The Grice Club

Welcome

The Grice Club

The club for all those whose members have no (other) club.

Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

Search This Blog

Monday, June 7, 2021

NOME 1

 

 

TASSO-DI-CORNELLO (Sorrento). Filosofo. La sua opera più importante è la Gerusalemme liberate, in cui vengono cantati gli scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa cristiana di Gerusalemme. Ultimo dei tre figli di Bernardo Tasso, letterato e cortigiano nato a Venezia, ma di antica nobiltà bergamasca, poi al servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino del regno di Napoli, compreso nella monarchia spagnola, e di Porzia de' Rossi, nobildonna napoletana di origini toscane, pistoiesi da parte paterna e pisane da parte materna. La primogenita Cornelia era venuta alla luce nel 1537.  Di Sorrento e della «dolce terra natìa» il poeta conserverà sempre un magnifico ricordo, rimpiangendo  «... le piagge di Campagna amene, pompa maggior de la natura, e i colli che vagheggia il Tirren fertili e molli.»  (Gerusalemme liberata, I, 390-92) Quando Torquato era ancora bambino, il principe di Salerno fu bandito dal regno e Bernardo seguì il suo protettore. All'età di 6 anni si recò in Sicilia e dalla fine del 1550 fu con la famiglia a Napoli, dove lo seguì il precettore privato Giovanni d'Angeluzzo. Frequentò per due anni la scuola dei Gesuiti appena istituita e conobbe Ettore Thesorieri con il quale poi restò in corrispondenza epistolare.  Ebbe un'educazione cattolica e da giovane frequentò spesso il monastero benedettino di Cava de' Tirreni (dove si trovava la tomba di Urbano II, il papa che aveva indetto la prima crociata), e ricevette il sacramento dell'Eucaristia quando «non avea anco forse i nov'anni», come scrisse egli stesso. Due anni dopo la sorella Cornelia, che nel frattempo si era sposata con il nobile sorrentino Marzio Sersale, rischiò di essere rapita durante un'incursione ottomana a Sorrento, e questo rimase impresso nella sua memoria.   Guidobaldo II Della Rovere. Rimase a Napoli fino ai dieci anni, poi seguì il padre a Roma, abbandonando con grande dolore la madre che fu costretta a rimanere nella città partenopea perché i suoi fratelli «rifiutavano di sborsarle la dote». Nella città pontificia fu Bernardo a educare privatamente il figlio, ed entrambi subirono un grave trauma quando nel febbraio 1556 vennero a sapere della morte di Porzia, probabilmente avvelenata dai fratelli per motivi d'interesse.  La situazione politica a Roma subì però uno sviluppo che preoccupò Bernardo: era scoppiato un dissidio tra Filippo II e Paolo IV e gli spagnoli sembravano sul punto di attaccare l'Urbe. Mandò allora Torquato a Bergamo presso Palazzo Tasso e la Villa dei Tasso da alcuni parenti e si rifugiò presso la corte urbinate di Guidobaldo II Della Rovere, dove fu raggiunto dal figlio pochi mesi dopo.  A Urbino Torquato studiò assieme a Francesco Maria II Della Rovere, figlio di Guidobaldo, e a Guidobaldo Del Monte, poi illustre matematico. In questo periodo ebbe maestri di assoluto livello quali il poligrafo Girolamo Muzio, il poeta locale Antonio Galli e il matematico Federico Commandino. Torquato passava a Urbino solo l'estate, dal momento che la corte trascorreva l'inverno a Pesaro, dove Tasso entrò in contatto con il poeta Bernardo Cappello e con Dionigi Atanagi, e scrisse il primo componimento a noi noto: un sonetto in lode della corte.  Bernardo si spostò intanto a Venezia, indiscussa capitale dell'editoria, per occuparsi della pubblicazione del suo Amadigi. Poco tempo dopo, quindi, anche il figlio cambiò una volta di più città, stabilendosi in laguna nella primavera del 1559. Sembra che proprio a Venezia, non ancora sedicenne, abbia cominciato a mettere mano al poema sulla prima crociata e al Rinaldo. Il Libro I del Gierusalemme (conservato dal Codice vaticano-urbinate 413) fu scritto dietro consiglio di Giovanni Maria Verdizzotti e Danese Cataneo, due poeti mediocri che allora frequentava e che già avevano scorto nel Tasso un talento straordinario.  Periodo universitario  Sperone Speroni Nel novembre 1560 Torquato si iscrisse per volere paterno alla facoltà di legge dello Studio patavino, raccomandato a Sperone Speroni, la cui casa frequentò più delle aule universitarie, affascinato dalla vastissima cultura dell'autore della Canace. Tasso non amava la giurisprudenza, tanto che attendeva più alla produzione poetica che allo studio del diritto. Così, dopo il primo anno ottenne dal padre il consenso per frequentare i corsi di filosofia ed eloquenza con illustri professori tra cui spicca il nome di Carlo Sigonio. Quest'ultimo rimarrà un modello costante per le dissertazioni teoriche tassesche futureprime fra tutte quelle dei Discorsi dell'arte poetica, in cui si nota anche l'influsso dello Speronie lo avvicinò allo studio della Poetica aristotelica.  È in quest'epoca che si colloca il primo innamoramento del ragazzo, già molto sensibile e sognatore. Il padre era stato introdotto nella corte del cardinale Luigi d'Este, e nel settembre 1561 si era recato col figlio a fare la conoscenza dei familiari del suo protettore. Torquato conobbe nell'occasione Lucrezia Bendidio, dama di Eleonora d'Este, sorella di Luigi.  Lucrezia, quindicenne, era molto bella ed eccelleva nel canto, anche se era piuttosto frivola. Avendo notato un interessamento della fanciulla, Tasso cominciò a dedicarle rime petrarcheggianti, ma dovette presto essere ricondotto alla realtà, poiché nel febbraio 1562 scoprì che la ragazza era promessa sposa al conte Baldassarre Macchiavelli. Non si arrese, continuando a cantarla in poesia, ma dopo le nozze si lasciò andare al risentimento e alla delusione.  Intanto, l'entourage cominciava ad avvedersi del talento del Tassino (come veniva chiamato per essere distinto dal padre), e nel 1561 e 1562 gli furono commissionate delle rime per alcuni funerali. Confluendo in due raccolte, furono le prime poesie pubblicate da Torquato.  Ancora più notevoli erano gli sforzi prodigati per il Rinaldo, composto in soli dieci mesi e dedicato a Luigi d'Este. Il poema epico cavalleresco, incentrato sulle avventure del cugino di Orlando, fu stampato a Venezia nel 1562 e contribuì a diffondere il nome di Tasso, che aveva ancora soltanto diciotto anni.  Il padre intanto lo aveva messo nel 1561 al servizio del nobile Annibale Di Capua, e il duca d'Urbino gli aveva procurato una borsa di studio di cinquanta scudi annui per permettergli di continuare i corsi universitari. Dopo due anni a Padova, Tasso proseguì gli studi all'Bologna, ma durante il secondo anno di permanenza nella città felsinea, nel gennaio 1564, fu accusato di essere l'autore di un testo che attaccava pesantemente, con una satira sferzante, alcuni studenti e professori dello Studio. Espulso e privato della borsa di studio, fu costretto a ritornare a Padova, dove poté beneficiare dell'ospitalità di Scipione Gonzaga, che gli fornì il necessario per continuare il percorso di formazione.  Ritrovò tra i maestri Francesco Piccolomini e seguì le lezioni di Federico Pendasio. In casa del principe Gonzaga era appena stata istituita l'Accademia degli Eterei, ritrovo di seguaci dello Speroni che miravano alla perfezione della forma, non senza scadere nell'artificiosità. Tasso vi entrò assumendo il nome di Pentito e leggendovi molti componimenti, tra cui quelli scritti per Lucrezia Bendidio e per una donna che la critica ha per lungo tempo identificato in Laura Peperara.  Secondo questa versione Torquato conobbe Laura nell'estate del 1563, quando aveva raggiunto a Mantova Bernardo, nel frattempo messosi al servizio del duca Guglielmo Gonzaga. La delicatezza nei modi della giovane fece dimenticare presto al Nostro le ancor fresche pene amorose per Lucrezia Bendidio. Lo spirito del Petrarca rivisse allora nelle liriche del ragazzo nuovamente innamorato. L'anno dopo, rivedendola, fu però deluso, e pur continuando a cantarla dovette ben presto rassegnarsi al secondo scacco.  Ricerche recenti hanno tuttavia collocato la nascita della Peperara nel 1563, rendendo quindi impossibile che fosse lei la seconda musa del Tasso.  I due canzonieri amorosi andarono in parte a finire tra le Rime degli Accademici Eterei, stampate a Padova nel 1567, assieme ad alcune che scriverà nel primo anno ferrarese.  Si legò anche all'Accademia degli Infiammati.  A Ferrara  Torquato Tasso all'eta di 22 anni ritratto da Jacopo Bassano Nell'ottobre 1565 giunse a Ferrara in occasione del secondo matrimonio (quello con Barbara d'Austria) del duca Alfonso II d'Este, al servizio del cardinale Luigi d'Este, fratello del duca, spesato di vitto e alloggio, mentre dal 1572 sarà al servizio del duca stesso. I primi dieci anni ferraresi furono il periodo più felice della vita di Tasso, in cui il poeta visse apprezzato dalle dame e dai gentiluomini per le sue doti poetiche e per l'eleganza mondana.  Il cardinale lasciò al Nostro la possibilità di attendere solamente all'attività poetica, e Tasso poté così continuare il poema maggiore. Rapporti particolarmente intensi intercorsero con le due sorelle del duca, Lucrezia e Leonora. La prima era uno spirito libero e incarnava ideali di vivacità e vitalità, mentre la seconda, malata e fragile, fuggiva la vita mondana e conduceva un'esistenza ritirata. Per quanto Tasso fosse attratto da entrambe e per quanto si sia avallata l'ipotesi di una relazione amorosa con Leonora, la critica tassesca ha concluso che non si andò al di là di forti simpatie.  La ricchezza culturale della corte estense costituì per lui un importante stimolo; ebbe infatti modo di conoscere Battista Guarini, Giovan Battista Pigna e altri intellettuali dell'epoca. In questo periodo riprese il poema sulla prima crociata, dandogli il nome di Gottifredo. Nel 1566 i canti erano già sei, e aumenteranno negli anni appresso.  Nel 1568 diede alle stampe le Considerazioni sopra tre canzoni di M. G. B. Pigna, dove emerge la concezione platonica e stilnovistica che il Tasso aveva dell'amore, con alcune note però affatto peculiari, che lo portavano a ravvisare il divino in tutto ciò che è bello, e a definire di matrice soprannaturale anche l'amore puramente fisico. I concetti vennero ribaditi nelle cinquanta Conclusioni amorose pubblicate due anni più tardi.  Compose anche i quattro Discorsi dell'arte poetica e in particolare sopra il poema eroico, anche se videro la luce solo nel 1587 a Venezia, per i tipi di Licino.  Nell'ottobre 1570 partì per la Francia al seguito del cardinale e, temendo gli potesse accadere qualche disgrazia nel lungo e pericoloso viaggio, volle dettare le proprie volontà all'amico Ercole Rondinelli, richiedendo la pubblicazione dei sonetti amorosi e dei madrigali, mentre precisava che «gli altri, o amorosi o in altra materia, c'ho fatti per servizio di alcun amico, desidero che restino sepolti con esso meco», ad eccezione di Or che l'aura mia dolce altrove spira.  Per il Gottifredo afferma di voler far conoscere «i sei ultimi canti, e de' due primi quelle stanze che saranno giudicate men ree», il che prova che il numero dei canti era salito almeno a otto.  Intanto, sempre nel 1570, Lucrezia d'Este sposò Francesco Maria II Della Rovere, compagno di studi di Torquato nel periodo urbinate.  Il soggiorno transalpino fu di sei mesi, ma, siccome Luigi aveva messo a disposizione del poeta poco denaro, questi trascorse il periodo francese sostanzialmente nell'ombra, con il solo onore di essere ricevuto da Caterina de' Medici, la moglie di Enrico II. Di ritorno a Ferrara, il 12 aprile 1571 decise di lasciare il seguito del cardinale.  Credeva incorrere in miglior fortuna presso Ippolito II, e scese pertanto a Roma. Anche il cardinale di villa d'Este però lo deluse, e Tasso decise di risalire la penisola, facendosi ospitare qualche tempo da Lucrezia e Francesco a Urbino, prima di entrare, nel maggio 1572, al servizio di Alfonso II.  In questo periodo continuò ad attendere al capolavoro, ma si diede anche al teatro, e scrisse l'Aminta, celebre favola pastorale che rientrava nei gusti delle corti cinquecentesche. Rappresentata con ogni probabilità il 31 luglio 1573 all'isola di Belvedere, dov'era una delle «delizie» estensi, ebbe un grande successo e fu richiesta anche da Lucrezia d'Este a Urbino l'anno successivo. Nell'euforia del successo, nello stesso 1573 Tasso cominciò a scrivere una tragedia, Galealto re di Norvegia, ma la abbandonò all'inizio del secondo atto, salvo rimettervi mano molto più tardi trasformandola nel Re Torrismondo.  Il capolavoro e la revisione L'impegno principale rimaneva comunque il poema epico, per il quale l'autore non aveva ancora stabilito un titolo. Nel novembre '74 l'opera era quasi completa, visto che «io aveva comincio quest'agosto l'ultimo canto», ma si deve aspettare fino al 6 aprile 1575 per avere l'annuncio del completamento del testo, quando in una lettera al cardinale Giovan Girolamo Albano leggiamo: «Sappia dunque Vostra Signoria illustrissima, che dopo una fastidiosa quartana sono ora per la Dio grazia assai sano, e dopo lunghe vigilie ho condotto finalmente al fine il poema di Goffredo».  Completato quindi nel 1575 il poema maggiore, si aprì per Tasso il periodo della nevrosi e del terrore di aver portato a termine un lavoro non gradito all'Inquisizione, allora in una fase di rigidità estrema (il concilio di Trento si era concluso da soli dodici anni). Da una lettera emerge l'inquietudine del poeta: «Qui va pur intorno questo benedetto romore de la proibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve n'è cosa alcuna di vero».[25]   Scipione Gonzaga Tasso sottopose il testo al giudizio di cinque autorevoli personaggi romanigaranzia di validi consigli concernenti l'estetica e la moralenevroticamente insoddisfatto delle proprie scelte estetiche ma principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle questioni religiose.  I cinque erano il maestro ed erudito Sperone Speroni, il principe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinale Silvio Antoniano, il poeta Pier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de' Nobili.  Torquato condivise in parte i consigli degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critiche di stampo moralistico, ma talvolta li respinse bruscamente. Ne nacquero missive quasi quotidiane che mettono in luce un autore intimamente travagliato e continuamente bisognoso di dimostrare (forse soprattutto a sé stesso) di non trasgredire principi di poetica né tanto meno di fede.  Ossessivo nell'apportare modifiche al testo, era continuamente combattuto e incerto sul da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere al Gonzaga: «Forse a questao condotto finalmente al fine il poema di Goffredo».  Completato quindi nel 1575 il poema maggiore, si aprì per Tasso il periodo della nevrosi e del terrore di aver portato a termine un lavoro non gradito all'Inquisizione, allora in una fase di rigidità estrema (il concilio di Trento si era concluso da soli dodici anni). Da una lettera emerge l'inquietudine del poeta: «Qui va pur intorno questo benedetto romore de la proibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve n'è cosa alcuna di vero».[25]   Scipione Gonzaga Tasso sottopose il testo al giudizio di cinque autorevoli personaggi romanigaranzia di validi consigli concernenti l'estetica e la moralenevroticamente insoddisfatto delle proprie scelte estetiche ma principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle questioni religiose.  I cinque erano il maestro ed erudito Sperone Speroni, il principe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinale Silvio Antoniano, il poeta Pier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de' Nobili.  Torquato condivise in parte i consigli degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critiche di stampo moralistico, ma talvolta li respinse bruscamente. Ne nacquero missive quasi quotidiane che mettono in luce un autore intimamente travagliato e continuamente bisognoso di dimostrare (forse soprattutto a sé stesso) di non trasgredire principi di poetica né tanto meno di fede.  Ossessivo nell'apportare modifiche al testo, era continuamente combattuto e incerto sul da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere al Gonzaga: «Forse a questa particolare istoria di Goffredo si conveniva altra trattazione; e forse anco io non ho avuto tutto quel riguardo che si doveva al rigor de' tempi presenti [...] E le giuro che se le condizioni del mio stato non m'astringessero a questo, ch'io non farei stampare il mio poema né così tosto, né per alcun anno, né forse in vita mia; tanto dubito de la sua riuscita».[26] Nemmeno l'entusiastica ammirazione di Lucrezia d'Este cui leggeva il poema ogni giorno «molte ore in secretis»[27], né l'essere venuto a conoscenza del grande piacere con cui da più parti l'opera veniva letta, poterono placare le sue angosce.[28]  Nel 1576 scrisse Allegoria, con cui rivisitava tutto il poema in chiave allegorica cercando di emanciparsi dalle possibili accuse di immoralità. Ma non bastava: gli scrupoli di carattere religioso assunsero la forma di vere e proprie manie di persecuzione. Per mettere alla prova la propria ortodossia nella fede cristiana si sottopose spontaneamente al giudizio dell'Inquisizione di Ferrara, ricevendo nel 1575 e nel 1577 due sentenze di assoluzione.[29]   Barbara Sanseverino Disagi presso la corte estense e fughe Due belle signore, giunte alla corte nel 1575 e protrattesi presso il duca fino all'anno dopo, costituirono un intermezzo piacevoleforse l'ultimoin mezzo a tante preoccupazioni. Per loro, la contessa di Sala Barbara Sanseverino e la contessa di Scandiano Leonora Sanvitale, cantò gioiosamente in alcune rime amorose, che, com'era accaduto per Lucrezia e Leonora d'Este, obbediscono alle conventions de genre e non rivelano altro che una sincera amicizia.[30]  Ma il Tasso si era stancato anche di Alfonso, e sognava diandare a Firenze, presso la corte medicea. Non è chiaro perché volesse abbandonare Ferrara, ma i motivi adducibili sono vari e variamente intriganti, e tutti hanno in loro almeno una parte di verità. «Ch'io desideri sommamente di mutar paese, e ch'io abbia intenzione di farlo, assai per se stesso può essere manifesto, a chi considera le condizioni del mio stato»[31], scriveva a Scipione Gonzaga.  Le «condizioni del mio stato» possono avere una valenza materiale: Tasso riceveva dal duca solo cinquantotto lire marchesane mensili, che sommate alle centocinquanta percepite in qualità di lettore all'Università (carica che ricopriva per i soli giorni festivi) danno una cifra sicuramente bassa che a un poeta ormai affermato doveva parere stretta, anche solo per una questione di dignità, senza voler pensare a motivazioni di pretta bramosia.[32]  L'espressione tassesca può assumere però anche una connotazione morale e psicologica: si erano in effetti verificati alcuni episodi spiacevoli presso la corte estense. Nel 1576 Torquato aveva avuto una lite con il cortigiano Ercole Fucci. Provocato, aveva rifilato uno schiaffo al Fucci, che in risposta lo colpì più volte con un bastone.  Un servo aveva inoltre rivelato al Tasso che, durante una sua assenza, un altro cortigiano, Ascanio Giraldini, aveva fatto forzare la porta della sua camera, nel tentativo di appropriarsi di alcuni manoscritti. Tasso sarebbe anche riuscito a rintracciare il magnano ottenendone una confessione, come risulta da un'altra lettera al Gonzaga, in cui si ipotizzano altre trame ordite alle sue spalle, anche se «io non me ne posso accertare».[33]  A far precipitare il rapporto con il duca e la corte furono però gli scrupoli religiosi del poeta. Nell'aprile 1577 Tasso si autoaccusò presso l'Inquisizione ferrarese (dopo l'autoaccusa presso il tribunale bolognese avvenuta due anni prima[34]), attaccando inoltre influenti personaggi di corte. Si cercò allora di far desistere il poeta dall'intenzione di confermare le sue affermazioni negli interrogatori successivi, senza risparmiargli punizioni corporali che non riuscirono afar cambiare idea al Tasso, che si presentò altre due volte davanti all'inquisitore.[35]  Le accuseerano rivolte in particolare contro Montecatini, il segretario ducale. Siccome Torquato voleva recarsi a deporre presso il Tribunale capitolino, l'inquisitore ferrarese, conscio del fatto che una simile azione poteva mettere a repentaglio i rapporti con la Santa Sede,vitali per casa d'Esteinformò immediatamente il duca con una missiva del 7 giugno.[36] Alfonso mise il poeta sotto sorveglianza, e il 17 giugno Tasso, ritenendosi spiato da un servo, gli scagliò contro un coltello.   Il Castello Estense Tasso rimase nella prigione del Castello fino all'11 luglio, quando Alfonso lo fece liberare e lo accolse presso la villeggiatura di Belriguardo, dove però rimase pochi giorni, venendo rimandato a Ferrara per essere consegnato ai frati del convento di S. Francesco.[37]  Il poeta supplicò allora i cardinali dell'Inquisizione romana affinché lo sollevassero da una situazione ormai insopportabile trovandogli una sistemazione nell'Urbe, e nel contempo si lamentava con Scipione Gonzaga per il trattamento ricevuto, ma pochi giorni dopo si ritrovò nuovamente nella prigione del Castello. Tentò quindi un'altra via e chiese invano perdono al suo signore.[38]  Tasso era indubbiamente provato dalle fatiche della Gerusalemme, e le lettere del periodo rivelano un animo inquieto e agitato, spesso preoccupato di smentire chi voleva vedere in lui i germi della pazzia. Le manie di persecuzione e l'instabilità si erano impadronite di lui, ma fino a qual punto? Fino a qual punto invece certe manifestazioni del poeta, che mantiene nelle missive una lucidità pressoché completa, funsero da pretesto per emarginare un personaggio divenuto pericoloso? Su questo punto i critici non sono mai riusciti a trovare un accordo.  Intanto la prigionia el Castello si prolungava, e non restava che la fuga: nella notte tra il 26 e il 27 luglio si travestì da contadino e fuggì nei campi. Raggiunta Bologna, proseguì fino a Sorrento, dove, ancora sotto mentite spoglie e fisicamente distrutto, si recò dalla sorella, annunciandole la propria morte, così da vedere la sua reazione, e svelandole la sua vera identità solo dopo aver osservato la reazione realmente addolorata della donna.[39]  A Sorrento rimase parecchi mesi ma, volendo riprendere parte alla vita di corte, fece inviare da Cornelia una supplica al duca, in data 4 dicembre 1577, chiedendo di essere riammesso alle sue dipendenze, in un testo che fu certamente dettato, almeno in parte, dal poeta stesso: «La maggior colpa che io credo sia in lui, è la poca sicurezza, che ha mostrata d'avere nella parola di V.A., e il molto diffidarsi della sua benignità».[40]  Così, nell'aprile 1578 ritornò a Ferrara, ma, tempo tre mesi, era di nuovo in fuga; Mantova, Padova, Venezia. Presa la via di Pesaro, da Cattolica mandò ad Alfonso una missiva in cui cerca di spiegare i motivi dell'abbandono, che restano, anche nella testimonianza diretta del Tasso, criptici: «ora me ne dono partito. per non consentire a quello, a che non dee consentire uomo, che faccia alcuna professione d'onore, o ch'abbia nell'animo alcuno spirito di nobiltà».[41] Paura, instabilità?  Quello che è certo è che nello stesso mese le parole di Maffio Venierche lo aveva incontrato a Veneziasembrano far perdere credibilità alle ipotesi di follia: «sebbene si può dire che egli non sia di sano intelletto, scuopre tuttavia più tosto segni di afflizione che pazzia».[42]  Anche gli scambi epistolari intrattenuti con Francesco Maria Della Rovere paiono rivelare una personalità afflitta e agitata più che folle. Il Leitmotiv, adesso più che mai, è il dolore.[43] Il dolore si fa allora poiesis, creazione. È proprio questo il periodo in cui vengono composti i versi dell'incompiuta canzone Al Metauro, tra i più citati e famosi dell'opera tassesca. Qui, in una rievocazione della propria vita sub specie doloris[44], affiorano i ricordi delle proprie sofferenze e della morte dei genitori. Il poeta è un esiliato, concretamente e metaforicamente, sin da quando bambino dovette lasciare il luogo natìo:  «In aspro esiglio e 'n dura povertà crebbi in quei sì mesti errori; intempestivo senso ebbi a gli affanni: ch'anzi stagion, matura l'acerbità de' casi e de' dolori in me rendé l'acerbità degli anni»  Intanto continuava a vagare. Percorse a piedi il tratto che separa Urbino da Torino, ma non sarebbe riuscito a entrare nella cittàera stato respinto dai doganieri perché in stato pietosose Angelo Ingegneri, amico di Torquato da alcuni anni, non lo avesse riconosciuto e aiutato a entrare. A Torino ricevette l'ospitalità del marchese Filippo d'Este, genero del duca di Savoia[45], e godette di una certa tranquillità che gli permise di comporre poesie e iniziare tre dialoghi, la Nobiltà, la Dignità e la Precedenza.[43]  Prigionia a Sant'Anna In seguito a nuovi pentimenti e nuove nostalgie della corte ferrarese, il poeta si adoperò ancora una volta per il rientro nella città ducale, facendo leva sulle intercessioni del cardinale Albano e di Maurizio Cataneo, e infine riguadagnò la capitale estense tra il 21 e il 22 febbraio, proprio mentre fervevano i preparativi per le terze nozze di Alfonso, quelle con Margherita Gonzaga, figlia del duca di Mantova Guglielmo.  Fu ospitato da Luigi d'Este, ma nessuno badava a lui: «Ora le fo sapere, che io qui ho trovato quelle difficoltà che m'imaginava, non superate né dal favore di monsignor illustrissimo, né da alcuna sorte d'umanità ch'io abbia saputo usare», scrisse a Maurizio Cataneo il 24 febbraio.[46] In una missiva al cardinale Albano, recante la data del 12 marzo, Tasso chiede almeno gli si faccia riottenere lo stipendio precedente.[47]  A questo punto i fatti precipitano: «Iersera l'altra si mandò il povero Tasso a Sant'Anna, per le insolenti pazzie ch'avea fatte intorno alle donne del Signor Cornelio, e che era poi venuto a fare con le Dame di Sua Altezza, quali, per quanto m'è stato rifferto, furono così brutte e disoneste, che indussero il Signor Duca a quella risoluzione».[48] Non è chiaro quando accadesse esattamente il fatto, si oscilla tra l'11 e il 12 marzo, ma è certo che in quest'ultima data il poeta fosse già stato recluso nella prigione di Sant'Anna.[49]  Pare sicuro anche che le parole offensive pronunciate in preda all'ira si siano indirizzate poi in modo esplicito allo stesso duca, ed è probabile che si trattasse di gravi accuse (forse legate ancora una volta alla vicenda dell'Inquisizione) che, fatte in pubblico, chiedevano una risoluzione drastica.  Il duca Alfonso II rinchiuse quindi Tasso nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella detta poi "del Tasso", dove rimase per sette anni. Qui, alle manie di persecuzione, si aggiunsero tendenze autopunitive.   Delacroix: Tasso all'ospedale di Sant'Anna Nell'Ospedale veniva trattato alla stregua dei «forsennati», ricevendo poche razioni di cibo scadente, privato di ogni comodità materiale e di ogni conforto spirituale, visto che il cappellano, «se ben io ne l'ho pregato, non ha voluto mai o confessarmi o comunicarmi».[50] È vero che dopo nove mesi ci fu un miglioramento del vitto, ma dovette trattarsi di ben poca cosa, e i primi tre anni coincisero con una sorta di isolamento.  Scrisse comunque ininterrottamente a principi, prelati, signori e intellettuali pregandoli di liberarlo e difendere la propria persona. Le suppliche erano rivolte al solito Gonzaga, alla mai dimenticata Lucrezia d'Este, a Francesco Panigarola (che sarebbe divenuto vescovo di Asti), a Ercole Tasso e molti altri.[51] I primi anni di reclusione non impedirono a Torquato di scrivere; anzi, le tre canzoni del periodo rivelano una poesia essenziale, magistrale nella gestione delle armonie, simbolo di un'ormai indiscussa maturità e dimostrazione, una volta di più, di come le facoltà mentali del poeta fossero ancora intatte. Ecco quindi A Lucrezia e Leonora, con la celebre invocazione alle «figlie di Renata», in una nostalgico ricordo dei tempi sereni trascorsi a corte, messo in contrasto con la durezza del tempo presente, ecco Ad Alfonso, nuova supplica al duca che, rimasta inascoltata, diventò un inno Alla Pietà nell'omonima canzone.  Le condizioni mutarono con gli anni: a partire dal 1580 gli fu permesso di uscire qualche volta e di ricevere visite, nel novembre 1582 il vitto migliorò ulteriormente, mentre dal 1583 poté lasciare Sant'Anna più volte alla settimana, «accompagnato da gentiluomini e qualche volta fu condotto anche a corte».[52] Tuttavia il trattamento rimaneva molto duro e, a distanza di secoli, pare spropositato se il motivo dovesse ridursi alla pazzia o a delle offese personali.  Certo, il Tasso soffriva di turbe psichiche. A questo proposito è illuminante la lettera di aiuto che indirizzò il 28 giugno 1583 al celebre medico forlivese Girolamo Mercuriale. Qui troviamo un elenco e una descrizione dei mali che affliggono il poeta: «rodimento d'intestino, con un poco di flusso di sangue; tintinni ne gli orecchi e ne la testa, [...] imaginazione continua di varie cose, e tutte spiacevoli: la qual mi perturba in modo ch'io non posso applicar la mente a gli studi per un sestodecimo d'ora», fino alla sensazione che gli oggetti inanimati si mettano a parlare. È da notare tuttavia come tutte queste sofferenze non l'abbiano reso «inetto al comporre».[53]  Si può poi ammettere che «il Tasso non fu semplicemente un melanconico, ma di tratto in tratto veniva sorpreso da eccessi di mania, da riescire pericoloso a sé ed agli altri»[54], ma, anche se questi squilibri dovessero essersi manifestati realmente, essi non giustificano né la tesi della pazzia né la necessità di allontanare il Tasso dalla corte per un periodo così lungo. Con buone probabilità, quindi, la ragione principale deve essere riallacciata ancora una volta ai tentativi tasseschi di ricorrere all'Inquisizione romana, e l'imprigionamento era il solo modo per non compromettere il rapporto con lo Stato Pontificio.  Dopo l'edizione veneziana "pirata" e mutila di Celio Malespini (estate 1580), nel 1581, sempre durante la prigionia, vennero pubblicatenel tentativo di porre rimedio alla sciagurata operazionea Parma e Casalmaggiore, ancora senza il suo consenso, due edizioni del poema iniziato all'età di quindici anni. Il titolo di Gerusalemme liberata fu scelto dal curatore di queste ultime versioni, Angelo Ingegneri, senza l'avallo dell'autore. L'opera ebbe un grande successo.  Siccome anche le stampe dell'Ingegneri presentavano delle imperfezioni e la Gerusalemme era ormai di dominio pubblico, bisognava approntare la versione migliore possibile, ma per far questo era necessaria l'autorizzazione e la collaborazione del Tasso. Così, seppur riluttante, il poeta diede il proprio consenso a Febo Bonnà, che diede alla luce la Gerusalemme liberata il 24 giugno 1581 a Ferrara, restituendola in modo ancora più preciso pochi mesi dopo.[55]  Queste traversie editoriali addolorarono il Tasso, che avrebbe voluto mettere mano al poema in modo da renderlo conforme alla propria volontà. All'amarezza per le pubblicazioni seguì ben presto quella che gli fu causata dallapolemica con la neonata Accademia della Crusca. La diatriba non fu scatenata, per la verità, né dal poeta né dall'Accademia. La sua origine va ricercata nel dialogo Il Carrafa, o vero della epica poesia, che il poeta capuano Camillo Pellegrino stampò presso l'editore fiorentino Sermartelli all'inizio di novembre del 1584. Nel dialogo Torquato viene esaltato assieme alla sua opera, in quanto fautore di una poesia etica e fedele ai dettami aristotelici, mentre l'Ariosto viene duramente condannato a causa della leggerezza, delle fantasiose invenzioni e dell'eccessiva dispersione che si possono riscontrare nell'Orlando Furioso.[56]   Leonardo Salviati Il testo provocò la reazione dell'Accademia, che rispose nel febbraio dell'anno seguente con la Difesa dell'Orlando Furioso degli Accademici della Crusca, stroncando il Tasso ed esaltando invece «il palagio perfettissimo di modello, magnificentissimo, ricchissimo, e ornatissimo»[57], che era il Furioso. La Difesa fu fondamentalmente opera di Leonardo Salviati e di Bastiano de' Rossi. Tasso decise di scendere in campo con l'Apologia in difesa della Gerusalemme Liberata, edita a Ferrara dal Licino il 20 luglio. Rivendicando la necessità di un'invenzione che si fondi sulla storia, il poeta si opponeva alle opinioni dei paladini del volgare fiorentino, e respingeva le accuse di un lessico intriso di barbarismi e poco chiaro.[58]  La polemica continuò, visto che il Salviati replicò in settembre con la Risposta all'Apologia di Torquato Tasso (testo noto anche come Infarinato primo[59]), cui seguirono un nuovo opuscolo di Pellegrino e un Discorso del Nostro, dopo di chese si esclude un ulteriore scritto del Salviati, l'Infarinato secondo (1588)per qualche tempo le acque si calmarono, ma la querelle tra ariosteschi e tasseschi proseguì fino al secolo successivo, e fu una delle più infiammate della storia della letteratura italiana.  Durante la reclusione Tasso scrisse principalmente discorsi e dialoghi[60]: fra i primi quello Della gelosia (redatto già nel 1577 ma pubblicato nel 1585), Dell'amor vicendevole tra 'l padre e 'l figliuolo (1581), Della virtù eroica e della carità (1583), Della virtù femminile e donnesca (1583), Dell'arte del dialogo (1586), Il Secretario (1587), cui si deve aggiungere il Discorso intorno alla sedizione nata nel regno di Francia e il Trattato della Dignità, già iniziato a Torino, come si è visto.[61]  Queste opere sviluppano tematiche morali, psicologiche o strettamente religiose. La virtù cristiana è proclamata come superiore alla pur nobile virtù eroica, si afferma la comune origine di amore e gelosia, si valutano i talenti specifici della donna, il tutto arricchito dal racconto di esperienze personali che giustificano l'opinione dell'autore. Vengono affrontate anche questioni politiche, in special modo nel Secretario, diviso in due parti, la prima dedicata a Cesare d'Este, la seconda ad Antonio Costantini. Qui, nella descrizione del principe ideale, si enucleano alcune caratteristiche come la clemenza (chiaro il riferimento alla propria condizione), l'esser filosofo, e soprattutto «un gentiluomo a la cui fede ed al cui sapere si possono confidare gli Stati e la vita e l'onor del principe».[62]  Più copiosa ancora fu la composizione di dialoghi, scritti sotto il nume ideale di Platone, ma paragonabili più obiettivamente a quelli del sedicesimo secolo. Quasi ogni tematica morale viene sviscerata in una serie davvero lunga di opere più o meno prolisse e più o meno felici.  Tasso scrisse, nell'ordine[63], Il Forno, o vero de la Nobiltà (1579, 1581, modificato nel 1586 e ripubblicato l'anno seguente); il Gonzaga, o vero del Piacer onesto (1580, 1583), in seguito rivisto e stampato con il titolo Il Nifo, o vero del piacere; Il Messaggero. Qui immaginò di interagire amichevolmente con il folletto da cui si credeva perseguitato nella realtà. Questo dialogo ispirò la celebre operetta morale leopardiana Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare), con una seconda lezione del 1586; Il padre di famiglia (1580, 1583, ispirato a un gentiluomo che lo ospitò a Borgo Sesia prima dell'arrivo a Torino); Il cavalier amante e la gentildonna amata (1580, 1583, con dedica a Giulio Mosti, giovane ammiratore del poeta); Romeo o vero del giuoco (1580, 1581), rivisto e dato alle stampe con titolo Il Gonzaga secondo, o vero del giuoco (1581, 1582); La Molza, o vero de l'Amore (1583, 1587, prende spunto dalla conoscenza che il Tasso fece della celebre poetessa Tarquinia Molza a Modena, nel dicembre 1576, ed è dedicato a Marfisa d'Este); Il Malpiglio, o vero della corte (1583, 1586, con riferimento al gentiluomo ferrarese Lorenzo Malpiglio); Il Malpiglio secondo o vero del fuggir la moltitudine; Il Beltramo, overo de la Cortesia (1584, 1586); Il Rangone, o vero de la Pace (1584, 1586, in risposta a uno scritto di Fabio Albergati); Il Ghirlinzone, o vero l'Epitafio (1585, 1586); Il Forestiero napolitano, o vero de la Gelosia (1585, 1586); Il Cataneo, o vero de gli Idoli (1585, 1586) e, infine, La Cavalletta, o vero de la poesia toscana (1584, 1587).  In tutto questo non aveva dimenticato l'opera principe, dimostrando di avere al riguardo idee piuttosto lontane da quella che sarà la realizzazione finale. A Lorenzo Malpiglio espose intenzioni sostanzialmente opposte agli interventi che avrebbe apportato negli anni successivi: parla di portare la Liberata da venti a ventiquattro canti (secondo l'idea originaria) e di accrescere il numero delle stanze, tagliando anche dei passaggi ma con il risultato che «la diminuzione sarà molto minor de l'accrescimento».[64]  Nel 1586 qualche segnale, magari anche dettato da semplice interesse, lasciava intravedere un astio meno severo nei confronti del Nostro. Prima della reclusione, nel marzo del 1577, a Comacchio era stata rappresentata una commedia tassesca alla presenza della corte.[65] Ora Virginia de' Medici voleva che il testo fosse perfezionato e completato per essere interpretato durante i festeggiamenti del suo matrimonio con Cesare d'Este. Tasso si mise al lavoro ed esaudì la richiesta. L'opera fu poi pubblicata nel 1603 e ricevette il titoloGli intrichi d'amoredal Perini, uno degli attori dell'Accademia di Caprarola, che aveva messo in scena la commedia nel 1598.[66]  L'opera, ricolma di intrecci amorosi e di agnizioni secondo il costume dell'epoca, è sofisticata e inverosimile, ma non mancano pagine vivaci ed episodi ispirati all'Aminta. Vi si possono inoltre vedere alcuni elementi che confluiranno nella commedia dell'arte: il personaggio del Napoletano, parlando in dialetto e «profondendosi in spiritosaggini sbardellate», richiama alla mente la futura maschera di Pulcinella.[67] La critica è stata piuttosto concorde nel ritenerla infelice, tutta una goffaggine pedantesca e superficiale, nel giudizio di Francesco D'Ovidio.[68]   F. Pourbus: Vincenzo Gonzaga Dopo la prigionia: le delusioni, le sofferenze, le peregrinazioni Il 13 luglio 1586 finì la prigionia: Tasso venne affidato a Vincenzo Gonzaga[69], che lo volle alla sua corte di Mantova. Nelle intenzioni di Alfonso, Tasso doveva restare presso il figlio di Guglielmo Gonzaga solo per un breve periodo[70], ma di fatto il poeta non tornò più a Ferrara, e restò presso Vincenzo, in un ambiente in cui conobbe Ascanio de' Mori da Ceno, diventandone amico.  A Mantova Tasso ritrovò qualche barlume di tranquillità; riprese in mano il Galealto re di Norvegia, la tragedia che aveva lasciato interrotta alla seconda scena del secondo attoe che aveva frattanto avuto un'edizione nel 1582 -, e la trasformò nel Re Torrismondo, conglobando nei primi due atti quanto aveva precedentemente scritto ma cambiando i nomi, e procedendo alla stesura dei tre atti successivi in modo da arrivare ai cinque canonici. Quando nell'agosto si recò a Bergamo, ritrovando amici e parenti, si mise subito in azione per dare alle stampe la tragedia, e l'opera uscì, a cura del Licino e per i tipi del Comin Ventura, con dedica a Vincenzo Gonzaga, nuovo duca di Mantova.[71]  Si trattava comunque di una "libertà vigilata", e i fatti dell'autunno 1587 lo dimostrano chiaramente. Dopo essere tornato a Mantova, deluso e preoccupato di una possibile venuta di Alfonso, Tasso andò a Bologna e a Roma senza chiedere al Gonzaga l'autorizzazione e questi, sotto la pressione del duca di Ferrara, tentò in ogni modo di farlo tornare indietro. Antonio Costantini, sedicente amico del poeta che metteva al primo posto l'ambizione e l'obiettivo di essere tenuto in onore presso la corte mantovana, e Scipione Gonzaga si mobilitarono, ma Torquato capì la situazione e rifiutò di ritornare, rendendo impossibile qualsiasi mossa, dal momento che un intervento che lo riportasse nel ducato mantovano con la forza non sarebbe mai stato tollerato dal Pontefice.[72] Il fatto che nessuno impedisse il viaggio a Bergamo mentre ci fosse una mobilitazione generale per allontanare il poeta dall'Urbe rimane comunque un segnale che pare ulteriormente ridimensionare il peso della presunta follia di Torquato nelle preoccupazioni dei duchi del settentrione.   Il santuario di Loreto in un'incisione di Francisco de Hollanda (prima meta del sec. XVI) Nel corso del tragitto Tasso passò da Loreto, raccogliendosi in preghiera nel santuario e concependo quella canzone «a la gloriosa Vergine» che può forse richiamare il Petrarca della Canzone alla Vergine in qualche scelta lessicale, ma, in mezzo alla lode e alla supplica, è tanto più intessuta di travaglio e sofferenza:  «Vedi, che fra' peccati egro rimango, qual destrier, che si volve nell'alta polve, e nel tenace fango.»  Torquato fu a Roma nell'autunno 1587 e fino alla primavera successiva. L'irrequietudine era di nuovo alle stelle: le lettere registrano le sue richieste di denaro e le lamentele per la propria condizione di salute. Il poeta è ormai disilluso, e fa meno affidamento sulla possibilità che gli altri lo aiutino. Come scrisse alla sorella in una lettera del 14 novembre, gli uomini «non hanno voluto sanarmi, ma ammaliarmi».[73] Tuttavia, il Nostro è in preda al bisogno materiale e continua ad autoumiliarsi, scrivendo versi encomiastici per Scipione Gonzaga, divenuto cardinale, senza ottenere alcunché. Anche la speranza di essere ricevuto dal papa Sisto V viene delusa, nonostante le lodi che Tasso rivolge al pontefice in varie poesie, confluite assieme ad altre del periodo in un volumetto del 1589, stampato a Venezia.[74]  Vista l'inutilità del soggiorno romano, il peregrinante poeta pensò trovare maggior fortuna nell'amata Napoli. Così, ai primi di aprile del 1588 Tasso ritornò nella città vesuviana fortemente intenzionato a risolvere a proprio favore le cause contro i parenti per il recupero della dote paterna e di quella materna. Benché potesse contare su amici e congiunti, e sulle conoscenze altolocate partenopee, tra cui i Carafa (o Carrafa) di Nocera, i Gesualdo, i Caracciolo di Avellino, i Manso, preferì accettare l'ospitalità di un convento di frati olivetani. Qui conobbe l'amico più caro degli ultimi anni: Giovan Battista Manso, signore di Bisaccia e primo entusiasta biografo dell'autore dopo la sua morte.  Il clima amichevole in cui fu accolto, la stima di amici e letterati, e il conforto di una «bellissima città, la quale è quasi una medicina al mio dolore»[75], riuscirono a risollevare per un breve periodol'infelice animo tassiano. Per ringraziare i monaci scrisse il poemetto, rimasto incompiuto, Monte Oliveto, in riferimento al convento in cui sorgeva il complesso monastico che attualmente ospita la caserma dei carabinieri (resta visitabile la chiesa Sant'Anna dei Lombardi). L'operaun resoconto encomiastico delle principali tappe esistenziali e delle principali virtù di Bernardo Tolomei, il fondatore della Congregazioneè fortemente intessuta di spirito cristiano, in un severo richiamo ad una vita sobria, lontana dalle vanità del mondo. Dedicata al cardinale Antonio Carafa, si interrompe alla centoduesima ottava.[76]  Al pari del Re Torrismondo e di molta parte dell'ultima produzione tassesca, il Monte Oliveto non ha goduto dei favori della critica. Guido Mazzoni vi vide più una predica che un poema[77], mentre Eugenio Donadoni utilizzò quasi le medesime parole che gli erano servite per stroncare il Torrismondo (v. Re Torrismondo): questa è «l'opera non più di un poeta, ma di un letterato, che cerca di dare forma e tono epico a una convenzionale vita di santo».[78] Come per la tragedia nordica, la rivalutazione è arrivata con l'analisi di Luigi Tonelli e di alcuni studiosi più recenti.  In ogni caso, anche questo periodo napoletano si rivelò problematico per Tasso, a causa delle precarie condizioni di salute e delle ristrettezze economiche, a cui si aggiunsero anche nuove polemiche letterarie e religiose sulla Gerusalemme liberata. Spostatosi a Bisaccia, Tasso poté vivere un periodo di maggiore tranquillità. Manso ricorda un episodio curioso: mentre sedeva con l'amico davanti al fuoco, questi disse di vedere uno «Spirito, col quale entrò in ragionamenti così grandi e meravigliosi per l'altissime cose in essi contenute, e per un certo modo non usato di favellare, ch'io rimaso da nuovo stupore sopra me inalzato, non ardiva interrompergli». Alla fine della visione, Manso confessò di non aver visto nulla, ma il poeta gli si rivolse sorridendo: «Assai più veduto hai tu, di quello che forse... E qui si tacque».[79] Viste le rare manifestazioni allucinatorie di cui abbiamo notizia, (si ricordino quelle che erano state descritte, nel 1580, nel dialogo Il messaggero, in cui è descritto uno spirito amoroso che appare a Tasso sotto la figura di un giovanetto dagli occhi azzurri, simili a quelli che Omero alla dea d'Atene attribuisce), la risposta del Nostro assume una valenza indubbiamente ambigua, e non può escludersi che avesse voluto mettere alla prova il Manso per vedere se anche lui lo avrebbe considerato un "folle".   Ferdinando I de' Medici A dicembre era di nuovo a Roma, dove giunse nella speranza di poter essere ospitato dal Papa in Vaticano, confidando negli illusori pareri di alcuni amici.[80] Ad ospitare Tasso fu invece Scipione Gonzaga, e il poeta si sentì di nuovo «più infelice che mai».[81] Ricominciava la routine: richieste d'aiuto a destra e a sinistra, con l'obiettivo di ricevere i cento scudi che gli erano stati promessi per la stampa delle sue opere: «vorrei in tutti i modi trovar questi cento ducati, per dar principio a la stampa, avendo ferma opinione che di sì gran volume se ne ritrarrebbero molto più», scrisse ad Antonio Costantini.[82] I destinatari erano ancora una volta i più disparati: il principe di Molfetta, il Costantini, il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, gli editori. Il Nostro si umiliò per l'ennesima volta anche con Alfonso, cui chiese nuovamente perdono, mentre al Granduca di Toscana Ferdinando I domandò l'intercessione del cardinal Del Monte, lo stesso che prenderà sotto la propria protezione Caravaggio. Tutte le speranze, però, furono disattese.  Al tempo stesso anche le missive ai medici si rifecero intense. Tuttavia, in mezzo a tante delusioni e a tanto affanno non venne meno la verve creativa: oltre ad aver raccolto le Rime in tre volumi, e avervi scritto il commento, Tasso compose anche un poema pastorale che riprende, anche se solo nel nome, alcuni personaggi dell'Aminta. È Il rogo di Corinna, dedicato a Fabio Orsino. La prima pubblicazione dell'opera fu postuma (1608).[83]  Per quanto Grazioso Graziosi, agente del duca di Urbino, dicesse al suo signore del modo eccellente in cui il Tasso era trattato presso il cardinale Gonzaga, egli rilevava al contempo le infermità fisiche e mentali di Torquato, che privavano la sua età «del maggior ingegno che abbian prodotto molte delle passate».[84] Tuttavia, è bene diffidare della prima quanto della seconda affermazione. Se «il povero Signor Tasso è veramente degno di molta pietà per le infelicità della sua fortuna»[85], come si legge in una missiva del Graziosi di due settimane dopo, perché cacciare il poeta in malo modo, mentre Scipione Gonzaga non era presente, e costringerlo a una nuova situazione di bisogno? In aiuto del Tasso vennero ancora i monaci della Congregazione del Tolomei, che lo ospitarono a Santa Maria Nuova degli Olivetani.[86]  Gli ultimi anni del Tasso, però, non conobbero pace duratura: le sofferenze psichiche si acuirono nuovamente, certo per le nuove delusioni derivanti da richieste di denaro non esaudite, dall'obbligo di piegarsi alla composizione di poesie a pagamento, e il poeta fu costretto a farsi ricoverare nell'Ospedale dei Pazzarelli, adiacente alla chiesa dei Santi Bartolomeo e Alessandro dei Bergamaschi, la cui costruzione era appena stata ultimata. Il dolore emerge in modo chiaro in una lettera inviata il primo dicembre 1589 ad Antonio Costantini, divenuto ormai suo confidente.[87]  A febbraio ritornò presso Scipione Gonzaga, sempre lamentandosi per la scarsa considerazione in cui era tenuto e sempre scrivendo della propria infelicità.[88] Tasso premeva, come già più volte in passato, per essere accolto a Firenze dal Granduca di Toscana, e accettò quindi con gioia l'invito di Ferdinando de' Medici. A Firenze giunse in aprile, ospite prima dei fidati Olivetani, poi di ricchi e illustri cittadini quali Pannucci e Gherardi. Alla tranquillità necessaria per rivedere la Gerusalemme si aggiunsero anche relative soddisfazioni economiche (sempre comunque in cambio di versi encomiastici): dal Granduca ricevette centocinquanta scudi[89], da Giovanni III di Ventimiglia, marchese di Geraci, sembrerebbe, duecento scudi.[90]  Il motivo di gioia principale era tuttavia un altro, era l'avvicinarsi dell'evento più ambito da chi si sentiva, sopra ogni cosa, poeta: «Penso a la mia coronazione, la qual dovrebbe esser più felice per me, che quella de' principi, perché non chiedo altra corona per acquetarmi».[91] Non ci fu nessuna incoronazione. C'è chi ha asserito che questa lettera contenesse solo una bislacca speranza del Tasso, senza alcun legame con la realtà.[92] Tuttavia, la sicurezza con cui l'evento viene ormai dato per certo lascia pensare che le illusioni del Nostro avessero un fondamento, e non fossero una pura chimera.  Un nuovo evento lo indusse all'ennesimo spostamento: papa Urbano VII era succeduto a Sisto V, incoraggiando il Tasso a fare nuovamente affidamento sugli aiuti pontifici. Tasso scese così a Roma, accolto dagli Olivetani di Santa Maria del Popolo. Giovanni Battista Castagna morì tredici giorni dopo l'elezione, lasciando il posto a Gregorio XIV. Anche questa volta le lettere del poeta registrano un amaro scacco: «Ho perduto tutti gli appoggi; m'hanno abbandonato tutti gli amici, e tutte le promesse ingannato», confidò, sempre più afflitto, a Niccolò degli Oddi.[93]   Il Palazzo Ducale di Mantova, residenza dei Gonzaga L'autore della Gerusalemme è ogni giorno che passa più confuso, sballottato qua e là dagli eventi come una barca in mezzo al mare. Tutto questo riflette la condizione interiore di una persona disincantata ma al tempo stesso ancora ingenuamente pronta a fidarsi delle fallaci promesse che giungono dal mondo intorno, riflette un'instabilità ormai cronica. È vero che la fede andò radicandosi sempre più in Tasso, ma il fatto che al duca di Mantova scrivesse di volersi ritirare in un monastero e pochi giorni dopo accettasse il suo invito a tornare a corte è l'evidente manifestazione di un'anima senza pace.[94]  Ritornato quindi sul Mincio (marzo 1591), accolto con tutti gli onori, poté dedicarsi totalmente al lavoro letterario, e in particolare alla revisione del capolavoro. La missiva a Maurizio Cataneo del 4 luglio ci informa del fatto che il poeta era già a buon punto, e illustra le linee direttrici della propria opera correttrice: «sono al fine del penultimo libro; e ne l'ultimo mi serviranno molte di quelle stanze che si leggono nello stampeato. Desidero che la riputazione di questo mio accresciuto ed illustrato e quasi riformato poema toglia il credito a l'altro, datogli dalla pazzia de gli uomini più tosto che dal mio giudicio».[95] Sono parole che possono parere sciagurate, ma riflettono gli scrupoli religiosi sempre più pressanti.  Non si era comunque concentrato solo sul poema: aveva raccolto le Rime in quattro volumi, e con l'editore veneziano Giolito parlava della possibilità di stampare tutte le opere (esclusa la Gerusalemme) in sei libri. A tutto questo va aggiunto un nuovo lavoro che aveva intrapreso, lasciandolo poi incompiuto. La genealogia di Casa Gonzaga, con dedica a Vincenzo, si interruppe dopo centodiciannove ottave, per essere pubblicato solo nel 1666, tra le Opere non più stampate dell'edizione romana Dragondelli.[96] Il poemetto è sicuramente trascurabile, fatto di una versificazione fredda, appesantita da nozioni e nomi. Tra le fonti il ruolo principale è stato svolto da un regesto di Cesare Campana, Arbori delle famiglie... e principalmente della Gonzaga, uscito a Mantova l'anno prima, e dall'Historia sui temporis di Paolo Giovio, accanto a cui va ricordata la tradizione orale legata alla battaglia del Taro.[97]  La calma, tuttavia, era ormai un ricordo di gioventù, e ogni soggiorno diventava insopportabile dopo un certo numero di mesi. Così, ridiscese la penisola, con l'intenzione di raggiungere nuovamente Roma. Il viaggio fu travagliato e appesantito dal fatto che Tasso si ammalò più volte durante il tragitto, costretto a sostare in varie località, fra cui Firenze. Giunto nell'Urbe il 5 dicembre 1591, ricevette l'ospitalità di Maurizio Cataneo. Poche settimane dopo era ancora in viaggio, diretto a Napoli.[98]  Ultimi anni  Cinzio Aldobrandini A questo punto, inaspettatamente, ci fu spazio per qualche luce e qualche reale soddisfazione. Il soggiorno napoletano, durato dal febbraio alla fine di aprile del 1592, non tradì, né per quanto riguarda l'accoglienza ricevuta (fu ospitato dal principe di Conca Matteo di Capua e poi da Manso con grandi onori e affetto), né sulle questioni letterarie, né su quelle relative alla salute dell'artista. In effetti, in virtù della «purità dell'aria»[99], Tasso cominciò a sentirsi meglio, e di conseguenza poté dedicarsi in modo più proficuo alle proprie attività. In questi mesi completò la Conquistata, e, sempre durante il soggiorno partenopeo, mise mano all'ultima opera significativa, Le sette giornate del Mondo creato.[100]  Gli ultimi tre anni di vita lo videro prevalentemente a Roma: nell'aprile 1592 l'elezione al soglio pontificio di Clemente VIII lo fece venire nell'Urbe, e anche qui ebbe un trattamento decisamente migliore rispetto alle recenti esperienze. Poté infatti alloggiare nel palazzo dei nipoti del Papa, Pietro e CinzioAldobrandini, in procinto di diventare cardinali. Cinzio sarà di fatto il vero mecenate dell'ultimo periodo. La produzione letteraria ebbe nuovi sussulti, consacrandosi ormai quasi esclusivamente agli argomenti sacri: compose i Discorsi del poema eroico e altri Dialoghi, carmi latini e rime religiose. Addolorato per la morte di Scipione Gonzaga, gli dedicò, nel marzo 1593, Le lagrime di Maria Vergine e Le lagrime di Gesù Cristo.Tasso aveva intanto finito di rivedere il poema, e sempre nel 1593 vide la luce a Roma, per i tipi di Guglielmo Facciotti, la Gerusalemme conquistata.  Esistono inoltre chiare testimonianze del fatto che ci fosse l'intenzione di incoronare Tasso in Campidoglio, nonostante alcuni studiosi si siano osti negarlo e a considerarla un'invenzione del poeta.[102] «È veramente degno il Signor Torquato Tasso di esser celebrato in questi medesimi tempi come raro per la sua poesia, ed è parimente degno della grandezza dell'animo del Signor Cinzio Aldobrandini di erigergli una statua laureata, con mill'altre cerimonie e specie, come dicono che tosto si vedrà, e dargli luogo in Campidoglio fra le più degne ed antiche cerimonie [...]», rivela Matteo Parisetti in una lettera ad Alfonso II, risalente all'agosto del 1593.[103]  Lo stesso Tasso è esplicito al riguardo: «Qui in Roma mi voglion coronar di lauro», scrive al Granduca di Toscana il 20 dicembre 1594, «o d'altra foglia».[104] Sennonché, pur essendo ancora bisognoso di soldi e continuando a fare richiesta per ottenerli, il poeta sentiva sempre più lontane le preoccupazioni del mondo, e sempre meno si curava della vanità e dei successi terreni. La salute, dopo la parentesi napoletana, andava aggravandosi nuovamente, e Torquato cominciava a capire che la fine non era lontana. Per questo ritornò alle falde del Vesuvio, per concludere rapidamente in proprio favore la questione legata all'eredità materna: il risultato fu soddisfacente, acconsentendo il principe di Avellino a versargli duecento ducati all'anno, ai quali vanno aggiunti cento ducati annui che il Papa si risolverà a dargli a partire dal febbraio 1595.  A Napoli rimase dal giugno al novembre del 1594, alloggiato al monastero benedettino di san Severino, sempre più votato alla vita monastica e attratto ancora dalla letteratura agiografica. Fu probabilmente nei mesi trascorsi presso i benedettini che Tasso abbozzò l'incompiuta Vita di San Benedetto. Alla fine dell'anno ritornò a Roma.  Cambiò città per l'ultima volta: la fine era dietro l'angolo. Riconosciuta la definitiva infermità che gli rendeva ormai impossibile scrivere e correggere, non sentì più che un ultimo bisogno, tralasciando tutto il resto, il bisogno della «fuga dal mondo». Il 1º aprile entrò al monastero di S. Onofrio, sul Gianicolo, senza più nemmeno curarsi del fatto che il Mondo creato non era stato ancora rivisto. Tutto svaniva, di fronte all'importanza di prepararsi al trapasso: «Che dirà il mio signor Antonio, quando udirà la morte del suo Tasso? E per mio avviso non tarderà molto la novella, perch'io mi sento al fine de la mia vita [...] Non è più tempo ch'io parli de la mia ostinata fortuna, per non dire de l'ingratitudine del mondo». Tutto perdeva importanza, a fronte della dolcezza della «conversazione di questi divoti padri», che cominciava «la mia conversazione in cielo».[106]   Monumento in Sant'Onofrio Il 25 aprile, all'«undecima ora»[107], Torquato Tasso moriva all'età di 51 anni. Era una morte serena, ricevuta con tutti i conforti dei sacramenti: «La morte  del Tasso è stata accompagnata da una particolar grazia di Dio benedetto, perché in questi ultimi giorni le duplicate confessioni, le lagrime e insegnamenti spirituali pieni di pietà e di giudizio, mostrarono che fosse affatto guarito dall'umor malinconico, e che quasi uno spirito gli avesse accostato al naso l'ampolle del suo cervello».[108] Venne sepolto nella Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo.  Presso il monastero, accanto alla strada è ancora visibile la rampa della quercia, dove si trova il tronco nero di una quercia secolare sostenuto da un sopporto metallico. Secondo la tradizione locale si tratta della cosiddetta quercia del Tasso, l'albero alla cui ombra il poeta spesso sedeva per riposarsi.  Albero genealogico Reinerius de Tassis SconosciutaOmedeo Tasso (1290)[110] SconosciutaRuggero Tasso[111] SconosciutaBenedetto Tasso[112] SconosciutaPalazzo de Tassis Tonola de Magnasco (†1504)Pasimo (o Paxio) de Tassis. (†1496) SconosciutaPietro Tasso. SconosciutaGiovanni Tasso  Catalina de Tassi Gabriel Tasso Porzia de RossiBernardo Tasso Torquato Tasso Opere  Un ritratto a Sorrento. Gerusalemme Scritto quando egli aveva solo 15 anni il Gierusalemme rappresenta il primissimo tentativo di Tasso di maneggiare il genere epico nonché il suo primo impegno letterario di rilievo. Se ne possiedono soltanto centosedici stanze del canto I. Oltre a condividere con la Liberata l'argomento (la prima Crociata), si notano pure alcune somiglianze tra il proemio di questo esordio poetico giovanile e quello del capolavoro della maturità.  Rinaldo All'età di diciotto anni Tasso riprese la materia del romanzo cavalleresco e nel 1562 pubblicò il Rinaldo, poema in ottave che narra in dodici canti (circa 8000 versi) la giovinezza del paladino della tradizione carolingia e le sue imprese di armi e di amori. Nella prefazione al poema Tasso dichiara di voler imitare in parte gli "antichi" (Omero e Virgilio), in parte i "moderni" (Ariosto). Si concentra però su un unico protagonista, secondo le esigenze di unità proposte dall'aristotelismo. Si tratta di un'opera tipicamente giovanile, ancora priva di originalità, ma compaiono già alcuni temi e toni fondamentali che caratterizzeranno il Tasso maturo e formato culturalmente.  Rime Torquato Tasso compose un gran numero di poesie liriche, lungo l'arco di tutta la sua vita. Le prime furono pubblicate nel 1567 col titolo di Rime degli Accademici Eterei. Nel 1581 uscirono Rime e prose. Tasso lavorò fino al 1593 ad un riordino complessivo dei testi, distinguendo rime amorose e rime encomiastiche. Previde poi una terza sezione, dedicata alle rime religiose e una quarta di rime per musica, ma non realizzò il progetto.  Nelle Rime amorose è ben riconoscibile l'influenza della poesia petrarchesca e della vasta produzione petrarchistica del Quattrocento e Cinquecento; contemporaneamente, però, il gusto per le preziosità linguistiche e l'intensa sensualità rivelano l'evoluzione verso un linguaggio nuovo che maturerà nel Seicento. L'uso frequente di forme metriche poco usate dai poeti precedenti, come il madrigale, e la raffinata musicalità dei versi fecero sì che molti di essi fossero musicati da grandi autori come Claudio Monteverdi e Gesualdo da Venosa.  Più solenni e classicheggianti le Rime encomiastiche, dedicate alle figure e alle famiglie signorili che ebbero rilievo nella vita del poeta. Per la loro creazione si ispira a Pindaro, Orazio e al celebre Monsignor della Casa. Fra tutte, la più famosa è la Canzone al Metauro, intessuta di elementi autobiografici.  Le Rime religiose sono caratterizzate dal tono cupo e plumbeo, forse dovuto al fatto che le scrisse negli ultimi anni di vita. Qui il poeta manifesta il desiderio di sconfiggere l'ansia esistenziale e il tormentoso senso del peccato attraverso la fede e l'espiazione.  Discorsi dell'arte poetica Attorno alla metà degli Anni Sessanta scrisse i quattro libri dei Discorsi dell'arte poetica ed in particolare sopra il poema eroico, letti all'Accademia Ferrarese e pubblicati molto più tardi, nel 1587, dal Licino. Il testo fornisce una chiara visione della concezione tassesca del poema eroico, piuttosto distante da quella ariostesca, che dava la prevalenza all'invenzione e all'intrattenimento del pubblico.  Perché possa essere giudicato di buon livello, deve basarsi su un evento storico, da rielaborare in modo inedito. Infatti, «la novità del poema non consiste principalmente in questo, cioè che la materia sia finta, e non più udita; ma consiste nella novità del nodo e dello scioglimento della favola».[118]  Al verosimile deve essere unito il meraviglioso, e Tasso trova l'unione perfetta di queste due componenti nella religione cristiana.[119] Intiera, l'opera deve essere una, ossia prevedere l'unità d'azione, ma senza schemi rigidi: ci può essere largo spazio per la varietà, e per la creazione di numerosi racconti nel racconto, e in questo senso la Gerusalemme liberata costituisce una piena realizzazione delle idee dell'autore. Lo stile, infine, deve adeguarsi alla materia, e variare tra il sublime e il mediocre a seconda dei casi.  Aminta Magnifying glass icon mgx2.svg Aminta (Tasso).  Le sofferenze di Aminta, dipinto di Bartolomeo Cavarozzi «L'Aminta non è un dramma pastorale e neppure un dramma. Sotto nomi pastorali e sotto forma drammatica è un poemetto lirico, narrazione drammatizzata, anzi che vera rappresentazione, com'erano le tragedie e le commedie e i così detti drammi pastorali in Italia … Essa è in fondo una novella allargata a commedia, di quel carattere romanzesco che dominava nell'immaginazione italiana, aggiuntavi la parte del buffone, che è il Ruffo, la cui volgarità fa contrasto con la natura cavalleresca de' due protagonisti, Virginia e il principe di Salerno. Gli avvenimenti più strani si accavallano con magica rapidità, appena abbozzati, e quasi semplice occasione a monologhi e capitoli, dove paion fuori i sentimenti dei personaggi misti alla narrazione … L'Aminta è un'azione fuori del teatro, narrata da testimoni o da partecipi con le impressioni e le passioni in loro suscitate. L'interesse è tutto nella narrazione sviluppata liricamente e intramessa di cori, il cui concetto è l'apoteosi della vita pastorale e dell'amore: "s'ei piace, ei lice". Il motivo è lirico, sviluppo di sentimenti idillici, anzi che di caratteri e di avvenimenti. Abbondano descrizioni vivaci, soliloqui, comparazioni, sentenze, movimenti appassionati. Vi penetra una mollezza musicale, piena di grazia e delicatezza, che rende voluttuosa anche la lacrima. Semplicità molta è nell'ordito, e anche nello stile, che senza perder di eleganza guadagna di naturalezza, con una sprezzatura che pare negligenza ed è artificio finissimo. Ed è perciò semplicità meccanica e manifatturata, che dà un'apparenza pastorale a un mondo tutto vezzi e tutto concetti. È un mondo raffinato, e la stessa semplicità è un raffinamento. A' contemporanei parve un miracolo di perfezione, e certo non ci è opera d'arte così finamente lavorata.»  (Francesco De Sanctis) L'Aminta è una favola pastorale composta nel 1573 e pubblicata nel 1580 ca. Presenta un prologo, 5 atti, un coro. Ogni canto si conclude a lieto fine.  Ha ispirato la composizione della favola pastorale Flori di Maddalena Campiglia lodata dallo stesso Torquato Tasso.  Re Torrismondo Intorno al 1573-1574, sulle ali dell'entusiasmo per il successo dell'Aminta Tasso incominciò una tragedia, Galealto re di Norvegia, che però interruppe alla seconda scena del secondo atto. Il poeta la riprese e la completò a Mantova, subito dopo la liberazione dall'Ospedale di Sant'Anna cambiando però il titolo, diventato Re Torrismondo, e il nome del protagonista. L'ambientazione è nordica: in essa sono frequenti le immagini di distese boschive. In questo, il Tasso mostra la sua forte curiosità per le leggende nordiche, come ad esempio mostra la lettura dell'Historia de gentibus septentrionalibus di Olao Magno.  L'editio princeps è quella bergamasca del 1587; seguirono a ruota le edizioni di Mantova, Ferrara, Venezia e Torino, ma poi ci fu un lungo silenzio. L'opera fu rappresentata per la prima volta soltanto nel 1618 al Teatro Olimpico di Vicenza.  Trama Torrismondo è intimamente segnato dal conflitto tra amore e amicizia: il sovrano (d'una ignota regione nordica, non di Norvegia) ama Alvida, che a causa di un debito passato (Germondo aveva salvato la vita a Torrismondo) deve sposarsi con l'amico Germondo, re di Svezia, regno nemico a quello di Alvida poiché Germondo stesso era stato accusato di omicidio del fratello di Alvida. Germondo dunque non può sposarsi con la donna amata poiché il padre di quest'ultima lo odia. Germondo decide allora che Torrismondo per sdebitarsi avrebbe dovuto chiedere la mano di Alvida e al momento delle nozze avrebbe dovuto scambiare la sposa. Ottenuta da Torrismondo la mano di Alvida i due consumano l'amore. La storia prenderà un'altra china quando Torrismondo scoprirà che la donna amata non è altri che la sorella, la situazione culminerà nel suicidio dei due. Il Re Torrismondo è molto importante perché anticipa le tragedie barocche, nelle quali si riprendono alcune caratteristiche fondamentali delle tragedie senecane: la meditatio mortis (il Memento mori) e il gusto dell'orrido. Nel Tasso, però, ciò che compare fortemente e caratterizza le sue tragedie è il conflitto intimo che dilania l'animo dei personaggi: l'uomo si sente intrappolato dal fato, poiché impossibilitato all'agire, a modificare il corso degli eventi ormai già predisposti.  Tuttavia, la critica non si è espressa positivamente in merito all'opera: Angelo Solerti e Francesco D'Ovidio si sono mostrati ostili verso il Torrismondo come lo erano stati nei confronti degli Intrichi d'amore[120], e severo si è dimostrato anche Umberto Renda, che alla tragedia ha dedicato una monografia.  Ancora più duro il giudizio di Eugenio Donadoni, che arrivò a parlare di «opera di un ex-poeta, non più di un poeta»[122], e nemmeno Giosuè Carducci, pur apprezzando lo sforzo di unire elementi pagani e religiosi, classici ed esotici, ha ritenuto il dramma degno dell'ingegno tassesco.[123] Solo Luigi Tonelli, nel 1935, ha fatto presente che superava pur sempre «la maggior parte delle tragedie cinquecentesche e rivaleggiava con le migliori del tempo».[124]  Gerusalemme liberata Magnifying glass icon mgx2.svg Gerusalemme liberata.  Torquato Tasso con la sua Gerusalemme liberata La Gerusalemme liberata è considerata il capolavoro di Tasso. Il poema tratta di un avvenimento realmente accaduto, ossia la prima crociata. Tasso iniziò a scrivere l'opera con il titolodi Gierusalemme nel 1559 durante il soggiorno a Venezia e la concluse nel 1575. L'opera fu pubblicata integralmente nel 1581 con il titolo di Gerusalemme liberata. In seguito alla pubblicazione del poema il poeta rimise mano all'opera e la riscrisse eliminando tutte le scene amorose e accentuando il tono religioso ed epico della trama. Cambiò anche il titolo in Gerusalemme conquistata. In realtà la Conquistata fu immediatamente dimenticata e la redazione che continuò ad avere grande successo e ad essere ristampata, in Italia e nei paesi stranieri, fu la Liberata.  Trama Goffredo di Buglione nel sesto anno di guerra raduna i crociati, viene eletto comandante supremo e stringe d'assedio Gerusalemme. Uno dei guerrieri musulmani decide di sfidare a duello il crociato Tancredi. Chi vince il duello vince la guerra. Il duello però viene sospeso per il sopraggiungere della notte e rinviato. I diavoli decidono di aiutare i musulmani a vincere la guerra. Uno strumento di Satana è la maga Armida che con uno stratagemma riesce a rinchiudere tutti i migliori eroi cristiani, tra cui Tancredi, in un castello incantato. L'eroe Rinaldo per aver ucciso un altro crociato che lo aveva offeso viene cacciato via dal campo. Il giorno del duello arriva e poiché Tancredi è scomparso viene sostituito da un altro crociato aiutato da un angelo. I diavoli aiutano il musulmano e trasformano il duello in battaglia generale. I crociati sembrano perdere la guerra quando arrivano gli eroi imprigionati liberati da Rinaldo che rovesciano la situazione e fanno vincere la battaglia ai cristiani. Goffredo ordina ai suoi di costruire una torre per dare l'assalto a Gerusalemme ma Argante e Clorinda (di cui Tancredi è innamorato) la incendiano di notte. Clorinda non riesce a entrare nelle mura e viene uccisa in duello proprio da colui che l'ama, Tancredi, che non l'aveva riconosciuta. Tancredi è addolorato per aver ucciso la donna che amava e solo l'apparizione in sogno di Clorinda gli impedisce di suicidarsi. Il mago Ismeno lancia un incantesimo sul bosco in modo che i crociati non possano ricostruire la torre. L'unico in grado di spezzare l'incantesimo è Rinaldo, prigioniero della maga Armida. Due guerrieri vengono inviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo trovano e lo liberano. Rinaldo vince gli incantesimi della selva e permette ai crociati di assalire e conquistare Gerusalemme. I Dialoghi La stesura di prose dialogiche impegnò Tasso fin dal 1578, anno della composizione del Forno overo de la Nobiltà.  La dialogistica tassiana è stata da sempre relegata al margine dalla critica: De Sanctis accenna soltanto al Minturo overo della Bellezza, limitandosi ad asserire che Tasso da giovane fu “infetto dalla peste filosofica”. Un giudizio a dir poco sminuente se si considera che il poeta compose venticinque dialoghi (e questa è solo la cifra canonica; non si fa riferimento, infatti, agli abbozzi e ai rimaneggiamenti) e vi pose il suo impegno fino alla morte.  Una valutazione più precisa è fornita da Donadoni: lo studioso dedica un intero capitolo della sua monografia ai Dialoghi indagandone trame, fonti e suggestioni. La prima edizione moderna del corpus dialogico tassiano è quella di Guasti (1858-1859), il quale, però, non riuscendo a reperire tutti i manoscritti dei Dialoghi si basa sui testimoni a stampa, dando vita ad un’edizione, che presenta corruttele da far rabbrividire i moderni filologi.  Un grande passo in avanti nella fortuna dei Dialoghi è rappresentato dall’edizione critica di Ezio Raimondi pubblicata nel 1958, di capitale importanza per gli studiosi tassiani i quali, ancora oggi, continuano a considerarla punto di riferimento. Raimondi considerò i Dialoghi tassiani come opere postume, scegliendo la versione più attendibile fra manoscritti e stampe in base alla loro storia individuale.  Questo criterio non è stato accettato da Stefano Prandi e Carlo Ossola, i quali hanno proposto un’edizione storica dei Dialoghi che tenesse conto dei testi effettivamente circolanti all’epoca dello scrittore. L’edizione in realtà non ha mai visto la luce e si è fermata al 1996 ad uno specimen che avrebbe dovuto anticipare una successiva edizione completa.  Negli ultimi anni gli studiosi della prosa tassiana sono aumentati: si è posta attenzione al Tasso politico, con due edizioni commentate della Risposta di Roma a Plutarco e al Tasso egittologo di cui si è occupato Bruno Basile. Non mancano letture dei singoli dialoghi: Basile e Arnaldo Di Benedetto si sono occupati del Padre di Famiglia (rispettivamente, Fonti culturali e invenzione letteraria nel «Padre di famiglia» di Torquato Tasso; e Torquato Tasso, «Il padre di famiglia»); Emilio Russo del Manso (Amore e elezione nel "Manso" di Torquato Tasso), Massimo Rossi del Malpiglio Secondo e del Rangone (Io come filosofo era stato dubbio. La retorica dei "Dialoghi" di Tasso); Maiko Favaro, dopo la monografia di Prandi/Ossola, ha offerto una puntuale lettura del Forno, premiata con il premio Tasso  (Le virtù del tiranno e le passioni dell’eroe. Il “Forno overo de la Nobiltà” e la trattatistica sulla virtù eroica); Angelo Chiarelli si è, invece, occupato del Malpiglio overo de la corte (Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa tassiana[127]), preceduto dal contributo di Massimo Lucarelli sullo stesso argomento (Il nuovo «Libro del Cortegiano»: una lettura del «Malpiglio» di Tasso) e del Costante («Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione de «Il Costante overo de la clemenza» di Tasso[128]).  L'edizione critica di Raimondi fornisce il testo dei venticinque dialoghi tassiani, con un'appendice che ci permette di conoscere i manoscritti superstiti e le stampe. Questo il titolo dei vari dialoghi:  Il Forno overo de la Nobiltà; Il Beltramo overo de la cortesia; Il Forestiero Napoletano overo de la gelosia; Il N. overo de la pietà; Il Nifo overo del piacere; Il messaggiero; Il padre di famiglia; De la dignità; Il Gonzaga secondo overo del giuoco; Dialogo; Il Rangone overo de la pace; Il Malpiglio overo de la corte; Il Malpiglio secondo overo del fuggir la moltitudine; La Cavalletta overo de la poesia toscana; Il Gianluca overo de le maschere; Il Cataneo overo de gli idoli; Il Ghirlinzone overo l'epitaffio; La Molza overo de l'amore; Il Costante overo de la clemenza; Il Cataneo overo de le conclusioni amorose; Il Manso overo de l'amicizia; Il Ficino overo de l'arte; Il Minturno overo de la bellezza; Il Porzio overo de le virtù; Il Conte overo de le imprese. Le sette giornate del mondo creato È un poema in endecasillabi sciolti, composto tra il 1592 e il 1594, accanto ad altre opere di contenuto religioso di impronta chiaramente controriformistica. Il poema venne pubblicato postumo nel 1607. Si fonda sul racconto biblico della creazione ed è suddiviso in sette parti, corrispondenti come dice il titolo ai sette giorni nei quali Dio creò il mondo, e presenta una continua esaltazione della grandezza divina della quale la realtà terrena è un pallido riflesso.  Le lacrime di Maria Vergine e Le lacrime di Gesù Cristo Si tratta, come nel caso de Le sette giornate del mondo creato, di due scritti facenti parte delle cosiddette "opere devote" del Tasso. Nello specifico, sono due poemetti in ottave che riprendono la tradizione della "poesia delle lacrime", in voga nella seconda metà del Cinquecento, scritti e pubblicati nel 1593, appena qualche anno prima della morte.  Influenze culturali  Statua di Tasso a Sorrento La figura del Tasso, anche per la sua pazzia, divenne subito popolare. La lucidità delle opere scritte durante il periodo di prigionia nell'Ospedale di Sant'Anna fece diffondere la leggenda secondo cui il poeta non era veramente pazzo ma fu fatto passare per tale dal duca Alfonso che voleva punirlo per aver avuto una relazione con sua sorella, imprigionandolo (anche se, come si è visto, è assai più probabile che la vera ragione della reclusione consistesse nell'autoaccusa del poeta di fronte al tribunale dell'Inquisizione). Questa leggenda si diffuse rapidamente e rese particolarmente popolare la figura del Tasso, fino a ispirare a Goethe il dramma Torquato Tasso (1790)[129].  In età romantica il poeta divenne il simbolo del conflitto individuo-società, del genio incompreso e perseguitato da tutti coloro che non sono in grado di comprendere il suo talento straordinario. In particolare Giacomo Leopardi, che quando si recò a Roma il giorno venerdì 15 febbraio del 1823 pianse sul sepolcro del Poeta in S. Onofrio (commentando in una lettera che quella esperienza era stata per lui "il primo e l'unico piacere che ho provato in Roma"), considerava Torquato Tasso come un fratello spirituale, ricordandolo in numerosi passi dei propri scritti (tra cui quello citato) e nel Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare (una delle Operette morali).  Molta parte della poesia recanatese è impregnata di stile tassesco: i notturni di alcuni canti, come La sera del dì di festa o Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, richiamano quelli della Gerusalemme, mentre nella canzone Ad Angelo Mai Leopardi crea una forte empatia con il «misero Torquato»[130], spirito fraterno «concepito come un alter ego».[131] I due nomi femminili più celebri presenti nei Canti, Silvia e Nerina, furono ripresi dall'Aminta.  In generale, l'attenzione si spostò dai personaggi della Liberata al dramma esistenziale vissuto dal suo autore. Pochi anni dopo, nel 1833, Jacopo Ferretti scrisse le parole del Torquato Tasso, melodramma in tre atti musicato da Gaetano Donizetti e rappresentato per la prima volta al Teatro Valle.[132] Il "mito" conquistò anche Franz Liszt: era il 1849 quando l'apostolo del Romanticismo metteva in musica l'opera byroniana Il lamento del Tasso, dando vita al poema sinfonico Tasso. Lamento e Trionfo.  Il poeta vicentino ottocentesco Jacopo Cabianca ha dedicato al Tasso un poema in dodici canti intitolato appunto Il Torquato Tasso.  Nei primi anni del ventesimo secolo il compositore catanese Pietro Moro si concentrò sugli ultimi momenti di vita del poeta con Ultime ore di Torquato Tasso, carme in un atto sulle parole di Giovanni Prati (riviste per l'occasione da Rojobe Fogo).  Torquato Tasso nel cinema Torquato Tasso, regia di Luigi Maggi, Torquato Tasso, regia di Roberto Danesi. Adattamenti cinematografici de La Gerusalemme liberata Il primo regista a girare un film sull'opera fu Enrico Guazzoni. Lo stesso nel 1913 e nel 1918 ne farà due remake;  Gerusalemme liberata, di Enrico Guazzoni (1910); La Gerusalemme liberata, di E. Guazzoni (1918); La Gerusalemme liberata, di Carlo Ludovico Bragaglia; I due crociati, parodia di Giuseppe Orlandini con Franco e Ciccio (1968).  Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus, Laurea poetica (postuma) nastrino per uniforme ordinariaLaurea poetica (postuma) — Roma, 1595  Biografie Giovan Pietro D'Alessandro, Vita di Torquato Tasso (1604), ed. da C. Gigante, in «Giornale storico della Letteratura Italiana», Giovan Battista Manso, Vita di Torquato Tasso, B. Basile, Roma, Salerno Editrice, 1995 Pier Antonio Serassi, La vita di Torquato Tasso, Bergamo, Stamp. Locatelli, 1790², 2 to. Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895, 3 voll. Luigi Tonelli, Tasso, Torino, Paravia, Giulio Natali, Torquato Tasso, Roma, Tariffi, Capitoli di storie letterarie Ettore Bonora, in Storia della letteratura italiana, dir. E. Cecchi e N. Sapegno, Milano, Garzanti, Marziano Guglielminetti, in Storia della civiltà letteraria italiana, dir. G. Barberi Squarotti, Torino, Utet, Guido Baldassarri, in Storia generale della letteratura italiana, N. Borsellino e W. Pedullà,  V. L'età della Controriforma. Il tardo Cinquecento, Milano, Motta,. Monografie: Francesco Falco, Dottrine filosofiche di Torquato Tasso, Lucca, Serchio, 1895. Felice Vismara, L'animo di Torquato Tasso rispecchiato ne' suoi scritti, Milano, Hoepli, 1895. Giuseppe Bianchini, Il pensiero filosofico di Torquato Tasso, Verona, Drucker, Augusto Sainati, La lirica di Torquato Tasso, Pisa, Nistri, 1912. Eugenio Donadoni, Tasso, Venezia, La Nuova Italia, Giovanni Getto, Interpretazione del Tasso, Napoli, ESI, 1966. Mario Fubini, La poesia del Tasso, in Studi sulla letteratura del Rinascimento, Firenze, La Nuova Italia, Walter Moretti, Torquato Tasso, Roma-Bari, Laterza, Arnaldo Di Benedetto, Con e intorno a Torquato Tasso, Napoli, Liguori, Franco Fortini, Dialoghi col Tasso, Torino, Bollati Boringhieri,  «Nel mondo mutabile e leggiero» Torquato Tasso e la cultura del suo tempo, Pasquale Sabbatino, Dante Della Terza, Giuseppina Scognamiglio, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno Editrice, 2007. Edizioni Aminta, B. T. Sozzi, in T. Tasso, Opere, Torino, UTET, Appendice alle opere in prosa, A. Solerti, Firenze, Successori Le Monnier, 1892. Dialoghi, E. Raimondi, Firenze, Sansoni («Autori classici e Documenti di lingua pubblicati dall'Accademia della Crusca»), Discorsi dell'arte poetica e del poema eroico, L. Poma, Bari, Laterza («Scrittori d'Italia»), Discorso della virtù feminile e donnesca, M.L. Doglio, Palermo, Sellerio, 1997. Gerusalemme conquistata, L. Bonfigli, Bari, Laterza («Scrittori d'Italia»), Gerusalemme conquistata. Ms. Vind. Lat. 72 della Biblioteca Nazionale di Napoli, C. Gigante, Alessandria, Edizioni dell'Orso, . Gerusalemme liberata, L. Caretti, Milano, Mondadori («I Meridiani»). Giudicio sovra la ‘Gerusalemme' riformata, C. Gigante, Roma, Salerno Editrice («Testi e documenti di letteratura e di lingua», Il Gierusalemme, L. Caretti, Parma, Zara («Le parole ritrovate», 8),Il Monte Oliveto, A. M. Lagomarzini, in «Studi tassiani», Il Re Torrismondo, V. Martignoni, Parma-[Milano], Guanda-Fondazione Pietro Bembo («Biblioteca di scrittori italiani»), 1993. Intrichi d'amore, E. Malato, Roma, Salerno Editrice («Testi e documenti di letteratura e di lingua», I), 1976. Le Lettere di T. T. disposte per ordine di tempo ed illustrate da C. Guasti, Firenze, Le Monnier, Le prose diverse, C. Guasti, 2 voll., Firenze, Le Monnier, 1875. Le Rime, B. Basile, 2 voll., Roma, Salerno Editrice, 1994. Le Rime, edizione critica su i manoscritti e le antiche stampe A. Solerti, Bologna, Romagnoli-Dall'Acqua,Lettere poetiche, C. Molinari, Parma-[Milano], Guanda-Fondazione Pietro Bembo («Biblioteca di scrittori italiani»), 1995. Mondo creato, G. Petrocchi, Firenze, Le Monnier. Opere minori in versi, A. Solerti, Bologna, Zanichelli, Prose, E. Mazzali, Milano-Napoli, Ricciardi, Rinaldo, L. Bonfigli, Bari, Laterza («Scrittori d'Italia»), 1936. Risposta di Roma a Plutarco, E. Russo, commento di E. Russo e C. Gigante, Torino, RES, Teatro, M. Guglielminetti, Milano, Garzanti, Risposta di Roma a Plutarco e Marginalia, Paola Volpe Cacciatore, Roma, ESL, Studi critici Sulla vita di Tasso e sulla fortuna Arnaldo Di Benedetto, «La sua vita stessa è una poesia»: sul mito romantico di Torquato Tasso, in Dal tramonto dei Lumi al Romanticismo. Valutazioni, Modena, Mucchi,  Maria Luisa Doglio, Origini e icone del mito di Torquato Tasso, Roma, Bulzoni, 2002. Anderson Magalhães, «Uno scrittore di cose secrete»: la fortuna de Il Secretario di Torquato Tasso fra Italia e Francia, in «Il Segretario è come un angelo». Trattati, raccolte epistolari, vite paradigmatiche, ovvero come essere un buon segretario nel Rinascimento, Atti del XIV Convegno Internazionale di Studio organizzato dal Gruppo di Studio sul Cinquecento francese, Verona, Rosanna Gorris Camos, Fasano, Schena, Umberto Lorenzetti, Cristina Belli Montanari, L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Tradizione e rinnovamento all'alba del Terzo Millennio, Fano (PU), settembre . Sulle Rime Arnaldo Di Benedetto, Fra petrarchismo e Barocco: le «Rime» di Torquato Tasso, «A me versato il mio dolor sia tutto», Lo sguardo di Armida (Un'icona della «Gerusalemme liberata»), Per un anonimo in meno: l'autore del dialogo «Il Tasso», in Tra Rinascimento e Barocco. Dal petrarchismo a Torquato Tasso, Firenze, Società Editrice Fiorentina, Massimo Colella, «Parmi ne’ sogni di veder Diana». Emersioni seleniche nelle Rime di Torquato Tasso, in «Griseldaonline», 1Sull'«Aminta» Mario Fubini, L'«Aminta»: intermezzo alla tragedia della «Liberata», in Studi sulla letteratura del Rinascimento, cMaria Grazia Accorsi, «Aminta»: ritorno a Saturno, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998. Arnaldo Di Benedetto, Il sorriso dell'«Aminta», in «Giornale storico della letteratura italiana», Arnaldo Di Benedetto, Tasso, Haller, Ungaretti, in «Studi tassiani», Sui Dialoghi Arnaldo Di Benedetto, Torquato Tasso, «Il padre di famiglia», in L'«incipit» e la tradizione letteraria italiana. Dal Trecento al tardo Cinquecento, Pasquale Guaragnella e Stefania De Toma, Lecce-Brescia, Pensa MultiMedia,  Angelo Chiarelli, «Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione de «Il Costante overo de la clemenza» di Tasso, in «Filologia e Critica», Angelo Chiarelli, Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa tassiana, in «La Rassegna della letteratura italiana»,  Raimondi Ezio, Il Problema Filologico e Letterario dei Dialoghi di T. Tasso, in Rinascimento Inquieto, Einaudi, Torino. Bozzola Sergio, «Questo quasi arringo del ragionare». La Tecnica dei «Dialoghi» Tassiani, in «Italianistica, Rivista di Letteratura Italiana», Baldassarri Guido, L’arte del dialogo in Torquato Tasso, in «Studi Tassiani»,  Guido Armellini e Adriano Colombo, Torquato TassoL'uomo, in Letteratura italianaGuida storica: Dal Duecento al Cinquecento, Zanichelli Editore, Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e l'interpretazione, Palumbo, L. Tonelli, Tasso, Torino 193540  Lettere di Torquato Tasso, Firenze, Le Monnier,  L. Tonelli, cit.42  G. Natali, Torquato Tasso, Roma, G. Natali, cit.,  14-16  A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino. Altri pensano invece che queste sperimentazioni risalgano al periodo patavino o addirittura a quello bolognese.  G. Natali, cit.,   Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e l'interpretazione, Palumbo, G. Natali, cG. Natali, cit.20  L. Tonelli, cit.68  G. Natali,  L. Tonelli, cit.60  E. Durante, A. Martellotti, «Giovinetta Peregrina». La vera storia di Laura Peperara e Torquato Tasso, Firenze, Olschki,   W. Moretti, Torquato Tasso, Roma-Bari 198110  Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria, Dal testo alla storia. Dalla storia al testo, Milano: Paravia,  L. Tonelli, cit.,  72-73; il rapporto amoroso è stato ipotizzato in particolare da Angelo de Gubernatis in T. Tasso, Roma, Tipografia popolare, 1908  L. Tonelli, cit.82  Lettere, cit., I22  L. Tonelli, cit.89  L. Tonelli, cit.,  99-100  Lettere, cit., I49  Secondo Maria Luisa Doglio la data non è casuale e si inserirebbe nella tradizione petrarchesca. Petrarca avrebbe infatti visto per l'unica volta Laura il 6 aprile 1327; cfr. M. L. Doglio, Origini e icone del mito di Torquato Tasso, Roma 200221  Lettere, cit., I61  Lettere, cit., I67  Lettere, cit., I114  Si tratta di un'epistola al Gonzaga del luglio 1575; Lettere, cit., I103  L. Tonelli117  S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario, Milano, Principato, 1996,  2/A367  L. Tonelli, cit.,  94-95  Lettere, cit, I141  Si trattava comunque di uno stipendio oggettivamente basso, che a una persona comune avrebbe garantito a stento la sopravvivenza; L. Tonelli, cit.172  Lettere, L. Chiappini, Gli Estensi, Milano, Dall'Oglio, A. Solerti, cA. Solerti, cit., II,  120-121  A. Solerti, cit., II124  L. Tonelli, cit.176  G. B. Manso, Vita del Tasso, in Opere del Tasso, Firenze, 1724,  IXXVIII  M. Vattasso, Di un gruppo sconosciuto di preziosi codici tasseschi, Torino, 192519  M. Vattasso, cit.8  A. Solerti, cit., II139  L. Tonelli, c M. L. Doglio, cit.23  I. De Bernardi, F. Lanza, G. Barbero, Letteratura Italiana,  2, SEI, Torino, 1987  Lettere, cit., I298  Lettere, cit., I299  A. Solerti, cit., II143; così scrive al cardinale Luigi un suo informatore il 14 marzo  L. Tonelli, cit.182  Lettere, cit., II89  L. Tonelli, cit.187  A. Solerti, cit., I,  313-314  T. Tasso, Lettere, Cesare Guasti, Napoli, Rondinella,  A. Corradi, Delle infermità di Torquato Tasso, Regio Instituto Lombardo548  L. Tonelli, cit.,  118-119  M. L. Doglio, cit.,  41 e ss.  Opere di Torquato Tasso, Firenze, Tartini e Franchi, 1724,  V412  L. Tonelli, cit.,  207-211  Infarinato era il nome accademico assunto dal Salviati  Tra parentesi sono indicate le date di pubblicazione  L. Tonelli, cit.216  Opere, cit., II276  Tra parentesi si indicano due date, quella di composizione e quella di pubblicazione  Lettere, cit., II56  La prima versione di quelli che saranno Gli intrichi d'amore non ci è pervenuta  L. Tonelli, cit.238  L. Tonelli, F. D'Ovidio, Saggi critici, Napoli, Morano, Non fu più tenero il Solerti; cfr. op. cit., I475  L. Chiappini, cit303  L. Tonelli, cit.188  L.Tonelli,  247-248  A. Solerti, cit., II,  277 e ss.  Lettere, cit., IV,  8-9  L. Tonelli, cit.,  266-267  Lettere, cit., IV55  L. Tonelli, cit.,  270-273  G. Mazzoni, Del Monte Oliveto e del Mondo creato di Torquato Tasso, in Opere minori in versi di Torquato Tasso, Bologna, Zanichelli, IIXI  E. Donadoni, Torquato Tasso, Firenze, Battistelli,  G. B. Manso, Vita di T. Tasso, in Opere di Torquato Tasso, Firenze 1724, cit.,  XLVI-XLVII  Lettere, cit., IV, p.152  Così al Costantini; Lettere, cit., IV149  Lettere, IV180  L. Tonelli, cit.275  Passo riportato in A. Solerti, cit., II323  A. Solerti, cit., II326  L. Tonelli, cit.276  Lettere, cit., IV265  Lettere, cit., IV,  296-297  Lettere, cit., IV334  Lettere, cit., IV333: "A niuno sono più obligato che a Vostra Eccellenza, ed a niuno vorrei essere maggiormente; perché è cosa da animo grato l'esser capace de le grazie e de gli oblighi. Laonde non ho voluto più lungamente ricusare il secondo suo dono di cento scudi, bench'io non abbia mostrato ancora alcuna gratitudine del primo; ma la conservo ne l'animo, e ne le scritture: e ne l'uno sarà forse eterna, e ne l'altre durerà tanto, quanto la memoria de le mie fatiche. Niuno de' presenti o de' posteri saprà chi mi sia, che non sappia insieme quant'io sia debitore a la cortesia di Vostra Eccellenza, ed a la sua liberalità; con la quale supera tutti coloro che possono superar la fortuna." Così scrive il Tasso al marchese Giovanni Ventimiglia da Firenze nella primavera del 1590. Soltanto nello stesso 1590, il Tasso dedicherà al marchese due composizioni encomiastiche, non portando però a compimento il promessogli poema Tancredi normando.  Lettera a Scipione Gonzaga, Lettere. E. Rossi, Il Tasso in Campidoglio, in Cultura, aprile-giugno 1933,  310-311  Lettere, cit., V6  L. Tonelli, cit.278  Lettere, cit., V62  L. Tonelli, cit.,  278-279  C. Cipolla, Le fonti storiche della «Genealogia di Casa Gonzaga», in Opere minori in versi di Torquato Tasso, cit.,  I  L. Tonelli, cit.281  G. B. Manso, cit.LXVI  L.Tonelli, cit.,  282-283  L. Tonelli, cit.284  E. Rossi, c A. Solerti, cit.,  II  Lettere, cit., V194  Lettere, cit., V200  Lettera ad Antonio Costantini, in Lettere, cit., V203  Lettera di Maurizio Cataneo a Ercole Tasso, 29 aprile 1595; A. Solerti, cit., II363  Lettera di monsignor Quarenghi a Giovan Battista Strozzi, 28 aprile 1595; A. Solerti, cit., II361   Almanach du gotha, de J.-H. de Randeck, Les plus anciennes familles du monde: répertoire encyclopédique des 1.400 plus anciennes familles du monde, encore existantes, originaires d'Europe,   de Karl Hopf, Historisch-genealogischer Atlas: Seit Christi Geburt bis auf unsere Zeit433.   de A. M. H. J. Stokvis, Manuel d'histoire: Les états de Europe et leurs colonies, 1893.  de Pierantonio Serassi, La vita de Torquato Tasso8.  de Niccolò Morelli di Gregorio, Della vita di Torquato Tasso7.  de Pierantonio Serassi, La vita di Torquato Tasso10.  (DE) de Karl Hopf, Historisch-genealogischer Atlas: Seit Christi Geburt bis auf unsere Zeit434.   de Heinrich Léo Dochez, Histoire d'Italie pendant le Moyen-âge125.  T. Tasso, Discorsi dell'arte poetica, I, 12 in Le prose diverse di Torquato Tasso (C. Guasti), Firenze, Le Monnier, 1875  Discorsi dell'arte poetica, cit., I, 15  A. Solerti, cit, I556; F. D'Ovidio, Saggi critici, Napoli, Morano, U. Renda, Il Torrismondo di Torquato Tasso e la tecnica tragica nel Cinquecento, Teramo, E. Donadoni, cit.,  II,  91-92  G. Carducci, Il Torrismondo, testo premesso all'ed. Solerti delle Opere minori in versi di Torquato Tasso, cit.,  LXXXIV  L. Tonelli, cit.253  Torquato Tasso, Risposta di Roma a Plutarco, Res, 2007,  978-88-85323-53-7. 12 agosto .  Risposta di Roma a Plutarco e marginalia | Edizioni di Storia e Letteratura, su storiaeletteratura. 12 agosto  12 agosto ). Angelo Chiarelli, Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa tassiana, in «La Rassegna della letteratura italiana», ,  121, n°1,  34-43.. 12 agosto . «Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione de «Il Costante overo de la clemenza» di Tasso, in «Filologia e Critica», a. XLI, 2 ,  257-70.pdf . 12 agosto .  Sul muro esterno della Chiesa di S. Onofrio, a Roma, una tavola con iscrizione tedesca ricorda il soggiorno di Goethe e l'ispirazione che lo portò a scrivere il dramma, dopo aver veduto la tomba del poeta custodita all'interno dell'edificio sacro  Ad Angelo Mai, v. 124  G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla storia al testo, Milano, Paravia, 2001,  3/A570  S. E. Failla, Ante Musicam Musica. Torquato Tasso nell'Ottocento musicale italiano, Acireale-Roma, Bonanno, Emersioni seleniche nelle Rime di Torquato Tasso | Massimo Colella | Griselda Online, su griseldaonline. 2Torquato Tasso, commedia goldoniana Torquato Tasso, dramma di Goethe (1790) Torquato Tasso, opera di Gaetano Donizetti Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, dalle Operette morali di Giacomo Leopardi Thurn und Taxis, ramo austriaco della famiglia Tasso di Bergamo, fondatori delle prime poste europee Museo tassiano, museo dedicato a Torquato Tasso Accademia dei Catenati Cella del Tasso, attuale ubicazione a Ferrara. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Torquato Tasso, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Torquato Tasso, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Torquato Tasso, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere di Torquato Tasso, su Liber Liber.  Opere di Torquato Tasso, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Torquato Tasso, . Opere Progetto Gutenberg. LibriVox. Torquato Tasso, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Spartiti o libretti di Torquato Tasso, su International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC. Torquato Tasso, su Internet Movie Database, IMDb.com.  Torquato Tasso Testi completi e cronologia delle opere. Opere integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Opere di Torquato Tasso, testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Due segregazioni: il Cantico spirituale di Giovanni della Croce e Il Re Torrismondo di Torquato Tasso, su midesa. 2 luglio 2009 19 maggio ). Opere di Torquato Tasso colle controversie sulla Gerusalemme poste in migliore ordine, ricorrette sull'edizione fiorentina, ed. illustrate dal professore Gio. Rosini, Pisa, presso Niccolò Capurro, Le lettere di Torquato Tasso disposte per ordine di tempo e illustrate da Cesare Giusti, 5 voll., Firenze, Felice Le Monnier, I dialoghi, Cesare Guasti, Firenze, Felice Le Monnier, Le rime di Torquato Tasso. Edizione critica su i manoscritti e le antiche stampe Angelo Solerti, 4 voll., Bologna, presso Romagnoli-Dall'Acqua, Opere di Torquato Tasso.

 

TELESIO. (Cosenza). Filosofo. Pilosopher whose empiricism influences Francis Bacon and Galileo. Telesio studies in Padova, where he completed his doctorate,  and practiced philosophy in Naples and Cosenza without holding any academic position. His major oeuvre, “De rerum natura iuxta propria principia,” contains an attempt to interpret nature on the basis of its own principles, which Telesio identifies with the two incorporeal active forces of heat and cold, and the corporeal and passive physical substratum. As the two active forces permeate all of nature and are endowed with sensation, Telesio argues that all of nature possesses some degree of sensation. Human beings share with animals a material substance produced by heat and coming into existence with the body, called spirit. They are also given a mind by God. Telesio knew various interpretations of Aristotle. However, Telesio  broke with foreign exegeses, criticizing Aristotle’s Physics and claiming that nature is investigated better by the senses than by the intellect. Mentre le sue teorie naturali sono state successivamente smentite, la sua enfasi sull'osservazione fece il "primo dei moderni" che alla fine hanno sviluppato il metodo scientifico.  Telesio è nato da genitori nobili in Cosenza , una città in Calabria, Italia meridionale. È stato istruito a Milano dallo zio, Antonio, lui stesso uno studioso e poeta di eminenza, e poi a Roma e Padova . I suoi studi hanno incluso tutta la vasta gamma di argomenti, classici , scienza e filosofia, che costituivano il curriculum degli rinascimentali sapienti. Così equipaggiata, ha iniziato il suo attacco sul aristotelismo medievale che poi fiorì a Padova e Bologna . Nel 1553 si sposò e si stabilì a Cosenza, diventando il fondatore dell'Accademia Cosentina . Per un certo periodo ha vissuto nella casa di Alfonso III Carafa , duca di Nocera. La sua grande opera “Sulla natura delle cose secondo i loro propri principi,” seguito da un gran numero di opere scientifiche e filosofiche di importanza sussidiaria. Le opinioni eterodosse, che ha mantenuto suscitato l'ira della Chiesa per conto del suo amato aristotelismo , e poco tempo dopo la sua morte i suoi libri sono stati immessi sul Index.  Steepto  Teoria della materia, calore e freddo Invece di postulare materia e forma, si basa l'esistenza sulla materia e la forza. Questa forza ha due elementi opposti: calore, che si espande, e fredde, che i contratti. Questi due processi rappresentano tutte le diverse forme e tipi di esistenza, mentre la massa su cui opera la forza rimane la stessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che ogni cosa separata sviluppa in sé e per sé conformemente alla sua natura e allo stesso tempo il suo moto avvantaggia il resto. I difetti evidenti di questa teoria, (1) che solo i sensi possono non comprendere materia stessa, (2) che non è chiaro come la molteplicità dei fenomeni potrebbe derivare da queste due forze, pensato non è meno convincente di Aristotles caldo / freddo , secca spiegazione / umido, e (3) che ha addotto alcuna prova per dimostrare l'esistenza di queste due forze, sono stati sottolineato a suo tempo da suoi allievi, Patrizzi .  Inoltre, la sua teoria della terra fredda a riposo e il sole caldo in moto era destinato a confutazione per mano di Copernico . Allo stesso tempo, la teoria era sufficientemente coerente per fare una grande impressione sul pensiero italiano. Va ricordato, però, che la sua obliterazione di una distinzione tra superlunar e fisica sublunare era certamente abbastanza preveggente anche se non riconosciuto dai suoi successori come particolarmente degno di nota. Quando Telesio ha continuato a spiegare la relazione tra mente e materia, era ancora più eterodossa. Forze materiali sono, per ipotesi, in grado di sentire; questione deve anche essere stato fin dal primo dotato di coscienza. Per la coscienza esiste, e non avrebbe potuto essere sviluppato dal nulla. Questo lo porta a una forma di ilozoismo . Anche in questo caso, l'anima è influenzato dalle condizioni materiali; di conseguenza, l'anima deve avere un esistenza materiale. Ha inoltre dichiarato che tutta la conoscenza è sensazione ( "non-ratione sensu sed") e che l'intelligenza è, quindi, un agglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa, però, riesce a spiegare come solo i sensi possono percepire la differenza e identità.  Alla fine del suo schema, probabilmente in ossequio alla teologiche pregiudizi, ha aggiunto un elemento che era completamente estraneo, vale a dire, un impulso più alto, un'anima sovrapposta da Dio, in virtù della quale ci sforziamo di là del mondo sensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente nuovo, se visto nel contesto di Averroestic o tommasiana teoria percettiva.  L'intero sistema di Telesio mostra lacune nella sua tesi, e l'ignoranza dei fatti, ma allo stesso tempo è un precursore di tutte le successive dell'empirismo , scientifico e filosofico, e segna chiaramente il periodo di transizione da autorità e la ragione di sperimentare e individuale responsabilità. Il ricorso a dati sensoriali  Statua di Bernardino Telesio in Piazza XV Marzo, Cosenza Telesio era il capo del grande movimento italiano del sud, che ha protestato contro l'autorità accettata della ragione astratta e semina i semi da cui spuntavano i metodi scientifici di Tommaso Campanella e Giordano Bruno , di Francis Bacon e René Descartes , con i loro risultati ampiamente divergenti. Egli, quindi, ha abbandonato la sfera puramente intellettuale e ha proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi, dai quali ha ricoperto che tutta la vera conoscenza viene veramente (la sua teoria della percezione sensoriale era essenzialmente una rielaborazione della teoria di Aristotele dal De anima ).  Telesio scrive all'inizio del Proemio del primo libro della terza edizione del De Rerum Natura Iuxta propria principia Libri Ix ... "che la costruzione del mondo e la grandezza dei corpi in esso contenuti, e la natura del mondo, è da ricercare non dalla ragione, come è stato fatto dagli antichi, ma è da intendersi per mezzo di osservazione." ( Mundi constructionem, corporumque in eo contentorum magnitudinem, naturamque non ratione, quod antiquioribus factum est, inquirendam, sed sensu percipiendam. ) Questa affermazione, che si trova sulla prima pagina, riassume ciò che molti studiosi moderni hanno generalmente considerato filosofia telesiana, e spesso sembra che molti non leggere oltre per nella pagina successiva si imposta il suo caldo teoria / freddo della materia informata, una teoria che non è chiaramente informato dalla nostra idea moderna di osservazione. Per Telesio, l'osservazione ( sensu percipiendam ) è un processo mentale molto più grande di una semplice registrazione dei dati, l'osservazione comprende anche il pensiero analogico.  Anche se Francis Bacon è generalmente accreditato al giorno d'oggi, con la codificazione di un induttiva metodo che sottoscrive pienamente l'osservazione come procedura primaria per l'acquisizione di conoscenze, non era certamente il primo a suggerire che la percezione sensoriale dovrebbe essere la fonte primaria per la conoscenza. Tra i filosofi naturali del Rinascimento, questo onore è generalmente conferito a Telesio. Bacone si riconosce Telesio come "il primo dei moderni" ( De Telesio autem bene sentimus, atque eum ut amantem veritatis, e Scientiis utilem, e nonnullorum Placitorum emendatorem & novorum hominum primum agnoscimus. , Da Bacon De principiis atque originibus ) per mettere l'osservazione di sopra di tutti gli altri metodi di acquisizione delle conoscenze sul mondo naturale. Questa frase spesso citata da Bacon, però, è fuorviante, perché semplifica eccessivamente e travisa l'opinione di Bacone di Telesio. La maggior parte del saggio di Bacon è un attacco a Telesio e questa frase, invariabilmente fuori contesto, ha facilitato un malinteso generale della filosofia naturale telesiana dando ad essa un timbro baconiana di approvazione, che era lontano dalle intenzioni originali di Bacon. Bacone vede in Telesio un alleato nella lotta contro l'antica autorità, ma ha poco positivo da dire su specifiche teorie di Telesio.  Ciò che forse colpisce di più De Rerum Natura è il tentativo di Telesio di meccanizzare il più possibile. Telesio si sforza di spiegare tutto chiaramente in termini di materia informati dalla calda e fredda e per mantenere i suoi argomenti il più semplice possibile. Quando i suoi colloqui si rivolgono agli esseri umani che introduce un istinto di auto-conservazione per spiegare le loro motivazioni. E quando discute la mente umana e la sua capacità di ragionare in astratto su argomenti immateriali e divine, aggiunge un'anima. Per senza anima, tutto il pensiero, dal suo ragionamento, sarebbe limitato alle cose materiali. Ciò renderebbe Dio impensabile e chiaramente questo non era il caso, per l'osservazione dimostra che la gente pensa di Dio.  Telesii, Bernardini, De Rerum Natura Iuxta Propia Principii, Libri IX . Horatium Saluianum, Napoli. Oltre a De Rerum Natura , ha scritto:  de Somno De la quae in aere fiunt de Mari De cometis et Circulo Lactea respirationis De USU. Gli appunti Riferimenti Neil C. Van Deusen, Telesio: primo dei moderni (New York) link esterno  Wikimedia Commons ha mezzi relativi a Bernardino Telesio . Stanford Encyclopedia of Philosophy entry De La sua, Quae in aere Sunt, & de Terraemotibuspiena facsimile digitale a Linda Hall Library. Refs.: Luigi Speranza, “Telesio e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia..

 

TESSITORE. (Napoli). Filosofo.  Grice: “If there’s Oxonian dialectic and Athenian dialectic, there is, to follow Fulvio Tessitore, the ‘scuola napoletana.’” Si è laureato in giurisprudenza (la sua tesi ricevette dignità di stampa) presso l'Università degli Studi di Napoli, allievo di Pietro Piovani. -- è libero docente "per meriti eccezionali" in Filosofia del diritto; l'anno successivo diventa Professore. Ha dapprima insegnato, dal 1965 al 1975, Storia delle dottrine politiche; quindi, dal 1975 in poi, Storia della filosofia. È stato preside della Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Salerno dal 1968 al 1973. Dal 1978 al 1993 è stato preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli, della quale è stato anche rettore dal 1993 al 2001.  Dal dicembre del 1983 è socio dell'Accademia dell'Arcadia col nome di Echione Cineriano. È inoltre socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre accademie nazionali italiane e straniere. È professore emerito della Facultad de Humanidades dell'Università Centrale del Venezuela, con sede a Caracas, e professore onorario della Università dell'Avana (Cuba). Ha tenuto lezioni nelle Düsseldorf, Erlangen-Nürnberg (Norimberga), Braunschweig, Valencia, Halle-Wittenberg, Salamanca, Siviglia e molte altre. Ha diretto il Centro di studi vichiani del CNR dal 1970 al 1995 ed oggi fa parte del Consiglio scientifico dello stesso Centro.  È presidente della Fondazione Pietro Piovani per gli studi vichiani e del Consorzio interuniversitario "Civiltà del Mediterraneo". È presidente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Internazionale D'Amato onlus. È socio onorario dell'Istituto per l'Oriente “Carlo Alfonso Nallino” di Roma. È vicepresidente della Fondazione "Guido e Roberto Cortese". Siede inoltre nel Consiglio Direttivo dell'Istituto italiano per gli studi storici fondato da Benedetto Croce. È stato componente del Consiglio Scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. È stato componente, dal 1989 al 1997, del Consiglio Universitario Nazionale, in cui è stato presidente del Comitato di Lettere, Lingue e Magistero (fino al 1993). È stato vice presidente della Fondazione Teatro di San Carlo, componente del Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli dal 2000 al 2006, del Consiglio direttivo dal 1997 al 1998 e vice presidente dal 1999 al 2000 della CRUI, la Conferenza permanente dei Rettori delle Università italiane.  È Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica. È stato senatore della Repubblica italiana nella XIV legislatura (dal 30 maggio 2001 al 27 aprile 2006) nelle file dei Democratici di SinistraL'Ulivo e deputato nella XV Legislatura (dall'aprile 2006 all'aprile 2008) nelle file del L'Ulivo. È medaglia d'oro della Scuola dell'arte e della cultura (1983) e della Scienza e della cultura (1996). È autore di una vastissima  di oltre 1500 titoli, tra i quali 26 volumi, ai quali sono stati assegnati numerosi premi.  Opere principali Aspetti del pensiero neoguelfo napoletano dopo il 1860, Morano, Napoli, Crisi e trasformazioni dello Stato. Ricerche sul pensiero giuspubblicistico italiano tra 800 e 900, I ed. Morano, Napoli, III ed. Giuffrè, Milano, 1988 I fondamenti della filosofia politica di Wilhelm von Humboldt, Morano, Napoli, 1965. Stampato in una nuova edizione nel  per Liguori editore, con un saggio di Claudio Cesa e con la  aggiornata dei lavori di Fulvio Tessitore su W. von Humboldt Friedrich Meinecke storico delle idee, Le Monnier, Firenze,Profilo dello storicismo politico, UTET, Torino (traduzione spagnola 1993) Introduzione allo storicismo, Laterza, Roma-Bari, 1991, (V ed. ) Introduzione a Meinecke, Laterza, Roma-Bari, 1998 Filosofia, storia e politica in Vincenzo Cuoco, Marco, Lungro (CS), Contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, Nuovi contributi alla storia e alla Teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e letteratura, Roma  (II rist. 2004) Altri contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2007, Kritischer Historismus, Böhlau, KölnWeimarWien, 2005. Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale Superiore, Pisa, 2008 (trad. spagnola, Barcellona). Contributi alla storiografia arabo-islamica tra Otto e Novecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (III rist. 2008) Ultimi contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, voll. 3, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma . La mia Napoli. Frammenti di ricordi e di pensieri, Grimaldi, Napoli, 1998. Letture quotidiane (voll. 7), Editoriale scientifica, Napoli, 1988-, che raccolgono articoli di giornali quotidiani. Trittico Anti-hegeliano da Diltehy a Weber. Contributo alla teoria dello storicismo, con una nora introduttiva di E. Massimilla, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma,  Da Cuoco a Weber. Contributi alla storia dello storicismo, 2 voll., con una nota introduttiva di D. Conte, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, . Ha fondato e dirige i seguenti periodici scientifici:  Bollettino del Centro di Studi Vichiani, diretto con G. Giarrizzo e G. Cacciatore, e (dal ) con G. Cacciatore, E. Nuzzo e M. Sanna. Archivio di Storia della Cultura, diretto dal  con D. Conte e E. Massimilla. Civiltà del Mediterraneo: I serie, diretta con G. Galasso e S. Moscati; II serie 2002 …, diretta con F. Lomonaco. Una biografia  , su pontaniana.unina. 18 settembre . Curriculum su filosofia.unina. Tessitóre, Fulvio, in Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

TESTA. (Borgonovo Val Tidone). Filosofo. Nasce nella nobile famiglia Testa dal giudice Giuseppe e dalla madre N.D. Vittoria Brigidini. Viene battezzato nella Chiesa della Collegiata  alla presenza dei genitori e del conte Andrea Arcelli, padrino e parente di Alfonso. Fu Sacerdote, rifiutò la cattedra filosofica a Pisa  e preferì lavorare a Parma, divenendone presidente dell'area filosofica.  Fu deputato al Parlamento Sabaudo. Alfonso Testa. Storia di un povero pretazzuolo di Fausto Chiesa, pubblicato dalla Lir (Libreria internazionale Romagnosi) di Piacenza  Alfonso Testa, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Alfonso Testa, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Alfonso Testa, su storia.camera, Camera dei deputati.

 

THAULERO. (Roma). Filosofo. Abruzzese, figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio teramano, e di donna Maria Clemente. Conseguì la maturità classica al Liceo "Massimo" di Roma. Si iscrisse nel 1948 alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università "La Sapienza" di Roma, dove si laureò a pieni voti con una tesi in Filosofia del Diritto, Una metodologia cristiana del diritto, relatore Giorgio Del Vecchio e ottenne il Diploma di perfezionamento con lode in Filosofia del Diritto nella Scuola di Perfezionamento di Filosofia del Diritto dell'Roma, con la tesi La fictio juris in Bartolo da Sassoferrato, relatore Widar Cesarini Sforza.  Assistente volontario di Giacomo Perticone, ordinario di Storia contemporanea a Scienze politiche, usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung che gli consentì lunghe permanenze di studi in Germania per approfondire i suoi studi sulla problematica dei valori.  Luigi Sturzo gli affidò insieme a Mario d'Addio la direzione del Bollettino di Sociologia, poi divenuto nel 1956 la rivista Sociologia, divenendo uno dei maggiori collaboratori dell'Istituto creato dal fondatore del Partito Popolare Italiano. Inviato al terzo Congresso Mondiale di Sociologia di Amsterdam (1956), fu fra i fondatori della Società Italiana di Scienze Sociali.  Conseguì nel 1965 la libera docenza in Filosofia Morale e ricoprì vari incarichi presso il Magistero e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Salerno. Vinse il concorso a cattedra per Filosofia Morale del Magistero di Salerno.  Morì in un incidente automobilistico insieme alle figlie Maria Gabriella e Maria Elisabeth.  Gli è stata intitolata la scuola elementare di Cologna Spiaggia (Roseto degli Abruzzi).  Opere Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, Giuffré, Milano, Seconda attesa, Neri Pozza, Vicenza (edizione postuma). Il mare ha voce, ha voce il vento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (edizione postuma). Opera omnia di Vincenzo Filippone-Thaulero: Volume I, Il darsi dell'Origine nell'esperienza sociale e religiosa, V. Filippone-Thaulero, R. Pezzimenti, V. Di Marco, Studium Edizioni, Roma  Saggi e articoli Il terzo Congresso Mondiale di Sociologia (Amsterdam6), in Bollettino di Sociologia dell'Istituto Luigi Sturzo,  Intorno al concetto di sociologia generale, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré, Milano, Il problema del risentimento in Max Scheler, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, N. 1, A. Giuffré, Milano, Scienze sociali e Sociologia, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, AnnoA. Giuffré, Mi-lano, La Sociologia storicista di L. Sturzo e alcuni riferimenti alle teorie sociologiche moderne, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré, Mi-lano, Razionalità e storia nella sociologia sturziana, in Civitas, L'autorità in Max Weber, in Sociologia, gennaio-dicembre, Il problema dell'autorità in Max Scheler, in Autorité et Liberté, Atti del IV Convegno di Cultura Europea, Bolzano, Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, in Rivista di Sociologia Anno I, N. 1, Roma Società e cultura nel pensiero di Max Scheler,  I, Giuffré, Milano, Conoscenza e sociologia, in Rivista di Sociologia, Appunti per la XXXVII settimana sociale dei cattolici d'Italia, in Rivista di Sociologia, Note sulla VIII Conferenza di sociologia religiosa, in Rivista di Sociologia, n. 7, maggio-agosto 1965. Cristianesimo e storia, in Rivista di Sociologia, Riflessioni su pregiudizio e religione, in Rivista di Sociologia,  Roma, Metafisica della scienza e sociologia, in Rivista di Sociologia, Roma, Analisi culturale ed ecumenismo, in Rivista di Sociologia, Roma, Religione e pregiudizio (in collaborazione con O. Klineberg, T. Tentori, F. Crespi), Cappelli, Bologna,  Il problema di un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia,  Il problema di un'antropologia filosofica, Guida, Napoli, Corso di lezioni ciclostilate, con la traduzione, in appendice, di un testo di Max Scheler). Religione e pregiudizioAnalisi di contenuto dei libri cattolici di insegnamento religioso in Italia e in Spagna, Cappelli, Bologna, Nota introduttiva a Nicolai Hartmann, Etica I, Fenomenologia dei costumi, in Esperienze, Osservazioni in margine ad una ricerca su pregiudizio e religione, in Rivista di sociologia, Società e cultura nel pensiero di Max Scheler,  II, Giuffré, Milano, Prospettive culturali e sociologiche dell'impegno sociale (Relazione tenuta alla Consulta dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù di Azione Cattolica). Un nuovo indirizzo storiografico nella analisi della struttura socioeconomica meridionale (Relazione tenuta in occasione del convegno Ignazio Rozzi e l'agricoltura meridionale, Teramo, promosso dal Centro di Studi Storici Abruzzo Teramano), in Rivista di Sociologia, Riflessione sull'Università televisiva, in Informazione Radio TV. Studi, documenti e notizie, Speciale Televisione e Istruzione, RAI, Sociologia ed esperienza religiosa e politica in Luigi Sturzo, in Ricerche di Storia sociale e religiosa. Discendente del Beato Johannes Thauler  Centro studi Filippone-Thaulero  Vincenzo Di Marco in occasione della pubblicazione de "Il darsi dell'origine nell'esperienza sociale e religiosa"  Il Tempo, V. Mathieu, Vincenzo Filippone-Thaulero, Salerno, G. De Rosa,Vincenzo Filippone-Thaulero in V. Filippone-Thaulero, Seconda Attesa, Vicenza, G. De Rosa, La storia che non passa: diario politico, Soveia Mannelli, G. Savarese, Presentazione in V. Filippone-Thaulero, Il mare ha voce, ha voce il vento, Roma, Centro studi Filippone-Thaulero, su centrostudifilipponethaulero.wordpress.com.

 

TILGHER. (Resìna). Filosofo. Nato da padre vetraio tedesco e madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e collaboratore di Ernesto Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed esponente del modernismo italiano), fino alla morte. Lavorò come bibliotecario all'Alessandrina e collaborò ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. Le sue principali opere sono: La crisi mondiale, Estetica, e La filosofia delle morali, nella quale delinea la sua originale visione individualistica. Collaborò al giornale satirico Il Becco giallo.  Fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi scritti antifascisti, la Stroncatura di Giovanni Gentile del 1925 che, soprattutto nell'ironico e irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda con l'eloquente frase, di ascendenza bruniana, «lo spaccio del bestione trionfante».  Operò anche come critico letterario e teatrale: fu tra i primi a notare l'originalità del teatro pirandelliano, nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime fascista .  In ambito filosofico, egli affermò che non esiste una scienza morale unica bensì una pluralità di morali che emergono da un fondo caotico in virtù di un'iniziativa che in parte è creatrice di valori e in parte effetto di coincidenze casuali, anche se fortunate. In Tilgher riaffiora il dualismo manicheo di bene e di male, ribelle a ogni composizione dialettica propria a ogni comodo, quanto illusorio e superficiale ottimismo. Considerò mitico, utopistico, il concetto del progresso che non considera come altrettanto reali "il regresso, la caduta e la colpa".  Nella nota Antologia dei Filosofi Italiani del dopoguerra, pubblicata nel 1937, oltre a suoi testi incluse brani tratti dalle opere di Antonio Aliotta, Ernesto Buonaiuti, Julius Evola, Piero Martinetti, Costanzo Mignone, Emilia Nobile, Giuseppe Rensi.  A Ercolano gli è stato intitolato l'Istituto d'Istruzione Superiore.  Opere Arte, Conoscenza e Realtà, Torino, Bocca, 1911 Teoria del Pragmatismo trascendentale, Torino, Bocca 1915 Filosofi antichi, Todi, Atanor, 1921 La crisi mondiale e Saggi di socialismo e marxismo, Bologna, Zanichelli, Voci del tempo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Relativisti contemporanei, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Studi sul Teatro contemporaneo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Ricognizioni, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, La scena e la vita, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1925 Lo Spaccio del Bestione trionfante. Stroncatura di Giovanni Gentile. Un libro per filosofi e non filosofi, Torino, Gobetti, con un saggio di Antimo Negri, La Mandragora, Prefazione di Gabriele Turi, Roma, Storia e Letteratura, La visione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Giordano,  Saggi di etica e di filosofia del diritto, Torino, Bocca, 1928 Homo faber, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, col titolo Storia del concetto di lavoro nella civiltà occidentale, Firenzelibri, 1983. La poesia dialettale napoletana, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Estetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Etica di Goethe, Roma, Maglione, Filosofi e Moralisti del Novecento, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Studi di poetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Cristo e Noi, Modena, Guanda, Critica dello Storicismo, Modena, Guanda,Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra, Modena, Guanda, Filosofia delle Morali, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Moralità. Punti di vista sulla vita e sull'uomo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere,Le orecchie dell'aquila. Studio sulle fonti dell'attualismo di Giovanni Gentile, Roma, Religio, La filosofia di Leopardi, Roma, Religio, Raoul Bruni, Torino, Aragno,  (con l'aggiunta di altri scritti leopardiani mai riuniti in volume),  Il casualismo critico, Roma, Bardi, Mistiche nuove e Mistiche antiche, Roma, Bardi, 1946 Tempo nostro, Roma, Bardi, 1946 Diario politico Liliana Scalero, Roma, Atlantica Editrice, 1946. Marxismo socialismo borghesia, Firenzelibri, Carteggio Croce-Tilgher, Alessandra Tarquini, Bologna, Il Mulino,  Pirandello, con testi di Antonio Gramsci, Pisa, Scuola Normale Superiore, Alberto Einstein, S. Trappetti e F. Secci, Dalia Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione, Adriano Tilgher, su Liber Liber, 6 marzo . 21 agosto .  Spaccio della bestia trionfante è un'opera del filosofo Giordano Bruno, costituita da tre dialoghi di argomento morale, pubblicata a Londra. Le bestie trionfanti sono i segni delle costellazioni celesti, rappresentate da animali: è necessario «spacciarle», ovvero cacciarle dal cielo in quanto rappresentano vecchi vizi che occorre sostituire con moderne virtù.  Adriano Tilgher  Una nota dell'OVRA su un presunto tentativo di contestare Pirandello nella tournée in Argentina "si riferisce una grave dichiarazione confidenziale fatta dal noto letterato antifascista Adriano Tilgher all'On. Bruno Cassinelli, dichiarazione che rileva non solo l'animosità biliosa del Tilgher contro Pirandello ma anche e soprattutto un piano prestabilito da oltre tre mesi da rinnegati contro degli italiani che si apprestano a far conoscere ai nostri connazionali in Argentina, le ultime novità letterarie degli autori italiani". Luigi Sedita, Pirandello, l'apolitico spiato, Belfagor, che riproduce la nota, sottolinea l'enfasi negativa con cui in essa si presenta il <<noto letterato antifascista Adriano Tilgher>> e con cui ci si sofferma "soprattutto sul suo perdurante <<odioso atteggiamento di sfida e di ribellione al fascismo>>. E significativo, alla luce degli studi di Canali, che il tramite tra la polizia politica e Adriano Tilgher sia stato l'on. Bruno Cassinelli (...) Cassinelli divenne amico di Pirandello che ne parla con deferenza in due lettere alla Abba del '33 e del '36".  Adriano Tilgher in Dizionario Biografico degli Italiani  Giuseppe Rensi , Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte, Napoli, Orthotes, Istituto d'Istruzione Superiore Adriano Tilgher, su adrianotilgher.edu. Gianni Grana, Tilgher critico, in , Letteratura italiana. I critici,  V, Marzorati, Milano; R. Laz., «TILGHER, Adriano», in Enciclopedia ItalianaII Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1949. il 6 dicembre . Livia Tilgher, Adriano Tilgher com'era, Napoli, Edizioni del delfino, 1978.  Ernesto Buonaiuti Modernismo teologico Manifesto degli intellettuali antifascisti Traccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Adriano Tilgher, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Adriano Tilgher, su Liber Liber.  Opere di Adriano Tilgher, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Adriano Tilgher.

 

TIMOSSI. (Genova). Filosofo. Ha compiuto i suoi studi presso l'Genova, dove ha conseguito la laurea in Filosofia. Ha svolto attività di ricerca e di insegnamento seminariale presso l'Ateneo genovese. I suoi principali interessi sono rivolti alle cosiddette "questioni di frontiera", che riguardano la filosofia, la teologia, la storia della scienza, l'epistemologia e la religione. In questo ambito, si propone di dimostrare la possibilità di una nuova metafisica cognitiva e in particolare di una rinnovata teologia naturale o filosofica che proceda dai rivoluzionari risultati e dalle conoscenze della scienza contemporanea.  È inoltre noto per i suoi studi critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha pubblicato uno dei manuali introduttivi più letti in Italia ("Imparare a ragionare. Un manuale di logica", Marietti).  Dal  è Presidente del Consiglio Scientifico della Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (con Presidente onorario il fisico Ugo Amaldi) e dal  membro del Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. È accademico corrispondente della Accademia Ligure di Scienze e Lettere.  Oltre a numerosi articoli su quotidiani e riviste specializzate, ha pubblicato saggi per case editrici di rilevanza nazionale.   Dio è possibile? Il problema dell'esistenza di un'Entità superiore, Padova, Muzzio, Dio e la scienza moderna. Il dilemma della prima mossa, Milano, A. Mondadori, Prove logiche dell'esistenza di Dio da Anselmo d'Aosta a Kurt Gödel. Storia critica dell'argomento ontologico, Milano, Marietti, L'illusione dell'ateismo. Perché la scienza non nega Dio, presentazione del cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo metropolita di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cinisello Balsamo, San Paolo,  Imparare a ragionare. Un manuale di logica, Milano, Marietti, Decidere di credere. Ragionevolezza della fede, Cinisello Balsamo, San Paolo, Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo moderno, Torino, Lindau, . Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede cristiana nel mondo contemporaneo", Cinisello Balsamo, San Paolo, Credere per scommessa. La sfida di Pascal tra matematica e fede, Bologna , Marietti 1820Centro Editoriale Dehoniano

 

Tincari, persio. Philosopher of law, Bergamo.

 

TODERINI. (Venezia). Flosofo. Figlio di Domenico Maria e di Anna Maria Cestari, discendeva dai conti palatini Gagliardis dalla Volta.  Letterato, pubblicò la monografia in tre tomi Letteratura Turchesca, tradotta anche in francese, frutto di una lunga permanenza a Costantinopoli. La vasta opera merita di essere ricordata in quanto fu la prima trattazione occidentale di storia della letteratura turca[senza fonte]. Tra gli altri scritti, in particolare di erudizione e di filosofia morale, si ricordano la Filosofia frankliniana delle punte preservatrici dal fulmine, particolarmente applicata alle polveriere, alle navi, e a Santa Barbara in mare del 1771 e L'onesto uomo ovvero saggi di morale filosofia dai principii della ragione del 1781.  Toderini è ricordato nel libro I Dogi di Venezia nella vita pubblica e privata di Andrea da Mosto (Giunti Martello ed. 1977):  «[...] La Dogaressa Pisana morì con gran dolore del Doge il 10 marzo 1769 "circa le hore ventidue colta da una gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosa malattia sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si conservò così fresca e rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolce riposo. Fu solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comune dei Mocenigo. Il Doge la seguì il 31 dicembre 1778, dopo nove giorni di malattia in seguito a una infezione determinata da una risipola alla gamba sinistra. Ai solenni funerali fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e Paolo venne commemorato da Pietro Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di San Rocco, cui apparteneva, dall'abate Giambattista Toderini[...].»  Note  Cfr. G.Toderini, Letteratura turchesca, tt. 3, presso G. Tosti, Venezia 1787  Idem, De la litterature des Turcs, 3 voll., Poincot, Paris 1789.  Cfr. Le sue opere registrate dal «Sistema Bibliotecario Nazionale»

 

Trapaninapola da –

 

Tocco: Felice Tocco (Catanzaro), filosofo. Studiò all'Napoli con Bertrando Spaventa e in quella di Bologna, allievo di Francesco Fiorentino. Insegnante di antropologia a Roma, divenne professore di Storia della filosofia a Pisa e poi a Firenze.  Si pose, nelle sue Ricerche platoniche, il problema della cronologia degli scritti platonici mentre, nella sua monografia su Giordano Bruno, negò che il filosofo di Nola potesse essere considerato un "martire del libero pensiero", quanto piuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle teorie filosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto ai suoi tempi. Contribuì alla pubblicazione delle opere latine di Bruno, individuandone tre fasi di sviluppo: una fase neoplatonica, una fase panteistica e una atomistica.  Fu sostenitore del neokantismo, rifiutando ogni costruzione metafisica e privilegiando le esigenze della ragione pratica.  Opere Ricerche platoniche, Catanzaro; L'eresia nel Medioevo, Firenze Le Opere latine di Giordano Bruno esposte e confrontate con le italiane da Felice Tocco (R. Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze); Le Fonti più recenti della filosofia del Bruno. Nota del socio Felice Tocco, 1892 in "Rendiconti della R. Accad. dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche",  1, fasc. 7/8. 1892; Le opere inedite di Giordano Bruno. Memoria letta all’Accademia di scienze morali e politiche della Società Reale di Napoli dal socio Felice ToccoStudi francescani, Napoli; Studi kantiani, Palermo. Simonetta Bassi, «Francesco Fiorentino e Felice Tocco » in Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Massimo Ferrari, I dati dell'esperienza. Il neokantismo di Felice Tocco nella filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Firenze, Leo S. Olschki, Giulio Raio , Lezioni su Kant di Felice Tocco: Studio ed edizione, Napoli, Liguori Editore, 1Felice Tocco, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Felice Tocco, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Felice Tocco, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere di Felice Tocco, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Felice Tocco, . Opere di Felice Tocco, su Progetto Gutenberg.  Tocco, Felice, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

TOLOMEI. (Pistoia), filosofo. Appartenente alla Compagnia di Gesù. Nato a Villa Camberaia tra Pistoia e Firenze fu di nobili origini. All'età di quindici anni fu mandato a studiare a Firenze dove studiò legge presso l'Pisa. Il 18 febbraio 1673 entrò a far parte dell'ordine dei Gesuiti e venne ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undici lingue tra le quali latino, greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico e francese.  Iniziò la sua carriera teologica esponendo le Sacre scritture nelle letture pubbliche presso la Chiesa del Gesù a Roma. All'età di trent'anni venne eletto alla carica di procuratore generale dell'Ordine dalla Congregazione Generale, ufficio che tenne per cinque anni, fino a quando cioè non ottenne la cattedra di filosofia al Collegio Romano.  Opere Le sue letture, che ebbero sempre un vasto uditorio, vennero poi date alla stampa nel 1696 con il titolo Philosphia mentis et sensuum, nella quale, pur nel pieno rispetto dell'aristotelismo, accolse gran parte delle scoperte naturalistiche della sua epoca, esponendole nelle sue lezioni. Le letture vennero ristampate nel 1698 in Germania dove ottenne l'encomio dell'Accademia di Lipsia e del celebre filosofo Leibniz.  Insegnamento Successivamente ottenne la cattedra di teologia alla Pontificia Università Gregoriana (allora ancora Collegio Romano) e rinnovò le tematiche relative alla controversia sul concetto di dogma già iniziate dal cardinal Bellarmino circa un secolo prima. Le letture relative a queste lezioni furono tutte redatte in un manoscritto di ben sei volumi in folio che tuttavia non vennero mai pubblicati dall'autore. Eletto successivamente rettore del Collegio Romano e del Collegio Germanico, ricoprì contemporaneamente la carica di Consultore presso la Congregazione dei Riti.  La nomina a cardinale Venne con sua sorpresa nominato cardinale da papa Clemente XI ed ottenne il titolo di Santo Stefano al Monte Celio. Chiamato al servizio del Pontefice per giudicare gli errori in materia di dogmatica si occupò della pronuncia di condanna dell'eresia del teologo francese, esponente del giansenismo Pasquier Quesnel.  In qualità di cardinale fu uno degli elettori del conclave di nomina di papa Innocenzo XIII e di Benedetto XIII.  Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Battista Tolomei  Giovanni Battista Tolomei, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomei, su Find a Grave. Opere di Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Giovanni Battista Tolomei, in Catholic Hierarchy.  Giovanni Battista Tolomei nell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, su unigre. Tolomèi, Giovanni Battista, in TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

TOMATIS (Carrù). Filosofo. Iinsegna alla Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli Studi di Salerno come Professore in Filosofia teoretica. Francesco Tomatis ha studiato nelle Torino, Heidelberg, Perugia e Macerata. Laureatosi in Filosofia teoretica all'Torino con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991), dottore di ricerca all'Perugia (1994), seguito da Giovanni Ferretti e Giuseppe Riconda, di cui è stato assistente all'Torino dal 1995 al 2002, è stato borsista del Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson (1995-1998), ricercatore della Alexander von Humboldt-Stiftung all'Freiburg im Breisgau (1997), Professore allo Studio teologico interdiocesano di Fossano (1991-2001) e professore ospite in alcune Università europee e americane (Madrid, Córdoba, Mendoza..).  È membro dei comitati scientifici del Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino, della Fondazione centro studi Augusto Del Noce di Savigliano, dell'Accademia estetica internazionale di Rapallo, dell'Istituto Xavier Tilliette, della Internationale Schelling-Gesellschaft.  Nel 1987 ha fondato a Cuneo il Seminario angelus novus. Nel 1991 ha fondato con Massimo Cacciari, Massimo Donà, Romano Gasparotti, Sergio Givone, Margherita Petranzan, Carlo Sini e Vincenzo Vitiello la rivista “Paradosso”. Dal 1995 scrive sulle pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile delle vallate occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”, di cui è collaboratore dal 1998, e dal 2005 collabora a “La Rivista del Club alpino italiano”. Dal  è garante scientifico internazionale dell'associazione Mountain Wilderness International. Dal 2008 è istruttore di Kung Fu classico cinese, frequentando la Scuola Kung Fu Chang dal 1994, allievo diretto dei maestri Ignazio Cuturello e Roberto Fassi.  Pensiero Ha dedicato le sue ricerche al pensiero di Friedrich Schelling, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger in ambito tedesco, di Luigi Pareyson e Luigi Einaudi in quello italiano, di Lao Tzu e Yang Chengfu nel cinese, approfondendo in particolare il problema ontologico della libertà e del male, del tempo e dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poi elaborato una filosofia esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna, che intende l'esistenza come esperienza personale della verticalità del limite, e una filosofia ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attenta alla teologia cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese.  Opere Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Prefazione di Xavier Tilliette, Città Nuova Editrice, Roma,Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Presentazione di Piero Coda, Città Nuova Editrice, Roma,  L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, 2ª ed., Roma, Città Nuova Editrice,  pareysoniana, Trauben, Torino, Pareyson. Vita, filosofia, , 2ª ed. ampliata, Morcelliana, Brescia,  Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova Editrice, Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo, Filosofia della montagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold Messner, 3ª ed., Milano, Bompiani, Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Prefazione di Piero Coda, Bompiani, Milano, Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Prefazione di Giovanni Reale, Bompiani, Milano, Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova Editrice, Roma, , Corpo e preghiera. La Via del T'ai Chi Ch'üan, con I. Cuturello, R. Fassi, D. Magni, 2ª ed., Roma, Città Nuova Editrice,  La via della montagna, Bompiani, Milano, Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà, ambiguità, Mursia, Milano, Giuseppe Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del bene, Città Nuova Editrice, Roma, Bruno Forte, Vincenzo Vitiello, La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte, Città Nuova Editrice, Roma, Luigi Pareyson, Iniziativa e libertà, Mursia, Milano, Mauro Baudino, White-out, Museo Nazionale della Montagna, Torino, 2006, 48   88-7376-024-4 Friedrich Nietzsche, Su verità e menzogna, Bompiani, Milano,  Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling, Sui principi sommi. Filosofia della rivelazione 1841/42, Bompiani, Milano, ,Luigi Pareyson, Prospettive di filosofia moderna e contemporanea, Mursia, Milano , Recensioni Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X. Tilliette, Città Nuova, Roma 1994, 384  [recensito da: B. Forte («Avvenire», G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», A. Giordano («La Guida»,Bogo («la masca», G. Pirola («La Civiltà Cattolica», 1 F. D'Agostini («La Stampa. Tuttolibri», F. Viganò («Informazione filosofica»,  S. Sotgiu («Diorama letterario», 190, 1995, 34–36), B. Forte («Asprenas», Tilliette («Gregorianum», 1996, 195–196), E. Guglielminetti («Filosofia e teologia», Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Pres. diCoda, Città Nuova, Roma  [recensito da: G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», G. Ricci («Avvenire»,  A. Ribero («AdOvest», S. Sotgiu («Diorama letterario», M. Micelli («Informazione filosofica», 27, 1996, 24–25), F. Russo («Acta philosophica», 1996, p.185), G. Garelli («La Guida»,].  L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Città Nuova, Roma 1997, 2, 168  [recensito da: M. Schoepflin («Avvenire», F. Dal Bo («Con-tratto», F. Pepino («la Bisalta», 15.1.1999, p.29)].   pareysoniana, Trauben, Torino 1998, 160  [recensito da: G. Garelli («La Guida», 15.1.1999, p.13), F. Russo («Acta philosophica», F.P. Ciglia («Il Pensiero», Escatologia della negazione, Città Nuova, Roma 1999, 200  [recensito da: G. Garelli («La Guida», 26.3.1999, p.4), F. Pepino («la Bisalta», 26.3.1999, p.29), M. Schoepflin («Avvenire A. Folin («Tuttolibri»,), M.C. Di Nino («Dialegesthai», 2003,//mondodomani.org/dialegesthai/)].  Pareyson. Vita, filosofia, , Morcelliana, Brescia [recensito da: G. A[schero] («La Guida», M. Schoepflin («Il Giornale», 13.4.2003, p.28), [N. Orengo] («La Stampa. Tuttolibri», M. Schoepflin («Avvenire»,  F. Pepino («Cuneo Provincia Granda», 2003, 5, p.78), F. Russo («Acta philosophica», O argumento ontológico. A existência de Deus de Anselmo a Schelling, tr. port. bras. di S.J. Schirato, Paulus, Sâo Paulo 2003, Brasil, 160  Filosofia della montagna, Bompiani, Milano 2 [recensito da: G. Reale («Corriere della sera», 29.9.2005, p.49), E. Billò («Unione Monregalese», 5.10.2005, p.7), V. Mathieu («Il Giornale», 27.10.2005, p.27), Vasta («La Sicilia», 31.10.2005, p.18), U. Curi («Messaggero Veneto», 6.11.2005, 1 e 10), L. Caveri («Peuple Valdotain», 6.11.2005), A. Zaccuri («Letture»), D. Anghilante («Ousitanio Vivo», novembre 2005, p.7), G. Lingua («Cuneo Provincia Granda», G. Brunod («PMNet», ottobre 2005, in pmnet), M. Schoepflin («Il Foglio» A. Rosa («TorinoSette», A. Parodi («La Stampa Web», 16.1.2006, lastampa), G. Pulina («Girodivite», girodivite), A. Rigobello («L'Osservatore romano», ].  Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano [recensito da: M. Schoepflin («Jesus», ), M. Del Vecchio («Diorama letterario», 282, 2007, 30–31), G. Pulina («Recensioni filosofiche», 29.12.2006, recensionifilosofiche)].  Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano 2007, 160  [recensito da: M. Iacona («Secolo d'Italia», 7.11.2007, p.9), E. Billò («L'Unione monregalese»), G. A[schero] («La Guida»), M. Schoepflin («Giornale di Brescia»), M. Schoepflin («Avvenire», 19.3.2008), D. Monaco («Filosofia e teologia», 2Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Pref. di G. Reale, Bompiani, Milano  [recensito da: G. Giorello («Corriere della Sera. Magazine»,  E. Castagna («Avvenire», M. Iacona («Il Borghese», ), A. Torno («Corriere della Sera», )].  Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma , 304  [recensito da: F. Chittolina («La Guida», 21.10., p.63); [M. Schoepflin] («Il Giornale di Brescia», 5.11., p.64); G. Tarantino («Secolo d'Italia», 6.11., p.9); M. Iacona («Il Giornale d'Italia»,  D. Monaco («L'occhio», F. Chittolina («La Voce del Popolo», 4.12., p.6); F. Ranucci («Conquiste del lavoro», 29.12., p.4); [...] («Jesus», gennaio , p.110); S. Bondi («Panorama», 29.2.); E. Di Nuoscio («Europa», 4.5., 1 e 9); D. Anghilante («Ousitanio vivo»,9); F.S. Festa, («», ,// ); G. Bartoli («Dialegesthai», 10.7.,//mondodomani.org/dialegesthai/; D. Monaco («Filosofia e teologia», , 1,  ];Lubrano («Il Nostro Tempo», 20.10., p.14)].  Note  Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson  Studio teologico interdiocesano di Fossano  Accademia estetica internazionale di Rapallo Istituto Xavier Tilliette  Ousitanio VivoIl Giornale  La Rivista del Club alpino italiano  Prof. Francesco Tomatis curriculum, pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina docente nel sito dell'Università degli Studi di Salerno.

 

TOMITANO. (Padova). Filosofo. Fondatore di accademie letterarie, autore di commenti alle opere di Aristotele e autore di scritti di logica, alcuni dei quali ancora inediti.  Nacque a Padova da una famiglia originaria di Feltre. Frequentò i corsi di filosofia e medicina all'Padova e si laureò in ambedue le discipline nel 1535, appena diciottenne. Nel 1539 fu deputato dal Senato Veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla "Scuola di logica" dell'Università, incarico che conservò fino al 1563. Nel periodo in cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, con Sperone Speroni, Pietro Bembo, Jacopo Sadoleto, Paolo Giovio, Bernardo Navagero, Girolamo Fracastoro e Aldo Manuzio, e fece parte dell'Accademia degli Infiammati, il cui proposito era scrivere "compiutamente" in lingua italiana e lingua veneta; le discussioni all'accademia degli Infiammati sono alla base dei Quattro libri de la lingua thoscana. Scrisse anche due brevi dissertazioni matematiche: il Moisè-Geometria (1550), la dimostrazione del teorema "due rette possono avvicinarsi all'infinito senza mai unirsi", intuito dal profeta ebreo per Grazia divina, e Introductio Cosmographiae, lezioni di geometria a fondamento della cosmografia tolemaica . Fu accusato dal Santo Uffizio veneto di eresia per un'opera, divulgata a suo nome nel 1547 intitolata Espositione letterale del testo di Mattheo Evangelista, traduzione della parafrasi di Erasmo da Rotterdam al Vangelo secondo Matteo. Tomitano dimostrò, con due scritti, che quell'opera non era sua, ma edita a sua insaputa da un "nobile signore N., con cui era assai famigliare". Fu creduto e assolto, ma da allora in poi i suoi scritti divennero alquanto conformisti.  Nel 1563 non ottenne la cattedra di "ordinaria filosofia" a cui aspirava. Deluso lasciò Padova e si trasferì con la famiglia a Venezia dove esercitò con successo la professione di medico. L'opera più importante del periodo veneziano, a parte la biografia di Astorre Baglioni, furono il De morbo gallico in due libri, e il carme encomiastico Thetis in onore di Enrico III di Francia nominato anche re di Polonia (1573).  Opere: Introductio ad Sophisticos Elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorum paralogismorum per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit in Elenchis. Quam methodum B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotele nuper invenit. Adiecta sunt Famigerata veterum Sophismatum exernpla, ad exercitationem adolescentium, Venezia Ragionamenti della lingua Toscana, doue si parla del perfetto oratore, & poeta uolgari, dell'eccellente medico & philosopho Bernardin Tomitano, diuisi in tre libri. Nel primo si pruoua la philosophia esser necessaria allo acquistamento della rhetorica & poetica. Nel secondo si ragiona de i precetti dell'oratore. Et nel terzo, delle leggi appartenenti al poeta, & al bene scriuere, si nella prosa, come nel uerso, Venezia, Giovanni de Farri & fratelli, Nuova ediz. Quattro libri della lingua thoscana di M. Bernardino Tomitano. Oue si prova la philosophia esser necessaria al perfetto oratore, & poeta con due libri nuouamente aggionti, de i precetti richiesti a lo scriuere, & parlar con eloquenza, Padoua, Lorenzo Pasquati, 1569. Sonetti e Canzoni, in Rime diuerse di molti eccellentiss. autori nuouamente raccolte. Libro primo, con nuoua additione ristampato, Venezia Gabriel Giolito De Ferrarii, Esposizione letterale del testo di Mattheo Evangelista, Venezia, 1547 Sopra le Pistole di S. Paolo, Venezia, 1550 Moisè. Geometria, Mantova 1550 Introductio Cosmographiea, Venezia 1551 Prediche del reuerendissimo monsignor Cornelio Musso, vescouo di Bitonto, fatte in diuersi tempi, et in diuersi luoghi. Nelle quali si contengono molti santi euangelici precetti, non meno utili, che necessarij alla interior fabrica dell'huomo cristiano. Con la tauola delle cose più notabili in esse contenute, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli, 1554 Oratione recitata per nome de lo Studio de le Arti padovano ne la creatione del Serenissimo Principe di Vinetia M. Marcantonio Trivisano, Venezia,Clonicus, sive de Reginaldi Poli laudibus, Venezia Consiglio sopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M. Francesco Longo del Clarissimo M. Antonio, Padova 1556 Corydon, sive de Venetorum laudibus, et Carmen ad Laurentium Priolum Venetorum Principem, Venezia 1556 G. Breznicio . Animadversiones aliquot in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. Contradictionum solutiones in Aristotelis et Averrois dicta, in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. In novero Averrois Quaesita demonstrativa Argumenta, Venezia,Consiglio de l'eccell. m. Bernardino Tomitano sopra la peste di Vinetia l'anno 1556, Padova, appresso Gratioso Perchacino, 1556 De morbo gallico, in 2 voll, Venezia 1567 Vita e fatti di Astorre Baglioni Quattro libri della lingua thoscana, ove si prova la philosophia esser necessaria al perfetto oratore et poeta con due libri nuovamenti aggionti dei precetti richiesti a lo scrivere et parlar con eloquenza, Padova 1570 Thetis. In adventu Regis Henrici III Galliae Christianissimi et IV Poloniae Serenissimi ad felicissimam Venetiarum urbem, Venezia, Ziletti 1574 Note  Aristotelis Opera omnia. Cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones B. Tomitani. Et alia plura. Venetiis, apud Iuntas, I primi due libri sono tesi a dimostrare che la filosofia è necessaria all'oratore e al poeta. Il terzo libro ha per argomento i precetti della retorica necessari alla scrittura e all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato alla prosa d'arte ("locutione oratoria, et de' suoi ornamenti, con la ragion de i motti, facetie et apologi").  Antonino Poppi. Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Soveria Mannelli, Rubbettino editore, Ricerche sulla teologia e la scienza nella Scuola padovana del Cinque e SeicentoAntonino PoppiGoogle Libri.  Oratione prima alli Signori de la S. Inquisitione di Venetia, Padova 1556, e Oratione seconda alli Signori medesimi, Venezia, 1557.  Quest'opera è nominata solo da Anton Francesco Doni nella sua Prima Libraria, un repertorio dei libri italiani stampati.L'opera del Tomitano, pertanto, deve essere stata scritta. È una biografia in otto libri su Astorre Baglioni, il capitano ucciso con Marcantonio Bragadin a Famagosta. L'opera, composta tra il 1572 e il 1576, rimase ignota ai contemporanei del Tomitano ed è in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono stati stampati solo alcuni brani a metà del XIX secolo.  Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi, della Compagnia di Gesù, bibliotecario del serenissimo Duca di Modena, Firenze, Molini e Landi, Marco Pecoraro, Tomitano, Bernardino, in Vittore Branca , Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, UTET, Bernardino Tomitano, su sapere, De Agostini. Opere Aulo Greco, Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

TORLONIA. (Roma), filosofo. Secondogenito del duca Marino e di Anna Sforza Cesarini, figlia del VI principe di Genzano Francesco. Apparteneva a una delle più facoltose famiglie nobiliari romane; il padre, duca di Poli e di Guadagnolo, era titolare del feudo di Bracciano e viveva a Roma nel palazzo Torlonia, già Núñez, in via Bocca di Leone. Anna Sforza Cesarini aveva portato in dote una villa a Frascati, già appartenuta ai Ludovisi.  Giovanni Torlonia sposò Francesca Ruspoli, figlia di Bartolomeo e nipote del III principe di Cerveteri Francesco; dal loro matrimonio nacque Clemente (1852-1899).  Fabio Nannarelli, amico intimo e primo biografo di Giovanni Torlonia, così lo descrive: I capelli castani, abbondanti e finissimi, il pallore e la gracilità del volto… Ma se la fronte era di filosofo, l'occhio era d'artista, o meglio, di contemplatore… Svelto nella persona. Di piccola statura, incedeva frettoloso a testa alta e pensierosa.  Giovanni Torlonia si esprimeva con eleganza in francese, inglese e tedesco e aveva studiato diligentemente il greco e il latino, procurandosi una fastidiosa malattia agli occhi. Spirito avido di conoscenze, fu attratto dalla chimica e dalla botanica. Nelle sue passeggiate nella Campagna Romana raccoglieva e catalogava piante e fiori. Appassionato di Archeologia, collezionava monete di epoca Romana e trascriveva antiche iscrizioni. Fu socio della Pontificia Accademia di Archeologia. Pronunciò un discorso in occasione del Natale di Roma del 1854. Religioso fervente, è stato introdotto da Monsignor Carlo Passaglia allo studio della Patrologia e delle Sacre scritture. La famiglia Torlonia lo tollerava, ma lo considerava visionario e innovatore pericoloso.  Da Platone e da Plotino Giovanni Torlonia approdò alla filosofia tedesca, a Kant e a Fichte. Il pensiero filosoficoscrive Nannarelliche gli tornava in contemplazione entusiastica, gli si faceva poesia.  Giovanni Torlonia era in contatto con un gruppo di poeti, suoi coetanei, oggi identificati come i Poeti della Scuola romana che di sera si ritrovavano al caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in Lucina (Palazzo Ruspoli). Scrive Nannarelli che Giovanni Torlonia, novello Mecenate, aveva raccolto intorno a sé questo gruppo di giovani spinti dal comune ideale di ricondurre l'arte poetica agli antichi splendori. Tra questi, c'erano Domenico Gnoli, Ignazio Ciampi, Giovanni Battista Maccari, Teresa Gnoli e il Nannarelli stesso. Scrive Domenico Gnoli:Egli volle riuniti idealisti e classicisti, nella fiducia che, temperata la nebulosità metafisica degli uni e la gretta sensibilità degli altri, e prendendo il meglio d'ambedue le scuole, potesse scaturire a grado a grado un'arte nazionale o universale, profonda e intima d'idea e di sentimento, nitida, elegante di forma.  Poeta anch'egli, scrisse versi sull'amore, sui fiori, sulla contemplazione del Divino. Amava la poesia di Schiller, Goethe, Lenau e soprattutto di Leopardi. Declamava Dante e Tasso. Il suo primo poemetto, Versi, del 1853, ha meritato le lodi di Gregorovius. Suoi versi apparvero nella Raccolta di poesie I fiori della campagna romana, stampata a Firenze e nella Strenna Romana, del 1858, che egli curò insieme a Paolo Emilio Castagnola. Dedicò versi alla poetessa all'improvviso Giannina Milli e a Teresa Gnoli. Ha dedicato un sonetto anche a Giovanna Massani, moglie di Luigi Lezzani.   Giovanni Costa, Trebbiatura nella campagna Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio Astronomico, Giovanni Torlonia aprì a sue spese una scuola rurale elementare. Straordinario precursore della alfabetizzazione delle classi povere, con Giuseppe Bondino aveva creato una Associazione promotrice delle scuole di campagna. A questa scuola rurale privata Giovanni Torlonia dedicò una poesia in latino, pubblicat, sull’Album, giornale letterario e di belle arti.  La salute cagionevole di Giovanni Torlonia ebbe riflessi nefasti, sia sul destino della scuola rurale di Monte Mario, sia sul gruppo dei Poeti della Scuola romana. Fabio Nannarelli accorse al capezzale di Giovanni Torlonia: lo udì recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; lo udì citare Platone e filosofi della scuola tedesca. Giovanni raccomandò alla moglie di mandare il figlio Clemente al Collegio di Marina di Genova. Fabio Nannarelli tentò di raccogliere intorno a sé i Poeti della Scuola romanache furono decimati nel numero, per le morti precocima nel 1860 si trasferì a Milano. Secondo le ferree disposizioni ricevute da Giovanni Torlonia, il suo cameriere, Raimondo Coccioletti, distrusse tutte le carte dell'archivio personale. Non è rimasto un ritratto, né una fotografia, del giovane duca Giovanni Torlonia. Ma Domenico Gnoli conservava i manoscritti di tre poesie di Giovanni Torlonia, inedite. Francesca Ruspoli  Fabio Nannarelli, op. cit. in .  Silvio Negro, Seconda Roma, Vicenza, Neri Pozza, Domenico Gnoli, op. citata in .  Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per l’Italia, 1907.  Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana, Bari, Laterza, Fabio Nannarelli, Giovanni Torlonia, Firenze, Le Monnier, Giuseppe Cugnoni, Vita di D. Giovanni Torlonia, Velletri, Tip. di L. Cella, Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana, Bari, Laterza,  Ferruccio Ulivi, I poeti della Scuola Romana dell'Ottocento. Antologia, Bologna, Cappelli, Mariella Casini-Cortesi, Profilo di Giovanni Torlonia, una scuola rurale a Monte Mario, in: Strenna dei Romanisti, Fabio Nannarelli Paolo Emilio Castagnola Domenico Gnoli (poeta e storico) Poeti della Scuola romana Ignazio Ciampi Teresa Gnoli Torlonia Elena Gnoli.

 

TORRICELLI (Roma). filosofo. Nato da Gaspare Ruberti, originario di Bertinoro e tessitore, e Giacoma Torricelli, faentina, Evangelista Torricelli rimase orfano in tenera età e trascorse l'infanzia e l'adolescenza a Faenza, dove fu iniziato allo studio dallo zio materno, Gian Francesco Torricelli (Don Jacopo, monaco camaldolese), parroco di S.Ippolito, che curò la sua educazione primaria. Frequentò poi la scuola dei Gesuiti, prima a Faenza e quindi a Roma, dove si avvicinò agli studi di matematica, che approfondì sotto la guida di Benedetto Castelli,  padre benedettino, rinomato professore di matematica ed idraulica al Collegio della Sapienza, e illustre discepolo di Galileo.  L'11 settembre del 1632 Evangelista Torricelli scrisse a Galileo Galilei una lettera di risposta a sue richieste a Benedetto Castelli, che assente in quei giorni aveva lasciato allo studente il compito di segretario; in tale lettera Torricelli colse l'occasione per presentarsi a Galileo, che egli ammirava grandemente come cultore di astronomia e di matematica. Il vivere da vicino le vicende del processo a Galileo indusse Torricelli a dedicarsi più strettamente alla matematica nonostante padroneggiasse gli strumenti teorici e fosse un abile costruttore di cannocchiali.  Negli anni dal 1632 al 1641 egli lavorò e studiò a Roma con padre Castelli e poi divenne segretario di Giovanni Ciampoli, un alto prelato e intellettuale devoto a Galileo, che Torricelli seguì nei suoi incarichi governativi nelle Marche e nell'Umbria. Nel 1641 Castelli presentò a Galileo, nel suo ritiro ad Arcetri, il manoscritto dell'opera di Torricelli dal titolo: De motu gravium suggerendogli di impiegarlo come discepolo e assistente. Così fu e il 10 ottobre 1641 Torricelli divenne assistente di Galileo, assieme a Vincenzo Viviani, e su domanda e insistenza di Galilei si trasferì nella sua abitazione.  Galileo morì pochi mesi dopo.. Alla sua morte, il Granduca Ferdinando II de' Medici nominò Torricelli suo successore come matematico del Granducato di Toscana, carica che ricoprì fino alla morte, e divenne professore di matematica presso l'Accademia fiorentina.  Frontespizio di De dimensione parabolae in: Opera geometrica di Evangelista Torricelli (Firenze Oltre all'attività di matematico e studioso di geometria, nel corso della quale elaborò diversi importanti teoremi e anticipò il calcolo infinitesimale, egli si dedicò alla fisica, studiando il moto dei gravi e dei fluidi e approfondendo l'ottica. Possedeva un laboratorio nel quale realizzava egli stesso lenti e telescopi. A causa della sua prematura scomparsa, non conosciamo i particolari del processo originale di lavorazione, poiché lo scienziato lo aveva coperto da segreto.  Torricelli si dedicò anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il barometro a mercurio chiamato "tubo di Torricelli" o "tubo da vuoto di Torricelli" prima della fine del 1644. Tale invenzione era basata nella misurazione della pressione atmosferica attraverso l'uso di un tubo che, proprio sotto la spinta di tale pressione, veniva riempito dal mercurio fino all'altezza costante di 760 mm (esperimento effettuato sul livello del mare). Proprio da questa invenzione è nata l'unità di misura della pressione "millimetri di mercurio" (mmHg) e l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg (la pressione di un'atmosfera corrisponde a 760 millimetri di mercurio). Nello stesso anno pubblicò l'opera in tre parti dal titolo: Opera geometrica, della quale De motu gravium costituisce la seconda parte.  Torricelli morì a Firenze a soli 39 anni, pochi giorni dopo aver contratto probabilmente una malattia (tifo oppure polmonite), e venne sepolto nella basilica di San Lorenzo.  La disputa sulla nascita di Torricelli Torricelli si diceva faentino e tale era considerato dalle persone che lo conoscevano, ma le ricerche compiute già subito dopo la sua morte nei registri battesimali di Faenza non ebbero esito. Ciò diede adito ad un secolare dibattito, durante il quale varie altre località romagnole rivendicarono l'onore di avergli dato i natali. Nel 1958, Giuseppe Rossini ricostruì l'albero genealogico dei Torricelli, originari della località Pideura, nel contado faentino, risalendo di due secoli oltre la nascita di Evangelista. Solo nel 1987, Giuseppe Bertoni, già preside del liceo che da Torricelli prende nome, trovò nel registro dei battezzati della Basilica di San Pietro in Vaticano l'atto di battesimo di Evangelista.[senza fonte]  Ciò che aveva tratto in inganno fino ad allora i ricercatori era il fatto che Evangelista aveva assunto il cognome della madre anziché del padre.[senza fonte] Si sapeva che il nome del padre era Gaspare, pertanto si cercavano notizie di un inesistente Gaspare Torricelli. Viceversa, si avevano notizie di una Giacoma Torricelli e si riteneva che fosse la zia paterna; era invece la madre.[senza fonte]  Evangelista Torricelli e Galileo La lettera inviata da Evangelista Torricelli (in Roma) a Galileo Galilei (in Arcetri), datata 11 settembre 1632, è conservata (originale autografo) alla Biblioteca Nazionale di Firenze fra i Manoscritti Galileiani è il primo documento in ordine cronologico nel carteggio scientifico di Torricelli. Essa rappresenta un documento fondamentale per studiare la vita e l'opera dello scienziato faentino che  descrive la propria formazione scientifica; si dichiara a conoscenza dei fatti che portarono a breve alla condanna di Galilei e dichiara la propria 'fede' galileiana. Di seguito il testo:  «Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Col.mo  Nella absenza del Rev.mo Padre Matematico di N. Sig.re, sono restato io; humilissimo suo discepolo e servitore, con l'honor di suo secretario; fra le lettere del quale havendo io letta quella di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma, a lei ne accuso, conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev.mo ne do parte in compendio. Potrei nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il Padre Abbate in ogni occasione, e con il Maestro di Sacro Palazzo e con i compagni di quello e con altri prelati ancora, ha sempre procurato di sostenere in piedi li Dialoghi di lei Ecc.ma, e credo che sia stato causa che non si è fatta precipitosa resolutione.  Io sono pienissimamente informato d'ogni cosa. Sono di professione matematico, ben che giovane, scolaro del Padre R.mo di 6 anni, e duoi altri havevo prima studiato da me solo sotto la disciplina delli Padri Gesuiti. Son stato il primo che in casa del Padre Abbate, et anco in Roma, ho studiato minutissimamente e continuamente sino al presente giorno il libro di V. S., con quel gusto che ella si puol imaginare che habbia havuto uno che, già havendo assai bene praticata tutta la geometria, Apollonio, Archimede, Teodosio, et che havendo studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone, del Keplero e del Longomontano, finalmente adheriva, sforzato dalle molte congruenze, al Copernico, et era di professione e di setta galileista.  Il Padre Grienbergiero, che è molto mio, confessa che il libro di V. S. gli ha dato gusto grandissimo e che ci sono molte belle cose, ma che l'opinione non la loda, e se ben pare che sia, non la tien per vera. Il Padre Scheiner, quando gliene ho parlato, l'ha lodato, crollando la testa; dice anco che si stracca nel leggerlo per le molte disgressioni. Io gli ricordavo le medesme scuse e diffese che V. S. in più lochi va intessendo. Finalmente dice che V. S. si è portato male con lui, e non ne vol parlare.  Del resto io mi stimo fortunatissimo in questo, d'esser nato in un secolo nel quale ho potuto conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè un oracolo della natura, et honorarmi della padronanza et disciplina d'un Ciampoli, mio amorevolissimo signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la penna o la lingua o l'ingegno. Haverà quanto prima il Padre R.mo la carissima di V. S., e le risponderà. Intanto V. S. Ecc.ma mi farà degno, ben che inetto, d'esser nel numero de' servi suoi e de' seguaci del vero; che già so che il Padre R.mo, o a bocca o per lettere me gli haverà altre volte offerito per tale. E per fine a V. S. faccio con ogni maggior affetto riverenza.  Roma, Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma Sig.r Gall. Gal.»  Risultati di Torricelli in fisica La lettura approfondita delle Due nuove scienze, l'ultima opera di Galileo dei cui ultimi capitoli seguì direttamente la stesura ad Arcetri, gli ha suggerito molti sviluppi dei principi della meccanica ivi stabiliti; tali sviluppi sono esposti nel trattato dal titolo De motu gravium.  Nel 1644, anno di edizione della sua Opera Geometrica, concepì il principio del barometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il "vuoto torricelliano". Torricelli e Viviani dimostrarono che il vuoto può esistere in natura e che l'aria ha un peso ponendo quindi fine alle millenarie discussioni filosofiche sull'horror vacui. Un'unità di misura della pressione è stata chiamata Torr in suo onore e corrisponde a millimetri di mercurio. L'unità di misura del Sistema Internazionale è invece il pascal, in onore di un altro illustre fisico Blaise Pascal, che fece fiorire numerose ricerche sperimentali dalla estesa e definitiva teoria della pressione atmosferica descritta da Torricelli.  La parola barometro coniata da Robert Boyle nel 1667 è oggi quasi sempre associata al nome di Torricelli che risulta quindi fra i più celebri scienziati italiani nella storia.  Risultati di Torricelli in matematica Essendo in diretto contatto con Cavalieri iniziò a lavorare con la Geometria degli indivisibili e ben presto superò, secondo lo stesso Cavalieri, il suo maestro.  Fu abilissimo nell'utilizzarne le tecniche, cioè il metodo degli indivisibili, come anche il metodo d'esaustione, che era in uso presso gli antichi, fra tutti il grande Archimede, di cui Torricelli fu entusiasta ammiratore: a lui dobbiamo la riscoperta nel Rinascimento del matematico siracusano.  Per il gusto di imitare i classici, Torricelli dimostrò in 21 modi diversi un teorema di Archimede: 11 con il metodo d'esaustione, 10 con il metodo degli indivisibili.  Spesso i risultati ottenuti con la geometria degli indivisibili venivano poi confermati con altre dimostrazioni, a causa della controversia sulla loro fondatezza.  Il fatto interessante è che lo stesso Archimede aveva elaborato una sorta di geometria degli indivisibili, ma non la riteneva rigorosa, e perciò dimostrava sempre i suoi risultati con il metodo d'esaustione. Tutto ciò si è scoperto soltanto nel 1906, quando il filologo danese Heilberg scoprì un palinsesto con un'opera sconosciuta di Archimede, il Metodo meccanico, nel quale esponeva questi procedimenti.  Torricelli è famoso per la scoperta del solido di rotazione infinitamente lungo detto tromba di Gabriele, da lui chiamato "solido iperbolico acutissimo", avente l'area della superficie infinita, ma il volume finito. Questo fu considerato per molto tempo un paradosso "incredibile" per molti, incluso lo stesso Torricelli, che cercò diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio che è possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro singolare. Il solido in questione ha scatenato un'aspra controversia sulla natura dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo Thomas Hobbes. In questa disputa alcuni hanno sostenuto che il solido conducesse all'idea di un "infinito completo".  Torricelli è stato pioniere nel settore delle serie infinite. Nella sua opera intitolata De dimensione parabolae del 1644, Torricelli considerò una successione decrescente di termini positivi {\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots }{\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots } e ha mostrato che la corrispondente serie telescopica {\displaystyle (a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots }{\displaystyle (a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots } converge necessariamente a {\displaystyle a_{0}-L}{\displaystyle a_{0}-L}, dove L denota il limite della successione; in questo modo riuscì a dare una dimostrazione della espressione per la somma della serie geometrica.  Onorificenze Ad Evangelista Torricelli sono stati dedicati il cratere Torricelli di 22 km di diametro sulla Luna e l'asteroide 7437 Torricelli. Gli è anche dedicata una piazza nel centro storico di Pisa, dove per lungo tempo aveva sede il Dipartimento di Fisica dell'Università prima del trasloco nell'attuale sede nell'ex fabbrica Marzotto. A Faenza, è presente una statua (ubicata di fronte alla chiesa di San Francesco) che lo raffigura con in mano un barometro a mercurio (curiosità sulle proporzioni: l'altezza del barometro è inferiore a quella reale, che deve essere di almeno 76 cm). Sempre a Faenza, è intitolato a Torricelli fin dal 1865 il Liceo che ha sede nell'antico palazzo dei Gesuiti di cui Evangelista fu allievo.  Note  Per la storia della scoperta della vera origine di Torricelli, vedi anche Registrazione del convegno per il quarto centenario della nascita di Torricelli, Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione BEIC, 75.  Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione Biblioteca Europea di Informazione Cultura, 73.  Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione BEIC, 77.  Collocazione In questa sperimentazione venne preceduto di qualche anno dal fisico contemporaneo Gasparo Berti, che condusse un esperimento "barometrico" utilizzando acqua anziché mercurio. Cfr. L'esperimento di Berti, realizzato a Roma fra il 1640 e il 1643 Moon: Torricelli  Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Giuseppe Rossini, La famiglia di Evangelista Torricelli, in  Convegno di studi torricelliani in occasione del 350º anniversario della nascita di Evangelista Torricelli: Faenza, Lega, Giuseppe Bertoni, La faentinità di Evangelista Torricelli e il suo vero luogo di nascita, in Studi e ricerche del Liceo Torricelli, Faenza, Ragazzini, Fabio Toscano, L'erede di Galileo. Vita breve e mirabile di Evangelista Torricelli, Milano, Sironi, André Weil. Prehistory of the Zeta-Function, in "Number Theory, Trace Formulas and Discrete Groups", Aubert, Bombieri and Goldfeld, eds., Academic Press Amir Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni,  Barometro di Torricelli Equazione di Torricelli Legge di Torricelli Torr Tromba di Torricelli Liceo ginnasio statale Evangelista Torricelli. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Vacca, Evangelista Torricelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Evangelista Torricelli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Evangelista Torricelli, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Evangelista Torricelli, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland. Evangelista Torricelli, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University.  Opere di Evangelista Torricelli, su Liber Liber.  Opere di Evangelista Torricelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Evangelista Torricelli, . Evangelista Torricelli, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Evangelista Torricelli, in Galileo Project, Rice University. Carla Rita Palmerino, Evangelista Torricelli, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

TRABUCCO (Caltagirone). Filosofo. Non abbiamo grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo che esercitò con successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemia. Per il suo contributo fu creato nobile da Fernando d'Aragona. Alcune sue opere sono conservate nella Biblioteca Comunale di Caltagirone, città che gli ha anche dedicato una strada.  Opere "De Morbis puerorum et mulierum"  Chaudon, L. M., Dictionnaire universel, historique, critique, et bibliographique, v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della Sicilia, Palermo 1855, tomo I206. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa amoriense, Roma,  I282, s.v. Amati, A., Dizionario corografico dell'Italia.

 

TRAGELLA (Trezzano). Filosofo.  Ordinato presbitero dall'arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana Deceduto8 maggio 1934, Magenta.  Figlio primogenito di Giovanni, medico chirurgo, e da Amalia Santagostino.  Dopo aver frequentato il collegio di Gorla Minore, frequentò il seminario maggiore di Milano e divenne sacerdote nel 1874, venendo destinato come coadiutore presso la parrocchia di Santa Maria Nuova di Abbiategrasso dopo che il padre dal 1867 era stato assunto presso le Pie Case degli Incurabili di quella città. Successivamente divenne dottore in teologia presso l'Accademia pontificia di Torino. Da questo momento si occupò molto di filosofia e di letteratura cattolica avvicinandosi molto ideologicamente alle posizioni dell'allora arcivescovo di Milano Luigi Nazari di Calabiana.  Furono questi gli anni inoltre che conobbe don Davide Albertario, proprietario e direttore de L'Osservatore Cattolico, al quale si legò molto a livello ideologico e per il quale scrisse diversi articoli che vennero pubblicati sul giornale.  Le grandi opere a Magenta. Venne nominato parroco a Magenta, facendo il proprio ingresso il 12 giugno 1885 e qui si occupò subito delle esigenze pratiche della città, interessandosi animosamente alla vita politica del borgo. Nello stesso anno del suo ingresso nella nuova parrocchia fondò assieme al celebre professore di musica Luigi Valisi la Banda civica di Magenta che ancora oggi esiste. Nel 1893, prese parte alle esequie del maresciallo francese Mac Mahon che si svolsero in Francia, in rappresentanza della cittadinanza assieme al sindaco di Magenta. In questa occasione venne decorato con la croce di cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore. Tornato a Magenta, si prodigò per la raccolta dei fondi necessari alla realizzazione di un monumento alla memoria del maresciallo Mac Mahon che ancora oggi si trova nei pressi della stazione ferroviaria.  Nel 1898 svolse altri incarichi ufficiali di rappresentanza quando il governo austriaco lo incaricò di distribuire le onorificenze coniate dall'Impero in occasione dei cinquant'anni di regno dell'Imperatore Francesco Giuseppe d'Austria (il famoso Signum Memoriae) a quei cittadini del magentino che avessero combattuto a suo tempo nelle armate austriache. In quello stesso anno si preoccupò di muovere col comune una petizione popolare per la costruzione di una pensilina alla storica stazione ferroviaria di Magenta e riuscì a provvedere dei fondi per la costruzione di un ospizio per i vecchi   La Basilica Minore romana di San Martino di Magenta, fatta erigere su progetto dell'architetto Alfonso Parrocchetti, amico di don Cesare Targella Sempre nel 1898, accogliendo le proposte dei fedeli, decise di costruire una nuova chiesa parrocchiale (successivamente elevata al titolo di Basilica Minore romana) che andasse a sostituire la piccola e antica chiesa di san Martino (che venne successivamente abbattuta). Egli stesso fu l'autore del nuovo progetto ispirato alle cattedrali rinascimentali e si occupò in esso di serbare la memoria storica degli eventi della battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 con la costruzione di una cappella espiatoria all'interno della chiesa per accogliere le spoglie dei caduti. Quest'ultimo progetto non ebbe l'autorizzazione della curia milanese in quanto era ritenuto sacrilego porre delle ossa non appartenenti a santi o personalità venerate all'interno di un luogo di culto. L'idea del Targella era indubbiamente quella di accomunare tutti, vincitori e vinti, di fronte alla morte e ricordare nel contempo la necessità di non creare divisioni sociali dopo l'unità italiana. Il progetto della chiesa, ad ogni modo, venne concluso nel 1903 ed in quello stesso anno don Tragella poté inaugurare il nuovo tempio assieme al vescovo di Vigevano, Giacomo Merizzi e al vescovo ausiliare di Milano.  Al termine di questa grande epopea venne nominato Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia e nel 1910 lasciò Magenta per Inverigo cedendo il posto a don Domenico Bernareggi, fratello minore dell'allora vescovo di Bergamo, Adriano Bernareggi e poi, anche lui, divenuto Vescovo (ausiliare di Milano).  Nel 1908 fondò a Magenta il Forno Cooperativo Ambrosiano per combattere la cattiva nutrizione della popolazione e consentire di avere pane di ottima qualità anche nelle campagne, e a prezzi accessibili.  Le accuse e gli ultimi anni travagliati  Busto di don Cesare Tragella nella Basilica di San Martino di Magenta Malgrado la munifica opera sostenuta dal Tragella negli anni della sua direzione della parrocchia di Magenta, nel 1919, al termine del primo conflitto mondiale, venne accusato di appropriazione indebita di fondi appartenenti alla parrocchia di San Martino e di aver portato in fallimento la sua chiesa. Gli accusatori erano alcuni fabbricieri magentini e alcune tra le personalità di maggiore spicco nel paese come il commendatore Giovanni Giacobbe (direttore dell'Asilo e proprietario dell'omonima villa storica) ed il sindaco Giovanni Brocca il quale aveva avuto non pochi contrasti per le idee rivoluzionarie di don Tragella. Il sacerdote venne pertanto condannato alla pena di due anni e quattro mesi di prigione. Visto però il suo lodevole operato e la sua fama di filosofo e letterato, Vittorio Emanuele III di Savoia lo graziò con la commutazione della pena a due mesi di carcere da scontarsi nel carcere di San Vittore a Milano. Dopo di questo, don Tragella visse per qualche tempo ospite del parroco di Margno in Valsassina per poi fare ritorno a Magenta.  Tornato nella sua ex parrocchia come residente nel 1920, gli venne impartito l'ordine di non occuparsi più della cosa pubblica, cosa non facile per un personaggio come lui. Con il nuovo parroco insorsero subito dei contrasti circa la gestione delle finanze della chiesa ed a questo punto, gli giunse la sospensione ecclesiastica da parte della curia.  Ammirato dal popolo malgrado le peripezie della sua vita, Cesare Tragella si spense a Magenta l'8 maggio del 1934.  Onorificenze Onorificenze italiane Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Croce pro Ecclesia et Pontificenastrino per uniforme ordinariaCroce pro Ecclesia et Pontifice Onorificenze straniere Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) Note  Tunesi, Morani, Le stagioni, op. cit..  Viviani292.  Ricovero vecchi poveri (1902-1943) Sito Lombardia Beni Culturali.  Viviani, op. cit., p.292.  Don Tragella ridusse il prezzo del pane giallo di 10 centesimi al chilogrammo (quello bianco era riservato solo alle classi più abbienti), cfr. Tunesi, Morani Le stagioni, op. cit..  Cesare Tragella, Lettera a Romolo Murri n.185 del 6 settembre 1898, in: Romolo Murri, Lorenzo Bedeschi (cur.), Carteggio. II. Lettere a Murri. 1898, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Carlo Morani, Natalia Tunesi, Le stagioni di un prete: storia di Don Cesare Tragella, prevosto di Magenta Giussano, Graffiti, 1993. Carlo Morani, Natalia Tunesi, G. Vian, Le stagioni di un prete, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», Ambrogio Viviani, 4 giugno 1859. Dalle ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu, 1997.  Magenta (Italia) Battaglia di Magenta  Centro Culturale Don Cesare Tragella di Magenta AICAssociazione italiana centri culturali. PredecessorePrevosto di MagentaSuccessoreMonastergen.png Carlo Giardini1885-1910 Domenico Bernareggi.

 

TRAPè (Montegiorgio). Flosofo. Uno dei massimi studiosi del pensiero di sant'Agostino. Trapè fu ordinato sacerdote a Roma il 15 luglio 1937. Si laureò in Teologia sistematica nel 1938, presso l'Università Gregoriana con una tesi intitolata Il concorso divino nel pensiero di Egidio Romano, pubblicata a Tolentino nel 1942.  Trapè fu professore presso la Pontificia Università Lateranense dal 1960 al 1983.   Priore Generale dell'Ordine agostiniano dal 26 agosto 1965 al 10 settembre 1971 Agostino Trapè, promosse la fondazione dell'Istituto Patristico Augustinianum.  Trapè ha fondato e diretto la "Nuova Biblioteca Agostiniana" che si occupa della pubblicazione dell'Opera Omnia di S. Agostino in edizione bilingue latino-italiano (Edita da Città Nuova) e la serie del "Corpus Scriptorum Augustianorum", che pubblica le opere dei filosofi scolastici agostiniani.  Le sue opere sono state tradotte in varie lingue.  Opere (selezione) Il concorso divino nel pensiero di Egidio Romano, Tolentino 1942; La doctrina de Seripando acerca de la concupiscencia, La ciudad de Dios  Traduzione italiana; Introduzione a S. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea. Atti del congresso Italiano di filosofia Agostiniana, Roma 20-23 ottobre 1954. Tolentino 1956,  X-XVI; Varro et Augustinus praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, in Atti del Congresso internazionale di studi varroniani, Rieti, Escatologia e antiplatonismo di Sant'Agostino, Augustinianum,  S. Agostino filosofo e teologo dell'uomo, Bollettino dell’Istituto di filosofia, Macerata, anno accademico 1978-1979,  89-104; S. Agostino: L'ineffabilità di Dio, in  «La ricerca di Dio nelle religioni», EMI, Bologna, La Aeterni Patris e la filosofia cristiana di S. Agostino, in Atti del VIII Congresso Tomistico internazionale, Roma S. Agostino, l'uomo, il pastore, il mistico, Fossano, 1976; Roma, Città Nuova, 2001, 440  [traduzione spagnola, Buenos Aires, 1984; tedesca, Monaco, 1984; Polacca, Varsavia, 1984; inglese, New York, 1986; francese, Parigi,  ungherese, Budapest, 1987]; S. Agostino, in Patrologia III, Casale Monferrato, Agostino d'Ippona, in Dizionario patristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato, [Introduzione e commento alla Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma, 1988; Introduzione generale a sant'Agostino, Roma,  A. TRAPÉ, Il concorso divino nel pensiero di Egidio Romano, Tolentino 1942, su agostinotrape.  Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova, 2Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova. Agostino Trapèapostolo della cultura. Sito internet dedicato all'opera.

 

TRASCI. (Bisignano). Filosofo.  Vscovo della Chiesa cattolica Coat of Arms of Ferruccio Baffa-Trasci.svg   Deceduto30 ottobre 1656 a Roma Spera in Deo D'azzurro, un aratro d'argento, sostenente un basilisco verde. Data di fondazioneXVI secolo Etniaitaliana Manuale Baffa Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë a Bisignano in Calabria nel 1590, figlio primogenito di Pietro Antonio ed Elisabetta Anna Trentacapilli, donna pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoli ascritta al patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e, dunque, contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario di Bisignano, proseguendo in seguito gli studi a Roma e Napoli. Fu nella città partenopea che si legò particolarmente alla Compagnia di Gesù divenendo in breve tempo uno dei confessori più vicini a Isabella della Rovere, principessa di Bisignano.  L'esilio volontario a Proceno Pur giovanissimo per non essere distolto dai propri studi filosofici si ritirò volontariamente a vita privata, dapprima nella Tuscia e poi ospite nel Castello di Proceno, presso Viterbo di proprietà della nobile famiglia Sforza. Ancora nei primi Professoreuna lapide marmore posta nella rocca ne ricordava la sua permanenza. Da tale volontario esilio uscì in pochissime occasioni, per lo più per viaggi in Spagna, a Saragozza e Valladolid a capo di missioni diplomatiche presso l'arcivescovo Juan Cebrían Pedro assistito dal nipote Stanislao Baffa Trasci. Fu durante la reclusione volontaria nella Rocca di Proceno che ebbe modo di conoscere Galileo Galilei ospite nel palazzo durante un suo viaggio verso Roma.  La morte Ormai sessantaseienne, dopo esser stato per alcun tempo vescovo ausiliare di Umbriatico, nell'estate del 1656 venne creato Vescovo titolare di Massimianopoli in partibus infidelium da papa Alessandro VII.  Ferruccio Baffa Trasci morì a Roma nell'ottobre dello stesso anno di peste presso il Lazzaretto istituito sull'Isola Tiberina, venendo sepolto in una fossa comune. Gran Parte dei suoi scritti vennero salvati dai nipoti e riordi XIX secolo dal pronipote Vincenzo Baffa Trasci. Il noto storico romano Giuseppe Tomassetti dedicò un breve saggio sulla sua figura dal titolo Cenno storico sulla vita di S.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli, Opere:Traduzione dei Pensieri o Colloqui con se stesso di Marco Aurelio Universam Aristotelis philosophiam Summa Aristotelicha Summa Theologica Dogmatica Note  BonitaBojani, I della Rovere nell'Italia della corti, Ed. Quattroventi 2002  Tomassetti G., Cenno storico sulla vita di S.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli  Roma 1888  C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO Acquapendente 1932  C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO Acquapendente, D. Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli, Ferruccio Baffa Trasci-un erudito italoalbanese Professoreormai dimenticato, Edizioni MIT Cosenza Trasci PredecessoreVescovo titolare di MassimianopoliSuccessore ...luglio.

 

TREVES (Torino). Filosofo. Compie gli studi al Liceo M. D'Azeglio e poi nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Torino, dove entra in contatto, fra gli altri, con Norberto Bobbio, Vittorio Foa, Piero Luzzati, Alessandro Passerin d'Entrèves, e simpatizza con il gruppo di Giustizia e Libertà abbracciando i principi del socialismo liberale. Laureatosi sotto la guida di Gioele Solari con una tesi su Henri de Saint-Simon e conseguita la libera docenza, insegna dapprima nell'Messina, dove viene arrestato per sospetta attività antifascista, ma subito rilasciato. Trasferito all'Urbino viene escluso, in quanto proveniente da famiglia ebraica, dal concorso bandito sulla sua cattedra e si trasferisce in Argentina. Qui sposa Fiammetta Lattes da cui ha tre figli (Tullio, Aldo e Anna) e insegna filosofia del diritto e sociologia nell'Tucumán. Rientrato in Italia e riottenuta la cattedra nell'Parma, si trasferisce subito all'Milano dove insegna Filosofia del diritto, Sociologia e Sociologia del diritto. Protagonista della rinascita post-bellica della sociologia in Italia, coopera attivamente col Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale e col suo segretario generale Adolfo Beria di Argentine, coordinando fra l'altro una vasta ricerca su “L'amministrazione della giustizia e la società italiana in trasformazione” da cui escono fra il 1967 e il 1976 dodici volumi di vari autori. Nel 1962 promuove con William M. Evan e Adam Podgórecki la costituzione del Research Committee on Sociology of Law della International Sociological Association. Presiede questo Comitato fino al 1974 facendosi attivo promotore, in patria e all'estero, soprattutto in Spagna, della sociologia del diritto. Fonda  la rivista italiana della disciplina, di cui ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a Milano sino al ritiro nel 1983. -- è tra i promotori dell'International Institute for the Sociology of Law di Oñati (Guipúzkoa, País Vasco, Spagna). È nominato dottore honoris causa dalle Università del País Vasco, Carlos III de Madrid e Pandios di Atene. Muore a Milano il 31 maggio 1992.  Pensiero Renato Treves difende una posizione filosofica relativista e prospettivista, influenzata da autori come Karl Mannheim, José Ortega y Gasset, Charles Wright Mills e Hans Kelsen, del quale ultimo introduce in Italia la Dottrina pura del diritto. Alieno dal dogmatismo e paladino di una concezione critica della scienza, rifiuta ogni visione metafisica del diritto in favore di una visione metodologica che sfocia nella sociologia del diritto intesa come scienza prevalentemente empirica, non avalutativa, ma ispirata a valori, nel suo caso quelli di libertà e giustizia sociale. Treves è considerato insigne maestro per un'intera generazione di filosofi e sociologi del diritto. Per Renato Treves due erano i problemi che la sociologia del diritto doveva affrontare: da un lato la posizione, la funzione e il fine del diritto nella società vista nel suo insieme; dall'altro la società nel diritto, cioè quei comportamenti effettivi che possono essere conformi e difformi rispetto alle norme, ma comunque forniscono informazioni su come una società vive le regole che si è data. Del primo problema si sono occupate soprattutto le dottrine sociologiche e politologiche, mentre sul secondo si sono soffermate le dottrine giuridiche antiformalistiche.  Opere principali Il diritto come relazione, Torino, 1934 Sociología y filosofía social, Buenos Aires, Benedetto Croce, filósofo de la libertad, Buenos Aires, Diritto e cultura, Torino, Spirito critico e spirito dogmatico, Milano, Libertà politica e verità, Milano, Giustizia e giudici nella società italiana, Bari, Introduzione alla sociologia del diritto, Torino, Sociologia del diritto. Origini, ricerche, problemi, Torino, Sociologia e socialismo. Ricordi e incontri, Milano,  Dizionario biografico dei giursti italiani (XII-XX secolo), Bologna, Il MUlino,  André-Jean Arnaud e Simona Andrini, Jean Carbonnier, Renato Treves et la sociologie du droit. Archéologie d'une discipline, LGDJ, Parigi,  Norberto Bobbio, Il magistero di Renato Treves, in La Nuova Antologia, Arturo Colombo, La lezione di Renato Treves, in La Nuova Antologia, Elías Díaz, Renato Treves in Doxa. Cuadernos de Filosofía del Derecho, Vincenzo Ferrari, Renato Treves sociologo del diritto, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, LXX, IV serie, gennaio-marzo 199321 ss. Vincenzo Ferrari, Treves, Renato, in International Encyclopedia of Law and Society, Sage, Thousand Oaks-London-New Delhi-Singapore, Vincenzo Ferrari e Nella Gridelli Velicogna, Philosophy and Sociology of Law in the Work of Renato Treves, in Ratio Juris,  ss. Vincenzo Ferrari, Morris L. Ghezzi e Nella Gridelli Velicogna , Diritto, cultura e libertà. Atti del convegno in memoria di Renato Treves (Milano, Giuffrè, Milano, Morris L. Ghezzi, La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto, Mimesis, Milano-Udine, ss. Mario G. Losano, Renato Treves, sociologo tra il vecchio e il nuovo mondo, Unicopli, Milano, 2000. Pio Marconi, Il legato culturale di Renato Treves, in Sociologia del diritto, Aristide Tanzi, Renato Treves, dalla filosofia alla sociologia del diritto, ESI, Napoli, Carlo Nitsch, Renato Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti inediti e la traduzione di due scritti di Treves, Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Sociologia del diritto  , «Treves, Renato (propr. Samuele Renato)» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

 

TRIA. (Laterza). Filosofo. Arcivescovo della Chiesa cattolica Template-Archbishop.svg   Incarichi ricopertiVescovo di Cariati e Cerenzia Vescovo di Larino Arcivescovo titolare di Tiro   Nato22 luglio 1676 a Laterza Ordinato presbitero19 settembre 1699 Nominato vescovo4 marzo 1720 Consacrato vescovo17 marzo 1720 Elevato arcivescovo20 dicembre 1741 Deceduto16 gennaio 1761 a Roma   Manuale Giovanni Andrea Tria (Laterza, 22 luglio 1676Roma, 16 gennaio 1761) filosofo, teologo e arcivescovo cattolico italiano. Figlio di Francesco Tria e Margherita Geminale, completò i suoi studi di filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e Roma. Nel 1704 fu uditore di diritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de' Tirreni rimase al servizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma, fu nominato vicario generale di monsignor Lorenzo Gherardi, vescovo di Loreto e Recanati, e tale rimase fino al 1714. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao, ebbe l'incarico di "nunzio straordinario" alla Corte del Portogallo.  Quando monsignor Firrao, per questione di salute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna. Durante la sua permanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in Svezia e Germania.  Fu eletto vescovo di Cariati e Cerenzia ed entrò in carica il 17 marzo 1720, presiedendo il sinodo (16/18 marzo 1726).  Fu trasferito poi alla diocesi di Larino, nel Molise, il 23 febbraio 1727.  Partecipò al concilio provinciale di Benevento dal 1º al 12 maggio 1729. Nel 1740 fu nominato «consulente del Sacro Offizio» e nel dicembre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro.  Divenne «esaminatore di Vescovi» e fu insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoi meritori servigi resi alla Corte di Lisbona.  Morì di apoplessia a Roma il 16 gennaio 1761.  Opere Il suo erudito lavoro include:  Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della citta e Diocesi di Larino (edite a Roma, 1744) Note di accommodamento tra il Papato e la Corte Reale di Napoli (edito a Roma, 1743) Vita di Papa Benedetto XIII Genealogia episcopale Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Cardinale Gaspare Carpegna Cardinale Fabrizio Paolucci Cardinale Antonio Felice Zondadari Arcivescovo Giovanni Andrea Tria Successione apostolica Vescovo Geronimo de Laurenzi (1743) FontiCamillo Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori  regno di Napoli, Napoli, Tipografia dell'Aquila di V. Puzziello, Diocesi di Larino Pietro Pollidori Giovan Battista Pollidori Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Andrea Tria Collabora a Wikiquote Citazionio su Giovanni Andrea Tria  Opere di Giovanni Andrea Tria, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. David M. Cheney, Giovanni Andrea Tria, in Catholic Hierarchy.

 

TRINCHERI. (Pieve di Teco). Filosofo. Nacque da una famiglia benestante che aveva in possesso alcuni ettari di terreno.  Fu critico letterario, filosofo e saggista appassionato agli autori romantici. Fu riconosciuto e si affermò all'interno della cerchia dei letterati del suo tempo grazie alla brillante difesa in favore di Alessandro Manzoni, quando quest'ultimo pubblicò  la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola. Fu con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore romantico, che egli riuscì a far valere la proprio opinione positiva nei confronti dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si conoscono a proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui ferì a morte un suo amico, un certo Andrea, crollò in una situazione estremamente travagliata.  Negli ultimi anni della sua vita si trasferì a Parigi, svolgendo incarichi di traduzione per pochi soldi,  per poi morire in tristezza e solitudine.

 

TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO? (Vicenza).  Filosofo. Ritratto del 1510 di Vincenzo Catena Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro. Persona di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di grammatica, di architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche, sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana.  Fu anche un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il condottiero Cesare Trivulzio, Papa Leone X, Papa Clemente VII, Papa Paolo III, e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio, appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare (1448-1487) era anch'esso uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia e nel 1468 sposò Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un fratello, Girolamo, scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia († 1516), Maddalena († 1512), andata in sposa al padovano Antonio degli Obizzi, ed Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro nel 1495 e dal 1518 rifondatrice insieme a Domicilla Thiene di San Silvestro.   Targa marmorea che Trissino fece realizzare a ricordo del suo maestro Demetrio Calcondila in S.Maria della Passione a Milano Trissino studiò greco a Milano sotto la guida del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale di Marsilio Ficino, e poi filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da questi maestri imparò l'amore per i classici e la lingua greca, che tanta parte ebbero nel suo stile di vita. Alla morte di Calcondila nel 1511, Trissino fece murare una targa nella chiesa di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo maestro. Il 19 novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco Trissino, lontana cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia (nata nel 1495, visse 20 giorni), Gaspare (nato nel 1497, visse 10 giorni), Francesco (1500-1514), Vincenzo (nato nel 1502, visse 10 giorni) e Giulio (1504-1576). Giovanna morì il 12 aprile 1505.  Trissino sosteneva l'Impero come istituzione, come d'altronde era tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne interpretato in spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente esiliato dalla Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania, l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato "dal Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello stemma gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che nella parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto biforcato sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente d'argento e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN TO ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi 110 e 111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova", privilegi trasmissibili ai propri discendenti.   Stemma di Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F. Castelli nel 1753. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia, Bologna, Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e Padova (dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò a Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e compose la tragedia Sofonisba (1513-14). Questi anni agli Orti Oricellari furono centrali, sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per la forte impronta che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni di Bernardo Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso dalle lodi del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino) o le poesie pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le tante digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai Goti che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche).  In seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un arditissimo libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di alcune lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto). Intanto il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla carriera ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a Clemente VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza.  Sempre a Roma, nel 1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la versione riveduta della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il castellano (dialogo sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a quello dantesco), le Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime quattro parti della Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di Aristotele, da poco riscoperta), con le quali il programma di riforma letteraria classicheggiante avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso. Per i prossimi 20 anni il poeta non stamperà più nulla.  Queste opere sollevarono un grande clamore per la loro arditezza e disorientarono (o meglio: orientarono diversamente) la nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato finora riformare addirittura l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare l'intero sistema dei generi in uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni e il poema cavalleresco, in primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè poi quelli antichi (la tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi libelli prese avvio la secolare questione della lingua italiana.  Nel febbraio 1530 a Bologna, nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente VII e nel 1532 Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre della Milizia Aurata.  Secondo quanto riportato dallo storico Castellini, Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia, in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza Trissino sposò il 26 marzo 1523 Bianca, figlia del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati, già vedova di Alvise di Bartolomeo Trissino (morto a 45 anni nel 1522). Da Bianca ebbe due figli: Ciro (1524-1576) e Cecilia. Alla nomina di Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi rapporti con Giulio, la coppia si divise nel 1535 quando Bianca si trasferì a Venezia, dove morì il 21 settembre 1540.  Trissino manifestò il proprio fervente sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo V il suo poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare, iniziato agli inizi del Cinquecento ma pubblicato nel 1547-1548, destinato, come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la prima commedia regolare.   Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto nella villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e acquistata nel 1482 dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose Accademie vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della storia dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che portò nei suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole architettoniche di Marco Vitruvio Pollione.  Morì a Roma l'8 dicembre 1550 e fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agata alla Suburra.  Nel 1562 vennero alla luce le ultime due parti della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate ad Antonio Perenoto, vescovo di Arras), che erano comunque già pronte nel 1529, come si evince dalla chiusura della quarta parte. Il progetto culturale Egli progettò e attuò una imponente riforma della lingua e della poesia italiane sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele (da poco riscoperta), i poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte da Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia (riscoperto dal Trissino stesso a Padova e pubblicato in traduzione nel 1529); un programma in piena antitesi sia con la moda del petrarchismo di Pietro Bembo, sia con quella del romanzo cavalleresco incarnato supremamente dall'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, che allora infuriavano.  Il programma di riforma venne esposto negli anni 1524-1529 attraverso opere diverse, cioè un volume di ortografia e di ortofonetica (Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, del 1524, riveduta nel 1529, e dedicata a Papa Clemente VII), un volume di teoria della lingua italiana (Il castellano, del 1529, dedicato a Cesare Trivulzio), due manuali di grammatica (Dubbii grammaticali e la Grammatichetta, del 1529) e un manuale di teoria dei generi letterari (Poetica, le prime 4 parti del 1529; le ultime 2 postume stampate nel 1562). Tali proposte (specie quella di modificare l'alfabeto italiano inserendovi alcune lettere greche così da rendere visibili le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune consonanti) e la riscoperta del trattato dantesco furono clamorosi e fecero esplodere in Italia la secolare questione della lingua, idealmente chiusa nel 1840 da I promessi sposi di Alessandro Manzoni.  Questa intensa speculazione teorica ha il suo sbocco fattuale in quattro opere poetiche, tutte molto importanti: la Sofonisba (1524, dedicata a Papa Leone X), la prima tragedia regolare della letteratura moderna (regolare si definisce un'opera costruita secondo le norme derivate dai testi classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di Orazio), L'Italia liberata dai Goti (1548-1549, dedicata a Carlo V d'Asburgo), il primo poema epico regolare, e I simillimi (1548, dedicata al Cardinal Farnese), la prima commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio (Rime 1529, dedicato a Niccolò Ridolfi) di gusto antipetrarchista e ispirato ai poeti siciliani, agli Stilnovisti, a Dante e alla tradizione del Quattrocento, tutte cassate dal Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma saranno destinate ad avere un ruolo centrale nello sviluppo della poesia italiana ed europea, se si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad esempio, ebbero in tutta Europa. Al Trissino si deve anche l'invenzione dell'endecasillabo sciolto (cioè senza rima) ad imitazione dell'esametro classico, anche questa un'invenzione destinata a fama europea.Le opere letterarie La produzione letteraria del poeta comprende opere di diversi generi, non solo poetiche: innanzitutto un Architettura in italiano e incompleto, ricerche sulla numismatica, traduzioni, orazioni varie ed opere in latino.  Se ci si concentra solo sugli studi di teoria letteraria e sulle opere poetiche, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi, attraverso i quali il poeta struttura un coerente programma di riforma della poesia italiana sui modelli classici e sulla lingua dantesca ispirato alla Poetica di Aristotele, ad Omero e al De vulgari eloquentia, un sistema da opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima (1525), che aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo, quindi, i generi letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1532), che è un romanzo cavalleresco e non un poema epico. Attraverso il proprio programma il poeta verrà a creare una tradizione di gusto classico del tutto nuova in seno alla letteratura moderna, che nei secoli a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu avversario: il sistema trissiniano, infatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati dal petrarchismo bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione antica e quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né il Trissino era l'unico convinto di queste idee, come si dirà ancora oltre, ma era affiancato da Sperone Speroni, Bernardo Tasso (padre di Torquato), Antonio Brocardo, Pietro Tolomei, Antonio Colocci, Mario Equicola e altri ancora.  Volendo sintetizzare, le opere del Trissino si raccolgono intorno a tre date:  ll 1524, in cui dà alle stampe a Roma la tragedia Sofonisba (composta un decennio prima agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere all'alfabeto latino. Tutte le opere del Trissino stampate in vita sono scritte secondo l'alfabeto da lui congegnato e non con l'alfabeto usuale. ll 1529, vero anno campale, vengono date alle stampe sei opere, ossia la traduzione del De vulgari eloquentia, le prime IV parti della Poetica, il dialogo Il castellano, le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta. Il 1547-8, in cui dà alla luce il poema L'Italia liberata dai Goti, e la commedia I simillini. Passeremo in rassegna le principali opere poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che hanno un paragrafo apposito.  Sofonisba La Sofonisba (1524) è in assoluto la prima tragedia regolare della letteratura europea, destinata a vasta fortuna specie in Francia. Secondo il modello antico, Trissino compone una tragedia in endecasillabi sciolti, che imitano i trimetri giambici (il verso a questa data fa la sua prima apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono canzoni petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno anch'esse qui la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi Alamanni e poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile differenza dai classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non fantastico, mitico o biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro regolare, si svolge nello stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno (unità di tempo) e prevede in scena un numero limitato di persone. Venne recitata per la prima volta nel 1562, durante il carnevale di Vicenza, messa in scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta piacque, tutto sommato, e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro nuovo, fu approvato anche dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da allora in poi il metro quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi sotto). Anche nelle Rime (1529) il poeta si mostra uno sperimentatore e il Petrarca, modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del Trissino è possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le ballate (cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi neri di guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche del Petrarca (occhi di stelle e simili).  Il Castellano Il Castellano (1529) è un dialogo sulla lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante francese a Milano conosciuto nel 1505-6. Si ambienta a Castel Sant'Angelo e ha per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il castellano, appunto) e Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il Trissino espone per bocca del Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De vulgari eloquentia, cioè quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed aperto, fondato in parte sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte sugli autori della tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante e Omero poiché dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a parole ciò di cui stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino sollevarono grande clamore (fondate com'erano su un testo la cui paternità dantesca non era ancora assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito sulla lingua italiana' concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre secoli dopo. Fra i molti che parteciparono al dibattito si ricordi il fiorentino Niccolò Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari eloquentia sempre agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni, Baldassarre Castiglione.  Poetica Le teorie che soggiacciono a questo vasto programma vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non solo per il Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa ad essere modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il continente . Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire, l'idea di resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani per gusto e ispirazione dalla società rinascimentale.  Sul piano linguistico immagina una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e illustre, che contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una collaborazione ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo del toscano trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di dialettismi.  Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca. Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre, inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel melodramma.  Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative, per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico, profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso di formazione morale e culturale.  Per questi tre generi nuovi, il poeta propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del trimetro giambico classici (vedi paragrafi sottostanti).  Sul piano dello stile e dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e di Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, Trissino divide la lingua italiana in quattro registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile.  L'Italia liberata dai Goti Dopo venti anni di silenzio dal 1529, il Trissino tornò in scena con L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in 27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con Ludovico Ariosto.  L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero. Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre, reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene. Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore', non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze tecniche di architettura, arte militare e via di seguito.  Il poema è ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata dall'inizio alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno ad essa. I personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e virtù da correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di formazione bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso.  Il poema, atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi fiaschi della storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto profondissimo. Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne parla nei suoi Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali derisero il poema per la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo classico (grandezza e generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione estrema alla corretta applicazione delle regole aristoteliche, più che alla fluidità della narrazione o al dare un rilievo psicologico ai personaggi, assolutamente frontali. Inoltre, la ripresa parola per parola del modello omerico (ma in generale di tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu ritenuta noiosa, e la solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la prosaicità dello stile trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera formulare (come quello di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e stereotipato. I lunghi intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga nelle descrizioni degli accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di città, architetture, armature, eserciti, giardini, mappe geografiche dell'Italia, precetti morali, massime e apologhi eruditi e via di seguito, soffocano la narrazione epica (nella prima edizione il poema è addirittura corredato da tre cartine geografiche) e rendono il poema di difficile lettura.  Ciò non toglie, tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella letteratura: la visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella dignità del loro ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici, anticipava le preoccupazioni morali della Controriforma[25]. Sarà proprio alla fine del secolo, infatti, che il poema trissiniano avrà la sua fortuna, col Tasso ma non solo.  I simillimi Sono l'ultima opera stampata dal poeta (1548) e i modelli sono indicati da lui stesso nella Dedica al Cardinal Farnese: Aristofane e la Commedia antica (Menandro è stato riscoperto solo nel Novecento), sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei cori (con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo. Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo è costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche da settenari e sono rimati.Le opere linguistiche  Frontespizio del Castellano di Giangiorgio Trissino, 1529, stampato con lettere aggiunte all'alfabeto italiano da quello greco I testi linguistici del Trissino sono essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre, ovviamente la Poetica.  Accese discussioni suscitò il suo esordio letterario, cioè la proposta di riformare l'alfabeto italiano contenute nell'Ɛpistola del Trissinω de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana (1524; nel 1529 esce la seconda versione, corretta e rivista) dove Trissino suggerisce l'adozione di alcune vocali e consonanti dell'alfabeto greco al fine di disambiguare suoni diversi resi allora (e ancor oggi) con la medesima grafia: e e o aperte (ε e ω) e chiuse, z sorda e sonora (ζ), nonché la distinzione delle i e u con valore di vocale o di consonante (j, v).  In seguito avrebbe riproposto questa idea (sebbene ricorrendo a grafie diverse) anche l'accademico della Crusca Anton Maria Salvini nella seconda metà del XVIII secolo, sempre senza successo.  Accolta fu nei secoli a venire, invece, la proposta del Trissino di utilizzare la z al posto della t nelle parole latine che finiscono in -tione (oratione > orazione) e di distinguere sistematicamente nella scrittura la u da v (uita > vita)[26].  I punti principali dell'alfabeto riformato sono i seguenti:  Nuovo caratterePronunciaDistinto daPronuncia Ɛ εE aperta [ɛ]E eE chiusa [e] Ω ωO aperta [ɔ]O oO chiusa [o] V vV con valore di consonante [v]U uU con valore di vocale [u] J jcon valore di consonante J [j]I iI con valore di vocale [i] Ӡ çZ sonora [dz]Z zZ sorda [ts] .  Tali idee vengono confermate nei testi del 1529: nel Castellano, il Trissino propone il modello di una lingua "cortigiana-italiana" formata dagli elementi comuni a tutte le parlate dei letterati della Penisola, non solo nel lessico ma anche al livello della fonetica (visibile ormai grazie all'alfabeto riformato). Questa teoria si appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del De vulgari eloquentia, e verrà amplificata, come già visto, nella Poetica, in riferimento a tutti i generi letterari, e sarà illustrata materialmente nelle due grammatiche messe a disposizione dal Trissino stesso (la Grammatichetta e i Dubbi grammaticali).  Alla sua tesi si dimostrarono particolarmente sensibili (e ostili) i letterati toscani, ovviamente, visto che Dante stesso asserisce nel trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di essi spicca il Machiavelli, come accennato, che compose un Dialogo sulla lingua in quegli anni, nel quale reclama la specificità del fiorentino cinquecentesco, in opposizione al Bembo (che voleva il fiorentino trecentesco) e anche al Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua letteraria (anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una similarità fra i vari parlari italiani). Un esempio: se nel toscano quattrocentesco del Poliziano è normale usare lui in funzione di soggetto, il Bembo invece rispolvera egli e lo stesso fa il Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso del lui, normale a Firenze da almeno un secolo.  La riforma trissiniana dell'alfabeto, applicata sistematicamente dal poeta in tutti i suoi scritti (anche negli appunti!), è un prezioso documento delle differenze di pronuncia tra toscano e lingua cortigiana, fra lingua letteraria e pronunce nordiche (il poeta era vicentino) perché l'autore applicò i propri criteri fonetici nel pubblicare i suoi testi o nell'interpretare alcuni suoni del toscano. La conseguente maggior difficoltà di lettura non favorì la diffusione dei suoi scritti e portò diverse critiche da parte degli autori suoi contemporanei.  Il profilo religioso del Trissino Sebbene sia noto come esegeta aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del Quattrocento e nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane sature di cultura neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a Milano presso il Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il Leoniceno, ma soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e nella Roma di Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due ritratti che ci vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di Giovanni di Bernardo Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le api, dopo aver discusso dell’armonia cosmica e della dottrina ermetico-platonica dell’Anima Mundi, specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello e sì alto pensiero / tu primamente rivocasti in luce / come in cospetto degli umani ingegni / Trissino, con tua chiara e viva voce, / tu primo i gran supplicii d’Acheronte / ponesti sotto i ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei mortali». Insomma il Trissino viene riconosciuto come un interprete del pensiero platonico e, si direbbe, democriteo. Il secondo, invece, riguarda le esposizioni rilasciate al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del Checcozzi, il quale dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane dalle stelle ne’ corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta in pianeta fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali non le retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin, Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI , Firenze, Le Monnier, 1894,  364–365). A questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di credere nella salvezza per sola Grazia (Morsolin, cit.,  248–253, 357-378 e 407-43, confermata nell'Epistola a Marcantonio da Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga requisitoria contro il clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata, requisitoria che però, come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto di Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema ma solo in quelle indirizzate forse in Germania.  Anche il Trissino, quindi, auspicava un riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con il generale movimento di riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero, Erasmo etc.... senza per questo farne un luterano in senso stretto. Il Trissino, insomma, è un tipico esponente della tradizione religiosa pretridentina, in cui il fervido sostegno alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono forti iniezioni di pensiero neoplatonico e neopitagorico, di stoicismo e di astrologia, di tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam, Martin Lutero, Agrippa von Nettesheim, Giovanni Pico della Mirandola, Marsilio Ficino si fondono in una forma religiosa eclettica e ancora tollerata prima dell'apertura del Concilio di Trento (1545-1563). Le persecuzioni inizieranno dopo la morte del poeta, e vi verrà coinvolto, invece, il figlio Giulio, vicino al calvinismo, che subirà l'Inquisizione.  Il poema del Trissino, una vera enciclopedia dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste venature di pensiero religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera palese: si ricordino i famosi angeli del poema che portano nomi di divinità pagane (Palladio, Onerio, Venereo etc...) e che non sono altro che allegorie delle facoltà umane o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad esempio, o Vulcano come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di Michele Psello e nel pensiero neoplatonico. Fu questo uno dei punti più bersagliati dai critici contro il poeta, per primo, ancora una volta, Giambattista Giraldi Cinzio.  Il rapporto con Palladio Di Andrea Palladio, Trissino curò soprattutto la formazione di architetto inteso come "umanista". Questa concezione risulta alquanto insolita in quell'epoca, nella quale all'architetto era demandato un compito preminentemente di tecnico specializzato. Non si può capire la formazione umanistica e di tecnico specializzato della costruzione dell'architetto Andrea della Gondola, senza l'intuito, l'aiuto e la protezione di Giangiorgio Trissino. È lui a credere nel giovane lapicida che lavora in modo diverso e che aspira a una innovazione totale nel realizzare le tante opere. Trissino gli cambierà il nome in "Palladio", come l'angelo liberatore e vittorioso presente nel suo poema L'Italia liberata dai Goti[27].  Secondo la tradizione, l'incontro tra il Trissino e il futuro Palladio avvenne nel cantiere della villa di Cricoli, nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in quegli anni (1538 circa) sta per essere ristrutturata secondo i canoni dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso totale sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivelerà fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo di Girolamo Pittoni e Giacomo da Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. Sarà proprio Giangiorgio Trissino a condurlo a Roma nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e ad avviare il futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più ardite di un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora oggi[28].  Fortuna e sfortuna del Trissino Il sistema letterario inventato dal Trissino non fu il solo tentativo di preservare un rapporto diretto con la cultura classica (in special modo greca), con Dante e con l'umanesimo del Quattrocento, che il sistema bembiano escludeva. Molti altri poeti condividevano le sue idee, infatti, come Antonio Brocardo, Bernardo Tasso, anche loro intenti a inventare nuovi metri su imitazione dei classici. Tuttavia, se si eccettua forse Sperone Speroni, il Trissino fu uno dei pochi che strutturò nella sua Poetica un sistema letterario totale, onnicomprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è regolato in maniera specifica; e questo gli permetterà di essere un punto di riferimento privilegiato nei secoli a venire.  Bisognerà fare a questo punto una distinzione essenziale fra le opere del Trissino e le sue teorie letterarie. Le opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono notoriamente brutte: lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico: l'invenzione del verso sciolto, che sarà centrale nella storia letteraria europea, infatti, non era destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del secolo perché venisse accettata entro un poema di genere e di stile alto come quello epico. Le sue teorie invece, trovarono un successo secolare, non solo in Italia ma in molti paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo. Questo specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo antico, la tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto.  Italia In Italia si può dire che il Trissino ebbe grande fortuna col verso sciolto e col poema epico, ma minore col teatro tragico. La Sofonisba, quando uscì, non era in Italia l'unica tragedia di imitazione greca, anche se era la prima: vi erano, infatti, anche quelle di Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre agli Orti Oricellari. Ma la tragedia ispirata ai modelli greci non trovò terreno in Italia e fu soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella 'alla latina', senecana (cioè piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e sangue, shakespeariana insomma), riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di Giambattista Giraldi Cinzio; una linea di gusto che, alla fine del Cinquecento e nel Seicento, si sposerà in pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche esso stoica e senecana.  Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema del Trissino è nominato infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca (e spesso in mala fede), da Bernardo Tasso (intento anche lui alla realizzazione del poema Amadigi, che nella prima stesura era in versi sciolti) e Giambattista Giraldi Cinzio (che compose contro l'Italia liberata il volume Dei romanzi), Francesco Bolognetti e via via fino a Torquato Tasso. Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi del poema eroico e, sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente come modello teorico e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra cui la famosa morte di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad esempio). Vale la pena specificare che il titolo di Gerusalemme liberata, infatti, non fu deciso dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema Goffredo), ma dallo stampatore Angelo Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza dell'opera tassiana col poema trissiniano.  Mentre nel Rinascimento i critici iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo cavalleresco, si assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso sciolto nei poemi narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le ecloghe pastorali, i poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla fine del secolo sarà impiegato in opere imponenti come l'Eneide di Annibale Caro, o nel poema sacro del Mondo creato del Tasso, o nello stile fastoso dello Stato rustico (1606) di Giovanni Vincenzo Imperiale o quello classico di Gabriello Chiabrera  in pieno Barocco. Anzi, proprio il Chiabrera (non a caso allievo di Sperone Speroni) si può dire che sia il grande erede del Trissino, animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare i generi letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in punti importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di Omero (cfr. il paragrafo apposito in Gabriello Chiabrera).  Il Trissino ebbe ancora fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi Scipione Maffei di Tutte le opere (Verona, Vallarsi, 1729, ancora oggi punto di riferimento indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una delle quali di Vittorio Alfieri (1787). Grande fu l'influenza anche nel melodramma: si contano ben quattordici Sofonisba fra il 1708 e il 1843, una delle quali di Christoph Willibald Gluck e uno di Antonio Caldara. Ma a parte la fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia dell'Arcadia (1690) si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella Ragion poetica (1708) di Gian Vincenzo Gravina, maestro del giovane Pietro Metastasio, la cui prima opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione quasi parola per parola del III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli amori di Giustino e di Sofia. Alla metà del secolo, nel 1753, Pierfilippo Castelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di Giovangiorgio Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo nell'epica il Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche se nelle forme del melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della tradizione italiana. Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera, che seppe rendere le forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso sciolto) di insuperabile eleganza.  Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade di Vincenzo Monti (1810) e l'Odissea di Ippolito Pindemonte (1822), che proseguono la grande storia del verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre grandi scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico, rifletté anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica date da Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione. Il secondo è il Giosuè Carducci che stronco' il poema ne I poemi minori del Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e il terzo è Bernardo Morsolin che compose la biografia del poeta (Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, 1894) che ancora oggi è indispensabile.Francia In Francia, invece, si assiste in un certo senso alla situazione opposta e le teorie del Trissino trovarono vasta eco più nel teatro che nel poema epico, questo anche perché in generale il teatro classico francese ha sempre prediletto i modelli greci ai latini e il teatro, in genere, al melodramma. Nel teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà forte: la prima rappresentazione documentata in francese è del 1554 nel castello di Blois, davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille. Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto, ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per rilevare le pecche del poema.  Inghilterra In Inghilterra si ricorda la fortuna del verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la sua consacrazione nel Paradiso perduto di John Milton, e le lodi tributate al Trissino da Alexander Pope nel prologo alla Sofonisba di James Thomson (1730).  Germania In Germania si ricordano, tra il XVII e il XVIII secolo, tre Sofonisba. Anche Goethe possedeva una copia delle Rime trissiniane  Opere principali Sofonisba, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana, 1524: Riproduzione fotografica De vulgari eloquentia di Dante Alighieri, 1529, traduzione Il castellano, 1529, dialogo: Riproduzione fotografica dell'edizione Daelli 1864 Poetica, 1529, ed. integrale del 1562 in sei parti: Riproduzione fotografica Dubbi grammaticali, 1529 Grammatichetta, 1529 L'Italia liberata dai Goti, 1547-1548, poema epico I simillimi, 1548, commedia Galleria d'immagini  Gian Giorgio Trissinoincisione da Tutte le opere non più pubblicate di Giovan Giorgio Trissino, Miniatura di Gian Giorgio Trissino.     Gian Giorgio Trissinoincisione da Pier Filippo Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino, 1753.    Targa a Trissino, in piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa natale di Gian Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo Bongiovanni.     Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi Ginori, a Firenze, raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia Neoplatonica che lì ebbe sede.  Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, pagg 2-3.  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il convento dei santi Filippo e Giacomo a Vicenza, 1981, nota 49.  Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, pag 4.  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pagg 26 e seguenti.  L'incisione recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP. FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, ernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pagg 54-55.  Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale sofocleo "τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si cerca, si può cogliere".  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 198.  Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, pag 43.  Antonio Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia, 1869, pagg 17-18.  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 190.  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 196.  Silvestro Castellini, Storia della città di Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, nota a pag 48  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1Come i saggi di Lucien Faggion ricordano, per preservare il patrimonio famigliare non era inusuale sposare cugini di altri rami della medesima famiglia.  La decisione di scegliere Ciro come proprio erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al trascinarsi della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque una vera e propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti del ramo dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che fecero risalire a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle simpatie protestanti di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di Giovanna, a uccidere Ciro a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi figli. Quest'ultimo decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio Cesare che usciva dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. Nel 1588 Ranuccio Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse nella casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella Bissari, e il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito vari saggi sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et le devoir de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles.  Nel 1537 il Trissino dovette affrontare una causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer, che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino il 25 maggio 1482. Gli eredi Valmarana tentarono di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il tribunale diede ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion, Justice civile, témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana et Cricoli au XVIe siècle, .  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce Trissino nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana.  Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in L'Enciclopedia dell'Italiano.  "Palladio" è anche un riferimento indiretto alla mitologia greca: Pallade Atena era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il nome possa avere un'origine numerologica che rimanda al nome di Vitruvio, vedi Paolo Portoghesi , La mano di Palladio, Torino, Allemandi, 2 Dal volantino della mostra (18 aprile10 maggio 2009) dedicata a Giangiorgio Trissino a Trissino, in occasione del 600º anniversario della promulgazione dello Statuto del Comune del 1409, organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino e Pro Loco di Trissino.  Leopoldo Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, Giachetti, Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno tre testi fondamentali:  Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio Trissino, oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, 1753. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze, Le Monnier, Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza, 31 marzo-1º aprile 1979, N. Pozza, Vicenza, Neri Pozza, 1980. Sulla Sofonisba:  Ettore Bonora La "Sofonisba" del Trissino, Storia Lettaliana, Garzanti, Milano, M. Ariani, Utopia e storia nella Sofonisba di Giangiorgio Trissino, in Tra Classicismo e Manierismo, Firenze, Olschki, C. Musumarra, La Sofonisba ovvero della libertà, «Italianistica», Sulle Rime:  A. Quondam, Il naso di Laura. Lingua e poesia lirica nella tradizione del classicismo, Ferrara, Panini, C. Mazzoleni, L’ultimo manoscritto delle Rime di Giovan Giorgio Trissino, in Per Cesare Bozzetti. Studi di letteratura e filologia italiana, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Sull'Italia liberata si vedano almeno (in ordine di stampa):  F. Ermini, L’Italia liberata dai Goti di Giangiorgio Trissino. Contributo alla storia dell’epopea italiana, Roma, Editrice Romana, 1895. A. Belloni, Il poema epico e mitologico, Milano, Vallardi, Ettore Bonora, L'"Italia Liberata" del Trissino,Storia della Lett. italiana,Milano, Garzanti, Marcello Aurigemma, Letteratura epica e didascalica, in Letteratura italiana,  IV, Il Cinquecento. Dal Rinascimento alla Controriforma, Bari, Laterza, 1973,  439-499. Marcello Aurigemma, Lirica, poemi e trattati civili del Cinquecento, Bari, Laterza, Guido Baldassarri. Il sonno di Zeus. Sperimentazione narrativa del poema rinascimentale e tradizione omerica, Roma, Bulzoni, Renato Bruscagli, Romanzo ed epos dall’Ariosto al Tasso, in Il Romanzo. Origine e sviluppo delle strutture narrative nella cultura occidentale, Pisa, ETS, D. Javitch, La politica dei generi letterari nel tardo Cinquecento, «Studi italiani», David Quint, Epic and Empire. Politics and generic form from Virgil to Milton, Princeton, Princeton University Press, F. Tateo, La letteratura epica e didascalica, in Storia della letteratura italiana,  IV, Il Primo Cinquecento, Roma, Salerno, Sergio Zatti, L'imperialismo epico del Trissino, in Id., L'ombra del Tasso, Milano, Bruno Mondadori, aRenato Barilli, Modernità del Trissino, «Studi Italiani», A. Casadei, La fine degli incanti. Vicende del poema epico-cavalleresco nel Rinascimento, Roma, Franco Angeli,  D. Javitch, La nascita della teoria dei generi letterari, «Italianistica», Cllaudio Gigante, «Azioni formidabili e misericordiose». L'esperimento epico del Trissino, in «Filologia e Critica», Stefano Jossa, Ordine e casualità: ideologizzazione del poema e difficoltà del racconto fra Ariosto e Tasso, «Filologia e critica», S. Sberlati, Il genere e la disputa, Roma, Bulzoni, 2001. Stefano Jossa, La fondazione di un genere. Il poema eroico tra Ariosto e Tasso, Roma, Carocci, M. Pozzi, Dall’immaginario epico all’immaginario cavalleresco, in L’Italia letteraria e l’Europa dal Rinascimento all’Illuminismo, in Atti del Convegno di Aosta, 7-9 novembre 2001, N. Borsellino e B. Germano, Roma, Salerno, M. De Masi, L'errore di Belisario, Corsamonte, Achille, «Studi italiani», Claudio Gigante, Un'interpretazione dell'«Italia liberata dai Goti», in Id., Esperienze di filologia cinquecentesca. Salviati, Mazzoni, Trissino, Costo, il Bargeo, Tasso, Roma, Salerno Editrice, E. Musacchio, Il poema epico ad una svolta: Trissino tra modello omerico e virgiliano, in «Italica»,  Valentina Gallo, Paradigmi etici dell'eroico e riuso mitologico nel V libro dell'‘Italia' di Trissino, in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», Alessandro Corrieri, Rivisitazioni cavalleresche nell'Italia liberata da' Gotthi di Giovan Giorgio Trissino, «Schifanoia», n 34-35, 2008. Alessandro Corrieri, La guerra celeste dell'Italia liberata da' Gotthi di Giangiorgio Trissino, «Schifanoia», Claudio Gigante, Epica e romanzo in Trissino, in La tradizione epica e cavalleresca in Italia (XII-XVI sec.), C. Gigante e G. Palumbo, BruxellesI. E. Peter Lang, , Alessandro Corrieri, Lo scudo d’Achille e il pianto di Didone: da L’Italia liberata da’ Gotthi di Giangiorgio Trìssino a Delle Guerre de’ Goti di Gabriello Chiabrera, «Lettere italiane»,Alessandro Corrieri, I modelli epici latini e il decoro eroico nel Rinascimento: il caso de L’Italia liberata da’ Gotthi di Giangiorgio Trìssino, «Lettere italiane», Sul dibattito sui generi letterari e la Poetica (in ordine di stampa):  E. Proto, Sulla ‘Poetica’ di G. G. Trissino, Napoli, Giannini e figli, 1905. C. Guerrieri-Crocetti, Giovan Battista Giraldi Cintio e il pensiero critico del secolo XVI, Milano-Genova-Napoli, Società Dante Alighieri, B. Weinberg, History of italian criticism in the Renaissance, Chicago, Chicago University Press, 1961. G. Mazzacurati, La mediazione trissiniana, in Misure del classicismo rinascimentale, Napoli, Liguori, G. Mazzacurati, Conflitti di culture nel Cinquecento, Napoli, Liguori, A. Quondam, La poesia duplicata. Imitazione e scrittura nell'esperienza del Trissino, in Atti del Convegno di Studi su G. Trissino, N. Pozza, Vicenza, Accademia Olimpica, G. Mazzacurati, Il Rinascimento del Moderni. La crisi culturale Professoree la negazione delle origini, Bologna, Il Mulino, M. Pozzi, Lingua, cultura, società. Saggi della letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria, Dell’Orso, Per il rapporto fra l’epica del T. e quella del Tasso (in ordine di stampa):  E. Williamson, Tasso’s annotations to Trissino’s Poetics, «Modern Language Notes»,M. A. Clarini, Le postille del Tasso al Trissino, «Studi Italiani», G. Baldassarri, «Inferno» e «Cielo». Tipologia e funzione del «meraviglioso» nella «Liberata», Roma, Bulzoni, R. Bruscagli, L’errore di Goffredo, «Studi tassiani», S. Zatti, Tasso lettore del Trissino, in Torquato Tasso e la cultura estense, G. Venturi, Firenze, Olsckhi, Sulla lingua e il dibattito dei contemporanei si vedano almeno (in ordine di stampa):  B. Migliorini, Le proposte trissiniane di riforma ortografica, «Lingua nostra» G. Nencioni, Fra grammatica e retorica. Un caso di polimorfia della lingua letteraria dal secolo XIII al XVI, Firenze, Olsckhi, B. Migliorini, Note sulla grafia nel Rinascimento, in Id., Saggi linguistici, Firenze, Le Monnier, B. Migliorini, Il Cinquecento, in Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni [e ristampe]. E.Bonora, "La questione della lingua", Storia Lettaliana, Garzanti, Milano, C. Segre, L’edonismo linguistico del Cinquecento, in Lingua, stile e società, Milano, Feltrinelli,  O. Castellani-Pollidori, Il Cesano de la lingua toscana, Firenze, Olschki, O. Castellani-Pollidori, Niccolò Machiavelli e il Dialogo intorno alla lingua. Con un’edizione critica del testo, Firenze, Olschki,  M. R. Franco Subri, Gli scritti grammaticali inediti di Claudio Tolomei: le quattro lingue di toscana, «Giornale storico della letteratura italiana», I. Paccagnella, Il fasto delle lingue. Plurilinguismo letterario nel Cinquecento, Roma, Bulzoni,  M. Pozzi, Trattatisti del Cinquecento, Milano-Napoli, Ricciardi,  B. Richardson, Trattati sull’ortografia del volgare, Exeter, University of Exeter,  M. Pozzi, Gian Giorgio Trissino e la letteratura italiana, in Id., Lingua, cultura e società. Saggi sulla letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, A. Cappagli, Gli scritti ortofonici di Claudio Tolomei, «Studi di grammatica italiana», N. Maraschio, Trattati di fonetica del Cinquecento, Firenze, presso l’Accademia,  C. Giovanardi, La teoria cortigiana e il dibattito linguistico nel primo Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1998. M. Vitale, L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto de Scienze ed Arti, . Sulla traduzione di Dante e l'importanza del De vulgari eloquentia si vedano almeno (in ordine di stampa):  M. Aurigemma, Dante nella poetica linguistica del Trissino, «Ateneo veneto», foglio speciale,  C. Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, in Geografia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi,Floriani, Trissino: la «questione della lingua», la poetica, negli Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, etc...(ora in Gentiluomini letterati. Studi sul dibattito culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori, I. Pagani, La teoria linguistica di Dante, Napoli, Liguori,  C. Pulsoni, Per la fortuna del De vulgari Eloquentia nel primo Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con Dante attraverso il Cinquecento: Il De vulgari eloquentia e la questione della lingua, «Rinascimento», Per le trafile del codice dantesco posseduto dal Trissino, oggi alla Biblioteca Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione diRàjna alla sua edizione del De Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G. Padoan, Vicende veneziane del codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”, in Dante e la cultura veneta, Atti del convegno di studi della fondazione “Giorgio Cini”, Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze, Olschki, Tutti i testi del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le opere Scipione Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però l'alfabeto inventato riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni moderne:  La Poetica si rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del Cinquecento B. Weinberg, Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino. Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno (che contiene la Epistola delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i Dubbii grammaticali e la Grammatichetta). I testi sono riprodotti con l'alfabeto inventato dal Trissino. La Sofonisba è stata curata da R. Cremante, nel Teatro del Cinquecento, Napoli, Ricciardi, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino ed è dotato di un vasto commento e introduzione. La traduzione del De vulgari eloquentia si può leggere in D. Alighieri, Opere, F. Chiappelli, nella collana “I classici italiani”, G. Getto, Milano, Mursia, oppure, assieme al testo latino, nel 2 tomo dell’Opera Omnia curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per l'Italia liberata dai Goti e per I Simillimi si deve ricorrere, invece, alle prime edizioni o all'edizione del Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche. Per l'elenco completo di tutte le stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino vedi Alessandro Corrieri , Giangiorgio Trissino. , consultabile (aggiornata al 2 settembre ) presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf.  Andrea Palladio Trissino (famiglia). TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Gian Giorgio Trissino, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gian Giorgio Trissino, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Gian Giorgio Trissino / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gian Giorgio Trissino, . Opere di Gian Giorgio Trissino, su Progetto Gutenberg. Gian Giorgio Trissino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino, L'Italia liberata dai Gotthi di Paola Cosentino.

 

TROILO. (Perano). Filosofo. Insegnante di filosofia teoretica a Palermo e a Padova (dal 1920), nel 1949 divenne socio nazionale dei Lincei. Partito dal positivismo del suo maestro Roberto Ardigò, pervenne a una sorta di metafisica, da lui chiamata realismo assoluto, che richiama il panteismo di Giordano Bruno e di Baruch Spinoza. L'essere eterno infinito, tutt'uno con lo spirito assoluto, è il presupposto e il principio unificatore degli esseri relativi. Trascendente e indeterminato, l'essere si immanentizza e si determina nella realtà e negli individui, oggettivandosi di fronte ai soggetti come assolutamente altro da questi.  Opere principali Il misticismo moderno (1899) Idee e ideali del positivism, La filosofia di G. Bruno,  Il positivismo e i diritti dello spirito, Figure e studi di storia della filosofia, Lo spirito della filosofia, Le ragioni della trascendenza o del realismo assoluto. Sito della Società Filosofica ItalianaSezione di Sulmona, riferimenti in .  Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana 1900-1960, Laterza, Roma-BariPra F. Minazzi, Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia italiana, Rusconi, Milano, Cappelli, L'orizzonte filosofico di Erminio Troilo. Idealismo e Positivismo nella prima metà Professore Pra. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Erminio Troilo, biografia e  nel sito della Società Filosofica ItalianaSezione di Sulmona "Giuseppe Capograssi".

 

TRONTI. (Roma). Senatore della Repubblica Italiana LegislatureXI e XVII Gruppo parlamentare PDS (XI), PD (XVII) CoalizioneItalia. Bene Comune (XVII) CircoscrizioneLazio (XI) Lombardia (XVII) Incarichi parlamentari Membro della Commissione permanente Affari esteri ed emigrazione Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano (Fino al 1991), Partito Democratico della Sinistra (1991-1998), Democratici di Sinistra (1998-2007), Partito Democratico (Dal 2007) ProfessioneDocente universitario. Filosofo. Considerato uno dei principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli anni sessanta.  Docente per trent'anni presso l'Siena, vive a Roma.  Militante del Partito Comunista Italiano durante gli anni cinquanta, fu con Raniero Panzieri tra i fondatori della rivista Quaderni Rossi, da cui si separò nel 1963 per fondare la rivista Classe operaia, della quale fu il direttore. Questo percorso lo portò ad allontanarsi dal PCI, pur senza mai uscirne formalmente, e ad animare l'esperienza radicale dell'operaismo. Tale esperienza, che va considerata per molti versi la matrice della nuova sinistra degli anni sessanta, si caratterizzava per il fatto di mettere in discussione le tradizionali organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di collegarsi direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte di fabbrica.  Influenzato filosoficamente dall'opera di Galvano Della Volpe, che lo aveva portato ad allontanarsi dal pensiero di Antonio Gramsci, o almeno dalla sua versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano, Tronti si dedicò come studioso alla formulazione di un pensiero politico che, fondendo la teoria con la prassi, rinnovasse il marxismo tradizionale e contribuisse a riaprire la strada rivoluzionaria in Occidente. Di fronte all'irruzione dell'operaio-massa sulla scena delle società occidentali, l'operaismo di Tronti seppe proporre un'analisi moderna delle relazioni di classe e soprattutto mettere l'accento sul fattore soggettivo, rivendicando la centralità politica della classe. Le sue idee, debitrici anche della visione di Ernst Jünger (v. "L'operaio", 1932), trovarono una sistemazione nel 1966, con la pubblicazione di Operai e capitale, un libro di forte impatto letterario (è stato inserito tra le 2250 opere del Dizionario delle opere della Letteratura Italiana Einaudi), che eserciterà un'influenza notevole sulla contestazione giovanile e più in generale sull'ondata di mobilitazione che ebbe inizio negli anni immediatamente successivi.  Fu proprio la sconfitta della spontaneità operaia e dell'ondata di mobilitazione, colta anticipatamente da Tronti e non invece da altri operaisti come Toni Negri (di qui la rottura tra loro, avvenuta nel 1967-1968), a indurlo a spostare la sua riflessione sul "problema del politico", ovvero della direzione e della mediazione politica. Ebbe inizio da qui la teorizzazione trontiana dell'"autonomia del politico", cioè la ricerca di una teoria politica realista che, in un'originale commistione di Karl Marx e Carl Schmitt, fosse capace di colmare i limiti della soggettività sociale. Si trattò di una fase più intellettuale che politica dell'esperienza di Tronti, il quale si dedicò prevalentemente all'insegnamento (Filosofia morale e poi Filosofia politica) presso l'ateneo senese e all'attività pubblicistica, fondando tra l'altro nel 1981 l'influente rivista Laboratorio politico. Riavvicinatosi al PCI di Enrico Berlinguer, in questo periodo Tronti fu finalmente riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far parte più volte del Comitato centrale.  Alle elezioni del 1992 fu eletto al Senato della Repubblica (XI legislatura) nelle liste del Partito Democratico della Sinistra, fu membro della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali dal 1992 al 1994. Negli anni successivi, non avendo condiviso le trasformazioni post-comuniste del partito, e dopo aver lasciato la docenza universitaria, la sua riflessione filosofica ha assunto toni pessimistici, concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica della democrazia. --  è stato presidente della Fondazione CRS (Centro per la Riforma dello Stato)Archivio Pietro Ingrao.  Alle elezioni del  è stato di nuovo eletto al Senato (XVII legislatura) nelle liste del Partito Democratico per la Lombardia.  Il 14 gennaio  è tra i 31 parlamentari, soprattutto di area cattolica, del PD a firmare un emendamento contro l'articolo 5 del disegno di legge Cirinnà riguardante l'adozione del configlio.  Curiosità Mario Tronti è parente di Renato Zero: è infatti il figlio di Nicola Tronti, la cui sorella Renata è la nonna del cantautore. Opere In volume Operai e capitale, Einaudi, Torino, seconda edizione accresciuta, ristampa DeriveApprodi, Roma, 2006; Hegel politico, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma, Sull'autonomia del politico, Feltrinelli, Milano, Soggetti, crisi, potere (A. Piazzi e A. De Martinis), Cappelli, Bologna; Il tempo della politica, Editori Riuniti, Roma, 1980; Con le spalle al futuro. Per un altro dizionario politico, Editori Riuniti, Roma, 1992; Berlinguer. Il Principe disarmato, Edizioni Sisifo, Roma, La politica al tramonto, Einaudi, Torino, Cenni di Castella, Edizioni Cadmo, Fiesole (FI), Teologia e politica al crocevia della storia (con Massimo Cacciari), AlboVersorio, Milano, 2007 [ristampa ] Passaggio Obama. L'America, l'Europa, la Sinistra, Ediesse, La democrazia dei cittadini. Dai cittadini per l'Ulivo al Partito Democratico, Ediesse, Non si può accettare, Ediesse,  Noi operaisti, DeriveApprodi,  Dall'estremo possibile, Ediesse,  Per la critica del presente, Ediesse,  Dello spirito libero. Frammenti di vita e di pensiero, Il Saggiatore,  Il nano e il manichino. La teologia come lingua della politica, Castelvecchi,  Il demone della politica. Antologia di scritti (1958-), Il Mulino,  Contributi, curatele Tra materialismo dialettico e filosofia della prassi. Gramsci e Labriola, in A. Caracciolo e G. Scalia , La città futura. Saggi sulla figura e il pensiero di Antonio Gramsci, Feltrinelli, Milano, 1959; Scritti inediti di economia politica di Marx, Editori Riuniti, 1963  Hobbes e Cromwell in Stato e rivoluzione in Inghilterra, Il Saggiatore, Milano, 1977; Operaismo e centralità operaia, Editori Riuniti, Roma (con G. Napolitano, A. Accornero e M. Cacciari) Il politico. Antologia di testi del pensiero politico. 1: Da Machiavelli a Cromwell, Feltrinelli, Milano, Il politico. Antologia di testi del pensiero politico. 2: Da Hobbes a Smith, Feltrinelli, Milano, Il destino dei partiti, Ediesse (con Giuseppe Cotturri, F. Izzo) Rileggendo "La libertà comunista", in G. Liguori , Galvano Della Volpe. Un altro marxismo, Edizioni Fahrenheit 451, Roma; Classe operaia. Le identità: storia e prospettiva, Angeli, Milano, 2001; (Tronti e Favilli) Per la critica della democrazia politica, in M. Tari , Guerra e democrazia, ManifestoLibri, Roma; Politica e destino, Sossella editore, Roma, 2006 (con contributi di  sul pensiero di Tronti); Finis Europae. Una catastrofe teologico-politica, Bibliopolis, Napoli 2008. Note  "Ne La politica al tramonto, Einaudi, 1998, un capitolo porta il titolo «Karl und Carl», per sottolineare, anche qui allusivamente, la necessità di completare Marx con Schmitt", Mario Tronti, Autobiografia filosofica, in Storia della filosofia, 14, Filosofi italiani contemporanei, Le Grandi Opere del Corriere della Sera, Bompiani, Milano 2008 Archiviato il 3 dicembre  in .  Mario Tronti / Deputati / Camera dei deputati storico, su storia.camera. senatoScheda di attività Legislatura, su senato. 15 gennaio .  Unioni civili: i numeri che mettono a rischio le adozioni gay, su Termometro Politico, plus.google.com/+termometropolitico/. Unioni civili, 30 senatori Pd contro le adozioni. E Gay pubblica la lista: "Scrivi al malpancista". Loro: "Squadristi", su Il Fatto Quotidiano. Le piume, le fidanzate, lo zio comunista. I 60 anni di Renato Zero | Altri Mondi  Mario Alcaro, Dellavolpismo e nuova sinistra, Dedalo, Bari, Costanzo Preve, La teoria in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia (Dedalo, 1984; Romolo Gobbi, Com'eri bella, classe operaia. Storia fatti e misfatti dell'operaismo italiano, Longanesi, Milano, Rita di Leo, Per una storia di Classe Operaia, in «Bailamme», n. 26, giugno 2000; Sandro Mezzadra, Operaismo, in R. Esposito e C. Galli , Enciclopedia del pensiero politico. Autori, concetti, dottrine, Laterza, Roma-Bari; Basso C., Gozzini C. e Sguazzino D. ,  delle opere e degli scritti di Mario Tronti, Dipartimento di Filosofia-Università degli Studi di Siena, Siena; Alfonso Berardinelli, Stili dell'estremismo. Critica del pensiero essenziale, Editori Riuniti, Roma, Maria Turchetto, De l'ouvrier masse à l'entrepreneurialité commune: la trajectoire déconcertante de l'opéraïsme italien, in J. Bidet e E. Kouvélakis , Dictionnaire Marx contemporain, PUF, Paris; Francesca Pozzi, Gigi Roggero, Guido Borio, Futuro anteriore: dai Quaderni rossi ai movimenti globali. Ricchezze e limiti dell'operaismo italiano, DeriveApprodi, Roma, Steve Wright, L’assalto al cielo. Per una storia dell’operaismo,  Edizioni Alegre, Roma (trad. Storming Heaven. Class Composition and Struggle in Italian Autonomist Marxism, Pluto Press, London, 2002). Cristina Corradi, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Francesca Pozzi, Gigi Roggero, Guido Borio, Gli operaisti, Derive Approdi, Roma, Antonio Peduzzi, Lo spirito della politica e il suo destino. L'autonomia del politico, il suo tempo, Ediesse-Crs, Roma, Giuseppe Trotta e Fabio Milana , L'operaismo degli anni Sessanta. Da «Quaderni rossi» a «classe operaia», cd con la raccolta completa della rivista «classe operaia»  DeriveApprodi, Roma 2008 Antonio Peduzzi, A Cartagine poscia io venniincubi sulla teoria marxista, Arduino Sacco editore, Roma, ; Michele Filippini, Mario Tronti e l'operaismo politico degli anni Sessanta, EuroPhilosophie, . Franco Milanesi, Nel Novecento, Storia, teoria, politica nel pensiero di Mario Tronti, Mimesis, Milano,  Abecedario (Carlo Formenti), DeriveApprodi,   Operaismo Quaderni Rossi Classe operaia (rivista) Raniero Panzieri Toni Negri Massimo Cacciari Pietro Ingrao Centro per la Riforma dello Stato. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su senato, Senato della Repubblica.  Mario Tronti, su Openpolis, Associazione Openpolis.  Registrazioni di Mario Tronti, su RadioRadicale, Radio Radicale. Mario Tronti, su Internet Movie Database, IMDb.com.  Centro per la Riforma dello Stato, su centroriformastato.org. "Storia e critica del concetto di democrazia" (intervento di Tronti,disponibile anche in file audio, su globalproject.info. Sito web italiano per la filosofia: Mario Tronti, su lgxserver.uniba. Conricerca-Futuro Anteriore, su alpcub.com. Class Against Class (con testi di Tronti in inglese), su geocities.com. "Antagonism and Insurrection in Italian 'Operaismo'" (paper di A. Toscano) , su goldsmiths.ac.uk. "Lotta contro gli idoli" (intervento di Tronti per Rai Educational, su emsf.rai. Michele Smargiassi, Intervista a Mario Tronti: "La lotta di classe c'è ancora", La Repubblica, Antonio Gnoli, Mario Tronti: "Sono uno sconfitto, non un vinto. Abbiamo perso la guerra del '900", La Repubblica.

 

TULELLI. (Zagarise). Filosofo. Al cavaliere Paolo Emilio Tulelli sono ad oggi intitolate una via nel Comune di Zagarise e una nel Comune di Catanzaro nel quartiere Sant'Elia, una sala della Biblioteca comunale Filippo De Nobili di Catanzaro dove l'amministrazione comunale della città di Catanzaro e la pronipote del filosofo, giurista, scrittrice e presidente dell'associazione culturale "Universo Minori" Rita Tulelli, giorno 13 aprile  hanno apposto una targa commemorativa in suo onore, inoltre, giorno 27 luglio  è stato posto davanti alla casa comunale di Zagarise un busto che lo raffigura realizzato dal professore, scultore e pittore Mario Calveri.  Paolo Emilio Tulelli busto Zagarise Busto di Paolo Emilio Tulelli, creato dallo scultore Mario Calveri, installato davanti al Comune di Zagarise in data 27 luglio   Nacque a Zagarise da Gaetano e Anna Gallelli. Appartenente ad una famiglia di nobili origini, era un marchese, studiò presso il Convento del Ritiro dei Filippini a Zagarise e poi frequentò a Catanzaro il Real Liceo-Ginnasio e il Corso Teologico presso il Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X diventando sacerdote.  Dal 1839 visse a Napoli dove compì studi filosofici e nel 1855 aprì nella stessa città una scuola privata dove insegnò per oltre vent’anni filosofia morale ed estetica. La richiesta di poter istituire una scuola privata fu inviata in data 11 settembre 1855 alle autorità competenti, le quali, prima di concedere le relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di Catanzaro dettagliate notizie in merito alla condotta religiosa, morale e politica del richiedente, la risposta inviata loro fu: «Elemento di condotta soda, casta e onesta»  Tra gli allievi della sua scuola molti furono appartenenti a famiglie di alto rango sociale e tra questi è possibile annoverare i figli del re Borbone che, in segno di stima, gli fecero dono di un orologio da camera di manifattura francese opera dei fratelli Japis. Fu molto amico di Luigi Settembrini, il quale lo citò nella sua opera "Lezioni di letteratura italiana", gli trasmise l’amore per la filosofia e gli ideali patriottici, fu allievo del marchese Basilio Puoti e del filosofo Pasquale Galluppi del quale studiò e diffuse il pensiero, evidenziando il parallelismo con il pensiero del filosofo tedesco Immanuel Kant, così come divulgò quello di altri filosofi meridionali, tra cui Giovanni Battista Capasso, Tommaso Rossi e G. Masci. Nel 1860 Paolo Emilio Tulelli iniziò ad insegnare filosofia forale all’Università degli Studi di Napoli Federico II dietro l’impulso di Francesco Saverio De Sanctis, anno in cui, secondo Benedetto Croce, iniziò un ventennio di vero splendore per l’ateneo napoletano. Nello stesso anno cadde il Regno delle Due Sicilie e Paolo Emilio Tulelli, favorevole alla formazione di uno stato unitario, portò avanti una battaglia a livello morale e giuridico per l’abolizione della pena di morte che fino ad allora era in vigore in tutti gli Stati d’Europa tranne il Granducato di Toscana, la stessa sarà poi abolita con l'adozione del codice penale del Regno d'Italia nel 1889, il cosiddetto Codice Zanardelli. La fine della dominazione borbonica fu colta dal Tulelli come un’occasione di rinnovamento sociale e morale ed egli instillò nei suoi insegnamenti la consapevolezza che il rinnovamento politico dovesse essere accompagnato a quello morale, egli riscontrava nella popolazione un’evidente scarsità intellettuale e un sentimento religioso che si manifestava mediante pratiche di culto sempre più lontane dall’essere ricche di valori spirituali e una società sempre più formalista, egli cercò di contrastare questa tendenza in affinità al pensiero del filosofo Vincenzo Gioberti.  Paolo Emilio Tulelli fu un patriota e un cattolico liberale e la sua attività di pensatore fece si che la sua notorietà e la sua reputazione crescessero, fu inoltre un oppositore degli hegeliani napoletani, fu a capo degli oppositori degli Spaventiani e fu rappresentante del movimento filosofico del quale nella prima metà dell'ottocento fecero parte Pasquale Galluppi, Ottavio Colecchi, Stefano Cusani e Vincenzo De Grazia. Sul valore del Tulelli si sono pronunciati, fra gli altri, anche il Croce ed il Russo.  Fu Socio Ordinario delle seguenti Accademie:  Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli Accademia Reale Pontaniana In relazione all'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, Tulelli e il senatore Enrico Pessina, proposero nell'anno 1867, in qualità di soci dell'accademia, di collocare nell'atrio dell'Università degli Studi di Napoli un busto in marmo raffigurante il filosofo Pasquale Galluppi, l'opera fu realizzata dallo scultore napoletano Beniamino Calì e fu inaugurata il 14 marzo dello stesso anno con una cerimonia a cui presero parte il rettore Paolo Emilio Imbriani, dei rappresentanti e diversi studenti. Della stessa accademia oltre ad esserne socio ne fu anche tesoriere come si evince dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia di lunedì 10 febbraio 1879 in cui è contenuta la rielezione per quell'anno alla suddetta carica: " (omissis) S.M., sulla proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, ha, con RR. decreti fatte le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) Tulelli Paolo Emilio, socio della Società Reale di Napoli, approvata la sua rielezione a tesoriere dell'Accademia di scienze morali e politiche della predetta Società; (omissis) ".  Fu Socio Corrispondente delle seguenti Accademie:  Accademia Cosentina Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici Fu membro dell’Istituto Americano di New York e della Società Storica di Pennsylvania.  Testamento Paolo Emilio Tulelli visse a Napoli fino al giorno della sua morte e nelle sue ultime volontà traspare chiaramente un radicato e forte legame con la sua terra di origine, infatti i primi due punti del suo testamento furono «Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di Catanzaro...»  e «Col fine di promuovere e favorire nel mio nativo Comune di Zagarise l’educazione morale e l’istruzione letteraria e scientifica...»  Dispose inoltre che fosse destinata una somma in dote ad una ragazza indigente di Zagarise e che il resto del patrimonio del filosofo fosse suddiviso tra i suoi parenti.  Il documento, tutt'ora disponibile presso l’Archivio Notarile di Napoli, fu depositato nel capoluogo campano il 30 gennaio 1884 presso lo studio del notaio Michele Mazzitelli sito in via S. Giovanni numero 19.  Dondazione di libri alla città di Catanzaro al fine di fondare una biblioteca pubblica Paolo Emilio Tulelli volle donare alla città di Catanzaro alcuni libri affinché potessero rappresentare una base di partenza per la costituzione di una biblioteca pubblica auspicando che il suo gesto potesse rappresentare un’esortazione a contribuire al suo ampliamento, una volta istituita, da parte di altri uomini generosi e amanti della cultura. Il comune di Catanzaro accettò il legato che, in caso contrario, si sarebbe dovuto destinare ad ampliare il patrimonio della biblioteca del Real Liceo di Catanzaro o ad un erede del de cuius nel caso in cui il anche direttivo del liceo non avesse accettato la donazione. I libri furono trasferiti da Napoli a Catanzaro a spese del comune, così come indicato nelle ultime volontà del filosofo, ed il 2 giugno 1889 venne istituita la biblioteca comunale che venne denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e lavoro", ma che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale Filippo De Nobili.  «Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di Catanzaro ove ebbi i primi semi del mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della Patria Italiana, lego al comune della città i miei pochi libri col fine espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e dei cultori della letteratura e della scienza.»  (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del Testamento) Istituzione di una rendita per far studiare un giovane meritevole del comune di Zagarise Per quanto concerne il comune natio, nell’intenzione di promuovere l’educazione morale, l’istruzione letteraria e scientifica nello stesso, Paolo Emilio Tulelli istituì una rendita annuale, denominata “Monte o Istituto Tulelli” per far si che dei giovani meritevoli del suddetto comune potessero studiare e conseguire la laurea. A perenne ricordo di ciò egli dispose nelle sue ultime volontà che fosse realizzata una breve iscrizione su una lastra di marmo e che la stessa fosse posta in un luogo pubblico del comune di Zagarise.  «Col fine di promuovere e favorire nel mio nativo comune di Zagarise l'educazione morale e l'istruzione letteraria e scientifica e così sospingere quei miei concittadini sulla via della civiltà, istituisco un Monte o Istituto per l'educazione ed istruzione dei giovinetti di detto Comune da elevarsi dal Real Governo in Ente Morale e giuridico con la dotazione di annue lire duemila di rendita al 5 per cento iscritto al gran libro dei Regno d'Italia. All'uopo destino due certificati di rendita a me intestati dell'annua rendita di L. millesettecento con la data di Firenzee l'altro dell'annua rendita di L. trecento della stessa data e sotto il N. 649. Sì fatta annua rendita sarà unicamente ed esclusivamente impiegata per l'educazione e istruzione nelle lettere e nella scienza di un giovinetto fatto volta per volta per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da genitori ivi domiciliati almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di anni sette, che sappia almeno leggere e scrivere e mostri in generale attitudine e buona disposizione agli studi.»  (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del Testamento) Opere Libri Dei principi sostanziali ed informatori della scienza dell’educazione Prolusione letta nell'Università NapoliStamperia della Regia Università, 1874 Dei sistemi morali e della loro possibile riduzione. NapoliTipografia della Regia Università,  Della moralità della scienza e della vitaProlusione al corso delle lezioni di filosofia morale letta all’Università, NapoliStamperia della Regia Università, 1Elogio di Vito Buonsanto accademico pontanianoRecitato, NapoliTipografia Del Fibreno, Filadelfos di Giovanni GemelliRecensione letta all’accademia di scienze morali e politiche  Napoli Stamperia della Regia Università,  L’infallibilità della ragione umana considerata nella triplice sfera della scienza, politica, religione. Studi critici. NapoliStamperia della Regia Università, Intorno alla morale indipendente, Studio critico. NapoliStamperia della Regia Università, Programma di una discussione accademica sul tema dell’educazione religiosa popolare in Italia. 1880 Prolusione ad un corso di lezioni di estetica. NapoliStamperia del Vaglio, Prolusione ad un corso di filosofia moraleRecitata nella Regia Università degli Studi di Napoli. NapoliStamperia della Regia Università, Schema di una metafisica dell’estetica. Parte prima. NapoliStamperia della Regia Università, Schema di una metafisica dell’estetica. Parte seconda. NapoliStamperia della Regia Università, Sopra una nuova formula metafisica del professor TariBreve memoria. NapoliStamperia della Regia Università, Sunto della seconda parte dello schema di una metafisica dell’estetica S.n.t. Cenni biografici del professore Luigi Settembrini. NapoliTipografia dell'Accademia Reale delle Scienze, 1878 Intorno alla dottrina e alla vita del politica del Barone Pasquale GalluppiNotizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e rari. Memoria letta nell’accademia di scienze morali e politiche di Napoli nella tornata, NapoliStamperia della Regia Università, Intorno alla vita e alle opere filosofiche di Giovan Battista Papasso e di Tommaso Rossi. Discorsi due. NapoliTipografia Cutaneo, Libera Chiesa in libero StatoRagionamento letto all'Accademia di scienze morali e politiche di Napoli nelle tornat, Napoli Stamperia della Regia Università,Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata nel suo studio private, Napoli Stamperia del Vaglio, Intorno alla vita e alla storia della filosofia di Giovan Battista CapassoMemoria letta all'Accademia nella tornata del 29 Gennaio, NapoliSocietà tipografica napoletana Tramater, La rosa di Gerico. Raccolta di prose e versi. NapoliTipografia Del poligama, Schema di una metafisica dell'etica. NapoliTipografia e streotipia della Regia Università, Sopra gli scritti inediti di Pasquale GalluppiMemoria seconda letta nell'Accademia di scienze morali e politiche di Napoli. NapoliStamperia della Regia Università, Biografia del barone Pasquale Galluppi. S.n.t. Dei sistemi filosofici. S.n.t. Filosofia indiana (V. "l’equilibriio”) Su l’abolizione della pena di morteIn "Rendiconti dell’Accademia delle scienze morali e politiche di Napoli". NapoliStamperia della Regia Università, Notizie biografiche di Saverio BaldacchiniIn “Annuario della Regia Università degli Studi di Napoli”, Anno scolastico Elogio funebre di Martino Cilento. Sulla Bella di Camarda, poema del marchese Cappelli. Napoli, Armonia della libertà politica e della Scienza morale — Prolusione. Scambio di lettere con Giannina Milli. Poesie Preso da immenso desiderio e ardente (Sonetto) Padre, partisti, forse desolato (Sonetto) Aspirazione a Dio (Sonetto) Il pensiero morale di Paolo Emilio Tulelli, Carlo Nardi. Società Napoletana di Storia Patria, Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli Federico Adamoli. Collana "Il Fondo Milli" Biografia Paolo Emilio Tulelli  Paolo Emilio Tulelli il Poeta  Via Paolo Emilio Tulelli a Zagarise  Via Paolo Emilio Tulelli a Catanzaro  Associazione "Universo Minori"  Alla Biblioteca De Nobili una targa per ricordare Paolo Emilio Tulelli  La famiglia Tulelli dona a Zagarise un'opera raffigurante il filosofo Paolo Emilio  Discorso di Paolo Emilio Imbriani all'inaugurazione del busto raffigurante Pasquale Galluppi posto nell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli  Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Un Socio Corrispondente di un'accademia è un socio che risiede in una città diversa da quella di quest'ultima  Zagarise e dintorni, F. Faragò. Pagina 38  Lira italiana  Della moralità della scienza e della vitaProlusione al corso delle lezioni di filosofia morale letta all’Università il 2 dicembre 1873  Filadelfos di Giovanni Gemelli. Recensione.  L’infallibilità della ragione umana considerata nella triplice sfera della scienza, politica, religione. Studi critici.  Prolusione ad un corso di filosofia morale recitata il dì 20 novembre 1861 nella Regia Università degli Studi di Napoli  Sopra una nuova formula metafisica del professor Tari. Breve memoria.  Intorno alla dottrina ed alla vita politica del barone Pasquale Galluppi notizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e rari da Paolo Emilio Tulelli nella tornata del 4 dicembre 1864  Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata nel suo studio private,  Il primo numero della Rivista Sebezia, una rivista periodica fondata da Bruto Fabricatore che si occupava di argomenti di natura scientifica, letteraria ed artistica, fu pubblicato nel mese di luglio del 1855 e tra i vari articoli presenti vi fu anche la Prolusione ad un corso di lezioni di estetica di Paolo Emilio Tulelli  Schema di una metafisica dell'etica  Sopra gli scritti inediti di Pasquale Galluppi  Su l'abolizione della pena di morte  Lettere a Giannina Milli  Preso da immenso desiderio e ardente  Padre, partisti, forse desolato  Aspirazione a Dio  Biblioteca comunale Filippo De Nobili di Catanzaro Università degli Studi di Napoli Federico II Pena di morte in Italia Giannina Milli Pasquale Galluppi Luigi Settembrini/

 

TURCO. (Asola). Flosofo. Nacque da una delle più antiche e nobili famiglie di Asola, allora fiorente cittadina della Repubblica di Venezia, dove ricoprì importanti cariche politiche in qualità di deputato, oratore e avvocato della Comunità.  La sua prima opera poetica, la Commedia Nova intitolata Agnella, venne rappresentata ad Asola durante i festeggiamenti per la visita dei duchi di Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro seguito. L'opera venne in pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia. Fu contemporaneo ed amico di Paolo Manuzio che in una lettera encomia la sua Canzone in lode di Carlo V scritta in occasione della morte di quest'ultimo:  «Letta la vostra Canzone scritta in morte del Gran Carlo V, veramente Signor Carlo onorato, non troppo benigna stella, essendo voi dotato di si pellegrino ingegno e di tante altre lodevoli qualità, vi condanna a scrivere dove tra molte tenebre non può risplendere la vostra virtù, con la quale potevate illustrare voi stesso ed il secolo nostro eccitando in altri il desiderio di assomigliarvi: laddove hora, avendo voi il campo ristretto per esercitare le vostre più nobili parti, non veggo come possano apparire effetti degni di voi ed alla vostra nobile industria corrispondenti»  Questa lettera fu in seguito stampata in Venezia da Lelio Gavardo che nel 1585, sempre a Venezia, pubblicò una tragedia in versi del Turco, intitolata Calestri, poi pubblicata nel 1603 anche a Treviso.  Altre poesie di Carlo Turco furono stampate anche nel libro Il Sepolcro de la illustre signora Beatrice di Dorimbergo (Brescia Fabbio, Ludovico ManginiStorie Asolane, Lettera di Paolo Manuzio a Carlo Turchi, Lett. Volg. Venezia.

 

TUROLDO. (Coderno). Filosofo. È stato, oltre che poeta, figura profetica in ambito ecclesiale e civile, resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, di ispirazione conciliare. È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del '900, il che gli ha valso il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa". Nono di dieci fratelli, Giuseppe Turoldo recepì con intensità le caratteristiche della semplice cultura umana del suo ambiente nativo e prevalentemente contadino. Colse e fece propria la dignità delle condizioni povere della sua terra, che costituirono una solida radice informante tutto lo sviluppo della sua sensibilità e della sua attività futura.  A soli 13 anni fu accolto tra i Servi di Maria nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina, sede triveneta della Casa di Formazione dell'Ordine Servita: dove trascorse l’anno di noviziato, assumendo il nome di fra David Maria; il 2 agosto 1935 emise la professione religiosa; il 30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Incominciò gli studi filosofici e teologici a Venezia. Il 18 agosto 1940 nel santuario della Madonna di Monte Berico di Vicenza venne ordinato presbitero da monsignor Ferdinando Rodolfi, arcivescovo di Vicenza.  Nel 1940 fu assegnato al convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso in Milano. Su invito del cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo della città, per circa un decennio tenne la predicazione domenicale nel duomo milanese. Insieme con il suo confratello, compagno di studi durante tutto l’iter formativo nell’Ordine dei Servi e amico Camillo de Piaz, si iscrisse al corso di laurea in Filosofia all'Università Cattolica di Milano e conseguì la laurea l'11 novembre 1946 con una tesi dal titolo: La fatica della ragioneContributo per un'ontologia dell'uomo, redatta sotto la guida del prof. Gustavo Bontadini. Sia Bontadini sia Carlo Bo gli offriranno il ruolo di Assistente universitario, il primo presso Filosofia teoretica a Milano, il secondo presso la cattedra di Letteratura all'Urbino.  Presenza milanese Durante l'occupazione nazista di Milano (8 settembre 194325 aprile 1945) collaborò attivamente con la resistenza antifascista, creando e diffondendo dal suo convento il periodico clandestino l'Uomo. Il titolo testimonia la sua scelta dell'umano contro il disumano, perché «La realizzazione della propria umanità: questo è il solo scopo della vita».La sua militanza durò tutta la vita, interpretando il comando evangelico "essere nel mondo senza essere del mondo" come un "essere nel sistema senza essere del sistema". Rifiutò sempre di schierarsi con un partito.  Il suo impegno nel dialogo senza preconcetti e nel confronto di idee talvolta anche duro, si tradusse in particolare nel far nascere, insieme con Camillo De Piaz, il centro culturale la Corsia dei Servi (il vecchio nome della strada che dal convento dei Servi conduceva al duomo).  Turoldo fu uno dei principali sostenitori del progetto Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli orfani di guerra “con la fraternità come unica legge”, fondato da don Zeno Saltini nell'ex campo di concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la ricca borghesia milanese.  Tra il 1948 e il 1952 si rende noto al grande pubblico con due raccolte di liriche Io non ho mani (che gli valse il Premio letterario Saint Vincent) e Gli occhi miei lo vedranno, presentato nella collana mondadoriana Lo Specchio da Giuseppe Ungaretti.  A seguito di prese di posizione assunte da politici locali e da alcune autorità ecclesiastiche, nel 1953 deve lasciare Milano e soggiornare in conventi dei Servi dell’Austria e della iera.  La ripresa Nel 1955 Turoldo venne dai superiori dell’Ordine assegnato al convento della Santissima Annunziata di Firenze, e qui incontrò personalità affini al suo modo di sentire, quali fra Giovanni Vannucci, padre Ernesto Balducci, il sindaco Giorgio La Pira, e molti altri che nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono speranze di rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze sarà costretto ad allontanarsi e trascorrerà un periodo di peregrinazioni all’estero.  Rientrato in Italia, nel 1961 venne assegnato al convento di Santa Maria delle Grazie, nella “sua” Udine. Ma con il rientro in Italia aveva portato con sé un progetto, nato a contatto con le nuove generazioni nate all’estero dagli emigrati friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della povera vita rurale del suo Friuli. Il film con il titolo Gli ultimi e ispirato al racconto Io non ero fanciullo scritto da Turoldo in precedenza, venne concluso nel 1962 con la regia di Vito Pandolfi. Presentato all’inizio del 1963 a Udine, il film tuttavia fu ben presto rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che lo ritenne addirittura offensivo.  Nello stesso anno 1963 Turoldo incominciò a cercare un sito dove dare avvio a una nuova esperienza religiosa comunitaria, allargata alla partecipazione anche di laici. Questo luogo, con le indicazioni ricevute da amici, venne individuato da padre David nell’antico Priorato cluniacense di Sant'Egidio in Fontanella.  Ottenuto il consenso del vescovo bergamasco Clemente Gaddi, nel 1964 vi si insediò ufficialmente il 1º novembre.  Costruì accanto allo storico edificio del Priorato una casa per l’ospitalità, che chiamò “Casa di Emmaus”, titolo ispirato all’episodio della cena a Emmaus, in cui Gesù risorto si manifestò ai due discepoli nello spezzare il pane. La casa costituì un simbolico richiamo alla semplice accoglienza, senza distinzioni di censo, di religione, o altro: aspetti che caratterizzarono tutta la presenza e la multiforme opera di Turoldo. Costituì inoltre un punto di riferimento per molti protagonisti della storia culturale e civile italiana ed estera, in particolare dell’America latina; per molte personalità del mondo ecclesiale e di altre confessioni cristiane; un solido incentivo al rinnovamento di linguaggi e di strutture; un laboratorio di creazioni liturgiche e celebrative, di cui continuano a essere testimoni la versione metrica per il canto dei Salmi e migliaia di inni liturgici. Insieme con altri frati, impegnati particolarmente in iniziative di rinnovamento spirituale e culturale, diede avvio alla pubblicazione di una rivista, il cui titolo è ispirato all’Ordine dei Servi di Maria: Servitium, e ad altre pubblicazioni che si ricollegavano all’esperienza editoriale della Corsia dei Servi. La pubblicazione della rivista continua tuttora con cadenza bimestrale, unitamente all’edizione di altre proposte librarie edite sotto l’omonimo marchio Servitium.  Innumerevoli furono gli interventi di padre David sui media, dalla carta stampata alle trasmissioni radio e televisive; innumerevoli i luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a intervenire con la sua avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi “viaggi della memoria” nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello del maggio 1979 a Mauthausen. In quell'occasione compose unapreghiera, poi recitata nella cerimonia conclusiva, pubblicata successivamente nel libro “Ritorniamo ai giorni del rischio” (1985).  La morte Colpito alla fine degli anni ottanta da un tumore del pancreas, visse con lucida consapevolezza e trasparente coraggio l’ultimo periodo della vita, dando una incoraggiante testimonianza sul cammino verso “sorella morte”. Morì nella clinica “San Pio X” in Milano Migliaia di persone sfilarono accanto alla bara in cui era esposto il corpo di padre David. I funerali a Milano videro la partecipazione di una numerosa folla nella chiesa di San Carlo al Corso, dove presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che, qualche mese prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo "Premio Giuseppe Lazzati", affermando la propria opinione secondo la quale «la Chiesa riconosce la profezia troppo tardi». Un secondo rito funebre venne celebrato nel pomeriggio a Fontanella di Sotto il Monte, presente ancora una folla che copriva tutta la collina circostante l’antico Priorato. Nel piccolo cimitero locale riposa ora sotto una semplice croce lignea, in mezzo alla “sua gente”.  La rivista Servitium dedicò perciò alla sua figura un quaderno alla fine del 1992: «David M. Turoldo, frate dei Servi di santa Maria»; e ugualmente fece nel decennale (n. 139, gennaio febbraio 2002): «La grande passione. A dieci anni dalla morte di D.M. Turoldo».  Opere Poesia e opere letterarie «Lungo i fiumi..» I Salmi(con Gianfranco Ravasi)Milano, San Paolo, O sensi miei... : (Poesie(antologia poetica con note introduttive di Andrea Zanzotto e Luciano Erba, postfazione di Giorgio Luzzi), Milano, Rizzoli. Sul monte la morte, Servitium, La morte ha paura, Servitium,  Ultime poesie, Milano, Garzanti, 1999. Teatro, Servitium,  I giorni del rischio (con Salmodia della speranza e DVD della rappresentazione in Duomo a Milano con Moni Ovadia e Maddalena Crippa), Servitium,   Salmi e cantici. Nuova edizione riveduta della versione metrica per il canto di David Maria Turoldo, Servitium,  La passione di San Lorenzo, Servitium,  (La terra non sarà distrutta, Servitium,  (Luminoso vuoto. Ultimi scritti, Servitium, David M. Turoldo, Loris F. Capovilla, Nel solco di papa Giovanni, lettere inedite, Marco Roncalli e Antonio Donadio, appendici di Gianfranco Ravasi e Bruno Forte, Servitium editrice,  (Saggistica e spiritualità Lettere dalla Casa di Emmaus, Servitium, 1996nuova edizione  La parabola di Giobbe, Servitium, 1996nuova edizione  Santa Maria(con Giovanni Vannucci), Servitium, nuova edizione. Mia chiesa, una terra sola, Servitium,  Il dramma è Dio: il divino la fede la poesia.Milano, Rizzoli, Come i primi trovadori, Servitium, Colloqui con papa Giovanni, Servitium, 2000nuova edizione   Profezia della povertà, Servitium, nuova edizione  Chiamati ad essere, Servitium, È Natale, Servitium, Mio amico don Milani, Servitium, nuova edizione    Pregare, Servitium, nuova edizione   Anche Dio è infelice, San Paolo, . AmareCinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1Padre del mondo, Servitium,   Povero sant’Antonio, Il Messaggero, Padova, . Narrativa Mia infanzia d’oro (allegato DVD con “Ritratto d’autore” di Damiano Tavoliere Servitium, ...e poi la morte dell'ultimo teologoTorino, 1969, Gribaudi. Film Gli ultimi Regia: Vito Pandolfi; soggetto: David Maria Turoldo; sceneggiatura: Vito Pandolfi e David Maria Turoldo. Note   visto 28 luglio 2009.  Daniela Saresella, The Dialogue between Catholics and Communists in Italy during the 1960s, Journal of the History of Ideas,  Tra le tante, ci fu "un'iniziativa che fu tentata pochi giorni prima della morte di Moro e che è stata evocata da Bettino Craxi il 6 novembre del 1980, nel corso della sua audizione nella prima Commissione d'inchiesta. In quella circostanza, l'onorevole Craxi affermò che la notte del 4 maggio (...) fu chiamato da padre Turoldo, che gli chiedeva sostanzialmente di domandare alla Nunziatura apostolica di dichiararsi disponibile come sede per far svolgere una trattativa; Turoldo chiese due giorni di silenzio stampa e insistette molto, con veemenza, affermando che era la sola via possibile" (XVII Legislatura, Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Resoconto stenografico, “Tra i memoriali di Mauthausen”, in David Maria Turoldo, “Ritorniamo ai giorni del rischio. Maledetto colui che non spera”, Milano, Corriere "E padre Turoldo nascose le armi dei partigiani" Archiviato il 9 marzo  in . consultato 28 luglio 2009.  Mariangela Maraviglia, David Maria Turoldo. La vita, la testimonianza Morcelliana . Daniela Saresella, Camillo de Piaz e la Corsia dei Servi di Milano, Morcelliana 2008. Giuseppina Commare, Turoldo e gli «organi divini». Lettura concordanziale di “O sensi miei...”, Olschki, Una vita con gli amiciIl mondo delle amicizie di Turoldo, documentario Renzo Salvi, Roma, Rai-Educational, Antonio D'Elia, La peregrinatio poietica di David Maria Turoldo, prefazione di Dante della Terza, Firenze, Leo s. Olschki, Marco Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio alla scoperta della poesia di David Maria Turoldo, Edizioni Pro Sanctitate, Roma, 2002.  Óscar Romero Ernesto Balducci Camillo De Piaz Nazareno Fabbretti Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su David Maria Turoldo  David Maria Turoldo, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  David Maria Turoldo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di David Maria Turoldo, . Spartiti o libretti di David Maria Turoldo, su International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC.  Scheda ANPI  estesa/

 

TORRE. (Forli). Grice: “I like Torre; his epitaph reads, ‘nuovo Aristotele,’ which is what it was! There is a nice ‘via’ in Forli after him that leads to the varsity! He was a Galen, and philosophised on both the soul and the body!” – Filosofo. La sua fama è dovuta al commentario alla Ars parva di Galeno.  Jacopo è noto, in particolare, per i suoi studi di embriologia. Infatti, dopo il recupero di Aristotele, nel XIII secolo, le cui opere avevano spinto verso un rinnovato interesse per l'osservazione diretta, si era avviato un dibattito tra i sostenitori dell'autorevolezza degli studi antichi e i fautori dell'empiria. Questo processo si è concluso, nel XIV secolo, secondo la studiosa Romana Martorelli Vico, proprio con l'opera di Jacopo da Forlì, che cerca di conciliare l'embriologia aristotelica con la fisiologia galenica, per mostrare che le differenze esistenti sono di scarsa rilevanza nei confronti della medicina pratica.  Fu maestro, all'Padova, di Vittorino da Feltre.  La morte Morto nel 1414 secondo quanto attesta un manoscritto conservato alla Biblioteca Malatestiana di Cesena:  Explicit questio de intensione et remissione formarum secundum famosissimum artium et medicine doctorem magistrum Jacobum de Forlivio qui 1414 pridie ydus februarii ab hac vita ad superiora migravit. Scripta vero per me fratrem Bellinum de Padua 1468.  Si tratta della conclusione della celebre opera De intensione et remissione formarum di Jacopo da Forlì.  Secondo altri, sarebbe morto, invece, nel 1413.  Opere De intensione et remissione formarum Expositio in Avicennae aureum capitulum de generatione embryi ac de extensione graduum formatione foetus in utero In Aphorismos Hippocratis Expositio Physica I-IV Quaestiones extravagantes Super I, II, III Tegni Galeni Note  Cf. R. Martorelli Vico, Per una storia dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e Associati, Napoli  G. Federici Vescovini, Medicina e filosofia a Padova tra XIV e XV secolo: Jacopo da Forlì e Ugo Benzi da Siena, in Arti e filosofia nel secolo XIV. Studi sulla tradizione aristotelica e i "moderni", Vallecchi, Firenze R. Martorelli Vico, Per una storia dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e Associati, Napoli, K. M. Boughan, Giacomo da Forlì (on the Interior Senses and the Function of the Brain, Medieval-Renaissance Conference XVIII, The University of Virginia's College at Wise. Wise, Virginia; K. M. Boughan, A Vain and Superstitious Position: Giacomo da Forli and Avicenna's Doctrine of the Noble Soul, Rocky Mountain Medieval and Renaissance Association, Thirty-Sixth Annual Conference. Durango, Colorado; Maggio 2004. K. M. Boughan, Passions for Healing: Giacomo da Forli's Tegni Commentary on the Power of Imagination, at Medieval-Renaissance Conference XVII, The University of Virginia's College at Wise. Wise, Virginia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Super aphorismos Iacobi Foroliuiensis in Hippocratis Aphorismos et Galeni..., su archive.org.

 

TUVERI. (Collinas).  Deputato del Regno di Sardegna Legislature I, II, III, IV, V Dati generali UniversitàUniversità degli Studi di Cagliari. Filosofo. Monumento a G. B. Tuveri presso il municipio di Collinas Nato a Forru, l'odierna Collinas, nel Medio Campidano, da un noto avvocato, nipote, per parte di madre, di un nobile e influente notaio di Oristano, Domenico Vincenzo Licheri. Dal 1827 al 1833 studiò retorica e filosofia nel seminario tridentino di Cagliari, conseguendovi il diploma di Maestro delle Arti. A diciotto anni si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Cagliari, verso cui mostrò sempre insofferenza per il clima rigido e chiuso che caratterizzava l'ambiente accademico cagliaritano. Conseguito dopo due anni il baccalaureato abbandonò l'Università e si ritirò a Collinas per dedicarsi ai suoi studi.  Di idee repubblicane cominciò l'attività di giornalista in polemica con molti intellettuali monarchici e conservatori.  Fu un esponente del cattolicesimo federalista, e fu eletto deputato per cinque volte al Parlamento Subalpino, ove si oppose alla fusione della Sardegna con i territori piemontesi, e fu in forte contrapposizione con Vincenzo Gioberti per le posizioni antirepubblicane e antimazziniane.  Nel 1850 fondò a Cagliari la Gazzetta Popolare, collaborò con numerosi giornali e nel 1871 assunse la direzione del Corriere di Sardegna. Sindaco di Forru ne propose il cambio del nome in Collinas; consigliere provinciale a Cagliari lottò contro il centralismo del Regno di Sardegna chiedendo maggiore autonomia, soprattutto fiscale, per i piccoli comuni.  A livello nazionale, amico di Cattaneo e di Mazzini, sollevò la cosiddetta questione sarda, promuovendo un riscatto dell'Isola e del popolo sardo contro uno Stato giudicato centralista e oppressivo.  Scrisse numerose opere di carattere politico, giuridico e filosofico. Assessorato della pubblica istruzione della Regione autonoma della Sardegna ha promosso la ristampa dei suoi lavori, editore Carlo Delfino, con una introduzione di Norberto Bobbio.  Opere Saggio sulle opinioni politiche del sig. deputato sardo Giovanni Siotto Pintor, Torino, Tipografia G. Cassone, Specifici contro il codinismo, Cagliari, Tipografia Arcivescovile, Del diritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi. Trattato teologico-filosofico, Cagliari, Tipografia Nazionale, Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Esazioni e compulsioni, Cagliari, Tipografia A. Timon, La questione barracellare, Cagliari, Tipografia A. Timon, Della libertà e delle caste, Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, Sofismi politici, Napoli, R. Rinaldi e G. Sellitto, Ristampa Tutte le opere, Sassari, C. Delfino, Comprende: Il veggente; Del dritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi, Aldo Accardo, Luciano Carta, Sebastiano Mosso; introduzione di Norberto Bobbio, Della libertà e delle caste; Sofismi politici, Maria Corona Corrias e Tito Orru, Opuscoli politici. Saggio delle opinioni politiche del signor deputato sardo Giovanni Siotto Pintor; Specifici di Gio. B. Tuveri contro il codinismo, Girolamo Sotgiu ,Il governo e i Comuni; La questione barracellare, Lorenzo Del Piano e Gianfranco Contu, Scritti giornalistici. Questione sarda, federalismo, politica internazionale, questione religiosa, Lorenzo Del Piano, Gianfranco Contu e Luciano Carta, Per la vita e i tempi di G. B. Tuveri e altre opere, Antonio Delogu,  Fonte: "Centro di studi filologi sardi" ().  Scheda sul sito della Camera  Indipendentismo sardo, openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Battista Tuveri, .  Giovanni Battista Tuveri, su storia.camera, Camera dei deputati.  Giovanni Battista Tuveri biografia e  nel sito "Centro di studi filologi sardi". il 27 agosto . Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Google Libri. Della libertà e delle caste, Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, Google Libri. Da G. B. Tuveri all'intuizione della concorrenza istituzionale, di Adriano Bomboi. Venezia, Switzerland Institute in Venice.

 

UBALDI. (Foligno). Italian philosopher. Filosofo. Ha vissuto a Foligno ad eccezione del periodo universitario, in cui ha risieduto a Roma, e nei vent'anni d'insegnamento della lingua inglese: il primo a Modica, in Sicilia, gli altri diciannove a Gubbio. Si è trasferito in Brasile. Ha scritto 24 volumioltre a vari articoli e sette messaggipresentando il sistema dell'evoluzione dell'universo e considerando le leggi dell'evoluzione umana. Ha chiarito i rapporti d'involuzione ed evoluzione fra le tre dimensioni della materia, dell'energia e dello spirito, in un processo d'unificazione fra le ipotesi della scienza e i principi della fede. Nella sua visione ha cercato di spiegare il senso della vita, la funzione del dolore e la presenza del male. Candidato al premio Nobel nel 1964, all'ultimo gli fu preferito Jean-Paul Sartre. Il suo sistema filosofico fu considerato da Albert Einsteincome risulta da un carteggio"dolce e leggero" e la sua opera principale, La grande sintesi, fu giudicata da Enrico Fermi "un quadro di filosofia scientifica e antropologica etica, che oltrepassa di molto i consimili tentativi dell'ultimo secolo".   Nato in una regione influenzata dalla vicinanza con Assisi e impregnata di spiritualità francescana, iniziò la scuola nel 1891, proseguì gli studi a Roma e si laureò in Diritto nel giugno del 1910. Integrò gli studi scolastici leggendo molto, studiò inoltre pianoforte ed apprese l'inglese, il francese e il tedesco.   Pietro Ubaldi e la moglie M. Antonietta Nel 1911 viaggiò negli Stati Uniti e nel 1912 si sposò con Maria Antonietta Solfanelli, della vicina città di Matelica, dalla quale ebbe due figli: Franco, morto nella seconda guerra mondiale, e Agnese. Si occupò delle proprietà terriere sua e della moglie, che in seguito cedette in amministrazione ad altri. Nel 1927 avrebbe fatto voto di povertà e gli sarebbe apparso Cristo. L'apparizione si sarebbe ripetuta nel 1931, insieme a san Francesco di Assisi. Il giorno di Natale dello stesso anno avrebbe ricevuto il primo di numerosi "messaggi". Divenne professore di lingua e letteratura inglese, insegnando nelle scuole medie inferiori e superiori, prima a Modica, in Sicilia, e poi a Gubbio.  Tra il 1932 e il 1935, scrisse il libro La grande sintesi, nel quale espose il suo pensiero, messo all'indice nel 1939, poi riammesso da papa Giovanni XXIII. A questi anni appartengono dieci dei libri da lui scritti  A 65 anni nel 1951, dopo aver scritto dieci libri, lasciò l'insegnamento e andò in pensione. Fu invitato a fare in Brasile un giro di conferenze tra luglio e dicembre del 1951 e nel 1952 si trasferì definitivamente con la famiglia a São Vicente, presso Santos, nello stato di São Paulo, e qui scrisse altri quattordici volumi, dichiarando conclusa la sua opera nel giorno di Natale del 1971, esattamente quarant'anni dopo il primo "messaggio" ricevuto.  La sua vita può essere considerata distinta in quattro periodi ventennali, caratterizzati da un lavoro differente. Nel primo periodo (avrebbe cercato le risposte nella filosofia, nella religione e nella scienza senza trovarla. Il secondo periodo sarebbe stato caratterizzato da una sperimentazione pratica a contatto col mondo, d'osservazione della realtà della vita. Nel terzo periodo (1931-1950) scrisse i volumi della sua opera pubblicati in italiano e nel quarto la parte restante.  Pensiero Pietro Ubaldi ritiene che esiste un'unica "Sostanza", la cui essenza sarebbe il movimento e che si manifesterebbe come "materia" (statica), "energia" (dinamica) e "spirito" (vita). L'essere umano è chiamato ad evolversi ampliando la percezione della sua coscienza, che da inviduale deve farsi collettiva, per farsi poi coscienza cosmica. In tale processo viene delineato il futuro stato organico-unitario dell'umanità, generato da una nuova etica internazionale, effetto di una consapevolezza razionale e non di un emotivo pacifismo. L'uomo si inserirebbe nel fenomeno universale dell'evoluzione tramite la reincarnazione.  Considera la sua "Opera" la manifestazione del proprio destino e della propria ascesa evolutiva, proponendosi attraverso di essa di arrivare ad una conoscenza utilizzabile per risolvere i problemi della vita, in maniera consapevole e dignitosa.  La grande legge della vita, per Ubaldi, è quella dell'Amore, tale che la si dovrebbe seguire in ogni situazione: cercare ciò che unifica. Per questo fare il male significa voler andare contro la corrente del Sistema, perpetuando la separazione, produttrice di sopraffazione e violenza, sino all'autodistruzione. Fare il bene, invece, vuol dire cercare di armonizzarsi con tutto e con tutti, perseguendo quel processo di unificazione che ci riporta al centro dell'essere, che è rappresentato dalla presenza dell'ordine e della giustizia del pensiero divino. In tal senso il segreto della felicità consiste nell'inquadrarsi nell'ordine divino e la preghiera autentica consisterebbe nella docile accettazione della Legge, cooperando con la Sua azione. Così pure, il lavorare rappresenterebbe il diventare cooperatori del funzionamento organico dell'universo.  Il fine dell'esistenzasecondo Pietro Ubaldiè rappresentato dall'evoluzione. Si tratta dell'evoluzione etica, iscritta nel movimento dell'evoluzione dell'universo. L'universo viene così inteso come un'inestinguibile volontà d'amare, di creare e di affermare, in lotta col principio opposto dell'inerzia, dell'odio e della distruzione. L'etica viene concepita come dimensione ascendente, a tante dimensioni quante sono le posizioni dell'essere lungo la scala evolutiva. In tale compito evolutivo fondamentale sono gli idealiaventi la funzione di orientamento e di guida -, aventi il compito di anticipare una realtà futura da raggiungere. In questa fase evolutiva l'impegno deve essere quello della spiritualizzazione, consistente nel seguire gli ideali, che si sono configurati storicamente nelle religioni e nelle morali. Ciò può avvenire cercando di praticare la comprensione reciproca e ricercando la fratellanza universale. Si tratta di un "cammino ascensionale", frutto di libertà e volontà, attraverso le quali da un lato si struttura la nostra personalità dall'altro la vita collettiva progredisce servendosi di tali progressi.  La legge delle unità collettive rappresenta un principio evolutivo fondamentale, quello per cui tendiamo ad unioni sempre più ampie: dalla coppia alla famiglia, dalle nazioni alle unioni di popoli, sino all'unione di tutti gli esseri viventi del pianeta, pur mantenendo diversità e multiformità. Per questo, la via è quella del superamento di ogni separazione: la separazione da sé stessi, dagli altri, dal mondo. L'evoluzionismo di Ubaldi è, per tutto ciò, ben diverso da quello di Darwin: guarda all'avvenire ed intuisce oltre l'evoluzione organica già compiuta dall'essere umano. È più ampio di quello di Teilhard de Chardin, in quanto concepisce anche un processo involutivodallo spirito, attraverso l'energia, sino alla materiache motiva e sorregge la via di ritorno, evolutiva, come processo di unificazione, che dalla presenza del divino nella materia, attraverso l'energia, ascende verso la spiritualizzazione. È caratterizzato eticamente, come tensione spirituale verso il superuomo che è presente in ognuno di noi, differentemente dal superomismo di Nietzsche, sospinto dal desiderio di espandere solo le potenzialità dell'io.  La produzione della sua opera si basa sul metodo intuitivo, attraverso il quale la coscienza, facendosi umile e ricettiva, riesce a penetrare per vie interiori l'intima essenza dei fenomeni, diversamente dal metodo obiettivo che se pur ha il vantaggio di giungere a conclusioni più universali è nato senza ali, in quanto basato sulla distinzione tra l'io e il non io, tra il soggetto e l'oggetto, tra la coscienza e il mondo esteriore. I suoi scrittiseguendo le sue stesse dichiarazionisarebbero passati da una forma ispirata, collegata ad una forma di contatto telepatico con le noùri (correnti di pensiero), a livello "supercosciente", al controllo razionale dell'ispirazione ("metodo dell'intuizione razionalmente controllata"). Tale metodo avrebbe consentito di esaminare sia la "materia" che lo "spirito" nella loro armonia, unificando scienza e fede, considerate due aspetti della stessa verità. Elenco degli scritti Ciclo italiano  La grande sintesi I grandi messaggi (nell'edizione brasiliana con una vita dell'autore). La grande sintesi Le nouri ("correnti di pensiero") L'ascesi mistica. Frammenti di pensiero e di passione: La nuova civiltà del terzo millennio Problemi dell'avvenire (Il problema psicologico, filosofico, scientifico). Ascensioni umane. Dio e universo. Profezie (L'avvenire del mondo). Ciclo brasiliano  Pietro Ubaldi e Manuel Emydio Commentari (raccolta dei giudizi della stampa sui volumi precedenti). Problemi attuali. Il sistema (Genesi e struttura dell'universo). La grande battaglia. Evoluzione e Vangelo La legge di Dio La tecnica funzionale della legge di Dio Caduta e salvezza Principi di una nuova etica. La discesa degli ideali Un destino seguendo Cristo Come orientare la propria vita Cristo. Volumi pubblicati in lingua italiana Storia di un uomo, Fratelli Bocca editori, Milano, Ascenzioni umane. Verso l'armonia con l'ordine cosmico, Edizioni Mediterranee, Roma 1951Cristo e la sua legge, Edizioni Mediterranee, Roma, La grande sintesi. Sintesi e soluzione dei problemi della scienza e dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1980 Le noùri. Dal superumano al piano concettuale umano, Edizioni Mediterranee, Roma 1982 La nuova civiltà del terzo millennio. Verso la nuova era dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1988 Problemi dell'avvenire. La civiltà dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1990 L'ascesi mistica. Dal piano concettuale umano al superumano, Edizioni Mediterranee, Roma 2000 Dio e Universo, Edizioni Mediterranee, Roma, Storia di un uomo, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) Il Sistema, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) La legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge),  La tecnica funzionale della legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) 2009 La discesa degli ideali, Om Edizioni, Città di Castello (Pg)  "Un destino seguendo Cristo",Om Edizioni, Città di Castello (Pg)  "Evoluzione e Vangelo", Centro Culturale Pietro Ubaldi, Foligno (Pg)   Giuseppe Arcidiacono, Pietro Ubaldi e la scienza moderna, in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma, Antony Elenjimittan, "La missione ecumenica di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Paola Giovetti, "I grandi iniziati del nostro tempo", Rizzoli, Milano 1993. Franco Lanari , "Il pensiero di Pietro Ubaldi"Relazioni tenute nei quattro convegni dedicati a Pietro UbaldiRoma, Ed. Mediterranee, Roma 1993. Franco Lanari  "Pietro UbaldiProfeta del terzo millennio" , Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Filippo Liverziani, "Pietro Ubaldi e le Nòuri", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 21-26. Ulderico Pasquale Magni, "Scienza e mistica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000. Alfredo Marocchino, "Pietro Ubaldi profeta della intesi tra Metafisica e Nuova Fisica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Luca Marzetti, La scala di Giacobbe, Perugia . Gaetano Mollo, Pietro Ubaldi biosofo dell'evoluzione umana, Ed. Mediterranee, Roma 2006. Gaetano Mollo, "La formazione dell'uomo evoluto nel pensiero di Pietro Ubaldi", in "Pedagogia e Vita", nGaetano Mollo, "La visione del mondo tra scienza e fede di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 49-59. Gaetano Mollo, "La visione dell'universo. La prospettiva di Pietro Ubaldi", in "Rivista di teosofia", Gaetano Mollo, "Il rapporto tra scienza e fede. La prospettiva di Pietro Ubaldi", in "Rivista di teosofia",  Lorenzo Ostuni, Fisica e metafisica di Pietro Ubaldi in relazione all'uomo contemporaneo, in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 35-40. Riccardo Pieracci, Pietro Ubaldi e la Grande Sintesi, Ed. Mediterranee, Roma 1986. Riccardo Pieracci, "Pietro Ubaldi mistico dell'Umbria", Edizioni Eugubina, Gubbio, Antonio Pieretti, "Pietro Ubaldi. La civiltà del terzo millennio", Bollettino storico della città di Foligno, XIX, 1995, 469. Carlo Splendore, "La Legge Ciclica dell'evoluzione nel pensiero di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Sito ufficiale del Centro culturale "Pietro Ubaldi" di Foligno, su pietroubaldi.com. Comitato del Comune di Foligno per la divulgazione del pensiero di Pietro Ubaldi, presieduto da Gaetano Mollo, su gaetanomollo.  L'opera di Pietro Ubaldi, su cesnur.org. in Massimo Introvigne, PierLuigi Zoccatelli, Le religioni in Italia (sezione "Spiritismo, parapsicologia, ricerca psichica"), sul sito Cesnur.org (Center for Studies on New Religions.Refs.: Luigi Speranza, “Ubalid e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

UNICORNO. (Bergamo). essential Italian philosopher; unicorno (n.), Filosofo. Opere: De l'arithmetica universale, In Venetia, Francesco senese De Francesch.

 

VACCA. (Bari). Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieriabout litotes and understatement --.Deputato della Repubblica Italiana LegislatureIX, X Gruppo parlamentarePCI CollegioBari Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano, Partito Democratico della Sinistra, Partito Democratico Titolo di studiolaurea in giurisprudenza e filosofia del diritto Professione docente universitario. Filosofo. Si laureò in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia politica e giuridica di Croce. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa attività di organizzatore di cultura, culminata con l'impegno dedicato alla casa editrice De Donato tra i primi anni ’70 e il 1983. Membro del comitato centrale del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1991, è poi stato nella direzione del Partito Democratico della Sinistra. Libero docente in Storia delle dottrine politiche nel 1966, nel 1975 vinse la cattedra di tale disciplina presso l'Bari. -- è stato nel consiglio di amministrazione della RAI. Deputato per il PCI nella IX e X Legislatura nella circoscrizione elettorale Bari-Foggia. In occasione delle elezioni comunali del 1999, si è candidato a sindaco con il sostegno della coalizione di centro-sinistra, ma è stato sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha ricoperto incarichi di partito in Puglia e a livello nazionale.  Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del marxismo contemporaneo. Dal gennaio 1988 al 1999 ha diretto la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, diventandone poi Presidente fino al . Membro del Cda dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana dal 2000 al , presiede la Commissione scientifica dell’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Gli scritti di Giuseppe Vacca sono tradotti nelle principali lingue europee; la sua vasta attività di conferenziere, le opere e il suo pensiero sono ampiamente note all'estero.  Professore di Storia delle dottrine politiche nell’Bari (1968-1997), si è occupato in particolare dell'idealismo novecentesco e dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con particolare riferimento alla genesi del marxismo in Italia.  Opere Politica e filosofia in Bertrando Spaventa, Bari, Laterza, Lukàcs o Korsch?, Bari, De Donato, Marxismo e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e critica di classe. Galvano Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato, 1970. Politica e teoria nel marxismo italiano,Antologia critica, Bari, De Donato, 1972. PCI, Mezzogiorno e intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a cura di, Bari, De Donato,  Saggio su Togliatti e la tradizione comunista, Bari, De Donato, 1974. Osservatorio meridionale. Temi di politica culturale tra gli anni '60 e '70, Bari, De Donato, Quale democrazia. Problemi della democrazia di transizione, Bari, De Donato, 1977. Criticità e trasformazione. Korsch teorico e politico,  Bari, Dedalo, 1978. Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di, Roma, Editori Riuniti, 1978. Comunicazioni di massa e democrazia, a cura di, Roma, Editori Riuniti, L'informazione negli anni Ottanta, Roma, Editori Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali. Dalla crisi di fine secolo ai Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra compromesso e solidarietà. La politica del PCI negli anni '70, Roma, Editori Riuniti, Gorbačëv e la sinistra europea, Roma, Editori Riuniti, Tra Italia e Europa. Politiche e cultura dell'alternativa, Milano, Angeli, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti,  Dal PCI al PDS. Intervista, Teresa Bartoli intervista Giuseppe Vacca, Bari, Delphos, Togliatti sconosciuto, Roma, l'Unità, Pensare il mondo nuovo. Verso la democrazia del XXI secolo, Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova Costituente, Milano, PasSaggi Bompiani, Vent'anni dopo. La sinistra fra mutamenti e revisioni, Torino, Einaudi, Da un secolo all'altro. Mutamenti della politica nel Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti con Gramsci. Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci,  Gramsci e il Novecento, a cura di, 2 voll., Roma, Carocci, Presente futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della Puglia, Bari, Dedalo, X. Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo reale. Cronache del decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di volontariato politico, Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e coesione sociale in Puglia, e con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità dell'Europa. Rapporto  sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale,  Il dilemma euroatlantico. Rapporto della Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2005 della Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,  I dilemmi dell'integrazione. Il futuro del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino,  Il riformismo italiano. Dalla fine della guerra fredda alle sfide future, Roma, Fazi, Gramsci tra Mussolini e Stalin, con Angelo Rossi, Roma, Fazi, cura di Antonio Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli scritti Torino, Einaudi, Studi gramsciani nel mondo.  e con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino,  Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel mondo. Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Le forme e la storia. Scritti in onore di Biagio De Giovanni, e con Marcello Montanari e Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, .  Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, .  Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita e pensieri di Antonio Gramsci.  Collana Storia, Torino, Einaudi, ,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani? La questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno, . Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e l'evoluzione del regime fascista, con David Bidussa, Milano, Feltrinelli, Togliatti e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, .Togliatti, La politica nel pensiero e nell'azione, Scritti e discorsi 1917-1964, G. Vacca con M. Ciliberto, Bompiani, Milano  Quel che resta di Marx, Salerno Editore, Roma,  L'Italia contesa. Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra,  Marsilio, Venezia   Giuseppe Vacca, su storia.camera, Camera dei deputati.

 

VACCARINO (Pace del Mela).  Essential Italian philosopher. Grice: “I appreciate his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del pensiero,’and the idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei filosofi”)!”.Flosofo. Figlio primogenito di Antonino Vaccarino, titolare di un importante saponificio, e di Caterina Tracuzzi. Laureato in Chimica industriale con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi di Milano, ebbe successivamente l'abilitazione alla professione di chimico.  Nel 1947 insieme con Vittorio Somenzi fondò e diresse la rivista Sigma (1947-48), pubblicata a Roma. Nel 1949 insieme con Silvio Ceccato e Vittorio Somenzi fondò la rivista Methodos, trimestrale di metodologia e di logica simbolica, pubblicazione che termina nel 1967. Fino al 1950 si occupò prevalentemente di logica ed epistemologia.  Ha pubblicato una serie di articoli sulla rivista Archimede su invito di Ludovico Geymonat. Fu abilitato alla libera docenza in Filosofia della scienza, ma assorbito dai suoi studi e da altre attività non si dedicò all'insegnamento fino al 1970. In quell'anno ebbe l'incarico di tenere il corso di Storia della filosofia antica presso l'Università degli Studi di Messina. Nel 1972 ricevette anche quello di Filosofia della scienza, che mantenne fino al 1990, anno in cui andò in pensione. Fu nominato professore associato di Filosofia della scienza, ma non ottenne mai la cattedra di ordinario.   Ha partecipato a vari congressi. In quello di Amsterdam ebbe l'occasione di conoscere Joseph Maria Bochenski e incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica della rivista Methodos. A quello di Parigi del 1949 partecipò insieme con Silvio Ceccato, Vittorio Somenzi e Ferruccio Rossi-Landi con i quali era in stretti rapporti di amicizia. Ha contribuito alla fondazione della rivista Methodologia nata per iniziativa della Società di Cultura Metodologica Operativa di Milano, presieduta da Felice Accame. Da giovane Vaccarino fu molto vicino alle vedute filosofiche dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che per dare soluzione ai problemi posti dalla tradizionale filosofia bisognava anzitutto effettuare un'indagine sul metodo scientifico onde spiegare perché è l'unico considerabile come valido.  Negli anni 1947- 1949 sviluppò in questo senso sulla rivista Sigma una teoria che chiamò della "meta conoscenza", in quanto ricondotta a una disciplina avente per oggetto la conoscenza. Successivamente si convinse che per procedere in modo effettivamente scientifico bisogna eliminare ogni apriorismo effettuando un'analisi sistematica dei significati di tutte le parole di cui ci avvaliamo e riconducendoli alle operazioni mentali e non mentali da cui sono costituiti. Sotto questo profilo i suoi interessi si incontrarono con quelli di Silvio Ceccato e della Scuola Operativa Italiana. Ma Vaccarino mantenne una posizione autonoma, ritenendo che la ricerca di base deve puntare su una semantica e non su una ricerca di tipo cibernetico, come invece sosteneva Ceccato.  Vaccarino però accettava e condivideva il concetto che bisogna occuparsi del modo come operiamo a livello mentale per descrivere i significati. Perciò respingeva vedute allora in auge, come quelle della filosofia analitica, che riconducendo i significati semplicemente all'uso che se ne fa parlando, li lasciava in analizzati assumendoli implicitamente come prius, in quanto tali, dogmatici. Si dedicò assiduamente a queste ricerche, pervenendo alla elaborazione di un metodo generale di analisi dei significati. Le sue ricerche condussero, tra l'altro, all'introduzione di una formulistica idonea alla definizione delle operazioni mentali, prospettando una sorta di Chimica della Mente. La vastità e la complessità delle sue indagini lo hanno costretto a procedere a molti ripensamenti e revisioni.  Pubblicò il volume La chimica della mente. In cui esponeva i principali risultati a cui era pervenuto. Nello stesso anno vinse il premio L'Inedito con il racconto Lo sporco, pubblicato da Marsilio. Prospettò ampliamenti e modifiche delle sue teorie nel libro Analisi dei Significati, pubblicato a Roma da Armando Armando. Pubblicò presso la CULP di Milano il volume Scienza e Semantica Costruttivista, dedicato a una critica di correnti vedute professate da filosofi della scienza.  I suoi interessi si rivolsero anche alla codificazione di una logica contenutistica in grado di fissare i criteri di compatibilità e incompatibilità tra i significati in riferimento alle loro operazioni costitutive. In tal modo la logica diviene una filiazione della semantica. La summa dei suoi lavori di semantica è stata pubblicata a Rimini nel trattato Dalle operazioni mentali alla semantica. Nella prefazione al volume Introduzione alla semantica edito da Falzea a Reggio Calabria, nel 2006 Antonino Laganà, ordinario di Filosofia presso l'Messina, lo considera l'ultimo dei grandi illuministi.  Opere: “L'errore dei filosofi, D'Anna, Messina, La chimica della mente, Carbone Editore, Messina, Analisi dei significati, Armando, Roma, Scienza e semantica costruttivista, Clup Cooperativa Libraria Universitaria del Politecnico, Milano, Introduzione alla semantica, Falzea Editore, Reggio Calabria,  Scienza e semantica, Edizioni Melquiades, Milano, Prolegomeni: dalle operazioni mentali alla semantica, Ciddo edizioni, Rimini,  "Lo sporco. Il pulito, duepunti edizioni,  Note Repubblica  Semantica Filosofia della scienza  Centro Internazionale Di Didattica Operativa onlus, su ciddo. Methodologia on-line, su methodologia.

 

VACCARO. (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of his books is ‘eteropie,’ a pun on homotopos.” Filosofo. Laureato a Palermo, ha iniziato l'attività di docenza presso lo stesso ateneo prima come professore a contratto, poi come ricercatore e dal 2006 come professore associato. Attualmente è titolare del corso di Filosofia politica e supplente di Scienza politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo palermitano.  -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del ”Centro interdisciplinare in Biopolitica, Bioeconomia e Processi di Soggettivazione” (BBPS) dell'Università degli Studi di Salerno; dal 2001 al 2004 è stato vicepresidente dell'ONG palermitana CISS (Cooperazione Internazionale Sud-Sud).  I suoi ambiti di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e Benjamin della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista francese (principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di analisi da mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance e dei diritti umani.  Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il camaleonte e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, Il capitalismo regolato statualmente, curatela con Franco Riccio e Aldo Caruso, Milano, Franco Angeli.  Oltre la pace. Saggi di critica al complesso politico militare, curatela con Fabio Magno, Milano, Franco Angeli, Adorno e Foucault: congiunzione disgiuntiva, curatela con Franco Riccio, Palermo, ILA Palma, Il pensiero (check) anarchico, con Filippo Pani, Verona, Edizioni Demetra,  Il secolo deleuziano, , Milano, Mimesis Edizioni,Il pianeta unico, , Milano, Elèuthera, Anarchismo e modernità, Pisa, BFS edizioni, CruciVerba. Lessico per i libertari del XXI secolo, Milano, Zero in condotta, Globalizzazione e diritti umani, Milano, Mimesis Edizioni, Biopolitica e disciplina, Milano, Mimesis Edizioni, Lo sguardo di Foucault, curatela con Michele Cometa, Roma, Meltemi Editore, Governance e democrazia, curatela con Antonio Palumbo, Milano, Mimesis Edizioni, Vaccaro Prof. Salvatore delegato alle politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo, su Università degli Studi di Palermo.  Mimesis Edizioni: collane. Archiviato iPalermo: scheda docente., su scienzeformazione.unipa. Biblioteca nazionale di Firenze: catalogo autore., su opac.bncf.firenze..  Foucault: scheda autore., su portail-michel-foucault.org.

 

VAILATI. (Crema). Essential Italian philosopher. an important figure in the history of formal semantics, influenced by Peano, who in turn influenced Whitehead and Russell, and thus Grice. Filosofo. Vailati si laureò a Torino. Qui insegnò, dopo aver lavorato come assistente di Giuseppe Peano e Vito Volterra. Egli lasciò il suo posto universitario nel 1899 e così poté proseguire i suoi studi in modo indipendente, e si guadagnò da vivere insegnando matematica nelle scuole superiori. Durante la sua vita fu conosciuto a livello internazionale, i suoi scritti sono stati tradotti in inglese, francese, e polacco, sebbene fu in gran parte dimenticato dopo la sua morte a Roma. Non pubblicò nessun libro completo, ma lasciò circa 200 saggi e recensioni che toccano un'ampia gamma di discipline. L'opinione di Vailati nei confronti della filosofia era che essa fornisse una preparazione e gli strumenti per il lavoro scientifico. Per questa ragione, e perché la filosofia dovrebbe essere neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, strutture teoriche, ecc., il filosofo dovrebbe evitare l'uso di un linguaggio tecnico specialistico, ma dovrebbe usare il linguaggio che la filosofia adotta in quelle aree in cui è interessata. Ciò non vuol dire che il filosofo debba soltanto accettare qualunque cosa egli trovi; un termine del linguaggio ordinario potrebbe essere problematico, ma le sue carenze dovrebbero essere corrette piuttosto che sostituite con qualche nuovo termine tecnico.  Il suo pensiero sulla verità e sul significato fu influenzato da filosofi come Peirce e Mach. Egli con cautela distinse fra significato e verità: "La questione di determinare che cosa vogliamo dire quando enunciamo una data proposizione, non solo è una questione affatto distinta da quella di decidere se essa sia vera o falsa (Scritti). Tuttavia, dopo aver deciso cosa si vuole dire, l'azione di decidere se ciò è vero o falso è cruciale. Vailati ebbe un pensiero positivista moderato, sia nella scienza che nella filosofia:  "La tattica adottata dai pragmatisti in questa loro guerra contro l'abuso delle astrazioni e delle unificazioni consiste, come è noto, nel proporre che, anche nelle questioni filosofiche, come si fa sempre in quelle scientifiche, si esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in grado di indicare quali siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera, dovrebbero, secondo lui, succedere (o esser successi), e in che cosa essi differiscano dagli altri fatti che, secondo lui, dovrebbero succedere (o essere successi) nel caso che la tesi non fosse vera." (Scritti)  Le influenze e i contatti di Vailati furono molti e vari, e spesso fu etichettato come "l'italiano pragmatista". Egli deve molto a Peirce e William James (fu uno dei primi a distinguere i loro pensieri), ma egli subì anche l'influenza di Platone e George Berkeley (che egli vide come precursori importanti del pragmatismo), Gottfried Leibniz, Victoria Welby-Gregory, George Edward Moore, Bertrand Russell, Giuseppe Peano e Franz Brentano. Vailati corrispose con molti dei suoi contemporanei.  La prima parte della sua opera comprende scritti sulla Logica matematica; in essi focalizza l'attenzione sul suo ruolo in filosofia e distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia; la dottrina recente pone Vailati e il suo allievo Mario Calderoni nella categoria storiografica del «pragmatismo analitico» italiano.  Storia della Scienza I principali interessi storici di Vailati riguardarono la meccanica, la logica e la geometria; egli diede un importante contributo in molti campi, compreso lo studio della meccanica post-aristotelica greca, dei predecessori di Galileo, della nozione di definizione e del suo ruolo nell'opera di Platone e Euclide, delle influenze matematiche sulla logica e sull'epistemologia, e sulla geometria non-euclidea di Gerolamo Saccheri. Vailati fu particolarmente interessato ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come gli stessi problemi sono inquadrati e trattati in periodi differenti. Il suo lavoro di storico della scienza fu strettamente connesso con quello filosofico: per le due attività, infatti, utilizzò gli stessi pensieri e metodologie di fondo. Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico come differenti nell'approccio ma non nell'argomento; credeva, inoltre, che dovesse esserci cooperazione fra filosofi e scienziati nell'approfondimento degli studi storici. Egli riteneva anche che una storia completa richiedesse che si tenesse in conto anche il background sociale pertinente. Il superamento delle teorie scientifiche, grazie a nuovi risultati, non comporta la loro distruzione, perché la loro importanza aumenta proprio per il fatto di essere superate: "Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire." (Scritti4).  La posizione di Giovanni Vailati sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata critica al positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette nuovi strumenti di comprensione e anche di valutazione della scienza, come mostrano anche le vicende di Mario Calderoni (Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni, Roma, IF Press, e del matematico Giuseppe Peano, il quale vanta certe affinità con il pensiero filosofico del periodo (Guglielmo Rinzivillo, Giovanni Vailati, Storia e metodologia delle scienze in Una epistemologia senza storia, Roma, Nuova Cultura, e Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Una epistemologia senza storia, Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Villasanta, Liminamentis Editore, .  Ivor Grattan-Guinness: The Search for Mathematical Roots Princeton University Press Ferruccio Rossi-Landi,: "Giovanni Vailati", in Paul Edwards editor The Encyclopedia of Philosophy, Collier Macmillan Giuseppe Peano, In Memoriam di Giovanni Vailati, Boll. di matematica,  Ivan Pozzoni , Cent'anni di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta, Mauro De Zan, La formazione di Giovanni Vailati, Congedo Editore, Galatina (Lecce) Logic and Pragmatism. Selected Essays by Giovanni Vailati edited by C. ArrighiCantù, M. De Zan and Suppes, CSLI, Stanford, California, . Gabriella Sava, La psicologia tra Vailati e Brentano, in "Il Veltro", Roma, Giuseppe Giordano, Giovanni Vailati filosofo della scienza, Firenze, Le Lettere, Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta,  Lucia Ronchetti , L'archivio Giovanni Vailati , in Quaderni di Acme, Bologna, Cisalpino, Giovanni Vailati Scritti filosofici. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Vailati, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Vailati, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Ublicato per le Soprintendenze Archivistiche. Giovanni Vailati, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland.  Opere di Giovanni Vailati, su Liber Liber.  Opere di Giovanni Vailati, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Vailati, .  Centro Studi Giovanni Vailati, su giovanni-vailati.net. Fondo archivistico e librario di Giovanni Vailati conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano Massimo Mugnai, Vailati, Giovanni, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vailati: la semantica filosofica," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

VALENT. (Treviso). “Some like Vitters, but Valent’s my man.”Grice. Grice: “Valent wrote the only legible introduction to Vitters’s thought!”Essential Italian philosopher. Filosofo. A lungo ricercatore di filosofia teoretica e poi Professore di filosofia morale, ha insegnato Storia della filosofia moderna, Antropologia filosofica ed Ermeneutica filosofica presso il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle scienze dell'Università Ca' Foscari Venezia di cui è stato Direttore dal 2001 fino alla morte. In precedenza ha insegnato Storia della filosofia morale all'Università degli Studi di Catania. Allievo di Emanuele Severino, si è occupato di ontologia, logica dialettica, linguaggio, storia e interpretazione delle grandi categorie della filosofia occidentale. Dai primi studi sull'empirismo-scetticismo moderno (David Hume), sul pensiero italiano del Novecento e sull'analisi del linguaggio (Ludwig Wittgenstein), è giunto ad indagare attorno alla teoria della negazione e del divenire in chiave dialettica (Hegel). Sulla base di tali premesse, che orientavano verso una rilettura dei canoni e dei presupposti del rapporto ragione-follia, si è impegnato a ridisegnare, insieme con un gruppo di psichiatri e psicologi del Centro Psicosociale di Orzinuovi cresciuti nel solco dell'esperienza critica inaugurata da Franco Basaglia, un modello della psiche adeguato alla comprensione e alla cura della malattia mentale, dando vita a quello che è stato definito l'approccio dialettico-relazionale in psichiatria. Ha collaborato con il gruppo teatrale "Scena Sintetica" nella messa in scena di testi filosoficamente rilevanti (Parmenide, Eraclito, Hermann Melville, Emanuele Severino, Umberto Galimberti). Presso l'editore Moretti&Vitali, Andrea Tagliapietra, è in corso di stampa l'edizione delle sue opere in 6 volumi. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati e recensiti in Francia, Austria, Germania e Stati Uniti.  Pensiero L'opera filosofica di Italo Valent muove da un'originale riformulazione di alcune questioni legate alla filosofia di Emanuele Severino, alla tradizione neoidealistica italiana (Giovanni Gentile) ma anche neoscolastica (Gustavo Bontadini), e dipendenti dalla riconsiderazione speculativa del concetto del negativo. Descrivendo la sua formazione in poche parole Valent, si definiva «cresciuto a una scuola filosofica di ispirazione ontologica, screziata da un netto disegno dialettico e pungolata dallo scrupolo fenomenologico». Analizzando le implicazioni concettuali e pratiche della negazione così com'è stata pensata in uno dei punti più alti e rilevanti della tradizione dialettica, ovvero nelle pagine della Scienza della logica di Hegel, Valent critica l'idea intellettualistica della negazione intesa come esclusione, proponendo al contrario una negazione come inclusione e una filosofia animata dal principio di ospitalità. Il "no" della negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò che innerva il reale nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua splendida apertura alla novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il filosofo è appassionato investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia rispetto all'impianto destinale della filosofia della necessità di Severino, Valent esplora la categoria modale della possibilità, cercando di mettere in discussione sia l'opposizione frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità assoluta della positività del reale nonostante la negatività dell'irreale. L'esserci e non l'essere è, per Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la determinatezza semantica e sintattica, il plesso grammaticale e vitale che ricongiunge l'esperienza intesa come luogo dell'emergere della differenza e dell'incalzare degli eventi con la teoria della razionalità quale analisi del permanere e della necessità. Ecco che di contro all'ontologia fondamentale di Severino si fa largo l'idea di una microntologia intesa non come una “ontologia del piccolo”, bensì, piuttosto, «nel senso che non c'è nessun evento che non si disponga per virtù propria in una peculiarità di significato, nel vigore elementare e insieme metamorfico di un “qui”. Ma microntologia anche come ontologia del remoto, dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del folle: di tutto ciò che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà». Con la proposta di una microntologia Valent intendeva sottolineare l'autonomia e la resistenza del diamante della dialettica come principio di determinazione semantica fondato sulla relazione-negazione inclusiva e situato nella prospettiva strategica propria dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute nella “mistica dell'essere” e di quella totalità assoluta che, in quanto tale, appare separata e isolata, esercitando la sua imposizione distruttiva al di fuori della logica della relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico "totalitarismo" di questa idea di totalità assoluta Valent proponeva la ripresa del detto eracliteo del Panta διαpánton, ossia di quel "tutto attraverso il tutto" che è la forma radicale della illacerabile relazionalità della vita. «Solo se ogni differenza tra gli umani è un modo differente di essere il tutto», egli scrive, «allora le discriminazioni tra piccolo e grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e povero, sano e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto differenti manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e di valore)».  Opere: Verità e prassi in David Hume, Vannini, Brescia. La forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus", Francisci, Abano Terme (Padova), Invito al pensiero di Wittgenstein, Mursia, Milano (2 ed. aggiornata, Mursia, Milano Asymmetron, Quaderni de "Il Palazzo della Grande Utopia", Milano Dire di no. Filosofia Linguaggio Follia, Teda Edizioni, Castrovillari (Cosenza) 1995 Dire di no. Scritti teorici 1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo 2007 Asymmetron. Microntologie della relazione. Scritti teorici 2, in Opere di Italo Valent V, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus. Scritti su Wittgenstein 1", in Opere di Italo Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo  Sophón. Aforismi per l'anima, a c. di Graziano Valent, con un saggio di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo  Note   Opere di Italo ValentMoretti&Vitali   A. Tagliapietra, La filosofia, prima di ogni altra definizione dotta, è amore per la realtà. In ricordo di Italo Valent, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno II, N.1 Marzo-Giugno, Dire di no. Scritti teorici 1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo 200722  Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, cit., Moretti&Vitali, Bergamo Emanuele Severino Franco Basaglia.

 

Valeri (Somma Lombardo). Essential Italian philosopher. Grice: “I especially like his idea of anthropology, alla Kant, as the search for the subject.” “Tra se e se.” Filosofo. Laureatosi in filosofia a Pisa, quale allievo pure della Scuola normale superiore, discutendo una tesi sul pensiero di Lévi-Strauss, con relatore  Barone, si rivolse agli studi di antropologia, conseguendo due dottorati di ricerca, uno a Pisa (Diploma di Perfezionamento) nel 1970, l'altro a Parigi, nel 1976, presso l'École Pratique des Hautes Études, con Lévi-Strauss, Louis Dumont e Marshall Sahlins.  Successivamente, a partire dal 1976, ebbe vari incarichi di insegnamento presso l'Chicago, dove rimase fino alla prematura scomparsa. Al contempo, compì ricerca sul campo soprattutto presso gli Huaulu del Seram centrale in Indonesia orientale, ma anche in Micronesia, Malaysia e Hawaii.  Le sue ricerche riguardarono molti argomenti, fra cui, i sistemi politici, la parentela e il matrimonio, la ritualità, così come l'antropologia sociale ed economica, la storia comparata degli usi e costumi dei popoli, che condusse lungo la linea di pensiero del suo maestro Lévi-Strauss. Gli è stato assegnato per i suoi studi e le sue ricerche di antropologia culturale, il premio ”Guggenheim Fellowship“ per le scienze sociali.  Fra i molti suoi lavori, ricordiamo due importanti volumi, Kingship and Sacrifice. Ritual and Society in Ancient Hawaii (1985), scritto con Marshall Sahlins, e Hunting, Identity and Morality among the Huaulu of the Moluccas. Curò pure diverse voci antropologiche per l'Enciclopedia Einaudi.  Tra le sue molte opere pubblicate postume, il volume Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto, Martha Feldman e Janet Hoskins, tradotto in italiano da Bianca Lazzaro, che può considerarsi una sua autobiografia intellettuale.  Opere principali Kingship and Sacrifice: Ritual and Society in Ancient Hawaii, The University of Chicago Press, Chicago. Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto, M. Feldman e J. Hoskins; traduzione italiana B. Lazzaro, Donzelli Editore, Roma,  The Forest of Taboos: Morality, Hunting, and Identity among the Huaulu of the Moluccas, The University of Wisconsin Press, Madison, WI.  Fragments from Forests and Libraries: A Collection of Essays, Carolina Academic Press, Durham, NC. Ritual and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M. Dowdy and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, . Classical Concepts in Anthropology, edited by G. da Col and R. Stasch, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, .  S. Ghiaroni, "Società, soggetto, sacrificio. La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia", in Studi e materiali di storia delle religioni,  R. Stasch, "Obituary: Valerio Valeri,” American Anthropologist. //chronicle.uchicago.edu/980430/valerio.shtml  S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio. La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e materiali di storia delle religioni,   Dal titolo: Natura e cultura: introduzione alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A.A. Per notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle  xxvii-xix dell'opera postuma: V. Valeri, Ritual and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M. Dowdy and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, .  Rupert Stasch (Reed College, Oregon, USA), in merito alla rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore, inizia il suo necrologio (cfr. R. Stasch, "Valerio Valeri", American Anthropologist, con queste parole: «He was a scholar of great international distinction in the ethnology of Polynesia and Indonesia [...] His monographs [...] are among the most important, detailed and theoretically complex studies of sacrificie and taboo ever written.» Pubblicazioni di Valerio Valeri, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.

 

Valla (Roma). essential Italian philosopher. Rome-born philosopher, teaches rhetoric in Pav a and is later secretary of Alfonso I di Naoli, and apostolic secretary in Rome under papa Nichola V. In his dialogue On Pleasure or On the True Good, Stoic and Epicurean interlocutors present their ethical views, which Valla proceeds to criticize. This dialogue is often regarded as a defense of Epicurean hedonism, because Valla equates the good with pleasure; but he claims that Italians can find pleasure only in heaven. Valla’s description of pleasure reflects the contemporary Renaissance attitude toward the joys of life and might have contributed to Valla’s reputation for hedonism. In another work, On Free Will between, Valla discusses the conflict between divine foreknowledge and human freedom and rejects Boezio’’s then predominantly accepted solution. Valla distinguishes between God’s knowledge and God’s willas in Grice’s phrase, “God willing,” “Deo volente,” -- but denies that there is a rational solution of the apparent conflict between God’s will and human freedom. As a historian, he is famous for The Donation of Constantine 1440, which denounces as spurious the famous document on which medieval jurists and theologians based the papal rights to secular power.Filosofo. Si presentava anche con il nome latino Laurentius Vallensis.  Nato da genitori di origini piacentine (il padre era l'avvocato Luca della Valle), ricevette la sua prima educazione a Roma e forse a Firenze, imparando il greco da Giovanni Aurispa e da Rinuccio Aretino. Lo guidava lo zio materno Melchiorre Scribani, un giurista funzionario in Curia.  La sua prima opera, oggi perduta, fu il De comparatione Ciceronis Quintilianique ("Confronto fra Cicerone e Quintiliano"), in cui elogiò il latino di Quintiliano a scapito di quello di Cicerone, andando contro all'idea corrente e mostrando già in questo primo scritto il suo gusto per la provocazione. Quando morì lo zio, Lorenzo sperava di ottenere un impiego nella Curia pontificia; ma i due autorevoli segretari Antonio Loschi e Poggio Bracciolini, ferventi ammiratori di Cicerone, si opposero all'assunzione, con la scusa che era troppo giovane.  Grazie all'aiuto di Antonio Beccadelli, detto il Panormita, fu chiamato ad insegnare retorica a Pavia, succedendo al maestro bergamasco Gasparino Barzizza, da poco defunto. Questi anni furono fondamentali per lo sviluppo del suo pensiero; la città era infatti un vivo centro culturale e Valla poté approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando inoltre l'efficacia del procedimento di analisi critica dei testi, che lo Studio pavese applicava con rigore.  A Pavia Valla acquisì una grande reputazione con il dialogo De Voluptate ("Il piacere"), nel quale si oppone fermamente alla morale stoica e all'ascetismo medievale, sostenendo la possibilità di conciliare il Cristianesimo, ricondotto alla sua originarietà, con l'edonismo, recuperando così il senso del pensiero di Epicuro e Lucrezio, che avevano sottolineato come tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta al piacere, inteso non come istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni azione. A conclusione del dialogo, Valla sottolinea, però, come per l'uomo la suprema voluttà siano la ricerca spirituale e la fede in Dio. Si tratta di uno scritto considerevole, poiché, per la prima volta, una tendenza filosofica che era rimasta confinata nell'ambito del paganesimo trovava espressione in un'opera di livello universitario e di valore filosofico, venendo rivalutata alla luce del pensiero cristiano; le polemiche che seguirono alla pubblicazione del testo, costrinsero Valla a lasciare Pavia.  Da allora egli passò da un'università all'altra, accettando brevi incarichi e tenendo lezioni in diverse città. Durante questo periodo fece la conoscenza del re Alfonso V d'Aragona, al cui servizio entrò. Alfonso ne fece il suo segretario, lo difese dagli attacchi dei suoi nemici e lo incoraggiò ad aprire una scuola a Napoli.  Durante il pontificato di Eugenio IV, scrisse un breve testo, pubblicato solo nel 1517 e intitolato La falsa Donazione di Costantino (De falso credita et ementita Constantini donatione). In esso Valla, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostrò la falsità della Donazione di Costantino, documento apocrifo in base al quale la Chiesa giustificava la propria aspirazione al potere temporale: secondo questo documento, infatti, sarebbe stato lo stesso imperatore Costantino, trasferendo la sede dell'impero a Costantinopoli, a lasciare alla Chiesa il restante territorio dell'Impero romano (oggi la dimostrazione del Valla è universalmente accettata e lo scritto è datato all'VIII secolo o IX secolo).   «Quid, quod multo est absurdius, capit ne rerum natura, ut quis de Constantinopoli loqueretur tanquam una patriarchalium sedium, que nondum esset, nec patriarchalis nec sedes, nec urbs christiana nec sic nominata, nec condita nec ad condendum destinata? Quippe privilegium concessum est triduo, quam Constantinus esset effectus christianus, cum Byzantium adhuc erat, non Constantinopolis.» «E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli.»  (Lorenzo Valla, La falsa Donazione di Costantino, 1440) Egli dimostrò che anche la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù era un falso e, sollevando dubbi sull'autenticità di altri documenti spuri e ponendo in discussione l'utilità della vita monastica e mettendone in luce anche l'ipocrisia nel De professione religiosorum ("La professione dei religiosi"), egli suscitò l'ira delle alte gerarchie ecclesiastiche. Fu obbligato, pertanto, a comparire davanti al tribunale dell'Inquisizione, alle cui accuse riuscì a sottrarsi soltanto grazie all'intervento del re Alfonso.  Visitò nuovamente Roma, dove i suoi avversari erano ancora molti e potenti. Riuscì a salvarsi da morte certa travestendosi e fuggendo a Barcellona, da dove fece poi ritorno a Napoli. Vengono divulgati gli Elegantiarum libri sex (i sei libri sull'"eleganza" della lingua latina), pubblicati però postumi nel 1471. L'opera raccoglie una serie straordinaria di passi desunti dai più celebri scrittori latini (Publio Virgilio Marone, Cicerone, Livio), dallo studio dei quali, sostiene Valla, occorre codificare i canoni linguistici, stilistici e retorici della lingua latina. Il testo costituì la base scientifica del movimento umanista impegnato a riformare il latino cristiano sullo stile ciceroniano.  Scrisse le "Emendationes sex librorum Titi Livii" in cui discute, col suo modo di scrivere brillante e caustico, correzioni ai libri 21-26 di Tito Livio in opposizione ad altri due intellettuali della corte napoletana il Panormita ed il Facio che non avevano il suo stesso spessore filologico.  L'ultima fase Nel febbraio 1447, con la morte di papa Eugenio IV, la sua fortuna iniziò a volgere in meglio. Recatosi nuovamente a Roma, fu ricevuto dal nuovo pontefice Niccolò V; a partire dal 1450 assunse il ruolo a lui più consono di professore di retorica, ma non perse nemmeno il suo spirito caustico e iniziò a criticare nel 1449 il latino della Vulgata, facendo confronti con l'originale greco sminuendo il ruolo di traduttore di San Girolamo e giudicò spuria la corrispondenza tra Seneca e San Paolo.  Sotto papa Callisto III Valla raggiunse il culmine della carriera, divenendo segretario apostolico. Morì a Roma. Un frammento della sua tomba, contenente un ritratto dello stesso, è ora murato nel chiostro della Basilica Lateranense dove era originariamente sepolto.  È quasi impossibile farsi un'idea precisa della vita privata e del carattere di Valla, essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in contesti polemici e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di testimonianze attendibili. Egli appare comunque come persona orgogliosa, invidiosa e irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di elegante umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e violenta polemica sul potere temporale della Chiesa di Roma. Lorenzo Valla è un personaggio di eccezionale importanza non solo per la cultura italiana, ma soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo europeo. Con le sue spietate critiche alla Chiesa cattolica dell'epoca fu un precursore di Lutero, ma fu anche il promotore di molte revisioni di testi cattolici.  La sua opera si basa su una profonda padronanza della lingua latina e sulla convinzione che fosse stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del linguaggio ambiguo di molti filosofi. Valla era convinto che lo studio accurato e l'uso corretto della lingua fosse l'unico mezzo di acculturazione feconda e comunicazione efficace: la grammatica e un appropriato modo di esprimersi erano a suo modo di pensare alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della stessa formulazione intellettuale. Da questo punto di vista i suoi scritti sono tematicamente coerenti, in quanto ciascuno di essi si sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina.  Oggi, il profondo distacco storico ci permette di distinguere le opere di Lorenzo Valla essenzialmente in due filoni, quello critico e quello filologico. Sebbene avesse saputo mostrare eccezionali doti di storico negli scritti critici, questa capacità non è però riscontrabile nell'unico lavoro definito storico, cioè nella biografia di Ferdinando d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco di aneddoti.  Nel III secolo l'Impero romano iniziava a tramontare, il che si palesava non solo nell'indebolimento delle forze politiche e militari, ma anche nello sfaldamento dell'ordinamento interno e soprattutto nell'imbarbarimento della cultura. La crisi generale e l'accettazione di molte genti non italiche tra i cittadini romani provocarono un lento ma significativo allontanarsi dalla lingua latina ufficiale verso forme dialettali e meno eleganti. Si evidenziò la necessità di uno "sviluppo" della lingua che presupponeva la canonizzazione della parlata popolare e della sua semplice grammatica. Erano i primi sintomi della nascita di una nuova lingua, quella italiana, che avrebbe necessitato di un millennio per svilupparsi pienamente. Durante questa lunghissima transizione, in tutta la penisola ci fu un'enorme incertezza linguistica. Il latino classico cedeva lentamente il posto ad una mescolanza di nuovi idiomi che combattevano per la supremazia.  Gli effetti di questo periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle traduzioni che via via nascevano dal latino verso l'italiano, poché la linea di demarcazione tra le due lingue era fluttuante e nessuno dei traduttori poteva dirsi un vero esperto in materia. Valla fu il primo a stabilire un limite alla modernizzazione della lingua latina, decidendo che i cambiamenti oltre tale limite facessero già parte del processo di sviluppo della lingua italiana. In questo modo riuscì non solo a salvaguardare la purezza del latino, ma pose anche le basi per lo studio e la comprensione dell'italiano.  Lorenzo Valla si pone tra i maggiori esponenti del Quattrocento italiano e dell'umanesimo europeo, non solo per il suo costante apporto di punti di vista umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione alla cultura scolastica.  È indicativa ad esempio la sua tesi (in De Voluptate) sugli errori dello stoicismo praticato dagli asceti cristiani che non avrebbero preso in debita considerazione le leggi naturali, dunque divine; la morale consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso. Analogamente, nelle Dialecticae Disputationes Valla confuta il dogmatismo di Aristotele e la sua arida logica che non offre insegnamenti o consigli, bensì discute solo di parole senza raffrontarle con il loro significato nella vita reale. Altrettanto critico si dimostra (nelle Adnotationes in Novum Testamentum) quando usa la sua profonda padronanza del latino per provare che sono state le traduzioni maldestre di alcuni passi del Nuovo Testamento a causare incomprensioni ed eresie.  È a lui dedicata la Fondazione Lorenzo Valla, che in collaborazione con la casa editrice Mondadori, pubblica la collana Scrittori greci e latini in cui vengono proposte edizioni critiche di testi classici.  Edizioni delle opere L'arte della grammatica, Paola Casciano, Milano, Mondadori (Fondazione Lorenzo Valla), (terza edizione rinnovata) La falsa Donazione di Costantino, Gabriele Pepe, Firenze, Ponte alle Grazie, Scritti filosofici e religiosi, Giorgio Radetti, Firenze, Sansoni, (ristampa: Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Repastinatio dialectice et philosophie, testo latino edito da Gianni Zippel, Padova, Antenore, (due volumi) Dialectical Disputations, testo latino e traduzione inglese della Repastinatio B.Copenhaver and L. Nauta (I Tatti Renaissance Library), Harvard University Press,  (due volumi). Note //treccani/enciclopedia/lorenzo-valla_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/  britannica.com/biography/Lorenzo-Valla  E. Garin, "La letteratura degli umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno (edd.) Letteratura italiana, III, Il Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti, 1965,  198-203).  Basilica PapaleSAN GIOVANNI IN LATERANO, su vatican.va. Lodi Nauta, In Defense of Common Sense: Lorenzo Valla's Humanist Critique of Scholastic Philosophy, Harvard University Press,  Pubblicate per la prima volta nel 1505 da Erasmo da Rotterdam.  Giovanni Antonazzi, Lorenzo Valla e la polemica sulla donazione di Costantino, Roma 1985. Salvatore Camporeale, Lorenzo Valla. Umanesimo e teologia, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Maristella de Panizza Lorch, A defense of life: Lorenzo Valla's theory of pleasure, Humanistische Bibliothek, Monaco, Wilhelm Fink, Marco Laffranchi, Dialettica e filosofia in Lorenzo Valla, Milano, Vita e Pensiero, Peter Mack, Renaissance argument. Valla and Agricola in the tradition of rhetoric and dialectic, Leiden, Brill, 1993. Girolamo Mancini, Vita di Lorenzo Valla, Firenze, G. C. Sansoni Editore, Lodi Nauta, In defense of common sense: Lorenzo Valla's Humanist critique of Scholastic philosophy, Harvard, Harvard University Press, Mariangela Regoliosi , Lorenzo Valla. La riforma della lingua e della logica (Atti del convegno del Comitato Nazionale VII centenario della nascita di Lorenzo Valla, Prato) Firenze, Edizioni Polistampa, , 2 tomi.  Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Lorenzo Valla, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Lorenzo Valla, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Lorenzo Valla, .   su Lorenzo Valla, su Les Archives de littérature du Moyen Âge. Lorenzo Valla, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Delio Cantimori, «VALLA, Lorenzo», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rita Pagnoni Sturlese, VALLA, Lorenzo, su treccani. in Il contributo italiano alla storia del pensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . La falsa donazione di Costantino, su classicitaliani. La tomba di Lorenzo Valla, su penelope.uchicago.edu.Lodi Nauta, Lorenzo Valla, in Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per la Fondazione Lorenzo Valla, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

vallauri: (Roma). essential Italian philosopher. “Italians, especially noble ones, love a long surname, so this is Luigi Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep the Vallauri, that’s what he’ll go with by!”Lombardi Vallauri. Grice: “He favours animal rights, as I do.”Filosofo e professore universitario italiano.  È stato Professore di filosofia del diritto presso l'Università Cattolica di Milano e l'Università degli Studi di Firenze. Dal  ha insegnato all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università degli Studi di Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara fama".   Nasce e cresce in contesto familiare profondamente cattolico. Nipote del predicatore gesuita Riccardo Lombardi, cugino del direttore della Sala stampa vaticana Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio Lombardi, si avvia alla formazione teologica alla Gregoriana di Roma. Nello stesso periodo consegue la laurea in Giurisprudenza col massimo dei voti presso l'Roma, suo maestro è stato Emilio Betti. Abbandonata la vocazione sacerdotale intorno a vent'anni, dopo la laurea perfeziona gli studi giuridici in Germania e vince molto presto il concorso per la Libera docenza.  Nel 1970 diviene Professore in Filosofia del diritto all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione giuridica e Filosofia del diritto avanzata. Nel 1976 ottiene la cattedra in Filosofia del diritto anche all'Università Cattolica di Milano. Dopo il collocamento a riposo insegnerà presso le Como e Sassari.  Massimo esperto di teoria dell'interpretazione giuridica, già direttore dell'Istituto per la documentazione giuridica del CNR (dal 1973 al 1977) e presidente della Società italiana di filosofia giuridica e politica (dal 1996 al 2000), è autore di una vastissima serie di saggi filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della sua ricerca, dedicato alla filosofia della religione e della spiritualità. Al saggio Nera Luce, apparso nel 2001, Lombardi Vallauri ha consegnato la sua critica serrata ai dogmi del cattolicesimo e l'approdo all'apofatismo. I suoi interessi recenti riguardano la tutela giuridica dei diritti degli animali. È vegano.  Nel 1979 Lombardi Vallauri ha fondato, e tuttora conduce, un "gruppo di meditazione" teso a esplorare le possibilità di una vita contemplativa all'altezza del sapere moderno. Il suo ultimo libroche traduce in scrittura il seguitissimo corso di meditazioni tenuto dall'autore per Radio Tre Rai npropone una "mistica laica", ossia una mistica che prescinde da rivelazioni soprannaturali coniugando il pensiero scientifico occidentale con le tecniche di meditazione tipiche delle filosofie orientali.  Allontanamento dall'Università Cattolica Dal 1976 Lombardi Vallauri ha insegnato Filosofia del diritto presso l'Università cattolica di Milano.  Il 19 aprile 1996 tiene una conferenza a Bari e all'inizio decide di sedersi in terra, giustificandosi presso l'uditorio con la frase: «Del Dio che emoziona non mi sento di parlare seduto su una sedia, quindi, mentre parlerò di questo Dio, starò seduto in terra».  Nel 1998 è stato sospeso dall'attività didattica a causa del suo insegnamento ritenuto eterodosso rispetto alla dottrina della Chiesa Cattolica.  Fra i punti problematici secondo le autorità ecclesiastiche, un giudizio di Lombardi Vallauri sul dogma dell'inferno, da lui definito:  «incostituzionale [in quanto] nessun atto per quanto grave può meritare una pena eterna [e perché] è contraria ai princìpi più avanzati del diritto, e specificamente del diritto influenzato dal cristianesimo, una pena che in nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione del condannato.»  Il professore ha affermato in seguito:  «Quando i giudici ecclesiastici mi hanno cacciato fuori dall'Università Cattolica non riuscivano a formulare l'accusa ed io ho detto: "Ve la do io, il papa è quasi infallibile nell'errare".»  Dopo l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni, Lombardi Vallauri si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo.  Nel 2009 la Corte si è pronunciata a favore del ricorrente, ritenendo che fossero stati lesi i suoi diritti alla libertà di espressione (per il provvedimento adottato dalla Cattolica senza contraddittorio) e a un equo processo (per il rifiuto a pronunciarsi opposto dagli organi giurisdizionali amministrativi), entrambi garantiti, rispettivamente, dagli articoli 10 e 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.  Pensiero Nei suoi corsi e libri Vallauri di è occupato di varie tematiche: filosofia del diritto, critica dei riduzionismi, filosofia della mente, misticismo, buddismo, sessualità, meditazione, diritti degli animali.  Riassumeva la situazione storica attuale tramite la seguente “formula”: [E = (m+e) + i (ab) + fd + oid] -> [N.O.] -> [(N. e/ax/es)] + (I.P.)]  La prima parte è l’equazione del riduzionismo ontologico: l’essere (E) è riducibile alla somma di materia (m), energia (e) e informazione (i); l’informazione è di due specie: algoritmica (a) e biologica (b). Il riduzionismo diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta di un fattore di dominazione (fd), ossia la teoria baconiana del conoscere per dominare, e dell'organizzazione industriale del dominio (oid) portata dalla rivoluzione industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo ontologico (N.O.), ossia la scomparsa di ogni tipo di spirito (Dio angeli anima), il quale può avere due esiti antitetici: le filosofie del soggetto assoluto e quelle della morte del soggetto. L’ultima conseguenza del processo è il nichilismo etico assiologico ed esistenziale (N. E/ax/es), ossia la negazione di norme e valori oggettivi. Esso genera un vuoto, che nella nostra epoca viene occupato dall’individualismo possessivo (I.P)., ossia la credenza che gli unici beni sono ricchezza successo e potere. Occorre dunque articolare una risposta filosofica al riduzionismo, individuando quali realtà si sottraggano alle sue pretese. L’oggetto principale che sfugge alla riduzione è la mente.   Opere principali Saggio sul diritto giurisprudenziale, Milano, Amicizia, carità e diritto, Milano, 1969 (nuova edizione: 1974) Corso di filosofia del diritto, Padova, 1981 (seconda edizione: ) Cristianesimo, secolarizzazione e diritto moderno, Milano, Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela, Milano, Logos dell'essereLogos della norma, Bari, Nera luce, Firenze, 2001 Riduzionismo e oltre: Dispense di filosofia per il diritto, Padova, 2002 Trattato di Biodiritto. La questione animale, Milano,  Meditare in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze,  Scritti animali. Per l'istituzione d-i corsi universitari di diritto animale, Gesualdo,  Note  Sandro Magister, L'inferno? Una vergogna, L'Espresso. Guadagnucci 150.  Luigi Lombardi Vallauri, Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi universitari di diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV), Gesualdo Edizioni, Guadagnucci .  Roberto Dal Bosco, Cristo o l'India, Verona, Fede e Cultura, Guadagnucci. L. Lombardi Vallauri, Sullo scarso fondamento dei fondamentalismi, Nuovamente.  Lombardi Vallauri L., Neuroni, mente, anima, algoritmo: quattro ontologie, Lettura magistrale al VI congresso della Società italiana di neuroscienze,  Lorenzo Guadagnucci, Il filosofo degli animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una questione di giustizia, Milano, Terre di mezzo,  Registrazioni di Luigi Lombardi Vallauri, su RadioRadicale, Radio Radicale.  Interventi e trasmissioni radiofoniche Meditare in occidenteCorso di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai.  Meditare in occidenteCorso di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione del 2005. Meditare in occidenteL'anima di paesaggio (2007), ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione tenuta da Vallauri dal titolo: Nonviolenza e Animali: un tema antico come le montagne e sempre più ricco di futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere Vegan,   Interviste <<Sì agli interventi che aiutano i nascituri>>, intervista di Giancarlo Perna, LIBERO, 7.03. Intervista a Luigi Lombardi Vallauri, di Valentina Grazzini, l'Unità, Firenze, 7.01. e Rassegna stampa sul "Caso Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni Maria Pace, a Repubblica, A dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri Pollastri, da Phronesis, V (2007), n. 9 Note , di Teresa Franza, Officina sedici.

 

VALLETTA. (Napoli). Eessential Italian philosopher. Grice: “He was a libertine from Naples. I like him. His oeuvre published in Firenze. Filosofo. Nell'infanzia studiò dapprima letteratura presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto.  Insieme a Francesco D'Andrea, fu fra i fondatori dell'Accademia degli Investiganti, che diede impulso al grande rinnovamento culturale che prese avvio negli ultimi decenni del Seicento meridionale. Nelle accese polemiche filosofico-scientifiche tra progressisti e conservatori, il Valletta insieme a Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea, Leonardo Di Capua e agli altri accademici investiganti appoggiò attivamente i progressisti.  Istituì a sue spese la cattedra di Lingua greca presso l'Napoli, affidando l'incarico di insegnamento al suo maestro ed amico Gregorio Messere, illustre grecista e filosofo dell'epoca. Curò l'edizione napoletana delle Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato toscano Francesco Redi.  Fu un grande appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne arrivò a contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo librorum et Secli Peireskius alter. Alla sua morte, grazie all'interessamento di Giambattista Vico, il fondo librario confluì nella Biblioteca dei Girolamini.  Opere: Lettera in difesa della moderna filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica.  Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Disponibile online, su books.google.com. Fausto Nicolini, Giuseppe Valletta, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Accademia degli Investiganti Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta, nipote di Giuseppe.Valletta breve scheda biografica sul sito "Francesco Redi. Scienziato e poeta alla Corte dei medici". Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valletta” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.

 

VALORE. (Milano). Essential Italian philosopher. Grice: “Having philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I admire Valore!”Filosofo. Si occupa di metafisica, di ontologia generale e delle implicazioni ontologiche delle teorie formali. Si è interessato anche dei progetti di linguaggi artificiali e di lingue ausiliarie. Laureatosi in Filosofia nel 1997 all'Università degli Studi di Milano, nel 2000 vi ha conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su Riferimento, rappresentazione e realtà in Hilary Putnam. Dopo un anno di perfezionamento al King’s College di Londra, dal 2002 diventa ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia della Statale di Milano, dove ha insegnato Storia della filosofia contemporanea. La sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi sulla filosofia dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una prospettiva neotrascendentalista soprattutto in metafisica. Ha partecipato al gruppo fondatore della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è stato caporedattore.  A partire dal 2004, quando la Facoltà di Ingegneria industriale del Politecnico di Milano gli ha affidato un corso di "Verità e teoria della corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche sempre più teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e all'ontologia analitica. Nel 2006 organizza e cura il progetto Topics on general and formal ontology, che si è concretizzato nell'omonimo volume. Diviene quindi professore aggregato di Storia della metafisica contemporanea all'Università degli Studi di Milano, di Filosofia teoretica al Politecnico con corsi dedicati all'ontologia formale e, nel -, di Filosofia degli oggetti sociali (ontologia sociale) all'Università commerciale Luigi Bocconi di Milano.  Nel  ha fondato con Massimo Rizzardini e Federico Gobbo il giornale multilingue InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj, rivista di "studio e discussione accademica sulle tematiche dei linguaggi artificiali" ad accesso libero, di cui è direttore. È stato membro del gruppo di ricerca internazionale EUROCORES (European Collaborative Research) finanziato dall'European Science Foundation e dal  è il responsabile del progetto “Classical Paradigms and Theoretical Foundations in Contemporary Research on Formal and Material Ontology” per il programma EuroScholars USA (European Undergraduates Research Opportunities). Nel  lavora negli Stati Uniti, presso il Dipartimento di Filosofia dell'New York, su un suo progetto di ricerca di ontologia formale per il quale ha vinto una sponsorizzazione Fulbright nella categoria Fulbright Visiting Scholar. Collabora con la Rivista di storia della filosofia, è nel comitato scientifico delle riviste Materiali di estetica, Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior e Multilinguismo e società ed è direttore delle collane di filosofia "Biblioteca di Problemata" (editore LED di Milano) e "Ratio. Studi e testi di filosofia contemporanea" (editore Polimetrica di Monza).  Pubblicazioni principali Monografie Trascendentale e idea di ragione. Studio sulla fenomenologia banfiana, Firenze, La Nuova Italia, Rappresentazione, riferimento e realtà. Studio su Hilary Putnam, Torino, Thélème, L'inventario del mondo. Guida allo studio dell'ontologia, Torino, Utet, La sentenza di Isacco. Come dire la verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Fundamentals of Ontological Commitment, Berlin, de Gruyter,  Curatele Antonio Banfi, Platone. Lezioni,  (Valore), Milano, Unicopli, Paolo Valore , Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano, Led, Paolo Valore , Ars experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica, Willard Van Orman Quine, Da un punto di vista logico. Saggi logico-filosofici (edizione italiana di From a logical point of view Valore, con presentazione di Giulio Giorello e Renato Pettoello), Milano, Raffaello Cortina, Paolo Valore , Topics on General and Formal Ontology, Monza, Polimetrica, 2Paolo Valore , Materiali per lo studio dei linguaggi artificiali nel Novecento, Milano, Cuem, Simona Chiodo e Paolo Valore , Questioni di metafisica contemporanea, Milano, Il Castoro, Renato Pettoello e Paolo Valore , Willard Van Orman Quine, Milano, Franco Angeli, Pubblicato contemporaneamente anche come numero monografico della Rivista di storia della filosofia, per il centenario della nascita di Quine. Paolo Valore e Federico Gobbo , Artificial Languages. Themes in linguistics and philosophy, Monaco di iera, Grin Verlag, . Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica e filosofia dei linguaggi artificiali, come numero monografico per la prima uscita del giornale accademico multilingue InKoj. *Interlingvistikaj Kajeroj. Paolo Valore , Multilingualism. Language, Power, and Knowledge, Pisa, Edistudio, Dispense universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano, Cuem, Introduzione al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e sintetico, Milano. Cuem, Questioni di ontologia quineana, Milano, Cusl,  La struttura logico-analitica dell'ontologia herbartiana, Milano, Cusl,  Nuova edizione corretta e aggiornata:  Laboratorio di ontologia analitica, Milano, Cusl, Verità e teoria della corrispondenza, Milano, Cusl, Philosophy of Social Objects, Milano, Bocconi, . Bibliografie ragionate Ontologia, Milano, Unicopli, Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli "How to Consider the Twin Earth Experiment", in Acme,  "Idealizzazione della verità e coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in Iride. Filosofia e discussione pubblica,  "La 'posizione' esistenziale e il giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti inesistenti", in Poggi , Natura umana e individualità psichica. Scienza, filosofia e religione in Italia e Germania tra Ottocento e Novecento, Milano, Unicopli, "Sull'idea di una logica trascendentale", in Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica, "Alcune note sull'attualità dell'ontologia nella filosofia contemporanea più recente", in  Valore , Forma dat esse rei..., "L'interpretazione semantica del trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio Preti", in Paolo Valore , Forma dat esse rei...,  "Il mestiere antico e nuovo del filosofo", in la Repubblica, (sezione Milano). "Lógica e Ontologia no confronto entre Bertrand Russell e Hugh MacColl acerca dos objectos inexistentes", in Revista Portuguesa de Filosofia,  "Fisica e geometria come modelli di lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, in Paolo Valore , Ars experientiam...,  "General and formal ontology", in Paolo Valore , Topics on. "Some ontological remarks on The maxim of identification of indiscernibles", in Paolo Valore , Topics, Simona Chiodo e Paolo Valore, "Dall'epistolario di Giulio Preti ad Antonio Banfi", in Simona Chiodo e Gabriele Scaramuzza , Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo, Milano, Unicopli, "Due tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul costruttivismo e il nominalismo ontologico", in Elio Franzini e Marcello La Matina , Nelson Goodman, la filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet.  "Cosa c'è che non va nell'idea di una lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e Società,  "Nothing is part of everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 (): giornaledifilosofia.net Note  La rivista è consultabile sul sito specifico dell'Milano.  Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e discussione pubblica, Volume recensito da Giuliana Mancuso sulla rivista web Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura,  e daMarazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume recensito da Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia umanità, Volume recensito da Matteo Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica,  Volume recensito da: Giardino sulla Rivista di filosofia, nnell'articolo "Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto, Luisa Morra in L'indice dei libri del mese, Francesco Armezzani su SWIF Volume recensito dal professor Renato Corsetti sulla rivista L'esperanto. Revuo de itala esperanto-federacio, Volume recensito da Elena Marazzi sulla rivista web Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si tratta di un eBook accessibile solo con password.  Si tratta di una replica critica all'articolo di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi all'anagrafe", pubblicato su la Repubblica, (sezione Milano).  Profilo accademico su immaginidellamente. Elenco completo delle pubblicazioni sul sito universitario academia.edu. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valore” – The Swimming-Pool Library.

 

VANINI. (Taurisano). Essential Italian philosopher. “If you speak Italian, you should never confuse Vaninin with Vanninin.”Grice. Vanini, philosopher, a Renaissance Aristotelian who studied law and theology. He became a monk and traveled all over Europe. After abjuring, he taught and practiced medicine. He was burned at the stake by the Inquisition. His major work is four volumes of dialogues, De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis “On the Secrets of Nature, Queen and Goddess of Mortal Beings,” He was influenced by Averroes and Pomponazzi, whom he regarded as his teacher. Vanini rejects revealed religion and claims that God is immanent in nature. The world is ruled by a necessary natural order and is eternal. Like Averroes, he denies the immortality and the immateriality of the human soul. Like Pomponazzi, he denies the existence of miracles and claims that all apparently extraordinary phenomena can be shown to have natural causes and to be predetermined. Despite the absence of any original contribution, from the second half of the seventeenth century Vanini was popular as a symbol of free and atheist thought. Giulio Cesare Vanini   Medaglione di Vanini al monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori. Sotto il mento, una piccola effigie di Martin Lutero. Giulio Cesare Vanini (Taurisano), filosofo. Fra i primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Giulio Cesare Vanini nasce nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1585 a Taurisano, casale di Terra d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan Battista, uomo d'affari originario di Tresana in Toscana, ha costituito sposando una Lopez de Noguera, appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle regie dogane della Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e della Basilicata. Anche un successivo documento dell'agosto del 1612, scoperto nell'Archivio segreto vaticano, lo qualifica "pugliese", confermando il luogo di nascita ch'egli si attribuisce nelle sue opere.  Nel censimento ufficiale della popolazione del casale di Taurisano, nel 1596, figurano solo i nomi di Giovan Battista Vanini, del figlio legittimo Alessandro, nato nel 1582, e del figlio naturale Giovan Francesco. Nessun cenno della moglie e dell'altro figlio legittimo Giulio Cesare. Nel 1603 Giovan Battista Vanini viene segnalato per l'ultima volta a Taurisano: si ha motivo di ritenere che dopo questa data sia rientrato a Napoli.   Paolo Sarpi Sistemata ogni pendenza economica, nel 1603 entra nell'ordine carmelitano assumendo il nome di fra' Gabriele e si trasferisce a Padova per intraprendere gli studi di teologia presso quell'università. Giunge nelle terre della Repubblica di Venezia quando le polemiche provocate due anni prima dall'interdetto del papa Paolo V sono ancora vivacissime. Durante il soggiorno padovano entra in contatto con il gruppo capeggiato da Paolo Sarpi che, con l'appoggio dell'ambasciata inglese a Venezia, alimenta la polemica antipapale.  Giulio Cesare consegue a Napoli il titolo di dottore in utroque iure, superando nel giugno 1606 l'esame che gli consentiva di esercitare la professione di dottore nella legge civile e canonica. Come verrà descritto in documenti posteriori, egli ha assimilato una grande cultura, «parla assai bene il latino e con una grande facilità, è alto di taglia e un po' magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi vivi e fisionomia gradevole ed ingegnosa».  Probabilmente il padre del filosofo muore a Napoli. Giulio Cesare Vanini, divenuto maggiorenne, si fa riconoscere da un tribunale della capitale erede di Giovan Battista e tutore del fratello Alessandro. Con una serie di rogiti e procure notarili redatte a Napoli, Giulio Cesare inizia a sistemare ogni pendenza economica conseguente alla morte del padre: vende una casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi chilometri dal suo paese d'origine; nel 1607 dà mandato a uno zio materno di assolvere incarichi dello stesso tipo, incarica nel 1608 l'amico Scarciglia di recuperagli una somma e gli vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in custodia dai due fratelli. Partecipa alle prediche quaresimali, attirandosi i sospetti delle autorità religiose.  La fuga in Inghilterra Nel gennaio 1612, in conseguenza dei suoi atteggiamenti antipapali, viene allontanato dal convento di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori sanzioni disciplinari, al Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del generale dell'Ordine Carmelitano, Enrico Silvio, ma l'anno dopo fugge in Inghilterra, insieme con il confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano Bologna, Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla costa del Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale della Manica e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del Primate d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni, nascondendo la loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è provato che lo stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva sotto un nome diverso da quello reale. Nella Chiesa londinese detta "dei Merciai" o "degli Italiani", alla presenza di un folto auditorio e del filosofo Francesco Bacone, Vanini e il suo compagno fanno una pubblica sconfessione della loro fede cattolica, abbracciando la religione anglicana. In realtà i due frati non hanno tagliato i ponti con i loro ambienti di provenienza: infatti nelGenocchi viene raggiunto da una lettera molto amichevole di un amico e confratello genovese, Gregorio Spinola.  A loro volta, le autorità cattoliche vengono subito informate di questo caso. All'inizio di agosto è il nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato vaticana che due frati veneziani non meglio identificati sono fuggiti in Inghilterra «e si sono fatti ugonotti», che un vescovo italiano sta per seguirli e che lo stesso Paolo Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per non cadere in mano dei suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i protestanti; analoga notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata dal nunzio in Fiandra al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi già al corrente dei fatti e dell'esatta identità dei due frati; sa che la fuga di Vanini, di Genocchi, di Paolo Sarpi e di un non ancora identificato vescovo italiano potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo di opposizione al Papato già operante nella Repubblica veneta al tempo dell'interdetto.  Nei mesi seguenti il nunzio Ubaldini da Parigi continua a inviare a Roma dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in Inghilterra, sulle loro predicazioni, su come sono stati accolti a corte e dalle autorità religiose, su come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo italiano. La Segreteria di Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad attivare i suoi confidenti in Inghilterra al fine di scoprire l'identità del vescovo intenzionato a rifugiarvisi; in ottobre il cardinale Ubaldini da Parigi assicura alla Segreteria di Stato tutto il suo impegno in merito all'argomento dei due frati. Nello stesso dispaccio afferma che non mancherà di informare di ogni dettaglio anche il cardinale Arrigoni, che gli ha scritto in merito per conto del Papa e della Congregazione del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella data la condotta veneziana e la successiva fuga dei due frati era già diventata argomento di discussione dell'Inquisizione Romana.  Un'altra lettera del cardinale Borghese invita il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda della fuga del vescovo in Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo francese, a far di tutto per «farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come sarebbe molto a proposito». In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al cardinale Borghese notizie dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle precedenti sui due frati, attestando la buona reputazione di cui essi godono in Inghilterra e la fiducia che possano presto essere recuperati alla Chiesa di Roma. Questa lettera viene poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana che nei primi giorni del gennaio successivo inizia di fatto a istruire il processo contro Vanini.   Il Museo di Storia Naturale dell'Oxford Nei mesi successivi si hanno varie notizie di un gran traffico di suppliche e lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite l'ambasciatore spagnolo a Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro nel Cattolicesimo. Le autorità religiose inglesi ne vengono segretamente informate e dispongono un'attenta sorveglianza nei confronti dei due frati.  Tra la fine dele l'inizio del Vanini si reca in visita all'Cambridge e poi ad Oxford; qui confida ad alcuni conoscenti la sua ormai imminente fuga dall'Inghilterra, cosicché in gennaio i due frati vengono arrestati dalla guardie dell'arcivescovo dopo una funzione religiosa nella chiesa "degli Italiani" e rinchiusi in case di alcuni servi dell'arcivescovo. Scoppia un grande scandalo e dell'episodio vengono informati il re e le massime autorità dello Stato, in quanto nelle operazioni di recupero appaiono chiaramente coinvolti agenti di nazioni straniere accreditati nelle ambasciate a Londra. Altissime personalità cattoliche da Roma seguono la vicenda e la favoriscono con grande calore.  In febbraio Genocchi, eludendo la sorveglianza e con l'aiuto di agenti stranieri, fugge dalla prigione e dall'Inghilterra; in conseguenza di ciò, Vanini viene trasferito in luogo più sicuro e rinchiuso nella Carzel publica, ovvero nella Gatehouse adiacente all'Abbazia di Westminster. Dilaga lo scandalo; volano le accuse di leggerezza nei confronti dei fautori della fuga dei due frati dall'Italia, mentre cominciano a circolare apertamente i nomi del cappellano dell'ambasciatore veneto a Londra, Girolamo Moravo, e dell'ambasciatore spagnolo quali autori del clamoroso "recupero". Dalla Curia romana si continua a seguire la vicenda e a favorirla in ogni modo.  A Londra viene intanto istruito il processo a Vanini: il frate rischia una severa punizione, non il rogo come i martiri della fede (come il carmelitano scriverà con enfasi poi nelle sue opere), ma una lunga deportazione in desolate colonie lontane, come l'arcivescovo Abbot suggerisce al re.  La fuga da Londra. Anche Vanini riesce a evadere di prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie all'aiuto degli agenti dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da alte personalità romane e del cappellano dell'ambasciata della Repubblica Veneta, che si avvale anche dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore stesso, ma all'insaputa di questi.  Due anni dopo, durante il processo della Repubblica Veneta contro l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per aver consentito ad Abbot di sottoporre ad interrogatorio il personale dell'ambasciata, vengono alla luce anche dettagli sulla complicità della fuga di Vanini da Londra.  In aprile Vanini e Genocchi arrivano a Bruxelles e si presentano al Nunzio di Fiandra, Guido Bentivoglio, che li attende da tempo. Vengono iniziate le prime pratiche per la concessione del perdono per la fuga in Inghilterra e per l'apostasia e viene loro accordato di tornare in Italia e di vivervi in abito di prete secolare, senza più indossare l'abito religioso, ma con il vincolo dell'obbedienza al loro superiore. Forti di tali concessioni, alla fine di maggio i due frati vengono posti sulla via per Parigi, dove devono presentarsi al Nunzio di quella città, Roberto Ubaldini.  All'incirca nello stesso periodo giunge a Parigi anche l'ultimo frate "recuperato" dall'Inghilterra, fra' Nicolò da Ferrara, al secolo Camillo Marchetti. Altri due frati, invece, non ottengono il perdono dalle autorità cattoliche.   Lione, la città vecchia A Parigi, nell'estate del, durante la permanenza presso la sede del Nunzio Ubaldini, Vanini si inserisce nella polemica relativa all'accettazione dei principi del Concilio di Trento in Francia, che tardava ad arrivare a causa del rifiuto di parte del clero gallicano; per orientare gli animi nella direzione voluta dalla Santa Sede, scrive i Commentari in difesa del Concilio di Trento, di cui egli poi intende avvalersi, come scrive Ubaldini ai suoi superiori in Roma, per dimostrare la sincerità del suo ritorno nella fede cattolica.  Riprende quindi la strada per l'Italia, dirigendosi a Roma, dove deve affrontare le difficili fasi finali del processo presso il tribunale dell'Inquisizione. Dimora per qualche mese a Genova, dove ritrova l'amico Genocchi e si guadagna da vivere insegnando filosofia ai figli di Scipione Doria.  Nonostante le assicurazioni ricevute, il ritorno dei frati non è del tutto tranquillo: nel gennaio Genocchi viene inaspettatamente arrestato dall'Inquisitore di Genova; a Ferrara accade lo stesso all'altro frate "recuperato", Camillo Marchetti. Vanini teme che gli accada la stessa sorte, fugge nuovamente in Francia e si dirige a Lione. Gli esiti finali delle esperienze capitate al frate genovese e a quello ferrareseche vennero rilasciati dopo un breve periodo di detenzione e restituiti alla normale vita religiosasembrano indicare che forse Vanini esagerò il pericolo insito in queste operazioni di polizia dell'Inquisizione.  In Francia' A Lione, nel giugno, Vanini pubblica l'Amphitheatrum, che egli intende esibire in sua difesa alle autorità romane, come si legge in un dispaccio di Ubaldini alle autorità romane. Esso è dedicato a Francesco de Castro, ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, già collegato con la famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco s'aspetta un aiuto nell'operazione della concessione del perdono da parte delle autorità romane.   La Sorbona Poco tempo dopo, grazie anche agli appoggi acquisiti presso certi ambienti cattolici con la pubblicazione della sua opera, Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al Nunzio Ubaldini, chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità di Roma. In agosto il prelato scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare indicazioni sulla sorte dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del Segretario di Stato; Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce invece a trovare la strada e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi della nobiltà francese.  Nel 1616, in pochi mesi, Vanini completa un'altra sua opera, il De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis, ed il 20 maggio l'affida a due teologi della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione, secondo le norme del tempo vigenti in Francia; l'opera è pubblicata in settembre a Parigi. Essa è dedicata a François de Bassompierre, uomo potente alla corte di Maria de' Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo notoriamente protestante. Il lavoro vede la luce in un ambiente ricco di pubblicazioni che vengono guardate con sospetto dai rappresentanti cattolici e che provocano pesanti condanne, fino al rogo. L'opera del Vanini ottiene un immediato successo presso certi ambienti della nobiltà, popolati di giovani spiriti che guardano con interesse alle innovazioni culturali e scientifiche che vengono dall'Italia. In questo senso il De Admirandis costituisce una summa, esposta in modo vivace e brillante, del nuovo sapere; dà una risposta alle esigenze del momento di questo settore della nobiltà francese; diviene una specie di "manifesto" culturale di questi esprits forts e rappresenta per Vanini una possibilità di stabile permanenza negli ambienti vicini alla corte di Parigi.[senza fonte]  Tuttavia, pochi giorni dopo la pubblicazione dell'opera, i due teologi della Sorbona che avevano espresso la loro approvazione alla pubblicazione si presentano ai membri della Facoltà di Teologia in seduta ufficiale e li informano di aver letto, a loro tempo, certi dialoghi scritti da Vanini; di non avervi trovato allora niente che contrastasse con la fede cattolica; di averli restituiti muniti della loro approvazione alla stampa e con la condizione che il manoscritto da essi controfirmato fosse depositato presso di essi a pubblicazione avvenuta, a testimonianza della fedeltà del testo pubblicato a quello da loro approvato; che ciò non era avvenuto e che circolava invece un testo dell'opera diverso da quello approvato e contenente «alcuni errori contro la comune fede di tutti», per cui i due dottori avanzano la supplica che l'opera non circoli più con la loro approvazione e che tale richiesta venga trascritta nel libro delle Conclusioni della Facoltà stessa. La Sorbona accoglie tale richiesta che costituì di fatto un divieto di circolazione del testo.   Marco Antonio de Dominis La Facoltà di Teologia della Sorbona, però, sembra non occuparsi più dell'opera di Vanini, non prenderne più in esame l'opera, non elencarne o denunciarne, come da prassi, gli errori da emendare, né mai condanna il suo contenuto o il suo autore. Comunque, una condanna espressa dal vicario episcopale di Tolosa, Jean de Rudèle, fu sottoscritta anche dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche la Congregazione dell'Indice pronuncia una condanna il 3 luglio 1620, con la quale il De admirandis fu condannato con la formula del donec corrigatur, in base alla quale il Sotomaior collocò il Vanini nella prima classe degli autori proibiti nel suo indice del 1640. La Collectio Judiciorum de novis erroribus qui ab initio duodecimi seculi post Incarnationem Verbi, usque ad annum 1632, in Ecclesia proscripti sunt et notati, di Charles du Plessis d'Argentré, dottore della Sorbona e vescovo, edita a Parigi nel 1728, esamina le censure e le "conclusioni" espresse dalla Facoltà sino al 1632che aveva condannato l'Amphitheatrum Aeternae Sapientiae di Heinrich Khunrath e la De Republica Ecclesiastica di Marco Antonio de Dominis)non menziona invece provvedimenti contro Vanini.  Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati atti ufficiali specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità parigine, né religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti, ma solo proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori cattolici. Una condanna dell'opera di Vanini non avrebbe trovato fondate giustificazioni, né sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran parte delle teorie esposte da Vanini non costituivano una novità per la cultura francese.  Fuggito da pochi mesi dall'Inghilterra, impossibilitato a rientrare in Italia, minacciato da alcuni settori cattolici francesi, Vanini vede restringersi intorno gli spazi di movimento e ridursi le possibilità di trovare stabile sistemazione nella società francese. Ha paura che venga aperto un processo contro di lui anche a Parigi, per cui fugge dalla capitale e si nasconde in Bretagna, in una delle cui abbazie, quella di Redon, è Abate Commendatario il suo amico e protettore, Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma intervengono anche altri fattori di preoccupazione: nell'aprileviene ucciso a Parigi Concino Concini, favorito di Maria de Medici, uomo potentissimo e molto odiato in Francia. L'episodio, seguito poco dopo dall'allontanamento della regina dalla capitale con il suo odiato seguito di italiani, crea notevole turbolenza politica e suscita un vasto movimento di ostilità nei confronti degli italiani residenti a corte.  A Tolosa Nei mesi seguenti, altre cronache del tempo segnalano la presenza di un misterioso italiano, con un nome strano, in possesso di una grande cultura ma dall'incerto passato, ancora più a sud, in alcune città della Guienna e poi della Linguadoca ed infine a Tolosa. Nella particolare suddivisione politica della Francia del XVII secolo, Enrico, duca di Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo, sposato con la duchessa italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa regione e sembra poter accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque a tenersi prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso personaggio, di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che fa mostra di grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente tra i giovani e di affermazioni non sempre allineate con la morale del tempo, non passa inosservata ed attira i sospetti delle autorità, che cominciano a sorvegliarlo.  Dopo averlo ricercato per un mese, il 2 agosto 1618 le autorità tolosane lo fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo sottopongono ad interrogatorio, cercano di scoprire chi egli sia, quali siano le sue idee in materia di religione e di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano angolo della Francia meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma non riescono ad accertare nulla, né a farlo tradire.   Il convento degli Agostiniani a Tolosa. Il misterioso personaggio viene improvvisamente riconosciuto colpevole e condannato al rogo. Ormai isolato, braccato, impossibilitato a chiamare a sua difesa un passato travagliatissimo e ricco di nodi mai sciolti, abbandonato dai pochi amici rimastigli fedeli perché impotenti ad organizzare una chiara strategia in sua difesa, Vanini muore di morte atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce colpevole del reato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio, condannandolo, sulla base della normativa del tempo prevista per i bestemmiatori, alla stessa pena cui erano andati incontro, in luoghi diversi ma in circostanze analoghe, certi Gilles Fremond e Jean Fontanier: gli viene tagliata la lingua, poi è strangolato e infine arso.  Subito dopo l'esecuzionerispettivamente nel maggio e nel giugno 1619furono pubblicati due anonimi che facevano esplicitamente il nome del Vanini e quindi nel misterioso italiano giustiziato viene riconosciuto Giulio Cesare Vanini, l'autore del De Admirandis, che aveva suscitato i sospetti di alcuni settori cattolici parigini nel 1616. Nello stesso 1619 comparvero le Histoires memorables di Rosset, che, con la quinta Histoire, divulgava con poche modifiche il secondo dei due citati canards. Nel luglio 1620 Joannes de Rudele, teologo e vicario generale dell'arcivescovado di Tolosa, avverte pubblicamente di aver esaminato le due opere di Vanini insieme con il padre Claudio Billy e di averle trovate «contrarie al culto e all'accettazione del vero Dio e assertrici dell'ateismo», emettendo ufficiale ordinanza di condanna e proibendone la stampa e la vendita nella diocesi di Tolosa, territorio posto sotto la sua giurisdizione. In precedenza, la Facoltà teologica della Sorbona non aveva comunicato di aver adottato analogo provvedimento.   Omaggio a Giulio Cesare Vanini nel luogo della sua morte. Opera Amphitheatrum Æternæ Providentiæ divino-magicum, christiano-physicum, necnon astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos, peripateticos et stoicos, pubblicato a Lione nel. L'opera si compone di 50 esercitazioni, che mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne l'essenza, a descriverne la provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di Pitagora, di Protagora, di Cicerone, di Boezio, di Tommaso d'Aquino, degli Epicurei, di Aristotele, di Averroè, di Cardano, dei Peripatetici, degli Stoici, ecc., su questo argomento.  De Admirandis Naturæ Reginæ Deæque Mortalium Arcanis libri quattuor, stampato a Parigi nelpresso l'editore Adriano Périer. Si divide in quattro libri:  un Liber Primus de Cœlo et Aëre; un Liber Secundus de Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione et Affectibus Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; per un totale di 60 dialoghi (ma in realtà solo 59, in quanto il XXXV è perduto o mai redatto), che avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un immaginario Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel corso del quale, con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra espressioni di meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui l'amico fa mostra, sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli arcani della natura regina e dea che esistono intorno e all'interno dell'uomo.  Così, in un misto di rilettura in nuova chiave critica del pensiero degli antichi e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e religiose, il protagonista del lavoro discetta sulla materia, figura, colore, forma, motore ed eternità del cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul sole, sulla luna, sugli astri; sul fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla folgore, la neve e la pioggia; sul moto e la quiete dei proiettili nell'aria; sull'impulsione delle bombarde e delle balestre; sull'aria soffiata e ventilata; sull'aria corrotta; sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei fiumi; sull'incremento del Nilo; sull'eternità e la salsedine del mare; sul fragore e sul moto delle acque; sul moto dei proiettili; sulla generazione delle isole e dei monti, nonché della causa dei terremoti; sulla genesi, radice e colore delle gemme, nonché delle macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento e la morte delle pietre; sulla forza del magnete di attrarre il ferro e sulla sua direzione verso i poli terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare ad alcuni fenomeni della vita di tutti i giorni; sul seme genitale; sulla generazione, la natura, la respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla generazione degli uccelli; sulla generazione delle api; sulla prima generazione dell'uomo; sulle macchie contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione del maschio e della femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini coperta da una larva; sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita umana; sulla vista; sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico; sugli affetti dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli; sulle sibille; sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli àuguri; sulla guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al tempo della religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria; sui sogni.  Pensiero  Girolamo Cardano «Empio osarono dirti e d'anatemi oppressero il tuo cuore e ti legarono e alle fiamme ti diedero. O uomo sacro! perché non discendesti in fiamme dal cielo, il capo a colpire ai blasfemi e la tempesta tu non invocasti che spazzasse le ceneri dei barbari dalla patria lontano e dalla terra! Ma pur colei che tu già vivo amasti, sacra Natura te morente accolse, del loro agire dimentica i nemici con te raccolse nell'antica pace.»  (Friedrich Hölderlin) L'interpretazione naturalistica dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzichiamato dal Vanini magister meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi Philosophorum princepsaveva dato nel De incantationibus, “aureum opusculum”, è ripresa nel De admirandis naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante, Vanini fa riferimento anche al Cardano, a Giulio Cesare Scaligero e ad altri cinquecentisti.  «Dio agisce sugli esseri sublunari (cioè sugli esseri umani) servendosi dei cieli come strumento»; di qui l'origine naturale e la spiegazione razionale dei pretesi fenomeni soprannaturali, dal momento che anche l'astrologia è considerata una scienza; «l'Essere Supremo, quando incombono pericoli, dà avvertimenti agli uomini e specialmente ai sovrani, agli esempi dei quali il mondo si conforma» (De admirandis). Ma i reali fondamenti dei presunti fenomeni sovrannaturali sono per Vanini soprattutto la fantasia umana, capace a volte di modificare l'apparenza della realtà esterna, i fondatori delle religioni rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici impostori che impongono false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i regnanti, interessati al mantenimento di credenze religiose per meglio dominare la plebe, come insegnava già Machiavelli, il «principe degli atei» per il quale, secondo Vanini, «tutte le cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la religione».  Seguendo ancora il Pomponazzi e il Porzio nella loro interpretazione dei testi aristotelici, mutuata dai commenti di Alessandro di Afrodisia, nega l'immortalità dell'anima. Anche il cosmo aristotelico-scolastico subisce l'attacco distruttivo del Vanini: egli, analogamente a Bruno, nega la differenza peripatetica tra un mondo sublunare e un mondo celeste, affermando che entrambi sono composti della stessa materia corruttibile; scardina nell'ambito fisico e biologico il finalismo e la dottrina ilemorfica aristotelica, e, ricollegandosi all'epicureismo lucreziano, elabora una nuova descrizione dell'universo d'impianto meccanicistico-materialistico (gli organismi sono parago orologi), e concepisce una prima forma di trasformismo universale delle specie viventi; concorda con gli aristotelici sull'eternità del mondo (considerando in particolare l'aspetto temporale), ma, contro di essi, afferma il moto di rotazione terrestre e appare respingere la tesi tolemaica in favore di quella eliocentrica/copernicana.  Se il primo curatore delle sue opere, Luigi Corvaglia e lo storico Guido De Ruggiero, ingiustamente, considerarono i suoi scritti semplicemente «un centone privo di originalità e di serietà scientifica», il padre gesuita François Garasse, ben più preoccupato delle conseguenze della diffusione dei suoi scritti, li giudicò «l'opera più perniciosa che in fatto di ateismo fosse mai uscita negli ultimi cento anni». La figura e l'opera del Vanini sono state ampiamente riconsiderate e rivalutate dalla critica contemporanea, mettendo in mostra l'originalità e le intuizioni (metafisiche, fisiche, biologiche), talvolta precorritrici nei tempi, dei suoi scritti.  Visto che il Vanini nelle sue opere nasconde le sue idee, secondo un tipico espediente della cultura del suo tempo (per evitare seri conflitti con le autorità religiose e politiche costituite, conflitti che, come paradossalmente e sfortunatamente avvenne, nonostante le cautele, lo condussero infine alla morte), l'interpretazione del suo pensiero si offre a diversi piani di lettura. Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui acquisita un'immagine di miscredente e persino di ateo (il che non era). E questo perché avversario di ogni superstizione e di fede costituita(meglio un proto-agnostico), tanto da essere considerato uno dei padri del libertinismo, malgrado avesse scritto persino un'apologia del Concilio di Trento, andata perduta.  Per una sintesi sul pensiero di Vanini si deve guardare da un lato al retroterra culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento, con prevalenza di elementi dell'aristotelismo averroistico ma con forti elementi di misticismo platonico e neoplatonico. Dall'altro lato egli trae dal Cusano dei tipici elementi panteistici, simili a quelli che si ritrovano anche in Giordano Bruno, ma più materialistici. La sua visione del mondo si basa sull'eternità della materia, sulla omogeneità sostanziale cosmica, su un Dio dentro la natura come "forza" che la forma, la ordina e la dirige. Tutte le forme del vivente hanno avuto origine spontanea dalla terra stessa come loro creatrice.  Considerato ateo, Vanini nel titolo della sua prima opera pubblicata a Lione nel Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos dimostra di non esserlo. Come precursore del libertinismo vi sono invece molti elementi che lo avvicinano al pensiero dell'ignoto autore del Trattato dei tre impostori anch'egli panteista. Vanini pensa infatti che i creatori delle tre religioni monoteiste, Mosè, Gesù e Maometto, non siano altro che degli impostori.  In De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor stampato a Parigi nelvengono riprese le tesi dell'Amphiteatrum, con precisazioni e sviluppi che ne fanno il suo capolavoro e la sintesi della sua filosofia. Viene negata la creazione dal nulla e l'immortalità dell'anima, Dio è nella natura come sua forza propulsiva e vitale, entrambi sono eterni. Gli astri del cielo sono una specie di intermediari tra Dio e la Natura che sta nel mondo sublunare e di cui noi facciamo parte. La religione vera è perciò una "religione della natura" che non nega Dio ma lo considera un suo spirito-forza.  Il pensiero di Vanini è abbastanza frammentario e riflette anche la complessità della sua formazione, perché era un religioso, un naturalista, ma anche un medico e un po' un mago. Ciò che ne caratterizza la prosa è la veemenza anticlericale. Tra le cose originali del suo pensiero c'è una specie di anticipazione del darwinismo, perché, dopo un primo tempo in cui sostiene che le specie animali nascano per generazione spontanea dalla terra, in un secondo tempo (lo aveva già pensato anche Cardano) pare convinto che esse possano trasformarsi le une nelle altre e che l'uomo derivi da "animali affini all'uomo come le bertucce, i macachi e le scimmie in genere".[senza fonte]  La fortuna filosofica di Vanini Nel 1623 appaiono due opere che consacrano il mito del Vanini ateo: La doctrine curieuse des beaux esprits de ce temps..., del gesuita François Garasse e le Quaestiones celeberrimae in Genesim cum accurata explicatione..., del padre Marin Mersenne. Le due opere, però, anziché spegnere la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che evidentemente era pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle affermazioni.  In quello stesso anno il nome di Vanini viene nuovamente proiettato all'attenzione della cultura francese in occasione del clamoroso processo che viene celebrato contro il poeta Théophile de Viau: il progetto di interrogatorio che il procuratore generale del Re, Mathieu Molé, predispone con ben articolati capi d'accusa su cui interrogare il poeta, contiene impressionanti analogie con il pensiero vaniniano, cui vien fatto esplicito riferimento mentre, nel 1624, il frate Marin Mersenne torna a martellare sulla figura e sul pensiero di Vanini, analizzandone alcune affermazioni nel capitolo X del suo L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et renversee de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la Theologie, "nel quale il teologo porta il suo giudizio concernente le opere di Girolamo Cardano, e di Giordano Bruno".  Anche Leibniz, oppositore al pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente contro Vanini, considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano.   «Je n'ai pas encore vu l'apologie de Vanini, je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être lue. Les écrits de ce personnage sont bien peu de chose. Mais un imbécille comme lui, ou pour mieux dire, un fou ne méritoit pas d'être brûlé; on étoit seulement en droit de l'enfermer, afin qu'il ne séduisît personne.» «Non ho ancora visto l'apologia di Vanini, e non penso che meriti d'essere minimamente letta. Gli scritti di questo personaggio sono di ben poco valore. Ma un imbecille come lui, o per meglio dire, un pazzo, non meritava d'essere bruciato; occorreva solo rinchiuderlo, perché non traviasse nessuno.»  (Gottfried Wilhelm von Leibniz, Epist. 22, ad Kortholtum in Opera omnia, Genève 1768, tomo V321)  La Biblioteca dell'Amburgo Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla figura di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande in altri paesi europei ed affascina molti studiosi, che si avvicinano alle sue opere e ne tentano dei profili biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per la figura ed il pensiero del filosofo di Taurisano ed è soprattutto con l'opera di Charles Blount che il pensiero di Vanini entra nella cultura inglese ed acquista una dimensione europea che non abbandonerà mai più, quando diviene un elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese.  Un manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle Observations sur Lucilio Vanini redatte da Joseph Louis Dominique de Cambis, Marquis de Velleron, ma fornisce solo delle incerte notizie sul filosofo, in gran parte rettificate dagli ultimi studi. In questo stesso periodo viene effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, ad opera o su commissione di Joseph Uriot, il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca di Württemberg; attualmente essa si trova nella Württembergische Landesbibliothek di Stoccarda.  Un'altra copia manoscritta della stessa opera si trova nella Staats und Universitätbibliothek di Amburgo, a testimonianza del perdurante interesse della cultura tedesca per il pensiero di Vanini.  Nel 1730 viene data alle stampe a Londra una biografia vaniniana con un estratto delle sue opere, dal titolo The life of Lucilio (alias Julius Caesar) Vanini, burnt for atheism at Toulouse. With an abstract of his writings. L'opera, pur ricollegandosi alla consueta storiografia vaniniana francese e quindi con i soliti errori d'origine, sottopone ad un dibattito ponderato la figura ed il pensiero del filosofo, a cui riconosce qualche merito. Ma la strada per una collocazione europea di Vanini e del suo pensiero è ormai aperta. Opere: “Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio Caesare Vanino, Philosopho, Theologo et Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud Viduam Antonii de Harsy, ad insigne Scuti Coloniensis” (rist. fotom., Galatina). “Iulii Caesaris Vanini, Neapoletani Theologi, Philosophi et Iuris utriusque Doctoris, De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor, Lutetiae, Apud Adrianum Perier, via Iacobaea” (rist. fotom., Galatina). Le opere di Vanini e le loro fonti, Milano (rist. anast., Galatina,); “Opere” (G. Porzio, Lecce); “Anfiteatro dell'eterna Provvidenza” Galatina; “I meravigliosi segreti della natura, regina e dea dei mortali” Galatina); “Opere (Galatina); “Confutazione delle religioni “Anna Vasta, Catania, De Martinis & C.); “Opere” (Milano, Bompiani). Massimo Bucciantini, Lutero in Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE Terzapagina. Filosofia ed ecologia per il "compleanno" di Giulio Cesare Vanini, Una lettera dell'ambasciatore inglese a Venezia, Dudley Carleton, fa risalire l'episodio a nove anni prima, ovvero al 1603.  F. Raimondi, “Vanini e il libertinismo” Atti del Convegno di Studi, Taurisano (Galatina,  F.Raimondi, “Dal tardo Rinascimento al Libertinismo erudite” Atti del Convegno di Studi, Lecce-Taurisano Galatina, G. Spini, “Vaniniana” in «Rinascimento», F. De Paola, “Il primo seicento anglo-veneto” Cutrofiano; F. De Paola, “Vanini da Taurisano filosofo Europeo, Fasano, 1998 F. De Paola, “Documenti per una lettura di Vanini, in «Bruniana & Campanelliana», F.Raimondi, Documenti vaniniani nell'Archivio Segreto Vaticano, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Il soggiorno vaniniano in Inghilterra alla luce di nuovi documenti spagnoli e londinesi, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, “La Santa Inquisizione, Taurisano, F.Raimondi, “L'Europa del Seicento. con una appendice documentaria, PisaRoma, 2005 (L'appendice contiene la più completa documentazione sulla biografia vaniniana: 192 documenti dalla nascita al rogo). Fasano, D. M. Fazio, Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica del Sette e Ottocento (Galatina); M. T. Marcialis, “Natura e uomo in Vanini” in «Giornale Critico della Filosofia Italiana»,M. T. Marcialis, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, in "Rivista di Storia della Filosofia", G. Paganini, Le Theophrastus redivivus et Vanini, in «Kairos»,  G. Papuli, Le interpretazioni di G. C. Vanini, Galatina, 1975 A. Perrino, "Giulio Cesare Vanini nel Theophrastus redivivus", in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Vanini e il "De tribus impostoribus", in «Ethos e Cultura», Padova, 1991 G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento italiano, Roma, Firenze) Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III Centenario del suo Martirio, Milano, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini, in The Connecticut Magazine, articles in English and Italian, New Britain, Conn, Cesare Teofilato Vaniniana, in La puglia letteraria, mensile di storia, Roma, Cesare Vasoli, Riflessioni sul problema Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in Europa, Milano-Napoli, Cesare Vasoli, Vanini e il suo processo per ateismo, in F. Niewohner e O. Pluta, Atheismus im Mittelalter und in der Renaissance, Wiesbaden, 1999 Vanini in Inghilterra La seguente è una lista di alcuni documenti in cui è possibile trovare riferimenti alla presenza del frate Carmelitano a Lambeth Palace a Londra Trascrizioni complete, riassunti e contesto di questi documenti sono disponibili per studenti e ricercatori "Vanini e il primo Seicento anglo-veneto" e in "Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo", Schena Editore, Fasano Brindisi. Documenti: London Public Record OfficeState Papers -Venice Notizie sulla Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini sconfesso la sua fede cattolica e tenne vari sermoni. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9, carta) 297. Petizione di due Carmelitani (Vanini e Genocchi) a Carleton, ambasciatore Inglese a Venezia, per essere accettati in Inghilterra. Venezia, inizi . LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9, c.(arta) 57. Lettera di Sir Dudley Carleton a Lord Salisbury. Da Venezia, il 7 febbraio 1612. Carleton informa Lord Salisbury che due frati gli hanno chiesto permesso di rifugiarsi in Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro superiori. LondonPublic Record OfficeState Papers79 , c.(arta) 199 (10). Giulio Cesare Vanini a Carleton. Da Lambeth il 24 febbraio 1612. Vanini manda a Lord Carleton informazioni riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth e la buona stima di cui gode lì. LondonHistorical Manuscripts CommissionDe L'Isle and Dudley Manuscripts,  V1611-1626. Sir John Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. Corrispondenza tra i due statisti riguardo ad una missione segreta di John Florio, che forse accompagnò Vanini e il suo compagno a Londra. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the elder1613-1614. Thomas Albery a William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612. Albery, un mercante Inglese e corrispondente di Trumbull, agente Inglese a Bruxelles, manda informazioni sull'arrivo di Vanini e le sue esperienze a Venezia. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on the Manuscripts of the Marquess of Downshire,3, Trumbull Papers Thomas Albery a William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612. Una copia della lettera da una fonte diversa. LondonPublic Record OfficeState Papers79 Bundle 1, c.(arta) 387. Da Gregorio Spinola a Maria Ginocchio. Genova, il 13 giugno 1612. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 11, c.(arta) 125 . Isaac Wake a Sir Dudley Carleton. Londra 5 dicembre 1612, st.° novo. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 12, c.(arta) 48 . Isaac Wake a Sir Dudley Carleton. Londra 1º febbraio 1612, st.° no(vo). LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthamstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. Alfonse de S. Victors a William Trumbull Da Middolborg (Middelburg) il 3 agosto 1613. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  4, Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a William Trumbull. Middelborg. il 3 agosto 1613. LondonPublic Record OfficeState Papers Domestic Series Jac. IJohn Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Londra, 10 febbraio,. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c.(arta) 101 recto e verso. Sir Dudley Carleton a Sir Thomas Lake. Da Venezia il 18 febbraio. LondonPublic Record OfficeState PapersDomestic Series n. 35. Giovan Francesco Biondi a Carleton. Da Londra, il 18 febbraio. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c. 127. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Da Venezia il 25 febbraio 1613, st.° vet. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. George Abbot a William Trumbull. Da Lambeth . LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  IV, Trumbull Papers-1614. George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth  LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c. 164. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Venezia, 11 marzost.° vet. LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 9, c. 152. Sir Dudley Carleton a Giovan Francesco Biondi. Venezia, 14 marzo. LondonPublic Record OfficeState Papers Domestic Series, Abbot a Carleton. Lambeth, 30 marzo(1614). LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 233. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia 30 aprile. LondonRecord OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 154. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, 1º maggio. LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 234. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, giugno. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings,  IV, chapter XVII. Notes of speeches and proceedings in the House of Lords. :A.(nno) 16101621. Lunedì 16 maggio. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings,  IV, chapter XVII. Notes of speeches and proceedings in the House of Lords. A.(nno) LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 16, c. 86. Dudley Carleton a Sua Signoria l'Arcivescovo di Canterbury. Venezia 3/13 giugno. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. George Abbot a William Trumbull. Lambeth, 17 giugno. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  IV, Trumbull Papers 1613-1614. George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth, 17 giugno. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155. Istruzioni degli Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra. LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian Archives. Gli Inquisitori di Stato a Gregorio Barbarigo,  LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian Archives. 912. Examinations for Antonio Foscarini. 22 febbraio 1616. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155, carte 84 r., 84 v., 85 r. Londra, 23 febbraio 1616. Interrogatorio di Lunardo Michelini sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155, carte 101 v. e 102 r. 25 marzo 1616. Interrogatorio di Alessandro di Giulio Forti da Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio General de Simancasfondo InglaterraLegajo foglio privo di indicazioni. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles 15 aprile. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono arrivati sani e salvi dopo la loro fuga da Londra. Archivio General de Simancasfondo InglaterraLegajo 7025Libro 368 (anni 16131615); foglio 47. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles, 27 maggio. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono partiti verso l'Italia, come era stato concordato a Roma. Documenti inclusi nell'opera di Namer La seguente è la lista dei documenti inglesi inclusi nel lavoro Documents sur la vie de Jules-César Vanini de Taurisano di Ėmile Namer, che può essere considerato come un utile punto di partenza per la delineazione di una biografia di Giulio Cesare Vanini, e di cui la nuova documentazione deve essere considerata un completamento:  LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. Carleton all'Arcivescovo Abbot. 7 febbraio, 1611-12. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. l'Arcivescovo Abbot a Carleton. 8 marzo, 1611-12. LondonState Papers Domestic. James I.  68 Fol. 103. Dudley Carleton a John Chamberlain. Venezia, LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. Sir D. Carleton all'Arcivescovo di Canterbury. 15 maggio, 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  69. Fol. 71. John Chamberlain a Lord Dudley Carleton. Londra, 17 giugno 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  70 Fol. 1. Chamberlain a Carleton. 2 luglio, 1612. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 10. Abbot a Carleton. 20 luglio, 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  70 Fol. 12. Carleton a Chamberlain. 23 luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I.   l'Arcivescovo di York al conte di Suffolk. 29 luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  71 Fol. 13. Giulio Cesare Vanini a Dudley Carleton. Da Lambeth, il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac Wake. Da Lambeth il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I.  John Chamberlain a Dudley Carleton. da Londra. LondonState Papers Domestic. James I.  72 Fol. 39. l'Arcivescovo Abbot a Carleton. Lambeth 24 febbraio, 161213. LondonState Papers Domestic. James I.  72 Fol. 74. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra l'11 marzo, 161213. LondonState Papers Domestic. James I.  72 Fol. 80. Giovanni Biondi a Dudley Carleton. Da Londra il 17 marzo 1613. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 13. Carleton a Abbot. 3 settembre, 1613. LondonState Papers Domestic. James I.  75 Fol. 28. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra il 25 novembre 1613. LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 9. 2. l'Arcivescovo Abbot al vescovo di Bath. Gennaio 161314. Da Lambeth (?). LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 9. Sir Tho. Lake a Dudley Carleton. Dalla corte a Royston,LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 18 v. John Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Da Londra LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 1828 febbraio,. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Sir Thomas Lake. LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 48. l'Arcivescovo Abbot di Canterbury a Sir Dudley Carleton a Venezia. Lambeth, 16 marzo,(i. e. 14). LondonState Papers Domestic. James I.  76 Fol. 49. John Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, 17 marzo,(1614). LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 22 aprile,. Archivio de Simancas, Estado,  Cardinale Millino a Alonso de Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, 10 settembre, 1613. Archivio de Simancas, Estado,  368. Cardinal Millino a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, 22 marzo,. Archivio de Simancas, Estado,  368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 15 aprile,. Archivio de Simancas, Estado,  368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 27 maggio,.Vanini e l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti presenti nella corrispondenza tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le autorità vaticane, dove è possibile trovare informazioni relative alla fuga, permanenza e rientro segreto dall'Inghilterra del frate carmelitano. Le trascrizioni complete, i sommari e le contestualizzazioni di questi documenti sono disponibili per studiosi e lettori in Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore, Fasano (Brindisi), 1998.  Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma furono informati continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi apostolici in Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di Spagna a Londra, a cominciare dalla sua fuga da Venezia nel 1612 sino al suo desiderio di rientrare nel mondo cattolico.  RomaArchivio Segreto VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 194 r. e 194 v. Ubaldini, Nunzio papale in Francia, all'Ill.mo sig.re Card.le Borghese (Segretario di Stato di Papa Paolo V) de 2 di agosto 1612 di Parigi.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Fiandra,   il Nuntio alla Segreteria, Bentivoglio, Nunzio papale in Fiandra, al Card. Borghese. (Bruxelles) RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  293A, lettere scritte al Nuntio in Francia 1609-1612, foglio 432 v. Card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 207 v. e 208 r. Ubaldini (da Parigi) al med.(esim)o (cardinale Borghese) de 30 di agosto 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  293A, lettere scritte al Nuntio in Francia 16091612, foglio 451 v. e 452 . Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 26 di Sett.(em)bre 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 259. Ubaldini al medesimo sig.re Card.le (Borghese) de 25 d'ottobre 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  293A, lettere scritte al Nuntio in Franci Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 24 di novembre 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 296 recto e 297. Ubaldini all'Ill.mo sig. Card.(ina)le Borghese  .  Londra, British Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia,v. Card. Ubaldini al Card. Borghese, 20 Dec. 1612.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  Ubaldini al S.(igno)re Card.(ina)le Mellini (membro del Sant'Uffizio, il Tribunale dell'Inquisizione di Roma) di 20 di Xbre RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  71, lettere scritte al Nuntio in Francia dal Card. Borghese, 1613-1614, foglio 17 r. e v . Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma 21 gennaio RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  295A, Registro di Lettere della Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano Nuntio in Francia Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo di Foligno al Nuntio in Francia. Roma 21 Genn.° 1613.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia, Ubaldini al S.(igno)re Cardinale Mellini RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  55, foglio 375 v. e 376 . Ubaldini al med.(esim)o S.(igno)re Card.(ina)le Mellini RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 466 r. Ubaldini al Sig.re Card.(ina)le Borghese. Di Parigi li 8 d'ottobre 1613.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistroUbaldini al med.(esim)o sig. Card.(ina)le Millini de 25 di febbraio.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  lettere scritte al Nuntio in Francia dal Card. Borghese, Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 24. Maggio.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia Ubaldini al sig.re Card.(ina)le Borghese degli 31 di luglio. Di Parigi.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia Registro 56pag. 118 . Ubaldini al sig. Card.(ina)le Millini de 14 di o.(tto)bre.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia Registro Ubaldini al medesimo signorCardinale (50) de 27 agosto.  Londra, British Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua nunziatura di Francia, Card. Ubaldini al Card. Borghese, 27 Aug..  Parigi, Bibliothèque nationale de FranceDepartement des Manuscrits, Italien 866, Registro di Lettere della Nunziatura di Francia di Monsignor Ubaldini dell'anno lettera 127. Ubaldini al S.(ignor) C.(ardinale) B.(orghese) P.(arigi) li 27 agosto.  RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  41, Lettere del Sir. Card.le Ubaldini nella sua Nunciatura di Francia dell'anno e(Tomo VI), foglio 189 r. e v. -190 r. e v. Ubaldini al Sig.re Card.(ina)l Borghese li 27 Ag.(ost)o.  Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Delio Cantimori, Giulio Cesare Vanini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  sapere, De Agostini.  Opere di Giulio Cesare Vanini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Archivio GCV Amphitheatrum e De admiandis. Raimondi Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto di Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.”

 

VANNI. (Città della Pieve). Essential Italian philosopher. Filosofo. Iniziò la carriera a Perugia e successivamente fu insegnante a Parma, Bologna, e Roma.  Tra i pfondatori del positivismo soziale, la sua filosofia si ispira a Kant e agli principali filosofi del positivismo Professoree a lui si deve anche una originale lettura "positivista" della dottrina storicistica di Vico. Il suo è stato definito un "positivismo critico,” che vuole distinguere cioè tra la ‘scienza’ dell’uomo dalla ‘filosofia’ dell’uomo, contestando e rifiutando l'assimilazione positivista di quest'ultima con la morale e la sociologia, dottrina nata nell'ambito del positivismo, verso la quale Vanni ebbe un interesse particolare cercando di teorizzarne il carattere ‘scientifico’ differenziandola però sia dall'evoluzionismo che dalla biologia.  Vanni considerò essenziale l'autonomia teorica del ‘ius’ o devere dai rapporti con gli aspetti storici-etnografici delle istituzioni giuridiche. Vanni è convinto che la ‘filosofia,’ come analisi concettuale, del diritto debba avere la funzione pratica di definire i ‘fine’ (métier) della inter-azione umana. In questo modo, Vanni ribade l'impostazione criticista kantiana che acquistav un tono metafisico criticato dai positivisti ortodossi che lo accusano di eclettismo. Opere: “Della consuetudine nei suoi rapporti col dritto e con la legislazione” (Perugia); “Saggi critici sulla teoria socio-logica della popolazione” (Città di Castello); “Prime linee di un programma critico di sociologia” (Perugia); “Il problema della filosofia del diritto nella filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi nostril” (Verona); “La filosofia del diritto” (Verona); “La funzione della filosofia considerata in sé ed in rapporto al socialismo” (Bologna); “La filosofia del diritto e la ricerca positivista” (Torino); “Il dritto nella totalità dei suoi rapporti e la ricerca oggettiva” (Roma); “La teoria della conoscenza come induzione socio-logica e l'esigenza critica del positivismo” (Roma); “Filosofia del diritto” (Bologna); “Filosofia sociale e filosofia giuridica” (Bologna) Biografia in Scuola Normale Superiore di Pisa, su picus.unica. G. Marino, Positivismo e giurisprudenza, Napoli, F.Cuculo, La sociologia positivista di Vanni, in A. Millefiorini , Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio, Positivismo, storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia positivista in Italia (Roma). siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere u openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. Keywords: action, interaction, azione, interazione, Vico, positivism, positivism critico, etologia, ethology -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza,, “Grice e Vanni: azione ed inter-azione” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VANNINI. (San Piero a Sieve). Essential Italian philosopher. “Never to be confused with the vain Vanini!”Grice. Filosofo. Dopo gli studi al Ginnasio Michelangiolo di Firenze, si è laureato in Filosofia a Firenze, discutendo una tesi su “‘Vitters’: metafisico e mistico”! Ha vissuto nel Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite di Ciolini. Ha compiuto viaggi e soggiorni di studio in Europa Ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei; per un triennio Storia della Filosofia a Firenze e Storia della Mistica all'Istituto di Scienze Religiose aTrento.  Ha tenuto seminari e conferenze in Università ed Accademie italiane e straniere: Genova, Trento, Ancona, Perugia, Urbino, Pavia, Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo, Chieti, Roma, Avila, Strasburgo, Berlino. Considerato il maggior studioso di mistica o anche il più importante studioso italiano di Eckhart e della mistica cristiana, ha curato l'edizione italiana delle opera latine di Eckhart, nonché quelle di altri autori spirituali, come Agostino, Gerson, Fénelon, Porete, Taulero, Anonimo Francofortese, Lutero, Angelus Silesius, Czepko, Franck, VWeigel, ecc.  Marco Vannini, lungo un percorso ormai di quasi mezzo secolo, è stato:  traduttore e curatore di importanti testi della mistica; critico della fenomenologia, da un punto di vista teoretico e storico; filosofo della religione, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la fede. Vannini legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto, pone lo stesso a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale presupposto impone come fuori da un'esperienza diretta di questo tipo sia pressoché impossibile cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie dottrine e pratiche religiose.  Per Vannini la mistica è un sapere spirituale, inoggettivabile ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è l'identità mistica il vero e proprio criterio per discernere il vero dal falso. Tale ermeneutica costituisce una propedeutica all'inverarsi in senso mistico della religione cristiana.  Il pensiero di Vannini si basa su una esperienza spirituale, unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto concetti appartenenti alla sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis theo, quali vuoto, fondo dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra distacco ed amore.  Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è fatto il vuoto nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo recettivi alla luce proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso stesso luce eterna: al vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una pienezza, una traboccante ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed inesauribile.  Il rapporto tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua esclusione, ma “dialettico” o dinamico, di reciproca compenetrazione: la “salvezza” viene letta nei parametri teologici di una escatologia realizzata nel presente, come immanente esperienza dello spirito.  Essenziale diventa perciò il recupero della antropologia classica corpo, anima, spirito ove l'uomo è un corpo, piccola parte dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di pensieri, sentimenti, volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello spazio, delle circostanze; ma soprattutto uno spirito universale, eterno, libero, uno nell'Uno.  L'attualità e l'originalità della posizione di Vannini ha suscitato e continua a suscitare un acceso dibattito in seno al panorama culturale italiano, filosofico e teologico: nei confronti dell'autore vari infatti sono stati i commenti, le recensioni, i contributi e gli interventi critici da parte di personalità quali (in ordine alfabetico) Bozzo, Baldini, Bianchi, Cacciari, Monticelli, Esposito, Forte, Givone, Mancuso, Matteo, Mucci S.I., Ravasi, Reale, Torno, Vattimo, e Volpi.  La particolare rilevanza dell'opera di Vannini può trasparire anche, ad esempio, dalle seguenti affermazioni in meritocitate in ordine sparsodi alcuni dei suddetti illustri pensatori. Givone: “A Marco Vannini, cui siamo debitori d'un lavoro filosofico estremamente prezioso, rivolgiamo questa domanda...». A Vannini dobbiamo non soltanto edizioni impeccabili delle opere di Eckhart, Porete, Silesius, Gerson; ma anche il pensiero vigoroso e chiaro, qualunque cosa gli si posa obiettare, che la mistica è da un lato il cuore e la radice viva di ogni religione, ma dall'altro “la filosofia nel suo senso più reale e profondo”, la conoscenza e la pratica dell'essere e “la gioia dell'essere”. Cacciari: “È un grosso debito quello che la filosofia e la teologia hanno accumulato in questi anni nei confronti diVannini. Grazie al suo instancabile lavoro o sotto la sua direzione il nostro Paese può oggi contare su impeccabili edizioni di Gerson, Silesius, Porete ed Eckhart» Mucci: “In questi tempi di declino dell'ontologia, Vannini è certamente, in Italia, fuori dell'ambito ecclesiastico, il più illustre studioso di mistica.” Reale: “L'esperienza mistica è comunque per sua natura connessa con il religioso, come viene mostrato nella filosofia di Vannini, “La mistica delle religioni (Le Lettere) in questi giorni in libreria. Vanniniuno dei massimi esperti in materia a livello nazionale e internazionaleanalizza in modo dettagliato questa esperienza spirituale nell'induismo, nel buddismo, nell'ebraismo, nell'islamismo e nel cristianesimo.” Torno: “Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di quelle opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è diventato difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova l'ultimo delizioso scritto di Marco Vannini Sulla grazia». BForte: «L'ultimo bel libro di Marco Vannini su Mistica e filosofia rivela ancora una volta la sua straordinaria competenza di storico e interprete della mistica» Al pensiero di Vannini è stato dedicato “Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini.  Opere: “Lontano dal segno. Saggio sul cristianesimo, La Nuova Italia, Firenze, Esame della certezza, Il Cenacolo, Firenze,  Eckhart. Opere tedesche, La Nuova Italia, Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale Monferrato (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello spirito, Augustinus, Palermo.  Mistica e filosofia, Piemme, Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto. L'esperienza mistica dall'Iliade a Simone Weil, Mondadori, Milano (ristampa col titolo: Storia della mistica occidentale, Oscar Mondadori ; poi Le Lettere, Firenze ). Introduzione alla mistica, Morcelliana, Brescia (trad. portoghese: Introdução à Mìstica, Edições Loyola, San Paolo del Brasile5). La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le Lettere, Firenze (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica delle grandi religioni, Mondadori, Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze). Tesi per una riforma religiosa, Le Lettere, Firenze. La religione della ragione, Bruno Mondadori, Milano (prefazione di Roberta De Monticelli). Sulla grazia, Le Lettere, Firenze. Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e come menzogna, Bompiani, Milano . Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le Lettere, Firenze . Il Santo Spirito fra religione e mistica, Morcelliana Editrice, Brescia . Oltre il cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani, Milano . Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito, Rizzoli, Milano  (con Corrado Augias). Indagine sulla vita eterna, Mondadori, Milano  (con Massimo Polidoro). Introduzione a Eckhart. Profilo e testi, Le Lettere, Firenze . L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, Milano . All'ultimo papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà, il Saggiatore, Milano . Contro Lutero e il falso evangelo, Lorenzo de' Medici Press, Firenze . Il muro del paradiso. Dialoghi sulla religione per il terzo millennio, Lorenzo 'de Medici Press, . Mistica, psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze. Liceo-Ginnasio Michelangiolo  Firenze  Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi, s.a., in: <Panorama> Stefano G. Azzarà, su Materialismo Storico   Bio-  Sergio Givone, Luce mistica dei moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifestoAlias, Roberta De Monticelli, L'allegria della mente: dialogando con Agostino, Milano, Bruno Mondadori. Marco Vannini, Mistica e filosofia, Prefazione, Firenze, Le Lettere, Giandomenico Mucci, Il pensiero di Marco Vannini, in «La Civiltà Cattolica», Giovanni Reale, Il misticismo vive in tutte le culture. Il testo di Vannini, le «Upanishad» riedite, su corriere. Armando Torno, Alla ricerca della Grazia nel segno di Eckhart, in «Corriere della Sera», Cultura, Bruno Forte, Mistica, l’enigma dell’Altro, in «Avvenire»Libri, 28 settembre Roberto Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini, Nerbini, Firenze   Mistica Misticismo cristiano Mistica renana Meister Eckhart Pierre Hadot Henri Le Saux Sito personale di Marco Vannini. Keywords: the mystic, das mystische. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Vannini e Grice: il mistico di ‘Vitters’ – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.  

 

VARISCO. (Chiari). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “We all learned about the ‘gnothi seauton’ at Clifton – Varisco composed a full tract about it! Calogero has analysed the implicatures! The idea is that you need a ‘thou’ to tell ‘thou’ ‘know THYself” – although the oracular mystique is still there!” -- Fu professore di filosofia a Roma e senator. La sua formazione filosofica coincide con la crisi del positivismo.  Laureato a Pavia. Partendo da posizioni solidamente scientifiche, Varisco avverte sollecitamente il limite di ogni conoscenza che voglia essere esclusivamente composto di ragione, e scopre insieme la concomitante componente ‘fideistica’ di ogni affermazione di verità.  Questo ricorso alla fede come sentimento del sopra-naturale è utilizzato da Varisco sia per affermare la preminenza della filosofia come conoscenza concreta sui processi astrattivi della scienza (“I massimi problemi” – Milano, Libreria Editrice Milanese), sia per approdare ad uno spiritualismo pluralistico con forti accentuazioni teistiche (“Dall'uomo a Dio”).  Altre opere: “Scienza ed opinione” (Roma, Dante Alighieri); “La patria” (Roma, G. Garzoni Provenzani), “Conosci te stesso” (Milano, Libreria Editrice Milanese); “La scuola per la vita” (Milano, Isis); “Linee di filosofia critica” (Roma, A. Signorelli); “Discorsi politici” (Roma, De Alberti); “Sommario di filosofia” (Roma, A. Signorelli); “Dall'uomo a Dio” (Enrico Castelli e Giulio Alliney, Padova, CEDAM. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia — Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia. Opere, Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Refs.: The H. P. Grice Papers, BANC MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Varisco: per un sommario di filosofia critica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VARRONE. (Rieti). Grice: “I count Varrone as the first language philosopher. He woke up and realised he was speaking ‘lingua latina,’ and dedicated 36 volumes to it!” --. Grice: “’Lingua latina’ has a nice Roman ring to it. In modern Italian, the ‘t’ has become an ‘z,’ as in “Lazio,  -- the calcio team from Latium – or a ‘d’ as in ‘ladino.’” Grice: “I know his Loeb edition by heart!” – Grice: “The Greeks never studied their lingo as Varro studied his! Of this Austin always reminded me – ‘We should be like Varro, analysing our tongue as ‘fluid’ semiotic system!’” -- Academic,  Roman polymath, author of works on language, agriculture, history and  philosophy, as well as satires, and principal conversationalist in the later version of  Cicero’s "Academica.” Marco Terenzio Varrone. Project Rome logo Clear.png Questore della Repubblica romana Varro co in Nome originale Marcus Terentius Varro. Gens: Terentia Questura in Illyricum Propretura in Spagna. Marco Terenzio Varrone (in latino: Marcus Terentius Varro). Filosofo. “Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria, sulle fasi della sua cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle sue cariche sacerdotali, sugli istituti civili e militari, sulla dislocazione dei suoi quartieri e vari punti, su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri affari, sia divini che umani” (Cicerone, “Academica Posteriora,” Statua di Varrone a Rieti. Marco Terenzio Detto Reatino (attributo che lo distingue da “Varrone Atacino,” vissuto nello stesso periodo).  Nato da una famiglia di nobili origini, aveva rilevanti proprietà terriere in Sabina, dove fu educato con disciplina e severità dai familiari -, integrate dall'acquisto di lussuose ville a Baia e fondi terrieri a Tusculum e Cassino.  A Roma Varrone compì studi avanzati presso i migliori maestri del tempo. Lucio Elio Stilone Preconino lo fece appassionare anche agli studi etimologici ed oratoria. Studia linguistica con Lucio Accio, a cui dedicò “De antiquitate litterarum.” Come molti romani, compì un grand tour in Grecia, dove ascoltò filosofi accademici come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui dedusse una posizione filosofica di tipo eclettico. A differenza di molti altri eruditi del tempo, Varrone non si ritirò dalla vita politica ma, anzi, vi prese parte attivamente accostandosi agli optimates, forse anche influenzato dall'estrazione sociale. Dopo aver, infatti, percorso le prime tappe del “cursus honorum” (triumviro capitale, questore, e legato) fu vicino a Pompeo, per il quale ricoprì incarichi di grande importanza. Fu legato e proquestore e combatté nella guerra contro i pirati difendendo la zona navale tra la Sicilia e Delo. Allo scoppio della guerra civile fu propretore. In una guerra che vedeva i romani contro i romani, tentò un'incerta difesa del suo territorio che si concluse in una resa che Gaio Giulio Cesare, nei Commentarii de bello civili, definì poco gloriosa.  Dopo la disfatta dei pompeiani, si avvicinò, comunque, a Cesare, che apprezzò il Reatino soprattutto sul piano culturale, affidandogli la costituzione di due biblioteche, una romana l'altra greca, ma che, dopo le idi di Marzo, furono sospese.  Dopo la morte del dittatore, anzi, fu inserito nelle liste di proscrizione sia di Antonio che di Ottaviano (interessati più alle sue ricchezze che a punire i congiuranti), da cui si salvò grazie all'intervento di Fufio Caleno per poi avvicinarsi a Ottaviano a cui dedicò il “De vita populi Romani” volto alla divinizzazione della figura di Giulio Cesare. Ha una produzione di oltre 620 libri, suddivisi in circa settanta opere.  Opere “De re rustica” (Varrone) e “De lingua Latina” -- La vasta produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo in un catalogo. Le opere di Varrone sono verosimilmente 74, suddivise in 620 volumi, sebbene Varrone stess rifere di aver scritto 490 libri.  Le opere di Varrone possono essere suddivise in vari gruppi, dalle opere di erudizione, filologia (filosofia del linguaggio, o semantica) e storia a quelle giuridiche e burocratiche, dalle opere di filosofia (filosofia del linguaggio, semantica, semiotica) e agricoltura alle opere di poesia, di linguistica e letteratura; di retorica e diritto, con ben 15 libri De iure civili; di filosofia. Di questa enorme produzione è pervenuta (quasi integra) solo un'opera, il “De re rustica”, mentre del “De lingua Latina” sono pervenuti solo 6 libri su 25. Probabilmente, causa del quasi completo naufragio della immane  varroniana è che, avendo compulsato tanta parte della cultura greco-romana precedente, divenne la fonte indispensabile per gli autori successivi, perdendosi, per così dire, per assimilazione.  Dell'attività filologica di Varrone fa testimonianza il cosiddetto "canone varroniano", elaborato a partire da due opere, le “Quaestiones Plautinae” e il “De comoediis Plautinis”, in cui Varrone ripartì il corpus plautino, che include 130 fabulae: di queste, 21 vengono definite autentiche, 19 di origine incerta, dette "pseudo-varroniane" e le restanti spurie.  Si occupò soprattutto di antiquaria, con i 41 libri di “Antiquitates”, il suo capolavoro, divisi in 25 di “res humanae” e 16 di “res divinae”, fonte precipua di Agostino nel De civitate Dei. Proprio da Agostino si evidenzia l'attenzione di Varrone sulla religione "civile", con una compiuta disamina su culti e tradizioni, pur con acute critiche alla teologia mitica dei poeti in nome di una theologia naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non pervenuta, “De bibliothecis”, presumibilmente legata alle incombenze come bibliotecario affidategli da Cesare. Nell'ambito filosofico, notevoli dovevano essere “I logistorici” -- dal greco “discorsi di storia” -- in 76 libri, composta in forma di dialogo in prosa, di argomento morale e antiquario, in cui ogni libro prendevil nome di un personaggio storico e un tema di cui il personaggio costituiva un modello, come il “Marius”, “de fortuna” o il “Catus”, “de liberis educandis”. Probabilmente questi dialoghi storico-filosofici furono tra i modelli espositivi del “Laelius”; “de amicitia” e del “Cato Maior”, “de senectute” di Cicerone.  All'interesse filosofico e divulgativo di Varrone, probabilmente scritte lungo tutto il corso della sua parabola culturale, riconducevano le “Saturae Menippeae”, che prendevano come modello Menippo, esponente della filosofia cinica (da cui il nome). Le “Saturae Menippeae” si componevano di 150 libri, in prosa e in versi, di cui però ci rimangono circa 600 frammenti e novanta titoli, di argomento soprattutto filosofico, ma anche di critica dei costumi, morale, con rimpianti sui tempi antichi in contrasto con la corruzione del presente. Ciascuna satira recava un titolo, desunto da proverbi (“Cave canem” -- con allusione alla mordacità dei filosofi cinici) o dalla mitologia (“Eumenide” contro la tesi stoico-cinica per cui gli uomini sono folli, “Trikàranos”, il mostro a tre teste, con un mordace riferimento al primo triumvirato) ed era caratterizzata da lessico popolaresco, polimetria e, come in Menippo, uno stile tragi-comico. Valerio Massimo, VII 3.  Aulo Gellio. Ce ne parla Varrone stesso in “De lingua latina” -- Cicerone, Academica posteriora, Appiano, Guerre civili, IV 47; Varrone, De re rustica, I Svetonio, Cesare, Appiano, Ausonio, Commemoratio professorum Burdigalensium,Chronicon, ann. Aulo Gellio, Gellio, I cui frammenti sono editi nell’edizione di B. Cardauns: “Antiquitates rerum divinarum” Cfr. B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e prosopografico, Parma, Universita degli studi di Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese: "Da ragazzo, avevo solo una tunica modesta e una toga, calzature senza fascette, un cavallo non sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado, una tinozza".  N. Horsfall, Varrone, in Letteratura Latina (Milano, Mondadori). Cfr. M. Salanitro, Le Menippee di Varrone: contributi esegetici e linguistici (Roma, Edizioni dell'Ateneo). Sulla satira varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW", Per la  specifica sul “De re rustica” e sul “De lingua Latina” si rimanda alle rispettive voci)  Atti del Congresso di studi varroniani. Rieti, Rieti, Centro di studi varroniani,  A. Cenderelli, “Varroniana” Istituti e terminologia giuridica nelle opere di Varrone (Milano, A. Giuffrè); H. Dahlmann, “Varrone e la teoria ellenistica della lingua”, (Napoli, Loffredo), F. Della Corte, “Varrone, il terzo gran lume romano” (Genova, Istituto universitario di Magistero (rist. Firenze, La Nuova Italia. “De vita populi Romani” Introduzione e commento, Pisa; B. Riposati, “M. Terenti Varronis De vita populi Romani” -- Fonti, esegesi, edizione critica dei frammenti (Milano, Vita e pensiero), B. Riposati, “Varrone. L'uomo e lo scrittore” (Roma Istituto di studi romani); A. Traglia, Introduzione a Varrone, “Opere” (Torino, UTET), B. Zucchelli, “Varro logistoricus: prosopo-grafica” -- Parma, Universita degli studi di Parma, Istituto di lingua e letteratura latina, Satira menippea Biblioteche romane Antiquitates rerum humanarum et divinarum Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Enciclopedia Britannica, Musisque Deoque.   Opere di Marco Terenzio Varrone, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. openMLOL, Horizons Unlimited srl.,  Progetto Gutenberg, su LibriVox.   su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  “M. Ter. Varronis De lingua Latina libri qui supersunt: cum fragmentis ejusdem” Biponti, ex typographia societatis. Biblioteca degli scrittori latini con traduzione e note: “Terentii Varronis quae supersunt opera” Venetiis, excudit J. Antonelli (LA) Les agronomes latins, Caton, Varron, Columelle, Palladius, M. Nisard, Paris, Firmin Didot Fréres, “Grammaticae Romanae Fragmenta”, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. “M. Terenti Varronis saturarum menippearum reliquiae” -- cur. A. Riese, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. Keywords: centro di studi varroniani, idioma, idiom, lingua latina, lingua anglica – Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Varrone: semiotica filosofica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VARZI. (Galliate). Essential Italian philosopher. varzi: essential Italian philosopher. Some Italians do not consider Varzi an “Italian” philosopher in that his maximal degree was earned elsewhere! If philosophy is a branch of the belles lettres, part of Varzi’s essays belong in English literature --. He was written on ‘universal semantics.’ Achille Varzi all'Trento. Grice: “Varzi rather freely uses ‘universal’ as in ‘universal semantics’ – while my own pragmatic rules have been challenged universal status, by, of all people, Elinor Ochs!” -- Filosofo.  Grice: “Some Italians consider Varzi a specimen of ‘brain drain’ in more than one way: his maximal degree was obtained without Italy, not within Italy, and not in Italian – plus the fact that he is at Colombo’s Columbia!” -- Esponente della filosofia analitica, è noto principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo contributo alla rinascita degli studi in ambito di metafisica e ontologia.   Laureatosi a Trento con una tesi, “La logica libera” -- è stato insignito della Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio Paolo Bozzi per l'Ontologia.  Dopo un periodo dedicato soprattutto allo studio dell'immagine del mondo propria del senso comune, Varzi si è indirizzato progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e convenzionalista, nella convinzione che "buona parte della struttura che siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra testa, nelle nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al nostro bisogno di rappresentarla in quel modo". Autore di oltre un centinaio di pubblicazioni su volumi e riviste specializzate,  è noto anche per la sua attività divulgativa (spesso in collaborazione con Casati), ispirata al principio secondo cui "la filosofia è una sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle cose quotidiane e ne mostra la meravigliosa complessità". Opere: “Semplicemente diaboliche” (Laterza); “L’amicizia” (Orthotes); “I colori del bene, Orthotes, . L'incertezza elettorale (Aracne). Le tribolazioni del filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le pene de l’Infero, Laterza, . Il mondo messo a fuoco, Laterza, . Il pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica, Einaudi, Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili storie filosofiche, Laterza, Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Carocci. “Logica” McGraw-Hill Italia,  Buchi e altre superficialità, Garzanti. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino, Mettere a fuoco il mondo. Conversazioni sulla filosofia di Varzi, numero speciale di Isonomia Epistemologica,  Francesco Calemi, Varzi. Logica, semantica, metafisica, AlboVersorio, Milano. Elena Casetta e Valeria Giardino.  Il mondo messo a fuoco, Laterza. Dal risvolto di copertina di Semplicità insormontabili, Laterza. Da questo libro è stato tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable Simplicities, per la regia di Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre Company all'edizione  del New York International Fringe Festival. Biografia "negativa" di Varzi, su columbia.edu. Intervista ad Achille Varzi di Leonardo Caffo, Rivista italiana di filosofia analitica. Keywords: ‘universal’. Refs.:  Luigi Speranza, "Grice e Varzi: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

VASA. (Aggius). Essential Italian philosopher. Filosofo. Andrea Vasa Società Filosofica Italiana Congresso Nazionale L'Aquila. Vasa nacque ad Aggius, paese della Gallura di forte e suggestivo paesaggio e di forti vicende. Compiuti in anticipo gli studi secondari, andò a studiare filosofia a Milano dove si laureò. Insegnò nel Liceo Ginnasio “Arnaldo” di Brescia. Dovette interrompere l’insegnamento a causa della sua partecipazione alla Resistenza con il gruppo che faceva capo a Parri. Alla fine della guerra riprese l’insegnamento a Milano nel Liceo Classico G. Carducci e poi nel Liceo Ginnasio Manzoni. Ottenne la libera docenza. Fu assistente volontario e poi incaricato di Filosofia a Milano. Vincitore di un concorso a cattedre di Filosofia teoretica, fu chiamato  a Cagliari e Firenze. Vasa rimase sempre fortemente legato al paese natale. Il Comune di Aggius ne ha conservato la memoria.  Negli anni di formazione , Vasa si trovò a partecipare al tentativo condotto da Bontadini, di cui era allievo e amico, di superare la contrapposizione tra la scolastica e l’idealismo, comprendendo e assimilando quanto della metafisica hegeliana e cristiana era in questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese una sua via personale. Abbandonò l’interesse metafisico simpatizzando per l’attualismo di Gentile per quanto esso restituiva all’uomo dignità e responsabilità, mettendone tuttavia in luce l’impossibilità di una fondazione logica. Nacquero così le indagini sulla logica di Hegel che portarono a rilevanti osservazioni critiche riguardo all’idealismo. Con l’idea che i valori immanenti costituiscono l’orizzonte trascendentale nella prassi razionale ed etica dell’uomo veniva a cadere per Vasa l’opposizione di immanenza e trascendenza.  Nella comune partecipazione alla Resistenza Vasa si legò di amicizia con Pra, filosofo di profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della storiografia filosofica. Tramite lui Vasa entrò in contatto con Banfi, che rappresentava la Scuola filosofica milanese. Nel confronto con il razionalismo critico di Banfi, che mirava a chiarire una struttura della ragione nel solco della tradizione kantiana, Vasa pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni struttura presupposta della ragione verso un orizzonte di possibilità non ancora prevedibili. Questo pensiero comportava l’idea della ricerca di una logica della possibilità. Si pose così quella proposta filosofica detta “trascendentalismo della prassi”, radicalmente critica e programmaticamente aperta, e che venne difesa da Pra e Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia» fondata da Pra, sia nei Congressi della “Società filosofica italiana” rinata dopo lo scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il “trascendentalismo della prassi” era contrapposto al "teoricismo", inteso come il carattere di tutte le filosofie che presuppongono un principio di datità del reale e del valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il trascendentalismo della prassi non voleva essere una teoria, ma un atteggiamento pratico possibile, effettivo, che riconosceva la temporalità della prassi e ne rivendicava la libertà e la responsabillità. La proposta del trascendentalismo della prassi, che era immediatamente critica del pensiero di Croce e Gentile, ma che investiva tutti gli indirizzi contemporanei, fu il modo più radicale del domandarsi dopo la guerra, sul métier della filosofia. La «Rivista di storia della filosofia» costituì il contatto con il “neo-illuminismo”, che, animato da Abbagnano, avendo come centro Torino, collega e confronta in convegni periodici i nuovi indirizzi metodologici e anti-metafisici.  Affermatisi gli indirizzi della fenomenologia trascendentale, della filosofia analitica e dell’empirismo, Vasa, con il suo metodo, caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo “andar oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e seminari. La sua ricerca, ora caratterizzata come razionalismo della prassi, continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della libertà della persona. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla filosofia” a cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o di autorità universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione ingenua del mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso al nostro rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di generalizzazioni nuove, risponde al bisogno della persona di costruirsi e perseguire finalità proprie.  Per influenza dell’amico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo logico-matematico di Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed ordinario) di ‘Vitters’; il convenzionalismo logico e linguistico che egli coglieva nell’empirismo di Carnap e nella discussione di Quine sull’ontologia; lo stesso svolgimento dell’epistemologia dagli inizi col Circolo di Vienna ai successivi sviluppi autocritici e “liberali”; le rivoluzioni concettuali delle scienze. Erano tutti problemi che avevano all’origine e segnalavano una crisi del fondamento. Vasa volle chiarirli leggendovi «la sollecitazione a porre fra parentesi ad aggredire o a variare all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e tempi, di atomi, masse e cause naturali». La ricerca di Vasa manteneva così l’etica dei fini umani; la logica era anche logica della speranza; la filosofia ritrovava il senso originario di “amore della saggezza”.  Opere: “Il problema della ragione” (Bocca, Milano); “Ricerche sul razionalismo della prassi” (Sansoni, Firenze); “Logica, scienza e prassi” (La Nuova Italia, Firenze); “Logica, religione e filosofia” (Franco Angeli, Milano); “Logica, scienze della natura e mondo della vita” (Franco Angeli, Milano); “Poeti di Aggius. Michele Andrea Tortu, Michele Pisanu (Antologia di Salvatore Lepori con prefazione, traduzione e note di A. Vasa), Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto Superiore Regionale Etnografico, Nuoro. “Il Trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza, Maria Grazia Sandrini, Mimesis / Centro Internazionale Insubrico, Milano . NIn memoria di Andrea Vasa, filosofo della modernità, La Nuova Sardegna, Treccani: Vasa, Andrea  Ragione e libertà. Saggio sul pensiero di Vasa  A. Vasa, Una discussione con G. Bontadini su metafisica e filosofia, in Studi di filosofia in onore di G. Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di Vasa sono raccolti nel volume Logica, religione e filosofia (Scritti filosofiici A. Vasa, Memoria di Giovanni Gentile, in «Giornale critico della filosofia italiana», Vedi Benedetto Croce, Le cosiddette ‘riforme della filosofia’ e in particolare di quella hegeliana, (a proposito del saggio di Vasa su De Ruggiero), in «Quaderni della Critica», poi in Indagini su Hegel, Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La filosofia italiana oggi, in «Rivista critica di storia della filosofia», Sul trascendentalismo della prassi, in Il problema della filosofia oggi. Atti del XVI Congresso nazionale di Filosofia (Bologna,  promosso dalla SFI, Bocca, Roma-Milano, Vedi: saggi come l’Introduzione alla trad. di E. Husserl, L’idea della fenomenologia (M. Rosso), Il Saggiatore, Milano,  Logica e religione di fronte al compito di una possibile unificazione del sapere, in «Il Pensiero», L’ateismo religioso di L. Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», (Esistenza, Mito, Ermeneutica), e le lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della natura e mondo della vita  A. Vasa, Logica, scienze della natura e mondo della vita.  La frase (di Vasa) compare nella presentazione editoriale del volume Logica, scienza e prassi. Luporini, Casari, Pra, Geymonat, Marinotti, Ricordo di Vasa. Corsi, seminari, Olschki, Firenze, Ferruccio De Natale, Storicità della filosofia e filosofia come storiografia. Un dibattito tra filosofi italiani in Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi, Razionalismo e prassi a Milano, Cisalpino-Goliardica, Milano. Amedeo Marinotti, Luciano Handjaras, Maria Grazia Sandrini, “Ragione e libertà: la filosofia di Vasa, Prefazione di M. Dal Pra, Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento, Angeli, Milano, vi è raccolto il contributo già in , Ricordo di Andrea Vasa, Olschki, Firenze Carlo Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa, in «La Fortezza. Rivista di studi», Maria Grazia Sandrini, Liberalismo etico e prospettive razionalistiche nel pensiero di Vasa, in M. G. Sandrini, Etica e scienza. Saggi di filosofia, Carocci, Roma. Maria Grazia Sandrini e Al., Andrea Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di Aggius. Comprende: relazioni di M.G. Sandrini, “L’eredità vasiana”. P.L. Lecis, Viaggio verso una meta incerta. L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F. Minazzi, La strada per Megara e l’irriducibilità della libertà umana. Il problema della ragione nel trascendentalismo della prassi di A. Vasa; E. Palombi, Sul senso dell’uomo nel pensiero di A. Vasa; alcuni brevi Scritti e testi inediti, F. Minazzi e M.G. Sandrini, in «Il Protagora», poi in volume con lo stesso titolo, Barbieri, Manduria 2008. Amedeo Marinotti, Ragione e prassi in Vasa e in Geymonat. Memoria di una discussione filosofica e di un’amicizia, in Geymonat un maestro del Novecento. Il filosofo, il partigiano e il docente, Fabio Minazzi, Unicopli, Milano  Enrico I. Rambaldi, La formazione di Vasa, in Alberto Pala filosofo laico, appassionato delle scienze. Studi e testimonianze nel 90° dalla nascita, B. Maiorca, Cuec, Cagliari, Enrico I. Rambaldi, Da Gentile a Hegel. Trascendentalismo e antifascismo in Andrea Vasa. Con un’appendice di testi e documenti, in «Rivista di storia della filosofia». Keywords: liberta, freedom. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vasa: ragione e liberta” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VASTARINI. (L’Aquila). Essential Italian philosopher. Filosofo. Esponente di una nota famiglia abruzzese, fu un grande studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e decise di entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di una brillante vocazione predicatoria che lo portò sino alla corte di Urbano VIII. Venne pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il vescovato di Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di Fiesole, ma in entrambi i casi Vastarini rifiutò.  Nella prima metà Professoresi prodigò per aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila, colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non era riuscito a soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. Acquistò un vasto terreno sul margine orientale della cinta muraria e vi costruì il convento e la chiesa di San Michele, oggi inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo. Fu camerlengo dell'Aquila.  Giacomo Di Marco, Storia del complesso architettonico, in Lucio Zazzara, Palazzo dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara, Carsa. Alfonso Dragonetti 234  Frati minori cappuccini d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara di L'Aquila, su fraticappuccini. L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclorinasce. 9 giugno .  Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri aquilani, L'Aquila, Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza,, “Grice e Vastarini: cappuccino e ciserciani” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VATTIMO. (Torino). Essential Italian philosopher. Grice: “It may be argued that what Vattimo means by ‘strong’ is what I mean by ‘weak’ and viceversa – With Popper, ‘I know’ is weaker than ‘I believe’ and ‘every x’ is weaker than ‘some (at least) one’ or ‘the’ – I have explored ‘the’ – Keyword: massima della debolezza conversazionale; massima della forza conversazionale” -- Filosofo -- not one that provinicial Beaney would include in his handbooks and dictionariesVattimo’s philosophy shares quite a bit with Grice’s programme, as anyone familiar with both Vattimo and Grice may testify. Vattimo has philosophised on Heidegger and Nietzsche, and one of his essays is on the subject and the maskanother on realityThere is a volume in his honour.Gianni Vattimo  Gianteresio "Gianni" Vattimo Gianni Vattimo Participante del Foro Internacional por la Emancipación y la Igualdad Gianni Vattimo nel  Dati generali Partito politicoPartito Comunista (dal ) In precedenza: DS PdCI IdV Indipendente Titolo di studio Laurea in Filosofia Università Università degli Studi di Torino Professione filosofo, professore universitario. Filosofo. Tra i massimi esponenti della corrente post-moderna, è teorizzatore del pensiero debole. Il padre è un poliziotto calabrese, che muore quando Gianni ha un anno e mezzo, mentre la madre è una sarta; ha una sorella di otto anni più grande. Durante la guerra si trasferisce con la famiglia in Calabria, restandoci per due anni e ritornando a Torino nel settembre del 1945.  Studente del liceo classico Gioberti è attivo nella Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e collabora a Quartodora, rivista del movimento diretta da Straniero. Si autodefinì come un cattolico militante, influenzato dalla lettura di Maritain, Mounier e dei racconti di Bernanos, portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo storico, l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx.  Allievo di Pareyson assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è laureato in filosofia a Torino. Lavora ai programmi culturali della Rai. Ha conseguito la specializzazione a Heidelberg, con Löwith e Gadamer, di cui ha introdotto il pensiero in Italia. Professore incaricato e ordinario di estetica all'Torino, nella quale è stato preside, della facoltà di Lettere e Filosofia. -- ordinario di filosofia teoretica presso la stessa università. 00 professore emerito, titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali attività didattiche presso la suddetta università. Idea e condotto su Raitre il programma televisivo di divulgazione filosofica “La clessidra.” Ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'espresso. Attualmente dirige la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica (edita da Aracne Editrice). Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de l'Esprit. Ha svolto attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra, per i quali è stato parlamentare europeo, e nel Partito dei Comunisti Italiani --  è stato candidato da una lista civica a sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs), per combattere la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel paese, ma non è riuscito ad arrivare al secondo turno.  Annunciato la sua candidatura a parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo eletto nella circoscrizione Nord-Ovest.  Il 21 gennaio , giorno dell'anniversario della fondazione del PCd'I, annuncia la sua adesione al Partito Comunista.  Il suo ideale politico-religioso si riassume in una forma da lui definita "comunismo cristiano" e "comunismo ermeneutico", un' ideale antidogmatico di "comunismo debole" nel pensiero e nell'essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla violenza delle industrializzazione pesante forzata e dello stalinismo in genere, così come anche alle tesi di Lenin e del terrorismo, muovendo a favore di una sinistra improntata al dialogo, alla dialettica e alla tolleranza.  Controversie Accuse di antisemitismo Vattimo è stato accusato di antisemitismo, a causa delle sue dichiarazioni sul controllo ebraico di banche, dove affermava: "Ricordiamoci che la Federal Reserve è di proprietà di Rothschild. Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, lo accusò di antisemitismo, additando le sue dichiarazioni come "parole di odio che non aggiungono nulla di nuovo e che sono accompagnate dalla riproposizione squallida di stereotipi anti-semiti". Anche Aiello, primo rabbino donna in Italia, ha corroborato queste accuse, tacciando Vattimo di antisemitismo.  Ha rilasciato un'intervista al Corriere in cui dichiara, riguardo a Israele  «bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e portarli laggiù»  La dichiarazione, riferita ai missili Qassam con cui Hamas colpisce Israele, ha suscitato molte polemiche. Il filosofo ha tuttavia chiarito che le sue prese di posizione sono rivolte contro Israele e che non hanno nulla a che vedere con l’anti-semitismo.  Sull'aggressione a Berlusconi In occasione dell'aggressione di Tartaglia a Berlusconi ha espresso a Radio Radicale la convinzione che quell'aggressione fosse stata una montatura. Ha affermato inoltre che se l'aggressore avesse voluto veramente fare del male a Berlusconi era preferibile usare una pistola invece di una statuetta.  Vattimo si è occupato dell'ontologia ermeneutica, proponendone una propria interpretazione, che ha chiamato “debolita”, in contrapposizione con le diverse forme di pensiero forte (fortitude) dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua dialettica, il marxismo, la fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo. Ognuno di questi movimenti si è proposto come superamento delle posizioni filosofiche precedenti e smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta l'errore, secondo Vattimo, consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non ci sono nuovi inizi, l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare "fundamenta inconcussa" che non vi possono essere. Debolita è invece un atteggiamento della postmodernità che accetta il peso dell'"errore", ossia del caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è storico e umano. È la nozione di verità a doversi modellare sulla dimensione umana, non viceversa.  Secondo Vattimo la debolita è la chiave per la democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e la diffusione del pluralismo e della tolleranza. In questo senso deve essere almeno segnalata la grande e decisiva importanza che assume nella sua filosofia la nozione di nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e Heidegger e si lega a vari temi vattimiani (dall'etica, alla politica, dalla religione --l'indebolimento di Dio alla teoria della comunicazione – implicatura come communicatum debole. Con le sue opere più recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la postmodernità.  Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro Pareyson e di Quinzio, Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio nell'essere razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica occidentale. Di Pareyson e Quinzio, però, non condivide la visione religiosa tragica. Suggestionato da Girard, Vattimo legge la vicenda di Cristo come rifiuto di ogni sacrificio, anzitutto umano ed esistenziale. La kénosis (lett. "svuotamento") divina è a vantaggio della libertà e della pace umana.  Le posizioni del filosofo rappresentano una svolta, sia nella sua impostazione filosofica dell'interpretazione del presente, sia nel campo dell'attività politica. Abbandona il partito dei Democratici di Sinistra e abbraccia il marxismo rivalutandone positivamente l'autenticità e validità dei principi progettuali, auspicando un "ritorno" al pensiero del filosofo di Treviri e a un comunismo epurato dagli sviluppi delle distorte politiche pubbliche sovietiche da superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa apparire contraddittoria con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la continuità delle nuove scelte con il processo di ricerca sul pensiero debole, pur ammettendo il cambiamento di "molte delle sue idee". È lo stesso filosofo a parlare di un "Marx indebolito", ovvero di una base ideologica capace di illustrare la vera natura del comunismo e adatta nella pratica politica a superare ogni tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo si configura quindi come una tappa dello sviluppo del pensiero debole, arricchito nella prassi da una prospettiva politica concreta.  Etica e natura Vattimo ha anche espresso posizioni ambientaliste ed in particolare a favore dei diritti degli animali. Ad esempio ha dichiarato:  «In un'epoca in cui l'umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l'inquinamento) la nostra radicale fratellanza con gli animali si presenta in una luce più immediata ed evidente.»  Da parlamentare europeo si è battuto, tra l'altro, contro la sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli animali negli allevamenti.  Vita privata Vattimo ha pubblicamente dichiarato la sua omosessualità, che concilia con la sua fede cristiana. Negli ultimi anni d'insegnamento universitario ha infatti sviluppato una concezione di Cristianesimo "secolarizzato", il quale, conseguentemente, non necessita di istituzioni ecclesiastiche, fondandosi sulla kénosis, ossia sull'abbassamento e sull'indebolimento dell'idea di Dio. Per il filosofo il non riconoscimento di un "assoluto", inteso come una verità definitiva, porterebbe ad una maggiore accettazione della diversità sociale e culturale.  Il compagno da 11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura, malato di tumore ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando nei Paesi Bassi per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui sull'aereo lo stesso Vattimo.  Ha collaborato con vari quotidiani italiani e stranieri (La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano, Clarín, El País), con editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità, politica e cultura.  Opere: “Il concetto di fare in Aristotele” (Giappichelli, Torino); “Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia, Torino); “Ipotesi su Nietzsche” (Giappichelli, Torino); “Poesia e ontologia” (Mursia, Milano); “Schleiermacher, filosofo dell'interpretazione” (Mursia, Milano, “Introduzione ad Heidegger” (Laterza, Roma-Bari); “Il soggetto e la maschera” (Bompiani, Milano); “Le avventure della differenza” (Garzanti, Milano); “Al di là del soggetto” (Feltrinelli, Milano); “Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano (G. Vattimo eA. Rovatti); “La fine della modernità” (Garzanti, Milano); “Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma-Bari); “La società trasparente” (Garzanti, Milano); “Etica dell'interpretazione” (Rosenberg & Sellier, Torino); “Filosofia al presente” (Garzanti, Milano); “Oltre l'interpretazione” (Laterza, Roma-Bari); “Credere di credere” (Garzanti, Milano); “Vocazione e responsabilità del filosofo” (Il Melangolo, Genova); “Dialogo con Nietzsche” (Garzanti, Milano); “Tecnica ed esistenza: una mappa filosofica del Novecento” (Bruno Mondadori, Milano); “Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso” (Garzanti, Milano); “Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S. Zabala, Garzanti, Milano); “Il socialismo ossia l'Europa, Trauben); “Il Futuro della Religione, S. Zabala, Garzanti, Milano, “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo, Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa); “Non essere Dio. Un'autobiografia a quattro mani, Aliberti editore, Reggio Emilia, “Ecce comu. Come si ri-diventa ciò che si era, Fazi, Roma, “Addio alla Verità, Meltemi, 2009 Introduzione all'estetica, Edizioni ETS, Pisa, “Magnificat. Un'idea di montagna, Vivalda, “Della realtà, Garzanti, Milano,  Ha pubblicato presso Laterza un annuario filosofico a carattere monografico (Filosofia). La sezione Filosofia ha vinto il Premio Brancati.  Vattimo a Lima, Perú. Pecoraro, "Dossier Vattimo", Rossano Pecoraro, in: "Alceu". Rivista del Dip. di Comunicazione. Monaco, Gianni Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e postmodernità, Ets, Pisa; Weiss, Gianni Vattimo. Einführung. Vienna, Passagen Giovanni Giorgio, Il pensiero di Gianni Vattimo. L'emancipazione della metafisica tra dialettica ed ermeneutica (Franco Angeli, Milano); Numero della rivista A Parte Rei (Madrid), v. 54, dedicato a Vattimo. Pensare l'attualità, cambiare il mondo, G. Chiurazzi, Bruno Mondadori, Milano. Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa  L'apertura del presente. Sull'ontologia ermeneutica di Gianni Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica, anno I, numero speciale. Mario Kopić, Gianni Vattimo Čitanka, Gianni Vattimo Reader. Zagabria, Antibarbarus. Carlos Muñoz Gutiérrez, Daniel Mariano Leiro, Víctor Samuel Rivera.  Note: Fondazione verano centini/images/allegati/pdf/ Vattimo_Gianni.pdf  Movi100 Cent'anni di Movimento Studenti di Azione Cattolica, su movi100.azionecattolica.  Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su publicseminar.org, 11 luglio . Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino Di Pietro. Marco Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il filosofo Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista, Ian Angus, Interview with Gianni Vattimo: “Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher politician slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno.   'Shoot those bastard Zionists': Italian scholar, su thelocal Corriere della Sera, Non acquistiamo i prodotti di lì, su archiviostorico.corriere. Repubblica -Vattimo: "Non sono un antisemita. Solo anti-israeliano", su torino.repubblica. A Radio Radicale Il delirio di Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»  Il Giornale,  In questo senso Cfr, tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade) dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San Paolo.  Da Animali quarto mondo, in , I diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica, Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo. Interrogazione scritta alla Commissione sul benessere degli animali, su Gianni vattimo. 4Vattimo: accanimento sui gay, ma io non bacio in pubblico -- Corriere della Sera, su corriere.   «Il mio compagno voleva farla finita Ma morì in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere. Albo d'oro premio Brancati, su comune.zafferana etnea.ct. Pensiero debole. Blog ufficiale, su Gianni vattimo.blogspot.com.  Gianni Vattimo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Gianni Vattimo, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.  Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Revista A parte rei, su personales.ya.com. Vattimo in una discussione sui fatti dell'11 settembre e sul Pensiero Unico su mito11settembre. Lezione di congedo dall'Torino di VattimoLa verità e l’evento: dal dialogo al conflitto, su teologiaeliberazione.blogspot.com. Credere di credere. Genesi e significato di una conversione debole Giornale di filosofia della religione Gianni Vattimo. Un comunista postmoderno? (di Preve) RAI Filosofia, su filosofia.rai. Keyword: debole/forte – implicatum come communicatum debole -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vattimo," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

VECA. (Roma). Grice: “I like Veca. Like me, he speaks of altruisn, and he has contributed to a collective volume, “Cooperare e competere.”” Essential Italian philosopher. Filosofo.  Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel dibattito culturale italiano dell'approccio alla filosofia politica derivato dall'impostazione di Rawls, divenendo un punto di riferimento filosofico della sinistra, sia come teorico che come militante. La sua formazione di tipo analitico (sensibile quindi alle metodologie e alle questioni della filosofia del linguaggio e della logica), insolita rispetto alla figura del teorico politico così come tradizionalmente concepito in Italia, ha permesso alla sua riflessione di spaziare anche negli ambiti dell'epistemologia e della metafisica, indagandone le connessioni con l'ambito della filosofia morale e politica.  Veca da un impulso decisivo, nel dibattito filosofico italiano, a temi quali il realismo, il problema della completezza nelle teorie epistemiche e politiche, la giustizia globale e la sostenibilità. Studia Filosofia a Milano, dove si laurea con una tesi in Filosofia teoretica, condotta sotto la guida di Paci e Geymonat. Dal 1966 al 1973, è stato assistente volontario, borsista CNR e assistente incaricato presso la cattedra di Filosofia teoretica a Milano. --  è stato professore incaricato di Filosofiaa Calabria. -- è stato professore incaricato di Storia delle istituzioni e delle strutture sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Bologna.  Professore incaricato, professore incaricato stabilizzato e professore associato di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze Politiche di Milano. -- è stato professore straordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Professore di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche a Pavia.  vicepreside della Facoltà di Scienze politiche a Pavia. Dal 1999 al 2005 è stato president della Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia.  Dal 1998 al 2005 è stato membro del Comitato direttivo della Scuola Superiore IUSS di Pavia. rettore del Collegio Universitario Giasone del Maino di Pavia.  direttore del Centro Inter-Dipartimentale di Studi e Ricerche in Filosofia sociale a Pavia. -- è stato prorettore per la didattica dell'Pavia.  Dal 2003 al 2006 è stato componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato scientifico dell’European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering presso l'Pavia. Ha fatto parte del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto italiano di scienze umane di Firenze. -- è stato vicedirettore dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Coordinatore dei corsi ordinari dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Dal  al  è prorettore vicario dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Dal 2006 al  è Professore di Filosofia politica presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Conclusa la sua carriera accademica nel , Veca attualmente insegna Filosofia politica nelle Classi di Scienze umane e Scienze sociali dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Nella sua lunga carriera Veca ha tenuto seminari e cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's), a San Paolo, all'Campinas, a'Bogotà, all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble, all'Istituto Universitario Europeo. Ha svolto un'intensa attività di consulenza e direzione editoriale. Ha assunto, grazie a un invito del prof. Giuseppe Del Bo, la direzione scientifica della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano. -- è stato presidente della Fondazione Feltrinelli, promuovendo lo sviluppo del suo Centro di Scienza politica. Direttore degli "Annali" della Fondazione, Veca ha impegnato l'istituzione in una ampia gamma di attività di ricerca, documentazione e pubblicazione nell'ambito della teoria politica e sociale contemporanea che perseguono lo scopo di coniugare la tradizione della ricerca storico-sociale con l'innovazione dei metodi e degli esiti della teoria normativa e descrittiva della politica. Ha coordinato le attività del Seminario annuale di Filosofia politica, promosso dalla Feltrinelli in collaborazione con il Centro Studi Politici "Paolo Farneti" di Torino e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel 2000 avvia il progetto della “Biblioteca europea” della Fondazione Feltrinelli, di cui è attualmente direttore. Nel  è stato designato Presidente onorario della Fondazione Feltrinelli ed è direttore scientifico del suo Laboratorio Expo.  Veca è inoltre stato condirettore di Aut Aut con Enzo Paci e P.A. Rovatti. Ha diretto la collana Readings per l'Università della Casa editrice Feltrinelli, di cui è consulente per la saggistica nel campo della filosofia e della teoria politica e sociale. -- è stato consulente della saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con Marco Mondadori, la collana Theoria.  Fa parte o ha fatto parte del comitato scientifico o di direzione di riviste quali "Rassegna italiana di sociologia", "Teoria politica", "Biblioteca della libertà", "Transizione", "Etica degli affari", "Iride", "European Journal of Philosophy", "Filosofia e questioni pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza politica", "Il Politico", "Rivista di filosofia", “Italianieuropei”. È attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè. Bimestrale di cultura e conversazione civile”.  Nel  è curatore scientifico della Carta di Milano per Expo .  Ruoli ed incarichi Fa parte del Comitato direttivo di "Politeia", Centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica diMilano, di cui è stato uno dei fondatori. È stato componente del Comitato etico dell'IstitutoEuropeo di Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto Mondino di Pavia. Ha fatto parte del Comitato scientifico della Fondazione Rosselli di Torino. -- è stato coordinatore del Comitato Scientifico della ARIF (Associazione per la ricerca e l'insegnamento della filosofia). Ha fatto parte del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica italiana. È stato componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei Beni culturali e ambientali.  --  è stato presidente dell'Associazione “I quattro cavalieri” che ha promosso le attività dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”, diretto dal maestro Enrico Dindo.-- è componente del Comitato generale Premi della Fondazione Balzan “Premio” di Milano.  Dal 2006 è presidente della Fondazione Campus di Lucca. --  è stato direttore delle Scuole di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia”.  --  è stato presidente della Fondazione Paolo GrassiLa voce della culturadi Milano. Dal 2009 è Presidente del Comitato Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano. -- è membro del Comitato dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.  Dal  è socio corrispondente residente della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere. Dal  è consigliere della Fondazione del Centenario della BSI di Lugano. Dal  è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Gualtiero Marchesi.  Dal  è Accademico corrispondente non residente della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Dal  è designato dall'Pavia quale Garante dei diritti degli studenti. Dal  è presidente della Casa della Cultura di Milano.  Dal  è socio corrispondente non residente dell'Accademia delle Scienze di Torino.  Dal  è membro effettivo dell'Istituto Lombardo di Lettere e Scienze e componente del Comitato dei Garanti del FAI.  Premi Nel 1998 ha ricevuto il Premio Castiglioncellosezione di filosofiaper il libro Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto del Presidente della Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima classe, riservati ai Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il premio dell'Accademia di Carrara per il libro La filosofia politica. Ha ricevuto il premio per la filosofia “Viaggio a Siracusa” per il libro La priorità del male e l'offerta filosofica. Ha ricevuto il premio “Ponte per la cultura” della Fondazione Europea Guido Venosta per il libro Etica e verità. Nel  gli è stata conferita la medaglia d'oro di benemerenza civica dal Comune di Milano. Nella filosofia di Veca sono individuabili tre fasi distinte.  La prima fase della sua ricerca è stata dedicata a questioni di teoria della conoscenza o di epistemologia. Pubblica “Fondazione e modalità in Kant” e numerosi saggi su problemi di filosofia della logica, della matematica e della fisica in Whitehead, Frege, Cassirer e Quine.  Il centro di interesse scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Marx in rapporto alle scienze economiche, sociali e politiche, delineando una seconda fase i cui esiti sono formulati in “Marx e la critica dell'economia politica” e, soprattutto, “Il programma scientifico di Marx.” Si impegna in un programma di ricerca nell'ambito della filosofia politica influenzato dalla prospettiva della teoria normativa della politica. Dopo “Le mosse della ragione,” introduce la discussione sulla giustizia con “La società giusta” ed elabora e sviluppa la sua prospettiva teorica in “Questioni di giustizia” e “Una filosofia pubblica.” Veca dedica un saggio divulgativo agli esiti di questa fase della sua ricerca, “L'altruismo.” Gli sviluppi successivi della sua ricerca, orientata al problema dei rapporti fra teoria normativa e teoria descrittiva della politica e incentrata sulla questione del pluralismo come fatto e come valore per la teoria democratica, sono rinvenibile in “Libertà e eguaglianza.” Una prospettiva filosofica in Progetto Ottantanove, nin Etica e politica e, in particolare in “Cittadinanza: riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione.” Veca lavora alla stesura di tre meditazioni filosofiche intorno a questioni di verità, giustizia e identità, in cui estende la gamma dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori degli anni Ottanta. Sviluppando una serie di idee originariamente presentate in Questioni di vita e conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono contenuti in “L’incertezza.” Pubblica “L'idea di giustizia da Platone ad oggi.” Pubblica un saggio di filosofia sociale e politica, “La lealtà civile: un messaggio nella bottiglia” e un saggio dedicato alla interpretazione e alla ricostruzione della teoria politica normative, “La filosofia politica.” Pubblica “La penultima parola e altri enigmi. Questioni di filosofia” in cui sono approfonditi alcuni esiti di Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima parte, la questione meta-teorica della relazione fra l'attività filosofica e la sua storia nel tempo. Pubblica “Il bello e gli oppressi: ll'idea di giustizia” in cui sono presentate alcune idee di base per una teoria della giustizia globale. Presenta la sua prospettiva filosofica in un saggio divulgativo, “Il giardino delle idee: passi nel mondo della filosofia.” Pubblica “La priorità del male e l'offerta filosofica, in cui sviluppa e approfondisce le questioni di una teoria della giustizia globale e mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra l'offerta di filosofia politica e le circostanze e i soggetti di politica.  Pubblica “Le cose della vita: congetture, conversazioni e lezioni personali,” in cui estende l'esame delle questioni di vita, inteso come tentativo di autoritratto, e lo connette al problema dell'eredità intellettuale, nel senso della dimensione storica del sapere filosofico. Pubblica “Dizionario minimo. Per la convivenza democratica,” in cui esamina e discute alcuni temi fondamentali per l'interpretazione e la valutazione della forma di vita democratica, sulla base di una tesi sulla natura della libertà democratica. Pubblica “Etica e verità” in cui sono raccolti saggi incentrati sui rapporti fra la crescita dell'impresa scientifica e i nostri criteri di giudizio etico, e Quattro lezioni sull'idea di incompletezza, in cui presenta i primi risultati di una ricerca filosofica sull'idea di incompletezza, messa a fuoco in distinti domini di applicazione, quali quello della interpretazione, della giustificazione e della dimostrazione. Pubblica “Incompletezza,” in cui espone gli esiti delle sue ricerche filosofiche cercando di esplicitarne la coerenza e la connessione con l’incertezza. In “L'immaginazione filosofica” sviluppa la tesi conclusive del contributo all'idea di incompletezza e sullo sfondo di una definizione delle principali linee della propria ricerca filosofica. In “Un'idea di laicità” propone un argomento a favore della laicità delle istituzioni e delle scelte sociali basato su un'interpretazione della natura della libertà democratica e del fatto del pluralismo. In “Non c'è alternativa. Falso!” mette a fuoco, in una prospettiva filosofica, alcuni aspetti rilevanti della crisi economica strutturale e dei rapporti fra capitalismo e democrazia rappresentativa. In “La gran città del genere umano” tratta temi differenti accomunati dalla prospettiva globale “degli occhi del resto d'umanità”. In “La barca di Neurath” affronta questioni epistemologiche, normative e meta-filosofiche sullo sfondo dell’incertezza e dell'incompletezza. -- è curatore del volume degli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo. “Il senso della possibilità, dove Veca, raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni nelle lezioni presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo interesse per la l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, per Veca le questioni metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e mondi possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis, e Armstrong) costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono le questioni normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e alla politica esposte nel saggio sull’incompletezza e sull’incertezza. In particolare, la distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe una fondazione alla compatibilità tra costruttivismo griceiano e realismo , proposta in chiusura, può considerarsi l'apertura di una nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di stampo prettamente metafisico, e che si ricollega peraltro all'interesse per le modalità centrale nella sua opera prima. Altre opere: “Fondazione e modalità in Kant” (Milano, Il Saggiatore); “Marx e le critiche dell'economia” (Milano, Il Saggiatore); “Il programma scientifico di Marx” (Milano, Il Saggiatore); “Le mosse della ragione” (Milano, Il Saggiatore); “La società giusta: argomenti per il contrattualismo” (Milano, Il Saggiatore); “Crisi della democrazia e neo-contrattualismo” (Roma, Riuniti); “Questioni di giustizia” (Parma, Pratiche); “Co-operare e competere” (Milano, Feltrinelli); “Una filosofia pubblica” (Milano, Feltrinelli); “L'Altruismo” (Milano, Garzanti); “Etica e politica” (Milano, Garzanti); “Progetto Ottantanove” (Milano, Il Saggiatore); “Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione” (Milano, Feltrinelli); “Questioni di vita e conversazioni filosofiche” (Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli); “Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica. Torino, Einaudi,  Europa Universitas. Tre saggi sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, Filosofia, politica, società. Annali di etica pubblica, Roma, Donzelli,  L'Idea di giustizia da Platone a Rawls, Roma-Bari, Laterza, Dell'incertezza. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia, Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile: un messaggio nella bottiglia. Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi. Roma-Bari, Laterza, La filosofia politica. Roma-Bari, Laterza, La bellezza e gli oppressi: sull'idea di giustizia. Milano, Feltrinelli,  Il giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia. Milano, Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo Mosca Mondadori",  La priorità del male e l'offerta filosofica” (Milano, Feltrinelli); Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario minimo. Le parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano, Frassinelli, Quattro lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di Pitagora); “Etica e verità” Milano, Giampiero Casagrande editore, collana "Attualità e studi", L'idea di incompletezza. Quattro lezioni. Milano, Feltrinelli,  Sarabanda. Oratorio in tre tempi per voce sola. Milano, Feltrinelli,  Kant. Milano, Book Time,  Tolleranza. Le virtù civili. Milano, ASMEPA,  L'immaginazione filosofica” (Milano, Feltrinelli); “Un'idea di laicità. Bologna, il Mulino,  Ragione, giustizia, filosofia, scritti scelti, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (Milano, Marsilio, . Non c'è alternativa. Falso! Roma-Bari, Laterza, . La gran città del genere umano. Milano, Mursia, . La barca di Neurath. SPisa, Scuola Normale Superiore, . Laboratorio Expo.  Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, . Il giardino di Camilla. Milano, Mursia, . Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per interpretare il futuro (Bologna, Edizioni Dehoniane); Il senso della possibilità” Milano, Feltrinelli); “Le virtù cardinali: prudenza, temperanza, fortezza, giustizia” (Roma, Laterza), A proposito di Karl Marx. Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, . Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano, Casagrande, “ Qualcosa di sinistra. Idee per una politica progressista. Milano, Feltrinelli, . Libertà. Roma, Treccani. Veca ha curato, introdotto la filosofia di Rawls, Nozick, Dahl, Easton, Nagel, Williams, Parfit, Putnam, Walzer, Berlin, Sen, Goodman, Arrow, Regan, Elster, Passmore, Pontara, Dunn, Larmore, MacIntyre, Harsanyi, Hempel, Finetti, Meade, Dworkin, Axelrod, Moore, Hampshire, Pettit, Spence, scrittore britannico  Scuola di Milano. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Salvatore Veca, Socrate al Caffè, su socrate.apnetwork. Salvatore Veca. Biografia. Pavia. Centro di filosofia sociale Scritti Pavia. Centro di filosofia sociale Salvatore Veca: la teoria della giustizia  RAI Filosofia Presentazione del volume Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore di Veca. Keywords: altruism, Hampshire, Hart, Grice, giustizia, cooperare e competere, altruismo – ragione – virtu capitali -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Veca: la massima dell’altruismo conversazionale” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VECCHIO. (Bologna). Essential Italian philosopher. Interessi principali: Etica , filosofia del diritto , filosofia politica. Influenzato a Bobbio. Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto del 20esimo secolo. Tra gli altri ha influenzato lBobbio. Famoso per il suo libro giustizia. -- è stato professore a Ferrara, Sassari, Messina, Bologna e Roma. Rettore a Roma. Inizialmente aderito al fascismo, come molti filosofi del diritto in Italia (anche se lui stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella fase iniziale). Ha perso la sua cattedra per due volte e per ragioni opposte: per mano dei fascisti perché era un Ebreo, per mano di anti-fascisti perché era accusato di simpatizzare con il fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato nell'insegnamento durante la seconda guerra mondiale, lavora con il Secolo d'Italia e la rivista Pages libero (pubblicazione regia di Vito Panucci). Fa parte del comitato organizzatore di INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni Cinquanta e Sessanta si era opposto alla cultura marxista, la promozione di conferenze internazionali e pubblicazioni. Fondatore e direttore del giornale internazionale di Filosofia del Diritto. Considerato tra i maggiori interpreti del kantismo. Criticato il positivismo, affermando che il concetto di ‘ius’ non può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni giuridici. A questo proposito, le sue convinzioni concordarono con una vertenza che si stava svolgendo in Germania tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che sembrava di ridefinire il "filosofia del diritto" a cui Vecchio ha attribuito questi tre compiti:  compito logica : costruire il concetto di ‘legge’ -- compito fenomenologica, che consiste nello studio del diritto come fenomeno sociale. Compito ontologico, che esamina la natura del ‘giusto’ --  o "l'essenza del diritto come – dovere -- dovrebbe essere." Opere: “Senso giuridico, La filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di legge, Il concetto di natura e il principio di diritto, Sui principi generali della legge, Giurisprudenza,  Lezioni Filosofia del diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della Filosofia del diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul diritto. Del Vecchio, Giorgio treccani "Principi generali del diritto.” Vechio: essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.” Keywords: neo-Trasimaco, Hart, ius, kantismo, positivism, giustizia, il giusto. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice, Hart, e Vecchio: il kantianismo dell’ ‘ius.’”

 

VEDOVELLI. Roma. Essential Italian philosopher. Filosofo. Rettore a Siena, assessore alla cultura del Comune di Siena. Laureato in filosofia a Roma è Professore a Siena, dove ha assunto la carica di Rettore. Precedentemente ha svolto attività di ricerca e di docenza a Heidelberg, Calabria, Roma, e Pavia.  I suoi settori di ricerca si muovono nell'ambito della glossologia, la semiotica, la sociolinguistica e la linguistica acquisizionale. Ha introdotto il concetto di lingua immigrata. Le sue ricerche si concentrano sull'insegnamento e apprendimento delle lingue in contesto migratorio.  È autore di un commento al Quadro comune europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e co-autore della ricerca Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero, realizzata  sotto la guida di Mauro. È stato il fondatore e primo direttore della Certificazione di Italiano come Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca Osservatorio linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia, istituiti a Siena.  Opere: “Lessico di frequenza dell'italiano parlato” (Milano, IBMEtas,  Italiano, I pubblici e le motivazioni dell'italiano diffuso tra stranieri, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma, Carocci,  L'italiano degli stranieri, Roma, Carocci, Lingua in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti, certificazioni di lingua straniera, Perugia, Guerra, Storia linguistica dell'emigrazione italiana nel mondo, Roma, Carocci, Siena Certificazione CILS Linguistica educativa Glottodidattica Semiotica  Registrazioni di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale, Radio Radicale. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Vedovelli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VEGETTI. (Milano). Essential Italian philosopher. Filosofo. Professore a Pavia. Si laureò a Pavia con una tesi, “La storiografia diTucidide,” quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero docente e successivamente professore incaricato in Storia della filosofia antica, fu Professore di questa disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il ruolo di direttore nel Dipartimento di Filosofia.  Fu docente presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Membro del Collegium Politicum e socio dell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, e dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.  Vegetti condivise il lavoro intellettuale e l'impegno sociale con Finzi. Vegetti si dedicò alla filosofia greco-romana, secondo l'insegnamento del suo maestro Geymonat. Fa studi sulla medicina e sulla biologia da Ippocrate a Galeno.  Fu il primo in Italia a impartire un corso di storia della filosofia antica che prendesse in considerazione i riferimenti alla storia della scienza, particolarmente in ambito greco-romano. Nella ricerca della connessione fra scienze e filosofia, seguì la metodologia di Geymonat. Il campo d'indagine approfondito da Vegetti consistette nello studio degli aspetti etici e politici della filosofia, in particolare il platonismo, il aristotelismo, e lo stoicismo, in rapporto con l'ambito sociale ed ideologico della cultura greco-romana. Relativamente all'etica, che assimila l'ordine stabilito dalla legge morale e politica con l'ordine naturale insito nel kósmos, l'universo ordinato, Vegetti ritenne che si configurasse per la prima volta nell' “Iliade” proseguendo poi nella riflessione orfica-pitagorica sull'anima. Apprezzato per i suoi studi su Platone, Aristotele, Ippocrate, Galeno  e sull'etica. Opere: “Il coltello e lo stilo” (Il Saggiatore, Milano); “Tra Edipo e Euclide” (Il Saggiatore, Milano); “L'etica degli antichi” (Laterza, Roma-Bari); “La medicina platonica” (Il Cardo, Venezia); “La Repubblica platonica” (Napoli, Bibliopolis); “Il platonismo” (ed. Einaudi); “Socrate incontra Marx. Lo Straniero di Treviri, ed. Guida; “Guida alla lettura della Repubblica di Platone, Laterza, Roma-Bari); “Un paradigma in cielo. Platone politico da Aristotele al Novecento, ed. Carocci. Vegetti collabora in: “Marxismo e società antica” (Feltrinelli, Milano); “Oralità, scrittura, spettacolo” Boringhieri, Torino,  Il sapere degli antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza ellenistica, Bibliopolis, Napoli, 1984. (conManuli) Le opere psicologiche di Galeno, Bibliopolis, Napoli, 1988. Nuove antichità, "Aut Aut", 184-"Dialoghi con gli antichi", Sankt Augustio. Ha tradotto  Ippocrate, Opere, M. Vegetti, UTET, Torino, II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D. Lanza e M. Vegetti, UTET, Torino, II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M. Vegetti, UTET, Torino, Platone, Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III, Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, 2 voll. "Platone, Repubblica", M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano. “Nell'ombra di Theuth: dinamiche della scrittura in Platone, in Sapere e scrittura in Grecia, M. Detienne, Laterza, Roma- Bari); “Tra il sapere e la pratica: la medicina ellenistica” in Storia del sapere medico occidentale M. Grmek, Laterza, Roma-Bari. “L' idea del bene nella Repubblica di Platone, in "Discipline filosofiche", Passioni antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni S. Vegetti Finzi, Laterza, Roma- Bari. Curato inoltre, per Zanichelli, “Filosofie e società.” Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai.  Mario Vegetti, Silvia Vegetti Finzi, Anna Lia Celli, Fare società, ed. Einaudi  Entrambi collaboratori della rivista Iride delle edizioni del Mulino. Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai. 6 maggio  5 marzo 2007).  Morto Mario Vegetti, filosofo studioso di Platone, su corriere.  G. Curci, Intervista alla prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro Vegetti, su necrologie.laprovinciapavese.gelocal. Enciclopedia Treccani alla voce "Galeno" Intervista Antonio Carioti, "Critico il Platone di Reale, il marxismo non c'entra", intervista di Mario Vegetti, Corriere della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Mario Vegetti, .  Pubblicazioni su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai. La retorica e la persuasione, su emsf.rai. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici. Socrate., su emsf.rai. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai. Mario Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul  RAI filosofia, su filosofia.rai. Keywords: ariskant, plathegel. -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Vegetti e il platonismo oxoniense di Pater” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VENANZIO. Essentail Italian philosopher. Filosofo. Luigi Carrer. Pietose esequie per lui si celebrarono nella Basilica di San Marco, e il dolore apparve su tutti i volti, qual era in tutti i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio di Venezia gli decretò sepoltura propria ed iscrizione monumentale nel comunale cimiterio. Così quella feconda vita innanzi tempo si spense e la gloria dell'estinto ormai più non dura che nella memoria delle sue virtù e nella splendida bellezza delle sue opere. Sventura acerbissima! che privò la patria di un cospicuo decoro e tolse alla italiana letteratura di cogliere il pieno frutto dei nobili studj di un tanto scrittore, ed a questo di godere più a lungo, dopo i sofferti infortunj, il meritato riposo e e ben conseguite ricompense. (dal Comentario della vita e delle opere di Luigi Carrer, in Luigi Carrer, Poesie, Le Monnier, Firenze, 1854)  1Sulla eccellenza dei prosatori del secolo XVII 1.1Incipit 1.2 Citazioni 2 Sulla eccellenza dei prosatori del secolo XVII Incipit Chhiunque alle prime origini ed alle rarie vicende della italiana letteratura volga la mente, scorgerà dì leggieri, che ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da pregi non solo segnalati in se stessi, ma eziandio ai progressi della letteratura medesima in partìcolar modo accomodati; cosicché, mentre le altre nazioni la maggior loro gloria in un solo secolo ripongono, la nostra può a giusto diritto di molti egualmente vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo di libertà e quel senso squisito del bello che alla prima aurora della civiltà corse a risvegliare gli animi per lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri del trecento a fondare la lingua e la letteratura italiana; e tanta fu la fiamma allora accesa nei petti sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un tratto quei miracoli di sapere e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio ; ai quali tenne dietro la onorata comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei Passavanti, dei Compagni, e di parecchi illustri Volgarizzatori, dalle cui scritture la purissima vena discorre dell'italiano favellare.  E nella eccelsa carriera, dappertutto, ed alla testa di tutti si mostra il Galileo; spirito che più che a decoro della sua patria e del suo secolo parve nato a lume ed a stupore dell'universo. Ch'egli pensò e previdde come Bacone, ma con alacrità inoltrossi pel sentiero che quegli aveva soltanto additato; dubitò come Cartesio, ma alle opinioni rivocate in dubbio non sostituì come quello vane chimere e sognate ipotesi; osservò e scoprì come Newton ; ma la progressione dei tempi riservò al filosofo inglese il vanto di dare il suo nome al grande sistema per cui l'italiano aveva in gran parte approntato i materiali. Imperciocchè dopo avere in terra stabilite le leggi della caduta dei gravi, delle velocità, delle resistenze, delle percosse, e dopo aver per così dire valutati i corpi in numero, peso e misura, colla pupilla armata del telescopio da lui forse inventato e certamente perfezionato speculò arditamente nel cielo, ed ivi con invitta forza stabilì l'impero del sole ed il nostro mondo gli rese soggetto, vide valli e monti nella luna, vide di nuove stelle risplendere il firmamento, e Giove che prima per solitaria via moveva deserto fornì d'astri seguaci, ed il vaghissimo volto di Venere a seconda dei tempi e delle vicende fece che in vari aspetti ai cupid'occhi si mostrasse: felice! chè le opere ed i trovati mostrarono quanto in lui vi fosse di divino, le sole sventure quanto di mortale. Il Dizionario della Crusca è il solo da cui e precettori e discepoli trar possano norme e soccorsi, serbiamo con ogni cura intatta la fede e la dignità di questo libro reverendo; e non feriamone l'autorità coll'arme del ridicolo. Gli alti pensieri, lo stile acconcio e severo e le scelte ed accresciute parole costituiscono le qualità distintive delle prose dei buoni scrittori del seicento; per le quali la lingua italiana giunse in quel secolo ad un vigore e ad un nerbo, che fra le splendide pompe e le floride eleganze del secolo antecedente non aveva forse saputo acquistare. (p. 349) A niuno inferiore e superiore a molti è Francesco Redi, e sia che il proprio animo manifesti nella epistolare corrispondenza, sia che della inferma salute de' suoi ammalati discorra, sia ch'espenga le sue gravissime osservazioni alla istoria naturale pertinenti, sia che si applichi ad illustrare la patria favella ed a risolverne le più sottili questioni, dagli altri di lunga mano si distingue per la spontanea leggiadria con cui le scritture condisce senza renderle affettate o leziose, per le grazie ingenue e festive di cui le sparge, pel patrimonio prezioso di schiette e adequate parole di cui le arricchisce, esoprattutto per certi ritorcimenti e per certe giudiziose piegature con cui nuovi significati e vaghezza nuova alle voci radicali sa dare.  Girolamo Venanzio, Sulla eccellenza dei prosatori del secolo XVII, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo di Treviso, Tipografia Francesco Andreola, Treviso. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Venanzio” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VERA.  (Amelia). Essential Italian philosopher. Senatore del Regno d'Italia Legislature XIII. Filosofo. Grice: “One of my favourite unpublications is “Absolutes,” which took its inspiration from a little tract by Vera which was especially influential on Flaubert, “Il problema dell’assoluto.” Strawson remarked: “it was a boojum, you see!” -- Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì i suoi studi alla Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò subito un immenso talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di esposizione e genuino spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre in città importanti della Francia e della Svizzera. Il colpo di Stato di Napoleone III lo costrinse a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle sue idee eterodosse. Qui intraprese la stesura in francese dell’“Introduzione alla filosofia” di Hegel.  Tornò in Italia, riuscendo a diventare il più geniale e originale comunicatore della filosofia di Hegel, insegnando storia della filosofia dapprima all'Accademia di Milano, e poi, su invito di Francesco De Sanctis, a Napoli. Continuò a intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e con gli ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Divenne socio nazionale dell'Accademia dei Lincei.  Fu suo fedelissimo allievo Mariano.  Fu durante i suoi studi con Cousin a Parigi che Vera arrivò a conoscere la filosofia, risentendo fortemente dell'hegelismo allora in voga, di cui diventerà in Italia promotore indiscusso.  Si deve infatti a Vera il risveglio in Italia dell'interesse per la filosofia idealista ed hegeliana in particolare, anche se egli godette di maggior fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria rispetto a quello esercitato ad esempio dai lavori di Spaventa. A differenza di Spaventa, infatti, che reinterpretò la filosofia di Hegel in chiave critica, Vera si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina hegeliana.  Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel collegare ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione per il problema religioso. Vera interpreta l'idea logica hegeliana in senso trascendente, come il concetto di ‘dio,’ venendo per questo accostato in certa misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa apparire una forzatura.  Centrale è il primato dell'idea, che si articola nella storia come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre trascendere la natura. L'idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali, ma in maniera incosciente. Solo nell'essere umano – la persona -- essa giunge a pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il progresso delle entità collettive di personi che sussistono come una nazione.  «Finché una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa non si muove. Essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi. Essa prova sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa sfera, la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci spingono adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'idea o l'assoluto è il motore della nazione e dell'umanità, ovvero il principio determinante della storia” (“Introduzione alla filosofia della storia, Le Monnier, Firenze). La sua “Introduzione alla filosofia di Hegel” ha influenzato Flaubert nella stesura di Bouvard e Pécuchet.  In Italia invece è stato determinante per aver stimolato, insieme a Spaventa, la nascita dell'idealismo con Croce e Gentile.  La sua opera filosofica più famosa è “Il problema dell'Assoluto.” Si dedicò anche a tematiche giuridiche e politiche su Cavour con Libera Chiesa in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del processo di rinnovamento liberale in Italia alla mancanza, durante il suo Rinascimento, di una Riforma luterana come quella d'oltralpe.  Tesi in latino Platonis, Aristotelis et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio philosophica, Parigi 1845 Opere in francese Problème de la certitude, tesi presentata alla Faculté des Lettres, Parigi 1845 Introduction a la philosophie de Hegel, Parigi-Londra, L'hégélianisme et la philosophie, Parigi 1861 Mélanges philosophiques, Parigi Essais de philosophie hégélienne: La peine de mort. Amour et philosophie. Introduction à la philosophie de l'histoire, Parigi, Éd. Germer Baillière, coll. «Bibliothèque de philosophie contemporaine», 1864 Introduction a la philosophie de Hegel, Parigi 1864 Cavour et l'Église libre dans l'État libre, Napoli-Parigi. Traduzioni in francese Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Logique, Parigi, Hegel, Philosophie de la Nature, Parigi, Hegel, Philosophie de l'Esprit, Parigi 1869 David Friedrich Strauß, L'ancienne et la nouvelle foi, Napoli, Hegel, Philosophie de la religion, Parigi. Opere in italiano: Amore e filosofia: orazione inaugurale detta dal professore Augusto Vera nel solenne riaprimento dell'Accademia, Milano. La pena di morte, Parigi-Napoli, Prolusioni alla storia della filosofia e alla filosofia della storia, Parigi-Napoli, Ricerche sulla scienza speculativa e sperimentale a proposito delle dottrine del Calderwood e del prof. Ferrier, Parigi-Napoli 1864 Introduzione alla filosofia della storia: lezioni, Firenze 1869 Il Cavour e libera Chiesa in libero Stato, Napoli 1871 Problema dell'assoluto, Napoli 1872 Platone e l'immortalità dell'anima, Napoli.  Saggi filosofici, Napoli. Opere in inglese An inquiry into speculative and experimental science, with special reference to mr. Calderwood, Londra, Introduction to Speculative Logic and Philosophy, St Louis.  Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note  Delio Cantimori, Augusto Vera su Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani.  La Civiltà cattolica, Firenze, libraio Luigi Manuelli, 1881.  L'hegeliano tedesco Teodoro Sträter osservò in proposito che Augusto Vera «sembra la degna riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in Giuseppe Tortora, Le filosofie italiane dell'Ottocento, cap. 7 de "Le filosofie contemporanee", Università degli Studi Federico II di Napoli).  La rinascita hegeliana a Napoli, su eleaml.altervista.org.  Lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, cLe Monnier, Firenze, 1869.  Revue Flaubert, n° 7, 2007.  L'escatologia pitagorica nella tradizione occidentale, su ritosimbolico.net.  Girolamo Cotroneo, Filosofia e storiografia, pag. 409, Rubbettino Editore,  Karl Rosenkranz, Hegel's Naturphilosophie und die Bearbeitung derselben durch den italienischen Philosophen Augusto Vera, Berlino 1868 Raffaele Mariano, Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869 Giovanni Gentile, Augusto Vera e l'ortodossismo hegeliano, in Le origini della filosofia contemporanea in Italia,  Messina, Delio Cantimori, «VERA, Augusto», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, 1937 Armando Plebe, Spaventa e Vera, Torino, Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini, Gli hegeliani di Napoli. Augusto Vera e la corrente ortodossa, Milano, Feltrinelli, 1964 Teresa Cricelli, Augusto Vera e la filosofia hegeliana, IlTesto,   Augusto Vera, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vera, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Vera, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere diVera /Vera (altra versione), . Vera, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.  Vita e opere di Augusto Vera, su paolomalerba. Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze Le Monnier  in Google Libri

 

VERCELLONE. (Torino). Essentail Italian philosopher. Filosofo. La filosofia di Vercellone si svolge inizialmente intorno all’ermeneutica e il concetto di ‘classico’ – as in English ‘classy’, in Loeb’s classy library --. Anche il nichilismo. La sua “Introduzione al nichilismo” edito da Laterza, Roma-Bari.  Continuando a muoversi intorno al rapporto tra estetica ed ermeneutica, il suo percorso filosofico verte in seguito su ambiti decisivi:  il rapporto tra temporalità storica e coscienza estetica, la dispersione dell'estetico; il problema del ‘pulcer’ (‘il bello’) (“Oltre il bello” – Castiglioncello, Bologna, Il Mulino); e il concetto di ‘immagine’. Soprattutto quest'ultima linea occupa le sue ricerche orientate sull'idea di un “radicamento estetico”.  Vercellone è Professore a Torino e direttore del Centro Inter-Universitario Inter-Dipartimentale di Ricerca sulla Morfologia dell’Udine (dal È stato Presidente dell’Associazione Italiana degli Studiosi di Estetica) e Vice-Presidente della Società Italiana di Estetica. Collabora con La Stampa. Altre opere: “Identità dell' ‘antico’ – (drawing from the antique”) – il concetto di  ‘classico’” (Torino, Rosenberg & Sellier); “Apparenza e interpretazione” (Milano, Guerini e Associati);  “Pervasività dell’arte: Ermeneutica ed “estetizzazione” del mondo della vita” (Milano, Guerini e Associati); “Nature del tempo. Novalis e la forma poetica del romanticismo Tedesco” (Milano, Guerini e Associati); “Estetica dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino); “Storia dell’estetica moderna e contemporanea (Bologna, Il Mulino); “Morfologie del Moderno” (Genova, Il Melangolo); “Lineamenti di storia dell’estetica. La filosofia dell’arte da Kant al XXI secolo” (Bologna, Il Mulino); “Pensare per immagini. Tra scienza e arte” (Milano, Bruno Mondadori); “Le ragioni della forma, Milano-Udine, Mimesis); “Dopo la morte dell'arte, Bologna, Il Mulino); “Il futuro dell'immagine, Bologna, Il Mulino); “Simboli della fine, Bologna, Il Mulino .  Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Vercellone, Roma, Aracne. M. Perniola, Estetica italiana contemporanea, Bompiani 16;D’Angelo, L’estetica italiana del Novecento. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E. Franzini, Immagini del moderno, in A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore dVercellone, Roma, Aracne .  G. Vattimo, L'arte è morta, anzi no: è "dopo", Repubblica,A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico Vercellone.  M. Belpoliti, “Tra bello e brutto non c'è più differenza” La Stampa, R. Bodei, “Là dove rinasce il Bello” Il Sole 24 Ore, R. Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore, I. Mattazzi, Aprire lo sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale, Il Manifesto; M. Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in mezzo alle rovine, La Stampa, VERCELLONE Federico, Università degli Studi di Torino. Keywords: bello, estetico, immagine. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vercellone: l’estetico e il bello’ – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VERDIGLIONE. (Caulonia). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I like Verdiglione; my favourite: his “La congiura degli idioti” – I have used the Greek root which Boezio translated as ‘proprium’ twice in my seminar on implicature: the first to refer to ‘kick the bucket’ as a ‘recognised idiom’ – idioma in Latin and idIoma, with stress on the i, in the Grecian; but more importantly – since ‘recognised by who?’ – in the next session I referred to a conversationalist using a one-off signaling which I referred to as a ‘signalling idiolect.’ Yes, Speranza and I can be pretty idiosyncratic!” -- Vincitore di una borsa di studio nel Collegio Augustinianum, studia a Milano, dove si è laureato con una tesi sulla filosofia semiotica di Pirandello. Formatosi con Lacan, pubblica con le case editrici Marsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui collabora. Per quest'ultima dirige la collana "Bordi". Traduce la raccolta di testi Scilicet di Lacan per Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la sua casa editrice, Spirali, pubblica testi come la traduzione del Malleus Maleficarum, Il martello delle streghe, il manuale dell'Inquisizione per la caccia alle streghe, e in seguito, sempre per le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di Bruno, come “Le ombre delle idee” e “Cabala del cavallo pegaseo.” Traduce per Feltrinelli libri che in Francia animano il dibattito in ambito culturale, come il saggio di Luce Irigaray Speculum. L'altra donna edito da Feltrinelli nel 1977 nella traduzione di Luisa Muraro, il libro di Maud Mannoni Educazione impossibile. Introduce in Italia Kristeva; incontra anche Oury, fondatore assieme a Guattari della clinica La borde, di cui pubblica i libri Creazione e schizofrenia, Psicosi e logica istituzionale. “Il collettivo”, Babele e la Pentecoste. La Borde e la scrittura della psicosi, La psicosi e il tempo. Traduce sempre per Feltrinelli l'edizione del libro di Jean-Goux, Freud, Marx: economia e simbolico. Fonda il Movimento Freudiano e l'attività editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni. Con la casa editrice Spirali, Verdiglione pubblica autori come  Daniel, Lévy, Glucksmann, Halter, Arrabal, Grillet.  Esce in edicola il primo numero del mensile Spirali. Giornale di cultura, a cui segue l'edizione francese Spirales, Il Secondo Rinascimento. Verdiglione e il Collettivo “Semiotica e psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedi differenti, il Congresso internazionale "Sessualità e politica" seguito dai media italiani. Partecipano molte filosofi. Sempre con il Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza il congresso “La follia”, che si svolge in più sedi, tra cui il Palazzo dei Congressi e il Museo della scienza e della tecnica. Il congresso è seguito dalla stampa di vari paesi. Intanto, inventa la “cifre-matica,” la cosiddetta scienza della parola. Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse viene così definita la cifrematica: «dottrina della parabola intesa come ‘cifra’”.  Dottrina elaborata da Verdiglione e utilizzata all'interno di esperienze di conversazione, lettura, ecc. Secondo la cifrematica ogni parabola può essere analizzata secondo la sua logica idiomatica – cfr. Grice, “Idioma, not language” -- o la sua qualità cifratica, come ‘cifrema.’ C’e logica idiomatica della relazione, dello stigma, della funzione, della operazione, e della dimensione). C’e tre 'strutture' (struttura sintattica, struttua frastica e struttura pragmatica – o griceiana) secondo cui ogni expression – idioma --  può essere 'de-cifrata.’ E a Milano, su invito di Verdiglione Ionesco. Nel dicembre dello stesso anno, a un'assemblea di intellettuali e lettori, c’e un convegno organizzato da Verdiglione, portando la testimonianza della sua vita e della sua attività filosofica, documentata nel libro Una vita di poesia.  La sua Università internazionale del Secondo Rinascimento acquista dalla famiglia Borromeo la Villa di Senago e il parco, lasciati in uno stato di abbandono per oltre vent'anni. I nuovi proprietari decidono pertanto di avviare un primo importante restauro che mira alla salvaguardia stessa del bene. Il restauro si è protratto nel tempo, fedele a criteri conservativi, con la collaborazione di ingegneri, esperti, architetti, tecnici, storici e filologi che hanno lavorato, insieme, sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali ed Architettonici di Milano.  L'attività editoriale prosegue quanto già avviato e si indirizza soprattutto sulla dissidenza, in particolare romanzieri. Pubblica libri di  Bukovskij, Zinovev, Naghibin, Maksimov e molti altri. L'interesse per la dissidenza lo porta a pubblicare saggisti come Suvorov, gli ambasciatori russi in Italia Adamishin, Jurij, il teorico della perestrojka Jakovlev, e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione di destra Nemtsov. Oltre agli autori, pubblica dissidenti provenienti da tutto il pianeta. In questa direzione sono stati organizzati i convegni internazionali Festival della modernità che propongono, in ciascuna edizione, diverse tematiche (scrittura, libertà, politica...).  In questi anni prosegue il lungo processo di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago, restituendo all'edificio la sua originaria bellezza e trasformandolo in un Palazzo del turismo culturale e artistico, nella sede dell'Università internazionale del Secondo Rinascimento e della casa editrice Spirali. In questi anni, la Villa è sede di congressi, di corsi, di seminari, di riunioni di enti pubblici e privati, italiani e stranieri, di un museo permanente e di un museo per grandi mostre. Verdiglione ha totalizzato 10 anni e 6 mesi di carcere per reati vari.  È stato condannato a quattro anni e due mesi per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace. Dopo un patteggiamento è stato condannato a un anno e quattro mesi. Nel  è stato di nuovo condannato in primo grado a nove anni (e la moglie a sette) per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle banche e allo Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque anni. In tale occasione ha causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3 sono in capo a Intesa Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria. Truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace Verdiglione è al centro di una serie di vicende giudiziarie ("Affaire Verdiglione") relative all'attività sua, della sua "Fondazione" e dei suoi collaboratori. Viene condannato a quattro anni e due mesi di reclusione per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace, condanna che passa in giudicato. Intellettuali di vari paesi (tra cui Lévy, Ionesco, Arrabal, Halter, Benamou, Henric, Bukovskij, Safouan, Xenakis, Zinovev, Mathé, Lanzmann), acquistano una pagina del quotidiano francese Le Monde in cui pubblicano e sottoscrivono un appello rivolto al Presidente della Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col quale denunciano un presunto clima di "caccia alle streghe". Il caso Verdiglione secondo i firmatari mette in discussione le nozioni di diritto, giustizia e libertà di parola in Italia. Daniel, direttore del Nouvel Observateur, pubblica su la Repubblica una lettera, intitolata "Difendo Verdiglione", rivolta al direttore del quotidiano. Il Partito Radicale organizza un incontro internazionale in piazza Montecitorio sul Verdiglione, a cui partecipano anche importanti esponenti del "Comitato Internazionale per Verdiglione", promosso da Moravia, Ionesco, Lévinas, Arrabal, Bukovskij, Lévy, Halter. La Repubblica scrive che "dopo quello di Tortora ci sarà la sponsorizzazione da parte del PR del caso giudiziario di Verdiglione.”.  Il programma satirico Drive In lo fa conoscere anche al grande pubblico, attraverso la parodia del "Dottor Vermilione, psicanalista santone" impersonato da Greggio. Il caso Verdiglione è anche citato in relazione al disegno di legge per l'abolizione del reato di circonvenzione d'incapace (articolo 643 del codice penale). Dopo la condanna in Cassazione, la vicenda giudiziaria si conclude con il rinvio a giudizio per i capi di imputazione stralciati in occasione del primo procedimento giudiziario e con il definitivo patteggiamento a una pena di un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre 3 miliardi di lire a ex allievi. Nel giugno  si concludono le indagini della Guardia di Finanza coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano: Verdiglione viene indagato per evasione fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e appropriazione indebita. A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di Milano, due dimore storiche riconducibili al professore (tra cui la sopracitata Villa San Carlo Borromeo di Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto sequestro preventivo, pur mantenendone la disponibilità. A meno di tre settimane di distanza il Tribunale del Riesame di Milano annulla i decreti di sequestro concessi dal GIP Cristina Mannocci al PM Bruna Albertini, e restituisce gli immobili alle proprietà, in quanto non sussiste l'accusa di evasione fiscale. Si tratterebbe invece di neutralità fiscale, in quanto l'IVA dovuta sarebbe sempre stata pari a zero (in base alle conclusioni del giudice, sarebbero state emesse fatturazioni fittiziema regolarmente pagatetra società facenti capo a Verdiglione, allo scopo di ottenere crediti presso gli istituti finanziari, potendo esibire bilanci dai quali risultano entrate ingenti, in realtà fasulle).  La giudice Laura Marchiondelli rinvia a giudizio Armando Verdiglione per associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e truffa allo Stato. Nel dicembre  viene condannato a nove anni per i reati di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, truffa alle banche e truffa allo Stato. Nel medesimo processo vengono emesse condanne anche a carico della moglie Cristina Frua De Angeli e di due sue società, intanto fallite. Viene altresì disposta la confisca, fino ad un valore equivalente rispettivamente di 100 milioni e 10 milioni di euro, di beni come la storica dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari di parco[39].  Nel maggio , la sentenza di secondo grado conferma la prima, nonostante che Procuratore generale, nella sua requisitoria, abbia chiesto "l'annullamento della sentenza di primo grado per assoluta indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle accuse".  Nel  la condanna a cinque anni di reclusione diventa esecutiva. Controversie sul pensiero di Verdiglione e sulla cifrematica Negli anni ottanta, nel pieno delle inchieste giudiziarie, l'associazione da lui fondata viene definita setta[41] dallo psicoterapeuta infantile Claudio Foti. Analoga affermazione fu fatta nel 2006 da Patrizia Calefato, professoressa associata di sociolinguistica, che così si espresse in un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro con Verdiglione organizzato a Bari da Ponzio, Professore di filosofia del linguaggio, intitolato "La cifra del Levante". Musatti, considerato il fondatore della psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per Verdiglione che etichettò come "“il magliaro di Caulonia” e come "cialtrone". Verdiglione ha ospitato come relatori, nell'ambito di alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo, autori come Duesberg (virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e Rasnick (biologo statunitense) che negano l'esistenza dell'AIDS, sostenendo che gli ammalati di tale morbo morissero in realtà sia a causa dell'assunzione di droghe sintetiche fortemente immune-soppressive sia a causa delle cure che erano loro imposte nella prima fase sperimentale, dove si ricorreva all'utilizzo di farmaci come l'AZT, originariamente sintetizzato a scopo antineoplastico e poi abbandonato per l'elevata tossicità. Opere: “Il carcere. La questione della parola, Associazione Amici di Spirali,  Ur-kommunismus. La paura della parola, Associazione Amici di Spirali,  La grammatica dello spirito. L'androgino trinitario e la bilancia dell'orrore, Associazione Amici di Spirali,  I padroni del nulla, Associazione Amici di Spirali,  L'Operazione guru, Associazione Amici di Spirali,  La rivoluzione dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali,  Il bilancio di guerra, Associazione Amici di Spirali,  In nome del nulla. L'accusa di blasfemia, Associazione Amici di Spirali,  Il bilancio intellettuale dell'impresa, Associazione Amici di Spirali,  Parola mia, Spirali,  La realtà intellettuale, Spirali,  L'Affaire fiscale ovvero il dispensario del tempo, Spirali,  Scrittori, artisti, Spirali, La libertà della parola, Spirali, La politica e la sua lingua, Spirali, La nostra salute, Spirali, Il capitale della vita, Spirali,  Master dell'art ambassador, Spirali, Master del brainworker, Spirali, Master del cifrematico, Spirali,  L'interlocutore, Spirali, Il Manifesto di cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, Artisti, Spirali, Il brainworking. La direzione intellettuale. La formazione dell'imprenditore. La ristrutturazione delle aziende, Spirali, Edipo e Cristo. La nostra saga, Spirali, La famiglia, l'impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, Spirali, Venere e Maria. La fiaba originaria, Spirali,Machiavelli, Spirali/Vel, Vinci, Spirali/Vel, La congiura degli idioti, -- cfr. Grice, “L’idioma dell’idiota” -- Spirali/Vel, L'albero di San Vittore, Spirali, Lettera all'eccellentissima corte di appello, Spirali, Quale accusa?, Spirali, Processo alla parola, Spirali, Il giardino dell'automa, Spirali, Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli Spirali,  Dio, Spirali, La peste, Spirali, La psicanalisi questa mia avventura, Marsilio, Spirali, La dissidenza freudiana, Feltrinelli, Spirali. Élisabeth Roudinesco, Histoire de la psychanalyse en France,  2, Paris: Le Seuil (réédition Fayard )  dal sito web italiano per la filosofia.  in . ildomenicale arretrati n. 28 % 20- %% 20luglio%07. pdf intervista a Verdiglione per il Domenicale // miei libri/ Scienze umane Sociologia e comunicazione Sollers-scrittore La-dissidenza-della-scrittura_3644.html[collegamento interrotto]  Jacques Lacan e altri, Scilicet : rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di Armando Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan, trad. it. di A. Verdiglione, Il seminario XXII. R.S.I. in «Ornicar?», nn. 2-5, Venezia. Heinrich Institor (Krämer), Jakob Sprenger, Armando Verdiglione, Il martello delle streghe. La sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori, Spirali, Milano, Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle idee, Spirali, Milano, 1988[collegamento interrotto]  Giordano Bruno, Carlo Sini, Cabala del cavallo pegaseo, Spirali, Milano, Maud Mannoni, Educazione impossibile, Feltrinelli, Milano, 1974  Spirali pubblicherà le opere La rivoluzione del linguaggio poetico. L'avanguardia nell'ultimo scorcio del XIX secolo: Lautrémont e Mallarmé e Poteri dell'orrore. Saggio sull'abiezione  Félix Guattari //spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento interrotto]  Jean-Joseph Goux, Freud, Marx : economia e simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione, Milano, Feltrinelli, atti del Convegno Sessualità e politica edito da Feltrinelli[collegamento interrotto]  " 2000 partecipanti al Congresso di Psicanalisi con tema "Sessualità e Politica", svoltosi a Milano"  Gilles Anquetil, "A Milan, le sage congrès de la folie", Les Nouvelles Littéraires, Roger Dadoun, "A Milan F comme Folie", La Quinzaine littéraire,  Christian Descamps, "A Milan au congrès de psychanalyse on a débattu (vivement) de “Sexe et politique”", La Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave problemi”, dicembre 1976  Robert Maggiori, "La 'Jet Society' psychanalytique reunie a Milan", Liberation,  Italianistica  »  » Cifrematica: di che cosa parliamo?  Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse, Rizzoli, Milano,  Luigi Mascheroni, il Giornale, Nicola Borzi, Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione, in Il Sole 24 ore, Verdiglione affidato al servizi sociali, la Repubblica, in Archiviola Repubblica.  "Pour Armando Verdiglione", Le Monde, "Difendo Verdiglione", di Jean Daniel, direttore di Le Nouvel Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso verdiglione: martedi' 8 agosto, all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a partire dalle ore 11.45, incontro internazionale sul tema: "il caso verdiglione". marco pann..., su radioradicale. I radicali bocciano pannella, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. 27 maggio . //legislature.camera/_dati/leg10/lavori/stampati Milano, 18 rinvii a giudizio per la vicenda verdiglione, Repubblica » Ricerca, non profit, veridglione fa lo sponsor e le associazione danno forfeit, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. Gianfrancesco Turano, Verdiglione spa, in Corriere Economia, Verdiglione, ovvero come sposare lo sponsor e viver felici  Corriere della Sera, su milano.corriere.  Archivio Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere. Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere.  Frode fiscale, 9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in Corriere della Sera. Lo psicanalista Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al ritorno in carcere, su milano.corriere.  sito dell'associazione diretta da Claudio Foti, 'Verdiglione fuori dall'Ateneo'la Repubblica, in Archiviola Repubblica. Il chiaccierato Verdiglione, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. cesare musattiAnalisi laica, su Analisi laica. Italian guru, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. T. Szaz, La battaglia della salute , Spirali. «L'Aids non è contagioso in nessun modo, non si trasmette né attraverso rapporti eterosessuali né attraverso rapporti omosessuali e neanche senza rapporti, non si trasmette in nessun modo; l'Hiv è un retrovirus che, secondo Dusberg, è innocuo." "Muoiono per via della cura. È la cura, che li ammazza."».  Dizionario di cifrematica, su dizionario di cifrematica. Sito ufficiale, su armandoverdiglione.com. TgCom: Recenti Vicende, su tgcom.mediaset. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verdiglione e l’idioma dell’idiota” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VERNIA. (Chieti). Grice: “I love Vernia, but then any Englishman would, especially when learning that Saint Thomas (Aquino) made such a fuss about him!” -- Essential Italian philosopher. Filosofo. Allievo a Padova di Pergola e Thiene e successore di quest'ultimo, ebbe come collega Pomponazzi e tra i suoi allievi Nifo e Pico. Seguace dell'ermetismo allora imperante a Padova, curò un'edizione di Aristotele. Vernia sostenne l'unità dell'intelletto -- dottrina poi abbandonata a causa di una condanna inflittagli dal vescovo di Padova), l'autonomia della fisica rispetto alla meta-fisica, e la superiorità della scienza della natura sulle scienze dell'uomo.  Opere: “Contra perversam Averrois opinionem de unitate intellectus et de animae felicitate”; “De unitate intellectus et de animae felicitate”; “Expositio in Posteriorum capitulum secundum in fine”; “Expositio in Posteriorum librum priorem”; “Quaestio de gravibus et levibus”; “Quaestio de rationibus seminalibus”; “Quaestio de unitate intellectus”; “Quaestio in De anima  Ennio De Bellis, L’aristotelismo Firenze, Leo S. Olschki editore, TreccaniEnciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nicoletto  Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vernia: viva Aristotele!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VERONELLI. (Milano). Essential Italian philosopher. Filosofo. Veronelli viene ricordato come una delle figure centrali nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio eno-gastronomico. Antesignano di espressioni e punti di vista che poi sono entrati nell'uso comune e protagonista di caparbie battaglie per la preservazione delle diversità nel campo della produzione agricola e alimentare, attraverso la creazione delle “denominazioni comunali,” le battaglie a fianco delle amministrazioni locali, l'appoggio ai produttori al dettaglio. Veronelli assieme ad alcuni sommelier F.I.S.A.R. Era originario del quartiere Isola di Milano. Dopo il R. Ginnasio Parini, compie studi di filosofia a Milano, diventando assistente di Bariè. Si professa per tutta la vita di fede anarchica, rifacendosi anche alle ultime lezioni tenute da Croce a Milano. Inizia l'esperienza di editore, pubblicando tre riviste:  I problemi del socialismo Il pensiero Il gastronomo. Pubblica La questione sociale di Proudhon e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade; per quest'ultima viene condannato, insieme a Manfredi (autore dei disegni, poi assolto), a tre mesi di reclusione per il reato di pornografia (l'opera di De Sade sarà poi messa al rogo nel cortile della procura di Varese). Negli anni ottanta subisce anche una condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi alla rivolta, con l'occupazione della stazione di Asti e dell'autostrada, per protestare contro l'indifferenza della politica per i problemi dei contadini e dei piccoli produttori. Diventa collaboratore de Il Giorno.  L'attività giornalistica lo impegnerà, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio, ricchi di neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo eno-gastronomico e no. Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno: Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca, Amica, Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama; in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di Scala e di Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale nell'Italia dei Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viti-coltura italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno scosso quel mondo.  L'opera La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acquaviti e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti, Il vino giusto, e la collana Guide Veronelli all'Italia piacevole. Fondamentale anche la collaborazione con Carnacina, maître e gastronomo celeberrimo e Guazzoni maître e sommelier. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina.  Fonda la seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico italiano e contribuire ad accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine . Collabora con Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico, politico e gastronomico.  L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di Carta con Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro la globalizzazione. Isieme ad alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di Verona e il Leoncavallo di Milano, al movimento Terra e libertà/Critical wine. Sempre di questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali, una salvaguardia dell'origine di un prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per l'olio extra vergine d'oliva, contro le prepotenze e il monopolio delle multinazionali e le ingiustizie della legislazione per i piccoli olive-coltori. Di idee anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche, pubblicando anche articoli su A/Rivista Anarchica e saggi. Le pubblicazioni hanno subito il segno dei suoi interessi libertari, libertini, enogastronomici: Racconti, novelle e novelline di de Sade (che gli procurerà una denuncia e la condanna al rogo dei libri, tra gli ultimi roghi di libri avvenuti in Italia), le poesie di Pagliarani, la rivista Il gastronomo e quella di filosofia Il pensiero, poi interessante per qualche anno fu l'editore della rivista Problemi del socialismo, diretta da Basso. In seguito mise un po' in disparte le questionifilosofiche per concentrarsi su quelle più propriamente eno-gastronomiche e agricole. In A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli l'"anarchenologo" ritenendo che l'attività di Veronelli vada inquadrata in un ambito libertario e contro l'attività delle multinazionali agricole.  Gli anarchici della Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più propriamente politico di Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato "Veronelli politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro di Mura, giornalista di La Repubblica, Ferrari della Federazione Anarchica Reggiana (promotrice dell'evento biennale, ideato nella sua prima edizione insieme allo stesso Veronelli, Le cucine del popolo) e Tibaldi. Dagli anarchici Veronelli è sempre stato considerato un "compagno"; Umanità Nova, giornale anarchico, in occasione dell'anniversario della sua morte, scrive:  “Come Fabrizio De Ferré, Brassens anche Veronelli e un libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta contro le armate schiaviste delle multinazionali. (Pagliaro, Umanità Nova, LMilano gli attribuisce l'Ambrogino d'oro.  Rassegna stampa. Articolo di Veronelli pubblicato su A-Rivista, Lettera i giovani estremi  Ha scritto un testo su Proudhon: La questione sociale -- Veronelli politico  «L'ultimo dei vini artigianali sarà sempre migliore del primo dei vini industriali, perché avrà un'anima» (Veronelli in Il canto della Terra).  Il nostro anarchenologo  Un incontro inatteso  Cellula Veronelli. eronelli politico. Circolo Cucine del Popolo, l'addio a Luigi Veronelli Archiviato il 16 giugno  in .  Bosana Salsa suprema. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi Speranza, “Grice e Veronelli: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Liguria.

                                                                         

VERRECCHIA (Vallerotonda). Essential Italian philosopher. Filosofo. Si trasferì a Torino, dove studiò, laureandosi in filosofia. Trascorse un certo periodo nel parco nazionale del Gran Paradiso, considerato come il più formativo della sua vita. Lì poté contemplare in modo disinteressato i fenomeni della natura. “Ho fatto tre università -- era solito dire -: quella vera e propria, che non mi ha dato nulla o quasi; la collaborazione alle pagine dei quotidiani come elzevirista, che mi ha costretto a leggere libri che altrimenti non avrei mai letto; e infine l'università più utile in assoluto, vale a dire il soggiorno nel Gran Paradiso a contatto con la natura". Frutto di quel soggiorno è il saggio che contiene la sua filosofia, potentemente aforistica. I manoscritti riaffiorati molto più tardi spiegano la tardività della sua pubblicazione, avvenuta presso Fògolasi tratta del Diario del Gran Paradiso. Verrecchia visse poi in Germania (soprattutto a Berlino) e fu per lunghi anni addetto culturale all'Ambasciata d'Italia a Vienna; collaborò alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui Il Resto del Carlino, La Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua padronanza del tedesco, collaborò stranieri (Die Presse, Die Welt). Non parlava volentieri della sua vita privata perché, diceva,"di un filosofo ciò che interessa sono gli teorie e non le vicissitudini personali". Traduttore di Lichtenberg, appassionato studioso di Bruno e Nietzsche, nel suo orizzonte culturale, però, la figura che risalta di più è senz'altro quella di Schopenhauer, da lui considerato a tutti gli effetti un maestro da tradurre e continuare.  Elementi caratteristici dei suoi scritti sono l'irriducibile vena polemica e una sacra bilis, ma la sua prosa spicca anche per chiarezza ed energia. La sua prosa insieme a quella di Guido Ceronetti, Manlio Sgalambro e Sossio Giamettaè stata giudicata "la migliore prosa filosofica".  Opere: “L'eretico dello spirito” (Firenze: La Nuova Italia, Torino, Fogola); “La catastrofe di Nietzsche a Torino” (Torino: Einaudi), “La tragedia di Nietzsche a Torino: la catastrofe del filosofo che sognava un superuomo al di là del bene e del male (Milano: Bompiani). Incontri viennesi (Genova: Marietti, Torino: UTET), “Cieli d'Italia (Milano: Spirali/Vel), “Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola, e ristampa), “Bruno: la falena dello spirito” (Roma: Donzelli); Rapsodia viennese: luoghi e personaggi celebri della capitale danubiana (Roma: Donzelli), Schopenhauer e la Vispa Teresa: l'Italia, le donne, le avventure (Roma: Donzelli), Vagabondaggi culturali (Torino: Fogola); “La stufa dell'Anticristo: altri vagabondaggi culturali (Torino: Fogola, ).  Batracomachia di Bayeruth. Nietzschiani contro wagneriani; Padova: il prato, Lettere Mercuriali (Torino: Fògola, ). “Il cantore filosofo” (Firenze: Clinamen); Il mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche” Firenze: Clinamen. Saggi introduttivi, traduzioni e cure Viaggio in Italia  di Mommsen (Torino: Fogola). Libretto di consolazione (Milano: Rizzoli.  Le civiltà pre-colombiane (Milano: Bompiani,). Colloqui (Milano: Rizzoli), poi: “Il filosofo che ride” (Milano: Rizzoli), “Metafisica dell'amore sessuale: l'amore inganno della natura” (Milano: Rizzoli,  Sulla filosofia da Arthur Schopenhauer (Milano: TEA); “Aforismi per una vita saggia” (Milano: Fabbri, poi: Milano: Rizzoli); “O si pensa o si crede: sulla religione (Milano: Rizzoli); Lo scandaglio dell'anima” (Milano: Rizzoli); “Breviario spiritual” (Torino: UTET, Articoli A Bogotà c'è un erede di Montaigne. Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un rospo per finire al rogo. Tuttolibri de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni in giallo. Tuttolibri de La Stampa, Risvolto di copertina della Rapsodia viennese.  Verrecchia, su digilander.libero. 28 gennaio .  Marco Lanterna, Verrecchia, venerando e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, critica Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, . Ugo Dotti, I vagabondaggi culturali di Verrecchia, in rivista  (The New York Review of Books). Le case illustri, di Lisa Elena su archivio.lastampa. 2 settembre . Addio al filosofo Anacleto Verrecchia, di Luigia Sorrentino, su poesia.blog.rainews. L'Anticristo goloso, di M.Rota, su piemontemese. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verrecchia: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VIANO. (Aosta). Esential Italian philosopher. Filosofo. Laureatosi in Filosofia a Torino con Abbagnano, ha insegnato a Milano e Cagliari. Ha fatto infine ritorno, in qualità di ordinario fuori ruolo di Storia della filosofia, all'ateneo torinese. Ha fatto parte del Comitato Nazionale per la Bio-Etica, ed è stato membro del direttivo della Rivista di filosofia e socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di Torino.  Izgu insignito del premio Feltrinelli per la Storia dela Filosofia. Di formazione illuminista, Viano si è occupato di storia della filosofia antica. -- è autore di importanti studi su Aristotele (“La logica di Aristotele”, Torino, Ed. Taylor) e l’empirismo (“Dal razionalismo all'Illuminismo” (Einaudi, Torino); “Il pensiero politico” (Laterza, Roma/Bari). Nel campo dell'etica, oltre a studi storici (“L'etica” – Mondatori, Milano, “Teorie etiche”, Bollati Boringhieri, Torino), si è dedicato a promuovere la costruzione di una bio-etica e a denunciare la timidezza dei laici di fronte alle ingerenze del cristianesimo.  Da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza di Roma/Bari, gli fu affidata, la direzione di una “Storia della filosofia.” Altre opere: “La selva delle somiglianze: il filosofo e il medico” (Torino, Einaudi); “Va' pensiero: il carattere della filosofia italiana” (Torino, Einaud); “Filosofia italiana nel dopoguerra” (Bologna, Il Mulino); “Etica pubblica” (Roma/Bari, Laterza); “Le città filosofiche: per una geografia della cultura filosofica italiana” (Bologna, Il Mulino); “Le imposture degli antichi e i miracoli dei moderni” (Torino, Einaudi); “Laici in ginocchio” (Roma/Bari, Laterza); “Stagioni filosofiche: la filosofia del Novecento fra Torino e l'Italia” (Bologna, Il Mulino); “La scintilla di Caino: storia della coscienza e dei suoi usi” (Torino, Bollati Boringhieri). Profilo biografico sull’Accademia Delle Scienze. Maurizio Mori, Torino ricorda Viano, su Torino. Cerimonia nell'Accademia Nazionale dei Lincei, su Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani Enciclopedie,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Goodreads.  Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale.  Biografia e testi sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche Rassegna stampa sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione di "Le città filosofiche" su Recensioni Filosofiche. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Viano: il neo-tradizionalismo” – “Viano e la filosofia romana” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VIAZZI. (Gavi). Essential Italian philosopher. Deputato del Regno d'Italia Legislature Gruppo parlamentare PRI Collegio Grosseto Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Repubblicano Italiano Titolo di studio laurea Professione avvocato, docente. Filosofo. Apprezzato teorico e studioso di filosofia, fu eletto per i repubblicani alla Camera dei deputati per il collegio di Grosseto, subentrando ad Ettore Socci e battendo il candidato dei radicali Angelo Banti. Viazzi rimase in Parlamento per due legislature e fu succeduto dal socialista Giovanni Merloni. Pio Viazzi, su storia.camera, Camera dei deputati. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Viazzi” – “Il Vico di Grice e il Vico di Viazzi” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VICO. (Napoli). “Si potrebbe presentare la storia ulteriore del pensiero come un ricorso delle idee del Vico” (Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico, Laterza, Bari) Giambattista Vico, filosofo. Molte delle notizie riguardanti la vita di Vico sono tratte dalla sua Autobiografia, scritta sul modello letterario delle Confessioni di di Agostino. Dall’autobiografia Vico cancella ogni riferimento ai suoi interessi giovanili per le dottrine atomistiche e per il pensiero cartesiano, che avevano cominciato a diffondersi a Napoli, ma vennero subito repressi dalla censura delle autorità civili e religiose, che le consideravano moralmente perniciose e contrari all'Indice dei libri proibiti. Nato a Napoli da una famiglia di modesta estrazione sociale – il padre, Antonio Vico, era un povero libraio, mentre la madre, Candida Masulla, era figlia di un lavorante di carrozze – Vico fu un bambino molto vivace, ma, a causa di una caduta si procurò una frattura al cranio che gli impedì di frequentare la scuola per tre anni e che, pur non alterando le sue capacità mentali, quantunque “il cerusico ne fe' tal presagio: che egli o ne morrebbe o arebbe sopravvissuto stolido,” contribuì a sviluppare “una natura malinconica ed acre.” Ammesso agli studi di grammatica presso il Collegio Massimo dei Gesuiti, li abbandonò intorno per dedicarsi al privato approfondimento dei testi di Paolo Veneto, il quale, tuttavia, rivelandosi superiore alle sue capacità, provoca l'allontanamento dall'attività intellettuale per un anno e mezzo.  Ripresa la via degli studi, Vico si recò nuovamente dai gesuiti per seguire le lezioni di Ricci, ma, rimasto ancora una volta insoddisfatto, si appartò nuovamente a vita privata per affrontare la metafisica. Successivamente, per secondare il desiderio paterno, Vico fu “applicato agli studi legali.” Frequentò per circa due mesi le lezioni private di Verde, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, senza tuttavia seguirne i corsi, e si cimentò, come di consueto, in privati studi di diritto. Conseguita la laurea in a Salerno, si appassionò subito ai problemi filosofici,, segno “di tutto lo studio che aveva egli da porre all'indagamento de' princìpi del diritto universal.” Lapide nella casa natale di via San Biagio dei Librai che recita, “in questa cameretta nacque il XXIII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico. Qui dimorò fino ai diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre libraio usò passare le notti nello studio. Vigilia giovanile della sua opera sublime. La città di Napoli pose.” Il periodo di tempo intercorrente fu denominato dell' “autoperfezionamento.” Difatti, nonostante l'Autobiografia riporti indietro la data d'inizio del suo magistero, svolse attività di precettore dei figli del marchese Domenico Rocca presso il castello di Vatolla nel Cilento e colà, usufruendo della grande biblioteca padronale, ebbe modo di studiare il platonismo italiano (Ficino e Pico). Approfondisce gli studi aristotelici, nonostante la dichiarata avversione per Aristotele e la Scolastica. Legge le opere di Botero e di Bodin, scoprendo al contempo Tacito (che diverrà un maestro cui s'ispirerà la sua filosofia) e la sua “mente metafisica incomparabile con cui contempla l'uomo qual è.” Affronta per un breve periodo studi di geometria e pubblica la canzone “Affetti di un disperato,” d'ispirazione lucreziana. Erma del Vico Ritornato a Napoli nell'autunno del 1695, all'età di ventisette anni, affetto dalla tisi, rientra nella misera dimora paterna. A causa delle grosse difficoltà economiche, Vico è costretto a tenere ripetizioni di retorica e grammatica. Durante l'anno 1696 pubblica un discorso proemiale a una crestomazia poetica dedicata alla partenza di Francisco de Benavides, viceré spagnolo e conte di Santo Stefano. Nel 1697 compone un'orazione funebre in memoria di Catalina de Aragón y Cardona, madre del nuovo viceré, e nel dicembre del medesimo anno, tenta vanamente di ottenere un posto di lavoro come segretario al Municipio di Napoli. Nel gennaio 1699 vince, con striminzita maggioranza, il concorso per la cattedra di eloquenza e retorica presso l'Università di Napoli, da cui non riuscì, con suo grande rammarico, a passare a una di diritto. Nel corso del 1699 è aggregato all'Accademia Palatina fondata dal viceré Luis Francisco de la Cerda y Aragón, duca di Medinaceli. Anche dopo la nomina accademica per il mantenimento del padre e dei fratelli, totalmente dipendenti da lui, deve aprire uno studio privato dove dà lezioni di retorica e di grammatica elementare, e impegnarsi a lavorare su commissione alla stesura di poesie, epigrafi, orazioni funebri, panegirici, ecc.  Nel 1699 può finalmente prendere in affitto in vicolo dei Giganti una casa di «tre camere, sala, cucina, loggia e altre comodità, come rimessa e cantina» e prendere in moglie la giovane donna, Teresa Caterina Destito dalla quale ebbe otto figli. Da quel momento non avrà più la tranquillità necessaria per condurre gli studi, ma proseguirà ugualmente le sue meditazioni «tra lo strepitio de' suoi figlioli». A questo periodo risale, inoltre, la conoscenza col filosofo Paolo Mattia Doria e l'incontro con il pensiero del Bacone. Nel 1703 il governo partenopeo commissiona al Vico la scrittura del Principum neapolitanorum coniuratio e, nel 1709, in una cena a casa del Doria, espone le sue idee sulla filosofia della natura che lo condurranno, fra il novembre e il dicembre del medesimo anno, alla composizione del perduto Liber physicus. Fra il 1699 e il 1706 pronunzia in latino le sei Orazioni inaugurali, ossia le prolusioni all'anno accademico (che al tempo iniziava il 18 ottobre), e, durante il 1708, se ne aggiunge una settima, più ampia e importante, recante il titolo di De nostri temporis studiorum ratione, la quale si concentra molto sul metodo degli studi giuridici, poiché «il Vico sempre aveva la mira a farsi merito con l'università nella giurisprudenza per altra via che di leggerla ai giovinetti». Nel De ratione, inoltre, è contenuta la critica al razionalismo cartesiano e l'elogio dell'eloquenza, della retorica, della fantasia, nonché dell'«ingegno» produttore di metafore.  Fra il 1708 e il 1709, l'insieme delle prolusioni universitarie sono rielaborate per essere raccolte in un unico volume mai pubblicato, dal titolo di De studiorum finibus naturae humanae convenientibus. È aggregato, dal 1710, all'Accademia dell'Arcadia e, nel novembre, pubblica il primo libro dell'opera dedicata al Doria, De antiquissima italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda, recante il sottotitolo Liber primus sive metaphysicus. Accanto al Liber metaphysicus l'opera vichiana avrebbe dovuto comprendere anche il perduto Liber physicus e un mai composto Liber moralis. Un anonimo recensisce l'opera nel Giornale de' letterati d'Italia del 1711, cui seguirà la Risposta del Vico, accompagnata dal «ristretto» (un riassunto) del Liber metaphysicus.  Nell'agosto 1712, a seguito di nuove obiezioni prodotte dall'anonimo recensore, Vico replica con una Seconda risposta. Nel 1713 pubblica un trattatello perduto sulle febbri ispirato alle bozze del Liber physicus, recante il titolo di De aequilibrio corporis animantis, e, inoltre, si dedica alla stesura del De rebus gestis Antonii Caraphaei, una biografia del maresciallo Antonio Carafa, che vedrà la luce nel marzo 1716. Durante i lavori dell'opera biografica del maresciallo Carafa, Vico si dedica alla rilettura del suo quarto «auttore», l'olandese Ugo Grozio, cui dedicherà, nel 1716, un perduto commento al De iure belli ac pacis. La produzione filosofica della maturità: dal Diritto universale alla Scienza nuova  Scienza nuova seconda, 1942 L'incontro di Vico con la filosofia di «Ugon capo» ebbe un'importanza decisiva per il suo sviluppo intellettuale, poiché da quel momento il suo interesse sarà completamente assorbito dai problemi giuridici e storici. L'idea dell'esistenza di un'umanità ferina e primitiva, dominata solamente dal senso e dalla fantasia, ed entro cui si producono gli «ordini civili» divenne centrale in tutto il pensiero vichiano. Nel luglio 1720 vide la luce un'opera di filosofia del diritto, intitolata De uno universi iuris principio et fine uno, seguita, nel 1721, dallo scritto De constantia iurisprudentis, diviso in due parti (De constantia philosophiae e De constantia philologiae), e che, nonostante il titolo si riferisca alla tematica giuridica, è meno incentrato sull'argomento rispetto al De uno. Benché le due opere del 1720 e del 1721 si differenzino, segno di un rapido sviluppo del pensiero vichiano, è d'uso considerarli, come invero fece anche il Vico, insieme alle Notae aggiunte nel 1722 e le Sinopsi premesse al testo, sotto l'unico titolo di Diritto universale. Il 24 marzo 1723 Vico s'iscrisse al concorso per ottenere la cattedra «matutina» di diritto civile presso l'Università di Napoli e il successivo 24 aprile commentò un passo delle Quaestiones di Papiniano davanti a un collegio di giudici, ma, con suo grande scorno, il posto fu assegnato a un tal Domenico Gentile. Dopo la fama ottenuta dalla pubblicazione della Scienza Nuova, nel 1735 ottenne dal re Carlo III di Borbone, la carica di storiografo regio.[18]. Tanto nuova era la sua dottrina che la cultura del tempo non poté apprezzarla: così che Vico rimase appartato e quasi del tutto sconosciuto negli ambienti intellettuali, dovendosi accontentare di una cattedra di secondaria importanza all'Università napoletana che lo manteneva inoltre in tali ristrettezze economiche che per pubblicare il suo capolavoro, la Scienza Nuova, dovette toglierne alcune parti in modo che risultasse meno costoso per la stampa. Alle difficoltà economiche vissute per la pubblicazione dell'opera sua, che inficiarono la notorietà del Vico nel seno dell'Accademia partenopea, s'accompagna una prosa involuta, pertanto di difficile penetrazione. Prima della Scienza Nuova Vico aveva scritto la prolusione inaugurale De nostri temporis studiorum ratione (1708), il De antiquissima Italorum sapientia, ex linguae latinae originibus eruenda ("L'antichissima sapienza delle popolazioni italiche, da rintracciare nelle origini della lingua latina") a cui si devono aggiungere le due Risposte al "Giornale dei letterati di Venezia" che aveva criticato il suo pensiero, il De uno universi iuris principio et fine uno (1720) e il De costantia iurisprudentis (1721). Nello stesso anno della pubblicazione della Scienza Nuova[21] Vico, afflitto da difficoltà e disgrazie familiari, incominciò a scrivere la sua Autobiografia pubblicata a Venezia tra il 1728 e il 1729. Vengono pubblicati i Principj di una Scienza Nuova intorno alla natura delle nazioni, più conosciuta con il titolo abbreviato di Scienza Nuova. Alla "Scienza Nuova" Vico lavorò per tutto il corso della sua vita, con un'edizione integralmente riscritta nel 1730 anche a seguito delle critiche ricevute (cui aveva risposto nelle Vici Vindiciae del 1729) e, infine, rivista completamente, senza grandi modifiche, per la terza edizione del 1744, pubblicata pochi mesi dopo la sua morte da suo figlio Gennaro che lo aveva sostituito nell'insegnamento accademico. La morte «[incominciarono a crescere] quei malori che fin dai suoi più floridi anni l’avevano debilitato. Cominciò adunque ad essere indebolito in tutto il sistema nervoso in guisa che a stento poteva camminare e, quel che più lo affligea, era di vedersi ogni giorno infiacchire la reminiscenza....Il fiaccato corpo del saggio vecchio andò in seguito ogni giorno più a debilitarsi in guisa che aveva perduto quasi interamente la memoria fino a dimenticare gli oggetti a sé più vicini ed a scambiare i nomi delle cose più usuali...]»  Affetto probabilmente dalla malattia di Alzheimer, all'epoca non ancora descritta scientificamente, negli ultimi anni non riconosceva più i suoi stessi figli e fu costretto ad allettarsi. Solo in punto di morte riacquistò la coscienza come svegliandosi da un lungo sonno; chiese i conforti religiosi e recitando i salmi di Davide morì il 20 gennaio 1744. Per la celebrazione delle esequie nacque un contrasto tra i confratelli della congregazione di Santa Sofia, alla quale Vico era iscritto, e i professori dell'Università di Napoli su chi dovesse tenere i fiocchi della coltre mortuaria. Non giungendo ad un accordo il feretro, che era stato calato nel cortile, fu abbandonato dei membri della Congregazione e fu riportato in casa. Da lì finalmente, accompagnato dai colleghi dell'Università, fu sepolto nella chiesa dei padri dell'oratorio detta dei Gerolamini in Via dei Tribunali. Il pensiero Nell'ambiente culturale napoletano, molto interessato alle nuove dottrine filosofiche, Vico ebbe modo di entrare in rapporto con il pensiero di Cartesio, Hobbes, Gassendi, Malebranche e Leibniz anche se i suoi autori di riferimento risalivano piuttosto alle dottrine neoplatoniche, rielaborate dalla filosofia rinascimentale, aggiornate dalle moderne concezioni scientifiche di Francesco Bacone e Galileo Galilei e del pensiero giusnaturalistico moderno di Grozio e Selden. Dal neostoicismo cristiano di Malvezzi Vico riprende l'intuizione che il corso storico sia retto da una sua logica interna. Questa varietà di interessi farebbe pensare alla formazione di un pensiero eclettico in Vico che invece giunse alla formulazione di un'originale sintesi tra una razionalità sperimentatrice e la tradizione platonica e religiosa.  De antiquissima Italorum sapientia  Frontespizio del De antiquissima Italorum sapientia  Statua di Giambattista Vico nella Villa Comunale di Napoli Il De antiquissima doveva constare di tre parti: il Liber metaphysicus, che uscì nel 1710 senza l'appendice riguardante la logica che, nell'intenzione di Vico, avrebbe dovuto avere; il Liber Physicus, che Vico pubblicò sotto forma di opuscolo col titolo De aequilibrio corporis animantis nel 1713, che andò smarrito, ma ampiamente riassunto nella Vita; e infine il Liber moralis, di cui Vico non abbozzò nemmeno il testo. Nel De antiquissima Vico, considerando il linguaggio come oggettivazione del pensiero, è convinto che dall'analisi etimologica di alcune parole latine si possano rintracciare originarie forme del pensiero: applicando questo originale metodo, Vico risale ad un antico sapere filosofico delle primitive popolazioni italiche. Il fulcro di queste arcaiche concezioni filosofiche è la convinzione antichissima che  «Latinis "verum" et "factum" reciprocantur, seu , ut scholarum vulgus loquitur, convertuntur»  «Per i Latini il "vero" e il "fatto" sono reciproci, ossia, come afferma il volgo delle scuole, si scambiano di posto.»  che cioè «il criterio e la regola del vero consiste nell'averlo fatto»: per cui possiamo dire ad esempio di conoscere le proposizioni matematiche perché siamo noi a farle tramite postulati, definizioni, ma non potremo mai dire di conoscere nello stesso modo la natura perché non siamo noi ad averla creata.  Conoscere una cosa significa rintracciarne i principi primi, le cause, poiché, secondo l'insegnamento aristotelico, veramente la scienza è «scire per causas» ma questi elementi primi li possiede realmente solo chi li produce, «provare per cause una cosa equivale a farla».  Le obiezioni a Cartesio Il principio del verum ipsum factum non era una nuova e originale scoperta di Vico ma era già presente nell'occasionalismo, nel metodo baconiano che richiedeva l'esperimento come verifica della verità, nel volontarismo scolastico che, tramite la tradizione scotista, era presente nella cultura filosofica napoletana del tempo di Vico. La tesi fondamentale di queste concezioni filosofiche è che la piena verità di una cosa sia accessibile solo a colui che tale cosa produce; il principio del verum-factum, proponendo la dimensione fattiva del vero, ridimensiona le pretese conoscitive del razionalismo cartesiano che Vico inoltre giudica insufficiente come metodo per la conoscenza della storia umana, che non può essere analizzata solo in astratto, perché essa ha sempre un margine di imprevedibilità.  Vico però si serve di quel principio per avanzare in modo originale le sue obiezioni alla filosofia cartesiana trionfante in quel periodo. Il cogito cartesiano infatti potrà darmi certezza della mia esistenza ma questo non vuol dire conoscenza della natura del mio essere, coscienza non è conoscenza: avrò coscienza di me ma non conoscenza poiché non ho prodotto il mio essere ma l'ho solo riconosciuto.  «L'uomo, egli dice, può dubitare se senta, se viva, se sia esteso, e infine in senso assoluto, se sia; a sostegno della sua argomentazione escogita un certo genio ingannatore e maligno...Ma è assolutamente impossibile che uno non sia conscio di pensare, e che da tale coscienza non concluda con certezza che egli è. Pertanto Renato (René Descartes) svela che il primo vero è questo: "Penso dunque sono"»  (Giambattista Vico, De antiquissima Italorum sapientia in Opere filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni) Il criterio del metodo cartesiano dell'evidenza procurerà dunque una conoscenza chiara e distinta, che però per Vico non è scienza se non è capace di produrre ciò che conosce. In questa prospettiva, dell'essere umano e della natura solo Dio, creatore di entrambi, possiede la verità.  Mentre quindi la mente umana procedendo astrattamente nelle sue costruzioni, come accade per la matematica, la geometria crea una realtà che le appartiene, essendo il risultato del suo operare, giungendo così a una verità sicura, la stessa mente non arriva alle stesse certezze per quelle scienze di cui non può costruire l'oggetto come accade per la meccanica, meno certa della matematica, la fisica meno certa della meccanica, la morale meno certa della fisica.  «Noi dimostriamo le verità geometriche poiché le facciamo, e se potessimo dimostrare le verità fisiche le potremmo anche fare.” Mente umana e mente divina «I latini... dicevano che la mente è data, immessa negli uomini dagli dei. È dunque ragionevole congetturare che gli autori di queste espressioni abbiano pensato che le idee negli animi umani siano create e risvegliate da Dio [...] La mente umana si manifesta pensando, ma è Dio che in me pensa, dunque in Dio conosco la mia propria mente.»  (Giambattista Vico, De antiquissima) Il valore di verità che l'uomo ricava dalle scienze e dalle arti, i cui oggetti egli costruisce, è garantito dal fatto che la mente umana, pur nella sua inferiorità, esplica un'attività che appartiene in primo luogo a Dio. La mente dell'uomo è anch'essa creatrice nell'atto in cui imita la mente, le idee, di Dio, partecipando metafisicamente ad esse.  L'ingegno Imitazione e partecipazione alla mente divina avvengono ad opera di quella facoltà che Vico chiama ingegno che è «la facoltà propria del conoscere...per cui l'uomo è capace di contemplare e di imitare le cose». L'ingegno è lo strumento principe, e non l'applicazione delle regole del metodo cartesiano, per il progresso, ad esempio, della fisica che si sviluppa proprio attraverso gli esperimenti escogitati dall'ingegno secondo il criterio del vero e del fatto.  L'ingegno dimostra, inoltre, i limiti del conoscere umano e la contemporanea presenza della verità divina che si rivela proprio attraverso l'errore:  «Dio mai si allontana dalla nostra presenza, neppure quando erriamo, poiché abbracciamo il falso sotto l'aspetto del vero e i mali sotto l'apparenza dei beni; vediamo le cose finite e ci sentiamo noi stessi finiti, ma ciò dimostra che siamo capaci di pensare l'infinito.»  (Giambattista Vico, De antiquissima, 6) Il sapere metafisico Contro lo scetticismo Vico sostiene che è proprio tramite l'errore che l'uomo giunge al sapere metafisico:  «Il chiarore del vero metafisico è pari a quello della luce, che percepiamo soltanto in relazione ai corpi opachi...Tale è lo splendore del vero metafisico non circoscritto da limiti, né di forma discernibile, poiché è il principio infinito di tutte le forme. Le cose fisiche sono quei corpi opachi, cioè formati e limitati, nei quali vediamo la luce del vero metafisico.»  (Giambattista Vico, De antiquissima) Il sapere metafisico non è il sapere in assoluto: esso è superato dalla matematica e dalle scienze ma, d'altro canto, «la metafisica è la fonte di ogni verità, che da lei discende in tutte le altre scienze.» Vi è dunque un "primo vero", «comprensione di tutte le cause», originaria spiegazione causale di tutti gli effetti; esso è infinito e di natura spirituale poiché è antecedente a tutti i corpi e che quindi si identifica con Dio. In Lui sono presenti le forme, simili alle idee platoniche, modelli della creazione divina.  «Il primo vero è in Dio, perché Dio è il primo facitore (primus Factor); codesto primo vero è infinito, in quanto facitore di tutte le cose; è compiutissimo, poiché mette dinanzi a Dio, in quanto li contiene, gli elementi estrinseci e intrinseci delle cose»  (Giambattista Vico, De antiquissima Italorum sapientia in Opere filosofiche a cura di P.Cristofolini, Firenze, Sansoni) La Scienza Nuova  Frontespizio della terza edizione della Scienza Nuova Se l'uomo non può considerarsi creatore della realtà naturale ma piuttosto di tutte quelle astrazioni che rimandano ad essa come la matematica, la stessa metafisica, vi è tuttavia un'attività creatrice che gli appartiene  «questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i principi dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana»  (Giambattista Vico Scienza Nuova, terza ediz., libro I, sez. 3) La storia creatrice L'uomo è dunque il creatore, attraverso la storia, della civiltà umana. Nella storia l'uomo verifica il principio del verum ipsum factum creando così una scienza nuova che avrà un valore di verità come la matematica. Una scienza che ha per oggetto una realtà creata dall'uomo e quindi più vera e, rispetto alle astrazioni matematiche, concreta. La storia rappresenta la scienza delle cose fatte dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha fatto quelle cose. Filosofia e "filologia" La definizione dell'uomo, della sua mente non può prescindere dal suo sviluppo storico se non si vuole ridurre tutto a un'astrazione. La concreta realtà dell'uomo è comprensibile solo riportandola al suo divenire storico. È assurdo credere, come fanno i cartesiani o i neoplatonici, che la ragione dell'uomo sia una realtà assoluta, sciolta da ogni condizionamento storico.  «La filosofia contempla la ragione, onde viene la scienza del vero; la filologia osserva l'autorità dell'umano arbitrio onde viene la coscienza del certo...Questa medesima degnità (assioma) dimostra aver mancato per metà così i filosofi che non accertarono le loro ragioni con l'autorità de'filologi, come i filologi che non curarono d'avverare la loro autorità con la ragion dei filosofi»  (Giambattista Vico Ibidem Degnità X) Ma la filologia da sola non basta, si ridurrebbe a una semplice raccolta di fatti che invece vanno spiegati dalla filosofia. Tra filologia e filosofia vi deve essere un rapporto di complementarità per cui si possa accertare il vero e inverare il certo.  Le leggi della 'scienza nuova' Compito della 'scienza nuova' sarà quello di indagare la storia alla ricerca di quei principi costanti che, secondo una concezione per certi versi platonizzante, fanno presupporre nell'azione storica l'esistenza di leggi che ne siano a fondamento com'è per tutte le altre scienze:  «Poiché questo mondo di nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini; poiché tali cose ne potranno dare i principi universali ed eterni, quali devon essere d'ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano le nazioni»  (Giambattista Vico Ibidem, libro I, sez. 3) La storia quindi, come tutte le scienze, presenta delle leggi, dei principi universali, di un valore ideale di tipo platonico, che si ripetono costantemente allo stesso modo e che costituiscono il punto di riferimento per la nascita e il mantenimento delle nazioni.  L'eterogenesi dei fini e la Provvidenza storica Rifarsi alla mente umana per comprendere la storia non è sufficiente: si vedrà, attraverso il corso degli avvenimenti storici, che la stessa mente dell'uomo è guidata da un principio superiore ad essa che la regola e la indirizza ai suoi fini che vanno al di là o contrastano con quelli che gli uomini si propongono di conseguire; così accade che, mentre l'umanità si dirige al perseguimento di intenti utilitaristici e individuali, si realizzino invece obiettivi di progresso e di giustizia secondo il principio della eterogenesi dei fini.  «Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni...ma egli è questo mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch'essi uomini si avevan proposti»  (Giambattista Vico Ibidem, Conclusione) La storia umana in quanto opera creatrice dell'uomo gli appartiene per la conoscenza e per la guida degli eventi storici ma nel medesimo tempo lo stesso uomo è guidato dalla Provvidenza che prepone alla storia divina.  I corsi storici Secondo Vico il metodo storico dovrà procedere attraverso l'analisi delle lingue dei popoli antichi «poiché i parlari volgari debono essere i testimoni più gravi degli antichi costumi de' popoli che si celebrarono nel tempo ch'essi si formarono le lingue», e quindi tramite lo studio del diritto, che è alla base dello sviluppo storico delle nazioni civili.  Questo metodo ha fatto identificare nella storia una legge fondamentale del suo sviluppo che avviene evolvendosi in tre età:  l'età degli dei, «nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli oracoli»; l'età degli eroi dove si costituiscono repubbliche aristocratiche; l'età degli uomini «nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana». I bestioni La storia umana, secondo Vico, inizia con il diluvio universale, quando gli uomini, giganti simili a primitivi "bestioni", vivevano vagando nelle foreste in uno stato di completa anarchia. Questa condizione bestiale era conseguenza del peccato originale, attenuata dall'intervento benevolo della Provvidenza divina che immise, attraverso la paura dei fulmini, il timore degli dei nelle genti che «scosse e destate da un terribile spavento d'una da essi stessi finta e creduta divinità del cielo e di Giove, finalmente se ne ristarono alquanti e si nascosero in certi luoghi; ove fermi con certe donne, per lo timore dell'appresa divinità, al coverto, con congiungimenti carnali religiosi e pudichi, celebrarono i matrimoni e fecero certi figlioli, e così fondarono le famiglie. E con lo star quivi fermi lunga stagione e con le sepolture degli antenati, si ritrovarono aver ivi fondati e divisi i primi domini della terra» La civiltà L'uscita dallo stato di ferinità quindi avviene:  per la nascita della religione, nata dalla paura e sulla base della quale vengono elaborate le prime leggi del vivere ordinato, per l'istituzione delle nozze che danno stabilità al vivere umano con la formazione della famiglia e per l'uso della sepoltura dei morti, segno della fede nell'immortalità dell'anima che distingue l'uomo dalle bestie. Della prima età Vico sostiene di non poter scrivere molto poiché mancano documenti su cui basarsi: infatti quei bestioni non conoscevano la scrittura e, poiché erano muti, si esprimevano a segni o con suoni disarticolati. L'età degli eroi ebbe inizio dall'accomunarsi di genti che trovavano così reciproco aiuto e sostegno per la sopravvivenza. Sorsero le città guidate dalle prime organizzazioni politiche dei signori, gli eroi che con la forza e in nome della ragion di stato, conosciuta solo da loro, comandavano su i servi che, quando rivendicarono i propri diritti, si ritrovarono contro i signori che, organizzati in ordini nobiliari, diedero vita agli stati aristocratici che caratterizzano il secondo periodo della storia umana.  In questa seconda, dove predomina la fantasia, nasce il linguaggio dai caratteri mitici e poetici. Infine la conquista dei diritti civili da parte dei servi dà luogo alla età degli uomini e alla formazione di stati popolari basati sul «diritto umano dettato dalla ragione umana tutta spiegata». Sorgono quindi stati non necessariamente democratici ma che possono essere pure monarchici poiché l'essenziale è che rispettino «la ragione naturale, che eguaglia tutti».  La legge delle tre età costituisce la «storia ideale eterna sopra la quale corrono in tempo le storie di tutte le nazioni». Tutti i popoli indipendentemente l'uno dall'altro hanno conformato il loro corso storico a questa legge che non è solo delle genti ma anche di ogni singolo uomo che necessariamente si sviluppa passando dal primitivo senso nell'infanzia, alla fantasia nella fanciullezza, e infine alla ragione nell'età adulta:  «Gli uomini prima sentono senza avvertire; dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura»  (Giambattista Vico Scienza Nuova, 3a ediz. Degnità) La verità divina nella storia Se nella storia pur tra le violenze, i disordini, appare un ordine e un progressivo sviluppo ciò è dovuto, secondo Vico, all'azione della Provvidenza che immette nell'agire dell'uomo un principio di verità che si presenta in modo diverso nelle tre età:  nelle prime due età il vero si presenta come certo «gli uomini che non sanno il vero delle cose procurano d'attenersi al certo, perché non potendo soddisfare l'intelletto con la scienza, almeno la volontà riposi sulla coscienza»  (Giambattista Vico, Scienza Nuova, Degnità IX) Questa certezza non viene all'uomo attraverso una verità rivelata ma da una constatazione di senso comune, condivisa da tutti, per cui vi è «un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano»  La sapienza poetica Vi è poi, nella seconda età della storia e dell'uomo, caratterizzata dalla fantasia, un sapere tutto particolare che Vico definisce poetico. In questa età nasce infatti il linguaggio non ancora razionale ma molto vicino alla poesia che «alle cose insensate dà senso e passione, ed è proprietà dei fanciulli di prender cose inanimate tra le mani e, trastullandosi, favellarvi, come se fussero, quelle, persone vive. Questa degnità filologica-filosofica ne appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti.» Se vogliamo quindi conoscere la storia dei popoli antichi dobbiamo rifarci ai miti che hanno espresso nella loro cultura. Il mito infatti non è solo una favola e neppure una verità presentata sotto le spoglie della fantasia ma è una verità di per sé elaborata dagli antichi che, incapaci di esprimersi razionalmente, si servivano di universali fantastici che, sotto spoglie poetiche, presentavano modelli ideali universali: come fecero ad esempio i Greci antichi che non definirono razionalmente la prudenza ma raccontarono di Ulisse, modello universale fantastico dell'uomo prudente.  La poesia Vico si dedica poi a definire la poesia che innanzitutto  è autonoma come forma espressiva differente dal linguaggio tradizionale. I tropi della poesia come la metafora, la metonimia, la sineddoche ecc. sono stati erroneamente ritenuti strumenti estetici di abbellimento del linguaggio razionale di base, mentre invece la poesia è una forma espressiva naturale e originaria i cui tropi sono «necessari modi di spiegarsi di tutte le prime nazioni poetiche» La poesia ha una funzione rivelativa, custodisce le prime immaginate verità dei primi uomini; Il linguaggio non ha quindi un'origine convenzionale perché questo presupporrebbe un uso tecnico del linguaggio che invece sorge spontaneamente come poesia. Poiché il linguaggio e i miti costituiscono la cultura originaria e spontanea di tutto un popolo, Vico arriva alla discoverta del vero Omero che è non il singolo autore dei suoi poemi ma l'espressione del patrimonio culturale comune di tutto il popolo greco. È comunque da respingere la interpretazione platonica di Omero come filosofo, «fornito di una sublime sapienza riposta»  «Farsi intendere da volgo fiero e selvaggio non è certamente (opera) d'ingegno addomesticato ed incivilito da alcuna filosofia. Né da un animo da alcuna filosofia umanato ed impietosito potrebbe nascer quella truculenza e fierezza di stile, con cui descrive tante, sì varie e sanguinose battaglie, tante sì diverse e tutte in istravaganti guise crudelissima spezie d'ammazzamenti, che particolarmente fanno tutta la sublimità dell'Iliade»  (Giambattista Vico, Scienza Nuova) Verità e storia La sapienza antica ha per contenuto princìpi di giustizia e ordine necessari per la formazione di popoli civili. Questi contenuti si esprimono in modi diversi a seconda che siano formati dal senso o dalla fantasia o dalla ragione. Questo vuol dire che la sapienza, la verità, si manifesta in forme diverse storicamente ma che essa come verità eterna è al di sopra della storia che di volta in volta la incarna. La verità della storia è una verità metafisica nella storia. Nella storia si attua la mediazione tra l'agire umano e quello divino:  nel fare umano si manifesta il vero divino e il vero umano si realizza tramite il fare divino: la Provvidenza, legge trascendente della storia, che opera attraverso e nonostante il libero arbitrio dell'uomo. Questo non comporta una concezione necessitata del corso della storia poiché è vero che la Provvidenza si serve degli strumenti umani, anche i più rozzi e primitivi, per produrre un ordine ma tuttavia questo rimane nelle mani dell'uomo, affidato alla sua libertà. La storia quindi non è determinata come sostengono gli stoici e gli epicurei che «niegano la provvedenza, quelli facendosi strascinare dal fato, questi abbandonandosi al caso», ma si sviluppa tenendo conto della libera volontà degli uomini che, come dimostrano i ricorsi, possono anche farla regredire:  «Gli uomini prima sentono il necessario; dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in istrapazzar di sostanze»  (Giambattista Vico, Scienza Nuova, Degnità LXVI) A questa dissoluzione delle nazioni pone rimedio l'intervento della Provvidenza che talora non può impedire la regressione nella barbarie, da cui si genererà un nuovo corso storico che ripercorrerà, a un livello superiore, poiché dell'epoca passata è rimasta una sia pur minima eredità, la strada precedente.Paradossalmente la criticità del progresso storico appare proprio con l'età della ragione, quando cioè questa invece dovrebbe assicurare e mantenere l'ordine civile. Accade infatti che la tutela della Provvidenza che si è imposta agli uomini nei precedenti due stadi, ora invece deve ricercare il consenso della «ragione tutta spiegata» che si sostituisce alla religione: Così "ordenando la provvedenza" : che non avendosi appresso a fare più per sensi di religione (come si erano fatte innanzi) le azioni virtuose, facesse la filosofia le virtù nella lor idea» La ragione infatti, pur con la filosofia, custode della legge ideale del vivere civile, con il suo libero giudizio, può tuttavia incorrere nell'errore o nello scetticismo per cui «si diedero gli stolti dotti a calunniare la verità».  La ragione non crea la verità, poiché non può fare a meno dal senso e dalla fantasia senza le quali appare astratta e vuota. Il fine della storia infatti non è affidato alla sola ragione ma alla sintesi armonica di senso, fantasia e razionalità. La ragione poi è ispirata dalla verità divina per cui la storia è sì opera dell'uomo, ma la mente umana da sola non basta poiché occorre la Provvidenza che indichi la verità. La filosofia è succeduta alla religione ma non l'ha sostituita anzi essa deve custodirla:  «Da tutto ciò che si è in quest'opera ragionato, è da finalmente conchiudersi che questa Scienza porta indivisibilmente seco lo studio della pietà, e che, se non siesi pio, non si può daddovero esser saggio»  (Giambattista Vico Scienza Nuova, Conclusione) Il giudizio della filosofia posteriore «Predicavano la ragione individuale, ed egli le opponeva la tradizione, la voce del genere umano. Gli uomini popolari, i progressisti di quel tempo, erano Lionardo di Capua, Cornelio, Doria, Calopreso, che stavano con le idee nuove, con lo spirito del secolo. Lui era un retrivo, con tanto di coda, come si direbbe oggi. La coltura europea e la coltura italiana s'incontravano per la prima volta, l'una maestra, l'altra ancella. Vico resisteva. Era vanità di pedante? Era fierezza di grande uomo? Resisteva a Cartesio, a Malebranche, a Pascal, i cui Pensieri erano «lumi sparsi», a Grozio, a Puffendorfio, a Locke, il cui Saggio era la «metafisica del senso». Resisteva, ma li studiava più che facessero i novatori. Resisteva come chi sente la sua forza e non si lascia sopraffare. Accettava i problemi, combattea le soluzioni, e le cercava per le vie sue, co' suoi metodi e coi suoi studi. Era la resistenza della coltura italiana, che non si lasciava assorbire, e stava chiusa nel suo passato, ma resistenza del genio, che cercando nel passato trovava il mondo moderno. Era il retrivo che guardando indietro e andando per la sua via, si trova da ultimo in prima fila, innanzi a tutti quelli che lo precedevano. Questa era la resistenza del Vico. Era un moderno e si sentiva e si credeva antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello entro di sé.»  (Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Morano, Napoli) Fintanto che Vico fu in vita la portata e la ricezione critica del suo pensiero furono circoscritte quasi unicamente agli ambienti intellettuali della propria città, trovando poi un ben più vasto seguito soltanto a quasi due secoli dalla sua stessa morte, tra la seconda metà dell'Ottocento e il Novecento. Affermatasi la fama del pensiero vichiano, esso fu conteso dalle più disparate correnti filosofiche: dal pensiero cristiano (nonostante l'iniziale rifiuto), dagli idealisti (dai quali fu proclamato precursore dell'immanentismo hegeliano), dai positivisti e persino da diversi marxisti. Come fa notare il Fassò «Vico è ben più di un semplice filosofo tanto che in certi momenti della sua travagliatissima fama fu apprezzato prevalentemente per la sua filosofia del diritto, così come in altri momenti fu celebrato precursore della sociologia, della psicologia dei popoli, o come campione fra i maggiori della filosofia della storia, mentre veniva ignorata la sua pur genialissima metafisica, che è ad un tempo il punto d'arrivo e il presupposto logico di tutte le ricerche da lui condotte nei più vari campi dell'operare umano». Il pensiero vichiano, le cui prime fonti s'ispirano alla tradizione filosofica del Seicento che permeava l'ambiente partenopeo della sua epoca, rappresenta un ponte fra la cultura secentesca e quella settecentesca. Nonostante il Vico non sia caratterizzato dall'audacia innovatrice illuminista, il suo pensiero raggiunse – come nota Abbagnano – «alcuni risultati fondamentali» che lo connettono a pieno titolo al Settecento. Tuttavia, non può tacersi il carattere conservatore della filosofia politico-religiosa del Vico, generato dal turbamento di chi, «assistendo alla fine di un mondo famigliare, non sa scoprire i segni del sorgere di un nuovo». Ciò è dimostrato dalla giustapposizione del certo (ossia il peso dell'autorità della tradizione) al vero (ossia lo sforzo innovatore della ragione) che è il segno di una ricerca di equilibrio estranea al pensiero illuministico. A tali conclusioni il pensiero vichiano fu condotto dalla limitatezza della sua gnoseologia e dalla polemica contro il cartesianesimo, il quale professava, al contrario, l'eliminazione di ogni limite gnoseologico. Opere: “Sei Orazioni Inaugurali”: “De nostri temporis studiorum ratione”: “Orazione Inaugurale” “De antiquissima Italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda; “Proemium”; “Liber metaphysicus”; “Risposte al giornale dei letterati Prima risposta”; “Seconda risposta”; “Institutiones oratoriae”; “De universis Juris”; “De universis juris uno principio et fine uno liber unus - include “De opera proloquium”; “De constantia jurisprudentis liber alter”; “ Notae in duos libros, alterum «De uno universi juris principio et fine uno», alterum «De constantia jurisprudentis”; “Scienza nuova prima”; “Vici vindiciae”; “Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo, (l'«Autobiografia» («Supplemento») Scienza nuova seconda, De mente heroic, Scienza nuova terza. Edizioni: Scritti storici, Giambattista Vico, Scienza nuova, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza,Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia 112, Bari, Laterza, Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 2, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giambattista Vico, Opere a cura di Fausto Nicolini, Laterza, Bari, Orazioni inaugurali, De studiorum rationum, De antiquissima Italorum sapientia, Risposte al giornale dei letterati; IDiritto universale, Scienza nuova; Scienza nuova, Autobiografia, Carteggio, Poesie varie; Scritti storici; Scritti vari e pagine disperse; Poesie, Institutiones oratoriae. Giambattista Vico, Opere filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Opere giuridiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Institutiones oratoriae, testo critico, versione e commento a cura di Giuliano Crifò, Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa. Bibliografia critica Il pensiero vichiano rimase quasi del tutto ignorato dalla cultura europea del XVIII secolo con una diffusione limitata nell'Italia meridionale. Ancora in età romantica Vico era poco conosciuto anche se filosofi tedeschi come Johann Gottfried Herder, chiamato il Vico tedesco, e Hegel presentano delle somiglianze con la dottrina vichiana per quanto riguarda il ruolo della storia nello sviluppo della filosofia.  La filosofia di Vico comincia ad essere conosciuta e apprezzata nel clima del romanticismo francese e italiano: François-René de Chateaubriand e Joseph de Maistre ma, soprattutto  Jules Michelet, Principes de la philosophie de l'histoire, Parigi diffonde il pensiero di Vico di cui apprezza la concezione della storia come sintesi di umano e divino.  Nella prima metà dell'Ottocento, Auguste Comte e Karl Marx stimarono la filosofia della storia di Vico ma furono i filosofi italiani, come Antonio Rosmini, e soprattutto Vincenzo Gioberti, che videro in lui un maestro.  N. Tommaseo, G.B. Vico e il suo secolo, rist. Torino 1930, mette in evidenza la grande affinità del pensiero vichiano con quello di Gioberti. Agostino Maria de Carlo, "Istituzione Filosofica secondo i Princìpj di Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa" - Napoli - Tip. Cirillo - Nuove interpretazioni basate sul principio vichiano del verum ipsum factum considerano Vico un anticipatore del positivismo  Giuseppe Ferrari, Il genio di Vico, rist.Carabba, Lanciano  Cattaneo, Sulla 'Scienza Nuova' di Vico, Milano C. Cantoni, Vico, Torino 1967Siciliani, Sul rinnovamento della filosofia positiva in Italia, Civelli Firenze 1871 Recentemente, viene rivalutato il legame stringente fra il filosofo e l'Illuminismo:  Alberto Donati, Giambattista Vico. Filosofo dell'Illuminismo, Aracne editrice, 2016. Una spinta decisiva all'apprezzamento e alla diffusione del pensiero vichiano come anticipatore di Kant e dell'idealismo, si ebbe in Italia a cominciare dagli studi di Bertrando Spaventa e De Sanctis iniziatori di quella corrente dottrinale interpretativa che si ritrova soprattutto in Croce e  G. Gentile, Studi vichiani, Messina, rist. Sansoni Firenze che ne mette in luce le ascendenze neoplatoniche e rinascimentali rifiutandone nel contempo l'interpretazione positivista e interpretandone il verum ipsum factum in senso idealistico. Una forzatura questa, secondo alcuni critici, ripresa da  B. Croce, La filosofia di G.B.Vico, Laterza, Bari che ebbe soprattutto il merito di aver intuito in Vico una definizione dell'arte come attività autonoma dello spirito e della visione storicistica dello sviluppo dello spirito da cui Croce elimina ogni riferimento alla trascendenza della Provvidenza vichiana.  Un'accurata ricerca storica su Vico fu operata dal crociano  Fausto Nicolini, La giovinezza di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, La religiosità di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, Commento storico alla seconda 'Scienza Nuova' , Roma,  Fausto Nicolini, Saggi vichiani, Giannini, Napoli, Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Contrari all'interpretazione immanentistica della Provvidenza vichiana sono gli studi di autori cattolici che ne mettono invece in risalto la trascendenza:  E. Chiocchietti, La filosofia di G. B. Vico, Vita e Pensiero, Milano, F. Amerio, Introduzione allo studio di Vico, SEI, Torino, L. Bellafiore, La dottrina della Provvidenza in G. B. Vico, Cedam, Bologna, A. Mano, Lo storicismo di G. B. Vico, Napoli, F. Lanza, Saggi di poetica vichiana, Ed. Magenta, Varese, Il dibattito tra le interpretazioni laiche e cattoliche su Vico si è attenuato in periodi recenti dove lo studio del pensiero vichiano si è dedicato a particolari aspetti della sua dottrina:  G. Fassò, I «quattro auttori» del Vico. Saggio sulla genesi della Scienza nuova, Milano, Giuffrè, non esistente. G. Fassò, Vico e Grozio, Napoli, Guida, Maura Del Serra, Eredità e kenosi tematica della "confessio" cristiana negli scritti autobiografici di Vico, in Sapientia, sulla concezione della storia ad opera della quale avviene la conciliazione tra immanenza e trascendenza del pensiero vichiano: A. R. Caponigri, Time and Idea, Londra-Chicago, trad. it. Tempo e idea, Pàtron, Bologna, sulla estetica vichiana gli studi più notevoli sono quelli di G. A. Bianca, Il concetto di poesia in G. B.Vico, D'Anna, Messina, G. Prestipino, "La teoria del mito e la modernità di G. B. Vico", Annali della facoltà di Palermo, sugli aspetti giuridici e sociologici:Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico e Malebranche, Firenze, B. Donati, Nuovi studi sulla filosofia civile di G. B. Vico, Firenze  L. Bellafiore, La dottrina del diritto naturale in G. B. Vico, Milano, D. Pasini, Diritto, società e stato in Vico, Jovene, Napoli, V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano 2009. G. Leone, [rec. al vol. di] V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano, in Misure Critiche, n.2, La Fenice Casa Editrice, Salerno, e in "Forum Italicum", Wehle, Winfried: Sulle vette di una ragione abissale: Giovambattista Vico e l'epopea di una 'Scienza Nuova'. In: Battistini, Andrea; Guaragnella, Pasquale (ed.): Giambattista Vico e l'enciclopedia dei saperi. - Lecce: Pensa multimedia (Mneme; 2) Ferdinand Fellmann, Das Vico-Axiom: Der Mensch macht die Geschichte, Freiburg/München 1976 Note  Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico, 2ª ed., Bari, Laterza,Maria Consiglia, Napoli, Editoria clandestina e censura ecclesiastica a Napoli all'inizio del Settecento, in Anna Maria Rao (a cura di), Editoria e cultura a Napoli nel XVIII secolo. Napoli: Liguori, Francesco Adorno, Tullio Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, vol. Editori Laterza, Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi),43, Biblioteca Universale Rizzoli, Giambattista Vico, Giuseppe Ferrari, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Soc. Tip. de' Classici Italiani, B.Cioffi ed altri, I filosofi e le idee, B. Mondadori, David Armando, Manuela Sanna, "Vico, Giambattista", Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Politica, Enciclopedia Italiana Treccani  Francesco Adorno, Tullio Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, Editori Laterza, 1983.  Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto. II: L'età moderna, Editori Laterza, Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Gruppo Editoriale L'Espresso,  Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, 2008.  Giambattista Vico, Principj di scienza nuova, di Giambattista Vico: d'intorno alla comune natura delle nazioni, Volume 1, Francesco d'Amico, 1811, p.XXXIV.  Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Giambattista vico, Autobiografia, ed. Nicolini (Bompiani), Milano, Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, Ugo Grozio, Prolegomeni al diritto della guerra e della pace (a cura di Guido Fassò), cit.16, Morano Editore, Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi),46, Biblioteca Universale Rizzoli, 2008.  Giovanni Liccardo, Storia irriverente di eroi, santi e tiranni di Napoli.  Vico che si era rivolto inutilmente per sovvenzionare la stampa dell'opera prima al cardinale Orsini, poi a Papa Clemente XII, fu costretto a vendere un anello per farla pubblicare. Vico scrisse in seguito che, in fondo, l'accaduto era stato un bene poiché lo aveva spinto a riscrivere l'opera in maniera più completa. (Cfr. M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi)  M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi La prima redazione dell'opera, andata perduta, aveva il titolo di Scienza nuova in forma negativa  L'Autobiografia fu pubblicata postuma nel 1818 ampliata con una modifica di Vico del 1731.  Rivista di studi crociani, Volume 6, a cura della "Società napoletana di storia patria", 1969.  La fondazione "Giambattista Vico", voluta da Gerardo Marotta, presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con sede nella Chiesa di San Biagio Maggiore di Napoli, si occupa della promozione del pensiero vichiano e della gestione di alcuni siti vichiani come il castello Vargas di Vatolla (Salerno) e la Chiesa di San Gennaro all'Olmo in Napoli.  Giambattista Vico, Principi di una scienza nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni, a cura di Giuseppe Ferrari, Società tipografica de' Classici italiani, Milano 1843,479.  Silvestro Candela, L'unità e la religiosità del pensiero di Giambattista Vico, Cenacolo Serafico, 1969, p.35  «Inesatto è altresì che il Vico terminasse di vivere il 20 gennaio 1744 a più di settantasei anni: per contrario, mancò ai vivi nella notte tra il 22 e il 23 gennaio e a settantacinque anni e sette mesi precisi. ...» in La Letteratura italiana: Storia e testi, Giambattista Vico, Ricciardi, 1953.  La storia di Giambattista Vico, su napolitoday. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato il 16 marzo 2017).  Secondo notizie di stampa diffuse nell'ottobre 2011, resti della salma di Vico sarebbero stati recuperati nei sotterranei della chiesa napoletana. (Vedi: Corriere del Giorno: Ritrovata la salma di Giambattista Vico? I ricercatori vanno cauti Archiviato il 14 novembre 2011 in Internet Archive.) La notizia è stata comunque commentata con prudenza dagli esperti.  Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, 2008.  Fausto Nicolini, La giovinezza di Giambattista Vico: saggio biografico, Società editrice Il Mulino, Croce, Nuovi saggi sul Seicento,91-105.  Per una silloge di «pensieri» del Malvezzi, Politici e moralisti del Seicento, ediz. Croce-Caramella, Bari, Laterza, 1930.  Vico nel perduto De equilibrio corporis animantis esponeva una concezione secondo cui «...riponevo la natura delle cose nel moto per il quale, come se fossero sottoposte alla forza di un cuneo, tutte le cose vengono spinte verso il centro del loro stesso moto e, invece, sotto l'azione di una forza contraria, vengono respinte verso l'esterno; e sostenni anche che tutte le cose vivono e muoiono in virtù di sistole e diastole». Secondo un'ipotesi di Benedetto Croce e Fausto Nicolini l'opera era stata concepita come appendice al Liber physicus e fu donata in forma manoscritta al suo grande amico, il giurista Domenico Aulisio tra il 1709 e il 1711. La trattazione di quella teoria di ispirazione cartesiana e presocratica venne poi inserita più ampiamente nella Vita.  Stefania De Toma, Ecco l'origine delle scienze umane: aspetti retorici di una contesa intorno al De antiquissima italorum sapienti, Bollettino del Centro di studi vichiani :  (Roma : Edizioni di storia e letteratura).  G.B. Vico, Opere, Sansoni, Firenze, Vico è considerato da alcuni interpreti del suo pensiero come il primo costruttivista. Infatti Vico sostiene che l'uomo può conoscere solo ciò che può costruire, aggiungendo poi che in effetti solo Dio conosce veramente il mondo, avendolo creato lui stesso. Il mondo quindi è esperienza vissuta e al suo riguardo non vale per gli uomini alcuna pretesa di verità ontologica. (In Paul Watzlawick, La realtà inventata, Milano, Feltrinelli, 2008, pag 26 e sgg.)  Per Vico la filologia non è solo la scienza del linguaggio ma anche storia, usi e costumi, religioni...ecc. dei popoli antichi.  «L'età degli dei nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli oracoli, che sono le più vecchie cose della storia profana: l'età degli eroi, nella quale dappertutto essi regnarono in repubbliche aristocratiche, per una certa da essi rifiutata differenza di superior natura a quella de' lor plebei; e finalmente l'età degli uomini, nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana, e perciò vi celebrarono prima le repubbliche popolari e finalmente le monarchie, le quali entrambe sono forma di governi umane» (G.Vico, Scienza Nuova, Idea dell'Opera)  G.Vico,Scienza Nuova, Idea dell'Opera  Ibidem  La ragion di stato «non è naturalmente conosciuta da ogni uomo ma da pochi pratici di governo» (Ibidem)  Ibidem Degnità XXXVII  Sull'immaginazione nei primitivi secondo la filosofia vichiana si veda: Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico e Malebranche, La rivendicazione dell'assoluta autonomia dell'arte e della poesia nei confronti delle altre attività spirituali fu uno dei meriti che Benedetto Croce riconobbe al pensiero vichiano: «[Vico] criticò tutt'insieme le tre dottrine della poesia come esortatrice e mediatrice di verità intellettuali, come cosa di mero diletto, e come esercitazione ingegnosa di cui si possa senza far danno fare a meno. La poesia non è sapienza riposta, non presuppone logica intellettuale, non contiene filosofemi: i filosofi che ritrovano queste cose nella poesia, ve le hanno introdotte essi stessi senza avvedersene. La poesia non è nata per capriccio, ma per necessità di natura. La poesia tanto poco è superflua ed eliminabile, che senza di essa non sorge il pensiero: è la prima operazione della mente umana»  (Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico)  [qual era quello dei tempi d'Omero]  G.Vico, Scienza Nuova, Conclusione  Nel senso di pietas, sentimento religioso.  Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi),13, Biblioteca Universale Rizzoli, 2008. Voci correlate Benedetto Croce Fausto Nicolini Storicismo Filosofia della storia Filologia. su Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Fausto Nicolini, Giambattista Vico, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Giambattista Vico, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Giambattista Vico, su sapere, De Agostini.Giambattista Vico, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Andrea Battistini, Giambattista Vico, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Giambattista Vico, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.Opere di Giambattista Vico, su Liber Liber.Opere di Giambattista Vico / Giambattista Vico (altra versione) / Giambattista Vico (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Opere di Giambattista Vico, su Open Library, Internet Archive.Opere di Giambattista Vico, su Progetto Gutenberg.T. Costelloe, Giambattista Vico, in Edward N. Zalta, Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information, Stanford. Alexander Bertland, La Scienza nuova su letteratura italiana net. Giambattista Vico - Opere*, su bibliotecaitaliana integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico, su academia.edu., Firenze, 2002 Giovanni Pellegrino, 'La concezione della storia di Vico, su centro studi la runa it. Centro di Studi Vichiani, su Consiglio nazionale delle ricerche. Fondazione Giambattista Vico, su Fondazione gbvico org. Portale Vico, su giambattistavico. u treccani., in Il contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vico, Principj di una scienza nuova di Vico: d'intorno alla comune natura delle nazioni, Tip. di A. Parenti. Itealian philosopher. Grice: “The Italians revere him so much that his emblem is on one of their stamps!”“It would be as having Ryle on one of ours!” vico: He is so beloved by the Italians “that they made a stamp of him.”Grice. cited by H. P. Grice, “Vico and the origin of language.” Philosopher who founded modern philosophy of history, philosophy of culture, and philosophy of mythology. He was born and lived all his life in or near Naples, where he taught eloquence. The Inquisition was a force in Naples throughout Vico’s lifetime. A turning point in his career was his loss of the concourse for a chair of civil law. Although a disappointment and an injustice, it enabled him to produce his major philosophical work. He was appointed royal historiographer by Charles of Bourbon. Vico’s major work is “La scienza nuova”  completely revised in a second, definitive version. He published three connected works on jurisprudence, under the title Universal Law; one contains a sketch of his conception of a “new science” of the historical life of nations. Vico’s principal works preceding this are On the Study Methods of Our Time, comparing the ancients with the moderns regarding human education, and On the Most Ancient Wisdom of the Italians, attacking the Cartesian conception of metaphysics. His Autobiography inaugurates the conception of modern intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is his principle that “the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is true is convertible with what is made. This principle is central in his conception of “science” scientia, scienza. A science is possible only for those subjects in which such a conversion is possible. There can be a science of mathematics, since mathematical truths are such because we make them. Analogously, there can be a science of the civil world of the historical life of nations. Since we make the things of the civil world, it is possible for us to have a science of them. As the makers of our own world, like God as the maker who makes by knowing and knows by making, we can have knowledge per caussas through causes, from within. In the natural sciences we can have only conscientia a kind of “consciousness”, not scientia, because things in nature are not made by the knower. Vico’s “new science” is a science of the principles whereby “men make history”; it is also a demonstration of “what providence has wrought in history.” All nations rise and fall in cycles within history corsi e ricorsi in a pattern governed by providence. The world of nations or, in the Augustinian phrase Vico uses, “the great city of the human race,” exhibits a pattern of three ages of “ideal eternal history” storia ideale eterna. Every nation passes through an age of gods when people think in terms of gods, an age of heroes when all virtues and institutions are formed through the personalities of heroes, and an age of humans when all sense of the divine is lost, life becomes luxurious and false, and thought becomes abstract and ineffective; then the cycle must begin again. In the first two ages all life and thought are governed by the primordial power of “imagination” fantasia and the world is ordered through the power of humans to form experience in terms of “imaginative universals” universali fantastici. These two ages are governed by “poetic wisdom” sapienza poetica. At the basis of Vico’s conception of history, society, and knowledge is a conception of mythical thought as the origin of the human world. Fantasia is the original power of the human mind through which the true and the made are converted to create the myths and gods that are at the basis of any cycle of history. Michelet was the primary supporter of Vico’s ideas in the nineteenth century; he made them the basis of his own philosophy of history. Coleridge is the principal disseminator of Vico’s views in England. James Joyce used the New Science as a substructure for Finnegans Wake, making plays on Vico’s name, beginning with one in Latin in the first sentence: “by a commodius vicus of recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought, wishing to conceive Vico as the  Hegel. Vico’s ideas have been the subject of analysis by such prominent philosophical thinkers as Horkheimer and Berlin, by anthropologists such as Edmund Leach, and by literary critics such as René Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N. Hampshire, “Vico,” in The New Yorker. Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H. P. Grice, “Vico and language.” vico --  Danesi, Marcel. Vico, Metaphor, and the Origin of Language. Bloomington: Indiana. Serious scholars of Vico as well as glottogeneticists will find much of value in this excellent monograph. Vico Studies. A provocative, well-researched argument which might find reapplication in philosophy." —Theological Book Review. Danesi returns to Vico to create a persuasive, original account of the evolution and development of language, one of the deep mysteries of human existence. The Vico’s reconstruction of the origin of language is described at length, then evaluated in light of Grice’s philosophical conversational pragmatics. Glottogenesis Vico’s Reconstruction. The New Science Basic Notions. Language and the Imagination: Vito’s Glottogenetic Scenario Vico’s Approach Reconstructing the Primal Scene After the Primal Scence. The Dawn of Communication: Iconicity and Mimesis Hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicity, and Gesture. Iconic Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percepts to Concepts The Metaphoricity Metaphor Metaphor and Concept-Formation Mentation, Narrativity, and Myth  The Sociobiological-Computationist Viewpoint:A Vichian Critique The Vichian Scenario Revisited Revisting the Genetic Perspective computationism. Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa Grice.

 

VIERI. Firenze. Essential Italian philosopher. Filosofo. Di famiglia nobile, Vieri e nipote di Francesco de' Vieri detto Verino primo (“Arrostino” alla Accademia della Crusca). A Pisa fu professore di filosofia. Come l'avo e molto attivo nell'Accademia di Firenze. E contestato dai colleghi per il suo vagheggiare una nuova accademia platonica improntata su Pico. Suo principale avversario e Borri.  Opere: “Liber in quo a calumnijs detractorum philosophia defenditur, & eius praestantia demonstrator” (Romae, Giovanni Angelo Ruffinelli, Giacomo Ruffinelli. su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi Speranza, “Grice e Vieri: la dialettica fiorentina”– The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VIGNA. (Rosolini). Essential Italian philosopher Filosofo. Studia Filosofia a Milano, legandosi in special modo all'insegnamento di Bontadini e Severino. Con Severino si laurea, discutendo la tesi, ‘La logica dell'astratto – generale -- e la logica del concreto – particolare’” -- è Professore di Filosofia a Venezia, ma ha insegnato anche a Milano. È stato, inoltre, il presidente della Società Italiana di Filosofia Morale. Pensiero Si è occupato di neo-idealismo Italiano e di Aristotele.  Successivamente si è concentrato in maniera speciale sull'ontologia, proponendo una ‘semantizzazione’ di ‘essere’ capace di risolvere la aporia del parmenidismo di Severino, che in qualche modo grava anche sulla speculazione di Bontadini. Questa ‘semantizzazione’ permette di leggere nel ‘divenire’ (x divenne y) non l'annullamento dell'essere (‘x e y”), ma piuttosto quello dell'ente. La differenza fondamentale è proprio quella che passa tra l'essere ‘assoluto’ che *non* diviene e l'ente finito che comincia e cessa di essere – cfr. Grice, relative identity in Geach and Myro. Questa impostazione ha consentito di raffinare ulteriormente il tema della mediazione metafisica che sfrutta e compone la posizione necessaria della totalità dell'essere con la posizione della totalità molteplice e mutabile dell'esperienza.  Insieme alle analisi di metafisica si sono svolte quelle di etica (bio-etica). L'etica è intesa fondamentalmente come un’annalisi del desiderio o volere, il quale, a sua volta, è fondamentalmente desiderio di un altro desiderio (meta-desiderio), cioè poi di un altro essere umano – il co-conversazionalista B -- che ci desideri e ci riconosca. L'etica e così ricondotta alle dinamiche delle relazioni inter-soggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli basilari. Il primo modello è il modello griceiano – ariskantiano -- quello regolativo per l'etica. E quello in cui le soggettività si riconoscono reciprocamente come delle soggettività, e cioè come delle persone o degli esseri che pensano e desiderano in modo trascendentale. Il secondo modello è quello trasgressivo. Quello in cui le soggettività confliggono e cercano di dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un oggetto o istrumento -- o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che si colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna definisce modello griceiano ‘oblativo,’ in cui mentre una delle due soggettività riconosce l'altra e si dispone a trattare l'altra secondo la cura e il rispetto che le convengono, l'altra soggettività non offre nessun riconoscimento e cerca di imporsi sulla soggettività riconoscente come soggettività dominante. Questa impostazione onto-etica si caratterizza per il tentativo di fondare la regolatività etica del modello ariskantiano di Grice su argomentazioni che partono dal rilievo irrefutabile della trascendentalità della persona, la quale si trova invece contraddetta in tutte le situazioni di rapporto inter-soggettivo riconducibili agli altri due modelli (razionalita istrumentale, e razionalita di oppression).  Le indagini di antropologia trascendentale completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine medio che stringe e salda l'ontologia metafisica all'etica. Il concetto di ‘persona’ viene inteso alla Grice e Strawson come sinergia del concetto di ‘sostanza’ e di quello di relazione (la categoria della relazione di Aristotele, la relati, o il ‘pros ti’.  Sostanza (ousia, sub-stantia,  essential) è classicamente quello che permane e sta in sé. La relazione, invece, è qui il rapporto intenzionale ad altro da sé. La persona è una sinergia di sostanza e relazione perché è sia rapporto a se stesso sia rapporto all'altro da sé, in quanto è essenzialmente una intenzionalità trascendentale, ovverosia un orizzonte consistente di relazione all'altro da sé, secondo il corso illimitato del desiderio che lo abita. Opere: “La dialettica gentiliana” in “Giornale critico della filosofia italiana”, Religione nella filosofia di Giovanni Gentile, in “Giornale critico della filosofia italiana”, Gentile interprete di Marx, in  Enciclopedia. Il pensiero di Gentile, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e religione, CELUC, Milano Filosofia e marxismo, CELUC, Milano, Le origini del marxismo teorico in Italia. Il dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e Sorel sui rapporti tra marxismo e filosofia (Città Nuova, Roma); “Antonio Gramsci. Il pensiero teorico e politico. La "questione leninista"” (Città Nuova, Roma (con V. Melchiorre e G. de Rosa); “Invito al pensiero di Aristotele” (Mursia, Milano), “Sostanza e relazione: una aporetica della persona,” in L'idea di persona, V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano); “L'enigma del desiderio” (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo); “La politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma); “Il frammento e l'Intero: -- il toto e la parte -- indagini sul senso dell'essere e sulla stabilità del sapere, Orthotes, Napoli-Salerno, Sul trascendentale come inter-soggettività originaria, in “Le avventure del trascendentale,” A. Rigobello, Rosenberg & Sellier, Torino); “Sulla verità e sul bene” (Petite Plaisance, Pistoia); “Etica del desiderio come etica del riconoscimento” (Orthotes, Napoli-Salerno). Sostanza e relazione. Indagini di struttura sull'umano che ci è comune, 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno . Studi gentiliani,  Orthotes, Napoli-Salerno . Studi marxiani, Orthotes, Napoli-Salerno . Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno; La ragione e la dialettica. Studi su Marx e Volpe (Marsilio, Venezia), “Teorie della felicità” II, Francisci, Abano Terme); “La qualità dell'uomo. Filosofi e psicologi a confronto, Franco Angeli, Milano); “Dio e la ragione, Marietti, Genova); “L'etica e il suo altro, Franco Angeli, Milano); “Strutture del sapere filosofico” Il Cardo, Venezia, “La libertà del bene, Vita e Pensiero, Milano, “Essere giusti con l'altro” (Rosenberg & Sellier, Torino); Introduzione all'etica, Vita e Pensiero, Milano,  Etica trascendentale e intersoggettività, Vita e Pensiero, Milano, “Multiculturalismo e identità” Vita e Pensiero, Milano; “La persona e i nomi dell'essere: sritti di filosofia in onore di V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano. Libertà, giustizia e bene in una società plurale, Vita e Pensiero, Milano. Etiche e politiche della post-modernità, Milano, Vita e Pensiero. “Etica del plurale: giustizia, riconoscimento, responsabilità” (Vita e Pensiero, Milano); “Affetti e legami” Vita e Pensiero, Milano); “La regola d'oro come etica universale (Vita e Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo). Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano, “Metafisica e violenza” Vita e Pensiero, Milano); “Etica di frontiera. Nuove forme del bene e del male, Vita e Pensiero, Milano); “Di un altro genere: etica al femminile, Vita e Pensiero, Milano . Giorgio La Pira. Un san Francesco nel Novecento, AVE, Roma (curato con E. Zambruno). Multiculturalismo e interculturalità. L'etica in questione, Vita e Pensiero, Milano. “La vita spettacolare. Questioni di etica, Orthotes, Napoli; Etica dell'economia. Idee per una critica del riduzionismo economico, Orthotes, Napoli-Salerno; Differenza di genere e differenza sessuale. Un problema di etica di frontiera, Orthotes, Napoli-Salerno . Il dovere dell'ospitalità, Orthotes, Napoli-Salerno. Dell'interpretazione di Gentile offerta da Vigna discutono, fra gli altri, M. Berlanda, Gentile e l'ipoteca kantiana. Linee di formazione del primo attualismo, Vita e Pensiero, Milano eBettineschi, Critica della prassi assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano, Orthotes, Napoli . Ora si vedano anche Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno .  Cfr. Studi marxiani, rthotes, Napoli-Salerno.  Cfr. gli scritti raccolti in C. Vigna, Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno. F. Saccardi, Semantizzazione dell'essere e inferenza metempirica, inPagani , Debili postille. Lettere a Vigna, Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del mondo. Dialogo con Severino sulla "struttura originaria" del sapere, Mimesis, Milano-Udine, "Vigna, invece, che pur si è formato alla scuola di Bontadini e di Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai egli ritiene che, se si accetta la “semantizzazione parmenidea” dell’essere, non si può evitare di estendere gli attributi dell'essere assoluto agli enti, come precisamente è avvenuto nello svolgimento del pensiero di Severino. L'errore, però, prosegue Vigna, sta proprio in questo "aver trattato la questione dell'essere come una questione di essenza". L'errore viene eliminato convincendosi che la “semantizzazione” dell'essere coincide con la 'relazione’ di essenza ed esistenza': questo è il 'tratto comune' tra tutti gli enti".  Cfr. C. Vigna, Il frammento e l'Intero,  Sulla semantizzazione dell'essere. L'eredità speculativa di Bontadini, in “Bontadini e la metafisica.” Si veda inoltre G.P. Solliani, “Dell'essere come essenza: per una rivisitazione del problema a partire di Aquino, in Debili postille, Il frammento e l'Intero, Cfr. anchePagani, “Una rivisitazione della via del divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione, la fede, in Debili postille,  Si veda poi A. Barzaghi, Percorsi di rigorizzazione della teologia naturale nella filosofia neo-classica milanese, in Rivista di filosofia neo-scolastica. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano (in nuce), in Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e sua risoluzione, in Etica trascendentale e inter-soggettività,  Si veda anche il saggio di R. Fanciullacci, “Dell'inter-soggettività e del riconoscimento. in Debili postille, Cfr. C. Vigna, Sul trascendentale come inter-soggettività originaria. Inoltre: G. Venuti, La cura dell’altro come regola d'oro. Lettera aperta a Vigna, e S. Zanardo, Sul dono della differenza, in Debili postille, Per una discussione complessiva del pensiero di Vigna si vedano i saggi contenuti inPagani  Debili postille. Lettere a Vigna, Orthotes, Napoli. “Sostanza e relazione: una aporetica della persona.” Si può vedere ancheBettineschi, Finità e infinità della soggettività. Lettera aperta a Vigna, inBettineschi, “Intenzionalità e riconoscimento: scritti di etica e antropologia trascendentale” Orthotes, Napoli. Bergamo festival: l'intuizione, su youtube.com. Malato o persona?, su youtube.com. L'etica, su youtube.com. Treccani. Intervista a Vigna: la filosofia morale, su youtube.com. Claudio Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio come orizzonte trascendentale, su mondodomani.org. Profilo di Carmelo Vigna sul sito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, su unive Bollettino della Società filosofica italiana  su sfi. Centro di Etica Generale e Applicata, su centro di etica. Centro Inter-universitario per gli Studi sull’Etica, su venus.unive. Società Italiana di Filosofia Morale, su sifm. Intervento su La Pira, su avvenire. Attualismo, problematicismo, metafisica , su filosofia. La politica e il sacro, su inschibboleth.org. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Vigna: la regola d’oro conversazionale” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VIGNOLI. (Rosignano Marittimo). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I spent quite some time observing a species of pirot: the squarrel – mainly I was in search of what Vignoli calls ‘la legge fondamentale dell’intelligenza nel regno animale” – his ‘saggio,’ he says, is in ‘psicologia comparata,’ but since it is vintage, I might well refer to is as ‘philosophical ethology’!” -- Si trasferì a Milano. Docente di antropologia presso la Reale Accademia di Scienze e Lettere, divenne direttore del Museo di storia naturale.  I suoi scritti apparvero su Il Politecnico e sulla Rivista di filosofia scientifica. Due sue opere ebbero risonanza: “Della legge fondamentale dell'intelligenza nel regno animale: saggio di psicologia comparata” -- e “Mito e scienza”. Quest'ultima influenza Warburg. Il testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo della Scienza di Firenze, pubblicata in Elena Canadelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere su Progetto Gutenberg.  E. Canadelli, Tito Vignoli. Da professore di antropologia a direttore del Museo civico d storia natural  nel sito "Milano Città delle Scienze". Elena Canadelli, La biblioteca di antropologia e biologia di Vignoli nel sito "Milano Città delle Scienze".in Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale Superiore di PisaUniversità degli studi di Cagliari. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e Vignoli” – “La etologia filosofica di Grice e Vignoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VINADIO. (Torino). Grice: “Of course, Vinadio is bound to be a good dialectician, since Italian neo-idealists take Hegel’s Dialektik – or colloquenza, as the count prefers – much more seriously than the most Hegelian of Oxonians! (And I don’t mean Bradley!”) --  Grice: “I like Vinadio; but then I’m English and we like an earl!” – “My favourite of his tracts is the one about dialettica which he understood just as Plato did, only better!” -- Felice Balbo di Venadio, conte di Venadio, vide, “Il conte di Vinadio” --. Filosofo. Considerato una delle voci più significative della filosofia italiana della prima metà del Novecento, fu un intellettuale impegnato in un vasto progetto di rifondazione della politica nell'immediato secondo dopoguerra. Nacque da Enrico Balbo di Vinadio e da Ada Tapparo, in via Bogino 8, nella casa che era stata del conte Cesare Balbo, ministro di casa Savoia. Dopo la laurea, partecipò alla seconda guerra mondiale prima come sottufficiale degli Alpini, poi come membro della Resistenza. Fu amico di Natalia Ginzburg, Giulio Einaudi, Alessandro Fè d'Ostiani, Mila, Boringhieri, Pintor e Pavese. Come consulente della casa torinese Einaudi curò due collane di filosofia. Fu nominato cattedratico di filosofia a Roma.  Si raccolse attorno a lui un piccolo gruppo di filosofi, molti ispirati dalle idee di Dossetti, per discutere sulla crisi dei valori nella società e sui modi di superarla mediante l'impegno sociale. Il suo impegno trovò espressione inoltre con i contributi alle riviste Cultura e realtà e Terza generazione. Fu vicino alle organizzazioni della sinistra di ispirazione cattolica e al Partito Comunista.  Egli comprese come il mutamento centrale della società sarebbe avvenuto nel rapporto tra lavoro umano e tecnica. Fu assunto all'IRI presso il Servizio problemi del lavoro diretto da Glisenti, e si interessò di formazione del personale. Venne nominato direttore del Centro IRI per lo studio delle funzioni direttive aziendali. Opere: “L'uomo senza miti”; “Il laboratorio dell'uomo”; “Studi in memoria di Gioele Solari dei discepoli” (Torino, Edizioni Ramella); “La sfida storica del comunismo al Cristianesimo e le sue conseguenze filosofiche” (Il Mulino); “Idee per una filosofia dello sviluppo umano” (Torino, Boringhieri). Opere, Torino, Boringhieri, “Essere e progresso”; “Lezioni di etica” (Roma, Edizioni Lavoro); Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Lettere a Ludovica, Archinto. Giulia Boringhieri, Per un umanesimo scientifico. Storia di libri, di mio padre e di noi, Torino, Einaudi, Duccio Cavalieri, Scienza economica e umanesimo positivo. Claudio Napoleoni e la critica della ragione economica, Milano, Franco Angeli, Giovanni Tassani, La Terza Generazione. Da Dossetti a De Gasperi. Tra Stato e Rivoluzione, Roma, Edizioni Lavoro, Giovanni Tassani, nota bio-bibliografica in: Felice Balbo, Lezioni di etica, Roma, Edizioni Lavoro, Giovanni Invitto, Le idee di Felice Balbo. Una filosofia pragmatica dello sviluppo, Il Mulino, Bologna, Giovanni Invitto, La filosofia di Felice Balbo di fronte a fenomenologia ed esistenzialismo, in Giovanni Invitto, Fenomenologia ed esistenzialismo in Italia, Adriatica Salentina, Lecce, Giovanni Invitto, Il pensiero di Felice Balbo: una questione aperta, "Italia contemporanea", fasc. Voce: Balbo Felice, Giorgio Campanini e Francesco Traniello  Dizionario storico del movimento cattolico in Italia: I protagonisti, Marietti, Torino, Anselmo Grotti, Saggio su Balbo, Boringhieri, Torino, Anselmo Grotti, “Un altro futuro è possibile. Balbo a cento anni dalla nascita” Egeria, Vittorio Possenti, “Balbo e la filosofia dell'essere”, Vita e Pensiero, Milano, Giorgio Campanini e Giovanni Invitto , Balbo tra filosofia e società, Franco Angeli, Milano, Flavia Tricomi, Felice Balbo: per una filosofia come lavoro tecnico non mitico, in “La filosofia tra tecnica e mito”, Atti del XXIX Congresso Nazionale Società Filosofica Italiana, S. Maria degli Angeli Perugia, Porziuncola, Giovanni Invitto, Felice Balbo. Il superamento delle ideologie, Roma, Edizioni Studium, Nicola Ricci, Cattolici e marxismo. Filosofia e politica in Augusto Del Noce, Felice Balbo e Franco Rodano, Milano, Franco Angeli; Luciano Bazzoli, Felice Balbo. Dal marxismo ad economia umana, Brescia, Morcelliana; Marcello Mustè, La prassi e il valore. La filosofia dell'essere di Felice Balbo, Roma, Aracne,   Felice Balbo: il cristianesimo nella sfida della “modernità”, di Giuseppe Turbanti, su storia e futuro.com. Giovanni Invitto, Felice Balbo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filosofi italiani del XX secoloInsegnanti italiani Professore. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vinadio: being, value – and colloquenza!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VIO. (Gaeta). Essential Italian philosopher. Grice: “While the typical Englishman is more interested in the fact that Vio never thought that Henry VIII divorced Aragon, I prefer his commentary on the ‘prae-dicamentum’ of Aristotle, via ‘Porfirio’!” -- Grice was irritated that when ‘vio’ became a saint, the Italians list them under ‘c’. Tommaso De Vio, O.P. cardinale di Santa Romana Chiesa Luther-vor-CajetanIl cardinale Tommaso De Vio riceve Martin Lutero, Template-Cardinal.svg   Incarichi ricopertiMaestro generale dell'Ordine dei Predicatori Cardinale presbitero di San Sisto Arcivescovo metropolita di Palermo  Arcivescovo-vescovo di Gaeta (1519-1534) Cardinale presbitero di Santa Prassede Ordinato presbitero Nominato arcivescovo8 febbraio 1518 da papa Leone X Consacrato arcivescovo1º maggio 1518 dal cardinale Niccolò Fieschi Creato cardinale1º luglio 1517 da papa Leone X Deceduto a Roma   Manuale. Tommaso (al secolo Giacomo o Jacopo) De Vio, detto il Cardinal Caetano o Gaetano è stato un cardinale italiano. Religioso domenicano, fu generale dell'Ordine: fu teologo e diplomatico pontificio. Incontro tra Martin Lutero e il Cajetanus in una stampa d'epoca. Figlio di Francesco De Vio e Isabella de Sieri, eentrò tra i frati Domenicani del monastero di Gaeta, dove assunse il nome di Tommaso, e proseguì i suoi studi in filosofia a Napoli, Bologna e Padova.  Fu professore presso le università di Pavia e Roma, ed in questo campo acquisì una considerevole fama in seguito ad un pubblico dibattito con Pico della Mirandola a Ferrara. Divenne generale dell'Ordine e consigliere dei papi; Dimostrò grande zelo nel difendere i diritti papali contro il Concilio di Pisa, polemizzando contro Almain in una serie di pubblicazioni che furono messe al bando dalla Sorbona e bruciate per ordine del re Luigi XII di Francia. Papa Leone X lo creò cardinale, e fu fatto arcivescovo di Palermo. Divenne arcivescovo di Gaeta. Venne inviato in Germania come Legato Apostolico per partecipare alla Dieta di Augusta, si adoperò con profitto per l'elezione di Carlo V d'Asburgo ad Imperatore del Sacro Romano Impero (prevalendo sull'altro concorrente Francesco I Re di Francia), e lì cercò di arginare la nascente Riforma protestante di Martin Lutero. Fece rientro in Roma senza essere riuscito a convincere Lutero ad abbandonare i suoi propositi di Riforma, e aiutò il papa nell'estensione della bolla Exsurge Domine rivolta a contrastare il dilagare della riforma luterana. Oganizzò la resistenza contro i Turchi in Germania, Polonia e Ungheria. Venne fatto prigioniero durante il Sacco di Roma dai Lanzichenecchi, inviati in Italia da Carlo V per punire papa Clemente VII per il tradimento della parola datagli, poi venne liberato. Pronunciò la sentenza definitiva di validità del matrimonio di Enrico VIII e Caterina d'Aragona, rifiutando il divorzio al sovrano inglese. Accanto alla produzione teologica, secondo la linee della scuola tomista, Vio si distinse anche come esegeta. Supplì alla sua non-conoscenza dell'ebraico, consultando esperti rabbinici e grazie alla sua familiarità con il testo greco. Pubblicò in vari volumi una traduzione e commentario letterario della Bibbia che comprende larga parte dell'Antico Testamento e quasi tutto il Nuovo Testamento con l'eccezione dell'Apocalisse di Giovanni. La sua enfasi sulla ricerca del significato letterario del testo lo pone alle origini della moderna tradizione esegetica cattolica. La sua tomba è oggi collocata nel vestibolo della Basilica di Santa Maria sopra Minerva. La genealogia episcopale è:  Cardinale Niccolò Fieschi Cardinale Tommaso De Vio, O.P. Opere: Summula Caietani, Frontespizio degli Opuscula omnia, Commentaria super tractatum De ente et essentia Thomae de Aquino, De nominum analogia, Commentaria in III libros Aristotelis De anima, Auctoritas Pape et Concilii siue Ecclesie comparata, Marcello Silber, Oratio in secunda sessione Concilii Lateranensis, Johann Beplin, 1512. (LA) Apologia de comparata auctoritate pape et ecclesie, 1513. De divina institutione Pontificatus Romani Pontificis, Jentacula N.T., expositio literalis sexaginta quatuor notabilium sententiarum Novi Test., Roma, Summula Caietani, Paris, Claude Chevallon, Opuscula omnia, Opuscula omnia, Lucantonio Giunta, Francesco senese De Franceschi, In Porphyrii Isagogen ad Praedicamenta Aristotelis, Opera omnia, Scripta philosophica, a cura diZammit, M.-H. Laurent e J. Coquelle, De nominum analogia; De conceptu entis, De comparatione auctoritatis papae ; Apologia. Bibliografia: Giovanni Allaria, Tommaso De Vio: cardinale Gaetano, Gaeta, La Poligrafica, centenario della nascita del Cardinale Tommaso De Vio (Cajetanus): 2Roma, Istituto Professionale Grafico Sordomuti, Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Innocenzo Taurisano, Tommaso De Vio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Tommaso De Vio, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.Eckehart Stöve, Tommaso De Vio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Tommaso De Vio, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.(DE) Tommaso De Vio, su ALCUIN, Università di Ratisbona.Opere di Tommaso De Vio / Tommaso De Vio (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso De Vio, su Open Library, Internet Archive.Tommaso De Vio, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Tommaso De Vio, in Catholic Hierarchy.Salvador Miranda, VIO, O.P., Tommaso, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. PredecessoreMaestro generale dell'Ordine dei Predicatori Successore Cr.domenicanaJean Clérée, O.P. Juan García Loaysa, O.P.PredecessoreCardinale prete di San SistoSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Achille Grassi Niccolò SchombergPredecessoreArcivescovo metropolita di PalermoSuccessoreArchbishopPallium PioM.svg Francisco de Remolins (amministratore apostolico)8 febbraio Giovanni CarandoletPredecessoreVescovo di Gaeta (titolo personale di arcivescovo)SuccessoreBishopCoA PioM.svg Fernando Herrera Esteban Gabriel MerinoPredecessoreCardinale presbitero di Santa PrassedeSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Ippolito de' Medici Francesco Corner Vescovi e arcivescovi di Palermo Fino al 1500Mamiliano · Stefano di Perche · Gualtiero · Berardo de Castanea · Ludovico Bonito · Nicolò de' Tudeschi · Simone Beccadelli di Bologna XVI secoloTommaso De Vio · Giovanni Carandolet · Pietro Tagliavia d'Aragona · Francisco Orozco de Arce · Ottaviano Preconio · Giacomo Lomellino Del Canto · Cesare Marullo · Diego Haëdo XVII secoloGiovanni (Giannettino) Doria · Fernando Andrade Castro · Martín de León Cárdenas · Pietro Martínez y Rubio · Juan Lozano · Jaime de Palafox y Cardona · Ferdinando Bazan y Manriquez XVIII secoloJosé Gasch · Matteo Basile · Domenico Rosso · José Alfonso Meléndez · Marcello Papiniano Cusani · Serafino Filangieri · Francesco Ferdinando Sanseverino · Filippo Lopez y Royo XIX secoloDomenico Pignatelli di Belmonte · Raffaele Mormile · Pietro Gravina · Gaetano Trigona e Parisi · Ferdinando Maria Pignatelli · Giovanni Battista Naselli · Michelangelo Celesia XX secoloAlessandro Lualdi · Luigi Lavitrano · Ernesto Ruffini · Francesco Carpino · Salvatore Pappalardo · Salvatore De Giorgi XXI secoloPaolo Romeo · Corrado Lorefice. He wrote extensively on freewill, and had a colourful dispute with, of all people, Calvinwell represented in a painting Grice adored. Vio Tomasso di vio -- cajetan, original name, -- H. P. Grice thinks that Shropshire borrowed his proof for the immortality of the soul from Cajetan -- Tommaso de Vio, prelate and theologian. Born in Gaeta from which he took his name, he entered the Dominican order in 1484 and studied philosophy and theology at Naples, Bologna, and Padua. He became a cardinal in 1517; during the following two years he traveled to G.y, where he engaged in a theological controversy with Luther. His major work is a Commentary on St. Thomas’ Summa of Theology 1508, which promoted a renewal of interest in Scholastic and Thomistic philosophy during the sixteenth century. In agreement with Aquinas, Cajetan places the origin of human knowledge in sense perception. In contrast with Aquinas, he denies that the immortality of the soul and the existence of God as our creator can be proved. Cajetan’s work in logic was based on traditional Aristotelian syllogistic logic but is original in its discussion of the notion of analogy. Cajetan distinguishes three types: analogy of inequality, analogy of attribution, and analogy of proportion. Whereas he rejected the first two types as improper, he regarded the last as the basic type of analogy and appealed to it in explaining how humans come to know God and how analogical reasoning applied to God and God’s creatures avoids being equivocal. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e de Vio” – Luigi Speranza, “Grice e Vio: Le categorie” -- The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

VIRNO. (Napoli). Essential Italian philosopher. Grice: “Virno, like me, is a semiotician.” Filosofo.  Di orientamento operaista, docente di filosofia a Roma. Tra i principali esponenti dell'organizzazione della sinistra extraparlamentare Potere Operaio, il suo nome ricorse nelle cronache dei cosiddetti "anni di piombo" in Italia. Fu arrestato e detenuto in prigione per diversi anni sino alla sua definitiva assoluzione. Nel corso della detenzione elaborò il suo pensiero che trovò espressione nella rivista Luogo comune.  «Democrazia è il fucile in spalla agli operai», slogan attribuito a Potere Operaio «Mi sono formato politicamente a Genova, dove la mia famiglia viveva e io facevo liceo. Genova era esposta all’influenza di Torino, dove vi furono le prime occupazioni nel ’67; quindi nell’estate di quell’anno si mobilitarono gli studenti medi (più vivaci di quelli universitari, che invece erano in contatto con le organizzazioni tradizionai dei partiti, UGI e via dicendo).  Come studenti medi fondammo dunque il Sindacato degli Studenti, che nell’autunno del ’67 fece i primi scioperi su tematiche già sessantottesche, la lotta all’autoritarismo, solidarietà con gli studenti greci dopo il golpe dei colonnelli e quant’altro...nell’autunno del ’68, sempre per un trasferimento della famiglia, sono venuto ad abitare a Roma, e di lì a non molto ho preso contatti e rapporti con il gruppo che sarebbe diventato Potere Operaio, che allora sostanzialmente nella capitale era il gruppo delle facoltà scientifiche... Entro in Potere operaio dopo gli episodi cruciali della primavera ’69 a Torino.»  Lavorò a Milano come insegnante all'Alfa Romeo di Arese e all'Innocenti, organizzando anche azioni collettive nelle fabbriche sino alla dissoluzione di Potere operaio nel 1973.  Nel 1977 Virno presentò la sua tesi di laurea sul concetto di lavoro e la teoria della coscienza di Theodor Adorno e partecipò attivamente alle manifestazioni ad opera dei lavoratori precari e di altri emarginati. Fondò assieme a Oreste Scalzone e a Franco Piperno la rivista Metropoli organo ideologico del movimento politico. Nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria nota come "7 aprile", la redazione della rivista viene accusata di appartenere in blocco all'organizzazione eversiva «costituita in più bande armate variamente denominate».  «siamo arrestati io, Castellano, Maesano e Pace (che però sfugge all’arresto, di nuovo, giuro, non per sagacia). Noi siamo arrestati il 6 giugno ’79, poi ci fanno confluire nel 7 aprile, ritroviamo gli altri nel cortile di Rebibbia, nel braccio speciale, stiamo un po’ di mesi lì, poi c’è la diaspora, cioè il Ministero ordina di mandare ognuno di questi detenuti in un carcere speciale diverso, perché ovviamente, tramite avvocati, visite, benché ci fosse il regime di braccio speciale, quello era diventato una specie di luogo in cui si elaboravano documenti, lettere a giornali, si faceva campagna politica, c’erano state delle lotte interne.  Quindi, c’è la diaspora, io vado a Novara, Oreste va a Cuneo, quell’altro va a Favignana, quell’altro ancora da un’altra parte. Comincia questo giro negli speciali, e ci ritroviamo non tutti ma in parte nel carcere di Palmi, inaugurato nell’autunno del ’79, carcere per soli politici o per detenuti comuni completamente politicizzati, una specie di “Kesh”. Là dentro c’era una situazione curiosa, anche molto spettacolare, perché si incontrano assolutamente tutti. Infatti, per un primo periodo con i compagni delle BR o con Alunni o quelli dei NAP, si pensò anche di approfittare di questa situazione per avviare una discussione larga, di carattere "costituente": però, il problema è che anche lì c’è il fatto che i più spregiudicati di loro, come Curcio, erano d’accordo, avevano capito di aver perso l’essenziale, cioè il cambio di paradigma del ’77, cioè il fatto che i giovani operai erano non più riconducibili a quelli del ’69; altri invece no.[...]  Riassumendo in breve, la mia detenzione fu un anno dal ’79 all’80, poi due anni liberi in cui curai la serie continua di Metropoli nell’81, due anni ancora di carcere, condanna a 12 anni in primo grado, un anno di arresti domiciliari ... l’assoluzione (insieme a tanti altri imputati del 7 aprile) fu nell’87, la conferma nell’88.»  La travagliata esperienza politica e esistenziale di questi anni sarà trasfusa da Virno nella pubblicazione di Luogo Comune una rivista dedicata all'analisi della vita nella situazione sociale del "postfordismo".  Nel 1993 Virno lasciò il lavoro di editore della rivista per insegnare filosofia nell'Urbino --  è stato professore invitato all'Montréal e al suo ritorno in Italia occupò la cattedra di filosofia del linguaggio, semiotica ed etica della comunicazione nell'Università della Calabria da dove si trasferirà all'Università Roma Tre. Convinto della necessità di un nuovo linguaggio della politica che chiarisca le trasformazioni economiche, sociali e culturali che da più di un decennio caratterizzano le società occidentali, introduce nella “Grammatica della moltitudine” una riflessione sul contrasto tra i termini di "popolo" e "moltitudine" che generarono una accesa polemica teorico-filosofica nel secolo XVII. Quando avvenne la formazione degli stati nazionali fu l’espressione “popolo” a prevalere. Virno si domanda se non sia venuto il tempo di restaurare l'altro concetto della ‘moltitudine.”  La "multitudo" è quell'insieme di persone che nell'azione politica e in quella economica, pur agendo collettivamente non perdono il senso della propria individualità, resistendo sempre alla riduzione a unica massa informe com'è nel termine di "popolo". La moltitudine è dunque la base delle libertà civili.  In contrapposto, moltitudine e una pluralità che non si sintetizza nell'uno, il più grave pericolo per l'autorità dello Stato che esercita il «supremo imperio».  Dopo i secoli del “popolo” e quindi dello Stato (Stato-nazione, Stato centralizzato ecc.), torna infine a manifestarsi la polarità contrapposta, abrogata agli albori della modernità. La moltitudine come ultimo grido della teoria sociale, politica e filosofica? Forse.” Opere: “L'idea di mondo: intelletto pubblico e uso della vita” (Editore: Quodlibet); “Saggio sulla negazione: per una antropologia linguistica” (Editore: Bollati Boringhieri); “E così via, all'infinito: Logica e antropologia” (Editore: Bollati Boringhieri), “Motto di spirito e azione innovative: per una logica del cambiamento” (Editore: Bollati Boringhieri). “Quando il verbo si fa carne: linguaggio e natura umana” (Editore: Bollati Boringhieri, Scienze sociali e «natura umana». Facoltà di linguaggio, invariante biologico, rapporti di produzione” (Editore: Rubbettino); “Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee” (Editore: DeriveApprodi); “Esercizi di esodo. Linguaggio e azione politica” (Editore: Ombre Corte); “Il ricordo del presente. Saggio sul tempo storico” (Editore: Bollati Boringhieri); “Parole con parole: poteri e limiti del linguaggio” (Editore: Donzelli); “Mondanità. L'idea di «Mondo» tra esperienza sensibile e sfera pubblica” (Editore: Manifestolibri); “Convenzione e materialism” (Editore: Theoria [Ristampa Editore: DeriveApprodi,   Scheda docenteUniversità Roma Tre  Intervista, Hecceitasweb  «Questo termine è entrato nel linguaggio corrente negli anni '90 per indicare un insieme di caratteristiche economiche, sociali e istituzionali del nostro presente, avvertite [pessimisticamente] come profondamente diverse rispetto al nostro recente passato» e in genere come molto negativamente mutate. (In articolo di Maria Turchetto, Fordismo e postfordismo. Qualche dubbio su alcune "certezze" della sinistra italiana., edito nel n° 67 di Protagonisti)  Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee, ed.DeriveApprodi, Anni di piombo Potere operaio"General intellect". In Zanini, A.; Fadini, U. . Lessico postfordista: dizionario di idee della mutazione. Feltinelli, Giovanni Copertino, sito "Filosofico.net".  Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Virno” – “Grice e Virno: la conversazione – una popolazione di due!” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VIROLI. (Forlì). Essential Italian philosopher.Actually “Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting soon.” “The loyalty for one’s country is not based on evidence.”Maurizio Viroli (Forlì), filosofo. Durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi ha servito la Presidenza della Repubblica Italiana. Attualmente è Professore a a Lugano. I suoi campi di ricerca sono la Filosofia politica e la Storia del Pensiero politico. I suoi autori di riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo Rosselli e Nello Rosselli. La sua ricerca si basa sul metodo contestualista di Quentin Skinner a cui ha apportato alcune innovazioni. Il suoi riferimenti politico-ideali sono il Repubblicanesimo e l'Azionismo (Partito d'Azione). Alle numerose pubblicazioni scientifiche affianca l'attività di saggista e quella di editorialista. Collabora e ha collaborato ad alcune testate giornalistiche, tra cui La Stampa, il Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano. Maurizio Viroli ha frequentato il Liceo scientifico statale Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì. Come egli stesso racconta nel libro L'autunno della Repubblica, per mantenersi agli studi ha lavorato fin da giovanissimo come garzone di bottega, come cameriere d'albergo e come operaio presso lo zuccherificio della sua città. Di quegli anni dice:" [...] quando ero bambino abitavo a Forlì con i miei genitori, in via Archimede Mellini, in un appartamento angusto e freddissimo, riscaldato soltanto da una stufa a gas tenuta, per la nostra povertà, sempre con la fiammella azzurrognola al minimo."  Al termine degli studi liceali si è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Nel 1976 si è laureato magna cum laude in Filosofia con una tesi dal titolo Metodo e Sistema in Friedrich Engels.  Dal maggio 1976 al maggio 1977 ha svolto il Servizio di leva a Casarsa della Delizia, in Friuli-Venezia Giulia.  Il ritorno alla vita civile è stato all'insegna del precariato. Percepiva un piccolo salario organizzando convegni e lavorando come redattore alla rivista Problemi della transizione presso Istituto Gramsci di Bologna.  è stato ammesso al dottorato di ricerca presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. Di fronte alla commissione composta dai Maihofer, Skinner, Bobbio, Cranston, e Moulakisha, ha discusso la tesi “La società bene ordinata” pubblicata per Il Mulino. Ha perfezionato la sua formazione svolgendo attività di ricerca al Clare Hall di Cambridge e al Max-Planck Institut für Gesellschaftsforschung in Köln.  Posizione accademica. Viroli è Professore Emerito all'Princeton dal . A Princeton è giunto dopo aver vinto un concorso come Assistant Professor. Ha ottenuto tenured appointment ed è diventato Associate Professor.-- è diventato Full Professor .  È Professore di Government ad Austin, e di Comunicazione politica all'Università della Svizzera italiana. Dirige il Laboratorio di Studi civili presso l'Università della Svizzera italiana.  Ha a vinto il finanziamento del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica con il progetto di ricerca Milan and Ticino: Shaping the Spatiality of a European Capital, che prevede l'impegno di un folto gruppo di ricercatori.  I suoi interessi di studio ruotano intorno alla Filosofia politica e alla Storia del Pensiero politico. Studia il Repubblicanesimo nella sua accezione classica (da Machiavelli a Rousseau) e in quella contemporanea. Si occupa e scrive di religione e politica, di retorica classica, libertà e tirannide, di patriottismo e nazionalismo, di etica civile, di diritti e doveri. Pone particolare attenzione ai fondamenti della convivenza civile. I suoi periodi storici di riferimento sono il Rinascimento, il Risorgimento e l'Antifascismo. I suoi autori di riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo e Nello Rosselli.  Come impegno civile si occupa di Educazione civica e della difesa e dell'attuazione della Costituzione della Repubblica Italiana. Ha collaborato con la Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per le Marche a progetti di Educazione alla Cittadinanza. Ha fondato e dirige il Master in Civic Education presso l'associazione Ethica di Asti. Ha coordinato e diretto progetti di Educazione civica per la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo. Con il professor Gianni Sinni dirige il progetto Designing Civic Consciousness presso Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Dirige il progetto Lezioni di Casa Cervi-Scuola di Etica civile presso Casa Cervi. Ha preso parte attivamente alle campagne referendarie svoltesi in occasione del referendum costituzionale, contro la riforma proposta dal centro-destra, e del referendum costituzionale del , contro la cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi. Ha collezionato inviti e incarichi di insegnamento presso prestigiose istituzioni culturali internazionali come l'Institute for Advanced Study di Princeton, Georgetown, Yale, Harvard, UCLA, New School for Social Research di New York, Peking University, Pontifica Universitad Catolica del Cile, Cambridge, Brisbane, Columbia, Queen Mary, London, United Arab Emirates University, Messico, Gerusalemme, il Collège de France  Ha insegnato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, Università degli Studi di Trento, l'Università del Molise, l'Ferrara, la Scuola Superiore di Catania e l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".  Ha collaborato e collabora con istituzioni quali il Collegio di Milano e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Scuola superiore di polizia, Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, il Collegio Carlo Alberto e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, laFondazione Alcide Cervi presso Casa Cervi.  Ideali politici Maurizio Viroli, nel libro L'autunno della Repubblica, spiega così le sue posizioni politiche "Non sono soltanto uno studioso del repubblicanesimo, mi sento repubblicano. Amo i princìpi fondamentali di questa tradizione e cerco di applicarli nella vita e nell’analisi dei fatti politici e sociali." Più oltre, in riferimento al Presidente Carlo Azeglio Ciampi racconta: "La prima volta che lo incontrai provai la sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di straordinaria energia morale, l’esempio vero della migliore cultura del Risorgimento e dell’azionismo. Rammento ancora le parole che mi disse dopo aver ascoltato con attenzione le mie considerazioni sul significato del concetto di amor di patria: «Quello che lei dice, professore, l’ho sempre sentito e vissuto nella mia coscienza». Fu allora che realizzai che io sono prima uno studioso di repubblicanesimo e poi un repubblicano; Ciampi è repubblicano nell’intimo della coscienza: repubblicano e azionista; anzi, credo, repubblicano perché azionista."  Anche l'Antifascismo é rilevante nel patrimonio ideale di Viroli. Ne L'Autunno della Repubblica si legge: "Ho trovato nelle pagine di Croce, Rosselli, Parri, Rossi, Calamandrei per citare soltanto i nomi più noti non solo idee e argomenti in perfetta sintonia con il mio antifascismo assoluto e intransigente, ma anche e soprattutto le più convincenti riflessioni sulle ragioni della fragilità della libertà italiana."  Il patriottismo di Maurizio Viroli si oppone al nazionalismo, anzi, ne è l'antidoto. Ancora ne L'Autunno della Repubblica si legge a proposito del libro Per amore della patria. "In Italia abbiamo una tradizione di patriottismo di straordinario valore morale e politico, la migliore che io conosca. Mi riferisco in primo luogo al patriottismo diMazzini, fondato sul principio che la patria non è il territorio bensì un principio di libertà, e al patriottismo degli antifascisti di «Giustizia e Libertà», concordi nell’affermare che la nostra patria coincide con il mondo morale delle persone libere [...] non era poi idea tanto peregrina sostenere [in Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia. n.d.r.] che il patriottismo repubblicano potesse essere il mezzo più efficace per combattere la marea del nazionalismo che cominciava a montare. Oggi, credo sia troppo tardi."  Infine, Viroli ci spiega il suo relativismo: "Sulle questioni etiche sono stato sempre un convinto relativista, con comprensibile scandalo di molti amici e colleghi. Di fatto, se il dovere esiste soltanto là dove la coscienza morale personale lo riconosce come tale, segue necessariamente che ci sono persone che riconoscono quali loro doveri determinati princìpi, altre che riconoscono quali loro doveri princìpi diversi, se non del tutto opposti. Il pluralismo e il contrasto dei doveri sono sotto gli occhi di tutti. Ad alcuni il dovere indica il servizio e la pratica della carità, ad altri la pura e semplice affermazione di sé stessi, anche a costo di usare altri esseri umani come mezzi. [...] La ragione, tante volte invocata quale guida sicura all’agire umano, non detta i fini ma solo i mezzi. Lo ha spiegato in modo esemplare un filosofo morale completamente dimenticato, Erminio Juvalta: «La ragione per sé non comanda nulla; né l’egoismo, né l’altruismo, né la giustizia. La ragione cerca, e mostra, se le riesce, i mezzi che servono a conservar la vita a chi la vuol conservare, a distruggerla a chi la vuol distruggere; addita ai pietosi le vie della pietà, ai giusti le vie della giustizia, e le vie del proprio tornaconto agli uomini senza scrupoli. Ma l’egoismo non è per sé più ‘razionale’ dell’altruismo, né il regresso più razionale del progresso, né la conservazione dell’individuo più razionale di quella della specie, né l’utile proprio più razionale che l’utile della collettività. Razionali non sono i fini, ma le relazioni dei mezzi ai fini. Ed è così ragionevole che dia la vita per un’idea chi pregia più l’idea che la vita, come che taccia la verità per un ciondolo chi ama più i ciondoli che la verità.»"  È stato consulente della Presidenza della Repubblica Italiana per le attività culturali durante il settennato del Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Ha collaborato con la Presidenza della Camera dei Deputati durante la presidenza di Luciano Violante. È stato coordinatore del Comitato Nazionale per la Valorizzazione della Cultura della Repubblica presso il Ministero dell'Interno.  È stato Presidente nazionale dell'Associazione Mazziniana Italiana.  Onorificenze Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaUfficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del Presidente della Repubblica» Pubblicazioni Questa voce è da wikificare Questa voce o sezione sull'argomento scrittori non è ancora formattata secondo gli standard. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di . Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Opere: “Nazionalisti e patrioti, Roma-Bari, Laterza    Etica del servizio e etica del comando, Napoli, Editoriale Scientifica.    L’autunno della Repubblica, Roma-Bari, Laterza, La redenzione dell’Italia. Saggio sul «Principe» di Machiavelli, Roma-Bari, Laterza; “Il sorriso di Niccolò” Storia di Machiavelli, nuova edizione, Roma-Bari, Laterza.  Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore, Roma-Bari, Laterza. L’Intransigente, Roma-Bari, Laterza.  Le parole del cittadino, Roma-Bari, Laterza.  La libertà dei servi, Roma-Bari, Laterza, Lo scrittore di ricami, Reggio Emilia, Diabasis.    Come se Dio ci fosse. Religione e libertà nella storia d’Italia, Torino, Einaudi. Machiavelli filosofo della libertà, tradotto da Silvia Righini, Roma, Castelvecchi, .L’Italia dei doveri, Milano, Rizzoli. Il Dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia, Roma-Bari, Laterza. Dialogo intorno alla repubblica, Roma-Bari, Laterza. Il sorriso di Niccolò. Storia di Machiavelli, Roma-Bari, Laterza (paperback edition:  pubblicato anche da Milano, Edizioni de Il Giornale, e da Milano, Edizioni de Il Sole 24 Ore, ). Per Amore della Patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Roma-Bari, Laterza, Dalla politica alla ragion di stato, Roma, Donzelli, L’etica laica di Erminio Juvalta, Milano, Franco Angeli.  ‘La civiltà statuale’, in Francesco Di Donato Cultura civica e civiltà statuale, Bologna, Il Mulino.  ‘Libertà e profezia in Machiavelli’, in Attilio Scuderi Machiavelli e i confini del potere, Milano, Mimesis.  ‘La passione civile e la scienza politica di Giovanni Sartori’, ‘Civic religion, Patriotism and Prophecy in early-Modern Italian City-Republics’, in Kurt Almqvist (ed.) Nation, state and empire. Perspectives from the Engelsberg seminar, Stockholm, Axess Publishing AB,  8  ‘Postfazione’, in Roberto Bertoni, Protagonisti sempre. Un secolo di storia visto con gli occhi dei ragazzi, with a preface by Enrico Letta, Reggio Emilia, Imprimatur ‘Prefazione’, in Carlo Mosca, Il prefetto e l’unità nazionale, Napoli, Editoriale Scientifica. ‘Skinner’, ‘God’ and ‘Macaulay’, in Gennaro Sasso and Giorgio Inglese (directors), “Enciclopedia machiavelliana” Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vita di Machiavelli by Roberto Ridolfi, Roma, Castelvecchi.  ‘Introduction’, new edition of The Prince by Niccolò Machiavelli, Roma, Castelvecchi.  ‘Preface’, ‘Preface’, in Leone Ginzburg, La tradizione del Risorgimento, Roma, Castelvecchi.  ‘Se è libero bisogna che creda’, in 5 variazioni sul credere, ed. by Marco Bouchard, Torino, Edizioni Gruppo Abele.    ‘L’attualità del Principe’, in Alessandro CampiIl principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo. Roma, Complesso del Vittoriano, Salone centrale, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana.  ‘Premessa’, in Antonio Gisondi, La moralità della Resistenza: l’esperienza del partigiano Bosco, Benevento, Associazione Terre dei Gambacorta, ‘Prefazione’, in Dalla patria allo Stato. Una biografia intellettuale di Spaventa, Roma-Bari, Laterza.    ‘Patriotism and European Unity’, ‘La costituzione repubblicana: un manuale di educazione civica’, in Lessico civico: teorie e pratiche della cittadinanza, Reggio Emilia, Diabasis.  ‘Le origini meridiane del repubblicanesimo’, in Federica Frediani and Fernanda Gallo (eds.), Ethos repubblicano e pensiero meridiano, Reggio Emilia, Diabasis.  ‘La dimensione religiosa del Risorgimento’, in Alberto Melloni Cristiani d’Italia. Chiese, società, stato, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  ‘La libertà politica è un bene fragile’, Lettera internazionale. Rivista trimestrale europea,  ‘Ragione e passioni nell’educazione civica’, in Ilario Belloni and Rosario Forlenza (eds.), Questioni civiche. Forme, simboli e confini della cittadinanza, Reggio Emilia, Diabasis.  ‘Prefazione’, in Giuseppe Fonseca, La Costituzione: il pilastro di cristallo, Napoli, La scuola di Pitagora. Machiavelli, il carcere, Il Principe’, in Gli anni di Firenze, Roma-Bari, .  in La Costituzione ieri e oggi. Roma, Atti dei Convegni Lincei Roma, Bardi.  ‘Etica e diritto: la forza intelligente per sconfiggere la violenza’ in Regione Piemonte, Piano regionale per la prevenzione della violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime. ‘Religione e libertà nella Democratie en Amérique’, in Dante Bolognesi e Sauro Mattarelli (eds.), Fra libertà e democrazia: l’eredità di Tocqueville e J. S. Mill, Milano, Franco Angeli.  ‘Una nuova utopia della libertà’, Quaderni del Circolo Rosselli, ‘Machiavelli’s Realism’, Constellations,  ‘Religione/2: Tutte le ragioni del liberalismo’, with Ackerman, Amato, Bassetti, Buruma, Cacciari, Carandini, Crowder, Eder, Parisi, Pombeni, Roman, Schlegel, Schwarzenberg, Taylor, Nadia Urbinati, Reset, Dove Ratzinger sbaglia/Where Ratzinger is mistaken.   ‘Machiavelli oratore’, in Jean-Jacques MarchandMachiavelli senza i Medici, scrittura del potere, potere della scrittura. Atti del convegno di Losanna, Roma, Salerno Editrice.  ‘Due concetti di religione civile’, in Maurizio RidolfiRituali civili: storie nazionali e memorie pubbliche nell’Europa contemporanea, Roma, Gangemi.  ‘Patriottismo e rinascita civile’, Aspenia,  ‘Introduction’, ‘Prefazione’, in Giuseppe Mazzini, Scritti politici, edited by Terenzio Grandi and Augusto Comba, 2nd edition, Torino, UTET.  ‘Introduzione’, in What is a man? Collection of young thouthsChe cos’è l’uomo? Raccolta di giovani pensieri, Senigallia, MIUR, Le Marche.   ‘Repubblicanesimo’, in Norberto Bobbio, Nicola Matteucci and Gianfranco Pasquino (directors), Dizionario di Politica, 3rd edition, Torino, UTET,   ‘Libertà democratica, libertà repubblicana e libertà socialista’, in Thomas CasadeiRepubblicanesimo democrazia socialismo delle libertà. “Incroci” per una rinnovata cultura politica, Milan, Franco Angeli,  ‘Il lavoro nobilita l’uomo e l’impresa’, Impegno. Mensile di cultura sociale,  ‘Els ideals del republicanisme: república, llibertat, virtut i patriotisme’, Idees: Revista de temes contemporanis,  ‘Libertad republicana y emancipación social’, Revista de la Fundación Juan March,   ‘Della lontananza’, in Alberto SinigagliaLa saggezza del vivere. Tracce di etica, Reggio Emilia, Diabasis.  ‘Repubblicanesimo e Costituzione della Repubblica’ in Maurizio Ridolfi Almanacco della Repubblica: storia d’Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane, Milano, Bruno Mondadori.  ‘Europa contro america?’, Il pensiero mazziniano, ‘Dio nella costituzione’, Il pensiero mazziniano, Con Norberto Bobbio, ‘Sul rientro dei savoia’, Il pensiero mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone. L’esempio della storia americana’, Il pensiero mazziniano, ‘Il despota e il tiranno si sono fatti furbi’, Il pensiero mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di Machiavelli’ and ‘Le ragioni di un dibattito’, in Simonetta Adorni Braccesi and Mario Ascheri (eds.), Politica e cultura nelle repubbliche italiane dal Medioevo all’età moderna: Firenze, Genova, Lucca, Siena, Venezia. Atti del convegno (Siena), Roma, Istituto Storico Italiano per l’età moderna e contemporanea.  ‘Giù le mani da Carlo Cattaneo’, Il pensiero mazziniano, ‘Questioni attorno al repubblicanesimo:un dialogo fra Salvatore Veca e Maurizio Viroli’, Il pensiero mazziniano,  ‘Repubblicanesimo, liberalismo e comunitarismo’, Filosofia e questioni pubbliche,   ‘Niccolò Machiavelli’, in Alberto Andreatta and Artemio Enzo Baldini (eds.), Il pensiero politico. Idee, teorie, dottrine. Età moderna, Torino, UTET.  ‘La Repubblica romana’, Il pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’, Il pensiero mazziniano,  ‘La sinistra non scordi la Patria’, Il pensiero mazziniano,  ‘I guerrieri di Dio: chi sono i «theoconservatori» che scendono in lotta contro aborto, eutanasia e gay’, La Stampa,  ‘L’arcipelago progressista: l’orgogliosa cultura liberal, fra battaglie per le minoranze, ambientalismo e progetti per riprendere il New Deal’, La Stampa,  ‘Discussione americana e caso italiano’, in Piccole patrie, grande mondo, Roma, Donzelli.  ‘Il significato storico della nascita del concetto di Ragion di Stato’, in Enzo Baldini, Aristotelismo politico e ragion di Stato. Atti del Convegno internazionale di Torino, Firenze, Olschki.  ‘Patrioti o Traditori?’, L’Indice, ‘Il ritorno della Nazione’, I democratici,   ‘L’etica politica ciceroniana e il suo significato moderno’, Nuova Civiltà delle Macchine, ‘La cattiva retorica dell’autonomia della politica’, Il Mulino, ‘Nazionalismo e patriottismo’, Il Mulino,  ‘ ‘Una filosofia civile tra comunitari e liberali’, Ragioni Critiche,  ‘Introduction’, in Quentin Skinner, Le origini del pensiero politico moderno, Bologna, Il Mulino.  L’Indice,  ‘Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della politica republicana’, Teoria Politica, ‘“Revisionisti” e “ortodossi” nella storia delle idee politiche’, Rivista di filosofia,  ‘La Théorie du Contrat Social et le concept de “Republique” chez Jean-Jacques Rousseau’, ‘Dovere morale e pluralismo etico in Erminio Juvalta’, Rivista di Storia della Filosofia,  ‘La “Morale dei Positivisti” e l’etica del socialismo’, in Paolo Rossi Monti L’età del positivismo, Bologna, Il Mulino.  ‘Il Marxismo e l’ideologia del socialismo italiano’, in Georges Labica  ‘Despotismo e cittadini’, Transizione, Erminio Juvalta e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia,  ‘Antonio Labriola “filosofo del socialismo”’, Giornale critico della filosofia italiana, ‘Aspetti della recezione di Engels in Italia. Tra socialismo scientifico e crisi del marxismo’, in Franco Zannino L’Antidühring: affermazione e deformazione del marxismo? Annale V della Fondazione Lelio e Lisli Basso -Issoco, Milano, Franco Angeli.  ‘Il problema dell’etica razionale in Erminio Juvalta’, “Studi sulla cultura filosofica italiana tra Ottocento e Novecento” (Bologna, CLUEB); ‘Etica e marxismo. A proposito di una recente discussione’, Problemi della Transizione,  Socialismo e cultura, 'Studi Storici’,   Il dialogo fra Engels e Labriola, ‘Critica marxista’,  ‘Nella crisi del positivismo: la ricerca teorica del «Divenire Sociale» Giornale critico della filosofia italiana,  ‘Filosofia e politica nel “Federico Engels” di Mondolfo’, in Antonio SantucciPensiero antico e pensiero moderno in Mondolfo, Bologna, Cappelli.  Wellness. Storia e cultura del vivere bene, Milano, Sperling & Kupfer. Libertà politica e virtù civile. Significati e percorsi del repubblicanesimo classico, Torino, Fondazione Giovanni Agnelli.  2Lezioni per la repubblica: la festa è tornata in città, Reggio Emilia, Diabasis.  Ascesa e declino delle repubbliche, Urbino, Quattro Venti. Machiavelli and Republicanism, Cambridge, Cambridge University Press. L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, .Per Amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.  Blog ufficiale, su maurizioviroli. blogspot.com.  Opere su open MLOL, Horizons Unlimited srl.  Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale.  issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli_in_1- pagina personale a Princeton Viroli da Emsf-Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche della RAI Maurizio Viroli, profilo biografico da Ethica Forum profilo dall'Università della Svizzera italiana Nello Ajello, Quanti servi in giro per l'Italia, recensione a La libertà dei servi, la Repubblica, 6 La libertà dei servi, dal sito dell'Associazione Paolo Sylos Labini La libertà dei servi, recensione del libroBrian Lamb, Intervista su Niccolo's Smile: A Biography of Machiavelli, Booknotes da C-SPAN L'intransigente, con Maurizio Viroli, da Fahrenheit del Radio Tre. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e Viroli: Contrattualismo e quasi-contrattualismo” – Luigi Speranza: “Il sorriso di Viroli: Grice e Machiavelli ironista” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VISCONTI (Cinisello Balsamo). Grice: “If Pietro Vierri Visconti wants to retain the hyphen, I’ll list him under Visconti!” -- Esential Italian philosopher. Like Grice, he wrote on ‘happiness.’ Like Grice, he wrote on ‘pleasure.’ Like Grice, he was a very clubbable man. Pietro Verri-Visconti. ritratto tagliato Barone di Rho Stemma In carica. Predecessore Gabriele Verri-Visconti. Trattamento Sua Eccellenza Heraldic Crown of Spanish Count.svg  Dinastia Verri Visconti Padre Gabriele Verri Madre Barbara Dati della Somaglia Consorte Marietta Castiglioni Vincenza Melzi d'Eril Figli Teresa, Alessandro (da Marietta Castiglioni) Religione cattolicesimo. Il conte Pietro Verri-Visconti. Filosofo. Considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo, Verri-Visconti è altresì ritenuto il fondatore della scuola illuministica milanese. Nacque a Cinisello Balsamo (allora appartenente all'impero asburgico) dal conte Gabriele Verri-Visconti, magistrato e politico conservatore e da Barbara Dati della Somaglia, membri della nobiltà milanese. Ha tre fratelli: Alessandro, Carlo e Giovanni.  Avviati gli studi nel Collegio dei gesuiti di Brera, frequenta l'Accademia dei Trasformati, dove conosce tra gli altri Parini. Si arruola nell'esercito imperiale e prende parte brevemente alla Guerra dei Sette Anni. Fermatosi a Vienna, intraprende la redazione delle Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, che gli varranno il primo incarico di funzionario governativo; lo stesso anno pubblica anche le “Meditazioni sulla felicità.” Rientrato frattanto a Milano, vi fonda, insieme al fratello Alessandro e agli amici Beccaria, Longo, Secchi, Biffi e Lambertenghi, la cosiddetta Accademia dei Pugni, iniziale nucleo redazionale de “Il Caffè,” destinato a diventare il punto di riferimento del riformismo illuministico. Tra gli articoli più importanti del Verri-Visconti per “Il Caffè” vanno ricordati almeno gli Elementi del commercio, La commedia, La medicina, Su i parolai. Gli illuministi milanesi, e tra loro Verri-Visconti, hanno rapporti epistolari anche con gli enciclopedisti francesi, tra cui Diderot, Voltaire e d'Holbach, mentre d'Alembert verrà anche a Milano per incontrare il circolo di “Il Caffè. Parallelamente all'impresa editoriale, Verri-Visconti intraprende, con alcuni dei suoi sodali, la scalata politico-amministrativa del governo viennese di Milano, allo scopo di mettere in opera le riforme propugnate nel “Caffe”.-- è fatto membro della Giunta per la revisione della "ferma" (appalto delle imposte ai privati) del Supremo Consiglio dell'Economia. Quest'ultimo, presieduto da Carli, altro collaboratore de “Il Caffè,” assegna a Beccaria la cattedra di Economi e a Longo quella di Diritto nelle Scuole Palatine. Verri, Beccaria, Frisi e Secchi danno luogo alla Società patriottica milanese.   “Sull'indole del piacere -- e del dolore.” Risalgono a questi anni le Meditazioni sull'economia politica, il Discorso “Sull'indole del piacere -- e del dolore” -- che affronta temi che avranno grande importanza per Leopardi, i Ricordi a mia figlia e le Osservazioni sulla tortura. Il suo è uno stile asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore.  Il monumento a Pietro Verri nel Cortile del Palazzo di Brera a Milano. Con la successione di Giuseppe II al trono d'Austria, gli spazi per i riformisti milanesi si riducono, e Verri-Visconti lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteggiamento sempre più critico nei confronti del figlio di Maria Teresa. Pubblica frattanto la “Storia di Milano.” All'arrivo di Napoleone, Verri-Visconti prende parte, con Longo e Lambertenghi, alla fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano. Muore durante una seduta notturna della Municipalità milanese, della quale era membro assieme a personalità come Parini. Le sue spoglie sono conservate nella cappella di famiglia, visibile al pubblico, che si trova a latere del Santuario della Beata Vergine del Lazzaretto, nel comune di Ornago (MB).  Il fratello minore Giovanni, secondo alcuni sarebbe il padre naturale di Alessandro Manzoni, figlio di Giulia Beccaria e nipote di Cesare.  Meriti e pensiero filosofico ed economico di Pietro Verri  Medaglione col ritratto di Pietro Verri sulla casa di Cesare Beccaria a Milano. Grazie alla sua opera come autore e come organizzatore, Milano divenne il più importante centro dell'Illuminismo italiano. L'ipotesi di civiltà che scaturiva dalla figura intellettuale di Verri-Visconti era forse troppo avanzata per poter essere adeguatamente raccolta dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a pieno titolo tra le espressioni più alte dell'Illuminismo. Il grande merito storico di Verri consiste nel fatto di aver creato in Lombardia un grande centro di aggregazione illuminista, la rivista “Il Caffè.” Ciò che desta curiosità rimane il titolo con cui Verri-Visconti scelse di intitolare la sua testata, dovuta al rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come luoghi dove poter intraprendere un libero e attuale dibattito culturale, politico e sociale. Con i suoi scritti sul dolore e il piacere, Verri-Visconti sottoscrisse le teorie di Helvétius, nonché il sensismo di Condillac, fondando sulla ricerca della felicità e del piacere l'attività dell'uomo. L'uomo, per Verri-Visconti, tende a sé stesso, al piacere, quindi secondo Verri l'uomo è pervaso dall'idea del dolore, e il suo piacere non è altro che una momentanea interruzione di questo dolore. Questa tesi è riscontrabile anche in Schopenhauer e in Leopardi e quest'ultimo potrebbe averla derivata da quella del Verri-Visconti, essendo ispirato spesso dalla filosofia sensistica settecentesca. Per Verri quindi, la vera felicità dell'uomo non è quella personale, ma è quella a cui partecipa il “collettivo,” quasi fosse eutimia o atarassia. Anche Kant e Nietzsche apprezzeranno questa tesi. Antonio Perego, L'Accademia dei Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso Longo (di spalle), A. Verri-Visconti, Biffi, Beccaria, Lambertenghi, P. Verri-Visconti, Visconti-di-Saliceto Per quanto riguarda la politica e l'economia, il pensiero di Verri-Visconti è controverso. Per quanto riguarda l'ambito economico, negli Elementi del Commercio e nella sua più grande opera economica Meditazioni sull'economia politica, enunciò (anche, per primo, in forma matematica) le leggi di domanda e offerta, spiegò il ruolo della moneta come "merce universale", appoggiò il libero scambio e sostenne che l'equilibrio nella bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno lordo (quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere visto come precursore di Smith, del marginalismo e persino di Keynes. Altri però notano come assuma atteggiamenti di difesa del concetto di proprietà privata e del mercantilismo. Verri-Visconti ritiene che solo la libera concorrenza tra eguali possa distribuire la proprietà private. Tuttavia pare favorevole principalmente alla piccola proprietà, per evitare il risorgere delle disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla tortura esprime la sua contrarietà all'uso della tortura, definendo ingiusto e antistorico un modello così efferato di giurisprudenza e auspicando l'abolizione di questi metodi. Verri-Visconti non pubblicò l’opuscolo per non inimicarsi, con le pesanti critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano (tribunale) presso cui si stava decidendo dell'eredità del padre.  La grande opera del collega Beccaria Dei delitti e delle pene, prende in gran parte le mosse proprio dalle bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli de Il Caffè. Sarà proprio a causa di questo “furto” di idee che i due amici arriveranno al più acceso scontro. Nella versione definitiva e aggiornata delle Osservazioni, che sono in conclusione un invito ai magistrati a seguire le idee illuministe invece di irrigidirsi sulle posizioni conservatrici, la dialettica di Verri-Visconti è cruda e basilare: la tortura è una crudeltà, perché se la vittima è innocente, subisce sofferenze non necessarie, mentre se colpisce un colpevole presumibile rischia di martoriare il corpo di un possibile innocente. Inoltre gli accusati rinunciano nella tortura alla loro difesa naturale istintiva, e ciò viola la legge di natura.  Verri-Visconti apre la sua opera con la ricostruzione del processo agli "untori", presentandolo sia come documento dell'ignoranza di un secolo non guidato dai "Lumi", sia come emblema del modo in cui leggi sbagliate portano a evidenti ingiustizie. Questa ricostruzione fornirà la base per la Storia della colonna infame di Manzoni, che però la presenterà come testimonianza di ciò che accade quando uomini ingiusti detengono un grande potere, come all'epoca era quello del senato milanese. L'opera di Verri-Visconti non arriverà mai ad avere il successo che invece ebbe Dei delitti e delle pene, vuoi perché la maggior parte delle osservazioni in essa sviluppate erano già contenute nell'opera di Beccaria, vuoi per via dello stile di Verri, dotto e di difficile comprensione, che rendeva di per sé ardua la diffusione del testo, che pure conteneva molti ulteriori spunti rispetto all'opera del collega. Le principali opere di Verri-Visconti sono: La Borlanda impasticciata con la concia, e trappola de sorci composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile curiosita di teste salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto, Festosamente raccolta, e fatta dare in luce dall'abitatore disabitato accademico bontempista, Adorna di varj poetici encomj, ed accresciuta di opportune annotazioni per opera di varj suoi coaccademici amici. Il Gran Zoroastro ossia Astrologiche Predizioni; Il Mal di Milza, Diario military, Elementi del commercio, Sul tributo del sale nello Stato di Milano, Sulla grandezza e decadenza del commercio di Milano, Dialogo tra Fronimo e Simplicio (detto anche Dialogo sul disordine delle monete nello Stato di Milano, Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, Orazione panegirica sula giurisprudenza Milanese, Meditazioni sulla felicità – cfr. Grice, Notes on happiness -- Bilancio del commercio dello stato di Milano, Il Caffè, Sull’innesto del vajuolo, Memorie storiche sulla economia pubblica dello Stato di Milano, Riflessioni sulle leggi vincolanti il commercio dei grani, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni, Consulta su la riforma delle monete dello Stato di Milano, Osservazioni sulla tortura, Ricordi a mia figlia, Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano – “Sull'indole del piacere e del dolore” -- Manoscritto da leggersi dalla mia cara figlia Teresa Verri per cui sola lo scrissi, Storia di Milano, Piano di organizzazione del Consiglio governativo ed istruzioni per il medesimo, “Precetti di Caligola e Claudio”; “Memoria cronologica dei cambiamenti pubblici dello Stato di Milano, Delle nozioni tendenti alla pubblica felicità, Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri. L'Edizione Nazionale, Ministero per i beni e le attività culturali ha deciso di avallare un'Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri. Attualmente il comitato, finanziato pubblicamente, dalla Fondazione Cariplo e da Banca Intesa Sanpaolo, è presieduto da Carlo Capra e composto da una ventina di studiosi e si basa, per la stesura delle opere, sull'Archivio Verri, donato dalla Contessa Luisa Sormani Andreani Verri alla "Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico.” Angolani Bartolo, Gli Scritti di argomento familiare e autobiografico di Pietro Verri, Rivista di storia della filosofia. Fascicolo 3 (Firenze : [poi] Milano : La Nuova Italia ; Franco Angeli). Carteggio di Pietro e Alessandro Verri  Cfr. Ricuperati, Giuseppe, Pietro Verri e il genere della biografia, Società e storia. Fascicolo 10, 2002 (Milano : Franco Angeli, Pietro Verri, "Il Caffè", Introduzione, I, 1  Giordanetti, Piero, a cura di, Sul piacere e sul dolore. Immanuel Kant discute Pietro Verri, Milano, Unicopli, 1998; Giordanetti, Piero: Kant, Verri e le arti belle. Sulla fortuna di Verri in Germania, in Pietro Verri e il suo tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino, Meld Shell, Susan. Kant's 'true economy of human nature': Rousseau, Count Verri, and the problem of happiness, Essays on Kant's anthropology, Cambridge University Press, Pezzei, Ivana, Kant, Verri, Nietzsche e la questione del piacere e del dolore, in Annali di Ca' Foscari  Parisi, D., Pre-classical economic thought: profitable commerce and formal constraints in the economic studies of the young Pietro Verri, Rivista internazionale di scienze sociali, Porta, Pier Luigi; Scazzieri, Roberto, Pietro Verri's political economy: commercial society, civil society, and the science of the legislator, History of political economy,  Renzo Villata, Maria Gigliola, Il processo agli untori di manzioniana memoria e la testimonianza (ovvero... due volti dell'umana giustizia), Acta Histriae Storia di Milano ::: Cronologia della vita di Pietro Verri, su storiadimilano. Vèrri, Pietro nell'Enciclopedia Treccani, su treccani. Ricordi a mia figlia, su classicitaliani. CatalogoSellerio, su Sellerio. Salerno editrice. Scheda del libro: Delle nozioni tendenti alla pubblica felicita, su salerno editrice. PPensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classic italiani. Carlo Capra, L'Edizione Nazionale delle Opere. Risultati e prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Edizione nazionale delle opere. Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti, Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti, Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e letteratura, I Discorsi e altri scritti degli anni Settanta, Giorgio Panizza, con la collaborazione di Silvia Contarini, Gianni Francioni, Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Storia di Milano, Renato Pasta, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Scritti di argomento familiare e autobiografico, Gennaro Barbarisi, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Scritti politici della maturità, Carlo Capra, Roma, Edizioni di storia e letteratura, ,Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Gigliola Di Renzo Villata, Roma, Edizioni di storia e letteratura, ,Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Pietro Verri, Caffè. 1, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro Verri, Caffè. 2, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro Verri, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni, Venezia, Giovanni Battista Pasquali, Meditazioni sulla economia politica, Livorno, Stamperia dell'Enciclopedia Livorno, Pietro Verri, Sull'indole del piacere e del dolore, In Milano, Giuseppe Marelli, Pietro Verri, Storia di Milano. 1, Milano, Società tipografica de' classici italiani, Pietro Verri, Storia di Milano. 2, Milano, Società tipografica de' classici italiani,Riedizioni Pietro Verri, Alessandro Verri, Carteggio di  F. Novati, A. Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi & figli, Giuffrè. Pietro Verri, Alessandro Verri, Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio di Pietro ed Alessandro Verri, Gianmarco Gaspari, Milano, Adelphi,  Pietro Verri, Appunti di diritto bellico, Paolo Benvenuti, riedizione aggiornata, Roma, Arnaldo Di Benedetto, Pietro Verri repubblicano: gli ultimi articoli, Tra Sette e Ottocento. Poesia, letteratura e politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, Adriano Cavanna, Da Maria Teresa a Bonaparte: il lungo viaggio di Pietro Verri, Carlo Capra, I progressi della ragione: vita di Pietro Verri, Bologna, Il Mulino, Meditazioni sulla felicità, Pavia-Como, Ibis. Pietro Verri, Discorso sull'indole del piacere e del dolore, Gianfranco Spada, Londra, Traettiana,Diario Militar, Milano, M&B Publishing, Verri (famiglia) Alessandro Verri Carlo Verri Giovanni Verri. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Pietro Verri, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Pietro Verri, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Pietro Verri, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Pietro Verri, su Liber Liber.  Opere di Pietro Verri, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Pietro Verri, .Opere su Progetto Gutenberg. Catholic Encyclopedia  Biografia e pensiero Diego Fusaro e Nicoletta Cieri, sito Filosofico.net. Cronologia, Maria Castiglioni e Teresa Verri di Paolo Colussi, sito Storia di Milano. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Verri," – “Grice e Verri: il piacere” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

VITTIELO. (Napoli). Essential Italian philosopher. Filosofo. Professore a Salerno. Studioso di Vico, dell'idealismo e del pensiero di Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger in rapporto con la filosofia greco-romana, elabora una teoria ermeneutica, una ‘topo-logia,’ fondata su una re-interpretazione del concetto di spazio come orizzonte trascendentale dell'operare umano. Gli sviluppi della topologia riguardano in particolare la genealogia della communicazione. Vittielelo affronta più volte il tema della fede, da un punto di vista laico, collaborando con filosofi quali Forte e Coda. Fondato la rivista di filosofia Paradosso,  di cui è stato condirettore con Cacciari, Curi, Givone, Sini e Marramao. Collabora all'annuario Filosofia, edito da Laterza, e a numerose altre riviste specialistiche del settore filosofico, tra cui “aut aut.” Dirige la rivista di filosofia Il pensiero. Collaborato all'Annuario Filosofia, curato daVattimo, e all'Annuario sulla Religione, curato da Derrida e Vattimo. Scrive su Teoria, Celan-Jahrbuch (Heidelberg), ER. Revista de Filosofía (Barcellona), Revista de Occidente (Madrid), Sileno (Madrid), Criterio (Buenos Aires) ed altre ancora. Ha svolto un'intensa attività pubblicistica su quotidiani e periodici italiani.  Ha tenuto cicli di conferenze e seminari in Europa (Germania, Francia). Opere: “Filosofia della pratica e dottrina politica in Croce” (Napoli); “Etica e liberalismo in Croce” (Napoli); “Il carattere discorsivo del conoscere” (Napoli); “Antoni interprete di Croce” (Napoli, Storiografia e storia nel pensiero di Croce, Libreria Scientifica Editrice, Napoli, “Sentimento e relazione nell’empirismo” (Napoli); Storiografia e storia nel pensiero di Croce, Napoli, “Il nulla e la fondazione della storicità” (Argalia, Urbino); “Dialettica ed ermeneutica” (Guida, Napoli); “Utopia del nichilismo, Guida, Napoli, Studi Heideggeriani, Roma, “Ethos ed eros” (ESI, Napoli); “Logica e storia in Hegel” (Napoli); “Il problema del cominciamento, Guida, Napoli; “Hegel e la comprensione della modernità”; “Topologia del moderno, Marietti, Genova, “La voce riflessa”; “Logica ed etica della contraddizione” Lanfranchi, Milano,  Elogio dello spazio. Ermeneutica e topologia, Bompiani, Milano, Cristianesimo senza redenzione, Laterza, Roma-Bari, Non dividere il sì dal no. Tra filosofia e letteratura, Laterza, Roma-Bari, Filosofia teoretica: le domande fondamentali: percorsi e interpretazioni, Milano, “La favola di Cadmo” (Laterza, Roma-Bari); “Vico e la topologia” (Cronopio, Napoli La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte” (Roma  Il Dio possibile, esperienze di cristianesimo, Città Nuova, Roma, “Hegel in Italia” (Milano  Dire Dio in segreto, Roma Cristianesimo e nichilismo: Dostoevskij-Heidegger, Morcelliana, Brescia Estetica e ascesi, Modena, E pose la tenda in mezzo a noi, AlboVersorio, Il Decalogo. Ricordati di Santificare le feste (in dialogo con everino),  I tempi della poesia. Ieri/oggi, Mimesis, Milano Dipingere Dio (con Bruno Forte e Serena Nono), AlboVersorio, Vico. Storia, linguaggio, natura, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma  Ripensare il cristianesimo-De Europa, Ananke, Oblio e memoria del sacro, Moretti & Vitali, Bergamo, “Grammatiche del pensiero: dalla kenosi dell'io alla logica della seconda persona” (Edizioni ETS, Celan), Heidegger (con Félix Duque), Mimesis,  I comandamenti. Non dire falsa testimonianza, Il Mulino,  L'ethos della topologia. Un itinerario di pensiero, Le Lettere, Firenze  Paolo e l'Europa. Cristianesimo e filosofia (con G. Rossé), Città Nuova, Roma, “L'immagine infranta,” Linguaggio e mondo da Vico a Pollock, Bompiani, Milano; “Vico: tra storia e natura,” in aut aut,  Complessità e aporie del moderno, in Filosofia politica, Dall'ermeneutica alla topologia, in aut aut,  Goethe interprete della modernità, in aut aut, Per amicizia: Epochè e metafora, in aut aut, Sentire le Radici, la Terra stessa, in aut aut, Andrea Zanzotto, ovvero: la poesia come genealogia della parola in aut aut, Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Edizioni ETS, Pisa, Luoghi del pensare. Contributi in onore di Vitiello, Mimesis Edizioni, Milano,Vitiello, scheda personale e link ai contributi per l'EMSF-Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche di RAI Educational Intervista a Vitiello di Federico Lijoi, nel sito "Filosofia". Keywords: Vico, semiotica. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Vittielo” – “Topologia semiotica di Vico” – “Il Vico di Vittielo” – “Vico e il segno infranto”, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VOLPE. (Imola). Essential Italian philosopher. Filosofo.  Si laurea in filosofia con Mondolfo a Bologna, insegnando dapprima presso il liceo Galvani a Bologna e il liceo Alighieri a Ravenna, e a Messina.  Legato inizialmente alla tradizione di Gentile, si dedica a questioni strettamente teoretiche e storico-filosofiche, attestandosi infine su posizioni fortemente anti-idealistiche. Approda così attraverso la ri-valutazione dell'empirismo e dell’umanesimo, mantenendo un'impostazione fondamentalmente dialettico-materialistica in costante confronto critico e polemico soprattutto con la dialettica hegeliana e l'idealismo post-hegeliano, ma anche con le correnti positivistiche semiotica, e con l'esistenzialismo. Questa svolta, testimoniata dal Discorso sull'ineguaglianza, lo conduce a un sempre maggiore interesse per i problemi della filosofia politica e dell'etica, considerati comunque in stretto rapporto con le questioni semiotiche. Non abbandona comunque i propri interessi storico-filosofici. Tra gli scritti quello che oltre ad aver avuto più ampia diffusione rappresenta il più perspicuo esempio della capacità di Volpe di muoversi con piena consapevolezza critica tra i piani teoretico, storico e politico è senz'altro il saggio Rousseau e Marx. Per Volpe, il concetto di “libertà” (cf. Grice, “Freedom”) è perfettamente integrabile con la dottrina di Rousseau, il quale quindi non sarebbe da considerarsi né tra i teorici della rivoluzione borghese né tra i nostalgici di una società parcellizzata in piccolissime unità cittadine, ma tra i più attuali preconizzatori della società egualitaria. Un altro dei punti nodali del pensiero di Volpe è il tentativo di elaborare una teoria estetica rigorosamente materialista. Sottolinea il ruolo delle caratteristiche strutturali e del processo sociale di produzione della ‘espressione’ nella formazione del giudizio estetico e in forte polemica con la dottrina dell'intuizione di Croce -- da lui considerata in continuità con la tradizione romantica e misticheggiante dell'Ottocento, elabora il concetto di “gusto” come principale fonte del giudizio estetico. Volpe presenta nella filosofia italiana una posizione contro-corrente, ripresa dal più noto dei suoi allievi, ovvero Colletti.  Opere: “L'idealismo dell'atto e il problema delle categorie” (Bologna, Zanichelli); “Le origini e la formazione della dialettica hegeliana”; “Hegel romantico e mistico” (Firenze, Le Monnier); “Il misticismo speculativo di Eckhart” (Bologna, Cappelli); “La filosofia dell'esperienza” (Firenze, Sansoni); “Espressione” (Bologna, Meridiani); “Il principio di contraddizione e il concetto di sostanza prima in Aristotele: contributo a una critica dei pensieri logici” (Bologna, Azzoguidi); “Crisi dell'estetica romantica” (Messina, D'Anna); “Critica dei principi logici” (Messina, D'Anna); “Discorso sull'ineguaglianza. Con due saggi sull'etica dell'esistenzialismo, Roma, Ciuni); “Emancipazione e tras-mutazione dei valori” (Messina, Ferrara); “Libertà: saggio di una critica della ragion pura pratica” (Messina, Ferrara); Studi sulla dialettica mistificata” “Lo stato moderno rappresentativo” (Bologna, UPEB); “Umanesimo”; “Studi e documenti sulla dialettica materialistica, Bologna, Zuffi, “Logica come scienza positive”, Messina-Firenze, D'Anna, Eckhart o della filosofia mistica, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Poetica del Cinquecento. La poetica aristotelica nei commenti essenziali degli ultimi umanisti italiani con annotazioni e un saggio introduttivo, Bari, Laterza, Il verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma, Edizioni Film critica,  Roma, La nuova sinistra, Rousseau e Marx e altri saggi di critica materialistica, Roma, Editori Riuniti, “Critica del gusto” (Milano, Feltrinelli, Chiave della dialettica storica, Roma, Samonà e Savelli,  Umanesimo ed emancipazione, Milano, Sugar, Critica dell'ideologia contemporanea. Saggi di teoria dialettica, Roma, Editori Riuniti, Schizzo di una storia del gusto, Roma, Editori Riuniti, Opere, Ignazio Ambrogio, Roma, Editori Riuniti, Carlo Violi, La Libra, Messina Nicolao Merker, Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  , in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana., su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere, su Goodreads.  H. P. Grice, The H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Volpe: l’espressione” – The Swimming-Pool Library, Liguria.

 

VOLPI: (Vicenza). Essential Italian philosopher. Filosofo. “Wild clarity” in Heidegger! Professore a Padova. Borsista della Fondazione Alexander von Humboldt di Bonn, membro dell'Institut International de Philosophie di Parigi, dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e dell'Accademia Olimpica di Vicenza, fu insignito dei premi "Montecchio" e "Nietzsche.” Tra le sue numerose pubblicazioni: “Heidegger e Brentano”; “La rinascita della filosofia pratica in Germania”; “Heidegger e Aristotele”; “Il nichilismo”; “Guida a Heidegger”; “I prossimi Titani. Conversazioni con Jünger (con Antonio Gnoli), Dizionario delle opere filosofiche, “Il Dio degli acidi” Conversazioni con Albert Hofmann (con A. Gnoli), “L'ultimo sciamano” Conversazioni heideggeriane (con A. Gnoli), Storia della filosofia dall'antichità a oggi con Enrico Berti.  Per Adelphi curò opere di Schopenhauer, Heidegger e Carl Schmitt. Collaborò al quotidiano "La Repubblica" e occasionalmente alla "Frankfurter Allgemeine Zeitung".  Mentre era in sella alla sua bicicletta a San Germano dei Berici, venne investito da un'auto e cadde in coma irreversibile. Morì il giorno successivo. Fu commemorato dal preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il corpo docente dell'Padova.  Le sue ceneri sono al cimitero Carpaneda di Creazzo. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti  Lorenzo Parolin, Commozione al Bo per l'addio a Volpi Il Giornale di Vicenza. “Heidegger e Brentano”; “L'aristotelismo e il problema dell'univocità dell'essere in Heidegger” (Cedam, Padova); “La rinascita della filosofia pratica in Germania” Francisci, Albano/Padova, in Filosofia pratica e scienza politica, Francisci, Abano/Padova, con Carlo Natali, Laura Iseppi, Claudio Pacchiani; “Heidegger e Aristotele” (Daphne, Padova, ristampa Bari, Laterza,” “Lexikon der philosophischen Werke, Kröner, Stuttgart, Sulla fortuna del concetto di decadence nella cultura tedesca: Nietzsche e le sue fonti francesi, "Filosofia politica",Il nichilismo, Biblioteca Universale Laterza, Laterza, Roma-Bari, Guida a Heidegger, Laterza, Roma-Bari Hegel e i suoi critici, Laterza, Roma-Bari, “Interprete del pensiero contemporaneo, Atti dell'incontro internazionale di studio, Padova, Vicenza, Accademia Olimpica,  Ricordando Franco Volpi filosofo: Atti dell'Incontro internazionale, Lavarone, Comune di Lavarone,  “Il pudore” (Brescia, Morcelliana). Opere su istitutoveneto, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Essere, tempo, esistenza, lezione-intervista concessa da Volpi all'Associazione Asia, sul valore e la funzione della filosofia, e sul significato e lo statuto di Essere e tempo di Heidegger. Keywords: multiplicity of  being in Aristotele, univocita dell’essere; equivocita dell’essere. H. P. Grice, The Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Volpi: l’univocita dell’esere” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VOLPICELLI. (Roma). Grice: “While Volpicelli does use ‘spirito,’ he means ‘breath of air,’ since he is ultimately a naturalist, like I am.” Essential Italian philosopher. Grice: “I read with intereset his early “Nature and spirit.” At that time at Oxford, there was not much of an Oxford spirit, so it spirited me.” Filosofo. Fratello di Luigi Volpicelli. Prese parte come sotto-tenente alla grande guerra. Si laureò in filosofia. Allievo di Gentile, fu docente a Urbino e Pisa e alla Sapienza di Roma. Seguace del pensiero di Santi Romano, fu, con Spirito, un teorico del corporativismo integrale. Fu direttore delle riviste "Nuovi studi" e, con Bottai, di "Archivio di studi corporative.” Epurato dall'insegnamento, fu poi reintegrate. Opere: “Natura e spirito”; “L'educazione politica dell'Italia”; “I presupposti scientifici dell'ordinamento corporativo”; “Corporativismo e scienza giuridica”; “La certezza del diritto e la crisi odierna”; “Dizionario di Filosofia  Giovanni Franchi, “Per una teoria dell'auto-governo” (ESI, Napoli); “Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords: natura, spirito. H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Volpicelli: il naturalismo,” Luigi Speranza: Grice e Volpicelli: natura e naturalismo” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

VOLTAGGIO. (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “I enjoyed “What Leibniz actually saidand not just implicated.” “He also clarified Husserl to me.”  Filosofo. Studia presso l'Roma La Sapienza, dove ha avuto come amici e colleghi Giannantoni, Derecin, Siciliano, Epifani e EFano, per poi laurearsi con Antoni.  Ha insegnato nelle Roma La Sapienza, Mogadiscio e Macerata. Già cappo-ridattore di “Sapere,” ha collaborato con Il manifesto, Lettera Internazionale (di cui è socio fondatore), Apeiron, Janus e Medical. Consulente scientifico della Fondazione Sigma Tau di Roma e dell'Istituto Psiconanalitico per le Ricerche Sociali, è membro permanente del Seminario di Filosofia di Senigallia. Opere: “Fondamenti di logica” (Milano, Edizioni di Comunità), “La funzione critica” (Roma); “Che cosa ha veramente detto Leibniz” (Roma, Ubaldini); “Scienza” (Milano, Edizioni di Comunità), “I filosofi e la storia” (Milano, Principato); “L'arte della guarigione nelle culture umane” Torino, Bollati Boringhieri); “Il medico nel bosco, Roma, Di Renzo Editore; “La medicina come scienza filosofica” (Collana Lezioni Italiane), Roma, Laterza; Italia Mediterranea. “I flussi migratori nelle principali città rivierasche” (Roma, Edizioni Edup); “Antigone tradita. Una contraddizione della modernità: libertà e Stato nazionale (Roma, Editori Internazionali Riuniti); “I paradossi dell'infinito” (FV, Milano, Feltrinelli); “Epistemologia e politica della ricerca” (FV., Roma, Armando; Conrad Hal Waddington, “L'evoluzione di un evoluzionista” FV., Roma, Armando; “La conoscenza inespressa” (FV., Roma), Armando; “L'ora della socio-biologia” FV, Roma, Armando; “L'arte della ricerca scientifica” FV, (Roma, Armando; “Il potere: processi e strutture: un'analisi dall'interno” FV, Roma, Armando; “Progresso e razionalita della scienza” Gerard Radnitzky, Gunnar Andersson ; prefazione di Francesco Barone; traduzione e premessa di FV, (Armando, Roma; Donald Philip Verene: “Vico: La Scienza della fantasia” con prefazione di Vittorio Mathieu, FV, Armando, Roma; “L'intelligenza scientifica: un'indagine sull'immaginazione creatrice dello scienziato, FV, Roma, Armando; “Filosofi per la pace” Daniele Archibugi e FV, Roma, Editori Riuniti; Galeno: Trattato sulla bile nera, FV,Torino, Nino Aragno Editore. Keywords: Vico, “la scienza della fantasia” --. Refs.: Luigi Speranza, “Voltaggio: what Leibniz implicatedas explicated by Grice.” H. P. Grice, “Voltaggio,” BANC MSS 90/135 c. Luigi Speranza, “Grice e Voltaggio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

WINSPEARE. (Portici). Filosofo. Essential Italian philosopher. “My Italian friends do not consider me Italian, though!” Winspeare’s ancestors are from Yorkshire in a bad time. Henry VIII. “So the king’s option was clear: either your head off or move to Capri. I chose the second.” Opere: “Delle confessioni spontanee de' rei” (Stamp. Simoniana, Napoli); “Storia degli abusi feudali” (Tip. Trani, Napoli); “Voti de' napolitani” (Napoli); “La voce di Napodano, ossia Quarta illustrazione del patto di Capuana e Nido” (Tip. Trani, Napoli); “I libri delle ‘Leggi’ di Cicerone volgarizzati” (Trani, Napoli); “Delle chiese ricettizie del Regno” (Trani, Napoli); “Filosofia” (Trani, Napoli); “Dissertazioni legali” (Agrelli, Napoli); “La colonia perpetua ed i diritti feudali aboliti” (Pesole, Napoli). Grice: “Hailing remotely from the Catholic North Riding of Yorkshire and settling in the most beautiful coastline in the world, Winspeare knew all you need to know about Cudworth, and what he calls ‘percezione.’ I would call him an Oxonian.” Grice: “My favourite Winspeare is his ‘dictionary’: obviously he found Italian furrin enough to want to organize things in a sort of thesaurum. Speranza, on the other hand, likes Winspeare’s idea of ‘volgarizzazione’ of Cicero’s ‘De Legibus.’ – one of the most boring tracts in legalese, but then at Naples at the time, you HAD to be a lawyer!” -- Refs.: H. P. Grice, “Winspeare, Speranza, Napoli, and me!”The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Winspeare,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

ZABARELLA. (Padova). Filosofo. Grice: “Most philosophers are stealing the voice of Zabarella; Poppi isn’t!” -- Jacopo Zabarella, spesso indicato come Giacomo Zabarella è stato un filosofo italiano. Primogenito di un'antica e nobile famiglia, ereditò dal padre Giulio il titolo di conte palatino; è considerato il massimo esponente dell'aristotelismo padovano.  Studiò a Padova, dove fu allievo di Robortello, Tomitano e Passeri, laureandosi in filosofia. Ottenne, succedendo a Tomitano, la cattedra di semiotica nello Studio padovano. Ottenne la seconda cattedra straordinaria -(ma, propriamente, parificata in quell'anno e nei successivi otto con la prima cattedra) e ottenne la prima cattedra straordinaria. Ottenne la seconda cattedra ordinaria. Declinò l'invito del re Stefano Báthory di insegnare in Polonia, ma gli dedicò il suo scritto più importante, l'Opera logica, stampata a Venezia. Furono pubblicate a Padova le sue “Tabulae logicae” e a Venezia, il suo commento agli Analitici II di Aristotele.  In risposta alle critiche mosse alla sua semiotica dai suoi colleghi, Piccolomini, Balduino e Petrella, pubblicò a Padova la “De doctrinae ordine apologia.” Apparvero rispettivamente le sue opere, la “De naturalis scientiae constitutione” e i “De rebus naturalibus; postumi comparvero i suoi commenti incompiuti alla Fisica e al De anima di Aristotele.” I libri della sua biblioteca sono conservati presso a Padova.  Opere: Opera Logica, Venezia, “De methodis libri quatuor;” “Liber de regressu” (Venezia, ristampa anastatica, Bologna); “Tabula logicae” (Venezia); In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii, Venezia; “De doctrinae ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia); “De rebus naturalibus libri XXX, Venezia; “In libros Aristotelis Physicorum commentarii, Venezia, Opera Physica, Francoforte, ristampa anastatica Verona;; De generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte; In tres libros Aristotelis De anima commentarii, Venezia,. “De mente agente”; “De rebus naturalibus liber XXIX”; “De sensu agente”, “De rebus naturalibus liber XXIV, «Rivista di Storia della Filosofia», “De inventione aeterni motoris e De rebus naturalibus liber IV, Bruniana & Campanelliana. Bibliografia E. Berti, “Metafisica e dialettica nel Commento di Giacomo Zabarella agli Analitici posteriori” in «Giornale di metafisica»’ F. Bottin, “La teoria del regresso in Zabarella, in C. Giacon, Saggi e ricerche, Padova, F. Bottin, “La logica in Zabarella, in «Giornale Critico della filosofia Italiana», E. Cuttini, Natura, morale e seconda natura nell'aristotelismo di Zabarella, Padova, M. Dal Pra, Un'oratio programmatica di Zabarella, in «Rivista critica di storia della filosofia», G. Papuli, Dal Balduino allo Zabarella e Galilei: scienza e dimostrazioni, in «Bollettino di storia e filosofia», A. Poppi, La  scienza in Zabarella, Padova, A. Poppi, Introduzione all‘aristotelismo padovano, A. Poppi, Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Rubbettino, Soveria Mannelli,Rossi, Aristotelici e moderni: le ipotesi e la natura, in “Aristotelismo veneto e scienza moderna” – Padova. G. Tonelli, “Zabarella ispiratore di Baumgarten, o l'origine della connessione tra estetica e logica,” in Da Leibniz a Kant, Napoli, Treccani – Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Delio Cantimori, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Open Library, Internet Archive. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Zabarella is what I would call a proto-Griceian.” In fact, at Villa Speranza, Grice is often as the English Zabarella, after Zabarella produces extensive commentaries on Grice’s favourite tract by Aristotle, “De Anima,” and “Physica” and also discusses some Aristotelian interpreters. However, Zabarella’s most original contribution is his work in semiotics: “Opera logica.” Zabarella regards semiotics as conceptual analysis. One tool Zabarella calls ‘ordine’ (cfr.  Grice, ‘be orderly’). Another tool Zabarella calls “metodo,” by far predating Cartesio. “Ordine” relates to how to organize the content of a dictum to apprehend it more easily. ‘Metodo’ relates to how to draw an illatum (or impliatum). Zabarella reduces the variety of ‘ordine’ and ‘metodo’ classified by other interpreters to ‘ordine compositivo’, ‘ordine resolutivo’, ‘metodo compositivo’ and ‘metodo ‘resolutivo’. The ‘ordine compositivo’ from a principle to this or that corollary applies to this or that ‘creditum.’ The ‘ordine resolutivo,’ from a desired end to the means appropriate to its achievement applies to this or that ‘volitum,’ such as ‘pragmatics’ understood as a manual of rules of etiquette. This much is already in Aristotle. However, Zabarella offers an original analysis of ‘metodo’ The ‘metodo compositivo’ infers a particular consequence or corollary from a general principle. The ‘metodo resolutivo’ INFERS an originating principle from a particular consequence, corollary, or instantiantion, as in inductive reasoning or in reasoning from effect to cause. Zabarella’s terminology influences Galileo’s mechanics, and has been applied to Grice’s inference of the principle of conversational co-operation out from the only evidence which Grice has, which is this or that ‘dyadic’ exchange, as he calls it. In Grice’s case, his corpus is intentionally limited to conversations between two Oxonian philosophers: A: What’s that? B: A pillar box? A: What colour is it? B: Seems red to me. From such an exchange, Grice infers the principle of conversational co-operation. It clashes when a cancellation (or as Grice prefers, an annulation) is on sight: “I surely don’t mean to imply that it MIGHT actually be red.” “Then why be so guarded? I thought you were cooperating.”H. P. Grice. Grice liked to recite Zabarella’s works by heart. Opere: “Logica” (Venezia); “De methodis”; “De regressu” (Venezia); “Tabula logicae” (Venezia), “In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii” (Venezia); “De doctrinae ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia); “De rebus naturalibus” (Venezia); “In libros Aristotelis Physicorum commentarii” (Venezia), “Physica” (Francoforte); “De generatione et corruptione et Meteorologica commentarii” (Francoforte); “In tres libros Aristotelis De anima commentarii” (Venezia). Keywords: metodo compositivo, metodo resolutivo, ordine compositivo, ordine resolutivo. Refs.: Luigi Speranza, Notes on I Tatti’s edition of Zabarella, “On methods,” -- H. P. Grice, “Zabarella,” Speranza, “Grice and Zabarella.” “Grice e Zabarella: la risoluzione buletica,” Villa Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

ZAMBONI (Cento). Filosofo. “Famous for his dialettica e cosmologia and implicature!” – Grice.  Figlio di Matteo Zamboni, un  pittore originario di Cremona, di cui si conservano affreschi negli oratori delle chiese della Pietà e di San Rocco -- e da Mattea Pilanzi. Prese la strada degli studi umanistici: studente in legge nell'Università di Ferrara, scelse poi filosofia, allievo di Federico Pendasio, divenendo dal 1579 insegnante di filosofia naturale nello Studio ferrarese fino al 1589.[2] Cremonini tenne rapporti con la corte estense: di fronte a Leonora d'Este recitò il suo poemetto Le pompe funebri, e quando si trovò a essere oggetto di non chiarite gelosie e maldicenze da parte dei suoi colleghi dell'Università, il 20 maggio 1589 scrisse al duca Alfonso per richiedere un suo intervento.[2]  Non risulta che Alfonso II abbia risolto i conflitti denunciati dal Cremonini, che perciò decise di trasferirsi altrove. Il 23 novembre 1590 fu chiamato a Padova per insegnare filosofia naturale in secundo loco, in sostituzione di Giacomo Zabarella, da poco defunto, mentre Francesco di Niccolò Piccolomini assumeva la prima cattedra. Il 27 gennaio 1591 Cremonini iniziò il suo corso, leggendo la prolusione Exordium habitum Patavii VI Kalendis Februarii 1591.  Contro il tentativo dei gesuiti di fondare a Padova un proprio Studio rivale dell'Università, il Cremonini si espresse il 20 dicembre 1591 con l'Oratione contro i gesuiti a favore della Università di Padova tenuta di fronte alla Signoria di Venezia, nella quale sostenne che Padova «per insegnare le scienze non ha bisogno dell'aiuto de' Padri Giesuiti», e paventò i rischi di dividere gli studenti in fazioni «come i Guelfi e Gibellini».[3] L'autorizzazione all'apertura dello Studio non fu rilasciata e i gesuiti furono poi espulsi dalla Repubblica nel 1606, a causa dell'interdetto scagliato dal Papa Paolo V, cui seguì la cosiddetta Guerra dell'Interdetto.  Cremonini ebbe una famosa controversia con il suo collega Giorgio Raguseo[4] sulla natura degli elementi, sul valore della storia delle interpretazioni di Aristotele e sulle questioni didattiche.  Difensore della medicina averroista e sostenitore della mortalità dell'anima, legata indissolubilmente al corpo umano, fu sospettato di eresia e nel 1598 venne denunciato all'inquisizione di Padova. Con l'amico[5] e rivale Galileo Galilei, Cremonini, ad opera del collega Camillo Belloni, condivise nel 1604, con accuse diverse, una denuncia al tribunale dell'Inquisizione padovana che non ebbe alcuna conseguenza per entrambi. Galileo fu accusato di praticare l'astrologia giudiziaria e Cremonini di sostenere la mortalità dell'anima e che Aristotele avesse separata la filosofia dalla teologia. Cremonini dovette affrontare altri due processi uno nel 1608 e l'altro nel 1611 dai quali uscì indenne grazie alla protezione della Repubblica di San Marco.[6]  Anche se molte fonti riportano che morì di peste durante l'epidemia che colpì l'Italia nel 1629-1631, risulta che morì a causa di catarro accompagnato da febbre[7].  Secondo alcuni studiosi[8] Galileo si ispirò a Cremonini nella scelta di Simplicio come rappresentante dell'aristotelico avversario del copernicanesimo.  Pensiero Cremonini pubblicò pochi testi della sua dottrina mentre sono a noi giunte numerose trascrizioni delle sue lezioni che egli preferiva tenere oralmente al posto della forma scritta. Le trascrizioni delle lezioni tenute nello Studio di Padova e privatamente tuttavia presentano gravi problemi interpretativi che hanno impedito alla storiografia di poter avanzare una sintesi sicura del suo pensiero. Unica eccezione a questa difficoltà interpretativa il testo Lecturae exordium, letto da Cremonini in occasione della sua prima lezione in Padova. Nella prima parte dell'opera egli si rammarica che il continuo rinascere della natura, come la successione delle stagioni, dalle sue forme ormai trascorse, non susciti la meraviglia dell'uomo e lo sgomento per il continuo morire del mondo.  «"il mondo non è mai: nasce e muore continuamente", si conclude con l’affermazione del dovere dell’uomo di conoscere se stesso. L’uomo, scrive Cremonini, si scopre in mezzo alle tribolazioni dell’incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l’unico strumento capace di dare all’uomo serenità.[9]»  La strada per conoscere se stessi e raggiungere la serenità è data dalla filosofia su cui si basa la morale e la scienza. L'uomo ha avuto in dono da Dio un intelletto onnipotente che dalla conoscenza di se stesso e della natura giungerà a congiungersi con la beatitudine divina.[10]  Dibattito relativo alle osservazioni di Galileo Secondo una diffusa ma falsa narrazione Cremonini fu uno di quei professori aristotelici che non solo rifiutarono pervicacemente le scoperte galileiane in nome della filosofia peripatetica ma si rifiutarono, invitati dallo scienziato pisano, di osservare direttamente nel telescopio l'esistenza delle montagne della Luna, delle fasi di Venere, dei satelliti di Giove. Questo avvenimento, tramandato come simbolo della miopia di coloro che si ritengono custodi del vero sapere, è invece ritenuto falso.[11]  Nella lettera del 19 agosto 1610 Galilei racconta a Keplero il comportamento dei docenti dello Studio di Padova ma non fa nomi:  «Che dire dei più celebri filosofi di questo Studio i quali, colmi dell’ostinazione dell’aspide, nonostante più di mille volte io abbia offerto loro la mia disponibilità, non hanno voluto vedere né i pianeti, né la luna, né il cannocchiale? [...] Questo genere di uomini ritiene infatti che la filosofia ‹naturale› sia un libro come l’Eneide e l’Odissea e che le verità siano da ricercare non nel mondo o nella natura, bensì (per usare le loro parole) nel confronto dei testi.[12]»  Ad un esame superficiale una lettera a Galilei del 6 maggio 1611 del suo amico Paolo Gualdo sembrerebbe confermare che tra coloro che rifiutarono l'osservazione con il telescopio vi fosse anche il Cremonini:  «Abbiamo qui l'Ill.mo S.r Andrea Morosini, il quale non può patire che ’l Cremonino, mentre V.S. è stata qui, non habbia procurato né voluto vedere queste sue osservationi, havendole io detto ch’ella se gli era offerta di andare sino alla sua propria casa per fargliele vedere; onde le pare che habbia torto contrariarle senza haverne fatto qualche esperienza.[13]»  Nella successiva lettera di Gualdo a Galilei si riferisce di un colloquio con Cremonini che al rimprovero di essersi rifiutato dell'esperienza con il telescopio risponde che lo fece perché:  «[...] non volendo approvare cose di che io non ho cognitione alcuna, né l’ho vedute. Questo è quello, dico, ch’ha dispiacciuto al S.r Galilei, ch’ella non abbia voluto vederle. Rispose: Credo che altri che lui non l’habbia veduto; e poi quel mirare per quegli occhiali m’imbalordiscon la testa: basta, non ne voglio saper altro.[14]»  Marco Forlivesi ha osservato come Cremonini affermi in questo testo che gli causò disagio mirare nel telescopio e che dunque non si rifiutò di guardare ma non accettò di vedere cioè di accogliere l'interpretazione galileiana di quelle osservazioni.[15] Più in generale, Forlivesi sostiene che la posizione di Cremonini fu sempre coerente nel ritenere che l'interpretazione dei dati osservativi non potesse andare disgiunta dall'esistenza di una dottrina filosofico-naturale complessiva. Forlivesi rileva altresì che lo stesso Galileo, a volte, propose ipotesi circa la natura dei cieli non meno problematiche di quelle proposte dagli "aristotelici".  D'altra parte, come confermato dallo storico della scienza Enrico Bellone nella sua monografia su Galilei per i "Quaderni de 'Le Scienze'", il cannocchiale era uno strumento di fattura "artigianale" e non scientifica, in quanto non esisteva ancora una teoria dell'ottica - si dovrà attendere Newton - e le immagini erano alquanto deformate.  Opere Le pompe funebri ovvero Aminta e Clori, Ferrara 1590. Lecturae exordium habitum Patavii VI Kalendis Februarii 1591, Ferrara, Benedetto Mammarelli, 1591. Explanatio proœmii librorum Aristotelis De physico auditu, cum introductione ad naturalem Aristotelis philosophiam, continente tractatum De pædia, descriptionemque universæ naturalis Aristoteliæ philosophiæ, quibus adjuncta est præfatio in libros De physico auditu, Patavii, Melchiorem Novellum, 1596. Oratio habita Ferrariae ad Clementem VIII pro S.Q. Centensi, Ferrariae, 1598. Disputatio De formis quatuor corporum simplicium quæ vocantur elementa, Venetiis, 1605. Oratio habita in creatione serenissimi Venetiarum principis Leonardi Donati, Venetiis, 1606. Disputatio de cœlo, in tres partes divisa, de natura cœli, de motu cœli, de motoribus cœli abstractis. Adjecta est Apologia dictorum Aristotelis, de via lactea, et de facie in orbe lunæ, Venetiis, Thomam Balionum, 1613. Oratione al serenissimo prencipe Giovanni Bembo nella sua essaltatione al Prencipato, 1616. Apologia dictorum Aristotelis, de quinta cœli substantia adversus Xenarcum, Venetiis, Meiettum, 1616. Il nascimento di Venezia, Venezia, 1617. Oratione al serenissimo prencipe Antonio Priuli nella sua essaltatione al prencipato, 1618. Il ritorno di Damone, Venezia, 1622. Oratione in nome della Università di Padova, 1624. Chiorindo e Valliero, Venezia, 1624. Apologia dictorum Aristotelis De calido innato adversus Galenum, Venetiis, Deuchiniana, 1626. Apologia dictorum Aristotelis De origine et principatu membrorum adversus Galenum, Venetiis, Hieronymum Piutum, 1627. Expositio in digressionem Averrhois de semine contra Galenum pro Aristotele, 1634. Tractatus tres. Primus est de sensibus externis. Secundus de sensibus internis. Tertius de facultate appetitiva, Venetiis, 1644. Dialectica, Venetiis, 1663. Le nubi, Venezia, Biblioteca Marciana, XIV, 47. Note  Cesare Cremonini, Testamento, 1631.  Fonte: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, riferimenti in Collegamenti esterni.  In A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, 1878,489-496.  Cesare Preti, Giorgio da Ragusa, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 55, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001.  Cremonini in occasione del trasferimento di Galilei da Padova a Firenze si rammaricava scrivendo: «Oh quanto harrebbe fatto bene anco il S.r Galilei, non entrare in queste girandole, e non lasciar la libertà patavina.» (Portale Galileo)  Portale Galileo  Marco Forlivesi, «Cesare Cremonini» in Il contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.  Per esempio Andrea Pinotti, autore dell'introduzione al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (Milano, 2004)  M. Forlivesi, Op.cit.  C. Cremoninus, Lecturae exordium,39  Marco Forlivesi, Cesare Cremonini, Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia (2012), Enciclopedia Italiana Treccani  G. Galilei, epistola ad Johannem Keplerum, Paduae 19 Augusti 1610, in Id., Le opere, sotto la direzione di A. Favaro, 10° vol., 1934, lettera 379,423 Gualdo, lettera a G. Galilei, Padova 6 maggio 1611, in G. Galilei, Le opere, cit., 11° vol., 1934, lettera 526,100 Gualdo, lettera a G. Galilei, Padova 29 luglio 1611, in G. Galilei, Le opere, cit., 11° vol., lettera 564,165  M. Forlivesi, ibidem Bibliografia Galileo Galilei, Opere (ediz. naz.), ad Indicem; Alessandro Tassoni, Lettere, a cura di Pietro Puliatti, Bari 1978, nn. 176, 179, 184, 187, 441; Giovanni Vincenzo Imperiale, Musaeum historicum et physicum, Venetiis 1640,172-174; Francesco Arisi, Cremona literata, Parma-Cremona 1702-41, III,41-43, 371; Naudaeana et Patiniana, Amstelodami 1703,53-55, 182-183; Giovanni Mario Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia, Venezia 1730-31, V,128; Ferrante Borsetti, Historia alini Ferrariae Gymnasii, Ferrariae 1735, II,204 s.; J. Guarino, Ad Ferrariensis Gymnasii historiam... supplementum et animadversiones, Bononiae 1741, II,65; Ferrante Borsetti, Adversus supplementum et animadversiones, Venetiis 1742,LXVII; Iacopo Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Padova 1757, III,275 s., 280; Giovanni Francesco Erri, Dell'origine di Cento, Bologna 1769, 1,283-86; II,38; Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Venezia 1822-25, VII,588-591; Ernest Renan, Averroès et l'averroisme, 2, Paris 1861,408-413, 476-480; Francesco Fiorentino, Pietro Pomponazzi, Firenze 1868,331-338; Antonio Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. s, IV (1877-78),401-535; Domenico Berti, Di Cesare Cremonino e della sua controversia con l'Inquisizione di Padova e di Roma, in Memorie della Reale Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 3, II (1878),273-299; Leopold Mabilleau, Étude historique sur la Philosophie de la Renaissance en Italie: Cesare Cremonini, Paris 1881; Antonio Favaro, Galileo Galilei e lo Studio di Padova, Firenze 1883, ad Indicem; Antonio Favaro, in Archivio veneto, XXV(1883),430-450 (rec. di Mabilleau, 1881); Franz Heinrich Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, Bonn 1885, II,408 s.; Lino Sighinolfi, Il possesso di Cento e della pieve e la legazione di Cesare Cremonini a Clemente VIII in Ferrara, in Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le province di Romagna, s. 3, XXV (1906-7),423-467; Atti della nazione germanica artista nello Studio di Padova [1553-1615], a cura di Antonio Favaro, Venezia 1911-12, ad Indicem; Atti della nazione germanica dei legisti nello Studio di Padova, a cura di B. Brugi, I, Venezia 1912, ad Indicem; J. Roger Charbonnel, La Pensée italienne au XVIe siècle et le courant libertin, Paris 1919,230-274; Vincenzo Spampanato, Nuovi documenti intorno a negozi e processi dell'Inquisizione (1603-1624), in Giornale critico della filosofia italiana, V (1924),97-137, 216-61, 346-401, spec. 113-18, 223-30; Giorgio Spini, Ricerca dei libertini, Roma 1950,11, 146-150; Luigi Firpo, Filosofia italiana e controriforma, Torino 1951,45 s., 52; Pietro Savio, Il nunzio a Venezia dopo l'Interdetto, in Archivio veneto, s. 5, LV-LVI (1955),55-110, specie 67-71; Giuseppe Saitta, Il Pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento, Firenze 1961, 11,436-454; M. A. del Torre, Un processo del XVII secolo. L'Inquisizione contro Cesare Cremonini, in Verità e libertà. Atti del XVII Congresso della Società filosofica italiana, Palermo 1961,595-604; Antonio Rotondò, Nuovi documenti per la storia dell'Indice dei libri prohibiti (1572-1638), in Rinascimento, s. 2, III (1963),145-211, specie 195, 205; Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino 1966,558-562; A. Pupi, Una riflessione a proposito delle critiche di Galileo all'aristotelismo, in Nel quarto centenario della nascita di Galileo Galilei, Milano 1966,171-190; Acta nationis Germanicae artistarum (1616-1636), a cura di L. Rossetti, Padova 1967, ad Indicem; M. Schiavone, in Enciclopedia filosofica, Firenze 1967, II,148-151, s. v.; Cléobule Tsourkas, Les débuts de l'enseignement philosophique et de la libre pensée dans les Balkans, Thessalonique 1967, passim; M. A. del Torre, Studi su Cesare Cremonini, Padova 1968; Antonio Favaro, Galileo Galilei a Padova, Padova 1968, passim; Walter Pagel, William Harvey Revisited, in History of Science, VIII (1969),1-31; IX (1970),33 s.; Adriano Franceschini, Nuovi documenti relativi ai docenti dello Studio di Ferrara nel secolo XVI, Ferrara 1970, ad Indicem; Pietro Puliatti, Bibliografia di Alessandro Tassoni, Firenze 1970, ad Indicem; Lucia Rossetti, Manoscritti cremoniniani della University Library di Cambridge, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, IV (1971),145-151; Stanley Jaki, The Milky Way, New York 1972,110 s.; Charles H. Lohr, Renaissance Latin Aristotle Commentaries: Authors, in Renaissance Quarterly, XXVIII(1975),728-739; Stillman Drake, Galileo against the philosophers, Los Angeles 1976, ad Indicem; Leonard A. Kennedy, The Philosophical Manuscripts of Cesare Cremonini, in Manuscripta, XXIII (1979),79-87; Lina Bolzoni, La poesia e le "imagini de' sognanti" (Una risposta inedita del Patrizi al Cremonini), in Rinascimento, s. 2, XIX(1979), 171-87; Tiziana Pesenti Marangon, La Biblioteca universitaria di Padova dalla sua istituzione alla fine della Repubblica veneta (1629-1797), Padova 1979,37-42; Leonard A. Kennedy, Cesare Cremonini and the Immortality of the Human Soul, in Vivarium, XVIII (1980),143-58; Charles B. Schmitt, Cesare Cremonini, un aristotelico al tempo di Galilei, Venezia 1980; Gigi Corazzol, Angelo Portenari maestro di grammatica a Feltre ed una lettera di Cesare Cremonini, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, XIV(1981),61-67; M. A. del Torre, Logica ed esperienza nel trattato "De Paedia" (1596) di Cesare Cremonini, in Aristotelismo veneto e scienza moderna, a cura di Luigi Olivieri, Padova 1983,637-640; Antonio Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, in «Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere e arti», V, 4, 1878 Marco Forlivesi, Cesare Cremonini, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cesare Cremonini Collegamenti esterni Cesare Cremonini, su Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Armando Carlini, Cesare Cremonini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Charles Bernard Schmitt, Cesare Cremonini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Opere di Cesare Cremonini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Opere di Cesare Cremonini, su Open Library, Internet Archive.V · D · M Galileo Galilei Controllo di autorità VIAF100191791 · ISNI0000 0001 1833 7275 · LCCNn85233191 · GND (DE) 119323265 · BNF (FR) cb130142814 (data) · BNE (ES) XX4793362 (data) · BAV495/76126 · CERL cnp00405450 · WorldCat Identitieslccn-n85233191 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloFilosofi italiani del XVII secoloNati nel 1550Morti nel 1631Nati il 22 dicembreMorti il 19 luglioNati a CentoMorti a PadovaMembri dell'Accademia galileiana di scienze lettere ed artiRefs.: Luigi Speranza, "Grice e Cremonini," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

 

ZAMBONI. (Verone). Grice: “Not everybody knows his zamboni.” There’s Giorgio Zamboni, but this entry is about Giovanni Zamboni. Essential Italian philosopher. Filosofo. Opere: “Spencer:  commemorazione e polemica” (tip. Garagnani, Bologna), “La filosofia neo-scolastica secondo un positivista” (Tip. vescovile G. Marchiori,Verona), “Il valore scientifico del positivismo di Ardigò e della sua “conversione” (Verona), “La dottrina morale e la psicologia del volere nel testo di etica di un discepolo dell’Ardigò” (Società Editrice Veronese, Verona), “La gnoseologia dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere: saggio di interpretazione sistematica delle dottrine gnoseologiche di Aquino” (Milano), “Gnoseologia” (Soc. Ed. Vita e Pensiero, Tip. S. Giuseppe, Milano); “L' origine delle idee: saggio analitico introspettivo, proposto alla riflessione personale” (Società editrice veronese, Verona); “Sistema di gnoseologia e di morale: basi teoretiche per esegesi e critica dei classici della filosofia moderna” (Editrice Studium, Roma); “Studi esegetici, critici, comparativi sulla critica della ragione pura” (La tipografica veronese, Verona); “Metafisica e gnoseologia” (La Tipografica Veronese, Verona); “Il realismo critico della gnoseologia pura. Risposta al «Caso Zamboni» (P. A. Gemelli, Mons. F. Olgiati eA. Rossi), Verona), “Realismo, Metafisica, Personalità: Rilievi, Note, Discussioni” (La Tipografica Veronese, Verona); “La persona umana: soggetto auto-cosciente nell’esperienza integrale. Termine della gnoseologia. Base della metafisica” (Verona, Giulietti G., Vita e pensiero, Milano); “Precisazioni e complementi ai testi scolastici. La Religione naturale e l’essenza della religione Cristiana” (La tipografica veronese, Verona); “La «filosofia dell’esperienza immediata, elementare, integrale» per la completa auto-consapevolezza dello spirito umano” (La Tipografica Veronese, Verona); “Itinerario filosofico dalla propria coscienza all’esistenza di Dio” (La Tipografica Veronese, Verona. Teodicea, Rodella A., Vita veronese, Verona, “La dottrina della coscienza immediate: struttura funzionale della psiche umana è la scienza positiva fondamentale” (La tipografica veronese, Verona); “Dizionario filosofico” (Vita e Pensiero, Milano); “Idee e giudizi, Marcolungo F.L., IPL ,Milano, “L’io e le nozioni sopra-sensibili (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura elementare: Spazio, tempo, percezione intellettiva” (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura elementare, Idee e giudizi; IPL, Milano,  Corso di gnoseologia pura elementare”; “Autobiografia di una personalità integrale” (Serio De Guidi, Archivio storico Curia diocesana, Verona, Studi sulla Critica della ragione pura; QuiEdit,Verona, . Sistema di gnoseologia e di morale; QuiEdit, Verona. Keywords: psicologia del volere, volere, l’io, sopra-sensibile.  Refs.: H. P. Grice, “Gnoseologia,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Bancroft, University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zamboni, L’io,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

ZANINI. (Legnano) Essential Italian philosopher. Grice: “If Zanini likes Smith for his ‘etica della simpatia,’ I happen to prefer Englishman Butler, and his sermons on self-love and benevolence!” -- Grice: “There are some resemblances between what Zanini intelligently calls “the rhetorics, sic in plural, of truth, and my idea of theoretical argument as a sort of deep-down practical argument.” Filosofo. Adelino Zanini. Laureato in filosofia a Padova con Curi, Zanini è stato borsista presso la Fondazione L. Einaudi di Torino, ove ha studiato con Lombardini. È professore di Filosofia presso l'Università delle Marche. I suoi studi sono indirizzati, in particolare, al rapporto tra pensiero politico e scienza economica. È tra i principali interpreti di Adam Smith e di Schumpeter.  Opere principali: “Filosofie del soggetto: soggettività e costituzione” (Ila Palma, Palermo), “Keynes: una provocazione metodologica” (Bertani, Verona); “Schumpeter impolitico” (Istituto della Enciclopedia ItalianaTreccani, Roma), “Il moderno come residuo: dieci lemmi” (Pellicani, Roma); “Genesi imperfetta. Il governo delle passioni in Adam Smith, Giappichelli, Torino, Modernità e nomadismo, Calusca, Padova; Adam Smith. Economia, morale, diritto, B. Mondadori, Milano (II edizione, Liberilibri, Macerata, ). Macchine di pensiero. Schumpeter, Keynes, Marx, Ombre corte, Verona; oseph A. Schumpeter, B. Mondadori, Milano, Lessico postfordista, (cura con U. Fadini), Feltrinelli, Milano Retoriche della verità. Stupore ed evento, Mimesis Edizioni, Milano Filosofia economica. Fondamenti economici e categorie politiche, Bollati-Boringhieri, Torino; L'ordine del discorso economico. Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo, Ombre corte, Verona . Principi e forme delle scienze sociali. Cinque studi su Schumpeter, Il Mulino, Bologna, A. Negri, Una traccia per gli anni settanta, “Belfagor”, E. Garin, “L'etica della simpatia” -- “L'indice”, A. Salanti, L'economia politica come critica della società (capitalistica): note sparse Filosofia Economia. Fondamenti economici e categorie politiche, “Quaderni del Dipartimento di Ingegneria gestionale”,  Università degli studi di Bergamo. S. Caruso, Alla ricerca della filosofia economica, “Storia del pensiero economico”,  Fumagalli, Sfera politica e sfera economica: un difficile rapporto. A proposito di "Filosofia economica"  “Economia politica.” MLOL, Horizons Unlimited srl. Registrazioni, su RadioRadicale, Radio Radicale. univpm. SWIF Sito web italiano per la filosofia, su swif.uniba.  Intervista ad Adelino Zanini su J.A. Schumpeter. Video Mediaset, su video.mediaset. Legnago. Keyword: etica della simpatia. --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice and Zanini: the rhetorics of truth,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia; H. P. Grice, “Zanini,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, University of California, Berkeley.

 

ZANOTTI. (Bologna). Filosofo. Opere: “Della forza dei corpi che chiamiamo [forza] viva”,  “Filosofia morale”; “De viribus centralibus” Bononiae, Lelio dalla Volpe; “Ragionamento sopra la filosofia”; “Paradossi”; “Epistolario.” Keywords:: forza viva. Refs.: H. P. Grice, “Zanotti and me,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zanotti: la forza viva,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

ZIMARA. (Galatina). Essential Italian philosopher. Grice: “Zimara is a testimony that Aristotle is popular without Oxford!” Filosofo. Marcantonio o Marco Antonio Zimara o Zimarra (San Pietro in Galatina). Zimara si  laureò in filosofia a Padova e vi insegnò. Sindaco di Galatina,  Zamara si recò a Napoli per difendere la città dai soprusi dei Duchi Castriota. Insegnò filosofia a Salerno con la stesura di una guida alle opere di Aristotele. Curò la pubblicazione di alcune opere di Alberto Magno e  di Giovanni di Jandun   Dizionario di filosofia. Delio Cantimori in Enciclopedia Italiana. Opere: “Questio de primo cognito” -- Papie, Iacob de Burgofranco impresse, Studi  Galatinesi illustri, Guida Biografica, Tor Graf Galatina, Galatina. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Marcantonio ZimaEnciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Grice: “It’s amazing how much Zimara loved Aristotle, at least for those who don’t love him that much!” Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Luigi Speranza, “Grice e Zimara: Aristotle within and without Oxford,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

ZINI. (Firenze). Flosofo. Grice: “Like me, Zini has been interested in the Graeco-Roman concept of ‘ius.’” -- Opere: “Proprietà individuale o proprietà collettiva?” (Torino, Fratelli Bocca), “Il pentimento e la morale ascetica” (Torino, Bocca), “Giustizia: storia d'una idea” – cfr. Grice on ‘justice’ in Thrasymachus – (Torino, F.lli Bocca), -- cf. Grice, “Justice in Plato’s Republic,” “Social justice,” The Grice Papers), “La morale al bivio” (Torino, Fratelli Bocca), “La doppia maschera dell'universo: filosofia del tempo e dello spazio” (Torino, Fratelli Bocca); “Il congresso dei morti,” Roma, Libreria editrice del Partito comunista d'Italia, ed. con introduzione di Giancarlo Bergami e prefazione di Nerio Nesi, Calabritto, Mattia&Fortunato; Poesia e verità, Milano, Corbaccio, I fratelli nemici: dialoghi e miti moderni, Torino, Einaudi; La tragedia del proletariato in Italia: diario, Prefazione di Giancarlo Bergami, Milano, Feltrinelli; Appunti di vita torinese, Firenze, Olschki  Pagine di vita torinese: note del diario, Torino, Centro studi piemontesi. Grice enjoyed Zini’s approach. “Zini’s philosophy on justice is divided into six parts. The first is ‘the real and the ideal” (‘il relae e l’ideale”); the second is “la giustizia come idea ed emozione” (fairness as idea and as emotion), the third is “I frutti del lavoro e la loro distribuzione scondo giustizia” (The fruits of labour and their distribution according to fairness”); the fourth is “Libertà od egualiglianza” -- Grice: “Note the ‘od,’ which need not be exclusive” --; the fifth is “Analissi del merito,” an analysis of merit, and the last is “La pena riparatrice,” literally the pain that repairs, the punishment that teaches.”Grice: “In liberty or freedom versus equality, Zini approaches the Roman attitude, rather brusque to those who strike an Anglo-Saxon attitude!” – Keyowrds: ius. Refs.: H. P. Grice, “Justice from Plato to Zini: the history of an idea, alla Berlin,” Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.

 

ZOLLA.  (Venezia). Keywords: fantasticare. Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Opere: “Etica e estetica” (Spaziani, Torino), “Eclissi dell'intellettuale” (Bompiani, Milano), “Volgarità e dolore” (Bompiani, Milano), “Le origini del trascendentalismo” (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma), “Storia del fantasticare” (Bompiani, Milano), “Le potenze dell'anima: morfologia dello spirito nella storia della cultura, anatomia dell'uomo spirituale (cf. Grice, “the power structure of the soul”) (Bompiani, Milano), “I letterati e lo sciamano” (Bompiani, Milano), “Che cos'è la tradizione?” (Bompiani, Milano), “Le meraviglie della natura: introduzione all'alchimia” (Bompiani, Milano, Archetipi, Marsilio, Venezia), “L'androgino: l'umana nostalgia dell'interezza” (Red, Como), “Incontro con l'androgino: l'esperienza della completezza sessuale” (Como Aure: i luoghi e i riti, Marsilio, Venezia), “L'amante invisibile: l'erotica sciamanica nelle religioni, nella letteratura e nella legittimazione politica” (Marsilio, Venezia), “Il sincretismo” (Guida, Napoli), “Verità segrete esposte in evidenza: sincretismo e fantasia, contemplazione e esotericità” (Marsilio, Venezia), “Tre discorsi metafisici” (Guida, Napoli), “Uscite dal mondo” (Adelphi, Milano), La luce. La ricerca del sacro, Tallone, Alpignano Ioan Petru Culianu, Tallone, Alpignano Lo stupore infantile, Adelphi, Milano Le tre vie, Adelphi, Milano Un destino itinerante: conversazioni tra Oriente e Occidente con Doriano Fasoli, Marsilio, Venezia La nube del telaio: Ragione e irrazionalità tra Oriente e Occidente, Arnoldo Mondadori Editore, Milano La filosofia perenne. L'incontro fra le tradizioni d'Oriente e d'Occidente, Mondadori, Milano Catabasi e Anastasi, Tallone, Alpignano Discesa all'Ade e resurrezione, Adelphi, Milano Minuetto all'inferno, Einaudi, Torino Cecilia o la disattenzione, Garzanti, Milano I moralisti moderni, Garzanti, Milano (con Alberto Moravia) Saggi, Bompiani, Milano La psicanalisi, Garzanti, Milano Emily Dickinson, Selected Poems and Letters, Mursia, Milano Il Marchese de Sade, Le opere. Scelte e presentate da Zolla, Longanesi & C., Milano I mistici, Garzanti, Milano Herman Melville, Clarel, Einaudi, Torino; nuova ed. Adelphi, Milano Nathaniel Hawthorne, Settimio Felton o l'elisir di lunga vita, Neri Pozza, Vicenza; poi Garzanti, Milano Il superuomo e i suoi simboli nelle letterature moderne, La Nuova Italia, Firenze Pavel Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona, Adelphi, Milano Novecento: Lucarini, Roma L'esotismo nella letteratura, La Nuova Italia L'esotismo nelle letterature moderne, Liguori, Napoli Il dio dell'ebbrezza: antologia dei moderni dionisiaci, Einaudi, Torino Conoscenza religiosa, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Gli arcani del potere: elzeviri, Rizzoli, Milano, Gli usi dell'immaginazione e il declino dell’Occidente, A.I.R.E.Z., Montepulciano Filosofia perenne e mente naturale, Venezia Il serpente di bronzo. Scritti antesignani di critica sociale, Venezia Civiltà indigene, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Archetipi. Aure. Verità segrete. Dioniso errante. Tutto ciò che conosciamo ignorandolo, Marsilio, Venezia  (contiene Archetipi, Aure e Verità segrete esposte in evidenza, e l'introduzione all'antologia Il dio dell'ebbrezza) Le tre vie. Soluzioni sovrumane, Grazia Marchianò, Marsilio, Venezia. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.

 

ZORZI. (Venezia). Essential Italian philosopher. Grice: “For some reason, in the Veneto area, they cannot pronounce the /dg/, which becomes /z/ as everyone who is familiar with Giorgone – as in Quine’s infamous example -- would know!”. Filosofo. Opere: “L'armonia del mondo” (S. Campanini, "Il Pensiero Occidentale", Bompiani, Milano), “De harmonia mundi,” pref. C. Vasoli (Lavis-Firenze, La Finestra editrice-Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), “L'Elegant: Poema e Commento sopra il Poema, J.-F. Maillard, Arché Edidit, Milano Paris. S. Onda, “Le vicende costruttive della chiesa e del convento”, “Il progetto di Jacopo Sansovino e il «memoriale» di Zorzi” “Le teorie ermetiche di Zorzi,” in “La chiesa di San Francesco della Vigna e il convento dei Frati Minori” (Venezia, edizione a cura della Parrocchia di San Francesco della Vigna), S. Campanini, “Le fonti ebraiche del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in «Annali di Ca' Foscari»; S. Campanini, “La struttura simbolica del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in «Materia Giudaica». Alfonso Vesentini Argento. “Il cardinale e l'architetto: Aleandro e il rinascimento adriatico veneziano” (Apostrofo edizioni-Pieve San Giacomo-Cremona). Grice: “Zorzi is interesting as proof that in Italy they take the Hebrew language seriously! They call it a classic, even! I wish I had learned some all those years I borded at Clifton!” – Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley, Luigi Speranza, “Grice e Zorzi: l’armonia del mondo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

ZUCCA. (Villaurbana). Filosofo. Grice: “I like his surname. Mine means ‘pig.’ His means ‘punpkin’!” --. Antioco Zucca. Opere: “L'uomo e l'infinito” (Imola, Tipografia sociale), “Il lamento del genio: parodia” (Sassari, Gallizzi), “Dopo il dolore: canto (Chiari, Rivetti), “Il grande enigma” (Modena, Formiggini), “Le lotte dell'individuo” (“Rivista di Filosofia”, Modena, Formiggini), “Essere e non essere” (“Rivista di Filosofia”; Roma, Formiggini), “Pensieri” (“Rivista sarda”), “Leggenda e realtà” (“Rivista sarda”), “Ardigò e il vescovo di Mantova: un'intervista nel sogno” (“Rivista sarda,” Roma, Ferri), “Un filosofo di un filosofo” (“Mediterranea”), “I rapporti fra l'individuo e l'universo” (Padova, Cedam). Refs.: Luigi Speranza, “Un filosofo di un filosofo: Grice e Zucca,” -- H. P. Grice, The Grice Papers, BANC, MSS The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, for the Anglo-Italian Club, Villa Speranza, Liguria.

 

ZUCCARELLI. Grice: “Not really a philosopher, but someone involved in the death of one!” Speranza: “N other than Leopardi!”) “Nonostante i dubbi, la questione venne ben presto chiusa; secondo l'incaricato Zuccarelli, era plausibile che quelli fossero parte dei resti di Leopardi. Il medico parla esplicitamente di aver rinvenuto una parte di rachide e una di sterno entrambe deviate.”

 

ZUBIENA. (Torino). Grice: “Perhaps without knowing, Zubiena has explored a crucial concept in Greco-Roman philosophy, that of ‘daimone,’ – ‘il demoniaco,’ as Zubiena calls it, focusing on its iconography. Grice: “I would call him the Italian G. W. H. Parkinson: like G. Parkinson, Zubiena edits a volume on ‘semantics.’ And I would also call him the Italiaan A. G. N. Flew: like Flew, Zubiena edits a volume on “Langauge and philosophy.”” Enrico Castelli Gattinara di zubiena (n. Torino), filosofo. Professore a Roma. Zubiena fondat l'Archivio di Filosofia e organizza i "Colloqui Castelli -- Grice: “Zubiena should have called these colloquia the Zubiena colloquia” -- incontri che riuniscono filosofi per discutere temi diversi. Vicina all'esistenzialismo, la filosofia di Zubiena, partita da posizioni spiritualiste, si caratterizza per uno stile filosofico dal tratto autobiografico. Zubiena si è interessato di temi legati al rapporto tra ragione, arte e religione; e ha introdotto il dibattito sulla demitizzazione. Nel pensiero di Zubiena convergono suggestioni tratte da Agostino, Kierkegaard, Lev Isaakovič Šestov, Heidegger, in una ricerca volta a delineare una teologia della storia sulla base della considerazione del tema del peccato originale. Nei Colloqui “Zubiena” convennero personalità di rilievo della scena filosofica religiosa, teologica, ontologica, fenomenologica ed ermeneutica. Vi fecero la loro comparsa Gouhier, Breton, Brun, Bruaire, Tilliette, Lacan, Ricœur, Lévinas, Ellul, Argan, Starobinski, Benveniste, Eco, Scholem, Vahanian, Giannini. Ha preso il suo posto, come organizzatore dei Colloqui e direttore dell'Archivio di Filosofia, Marco Maria Olivetti. Panikkar fu suo grande amico e collaboratore.  Principali pubblicazioni: “Il tempo esaurito” (Ed. della Bussola, Roma), “I presupposti di una teologia della storia” (Cedam, Padova), “Il demoniaco” (Electa, Milano, rist. Bollati Borighieri, Torino), “Pensieri e giornate” (Cedam, Padova), “Simboli e immagini” (Edizioni Rinascimento, Roma), “Il tempo invertebrate” (Cedam, Padova), “I paradossi del senso commune” (Cedam, Padova), “La critica della demitizzazione” (Cedam, Padova), “Il tempo inqualificabile” (Cedam, Padova) “Diari” (Cedam, Biblioteca dell'Archivio di Filosofia, Padova,  sul pensiero filosofico di Zubiena, Marco Maria Olivetti, Enrico Castelli in E. CORETHW.M. NEIDLG. PFLIGERDORFFER , La filosofia cristiana nei secoli XIX e XX, Edizione italiana G. Mura e G. Penzo, Città Nuova, Roma, Pietro Prini, “L'esistenzialismo teologico di Enrico Castelli [Zubiena], in Pietro Prini, La filosofia cattolica italiana del Novecento, Laterza, Roma-Bari, Enciclopedia Treccani  Sapienza Roma, su archivio.uniroma1, Filosofia della religione Esistenzialismo Teologia razionale  Istituzioni collegate, su filosofia.uni roma1. Archivio di filosofia, su libra web.net. Livio Sichirollo, «CASTELLI GATTINARA di Zubiena, Enrico» in Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enrico Castelli, su Be Web, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Enrico Castelli. Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Flew, Parkinson, and Zubiena,” Luigi Speranza, “Grice e Zubiena: implicature demoniache” -- The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

No comments:

Post a Comment