Roma Utopista non è chi sogna , m a chi pensa , e tanto più profonda è l'Utopia quanto più il pensiero coglie la relatività dei tempi. Greca è dunque l'origine della Utopia é utopista tipico fu Socrate che osó primo al costume civico contrapporre la missione individuale:– Io Socrate sono nato a liberamente filosofare e se cento volte per que sto iofossi morto e rinascessi, tornerei a filosofare.Non pena dun que mi è dovuta, ma il Pritaneo. Questo tentativo di ribellione dell'individuo contro il cittadino,del l'individuo che osa pigliarsi un mandato individuale che non solo valga il mandato civile m a ardisca riformare il costume , questo è punito e, in quella natura di tempi,era veramente crimine di Stato.Socrate anch'esso,come atterrito dal colpo ch'ei tira,sente che al cittadino è dovuta l'espiazione individuale, e rifiuta ausilio , e si apparecchia all'immolazione di sè non pure perché sente compiuta la sua mis sione e non gli piace vivere superstite a se medesimo , ma perchè vuole grecamente spirare:dum patriae legibus obsequimur.Che è quel l'ultimo pensiero del Gallo,che,rimossoillenzuolodalviso,eivuole sacrificato ad Esculapio? Vuol finire sul letto del carcere come fosse alle Termopili, e vuol morire con religione e costume attico come a punizione di alto trascorso individuale. L'individuo fu Socrate fi losofo;ilmoribondoèl'atenieserassegnato:ma ilpiùgrandeèque sto, che proprio questo ateniese punisce quell'individuo e non gli dà scampo. Pericle non potè salvare Anassagora; Socrate non vuole sal vare se stesso. Quando gli Dei patrii percossi dalla riflessione socratica supina rono sull'Olimpo muto , Epicuro sorridendo gitto sopra di loro un gran panno funereo e si rallegrò coll'uomo liberato dai divini ter rori. Però quel panno che Epicuro gittava sull'Olimpo copriva tutta la Grecia; giacché quel panno che soffocava la lotta semi-divina era indizio della missione greca già finita. Perciò Epicuro la scia i giar dini greci, le dolcezze e i profumi arcadici, e se ne viene nel Foro romano , e siede e sentenzia e giudica e genera di sè due uomini diversissimi, Orazio e Lucrezio, o da Orazio poi il tipo di Munazio Planco e da Lucrezio quello di Papiniano. Sono troppe cose che io dico insieme, delle quali molte non dette ancora e nondimeno prova bili non pure con la forma del discorso,ma col testimonio dei fatti, 24 Cicerone , vedendo Epicuro alle porte di R o m a , cerca fulminarlo col medesimo effetto onde Pio IX fulminava il soldato italiano ve nuto innanzi a porta Pia.Erano saette sine ictu.Epicuro sorride dei fulmini di Cicerone come di quelli del Giove greco ed entra in Roma e prende Cicerone per mano e segretamente sel fa suo.Ma appena entrato in R o m a Epicuro prende la natura del Giano latino, si fa bifronte, ed una sua faccia è quella di Orazio , l'altra di L u crezio.Or come avviene codesto miracolo?Miracolo no:è la dialet tica del sistema epicureo che ha questi due lati. L'uno dice cosi: La vita è brede ; di là non si continua ; dunque godiamola di pre sente.La morte ci colga quando possiamo gittarle infaccia la scorsa del pomo della voluttà, tutto premuto. L'altro dice cosi : La vita è breve; di là non si continua; osiamo dunque eternarla con un'opera degna della immortalità della fama. Perchè tentare la turpitudine se nel punto di asseguirla la morte può spegnermi? Ecco le due fronti di Epicuro , che sulla porta di R o m a assume forma gianesca. L'una è di Orazio : Vitae summa brevis nos detat spem inchoare longam . Di lá non v'è vita : N o n regna vini sortiere talis.La conseguenza ch'ei porge all'anima tua è sempre una:Carpe diem quam minimum credula postero. Questa illazione può signifi carsi con un grugnito del porco epicureo. L'altra è di Lucrezio : Omnia migrant, Omnia commutat natura et dertere cogit. Dalla quale migrazione eterna dell'essere deriva il summum crede nefas. Importa sol consegnare integra la lampa della vita alle generazioni sopravvenienti. Da Orazio nasce Munazio Planco , prima Cesariano ,poi P o m p e iano, poi repubblicano, poi di Antonio e di Cleopatra, poi cortigiano di Augusto e sprezzato da tutti: tipo del galantuomo di Guicciardini; e fini nella sua villa di Tivoli come Guicciardini nella solitudine di Arcetri. Da Lucrezio nasce il tipo del giureconsulto, Papiniano, che intese il dritto come bonum aequum , e non volle in Senato difendere un imperatore fratricida e piuttosto che l'onore volle lasciare la vita. Morendo,come avea sentenziato,provvide all'immortalità della fama . 25 Cosi abbiamo dalla medesima scuola il porcus de grege Epicuri, c de acie Epicuri miles. N è questo doppio tipo fu smarrito nel p e riodo del risorgimento, quando dopo la scolastica platonica e aristo telica si riaffacció l'epicureismo : dall'una parte si ebbe il Pontano cantore della voluttà, dall'altra il Cavalcante cercatore austero, tra i sepolcri, della immortalità della fama. 4 20 Da Epicuro ilmondo romano prende ilsenso della positività,ed è però mondo di prosa non di arte,con missione giuridica,con lin gua giuridica, con monumenti,storia,tradizioni giuridiche.La Gre cia ci ha tramandato due insuperabili documenti, la tragedia epica e la tragedia filosofica, l'Iliade e il Fedone; Roma il Corpus juris, con due potenti compagni, l'epigrafe e il responso. Quanto all'epigrafe , specie sintetica di letteratura , nessun altro popolo nė lingua ha il quarto della maestà e rapidità dell'epigrafe latina,nata rebus agendis:onde nazioni nordiche e neolatine e tran satlantiche pigliano ancora , e avverrà per lungo tempo , da R o m a antica l'epigrafe e il responso. E la più bella dell'epigrafi ha conte nuto cpicurco e giuridico: « Et creditis esse Deos ?» la tomba negata a Catone e a Pompeo è superbamente data ad un mimo ! Se gli Dei sono ingiusti, gli Dei non sono. E le epigrafi più solenni nascondono certa finezza d'ironia epicurea nel senso giuridico. L'epigrafe latina è solenne, perché è breve come il responso : Questa rapidità di percezione è dalla lingua istessa giuridica per eccellenza, imperativa e, se m'è lecito a dire, dittatoria: onde l'epi grafe è quasi sempre responsiva cioè di senso giuridico,e ilresponso è sempre epigrafico. E d in R o m a fu possibile il tipo del giureconsulto, dell'u o m o cioè che ha l'intera percezione del dritto,rapidamente e propriamente la significa e sa comandarla a sè stesso prima che agli altri. È tipo raro , tutto assorbito dalla meditazione etica , che traduce nella p a rola e nel fatto.Roma n'ebbe pochissimi e assai più pochi ne fiori rono in tempi posteriori;e quando oggi odo chiamare giureconsulti alcuni legisti meno che mediocri dico che o le parole non s'inten dono o sono stravolte dall'adulazione. Quando la lingua latina canta di amore a me pare,senza esage razione, udire il Ciclope favellare a Galatea.Non è qui la sua forza, la sua missione, il suo contenuto storico:dica rapidamente il dritto, dica il fatto; il responso e l'epigrafe, questo è il gran contenuto della letteratura latina, questo è suo proprio, è originale, è collatino,oso ied « Quid quid praecifus, esto brevis, ut cito dicta Percipiant animi. 1 - 27 dire:il rimanente é preso di qua o là e porta il mantello peregrino . Ed ha tre uomini sommi , Lucrezio , Papiniano e Tacito. Lucrezio non ha cantato un poema,nè si dà al mondo poema didascalico,ma ha dato l'esposizione epicurea della natura,la cui Venus non viene da Milo ma dal Foro e può somigliare ad Astrea.Papiniano ha dato il più alto responso , nel quale è la sintesi della missione latina e lo ha suggellato, come dovea, con la morte.L'olocausto di Socrate ci mandò la tragedia filosofica che è greca;l'olocausto di Papiniano citramanda latragedia giuridica che è latina.Perchè dopo ilNerone e la Messalina non cantare anche questa che è più solenne?La sto ria di Tacito suona sulle rovine imminenti dello Stato latino come la serventesi dell'ultimo degli albigesi.Tacito è fosco come la sera neb biosadiuna grande giornata;èriflessivocomechirasentalerovine; è triste come chi cerca una virtù ch'ei sa di non trovare. Perciò ei ritrae Tiberio assai meglio che Tiziano non ritragga Filippo II , m a dove pinge la virtù non è pittore molto ispirato. E grande col pen nello onde lo Spinelli ritraeva Satana;ma se gli dai la tavolozza di Raffaello ei te l’annacqua. Lucrezio,Papiniano e Tacito sono tre che si somigliano nella forma di concepire e nella rapidità scolpita della espressione. Tacito , che . segna la decadenza e lavora come il Sisifo di Lucrezio,qui semper victus tristisque recedit, spesso ti accusa la maniera e quando è breve, quandoècorto;ma èl'ultimode'grandiromani.Chicercalagran dezza del pensiero latino fuori di questi , e vuol trovarlo o nei l a menti di Properzio e di Ovidio , o nel citiso di Virgilio e nelle p r i mavere di Orazio , o pescarlo nel bicchiere di Catullo , o spiccarlo dagli orli della toga di Cicerone è come chi cercando l'anima del trecento,invece di volgersi a Dante ea Boccaccio,la spia negli oc chi estatici di Caterina da Siena o nel cipiglio di Passavanti. In questo teatro giuridico,che è il mondo latino,ilcontenuto della lotta si trasforma e di semidivino diviene pienamente umano . Qui non han luogo cause per divinità. Qui Lucrezio può vuotare il P a n theon che accoglie indifferentemente tutti gl'Iddii per vederli indiffe rentemente sfatare dal sistematore della Natura.Lucrezio morrà non per accusa di Melito , di Anito , di Licone ; m a morrá se gli piace, d i s u a m a n o , s e il d e s t i n o d e l l ' u o m o g l i p a r r à t r o p p o s o m i g l i a n t e a quello di Sisifo. Allora la Venus genutrix gli si muterà in Venere Libitina , ed egli userà della vita secondo quello che gli parrå suo diritto. Io non credo all'aconito ; credo suicida Lucrezio , e questo suicidio proprio di forma romana , come quello di Catone , cioè per ius necis etiam in se. Questa lotta umana,iniziata non compita in Roma,questa che è tutta e sempre lotta civile dal ritiro della plebe sull'Aventino sino ad Augusto,qui omnium munia in se trahere coepit;questa epopea tutta latina non trovabile in Virgilio ma un frammento Ciò significa : Il mondo greco , cominciato religiosamente ,finisce nella irreligione di Epicuro; ilmondo romano pieno della dotta ir religione di Epicuro, finisce nel mistero cristiano. Come sia avvenuto questo fenomeno chiariremo nella nostra le zione intorno a Cristo. Questo vien chiaro di presente,che ilcontenuto giuridico in Roma non può porgersi come ius civile abstractum ,ma come primo sen timento di equità,onde sigenera ilPretore,istituzione profondamente etica, ignota anche questa alla Grecia, e urbano e peregrino, e il cui fineèsemprel'aequitas,affinchèilsummum ius,nondiventassesumma iniuria o summa malitia.Quindi ilplacito del giureconsulto nella co stituzione delle leggi:In rebus novis constituendis coidens esse de bet utilitas, ne animus recedat ab eo jure , quod diu AEQUUM visum est (Fideicom L. IV .). Chiaro è che l'equità costituisca la misura del dritto;che questa equità lungamente saggiata,traducendosi in dritto, genera l'utile sincero ; e che questo utile debba essere evidente ai popoli nella costituzione delle leggi. Quindi l'iniquum erat injuria. Quindi l'aequitas appo i latini non è il concetto volgare che ci viene da Ugone Grozio,è l'assoluta,continua,ascendente correzione del dritto civile , cioè del dritto greco ; e però cosi coloro che v e g gono pura medesimezza del dritto greco e romano , quanto quegli altri che continuano a favoleggiare intorno alla origine greca delle dodici tavole mostrano ignorare la differenza delle due storie , dei duc popoli, delle due lotte,delle due civiltà.E iltesto canta chiaro: Ius praetorium adiuvandi, del supplendi, vel CORRIGENDI iuris civilis gratia est introductum ,propter utilitatem pubblicam..... Che è quel ius civile bisognoso di correzione ? È quello appunto che in R o m a patriziato il tribuno per una certa equa partizione di cose e di ufficii,e genero , ignoto alla Grecia; l'altro tra l'individuo per una certa equa emancipazione ignoto alla Grecia. dell'individuo 28 il rimanente in Tacito, ha due periodi principali: l'uno tra plebe e e la comunanza ,e generó Spartaco, Livio e La plebe fu vendicata da Mario e più da Cesare che se oppresso il tribuno era segno che non v'era più patriziato sovrano ed operoso. Spartaco,sopraffatto da Crasso e da Pompeo e morto nella pienezza della sua protesta, trovò poco dopo più grande vendicatore , Cristo. comincia a parere s u m m a injuria , la cui correzione costituisce l'i stituto pretorio,che è tutto romano,ilcui programma si assomma nella sentenza:Placuit in omnibus rebus praecipuam csse iustitiae ac AEQUITATIS quam stricti juris rationem .Quello stretto dritto è greco, è puramente civile, è quiritario, è aristocratico, e trasmoda nell'in giuria, o per violenza o per malizia,aut vi,aut fraude. Quell'acqui tas è la correzione pretoria, è la grandezza dello spirito latino, che tutto si manifesta e dimora nella giustizia pretoria e urbana e p e regrina.E quell'aequitas deriva dalla lotta umana,cosi della plebe contro il patriziato come del servo contro il padrone. Il ius civile e il risultamento della lotta semidivina ; l'aequitas è il prodotto della lotta civile:quella è greca,questa è latina:quella ha il suo fastigio storico da Socrate ad Epicuro, questa da Mario a Spartaco : quella è lotta filosofica, questa è giuridica: i canoni di Epicuro sono l'ora zione funebre all'Olimpo e però alla Grecia, la protesta di Spartaco èilrequiemalsuperbo ciris romanus.Insomma lagloriastorica diRoma non è ildittatore,nè ilconsole,nè ilsenato,nè ilque store,né l'imperatore,e nemmeno iltribuno,è ilPretore:ilsuo editto è la sintesi dei responsi; lo spirito dei responsi è l'equità; l'equità è ilprodottodellalottaumana;questalottaèilcontenuto della ci viltà latina. - 29 Con questo spirito di equità torna agevole a Tacito descrivere il tiranno, scolpirlo. Volere parendo di rifiutare, comandare parendo d i s u b i r e , f a r t u t t o p a r e n d o d i n o n f a r e , q u e s t o è il t i p o d e l t i r a n n o , questo è il Tiberio di Tacito , rispetto al quale gli altri tiranni v e nuti di poi sono volgari,ubriachi,troppo scoperti e però troppo espo sti ad essere tiranneggiati. Tipico è questo Tiberio in Tacito,come AiaceinOmero,come UgolinoinDante,come inOtelloinSakespeare, e non patiscono ritoccamenti di nessuna mano : chi si attenta a ri farli, sotto qualunque altra forma , disfà. E in R o m a fu possibile il ritratto del tiranno,ilpittore di Tiberio, perchè in Roma fu possibile ilsentimentodell'equità,non astratto,ma tradotto inragione pre toria.Ne Riccardo III,nè Arrigo VIII,nè Filippo II,nè Alessandro VI o Paolo IV ritrassero Tiberio : vollero troppo, si chiarirono troppo, furono troppo tiranneggiati : m a il tipo , spento individualmente, r i sorse collettivamente nella Compagnia di Gesù , che per 333 anni dilargò l'oligarchia nera sulla terra, parendo di non volere , di non comandare, di non fare. M a e il gesuitesimo tiberiano , e il cesari smo gesuitico non possono essere tanto chiusi che il pensiero e la natura non v'entrino. Fu peròequitàpiena,sincera,spiegataquestadiRoma,siche la si trovi tutta adempita nella ragione pretoria?La lotta umana di R o m a d i e d e p e r r i s u l t a m e n t o il d r i t t o u m a n o ? I n s o m m a il d r i t t o r o m a n o si continua a studiare , a chiosare , ogni giorno in ogni parte civile della terra, perchè effettualmente è l'ultima parola del dritto ? L 'aequitas in omnibus spectanda , quando non voglia essere un nome ma cosa,non un presentimento ma una idea,non in somma una esigenza m a un adempimento , bisogna che si manifesti come connessione ed equazione dei contrarii,ciod del genere coll'individuo, del cittadino con la persona, affinchè ne risulti l'interezza dell'uomo. Ora questa equazione torna possibile quando l'individuo si sia affer nato e contrapposto al cittadino e abbia avuto nella storia tanto v a Lacosastainquestitermini:L'equitàscientificamenteintesa spetta: all'avvenire, che sarà la sintesi del cittadino coll individuo per co struire tutto l'uomo : l'equità latinamente intesa fu il transito dal cittadino all'individuo per costruire l'individuo. Il transito non è la sintesi,è ilsemplice avviamento dall'uno al l'altro dei contrarii, dall'azione alla reazione, dal bianco al nero,m a non è il cenerognolo in cui l'uno e l'altro si fondono. Fu larva dunque di equità:e nondimento anche come larva quel dritto è rimasto solenne , tipico nella storia, come presentimento di quello che il dritto è destinato ad essere. Dunque nella storia il mondo romano è l'esodo, il passaggio dal cittadino greco all'individuo germanico. E in questo transito dall'uno all'altro dei contrarii consiste , chi 30 - . ME 만 evoluzione quanta ilcittadino se ne prese.Senza que stazione e reazione, o, come altrove dicono, senza questa tesi e a n titesi nessun'armonia finale e completiva,nessuna sintesi piena e d u revole,nessunequilibrio,nessuna equazioneinsomma èeffettual mente possibile : e se l'equità non è questa equazione, è ancora un sentimento vuoto.Se ne deduce che Roma non poteva ancora nė ideare nè porgere la vera equità giuridica,perché l'individuo non avea compiuto la sua reazione storica, non avea dato tutti gl'istituti che dovevano nascere di sé, dalla sua antitesi o contrapposizione al cit tadino. Dove s'era fatta la storia dell'individuo, l'autobiografia, per ché il Pretore potesse consapevole contemperare i contrarii, connet terli, equilibrarli? Vedesi dunque che questa equità è l'avvenire della storia non il passato;spetta alla giornata travagliosa dei posteri non alla lotta civile di Roma.Or dunque è stata spuma d'acqua sonante l'equità romana ? Troppo sarebbe stato il rumore ! 31 consideri, l'universalità dell'impero latino.Il quale perde la sua ra gione di durare quando Cristo compie l'emancipazione individuale. Ragioniamo brevemente di Cristo.
Thursday, July 29, 2021
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