The Grice Club

Welcome

The Grice Club

The club for all those whose members have no (other) club.

Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

Search This Blog

Sunday, July 25, 2021

Grice e Bressani: L'implicatura di Galilei

DISCORSO INTORNO ALLA LINGUA ITALIANA . Del Sig. Dottore GREGORIO BRESSANI TRI VIGI AN Oec. R E CI TATO NELLA SAL A VERDE DI PADO V A IN UN ACCADEMICO ESERCIZIO L' ANNO MDCCXL. X 3  487 i Ompariſce per la prima volta a luſtrare la noſtra Miſcellanea il Signar Dottore Gregorio Brefsani, fogo getto di chiaro nome , e di ornamento e fplendere alla fra Patria , col preſente Ragionamento ſopra la Lingua Italiana ; recitato da lui ultimamentepiù a cagion di eſercizio, che per altro fine in una Radunanza di Letterati nella Città di Padova : da i quali avendoſi per noi ſa puto l'approvazione che ebbe , ſperiamo far coſa grata all'Autore , e inſieme d'al. cun noftro merito , col pubblicarlo ; tan to più , che potrà egli ſervir d'ajuto e di lume a quelli ( che molti fono ) 'i quali banno biſogno di faggia ſcorta nello ſteam dio , che affettano dell Italiana favella . -- X 4 DI 488 DISCORSO INTORNO ALLA LINGUA ITALIANA DI GREGORIO BRESSANI TRIVIGIAN O Dottor , e Accademico Ricovrato ; Da efo recitato in un'Accademia di eſer. cizio nella Sala Verde di Padova , nel meſe di Maggio , 1740. A Chiemque fa,Eruditi edotti Ac cademici , quanto malagevol ſia il rintracciare le cauſe effettrici delle umane cognizioni , non parrà coſa ſtrana il ſentimento di Platone , ch' el le fieno provenienti tutte dalla Remi nifcenza . Nè io credo , che attribuis re ſi poſsa ad altro , fuorchè alla re. miniſcenza il fentire , e l' accorgerſi del Del Sig. Gregorio Breſſani. 489 9 e 3 dello fpirito , e del vero pregio delle belle Arti . Imperocchè tale vi ha che nè per tutta l'attenzion ſua , ne per opera degli altri non arriva giam mai ad intenderlo . E laſciando di far parola di quegli , che niun dilet ro pigliano , o nella Archittetura , o nella Muſica , che ſono moltiſſimi rivolgo la conſiderazion mia a colo ro , che pur amano d'eſser tenuti di ottimo guſto nella noſtra Lingua nulla fi accorgono , nè ſono per ven tura atti ad accorgerſi, in che ne con fiſta principalmente la venuſtà e la grazia . Avvegnacchè adunque ciaſcu na Lingua ſenta molto più dell'ideas le , che non ſente l'Architettura la Muſica , e fia a lato di quelle in termini incomparabilmente più ange fti riſtretta ; non è per tanto che ella non abbia le ſue verità in riſpetto a que' pochi , a cui è dato d'intendere non ſolamente il ſignificato delle vo ci ; ma la relazione tra loro meglio convenevole . Ora come io , ſenza più , approvo iVocabolarj, gli avver timenti di Gramatica e le Oſsers vazioni , che intorno a queſta Lingua XS o § fo 490 Diſcorſo della Lingua Italiana fonofi facte dalla diligenza d'Uomini valenci ; poco avrò che accennare de' fuoi materiali, ed il mio ragionamen . to ſarà fpezialmente della forma quanto a me, la migliore , che rice ver ella debba dalla fantaſía , e dal giudizio degli Scrittori. Ogni Archi tetto adopra i materiale medeſimi , ed oſserva gli ordini medeſimi della Architettura ; e le loro opere ſono tra di sè varie nella proporzione , e nella leggiadria . Ogni Compofitore di Muſica adopra le medefime note : 0. gni Scrittore di qualſifia Lingua ado pra le medeſime parole , e ſegue le regole , che riſpettivamente ſonogli preſcritte dalla ſua arte . Tuttavia i bei riſultati, che di eſse procedono , fono , ed eſser debbono tra di sè di. verſi. Ma quanto agevol penſo che mi farebbe il ridire le regole máte riali , che vi ha , per favellar bene ; tanto io temo di non faper altro che ofcuramente ragionare della varietà , e perfezione di detti riſultati ; ficco me quelli , che appartengono anzi al giudicio de' noftri fenfi , che della no ftra ragione . Pur nondimeno per le í PO Del Sig. Gregorio Breſami. 491 poche coſe in genere , che io ſono per accennare , ſpero che il mio ra gionamento fia di qualche utilità a coloro che non fono eſtremamente otcufi nel capire la vaghezza della noftra favella ; ed a Voi , Signori Accademici forſe non diſcaro ad udire . ! A noſtra Lingua , ſecondo l'opi nion mia , da altri chiamaſi Ita liana perchè di tutta Italia' fi fon preſi i vocaboli , donde è compoſta : da alcuni chiamaGi Volgare , forſe per chè uſata , ed inteſa volgarmente :E da cercuni chiamaſi Toſcana, o perchè il più de' vocaboli fi fon preſi appun to di Toſcana , o perchè agli Toſca ni, come a Padri di detta lingua , e come a Tutori d'orecchio , e di giu, dicio finiffimo , meritamente è conce. duto il diritto di giudicar della puri tà , e della barbarie di ciaſcun voca bolo . E nel vero ad evitare la con fufione , che ne addiverrebbe , ſe cia. ſcuno a ſuo talento uſaſse di nuove voci ; egli è del pari laudevole che neceſsario , che v'abbia il ſuo Tribu. X 6 nale 9 492 Diſcorſo della Lingua Itatiana nale inappellabile , che altri vocaboli diſapprova come anticaglie , altri non ammette come barbari , ed altri ritie. ne , o adotta come neceſsarj , o leg giadri. Il che dà a divedere , che la noſtra Lingua è un corpo vivo ſog. getto ad alterazione, in quella guila che ſono gli altri tutti , o naturali o politici . E perchè qualſivoglia cor ро dalla ſteſsa ſua naturale alterazio ne è minacciato di rovina ; faggiamen te fanno i Signori Accademici della Cruſca , che non adottano per Mae ftro di Lingua ogni triſtanzuol di Gra matico , che non tiene veruno ſtile e che in luogo di vocaboli ufitati , e di proprj , ne adopra ſpeſso di affet tati, e di rancidi , di groſsolani , o di ſtranieri. Benst a gran ragione a dottarono , e quando che ſia , ſon cere to che adotteranno i vocaboli di que? grand’ Uomini , che per la loro viva , ed ordinata fantafia , o inventarono , o crebbero alcune belle arti , o alcu« ne- ſcienze ; e fu di neceſſità il trovar nuove voci ad eſprimere i loro nuovi concetti . Per altro qual biſogno , o qual capriccio egli è mai di ufar vo ca Del Sig.Gregorio Brejani. 493. mano un diſcorſo (Nè io giày caboli zotici , e duri d'altre provin cie d'Italia , o di accattarne degli ſtra nieri ; quando ne abbiamo in tanta copia di cosi proprj, e di così gentili ? Ma come egli ſta nel volere di Chiun que l'apparare i materiali della noſtra Lingua ; non così puote ciaſcuno , o ſa farne quell'accozzamento , onde ri fulti un diſcorſo naturale , ed inſie me leggiadro : Nelle ricerche più aftrufe di qualche verità di Filica non v'ha paragone tra 'l faper indo vinare quale non fia la cauſa d'un Fea nomeno e l'indovinare quale ella fia . All'iſteſso modo confiderando io ciò , che ſi voglia per iſcriver bene ed elegantemente , ben potrei io an noverare millantà difetti, che disfora lafcero indietro di moſtrare alimeno le fonti principali , donde derivano ): ma non così di leggieri potrei additare qual fia la grazia , e l'armonia , che lo ren de vago , e lodevole . Pare io conſi dero , che benehe :la noſtra Lingua ; come io difli innanzi , quaſi altro non fia , che un Mondo ideale ; non oſtan te i caratteri del fuo bello , poſsono ef 494 Diſcorſo della Lingua Italian eſsere in qualche parte paragonabili con quegli , che riſpettivamente fi rav . vifano nel noſtro Mondo materiale . E certamente in quella guiſa , che a ciaſcuna parte del noſtro Cielo riſpon. de la produzione di coſe differentiffie me ; forſe per ragioni ſomiglianti-, à ciaſcun paeſe riſponde un linguaggio tutto proprio , e differente dagli altri. E non fa forza , che nella noſtra me. defima Italia chiamaſseſi un tempo panis ciò , che noi al preſente chia miamo pane ; poichè non è ſolamente la varia deſinenza di ſuono , che die ftingua l'una Lingua dall'altra ; ben il modo , con che ſeguendo non ſo quale neceſſità , fi.concepiſcono le coſe, e fi eſprimono. Onde non è maravi glia , che non ogni Clima produca in gegni atti ad ogni genere di compo, nimenti . In fatti ſiccome non è il metro , che diſtingua la poeſia dalla prola ; ma il modo diconcepire diver. ſo ; cosi io porto opinione , che alme no in gran parte l'indole , e'l genio della lingua Latina tuttavia fuffifta nel la noſtra Volgaré. La qual coſa ſem . bra , che abbiale voluto confermare il dis Del Sig. Gregorio Breſani. 495 divino Dante , laddove , fingendo egli di parlare con Virgilio , diſse: Tu fe il mio Maeſtro , e il mio Au tore , Tuſe folo Colui , da cui io tol. Lo bello Stile che mi ha fatto De nore . Vero è che l' Armonia dello Stile , la qual naſce ſpezialmente dallo traſpo nimento delle voci , e chiamaſi coſtru zione , a chi paragona lo ſcriver ret torico di Cicerone , o 'l robufto di Li vio col noſtro parlar familiare non può a meno di non parere di gran tratto diverfa : ma ella non parrà già tanto , paragonando un componimen. to de' Latini con un noftro ſopra un fimile ſoggetto , e d'una ſpezie mede fima . In fine molto meno ne parreb be diverſa , ove à noi foffe dato di faa per pronunziare le parole de Latini come facevan elli , cioè con quegli ac. centi , è con quelle delipenze, che per comune opinione noi abbiamo -fiera mente alterati , o perduti . Ma nos cost 496 Diſcorſo della Lingua Italiana così interviene , ove noi la predetta armonia paragoniamo con quella di qualche Lingua ſtraniera ; o ci diamo a credere di poter rimeſcolarne i vo caboli , e forme di dire ; che effendo d'un genio differentiffimo ; ficcome non ſi appiccano giammai gli inneſti di quelle piante , che ſono tra di sè diverſe; così ciaſcuna Lingua mal com pofta tutto ciò , che fenie d'un Clima diverſo . Io dico adunque , che la no ftra Lingua in ciaſcuna ſua parte dee ſentire , per dir così, della ſua ſpezie, e della ſua Nazione. Il che riſponde a quel carattere di bellezza , che nel le coſe create e corporee chiamaſi u. nità ; unità però tale , che da eſſa pro viene , ő piuttoſto in eſſa ſtà racchiu . ſo un altro carattere , che è la varie ttà ; la quale come rendeſi manifeſta negli animali , e nelle piante d'un'in fteila ſpezie , e d'un iſteffo Clima ; così ella dee apparire nello ſtile di cia Icuno Scrittore d' un'iſteſſa Lingua. Il qual mio ſentimento moſtra in ſem . bianti d'effer il medeſimo , che quello del celebre Baccone di Verulamio lade dove tocca della bellezza dello ftile $ 1 dis Del Sig. Gregorio Breſſani. 497 dicendo dover' egli eſſere , rivis didu um fuis , imitans neminem , nemini imi tabile". Talchè dovendofi pur togliere d'altrui i vocaboli , ed i modi di di re ; conviene anche in ciò imitar la Natura , che non genera coſa , fe non colla corruzione d'un'altra : Voglio ſignificare , che quanto noi togliamo d'altrui per formare un diſcorſo , dee talmente tritarfi nel noſtro cervello innanzi ché noi lo veſtiamo di nuova forma, che al fuo apparire niuno ha da accorgerſi donde noi l'abbiamo tol to . Ed intorno a ciò comunemente non ſi dà nel ſegno ; perchè altri per travolco giudicio indi ſcoſtaſi, quanto più ſi affatica di raggiugnerlo . Altri per infingardaggine li ripoſa nel limi tare del buon ſentiero , ſenza voler cercare più avanti : E finalmente altri è di ſentimento ottuſo e d'intellis genza aſſai corta a capire la bellezza , e la fecondità , per dir costi , di quel vero , che egli imprende ad imitare , Se ne fcoſtano i primi , a' quali per ciocchè troppo ftà a cuore di render fi ſingolari dagli altri e col penſare e coll' eſprimerſi ; mentre ſtudiano di celu 3 498 Diſcorfo della Lingua Italiana ceffare il vizio della trivialità , offen . dono nel vizio della affettazione , in comparabilmente più rincreſcevole . La qual'affettazione conſiſte in certe parole ſquarciate , e lmanioſe , ed in certi accozzamenti di quelle , che vol garmente ſi chiamano belle fraſi Iono forme di dire , che fanno notabi. le diſugguaglianza col reſtante del di ſcorſo e pe' quali (che che fi creda no gli ſciocchi) riſulta un Tutto of tremodo ftentato , e deforme. Elem pio di ciò noi abbiamo in coloro , che avendo appreſo di molti vocaboli ale la rinfufa e varj modi di favellare da parecchi Dicitori , e tutti pulitif fimi; per la vanità di moſtrarlene do viziofi, in qualunque racconto ne in trudono quanti mai poſsono il più , e mallimamente gli da loro ſtimati me no comuni ; tra quali ne intrudono anche di quegli , che non ſolo male fi convengono colla ſemplicità della Na. tura ; ma talora non ſi convengono colla Verità del loro ſteſso ſentimen to : e meritamente ripiglia coſtoro il noftro Sovrano Poeta , dicendo : E Del Sig. Gregorio Breffani . 499 7 1 E quale che a gradin' oltre fo metu te ? LC Non vede pide dall uno all'altre filo. e 3 Per tanto niun' altra venufta , niun' altra grazia ricever puote un diſcorſo dagli vocaboli o forme di dire , fe non quella , che deriva dal collocare ciaſcuno al luogo fuo ; talmente che appaja eſser i vocaboli piuttoſto , che abbiano cercato d'elser uſati dove fo . no ; che d'eſser eglino ſtati cercari ftu. diofamente dagli Scrittori . E perchè tanto altri allontanafi dal vero coll' aggiungervi ciò , che non gli ſi con viene ; quanto altri coll'ommettere di collocarvi ciò , che gli fi conviene; ne ſeguita che un diſcorſo rieſce diffetiofo sì ad uſare in eſso vocaboli di fover. chio , e fuori di propofito , che a ri petere alcuni vocaboli, in vece d'ale tri varj , che fi vorrebbono , ad eſpri mere propriamente i propri concerti dell'animo , ed a fervare in un ragio namento quella varietà , che richiede fi a formarlo giuſta l'eſemplare ſoprac. cen . 500 Diſcorſo della Lingua Italiana cennato de' corpi Fiſici . Ma che ? Se gli Uomini per una parte fon moſli da certo naturale deſiderio , o da qual ſivoglia altro ſtimolo di giugnere nel la loro arte alla perfezione poſſibile i ſono all'incontro ( laſciando ſtare gli altri impedimenti , che ſpeſso ſi attra verſano al lor diſegno ) comunemente refpinti dalla fatica , che loro convien durare , prima che ad eſli venga fatto di apprendere ad eſercitare qualſifia arte con lode . Ne vi ha alcuna arte per limitata , o facile che ſia ſopra le altre , che pigliandoſi a gabbo non rieſca imperfetta . Per la qual coſa , l'arte dello ſcriver bene si nella no ftra , che in ciafcuna altra Lingua , richiede anch'eſsa di molta fatica , ed induſtria . E vanno fortemente errati la maggior parte de' noftri Scrittori che da che ſentonſi forniti di alquan ei vocaboli , e modi, onde groſsamer te eſprimerſi ; ed effi eſtimano di la per iſcrivere quanto baſta laudevol mente . E come fi ſcontrano in uno ſtile un poco colto , che in un certo modo dovrebbe eſser di rimprovero al loro difetto ; dicono coſto che gli è uno 4 DelSig.Gregorio Breſani. 501 uno ſtile che ſente dell'affettato ', © dell'antico , „ dandogli a torto biaſmo, e mala voce . E così , diſprezzando efli animoſamente ciò che per loro poltroneria non hanno appreſo . Ferman fua opinione Prima che arte , o ragion per lor ſi ſcopra . Che ſe pur vero foſse , che uſar non non ſi poteſsero altri vocaboli , o mo di di dire , ſe non gli uſati da coſto . ro ; il groſso Vocabolario della noſtra Lingua ridurrebbefi ad un libriccivolo di quattro carce ;. e laddove la noſtra Lingua ora vanta di eſsere la ricchilli ma di voci , e di maniere leggiadre diverrebbe la più povera e ſmozzicata di tutte . Oltrechè in proceſso di tem po gli ottimi Scrittori, c Padri di no Itra Lingua ne diverrebbono molto oſcuri, e direi per poco in intelligi gibili ". Vuolli per tanto aver pieria conoſcenza sì de' vocaboli , che delle forme di dire ; acciocchè il noſtro iti le abbia la predetta varietà , e con ef ſo la ſua unità , per cui egli mantien. fi 302 Diſcorſo della Lingua Italiana fi ſempre fomigliante a ſe ſteſſo , e per cui ſembra quaſi uſcito di una fo la trafila . E le parole groſsolane ri meſcolate colle gentili , e le parole adoperate fuor di luogo , o con fazie vole repetizione , o le parole che non ſono più in uſo ; lono come altrettan te ſcabroſità , che gli impediſcono l' uſcirne . Per notabile che ſia la varie . tà , o differenza tra gli Uomini nelle parti, che fuori appajono del corpo , non è mai li grande , quanto ella è nel la capacità , ed aggiuftatezza del loro ſpirito . Per la qual cola io avviſo di non poter paragonare gli umani inge gni , che a coſe dello ſteſso genere bensi, ma di ſpezie diverſa . E fiami lecito il paragonargli a varie piante, alcune delle quali reſtano picciole , perocchè la ſtruttura primordiale de' loro ftami non comporta che fieno più oltre ſviluppate , ed eſteſe ( e Gae lileo Galilci dimoſtra , che così gli Animali , come le piante , ſe foſsero d'altra grandezza , che non ſono vorrebbefi che la ſimmetria delle lor parti foſse del cutto diverſa ) ed al cune altre non ſi eſtendono , come eften Del Sig.Gregorio Breſſani. 503 eſtender ſi potrebbono per difetto dell' opportuno alimento . Varia è la eſten , fione , e'l comprendimento de' noſtri ingegni, e varia è la forte , che gli forniice di ajuti , e di occaſioni fa . vorevoli , onde poſsano coltivarli . Egli è certo perciò , che quale s'im barazza nel voler' ordire un ragiona mento , dirò così , di più fila ſopra la comprenſione , o coltura del fuo in gegno , ovvero contro all'inclinazion lua particolare ; il detto ragionamen to fiaccherà da se medefimo , diffol. vendoli quaſi in brani ; ed anche i vocaboli ftelli, con che vorrà eſpri merlo non avranno nè unità , nè grazia . Nè fi de'credere che l'Archi tetto , il quale fia buono da fabbrica. re una camera , fia fempre buono da faper fabbricare un palagio : Nè che un Compoſitore d'una breve, e fem . plice ſuonata fia fempre buono da con porre una Sinfonia aſſai lunga con tutte le parti, che in eſſa ſi vou gliono a formare un'armonia perfec ta : Ne in fine che un Uomo di leto dere , al quale venga fatto di ſaper unire inſieme una decina di verli > fia 504 Diſcorſo deila Lingua Italiana per sé , ſia per queſto buono da fare un Inne go poema ; come ſe il palagio , la Sinfonia , ed il poema altro non foſ. ſero , che un aggregato di più unità minori : Che nè la Camera , nè la breve Suonata , nè la decina di verfi conſiderate riſpettivamente nel pala gio , nella Sinfonia, nel poema, non lono già unità , ma parti. E però non folo deono effer belle ma deono eſſerlo , anche per riſpetto a tutte le altre parti, che ſono con efle integrali di tutta la fabbrica . Io non niego di molte opericciuole ef ſere altrettante unità nel loro gene re , come ſono le grandi; ma molto maggior forza, ed eſtenſione dinge. gno richiedeſi nel comprendere un Poema ( purchè le colę .; che in eſſo fon contenute ; nonoſtante che d'un racconto ſi trayalichi in altro ; fien tutte come parti integrali d'una azion ſola ) nel comprender , difli , un poe ma , che un Sonetto , una lunga Ora zione , che una picciola riſtoria , ed al fro breve ragionamento : Ed il Boca caccio medesimo fempre' doviziofiffi. mo che egli è di bei modi di dire , pure Del Sig .Gregorio Breſani. sos che egli pure ſecondo la varia facilità, e feli cità , con cui egli concepiva le coſe; vario è il diletto , che egli ne reca ad eſprimerle. Nel breve racconto di qualche Novella non ha pari a dipi gnerla con vivi colori , e con genti li, con mirabile naturalezza ė lega giadria ; mentre e pare a me, lia anzi increlcevole che nò nel lun . go racconto del ſuo Filocopo , e della lua Fiammetta , ed altrove . In ſom . ma colui , che imprende a far coſa ſopra la forza , e diſpoſizion nacura le del ſuo ſpirito , non potrà giam mai ben riuſcirne . Certa coſa è che un'attenzione indefeffa a leggere , e conſiderare parte per parte i gran Maeſtri della noſtra Lingua ; ed un ben lungo uſo di ſcrivere , raffinano aſſai il noſtro giudicio , e perfeziona no il noſtro ſenſo , ma egli è certo ancora , che il viburno con tutto l' artificio , e la ſollecitudine degli Agri coltori, non giugnerà mai all' altezza de i Cipreſli , nè il pioppo farà mai fructo : cioè quale non avrà chiara ap prenſiva , ed eſteſa a veder per sè ſteſ lo ciò , che ſia d'uopo a formarequel Miſcell.Tom .III, Y la 506 Diſcorſo della Lingue Italiana la maniera di componimento , ch'ei fi prefigge nell'animo , dalle coſe più materiali in fuori; nè dalla copia ottimi libri , nè dalla viva voce de'pe ritiMaeſtri , non potrà mai che poco, ed oſcuramente appararlo . E per que fto appunto che gli Autori cladici del. la noſtra lingua non tenean biſogno di badare neli eſprimerſi ad altro , che a' proprj fentimenti dell'animo , a chi guarda ſottilmente, ſono impareggia bili con coloro che eſſendo ordina. riamente poveriſfimi d'ingegno , ſpen . dono tutto il loro tempo nell'imitar , gli . Ma comechè gli Uomini ſpeſſo fi Jamentino quando della lor povertà , quando della poca robuſtezza, o d'al. tro difetto del corpo , quando della loro mala volontà , o educazione ; af ſai di rado , o non mai fi dolgono di non effer forniti d'ingegno , e di giu . dizio atto a qualſifia impreſa , non che a faper iſcrivere , e favellare, come ſi conviene . Anzi non v'ha coſa più na . turale , e comune , ficcome è il vede. re gli inertiſſimi del Mondo a preſu mer molto di sè , e creder di far gran cole DelSig.Gregorio Breſani. 507 coſe; quando col loro poco ſenno non fanno altro , che infucidare , e guaſta re i penſieri, e le maniere di dire che trovano ſparſe qua e là nell'altrui opere. Ecco per tutto ciò che appreſ ſo alla cognizione , che Uom dee ave re de'vocaboli , e d'altro ; è da vede. re qual grandezza, e qualità di com ponimento ſia da eſſo , e qual fia la forza del ſuo ſpirito a concepire chia ramente più coſe , e'l modo , onde più facilmente , e felicemente le concepi. fce ; perchè altri farà eccellente nella poeſia , che non ſarà appena di mez zano valore nella prota: ſenzachè al tri ſarà grazioſo in un genere di poe fia , che in un altro genere non ſarà gran coſa piacevole : Altri farà com. mendabile in un genere di profe ; non così in un altro . Ma qualunque ſia il genere de componimenti , qualunque ne fia la fpezie, qualunque in fine ſia la abilità del noſtro fpirito a formare più queſto componimento , che quel. ; ſi ha ad ogni ora in ciaſcuna coſa, grande, o picciola che ella fiafi , da aſcoltar la Natura ; che forſe ſotto no. Y 2 me 508 Diſcorſo della Lingua Italiana me di Amoreaccennar volle in quei verfi il noſtro non mai baftevolmente lodato Poeta : . Io mi ſon un , che , quan do Amore ſpira , noto ; e a quel mo do Ch'ei detta dentro., vo fignifican do . Ma queſto ſi vuol fare con tal artifi cio ; che meglio pud eſſer inteſo da molti, che eſpreſſo da pochiſſimi. Ed io per certo non ſaprei comemeglio a parole eſprimerlo . Ben ſo eſſere i più minuti , ed eſatti raffinamenti , che fanno quel bello , quel raro in ogni coſa , per cui ella ſale in gran pregio, ed in eſſo dura coſtantemente appo ogni Etade futura. Ma la maggior par te degli Uomini , che pur ſi chiamano di profondo ſapere, non badano a dete ti raffinamenti, perchè amano meglio , come dicon efi, di raccozzare eſprimere rozzamente molte coſe , che poche con leggiadria . Di quegli poi , che ſi conoſcono , e ſi dilettano de'leg gra. 7 e di Del Sig. Gregorio Bretani. 509 giadri componimenti, altri'l fanno per averlo ſolamente udito , ed appreſo da' Maeſtri ; ed altri 'l fanno maſſimamen te per propria meditazione , e quaſi per intimo ſenſo . De'primi molti po. trai udire a giudicare rettamente dell' altrui Opere, ed a ragionare a mara viglia de' precetti dell'arte ; non così però ad eſeguirgli nelle loro . Oltrechè effendo ne'più perfetti Eſemplari di Lingua quella ſteſſa gradazione di ferie, che ravviſaſi in ciaſcuna ſpezie de' corpi Filici; coſicchè l'ultimo Icric tore tra gli ottimi venga ad eſsere il primo tra gli altri inferiori ; rare volte avviene , che altri fuorchè i ſecondi, cioè , gli aventi il ſenſo ac comodato a conoſcere il vero ſpirito d'uno ſtile , che naſce di una bella fantaſia , correcta bensì, ma non pun to alterata dall'umano artificio ; che ſappiano diſtinguere tra i buoni gli ottimi, e co'migliori gareggiar di lo de ne' loro componimenti. Benche il Mondo tutto de' Letterati non ab. bonda, che di ingegni mediocri , o di coltivati mediocremente ; come ſi abbattono a qualche manie. i quali Ý 3 . ra 510 Diſcorſo della Lingua Italiana 1 1 1 ra di file , o ſtrabocchevolmente fan taſtico , od in qualunque altro modo corrotto , e fallo ; fannol conoſcere ed isfuggire ; per altro facendo un fae fcio , come ſi dice , di tutti gli altri ; hanno la ſtima medeſima di Autori di merito differentiſlimi . E non ef fendo forſe uſi di meditare ſopra ver runa coſa , per rinvenire da sè la ve rità ; la credenza dell'uno di coſto ro è ſoſtegno , e ragione baſtante al la credenza dell'altro . In quanto poi a coloro che con qualche nuovo mo do di ſcrivere , tuttochè privo della venuftà , e della finezza da me ac cennata , deſtano in altrui ammira zione , e dilecto ye da i più fonte nuti per valentiffimi Scrittori ; non è gran fatto da ſtupirſene , che il giu dizio della gente groffa , cioè de i più, in ſomiglianti cole è fallaciffimo . E inveſtigando io la ragione , onde in tervenga , che una ſtampita rechi al la moltitudine forſe diletto maggio re , che non reca un'armonia aggiu . ſtata ; che un vafto, e bianco pala gio , che piuttoſto dovrebbe dirſi un gran mucchio di pietre , fia ftimato , ed Del Sig .Gregorio Breſſani. Sil ed ammirato più , che una picciola caſa fabbricata cơn ottima architet tura ; e che finalmente uno ſtile , ed altra coſa fregolarà piaccia per av ventura più , che non piacciono le coſe fatte riſpettivamente ſecondo le buone regole dell'arte ; avviſai , che ella non poſſa eſſer alcra , ſe non ſe queſt'una : che concioſiecchè ricevono gli idioti dentro di sè un'idea di cofa, che non ha nè ordine , nè proporzione, può ſembrar loro aggiuftara , e gen tile ; perciocchè la confiderano in se ſteſſa ſenza paragonarla colle idee che efli hanno delle coſe veramente efiftenti ; e ſenza paragonarla con que' caratteri di bellezza , che badanie do ſottilmente , fi ravviſano nelle co ſe tutte , quali elle ſono create e diſpoſte dall' Artefice fapientiſſimo : i quali caratteri vie più rendonſima nifeſti, e mirabili , quanto maggiore fi è l'attenzione, e l'intelligenza di chi gli conſidera . Quindi noi vedrem mo più maniere di ſtile ampolloſo , o d'altra guiſa falſo aver tenuto per infino a tanto che fonofi dati gli - Uomini a fare il ſopraccennato pa ra 512 Diſcorſo della Lingua Italiana > ragone ; che è quanto dire a diſtin . guere l'ideale , che ha infiniti fimili fuori di se , dal chimerico , che fol tanto dimora nel noſtro ſregolato giudizio : ed all'incontro lo ſtile che è il vero ( vero io intendo di quella verità , che riſulta dalla con venienza tra l'eſpreſſion noſtra , e la eſpreſſione la più acconcia , che ima giniamo effer poflibile in chi favel la , ſecondochè gli detta la Natura ) può eſſere per alcun tempo in poco pregio , appreſſo coloro , che non fanno altro , che correr dietro a ciò, she ha faccia di novità , ſenza cere care più oltre . Ma certifſima coſa è , che opinionum commenta ( come di ce Cicerone ) delet dies ; nature jue dicia confirmat. Ed io da capo fran camente attribuiſcoverità anche al modo di ſcrivere che pazzo è per opinion mia , qual fi crede , che non abbiavi altrove verità nelle belle are ti ; ſalvo che ne' teoremi della Geo mecria , ovvero ne' calcoli dell'Arit metica : quaſichè innumerabili non foſſero i fenomeni in Natura ( e tuca ti ſenza dubbio ſono nel loro gene i re Del Sig.Gregorio Breſſani. 513 VO. re aggiuſtatiſſimi ) a' quali non ſi ponno addattare ne' calcoli , nè figu re geometriche . Ma effendone noi certi altronde dell'armonia e della verità delle coſe farce dall'arte , gliam noi dire perciò , che fien men belle , o men vere di quelle , di cui noi conoſciamo in parte , e geome. tricamente dimoſtriamo l' artificio ? Il perchè io dico eſſerci verità in una Cantica di Dante , eſpreſſa co me ha fatto egli ; che ella non ci farebbe altrimenti , ſe l'argomento ſteſso foſse eſpreſso dall' Uomo più ſcienziato del Mondo , ma ignudo di vocaboli gentili , e di maniere di dire leggiadre : Che altra verità contiene in sè una ſteſsa immagine delineata con perfecta ſimmetria , con atteggia mento naturale , con ombreggiamenti, e colori convenienti ; ed altra , ſe det ta immagine tanto quanto ſi diſcoſta dall'eſemplare di Natura ; benchè noi per quella eſsa la ravvilaflimo egual mente . Ora che altro è il noſtro Icria vere , e'l noſtro favellare , ſe non che un dipignere le noſtre idee ſopra la immaginativa di chi ci ſtanno ad udi • re ; 514 Diſcorſo della Lingua Italiana re ; onde non dobbiam noi eſser con tenti ſol tanto , che una idea da noi groſsamente , non ſo ſe io mi debba die re piuttoſto abbozzata , che eſpreſsa , non venga tolta in iſcambio con un'al tra ; ma dobbiamo innoltre porre ogni ftudio per eccitare in altrui quel vivo ſentimento di quallfia coſa , che ab biam noi medeſimi, allorchè vivamen te , e chiaramente l'abbiamo apprela . Che avvegnachè l'arte dello ſcrivere confifta tutta in un aggregato di ſegni, o di modi , ſcelti, ſe vuoi , ad arbi trio degli Uomini, io tengo non per tanto eſser detti ſegni quaſi una coſa ſteſsa con ciò , che per eſſi ne viene rape preſentato ; o almeno dover eſser tali, Sì che dalfatto il dir non ſia diverſo Lungo ſarebbe il diſcender ora á ra. gionar de' particolari , che recano , o tolgono la leggiadria , e la verità a va rie maniere di componimenti . Ma ancorachè io nol faccia , il poco , che io ne accennai in comune , ſpero che per avventura defterà in chi che fia la reminiſcenza di quanto fa di meſtieri ula . Del Sig .Gregorio Breſſani. 515. uſare a voler iſcrivere con lode ; per chè in fine , ſiccome non da altri , che dal proprio ſentimento ſi può appren dere a modificar variamente l'armonia della Muſica , nè della Architectura ; così non da altri , che da sè veruno non può apprendere il vero modo di addattare la propria fantaſia a cutte le occaſioni particolari di aver da eſpri merſi , che ſono ſenza numero . Poco io diffi eſſere ciò , che mi cadde in animo di accennare verſo il molto che un eſperto dicitore , quello , che io non ſono , avrebbe faputo e medi tare , ed eſprimere di attinente a così raſto argomento . Con tutto ciò ten gol per lufficientiffimo ; purchè ſia da tanto di deſtare in eſso voi , umanil ſimi e ſaggi Accademici , la voſtra cu rioſità ad iſcoprire le mie fallacie ; onde a mio utile proprio , io appren da quanto forſe mi trovi lunge dal fe gno ' prefiſso ; mentre io delidero di guidare altrui pel retro cammino del la Verità .

No comments:

Post a Comment