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Saturday, June 12, 2021

Grice e Centofonti

Dacier non determina l'anno della nascita di Romolo, e pone la fondazione di Roma nel primo anno della VII Olimpiade, 3198 del mondo, 750 avanti G.C. Riferisce la morte di Romolo al primo anno della XVI Olimpiade , 3235 del mondo , 38 di Roma , 713 avanti G. C. Gli editori di Amyot rinchiudono lo spazio di tutta la vita di Romolo dal l'anno 769 all'anno 715 av. G. C., 39 di Roma . I. Intorno al gran nome di Roma , la gloria del quale è già distesa per tutti gli uomini, non s'accordano gli scrittori in asserire chi e per qual cagione dato lo abbia a quella città. " * Fra le varie cagioni , alle quali si attribuisce dagli scrittori l'oscurità della prima storia romana , deve annoverarsi prima l'incendio de' Galli , nel quale fu rono distrutti monumenti d'ogni maniera. Spesso già dopo il Beaufort, e a' di nostri più che mai , s'è disputato , se l'origini di Roma , quali le narrano Livio e Dionigi , sieno verità storica o favola poetica . Quello che può dirsi in generale si è , nè tutto nelle tradizioni da lor raccolte esser favoloso né lutto vero. Cice rone in più luoghi ci attesta che nei conviti era uso cantare le antiche memorie e le antiche imprese. Un carme epico , però , su questo argomento prima di quel d'Ennio non si conosce ; e che un solo carme sia stato fonte di tutte le storie di Roma sotto i re non è possibile a credersi . Plutarco stesso ci mostra d'aver avuto alle mani molti e fra lor dissenzienti che scrissero intorno ad esse . Vi banno certo , e ognun se n'avvede , nelle lor narrazioni delle cose poetiche , ma ve d’ha di semplicissime e schiette , come quelle che riguardano l'antica forma di governo, la religione , i sacerdozj ; tratle , non possiam dire , se da’ libri dei pontefici, o da' pubblici annali , i quali , al dir di Cicerone , risalivano almeno al tempo de' re . Uoa delle guide scelte da Plutarco è Diocle di Pepareto, autorevole tanto, che Fabio Pittore anch'egli in molti luoghi il prese a guida. Diocle però scrisse non tutta la storia , ma le origini solo , ossia la fondazione di Roma, e non pare sia sceso più in giù di Romolo. Plutarco per alcun poco lo segue solo , indi con allri ch'ei nomina in diversi luoghi . Il primo tra essi è il re Giubba , che avea PLUTARCO . - 1. 5 50 ROMOLO . Ma altri dicono che i Pelasgi, dopo di essere andati va gando per la maggior parte del mondo, ed aver soggiogata la maggior parte degli uomini , si misero poi ad abitare ivi , e che dal lor valore nell'armi diedero il nome alla città. ? Altri vogliono 3 che essendo presa Troia , alcuni , che sen fuggirono, trovate a caso delle navi, sospinti fossero daʼventi in Etruria ed approdassero alle foci del Tevere , dove , es sendo le donne loro già costernate e perplesse , e mal tolle rar potendo più il mare , una di esse , che chiamavasi Roma, e che di nobiltà e di prudenza sembrava di gran lunga su perar tutte le altre , abbia suggerito alle sue compagne di abbruciare le navi. Ciò fatto, dicono che gli uomini da prima se ne crucciassero : ma poi , essendosi per necessità collocati d'intorno al Pallanzio , e riuscendo loro in breve tempo la cosa meglio assai che non avevano sperato , esperimentata avendo la fertilità del luogo , e bene accolti ritrovandosi dai vicini , oltre gli altri onori che fecero a Roma , denominarono la citlå pure da lei , ch' era stata cagione che si edificasse. E vogliono che fin da quel tempo siasi conservato il costu me che hanno le donne , di baciar nella bocca i loro con sanguinei ed attenenti ; poichè anche quelle , quand' ebbero abbruciate le navi , questi baciari e queste amorevolezze usa ron cogli uomini, pregandoli, e cercando di mitigarne la collera. Altri poi affermano , Roma, figliuola d'Italo e di scritta la storia di Roma dalla sua origine , e ch'egli chiama diligentissimo . Non cita Dionigi che una volta e per dissentirne ; ma in troppi luoghi, ove bol no mina , s'accorda con lui . Costoro invasero la Tessaglia in tempi antichissimi, ed è certo che almen 1800 anni prima dell'era nostra erano sparsi in tutta la Grecia ed anche in Italia . a Poichè fafen significa valentia o fortezza. 3 Così Eraclide sovrannomato Lembo , contemporaneo di Polibio . 4 Invece d'Etruria e Tevere l'originale ha Tirrenia e Tebro. 5 Strabone racconta d'un caso consimile accaduto intorno a Crotone , presso il fiume Neeto ( 1. VI ) . Ma il fatto che alla fondazione di Roma appartiene , e narrato da Aristotele presso Dionigi d'Alicarnasso ( St. , l . I ) . Sennonchè egli dice che le navi erano greche , e le donne che le abbruciarono , prigioniere troiane . Specie di fortezza sul monte Palatino fabbricata dagli Aborigeni o primi abitanti del paese . ? Nondimeno Antioco siracusano , vissuto un secolo prima d’Aristotele , af. ferma che lungo tempo prima della guerra troiana eravi in Italia una città nomi nata Roma. 6 ROMOLO . 51 Leucaria , ' altri la figliuola di Telefo d'Ercole , ad Enea spo sata , ed altri quella di Ascanio , figliuolo di Enea , aver po sto il nome alla città ; altri aver la città fondata Romano , figliuolo di Ulisse e di Circe ; altri Romo di Ematione , da Diomede lå mandato da Troia; altri quel Romo signor dei Latini , il quale aveva scacciati i Tirreni venuli da Tessaglia in Lidia , da Lidia in Italia. Nè già coloro che con più giu sta ragione sostengono che fu alla città questa denomina zione data da Romolo , concordi sono intorno alla di lui ori gine. Conciossiachè alcuni dicono ch'egli figliuoio fu di Enea e di Dessitea di Forbante , ed ancora bambino fu portato in Italia insieme con Romo fratello suo , e che , periti essendo . gli altri schifi per l'escrescenza del fiume, piegatosi placida mente sulla morbida riva quello , in cui erano i fanciulli, essi , fuor di speranza , restaron salvi , e da essi fu poi la città appellata Roma. Alcuni pretendono che Roma , figliuola di quella Troiana sposata a Latino di Telemaco , partorito abbia Romolo ; ed alcuni che ne sia stata madre Emilia , fi gliuola di Enea e di Lavinia , congiuntasi con Marte ; " e al cuni finalmente raccontano cose favolosissime intorno alla di lui generazione , dicendo che in casa di Tarchezio re degli Albani , uomo scelleratissimo e crudelissimo, si mostrasse un portento divino. “ Imperciocchè narrano che , sollevandosi un membro genitale dal focolare , continuasse a farsi vedere per molti giorni , e , ch'essendovi in Etruria l'oracolo di Tetidė, fosse da questo recata risposta a Tarchezio , che una vergine si dovesse congiunger con quel fantasma, dalla quale nasce rebbe un figliuolo per virtù chiarissimo , ed insigne per for tuna e per gagliardia. Avendo pertanto Tarchezio dello que sto vaticinio ad una delle sue figliuole , e comandatole di usar Seguendo l'ottima lezione , meglio Leucania. Meglio: la moglie di Ascanio figliuolo d'Enea . 3 Della venuta di questi Lidj in Italia parla Erodolo nel primo. 4 Con più diligenza Dionigi d'Alicarnasso , nel primo delle sue Storie , reca i nomi de' greci e de' romani autori , i quali tennero queste sentenze diverse in. torno all'origine di Roma. E son essi Cefalone, Damaste , Aristotele , Calia , Senagora , Dionisio calcidese , Antioco siracusano , ed altri. 5 Simili apparizioni sono frequentissime nella storia de' secoli oscuri . 6 Forse di Temide , chiamata da' Romani Carmente , a cagione appunto de ' suoi oracoli. D'un oracolo di Telide mai non s'intese parlare. 6 2 ROMOLO. con quel mostro, dicono ch'essa non degnò di cið fare, ma in sua vece mandovvi una fante ; che Tarchezio , come seppe la cosa , gravemente crucciatosi , le fece prender ambedue per farle morire ; ma che poi egli , avendo in sogno veduta Vesta , 4 che gliene vietò l'uccisione , diede a tessere alle fanciulle imprigionate una certa tela, con questa condizione di dar loro marito , quando avesser finito di tesserla ; che quelle però andavano tessendo di giorno , ma che altre per ordine di Tarchezio ne disfacevano il lavoro di notte ; che , avendo la fante partoriti due gemelli , Tarchezio li diede ad un certo Terazio , comandandogli di toglier loro la vita ; che co stui, avendogli deposti vicino al fiume, una lupa andava poi frequentemente a porger loro le poppe , ed augelli d'ogni sorta , portando minuti cibi , ne imboccayano i bambini , fin tanto che cið veggendo un bifolco, e meravigliandosene, prese ardire di avvicinarsi , e ne levo i fanciulletti; e che finalmente essi , in tal maniera salvati e allevati, attaccarono Tarchezio e lo vinsero. Queste cose sono state scritte da un certo Promatione , che compild la Storia Italiana. II. Ma il racconto , che merita totalmente credenza e che ha moltissimi testimonj , è quello , le di cui particolarità principali furono la prima volta pubblicate fra'Greci da Dio cle Peparetio , seguito in moltissimi luoghi anche da Fabio Pittore. Vi sono pure su queste varj dispareri ; ma , per ispe dir la cosa in poche parole , il racconto è in questa maniera.“ De’re , che nacquero in Alba discendenti da Epea , il regno " Vesta , perchè il portento erasi fallo vedere nel focolare . ? Storico sconosciuto . 3 Storico anteriore alla guerra di Annibale, ai tempi della quale visse Fabio Pittore, che scrisse gli Annali di Roma , e , come già si accenno , ed è pur detto qui appresso , in moltissimi luoghi lo prese a guida. 4 Fabio , che segui Diocle in moltissimi luoghi, qui l'abbandona, e Livio dice che Proca lasciò l'impero al primogenito Numitore , aggiugnendo plus ta men vis poluit quam voluntas palris aut reverentia ætatis ; pulso fralre , Amulius regnat. Due cose combattono adunque l'opinione da Plutarco adottata , cioè la testimonianza contraria degli altri storici , e il diritto incontrastabile che il primogenito aveva fra gli Albani alla paterna corona. 5 Da Enea fino a Numitore ed Amulio, nello spazio di 353 anni, vi furono tredici re d'Alba . Toltine i quarantadue anni regnati da Amulio , sono 311 , seb bene Virgilio ne conti soli 300. Alba era una città del Lazio presso Roma. ROMOLO. 53 pervenne per successione a due fratelli, Numitore ed Amulio. Essendosi da Amulio divisa tutta la facoltà loro in due parti , e contrapposto al regno le ricchezze e l'oro trasportato da Troia, Numitore scelse il regno. Avendo Amulio dunque le ricchez ze, e quindi maggior possanza che non aveva Numitore, usurpó facilmente il regno ; e, temendo che nascessero figliuoli dalla figliuola di questo , la creò sacerdotessa di Vesta , onde viver dovesse mai sempre senza marito e serbando verginità.3 Al tri chiamano costei Ilia , altri Rea ed altri Silvia. Non molto tempo dopo fu trovata gravida contro la legge alle Vestali costituita ; e perch'ella non ne sostenesse l ' estremo suppli zio , Anto , figliuola del re , intercedette per lei , pregando il padre. Fu però chiusa in prigione a condur vita affatto sepa rata da ogni altra persona , acciocch'ella non potesse nascon dere il suo parto ad Amulio. Partori poi due bambini grandi e belli oltre misura ; onde , anche per questo vie più intimo ritosi Amulio , comandò ad un servo che li prendesse e get tasseli via. Alcuni dicono che questo servo nominavasi Fau stolo , ed alcuni , che non già costui , ma quegli , che da poi li raccolse , avea questo nome. Posti adunque i bambini in una culla , discese egli al fiume per gettarveli dentro , ma , veggendolo venir giù con gran piena e fiolloso, ebbe timor d'inoltrarsi, e depostili presso la riva , andò via. Quindi , crescendo il fiume, sollevossi dolcemente dall'inondazione la culla , e fu giù portata in un luogo assai molle , il quale ora chiaman Cermano, ma una volta , com'è probabile , chiamavan Germano , poichè chiamavan Germani i fratelli . III. Era quivi poco discosto un fico selvatico , il quale appellavano Ruminale , o dal nome di Romolo, come pensa la maggior parte , o perchè vi stessero all'ombra sul mez * Nomitore scrive sempre Plutarco. • Aveva prima Amulio fatto uccidere insidiosamente il figlio di Numitore per nome Egesto ( Dione , 1. 1 ) . 3 Trent'anni a quelle fanciulle sacre conveniva esser caste e senza marito. 4 Varrone chiama Germalus il luogo, e Cermalus il dice Festo . Da Var rone prese Plutarco ciò che leggiamo in questa vita dell'anno lla fondazione di Roma e della nascita di Romolo , il quale calcolò l'uno e l'altro ( anzi calcolo fino il giorno e l'ora in cui Romolo fu concetto ) coll'aiuto di certo Tacozio matema lico greco e suo amico. 5 Tito Livio l'afferma assolutamente . 5* 54 ROMOLO. zogiorno bestiami che ruminano , o piuttosto per essersi ivi al lattati i fanciulli, perciocchè la poppa dagli antichi fu chia mata ruma, e Rumilia ' chiamano una certa Dea, che si crede abbia cura del nutrimento degl'infanti, alla quale sacrificano senza vino , º facendo libamenti di latte. A'due bambini, che quivi giacevano , scrivon gli storici , che stava a canto una lupa che gli allattava , ed un picchio , che unitamente ad essa era di loro nudritore e custode. Credesi che questi animali sieno sacri a Marte, e i Latini hanno distintamente in grande onore e ve nerazione il picchio; onde a colei , che quei bambini avea parto riti , fu prestata non poca fede mentr’ella affermava d'averli par toriti da Marte : quantunque dicano che ciò ella credesse per inganno fattole , stata essendo violata da Amulio 5 datosele a vedere armato. Sonovi poi di quelli che vogliono che il nome della nutrice , per essere un vocabolo ambiguo , abbia dato motivo alla fama di degenerare in un racconto favoloso. Im perciocchè i Latini ehiamavano lupe non solamente le fiere di tale specie , ma le femmine ancora che si prostituiscono : e vo gliono che di tal carattere fosse la moglie di quel Faustolo , che allevó que’bambini, la qual per altro chiamavasi Acca Larenzia. A costei sacrificano ancora i Romani, e nel mese di aprile il sacerdote di Marte le reca i libamenti, e chiamano quella festa Larenziale. Onorano pur anche un'altra Laren • Lo stesso Plutarco la chiama Dea Rumina nelle sue Quistioni Roma пе . n . 57. ? Ciò viene attestato anche da Varrone. Come poi di Ruma erasi fatta la Dea Rumina , cosi di Cuna si era fatta Cunina , divinità che proteggeva i fan ciulli in culla . 13 La conservazione prodigiosa e l'agnizione del fanciullo Romolo ne ram mentano i casi di Ciro fondatore d'un altro impero. E non è questa la sola favola straniera , con cui i Romani tentarono di nobilitare i primordi delle loro istorie . 4 Sono molti gli esempj di donzelle che abusando la credulità di que' primi tempi copersero col velo della religione i loro errori . 5 Coloro che accagionano Amulio di questo fatto , dicono ch’ebbe in ciò intenzione di perdere la vipote, perchè le Vestali pagavano colla morle simili errori. 6 Due feste di questo nome si celebravano a Roma : l'una nell'ultimo d’apri le , l'altra ai 23 di dicembre. Plutarco , nelle sue Quest. Rom. , pretende che in aprile si festeggiasse la nutrice di Romolo , e in dicembre la favorita di Ercole, Ma Ovidio afferma invece il contrario , e in ciò vuolsi credere ad uno scrittor romano piuttosto che ad un greco. ROMOLO . 55NN zia , e, per tal cagione, il custode del tempio di Ercole, es sendo , com'è probabile, scioperato, propose al Nume di giuo care a’dadi con patto di ottenere , se egli vincesse , qualche buon presente dal Nume; e , se per contrario restasse vinto, d'imbandire al Nume stesso una lauta mensa , e di condurre una bella donna a giacere con lui. Dopo ciò , geltati i dadi prima pel Nume, indi per se medesimo , vide egli vinto. Ora volendo mantenere i patti , e pensando cosa ben giusta lo starsene alla convenzione , allesti al Nume una cena , e tolta a prezzo Larenzia , ch'era giovane e bella , ma non per anche pubblica , l'accolse a convilo nel tempio , ove disteso avea il letto : e dopo cena ve la rinserrò , come se il Nume fosse per aversela . Dicesi per verità che il Nume fu insieme colla donna , e che le impose di andarsene sull'alba alla piaz za , e , abbracciando il primo che ella avesse incontrato , sel facesse amico. S'abbattè però in lei un cittadino avanzato in età e di molte ricchezze , che aveva nome Tarruzio il qual era senza figliuoli, siccome quegli , ch'era senza moglie vis suto. Costui usò con Larenzia e le volle bene , e morendo la sciolla erede di molle e belle facoltà , la maggior parte delle quali essa lasciò in testamento al popolo. Raccontasi poi che, essendo ella già molto celebre , e tenuta come persona cara ad un Nume , disparve in quel medesimo luogo , dove quella prima Larenzia seppellita era. Quel luogo si chiama ora Ve labro , perché , traboccando spesse volte il fiume, traghetta vano co' barchetti per quel sito alla piazza ; e questa maniera di trasporto chiamano velalura. ?. Alcuni vogliono che sia detto cosi , perchè coloro che davano qualche spettacolo , coprir facevano con tele quella strada che porta dalla piazza al cir co , incominciando di là ; 3 e la tela distesa a questa foggia nel linguaggio romano si chiama vela. Per queste cagioni è ono rata la seconda Larenzia appo i Romani. * Le frodi del sacerdozio politeistico son descritte estesamente da Daniele pel сар. XIV. Son pur messe più volte in derisione da Aristofane. a Velabrum dicitur a vehendo : velaturam facere etiam nunc dicuntur qui id mercede faciunt. Varrone, De L. Lat. I. IV. 3 Vi era il nome di Velabro molto prima che si pensase a coprir con tele la strada di cui qui si parla, usanza introdotta la prima volta da Quinto Catulo nella dedicazione del Campidoglio. Plin . , 1. XIX, c . 1 . 56 ROMOLO. IV. Faustolo pertanto , il quale era custode de'porci di Amulio , raccolse i bambini , senzachè persona se n'avvedes se: ma per quello che“ più probabilmente ne dicono alcuni , ciò si fece con saputa di Numitore , ' il quale di nascosto som ministrava il nutrimento a coloro che gli allevavano. Nar rasi pure che questi fanciulli , condotti a Gabio , apprendes sero le lettere e tutte l'altre cose che convengonsi alle persone ben nate : e scrivesi che furono chiamati Romolo e Remo 3 dalla poppa , poichè furon veduti poppare la fiera. La nobiltà che scorgevasi nelle fattezze de’loro corpi , fin dall'infanzia diede subito a divedere nella grandezza e nell'aria , qual fosse la di loro indole. Crescendo poscia in età divenivano amendue animosi e virili , ed aveano un coraggio e un ardire affatto intrepido ne' rischi più gravi . Romolo però mostrava d'essere più assennato e di aver discernimento politico nelle conferenze che intorno a’pascoli ed alle cacciagioni ei te neva co’vicini , facendo nascere in altrui una grande estima zione di se , che già manifestavasi nato per comandare, assai più che per ubbidire. Per le quali cose si rendevano essi amabili e cari agli eguali ed agl’inferiori; ma conto alcuno non facevano de' soprantendenti ed inspectori regj, e de'go vernatori de’bestiami , considerandoli come uomini , che punto in virtù non erano più di loro eccellenti; né delle minacce loro curavano , nè del loro sdegno. Frequentavano gli eser cizj e i trattenimenti liberali , non pensando già cosa degna di un uomo libero l'ozio ed il sottrarsi alle fatiche, ma bensi i ginnasj, le cacce , i corsi , lo scacciar gli assassini , l'ucci dere i ladri , il diſendere dalla violenza coloro che ingiuriati vengano. Per queste cose eran essi già decantati in ogni parte. V. Essendo nata una certa controversia fra i pastori di · Egli fondava le sue speranze di ricuperare il trono in questi fanciulli; ciò che diminuisce in gran parte l'interesse di questa favola. * Dionigi d'Alicarnasso dice che i due fanciulli vennero istituiti nelle gre che lettere , nella musica , e nelle belle arti . Furono poi spediti a Gabio , città dei Latini e colonia d’Alba , distante circa dodici miglia da Roma , siccome a luogo di maggior sicurezza. 3 Il greco usa sempre il nome Romo, che ricorda il più antico, e s ' appressa più a quello di Romolo . ROMOLO . 57 Amulio e que’di Numitore , e questi conducendo via de’be stiami agli altri rapiti , ciò non comportando i due garzoni , diedero loro delle percosse , li volsero in fuga e li privarono di una gran parte della preda , curando poco l ' indegnazione di Numitore; e ragunavano ed accoglievano molti mendici e molti servi, dando cosi adito a principj di sediziosa arditez za. Ora , essendo Romolo intento ad un certo sacrifizio (im perciocchè egli era dedito a’sacrifizj e versato ne’vaticinj ) , i pastori di Numitore, incontratisi con Remo , che se n'an dava accompagnato da pochi, attaccaron battaglia. Riporta tesi percosse e ferite dall' una parte e dall'altra , restarono finalmente vittoriosi quelli di Numitore , e Remo presero vi vo. Quindi fu condotto ed accusato da loro innanzi a Numi tore : ma questi non lo puni per tema del fratello , ch'era uómo severo ; al quale però, andatosene egli stesso , chiedeva di ottenere soddisfazione , essendo stato ingiuriato da’servi di lui che regnava , egli che pur gli era fratello ; e sdegnando sene insieme anche gli Albani, persuasi che Numitore fosse ingiustamente oltraggiato , Amulio s’indusse a rilasciargli Remo , perchè ad arbitrio suo lo punisse. Avendolo Numitore ottenuto , se ne tornò a casa , e guardando con istupore il gio vanetto per la di lui corporatura , che di grandezza e di ga gliardia superava tutti , e veggendo nel di lui aspetto il co raggio e la franchezza dell'animo, che non lasciavasi vincere , e si mostrava in sensibile nelle presenti sciagure ; in oltre sentendo che i fatti e le imprese di lui ben corrispondevano a quanto egli mirava , e soprattutto , com'è probabile , coope- · randogli un qualche Nume , e dando unitamente direzione a principj di cose grandi , egli , locco per ispirazione od a caso da desiderio di sapere la verità , interrogollo chi fosse, e in torno alle condizioni della sua nascita , aggiungendogli fiducia e speranza , con voce mansueta e con amorevoli sguardi e benigni ; onde quegli vie più rinfrancatosi prese a dire : « Io » non ti nasconderò cosa alcuna ; imperciocchè mi sembri più » re tu , che Amulio ; mentre tu ascolti e disamini avanti di » punire , e quegli rilascia al supplicio le persone non ancora » disaminate. Noi credevamo da prima esserefigliuoli di Fau » stolo e di Larenzia , servi del re ; e siamo due fratelli nati 58 ROMOLO. » ad un parto ; ma da che ci troviamo accusati e calunniati » appresso di te , ed in repentaglio della vita , gran cose dir » sentiamo di noi medesimi , le quali , se sien degne di ſede » sembra che abbia da farne giudizio l'esito del presente pe » ricolo. Il nostro concepimento , per quel che si dice , è un » arcano : il nostro nutrimento poi e la maniera onde fummo » allattati , sono cose stravagantissime ed affatto disconve » nienti a'bambini. Da quegli uccelli e da quelle fiere , alle » quali fummo gittati , siamo noi stati nudriti , da una lupa » col latte , e da un picchio con altri cibi minuti , mentre gia » cevamo in una certa culla presso il gran fiume. Esiste an » cora la culla e si conserva con cinte di rame , dove sono » incisi caratteri che appena più si rilevano , i quali un giorno » forse potrebbono essere aʼnostri genitori contrassegni inu » tili di riconoscimento , quando noi morti fossimo. » Numi tore , udilo questo discorso , e veggendo che bene corrispon deva il tempo all'aspetto del giovane , non iscacciò più da se quella speranza che il lusingava; ma andaya pensando come potesse nascosamente abboccarsi intorno a queste cose colla figliuola , che leneasi ancora strettamente rinchiusa. VI. Faustolo intanto , avendo sentito ch'era preso Re mo e consegnato a Numitore , esortava Romolo ad arrecargli soccorso , e gli diede allora una piena informazione intorno alla loro nascita , della quale per lo addietro favellato non avea che in enigma , e fattone intender loro sol quanto basta va , perchè , badando essi a ciò ch'ei diceva, non pensassero bassamente. Quindi egli , portando la culla , incamminavasi a Numitore , di sollecitudine pieno e di tema , per quella pres sante circostanza. Dando però sospetto alle guardie del re, ch'erano alle porte , ed osservato essendo da loro , e confon dendosi sulle ricerche a lui fatte, non potè far si , che quelle non si accorgessero della culla , che al d'intorno ei cuopria colla clamide. Erayi fra di esse per avventura uno di coloro, che avevano ricevuto i bambini da gittar via , e che furon * Non costumavasi in que' tempi il tener guardie alle porte della città ; però Dionisio di Alicarnasso nota , che , temendosi allora in Alba qualche sorpresa , facevansi dal re custodire le porte. ROMOLO . 59 presenti quando vennero esposti. Costui , veduta allora la culla , e ravvisatala dalla forma e da' caratteri, s'insospetti di quello ch'era, nè trascurò punto la cosa: ma subito, fattala sapere al re , gli presentò Faustolo perchè fosse esaminato , il quale , essendo costretto in molte e valide maniere a ren der conto dell'affare , nè si tenne affatto saldo e costante , nė affatto si lasciò vincere : e confessò bensi ch'erano salvi i fanciulli, ma disse ch'erano lontani da Alba a pascere ar menti ; e che egli portava quella culla ad Ilia , che desiderato avea spesse volte di vederla e di toccarla , per aver più si cura speranza intorno a' suoi figliuoli. Ciò che suole addi venire agli uomini conturbati, e a quelli, che con timore o per collera operano alcuna cosa, addivenne allora ad Amulio : conciossiachè egli mandò sollecitamente un uom dabbene, è di più anche amico di Numitore , con commissione d’inten dere da Numitore medesimo, se gli era pervenuta novella al cuna de'fanciulli, come ancor vivi. ” Andatosi dunque costui e veduto Remo poco men che fra gli amorevoli amplessi, diede ferma sicurezza alla di lui speranza, ed esortò a dar subito mano all' opere, e già egli stesso era con loro e unitamente cooperava. Nè già le circostanze di quell'occasione davano comodità di poter indugiare neppure se avesser voluto: im perciocchè Romolo era omai presso , e non pochi cittadini correvano a lui fuori della città , per odio che portavano ad Amulio , e per timore che ne aveano. Inoltre egli conduceva pur seco una quantità grande di armati distribuiti in centu rie , ad ognuna delle quali precedeva un uomo , che portava legata d' intorno alla cima di un'asta una brancata di erba é di frondi, le quali brancate da’Latini sono dette manipuli; donde avvenne che anche presentemente dura negli eserciti loro il nome di questi manipularj. Ma Remo avendo solle vati già que' di dentro, e Romolo avanzandosi al di fuori, 3 * Plutarco oblia d'aver detto poco avanti , che ad un solo era stato com messo l'esporre i bambini. Dionisio dice a molti . È egli verosimile ( chi qualche critico non contento della spiegazion di Plutarco ) che un tiranno si accorto come Amulio dia una tal commissione ad un uomo dabbene é amico di Numitore ? Non è almeno più verosimile quel che narra Dionigi, che Amulio cioè spedisse a tutt'altr' uopo a Numitore un messo , e questi mosso da pietà gli scoprisse ciò che sapeva aver Amulio deliberato ? 60 ROMOLO . sorpreso il tiranno , che scarso di partiti e confuso, non s'ap pigliava nè ad operazione , nè a cosiglio veruno per sua sal vezza , perdè la vita. La maggior parte delle quali cose , quan tunque asserite e da Fabio e da Diocle Peparetio ( che , per quello che appare , fu il primo che scrisse della fondazione di Roma) è tenuta da alcuni in sospetto di favolosa e finta per rappresentazioni drammatiche : ma in ciò non debbon esser punto increduli " coloro , che osservino di quai cose ar tefice sia la fortuna, e che considerino come il Romano Im pero non sarebbe giammai a tal grado di possanza arrivato , se avuto non avesse un qualche principio divino , e da non essere riputato mai troppo grande e incredibile. VII. Morto Amulio , e tranquillate le cose , non vollero i due fratelli nè abitare in Alba , senza aver essi il regno , nè averlo durante la vita dell'avo. A lui però lasciato il go verno , e renduti i convenienti onori alla madre , delibera rono di abitare da se medesimi , edificando una città in quei luoghi , dove da prima furon essi nudriti , essendo questo un motivo decorosissimo del loro dispartirsi ;? e , poichè unita erási a loro una quantità grande di servi e di fuggitivi, era pur forse di necessità che o restassero privi intieramente d'ogni potere , sbandandosi questi, o separatamente se n'an dassero ad abitare con essi. Imperciocchè , che quelli che abitavano in Alba , non degnassero di ricevere in loro -com pagnia que’ fuggitivi e di accoglierli quai cittadini , manife stamente si mostra , principalmente da ciò che questi fecero per procacciarsi le donne , prendendo cosi ardita risoluzione per necessità e loro malgrado , mentre non potean far mari taggi in altra maniera , e non già per intenzione di recar onta , poich'eglino onorarono poi sommamente le donne ra pite. In appresso , gettati i primi fondamenti della città , avendo essi instituito a' fuggiaschi un certo sacro luogo di franchigia, chiamato da loro del Nume Asileo ,• vi ricevevano * Ma e in ciò e in altro avrebbe Plutarco dovuto mostrarsi un po' meno credulo. Quel dispartirsi inutilmente s'aggiunge dal traduttore. Fu motivo deco rosissimo ad edificar la città la memoria dell'educazione loro in que' luoghi. 3 Non è ben cerlo qual fosse la divinità con tal nome adorata , poichè fra ROMOLO. 61 ogni persona , ' senza restituire né il servo a' padroni , né il debitore a' creditori, nè l'omicida a'magistrati , affermando che quel luogo, per oracolo d'Apollo , esser doveva inviola bile e di sicurezza ad ognuno , sicchè in questo modo fu ben tosto la città piena di uomini : imperciocchè dicono che ivi dapprincipio le abitazioni non fossero più di mille. Ma già queste cose addivennero dopo. Vogliendo essi l'animo alla edificazione della città, vennero subitamente in discordia per la scelta del luogo. Romolo aveva fabbricato un luogo , che chiamavasi Roma quadrata per esser quadrangolare, e però volea ridur quello stesso a città : e Remo voleva che si edi ficasse in un certo sito assai forte dell'Aventino , il qual sito per cagion di lui fu chiamato Remonio , e Rignario presente mente si chiama. Quindi commettendo essi d'accordo la de cision della contesa al fausto augurio degli uccelli , e po stisi a sedere separatamente , dicesi che mostraronsi a Remo sei avoltoj, e dodici a Romolo: alcuni però vogliono che Remo gli abbia veramente veduti , ma che Romolo abbia mentito , e compariti non gli sien questi dodici, se non quando a lui venne Remo. Questa è poi la cagione che i Ro mani servonsi ancora negli augurj specialmente degli avoltoj. E scrive Erodoro Pontico , che anche Ercole solea rallegrarsi veggendo un avoltoio , quando mettevasi a qualche impresa , conciossiache quest'uccello è innocentissimo fra tutti gli altri animali , non guastando egli punto né i seminati, né le piante, né i pascoli che sono ad uso degli uomini ; ma si nutrisce di corpi' morti soltanto , nè uccide od offende animale alcuno che viva ; e si astiene da'volatili anche morti per l'attenenza ch'egli ha con loro , quando le aquile e le civette e gli spar vieri offendono pur vivi ed uccidono quelli della medesima specie ; e però, secondo Eschilo , Come fia mondo augel che mangia augello ? gli antichi il solo che ne parli è Plutarco : sembra però potersi congetturare che fosse Apollo. · Dionigi d'Alicarnasso dice invece che v'erano ricevuti i soli uomini li beri ; ma di ciò può dubitarsi assai ragionevolmente. Fortezza fabbricata da Romolo sul monte Palatino in luogo di un'altra più antica che v'era prima. Plutarco , usando il presente , ne induce a credere che questa a'suoi tempi ancor sussistesse. PLUTARCO , -1. 6 62 ROMOLO . Di più gli altri ci si volgono , per cosi dire , negli occhi , e continuamente si fanno sentire ; ma l'avoltoio veder si lascia di rado , e difficilmente ritrovar ne sappiamo i pulcini : ed ebbero alcuni molivo di stranamente pensare che essi qua discendano da una qualche altra terra fuor della nostra, dal l'essere appunto rari ed insoliti ; ' siccome vogliono gl'indo vini che sia ciò che apparisce , non secondo l'ordine della natura e da se , ma per ispedizione divina. Accortosi Remo della frode , n'era molto crucciato ; e mentre Romolo sca vava la fossa per alzarvi in giro le mura, egli e derideva il lavoro e ne frastornava i progressi : finalmente , saltandola per dispregio, º restò ivi ucciso o sotto i colpi di Romolo stesso , 3 come dicono alcuni, o , come altri vogliono , sotto quelli di un certo Celere , ch'era un de' compagni di Ro molo. In quella rissa caddero pur morti Faustolo e Plistino suo fratello , il quale raccontano che aiutò Faustolo ad alle var Romolo. Celere intanto passò in Etruria ; e i Romani per cagion sua chiamano celeri * le persone pronte e veloci : e Celere chiamarono Quinto Metello , perchè dopo la morte del padre in pochi giorni mise in pronto un combattimento di gla diatori, ammirandone essi la prestezza in far quell'apparato. VIII. Dopoché Romolo seppellito ebbe Remo co' suoi balj in Remonia , si diede a fabbricar la città , avendo fatti chiamar dall'Etruria uomini, che con certi sacri riti e ca ratteri gli dichiaravano ed insegnavano ogni cosa , come in una sacra ceremonia. Imperciocchè fu scavata una foss cir colare intorno a quel luogo , che ora si appella Comizio , e riposte vi furono le primizie ? di tutte quelle cose , le quali per legge erano usale come buone, e per natura come ne cessarie ; e alla fine, portando ognuno una picciola quantità i Nidificano sulle cime scoscese dei monti. L’Alicarnasseo dice che Remo salto il muro e non la fossa. 3 Alcunisostengono che Remo fu ucciso nella mischia contro l'espresso di vieto di Romolo. 4 Vocabolo greco che significa cavallo veloce . 5 Sul monte Aventino . 6 Gli Etruschi erano versatissimi nell'arle degli augurj e nelle cerimonie re ligiose , state loro insegnate , dicevasi , da Targete discepolo di Mercurio . 7 Come presagio che l'abbondanza regnerebbe nella eiltà . ROMOLO. 63 di terra dal paese d'ond' era venuto , ve la gittarono dentro e mescolarono insieme ogni cosa ? ( chiamano questa fossa col nome stesso , col quale chiaman anche l’ Olimpo , cioè mondo) : indi al dintorno di questo centro disegnarono la città in guisa di cerchio. Il fondatore , inserito avendo nel l'aratro un vomero di rame ed aggiogati un bue ed una vacca , tira egli stesso , facendoli andar in giro , un solco profondo su'disegnati confini; e in questo mentre coloro che gli vanno dietro , s'adoperano a rivoltar al di dentro le zolle, che solleva l'aratro , non trascurandone alcuna rovesciata al di fuori. Separano pertanto il muro con una linea , chiamata per sincope pomerio , quasi volendo dire : dopo o dietro il muro. Dove poi divisano di far porta , estraendo il vomero e alzando l'aratro , vi lasciano un intervallo non tocco : onde re putano sacro tutto il muro, eccetto le porte ; poichè se credes sero sacre anche queste , non potrebbero senza scrupolo nė ricever dentro, nè mandar fuori le cose necessarie e le impure. IX. Già da tutti comunemente si accorda che questa fondazione sia stata ai ventuno d'aprile :: e i Romani festeg giano questo giorno , chiamandolo il natal della patria. Da principio ( per quel che se ne dice ) non sacrificavano in tal giorno cosa alcuna animata : ma pensavano che d'uopo fosse conservar pura ed incruenta una festa consecrata alla na scita della lor patria. Nientedimeno anche innanzi la fonda zione essi celebravano nel medesimo giorno una certa festa pastorale , che chiamavan Palilia : ma ora i principj dei mesi romani non hanno punto di certezza nella corrispon denza co’greci . Dicono ciò nulla ostante per cosa indubitata, che quel giorno , in cui gettò Romolo le fondamenta della * Ovidio dice invece dal paese vicino ( et de vicino terra pelita solo ) , a significare che Roma soggiogando i paesi vicini , diverrebbe all'ultimo padrona di tutto il mondo. » Inutili e imbarazzanti queste parole. Meglio sarebbe : mescolarono le va rie quantità di terra . 3 Il testo dice : l’undecimo giorno delle calende di maggio, secondo l'an lica maniera di numerare i giorni. Del resto , dopo Dionigi d'Alicarnasso , Euse bio e Solino , i moderni cronologi s'accordano a dire che Roma venne fondata 754 anni prima di G. C. * I lavoratori ed i pastori rendevano grazie agli Dei per la figliazione dei quadrupedi ( Dion . I. 1. ) 64 ROMOLO. . città , fu appresso i Greci il trentesimo del mese , e che fuvvi una congiunzione di luna , che ecclissò il sole , la quale cre dono essere stata veduta anche da Antimaco poeta da Teo, accaduta essendo nell'anno terzo della sesta olimpiade. ? Ne' tempi di Varrone filosofo , uomo fra tutti i Romani ver salissimo nella storia , eravi Tarruzio ? suo compagno , filo sofo anch'egli e matematico , il quale a motivo di specula zione applicavasi pure a quella scienza che spetta alla tavola astronomica , nella quale riputato era eccellente. A costui fu proposto da Varrone l'investigar la nascita di Romolo e de terminarne il giorno e l'ora , facendo intorno ad esso dagli effetti che si dicono cagionati dalle costellazioni, il suo ra ziocinio , siccome dichiarano le risoluzioni de' problemi geo metrici; conciossiache sia ufficio della speculazione medesima tanto il predire la maniera della vita di alcuna persona, da tone il tempo della nascita , quanto l'indagar questo tempo , datane la maniera della vita. Esegui dunque Tarruzio ciò che gli fu ordinato : e avendo considerate le inclinazioni e le opere di quel personaggio , e lo spazio della vita e la qualità della morte , e tutte conferite insieme si fatte cose , tutto pieno di sicurezza e fermamente profferi, che Romolo fu conceputo nella madre il primo anno della seconda olimpia de , nel mese dagli Egizi chiamato Cheac , il giorno vigesimo terzo , nell'ora terza , nella quale il sole restò intieramente ecclissato , e ch'egli poi fu partorito nel mese Thoth, il giorno vigesimo primo , circa il levar del sole , e che da lui gittate furono le fondamenta di Roma il nono giorno del mese Farmuihi, fra la seconda e la terza ora : imperciocchè stimano che anche la fortuna delle città , come quella degli uomini , abbia il suo proprio tempo che la prescriva , il qual si considera dalla prima origine , relativamente alla situa zione delle stelle. Queste e simili cose pertanto più altrar ranno forse i leggitori per la novità e curiosità , di quello che * Delle varie opinioni sull'epoca della edificazione di Roma tratta Dionisio, il quale merita fede sovra gli altri per avere veramente, com' egli afferma , svollo con molto studio i volumi de' Greci e de' Romani . • Era egli pure amico di Cicerone , che parlandone nel II de Divinat. si esprime così : Lucius quidem Tarutius Firmanus, familiaris noster , in primis chaldaicis rationibus eruditus elc . ROMOLO . 63 possano riuscir loro moleste per ciò che v'ha in esse di fa voloso, X. Fabbricata la città , prima divise tutta la gioventù in ordini militari : ed ogni ordine era di tremila fanti e di trecento cavalli , ed era chiamato legione dall'essere questi bellicosi trascelti fra tutti gli altri . In altri officj poi distribui il restante della gente , e la moltitudine fu chia mata popolo. Creò consiglieri cento personaggi i più cospi cui e ragguardevoli, chiamandoli patrizj , e senato chiamando la di loro assemblea. Il senato adunque significa veramente un collegio di vecchi. Dicono poi che que' consiglieri ſu rono chiamati patrizj, perchè , come vogliono alcuni , padri erano di figliuoli legittimi , o piuttosto , secondo altri , per ch'eglino stessi mostrar potevano i loro padri , la qual cosa non poteva già farsi da molti di quei primi , che concorsi erano alla città ; o , secondo altri ancora , cosi chiamati fu rono dal patrocinio , col qual nome chiamavano e chiamano anche presentemente la protezione e difesa degl' inſeriori, credendo che fra coloro che vennero con Evandro , vi fosse un certo Patrone, il quale prendevasi cura delle persone più bisognose e le soccorreva , e che dal suo proprio abbia egli la sciato il nome a questa maniera di operare. Ma certo si ap porrebbe molto più al verisimile chi si credesse , che Romolo cosi gli abbia appellati , pensando esser cosa ben giusta e conveniente , che i principali e più potenti cura si prendano de’più deboli con sollecitudine ed amorevolezza paterna , ed insieme ammaestrar volendo gli altri a non temere i più grandi , e a non comportarne mal volentieri gli onori , ma anzi a portar loro affezione e a riputarli e chiamarli padri. Imperciocchè fino a' nostri tempi ancora que’ cittadini, che son nel senato , chiamati son principi dagli stranieri , e padri coscritti dagli stessi Romani , usando questo nome di somma dignità e di sommo onore fra quant'altri ve ne ha mai , e lontanissimo dal poter muover invidia. Da principio adunque furono detti solamente padri , ma poi , essendosene aggiunti a quell'ordine molti di più , detti furono padri coscritti : e cosi di questo nome si rispettabile servissi Romolo per di slinguer l'ordine senatorio dal popolare. Separò pure dalla 66 ROMOLO. moltitudine de' plebei gli altri uomini , che poderosi erano, chiamando questi patroni , cioè protettori , quelli clienti , cioè persone aderenti ; e insieme nascer fece reciprocamente fra loro una mirabile benevolenza , che per produr fosse grandi e scambievoli obbligazioni : perocché gli uni impiegavano se medesimi in favor de' suoi clienti , esponendone i diritti e pa trocinandoli ne' litigj, ed essendo loro consiglieri e procura tori in tuite le cose : gli altri poi coltivavano quei loro patroni, non solamente onorandoli , ma aiutandoli altresi , quando fos sero in povertà , a maritar le figliuole ed a pagare i loro debiti ; nė eravi legge o magistrato alcuno , che costringer potesse o i patroni a testimoniar contro i clienti , o i clienti contro i patroni. In progresso poi di tempo , durando tuttavia gli altri obblighi , fu riputata cosa vituperevole e vile , che i magnati ricevessero danari da uomini di più bassa condizione. XI. Ma di queste cose basti quanto abbiam detto. Il quar to mese dopo l'edificazione , come scrive Fabio , fu fatta l'animosa impresa del ratto delle donne. Dicono alcuni che Romolo stesso , essendo per natura bellicoso , ed inoltre per suaso da certi oracoli , esser determinato da’ fati , che Roma, nudrita e cresciuta fra le guerre , divenir dovesse grandis sima , siasi mosso ad usar violenza contro i Sabini, non avendo già egli rapite loro molte fanciulle , ma trenta sole , siccome quegli , cui era d'uopo incontrar piuttosto guerra , che ma ritaggi . Questa però non è cosa probabile : ma il fatto si è , che veggendo la città piena in brevissimo tempo di forestieri, pochi dei quali avean mogli , ed i più , essendo un mescuglio di persone povere ed oscure , venivano spregiati , nè sembra va che dovesse esser ferma la di loro unione , e sperando egli che l'ingiuria , ch'era per fare , fosse poi per dar in certo modo qualche principio di alleanza e di comunicazione coi Sabini, placate che avesser le donne , diede mano all'opera in questa maniera. Primieramente fu sparsa voce da lui , che ritrovato avesse nascosto sotterra un altare di un certo Nume, che chiamavano Conso , o si fosse il Nume del consiglio (poi Sellio scrive con maggior verisimiglianza , essere ciò accaduto nel quarto anno . In fatti , come mai una città , per così dire , nascente , avrebbe fatta im. presa cotanto ardita , che doveva eccitarle contro un si pericoloso nemico ? ROMOLO . 67 chè i Romani anche presentemente chiamano consiglio il luogo dove si consulta , e consoli quelli che hanno la maggior dignità , quasi dir vogliano consultori ) , o si fosse Nettuno equestre : conciossiachè questo altare , ch'è nel Circo Massi mo, in ogni altro tempo tiensi coperto e solamente scuopresi ne' giuochi equestri. Alcuni poi dicono che, dovendo essere il consiglio cosa arcana ed occulta , è ben ragionevole che l'altar sacro a questo Nume tengasi coperto sotterra. Ora , poichè fu scoperto , fece divulgare ch'egli era per farvi uno splendido sacrificio , un giuoco di combattimenti ed un so lenne universale spettacolo. Vi concorse però molta gente : ed egli sedevasi innanzi agli altri , insieme cogli ottimati , in toga purpurea. Il segno , che indicato avrebbe il tempo del l'assalto , si era , quand'egli levatosi ripiegasse la toga , e poi se la gittasse novamente d'intorno. Molti pertanlo armati di spada intenti erano a lui ; e subito che fu dato il segno , sguainando le spade e con gridi e con impeto facendosi ad dosso a’ Sabini, ne rapiron le loro figliuole , lasciando andar liberi i Sabini stessi che sen fuggivano. Vogliono alcuni che trenta solamente ne siano state rapite , dalle quali state sieno denominate le tribù ; ma Valerio Anziate dice , che furono cinquecento ventisette , e Giubba seicento ottantatrė vergini , la qual cosa era una somma giustificazione per Romolo; con cioşsiachè dal non essere stata presa altra donna maritata , che Ersilia sola , la quale servi poi loro per mediatrice di pace , si vedea ch'essi non erano venuti a quella rapina per far ingiuria o villania , ma con intenzione soltanto di ridurre in un sol corpo le genti , ed unirle insieme con saldissimi vin coli di una necessaria corrispondenza. Alcuni poi narrano che Ersilia si maritò con Ostilio , uomo fra’ Romani sommamente cospicuo , ed altri con Romolo stesso , e ch'egli n'ebbe anche prole , una figliuola chiamata Prima , dall'essere stata appunto la prima per ordine di nascita , ed un figliuolo unico, ch'egli nominò Aollio, ' alludendo alla raunanza de'cittadini sotto di ni , e i posteri lo nominarono Abilio. Ma Zenodoto da Trezene in queste cose ch'egli racconta , ha molti contradditori. XII. Dicesi che fra i rapitori di quelle giovani fossero Quasi volesse dire aggregamento, dal verbo 6027.i6w , che significa raunare. 68 ROM OLO . alcuni di bassa condizione, ai quali avvenne di condurne via una , che per beltà e grandezza di persona era molto distinta e che in essi incontratisi poi alcuni altri de' maggiorenti si sforzassero di toglierla loro di mano , ma che quelli che la conducevano , gridassero che la conducevano essi a Talasio, giovane insigne e dabbene; e che però gli altri, sentendo ciò , prorompessero in fauste acclamazioni , in applausi ed in lodi , e taluni ritornando addietro andassero ad accompa gnarla , per la benevolenza e propensione, che avevano verso Talasio , di cui ad alta voce ripetevano il nome ; onde venne che da'Romani fino al di d'oggi nelle loro nozze si canta ed invoca Talasio , come da'Greci Imeneo : conciossiaché dicono che Talasio se la passò poi felicemente con quella sua moglie. Ma Seslio Silla il Cartaginese , uomo alle Muse accetto e alle Grazie , diceаmi che Romolo diede questo vocabolo per segno pattuito del rapimento ; e che quindi tutti , portando via le fanciulle , gridavan Talasio , e per questo mantengasi nelle nozze una tal costumanza. Moltissimi poi credono , fra ' quali è anche Giubba , che ciò sia un'esortazione ed incitamento ad attendere ed al lavoro ed al lanificio , detto da'Greci talasia, non essendo per anche in allora confusi i vocaboli greci cogl' italiani . Intorno alla qual cosa , quando falsa non sia , ma veramente si servissero allora i Romani del nome di la lasia , come i Greci , potrebbesi addurre qualche altra cagion più probabile. Imperciocchè, quando i Sabini dopo la guerra si pacificarono coi Romani , si pattui circa le donne che non dovesser elleno impiegarsi per gli uomini in nessun altro lavoro , che nel lanificio . Ond'è che durasse poi l'uso ne'ma trimonj che andavansi novamente facendo; che tanto quelli che davano a marito , quanto quelli che accompagnavan le spose ed intervenivano alle nozze , gridassero per ischerzo Tulasio , testificando con ciò , che la moglie non era condotta ad altro lavoro , che al lanificio. Ed ai nostri di costumasi pure di non lasciar che la sposa , passando da se medesima sopra la soglia , vadasi nella casa dov'è condotta , ma ve la portano sollevandola , poichè anche quelle vi furono allora portate per forza, nè v ' entrarono spontaneamente. Aggiungono alcuni , che anche la consuetudine di separar la chioma alla sposa ROMOLO . 69 con punta di asta indica essere state fatte le prime nozze con contrasto e bellicosamente , delle quali cose abbiamo diffusa mente ragionato nei Problemi. Fecesi questo ratto il giorno decimo ottavo , all'incirca , del mese detto allora Sestilio , e presentemente Agosto , nel qual giorno celebrano la festa de' Consuali. XIIĮ. Erano i Sabini e numerosi e guerrieri, ed abita vano in luoghi senza mura , siccome persone , alle quali con veniva essere di gran coraggio, e privi di ogni timore, essendo essi colonia de' Lacedemonj: ma non pertanto , veggendosi eglino astretti per si grandi ostaggi , e temendo per le loro figliuole , inviarono ambasciadori , che facessero a Romolo mansuete istanze e moderate , esortandolo a restituir loro le fanciulle , e ritrattarsi da quell'atto di violenza , ed a voler poi stringer amicizia e famigliarità fra l'una e l'altra gente col mezzo della persuasione e legittimamente. Mentre Romolo però non rilasciava le fanciulle , e confortava pur i Sabini ad approvar quella società , andavano gli altri procrastinando nel consultare e nell'allestirsi. Ma Acrone, re de'Ceninesi, uomo animoso e pien di valore nelle cose della guerra, guar dando già con sospetto le prime ardite imprese di Romolo , e pensando che dovess’essere a tutti omai di spavento per quello che fu da lui fatto intorno alle donne , e che non si potrebbe più tollerarlo , se non ne venisse punito, si levo pri ma di ogni altro a far guerra , e mosse con un poderoso eser cito contro di Romolo , e Romolo contro di lui . Come giunti furono a vista l'uno dell'altro, rimirandosi scambievolmente, si sfidarono l'un l'altro a combattere , stando fermi intanto su l'armi gli eserciti. Ed avendo Romolo fatto voto , se vin cesse ed uccidesse il nemico , di appendere l'armi a Giove egli stesso , il vince in effetto e l'uccide, e , attaccata la bat taglia , ne mette in fuga l’armata e prende pur la città. Non fece però oltraggio veruno a quelli che vi sorprese ; ma li obbligó solo ad atterrare le case ed a seguirlo in Roma , dove stali sarebbero alle medesime condizioni dei cittadini ; nè vi fu altra maniera , che più di questa facesse poi crescer Roma, la quale, a misura che andava soggiogando , aggiungeva sempre a se stessa , e divenir faceva del suo corpo medesimo 70 ROMOLO. i soggiogati. Romolo intanto , per rendere il voto somma mente gradevole a Giove , e per farne pure un giocondo spet tacolo a'cittadini , veduta nel campo una quercia grande oltre modo, la recise e la ridusse a forma di trofeo, e v'acconcið con ordine e tutte vi sospese l’armi di Acrone. Quindi egli cintasi la veste , e inghirlandatosi lo zazzeruto capo di alloro, e sottentrato colla destra spalla al trofeo tenuto fermo e di ritto , camminava cantando un inno di vittoria , seguendolo tutto l'esercito in arme , ed accogliendolo con gioia ed am mirazione i cittadini . Una tal pompa diede principio e norma ai trionfi che si son falti in appresso. E questo trofeo chia mato fu col nome di voto appeso a Giove Feretrio, dal verbo ferire usato da'Romani : imperciocchè avea egli fatto pre ghiera di ferire e di atterrare quell'uomo : e quelle spoglie chiamate sono opime da Varrone , siccome chiamano essi opem le sostanze : ma sarebbe più probabile il dire che cosi sieno appellate per cagion del fatto eseguitosi ; perché appellano opus l'operazione. L'offrire poi e il consacra r queste opime non permettesi che al capitan dell'esercito , quando valoro samente di sua propria mano abbia ucciso il capitan de' ne mici ; 4 la qual sorte è occata a tre soli condottieri romani , il primo dei quali ſu Romolo , che uccise Acrone il Ceninese; il secondo Cornelio Cosso, che uocise Tolunnio Etrusco ; e dopo questi Claudio Marcello , che uccisé Britomarte re dei Galli. Cosso e Marcello però , portando essi i trofei, entrarono condotti in quadriga ; ma Dionisio va errato in dir che Romolo si servisse di cocchio : imperciocchè si racconta che Tarqui nio , figliuolo di Demarato , fu il primo fra i re ad innalzare in questa forma e con tal fasto i trionfi; quantunque altri vogliono che il primo , che trionfasse in cocchio , fosse Pu blicola : e si possono già vedere in Roma le immagini di Romolo, che il rappresentano in alto di portare il trofeo tutte a piedi. " Plutarco s'inganna , poichè anche un semplice soldato poteva guadagnare queste spoglie . Marcus Varro ait , dice Festo , opima spolia esse , etiamsi manipularis miles delraxerit , dummodo duci hostium. E l'esempio stesso di Cosso , recato qui appresso , è a Plutarco patentemente contrario , essendo pro vato che Cosso , quando uccise Tolunnio , era appena tribuno militare , ed Emi. lio il generale. ROMOLO. XIV. Dopoche furono soggiogati i Ceninesi , stando tuttavia gli altri Sabini occupati in far i preparamenti, quelli di Fidena, di Crustumerio e di Antenna insorsero unitamente contro i Romani; e restando similmente superati in battaglia , furono costretli a lasciar depredare le città loro da Romolo , a tra sportarsi eglino ad abitare in Roma, ed a vedere diviso il loro paese , del quale distribui Romolo a'cittadini tutto il re sto , eccetto quella parte, ch'era posseduta da'padri delle fan ciulle rapite , lasciando che se l'avessero questi' medesimi. Quindi mal sopportando la cosa gli altri Sabini , creato con dottiero Tazio, mossero l'esercito contro Roma ; ma era dif ficile l'inoltrarsi alla città a motivo del forte, ch'era in quel luogo , dov'è ora il Campidoglio , ed eravicollocata una guar nigione , di cui era capo Tarpeio , non la vergine Tarpeia , come dicono alcuni , mostrando cosi Romolo di poco senno. Ma fu bensi Tarpeia , figliuola di questo comandante , che in vaghitasi dell'auree smaniglie , di cui vedeva ornati i Sabini, propose di dar loro in mano per tradimento quel luogo , chie dendo in ricompensa di un tal tradimento ciò ch'essi porta vano alle mani sinistre. Il che da Tazio accordatosi , aprendo ella di notte una porta , li accolse dentro. Non fu pertanto Antigono solo ( come si può quindi vedere ) che disse di amar que' che tradivano , ma di odiarli dopo che avesser tradito ; nè il solo Cesare , che disse pure , sopra Rimitalca Trace , di amare il tradimento e di odiare il traditore : ma questo ė verso gli scellerati un, sentimento comune a tutti quelli che abbisognan dell'opera loro , come bisogno avessero e del veleno e del fiele di alcune fiere: imperciocchè aven done caro l'uso nel mentre che se ne servono , n'abbomi nano poi la malvagità , quando ottenuto abbian l'intento . Avendo questi sentimenti anche Tazio verso Tarpeia, co mando che i Sabini, ricordevoli delle convenzioni, non ne gassero a lei nulla di ciò , ch'aveano alle mani sinistre , e trattasi egli il primo la smaniglia , l'avventò ad essa , e le av ventò pur anche lo scudo , e , facendo tutti lo stesso , ella per cossa dall'oro, e seppellita sotto gli scudi , dalla quantità op pressa e dal peso, se ne mori. Anche Tarpeio, inseguito poscia da Romolo, fu preso e condannato di tradimento, siccome 72 ROMOLO. afferma Giubba raccontarsi da Galba Sulpizio. Fra quanti poi fanno menzione di Tarpeia , men degni d'esser creduti sono certamente coloro , i quali scrivono , ch' essendo ella figliuola di Tazio condottier de' Sabini, e presa per forza in consorte da Romolo , operò quelle cose , e n'ebbe quel gastigo dal pa dre ; ed è pur Antigono uno di questi. Ma il poeta Simulo farnetica affatto , pensando che Tarpeia abbia dato per tradi mento il Campidoglio a' Galli , e non a'Sabini, innamoratasi del re loro; e ne parla in questa maniera : Tarpeia è quella da vicin che in velta Stava del Campidoglio , e già di Roma Fea le mura crollar : poichè bramando Co' Galli aver letto nuzial , de' suoi Padri sceltrati non guardò gli alberghi. E poco dopo sopra la sua morte : Non però ad essa i Boj , non le cotante Genti de' Galli diedero sepolcro Di là dal Po ; ma da le mani , avvezze A infuriar ne le battaglie , l'armi Gittaro contro l'odiosa giovane , E poser sovra lei fregi di morte. Sepolta quivi Tarpeia, quel colle nominato fu Tarpeio dal nome di lei , finchè consecrandosi dal re Tarquinio un tal luogo a Giove , ne furono trasportate le reliquie , e manco ad un tempo il nome di Tarpeia ; se non che appellano ancora Tarpeia quella rupe nel Campidoglio , giù dalla quale preci pitavano i malfattori. Occupatasi quella cima da' Sabini, Ro-. molo irritato li provocava a battaglia; e Tazio era pien d'ar dimento , veggendo che , se anche venisse costretto a cedere, era già in pronto pe'suoi una ritirata sicura. Imperciocchè sembrava che il luogo tramezzo , nel quale doveasi venire alle mani , essendo circondato da molti colli , avrebbe ren duto per la cattiva situazione il combattimento ad ambedue le parti aspro e difficile, e che in quello stretto breve sarebbe stato e l'inseguire e il fuggire. Avendo per avventura il fiume non molti giorni prima fatta inondazione, avvenne che ri masta era una melma cieca e profonda ne'siti piani , verso là , doye ora è la piazza ; la qual cosa ne si manifestava allo ROMOLO. 75 sguardo, nè poteva essere facilmente schivata, affatto peri colosa e ingannevole, verso la quale , portandosi inavveduta mente i Sabini, accadde loro una buona avventura. Concios siachè Curzio , uomo illustre , e tutto pieno di coraggio e di brio , cavalcando veniva innanzi agli altri di molto , ed , en tratogli in quel profondo il cavallo , sforzossi per qualche tempo di cacciarnelo fuori, colle percosse incitandolo e colla voce ; ma, come vide che ciò non era possibile , abbandono il cavallo , e salvò se medesimo : e per cagione sua chiamasi ancora quel luogo il Lago Curzio. Allora i Sabini , schivato il pericolo , combatterono validamente; ma quel combatti mento non fu decisivo , quantunque molti restassero uccisi, fra'quali anche Ostilio. Costui dicono che fu marito di Ersi lia , ed avo di quell'Ostilio , che regnò dopo Numa. XV. Attaccatesi poi di bel nuovo in breve tempo mol l' altre battaglie , com'è probabile , fanno principalmente menzione di una , che fu l'ultima, nella quale , essendo Ro molo percosso da un sasso nel capo , e poco men che ucciso, ritiratosi dal resistere a'Sabini, i Romani volsero il tergo , e via cacciati dalle pianure se n'andavano fuggendo al Pal lanzio. Romolo però , riavutosi alquanto dalla percossa, voleva opporsi coll’armi a quelli che sen fuggivano, e , ad alta voce gridando che si fermassero , li confortava a combattere : ma, veggendosi tuttavia la gente al d’intorno data ad una fuga precipitosa , e non essendovi persona che ardisse di rivol gersi contro il nemico , alzando egli le mani al cielo , prego Giove di arrestare l'esercito e di non trascurar le cose dei Romani cadute in desolazione, ma di raddrizzarle . Com'ebbe fatta la preghiera , molti presi furono da vergogna di loro medesimi in riguardo al re , e il timore di quelli che fuggi vano , cangiossi in coraggio. Primieramente durique ferma ronsi dove ora è il tempio di Giove Statore , che potrebbe interpretarsi di Giove che arresta. Poi si unirono a combat tere di bel nuovo , e risospinsero i Sabini fino al luogo, dove ora è la reggia, e fino al tempio di Vesta. Quivi, preparan dosi essi a rinnovar la battaglia , rattenuti furono da uno spettacolo sorprendente e maggiore d'ogni racconto . Concios siachè le figliuole rapite de'Sabini furono vedute portarsi da PLUTARCO . - 1 . 74 ROMOLO . diverse bande fra l'armi e fra i cadaveri , con alte voci e con urli , come fanatiche, a'loro padri e a'mariti ; altre con in braccio i piccioli infanti, altre colla chioma disciolta , e tutte co’più cari e teneri nomi ad invocar facendosi quando i Sa bini e quando i Romani. Si commossero pertanto non meno gli uni che gli altri , e diedero loro luogo in mezzo agli eser citi . Già i loro singulti venivano uditi da tutti , e molta com passione destavasi alla vista e alle parole di esse , e vie più allora che dalle giuste ragioni, ch' esposte aveano liberamen te , passarono in fine alle preghiere e alle suppliche. « Qual » mai cosa , diceano , fu da noi fatta di vostro danno o di vo » stra molestia , per la quale si infelici mali abbiamo noi già » sofferti e ne soffriam tuttavia ? Fummo rapite a viva forza, » e contro ogni diritto , da quelli che presentemente ci ten » gono ; e , dopo di essere state rapite , trascurate fummo dai » fratelli , da’ genitori e da'parenti per tanto tempo , quanto » è quello ch'essendoci finalmente unite con saldissimi vincoli » a persone che ci erano affatto nemiche , ci fa ora timorose » sopra que' medesimi rapitori e trasgressori delle leggi , i » quali combattono , e ci fa sparger lagrime sopra quei che » periscono. Conciossiaché non siete voi già venuti a vendi » car noi ancor vergini contro chi ingiuriare ci voglia ; ma » ora voi strappate da’mariti le mogli e da'figliuoli le madri, » recando a noi misere un soccorso assai più calamitoso di » quella non curanza e di quel tradimento. In tal maniera » amate fummo da questi : in tal maniera compassionate siamo » da voi . Che se poi guerreggiaste per altra cagione , dovre » ste pure in grazia nostra acchetarvi , renduti essendo per » noi suoceri ed avoli , ed avendo contratta già parentela ; ma » se già per cagion nostra si fa questa guerra , menateci pure » via insieme co'generi e co'figliuoli, e rendeteci i genitori » e i parenti , nè vogliate rapirci la prole e i mariti , ve ne » preghiamo, acciocchè un'altra volta non divenghiamo noi » prigioniere di guerra. » Avendo Ersilia dette molte di si fatte cose , e mettendo suppliche pur anche l'altre , fecesi tregua, e vennero i capitani ad abboccarsi fra loro . In que sto mentre le donne conduceano i mariti e i figliuoli ai padri e a' fratelli, e da mangiare e da bere arrecavano a chi ne ROMOLO. 75 abbisognava, e medicavano i feriti, portandoli a casa , e fa cevan loro vedere com'elleno avevan della casa il governo , come attenti erano ad esse i mariti , e come trattavanle con amorevolezza e con ogni sorta di onore. Quindi fu pattuito che quelle donne che ciò voleano , se ne stessero pure co'loro mariti , da ogni altra servitů libere e da ogni altro lavoro , ( siccome si è detto) fuorchè del lanificio : che la città fosse di abitazione comune a'Romani e a' Sabini : ch'essa fosse bensi appellata Roma dal nome di Romolo, ma tutti i Romani Qui riti dalla patria di Tazio , e che regnassero amendue e go . vernasser la milizia unitamente. Il luogo , dove si fecero que ste convenzioni , si chiama sino al di d'oggi Comizio , poiché coire chiamasi da' Romani l'unirsi insieme. XVI. Raddoppiatasi la città , furono aggiunti cento patri zj, scelti dal numerº de'Sabini ; e le legioni fatte furono di seimila fanti : e di seicento cavalli. Avendo poi divisa la gente in tre tribù , altri furono chiamati della tribů Ramnense da Romolo ; altri della Taziense da Tazio ; e quelli ch'erano nella terza , chiamati furono della Lucernese per cagion del bosco che fu d'asilo a molti che vi si ricovrarono , i quali furono poi a parte della cittadinanza , chiamando eglino lucos i boschi . Che poi tre appunto fossero quelle divisioni , il nome stesso lo prova , dette essendo anche presentemente tribú e tribuni quelli che ne son capi. Ogni tribù aveva dieci compa gnie , le quali dicono alcuni che aveano il medesimo nome di quelle donne ; il che però sembra esser falso , imperciocchè molte denominate sono da’luoghi. Ma molti altri onori bensi furono a queste donne conceduti , fra'quali sono anche que sti : il dar loro la strada , quando camminavano , il non dir nulla di turpe in presenza di alcuna di esse , il non mostrar * Dionigi dice : « ciascun cittadino dovea chiamarsi in particolare Romano , » e tutti insieme Quirili . » Ma la formola Ollus Quiris lætho datus est mostra che anche in privato si chiamavan Quiriti . Intorno all'uso e all'origine di tal nome e a mille altre questioni di romana istoria vedi oggi l'eccellente opera del Niebhur. - Ma una tal denominazione gli fu data molto tempo dopo Romolo . 3 Sono stati qui dotati due errori di Plutarco : a lempo di Romolo la legione non fu mai di 6000 ſanti, nè di 600 cavalli , come potrebbesi agevolmente dimo. strare . 76 ROMOLO , sele ignudo , il non poter essere chiamate ! dinanzi a coloro che soprantendevano a’delitti capitali , e l'esser permesso anche aʼloro figliuoli il portar la pretesta e la bolla , ch'era un ornamento appeso d'intorno al collo , cosi detto dalla figura simile a quelle che si forman nell'acqua. I due re non consultavano già subito unitamente intorno agli affari, ma ognuno di loro consultava prima separatamente co'suoi cen to , e cosi poscia li univano tutti insieme. Abitava Tazio 2 dove ora è il tempio di Moneta , 3 e Romolo presso il luogo , dove sono que' che si chiamano Gradi di bella riviera , e sono là , dove si discende dal Pallanzio al Circo Massimo ; e dicevano ch'era in quel sito medesimo il corniolo sacro , favoleggiandosi che Romolo , per far prova di se , gittata avesse dall' Aventino una lancia che aveva il legno di corniolo , la punta della quale si profondo talmente, che non fuvvi alcuno che potesse più svellerla , quantunque molti il tentassero ; e quella terra ben acconcia a produr piante , coprendo quel legno , pullular fece e crescere ad una bella e grande altezza un tronco di corniolo. Quelli poi che vennero dopo Romolo, il custodirono e venerarono , come la cosa più sacrosanta che avessero , e lo cinser di muro : e se ad alcuno che vi si ap pressasse , paruto fosse non esser morbido e verde , ma in . tristire , quasi mancassegli il nutrimento , e venir meno, co stui con gran clamore il dicea subitamente a quanti incontrava, e questi non altrimenti che se arrecar soccorso volessero per un qualche incendio, gridavano acqua ; e insiemecorrevano da ogni parte , portandone colå vasi ripieni. Ma, nel mentre che Caio Cesare ( per quello che se ne dice ) faceva fare scalee , gli artefici, scavando al d’intorno e da presso , ne maltratta rono senz' avvedersene le radici , e la pianta secco. I Sabini accettarono i mesi de'Romani ; e quanto fossevi su questo proposito che tornasse bene , l'abbiamo noi scritto nella Vita di Numa. Romolo poi usò gli scudi de’Sabini e mutò l'ar . * Una Sabina accusata di omicidio non poteva esser giudicata dai soliti ma gistrati , ma si unicamente da' commissarj del senato . · Teneva Tazio i monti Capitolino e Quirinale ; Romolo il Palatino ed il Celio . 3 Cioè Giunone Moneta. ROMOLO. 77 matura sua propria e quella de' Romani , che portavano prima scudi all'argolica. XVII. Facevano in comune i loro sacrifizj e le lor feste , non avendone levata alcuna di quelle che proprie erano dell’una o dell'altra nazione , ma anzi avendone aggiunte altre di nuovo , siccome quelle delle Matronali , 4 data alle donne in grazia dell’aver esse disciolta la guerra , e quella delle Carmentali. ” Alcuni pensano che Carmenta sia la Parca destinata a presiedere alla generazione degli uomini , e perciò onorata ella sia dalle madri. Altri dicono ch'ella fu moglie di Evandro d’Arcadia , indovina ed inspirata da Febo , la quale sia stata denominata Carmenta , perchè dava gli oracoli in versi , mentre i versi da loro chiamati vengono carmina ; ma il suo vero nome era Nicostrata : e questa è l'opinione più comune. Sonovi nondimeno di quelli che più probabil mente interpretano Carmenta , quasi priva di senno , per mo strarsi fuori di se negli entusiasmi ; poich'essi appellano carere l'esser privo , e mentem il senno. Intorno poi alle Palilie si è già favellato di sopra. E in quanto alla festa de'Lupercali, 3 potrebbe parere dal tempo in cui si celebra , che ordinata fosse per cagion di purificazione, perocchè si fa ne' di nefasti del mese di febbraio , il qual mese potrebbesi interpretar purgativo; e quel giorno era chiamato anticamente Febbruato. Il nome poi de'Lupercali significa lo stesso che nell'idioma greco Licei : e quindi appare esser quella solennità molto antica , portata dagli Arcadi , che vennero con Evandro. Ma, comune essendo quel nome tanto al maschio quanto alla fem mina , potrebb’essere che una tale appellazione dedotta fosse dalla lupa ; poichè noi veggiamo che i Luperci di lå comin ciano il giro del loro corso , dove si dice che fu Romolo esposto. Difficilmente poi render si può ragion delle cose * In tali feste , che si celebravano il primo giorno d'aprile , le matrone sa grificavano a Marte ed a Giunone , e riceveano doni dai loro amici. * Feste solennissime, cha celebravansi agli 11 ed ai 15 di gennaio a pie del Campidoglio vicino alla porta Carmentale. Carmenta , madre e non moglie di Evandro , come osserva Plutarco stesso nella 56 Quest. Rom. , veniva adorata auche sotto il nome di Temi. 3 Celebravasi ai 15 di febbraio in onore del Dio Pane delto Lupercus , per che teneva lontani i lupi . 78 ROMOLO . che in quest'occasione si fanno ; conciossiache essi scannano delle capre; poi , condottivi due giovanetti di nobile schiatta alcuni toccano loro la fronte con un coltello insanguinato, ed altri ne li forbiscono subitamente con lana bagnata nel latte : ed i giovanetti dopo che forbiti sono , convien che ridano. Tagliate quindi le pelli delle capre in correggie , discorrono ignudi , se non in quanto hanno una cinta intorno a’lombi, dando scorreggiate ad ognuno che incontrino. Le donne adulte non ne schivano già le percosse , credendo che conferiscano ad ingravidare , e a partorire felicemente; ed è proprio di quella festa il sacrificarsi da’Luperci anche un cane. Un certo Buta , che espone nelle sue Elegie le cagioni favolose circa le cose operate da'Romani , dice che avendo quelli , ch'erano con Romolo, superato Amulio , corsero con allegrezza a quel luogo , dove la lupa avea data la poppa a' bambini, e che que sta festa è un'imitazione di quel corso , e che vi corrono i nobili Dando perrosse a chi s'incontra in loro , Come in quel tempo con le spade in mano Fuor d'Alba vi correan Romolo e Remo : e dice che il mettere il coltello insanguinato sulla fronte é un simbolo dell'uccisione e del pericolo d'allora , e che il terger poi col latte si fa in memoria del loro nutricamento . Ma Caio Acilio2 scrive ,. che prima della fondazione di Roma si smarrirono i bestiami guardati da Romolo , e che , avendo egli fatte suppliche a Fauno , ne corse in traccia ignudo per non venir molestato dal sudore , e che per questo corrono d'intorno ignudi i Luperci. In quanto al carie , se quel sa crifizio fosse una purificazione, potrebbesi dire che lo sacri ficassero , servendosi di un tal animale come atto ad uso di purificare ; imperciocchè anche i Greci nelle purificazioni si servono de'cagnuoli , e sovente usano quelle cerimonie che chiamate sono periscilacismi. Ma se fanno tali cose in gra * Poeta greco che scrisse Delle origini, o Delle cagioni. · Caio Acilio Glabrione , tribuno del popolo nell'anno di Roma 556, avea scritta in lingua greca una storia citata da Cicerone e da Tito Livio , il secondo dei quali afferma, ch'era stata voltata in latino da Claudio . 3 Vedi Plutarco , Quest. Rom. , n . 68. ROMOLO. 79 ? zia della lupa e in ricompensa dell'aver essa nodrito e salvato Romolo , non fuor di ragione si sacrifica il cane , perchè egli è nemico dei lupi , quando per verità quest'animale non sia piuttosto punito per esser di molestia a' Luperci nel mentre che vanno scorrendo. XVIII. Dicesi poi che Romolo fu il primo ad instituire la consacrazione del fuoco ,“ avendo egli elette le vergini sacre, appellate Vestali ; la qual cosa alcuni riferiscono a Numa. Ma per altro narran gli storici, che Romolo fosse distinta mente dedito al culto degli Dei , e raccontan di più , ch' egli fosse anche indovino , e che per cagion del vaticinare por tasse il lituo , ch'è una verga incurvata , ad uso di disegnarsi gli spazj del cielo da coloro che seggono per osservare gli augurj: ed asseriscono che questa verga , la quale custodi vasi nel Pallanzio, si smarri quando la città presa da’Galli ; e che poscia , dopochè i Barbari furon discacciati , trovata fu illesa dal fuoco in mezzo ad una gran quantità di cenere, dove ogni altra cosa perita era e distrutta . Stabili pure al cune leggi, fra le quali ben rigida è quella che non permette alla moglie di poter mai lasciare il marito , ma permette bensi che sia scacciata la moglie in caso di avere avvelenati i figliuoli, o in caso di parto supposto , e di aver commesso adulterio : e se taluno per qualche altro motivo ripudiata l'avesse, ordinava quella legge che parte delle di lui so stanze fosse data alla donna e parte consecrata a Cerere ; e che quegli medesimo che ripudiata l'avea , sacrificasse agli Dei sotterranei , Cosa è poi particolare , ch'egli , il qual non avea determinato verun gastigo contro quelli che avessero ucciso il padre, desse il nome di parricidio a qualunque omicidio , ' come fosse questo cosa veramente esecranda , e quello impossibile. E ben per molte età parve ch'egli a ra gione non avesse riconosciuta possibile una tale iniquità , " S'intende in Roma , poichè già in Alba eranvi e questo fuoco sacro e le Vestali , da una delle quali dicesi nato lo stesso Romolo. · Cicerone dice che questa verga fu trovata in un tempietto de' Salii , sul monte Palatino , 3 Plutarco ha qui probabilmente in mira la celebre legge, Si quis homi nem dolo sciens morti ducil , parricida esto; la qual legge però viene da alcuni attribuita a Numa. 80 ROMOLO. 1 ed conciossiachè quasi pel corso di seicent'anni non fu com messo in Roma verun delitto si fatto ; ma narrasi che dopo la guerra di Annibale , Lucio Ostio fu il primo che ucci desse il padre. Intorno a queste cose però basti quanto si è detto sin qui . XIX. L'anno quinto del regno di Tazio , incontratisi alcuni di lui famigliari e parenti negli ambasciadori, che da Laurento venivano a Roma, si sforzarono di rapir violente mente i danari ; e , poichè essi resistenza faceano e difesa , gli uccisero, Fatta un'azione cosi temeraria , Romolo era di parere che convenisse punir subito gli oltraggiatori ; ma Tazio si andava scansando dall' aderire a ciò , e sorpassava la cosa ; e questo fu ad essi il solo motivo di un'aperta dissensione , portati essendosi con bella maniera in tutt' altre cose , affatto operando , per quanto mai è possibile , di comune con senso. Quindi gli attenenti agli uccisi , non potendo per cagion di Tazio in alcun modo ottenere che coloro puniti fossero a norma delle leggi , assalitolo in Lavinio , dov'egli sacrificava insieme con Romolo , gli tolser la vita , e si diedero ad ac compågnar Romolo , siccome uomo giusto , con fauste accla mazioni. Egli , trasportato il corpo di Tazio , onorevolmente lo seppelli nell'Aventino , presso al luogo chiamato Armilu strio : nė punto si curò poi di punire quell' uccisione. Scrivono però alcuni storici , che la città di Laurento intimorita gli consegnò gli uccisori di Tazio , e che Romolo gli lasciò an dare , dicendo che stata era scontata uccisione con uccisione : il che diede qualche ragione di sospettare , ch'egli volentieri si vedesse liberato da chi gli era compagno nel regno. Nulladi meno non insorse quindi sconvolgimento veruno , nè si mos sero punto i Sabini a sedizione : ma altri per la benivoglienza che gli portavano , altri per la tema che aveano del di lui potere , ed altri perché il tenean come un nume, persevera vano con tutto l'affetto ad ossequiarlo. L'ossequiavano pur * Scrive Dionigi d’Alicarnasso che i re di Roma erano obbligati a trasferirsi ogni anno a Lavinio per sagrificare agli Dei della patria ; cioè ai Penati di Troia che v'erano rimasti . • Luogo dell'Aventino , dove le milizie andavano a purificarsi nel giorno 19 di ottobre. ROMOLO. 81 anche molt'altre genti straniere ; e gli antichi Latini , man datigli ambasciadori , fecero amicizia e lega con esso lui . Prese poi Fidena , città vicina a Roma , avendovi , come vogliono alcuni, repentinamente mandata la cavalleria , con ordine di recidere i cardini delle porte , ed essendovi soprag giunto poscia egli stesso all'improvviso : ma altri dicono che furono primi i Fidenati? ad invadere, a depredare e a dan neggiar in molte guise il territorio romano ed i borghi mede simi ; e che. Romolo , avendo loro teso un agguato , e uccisi avendone assai , s' impadroni della città. Non volle demolirla però , nè spianarla , ma la rendette colonia de' Romani , man dati avendovi duemila cinquecento abitatori, il terzodecimo giorno di aprile. XX. Insorse quindi una pestilenza , che perir facea gli uomini di morti repentine senza veruna malattia , e rendeva anche sterile la terra , ed infecondi i bestiami. Oltre ciò fu la città bagnata da pioggia di sangue ;: cosicchè s'aggiunse a quelle inevitabili sciagure una grande superstizione. Ma , da che le medesime cose avvenivano aạche a que' di Lau rento , già pareva ad ognuno , che , per essere stata violata la giustizia , tanto sopra la morte di Tazio , quanto sopra quella degli ambasciadori , l'ira divina malmenasse l'una e l ' altra città. Dall'una e dall'altra però dati reciprocamente e puniti gli uccisori , si videro manifestamente cessar quei malanni : e Romolo purificò poi la città con que' sacrifizj, i quali dicesi che si celebran anche oggidi alla porta Ferentina. Prima che cessata fosse la pestilenza , vennero i Camerj ad assalire i Romani e fecero scorrerie nel paese di questi, con siderati già come impotenti a difendersi per cagione di quella calamită. Romolo adunque mosse tosto l'esercito contro di loro , e , superalili in battaglia , ne uccise seimila. Presane poi la città , trasporto ad abitare in Roma la metà di quelli * Cosi anche Livio ; ma Dionigi d'Alicarnasso incolpali d'aver rubate le vettovaglie che i Romani traevano da Crustomerio . dice soltanto 300 ; da quel che segue in Plutarco apparisce che questo numero è minore del vero. Queste pioggie di sangue , tanto terribili agli anticbi , compongonsi molto naturalmente da insetti o da esalazioni tinte in rosso ; ed anche ne' tempimoderni se n'ebbero esempj. 2 3 82 ROMOLO. ch'erano restati vivi ; e da Roma passar fece un numero di gente , il doppio maggiore, ad abitar in Cameria il giorno primo di agosto , coll'altra metà che vi aveva lasciata . Di cosi fatta maniera gli soprabbondavano i cittadini , sedici anni circa dopo la fondazione di Roma. Fra le altre spoglie trasporto da Cameria anche una quadriga di rame : questa fu appesa da lui al tempio di Vulcano col simulacro di se medesimo , che veniva incoronato dalla Vittoria. Rinfrancalesi in questo modo le cose , i vicini più deboli si sottomisero alla di lui si gnoria , e , trovandosi in sicurezza , se ne stavano paghi e contenti. Ma quelli che aveano possanza , da timore presi ad un tempo e da invidia , non pensavano che convenisse ri maner più neghittosi e trascurati ; ma bensi opporsi a' pro gressi di Romolo , e cercar di reprimerlo. I Vei ^ pertanto , i quali possedevano un vasto paese , ed abitavano in una grande città , furono i primi fra ' Toscani ad incominciare la guerra, con pretender Fidena , siccome cosa di loro ragione : il che però non pure era ingiusto , ma ben anche ridicolo ; perocchè , non avendo essi dato soccorso veruno a' Fidenati, mentre in pericolo ed oppressi erano dalla guerra , ma aven doli lasciati perire , ne pretendevano poi le abitazioni e 'l terreno , mentr' era già in mano d' altri . Essi adunque aven do riportate da Romolo risposte ingiuriose e sprezzanti , si divisero in due parti : coll’una assalirono l'esercito dei Fide nati , coll'altra se n'andarono contro di Romolo. A Fidena , rimasti superiori , uccisero duemila Romani , ma dall'altro canto superati da Romolo , vi perdettero sopra ottomila dei loro. Combatterono poi di bel nuovo intorno a Fidena : e si confessa da tutti , che la massima parte di quell'impresa fu opera di Romolo stesso , avendo ivi fatto mostra di tutta l'arte, unita all'ardire , e sembrato essendo gagliardo e veloce assai più che all' umana condizion non conviensi. Ciò per altro che vien riferito da alcuni , è del tutto favoloso e interamen te incredibile , che di quattordicimila che morirono in quella battaglia , più della metà ne fosse morta per man di Romodo ; + Abitanti di Veio capitale della Toscana. Esagerazione presa per avventura da qualche inno di vittoria . Cosi anche ROMOLO . 83 come sembra che per fastosa millanteria dicano anche i Messenj intorno ad Aristomene , che tre volte sacrificatè egli avesse cento vittime per altrettanti Lacedemonj da lui me desimo uccisi. Romolo fuggir lasciando quelli ch'erano re stati vivi , e avean già date le spalle , s' inviava alla di loro città. Ma quelli che v'eran dentro , per una tale calamità , non fecero più resistenza , anzi divenuti supplichevoli stabi lirono concordia ed amicizia per anni cento , rilasciata a Ro molo molta quantità del loro paese , da essi chiamato Sette magio , cioè la settima parte ; e cedutegli le saline presso al fiume; ed inoltre datigli in mano per ostaggi cinquanta dei loro oltimati. Anche per la vittoria avuta sopra costoro egli trionfo a' quindici di ottobre, avendo fra molti altri prigioni il capitano stesso de' Vei , uomo vecchio , ma che sembrava che in quelle faccende portato si fosse senza quel senno e quella sperienza che si convenivano all' età sua. Per la qual cosa anche al presente , quando sacrificano per avere otte nuta vittoria , conducono un vecchio colla pretesta per la piazza del Campidoglio, attaccandoli una bolla da fanciullo; e il banditore va gridando: Sardi messi all' incanto ;? imper ciocchè dicesi che i Toscani sieno colonia de' Sardi , e la città de' Vei è in Toscana. XXI. Questa fu l'ultima guerra fatta da Romolo . In ap presso schivar egli non seppe ciò che a molti , o piuttosto quasi a tutti, suole avvenire , quando dal favore di grandi e straordinarie fortune sieno in possanza ed in sublime stato eleyati. Pieno però di baldanza per le cose da lui operate , e portandosi con più grave fasto , già si toglieva da quella sua affabilità popolare , e la cangiava in un molesto contegno di monarchia, cominciando a recar noia e dispiacere dalla foggia dell'abito col quale si vestiva ; conciossiachè egli mettevasi in le donne d'Israele , precedendo a Davide , che ritornava dalla vittoria dei Fili stei , cantavano : Saulle uccise mille , e Davidde diecimila . Settemagio o Seltempagio spiegasi comunemente per Cantone di sette borghi. a Siccome i Sardi non procedono dai Lidii , cosi erra Plutarco nell'assegnar l'origine della costumanza qui parrata ; la quale , per testimonio di Sinnio Capi. tone, s'introdusse soltanto dopo che il console Tiberio Gracco ebbe conquistata la Sardegoa. 84 ROMOLO. dosso tonaca di porpora, e portava toga pretesta , e teneva ra gione standosi agiatamente a sedere sopra una sedia ripiegata all'indietro. Erangli poi sempre d’intorno que' giovani chia mati Celeri, dalla prestezza che usavano ne' ministerj. Ed avea altri che , quando andava in pubblico, lo precedevano risospingendo con verghe la calca , e portavan cinture di cuoio , onde legar prontamente quelli ch'egli avesse loro or dinato. Perchè poi il legare , che ora da’ Latini dicesi alli gare , anticamente era detto ligare, Liclores sono da essi chiamati coloro che portan le verghe; e queste verghe chia mate son baculi , dal servirsene che facevano allora , come di bastoncelli. Pure è probabile che questi ora nominati Liclores, insertavi la lettera c , fossero nominati prima Lito res , essendo quelli che in greco si direbbero Liturgi: 2 im perciocchè i Greci chiamano ancora añitov il popolo , e lady la plebe. Morto che fu in Alba l'avolo suo Numitore , quan tunque a lui toccasse regnare , ciò nullostante , per far cosa gradevole al popolo, vi pose una maniera di governo libero, e d'anno in anno creava un governatore agli Albani. Ma in questo modo ammaestrò anche quelli, che poderosi erano in Roma, a cercare una repubblica senza re ed arbitra di se medesima, dove scambievolmente governassero e fossero governati. Conciossiachė neppur quelli ch'erano chiamati patrizj, aveano già più parte alcuna negli affari, ma sola mente nome e figura onorifica ; i quali , raunandosi in consi glio , piuttosto per costume che per esporvi il loro parere , stavano tacitamente ascoltando ciò ch'egli ordinasse, e se ne partivano poi col non aver alcun altro vantaggio sopra la gente volgare , che d'essere stati essi i primi ad inten dere quello che si era fatto . Ogni altra cosa però era di mi nor importanza , rispetto all'aver egli da per se stesso divisa a' soldati la parte di terra acquistata coll'armi , e restituiti gli ostaggi a' Vei , senzachè que' patrizj il volessero o per * Erano la guardia presa da Romolo per la propria persona. * Cioè ministri pubblici. 3 Nel testo leggesi ai Sabini , e il Dacier non ammette il cambiamento fatto dall'Amyot e seguito dal Pompei. Egli considera qui due atti diversi di Ro. molo ; uno che si riferiva agli Albani, l'altro ai Sabini. ROMOLO. 85 suasi ne fossero : nel che sembrò ch' ei recasse grande con tumelia al senato , il quale per questo fu poi tenuto in sospetto , e diede luogo alle calunnie , quando poco tempo dopo fu d'improvviso levato Romolo dalla vista degli uomini ; la qual cosa segui a' sette del mese ora chiamato luglio , ed allora Quintile , non avendo egli lasciato intorno al suo fine nulla di certo e d'incontrastabile , fnorchè il tempo già detto : imperciocchè anche presentemente si fanno in quel giorno assai cose che ci rappresentano il doloroso avvenimento di allora . XXII. Nè apportar ci dee meraviglia quest ' incertezza , quando , morto essendo Scipione Affricano ? dopo cena , in casa propria , non v'ha modo onde poter credere o provare qual fosse la maniera della sua morte : 3 ma alcuni dicono che , essendo egli per natura cagionevole , si morisse da per se stesso ; altri ch'egli medesimo si avvelenasse ; ed altri che i suoi nemici , avendolo assalito di notte , lo soffocassero : eppure Scipione , quando fu morto , giaceva esposto alla vista di tutti , ed il suo corpo , da tutti essendo osservato , potea dar motivo di formar qualche sospetto e conghiettura intorno alla sua morte . Ma, essendo Romolo mancato in un subito , non fu vista più parte alcuna del di lui corpo , nè reliquia del di lui vestimento. Onde alcuni s'immaginavano che i senatori , assalito e trucidato avendolo nel tempio di Vulca no , smembrato n'avessero il corpo , e ripostasene ognuno una parte in seno , portato l'avesser via. Altri pensano che non già nel tempio di Vulcano , nè dove fossero i soli sena tori , foss' egli svanito , ma ch' essendo per avventura fuori in un'assemblea presso la palude chiamata di Capra , o sia di Cavriola , si fecero subitamente meravigliosi e ineffabili sconvolgimenti nell'aria e mutazioni incredibili, oscurandosi il lume del sole , e venendo una notte non già placida e quieta , * Il Calendario romano segna in questo Populifugium , None Caprolineæ , e Festum ancillarum , cose tutte , che possono aver relazione al fatto , come si vedrà in seguito * Cioè Scipione figliuolo di Paolo Emilio adottato da Scipione Affricano. 3 Si sospettò per alcuni che lo avvelenasse la moglie. Non si fece per altro nessuna indagine per conoscerne il vero , onde Valerio Massimo disse : Raptorem spiritus domi invenit , mortis punitorem in foro non reperit. PLUTARCO , 1 . 8 86 ROMOLO . ma con tuoni spaventevoli e con venti impetuosi, che da per tulto menavan tempesta ; onde la turba volgare qua e là di spersa fuggi, e i primati si raccolsero insieme. Cessato es sendo poi lo sconvolgimento e ritornata a risplender la luce, e di bel nuovo andatasi a ragunar la moltitudine in quel luogo medesimo , dicono che fu allora cercato e desiderato il re ; e che i primati non permisero che se ne facesse più esatta ricerca , nè che venisse presa gran cura ; ma che esor tarono tutti ad onorarlo ed averlo in venerazione, come sol levato fra gli Dei, e come , da re buono ch'egli era, fosse per esser loro un Nume benigno. Affermano però che la mol titudine , udendo questo , se n'andava allegra , è lo adorava piena di buone speranze : ma che vi furono pur anche laluni, i quali , aspramente e con mal animo biasimando il fatto, metteano costernazion ne' patrizj, e li calunniavano , come cercassero di dar ad intendere al popolo cose vane e ridicole, quando eglino stessi stati erano gli uccisori del re. XXIII. Essendo adunque essi cosi costernati , si racconta che Giulio Procolo ( uomo fra' patrizj principale per nobiltà , e tenuto in somma estimazione pe' suoi buoni costumi , fido amico e famigliare di Romolo, e già con esso lui venuto da Alba ) andatosi nella piazza , e facendo giuramento sopra quanto v’ha di più sacrosanto , disse alla presenza di tutti , che , camminando egli per via , apparso eragli Romolo , che gli si era fatto incontro in sembianza bella e grande assai più che per lo addietro , adornato d'armi lucide e sfavillanti ; e ch'ei però sorpreso ad una tal vista : « O re gli aveva » detto , per qual mai offesa da noi riportata , o per qual tuo » pensamento , hai tu lasciati noi esposti ad ingiuste accuse » e malvagie , e la città tutta orfana, e in preda ad un im » menso dolore ? » E che quegli risposto aveagli : « È piaciuto, o » Procolo , agli Dei , che essendo io per cosi lungo tempo rima » sto fra gli uomini , e fondata avendo città di gloria e d'im » pero grandissima, vada novamente ad abitare su in cielo , » donde io era venuto. Tu pertanto sta di buon animo , e » fa sapere a' Romani che colla temperanza e colla fortezza * Per opera , dicevasi , del Dio Marte padre dello stesso Romolo. ROMOLO . 87 » arriveranno eglino al sommo dell'umano polere : ed io » sarò il Nume Quirino a voi sempre benevolo. » Queste cose parvero' a' Romani degne di fede, si pe' buoni costumi di chi le narrava , come pel giuramento che fatto egli aveva : ed in oltre cooperava a farle credere un certo affetto divino, simile ad entusiasmo, dal quale si sentivano tocchi: onde non fuvvi alcuno che contraddicesse , ma lasciato ogni so spetto ed ogni calunnia , si diedero a far voti a Quirino e ad invocarlo qual Nume. Un tale racconto ha della somiglianza con ciò che vien favoleggiato dai Greci intorno Aristeo Proconnesio , ' e Cleomede d’Aslipalea . Imperciocchè dicono che Aristeo morto sia in una certa officina da tintore , e che, andati essendo gli amici suoi per dar sepoltura al di lui cor po , fosse svanito ; e che alcuni, i quali tornavano da un loro viaggio , dicessero di averlo incontrato che camminava per quella strada che porta a Crotone. Di Cleomede poi dicono , che essendo grande e gagliardo di corpo oltre misura , ma stolido in quanto alle sue maniere e furioso , facesse molte violenze , e che finalmente in una certa scuola di fanciulli , percossa colla mano una colonna che sosteneva la volta , la rompesse nel mezzo , precipitar facendone il tetto. Periti in questo modo i fanciulli, raccontano che , venendo egli inse guito , se ne fuggisse in una grand’arca, e , avendola chiusa, ne tenesse il coperchio cosi fermo al di dentro, che non fu possibile alzarlo , quantunque molti unitamente di far ciò si sforzassero; e che , spezzata poscia quell' arca , non ve lo ritrovassero nè vivo , nè morto ; onde stupefatti mandassero a consultar l'oracolo a Dello , e risposto fosse dalla Pitia : L'ullimo degli eroi è Cleomede D'Astipalea. 4 Dicesi pure esser anche svanito il corpo di Alcmena , mentre portavasi a seppellire, ed essersi in iscambio veduta giacer nel cataletto una pietra. E moll' altre in somma raccontano * Aristeo dell'isola di Proconneso nella Propontide , storico , poeta e grau ciarlatano , visse ai tempi di Creso. » Isola al di sopra di Creta . 3 Nel tempio di Minerva ove Cleomede si riparó . 4 Plutarco cita una sola parte della risposta , la quale cosi Gniva : Onoratelo coi vostri sagrifiaj, perchè più non appartiene ai mortali. 88 ROMOLO . d' di tali favole lontane dal verisimile , divinizzando le persone che son di natura mortali , e mettendolé insieme co' Numi. XXIV. E per vero dire il non riconosere nelle virtù sorte alcuna di divinità , ell ' è cosa empia e villana ; ma ell'è altresi cosa stolta il voler mescolare la terra col cielo. Sono dunque da lasciarsi queste opinioni, quando , secondo Pin daro , si ha già sicurezza , Ch'è della morte al gran poter soggetto Bensi il corpo ognun , ma resta salvo Lo spirto ancor , d'eternitade immago . Conciossiaché questo solo è quello che abbiam dagli Dei , e che di lassú viene e lassù pur sen ritorna , non già in com pagnia del corpo , ma quando sia più che mai dal corpo al lontanato e diviso , sgombralo della carne , e mondo e puro del tutto. Imperciocchè l'anima , quando è secca ed inaridita , secondo il parere di Eraclito , ” è allora nella sua maggiore eccellenza , volando fuori del corpo, come baleno fuor di una nuvola ; dove quella , ch'è mista col corpo e dal corpo cir condata , è come un vapore grave ed oscuro , che difficilmente si accende e s ' inalza. Non si deggion dunque far salire al cielo contro natura i corpi degli uomini dabbene insieme cogli spiriti , ma tener per fermo che le virtù e l'anime per loro natura e per giusto decreto divino sieno sollevate a can giarsi di uomini in eroi , di eroi in Genj , e se perfettamente, come nelle sacre espiazioni , purificate e santificate sieno , schive da quanto v ' ha di mortale e soggetto alle passioni , tener si vuole non per legge di città , ma per verità e secondo una ben conveniente ragione, che cangiate vengano di Genj in Numi , ottenendo cosi un bellissimo e beatissimo fine .? .XXV. In quanto poi al soprannome di Quirino dato a Romolo , altri vogliono che significhi Marte ; altri dicono che cosi fu egli chiamato , perchè anche i cittadini nominati eran Quiriti ; ed altri pretendono che ciò sia , perchè gli antichi appellavano Quirinum la punta o l ' asta ; e il simulacro di * Eraclito d'Efeso , vissuto poco dopo Pittagora , riguardava il fuoco sic come principio universale delle cose. Esiodo fu il primo che distinse quesle quattro nature, gli uomini, gli eroi , i genj, e gli Dei. ROMOLO. 89 Giunone , messo in cima d'una punta , detto era di Giunone Quirilide; e Marte chiamavano l'asta collocata nella reggia : ed onorayan quelli che valorosamente portati si fossero in guerra , col donar loro un'asta : onde affermano essere stato Romolo appellato Quirino , per dinotarlo un certo Nume bel licoso e marziale. Gli fu pertanto edificato un tempio nel colle detto Quirino dal nome di lui . Il giorno , in cui egli svani , si chiama fuga di volgo , e None capraline: perché in quel giorno , discesi dalla città , sacrificano alla palude della Capra. Usciti fuori al sacrifizio pronunciano ad alta voce molti nomi usati nel loro paese, come Marco e Caio , imitando la fuga ed il chiamarsi vicendevolmente di allora con timore ed isconvolgimento. Alcuni però dicono che questa non è già imitazione di fuga , ma bensi di fretta e di sollecitudine, riferendone la ragione ad un altro si fatto motivo. Quando i Galli, che avevano occupata Roma, ne furono scacciati da Camillo , e la città , spossata ed indebolita , mal potea per anche riaversi , mossero l'arme contro di essa molti de' La tini , avendo per lor capitano Livio Postumio. Accampatosi costui poco lontano da Roma , inviò un araldo , il quale dicesse ai Romani che i Latini suscitar volean di bel nuovo la già mancata antica famigliarità e parentela , coll' unire ancora insieme le nazioni per mezzo di maritaggi novelli: e che però , se eglino mandassero loro una quantità nume rosa di fanciulle e di donne senza marito , pace n'avrebbero ed amicizia , siccome da prima per un egual modo l'ebbero pur co’ Sabini. Udite avendo queste cose i Romani , temeano in parte la guerra e in parte consideravano, che il dare a quelli in mano le donne era lo stesso che il porle in ischia vitů. Mentre stavano eglino cosi perplessi , una serva nomi nata Filotide , oppur Tutola , come altri vogliono , li consi gliava di non fare nè l'una cosa nè l'altra , ma di schivare per via di frode tanto l'incontrar guerra , quanto il concedere ostaggi. Era la frode', che Filotide medesima , e con lei altre serve avvenenti e ben adornate , fossero , come persone li bere , mandate a' nemici ; e ch'ella alzerebbe di notte tempo una fiaccola , ed allora i Romani far si dovessero addosso a' nemici stessi già sepolti nel sonno , e li trucidassero, Cosi 8* 90 ROMOLO. per appunto addivenne, essendosi fidati i Latini. Alzó Filotide la fiaccola da un certo fico salvatico , tenendola al di dietro ben riparata e coperta con tappeti e cortine , acciocchè lo splendore non fosse da' nemici veduto , e chiaro si mostrasse a' Romani , i quali , come il videro , subitamente uscirono fuori affrettandosi, e per una tal fretta chiamandosi spesse volte l'un l'altro nel sortir dalle porte ; ed essendosi avven tati allora improvvisamente sopra i nemici , e superati aven doli , celebrano una tal festa in grazia di quella vittoria ; ed un tal giorno è chiamato le None capraline , per cagion del fico salvatico , detto da’ Romani caprificus. Fanno poi un convito alle donne fuori della citta all'ombra de' rami di fico ; e si portano quivi le serve con ostentazione , raggiran dosi intorno , e facendo giuochi ; e poscia reciprocamente si battono e si percuotono con pietre , come allora che diedero soccorso a’ Romani , e combatterono insieme con essi in quel conflitto . Queste cose sono ammesse da pochi storici : ma intorno all'uso di chiamarsi a nome in quel giorno , e intorno all'andare alla palude della Capra , come ad un sa crifizio , sembra conveniente l' appigliarsi piuttosto alla prima ragione , se per verità non fosse accaduto in diversi tempi bensi, ma però nel giorno medesimo , l'uno e l'altro acci dente. Dicesi poi che Romolo fu levato dalla vista degli uo mini di anni cinquantaquattro, avendone avuli trentotto di regno. · Toglie qui Plutarco un anno dalla vita di Romolo , e ne aggiugne uno al suo regno. Secondo Dionisio egli mori d' anni 55, dopo averne regnati 37.

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