosophical theories and how he
understood his own undertaking as the attempt to undermine the need for any
such theorizing. The considerations of On Certainty are evidently directed
against both philosophical skeptics and those philosophers who want to refute
skepticism. Against the philosophical skeptics Vitters insisted that there is
real knowledge, but this knowledge is always dispersed and not necessarily
reliable; it consists of things we have heard and read, of what has been
drilled into us, and of our modifications of this inheritance. We have no
general reason to doubt this inherited body of knowledge, we do not generally
doubt it, and we are, in fact, not in a position to do so. But On Certainty
also argues that it is impossible to refute skepticism by pointing to
propositions that are absolutely certain, as Descartes did when he declared ‘I
think, therefore I am’ indubitable, or as Moore did when he said, “I know for
certain that this is a hand here.” The fact that such propositions are
considered certain, Vitters argued, indicates only that they play an
indispensable, normative role in our language game; they are the riverbed
through which the thought of our language game flows. Such propositions cannot
be taken to express metaphysical truths. Here, too, the conclusion is that all
philosophical argumentation must come to an end, but that the end of such
argumentation is not an absolute, self-evident truth, but a certain kind of
natural human practice. Refs.: H. P. Grice, “Il gesto della mano di Sraffa.”
Speranza, “Sraffa’s handwave, and his impicaturum.” Refs.: Luigi Speranza,
“L’implicatura di Sraffa,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
STEFANI.
(Pergola). Filosofo. Grice:
“I may well say that my idea of a propositional complex owes much to Stefani’s
obsession with ‘sensus’ simplex or ‘divisus, and ‘sensus compositum’ –“ “The
opposite of ‘com-posito’ is de-posito, though!” -- Grice: “I like his diagrammes; The Boedlian
have loads of his mss!” Grice: “He has a figure for the ‘figura quadrata,’ –“.
Grice: “He has a figure for ‘suppositio.’” -- Fu il
membro più noto di una famiglia di insegnanti marchigiani. Fu avviato alla
carriera ecclesiastica nella città natale, ma presto strasferì a Venezia dove
già viveva il nonno Stefano Stefani, gli zii Lino e Pietro, insegnanti, e forse
anche il padre Antonio. Fu allievo di Nicollini. La sua opera più
importante è il “De sensu composito et diviso”
Fu insegnante a Rialto.
Nominato vescovo di Capodistria, rinunciò alla carica per non distaccarsi dalla
filosofia. Fu sepolto nella chiesa di San Giovanni Elemosinario di
Venezia dove gli fu anche costruito un monumento a pubbliche spese. Vi resta
solo una lapide, in quanto l'edificio fu distrutto da un incendio. Opere: “Dubia
in consequentias Strodi,” “In regulas insolubilium,” “De scire e dubitare,”
“Compendium Logicae,” “Logica,” “Tractatus de sensu composito et diviso, edito
da M. Brown, S Dino Buzzetti, Paolo della Pergola, in Dizionario biografico
degli italiani, 81, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Fonte: Dizionario di filosofia, riferimenti. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
su ALCUIN, Ratisbona. Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stefani.”
STROZZI-NOFERI
(Firenze). Filosofo. Important Italian philosopher, especially
influential at what Grice called Italy’s Oxford, i. e. Firenze“Palla Strozzi
was more a mentor than a philosopher, but I would consider him both a Grecian
and Griceian in spirit.” -- Palla Strozzi
Palla e Lorenzo Strozzi, dettaglio dell'Adorazione dei Magi di Gentile da
Fabriano (1423). Grazie alla ricchezza accumulata nelle ultime generazioni
dalla sua famiglia degli Strozzi, il padre poté far istruire il figlio da
letterati ed umanisti, e grazie all'interesse e all'intelligenza, Palla divenne
di fatto uno dei più fini uomini di cultura fiorentini del suo tempo. Ricco e colto, commissionò numerose opere
d'arte, tra le quali la Cappella Strozzi (oggi Sagrestia) nella Basilica di Santa
Trinita, opera di Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti. La cappella,
progetto irrealizzato del padre Noferi, venne fatta erigere in sua memoria da
Palla dopo la morte, e ne ospitò la sepoltura monumentale. Per questo ambiente
commissionò l'Adorazione dei Magi a Gentile da Fabriano e la Deposizione dalla
Croce a Lorenzo Monaco, terminata poi da Beato Angelico che ne fece uno dei
suoi capolavori. L'opposizione ai Medici
Collezionista di libri rari e conoscitore del greco e del latino, si trovò già
sessantenne invischiato nell'opposizione strenua contro Cosimo de' Medici. Cosimo il Vecchio infatti era l'uomo che per
la prima volta si era di fatto preso tutto il potere cittadino, grazie a un
sistema di clientelismo con uomini chiave alla guida degli uffici della
Repubblica fiorentina. Davanti a Cosimo solo due strade erano possibili:
l'alleanza accettando un ruolo subordinato o lo scontro frontale; e Palla,
forte della sua ricchezza e fiero della propria cultura, fu a capo della
fazione antimedicea assieme ad un altro oligarca indomabile, Rinaldo degli
Albizi. In un primo momento la fortuna
arrise alla sua fazione, riuscendo ad ottenere prima l'incarcerazione di
Cosimo, poi la dichiarazione del medesimo come magnate, cioè tiranno, ed il suo
conseguente esilio dalla città (1433). L'obiettivo dello Strozzi comunque non
era tanto l'eliminazione di un avversario, ma la restaurazione della libertas
fiorentina e in questo fu diverso dall'alleato Rinaldo degli Albizi. Intanto Cosimo mandava già segni di prepararsi
a un rientro, che avvenne puntuale al cambio di governo con il veloce
avvicendamento dei gonfalonieri, meno di un anno dopo la sua partenza da
Firenze. L'esilio Tra i primi
provvedimenti vi è proprio la vendetta sugli avversari, con l'esilio delle famiglie
degli Albizi e degli Strozzi, e in questo Cosimo fu favorito anche
dall'appoggio popolare che lui e la sua casata si erano saputi
conquistare. Nel 1434 quindi lo Strozzi
parte per Padova, dove si preparava per un rientro che non avvenne mai. La sua casa
di Padova, nella quale egli visse una seconda giovinezza, fu un ritrovo di
artisti e letterati, nel periodo d'oro quando la città veneta era uno dei
centri culturali più notevoli della penisola italiana, per certi risultati
artistici più importante della stessa Firenze (si pensi ai capolavori lasciati
proprio da due fiorentini come Giotto o Donatello). Lasciò la sua raccolta di libri rari,
arricchita ulteriormente durante il suo soggiorno padovano, al monastero di
Santa Giustina. Morì a Padova l'8 maggio 1462, nel suo palazzo verso il Prato
della Valle. Fu sepolto nella vicina chiesa di Santa Maria di Betlemme. Matrimoni e discendenza Dalla moglie Maria
Strozzi, sua lontana parente, ebbe undici figli: Lorenzo, Onofrio, Nicola detto Tita,
Gianfrancesco, Carlo Bartolomeo Margherita Lena (morta nel 1449, moglie di
Felice Brancacci) Ginevra Jacopa (moglie di Giovanni di Paolo Rucellai) Tancia.
In tarda età si sposò con una figlia di Felice Brancacci, che lo seguì a
Padova. I suoi discendenti si stabilirono
in seguito a Ferrara e diedero origine al ramo ferrarese degli Strozzi (quello
di Tito Vespasiano ed Ercole Strozzi).
Onorificenze Cavaliere dello Speron d'oronastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dello Speron d'oro Marcello
Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Roma, Newton Compton Editori, G.
Reichenbach, «STROZZI, Palla», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1936. Roberto Palmarocchi, «La famiglia STROZZI»,
in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.:Luigi Speranza, "Grice e Strozzi -- Grecian,
Griceian," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
TADDIO. (Udine). Filosofo. Si
occupa in particolare di fenomenologia della percezione, ontologia e teoria
della conoscenza a cavallo tra estetica e metafisica. È direttore editoriale,
con Pierre dalla Vigna, della casa editrice Mimesis Edizioni. Luca Taddio
nasce a Udine nel 1974. Dopo i primi studi artistici si laurea in Filosofia a
Trieste, successivamente, trascorre un periodo di studio presso il dipartimento
di Filosofia dell'Edimburgo: completa la sua formazione all'Trieste conseguendo
il titolo di dottore di ricerca. È stato allievo dello psicologo sperimentale
Paolo Bozzi e del filosofo Giorgio Derossi. Il primo libro, Spazi
immaginali (Prefazione di Maurizio Ferraris), è un testo di narrativa
filosofica che si inserisce all'interno della tradizione del realismo magico:
l'esistenza viene espressa da una sequenza di istantanee emergenti dallo spazio
immaginale. Tutti gli scritti dell'autore sono di matrice realista:
Fenomenologia eretica è un libro incentrato sull'analisi di un unico esempio
considerato dall'autore paradigmatico per l'intera tradizione fenomenologica,
la percezione di un cubo. L'analisi critica dell'esperienza è sviluppata, da un
lato, in rapporto alla fenomenologia sperimentale di Paolo Bozzi e, dall'altro,
in risposta alle critiche che Emanuele Severino rivolge alla
fenomenologia. A partire dall'opera pittorica di René Magritte, ne I due
misteri viene applicata la teoria della percezione diretta, elaborata
in Fenomenologia eretica, al problema della raffigurazione pittorica. Il
pensiero di Magritte viene discusso alla fine del volume in un dialogo con
Massimo Donà. L'insegnamento di estetica alla facoltà di Architettura lo
porta a realizzare, con Damiano Cantone, il testo: L'affermazione
dell'architettura. La relazione filosofia-architettura sta al centro di altri
due libri da lui curati: Costruire abitare pensare e Città metropoli
territorio; il concetto di affermazione sarà nuovamente preso in esame in un
numero di aut aut dedicato a Derrida e l'architettura. In Verso un nuovo
realismo si delinea un'ontologia della metastabilità, il libro si conclude con
un dialogo con Maurizio Ferraris sul Nuovo realismo. Sul tema del Nuovo
realismo avvia un articolato confronto con Maurizio Ferraris ed Emanuele
Severino. Le riflessioni sul Nuovo realismo si sono sviluppate in
diversi direzioni: politica, architettura, cinema, ontologia ed epistemologia
(Si veda: Alfabeta2; “aut aut”; “Cinema&Cie”; “Teoria & Modelli”; “La
Filosofia Futura”; “Philosophical Readings”;). Fonda, con Pierre dalla
Vigna, Mimesis Edizioni: la società è detentrice dei marchi editoriali di
Mimesis in Italia e all'estero. Nel 2006 costituisce, con Marco Brollo, lo
studio grafico Mimesis Communication. Nel
progetta e realizza la rivista di approfondimento culturale Scenari
diretta da Damiano Cantone e nello stesso anno crea e dirige il Festival
MimesisTerritori delle idee. A partire da una prima formazione politica
di stampo liberal-socialista lavora in direzione di un rilancio della cultura
cosmopolita in rapporto alle nuove forme di partecipazione
democratica (interventi: Festival Vicino Lontano, Pop Sophia, Radio
Radicale). Nel viene nominato dal
Ministro Dario Franceschini nel Cda di Palazzo Reale a Genova. Dall'anno
accademico -19 è professore associato di estetica presso l'Università degli studi
di Udine. Opere: “Spazi immaginali” (Campanotto Editore); “ Fenomenologia
erotica: saggio sull'esperienza immediata della cosa” (Mimesis); “L'affermazione
dell'architettura: una riflessione introduttiva” (Mimesis); Global Revolution,
Mimesis); “I due misteri: da Magritte alla natura delle rappresentazioni
pittoriche” (Mimesis); “Verso un nuovo realismo. Osservazioni sulla stabilità
tra estetica e metafisica, Jouvence,
Curatele Paolo Bozzi, Un mondo sotto osservazione, Mimesis, La guerra e
il mortale. A lezione da Emanuele Severino, Mimesis, 2009 Costruire Abitare
Pensare, Mimesis, 2009 Quale filosofia per il partito democratico e la
sinistra, Mimesis, La Terra e il Sacro.
A lezione da Massimo Donà, Mimesis,
Città Metropoli Territorio, Mimesis); “David Cronenberg. Un metodo
pericoloso” (Mimesis); “Manifesto per una sinistra cosmopolita” (Mimesis); “Radicalmente
liberi. A partire da Marco Pannella, con L. Caffo, Mimesis In dialogo con Maurizio Ferraris,
Mimesis Note Curriculum Luca Taddio , su lucataddio.com 1º
giugno ). Massimo DonàL'apparire della
CosaLa Fenomenologia Eretica Di Luca Taddio, su youtube.com. Uno scandalo per il pensiero, su
ilsole24ore.com. “aut aut” n. 368/, su
autaut.ilsaggiatore.com. Ma il realismo
non è tutto nuovo, su corriere. È il
crepuscolo delle tradizioni, su corriere.
Sinistra e Nuovo Realismo, su alfabeta2.
Vuoti di sapere, su autaut.ilsaggiatore.com. The Geopolitics of Cinema and the Study of
Film, su cinemaetcie.net 24 settembre ).
Teorie & Modelli, su pitagoragroup 7 maggio ). La Filosofia Futura, su
lafilosofiafutura. PHILOSOPHICAL
READINGSSpecial Issue on: REALISM AND ANTI-REALISM: NEW PERSPECTIVES , su
philosophicalreadings.files.wordpress.com.
Passione politica e democrazia. Con U. Curi, M. Pacini, M. Panarari e
L.Taddio, su youtube.com.
"Marionette al potere" Curi, Marramao, Taddio, su
youtube.com. Oratore: Luca Taddio, su
radioradicale. CDA Palazzo Reale Genova
, su beniculturali. Sito ufficiale, su
lucataddio. Registrazioni di Luca
Taddio, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Intervista a E. Severino Artribune: intervista di Davide Dal.
TAGLIABUE. (Milano), filosofo. Nato da
padre ignoto e da giovane Giovanna Tagliabue, poi moglie del maturo avvocato,
assessore e filantropo Gerolamo Morpurgo, si formò a Milano, laureandosi in
Filosofia. Dopo diverse collaborazioni a riviste come critico letterario e
teatrale, si occupò lui stesso di filosofia a partire da due saggi del
dopoguerra, Le strutture del trascendentale e Il concetto dello stile, che gli
fecero avere il posto di professore di Estetica all'Università degli Studi di
Milano, poi quello di Filosofia teoretica all'Università degli Studi di Trieste
(dal 1964 al 1982). In precedenza aveva
collaborato dal 1931 al 1938 alla rivista Il Convegno, ma scrisse anche su La
Lettura e La Rassegna d'Italia, e più di recente su Rivista critica di storia
della filosofia, Rivista di filosofia, Belfagor, Giornale critico della
filosofia italiana, Rivista di estetica, Il pensiero, Aretusa , Lingua e stile,
Studi di estetica, Studi tedeschi, aut aut ecc.
Si occupò di germanistica, gnoseologia, semantica, estetica e poetica,
attraverso numerosi saggi di taglio fenomenologico. Come per Adelchi Baratono e Antonio Banfi, la
sua analisi dell'estetica e delle scelte poetiche e stilistiche degli artisti
si distacca dall'impostazione di Benedetto Croce e poi di Guido Calogero per
orientarsi verso l'aspetto pratico (influenzato anche dall'esistenzialismo
positivo di Nicola Abbagnano) del fare arte, che non può ridursi alla sola
conoscenza, ed è fortemente legato alla tecnica, intesa anche come gesto
manuale e meccanico, e allo stile, inteso come rapporto tra gli elementi
formali e quelli contenutistici dell'opera (sede, inoltre, dell'unità nel
rapporto tra percezione e immaginazione).
Nel 1960 i suoi studi sono ripresi e sistemati in L'esthétique
contemporaine, pubblicato in francese e tradotto in diverse lingue. Qui
organizza le teorie d'artista e le dottrine estetiche non tanto in senso
cronologico, ma per tipi: estetiche vitalistiche, psicologistiche,
formalistiche, fenomenologiche ecc. In
Linguistica e stilistica di Aristotele (1967) e Demetrio, dello stile (1980) si
occupa di retorica e stilistica antiche. Aristotelismo e Barocco e Il Barocco e
noi (poi riuniti in Anatomia del Barocco, indagano sul Barocco (artistico e
letterario). Si è anche occupato di estetica del XVIII secolo, degli scritti
pre-critici di Kant, della polemica Nietzsche-Wagner, di Goethe, Musil, Roth,
Kafka ecc. Fu critico con la
contestazione studentesca del 1968, eppure non evitò il confronto con il
movimento. Una grave malattia gli levò l'uso della voce, ma continuò a tenere
lezione con l'aiuto di un sintetizzatore vocale. Morì senza figli e senza essersi mai sposato
a 90 anni, nel 1997. A suo ricordo la
sorella Ernesta ha aperto una fondazione e un premio per gli studi di filosofia
a Trieste. Opere: “I processi di Galileo
e l'epistemologia” (Milano: F.lli Bocca); 1947; Milano: Ed. di Comunità, Roma:
Armando, “Il concetto dello stile. Saggio di una fenomenologia dell'arte”
(Milano: F.lli Bocca); “Le strutture del trascendentale: piccola inchiesta sul
pensiero critico, dialettico, esistenziale” (Milano: F.lli Bocca); “Dai
romantici a noi” (Milano: Marzorati); “Aristotelismo e barocco” (Milano: F.lli
Bocca). L'esthétique contemporaine. Une enquête, Milano: Marzorati); “Il
concetto del "gusto" nell'Italia del Settecento” (Firenze: La Nuova
Italia); “Linguistica e stilistica di
Aristotele” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “Fenomenologia dei giudizi di valore” (Trieste:
Istituto di Filosofia); “La semantica e i suoi problemi” (Trieste: Istituto di
Filosofia); “Demetrio, dello stile” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “La nevrosi
austriaca. Saggi sul romanzo, Casale Monferrato: Marietti); “Nietzsche contro
Wagner, Pordenone: Studio Tesi); “Geologia letteraria” (Milano: Garzanti); “Anatomia
del barocco” (Palermo: Aesthetica); “Goethe e il romanzo” (Torino: Einaudi); “Il
gusto nell'estetica del Settecento, Luigi Russo e Giuseppe Sertoli, Palermo:
Centro internazionale studi di estetica, 2002 Introduzioni e prefazioni Herbert
Read, Arte e alienazione. Il ruolo dell'artista nella societa, Milano:
Marzorati, Immanuel Kant, I sogni di un visionario spiegati coi sogni della
metafisica, Milano: Rizzoli, 1982 Immanuel Kant, Osservazioni sul sentimento
del bello e del sublime, Milano: Rizzoli, 1989 Charles-Louis Montesquieu, Sul
gusto, Genova: Marietti. Crf. la pagina
sul sito dell'Trieste. Numero speciale
di "Esercizi filosofici", nLuigi Russo , Guido Morpurgo-Tagliabue e
l'estetica del Settecento, in "Aesthetica Pre-Print", Paolo D'Angelo,
«MORPURGO-TAGLIABUE, Guido», in Dizionario Biografico degli Italiani, 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Morpurgo Guido Morpurgo-Tagliabue, in
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Morpurgo
Tagliabue, ritratto di un genio politicamente scorretto necrologio di Claudio
Magris, Corriere della Sera.
TAGLIAGAMBE. (Legnano).
Filosofo. Si è trasferito poi a Milano
dove ha studiato Filosofia alla Statale come allievo Geymonat con cui si è
laureato con la lode attraverso una tesi sull'interpretazione della meccanica
quantistica di Hans Reichenbach. Ha proseguito i suoi studi specializzandosi in
Fisica quantistica all'Università degli Studi Lomonosov di Mosca sotto la
direzione di Ja.P. Terleckij e poi presso l'Accademia delle Scienze dell'URSS,
Istituti di Filosofia e di Fisica dove
si è perfezionato in Filosofia della fisica con la supervisione di V.A. Fock e
M.E. Terleckij. La sua attività scientifica e didattica si è sviluppata
attraverso un variegato percorso universitario che l'ha portato ad insegnare
presso diversi atenei dal 1974 al 2008 e a collaborare con differenti centri di
ricerca ed enti istituzionali come consulente scientifico. Pensiero Il
lavoro di ricerca di Tagliagambe si è concentrato inizialmente sul rapporto tra
filosofia e fisica (soprattutto quantistica) nella cultura russa tra '800 e
'900, in particolare sul concetto di realtà fisica (Bohr, Heisenberg, Born) e
sui rapporti tra materialismo dialettico e sviluppi della fisica del
'900. Dagli anni '90 ha rivolto l'attenzione sui temi del rapporto tra
realtà osservata e sistema osservante, le interazioni reciproche e il ruolo del
linguaggio, della comunicazione intersoggettiva, della mediazione linguistica e
della semiotica nel pensiero scientifico. Ha elaborato il ruolo e il
significato di interfaccia, il rapporto tra intelligenza naturale e
intelligenza artificiale, in particolare il ruolo progressivamente avuto dalle
tecnologie di informazione e comunicazione. Ha elaborato i contributi sul
profondo significato del concetto di "margine", sia esso su un essere
vivente, un'interfaccia o il rapporto tra corpo e mente, nei sistemi sociali e
nella comunicazione. Ha studiato le forti interconnessioni tra artificiale e
naturale, il profondo senso dell'interdisciplinarità, e il libro Il Sogno di
Dostoevskij, attraverso una visitazione storica dal dibattito tra lo scrittore
e lo scienziato Secënov, fino alle recenti scoperte della neurofisiologia,
mettendo a fuoco il senso del rapporto tra le mente e il corpo e il significato
e la funzione dell'inconscio. Ha ricostruito e interpretato l'intenso
scambio dialogico tra il premio Nobel della fisica Wolfgang Pauli e il
fondatore della psicologia analitica Carl Gustav Jung, nel quale emerge il
profondo rapporto tra filosofia, fisica e psicanalisi. L'analisi tra
visibile e invisibile, il ruolo dell'arte e il senso epistemologico dello
spazio intermedio e del confine sono stati da lui sviluppati anche attraverso
un'esegesi del pensiero di Florenskij. Le ricadute del suo pensiero sulle
scienze sociali ed economiche trovano approfondimenti nelle opere dedicate
all'analisi dei sistemi organizzativi socio-economici. L'attività presso la
facoltà di Architettura l'ha portato a riflettere sulla'"epistemologia del
progetto", sulla relazione tra possibilità e realtà, sul rapporto tra
l'Io, lo spazio, il tempo, l'ambiente, tra urbs e civitas, sul concetto di
paesaggio, sul ruolo delle città globali e sul nesso tra globale e locale. Gli
sviluppi delle tecnologie digitali e poi della rete come fenomeno prima
tecnologico poi culturale e sociale vengono elaborati e incorporati nel suo
pensiero. La sua riflessione teorica è indirizzata anche ai temi dell'apprendimento
e dell'organizzazione della conoscenza soprattutto alla luce delle reali
esperienze della scuola, dei processi di modernizzazione e innovazione che la
coinvolgono e delle nuove esigenze che essa deve affrontare Nel ha diretto il rifacimento del manuale di
filosofia di Ludovico Geymonat e pubblicato da Garzanti Scuola con il titolo La
realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica in collaborazione con
Edoardo Boncinelli.[25] Collabora dal
con il CNI per il premio Scintille dedicato all'innovazione (AD). (Pisa,
Cagliari, Roma La Sapienza, Sassari: Facoltà di Architettura di Alghero) (Vicepresidente CRS4, Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per la Riforma, CIES, FIESEC,
Direttore scientifico del progetto “Scuola digitale” della Regione
Sardegna). Vedi L'interpretazione
materialistica della meccanica quantistica. Fisica e filosofia in URSS.
Vedi Scienza, filosofia, politica in Unione Sovietica.Vedi Materialismo e
dialettica nella filosofia sovietica. Vedi Scienza e marxismo in Urss. Vedi La mediazione linguistica. Il rapporto
pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel
Vedi Epistemologia del confine
Vedi Il Sogno di Dostoevskij
(vedi Pauli e Jung. Un confronto su materia e psiche Vedi recensione di Edoardo Boncinelli in
Corriere della Sera lunedì 24 ottobre
che cita “con quest'opera Tagliagambe va avanti sul progetto di
esplorare una originalissima «epistemologia del confine»”. Vedi Come leggere Florenskij Vedi La tecnica e il corpo. Riflessioni su
uno scritto di Pavel Florenskij vedi
Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico Vedi Individui e imprese: centralità delle
relazioni Vedi La politica che non c'è.
Idee guida per un progetto tra razionalità e valori Vedi L'albero flessibile. La cultura della
progettualità Vedi Le due vie della
percezione e l'epistemologia del progetto
Vedi La città possibile Vedi
People and Space. New Forms of interaction in City Project Vedi: Epistemologia del cyberspazio Vedi La comunicazione nell'era di
Internet Vedi Lo spazio intermedio, poi
tradotto anche in spagnolo, che riprende, rielabora ed estende il concetto di
confine. Vedi La didattica e la
rete Vedi Più colta e meno Gentile Vedi Saper fare la scuola: il triangolo che
non c'è Vedi Nuovi percorsi per l'obbligo
formativo Vedi La realtà e il pensiero
1. La ricerca filosofica e scientifica, Garzanti Scuola, La realtà e il pensiero 2. La ricerca
filosofica e scientifica, Garzanti Scuola, La realtà e il pensiero 3. La
ricerca filosofica e scientifica, Garzanti scuola. Opere: “ L'interpretazione
materialistica della meccanica quantistica. Fisica e filosofia” (Feltrinelli,
Milano); Scienza, filosofia, politica in Unione Sovietica. Feltrinelli, Milano,
“Materialismo e dialettica” Loescher, Torino, Scienza e marxismo in Urss,
Loescher, Torino, “La mediazione
linguistica: il rapporto pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel” (Feltrinelli,
Milano, D.I. Mendeleev, Scritti sullo spiritismo. . Traduzione e studio storico-critico
introduttivo di S. Tagliagambe, Bollati-Boringhieri, Torino; L'impresa tra
ipotesi, miti e realtà (in collaborazione con G.Usai), ISEDI, Torino; Epistemologia
del confine, Il Saggiatore, Milano, “La politica che non c'è. Idee guida per un
progetto tra razionalità e valori” (Demos, Cagliari); Il sequestro dell'identità,
CUEC, Cagliari, La città possibile, (in collaborazione con G. Maciocco),
Dedalo, Bari, Epistemologia del cyberspazio, Demos, Cagliari, L'albero flessibile. La cultura della
progettualità, Masson, Milano, Il profilo del tempo, ‘Nuova civiltà delle
Macchine', Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico, (in
collaborazione con G.Usai), Giuffré, Milano, La didattica e la rete, Pitagora
Editrice, Bologna, La comunicazione nell'era di Internet, (in collaborazione
con C. Crespellani Porcella e G. Usai, Collana Fondazione IBMEtas Libri,
Milano, Il destino del marxismo in Russia: dall'idolatria al rifiuto, (in
collaborazione con V. Mironov), Luiss Edizioni, Collana di studi metodologici,
Roma, La vittoria di Babele. Dalla filosofia naturale alla separazione dei
linguaggi, ‘ Civiltà delle macchine', Il sogno di Dostoevskij. Come la mente
emerge dal cervello, Raffaello Cortina Editore, Milano, Filosofia della scienza
(in collaborazione con G. Boniolo, M.L. Dalla Chiara, G. Giorello, C. Sinigaglia),
Cortina, Milano, Nuovi percorsi per
l'obbligo formativo, Edizioni PLUS. Pisa, Pisa; Il pensiero unitario di
Ludovico Geymonat, in collaborazione cn
Edizioni Nuova Cultura, Teramo; Le due vie della percezione e
l'epistemologia del progetto, Franco Angeli, Milano; Più colta e meno gentile.
Una scuola di massa e di qualità, Armando, Roma, 2006; Come leggere Florenskij,
Bompiani, Milano, La tecnica e il corpo. Riflessioni su uno scritto di Pavel
Florenskij, (in collaborazione con B. Antomarini) Franco Angeli, Milano, Individui e imprese: centralità delle
relazioni, (in collaborazione con G. Usai) Giuffrè, Milano, Saper fare la
scuola: il triangolo che non c'è, (in collaborazione con V.Campione) Einaudi,
Torino, Lo spazio intermedio, Università Bocconi Editore, Milano, Storia della
filosofia, XIII, Filosofi italiani del
Novecento, (in collaborazione con D.Antiseri) Bompiani, Milano, Storia della
filosofia, Filosofi italiani del
Novecento, (in collaborazione con D.Antiseri) Bompiani, Milano, 2008; “People
and Space. New Forms of interaction in City Project”, (in collaborazione con
G.Maciocco) Springer-Verlag Berlin, Heidelberg, New York, El espacio
intermedio. Red, individuo y comunidad, Fragua Editorial, Madrid, Pauli e Jung.
Un confronto su materia e psiche,(in collaborazione con A. Malinconico)
Raffaello Cortina, Milano, ; La libertà, le lettere, il potere, (in
collaborazione con D.Antiseri e P.Maninchedda) Rubbettino, Soveria Mannelli, ;
La realtà e il pensiero 1. La ricerca filosofica e scientifica Garzanti
Scuola La realtà e il pensiero 2. La
ricerca filosofica e scientifica Garzanti Scuola La
realtà e il pensiero 3. La ricerca filosofica e scientifica Garzanti scuola. Opere
di Silvano Tagliagambe, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
TAGLIALATELA. (Mondragone). Flosofo. Studiò
al Seminario vescovile di Sessa. Ordinato sacerdote, insegnò teologia al
Seminario vescovile di Cava dei Tirreni dal 1852 al 1856. Dal 1860, lasciato il sacerdozio, tentò di
arruolarsi nelle truppe di Garibaldi, per poi decidere di predicare nell'Italia
meridionale i nuovi ideali del movimento unitario. Nel 1861, fu nominato professore di teologia
all'Napoli. A seguito della soppressione di tale cattedra aprì, sempre a
Napoli, una scuola privata. Incominciò
da questo periodo a riscoprire lo studio e la saggistica, in particolare
riprendendo e sposando le tesi di Vincenzo Gioberti, che lo avevano affascinato
in gioventù. Su questo indirizzo filosofico è stato imperniato il manuale
Istituzioni di filosofia del 1864 che, seppur non prescelto come testo
d'insegnamento liceale, in quanto particolarmente complesso, ricevette le lodi
di Bertrando Spaventa. Non mancò, in
seguito, avendo aderito al protestantesimo, di compiere opere missionarie, in
particolare in Puglia e in Abruzzo. A tal riguardo è documentato il viaggio di
Pescasseroli nel 1886, sul quale scrisse Benedetto Croce, che segnalò anche
come Taglialatela fosse considerato, assieme a Bonaventura Mazzarella e Enrico
Caporali, fra le «menti più forti del movimento protestante in Italia». Opere:: “Istituzioni di filosofia” (Tip.
all'Insegna del Diogene, Napoli); “Apologia delle dottrine filosofiche di V.
Gioberti” (Tip. all'Insegna del Diogene, Napoli); “La scienza, la vita e Francesco
de Sanctis. Discorso” (Tip. all'insegna del Diogene, Napoli); “Giuseppe
Garibaldi. Conferenza, La Speranza, Roma); “Il Papa-re nelle profezie e nella
storia, La Speranza, Roma;; In Dio. Saggi, discorsi, frammenti di filosofia
cristiana, ed. postuma, La Speranza, Roma; Fede, speranza e carità.
Meditazioni, ed. postuma, La Speranza, Roma; “Teoria evangelica della vita, ed.
postuma, La Speranza, Roma; D. Ciampoli, L'opera letteraria di Taglialatela” Tip.
Unione editrice, Roma); B. Croce, Pescasseroli, Laterza, Bari (poi in Storia
del Regno di Napoli); R. Fiore, Pietro Taglialatela, in «Civiltà Aurunca», G.
Iurato, Pietro Taglialatela. Dalla filosofia del Gioberti all'evangelismo antipapale,
Claudiana, Torino, Vincenzo Gioberti Protestantesimo in Italia Pietro Taglialatela. Biografia, pubblicazioni
e in "Dizionario biografico dei
protestanti in Italia". Sito della Società di studi valdesi. Apologia
della dottrina filosofica di V. Gioberti.
TAGLIAPIETRA. (Venezia). Filosofo. Dopo la
maturità classica al Foscarini di Venezia, ha compiuto studi di medicina e di
filosofia, laureandosi in filosofia teoretica all'Università Ca' Foscari con
una tesi discussa con Emanuele Severino e Romano Madera. In quegli stessi anni
perfeziona gli studi di ermeneutica biblica sotto la guida di Carlo Enzo. Ha
insegnato Storia della filosofia moderna e contemporanea presso l'Università
degli studi di Sassari (1997-2004). Attualmente è Professore di Storia della
filosofia presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San
Raffaele di Milano dove insegna Storia delle idee, Filosofia della cultura e
Storia della filosofia. Fonde nelle sue ricerche un'indagine storico
filosofica sul pensiero greco, sulla tradizione apocalittica ebraica e
cristiana e sul canone del pensiero moderno, con un'attenzione a temi
contemporanei legati al mondo delle immagini e della comunicazione, allo studio
del linguaggio e delle metafore, nonché all'intreccio storico e teorico fra
teatro e filosofia. In quest'ultima prospettiva si orientano i suoi studi
sull'idea di sincerità e sul significato della bugia nel quadro di una
costruzione drammaturgica dell'individuo, sul ridere e sulla natura del
personaggio comico. Ha curato, per Feltrinelli, Bollati Boringhieri e Bruno
Mondadori edizioni importanti: L'Apocalisse di Giovanni, raccolte di scritti
sull'Illuminismo e sul tema della "catastrofe"; opere di Platone,
Gioacchino da Fiore, Kant, Benjamin Constant, Voltaire, Jean-Jacques Rousseau,
Alessandro Manzoni, Constantin-François de Chassebœuf de Volney, Ludwig Andreas
Feuerbach, Louis-Sébastien Mercier. Dal 2007 sta curando l'edizione delle
opere complete di Italo Valent. Collabora saltuariamente a Il Gazzettino, il
quotidiano della sua città, e ha collaborato a varie testate giornalistiche
(Capital; Panorama; Il Sole 24 Ore; l'inserto culturale "Saturno" de
Il fatto quotidiano, ecc.), con interventi di carattere culturale o legati
all'attualità sociale e politica. Con La virtù crudele. Filosofia e storia
della sincerità ha vinto nel 2004 il
Premio Viareggio per la saggistica. Nel
gli è stato conferito il premio di filosofia "Viaggio a
Siracusa" per il saggio Gioacchino da Fiore e la filosofia. È
direttore, insieme a Sebastiano Ghisu, della rivista internazionale di filosofia
Giornale critico di storia delle idee. È fondatore e direttore del Centro di
Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee (CRISI), che ha sede presso la
Facoltà di Filosofia del San Raffaele, e di ICONE, Centro Europeo di Ricerca di
storia e teoria dell'immagine di Palazzo Arese Borromeo . Opere principali:
“La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia simbolica, Feltrinelli,
Milano, Bollati Boringhieri, Torino); “Il velo di Alcesti: la filosofia e il
teatro della morte” (Feltrinelli, Milano); “Filosofia della bugia: figure della
menzogna nella storia del pensiero occidentale” (Bruno Mondadori, Milano); “La
virtù crudele: filosofia e storia della sincerità” (Einaudi, Torino); “La forza
del pudore: per una filosofia dell'inconfessabile” (Rizzoli, Milano; “Il dono
del filosofo: sul gesto originario della filosofia” (Einaudi, Torino); “Icone
della fine: Immagini apocalittiche, filmografie, miti (Il Mulino, Bologna);
“Sincerità” (Raffaello Cortina, Milano); “Gioacchino da Fiore e la filosofia,
il Prato, Padova); “Non ci resta che ridere (Il Mulino, Bologna); “Alfabeto
delle proprietà: filosofia in metafore e storie” (Moretti & Vitali Editori,
Bergamo); “Esperienza: filosofia e storia di un'idea” (Raffaello Cortina,
Milano); “Filosofia dei cartoni animati. Una mitologia contemporanea” (Bollati
Boringhieri, Torino). Opere costituite da raccolte di lezioni Cartografia
intellettuale dell'Europa, “La migrazione dello spirito” a c. di Erminio
Maglione, introduzione di Renato Rizzi, Mimesis Edizioni, Milano-Udine “Tempo a termine e tempo senza fine: breve
storia figurale della temporalità” a c. di Caterina Piccione, con DVD-ROM delle
lezioni, Mimesis Edizioni, Milano-Udine); “Non desiderare la donna e la roba
d'altri” (Il Mulino, Bologna); “Il senso del dolore. Testimonianza e argomenti”
(Editrice San Raffaele, Milano); “Zerologia. Sullo zero, il vuoto e il nulla”
(Il Mulino, Bologna. Edizioni scientifiche, curatele e traduzioni Apocalisse di
Giovanni, testo latino a fronte, prefazione di Andrea Tagliapietra, traduzione
e postfazione di Massimo Bontempelli, Feltrinelli, Milano, Platone, Fedone o
sull'anima, testo greco a fronte, traduzione, introduzione e cura di Andrea
Tagliapietra, saggio critico di Elisa Tetamo, Feltrinelli, Milano (7ª ed., )
Gioacchino da Fiore, Sull'Apocalisse, testo latino a fronte, introduzione,
traduzione e cura di Andrea Tagliapietra, Feltrinelli, Milano, Immanuel
Kant-Benjamin Constant, “La verità e la menzogna. Dialogo sulla fondazione
morale della politica, introduzione e cura di Andrea Tagliapietra, traduzioni
di Silvia Manzoni e di Elisa Tetamo, Bruno Mondadori, Milano, “Che cos'è
l'Illuminismo? I testi e la genealogia del concetto, introduzione e cura di
Andrea Tagliapietra, traduzioni di Silvia Manzoni e di Elisa Tetamo, Bruno
Mondadori, Milano, Rudolf Otto, Il sacro, introduzione, note e apparati di
Andrea Tagliapietra, traduzione di Ernesto Buonaiuti, Gallone Editore, Milano
1998 Voltaire-Rousseau-Kant, Sulla catastrofe. L'illuminismo e la filosofia del
disastro, introduzione e cura di Andrea Tagliapietra, traduzioni di Silvia
Manzoni e di Elisa Tetamo, con un saggio di Paola Giacomoni, Bruno Mondadori,
Milano Immanuel Kant, La fine di tutte
le cose, a cura e con un saggio di Andrea Tagliapietra, traduzione di Elisa
Tetamo, Bollati Boringhieri, Torino, Alessandro Manzoni, La storia e
l'invenzione. Scritti filosofici, introduzione, note e apparati di Andrea
Tagliapietra, il Prato, Padova
Constantin-François de Chassebœuf de Volney, Le rovine, ossia
meditazione sulle rivoluzioni degli imperi, Andrea Tagliapietra e Marco Bruni,
introduzione di Andrea Tagliapietra, postfazione e traduzione di Marco Bruni,
Mimesis Edizioni, Milano-Udine Ludwig
Feuerbach, L'uomo è ciò che mangia, a cura e con un saggio di Andrea
Tagliapietra, traduzione e nota biobibliografica di Elisa Tetamo, Bollati
Boringhieri, Torino Louis-Sébastien
Mercier, Montesquieu a Marsiglia, Andrea Tagliapietra e Caterina Piccione,
traduzione di Andrea Tagliapietra e Caterina Piccione, Inschibboleth, Roma Immanuel Kant, Bisogna sempre dire la
verità?, Andrea Tagliapietra, traduzione di Elisa Tetamo, Raffaello Cortina
Editore, Milano Alcuni saggi e articoli
Kant e l'idea della fine, di Andrea Tagliapietra, in Agalma, Il rischio e il
limite, di Andrea Tagliapietra, in Magazine, n. 1 (dossier Energia), Pearson,
marzo . L'ultimo gesto di Socrate. Il pudore e l'enigma, di Andrea
Tagliapietra, in Spazio Filosofico, n. 5, maggio . Tipologia del riso, di
Andrea Tagliapietra, in Fillide, n. 5, settembre . Kant and the Idea of the End
di Andrea Tagliapietra, in European Journal of Psychoanalysis, n. 1, /1, The
End. Corpo di pazienza di Andrea Tagliapietra, in European Journal of
Psychoanalysis, ISAP, Saggi ed Articoli (). Testi in rete Esser contro di
Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Il dono del filosofo. Il
dono della filosofia di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Il
giallo della filosofia, di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine,
Il volto del potere di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, La
Lotteria di Babele. Appunti filosofici su caso e fortuna nella società della
comunicazione di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Anno II, n.
2 luglio-ottobre 2003. L'apocalisse delle immagini. Esegesi del cinema di Wim
Wenders a partire da "Fino alla fine del mondo", di Andrea
Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, La gola del filosofo. Il mangiare
come metafora del pensare di Andrea Tagliapietra in XÁOS. Giornale di confine
Anno IV, n. 1 marzo -giugno 2005/2006. Dire la verità. L'insistenza della
critica di Andrea Tagliapietra, in Giornale critico di storia delle idee, Interviste e video L'uomo è un animale che
esita. Intervista con Andrea Tagliapietra di Marco Dotti, in Vita, nPresentazione.
Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia in Inschibboleth WEB
TV. Presentazione. Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti
Del senso della fine. Dialogo con Andrea Tagliapietra di Marco Dotti, in
Communitas, n. 4, . RAI Cultura: Andrea Tagliapietra: futuro, progresso e
possibilità Lezione magistrale al Festival di Filosofia (Modena ), Inganni.
Finzioni di verità e storia naturale dell'intelligenza. Eigentlichkeit und
Dichtung? La filosofia della sincerità di Andrea Tagliapietra, di Vincenzo
Pinto Il riso è il proprio dell'uomo.
Commento in margine a Non ci resta che ridere di Andrea Tagliapietra, di
Claudio Tugnoli Se essere sinceri è una
virtù crudele. Uno studio fra storia e filosofia, di Umberto Galimberti, in
"La Repubblica", Recensione ad Andrea Tagliapietra, La virtù
crudele. Filosofia e storia della sincerità, di Claudio Tugnoli, in
"Dialeghestai. Rivista telematica di filosofia", anno VI, 2004 Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su
premioletterarioviareggiorepaci. 9 agosto .
Home page del Giornale Critico di Storia delle Idee Home page del Centro di Ricerca in Storia
delle IdeeCRISI Home page di ICONE,
Centro Europeo di Ricerca di storia e teoria dell'immagine, su centro europeo palazzo
borromeo. 17Ciclo di dieci lezioni teoriche, dette "Decadi", tenuto
nell'Aula Tafuri di Palazzo Badoer, a Venezia, dall'11 novembre al 29 gennaio , nel quadro del Laboratorio di
Progettazione Architettonica dello IUAV diretto da Renato Rizzi e costituente
il I, Libro dello Studio, del progetto
"Lampedusa. La cattedrale di Solomon". Opere di Andrea Tagliapietra,
. Registrazioni di Andrea Tagliapietra,
su RadioRadicale, Radio Radicale. Pagina
docente con informazioni biografiche e bibliografiche sito dell'Università Vita-Salute
San Raffaele.
TAMBURINO. (Caltanissetta). Flosofo. Figlio
del giudice Fabrizio e di Agata Adelicia Tramontana. Entrò nella compagnia di
Gesù a quindici anni, restò a Caltanissetta dopo aver ricevuto gli ordini,
successivamente fu incaricato dell'insegnamento di retorica, di filosofia e di
teologia sistematica nel locale collegio gesuitico. A trent'anni fu trasferito
nel collegio di Messina per insegnare teologia morale e a quarantacinque anni
passò in quello di Palermo. Resse i collegi gesuitici di Caltanissetta,
Monreale e Palermo. Fu esaminatore delle curie arcivescovili di Palermo e
Monreale, consigliere e qualificatore nel Sant'Uffizio della Inquisizione
spagnola, ossia di esaminatore dei reati prima della loro attribuzione alla
competenza dell'Inquisizione. Tommaso Tamburini durante un soggiorno
romano, quale rappresentante della provincia gesuitica siciliana alla
undicesima congregazione generale della compagnia di Gesù, conobbe lo scultore
Johann Friedrich Greuter, che in quel periodo lavorava per la casa generalizia
dei gesuiti. Il teologo siciliano, apprezzandone le doti, gli affidò l'incarico
di incidere le immagini della Madonna. Realizzava finalmente il progetto, da
qualche anno vagheggiato, di dare alle stampe le notizie preparate dal
confratello Ottavio Gajetano, riguardanti appunto i luoghi del culto mariano
nell'isola, facendo illustrare l'opera con tavole riproducenti le relative
icone della Madonna. Così accanto all'imponente produzione filosofica del
Tamburini, restano anche due edizioni, una in latino ed una in volgare, di un
volume con 36 incisioni del ‘600, di raro pregio per la raffinatezza dei
disegni di Greuter; l'opera non fu firmata dal gesuita. Di queste due edizioni
si trovano rari esemplari che, per le limitazioni derivanti dall'esaurimento
delle "matrici", sono, per buona parte, prive delle pagine in cui
sono stampate le incisioni. Pensiero Il gesuita siciliano nella
conoscenza del peccato attribuisce importanza primaria alla cognitio singulorum
cioè alla capacità di valutazione dei singoli. Diverso è, infatti, il peso
delle colpe a seconda se a commettere l'infrazione è l'individuo colto oppure
l'ignorante. Nel primo prevale la vis ratiocinandi (forza della ragione) e nel
secondo la vis sentiendi (forza del sentimento). Ancora differenza c'è tra
l'actio humana e l'actio hominis essendo la prima compiuta in perfetta
consapevolezza, mentre nella seconda la coscienza è spesso condizionata dal
patire passionale, che può essere violentum, coactum, necessarium (violento,
costretto, necessario), venendo così a mitigare la colpa. Nel trasporto
passionale c'è dell'involontario, spesso frutto di ignoranza che rende la
coscienza erronea. Il tutto si traduce in una interpretazione benignista della
epieìcheia (prudenza), riprendendo in un certo modo la tradizione tomista. A
sostenere questa intensa produzione sul probabilismo, col rientro da Palermo a
Genova di Diana, rimase il Tamburino, le cui opere ebbero ampia diffusione in
tutta Europa, dalla metà del Seicento fino al riconoscimento della validità
delle tesi probabiliste ad opera di S. Alfonso de' Liguori che con la sua
Theologia Moralis mise sostanzialmente fine al rigorismo giansenista. Il
probabilismo del Tamburini incontrò ostilità negli ambienti religiosi più
vicini al rigorismo dei giansenisti. A contrastare le tesi del probabilismo i
più influenti furono i domenicani francesi, che spinsero il cardinale Retz, a
farsi portavoce presso la Santa Sede per l'emanazione di un provvedimento di
condanna. Alessandro VII, sollecitato più volte, condannò il probabilismo,
furono censurate solo le tesi più estreme, senza peraltro indicare i nomi degli
autori. Nel 1679, un'altra condanna del probabilismo veniva promulgata da
papa Innocenzo XI, quattro anni dopo la morte del Tamburini. Però questa volta
il gesuita siciliano non subiva sanzioni ad personam, così Tommaso Tamburini
passò alla storia della teologia morale, come padre della probabilità tenue.
Con esso si chiuse il periodo d'oro della esportazione della cultura teologica
siciliana. Fu sancita la completa riabilitazione del gesuita siciliano con la
pubblicazione di Verità Vindicata che Carlo Niceti diede alle stampe a
Roma. Opere (Confronta anche la "voce Tommaso Tamburini" in
lingua inglese.) Gli scritti di teologia morale del Tamburini sono stati
riuniti nella Opera Omnia, edita più volte in Italia e all'estero.. “Methodus
Expeditae Confessionis; Opuscola Tria de Confessione”; “Comunione et Sacrificio
Missae”; “Expedita Decaloghi Explicatio. Libris decem digesta; De Sacrificio
Missae Expedite Celebrando. Libri tres.; “Della Consolazione della Filosofia di
Anicio Manlio Boezio. Libri cinque. Traduzione di Tommaso Tamburino; Juris
Divini. Naturalis et Ecclesiastici Expedita Moralis Explicatio, Complectens
Tractationes tres, de Sacramentis, quae sunt de Jure Divino, de Contrattibus,
quos dirigit Jus Naturale, de Censuris et Irregularitate, quae sunt de Jure
Ecclesiastico. Tractatus de Bulla cruciata. Sanctissimae Deiparae Cultus in
Sicilia. (Nomen sublatum) Ragguagli delli Ritratti della SS. Vergine Nostra
Signora più celebri, che si riveriscono in varie Chiese nell'isola di Sicilia.
Opera postuma del R. Ottavio Cajetano della Compagnia di Gesù. Trasportato
nella lingua volgare. Germana Doctrina R.Thomae Tamburini S. J. perspicue
refellens impugnationes R.Vincentii Baronii adversus illam allatas; Tractatus in Quinque Ecclesiae Praecepta; “Tractatus
de Jubileo Manoscritto; “Additamentum continens aliquot epistolas, et levem
vindicationem contra Joannem Sinichium hybernum authorem libri Saul et Rex.
Manoscritto. Bibl.Naz.Roma. Fondo Gesuitico, Traduzioni De consolatione
philosophiae (della Consolazione della Filosofia di Anicio Manlio Boezio. Libri
cinque. L'Anno dei Giorni Memorabili, scritto dalGio. Nadasi della Compagnia di
Gesù. V. Baron, Theologia moralis adversus laxiores probabilistas, Parigi,
Piget, R. Brouillard, Dictionnaire de Théologie Catholique, Parigi, Letouzej, S.
Burgio, “Il probabilismo in Sicilia”, Catania, Soc. Storia Patria, V.
Contenson, Theologiae mentis of cordis, Tolosa, T. Deman, Probabilisme, Colonia,
C. Hebermann, Enciclopedia cattolica, R. Appelton Company, M. Petrocchi, Il
problema del lassismo nel secolo XVII, Roma, Storia e letteratura, J.
Sinnichins, Saul et Pax, Lovanio, Nempaei, Tommaso Tamburino, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro Tacchi Venturi, Tommaso Tamburino, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company.
TAFURI. (Soleto). Filosofo. Fu un versatile
e bizzarro ingegno, che dopo studi universitari a Napoli, Parigi, Salamanca si
ritirò nella sua natia Soleto (nel Salento) dove aveva un cenacolo di allievi
filosofi del platonismo esoterico. Il "Socrate di
Soleto", illustre rappresentante del Rinascimento, fu una personalità
eclettica ed un affascinante intellettuale dei suoi tempi, amante della
conoscenza e studioso e di molteplici campi del sapere: alchimia, filosofia,
astronomia, astrologia, medicina, fisiognomica, magia naturale. Al centro dei
suoi interessi vi era l'interesse e lo studio dei fenomeni della Natura,
l'Anima del Mondo, il miracolo e le meraviglie del Creato e l'unicità
irripetibile di ogni Essere Umano. Considerato alla stregua di un
"Nostradamus salentino" fu onorato e temuto per le sue capacità
divinatorie e fisiognomiche tanto da attribuirgli poteri occulti e
demonologici. Un suo ritratto col rosso copricapo della Sorbona si trova
nel dipinto del 1580 (ad opera del galatinese Lavinio Zappa) della Madonna del
Rosario nella navata sinistra della Chiesa Matrice di Soleto. Fu sepolto
dapprima nella chiesetta di "S.Lorenzo (delli Tafuri)" adiacente alla
sua abitazione e poi, dopo la demolizione della cappella nel 1672, nel
Monastero di San Nicola in una cassa di legno con lo stemma della famiglia.
Sull'architrave della sua casa natale è inciso il motto: «HUMILE SO ET
HUMILTA' ME BASTA. DRAGON DIVENTARO' SE ALCUN ME TASTA» Lo stemma
della famiglia Tafuri nella casa natale di Soleto Con quest'iscrizione Matteo
Tafuri esprimeva e manifestava ai cittadini e a chiunque passasse dalla sua
dimora la sua mite natura caratteriale, mortificata dalle ingiurie e maldicenze
in conseguenza delle quali poteva trasformarsi, ironicamente, attraverso
alchimia e magia, in un dragone. Nella Soleto del Cinquecento era diffusa la
consuetudine di incidere sulle architravi delle finestre, sui cornicioni dei
balconi o all'interno di uno stemma, delle epigrafi con la finalità di motto.
Un proverbio, una citazione, un passo letterario, filosofico, o religioso, e un
pensiero personale descrivevano la personalità e le attitudini del padrone di
casa o invitavano il passante a riflettere su un tema o un monito saggio e
profondo. Lo stemma della famiglia, presente sulla porta della casa natia, è
costituito da un albero di quercia con due fulmini che si scagliano contro ma
non lo colpiscono. Un'aquila bicipite scolpita sopra fa pensare ad un'origine
albanese della famiglia già presente a Soleto nel XIV sec. Infatti molte
famiglie albanesi e greche di confessione cristiano-ortodossa e cattolica dal
XIII al XVI secolo furono costrette a fuggire ed alcune emigrarono nel Salento
a causa dell'avanzata dei Turchi mussulmani che occupavano i loro
territori. "Del salentin suol gloria ed onore" lo definisce il
De Tommasi. E davvero egli fu, tra i molti filosofi, scienziati ed eruditi che
fiorirono in Puglia tra la metà Professoree l'inizio del XVII, il più
universalmente noto. Partito da Soleto per Napoli poco più che ventenne,
per approfondirsi nella matematica e nella medicina dopo la preparazione umanistica
ricevuta a Zollino da Sergio Stiso, vi tornò avanti negli anni, famoso in tutto
il mondo e pieno di gloria. Desideroso solo di pace fisica e mentale,
aprì una pubblica scuola di greco, latino, matematica, fisica e medicina.
Tra i suoi allievi: Giovan Tommaso CavazzaalchimistaGalatina, Giovan
Paolo VernaleonematematicoGalatina Francesco Scarpafilosofo Soleto (XVI sec)
Quinto Mario Corrado filosofo umanista Oria, "Assiduo verso gli
infermi", esercitò con zelo e successo la professione di medico ma mentre
era "di modello coi suoi scritti, di ammirazione e rispetto coi suoi
consulti" fu dalla ignoranza popolana ritenuto un "Mago" perché
cultore di scienze inusitate quali l'Astronomia e l'Astrologia. Tornando
da Padova, Parigi e Salamanca, cioè dai più grandi centri culturali del tempo,
sollevò certo le gelosie interessate di coloro che non sapevano rassegnarsi al
suo prestigio professionale. A ciò si aggiunse il vigile sospetto della Curia
Arcivescovile messa sull'avviso dal Concilio di Trento. Egli che portò
per tutto il mondo l'amore per il suolo natio col nome di Matteo da Soleto,
proprio in patria ebbe a difendersi da accuse di stregoneria come spesso
avviene a chi, uomo di scienza, si rende filantropo. Fu più volte interrogato
per le sue capacità di previsione del futuro (divinatorie) ma fu sempre
rilasciato innocente. Il Codice Vaticano. è testimonianzapressoché
l'unica superstitedell'impegno speculativo di Matteo Tafuri. Da questo
capostipite molti furono i Tafuri medici o giureconsulti che da Soleto
trasferirono poi la loro residenza a GallipoliNardò e LecceGalatone.Così
troviamo nel "Liber baptesimorum" dell'Archivio Parrocchiale di
Soleto un Clericus Phisicus Honofrius Taphurus filius eccellentissimi Doctori
Francisci che è padrino al battesimo di Diego Carrozzini. Il pronipote di
Onofrio, Vincenzo Maria fu sindaco di Gallipoli mentre il fratello di Onofrio, dottore in
giurisprudenza, visse presso la corte di Napoli dove morì. Svariati
giureconsulti, medici e sindaci a Lecce e Galatone. Ricordiamo, non per ultimo,
fra Diego da Lequile (al secolo Diego Tafuri. Manni, La guglia di...30 Luigi
Galante, Matteo Tafuri. Nuove rivelazioni da un manoscritto secentesco, pag.12,
in 'Il filo di aracne' Galatina, Manni, La guglia, l'astrologo, Bernari42 Istoria scrittori Regno di Napoli G.B.Tafuri.
Bernari. Bernari, A., Il mago di Soleto: Matteo Tafuri, Milano, De Tommasi,
G.B., Matteo Tafuri in "Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli"
tomo VIII, Napoli, del Balzo di Presenzano, A., I del Balzo ed il loro tempo,
Napoli,Manni, L., Guida di Soleto, Galatina, Manni, L., La guglia di Soleto,
Galatina, Manni, L., La guglia, l'astrologo,
la macàra, Galatina, Montinari, M., Soleto, Fasano, Tafuri, G.B., Istoria degli
Scrittori del Regno di Napoli, Napoli, 1D. Bacca "Personaggi del sole
culturale", Lecce 2008 Alchimia
Galatina Giovanni Battista Della Porta Orsini Orsini Del Balzo Guglia di
Raimondello Soleto.
TARANTINO (Gravina), filosofo.. In ambito
filosofico Filippo Tarantino è noto per i suoi studi sul filosofo Giuseppe
Tarantino, col quale è imparentato, e per aver fondato insieme a Gerardo
Marotta la sezione dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli
(intitolata a Giuseppe Tarantino) di cui è stato anche presidente[senza fonte].
Come scrittore, ha anche scritto alcuni saggi su temi quali la pedagogia, la
psicologia e l'Umanesimo. Indice 1Biografia 2Cariche ricoperte
3Opere 4Note 5 6 Biografia Filippo Tarantino nasce nel 1943. Dopo la laurea in
storia e filosofia, diviene insegnante delle stesse materie per i licei
italiani; in particolare, insegnerà al liceo scientifico Federico II di Svevia
di Altamura dove uno dei suoi studenti sarà l'attore Sergio Rubini. Nel
1991 viene nominato dirigente scolastico del Liceo classico Luca de Samuele
Cagnazzi di Altamura, portando la scuola al più alto numero di studenti mai
raggiunto. Manterrà la carica fino al raggiungimento della pensione, avvenuta
agli inizi degli anni . Nel , in qualità di dirigente scolastico, si recò
a Tokyo, in Giappone insieme a sua moglie per una "visita preparatoria di
incontro tra scuole". Durante la sua permanenza si verificò un violento
terremoto, che gli causò paura e notevoli disagi con un volo di ritorno pagato
4000 euro e un'assistenza a quanto pare insufficiente da parte delle autorità
consolari del posto. Cariche ricoperte Dirigente scolastico del Liceo
classico Luca de Samuele Cagnazzi (1991- inizi anni ) Presidente di
circoscrizione del Lions Club Puglia Consigliere di Club del Lions Club Altamura
Host Presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (IISF) di
Napoli[senza fonte] Opere Speranze e proposte formative nel primo Novecento. La
lezione di Giuseppe Tarantino, Bari, 1995. Dietro la ruota. Infanzia pregiata, Levante,
Lezioni di volo, Bari, L'inconscio e la
coscienza nel pensiero di Giuseppe Tarantino, Bari, . L'Umanesimo mediterraneo.
Orizzonte storico-culturale per la costruzione di una cittadinanza cosmopolita,
, Storia antica e moderna dell'Ordine del Tempio, Nisroch, L'Umanesimo
scientifico di Giuseppe Tarantino, Aracne Editrice, Note //aracneeditrice/index.php/autori.html?auth-id=407986
//teatro.liceocagnazzi.edu/storia-della-rassegna/
altamuralife/notizie/la-testimonianza-di-un-gravinese-in-giappone-durante-il-terremoto/ lions108ab/wp-content/uploads//06/Rivista-Lions-numero-4.compressed.pdf lions/data/club.php?id=21110 Giuseppe Tarantino Liceo classico Luca de
Samuele Cagnazzi Sito web ufficiale e
blog di Filippo Tarantino
TARANTINO (Gravina). Fosofo. Docente a Pisa.
Figlio di Filippo Tarantino, nobile locale, e Arcangela Maria Letizia
Spagnuolo. Studiò nel ginnasio della sua
città, sotto la guida dello zio materno Nicola. Compì gli studi superiori a
Pisa, dapprima come studente all'università della stessa città e successivamente
come allievo della Scuola normale superiore di Pisa. Iniziò gli studi sotto la
guida di Francesco Fiorentino. A ventidue anni conseguì la laurea in Lettere e
Filosofia e seguì a Napoli il maestro Fiorentino fino alla sua morte, nel 1884. In sua memoria dedicò al suo maestro il suo
primo libro, intitolato I Saggi Filosofici e pubblicato nel gennaio; nello
stesso anno ottenne la docenza in filosofia teoretica. Inizia ad acquisire
notorietà grazie ai saggi critici che pubblica sul Giornale Napoletano. Ottiene
la cattedra di filosofia nel Liceo Antonio Genovesi di Napoli. Per ben dieci
anni, lavorò all'opera Saggio sulla Volontà, pubblicato nel 1897. Ebbe anche
una breve relazione con la fiorentina Bice, anche se era sentimentalmente
legato ad un'altra donna di Gravina, conosciuta a Napoli, alla quale dedicò
particolare cura. Dopo aver vinto il relativo concorso, gli fu assegnata la
cattedra di filosofia teoretica all'Palermo, ma per motivi sentimentali vi
rinunciò. Insegnò dal 1886 al 1888 al
Liceo Marciano, anno in cui ottiene la cattedra di filosofia nel Liceo
Genovesi. Per un periodo abbandonò la sua relazione sentimentale per ritornare
a lavorare sulle sue opere. Agli inizi del Novecento, vinse il concorso per la
cattedra di filosofia morale dell'Pisa e questa volta accettò. A Pisa insegnò
anche alla Scuola di Pedagogia, dove tra i suoi insegnanti figurò anche il
futuro ministro Giovanni Gentile. La sua notorietà crebbe sempre più grazie ad
alcuni suoi saggi critici pubblicati sulla Rivista di Filosofia Scientifica di
Morselli, il più noto dei quali è su Locke.
Tra i suoi ex-studenti di Pisa più noti figurano Enrico De Nicola e il
marchese Francesco Dentice di Accadia, prefetto di Pisa. Nell'ultima parte della
sua vita tornò nella sua città natale Gravina in Puglia, dove visse nella casa
di un nipote suo omonimo che aveva studiato sotto la sua egida a Pisa. Donò
alla biblioteca "Ettore Pomarici Santomasi" di Gravina in Puglia una
parte cospicua dei suoi libri. A lui è
stato intitolato il liceo scientifico della sua città natale Gravina in
Puglia. Opere: “Appunti di Filosofia ad
uso dei giovani del Liceo” (Filippo Toso, Aversa); “Saggi filosofici” (Napoli,
Vincenzo Morano); “Studio storico su Giovanni Locke” in Rivista di Filosofia,
II, Milano-Torino, F.lli Dumolard); “Saggio sul criticismo e sull'associazionismo”
(Napoli, Vincenzo Morano,); In morte di Michelangelo Calderoni, Vecchi, Trani,
Saggio sulla volontà, Napoli, Tip. editrice F. di Gennaro e A. Morano. In morte di Antonietta Cagiati, nella
necrologia per Gaetano e Antonietta Cagiati, Napoli. “Saggio sulle idee morali
e politiche di Hobbes” (Napoli, Tip. F. Giannini & Figli); “Il problema
della morale di fronte al positivismo e alla metafisica” (Pisa, Tip. A.
Valenti); “Il principio dell'etica e la crisi morale contemporanea” (Napoli, A.
Tessitore & figlio); “Il concetto dello stato ed il principio di
nazionalità” (Napoli); “Discorso preposto alle traduzioni dal latino,
dall’inglese e dal francese di G. Sottile” (Napoli); “Vinci e la scienza della
natura”, Nel centenario di L. da Vinci, La politica e la morale. Discorso (Pisa,
Tipografia editrice cav. F. Mariotti); “”Sulla riforma universitaria, in «Rivista
di filosofia». Cfr. Gabriele Turi,
Giovanni Gentile: una biografia, Firenze, Giunti, (Parzialmente consultabile in Google
Libri.) tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-, Filippo
Tarantino, Liborio Dibattista, Rosalba Pappalardi e Angelo Recchia-Luciani,
L’inconscio e la coscienza nel pensiero di Giuseppe Tarantino , Filippo
Tarantino, Mario Adda Editore, Filippo Tarantino, Speranze e proposte formative
nel primo Novecento. La lezione di Giuseppe Tarantino, Bari, Levante, Beniamino
D'Amato, Orazione funebre in onore di Giuseppe Tarantino . Filippo Tarantino Scheda biografica nel sito del Liceo statale
Giuseppe Tarantino di Gravina in Puglia.
TARI (Villa Santa Maria Maggiore).
Filosofo. Di famiglia originaria di Terelle, nel Frusinate, nacque in un
palazzo seicentesco della non distante Villa Santa Maria Maggiore, l'odierna
Santa Maria Capua Vetere, anch'essa rientrante in Terra di Lavoro, da un
impiegato che si trovava lì di passaggio . Il palazzo natìo, conosciuto come
palazzo Mazzocchi, ove aveva schiuso gli occhi anche l'archeologo Alessio
Simmaco Mazzocchi , era situato nell'allora strada della Croce, l'odierna via
Mazzocchi, ed è oggi gravemente degradato. Studiò a Montecassino, dove
conobbe Silvio Spaventa. Nel 1830 si trasferì a Napoli dove si laureò in
giurisprudenza e iniziò la professione di avvocato . Ben presto però
all'avvocatura preferì la filosofia, la letteratura e la musica, unendosi
all'amico Spaventa, a Cusano, a Francesco de Sanctis e ad altri pensatori
liberali dell'epoca e collaborando a vari giornali letterari partenopei. Nel
1861 fu eletto deputato per il collegio di S. Germano, ma rifiutò il mandato
per dedicarsi all'insegnamento. Infatti lo stesso anno era entrato per concorso
nella Regia Napoli, divenendo il primo cattedratico di estetica in Italia,
nello stesso periodo in cui vi insegnavano anche Francesco de Sanctis, Luigi
Settembrini, Silvio Spaventa e Giovanni Bovio . Vi insegnò per oltre un
ventennio, fino alla sua morte. Si dedicò a vari rami della filosofia e
delle scienze del linguaggio, traducendo anche, per la casa editrice Detken,
opere di autori stranieri all'epoca non molto noti come Leon Brothier ,
Sigismond Zaborowski-Moindron e Eugene
Noel , traduzioni pubblicate tra il 1881 e il 1885. Il suo sistema
estetico, variamente criticato, in particolare per la scarsa originalità, si
caratterizzava per una vivacità espressiva, con ricche e talvolta variopinte
esemplificazioni, che peraltro ne resero celebri e molto frequentate le lezioni
universitarie. Parte significativa dei suoi studi filosofici fu pubblicata
postuma. Il filosofo “giullare di Dio” Benedetto Croce, nei saggi critici
della Letteratura della Nuova Italia, definì Tari «giullare di Dio», vale a
dire, per riprendere le parole dello stesso Croce, il «lieto giullare della
filosofia». Il pensatore abruzzese spiegava, al riguardo, che Tari non ebbe mai
nemici, riuscendo a farsi ben volere sia dagli amici sia dagli avversari, che
«prendeva a braccetto, e li menava a spasso con sé, divertendosi a contradirli
e a sentirsi contradetto». Quasi ad avallare la definizione sopra
riportata, il pensatore abruzzese ebbe anche a rilevare che la bizzarra
genialità di Tari «gli faceva trovare piacere nei ravvicinamenti e collegamenti
più disparati e più comici: della frase sublime con la scherzosa, del ricordo
solenne con l'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco col
vernacolo napoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di cultura
e stravagante miscuglio di elementi geniali» . A proposito dell'opera
"Manuale di estetica" del Tari (inedita), Croce disse:
«Filosofo di professione ed uomo di dottrina enciclopedica, nonostante tutta la
sua perizia filosofica, la sua sterminata dottrina e il suo molto acume, il
Tari fu soprattutto un bizzarro artista. La sua concezione metafisica non gli
concedeva una trattazione veramente logica dei problemi. Ma la sua personalità,
vibrante di commozione innanzi alle opere dell'arte, riboccante di entusiasmo,
dotata di bontà e di nobiltà di sentire, gli ispirava pagine che sono di una
specie assai rara nella nostra letteratura.» Musica ed Estetica L'essenza
giocosa si mischiava, confondendosi, con un'acuta critica, che si
rivolgeva a tutti i campi in cui l'estetica si sostanziava e, in particolare,
ad una delle “arti” al quale Tari era più attratto: la musica. Tra il serio
e il faceto, infatti, il filosofo, dopo aver pubblicato nel 1879 un
interessante studio critico su Serietà e ludo, compose un saggio musicale, con
tanto di note, dal titolo in tal senso emblematico di Lezioni di estetica
generale . Questo indirizzo lo portò ad occuparsi, scrivendone nel 1883,
anche sulla celebre pastorale di Beethoven . Opere: “Estetica ideale” (Tip.
del Fibreno, Napoli), “Ente spirito e reale: confessioni filosofiche” (Stamperia
della Regia Università, Napoli); “Opera, melodramma, dramma: nota critica” (Tip.
della Regia Università, Napoli); “Serietà e ludo: saggio critico” (Tip. della
Regia Università, Napoli), “Saggi di critica, con prefazione di R. Cotugno
(Tip. Vecchi, Trani); “Saggi di estetica e metafisica, B. Croce, Laterza, Bari;
Estetica esistenziale, M. Leotta, Morano, Napoli L'estetica reale, F. Solitario, Prometheus,
Milano. A. Lauri, Dizionario dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro antichi
e moderni, Arnaldo Forni Editore, Bologna (ed. or. Sora). A. Perconte Licatese, Alessio Simmaco
Mazzocchi, Ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere, A. Perconte Licatese, Santa Maria di Capua. “Storia
e monumenti della città di Santa Maria Capua Vetere” (Tip. Stampa Sud, Curti. A.
Lauri L. Brothier, “Storia popolare della filosofia”, trad. di A. Tari, Detken,
Napoli. S. Zaborowski-Moindron, “Origine
del linguaggio,” trad. di A. Tari, Detken, Napoli. E. Noel, Voltaire e
Rousseau, trad. di A. Tari, Detken, Napoli. B. Croce, La letteratura della
Nuova Italia. Saggi critici, I, Laterza,
Bari A. Tari, Lezioni di estetica generale, C. Scamaccia-Luvara, Tocco, Napoli A.
Tari, Beethoven e la sua sinfonia pastorale. Saggio critico, Tip. della Regia
Università, Napoli Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, I, Laterza, Bari. Massimo Leotta, La
filosofia di Antonio Tari, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli. Francesco
Solitario, Antonio Tari nella "Critica" di Benedetto Croce.
Contributo per un recupero, Prometheus, Milano 1998. Francesco Solitario , L'Estetica
di Antonio Tari e la cultura filosofica meridionale del suo tempo, Prometheus,
Milano. Antonio Tari, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Antonio
Tari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Antonio Tari, Antonio Tari, su storia.camera, Camera dei deputati. , «Tari, Antonio» in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Archivi di Teatro Napoli, Foto di
Antonio Tari su cir.campania.beniculturali. Keywords: ‘origine del linguaggio.”
Refs. Luigi Speranza, “Grice e Tari” – The Swimming-Pool Library.
TARTAROTTI (Rovereto). Filosofo. Divenne
famoso per aver contrastato i processi contro le streghe e per aver osteggiato
la devozione per il vescovo del XII secolo Adelpreto, mettendone in discussione
santità e martirio. Figlio del giureconsulto Francesco Antonio e da
Olimpia Camilla Volani, discendente dell'antica famiglia dei Serbati.
Impersonò la figura dell'intellettuale che non si lascia limitare dal luogo nel
quale nasce, cioè nel Trentino, lontano dai grandi centri culturali del tempo.
Egli seppe anzi sfruttare le opportunità e le peculiarità della città di
Rovereto, al confine tra mondo tedesco e italiano, in un periodo storico nel
quale rifiorirono i commerci e i rapporti economici, grazie al suo trovarsi su
una delle principali vie di comunicazione in Europa. Suo merito fu la capacità
di saper tessere legami con intellettuali italiani e stranieri che risiedevano
a Venezia, Roma, Salisburgo, Torino, Brescia, Vienna, Innsbruck. Utrecht e
Parigi. Studiò inizialmente nell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto e
poi continuò come autodidatta. Si interessò di filosofia, che seguì presso
l'Padova sino a quando difficoltà economiche familiari non lo obbligarono a
tornare nelle città natale. Al suo ritorno si interessò personalmente per
far insediare nella Città della Quercia la stamperia del tipografo veronese
Pierantonio Berno e, nel 1730, fondò la prima accademia cittadina, l'Accademia
dei Dodonei. Compì viaggi a Verona, dove conobbe Scipione Maffei e altri
studiosi, poi ad Innsbruck, dove rimase alcuni mesi come precettore, e in
seguito si trasferì a Roma, come segretario del Cardinale Domenico Silvio
Passionei. Casa dove abitò Girolamo Tartarotti, in Via Garibaldi
61, a Rovereto, prima di trasferirsi in Via della Terra Dal 1730 al 1751,
durante le sue permanenze roveretane, visse nella stessa casa dove abitavano
Giuseppe Valeriano Vannetti e Bianca Laura Saibante, e dove questi iniziarono a
tenere un vivace salotto letterario che portò, probabilmente su ispirazione
dello stesso Tartarotti, alla nascita dell'Accademia degli Agiati.[nota
1] Il soggiorno romano fu relativamente breve, per contrasti col
Cardinale, quindi fece ritorno a Rovereto. Nel 1739, morì il fratello Jacopo, e
nel 1741 si trasferì a Venezia, come collaboratore del futuro Doge Marco
Foscarini. Nel 1743 ebbe discussioni anche con Foscarini e tornò ancora una
volta a Rovereto, da dove non si allontanò più. I viaggi di Girolamo
Tartarotti furono in definitiva relativamente pochi e di breve durata, e
trascorse la maggior parte della sua vita matura a Rovereto. Si dimostrò poco
propenso ad accettare l'aiuto di ricchi mecenati che lo avrebbero limitato
nella sua libertà e approfittò delle occasioni che gli venivano offerte lontano
dalla sua città per comprare libri o incontrare altri studiosi. Lo
studioso Sin dagli anni giovanili Tartarotti si dedicò agli studi letterari
interessandosi della poesia toscana e scrivendo egli stesso varie composizioni
poetiche. Approfondì tematiche della filosofia scolastica e scrisse trattati
critici nei confronti di questa. Collaborò con Angelo Calogerà per la sua
Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, e venne in polemica con Trento
dimostrando, in una sua pubblicazione, che la città tridentina divenne sede
episcopale solo nel IV secolo e non al tempo dei primi apostoli. Nel 1749
pubblicò Congresso notturno delle Lammie, la sua opera più nota, nella quale
dichiarò inesistente la stregoneria come la si voleva descrivere al suo tempo,
e questo sulla base della logica, della scienza e della stessa ortodossia dei
cattolici. Collaborò con Ludovico Antonio Muratori pubblicando nel suo
venticinquesimo tomo dei Rerum Italicarum scriptores le sue conclusioni
relative alla cronaca di Andrea Dandolo e correggendone le fonti nelle sue basi
documentarie. Durante i suoi ultimi anni continuò nelle indagini storiche
alla quali aveva dedicato gran parte della sua vita e arrivò a dimostrare, ad
esempio, che era sbagliata la venerazione dei trentini per Adelpreto, Vescovo
di Trento. La sua tesi era spiegata nella Lettera intorno alla santità e
martirio di Alberto vescovo di Trento, del 1754. Uno dei suoi ultimi lavori,
sempre legato a questo tema: Notizie istorico-critiche intorno al B.M.
Adalpreto vescovo di Trento venne messa al rogo su disposizione del principe
vescovo Francesco Felice Alberti di Enno nel 1761. Intanto la salute di
Girolamo Tartarotti peggiorava, e lo studioso morì il 16 maggio dello stesso
anno, senza sapere del suo libro bruciato a Trento. Fu sepolto nella chiesa
arcipretale di San Marco dove una targa a lato della porta d'ingresso lo
ricorda. La biblioteca Sempre amante dei libri, quando non gli fu
possibile viaggiare per acquistarli personalmente si affidò a contatti che col
tempo divennero per lui preziosi per procurarseli. A Verona poté contare su
Ottolino Ottolini, a Brescia su Gianmaria Mazzucchelli, a Modena su Ludovico
Antonio Muratori e a Venezia su Gian Rinaldo Carli. A Rovereto fu molto vicino
a Giuseppe Valeriano Vannetti, dal 1750 segretario dell'Accademia Roveretana
degli Agiati, e anche da lui ebbe aiuti per procurasi i testi dei quali aveva
bisogno per i suoi studi. Al Vannetti fu legato anche per altri motivi, essendo
stato per vari anni precettore di Bianca Laura Saibante, futura moglie di
Giuseppe Valeriano, e del fratello di lei, Francesco. Il Tartarotti si
procurò libri anche grazie a donazioni, eredità e prestiti. Al momento
della sua morte, per esplicita volontà testamentaria, la sua ricca biblioteca
venne donata all'Ospedale dei Poveri Infermi di Loreto, retta dalla
Confraternita dei Santi Rocco e Sebastiano. La Confraternita tuttavia, poco
dopo, decise di metterla in vendita, offrendola per primo al Comune di
Rovereto. In quell'occasione Giuseppe Valeriano Vannetti e Francesco
Saibante si spesero affinché tale importante acquisizione culturale per
Rovereto avesse successo, e l'atto di compravendita venne registrato. La prima
biblioteca pubblica a Rovereto Nel 1764, tre anni dopo la morte di Tartarotti,
venne così creata la prima biblioteca aperta al pubblico a Rovereto. Le
intenzioni dello studioso non furono queste, tuttavia fu proprio il nucleo dei
suoi testi ad essere destinato a questa importante iniziativa culturale, perché
sino a quel momento esistevano in città solo biblioteche appartenenti a
privati, come ad esempio quella dei Rosmini, dei Vannetti, dei Saibante, oppure
conservate in conventi; si stava formando anche quella dell'Accademia
Roveretana degli Agiati, sicuramente molto importante, ma nessuna di queste
destinata alla consultazione di chiunque. Il totale delle opere
appartenenti a Tartarotti che confluì nella biblioteca ammontava
originariamente a 2.027 volumi e a 13 manoscritti. Per quanto riguarda i luoghi
di pubblicazione dei volumi, quasi il 30% di essi proveniva da Venezia. I
volumi raccolti durante tutta la vita da Girolamo Tartarotti costituirono così
il primo nucleo della Biblioteca Civica di Rovereto, che in seguito fu a lui
dedicata. Tartarotti e gli agiati Lo studioso, come sopra ricordato, fu
molto attivo a Rovereto e si spese per portare una maggior apertura culturale
in città facilitando l'arrivo di un tipografo, fondando l'Accademia dei
Dodonei, svolgendo il ruolo di precettore per due dei fondatori dell'Accademia
Roveretana degli Agiati, ma non divenne mai un socio di quella
istituzione. Le ragioni del suo rifiuto di far parte di quell'Accademia,
che pure rispondeva a molte delle esigenze che sentiva anche sue, furono
diverse. La principale fu la forte inimicizia con Scipione Maffei, e il fatto
che l'uomo di lettere veronese fosse entrato tra i primi come socio aggregato
dell'associazione. Questo fece sì che non partecipasse alle riunioni del
nascente sodalizio culturale roveretano. Opere Casa di Girolamo
Tartarotti, in via della Terra 15, a Rovereto Si riporta qui una piccola
selezione di alcuni lavori di Girolamo Tartarotti, da non intendersi come fonti
di questa pagina ma come approfondimento e confronto. Ragionamento
intorno alla poesia lirica Toscana, Delle disfide letterarie, o sia pubbliche
difese di conclusion, De auctoribus ab
Andrea Dandulo laudatis in Chronico Veneto, Apologia del Congresso notturno
delle Lammie, Memorie antiche di Rovereto e dei luoghi circonvicini, Apologia
delle Memorie antiche di Rovereto, Lettera seconda di un giornalista d'Italia
ad un giornalista oltramontano sopra il libro intitolato: Notizie
istorico-critiche intorno al b.m. Adalpreto Vescovo di Trento, Alcune opere
pubblicate nella Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici curata da Angelo
Calogerà: Relazione d'un manoscritto dell'Istoria manoscritta di Giovanni
Diacono veronese, Dissertazione intorno all'arte critica, Lettera al sig. N.N.
intorno alla sua tragedia intitolata il Costantino (1741) Lettera intorno alla
differenza delle voci nella lingua italiana. Altre opera: “Osservazioni sopra
la Sofonisba del Trissino con prefazione del cav. Clementino Vannetti, La
conclusione dei frati francescani riformati (postumo, Annotazioni al Dialogo
delle false esercitazioni delle scuole d'Aonio Paleario. Annotazioni Ipotesi avanzata da Gianmario Baldi,
Direttore della Biblioteca civica G. Tartarotti e membro dell'Accademia
Roveretana degli Agiati G.Baldi, Fonti M.Farina, Mostra Tartarotti,Mostra Tartarotti, Lodovico
Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores. Mediolani, ex typographia
Societatis Palatinae in Regia Curia, Tartarotti, (check). R.Trinco, Mostra
Tartarotti, Mostra Tartarotti, Mostra
Tartarotti, Mostra Tartarotti, Sito
Biblioteca Civica G. Tartarotti, su biblioteca civica. rovereto.tn, Comune di
Rovereto. 2Gianmario Baldi, La Biblioteca civica Girolamo Tartarotti di
Rovereto: contributo per una storia, Calliano,Trento, Manfrini, Marino Berengo,
La letteratura italianaStoria e testi" XLIVtomo I, Milano-Napoli, Ricciardi,
Leonardo Franchini, Adversum malleum maleficarum, biografia del filosofo
pre-illuminista roveretano Girolamo Tartarotti, Rovereto, Stella, Nicola
Cusumano, Ebrei e accusa di omicidio rituale nel Settecento. Il carteggio tra
Girolamo Tartarotti e Benedetto Bonelli, Milano, Unicopli, . Marcello Farina,
Antonio Rosmini e l'Accademia degli Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni, testi
di Serena Gagliardi, Elena Leveghi e Rinaldo Filosi, La Biblioteca di Girolamo
Tartarotti: intellettuale roveretano del Settecento : Rovereto, Palazzo
Alberti, Rovereto, Provincia autonoma, Servizio beni librari e
archivistici,Comune di Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Renato
Trinco, San Marco in Rovereto : la chiesa arcipretale tra storia, arte e devozione,
Mori, La grafica, Accademia Roveretana degli Agiati Bianca Laura Saibante
Biblioteca civica G. Tartarotti Clementino Vannetti. TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Girolamo Tartarotti, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo
Tartarotti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere.
TATARRANI (Matera), filosofo. Lucano di
origine, fu esponente dell'Illuminismo napoletano. Figlio di Angelo Bruno
e Nunzia Pistoia. Non sappiamo a quale ceto appartenesse la sua famiglia, ma
sicuramente essa era fornita dei mezzi economici e delle relazioni sociali
necessarie per avviare il figlio verso la carriera ecclesiastica: non a caso,
quando fu battezzato (il 19 ottobre 1727) nella Chiesa cattedrale di Matera, i
suoi genitori scelsero come padrini i nobili Giovan Battista Ferraù e Giovanna
Cordova. Sin da ragazzo maturò quella che doveva essere la sua vocazione,
tanto che divenne prima allievo e poi docente del seminario diocesano materano.
Sebbene avesse una posizione di un certo rilievo sia in ambito ecclesiastico,
sia in ambito educativo, il Tataranni non mostrò alcun tentennamento
nell'accettare l'invito di Michele Imperiali, principe di Francavilla, che lo
volle a Napoli per affidargli la direzione della sua Paggeria. Grazie
all'incarico conferitogli dal principe di Francavilla, Tataranni accrebbe ancor
di più la stima di cui già godeva, stringendo rapporti amichevoli con le
personalità più illustri ed autorevoli del tempo, incardinate nella Reale
Accademia delle Scienze e Belle Lettere. Il Tataranni ebbe la possibilità di
frequentare proprio tali stimolanti dibattiti, che del resto avrebbero formato
l'humus delle sue future riflessioni, in qualità prima di Direttore della
Paggeria, poi della Scuola militare del Real Collegio militare, ufficialmente
Reale Accademia Militare, fondata il 18 novembre 1787 e fortemente voluta da re
Ferdinando IV, che mostrò di aderire al generale clima di rinnovamento e
consolidamento delle istituzioni militari del Regno. Proprio in questi anni
Onofrio Tataranni ebbe l'onore di esserne il direttore, partecipando vivamente,
dunque, al graduale svilupparsi e moltiplicarsi dell'alveo della cultura
politica riformatrice, che, negli anni Ottanta, ancora auspicava un reale
cambiamento all'interno dello stesso apparato monarchico. Così, nell'arco di un
settennio, pubblicò delle opere molto significative, in cui era evidente il suo
tracciato ideale di società. Tuttavia, in seguito agli avvenimenti del
1791 e del 1794, quindi dopo il Concordato e dopo la fallita congiura di Carlo
Lauberg, le sue posizioni rispetto alla politica e allo Stato cambiarono
considerevolmente. Con questa disillusione coincide il silenzio
dell'intellettuale materano, che in quegli anni si limitò, a quanto noto, a
proseguire i suoi studi come Direttore. La delusione, si può ipotizzare, lo
spinse a tacere fino alla proclamazione della Repubblica Napoletana,
quandodichiaravasicuro dell'importanza dell'istruzione del popolo e del “nuovo
cittadino”, elaborò il Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, nel quale
incoraggiava il popolo a difendere i principi della Rivoluzione a vantaggio
dell'umanità intera. Il catechismo vinse il primo premio indetto dal governo
provvisorio e venne adottato come catechismo ufficiale della Repubblica
Napoletana, pubblicato il 12 febbraio 1799 ebbe il compito di educare i sudditi
a divenire cittadini. Alla caduta della Repubblica, nel giugno, Tataranni
riuscì a porsi in salvo, rifugiandosi a Matera, nei cui tribunali, in tale
periodo, venivano esaminate le posizioni di ben 1370 «rei di Stato» lucani, 228
dei quali furono condanll'«esportazione» e sette a morte. Comunque, a Matera il
Tataranni poté contare su solide relazioni interne al locale Capitolo
cattedrale, morendovi il 27 marzo 1803. Pensiero Più volte Tataranni
tiene a sottolineare l'importanza della triade Dio-Ragione-Sentimento, in una
sorta di compromesso tra Illuminismo, sensismo e religione. Inoltre,
caratteristica del suo pensiero è una forte connotazione politica, mirando alla
figura del sovrano quale principale esempio per i sudditi, capace di governare
un Regno che si sarebbe dovuto fondare su solidi valori, legati all'importanza
della famiglia, della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera,
quest'ultima ottenuta con un giusto ed onesto lavoro. È da evidenziare come il
Tataranni avesse maturato idee di una peculiare modernità, al punto da
convincersi che il passaggio verso una nuova stagione dell'umanità sarebbe
potuto avvenire attraverso la Costituzione di una «Dieta Universale»: egli
sosteneva, infatti, che, ad ogni rappresentante di questo nuovo organismo, essa
avrebbe espresso «i giusti diritti del suo Monarca», al fine di raggiungere la
«felicità comune» e la «pubblica sicurezza», ponendosi, negli ordini e nelle
attività sociali, sull'unica distinzione del «Merito». Notevole
importanza era, poi, assegnata al ruolo dell'educazione e dell'istruzione,
poiché Tataranni affermava l'importanza dello studio delle humanae litterae,
unico mezzo, per i giovani, per riscoprire i principali temi della letteratura
e della filosofia morale antica ed attualizzarli. Inoltre, egli si faceva anche
sostenitore dell'istruzione scientifica, dando priorità alla geometria e,
ancora una volta, seguendo il modello greco, suggeriva di avviare gli alunni
sin «dall'età più tenera» al processo educativo, seguendo le direttive di
grandi pensatori. Il sacerdote-riformatore auspicava tutto questo in un contesto
socio-economico che riservasse particolare attenzione all'attività agraria e ad
una pratica religiosa «semplice pura e brieve». Dunque, il Tataranni
predicava il ritorno alla religione delle origini, costruita sull'aiuto
reciproco tra gli individui, in modo che «gli Uomini si rassomiglino in qualche
modo all'Ente Supremo d'infinità Bontà». Pertanto, affermava che i sacerdoti
dovessero essere «esenti dalle Pubbliche Cariche» e che come gli altri uomini
dovessero essere soggetti «alla Giurisdizione dei Giudici Laici nelle loro
Cause Civili». La prima, monumentale, opera fu il S”aggio d'un filosofo
politico amico dell'uomo, (Napoli). Con la composizione di questo saggio,
Tataranni si propone di delineare il suo tracciato ideale di società,
confidando nella figura del sovrano. Infatti, già il titolo dell'opera risulta
molto significativo, in quanto l'autore si presentava come un filosofo con
atteggiamento “filantropico” nei confronti di Ferdinando IV, al fine di
mostrargli la retta direzione per guidare un giusto governo ed attuare delle
riforme interne allo stesso apparato monarchico, favorevoli alle idee
democratiche. La fiducia che Tataranni riponeva nei riguardi del monarca
veniva ancora espressa nel “Ragionamento sul carattere religioso di Carlo III
umiliato a Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Si tratta di un
panegirico riferito al padre del sovrano, Carlo di Borbone, che, spentosi
l'anno precedente, veniva proposto come esempio da seguire al suo erede. In tal
senso, egli si rivolgeva ancora pieno di ammirazione nei confronti di
Ferdinando IV nel “Ragionamento sulle sovrane leggi della nascente popolazione
di S. Leucio umiliata alla maestà di Ferdinando IV re delle Due Sicilie”
(Napoli). Nella “Brieve memoria sull'educazione nazionale della nobile gioventù
guerriera l'autore affrontava il tema, a lui caro come Direttore di istituti di
formazione, dell'educazione dei giovani.” Negli anni Novanta, benché il
canonico avesse raggiunto un'età avanzata, non solo decise di aderire alla
Repubblica Napoletana, ma, convinto dell'importanza che rivestiva la formazione
del popolo e del nuovo cittadino, decise di scrivere, come detto, un Catechismo
Nazionale pe'l Cittadino, che fu dato alle stampe. Archivio Diocesano di
Matera, Cattedrale, Battesimi Antonio Lerra, Onofrio Tataranni. Catechismo
nazionale pe' l cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico XV. Antonio Lerra XVII. Chiosi, Lo spirito del secolo. Politica e
religione a Napoli nell'età dell'illuminismo, Napoli, Giannini, Patrizia Di
Maggio, Nunziatella, Castellammare di Stabia, Longobardi Editore. Antonio Lerra
XXXVI. Salvatore Bruno, Onofrio
Tataranni e il suo "Catechismo nazionale pe' il cittadino".
Contributo alla storia della Repubblica Partenopea del 1799, in "Studi Meridionali",
Cronache di una rivoluzione: Napoli 1799, FrancoAngeli, Milano, Antonio Lerra,
L'albero e la croce. Istituzioni e ceti dirigenti nella Basilicata del 1799,
Napoli, ESI, Salvatore Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "catechismo
nazionale pe' il cittadino" (noterelle di storia napoletana), in Scritti
in onore di Romualdo Trifone, Storia Meridionale, II, Sapri, Ed. del Centro Librario, Salvatore
Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "Catechismo nazionale pe' il
cittadino". Contributo alla storia della Repubblica Partenopea del 1799,
in Studi Meridionali, Luciano Guerci, Istruire alle verità repubblicane. La
letteratura politica per il popolo nell'Italia in rivoluzione, Bologna, il
Mulino, Giovanni Caserta, Onofrio Tataranni. Teologo della rivoluzione
napoletana del 1799, Napoli, Vivarium, Rosaria Capobianco, La pedagogia dei
catechismi laici nella Repubblica napoletana, Napoli, Liguori Editore, 2007.
Antonio Lerra, Onofrio Tataranni. Catechismo nazionale pe' l cittadino.
Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico, Manduria-Roma-Bari, Lacaita,
2006. Antonio D'Andria, Onofrio Tataranni. Un riformatore napoletano in limine
, in Sguardi sul Mezzogiorno in età moderna e contemporanea, Quaderni eretici |
Cahiers hérétiques. Studi sul dissenso politico, religioso e letterario, fascicolo
Illuminismo in Italia Repubblica
Napoletana. Storia della Basilicata Un'analisi dei concetti politici nel
Catechismo, su nuovomonitorenapoletano. L'indice ragionato del Filosofo
Politico amico dell'Uomo La Brieve memoria in edizione integrale.
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