TASSO-DI-CORNELLO (Sorrento). Filosofo. La
sua opera più importante è la Gerusalemme liberate, in cui vengono cantati gli
scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella
presa cristiana di Gerusalemme. Ultimo dei tre figli di Bernardo Tasso,
letterato e cortigiano nato a Venezia, ma di antica nobiltà bergamasca, poi al
servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino del regno di
Napoli, compreso nella monarchia spagnola, e di Porzia de' Rossi, nobildonna
napoletana di origini toscane, pistoiesi da parte paterna e pisane da parte
materna. La primogenita Cornelia era venuta alla luce nel 1537. Di
Sorrento e della «dolce terra natìa» il poeta conserverà sempre un magnifico
ricordo, rimpiangendo «... le piagge di Campagna amene, pompa maggior de
la natura, e i colli che vagheggia il Tirren fertili e molli.»
(Gerusalemme liberata, I, 390-92) Quando Torquato era ancora bambino, il
principe di Salerno fu bandito dal regno e Bernardo seguì il suo protettore.
All'età di 6 anni si recò in Sicilia e dalla fine del 1550 fu con la famiglia a
Napoli, dove lo seguì il precettore privato Giovanni d'Angeluzzo. Frequentò per
due anni la scuola dei Gesuiti appena istituita e conobbe Ettore Thesorieri con
il quale poi restò in corrispondenza epistolare. Ebbe un'educazione
cattolica e da giovane frequentò spesso il monastero benedettino di Cava de'
Tirreni (dove si trovava la tomba di Urbano II, il papa che aveva indetto la
prima crociata), e ricevette il sacramento dell'Eucaristia quando «non avea
anco forse i nov'anni», come scrisse egli stesso. Due anni dopo la sorella
Cornelia, che nel frattempo si era sposata con il nobile sorrentino Marzio
Sersale, rischiò di essere rapita durante un'incursione ottomana a Sorrento, e
questo rimase impresso nella sua memoria. Guidobaldo II Della
Rovere. Rimase a Napoli fino ai dieci anni, poi seguì il padre a Roma,
abbandonando con grande dolore la madre che fu costretta a rimanere nella città
partenopea perché i suoi fratelli «rifiutavano di sborsarle la dote». Nella
città pontificia fu Bernardo a educare privatamente il figlio, ed entrambi
subirono un grave trauma quando nel febbraio 1556 vennero a sapere della
morte di Porzia, probabilmente avvelenata dai fratelli per motivi d'interesse.
La situazione politica a Roma subì però uno sviluppo che preoccupò Bernardo:
era scoppiato un dissidio tra Filippo II e Paolo IV e gli spagnoli sembravano
sul punto di attaccare l'Urbe. Mandò allora Torquato a Bergamo presso Palazzo
Tasso e la Villa dei Tasso da alcuni parenti e si rifugiò presso la corte
urbinate di Guidobaldo II Della Rovere, dove fu raggiunto dal figlio pochi mesi
dopo. A Urbino Torquato studiò assieme a Francesco Maria II Della Rovere,
figlio di Guidobaldo, e a Guidobaldo Del Monte, poi illustre matematico. In
questo periodo ebbe maestri di assoluto livello quali il poligrafo Girolamo
Muzio, il poeta locale Antonio Galli e il matematico Federico Commandino.
Torquato passava a Urbino solo l'estate, dal momento che la corte trascorreva
l'inverno a Pesaro, dove Tasso entrò in contatto con il poeta Bernardo Cappello
e con Dionigi Atanagi, e scrisse il primo componimento a noi noto: un sonetto
in lode della corte. Bernardo si spostò intanto a Venezia,
indiscussa capitale dell'editoria, per occuparsi della pubblicazione del suo
Amadigi. Poco tempo dopo, quindi, anche il figlio cambiò una volta di più
città, stabilendosi in laguna nella primavera del 1559. Sembra che proprio a
Venezia, non ancora sedicenne, abbia cominciato a mettere mano al poema sulla
prima crociata e al Rinaldo. Il Libro I del Gierusalemme (conservato dal Codice
vaticano-urbinate 413) fu scritto dietro consiglio di Giovanni Maria
Verdizzotti e Danese Cataneo, due poeti mediocri che allora frequentava e che
già avevano scorto nel Tasso un talento straordinario. Periodo
universitario Sperone Speroni Nel novembre 1560 Torquato si iscrisse per
volere paterno alla facoltà di legge dello Studio patavino, raccomandato a
Sperone Speroni, la cui casa frequentò più delle aule universitarie,
affascinato dalla vastissima cultura dell'autore della Canace. Tasso non amava
la giurisprudenza, tanto che attendeva più alla produzione poetica che allo
studio del diritto. Così, dopo il primo anno ottenne dal padre il consenso per
frequentare i corsi di filosofia ed eloquenza con illustri professori tra cui
spicca il nome di Carlo Sigonio. Quest'ultimo rimarrà un modello costante per
le dissertazioni teoriche tassesche futureprime fra tutte quelle dei Discorsi
dell'arte poetica, in cui si nota anche l'influsso dello Speronie lo avvicinò
allo studio della Poetica aristotelica. È in quest'epoca che si colloca
il primo innamoramento del ragazzo, già molto sensibile e sognatore. Il padre
era stato introdotto nella corte del cardinale Luigi d'Este, e nel settembre
1561 si era recato col figlio a fare la conoscenza dei familiari del suo
protettore. Torquato conobbe nell'occasione Lucrezia Bendidio, dama di Eleonora
d'Este, sorella di Luigi. Lucrezia, quindicenne, era molto bella ed eccelleva
nel canto, anche se era piuttosto frivola. Avendo notato un interessamento
della fanciulla, Tasso cominciò a dedicarle rime petrarcheggianti, ma dovette
presto essere ricondotto alla realtà, poiché nel febbraio 1562 scoprì che la
ragazza era promessa sposa al conte Baldassarre Macchiavelli. Non si arrese,
continuando a cantarla in poesia, ma dopo le nozze si lasciò andare al
risentimento e alla delusione. Intanto, l'entourage cominciava ad
avvedersi del talento del Tassino (come veniva chiamato per essere distinto dal
padre), e nel 1561 e 1562 gli furono commissionate delle rime per alcuni
funerali. Confluendo in due raccolte, furono le prime poesie pubblicate da
Torquato. Ancora più notevoli erano gli sforzi prodigati per il Rinaldo,
composto in soli dieci mesi e dedicato a Luigi d'Este. Il poema epico
cavalleresco, incentrato sulle avventure del cugino di Orlando, fu stampato a
Venezia nel 1562 e contribuì a diffondere il nome di Tasso, che aveva ancora
soltanto diciotto anni. Il padre intanto lo aveva messo nel 1561 al
servizio del nobile Annibale Di Capua, e il duca d'Urbino gli aveva procurato
una borsa di studio di cinquanta scudi annui per permettergli di continuare i
corsi universitari. Dopo due anni a Padova, Tasso proseguì gli studi
all'Bologna, ma durante il secondo anno di permanenza nella città felsinea, nel
gennaio 1564, fu accusato di essere l'autore di un testo che attaccava
pesantemente, con una satira sferzante, alcuni studenti e professori dello
Studio. Espulso e privato della borsa di studio, fu costretto a ritornare a
Padova, dove poté beneficiare dell'ospitalità di Scipione Gonzaga, che gli
fornì il necessario per continuare il percorso di formazione. Ritrovò tra
i maestri Francesco Piccolomini e seguì le lezioni di Federico Pendasio. In
casa del principe Gonzaga era appena stata istituita l'Accademia degli Eterei,
ritrovo di seguaci dello Speroni che miravano alla perfezione della forma, non
senza scadere nell'artificiosità. Tasso vi entrò assumendo il nome di Pentito e
leggendovi molti componimenti, tra cui quelli scritti per Lucrezia Bendidio e
per una donna che la critica ha per lungo tempo identificato in
Laura Peperara. Secondo questa versione Torquato conobbe Laura
nell'estate del 1563, quando aveva raggiunto a Mantova Bernardo, nel frattempo
messosi al servizio del duca Guglielmo Gonzaga. La delicatezza nei modi della
giovane fece dimenticare presto al Nostro le ancor fresche pene amorose per
Lucrezia Bendidio. Lo spirito del Petrarca rivisse allora nelle liriche del
ragazzo nuovamente innamorato. L'anno dopo, rivedendola, fu però deluso, e pur
continuando a cantarla dovette ben presto rassegnarsi al secondo scacco.
Ricerche recenti hanno tuttavia collocato la nascita della Peperara nel 1563,
rendendo quindi impossibile che fosse lei la seconda musa del Tasso. I
due canzonieri amorosi andarono in parte a finire tra le Rime degli Accademici
Eterei, stampate a Padova nel 1567, assieme ad alcune che scriverà nel primo
anno ferrarese. Si legò anche all'Accademia degli Infiammati. A Ferrara
Torquato Tasso all'eta di 22 anni ritratto da Jacopo Bassano Nell'ottobre 1565
giunse a Ferrara in occasione del secondo matrimonio (quello con Barbara
d'Austria) del duca Alfonso II d'Este, al servizio del cardinale Luigi d'Este,
fratello del duca, spesato di vitto e alloggio, mentre dal 1572 sarà al
servizio del duca stesso. I primi dieci anni ferraresi furono il periodo
più felice della vita di Tasso, in cui il poeta visse apprezzato dalle dame e
dai gentiluomini per le sue doti poetiche e per l'eleganza mondana. Il
cardinale lasciò al Nostro la possibilità di attendere solamente all'attività
poetica, e Tasso poté così continuare il poema maggiore. Rapporti
particolarmente intensi intercorsero con le due sorelle del duca, Lucrezia e
Leonora. La prima era uno spirito libero e incarnava ideali di vivacità e
vitalità, mentre la seconda, malata e fragile, fuggiva la vita mondana e
conduceva un'esistenza ritirata. Per quanto Tasso fosse attratto da entrambe e
per quanto si sia avallata l'ipotesi di una relazione amorosa con Leonora, la
critica tassesca ha concluso che non si andò al di là di forti simpatie.
La ricchezza culturale della corte estense costituì per lui un importante
stimolo; ebbe infatti modo di conoscere Battista Guarini, Giovan Battista Pigna
e altri intellettuali dell'epoca. In questo periodo riprese il poema sulla
prima crociata, dandogli il nome di Gottifredo. Nel 1566 i canti erano già sei,
e aumenteranno negli anni appresso. Nel 1568 diede alle stampe le
Considerazioni sopra tre canzoni di M. G. B. Pigna, dove emerge la concezione
platonica e stilnovistica che il Tasso aveva dell'amore, con alcune note però
affatto peculiari, che lo portavano a ravvisare il divino in tutto ciò che è
bello, e a definire di matrice soprannaturale anche l'amore puramente fisico. I
concetti vennero ribaditi nelle cinquanta Conclusioni amorose pubblicate due
anni più tardi. Compose anche i quattro Discorsi dell'arte poetica e in
particolare sopra il poema eroico, anche se videro la luce solo nel 1587 a
Venezia, per i tipi di Licino. Nell'ottobre 1570 partì per la Francia al
seguito del cardinale e, temendo gli potesse accadere qualche disgrazia nel
lungo e pericoloso viaggio, volle dettare le proprie volontà all'amico Ercole
Rondinelli, richiedendo la pubblicazione dei sonetti amorosi e dei madrigali,
mentre precisava che «gli altri, o amorosi o in altra materia, c'ho fatti per
servizio di alcun amico, desidero che restino sepolti con esso meco», ad
eccezione di Or che l'aura mia dolce altrove spira. Per il Gottifredo
afferma di voler far conoscere «i sei ultimi canti, e de' due primi quelle
stanze che saranno giudicate men ree», il che prova che il numero dei canti era
salito almeno a otto. Intanto, sempre nel 1570, Lucrezia d'Este sposò
Francesco Maria II Della Rovere, compagno di studi di Torquato nel periodo
urbinate. Il soggiorno transalpino fu di sei mesi, ma, siccome Luigi
aveva messo a disposizione del poeta poco denaro, questi trascorse il periodo
francese sostanzialmente nell'ombra, con il solo onore di essere ricevuto da
Caterina de' Medici, la moglie di Enrico II. Di ritorno a Ferrara, il 12 aprile
1571 decise di lasciare il seguito del cardinale. Credeva incorrere in
miglior fortuna presso Ippolito II, e scese pertanto a Roma. Anche il cardinale
di villa d'Este però lo deluse, e Tasso decise di risalire la penisola,
facendosi ospitare qualche tempo da Lucrezia e Francesco a Urbino, prima di
entrare, nel maggio 1572, al servizio di Alfonso II. In questo periodo
continuò ad attendere al capolavoro, ma si diede anche al teatro, e scrisse
l'Aminta, celebre favola pastorale che rientrava nei gusti delle corti
cinquecentesche. Rappresentata con ogni probabilità il 31 luglio 1573 all'isola
di Belvedere, dov'era una delle «delizie» estensi, ebbe un grande successo e fu
richiesta anche da Lucrezia d'Este a Urbino l'anno successivo. Nell'euforia del
successo, nello stesso 1573 Tasso cominciò a scrivere una tragedia, Galealto re
di Norvegia, ma la abbandonò all'inizio del secondo atto, salvo rimettervi mano
molto più tardi trasformandola nel Re Torrismondo. Il capolavoro e la
revisione L'impegno principale rimaneva comunque il poema epico, per il quale
l'autore non aveva ancora stabilito un titolo. Nel novembre '74 l'opera era
quasi completa, visto che «io aveva comincio quest'agosto l'ultimo canto», ma
si deve aspettare fino al 6 aprile 1575 per avere l'annuncio del completamento
del testo, quando in una lettera al cardinale Giovan Girolamo Albano leggiamo:
«Sappia dunque Vostra Signoria illustrissima, che dopo una fastidiosa
quartana sono ora per la Dio grazia assai sano, e dopo lunghe vigilie ho
condotto finalmente al fine il poema di Goffredo». Completato quindi nel
1575 il poema maggiore, si aprì per Tasso il periodo della nevrosi e del terrore
di aver portato a termine un lavoro non gradito all'Inquisizione, allora in una
fase di rigidità estrema (il concilio di Trento si era concluso da soli dodici
anni). Da una lettera emerge l'inquietudine del poeta: «Qui va pur intorno
questo benedetto romore de la proibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve
n'è cosa alcuna di vero».[25] Scipione Gonzaga Tasso sottopose il
testo al giudizio di cinque autorevoli personaggi romanigaranzia di validi
consigli concernenti l'estetica e la moralenevroticamente insoddisfatto delle
proprie scelte estetiche ma principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle
questioni religiose. I cinque erano il maestro ed erudito Sperone
Speroni, il principe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinale Silvio
Antoniano, il poeta Pier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de'
Nobili. Torquato condivise in parte i consigli degli illustri letterati,
che gli avevano rivolto critiche di stampo moralistico, ma talvolta li respinse
bruscamente. Ne nacquero missive quasi quotidiane che mettono in luce un autore
intimamente travagliato e continuamente bisognoso di dimostrare (forse
soprattutto a sé stesso) di non trasgredire principi di poetica né tanto meno
di fede. Ossessivo nell'apportare modifiche al testo, era continuamente
combattuto e incerto sul da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere
al Gonzaga: «Forse a questao condotto finalmente al fine il poema di
Goffredo». Completato quindi nel 1575 il poema maggiore, si aprì per
Tasso il periodo della nevrosi e del terrore di aver portato a termine un
lavoro non gradito all'Inquisizione, allora in una fase di rigidità estrema (il
concilio di Trento si era concluso da soli dodici anni). Da una lettera emerge
l'inquietudine del poeta: «Qui va pur intorno questo benedetto romore de la
proibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve n'è cosa alcuna di
vero».[25] Scipione Gonzaga Tasso sottopose il testo al giudizio di
cinque autorevoli personaggi romanigaranzia di validi consigli concernenti
l'estetica e la moralenevroticamente insoddisfatto delle proprie scelte
estetiche ma principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle questioni
religiose. I cinque erano il maestro ed erudito Sperone Speroni, il
principe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinale Silvio Antoniano, il poeta
Pier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de' Nobili. Torquato condivise
in parte i consigli degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critiche
di stampo moralistico, ma talvolta li respinse bruscamente. Ne nacquero missive
quasi quotidiane che mettono in luce un autore intimamente travagliato e
continuamente bisognoso di dimostrare (forse soprattutto a sé stesso) di non
trasgredire principi di poetica né tanto meno di fede. Ossessivo
nell'apportare modifiche al testo, era continuamente combattuto e incerto sul
da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere al Gonzaga: «Forse a
questa particolare istoria di Goffredo si conveniva altra trattazione; e
forse anco io non ho avuto tutto quel riguardo che si doveva al rigor de' tempi
presenti [...] E le giuro che se le condizioni del mio stato non
m'astringessero a questo, ch'io non farei stampare il mio poema né così tosto,
né per alcun anno, né forse in vita mia; tanto dubito de la sua riuscita».[26]
Nemmeno l'entusiastica ammirazione di Lucrezia d'Este cui leggeva il poema ogni
giorno «molte ore in secretis»[27], né l'essere venuto a conoscenza del grande
piacere con cui da più parti l'opera veniva letta, poterono placare le sue
angosce.[28] Nel 1576 scrisse Allegoria, con cui rivisitava tutto il
poema in chiave allegorica cercando di emanciparsi dalle possibili accuse di
immoralità. Ma non bastava: gli scrupoli di carattere religioso assunsero la
forma di vere e proprie manie di persecuzione. Per mettere alla prova la
propria ortodossia nella fede cristiana si sottopose spontaneamente al giudizio
dell'Inquisizione di Ferrara, ricevendo nel 1575 e nel 1577 due sentenze di
assoluzione.[29] Barbara Sanseverino Disagi presso la corte estense
e fughe Due belle signore, giunte alla corte nel 1575 e protrattesi presso il
duca fino all'anno dopo, costituirono un intermezzo piacevoleforse l'ultimoin
mezzo a tante preoccupazioni. Per loro, la contessa di Sala Barbara Sanseverino
e la contessa di Scandiano Leonora Sanvitale, cantò gioiosamente in alcune rime
amorose, che, com'era accaduto per Lucrezia e Leonora d'Este, obbediscono alle
conventions de genre e non rivelano altro che una sincera amicizia.[30]
Ma il Tasso si era stancato anche di Alfonso, e sognava diandare a Firenze,
presso la corte medicea. Non è chiaro perché volesse abbandonare Ferrara, ma i
motivi adducibili sono vari e variamente intriganti, e tutti hanno in loro
almeno una parte di verità. «Ch'io desideri sommamente di mutar paese, e ch'io
abbia intenzione di farlo, assai per se stesso può essere manifesto, a chi
considera le condizioni del mio stato»[31], scriveva a Scipione Gonzaga.
Le «condizioni del mio stato» possono avere una valenza materiale: Tasso
riceveva dal duca solo cinquantotto lire marchesane mensili, che sommate alle
centocinquanta percepite in qualità di lettore all'Università (carica che
ricopriva per i soli giorni festivi) danno una cifra sicuramente bassa che a un
poeta ormai affermato doveva parere stretta, anche solo per una questione di
dignità, senza voler pensare a motivazioni di pretta bramosia.[32]
L'espressione tassesca può assumere però anche una connotazione morale e
psicologica: si erano in effetti verificati alcuni episodi spiacevoli presso la
corte estense. Nel 1576 Torquato aveva avuto una lite con il cortigiano Ercole
Fucci. Provocato, aveva rifilato uno schiaffo al Fucci, che in risposta lo
colpì più volte con un bastone. Un servo aveva inoltre rivelato al Tasso
che, durante una sua assenza, un altro cortigiano, Ascanio Giraldini, aveva
fatto forzare la porta della sua camera, nel tentativo di appropriarsi di
alcuni manoscritti. Tasso sarebbe anche riuscito a rintracciare il magnano
ottenendone una confessione, come risulta da un'altra lettera al Gonzaga, in
cui si ipotizzano altre trame ordite alle sue spalle, anche se «io non me ne
posso accertare».[33] A far precipitare il rapporto con il duca e la
corte furono però gli scrupoli religiosi del poeta. Nell'aprile 1577 Tasso si
autoaccusò presso l'Inquisizione ferrarese (dopo l'autoaccusa presso il tribunale
bolognese avvenuta due anni prima[34]), attaccando inoltre influenti personaggi
di corte. Si cercò allora di far desistere il poeta dall'intenzione di
confermare le sue affermazioni negli interrogatori successivi, senza
risparmiargli punizioni corporali che non riuscirono afar cambiare idea al
Tasso, che si presentò altre due volte davanti all'inquisitore.[35] Le
accuseerano rivolte in particolare contro Montecatini, il segretario ducale.
Siccome Torquato voleva recarsi a deporre presso il Tribunale capitolino,
l'inquisitore ferrarese, conscio del fatto che una simile azione poteva mettere
a repentaglio i rapporti con la Santa Sede,vitali per casa d'Esteinformò
immediatamente il duca con una missiva del 7 giugno.[36] Alfonso mise il poeta
sotto sorveglianza, e il 17 giugno Tasso, ritenendosi spiato da un servo, gli
scagliò contro un coltello. Il Castello Estense Tasso rimase nella
prigione del Castello fino all'11 luglio, quando Alfonso lo fece liberare e lo
accolse presso la villeggiatura di Belriguardo, dove però rimase pochi giorni,
venendo rimandato a Ferrara per essere consegnato ai frati del convento di S.
Francesco.[37] Il poeta supplicò allora i cardinali dell'Inquisizione
romana affinché lo sollevassero da una situazione ormai insopportabile trovandogli
una sistemazione nell'Urbe, e nel contempo si lamentava con Scipione Gonzaga
per il trattamento ricevuto, ma pochi giorni dopo si ritrovò nuovamente nella
prigione del Castello. Tentò quindi un'altra via e chiese invano perdono al suo
signore.[38] Tasso era indubbiamente provato dalle fatiche della
Gerusalemme, e le lettere del periodo rivelano un animo inquieto e agitato,
spesso preoccupato di smentire chi voleva vedere in lui i germi della pazzia.
Le manie di persecuzione e l'instabilità si erano impadronite di lui, ma fino a
qual punto? Fino a qual punto invece certe manifestazioni del poeta, che
mantiene nelle missive una lucidità pressoché completa, funsero da pretesto per
emarginare un personaggio divenuto pericoloso? Su questo punto i critici non
sono mai riusciti a trovare un accordo. Intanto la prigionia el Castello
si prolungava, e non restava che la fuga: nella notte tra il 26 e il 27 luglio
si travestì da contadino e fuggì nei campi. Raggiunta Bologna, proseguì fino a
Sorrento, dove, ancora sotto mentite spoglie e fisicamente distrutto, si recò
dalla sorella, annunciandole la propria morte, così da vedere la sua reazione,
e svelandole la sua vera identità solo dopo aver osservato la reazione
realmente addolorata della donna.[39] A Sorrento rimase parecchi mesi ma,
volendo riprendere parte alla vita di corte, fece inviare da Cornelia una
supplica al duca, in data 4 dicembre 1577, chiedendo di essere riammesso alle
sue dipendenze, in un testo che fu certamente dettato, almeno in parte, dal
poeta stesso: «La maggior colpa che io credo sia in lui, è la poca sicurezza,
che ha mostrata d'avere nella parola di V.A., e il molto diffidarsi della sua
benignità».[40] Così, nell'aprile 1578 ritornò a Ferrara, ma, tempo tre
mesi, era di nuovo in fuga; Mantova, Padova, Venezia. Presa la via di Pesaro,
da Cattolica mandò ad Alfonso una missiva in cui cerca di spiegare i motivi
dell'abbandono, che restano, anche nella testimonianza diretta del Tasso,
criptici: «ora me ne dono partito. per non consentire a quello, a che non dee
consentire uomo, che faccia alcuna professione d'onore, o ch'abbia nell'animo
alcuno spirito di nobiltà».[41] Paura, instabilità? Quello che è certo è
che nello stesso mese le parole di Maffio Venierche lo aveva incontrato a Veneziasembrano
far perdere credibilità alle ipotesi di follia: «sebbene si può dire che egli
non sia di sano intelletto, scuopre tuttavia più tosto segni di afflizione che
pazzia».[42] Anche gli scambi epistolari intrattenuti con Francesco Maria
Della Rovere paiono rivelare una personalità afflitta e agitata più che folle.
Il Leitmotiv, adesso più che mai, è il dolore.[43] Il dolore si fa allora
poiesis, creazione. È proprio questo il periodo in cui vengono composti i versi
dell'incompiuta canzone Al Metauro, tra i più citati e famosi dell'opera
tassesca. Qui, in una rievocazione della propria vita sub specie doloris[44],
affiorano i ricordi delle proprie sofferenze e della morte dei genitori. Il
poeta è un esiliato, concretamente e metaforicamente, sin da quando bambino
dovette lasciare il luogo natìo: «In aspro esiglio e 'n dura povertà
crebbi in quei sì mesti errori; intempestivo senso ebbi a gli affanni: ch'anzi
stagion, matura l'acerbità de' casi e de' dolori in me rendé l'acerbità degli
anni» Intanto continuava a vagare. Percorse a piedi il tratto che separa
Urbino da Torino, ma non sarebbe riuscito a entrare nella cittàera stato
respinto dai doganieri perché in stato pietosose Angelo Ingegneri, amico di
Torquato da alcuni anni, non lo avesse riconosciuto e aiutato a entrare. A
Torino ricevette l'ospitalità del marchese Filippo d'Este, genero del duca di
Savoia[45], e godette di una certa tranquillità che gli permise di comporre
poesie e iniziare tre dialoghi, la Nobiltà, la Dignità e la Precedenza.[43]
Prigionia a Sant'Anna In seguito a nuovi pentimenti e nuove nostalgie della
corte ferrarese, il poeta si adoperò ancora una volta per il rientro nella
città ducale, facendo leva sulle intercessioni del cardinale Albano e di
Maurizio Cataneo, e infine riguadagnò la capitale estense tra il 21 e il 22
febbraio, proprio mentre fervevano i preparativi per le terze nozze di Alfonso,
quelle con Margherita Gonzaga, figlia del duca di Mantova Guglielmo. Fu
ospitato da Luigi d'Este, ma nessuno badava a lui: «Ora le fo sapere, che io
qui ho trovato quelle difficoltà che m'imaginava, non superate né dal favore di
monsignor illustrissimo, né da alcuna sorte d'umanità ch'io abbia saputo
usare», scrisse a Maurizio Cataneo il 24 febbraio.[46] In una missiva al
cardinale Albano, recante la data del 12 marzo, Tasso chiede almeno gli si
faccia riottenere lo stipendio precedente.[47] A questo punto i fatti
precipitano: «Iersera l'altra si mandò il povero Tasso a Sant'Anna, per le
insolenti pazzie ch'avea fatte intorno alle donne del Signor Cornelio, e che
era poi venuto a fare con le Dame di Sua Altezza, quali, per quanto m'è stato
rifferto, furono così brutte e disoneste, che indussero il Signor Duca a quella
risoluzione».[48] Non è chiaro quando accadesse esattamente il fatto, si
oscilla tra l'11 e il 12 marzo, ma è certo che in quest'ultima data il poeta
fosse già stato recluso nella prigione di Sant'Anna.[49] Pare sicuro
anche che le parole offensive pronunciate in preda all'ira si siano indirizzate
poi in modo esplicito allo stesso duca, ed è probabile che si trattasse di
gravi accuse (forse legate ancora una volta alla vicenda dell'Inquisizione)
che, fatte in pubblico, chiedevano una risoluzione drastica. Il duca
Alfonso II rinchiuse quindi Tasso nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella
detta poi "del Tasso", dove rimase per sette anni. Qui, alle manie di
persecuzione, si aggiunsero tendenze autopunitive.
Delacroix: Tasso all'ospedale di Sant'Anna Nell'Ospedale veniva
trattato alla stregua dei «forsennati», ricevendo poche razioni di cibo
scadente, privato di ogni comodità materiale e di ogni conforto spirituale,
visto che il cappellano, «se ben io ne l'ho pregato, non ha voluto mai o
confessarmi o comunicarmi».[50] È vero che dopo nove mesi ci fu un
miglioramento del vitto, ma dovette trattarsi di ben poca cosa, e i primi tre
anni coincisero con una sorta di isolamento. Scrisse comunque
ininterrottamente a principi, prelati, signori e intellettuali pregandoli di
liberarlo e difendere la propria persona. Le suppliche erano rivolte al solito
Gonzaga, alla mai dimenticata Lucrezia d'Este, a Francesco Panigarola (che
sarebbe divenuto vescovo di Asti), a Ercole Tasso e molti altri.[51] I primi
anni di reclusione non impedirono a Torquato di scrivere; anzi, le tre canzoni del
periodo rivelano una poesia essenziale, magistrale nella gestione delle
armonie, simbolo di un'ormai indiscussa maturità e dimostrazione, una volta di
più, di come le facoltà mentali del poeta fossero ancora intatte. Ecco quindi A
Lucrezia e Leonora, con la celebre invocazione alle «figlie di Renata», in una
nostalgico ricordo dei tempi sereni trascorsi a corte, messo in contrasto con
la durezza del tempo presente, ecco Ad Alfonso, nuova supplica al duca che,
rimasta inascoltata, diventò un inno Alla Pietà nell'omonima canzone. Le
condizioni mutarono con gli anni: a partire dal 1580 gli fu permesso di uscire
qualche volta e di ricevere visite, nel novembre 1582 il vitto migliorò
ulteriormente, mentre dal 1583 poté lasciare Sant'Anna più volte alla settimana,
«accompagnato da gentiluomini e qualche volta fu condotto anche a corte».[52]
Tuttavia il trattamento rimaneva molto duro e, a distanza di secoli, pare
spropositato se il motivo dovesse ridursi alla pazzia o a delle offese
personali. Certo, il Tasso soffriva di turbe psichiche. A questo
proposito è illuminante la lettera di aiuto che indirizzò il 28 giugno
1583 al celebre medico forlivese Girolamo Mercuriale. Qui troviamo un
elenco e una descrizione dei mali che affliggono il poeta: «rodimento d'intestino,
con un poco di flusso di sangue; tintinni ne gli orecchi e ne la testa, [...]
imaginazione continua di varie cose, e tutte spiacevoli: la qual mi perturba in
modo ch'io non posso applicar la mente a gli studi per un sestodecimo d'ora»,
fino alla sensazione che gli oggetti inanimati si mettano a parlare. È da
notare tuttavia come tutte queste sofferenze non l'abbiano reso «inetto al
comporre».[53] Si può poi ammettere che «il Tasso non fu semplicemente un
melanconico, ma di tratto in tratto veniva sorpreso da eccessi di mania, da
riescire pericoloso a sé ed agli altri»[54], ma, anche se questi squilibri
dovessero essersi manifestati realmente, essi non giustificano né la tesi della
pazzia né la necessità di allontanare il Tasso dalla corte per un periodo così
lungo. Con buone probabilità, quindi, la ragione principale deve essere
riallacciata ancora una volta ai tentativi tasseschi di ricorrere
all'Inquisizione romana, e l'imprigionamento era il solo modo per non
compromettere il rapporto con lo Stato Pontificio. Dopo l'edizione
veneziana "pirata" e mutila di Celio Malespini (estate 1580), nel
1581, sempre durante la prigionia, vennero pubblicatenel tentativo di porre
rimedio alla sciagurata operazionea Parma e Casalmaggiore, ancora senza il suo
consenso, due edizioni del poema iniziato all'età di quindici anni. Il titolo
di Gerusalemme liberata fu scelto dal curatore di queste ultime versioni,
Angelo Ingegneri, senza l'avallo dell'autore. L'opera ebbe un grande
successo. Siccome anche le stampe dell'Ingegneri presentavano delle
imperfezioni e la Gerusalemme era ormai di dominio pubblico, bisognava
approntare la versione migliore possibile, ma per far questo era necessaria
l'autorizzazione e la collaborazione del Tasso. Così, seppur riluttante, il poeta
diede il proprio consenso a Febo Bonnà, che diede alla luce la Gerusalemme
liberata il 24 giugno 1581 a Ferrara, restituendola in modo ancora più preciso
pochi mesi dopo.[55] Queste traversie editoriali addolorarono il Tasso,
che avrebbe voluto mettere mano al poema in modo da renderlo conforme alla
propria volontà. All'amarezza per le pubblicazioni seguì ben presto quella che
gli fu causata dallapolemica con la neonata Accademia della Crusca. La diatriba
non fu scatenata, per la verità, né dal poeta né dall'Accademia. La sua
origine va ricercata nel dialogo Il Carrafa, o vero della epica poesia, che il
poeta capuano Camillo Pellegrino stampò presso l'editore fiorentino Sermartelli
all'inizio di novembre del 1584. Nel dialogo Torquato viene esaltato assieme
alla sua opera, in quanto fautore di una poesia etica e fedele ai dettami
aristotelici, mentre l'Ariosto viene duramente condannato a causa della
leggerezza, delle fantasiose invenzioni e dell'eccessiva dispersione che si
possono riscontrare nell'Orlando Furioso.[56] Leonardo Salviati Il
testo provocò la reazione dell'Accademia, che rispose nel febbraio dell'anno
seguente con la Difesa dell'Orlando Furioso degli Accademici della Crusca,
stroncando il Tasso ed esaltando invece «il palagio perfettissimo di modello,
magnificentissimo, ricchissimo, e ornatissimo»[57], che era il Furioso. La
Difesa fu fondamentalmente opera di Leonardo Salviati e di Bastiano de' Rossi.
Tasso decise di scendere in campo con l'Apologia in difesa della Gerusalemme
Liberata, edita a Ferrara dal Licino il 20 luglio. Rivendicando la necessità di
un'invenzione che si fondi sulla storia, il poeta si opponeva alle opinioni dei
paladini del volgare fiorentino, e respingeva le accuse di un lessico intriso
di barbarismi e poco chiaro.[58] La polemica continuò, visto che il
Salviati replicò in settembre con la Risposta all'Apologia di Torquato Tasso
(testo noto anche come Infarinato primo[59]), cui seguirono un nuovo opuscolo
di Pellegrino e un Discorso del Nostro, dopo di chese si esclude un ulteriore
scritto del Salviati, l'Infarinato secondo (1588)per qualche tempo le acque si
calmarono, ma la querelle tra ariosteschi e tasseschi proseguì fino al secolo
successivo, e fu una delle più infiammate della storia della letteratura
italiana. Durante la reclusione Tasso scrisse principalmente discorsi e
dialoghi[60]: fra i primi quello Della gelosia (redatto già nel 1577 ma
pubblicato nel 1585), Dell'amor vicendevole tra 'l padre e 'l figliuolo
(1581), Della virtù eroica e della carità (1583), Della virtù femminile e
donnesca (1583), Dell'arte del dialogo (1586), Il Secretario (1587), cui si
deve aggiungere il Discorso intorno alla sedizione nata nel regno di Francia e
il Trattato della Dignità, già iniziato a Torino, come si è visto.[61]
Queste opere sviluppano tematiche morali, psicologiche o strettamente
religiose. La virtù cristiana è proclamata come superiore alla pur nobile virtù
eroica, si afferma la comune origine di amore e gelosia, si valutano i talenti
specifici della donna, il tutto arricchito dal racconto di esperienze personali
che giustificano l'opinione dell'autore. Vengono affrontate anche questioni
politiche, in special modo nel Secretario, diviso in due parti, la prima
dedicata a Cesare d'Este, la seconda ad Antonio Costantini. Qui, nella
descrizione del principe ideale, si enucleano alcune caratteristiche come la
clemenza (chiaro il riferimento alla propria condizione), l'esser filosofo, e
soprattutto «un gentiluomo a la cui fede ed al cui sapere si possono confidare
gli Stati e la vita e l'onor del principe».[62] Più copiosa ancora fu la
composizione di dialoghi, scritti sotto il nume ideale di Platone, ma
paragonabili più obiettivamente a quelli del sedicesimo secolo. Quasi ogni
tematica morale viene sviscerata in una serie davvero lunga di opere più o meno
prolisse e più o meno felici. Tasso scrisse, nell'ordine[63], Il Forno, o
vero de la Nobiltà (1579, 1581, modificato nel 1586 e ripubblicato l'anno
seguente); il Gonzaga, o vero del Piacer onesto (1580, 1583), in seguito rivisto
e stampato con il titolo Il Nifo, o vero del piacere; Il Messaggero. Qui
immaginò di interagire amichevolmente con il folletto da cui si credeva
perseguitato nella realtà. Questo dialogo ispirò la celebre operetta morale
leopardiana Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare), con una
seconda lezione del 1586; Il padre di famiglia (1580, 1583, ispirato a un
gentiluomo che lo ospitò a Borgo Sesia prima dell'arrivo a Torino); Il cavalier
amante e la gentildonna amata (1580, 1583, con dedica a Giulio Mosti, giovane
ammiratore del poeta); Romeo o vero del giuoco (1580, 1581), rivisto e dato
alle stampe con titolo Il Gonzaga secondo, o vero del giuoco (1581, 1582);
La Molza, o vero de l'Amore (1583, 1587, prende spunto dalla conoscenza che il
Tasso fece della celebre poetessa Tarquinia Molza a Modena, nel dicembre 1576,
ed è dedicato a Marfisa d'Este); Il Malpiglio, o vero della corte (1583, 1586,
con riferimento al gentiluomo ferrarese Lorenzo Malpiglio); Il Malpiglio
secondo o vero del fuggir la moltitudine; Il Beltramo, overo de la Cortesia
(1584, 1586); Il Rangone, o vero de la Pace (1584, 1586, in risposta a uno
scritto di Fabio Albergati); Il Ghirlinzone, o vero l'Epitafio (1585, 1586); Il
Forestiero napolitano, o vero de la Gelosia (1585, 1586); Il Cataneo, o vero de
gli Idoli (1585, 1586) e, infine, La Cavalletta, o vero de la poesia toscana
(1584, 1587). In tutto questo non aveva dimenticato l'opera principe,
dimostrando di avere al riguardo idee piuttosto lontane da quella che sarà la
realizzazione finale. A Lorenzo Malpiglio espose intenzioni sostanzialmente
opposte agli interventi che avrebbe apportato negli anni successivi: parla di
portare la Liberata da venti a ventiquattro canti (secondo l'idea originaria) e
di accrescere il numero delle stanze, tagliando anche dei passaggi ma con il
risultato che «la diminuzione sarà molto minor de l'accrescimento».[64]
Nel 1586 qualche segnale, magari anche dettato da semplice interesse, lasciava
intravedere un astio meno severo nei confronti del Nostro. Prima della
reclusione, nel marzo del 1577, a Comacchio era stata rappresentata una
commedia tassesca alla presenza della corte.[65] Ora Virginia de' Medici voleva
che il testo fosse perfezionato e completato per essere interpretato durante i
festeggiamenti del suo matrimonio con Cesare d'Este. Tasso si mise al lavoro ed
esaudì la richiesta. L'opera fu poi pubblicata nel 1603 e ricevette il
titoloGli intrichi d'amoredal Perini, uno degli attori dell'Accademia di
Caprarola, che aveva messo in scena la commedia nel 1598.[66] L'opera,
ricolma di intrecci amorosi e di agnizioni secondo il costume dell'epoca, è
sofisticata e inverosimile, ma non mancano pagine vivaci ed episodi ispirati
all'Aminta. Vi si possono inoltre vedere alcuni elementi che confluiranno nella
commedia dell'arte: il personaggio del Napoletano, parlando in dialetto e
«profondendosi in spiritosaggini sbardellate», richiama alla mente la futura
maschera di Pulcinella.[67] La critica è stata piuttosto concorde nel ritenerla
infelice, tutta una goffaggine pedantesca e superficiale, nel giudizio di
Francesco D'Ovidio.[68] F. Pourbus: Vincenzo Gonzaga Dopo la
prigionia: le delusioni, le sofferenze, le peregrinazioni Il 13 luglio 1586
finì la prigionia: Tasso venne affidato a Vincenzo Gonzaga[69], che lo volle
alla sua corte di Mantova. Nelle intenzioni di Alfonso, Tasso doveva restare
presso il figlio di Guglielmo Gonzaga solo per un breve periodo[70], ma di
fatto il poeta non tornò più a Ferrara, e restò presso Vincenzo, in un ambiente
in cui conobbe Ascanio de' Mori da Ceno, diventandone amico. A Mantova
Tasso ritrovò qualche barlume di tranquillità; riprese in mano il Galealto re
di Norvegia, la tragedia che aveva lasciato interrotta alla seconda scena del
secondo attoe che aveva frattanto avuto un'edizione nel 1582 -, e la trasformò
nel Re Torrismondo, conglobando nei primi due atti quanto aveva precedentemente
scritto ma cambiando i nomi, e procedendo alla stesura dei tre atti successivi
in modo da arrivare ai cinque canonici. Quando nell'agosto si recò a Bergamo,
ritrovando amici e parenti, si mise subito in azione per dare alle stampe la
tragedia, e l'opera uscì, a cura del Licino e per i tipi del Comin Ventura, con
dedica a Vincenzo Gonzaga, nuovo duca di Mantova.[71] Si trattava comunque
di una "libertà vigilata", e i fatti dell'autunno 1587 lo dimostrano
chiaramente. Dopo essere tornato a Mantova, deluso e preoccupato di una
possibile venuta di Alfonso, Tasso andò a Bologna e a Roma senza chiedere al
Gonzaga l'autorizzazione e questi, sotto la pressione del duca di Ferrara,
tentò in ogni modo di farlo tornare indietro. Antonio Costantini, sedicente
amico del poeta che metteva al primo posto l'ambizione e l'obiettivo di essere
tenuto in onore presso la corte mantovana, e Scipione Gonzaga si mobilitarono,
ma Torquato capì la situazione e rifiutò di ritornare, rendendo impossibile
qualsiasi mossa, dal momento che un intervento che lo riportasse nel ducato
mantovano con la forza non sarebbe mai stato tollerato dal Pontefice.[72] Il
fatto che nessuno impedisse il viaggio a Bergamo mentre ci fosse una
mobilitazione generale per allontanare il poeta dall'Urbe rimane comunque un
segnale che pare ulteriormente ridimensionare il peso della presunta follia di
Torquato nelle preoccupazioni dei duchi del settentrione. Il
santuario di Loreto in un'incisione di Francisco de Hollanda (prima meta del
sec. XVI) Nel corso del tragitto Tasso passò da Loreto, raccogliendosi in
preghiera nel santuario e concependo quella canzone «a la gloriosa Vergine» che
può forse richiamare il Petrarca della Canzone alla Vergine in qualche scelta
lessicale, ma, in mezzo alla lode e alla supplica, è tanto più intessuta di
travaglio e sofferenza: «Vedi, che fra' peccati egro rimango, qual
destrier, che si volve nell'alta polve, e nel tenace fango.» Torquato fu
a Roma nell'autunno 1587 e fino alla primavera successiva. L'irrequietudine era
di nuovo alle stelle: le lettere registrano le sue richieste di denaro e le
lamentele per la propria condizione di salute. Il poeta è ormai disilluso, e fa
meno affidamento sulla possibilità che gli altri lo aiutino. Come scrisse alla
sorella in una lettera del 14 novembre, gli uomini «non hanno voluto sanarmi,
ma ammaliarmi».[73] Tuttavia, il Nostro è in preda al bisogno materiale e continua
ad autoumiliarsi, scrivendo versi encomiastici per Scipione Gonzaga, divenuto
cardinale, senza ottenere alcunché. Anche la speranza di essere ricevuto dal
papa Sisto V viene delusa, nonostante le lodi che Tasso rivolge al pontefice in
varie poesie, confluite assieme ad altre del periodo in un volumetto del 1589,
stampato a Venezia.[74] Vista l'inutilità del soggiorno romano, il
peregrinante poeta pensò trovare maggior fortuna nell'amata Napoli. Così, ai
primi di aprile del 1588 Tasso ritornò nella città vesuviana fortemente
intenzionato a risolvere a proprio favore le cause contro i parenti per il
recupero della dote paterna e di quella materna. Benché potesse contare su
amici e congiunti, e sulle conoscenze altolocate partenopee, tra cui i Carafa
(o Carrafa) di Nocera, i Gesualdo, i Caracciolo di Avellino, i Manso, preferì
accettare l'ospitalità di un convento di frati olivetani. Qui conobbe l'amico
più caro degli ultimi anni: Giovan Battista Manso, signore di Bisaccia e primo
entusiasta biografo dell'autore dopo la sua morte. Il clima amichevole in
cui fu accolto, la stima di amici e letterati, e il conforto di una «bellissima
città, la quale è quasi una medicina al mio dolore»[75], riuscirono a
risollevare per un breve periodol'infelice animo tassiano. Per ringraziare i
monaci scrisse il poemetto, rimasto incompiuto, Monte Oliveto, in riferimento
al convento in cui sorgeva il complesso monastico che attualmente ospita la
caserma dei carabinieri (resta visitabile la chiesa Sant'Anna dei Lombardi).
L'operaun resoconto encomiastico delle principali tappe esistenziali e delle
principali virtù di Bernardo Tolomei, il fondatore della Congregazioneè
fortemente intessuta di spirito cristiano, in un severo richiamo ad una vita
sobria, lontana dalle vanità del mondo. Dedicata al cardinale Antonio Carafa,
si interrompe alla centoduesima ottava.[76] Al pari del Re Torrismondo e
di molta parte dell'ultima produzione tassesca, il Monte Oliveto non ha goduto
dei favori della critica. Guido Mazzoni vi vide più una predica che un
poema[77], mentre Eugenio Donadoni utilizzò quasi le medesime parole che gli
erano servite per stroncare il Torrismondo (v. Re Torrismondo): questa è
«l'opera non più di un poeta, ma di un letterato, che cerca di dare forma e
tono epico a una convenzionale vita di santo».[78] Come per la tragedia
nordica, la rivalutazione è arrivata con l'analisi di Luigi Tonelli e di alcuni
studiosi più recenti. In ogni caso, anche questo periodo napoletano si
rivelò problematico per Tasso, a causa delle precarie condizioni di salute e
delle ristrettezze economiche, a cui si aggiunsero anche nuove polemiche
letterarie e religiose sulla Gerusalemme liberata. Spostatosi a Bisaccia, Tasso
poté vivere un periodo di maggiore tranquillità. Manso ricorda un episodio curioso:
mentre sedeva con l'amico davanti al fuoco, questi disse di vedere uno
«Spirito, col quale entrò in ragionamenti così grandi e meravigliosi per
l'altissime cose in essi contenute, e per un certo modo non usato di favellare,
ch'io rimaso da nuovo stupore sopra me inalzato, non ardiva interrompergli».
Alla fine della visione, Manso confessò di non aver visto nulla, ma il poeta
gli si rivolse sorridendo: «Assai più veduto hai tu, di quello che forse... E
qui si tacque».[79] Viste le rare manifestazioni allucinatorie di cui abbiamo
notizia, (si ricordino quelle che erano state descritte, nel 1580, nel dialogo
Il messaggero, in cui è descritto uno spirito amoroso che appare a Tasso sotto
la figura di un giovanetto dagli occhi azzurri, simili a quelli che Omero alla
dea d'Atene attribuisce), la risposta del Nostro assume una valenza
indubbiamente ambigua, e non può escludersi che avesse voluto mettere alla
prova il Manso per vedere se anche lui lo avrebbe considerato un
"folle". Ferdinando I de' Medici A dicembre era di nuovo
a Roma, dove giunse nella speranza di poter essere ospitato dal Papa in
Vaticano, confidando negli illusori pareri di alcuni amici.[80] Ad ospitare
Tasso fu invece Scipione Gonzaga, e il poeta si sentì di nuovo «più infelice
che mai».[81] Ricominciava la routine: richieste d'aiuto a destra e a sinistra,
con l'obiettivo di ricevere i cento scudi che gli erano stati promessi per la
stampa delle sue opere: «vorrei in tutti i modi trovar questi cento ducati, per
dar principio a la stampa, avendo ferma opinione che di sì gran volume se ne
ritrarrebbero molto più», scrisse ad Antonio Costantini.[82] I destinatari
erano ancora una volta i più disparati: il principe di Molfetta, il Costantini,
il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, gli editori. Il Nostro si umiliò per
l'ennesima volta anche con Alfonso, cui chiese nuovamente perdono, mentre al
Granduca di Toscana Ferdinando I domandò l'intercessione del cardinal Del
Monte, lo stesso che prenderà sotto la propria protezione Caravaggio. Tutte le
speranze, però, furono disattese. Al tempo stesso anche le missive ai
medici si rifecero intense. Tuttavia, in mezzo a tante delusioni e a tanto
affanno non venne meno la verve creativa: oltre ad aver raccolto le Rime in tre
volumi, e avervi scritto il commento, Tasso compose anche un poema pastorale
che riprende, anche se solo nel nome, alcuni personaggi dell'Aminta. È Il rogo
di Corinna, dedicato a Fabio Orsino. La prima pubblicazione dell'opera fu
postuma (1608).[83] Per quanto Grazioso Graziosi, agente del duca di
Urbino, dicesse al suo signore del modo eccellente in cui il Tasso era trattato
presso il cardinale Gonzaga, egli rilevava al contempo le infermità fisiche e
mentali di Torquato, che privavano la sua età «del maggior ingegno che abbian
prodotto molte delle passate».[84] Tuttavia, è bene diffidare della prima
quanto della seconda affermazione. Se «il povero Signor Tasso è veramente degno
di molta pietà per le infelicità della sua fortuna»[85], come si legge in una
missiva del Graziosi di due settimane dopo, perché cacciare il poeta in malo
modo, mentre Scipione Gonzaga non era presente, e costringerlo a una nuova
situazione di bisogno? In aiuto del Tasso vennero ancora i monaci della
Congregazione del Tolomei, che lo ospitarono a Santa Maria Nuova degli
Olivetani.[86] Gli ultimi anni del Tasso, però, non conobbero pace
duratura: le sofferenze psichiche si acuirono nuovamente, certo per le nuove
delusioni derivanti da richieste di denaro non esaudite, dall'obbligo di
piegarsi alla composizione di poesie a pagamento, e il poeta fu costretto a
farsi ricoverare nell'Ospedale dei Pazzarelli, adiacente alla chiesa dei Santi
Bartolomeo e Alessandro dei Bergamaschi, la cui costruzione era appena
stata ultimata. Il dolore emerge in modo chiaro in una lettera inviata il primo
dicembre 1589 ad Antonio Costantini, divenuto ormai suo confidente.[87] A
febbraio ritornò presso Scipione Gonzaga, sempre lamentandosi per la scarsa
considerazione in cui era tenuto e sempre scrivendo della propria
infelicità.[88] Tasso premeva, come già più volte in passato, per essere
accolto a Firenze dal Granduca di Toscana, e accettò quindi con gioia l'invito
di Ferdinando de' Medici. A Firenze giunse in aprile, ospite prima dei fidati
Olivetani, poi di ricchi e illustri cittadini quali Pannucci e Gherardi. Alla
tranquillità necessaria per rivedere la Gerusalemme si aggiunsero anche
relative soddisfazioni economiche (sempre comunque in cambio di versi
encomiastici): dal Granduca ricevette centocinquanta scudi[89], da Giovanni III
di Ventimiglia, marchese di Geraci, sembrerebbe, duecento scudi.[90] Il
motivo di gioia principale era tuttavia un altro, era l'avvicinarsi dell'evento
più ambito da chi si sentiva, sopra ogni cosa, poeta: «Penso a la mia
coronazione, la qual dovrebbe esser più felice per me, che quella de' principi,
perché non chiedo altra corona per acquetarmi».[91] Non ci fu nessuna
incoronazione. C'è chi ha asserito che questa lettera contenesse solo una
bislacca speranza del Tasso, senza alcun legame con la realtà.[92] Tuttavia, la
sicurezza con cui l'evento viene ormai dato per certo lascia pensare che le
illusioni del Nostro avessero un fondamento, e non fossero una pura
chimera. Un nuovo evento lo indusse all'ennesimo spostamento: papa Urbano
VII era succeduto a Sisto V, incoraggiando il Tasso a fare nuovamente
affidamento sugli aiuti pontifici. Tasso scese così a Roma, accolto dagli
Olivetani di Santa Maria del Popolo. Giovanni Battista Castagna morì tredici
giorni dopo l'elezione, lasciando il posto a Gregorio XIV. Anche questa volta
le lettere del poeta registrano un amaro scacco: «Ho perduto tutti gli appoggi;
m'hanno abbandonato tutti gli amici, e tutte le promesse ingannato», confidò,
sempre più afflitto, a Niccolò degli Oddi.[93] Il Palazzo Ducale di
Mantova, residenza dei Gonzaga L'autore della Gerusalemme è ogni giorno che
passa più confuso, sballottato qua e là dagli eventi come una barca in mezzo al
mare. Tutto questo riflette la condizione interiore di una persona disincantata
ma al tempo stesso ancora ingenuamente pronta a fidarsi delle fallaci promesse
che giungono dal mondo intorno, riflette un'instabilità ormai cronica. È vero
che la fede andò radicandosi sempre più in Tasso, ma il fatto che al duca di
Mantova scrivesse di volersi ritirare in un monastero e pochi giorni dopo
accettasse il suo invito a tornare a corte è l'evidente manifestazione di
un'anima senza pace.[94] Ritornato quindi sul Mincio (marzo 1591),
accolto con tutti gli onori, poté dedicarsi totalmente al lavoro letterario, e
in particolare alla revisione del capolavoro. La missiva a Maurizio Cataneo del
4 luglio ci informa del fatto che il poeta era già a buon punto, e illustra le
linee direttrici della propria opera correttrice: «sono al fine del penultimo
libro; e ne l'ultimo mi serviranno molte di quelle stanze che si leggono nello
stampeato. Desidero che la riputazione di questo mio accresciuto ed illustrato
e quasi riformato poema toglia il credito a l'altro, datogli dalla pazzia de
gli uomini più tosto che dal mio giudicio».[95] Sono parole che possono parere
sciagurate, ma riflettono gli scrupoli religiosi sempre più pressanti.
Non si era comunque concentrato solo sul poema: aveva raccolto le Rime in
quattro volumi, e con l'editore veneziano Giolito parlava della
possibilità di stampare tutte le opere (esclusa la Gerusalemme) in sei libri. A
tutto questo va aggiunto un nuovo lavoro che aveva intrapreso, lasciandolo poi
incompiuto. La genealogia di Casa Gonzaga, con dedica a Vincenzo, si interruppe
dopo centodiciannove ottave, per essere pubblicato solo nel 1666, tra le Opere
non più stampate dell'edizione romana Dragondelli.[96] Il poemetto è
sicuramente trascurabile, fatto di una versificazione fredda, appesantita da
nozioni e nomi. Tra le fonti il ruolo principale è stato svolto da un regesto
di Cesare Campana, Arbori delle famiglie... e principalmente della Gonzaga,
uscito a Mantova l'anno prima, e dall'Historia sui temporis di Paolo Giovio,
accanto a cui va ricordata la tradizione orale legata alla battaglia del
Taro.[97] La calma, tuttavia, era ormai un ricordo di gioventù, e ogni
soggiorno diventava insopportabile dopo un certo numero di mesi. Così,
ridiscese la penisola, con l'intenzione di raggiungere nuovamente Roma. Il
viaggio fu travagliato e appesantito dal fatto che Tasso si ammalò più volte
durante il tragitto, costretto a sostare in varie località, fra cui Firenze.
Giunto nell'Urbe il 5 dicembre 1591, ricevette l'ospitalità di Maurizio
Cataneo. Poche settimane dopo era ancora in viaggio, diretto a
Napoli.[98] Ultimi anni Cinzio Aldobrandini A questo punto,
inaspettatamente, ci fu spazio per qualche luce e qualche reale soddisfazione.
Il soggiorno napoletano, durato dal febbraio alla fine di aprile del 1592, non
tradì, né per quanto riguarda l'accoglienza ricevuta (fu ospitato dal principe
di Conca Matteo di Capua e poi da Manso con grandi onori e affetto), né sulle
questioni letterarie, né su quelle relative alla salute dell'artista. In
effetti, in virtù della «purità dell'aria»[99], Tasso cominciò a sentirsi
meglio, e di conseguenza poté dedicarsi in modo più proficuo alle proprie
attività. In questi mesi completò la Conquistata, e, sempre durante il
soggiorno partenopeo, mise mano all'ultima opera significativa, Le sette
giornate del Mondo creato.[100] Gli ultimi tre anni di vita lo videro
prevalentemente a Roma: nell'aprile 1592 l'elezione al soglio pontificio di
Clemente VIII lo fece venire nell'Urbe, e anche qui ebbe un trattamento
decisamente migliore rispetto alle recenti esperienze. Poté infatti alloggiare
nel palazzo dei nipoti del Papa, Pietro e CinzioAldobrandini, in procinto di
diventare cardinali. Cinzio sarà di fatto il vero mecenate dell'ultimo periodo.
La produzione letteraria ebbe nuovi sussulti, consacrandosi ormai quasi
esclusivamente agli argomenti sacri: compose i Discorsi del poema eroico e
altri Dialoghi, carmi latini e rime religiose. Addolorato per la morte di
Scipione Gonzaga, gli dedicò, nel marzo 1593, Le lagrime di Maria Vergine e Le
lagrime di Gesù Cristo.Tasso aveva intanto finito di rivedere il poema, e
sempre nel 1593 vide la luce a Roma, per i tipi di Guglielmo Facciotti, la
Gerusalemme conquistata. Esistono inoltre chiare testimonianze del fatto
che ci fosse l'intenzione di incoronare Tasso in Campidoglio, nonostante alcuni
studiosi si siano osti negarlo e a considerarla un'invenzione del poeta.[102]
«È veramente degno il Signor Torquato Tasso di esser celebrato in questi
medesimi tempi come raro per la sua poesia, ed è parimente degno della
grandezza dell'animo del Signor Cinzio Aldobrandini di erigergli una statua
laureata, con mill'altre cerimonie e specie, come dicono che tosto si vedrà, e
dargli luogo in Campidoglio fra le più degne ed antiche cerimonie [...]»,
rivela Matteo Parisetti in una lettera ad Alfonso II, risalente all'agosto del 1593.[103]
Lo stesso Tasso è esplicito al riguardo: «Qui in Roma mi voglion coronar di
lauro», scrive al Granduca di Toscana il 20 dicembre 1594, «o d'altra
foglia».[104] Sennonché, pur essendo ancora bisognoso di soldi e continuando a
fare richiesta per ottenerli, il poeta sentiva sempre più lontane le
preoccupazioni del mondo, e sempre meno si curava della vanità e dei successi
terreni. La salute, dopo la parentesi napoletana, andava aggravandosi
nuovamente, e Torquato cominciava a capire che la fine non era lontana. Per
questo ritornò alle falde del Vesuvio, per concludere rapidamente in proprio
favore la questione legata all'eredità materna: il risultato fu soddisfacente,
acconsentendo il principe di Avellino a versargli duecento ducati all'anno, ai
quali vanno aggiunti cento ducati annui che il Papa si risolverà a dargli a
partire dal febbraio 1595. A Napoli rimase dal giugno al novembre del
1594, alloggiato al monastero benedettino di san Severino, sempre più votato
alla vita monastica e attratto ancora dalla letteratura agiografica. Fu
probabilmente nei mesi trascorsi presso i benedettini che Tasso abbozzò
l'incompiuta Vita di San Benedetto. Alla fine dell'anno ritornò a Roma.
Cambiò città per l'ultima volta: la fine era dietro l'angolo. Riconosciuta la
definitiva infermità che gli rendeva ormai impossibile scrivere e correggere,
non sentì più che un ultimo bisogno, tralasciando tutto il resto, il bisogno
della «fuga dal mondo». Il 1º aprile entrò al monastero di S. Onofrio, sul
Gianicolo, senza più nemmeno curarsi del fatto che il Mondo creato non era
stato ancora rivisto. Tutto svaniva, di fronte all'importanza di prepararsi al
trapasso: «Che dirà il mio signor Antonio, quando udirà la morte del suo Tasso?
E per mio avviso non tarderà molto la novella, perch'io mi sento al fine de la
mia vita [...] Non è più tempo ch'io parli de la mia ostinata fortuna, per non
dire de l'ingratitudine del mondo». Tutto perdeva importanza, a fronte della
dolcezza della «conversazione di questi divoti padri», che cominciava «la mia
conversazione in cielo».[106] Monumento in Sant'Onofrio Il 25
aprile, all'«undecima ora»[107], Torquato Tasso moriva all'età di 51 anni. Era
una morte serena, ricevuta con tutti i conforti dei sacramenti: «La
morte del Tasso è stata accompagnata da una particolar grazia di Dio
benedetto, perché in questi ultimi giorni le duplicate confessioni, le lagrime
e insegnamenti spirituali pieni di pietà e di giudizio, mostrarono che fosse
affatto guarito dall'umor malinconico, e che quasi uno spirito gli avesse
accostato al naso l'ampolle del suo cervello».[108] Venne sepolto nella Chiesa
di Sant'Onofrio al Gianicolo. Presso il monastero, accanto alla strada è
ancora visibile la rampa della quercia, dove si trova il tronco nero di una
quercia secolare sostenuto da un sopporto metallico. Secondo la tradizione
locale si tratta della cosiddetta quercia del Tasso, l'albero alla cui ombra il
poeta spesso sedeva per riposarsi. Albero genealogico Reinerius de Tassis
SconosciutaOmedeo Tasso (1290)[110] SconosciutaRuggero Tasso[111] SconosciutaBenedetto
Tasso[112] SconosciutaPalazzo de Tassis Tonola de Magnasco (†1504)Pasimo (o
Paxio) de Tassis. (†1496) SconosciutaPietro Tasso. SconosciutaGiovanni Tasso Catalina de Tassi Gabriel Tasso Porzia de
RossiBernardo Tasso Torquato Tasso Opere Un ritratto a Sorrento.
Gerusalemme Scritto quando egli aveva solo 15 anni il Gierusalemme rappresenta
il primissimo tentativo di Tasso di maneggiare il genere epico nonché il suo
primo impegno letterario di rilievo. Se ne possiedono soltanto centosedici
stanze del canto I. Oltre a condividere con la Liberata l'argomento (la prima
Crociata), si notano pure alcune somiglianze tra il proemio di questo esordio
poetico giovanile e quello del capolavoro della maturità. Rinaldo All'età
di diciotto anni Tasso riprese la materia del romanzo cavalleresco e nel 1562
pubblicò il Rinaldo, poema in ottave che narra in dodici canti (circa 8000
versi) la giovinezza del paladino della tradizione carolingia e le sue imprese
di armi e di amori. Nella prefazione al poema Tasso dichiara di voler imitare
in parte gli "antichi" (Omero e Virgilio), in parte i
"moderni" (Ariosto). Si concentra però su un unico protagonista,
secondo le esigenze di unità proposte dall'aristotelismo. Si tratta di un'opera
tipicamente giovanile, ancora priva di originalità, ma compaiono già alcuni
temi e toni fondamentali che caratterizzeranno il Tasso maturo e formato
culturalmente. Rime Torquato Tasso compose un gran numero di poesie
liriche, lungo l'arco di tutta la sua vita. Le prime furono pubblicate nel 1567
col titolo di Rime degli Accademici Eterei. Nel 1581 uscirono Rime e prose.
Tasso lavorò fino al 1593 ad un riordino complessivo dei testi, distinguendo
rime amorose e rime encomiastiche. Previde poi una terza sezione, dedicata alle
rime religiose e una quarta di rime per musica, ma non realizzò il
progetto. Nelle Rime amorose è ben riconoscibile l'influenza della poesia
petrarchesca e della vasta produzione petrarchistica del Quattrocento e
Cinquecento; contemporaneamente, però, il gusto per le preziosità linguistiche
e l'intensa sensualità rivelano l'evoluzione verso un linguaggio nuovo che
maturerà nel Seicento. L'uso frequente di forme metriche poco usate dai poeti
precedenti, come il madrigale, e la raffinata musicalità dei versi fecero sì
che molti di essi fossero musicati da grandi autori come Claudio Monteverdi e
Gesualdo da Venosa. Più solenni e classicheggianti le Rime
encomiastiche, dedicate alle figure e alle famiglie signorili che ebbero rilievo
nella vita del poeta. Per la loro creazione si ispira a Pindaro, Orazio e al
celebre Monsignor della Casa. Fra tutte, la più famosa è la Canzone al Metauro,
intessuta di elementi autobiografici. Le Rime religiose sono
caratterizzate dal tono cupo e plumbeo, forse dovuto al fatto che le scrisse
negli ultimi anni di vita. Qui il poeta manifesta il desiderio di sconfiggere
l'ansia esistenziale e il tormentoso senso del peccato attraverso la fede e
l'espiazione. Discorsi dell'arte poetica Attorno alla metà degli Anni Sessanta
scrisse i quattro libri dei Discorsi dell'arte poetica ed in particolare sopra
il poema eroico, letti all'Accademia Ferrarese e pubblicati molto più tardi,
nel 1587, dal Licino. Il testo fornisce una chiara visione della concezione
tassesca del poema eroico, piuttosto distante da quella ariostesca, che dava la
prevalenza all'invenzione e all'intrattenimento del pubblico. Perché
possa essere giudicato di buon livello, deve basarsi su un evento storico, da
rielaborare in modo inedito. Infatti, «la novità del poema non consiste
principalmente in questo, cioè che la materia sia finta, e non più udita; ma
consiste nella novità del nodo e dello scioglimento della favola».[118]
Al verosimile deve essere unito il meraviglioso, e Tasso trova l'unione perfetta
di queste due componenti nella religione cristiana.[119] Intiera, l'opera deve
essere una, ossia prevedere l'unità d'azione, ma senza schemi rigidi: ci può
essere largo spazio per la varietà, e per la creazione di numerosi racconti nel
racconto, e in questo senso la Gerusalemme liberata costituisce una piena
realizzazione delle idee dell'autore. Lo stile, infine, deve adeguarsi alla
materia, e variare tra il sublime e il mediocre a seconda dei casi.
Aminta Magnifying glass icon mgx2.svg Aminta (Tasso). Le sofferenze di
Aminta, dipinto di Bartolomeo Cavarozzi «L'Aminta non è un dramma pastorale e
neppure un dramma. Sotto nomi pastorali e sotto forma drammatica è un poemetto
lirico, narrazione drammatizzata, anzi che vera rappresentazione, com'erano le tragedie
e le commedie e i così detti drammi pastorali in Italia … Essa è in fondo una
novella allargata a commedia, di quel carattere romanzesco che dominava
nell'immaginazione italiana, aggiuntavi la parte del buffone, che è il Ruffo,
la cui volgarità fa contrasto con la natura cavalleresca de' due protagonisti,
Virginia e il principe di Salerno. Gli avvenimenti più strani si accavallano
con magica rapidità, appena abbozzati, e quasi semplice occasione a monologhi e
capitoli, dove paion fuori i sentimenti dei personaggi misti alla narrazione …
L'Aminta è un'azione fuori del teatro, narrata da testimoni o da partecipi con
le impressioni e le passioni in loro suscitate. L'interesse è tutto nella
narrazione sviluppata liricamente e intramessa di cori, il cui concetto è
l'apoteosi della vita pastorale e dell'amore: "s'ei piace, ei lice".
Il motivo è lirico, sviluppo di sentimenti idillici, anzi che di caratteri e di
avvenimenti. Abbondano descrizioni vivaci, soliloqui, comparazioni, sentenze,
movimenti appassionati. Vi penetra una mollezza musicale, piena di grazia e
delicatezza, che rende voluttuosa anche la lacrima. Semplicità molta è
nell'ordito, e anche nello stile, che senza perder di eleganza guadagna di
naturalezza, con una sprezzatura che pare negligenza ed è artificio finissimo.
Ed è perciò semplicità meccanica e manifatturata, che dà un'apparenza pastorale
a un mondo tutto vezzi e tutto concetti. È un mondo raffinato, e la stessa
semplicità è un raffinamento. A' contemporanei parve un miracolo di perfezione,
e certo non ci è opera d'arte così finamente lavorata.» (Francesco
De Sanctis) L'Aminta è una favola pastorale composta nel 1573 e pubblicata nel
1580 ca. Presenta un prologo, 5 atti, un coro. Ogni canto si conclude a lieto
fine. Ha ispirato la composizione della favola pastorale Flori di
Maddalena Campiglia lodata dallo stesso Torquato Tasso. Re Torrismondo
Intorno al 1573-1574, sulle ali dell'entusiasmo per il successo dell'Aminta
Tasso incominciò una tragedia, Galealto re di Norvegia, che però interruppe
alla seconda scena del secondo atto. Il poeta la riprese e la completò a
Mantova, subito dopo la liberazione dall'Ospedale di Sant'Anna cambiando però
il titolo, diventato Re Torrismondo, e il nome del protagonista.
L'ambientazione è nordica: in essa sono frequenti le immagini di distese
boschive. In questo, il Tasso mostra la sua forte curiosità per le leggende
nordiche, come ad esempio mostra la lettura dell'Historia de gentibus
septentrionalibus di Olao Magno. L'editio princeps è quella bergamasca
del 1587; seguirono a ruota le edizioni di Mantova, Ferrara, Venezia e Torino,
ma poi ci fu un lungo silenzio. L'opera fu rappresentata per la prima volta
soltanto nel 1618 al Teatro Olimpico di Vicenza. Trama Torrismondo è
intimamente segnato dal conflitto tra amore e amicizia: il sovrano (d'una
ignota regione nordica, non di Norvegia) ama Alvida, che a causa di un debito
passato (Germondo aveva salvato la vita a Torrismondo) deve sposarsi con
l'amico Germondo, re di Svezia, regno nemico a quello di Alvida poiché Germondo
stesso era stato accusato di omicidio del fratello di Alvida. Germondo dunque
non può sposarsi con la donna amata poiché il padre di quest'ultima lo odia.
Germondo decide allora che Torrismondo per sdebitarsi avrebbe dovuto chiedere la
mano di Alvida e al momento delle nozze avrebbe dovuto scambiare la sposa.
Ottenuta da Torrismondo la mano di Alvida i due consumano l'amore. La storia
prenderà un'altra china quando Torrismondo scoprirà che la donna amata non è
altri che la sorella, la situazione culminerà nel suicidio dei due. Il Re
Torrismondo è molto importante perché anticipa le tragedie barocche, nelle
quali si riprendono alcune caratteristiche fondamentali delle tragedie
senecane: la meditatio mortis (il Memento mori) e il gusto dell'orrido. Nel
Tasso, però, ciò che compare fortemente e caratterizza le sue tragedie è il
conflitto intimo che dilania l'animo dei personaggi: l'uomo si sente
intrappolato dal fato, poiché impossibilitato all'agire, a modificare il corso
degli eventi ormai già predisposti. Tuttavia, la critica non si è
espressa positivamente in merito all'opera: Angelo Solerti e Francesco D'Ovidio
si sono mostrati ostili verso il Torrismondo come lo erano stati nei confronti
degli Intrichi d'amore[120], e severo si è dimostrato anche Umberto Renda, che
alla tragedia ha dedicato una monografia. Ancora più duro il giudizio di Eugenio
Donadoni, che arrivò a parlare di «opera di un ex-poeta, non più di un
poeta»[122], e nemmeno Giosuè Carducci, pur apprezzando lo sforzo di unire
elementi pagani e religiosi, classici ed esotici, ha ritenuto il dramma degno
dell'ingegno tassesco.[123] Solo Luigi Tonelli, nel 1935, ha fatto presente che
superava pur sempre «la maggior parte delle tragedie cinquecentesche e
rivaleggiava con le migliori del tempo».[124] Gerusalemme liberata
Magnifying glass icon mgx2.svg Gerusalemme liberata. Torquato Tasso con
la sua Gerusalemme liberata La Gerusalemme liberata è considerata il capolavoro
di Tasso. Il poema tratta di un avvenimento realmente accaduto, ossia la prima
crociata. Tasso iniziò a scrivere l'opera con il titolodi Gierusalemme nel 1559
durante il soggiorno a Venezia e la concluse nel 1575. L'opera fu pubblicata
integralmente nel 1581 con il titolo di Gerusalemme liberata. In seguito alla pubblicazione
del poema il poeta rimise mano all'opera e la riscrisse eliminando tutte le
scene amorose e accentuando il tono religioso ed epico della trama. Cambiò
anche il titolo in Gerusalemme conquistata. In realtà la Conquistata fu
immediatamente dimenticata e la redazione che continuò ad avere grande successo
e ad essere ristampata, in Italia e nei paesi stranieri, fu la Liberata.
Trama Goffredo di Buglione nel sesto anno di guerra raduna i crociati, viene
eletto comandante supremo e stringe d'assedio Gerusalemme. Uno dei guerrieri
musulmani decide di sfidare a duello il crociato Tancredi. Chi vince il duello
vince la guerra. Il duello però viene sospeso per il sopraggiungere della notte
e rinviato. I diavoli decidono di aiutare i musulmani a vincere la guerra. Uno
strumento di Satana è la maga Armida che con uno stratagemma riesce a
rinchiudere tutti i migliori eroi cristiani, tra cui Tancredi, in un castello
incantato. L'eroe Rinaldo per aver ucciso un altro crociato che lo aveva offeso
viene cacciato via dal campo. Il giorno del duello arriva e poiché Tancredi è
scomparso viene sostituito da un altro crociato aiutato da un angelo. I diavoli
aiutano il musulmano e trasformano il duello in battaglia generale. I crociati
sembrano perdere la guerra quando arrivano gli eroi imprigionati liberati da
Rinaldo che rovesciano la situazione e fanno vincere la battaglia ai cristiani.
Goffredo ordina ai suoi di costruire una torre per dare l'assalto a Gerusalemme
ma Argante e Clorinda (di cui Tancredi è innamorato) la incendiano di notte.
Clorinda non riesce a entrare nelle mura e viene uccisa in duello proprio da
colui che l'ama, Tancredi, che non l'aveva riconosciuta. Tancredi è addolorato
per aver ucciso la donna che amava e solo l'apparizione in sogno di Clorinda
gli impedisce di suicidarsi. Il mago Ismeno lancia un incantesimo sul bosco in
modo che i crociati non possano ricostruire la torre. L'unico in grado di
spezzare l'incantesimo è Rinaldo, prigioniero della maga Armida. Due guerrieri
vengono inviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo trovano e lo liberano.
Rinaldo vince gli incantesimi della selva e permette ai crociati di assalire e
conquistare Gerusalemme. I Dialoghi La stesura di prose dialogiche impegnò
Tasso fin dal 1578, anno della composizione del Forno overo de la
Nobiltà. La dialogistica tassiana è stata da sempre relegata al margine
dalla critica: De Sanctis accenna soltanto al Minturo overo della Bellezza,
limitandosi ad asserire che Tasso da giovane fu “infetto dalla peste filosofica”.
Un giudizio a dir poco sminuente se si considera che il poeta compose
venticinque dialoghi (e questa è solo la cifra canonica; non si fa riferimento,
infatti, agli abbozzi e ai rimaneggiamenti) e vi pose il suo impegno fino alla
morte. Una valutazione più precisa è fornita da Donadoni: lo studioso
dedica un intero capitolo della sua monografia ai Dialoghi indagandone trame,
fonti e suggestioni. La prima edizione moderna del corpus dialogico
tassiano è quella di Guasti (1858-1859), il quale, però, non riuscendo a
reperire tutti i manoscritti dei Dialoghi si basa sui testimoni a stampa, dando
vita ad un’edizione, che presenta corruttele da far rabbrividire i moderni
filologi. Un grande passo in avanti nella fortuna dei Dialoghi è
rappresentato dall’edizione critica di Ezio Raimondi pubblicata nel 1958, di
capitale importanza per gli studiosi tassiani i quali, ancora oggi, continuano
a considerarla punto di riferimento. Raimondi considerò i Dialoghi tassiani
come opere postume, scegliendo la versione più attendibile fra manoscritti e
stampe in base alla loro storia individuale. Questo criterio non è stato
accettato da Stefano Prandi e Carlo Ossola, i quali hanno proposto un’edizione
storica dei Dialoghi che tenesse conto dei testi effettivamente circolanti all’epoca
dello scrittore. L’edizione in realtà non ha mai visto la luce e si è fermata
al 1996 ad uno specimen che avrebbe dovuto anticipare una successiva edizione
completa. Negli ultimi anni gli studiosi della prosa tassiana sono
aumentati: si è posta attenzione al Tasso politico, con due edizioni commentate
della Risposta di Roma a Plutarco e al Tasso egittologo di cui si è occupato
Bruno Basile. Non mancano letture dei singoli dialoghi: Basile e Arnaldo Di
Benedetto si sono occupati del Padre di Famiglia (rispettivamente, Fonti
culturali e invenzione letteraria nel «Padre di famiglia» di Torquato Tasso; e
Torquato Tasso, «Il padre di famiglia»); Emilio Russo del Manso (Amore e
elezione nel "Manso" di Torquato Tasso), Massimo Rossi del Malpiglio
Secondo e del Rangone (Io come filosofo era stato dubbio. La retorica dei
"Dialoghi" di Tasso); Maiko Favaro, dopo la monografia di
Prandi/Ossola, ha offerto una puntuale lettura del Forno, premiata con il
premio Tasso (Le virtù del tiranno e le
passioni dell’eroe. Il “Forno overo de la Nobiltà” e la trattatistica sulla
virtù eroica); Angelo Chiarelli si è, invece, occupato del Malpiglio overo de
la corte (Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di
aggiornamento della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa
tassiana[127]), preceduto dal contributo di Massimo Lucarelli sullo stesso
argomento (Il nuovo «Libro del Cortegiano»: una lettura del «Malpiglio» di
Tasso) e del Costante («Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per
una contestualizzazione de «Il Costante overo de la clemenza» di
Tasso[128]). L'edizione critica di Raimondi fornisce il testo dei
venticinque dialoghi tassiani, con un'appendice che ci permette di conoscere i
manoscritti superstiti e le stampe. Questo il titolo dei vari dialoghi:
Il Forno overo de la Nobiltà; Il Beltramo overo de la cortesia; Il Forestiero
Napoletano overo de la gelosia; Il N. overo de la pietà; Il Nifo overo del
piacere; Il messaggiero; Il padre di famiglia; De la dignità; Il Gonzaga secondo
overo del giuoco; Dialogo; Il Rangone overo de la pace; Il Malpiglio overo de
la corte; Il Malpiglio secondo overo del fuggir la moltitudine; La Cavalletta
overo de la poesia toscana; Il Gianluca overo de le maschere; Il Cataneo overo
de gli idoli; Il Ghirlinzone overo l'epitaffio; La Molza overo de l'amore; Il
Costante overo de la clemenza; Il Cataneo overo de le conclusioni amorose; Il
Manso overo de l'amicizia; Il Ficino overo de l'arte; Il Minturno overo de la
bellezza; Il Porzio overo de le virtù; Il Conte overo de le imprese. Le sette
giornate del mondo creato È un poema in endecasillabi sciolti, composto tra il
1592 e il 1594, accanto ad altre opere di contenuto religioso di impronta
chiaramente controriformistica. Il poema venne pubblicato postumo nel 1607. Si
fonda sul racconto biblico della creazione ed è suddiviso in sette parti,
corrispondenti come dice il titolo ai sette giorni nei quali Dio creò il mondo,
e presenta una continua esaltazione della grandezza divina della quale la
realtà terrena è un pallido riflesso. Le lacrime di Maria Vergine e Le
lacrime di Gesù Cristo Si tratta, come nel caso de Le sette giornate del mondo
creato, di due scritti facenti parte delle cosiddette "opere devote"
del Tasso. Nello specifico, sono due poemetti in ottave che riprendono la
tradizione della "poesia delle lacrime", in voga nella seconda metà
del Cinquecento, scritti e pubblicati nel 1593, appena qualche anno prima della
morte. Influenze culturali Statua di Tasso a Sorrento La figura del
Tasso, anche per la sua pazzia, divenne subito popolare. La lucidità delle
opere scritte durante il periodo di prigionia nell'Ospedale di Sant'Anna fece
diffondere la leggenda secondo cui il poeta non era veramente pazzo ma fu fatto
passare per tale dal duca Alfonso che voleva punirlo per aver avuto una
relazione con sua sorella, imprigionandolo (anche se, come si è visto, è assai
più probabile che la vera ragione della reclusione consistesse nell'autoaccusa
del poeta di fronte al tribunale dell'Inquisizione). Questa leggenda si diffuse
rapidamente e rese particolarmente popolare la figura del Tasso, fino a
ispirare a Goethe il dramma Torquato Tasso (1790)[129]. In età romantica
il poeta divenne il simbolo del conflitto individuo-società, del genio
incompreso e perseguitato da tutti coloro che non sono in grado di comprendere
il suo talento straordinario. In particolare Giacomo Leopardi, che quando si
recò a Roma il giorno venerdì 15 febbraio del 1823 pianse sul sepolcro del
Poeta in S. Onofrio (commentando in una lettera che quella esperienza era stata
per lui "il primo e l'unico piacere che ho provato in Roma"),
considerava Torquato Tasso come un fratello spirituale, ricordandolo in
numerosi passi dei propri scritti (tra cui quello citato) e nel Dialogo di
Torquato Tasso e del suo Genio familiare (una delle Operette morali).
Molta parte della poesia recanatese è impregnata di stile tassesco: i notturni
di alcuni canti, come La sera del dì di festa o Canto notturno di un pastore
errante dell'Asia, richiamano quelli della Gerusalemme, mentre nella canzone Ad
Angelo Mai Leopardi crea una forte empatia con il «misero Torquato»[130],
spirito fraterno «concepito come un alter ego».[131] I due nomi femminili più
celebri presenti nei Canti, Silvia e Nerina, furono ripresi dall'Aminta. In
generale, l'attenzione si spostò dai personaggi della Liberata al dramma
esistenziale vissuto dal suo autore. Pochi anni dopo, nel 1833, Jacopo Ferretti
scrisse le parole del Torquato Tasso, melodramma in tre atti musicato da
Gaetano Donizetti e rappresentato per la prima volta al Teatro Valle.[132] Il
"mito" conquistò anche Franz Liszt: era il 1849 quando l'apostolo del
Romanticismo metteva in musica l'opera byroniana Il lamento del Tasso, dando
vita al poema sinfonico Tasso. Lamento e Trionfo. Il poeta vicentino
ottocentesco Jacopo Cabianca ha dedicato al Tasso un poema in dodici canti
intitolato appunto Il Torquato Tasso. Nei primi anni del ventesimo secolo
il compositore catanese Pietro Moro si concentrò sugli ultimi momenti di vita
del poeta con Ultime ore di Torquato Tasso, carme in un atto sulle parole di
Giovanni Prati (riviste per l'occasione da Rojobe Fogo). Torquato Tasso
nel cinema Torquato Tasso, regia di Luigi Maggi, Torquato Tasso, regia di
Roberto Danesi. Adattamenti cinematografici de La Gerusalemme liberata Il primo
regista a girare un film sull'opera fu Enrico Guazzoni. Lo stesso nel 1913 e
nel 1918 ne farà due remake; Gerusalemme liberata, di Enrico Guazzoni
(1910); La Gerusalemme liberata, di E. Guazzoni (1918); La Gerusalemme liberata,
di Carlo Ludovico Bragaglia; I due crociati, parodia di Giuseppe Orlandini con
Franco e Ciccio (1968). Alitalia gli ha
dedicato uno dei suoi Airbus, Laurea poetica (postuma) nastrino per uniforme
ordinariaLaurea poetica (postuma) — Roma, 1595
Biografie Giovan Pietro D'Alessandro, Vita di Torquato Tasso (1604), ed.
da C. Gigante, in «Giornale storico della Letteratura Italiana», Giovan
Battista Manso, Vita di Torquato Tasso, B. Basile, Roma, Salerno Editrice, 1995
Pier Antonio Serassi, La vita di Torquato Tasso, Bergamo, Stamp. Locatelli,
1790², 2 to. Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher,
1895, 3 voll. Luigi Tonelli, Tasso, Torino, Paravia, Giulio Natali, Torquato
Tasso, Roma, Tariffi, Capitoli di storie letterarie Ettore Bonora, in Storia
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Secretario di Torquato Tasso fra Italia e Francia, in «Il Segretario è come un
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un buon segretario nel Rinascimento, Atti del XIV Convegno Internazionale di
Studio organizzato dal Gruppo di Studio sul Cinquecento francese, Verona, Rosanna
Gorris Camos, Fasano, Schena, Umberto Lorenzetti, Cristina Belli Montanari,
L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Tradizione e rinnovamento
all'alba del Terzo Millennio, Fano (PU), settembre . Sulle Rime Arnaldo Di
Benedetto, Fra petrarchismo e Barocco: le «Rime» di Torquato Tasso, «A me
versato il mio dolor sia tutto», Lo sguardo di Armida (Un'icona della
«Gerusalemme liberata»), Per un anonimo in meno: l'autore del dialogo «Il
Tasso», in Tra Rinascimento e Barocco. Dal petrarchismo a Torquato Tasso,
Firenze, Società Editrice Fiorentina, Massimo Colella, «Parmi ne’ sogni di
veder Diana». Emersioni seleniche nelle Rime di Torquato Tasso, in
«Griseldaonline», 1Sull'«Aminta» Mario Fubini, L'«Aminta»: intermezzo alla
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di famiglia», in L'«incipit» e la tradizione letteraria italiana. Dal Trecento
al tardo Cinquecento, Pasquale Guaragnella e Stefania De Toma, Lecce-Brescia,
Pensa MultiMedia, Angelo Chiarelli, «Questa concordia è sempre nelle cose
vere». Note per una contestualizzazione de «Il Costante overo de la clemenza»
di Tasso, in «Filologia e Critica», Angelo Chiarelli, Una «congregazione di
uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiana
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Letterario dei Dialoghi di T. Tasso, in Rinascimento Inquieto, Einaudi, Torino.
Bozzola Sergio, «Questo quasi arringo del ragionare». La Tecnica dei «Dialoghi»
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Guido, L’arte del dialogo in Torquato Tasso, in «Studi Tassiani», Guido Armellini e Adriano Colombo, Torquato
TassoL'uomo, in Letteratura italianaGuida storica: Dal Duecento al Cinquecento,
Zanichelli Editore, Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e
l'interpretazione, Palumbo, L. Tonelli, Tasso, Torino 193540 Lettere di Torquato Tasso, Firenze, Le
Monnier, L. Tonelli, cit.42 G. Natali, Torquato Tasso, Roma, G. Natali,
cit., 14-16 A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino. Altri
pensano invece che queste sperimentazioni risalgano al periodo patavino o
addirittura a quello bolognese. G.
Natali, cit., Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e
l'interpretazione, Palumbo, G. Natali, cG. Natali, cit.20 L. Tonelli, cit.68 G. Natali, L. Tonelli, cit.60 E. Durante, A. Martellotti, «Giovinetta
Peregrina». La vera storia di Laura Peperara e Torquato Tasso, Firenze,
Olschki, W. Moretti, Torquato Tasso,
Roma-Bari 198110 Baldi, Giusso, Razetti,
Zaccaria, Dal testo alla storia. Dalla storia al testo, Milano: Paravia, L. Tonelli, cit., 72-73; il rapporto amoroso è stato ipotizzato
in particolare da Angelo de Gubernatis in T. Tasso, Roma, Tipografia popolare,
1908 L. Tonelli, cit.82 Lettere, cit., I22 L. Tonelli, cit.89 L. Tonelli, cit., 99-100
Lettere, cit., I49 Secondo Maria
Luisa Doglio la data non è casuale e si inserirebbe nella tradizione
petrarchesca. Petrarca avrebbe infatti visto per l'unica volta Laura il 6
aprile 1327; cfr. M. L. Doglio, Origini e icone del mito di Torquato Tasso,
Roma 200221 Lettere, cit., I61 Lettere, cit., I67 Lettere, cit., I114 Si tratta di un'epistola al Gonzaga del
luglio 1575; Lettere, cit., I103 L.
Tonelli117 S. Guglielmino, H. Grosser,
Il sistema letterario, Milano, Principato, 1996, 2/A367
L. Tonelli, cit., 94-95 Lettere, cit, I141 Si trattava comunque di uno stipendio oggettivamente
basso, che a una persona comune avrebbe garantito a stento la sopravvivenza; L.
Tonelli, cit.172 Lettere, L. Chiappini,
Gli Estensi, Milano, Dall'Oglio, A. Solerti, cA. Solerti, cit., II, 120-121
A. Solerti, cit., II124 L.
Tonelli, cit.176 G. B. Manso, Vita del
Tasso, in Opere del Tasso, Firenze, 1724,
IXXVIII M. Vattasso, Di un gruppo
sconosciuto di preziosi codici tasseschi, Torino, 192519 M. Vattasso, cit.8 A. Solerti, cit., II139 L. Tonelli, c
M. L. Doglio, cit.23 I. De Bernardi, F.
Lanza, G. Barbero, Letteratura Italiana,
2, SEI, Torino, 1987 Lettere,
cit., I298 Lettere, cit., I299 A. Solerti, cit., II143; così scrive al
cardinale Luigi un suo informatore il 14 marzo
L. Tonelli, cit.182 Lettere,
cit., II89 L. Tonelli, cit.187 A. Solerti, cit., I, 313-314
T. Tasso, Lettere, Cesare Guasti, Napoli, Rondinella, A. Corradi, Delle infermità di Torquato Tasso,
Regio Instituto Lombardo548 L. Tonelli,
cit., 118-119 M. L. Doglio, cit., 41 e ss.
Opere di Torquato Tasso, Firenze, Tartini e Franchi, 1724, V412
L. Tonelli, cit., 207-211 Infarinato era il nome accademico assunto dal
Salviati Tra parentesi sono indicate le
date di pubblicazione L. Tonelli,
cit.216 Opere, cit., II276 Tra parentesi si indicano due date, quella di
composizione e quella di pubblicazione
Lettere, cit., II56 La prima
versione di quelli che saranno Gli intrichi d'amore non ci è pervenuta L. Tonelli, cit.238 L. Tonelli, F. D'Ovidio, Saggi critici, Napoli,
Morano, Non fu più tenero il Solerti; cfr. op. cit., I475 L. Chiappini, cit303 L. Tonelli, cit.188 L.Tonelli,
247-248 A. Solerti, cit.,
II, 277 e ss. Lettere, cit., IV, 8-9 L.
Tonelli, cit., 266-267 Lettere, cit., IV55 L. Tonelli, cit., 270-273
G. Mazzoni, Del Monte Oliveto e del Mondo creato di Torquato Tasso, in
Opere minori in versi di Torquato Tasso, Bologna, Zanichelli, IIXI E. Donadoni, Torquato Tasso, Firenze,
Battistelli, G. B. Manso, Vita di T.
Tasso, in Opere di Torquato Tasso, Firenze 1724, cit., XLVI-XLVII
Lettere, cit., IV, p.152 Così al
Costantini; Lettere, cit., IV149
Lettere, IV180 L. Tonelli,
cit.275 Passo riportato in A. Solerti,
cit., II323 A. Solerti, cit., II326 L. Tonelli, cit.276 Lettere, cit., IV265 Lettere, cit., IV, 296-297
Lettere, cit., IV334 Lettere,
cit., IV333: "A niuno sono più obligato che a Vostra Eccellenza, ed a
niuno vorrei essere maggiormente; perché è cosa da animo grato l'esser capace
de le grazie e de gli oblighi. Laonde non ho voluto più lungamente ricusare il
secondo suo dono di cento scudi, bench'io non abbia mostrato ancora alcuna
gratitudine del primo; ma la conservo ne l'animo, e ne le scritture: e ne l'uno
sarà forse eterna, e ne l'altre durerà tanto, quanto la memoria de le mie
fatiche. Niuno de' presenti o de' posteri saprà chi mi sia, che non sappia
insieme quant'io sia debitore a la cortesia di Vostra Eccellenza, ed a la sua
liberalità; con la quale supera tutti coloro che possono superar la
fortuna." Così scrive il Tasso al marchese Giovanni Ventimiglia da Firenze
nella primavera del 1590. Soltanto nello stesso 1590, il Tasso dedicherà al
marchese due composizioni encomiastiche, non portando però a compimento il
promessogli poema Tancredi normando.
Lettera a Scipione Gonzaga, Lettere. E. Rossi, Il Tasso in Campidoglio,
in Cultura, aprile-giugno 1933,
310-311 Lettere, cit., V6 L. Tonelli, cit.278 Lettere, cit., V62 L. Tonelli, cit., 278-279
C. Cipolla, Le fonti storiche della «Genealogia di Casa Gonzaga», in
Opere minori in versi di Torquato Tasso, cit.,
I L. Tonelli, cit.281 G. B. Manso, cit.LXVI L.Tonelli, cit., 282-283
L. Tonelli, cit.284 E. Rossi, c
A. Solerti, cit., II Lettere, cit., V194 Lettere, cit., V200 Lettera ad Antonio Costantini, in Lettere,
cit., V203 Lettera di Maurizio Cataneo a
Ercole Tasso, 29 aprile 1595; A. Solerti, cit., II363 Lettera di monsignor Quarenghi a Giovan
Battista Strozzi, 28 aprile 1595; A. Solerti, cit., II361 Almanach du gotha, de J.-H. de Randeck, Les
plus anciennes familles du monde: répertoire encyclopédique des 1.400 plus
anciennes familles du monde, encore existantes, originaires d'Europe, de
Karl Hopf, Historisch-genealogischer Atlas: Seit Christi Geburt bis auf unsere
Zeit433. de A. M. H. J. Stokvis, Manuel
d'histoire: Les états de Europe et leurs colonies, 1893. de Pierantonio Serassi, La vita de Torquato
Tasso8. de Niccolò Morelli di Gregorio,
Della vita di Torquato Tasso7. de
Pierantonio Serassi, La vita di Torquato Tasso10. (DE) de Karl Hopf, Historisch-genealogischer
Atlas: Seit Christi Geburt bis auf unsere Zeit434. de Heinrich Léo Dochez, Histoire d'Italie
pendant le Moyen-âge125. T. Tasso,
Discorsi dell'arte poetica, I, 12 in Le prose diverse di Torquato Tasso (C.
Guasti), Firenze, Le Monnier, 1875
Discorsi dell'arte poetica, cit., I, 15
A. Solerti, cit, I556; F. D'Ovidio, Saggi critici, Napoli, Morano, U.
Renda, Il Torrismondo di Torquato Tasso e la tecnica tragica nel Cinquecento,
Teramo, E. Donadoni, cit., II, 91-92
G. Carducci, Il Torrismondo, testo premesso all'ed. Solerti delle Opere
minori in versi di Torquato Tasso, cit.,
LXXXIV L. Tonelli, cit.253 Torquato Tasso, Risposta di Roma a Plutarco,
Res, 2007, 978-88-85323-53-7. 12 agosto
. Risposta di Roma a Plutarco e
marginalia | Edizioni di Storia e Letteratura, su storiaeletteratura. 12
agosto 12 agosto ). Angelo Chiarelli,
Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento
della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa tassiana, in «La
Rassegna della letteratura italiana», ,
121, n°1, 34-43.. 12 agosto .
«Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione
de «Il Costante overo de la clemenza» di Tasso, in «Filologia e Critica», a.
XLI, 2 , 257-70.pdf . 12 agosto . Sul muro esterno della Chiesa di S. Onofrio,
a Roma, una tavola con iscrizione tedesca ricorda il soggiorno di Goethe e
l'ispirazione che lo portò a scrivere il dramma, dopo aver veduto la tomba del
poeta custodita all'interno dell'edificio sacro
Ad Angelo Mai, v. 124 G. Baldi,
S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla storia al
testo, Milano, Paravia, 2001,
3/A570 S. E. Failla, Ante Musicam
Musica. Torquato Tasso nell'Ottocento musicale italiano, Acireale-Roma,
Bonanno, Emersioni seleniche nelle Rime di Torquato Tasso | Massimo Colella |
Griselda Online, su griseldaonline. 2Torquato Tasso, commedia goldoniana
Torquato Tasso, dramma di Goethe (1790) Torquato Tasso, opera di Gaetano
Donizetti Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, dalle Operette
morali di Giacomo Leopardi Thurn und Taxis, ramo austriaco della famiglia Tasso
di Bergamo, fondatori delle prime poste europee Museo tassiano, museo dedicato
a Torquato Tasso Accademia dei Catenati Cella del Tasso, attuale ubicazione a
Ferrara. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Torquato Tasso, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Torquato Tasso, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Torquato Tasso, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Opere di Torquato
Tasso, su Liber Liber. Opere di Torquato
Tasso, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Torquato Tasso, . Opere
Progetto Gutenberg. LibriVox. Torquato Tasso, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. Spartiti o libretti di Torquato Tasso, su International Music
Score Library Project, Project Petrucci LLC. Torquato Tasso, su Internet Movie
Database, IMDb.com. Torquato Tasso Testi
completi e cronologia delle opere. Opere integrali in più volumi dalla collana
digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Opere di Torquato Tasso,
testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Due
segregazioni: il Cantico spirituale di Giovanni della Croce e Il Re Torrismondo
di Torquato Tasso, su midesa. 2 luglio 2009 19 maggio ). Opere di Torquato
Tasso colle controversie sulla Gerusalemme poste in migliore ordine, ricorrette
sull'edizione fiorentina, ed. illustrate dal professore Gio. Rosini, Pisa,
presso Niccolò Capurro, Le lettere di Torquato Tasso disposte per ordine di
tempo e illustrate da Cesare Giusti, 5 voll., Firenze, Felice Le Monnier, I
dialoghi, Cesare Guasti, Firenze, Felice Le Monnier, Le rime di Torquato Tasso.
Edizione critica su i manoscritti e le antiche stampe Angelo Solerti, 4 voll.,
Bologna, presso Romagnoli-Dall'Acqua, Opere di Torquato Tasso.
TELESIO. (Cosenza). Filosofo. Pilosopher whose empiricism
influences Francis Bacon and Galileo. Telesio studies in Padova, where he completed
his doctorate, and practiced philosophy
in Naples and Cosenza without holding any academic position. His major oeuvre, “De
rerum natura iuxta propria principia,” contains an attempt to interpret nature
on the basis of its own principles, which Telesio identifies with the two
incorporeal active forces of heat and cold, and the corporeal and passive
physical substratum. As the two active forces permeate all of nature and are
endowed with sensation, Telesio argues that all of nature possesses some degree
of sensation. Human beings share with animals a material substance produced by
heat and coming into existence with the body, called spirit. They are also
given a mind by God. Telesio knew various interpretations of Aristotle.
However, Telesio broke with foreign
exegeses, criticizing Aristotle’s Physics and claiming that nature is
investigated better by the senses than by the intellect. Mentre le sue teorie naturali sono state successivamente
smentite, la sua enfasi sull'osservazione fece il "primo dei moderni"
che alla fine hanno sviluppato il metodo scientifico. Telesio è nato
da genitori nobili in Cosenza , una città in Calabria, Italia meridionale. È
stato istruito a Milano dallo zio, Antonio, lui stesso uno studioso e poeta di
eminenza, e poi a Roma e Padova . I suoi studi hanno incluso tutta la vasta
gamma di argomenti, classici , scienza e filosofia, che costituivano il
curriculum degli rinascimentali sapienti. Così equipaggiata, ha iniziato il suo
attacco sul aristotelismo medievale che poi fiorì a Padova e Bologna . Nel 1553
si sposò e si stabilì a Cosenza, diventando il fondatore dell'Accademia
Cosentina . Per un certo periodo ha vissuto nella casa di Alfonso III Carafa ,
duca di Nocera. La sua grande opera “Sulla natura delle cose secondo i loro
propri principi,” seguito da un gran numero di opere scientifiche e filosofiche
di importanza sussidiaria. Le opinioni eterodosse, che ha mantenuto suscitato
l'ira della Chiesa per conto del suo amato aristotelismo , e poco tempo dopo la
sua morte i suoi libri sono stati immessi sul Index. Steepto Teoria
della materia, calore e freddo Invece di postulare materia e forma, si basa
l'esistenza sulla materia e la forza. Questa forza ha due elementi opposti:
calore, che si espande, e fredde, che i contratti. Questi due processi
rappresentano tutte le diverse forme e tipi di esistenza, mentre la massa su
cui opera la forza rimane la stessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che
ogni cosa separata sviluppa in sé e per sé conformemente alla sua natura e allo
stesso tempo il suo moto avvantaggia il resto. I difetti evidenti di questa
teoria, (1) che solo i sensi possono non comprendere materia stessa, (2) che
non è chiaro come la molteplicità dei fenomeni potrebbe derivare da queste due
forze, pensato non è meno convincente di Aristotles caldo / freddo , secca
spiegazione / umido, e (3) che ha addotto alcuna prova per dimostrare
l'esistenza di queste due forze, sono stati sottolineato a suo tempo da suoi
allievi, Patrizzi . Inoltre, la sua teoria della terra fredda a riposo e
il sole caldo in moto era destinato a confutazione per mano di Copernico . Allo
stesso tempo, la teoria era sufficientemente coerente per fare una grande
impressione sul pensiero italiano. Va ricordato, però, che la sua obliterazione
di una distinzione tra superlunar e fisica sublunare era certamente abbastanza
preveggente anche se non riconosciuto dai suoi successori come particolarmente
degno di nota. Quando Telesio ha continuato a spiegare la relazione tra mente e
materia, era ancora più eterodossa. Forze materiali sono, per ipotesi, in grado
di sentire; questione deve anche essere stato fin dal primo dotato di
coscienza. Per la coscienza esiste, e non avrebbe potuto essere sviluppato dal
nulla. Questo lo porta a una forma di ilozoismo . Anche in questo caso, l'anima
è influenzato dalle condizioni materiali; di conseguenza, l'anima deve avere un
esistenza materiale. Ha inoltre dichiarato che tutta la conoscenza è sensazione
( "non-ratione sensu sed") e che l'intelligenza è, quindi, un
agglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa, però, riesce a spiegare come
solo i sensi possono percepire la differenza e identità. Alla fine del
suo schema, probabilmente in ossequio alla teologiche pregiudizi, ha aggiunto
un elemento che era completamente estraneo, vale a dire, un impulso più alto,
un'anima sovrapposta da Dio, in virtù della quale ci sforziamo di là del mondo
sensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente nuovo,
se visto nel contesto di Averroestic o tommasiana teoria percettiva.
L'intero sistema di Telesio mostra lacune nella sua tesi, e l'ignoranza dei fatti,
ma allo stesso tempo è un precursore di tutte le successive dell'empirismo ,
scientifico e filosofico, e segna chiaramente il periodo di transizione da
autorità e la ragione di sperimentare e individuale responsabilità. Il
ricorso a dati sensoriali Statua di Bernardino Telesio in Piazza XV
Marzo, Cosenza Telesio era il capo del grande movimento italiano del sud, che
ha protestato contro l'autorità accettata della ragione astratta e semina i
semi da cui spuntavano i metodi scientifici di Tommaso Campanella e Giordano
Bruno , di Francis Bacon e René Descartes , con i loro risultati ampiamente
divergenti. Egli, quindi, ha abbandonato la sfera puramente intellettuale e ha
proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi, dai quali ha ricoperto che
tutta la vera conoscenza viene veramente (la sua teoria della percezione
sensoriale era essenzialmente una rielaborazione della teoria di Aristotele dal
De anima ). Telesio scrive all'inizio del Proemio del primo libro della
terza edizione del De Rerum Natura Iuxta propria principia Libri Ix ...
"che la costruzione del mondo e la grandezza dei corpi in esso contenuti,
e la natura del mondo, è da ricercare non dalla ragione, come è stato fatto
dagli antichi, ma è da intendersi per mezzo di osservazione." ( Mundi constructionem,
corporumque in eo contentorum magnitudinem, naturamque non ratione, quod
antiquioribus factum est, inquirendam, sed sensu percipiendam. ) Questa
affermazione, che si trova sulla prima pagina, riassume ciò che molti studiosi
moderni hanno generalmente considerato filosofia telesiana, e spesso sembra che
molti non leggere oltre per nella pagina successiva si imposta il suo caldo
teoria / freddo della materia informata, una teoria che non è chiaramente
informato dalla nostra idea moderna di osservazione. Per Telesio,
l'osservazione ( sensu percipiendam ) è un processo mentale molto più grande di
una semplice registrazione dei dati, l'osservazione comprende anche il pensiero
analogico. Anche se Francis Bacon è generalmente accreditato al giorno d'oggi,
con la codificazione di un induttiva metodo che sottoscrive pienamente
l'osservazione come procedura primaria per l'acquisizione di conoscenze, non
era certamente il primo a suggerire che la percezione sensoriale dovrebbe
essere la fonte primaria per la conoscenza. Tra i filosofi naturali del
Rinascimento, questo onore è generalmente conferito a Telesio. Bacone si
riconosce Telesio come "il primo dei moderni" ( De Telesio autem bene
sentimus, atque eum ut amantem veritatis, e Scientiis utilem, e nonnullorum
Placitorum emendatorem & novorum hominum primum agnoscimus. , Da Bacon
De principiis atque originibus ) per mettere l'osservazione di sopra di tutti
gli altri metodi di acquisizione delle conoscenze sul mondo naturale. Questa
frase spesso citata da Bacon, però, è fuorviante, perché semplifica
eccessivamente e travisa l'opinione di Bacone di Telesio. La maggior parte del
saggio di Bacon è un attacco a Telesio e questa frase, invariabilmente fuori
contesto, ha facilitato un malinteso generale della filosofia naturale
telesiana dando ad essa un timbro baconiana di approvazione, che era lontano
dalle intenzioni originali di Bacon. Bacone vede in Telesio un alleato nella
lotta contro l'antica autorità, ma ha poco positivo da dire su specifiche
teorie di Telesio. Ciò che forse colpisce di più De Rerum Natura è il
tentativo di Telesio di meccanizzare il più possibile. Telesio si sforza di
spiegare tutto chiaramente in termini di materia informati dalla calda e fredda
e per mantenere i suoi argomenti il più semplice possibile. Quando i suoi
colloqui si rivolgono agli esseri umani che introduce un istinto di
auto-conservazione per spiegare le loro motivazioni. E quando discute la mente
umana e la sua capacità di ragionare in astratto su argomenti immateriali e
divine, aggiunge un'anima. Per senza anima, tutto il pensiero, dal suo
ragionamento, sarebbe limitato alle cose materiali. Ciò renderebbe Dio
impensabile e chiaramente questo non era il caso, per l'osservazione dimostra
che la gente pensa di Dio. Telesii, Bernardini, De Rerum Natura Iuxta
Propia Principii, Libri IX . Horatium Saluianum, Napoli. Oltre a De Rerum
Natura , ha scritto: de Somno De la quae in aere fiunt de Mari De cometis
et Circulo Lactea respirationis De USU. Gli appunti Riferimenti Neil C. Van
Deusen, Telesio: primo dei moderni (New York) link esterno Wikimedia
Commons ha mezzi relativi a Bernardino Telesio . Stanford Encyclopedia of
Philosophy entry De La sua, Quae in aere Sunt, & de Terraemotibuspiena
facsimile digitale a Linda Hall Library. Refs.: Luigi Speranza, “Telesio
e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia..
TESSITORE. (Napoli). Filosofo. Grice: “If there’s Oxonian dialectic and
Athenian dialectic, there is, to follow Fulvio Tessitore, the ‘scuola
napoletana.’” Si è laureato in giurisprudenza (la sua tesi ricevette dignità di
stampa) presso l'Università degli Studi di Napoli, allievo di Pietro Piovani.
-- è libero docente "per meriti eccezionali" in Filosofia del
diritto; l'anno successivo diventa Professore. Ha dapprima insegnato, dal 1965
al 1975, Storia delle dottrine politiche; quindi, dal 1975 in poi, Storia della
filosofia. È stato preside della Facoltà di Magistero dell'Università degli
Studi di Salerno dal 1968 al 1973. Dal 1978 al 1993 è stato preside della
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli, della
quale è stato anche rettore dal 1993 al 2001.
Dal dicembre del 1983 è socio dell'Accademia dell'Arcadia col nome di
Echione Cineriano. È inoltre socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e di
numerose altre accademie nazionali italiane e straniere. È professore emerito
della Facultad de Humanidades dell'Università Centrale del Venezuela, con sede
a Caracas, e professore onorario della Università dell'Avana (Cuba). Ha tenuto
lezioni nelle Düsseldorf, Erlangen-Nürnberg (Norimberga), Braunschweig,
Valencia, Halle-Wittenberg, Salamanca, Siviglia e molte altre. Ha diretto il
Centro di studi vichiani del CNR dal 1970 al 1995 ed oggi fa parte del
Consiglio scientifico dello stesso Centro.
È presidente della Fondazione Pietro Piovani per gli studi vichiani e
del Consorzio interuniversitario "Civiltà del Mediterraneo". È
presidente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Internazionale
D'Amato onlus. È socio onorario dell'Istituto per l'Oriente “Carlo Alfonso
Nallino” di Roma. È vicepresidente della Fondazione "Guido e Roberto
Cortese". Siede inoltre nel Consiglio Direttivo dell'Istituto italiano per
gli studi storici fondato da Benedetto Croce. È stato componente del Consiglio
Scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. È stato
componente, dal 1989 al 1997, del Consiglio Universitario Nazionale, in cui è
stato presidente del Comitato di Lettere, Lingue e Magistero (fino al 1993). È
stato vice presidente della Fondazione Teatro di San Carlo, componente del
Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli dal 2000 al 2006, del
Consiglio direttivo dal 1997 al 1998 e vice presidente dal 1999 al 2000 della
CRUI, la Conferenza permanente dei Rettori delle Università italiane. È Cavaliere di gran croce dell'Ordine al
merito della Repubblica. È stato senatore della Repubblica italiana nella XIV
legislatura (dal 30 maggio 2001 al 27 aprile 2006) nelle file dei Democratici
di SinistraL'Ulivo e deputato nella XV Legislatura (dall'aprile 2006 all'aprile
2008) nelle file del L'Ulivo. È medaglia d'oro della Scuola dell'arte e della
cultura (1983) e della Scienza e della cultura (1996). È autore di una
vastissima di oltre 1500 titoli, tra i
quali 26 volumi, ai quali sono stati assegnati numerosi premi. Opere principali Aspetti del pensiero
neoguelfo napoletano dopo il 1860, Morano, Napoli, Crisi e trasformazioni dello
Stato. Ricerche sul pensiero giuspubblicistico italiano tra 800 e 900, I ed.
Morano, Napoli, III ed. Giuffrè, Milano, 1988 I fondamenti della filosofia
politica di Wilhelm von Humboldt, Morano, Napoli, 1965. Stampato in una nuova
edizione nel per Liguori editore, con un
saggio di Claudio Cesa e con la
aggiornata dei lavori di Fulvio Tessitore su W. von Humboldt Friedrich
Meinecke storico delle idee, Le Monnier, Firenze,Profilo dello storicismo
politico, UTET, Torino (traduzione spagnola 1993) Introduzione allo storicismo,
Laterza, Roma-Bari, 1991, (V ed. ) Introduzione a Meinecke, Laterza, Roma-Bari,
1998 Filosofia, storia e politica in Vincenzo Cuoco, Marco, Lungro (CS), Contributi
alla storia e alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma, Nuovi contributi alla storia e alla Teoria dello storicismo, Edizioni di Storia
e letteratura, Roma (II rist. 2004)
Altri contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia
e Letteratura, Roma, 2007, Kritischer Historismus, Böhlau, KölnWeimarWien,
2005. Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale Superiore, Pisa, 2008 (trad.
spagnola, Barcellona). Contributi alla storiografia arabo-islamica tra Otto e
Novecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (III rist. 2008) Ultimi
contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, voll. 3, Edizioni di
Storia e Letteratura, Roma . La mia Napoli. Frammenti di ricordi e di pensieri,
Grimaldi, Napoli, 1998. Letture quotidiane (voll. 7), Editoriale scientifica,
Napoli, 1988-, che raccolgono articoli di giornali quotidiani. Trittico
Anti-hegeliano da Diltehy a Weber. Contributo alla teoria dello storicismo, con
una nora introduttiva di E. Massimilla, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, Da Cuoco a Weber. Contributi alla storia
dello storicismo, 2 voll., con una nota introduttiva di D. Conte, Edizioni di
Storia e Letteratura, Roma, . Ha fondato e dirige i seguenti periodici
scientifici: Bollettino del Centro di
Studi Vichiani, diretto con G. Giarrizzo e G. Cacciatore, e (dal ) con G.
Cacciatore, E. Nuzzo e M. Sanna. Archivio di Storia della Cultura, diretto
dal con D. Conte e E. Massimilla.
Civiltà del Mediterraneo: I serie, diretta con G. Galasso e S. Moscati; II
serie 2002 …, diretta con F. Lomonaco. Una biografia , su pontaniana.unina. 18 settembre .
Curriculum su filosofia.unina. Tessitóre, Fulvio, in Treccani Enciclopedie Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
TESTA. (Borgonovo Val Tidone). Filosofo. Nasce nella
nobile famiglia Testa dal giudice Giuseppe e dalla madre N.D. Vittoria
Brigidini. Viene battezzato nella Chiesa della Collegiata alla presenza dei genitori e del conte Andrea
Arcelli, padrino e parente di Alfonso. Fu Sacerdote, rifiutò la cattedra
filosofica a Pisa e preferì lavorare a Parma,
divenendone presidente dell'area filosofica. Fu deputato al Parlamento
Sabaudo. Alfonso Testa. Storia di un povero pretazzuolo di Fausto Chiesa,
pubblicato dalla Lir (Libreria internazionale Romagnosi) di Piacenza Alfonso Testa, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Alfonso Testa, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Alfonso Testa, su
storia.camera, Camera dei deputati.
THAULERO. (Roma). Filosofo. Abruzzese,
figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio teramano, e di donna Maria
Clemente. Conseguì la maturità classica al Liceo "Massimo" di Roma.
Si iscrisse nel 1948 alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università "La
Sapienza" di Roma, dove si laureò a pieni voti con una tesi in Filosofia
del Diritto, Una metodologia cristiana del diritto, relatore Giorgio Del
Vecchio e ottenne il Diploma di perfezionamento con lode in Filosofia del
Diritto nella Scuola di Perfezionamento di Filosofia del Diritto dell'Roma, con
la tesi La fictio juris in Bartolo da Sassoferrato, relatore Widar Cesarini
Sforza. Assistente volontario di Giacomo Perticone, ordinario di Storia
contemporanea a Scienze politiche, usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung
che gli consentì lunghe permanenze di studi in Germania per approfondire i suoi
studi sulla problematica dei valori. Luigi Sturzo gli affidò insieme a
Mario d'Addio la direzione del Bollettino di Sociologia, poi divenuto nel 1956
la rivista Sociologia, divenendo uno dei maggiori collaboratori dell'Istituto
creato dal fondatore del Partito Popolare Italiano. Inviato al terzo Congresso
Mondiale di Sociologia di Amsterdam (1956), fu fra i fondatori della Società
Italiana di Scienze Sociali. Conseguì nel 1965 la libera docenza in
Filosofia Morale e ricoprì vari incarichi presso il Magistero e la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell'Salerno. Vinse il concorso a cattedra per Filosofia
Morale del Magistero di Salerno. Morì in un incidente automobilistico
insieme alle figlie Maria Gabriella e Maria Elisabeth. Gli è stata
intitolata la scuola elementare di Cologna Spiaggia (Roseto degli
Abruzzi). Opere Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, Giuffré,
Milano, Seconda attesa, Neri Pozza, Vicenza (edizione postuma). Il mare ha
voce, ha voce il vento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (edizione
postuma). Opera omnia di Vincenzo Filippone-Thaulero: Volume I, Il darsi
dell'Origine nell'esperienza sociale e religiosa, V. Filippone-Thaulero, R.
Pezzimenti, V. Di Marco, Studium Edizioni, Roma
Saggi e articoli Il terzo Congresso Mondiale di Sociologia (Amsterdam6),
in Bollettino di Sociologia dell'Istituto Luigi Sturzo, Intorno al concetto di sociologia generale, in
Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré, Milano, Il
problema del risentimento in Max Scheler, in Sociologia, Bollettino
dell'Istituto Luigi Sturzo, N. 1, A. Giuffré, Milano, Scienze sociali e
Sociologia, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, AnnoA. Giuffré,
Mi-lano, La Sociologia storicista di L. Sturzo e alcuni riferimenti alle teorie
sociologiche moderne, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A.
Giuffré, Mi-lano, Razionalità e storia nella sociologia sturziana, in Civitas, L'autorità
in Max Weber, in Sociologia, gennaio-dicembre, Il problema dell'autorità in Max
Scheler, in Autorité et Liberté, Atti del IV Convegno di Cultura Europea,
Bolzano, Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, in Rivista di
Sociologia Anno I, N. 1, Roma Società e cultura nel pensiero di Max
Scheler, I, Giuffré, Milano, Conoscenza
e sociologia, in Rivista di Sociologia, Appunti per la XXXVII settimana sociale
dei cattolici d'Italia, in Rivista di Sociologia, Note sulla VIII Conferenza di
sociologia religiosa, in Rivista di Sociologia, n. 7, maggio-agosto 1965.
Cristianesimo e storia, in Rivista di Sociologia, Riflessioni su pregiudizio e
religione, in Rivista di Sociologia,
Roma, Metafisica della scienza e sociologia, in Rivista di Sociologia,
Roma, Analisi culturale ed ecumenismo, in Rivista di Sociologia, Roma, Religione
e pregiudizio (in collaborazione con O. Klineberg, T. Tentori, F. Crespi),
Cappelli, Bologna, Il problema di
un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia, Il problema di un'antropologia filosofica,
Guida, Napoli, Corso di lezioni ciclostilate, con la traduzione, in appendice,
di un testo di Max Scheler). Religione e pregiudizioAnalisi di contenuto dei
libri cattolici di insegnamento religioso in Italia e in Spagna, Cappelli,
Bologna, Nota introduttiva a Nicolai Hartmann, Etica I, Fenomenologia dei
costumi, in Esperienze, Osservazioni in margine ad una ricerca su pregiudizio e
religione, in Rivista di sociologia, Società e cultura nel pensiero di Max
Scheler, II, Giuffré, Milano, Prospettive
culturali e sociologiche dell'impegno sociale (Relazione tenuta alla Consulta
dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù di Azione Cattolica). Un
nuovo indirizzo storiografico nella analisi della struttura socioeconomica
meridionale (Relazione tenuta in occasione del convegno Ignazio Rozzi e
l'agricoltura meridionale, Teramo, promosso dal Centro di Studi Storici Abruzzo
Teramano), in Rivista di Sociologia, Riflessione sull'Università televisiva, in
Informazione Radio TV. Studi, documenti e notizie, Speciale Televisione e
Istruzione, RAI, Sociologia ed esperienza religiosa e politica in Luigi Sturzo,
in Ricerche di Storia sociale e religiosa. Discendente del Beato Johannes
Thauler Centro studi
Filippone-Thaulero Vincenzo Di Marco in
occasione della pubblicazione de "Il darsi dell'origine nell'esperienza
sociale e religiosa" Il Tempo, V.
Mathieu, Vincenzo Filippone-Thaulero, Salerno, G. De Rosa,Vincenzo
Filippone-Thaulero in V. Filippone-Thaulero, Seconda Attesa, Vicenza, G. De
Rosa, La storia che non passa: diario politico, Soveia Mannelli, G. Savarese,
Presentazione in V. Filippone-Thaulero, Il mare ha voce, ha voce il vento,
Roma, Centro studi Filippone-Thaulero, su centrostudifilipponethaulero.wordpress.com.
TILGHER. (Resìna). Filosofo. Nato da padre vetraio
tedesco e madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e collaboratore di
Ernesto Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed esponente del
modernismo italiano), fino alla morte. Lavorò come bibliotecario
all'Alessandrina e collaborò ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il
Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. Le
sue principali opere sono: La crisi mondiale, Estetica, e La filosofia delle morali,
nella quale delinea la sua originale visione individualistica. Collaborò al
giornale satirico Il Becco giallo. Fu tra
i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da
Benedetto Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi scritti antifascisti,
la Stroncatura di Giovanni Gentile del 1925 che, soprattutto nell'ironico e
irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda con
l'eloquente frase, di ascendenza bruniana, «lo spaccio del bestione
trionfante». Operò anche come critico
letterario e teatrale: fu tra i primi a notare l'originalità del teatro
pirandelliano, nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime
fascista . In ambito filosofico, egli
affermò che non esiste una scienza morale unica bensì una pluralità di morali
che emergono da un fondo caotico in virtù di un'iniziativa che in parte è
creatrice di valori e in parte effetto di coincidenze casuali, anche se
fortunate. In Tilgher riaffiora il dualismo manicheo di bene e di male, ribelle
a ogni composizione dialettica propria a ogni comodo, quanto illusorio e
superficiale ottimismo. Considerò mitico, utopistico, il concetto del progresso
che non considera come altrettanto reali "il regresso, la caduta e la
colpa". Nella nota Antologia dei
Filosofi Italiani del dopoguerra, pubblicata nel 1937, oltre a suoi testi
incluse brani tratti dalle opere di Antonio Aliotta, Ernesto Buonaiuti, Julius
Evola, Piero Martinetti, Costanzo Mignone, Emilia Nobile, Giuseppe Rensi. A Ercolano gli è stato intitolato l'Istituto
d'Istruzione Superiore. Opere Arte,
Conoscenza e Realtà, Torino, Bocca, 1911 Teoria del Pragmatismo trascendentale,
Torino, Bocca 1915 Filosofi antichi, Todi, Atanor, 1921 La crisi mondiale e
Saggi di socialismo e marxismo, Bologna, Zanichelli, Voci del tempo, Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, Relativisti contemporanei, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Studi sul Teatro contemporaneo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Ricognizioni,
Roma, Libreria di Scienza e Lettere, La scena e la vita, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, 1925 Lo Spaccio del Bestione trionfante. Stroncatura di
Giovanni Gentile. Un libro per filosofi e non filosofi, Torino, Gobetti, con un
saggio di Antimo Negri, La Mandragora, Prefazione di Gabriele Turi, Roma,
Storia e Letteratura, La visione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Giordano, Saggi di etica e di
filosofia del diritto, Torino, Bocca, 1928 Homo faber, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, col titolo Storia del concetto di lavoro nella civiltà
occidentale, Firenzelibri, 1983. La poesia dialettale napoletana, Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, Estetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Etica di
Goethe, Roma, Maglione, Filosofi e Moralisti del Novecento, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, Studi di poetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Cristo
e Noi, Modena, Guanda, Critica dello Storicismo, Modena, Guanda,Antologia dei
filosofi italiani del dopoguerra, Modena, Guanda, Filosofia delle Morali, Roma,
Libreria di Scienza e Lettere, Moralità. Punti di vista sulla vita e sull'uomo,
Roma, Libreria di Scienza e Lettere,Le orecchie dell'aquila. Studio sulle fonti
dell'attualismo di Giovanni Gentile, Roma, Religio, La filosofia di Leopardi,
Roma, Religio, Raoul Bruni, Torino, Aragno,
(con l'aggiunta di altri scritti leopardiani mai riuniti in volume), Il casualismo critico, Roma, Bardi, Mistiche
nuove e Mistiche antiche, Roma, Bardi, 1946 Tempo nostro, Roma, Bardi, 1946
Diario politico Liliana Scalero, Roma, Atlantica Editrice, 1946. Marxismo
socialismo borghesia, Firenzelibri, Carteggio Croce-Tilgher, Alessandra Tarquini,
Bologna, Il Mulino, Pirandello, con
testi di Antonio Gramsci, Pisa, Scuola Normale Superiore, Alberto Einstein, S.
Trappetti e F. Secci, Dalia Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione, Adriano
Tilgher, su Liber Liber, 6 marzo . 21 agosto .
Spaccio della bestia trionfante è un'opera del filosofo Giordano Bruno,
costituita da tre dialoghi di argomento morale, pubblicata a Londra. Le bestie
trionfanti sono i segni delle costellazioni celesti, rappresentate da animali:
è necessario «spacciarle», ovvero cacciarle dal cielo in quanto rappresentano
vecchi vizi che occorre sostituire con moderne virtù. Adriano Tilgher Una nota dell'OVRA su un presunto tentativo
di contestare Pirandello nella tournée in Argentina "si riferisce una
grave dichiarazione confidenziale fatta dal noto letterato antifascista Adriano
Tilgher all'On. Bruno Cassinelli, dichiarazione che rileva non solo l'animosità
biliosa del Tilgher contro Pirandello ma anche e soprattutto un piano
prestabilito da oltre tre mesi da rinnegati contro degli italiani che si
apprestano a far conoscere ai nostri connazionali in Argentina, le ultime
novità letterarie degli autori italiani". Luigi Sedita, Pirandello,
l'apolitico spiato, Belfagor, che riproduce la nota, sottolinea l'enfasi
negativa con cui in essa si presenta il <<noto letterato antifascista
Adriano Tilgher>> e con cui ci si sofferma "soprattutto sul suo
perdurante <<odioso atteggiamento di sfida e di ribellione al
fascismo>>. E significativo, alla luce degli studi di Canali, che il
tramite tra la polizia politica e Adriano Tilgher sia stato l'on. Bruno
Cassinelli (...) Cassinelli divenne amico di Pirandello che ne parla con
deferenza in due lettere alla Abba del '33 e del '36". Adriano Tilgher in Dizionario Biografico
degli Italiani Giuseppe Rensi ,
Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte,
Napoli, Orthotes, Istituto d'Istruzione Superiore Adriano Tilgher, su adrianotilgher.edu.
Gianni Grana, Tilgher critico, in , Letteratura italiana. I critici, V, Marzorati, Milano; R. Laz., «TILGHER,
Adriano», in Enciclopedia ItalianaII Appendice, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1949. il 6 dicembre . Livia Tilgher, Adriano
Tilgher com'era, Napoli, Edizioni del delfino, 1978. Ernesto Buonaiuti Modernismo teologico Manifesto
degli intellettuali antifascisti Traccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Adriano
Tilgher, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Adriano Tilgher, su Liber Liber. Opere di Adriano Tilgher, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Adriano Tilgher.
TIMOSSI. (Genova). Filosofo. Ha
compiuto i suoi studi presso l'Genova, dove ha conseguito la laurea in
Filosofia. Ha svolto attività di ricerca e di insegnamento seminariale presso l'Ateneo
genovese. I suoi principali interessi sono rivolti alle cosiddette
"questioni di frontiera", che riguardano la filosofia, la teologia,
la storia della scienza, l'epistemologia e la religione. In questo ambito, si
propone di dimostrare la possibilità di una nuova metafisica cognitiva e in
particolare di una rinnovata teologia naturale o filosofica che proceda dai
rivoluzionari risultati e dalle conoscenze della scienza contemporanea. È
inoltre noto per i suoi studi critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha
pubblicato uno dei manuali introduttivi più letti in Italia ("Imparare a
ragionare. Un manuale di logica", Marietti). Dal è Presidente del Consiglio Scientifico della
Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (con Presidente
onorario il fisico Ugo Amaldi) e dal
membro del Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo
di Torino. È accademico corrispondente della Accademia Ligure di Scienze e
Lettere. Oltre a numerosi articoli su quotidiani e riviste specializzate,
ha pubblicato saggi per case editrici di rilevanza nazionale. Dio è possibile? Il problema dell'esistenza
di un'Entità superiore, Padova, Muzzio, Dio e la scienza moderna. Il dilemma
della prima mossa, Milano, A. Mondadori, Prove logiche dell'esistenza di Dio da
Anselmo d'Aosta a Kurt Gödel. Storia critica dell'argomento ontologico, Milano,
Marietti, L'illusione dell'ateismo. Perché la scienza non nega Dio,
presentazione del cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo metropolita di Genova e
presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cinisello Balsamo, San Paolo, Imparare a ragionare. Un manuale di logica,
Milano, Marietti, Decidere di credere. Ragionevolezza della fede, Cinisello
Balsamo, San Paolo, Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo moderno, Torino,
Lindau, . Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede cristiana nel mondo
contemporaneo", Cinisello Balsamo, San Paolo, Credere per scommessa. La
sfida di Pascal tra matematica e fede, Bologna , Marietti 1820Centro Editoriale
Dehoniano
Tincari, persio. Philosopher of law,
Bergamo.
TODERINI. (Venezia). Flosofo. Figlio di
Domenico Maria e di Anna Maria Cestari, discendeva dai conti palatini
Gagliardis dalla Volta. Letterato, pubblicò la monografia in tre tomi
Letteratura Turchesca, tradotta anche in francese, frutto di una lunga
permanenza a Costantinopoli. La vasta opera merita di essere ricordata in
quanto fu la prima trattazione occidentale di storia della letteratura
turca[senza fonte]. Tra gli altri scritti, in particolare di erudizione e di
filosofia morale, si ricordano la Filosofia frankliniana delle punte
preservatrici dal fulmine, particolarmente applicata alle polveriere, alle
navi, e a Santa Barbara in mare del 1771 e L'onesto uomo ovvero saggi di morale
filosofia dai principii della ragione del 1781. Toderini è ricordato nel
libro I Dogi di Venezia nella vita pubblica e privata di Andrea da Mosto
(Giunti Martello ed. 1977): «[...] La Dogaressa Pisana morì con gran
dolore del Doge il 10 marzo 1769 "circa le hore ventidue colta da una
gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosa malattia
sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si conservò così fresca e
rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolce riposo. Fu
solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comune dei Mocenigo.
Il Doge la seguì il 31 dicembre 1778, dopo nove giorni di malattia in seguito a
una infezione determinata da una risipola alla gamba sinistra. Ai solenni
funerali fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e Paolo venne commemorato da
Pietro Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di San Rocco, cui apparteneva,
dall'abate Giambattista Toderini[...].» Note Cfr. G.Toderini, Letteratura turchesca, tt.
3, presso G. Tosti, Venezia 1787 Idem,
De la litterature des Turcs, 3 voll., Poincot, Paris 1789. Cfr. Le sue opere registrate dal «Sistema
Bibliotecario Nazionale»
Trapaninapola da –
Tocco: Felice Tocco (Catanzaro), filosofo. Studiò
all'Napoli con Bertrando Spaventa e in quella di Bologna, allievo di Francesco
Fiorentino. Insegnante di antropologia a Roma, divenne professore di Storia
della filosofia a Pisa e poi a Firenze. Si
pose, nelle sue Ricerche platoniche, il problema della cronologia degli scritti
platonici mentre, nella sua monografia su Giordano Bruno, negò che il filosofo
di Nola potesse essere considerato un "martire del libero pensiero",
quanto piuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle teorie
filosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto ai suoi
tempi. Contribuì alla pubblicazione delle opere latine di Bruno, individuandone
tre fasi di sviluppo: una fase neoplatonica, una fase panteistica e una
atomistica. Fu sostenitore del
neokantismo, rifiutando ogni costruzione metafisica e privilegiando le esigenze
della ragione pratica. Opere Ricerche
platoniche, Catanzaro; L'eresia nel Medioevo, Firenze Le Opere latine di
Giordano Bruno esposte e confrontate con le italiane da Felice Tocco (R.
Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze); Le Fonti
più recenti della filosofia del Bruno. Nota del socio Felice Tocco, 1892 in
"Rendiconti della R. Accad. dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche
e filologiche", 1, fasc. 7/8. 1892;
Le opere inedite di Giordano Bruno. Memoria letta all’Accademia di scienze
morali e politiche della Società Reale di Napoli dal socio Felice ToccoStudi
francescani, Napoli; Studi kantiani, Palermo. Simonetta Bassi, «Francesco
Fiorentino e Felice Tocco » in Il contributo italiano alla storia del
PensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Massimo Ferrari, I dati dell'esperienza. Il
neokantismo di Felice Tocco nella filosofia italiana tra Ottocento e Novecento,
Firenze, Leo S. Olschki, Giulio Raio , Lezioni su Kant di Felice Tocco: Studio
ed edizione, Napoli, Liguori Editore, 1Felice Tocco, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Felice Tocco, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Felice Tocco, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Felice Tocco, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Felice Tocco, .
Opere di Felice Tocco, su Progetto Gutenberg.
Tocco, Felice, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
TOLOMEI. (Pistoia), filosofo.
Appartenente alla Compagnia di Gesù. Nato a Villa Camberaia tra Pistoia e
Firenze fu di nobili origini. All'età di quindici anni fu mandato a studiare a
Firenze dove studiò legge presso l'Pisa. Il 18 febbraio 1673 entrò a far parte
dell'ordine dei Gesuiti e venne ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undici
lingue tra le quali latino, greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico e
francese. Iniziò la sua carriera teologica esponendo le Sacre scritture
nelle letture pubbliche presso la Chiesa del Gesù a Roma. All'età di trent'anni
venne eletto alla carica di procuratore generale dell'Ordine dalla
Congregazione Generale, ufficio che tenne per cinque anni, fino a quando cioè
non ottenne la cattedra di filosofia al Collegio Romano. Opere Le sue
letture, che ebbero sempre un vasto uditorio, vennero poi date alla stampa nel
1696 con il titolo Philosphia mentis et sensuum, nella quale, pur nel pieno
rispetto dell'aristotelismo, accolse gran parte delle scoperte naturalistiche
della sua epoca, esponendole nelle sue lezioni. Le letture vennero ristampate
nel 1698 in Germania dove ottenne l'encomio dell'Accademia di Lipsia e del celebre
filosofo Leibniz. Insegnamento Successivamente ottenne la cattedra di
teologia alla Pontificia Università Gregoriana (allora ancora Collegio Romano)
e rinnovò le tematiche relative alla controversia sul concetto di dogma già
iniziate dal cardinal Bellarmino circa un secolo prima. Le letture relative a
queste lezioni furono tutte redatte in un manoscritto di ben sei volumi in
folio che tuttavia non vennero mai pubblicati dall'autore. Eletto
successivamente rettore del Collegio Romano e del Collegio Germanico, ricoprì
contemporaneamente la carica di Consultore presso la Congregazione dei
Riti. La nomina a cardinale Venne con sua sorpresa nominato cardinale da
papa Clemente XI ed ottenne il titolo di Santo Stefano al Monte Celio. Chiamato
al servizio del Pontefice per giudicare gli errori in materia di dogmatica si
occupò della pronuncia di condanna dell'eresia del teologo francese, esponente
del giansenismo Pasquier Quesnel. In qualità di cardinale fu uno degli
elettori del conclave di nomina di papa Innocenzo XIII e di Benedetto
XIII. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons
contiene immagini o altri file su Giovanni Battista Tolomei Giovanni Battista Tolomei, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Battista Tolomei, su Find a Grave. Opere di Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. David M. Cheney, Giovanni Battista Tolomei, in Catholic
Hierarchy. Giovanni Battista Tolomei
nell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, su unigre.
Tolomèi, Giovanni Battista, in TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
TOMATIS (Carrù). Filosofo. Iinsegna alla
Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli Studi di Salerno come Professore
in Filosofia teoretica. Francesco Tomatis ha studiato nelle Torino,
Heidelberg, Perugia e Macerata. Laureatosi in Filosofia teoretica all'Torino
con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991), dottore di ricerca all'Perugia
(1994), seguito da Giovanni Ferretti e Giuseppe Riconda, di cui è stato
assistente all'Torino dal 1995 al 2002, è stato borsista del Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson (1995-1998), ricercatore della Alexander
von Humboldt-Stiftung all'Freiburg im Breisgau (1997), Professore allo Studio
teologico interdiocesano di Fossano (1991-2001) e professore ospite in alcune
Università europee e americane (Madrid, Córdoba, Mendoza..). È membro dei
comitati scientifici del Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson di
Torino, della Fondazione centro studi Augusto Del Noce di Savigliano,
dell'Accademia estetica internazionale di Rapallo, dell'Istituto Xavier
Tilliette, della Internationale Schelling-Gesellschaft. Nel 1987 ha
fondato a Cuneo il Seminario angelus novus. Nel 1991 ha fondato con Massimo
Cacciari, Massimo Donà, Romano Gasparotti, Sergio Givone, Margherita Petranzan,
Carlo Sini e Vincenzo Vitiello la rivista “Paradosso”. Dal 1995 scrive sulle
pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile delle vallate
occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”, di cui è collaboratore dal 1998, e dal 2005
collabora a “La Rivista del Club alpino italiano”. Dal è garante scientifico internazionale
dell'associazione Mountain Wilderness International. Dal 2008 è istruttore di
Kung Fu classico cinese, frequentando la Scuola Kung Fu Chang dal 1994, allievo
diretto dei maestri Ignazio Cuturello e Roberto Fassi. Pensiero Ha
dedicato le sue ricerche al pensiero di Friedrich Schelling, Friedrich
Nietzsche, Martin Heidegger in ambito tedesco, di Luigi Pareyson e Luigi
Einaudi in quello italiano, di Lao Tzu e Yang Chengfu nel cinese, approfondendo
in particolare il problema ontologico della libertà e del male, del tempo e
dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poi elaborato una filosofia
esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna, che intende l'esistenza
come esperienza personale della verticalità del limite, e una filosofia
ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attenta alla teologia
cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese. Opere Kenosis del
logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Prefazione di Xavier
Tilliette, Città Nuova Editrice, Roma,Ontologia del male. L'ermeneutica di
Pareyson, Presentazione di Piero Coda, Città Nuova Editrice, Roma, L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da
Anselmo a Schelling, 2ª ed., Roma, Città Nuova Editrice, pareysoniana, Trauben, Torino, Pareyson. Vita,
filosofia, , 2ª ed. ampliata, Morcelliana, Brescia, Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova
Editrice, Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo,
Filosofia della montagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold
Messner, 3ª ed., Milano, Bompiani, Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo
dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Prefazione di Piero Coda, Bompiani,
Milano, Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Prefazione di
Giovanni Reale, Bompiani, Milano, Verso la città divina. L'incantesimo della
libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova Editrice, Roma, , Corpo e preghiera. La
Via del T'ai Chi Ch'üan, con I. Cuturello, R. Fassi, D. Magni, 2ª ed., Roma,
Città Nuova Editrice, La via della
montagna, Bompiani, Milano, Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà,
ambiguità, Mursia, Milano, Giuseppe Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del
bene, Città Nuova Editrice, Roma, Bruno Forte, Vincenzo Vitiello, La vita e il
suo oltre. Dialogo sulla morte, Città Nuova Editrice, Roma, Luigi Pareyson,
Iniziativa e libertà, Mursia, Milano, Mauro Baudino, White-out, Museo Nazionale
della Montagna, Torino, 2006, 48
88-7376-024-4 Friedrich Nietzsche, Su verità e menzogna, Bompiani, Milano,
Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling,
Sui principi sommi. Filosofia della rivelazione 1841/42, Bompiani, Milano, ,Luigi
Pareyson, Prospettive di filosofia moderna e contemporanea, Mursia, Milano , Recensioni
Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X.
Tilliette, Città Nuova, Roma 1994, 384
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(«La Stampa Web», 16.1.2006, lastampa), G. Pulina («Girodivite», girodivite),
A. Rigobello («L'Osservatore romano», ]. Come leggere Nietzsche,
Bompiani, Milano [recensito da: M. Schoepflin («Jesus», ), M. Del Vecchio
(«Diorama letterario», 282, 2007, 30–31), G. Pulina («Recensioni filosofiche»,
29.12.2006, recensionifilosofiche)]. Dialogo dei principi con Gesù
Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano 2007, 160
[recensito da: M. Iacona («Secolo d'Italia», 7.11.2007, p.9), E. Billò
(«L'Unione monregalese»), G. A[schero] («La Guida»), M. Schoepflin («Giornale
di Brescia»), M. Schoepflin («Avvenire», 19.3.2008), D. Monaco («Filosofia e teologia»,
2Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Pref. di G. Reale,
Bompiani, Milano [recensito da: G. Giorello
(«Corriere della Sera. Magazine», E.
Castagna («Avvenire», M. Iacona («Il Borghese», ), A. Torno («Corriere della
Sera», )]. Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in Luigi
Einaudi, Città Nuova, Roma , 304
[recensito da: F. Chittolina («La Guida», 21.10., p.63); [M. Schoepflin]
(«Il Giornale di Brescia», 5.11., p.64); G. Tarantino («Secolo d'Italia»,
6.11., p.9); M. Iacona («Il Giornale d'Italia», D. Monaco («L'occhio», F. Chittolina («La Voce
del Popolo», 4.12., p.6); F. Ranucci («Conquiste del lavoro», 29.12., p.4);
[...] («Jesus», gennaio , p.110); S. Bondi («Panorama», 29.2.); E. Di Nuoscio
(«Europa», 4.5., 1 e 9); D. Anghilante («Ousitanio vivo»,9); F.S. Festa, («»,
,// ); G. Bartoli («Dialegesthai», 10.7.,//mondodomani.org/dialegesthai/; D.
Monaco («Filosofia e teologia», , 1,
];Lubrano («Il Nostro Tempo», 20.10., p.14)]. Note Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson Studio teologico interdiocesano di
Fossano Accademia estetica internazionale
di Rapallo Istituto Xavier Tilliette
Ousitanio VivoIl Giornale La
Rivista del Club alpino italiano Prof.
Francesco Tomatis curriculum, pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina
docente nel sito dell'Università degli Studi di Salerno.
TOMITANO. (Padova). Filosofo. Fondatore di
accademie letterarie, autore di commenti alle opere di Aristotele e autore di
scritti di logica, alcuni dei quali ancora inediti. Nacque a Padova da una famiglia originaria di
Feltre. Frequentò i corsi di filosofia e medicina all'Padova e si laureò in
ambedue le discipline nel 1535, appena diciottenne. Nel 1539 fu deputato dal
Senato Veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla "Scuola di
logica" dell'Università, incarico che conservò fino al 1563. Nel periodo
in cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, con Sperone Speroni,
Pietro Bembo, Jacopo Sadoleto, Paolo Giovio, Bernardo Navagero, Girolamo
Fracastoro e Aldo Manuzio, e fece parte dell'Accademia degli Infiammati, il cui
proposito era scrivere "compiutamente" in lingua italiana e lingua
veneta; le discussioni all'accademia degli Infiammati sono alla base dei
Quattro libri de la lingua thoscana. Scrisse anche due brevi dissertazioni
matematiche: il Moisè-Geometria (1550), la dimostrazione del teorema "due
rette possono avvicinarsi all'infinito senza mai unirsi", intuito dal
profeta ebreo per Grazia divina, e Introductio Cosmographiae, lezioni di
geometria a fondamento della cosmografia tolemaica . Fu accusato dal Santo
Uffizio veneto di eresia per un'opera, divulgata a suo nome nel 1547 intitolata
Espositione letterale del testo di Mattheo Evangelista, traduzione della
parafrasi di Erasmo da Rotterdam al Vangelo secondo Matteo. Tomitano dimostrò,
con due scritti, che quell'opera non era sua, ma edita a sua insaputa da un
"nobile signore N., con cui era assai famigliare". Fu creduto e
assolto, ma da allora in poi i suoi scritti divennero alquanto
conformisti. Nel 1563 non ottenne la
cattedra di "ordinaria filosofia" a cui aspirava. Deluso lasciò
Padova e si trasferì con la famiglia a Venezia dove esercitò con successo la
professione di medico. L'opera più importante del periodo veneziano, a parte la
biografia di Astorre Baglioni, furono il De morbo gallico in due libri, e il
carme encomiastico Thetis in onore di Enrico III di Francia nominato anche re
di Polonia (1573). Opere: Introductio ad
Sophisticos Elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorum
paralogismorum per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit in
Elenchis. Quam methodum B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotele
nuper invenit. Adiecta sunt Famigerata veterum Sophismatum exernpla, ad
exercitationem adolescentium, Venezia Ragionamenti della lingua Toscana, doue
si parla del perfetto oratore, & poeta uolgari, dell'eccellente medico
& philosopho Bernardin Tomitano, diuisi in tre libri. Nel primo si pruoua
la philosophia esser necessaria allo acquistamento della rhetorica &
poetica. Nel secondo si ragiona de i precetti dell'oratore. Et nel terzo, delle
leggi appartenenti al poeta, & al bene scriuere, si nella prosa, come nel
uerso, Venezia, Giovanni de Farri & fratelli, Nuova ediz. Quattro libri
della lingua thoscana di M. Bernardino Tomitano. Oue si prova la philosophia
esser necessaria al perfetto oratore, & poeta con due libri nuouamente
aggionti, de i precetti richiesti a lo scriuere, & parlar con eloquenza,
Padoua, Lorenzo Pasquati, 1569. Sonetti e Canzoni, in Rime diuerse di molti
eccellentiss. autori nuouamente raccolte. Libro primo, con nuoua additione
ristampato, Venezia Gabriel Giolito De Ferrarii, Esposizione letterale del
testo di Mattheo Evangelista, Venezia, 1547 Sopra le Pistole di S. Paolo,
Venezia, 1550 Moisè. Geometria, Mantova 1550 Introductio Cosmographiea, Venezia
1551 Prediche del reuerendissimo monsignor Cornelio Musso, vescouo di Bitonto,
fatte in diuersi tempi, et in diuersi luoghi. Nelle quali si contengono molti
santi euangelici precetti, non meno utili, che necessarij alla interior fabrica
dell'huomo cristiano. Con la tauola delle cose più notabili in esse contenute,
Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli, 1554 Oratione recitata per
nome de lo Studio de le Arti padovano ne la creatione del Serenissimo Principe
di Vinetia M. Marcantonio Trivisano, Venezia,Clonicus, sive de Reginaldi Poli
laudibus, Venezia Consiglio sopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M.
Francesco Longo del Clarissimo M. Antonio, Padova 1556 Corydon, sive de
Venetorum laudibus, et Carmen ad Laurentium Priolum Venetorum Principem,
Venezia 1556 G. Breznicio . Animadversiones aliquot in primum librum
Posteriorum Resolutoriorum. Contradictionum solutiones in Aristotelis et
Averrois dicta, in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. In novero Averrois
Quaesita demonstrativa Argumenta, Venezia,Consiglio de l'eccell. m. Bernardino
Tomitano sopra la peste di Vinetia l'anno 1556, Padova, appresso Gratioso
Perchacino, 1556 De morbo gallico, in 2 voll, Venezia 1567 Vita e fatti di
Astorre Baglioni Quattro libri della lingua thoscana, ove si prova la
philosophia esser necessaria al perfetto oratore et poeta con due libri
nuovamenti aggionti dei precetti richiesti a lo scrivere et parlar con
eloquenza, Padova 1570 Thetis. In adventu Regis Henrici III Galliae
Christianissimi et IV Poloniae Serenissimi ad felicissimam Venetiarum urbem,
Venezia, Ziletti 1574 Note Aristotelis
Opera omnia. Cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones B.
Tomitani. Et alia plura. Venetiis, apud Iuntas, I primi due libri sono tesi a
dimostrare che la filosofia è necessaria all'oratore e al poeta. Il terzo libro
ha per argomento i precetti della retorica necessari alla scrittura e
all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato alla prosa d'arte ("locutione
oratoria, et de' suoi ornamenti, con la ragion de i motti, facetie et
apologi"). Antonino Poppi. Ricerche
sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento,
Soveria Mannelli, Rubbettino editore, Ricerche sulla teologia e la scienza
nella Scuola padovana del Cinque e SeicentoAntonino PoppiGoogle Libri. Oratione prima alli Signori de la S. Inquisitione
di Venetia, Padova 1556, e Oratione seconda alli Signori medesimi, Venezia,
1557. Quest'opera è nominata solo da
Anton Francesco Doni nella sua Prima Libraria, un repertorio dei libri italiani
stampati.L'opera del Tomitano, pertanto, deve essere stata scritta. È una
biografia in otto libri su Astorre Baglioni, il capitano ucciso con Marcantonio
Bragadin a Famagosta. L'opera, composta tra il 1572 e il 1576, rimase ignota ai
contemporanei del Tomitano ed è in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono
stati stampati solo alcuni brani a metà del XIX secolo. Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana di Girolamo Tiraboschi, della Compagnia di Gesù, bibliotecario del
serenissimo Duca di Modena, Firenze, Molini e Landi, Marco Pecoraro, Tomitano,
Bernardino, in Vittore Branca , Dizionario critico della letteratura italiana,
Torino, UTET, Bernardino Tomitano, su sapere, De Agostini. Opere Aulo Greco, Enciclopedia
dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TORLONIA. (Roma), filosofo. Secondogenito
del duca Marino e di Anna Sforza Cesarini, figlia del VI principe di Genzano
Francesco. Apparteneva a una delle più facoltose famiglie nobiliari romane; il
padre, duca di Poli e di Guadagnolo, era titolare del feudo di Bracciano e
viveva a Roma nel palazzo Torlonia, già Núñez, in via Bocca di Leone. Anna
Sforza Cesarini aveva portato in dote una villa a Frascati, già appartenuta ai
Ludovisi. Giovanni Torlonia sposò
Francesca Ruspoli, figlia di Bartolomeo e nipote del III principe di Cerveteri Francesco;
dal loro matrimonio nacque Clemente (1852-1899). Fabio Nannarelli, amico intimo e primo
biografo di Giovanni Torlonia, così lo descrive: I capelli castani, abbondanti
e finissimi, il pallore e la gracilità del volto… Ma se la fronte era di filosofo,
l'occhio era d'artista, o meglio, di contemplatore… Svelto nella persona. Di
piccola statura, incedeva frettoloso a testa alta e pensierosa. Giovanni Torlonia si esprimeva con eleganza
in francese, inglese e tedesco e aveva studiato diligentemente il greco e il
latino, procurandosi una fastidiosa malattia agli occhi. Spirito avido di
conoscenze, fu attratto dalla chimica e dalla botanica. Nelle sue passeggiate
nella Campagna Romana raccoglieva e catalogava piante e fiori. Appassionato di
Archeologia, collezionava monete di epoca Romana e trascriveva antiche
iscrizioni. Fu socio della Pontificia Accademia di Archeologia. Pronunciò un
discorso in occasione del Natale di Roma del 1854. Religioso fervente, è stato
introdotto da Monsignor Carlo Passaglia allo studio della Patrologia e delle
Sacre scritture. La famiglia Torlonia lo tollerava, ma lo considerava
visionario e innovatore pericoloso. Da
Platone e da Plotino Giovanni Torlonia approdò alla filosofia tedesca, a Kant e
a Fichte. Il pensiero filosoficoscrive Nannarelliche gli tornava in
contemplazione entusiastica, gli si faceva poesia. Giovanni Torlonia era in contatto con un
gruppo di poeti, suoi coetanei, oggi identificati come i Poeti della Scuola
romana che di sera si ritrovavano al caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in
Lucina (Palazzo Ruspoli). Scrive Nannarelli che Giovanni Torlonia, novello
Mecenate, aveva raccolto intorno a sé questo gruppo di giovani spinti dal
comune ideale di ricondurre l'arte poetica agli antichi splendori. Tra questi,
c'erano Domenico Gnoli, Ignazio Ciampi, Giovanni Battista Maccari, Teresa Gnoli
e il Nannarelli stesso. Scrive Domenico Gnoli:Egli volle riuniti idealisti e
classicisti, nella fiducia che, temperata la nebulosità metafisica degli uni e
la gretta sensibilità degli altri, e prendendo il meglio d'ambedue le scuole,
potesse scaturire a grado a grado un'arte nazionale o universale, profonda e
intima d'idea e di sentimento, nitida, elegante di forma. Poeta anch'egli, scrisse versi sull'amore,
sui fiori, sulla contemplazione del Divino. Amava la poesia di Schiller,
Goethe, Lenau e soprattutto di Leopardi. Declamava Dante e Tasso. Il suo primo
poemetto, Versi, del 1853, ha meritato le lodi di Gregorovius. Suoi versi
apparvero nella Raccolta di poesie I fiori della campagna romana, stampata a
Firenze e nella Strenna Romana, del 1858, che egli curò insieme a Paolo Emilio
Castagnola. Dedicò versi alla poetessa all'improvviso Giannina Milli e a Teresa
Gnoli. Ha dedicato un sonetto anche a Giovanna Massani, moglie di Luigi Lezzani. Giovanni Costa, Trebbiatura nella campagna
Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio Astronomico,
Giovanni Torlonia aprì a sue spese una scuola rurale elementare. Straordinario
precursore della alfabetizzazione delle classi povere, con Giuseppe Bondino
aveva creato una Associazione promotrice delle scuole di campagna. A questa
scuola rurale privata Giovanni Torlonia dedicò una poesia in latino, pubblicat,
sull’Album, giornale letterario e di belle arti. La salute cagionevole di Giovanni Torlonia
ebbe riflessi nefasti, sia sul destino della scuola rurale di Monte Mario, sia
sul gruppo dei Poeti della Scuola romana. Fabio Nannarelli accorse al capezzale
di Giovanni Torlonia: lo udì recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; lo udì
citare Platone e filosofi della scuola tedesca. Giovanni raccomandò alla moglie
di mandare il figlio Clemente al Collegio di Marina di Genova. Fabio Nannarelli
tentò di raccogliere intorno a sé i Poeti della Scuola romanache furono
decimati nel numero, per le morti precocima nel 1860 si trasferì a Milano.
Secondo le ferree disposizioni ricevute da Giovanni Torlonia, il suo cameriere,
Raimondo Coccioletti, distrusse tutte le carte dell'archivio personale. Non è
rimasto un ritratto, né una fotografia, del giovane duca Giovanni Torlonia. Ma
Domenico Gnoli conservava i manoscritti di tre poesie di Giovanni Torlonia,
inedite. Francesca Ruspoli Fabio
Nannarelli, op. cit. in . Silvio Negro,
Seconda Roma, Vicenza, Neri Pozza, Domenico Gnoli, op. citata in . Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per
l’Italia, 1907. Domenico Gnoli, I Poeti
della Scuola romana, Bari, Laterza, Fabio Nannarelli, Giovanni Torlonia,
Firenze, Le Monnier, Giuseppe Cugnoni, Vita di D. Giovanni Torlonia, Velletri,
Tip. di L. Cella, Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana, Bari, Laterza, Ferruccio Ulivi, I poeti della Scuola Romana
dell'Ottocento. Antologia, Bologna, Cappelli, Mariella Casini-Cortesi, Profilo
di Giovanni Torlonia, una scuola rurale a Monte Mario, in: Strenna dei Romanisti,
Fabio Nannarelli Paolo Emilio Castagnola Domenico Gnoli (poeta e storico) Poeti
della Scuola romana Ignazio Ciampi Teresa Gnoli Torlonia Elena Gnoli.
TORRICELLI (Roma). filosofo. Nato da
Gaspare Ruberti, originario di Bertinoro e tessitore, e Giacoma Torricelli,
faentina, Evangelista Torricelli rimase orfano in tenera età e trascorse
l'infanzia e l'adolescenza a Faenza, dove fu iniziato allo studio dallo zio
materno, Gian Francesco Torricelli (Don Jacopo, monaco camaldolese), parroco di
S.Ippolito, che curò la sua educazione primaria. Frequentò poi la scuola dei
Gesuiti, prima a Faenza e quindi a Roma, dove si avvicinò agli studi di
matematica, che approfondì sotto la guida di Benedetto Castelli, padre benedettino, rinomato professore di
matematica ed idraulica al Collegio della Sapienza, e illustre discepolo di
Galileo. L'11 settembre del 1632 Evangelista Torricelli scrisse a Galileo
Galilei una lettera di risposta a sue richieste a Benedetto Castelli, che
assente in quei giorni aveva lasciato allo studente il compito di segretario;
in tale lettera Torricelli colse l'occasione per presentarsi a Galileo, che
egli ammirava grandemente come cultore di astronomia e di matematica. Il vivere
da vicino le vicende del processo a Galileo indusse Torricelli a dedicarsi più
strettamente alla matematica nonostante padroneggiasse gli strumenti teorici e
fosse un abile costruttore di cannocchiali. Negli anni dal 1632 al 1641
egli lavorò e studiò a Roma con padre Castelli e poi divenne segretario di
Giovanni Ciampoli, un alto prelato e intellettuale devoto a Galileo, che
Torricelli seguì nei suoi incarichi governativi nelle Marche e nell'Umbria. Nel
1641 Castelli presentò a Galileo, nel suo ritiro ad Arcetri, il manoscritto
dell'opera di Torricelli dal titolo: De motu gravium suggerendogli di
impiegarlo come discepolo e assistente. Così fu e il 10 ottobre 1641 Torricelli
divenne assistente di Galileo, assieme a Vincenzo Viviani, e su domanda e
insistenza di Galilei si trasferì nella sua abitazione. Galileo morì
pochi mesi dopo.. Alla sua morte, il Granduca Ferdinando II de' Medici nominò
Torricelli suo successore come matematico del Granducato di Toscana, carica che
ricoprì fino alla morte, e divenne professore di matematica presso l'Accademia
fiorentina. Frontespizio di De dimensione parabolae in: Opera
geometrica di Evangelista Torricelli (Firenze Oltre all'attività di matematico
e studioso di geometria, nel corso della quale elaborò diversi importanti
teoremi e anticipò il calcolo infinitesimale, egli si dedicò alla fisica,
studiando il moto dei gravi e dei fluidi e approfondendo l'ottica. Possedeva un
laboratorio nel quale realizzava egli stesso lenti e telescopi. A causa della
sua prematura scomparsa, non conosciamo i particolari del processo originale di
lavorazione, poiché lo scienziato lo aveva coperto da segreto. Torricelli
si dedicò anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il barometro a
mercurio chiamato "tubo di Torricelli" o "tubo da vuoto di
Torricelli" prima della fine del 1644. Tale invenzione era basata nella
misurazione della pressione atmosferica attraverso l'uso di un tubo che,
proprio sotto la spinta di tale pressione, veniva riempito dal mercurio fino
all'altezza costante di 760 mm (esperimento effettuato sul livello del mare).
Proprio da questa invenzione è nata l'unità di misura della pressione
"millimetri di mercurio" (mmHg) e l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg (la
pressione di un'atmosfera corrisponde a 760 millimetri di mercurio). Nello
stesso anno pubblicò l'opera in tre parti dal titolo: Opera geometrica, della
quale De motu gravium costituisce la seconda parte. Torricelli morì a
Firenze a soli 39 anni, pochi giorni dopo aver contratto probabilmente una
malattia (tifo oppure polmonite), e venne sepolto nella basilica di San Lorenzo.
La disputa sulla nascita di Torricelli Torricelli si diceva faentino e tale era
considerato dalle persone che lo conoscevano, ma le ricerche compiute già
subito dopo la sua morte nei registri battesimali di Faenza non ebbero esito.
Ciò diede adito ad un secolare dibattito, durante il quale varie altre località
romagnole rivendicarono l'onore di avergli dato i natali. Nel
1958, Giuseppe Rossini ricostruì l'albero genealogico dei Torricelli,
originari della località Pideura, nel contado faentino, risalendo di due secoli
oltre la nascita di Evangelista. Solo nel 1987, Giuseppe Bertoni, già preside
del liceo che da Torricelli prende nome, trovò nel registro dei battezzati
della Basilica di San Pietro in Vaticano l'atto di battesimo di
Evangelista.[senza fonte] Ciò che aveva tratto in inganno fino ad allora
i ricercatori era il fatto che Evangelista aveva assunto il cognome della madre
anziché del padre.[senza fonte] Si sapeva che il nome del padre era Gaspare,
pertanto si cercavano notizie di un inesistente Gaspare Torricelli. Viceversa,
si avevano notizie di una Giacoma Torricelli e si riteneva che fosse la zia
paterna; era invece la madre.[senza fonte] Evangelista Torricelli e
Galileo La lettera inviata da Evangelista Torricelli (in Roma) a Galileo Galilei
(in Arcetri), datata 11 settembre 1632, è conservata (originale autografo) alla
Biblioteca Nazionale di Firenze fra i Manoscritti Galileiani è il primo
documento in ordine cronologico nel carteggio scientifico di Torricelli. Essa
rappresenta un documento fondamentale per studiare la vita e l'opera dello
scienziato faentino che descrive la propria formazione scientifica; si
dichiara a conoscenza dei fatti che portarono a breve alla condanna di Galilei
e dichiara la propria 'fede' galileiana. Di seguito il testo: «Molto
Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Col.mo Nella absenza del Rev.mo Padre
Matematico di N. Sig.re, sono restato io; humilissimo suo discepolo e
servitore, con l'honor di suo secretario; fra le lettere del quale havendo io
letta quella di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma, a lei ne accuso, conforme
l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev.mo ne do parte in compendio. Potrei
nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il Padre Abbate in ogni occasione, e
con il Maestro di Sacro Palazzo e con i compagni di quello e con altri prelati
ancora, ha sempre procurato di sostenere in piedi li Dialoghi di lei Ecc.ma, e
credo che sia stato causa che non si è fatta precipitosa resolutione. Io
sono pienissimamente informato d'ogni cosa. Sono di professione matematico, ben
che giovane, scolaro del Padre R.mo di 6 anni, e duoi altri havevo prima
studiato da me solo sotto la disciplina delli Padri Gesuiti. Son stato il primo
che in casa del Padre Abbate, et anco in Roma, ho studiato minutissimamente e
continuamente sino al presente giorno il libro di V. S., con quel gusto che
ella si puol imaginare che habbia havuto uno che, già havendo assai bene
praticata tutta la geometria, Apollonio, Archimede, Teodosio, et che havendo
studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone, del Keplero e del
Longomontano, finalmente adheriva, sforzato dalle molte congruenze, al
Copernico, et era di professione e di setta galileista. Il Padre
Grienbergiero, che è molto mio, confessa che il libro di V. S. gli ha dato
gusto grandissimo e che ci sono molte belle cose, ma che l'opinione non la
loda, e se ben pare che sia, non la tien per vera. Il Padre Scheiner, quando
gliene ho parlato, l'ha lodato, crollando la testa; dice anco che si stracca
nel leggerlo per le molte disgressioni. Io gli ricordavo le medesme scuse e
diffese che V. S. in più lochi va intessendo. Finalmente dice che V. S. si è
portato male con lui, e non ne vol parlare. Del resto io mi stimo
fortunatissimo in questo, d'esser nato in un secolo nel quale ho potuto
conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè un oracolo della natura, et
honorarmi della padronanza et disciplina d'un Ciampoli, mio amorevolissimo
signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la penna o la lingua o l'ingegno.
Haverà quanto prima il Padre R.mo la carissima di V. S., e le risponderà.
Intanto V. S. Ecc.ma mi farà degno, ben che inetto, d'esser nel numero de'
servi suoi e de' seguaci del vero; che già so che il Padre R.mo, o a bocca o
per lettere me gli haverà altre volte offerito per tale. E per fine a V. S.
faccio con ogni maggior affetto riverenza. Roma, Di V. S. molto Ill.re et
Ecc.ma Sig.r Gall. Gal.» Risultati di Torricelli in fisica La lettura
approfondita delle Due nuove scienze, l'ultima opera di Galileo dei cui ultimi
capitoli seguì direttamente la stesura ad Arcetri, gli ha suggerito molti
sviluppi dei principi della meccanica ivi stabiliti; tali sviluppi sono esposti
nel trattato dal titolo De motu gravium. Nel 1644, anno di edizione della
sua Opera Geometrica, concepì il principio del barometro, costruendo quello che
ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il "vuoto
torricelliano". Torricelli e Viviani dimostrarono che il vuoto può
esistere in natura e che l'aria ha un peso ponendo quindi fine alle millenarie
discussioni filosofiche sull'horror vacui. Un'unità di misura della pressione è
stata chiamata Torr in suo onore e corrisponde a millimetri di mercurio.
L'unità di misura del Sistema Internazionale è invece il pascal, in onore di un
altro illustre fisico Blaise Pascal, che fece fiorire numerose ricerche
sperimentali dalla estesa e definitiva teoria della pressione atmosferica
descritta da Torricelli. La parola barometro coniata da Robert Boyle nel
1667 è oggi quasi sempre associata al nome di Torricelli che risulta quindi fra
i più celebri scienziati italiani nella storia. Risultati di Torricelli
in matematica Essendo in diretto contatto con Cavalieri iniziò a lavorare con
la Geometria degli indivisibili e ben presto superò, secondo lo stesso
Cavalieri, il suo maestro. Fu abilissimo nell'utilizzarne le tecniche,
cioè il metodo degli indivisibili, come anche il metodo d'esaustione, che era
in uso presso gli antichi, fra tutti il grande Archimede, di cui Torricelli fu
entusiasta ammiratore: a lui dobbiamo la riscoperta nel Rinascimento del
matematico siracusano. Per il gusto di imitare i classici, Torricelli
dimostrò in 21 modi diversi un teorema di Archimede: 11 con il metodo
d'esaustione, 10 con il metodo degli indivisibili. Spesso i risultati
ottenuti con la geometria degli indivisibili venivano poi confermati con altre
dimostrazioni, a causa della controversia sulla loro fondatezza. Il fatto
interessante è che lo stesso Archimede aveva elaborato una sorta di geometria
degli indivisibili, ma non la riteneva rigorosa, e perciò dimostrava sempre i
suoi risultati con il metodo d'esaustione. Tutto ciò si è scoperto soltanto nel
1906, quando il filologo danese Heilberg scoprì un palinsesto con un'opera
sconosciuta di Archimede, il Metodo meccanico, nel quale esponeva questi
procedimenti. Torricelli è famoso per la scoperta del solido di rotazione
infinitamente lungo detto tromba di Gabriele, da lui chiamato "solido
iperbolico acutissimo", avente l'area della superficie infinita, ma il
volume finito. Questo fu considerato per molto tempo un paradosso
"incredibile" per molti, incluso lo stesso Torricelli, che cercò
diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio che è
possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro
singolare. Il solido in questione ha scatenato un'aspra controversia sulla
natura dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo Thomas Hobbes. In
questa disputa alcuni hanno sostenuto che il solido conducesse all'idea di un
"infinito completo". Torricelli è stato pioniere nel settore
delle serie infinite. Nella sua opera intitolata De dimensione parabolae del
1644, Torricelli considerò una successione decrescente di termini positivi
{\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots }{\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots
} e ha mostrato che la corrispondente serie telescopica {\displaystyle
(a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots }{\displaystyle
(a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots } converge necessariamente a {\displaystyle
a_{0}-L}{\displaystyle a_{0}-L}, dove L denota il limite della successione; in questo
modo riuscì a dare una dimostrazione della espressione per la somma della serie
geometrica. Onorificenze Ad Evangelista Torricelli sono stati dedicati il
cratere Torricelli di 22 km di diametro sulla Luna e l'asteroide 7437
Torricelli. Gli è anche dedicata una piazza nel centro storico di Pisa, dove
per lungo tempo aveva sede il Dipartimento di Fisica dell'Università prima del
trasloco nell'attuale sede nell'ex fabbrica Marzotto. A Faenza, è presente una
statua (ubicata di fronte alla chiesa di San Francesco) che lo raffigura con in
mano un barometro a mercurio (curiosità sulle proporzioni: l'altezza del
barometro è inferiore a quella reale, che deve essere di almeno 76 cm). Sempre
a Faenza, è intitolato a Torricelli fin dal 1865 il Liceo che ha sede
nell'antico palazzo dei Gesuiti di cui Evangelista fu allievo. Note Per la storia della scoperta della vera
origine di Torricelli, vedi anche Registrazione del convegno per il quarto
centenario della nascita di Torricelli, Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi,
Idraulici italiani , Fondazione BEIC, 75.
Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione
Biblioteca Europea di Informazione Cultura, 73.
Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione BEIC,
77. Collocazione In questa
sperimentazione venne preceduto di qualche anno dal fisico contemporaneo
Gasparo Berti, che condusse un esperimento "barometrico" utilizzando
acqua anziché mercurio. Cfr. L'esperimento di Berti, realizzato a Roma fra il
1640 e il 1643 Moon: Torricelli Questo
testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza
in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di
Firenze, Giuseppe Rossini, La famiglia di Evangelista Torricelli, in Convegno di studi torricelliani in occasione
del 350º anniversario della nascita di Evangelista Torricelli: Faenza, Lega, Giuseppe
Bertoni, La faentinità di Evangelista Torricelli e il suo vero luogo di
nascita, in Studi e ricerche del Liceo Torricelli, Faenza, Ragazzini, Fabio
Toscano, L'erede di Galileo. Vita breve e mirabile di Evangelista Torricelli,
Milano, Sironi, André Weil. Prehistory of the Zeta-Function, in "Number
Theory, Trace Formulas and Discrete Groups", Aubert, Bombieri and
Goldfeld, eds., Academic Press Amir Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria
matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni, Barometro di Torricelli Equazione di
Torricelli Legge di Torricelli Torr Tromba di Torricelli Liceo ginnasio statale
Evangelista Torricelli. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Vacca, Evangelista Torricelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Evangelista Torricelli, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Evangelista
Torricelli, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Evangelista
Torricelli, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland. Evangelista
Torricelli, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University. Opere di Evangelista Torricelli, su Liber
Liber. Opere di Evangelista Torricelli,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Evangelista Torricelli, .
Evangelista Torricelli, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Evangelista Torricelli, in Galileo Project, Rice University. Carla Rita
Palmerino, Evangelista Torricelli, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Scienze, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TRABUCCO (Caltagirone). Filosofo. Non
abbiamo grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo che esercitò
con successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemia. Per il
suo contributo fu creato nobile da Fernando d'Aragona. Alcune sue opere sono
conservate nella Biblioteca Comunale di Caltagirone, città che gli ha anche
dedicato una strada. Opere "De
Morbis puerorum et mulierum"
Chaudon, L. M., Dictionnaire universel, historique, critique, et
bibliographique, v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della
Sicilia, Palermo 1855, tomo I206. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa
amoriense, Roma, I282, s.v. Amati, A.,
Dizionario corografico dell'Italia.
TRAGELLA (Trezzano). Filosofo. Ordinato presbitero dall'arcivescovo Luigi
Nazari di Calabiana Deceduto8 maggio 1934, Magenta. Figlio primogenito di Giovanni, medico
chirurgo, e da Amalia Santagostino. Dopo
aver frequentato il collegio di Gorla Minore, frequentò il seminario maggiore
di Milano e divenne sacerdote nel 1874, venendo destinato come coadiutore
presso la parrocchia di Santa Maria Nuova di Abbiategrasso dopo che il padre
dal 1867 era stato assunto presso le Pie Case degli Incurabili di quella città.
Successivamente divenne dottore in teologia presso l'Accademia pontificia di
Torino. Da questo momento si occupò molto di filosofia e di letteratura cattolica
avvicinandosi molto ideologicamente alle posizioni dell'allora arcivescovo di
Milano Luigi Nazari di Calabiana. Furono
questi gli anni inoltre che conobbe don Davide Albertario, proprietario e
direttore de L'Osservatore Cattolico, al quale si legò molto a livello
ideologico e per il quale scrisse diversi articoli che vennero pubblicati sul
giornale. Le grandi opere a Magenta. Venne
nominato parroco a Magenta, facendo il proprio ingresso il 12 giugno 1885 e qui
si occupò subito delle esigenze pratiche della città, interessandosi
animosamente alla vita politica del borgo. Nello stesso anno del suo ingresso
nella nuova parrocchia fondò assieme al celebre professore di musica Luigi
Valisi la Banda civica di Magenta che ancora oggi esiste. Nel 1893, prese parte
alle esequie del maresciallo francese Mac Mahon che si svolsero in Francia, in
rappresentanza della cittadinanza assieme al sindaco di Magenta. In questa
occasione venne decorato con la croce di cavaliere dell'Ordine della Legion
d'Onore. Tornato a Magenta, si prodigò per la raccolta dei fondi necessari alla
realizzazione di un monumento alla memoria del maresciallo Mac Mahon che ancora
oggi si trova nei pressi della stazione ferroviaria. Nel 1898 svolse altri incarichi ufficiali di
rappresentanza quando il governo austriaco lo incaricò di distribuire le
onorificenze coniate dall'Impero in occasione dei cinquant'anni di regno
dell'Imperatore Francesco Giuseppe d'Austria (il famoso Signum Memoriae) a quei
cittadini del magentino che avessero combattuto a suo tempo nelle armate
austriache. In quello stesso anno si preoccupò di muovere col comune una
petizione popolare per la costruzione di una pensilina alla storica stazione
ferroviaria di Magenta e riuscì a provvedere dei fondi per la costruzione di un
ospizio per i vecchi La Basilica Minore
romana di San Martino di Magenta, fatta erigere su progetto dell'architetto
Alfonso Parrocchetti, amico di don Cesare Targella Sempre nel 1898, accogliendo
le proposte dei fedeli, decise di costruire una nuova chiesa parrocchiale
(successivamente elevata al titolo di Basilica Minore romana) che andasse a
sostituire la piccola e antica chiesa di san Martino (che venne successivamente
abbattuta). Egli stesso fu l'autore del nuovo progetto ispirato alle cattedrali
rinascimentali e si occupò in esso di serbare la memoria storica degli eventi
della battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 con la costruzione di una cappella
espiatoria all'interno della chiesa per accogliere le spoglie dei caduti.
Quest'ultimo progetto non ebbe l'autorizzazione della curia milanese in quanto
era ritenuto sacrilego porre delle ossa non appartenenti a santi o personalità
venerate all'interno di un luogo di culto. L'idea del Targella era
indubbiamente quella di accomunare tutti, vincitori e vinti, di fronte alla
morte e ricordare nel contempo la necessità di non creare divisioni sociali
dopo l'unità italiana. Il progetto della chiesa, ad ogni modo, venne concluso
nel 1903 ed in quello stesso anno don Tragella poté inaugurare il nuovo tempio
assieme al vescovo di Vigevano, Giacomo Merizzi e al vescovo ausiliare di
Milano. Al termine di questa grande
epopea venne nominato Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia e nel 1910 lasciò Magenta per Inverigo
cedendo il posto a don Domenico Bernareggi, fratello minore dell'allora vescovo
di Bergamo, Adriano Bernareggi e poi, anche lui, divenuto Vescovo (ausiliare di
Milano). Nel 1908 fondò a Magenta il
Forno Cooperativo Ambrosiano per combattere la cattiva nutrizione della
popolazione e consentire di avere pane di ottima qualità anche nelle campagne,
e a prezzi accessibili. Le accuse e gli
ultimi anni travagliati Busto di don
Cesare Tragella nella Basilica di San Martino di Magenta Malgrado la munifica
opera sostenuta dal Tragella negli anni della sua direzione della parrocchia di
Magenta, nel 1919, al termine del primo conflitto mondiale, venne accusato di
appropriazione indebita di fondi appartenenti alla parrocchia di San Martino e
di aver portato in fallimento la sua chiesa. Gli accusatori erano alcuni
fabbricieri magentini e alcune tra le personalità di maggiore spicco nel paese
come il commendatore Giovanni Giacobbe (direttore dell'Asilo e proprietario
dell'omonima villa storica) ed il sindaco Giovanni Brocca il quale aveva avuto
non pochi contrasti per le idee rivoluzionarie di don Tragella. Il sacerdote
venne pertanto condannato alla pena di due anni e quattro mesi di prigione.
Visto però il suo lodevole operato e la sua fama di filosofo e letterato,
Vittorio Emanuele III di Savoia lo graziò con la commutazione della pena a due
mesi di carcere da scontarsi nel carcere di San Vittore a Milano. Dopo di
questo, don Tragella visse per qualche tempo ospite del parroco di Margno in
Valsassina per poi fare ritorno a Magenta.
Tornato nella sua ex parrocchia come residente nel 1920, gli venne
impartito l'ordine di non occuparsi più della cosa pubblica, cosa non facile
per un personaggio come lui. Con il nuovo parroco insorsero subito dei
contrasti circa la gestione delle finanze della chiesa ed a questo punto, gli
giunse la sospensione ecclesiastica da parte della curia. Ammirato dal popolo malgrado le peripezie
della sua vita, Cesare Tragella si spense a Magenta l'8 maggio del 1934. Onorificenze Onorificenze italiane Cavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Croce pro Ecclesia et Pontificenastrino per uniforme ordinariaCroce pro
Ecclesia et Pontifice Onorificenze straniere Cavaliere dell'Ordine della Legion
d'Onore (Francia)nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della
Legion d'Onore (Francia) Note Tunesi,
Morani, Le stagioni, op. cit..
Viviani292. Ricovero vecchi
poveri (1902-1943) Sito Lombardia Beni Culturali. Viviani, op. cit., p.292. Don Tragella ridusse il prezzo del pane
giallo di 10 centesimi al chilogrammo (quello bianco era riservato solo alle
classi più abbienti), cfr. Tunesi, Morani Le stagioni, op. cit.. Cesare Tragella, Lettera a Romolo Murri n.185
del 6 settembre 1898, in: Romolo Murri, Lorenzo Bedeschi (cur.), Carteggio. II.
Lettere a Murri. 1898, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Carlo Morani,
Natalia Tunesi, Le stagioni di un prete: storia di Don Cesare Tragella, prevosto
di Magenta Giussano, Graffiti, 1993. Carlo Morani, Natalia Tunesi, G. Vian, Le
stagioni di un prete, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», Ambrogio
Viviani, 4 giugno 1859. Dalle ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu,
1997. Magenta (Italia) Battaglia di
Magenta Centro Culturale Don Cesare
Tragella di Magenta AICAssociazione italiana centri culturali. PredecessorePrevosto
di MagentaSuccessoreMonastergen.png Carlo Giardini1885-1910 Domenico
Bernareggi.
TRAPè (Montegiorgio). Flosofo. Uno dei
massimi studiosi del pensiero di sant'Agostino. Trapè fu ordinato
sacerdote a Roma il 15 luglio 1937. Si laureò in Teologia sistematica nel 1938,
presso l'Università Gregoriana con una tesi intitolata Il concorso divino nel
pensiero di Egidio Romano, pubblicata a Tolentino nel 1942. Trapè fu
professore presso la Pontificia Università Lateranense dal 1960 al 1983.
Priore Generale dell'Ordine agostiniano dal 26 agosto 1965 al 10 settembre 1971
Agostino Trapè, promosse la fondazione dell'Istituto Patristico
Augustinianum. Trapè ha fondato e diretto la "Nuova Biblioteca
Agostiniana" che si occupa della pubblicazione dell'Opera Omnia di S.
Agostino in edizione bilingue latino-italiano (Edita da Città Nuova) e la serie
del "Corpus Scriptorum Augustianorum", che pubblica le opere dei
filosofi scolastici agostiniani. Le sue opere sono state tradotte in
varie lingue. Opere (selezione) Il concorso divino nel pensiero di Egidio
Romano, Tolentino 1942; La doctrina de Seripando acerca de la concupiscencia,
La ciudad de Dios Traduzione italiana;
Introduzione a S. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea.
Atti del congresso Italiano di filosofia Agostiniana, Roma 20-23 ottobre 1954.
Tolentino 1956, X-XVI; Varro et
Augustinus praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, in
Atti del Congresso internazionale di studi varroniani, Rieti, Escatologia e
antiplatonismo di Sant'Agostino, Augustinianum, S. Agostino filosofo e teologo dell'uomo,
Bollettino dell’Istituto di filosofia, Macerata, anno accademico
1978-1979, 89-104; S. Agostino:
L'ineffabilità di Dio, in «La ricerca di
Dio nelle religioni», EMI, Bologna, La Aeterni Patris e la filosofia cristiana
di S. Agostino, in Atti del VIII Congresso Tomistico internazionale, Roma S.
Agostino, l'uomo, il pastore, il mistico, Fossano, 1976; Roma, Città Nuova,
2001, 440 [traduzione spagnola, Buenos
Aires, 1984; tedesca, Monaco, 1984; Polacca, Varsavia, 1984; inglese, New York,
1986; francese, Parigi, ungherese,
Budapest, 1987]; S. Agostino, in Patrologia III, Casale Monferrato, Agostino
d'Ippona, in Dizionario patristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato,
[Introduzione e commento alla Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma,
1988; Introduzione generale a sant'Agostino, Roma, A. TRAPÉ, Il concorso divino nel pensiero di
Egidio Romano, Tolentino 1942, su agostinotrape. Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il pioniere,
Carlo Cremona, Città Nuova, 2Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il pioniere,
Carlo Cremona, Città Nuova. Agostino Trapèapostolo della cultura. Sito internet
dedicato all'opera.
TRASCI. (Bisignano). Filosofo. Vscovo della Chiesa cattolica Coat of Arms of
Ferruccio Baffa-Trasci.svg Deceduto30
ottobre 1656 a Roma Spera in Deo D'azzurro, un aratro d'argento, sostenente un
basilisco verde. Data di fondazioneXVI secolo Etniaitaliana Manuale Baffa
Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë a Bisignano in Calabria nel
1590, figlio primogenito di Pietro Antonio ed Elisabetta Anna Trentacapilli,
donna pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoli ascritta al
patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e, dunque, contravvenendo
alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole venne avviato
alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario di Bisignano, proseguendo in
seguito gli studi a Roma e Napoli. Fu nella città partenopea che si legò
particolarmente alla Compagnia di Gesù divenendo in breve tempo uno dei
confessori più vicini a Isabella della Rovere, principessa di Bisignano. L'esilio volontario a Proceno Pur
giovanissimo per non essere distolto dai propri studi filosofici si ritirò
volontariamente a vita privata, dapprima nella Tuscia e poi ospite nel Castello
di Proceno, presso Viterbo di proprietà della nobile famiglia Sforza. Ancora
nei primi Professoreuna lapide marmore posta nella rocca ne ricordava la sua
permanenza. Da tale volontario esilio uscì in pochissime occasioni, per lo più
per viaggi in Spagna, a Saragozza e Valladolid a capo di missioni diplomatiche
presso l'arcivescovo Juan Cebrían Pedro assistito dal nipote Stanislao Baffa
Trasci. Fu durante la reclusione volontaria nella Rocca di Proceno che ebbe
modo di conoscere Galileo Galilei ospite nel palazzo durante un suo viaggio
verso Roma. La morte Ormai
sessantaseienne, dopo esser stato per alcun tempo vescovo ausiliare di
Umbriatico, nell'estate del 1656 venne creato Vescovo titolare di Massimianopoli
in partibus infidelium da papa Alessandro VII.
Ferruccio Baffa Trasci morì a Roma nell'ottobre dello stesso anno di
peste presso il Lazzaretto istituito sull'Isola Tiberina, venendo sepolto in
una fossa comune. Gran Parte dei suoi scritti vennero salvati dai nipoti e
riordi XIX secolo dal pronipote Vincenzo Baffa Trasci. Il noto storico romano
Giuseppe Tomassetti dedicò un breve saggio sulla sua figura dal titolo Cenno
storico sulla vita di S.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli,
Opere:Traduzione dei Pensieri o Colloqui con se stesso di Marco Aurelio
Universam Aristotelis philosophiam Summa Aristotelicha Summa Theologica
Dogmatica Note BonitaBojani, I della
Rovere nell'Italia della corti, Ed. Quattroventi 2002 Tomassetti G., Cenno storico sulla vita di
S.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli Roma 1888
C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO
Acquapendente 1932 C. Nutarelli,
Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO Acquapendente, D. Baffa Trasci
Amalfitani di Crucoli, Ferruccio Baffa Trasci-un erudito italoalbanese Professoreormai
dimenticato, Edizioni MIT Cosenza Trasci PredecessoreVescovo titolare di
MassimianopoliSuccessore ...luglio.
TREVES (Torino). Filosofo. Compie gli studi al Liceo M.
D'Azeglio e poi nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Torino, dove entra in
contatto, fra gli altri, con Norberto Bobbio, Vittorio Foa, Piero Luzzati,
Alessandro Passerin d'Entrèves, e simpatizza con il gruppo di Giustizia e Libertà
abbracciando i principi del socialismo liberale. Laureatosi sotto la guida di
Gioele Solari con una tesi su Henri de Saint-Simon e conseguita la libera
docenza, insegna dapprima nell'Messina, dove viene arrestato per sospetta
attività antifascista, ma subito rilasciato. Trasferito all'Urbino viene
escluso, in quanto proveniente da famiglia ebraica, dal concorso bandito sulla
sua cattedra e si trasferisce in Argentina. Qui sposa Fiammetta Lattes da cui
ha tre figli (Tullio, Aldo e Anna) e insegna filosofia del diritto e sociologia
nell'Tucumán. Rientrato in Italia e riottenuta la cattedra nell'Parma, si
trasferisce subito all'Milano dove insegna Filosofia del diritto, Sociologia e
Sociologia del diritto. Protagonista della rinascita post-bellica della sociologia
in Italia, coopera attivamente col Centro nazionale di prevenzione e difesa
sociale e col suo segretario generale Adolfo Beria di Argentine, coordinando
fra l'altro una vasta ricerca su “L'amministrazione della giustizia e la
società italiana in trasformazione” da cui escono fra il 1967 e il 1976 dodici
volumi di vari autori. Nel 1962 promuove con William M. Evan e Adam Podgórecki
la costituzione del Research Committee on Sociology of Law della International
Sociological Association. Presiede questo Comitato fino al 1974 facendosi
attivo promotore, in patria e all'estero, soprattutto in Spagna, della sociologia
del diritto. Fonda la rivista italiana
della disciplina, di cui ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a
Milano sino al ritiro nel 1983. -- è tra i promotori dell'International
Institute for the Sociology of Law di Oñati (Guipúzkoa, País Vasco, Spagna). È
nominato dottore honoris causa dalle Università del País Vasco, Carlos III de
Madrid e Pandios di Atene. Muore a Milano il 31 maggio 1992. Pensiero Renato Treves difende una posizione
filosofica relativista e prospettivista, influenzata da autori come Karl
Mannheim, José Ortega y Gasset, Charles Wright Mills e Hans Kelsen, del quale
ultimo introduce in Italia la Dottrina pura del diritto. Alieno dal dogmatismo
e paladino di una concezione critica della scienza, rifiuta ogni visione
metafisica del diritto in favore di una visione metodologica che sfocia nella
sociologia del diritto intesa come scienza prevalentemente empirica, non
avalutativa, ma ispirata a valori, nel suo caso quelli di libertà e giustizia
sociale. Treves è considerato insigne maestro per un'intera generazione di
filosofi e sociologi del diritto. Per Renato Treves due erano i problemi che la
sociologia del diritto doveva affrontare: da un lato la posizione, la funzione
e il fine del diritto nella società vista nel suo insieme; dall'altro la
società nel diritto, cioè quei comportamenti effettivi che possono essere
conformi e difformi rispetto alle norme, ma comunque forniscono informazioni su
come una società vive le regole che si è data. Del primo problema si sono
occupate soprattutto le dottrine sociologiche e politologiche, mentre sul
secondo si sono soffermate le dottrine giuridiche antiformalistiche. Opere principali Il diritto come relazione,
Torino, 1934 Sociología y filosofía social, Buenos Aires, Benedetto Croce,
filósofo de la libertad, Buenos Aires, Diritto e cultura, Torino, Spirito
critico e spirito dogmatico, Milano, Libertà politica e verità, Milano, Giustizia
e giudici nella società italiana, Bari, Introduzione alla sociologia del
diritto, Torino, Sociologia del diritto. Origini, ricerche, problemi, Torino, Sociologia
e socialismo. Ricordi e incontri, Milano, Dizionario biografico dei giursti italiani
(XII-XX secolo), Bologna, Il MUlino, André-Jean
Arnaud e Simona Andrini, Jean Carbonnier, Renato Treves et la sociologie du
droit. Archéologie d'une discipline, LGDJ, Parigi, Norberto Bobbio, Il magistero di Renato Treves,
in La Nuova Antologia, Arturo Colombo, La lezione di Renato Treves, in La Nuova
Antologia, Elías Díaz, Renato Treves in Doxa. Cuadernos de Filosofía del
Derecho, Vincenzo Ferrari, Renato Treves sociologo del diritto, in Rivista
internazionale di filosofia del diritto, LXX, IV serie, gennaio-marzo 199321
ss. Vincenzo Ferrari, Treves, Renato, in International Encyclopedia of Law and
Society, Sage, Thousand Oaks-London-New Delhi-Singapore, Vincenzo Ferrari e
Nella Gridelli Velicogna, Philosophy and Sociology of Law in the Work of Renato
Treves, in Ratio Juris, ss. Vincenzo
Ferrari, Morris L. Ghezzi e Nella Gridelli Velicogna , Diritto, cultura e
libertà. Atti del convegno in memoria di Renato Treves (Milano, Giuffrè,
Milano, Morris L. Ghezzi, La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del
diritto, Mimesis, Milano-Udine, ss. Mario G. Losano, Renato Treves, sociologo
tra il vecchio e il nuovo mondo, Unicopli, Milano, 2000. Pio Marconi, Il legato
culturale di Renato Treves, in Sociologia del diritto, Aristide Tanzi, Renato Treves,
dalla filosofia alla sociologia del diritto, ESI, Napoli, Carlo Nitsch, Renato
Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti
inediti e la traduzione di due scritti di Treves, Memorie dell'Accademia delle
Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Sociologia
del diritto , «Treves, Renato (propr.
Samuele Renato)» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
TRIA. (Laterza). Filosofo. Arcivescovo della Chiesa cattolica
Template-Archbishop.svg Incarichi
ricopertiVescovo di Cariati e Cerenzia Vescovo di Larino Arcivescovo titolare
di Tiro Nato22 luglio 1676 a Laterza
Ordinato presbitero19 settembre 1699 Nominato vescovo4 marzo 1720 Consacrato
vescovo17 marzo 1720 Elevato arcivescovo20 dicembre 1741 Deceduto16 gennaio
1761 a Roma Manuale Giovanni Andrea
Tria (Laterza, 22 luglio 1676Roma, 16 gennaio 1761) filosofo, teologo e
arcivescovo cattolico italiano. Figlio di Francesco Tria e Margherita Geminale,
completò i suoi studi di filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e Roma. Nel
1704 fu uditore di diritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de'
Tirreni rimase al servizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma,
fu nominato vicario generale di monsignor Lorenzo Gherardi, vescovo di Loreto e
Recanati, e tale rimase fino al 1714. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao,
ebbe l'incarico di "nunzio straordinario" alla Corte del
Portogallo. Quando monsignor Firrao, per
questione di salute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna.
Durante la sua permanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in
Svezia e Germania. Fu eletto vescovo di
Cariati e Cerenzia ed entrò in carica il 17 marzo 1720, presiedendo il sinodo
(16/18 marzo 1726). Fu trasferito poi
alla diocesi di Larino, nel Molise, il 23 febbraio 1727. Partecipò al concilio provinciale di
Benevento dal 1º al 12 maggio 1729. Nel 1740 fu nominato «consulente del Sacro
Offizio» e nel dicembre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro. Divenne «esaminatore di Vescovi» e fu
insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoi
meritori servigi resi alla Corte di Lisbona.
Morì di apoplessia a Roma il 16 gennaio 1761. Opere Il suo erudito lavoro include: Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche
della citta e Diocesi di Larino (edite a Roma, 1744) Note di accommodamento tra
il Papato e la Corte Reale di Napoli (edito a Roma, 1743) Vita di Papa
Benedetto XIII Genealogia episcopale Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio
Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo
Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale
Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Cardinale
Gaspare Carpegna Cardinale Fabrizio Paolucci Cardinale Antonio Felice Zondadari
Arcivescovo Giovanni Andrea Tria Successione apostolica Vescovo Geronimo de
Laurenzi (1743) FontiCamillo Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori regno di Napoli, Napoli, Tipografia
dell'Aquila di V. Puzziello, Diocesi di Larino Pietro Pollidori Giovan Battista
Pollidori Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina
dedicata a Giovanni Andrea Tria Collabora a Wikiquote Citazionio su Giovanni
Andrea Tria Opere di Giovanni Andrea
Tria, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. David M. Cheney, Giovanni Andrea
Tria, in Catholic Hierarchy.
TRINCHERI. (Pieve di Teco). Filosofo. Nacque da una
famiglia benestante che aveva in possesso alcuni ettari di terreno. Fu critico letterario, filosofo e saggista
appassionato agli autori romantici. Fu riconosciuto e si affermò all'interno
della cerchia dei letterati del suo tempo grazie alla brillante difesa in
favore di Alessandro Manzoni, quando quest'ultimo pubblicò la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola.
Fu con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore
romantico, che egli riuscì a far valere la proprio opinione positiva nei
confronti dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si
conoscono a proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui ferì a
morte un suo amico, un certo Andrea, crollò in una situazione estremamente
travagliata. Negli ultimi anni della sua
vita si trasferì a Parigi, svolgendo incarichi di traduzione per pochi soldi, per poi morire in tristezza e solitudine.
TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO? (Vicenza). Filosofo. Ritratto
del 1510 di Vincenzo Catena Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro. Persona di
spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò
perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione
umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di grammatica, di
architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di
traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte
altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione
sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche,
sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana. Fu anche
un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi
intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni,
Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista
Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il
condottiero Cesare Trivulzio, Papa Leone X, Papa Clemente VII, Papa Paolo III,
e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della
Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la
sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio,
appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da
lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca
e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a
Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio
combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al
servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e
riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare (1448-1487)
era anch'esso uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia
e nel 1468 sposò Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un
fratello, Girolamo, scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia († 1516),
Maddalena († 1512), andata in sposa al padovano Antonio degli Obizzi, ed
Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro nel 1495 e dal 1518 rifondatrice
insieme a Domicilla Thiene di San Silvestro. Targa marmorea che
Trissino fece realizzare a ricordo del suo maestro Demetrio Calcondila in
S.Maria della Passione a Milano Trissino studiò greco a Milano sotto la guida
del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale di Marsilio Ficino, e poi
filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da questi maestri imparò l'amore
per i classici e la lingua greca, che tanta parte ebbero nel suo stile di vita.
Alla morte di Calcondila nel 1511, Trissino fece murare una targa nella chiesa
di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo maestro. Il 19
novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco Trissino, lontana
cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia (nata nel 1495, visse 20 giorni),
Gaspare (nato nel 1497, visse 10 giorni), Francesco (1500-1514), Vincenzo (nato
nel 1502, visse 10 giorni) e Giulio (1504-1576). Giovanna morì il 12 aprile
1505. Trissino sosteneva l'Impero come istituzione, come d'altronde era
tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne interpretato in
spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente esiliato dalla
Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania, l'Imperatore
Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato "dal
Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello stemma
gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che nella
parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto biforcato
sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente d'argento
e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN TO
ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi 110 e
111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova",
privilegi trasmissibili ai propri discendenti. Stemma di
Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F.
Castelli nel 1753. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia,
Bologna, Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e
Padova (dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò
a Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo
Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di
classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di
Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e
compose la tragedia Sofonisba (1513-14). Questi anni agli Orti Oricellari
furono centrali, sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per
la forte impronta che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni
di Bernardo Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso
dalle lodi del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino)
o le poesie pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le
tante digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai
Goti che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in
quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso
Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende
l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche). In
seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa
Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere
nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un arditissimo
libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di alcune
lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto). Intanto
il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla carriera
ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a Clemente
VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza. Sempre a Roma, nel
1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la versione riveduta
della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il castellano (dialogo
sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a quello dantesco), le
Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime quattro parti della
Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di Aristotele, da poco
riscoperta), con le quali il programma di riforma letteraria classicheggiante
avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso. Per i prossimi 20 anni il
poeta non stamperà più nulla. Queste opere sollevarono un grande clamore
per la loro arditezza e disorientarono (o meglio: orientarono diversamente) la
nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato finora riformare addirittura
l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare l'intero sistema dei generi in
uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni e il poema cavalleresco, in
primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè poi quelli antichi (la
tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi libelli prese avvio la
secolare questione della lingua italiana. Nel febbraio 1530 a Bologna,
nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano
Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente
VII e nel 1532 Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre
della Milizia Aurata. Secondo quanto riportato dallo storico Castellini,
Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei
successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio
l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia,
in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio
avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza Trissino sposò il 26
marzo 1523 Bianca, figlia del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati,
già vedova di Alvise di Bartolomeo Trissino (morto a 45 anni nel 1522). Da
Bianca ebbe due figli: Ciro (1524-1576) e Cecilia. Alla nomina di Ciro come
erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo lottò in
tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di eresia
calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi rapporti con
Giulio, la coppia si divise nel 1535 quando Bianca si trasferì a Venezia, dove
morì il 21 settembre 1540. Trissino manifestò il proprio fervente
sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo V il suo
poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare, iniziato
agli inizi del Cinquecento ma pubblicato nel 1547-1548, destinato, come si vede
fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata di Torquato
Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la prima
commedia regolare. Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto nella
villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e
acquistata nel 1482 dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose
Accademie vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della
storia dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che portò
nei suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole
architettoniche di Marco Vitruvio Pollione. Morì a Roma l'8 dicembre 1550
e fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agata alla Suburra. Nel 1562 vennero
alla luce le ultime due parti della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate
ad Antonio Perenoto, vescovo di Arras), che erano comunque già pronte nel 1529,
come si evince dalla chiusura della quarta parte. Il progetto culturale
Egli progettò e attuò una imponente riforma della lingua e della poesia
italiane sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele (da poco
riscoperta), i poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte da Dante
Alighieri nel De vulgari eloquentia (riscoperto dal Trissino stesso a Padova e
pubblicato in traduzione nel 1529); un programma in piena antitesi sia con la
moda del petrarchismo di Pietro Bembo, sia con quella del romanzo cavalleresco
incarnato supremamente dall'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, che allora
infuriavano. Il programma di riforma venne esposto negli anni 1524-1529
attraverso opere diverse, cioè un volume di ortografia e di ortofonetica
(Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, del 1524,
riveduta nel 1529, e dedicata a Papa Clemente VII), un volume di teoria della
lingua italiana (Il castellano, del 1529, dedicato a Cesare Trivulzio), due
manuali di grammatica (Dubbii grammaticali e la Grammatichetta, del 1529) e un
manuale di teoria dei generi letterari (Poetica, le prime 4 parti del 1529; le
ultime 2 postume stampate nel 1562). Tali proposte (specie quella di modificare
l'alfabeto italiano inserendovi alcune lettere greche così da rendere visibili
le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune consonanti) e la riscoperta
del trattato dantesco furono clamorosi e fecero esplodere in Italia la secolare
questione della lingua, idealmente chiusa nel 1840 da I promessi sposi di
Alessandro Manzoni. Questa intensa speculazione teorica ha il suo sbocco
fattuale in quattro opere poetiche, tutte molto importanti: la Sofonisba (1524,
dedicata a Papa Leone X), la prima tragedia regolare della letteratura moderna
(regolare si definisce un'opera costruita secondo le norme derivate dai testi
classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di Orazio),
L'Italia liberata dai Goti (1548-1549, dedicata a Carlo V d'Asburgo), il primo
poema epico regolare, e I simillimi (1548, dedicata al Cardinal Farnese), la
prima commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio
(Rime 1529, dedicato a Niccolò Ridolfi) di gusto antipetrarchista e ispirato ai
poeti siciliani, agli Stilnovisti, a Dante e alla tradizione del Quattrocento,
tutte cassate dal Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma
saranno destinate ad avere un ruolo centrale nello sviluppo della poesia
italiana ed europea, se si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad
esempio, ebbero in tutta Europa. Al Trissino si deve anche l'invenzione
dell'endecasillabo sciolto (cioè senza rima) ad imitazione dell'esametro
classico, anche questa un'invenzione destinata a fama europea.Le opere
letterarie La produzione letteraria del poeta comprende opere di diversi
generi, non solo poetiche: innanzitutto un Architettura in italiano e
incompleto, ricerche sulla numismatica, traduzioni, orazioni varie ed opere in
latino. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria letteraria e sulle
opere poetiche, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi,
attraverso i quali il poeta struttura un coerente programma di riforma della
poesia italiana sui modelli classici e sulla lingua dantesca ispirato alla
Poetica di Aristotele, ad Omero e al De vulgari eloquentia, un sistema da
opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima
(1525), che aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo,
quindi, i generi letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'Orlando
furioso di Ludovico Ariosto (1532), che è un romanzo cavalleresco e non un
poema epico. Attraverso il proprio programma il poeta verrà a creare una
tradizione di gusto classico del tutto nuova in seno alla letteratura moderna,
che nei secoli a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu
avversario: il sistema trissiniano, infatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati
dal petrarchismo bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione
antica e quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né il Trissino era
l'unico convinto di queste idee, come si dirà ancora oltre, ma era affiancato
da Sperone Speroni, Bernardo Tasso (padre di Torquato), Antonio Brocardo,
Pietro Tolomei, Antonio Colocci, Mario Equicola e altri ancora. Volendo
sintetizzare, le opere del Trissino si raccolgono intorno a tre date: ll
1524, in cui dà alle stampe a Roma la tragedia Sofonisba (composta un decennio
prima agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere
all'alfabeto latino. Tutte le opere del Trissino stampate in vita sono scritte
secondo l'alfabeto da lui congegnato e non con l'alfabeto usuale. ll 1529, vero
anno campale, vengono date alle stampe sei opere, ossia la traduzione del De
vulgari eloquentia, le prime IV parti della Poetica, il dialogo Il castellano,
le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta. Il 1547-8, in cui dà alla
luce il poema L'Italia liberata dai Goti, e la commedia I simillini. Passeremo
in rassegna le principali opere poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che
hanno un paragrafo apposito. Sofonisba La Sofonisba (1524) è in assoluto
la prima tragedia regolare della letteratura europea, destinata a vasta fortuna
specie in Francia. Secondo il modello antico, Trissino compone una tragedia in
endecasillabi sciolti, che imitano i trimetri giambici (il verso a questa data
fa la sua prima apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono
canzoni petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno
anch'esse qui la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi
Alamanni e poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile
differenza dai classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non
fantastico, mitico o biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro
regolare, si svolge nello stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno
(unità di tempo) e prevede in scena un numero limitato di persone. Venne recitata
per la prima volta nel 1562, durante il carnevale di Vicenza, messa in scena
dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta piacque, tutto sommato, e
riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro nuovo, fu approvato anche dal
Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da allora in poi il metro quasi
canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi sotto). Anche nelle
Rime (1529) il poeta si mostra uno sperimentatore e il Petrarca, modello
obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti da altre
epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella siciliana,
gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del Trissino è
possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le ballate
(cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi neri di
guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente
quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche
del Petrarca (occhi di stelle e simili). Il Castellano Il Castellano
(1529) è un dialogo sulla lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante
francese a Milano conosciuto nel 1505-6. Si ambienta a Castel Sant'Angelo e ha
per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il castellano, appunto) e
Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il Trissino espone per bocca del
Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De vulgari eloquentia, cioè
quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed aperto, fondato in parte
sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte sugli autori della
tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante e Omero poiché
dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a parole ciò di cui
stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino sollevarono grande clamore
(fondate com'erano su un testo la cui paternità dantesca non era ancora
assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito sulla lingua italiana'
concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre secoli dopo. Fra i
molti che parteciparono al dibattito si ricordi il fiorentino Niccolò
Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari eloquentia sempre
agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni, Baldassarre
Castiglione. Poetica Le teorie che soggiacciono a questo vasto programma
vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non solo per il
Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa ad essere
modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il
continente . Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire, l'idea di
resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani per gusto
e ispirazione dalla società rinascimentale. Sul piano linguistico immagina
una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e illustre, che
contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una collaborazione
ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo del toscano
trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di
dialettismi. Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla
tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca.
Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora
contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si
mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre,
inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e
latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande
successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel
melodramma. Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga
teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni
genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le
unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative,
per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo
cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda
fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle
quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla
conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà
essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà
venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno
ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende
dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in
sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà
propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico,
profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso
di formazione morale e culturale. Per questi tre generi nuovi, il poeta
propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del
trimetro giambico classici (vedi paragrafi sottostanti). Sul piano dello
stile e dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e
di Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico
l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose
di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e
Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, Trissino divide la lingua italiana in
quattro registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e
bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri
stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio
dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a
reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e
registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso
di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. L'Italia liberata
dai Goti Dopo venti anni di silenzio dal 1529, il Trissino tornò in scena con
L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in
27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma
iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto
il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare
un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione
medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con
Ludovico Ariosto. L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è
illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino
dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero.
Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre,
reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci
dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene.
Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore',
non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze
tecniche di architettura, arte militare e via di seguito. Il poema è
ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un
accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino
Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta
segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata
dall'inizio alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno
ad essa. I personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e
virtù da correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di
formazione bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso.
Il poema, atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi
fiaschi della storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto
profondissimo. Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne
parla nei suoi Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali
derisero il poema per la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo
classico (grandezza e generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione
estrema alla corretta applicazione delle regole aristoteliche, più che alla
fluidità della narrazione o al dare un rilievo psicologico ai personaggi,
assolutamente frontali. Inoltre, la ripresa parola per parola del modello
omerico (ma in generale di tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu
ritenuta noiosa, e la solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la prosaicità
dello stile trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera formulare
(come quello di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e stereotipato. I
lunghi intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga nelle
descrizioni degli accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di città,
architetture, armature, eserciti, giardini, mappe geografiche dell'Italia,
precetti morali, massime e apologhi eruditi e via di seguito, soffocano la
narrazione epica (nella prima edizione il poema è addirittura corredato da tre
cartine geografiche) e rendono il poema di difficile lettura. Ciò non
toglie, tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella
letteratura: la visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella
dignità del loro ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici,
anticipava le preoccupazioni morali della Controriforma[25]. Sarà proprio alla
fine del secolo, infatti, che il poema trissiniano avrà la sua fortuna, col
Tasso ma non solo. I simillimi Sono l'ultima opera stampata dal poeta
(1548) e i modelli sono indicati da lui stesso nella Dedica al Cardinal
Farnese: Aristofane e la Commedia antica (Menandro è stato riscoperto solo nel
Novecento), sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei cori
(con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo.
Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo
è costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche
da settenari e sono rimati.Le opere linguistiche Frontespizio del
Castellano di Giangiorgio Trissino, 1529, stampato con lettere aggiunte
all'alfabeto italiano da quello greco I testi linguistici del Trissino sono
essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre,
ovviamente la Poetica. Accese discussioni suscitò il suo esordio
letterario, cioè la proposta di riformare l'alfabeto italiano contenute
nell'Ɛpistola del Trissinω de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua
Italiana (1524; nel 1529 esce la seconda versione, corretta e rivista) dove
Trissino suggerisce l'adozione di alcune vocali e consonanti dell'alfabeto
greco al fine di disambiguare suoni diversi resi allora (e ancor oggi) con la
medesima grafia: e e o aperte (ε e ω) e chiuse, z sorda e sonora (ζ), nonché la
distinzione delle i e u con valore di vocale o di consonante (j, v). In
seguito avrebbe riproposto questa idea (sebbene ricorrendo a grafie diverse)
anche l'accademico della Crusca Anton Maria Salvini nella seconda metà del
XVIII secolo, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a venire,
invece, la proposta del Trissino di utilizzare la z al posto della t nelle
parole latine che finiscono in -tione (oratione > orazione) e di distinguere
sistematicamente nella scrittura la u da v (uita > vita)[26]. I punti
principali dell'alfabeto riformato sono i seguenti: Nuovo
caratterePronunciaDistinto daPronuncia Ɛ εE aperta [ɛ]E eE chiusa [e] Ω ωO
aperta [ɔ]O oO chiusa [o] V vV con valore di consonante [v]U uU con valore di vocale
[u] J jcon valore di consonante J [j]I iI con valore di vocale [i] Ӡ çZ sonora
[dz]Z zZ sorda [ts] . Tali idee vengono confermate nei testi del 1529:
nel Castellano, il Trissino propone il modello di una lingua
"cortigiana-italiana" formata dagli elementi comuni a tutte le
parlate dei letterati della Penisola, non solo nel lessico ma anche al livello
della fonetica (visibile ormai grazie all'alfabeto riformato). Questa teoria si
appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del De vulgari eloquentia,
e verrà amplificata, come già visto, nella Poetica, in riferimento a tutti i
generi letterari, e sarà illustrata materialmente nelle due grammatiche messe a
disposizione dal Trissino stesso (la Grammatichetta e i Dubbi
grammaticali). Alla sua tesi si dimostrarono particolarmente sensibili (e
ostili) i letterati toscani, ovviamente, visto che Dante stesso asserisce nel
trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di essi spicca il
Machiavelli, come accennato, che compose un Dialogo sulla lingua in quegli
anni, nel quale reclama la specificità del fiorentino cinquecentesco, in
opposizione al Bembo (che voleva il fiorentino trecentesco) e anche al
Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua letteraria
(anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una similarità
fra i vari parlari italiani). Un esempio: se nel toscano quattrocentesco del
Poliziano è normale usare lui in funzione di soggetto, il Bembo invece
rispolvera egli e lo stesso fa il Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso
del lui, normale a Firenze da almeno un secolo. La riforma trissiniana
dell'alfabeto, applicata sistematicamente dal poeta in tutti i suoi scritti
(anche negli appunti!), è un prezioso documento delle differenze di pronuncia tra
toscano e lingua cortigiana, fra lingua letteraria e pronunce nordiche (il
poeta era vicentino) perché l'autore applicò i propri criteri fonetici nel
pubblicare i suoi testi o nell'interpretare alcuni suoni del toscano. La
conseguente maggior difficoltà di lettura non favorì la diffusione dei suoi
scritti e portò diverse critiche da parte degli autori suoi
contemporanei. Il profilo religioso del Trissino Sebbene sia noto come
esegeta aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del Quattrocento
e nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane sature di cultura
neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a Milano presso il
Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il Leoniceno, ma
soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e nella Roma di
Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due ritratti che ci
vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di Giovanni di
Bernardo Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le api, dopo aver discusso
dell’armonia cosmica e della dottrina ermetico-platonica dell’Anima Mundi,
specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello e sì alto pensiero / tu primamente
rivocasti in luce / come in cospetto degli umani ingegni / Trissino, con tua
chiara e viva voce, / tu primo i gran supplicii d’Acheronte / ponesti sotto i
ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei mortali». Insomma il Trissino
viene riconosciuto come un interprete del pensiero platonico e, si direbbe,
democriteo. Il secondo, invece, riguarda le esposizioni rilasciate
al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del Checcozzi, il quale
dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane dalle stelle ne’
corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta in pianeta
fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali non le
retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin,
Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI ,
Firenze, Le Monnier, 1894, 364–365). A
questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di credere nella salvezza
per sola Grazia (Morsolin, cit.,
248–253, 357-378 e 407-43, confermata nell'Epistola a Marcantonio da
Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga requisitoria contro il
clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata, requisitoria che però,
come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino.
Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto di
Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema ma solo in quelle
indirizzate forse in Germania. Anche il Trissino, quindi, auspicava un
riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con il
generale movimento di riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero, Erasmo
etc.... senza per questo farne un luterano in senso stretto. Il Trissino,
insomma, è un tipico esponente della tradizione religiosa pretridentina, in cui
il fervido sostegno alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono
forti iniezioni di pensiero neoplatonico e neopitagorico, di stoicismo e di
astrologia, di tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam,
Martin Lutero, Agrippa von Nettesheim, Giovanni Pico della Mirandola, Marsilio
Ficino si fondono in una forma religiosa eclettica e ancora tollerata prima
dell'apertura del Concilio di Trento (1545-1563). Le persecuzioni inizieranno
dopo la morte del poeta, e vi verrà coinvolto, invece, il figlio Giulio, vicino
al calvinismo, che subirà l'Inquisizione. Il poema del Trissino, una vera
enciclopedia dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste venature
di pensiero religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera palese:
si ricordino i famosi angeli del poema che portano nomi di divinità pagane
(Palladio, Onerio, Venereo etc...) e che non sono altro che allegorie delle
facoltà umane o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad
esempio, o Vulcano come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di
Michele Psello e nel pensiero neoplatonico. Fu questo uno dei punti più
bersagliati dai critici contro il poeta, per primo, ancora una volta,
Giambattista Giraldi Cinzio. Il rapporto con Palladio Di Andrea Palladio,
Trissino curò soprattutto la formazione di architetto inteso come
"umanista". Questa concezione risulta alquanto insolita in
quell'epoca, nella quale all'architetto era demandato un compito
preminentemente di tecnico specializzato. Non si può capire la formazione umanistica
e di tecnico specializzato della costruzione dell'architetto Andrea della
Gondola, senza l'intuito, l'aiuto e la protezione di Giangiorgio Trissino. È
lui a credere nel giovane lapicida che lavora in modo diverso e che aspira a
una innovazione totale nel realizzare le tante opere. Trissino gli cambierà il
nome in "Palladio", come l'angelo liberatore e vittorioso presente
nel suo poema L'Italia liberata dai Goti[27]. Secondo la tradizione,
l'incontro tra il Trissino e il futuro Palladio avvenne nel cantiere della
villa di Cricoli, nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in quegli
anni (1538 circa) sta per essere ristrutturata secondo i canoni
dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso totale
sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivelerà
fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì
avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo di Girolamo Pittoni e Giacomo
da Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. Sarà proprio Giangiorgio Trissino a
condurlo a Roma nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico
e ad avviare il futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più
ardite di un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora
oggi[28]. Fortuna e sfortuna del Trissino Il sistema letterario inventato
dal Trissino non fu il solo tentativo di preservare un rapporto diretto con la
cultura classica (in special modo greca), con Dante e con l'umanesimo del
Quattrocento, che il sistema bembiano escludeva. Molti altri poeti
condividevano le sue idee, infatti, come Antonio Brocardo, Bernardo Tasso,
anche loro intenti a inventare nuovi metri su imitazione dei classici.
Tuttavia, se si eccettua forse Sperone Speroni, il Trissino fu uno dei
pochi che strutturò nella sua Poetica un sistema letterario totale,
onnicomprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è regolato in
maniera specifica; e questo gli permetterà di essere un punto di riferimento
privilegiato nei secoli a venire. Bisognerà fare a questo punto una
distinzione essenziale fra le opere del Trissino e le sue teorie letterarie. Le
opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono
notoriamente brutte: lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in
mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e
ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico:
l'invenzione del verso sciolto, che sarà centrale nella storia letteraria
europea, infatti, non era destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del
secolo perché venisse accettata entro un poema di genere e di stile alto come
quello epico. Le sue teorie invece, trovarono un successo secolare, non solo in
Italia ma in molti paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del
classicismo. Questo specie per quel che riguarda i due generi principali del
mondo antico, la tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto.
Italia In Italia si può dire che il Trissino ebbe grande fortuna col verso sciolto
e col poema epico, ma minore col teatro tragico. La Sofonisba, quando uscì, non
era in Italia l'unica tragedia di imitazione greca, anche se era la prima: vi
erano, infatti, anche quelle di Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre
agli Orti Oricellari. Ma la tragedia ispirata ai modelli greci non trovò
terreno in Italia e fu soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella
'alla latina', senecana (cioè piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e
sangue, shakespeariana insomma), riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di
Giambattista Giraldi Cinzio; una linea di gusto che, alla fine del Cinquecento
e nel Seicento, si sposerà in pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche
esso stoica e senecana. Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema
del Trissino è nominato infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca
(e spesso in mala fede), da Bernardo Tasso (intento anche lui alla
realizzazione del poema Amadigi, che nella prima stesura era in versi sciolti)
e Giambattista Giraldi Cinzio (che compose contro l'Italia liberata il volume
Dei romanzi), Francesco Bolognetti e via via fino a Torquato Tasso.
Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi del poema eroico e,
sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente come modello teorico
e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra cui la famosa morte
di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad esempio). Vale la
pena specificare che il titolo di Gerusalemme liberata, infatti, non fu deciso dal
Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema Goffredo), ma dallo
stampatore Angelo Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza dell'opera
tassiana col poema trissiniano. Mentre nel Rinascimento i critici
iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo cavalleresco, si
assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso sciolto nei poemi
narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le ecloghe pastorali, i
poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla fine del secolo sarà
impiegato in opere imponenti come l'Eneide di Annibale Caro, o nel poema sacro
del Mondo creato del Tasso, o nello stile fastoso dello Stato rustico (1606) di
Giovanni Vincenzo Imperiale o quello classico di Gabriello Chiabrera in pieno Barocco. Anzi, proprio il Chiabrera
(non a caso allievo di Sperone Speroni) si può dire che sia il grande erede del
Trissino, animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare
i generi letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in
punti importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non
bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di
Omero (cfr. il paragrafo apposito in Gabriello Chiabrera). Il Trissino
ebbe ancora fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi
Scipione Maffei di Tutte le opere (Verona, Vallarsi, 1729, ancora oggi punto di
riferimento indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una
delle quali di Vittorio Alfieri (1787). Grande fu l'influenza anche nel
melodramma: si contano ben quattordici Sofonisba fra il 1708 e il 1843, una
delle quali di Christoph Willibald Gluck e uno di Antonio Caldara. Ma a parte
la fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia
dell'Arcadia (1690) si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del
Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della
poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del
melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella
Ragion poetica (1708) di Gian Vincenzo Gravina, maestro del giovane Pietro
Metastasio, la cui prima opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione
quasi parola per parola del III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli
amori di Giustino e di Sofia. Alla metà del secolo, nel 1753, Pierfilippo
Castelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di Giovangiorgio
Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo nell'epica il Trissino
abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche se nelle forme del
melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della tradizione italiana.
Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera, che seppe rendere le
forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso sciolto) di insuperabile
eleganza. Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade di Vincenzo Monti (1810) e
l'Odissea di Ippolito Pindemonte (1822), che proseguono la grande storia del
verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre grandi
scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico, rifletté
anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica date da
Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti
misti di storia e d’invenzione. Il secondo è il Giosuè Carducci che stronco' il
poema ne I poemi minori del Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e il terzo è
Bernardo Morsolin che compose la biografia del poeta (Giangiorgio Trissino o
monografia di un letterato del secolo XVI, 1894) che ancora oggi è
indispensabile.Francia In Francia, invece, si assiste in un certo senso alla
situazione opposta e le teorie del Trissino trovarono vasta eco più nel teatro
che nel poema epico, questo anche perché in generale il teatro classico
francese ha sempre prediletto i modelli greci ai latini e il teatro, in genere,
al melodramma. Nel teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà forte: la
prima rappresentazione documentata in francese è del 1554 nel castello di Blois,
davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una
fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia
italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso
Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto
Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille.
Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel
verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per
suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto,
ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per
rilevare le pecche del poema. Inghilterra In Inghilterra si ricorda la
fortuna del verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la
sua consacrazione nel Paradiso perduto di John Milton, e le lodi tributate al
Trissino da Alexander Pope nel prologo alla Sofonisba di James Thomson
(1730). Germania In Germania si ricordano, tra il XVII e il XVIII secolo,
tre Sofonisba. Anche Goethe possedeva una copia delle Rime trissiniane
Opere principali Sofonisba, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere
nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana, 1524: Riproduzione fotografica De
vulgari eloquentia di Dante Alighieri, 1529, traduzione Il castellano, 1529,
dialogo: Riproduzione fotografica dell'edizione Daelli 1864 Poetica, 1529, ed.
integrale del 1562 in sei parti: Riproduzione fotografica Dubbi grammaticali,
1529 Grammatichetta, 1529 L'Italia liberata dai Goti, 1547-1548, poema epico I
simillimi, 1548, commedia Galleria d'immagini Gian Giorgio
Trissinoincisione da Tutte le opere non più pubblicate di Giovan Giorgio
Trissino, Miniatura di Gian Giorgio Trissino. Gian Giorgio Trissinoincisione
da Pier Filippo Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino, 1753.
Targa a Trissino, in piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa
natale di Gian Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo
Bongiovanni. Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi
Ginori, a Firenze, raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia
Neoplatonica che lì ebbe sede. Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di
Giovan Giorgio Trissino, 1753, pagg 2-3.
Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del
secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il convento dei santi Filippo e
Giacomo a Vicenza, 1981, nota 49.
Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, pag
4. Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pagg 26 e
seguenti. L'incisione recita: DEMETRIO
CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS
LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP.
FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di
Giovan Giorgio Trissino, ernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di
un letterato del secolo XVI, 1878, pagg 54-55.
Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del
secolo XVI, Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale
sofocleo "τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si
cerca, si può cogliere". Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1878, pag 198. Pierfilippo Castelli, La
vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan
Giorgio Trissino, 1753, pag 43. Antonio
Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia, 1869, pagg 17-18. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 190. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 196. Silvestro Castellini, Storia della città di
Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, nota
a pag 48 Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1Come i saggi di Lucien
Faggion ricordano, per preservare il patrimonio famigliare non era inusuale
sposare cugini di altri rami della medesima famiglia. La decisione di scegliere Ciro come proprio
erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al trascinarsi
della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque una vera e
propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti del ramo
dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che fecero risalire
a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle simpatie protestanti
di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di Giovanna, a uccidere Ciro
a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi figli. Quest'ultimo
decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio Cesare che usciva
dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. Nel 1588 Ranuccio
Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse nella
casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella Bissari, e
il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito vari saggi
sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et le devoir
de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Nel 1537 il Trissino dovette affrontare una
causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise
di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer,
che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino il 25 maggio 1482. Gli eredi
Valmarana tentarono di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il
tribunale diede ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion,
Justice civile, témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana
et Cricoli au XVIe siècle, . Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce
Trissino nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana. Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in
L'Enciclopedia dell'Italiano.
"Palladio" è anche un riferimento indiretto alla mitologia
greca: Pallade Atena era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza,
della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della
guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio
talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata
soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il
nome possa avere un'origine numerologica che rimanda al nome di Vitruvio, vedi
Paolo Portoghesi , La mano di Palladio, Torino, Allemandi, 2 Dal volantino
della mostra (18 aprile10 maggio 2009) dedicata a Giangiorgio Trissino a
Trissino, in occasione del 600º anniversario della promulgazione dello Statuto
del Comune del 1409, organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino
e Pro Loco di Trissino. Leopoldo
Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo
di Canova, Giachetti, Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno
tre testi fondamentali: Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio
Trissino, oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, 1753. Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze,
Le Monnier, Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza, 31
marzo-1º aprile 1979, N. Pozza, Vicenza, Neri Pozza, 1980. Sulla
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Eloquentia nel primo Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con
Dante attraverso il Cinquecento: Il De vulgari eloquentia e la questione della
lingua, «Rinascimento», Per le trafile del codice dantesco posseduto dal
Trissino, oggi alla Biblioteca Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione diRàjna
alla sua edizione del De Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G. Padoan,
Vicende veneziane del codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”, in Dante
e la cultura veneta, Atti del convegno di studi della fondazione “Giorgio
Cini”, Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze, Olschki, Tutti i
testi del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le opere
Scipione Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però l'alfabeto
inventato riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni moderne: La
Poetica si rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del Cinquecento B.
Weinberg, Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal
Trissino. Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno (che contiene la
Epistola delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i Dubbii
grammaticali e la Grammatichetta). I testi sono riprodotti con l'alfabeto
inventato dal Trissino. La Sofonisba è stata curata da R. Cremante, nel Teatro
del Cinquecento, Napoli, Ricciardi, Il testo è riprodotto con l'alfabeto
inventato dal Trissino ed è dotato di un vasto commento e introduzione. La
traduzione del De vulgari eloquentia si può leggere in D. Alighieri, Opere, F.
Chiappelli, nella collana “I classici italiani”, G. Getto, Milano, Mursia, oppure,
assieme al testo latino, nel 2 tomo dell’Opera Omnia curata da Scipione Maffei
(vedi sotto). Per l'Italia liberata dai Goti e per I Simillimi si deve
ricorrere, invece, alle prime edizioni o all'edizione del Maffei o alle
ristampe sette-ottocentesche. Per l'elenco completo di tutte le stampe,
ristampe, studi ed edizioni sul Trissino vedi Alessandro Corrieri , Giangiorgio
Trissino. , consultabile (aggiornata al 2 settembre )
presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf. Andrea Palladio Trissino (famiglia). TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Gian Giorgio Trissino, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Gian Giorgio Trissino, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di
Gian Giorgio Trissino / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio
Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gian Giorgio Trissino, . Opere di
Gian Giorgio Trissino, su Progetto Gutenberg. Gian Giorgio Trissino, in
Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino, L'Italia liberata dai
Gotthi di Paola Cosentino.
TROILO. (Perano). Filosofo. Insegnante di filosofia
teoretica a Palermo e a Padova (dal 1920), nel 1949 divenne socio nazionale dei
Lincei. Partito dal positivismo del suo maestro Roberto Ardigò, pervenne a una
sorta di metafisica, da lui chiamata realismo assoluto, che richiama il
panteismo di Giordano Bruno e di Baruch Spinoza. L'essere eterno infinito,
tutt'uno con lo spirito assoluto, è il presupposto e il principio unificatore
degli esseri relativi. Trascendente e indeterminato, l'essere si immanentizza e
si determina nella realtà e negli individui, oggettivandosi di fronte ai
soggetti come assolutamente altro da questi.
Opere principali Il misticismo moderno (1899) Idee e ideali del positivism,
La filosofia di G. Bruno, Il positivismo
e i diritti dello spirito, Figure e studi di storia della filosofia, Lo spirito
della filosofia, Le ragioni della trascendenza o del realismo assoluto. Sito
della Società Filosofica ItalianaSezione di Sulmona, riferimenti in . Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana
1900-1960, Laterza, Roma-BariPra F. Minazzi, Ragione e storia. Mezzo secolo di
filosofia italiana, Rusconi, Milano, Cappelli, L'orizzonte filosofico di
Erminio Troilo. Idealismo e Positivismo nella prima metà Professore Pra. Dizionario
di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Erminio Troilo, biografia
e nel sito della Società Filosofica
ItalianaSezione di Sulmona "Giuseppe Capograssi".
TRONTI. (Roma). Senatore
della Repubblica Italiana LegislatureXI e XVII Gruppo parlamentare PDS (XI), PD
(XVII) CoalizioneItalia. Bene Comune (XVII) CircoscrizioneLazio (XI) Lombardia
(XVII) Incarichi parlamentari Membro della Commissione permanente Affari esteri
ed emigrazione Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito
Comunista Italiano (Fino al 1991), Partito Democratico della Sinistra
(1991-1998), Democratici di Sinistra (1998-2007), Partito Democratico (Dal
2007) ProfessioneDocente universitario. Filosofo. Considerato uno dei
principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli anni
sessanta. Docente per trent'anni presso l'Siena, vive a Roma. Militante
del Partito Comunista Italiano durante gli anni cinquanta, fu con Raniero
Panzieri tra i fondatori della rivista Quaderni Rossi, da cui si separò nel
1963 per fondare la rivista Classe operaia, della quale fu il direttore. Questo
percorso lo portò ad allontanarsi dal PCI, pur senza mai uscirne formalmente, e
ad animare l'esperienza radicale dell'operaismo. Tale esperienza, che va
considerata per molti versi la matrice della nuova sinistra degli anni
sessanta, si caratterizzava per il fatto di mettere in discussione le
tradizionali organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di
collegarsi direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte
di fabbrica. Influenzato filosoficamente dall'opera di Galvano Della
Volpe, che lo aveva portato ad allontanarsi dal pensiero di Antonio Gramsci, o
almeno dalla sua versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano, Tronti si
dedicò come studioso alla formulazione di un pensiero politico che, fondendo la
teoria con la prassi, rinnovasse il marxismo tradizionale e contribuisse a
riaprire la strada rivoluzionaria in Occidente. Di fronte all'irruzione
dell'operaio-massa sulla scena delle società occidentali, l'operaismo di Tronti
seppe proporre un'analisi moderna delle relazioni di classe e soprattutto
mettere l'accento sul fattore soggettivo, rivendicando la centralità politica
della classe. Le sue idee, debitrici anche della visione di Ernst Jünger (v.
"L'operaio", 1932), trovarono una sistemazione nel 1966, con la
pubblicazione di Operai e capitale, un libro di forte impatto letterario (è
stato inserito tra le 2250 opere del Dizionario delle opere della Letteratura
Italiana Einaudi), che eserciterà un'influenza notevole sulla contestazione
giovanile e più in generale sull'ondata di mobilitazione che ebbe inizio negli
anni immediatamente successivi. Fu proprio la sconfitta della spontaneità
operaia e dell'ondata di mobilitazione, colta anticipatamente da Tronti e non
invece da altri operaisti come Toni Negri (di qui la rottura tra loro, avvenuta
nel 1967-1968), a indurlo a spostare la sua riflessione sul "problema del
politico", ovvero della direzione e della mediazione politica. Ebbe inizio
da qui la teorizzazione trontiana dell'"autonomia del politico", cioè
la ricerca di una teoria politica realista che, in un'originale commistione di
Karl Marx e Carl Schmitt, fosse capace di colmare i limiti della soggettività
sociale. Si trattò di una fase più intellettuale che politica dell'esperienza
di Tronti, il quale si dedicò prevalentemente all'insegnamento (Filosofia
morale e poi Filosofia politica) presso l'ateneo senese e all'attività
pubblicistica, fondando tra l'altro nel 1981 l'influente rivista Laboratorio
politico. Riavvicinatosi al PCI di Enrico Berlinguer, in questo periodo Tronti
fu finalmente riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far
parte più volte del Comitato centrale. Alle elezioni del 1992 fu eletto
al Senato della Repubblica (XI legislatura) nelle liste del Partito Democratico
della Sinistra, fu membro della Commissione parlamentare per le riforme
istituzionali dal 1992 al 1994. Negli anni successivi, non avendo condiviso le
trasformazioni post-comuniste del partito, e dopo aver lasciato la docenza
universitaria, la sua riflessione filosofica ha assunto toni pessimistici,
concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica della
democrazia. -- è stato presidente della
Fondazione CRS (Centro per la Riforma dello Stato)Archivio Pietro Ingrao.
Alle elezioni del è stato di nuovo
eletto al Senato (XVII legislatura) nelle liste del Partito Democratico per la
Lombardia. Il 14 gennaio è tra i
31 parlamentari, soprattutto di area cattolica, del PD a firmare un emendamento
contro l'articolo 5 del disegno di legge Cirinnà riguardante l'adozione del
configlio. Curiosità Mario Tronti è parente di Renato Zero: è infatti il
figlio di Nicola Tronti, la cui sorella Renata è la nonna del cantautore. Opere
In volume Operai e capitale, Einaudi, Torino, seconda edizione accresciuta, ristampa
DeriveApprodi, Roma, 2006; Hegel politico, Istituto dell'Enciclopedia italiana,
Roma, Sull'autonomia del politico, Feltrinelli, Milano, Soggetti, crisi, potere
(A. Piazzi e A. De Martinis), Cappelli, Bologna; Il tempo della politica,
Editori Riuniti, Roma, 1980; Con le spalle al futuro. Per un altro dizionario
politico, Editori Riuniti, Roma, 1992; Berlinguer. Il Principe disarmato,
Edizioni Sisifo, Roma, La politica al tramonto, Einaudi, Torino, Cenni di
Castella, Edizioni Cadmo, Fiesole (FI), Teologia e politica al crocevia della
storia (con Massimo Cacciari), AlboVersorio, Milano, 2007 [ristampa ] Passaggio
Obama. L'America, l'Europa, la Sinistra, Ediesse, La democrazia dei cittadini.
Dai cittadini per l'Ulivo al Partito Democratico, Ediesse, Non si può
accettare, Ediesse, Noi operaisti,
DeriveApprodi, Dall'estremo possibile,
Ediesse, Per la critica del presente,
Ediesse, Dello spirito libero. Frammenti
di vita e di pensiero, Il Saggiatore, Il
nano e il manichino. La teologia come lingua della politica, Castelvecchi, Il demone della politica. Antologia di
scritti (1958-), Il Mulino, Contributi,
curatele Tra materialismo dialettico e filosofia della prassi. Gramsci e
Labriola, in A. Caracciolo e G. Scalia , La città futura. Saggi sulla figura e
il pensiero di Antonio Gramsci, Feltrinelli, Milano, 1959; Scritti inediti di
economia politica di Marx, Editori Riuniti, 1963 Hobbes e Cromwell in Stato e rivoluzione in
Inghilterra, Il Saggiatore, Milano, 1977; Operaismo e centralità operaia,
Editori Riuniti, Roma (con G. Napolitano, A. Accornero e M. Cacciari) Il
politico. Antologia di testi del pensiero politico. 1: Da Machiavelli a Cromwell,
Feltrinelli, Milano, Il politico. Antologia di testi del pensiero politico. 2:
Da Hobbes a Smith, Feltrinelli, Milano, Il destino dei partiti, Ediesse (con
Giuseppe Cotturri, F. Izzo) Rileggendo "La libertà comunista", in G.
Liguori , Galvano Della Volpe. Un altro marxismo, Edizioni Fahrenheit 451, Roma;
Classe operaia. Le identità: storia e prospettiva, Angeli, Milano, 2001;
(Tronti e Favilli) Per la critica della democrazia politica, in M. Tari ,
Guerra e democrazia, ManifestoLibri, Roma; Politica e destino, Sossella
editore, Roma, 2006 (con contributi di
sul pensiero di Tronti); Finis Europae. Una catastrofe teologico-politica,
Bibliopolis, Napoli 2008. Note "Ne
La politica al tramonto, Einaudi, 1998, un capitolo porta il titolo «Karl und
Carl», per sottolineare, anche qui allusivamente, la necessità di completare Marx
con Schmitt", Mario Tronti, Autobiografia filosofica, in Storia della
filosofia, 14, Filosofi italiani contemporanei, Le Grandi Opere del Corriere
della Sera, Bompiani, Milano 2008 Archiviato il 3 dicembre in .
Mario Tronti / Deputati / Camera dei deputati storico, su storia.camera.
senatoScheda di attività Legislatura, su senato. 15 gennaio . Unioni civili: i numeri che mettono a rischio
le adozioni gay, su Termometro Politico, plus.google.com/+termometropolitico/. Unioni
civili, 30 senatori Pd contro le adozioni. E Gay pubblica la lista: "Scrivi
al malpancista". Loro: "Squadristi", su Il Fatto Quotidiano. Le
piume, le fidanzate, lo zio comunista. I 60 anni di Renato Zero | Altri
Mondi Mario Alcaro, Dellavolpismo e nuova
sinistra, Dedalo, Bari, Costanzo Preve, La teoria in pezzi. La dissoluzione del
paradigma teorico operaista in Italia (Dedalo, 1984; Romolo Gobbi, Com'eri
bella, classe operaia. Storia fatti e misfatti dell'operaismo italiano,
Longanesi, Milano, Rita di Leo, Per una storia di Classe Operaia, in
«Bailamme», n. 26, giugno 2000; Sandro Mezzadra, Operaismo, in R. Esposito e C.
Galli , Enciclopedia del pensiero politico. Autori, concetti, dottrine,
Laterza, Roma-Bari; Basso C., Gozzini C. e Sguazzino D. , delle opere e degli scritti di Mario Tronti,
Dipartimento di Filosofia-Università degli Studi di Siena, Siena; Alfonso
Berardinelli, Stili dell'estremismo. Critica del pensiero essenziale, Editori
Riuniti, Roma, Maria Turchetto, De l'ouvrier masse à l'entrepreneurialité
commune: la trajectoire déconcertante de l'opéraïsme italien, in J. Bidet e E.
Kouvélakis , Dictionnaire Marx contemporain, PUF, Paris; Francesca Pozzi, Gigi
Roggero, Guido Borio, Futuro anteriore: dai Quaderni rossi ai movimenti
globali. Ricchezze e limiti dell'operaismo italiano, DeriveApprodi, Roma, Steve
Wright, L’assalto al cielo. Per una storia dell’operaismo, Edizioni Alegre, Roma (trad. Storming Heaven.
Class Composition and Struggle in Italian Autonomist Marxism, Pluto Press,
London, 2002). Cristina Corradi, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri,
Roma, Francesca Pozzi, Gigi Roggero, Guido Borio, Gli operaisti, Derive
Approdi, Roma, Antonio Peduzzi, Lo spirito della politica e il suo destino.
L'autonomia del politico, il suo tempo, Ediesse-Crs, Roma, Giuseppe Trotta e
Fabio Milana , L'operaismo degli anni Sessanta. Da «Quaderni rossi» a «classe
operaia», cd con la raccolta completa della rivista «classe operaia» DeriveApprodi, Roma 2008 Antonio Peduzzi, A
Cartagine poscia io venniincubi sulla teoria marxista, Arduino Sacco editore,
Roma, ; Michele Filippini, Mario Tronti e l'operaismo politico degli anni
Sessanta, EuroPhilosophie, . Franco Milanesi, Nel Novecento, Storia, teoria,
politica nel pensiero di Mario Tronti, Mimesis, Milano, Abecedario (Carlo Formenti),
DeriveApprodi, Operaismo Quaderni Rossi
Classe operaia (rivista) Raniero Panzieri Toni Negri Massimo Cacciari Pietro
Ingrao Centro per la Riforma dello Stato. TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su senato, Senato della
Repubblica. Mario Tronti, su Openpolis,
Associazione Openpolis. Registrazioni di
Mario Tronti, su RadioRadicale, Radio Radicale. Mario Tronti, su Internet Movie
Database, IMDb.com. Centro per la
Riforma dello Stato, su centroriformastato.org. "Storia e critica del
concetto di democrazia" (intervento di Tronti,disponibile anche in file
audio, su globalproject.info. Sito web italiano per la filosofia: Mario Tronti,
su lgxserver.uniba. Conricerca-Futuro Anteriore, su alpcub.com. Class Against
Class (con testi di Tronti in inglese), su geocities.com. "Antagonism and
Insurrection in Italian 'Operaismo'" (paper di A. Toscano) , su
goldsmiths.ac.uk. "Lotta contro gli idoli" (intervento di Tronti per
Rai Educational, su emsf.rai. Michele Smargiassi, Intervista a Mario Tronti:
"La lotta di classe c'è ancora", La Repubblica, Antonio Gnoli, Mario
Tronti: "Sono uno sconfitto, non un vinto. Abbiamo perso la guerra del
'900", La Repubblica.
TULELLI. (Zagarise). Filosofo. Al cavaliere
Paolo Emilio Tulelli sono ad oggi intitolate una via nel Comune di Zagarise e
una nel Comune di Catanzaro nel quartiere Sant'Elia, una sala della Biblioteca
comunale Filippo De Nobili di Catanzaro dove l'amministrazione comunale della
città di Catanzaro e la pronipote del filosofo, giurista, scrittrice e
presidente dell'associazione culturale "Universo Minori" Rita
Tulelli, giorno 13 aprile hanno apposto
una targa commemorativa in suo onore, inoltre, giorno 27 luglio è stato posto davanti alla casa comunale di
Zagarise un busto che lo raffigura realizzato dal professore, scultore e
pittore Mario Calveri. Paolo Emilio Tulelli busto Zagarise Busto di Paolo
Emilio Tulelli, creato dallo scultore Mario Calveri, installato davanti al
Comune di Zagarise in data 27 luglio Nacque a Zagarise da Gaetano e Anna
Gallelli. Appartenente ad una famiglia di nobili origini, era un marchese,
studiò presso il Convento del Ritiro dei Filippini a Zagarise e poi frequentò a
Catanzaro il Real Liceo-Ginnasio e il Corso Teologico presso il Pontificio
Seminario Teologico Regionale San Pio X diventando sacerdote. Dal 1839
visse a Napoli dove compì studi filosofici e nel 1855 aprì nella stessa città
una scuola privata dove insegnò per oltre vent’anni filosofia morale ed
estetica. La richiesta di poter istituire una scuola privata fu inviata in data
11 settembre 1855 alle autorità competenti, le quali, prima di concedere le
relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di Catanzaro dettagliate notizie
in merito alla condotta religiosa, morale e politica del richiedente, la
risposta inviata loro fu: «Elemento di condotta soda, casta e onesta» Tra
gli allievi della sua scuola molti furono appartenenti a famiglie di alto rango
sociale e tra questi è possibile annoverare i figli del re Borbone che, in
segno di stima, gli fecero dono di un orologio da camera di manifattura
francese opera dei fratelli Japis. Fu molto amico di Luigi Settembrini, il
quale lo citò nella sua opera "Lezioni di letteratura italiana", gli
trasmise l’amore per la filosofia e gli ideali patriottici, fu allievo del
marchese Basilio Puoti e del filosofo Pasquale Galluppi del quale studiò e
diffuse il pensiero, evidenziando il parallelismo con il pensiero del filosofo
tedesco Immanuel Kant, così come divulgò quello di altri filosofi meridionali,
tra cui Giovanni Battista Capasso, Tommaso Rossi e G. Masci. Nel 1860 Paolo
Emilio Tulelli iniziò ad insegnare filosofia forale all’Università degli Studi
di Napoli Federico II dietro l’impulso di Francesco Saverio De Sanctis, anno in
cui, secondo Benedetto Croce, iniziò un ventennio di vero splendore per
l’ateneo napoletano. Nello stesso anno cadde il Regno delle Due Sicilie e Paolo
Emilio Tulelli, favorevole alla formazione di uno stato unitario, portò avanti
una battaglia a livello morale e giuridico per l’abolizione della pena di morte
che fino ad allora era in vigore in tutti gli Stati d’Europa tranne il
Granducato di Toscana, la stessa sarà poi abolita con l'adozione del codice
penale del Regno d'Italia nel 1889, il cosiddetto Codice Zanardelli. La fine
della dominazione borbonica fu colta dal Tulelli come un’occasione di
rinnovamento sociale e morale ed egli instillò nei suoi insegnamenti la
consapevolezza che il rinnovamento politico dovesse essere accompagnato a
quello morale, egli riscontrava nella popolazione un’evidente scarsità
intellettuale e un sentimento religioso che si manifestava mediante pratiche di
culto sempre più lontane dall’essere ricche di valori spirituali e una società
sempre più formalista, egli cercò di contrastare questa tendenza in affinità al
pensiero del filosofo Vincenzo Gioberti. Paolo Emilio Tulelli fu un
patriota e un cattolico liberale e la sua attività di pensatore fece si che la
sua notorietà e la sua reputazione crescessero, fu inoltre un oppositore degli
hegeliani napoletani, fu a capo degli oppositori degli Spaventiani e fu
rappresentante del movimento filosofico del quale nella prima metà
dell'ottocento fecero parte Pasquale Galluppi, Ottavio Colecchi, Stefano Cusani
e Vincenzo De Grazia. Sul valore del Tulelli si sono pronunciati, fra gli
altri, anche il Croce ed il Russo. Fu Socio Ordinario delle seguenti
Accademie: Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli Accademia
Reale Pontaniana In relazione all'Accademia di Scienze Morali e Politiche di
Napoli, Tulelli e il senatore Enrico Pessina, proposero nell'anno 1867, in
qualità di soci dell'accademia, di collocare nell'atrio dell'Università degli
Studi di Napoli un busto in marmo raffigurante il filosofo Pasquale Galluppi,
l'opera fu realizzata dallo scultore napoletano Beniamino Calì e fu inaugurata
il 14 marzo dello stesso anno con una cerimonia a cui presero parte il rettore
Paolo Emilio Imbriani, dei rappresentanti e diversi studenti. Della stessa
accademia oltre ad esserne socio ne fu anche tesoriere come si evince dalla
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia di lunedì 10 febbraio 1879 in cui è
contenuta la rielezione per quell'anno alla suddetta carica: " (omissis)
S.M., sulla proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, ha, con RR.
decreti fatte le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) Tulelli Paolo
Emilio, socio della Società Reale di Napoli, approvata la sua rielezione a
tesoriere dell'Accademia di scienze morali e politiche della predetta Società;
(omissis) ". Fu Socio Corrispondente delle seguenti Accademie:
Accademia Cosentina Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e
dei Dafnici Fu membro dell’Istituto Americano di New York e della Società
Storica di Pennsylvania. Testamento Paolo Emilio Tulelli visse a Napoli
fino al giorno della sua morte e nelle sue ultime volontà traspare chiaramente
un radicato e forte legame con la sua terra di origine, infatti i primi due
punti del suo testamento furono «Volendo lasciare una prima testimonianza di
affetto alla città di Catanzaro...» e «Col fine di promuovere e favorire
nel mio nativo Comune di Zagarise l’educazione morale e l’istruzione letteraria
e scientifica...» Dispose inoltre che fosse destinata una somma in dote
ad una ragazza indigente di Zagarise e che il resto del patrimonio del filosofo
fosse suddiviso tra i suoi parenti. Il documento, tutt'ora disponibile
presso l’Archivio Notarile di Napoli, fu depositato nel capoluogo campano il 30
gennaio 1884 presso lo studio del notaio Michele Mazzitelli sito in via S.
Giovanni numero 19. Dondazione di libri alla città di Catanzaro al fine
di fondare una biblioteca pubblica Paolo Emilio Tulelli volle donare alla città
di Catanzaro alcuni libri affinché potessero rappresentare una base di partenza
per la costituzione di una biblioteca pubblica auspicando che il suo gesto
potesse rappresentare un’esortazione a contribuire al suo ampliamento, una
volta istituita, da parte di altri uomini generosi e amanti della cultura. Il
comune di Catanzaro accettò il legato che, in caso contrario, si sarebbe dovuto
destinare ad ampliare il patrimonio della biblioteca del Real Liceo di
Catanzaro o ad un erede del de cuius nel caso in cui il anche direttivo del
liceo non avesse accettato la donazione. I libri furono trasferiti da Napoli a
Catanzaro a spese del comune, così come indicato nelle ultime volontà del
filosofo, ed il 2 giugno 1889 venne istituita la biblioteca comunale che venne
denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e lavoro", ma
che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale Filippo De Nobili.
«Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di Catanzaro
ove ebbi i primi semi del mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della
Patria Italiana, lego al comune della città i miei pochi libri col fine
espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica
da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e dei cultori
della letteratura e della scienza.» (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del
Testamento) Istituzione di una rendita per far studiare un giovane meritevole del
comune di Zagarise Per quanto concerne il comune natio, nell’intenzione di
promuovere l’educazione morale, l’istruzione letteraria e scientifica nello
stesso, Paolo Emilio Tulelli istituì una rendita annuale, denominata “Monte o
Istituto Tulelli” per far si che dei giovani meritevoli del suddetto comune
potessero studiare e conseguire la laurea. A perenne ricordo di ciò egli
dispose nelle sue ultime volontà che fosse realizzata una breve iscrizione su
una lastra di marmo e che la stessa fosse posta in un luogo pubblico del comune
di Zagarise. «Col fine di promuovere e favorire nel mio nativo comune di
Zagarise l'educazione morale e l'istruzione letteraria e scientifica e così
sospingere quei miei concittadini sulla via della civiltà, istituisco un Monte o
Istituto per l'educazione ed istruzione dei giovinetti di detto Comune da
elevarsi dal Real Governo in Ente Morale e giuridico con la dotazione di annue
lire duemila di rendita al 5 per cento iscritto al gran libro dei Regno
d'Italia. All'uopo destino due certificati di rendita a me intestati dell'annua
rendita di L. millesettecento con la data di Firenzee l'altro dell'annua
rendita di L. trecento della stessa data e sotto il N. 649. Sì fatta annua
rendita sarà unicamente ed esclusivamente impiegata per l'educazione e
istruzione nelle lettere e nella scienza di un giovinetto fatto volta per volta
per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da genitori ivi domiciliati
almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di anni sette, che sappia
almeno leggere e scrivere e mostri in generale attitudine e buona disposizione
agli studi.» (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del Testamento) Opere Libri
Dei principi sostanziali ed informatori della scienza dell’educazione Prolusione
letta nell'Università NapoliStamperia della Regia Università, 1874 Dei sistemi
morali e della loro possibile riduzione. NapoliTipografia della Regia
Università, Della moralità della scienza
e della vitaProlusione al corso delle lezioni di filosofia morale letta all’Università,
NapoliStamperia della Regia Università, 1Elogio di Vito Buonsanto accademico
pontanianoRecitato, NapoliTipografia Del Fibreno, Filadelfos di Giovanni
GemelliRecensione letta all’accademia di scienze morali e politiche Napoli Stamperia della Regia Università, L’infallibilità della ragione umana
considerata nella triplice sfera della scienza, politica, religione. Studi
critici. NapoliStamperia della Regia Università, Intorno alla morale
indipendente, Studio critico. NapoliStamperia della Regia Università, Programma
di una discussione accademica sul tema dell’educazione religiosa popolare in
Italia. 1880 Prolusione ad un corso di lezioni di estetica. NapoliStamperia del
Vaglio, Prolusione ad un corso di filosofia moraleRecitata nella Regia
Università degli Studi di Napoli. NapoliStamperia della Regia Università, Schema
di una metafisica dell’estetica. Parte prima. NapoliStamperia della Regia
Università, Schema di una metafisica dell’estetica. Parte seconda.
NapoliStamperia della Regia Università, Sopra una nuova formula metafisica del
professor TariBreve memoria. NapoliStamperia della Regia Università, Sunto
della seconda parte dello schema di una metafisica dell’estetica S.n.t. Cenni
biografici del professore Luigi Settembrini. NapoliTipografia dell'Accademia
Reale delle Scienze, 1878 Intorno alla dottrina e alla vita del politica del
Barone Pasquale GalluppiNotizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e rari.
Memoria letta nell’accademia di scienze morali e politiche di Napoli nella
tornata, NapoliStamperia della Regia Università, Intorno alla vita e alle opere
filosofiche di Giovan Battista Papasso e di Tommaso Rossi. Discorsi due. NapoliTipografia
Cutaneo, Libera Chiesa in libero StatoRagionamento letto all'Accademia di
scienze morali e politiche di Napoli nelle tornat, Napoli Stamperia della Regia
Università,Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata nel suo studio
private, Napoli Stamperia del Vaglio, Intorno alla vita e alla storia della
filosofia di Giovan Battista CapassoMemoria letta all'Accademia nella tornata
del 29 Gennaio, NapoliSocietà tipografica napoletana Tramater, La rosa di
Gerico. Raccolta di prose e versi. NapoliTipografia Del poligama, Schema di una
metafisica dell'etica. NapoliTipografia e streotipia della Regia Università, Sopra
gli scritti inediti di Pasquale GalluppiMemoria seconda letta nell'Accademia di
scienze morali e politiche di Napoli. NapoliStamperia della Regia Università, Biografia
del barone Pasquale Galluppi. S.n.t. Dei sistemi filosofici. S.n.t. Filosofia
indiana (V. "l’equilibriio”) Su l’abolizione della pena di morteIn
"Rendiconti dell’Accademia delle scienze morali e politiche di
Napoli". NapoliStamperia della Regia Università, Notizie biografiche di
Saverio BaldacchiniIn “Annuario della Regia Università degli Studi di Napoli”,
Anno scolastico Elogio funebre di Martino Cilento. Sulla Bella di Camarda,
poema del marchese Cappelli. Napoli, Armonia della libertà politica e della Scienza
morale — Prolusione. Scambio di lettere con Giannina Milli. Poesie Preso da
immenso desiderio e ardente (Sonetto) Padre, partisti, forse desolato (Sonetto)
Aspirazione a Dio (Sonetto) Il pensiero morale di Paolo Emilio Tulelli, Carlo
Nardi. Società Napoletana di Storia Patria, Paolo Emilio Tulelli. Lettere a
Giannina Milli Federico Adamoli. Collana "Il Fondo Milli" Biografia
Paolo Emilio Tulelli Paolo Emilio
Tulelli il Poeta Via Paolo Emilio
Tulelli a Zagarise Via Paolo Emilio
Tulelli a Catanzaro Associazione
"Universo Minori" Alla
Biblioteca De Nobili una targa per ricordare Paolo Emilio Tulelli La famiglia Tulelli dona a Zagarise un'opera
raffigurante il filosofo Paolo Emilio
Discorso di Paolo Emilio Imbriani all'inaugurazione del busto
raffigurante Pasquale Galluppi posto nell'Accademia di Scienze Morali e
Politiche di Napoli Gazzetta Ufficiale
del Regno d'Italia, Un Socio Corrispondente di un'accademia è un socio che
risiede in una città diversa da quella di quest'ultima Zagarise e dintorni, F. Faragò. Pagina
38 Lira italiana Della moralità
della scienza e della vitaProlusione al corso delle lezioni di filosofia morale
letta all’Università il 2 dicembre 1873
Filadelfos di Giovanni Gemelli. Recensione. L’infallibilità della ragione umana considerata
nella triplice sfera della scienza, politica, religione. Studi critici. Prolusione ad un corso di filosofia morale
recitata il dì 20 novembre 1861 nella Regia Università degli Studi di
Napoli Sopra una nuova formula
metafisica del professor Tari. Breve memoria.
Intorno alla dottrina ed alla vita politica del barone Pasquale Galluppi
notizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e rari da Paolo Emilio Tulelli
nella tornata del 4 dicembre 1864
Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata nel suo studio
private, Il primo numero della Rivista
Sebezia, una rivista periodica fondata da Bruto Fabricatore che si occupava di
argomenti di natura scientifica, letteraria ed artistica, fu pubblicato nel
mese di luglio del 1855 e tra i vari articoli presenti vi fu anche la
Prolusione ad un corso di lezioni di estetica di Paolo Emilio Tulelli Schema di una metafisica dell'etica Sopra gli scritti inediti di Pasquale
Galluppi Su l'abolizione della pena di
morte Lettere a Giannina Milli Preso da immenso desiderio e ardente Padre, partisti, forse desolato Aspirazione a Dio Biblioteca comunale Filippo De Nobili di
Catanzaro Università degli Studi di Napoli Federico II Pena di morte in Italia
Giannina Milli Pasquale Galluppi Luigi Settembrini/
TURCO. (Asola). Flosofo. Nacque da una delle più
antiche e nobili famiglie di Asola, allora fiorente cittadina della Repubblica
di Venezia, dove ricoprì importanti cariche politiche in qualità di deputato,
oratore e avvocato della Comunità. La
sua prima opera poetica, la Commedia Nova intitolata Agnella, venne
rappresentata ad Asola durante i festeggiamenti per la visita dei duchi di
Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro seguito. L'opera venne in
pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia. Fu contemporaneo ed amico
di Paolo Manuzio che in una lettera encomia la sua Canzone in lode di Carlo V
scritta in occasione della morte di quest'ultimo: «Letta la vostra Canzone scritta in morte del
Gran Carlo V, veramente Signor Carlo onorato, non troppo benigna stella,
essendo voi dotato di si pellegrino ingegno e di tante altre lodevoli qualità,
vi condanna a scrivere dove tra molte tenebre non può risplendere la vostra
virtù, con la quale potevate illustrare voi stesso ed il secolo nostro
eccitando in altri il desiderio di assomigliarvi: laddove hora, avendo voi il
campo ristretto per esercitare le vostre più nobili parti, non veggo come
possano apparire effetti degni di voi ed alla vostra nobile industria
corrispondenti» Questa lettera fu in
seguito stampata in Venezia da Lelio Gavardo che nel 1585, sempre a Venezia,
pubblicò una tragedia in versi del Turco, intitolata Calestri, poi pubblicata
nel 1603 anche a Treviso. Altre poesie
di Carlo Turco furono stampate anche nel libro Il Sepolcro de la illustre
signora Beatrice di Dorimbergo (Brescia Fabbio, Ludovico ManginiStorie Asolane,
Lettera di Paolo Manuzio a Carlo Turchi, Lett. Volg. Venezia.
TUROLDO. (Coderno). Filosofo.
È stato, oltre che poeta, figura profetica in ambito ecclesiale e civile,
resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, di
ispirazione conciliare. È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi
esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del '900, il
che gli ha valso il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa". Nono
di dieci fratelli, Giuseppe Turoldo recepì con intensità le caratteristiche
della semplice cultura umana del suo ambiente nativo e prevalentemente
contadino. Colse e fece propria la dignità delle condizioni povere della sua
terra, che costituirono una solida radice informante tutto lo sviluppo della
sua sensibilità e della sua attività futura. A soli 13 anni fu accolto
tra i Servi di Maria nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina,
sede triveneta della Casa di Formazione dell'Ordine Servita: dove trascorse
l’anno di noviziato, assumendo il nome di fra David Maria; il 2 agosto 1935
emise la professione religiosa; il 30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a
Vicenza. Incominciò gli studi filosofici e teologici a Venezia. Il 18 agosto
1940 nel santuario della Madonna di Monte Berico di Vicenza venne ordinato
presbitero da monsignor Ferdinando Rodolfi, arcivescovo di Vicenza. Nel
1940 fu assegnato al convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso in
Milano. Su invito del cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo della città,
per circa un decennio tenne la predicazione domenicale nel duomo milanese.
Insieme con il suo confratello, compagno di studi durante tutto l’iter
formativo nell’Ordine dei Servi e amico Camillo de Piaz, si iscrisse al corso
di laurea in Filosofia all'Università Cattolica di Milano e conseguì la laurea
l'11 novembre 1946 con una tesi dal titolo: La fatica della ragioneContributo
per un'ontologia dell'uomo, redatta sotto la guida del prof. Gustavo Bontadini.
Sia Bontadini sia Carlo Bo gli offriranno il ruolo di Assistente universitario,
il primo presso Filosofia teoretica a Milano, il secondo presso la cattedra di
Letteratura all'Urbino. Presenza milanese Durante l'occupazione nazista
di Milano (8 settembre 194325 aprile 1945) collaborò attivamente con la
resistenza antifascista, creando e diffondendo dal suo convento il periodico
clandestino l'Uomo. Il titolo testimonia la sua scelta dell'umano contro il
disumano, perché «La realizzazione della propria umanità: questo è il solo
scopo della vita».La sua militanza durò tutta la vita, interpretando il comando
evangelico "essere nel mondo senza essere del mondo" come un
"essere nel sistema senza essere del sistema". Rifiutò sempre di
schierarsi con un partito. Il suo impegno nel dialogo senza preconcetti e
nel confronto di idee talvolta anche duro, si tradusse in particolare nel far
nascere, insieme con Camillo De Piaz, il centro culturale la Corsia dei Servi
(il vecchio nome della strada che dal convento dei Servi conduceva al
duomo). Turoldo fu uno dei principali sostenitori del progetto
Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli orfani di guerra “con la
fraternità come unica legge”, fondato da don Zeno Saltini nell'ex campo di
concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la ricca
borghesia milanese. Tra il 1948 e il 1952 si rende noto al grande
pubblico con due raccolte di liriche Io non ho mani (che gli valse il Premio
letterario Saint Vincent) e Gli occhi miei lo vedranno, presentato nella
collana mondadoriana Lo Specchio da Giuseppe Ungaretti. A seguito di
prese di posizione assunte da politici locali e da alcune autorità
ecclesiastiche, nel 1953 deve lasciare Milano e soggiornare in conventi dei
Servi dell’Austria e della iera. La ripresa Nel 1955 Turoldo venne dai
superiori dell’Ordine assegnato al convento della Santissima Annunziata di
Firenze, e qui incontrò personalità affini al suo modo di sentire, quali fra
Giovanni Vannucci, padre Ernesto Balducci, il sindaco Giorgio La Pira, e molti
altri che nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono
speranze di rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze sarà costretto
ad allontanarsi e trascorrerà un periodo di peregrinazioni all’estero.
Rientrato in Italia, nel 1961 venne assegnato al convento di Santa Maria delle
Grazie, nella “sua” Udine. Ma con il rientro in Italia aveva portato con sé un
progetto, nato a contatto con le nuove generazioni nate all’estero dagli
emigrati friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della povera
vita rurale del suo Friuli. Il film con il titolo Gli ultimi e ispirato al
racconto Io non ero fanciullo scritto da Turoldo in precedenza, venne concluso
nel 1962 con la regia di Vito Pandolfi. Presentato all’inizio del 1963 a Udine,
il film tuttavia fu ben presto rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che
lo ritenne addirittura offensivo. Nello stesso anno 1963 Turoldo
incominciò a cercare un sito dove dare avvio a una nuova esperienza religiosa
comunitaria, allargata alla partecipazione anche di laici. Questo luogo, con le
indicazioni ricevute da amici, venne individuato da padre David nell’antico
Priorato cluniacense di Sant'Egidio in Fontanella. Ottenuto il consenso
del vescovo bergamasco Clemente Gaddi, nel 1964 vi si insediò ufficialmente il
1º novembre. Costruì accanto allo storico edificio del Priorato una casa
per l’ospitalità, che chiamò “Casa di Emmaus”, titolo ispirato all’episodio
della cena a Emmaus, in cui Gesù risorto si manifestò ai due discepoli nello
spezzare il pane. La casa costituì un simbolico richiamo alla semplice
accoglienza, senza distinzioni di censo, di religione, o altro: aspetti che
caratterizzarono tutta la presenza e la multiforme opera di Turoldo. Costituì
inoltre un punto di riferimento per molti protagonisti della storia culturale e
civile italiana ed estera, in particolare dell’America latina; per molte
personalità del mondo ecclesiale e di altre confessioni cristiane; un solido
incentivo al rinnovamento di linguaggi e di strutture; un laboratorio di
creazioni liturgiche e celebrative, di cui continuano a essere testimoni la
versione metrica per il canto dei Salmi e migliaia di inni liturgici. Insieme
con altri frati, impegnati particolarmente in iniziative di rinnovamento
spirituale e culturale, diede avvio alla pubblicazione di una rivista, il cui
titolo è ispirato all’Ordine dei Servi di Maria: Servitium, e ad altre
pubblicazioni che si ricollegavano all’esperienza editoriale della Corsia dei
Servi. La pubblicazione della rivista continua tuttora con cadenza bimestrale,
unitamente all’edizione di altre proposte librarie edite sotto l’omonimo
marchio Servitium. Innumerevoli furono gli interventi di padre David sui
media, dalla carta stampata alle trasmissioni radio e televisive; innumerevoli
i luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a intervenire con la sua
avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi “viaggi della memoria”
nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello del maggio 1979 a Mauthausen. In
quell'occasione compose unapreghiera, poi recitata nella cerimonia conclusiva,
pubblicata successivamente nel libro “Ritorniamo ai giorni del rischio”
(1985). La morte Colpito alla fine degli anni ottanta da un tumore del
pancreas, visse con lucida consapevolezza e trasparente coraggio l’ultimo
periodo della vita, dando una incoraggiante testimonianza sul cammino verso
“sorella morte”. Morì nella clinica “San Pio X” in Milano Migliaia di persone
sfilarono accanto alla bara in cui era esposto il corpo di padre David. I
funerali a Milano videro la partecipazione di una numerosa folla nella chiesa
di San Carlo al Corso, dove presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria
Martini, che, qualche mese prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo
il primo "Premio Giuseppe Lazzati", affermando la propria opinione
secondo la quale «la Chiesa riconosce la profezia troppo tardi». Un secondo
rito funebre venne celebrato nel pomeriggio a Fontanella di Sotto il Monte,
presente ancora una folla che copriva tutta la collina circostante l’antico
Priorato. Nel piccolo cimitero locale riposa ora sotto una semplice croce
lignea, in mezzo alla “sua gente”. La rivista Servitium dedicò perciò
alla sua figura un quaderno alla fine del 1992: «David M. Turoldo, frate dei
Servi di santa Maria»; e ugualmente fece nel decennale (n. 139, gennaio
febbraio 2002): «La grande passione. A dieci anni dalla morte di D.M.
Turoldo». Opere Poesia e opere letterarie «Lungo i fiumi..» I Salmi(con
Gianfranco Ravasi)Milano, San Paolo, O sensi miei... : (Poesie(antologia
poetica con note introduttive di Andrea Zanzotto e Luciano Erba, postfazione di
Giorgio Luzzi), Milano, Rizzoli. Sul monte la morte, Servitium, La morte ha
paura, Servitium, Ultime poesie, Milano,
Garzanti, 1999. Teatro, Servitium, I
giorni del rischio (con Salmodia della speranza e DVD della rappresentazione in
Duomo a Milano con Moni Ovadia e Maddalena Crippa), Servitium, Salmi
e cantici. Nuova edizione riveduta della versione metrica per il canto di David
Maria Turoldo, Servitium, La passione di
San Lorenzo, Servitium, (La terra non
sarà distrutta, Servitium, (Luminoso
vuoto. Ultimi scritti, Servitium, David M. Turoldo, Loris F. Capovilla, Nel
solco di papa Giovanni, lettere inedite, Marco Roncalli e Antonio Donadio,
appendici di Gianfranco Ravasi e Bruno Forte, Servitium editrice, (Saggistica e spiritualità Lettere dalla Casa
di Emmaus, Servitium, 1996nuova edizione
La parabola di Giobbe, Servitium, 1996nuova edizione Santa Maria(con Giovanni Vannucci),
Servitium, nuova edizione. Mia chiesa, una terra sola, Servitium, Il dramma è Dio: il divino la fede la
poesia.Milano, Rizzoli, Come i primi trovadori, Servitium, Colloqui con papa
Giovanni, Servitium, 2000nuova edizione
Profezia della povertà, Servitium, nuova edizione Chiamati ad essere, Servitium, È Natale, Servitium,
Mio amico don Milani, Servitium, nuova edizione Pregare, Servitium, nuova edizione Anche Dio è infelice, San Paolo, .
AmareCinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1Padre del mondo, Servitium, Povero sant’Antonio, Il Messaggero, Padova,
. Narrativa Mia infanzia d’oro (allegato DVD con “Ritratto d’autore” di Damiano
Tavoliere Servitium, ...e poi la morte dell'ultimo teologoTorino, 1969,
Gribaudi. Film Gli ultimi Regia: Vito Pandolfi; soggetto: David Maria Turoldo;
sceneggiatura: Vito Pandolfi e David Maria Turoldo. Note visto 28 luglio 2009. Daniela Saresella, The Dialogue between
Catholics and Communists in Italy during the 1960s, Journal of the History of
Ideas, Tra le tante, ci fu
"un'iniziativa che fu tentata pochi giorni prima della morte di Moro e che
è stata evocata da Bettino Craxi il 6 novembre del 1980, nel corso della sua
audizione nella prima Commissione d'inchiesta. In quella circostanza,
l'onorevole Craxi affermò che la notte del 4 maggio (...) fu chiamato da padre
Turoldo, che gli chiedeva sostanzialmente di domandare alla Nunziatura
apostolica di dichiararsi disponibile come sede per far svolgere una
trattativa; Turoldo chiese due giorni di silenzio stampa e insistette molto,
con veemenza, affermando che era la sola via possibile" (XVII Legislatura,
Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro,
Resoconto stenografico, “Tra i memoriali di Mauthausen”, in David Maria
Turoldo, “Ritorniamo ai giorni del rischio. Maledetto colui che non spera”,
Milano, Corriere "E padre Turoldo nascose le armi dei partigiani"
Archiviato il 9 marzo in . consultato 28
luglio 2009. Mariangela Maraviglia,
David Maria Turoldo. La vita, la testimonianza Morcelliana . Daniela Saresella,
Camillo de Piaz e la Corsia dei Servi di Milano, Morcelliana 2008. Giuseppina
Commare, Turoldo e gli «organi divini». Lettura concordanziale di “O sensi
miei...”, Olschki, Una vita con gli amiciIl mondo delle amicizie di Turoldo,
documentario Renzo Salvi, Roma, Rai-Educational, Antonio D'Elia, La peregrinatio
poietica di David Maria Turoldo, prefazione di Dante della Terza, Firenze, Leo
s. Olschki, Marco Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio alla scoperta della
poesia di David Maria Turoldo, Edizioni Pro Sanctitate, Roma, 2002. Óscar Romero Ernesto Balducci Camillo De Piaz
Nazareno Fabbretti Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su David
Maria Turoldo David Maria Turoldo, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. David Maria
Turoldo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di David Maria
Turoldo, . Spartiti o libretti di David Maria Turoldo, su International Music
Score Library Project, Project Petrucci LLC.
Scheda ANPI estesa/
TORRE. (Forli). Grice: “I like Torre; his epitaph reads, ‘nuovo
Aristotele,’ which is what it was! There is a nice ‘via’ in Forli after him
that leads to the varsity! He was a Galen, and philosophised on both the soul and
the body!” – Filosofo. La sua fama è dovuta al commentario alla Ars parva di
Galeno. Jacopo è noto, in particolare,
per i suoi studi di embriologia. Infatti, dopo il recupero di Aristotele, nel
XIII secolo, le cui opere avevano spinto verso un rinnovato interesse per l'osservazione
diretta, si era avviato un dibattito tra i sostenitori dell'autorevolezza degli
studi antichi e i fautori dell'empiria. Questo processo si è concluso, nel XIV
secolo, secondo la studiosa Romana Martorelli Vico, proprio con l'opera di
Jacopo da Forlì, che cerca di conciliare l'embriologia aristotelica con la
fisiologia galenica, per mostrare che le differenze esistenti sono di scarsa
rilevanza nei confronti della medicina pratica.
Fu maestro, all'Padova, di Vittorino da Feltre. La morte Morto nel 1414 secondo quanto
attesta un manoscritto conservato alla Biblioteca Malatestiana di Cesena: Explicit questio de intensione et remissione
formarum secundum famosissimum artium et medicine doctorem magistrum Jacobum de
Forlivio qui 1414 pridie ydus februarii ab hac vita ad superiora migravit.
Scripta vero per me fratrem Bellinum de Padua 1468. Si tratta della conclusione della celebre
opera De intensione et remissione formarum di Jacopo da Forlì. Secondo altri, sarebbe morto, invece, nel
1413. Opere De intensione et remissione
formarum Expositio in Avicennae aureum capitulum de generatione embryi ac de
extensione graduum formatione foetus in utero In Aphorismos Hippocratis
Expositio Physica I-IV Quaestiones extravagantes Super I, II, III Tegni Galeni
Note Cf. R. Martorelli Vico, Per una
storia dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e Associati,
Napoli G. Federici Vescovini, Medicina e
filosofia a Padova tra XIV e XV secolo: Jacopo da Forlì e Ugo Benzi da Siena,
in Arti e filosofia nel secolo XIV. Studi sulla tradizione aristotelica e i
"moderni", Vallecchi, Firenze R. Martorelli Vico, Per una storia
dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e Associati, Napoli, K.
M. Boughan, Giacomo da Forlì (on the Interior Senses and the Function of the
Brain, Medieval-Renaissance Conference XVIII, The University of Virginia's
College at Wise. Wise, Virginia; K. M. Boughan, A Vain and Superstitious
Position: Giacomo da Forli and Avicenna's Doctrine of the Noble Soul, Rocky
Mountain Medieval and Renaissance Association, Thirty-Sixth Annual Conference.
Durango, Colorado; Maggio 2004. K. M. Boughan, Passions for Healing: Giacomo da
Forli's Tegni Commentary on the Power of Imagination, at Medieval-Renaissance
Conference XVII, The University of Virginia's College at Wise. Wise, Virginia. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Super aphorismos Iacobi Foroliuiensis in
Hippocratis Aphorismos et Galeni..., su archive.org.
TUVERI. (Collinas). Deputato del Regno di Sardegna Legislature I, II,
III, IV, V Dati generali UniversitàUniversità degli Studi di Cagliari.
Filosofo. Monumento a G. B. Tuveri presso il municipio di Collinas Nato a
Forru, l'odierna Collinas, nel Medio Campidano, da un noto avvocato, nipote,
per parte di madre, di un nobile e influente notaio di Oristano, Domenico
Vincenzo Licheri. Dal 1827 al 1833 studiò retorica e filosofia nel seminario
tridentino di Cagliari, conseguendovi il diploma di Maestro delle Arti. A
diciotto anni si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Cagliari, verso
cui mostrò sempre insofferenza per il clima rigido e chiuso che caratterizzava
l'ambiente accademico cagliaritano. Conseguito dopo due anni il baccalaureato
abbandonò l'Università e si ritirò a Collinas per dedicarsi ai suoi
studi. Di idee repubblicane cominciò l'attività di giornalista in
polemica con molti intellettuali monarchici e conservatori. Fu un
esponente del cattolicesimo federalista, e fu eletto deputato per cinque volte
al Parlamento Subalpino, ove si oppose alla fusione della Sardegna con i
territori piemontesi, e fu in forte contrapposizione con Vincenzo Gioberti per
le posizioni antirepubblicane e antimazziniane. Nel 1850 fondò a Cagliari
la Gazzetta Popolare, collaborò con numerosi giornali e nel 1871 assunse la
direzione del Corriere di Sardegna. Sindaco di Forru ne propose il cambio del
nome in Collinas; consigliere provinciale a Cagliari lottò contro il
centralismo del Regno di Sardegna chiedendo maggiore autonomia, soprattutto
fiscale, per i piccoli comuni. A livello nazionale, amico di Cattaneo e
di Mazzini, sollevò la cosiddetta questione sarda, promuovendo un riscatto
dell'Isola e del popolo sardo contro uno Stato giudicato centralista e
oppressivo. Scrisse numerose opere di carattere politico, giuridico e
filosofico. Assessorato della pubblica istruzione della Regione autonoma della
Sardegna ha promosso la ristampa dei suoi lavori, editore Carlo Delfino, con
una introduzione di Norberto Bobbio. Opere Saggio sulle opinioni
politiche del sig. deputato sardo Giovanni Siotto Pintor, Torino, Tipografia G.
Cassone, Specifici contro il codinismo, Cagliari, Tipografia Arcivescovile, Del
diritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi. Trattato
teologico-filosofico, Cagliari, Tipografia Nazionale, Il governo e i comuni,
Cagliari, Tipografia Nazionale, Esazioni e compulsioni, Cagliari, Tipografia A.
Timon, La questione barracellare, Cagliari, Tipografia A. Timon, Della libertà
e delle caste, Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, Sofismi politici,
Napoli, R. Rinaldi e G. Sellitto, Ristampa Tutte le opere, Sassari, C. Delfino,
Comprende: Il veggente; Del dritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi
governi, Aldo Accardo, Luciano Carta, Sebastiano Mosso; introduzione di
Norberto Bobbio, Della libertà e delle caste; Sofismi politici, Maria Corona
Corrias e Tito Orru, Opuscoli politici. Saggio delle opinioni politiche del
signor deputato sardo Giovanni Siotto Pintor; Specifici di Gio. B. Tuveri
contro il codinismo, Girolamo Sotgiu ,Il governo e i Comuni; La questione barracellare,
Lorenzo Del Piano e Gianfranco Contu, Scritti giornalistici. Questione sarda,
federalismo, politica internazionale, questione religiosa, Lorenzo Del Piano,
Gianfranco Contu e Luciano Carta, Per la vita e i tempi di G. B. Tuveri e altre
opere, Antonio Delogu, Fonte:
"Centro di studi filologi sardi" ().
Scheda sul sito della Camera
Indipendentismo sardo, openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Giovanni Battista Tuveri, . Giovanni
Battista Tuveri, su storia.camera, Camera dei deputati. Giovanni Battista Tuveri biografia e nel sito "Centro di studi filologi
sardi". il 27 agosto . Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia
Nazionale, Google Libri. Della libertà e delle caste, Cagliari, Tipografia del
Corriere di Sardegna, Google Libri. Da G. B. Tuveri all'intuizione della
concorrenza istituzionale, di Adriano Bomboi. Venezia, Switzerland Institute in
Venice.
UBALDI. (Foligno). Italian philosopher. Filosofo. Ha vissuto a Foligno ad eccezione del periodo
universitario, in cui ha risieduto a Roma, e nei vent'anni d'insegnamento della
lingua inglese: il primo a Modica, in Sicilia, gli altri diciannove a Gubbio. Si
è trasferito in Brasile. Ha scritto 24 volumioltre a vari articoli e sette
messaggipresentando il sistema dell'evoluzione dell'universo e considerando le
leggi dell'evoluzione umana. Ha chiarito i rapporti d'involuzione ed evoluzione
fra le tre dimensioni della materia, dell'energia e dello spirito, in un
processo d'unificazione fra le ipotesi della scienza e i principi della fede. Nella
sua visione ha cercato di spiegare il senso della vita, la funzione del dolore
e la presenza del male. Candidato al premio Nobel nel 1964, all'ultimo gli fu
preferito Jean-Paul Sartre. Il suo sistema filosofico fu considerato da Albert
Einsteincome risulta da un carteggio"dolce e leggero" e la sua opera
principale, La grande sintesi, fu giudicata da Enrico Fermi "un quadro di
filosofia scientifica e antropologica etica, che oltrepassa di molto i
consimili tentativi dell'ultimo secolo". Nato in una regione
influenzata dalla vicinanza con Assisi e impregnata di spiritualità
francescana, iniziò la scuola nel 1891, proseguì gli studi a Roma e si laureò
in Diritto nel giugno del 1910. Integrò gli studi scolastici leggendo molto,
studiò inoltre pianoforte ed apprese l'inglese, il francese e il tedesco.
Pietro Ubaldi e la moglie M. Antonietta Nel 1911 viaggiò negli Stati
Uniti e nel 1912 si sposò con Maria Antonietta Solfanelli, della vicina città
di Matelica, dalla quale ebbe due figli: Franco, morto nella seconda guerra
mondiale, e Agnese. Si occupò delle proprietà terriere sua e della moglie, che
in seguito cedette in amministrazione ad altri. Nel 1927 avrebbe fatto voto di
povertà e gli sarebbe apparso Cristo. L'apparizione si sarebbe ripetuta nel
1931, insieme a san Francesco di Assisi. Il giorno di Natale dello stesso anno
avrebbe ricevuto il primo di numerosi "messaggi". Divenne professore
di lingua e letteratura inglese, insegnando nelle scuole medie inferiori e
superiori, prima a Modica, in Sicilia, e poi a Gubbio. Tra il 1932 e il
1935, scrisse il libro La grande sintesi, nel quale espose il suo pensiero,
messo all'indice nel 1939, poi riammesso da papa Giovanni XXIII. A questi anni
appartengono dieci dei libri da lui scritti A 65 anni nel 1951, dopo aver
scritto dieci libri, lasciò l'insegnamento e andò in pensione. Fu invitato a
fare in Brasile un giro di conferenze tra luglio e dicembre del 1951 e nel 1952
si trasferì definitivamente con la famiglia a São Vicente, presso Santos, nello
stato di São Paulo, e qui scrisse altri quattordici volumi, dichiarando
conclusa la sua opera nel giorno di Natale del 1971, esattamente quarant'anni
dopo il primo "messaggio" ricevuto. La sua vita può essere
considerata distinta in quattro periodi ventennali, caratterizzati da un lavoro
differente. Nel primo periodo (avrebbe cercato le risposte nella filosofia,
nella religione e nella scienza senza trovarla. Il secondo periodo sarebbe
stato caratterizzato da una sperimentazione pratica a contatto col mondo,
d'osservazione della realtà della vita. Nel terzo periodo (1931-1950) scrisse i
volumi della sua opera pubblicati in italiano e nel quarto la parte
restante. Pensiero Pietro Ubaldi ritiene che esiste un'unica
"Sostanza", la cui essenza sarebbe il movimento e che si
manifesterebbe come "materia" (statica), "energia"
(dinamica) e "spirito" (vita). L'essere umano è chiamato ad evolversi
ampliando la percezione della sua coscienza, che da inviduale deve farsi
collettiva, per farsi poi coscienza cosmica. In tale processo viene delineato
il futuro stato organico-unitario dell'umanità, generato da una nuova etica
internazionale, effetto di una consapevolezza razionale e non di un emotivo
pacifismo. L'uomo si inserirebbe nel fenomeno universale dell'evoluzione
tramite la reincarnazione. Considera la sua "Opera" la
manifestazione del proprio destino e della propria ascesa evolutiva,
proponendosi attraverso di essa di arrivare ad una conoscenza utilizzabile per
risolvere i problemi della vita, in maniera consapevole e dignitosa. La
grande legge della vita, per Ubaldi, è quella dell'Amore, tale che la si
dovrebbe seguire in ogni situazione: cercare ciò che unifica. Per questo fare
il male significa voler andare contro la corrente del Sistema, perpetuando la
separazione, produttrice di sopraffazione e violenza, sino all'autodistruzione.
Fare il bene, invece, vuol dire cercare di armonizzarsi con tutto e con tutti,
perseguendo quel processo di unificazione che ci riporta al centro dell'essere,
che è rappresentato dalla presenza dell'ordine e della giustizia del pensiero
divino. In tal senso il segreto della felicità consiste nell'inquadrarsi
nell'ordine divino e la preghiera autentica consisterebbe nella docile
accettazione della Legge, cooperando con la Sua azione. Così pure, il lavorare
rappresenterebbe il diventare cooperatori del funzionamento organico
dell'universo. Il fine dell'esistenzasecondo Pietro Ubaldiè rappresentato
dall'evoluzione. Si tratta dell'evoluzione etica, iscritta nel movimento
dell'evoluzione dell'universo. L'universo viene così inteso come
un'inestinguibile volontà d'amare, di creare e di affermare, in lotta col
principio opposto dell'inerzia, dell'odio e della distruzione. L'etica viene
concepita come dimensione ascendente, a tante dimensioni quante sono le
posizioni dell'essere lungo la scala evolutiva. In tale compito evolutivo
fondamentale sono gli idealiaventi la funzione di orientamento e di guida -,
aventi il compito di anticipare una realtà futura da raggiungere. In questa
fase evolutiva l'impegno deve essere quello della spiritualizzazione,
consistente nel seguire gli ideali, che si sono configurati storicamente nelle
religioni e nelle morali. Ciò può avvenire cercando di praticare la
comprensione reciproca e ricercando la fratellanza universale. Si tratta di un
"cammino ascensionale", frutto di libertà e volontà, attraverso le
quali da un lato si struttura la nostra personalità dall'altro la vita
collettiva progredisce servendosi di tali progressi. La legge delle unità
collettive rappresenta un principio evolutivo fondamentale, quello per cui
tendiamo ad unioni sempre più ampie: dalla coppia alla famiglia, dalle nazioni
alle unioni di popoli, sino all'unione di tutti gli esseri viventi del pianeta,
pur mantenendo diversità e multiformità. Per questo, la via è quella del
superamento di ogni separazione: la separazione da sé stessi, dagli altri, dal
mondo. L'evoluzionismo di Ubaldi è, per tutto ciò, ben diverso da quello di
Darwin: guarda all'avvenire ed intuisce oltre l'evoluzione organica già compiuta
dall'essere umano. È più ampio di quello di Teilhard de Chardin, in quanto
concepisce anche un processo involutivodallo spirito, attraverso l'energia,
sino alla materiache motiva e sorregge la via di ritorno, evolutiva, come
processo di unificazione, che dalla presenza del divino nella materia,
attraverso l'energia, ascende verso la spiritualizzazione. È caratterizzato
eticamente, come tensione spirituale verso il superuomo che è presente in
ognuno di noi, differentemente dal superomismo di Nietzsche, sospinto dal
desiderio di espandere solo le potenzialità dell'io. La produzione della
sua opera si basa sul metodo intuitivo, attraverso il quale la coscienza,
facendosi umile e ricettiva, riesce a penetrare per vie interiori l'intima
essenza dei fenomeni, diversamente dal metodo obiettivo che se pur ha il
vantaggio di giungere a conclusioni più universali è nato senza ali, in quanto
basato sulla distinzione tra l'io e il non io, tra il soggetto e l'oggetto, tra
la coscienza e il mondo esteriore. I suoi scrittiseguendo le sue stesse
dichiarazionisarebbero passati da una forma ispirata, collegata ad una forma di
contatto telepatico con le noùri (correnti di pensiero), a livello
"supercosciente", al controllo razionale dell'ispirazione
("metodo dell'intuizione razionalmente controllata"). Tale metodo
avrebbe consentito di esaminare sia la "materia" che lo
"spirito" nella loro armonia, unificando scienza e fede, considerate
due aspetti della stessa verità. Elenco degli scritti Ciclo italiano La
grande sintesi I grandi messaggi (nell'edizione brasiliana con una vita
dell'autore). La grande sintesi Le nouri ("correnti di pensiero")
L'ascesi mistica. Frammenti di pensiero e di passione: La nuova civiltà del
terzo millennio Problemi dell'avvenire (Il problema psicologico, filosofico,
scientifico). Ascensioni umane. Dio e universo. Profezie (L'avvenire del
mondo). Ciclo brasiliano Pietro Ubaldi e Manuel Emydio Commentari
(raccolta dei giudizi della stampa sui volumi precedenti). Problemi attuali. Il
sistema (Genesi e struttura dell'universo). La grande battaglia. Evoluzione e
Vangelo La legge di Dio La tecnica funzionale della legge di Dio Caduta e
salvezza Principi di una nuova etica. La discesa degli ideali Un destino
seguendo Cristo Come orientare la propria vita Cristo. Volumi pubblicati in
lingua italiana Storia di un uomo, Fratelli Bocca editori, Milano, Ascenzioni
umane. Verso l'armonia con l'ordine cosmico, Edizioni Mediterranee, Roma
1951Cristo e la sua legge, Edizioni Mediterranee, Roma, La grande sintesi.
Sintesi e soluzione dei problemi della scienza e dello spirito, Edizioni
Mediterranee, Roma 1980 Le noùri. Dal superumano al piano concettuale umano,
Edizioni Mediterranee, Roma 1982 La nuova civiltà del terzo millennio. Verso la
nuova era dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1988 Problemi
dell'avvenire. La civiltà dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1990
L'ascesi mistica. Dal piano concettuale umano al superumano, Edizioni
Mediterranee, Roma 2000 Dio e Universo, Edizioni Mediterranee, Roma, Storia di
un uomo, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) Il
Sistema, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) La
legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge), La tecnica funzionale della legge di Dio,
Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) 2009 La discesa
degli ideali, Om Edizioni, Città di Castello (Pg) "Un destino seguendo Cristo",Om
Edizioni, Città di Castello (Pg)
"Evoluzione e Vangelo", Centro Culturale Pietro Ubaldi,
Foligno (Pg) Giuseppe Arcidiacono,
Pietro Ubaldi e la scienza moderna, in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma, Antony Elenjimittan, "La missione ecumenica di Pietro
Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Paola
Giovetti, "I grandi iniziati del nostro tempo", Rizzoli, Milano 1993.
Franco Lanari , "Il pensiero di Pietro Ubaldi"Relazioni tenute nei
quattro convegni dedicati a Pietro UbaldiRoma, Ed. Mediterranee, Roma 1993.
Franco Lanari "Pietro UbaldiProfeta
del terzo millennio" , Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma Filippo Liverziani, "Pietro Ubaldi e le Nòuri", in Atti
dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 21-26. Ulderico
Pasquale Magni, "Scienza e mistica", in Atti dell'8º Convegno sul
pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000. Alfredo Marocchino, "Pietro Ubaldi
profeta della intesi tra Metafisica e Nuova Fisica", in Atti dell'8º
Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Luca Marzetti, La scala di Giacobbe,
Perugia . Gaetano Mollo, Pietro Ubaldi biosofo dell'evoluzione umana, Ed.
Mediterranee, Roma 2006. Gaetano Mollo, "La formazione dell'uomo evoluto
nel pensiero di Pietro Ubaldi", in "Pedagogia e Vita", nGaetano
Mollo, "La visione del mondo tra scienza e fede di Pietro Ubaldi", in
Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 49-59. Gaetano
Mollo, "La visione dell'universo. La prospettiva di Pietro Ubaldi",
in "Rivista di teosofia", Gaetano Mollo, "Il rapporto tra
scienza e fede. La prospettiva di Pietro Ubaldi", in "Rivista di
teosofia", Lorenzo Ostuni, Fisica e
metafisica di Pietro Ubaldi in relazione all'uomo contemporaneo, in Atti
dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 35-40. Riccardo
Pieracci, Pietro Ubaldi e la Grande Sintesi, Ed. Mediterranee, Roma 1986.
Riccardo Pieracci, "Pietro Ubaldi mistico dell'Umbria", Edizioni
Eugubina, Gubbio, Antonio Pieretti, "Pietro Ubaldi. La civiltà del terzo
millennio", Bollettino storico della città di Foligno, XIX, 1995, 469.
Carlo Splendore, "La Legge Ciclica dell'evoluzione nel pensiero di Pietro
Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma Sito
ufficiale del Centro culturale "Pietro Ubaldi" di Foligno, su
pietroubaldi.com. Comitato del Comune di Foligno per la divulgazione del
pensiero di Pietro Ubaldi, presieduto da Gaetano Mollo, su gaetanomollo. L'opera di Pietro Ubaldi, su cesnur.org. in
Massimo Introvigne, PierLuigi Zoccatelli, Le religioni in Italia (sezione
"Spiritismo, parapsicologia, ricerca psichica"), sul sito Cesnur.org
(Center for Studies on New Religions.Refs.: Luigi Speranza, “Ubalid e
Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
UNICORNO. (Bergamo). essential Italian philosopher; unicorno
(n.), Filosofo. Opere: De l'arithmetica universale, In Venetia, Francesco
senese De Francesch.
VACCA. (Bari). Essential Italian philosopher. Grice:
“My favourite of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieriabout
litotes and understatement --.Deputato della
Repubblica Italiana LegislatureIX, X Gruppo parlamentarePCI CollegioBari Sito
istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano, Partito
Democratico della Sinistra, Partito Democratico Titolo di studiolaurea in
giurisprudenza e filosofia del diritto Professione docente universitario. Filosofo.
Si laureò in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia politica
e giuridica di Croce. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa
attività di organizzatore di cultura, culminata con l'impegno dedicato alla
casa editrice De Donato tra i primi anni ’70 e il 1983. Membro del comitato
centrale del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1991, è poi stato nella
direzione del Partito Democratico della Sinistra. Libero docente in Storia
delle dottrine politiche nel 1966, nel 1975 vinse la cattedra di tale
disciplina presso l'Bari. -- è stato nel consiglio di amministrazione
della RAI. Deputato per il PCI nella IX e X Legislatura nella circoscrizione
elettorale Bari-Foggia. In occasione delle elezioni comunali del 1999, si è
candidato a sindaco con il sostegno della coalizione di centro-sinistra, ma è
stato sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha ricoperto incarichi di
partito in Puglia e a livello nazionale. Ha rivolto poi i suoi studi alla
storia del marxismo contemporaneo. Dal gennaio 1988 al 1999 ha diretto la
Fondazione Istituto Gramsci di Roma, diventandone poi Presidente fino al .
Membro del Cda dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana dal 2000 al , presiede
la Commissione scientifica dell’Edizione nazionale degli scritti di Antonio
Gramsci. Gli scritti di Giuseppe Vacca sono tradotti nelle principali lingue
europee; la sua vasta attività di conferenziere, le opere e il suo pensiero
sono ampiamente note all'estero. Professore di Storia delle dottrine
politiche nell’Bari (1968-1997), si è occupato in particolare dell'idealismo
novecentesco e dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con
particolare riferimento alla genesi del marxismo in Italia. Opere
Politica e filosofia in Bertrando Spaventa, Bari, Laterza, Lukàcs o Korsch?,
Bari, De Donato, Marxismo e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e
critica di classe. Galvano Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato, 1970.
Politica e teoria nel marxismo italiano,Antologia critica, Bari, De Donato,
1972. PCI, Mezzogiorno e intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a
cura di, Bari, De Donato, Saggio su
Togliatti e la tradizione comunista, Bari, De Donato, 1974. Osservatorio
meridionale. Temi di politica culturale tra gli anni '60 e '70, Bari, De
Donato, Quale democrazia. Problemi della democrazia di transizione, Bari, De
Donato, 1977. Criticità e trasformazione. Korsch teorico e politico, Bari, Dedalo, 1978. Gli intellettuali di
sinistra e la crisi del 1956, a cura di, Roma, Editori Riuniti, 1978.
Comunicazioni di massa e democrazia, a cura di, Roma, Editori Riuniti, L'informazione
negli anni Ottanta, Roma, Editori Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali.
Dalla crisi di fine secolo ai Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra
compromesso e solidarietà. La politica del PCI negli anni '70, Roma, Editori
Riuniti, Gorbačëv e la sinistra europea, Roma, Editori Riuniti, Tra Italia e
Europa. Politiche e cultura dell'alternativa, Milano, Angeli, Gramsci e
Togliatti, Roma, Editori Riuniti, Dal
PCI al PDS. Intervista, Teresa Bartoli intervista Giuseppe Vacca, Bari,
Delphos, Togliatti sconosciuto, Roma, l'Unità, Pensare il mondo nuovo. Verso la
democrazia del XXI secolo, Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova
Costituente, Milano, PasSaggi Bompiani, Vent'anni dopo. La sinistra fra
mutamenti e revisioni, Torino, Einaudi, Da un secolo all'altro. Mutamenti della
politica nel Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti con Gramsci.
Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci, Gramsci e il Novecento, a cura di, 2 voll.,
Roma, Carocci, Presente futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della
Puglia, Bari, Dedalo, X. Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo
reale. Cronache del decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di
volontariato politico, Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e
coesione sociale in Puglia, e con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità
dell'Europa. Rapporto sull'integrazione
europea, a cura di, Bari, Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Il dilemma euroatlantico. Rapporto della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova
iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2005 della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,
I dilemmi dell'integrazione. Il futuro
del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José
Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Il
riformismo italiano. Dalla fine della guerra fredda alle sfide future, Roma,
Fazi, Gramsci tra Mussolini e Stalin, con Angelo Rossi, Roma, Fazi, cura di
Antonio Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli scritti Torino,
Einaudi, Studi gramsciani nel mondo. e
con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione
europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel
mondo. Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e Giancarlo Schirru, Bologna,
Il mulino, Le forme e la storia. Scritti in onore di Biagio De Giovanni, e con
Marcello Montanari e Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, . Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del
Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,
. Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in
America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita
e pensieri di Antonio Gramsci. Collana
Storia, Torino, Einaudi, ,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani?
La questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno, .
Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e
l'evoluzione del regime fascista, con David Bidussa, Milano, Feltrinelli, Togliatti
e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il
Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, .Togliatti, La politica nel
pensiero e nell'azione, Scritti e discorsi 1917-1964, G. Vacca con M.
Ciliberto, Bompiani, Milano Quel che
resta di Marx, Salerno Editore, Roma,
L'Italia contesa. Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra, Marsilio, Venezia Giuseppe Vacca, su storia.camera, Camera dei
deputati.
VACCARINO
(Pace del Mela). Essential Italian philosopher. Grice: “I
appreciate his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del
pensiero,’and the idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei
filosofi”)!”.Flosofo. Figlio primogenito di Antonino
Vaccarino, titolare di un importante saponificio, e di Caterina Tracuzzi. Laureato
in Chimica industriale con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi
di Milano, ebbe successivamente l'abilitazione alla professione di
chimico. Nel 1947 insieme con Vittorio Somenzi fondò e diresse la rivista
Sigma (1947-48), pubblicata a Roma. Nel 1949 insieme con Silvio Ceccato e
Vittorio Somenzi fondò la rivista Methodos, trimestrale di metodologia e di
logica simbolica, pubblicazione che termina nel 1967. Fino al 1950 si occupò
prevalentemente di logica ed epistemologia. Ha pubblicato una serie di
articoli sulla rivista Archimede su invito di Ludovico Geymonat. Fu abilitato
alla libera docenza in Filosofia della scienza, ma assorbito dai suoi studi e
da altre attività non si dedicò all'insegnamento fino al 1970. In quell'anno
ebbe l'incarico di tenere il corso di Storia della filosofia antica presso
l'Università degli Studi di Messina. Nel 1972 ricevette anche quello di
Filosofia della scienza, che mantenne fino al 1990, anno in cui andò in
pensione. Fu nominato professore associato di Filosofia della scienza, ma non
ottenne mai la cattedra di ordinario. Ha partecipato a vari congressi. In
quello di Amsterdam ebbe l'occasione di conoscere Joseph Maria Bochenski e
incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica della rivista Methodos.
A quello di Parigi del 1949 partecipò insieme con Silvio Ceccato, Vittorio
Somenzi e Ferruccio Rossi-Landi con i quali era in stretti rapporti di
amicizia. Ha contribuito alla fondazione della rivista Methodologia nata per
iniziativa della Società di Cultura Metodologica Operativa di Milano,
presieduta da Felice Accame. Da giovane Vaccarino fu molto vicino alle vedute
filosofiche dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che per dare soluzione
ai problemi posti dalla tradizionale filosofia bisognava anzitutto effettuare
un'indagine sul metodo scientifico onde spiegare perché è l'unico considerabile
come valido. Negli anni 1947- 1949 sviluppò in questo senso sulla rivista
Sigma una teoria che chiamò della "meta conoscenza", in quanto
ricondotta a una disciplina avente per oggetto la conoscenza. Successivamente
si convinse che per procedere in modo effettivamente scientifico bisogna eliminare
ogni apriorismo effettuando un'analisi sistematica dei significati di tutte le
parole di cui ci avvaliamo e riconducendoli alle operazioni mentali e non
mentali da cui sono costituiti. Sotto questo profilo i suoi interessi si
incontrarono con quelli di Silvio Ceccato e della Scuola Operativa Italiana. Ma
Vaccarino mantenne una posizione autonoma, ritenendo che la ricerca di base
deve puntare su una semantica e non su una ricerca di tipo cibernetico, come
invece sosteneva Ceccato. Vaccarino però accettava e condivideva il
concetto che bisogna occuparsi del modo come operiamo a livello mentale per
descrivere i significati. Perciò respingeva vedute allora in auge, come quelle
della filosofia analitica, che riconducendo i significati semplicemente all'uso
che se ne fa parlando, li lasciava in analizzati assumendoli implicitamente
come prius, in quanto tali, dogmatici. Si dedicò assiduamente a queste
ricerche, pervenendo alla elaborazione di un metodo generale di analisi dei
significati. Le sue ricerche condussero, tra l'altro, all'introduzione di una
formulistica idonea alla definizione delle operazioni mentali, prospettando una
sorta di Chimica della Mente. La vastità e la complessità delle sue indagini lo
hanno costretto a procedere a molti ripensamenti e revisioni. Pubblicò il
volume La chimica della mente. In cui esponeva i principali risultati a cui era
pervenuto. Nello stesso anno vinse il premio L'Inedito con il racconto Lo
sporco, pubblicato da Marsilio. Prospettò ampliamenti e modifiche delle sue teorie
nel libro Analisi dei Significati, pubblicato a Roma da Armando Armando. Pubblicò
presso la CULP di Milano il volume Scienza e Semantica Costruttivista, dedicato
a una critica di correnti vedute professate da filosofi della scienza. I
suoi interessi si rivolsero anche alla codificazione di una logica
contenutistica in grado di fissare i criteri di compatibilità e incompatibilità
tra i significati in riferimento alle loro operazioni costitutive. In tal modo
la logica diviene una filiazione della semantica. La summa dei suoi lavori di
semantica è stata pubblicata a Rimini nel trattato Dalle operazioni mentali
alla semantica. Nella prefazione al volume Introduzione alla semantica edito da
Falzea a Reggio Calabria, nel 2006 Antonino Laganà, ordinario di Filosofia
presso l'Messina, lo considera l'ultimo dei grandi illuministi. Opere: “L'errore
dei filosofi, D'Anna, Messina, La chimica della mente, Carbone Editore,
Messina, Analisi dei significati, Armando, Roma, Scienza e semantica
costruttivista, Clup Cooperativa Libraria Universitaria del Politecnico,
Milano, Introduzione alla semantica, Falzea Editore, Reggio Calabria, Scienza e semantica, Edizioni Melquiades,
Milano, Prolegomeni: dalle operazioni mentali alla semantica, Ciddo edizioni,
Rimini, "Lo sporco. Il pulito,
duepunti edizioni, Note Repubblica Semantica Filosofia della scienza Centro Internazionale Di Didattica Operativa
onlus, su ciddo. Methodologia on-line, su methodologia.
VACCARO.
(Palermo). Essential Italian
philosopher. Grice: “My favourite of his books is ‘eteropie,’ a pun on
homotopos.” Filosofo. Laureato a Palermo, ha iniziato
l'attività di docenza presso lo stesso ateneo prima come professore a
contratto, poi come ricercatore e dal 2006 come professore associato.
Attualmente è titolare del corso di Filosofia politica e supplente di Scienza
politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo
palermitano. -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di
solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore
della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore
della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del ”Centro interdisciplinare
in Biopolitica, Bioeconomia e Processi di Soggettivazione” (BBPS)
dell'Università degli Studi di Salerno; dal 2001 al 2004 è stato vicepresidente
dell'ONG palermitana CISS (Cooperazione Internazionale Sud-Sud). I suoi
ambiti di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e
Benjamin della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista
francese (principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di
analisi da mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance
e dei diritti umani. Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il camaleonte
e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, Il capitalismo regolato statualmente,
curatela con Franco Riccio e Aldo Caruso, Milano, Franco Angeli. Oltre la pace. Saggi di critica al complesso
politico militare, curatela con Fabio Magno, Milano, Franco Angeli, Adorno e
Foucault: congiunzione disgiuntiva, curatela con Franco Riccio, Palermo, ILA
Palma, Il pensiero (check) anarchico, con Filippo Pani, Verona, Edizioni
Demetra, Il secolo deleuziano, , Milano,
Mimesis Edizioni,Il pianeta unico, , Milano, Elèuthera, Anarchismo e modernità,
Pisa, BFS edizioni, CruciVerba. Lessico per i libertari del XXI secolo, Milano,
Zero in condotta, Globalizzazione e diritti umani, Milano, Mimesis Edizioni, Biopolitica
e disciplina, Milano, Mimesis Edizioni, Lo sguardo di Foucault, curatela con
Michele Cometa, Roma, Meltemi Editore, Governance e democrazia, curatela con
Antonio Palumbo, Milano, Mimesis Edizioni, Vaccaro Prof. Salvatore delegato
alle politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo, su Università
degli Studi di Palermo. Mimesis
Edizioni: collane. Archiviato iPalermo: scheda docente., su
scienzeformazione.unipa. Biblioteca nazionale di Firenze: catalogo autore., su
opac.bncf.firenze.. Foucault: scheda
autore., su portail-michel-foucault.org.
VAILATI.
(Crema). Essential Italian philosopher. an important figure in the
history of formal semantics, influenced by Peano, who in turn influenced
Whitehead and Russell, and thus Grice. Filosofo. Vailati si laureò a
Torino. Qui insegnò, dopo aver lavorato come assistente di Giuseppe Peano e
Vito Volterra. Egli lasciò il suo posto universitario nel 1899 e così poté
proseguire i suoi studi in modo indipendente, e si guadagnò da vivere
insegnando matematica nelle scuole superiori. Durante la sua vita fu conosciuto
a livello internazionale, i suoi scritti sono stati tradotti in inglese,
francese, e polacco, sebbene fu in gran parte dimenticato dopo la sua morte a
Roma. Non pubblicò nessun libro completo, ma lasciò circa 200 saggi e
recensioni che toccano un'ampia gamma di discipline. L'opinione di Vailati nei
confronti della filosofia era che essa fornisse una preparazione e gli
strumenti per il lavoro scientifico. Per questa ragione, e perché la filosofia
dovrebbe essere neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, strutture
teoriche, ecc., il filosofo dovrebbe evitare l'uso di un linguaggio tecnico
specialistico, ma dovrebbe usare il linguaggio che la filosofia adotta in
quelle aree in cui è interessata. Ciò non vuol dire che il filosofo debba
soltanto accettare qualunque cosa egli trovi; un termine del linguaggio
ordinario potrebbe essere problematico, ma le sue carenze dovrebbero essere
corrette piuttosto che sostituite con qualche nuovo termine tecnico. Il
suo pensiero sulla verità e sul significato fu influenzato da filosofi come
Peirce e Mach. Egli con cautela distinse fra significato e verità: "La
questione di determinare che cosa vogliamo dire quando enunciamo una data
proposizione, non solo è una questione affatto distinta da quella di decidere
se essa sia vera o falsa (Scritti). Tuttavia, dopo aver deciso cosa si vuole
dire, l'azione di decidere se ciò è vero o falso è cruciale. Vailati ebbe un
pensiero positivista moderato, sia nella scienza che nella filosofia:
"La tattica adottata dai pragmatisti in questa loro guerra contro l'abuso
delle astrazioni e delle unificazioni consiste, come è noto, nel proporre che,
anche nelle questioni filosofiche, come si fa sempre in quelle scientifiche, si
esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in grado di indicare quali
siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera, dovrebbero, secondo lui,
succedere (o esser successi), e in che cosa essi differiscano dagli altri fatti
che, secondo lui, dovrebbero succedere (o essere successi) nel caso che la tesi
non fosse vera." (Scritti) Le influenze e i contatti di Vailati
furono molti e vari, e spesso fu etichettato come "l'italiano
pragmatista". Egli deve molto a Peirce e William James (fu uno dei primi a
distinguere i loro pensieri), ma egli subì anche l'influenza di Platone e
George Berkeley (che egli vide come precursori importanti del pragmatismo),
Gottfried Leibniz, Victoria Welby-Gregory, George Edward Moore, Bertrand
Russell, Giuseppe Peano e Franz Brentano. Vailati corrispose con molti dei suoi
contemporanei. La prima parte della sua opera comprende scritti sulla
Logica matematica; in essi focalizza l'attenzione sul suo ruolo in filosofia e
distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia; la dottrina recente pone
Vailati e il suo allievo Mario Calderoni nella categoria storiografica del
«pragmatismo analitico» italiano. Storia della Scienza I principali
interessi storici di Vailati riguardarono la meccanica, la logica e la
geometria; egli diede un importante contributo in molti campi, compreso lo
studio della meccanica post-aristotelica greca, dei predecessori di Galileo,
della nozione di definizione e del suo ruolo nell'opera di Platone e Euclide,
delle influenze matematiche sulla logica e sull'epistemologia, e sulla
geometria non-euclidea di Gerolamo Saccheri. Vailati fu particolarmente
interessato ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come gli stessi
problemi sono inquadrati e trattati in periodi differenti. Il suo lavoro di
storico della scienza fu strettamente connesso con quello filosofico: per le
due attività, infatti, utilizzò gli stessi pensieri e metodologie di fondo.
Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico come differenti
nell'approccio ma non nell'argomento; credeva, inoltre, che dovesse esserci
cooperazione fra filosofi e scienziati nell'approfondimento degli studi
storici. Egli riteneva anche che una storia completa richiedesse che si tenesse
in conto anche il background sociale pertinente. Il superamento delle teorie
scientifiche, grazie a nuovi risultati, non comporta la loro distruzione,
perché la loro importanza aumenta proprio per il fatto di essere superate:
"Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci
indica una via da seguire." (Scritti4). La posizione di Giovanni Vailati
sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata critica al
positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette nuovi strumenti
di comprensione e anche di valutazione della scienza, come mostrano anche le
vicende di Mario Calderoni (Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di
Mario Calderoni, Roma, IF Press, e del matematico Giuseppe Peano, il quale
vanta certe affinità con il pensiero filosofico del periodo (Guglielmo
Rinzivillo, Giovanni Vailati, Storia e metodologia delle scienze in Una
epistemologia senza storia, Roma, Nuova Cultura, e Giuseppe Peano, Giovanni
Vailati. Contributi invisibili in Una epistemologia senza storia, Ivan Pozzoni,
Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Villasanta, Liminamentis
Editore, . Ivor Grattan-Guinness: The
Search for Mathematical Roots Princeton University Press Ferruccio Rossi-Landi,:
"Giovanni Vailati", in Paul Edwards editor The Encyclopedia of
Philosophy, Collier Macmillan Giuseppe Peano, In Memoriam di Giovanni Vailati,
Boll. di matematica, Ivan Pozzoni ,
Cent'anni di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta, Mauro De Zan,
La formazione di Giovanni Vailati, Congedo Editore, Galatina (Lecce) Logic and
Pragmatism. Selected Essays by Giovanni Vailati edited by C. ArrighiCantù, M.
De Zan and Suppes, CSLI, Stanford, California, . Gabriella Sava, La psicologia
tra Vailati e Brentano, in "Il Veltro", Roma, Giuseppe Giordano,
Giovanni Vailati filosofo della scienza, Firenze, Le Lettere, Ivan Pozzoni, Il
pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore,
Villasanta, Lucia Ronchetti , L'archivio
Giovanni Vailati , in Quaderni di Acme, Bologna, Cisalpino, Giovanni Vailati
Scritti filosofici. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Vailati, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giovanni Vailati, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Ublicato per le Soprintendenze Archivistiche. Giovanni Vailati, su MacTutor,
University of St Andrews, Scotland.
Opere di Giovanni Vailati, su Liber Liber. Opere di Giovanni Vailati, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Vailati, . Centro Studi Giovanni Vailati, su
giovanni-vailati.net. Fondo archivistico e librario di Giovanni Vailati
conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano
Massimo Mugnai, Vailati, Giovanni, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Vailati: la semantica filosofica," The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
VALENT. (Treviso). “Some
like Vitters, but Valent’s my man.”Grice. Grice: “Valent wrote the only legible
introduction to Vitters’s thought!”Essential Italian philosopher. Filosofo.
A lungo ricercatore di filosofia teoretica e poi Professore di filosofia
morale, ha insegnato Storia della filosofia moderna, Antropologia filosofica ed
Ermeneutica filosofica presso il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle
scienze dell'Università Ca' Foscari Venezia di cui è stato Direttore dal 2001
fino alla morte. In precedenza ha insegnato Storia della filosofia morale
all'Università degli Studi di Catania. Allievo di Emanuele Severino, si è
occupato di ontologia, logica dialettica, linguaggio, storia e interpretazione
delle grandi categorie della filosofia occidentale. Dai primi studi sull'empirismo-scetticismo
moderno (David Hume), sul pensiero italiano del Novecento e sull'analisi del
linguaggio (Ludwig Wittgenstein), è giunto ad indagare attorno alla teoria
della negazione e del divenire in chiave dialettica (Hegel). Sulla base di tali
premesse, che orientavano verso una rilettura dei canoni e dei presupposti del
rapporto ragione-follia, si è impegnato a ridisegnare, insieme con un gruppo di
psichiatri e psicologi del Centro Psicosociale di Orzinuovi cresciuti nel solco
dell'esperienza critica inaugurata da Franco Basaglia, un modello della psiche
adeguato alla comprensione e alla cura della malattia mentale, dando vita a
quello che è stato definito l'approccio dialettico-relazionale in psichiatria.
Ha collaborato con il gruppo teatrale "Scena Sintetica" nella messa
in scena di testi filosoficamente rilevanti (Parmenide, Eraclito, Hermann
Melville, Emanuele Severino, Umberto Galimberti). Presso l'editore
Moretti&Vitali, Andrea Tagliapietra, è in corso di stampa l'edizione delle
sue opere in 6 volumi. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati e recensiti in
Francia, Austria, Germania e Stati Uniti. Pensiero L'opera filosofica di
Italo Valent muove da un'originale riformulazione di alcune questioni legate
alla filosofia di Emanuele Severino, alla tradizione neoidealistica italiana
(Giovanni Gentile) ma anche neoscolastica (Gustavo Bontadini), e dipendenti
dalla riconsiderazione speculativa del concetto del negativo. Descrivendo la
sua formazione in poche parole Valent, si definiva «cresciuto a una scuola
filosofica di ispirazione ontologica, screziata da un netto disegno dialettico
e pungolata dallo scrupolo fenomenologico». Analizzando le implicazioni
concettuali e pratiche della negazione così com'è stata pensata in uno dei
punti più alti e rilevanti della tradizione dialettica, ovvero nelle pagine
della Scienza della logica di Hegel, Valent critica l'idea intellettualistica
della negazione intesa come esclusione, proponendo al contrario una negazione
come inclusione e una filosofia animata dal principio di ospitalità. Il
"no" della negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò
che innerva il reale nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua
splendida apertura alla novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il
filosofo è appassionato investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia
rispetto all'impianto destinale della filosofia della necessità di Severino,
Valent esplora la categoria modale della possibilità, cercando di mettere in
discussione sia l'opposizione frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità
assoluta della positività del reale nonostante la negatività dell'irreale.
L'esserci e non l'essere è, per Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la
determinatezza semantica e sintattica, il plesso grammaticale e vitale che
ricongiunge l'esperienza intesa come luogo dell'emergere della differenza e
dell'incalzare degli eventi con la teoria della razionalità quale analisi del
permanere e della necessità. Ecco che di contro all'ontologia fondamentale di
Severino si fa largo l'idea di una microntologia intesa non come una “ontologia
del piccolo”, bensì, piuttosto, «nel senso che non c'è nessun evento che non si
disponga per virtù propria in una peculiarità di significato, nel vigore
elementare e insieme metamorfico di un “qui”. Ma microntologia anche come
ontologia del remoto, dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del
folle: di tutto ciò che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà».
Con la proposta di una microntologia Valent intendeva sottolineare l'autonomia
e la resistenza del diamante della dialettica come principio di determinazione
semantica fondato sulla relazione-negazione inclusiva e situato nella
prospettiva strategica propria dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute
nella “mistica dell'essere” e di quella totalità assoluta che, in quanto tale,
appare separata e isolata, esercitando la sua imposizione distruttiva al di
fuori della logica della relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico
"totalitarismo" di questa idea di totalità assoluta Valent proponeva
la ripresa del detto eracliteo del Panta διαpánton, ossia di quel "tutto
attraverso il tutto" che è la forma radicale della illacerabile
relazionalità della vita. «Solo se ogni differenza tra gli umani è un modo differente
di essere il tutto», egli scrive, «allora le discriminazioni tra piccolo e
grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e povero, sano
e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto differenti
manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e di
valore)». Opere: Verità e prassi in David Hume, Vannini, Brescia. La
forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus",
Francisci, Abano Terme (Padova), Invito al pensiero di Wittgenstein, Mursia,
Milano (2 ed. aggiornata, Mursia, Milano Asymmetron, Quaderni de "Il
Palazzo della Grande Utopia", Milano Dire di no. Filosofia Linguaggio
Follia, Teda Edizioni, Castrovillari (Cosenza) 1995 Dire di no. Scritti teorici
1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo 2007 Asymmetron. Microntologie della relazione.
Scritti teorici 2, in Opere di Italo Valent V, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali,
Bergamo. Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo
Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma
del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus. Scritti su
Wittgenstein 1", in Opere di Italo Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo Sophón.
Aforismi per l'anima, a c. di Graziano Valent, con un saggio di Andrea
Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo
Note Opere di Italo
ValentMoretti&Vitali A.
Tagliapietra, La filosofia, prima di ogni altra definizione dotta, è amore per
la realtà. In ricordo di Italo Valent, in "XÁOS. Giornale di
confine", Anno II, N.1 Marzo-Giugno, Dire di no. Scritti teorici 1, in
Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali,
Bergamo 200722 Panta διαpánton. Scritti
teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, cit., Moretti&Vitali,
Bergamo Emanuele Severino Franco Basaglia.
Valeri (Somma Lombardo). Essential
Italian philosopher. Grice: “I especially like his idea of anthropology, alla
Kant, as the search for the subject.” “Tra se e se.” Filosofo. Laureatosi in filosofia a Pisa,
quale allievo pure della Scuola normale superiore, discutendo una tesi sul
pensiero di Lévi-Strauss, con relatore Barone, si rivolse agli studi di antropologia,
conseguendo due dottorati di ricerca, uno a Pisa (Diploma di Perfezionamento)
nel 1970, l'altro a Parigi, nel 1976, presso l'École Pratique des Hautes
Études, con Lévi-Strauss, Louis Dumont e Marshall Sahlins.
Successivamente, a partire dal 1976, ebbe vari incarichi di insegnamento presso
l'Chicago, dove rimase fino alla prematura scomparsa. Al contempo, compì
ricerca sul campo soprattutto presso gli Huaulu del Seram centrale in Indonesia
orientale, ma anche in Micronesia, Malaysia e Hawaii. Le sue ricerche
riguardarono molti argomenti, fra cui, i sistemi politici, la parentela e il
matrimonio, la ritualità, così come l'antropologia sociale ed economica, la
storia comparata degli usi e costumi dei popoli, che condusse lungo la linea di
pensiero del suo maestro Lévi-Strauss. Gli è stato assegnato per i suoi studi e
le sue ricerche di antropologia culturale, il premio ”Guggenheim Fellowship“
per le scienze sociali. Fra i molti suoi lavori, ricordiamo due
importanti volumi, Kingship and Sacrifice. Ritual and Society in Ancient Hawaii
(1985), scritto con Marshall Sahlins, e Hunting, Identity and Morality among
the Huaulu of the Moluccas. Curò pure diverse voci antropologiche per
l'Enciclopedia Einaudi. Tra le sue molte opere pubblicate postume, il
volume Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto, Martha
Feldman e Janet Hoskins, tradotto in italiano da Bianca Lazzaro, che può
considerarsi una sua autobiografia intellettuale. Opere principali
Kingship and Sacrifice: Ritual and Society in Ancient Hawaii, The University of
Chicago Press, Chicago. Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del
soggetto, M. Feldman e J. Hoskins; traduzione italiana B. Lazzaro, Donzelli
Editore, Roma, The Forest of Taboos:
Morality, Hunting, and Identity among the Huaulu of the Moluccas, The
University of Wisconsin Press, Madison, WI. Fragments from Forests and Libraries: A
Collection of Essays, Carolina Academic Press, Durham, NC. Ritual and Annals:
Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M. Dowdy and G. da
Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, . Classical
Concepts in Anthropology, edited by G. da Col and R. Stasch, HAU Books/The
University of Chicago Press, Chicago, IL, .
S. Ghiaroni, "Società, soggetto, sacrificio. La teoria del sacrificio
di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia", in Studi e materiali di storia
delle religioni, R. Stasch,
"Obituary: Valerio Valeri,” American Anthropologist. //chronicle.uchicago.edu/980430/valerio.shtml S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio.
La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e
materiali di storia delle religioni, Dal titolo: Natura e cultura: introduzione
alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A.A. Per
notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle xxvii-xix dell'opera postuma: V. Valeri,
Ritual and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M.
Dowdy and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL,
. Rupert Stasch (Reed College, Oregon,
USA), in merito alla rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore, inizia il
suo necrologio (cfr. R. Stasch, "Valerio Valeri", American
Anthropologist, con queste parole: «He was a scholar of great international
distinction in the ethnology of Polynesia and Indonesia [...] His monographs
[...] are among the most important, detailed and theoretically complex studies
of sacrificie and taboo ever written.» Pubblicazioni di Valerio Valeri, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
Valla (Roma). essential Italian
philosopher. Rome-born philosopher,
teaches rhetoric in Pav a and is later secretary of Alfonso I di Naoli, and
apostolic secretary in Rome under papa Nichola V. In his dialogue On Pleasure
or On the True Good, Stoic and Epicurean interlocutors present their ethical
views, which Valla proceeds to criticize. This dialogue is often regarded as a
defense of Epicurean hedonism, because Valla equates the good with pleasure;
but he claims that Italians can find pleasure only in heaven. Valla’s
description of pleasure reflects the contemporary Renaissance attitude toward
the joys of life and might have contributed to Valla’s reputation for hedonism.
In another work, On Free Will between, Valla discusses the conflict between
divine foreknowledge and human freedom and rejects Boezio’’s then predominantly
accepted solution. Valla distinguishes between God’s knowledge and God’s willas
in Grice’s phrase, “God willing,” “Deo volente,” -- but denies that there is a
rational solution of the apparent conflict between God’s will and human
freedom. As a historian, he is famous for The Donation of Constantine 1440,
which denounces as spurious the famous document on which medieval jurists and
theologians based the papal rights to secular power.Filosofo.
Si presentava anche con il nome latino Laurentius Vallensis. Nato da
genitori di origini piacentine (il padre era l'avvocato Luca della Valle),
ricevette la sua prima educazione a Roma e forse a Firenze, imparando il greco
da Giovanni Aurispa e da Rinuccio Aretino. Lo guidava lo zio materno Melchiorre
Scribani, un giurista funzionario in Curia. La sua prima opera, oggi
perduta, fu il De comparatione Ciceronis Quintilianique ("Confronto fra
Cicerone e Quintiliano"), in cui elogiò il latino di Quintiliano a scapito
di quello di Cicerone, andando contro all'idea corrente e mostrando già in
questo primo scritto il suo gusto per la provocazione. Quando morì lo zio,
Lorenzo sperava di ottenere un impiego nella Curia pontificia; ma i due
autorevoli segretari Antonio Loschi e Poggio Bracciolini, ferventi ammiratori
di Cicerone, si opposero all'assunzione, con la scusa che era troppo
giovane. Grazie all'aiuto di Antonio Beccadelli, detto il Panormita, fu
chiamato ad insegnare retorica a Pavia, succedendo al maestro bergamasco
Gasparino Barzizza, da poco defunto. Questi anni furono fondamentali per lo
sviluppo del suo pensiero; la città era infatti un vivo centro culturale e
Valla poté approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando inoltre
l'efficacia del procedimento di analisi critica dei testi, che lo Studio pavese
applicava con rigore. A Pavia Valla acquisì una grande reputazione con il
dialogo De Voluptate ("Il piacere"), nel quale si oppone fermamente
alla morale stoica e all'ascetismo medievale, sostenendo la possibilità di
conciliare il Cristianesimo, ricondotto alla sua originarietà, con l'edonismo,
recuperando così il senso del pensiero di Epicuro e Lucrezio, che avevano
sottolineato come tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta al
piacere, inteso non come istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi
conseguenti ad ogni azione. A conclusione del dialogo, Valla sottolinea, però,
come per l'uomo la suprema voluttà siano la ricerca spirituale e la fede in
Dio. Si tratta di uno scritto considerevole, poiché, per la prima volta, una
tendenza filosofica che era rimasta confinata nell'ambito del paganesimo
trovava espressione in un'opera di livello universitario e di valore
filosofico, venendo rivalutata alla luce del pensiero cristiano; le polemiche
che seguirono alla pubblicazione del testo, costrinsero Valla a lasciare
Pavia. Da allora egli passò da un'università all'altra, accettando brevi
incarichi e tenendo lezioni in diverse città. Durante questo periodo fece la
conoscenza del re Alfonso V d'Aragona, al cui servizio entrò. Alfonso ne fece
il suo segretario, lo difese dagli attacchi dei suoi nemici e lo incoraggiò ad
aprire una scuola a Napoli. Durante il pontificato di Eugenio IV, scrisse
un breve testo, pubblicato solo nel 1517 e intitolato La falsa Donazione di
Costantino (De falso credita et ementita Constantini donatione). In esso Valla,
con argomentazioni storiche e filologiche, dimostrò la falsità della Donazione
di Costantino, documento apocrifo in base al quale la Chiesa giustificava la
propria aspirazione al potere temporale: secondo questo documento, infatti,
sarebbe stato lo stesso imperatore Costantino, trasferendo la sede dell'impero
a Costantinopoli, a lasciare alla Chiesa il restante territorio dell'Impero
romano (oggi la dimostrazione del Valla è universalmente accettata e lo scritto
è datato all'VIII secolo o IX secolo).
«Quid, quod multo est absurdius, capit ne rerum natura, ut quis de
Constantinopoli loqueretur tanquam una patriarchalium sedium, que nondum esset,
nec patriarchalis nec sedes, nec urbs christiana nec sic nominata, nec condita
nec ad condendum destinata? Quippe privilegium concessum est triduo, quam
Constantinus esset effectus christianus, cum Byzantium adhuc erat, non
Constantinopolis.» «E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella
realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi
patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città
cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era
stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino
si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli.»
(Lorenzo Valla, La falsa Donazione di Costantino, 1440) Egli dimostrò che anche
la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù era un falso e, sollevando dubbi
sull'autenticità di altri documenti spuri e ponendo in discussione l'utilità
della vita monastica e mettendone in luce anche l'ipocrisia nel De professione
religiosorum ("La professione dei religiosi"), egli suscitò l'ira
delle alte gerarchie ecclesiastiche. Fu obbligato, pertanto, a comparire
davanti al tribunale dell'Inquisizione, alle cui accuse riuscì a sottrarsi
soltanto grazie all'intervento del re Alfonso. Visitò nuovamente Roma,
dove i suoi avversari erano ancora molti e potenti. Riuscì a salvarsi da morte
certa travestendosi e fuggendo a Barcellona, da dove fece poi ritorno a Napoli.
Vengono divulgati gli Elegantiarum libri sex (i sei libri sull'"eleganza"
della lingua latina), pubblicati però postumi nel 1471. L'opera raccoglie una
serie straordinaria di passi desunti dai più celebri scrittori latini (Publio
Virgilio Marone, Cicerone, Livio), dallo studio dei quali, sostiene Valla,
occorre codificare i canoni linguistici, stilistici e retorici della lingua
latina. Il testo costituì la base scientifica del movimento umanista impegnato
a riformare il latino cristiano sullo stile ciceroniano. Scrisse le
"Emendationes sex librorum Titi Livii" in cui discute, col suo modo
di scrivere brillante e caustico, correzioni ai libri 21-26 di Tito Livio in
opposizione ad altri due intellettuali della corte napoletana il Panormita ed
il Facio che non avevano il suo stesso spessore filologico. L'ultima fase
Nel febbraio 1447, con la morte di papa Eugenio IV, la sua fortuna iniziò a
volgere in meglio. Recatosi nuovamente a Roma, fu ricevuto dal nuovo pontefice
Niccolò V; a partire dal 1450 assunse il ruolo a lui più consono di professore
di retorica, ma non perse nemmeno il suo spirito caustico e iniziò a criticare
nel 1449 il latino della Vulgata, facendo confronti con l'originale greco
sminuendo il ruolo di traduttore di San Girolamo e giudicò spuria la
corrispondenza tra Seneca e San Paolo. Sotto papa Callisto III Valla
raggiunse il culmine della carriera, divenendo segretario apostolico. Morì a
Roma. Un frammento della sua tomba, contenente un ritratto dello stesso, è ora
murato nel chiostro della Basilica Lateranense dove era originariamente
sepolto. È quasi impossibile farsi un'idea precisa della vita privata e
del carattere di Valla, essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento
sorti in contesti polemici e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie
che di testimonianze attendibili. Egli appare comunque come persona orgogliosa,
invidiosa e irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di
elegante umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e
violenta polemica sul potere temporale della Chiesa di Roma. Lorenzo Valla
è un personaggio di eccezionale importanza non solo per la cultura italiana, ma
soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo europeo. Con le sue
spietate critiche alla Chiesa cattolica dell'epoca fu un precursore di Lutero,
ma fu anche il promotore di molte revisioni di testi cattolici. La sua
opera si basa su una profonda padronanza della lingua latina e sulla
convinzione che fosse stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la
vera causa del linguaggio ambiguo di molti filosofi. Valla era convinto che lo
studio accurato e l'uso corretto della lingua fosse l'unico mezzo di
acculturazione feconda e comunicazione efficace: la grammatica e un appropriato
modo di esprimersi erano a suo modo di pensare alla base di ogni enunciato e, prima
ancora, della stessa formulazione intellettuale. Da questo punto di vista i
suoi scritti sono tematicamente coerenti, in quanto ciascuno di essi si
sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e
sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina.
Oggi, il profondo distacco storico ci permette di distinguere le opere di
Lorenzo Valla essenzialmente in due filoni, quello critico e quello filologico.
Sebbene avesse saputo mostrare eccezionali doti di storico negli scritti
critici, questa capacità non è però riscontrabile nell'unico lavoro definito
storico, cioè nella biografia di Ferdinando d'Aragona, tutto sommato un modesto
elenco di aneddoti. Nel III secolo l'Impero romano iniziava a tramontare,
il che si palesava non solo nell'indebolimento delle forze politiche e
militari, ma anche nello sfaldamento dell'ordinamento interno e soprattutto
nell'imbarbarimento della cultura. La crisi generale e l'accettazione di molte
genti non italiche tra i cittadini romani provocarono un lento ma significativo
allontanarsi dalla lingua latina ufficiale verso forme dialettali e meno
eleganti. Si evidenziò la necessità di uno "sviluppo" della lingua
che presupponeva la canonizzazione della parlata popolare e della sua semplice
grammatica. Erano i primi sintomi della nascita di una nuova lingua, quella
italiana, che avrebbe necessitato di un millennio per svilupparsi pienamente.
Durante questa lunghissima transizione, in tutta la penisola ci fu un'enorme
incertezza linguistica. Il latino classico cedeva lentamente il posto ad una
mescolanza di nuovi idiomi che combattevano per la supremazia. Gli
effetti di questo periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle
traduzioni che via via nascevano dal latino verso l'italiano, poché la linea di
demarcazione tra le due lingue era fluttuante e nessuno dei traduttori poteva
dirsi un vero esperto in materia. Valla fu il primo a stabilire un limite alla
modernizzazione della lingua latina, decidendo che i cambiamenti oltre tale
limite facessero già parte del processo di sviluppo della lingua italiana. In
questo modo riuscì non solo a salvaguardare la purezza del latino, ma pose
anche le basi per lo studio e la comprensione dell'italiano. Lorenzo
Valla si pone tra i maggiori esponenti del Quattrocento italiano e
dell'umanesimo europeo, non solo per il suo costante apporto di punti di vista
umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione alla cultura
scolastica. È indicativa ad esempio la sua tesi (in De Voluptate) sugli
errori dello stoicismo praticato dagli asceti cristiani che non avrebbero preso
in debita considerazione le leggi naturali, dunque divine; la morale
consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non
precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso.
Analogamente, nelle Dialecticae Disputationes Valla confuta il dogmatismo di
Aristotele e la sua arida logica che non offre insegnamenti o consigli, bensì
discute solo di parole senza raffrontarle con il loro significato nella vita reale.
Altrettanto critico si dimostra (nelle Adnotationes in Novum Testamentum)
quando usa la sua profonda padronanza del latino per provare che sono state le
traduzioni maldestre di alcuni passi del Nuovo Testamento a causare
incomprensioni ed eresie. È a lui dedicata la Fondazione Lorenzo Valla,
che in collaborazione con la casa editrice Mondadori, pubblica la collana
Scrittori greci e latini in cui vengono proposte edizioni critiche di testi
classici. Edizioni delle opere L'arte della grammatica, Paola Casciano,
Milano, Mondadori (Fondazione Lorenzo Valla), (terza edizione rinnovata) La
falsa Donazione di Costantino, Gabriele Pepe, Firenze, Ponte alle Grazie,
Scritti filosofici e religiosi, Giorgio Radetti, Firenze, Sansoni, (ristampa:
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Repastinatio dialectice et philosophie,
testo latino edito da Gianni Zippel, Padova, Antenore, (due volumi) Dialectical
Disputations, testo latino e traduzione inglese della Repastinatio B.Copenhaver
and L. Nauta (I Tatti Renaissance Library), Harvard University Press, (due volumi). Note
//treccani/enciclopedia/lorenzo-valla_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/ britannica.com/biography/Lorenzo-Valla E. Garin, "La letteratura degli
umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno (edd.) Letteratura italiana, III, Il
Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti, 1965, 198-203).
Basilica PapaleSAN GIOVANNI IN LATERANO, su vatican.va. Lodi Nauta, In
Defense of Common Sense: Lorenzo Valla's Humanist Critique of Scholastic Philosophy,
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la prima volta nel 1505 da Erasmo da Rotterdam.
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Costantino, Roma 1985. Salvatore Camporeale, Lorenzo Valla. Umanesimo e
teologia, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Maristella de
Panizza Lorch, A defense of life: Lorenzo Valla's theory of pleasure,
Humanistische Bibliothek, Monaco, Wilhelm Fink, Marco Laffranchi, Dialettica e
filosofia in Lorenzo Valla, Milano, Vita e Pensiero, Peter Mack, Renaissance
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Leiden, Brill, 1993. Girolamo Mancini, Vita di Lorenzo Valla, Firenze, G. C.
Sansoni Editore, Lodi Nauta, In defense of common sense: Lorenzo Valla's
Humanist critique of Scholastic philosophy, Harvard, Harvard University Press, Mariangela
Regoliosi , Lorenzo Valla. La riforma della lingua e della logica (Atti del
convegno del Comitato Nazionale VII centenario della nascita di Lorenzo Valla,
Prato) Firenze, Edizioni Polistampa, , 2 tomi.
Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Lorenzo Valla, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di
Lorenzo Valla, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Lorenzo Valla,
. su Lorenzo Valla, su Les Archives de
littérature du Moyen Âge. Lorenzo Valla, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. Delio Cantimori,
«VALLA, Lorenzo», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Rita Pagnoni Sturlese, VALLA, Lorenzo, su treccani. in Il contributo
italiano alla storia del pensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . La falsa donazione di Costantino, su classicitaliani. La tomba di
Lorenzo Valla, su penelope.uchicago.edu.Lodi Nauta, Lorenzo Valla, in Edward N.
Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per
la Fondazione Lorenzo Valla, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
vallauri: (Roma). essential Italian
philosopher. “Italians, especially noble ones, love a long surname, so this is
Luigi Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep the Vallauri, that’s what
he’ll go with by!”Lombardi Vallauri. Grice: “He favours animal rights, as I
do.”Filosofo e professore universitario italiano. È stato Professore
di filosofia del diritto presso l'Università Cattolica di Milano e l'Università
degli Studi di Firenze. Dal ha insegnato
all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università degli Studi di
Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara fama". Nasce
e cresce in contesto familiare profondamente cattolico. Nipote del predicatore
gesuita Riccardo Lombardi, cugino del direttore della Sala stampa vaticana
Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio Lombardi, si avvia alla formazione
teologica alla Gregoriana di Roma. Nello stesso periodo consegue la laurea in
Giurisprudenza col massimo dei voti presso l'Roma, suo maestro è stato Emilio
Betti. Abbandonata la vocazione sacerdotale intorno a vent'anni, dopo la laurea
perfeziona gli studi giuridici in Germania e vince molto presto il concorso per
la Libera docenza. Nel 1970 diviene Professore in Filosofia del diritto
all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione giuridica e Filosofia del
diritto avanzata. Nel 1976 ottiene la cattedra in Filosofia del diritto anche
all'Università Cattolica di Milano. Dopo il collocamento a riposo insegnerà
presso le Como e Sassari. Massimo esperto di teoria dell'interpretazione
giuridica, già direttore dell'Istituto per la documentazione giuridica del CNR
(dal 1973 al 1977) e presidente della Società italiana di filosofia giuridica e
politica (dal 1996 al 2000), è autore di una vastissima serie di saggi
filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini,
Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della sua ricerca, dedicato alla
filosofia della religione e della spiritualità. Al saggio Nera Luce, apparso
nel 2001, Lombardi Vallauri ha consegnato la sua critica serrata ai dogmi del
cattolicesimo e l'approdo all'apofatismo. I suoi interessi recenti riguardano
la tutela giuridica dei diritti degli animali. È vegano. Nel 1979
Lombardi Vallauri ha fondato, e tuttora conduce, un "gruppo di
meditazione" teso a esplorare le possibilità di una vita contemplativa
all'altezza del sapere moderno. Il suo ultimo libroche traduce in scrittura il
seguitissimo corso di meditazioni tenuto dall'autore per Radio Tre Rai npropone
una "mistica laica", ossia una mistica che prescinde da rivelazioni
soprannaturali coniugando il pensiero scientifico occidentale con le tecniche
di meditazione tipiche delle filosofie orientali. Allontanamento
dall'Università Cattolica Dal 1976 Lombardi Vallauri ha insegnato Filosofia del
diritto presso l'Università cattolica di Milano. Il 19 aprile 1996 tiene
una conferenza a Bari e all'inizio decide di sedersi in terra, giustificandosi
presso l'uditorio con la frase: «Del Dio che emoziona non mi sento di parlare
seduto su una sedia, quindi, mentre parlerò di questo Dio, starò seduto in
terra». Nel 1998 è stato sospeso dall'attività didattica a causa del suo
insegnamento ritenuto eterodosso rispetto alla dottrina della Chiesa
Cattolica. Fra i punti problematici secondo le autorità ecclesiastiche,
un giudizio di Lombardi Vallauri sul dogma dell'inferno, da lui definito:
«incostituzionale [in quanto] nessun atto per quanto grave può meritare una pena
eterna [e perché] è contraria ai princìpi più avanzati del diritto, e
specificamente del diritto influenzato dal cristianesimo, una pena che in
nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione del condannato.» Il
professore ha affermato in seguito: «Quando i giudici ecclesiastici mi
hanno cacciato fuori dall'Università Cattolica non riuscivano a formulare
l'accusa ed io ho detto: "Ve la do io, il papa è quasi infallibile
nell'errare".» Dopo l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni,
Lombardi Vallauri si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Nel 2009 la Corte si è pronunciata a favore del ricorrente, ritenendo che
fossero stati lesi i suoi diritti alla libertà di espressione (per il
provvedimento adottato dalla Cattolica senza contraddittorio) e a un equo
processo (per il rifiuto a pronunciarsi opposto dagli organi giurisdizionali
amministrativi), entrambi garantiti, rispettivamente, dagli articoli 10 e 6
della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle
libertà fondamentali. Pensiero Nei suoi corsi e libri Vallauri di è
occupato di varie tematiche: filosofia del diritto, critica dei riduzionismi,
filosofia della mente, misticismo, buddismo, sessualità, meditazione, diritti
degli animali. Riassumeva la situazione storica attuale tramite la
seguente “formula”: [E = (m+e) + i (ab) + fd + oid] -> [N.O.] -> [(N.
e/ax/es)] + (I.P.)] La prima parte è l’equazione del riduzionismo
ontologico: l’essere (E) è riducibile alla somma di materia (m), energia (e) e
informazione (i); l’informazione è di due specie: algoritmica (a) e biologica
(b). Il riduzionismo diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta di un
fattore di dominazione (fd), ossia la teoria baconiana del conoscere per
dominare, e dell'organizzazione industriale del dominio (oid) portata dalla
rivoluzione industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo
ontologico (N.O.), ossia la scomparsa di ogni tipo di spirito (Dio angeli
anima), il quale può avere due esiti antitetici: le filosofie del soggetto
assoluto e quelle della morte del soggetto. L’ultima conseguenza del processo è
il nichilismo etico assiologico ed esistenziale (N. E/ax/es), ossia la
negazione di norme e valori oggettivi. Esso genera un vuoto, che nella nostra
epoca viene occupato dall’individualismo possessivo (I.P)., ossia la credenza
che gli unici beni sono ricchezza successo e potere. Occorre dunque articolare
una risposta filosofica al riduzionismo, individuando quali realtà si
sottraggano alle sue pretese. L’oggetto principale che sfugge alla riduzione è
la mente. Opere principali Saggio sul diritto giurisprudenziale,
Milano, Amicizia, carità e diritto, Milano, 1969 (nuova edizione: 1974) Corso
di filosofia del diritto, Padova, 1981 (seconda edizione: ) Cristianesimo,
secolarizzazione e diritto moderno, Milano, Terre: Terra del Nulla, Terra degli
uomini, Terra dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela, Milano, Logos
dell'essereLogos della norma, Bari, Nera luce, Firenze, 2001 Riduzionismo e
oltre: Dispense di filosofia per il diritto, Padova, 2002 Trattato di
Biodiritto. La questione animale, Milano,
Meditare in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze, Scritti animali. Per l'istituzione d-i corsi
universitari di diritto animale, Gesualdo,
Note Sandro Magister, L'inferno?
Una vergogna, L'Espresso. Guadagnucci 150.
Luigi Lombardi Vallauri, Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi
universitari di diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV), Gesualdo
Edizioni, Guadagnucci . Roberto Dal
Bosco, Cristo o l'India, Verona, Fede e Cultura, Guadagnucci. L. Lombardi
Vallauri, Sullo scarso fondamento dei fondamentalismi, Nuovamente. Lombardi Vallauri L., Neuroni, mente, anima,
algoritmo: quattro ontologie, Lettura magistrale al VI congresso della Società
italiana di neuroscienze, Lorenzo
Guadagnucci, Il filosofo degli animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una
questione di giustizia, Milano, Terre di mezzo, Registrazioni di Luigi Lombardi Vallauri, su
RadioRadicale, Radio Radicale.
Interventi e trasmissioni radiofoniche Meditare in occidenteCorso di
mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai. Meditare in occidenteCorso di mistica laica, ciclo
di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione del 2005. Meditare in
occidenteL'anima di paesaggio (2007), ciclo di trasmissioni radiofoniche su
Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione tenuta da Vallauri dal titolo:
Nonviolenza e Animali: un tema antico come le montagne e sempre più ricco di
futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere Vegan, Interviste
<<Sì agli interventi che aiutano i nascituri>>, intervista di
Giancarlo Perna, LIBERO, 7.03. Intervista a Luigi Lombardi Vallauri, di
Valentina Grazzini, l'Unità, Firenze, 7.01. e Rassegna stampa sul "Caso
Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni Maria Pace, a Repubblica, A
dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri Pollastri, da Phronesis, V (2007),
n. 9 Note , di Teresa Franza, Officina sedici.
VALLETTA. (Napoli). Eessential Italian
philosopher. Grice: “He was a libertine from Naples. I like him. His oeuvre
published in Firenze. Filosofo. Nell'infanzia studiò dapprima letteratura
presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto.
Insieme a Francesco D'Andrea, fu fra i fondatori dell'Accademia degli
Investiganti, che diede impulso al grande rinnovamento culturale che prese
avvio negli ultimi decenni del Seicento meridionale. Nelle accese polemiche
filosofico-scientifiche tra progressisti e conservatori, il Valletta insieme a
Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea, Leonardo Di Capua e agli altri accademici
investiganti appoggiò attivamente i progressisti. Istituì a sue spese la cattedra di Lingua
greca presso l'Napoli, affidando l'incarico di insegnamento al suo maestro ed
amico Gregorio Messere, illustre grecista e filosofo dell'epoca. Curò
l'edizione napoletana delle Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato
toscano Francesco Redi. Fu un grande
appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne arrivò a
contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo librorum et
Secli Peireskius alter. Alla sua morte, grazie all'interessamento di
Giambattista Vico, il fondo librario confluì nella Biblioteca dei
Girolamini. Opere: Lettera in difesa
della moderna filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica. Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della
letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Disponibile online,
su books.google.com. Fausto Nicolini, Giuseppe Valletta, in Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Accademia degli Investiganti
Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta, nipote di Giuseppe.Valletta
breve scheda biografica sul sito "Francesco Redi. Scienziato e poeta alla
Corte dei medici". Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valletta” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
VALORE. (Milano). Essential Italian
philosopher. Grice: “Having philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I
admire Valore!”Filosofo. Si occupa di metafisica, di ontologia generale e delle
implicazioni ontologiche delle teorie formali. Si è interessato anche dei
progetti di linguaggi artificiali e di lingue ausiliarie. Laureatosi in
Filosofia nel 1997 all'Università degli Studi di Milano, nel 2000 vi ha
conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su Riferimento,
rappresentazione e realtà in Hilary Putnam. Dopo un anno di perfezionamento al
King’s College di Londra, dal 2002 diventa ricercatore presso il Dipartimento
di Filosofia della Statale di Milano, dove ha insegnato Storia della filosofia
contemporanea. La sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi
sulla filosofia dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una
prospettiva neotrascendentalista soprattutto in metafisica. Ha partecipato al
gruppo fondatore della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è
stato caporedattore. A partire dal 2004, quando la Facoltà di Ingegneria
industriale del Politecnico di Milano gli ha affidato un corso di "Verità
e teoria della corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche
sempre più teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e
all'ontologia analitica. Nel 2006 organizza e cura il progetto Topics on
general and formal ontology, che si è concretizzato nell'omonimo volume.
Diviene quindi professore aggregato di Storia della metafisica contemporanea
all'Università degli Studi di Milano, di Filosofia teoretica al Politecnico con
corsi dedicati all'ontologia formale e, nel -, di Filosofia degli oggetti sociali
(ontologia sociale) all'Università commerciale Luigi Bocconi di Milano.
Nel ha fondato con Massimo Rizzardini e
Federico Gobbo il giornale multilingue InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj,
rivista di "studio e discussione accademica sulle tematiche dei linguaggi
artificiali" ad accesso libero, di cui è direttore. È stato membro del
gruppo di ricerca internazionale EUROCORES (European Collaborative Research)
finanziato dall'European Science Foundation e dal è il responsabile del progetto “Classical
Paradigms and Theoretical Foundations in Contemporary Research on Formal and
Material Ontology” per il programma EuroScholars USA (European Undergraduates
Research Opportunities). Nel lavora
negli Stati Uniti, presso il Dipartimento di Filosofia dell'New York, su un suo
progetto di ricerca di ontologia formale per il quale ha vinto una
sponsorizzazione Fulbright nella categoria Fulbright Visiting Scholar.
Collabora con la Rivista di storia della filosofia, è nel comitato scientifico
delle riviste Materiali di estetica, Rivista Italiana di Filosofia Analitica
Junior e Multilinguismo e società ed è direttore delle collane di filosofia
"Biblioteca di Problemata" (editore LED di Milano) e "Ratio.
Studi e testi di filosofia contemporanea" (editore Polimetrica di
Monza). Pubblicazioni principali Monografie Trascendentale e idea di
ragione. Studio sulla fenomenologia banfiana, Firenze, La Nuova Italia, Rappresentazione,
riferimento e realtà. Studio su Hilary Putnam, Torino, Thélème, L'inventario
del mondo. Guida allo studio dell'ontologia, Torino, Utet, La sentenza di
Isacco. Come dire la verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Fundamentals
of Ontological Commitment, Berlin, de Gruyter, Curatele Antonio Banfi, Platone. Lezioni, (Valore), Milano, Unicopli, Paolo Valore ,
Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano, Led, Paolo Valore
, Ars experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica, Willard
Van Orman Quine, Da un punto di vista logico. Saggi logico-filosofici (edizione
italiana di From a logical point of view Valore, con presentazione di Giulio
Giorello e Renato Pettoello), Milano, Raffaello Cortina, Paolo Valore , Topics
on General and Formal Ontology, Monza, Polimetrica, 2Paolo Valore , Materiali
per lo studio dei linguaggi artificiali nel Novecento, Milano, Cuem, Simona
Chiodo e Paolo Valore , Questioni di metafisica contemporanea, Milano, Il Castoro,
Renato Pettoello e Paolo Valore , Willard Van Orman Quine, Milano, Franco Angeli,
Pubblicato contemporaneamente anche come numero monografico della Rivista di
storia della filosofia, per il centenario della nascita di Quine. Paolo Valore
e Federico Gobbo , Artificial Languages. Themes in linguistics and philosophy,
Monaco di iera, Grin Verlag, . Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica
e filosofia dei linguaggi artificiali, come numero monografico per la prima
uscita del giornale accademico multilingue InKoj. *Interlingvistikaj Kajeroj.
Paolo Valore , Multilingualism. Language, Power, and Knowledge, Pisa, Edistudio,
Dispense universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano, Cuem, Introduzione
al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e sintetico, Milano.
Cuem, Questioni di ontologia quineana, Milano, Cusl, La struttura logico-analitica dell'ontologia
herbartiana, Milano, Cusl, Nuova
edizione corretta e aggiornata: Laboratorio di ontologia analitica, Milano,
Cusl, Verità e teoria della corrispondenza, Milano, Cusl, Philosophy of Social
Objects, Milano, Bocconi, . Bibliografie ragionate Ontologia, Milano, Unicopli,
Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli "How to Consider the Twin Earth
Experiment", in Acme, "Idealizzazione della verità e
coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in
Iride. Filosofia e discussione pubblica, "La 'posizione' esistenziale e il
giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti
inesistenti", in Poggi , Natura umana e individualità psichica. Scienza,
filosofia e religione in Italia e Germania tra Ottocento e Novecento, Milano,
Unicopli, "Sull'idea di una logica trascendentale", in Chora.
Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica, "Alcune note
sull'attualità dell'ontologia nella filosofia contemporanea più recente",
in Valore , Forma dat esse rei..., "L'interpretazione
semantica del trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio
Preti", in Paolo Valore , Forma dat esse rei..., "Il mestiere antico e nuovo del
filosofo", in la Repubblica, (sezione Milano). "Lógica e Ontologia no
confronto entre Bertrand Russell e Hugh MacColl acerca dos objectos
inexistentes", in Revista Portuguesa de Filosofia, "Fisica e geometria come modelli di
lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, in
Paolo Valore , Ars experientiam..., "General and formal ontology", in
Paolo Valore , Topics on. "Some ontological remarks on The maxim of
identification of indiscernibles", in Paolo Valore , Topics, Simona Chiodo
e Paolo Valore, "Dall'epistolario di Giulio Preti ad Antonio Banfi",
in Simona Chiodo e Gabriele Scaramuzza , Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo,
Milano, Unicopli, "Due tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul
costruttivismo e il nominalismo ontologico", in Elio Franzini e Marcello
La Matina , Nelson Goodman, la filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet. "Cosa c'è che non va nell'idea di una
lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e
Società, "Nothing is part of
everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 ():
giornaledifilosofia.net Note La rivista
è consultabile sul sito specifico dell'Milano.
Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e
discussione pubblica, Volume recensito da Giuliana Mancuso sulla rivista web
Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura, e daMarazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume
recensito da Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia
umanità, Volume recensito da Matteo Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio
di attualità, scrittura e cultura filosofica, Volume recensito da: Giardino sulla Rivista di
filosofia, nnell'articolo "Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto,
Luisa Morra in L'indice dei libri del mese, Francesco Armezzani su SWIF Volume
recensito dal professor Renato Corsetti sulla rivista L'esperanto. Revuo de
itala esperanto-federacio, Volume recensito da Elena Marazzi sulla rivista web
Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si tratta di un eBook
accessibile solo con password. Si tratta
di una replica critica all'articolo di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi
all'anagrafe", pubblicato su la Repubblica, (sezione Milano). Profilo accademico su immaginidellamente.
Elenco completo delle pubblicazioni sul sito universitario academia.edu. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Valore” – The Swimming-Pool Library.
VANINI.
(Taurisano). Essential Italian philosopher. “If you speak Italian, you should
never confuse Vaninin with Vanninin.”Grice. Vanini, philosopher, a Renaissance Aristotelian who studied law
and theology. He became a monk and traveled all over Europe. After abjuring, he
taught and practiced medicine. He was burned at the stake by the Inquisition.
His major work is four volumes of dialogues, De admirandis naturae reginae
deaeque mortalium arcanis “On the Secrets of Nature, Queen and Goddess of
Mortal Beings,” He was influenced by Averroes and Pomponazzi, whom he regarded
as his teacher. Vanini rejects revealed religion and claims that God is
immanent in nature. The world is ruled by a necessary natural order and is eternal.
Like Averroes, he denies the immortality and the immateriality of the human
soul. Like Pomponazzi, he denies the existence of miracles and claims that all
apparently extraordinary phenomena can be shown to have natural causes and to
be predetermined. Despite the absence of any original contribution, from the
second half of the seventeenth century Vanini was popular as a symbol of free
and atheist thought. Giulio Cesare Vanini
Medaglione di Vanini al monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori. Sotto il
mento, una piccola effigie di Martin Lutero. Giulio Cesare Vanini (Taurisano),
filosofo. Fra i primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Giulio
Cesare Vanini nasce nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1585 a Taurisano,
casale di Terra d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan Battista, uomo
d'affari originario di Tresana in Toscana, ha costituito sposando una Lopez de
Noguera, appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle regie dogane
della Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e della
Basilicata. Anche un successivo documento dell'agosto del 1612, scoperto
nell'Archivio segreto vaticano, lo qualifica "pugliese", confermando
il luogo di nascita ch'egli si attribuisce nelle sue opere. Nel censimento
ufficiale della popolazione del casale di Taurisano, nel 1596, figurano solo i
nomi di Giovan Battista Vanini, del figlio legittimo Alessandro, nato nel 1582,
e del figlio naturale Giovan Francesco. Nessun cenno della moglie e dell'altro
figlio legittimo Giulio Cesare. Nel 1603 Giovan Battista Vanini viene segnalato
per l'ultima volta a Taurisano: si ha motivo di ritenere che dopo questa data
sia rientrato a Napoli. Paolo Sarpi Sistemata ogni pendenza
economica, nel 1603 entra nell'ordine carmelitano assumendo il nome di fra'
Gabriele e si trasferisce a Padova per intraprendere gli studi di teologia
presso quell'università. Giunge nelle terre della Repubblica di Venezia quando
le polemiche provocate due anni prima dall'interdetto del papa Paolo V sono
ancora vivacissime. Durante il soggiorno padovano entra in contatto con il
gruppo capeggiato da Paolo Sarpi che, con l'appoggio dell'ambasciata inglese a
Venezia, alimenta la polemica antipapale. Giulio Cesare consegue a Napoli
il titolo di dottore in utroque iure, superando nel giugno 1606 l'esame che gli
consentiva di esercitare la professione di dottore nella legge civile e
canonica. Come verrà descritto in documenti posteriori, egli ha assimilato una
grande cultura, «parla assai bene il latino e con una grande facilità, è alto
di taglia e un po' magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi
vivi e fisionomia gradevole ed ingegnosa». Probabilmente il padre del
filosofo muore a Napoli. Giulio Cesare Vanini, divenuto maggiorenne, si fa
riconoscere da un tribunale della capitale erede di Giovan Battista e tutore
del fratello Alessandro. Con una serie di rogiti e procure notarili redatte a
Napoli, Giulio Cesare inizia a sistemare ogni pendenza economica conseguente
alla morte del padre: vende una casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi
chilometri dal suo paese d'origine; nel 1607 dà mandato a uno zio materno di
assolvere incarichi dello stesso tipo, incarica nel 1608 l'amico Scarciglia di
recuperagli una somma e gli vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in
custodia dai due fratelli. Partecipa alle prediche quaresimali,
attirandosi i sospetti delle autorità religiose. La fuga in Inghilterra
Nel gennaio 1612, in conseguenza dei suoi atteggiamenti antipapali, viene
allontanato dal convento di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori sanzioni
disciplinari, al Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del generale
dell'Ordine Carmelitano, Enrico Silvio, ma l'anno dopo fugge in Inghilterra,
insieme con il confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano
Bologna, Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla
costa del Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale
della Manica e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del
Primate d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni,
nascondendo la loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è
provato che lo stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva
sotto un nome diverso da quello reale. Nella Chiesa londinese detta
"dei Merciai" o "degli Italiani", alla presenza di un folto
auditorio e del filosofo Francesco Bacone, Vanini e il suo compagno fanno una
pubblica sconfessione della loro fede cattolica, abbracciando la religione
anglicana. In realtà i due frati non hanno tagliato i ponti con i loro ambienti
di provenienza: infatti nelGenocchi viene raggiunto da una lettera molto
amichevole di un amico e confratello genovese, Gregorio Spinola. A loro
volta, le autorità cattoliche vengono subito informate di questo caso.
All'inizio di agosto è il nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato
vaticana che due frati veneziani non meglio identificati sono fuggiti in
Inghilterra «e si sono fatti ugonotti», che un vescovo italiano sta per seguirli
e che lo stesso Paolo Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per
non cadere in mano dei suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i
protestanti; analoga notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata
dal nunzio in Fiandra al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi
già al corrente dei fatti e dell'esatta identità dei due frati; sa che la fuga
di Vanini, di Genocchi, di Paolo Sarpi e di un non ancora identificato vescovo
italiano potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo
di opposizione al Papato già operante nella Repubblica veneta al tempo
dell'interdetto. Nei mesi seguenti il nunzio Ubaldini da Parigi continua
a inviare a Roma dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in Inghilterra,
sulle loro predicazioni, su come sono stati accolti a corte e dalle autorità
religiose, su come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo italiano. La
Segreteria di Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad attivare i suoi
confidenti in Inghilterra al fine di scoprire l'identità del vescovo
intenzionato a rifugiarvisi; in ottobre il cardinale Ubaldini da Parigi
assicura alla Segreteria di Stato tutto il suo impegno in merito all'argomento
dei due frati. Nello stesso dispaccio afferma che non mancherà di informare di
ogni dettaglio anche il cardinale Arrigoni, che gli ha scritto in merito per
conto del Papa e della Congregazione del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella
data la condotta veneziana e la successiva fuga dei due frati era già diventata
argomento di discussione dell'Inquisizione Romana. Un'altra lettera del
cardinale Borghese invita il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda
della fuga del vescovo in Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo
francese, a far di tutto per «farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come
sarebbe molto a proposito». In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al
cardinale Borghese notizie dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle
precedenti sui due frati, attestando la buona reputazione di cui essi godono in
Inghilterra e la fiducia che possano presto essere recuperati alla Chiesa di
Roma. Questa lettera viene poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana
che nei primi giorni del gennaio successivo inizia di fatto a istruire il
processo contro Vanini. Il Museo di Storia Naturale dell'Oxford Nei
mesi successivi si hanno varie notizie di un gran traffico di suppliche e
lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite l'ambasciatore spagnolo a
Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro nel Cattolicesimo. Le
autorità religiose inglesi ne vengono segretamente informate e dispongono
un'attenta sorveglianza nei confronti dei due frati. Tra la fine dele
l'inizio del Vanini si reca in visita all'Cambridge e poi ad Oxford; qui
confida ad alcuni conoscenti la sua ormai imminente fuga dall'Inghilterra,
cosicché in gennaio i due frati vengono arrestati dalla guardie
dell'arcivescovo dopo una funzione religiosa nella chiesa "degli
Italiani" e rinchiusi in case di alcuni servi dell'arcivescovo. Scoppia un
grande scandalo e dell'episodio vengono informati il re e le massime autorità
dello Stato, in quanto nelle operazioni di recupero appaiono chiaramente
coinvolti agenti di nazioni straniere accreditati nelle ambasciate a Londra.
Altissime personalità cattoliche da Roma seguono la vicenda e la favoriscono
con grande calore. In febbraio Genocchi, eludendo la sorveglianza e con
l'aiuto di agenti stranieri, fugge dalla prigione e dall'Inghilterra; in
conseguenza di ciò, Vanini viene trasferito in luogo più sicuro e rinchiuso
nella Carzel publica, ovvero nella Gatehouse adiacente all'Abbazia di
Westminster. Dilaga lo scandalo; volano le accuse di leggerezza nei confronti
dei fautori della fuga dei due frati dall'Italia, mentre cominciano a circolare
apertamente i nomi del cappellano dell'ambasciatore veneto a Londra, Girolamo
Moravo, e dell'ambasciatore spagnolo quali autori del clamoroso
"recupero". Dalla Curia romana si continua a seguire la vicenda e a
favorirla in ogni modo. A Londra viene intanto istruito il processo a
Vanini: il frate rischia una severa punizione, non il rogo come i martiri della
fede (come il carmelitano scriverà con enfasi poi nelle sue opere), ma una
lunga deportazione in desolate colonie lontane, come l'arcivescovo Abbot
suggerisce al re. La fuga da Londra. Anche Vanini riesce a evadere di
prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie all'aiuto degli agenti
dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da alte personalità romane e
del cappellano dell'ambasciata della Repubblica Veneta, che si avvale anche
dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore stesso, ma all'insaputa di
questi. Due anni dopo, durante il processo della Repubblica Veneta contro
l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per aver consentito ad Abbot di
sottoporre ad interrogatorio il personale dell'ambasciata, vengono alla luce
anche dettagli sulla complicità della fuga di Vanini da Londra. In aprile
Vanini e Genocchi arrivano a Bruxelles e si presentano al Nunzio di Fiandra,
Guido Bentivoglio, che li attende da tempo. Vengono iniziate le prime pratiche
per la concessione del perdono per la fuga in Inghilterra e per l'apostasia e
viene loro accordato di tornare in Italia e di vivervi in abito di prete
secolare, senza più indossare l'abito religioso, ma con il vincolo
dell'obbedienza al loro superiore. Forti di tali concessioni, alla fine di
maggio i due frati vengono posti sulla via per Parigi, dove devono presentarsi
al Nunzio di quella città, Roberto Ubaldini. All'incirca nello stesso
periodo giunge a Parigi anche l'ultimo frate "recuperato"
dall'Inghilterra, fra' Nicolò da Ferrara, al secolo Camillo Marchetti. Altri
due frati, invece, non ottengono il perdono dalle autorità cattoliche.
Lione, la città vecchia A Parigi, nell'estate del, durante la permanenza
presso la sede del Nunzio Ubaldini, Vanini si inserisce nella polemica relativa
all'accettazione dei principi del Concilio di Trento in Francia, che tardava ad
arrivare a causa del rifiuto di parte del clero gallicano; per orientare gli
animi nella direzione voluta dalla Santa Sede, scrive i Commentari in difesa
del Concilio di Trento, di cui egli poi intende avvalersi, come scrive Ubaldini
ai suoi superiori in Roma, per dimostrare la sincerità del suo ritorno nella fede
cattolica. Riprende quindi la strada per l'Italia, dirigendosi a Roma,
dove deve affrontare le difficili fasi finali del processo presso il tribunale
dell'Inquisizione. Dimora per qualche mese a Genova, dove ritrova l'amico
Genocchi e si guadagna da vivere insegnando filosofia ai figli di Scipione
Doria. Nonostante le assicurazioni ricevute, il ritorno dei frati non è
del tutto tranquillo: nel gennaio Genocchi viene inaspettatamente arrestato
dall'Inquisitore di Genova; a Ferrara accade lo stesso all'altro frate
"recuperato", Camillo Marchetti. Vanini teme che gli accada la stessa
sorte, fugge nuovamente in Francia e si dirige a Lione. Gli esiti finali delle
esperienze capitate al frate genovese e a quello ferrareseche vennero
rilasciati dopo un breve periodo di detenzione e restituiti alla normale vita
religiosasembrano indicare che forse Vanini esagerò il pericolo insito in
queste operazioni di polizia dell'Inquisizione. In Francia' A Lione, nel
giugno, Vanini pubblica l'Amphitheatrum, che egli intende esibire in sua difesa
alle autorità romane, come si legge in un dispaccio di Ubaldini alle autorità
romane. Esso è dedicato a Francesco de Castro, ambasciatore spagnolo presso la
Santa Sede, già collegato con la famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco
s'aspetta un aiuto nell'operazione della concessione del perdono da parte delle
autorità romane. La Sorbona Poco tempo dopo, grazie anche agli
appoggi acquisiti presso certi ambienti cattolici con la pubblicazione della
sua opera, Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al Nunzio Ubaldini,
chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità di Roma. In agosto
il prelato scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare indicazioni sulla
sorte dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del Segretario di Stato;
Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce invece a trovare la strada
e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi della nobiltà
francese. Nel 1616, in pochi mesi, Vanini completa un'altra sua opera, il
De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis, ed il 20 maggio
l'affida a due teologi della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione,
secondo le norme del tempo vigenti in Francia; l'opera è pubblicata in
settembre a Parigi. Essa è dedicata a François de Bassompierre, uomo potente
alla corte di Maria de' Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo
notoriamente protestante. Il lavoro vede la luce in un ambiente ricco di
pubblicazioni che vengono guardate con sospetto dai rappresentanti cattolici e
che provocano pesanti condanne, fino al rogo. L'opera del Vanini ottiene un
immediato successo presso certi ambienti della nobiltà, popolati di giovani
spiriti che guardano con interesse alle innovazioni culturali e scientifiche
che vengono dall'Italia. In questo senso il De Admirandis costituisce una
summa, esposta in modo vivace e brillante, del nuovo sapere; dà una risposta
alle esigenze del momento di questo settore della nobiltà francese; diviene una
specie di "manifesto" culturale di questi esprits forts e rappresenta
per Vanini una possibilità di stabile permanenza negli ambienti vicini alla
corte di Parigi.[senza fonte] Tuttavia, pochi giorni dopo la
pubblicazione dell'opera, i due teologi della Sorbona che avevano espresso la
loro approvazione alla pubblicazione si presentano ai membri della Facoltà di
Teologia in seduta ufficiale e li informano di aver letto, a loro tempo, certi
dialoghi scritti da Vanini; di non avervi trovato allora niente che
contrastasse con la fede cattolica; di averli restituiti muniti della loro
approvazione alla stampa e con la condizione che il manoscritto da essi
controfirmato fosse depositato presso di essi a pubblicazione avvenuta, a
testimonianza della fedeltà del testo pubblicato a quello da loro approvato;
che ciò non era avvenuto e che circolava invece un testo dell'opera diverso da
quello approvato e contenente «alcuni errori contro la comune fede di tutti»,
per cui i due dottori avanzano la supplica che l'opera non circoli più con la
loro approvazione e che tale richiesta venga trascritta nel libro delle
Conclusioni della Facoltà stessa. La Sorbona accoglie tale richiesta che
costituì di fatto un divieto di circolazione del testo. Marco
Antonio de Dominis La Facoltà di Teologia della Sorbona, però, sembra non
occuparsi più dell'opera di Vanini, non prenderne più in esame l'opera, non
elencarne o denunciarne, come da prassi, gli errori da emendare, né mai
condanna il suo contenuto o il suo autore. Comunque, una condanna espressa dal
vicario episcopale di Tolosa, Jean de Rudèle, fu sottoscritta anche
dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche la Congregazione dell'Indice
pronuncia una condanna il 3 luglio 1620, con la quale il De admirandis fu
condannato con la formula del donec corrigatur, in base alla quale il Sotomaior
collocò il Vanini nella prima classe degli autori proibiti nel suo indice del
1640. La Collectio Judiciorum de novis erroribus qui ab initio duodecimi seculi
post Incarnationem Verbi, usque ad annum 1632, in Ecclesia proscripti sunt et
notati, di Charles du Plessis d'Argentré, dottore della Sorbona e vescovo,
edita a Parigi nel 1728, esamina le censure e le "conclusioni"
espresse dalla Facoltà sino al 1632che aveva condannato l'Amphitheatrum
Aeternae Sapientiae di Heinrich Khunrath e la De Republica Ecclesiastica di
Marco Antonio de Dominis)non menziona invece provvedimenti contro Vanini.
Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati atti ufficiali
specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità parigine, né
religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti, ma solo
proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori cattolici. Una
condanna dell'opera di Vanini non avrebbe trovato fondate giustificazioni, né
sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran parte delle teorie
esposte da Vanini non costituivano una novità per la cultura francese.
Fuggito da pochi mesi dall'Inghilterra, impossibilitato a rientrare in Italia,
minacciato da alcuni settori cattolici francesi, Vanini vede restringersi
intorno gli spazi di movimento e ridursi le possibilità di trovare stabile
sistemazione nella società francese. Ha paura che venga aperto un processo
contro di lui anche a Parigi, per cui fugge dalla capitale e si nasconde in
Bretagna, in una delle cui abbazie, quella di Redon, è Abate Commendatario il
suo amico e protettore, Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma intervengono anche altri
fattori di preoccupazione: nell'aprileviene ucciso a Parigi Concino Concini,
favorito di Maria de Medici, uomo potentissimo e molto odiato in Francia.
L'episodio, seguito poco dopo dall'allontanamento della regina dalla capitale
con il suo odiato seguito di italiani, crea notevole turbolenza politica e
suscita un vasto movimento di ostilità nei confronti degli italiani residenti a
corte. A Tolosa Nei mesi seguenti, altre cronache del tempo segnalano la
presenza di un misterioso italiano, con un nome strano, in possesso di una
grande cultura ma dall'incerto passato, ancora più a sud, in alcune città della
Guienna e poi della Linguadoca ed infine a Tolosa. Nella particolare
suddivisione politica della Francia del XVII secolo, Enrico, duca di
Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo, sposato con la duchessa
italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa regione e sembra poter
accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque a tenersi
prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso personaggio,
di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che fa mostra di
grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente tra i giovani e di
affermazioni non sempre allineate con la morale del tempo, non passa
inosservata ed attira i sospetti delle autorità, che cominciano a
sorvegliarlo. Dopo averlo ricercato per un mese, il 2 agosto 1618 le
autorità tolosane lo fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo sottopongono ad
interrogatorio, cercano di scoprire chi egli sia, quali siano le sue idee in
materia di religione e di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano
angolo della Francia meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma
non riescono ad accertare nulla, né a farlo tradire. Il convento
degli Agostiniani a Tolosa. Il misterioso personaggio viene improvvisamente
riconosciuto colpevole e condannato al rogo. Ormai isolato, braccato,
impossibilitato a chiamare a sua difesa un passato travagliatissimo e ricco di
nodi mai sciolti, abbandonato dai pochi amici rimastigli fedeli perché
impotenti ad organizzare una chiara strategia in sua difesa, Vanini muore di morte
atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce colpevole del reato di ateismo e
di bestemmie contro il nome di Dio, condannandolo, sulla base della normativa
del tempo prevista per i bestemmiatori, alla stessa pena cui erano andati
incontro, in luoghi diversi ma in circostanze analoghe, certi Gilles Fremond e
Jean Fontanier: gli viene tagliata la lingua, poi è strangolato e infine
arso. Subito dopo l'esecuzionerispettivamente nel maggio e nel giugno
1619furono pubblicati due anonimi che facevano esplicitamente il nome del
Vanini e quindi nel misterioso italiano giustiziato viene riconosciuto Giulio
Cesare Vanini, l'autore del De Admirandis, che aveva suscitato i sospetti di
alcuni settori cattolici parigini nel 1616. Nello stesso 1619 comparvero le
Histoires memorables di Rosset, che, con la quinta Histoire, divulgava con
poche modifiche il secondo dei due citati canards. Nel luglio 1620 Joannes de
Rudele, teologo e vicario generale dell'arcivescovado di Tolosa, avverte
pubblicamente di aver esaminato le due opere di Vanini insieme con il padre
Claudio Billy e di averle trovate «contrarie al culto e all'accettazione del
vero Dio e assertrici dell'ateismo», emettendo ufficiale ordinanza di condanna
e proibendone la stampa e la vendita nella diocesi di Tolosa, territorio posto
sotto la sua giurisdizione. In precedenza, la Facoltà teologica della Sorbona
non aveva comunicato di aver adottato analogo provvedimento.
Omaggio a Giulio Cesare Vanini nel luogo della sua morte. Opera
Amphitheatrum Æternæ Providentiæ divino-magicum, christiano-physicum, necnon
astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos,
peripateticos et stoicos, pubblicato a Lione nel. L'opera si compone di 50
esercitazioni, che mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne
l'essenza, a descriverne la provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di
Pitagora, di Protagora, di Cicerone, di Boezio, di Tommaso d'Aquino, degli
Epicurei, di Aristotele, di Averroè, di Cardano, dei Peripatetici, degli
Stoici, ecc., su questo argomento. De Admirandis Naturæ Reginæ Deæque
Mortalium Arcanis libri quattuor, stampato a Parigi nelpresso l'editore Adriano
Périer. Si divide in quattro libri: un Liber Primus de Cœlo et Aëre; un
Liber Secundus de Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione et
Affectibus Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; per un totale
di 60 dialoghi (ma in realtà solo 59, in quanto il XXXV è perduto o mai
redatto), che avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un
immaginario Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel
corso del quale, con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra
espressioni di meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui
l'amico fa mostra, sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli
arcani della natura regina e dea che esistono intorno e all'interno
dell'uomo. Così, in un misto di rilettura in nuova chiave critica del
pensiero degli antichi e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e religiose,
il protagonista del lavoro discetta sulla materia, figura, colore, forma,
motore ed eternità del cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul sole,
sulla luna, sugli astri; sul fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla
folgore, la neve e la pioggia; sul moto e la quiete dei proiettili nell'aria;
sull'impulsione delle bombarde e delle balestre; sull'aria soffiata e
ventilata; sull'aria corrotta; sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei
fiumi; sull'incremento del Nilo; sull'eternità e la salsedine del mare; sul
fragore e sul moto delle acque; sul moto dei proiettili; sulla generazione
delle isole e dei monti, nonché della causa dei terremoti; sulla genesi, radice
e colore delle gemme, nonché delle macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento
e la morte delle pietre; sulla forza del magnete di attrarre il ferro e sulla
sua direzione verso i poli terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare
ad alcuni fenomeni della vita di tutti i giorni; sul seme genitale; sulla
generazione, la natura, la respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla
generazione degli uccelli; sulla generazione delle api; sulla prima generazione
dell'uomo; sulle macchie contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione
del maschio e della femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini
coperta da una larva; sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita
umana; sulla vista; sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico;
sugli affetti dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli;
sulle sibille; sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli
àuguri; sulla guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al
tempo della religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria;
sui sogni. Pensiero Girolamo Cardano «Empio osarono dirti e
d'anatemi oppressero il tuo cuore e ti legarono e alle fiamme ti diedero. O
uomo sacro! perché non discendesti in fiamme dal cielo, il capo a colpire ai
blasfemi e la tempesta tu non invocasti che spazzasse le ceneri dei barbari dalla
patria lontano e dalla terra! Ma pur colei che tu già vivo amasti, sacra Natura
te morente accolse, del loro agire dimentica i nemici con te raccolse
nell'antica pace.» (Friedrich Hölderlin) L'interpretazione naturalistica
dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzichiamato dal Vanini magister
meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi Philosophorum princepsaveva dato
nel De incantationibus, “aureum opusculum”, è ripresa nel De admirandis
naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante, Vanini fa riferimento anche
al Cardano, a Giulio Cesare Scaligero e ad altri cinquecentisti. «Dio
agisce sugli esseri sublunari (cioè sugli esseri umani) servendosi dei cieli
come strumento»; di qui l'origine naturale e la spiegazione razionale dei
pretesi fenomeni soprannaturali, dal momento che anche l'astrologia è
considerata una scienza; «l'Essere Supremo, quando incombono pericoli, dà
avvertimenti agli uomini e specialmente ai sovrani, agli esempi dei quali il
mondo si conforma» (De admirandis). Ma i reali fondamenti dei presunti fenomeni
sovrannaturali sono per Vanini soprattutto la fantasia umana, capace a volte di
modificare l'apparenza della realtà esterna, i fondatori delle religioni
rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici impostori che impongono
false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i regnanti, interessati al
mantenimento di credenze religiose per meglio dominare la plebe, come insegnava
già Machiavelli, il «principe degli atei» per il quale, secondo Vanini, «tutte
le cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua
plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la
religione». Seguendo ancora il Pomponazzi e il Porzio nella loro
interpretazione dei testi aristotelici, mutuata dai commenti di Alessandro di
Afrodisia, nega l'immortalità dell'anima. Anche il cosmo
aristotelico-scolastico subisce l'attacco distruttivo del Vanini: egli,
analogamente a Bruno, nega la differenza peripatetica tra un mondo sublunare e
un mondo celeste, affermando che entrambi sono composti della stessa materia
corruttibile; scardina nell'ambito fisico e biologico il finalismo e la
dottrina ilemorfica aristotelica, e, ricollegandosi all'epicureismo lucreziano,
elabora una nuova descrizione dell'universo d'impianto meccanicistico-materialistico
(gli organismi sono parago orologi), e concepisce una prima forma di
trasformismo universale delle specie viventi; concorda con gli aristotelici
sull'eternità del mondo (considerando in particolare l'aspetto temporale), ma,
contro di essi, afferma il moto di rotazione terrestre e appare respingere la
tesi tolemaica in favore di quella eliocentrica/copernicana. Se il primo
curatore delle sue opere, Luigi Corvaglia e lo storico Guido De Ruggiero,
ingiustamente, considerarono i suoi scritti semplicemente «un centone privo di
originalità e di serietà scientifica», il padre gesuita François Garasse, ben
più preoccupato delle conseguenze della diffusione dei suoi scritti, li giudicò
«l'opera più perniciosa che in fatto di ateismo fosse mai uscita negli ultimi
cento anni». La figura e l'opera del Vanini sono state ampiamente riconsiderate
e rivalutate dalla critica contemporanea, mettendo in mostra l'originalità e le
intuizioni (metafisiche, fisiche, biologiche), talvolta precorritrici nei
tempi, dei suoi scritti. Visto che il Vanini nelle sue opere nasconde le
sue idee, secondo un tipico espediente della cultura del suo tempo (per evitare
seri conflitti con le autorità religiose e politiche costituite, conflitti che,
come paradossalmente e sfortunatamente avvenne, nonostante le cautele, lo
condussero infine alla morte), l'interpretazione del suo pensiero si offre a
diversi piani di lettura. Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui
acquisita un'immagine di miscredente e persino di ateo (il che non era). E
questo perché avversario di ogni superstizione e di fede costituita(meglio un
proto-agnostico), tanto da essere considerato uno dei padri del libertinismo,
malgrado avesse scritto persino un'apologia del Concilio di Trento, andata
perduta. Per una sintesi sul pensiero di Vanini si deve guardare da un
lato al retroterra culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento,
con prevalenza di elementi dell'aristotelismo averroistico ma con forti
elementi di misticismo platonico e neoplatonico. Dall'altro lato egli trae dal
Cusano dei tipici elementi panteistici, simili a quelli che si ritrovano anche
in Giordano Bruno, ma più materialistici. La sua visione del mondo si basa
sull'eternità della materia, sulla omogeneità sostanziale cosmica, su un Dio
dentro la natura come "forza" che la forma, la ordina e la dirige.
Tutte le forme del vivente hanno avuto origine spontanea dalla terra stessa
come loro creatrice. Considerato ateo, Vanini nel titolo della sua prima
opera pubblicata a Lione nel Amphitheatrum aeternae providentiae
divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus
veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos dimostra di
non esserlo. Come precursore del libertinismo vi sono invece molti elementi che
lo avvicinano al pensiero dell'ignoto autore del Trattato dei tre impostori
anch'egli panteista. Vanini pensa infatti che i creatori delle tre religioni
monoteiste, Mosè, Gesù e Maometto, non siano altro che degli impostori.
In De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor
stampato a Parigi nelvengono riprese le tesi dell'Amphiteatrum, con
precisazioni e sviluppi che ne fanno il suo capolavoro e la sintesi della sua
filosofia. Viene negata la creazione dal nulla e l'immortalità dell'anima, Dio
è nella natura come sua forza propulsiva e vitale, entrambi sono eterni. Gli
astri del cielo sono una specie di intermediari tra Dio e la Natura che sta nel
mondo sublunare e di cui noi facciamo parte. La religione vera è perciò una
"religione della natura" che non nega Dio ma lo considera un suo
spirito-forza. Il pensiero di Vanini è abbastanza frammentario e riflette
anche la complessità della sua formazione, perché era un religioso, un
naturalista, ma anche un medico e un po' un mago. Ciò che ne caratterizza la
prosa è la veemenza anticlericale. Tra le cose originali del suo pensiero c'è
una specie di anticipazione del darwinismo, perché, dopo un primo tempo in cui
sostiene che le specie animali nascano per generazione spontanea dalla terra,
in un secondo tempo (lo aveva già pensato anche Cardano) pare convinto che esse
possano trasformarsi le une nelle altre e che l'uomo derivi da "animali
affini all'uomo come le bertucce, i macachi e le scimmie in genere".[senza
fonte] La fortuna filosofica di Vanini Nel 1623 appaiono due opere che
consacrano il mito del Vanini ateo: La doctrine curieuse des beaux esprits de
ce temps..., del gesuita François Garasse e le Quaestiones celeberrimae in
Genesim cum accurata explicatione..., del padre Marin Mersenne. Le due opere,
però, anziché spegnere la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che
evidentemente era pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle
affermazioni. In quello stesso anno il nome di Vanini viene nuovamente
proiettato all'attenzione della cultura francese in occasione del clamoroso
processo che viene celebrato contro il poeta Théophile de Viau: il progetto di
interrogatorio che il procuratore generale del Re, Mathieu Molé, predispone con
ben articolati capi d'accusa su cui interrogare il poeta, contiene
impressionanti analogie con il pensiero vaniniano, cui vien fatto esplicito
riferimento mentre, nel 1624, il frate Marin Mersenne torna a martellare sulla
figura e sul pensiero di Vanini, analizzandone alcune affermazioni nel capitolo
X del suo L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et
renversee de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la
Theologie, "nel quale il teologo porta il suo giudizio concernente le
opere di Girolamo Cardano, e di Giordano Bruno". Anche Leibniz,
oppositore al pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente contro
Vanini, considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano. «Je n'ai pas encore vu l'apologie de Vanini,
je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être lue. Les écrits de ce personnage
sont bien peu de chose. Mais un imbécille comme lui, ou pour mieux dire, un fou
ne méritoit pas d'être brûlé; on étoit seulement en droit de l'enfermer, afin
qu'il ne séduisît personne.» «Non ho ancora visto l'apologia di Vanini, e
non penso che meriti d'essere minimamente letta. Gli scritti di questo
personaggio sono di ben poco valore. Ma un imbecille come lui, o per meglio
dire, un pazzo, non meritava d'essere bruciato; occorreva solo rinchiuderlo,
perché non traviasse nessuno.» (Gottfried Wilhelm von Leibniz, Epist. 22,
ad Kortholtum in Opera omnia, Genève 1768, tomo V321) La Biblioteca
dell'Amburgo Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla figura
di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande in altri paesi europei ed
affascina molti studiosi, che si avvicinano alle sue opere e ne tentano dei
profili biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per la
figura ed il pensiero del filosofo di Taurisano ed è soprattutto con l'opera di
Charles Blount che il pensiero di Vanini entra nella cultura inglese ed
acquista una dimensione europea che non abbandonerà mai più, quando diviene un
elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese. Un
manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle
Observations sur Lucilio Vanini redatte da Joseph Louis Dominique de Cambis,
Marquis de Velleron, ma fornisce solo delle incerte notizie sul filosofo, in
gran parte rettificate dagli ultimi studi. In questo stesso periodo viene
effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, ad opera o su commissione
di Joseph Uriot, il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca
di Württemberg; attualmente essa si trova nella Württembergische
Landesbibliothek di Stoccarda. Un'altra copia manoscritta della stessa
opera si trova nella Staats und Universitätbibliothek di Amburgo, a
testimonianza del perdurante interesse della cultura tedesca per il pensiero di
Vanini. Nel 1730 viene data alle stampe a Londra una biografia vaniniana
con un estratto delle sue opere, dal titolo The life of Lucilio (alias Julius
Caesar) Vanini, burnt for atheism at Toulouse. With an abstract of his
writings. L'opera, pur ricollegandosi alla consueta storiografia vaniniana
francese e quindi con i soliti errori d'origine, sottopone ad un dibattito
ponderato la figura ed il pensiero del filosofo, a cui riconosce qualche
merito. Ma la strada per una collocazione europea di Vanini e del suo pensiero
è ormai aperta. Opere: “Amphitheatrum aeternae providentiae
divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus
veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio
Caesare Vanino, Philosopho, Theologo et Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud
Viduam Antonii de Harsy, ad insigne Scuti Coloniensis” (rist. fotom., Galatina).
“Iulii Caesaris Vanini, Neapoletani Theologi, Philosophi et Iuris utriusque
Doctoris, De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri
quatuor, Lutetiae, Apud Adrianum Perier, via Iacobaea” (rist. fotom.,
Galatina). Le opere di Vanini e le loro fonti, Milano (rist. anast., Galatina,);
“Opere” (G. Porzio, Lecce); “Anfiteatro dell'eterna Provvidenza” Galatina; “I
meravigliosi segreti della natura, regina e dea dei mortali” Galatina); “Opere
(Galatina); “Confutazione delle religioni “Anna Vasta, Catania, De Martinis
& C.); “Opere” (Milano, Bompiani). Massimo Bucciantini, Lutero in Campo dei
Fiori, in Il Sole 24 ORE Terzapagina. Filosofia ed ecologia per il
"compleanno" di Giulio Cesare Vanini, Una lettera dell'ambasciatore
inglese a Venezia, Dudley Carleton, fa risalire l'episodio a nove anni prima,
ovvero al 1603. F. Raimondi, “Vanini e
il libertinismo” Atti del Convegno di Studi, Taurisano (Galatina, F.Raimondi, “Dal tardo Rinascimento al
Libertinismo erudite” Atti del Convegno di Studi, Lecce-Taurisano Galatina, G.
Spini, “Vaniniana” in «Rinascimento», F. De Paola, “Il primo seicento
anglo-veneto” Cutrofiano; F. De Paola, “Vanini da Taurisano filosofo Europeo, Fasano,
1998 F. De Paola, “Documenti per una lettura di Vanini, in «Bruniana &
Campanelliana», F.Raimondi, Documenti vaniniani nell'Archivio Segreto Vaticano,
in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce»,
F.Raimondi, Il soggiorno vaniniano in Inghilterra alla luce di nuovi documenti
spagnoli e londinesi, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università
degli Studi di Lecce», F.Raimondi, “La Santa Inquisizione, Taurisano, F.Raimondi,
“L'Europa del Seicento. con una appendice documentaria, PisaRoma, 2005
(L'appendice contiene la più completa documentazione sulla biografia vaniniana:
192 documenti dalla nascita al rogo). Fasano, D. M. Fazio, Giulio Cesare Vanini
nella cultura filosofica del Sette e Ottocento (Galatina); M. T. Marcialis, “Natura
e uomo in Vanini” in «Giornale Critico della Filosofia Italiana»,M. T.
Marcialis, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, in "Rivista di
Storia della Filosofia", G. Paganini, Le Theophrastus redivivus et Vanini,
in «Kairos», G. Papuli, Le
interpretazioni di G. C. Vanini, Galatina, 1975 A. Perrino, "Giulio Cesare
Vanini nel Theophrastus redivivus", in «Bollettino di Storia della
Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Vanini e il
"De tribus impostoribus", in «Ethos e Cultura», Padova, 1991 G.
Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel
Seicento italiano, Roma, Firenze) Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III
Centenario del suo Martirio, Milano, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare
Teofilato Giulio Cesare Vanini, in The Connecticut Magazine, articles in
English and Italian, New Britain, Conn, Cesare Teofilato Vaniniana, in La
puglia letteraria, mensile di storia, Roma, Cesare Vasoli, Riflessioni sul
problema Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in Europa, Milano-Napoli, Cesare
Vasoli, Vanini e il suo processo per ateismo, in F. Niewohner e O. Pluta,
Atheismus im Mittelalter und in der Renaissance, Wiesbaden, 1999 Vanini in
Inghilterra La seguente è una lista di alcuni documenti in cui è possibile
trovare riferimenti alla presenza del frate Carmelitano a Lambeth Palace a
Londra Trascrizioni complete, riassunti e contesto di questi documenti sono
disponibili per studenti e ricercatori "Vanini e il primo Seicento
anglo-veneto" e in "Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo
europeo", Schena Editore, Fasano Brindisi. Documenti: London Public Record
OfficeState Papers -Venice Notizie sulla Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini
sconfesso la sua fede cattolica e tenne vari sermoni. LondonPublic Record OfficeState
Papers99 Bundle 9, carta) 297. Petizione di due Carmelitani (Vanini e Genocchi)
a Carleton, ambasciatore Inglese a Venezia, per essere accettati in Inghilterra.
Venezia, inizi . LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9, c.(arta)
57. Lettera di Sir Dudley Carleton a Lord Salisbury. Da Venezia, il 7 febbraio
1612. Carleton informa Lord Salisbury che due frati gli hanno chiesto permesso
di rifugiarsi in Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro superiori.
LondonPublic Record OfficeState Papers79 , c.(arta) 199 (10). Giulio Cesare
Vanini a Carleton. Da Lambeth il 24 febbraio 1612. Vanini manda a Lord Carleton
informazioni riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth e la buona stima
di cui gode lì. LondonHistorical Manuscripts CommissionDe L'Isle and Dudley
Manuscripts, V1611-1626. Sir John
Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. Corrispondenza tra i due statisti
riguardo ad una missione segreta di John Florio, che forse accompagnò Vanini e
il suo compagno a Londra. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthampstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the
elder1613-1614. Thomas Albery a William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612.
Albery, un mercante Inglese e corrispondente di Trumbull, agente Inglese a
Bruxelles, manda informazioni sull'arrivo di Vanini e le sue esperienze a
Venezia. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on the Manuscripts of
the Marquess of Downshire,3, Trumbull Papers Thomas Albery a William Trumbull.
Londra, il 16 luglio 1612. Una copia della lettera da una fonte diversa.
LondonPublic Record OfficeState Papers79 Bundle 1, c.(arta) 387. Da Gregorio
Spinola a Maria Ginocchio. Genova, il 13 giugno 1612. LondonPublic Record
OfficeState Papers99 Bundle 11, c.(arta) 125 . Isaac Wake a Sir Dudley
Carleton. Londra 5 dicembre 1612, st.° novo. LondonPublic Record OfficeState
Papers99 Bundle 12, c.(arta) 48 . Isaac Wake a Sir Dudley Carleton. Londra 1º
febbraio 1612, st.° no(vo). LondonManuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthamstead ParkBerk. Papers of William Trumbull the
Elder1613-1614. Alfonse de S. Victors a William Trumbull Da Middolborg
(Middelburg) il 3 agosto 1613. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport on
the Manuscripts of the Marquess of Downshire,
4, Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a William Trumbull.
Middelborg. il 3 agosto 1613. LondonPublic Record OfficeState Papers Domestic
Series Jac. IJohn Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Londra, 10 febbraio,.
LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c.(arta) 101 recto e verso.
Sir Dudley Carleton a Sir Thomas Lake. Da Venezia il 18 febbraio. LondonPublic
Record OfficeState PapersDomestic Series n. 35. Giovan Francesco Biondi a
Carleton. Da Londra, il 18 febbraio. LondonPublic Record OfficeState Papers99
Bundle 15, c. 127. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Da Venezia il 25 febbraio
1613, st.° vet. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at
Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. George
Abbot a William Trumbull. Da Lambeth . LondonHistorical Manuscripts
CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire, IV, Trumbull Papers-1614. George Abbot,
Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth LondonPublic Record OfficeState Papers99
Bundle 15, c. 164. Sir Dudley Carleton a Chamberlain. Venezia, 11 marzost.°
vet. LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 9, c. 152. Sir Dudley
Carleton a Giovan Francesco Biondi. Venezia, 14 marzo. LondonPublic Record
OfficeState Papers Domestic Series, Abbot a Carleton. Lambeth, 30 marzo(1614).
LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 233. Paolo Sarpi a Sir
Dudley Carleton. Venezia 30 aprile. LondonRecord OfficeState Papers 99 Bundle
19, c. 154. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, 1º maggio. LondonPublic
Record OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 234. Paolo Sarpi a Sir Dudley
Carleton. Venezia, giugno. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78
Hastings, IV, chapter XVII. Notes of
speeches and proceedings in the House of Lords. :A.(nno) 16101621. Lunedì 16
maggio. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings, IV, chapter XVII. Notes of speeches and
proceedings in the House of Lords. A.(nno) LondonPublic Record OfficeState
Papers 99 Bundle 16, c. 86. Dudley Carleton a Sua Signoria l'Arcivescovo di
Canterbury. Venezia 3/13 giugno. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the
Elder1613-1614. George Abbot a William Trumbull. Lambeth, 17 giugno.
LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the
Marquess of Downshire, IV, Trumbull
Papers 1613-1614. George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull.
Lambeth, 17 giugno. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta
155. Istruzioni degli Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra.
LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and
other Libraries of North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155.
Venetian Archives. Gli Inquisitori di Stato a Gregorio Barbarigo, LondonCalendar of State Papers on English
Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy
-1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian Archives. 912.
Examinations for Antonio Foscarini. 22 febbraio 1616. Archivio di Stato di
VeneziaInquisitori di Stato, busta 155, carte 84 r., 84 v., 85 r. Londra, 23
febbraio 1616. Interrogatorio di Lunardo Michelini sulle modalità della fuga di
Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155,
carte 101 v. e 102 r. 25 marzo 1616. Interrogatorio di Alessandro di Giulio
Forti da Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio General
de Simancasfondo InglaterraLegajo foglio privo di indicazioni. Bentivoglio a
Sarmiento. Bruxelles 15 aprile. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa
l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono arrivati sani e salvi
dopo la loro fuga da Londra. Archivio General de Simancasfondo InglaterraLegajo
7025Libro 368 (anni 16131615); foglio 47. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles,
27 maggio. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che
Vanini e il suo compare sono partiti verso l'Italia, come era stato concordato
a Roma. Documenti inclusi nell'opera di Namer La seguente è la lista dei
documenti inglesi inclusi nel lavoro Documents sur la vie de Jules-César Vanini
de Taurisano di Ėmile Namer, che può essere considerato come un utile punto di
partenza per la delineazione di una biografia di Giulio Cesare Vanini, e di cui
la nuova documentazione deve essere considerata un completamento:
LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. Carleton all'Arcivescovo Abbot. 7
febbraio, 1611-12. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. l'Arcivescovo
Abbot a Carleton. 8 marzo, 1611-12. LondonState Papers Domestic. James I. 68 Fol. 103. Dudley Carleton a John Chamberlain.
Venezia, LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. Sir D. Carleton
all'Arcivescovo di Canterbury. 15 maggio, 1612. LondonState Papers Domestic.
James I. 69. Fol. 71. John Chamberlain a
Lord Dudley Carleton. Londra, 17 giugno 1612. LondonState Papers Domestic.
James I. 70 Fol. 1. Chamberlain a
Carleton. 2 luglio, 1612. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 10. Abbot
a Carleton. 20 luglio, 1612. LondonState Papers Domestic. James I. 70 Fol. 12. Carleton a Chamberlain. 23
luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I. l'Arcivescovo di York al conte di Suffolk. 29
luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I. 71 Fol. 13. Giulio Cesare Vanini a Dudley
Carleton. Da Lambeth, il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James
I. Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac
Wake. Da Lambeth il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I. John Chamberlain a Dudley Carleton. da
Londra. LondonState Papers Domestic. James I.
72 Fol. 39. l'Arcivescovo Abbot a Carleton. Lambeth 24 febbraio, 161213.
LondonState Papers Domestic. James I. 72
Fol. 74. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra l'11 marzo, 161213.
LondonState Papers Domestic. James I. 72
Fol. 80. Giovanni Biondi a Dudley Carleton. Da Londra il 17 marzo 1613.
LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 13. Carleton a Abbot. 3 settembre,
1613. LondonState Papers Domestic. James I.
75 Fol. 28. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra il 25 novembre
1613. LondonState Papers Domestic. James I.
76 Fol. 9. 2. l'Arcivescovo Abbot al vescovo di Bath. Gennaio 161314. Da
Lambeth (?). LondonState Papers Domestic. James I. 76 Fol. 9. Sir Tho. Lake a Dudley Carleton.
Dalla corte a Royston,LondonState Papers Domestic. James I. 76 Fol. 18 v. John Chamberlain a Sir Dudley
Carleton. Da Londra LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a
Abbot. 1828 febbraio,. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton
a Sir Thomas Lake. LondonState Papers Domestic. James I. 76 Fol. 48. l'Arcivescovo Abbot di Canterbury
a Sir Dudley Carleton a Venezia. Lambeth, 16 marzo,(i. e. 14). LondonState
Papers Domestic. James I. 76 Fol. 49.
John Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, 17 marzo,(1614). LondonForeign
State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 22 aprile,. Archivio de
Simancas, Estado, Cardinale Millino a
Alonso de Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, 10 settembre, 1613.
Archivio de Simancas, Estado, 368.
Cardinal Millino a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra.
Roma, 22 marzo,. Archivio de Simancas, Estado,
368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore
spagnolo a Londra. Bruxelles, 15 aprile,. Archivio de Simancas, Estado, 368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento
de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 27 maggio,.Vanini e
l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti presenti nella corrispondenza
tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le autorità vaticane, dove è possibile
trovare informazioni relative alla fuga, permanenza e rientro segreto
dall'Inghilterra del frate carmelitano. Le trascrizioni complete, i sommari e
le contestualizzazioni di questi documenti sono disponibili per studiosi e
lettori in Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore,
Fasano (Brindisi), 1998. Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma
furono informati continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi
apostolici in Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di
Spagna a Londra, a cominciare dalla sua fuga da Venezia nel 1612 sino al suo
desiderio di rientrare nel mondo cattolico. RomaArchivio Segreto
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia, 55, foglio 194 r. e 194 v. Ubaldini, Nunzio
papale in Francia, all'Ill.mo sig.re Card.le Borghese (Segretario di Stato di
Papa Paolo V) de 2 di agosto 1612 di Parigi. RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziature diverse, Fiandra, il Nuntio alla Segreteria, Bentivoglio, Nunzio
papale in Fiandra, al Card. Borghese. (Bruxelles) RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziature diverse, Francia,
293A, lettere scritte al Nuntio in Francia 1609-1612, foglio 432 v.
Card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, 55, foglio
207 v. e 208 r. Ubaldini (da Parigi) al med.(esim)o (cardinale Borghese) de 30
di agosto 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse,
Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio
in Francia 16091612, foglio 451 v. e 452 . Il card. Borghese a Ubaldini. Di
Roma li 26 di Sett.(em)bre 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura
di Francia, 55, foglio 259. Ubaldini al
medesimo sig.re Card.le (Borghese) de 25 d'ottobre 1612. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio in Franci Il
card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 24 di novembre 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 296 recto e 297. Ubaldini
all'Ill.mo sig. Card.(ina)le Borghese . Londra, British Museum, Lettere del
Card. Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia,v. Card. Ubaldini al Card.
Borghese, 20 Dec. 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura
di Francia, Ubaldini al S.(igno)re
Card.(ina)le Mellini (membro del Sant'Uffizio, il Tribunale dell'Inquisizione
di Roma) di 20 di Xbre RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse,
Francia, 71, lettere scritte al Nuntio
in Francia dal Card. Borghese, 1613-1614, foglio 17 r. e v . Il card. Borghese
a Ubaldini. Di Roma 21 gennaio RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura
di Francia, 295A, Registro di Lettere
della Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano Nuntio in
Francia Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo di Foligno al Nuntio in
Francia. Roma 21 Genn.° 1613. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, Ubaldini al S.(igno)re Cardinale Mellini RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia, 55, foglio 375 v. e 376 . Ubaldini al
med.(esim)o S.(igno)re Card.(ina)le Mellini RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di FranciaRegistro 55pag. 466 r. Ubaldini al Sig.re
Card.(ina)le Borghese. Di Parigi li 8 d'ottobre 1613. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistroUbaldini al med.(esim)o
sig. Card.(ina)le Millini de 25 di febbraio. RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziature diverse, Francia, lettere
scritte al Nuntio in Francia dal Card. Borghese, Il card. Borghese a Ubaldini.
Di Roma li 24. Maggio. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di
Francia Ubaldini al sig.re Card.(ina)le Borghese degli 31 di luglio. Di
Parigi. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia Registro
56pag. 118 . Ubaldini al sig. Card.(ina)le Millini de 14 di o.(tto)bre.
RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia Registro Ubaldini al
medesimo signorCardinale (50) de 27 agosto. Londra, British Museum,
Lettere del Card. Ubaldini, nella sua nunziatura di Francia, Card. Ubaldini al
Card. Borghese, 27 Aug.. Parigi, Bibliothèque nationale de
FranceDepartement des Manuscrits, Italien 866, Registro di Lettere della
Nunziatura di Francia di Monsignor Ubaldini dell'anno lettera 127. Ubaldini al
S.(ignor) C.(ardinale) B.(orghese) P.(arigi) li 27 agosto. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, 41, Lettere del Sir. Card.le Ubaldini nella
sua Nunciatura di Francia dell'anno e(Tomo VI), foglio 189 r. e v. -190 r. e v.
Ubaldini al Sig.re Card.(ina)l Borghese li 27 Ag.(ost)o. Treccani Enciclopedie
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Delio Cantimori, Giulio Cesare Vanini, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. sapere,
De Agostini. Opere di Giulio Cesare
Vanini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Archivio GCV Amphitheatrum e
De admiandis. Raimondi Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza,
“Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto di
Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.”
VANNI. (Città della Pieve). Essential
Italian philosopher. Filosofo.
Iniziò la carriera a Perugia e successivamente fu insegnante a Parma, Bologna,
e Roma. Tra i pfondatori del positivismo
soziale, la sua filosofia si ispira a Kant e agli principali filosofi del
positivismo Professoree a lui si deve anche una originale lettura
"positivista" della dottrina storicistica di Vico. Il suo è stato definito
un "positivismo critico,” che vuole distinguere cioè tra la ‘scienza’
dell’uomo dalla ‘filosofia’ dell’uomo, contestando e rifiutando l'assimilazione
positivista di quest'ultima con la morale e la sociologia, dottrina nata
nell'ambito del positivismo, verso la quale Vanni ebbe un interesse particolare
cercando di teorizzarne il carattere ‘scientifico’ differenziandola però sia
dall'evoluzionismo che dalla biologia.
Vanni considerò essenziale l'autonomia teorica del ‘ius’ o devere dai
rapporti con gli aspetti storici-etnografici delle istituzioni giuridiche.
Vanni è convinto che la ‘filosofia,’ come analisi concettuale, del diritto
debba avere la funzione pratica di definire i ‘fine’ (métier) della inter-azione
umana. In questo modo, Vanni ribade l'impostazione criticista kantiana che
acquistav un tono metafisico criticato dai positivisti ortodossi che lo accusano
di eclettismo. Opere: “Della consuetudine nei suoi rapporti col dritto e con la
legislazione” (Perugia); “Saggi critici sulla teoria socio-logica della
popolazione” (Città di Castello); “Prime linee di un programma critico di
sociologia” (Perugia); “Il problema della filosofia del diritto nella
filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi nostril” (Verona); “La filosofia
del diritto” (Verona); “La funzione della filosofia considerata in sé ed in
rapporto al socialismo” (Bologna); “La filosofia del diritto e la ricerca
positivista” (Torino); “Il dritto nella totalità dei suoi rapporti e la ricerca
oggettiva” (Roma); “La teoria della conoscenza come induzione socio-logica e
l'esigenza critica del positivismo” (Roma); “Filosofia del diritto” (Bologna);
“Filosofia sociale e filosofia giuridica” (Bologna) Biografia in Scuola Normale
Superiore di Pisa, su picus.unica. G. Marino, Positivismo e giurisprudenza,
Napoli, F.Cuculo, La sociologia positivista di Vanni, in A. Millefiorini ,
Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione
sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio, Positivismo,
storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini per la
storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia positivista
in Italia (Roma). siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per
le Soprintendenze Archivistiche. Opere u
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. Keywords: action, interaction, azione,
interazione, Vico, positivism, positivism critico, etologia, ethology -- Refs.:
The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza,, “Grice e Vanni: azione
ed inter-azione” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VANNINI. (San Piero a Sieve). Essential
Italian philosopher. “Never to be confused with the vain Vanini!”Grice. Filosofo.
Dopo gli studi al Ginnasio Michelangiolo di Firenze, si è laureato in Filosofia
a Firenze, discutendo una tesi su “‘Vitters’: metafisico e mistico”! Ha vissuto
nel Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite di Ciolini. Ha
compiuto viaggi e soggiorni di studio in Europa Ha insegnato Filosofia e Storia
nei Licei; per un triennio Storia della Filosofia a Firenze e Storia della
Mistica all'Istituto di Scienze Religiose aTrento. Ha tenuto seminari e
conferenze in Università ed Accademie italiane e straniere: Genova, Trento,
Ancona, Perugia, Urbino, Pavia, Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo,
Chieti, Roma, Avila, Strasburgo, Berlino. Considerato il maggior studioso
di mistica o anche il più importante studioso italiano di Eckhart e della
mistica cristiana, ha curato l'edizione italiana delle opera latine di Eckhart,
nonché quelle di altri autori spirituali, come Agostino, Gerson, Fénelon,
Porete, Taulero, Anonimo Francofortese, Lutero, Angelus Silesius, Czepko,
Franck, VWeigel, ecc. Marco Vannini, lungo un percorso ormai di quasi
mezzo secolo, è stato: traduttore e curatore di importanti testi della
mistica; critico della fenomenologia, da un punto di vista teoretico e storico;
filosofo della religione, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la
fede. Vannini legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto,
pone lo stesso a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale
presupposto impone come fuori da un'esperienza diretta di questo tipo sia
pressoché impossibile cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie
dottrine e pratiche religiose. Per Vannini la mistica è un sapere
spirituale, inoggettivabile ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è
l'identità mistica il vero e proprio criterio per discernere il vero dal falso.
Tale ermeneutica costituisce una propedeutica all'inverarsi in senso mistico
della religione cristiana. Il pensiero di Vannini si basa su una
esperienza spirituale, unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto
concetti appartenenti alla sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis
theo, quali vuoto, fondo dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra
distacco ed amore. Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è
fatto il vuoto nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo
recettivi alla luce proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso
stesso luce eterna: al vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una
pienezza, una traboccante ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed inesauribile.
Il rapporto tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua esclusione, ma “dialettico”
o dinamico, di reciproca compenetrazione: la “salvezza” viene letta nei
parametri teologici di una escatologia realizzata nel presente, come immanente
esperienza dello spirito. Essenziale diventa perciò il recupero della
antropologia classica corpo, anima, spirito ove l'uomo è un corpo, piccola
parte dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di pensieri, sentimenti,
volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello spazio, delle circostanze;
ma soprattutto uno spirito universale, eterno, libero, uno nell'Uno.
L'attualità e l'originalità della posizione di Vannini ha suscitato e continua
a suscitare un acceso dibattito in seno al panorama culturale italiano,
filosofico e teologico: nei confronti dell'autore vari infatti sono stati i
commenti, le recensioni, i contributi e gli interventi critici da parte di
personalità quali (in ordine alfabetico) Bozzo, Baldini, Bianchi, Cacciari,
Monticelli, Esposito, Forte, Givone, Mancuso, Matteo, Mucci S.I., Ravasi, Reale,
Torno, Vattimo, e Volpi. La particolare rilevanza dell'opera di Vannini
può trasparire anche, ad esempio, dalle seguenti affermazioni in meritocitate
in ordine sparsodi alcuni dei suddetti illustri pensatori. Givone: “A Marco
Vannini, cui siamo debitori d'un lavoro filosofico estremamente prezioso,
rivolgiamo questa domanda...». A Vannini dobbiamo non soltanto edizioni impeccabili
delle opere di Eckhart, Porete, Silesius, Gerson; ma anche il pensiero vigoroso
e chiaro, qualunque cosa gli si posa obiettare, che la mistica è da un lato il
cuore e la radice viva di ogni religione, ma dall'altro “la filosofia nel suo
senso più reale e profondo”, la conoscenza e la pratica dell'essere e “la gioia
dell'essere”. Cacciari: “È un grosso debito quello che la filosofia e la
teologia hanno accumulato in questi anni nei confronti diVannini. Grazie al suo
instancabile lavoro o sotto la sua direzione il nostro Paese può oggi contare
su impeccabili edizioni di Gerson, Silesius, Porete ed Eckhart» Mucci: “In
questi tempi di declino dell'ontologia, Vannini è certamente, in Italia, fuori
dell'ambito ecclesiastico, il più illustre studioso di mistica.” Reale: “L'esperienza
mistica è comunque per sua natura connessa con il religioso, come viene mostrato
nella filosofia di Vannini, “La mistica delle religioni (Le Lettere) in questi
giorni in libreria. Vanniniuno dei massimi esperti in materia a livello
nazionale e internazionaleanalizza in modo dettagliato questa esperienza
spirituale nell'induismo, nel buddismo, nell'ebraismo, nell'islamismo e nel
cristianesimo.” Torno: “Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di quelle
opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è diventato
difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova l'ultimo
delizioso scritto di Marco Vannini Sulla grazia». BForte: «L'ultimo bel libro
di Marco Vannini su Mistica e filosofia rivela ancora una volta la sua
straordinaria competenza di storico e interprete della mistica» Al pensiero di
Vannini è stato dedicato “Mistica e filosofia nel pensiero di Marco
Vannini. Opere: “Lontano dal segno. Saggio sul cristianesimo, La Nuova
Italia, Firenze, Esame della certezza, Il Cenacolo, Firenze, Eckhart. Opere tedesche, La Nuova Italia,
Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale Monferrato (nuova edizione
ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello spirito, Augustinus,
Palermo. Mistica e filosofia, Piemme,
Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova edizione ampliata, Le
Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto. L'esperienza mistica dall'Iliade
a Simone Weil, Mondadori, Milano (ristampa col titolo: Storia della mistica
occidentale, Oscar Mondadori ; poi Le Lettere, Firenze ). Introduzione alla mistica,
Morcelliana, Brescia (trad. portoghese: Introdução à Mìstica, Edições Loyola,
San Paolo del Brasile5). La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le
Lettere, Firenze (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica
delle grandi religioni, Mondadori, Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze).
Tesi per una riforma religiosa, Le Lettere, Firenze. La religione della
ragione, Bruno Mondadori, Milano (prefazione di Roberta De Monticelli). Sulla grazia,
Le Lettere, Firenze. Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e
come menzogna, Bompiani, Milano . Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le
Lettere, Firenze . Il Santo Spirito fra religione e mistica, Morcelliana
Editrice, Brescia . Oltre il cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani,
Milano . Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito,
Rizzoli, Milano (con Corrado Augias).
Indagine sulla vita eterna, Mondadori, Milano
(con Massimo Polidoro). Introduzione a Eckhart. Profilo e testi, Le Lettere,
Firenze . L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, Milano . All'ultimo papa.
Lettere sull'amore, la grazia, la libertà, il Saggiatore, Milano . Contro
Lutero e il falso evangelo, Lorenzo de' Medici Press, Firenze . Il muro del
paradiso. Dialoghi sulla religione per il terzo millennio, Lorenzo 'de Medici
Press, . Mistica, psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze. Liceo-Ginnasio
Michelangiolo Firenze Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi,
s.a., in: <Panorama> Stefano G. Azzarà, su Materialismo Storico Bio-
Sergio Givone, Luce mistica dei moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifestoAlias,
Roberta De Monticelli, L'allegria della mente: dialogando con Agostino, Milano,
Bruno Mondadori. Marco Vannini, Mistica e filosofia, Prefazione, Firenze, Le
Lettere, Giandomenico Mucci, Il pensiero di Marco Vannini, in «La Civiltà
Cattolica», Giovanni Reale, Il misticismo vive in tutte le culture. Il testo di
Vannini, le «Upanishad» riedite, su corriere. Armando Torno, Alla ricerca della
Grazia nel segno di Eckhart, in «Corriere della Sera», Cultura, Bruno Forte,
Mistica, l’enigma dell’Altro, in «Avvenire»Libri, 28 settembre Roberto
Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini, Nerbini,
Firenze Mistica Misticismo cristiano
Mistica renana Meister Eckhart Pierre Hadot Henri Le Saux Sito personale di
Marco Vannini. Keywords: the mystic, das mystische. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Vannini e Grice: il mistico di ‘Vitters’
– The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VARISCO. (Chiari). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Grice: “We all learned about the ‘gnothi seauton’ at
Clifton – Varisco composed a full tract about it! Calogero has analysed the
implicatures! The idea is that you need a ‘thou’ to tell ‘thou’ ‘know THYself”
– although the oracular mystique is still there!” -- Fu professore di filosofia
a Roma e senator. La sua formazione filosofica coincide con la crisi del
positivismo. Laureato a Pavia. Partendo da posizioni solidamente
scientifiche, Varisco avverte sollecitamente il limite di ogni conoscenza che
voglia essere esclusivamente composto di ragione, e scopre insieme la
concomitante componente ‘fideistica’ di ogni affermazione di verità.
Questo ricorso alla fede come sentimento del sopra-naturale è utilizzato da
Varisco sia per affermare la preminenza della filosofia come conoscenza
concreta sui processi astrattivi della scienza (“I massimi problemi” – Milano,
Libreria Editrice Milanese), sia per approdare ad uno spiritualismo
pluralistico con forti accentuazioni teistiche (“Dall'uomo a Dio”). Altre
opere: “Scienza ed opinione” (Roma, Dante Alighieri); “La patria” (Roma, G.
Garzoni Provenzani), “Conosci te stesso” (Milano, Libreria Editrice Milanese);
“La scuola per la vita” (Milano, Isis); “Linee di filosofia critica” (Roma, A.
Signorelli); “Discorsi politici” (Roma, De Alberti); “Sommario di filosofia”
(Roma, A. Signorelli); “Dall'uomo a Dio” (Enrico Castelli e Giulio Alliney, Padova,
CEDAM. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme
ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia — Ufficiale dell'Ordine
della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine
della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino
per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Cavaliere
di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia. Opere, Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica. Refs.: The H. P. Grice Papers, BANC MS, --
Luigi Speranza, “Grice e Varisco: per un sommario di filosofia critica” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VARRONE.
(Rieti). Grice: “I count Varrone as the first language philosopher. He woke up
and realised he was speaking ‘lingua latina,’ and dedicated 36 volumes to it!”
--. Grice: “’Lingua latina’ has a nice Roman ring to it. In modern Italian, the
‘t’ has become an ‘z,’ as in “Lazio, --
the calcio team from Latium – or a ‘d’ as in ‘ladino.’” Grice: “I know his Loeb edition by heart!” –
Grice: “The Greeks never studied their lingo as Varro studied his! Of this
Austin always reminded me – ‘We should be like Varro, analysing our tongue as
‘fluid’ semiotic system!’” -- Academic,
Roman polymath, author of works on language, agriculture, history
and philosophy, as well as satires, and
principal conversationalist in the later version of Cicero’s "Academica.” Marco Terenzio Varrone.
Project Rome logo Clear.png Questore della Repubblica romana Varro co in Nome
originale Marcus Terentius Varro. Gens: Terentia Questura in Illyricum
Propretura in Spagna. Marco Terenzio Varrone (in latino: Marcus Terentius
Varro). Filosofo. “Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria, sulle fasi
della sua cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle sue cariche
sacerdotali, sugli istituti civili e militari, sulla dislocazione dei suoi
quartieri e vari punti, su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri affari,
sia divini che umani” (Cicerone, “Academica Posteriora,” Statua di Varrone a
Rieti. Marco Terenzio Detto Reatino (attributo che lo distingue da “Varrone
Atacino,” vissuto nello stesso periodo). Nato da una famiglia di
nobili origini, aveva rilevanti proprietà terriere in Sabina, dove fu educato
con disciplina e severità dai familiari -, integrate dall'acquisto di lussuose
ville a Baia e fondi terrieri a Tusculum e Cassino. A Roma Varrone compì
studi avanzati presso i migliori maestri del tempo. Lucio Elio Stilone
Preconino lo fece appassionare anche agli studi etimologici ed oratoria. Studia
linguistica con Lucio Accio, a cui dedicò “De antiquitate litterarum.” Come
molti romani, compì un grand tour in Grecia, dove ascoltò filosofi accademici
come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui dedusse una posizione
filosofica di tipo eclettico. A differenza di molti altri eruditi del
tempo, Varrone non si ritirò dalla vita politica ma, anzi, vi prese parte
attivamente accostandosi agli optimates, forse anche influenzato
dall'estrazione sociale. Dopo aver, infatti, percorso le prime tappe del “cursus
honorum” (triumviro capitale, questore, e legato) fu vicino a Pompeo, per il
quale ricoprì incarichi di grande importanza. Fu legato e proquestore e
combatté nella guerra contro i pirati difendendo la zona navale tra la Sicilia
e Delo. Allo scoppio della guerra civile fu propretore. In una guerra che
vedeva i romani contro i romani, tentò un'incerta difesa del suo territorio che
si concluse in una resa che Gaio Giulio Cesare, nei Commentarii de bello
civili, definì poco gloriosa. Dopo la disfatta dei pompeiani, si
avvicinò, comunque, a Cesare, che apprezzò il Reatino soprattutto sul piano
culturale, affidandogli la costituzione di due biblioteche, una romana l'altra
greca, ma che, dopo le idi di Marzo, furono sospese. Dopo la morte del
dittatore, anzi, fu inserito nelle liste di proscrizione sia di Antonio che di
Ottaviano (interessati più alle sue ricchezze che a punire i congiuranti), da
cui si salvò grazie all'intervento di Fufio Caleno per poi avvicinarsi a
Ottaviano a cui dedicò il “De vita populi Romani” volto alla divinizzazione della
figura di Giulio Cesare. Ha una produzione di oltre 620 libri, suddivisi in
circa settanta opere. Opere “De re rustica” (Varrone) e “De lingua
Latina” -- La vasta produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo in un
catalogo. Le opere di Varrone sono verosimilmente 74, suddivise in 620 volumi,
sebbene Varrone stess rifere di aver scritto 490 libri. Le opere di
Varrone possono essere suddivise in vari gruppi, dalle opere di erudizione,
filologia (filosofia del linguaggio, o semantica) e storia a quelle giuridiche
e burocratiche, dalle opere di filosofia (filosofia del linguaggio, semantica,
semiotica) e agricoltura alle opere di poesia, di linguistica e letteratura; di
retorica e diritto, con ben 15 libri De iure civili; di filosofia. Di
questa enorme produzione è pervenuta (quasi integra) solo un'opera, il “De re
rustica”, mentre del “De lingua Latina” sono pervenuti solo 6 libri su 25.
Probabilmente, causa del quasi completo naufragio della immane varroniana è che, avendo compulsato tanta
parte della cultura greco-romana precedente, divenne la fonte indispensabile
per gli autori successivi, perdendosi, per così dire, per assimilazione. Dell'attività
filologica di Varrone fa testimonianza il cosiddetto "canone varroniano",
elaborato a partire da due opere, le “Quaestiones Plautinae” e il “De comoediis
Plautinis”, in cui Varrone ripartì il corpus plautino, che include 130 fabulae:
di queste, 21 vengono definite autentiche, 19 di origine incerta, dette
"pseudo-varroniane" e le restanti spurie. Si occupò soprattutto
di antiquaria, con i 41 libri di “Antiquitates”, il suo capolavoro, divisi in
25 di “res humanae” e 16 di “res divinae”, fonte precipua di Agostino nel De
civitate Dei. Proprio da Agostino si evidenzia l'attenzione di Varrone sulla
religione "civile", con una compiuta disamina su culti e tradizioni,
pur con acute critiche alla teologia mitica dei poeti in nome di una theologia
naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non pervenuta, “De
bibliothecis”, presumibilmente legata alle incombenze come bibliotecario
affidategli da Cesare. Nell'ambito filosofico, notevoli dovevano essere “I
logistorici” -- dal greco “discorsi di storia” -- in 76 libri, composta in
forma di dialogo in prosa, di argomento morale e antiquario, in cui ogni libro
prendevil nome di un personaggio storico e un tema di cui il personaggio
costituiva un modello, come il “Marius”, “de fortuna” o il “Catus”, “de liberis
educandis”. Probabilmente questi dialoghi storico-filosofici furono tra i
modelli espositivi del “Laelius”; “de amicitia” e del “Cato Maior”, “de
senectute” di Cicerone. All'interesse filosofico e divulgativo di
Varrone, probabilmente scritte lungo tutto il corso della sua parabola
culturale, riconducevano le “Saturae Menippeae”, che prendevano come modello
Menippo, esponente della filosofia cinica (da cui il nome). Le “Saturae
Menippeae” si componevano di 150 libri, in prosa e in versi, di cui però ci
rimangono circa 600 frammenti e novanta titoli, di argomento soprattutto
filosofico, ma anche di critica dei costumi, morale, con rimpianti sui tempi
antichi in contrasto con la corruzione del presente. Ciascuna satira recava un
titolo, desunto da proverbi (“Cave canem” -- con allusione alla mordacità dei
filosofi cinici) o dalla mitologia (“Eumenide” contro la tesi stoico-cinica per
cui gli uomini sono folli, “Trikàranos”, il mostro a tre teste, con un mordace
riferimento al primo triumvirato) ed era caratterizzata da lessico popolaresco,
polimetria e, come in Menippo, uno stile tragi-comico. Valerio Massimo, VII
3. Aulo Gellio. Ce ne parla Varrone
stesso in “De lingua latina” -- Cicerone, Academica posteriora, Appiano, Guerre
civili, IV 47; Varrone, De re rustica, I Svetonio, Cesare, Appiano, Ausonio,
Commemoratio professorum Burdigalensium,Chronicon, ann. Aulo Gellio, Gellio, I
cui frammenti sono editi nell’edizione di B. Cardauns: “Antiquitates rerum
divinarum” Cfr. B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e prosopografico,
Parma, Universita degli studi di Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese:
"Da ragazzo, avevo solo una tunica modesta e una toga, calzature senza
fascette, un cavallo non sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado,
una tinozza". N. Horsfall, Varrone,
in Letteratura Latina (Milano, Mondadori). Cfr. M. Salanitro, Le Menippee di
Varrone: contributi esegetici e linguistici (Roma, Edizioni dell'Ateneo). Sulla
satira varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW",
Per la specifica sul “De re rustica” e
sul “De lingua Latina” si rimanda alle rispettive voci) Atti del
Congresso di studi varroniani. Rieti, Rieti, Centro di studi varroniani, A. Cenderelli, “Varroniana” Istituti e
terminologia giuridica nelle opere di Varrone (Milano, A. Giuffrè); H.
Dahlmann, “Varrone e la teoria ellenistica della lingua”, (Napoli, Loffredo), F.
Della Corte, “Varrone, il terzo gran lume romano” (Genova, Istituto universitario
di Magistero (rist. Firenze, La Nuova Italia. “De vita populi Romani” Introduzione
e commento, Pisa; B. Riposati, “M. Terenti Varronis De vita populi Romani” -- Fonti,
esegesi, edizione critica dei frammenti (Milano, Vita e pensiero), B. Riposati,
“Varrone. L'uomo e lo scrittore” (Roma Istituto di studi romani); A. Traglia,
Introduzione a Varrone, “Opere” (Torino, UTET), B. Zucchelli, “Varro
logistoricus: prosopo-grafica” -- Parma, Universita degli studi di Parma,
Istituto di lingua e letteratura latina, Satira menippea Biblioteche romane
Antiquitates rerum humanarum et divinarum Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Enciclopedia Britannica, Musisque Deoque. Opere di Marco Terenzio Varrone, su PHI
Latin Texts, Packard Humanities Institute. openMLOL, Horizons Unlimited
srl., Progetto Gutenberg, su
LibriVox. su Persée, Ministère de
l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. “M. Ter. Varronis De lingua Latina libri qui
supersunt: cum fragmentis ejusdem” Biponti, ex typographia societatis. Biblioteca
degli scrittori latini con traduzione e note: “Terentii Varronis quae supersunt
opera” Venetiis, excudit J. Antonelli (LA) Les agronomes latins, Caton, Varron,
Columelle, Palladius, M. Nisard, Paris, Firmin Didot Fréres, “Grammaticae
Romanae Fragmenta”, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. “M.
Terenti Varronis saturarum menippearum reliquiae” -- cur. A. Riese, Lipsiae, in
aedibus B. G. Teubneri. Keywords: centro di studi varroniani, idioma, idiom,
lingua latina, lingua anglica – Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS –
Luigi Speranza, “Grice e Varrone: semiotica filosofica” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
VARZI. (Galliate).
Essential Italian philosopher. varzi: essential
Italian philosopher. Some Italians do not consider Varzi an “Italian”
philosopher in that his maximal degree was earned elsewhere! If philosophy is a
branch of the belles lettres, part of Varzi’s essays belong in English
literature --. He was written on ‘universal semantics.’ Achille Varzi all'Trento. Grice: “Varzi
rather freely uses ‘universal’ as in ‘universal semantics’ – while my own
pragmatic rules have been challenged universal status, by, of all people,
Elinor Ochs!” -- Filosofo. Grice: “Some Italians consider Varzi a
specimen of ‘brain drain’ in more than one way: his maximal degree was obtained
without Italy, not within Italy, and not in Italian – plus the fact that he is
at Colombo’s Columbia!” -- Esponente della filosofia analitica, è noto
principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo contributo alla
rinascita degli studi in ambito di metafisica e ontologia.
Laureatosi a Trento con una tesi, “La logica libera” -- è stato insignito
della Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio Paolo Bozzi
per l'Ontologia. Dopo un periodo dedicato soprattutto allo studio
dell'immagine del mondo propria del senso comune, Varzi si è indirizzato
progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e convenzionalista,
nella convinzione che "buona parte della struttura che siamo soliti
attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra testa, nelle
nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti e categorie
che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al nostro bisogno
di rappresentarla in quel modo". Autore di oltre un centinaio di
pubblicazioni su volumi e riviste specializzate, è noto anche per la sua attività divulgativa
(spesso in collaborazione con Casati), ispirata al principio secondo cui
"la filosofia è una sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle
cose quotidiane e ne mostra la meravigliosa complessità". Opere:
“Semplicemente diaboliche” (Laterza); “L’amicizia” (Orthotes); “I colori del
bene, Orthotes, . L'incertezza elettorale (Aracne). Le tribolazioni del
filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le
pene de l’Infero, Laterza, . Il mondo messo a fuoco, Laterza, . Il
pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica, Einaudi,
Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili storie filosofiche, Laterza, Parole,
oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Carocci. “Logica” McGraw-Hill
Italia, Buchi e altre superficialità,
Garzanti. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino, Mettere a fuoco il
mondo. Conversazioni sulla filosofia di Varzi, numero speciale di Isonomia Epistemologica, Francesco Calemi, Varzi. Logica, semantica,
metafisica, AlboVersorio, Milano. Elena Casetta e Valeria Giardino. Il mondo
messo a fuoco, Laterza. Dal risvolto di copertina di Semplicità insormontabili,
Laterza. Da questo libro è stato tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable
Simplicities, per la regia di Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre
Company all'edizione del New York International
Fringe Festival. Biografia "negativa" di Varzi, su columbia.edu.
Intervista ad Achille Varzi di Leonardo Caffo, Rivista italiana di filosofia
analitica. Keywords: ‘universal’. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Varzi: semantica filosofica," per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
VASA. (Aggius). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Andrea Vasa Società Filosofica Italiana Congresso
Nazionale L'Aquila. Vasa nacque ad Aggius, paese della Gallura di forte e
suggestivo paesaggio e di forti vicende. Compiuti in anticipo gli studi
secondari, andò a studiare filosofia a Milano dove si laureò. Insegnò nel Liceo
Ginnasio “Arnaldo” di Brescia. Dovette interrompere l’insegnamento a causa
della sua partecipazione alla Resistenza con il gruppo che faceva capo a Parri.
Alla fine della guerra riprese l’insegnamento a Milano nel Liceo Classico G.
Carducci e poi nel Liceo Ginnasio Manzoni. Ottenne la libera docenza. Fu
assistente volontario e poi incaricato di Filosofia a Milano. Vincitore di un
concorso a cattedre di Filosofia teoretica, fu chiamato a Cagliari e Firenze. Vasa rimase sempre
fortemente legato al paese natale. Il Comune di Aggius ne ha conservato la
memoria. Negli anni di formazione , Vasa
si trovò a partecipare al tentativo condotto da Bontadini, di cui era allievo e
amico, di superare la contrapposizione tra la scolastica e l’idealismo,
comprendendo e assimilando quanto della metafisica hegeliana e cristiana era in
questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese una sua via personale. Abbandonò
l’interesse metafisico simpatizzando per l’attualismo di Gentile per quanto
esso restituiva all’uomo dignità e responsabilità, mettendone tuttavia in luce
l’impossibilità di una fondazione logica. Nacquero così le indagini sulla
logica di Hegel che portarono a rilevanti osservazioni critiche riguardo
all’idealismo. Con l’idea che i valori immanenti costituiscono l’orizzonte
trascendentale nella prassi razionale ed etica dell’uomo veniva a cadere per
Vasa l’opposizione di immanenza e trascendenza.
Nella comune partecipazione alla Resistenza Vasa si legò di amicizia con
Pra, filosofo di profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della
storiografia filosofica. Tramite lui Vasa entrò in contatto con Banfi, che
rappresentava la Scuola filosofica milanese. Nel confronto con il razionalismo
critico di Banfi, che mirava a chiarire una struttura della ragione nel solco
della tradizione kantiana, Vasa pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni
struttura presupposta della ragione verso un orizzonte di possibilità non
ancora prevedibili. Questo pensiero comportava l’idea della ricerca di una
logica della possibilità. Si pose così quella proposta filosofica detta
“trascendentalismo della prassi”, radicalmente critica e programmaticamente aperta,
e che venne difesa da Pra e Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia»
fondata da Pra, sia nei Congressi della “Società filosofica italiana” rinata
dopo lo scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il “trascendentalismo
della prassi” era contrapposto al "teoricismo", inteso come il
carattere di tutte le filosofie che presuppongono un principio di datità del
reale e del valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il trascendentalismo
della prassi non voleva essere una teoria, ma un atteggiamento pratico
possibile, effettivo, che riconosceva la temporalità della prassi e ne
rivendicava la libertà e la responsabillità. La proposta del trascendentalismo
della prassi, che era immediatamente critica del pensiero di Croce e Gentile,
ma che investiva tutti gli indirizzi contemporanei, fu il modo più radicale del
domandarsi dopo la guerra, sul métier della filosofia. La «Rivista di storia
della filosofia» costituì il contatto con il “neo-illuminismo”, che, animato da
Abbagnano, avendo come centro Torino, collega e confronta in convegni periodici
i nuovi indirizzi metodologici e anti-metafisici. Affermatisi gli indirizzi della fenomenologia
trascendentale, della filosofia analitica e dell’empirismo, Vasa, con il suo
metodo, caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo
“andar oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e
seminari. La sua ricerca, ora caratterizzata come razionalismo della prassi,
continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della libertà
della persona. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla filosofia” a
cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o di autorità
universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione ingenua del
mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso al nostro
rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di
generalizzazioni nuove, risponde al bisogno della persona di costruirsi e
perseguire finalità proprie. Per
influenza dell’amico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide
concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità
razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso
l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo
logico-matematico di Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed ordinario)
di ‘Vitters’; il convenzionalismo logico e linguistico che egli coglieva
nell’empirismo di Carnap e nella discussione di Quine sull’ontologia; lo stesso
svolgimento dell’epistemologia dagli inizi col Circolo di Vienna ai successivi
sviluppi autocritici e “liberali”; le rivoluzioni concettuali delle scienze.
Erano tutti problemi che avevano all’origine e segnalavano una crisi del
fondamento. Vasa volle chiarirli leggendovi «la sollecitazione a porre fra
parentesi ad aggredire o a variare all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e
tempi, di atomi, masse e cause naturali». La ricerca di Vasa manteneva così
l’etica dei fini umani; la logica era anche logica della speranza; la filosofia
ritrovava il senso originario di “amore della saggezza”. Opere: “Il problema della ragione” (Bocca,
Milano); “Ricerche sul razionalismo della prassi” (Sansoni, Firenze); “Logica,
scienza e prassi” (La Nuova Italia, Firenze); “Logica, religione e filosofia”
(Franco Angeli, Milano); “Logica, scienze della natura e mondo della vita”
(Franco Angeli, Milano); “Poeti di Aggius. Michele Andrea Tortu, Michele Pisanu
(Antologia di Salvatore Lepori con prefazione, traduzione e note di A. Vasa),
Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto Superiore Regionale
Etnografico, Nuoro. “Il Trascendentalismo della prassi, la filosofia della
Resistenza, Maria Grazia Sandrini, Mimesis / Centro Internazionale Insubrico,
Milano . NIn memoria di Andrea Vasa, filosofo della modernità, La Nuova
Sardegna, Treccani: Vasa, Andrea Ragione
e libertà. Saggio sul pensiero di Vasa
A. Vasa, Una discussione con G. Bontadini su metafisica e filosofia, in
Studi di filosofia in onore di G. Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di
Vasa sono raccolti nel volume Logica, religione e filosofia (Scritti
filosofiici A. Vasa, Memoria di Giovanni Gentile, in «Giornale critico della
filosofia italiana», Vedi Benedetto Croce, Le cosiddette ‘riforme della
filosofia’ e in particolare di quella hegeliana, (a proposito del saggio di
Vasa su De Ruggiero), in «Quaderni della Critica», poi in Indagini su Hegel,
Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La filosofia italiana oggi, in «Rivista critica
di storia della filosofia», Sul trascendentalismo della prassi, in Il problema
della filosofia oggi. Atti del XVI Congresso nazionale di Filosofia (Bologna, promosso dalla SFI, Bocca, Roma-Milano, Vedi:
saggi come l’Introduzione alla trad. di E. Husserl, L’idea della fenomenologia (M.
Rosso), Il Saggiatore, Milano, Logica e
religione di fronte al compito di una possibile unificazione del sapere, in «Il
Pensiero», L’ateismo religioso di L. Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», (Esistenza,
Mito, Ermeneutica), e le lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della
natura e mondo della vita A. Vasa,
Logica, scienze della natura e mondo della vita. La frase (di Vasa) compare nella presentazione
editoriale del volume Logica, scienza e prassi. Luporini, Casari, Pra,
Geymonat, Marinotti, Ricordo di Vasa. Corsi, seminari, Olschki, Firenze, Ferruccio
De Natale, Storicità della filosofia e filosofia come storiografia. Un
dibattito tra filosofi italiani in Dentro la storiografia filosofica. Questioni
di teoria e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi, Razionalismo e prassi a
Milano, Cisalpino-Goliardica, Milano. Amedeo Marinotti, Luciano Handjaras,
Maria Grazia Sandrini, “Ragione e libertà: la filosofia di Vasa, Prefazione di
M. Dal Pra, Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento,
Angeli, Milano, vi è raccolto il contributo già in , Ricordo di Andrea Vasa,
Olschki, Firenze Carlo Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa,
in «La Fortezza. Rivista di studi», Maria Grazia Sandrini, Liberalismo etico e
prospettive razionalistiche nel pensiero di Vasa, in M. G. Sandrini, Etica e
scienza. Saggi di filosofia, Carocci, Roma. Maria Grazia Sandrini e Al., Andrea
Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di Aggius. Comprende: relazioni di M.G.
Sandrini, “L’eredità vasiana”. P.L. Lecis, Viaggio verso una meta incerta.
L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F. Minazzi, La strada per Megara e l’irriducibilità
della libertà umana. Il problema della ragione nel trascendentalismo della
prassi di A. Vasa; E. Palombi, Sul senso dell’uomo nel pensiero di A. Vasa;
alcuni brevi Scritti e testi inediti, F. Minazzi e M.G. Sandrini, in «Il
Protagora», poi in volume con lo stesso titolo, Barbieri, Manduria 2008. Amedeo
Marinotti, Ragione e prassi in Vasa e in Geymonat. Memoria di una discussione
filosofica e di un’amicizia, in Geymonat un maestro del Novecento. Il filosofo,
il partigiano e il docente, Fabio Minazzi, Unicopli, Milano Enrico I. Rambaldi, La formazione di Vasa, in
Alberto Pala filosofo laico, appassionato delle scienze. Studi e testimonianze
nel 90° dalla nascita, B. Maiorca, Cuec, Cagliari, Enrico I. Rambaldi, Da
Gentile a Hegel. Trascendentalismo e antifascismo in Andrea Vasa. Con
un’appendice di testi e documenti, in «Rivista di storia della filosofia».
Keywords: liberta, freedom. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Grice e Vasa: ragione e liberta” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
VASTARINI. (L’Aquila). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Esponente di una nota famiglia abruzzese, fu un grande
studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e decise di
entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di una brillante
vocazione predicatoria che lo portò sino alla corte di Urbano VIII. Venne
pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il vescovato di
Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di Fiesole, ma in
entrambi i casi Vastarini rifiutò. Nella
prima metà Professoresi prodigò per aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila,
colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non era riuscito a
soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. Acquistò un vasto
terreno sul margine orientale della cinta muraria e vi costruì il convento e la
chiesa di San Michele, oggi inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo.
Fu camerlengo dell'Aquila. Giacomo Di
Marco, Storia del complesso architettonico, in Lucio Zazzara, Palazzo
dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e adeguamento sismico
a L’Aquila, Pescara, Carsa. Alfonso Dragonetti 234 Frati minori cappuccini d'Abruzzo, Le
attività del Convento Santi Francesco e Chiara di L'Aquila, su fraticappuccini.
L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclorinasce. 9 giugno . Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri
aquilani, L'Aquila, Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza,, “Grice e Vastarini: cappuccino e
ciserciani” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VATTIMO. (Torino). Essential Italian
philosopher. Grice: “It may be argued that what Vattimo means by ‘strong’ is
what I mean by ‘weak’ and viceversa – With Popper, ‘I know’ is weaker than ‘I
believe’ and ‘every x’ is weaker than ‘some (at least) one’ or ‘the’ – I have
explored ‘the’ – Keyword: massima della debolezza conversazionale; massima
della forza conversazionale” -- Filosofo -- not one that provinicial Beaney
would include in his handbooks and dictionariesVattimo’s philosophy shares
quite a bit with Grice’s programme, as anyone familiar with both Vattimo and
Grice may testify. Vattimo has philosophised on Heidegger and Nietzsche, and
one of his essays is on the subject and the maskanother on realityThere is a
volume in his honour.Gianni Vattimo Gianteresio
"Gianni" Vattimo Gianni Vattimo Participante del Foro Internacional
por la Emancipación y la Igualdad Gianni Vattimo nel Dati generali Partito politicoPartito
Comunista (dal ) In precedenza: DS PdCI IdV Indipendente Titolo di studio Laurea
in Filosofia Università Università degli Studi di Torino Professione filosofo,
professore universitario. Filosofo. Tra i massimi esponenti della corrente post-moderna,
è teorizzatore del pensiero debole. Il padre è un poliziotto calabrese,
che muore quando Gianni ha un anno e mezzo, mentre la madre è una sarta; ha una
sorella di otto anni più grande. Durante la guerra si trasferisce con la
famiglia in Calabria, restandoci per due anni e ritornando a Torino nel
settembre del 1945. Studente del liceo classico Gioberti è attivo nella
Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e collabora a Quartodora, rivista del
movimento diretta da Straniero. Si autodefinì come un cattolico militante,
influenzato dalla lettura di Maritain, Mounier e dei racconti di Bernanos,
portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo storico,
l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx. Allievo di Pareyson assieme
a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è laureato in
filosofia a Torino. Lavora ai programmi culturali della Rai. Ha conseguito la
specializzazione a Heidelberg, con Löwith e Gadamer, di cui ha introdotto il
pensiero in Italia. Professore incaricato e ordinario di estetica all'Torino,
nella quale è stato preside, della facoltà di Lettere e Filosofia. -- ordinario
di filosofia teoretica presso la stessa università. 00 professore emerito,
titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali attività
didattiche presso la suddetta università. Idea e condotto su Raitre il
programma televisivo di divulgazione filosofica “La clessidra.” Ha insegnato
come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi
atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di
comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente
dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani
La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'espresso. Attualmente dirige
la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica (edita da Aracne
Editrice). Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle La Plata,
Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. È
stato più volte docente alle Vacances de l'Esprit. Ha svolto attività politica
in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino,
successivamente nei Democratici di Sinistra, per i quali è stato parlamentare
europeo, e nel Partito dei Comunisti Italiani -- è stato candidato da una lista civica a
sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs), per combattere
la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel paese, ma non è
riuscito ad arrivare al secondo turno. Annunciato la sua candidatura a
parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro,
rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo eletto nella
circoscrizione Nord-Ovest. Il 21 gennaio , giorno dell'anniversario della
fondazione del PCd'I, annuncia la sua adesione al Partito Comunista. Il
suo ideale politico-religioso si riassume in una forma da lui definita
"comunismo cristiano" e "comunismo ermeneutico", un' ideale
antidogmatico di "comunismo debole" nel pensiero e nell'essere, che
si ispira alla vita comunitaria delle prime comunità cristiane. Esso rinnega e
si oppone alla violenza delle industrializzazione pesante forzata e dello
stalinismo in genere, così come anche alle tesi di Lenin e del terrorismo,
muovendo a favore di una sinistra improntata al dialogo, alla dialettica e alla
tolleranza. Controversie Accuse di antisemitismo Vattimo è stato accusato
di antisemitismo, a causa delle sue dichiarazioni sul controllo ebraico di
banche, dove affermava: "Ricordiamoci che la Federal Reserve è di
proprietà di Rothschild. Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane, lo accusò di antisemitismo, additando le sue dichiarazioni
come "parole di odio che non aggiungono nulla di nuovo e che sono
accompagnate dalla riproposizione squallida di stereotipi anti-semiti".
Anche Aiello, primo rabbino donna in Italia, ha corroborato queste accuse,
tacciando Vattimo di antisemitismo. Ha rilasciato un'intervista al
Corriere in cui dichiara, riguardo a Israele «bisognerebbe procurarsi
missili più efficaci dei Qassam e portarli laggiù» La dichiarazione,
riferita ai missili Qassam con cui Hamas colpisce Israele, ha suscitato molte
polemiche. Il filosofo ha tuttavia chiarito che le sue prese di posizione sono
rivolte contro Israele e che non hanno nulla a che vedere con l’anti-semitismo.
Sull'aggressione a Berlusconi In occasione dell'aggressione di Tartaglia a
Berlusconi ha espresso a Radio Radicale la convinzione che quell'aggressione
fosse stata una montatura. Ha affermato inoltre che se l'aggressore avesse
voluto veramente fare del male a Berlusconi era preferibile usare una pistola
invece di una statuetta. Vattimo si è occupato dell'ontologia ermeneutica,
proponendone una propria interpretazione, che ha chiamato “debolita”, in
contrapposizione con le diverse forme di pensiero forte (fortitude)
dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua dialettica, il marxismo, la
fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo. Ognuno di questi movimenti si
è proposto come superamento delle posizioni filosofiche precedenti e
smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta l'errore, secondo Vattimo,
consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non ci sono nuovi inizi,
l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare "fundamenta
inconcussa" che non vi possono essere. Debolita è invece un atteggiamento
della postmodernità che accetta il peso dell'"errore", ossia del
caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è storico e umano. È la nozione di
verità a doversi modellare sulla dimensione umana, non viceversa. Secondo
Vattimo la debolita è la chiave per la democratizzazione della società, la diminuzione
della violenza e la diffusione del pluralismo e della tolleranza. In questo
senso deve essere almeno segnalata la grande e decisiva importanza che assume nella
sua filosofia la nozione di nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e
Heidegger e si lega a vari temi vattimiani (dall'etica, alla
politica, dalla religione --l'indebolimento di Dio alla teoria della
comunicazione – implicatura come communicatum debole. Con le sue opere più
recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato al proprio pensiero
anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la postmodernità.
Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro Pareyson e di Quinzio,
Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio nell'essere razionale, così come concepito
dalla tradizione filosofica occidentale. Di Pareyson e Quinzio, però, non
condivide la visione religiosa tragica. Suggestionato da Girard, Vattimo legge
la vicenda di Cristo come rifiuto di ogni sacrificio, anzitutto umano ed
esistenziale. La kénosis (lett. "svuotamento") divina è a vantaggio
della libertà e della pace umana. Le posizioni del filosofo rappresentano
una svolta, sia nella sua impostazione filosofica dell'interpretazione del
presente, sia nel campo dell'attività politica. Abbandona il partito dei
Democratici di Sinistra e abbraccia il marxismo rivalutandone positivamente
l'autenticità e validità dei principi progettuali, auspicando un
"ritorno" al pensiero del filosofo di Treviri e a un comunismo
epurato dagli sviluppi delle distorte politiche pubbliche sovietiche da
superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa apparire contraddittoria
con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la continuità delle nuove scelte
con il processo di ricerca sul pensiero debole, pur ammettendo il cambiamento
di "molte delle sue idee". È lo stesso filosofo a parlare di un
"Marx indebolito", ovvero di una base ideologica capace di illustrare
la vera natura del comunismo e adatta nella pratica politica a superare ogni
tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo si configura quindi come una
tappa dello sviluppo del pensiero debole, arricchito nella prassi da una
prospettiva politica concreta. Etica e natura Vattimo ha anche espresso
posizioni ambientaliste ed in particolare a favore dei diritti degli animali.
Ad esempio ha dichiarato: «In un'epoca in cui l'umanità si vede sempre
più minacciata nelle stesse elementari possibilità di sopravvivenza (la fame,
la morte atomica, l'inquinamento) la nostra radicale fratellanza con gli
animali si presenta in una luce più immediata ed evidente.» Da
parlamentare europeo si è battuto, tra l'altro, contro la sperimentazione
animale e contro il maltrattamento degli animali negli allevamenti. Vita
privata Vattimo ha pubblicamente dichiarato la sua omosessualità, che concilia
con la sua fede cristiana. Negli ultimi anni d'insegnamento universitario ha
infatti sviluppato una concezione di Cristianesimo "secolarizzato",
il quale, conseguentemente, non necessita di istituzioni ecclesiastiche,
fondandosi sulla kénosis, ossia sull'abbassamento e sull'indebolimento
dell'idea di Dio. Per il filosofo il non riconoscimento di un
"assoluto", inteso come una verità definitiva, porterebbe ad una
maggiore accettazione della diversità sociale e culturale. Il compagno da
11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura, malato di tumore
ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando nei Paesi Bassi
per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui sull'aereo lo
stesso Vattimo. Ha collaborato con vari quotidiani italiani e stranieri
(La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano, Clarín, El País), con
editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità, politica e
cultura. Opere: “Il concetto di fare in Aristotele” (Giappichelli, Torino);
“Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia, Torino); “Ipotesi su
Nietzsche” (Giappichelli, Torino); “Poesia e ontologia” (Mursia, Milano); “Schleiermacher,
filosofo dell'interpretazione” (Mursia, Milano, “Introduzione ad Heidegger”
(Laterza, Roma-Bari); “Il soggetto e la maschera” (Bompiani, Milano); “Le
avventure della differenza” (Garzanti, Milano); “Al di là del soggetto” (Feltrinelli,
Milano); “Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano (G. Vattimo eA. Rovatti);
“La fine della modernità” (Garzanti, Milano); “Introduzione a Nietzsche,
Laterza, Roma-Bari); “La società trasparente” (Garzanti, Milano); “Etica
dell'interpretazione” (Rosenberg & Sellier, Torino); “Filosofia al
presente” (Garzanti, Milano); “Oltre l'interpretazione” (Laterza, Roma-Bari);
“Credere di credere” (Garzanti, Milano); “Vocazione e responsabilità del filosofo”
(Il Melangolo, Genova); “Dialogo con Nietzsche” (Garzanti, Milano); “Tecnica ed
esistenza: una mappa filosofica del Novecento” (Bruno Mondadori, Milano); “Dopo
la cristianità. Per un cristianesimo non religioso” (Garzanti, Milano); “Nichilismo
ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S. Zabala, Garzanti, Milano); “Il
socialismo ossia l'Europa, Trauben); “Il Futuro della Religione, S. Zabala,
Garzanti, Milano, “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e
relativismo, Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa); “Non essere Dio.
Un'autobiografia a quattro mani, Aliberti editore, Reggio Emilia, “Ecce comu.
Come si ri-diventa ciò che si era, Fazi, Roma, “Addio alla Verità, Meltemi,
2009 Introduzione all'estetica, Edizioni ETS, Pisa, “Magnificat. Un'idea di montagna,
Vivalda, “Della realtà, Garzanti, Milano,
Ha pubblicato presso Laterza un annuario filosofico a carattere
monografico (Filosofia). La sezione Filosofia ha vinto il Premio Brancati.
Vattimo a Lima, Perú. Pecoraro, "Dossier Vattimo", Rossano Pecoraro,
in: "Alceu". Rivista del Dip. di Comunicazione. Monaco, Gianni
Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e postmodernità, Ets, Pisa; Weiss,
Gianni Vattimo. Einführung. Vienna, Passagen Giovanni Giorgio, Il pensiero di
Gianni Vattimo. L'emancipazione della metafisica tra dialettica ed ermeneutica
(Franco Angeli, Milano); Numero della rivista A Parte Rei (Madrid), v. 54,
dedicato a Vattimo. Pensare l'attualità, cambiare il mondo, G. Chiurazzi, Bruno
Mondadori, Milano. Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero
in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa L'apertura del presente. Sull'ontologia ermeneutica
di Gianni Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di ermeneutica e critica
filosofica, anno I, numero speciale. Mario Kopić, Gianni Vattimo Čitanka, Gianni
Vattimo Reader. Zagabria, Antibarbarus. Carlos Muñoz Gutiérrez, Daniel Mariano
Leiro, Víctor Samuel Rivera. Note:
Fondazione verano centini/images/allegati/pdf/ Vattimo_Gianni.pdf Movi100 Cent'anni di Movimento Studenti di
Azione Cattolica, su movi100.azionecattolica. Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su
publicseminar.org, 11 luglio . Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino
Di Pietro. Marco Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il
filosofo Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato
Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista, Ian Angus, Interview with Gianni
Vattimo: “Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher
politician slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno. 'Shoot those bastard Zionists': Italian
scholar, su thelocal Corriere della Sera, Non acquistiamo i prodotti di lì, su
archiviostorico.corriere. Repubblica -Vattimo: "Non sono un antisemita.
Solo anti-israeliano", su torino.repubblica. A Radio Radicale Il delirio
di Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»
Il Giornale, In questo senso Cfr,
tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica,
politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade)
dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San
Paolo. Da Animali quarto mondo, in , I
diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica,
Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza
alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo. Interrogazione scritta
alla Commissione sul benessere degli animali, su Gianni vattimo. 4Vattimo:
accanimento sui gay, ma io non bacio in pubblico -- Corriere della Sera, su
corriere. «Il mio compagno voleva farla
finita Ma morì in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere.
Albo d'oro premio Brancati, su comune.zafferana etnea.ct. Pensiero debole. Blog
ufficiale, su Gianni vattimo.blogspot.com.
Gianni Vattimo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Gianni Vattimo,
su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Revista A parte rei, su
personales.ya.com. Vattimo in una discussione sui fatti dell'11 settembre e sul
Pensiero Unico su mito11settembre. Lezione di congedo dall'Torino di VattimoLa
verità e l’evento: dal dialogo al conflitto, su
teologiaeliberazione.blogspot.com. Credere di credere. Genesi e significato di
una conversione debole Giornale di filosofia della religione Gianni Vattimo. Un
comunista postmoderno? (di Preve) RAI Filosofia, su filosofia.rai. Keyword:
debole/forte – implicatum come communicatum debole -- Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Vattimo," The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
VECA. (Roma). Grice: “I like Veca. Like
me, he speaks of altruisn, and he has contributed to a collective volume,
“Cooperare e competere.”” Essential Italian philosopher. Filosofo.
Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel dibattito culturale italiano
dell'approccio alla filosofia politica derivato dall'impostazione di Rawls,
divenendo un punto di riferimento filosofico della sinistra, sia come teorico
che come militante. La sua formazione di tipo analitico (sensibile quindi alle
metodologie e alle questioni della filosofia del linguaggio e della logica),
insolita rispetto alla figura del teorico politico così come tradizionalmente concepito
in Italia, ha permesso alla sua riflessione di spaziare anche negli ambiti
dell'epistemologia e della metafisica, indagandone le connessioni con l'ambito
della filosofia morale e politica. Veca da un impulso decisivo, nel
dibattito filosofico italiano, a temi quali il realismo, il problema della
completezza nelle teorie epistemiche e politiche, la giustizia globale e la
sostenibilità. Studia Filosofia a Milano, dove si laurea con una tesi in
Filosofia teoretica, condotta sotto la guida di Paci e Geymonat. Dal 1966 al
1973, è stato assistente volontario, borsista CNR e assistente incaricato
presso la cattedra di Filosofia teoretica a Milano. -- è stato professore incaricato di Filosofiaa Calabria. --
è stato professore incaricato di Storia delle istituzioni e delle strutture
sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Bologna. Professore
incaricato, professore incaricato stabilizzato e professore associato di
Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze Politiche di Milano. -- è
stato professore straordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere
e filosofia di Firenze. Professore di Filosofia politica presso la Facoltà
di Scienze politiche a Pavia. vicepreside della Facoltà di Scienze
politiche a Pavia. Dal 1999 al 2005 è stato president della Facoltà di Scienze
politiche dell'Pavia. Dal 1998 al 2005 è stato membro del Comitato
direttivo della Scuola Superiore IUSS di Pavia. rettore del Collegio
Universitario Giasone del Maino di Pavia. direttore del Centro Inter-Dipartimentale
di Studi e Ricerche in Filosofia sociale a Pavia. -- è stato prorettore per la
didattica dell'Pavia. Dal 2003 al 2006 è stato componente del Consiglio
di amministrazione della Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato
scientifico dell’European Centre for Training and Research in Earthquake
Engineering presso l'Pavia. Ha fatto parte del Consiglio d'amministrazione
dell'Istituto italiano di scienze umane di Firenze. -- è stato vicedirettore
dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Coordinatore dei corsi
ordinari dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.
Dal al
è prorettore vicario dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di
Pavia. Dal 2006 al è Professore di
Filosofia politica presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di
Pavia. Conclusa la sua carriera accademica nel , Veca attualmente insegna
Filosofia politica nelle Classi di Scienze umane e Scienze sociali
dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Nella sua lunga
carriera Veca ha tenuto seminari e cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's), a
San Paolo, all'Campinas, a'Bogotà, all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble,
all'Istituto Universitario Europeo. Ha svolto un'intensa attività di consulenza
e direzione editoriale. Ha assunto, grazie a un invito del prof. Giuseppe Del
Bo, la direzione scientifica della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di
Milano. -- è stato presidente della Fondazione Feltrinelli, promuovendo lo
sviluppo del suo Centro di Scienza politica. Direttore degli "Annali"
della Fondazione, Veca ha impegnato l'istituzione in una ampia gamma di
attività di ricerca, documentazione e pubblicazione nell'ambito della teoria
politica e sociale contemporanea che perseguono lo scopo di coniugare la
tradizione della ricerca storico-sociale con l'innovazione dei metodi e degli
esiti della teoria normativa e descrittiva della politica. Ha coordinato le
attività del Seminario annuale di Filosofia politica, promosso dalla
Feltrinelli in collaborazione con il Centro Studi Politici "Paolo
Farneti" di Torino e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel 2000 avvia
il progetto della “Biblioteca europea” della Fondazione Feltrinelli, di cui è
attualmente direttore. Nel è stato
designato Presidente onorario della Fondazione Feltrinelli ed è direttore
scientifico del suo Laboratorio Expo. Veca è inoltre stato condirettore
di Aut Aut con Enzo Paci e P.A. Rovatti. Ha diretto la collana Readings per
l'Università della Casa editrice Feltrinelli, di cui è consulente per la
saggistica nel campo della filosofia e della teoria politica e sociale. -- è
stato consulente della saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con
Marco Mondadori, la collana Theoria. Fa parte o ha fatto parte del
comitato scientifico o di direzione di riviste quali "Rassegna italiana di
sociologia", "Teoria politica", "Biblioteca della
libertà", "Transizione", "Etica degli affari",
"Iride", "European Journal of Philosophy", "Filosofia
e questioni pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza
politica", "Il Politico", "Rivista di filosofia",
“Italianieuropei”. È attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè.
Bimestrale di cultura e conversazione civile”. Nel è curatore scientifico della Carta di Milano
per Expo . Ruoli ed incarichi Fa parte del Comitato direttivo di "Politeia",
Centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica diMilano, di cui è
stato uno dei fondatori. È stato componente del Comitato etico
dell'IstitutoEuropeo di Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto
Mondino di Pavia. Ha fatto parte del Comitato scientifico della Fondazione Rosselli
di Torino. -- è stato coordinatore del Comitato Scientifico della ARIF
(Associazione per la ricerca e l'insegnamento della filosofia). Ha fatto parte
del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica italiana. È stato
componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei Beni culturali e
ambientali. -- è stato presidente
dell'Associazione “I quattro cavalieri” che ha promosso le attività
dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”, diretto dal maestro Enrico
Dindo.-- è componente del Comitato generale Premi della Fondazione Balzan
“Premio” di Milano. Dal 2006 è presidente della Fondazione Campus di
Lucca. -- è stato direttore delle Scuole
di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia”. -- è stato presidente della Fondazione Paolo
GrassiLa voce della culturadi Milano. Dal 2009 è Presidente del Comitato
Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano. -- è membro del Comitato
dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.
Dal è socio corrispondente residente
della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere.
Dal è consigliere della Fondazione del
Centenario della BSI di Lugano. Dal è
membro del Comitato Scientifico della Fondazione Gualtiero Marchesi.
Dal è Accademico corrispondente non
residente della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze
dell'Istituto di Bologna. Dal è
designato dall'Pavia quale Garante dei diritti degli studenti. Dal è presidente della Casa della Cultura di
Milano. Dal è socio corrispondente
non residente dell'Accademia delle Scienze di Torino. Dal è membro effettivo dell'Istituto Lombardo di
Lettere e Scienze e componente del Comitato dei Garanti del FAI. Premi
Nel 1998 ha ricevuto il Premio Castiglioncellosezione di filosofiaper il libro
Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto del Presidente della
Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima classe, riservati ai
Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il premio dell'Accademia
di Carrara per il libro La filosofia politica. Ha ricevuto il premio per
la filosofia “Viaggio a Siracusa” per il libro La priorità del male e l'offerta
filosofica. Ha ricevuto il premio “Ponte per la cultura” della Fondazione
Europea Guido Venosta per il libro Etica e verità. Nel gli è stata conferita la medaglia d'oro di
benemerenza civica dal Comune di Milano. Nella filosofia di Veca sono
individuabili tre fasi distinte. La prima fase della sua ricerca è stata
dedicata a questioni di teoria della conoscenza o di epistemologia. Pubblica
“Fondazione e modalità in Kant” e numerosi saggi su problemi di filosofia della
logica, della matematica e della fisica in Whitehead, Frege, Cassirer e Quine.
Il centro di interesse scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Marx in
rapporto alle scienze economiche, sociali e politiche, delineando una seconda
fase i cui esiti sono formulati in “Marx e la critica dell'economia politica”
e, soprattutto, “Il programma scientifico di Marx.” Si impegna in un
programma di ricerca nell'ambito della filosofia politica influenzato dalla
prospettiva della teoria normativa della politica. Dopo “Le mosse della
ragione,” introduce la discussione sulla giustizia con “La società giusta” ed
elabora e sviluppa la sua prospettiva teorica in “Questioni di giustizia” e “Una
filosofia pubblica.” Veca dedica un saggio divulgativo agli esiti di questa
fase della sua ricerca, “L'altruismo.” Gli sviluppi successivi della sua
ricerca, orientata al problema dei rapporti fra teoria normativa e teoria
descrittiva della politica e incentrata sulla questione del pluralismo come
fatto e come valore per la teoria democratica, sono rinvenibile in “Libertà e
eguaglianza.” Una prospettiva filosofica in Progetto Ottantanove, nin Etica e
politica e, in particolare in “Cittadinanza: riflessioni filosofiche sull'idea
di emancipazione.” Veca lavora alla stesura di tre meditazioni filosofiche
intorno a questioni di verità, giustizia e identità, in cui estende la gamma
dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori degli anni Ottanta. Sviluppando
una serie di idee originariamente presentate in Questioni di vita e
conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono contenuti in
“L’incertezza.” Pubblica “L'idea di giustizia da Platone ad oggi.” Pubblica un saggio
di filosofia sociale e politica, “La lealtà civile: un messaggio nella bottiglia”
e un saggio dedicato alla interpretazione e alla ricostruzione della teoria
politica normative, “La filosofia politica.” Pubblica “La penultima parola e
altri enigmi. Questioni di filosofia” in cui sono approfonditi alcuni esiti di
Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima parte, la questione meta-teorica
della relazione fra l'attività filosofica e la sua storia nel tempo. Pubblica “Il
bello e gli oppressi: ll'idea di giustizia” in cui sono presentate alcune idee
di base per una teoria della giustizia globale. Presenta la sua prospettiva
filosofica in un saggio divulgativo, “Il giardino delle idee: passi nel mondo
della filosofia.” Pubblica “La priorità del male e l'offerta filosofica, in cui
sviluppa e approfondisce le questioni di una teoria della giustizia globale e
mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra l'offerta di filosofia politica
e le circostanze e i soggetti di politica. Pubblica “Le cose della vita:
congetture, conversazioni e lezioni personali,” in cui estende l'esame delle
questioni di vita, inteso come tentativo di autoritratto, e lo connette al
problema dell'eredità intellettuale, nel senso della dimensione storica del
sapere filosofico. Pubblica “Dizionario minimo. Per la convivenza
democratica,” in cui esamina e discute alcuni temi fondamentali per
l'interpretazione e la valutazione della forma di vita democratica, sulla base
di una tesi sulla natura della libertà democratica. Pubblica “Etica e verità”
in cui sono raccolti saggi incentrati sui rapporti fra la crescita dell'impresa
scientifica e i nostri criteri di giudizio etico, e Quattro lezioni sull'idea
di incompletezza, in cui presenta i primi risultati di una ricerca filosofica
sull'idea di incompletezza, messa a fuoco in distinti domini di applicazione,
quali quello della interpretazione, della giustificazione e della
dimostrazione. Pubblica “Incompletezza,” in cui espone gli esiti delle sue
ricerche filosofiche cercando di esplicitarne la coerenza e la connessione con
l’incertezza. In “L'immaginazione filosofica” sviluppa la tesi conclusive del
contributo all'idea di incompletezza e sullo sfondo di una definizione delle
principali linee della propria ricerca filosofica. In “Un'idea di laicità”
propone un argomento a favore della laicità delle istituzioni e delle scelte
sociali basato su un'interpretazione della natura della libertà democratica e del
fatto del pluralismo. In “Non c'è alternativa. Falso!” mette a fuoco, in
una prospettiva filosofica, alcuni aspetti rilevanti della crisi economica
strutturale e dei rapporti fra capitalismo e democrazia rappresentativa. In
“La gran città del genere umano” tratta temi differenti accomunati dalla
prospettiva globale “degli occhi del resto d'umanità”. In “La barca di Neurath”
affronta questioni epistemologiche, normative e meta-filosofiche sullo sfondo
dell’incertezza e dell'incompletezza. -- è curatore del volume degli
Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo. “Il senso
della possibilità, dove Veca, raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni
nelle lezioni presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo interesse
per la l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, per Veca le
questioni metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e
mondi possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis, e Armstrong)
costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono le questioni
normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e alla politica
esposte nel saggio sull’incompletezza e sull’incertezza. In particolare, la
distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe una fondazione alla
compatibilità tra costruttivismo griceiano e realismo , proposta in chiusura,
può considerarsi l'apertura di una nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di
stampo prettamente metafisico, e che si ricollega peraltro all'interesse per le
modalità centrale nella sua opera prima. Altre opere: “Fondazione e
modalità in Kant” (Milano, Il Saggiatore); “Marx e le critiche dell'economia”
(Milano, Il Saggiatore); “Il programma scientifico di Marx” (Milano, Il
Saggiatore); “Le mosse della ragione” (Milano, Il Saggiatore); “La società
giusta: argomenti per il contrattualismo” (Milano, Il Saggiatore); “Crisi della
democrazia e neo-contrattualismo” (Roma, Riuniti); “Questioni di giustizia”
(Parma, Pratiche); “Co-operare e competere” (Milano, Feltrinelli); “Una
filosofia pubblica” (Milano, Feltrinelli); “L'Altruismo” (Milano, Garzanti); “Etica
e politica” (Milano, Garzanti); “Progetto Ottantanove” (Milano, Il Saggiatore);
“Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione” (Milano,
Feltrinelli); “Questioni di vita e conversazioni filosofiche” (Milano, BUR,
Biblioteca Universale Rizzoli); “Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica.
Torino, Einaudi, Europa Universitas. Tre
saggi sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, Filosofia,
politica, società. Annali di etica pubblica, Roma, Donzelli, L'Idea di giustizia da Platone a Rawls, Roma-Bari,
Laterza, Dell'incertezza. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia,
Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile: un messaggio nella bottiglia.
Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi. Roma-Bari, Laterza, La
filosofia politica. Roma-Bari, Laterza, La bellezza e gli oppressi: sull'idea
di giustizia. Milano, Feltrinelli, Il
giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia. Milano,
Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo Mosca Mondadori", La priorità del male e l'offerta filosofica” (Milano,
Feltrinelli); Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni
personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario minimo. Le
parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano, Frassinelli, Quattro
lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di Pitagora); “Etica e
verità” Milano, Giampiero Casagrande editore, collana "Attualità e
studi", L'idea di incompletezza. Quattro lezioni. Milano, Feltrinelli, Sarabanda. Oratorio in tre tempi per voce
sola. Milano, Feltrinelli, Kant. Milano,
Book Time, Tolleranza. Le virtù civili.
Milano, ASMEPA, L'immaginazione
filosofica” (Milano, Feltrinelli); “Un'idea di laicità. Bologna, il
Mulino, Ragione, giustizia, filosofia, scritti
scelti, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia
Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (Milano, Marsilio, .
Non c'è alternativa. Falso! Roma-Bari, Laterza, . La gran città del genere
umano. Milano, Mursia, . La barca di Neurath. SPisa, Scuola Normale Superiore,
. Laboratorio Expo. Milano, Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli, . Il giardino di Camilla. Milano, Mursia, .
Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per interpretare il
futuro (Bologna, Edizioni Dehoniane); Il senso della possibilità” Milano,
Feltrinelli); “Le virtù cardinali: prudenza, temperanza, fortezza, giustizia”
(Roma, Laterza), A proposito di Karl Marx. Milano, Fondazione Giangiacomo
Feltrinelli, . Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano, Casagrande, “ Qualcosa
di sinistra. Idee per una politica progressista. Milano, Feltrinelli, .
Libertà. Roma, Treccani. Veca ha curato, introdotto la filosofia di Rawls,
Nozick, Dahl, Easton, Nagel, Williams, Parfit, Putnam, Walzer, Berlin, Sen,
Goodman, Arrow, Regan, Elster, Passmore, Pontara, Dunn, Larmore, MacIntyre,
Harsanyi, Hempel, Finetti, Meade, Dworkin, Axelrod, Moore, Hampshire, Pettit,
Spence, scrittore britannico Scuola di
Milano. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Salvatore Veca, Socrate al Caffè, su socrate.apnetwork.
Salvatore Veca. Biografia. Pavia. Centro di filosofia sociale Scritti Pavia.
Centro di filosofia sociale Salvatore Veca: la teoria della giustizia RAI Filosofia Presentazione del volume
Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore di Veca. Keywords: altruism,
Hampshire, Hart, Grice, giustizia, cooperare e competere, altruismo – ragione –
virtu capitali -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza,
“Grice e Veca: la massima dell’altruismo conversazionale” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
VECCHIO. (Bologna). Essential Italian
philosopher. Interessi principali: Etica , filosofia del diritto , filosofia
politica. Influenzato a Bobbio. Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto
del 20esimo secolo. Tra gli altri ha influenzato lBobbio. Famoso per il suo
libro giustizia. -- è stato professore a Ferrara, Sassari, Messina, Bologna e
Roma. Rettore a Roma. Inizialmente aderito al fascismo, come molti filosofi del
diritto in Italia (anche se lui stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella
fase iniziale). Ha perso la sua cattedra per due volte e per ragioni opposte: per
mano dei fascisti perché era un Ebreo, per mano di anti-fascisti perché era
accusato di simpatizzare con il fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato
nell'insegnamento durante la seconda guerra mondiale, lavora con il Secolo
d'Italia e la rivista Pages libero (pubblicazione regia di Vito Panucci). Fa parte
del comitato organizzatore di INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni Cinquanta
e Sessanta si era opposto alla cultura marxista, la promozione di conferenze
internazionali e pubblicazioni. Fondatore e direttore del giornale
internazionale di Filosofia del Diritto. Considerato tra i maggiori interpreti
del kantismo. Criticato il positivismo, affermando che il concetto di ‘ius’ non
può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni giuridici. A questo
proposito, le sue convinzioni concordarono con una vertenza che si stava
svolgendo in Germania tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che
sembrava di ridefinire il "filosofia del diritto" a cui Vecchio ha
attribuito questi tre compiti: compito
logica : costruire il concetto di ‘legge’ -- compito fenomenologica, che
consiste nello studio del diritto come fenomeno sociale. Compito ontologico,
che esamina la natura del ‘giusto’ -- o
"l'essenza del diritto come – dovere -- dovrebbe essere." Opere: “Senso
giuridico, La filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di
legge, Il concetto di natura e il principio di diritto, Sui principi generali
della legge, Giurisprudenza, Lezioni
Filosofia del diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della
Filosofia del diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul
diritto. Del Vecchio, Giorgio treccani "Principi generali del diritto.” Vechio:
essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.” Keywords:
neo-Trasimaco, Hart, ius, kantismo, positivism, giustizia, il giusto. Refs.:
The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice, Hart, e Vecchio:
il kantianismo dell’ ‘ius.’”
VEDOVELLI. Roma. Essential Italian philosopher.
Filosofo. Rettore a Siena, assessore alla cultura del Comune di Siena. Laureato
in filosofia a Roma è Professore a Siena, dove ha assunto la carica di Rettore.
Precedentemente ha svolto attività di ricerca e di docenza a Heidelberg,
Calabria, Roma, e Pavia. I suoi settori
di ricerca si muovono nell'ambito della glossologia, la semiotica, la
sociolinguistica e la linguistica acquisizionale. Ha introdotto il concetto di
lingua immigrata. Le sue ricerche si concentrano sull'insegnamento e
apprendimento delle lingue in contesto migratorio. È autore di un commento al Quadro comune
europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e co-autore della
ricerca Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero,
realizzata sotto la guida di Mauro. È
stato il fondatore e primo direttore della Certificazione di Italiano come
Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca Osservatorio
linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in
Italia, istituiti a Siena. Opere: “Lessico
di frequenza dell'italiano parlato” (Milano, IBMEtas, Italiano, I pubblici e le motivazioni
dell'italiano diffuso tra stranieri, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per
stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma,
Carocci, L'italiano degli stranieri,
Roma, Carocci, Lingua in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti,
certificazioni di lingua straniera, Perugia, Guerra, Storia linguistica
dell'emigrazione italiana nel mondo, Roma, Carocci, Siena Certificazione CILS
Linguistica educativa Glottodidattica Semiotica
Registrazioni di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e
Vedovelli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VEGETTI. (Milano). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Professore a Pavia. Si laureò a Pavia con una tesi, “La
storiografia diTucidide,” quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero docente e
successivamente professore incaricato in Storia della filosofia antica, fu Professore
di questa disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il ruolo di direttore nel
Dipartimento di Filosofia. Fu docente
presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati
dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Membro del Collegium
Politicum e socio dell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, e
dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere. Vegetti condivise il lavoro intellettuale e
l'impegno sociale con Finzi. Vegetti si dedicò alla filosofia greco-romana, secondo
l'insegnamento del suo maestro Geymonat. Fa studi sulla medicina e sulla
biologia da Ippocrate a Galeno. Fu il
primo in Italia a impartire un corso di storia della filosofia antica che
prendesse in considerazione i riferimenti alla storia della scienza, particolarmente
in ambito greco-romano. Nella ricerca della connessione fra scienze e
filosofia, seguì la metodologia di Geymonat. Il campo d'indagine approfondito
da Vegetti consistette nello studio degli aspetti etici e politici della
filosofia, in particolare il platonismo, il aristotelismo, e lo stoicismo, in
rapporto con l'ambito sociale ed ideologico della cultura greco-romana.
Relativamente all'etica, che assimila l'ordine stabilito dalla legge morale e
politica con l'ordine naturale insito nel kósmos, l'universo ordinato, Vegetti
ritenne che si configurasse per la prima volta nell' “Iliade” proseguendo poi
nella riflessione orfica-pitagorica sull'anima. Apprezzato per i suoi studi su
Platone, Aristotele, Ippocrate, Galeno e
sull'etica. Opere: “Il coltello e lo stilo” (Il Saggiatore, Milano); “Tra Edipo
e Euclide” (Il Saggiatore, Milano); “L'etica degli antichi” (Laterza, Roma-Bari);
“La medicina platonica” (Il Cardo, Venezia); “La Repubblica platonica” (Napoli,
Bibliopolis); “Il platonismo” (ed. Einaudi); “Socrate incontra Marx. Lo Straniero
di Treviri, ed. Guida; “Guida alla lettura della Repubblica di Platone,
Laterza, Roma-Bari); “Un paradigma in cielo. Platone politico da Aristotele al
Novecento, ed. Carocci. Vegetti collabora in: “Marxismo e società antica”
(Feltrinelli, Milano); “Oralità, scrittura, spettacolo” Boringhieri, Torino, Il sapere degli antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza
religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza
ellenistica, Bibliopolis, Napoli, 1984. (conManuli) Le opere psicologiche di
Galeno, Bibliopolis, Napoli, 1988. Nuove antichità, "Aut Aut", 184-"Dialoghi
con gli antichi", Sankt Augustio. Ha tradotto Ippocrate, Opere, M. Vegetti, UTET, Torino,
II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D. Lanza e M. Vegetti, UTET, Torino,
II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M. Vegetti, UTET, Torino, Platone,
Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III, Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, 2
voll. "Platone, Repubblica", M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli,
Milano. “Nell'ombra di Theuth: dinamiche della scrittura in Platone, in Sapere
e scrittura in Grecia, M. Detienne, Laterza, Roma- Bari); “Tra il sapere e la pratica:
la medicina ellenistica” in Storia del sapere medico occidentale M. Grmek,
Laterza, Roma-Bari. “L' idea del bene nella Repubblica di Platone, in "Discipline
filosofiche", Passioni antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni
S. Vegetti Finzi, Laterza, Roma- Bari. Curato inoltre, per Zanichelli, “Filosofie
e società.” Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche,
su emsf.rai. Mario Vegetti, Silvia
Vegetti Finzi, Anna Lia Celli, Fare società, ed. Einaudi Entrambi collaboratori della rivista Iride
delle edizioni del Mulino. Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze
filosofiche, su emsf.rai. 6 maggio 5
marzo 2007). Morto Mario Vegetti,
filosofo studioso di Platone, su corriere.
G. Curci, Intervista alla prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro
Vegetti, su necrologie.laprovinciapavese.gelocal. Enciclopedia Treccani alla
voce "Galeno" Intervista Antonio Carioti, "Critico il Platone di
Reale, il marxismo non c'entra", intervista di Mario Vegetti, Corriere
della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Mario Vegetti,
. Pubblicazioni su Persée, Ministère de
l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Registrazioni su RadioRadicale, Radio
Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai. La retorica e la
persuasione, su emsf.rai. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici.
Socrate., su emsf.rai. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai. Mario
Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul RAI filosofia, su filosofia.rai. Keywords:
ariskant, plathegel. -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi
Speranza, “Grice e Vegetti e il platonismo oxoniense di Pater” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VENANZIO. Essentail Italian philosopher. Filosofo. Luigi Carrer. Pietose esequie per lui si
celebrarono nella Basilica di San Marco, e il dolore apparve su tutti i volti,
qual era in tutti i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio di Venezia gli
decretò sepoltura propria ed iscrizione monumentale nel comunale cimiterio.
Così quella feconda vita innanzi tempo si spense e la gloria dell'estinto ormai
più non dura che nella memoria delle sue virtù e nella splendida bellezza delle
sue opere. Sventura acerbissima! che privò la patria di un cospicuo decoro e
tolse alla italiana letteratura di cogliere il pieno frutto dei nobili studj di
un tanto scrittore, ed a questo di godere più a lungo, dopo i sofferti
infortunj, il meritato riposo e e ben conseguite ricompense. (dal Comentario
della vita e delle opere di Luigi Carrer, in Luigi Carrer, Poesie, Le Monnier,
Firenze, 1854) 1Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII 1.1Incipit 1.2 Citazioni 2 Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII Incipit Chhiunque alle prime origini ed alle rarie
vicende della italiana letteratura volga la mente, scorgerà dì leggieri, che
ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da pregi non solo segnalati
in se stessi, ma eziandio ai progressi della letteratura medesima in partìcolar
modo accomodati; cosicché, mentre le altre nazioni la maggior loro gloria in un
solo secolo ripongono, la nostra può a giusto diritto di molti egualmente
vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo di libertà e quel senso squisito
del bello che alla prima aurora della civiltà corse a risvegliare gli animi per
lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri del trecento a fondare la lingua
e la letteratura italiana; e tanta fu la fiamma allora accesa nei petti
sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un tratto quei miracoli di sapere
e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio ; ai quali tenne dietro la onorata
comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei Passavanti, dei Compagni, e di parecchi
illustri Volgarizzatori, dalle cui scritture la purissima vena discorre dell'italiano
favellare. E nella eccelsa carriera,
dappertutto, ed alla testa di tutti si mostra il Galileo; spirito che più che a
decoro della sua patria e del suo secolo parve nato a lume ed a stupore
dell'universo. Ch'egli pensò e previdde come Bacone, ma con alacrità inoltrossi
pel sentiero che quegli aveva soltanto additato; dubitò come Cartesio, ma alle
opinioni rivocate in dubbio non sostituì come quello vane chimere e sognate
ipotesi; osservò e scoprì come Newton ; ma la progressione dei tempi riservò al
filosofo inglese il vanto di dare il suo nome al grande sistema per cui
l'italiano aveva in gran parte approntato i materiali. Imperciocchè dopo avere
in terra stabilite le leggi della caduta dei gravi, delle velocità, delle
resistenze, delle percosse, e dopo aver per così dire valutati i corpi in
numero, peso e misura, colla pupilla armata del telescopio da lui forse
inventato e certamente perfezionato speculò arditamente nel cielo, ed ivi con
invitta forza stabilì l'impero del sole ed il nostro mondo gli rese soggetto,
vide valli e monti nella luna, vide di nuove stelle risplendere il firmamento,
e Giove che prima per solitaria via moveva deserto fornì d'astri seguaci, ed il
vaghissimo volto di Venere a seconda dei tempi e delle vicende fece che in vari
aspetti ai cupid'occhi si mostrasse: felice! chè le opere ed i trovati
mostrarono quanto in lui vi fosse di divino, le sole sventure quanto di
mortale. Il Dizionario della Crusca è il solo da cui e precettori e discepoli
trar possano norme e soccorsi, serbiamo con ogni cura intatta la fede e la
dignità di questo libro reverendo; e non feriamone l'autorità coll'arme del
ridicolo. Gli alti pensieri, lo stile acconcio e severo e le scelte ed
accresciute parole costituiscono le qualità distintive delle prose dei buoni
scrittori del seicento; per le quali la lingua italiana giunse in quel secolo
ad un vigore e ad un nerbo, che fra le splendide pompe e le floride eleganze
del secolo antecedente non aveva forse saputo acquistare. (p. 349) A niuno
inferiore e superiore a molti è Francesco Redi, e sia che il proprio animo
manifesti nella epistolare corrispondenza, sia che della inferma salute de'
suoi ammalati discorra, sia ch'espenga le sue gravissime osservazioni alla
istoria naturale pertinenti, sia che si applichi ad illustrare la patria
favella ed a risolverne le più sottili questioni, dagli altri di lunga mano si
distingue per la spontanea leggiadria con cui le scritture condisce senza
renderle affettate o leziose, per le grazie ingenue e festive di cui le sparge,
pel patrimonio prezioso di schiette e adequate parole di cui le arricchisce,
esoprattutto per certi ritorcimenti e per certe giudiziose piegature con cui
nuovi significati e vaghezza nuova alle voci radicali sa dare. Girolamo Venanzio, Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo di
Treviso, Tipografia Francesco Andreola, Treviso. Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Venanzio” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
VERA. (Amelia). Essential Italian philosopher. Senatore
del Regno d'Italia Legislature XIII. Filosofo. Grice: “One of my favourite
unpublications is “Absolutes,” which took its inspiration from a little tract
by Vera which was especially influential on Flaubert, “Il problema
dell’assoluto.” Strawson remarked: “it was a boojum, you see!” -- Fu senatore
del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì i suoi studi alla
Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò subito un immenso
talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di esposizione e genuino
spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre in città
importanti della Francia e della Svizzera. Il colpo di Stato di Napoleone
III lo costrinse a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle sue idee eterodosse.
Qui intraprese la stesura in francese dell’“Introduzione alla filosofia” di Hegel.
Tornò in Italia, riuscendo a diventare il più geniale e originale comunicatore
della filosofia di Hegel, insegnando storia della filosofia dapprima all'Accademia
di Milano, e poi, su invito di Francesco De Sanctis, a Napoli. Continuò a
intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e con gli
ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Divenne socio nazionale dell'Accademia
dei Lincei. Fu suo fedelissimo allievo Mariano. Fu durante i suoi
studi con Cousin a Parigi che Vera arrivò a conoscere la filosofia, risentendo
fortemente dell'hegelismo allora in voga, di cui diventerà in Italia promotore
indiscusso. Si deve infatti a Vera il risveglio in Italia dell'interesse
per la filosofia idealista ed hegeliana in particolare, anche se egli godette
di maggior fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria
rispetto a quello esercitato ad esempio dai lavori di Spaventa. A differenza di
Spaventa, infatti, che reinterpretò la filosofia di Hegel in chiave critica,
Vera si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina
hegeliana. Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel
collegare ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione
per il problema religioso. Vera interpreta l'idea logica hegeliana in senso
trascendente, come il concetto di ‘dio,’ venendo per questo accostato in certa
misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa
apparire una forzatura. Centrale è il primato dell'idea, che si articola
nella storia come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre
trascendere la natura. L'idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali,
ma in maniera incosciente. Solo nell'essere umano – la persona -- essa giunge a
pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il
progresso delle entità collettive di personi che sussistono come una nazione.
«Finché una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa
non si muove. Essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi. Essa
prova sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa
sfera, la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci
spingono adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'idea o
l'assoluto è il motore della nazione e dell'umanità, ovvero il principio
determinante della storia” (“Introduzione alla filosofia della storia, Le
Monnier, Firenze). La sua “Introduzione alla filosofia di Hegel” ha influenzato
Flaubert nella stesura di Bouvard e Pécuchet. In Italia invece è stato
determinante per aver stimolato, insieme a Spaventa, la nascita dell'idealismo
con Croce e Gentile. La sua opera filosofica più famosa è “Il problema
dell'Assoluto.” Si dedicò anche a tematiche giuridiche e politiche su Cavour
con Libera Chiesa in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del processo di
rinnovamento liberale in Italia alla mancanza, durante il suo Rinascimento, di
una Riforma luterana come quella d'oltralpe. Tesi in latino Platonis,
Aristotelis et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio philosophica,
Parigi 1845 Opere in francese Problème de la certitude, tesi presentata alla
Faculté des Lettres, Parigi 1845 Introduction a la philosophie de Hegel, Parigi-Londra,
L'hégélianisme et la philosophie, Parigi 1861 Mélanges philosophiques, Parigi Essais
de philosophie hégélienne: La peine de mort. Amour et philosophie. Introduction
à la philosophie de l'histoire, Parigi, Éd. Germer Baillière, coll. «Bibliothèque
de philosophie contemporaine», 1864 Introduction a la philosophie de Hegel,
Parigi 1864 Cavour et l'Église libre dans l'État libre, Napoli-Parigi. Traduzioni
in francese Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Logique, Parigi, Hegel, Philosophie
de la Nature, Parigi, Hegel, Philosophie de l'Esprit, Parigi 1869 David
Friedrich Strauß, L'ancienne et la nouvelle foi, Napoli, Hegel, Philosophie de
la religion, Parigi. Opere in italiano: Amore e filosofia: orazione inaugurale
detta dal professore Augusto Vera nel solenne riaprimento dell'Accademia,
Milano. La pena di morte, Parigi-Napoli, Prolusioni alla storia della filosofia
e alla filosofia della storia, Parigi-Napoli, Ricerche sulla scienza
speculativa e sperimentale a proposito delle dottrine del Calderwood e del
prof. Ferrier, Parigi-Napoli 1864 Introduzione alla filosofia della storia:
lezioni, Firenze 1869 Il Cavour e libera Chiesa in libero Stato, Napoli 1871
Problema dell'assoluto, Napoli 1872 Platone e l'immortalità dell'anima,
Napoli. Saggi filosofici, Napoli. Opere
in inglese An inquiry into speculative and experimental science, with special
reference to mr. Calderwood, Londra, Introduction to Speculative Logic and
Philosophy, St Louis. Cavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note
Delio Cantimori, Augusto Vera su Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani. La Civiltà cattolica, Firenze, libraio Luigi
Manuelli, 1881. L'hegeliano tedesco
Teodoro Sträter osservò in proposito che Augusto Vera «sembra la degna
riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome
di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in
Giuseppe Tortora, Le filosofie italiane dell'Ottocento, cap. 7 de "Le
filosofie contemporanee", Università degli Studi Federico II di
Napoli). La rinascita hegeliana a
Napoli, su eleaml.altervista.org.
Lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore
da Raffaele Mariano, cLe Monnier, Firenze, 1869. Revue Flaubert, n° 7, 2007. L'escatologia pitagorica nella tradizione
occidentale, su ritosimbolico.net.
Girolamo Cotroneo, Filosofia e storiografia, pag. 409, Rubbettino
Editore, Karl Rosenkranz, Hegel's
Naturphilosophie und die Bearbeitung derselben durch den italienischen
Philosophen Augusto Vera, Berlino 1868 Raffaele Mariano, Introduzione alla
filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con
l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869 Giovanni
Gentile, Augusto Vera e l'ortodossismo hegeliano, in Le origini della filosofia
contemporanea in Italia, Messina, Delio
Cantimori, «VERA, Augusto», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani, 1937 Armando Plebe, Spaventa e Vera, Torino,
Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini, Gli hegeliani di Napoli. Augusto Vera e
la corrente ortodossa, Milano, Feltrinelli, 1964 Teresa Cricelli, Augusto Vera
e la filosofia hegeliana, IlTesto, Augusto
Vera, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vera, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Vera, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere diVera /Vera
(altra versione), . Vera, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Vita e opere di Augusto Vera, su
paolomalerba. Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera
raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano,
Firenze Le Monnier in Google Libri
VERCELLONE. (Torino). Essentail Italian
philosopher. Filosofo. La filosofia di Vercellone si svolge inizialmente
intorno all’ermeneutica e il concetto di ‘classico’ – as in English ‘classy’,
in Loeb’s classy library --. Anche il nichilismo. La sua “Introduzione al
nichilismo” edito da Laterza, Roma-Bari. Continuando a muoversi intorno al rapporto tra
estetica ed ermeneutica, il suo percorso filosofico verte in seguito su ambiti
decisivi: il rapporto tra temporalità
storica e coscienza estetica, la dispersione dell'estetico; il problema del
‘pulcer’ (‘il bello’) (“Oltre il bello” – Castiglioncello, Bologna, Il Mulino);
e il concetto di ‘immagine’. Soprattutto quest'ultima linea occupa le sue
ricerche orientate sull'idea di un “radicamento estetico”. Vercellone è Professore a Torino e direttore
del Centro Inter-Universitario Inter-Dipartimentale di Ricerca sulla Morfologia
dell’Udine (dal È stato Presidente dell’Associazione Italiana degli Studiosi di
Estetica) e Vice-Presidente della Società Italiana di Estetica. Collabora con
La Stampa. Altre opere: “Identità dell' ‘antico’ – (drawing from the antique”)
– il concetto di ‘classico’” (Torino,
Rosenberg & Sellier); “Apparenza e interpretazione” (Milano, Guerini e
Associati); “Pervasività dell’arte: Ermeneutica
ed “estetizzazione” del mondo della vita” (Milano, Guerini e Associati); “Nature
del tempo. Novalis e la forma poetica del romanticismo Tedesco” (Milano,
Guerini e Associati); “Estetica dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino); “Storia
dell’estetica moderna e contemporanea (Bologna, Il Mulino); “Morfologie del
Moderno” (Genova, Il Melangolo); “Lineamenti di storia dell’estetica. La
filosofia dell’arte da Kant al XXI secolo” (Bologna, Il Mulino); “Pensare per
immagini. Tra scienza e arte” (Milano, Bruno Mondadori); “Le ragioni della
forma, Milano-Udine, Mimesis); “Dopo la morte dell'arte, Bologna, Il Mulino); “Il
futuro dell'immagine, Bologna, Il Mulino); “Simboli della fine, Bologna, Il
Mulino . Morte dell'arte e rinascita
dell'immagine. Saggi in onore di Vercellone, Roma, Aracne. M. Perniola,
Estetica italiana contemporanea, Bompiani 16;D’Angelo, L’estetica italiana del
Novecento. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E. Franzini, Immagini del moderno,
in A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi
in onore dVercellone, Roma, Aracne . G.
Vattimo, L'arte è morta, anzi no: è "dopo", Repubblica,A. Bertinetto,
G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di
Federico Vercellone. M. Belpoliti, “Tra
bello e brutto non c'è più differenza” La Stampa, R. Bodei, “Là dove rinasce il
Bello” Il Sole 24 Ore, R. Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore,
I. Mattazzi, Aprire lo sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale,
Il Manifesto; M. Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in mezzo alle
rovine, La Stampa, VERCELLONE Federico, Università degli Studi di Torino.
Keywords: bello, estetico, immagine. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS
– Luigi Speranza, “Grice e Vercellone: l’estetico e il bello’ – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VERDIGLIONE. (Caulonia). Essential
Italian philosopher. Filosofo. Grice:
“I like Verdiglione; my favourite: his “La congiura degli idioti” – I have used
the Greek root which Boezio translated as ‘proprium’ twice in my seminar on
implicature: the first to refer to ‘kick the bucket’ as a ‘recognised idiom’ –
idioma in Latin and idIoma, with stress on the i, in the Grecian; but more
importantly – since ‘recognised by who?’ – in the next session I referred to a
conversationalist using a one-off signaling which I referred to as a
‘signalling idiolect.’ Yes, Speranza and I can be pretty idiosyncratic!” -- Vincitore
di una borsa di studio nel Collegio Augustinianum, studia a Milano, dove si è
laureato con una tesi sulla filosofia semiotica di Pirandello. Formatosi con Lacan,
pubblica con le case editrici Marsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui
collabora. Per quest'ultima dirige la collana "Bordi". Traduce la
raccolta di testi Scilicet di Lacan per Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la
sua casa editrice, Spirali, pubblica testi come la traduzione del Malleus
Maleficarum, Il martello delle streghe, il manuale dell'Inquisizione per la
caccia alle streghe, e in seguito, sempre per le edizioni Spirali, pubblica
alcuni testi di Bruno, come “Le ombre delle idee” e “Cabala del cavallo
pegaseo.” Traduce per Feltrinelli libri che in Francia animano il dibattito in
ambito culturale, come il saggio di Luce Irigaray Speculum. L'altra donna edito
da Feltrinelli nel 1977 nella traduzione di Luisa Muraro, il libro di Maud
Mannoni Educazione impossibile. Introduce in Italia Kristeva; incontra anche
Oury, fondatore assieme a Guattari della clinica La borde, di cui pubblica i
libri Creazione e schizofrenia, Psicosi e logica istituzionale. “Il
collettivo”, Babele e la Pentecoste. La Borde e la scrittura della psicosi, La
psicosi e il tempo. Traduce sempre per Feltrinelli l'edizione del libro di Jean-Goux,
Freud, Marx: economia e simbolico. Fonda il Movimento Freudiano e l'attività
editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni. Con la casa editrice Spirali,
Verdiglione pubblica autori come Daniel,
Lévy, Glucksmann, Halter, Arrabal, Grillet. Esce in edicola il primo
numero del mensile Spirali. Giornale di cultura, a cui segue l'edizione
francese Spirales, Il Secondo Rinascimento. Verdiglione e il Collettivo
“Semiotica e psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedi differenti, il
Congresso internazionale "Sessualità e politica" seguito dai media
italiani. Partecipano molte filosofi. Sempre con il Collettivo “Semiotica e
psicanalisi”, organizza il congresso “La follia”, che si svolge in più sedi,
tra cui il Palazzo dei Congressi e il Museo della scienza e della tecnica. Il
congresso è seguito dalla stampa di vari paesi. Intanto, inventa la “cifre-matica,”
la cosiddetta scienza della parola. Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse viene
così definita la cifrematica: «dottrina della parabola intesa come ‘cifra’”. Dottrina elaborata da Verdiglione e
utilizzata all'interno di esperienze di conversazione, lettura, ecc. Secondo la
cifrematica ogni parabola può essere analizzata secondo la sua logica
idiomatica – cfr. Grice, “Idioma, not language” -- o la sua qualità cifratica,
come ‘cifrema.’ C’e logica idiomatica della relazione, dello stigma, della
funzione, della operazione, e della dimensione). C’e tre 'strutture' (struttura
sintattica, struttua frastica e struttura pragmatica – o griceiana) secondo cui
ogni expression – idioma -- può essere
'de-cifrata.’ E a Milano, su invito di Verdiglione Ionesco. Nel dicembre dello
stesso anno, a un'assemblea di intellettuali e lettori, c’e un convegno
organizzato da Verdiglione, portando la testimonianza della sua vita e della
sua attività filosofica, documentata nel libro Una vita di poesia. La sua
Università internazionale del Secondo Rinascimento acquista dalla famiglia
Borromeo la Villa di Senago e il parco, lasciati in uno stato di abbandono per
oltre vent'anni. I nuovi proprietari decidono pertanto di avviare un primo
importante restauro che mira alla salvaguardia stessa del bene. Il restauro si
è protratto nel tempo, fedele a criteri conservativi, con la collaborazione di
ingegneri, esperti, architetti, tecnici, storici e filologi che hanno lavorato,
insieme, sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali ed
Architettonici di Milano. L'attività editoriale prosegue quanto già
avviato e si indirizza soprattutto sulla dissidenza, in particolare romanzieri.
Pubblica libri di Bukovskij, Zinovev,
Naghibin, Maksimov e molti altri. L'interesse per la dissidenza lo porta a pubblicare
saggisti come Suvorov, gli ambasciatori russi in Italia Adamishin, Jurij, il
teorico della perestrojka Jakovlev, e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione
di destra Nemtsov. Oltre agli autori, pubblica dissidenti provenienti da tutto
il pianeta. In questa direzione sono stati organizzati i convegni internazionali
Festival della modernità che propongono, in ciascuna edizione, diverse
tematiche (scrittura, libertà, politica...). In questi anni prosegue il
lungo processo di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago,
restituendo all'edificio la sua originaria bellezza e trasformandolo in un
Palazzo del turismo culturale e artistico, nella sede dell'Università
internazionale del Secondo Rinascimento e della casa editrice Spirali. In
questi anni, la Villa è sede di congressi, di corsi, di seminari, di riunioni
di enti pubblici e privati, italiani e stranieri, di un museo permanente e di
un museo per grandi mostre. Verdiglione ha totalizzato 10 anni e 6 mesi di
carcere per reati vari. È stato condannato a quattro anni e due mesi per
truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace. Dopo un patteggiamento
è stato condannato a un anno e quattro mesi. Nel è stato di nuovo condannato in primo grado a
nove anni (e la moglie a sette) per associazione a delinquere, frode fiscale,
truffa alle banche e allo Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque
anni. In tale occasione ha causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3
sono in capo a Intesa Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria. Truffa,
tentata estorsione e circonvenzione di incapace Verdiglione è al centro di una
serie di vicende giudiziarie ("Affaire Verdiglione") relative
all'attività sua, della sua "Fondazione" e dei suoi collaboratori. Viene
condannato a quattro anni e due mesi di reclusione per truffa, tentata
estorsione e circonvenzione di incapace, condanna che passa in giudicato. Intellettuali
di vari paesi (tra cui Lévy, Ionesco, Arrabal, Halter, Benamou, Henric,
Bukovskij, Safouan, Xenakis, Zinovev, Mathé, Lanzmann), acquistano una pagina
del quotidiano francese Le Monde in cui pubblicano e sottoscrivono un appello
rivolto al Presidente della Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col
quale denunciano un presunto clima di "caccia alle streghe". Il caso
Verdiglione secondo i firmatari mette in discussione le nozioni di diritto,
giustizia e libertà di parola in Italia. Daniel, direttore del Nouvel
Observateur, pubblica su la Repubblica una lettera, intitolata "Difendo
Verdiglione", rivolta al direttore del quotidiano. Il Partito Radicale
organizza un incontro internazionale in piazza Montecitorio sul Verdiglione, a
cui partecipano anche importanti esponenti del "Comitato Internazionale
per Verdiglione", promosso da Moravia, Ionesco, Lévinas, Arrabal,
Bukovskij, Lévy, Halter. La Repubblica scrive che "dopo quello di Tortora
ci sarà la sponsorizzazione da parte del PR del caso giudiziario di
Verdiglione.”. Il programma satirico Drive In lo fa conoscere anche al
grande pubblico, attraverso la parodia del "Dottor Vermilione, psicanalista
santone" impersonato da Greggio. Il caso Verdiglione è anche citato in
relazione al disegno di legge per l'abolizione del reato di circonvenzione
d'incapace (articolo 643 del codice penale). Dopo la condanna in Cassazione, la
vicenda giudiziaria si conclude con il rinvio a giudizio per i capi di
imputazione stralciati in occasione del primo procedimento giudiziario e con il
definitivo patteggiamento a una pena di un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre
3 miliardi di lire a ex allievi. Nel giugno
si concludono le indagini della Guardia di Finanza coordinate dalla
Procura della Repubblica di Milano: Verdiglione viene indagato per evasione
fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e appropriazione indebita.
A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di Milano, due dimore storiche
riconducibili al professore (tra cui la sopracitata Villa San Carlo Borromeo di
Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto sequestro preventivo, pur
mantenendone la disponibilità. A meno di tre settimane di distanza il Tribunale
del Riesame di Milano annulla i decreti di sequestro concessi dal GIP Cristina
Mannocci al PM Bruna Albertini, e restituisce gli immobili alle proprietà, in
quanto non sussiste l'accusa di evasione fiscale. Si tratterebbe invece di
neutralità fiscale, in quanto l'IVA dovuta sarebbe sempre stata pari a zero (in
base alle conclusioni del giudice, sarebbero state emesse fatturazioni
fittiziema regolarmente pagatetra società facenti capo a Verdiglione, allo
scopo di ottenere crediti presso gli istituti finanziari, potendo esibire bilanci
dai quali risultano entrate ingenti, in realtà fasulle). La giudice Laura
Marchiondelli rinvia a giudizio Armando Verdiglione per associazione a
delinquere finalizzata a frode fiscale e truffa allo Stato. Nel dicembre viene condannato a nove anni per i reati di
associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, truffa alle banche e
truffa allo Stato. Nel medesimo processo vengono emesse condanne anche a carico
della moglie Cristina Frua De Angeli e di due sue società, intanto fallite.
Viene altresì disposta la confisca, fino ad un valore equivalente
rispettivamente di 100 milioni e 10 milioni di euro, di beni come la storica
dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari di
parco[39]. Nel maggio , la sentenza di secondo grado conferma la prima,
nonostante che Procuratore generale, nella sua requisitoria, abbia chiesto
"l'annullamento della sentenza di primo grado per assoluta
indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle accuse". Nel la condanna a cinque anni di reclusione
diventa esecutiva. Controversie sul pensiero di Verdiglione e sulla cifrematica
Negli anni ottanta, nel pieno delle inchieste giudiziarie, l'associazione da
lui fondata viene definita setta[41] dallo psicoterapeuta infantile Claudio
Foti. Analoga affermazione fu fatta nel 2006 da Patrizia Calefato,
professoressa associata di sociolinguistica, che così si espresse in
un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro con
Verdiglione organizzato a Bari da Ponzio, Professore di filosofia del
linguaggio, intitolato "La cifra del Levante". Musatti, considerato
il fondatore della psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per
Verdiglione che etichettò come "“il magliaro di Caulonia” e come
"cialtrone". Verdiglione ha ospitato come relatori, nell'ambito di
alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo, autori come Duesberg
(virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e Rasnick (biologo
statunitense) che negano l'esistenza dell'AIDS, sostenendo che gli ammalati di tale
morbo morissero in realtà sia a causa dell'assunzione di droghe sintetiche
fortemente immune-soppressive sia a causa delle cure che erano loro imposte
nella prima fase sperimentale, dove si ricorreva all'utilizzo di farmaci come
l'AZT, originariamente sintetizzato a scopo antineoplastico e poi abbandonato
per l'elevata tossicità. Opere: “Il carcere. La questione della parola,
Associazione Amici di Spirali, Ur-kommunismus.
La paura della parola, Associazione Amici di Spirali, La grammatica dello spirito. L'androgino
trinitario e la bilancia dell'orrore, Associazione Amici di Spirali, I padroni del nulla, Associazione Amici di
Spirali, L'Operazione guru, Associazione
Amici di Spirali, La rivoluzione
dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali, Il bilancio di guerra, Associazione Amici di
Spirali, In nome del nulla. L'accusa di
blasfemia, Associazione Amici di Spirali,
Il bilancio intellettuale dell'impresa, Associazione Amici di
Spirali, Parola mia, Spirali, La realtà intellettuale, Spirali, L'Affaire fiscale ovvero il dispensario del
tempo, Spirali, Scrittori, artisti,
Spirali, La libertà della parola, Spirali, La politica e la sua lingua,
Spirali, La nostra salute, Spirali, Il capitale della vita, Spirali, Master dell'art ambassador, Spirali, Master
del brainworker, Spirali, Master del cifrematico, Spirali, L'interlocutore, Spirali, Il Manifesto di
cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, Artisti, Spirali, Il
brainworking. La direzione intellettuale. La formazione dell'imprenditore. La
ristrutturazione delle aziende, Spirali, Edipo e Cristo. La nostra saga,
Spirali, La famiglia, l'impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale,
Spirali, Venere e Maria. La fiaba originaria, Spirali,Machiavelli, Spirali/Vel,
Vinci, Spirali/Vel, La congiura degli idioti, -- cfr. Grice, “L’idioma
dell’idiota” -- Spirali/Vel, L'albero di San Vittore, Spirali, Lettera
all'eccellentissima corte di appello, Spirali, Quale accusa?, Spirali, Processo
alla parola, Spirali, Il giardino dell'automa, Spirali, Manifesto del secondo
rinascimento, Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli Spirali, Dio, Spirali, La peste, Spirali, La
psicanalisi questa mia avventura, Marsilio, Spirali, La dissidenza freudiana,
Feltrinelli, Spirali. Élisabeth Roudinesco, Histoire de la psychanalyse en France, 2, Paris: Le Seuil (réédition Fayard )
dal sito web italiano per la filosofia.
in . ildomenicale arretrati n. 28 % 20- %% 20luglio%07. pdf intervista a
Verdiglione per il Domenicale // miei libri/ Scienze umane Sociologia e
comunicazione Sollers-scrittore La-dissidenza-della-scrittura_3644.html[collegamento
interrotto] Jacques Lacan e altri,
Scilicet : rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di Armando
Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan, trad. it. di A. Verdiglione,
Il seminario XXII. R.S.I. in «Ornicar?», nn. 2-5, Venezia. Heinrich Institor
(Krämer), Jakob Sprenger, Armando Verdiglione, Il martello delle streghe. La
sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori, Spirali,
Milano, Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle idee, Spirali, Milano,
1988[collegamento interrotto] Giordano
Bruno, Carlo Sini, Cabala del cavallo pegaseo, Spirali, Milano, Maud Mannoni,
Educazione impossibile, Feltrinelli, Milano, 1974 Spirali pubblicherà le opere La rivoluzione
del linguaggio poetico. L'avanguardia nell'ultimo scorcio del XIX secolo:
Lautrémont e Mallarmé e Poteri dell'orrore. Saggio sull'abiezione Félix Guattari //spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento
interrotto] Jean-Joseph Goux, Freud,
Marx : economia e simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione,
Milano, Feltrinelli, atti del Convegno Sessualità e politica edito da
Feltrinelli[collegamento interrotto]
" 2000 partecipanti al Congresso di Psicanalisi con tema
"Sessualità e Politica", svoltosi a Milano" Gilles Anquetil, "A Milan, le sage
congrès de la folie", Les Nouvelles Littéraires, Roger Dadoun, "A
Milan F comme Folie", La Quinzaine littéraire, Christian Descamps, "A Milan au congrès
de psychanalyse on a débattu (vivement) de “Sexe et politique”", La
Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave problemi”, dicembre 1976 Robert Maggiori, "La 'Jet Society'
psychanalytique reunie a Milan", Liberation, Italianistica
» » Cifrematica: di che cosa parliamo? Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse,
Rizzoli, Milano, Luigi Mascheroni, il
Giornale, Nicola Borzi, Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione, in Il
Sole 24 ore, Verdiglione affidato al servizi sociali, la Repubblica, in Archiviola
Repubblica. "Pour Armando Verdiglione",
Le Monde, "Difendo Verdiglione", di Jean Daniel, direttore di Le
Nouvel Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso verdiglione: martedi' 8
agosto, all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a partire dalle ore 11.45,
incontro internazionale sul tema: "il caso verdiglione". marco
pann..., su radioradicale. I radicali bocciano pannella, la Repubblica, in
Archiviola Repubblica. 27 maggio . //legislature.camera/_dati/leg10/lavori/stampati
Milano, 18 rinvii a giudizio per la vicenda verdiglione, Repubblica » Ricerca,
non profit, veridglione fa lo sponsor e le associazione danno forfeit, la
Repubblica, in Archiviola Repubblica. Gianfrancesco Turano, Verdiglione spa, in
Corriere Economia, Verdiglione, ovvero come sposare lo sponsor e viver
felici Corriere della Sera, su
milano.corriere. Archivio Corriere della
Sera, su archiviostorico.corriere. Corriere della Sera, su
archiviostorico.corriere. Frode fiscale,
9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in Corriere della Sera. Lo
psicanalista Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al ritorno in carcere, su
milano.corriere. sito dell'associazione
diretta da Claudio Foti, 'Verdiglione fuori dall'Ateneo'la Repubblica, in
Archiviola Repubblica. Il chiaccierato Verdiglione, la Repubblica, in Archiviola
Repubblica. cesare musattiAnalisi laica, su Analisi laica. Italian guru, la
Repubblica, in Archiviola Repubblica. T. Szaz, La battaglia della salute ,
Spirali. «L'Aids non è contagioso in nessun modo, non si trasmette né
attraverso rapporti eterosessuali né attraverso rapporti omosessuali e neanche
senza rapporti, non si trasmette in nessun modo; l'Hiv è un retrovirus che,
secondo Dusberg, è innocuo." "Muoiono per via della cura. È la cura,
che li ammazza."». Dizionario di
cifrematica, su dizionario di cifrematica. Sito ufficiale, su
armandoverdiglione.com. TgCom: Recenti Vicende, su tgcom.mediaset. Refs.: The
H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verdiglione e
l’idioma dell’idiota” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VERNIA. (Chieti). Grice: “I love Vernia, but
then any Englishman would, especially when learning that Saint Thomas (Aquino)
made such a fuss about him!” -- Essential Italian philosopher. Filosofo. Allievo
a Padova di Pergola e Thiene e successore di quest'ultimo, ebbe come collega Pomponazzi
e tra i suoi allievi Nifo e Pico. Seguace dell'ermetismo allora imperante a
Padova, curò un'edizione di Aristotele. Vernia sostenne l'unità dell'intelletto
-- dottrina poi abbandonata a causa di una condanna inflittagli dal vescovo di
Padova), l'autonomia della fisica rispetto alla meta-fisica, e la superiorità
della scienza della natura sulle scienze dell'uomo. Opere: “Contra perversam Averrois opinionem
de unitate intellectus et de animae felicitate”; “De unitate intellectus et de
animae felicitate”; “Expositio in Posteriorum capitulum secundum in fine”; “Expositio
in Posteriorum librum priorem”; “Quaestio de gravibus et levibus”; “Quaestio de
rationibus seminalibus”; “Quaestio de unitate intellectus”; “Quaestio in De
anima Ennio De Bellis, L’aristotelismo
Firenze, Leo S. Olschki editore, TreccaniEnciclopedie Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Nicoletto Mathematics Genealogy Project, North Dakota State
University. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice
e Vernia: viva Aristotele!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria.
VERONELLI. (Milano). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Veronelli viene ricordato come una delle figure
centrali nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio eno-gastronomico.
Antesignano di espressioni e punti di vista che poi sono entrati nell'uso
comune e protagonista di caparbie battaglie per la preservazione delle
diversità nel campo della produzione agricola e alimentare, attraverso la
creazione delle “denominazioni comunali,” le battaglie a fianco delle
amministrazioni locali, l'appoggio ai produttori al dettaglio. Veronelli assieme
ad alcuni sommelier F.I.S.A.R. Era originario del quartiere Isola di Milano.
Dopo il R. Ginnasio Parini, compie studi di filosofia a Milano, diventando
assistente di Bariè. Si professa per tutta la vita di fede anarchica,
rifacendosi anche alle ultime lezioni tenute da Croce a Milano. Inizia
l'esperienza di editore, pubblicando tre riviste: I problemi del
socialismo Il pensiero Il gastronomo. Pubblica La questione sociale di Proudhon
e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade; per quest'ultima viene
condannato, insieme a Manfredi (autore dei disegni, poi assolto), a tre mesi di
reclusione per il reato di pornografia (l'opera di De Sade sarà poi messa al
rogo nel cortile della procura di Varese). Negli anni ottanta subisce anche una
condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi
alla rivolta, con l'occupazione della stazione di Asti e dell'autostrada, per
protestare contro l'indifferenza della politica per i problemi dei contadini e
dei piccoli produttori. Diventa collaboratore de Il Giorno. L'attività
giornalistica lo impegnerà, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio,
ricchi di neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo eno-gastronomico
e no. Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno:
Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca,
Amica, Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista
Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del
Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama;
in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di
Scala e di Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale nell'Italia dei
Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viti-coltura
italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno scosso quel
mondo. L'opera La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo
enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche
di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini
d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acquaviti
e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti, Il vino giusto, e la
collana Guide Veronelli all'Italia piacevole. Fondamentale anche la
collaborazione con Carnacina, maître e gastronomo celeberrimo e Guazzoni maître
e sommelier. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina. Fonda
la seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la
classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico italiano e contribuire ad
accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del
mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine . Collabora con
Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico,
politico e gastronomico. L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di
Carta con Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni
legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro
la globalizzazione. Isieme ad alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di
Verona e il Leoncavallo di Milano, al movimento Terra e libertà/Critical wine.
Sempre di questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali, una
salvaguardia dell'origine di un prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè
l'identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere
evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per
l'olio extra vergine d'oliva, contro le prepotenze e il monopolio delle
multinazionali e le ingiustizie della legislazione per i piccoli olive-coltori. Di
idee anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche, pubblicando
anche articoli su A/Rivista Anarchica e saggi. Le pubblicazioni hanno subito
il segno dei suoi interessi libertari, libertini, enogastronomici: Racconti,
novelle e novelline di de Sade (che gli procurerà una denuncia e la condanna al
rogo dei libri, tra gli ultimi roghi di libri avvenuti in Italia), le
poesie di Pagliarani, la rivista Il gastronomo e quella di filosofia Il
pensiero, poi interessante per qualche anno fu l'editore della rivista Problemi
del socialismo, diretta da Basso. In seguito mise un po' in disparte le
questionifilosofiche per concentrarsi su quelle più propriamente eno-gastronomiche
e agricole. In A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli
l'"anarchenologo" ritenendo che l'attività di Veronelli vada
inquadrata in un ambito libertario e contro l'attività delle multinazionali agricole.
Gli anarchici della Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più
propriamente politico di Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato
"Veronelli politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro
di Mura, giornalista di La Repubblica, Ferrari della Federazione Anarchica
Reggiana (promotrice dell'evento biennale, ideato nella sua prima edizione
insieme allo stesso Veronelli, Le cucine del popolo) e Tibaldi. Dagli anarchici
Veronelli è sempre stato considerato un "compagno"; Umanità Nova,
giornale anarchico, in occasione dell'anniversario della sua morte,
scrive: “Come Fabrizio De Ferré, Brassens anche Veronelli e un
libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta
contro le armate schiaviste delle multinazionali. (Pagliaro, Umanità Nova, LMilano
gli attribuisce l'Ambrogino d'oro. Rassegna stampa. Articolo di Veronelli
pubblicato su A-Rivista, Lettera i giovani estremi Ha scritto un testo su Proudhon: La questione
sociale -- Veronelli politico «L'ultimo
dei vini artigianali sarà sempre migliore del primo dei vini industriali,
perché avrà un'anima» (Veronelli in Il canto della Terra). Il nostro anarchenologo Un incontro inatteso Cellula Veronelli. eronelli politico. Circolo
Cucine del Popolo, l'addio a Luigi Veronelli Archiviato il 16 giugno in .
Bosana Salsa suprema. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi
Speranza, “Grice e Veronelli: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool
Library, Liguria.
VERRECCHIA (Vallerotonda). Essential
Italian philosopher. Filosofo. Si trasferì a Torino, dove studiò, laureandosi
in filosofia. Trascorse un certo periodo nel parco nazionale del Gran Paradiso,
considerato come il più formativo della sua vita. Lì poté contemplare in modo
disinteressato i fenomeni della natura. “Ho fatto tre università -- era solito
dire -: quella vera e propria, che non mi ha dato nulla o quasi; la
collaborazione alle pagine dei quotidiani come elzevirista, che mi ha costretto
a leggere libri che altrimenti non avrei mai letto; e infine l'università più
utile in assoluto, vale a dire il soggiorno nel Gran Paradiso a contatto con la
natura". Frutto di quel soggiorno è il saggio che contiene la sua
filosofia, potentemente aforistica. I manoscritti riaffiorati molto più tardi spiegano
la tardività della sua pubblicazione, avvenuta presso Fògolasi tratta del
Diario del Gran Paradiso. Verrecchia visse poi in Germania (soprattutto a
Berlino) e fu per lunghi anni addetto culturale all'Ambasciata d'Italia a
Vienna; collaborò alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui Il Resto
del Carlino, La Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua padronanza del tedesco,
collaborò stranieri (Die Presse, Die Welt). Non parlava volentieri della sua
vita privata perché, diceva,"di un filosofo ciò che interessa sono gli
teorie e non le vicissitudini personali". Traduttore di Lichtenberg, appassionato
studioso di Bruno e Nietzsche, nel suo orizzonte culturale, però, la figura che
risalta di più è senz'altro quella di Schopenhauer, da lui considerato a tutti
gli effetti un maestro da tradurre e continuare. Elementi caratteristici dei suoi scritti sono
l'irriducibile vena polemica e una sacra bilis, ma la sua prosa spicca anche
per chiarezza ed energia. La sua prosa insieme a quella di Guido Ceronetti,
Manlio Sgalambro e Sossio Giamettaè stata giudicata "la migliore prosa filosofica". Opere: “L'eretico dello spirito” (Firenze: La
Nuova Italia, Torino, Fogola); “La catastrofe di Nietzsche a Torino” (Torino:
Einaudi), “La tragedia di Nietzsche a Torino: la catastrofe del filosofo che
sognava un superuomo al di là del bene e del male (Milano: Bompiani). Incontri
viennesi (Genova: Marietti, Torino: UTET), “Cieli d'Italia (Milano: Spirali/Vel),
“Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola, e ristampa), “Bruno: la falena dello
spirito” (Roma: Donzelli); Rapsodia viennese: luoghi e personaggi celebri della
capitale danubiana (Roma: Donzelli), Schopenhauer e la Vispa Teresa: l'Italia,
le donne, le avventure (Roma: Donzelli), Vagabondaggi culturali (Torino:
Fogola); “La stufa dell'Anticristo: altri vagabondaggi culturali (Torino:
Fogola, ). Batracomachia di Bayeruth.
Nietzschiani contro wagneriani; Padova: il prato, Lettere Mercuriali (Torino:
Fògola, ). “Il cantore filosofo” (Firenze: Clinamen); Il mastino del Parnaso.
Elzeviri e polemiche” Firenze: Clinamen. Saggi introduttivi, traduzioni e cure
Viaggio in Italia di Mommsen (Torino:
Fogola). Libretto di consolazione (Milano: Rizzoli. Le civiltà pre-colombiane (Milano: Bompiani,).
Colloqui (Milano: Rizzoli), poi: “Il filosofo che ride” (Milano: Rizzoli), “Metafisica
dell'amore sessuale: l'amore inganno della natura” (Milano: Rizzoli, Sulla filosofia da Arthur Schopenhauer (Milano:
TEA); “Aforismi per una vita saggia” (Milano: Fabbri, poi: Milano: Rizzoli); “O
si pensa o si crede: sulla religione (Milano: Rizzoli); Lo scandaglio
dell'anima” (Milano: Rizzoli); “Breviario spiritual” (Torino: UTET, Articoli A
Bogotà c'è un erede di Montaigne. Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un
rospo per finire al rogo. Tuttolibri de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni
in giallo. Tuttolibri de La Stampa, Risvolto di copertina della Rapsodia
viennese. Verrecchia, su
digilander.libero. 28 gennaio . Marco
Lanterna, Verrecchia, venerando e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco Lanterna,
Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, critica
Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine
libro, Clinamen, . Ugo Dotti, I vagabondaggi culturali di Verrecchia, in
rivista (The New York Review of Books). Le
case illustri, di Lisa Elena su archivio.lastampa. 2 settembre . Addio al
filosofo Anacleto Verrecchia, di Luigia Sorrentino, su poesia.blog.rainews. L'Anticristo
goloso, di M.Rota, su piemontemese. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS
– Luigi Speranza, “Grice e Verrecchia: metafisica dell’amore” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIANO. (Aosta). Esential Italian philosopher.
Filosofo. Laureatosi in Filosofia a Torino con Abbagnano, ha insegnato a Milano
e Cagliari. Ha fatto infine ritorno, in qualità di ordinario fuori ruolo di
Storia della filosofia, all'ateneo torinese. Ha fatto parte del Comitato
Nazionale per la Bio-Etica, ed è stato membro del direttivo della Rivista di filosofia
e socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di Torino. Izgu insignito
del premio Feltrinelli per la Storia dela Filosofia. Di formazione illuminista,
Viano si è occupato di storia della filosofia antica. -- è autore di importanti
studi su Aristotele (“La logica di Aristotele”, Torino, Ed. Taylor) e
l’empirismo (“Dal razionalismo all'Illuminismo” (Einaudi, Torino); “Il pensiero
politico” (Laterza, Roma/Bari). Nel campo dell'etica, oltre a studi storici (“L'etica”
– Mondatori, Milano, “Teorie etiche”, Bollati Boringhieri, Torino), si è
dedicato a promuovere la costruzione di una bio-etica e a denunciare la
timidezza dei laici di fronte alle ingerenze del cristianesimo. Da Enrico
Mistretta, direttore editoriale della Laterza di Roma/Bari, gli fu affidata, la
direzione di una “Storia della filosofia.” Altre opere: “La selva delle
somiglianze: il filosofo e il medico” (Torino, Einaudi); “Va' pensiero: il
carattere della filosofia italiana” (Torino, Einaud); “Filosofia italiana nel
dopoguerra” (Bologna, Il Mulino); “Etica pubblica” (Roma/Bari, Laterza); “Le
città filosofiche: per una geografia della cultura filosofica italiana”
(Bologna, Il Mulino); “Le imposture degli antichi e i miracoli dei moderni”
(Torino, Einaudi); “Laici in ginocchio” (Roma/Bari, Laterza); “Stagioni
filosofiche: la filosofia del Novecento fra Torino e l'Italia” (Bologna, Il
Mulino); “La scintilla di Caino: storia della coscienza e dei suoi usi” (Torino,
Bollati Boringhieri). Profilo biografico sull’Accademia Delle Scienze. Maurizio
Mori, Torino ricorda Viano, su Torino. Cerimonia nell'Accademia Nazionale dei
Lincei, su Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Goodreads. Registrazioni su
RadioRadicale, Radio Radicale. Biografia
e testi sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche Rassegna
stampa sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione di "Le città
filosofiche" su Recensioni Filosofiche. Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Viano: il neo-tradizionalismo” – “Viano
e la filosofia romana” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIAZZI. (Gavi). Essential Italian
philosopher. Deputato del Regno d'Italia Legislature Gruppo parlamentare PRI
Collegio Grosseto Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito
Repubblicano Italiano Titolo di studio laurea Professione avvocato, docente. Filosofo.
Apprezzato teorico e studioso di filosofia, fu eletto per i repubblicani alla
Camera dei deputati per il collegio di Grosseto, subentrando ad Ettore Socci e
battendo il candidato dei radicali Angelo Banti. Viazzi rimase in Parlamento
per due legislature e fu succeduto dal socialista Giovanni Merloni. Pio Viazzi,
su storia.camera, Camera dei deputati. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft
MS – Luigi Speranza, “Grice e Viazzi” – “Il Vico di Grice e il Vico di Viazzi”
-- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VICO. (Napoli). “Si potrebbe presentare la storia ulteriore del
pensiero come un ricorso delle idee del Vico” (Benedetto Croce, La filosofia di
Giambattista Vico, Laterza, Bari) Giambattista Vico, filosofo. Molte delle
notizie riguardanti la vita di Vico sono tratte dalla sua Autobiografia,
scritta sul modello letterario delle Confessioni di di Agostino.
Dall’autobiografia Vico cancella ogni riferimento ai suoi interessi giovanili
per le dottrine atomistiche e per il pensiero cartesiano, che avevano
cominciato a diffondersi a Napoli, ma vennero subito repressi dalla censura
delle autorità civili e religiose, che le consideravano moralmente perniciose e
contrari all'Indice dei libri proibiti. Nato a Napoli da una famiglia di
modesta estrazione sociale – il padre, Antonio Vico, era un povero libraio, mentre
la madre, Candida Masulla, era figlia di un lavorante di carrozze – Vico fu un
bambino molto vivace, ma, a causa di una caduta si procurò una frattura al
cranio che gli impedì di frequentare la scuola per tre anni e che, pur non
alterando le sue capacità mentali, quantunque “il cerusico ne fe' tal presagio:
che egli o ne morrebbe o arebbe sopravvissuto stolido,” contribuì a sviluppare
“una natura malinconica ed acre.” Ammesso agli studi di grammatica presso il
Collegio Massimo dei Gesuiti, li abbandonò intorno per dedicarsi al privato
approfondimento dei testi di Paolo Veneto, il quale, tuttavia, rivelandosi
superiore alle sue capacità, provoca l'allontanamento dall'attività
intellettuale per un anno e mezzo. Ripresa la via degli studi, Vico si
recò nuovamente dai gesuiti per seguire le lezioni di Ricci, ma, rimasto ancora
una volta insoddisfatto, si appartò nuovamente a vita privata per affrontare la
metafisica. Successivamente, per secondare il desiderio paterno, Vico fu “applicato
agli studi legali.” Frequentò per circa due mesi le lezioni private di Verde, si
iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, senza tuttavia seguirne i corsi, e si
cimentò, come di consueto, in privati studi di diritto. Conseguita la laurea in
a Salerno, si appassionò subito ai problemi filosofici,, segno “di tutto lo
studio che aveva egli da porre all'indagamento de' princìpi del diritto
universal.” Lapide nella casa natale di via San Biagio dei Librai che recita,
“in questa cameretta nacque il XXIII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico. Qui
dimorò fino ai diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre
libraio usò passare le notti nello studio. Vigilia giovanile della sua opera sublime.
La città di Napoli pose.” Il periodo di tempo intercorrente fu denominato dell'
“autoperfezionamento.” Difatti, nonostante l'Autobiografia riporti indietro la
data d'inizio del suo magistero, svolse attività di precettore dei figli del
marchese Domenico Rocca presso il castello di Vatolla nel Cilento e colà,
usufruendo della grande biblioteca padronale, ebbe modo di studiare il
platonismo italiano (Ficino e Pico). Approfondisce gli studi aristotelici,
nonostante la dichiarata avversione per Aristotele e la Scolastica. Legge le
opere di Botero e di Bodin, scoprendo al contempo Tacito (che diverrà un
maestro cui s'ispirerà la sua filosofia) e la sua “mente metafisica
incomparabile con cui contempla l'uomo qual è.” Affronta per un breve periodo studi
di geometria e pubblica la canzone “Affetti di un disperato,” d'ispirazione
lucreziana. Erma del Vico Ritornato a Napoli nell'autunno del 1695, all'età di
ventisette anni, affetto dalla tisi, rientra nella misera dimora paterna. A
causa delle grosse difficoltà economiche, Vico è costretto a tenere ripetizioni
di retorica e grammatica. Durante l'anno 1696 pubblica un discorso proemiale a
una crestomazia poetica dedicata alla partenza di Francisco de Benavides,
viceré spagnolo e conte di Santo Stefano. Nel 1697 compone un'orazione funebre
in memoria di Catalina de Aragón y Cardona, madre del nuovo viceré, e nel
dicembre del medesimo anno, tenta vanamente di ottenere un posto di lavoro come
segretario al Municipio di Napoli. Nel gennaio 1699 vince, con striminzita
maggioranza, il concorso per la cattedra di eloquenza e retorica presso
l'Università di Napoli, da cui non riuscì, con suo grande rammarico, a passare
a una di diritto. Nel corso del 1699 è aggregato all'Accademia Palatina fondata
dal viceré Luis Francisco de la Cerda y Aragón, duca di Medinaceli. Anche dopo
la nomina accademica per il mantenimento del padre e dei fratelli, totalmente
dipendenti da lui, deve aprire uno studio privato dove dà lezioni di retorica e
di grammatica elementare, e impegnarsi a lavorare su commissione alla stesura di
poesie, epigrafi, orazioni funebri, panegirici, ecc. Nel 1699 può
finalmente prendere in affitto in vicolo dei Giganti una casa di «tre camere,
sala, cucina, loggia e altre comodità, come rimessa e cantina» e prendere in
moglie la giovane donna, Teresa Caterina Destito dalla quale ebbe otto figli. Da
quel momento non avrà più la tranquillità necessaria per condurre gli studi, ma
proseguirà ugualmente le sue meditazioni «tra lo strepitio de' suoi figlioli».
A questo periodo risale, inoltre, la conoscenza col filosofo Paolo Mattia Doria
e l'incontro con il pensiero del Bacone. Nel 1703 il governo partenopeo
commissiona al Vico la scrittura del Principum neapolitanorum coniuratio e, nel
1709, in una cena a casa del Doria, espone le sue idee sulla filosofia della
natura che lo condurranno, fra il novembre e il dicembre del medesimo anno,
alla composizione del perduto Liber physicus. Fra il 1699 e il 1706 pronunzia
in latino le sei Orazioni inaugurali, ossia le prolusioni all'anno accademico
(che al tempo iniziava il 18 ottobre), e, durante il 1708, se ne aggiunge una
settima, più ampia e importante, recante il titolo di De nostri temporis
studiorum ratione, la quale si concentra molto sul metodo degli studi
giuridici, poiché «il Vico sempre aveva la mira a farsi merito con l'università
nella giurisprudenza per altra via che di leggerla ai giovinetti». Nel De
ratione, inoltre, è contenuta la critica al razionalismo cartesiano e l'elogio
dell'eloquenza, della retorica, della fantasia, nonché dell'«ingegno» produttore
di metafore. Fra il 1708 e il 1709, l'insieme delle prolusioni
universitarie sono rielaborate per essere raccolte in un unico volume mai
pubblicato, dal titolo di De studiorum finibus naturae humanae convenientibus. È
aggregato, dal 1710, all'Accademia dell'Arcadia e, nel novembre, pubblica il
primo libro dell'opera dedicata al Doria, De antiquissima italorum sapientia ex
linguae latinae originibus eruenda, recante il sottotitolo Liber primus sive
metaphysicus. Accanto al Liber metaphysicus l'opera vichiana avrebbe dovuto
comprendere anche il perduto Liber physicus e un mai composto Liber moralis. Un
anonimo recensisce l'opera nel Giornale de' letterati d'Italia del 1711, cui
seguirà la Risposta del Vico, accompagnata dal «ristretto» (un riassunto) del Liber
metaphysicus. Nell'agosto 1712, a seguito di nuove obiezioni prodotte
dall'anonimo recensore, Vico replica con una Seconda risposta. Nel 1713
pubblica un trattatello perduto sulle febbri ispirato alle bozze del Liber
physicus, recante il titolo di De aequilibrio corporis animantis, e, inoltre,
si dedica alla stesura del De rebus gestis Antonii Caraphaei, una biografia del
maresciallo Antonio Carafa, che vedrà la luce nel marzo 1716. Durante i lavori
dell'opera biografica del maresciallo Carafa, Vico si dedica alla rilettura del
suo quarto «auttore», l'olandese Ugo Grozio, cui dedicherà, nel 1716, un
perduto commento al De iure belli ac pacis. La produzione filosofica della
maturità: dal Diritto universale alla Scienza nuova Scienza nuova
seconda, 1942 L'incontro di Vico con la filosofia di «Ugon capo» ebbe
un'importanza decisiva per il suo sviluppo intellettuale, poiché da quel
momento il suo interesse sarà completamente assorbito dai problemi giuridici e
storici. L'idea dell'esistenza di un'umanità ferina e primitiva, dominata
solamente dal senso e dalla fantasia, ed entro cui si producono gli «ordini
civili» divenne centrale in tutto il pensiero vichiano. Nel luglio 1720 vide la
luce un'opera di filosofia del diritto, intitolata De uno universi iuris principio
et fine uno, seguita, nel 1721, dallo scritto De constantia iurisprudentis,
diviso in due parti (De constantia philosophiae e De constantia philologiae), e
che, nonostante il titolo si riferisca alla tematica giuridica, è meno
incentrato sull'argomento rispetto al De uno. Benché le due opere del 1720 e
del 1721 si differenzino, segno di un rapido sviluppo del pensiero vichiano, è
d'uso considerarli, come invero fece anche il Vico, insieme alle Notae aggiunte
nel 1722 e le Sinopsi premesse al testo, sotto l'unico titolo di Diritto
universale. Il 24 marzo 1723 Vico s'iscrisse al concorso per ottenere la
cattedra «matutina» di diritto civile presso l'Università di Napoli e il
successivo 24 aprile commentò un passo delle Quaestiones di Papiniano davanti a
un collegio di giudici, ma, con suo grande scorno, il posto fu assegnato a un
tal Domenico Gentile. Dopo la fama ottenuta dalla pubblicazione della Scienza
Nuova, nel 1735 ottenne dal re Carlo III di Borbone, la carica di storiografo
regio.[18]. Tanto nuova era la sua dottrina che la cultura del tempo non poté
apprezzarla: così che Vico rimase appartato e quasi del tutto sconosciuto negli
ambienti intellettuali, dovendosi accontentare di una cattedra di secondaria
importanza all'Università napoletana che lo manteneva inoltre in tali
ristrettezze economiche che per pubblicare il suo capolavoro, la Scienza Nuova,
dovette toglierne alcune parti in modo che risultasse meno costoso per la
stampa. Alle difficoltà economiche vissute per la pubblicazione dell'opera sua,
che inficiarono la notorietà del Vico nel seno dell'Accademia partenopea,
s'accompagna una prosa involuta, pertanto di difficile penetrazione. Prima
della Scienza Nuova Vico aveva scritto la prolusione inaugurale De nostri
temporis studiorum ratione (1708), il De antiquissima Italorum sapientia, ex
linguae latinae originibus eruenda ("L'antichissima sapienza delle
popolazioni italiche, da rintracciare nelle origini della lingua latina")
a cui si devono aggiungere le due Risposte al "Giornale dei letterati di
Venezia" che aveva criticato il suo pensiero, il De uno universi iuris
principio et fine uno (1720) e il De costantia iurisprudentis (1721). Nello
stesso anno della pubblicazione della Scienza Nuova[21] Vico, afflitto da
difficoltà e disgrazie familiari, incominciò a scrivere la sua Autobiografia
pubblicata a Venezia tra il 1728 e il 1729. Vengono pubblicati i Principj di
una Scienza Nuova intorno alla natura delle nazioni, più conosciuta con il
titolo abbreviato di Scienza Nuova. Alla "Scienza Nuova" Vico lavorò
per tutto il corso della sua vita, con un'edizione integralmente riscritta nel
1730 anche a seguito delle critiche ricevute (cui aveva risposto nelle Vici
Vindiciae del 1729) e, infine, rivista completamente, senza grandi modifiche,
per la terza edizione del 1744, pubblicata pochi mesi dopo la sua morte da suo
figlio Gennaro che lo aveva sostituito nell'insegnamento accademico. La morte
«[incominciarono a crescere] quei malori che fin dai suoi più floridi anni
l’avevano debilitato. Cominciò adunque ad essere indebolito in tutto il sistema
nervoso in guisa che a stento poteva camminare e, quel che più lo affligea, era
di vedersi ogni giorno infiacchire la reminiscenza....Il fiaccato corpo del
saggio vecchio andò in seguito ogni giorno più a debilitarsi in guisa che aveva
perduto quasi interamente la memoria fino a dimenticare gli oggetti a sé più
vicini ed a scambiare i nomi delle cose più usuali...]» Affetto
probabilmente dalla malattia di Alzheimer, all'epoca non ancora descritta scientificamente,
negli ultimi anni non riconosceva più i suoi stessi figli e fu costretto ad
allettarsi. Solo in punto di morte riacquistò la coscienza come svegliandosi da
un lungo sonno; chiese i conforti religiosi e recitando i salmi di Davide morì
il 20 gennaio 1744. Per la celebrazione delle esequie nacque un contrasto tra i
confratelli della congregazione di Santa Sofia, alla quale Vico era iscritto, e
i professori dell'Università di Napoli su chi dovesse tenere i fiocchi della
coltre mortuaria. Non giungendo ad un accordo il feretro, che era stato calato
nel cortile, fu abbandonato dei membri della Congregazione e fu riportato in
casa. Da lì finalmente, accompagnato dai colleghi dell'Università, fu sepolto
nella chiesa dei padri dell'oratorio detta dei Gerolamini in Via dei Tribunali.
Il pensiero Nell'ambiente culturale napoletano, molto interessato alle nuove
dottrine filosofiche, Vico ebbe modo di entrare in rapporto con il pensiero di
Cartesio, Hobbes, Gassendi, Malebranche e Leibniz anche se i suoi autori di
riferimento risalivano piuttosto alle dottrine neoplatoniche, rielaborate dalla
filosofia rinascimentale, aggiornate dalle moderne concezioni scientifiche di
Francesco Bacone e Galileo Galilei e del pensiero giusnaturalistico moderno di
Grozio e Selden. Dal neostoicismo cristiano di Malvezzi Vico riprende
l'intuizione che il corso storico sia retto da una sua logica interna. Questa
varietà di interessi farebbe pensare alla formazione di un pensiero eclettico
in Vico che invece giunse alla formulazione di un'originale sintesi tra una
razionalità sperimentatrice e la tradizione platonica e religiosa. De
antiquissima Italorum sapientia Frontespizio del De antiquissima Italorum
sapientia Statua di Giambattista Vico nella Villa Comunale di Napoli Il De
antiquissima doveva constare di tre parti: il Liber metaphysicus, che uscì nel
1710 senza l'appendice riguardante la logica che, nell'intenzione di Vico,
avrebbe dovuto avere; il Liber Physicus, che Vico pubblicò sotto forma di
opuscolo col titolo De aequilibrio corporis animantis nel 1713, che andò
smarrito, ma ampiamente riassunto nella Vita; e infine il Liber moralis, di cui
Vico non abbozzò nemmeno il testo. Nel De antiquissima Vico, considerando il
linguaggio come oggettivazione del pensiero, è convinto che dall'analisi
etimologica di alcune parole latine si possano rintracciare originarie forme
del pensiero: applicando questo originale metodo, Vico risale ad un antico
sapere filosofico delle primitive popolazioni italiche. Il fulcro di queste
arcaiche concezioni filosofiche è la convinzione antichissima che
«Latinis "verum" et "factum" reciprocantur, seu , ut
scholarum vulgus loquitur, convertuntur» «Per i Latini il
"vero" e il "fatto" sono reciproci, ossia, come afferma il
volgo delle scuole, si scambiano di posto.» che cioè «il criterio e la
regola del vero consiste nell'averlo fatto»: per cui possiamo dire ad esempio
di conoscere le proposizioni matematiche perché siamo noi a farle tramite
postulati, definizioni, ma non potremo mai dire di conoscere nello stesso modo
la natura perché non siamo noi ad averla creata. Conoscere una cosa
significa rintracciarne i principi primi, le cause, poiché, secondo
l'insegnamento aristotelico, veramente la scienza è «scire per causas» ma
questi elementi primi li possiede realmente solo chi li produce, «provare per
cause una cosa equivale a farla». Le obiezioni a Cartesio Il principio
del verum ipsum factum non era una nuova e originale scoperta di Vico ma era
già presente nell'occasionalismo, nel metodo baconiano che richiedeva
l'esperimento come verifica della verità, nel volontarismo scolastico che,
tramite la tradizione scotista, era presente nella cultura filosofica
napoletana del tempo di Vico. La tesi fondamentale di queste concezioni
filosofiche è che la piena verità di una cosa sia accessibile solo a colui che
tale cosa produce; il principio del verum-factum, proponendo la dimensione
fattiva del vero, ridimensiona le pretese conoscitive del razionalismo
cartesiano che Vico inoltre giudica insufficiente come metodo per la conoscenza
della storia umana, che non può essere analizzata solo in astratto, perché essa
ha sempre un margine di imprevedibilità. Vico però si serve di quel
principio per avanzare in modo originale le sue obiezioni alla filosofia cartesiana
trionfante in quel periodo. Il cogito cartesiano infatti potrà darmi certezza
della mia esistenza ma questo non vuol dire conoscenza della natura del mio
essere, coscienza non è conoscenza: avrò coscienza di me ma non conoscenza
poiché non ho prodotto il mio essere ma l'ho solo riconosciuto. «L'uomo,
egli dice, può dubitare se senta, se viva, se sia esteso, e infine in senso
assoluto, se sia; a sostegno della sua argomentazione escogita un certo genio
ingannatore e maligno...Ma è assolutamente impossibile che uno non sia conscio
di pensare, e che da tale coscienza non concluda con certezza che egli è.
Pertanto Renato (René Descartes) svela che il primo vero è questo: "Penso
dunque sono"» (Giambattista Vico, De antiquissima Italorum sapientia
in Opere filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni) Il
criterio del metodo cartesiano dell'evidenza procurerà dunque una conoscenza
chiara e distinta, che però per Vico non è scienza se non è capace di produrre
ciò che conosce. In questa prospettiva, dell'essere umano e della natura solo
Dio, creatore di entrambi, possiede la verità. Mentre quindi la mente
umana procedendo astrattamente nelle sue costruzioni, come accade per la
matematica, la geometria crea una realtà che le appartiene, essendo il
risultato del suo operare, giungendo così a una verità sicura, la stessa mente
non arriva alle stesse certezze per quelle scienze di cui non può costruire
l'oggetto come accade per la meccanica, meno certa della matematica, la fisica
meno certa della meccanica, la morale meno certa della fisica. «Noi
dimostriamo le verità geometriche poiché le facciamo, e se potessimo dimostrare
le verità fisiche le potremmo anche fare.” Mente umana e mente divina «I
latini... dicevano che la mente è data, immessa negli uomini dagli dei. È
dunque ragionevole congetturare che gli autori di queste espressioni abbiano
pensato che le idee negli animi umani siano create e risvegliate da Dio [...]
La mente umana si manifesta pensando, ma è Dio che in me pensa, dunque in Dio
conosco la mia propria mente.» (Giambattista Vico, De antiquissima) Il
valore di verità che l'uomo ricava dalle scienze e dalle arti, i cui oggetti
egli costruisce, è garantito dal fatto che la mente umana, pur nella sua
inferiorità, esplica un'attività che appartiene in primo luogo a Dio. La mente
dell'uomo è anch'essa creatrice nell'atto in cui imita la mente, le idee, di
Dio, partecipando metafisicamente ad esse. L'ingegno Imitazione e
partecipazione alla mente divina avvengono ad opera di quella facoltà che Vico
chiama ingegno che è «la facoltà propria del conoscere...per cui l'uomo è
capace di contemplare e di imitare le cose». L'ingegno è lo strumento principe,
e non l'applicazione delle regole del metodo cartesiano, per il progresso, ad
esempio, della fisica che si sviluppa proprio attraverso gli esperimenti
escogitati dall'ingegno secondo il criterio del vero e del fatto.
L'ingegno dimostra, inoltre, i limiti del conoscere umano e la contemporanea
presenza della verità divina che si rivela proprio attraverso l'errore:
«Dio mai si allontana dalla nostra presenza, neppure quando erriamo, poiché
abbracciamo il falso sotto l'aspetto del vero e i mali sotto l'apparenza dei
beni; vediamo le cose finite e ci sentiamo noi stessi finiti, ma ciò dimostra che
siamo capaci di pensare l'infinito.» (Giambattista Vico, De antiquissima,
6) Il sapere metafisico Contro lo scetticismo Vico sostiene che è proprio
tramite l'errore che l'uomo giunge al sapere metafisico: «Il chiarore del
vero metafisico è pari a quello della luce, che percepiamo soltanto in
relazione ai corpi opachi...Tale è lo splendore del vero metafisico non
circoscritto da limiti, né di forma discernibile, poiché è il principio
infinito di tutte le forme. Le cose fisiche sono quei corpi opachi, cioè formati
e limitati, nei quali vediamo la luce del vero metafisico.» (Giambattista
Vico, De antiquissima) Il sapere metafisico non è il sapere in assoluto: esso è
superato dalla matematica e dalle scienze ma, d'altro canto, «la metafisica è
la fonte di ogni verità, che da lei discende in tutte le altre scienze.» Vi è
dunque un "primo vero", «comprensione di tutte le cause», originaria
spiegazione causale di tutti gli effetti; esso è infinito e di natura
spirituale poiché è antecedente a tutti i corpi e che quindi si identifica con
Dio. In Lui sono presenti le forme, simili alle idee platoniche, modelli della
creazione divina. «Il primo vero è in Dio, perché Dio è il primo facitore
(primus Factor); codesto primo vero è infinito, in quanto facitore di tutte le
cose; è compiutissimo, poiché mette dinanzi a Dio, in quanto li contiene, gli
elementi estrinseci e intrinseci delle cose» (Giambattista Vico, De
antiquissima Italorum sapientia in Opere filosofiche a cura di P.Cristofolini,
Firenze, Sansoni) La Scienza Nuova Frontespizio della terza edizione
della Scienza Nuova Se l'uomo non può considerarsi creatore della realtà
naturale ma piuttosto di tutte quelle astrazioni che rimandano ad essa come la
matematica, la stessa metafisica, vi è tuttavia un'attività creatrice che gli
appartiene «questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli
uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i principi dentro
le modificazioni della nostra medesima mente umana» (Giambattista Vico
Scienza Nuova, terza ediz., libro I, sez. 3) La storia creatrice L'uomo è
dunque il creatore, attraverso la storia, della civiltà umana. Nella storia
l'uomo verifica il principio del verum ipsum factum creando così una scienza
nuova che avrà un valore di verità come la matematica. Una scienza che ha per
oggetto una realtà creata dall'uomo e quindi più vera e, rispetto alle
astrazioni matematiche, concreta. La storia rappresenta la scienza delle cose
fatte dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha
fatto quelle cose. Filosofia e "filologia" La definizione dell'uomo,
della sua mente non può prescindere dal suo sviluppo storico se non si vuole
ridurre tutto a un'astrazione. La concreta realtà dell'uomo è comprensibile
solo riportandola al suo divenire storico. È assurdo credere, come fanno i
cartesiani o i neoplatonici, che la ragione dell'uomo sia una realtà assoluta,
sciolta da ogni condizionamento storico. «La filosofia contempla la
ragione, onde viene la scienza del vero; la filologia osserva l'autorità
dell'umano arbitrio onde viene la coscienza del certo...Questa medesima degnità
(assioma) dimostra aver mancato per metà così i filosofi che non accertarono le
loro ragioni con l'autorità de'filologi, come i filologi che non curarono
d'avverare la loro autorità con la ragion dei filosofi» (Giambattista
Vico Ibidem Degnità X) Ma la filologia da sola non basta, si ridurrebbe a una
semplice raccolta di fatti che invece vanno spiegati dalla filosofia. Tra
filologia e filosofia vi deve essere un rapporto di complementarità per cui si
possa accertare il vero e inverare il certo. Le leggi della 'scienza
nuova' Compito della 'scienza nuova' sarà quello di indagare la storia alla
ricerca di quei principi costanti che, secondo una concezione per certi versi
platonizzante, fanno presupporre nell'azione storica l'esistenza di leggi che
ne siano a fondamento com'è per tutte le altre scienze: «Poiché questo
mondo di nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno
con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini; poiché tali
cose ne potranno dare i principi universali ed eterni, quali devon essere
d'ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano le
nazioni» (Giambattista Vico Ibidem, libro I, sez. 3) La storia quindi,
come tutte le scienze, presenta delle leggi, dei principi universali, di un
valore ideale di tipo platonico, che si ripetono costantemente allo stesso modo
e che costituiscono il punto di riferimento per la nascita e il mantenimento
delle nazioni. L'eterogenesi dei fini e la Provvidenza storica Rifarsi
alla mente umana per comprendere la storia non è sufficiente: si vedrà,
attraverso il corso degli avvenimenti storici, che la stessa mente dell'uomo è
guidata da un principio superiore ad essa che la regola e la indirizza ai suoi
fini che vanno al di là o contrastano con quelli che gli uomini si propongono
di conseguire; così accade che, mentre l'umanità si dirige al perseguimento di
intenti utilitaristici e individuali, si realizzino invece obiettivi di
progresso e di giustizia secondo il principio della eterogenesi dei fini.
«Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni...ma egli è questo
mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta
contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch'essi uomini si avevan
proposti» (Giambattista Vico Ibidem, Conclusione) La storia umana in
quanto opera creatrice dell'uomo gli appartiene per la conoscenza e per la
guida degli eventi storici ma nel medesimo tempo lo stesso uomo è guidato dalla
Provvidenza che prepone alla storia divina. I corsi storici Secondo Vico
il metodo storico dovrà procedere attraverso l'analisi delle lingue dei popoli
antichi «poiché i parlari volgari debono essere i testimoni più gravi degli antichi
costumi de' popoli che si celebrarono nel tempo ch'essi si formarono le
lingue», e quindi tramite lo studio del diritto, che è alla base dello sviluppo
storico delle nazioni civili. Questo metodo ha fatto identificare nella
storia una legge fondamentale del suo sviluppo che avviene evolvendosi in tre
età: l'età degli dei, «nella quale gli uomini gentili credettero vivere
sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli
oracoli»; l'età degli eroi dove si costituiscono repubbliche aristocratiche;
l'età degli uomini «nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura
umana». I bestioni La storia umana, secondo Vico, inizia con il diluvio
universale, quando gli uomini, giganti simili a primitivi "bestioni",
vivevano vagando nelle foreste in uno stato di completa anarchia. Questa
condizione bestiale era conseguenza del peccato originale, attenuata
dall'intervento benevolo della Provvidenza divina che immise, attraverso la
paura dei fulmini, il timore degli dei nelle genti che «scosse e destate da un
terribile spavento d'una da essi stessi finta e creduta divinità del cielo e di
Giove, finalmente se ne ristarono alquanti e si nascosero in certi luoghi; ove
fermi con certe donne, per lo timore dell'appresa divinità, al coverto, con
congiungimenti carnali religiosi e pudichi, celebrarono i matrimoni e fecero
certi figlioli, e così fondarono le famiglie. E con lo star quivi fermi lunga
stagione e con le sepolture degli antenati, si ritrovarono aver ivi fondati e
divisi i primi domini della terra» La civiltà L'uscita dallo stato di ferinità
quindi avviene: per la nascita della religione, nata dalla paura e sulla
base della quale vengono elaborate le prime leggi del vivere ordinato, per
l'istituzione delle nozze che danno stabilità al vivere umano con la formazione
della famiglia e per l'uso della sepoltura dei morti, segno della fede
nell'immortalità dell'anima che distingue l'uomo dalle bestie. Della prima età
Vico sostiene di non poter scrivere molto poiché mancano documenti su cui
basarsi: infatti quei bestioni non conoscevano la scrittura e, poiché erano
muti, si esprimevano a segni o con suoni disarticolati. L'età degli eroi ebbe
inizio dall'accomunarsi di genti che trovavano così reciproco aiuto e sostegno
per la sopravvivenza. Sorsero le città guidate dalle prime organizzazioni
politiche dei signori, gli eroi che con la forza e in nome della ragion di stato,
conosciuta solo da loro, comandavano su i servi che, quando rivendicarono i
propri diritti, si ritrovarono contro i signori che, organizzati in ordini
nobiliari, diedero vita agli stati aristocratici che caratterizzano il secondo
periodo della storia umana. In questa seconda, dove predomina la
fantasia, nasce il linguaggio dai caratteri mitici e poetici. Infine la conquista
dei diritti civili da parte dei servi dà luogo alla età degli uomini e alla
formazione di stati popolari basati sul «diritto umano dettato dalla ragione
umana tutta spiegata». Sorgono quindi stati non necessariamente democratici ma
che possono essere pure monarchici poiché l'essenziale è che rispettino «la
ragione naturale, che eguaglia tutti». La legge delle tre età costituisce
la «storia ideale eterna sopra la quale corrono in tempo le storie di tutte le
nazioni». Tutti i popoli indipendentemente l'uno dall'altro hanno conformato il
loro corso storico a questa legge che non è solo delle genti ma anche di ogni
singolo uomo che necessariamente si sviluppa passando dal primitivo senso
nell'infanzia, alla fantasia nella fanciullezza, e infine alla ragione nell'età
adulta: «Gli uomini prima sentono senza avvertire; dappoi avvertiscono
con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura»
(Giambattista Vico Scienza Nuova, 3a ediz. Degnità) La verità divina nella
storia Se nella storia pur tra le violenze, i disordini, appare un ordine e un
progressivo sviluppo ciò è dovuto, secondo Vico, all'azione della Provvidenza
che immette nell'agire dell'uomo un principio di verità che si presenta in modo
diverso nelle tre età: nelle prime due età il vero si presenta come certo
«gli uomini che non sanno il vero delle cose procurano d'attenersi al certo,
perché non potendo soddisfare l'intelletto con la scienza, almeno la volontà
riposi sulla coscienza» (Giambattista Vico, Scienza Nuova, Degnità IX) Questa
certezza non viene all'uomo attraverso una verità rivelata ma da una
constatazione di senso comune, condivisa da tutti, per cui vi è «un giudizio
senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un
popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano» La sapienza
poetica Vi è poi, nella seconda età della storia e dell'uomo, caratterizzata
dalla fantasia, un sapere tutto particolare che Vico definisce poetico. In
questa età nasce infatti il linguaggio non ancora razionale ma molto vicino
alla poesia che «alle cose insensate dà senso e passione, ed è proprietà dei
fanciulli di prender cose inanimate tra le mani e, trastullandosi, favellarvi,
come se fussero, quelle, persone vive. Questa degnità filologica-filosofica ne
appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti.»
Se vogliamo quindi conoscere la storia dei popoli antichi dobbiamo rifarci ai
miti che hanno espresso nella loro cultura. Il mito infatti non è solo una
favola e neppure una verità presentata sotto le spoglie della fantasia ma è una
verità di per sé elaborata dagli antichi che, incapaci di esprimersi
razionalmente, si servivano di universali fantastici che, sotto spoglie
poetiche, presentavano modelli ideali universali: come fecero ad esempio i
Greci antichi che non definirono razionalmente la prudenza ma raccontarono di
Ulisse, modello universale fantastico dell'uomo prudente. La poesia Vico
si dedica poi a definire la poesia che innanzitutto è autonoma come forma
espressiva differente dal linguaggio tradizionale. I tropi della poesia come la
metafora, la metonimia, la sineddoche ecc. sono stati erroneamente ritenuti
strumenti estetici di abbellimento del linguaggio razionale di base, mentre
invece la poesia è una forma espressiva naturale e originaria i cui tropi sono
«necessari modi di spiegarsi di tutte le prime nazioni poetiche» La poesia ha
una funzione rivelativa, custodisce le prime immaginate verità dei primi
uomini; Il linguaggio non ha quindi un'origine convenzionale perché questo
presupporrebbe un uso tecnico del linguaggio che invece sorge spontaneamente
come poesia. Poiché il linguaggio e i miti costituiscono la cultura originaria
e spontanea di tutto un popolo, Vico arriva alla discoverta del vero Omero che
è non il singolo autore dei suoi poemi ma l'espressione del patrimonio
culturale comune di tutto il popolo greco. È comunque da respingere la
interpretazione platonica di Omero come filosofo, «fornito di una sublime
sapienza riposta» «Farsi intendere da volgo fiero e selvaggio non è
certamente (opera) d'ingegno addomesticato ed incivilito da alcuna filosofia.
Né da un animo da alcuna filosofia umanato ed impietosito potrebbe nascer
quella truculenza e fierezza di stile, con cui descrive tante, sì varie e
sanguinose battaglie, tante sì diverse e tutte in istravaganti guise
crudelissima spezie d'ammazzamenti, che particolarmente fanno tutta la
sublimità dell'Iliade» (Giambattista Vico, Scienza Nuova) Verità e storia
La sapienza antica ha per contenuto princìpi di giustizia e ordine necessari
per la formazione di popoli civili. Questi contenuti si esprimono in modi
diversi a seconda che siano formati dal senso o dalla fantasia o dalla ragione.
Questo vuol dire che la sapienza, la verità, si manifesta in forme diverse
storicamente ma che essa come verità eterna è al di sopra della storia che di
volta in volta la incarna. La verità della storia è una verità metafisica nella
storia. Nella storia si attua la mediazione tra l'agire umano e quello
divino: nel fare umano si manifesta il vero divino e il vero umano si
realizza tramite il fare divino: la Provvidenza, legge trascendente della
storia, che opera attraverso e nonostante il libero arbitrio dell'uomo. Questo
non comporta una concezione necessitata del corso della storia poiché è vero
che la Provvidenza si serve degli strumenti umani, anche i più rozzi e
primitivi, per produrre un ordine ma tuttavia questo rimane nelle mani
dell'uomo, affidato alla sua libertà. La storia quindi non è determinata come
sostengono gli stoici e gli epicurei che «niegano la provvedenza, quelli
facendosi strascinare dal fato, questi abbandonandosi al caso», ma si sviluppa
tenendo conto della libera volontà degli uomini che, come dimostrano i ricorsi,
possono anche farla regredire: «Gli uomini prima sentono il necessario;
dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si
dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano
in istrapazzar di sostanze» (Giambattista Vico, Scienza Nuova, Degnità
LXVI) A questa dissoluzione delle nazioni pone rimedio l'intervento della
Provvidenza che talora non può impedire la regressione nella barbarie, da cui
si genererà un nuovo corso storico che ripercorrerà, a un livello superiore,
poiché dell'epoca passata è rimasta una sia pur minima eredità, la strada
precedente.Paradossalmente la criticità del progresso storico appare proprio
con l'età della ragione, quando cioè questa invece dovrebbe assicurare e
mantenere l'ordine civile. Accade infatti che la tutela della Provvidenza che
si è imposta agli uomini nei precedenti due stadi, ora invece deve ricercare il
consenso della «ragione tutta spiegata» che si sostituisce alla religione: Così
"ordenando la provvedenza" : che non avendosi appresso a fare più per
sensi di religione (come si erano fatte innanzi) le azioni virtuose, facesse la
filosofia le virtù nella lor idea» La ragione infatti, pur con la filosofia,
custode della legge ideale del vivere civile, con il suo libero giudizio, può
tuttavia incorrere nell'errore o nello scetticismo per cui «si diedero gli
stolti dotti a calunniare la verità». La ragione non crea la verità,
poiché non può fare a meno dal senso e dalla fantasia senza le quali appare
astratta e vuota. Il fine della storia infatti non è affidato alla sola ragione
ma alla sintesi armonica di senso, fantasia e razionalità. La ragione poi è
ispirata dalla verità divina per cui la storia è sì opera dell'uomo, ma la
mente umana da sola non basta poiché occorre la Provvidenza che indichi la
verità. La filosofia è succeduta alla religione ma non l'ha sostituita anzi
essa deve custodirla: «Da tutto ciò che si è in quest'opera ragionato, è
da finalmente conchiudersi che questa Scienza porta indivisibilmente seco lo
studio della pietà, e che, se non siesi pio, non si può daddovero esser
saggio» (Giambattista Vico Scienza Nuova, Conclusione) Il giudizio della
filosofia posteriore «Predicavano la ragione individuale, ed egli le opponeva
la tradizione, la voce del genere umano. Gli uomini popolari, i progressisti di
quel tempo, erano Lionardo di Capua, Cornelio, Doria, Calopreso, che stavano
con le idee nuove, con lo spirito del secolo. Lui era un retrivo, con tanto di
coda, come si direbbe oggi. La coltura europea e la coltura italiana
s'incontravano per la prima volta, l'una maestra, l'altra ancella. Vico
resisteva. Era vanità di pedante? Era fierezza di grande uomo? Resisteva a
Cartesio, a Malebranche, a Pascal, i cui Pensieri erano «lumi sparsi», a
Grozio, a Puffendorfio, a Locke, il cui Saggio era la «metafisica del senso».
Resisteva, ma li studiava più che facessero i novatori. Resisteva come chi
sente la sua forza e non si lascia sopraffare. Accettava i problemi, combattea
le soluzioni, e le cercava per le vie sue, co' suoi metodi e coi suoi studi.
Era la resistenza della coltura italiana, che non si lasciava assorbire, e
stava chiusa nel suo passato, ma resistenza del genio, che cercando nel passato
trovava il mondo moderno. Era il retrivo che guardando indietro e andando per
la sua via, si trova da ultimo in prima fila, innanzi a tutti quelli che lo
precedevano. Questa era la resistenza del Vico. Era un moderno e si sentiva e
si credeva antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello entro di
sé.» (Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Morano,
Napoli) Fintanto che Vico fu in vita la portata e la ricezione critica del suo
pensiero furono circoscritte quasi unicamente agli ambienti intellettuali della
propria città, trovando poi un ben più vasto seguito soltanto a quasi due
secoli dalla sua stessa morte, tra la seconda metà dell'Ottocento e il
Novecento. Affermatasi la fama del pensiero vichiano, esso fu conteso dalle più
disparate correnti filosofiche: dal pensiero cristiano (nonostante l'iniziale
rifiuto), dagli idealisti (dai quali fu proclamato precursore dell'immanentismo
hegeliano), dai positivisti e persino da diversi marxisti. Come fa notare il
Fassò «Vico è ben più di un semplice filosofo tanto che in certi momenti della
sua travagliatissima fama fu apprezzato prevalentemente per la sua filosofia
del diritto, così come in altri momenti fu celebrato precursore della
sociologia, della psicologia dei popoli, o come campione fra i maggiori della
filosofia della storia, mentre veniva ignorata la sua pur genialissima
metafisica, che è ad un tempo il punto d'arrivo e il presupposto logico di
tutte le ricerche da lui condotte nei più vari campi dell'operare umano». Il
pensiero vichiano, le cui prime fonti s'ispirano alla tradizione filosofica del
Seicento che permeava l'ambiente partenopeo della sua epoca, rappresenta un
ponte fra la cultura secentesca e quella settecentesca. Nonostante il Vico non
sia caratterizzato dall'audacia innovatrice illuminista, il suo pensiero
raggiunse – come nota Abbagnano – «alcuni risultati fondamentali» che lo
connettono a pieno titolo al Settecento. Tuttavia, non può tacersi il carattere
conservatore della filosofia politico-religiosa del Vico, generato dal
turbamento di chi, «assistendo alla fine di un mondo famigliare, non sa
scoprire i segni del sorgere di un nuovo». Ciò è dimostrato dalla
giustapposizione del certo (ossia il peso dell'autorità della tradizione) al
vero (ossia lo sforzo innovatore della ragione) che è il segno di una ricerca
di equilibrio estranea al pensiero illuministico. A tali conclusioni il
pensiero vichiano fu condotto dalla limitatezza della sua gnoseologia e dalla
polemica contro il cartesianesimo, il quale professava, al contrario,
l'eliminazione di ogni limite gnoseologico. Opere: “Sei Orazioni Inaugurali”: “De
nostri temporis studiorum ratione”: “Orazione Inaugurale” “De antiquissima
Italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda; “Proemium”; “Liber
metaphysicus”; “Risposte al giornale dei letterati Prima risposta”; “Seconda
risposta”; “Institutiones oratoriae”; “De universis Juris”; “De universis juris
uno principio et fine uno liber unus - include “De opera proloquium”; “De
constantia jurisprudentis liber alter”; “ Notae in duos libros, alterum «De uno
universi juris principio et fine uno», alterum «De constantia jurisprudentis”;
“Scienza nuova prima”; “Vici vindiciae”; “Vita di Giambattista Vico scritta da
se medesimo, (l'«Autobiografia» («Supplemento») Scienza nuova seconda, De mente
heroic, Scienza nuova terza. Edizioni: Scritti storici, Giambattista Vico,
Scienza nuova, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza,Giambattista Vico, Scienza
nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia 112, Bari, Laterza, Giambattista Vico,
Scienza nuova seconda. 2, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giambattista Vico,
Opere a cura di Fausto Nicolini, Laterza, Bari, Orazioni inaugurali, De
studiorum rationum, De antiquissima Italorum sapientia, Risposte al giornale
dei letterati; IDiritto universale, Scienza nuova; Scienza nuova, Autobiografia,
Carteggio, Poesie varie; Scritti storici; Scritti vari e pagine disperse; Poesie,
Institutiones oratoriae. Giambattista Vico, Opere filosofiche a cura di Paolo
Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Opere giuridiche a cura di
Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Institutiones
oratoriae, testo critico, versione e commento a cura di Giuliano Crifò, Napoli,
Istituto Suor Orsola Benincasa. Bibliografia critica Il pensiero vichiano
rimase quasi del tutto ignorato dalla cultura europea del XVIII secolo con una
diffusione limitata nell'Italia meridionale. Ancora in età romantica Vico era
poco conosciuto anche se filosofi tedeschi come Johann Gottfried Herder,
chiamato il Vico tedesco, e Hegel presentano delle somiglianze con la dottrina
vichiana per quanto riguarda il ruolo della storia nello sviluppo della
filosofia. La filosofia di Vico comincia ad essere conosciuta e
apprezzata nel clima del romanticismo francese e italiano: François-René de
Chateaubriand e Joseph de Maistre ma, soprattutto Jules Michelet,
Principes de la philosophie de l'histoire, Parigi diffonde il pensiero di Vico
di cui apprezza la concezione della storia come sintesi di umano e
divino. Nella prima metà dell'Ottocento, Auguste Comte e Karl Marx
stimarono la filosofia della storia di Vico ma furono i filosofi italiani, come
Antonio Rosmini, e soprattutto Vincenzo Gioberti, che videro in lui un
maestro. N. Tommaseo, G.B. Vico e il suo secolo, rist. Torino 1930, mette
in evidenza la grande affinità del pensiero vichiano con quello di Gioberti.
Agostino Maria de Carlo, "Istituzione Filosofica secondo i Princìpj di
Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa" - Napoli - Tip. Cirillo
- Nuove interpretazioni basate sul principio vichiano del verum ipsum factum
considerano Vico un anticipatore del positivismo Giuseppe Ferrari, Il
genio di Vico, rist.Carabba, Lanciano Cattaneo, Sulla 'Scienza Nuova' di Vico,
Milano C. Cantoni, Vico, Torino 1967Siciliani, Sul rinnovamento della filosofia
positiva in Italia, Civelli Firenze 1871 Recentemente, viene rivalutato il
legame stringente fra il filosofo e l'Illuminismo: Alberto Donati,
Giambattista Vico. Filosofo dell'Illuminismo, Aracne editrice, 2016. Una spinta
decisiva all'apprezzamento e alla diffusione del pensiero vichiano come
anticipatore di Kant e dell'idealismo, si ebbe in Italia a cominciare dagli
studi di Bertrando Spaventa e De Sanctis iniziatori di quella corrente
dottrinale interpretativa che si ritrova soprattutto in Croce e G. Gentile,
Studi vichiani, Messina, rist. Sansoni Firenze che ne mette in luce le
ascendenze neoplatoniche e rinascimentali rifiutandone nel contempo
l'interpretazione positivista e interpretandone il verum ipsum factum in senso
idealistico. Una forzatura questa, secondo alcuni critici, ripresa da B.
Croce, La filosofia di G.B.Vico, Laterza, Bari che ebbe soprattutto il merito
di aver intuito in Vico una definizione dell'arte come attività autonoma dello
spirito e della visione storicistica dello sviluppo dello spirito da cui Croce
elimina ogni riferimento alla trascendenza della Provvidenza vichiana.
Un'accurata ricerca storica su Vico fu operata dal crociano Fausto
Nicolini, La giovinezza di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, La religiosità
di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, Commento storico alla seconda 'Scienza
Nuova' , Roma, Fausto Nicolini, Saggi vichiani,
Giannini, Napoli, Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La
moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Contrari all'interpretazione
immanentistica della Provvidenza vichiana sono gli studi di autori cattolici
che ne mettono invece in risalto la trascendenza: E. Chiocchietti, La
filosofia di G. B. Vico, Vita e Pensiero, Milano, F. Amerio, Introduzione allo
studio di Vico, SEI, Torino, L. Bellafiore, La dottrina della Provvidenza in G.
B. Vico, Cedam, Bologna, A. Mano, Lo storicismo di G. B. Vico, Napoli, F.
Lanza, Saggi di poetica vichiana, Ed. Magenta, Varese, Il dibattito tra le
interpretazioni laiche e cattoliche su Vico si è attenuato in periodi recenti
dove lo studio del pensiero vichiano si è dedicato a particolari aspetti della
sua dottrina: G. Fassò, I «quattro auttori» del Vico. Saggio sulla genesi
della Scienza nuova, Milano, Giuffrè, non esistente. G. Fassò, Vico e Grozio,
Napoli, Guida, Maura Del Serra, Eredità e kenosi tematica della
"confessio" cristiana negli scritti autobiografici di Vico, in
Sapientia, sulla concezione della storia ad opera della quale avviene la
conciliazione tra immanenza e trascendenza del pensiero vichiano: A. R.
Caponigri, Time and Idea, Londra-Chicago, trad. it. Tempo e idea, Pàtron,
Bologna, sulla estetica vichiana gli studi più notevoli sono quelli di G. A.
Bianca, Il concetto di poesia in G. B.Vico, D'Anna, Messina, G. Prestipino,
"La teoria del mito e la modernità di G. B. Vico", Annali della
facoltà di Palermo, sugli aspetti giuridici e sociologici:Fabiani, La filosofia
dell'immaginazione in Vico e Malebranche, Firenze, B. Donati, Nuovi studi sulla
filosofia civile di G. B. Vico, Firenze L. Bellafiore, La dottrina del diritto naturale
in G. B. Vico, Milano, D. Pasini, Diritto, società e stato in Vico, Jovene,
Napoli, V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e
Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano 2009. G. Leone, [rec. al vol.
di] V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e
Milano tra '700 e '800, Carabba Editore, Lanciano, in Misure Critiche, n.2, La
Fenice Casa Editrice, Salerno, e in "Forum Italicum", Wehle,
Winfried: Sulle vette di una ragione abissale: Giovambattista Vico e l'epopea
di una 'Scienza Nuova'. In: Battistini, Andrea; Guaragnella, Pasquale (ed.):
Giambattista Vico e l'enciclopedia dei saperi. - Lecce: Pensa multimedia (Mneme;
2) Ferdinand Fellmann, Das Vico-Axiom: Der Mensch macht die Geschichte,
Freiburg/München 1976 Note Benedetto
Croce, La filosofia di Giambattista Vico, 2ª ed., Bari, Laterza,Maria
Consiglia, Napoli, Editoria clandestina e censura ecclesiastica a Napoli
all'inizio del Settecento, in Anna Maria Rao (a cura di), Editoria e cultura a
Napoli nel XVIII secolo. Napoli: Liguori, Francesco Adorno, Tullio Gregory,
Valerio Verra, Storia della filosofia, vol. Editori Laterza, Giambattista Vico,
La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi),43, Biblioteca Universale Rizzoli, Giambattista
Vico, Giuseppe Ferrari, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Soc. Tip. de'
Classici Italiani, B.Cioffi ed altri, I filosofi e le idee, B. Mondadori, David
Armando, Manuela Sanna, "Vico, Giambattista", Il Contributo italiano
alla storia del Pensiero – Politica, Enciclopedia Italiana Treccani Francesco Adorno, Tullio Gregory, Valerio
Verra, Storia della filosofia, Editori Laterza, 1983. Guido Fassò, Storia
della filosofia del diritto. II: L'età moderna, Editori Laterza, Nicola
Abbagnano, Storia della filosofia, Gruppo Editoriale L'Espresso, Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo
Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, 2008.
Giambattista Vico, Principj di scienza nuova, di Giambattista Vico:
d'intorno alla comune natura delle nazioni, Volume 1, Francesco d'Amico, 1811,
p.XXXIV. Fausto Nicolini, Giambattista
Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Giambattista
vico, Autobiografia, ed. Nicolini (Bompiani), Milano, Giambattista Vico, La
scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, Ugo
Grozio, Prolegomeni al diritto della guerra e della pace (a cura di Guido
Fassò), cit.16, Morano Editore, Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di
Paolo Rossi),46, Biblioteca Universale Rizzoli, 2008. Giovanni Liccardo, Storia irriverente di
eroi, santi e tiranni di Napoli. Vico
che si era rivolto inutilmente per sovvenzionare la stampa dell'opera prima al
cardinale Orsini, poi a Papa Clemente XII, fu costretto a vendere un anello per
farla pubblicare. Vico scrisse in seguito che, in fondo, l'accaduto era stato
un bene poiché lo aveva spinto a riscrivere l'opera in maniera più completa.
(Cfr. M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi) M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino
Einaudi La prima redazione dell'opera, andata perduta, aveva il titolo di
Scienza nuova in forma negativa
L'Autobiografia fu pubblicata postuma nel 1818 ampliata con una modifica
di Vico del 1731. Rivista di studi
crociani, Volume 6, a cura della "Società napoletana di storia
patria", 1969. La fondazione
"Giambattista Vico", voluta da Gerardo Marotta, presidente
dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con sede nella Chiesa di San
Biagio Maggiore di Napoli, si occupa della promozione del pensiero vichiano e
della gestione di alcuni siti vichiani come il castello Vargas di Vatolla
(Salerno) e la Chiesa di San Gennaro all'Olmo in Napoli. Giambattista Vico, Principi di una scienza
nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni, a cura di Giuseppe Ferrari,
Società tipografica de' Classici italiani, Milano 1843,479. Silvestro Candela, L'unità e la religiosità
del pensiero di Giambattista Vico, Cenacolo Serafico, 1969, p.35 «Inesatto è altresì che il Vico terminasse di
vivere il 20 gennaio 1744 a più di settantasei anni: per contrario, mancò ai
vivi nella notte tra il 22 e il 23 gennaio e a settantacinque anni e sette mesi
precisi. ...» in La Letteratura italiana: Storia e testi, Giambattista Vico,
Ricciardi, 1953. La storia di
Giambattista Vico, su napolitoday. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato
il 16 marzo 2017). Secondo notizie di
stampa diffuse nell'ottobre 2011, resti della salma di Vico sarebbero stati
recuperati nei sotterranei della chiesa napoletana. (Vedi: Corriere del Giorno:
Ritrovata la salma di Giambattista Vico? I ricercatori vanno cauti Archiviato
il 14 novembre 2011 in Internet Archive.) La notizia è stata comunque
commentata con prudenza dagli esperti.
Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca
Universale Rizzoli, 2008. Fausto
Nicolini, La giovinezza di Giambattista Vico: saggio biografico, Società
editrice Il Mulino, Croce, Nuovi saggi sul Seicento,91-105. Per una silloge di «pensieri» del Malvezzi,
Politici e moralisti del Seicento, ediz. Croce-Caramella, Bari, Laterza,
1930. Vico nel perduto De equilibrio
corporis animantis esponeva una concezione secondo cui «...riponevo la natura
delle cose nel moto per il quale, come se fossero sottoposte alla forza di un
cuneo, tutte le cose vengono spinte verso il centro del loro stesso moto e,
invece, sotto l'azione di una forza contraria, vengono respinte verso
l'esterno; e sostenni anche che tutte le cose vivono e muoiono in virtù di
sistole e diastole». Secondo un'ipotesi di Benedetto Croce e Fausto Nicolini
l'opera era stata concepita come appendice al Liber physicus e fu donata in
forma manoscritta al suo grande amico, il giurista Domenico Aulisio tra il 1709
e il 1711. La trattazione di quella teoria di ispirazione cartesiana e
presocratica venne poi inserita più ampiamente nella Vita. Stefania De Toma, Ecco l'origine delle
scienze umane: aspetti retorici di una contesa intorno al De antiquissima
italorum sapienti, Bollettino del Centro di studi vichiani : (Roma : Edizioni di storia e letteratura). G.B. Vico, Opere, Sansoni, Firenze, Vico è
considerato da alcuni interpreti del suo pensiero come il primo costruttivista.
Infatti Vico sostiene che l'uomo può conoscere solo ciò che può costruire,
aggiungendo poi che in effetti solo Dio conosce veramente il mondo, avendolo
creato lui stesso. Il mondo quindi è esperienza vissuta e al suo riguardo non
vale per gli uomini alcuna pretesa di verità ontologica. (In Paul Watzlawick,
La realtà inventata, Milano, Feltrinelli, 2008, pag 26 e sgg.) Per Vico la filologia non è solo la scienza
del linguaggio ma anche storia, usi e costumi, religioni...ecc. dei popoli
antichi. «L'età degli dei nella quale
gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser
loro comandata con gli auspici e gli oracoli, che sono le più vecchie cose
della storia profana: l'età degli eroi, nella quale dappertutto essi regnarono
in repubbliche aristocratiche, per una certa da essi rifiutata differenza di
superior natura a quella de' lor plebei; e finalmente l'età degli uomini, nella
quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana, e perciò vi
celebrarono prima le repubbliche popolari e finalmente le monarchie, le quali
entrambe sono forma di governi umane» (G.Vico, Scienza Nuova, Idea
dell'Opera) G.Vico,Scienza Nuova, Idea
dell'Opera Ibidem La ragion di stato «non è naturalmente
conosciuta da ogni uomo ma da pochi pratici di governo» (Ibidem) Ibidem Degnità XXXVII Sull'immaginazione nei primitivi secondo la
filosofia vichiana si veda: Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in
Vico e Malebranche, La rivendicazione dell'assoluta autonomia dell'arte e della
poesia nei confronti delle altre attività spirituali fu uno dei meriti che
Benedetto Croce riconobbe al pensiero vichiano: «[Vico] criticò tutt'insieme le
tre dottrine della poesia come esortatrice e mediatrice di verità
intellettuali, come cosa di mero diletto, e come esercitazione ingegnosa di cui
si possa senza far danno fare a meno. La poesia non è sapienza riposta, non
presuppone logica intellettuale, non contiene filosofemi: i filosofi che
ritrovano queste cose nella poesia, ve le hanno introdotte essi stessi senza
avvedersene. La poesia non è nata per capriccio, ma per necessità di natura. La
poesia tanto poco è superflua ed eliminabile, che senza di essa non sorge il
pensiero: è la prima operazione della mente umana» (Benedetto Croce, La
filosofia di Giambattista Vico) [qual
era quello dei tempi d'Omero] G.Vico,
Scienza Nuova, Conclusione Nel senso di
pietas, sentimento religioso.
Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi),13,
Biblioteca Universale Rizzoli, 2008. Voci correlate Benedetto Croce Fausto Nicolini
Storicismo Filosofia della storia Filologia. su Treccani – Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Fausto Nicolini, Giambattista Vico,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Giambattista
Vico, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Giambattista
Vico, su sapere, De Agostini.Giambattista Vico, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Andrea Battistini, Giambattista Vico, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Giambattista Vico, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.Opere di
Giambattista Vico, su Liber Liber.Opere di Giambattista Vico / Giambattista
Vico (altra versione) / Giambattista Vico (altra versione), su openMLOL, Horizons
Unlimited srl.Opere di Giambattista Vico, su Open Library, Internet
Archive.Opere di Giambattista Vico, su Progetto Gutenberg.T. Costelloe,
Giambattista Vico, in Edward N. Zalta, Stanford Encyclopedia of Philosophy,
Center for the Study of Language and Information, Stanford. Alexander Bertland,
La Scienza nuova su letteratura italiana net. Giambattista Vico - Opere*, su
bibliotecaitaliana integrali in più volumi dalla collana digitalizzata
"Scrittori d'Italia" Laterza Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione
in Vico, su academia.edu., Firenze, 2002 Giovanni Pellegrino, 'La concezione
della storia di Vico, su centro studi la runa it. Centro di Studi Vichiani, su Consiglio
nazionale delle ricerche. Fondazione Giambattista Vico, su Fondazione gbvico org.
Portale Vico, su giambattistavico. u treccani., in Il contributo italiano alla
storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vico,
Principj di una scienza nuova di Vico: d'intorno alla comune natura delle
nazioni, Tip. di A. Parenti. Itealian philosopher. Grice: “The
Italians revere him so much that his emblem is on one of their stamps!”“It
would be as having Ryle on one of ours!” vico:
He is so beloved by the Italians “that they made a stamp of him.”Grice. cited
by H. P. Grice, “Vico and the origin of language.” Philosopher who founded
modern philosophy of history, philosophy of culture, and philosophy of
mythology. He was born and lived all his life in or near Naples, where he
taught eloquence. The Inquisition was a force in Naples throughout Vico’s
lifetime. A turning point in his career was his loss of the concourse for a
chair of civil law. Although a disappointment and an injustice, it enabled him
to produce his major philosophical work. He was appointed royal historiographer
by Charles of Bourbon. Vico’s major work is “La scienza nuova” completely revised in a second, definitive version.
He published three connected works on jurisprudence, under the title Universal
Law; one contains a sketch of his conception of a “new science” of the
historical life of nations. Vico’s principal works preceding this are On the Study
Methods of Our Time, comparing the ancients with the moderns regarding human
education, and On the Most Ancient Wisdom of the Italians, attacking the Cartesian
conception of metaphysics. His Autobiography inaugurates the conception of
modern intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is his principle
that “the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is true is
convertible with what is made. This principle is central in his conception of
“science” scientia, scienza. A science is possible only for those subjects in
which such a conversion is possible. There can be a science of mathematics,
since mathematical truths are such because we make them. Analogously, there can
be a science of the civil world of the historical life of nations. Since we
make the things of the civil world, it is possible for us to have a science of
them. As the makers of our own world, like God as the maker who makes by
knowing and knows by making, we can have knowledge per caussas through causes,
from within. In the natural sciences we can have only conscientia a kind of
“consciousness”, not scientia, because things in nature are not made by the
knower. Vico’s “new science” is a science of the principles whereby “men make
history”; it is also a demonstration of “what providence has wrought in
history.” All nations rise and fall in cycles within history corsi e ricorsi in
a pattern governed by providence. The world of nations or, in the Augustinian
phrase Vico uses, “the great city of the human race,” exhibits a pattern of
three ages of “ideal eternal history” storia ideale eterna. Every nation passes
through an age of gods when people think in terms of gods, an age of heroes
when all virtues and institutions are formed through the personalities of
heroes, and an age of humans when all sense of the divine is lost, life becomes
luxurious and false, and thought becomes abstract and ineffective; then the
cycle must begin again. In the first two ages all life and thought are governed
by the primordial power of “imagination” fantasia and the world is ordered
through the power of humans to form experience in terms of “imaginative
universals” universali fantastici. These two ages are governed by “poetic
wisdom” sapienza poetica. At the basis of Vico’s conception of history,
society, and knowledge is a conception of mythical thought as the origin of the
human world. Fantasia is the original power of the human mind through which the
true and the made are converted to create the myths and gods that are at the
basis of any cycle of history. Michelet was the primary supporter of Vico’s
ideas in the nineteenth century; he made them the basis of his own philosophy
of history. Coleridge is the principal disseminator of Vico’s views in England.
James Joyce used the New Science as a substructure for Finnegans Wake, making
plays on Vico’s name, beginning with one in Latin in the first sentence: “by a
commodius vicus of recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought,
wishing to conceive Vico as the Hegel.
Vico’s ideas have been the subject of analysis by such prominent philosophical
thinkers as Horkheimer and Berlin, by anthropologists such as Edmund Leach, and
by literary critics such as René Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N.
Hampshire, “Vico,” in The New Yorker. Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H.
P. Grice, “Vico and language.” vico -- Danesi,
Marcel. Vico, Metaphor, and the
Origin of Language. Bloomington: Indiana. Serious scholars of Vico as well as
glottogeneticists will find much of value in this excellent monograph. Vico
Studies. A provocative, well-researched argument which might find reapplication
in philosophy." —Theological Book Review. Danesi returns to Vico to
create a persuasive, original account of the evolution and development of
language, one of the deep mysteries of human existence. The Vico’s
reconstruction of the origin of language is described at length, then evaluated
in light of Grice’s philosophical conversational pragmatics. Glottogenesis
Vico’s Reconstruction. The New Science Basic Notions. Language and the
Imagination: Vito’s Glottogenetic Scenario Vico’s Approach Reconstructing the
Primal Scene After the Primal Scence. The Dawn of Communication: Iconicity and
Mimesis Hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicity, and Gesture.
Iconic Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percepts to Concepts
The Metaphoricity Metaphor Metaphor and Concept-Formation Mentation,
Narrativity, and Myth The
Sociobiological-Computationist Viewpoint:A Vichian Critique The Vichian
Scenario Revisited Revisting the Genetic Perspective computationism. Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa Grice.
VIERI. Firenze. Essential
Italian philosopher. Filosofo. Di famiglia nobile, Vieri e nipote di Francesco
de' Vieri detto Verino primo (“Arrostino” alla Accademia della Crusca). A Pisa
fu professore di filosofia. Come l'avo e molto attivo nell'Accademia di
Firenze. E contestato dai colleghi per il suo vagheggiare una nuova accademia
platonica improntata su Pico. Suo principale avversario e Borri. Opere: “Liber in quo a calumnijs detractorum
philosophia defenditur, & eius praestantia demonstrator” (Romae, Giovanni
Angelo Ruffinelli, Giacomo Ruffinelli. su accademicidellacrusca.org, Accademia
della Crusca. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi Speranza, “Grice
e Vieri: la dialettica fiorentina”– The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria.
VIGNA. (Rosolini). Essential
Italian philosopher Filosofo. Studia Filosofia a Milano,
legandosi in special modo all'insegnamento di Bontadini e Severino. Con
Severino si laurea, discutendo la tesi, ‘La logica dell'astratto – generale -- e
la logica del concreto – particolare’” -- è Professore di Filosofia a Venezia,
ma ha insegnato anche a Milano. È stato, inoltre, il presidente della Società
Italiana di Filosofia Morale. Pensiero Si è occupato di neo-idealismo Italiano
e di Aristotele. Successivamente si è concentrato in maniera speciale sull'ontologia,
proponendo una ‘semantizzazione’ di ‘essere’ capace di risolvere la aporia del
parmenidismo di Severino, che in qualche modo grava anche sulla speculazione di
Bontadini. Questa ‘semantizzazione’ permette di leggere nel ‘divenire’ (x
divenne y) non l'annullamento dell'essere (‘x e y”), ma piuttosto quello
dell'ente. La differenza fondamentale è proprio quella che passa tra l'essere ‘assoluto’
che *non* diviene e l'ente finito che comincia e cessa di essere – cfr. Grice,
relative identity in Geach and Myro. Questa impostazione ha consentito di
raffinare ulteriormente il tema della mediazione metafisica che sfrutta e
compone la posizione necessaria della totalità dell'essere con la posizione
della totalità molteplice e mutabile dell'esperienza. Insieme alle
analisi di metafisica si sono svolte quelle di etica (bio-etica). L'etica è
intesa fondamentalmente come un’annalisi del desiderio o volere, il quale, a
sua volta, è fondamentalmente desiderio di un altro desiderio (meta-desiderio),
cioè poi di un altro essere umano – il co-conversazionalista B -- che ci
desideri e ci riconosca. L'etica e così ricondotta alle dinamiche delle
relazioni inter-soggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli
basilari. Il primo modello è il modello griceiano – ariskantiano -- quello
regolativo per l'etica. E quello in cui le soggettività si riconoscono
reciprocamente come delle soggettività, e cioè come delle persone o degli
esseri che pensano e desiderano in modo trascendentale. Il secondo modello è
quello trasgressivo. Quello in cui le soggettività confliggono e cercano di
dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un oggetto o
istrumento -- o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che
si colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna
definisce modello griceiano ‘oblativo,’ in cui mentre una delle due
soggettività riconosce l'altra e si dispone a trattare l'altra secondo la cura
e il rispetto che le convengono, l'altra soggettività non offre nessun
riconoscimento e cerca di imporsi sulla soggettività riconoscente come
soggettività dominante. Questa impostazione onto-etica si caratterizza per
il tentativo di fondare la regolatività etica del modello ariskantiano di Grice
su argomentazioni che partono dal rilievo irrefutabile della trascendentalità
della persona, la quale si trova invece contraddetta in tutte le situazioni di
rapporto inter-soggettivo riconducibili agli altri due modelli (razionalita
istrumentale, e razionalita di oppression). Le indagini di antropologia
trascendentale completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine
medio che stringe e salda l'ontologia metafisica all'etica. Il concetto di ‘persona’
viene inteso alla Grice e Strawson come sinergia del concetto di ‘sostanza’ e
di quello di relazione (la categoria della relazione di Aristotele, la relati,
o il ‘pros ti’. Sostanza (ousia,
sub-stantia, essential) è classicamente
quello che permane e sta in sé. La relazione, invece, è qui il rapporto
intenzionale ad altro da sé. La persona è una sinergia di sostanza e relazione
perché è sia rapporto a se stesso sia rapporto all'altro da sé, in quanto è
essenzialmente una intenzionalità trascendentale, ovverosia un orizzonte
consistente di relazione all'altro da sé, secondo il corso illimitato del
desiderio che lo abita. Opere: “La dialettica gentiliana” in “Giornale
critico della filosofia italiana”, Religione nella filosofia di Giovanni
Gentile, in “Giornale critico della filosofia italiana”, Gentile interprete di
Marx, in Enciclopedia. Il pensiero di Gentile,
Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e religione, CELUC, Milano Filosofia
e marxismo, CELUC, Milano, Le origini del marxismo teorico in Italia. Il
dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e Sorel sui rapporti tra marxismo e filosofia
(Città Nuova, Roma); “Antonio Gramsci. Il pensiero teorico e politico. La
"questione leninista"” (Città Nuova, Roma (con V. Melchiorre e G. de
Rosa); “Invito al pensiero di Aristotele” (Mursia, Milano), “Sostanza e relazione:
una aporetica della persona,” in L'idea di persona, V. Melchiorre, Vita e Pensiero,
Milano); “L'enigma del desiderio” (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo); “La
politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma); “Il frammento e l'Intero: -- il
toto e la parte -- indagini sul senso dell'essere e sulla stabilità del sapere,
Orthotes, Napoli-Salerno, Sul trascendentale come inter-soggettività
originaria, in “Le avventure del trascendentale,” A. Rigobello, Rosenberg &
Sellier, Torino); “Sulla verità e sul bene” (Petite Plaisance, Pistoia); “Etica
del desiderio come etica del riconoscimento” (Orthotes, Napoli-Salerno). Sostanza
e relazione. Indagini di struttura sull'umano che ci è comune, 2 volumi,
Orthotes, Napoli-Salerno . Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno . Studi marxiani, Orthotes,
Napoli-Salerno . Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno; La ragione e la
dialettica. Studi su Marx e Volpe (Marsilio, Venezia), “Teorie della felicità” II,
Francisci, Abano Terme); “La qualità dell'uomo. Filosofi e psicologi a confronto,
Franco Angeli, Milano); “Dio e la ragione, Marietti, Genova); “L'etica e il suo
altro, Franco Angeli, Milano); “Strutture del sapere filosofico” Il Cardo,
Venezia, “La libertà del bene, Vita e Pensiero, Milano, “Essere giusti con
l'altro” (Rosenberg & Sellier, Torino); Introduzione all'etica, Vita e
Pensiero, Milano, Etica trascendentale e
intersoggettività, Vita e Pensiero, Milano, “Multiculturalismo e identità” Vita
e Pensiero, Milano; “La persona e i nomi dell'essere: sritti di filosofia in
onore di V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano. Libertà, giustizia e bene in
una società plurale, Vita e Pensiero, Milano. Etiche e politiche della
post-modernità, Milano, Vita e Pensiero. “Etica del plurale: giustizia,
riconoscimento, responsabilità” (Vita e Pensiero, Milano); “Affetti e legami”
Vita e Pensiero, Milano); “La regola d'oro come etica universale (Vita e
Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo). Bontadini e la metafisica, Vita e
Pensiero, Milano, “Metafisica e violenza” Vita e Pensiero, Milano); “Etica di
frontiera. Nuove forme del bene e del male, Vita e Pensiero, Milano); “Di un
altro genere: etica al femminile, Vita e Pensiero, Milano . Giorgio La Pira. Un
san Francesco nel Novecento, AVE, Roma (curato con E. Zambruno).
Multiculturalismo e interculturalità. L'etica in questione, Vita e Pensiero,
Milano. “La vita spettacolare. Questioni di etica, Orthotes, Napoli; Etica
dell'economia. Idee per una critica del riduzionismo economico, Orthotes, Napoli-Salerno;
Differenza di genere e differenza sessuale. Un problema di etica di frontiera,
Orthotes, Napoli-Salerno . Il dovere dell'ospitalità, Orthotes, Napoli-Salerno.
Dell'interpretazione di Gentile offerta da Vigna discutono, fra gli altri, M.
Berlanda, Gentile e l'ipoteca kantiana. Linee di formazione del primo
attualismo, Vita e Pensiero, Milano eBettineschi, Critica della prassi
assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano, Orthotes, Napoli . Ora si vedano
anche Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno . Cfr. Studi marxiani, rthotes, Napoli-Salerno. Cfr. gli scritti raccolti in C. Vigna, Studi
aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno. F. Saccardi, Semantizzazione
dell'essere e inferenza metempirica, inPagani , Debili postille. Lettere a Vigna,
Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del mondo. Dialogo con Severino
sulla "struttura originaria" del sapere, Mimesis, Milano-Udine,
"Vigna, invece, che pur si è formato alla scuola di Bontadini e di
Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai egli ritiene che, se si
accetta la “semantizzazione parmenidea” dell’essere, non si può evitare di
estendere gli attributi dell'essere assoluto agli enti, come precisamente è
avvenuto nello svolgimento del pensiero di Severino. L'errore, però, prosegue
Vigna, sta proprio in questo "aver trattato la questione dell'essere come
una questione di essenza". L'errore viene eliminato convincendosi che la “semantizzazione”
dell'essere coincide con la 'relazione’ di essenza ed esistenza': questo è il
'tratto comune' tra tutti gli enti".
Cfr. C. Vigna, Il frammento e l'Intero,
Sulla semantizzazione dell'essere. L'eredità speculativa di Bontadini,
in “Bontadini e la metafisica.” Si veda inoltre G.P. Solliani, “Dell'essere
come essenza: per una rivisitazione del problema a partire di Aquino, in Debili
postille, Il frammento e l'Intero, Cfr. anchePagani, “Una rivisitazione della
via del divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione,
la fede, in Debili postille, Si veda poi A. Barzaghi, Percorsi di
rigorizzazione della teologia naturale nella filosofia neo-classica milanese,
in Rivista di filosofia neo-scolastica. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano
(in nuce), in Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e
sua risoluzione, in Etica trascendentale e inter-soggettività, Si veda anche il saggio di R. Fanciullacci, “Dell'inter-soggettività
e del riconoscimento. in Debili postille, Cfr. C. Vigna, Sul trascendentale
come inter-soggettività originaria. Inoltre: G. Venuti, La cura dell’altro come
regola d'oro. Lettera aperta a Vigna, e S. Zanardo, Sul dono della differenza,
in Debili postille, Per una discussione complessiva del pensiero di Vigna si
vedano i saggi contenuti inPagani Debili
postille. Lettere a Vigna, Orthotes, Napoli. “Sostanza e relazione: una
aporetica della persona.” Si può vedere ancheBettineschi, Finità e infinità
della soggettività. Lettera aperta a Vigna, inBettineschi, “Intenzionalità e
riconoscimento: scritti di etica e antropologia trascendentale” Orthotes,
Napoli. Bergamo festival: l'intuizione, su youtube.com. Malato o persona?, su
youtube.com. L'etica, su youtube.com. Treccani. Intervista a Vigna: la
filosofia morale, su youtube.com. Claudio Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio
come orizzonte trascendentale, su mondodomani.org. Profilo di Carmelo Vigna sul
sito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, su unive Bollettino della Società
filosofica italiana su sfi. Centro di
Etica Generale e Applicata, su centro di etica. Centro Inter-universitario per
gli Studi sull’Etica, su venus.unive. Società Italiana di Filosofia Morale, su
sifm. Intervento su La Pira, su avvenire. Attualismo, problematicismo,
metafisica , su filosofia. La politica e il sacro, su inschibboleth.org. Refs.:
H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Vigna: la regola
d’oro conversazionale” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIGNOLI. (Rosignano
Marittimo). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I spent quite some
time observing a species of pirot: the squarrel – mainly I was in search of
what Vignoli calls ‘la legge fondamentale dell’intelligenza nel regno animale”
– his ‘saggio,’ he says, is in ‘psicologia comparata,’ but since it is vintage,
I might well refer to is as ‘philosophical ethology’!” -- Si trasferì a Milano.
Docente di antropologia presso la Reale Accademia di Scienze e Lettere, divenne
direttore del Museo di storia naturale.
I suoi scritti apparvero su Il Politecnico e sulla Rivista di filosofia
scientifica. Due sue opere ebbero risonanza: “Della legge fondamentale
dell'intelligenza nel regno animale: saggio di psicologia comparata” -- e “Mito
e scienza”. Quest'ultima influenza Warburg. Il testo proviene in parte dalla
relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo
Galileo. Istituto Museo della Scienza di Firenze, pubblicata in Elena
Canadelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere su Progetto
Gutenberg. E. Canadelli, Tito Vignoli.
Da professore di antropologia a direttore del Museo civico d storia natural nel sito "Milano Città delle
Scienze". Elena Canadelli, La biblioteca di antropologia e biologia di
Vignoli nel sito "Milano Città delle Scienze".in Biblioteche dei
filosofi, Scuola Normale Superiore di PisaUniversità degli studi di Cagliari.
Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e Vignoli” –
“La etologia filosofica di Grice e Vignoli” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria.
VINADIO. (Torino). Grice: “Of course, Vinadio is bound to be a good
dialectician, since Italian neo-idealists take Hegel’s Dialektik – or colloquenza,
as the count prefers – much more seriously than the most Hegelian of Oxonians!
(And I don’t mean Bradley!”) -- Grice:
“I like Vinadio; but then I’m English and we like an earl!” – “My favourite of
his tracts is the one about dialettica which he understood just as Plato did,
only better!” -- Felice Balbo di Venadio, conte di Venadio, vide, “Il conte di
Vinadio” --. Filosofo. Considerato una delle voci più significative della
filosofia italiana della prima metà del Novecento, fu un intellettuale
impegnato in un vasto progetto di rifondazione della politica nell'immediato
secondo dopoguerra. Nacque da Enrico Balbo di Vinadio e da Ada Tapparo, in via
Bogino 8, nella casa che era stata del conte Cesare Balbo, ministro di casa
Savoia. Dopo la laurea, partecipò alla seconda guerra mondiale prima come
sottufficiale degli Alpini, poi come membro della Resistenza. Fu amico di
Natalia Ginzburg, Giulio Einaudi, Alessandro Fè d'Ostiani, Mila, Boringhieri,
Pintor e Pavese. Come consulente della casa torinese Einaudi curò due collane
di filosofia. Fu nominato cattedratico di filosofia a Roma. Si raccolse attorno a lui un piccolo gruppo
di filosofi, molti ispirati dalle idee di Dossetti, per discutere sulla crisi
dei valori nella società e sui modi di superarla mediante l'impegno sociale. Il
suo impegno trovò espressione inoltre con i contributi alle riviste Cultura e
realtà e Terza generazione. Fu vicino alle organizzazioni della sinistra di
ispirazione cattolica e al Partito Comunista.
Egli comprese come il mutamento centrale della società sarebbe avvenuto
nel rapporto tra lavoro umano e tecnica. Fu assunto all'IRI presso il Servizio
problemi del lavoro diretto da Glisenti, e si interessò di formazione del
personale. Venne nominato direttore del Centro IRI per lo studio delle funzioni
direttive aziendali. Opere: “L'uomo senza miti”; “Il laboratorio dell'uomo”; “Studi
in memoria di Gioele Solari dei discepoli” (Torino, Edizioni Ramella); “La
sfida storica del comunismo al Cristianesimo e le sue conseguenze filosofiche”
(Il Mulino); “Idee per una filosofia dello sviluppo umano” (Torino, Boringhieri).
Opere, Torino, Boringhieri, “Essere e progresso”; “Lezioni di etica” (Roma,
Edizioni Lavoro); Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Lettere a Ludovica,
Archinto. Giulia Boringhieri, Per un umanesimo scientifico. Storia di libri, di
mio padre e di noi, Torino, Einaudi, Duccio Cavalieri, Scienza economica e
umanesimo positivo. Claudio Napoleoni e la critica della ragione economica,
Milano, Franco Angeli, Giovanni Tassani, La Terza Generazione. Da Dossetti a De
Gasperi. Tra Stato e Rivoluzione, Roma, Edizioni Lavoro, Giovanni Tassani, nota
bio-bibliografica in: Felice Balbo, Lezioni di etica, Roma, Edizioni Lavoro, Giovanni
Invitto, Le idee di Felice Balbo. Una filosofia pragmatica dello sviluppo, Il
Mulino, Bologna, Giovanni Invitto, La filosofia di Felice Balbo di fronte a
fenomenologia ed esistenzialismo, in Giovanni Invitto, Fenomenologia ed
esistenzialismo in Italia, Adriatica Salentina, Lecce, Giovanni Invitto, Il
pensiero di Felice Balbo: una questione aperta, "Italia contemporanea",
fasc. Voce: Balbo Felice, Giorgio Campanini e Francesco Traniello Dizionario storico del movimento cattolico in
Italia: I protagonisti, Marietti, Torino, Anselmo Grotti, Saggio su Balbo,
Boringhieri, Torino, Anselmo Grotti, “Un altro futuro è possibile. Balbo a
cento anni dalla nascita” Egeria, Vittorio Possenti, “Balbo e la filosofia
dell'essere”, Vita e Pensiero, Milano, Giorgio Campanini e Giovanni Invitto , Balbo
tra filosofia e società, Franco Angeli, Milano, Flavia Tricomi, Felice Balbo:
per una filosofia come lavoro tecnico non mitico, in “La filosofia tra tecnica
e mito”, Atti del XXIX Congresso Nazionale Società Filosofica Italiana, S.
Maria degli Angeli Perugia, Porziuncola, Giovanni Invitto, Felice Balbo. Il
superamento delle ideologie, Roma, Edizioni Studium, Nicola Ricci, Cattolici e
marxismo. Filosofia e politica in Augusto Del Noce, Felice Balbo e Franco Rodano,
Milano, Franco Angeli; Luciano Bazzoli, Felice Balbo. Dal marxismo ad economia
umana, Brescia, Morcelliana; Marcello Mustè, La prassi e il valore. La
filosofia dell'essere di Felice Balbo, Roma, Aracne, Felice Balbo: il cristianesimo nella sfida
della “modernità”, di Giuseppe Turbanti, su storia e futuro.com. Giovanni
Invitto, Felice Balbo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Filosofi italiani del XX secoloInsegnanti italiani Professore.
Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vinadio:
being, value – and colloquenza!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria.
VIO.
(Gaeta). Essential Italian philosopher. Grice: “While the
typical Englishman is more interested in the fact that Vio never thought that
Henry VIII divorced Aragon, I prefer his commentary on the ‘prae-dicamentum’ of
Aristotle, via ‘Porfirio’!” -- Grice was irritated that when ‘vio’ became a
saint, the Italians list them under ‘c’. Tommaso De Vio, O.P. cardinale
di Santa Romana Chiesa Luther-vor-CajetanIl cardinale Tommaso De Vio riceve
Martin Lutero, Template-Cardinal.svg Incarichi ricopertiMaestro
generale dell'Ordine dei Predicatori Cardinale presbitero di San Sisto Arcivescovo
metropolita di Palermo Arcivescovo-vescovo di Gaeta (1519-1534)
Cardinale presbitero di Santa Prassede Ordinato presbitero Nominato
arcivescovo8 febbraio 1518 da papa Leone X Consacrato arcivescovo1º maggio 1518
dal cardinale Niccolò Fieschi Creato cardinale1º luglio 1517 da papa Leone X
Deceduto a Roma Manuale. Tommaso (al secolo Giacomo o Jacopo) De
Vio, detto il Cardinal Caetano o Gaetano è stato un cardinale italiano.
Religioso domenicano, fu generale dell'Ordine: fu teologo e diplomatico
pontificio. Incontro tra Martin Lutero e il Cajetanus in una stampa d'epoca. Figlio
di Francesco De Vio e Isabella de Sieri, eentrò tra i frati Domenicani del
monastero di Gaeta, dove assunse il nome di Tommaso, e proseguì i suoi studi in
filosofia a Napoli, Bologna e Padova. Fu professore presso le università
di Pavia e Roma, ed in questo campo acquisì una considerevole fama in seguito
ad un pubblico dibattito con Pico della Mirandola a Ferrara. Divenne generale
dell'Ordine e consigliere dei papi; Dimostrò grande zelo nel difendere i
diritti papali contro il Concilio di Pisa, polemizzando contro Almain in una
serie di pubblicazioni che furono messe al bando dalla Sorbona e bruciate per
ordine del re Luigi XII di Francia. Papa Leone X lo creò cardinale, e fu
fatto arcivescovo di Palermo. Divenne arcivescovo di Gaeta. Venne inviato
in Germania come Legato Apostolico per partecipare alla Dieta di Augusta, si
adoperò con profitto per l'elezione di Carlo V d'Asburgo ad Imperatore del
Sacro Romano Impero (prevalendo sull'altro concorrente Francesco I Re di
Francia), e lì cercò di arginare la nascente Riforma protestante di Martin
Lutero. Fece rientro in Roma senza essere riuscito a convincere Lutero ad
abbandonare i suoi propositi di Riforma, e aiutò il papa nell'estensione della
bolla Exsurge Domine rivolta a contrastare il dilagare della riforma luterana.
Oganizzò la resistenza contro i Turchi in Germania, Polonia e Ungheria. Venne
fatto prigioniero durante il Sacco di Roma dai Lanzichenecchi, inviati in
Italia da Carlo V per punire papa Clemente VII per il tradimento della parola
datagli, poi venne liberato. Pronunciò la sentenza definitiva di validità
del matrimonio di Enrico VIII e Caterina d'Aragona, rifiutando il divorzio al
sovrano inglese. Accanto alla produzione teologica, secondo la linee della
scuola tomista, Vio si distinse anche come esegeta. Supplì alla sua
non-conoscenza dell'ebraico, consultando esperti rabbinici e grazie alla sua
familiarità con il testo greco. Pubblicò in vari volumi una traduzione e
commentario letterario della Bibbia che comprende larga parte dell'Antico
Testamento e quasi tutto il Nuovo Testamento con l'eccezione dell'Apocalisse di
Giovanni. La sua enfasi sulla ricerca del significato letterario del testo lo
pone alle origini della moderna tradizione esegetica cattolica. La sua
tomba è oggi collocata nel vestibolo della Basilica di Santa Maria sopra Minerva. La
genealogia episcopale è: Cardinale Niccolò Fieschi Cardinale Tommaso De
Vio, O.P. Opere: Summula Caietani, Frontespizio degli Opuscula omnia, Commentaria
super tractatum De ente et essentia Thomae de Aquino, De nominum analogia, Commentaria
in III libros Aristotelis De anima, Auctoritas Pape et Concilii siue Ecclesie
comparata, Marcello Silber, Oratio in secunda sessione Concilii Lateranensis,
Johann Beplin, 1512. (LA) Apologia de comparata auctoritate pape et ecclesie,
1513. De divina institutione Pontificatus Romani Pontificis, Jentacula N.T.,
expositio literalis sexaginta quatuor notabilium sententiarum Novi Test., Roma,
Summula Caietani, Paris, Claude Chevallon, Opuscula omnia, Opuscula omnia,
Lucantonio Giunta, Francesco senese De Franceschi, In Porphyrii Isagogen ad
Praedicamenta Aristotelis, Opera omnia, Scripta philosophica, a cura diZammit, M.-H.
Laurent e J. Coquelle, De nominum analogia; De conceptu entis, De comparatione
auctoritatis papae ; Apologia. Bibliografia: Giovanni Allaria, Tommaso De Vio:
cardinale Gaetano, Gaeta, La Poligrafica, centenario della nascita del
Cardinale Tommaso De Vio (Cajetanus): 2Roma, Istituto Professionale Grafico
Sordomuti, Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Innocenzo Taurisano, Tommaso De Vio, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.Tommaso De Vio, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc.Eckehart Stöve, Tommaso De Vio, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Tommaso De Vio,
su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.(DE) Tommaso De Vio, su ALCUIN,
Università di Ratisbona.Opere di Tommaso De Vio / Tommaso De Vio (altra
versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso De Vio, su
Open Library, Internet Archive.Tommaso De Vio, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. David M. Cheney, Tommaso De Vio, in Catholic
Hierarchy.Salvador Miranda, VIO, O.P., Tommaso, su fiu.edu – The Cardinals of
the Holy Roman Church, Florida International University. PredecessoreMaestro
generale dell'Ordine dei Predicatori Successore Cr.domenicanaJean Clérée, O.P. Juan
García Loaysa, O.P.PredecessoreCardinale prete di San
SistoSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Achille Grassi Niccolò
SchombergPredecessoreArcivescovo metropolita di
PalermoSuccessoreArchbishopPallium PioM.svg Francisco de Remolins
(amministratore apostolico)8 febbraio Giovanni CarandoletPredecessoreVescovo di
Gaeta (titolo personale di arcivescovo)SuccessoreBishopCoA PioM.svg Fernando
Herrera Esteban Gabriel MerinoPredecessoreCardinale presbitero di Santa
PrassedeSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Ippolito de' Medici Francesco Corner Vescovi
e arcivescovi di Palermo Fino al 1500Mamiliano · Stefano di Perche · Gualtiero
· Berardo de Castanea · Ludovico Bonito · Nicolò de' Tudeschi · Simone
Beccadelli di Bologna XVI secoloTommaso De Vio · Giovanni Carandolet · Pietro
Tagliavia d'Aragona · Francisco Orozco de Arce · Ottaviano Preconio · Giacomo
Lomellino Del Canto · Cesare Marullo · Diego Haëdo XVII secoloGiovanni
(Giannettino) Doria · Fernando Andrade Castro · Martín de León Cárdenas ·
Pietro Martínez y Rubio · Juan Lozano · Jaime de Palafox y Cardona · Ferdinando
Bazan y Manriquez XVIII secoloJosé Gasch · Matteo Basile · Domenico Rosso ·
José Alfonso Meléndez · Marcello Papiniano Cusani · Serafino Filangieri ·
Francesco Ferdinando Sanseverino · Filippo Lopez y Royo XIX secoloDomenico
Pignatelli di Belmonte · Raffaele Mormile · Pietro Gravina · Gaetano Trigona e
Parisi · Ferdinando Maria Pignatelli · Giovanni Battista Naselli · Michelangelo
Celesia XX secoloAlessandro Lualdi · Luigi Lavitrano · Ernesto Ruffini ·
Francesco Carpino · Salvatore Pappalardo · Salvatore De Giorgi XXI secoloPaolo
Romeo · Corrado Lorefice. He wrote extensively on freewill, and had a colourful dispute
with, of all people, Calvinwell represented in a painting Grice adored. Vio Tomasso di vio
-- cajetan, original name, -- H. P. Grice thinks that Shropshire borrowed his
proof for the immortality of the soul from Cajetan -- Tommaso de Vio, prelate
and theologian. Born in Gaeta from which he took his name, he entered the
Dominican order in 1484 and studied philosophy and theology at Naples, Bologna,
and Padua. He became a cardinal in 1517; during the following two years he
traveled to G.y, where he engaged in a theological controversy with Luther. His
major work is a Commentary on St. Thomas’ Summa of Theology 1508, which
promoted a renewal of interest in Scholastic and Thomistic philosophy during the
sixteenth century. In agreement with Aquinas, Cajetan places the origin of
human knowledge in sense perception. In contrast with Aquinas, he denies that
the immortality of the soul and the existence of God as our creator can be
proved. Cajetan’s work in logic was based on traditional Aristotelian
syllogistic logic but is original in its discussion of the notion of analogy.
Cajetan distinguishes three types: analogy of inequality, analogy of
attribution, and analogy of proportion. Whereas he rejected the first two types
as improper, he regarded the last as the basic type of analogy and appealed to
it in explaining how humans come to know God and how analogical reasoning
applied to God and God’s creatures avoids being equivocal. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e de Vio” – Luigi
Speranza, “Grice e Vio: Le categorie” -- The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
VIRNO. (Napoli). Essential Italian philosopher. Grice:
“Virno, like me, is a semiotician.” Filosofo. Di orientamento operaista, docente di
filosofia a Roma. Tra i principali esponenti dell'organizzazione della sinistra
extraparlamentare Potere Operaio, il suo nome ricorse nelle cronache dei
cosiddetti "anni di piombo" in Italia. Fu arrestato e detenuto in prigione
per diversi anni sino alla sua definitiva assoluzione. Nel corso della
detenzione elaborò il suo pensiero che trovò espressione nella rivista Luogo
comune. «Democrazia è il fucile in spalla agli operai», slogan attribuito
a Potere Operaio «Mi sono formato politicamente a Genova, dove la mia famiglia
viveva e io facevo liceo. Genova era esposta all’influenza di Torino, dove vi
furono le prime occupazioni nel ’67; quindi nell’estate di quell’anno si
mobilitarono gli studenti medi (più vivaci di quelli universitari, che invece
erano in contatto con le organizzazioni tradizionai dei partiti, UGI e via
dicendo). Come studenti medi fondammo dunque il Sindacato degli Studenti,
che nell’autunno del ’67 fece i primi scioperi su tematiche già sessantottesche,
la lotta all’autoritarismo, solidarietà con gli studenti greci dopo il golpe
dei colonnelli e quant’altro...nell’autunno del ’68, sempre per un
trasferimento della famiglia, sono venuto ad abitare a Roma, e di lì a non
molto ho preso contatti e rapporti con il gruppo che sarebbe diventato Potere
Operaio, che allora sostanzialmente nella capitale era il gruppo delle facoltà
scientifiche... Entro in Potere operaio dopo gli episodi cruciali della
primavera ’69 a Torino.» Lavorò a Milano come insegnante all'Alfa Romeo
di Arese e all'Innocenti, organizzando anche azioni collettive nelle fabbriche
sino alla dissoluzione di Potere operaio nel 1973. Nel 1977 Virno
presentò la sua tesi di laurea sul concetto di lavoro e la teoria della
coscienza di Theodor Adorno e partecipò attivamente alle manifestazioni ad
opera dei lavoratori precari e di altri emarginati. Fondò assieme a Oreste
Scalzone e a Franco Piperno la rivista Metropoli organo ideologico del
movimento politico. Nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria nota come
"7 aprile", la redazione della rivista viene accusata di appartenere
in blocco all'organizzazione eversiva «costituita in più bande armate
variamente denominate». «siamo arrestati io, Castellano, Maesano e Pace
(che però sfugge all’arresto, di nuovo, giuro, non per sagacia). Noi siamo
arrestati il 6 giugno ’79, poi ci fanno confluire nel 7 aprile, ritroviamo gli
altri nel cortile di Rebibbia, nel braccio speciale, stiamo un po’ di mesi lì,
poi c’è la diaspora, cioè il Ministero ordina di mandare ognuno di questi
detenuti in un carcere speciale diverso, perché ovviamente, tramite avvocati,
visite, benché ci fosse il regime di braccio speciale, quello era diventato una
specie di luogo in cui si elaboravano documenti, lettere a giornali, si faceva
campagna politica, c’erano state delle lotte interne. Quindi, c’è la
diaspora, io vado a Novara, Oreste va a Cuneo, quell’altro va a Favignana,
quell’altro ancora da un’altra parte. Comincia questo giro negli speciali, e ci
ritroviamo non tutti ma in parte nel carcere di Palmi, inaugurato nell’autunno
del ’79, carcere per soli politici o per detenuti comuni completamente
politicizzati, una specie di “Kesh”. Là dentro c’era una situazione curiosa,
anche molto spettacolare, perché si incontrano assolutamente tutti. Infatti,
per un primo periodo con i compagni delle BR o con Alunni o quelli dei NAP, si
pensò anche di approfittare di questa situazione per avviare una discussione
larga, di carattere "costituente": però, il problema è che anche lì
c’è il fatto che i più spregiudicati di loro, come Curcio, erano d’accordo,
avevano capito di aver perso l’essenziale, cioè il cambio di paradigma del ’77,
cioè il fatto che i giovani operai erano non più riconducibili a quelli del
’69; altri invece no.[...] Riassumendo in breve, la mia detenzione fu un
anno dal ’79 all’80, poi due anni liberi in cui curai la serie continua di
Metropoli nell’81, due anni ancora di carcere, condanna a 12 anni in primo
grado, un anno di arresti domiciliari ... l’assoluzione (insieme a tanti altri
imputati del 7 aprile) fu nell’87, la conferma nell’88.» La travagliata
esperienza politica e esistenziale di questi anni sarà trasfusa da Virno nella
pubblicazione di Luogo Comune una rivista dedicata all'analisi della vita nella
situazione sociale del "postfordismo". Nel 1993 Virno lasciò il
lavoro di editore della rivista per insegnare filosofia nell'Urbino -- è stato professore invitato all'Montréal e al
suo ritorno in Italia occupò la cattedra di filosofia del linguaggio, semiotica
ed etica della comunicazione nell'Università della Calabria da dove si
trasferirà all'Università Roma Tre. Convinto della necessità di un nuovo
linguaggio della politica che chiarisca le trasformazioni economiche, sociali e
culturali che da più di un decennio caratterizzano le società occidentali,
introduce nella “Grammatica della moltitudine” una riflessione sul contrasto
tra i termini di "popolo" e "moltitudine" che generarono
una accesa polemica teorico-filosofica nel secolo XVII. Quando avvenne la
formazione degli stati nazionali fu l’espressione “popolo” a prevalere. Virno
si domanda se non sia venuto il tempo di restaurare l'altro concetto della
‘moltitudine.” La "multitudo" è quell'insieme di persone che
nell'azione politica e in quella economica, pur agendo collettivamente non
perdono il senso della propria individualità, resistendo sempre alla riduzione
a unica massa informe com'è nel termine di "popolo". La moltitudine è
dunque la base delle libertà civili. In contrapposto, moltitudine e una
pluralità che non si sintetizza nell'uno, il più grave pericolo per l'autorità
dello Stato che esercita il «supremo imperio». Dopo i secoli del “popolo”
e quindi dello Stato (Stato-nazione, Stato centralizzato ecc.), torna infine a
manifestarsi la polarità contrapposta, abrogata agli albori della modernità. La
moltitudine come ultimo grido della teoria sociale, politica e filosofica?
Forse.” Opere: “L'idea di mondo: intelletto pubblico e uso della vita”
(Editore: Quodlibet); “Saggio sulla negazione: per una antropologia linguistica”
(Editore: Bollati Boringhieri); “E così via, all'infinito: Logica e
antropologia” (Editore: Bollati Boringhieri), “Motto di spirito e azione
innovative: per una logica del cambiamento” (Editore: Bollati Boringhieri). “Quando
il verbo si fa carne: linguaggio e natura umana” (Editore: Bollati Boringhieri,
Scienze sociali e «natura umana». Facoltà di linguaggio, invariante biologico,
rapporti di produzione” (Editore: Rubbettino); “Grammatica della moltitudine.
Per una analisi delle forme di vita contemporanee” (Editore: DeriveApprodi); “Esercizi
di esodo. Linguaggio e azione politica” (Editore: Ombre Corte); “Il ricordo del
presente. Saggio sul tempo storico” (Editore: Bollati Boringhieri); “Parole con
parole: poteri e limiti del linguaggio” (Editore: Donzelli); “Mondanità. L'idea
di «Mondo» tra esperienza sensibile e sfera pubblica” (Editore:
Manifestolibri); “Convenzione e materialism” (Editore: Theoria [Ristampa
Editore: DeriveApprodi, Scheda docenteUniversità Roma Tre Intervista, Hecceitasweb «Questo termine è entrato nel linguaggio
corrente negli anni '90 per indicare un insieme di caratteristiche economiche,
sociali e istituzionali del nostro presente, avvertite [pessimisticamente] come
profondamente diverse rispetto al nostro recente passato» e in genere come
molto negativamente mutate. (In articolo di Maria Turchetto, Fordismo e
postfordismo. Qualche dubbio su alcune "certezze" della sinistra
italiana., edito nel n° 67 di Protagonisti)
Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee,
ed.DeriveApprodi, Anni di piombo Potere operaio"General intellect".
In Zanini, A.; Fadini, U. . Lessico postfordista: dizionario di idee della
mutazione. Feltinelli, Giovanni Copertino, sito "Filosofico.net". Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi
Speranza, “Grice e Virno” – “Grice e Virno: la conversazione – una popolazione
di due!” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VIROLI. (Forlì). Essential
Italian philosopher.Actually “Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting
soon.” “The loyalty for one’s country is not based on evidence.”Maurizio Viroli (Forlì), filosofo. Durante il settennato di
Carlo Azeglio Ciampi ha servito la Presidenza della Repubblica Italiana.
Attualmente è Professore a a Lugano. I suoi campi di ricerca sono la Filosofia
politica e la Storia del Pensiero politico. I suoi autori di riferimento sono
Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo Rosselli e Nello Rosselli. La sua
ricerca si basa sul metodo contestualista di Quentin Skinner a cui ha apportato
alcune innovazioni. Il suoi riferimenti politico-ideali sono il
Repubblicanesimo e l'Azionismo (Partito d'Azione). Alle numerose pubblicazioni
scientifiche affianca l'attività di saggista e quella di editorialista.
Collabora e ha collaborato ad alcune testate giornalistiche, tra cui La Stampa,
il Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano. Maurizio Viroli ha frequentato il Liceo
scientifico statale Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì. Come egli stesso
racconta nel libro L'autunno della Repubblica, per mantenersi agli studi ha
lavorato fin da giovanissimo come garzone di bottega, come cameriere d'albergo
e come operaio presso lo zuccherificio della sua città. Di quegli anni
dice:" [...] quando ero bambino abitavo a Forlì con i miei genitori, in via
Archimede Mellini, in un appartamento angusto e freddissimo, riscaldato
soltanto da una stufa a gas tenuta, per la nostra povertà, sempre con la
fiammella azzurrognola al minimo." Al termine degli studi liceali si
è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Nel 1976 si è
laureato magna cum laude in Filosofia con una tesi dal titolo Metodo e Sistema
in Friedrich Engels. Dal maggio 1976 al maggio 1977 ha svolto il Servizio
di leva a Casarsa della Delizia, in Friuli-Venezia Giulia. Il ritorno
alla vita civile è stato all'insegna del precariato. Percepiva un piccolo
salario organizzando convegni e lavorando come redattore alla rivista Problemi
della transizione presso Istituto Gramsci di Bologna. è stato ammesso al
dottorato di ricerca presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. Di
fronte alla commissione composta dai Maihofer, Skinner, Bobbio, Cranston, e Moulakisha,
ha discusso la tesi “La società bene ordinata” pubblicata per Il Mulino. Ha
perfezionato la sua formazione svolgendo attività di ricerca al Clare Hall di Cambridge
e al Max-Planck Institut für Gesellschaftsforschung in Köln. Posizione
accademica. Viroli è Professore Emerito all'Princeton dal . A Princeton è
giunto dopo aver vinto un concorso come Assistant Professor. Ha ottenuto
tenured appointment ed è diventato Associate Professor.-- è diventato Full
Professor . È Professore di Government ad Austin, e di Comunicazione
politica all'Università della Svizzera italiana. Dirige il Laboratorio di Studi
civili presso l'Università della Svizzera italiana. Ha a vinto il
finanziamento del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica con il
progetto di ricerca Milan and Ticino: Shaping the Spatiality of a European
Capital, che prevede l'impegno di un folto gruppo di ricercatori. I suoi
interessi di studio ruotano intorno alla Filosofia politica e alla Storia del
Pensiero politico. Studia il Repubblicanesimo nella sua accezione classica (da
Machiavelli a Rousseau) e in quella contemporanea. Si occupa e scrive di religione
e politica, di retorica classica, libertà e tirannide, di patriottismo e
nazionalismo, di etica civile, di diritti e doveri. Pone particolare attenzione
ai fondamenti della convivenza civile. I suoi periodi storici di riferimento
sono il Rinascimento, il Risorgimento e l'Antifascismo. I suoi autori di
riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo e Nello
Rosselli. Come impegno civile si occupa di Educazione civica e della
difesa e dell'attuazione della Costituzione della Repubblica Italiana. Ha
collaborato con la Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per le
Marche a progetti di Educazione alla Cittadinanza. Ha fondato e dirige il
Master in Civic Education presso l'associazione Ethica di Asti. Ha coordinato e
diretto progetti di Educazione civica per la Fondazione per la Scuola della
Compagnia di San Paolo. Con il professor Gianni Sinni dirige il progetto
Designing Civic Consciousness presso Università degli Studi della Repubblica di
San Marino. Dirige il progetto Lezioni di Casa Cervi-Scuola di Etica civile
presso Casa Cervi. Ha preso parte attivamente alle campagne referendarie
svoltesi in occasione del referendum costituzionale, contro la riforma proposta
dal centro-destra, e del referendum costituzionale del , contro la cosiddetta
riforma costituzionale Renzi-Boschi. Ha collezionato inviti e incarichi di
insegnamento presso prestigiose istituzioni culturali internazionali come
l'Institute for Advanced Study di Princeton, Georgetown, Yale, Harvard, UCLA,
New School for Social Research di New York, Peking University, Pontifica
Universitad Catolica del Cile, Cambridge, Brisbane, Columbia, Queen Mary,
London, United Arab Emirates University, Messico, Gerusalemme, il Collège de
France Ha insegnato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa,
Università degli Studi di Trento, l'Università del Molise, l'Ferrara, la Scuola
Superiore di Catania e l'Università degli Studi di Urbino "Carlo
Bo". Ha collaborato e collabora con istituzioni quali il Collegio di
Milano e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Scuola superiore
di polizia, Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, il Collegio
Carlo Alberto e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, laFondazione Alcide
Cervi presso Casa Cervi. Ideali politici Maurizio Viroli, nel libro
L'autunno della Repubblica, spiega così le sue posizioni politiche "Non
sono soltanto uno studioso del repubblicanesimo, mi sento repubblicano. Amo i
princìpi fondamentali di questa tradizione e cerco di applicarli nella vita e
nell’analisi dei fatti politici e sociali." Più oltre, in riferimento al
Presidente Carlo Azeglio Ciampi racconta: "La prima volta che lo incontrai
provai la sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di straordinaria energia
morale, l’esempio vero della migliore cultura del Risorgimento e
dell’azionismo. Rammento ancora le parole che mi disse dopo aver ascoltato con
attenzione le mie considerazioni sul significato del concetto di amor di
patria: «Quello che lei dice, professore, l’ho sempre sentito e vissuto nella mia
coscienza». Fu allora che realizzai che io sono prima uno studioso di
repubblicanesimo e poi un repubblicano; Ciampi è repubblicano nell’intimo della
coscienza: repubblicano e azionista; anzi, credo, repubblicano perché
azionista." Anche l'Antifascismo é rilevante nel patrimonio ideale
di Viroli. Ne L'Autunno della Repubblica si legge: "Ho trovato nelle
pagine di Croce, Rosselli, Parri, Rossi, Calamandrei per citare soltanto i nomi
più noti non solo idee e argomenti in perfetta sintonia con il mio antifascismo
assoluto e intransigente, ma anche e soprattutto le più convincenti riflessioni
sulle ragioni della fragilità della libertà italiana." Il
patriottismo di Maurizio Viroli si oppone al nazionalismo, anzi, ne è
l'antidoto. Ancora ne L'Autunno della Repubblica si legge a proposito del libro
Per amore della patria. "In Italia abbiamo una tradizione di patriottismo
di straordinario valore morale e politico, la migliore che io conosca. Mi
riferisco in primo luogo al patriottismo diMazzini, fondato sul principio che
la patria non è il territorio bensì un principio di libertà, e al patriottismo
degli antifascisti di «Giustizia e Libertà», concordi nell’affermare che la
nostra patria coincide con il mondo morale delle persone libere [...] non era
poi idea tanto peregrina sostenere [in Per amore della patria. Patriottismo e
nazionalismo nella storia. n.d.r.] che il patriottismo repubblicano potesse
essere il mezzo più efficace per combattere la marea del nazionalismo che
cominciava a montare. Oggi, credo sia troppo tardi." Infine, Viroli
ci spiega il suo relativismo: "Sulle questioni etiche sono stato sempre un
convinto relativista, con comprensibile scandalo di molti amici e colleghi. Di
fatto, se il dovere esiste soltanto là dove la coscienza morale personale lo
riconosce come tale, segue necessariamente che ci sono persone che riconoscono
quali loro doveri determinati princìpi, altre che riconoscono quali loro doveri
princìpi diversi, se non del tutto opposti. Il pluralismo e il contrasto dei
doveri sono sotto gli occhi di tutti. Ad alcuni il dovere indica il servizio e
la pratica della carità, ad altri la pura e semplice affermazione di sé stessi,
anche a costo di usare altri esseri umani come mezzi. [...] La ragione, tante
volte invocata quale guida sicura all’agire umano, non detta i fini ma solo i
mezzi. Lo ha spiegato in modo esemplare un filosofo morale completamente
dimenticato, Erminio Juvalta: «La ragione per sé non comanda nulla; né
l’egoismo, né l’altruismo, né la giustizia. La ragione cerca, e mostra, se le
riesce, i mezzi che servono a conservar la vita a chi la vuol conservare, a
distruggerla a chi la vuol distruggere; addita ai pietosi le vie della pietà,
ai giusti le vie della giustizia, e le vie del proprio tornaconto agli uomini
senza scrupoli. Ma l’egoismo non è per sé più ‘razionale’ dell’altruismo, né il
regresso più razionale del progresso, né la conservazione dell’individuo più
razionale di quella della specie, né l’utile proprio più razionale che l’utile
della collettività. Razionali non sono i fini, ma le relazioni dei mezzi ai
fini. Ed è così ragionevole che dia la vita per un’idea chi pregia più l’idea
che la vita, come che taccia la verità per un ciondolo chi ama più i ciondoli
che la verità.»" È stato consulente della Presidenza della
Repubblica Italiana per le attività culturali durante il settennato del
Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Ha collaborato con la Presidenza della Camera
dei Deputati durante la presidenza di Luciano Violante. È stato coordinatore
del Comitato Nazionale per la Valorizzazione della Cultura della Repubblica
presso il Ministero dell'Interno. È stato Presidente nazionale
dell'Associazione Mazziniana Italiana. Onorificenze Ufficiale dell'Ordine
al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaUfficiale
dell'Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del Presidente
della Repubblica» Pubblicazioni Questa voce è da wikificare Questa voce o
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progetto di riferimento. Opere: “Nazionalisti e patrioti, Roma-Bari,
Laterza Etica del servizio e etica del comando, Napoli, Editoriale
Scientifica. L’autunno della Repubblica, Roma-Bari, Laterza, La
redenzione dell’Italia. Saggio sul «Principe» di Machiavelli, Roma-Bari,
Laterza; “Il sorriso di Niccolò” Storia di Machiavelli, nuova edizione,
Roma-Bari, Laterza. Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al
cittadino elettore, Roma-Bari, Laterza. L’Intransigente, Roma-Bari,
Laterza. Le parole del cittadino, Roma-Bari, Laterza. La libertà
dei servi, Roma-Bari, Laterza, Lo scrittore di ricami, Reggio Emilia,
Diabasis. Come se Dio ci fosse. Religione e libertà nella storia
d’Italia, Torino, Einaudi. Machiavelli filosofo della libertà, tradotto da
Silvia Righini, Roma, Castelvecchi, .L’Italia dei doveri, Milano,
Rizzoli. Il Dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia,
Roma-Bari, Laterza. Dialogo intorno alla repubblica, Roma-Bari, Laterza. Il
sorriso di Niccolò. Storia di Machiavelli, Roma-Bari, Laterza (paperback
edition: pubblicato anche da Milano,
Edizioni de Il Giornale, e da Milano, Edizioni de Il Sole 24 Ore, ). Per Amore
della Patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Roma-Bari, Laterza,
Dalla politica alla ragion di stato, Roma, Donzelli, L’etica laica di Erminio
Juvalta, Milano, Franco Angeli. ‘La civiltà statuale’, in Francesco Di
Donato Cultura civica e civiltà statuale, Bologna, Il Mulino. ‘Libertà e
profezia in Machiavelli’, in Attilio Scuderi Machiavelli e i confini del
potere, Milano, Mimesis. ‘La passione civile e la scienza politica di
Giovanni Sartori’, ‘Civic religion, Patriotism and Prophecy in early-Modern
Italian City-Republics’, in Kurt Almqvist (ed.) Nation, state and empire.
Perspectives from the Engelsberg seminar, Stockholm, Axess Publishing AB, 8
‘Postfazione’, in Roberto Bertoni, Protagonisti sempre. Un secolo di
storia visto con gli occhi dei ragazzi, with a preface by Enrico Letta, Reggio
Emilia, Imprimatur ‘Prefazione’, in Carlo Mosca, Il prefetto e l’unità
nazionale, Napoli, Editoriale Scientifica. ‘Skinner’, ‘God’ and ‘Macaulay’, in
Gennaro Sasso and Giorgio Inglese (directors), “Enciclopedia machiavelliana”
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vita di Machiavelli by Roberto
Ridolfi, Roma, Castelvecchi. ‘Introduction’, new edition of The Prince by
Niccolò Machiavelli, Roma, Castelvecchi. ‘Preface’, ‘Preface’, in Leone
Ginzburg, La tradizione del Risorgimento, Roma, Castelvecchi. ‘Se è
libero bisogna che creda’, in 5 variazioni sul credere, ed. by Marco Bouchard,
Torino, Edizioni Gruppo Abele. ‘L’attualità del Principe’, in
Alessandro CampiIl principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo. Roma,
Complesso del Vittoriano, Salone centrale, Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana. ‘Premessa’, in Antonio Gisondi, La moralità della Resistenza:
l’esperienza del partigiano Bosco, Benevento, Associazione Terre dei
Gambacorta, ‘Prefazione’, in Dalla patria allo Stato. Una biografia
intellettuale di Spaventa, Roma-Bari, Laterza. ‘Patriotism and
European Unity’, ‘La costituzione repubblicana: un manuale di educazione
civica’, in Lessico civico: teorie e pratiche della cittadinanza, Reggio
Emilia, Diabasis. ‘Le origini meridiane del repubblicanesimo’, in
Federica Frediani and Fernanda Gallo (eds.), Ethos repubblicano e pensiero
meridiano, Reggio Emilia, Diabasis. ‘La dimensione religiosa del
Risorgimento’, in Alberto Melloni Cristiani d’Italia. Chiese, società, stato,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. ‘La libertà politica è un bene
fragile’, Lettera internazionale. Rivista trimestrale europea, ‘Ragione e passioni nell’educazione civica’,
in Ilario Belloni and Rosario Forlenza (eds.), Questioni civiche. Forme, simboli
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Giuseppe Fonseca, La Costituzione: il pilastro di cristallo, Napoli, La scuola
di Pitagora. Machiavelli, il carcere, Il Principe’, in Gli anni di
Firenze, Roma-Bari, . in La Costituzione ieri e oggi. Roma, Atti dei
Convegni Lincei Roma, Bardi. ‘Etica e diritto: la forza intelligente per
sconfiggere la violenza’ in Regione Piemonte, Piano regionale per la
prevenzione della violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime. ‘Religione
e libertà nella Democratie en Amérique’, in Dante Bolognesi e Sauro Mattarelli
(eds.), Fra libertà e democrazia: l’eredità di Tocqueville e J. S. Mill,
Milano, Franco Angeli. ‘Una nuova utopia della libertà’, Quaderni del
Circolo Rosselli, ‘Machiavelli’s Realism’, Constellations, ‘Religione/2:
Tutte le ragioni del liberalismo’, with Ackerman, Amato, Bassetti, Buruma,
Cacciari, Carandini, Crowder, Eder, Parisi, Pombeni, Roman, Schlegel,
Schwarzenberg, Taylor, Nadia Urbinati, Reset, Dove Ratzinger sbaglia/Where
Ratzinger is mistaken. ‘Machiavelli oratore’, in Jean-Jacques
MarchandMachiavelli senza i Medici, scrittura del potere, potere della
scrittura. Atti del convegno di Losanna, Roma, Salerno Editrice. ‘Due
concetti di religione civile’, in Maurizio RidolfiRituali civili: storie
nazionali e memorie pubbliche nell’Europa contemporanea, Roma, Gangemi.
‘Patriottismo e rinascita civile’, Aspenia, ‘Introduction’, ‘Prefazione’, in Giuseppe
Mazzini, Scritti politici, edited by Terenzio Grandi and Augusto Comba, 2nd
edition, Torino, UTET. ‘Introduzione’, in What is a man? Collection of
young thouthsChe cos’è l’uomo? Raccolta di giovani pensieri, Senigallia, MIUR,
Le Marche. ‘Repubblicanesimo’, in
Norberto Bobbio, Nicola Matteucci and Gianfranco Pasquino (directors),
Dizionario di Politica, 3rd edition, Torino, UTET, ‘Libertà democratica, libertà repubblicana e
libertà socialista’, in Thomas CasadeiRepubblicanesimo democrazia socialismo
delle libertà. “Incroci” per una rinnovata cultura politica, Milan, Franco
Angeli, ‘Il lavoro nobilita l’uomo e
l’impresa’, Impegno. Mensile di cultura sociale, ‘Els ideals del republicanisme: república,
llibertat, virtut i patriotisme’, Idees: Revista de temes contemporanis, ‘Libertad republicana y emancipación social’,
Revista de la Fundación Juan March, ‘Della lontananza’, in Alberto
SinigagliaLa saggezza del vivere. Tracce di etica, Reggio Emilia,
Diabasis. ‘Repubblicanesimo e Costituzione della Repubblica’ in Maurizio
Ridolfi Almanacco della Repubblica: storia d’Italia attraverso le tradizioni,
le istituzioni e le simbologie repubblicane, Milano, Bruno Mondadori.
‘Europa contro america?’, Il pensiero mazziniano, ‘Dio nella costituzione’, Il
pensiero mazziniano, Con Norberto Bobbio, ‘Sul rientro dei savoia’, Il pensiero
mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone. L’esempio della storia americana’, Il
pensiero mazziniano, ‘Il despota e il tiranno si sono fatti furbi’, Il pensiero
mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di Machiavelli’ and ‘Le ragioni di un
dibattito’, in Simonetta Adorni Braccesi and Mario Ascheri (eds.), Politica e
cultura nelle repubbliche italiane dal Medioevo all’età moderna: Firenze,
Genova, Lucca, Siena, Venezia. Atti del convegno (Siena), Roma, Istituto
Storico Italiano per l’età moderna e contemporanea. ‘Giù le mani da Carlo
Cattaneo’, Il pensiero mazziniano, ‘Questioni attorno al repubblicanesimo:un
dialogo fra Salvatore Veca e Maurizio Viroli’, Il pensiero mazziniano,
‘Repubblicanesimo, liberalismo e comunitarismo’, Filosofia e questioni pubbliche,
‘Niccolò Machiavelli’, in Alberto Andreatta and Artemio Enzo Baldini
(eds.), Il pensiero politico. Idee, teorie, dottrine. Età moderna, Torino,
UTET. ‘La Repubblica romana’, Il pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’,
Il pensiero mazziniano, ‘La sinistra non
scordi la Patria’, Il pensiero mazziniano,
‘I guerrieri di Dio: chi sono i «theoconservatori» che scendono in lotta
contro aborto, eutanasia e gay’, La Stampa, ‘L’arcipelago progressista: l’orgogliosa
cultura liberal, fra battaglie per le minoranze, ambientalismo e progetti per
riprendere il New Deal’, La Stampa, ‘Discussione americana e caso italiano’, in
Piccole patrie, grande mondo, Roma, Donzelli. ‘Il significato storico
della nascita del concetto di Ragion di Stato’, in Enzo Baldini, Aristotelismo
politico e ragion di Stato. Atti del Convegno internazionale di Torino, Firenze,
Olschki. ‘Patrioti o Traditori?’, L’Indice, ‘Il ritorno della Nazione’, I
democratici, ‘L’etica politica ciceroniana e il suo significato
moderno’, Nuova Civiltà delle Macchine, ‘La cattiva retorica dell’autonomia della
politica’, Il Mulino, ‘Nazionalismo e patriottismo’, Il Mulino, ‘ ‘Una filosofia civile tra comunitari e
liberali’, Ragioni Critiche, ‘Introduction’, in Quentin Skinner, Le
origini del pensiero politico moderno, Bologna, Il Mulino. L’Indice, ‘Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della
politica republicana’, Teoria Politica, ‘“Revisionisti” e “ortodossi” nella
storia delle idee politiche’, Rivista di filosofia, ‘La Théorie du Contrat Social et le concept de
“Republique” chez Jean-Jacques Rousseau’, ‘Dovere morale e pluralismo etico in
Erminio Juvalta’, Rivista di Storia della Filosofia, ‘La “Morale dei Positivisti” e l’etica del
socialismo’, in Paolo Rossi Monti L’età del positivismo, Bologna, Il
Mulino. ‘Il Marxismo e l’ideologia del socialismo italiano’, in Georges
Labica ‘Despotismo e cittadini’,
Transizione, Erminio Juvalta e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia,
‘Antonio Labriola “filosofo del
socialismo”’, Giornale critico della filosofia italiana, ‘Aspetti della
recezione di Engels in Italia. Tra socialismo scientifico e crisi del
marxismo’, in Franco Zannino L’Antidühring: affermazione e deformazione del
marxismo? Annale V della Fondazione Lelio e Lisli Basso -Issoco, Milano, Franco
Angeli. ‘Il problema dell’etica razionale in Erminio Juvalta’, “Studi
sulla cultura filosofica italiana tra Ottocento e Novecento” (Bologna, CLUEB); ‘Etica
e marxismo. A proposito di una recente discussione’, Problemi della Transizione,
Socialismo e cultura, 'Studi Storici’,
Il dialogo fra Engels e Labriola, ‘Critica marxista’, ‘Nella crisi del positivismo: la ricerca
teorica del «Divenire Sociale» Giornale critico della filosofia italiana,
‘Filosofia e politica nel “Federico Engels” di Mondolfo’, in Antonio
SantucciPensiero antico e pensiero moderno in Mondolfo, Bologna, Cappelli.
Wellness. Storia e cultura del vivere bene, Milano, Sperling & Kupfer.
Libertà politica e virtù civile. Significati e percorsi del repubblicanesimo
classico, Torino, Fondazione Giovanni Agnelli. 2Lezioni per la
repubblica: la festa è tornata in città, Reggio Emilia, Diabasis. Ascesa
e declino delle repubbliche, Urbino, Quattro Venti. Machiavelli and
Republicanism, Cambridge, Cambridge University Press. L'Autunno della
Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno della
Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, .Per Amore della
patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Laterza, L'Autunno della
Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, Sito web del
Quirinale: dettaglio decorato. Blog
ufficiale, su maurizioviroli. blogspot.com.
Opere su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Registrazioni su RadioRadicale, Radio
Radicale. issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli_in_1-
pagina personale a Princeton Viroli da Emsf-Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche della RAI Maurizio Viroli, profilo biografico da Ethica
Forum profilo dall'Università della Svizzera italiana Nello Ajello, Quanti
servi in giro per l'Italia, recensione a La libertà dei servi, la Repubblica, 6
La libertà dei servi, dal sito dell'Associazione Paolo Sylos Labini La libertà
dei servi, recensione del libroBrian Lamb, Intervista su Niccolo's Smile: A Biography
of Machiavelli, Booknotes da C-SPAN L'intransigente, con Maurizio Viroli, da
Fahrenheit del Radio Tre. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi
Speranza, “Grice e Viroli: Contrattualismo e quasi-contrattualismo” – Luigi
Speranza: “Il sorriso di Viroli: Grice e Machiavelli ironista” -- The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VISCONTI (Cinisello Balsamo). Grice: “If
Pietro Vierri Visconti wants to retain the hyphen, I’ll list him under
Visconti!” -- Esential Italian philosopher. Like Grice, he wrote on
‘happiness.’ Like Grice, he wrote on ‘pleasure.’ Like Grice, he was a very
clubbable man. Pietro
Verri-Visconti. ritratto tagliato Barone di Rho Stemma In carica. Predecessore
Gabriele Verri-Visconti. Trattamento Sua Eccellenza Heraldic Crown of Spanish
Count.svg Dinastia Verri Visconti Padre
Gabriele Verri Madre Barbara Dati della Somaglia Consorte Marietta Castiglioni
Vincenza Melzi d'Eril Figli Teresa, Alessandro (da Marietta Castiglioni)
Religione cattolicesimo. Il conte Pietro Verri-Visconti. Filosofo. Considerato
tra i massimi esponenti dell'illuminismo, Verri-Visconti è altresì ritenuto il
fondatore della scuola illuministica milanese. Nacque a Cinisello Balsamo
(allora appartenente all'impero asburgico) dal conte Gabriele Verri-Visconti, magistrato
e politico conservatore e da Barbara Dati della Somaglia, membri della nobiltà
milanese. Ha tre fratelli: Alessandro, Carlo e Giovanni. Avviati gli
studi nel Collegio dei gesuiti di Brera, frequenta l'Accademia dei Trasformati,
dove conosce tra gli altri Parini. Si arruola nell'esercito imperiale e prende
parte brevemente alla Guerra dei Sette Anni. Fermatosi a Vienna, intraprende la
redazione delle Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, che gli
varranno il primo incarico di funzionario governativo; lo stesso anno pubblica
anche le “Meditazioni sulla felicità.” Rientrato frattanto a Milano, vi fonda,
insieme al fratello Alessandro e agli amici Beccaria, Longo, Secchi, Biffi e Lambertenghi,
la cosiddetta Accademia dei Pugni, iniziale nucleo redazionale de “Il Caffè,” destinato
a diventare il punto di riferimento del riformismo illuministico. Tra gli
articoli più importanti del Verri-Visconti per “Il Caffè” vanno ricordati
almeno gli Elementi del commercio, La commedia, La medicina, Su i parolai. Gli
illuministi milanesi, e tra loro Verri-Visconti, hanno rapporti epistolari
anche con gli enciclopedisti francesi, tra cui Diderot, Voltaire e d'Holbach,
mentre d'Alembert verrà anche a Milano per incontrare il circolo di “Il Caffè.
Parallelamente all'impresa editoriale, Verri-Visconti intraprende, con alcuni
dei suoi sodali, la scalata politico-amministrativa del governo viennese di
Milano, allo scopo di mettere in opera le riforme propugnate nel “Caffe”.-- è
fatto membro della Giunta per la revisione della "ferma" (appalto
delle imposte ai privati) del Supremo Consiglio dell'Economia. Quest'ultimo,
presieduto da Carli, altro collaboratore de “Il Caffè,” assegna a Beccaria la
cattedra di Economi e a Longo quella di Diritto nelle Scuole Palatine. Verri,
Beccaria, Frisi e Secchi danno luogo alla Società patriottica milanese.
“Sull'indole del piacere -- e del dolore.” Risalgono a questi anni le
Meditazioni sull'economia politica, il Discorso “Sull'indole del piacere -- e
del dolore” -- che affronta temi che avranno grande importanza per Leopardi, i
Ricordi a mia figlia e le Osservazioni sulla tortura. Il suo è uno stile
asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore. Il monumento a Pietro
Verri nel Cortile del Palazzo di Brera a Milano. Con la successione di Giuseppe
II al trono d'Austria, gli spazi per i riformisti milanesi si riducono, e
Verri-Visconti lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteggiamento sempre
più critico nei confronti del figlio di Maria Teresa. Pubblica frattanto la “Storia
di Milano.” All'arrivo di Napoleone, Verri-Visconti prende parte, con Longo e Lambertenghi,
alla fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano. Muore
durante una seduta notturna della Municipalità milanese, della quale era membro
assieme a personalità come Parini. Le sue spoglie sono conservate nella
cappella di famiglia, visibile al pubblico, che si trova a latere del Santuario
della Beata Vergine del Lazzaretto, nel comune di Ornago (MB). Il
fratello minore Giovanni, secondo alcuni sarebbe il padre naturale di
Alessandro Manzoni, figlio di Giulia Beccaria e nipote di Cesare. Meriti
e pensiero filosofico ed economico di Pietro Verri Medaglione col
ritratto di Pietro Verri sulla casa di Cesare Beccaria a Milano. Grazie alla
sua opera come autore e come organizzatore, Milano divenne il più importante
centro dell'Illuminismo italiano. L'ipotesi di civiltà che scaturiva dalla
figura intellettuale di Verri-Visconti era forse troppo avanzata per poter
essere adeguatamente raccolta dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a
pieno titolo tra le espressioni più alte dell'Illuminismo. Il grande
merito storico di Verri consiste nel fatto di aver creato in Lombardia un
grande centro di aggregazione illuminista, la rivista “Il Caffè.” Ciò che desta
curiosità rimane il titolo con cui Verri-Visconti scelse di intitolare la sua
testata, dovuta al rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come
luoghi dove poter intraprendere un libero e attuale dibattito culturale,
politico e sociale. Con i suoi scritti sul dolore e il piacere, Verri-Visconti sottoscrisse
le teorie di Helvétius, nonché il sensismo di Condillac, fondando sulla ricerca
della felicità e del piacere l'attività dell'uomo. L'uomo, per Verri-Visconti,
tende a sé stesso, al piacere, quindi secondo Verri l'uomo è pervaso dall'idea
del dolore, e il suo piacere non è altro che una momentanea interruzione di
questo dolore. Questa tesi è riscontrabile anche in Schopenhauer e in Leopardi
e quest'ultimo potrebbe averla derivata da quella del Verri-Visconti, essendo
ispirato spesso dalla filosofia sensistica settecentesca. Per Verri quindi, la
vera felicità dell'uomo non è quella personale, ma è quella a cui partecipa il “collettivo,”
quasi fosse eutimia o atarassia. Anche Kant e Nietzsche apprezzeranno questa
tesi. Antonio Perego, L'Accademia dei Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso
Longo (di spalle), A. Verri-Visconti, Biffi, Beccaria, Lambertenghi, P. Verri-Visconti,
Visconti-di-Saliceto Per quanto riguarda la politica e l'economia, il pensiero
di Verri-Visconti è controverso. Per quanto riguarda l'ambito economico, negli
Elementi del Commercio e nella sua più grande opera economica Meditazioni
sull'economia politica, enunciò (anche, per primo, in forma matematica) le
leggi di domanda e offerta, spiegò il ruolo della moneta come "merce
universale", appoggiò il libero scambio e sostenne che l'equilibrio nella
bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno lordo
(quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere visto
come precursore di Smith, del marginalismo e persino di Keynes. Altri però
notano come assuma atteggiamenti di difesa del concetto di proprietà privata e
del mercantilismo. Verri-Visconti ritiene che solo la libera concorrenza tra
eguali possa distribuire la proprietà private. Tuttavia pare favorevole
principalmente alla piccola proprietà, per evitare il risorgere delle
disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla tortura esprime la sua
contrarietà all'uso della tortura, definendo ingiusto e antistorico un modello
così efferato di giurisprudenza e auspicando l'abolizione di questi metodi.
Verri-Visconti non pubblicò l’opuscolo per non inimicarsi, con le pesanti
critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano (tribunale)
presso cui si stava decidendo dell'eredità del padre. La grande opera del
collega Beccaria Dei delitti e delle pene, prende in gran parte le mosse
proprio dalle bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli
de Il Caffè. Sarà proprio a causa di questo “furto” di idee che i due amici
arriveranno al più acceso scontro. Nella versione definitiva e aggiornata
delle Osservazioni, che sono in conclusione un invito ai magistrati a seguire
le idee illuministe invece di irrigidirsi sulle posizioni conservatrici, la
dialettica di Verri-Visconti è cruda e basilare: la tortura è una crudeltà,
perché se la vittima è innocente, subisce sofferenze non necessarie, mentre se
colpisce un colpevole presumibile rischia di martoriare il corpo di un
possibile innocente. Inoltre gli accusati rinunciano nella tortura alla loro
difesa naturale istintiva, e ciò viola la legge di natura. Verri-Visconti
apre la sua opera con la ricostruzione del processo agli "untori",
presentandolo sia come documento dell'ignoranza di un secolo non guidato dai
"Lumi", sia come emblema del modo in cui leggi sbagliate portano a
evidenti ingiustizie. Questa ricostruzione fornirà la base per la Storia della
colonna infame di Manzoni, che però la presenterà come testimonianza di ciò che
accade quando uomini ingiusti detengono un grande potere, come all'epoca era
quello del senato milanese. L'opera di Verri-Visconti non arriverà mai ad avere
il successo che invece ebbe Dei delitti e delle pene, vuoi perché la maggior
parte delle osservazioni in essa sviluppate erano già contenute nell'opera di
Beccaria, vuoi per via dello stile di Verri, dotto e di difficile comprensione,
che rendeva di per sé ardua la diffusione del testo, che pure conteneva molti
ulteriori spunti rispetto all'opera del collega. Le principali opere di
Verri-Visconti sono: La Borlanda impasticciata con la concia, e trappola de
sorci composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile curiosita di
teste salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto, Festosamente
raccolta, e fatta dare in luce dall'abitatore disabitato accademico
bontempista, Adorna di varj poetici encomj, ed accresciuta di opportune
annotazioni per opera di varj suoi coaccademici amici. Il Gran Zoroastro ossia
Astrologiche Predizioni; Il Mal di Milza, Diario military, Elementi del
commercio, Sul tributo del sale nello Stato di Milano, Sulla grandezza e
decadenza del commercio di Milano, Dialogo tra Fronimo e Simplicio (detto anche
Dialogo sul disordine delle monete nello Stato di Milano, Considerazioni sul
commercio nello Stato di Milano, Orazione panegirica sula giurisprudenza
Milanese, Meditazioni sulla felicità – cfr. Grice, Notes on happiness --
Bilancio del commercio dello stato di Milano, Il Caffè, Sull’innesto del
vajuolo, Memorie storiche sulla economia pubblica dello Stato di Milano,
Riflessioni sulle leggi vincolanti il commercio dei grani, Meditazioni sulla
economia politica con annotazioni, Consulta su la riforma delle monete dello Stato
di Milano, Osservazioni sulla tortura, Ricordi a mia figlia, Considerazioni sul
commercio nello Stato di Milano – “Sull'indole del piacere e del dolore” -- Manoscritto
da leggersi dalla mia cara figlia Teresa Verri per cui sola lo scrissi, Storia
di Milano, Piano di organizzazione del Consiglio governativo ed istruzioni per
il medesimo, “Precetti di Caligola e Claudio”; “Memoria cronologica dei
cambiamenti pubblici dello Stato di Milano, Delle nozioni tendenti alla
pubblica felicità, Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, Carteggio
di Pietro e di Alessandro Verri. L'Edizione Nazionale, Ministero per i
beni e le attività culturali ha deciso di avallare un'Edizione nazionale delle
opere di Pietro Verri. Attualmente il comitato, finanziato pubblicamente, dalla
Fondazione Cariplo e da Banca Intesa Sanpaolo, è presieduto da Carlo Capra e
composto da una ventina di studiosi e si basa, per la stesura delle opere,
sull'Archivio Verri, donato dalla Contessa Luisa Sormani Andreani Verri alla
"Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico.” Angolani
Bartolo, Gli Scritti di argomento familiare e autobiografico di Pietro Verri,
Rivista di storia della filosofia. Fascicolo 3 (Firenze : [poi] Milano : La
Nuova Italia ; Franco Angeli). Carteggio di Pietro e Alessandro Verri Cfr. Ricuperati, Giuseppe, Pietro Verri e il
genere della biografia, Società e storia. Fascicolo 10, 2002 (Milano : Franco
Angeli, Pietro Verri, "Il Caffè", Introduzione, I, 1 Giordanetti, Piero, a cura di, Sul piacere e
sul dolore. Immanuel Kant discute Pietro Verri, Milano, Unicopli, 1998;
Giordanetti, Piero: Kant, Verri e le arti belle. Sulla fortuna di Verri in
Germania, in Pietro Verri e il suo tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino, Meld
Shell, Susan. Kant's 'true economy of human nature': Rousseau, Count Verri, and
the problem of happiness, Essays on Kant's anthropology, Cambridge University
Press, Pezzei, Ivana, Kant, Verri, Nietzsche e la questione del piacere e del
dolore, in Annali di Ca' Foscari Parisi,
D., Pre-classical economic thought: profitable commerce and formal constraints
in the economic studies of the young Pietro Verri, Rivista internazionale di
scienze sociali, Porta, Pier Luigi; Scazzieri, Roberto, Pietro Verri's
political economy: commercial society, civil society, and the science of the
legislator, History of political economy,
Renzo Villata, Maria Gigliola, Il processo agli untori di manzioniana
memoria e la testimonianza (ovvero... due volti dell'umana giustizia), Acta
Histriae Storia di Milano ::: Cronologia della vita di Pietro Verri, su
storiadimilano. Vèrri, Pietro nell'Enciclopedia Treccani, su treccani. Ricordi
a mia figlia, su classicitaliani. CatalogoSellerio, su Sellerio. Salerno
editrice. Scheda del libro: Delle nozioni tendenti alla pubblica felicita, su
salerno editrice. PPensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classic
italiani. Carlo Capra, L'Edizione Nazionale delle Opere. Risultati e
prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Edizione nazionale delle
opere. Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti,
Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti,
Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, I Discorsi e altri scritti degli anni Settanta, Giorgio Panizza,
con la collaborazione di Silvia Contarini, Gianni Francioni, Sara Rosini, Roma,
Edizioni di storia e letteratura, Storia di Milano, Renato Pasta, Roma,
Edizioni di storia e letteratura, Scritti di argomento familiare e
autobiografico, Gennaro Barbarisi, Roma, Edizioni di storia e letteratura,
Scritti politici della maturità, Carlo Capra, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, ,Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Gigliola Di Renzo
Villata, Roma, Edizioni di storia e letteratura, ,Carteggio di Pietro e
Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura,
Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Pietro Verri, Caffè. 1, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro
Verri, Caffè. 2, In Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro Verri, Meditazioni sulla
economia politica con annotazioni, Venezia, Giovanni Battista Pasquali,
Meditazioni sulla economia politica, Livorno, Stamperia dell'Enciclopedia
Livorno, Pietro Verri, Sull'indole del piacere e del dolore, In Milano,
Giuseppe Marelli, Pietro Verri, Storia di Milano. 1, Milano, Società
tipografica de' classici italiani, Pietro Verri, Storia di Milano. 2, Milano,
Società tipografica de' classici italiani,Riedizioni Pietro Verri, Alessandro
Verri, Carteggio di F. Novati, A.
Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi & figli,
Giuffrè. Pietro Verri, Alessandro Verri, Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio
di Pietro ed Alessandro Verri, Gianmarco Gaspari, Milano, Adelphi, Pietro Verri, Appunti di diritto bellico,
Paolo Benvenuti, riedizione aggiornata, Roma, Arnaldo Di Benedetto, Pietro
Verri repubblicano: gli ultimi articoli, Tra Sette e Ottocento. Poesia,
letteratura e politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, Adriano Cavanna, Da
Maria Teresa a Bonaparte: il lungo viaggio di Pietro Verri, Carlo Capra, I
progressi della ragione: vita di Pietro Verri, Bologna, Il Mulino, Meditazioni
sulla felicità, Pavia-Como, Ibis. Pietro Verri, Discorso sull'indole del
piacere e del dolore, Gianfranco Spada, Londra, Traettiana,Diario Militar,
Milano, M&B Publishing, Verri (famiglia) Alessandro Verri Carlo Verri
Giovanni Verri. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Pietro Verri, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Italiana, . Pietro Verri, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica,
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openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Pietro Verri, .Opere su Progetto
Gutenberg. Catholic Encyclopedia
Biografia e pensiero Diego Fusaro e Nicoletta Cieri, sito Filosofico.net.
Cronologia, Maria Castiglioni e Teresa Verri di Paolo Colussi, sito Storia di
Milano. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Verri," – “Grice e Verri: il piacere” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
VITTIELO. (Napoli). Essential Italian philosopher. Filosofo. Professore a Salerno. Studioso di Vico,
dell'idealismo e del pensiero di Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger in rapporto
con la filosofia greco-romana, elabora una teoria ermeneutica, una ‘topo-logia,’
fondata su una re-interpretazione del concetto di spazio come orizzonte
trascendentale dell'operare umano. Gli sviluppi della topologia riguardano in
particolare la genealogia della communicazione. Vittielelo affronta più volte
il tema della fede, da un punto di vista laico, collaborando con filosofi quali
Forte e Coda. Fondato la rivista di filosofia Paradosso, di cui è stato condirettore con Cacciari,
Curi, Givone, Sini e Marramao. Collabora all'annuario Filosofia, edito da
Laterza, e a numerose altre riviste specialistiche del settore filosofico, tra
cui “aut aut.” Dirige la rivista di filosofia Il pensiero. Collaborato
all'Annuario Filosofia, curato daVattimo, e all'Annuario sulla Religione,
curato da Derrida e Vattimo. Scrive su Teoria, Celan-Jahrbuch (Heidelberg), ER.
Revista de Filosofía (Barcellona), Revista de Occidente (Madrid), Sileno
(Madrid), Criterio (Buenos Aires) ed altre ancora. Ha svolto un'intensa
attività pubblicistica su quotidiani e periodici italiani. Ha tenuto cicli
di conferenze e seminari in Europa (Germania, Francia). Opere: “Filosofia della
pratica e dottrina politica in Croce” (Napoli); “Etica e liberalismo in Croce”
(Napoli); “Il carattere discorsivo del conoscere” (Napoli); “Antoni interprete
di Croce” (Napoli, Storiografia e storia nel pensiero di Croce, Libreria Scientifica
Editrice, Napoli, “Sentimento e relazione nell’empirismo” (Napoli); Storiografia
e storia nel pensiero di Croce, Napoli, “Il nulla e la fondazione della storicità”
(Argalia, Urbino); “Dialettica ed ermeneutica” (Guida, Napoli); “Utopia del nichilismo,
Guida, Napoli, Studi Heideggeriani, Roma, “Ethos ed eros” (ESI, Napoli);
“Logica e storia in Hegel” (Napoli); “Il problema del cominciamento, Guida,
Napoli; “Hegel e la comprensione della modernità”; “Topologia del moderno,
Marietti, Genova, “La voce riflessa”; “Logica ed etica della contraddizione” Lanfranchi,
Milano, Elogio dello spazio. Ermeneutica
e topologia, Bompiani, Milano, Cristianesimo senza redenzione, Laterza,
Roma-Bari, Non dividere il sì dal no. Tra filosofia e letteratura, Laterza,
Roma-Bari, Filosofia teoretica: le domande fondamentali: percorsi e
interpretazioni, Milano, “La favola di Cadmo” (Laterza, Roma-Bari); “Vico e la
topologia” (Cronopio, Napoli La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte” (Roma
Il Dio possibile, esperienze di cristianesimo,
Città Nuova, Roma, “Hegel in Italia” (Milano
Dire Dio in segreto, Roma Cristianesimo e nichilismo: Dostoevskij-Heidegger,
Morcelliana, Brescia Estetica e ascesi, Modena, E pose la tenda in mezzo a noi,
AlboVersorio, Il Decalogo. Ricordati di Santificare le feste (in dialogo con
everino), I tempi della poesia.
Ieri/oggi, Mimesis, Milano Dipingere Dio (con Bruno Forte e Serena Nono),
AlboVersorio, Vico. Storia, linguaggio, natura, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma Ripensare il cristianesimo-De
Europa, Ananke, Oblio e memoria del sacro, Moretti & Vitali, Bergamo,
“Grammatiche del pensiero: dalla kenosi dell'io alla logica della seconda
persona” (Edizioni ETS, Celan), Heidegger (con Félix Duque), Mimesis, I comandamenti. Non dire falsa testimonianza,
Il Mulino, L'ethos della topologia. Un
itinerario di pensiero, Le Lettere, Firenze
Paolo e l'Europa. Cristianesimo e filosofia (con G. Rossé), Città Nuova,
Roma, “L'immagine infranta,” Linguaggio e mondo da Vico a Pollock, Bompiani,
Milano; “Vico: tra storia e natura,” in aut aut, Complessità e aporie del moderno, in Filosofia
politica, Dall'ermeneutica alla topologia, in aut aut, Goethe interprete della modernità, in aut aut,
Per amicizia: Epochè e metafora, in aut aut, Sentire le Radici, la Terra
stessa, in aut aut, Andrea Zanzotto, ovvero: la poesia come genealogia della
parola in aut aut, Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero
in Vattimo, Vitiello, Sini, Edizioni ETS, Pisa, Luoghi del pensare. Contributi
in onore di Vitiello, Mimesis Edizioni, Milano,Vitiello, scheda personale e
link ai contributi per l'EMSF-Enciclopedia multimediale delle scienze
filosofiche di RAI Educational Intervista a Vitiello di Federico Lijoi, nel
sito "Filosofia". Keywords: Vico, semiotica. Refs.: H. P. Grice
Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Vittielo” – “Topologia semiotica di
Vico” – “Il Vico di Vittielo” – “Vico e il segno infranto”, The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
VOLPE. (Imola). Essential Italian philosopher. Filosofo. Si laurea in filosofia con Mondolfo a Bologna,
insegnando dapprima presso il liceo Galvani a Bologna e il liceo Alighieri a
Ravenna, e a Messina. Legato inizialmente alla tradizione di Gentile, si dedica
a questioni strettamente teoretiche e storico-filosofiche, attestandosi infine
su posizioni fortemente anti-idealistiche. Approda così attraverso la ri-valutazione
dell'empirismo e dell’umanesimo, mantenendo un'impostazione fondamentalmente
dialettico-materialistica in costante confronto critico e polemico soprattutto
con la dialettica hegeliana e l'idealismo post-hegeliano, ma anche con le
correnti positivistiche semiotica, e con l'esistenzialismo. Questa svolta,
testimoniata dal Discorso sull'ineguaglianza, lo conduce a un sempre maggiore
interesse per i problemi della filosofia politica e dell'etica, considerati
comunque in stretto rapporto con le questioni semiotiche. Non abbandona
comunque i propri interessi storico-filosofici. Tra gli scritti quello che
oltre ad aver avuto più ampia diffusione rappresenta il più perspicuo esempio
della capacità di Volpe di muoversi con piena consapevolezza critica tra i
piani teoretico, storico e politico è senz'altro il saggio Rousseau e Marx. Per
Volpe, il concetto di “libertà” (cf. Grice, “Freedom”) è perfettamente integrabile
con la dottrina di Rousseau, il quale quindi non sarebbe da considerarsi né tra
i teorici della rivoluzione borghese né tra i nostalgici di una società
parcellizzata in piccolissime unità cittadine, ma tra i più attuali
preconizzatori della società egualitaria. Un altro dei punti nodali del
pensiero di Volpe è il tentativo di elaborare una teoria estetica rigorosamente
materialista. Sottolinea il ruolo delle caratteristiche strutturali e del
processo sociale di produzione della ‘espressione’ nella formazione del
giudizio estetico e in forte polemica con la dottrina dell'intuizione di Croce
-- da lui considerata in continuità con la tradizione romantica e
misticheggiante dell'Ottocento, elabora il concetto di “gusto” come principale
fonte del giudizio estetico. Volpe presenta nella filosofia italiana una
posizione contro-corrente, ripresa dal più noto dei suoi allievi, ovvero Colletti.
Opere: “L'idealismo dell'atto e il problema delle categorie” (Bologna,
Zanichelli); “Le origini e la formazione della dialettica hegeliana”; “Hegel romantico
e mistico” (Firenze, Le Monnier); “Il misticismo speculativo di Eckhart”
(Bologna, Cappelli); “La filosofia dell'esperienza” (Firenze, Sansoni); “Espressione”
(Bologna, Meridiani); “Il principio di contraddizione e il concetto di sostanza
prima in Aristotele: contributo a una critica dei pensieri logici” (Bologna, Azzoguidi);
“Crisi dell'estetica romantica” (Messina, D'Anna); “Critica dei principi
logici” (Messina, D'Anna); “Discorso sull'ineguaglianza. Con due saggi sull'etica
dell'esistenzialismo, Roma, Ciuni); “Emancipazione e tras-mutazione dei valori”
(Messina, Ferrara); “Libertà: saggio di una critica della ragion pura pratica”
(Messina, Ferrara); Studi sulla dialettica mistificata” “Lo stato moderno
rappresentativo” (Bologna, UPEB); “Umanesimo”; “Studi e documenti sulla
dialettica materialistica, Bologna, Zuffi, “Logica come scienza positive”, Messina-Firenze,
D'Anna, Eckhart o della filosofia mistica, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Poetica del Cinquecento. La poetica aristotelica nei commenti
essenziali degli ultimi umanisti italiani con annotazioni e un saggio introduttivo,
Bari, Laterza, Il verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma,
Edizioni Film critica, Roma, La nuova
sinistra, Rousseau e Marx e altri saggi di critica materialistica, Roma,
Editori Riuniti, “Critica del gusto” (Milano, Feltrinelli, Chiave della
dialettica storica, Roma, Samonà e Savelli, Umanesimo ed emancipazione, Milano, Sugar, Critica
dell'ideologia contemporanea. Saggi di teoria dialettica, Roma, Editori Riuniti,
Schizzo di una storia del gusto, Roma, Editori Riuniti, Opere, Ignazio
Ambrogio, Roma, Editori Riuniti, Carlo Violi, La Libra, Messina Nicolao Merker,
Dizionario biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. , in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana., su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere, su Goodreads. H. P. Grice, The H. P. Grice Papers,
Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Volpe: l’espressione” – The Swimming-Pool
Library, Liguria.
VOLPI: (Vicenza). Essential Italian philosopher. Filosofo.
“Wild clarity” in Heidegger! Professore a Padova. Borsista
della Fondazione Alexander von Humboldt di Bonn, membro dell'Institut
International de Philosophie di Parigi, dell'Istituto veneto di scienze,
lettere ed arti e dell'Accademia Olimpica di Vicenza, fu insignito dei premi
"Montecchio" e "Nietzsche.” Tra le sue numerose pubblicazioni: “Heidegger
e Brentano”; “La rinascita della filosofia pratica in Germania”; “Heidegger e
Aristotele”; “Il nichilismo”; “Guida a Heidegger”; “I prossimi Titani. Conversazioni
con Jünger (con Antonio Gnoli), Dizionario delle opere filosofiche, “Il Dio
degli acidi” Conversazioni con Albert Hofmann (con A. Gnoli), “L'ultimo
sciamano” Conversazioni heideggeriane (con A. Gnoli), Storia della filosofia
dall'antichità a oggi con Enrico Berti. Per Adelphi curò opere di
Schopenhauer, Heidegger e Carl Schmitt. Collaborò al quotidiano "La
Repubblica" e occasionalmente alla "Frankfurter Allgemeine
Zeitung". Mentre era in sella alla sua bicicletta a San Germano dei
Berici, venne investito da un'auto e cadde in coma irreversibile. Morì il
giorno successivo. Fu commemorato dal preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il
corpo docente dell'Padova. Le sue ceneri sono al cimitero Carpaneda di
Creazzo. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti Lorenzo Parolin, Commozione al Bo per l'addio
a Volpi Il Giornale di Vicenza. “Heidegger e Brentano”; “L'aristotelismo e il
problema dell'univocità dell'essere in Heidegger” (Cedam, Padova); “La
rinascita della filosofia pratica in Germania” Francisci, Albano/Padova, in Filosofia
pratica e scienza politica, Francisci, Abano/Padova, con Carlo Natali, Laura
Iseppi, Claudio Pacchiani; “Heidegger e Aristotele” (Daphne, Padova, ristampa
Bari, Laterza,” “Lexikon der philosophischen Werke, Kröner, Stuttgart, Sulla
fortuna del concetto di decadence nella cultura tedesca: Nietzsche e le sue
fonti francesi, "Filosofia politica",Il nichilismo, Biblioteca
Universale Laterza, Laterza, Roma-Bari, Guida a Heidegger, Laterza, Roma-Bari Hegel
e i suoi critici, Laterza, Roma-Bari, “Interprete del pensiero contemporaneo,
Atti dell'incontro internazionale di studio, Padova, Vicenza, Accademia
Olimpica, Ricordando Franco Volpi filosofo:
Atti dell'Incontro internazionale, Lavarone, Comune di Lavarone, “Il pudore” (Brescia, Morcelliana). Opere su
istitutoveneto, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Essere, tempo,
esistenza, lezione-intervista concessa da Volpi all'Associazione Asia, sul
valore e la funzione della filosofia, e sul significato e lo statuto di Essere
e tempo di Heidegger. Keywords: multiplicity of
being in Aristotele, univocita dell’essere; equivocita dell’essere. H.
P. Grice, The Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Volpi:
l’univocita dell’esere” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VOLPICELLI. (Roma). Grice: “While Volpicelli does use ‘spirito,’
he means ‘breath of air,’ since he is ultimately a naturalist, like I am.” Essential
Italian philosopher. Grice: “I read with intereset his early “Nature and
spirit.” At that time at Oxford, there was not much of an Oxford spirit, so it
spirited me.” Filosofo. Fratello di Luigi Volpicelli.
Prese parte come sotto-tenente alla grande guerra. Si laureò in filosofia. Allievo
di Gentile, fu docente a Urbino e Pisa e alla Sapienza di Roma. Seguace del
pensiero di Santi Romano, fu, con Spirito, un teorico del corporativismo
integrale. Fu direttore delle riviste "Nuovi studi" e, con Bottai, di
"Archivio di studi corporative.” Epurato dall'insegnamento, fu poi
reintegrate. Opere: “Natura e spirito”; “L'educazione politica dell'Italia”; “I
presupposti scientifici dell'ordinamento corporativo”; “Corporativismo e
scienza giuridica”; “La certezza del diritto e la crisi odierna”; “Dizionario
di Filosofia Giovanni Franchi, “Per una
teoria dell'auto-governo” (ESI, Napoli); “Il contributo italiano alla storia
del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords:
natura, spirito. H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e
Volpicelli: il naturalismo,” Luigi Speranza: Grice e Volpicelli: natura e
naturalismo” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
VOLTAGGIO. (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “I
enjoyed “What Leibniz actually saidand not just implicated.” “He also clarified
Husserl to me.” Filosofo.
Studia presso l'Roma La Sapienza, dove ha avuto come amici e colleghi
Giannantoni, Derecin, Siciliano, Epifani e EFano, per poi laurearsi con Antoni.
Ha insegnato nelle Roma La Sapienza, Mogadiscio e Macerata. Già cappo-ridattore
di “Sapere,” ha collaborato con Il manifesto, Lettera Internazionale (di cui è
socio fondatore), Apeiron, Janus e Medical. Consulente scientifico della
Fondazione Sigma Tau di Roma e dell'Istituto Psiconanalitico per le Ricerche
Sociali, è membro permanente del Seminario di Filosofia di Senigallia. Opere:
“Fondamenti di logica” (Milano, Edizioni di Comunità), “La funzione critica”
(Roma); “Che cosa ha veramente detto Leibniz” (Roma, Ubaldini); “Scienza”
(Milano, Edizioni di Comunità), “I filosofi e la storia” (Milano, Principato);
“L'arte della guarigione nelle culture umane” Torino, Bollati Boringhieri); “Il
medico nel bosco, Roma, Di Renzo Editore; “La medicina come scienza filosofica”
(Collana Lezioni Italiane), Roma, Laterza; Italia Mediterranea. “I flussi
migratori nelle principali città rivierasche” (Roma, Edizioni Edup); “Antigone
tradita. Una contraddizione della modernità: libertà e Stato nazionale (Roma, Editori
Internazionali Riuniti); “I paradossi dell'infinito” (FV, Milano, Feltrinelli);
“Epistemologia e politica della ricerca” (FV., Roma, Armando; Conrad Hal
Waddington, “L'evoluzione di un evoluzionista” FV., Roma, Armando; “La conoscenza
inespressa” (FV., Roma), Armando; “L'ora della socio-biologia” FV, Roma,
Armando; “L'arte della ricerca scientifica” FV, (Roma, Armando; “Il potere:
processi e strutture: un'analisi dall'interno” FV, Roma, Armando; “Progresso e
razionalita della scienza” Gerard Radnitzky, Gunnar Andersson ; prefazione di
Francesco Barone; traduzione e premessa di FV, (Armando, Roma; Donald Philip
Verene: “Vico: La Scienza della fantasia” con prefazione di Vittorio Mathieu,
FV, Armando, Roma; “L'intelligenza scientifica: un'indagine sull'immaginazione
creatrice dello scienziato, FV, Roma, Armando; “Filosofi per la pace” Daniele
Archibugi e FV, Roma, Editori Riuniti; Galeno: Trattato sulla bile nera, FV,Torino,
Nino Aragno Editore. Keywords: Vico, “la scienza della fantasia” --. Refs.: Luigi
Speranza, “Voltaggio: what Leibniz implicatedas explicated by Grice.” H. P.
Grice, “Voltaggio,” BANC MSS 90/135 c. Luigi Speranza, “Grice e Voltaggio,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
WINSPEARE. (Portici). Filosofo. Essential Italian philosopher. “My
Italian friends do not consider me Italian, though!” Winspeare’s ancestors are
from Yorkshire in a bad time. Henry VIII. “So the king’s option was clear:
either your head off or move to Capri. I chose the second.” Opere: “Delle confessioni
spontanee de' rei” (Stamp. Simoniana, Napoli); “Storia degli abusi feudali”
(Tip. Trani, Napoli); “Voti de' napolitani” (Napoli); “La voce di Napodano, ossia
Quarta illustrazione del patto di Capuana e Nido” (Tip. Trani, Napoli); “I
libri delle ‘Leggi’ di Cicerone volgarizzati” (Trani, Napoli); “Delle chiese
ricettizie del Regno” (Trani, Napoli); “Filosofia” (Trani, Napoli);
“Dissertazioni legali” (Agrelli, Napoli); “La colonia perpetua ed i diritti
feudali aboliti” (Pesole, Napoli). Grice: “Hailing remotely from the Catholic
North Riding of Yorkshire and settling in the most beautiful coastline in the
world, Winspeare knew all you need to know about Cudworth, and what he calls
‘percezione.’ I would call him an Oxonian.” Grice: “My favourite Winspeare is
his ‘dictionary’: obviously he found Italian furrin enough to want to organize
things in a sort of thesaurum. Speranza, on the other hand, likes Winspeare’s
idea of ‘volgarizzazione’ of Cicero’s ‘De Legibus.’ – one of the most boring
tracts in legalese, but then at Naples at the time, you HAD to be a lawyer!” --
Refs.: H. P. Grice, “Winspeare, Speranza, Napoli, and me!”The Grice Papers,
BANC MSS 90/135c, The Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Winspeare,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZABARELLA.
(Padova). Filosofo. Grice: “Most philosophers are stealing the voice of
Zabarella; Poppi isn’t!” -- Jacopo Zabarella, spesso
indicato come Giacomo Zabarella è stato un filosofo italiano. Primogenito
di un'antica e nobile famiglia, ereditò dal padre Giulio il titolo di conte
palatino; è considerato il massimo esponente dell'aristotelismo padovano.
Studiò a Padova, dove fu allievo di Robortello, Tomitano e Passeri, laureandosi
in filosofia. Ottenne, succedendo a Tomitano, la cattedra di semiotica
nello Studio padovano. Ottenne la seconda cattedra straordinaria -(ma,
propriamente, parificata in quell'anno e nei successivi otto con la prima
cattedra) e ottenne la prima cattedra straordinaria. Ottenne la seconda
cattedra ordinaria. Declinò l'invito del re Stefano Báthory di insegnare in
Polonia, ma gli dedicò il suo scritto più importante, l'Opera logica, stampata
a Venezia. Furono pubblicate a Padova le sue “Tabulae logicae” e a Venezia, il
suo commento agli Analitici II di Aristotele. In risposta alle critiche
mosse alla sua semiotica dai suoi colleghi, Piccolomini, Balduino e Petrella,
pubblicò a Padova la “De doctrinae ordine apologia.” Apparvero rispettivamente
le sue opere, la “De naturalis scientiae constitutione” e i “De rebus naturalibus;
postumi comparvero i suoi commenti incompiuti alla Fisica e al De anima di
Aristotele.” I libri della sua biblioteca sono conservati presso a Padova.
Opere: Opera Logica, Venezia, “De methodis libri quatuor;” “Liber de regressu”
(Venezia, ristampa anastatica, Bologna); “Tabula logicae” (Venezia); In duos
Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii, Venezia; “De doctrinae
ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia); “De
rebus naturalibus libri XXX, Venezia; “In libros Aristotelis Physicorum
commentarii, Venezia, Opera Physica, Francoforte, ristampa anastatica Verona;; De
generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte; In tres
libros Aristotelis De anima commentarii, Venezia,. “De mente agente”; “De rebus
naturalibus liber XXIX”; “De sensu agente”, “De rebus naturalibus liber XXIV,
«Rivista di Storia della Filosofia», “De inventione aeterni motoris e De rebus
naturalibus liber IV, Bruniana & Campanelliana. Bibliografia E. Berti, “Metafisica
e dialettica nel Commento di Giacomo Zabarella agli Analitici posteriori” in
«Giornale di metafisica»’ F. Bottin, “La teoria del regresso in Zabarella, in
C. Giacon, Saggi e ricerche, Padova, F. Bottin, “La logica in Zabarella, in
«Giornale Critico della filosofia Italiana», E. Cuttini, Natura, morale e
seconda natura nell'aristotelismo di Zabarella, Padova, M. Dal Pra, Un'oratio
programmatica di Zabarella, in «Rivista critica di storia della filosofia», G.
Papuli, Dal Balduino allo Zabarella e Galilei: scienza e dimostrazioni, in
«Bollettino di storia e filosofia», A. Poppi, La scienza in Zabarella, Padova, A. Poppi,
Introduzione all‘aristotelismo padovano, A. Poppi, Ricerche sulla teologia e la
scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Rubbettino, Soveria
Mannelli,Rossi, Aristotelici e moderni: le ipotesi e la natura, in “Aristotelismo
veneto e scienza moderna” – Padova. G. Tonelli, “Zabarella ispiratore di
Baumgarten, o l'origine della connessione tra estetica e logica,” in Da Leibniz
a Kant, Napoli, Treccani – Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Delio Cantimori, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Open Library, Internet Archive. Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Zabarella is what I would call a
proto-Griceian.” In fact, at Villa Speranza, Grice is often as the English
Zabarella, after Zabarella produces extensive commentaries on Grice’s favourite
tract by Aristotle, “De Anima,” and “Physica” and also discusses some
Aristotelian interpreters. However, Zabarella’s most original contribution is
his work in semiotics: “Opera logica.” Zabarella regards semiotics as
conceptual analysis. One tool Zabarella calls ‘ordine’ (cfr. Grice, ‘be orderly’). Another tool Zabarella
calls “metodo,” by far predating Cartesio. “Ordine” relates to how to organize
the content of a dictum to apprehend it more easily. ‘Metodo’ relates to how to
draw an illatum (or impliatum). Zabarella reduces the variety of ‘ordine’ and
‘metodo’ classified by other interpreters to ‘ordine compositivo’, ‘ordine
resolutivo’, ‘metodo compositivo’ and ‘metodo ‘resolutivo’. The ‘ordine
compositivo’ from a principle to this or that corollary applies to this or that
‘creditum.’ The ‘ordine resolutivo,’ from a desired end to the means
appropriate to its achievement applies to this or that ‘volitum,’ such as
‘pragmatics’ understood as a manual of rules of etiquette. This much is already
in Aristotle. However, Zabarella offers an original analysis of ‘metodo’ The
‘metodo compositivo’ infers a particular consequence or corollary from a
general principle. The ‘metodo resolutivo’ INFERS an originating principle from
a particular consequence, corollary, or instantiantion, as in inductive
reasoning or in reasoning from effect to cause. Zabarella’s terminology
influences Galileo’s mechanics, and has been applied to Grice’s inference of
the principle of conversational co-operation out from the only evidence which
Grice has, which is this or that ‘dyadic’ exchange, as he calls it. In Grice’s
case, his corpus is intentionally limited to conversations between two Oxonian philosophers:
A: What’s that? B: A pillar box? A: What colour is it? B: Seems red to me. From
such an exchange, Grice infers the principle of conversational co-operation. It
clashes when a cancellation (or as Grice prefers, an annulation) is on sight:
“I surely don’t mean to imply that it MIGHT actually be red.” “Then why be so
guarded? I thought you were cooperating.”H. P. Grice. Grice liked to recite
Zabarella’s works by heart. Opere: “Logica”
(Venezia); “De methodis”; “De regressu” (Venezia); “Tabula logicae” (Venezia),
“In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii” (Venezia); “De
doctrinae ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione”
(Venezia); “De rebus naturalibus” (Venezia); “In libros Aristotelis Physicorum
commentarii” (Venezia), “Physica” (Francoforte); “De generatione et corruptione
et Meteorologica commentarii” (Francoforte); “In tres libros Aristotelis De
anima commentarii” (Venezia). Keywords: metodo compositivo, metodo resolutivo,
ordine compositivo, ordine resolutivo. Refs.: Luigi Speranza, Notes on I
Tatti’s edition of Zabarella, “On methods,” -- H. P. Grice, “Zabarella,”
Speranza, “Grice and Zabarella.” “Grice e Zabarella: la risoluzione buletica,” Villa
Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZAMBONI (Cento).
Filosofo. “Famous for his dialettica e cosmologia and implicature!” – Grice. Figlio di Matteo Zamboni,
un pittore originario di Cremona, di cui
si conservano affreschi negli oratori delle chiese della Pietà e di San Rocco
-- e da Mattea Pilanzi. Prese la strada degli studi umanistici: studente in
legge nell'Università di Ferrara, scelse poi filosofia, allievo di Federico
Pendasio, divenendo dal 1579 insegnante di filosofia naturale nello Studio
ferrarese fino al 1589.[2] Cremonini tenne rapporti con la corte estense: di
fronte a Leonora d'Este recitò il suo poemetto Le pompe funebri, e quando si
trovò a essere oggetto di non chiarite gelosie e maldicenze da parte dei suoi
colleghi dell'Università, il 20 maggio 1589 scrisse al duca Alfonso per
richiedere un suo intervento.[2] Non risulta che Alfonso II abbia risolto
i conflitti denunciati dal Cremonini, che perciò decise di trasferirsi altrove.
Il 23 novembre 1590 fu chiamato a Padova per insegnare filosofia naturale in
secundo loco, in sostituzione di Giacomo Zabarella, da poco defunto, mentre
Francesco di Niccolò Piccolomini assumeva la prima cattedra. Il 27 gennaio 1591
Cremonini iniziò il suo corso, leggendo la prolusione Exordium habitum Patavii
VI Kalendis Februarii 1591. Contro il tentativo dei gesuiti di fondare a
Padova un proprio Studio rivale dell'Università, il Cremonini si espresse il 20
dicembre 1591 con l'Oratione contro i gesuiti a favore della Università di
Padova tenuta di fronte alla Signoria di Venezia, nella quale sostenne che
Padova «per insegnare le scienze non ha bisogno dell'aiuto de' Padri Giesuiti»,
e paventò i rischi di dividere gli studenti in fazioni «come i Guelfi e
Gibellini».[3] L'autorizzazione all'apertura dello Studio non fu rilasciata e i
gesuiti furono poi espulsi dalla Repubblica nel 1606, a causa dell'interdetto
scagliato dal Papa Paolo V, cui seguì la cosiddetta Guerra
dell'Interdetto. Cremonini ebbe una famosa controversia con il suo
collega Giorgio Raguseo[4] sulla natura degli elementi, sul valore della storia
delle interpretazioni di Aristotele e sulle questioni didattiche.
Difensore della medicina averroista e sostenitore della mortalità dell'anima,
legata indissolubilmente al corpo umano, fu sospettato di eresia e nel 1598
venne denunciato all'inquisizione di Padova. Con l'amico[5] e rivale Galileo
Galilei, Cremonini, ad opera del collega Camillo Belloni, condivise nel 1604,
con accuse diverse, una denuncia al tribunale dell'Inquisizione padovana che
non ebbe alcuna conseguenza per entrambi. Galileo fu accusato di praticare l'astrologia
giudiziaria e Cremonini di sostenere la mortalità dell'anima e che Aristotele
avesse separata la filosofia dalla teologia. Cremonini dovette affrontare altri
due processi uno nel 1608 e l'altro nel 1611 dai quali uscì indenne grazie alla
protezione della Repubblica di San Marco.[6] Anche se molte fonti
riportano che morì di peste durante l'epidemia che colpì l'Italia nel
1629-1631, risulta che morì a causa di catarro accompagnato da febbre[7].
Secondo alcuni studiosi[8] Galileo si ispirò a Cremonini nella scelta di
Simplicio come rappresentante dell'aristotelico avversario del
copernicanesimo. Pensiero Cremonini pubblicò pochi testi della sua
dottrina mentre sono a noi giunte numerose trascrizioni delle sue lezioni che
egli preferiva tenere oralmente al posto della forma scritta. Le trascrizioni
delle lezioni tenute nello Studio di Padova e privatamente tuttavia presentano
gravi problemi interpretativi che hanno impedito alla storiografia di poter
avanzare una sintesi sicura del suo pensiero. Unica eccezione a questa
difficoltà interpretativa il testo Lecturae exordium, letto da Cremonini in
occasione della sua prima lezione in Padova. Nella prima parte dell'opera egli
si rammarica che il continuo rinascere della natura, come la successione delle
stagioni, dalle sue forme ormai trascorse, non susciti la meraviglia dell'uomo
e lo sgomento per il continuo morire del mondo. «"il mondo non è
mai: nasce e muore continuamente", si conclude con l’affermazione del
dovere dell’uomo di conoscere se stesso. L’uomo, scrive Cremonini, si scopre in
mezzo alle tribolazioni dell’incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l’unico
strumento capace di dare all’uomo serenità.[9]» La strada per conoscere
se stessi e raggiungere la serenità è data dalla filosofia su cui si basa la
morale e la scienza. L'uomo ha avuto in dono da Dio un intelletto onnipotente
che dalla conoscenza di se stesso e della natura giungerà a congiungersi con la
beatitudine divina.[10] Dibattito relativo alle osservazioni di Galileo
Secondo una diffusa ma falsa narrazione Cremonini fu uno di quei professori
aristotelici che non solo rifiutarono pervicacemente le scoperte galileiane in
nome della filosofia peripatetica ma si rifiutarono, invitati dallo scienziato
pisano, di osservare direttamente nel telescopio l'esistenza delle montagne
della Luna, delle fasi di Venere, dei satelliti di Giove. Questo avvenimento,
tramandato come simbolo della miopia di coloro che si ritengono custodi del
vero sapere, è invece ritenuto falso.[11] Nella lettera del 19 agosto
1610 Galilei racconta a Keplero il comportamento dei docenti dello Studio di
Padova ma non fa nomi: «Che dire dei più celebri filosofi di questo
Studio i quali, colmi dell’ostinazione dell’aspide, nonostante più di mille
volte io abbia offerto loro la mia disponibilità, non hanno voluto vedere né i
pianeti, né la luna, né il cannocchiale? [...] Questo genere di uomini ritiene
infatti che la filosofia ‹naturale› sia un libro come l’Eneide e l’Odissea e
che le verità siano da ricercare non nel mondo o nella natura, bensì (per usare
le loro parole) nel confronto dei testi.[12]» Ad un esame superficiale
una lettera a Galilei del 6 maggio 1611 del suo amico Paolo Gualdo sembrerebbe
confermare che tra coloro che rifiutarono l'osservazione con il telescopio
vi fosse anche il Cremonini: «Abbiamo qui l'Ill.mo S.r Andrea Morosini,
il quale non può patire che ’l Cremonino, mentre V.S. è stata qui, non habbia
procurato né voluto vedere queste sue osservationi, havendole io detto ch’ella
se gli era offerta di andare sino alla sua propria casa per fargliele vedere;
onde le pare che habbia torto contrariarle senza haverne fatto qualche
esperienza.[13]» Nella successiva lettera di Gualdo a Galilei si
riferisce di un colloquio con Cremonini che al rimprovero di essersi rifiutato
dell'esperienza con il telescopio risponde che lo fece perché: «[...] non
volendo approvare cose di che io non ho cognitione alcuna, né l’ho vedute.
Questo è quello, dico, ch’ha dispiacciuto al S.r Galilei, ch’ella non abbia
voluto vederle. Rispose: Credo che altri che lui non l’habbia veduto; e poi
quel mirare per quegli occhiali m’imbalordiscon la testa: basta, non ne voglio
saper altro.[14]» Marco Forlivesi ha osservato come Cremonini affermi in
questo testo che gli causò disagio mirare nel telescopio e che dunque non si
rifiutò di guardare ma non accettò di vedere cioè di accogliere
l'interpretazione galileiana di quelle osservazioni.[15] Più in generale,
Forlivesi sostiene che la posizione di Cremonini fu sempre coerente nel ritenere
che l'interpretazione dei dati osservativi non potesse andare disgiunta
dall'esistenza di una dottrina filosofico-naturale complessiva. Forlivesi
rileva altresì che lo stesso Galileo, a volte, propose ipotesi circa la natura
dei cieli non meno problematiche di quelle proposte dagli
"aristotelici". D'altra parte, come confermato dallo storico
della scienza Enrico Bellone nella sua monografia su Galilei per i
"Quaderni de 'Le Scienze'", il cannocchiale era uno strumento di
fattura "artigianale" e non scientifica, in quanto non esisteva
ancora una teoria dell'ottica - si dovrà attendere Newton - e le immagini erano
alquanto deformate. Opere Le pompe funebri ovvero Aminta e Clori, Ferrara
1590. Lecturae exordium habitum Patavii VI Kalendis Februarii 1591, Ferrara,
Benedetto Mammarelli, 1591. Explanatio proœmii librorum Aristotelis De physico
auditu, cum introductione ad naturalem Aristotelis philosophiam, continente
tractatum De pædia, descriptionemque universæ naturalis Aristoteliæ
philosophiæ, quibus adjuncta est præfatio in libros De physico auditu, Patavii,
Melchiorem Novellum, 1596. Oratio habita Ferrariae ad Clementem VIII pro S.Q.
Centensi, Ferrariae, 1598. Disputatio De formis quatuor corporum simplicium quæ
vocantur elementa, Venetiis, 1605. Oratio habita in creatione serenissimi
Venetiarum principis Leonardi Donati, Venetiis, 1606. Disputatio de cœlo, in
tres partes divisa, de natura cœli, de motu cœli, de motoribus cœli abstractis.
Adjecta est Apologia dictorum Aristotelis, de via lactea, et de facie in orbe
lunæ, Venetiis, Thomam Balionum, 1613. Oratione al serenissimo prencipe
Giovanni Bembo nella sua essaltatione al Prencipato, 1616. Apologia dictorum
Aristotelis, de quinta cœli substantia adversus Xenarcum, Venetiis, Meiettum,
1616. Il nascimento di Venezia, Venezia, 1617. Oratione al serenissimo prencipe
Antonio Priuli nella sua essaltatione al prencipato, 1618. Il ritorno di
Damone, Venezia, 1622. Oratione in nome della Università di Padova, 1624.
Chiorindo e Valliero, Venezia, 1624. Apologia dictorum Aristotelis De calido
innato adversus Galenum, Venetiis, Deuchiniana, 1626. Apologia dictorum
Aristotelis De origine et principatu membrorum adversus Galenum, Venetiis,
Hieronymum Piutum, 1627. Expositio in digressionem Averrhois de semine contra
Galenum pro Aristotele, 1634. Tractatus tres. Primus est de sensibus externis.
Secundus de sensibus internis. Tertius de facultate appetitiva, Venetiis, 1644.
Dialectica, Venetiis, 1663. Le nubi, Venezia, Biblioteca Marciana, XIV, 47.
Note Cesare Cremonini, Testamento,
1631. Fonte: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,
riferimenti in Collegamenti esterni. In
A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo
decimosesto, 1878,489-496. Cesare Preti,
Giorgio da Ragusa, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 55, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001.
Cremonini in occasione del trasferimento di Galilei da Padova a Firenze
si rammaricava scrivendo: «Oh quanto harrebbe fatto bene anco il S.r Galilei,
non entrare in queste girandole, e non lasciar la libertà patavina.» (Portale
Galileo) Portale Galileo Marco Forlivesi, «Cesare Cremonini» in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2012. Per
esempio Andrea Pinotti, autore dell'introduzione al Dialogo sopra i due massimi
sistemi del mondo (Milano, 2004) M.
Forlivesi, Op.cit. C. Cremoninus,
Lecturae exordium,39 Marco Forlivesi,
Cesare Cremonini, Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia
(2012), Enciclopedia Italiana Treccani
G. Galilei, epistola ad Johannem Keplerum, Paduae 19 Augusti 1610, in
Id., Le opere, sotto la direzione di A. Favaro, 10° vol., 1934, lettera 379,423
Gualdo, lettera a G. Galilei, Padova 6 maggio 1611, in G. Galilei, Le opere,
cit., 11° vol., 1934, lettera 526,100 Gualdo, lettera a G. Galilei, Padova 29
luglio 1611, in G. Galilei, Le opere, cit., 11° vol., lettera 564,165 M. Forlivesi, ibidem Bibliografia Galileo
Galilei, Opere (ediz. naz.), ad Indicem; Alessandro Tassoni, Lettere, a cura di
Pietro Puliatti, Bari 1978, nn. 176, 179, 184, 187, 441; Giovanni Vincenzo
Imperiale, Musaeum historicum et physicum, Venetiis 1640,172-174; Francesco
Arisi, Cremona literata, Parma-Cremona 1702-41, III,41-43, 371; Naudaeana et
Patiniana, Amstelodami 1703,53-55, 182-183; Giovanni Mario Crescimbeni,
Dell'istoria della volgar poesia, Venezia 1730-31, V,128; Ferrante Borsetti,
Historia alini Ferrariae Gymnasii, Ferrariae 1735, II,204 s.; J. Guarino, Ad
Ferrariensis Gymnasii historiam... supplementum et animadversiones, Bononiae
1741, II,65; Ferrante Borsetti, Adversus supplementum et animadversiones,
Venetiis 1742,LXVII; Iacopo Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Padova 1757,
III,275 s., 280; Giovanni Francesco Erri, Dell'origine di Cento, Bologna 1769,
1,283-86; II,38; Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,
Venezia 1822-25, VII,588-591; Ernest Renan, Averroès et l'averroisme, 2, Paris
1861,408-413, 476-480; Francesco Fiorentino, Pietro Pomponazzi, Firenze 1868,331-338;
Antonio Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del
secolo decimosesto, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed
arti, s. s, IV (1877-78),401-535; Domenico Berti, Di Cesare Cremonino e della
sua controversia con l'Inquisizione di Padova e di Roma, in Memorie della Reale
Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 3,
II (1878),273-299; Leopold Mabilleau, Étude historique sur la Philosophie de la
Renaissance en Italie: Cesare Cremonini, Paris 1881; Antonio Favaro, Galileo
Galilei e lo Studio di Padova, Firenze 1883, ad Indicem; Antonio Favaro, in
Archivio veneto, XXV(1883),430-450 (rec. di Mabilleau, 1881); Franz Heinrich
Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, Bonn 1885, II,408 s.; Lino Sighinolfi,
Il possesso di Cento e della pieve e la legazione di Cesare Cremonini a
Clemente VIII in Ferrara, in Atti e memorie della Regia Deputazione di storia
patria per le province di Romagna, s. 3, XXV (1906-7),423-467; Atti della
nazione germanica artista nello Studio di Padova [1553-1615], a cura di Antonio
Favaro, Venezia 1911-12, ad Indicem; Atti della nazione germanica dei legisti
nello Studio di Padova, a cura di B. Brugi, I, Venezia 1912, ad Indicem; J.
Roger Charbonnel, La Pensée italienne au XVIe siècle et le courant libertin,
Paris 1919,230-274; Vincenzo Spampanato, Nuovi documenti intorno a negozi e
processi dell'Inquisizione (1603-1624), in Giornale critico della filosofia
italiana, V (1924),97-137, 216-61, 346-401, spec. 113-18, 223-30; Giorgio
Spini, Ricerca dei libertini, Roma 1950,11, 146-150; Luigi Firpo, Filosofia
italiana e controriforma, Torino 1951,45 s., 52; Pietro Savio, Il nunzio a
Venezia dopo l'Interdetto, in Archivio veneto, s. 5, LV-LVI (1955),55-110,
specie 67-71; Giuseppe Saitta, Il Pensiero italiano nell'Umanesimo e nel
Rinascimento, Firenze 1961, 11,436-454; M. A. del Torre, Un processo del XVII
secolo. L'Inquisizione contro Cesare Cremonini, in Verità e libertà. Atti del
XVII Congresso della Società filosofica italiana, Palermo 1961,595-604; Antonio
Rotondò, Nuovi documenti per la storia dell'Indice dei libri prohibiti
(1572-1638), in Rinascimento, s. 2, III (1963),145-211, specie 195, 205;
Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino 1966,558-562; A. Pupi, Una
riflessione a proposito delle critiche di Galileo all'aristotelismo, in Nel
quarto centenario della nascita di Galileo Galilei, Milano 1966,171-190; Acta
nationis Germanicae artistarum (1616-1636), a cura di L. Rossetti, Padova 1967,
ad Indicem; M. Schiavone, in Enciclopedia filosofica, Firenze 1967, II,148-151,
s. v.; Cléobule Tsourkas, Les débuts de l'enseignement philosophique et de la
libre pensée dans les Balkans, Thessalonique 1967, passim; M. A. del Torre,
Studi su Cesare Cremonini, Padova 1968; Antonio Favaro, Galileo Galilei a
Padova, Padova 1968, passim; Walter Pagel, William Harvey Revisited, in History
of Science, VIII (1969),1-31; IX (1970),33 s.; Adriano Franceschini, Nuovi
documenti relativi ai docenti dello Studio di Ferrara nel secolo XVI, Ferrara
1970, ad Indicem; Pietro Puliatti, Bibliografia di Alessandro Tassoni, Firenze
1970, ad Indicem; Lucia Rossetti, Manoscritti cremoniniani della University
Library di Cambridge, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, IV
(1971),145-151; Stanley Jaki, The Milky Way, New York 1972,110 s.; Charles H.
Lohr, Renaissance Latin Aristotle Commentaries: Authors, in Renaissance
Quarterly, XXVIII(1975),728-739; Stillman Drake, Galileo against the
philosophers, Los Angeles 1976, ad Indicem; Leonard A. Kennedy, The
Philosophical Manuscripts of Cesare Cremonini, in Manuscripta, XXIII
(1979),79-87; Lina Bolzoni, La poesia e le "imagini de' sognanti"
(Una risposta inedita del Patrizi al Cremonini), in Rinascimento, s. 2,
XIX(1979), 171-87; Tiziana Pesenti Marangon, La Biblioteca universitaria di
Padova dalla sua istituzione alla fine della Repubblica veneta (1629-1797),
Padova 1979,37-42; Leonard A. Kennedy, Cesare Cremonini and the Immortality of
the Human Soul, in Vivarium, XVIII (1980),143-58; Charles B. Schmitt, Cesare
Cremonini, un aristotelico al tempo di Galilei, Venezia 1980; Gigi Corazzol,
Angelo Portenari maestro di grammatica a Feltre ed una lettera di Cesare
Cremonini, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova,
XIV(1981),61-67; M. A. del Torre, Logica ed esperienza nel trattato "De
Paedia" (1596) di Cesare Cremonini, in Aristotelismo veneto e scienza
moderna, a cura di Luigi Olivieri, Padova 1983,637-640; Antonio Favaro, Lo
Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, in
«Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere e arti», V, 4, 1878 Marco
Forlivesi, Cesare Cremonini, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. Altri progetti
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Cesare Cremonini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Charles Bernard Schmitt, Cesare Cremonini, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Opere di Cesare Cremonini,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Opere di Cesare Cremonini, su Open Library,
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Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloFilosofi
italiani del XVII secoloNati nel 1550Morti nel 1631Nati il 22 dicembreMorti il
19 luglioNati a CentoMorti a PadovaMembri dell'Accademia galileiana di scienze
lettere ed artiRefs.: Luigi Speranza, "Grice e Cremonini," per Il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
ZAMBONI. (Verone). Grice: “Not everybody knows his zamboni.” There’s
Giorgio Zamboni, but this entry is about Giovanni Zamboni. Essential Italian
philosopher. Filosofo. Opere: “Spencer: commemorazione e polemica” (tip. Garagnani,
Bologna), “La filosofia neo-scolastica secondo un positivista” (Tip. vescovile
G. Marchiori,Verona), “Il valore scientifico del positivismo di Ardigò e della
sua “conversione” (Verona), “La dottrina morale e la psicologia del volere nel
testo di etica di un discepolo dell’Ardigò” (Società Editrice Veronese,
Verona), “La gnoseologia dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere:
saggio di interpretazione sistematica delle dottrine gnoseologiche di Aquino”
(Milano), “Gnoseologia” (Soc. Ed. Vita e Pensiero, Tip. S. Giuseppe, Milano); “L'
origine delle idee: saggio analitico introspettivo, proposto alla riflessione
personale” (Società editrice veronese, Verona); “Sistema di gnoseologia e di
morale: basi teoretiche per esegesi e critica dei classici della filosofia
moderna” (Editrice Studium, Roma); “Studi esegetici, critici, comparativi sulla
critica della ragione pura” (La tipografica veronese, Verona); “Metafisica e
gnoseologia” (La Tipografica Veronese, Verona); “Il realismo critico della
gnoseologia pura. Risposta al «Caso Zamboni» (P. A. Gemelli, Mons. F. Olgiati
eA. Rossi), Verona), “Realismo, Metafisica, Personalità: Rilievi, Note,
Discussioni” (La Tipografica Veronese, Verona); “La persona umana: soggetto
auto-cosciente nell’esperienza integrale. Termine della gnoseologia. Base della
metafisica” (Verona, Giulietti G., Vita e pensiero, Milano); “Precisazioni e
complementi ai testi scolastici. La Religione naturale e l’essenza della
religione Cristiana” (La tipografica veronese, Verona); “La «filosofia
dell’esperienza immediata, elementare, integrale» per la completa auto-consapevolezza
dello spirito umano” (La Tipografica Veronese, Verona); “Itinerario filosofico
dalla propria coscienza all’esistenza di Dio” (La Tipografica Veronese, Verona.
Teodicea, Rodella A., Vita veronese, Verona, “La dottrina della coscienza
immediate: struttura funzionale della psiche umana è la scienza positiva
fondamentale” (La tipografica veronese, Verona); “Dizionario filosofico” (Vita
e Pensiero, Milano); “Idee e giudizi, Marcolungo F.L., IPL ,Milano, “L’io e le
nozioni sopra-sensibili (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura elementare: Spazio,
tempo, percezione intellettiva” (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura
elementare, Idee e giudizi; IPL, Milano, Corso di gnoseologia pura elementare”; “Autobiografia
di una personalità integrale” (Serio De Guidi, Archivio storico Curia
diocesana, Verona, Studi sulla Critica della ragione pura; QuiEdit,Verona, .
Sistema di gnoseologia e di morale; QuiEdit, Verona. Keywords: psicologia del
volere, volere, l’io, sopra-sensibile. Refs.:
H. P. Grice, “Gnoseologia,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Bancroft, University
of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zamboni, L’io,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZANINI. (Legnano) Essential Italian philosopher. Grice: “If Zanini
likes Smith for his ‘etica della simpatia,’ I happen to prefer Englishman
Butler, and his sermons on self-love and benevolence!” -- Grice: “There are
some resemblances between what Zanini intelligently calls “the rhetorics, sic
in plural, of truth, and my idea of theoretical argument as a sort of deep-down
practical argument.” Filosofo. Adelino Zanini. Laureato in filosofia a
Padova con Curi, Zanini è stato borsista presso la Fondazione L. Einaudi di Torino,
ove ha studiato con Lombardini. È professore di Filosofia presso l'Università
delle Marche. I suoi studi sono indirizzati, in particolare, al rapporto tra
pensiero politico e scienza economica. È tra i principali interpreti di Adam
Smith e di Schumpeter. Opere principali: “Filosofie del soggetto: soggettività
e costituzione” (Ila Palma, Palermo), “Keynes: una provocazione metodologica”
(Bertani, Verona); “Schumpeter impolitico” (Istituto della Enciclopedia
ItalianaTreccani, Roma), “Il moderno come residuo: dieci lemmi” (Pellicani,
Roma); “Genesi imperfetta. Il governo delle passioni in Adam Smith,
Giappichelli, Torino, Modernità e nomadismo, Calusca, Padova; Adam Smith.
Economia, morale, diritto, B. Mondadori, Milano (II edizione, Liberilibri,
Macerata, ). Macchine di pensiero. Schumpeter, Keynes, Marx, Ombre corte,
Verona; oseph A. Schumpeter, B. Mondadori, Milano, Lessico postfordista, (cura
con U. Fadini), Feltrinelli, Milano Retoriche della verità. Stupore ed evento,
Mimesis Edizioni, Milano Filosofia economica. Fondamenti economici e categorie
politiche, Bollati-Boringhieri, Torino; L'ordine del discorso economico.
Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo, Ombre corte, Verona .
Principi e forme delle scienze sociali. Cinque studi su Schumpeter, Il Mulino,
Bologna, A. Negri, Una traccia per gli anni settanta, “Belfagor”, E. Garin, “L'etica
della simpatia” -- “L'indice”, A. Salanti, L'economia politica come critica
della società (capitalistica): note sparse Filosofia Economia. Fondamenti
economici e categorie politiche, “Quaderni del Dipartimento di Ingegneria
gestionale”, Università degli studi di
Bergamo. S. Caruso, Alla ricerca della filosofia economica, “Storia del pensiero
economico”, Fumagalli, Sfera politica e
sfera economica: un difficile rapporto. A proposito di "Filosofia
economica" “Economia politica.” MLOL,
Horizons Unlimited srl. Registrazioni, su RadioRadicale, Radio Radicale. univpm.
SWIF Sito web italiano per la filosofia, su swif.uniba. Intervista ad Adelino Zanini su J.A.
Schumpeter. Video Mediaset, su video.mediaset. Legnago. Keyword: etica della
simpatia. --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice and Zanini: the rhetorics of
truth,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia; H. P. Grice,
“Zanini,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, University of California,
Berkeley.
ZANOTTI. (Bologna). Filosofo. Opere: “Della forza dei corpi
che chiamiamo [forza] viva”, “Filosofia
morale”; “De viribus centralibus” Bononiae, Lelio dalla Volpe; “Ragionamento
sopra la filosofia”; “Paradossi”; “Epistolario.” Keywords:: forza viva. Refs.: H.
P. Grice, “Zanotti and me,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e
Zanotti: la forza viva,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZIMARA. (Galatina). Essential Italian philosopher. Grice: “Zimara is
a testimony that Aristotle is popular without Oxford!” Filosofo. Marcantonio
o Marco Antonio Zimara o Zimarra (San Pietro in Galatina). Zimara si laureò in filosofia a Padova e vi insegnò. Sindaco
di Galatina, Zamara si recò a Napoli per
difendere la città dai soprusi dei Duchi Castriota. Insegnò filosofia a Salerno
con la stesura di una guida alle opere di Aristotele. Curò la pubblicazione di
alcune opere di Alberto Magno e di Giovanni
di Jandun Dizionario di filosofia. Delio Cantimori in Enciclopedia Italiana.
Opere: “Questio de primo cognito” -- Papie, Iacob de Burgofranco impresse, Studi Galatinesi illustri, Guida Biografica, Tor
Graf Galatina, Galatina. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Marcantonio
ZimaEnciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Grice: “It’s
amazing how much Zimara loved Aristotle, at least for those who don’t love him
that much!” Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Luigi
Speranza, “Grice e Zimara: Aristotle within and without Oxford,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZINI. (Firenze). Flosofo. Grice: “Like me, Zini
has been interested in the Graeco-Roman concept of ‘ius.’” -- Opere: “Proprietà
individuale o proprietà collettiva?” (Torino, Fratelli Bocca), “Il pentimento e
la morale ascetica” (Torino, Bocca), “Giustizia: storia d'una idea” – cfr.
Grice on ‘justice’ in Thrasymachus – (Torino, F.lli Bocca), -- cf. Grice,
“Justice in Plato’s Republic,” “Social justice,” The Grice Papers), “La morale
al bivio” (Torino, Fratelli Bocca), “La doppia maschera dell'universo: filosofia
del tempo e dello spazio” (Torino, Fratelli Bocca); “Il congresso dei morti,” Roma,
Libreria editrice del Partito comunista d'Italia, ed. con introduzione di
Giancarlo Bergami e prefazione di Nerio Nesi, Calabritto, Mattia&Fortunato;
Poesia e verità, Milano, Corbaccio, I fratelli nemici: dialoghi e miti moderni,
Torino, Einaudi; La tragedia del proletariato in Italia: diario, Prefazione di
Giancarlo Bergami, Milano, Feltrinelli; Appunti di vita torinese, Firenze,
Olschki Pagine di vita torinese: note del diario, Torino, Centro studi
piemontesi. Grice enjoyed Zini’s approach. “Zini’s philosophy on justice is
divided into six parts. The first is ‘the real and the ideal” (‘il relae e
l’ideale”); the second is “la giustizia come idea ed emozione” (fairness as
idea and as emotion), the third is “I frutti del lavoro e la loro distribuzione
scondo giustizia” (The fruits of labour and their distribution according to
fairness”); the fourth is “Libertà od egualiglianza” -- Grice: “Note the ‘od,’
which need not be exclusive” --; the fifth is “Analissi del merito,” an
analysis of merit, and the last is “La pena riparatrice,” literally the pain
that repairs, the punishment that teaches.”Grice: “In liberty or freedom versus
equality, Zini approaches the Roman attitude, rather brusque to those who
strike an Anglo-Saxon attitude!” – Keyowrds: ius. Refs.: H. P. Grice, “Justice
from Plato to Zini: the history of an idea, alla Berlin,” Luigi Speranza, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia, The Grice Papers, BANC MSS
90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.
ZOLLA. (Venezia). Keywords:
fantasticare. Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Opere: “Etica e
estetica” (Spaziani, Torino), “Eclissi dell'intellettuale” (Bompiani, Milano),
“Volgarità e dolore” (Bompiani, Milano), “Le origini del trascendentalismo” (Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma), “Storia del fantasticare” (Bompiani, Milano), “Le
potenze dell'anima: morfologia dello spirito nella storia della cultura,
anatomia dell'uomo spirituale (cf. Grice, “the power structure of the soul”)
(Bompiani, Milano), “I letterati e lo sciamano” (Bompiani, Milano), “Che cos'è
la tradizione?” (Bompiani, Milano), “Le meraviglie della natura: introduzione
all'alchimia” (Bompiani, Milano, Archetipi, Marsilio, Venezia), “L'androgino:
l'umana nostalgia dell'interezza” (Red, Como), “Incontro con l'androgino:
l'esperienza della completezza sessuale” (Como Aure: i luoghi e i riti, Marsilio,
Venezia), “L'amante invisibile: l'erotica sciamanica nelle religioni, nella
letteratura e nella legittimazione politica” (Marsilio, Venezia), “Il
sincretismo” (Guida, Napoli), “Verità segrete esposte in evidenza: sincretismo
e fantasia, contemplazione e esotericità” (Marsilio, Venezia), “Tre discorsi
metafisici” (Guida, Napoli), “Uscite dal mondo” (Adelphi, Milano), La luce. La
ricerca del sacro, Tallone, Alpignano Ioan Petru Culianu, Tallone, Alpignano Lo
stupore infantile, Adelphi, Milano Le tre vie, Adelphi, Milano Un destino
itinerante: conversazioni tra Oriente e Occidente con Doriano Fasoli, Marsilio,
Venezia La nube del telaio: Ragione e irrazionalità tra Oriente e Occidente,
Arnoldo Mondadori Editore, Milano La filosofia perenne. L'incontro fra le
tradizioni d'Oriente e d'Occidente, Mondadori, Milano Catabasi e Anastasi,
Tallone, Alpignano Discesa all'Ade e resurrezione, Adelphi, Milano Minuetto
all'inferno, Einaudi, Torino Cecilia o la disattenzione, Garzanti, Milano I
moralisti moderni, Garzanti, Milano (con Alberto Moravia) Saggi, Bompiani,
Milano La psicanalisi, Garzanti, Milano Emily Dickinson, Selected Poems and
Letters, Mursia, Milano Il Marchese de Sade, Le opere. Scelte e presentate da Zolla,
Longanesi & C., Milano I mistici, Garzanti, Milano Herman Melville, Clarel,
Einaudi, Torino; nuova ed. Adelphi, Milano Nathaniel Hawthorne, Settimio Felton
o l'elisir di lunga vita, Neri Pozza, Vicenza; poi Garzanti, Milano Il
superuomo e i suoi simboli nelle letterature moderne, La Nuova Italia, Firenze
Pavel Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona, Adelphi, Milano
Novecento: Lucarini, Roma L'esotismo nella letteratura, La Nuova Italia
L'esotismo nelle letterature moderne, Liguori, Napoli Il dio dell'ebbrezza:
antologia dei moderni dionisiaci, Einaudi, Torino Conoscenza religiosa,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Gli arcani del potere: elzeviri,
Rizzoli, Milano, Gli usi dell'immaginazione e il declino dell’Occidente,
A.I.R.E.Z., Montepulciano Filosofia perenne e mente naturale, Venezia Il
serpente di bronzo. Scritti antesignani di critica sociale, Venezia Civiltà
indigene, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Archetipi. Aure. Verità
segrete. Dioniso errante. Tutto ciò che conosciamo ignorandolo, Marsilio,
Venezia (contiene Archetipi, Aure e
Verità segrete esposte in evidenza, e l'introduzione all'antologia Il dio
dell'ebbrezza) Le tre vie. Soluzioni sovrumane, Grazia Marchianò, Marsilio,
Venezia. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley.
ZORZI.
(Venezia).
Essential Italian philosopher. Grice: “For some reason, in the Veneto area,
they cannot pronounce the /dg/, which becomes /z/ as everyone who is familiar
with Giorgone – as in Quine’s infamous example -- would know!”. Filosofo.
Opere: “L'armonia del mondo” (S. Campanini, "Il
Pensiero Occidentale", Bompiani, Milano), “De harmonia mundi,” pref. C.
Vasoli (Lavis-Firenze, La Finestra editrice-Biblioteca Nazionale Centrale di
Firenze), “L'Elegant: Poema e Commento sopra il Poema, J.-F. Maillard, Arché Edidit,
Milano Paris. S. Onda, “Le vicende costruttive della chiesa e del convento”, “Il
progetto di Jacopo Sansovino e il «memoriale» di Zorzi” “Le teorie ermetiche di
Zorzi,” in “La chiesa di San Francesco della Vigna e il convento dei Frati
Minori” (Venezia, edizione a cura della Parrocchia di San Francesco della
Vigna), S. Campanini, “Le fonti ebraiche del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in
«Annali di Ca' Foscari»; S. Campanini, “La struttura simbolica del ‘De Harmonia
mundi’ di Zorzi, in «Materia Giudaica». Alfonso Vesentini Argento. “Il cardinale
e l'architetto: Aleandro e il rinascimento adriatico veneziano” (Apostrofo edizioni-Pieve
San Giacomo-Cremona). Grice: “Zorzi is interesting as proof that in Italy they
take the Hebrew language seriously! They call it a classic, even! I wish I had
learned some all those years I borded at Clifton!” – Refs.: H. P. Grice, The
Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of
California, Berkeley, Luigi Speranza, “Grice e Zorzi: l’armonia del mondo,” The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
ZUCCA. (Villaurbana). Filosofo.
Grice: “I like his surname. Mine means ‘pig.’ His means ‘punpkin’!” --. Antioco
Zucca. Opere: “L'uomo e l'infinito” (Imola, Tipografia
sociale), “Il lamento del genio: parodia” (Sassari, Gallizzi), “Dopo il dolore:
canto (Chiari, Rivetti), “Il grande enigma” (Modena, Formiggini), “Le lotte
dell'individuo” (“Rivista di Filosofia”, Modena, Formiggini), “Essere e non
essere” (“Rivista di Filosofia”; Roma, Formiggini), “Pensieri” (“Rivista sarda”),
“Leggenda e realtà” (“Rivista sarda”), “Ardigò e il vescovo di Mantova: un'intervista
nel sogno” (“Rivista sarda,” Roma, Ferri), “Un filosofo di un filosofo”
(“Mediterranea”), “I rapporti fra l'individuo e l'universo” (Padova, Cedam). Refs.:
Luigi Speranza, “Un filosofo di un filosofo: Grice e Zucca,” -- H. P. Grice,
The Grice Papers, BANC, MSS The Bancroft Library, The University of California,
Berkeley. Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, for the Anglo-Italian
Club, Villa Speranza, Liguria.
ZUCCARELLI. Grice: “Not really a philosopher, but
someone involved in the death of one!” Speranza: “N other than Leopardi!”)
“Nonostante i dubbi, la questione venne ben presto chiusa; secondo l'incaricato
Zuccarelli, era plausibile che quelli fossero parte dei resti di Leopardi. Il
medico parla esplicitamente di aver rinvenuto una parte di rachide e una di
sterno entrambe deviate.”
ZUBIENA. (Torino). Grice: “Perhaps without knowing, Zubiena has
explored a crucial concept in Greco-Roman philosophy, that of ‘daimone,’ – ‘il
demoniaco,’ as Zubiena calls it, focusing on its iconography. Grice: “I would
call him the Italian G. W. H. Parkinson: like G. Parkinson, Zubiena edits a
volume on ‘semantics.’ And I would also call him the Italiaan A. G. N. Flew:
like Flew, Zubiena edits a volume on “Langauge and philosophy.”” Enrico
Castelli Gattinara di zubiena (n. Torino), filosofo. Professore a Roma. Zubiena
fondat l'Archivio di Filosofia e organizza i "Colloqui Castelli -- Grice: “Zubiena
should have called these colloquia the Zubiena colloquia” -- incontri che
riuniscono filosofi per discutere temi diversi. Vicina all'esistenzialismo, la
filosofia di Zubiena, partita da posizioni spiritualiste, si caratterizza per
uno stile filosofico dal tratto autobiografico. Zubiena si è interessato di
temi legati al rapporto tra ragione, arte e religione; e ha introdotto il
dibattito sulla demitizzazione. Nel pensiero di Zubiena convergono suggestioni
tratte da Agostino, Kierkegaard, Lev Isaakovič Šestov, Heidegger, in una ricerca
volta a delineare una teologia della storia sulla base della considerazione del
tema del peccato originale. Nei Colloqui “Zubiena” convennero personalità di
rilievo della scena filosofica religiosa, teologica, ontologica, fenomenologica
ed ermeneutica. Vi fecero la loro comparsa Gouhier, Breton, Brun, Bruaire,
Tilliette, Lacan, Ricœur, Lévinas, Ellul, Argan, Starobinski, Benveniste, Eco,
Scholem, Vahanian, Giannini. Ha preso il suo posto, come organizzatore dei
Colloqui e direttore dell'Archivio di Filosofia, Marco Maria Olivetti. Panikkar
fu suo grande amico e collaboratore.
Principali pubblicazioni: “Il tempo esaurito” (Ed. della Bussola, Roma),
“I presupposti di una teologia della storia” (Cedam, Padova), “Il demoniaco”
(Electa, Milano, rist. Bollati Borighieri, Torino), “Pensieri e giornate”
(Cedam, Padova), “Simboli e immagini” (Edizioni Rinascimento, Roma), “Il tempo
invertebrate” (Cedam, Padova), “I paradossi del senso commune” (Cedam, Padova),
“La critica della demitizzazione” (Cedam, Padova), “Il tempo inqualificabile”
(Cedam, Padova) “Diari” (Cedam, Biblioteca dell'Archivio di Filosofia, Padova, sul pensiero filosofico di Zubiena, Marco
Maria Olivetti, Enrico Castelli in E. CORETHW.M. NEIDLG. PFLIGERDORFFER , La
filosofia cristiana nei secoli XIX e XX, Edizione italiana G. Mura e G. Penzo,
Città Nuova, Roma, Pietro Prini, “L'esistenzialismo teologico di Enrico Castelli
[Zubiena], in Pietro Prini, La filosofia cattolica italiana del Novecento,
Laterza, Roma-Bari, Enciclopedia Treccani
Sapienza Roma, su archivio.uniroma1, Filosofia della religione
Esistenzialismo Teologia razionale
Istituzioni collegate, su filosofia.uni roma1. Archivio di filosofia, su
libra web.net. Livio Sichirollo, «CASTELLI GATTINARA di Zubiena, Enrico» in
Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enrico
Castelli, su Be Web, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Enrico Castelli.
Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Flew, Parkinson, and Zubiena,” Luigi Speranza,
“Grice e Zubiena: implicature demoniache” -- The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria.
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